Cristallo Spezzato

di postergirl84
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Come un modello di Abercrombie ***
Capitolo 2: *** Biscotto a colazione ***
Capitolo 3: *** Prima campanella ***
Capitolo 4: *** Giocare col fuoco ***
Capitolo 5: *** Ti odio ***
Capitolo 6: *** Posso sedermi? ***
Capitolo 7: *** Lista delle spesa ***
Capitolo 8: *** Che cosa è successo? ***
Capitolo 9: *** Lupo ***
Capitolo 10: *** Troppo complicato ***
Capitolo 11: *** Zombie ***
Capitolo 12: *** Sbagliato ***
Capitolo 13: *** Ore, minuti, secondi ***
Capitolo 14: *** Terzo incomodo ***
Capitolo 15: *** Antidolorifico ***
Capitolo 16: *** Niente va bene ***
Capitolo 17: *** Respiri e parole ***
Capitolo 18: *** Certezze ***
Capitolo 19: *** Giusto ***
Capitolo 20: *** Cappuccetto Rosso ***
Capitolo 21: *** Contorni incerti ***
Capitolo 22: *** Lui è... ***
Capitolo 23: *** Lividi ***
Capitolo 24: *** La cosa giusta ***
Capitolo 25: *** Addii ***
Capitolo 26: *** Cambiamenti ***
Capitolo 27: *** Epilogo ***



Capitolo 1
*** Come un modello di Abercrombie ***


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Capitolo 1
Come un modello di Abercrombie

 

È da quando sono scesa dall’aereo che non fa altro che piovere. Non sopporto la pioggia, fa diventare tutto grigio, freddo e soprattutto mi arriccia i capelli e ci ho impiegato tre ore a pettinarli stamattina. Che poi, a pensarci bene, che cavolo li ho pettinati a fare? Sto per finire nel terzo mondo, o forse quarto e quinto.
La Push. Non l’avevo neanche mai sentita nominare fino a due settimane fa e adesso ci devo andare in esilio. È lì che vive la migliore amica di mia madre, mai sentita nominare neanche lei, proprio una grande amicizia la loro. E lì che i miei hanno deciso di mandarmi dopo che… dopo quello che è successo.
Sbuffo e l’autobus inizia a decelerare. Controllo sul cellulare, a quanto pare è questa la mia fermata.
Forks.
Chiudo la zip della giacca di pelle e scendo. Mi guardo intorno, se questa è la cittadina non oso immaginare come sarà il resto. Do' un'altra occhiata al cellulare, forse mi sono sbagliata… sì, sicuramente, magari è la fermata dopo.
“Rose?” Mi volto e un ragazzo alto e moro mi sorride. “Sei Rose, giusto?” Chiede gentile.
Annuisco. Ma questo da dove spunta? Esiste una filiale di Abercrombie a Forks? Mi pare impossibile.
“Io sono Embry.” Mi allunga la mano.
Non che non sia contenta di conoscerlo ma “E tu chi diavolo sei?”
Ride. Non ho mai sentito nessuno ridere così di gusto. “È una gioia anche per me conoscerti, Rose. Io sono il figlio di Tiffany.”
“Non ti chiamavi Erold?”
“Erold? Ti sembro una con la faccia da Erold?”
Mi stringo nelle spalle e lo guardo. No, mi sembri solo uno che vedrei volentieri senza vestiti.
“Beh, vogliamo andare?”
“Le mie valigie”, affermo indicandogli il bagagliaio.
Mi guarda.
“Ti sembro una che si porta le valigie da sola?”  Sarai pure bello ma in quanto a buone maniere lasci a desiderare.
“Bene.” Sbuffa e mi passa accanto chinandosi sul bagagliaio. Sedere notevole non c’è che dire.
“Quali sono?”
“Quelle rosa.”
“Ovviamente”, esclama tirandole fuori e dirigendosi verso la macchina.
“Stai attento le rovini.”
Mi guarda male e apre la portiera facendomi segno con la testa di salire. Lo seguo dentro e sospiro.
“Sai la carrozza era in manutenzione”, dice ironico mettendo in moto.
Accende l’autoradio, canticchia sottovoce una canzone e ogni tanto si volta a guardarmi. Punto lo sguardo sul finestrino, non ho nessuna voglia di fare conversazione. Voglio solo tornarmene a casa mia e se mostrarmi stronza può aiutare la causa, allora sarò la regina delle stronze.
“Quindi, sei di Los Angeles.”
Annuisco continuando a fissare la strada.
“Com’è?”
“Migliore di qui, sicuro”, rispondo sbuffando e sfregandomi le mani. Si gela qua dentro. Lui non sembra scoraggiarsi alle mie laconiche risposte, accenna un sorriso e alza il riscaldamento. Come diamine fa ad indossare solo una maglietta?
“Mia madre ha detto che i tuoi nonni abitano nella riserva Makkah.”
Mi stringo nelle spalle. Cosa vuole la mia storia familiare?  “Mia madre ha vinto una borsa di studio per il college, ha conosciuto uno stronzo pieno di soldi, che poi sarebbe mio padre e se l’è sposato. Vuoi sapere pure il mio numero di sanità?”
“Volevo solo fare conversazione.”
“Evita, grazie.”
“Come vuoi.” Alza di più il volume dello stereo e picchietta le dita sul volante. Ha ancora quel sorriso sul volto. È talmente bello da essere irritante. E tanto per sapere, dove cavolo è questa riserva? In mezzo alla giungla? L’ultima volta che sono stata dai nonni avevo sei anni, mia madre a detto che La Push è simile ma…
“Ok, siamo arrivati.” Embry spegne il motore e apre la portiera. Sgrano gli occhi. Che vuol dire che siamo arrivati? Ormai piove talmente forte che non riesco neanche a capire dove siamo arrivati.
Scende dall’auto e lo sento aprire il portabagagli, probabilmente scarica le mie valigie e dopo un paio di minuti torna indietro, apre la portiere e sorride.
“È ora di scendere, principessa.”
“Sta diluviando.”
“Diluvia sempre qua. Meglio che ti ci abitui.”
“Se scendo mi bagno.”
Alza le spalle e sorride ancora. “Allora resta qua, ma se vieni attaccata da un orso non è colpa mia.”
“Come fa ad attaccarmi un orso se sono chiusa in macchina.”
“Potrebbe rovesciarla”, afferma tranquillamente infilando le mani in tasca.
“Stai bleffando.”
“Forse, ma sono sicuro che non vuoi scoprirlo, principessa.”
Non possono esserci orsi qua , o forse sì? Sono in mezza al nulla dopo tutto. Mi mordo le labbra  e scendo dall’auto. Lui mi sorride compiaciuto, allunga una mano e la stringe intorno al mio polso trascinandomi dietro di lui, finché non arriviamo al riparo sotto un portico. Scrolla la testa e si sposta un ciuffo di capelli fradici dagli occhi.
“Ma l’asfalto non è arrivato da voi?”  Dio, le mie scarpe.
Stavolta mi ignora ed entra dentro casa. Lo seguo.
“Ti faccio fare il giro, non ci vorrà molto.”
Mi levo la giacca bagnata, mentre lui indica con un dito il piccolo salotto dove siamo.
“Questa è la sala, la c’è la cucina – mi fa segno di seguirlo, attraversa un corridoio e indica una stanza chiusa – quella è la stanza di mia madre, lì a destra c’è il bagno, e questa è la mia stanza.” Apre una porta e allungo il collo guardando dietro di lui.
“E io dove dovrei dormire, scusa?”
“Ma nella mia stanza, mi pare ovvio.”
“Cosaaaa?” Urlo indignata, questo si è bevuto il cervello, dovrei…
“Non ti eccitare, principessa, io sto sul divano”,  dice avvicinandosi di un passo e posandomi le mani sulle spalle. Sento le guance colorarsi pericolosamente, ne mordo l’interno e lo spintono via.
Lui scoppia a ridere e si allontano per tornare poi con i miei bagagli che posiziona al centro del pavimento. “Ti ho liberato qualche cassetto”, afferma tranquillamente sedendosi sul letto.
“Quindi adesso questa è la mia stanza.”
“Già”, dice portandosi le mani dietro la testa ed osservandomi.
“E allora sparisci.” 
Scuote la testa e si alza in piedi. “Sarà proprio uno spasso averti qua in casa, principessa.”
“Non ho intenzione di restarci molto, tranquillo.” 
“Se lo dici tu.” Fa un altro passo ma poi sembra ripensarci e torna indietro. Mi fissa. “Sai la cosa degli orsi? Hai ragione bleffavo. È ai lupi che devi stare attenta.”
Sgrano gli occhi mentre lui scoppia a ridere ed esce di nuovo chiudendosi la porta alle spalle.
Mi butto sul letto e chiudo gli occhi. Sospiro, ora li riapro e sono di nuovo a casa mia, nel mio letto, nella mia camera, con la mia cabina armadio, ok proviamo, uno, due, tre… niente da fare. Ancora questa stanza con questi dannati poster. Col cavolo che dormirò con una donna nuda appesa sopra alla testa.
Mi alzo in piedi e salgo sulla scrivania, cercando di arrivare a quella stupida immagine di Megan Fox che sorride con solo indosso una maglietta bianca bagnata. Ma che razza di maniaco è quell’ Embry?  E perché diamine lo ha messo così in alto?
“Principessa, ho dimenticato di dirti… che stai facendo?”
Volto la testa e osservo Embry fermo sulla porta e non so perché mi sento incredibilmente idiota, qua in piedi sopra la sua scrivania. Incrocio le braccia al seno e lo guardo inviperita cercando di mascherare il mio imbarazzo.
“Perché diavolo non bussi?”
“È la mia stanza.”
“Non più, ora è mia.”
“E suicidarti è un modo per marcare il territorio?”
Alzo gli occhi al cielo e gli indico il poster appeso al muro.
“Bello, eh?”
“Sì, Embry, una vera opera d’arte. Ora levalo.”
“Non ci penso proprio.”
“Io non dormirò con quello in camera.”
“Allora resta sveglia… o prova a dire per favore.”
Cosa? Neanche morta.  “Bene faccio da sola.” Salgo sulle punte e provo ad allungarmi il più possibile, i tacchi alti non aiutano certo il mio equilibrio, barcollo e chiudo gli occhi per preparami all’ impatto ma due mani mi sorreggono per i fianchi.  Li riapro e Embry mi sorride tenendomi in braccio. Porca miseria, così vicino è ancora più bello.
“Mettimi giù subito, animale.” Sbotto mordendogli un braccio.
“Come vuoi, principessa.” Molla la presa ed io finisco a terra con un tonfo secco.
Apro la bocca per mandarlo al diavolo ma lui è più veloce. “Ho fatto solo quello che mi hai chiesto.”
Mi rimetto in piedi e lo guardo male. Dio vorrei poterlo bruciare con uno sguardo. Mi accontenterei anche di incenerirgli solo i vestiti … ma a che diavolo penso?  Gli do le spalle e mi piego sulle valigie aprendone una. “Beh, che volevi dirmi”, sbotto infine.
“Se devi farti la doccia il boiler per l’acqua calda ha un autonomia di mezz’ora.”
Spalanco la bocca incredula, mentre tiro fuori dalla valigia un paio di stivali dal tacco alto.
“E cerca di non consumarla tutta, serve anche a me.”
“Embry, stai scherzando, vero?”
Lui si avvicina e si inginocchia accanto a me dandomi un buffetto sulla guancia.
“Non scherzo mai sulle cose serie, principessa.”
Voglio, tornare a casa subito, ora, adesso.

 

Angolo dell’autrice che non ha resistito e torna a tediarvi con le sue storie

 E adesso lo so, vi starete chiedendo: ma questa che cosa ci fa ancora qua? Non ha già due long in corso?
Quindi come prima cosa  vorrei tranquillizzare chi segue le altre mie storie: gli appuntamenti con Lotte&Tay e Jake&Bells restano invariati il Lunedì e il Venerdì.
Ma a volte capita che la notte fai un sogno e questo ti rimane addosso tutto il giorno, ci pensi e ci ripensi, alla fine cedi e lo metti nero su bianco. Il risultato del mio sogno lo vedrete in queste pagine.
Di nuovo nell’universo di Twilight, di nuovo una storia di lupi ma stavolta senza vampiri. La Push dopo lo scontro con i volturi, quando la vita ha ripreso per tutti il suo normale corso. Embry, Jake, Quil, Kim, Jared e qualche nuovo arrivo. La scuola, ragazzi di diciassette anni come tanti o forse diversi da tutti.
Grazie e Sandra che come sempre si presta a betare ogni mio delirio.
Grazie a Angel per i suoi dubbi, le sue reazioni ad ogni capitolo che mi aiutano a vedere la strada giusta da prendere e poi per il bellissimo banner.
Grazie a Ellie perché il mio Embry è diventato suo (o forse è stato viceversa) e ormai lo è pure Rose.
Grazie a Ania, Vi, Maria e Erika che aspettavano questa storia già da troppo tempo.
E grazie a chiunque leggera queste righe o aprirà per caso questa storia.
Per ora non ci sarà un  giorno fisso in cui posterò ma gli aggiornamenti saranno abbastanza frequenti.
Con affetto
Noemi

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Capitolo 2
*** Biscotto a colazione ***


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Capitolo 2
Biscotto a colazione

Doccia calda che dura mezz’ora, camera da letto più piccola della mia cabina armadio, neanche un misero negozio di vestiti e, cosa peggiore, mi tocca dividere casa con uno pseudo modello di biancheria intima di Calvin Klein che ha il quoziente intellettivo di uno scimmione. Grazie mamma e papà, siete riusciti nella non facile impresa di farvi odiare ancora di più.
Sbuffo e estraggo dalla valigia il tablet. Sarà troppo sperare in una connessione Wi-Fi?  Dio, grazie! Serve solo la password. 
Bussano alla porta. Che vuole adesso quel cerebroleso?
Vado ad aprire pronta ad urlargli contro quando davanti a me, invece di una montagna umana, vedo una donna minuta che mi sorride gentile.
“Ciao, Rose. Io sono Tiffany.” Mi porge la mano ed io gliela stringo riluttante. Lei sorride ancora. “Posso entrare?”
Mi sposto di lato, sempre senza aprire bocca e lei entra nella stanza.
“So che non è proprio quello a cui sei abituata ma spero che in qualche modo riuscirai ad ambientarti.”
“Non conto di restarci molto.”
Lei mi sorride e si siede sul letto. “I tuoi vorrebbero che almeno finissi l’anno scolastico.”
“Quello che vorrebbero i miei non coincide quasi mai con quello che voglio io.”
“Assomigli tanto a tua madre, sai?”
Sbuffo e mi arrotolo una ciocca di capelli sul dito. Non mi piace tutta questa gentilezza. “No. Non è vero.”
Lei sembra non farsi scoraggiare dai miei modi decisamente poco educati, si alza dal letto e si avvicina alla porta.
“Immagino sarai stanca dal viaggio. Ti lascio riposare. Possiamo finire la nostra chiacchierata domani.”
“Potrei già essere tornata a casa domani.”
Apre la bocca per replicare ma proprio in quel momento Embry entra nella stanza.
“Ma’ sto uscendo.”
Tiffany si volta a guardare il figlio e sembra perdere un po’ della sicurezza con cui mi ha parlato prima. “Dove vai?” Chiede.
“Da Jake, ma non aspettarmi alzata.” Si avvicina per darle un bacio sulla guancia e poi mi guarda. “Principessa, divertiti stasera.”
Ma che fa, mi prende per il culo? Divertirmi qua dentro?
“Mettiti la giacca”, gli urla Tiffany quando ormai è già uscito dalla stanza. Torna a guardarmi e poi sorride.  “A domani, Rose.” 
Biascico qualcosa  e prima che chiuda la porta l’occhio mi cade sul tablet posato sul letto. “Mi servirebbe la Password per entrare in internet.”“Devi chiedere a Embry io non ne capisco niente.” 
Perfetto. Piuttosto muoio di noia qua dentro. Ma sono appena le nove di sera. Mi serve internet, ne ho bisogno per sopravvivere. Oh al diavolo!  Corro fuori e arrivo sul portico.
“Embry?”
Lui si volta e mi abbaglia con un sorriso. Torna indietro. “Che c’è, principessa, ti mancavo già?” Dice dandomi un buffetto sulla guancia.
“Prima di tutto non toccarmi mai più. E No, ma devi darmi la password per internet.”
“Devo? Non penso proprio. Te l’ho già detto chiedimele gentilmente le cose.”
Lo fulmino con gli occhi.
“Allora niente password, divertiti a fissare il soffitto.”
Dio, lo odio. “Per favore”, dico infine guardandomi le punte delle scarpe.
Lui scoppia a ridere e mi scompiglia i capelli. “Non è stato proprio come mi aspettavo ma stavolta mi accontento.”
“Quindi la password è?”
“Perché non lo scopri da sola?”
Sgrano gli occhi e batto un piede per terra. “Ma ti ho chiesto per favore.”
“Ed io ho cambiato idea. Notte, principessa.”
Inizia a correre e scompare veloce nel bosco che circonda la casa e tutta questa stupida riserva. Ma dove sta andando? E soprattutto che diamine me ne frega a me?

 

Le ho provate tutte da “Megan Fox” a “sono un idiota”, eppure quella password non l’ho trovata. Ero davvero convinta che “sono un idiota” funzionasse, o anche “scimpanzé senza cervello”, ma purtroppo non ha usato un insulto; c’è di buona però che ora io ho un vasto repertorio da propinargli. Alla fine ci ho rinunciato e sono andata a dormire alle dieci e mezza, non lo facevo da quando avevo dieci anni.
Adesso il risultato è che sono già sveglia e non so davvero che fare, potrei farmi una doccia e finirgli tutta l’acqua calda. D’altronde se lo merita. Decisamente se lo merita. Sì farò così.
Recupero l’occorrente per la doccia ed esco dalla stanza. Con la coda dell’occhio lo vedo dormire sul divano. Però, porca miseria, non mi sbagliavo a paragonarlo a un modello di Calvin Klein. È senza maglietta ed è decisamente… notevole. Decido che visto che sta dormendo posso soffermarmi a guardarlo ancora un altro po’, non mi dispiacerebbe per niente se quei pantaloncini scivolassero più in basso. Lui si rigira a pancia sotto ma il divano è troppo piccolo per la sua mole e cade a terrà con un forte tonfo. Scatta seduto e si passa una mano fra i capelli spaesato, corro via prima che mi veda e scoppio a ridere chiudendomi nel bagno mentre lo sento imprecare.
Finisco la doccia e sbuffo indispettita per le immagine non richieste di Embry nudo che la mia mente ha deciso di propinarmi. Mi piazzo davanti allo specchio e sospiro. Sono un vero disastro, meno di un giorno e guarda che capelli. Attacco alla presa la piastra, magari riesco ad assumere un aspetto umano e gli occupo il bagno ancora per una mezz’ora che decisamente non guasta.
Mi sto comportando da stronza lo so, ma è più forte di me. Voglio solo tornare a casa mia, voglio rivedere i miei amici, mia sorella, voglio tornare alla mia scuola, rivoglio la mia squadra, anche se senza Sharon è uno vero schifo.
Perfetto, sono un idiota. Non devo pensare a lei, non devo pensare a lei.
Stacco la piastra dalla presa così violentemente che quasi la rompo. Mi infilo una canotta e un paio di pantaloncini ed esco dal bagno.
La voce di Embry risuona per la casa, sta parlando con qualcuno che decisamente non sembra Tiffany.
Vorrei tornare in camera mia ma non tocco cibo da ieri a pranzo e sto morendo di fame. Mi stampo sul viso un’espressione scocciata ed entro in cucina. Embry è seduto al tavolo, con un piatto di pancake davanti e due tizi vicini. Smettono di parlare quando mi vedono entrare. Mi volto appena a guardarli prima di aprire il frigo.
“Buon giorno , principessa.” Tiro fuori il latte dal frigo. “Hai dormito bene ?” Chiede.
“No”, rispondo guardandomi intorno alla ricerca di una tazza.
“Le tazze sono nel ripiano là in alto.” Uno degli amici di Embry mi indica con il dito il mobile.
“Grazie”, rispondo aprendo lo sportello.
“Jake, ti ha ringraziato. Con me non l’hai fatto,” dice ironico Embry rivolgendosi all’amico.
“Questo perché io, a differenza tua, ci so fare con le donne.”
Oh andiamo, ho detto solo un grazie, mi sembra presto per darsi arie da latin lover.  Mi volto verso i tre ben decisa a mandarli al diavolo quando finalmente metto a fuoco il tizio che mi ha parlato. Porca miseria! Ma davvero la nuova campagna Calvin Klain dovrebbero svolgerla qua dentro. L’amico di Embry è…oddio mi gira la testa.
Capelli  e occhi neri, sorriso disarmante quanto quello di Embry e due spalle che… meglio tralasciare.
“Principessa, loro sono Jacob e Quil.”
Mi sorridono entrambi. “ Chiamami pure Jake”, mi dice il modello numero due.
Annuisco e mi siedo versando il latte in una tazza.
“Verrai a scuola alla riserva?” Chiede Quil.
Dio, la scuola. Grazie per averlo ricordato. “Sì, che bello.”
“A scuola siamo pochi vedrai ti ambienterai presto.”
Aspettate? Siamo? Questi tre vanno ancora a scuola? Andiamo non è possibile.
Spalanco la bocca incredula e li fisso. “ Ma quanti anni avete?”
Embry scoppia a ridere e poi mi guarda. “ Diciassette come te. Il che vuol dire che divideremo le lezioni non solo la casa. Sei contenta?”
Che mangiano a colazione i ragazzi Quillete? Pane e ormoni della crescita? Non possono davvero avere la mia età. Dai è uno scherzo.
“Come no, Embry, tutti i miei sogni si stanno realizzando,” rispondo alzandomi da tavolo e prendendo la tazza. Meglio che finisca di mangiare in camera mia prima che mi vada di traverso tutto.
Mi incammino per il corridoio e prima di chiudermi la porta alle spalle, sento ancora la voce di Embry.
“Non è un vero fiorellino, ragazzi?”
“Avrà anche un carattere di merda, Embry, ma non mi lamenterei troppo. Le hai visto il culo?”
“Mica sono cieco, se per quello pure le tette ma…”
Quel brutto porco schifoso. “Guarda che ti ho sentito, idiota. Se mi guardi ancora il culo ti prendo a calci.” Gli urlo chiudendo la porta.
 

Angolino autrice che ci riprova

 
Non ho idea di che cosa sia successo oggi pomeriggio ma il capitolo risultava postato a metà. Per cui mi scuso con chi fosse rimasto al quando… Non sono così sadica, non troncherei mai un capitolo così… questa è la versione corretta. Chiedo ancora perdono a chi ha letto solo a metà e a chi aveva lasciato la recensione.
Sono ancora in tempo per dire:

 
Tanti auguri a te,
tanti auguri a te,
tanti auguriiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiii.
Come avrete capito questo capitolo è dedicato ad una persona speciale , nel suo giorno speciale. Buon compleanno aniasolary.
L’Embry vero purtroppo non ho potuto regalartelo (quello dei nostri sogni che da qualche parte, esiste , vive e ama) così dovrai accontentati di quello cartaceo.
Ti auguro di vivere fino in fondo questo anno, di sognare, ridere, piangere. Crescere e rimanere sempre te stessa.
Ti voglio bene tesoro (<3). 
Parlando della storia il banner è opera della nostra festeggiata.
Rose la state odiando a dovere? Beh non vi preoccupato se la trovate stronza, arrogante e viziata , diciamo che il mio e soprattutto suo intento è di apparire proprio così, almeno per ora.
Grazie per la splendida accoglienza che avete dato anche a questo mio nuovo lavoro.
Vi aspetto al prossimo capitolo
Con affetto

Noemi

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Capitolo 3
*** Prima campanella ***


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Capitolo 3
Prima campanella

 Posso sopravvivere a questa giornata, posso sopravvivere a questa giornata. Continuo a ripeterlo mentre mi preparo per il primo giorno di scuola.
Le ho provate tutte, domenica sono stata talmente odiosa che ha un certo punto mi sono stata sulle scatole da sola, ma Tiffany non ha ceduto e non mi ha ancora rispedito a casa a calci. Non credevo fosse un osso così duro, sembra tanto dolce e gentile. Sempre saputo che le apparenza ingannano.
Mi infilo i jeans e mi siedo sul pavimento rovistando in valigia. Dove accidenti è la camicetta rossa? Sbuffo e mi pizzico il naso per  cacciare le lacrime che minacciano di spuntare da un momento all’altro. Non ho neanche un posto dove mettere tutti i miei vestiti, devo iniziare una scuola nuova e l’unica persona che vorrei sentire è... non posso sentirla.
Mi sposto i capelli di lato e continuo a cercare finché non bussano alla porta.
“Principessa, sei pronta?”
“No”,  rispondo seccata. Se fossi pronta sarei uscita. Forse è troppo difficile da capire per lui.
“Muoviti, allora”, replica Embry e sento i suoi passi allontanarsi.
Continuo a cercare e do una rapida occhiata all’orologio al mio polso. In effetti è davvero tardi. Oh, chi se ne frega, anzi, meglio!
Prendo la valigia e la rovescio sul letto trovando finalmente quella stupida camicia, la indosso e bussano di nuovo alla porta.
“Rose, porca miseria, esci da lì o sfondo la porta.”
Ma che cavolo di problema ha quello scimpanzé? “Embry ,vattene. Non sei obbligato ad aspettarmi”,  dico aprendo la porta.
Lui mi guarda e poi scuote la testa. “Se non ti aspetto poi ti tocca andare a piedi. Sta piovendo” , risponde come se fosse la cosa più ovvia del mondo.
Insomma, perchè si preoccupa? Ci detestiamo cordialmente da due giorni, che gli frega se mi bagno? Anzi dovrebbe farmelo apposta.
Presa in contropiede dal suo atteggiamento rientro in stanza ed afferro la borsa. “Possiamo andare, muoviti”, gli dico passandogli accanto e incamminandomi fuori.
Entriamo in macchina e lui mette in moto dando un’accelerata che fa stridere le gomme sull’asfalto. Il cuore mi rimbomba in petto e mi mordo la lingua per non urlare. “Che diamine fai, idiota. Rallenta.” 
Lui sbuffa e mi guarda di sfuggita. “Siamo in ritardo.”
“Sono solo dieci minuti.”
“Abbiamo il professore Sullivan alla prima ora, e quello mi odia.”
Mi controllo il trucco nello specchietto cercando di ritrovare la calma e sospiro. “Se ti odia non credo che cinque minuti in più o in meno cambino qualcosa.”
“Lascia stare, principessa ,non puoi capire.”
“Cosa non posso capire?”
Lui picchietta con le dita sul volante prima di riprendere a parlare. “Il professore Sullivan è a capo della commissione per la borsa di studio. Immagino che tu avrai già la tua retta pagata a... non so… Harward?”
Si scosta i capelli dal viso mentre arriviamo di fronte ad un edificio basso e marrone. Posteggia la macchina nel piccolo cortile e apre la portiera. Si ferma dal mio lato e infila le mani in tasca. Quella maglietta rossa e la giacca di pelle leggera gli stanno davvero bene. Porca miseria, perchè l’ho pensato? Sbatto gli occhi come a voler scacciare l’immagini di lui, che però mi è di fronte in carne ed ossa e lo raggiungo fuori dall’auto.
“Perchè ti odia?” Chiedo giusto per riempire il silenzio.
“Non lo so, probabilmente perchè uscivo con sua figlia”, dice alzando le spalle, mentre io sgrano gli occhi. “Muoviti, non abbiamo l’ombrello.” Mi afferra la mano ed inizia a correre trascinandomi dietro di lui.
Mi lascia andare una volta che siamo al riparo dentro la scuola e sorride. Ma porca miseria, quel sorriso decisamente è troppo bello per non trovarlo odioso.
Mi guardo intorno,  il corridoio è già deserto ed io non ho la minima idea di dove andare.
“Dai, ti accompagno in segreteria, tanto ormai.” Si offre Embry quasi leggendo i miei pensieri e facendomi segno di seguirlo.

 
Una volta in segreteria sbrigo le pratiche burocratiche in meno di dieci minuti, Embry mi aspetta seduto su un divanetto e quando la segretaria mi porge il mio orario lui mi raggiunge prendendomelo dalle mani.
“Le classi sono uniche. Abbiamo le stesse lezioni.”
Ma cos’è una congiura?  Non mi libererò mai di lui?
Lo seguo di nuovo lungo il corridoio, sempre più sconfortata. Solo la palestra del mio vecchio istituto era probabilmente il doppio di tutta questa scuola. Ma perchè sono finit qui?
Embry si ferma davanti ad una porta e si volta a guardarmi. “Pronta per andare in pasto ai lupi?”
Sbuffo e mi stringo nelle spalle “Queste continue battute sui lupi sono irritanti.”
Sorride, ancora, e mi da un buffetto sulla guancia. “Pure tu sei irritante, principessa.”
Entriamo in classe e quello che dovrebbe essere il professore Sullivan punta gli occhi su di lui. “Signor Call, dovremmo sentirci onorati per averci fatto dono della sua presenza”, sputa ironico rivolto a Embry. Sembra non accorgersi neanche di me. Cosa che pero non fa il resto della classe. Perfetto sono diventata la nuova attrazione turistica.
Osservo Embry che alle parole del Professore rimane in silenzio incurvando un po’ le spalle, fa un passo verso quello che immagino il suo posto ma il professore riprende a parlare. “Signor Call, non le ho dato il permesso di sedersi, visto che non ritiene le mie lezioni degne di puntualità può aspettare fuori la fine dell’ora.”
Embry aveva ragione questo tizio lo odia proprio. Prima che abbia il tempo di capire perché diamine lo stia facendo la mia bocca si muove. “È colpa mia. Non sapevo dove andare ed Embry mi ha aiutato.” Mi avvicino e gli porgo il foglietto datomi dalla segretaria.
Lui serra la mascella e poi mi guarda. “Rose Kozlov”, dice leggendo il foglietto.
“Si pronuncia Kovlov. Sa, è russo. Sono sicura che non vuole che io stia fuori alla mia prima lezione”, replico con un sorriso.
Ci fa segno di sederci e riprende la spiegazione che il nostro arrivo ha interrotto.
Mi do una rapida occhiata intorno. Noto Jake che mi sorride seduto al suo banco. È  decisamente strano vederlo qua in classe, con una matita in mano, non sembra un diciassettenne. Sposta lo zaino da un banco alla sua destra e mi fa un cenno con la testa. Mi siedo e lui si china a sussurrarmi all’orecchio. “Grande mossa, ora sarai il suo nuovo studente preferito da torturare.”
Mi stringo nelle spalle e tiro fuori un quaderno. Perchè cavolo mi guardano ancora tutti?
“Signor Black, sono sicura che potrà presentarsi dopo, anzi se ha così voglia di chiacchierare perché non ci elenca le date della rivoluzione francese?”

 

Dio, questa mattinata sembra non voler mai finire. Quando arrivo in mensa ho un mal di testa cane e tutti questi dannati occhi addosso non mi aiutano di certo.
Afferro un vassoio e guardo sconsolata i piatti di fronte a me. Qualcosa di commestibile ci sarà ?
“Il polpettone non è male.”
Mi volto verso la voce alle mie spalle e una ragazza bassina con lunghi capelli neri mi sorride. Mugugno un grazie e prendo il polpettone.
“Sei Rose, giusto?” Continua lei.
“Mi chiedevo quando sarebbe successo”, rispondo voltando la testa.
“Successo cosa?” Chiede lei incuriosita.
“Quando una di voi sarebbe venuta qua a marcare il territorio.”
Lei sorride e avanza un po’ nella fila. “No, io non volevo marcare il territorio o metterti in guardia su qualcosa. Sono Kim, un’amica di Embry.”
“Ah.” Perfetto, mi ci mancava la sua amichetta pronta a farmi una scenata di gelosia. Quindi il cerebroleso ha una ragazza? E che diamine me ne frega a me?
Lei sembra capire i miei pensieri, scoppia a ridere e riprendere a parlare  “Non sua amica in quel senso. In realtà sono la ragazza di un suo amico. Anche se hai ragione, probabilmente la metà delle ragazze della scuola vorrà il tuo scalpo per il fatto che vivi a casa sua.”
“Capirai che fortuna, è un idiota e non lo sopporto. Possono pure tenerselo.”
“Pero oggi l’hai difeso con il professore Sullivan.”
“Il professore Sullivan è persino più idiota di lui.”
Lei sorride ancora e si guarda intorno. “ Ti va di mangiare con me?”
Seguo il suo sguardo e vedo Embry seduto ad un tavolo con Jake, Quil e altri due ragazzi che ho intravisto a lezione. Sbuffo.
“Tranquilla, possiamo evitare Embry e li altri. Li hai già conosciuti?”
“Solo Quil e Jake.”
“Ok, credo che per ora possa bastare ma non preoccuparti fanno tanto casino ma sono innocui.”
“Se lo dici tu, a me sembrano…”
“Scimmioni senza cervello. Lo so, ma è solo apparenza.”
Ci sediamo a un tavolo libero ed io osservo scettica il mio polpettone prima di portare la forchetta alla bocca.
Kim alza gli occhi al cielo e poi mi sorride. “Sei ancora viva ,complimenti”, dice scoppiando a ridere.
Mi sistemo una ciocca di capelli e ricambio il sorriso. “Per ora.”
Lei mi fissa in silenzio alcuni istanti mentre mangiamo prima di iniziarmi a parlare di sé. Le poche domande che mi fa appaiono così sincere che mi sembra impossibile non rispondere. Solo con un’altra persone mi sono sentita subito a mio agio e quella persona l’avevo conosciuta a quattro anni e con un tutù addosso. E quando si indossa un tutù rosa tendi ad essere meno schizzinosa su chi ti si avvicina.
Mi porto le mani alla bocca e inizio a mangiucchiare le unghie. Kim sorride. “Ah ma allora non sei perfetta.”
“Cosa?” Chiedo sinceramente incuriosita da quella domanda.
“Scusa, ma i capelli perfetti, i vestiti all’ultima moda, il trucco da super modella. Stava per venirmi un complesso di inferiorità. Ma ti mangi le unghie come noi comuni mortali. Spalanco la bocca e la guardo. Alla faccia della sincerità. Sharon una volta mi disse che a furia di fare la stronza lo sarei diventata davvero. Solo lei mi avevo sempre detto le cose come stavano. Almeno fino ad ora.
“Sono tutto tranne che perfetta. Ma ci sto lavorando ”, le rispondo cercando di alleggerire il tono.
Perchè mi ricorda lei? Non voglio che qualcosa me la ricordi.
“Dai andiamo, miss perfettina. C’è lezione di chimica. Come te la cavi?”
“Non molto bene con le materie scientifiche.”
“Un altro pezzo di perfezione che si perde.”
“Ma vado bene in inglese.”
“Per fortuna, io sono una frana con le date. Potremmo fare uno scambio equo.”
Ottimo, adesso mi sta davvero simpatica e non sono convinta sia una cosa positiva.

 
Angolo autrice.
Allora siete ancora seduti a tavola? Quanti panettoni avete fatto fuori?
Spero che per tutti voi sia stato un Natale, carico di affetto e sorpreso inaspettate.
Con questo nuovo capitolo vi auguro anche un magnifico inizia anno nuovo, carico di parole da leggere e da scrivere, di novità e riconferme.
Appuntamento nel 2013.
Un bacio grande
Noemi

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Capitolo 4
*** Giocare col fuoco ***


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Capitolo 4
Giocare col fuoco

 
Seduta sul letto chiudo la chiamata con i miei genitori e sospiro. Non siamo mai stati quella che si definisce una famiglia felice e negli ultimi mesi le cose sono anche peggiorate, sono convinta che per loro sia stata una liberazione spedirmi qua, l’unica a cui credo di mancare davvero è mia sorella April.
Mi alzo e esco dalla camera. Chissà se c’è qualcosa da bere qua dentro. Tiffany ha il turno di notte, non mi beccherebbe neanche. Arrivo in cucina e noto Embry seduto al tavolo con un libro aperto, sto per tornarmene indietro quando lui alza il viso e mi sorride. Perchè sorride sempre?
“Ehi, principessa, perchè non dormi?”
“E tu?" Rispondo spostando il peso da un piede a l’altro.
Solleva il libro di storia e riprende a sottolineare.
“Non è un po’ tardi per studiare?” Chiedo.
“Non ho avuto altro tempo oggi.”
“Solo oggi?” Non capisco perché gli sto facendo tutte queste domande ma sono qui da due settimane e mi è impossibile non notare come lui a volte sparisca per ore intere. Ignora la mia domanda ed io continuo. “Forza, come si chiama lei?”
“Lei chi?”
“Quella con cui sparisci sempre.”
Scoppia a ridere e con un movimento del collo si sposta i capelli dagli occhi. “Sei gelosa, principessa?”
Gelosa? Io? Allora c’è davvero dell’alcol qua dentro e… l’ha  finito tutto lui!
“Ti piacerebbe, eh?”
“No, sarebbe troppo scontato.”
Lo guardo. “Cosa sarebbe scontato?”
“Io e te che finiamo a letto insieme.” Il suo sguardo vaga per tutto il mio corpo, ed io mi sento... dannazione!
Mi allontano di un passo e apro il frigo. “Mi spiace ferire il tuo ego, ma non sei per niente il mio tipo.”
“Tranquilla, neanche tu sei il mio.”
Trovo una bottiglia di vodka e la svito prendendo un bicchiere.
“Non dovresti bere”, mi dice alzandosi dal tavolo.
“Non dovresti dirmi cosa fare”, sbotto riempiendo il bicchiere.
Fa spallucce e poi incrocia le braccia al petto appoggiandosi al ripiano di marmo della cucina. “Credo che tocchi a me farti una domanda, ora.”
“Perché? Alla mia non hai risposto.”
“Perchè ti hanno spedita qua?”
“Perchè mi odiano. Mi pare ovvio.” Butto giù il contenuto del bicchiere ed evito di tornare a guardarlo. Non voglio pensare.
“Ma a te piace farti odiare dalla gente.”
“Cosa?” Ma di che diamine sta blaterando?
“Ti diverti a sembrare più stronza di quanto sei realmente.”
“Embry, risparmiati la psicologia da quattro soldi. Io e te non ci conosciamo.”
Perchè non gli volto le spalle e me ne torno in camera? Perché sono ancora qua a parlare con lui e ad arrivare troppo vicino ad argomenti che vorrei restassero sepolti?
“Pero ti ho visto con Kim, sembrate amiche.”
“Non siamo amiche, ma se devo proprio passare il tempo con qualcuno preferisco lei a non so... te.”
“Va bene, questa me la sono cercata.”
Butto giù un altro sorso di vodka mentre lui torna a sedersi a cavalcioni sulla sedia.
“Ti vuoi ubriacare per avere la scusa per saltarmi addosso?” Continua dandomi un’altra occhiata.
“Te lo già detto, Embry, non sei il mio tipo e non lo diventeresti neanche se mi ubriacassi.”
Lui scoppia a ridere ed io provo il forte impulso di prenderlo a schiaffi. Afferro la bottiglia e mi avvicino. “Sai, hai ragione: non dovrei bere.” Alzo la bottiglia e la capovolgo rovesciandogliela sulla testa, lui fa un balzo indietro e la sedia cade a terra. “Ecco fatto. Ora l’alcool non c’è più.”
“Fanculo, Rose.”
“Notte, Embry”, dico con un sorriso correndo in camera.

 
Solita routine mattutina. La sveglia del telefonino suona, infilo la testa sotto il cuscino e tento di ignorarla. Suona un altra volta e scaccio le coperte uscendo dal letto. Un’altra giornata fantastica ha inizio.
Mentre cerco di raggiungere il bagno sbatto contro Embry. Mi aspetto ancora qualche insulto per la sera prima ma lui mi sorride e mi da il solito buffetto sulla guancia.
“Giorno, principessa.”
Non gli rispondo e chiudo la porta.
Faccio una doccia veloce per cercare di svegliarmi poi mi avvolgo nell'asciugamano. Mi spazzolo i capelli e apro il vasetto di crema idratante, immergo la mano dentro e caccio quasi un urlo. Finito? Com’ è possibile? Era pieno fino a ieri sera. Esco dal bagno e raggiungo Embry in cucina, è seduto al tavolo e sta mordendo una brioche. Mi ci scaglio addosso ed inizio a colpirlo con il vasetto vuoto ma lui mi blocca stringendo la mano sul mio braccio. “Che diamine ti prende ora, psicopatica.”
“Che cavolo hai fatto alla mia crema?”
Mi guarda e sorride. “Non ne so niente, mi spiace.”
“Non dire stronzate”, dico cercando di colpirlo di nuovo e facendogli vedere il vasetto vuoto.
“Ah quella... non è uno shampoo?”
“Cosa?”
“Qualcuno ieri mi ha rovesciato della vodka e quella roba appiccica i capelli, il mio shampoo non bastava.”
“Tu... tu hai usato la mia crema da duecento dollari per i tuoi stupidi capelli?”
“Duecento dollari? Ecco perchè sono cosi morbidi.”
Torna ad addentare la brioche. “Principessa, ok che non sei il mio tipo ma se ti mostri quasi nuda potrei ripensarci. Che ne dici di una sveltina prima di andare a scuola?” Abbasso lo sguardo e mi vedo solo ricoperta da un asciugamano decisamente troppo corto. Lo guardo inviperita cercando di camuffare l’imbarazzo. “Sei un porco, schifoso. Neanche sotto tortura verrei con te”, dico scappando di nuovo in bagno.
“Magari fare sesso ti renderebbe meno acida, sai, Rose.”
“Magari sparire di renderebbe più simpatico.”
Ancora la sua risata.

 

Sono talmente furiosa con lui che una volta pronta afferro la mia borsa ed esco fuori ignorandolo. È appoggiato alla macchina e continua a sorridere. Mi incammino sorpassandolo.
“Dove vai?” Chiede.
“A scuola, dove cavolo pensi che possa andare.”
“Sali in macchina, dai.”
“No.”
“Guarda che non te lo chiedo un’altra volta.”
Continuo a camminare.
“Bene, se ti perdi non chiamarmi.”
“Preferirei essere sbranata da un orso piuttosto che chiamarti.”
Sento una portiera chiudersi e poi la macchina di Embry mi passa accanto.
Lo odio, lo odio, lo odio. Lo odio. E non ho idea di dove accidenti sto andando.
“Rose?” Ancora? Ma non era andato via? perché non mi lascia in pace?
“Ti ho detto che vado a piedi. Embry, non...”
Mi strattona per un braccio e io alzo un piede per colpirlo con un tacco quando mi accorgo di non avere di fronte Embry. “Jake.” Perdo l’equilibrio e lui mi tiene per non farmi cadere.
“Ciao”, dice levando le mani dai miei fianchi.
“Ciao.”
“Si può sapere dove stai andando?”
“Ma che avete tutti stamattina? A scuola. Dove altro dovrei andare?”
“Tutto bene?" Mi chiede lui gentile.
“No.”
“Fammi indovinare, tu e Embry avete litigato.”
“È un idiota.”
“Certo, certo.”
Sbuffo e cambio spalla alla borsa.
“E comunque stai andando nella direzione sbagliata.”
“Questa stupida riserva è tutta uguale.”
“Dai ti accompagno io, ho la moto qua dietro.” Si offre lui prendendomi la borsa dalla spalla.
“Ma tu da dove arrivi, scusa?”
“Su, non vorrai fare tardi?” Replica spingendo fuori da dietro un albero una moto nera.
Perchè mi sembra che tutti qua dentro nascondano qualcosa?

Arrivati nel cortile, Jake spegne la moto e posa un piede a terra. Ora sarebbe il caso che smetta di abbracciarlo e gli levi le mani dal torace... dannati addominali!
Scrollo la testa e lui tiene ferma la moto mentre scendo, mi aiuta a levare il casco, sorride e non riesco a non pensare a come i suoi occhi siano simili a quelli di Embry.
“Oh che peccato, non ti hanno sbranato gli orsi.” Embry arriva di fianco a noi con Quil.
Lo ignoro e afferro il telefonino dalla tasca, osservando insistentemente lo schermo.
“Bene, non parlarmi.”
“Grazie del passaggio, Jake.”
“Sei ricola, Rose”, insiste lui.
Continuo ad ignorarlo mentre anche Kim e Jared si avvicinano.
“Ehi, Kim, mi fai vedere gli esercizi di trigonometria?” Lei osserva me e Embry e poi apre la borsa.
“Guarda che hai iniziato tu, ieri.”
“Embry, cosa non ti è chiaro del concetto non parlarmi?”
“Perfetto, spero che Jake ti accompagni anche al ritorno, nella mia macchina non entri.”
“Cos’è sei geloso?”
“Non dire idiozie.”
“Bene, perché sono sicura che fra quelle galline che ti sbavano dietro una sveltina la trovi.”
“Ne sono sicuro anche io, non serve neanche che lo chieda."
“E allora vai, che stai aspettando? Perché stai ancora parlando con me?”
“Perché tu sei…”  Lo vedo infilare veloce le mani in tasca mentre  Jake gli appoggia una mano sulla spalla.
Kim mi prende sotto braccio e si schiarisce la voce. “Dai, Rose, facciamo tardi a lezione.”
“Sì, ok”, le dico incamminandomi e guardandolo male un’ultima volta.
“Embry, hai bisogno di calmarti. Forse è meglio se salti la prima ora.”  La voce di Jake alle mie spalle.
“Ma che cazzo dici?”
“Embry, non ti mai visto così potresti perdere il controllo il lu…”
 “Allora sabato ti va di andare a fare un giro a Port Angeles?” La voce di Kim copre quella dei ragazzi, mi volto a guardarli un’ultima volta .
Ma di che diamine stavano parlando?
 

Angolo autrice

Si dice spesso che si scrive per se stessi, è vero. È terribilmente vero ma scrivendo lasci anche che alcune persone entrino nel tuo mondo, lo vedano attraverso i tuoi occhi e si affezionino a te e ai tuoi personaggi, dandoti un incredibile sprono per non arrenderti mai.
Questo capitolo è dedicato a una di quelle persone speciali.

Buon Compleanno Alessandra.

 Tornando alla storia: Embry e Rose hanno iniziato a fare scintille. Erano le scintille che vi aspettavate? E Jake che ruolo avrà?
Grazie a Ellie per il banner. Grazie alle mie lupe che sono sempre lì per me e a Angel. E soprattutto grazie a chi a inserito la storia fra le ricordate , preferite e seguite.
Il prossimo capitolo arriverà molto presto. 
Nell'attesa ho creato un piccolo trailler :
http://www.youtube.com/watch?v=S5TcnNywXZ8
Un abbraccio.
Noemi

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Capitolo 5
*** Ti odio ***


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Capitolo 5
Ti odio

 
Raccolgo le ginocchia sotto il mento e sbuffo cambiando canale alle tele. Possibile che l’unico televisore di casa debba essere proprio qui in sala?
Ci sono le magliette di Embry gettate in un angolo del divano, le sue chiavi della macchina e della moto sul tavolino di fronte a me ed il suo zaino di scuola sul pavimento. Odio vedere le sue cose, odio averlo intorno, odio… il suo profumo. Decisamente odio il suo profumo così… non lo so ma lo odio. Odio quel suo stupido sorriso, odio quando mi chiama principessa, non sopporto le sue battute idiote, odio quelle stupide galline che a scuola lo seguono dovunque vada manco fosse che so… uno degli One Direction. Che poi a essere completamente oneste è molto più bello di quei quattro. Odio… come gli stanno quegli stupidi jeans. Distolgo subito lo sguardo mentre Embry entra in sala.
“Ciao, principessa.”  Continuo a guardare la tele, ignorandolo. Non ci parliamo da due giorni e mi va benissimo così. Insomma l’ha fatta davvero grossa, lui e le sue battute sul sesso.
Sento i suoi passi che si allontano per il corridoio ed io torno a concentrarmi sulla tele ma dopo l’ennesimo  video di Justin Bieber su MTV la spengo e mi alzo per andare in camera. Arrivo alla porta quando vedo Embry uscirne. Chiudo gli occhi e respiro un paio di volte per calmarmi.
“Che cosa fai nella mia stanza?” Chiedo puntandogli un dito contro.
Lui si passa una mano fra i capelli e prova a sorridere. “Ho solo...”
“Fatto cosa? Curiosato fra le mie cose?"
Gli do una spallata ed entro in camera. Ma porca miseria, di che cavolo è fatto? Titanio? Probabilmente mi sono slogata la spalla. Mi fa un male cane ma evito di massaggiarla per non dargli pure quella soddisfazione.
Ho già detto che lo odio?  E odio come ora se ne sta sulla soglia con le mani in tasca, ma che accidenti vuole? Quanti insulti devo riversargli addosso per farlo andare via? Mi  guardo intorno cercando qualcosa da lanciargli, è arrivato decisamente il momento di passare alle manieri forti quando, dove prima c’era quello stupido poster di Megan Fox, vedo una stampa di Los Angeles. È un’immagine della collina dove campeggia la scritta Hollywood.
Spalanco la bocca incredula e alle mie spalle sento Embry schiarirsi la voce imbarazzato. “Avevi ragione. Non potevo lasciarti quel poster, insomma, sì che Megan è Megan ma... tu sei tu e avevi diritto a qualcosa che parlasse di te, in camera mia... cioè, camera tua perché adesso è tua... sì..."
I miei occhi continuano a restare fissi sulla stampa finché non li sento pungermi. Li strofino con le mani ma niente da fare. Corro fuori prima di scoppiare a piangere davanti a lui.
Mi siedo sui gradini del portico e nascondo la testa fra le gambe, iniziando a piangere.
La macchina rossa di Sharon, le lattine di coca ed io e lei sedute sul cofano. Occhiali da sole e discorsi che sembravano di così vitale importanza. Sorrisi, abbracci, risate, a volte qualche lacrima.
Solo le lacrime sono rimaste adesso, troppo lacrime.
“Rose.”
“Và via, Embry.”
Lui ignora le mie parole e si siede. “Non pensavo ti dispiacesse così tanto rinunciare a Megan.”
“Non mi dispiace ... cioè…” Scuoto la testa e continuo a piangere.
“E allora che c’è? So che è dura reggere la mia gentilezza ma…”
“Oh ma per favore, una cosa carina che fai non cambia centro il fatto che ti odio.”
Alzo il viso e cerco di asciugarmi le lacrime con la manica del maglioncino. Perfetto ora sembrerò anche un panda. Sospiro e lui si avvicina un po’ di più. Mi guarda e ricomincio a piangere. Forse non lo facevo da troppo tempo ma sembra proprio che non riesca a smettere.
“Era… quello… io e Sharon.” Respiro per calmarmi. “Io e la mia migliore amica andavamo sempre su quel promontorio.”
Lui sorride e allunga una mano come per scostarmi i capelli ma poi sembra ripensarci e la lascia ricadere lungo il fianco. “Immagino non sia facile stare così lontana da casa.”
“È un vero schifo”, dico distogliendo lo sguardo dai suoi occhi. 
“Lo so che non è la stessa cosa ma puoi sempre chiamarla.”
“No, non posso.”
“Guarda che la linea telefonica prende qua, non sei davvero nel terzo mondo, principessa.”
“Non posso chiamarla perché è morta”, sbotto infine e le lacrime tornano a scorrere. Lo sento alzarsi e pochi istanti dopo è inginocchiato davanti a me e mi sta abbracciando. Ed io dovrei allontanarlo ma riesco solo a lasciarmi andare fra le sue braccia. Non parlo di lei da mesi. “Abbiamo avuto un incidente. Eravamo andate ad un festa ed avevamo bevuto e…”
Non  riesco più a continuare ma in compenso le lacrime scendono ancora. Resto a piangere abbracciata a lui. Mi manca Sharon, mi manca da morire e non lo avevo mai ammesso davvero. Embry resta in silenzio e poi mi asciuga con i pollici le ultime lacrime dal viso. Mi guarda e sorride dolce, decisamente troppo dolce. Questo non è uno dei soliti sguardi pieni di sarcasmo e acidità.  Continua ad accarezzarmi il viso ed il mio respiro si spezza. Che diamine mi prende? Parlare di Sharon mi ha sconvolto fino a questo punto? Io lui lo odio. È fottutamente bello e lo odio.
“Mi dispiace tanto, principessa.”
“Odio far pena alla gente. Dopo l’incidente tutti mi guardavano come se fossi qualcosa che sarebbe potuto andare a pezzi da un momento a l’altro. Come se… non guardarmi così.”
Appoggia la fronte contro la mia ed io mi perdo definitivamente.
“Non mi fai pena,” sussurra mentre le sue mani scendono dal mio viso al collo.
Alzati Rose, porca miseria, alzati subito e vattene via da qui, da lui. Da tutto questo. Non ti piace neanche, è un idiota, montato, idiota… bello da far male.
“Sì invece.”
“Ti assicuro che tu mi fai tante cose, principessa, ma la pena non è una di quelle.”
Le sue mani su di me. Dio. Dio. Dio. Stupidi ormoni, basta, basta, tornate ad ossigenarmi il cervello e tu cuore sarebbe gradito smettessi di battere così. Vorrei ricordare, a voi tutti arti, che noi lo odiamo.
Il suo viso ad un soffio dal mio, il suo respiro caldo e poi… scatta in piedi all’improvviso. La realtà mi ripiomba addosso e sento un ululato in lontananza. Sbatto gli occhi confusa e lo vedo saltare giù da i gradini. È uno scherzo vero?
Impreca e poi si volta a guardarmi “Entra in casa, Rose.”
“Cosa?”
“Entra in casa.”
“Perché dovrei entrare in casa? Insomma, ma che diavolo vuoi? Io… tu… sei uno stronzo.”
Mi alzo in piedi e scendo un gradino. Ma chi diavolo lo voleva baciare? Ha fatto tutto lui.
Non ho neanche il tempo di fare un altro passo che sento le sue mani sui fianchi mi solleva e un secondo dopo sono di nuovo in casa, in camera mia.
E lui sta uscendo dalla stanza.
“Non ho tempo di litigare con te”, dice chiudendosi la porta alle spalle. Oddio, ha davvero chiuso a chiave? Ma dove cazzo sono finita? In balia di un serial Killer?

 
Quello stronzo. Non è possibile
!
Continuo a battere sulla porta ma dall’altra parte non sento neanche un rumore. Non se ne può davvero essere andato, non può davvero… Porca miseria, ma che gli dice il cervello?  Ma che credeva? Che gli saltassi addosso? Ma chi lo vuole… odio il suo sorriso, odio i suoi perfettissimi capelli, e odio quando se li sposta indietro, odio il suo sedere, odio le sue spalle. Lo odio… non lo bacerei mai, mai e poi mai… a me piacciono pure i biondi.  Dio, questa stupida porta.  Mi guardo intorno, forse se scaglio la sedia contro si apre.  Sbuffo e cammino nervosamente, se non posso usare la porta bhe… userò la finestra.
La apro e guardo sotto. Ok, saranno appena due metri posso farcela!
Faccio passare la gamba e poi l’altra quando sento due mani posarsi sui miei fianchi e sollevarmi, aiutandomi. Mi volto ed Embry mi sorride tranquillamente continuando a tenermi per i fianchi. “Wow , principessa, hai notevoli dote atletiche. Complimenti.”
Faccio un passo indietro e mi chino levandomi una scarpa e scagliandogliela contro. Lui la evita abbassandosi appena e continua a sorridere. “Iniziamo già a spogliarci? Ti piace accelerare i tempi.”
“Quale cazzo è il tuo problema, Embry? “
“Non ho nessun problema, princ…”
“MI HAI CHIUSO IN CASA. HAI CHIUSO LA PORTA E SEI ANDATO VIA. COS’È UN TUO GIOCO PERVERSO? BHE, A ME NON PIACE GIOCARE. È UNA SPECIE DI VENDETTA PER… NON LO SO. MI HAI CHIUSA IN CASA.”
“Tu non mi hai lasciato scelta.”
“E PER LA CRONACA, NOI NON CI STAVAMO PER BACIARE.”
“Rose, calmati.”
“Non mi dire cosa devo fare.”
“Rose.” Torna ad avvicinarsi ed io faccio un passo indietro. Allunga una mano e mi strattona vicino a lui. “Mi dispiace averti chiusa in casa ma dovevo fare una cosa e non volevo che andassi via.”
“Che cosa dovevi fare?” Porca miseria, perché ho smesso di urlare?
Si stringe nella spalle. “Niente di importante.”
Torna ad avvicinare il viso al mio. Gli passo una mano dietro la nuca. Afferro una ciocca di capelli e la tiro forte.
“MI HAI CHIUSO IN CASA PER NIENTE DI IMPORTANTE?”
Sospira e mi lascia andare. Sto pensando a che effetto potrebbe fargli una pietra in testa quando vedo Kim  camminare verso di noi.
Embry si volta a guardarla e lei si avvicina ancora .
“Vi si sente urlare a un kilometro.”
“È colpa di questo idiota”,  replico stizzita incrociando le braccia al seno.
“Tranquilla, adesso l’idiota va via. Jared e Jake ti aspettano al campetto, non ti ricordi?”
Embry scuote la testa e Kim continua a fissarlo.
“Ah, Sì la partita è vero. Ci vediamo dopo, principessa.”
“Preferirei cavarmi gli occhi che rivederti,” dico rientrando in casa mentre lui va via.
Mi siedo sul divano e  Kim scuote la testa.
“Che c’è?” Chiedo ancora indispettita.
“Non fate altro che litigare.”
“Perché è un idiota, Kim, non lo sopporto… non c’è la faccio più.”
“Rose, sei sicura che, ok ora mi uccidi ma io devo dirtelo. Non è che ti piace?”
“Il tuo senso dell’umorismo fa schifo.”
“E solo che…” La incenerisco con gli occhi e lei sospira.
Piacermi Embry Call. Ma per favore… probabilmente prima mi aveva drogata. Forse il suo profumo contiene qualche sostanza stupefacente , anzi sicuramente è così, mai, mai, mai più gli starò così vicina. “Kim, esiste un qualche posto dove comprare dei vestiti qua?”

 

Angolino autrice.

 
Il banner che vedete a inizio pagina è opera di Angel_shanti.
Per cui grazie mille, Tai. E voi perché non fate un salto sulla sua pagine autrice? Troverete storie che meritano davvero di essere lette.
Capitolo dedicato ad Embry questa settimana. E mi sa che Rose non lo odia poi così tanto come vuole fra credere. Voi cosa ne pensate?
Non dimenticatevi di Jake, però. È stato il grande assente di queste righe ma nel prossimo capitolo tornerà a rubare la scena al suo migliore amico.
Ancora grazie per tutte le recensioni entusiastiche che mi lasciate ad ogni capitolo, state amando così tanto questa storia che l’appuntamento con Embry, Rose e Jake diviene settimanale: ogni giovedì.
Per cui alla settimana prossima.
Con affetto
Noemi

 

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Capitolo 6
*** Posso sedermi? ***


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Capitolo 6
Posso sedermi?

 La cameriera lascia sul tavolo le nostre ordinazioni e poi si allontana. Bevo un sorso della mia diet coke mentre Kim si arrotola una ciocca di capelli fra le dita. Sto imparando a conoscerla. Vuole dirmi qualcosa e non sa come iniziare. Lascia vagare lo sguardo e poi lo riporta su di me, prende fiato. “Non puoi farlo davvero,” dice infine.
“Cosa?” Rispondo io giocherellando con la cannuccia.
“Uscire con quel tipo.”
Picchietto l’indice sulle labbra e alzo gli occhi al cielo. “Quale tipo, scusa?”
“Oh, Rose, piantala. Il tipo che ti ha lasciato il numero mezz’ora fa in quel negozio di cd.”
“Ah quel tipo. Era carino, no?”
“No, cioè sì. Ma non lo conosci neanche e non dovresti uscirci.”
“Neanche tu dovresti mangiare quella fetta di torta, Kim, il cioccolato va tutto sul sedere. Ma lo farai lo stesso.”
“Ma io non la mangio perché sono arrabbiata con Embry.”
“Che diavolo c’entra Embry ora.” Non è che ogni mia azione nella vita riguarda lui. Lo conosco da quanto? Due settimane e mezzo? Forse tre. Non me ne frega niente, non lo volevo baciare, non… quello era solo un tizio carino. E in questo dannato posto non c’è niente da fare.
“Litigate sempre… e, non lo so, adesso incontri uno. Magari vuoi farlo ingelosire.”
“Dovrebbe piacermi per volerlo fare ingelosire.”
Lei alza un sopracciglio e annuisce.
“Kim, non capisco perché oggi sei fissata con questa storia.”
“Non sono fissata è solo che… diventi elettrica quando sei vicino a Embry.”
“Certo che divento elettrica, mi fa salire il sangue al cervello, è montato, presuntuoso, non prende mai niente sul serio…” con un sorriso fantastico, un corpo da modello di biancheria intima “…irritante, strafottente. Non è il mio tipo.”
“Bene e quale sarebbe il tuo tipo?”
“Nessuno che viva in una riserva…” Dannazione. “No, Kim, non intendevo tu mi piaci anzi, siamo amiche no?”
Lei mi sorride e scuote la testa “Non me la sono presa, tranquilla e, sì siamo amiche.”
“Non dovevi vederti con Jared alle sette? Credo sia meglio andare.”
Annuisce di nuovo e si alza prendendo la sua borsa. “Rose? So che odi stare qua ma, ecco, sono felice che tu co sia venuta… nel senso…”
“Che adesso non devi più sopportare quegli idioti degli amici del tuo ragazzo da sola.”
“Bhe, sì anche.” Scoppia a ridere ed io d’istinto mi avvicino di un passo abbracciandola.
“Grazie.” le dico e quel grazie è per tante, troppe cose che non sono ancora pronta a raccontare e a lasciare andare.
 

Quando rientro in casa Tiffany e Embry sono già seduti al tavolo per la cena. Li raggiungo ed Embry mi sorride passandomi un piatto. Lo ignoro e mi verso un bicchiere d’acqua.
“Dove siete state?” Chiede.
Prendo un coltello ed inizio ad affettare il pezzo di carne.
“Non ci parliamo di nuovo?” Afferro il sale.
Tiffany ci guarda e poi sospira. “Spero che riuscirete ad andare d’accordo prima o poi.”
“Certo e prima o poi nevicherà ad agosto”, rispondo immaginando che quella fetta di carne sia la sua faccia.
“Rose.”
“Tiffany non è colpa tua. Hai fatto un favore ad una vecchia amica e ti sei presa in casa un'adolescente problematica, che poi sarei io e, ok lo ammetto, mi sto comportando da stronza e mi dispiace, per te. Quindi posso provare a farla funzionare in qualche maniera ma io e lui non andremo mai d’accordo.”
“Questo è già un bel passo avanti”, risponde lei stringendomi la spalla con una mano. Sospiro e finisco di mangiare, cercando di conversare con lei nella maniera più educata possibile. Quando la cena è finita lei si alza e sistema i piatti nel lavandino.
“Ragazzi finite voi qua, sono davvero stanca o bisogno di stendermi.”
Embry annuisce e le da un bacio augurandole la buona notte, mi alzo da tavola e lui mi raggiunge appoggiandosi al lavandino.
“Principessa, sai per prima…” 
Mi volto a guardarlo. Stupidi capelli, che gli ricadono stupidamente sugli occhi. “Embry, non stavo scherzando sull’ andare d’accordo. Quindi io lavo, tu asciughi. Ed in silenzio.”
Si stringe nelle spalle e afferra il piatto che gli porgo. Non replica. Bene, perfetto era quello che volevo.
Silenzio.
Silenzio, stupido silenzio.
Finiamo di sistemare e lui estrae il suo telefonino dalla tasca guardando l’ora.
“Devo andare”, esclama.
Bene . Ciao. Cosa crede che gli chiederò dove? Che cavolo me ne frega.
“Vado da Marissa.”
Figurati. La Cheerleader idiota. Mi volto dall’altra parte e riafferro  la spugna strofinando i fornelli. Sono davvero sporchi.
“Sai, la ricerca di biologia.”
Mi mordo le labbra e lui prende lo zaino dal pavimento.
“Allora ciao, principessa.”

Zitta, Rose, zitta. “Non dovevi farla con Quil?”
Lui sorride decisamente troppo ironico e torna ad avvicinarsi. “Abbiamo fatto uno scambio, Quil fa schifo in biologia. Direi che ci ho guadagnato, magari ci guadagno anche…”
“Capirai che guadagno quella ha il cervello nelle tette.”
“Ma se  non la conosci neanche.”
“Ci ho parlato quanto basta per capire che è profonda come uno stagno prosciugato.”
Scoppia a ridere e si avvicina decisamente  troppo per i miei gusti. Mi fissa negli occhi. Lo odio. “Sei gelosa.”
Faccio un passo indietro e lo guardo male. “Non avevamo già chiarito questo punto? Buona serata Embry.”  Evito di guardarlo ancora e mi chiudo in camera.

 Il problema è che dopo due ore chiusa in camera a guardare il soffitto, la mia mente ha iniziato a perdersi e a riprodurre immagini del tutto fuori luogo di Embry e quella gallina. Che cosa ridicola. Perché mai alla mia mente dovrebbe interessare che cosa fa lui e con chi lo fa? Ma non sono stata abbastanza chiara? Lo detesto con tutta me stessa. Forse questa è stata una giornata solo maledettamente lunga e pesante ed ora ho bisogno di staccare il cervello. Prendo la giacca e l’mp3 ed esco di casa.
Non è che poi qua esistano molti posti dove andare, così una volta arrivata in spiaggia mi siedo sopra un tronco d’albero e raccolto le ginocchia al mente facendo partire la musica. Chiudo gli occhi. è sempre stato così per me , la musica non la sento solo, la vedo. Il respiro si regolarizza e le immagini diventano sempre più nitide. Mi manca.
Sento una mano posarsi sulla mia spalla, trasalisco ma poi mi calmo quando lo vedo. Si siede a cavalcioni sul tronco, sorride e mi leva le cuffie portandosele all’orecchio.
“Buah, ma che diavolo ascolti, Rose.” Mi ridda le cuffie ed io scuoto la testa divertita.
“Si chiama musica, Jake.”
“No, non è vero , quella era solo una lagna atroce.”
“Musica classica.” Ribadisco mettendo il lettore in tasca.
“E perché ascolti musica classica invece di Bon Jovi?”
“Mi piace anche Bon Jovi ma la classica è… una lunga storia lascia perdere.”
“Se vuoi ho tempo.”
Sorrido. Con lui mi è sempre difficile essere stronza e non capisco perché. “Magari un'altra volta. Tu piuttosto che ci fai qua?”
Si alza nelle spalle e sembra rattristarsi “Mi hai fregato il posto. Mi piace venire qua ogni tanto.”
“Non ti ci vedo a fissare malinconico il mare.”
“Come no? Guarda che il mio sguardo malinconico è molto sexy.”
Mi fissa e sbatte le palpebre un paio di volte, scoppio a ridere e gli do una gomitata. “Ahi,” dico strofinandomi il gomito. Con Embry era successa la stessa cosa, ma da quando sono cosi debole?
Jake mi scompiglia i capelli e sorride. “Più esercizio fisico, tesoro.”
Gli faccio la linguaccia e torno a voltarmi verso il mare. Restiamo entrambi in silenzio, poi sono io a parlare per prima. "Allora, c’entra una ragazza?"
"Che ragazza?"
"Con questo posto. Puoi dirmelo."
Fissa l’orizzonte e le sue spalle si irrigidiscono. “Non c’è molto da dire. Aveva un paio di anni più di me ed era la mia migliore amica. Credevo che anche lei mi amasse  ma poi ha sposato un altro ed è… partita per il college.” Le sue mani si spostano sulla corteccia e vedo le sue nocche sbiancare.
“Si è sposata?” Ma chi è 'sta fuori di testa.
Serra la mascella e fa un paio  di respiri come per cercare di calmarsi. “Lui era uno all’antica.” Mi sa che lei gli ha anche lasciato addosso una bella ferita.
Lo guardo e provo ad alleggerire la tensione. “Bell'affare.”
Chiude gli occhi e quando li riapre il suo respiro è tornato regolare. Raccolgo una pietra da terra e la scaglio in mare. Sbuffo. “Non ho mai imparato a farle rimbalzare.”
“Intendi così?” Jake allunga una mano a prendere un'altra pietra che, dopo una linea retta perfetta, sfiora l’acqua rimbalzando tre volte. Sorride ed io storco la bocca in un espressione quasi offesa.
“Più o meno”, dico.
Scoppia a ridere e mi passa una pietra piatta e tonda. “È tutta questione di polso, Rose.” Fa un passo indietro e mi stringe il braccio. Sento il suo torace sfiorarmi la schiena ed il suo respiro sul collo. Dannazione. È come quella volta in moto. Mi aiuta a lanciare la pietra e la vedo rimbalzare. “Visto? E' facile,” sussurra roco. Dannazione di nuovo. Perché mi ricorda la voce di Embry? Mi volto e lo guardo. Ha un accenno di sorriso sul volto.
Deglutisco a vuoto. “È sempre una questione di polso.”  Oddio, Rose, ma queste battute a doppio senso?
Lui non sembra scomporsi anzi, sorride ancora fissandomi le labbra. “Ci vorrebbe una dimostrazione, però. Per vedere se il polso ti funziona bene..."  Caldo. Ho caldo. Perché fa così caldo. Provo  a ridere. "…per prendere in mano una bella pietra", continua.
“Bisogna avere talento per certe cose.”
Stavolta e lui a ridere. Fa un passo indietro e mi passa un'altra pietra.  “Lo dice sempre anche Embry.”

Sono sicura che in questo momento sta mostrando tutto il suo talento. Ma la smetto? Non me ne frega nulla. “Forse dovrei tornare a casa”, dico notando come ormai sia praticamente buio pesto.
“Ti accompagno.” Si offre Jake.
Ci incamminiamo e lui mi fa qualche domanda sulla mia famiglia, riesco a rispondere senza offenderli troppo e lui mi racconta delle sue sorelle. Finché non arriviamo quasi di fronte al portico e sento dietro le mie spalle un rumore di ramo spezzato. Oddio , vuoi vedere che la storia dei lupi era vera? Io e Jake ci voltiamo e Embry esce dall’ombra degli alberi. Si ferma quando ci vede, è senza maglietta e... da dove cavolo arriva? Perché è mezzo nudo?

 

 Angolino autrice.

 Questo capitolo ha una dedica speciale per una persona speciale: Buon Compleanno Maria <3. Ti auguro il meglio, ti raggiungere i tuoi sogni, di viverli e trovarne sempre di nuovi.
Grazie a Angel per il banner (l’adoro) e se avete voglia di una bella storia è proprio la sua che vi consiglio :
Eclisse
Cosa ne pensate di questa apparizione di Jake? Le cose sono più chiare o vi ho confuso di più?
Grazie mille per tutte le vostre recensioni.
A giovedì prossimo.
Con affetto
Noemi

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Capitolo 7
*** Lista delle spesa ***


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Capitolo 7
Lista della spesa

 
Seduta in mensa giocherello con il cibo che ho nel piatto, Kim mi osserva in silenzio per alcuni secondi e poi chiede gentile. "Rose, tutto bene?"
Sento la risata di Embry che entra proprio in quel momento e mi mordo le labbra. È di nuovo con quella. "Non ho molta fame, tutto qua."

Ma che diavolo mi prende? Non mi può davvero dare fastidio. Mi ripeto mille volte al giorno che lo odio e poi sono... gelosa? E perché mai dovrei esserlo?
È tutta colpa di questa riserva. Vivere in un posto dimenticato da Dio, probabilmente mi ha sballato qualche cosa nel cervello. Ho bisogno di tornare a casa, di fare shopping a Rodeo Drive, di prendere il sole a Malibu di... allontanarmi da lui. Ecco perfetto l’ho rifatto.
Mi premo i polpastrelli sulle tempie e chiudo gli occhi. È tutto a posto, Rose. Quando li riapro Jake è seduto di fronte a me e mi osserva curioso. "Ti dai alla contemplazione zen ,Rose?" Ride e poi chiude gli occhi in quella che, devo ammetterlo, è una mia perfetta imitazione. Gli lancio addosso un pezzo di pane e sorrido. "Idiota."
Mi strizza l’occhio e poi si volta verso Kim. "Kim..."
"Che ti serve, Jake?"
"Perché pensi che mi serva qualcosa?"
Lei alza gli occhi al cielo e torna a guardarlo. “Perché hai messo su la stessa espressione di Jared quando mi chiede di copiare i compiti.”
Jake ride e si passa una mano dietro la nuca. "Mi servirebbe la stessa cosa: trigonometria."
“Mi spiace ma, appunto, li ha già copiati Jared, e li avrà passati pure a Paul. Non possiamo averli tutti uguali."
Jake si volta verso di me, sorride di nuovo mentre io riprendo a mangiare ignorandolo. "Rose…"
"No, Jake."
"Volevo solo dirti che oggi sei molto bella."
 Storco la bocca. “Stai cercando di corrompermi?”
 "Sta funzionando?"
Lo guardo, ha un espressione da cucciolo e... "Faccio schifo in trigonometria, Jake."
"Meglio sbagliati che non averli."
Sbuffo e mi chino a prendere la borsa da sotto il tavolo. Cerco il quaderno viola e glielo passo. Jake sorride e inizia a scribacchiare veloce su un foglio.
"Grazie, Rose."
"Ma non farlo mai più."
"Cosa, copiare i compiti? Non ci contare.”
"No, usare quell’espressione da... da... non lo so, ma non farlo."
Si sporge di più oltre il tavolo e avvicina il viso al mio. "Parli di questa espressione?"
Resto ferma un paio di secondi a guardarlo e poi gli do una manata sulla fronte. "Mi devi un favore, Jake."
Scoppia a ridere ed io lo seguo. Ma che cavolo ha di così contagioso la sua risata? Jake riprende a scrivere e con la coda dell’occhio vedo Embry alzarsi dal suo tavolo e avvicinarsi al nostro.
"Che c’è di così divertente.?" Chiede  sedendosi.
"Non c è più niente di divertente. Sei arrivato tu”, rispondo guardandolo male.
Lui si porta le mani sul petto. "Ahi, principessa, questa fa male”, dice ironico.
Mi stringo nelle spalle e mi alzo in piedi. "Ci vediamo in classe, Kim. Ciao, Jake."

Il volume della musica in macchina, mentre torniamo da scuola è assordante. Sembra che, per una volta, siamo entrambi a corto di battute taglianti. Strano. Lo guardo e lui stringe le dita sul volente.
"Da quand’è che tu e Jake siete così amici?"
Abbasso lo specchietto del passeggero e mi sistemo una ciocca di capelli. “È un problema?"  Ma che vuole, adesso?
"No, solo che è strano."
“È strano che abbia degli amici? Grazie, Embry."
“È strano che fra tutti proprio Jake."
"Non pensavo di doverti chiedere il permesso."
"Non devi ma… Jake."
"Jake cosa? È il tuo migliore amico. Può essere tuo amico ma non mio?”
Lui ferma la macchina davanti a casa afferra il suo zaino e scende. Spalanco gli occhi incredula. Bene sono molto più brava di lui a non parlare.
Entro in casa e cammino spedita in camera chiudendo la porta. Mi appoggio al muro e chiudo gli occhi. Tutto questo non è normale, Rose. Che diavolo ti prende?
Forse Sharon lo saprebbe. Forse lei entrerebbe in camera sbuffando e maledicendo per avere un amica così idiota. Forse mi abbraccerebbe e mi direbbe qualche frase ad effetto tratta dai film, per lei il cinema racchiudeva tutte le verità del mondo. Forse, semplicemente, starebbe zitta ad ascoltarmi ed io parlerei per ore e poi arriverei alle stesse sue conclusioni senza che lei abbia effettivamente mai aperto bocca. Forse... pensare a tutto questo non serve a niente.
Mi siedo sul pavimento e bussano alla porta. Resto ferma e zitta, magari va via.
“Dai apri, Rose."
"No."
“Guarda che passo dalla finestra.”
"Perchè non mi lasci in pace?"
"Perchè... apri. "
Sospiro e mi alzo in diedi sbloccando la serratura, mi guarda. Lo so, lo so, probabilmente sono un disastro. Ma queste stupide lacrime non mi sono neanche accorta avessero iniziato a scorrere.
"Princ..."
"Stai solo zitto, ok?" Dico seguendo l’impulso del tutto illogico di abbracciarlo.
Lui mi stringe e mi accarezza la schiena. “Stabiliamo una tregua. Che ne dici?" Mi chiede e lo sento sorridere.
"Solo un paio d’ore, però", replico affondando il viso sul suo petto.
 Io sono completamente fregata. Insomma è inutile che ci giro intorno. Sono fregata su tutta la linea. Embry continua ad accarezzarmi la schiena e, dopo qualche minuto, stretta a lui smetto di piangere. Respiro a fondo per riprendere contatto con la realtà e mi stacco. Lui mi scompiglia i capelli e sorride. Bum, colpita e affondata, Rose. Faccio un passo indietro e lui infila le mani in tasca. “Bene, visto che  siamo in tregua usciamo.”
“E dove vuoi andare”, chiedo guardandolo.
“Mia madre ha lasciato la lista della spesa,” risponde voltandosi verso la porta.
“Cioè mi vuoi portare al supermercato.”
“Sì. Mi servi. Io non ne capisco niente di detersivi e farina.”
“E perché credi che io ne capisca di più?”
Si volta  di nuovo verso si me e si alza nelle spalle. “Perché sei una donna.”
“Io non ho mai fatto la spesa in vita mia, Embry. ”
“Vuol dire che userai il tuo istinto femminile,” dice stringendo la mano al mio polso e trascinandomi fuori.

Embry spinge il carello mentre io riapro la lista della spesa e controllo cosa manca.
Siamo davvero riusciti a non litigare e forse, ma solo forse, passare il tempo con lui non è così male.
Ci fermiamo davanti al banco frigo e lui butta dentro il carrello una confezione di panna spray.
Lo guardo. “Quella non c’è nella lista.”
Si stringe nelle spalle e ne prende un'altra. “Sì, ma a me piace.”
“Tua madre la fa in casa.”
“Questa è più comoda.”
“Più comoda per cosa?” chiedo, afferrando il latte.
“Da mettere nel caffè, sui dolci o addosso a qualche ragazza.”
Il latte mi cade dalle mani e lui si china a raccoglierlo. “Che ti prende, Rose?”
“Io.. cioè… sei un porco”, dico aggrappandomi al carrello e riiniziando a camminare.
Come diavolo ho fatto a pensare che fosse piacevole passare il tempo con lui?
Mi raggiunge in pochi secondi e mi guarda. “Scusa, non credevo ti imbarazzassi.”
“Io non mi imbarazzo ma i tuoi giochetti da depravato valli a raccontare a Marissa.”
“Ma a lei non serve che glieli racconti.”
“Ah… ora capisco perché la vostra ricerca di biologia faceva così schifo.”  Giro il carello a destra e per sbaglio gli passo sopra a un piede.
“Attenta, Rose, o potrei pensare che sei gelosa.”
“Ancora con questa storia?”
Fa spallucce e mi da una leggera spinta riprendendo possesso del carello. “Comunque non c’è solo la panna. Una volta ho provato con la nutella.”
“E quindi?”
“Tu non hai mai provato con la nutella?” Chiede
“No, Embry, no. Mi fa schifo la nutella.”
“Ho capito, sei una di quelle noiose.”
“Io non sono noiosa.”
“Sarà,” risponde laconico prendendo una bottiglia di olio.
Noiosa. Gelosa. Davvero ma che problema ha? Insiste con il credere che a me interessi qualcosa della sua vita e con chi diavolo fa sesso. Ok, forse prima in camera posso aver pensato per meno di dieci secondi che… e ora che sta facendo?
Mollo lo shampoo nel carello e mi avvicino a lui affilando lo sguardo. “Embry, non ci pensare neanche.”
“Cosa?” Mi chiede guardandomi.
“Quelli.” Indico con il dito l’espositore di preservativi che ha davanti e abbasso la voce. “Non comprerai quelli quando sei fuori con me.”
Incrocia le braccia al petto e sorride. “Ammetti che sei gelosa e facciamola finita.”
“Certo che il tuo ego è davvero smisurato.”
“Non ho solo quello di smisurato, principessa.”
“Conosci il detto tutto fumo e niente arrosto?  E tu sei uno che ne parla decisamente troppo.”
Si avvicina di un passo e sorride ancora, abbassa la testa e mi sfiora le orecchie con le labbra. “Mi spiace deluderti, principessa, ma io non parlo poi un granché”
Porto le mani sul suo petto e lo spingo via.  Riafferro il carrello e cammino verso la cassa, mordendomi le labbra.

Si può detestare una persona più di così?

 

Angolino autrice

Per la Nutella si ringrazia Ellie e le fantasie su Embry e la crema alla nocciola che per mesi non mi hanno lasciato dormire. Per tutto il resto ringrazio voi che avete messo questa storia fra le seguite, ricordate e preferite.
Non ho molto altro da dirvi, la tensione fra i due e sempre più evidente, così come la gelosia, vi lascio immaginare che succederà nel prossimo.
Un bacio grande
Noemi

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Capitolo 8
*** Che cosa è successo? ***


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Capitolo 8
Che cosa è successo?

 
Odio non avere l’ultima parola e non sopporto darla vinta ad Embry, come ieri al supermercato. Perché il mio cervello tende ad andare in corto circuito quando si avvicina troppo?
Insomma, Rose. Sii seria. Quella sottospecie di indiano sotto steroidi che ti diverti ad insultare non può piacerti davvero. Tu odii i tipi come lui. Troppo montato, con troppe ragazze intorno, troppo bello, troppo… dannazione.
Mi butto sul letto ed estraggo il telefonino dalla tasca. Il sabato è una giornata troppo lunga da far passare.
Come si chiamava il tizio che ho conosciuto al centro commerciale?  Marvin? Miles? Sì, Miles. Comunque sia, è arrivato il momento di richiamarlo.

Mi sistemo il rossetto davanti allo specchio del bagno ed esco. Embry è in piedi davanti al divano ed osserva una pila dei suoi vestiti che Tiffany gli ha detto di riordinare. Sorrido passandogli davanti e mi infilo la giacca. Sento il suo sguardo addosso e abbasso un po’ l’orlo della minigonna di jeans.
“Porca puttana.”
Mi giro al suono della sua voce e lo guardo. Embry deglutisce e poi con il mignolo mi fa penzolare davanti agli occhi un paio di miei slip. Sorrido e allungo una mano riafferrandoli: sono quelli che mi ha regalato mio cugina per il compleanno. Una roba talmente assurda che non ho mai avuto il coraggio di mettere ma, in questo caso…
“Oh, ecco dove erano finiti.”  O meglio dove li ho fatti finire io.
Osservo il suo viso: Mr. fatti e non parole non sa che dire, ora?
“Da qualche parte ci deve essere anche il reggiseno. Che c’è? Embry, hai una faccia. Dai è solo un po’ di pizzo in fondo io sono noiosa, tu sarai abituato a ben altro.”
“Sì, certo e solo che… dove stai andando?” Chiede lasciando stare i vestiti e sedendosi sul divano.
“Mi vedo con un tipo.”
Torna a guardarmi. “Che tipo?”
Chi è quello geloso, adesso? “Non sono affari tuoi.”
Si stringe nelle spalle e cambia canale alla tv. “Bene, divertiti.”
“Lo farò senz’altro. Tiffany ha il turno di notte, vero?”
“Perché?”
“Perché così se non torno a dormire non si preoccupa. Ciao, Embry.” 

Io, Rose Kozlov, sono una completa deficiente.
Osservo Miles passarmi una birra e poi tornare a sedersi sulla coperta. Picnic nel bosco? Come diavolo ho fatto ad accettare? Non lo conosco neanche. E se poi è un maniaco? Tutto per far ingelosire  quel cretino. Per fortuna che ho lo spray al pepe nella borsa.
Sospiro e apro la lattina sedendomi a mia volta. Che poi, non  ho neanche l’abbigliamento adatto ad un picnic. Stupidi abitanti di questo posto senza un minimo di gusto estetico.
“Allora, Los Angeles ti manca?”
Che razza di domanda idiota è mai questa? Certo che mi manca, lì i ragazzi ad un primo appuntamento di portano fuori in un ristorante a cinque stelle, non di certo in un…un… oddio voglio andare a casa.
Sospiro e butto giù un altro sorso di birra.
“Non essere così nervosa, Rose.”
Se la smettessi di guardarmi le gambe magari potrei riuscirci, idiota. No, e ora che diamine fai? perché ti stai avvicinando? Non ho nessuna voglia di baciare un tizio che porta un nome ridicolo come Miles. Oddio, sempre più vicino.
All’improvviso sento un rumore alle mie spalle. Volto la testa di scatto. “Cosa è stato?”
“Cosa?” Chiede Miles alzandosi in piedi.
“Quel rumore, non l’hai sentito?”
Mi rimetto in piedi anche io e cerco di guardare oltre gli alberi.
“Sarà stato qualche animale”, risponde lui, scrollandosi dalle mani un po’ di terra.
“Che animale? No, perché una volta mi hanno detto che ci sono gli orsi da queste parti o erano i lupi? Comunque credo sia meglio andare via.”
“Rose… davvero, non è il caso di allarmarsi.” Torna ad avvicinarsi e stavolta sposta le mani sui miei fianchi.
Un altro rumore. E le sue labbra sono ad un soffio dalle mie. Un ringhio.
Lui si allontana di scatto e sgrana gli occhi. Il cuore mi rimbomba nella cassa toracica, seguo il suo sguardo e poi tutto accade in un attimo: Miles continua ad arretrare mentre io cerco di convincermi che tutto questo è solo un incubo. Davanti a me un lupo enorme , più simile a un cavallo. Miles urla e sento i suoi passi; credo stia correndo via. Non lo vedo. Non riesco a distogliere gli occhi dall’animale davanti a me, non riesco neanche a urlare.
Il lupo fa un passo avanti e solo allora i miei sensi si sbloccano, il respiro accelera, mi volto urlando e inizio a correre. Inciampo in una radice, mi metto seduta e continuo ad urlare mentre  Il lupo si ferma.
Chiudo gli occhi. Sto morendo. Lo so.  Sbatto le palpebre ed Embry è davanti a me. Riprendo a correre. 
“Rose.”
Avrei voluto essere più presente alle lezioni di educazione fisica. Le ultime non erano di corsa campestre?
“Rose, fermati. Sono io.”
“No, non è vero. Ti ho visto. Cazzo. Cazzo. Cazzo.”
“Rose...”  Sto impazzendo?
“Rose, non c’è nessun lupo. Sono io e sono nudo.”
Mi fermo e mi tengo un fianco. Respiro, lo guardo. “Sei nudooooooo.” Riprendo a correre.
So che c’è una spiegazione, che c’è qualcosa di assolutamente razionale che può aiutarmi a capire, solo che al momento non riesco a trovarla.
La Foresta diventa sempre più rada. Ho paura , sento due mani che mi afferrano per i fianchi, perdo l’equilibrio e cado a terra. Mi dimeno sotto il corpo di Embry, provo a spostarmi o a dargli un calcio ma lui è troppo forte, mi blocca i polsi e li sposta ai lati della mia testa.
“Rose.”
Mi guarda. Respiro e mi fa male il petto. Lo so cosa ho visto. Un... “Sei... sei... nudo.” Cerco di nuovo di colpirlo.
“Ti piacerebbe.”  Distende il volto in un accenno di sorriso e continua a tenermi ferma.
“Come mi piacerebbe?” Inizio a urlare  ma lui mi tappa la bocca con una mano e io cerco di mordergliela.
Mi fissa negli occhi. “Principessa pervertita, ho rimesso i pantaloni e smettila di urlare, non ti ho fatto niente”
Mi tiene di nuovo bloccata sotto di lui. Non riesco a muovermi e lui è un lupo. Ma in questo momento è solo un uomo e lo sento. Sento il suo corpo ed il suo respiro ed è di questo che ho paura, adesso lo capisco.
“Principessa.” Gli trema quasi la voce, mi bacia o forse sono io che sto baciando lui. Lascia le mie mani ed io le sposto sulla sua schiena, lo spingo contro di me, sento la sua lingua e respiro lui, la sua aria. Trema ancora e mi bacia più forte, le sue mani sul mio corpo. Brucio.
La sua bocca sul mio collo, mi mordo le labbra e stringo le mani ai suoi capelli. Mi apre la giacca ed io mi sposto inverdendo le nostri posizioni.
Embry. Embry. Embry. Nella mia mente risuona solo il suo nome. Mi levo la giacca, il maglioncino e riprendo a baciarlo. Io detto il ritmo, io gli mordo le labbra, io lo cerco.
Mi bacia il seno e reclino la testa all’ indietro, gli sbottono i pantaloni. Perchè li ha rimessi?
All’improvviso un ululato. Mi fermo.
Embry si rimette seduto e mi guarda mentre io cerco il mio maglioncino.
Che cosa è successo?
Si alza in piedi e mi tende una mano per aiutarmi a rialzarmi.
“Dobbiamo tornare,” dice senza guardarmi.  .
Arranco dietro di lui, mi tiene la mano per non farmi cadere ed io tremo.
Che cosa è successo?
Solo davanti a casa mi lascia andare, si passa una mano fra i capelli e poi la infila in tasca. Salgo un gradino e ora siamo alla stessa altezza.
“Rose...”
“Fratello.” Vedo Jake avanzare verso di noi. Embry si volta a guardarlo e si stringe nelle spalle.
“Devo andare, principessa.”
Non dice altro, raggiunge Jake ed entrambi spariscono dalla mia vista e io resto sola con le mie domande.
Che cosa è successo?

Angolo autrice.

 Io non so più come ringraziare Angel_shanti per i sempre più splenditi banner. Anzi perché non lo fate voi andato alle sue storie?
Va bene, mi sembra di sentire le vostre domande perplesse. Lui si è fatto vedere, non lo farebbe mai, impossibile.
Sono lupi sì, ma sono anche ragazzi di diciassette anni e ora ditemi se a diciassette anni sapevate gestire una cosa come la gelosia?
E se così fosse … concedetemi questo capitolo, Rose doveva scoprire dei lupi, doveva succedere quello che è successo, dovevano fare questo piccolo o forse enorme passo a avanti.
Mi lascio con un po’ di domande per la prossima  settimana: e il resto del branco? e soprattutto Rose resterà così tranquilla come sembra ora?
Alla prossima settimana
Con affetto
Noemi

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Capitolo 9
*** Lupo ***


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Capitolo 9
Lupo

Mi rigiro nel letto, non riesco a dormire. Ci sono troppi rumori in questa casa: il vento che sbatte le tapparelle, il cigolio delle molle del materasso, le lancette dell’orologio. Non mi è mai piaciuto il silenzio ma adesso vorrei solo quello.
Ma dove sono finita?
Mi metto seduta e appoggio il mento sulle ginocchia. Mi chiamo Rose Kozlov, ho diciassette anni ed i licantropi non esistono. Nozioni elementari, verità assolute e facili. Eppure… mi chiamo Rose Kozlov ho diciassette anni e oggi ho visto un licantropo. Uno di quelli veri, con tanto di pelo e zanne scoperte. Beh no, ad essere oneste le zanne scoperte non le aveva ma… sto sognando, sto sognando tutto questo non è mai successo. Embry non è un licantropo e non ci siamo baciati.  Mi passo le dita sulle labbra e sospiro. Baciati, baciati, baciati. Ed è un licantropo.
Sento la porta di casa aprirsi e poi richiudersi e pochi secondi dopo un bussare alla mia camera.
“Sei sveglia, principessa?”
La sua voce. Licantropo. Embry. Bacio. Non rispondo e lui aspetta ancora un attimo prima di entrare. Non alzo il viso ma lo sento, si avvicina.
“Ehi. Stai bene?” Chiede.
“No.”
Sospira. “Senti, quello che hai visto…”
“Io non so che cosa ho visto, Embry”, dico guardandolo per la prima volta da quando è entrato.
Allunga una mano come per sfiorarmi ed io scivolo più in su sul materasso. “Che cosa ho visto, Embry? Sei un licantropo? Uno di quei mostri da film? Che cosa diavolo sei?”
“Un lupo.”
Mi alzo in piedi ed apro l’armadio buttando fuori la mia valigia e i vestiti.
“Che stai facendo.”
“Non voglio restare qua”, dico rovesciando un cassetto.
“Rose.”
Scuoto la testa e ne svuoto un altro finché non sento le sue mani sulle mie spalle, mi volta verso di lui.
“Hai bisogno di calmarti.”
“Non dirmi di cosa ho bisogno.”
Mi circonda il viso con le mani e fissa i miei occhi nei suoi. “Non sono pericoloso.”
Dio, riesco quasi a credergli. Chiudo gli occhi e sospiro.
“Come faccio a crederti… tu.. io… ti ho visto e… non riesco a capire.”
“È solo, una parte di me.”
“Una parte di te? Scusa se te lo faccio notare, Embry, ma non è esattamente come… non lo so ma… sei un lupo. Porca puttana.  Che altro diamine esiste? Demoni, streghe, vampiri? Cos’è una puntata di Supernatural?” Lo guardo. Oddio. “No, ti prego non dirmi che esistono davvero. Io stavo scherzando. Porca puttana.”
Crollo seduta sul letto e lui si inginocchia di fronte a me.
“Posso capire che sia un po’ dura da accettare.”
“Un po’ dura? Porca puttana, Embry, un po’ dura non è il termine adatto, non c’era neanche la luna piena.”
Sorride. “Non serve la luna piena.”
“Ah.” Afferro un cuscino e glielo scaglio addosso. Lui lo schiva e io gliene lancio un altro. “Dimmi che almeno i proiettili d’argento funzionano.”
“Non ho mai provato, Rose. Ma non credo.”
Sbuffo e incrocio le braccia al petto. Lui è un licantropo. Bene, preparate una cella in manicomio, sto arrivando.
“Davvero non sei pericoloso?”
Scuote la testa e si rialza in piedi. “Ti faccio vedere.”
“Cosa? No, mi fido sulla parola non serve che…”
Mi afferra per un polso e mi trascina fuori di casa. “Embry, sono in pigiama, che diamine stai facendo? Mi vuoi uccidere per mantenere il segreto?”
Si ferma quando entriamo nel bosco e si volta a guardarmi, sembra… impaurito. Lui? Andiamo è assurdo.
Si leva la maglietta e non distoglie gli occhi dai miei. Deglutisco. Che sta facendo?
“Non mi sono mai trasformato davanti a nessuno.”

E devo essere proprio io la prima? Respiro, a fondo. Perché ha quello sguardo? “Embry, non serve…io… ti credo.”
“No, non è vero. Prima, quando ti ho preso per mano, avevi paura.”
“Non è vero.”
“Posso sentirlo, principessa.”
Si leva i pantaloni. Dannazione, Rose. Resta concentrata: è un licantropo.
Inizia a tremare e continua a fissarmi. Mi si blocca il respiro ma cerco di non muovermi. Non voglio arretrare, trema sempre più forte e poi sparisce. Come uno spostamento d’aria, Embry non esiste più. Mi mordo la lingua e lui si inginocchia sulle zampe.
“Porca puttana.” Complimenti, Rose. Bell’esempio di dialettica. Ma lui è un lupo ed è la seconda volta in un giorno che lo vedo; resta fermo e continua a fissarmi.

Non sono pericoloso. Lo guardo e sono i suoi occhi. Mi avvicino di un passo e cerco ancora il suo sguardo. Allungo una mano e lo sfioro. Torno a respirare.
“Sono allergica al pelo degli animali sai? Credi che valga anche per i licantropi?” Ma che diavolo sto dicendo?
Dalla sua gola parte un suono strano, a metà fa un ululato e… una risata? Un licantropo sta ridendo? Davvero, quella stanza al manicomio dovrebbe essere pronta ormai.
Continuo ad accarezzarlo e poi sospiro. “So che con tutto quel pelo per te le condizioni climatiche non saranno un problema ma io sto congelando, ti dispiace se ecco… non so… tornare te stesso?”
Un brontolio sommesso. “Cosa? Non credo di essere brava a parlare il lupese.” Un altro brontolio. “Ah già, sei nudo. Ok, mi volto.”
Mi rigiro dall’altra parte e provo a capire dai rumori cosa stia succedendo alle mie spalle finche non sento le sue mani sfiorarmi.  Non so perché lo faccio ma seguo l’impulso e mi lascio andare contro di lui, mi circonda i fianchi ed io appoggio la schiena al suo petto. Credo che senza guardarlo sia più facile.
“Hai ancora paura?” Mi sussurra in un orecchio.
“No.”
“E il freddo?”
“Sotto controllo pure quello, sei bollente.”
Lo sento sorridere sul mio collo. Sospiro mentre le sue mani iniziano a accarezzarmi, risale lungo i fianchi e mi sfiora le braccia. Inclino la testa di lato e mi bacia il collo.
“Se mi mordi divento un licantropo pure io?”
“No, non funziona così… te lo spiego un'altra volta,” dice mordendomi la spalla.
Mi volto fra le sue braccia e cerco le sue labbra. Le trovo. Mi trova. Lui, solo lui.
Si è appena trasformato in un lupo gigante e lo sto baciando. A lungo, fino a perderci il respiro. E le sue mani tornano su di me, sotto la maglietta leggera del pigiama. In un bosco in pieno inverno e non ho freddo.
C’è lui, è bollente e mi accarezza il seno. I palmi delle mie mani aperte sulla sua schiena. Bollente. Le sue mani ancora, tornano già sul mio ventre e sfiorano i bordi del pantalone, si stacca dalle mie labbra e mi guarda. Bollente. Lo bacio e la sua mano mi sfiora. Dentro di me.
Gemo.
Mi morde le labbra. Bollente, lui. Sospiri e respiri spezzati.
Mi bacia ancora prima di guardarmi di nuovo. “Forse è meglio se…”
“Rientriamo.” Finisco la frase al suo posto e appoggio la fronte alla sua spalla.

Perché ci siamo fermati? Perché mi sono fermata? Avrei davvero voluto fare sesso con lui qua? In un bosco? Che cosa mi prende?
Mi bacia la fronte e cerca la mia mano guidandomi verso casa.
 

Angolino autrice.

 
Prima di tutto mi scuso con chi non ha ricevuto una risposta alle recensioni dello scorso capitolo ma ho avuto una settimana micidiale e stasera o postavo o rispondevo. Giuro che arriverò presto da tutte voi, siete davvero fantastiche…
Grazie, grazie, grazie.
Come vedete le cose sembrano mettersi bene per i tuoi piccioncini ma…
Alla settimana prossima.
Con affetto
Noemi
Ps: Ho pubblicato una piccola raccolta su i nostri lupi:

Storie d'amore e di Lupi



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Capitolo 10
*** Troppo complicato ***


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Capitolo 10
Troppo complicato

È la prima volta che mi accorgo della sua presenza, o meglio: ho sempre saputo che lui fosse qua, ma ora lo sento. Sento il suo respiro al di là della porta, sento le molle del divano, dove è sdraiato, cigolare; e per fortuna che i superpoteri dovrebbe essere lui ad averli. Forse c’entra qualcosa con il diventare consapevoli di quello che si prova.
Oddio, ma che razza di pensieri vado a fare? Rose, rallenta.
C’è stato solo un bacio…  più di uno, ad essere completamente oneste, ma cambia davvero qualcosa? Si può smettere di detestare una persona perché ti bacia come non sei mai stata baciata in vita tua?  Che poi, onestà per onestà, l’ho mai detestato davvero?
Questa è stata decisamente la notte più lunga della mia vita, troppi pensieri, troppi...
La sveglia suona e io mi volto per spegnerla.

E adesso che faccio? Se esco lo vedo e devo avere due occhiaie peggiori di uno zombie, non è che esistono pure quelli, vero? Devo ricordarmi di chiederglielo. E poi i capelli. Va beh, Rose, piantala di essere idiota. È un mese che ti vede ogni mattina appena sveglia e si becca una serie di insulti che avrebbero fatto scappare chiunque altro. Perché lui no? Perché mi ha baciato. E chi ha baciato prima l’altro?
Mi alzo dal letto e… se mi vesto prima di vederlo poi pensa che l’ho fatto per lui. E se… e se la smettessi di comportarmi come una ragazzina? Che poi ho diciassette anni, quindi 'fanculo, mi voglio comportare come una ragazzina.
Scappo in bagno. Faccia e denti. No, il trucco mi sembra eccesivo. Ecco, i capelli li lego.
Respiro prima di entrare in cucina. Lo sento e poi lo vedo: seduto al tavolo con la colazione davanti e un libro di scuola dove sta scrivendo veloce qualcosa.

Ok, lo saluto per prima o aspetto che lo faccia lui?
“Ciao,” dice.
“Ehi,” Wow, Rose, complimenti per il discorso. Silenzio. Porca miseria!
“Ho finito il caffè, scusa.”
“Non importa lo rifaccio.” Mi volto veloce e prendo dall’armadietto un filtro per il caffe. Perfetto, sta andando magnificamente, no?
Apri il filtro, non voltarti a guardarlo, riempi d’acqua la caraffa, non voltarti a guardarlo, metti il filtro nella caraffa, non voltarti a guardarlo, mettila sul fuoco, non voltarti a guardarlo, aspetta, non voltarti a guardarlo.
“Rose.”
La sua voce. Mi ha chiamato Rose e non principessa. Vorrà dire qualcosa?
Ora posso voltarmi.
“Dimmi.” Dannati capelli, perché a lui stanno così bene di prima mattina?
Sorride e si alza dalla sedia, mi raggiunge e appoggia le mani ai lati del bancone, ai lati del mio corpo. Respira, respira, respira.
“Per quanto riguarda ieri…”
“Il fatto che ti trasformi in un cane gigante?”
Sorride ancora. “Sì, anche ma…”
“Ah…intendi l’atra cosa, allora.”
Abbassa un po’ di più la testa e il suo naso sfiora il mio. “Vuoi… parlarne?”
“Ora?” E chi ha più voglia di parlare? E poi che dovrei dirti?
“No. Dopo.”
Il suo respiro sul mio viso, labbra vicinissime, sento il suo calore.
Sento… il telefono di casa che suona. Mi mordo le labbra e lui sbuffa andando a rispondere.
Osservo le sue spalle e non riesco a concentrarmi molto per capire che dice. Ma che diavolo mi prende?
Aggancia il telefono. Ormai è lontano.
“Era mia madre, devo andarla a prendere a lavoro. Tu…”
“Chiedo a Kim un passaggio. Tranquillo.”
Sospira e infila le mani in tasca. Mi guarda, forse era meglio se mi vestivo.
“Ci vediamo a scuola, allora”, dico prima di tornare in camera mia.

È andata benissimo, Rose, davvero bene. Ma per favore a chi voglio darla a bere?   
 

Mi appoggio alla macchina di Jared e Kim mi passa il suo compito di Letteratura. Gli do un occhiata veloce mentre lei si mordicchia le labbra. Jared e Paul parlottano a pochi metri di distanza. Perché mi sento tutti gli occhi puntati addosso? Se Paul mi lancia un'altra di quelle occhiate mi levo un tacco e glielo scaglio in testa, giuro. Forse riesco anche fargli male.
Io, Jake, Quil, Seth, Paul e Jared, siamo tutti lupi.  
Le parole di Embry mi risuonano in testa.
Non è che ora mi vogliono fare fuori per averlo scoperto? Che poi, insomma, mica è colpa mia… se… se… io quello lo uccido. Mi ha messo in questo casino e mi ha pure lasciata sola. Forse avrei dovuto preoccuparmi di più di questo stamattina con lui che del… resto.
“Kim, mi sembra giusta.”  Le ridò i fogli e lei sorride.
“Grazie.”  Mi passa una mano sulla spalla e sorride ancora. “ Prima in macchina c’era anche Jared e non ho potuto… oh, per farla breve, so cosa è successo ieri. Se hai bisogno di parlarne è più facile con me che con loro, no?”
“Sì, credo che forse sarebbe meglio.”
Il rombo di una moto. Guardo oltre la spalla di Kim e Jake si leva il casco mentre Embry posteggia l’auto dietro di lui.
Si avvicinano ed io sto per iper ventilare. Porca miseria. L’ho visto solo mezz’ora fa e poi… Jake. Cos’è che ha detto? Alpha? Credo. Non riuscivo a concentrarmi molto mentre, seduto sul mio letto, cercava di spiegarmi. Avrei continuato a baciarlo per ore.
Comunque, una cosa l’ho capita: Jake è il capo e io non avrei mai dovuto scoprire che i lupi esistono.
Embry si ferma e Jake continua a camminare. Non gli ho mai visto quell’espressione così seria. Dannazione! Sono troppo giovane per morire.
Oramai mi è di fronte, incrocia le braccia al petto. “Così sai tutto?”

Ok, Rose, manteniamo la calma, sei in un posteggio pieno di gente e… la metà sono licantropi. Butto un occhio a Embry, non sembra particolarmente nervoso. Forse i baci erano tutta una strategia per distrarmi.
“Ecco io…cioè…”
Jake scoppia a ridere e mi sposta una ciocca di capelli dietro le orecchie. “oddio, Rose, Dovevo fotografarti. Ti faccio così paura?”
“No, io… idiota”, borbotto.
Lui ride ancora e poi mi passa un braccio dietro la schiena. “Non è il caso di aver paura del lupo, tu non sembri Cappuccetto Rosso. ”
“Quindi, cioè… non è un problema che io…”
Sospira . “In realtà dovrebbe essere un segreto ma possiamo fidarci di te, vero?”
Annuisco e mi mordicchio le labbra osservando Paul che mi lancia l’ennesima occhiataccia. Jake segue il mio sguardo e poi mi dà una testata giocosa  sorridendo.
“Ci penso io a lui, Ok? Tu non preoccuparti.”
“Sì, ma se ora non ti faccio copiare più i compiti mi sbrani?”
“No, e poi da te non copio più lo stesso; ho preso D dell’ultimo compito di trigonometria.”
“Io te lo avevo detto che facevo schifo.”
La campanella suona e lui sorride di nuovo.
“Dai, entriamo in classe.”
Mi volto a guardare Embry e seguo Jake.

 

Storia, inglese, trigonometria. Sento i suoi occhi addosso. Mi muovo appena seduta sul banco, lo cerco e spero che non se ne accorga. Non mi sono mai sentita così, non capisco, che mi succede?
Le lezioni passano troppo lentamente e c’è troppa gente fra una classe e l’altra: Quil che ride e scherza, le battute taglienti di Paul, i sorrisi di Kim, e poi lui. Mai da soli.
Geografia e spagnolo, non me ne frega niente. Mi sorride. Ci siamo baciati ieri e oggi è lì e io non ci sto con la testa.
Un’ altra campanella, sbuffo e apro l’armadietto. Educazione fisica. Che scusa mi invento oggi? Poso i libri e cerco le scarpe da ginnastica.
“Mal di testa o mal di pancia?” Le labbra di Embry mi sfiorano l’orecchio e sento il suo petto contro la mia schiena. Mi sono venuti i brividi, non è normale. Porca miseria!  Scuoto la testa. “Non lo so, forse mi sono storta la caviglia.”
Mi volto e mi appoggio all’armadietto, alzo il viso e incontro i suoi occhi. Scuri, profondi. Non posso perdermi.
Mi sorride. Che dicevo del non perdersi? Troppo tardi.
Appoggia un braccio sull’ armadietto e con l’altro mi sfiora un fianco. Mi era mancato. La campanella suona e io sbuffo.
“Non ne hai proprio voglia, eh?” Chiede e le sue dita si stringono di più sul mio maglioncino.
“No, potresti rapirmi e non mi lamenterei.”
“Quasi quasi lo faccio.” Gli brillano gli occhi e afferra la mia mano iniziando a camminare.
“Embry, scherzavo. Ma dove vuoi andare?”
“Dovevamo finire un discorso, no?"
“No, noi...”
Svolta un angolo e si ferma davanti ad una porta. Lo guardo. Appoggia la fronte alla mia e respira. “Hai di nuovo paura?”
“Non di quello che pensi tu.”
“Allora di cosa?” Torna ad accarezzarmi i fianchi e i brividi che sento sono la risposta di tutto.
Distolgo gli occhi dalle sue labbra. “Cosa è successo ieri?”
“Mi hai visto”, dice sfiorandomi il collo con il naso.
“E… dopo?”
Mi sfiora le braccia “Lo sai.”
Sospiro e stringo le mani a pugno. Dio, ho voglia di toccarlo.
“Ma noi ci detestiamo, Embry”, dico passandogli una mano dietro la nuca,
“Da matti, principessa.”
Stringo le mani ai suoi capelli e sospiro. “Cos’è?” chiedo indicando con la testa la porta.
“La stanza dei cancellini. Potremmo detestarci ancora un altro po’ lì dentro.”
Annuisco e lui gira la maniglia senza smettere di guardarmi.
“Embry?”
Volta appena la testa e un ragazzino di fronte a lui infila le mani in tasca imbarazzato. È uno di quelli che seguono lui e Jake dappertutto.
“Che vuoi, Colin?”
“C’è un problema.”
“Vai da Jake”, gli risponde Embry e torna a guardarmi.
“Non riesco a trovarlo e...”
“Ho capito, arrivo.”
Colin fa un passo indietro e Embry sospira attorcigliandosi fra le dita una ciocca dei mie capelli.
“Devo andare.”
Annuisco. “Credi che ci vorrà molto?”
“Spero di no.”
“Embry, io credo di sì.”
“Colin, se non vuoi un doppio turno di ronda, sta zitto.”
Parla senza distogliere gli occhi dai miei e io sospiro rassegnata “Dai vai, ci vediamo a casa.”
Mi sorride e poi raggiunge Colin. “Spero per te che sia davvero importante.”
Lo guardo allontanarsi. Stupide cose da lupi, le detesto già.
 

Incrocio le gambe sul divano e spengo la tv. Perché non c’è mai niente di interessante? O forse sono solo io che... mi sento una cretina. Ho il cuore che inizia a battere per ogni minimo rumore che arriva da fuori, ed io non sono quel tipo di ragazza.
Prendo l’mp3 e l’accendo. C’è una foto mia e di Sharon come salva schermo: abbiamo tutte e due ancora i capelli stretti nello chignon, borsone in spalla e facciamo la linguaccia, mi sembra passato un secolo.
Un secolo da quando tutto era semplice, scuola, allenamenti con le cheerleader , lezioni di danza, giornate di sole.
E poi è iniziata la pioggia e… vorrei chiamarla e parlargli di lui. Anche se non so bene neanche che dovrei raccontarle. 
Ciao Sharon, lo sai che i licantropi esistono davvero? Ah, non sono come nei film, assomigliano ai modelli di Abercrombie, quelli che ci divertivamo ad andare a provocare a quel negozio a Rodeo Drive. Mi sa che tu ci sei pure uscita con uno di loro. In ogni caso: i licantropi esistono e mi sono appena presa una cotta per uno di loro. E… una cotta? 
Sono proprio una cretina. Insomma, non avevo una cotta manco per l’idiota con cui sono andata a letto. Era solo un tizio carino alla festa di una confraternita alla quale non sarei mai dovuta andare.
Infilo le cuffiette e chiudo gli occhi. Va bene, mi piace un ragazzo, mi piace davvero,  Sharon me lo diceva che prima o poi sarebbe successo ma ero sempre stata convinta che lei ci sarebbe stata per sentire le mie lamentele.

Oh basta, Rose. Smettila di piangerti addosso. Adesso ti alzi, ti vai a fare una doccia e… porca miseria, la porta di casa… porca miseria è lui.
Resto seduta sul divano, non è che i licantropi sentono i battiti del cuore accelerati? Porca miseria, che fregatura enorme.
Appoggia le chiavi di casa sul tavolino e mi guardo. Non l’ho mai visto così, senza sorriso in volto. Che diamine gli è successo oggi pomeriggio?
Infila le mani in tasca. “Ciao.”
“Ciao. Tutto apposto?”
“Sì, uno dei nuovi ha avuto l’imprinting …”
“L’impri che?”
“Niente, non potresti capire.”
“Potresti spiegarmelo.”
Sbuffa e si passa una mano fra i capelli. “No, troppo lunga. E comunque non sono cose che ti riguardano.”
“Ah.” Mi alzo in piedi e recupero i libri dal tavolino.
“Rose.”
“Che vuoi?”
“Non fare così.”
“Così come?” Gli passa accanto e lui mi blocca per un braccio.
“Così come stai facendo. Insomma, è complicato e tu già non dovresti sapere dei lupi, io ho fatto un casino e…”
“Hai fatto un casino quando?”
“Quando mi sono fatto vedere, quando ti ho raccontato cose che era meglio non sapessi, quando… ci siamo baciati.”

Che cosa ha detto? No dai non… lo guardo, ha ancora la mano stretta sul mio braccio. Mi sento ustionata. Lo strattono e lui mi lascia andare.
“Ok, sei stato molto chiaro, Embry. Buona notte.”
“Rose.”
“Buona notte.”
Chiudo la porta della camera e mi ci appoggio. Va tutto bene, davvero, dai, non è niente di importante anzi, ora posso tornare a detestarlo.
Niente problemi…niente complicazioni…niente io e lui.

 
Angolo autrice.

Dato che qualcuno (non faccio nomi) mi ha, ingiustamente, accusato di essere sadica, ho deciso di dimostrarvi il contrario postando il nuovo capitolo con un giorno di anticipo.
Non vedete l’aureola in testa? Dite di no? Guardate meglio.
Scherzi a parte, vedere tutte le vostre recensioni mi lascia senza parole per cui un unico enorme Grazie.
Al prossimo capitolo
Noemi

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Capitolo 11
*** Zombie ***


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Alla mia Tai.
Non buon compleanno (in anticipo porta sfiga) ma buona vita. 
Che tutti i tasselli vadano a incastrarsi nel migliore dei modi in questo nuovo anno.
Ti amo di bene.

 

 

Capitolo 11
Zombie

Scaglio la matita per terra e sbuffo. A che serve un corso di arte a scuola? Perchè dovrei saper riprodurre un quadro? È forse un modo per incentivare nuove professioni, tipo il falsario?
Chiudo il libro e il campanello di casa suona.
Perfetto, l’idiota ha dimenticato le chiavi. Che passi dalla finestra, tanto ha i super poteri.
“Embry?”
Ok, l’idiota che suona alla porta non è lui. Mi alzo e vado ad aprire.
“Ciao, Jake.”

Ehi, Rose, sei diventata sorda?”
“Pensavo fossi Embry.”
“E a lui non apri?”
Mi stringo nelle spalle e torno a sedermi sul divano, Jake chiude la porta e mi raggiunge, afferra il mio blocco da disegno e lo fissa aggrottando la fronte. “E questo che cosa dovrebbe essere?”
“Il compito di arte.”
“Forse se lo giro da questo lato...”
Gli strappo il blocco dalle mani e sbuffo mentre lui scoppia a ridere.
“Visto che ridi tanto immagino tu l’abbia già fatto.”
Si guarda intorno e poi afferra lo zaino di Embry dal pavimento, ci rovista un po’ dentro ed estrae il blocco da disegno, lo apre e mi passa una riproduzione quasi perfetta della Gioconda. Sgrano gli occhi.
“Adesso sì,” dice infilando quindici dollari al posto del disegno e rimettendolo a posto.  “È dalla prima elementare che Embry ci fa i disegni ma ultimamente ha tirati sù i prezzi, per Quil sono venti dollari, io ho dovuto minacciarlo con un ordine Alpha.”
“Ah.” Perfetto, ora sa anche disegnare, mentre io faccio schifo. Sempre più irritante.
“Comunque, dov’è il nostro artista?” Chiede Jake tamburellando le dita sul tavolo.
“È uscito, non lo so. Non ci parliamo.”
“Finirai per mandarlo al manicomio. Lo sai, vero?”
“Chi?”
“Niente. Lascia stare. Dato che sono qua, ti va di fare qualcosa?”
“Volevo uscire ma diluvia”, dico guardando sconsolata fuori dalla finestra.
“Ok, Rose, considerami il tuo eroe. Ti faccio vedere come si passa il tempo a La Push quando piove.”
“Cioè praticamente sempre?” rispondo io sorridendo.
“Praticamente.”
Si alza in piedi e apre un mobiletto sotto la tele estraendo una scatola nera, ci armeggia intorno qualche minuto e poi accende il televisore. La fisso e poi fisso lui.
“Videogiochi, Jake?”
“Questo non è un videogioco, Rose. Porta rispetto per la regina delle consolle.”
“A me sembra una normale playstation.”
“A parte che è L’X Box e... lascia stare, non puoi capire.”
“Uomini e videogiochi? Hai ragione non posso capire.”
Sorride e mi passa un controller.
“Che ci devo fare, scusa?” chiedo guardandolo scettica.
“Giocare.”
“Neanche morta, Jake.”
“Dai, Rose, è divertente.”
Ha un espressione da bambino che mi dispiace quasi deluderlo e poi il suo entusiasmo è contagioso. “Che giochi ha questa regina?"
“Sport o guerra?”
“Mi fanno schifo entrambi.”
“Ok, spariamo agli zombie.”
“Jake, non...”
“Zitta, Rose, devi entrare nel clima.” Si alza di nuovo in piedi e spegne la luce, sistema la play… X Box, e torna a sedersi. “Ok, Rose, il mondo è stato devastato da una guerra nucleare e...”
“Ma è un film o un video gioco?”
“Ti ho detto che dobbiamo ricreare l’ambiente.”
“Hai ragione, scusa. Guerra nucleare... continua.” Alzo gli occhi al cielo e lui sorride di nuovo.
“Metà della popolazione è diventata zombie...”
“Pure i lupi?”
“Che c’entrano i lupi?”
“Ma non lo so, Jake, ci fosse un epidemia forse voi sareste immuni.”
Mi guarda e sembra prendere le mie parole seriamente. “Mi sa che hai ragione. Figo, sono immune agli zombie. Mi spiace per te, Rose.”
“Jake, non esistono davvero gli zombie dico. Cioè...”
Sorride e mi da una leggera testata. “Solo nei videogiochi, giuro.”
Mi lascio scappare un sospiro di sollievo e lui fa partire lo schermo.

 

Nell’ora e mezza appena passata ho fatto fuori cinquantadue zombie, ed è stata una vera figata. A me Lara Croft fa un baffo, sono un vero talento naturale.
Jake si alza e prende da un mobile in cucina un pacchetto di patatine, torna sul pavimento vicino a me ed inizia a mangiare, lo guardo. “Sembri a casa tua, Jake... Cioè non che...”
Si stringe nelle spalle.  “È come se lo fosse. Dopo che mia madre è morta era la madre di Embry a venirmi a prendere a scuola e… fare tutte quelle cose da mamma.”
“Scusa, non sapevo che tua madre fosse morta.”
“Non preoccuparti, sono passati tanti anni.”
Il suo sguardo si rabbuia alcuni istanti e io fisso la punta delle mie scarpe giocando con il braccialetto che ho al polso. Un regalo di Sharon. “La mia migliore amica è morta sei mesi fa. Mi manca come il primo giorno.”
Allunga una mano e mi alza il viso. “Sopravviviamo alle cose più impensabili, Rose, credimi. Anche se penso che senza Embry e beh sì, anche Quil, starei da schifo. Ma c’è sempre un modo per andare avanti.”
“Vorrei solo trovarlo. Credo che lei fosse... non lo so una specie di bussola per me. Mi indicava la via da seguire... e poi è morta e...mi sono persa. Ho iniziato a fare tutte quelle cose come bere, smettere di andare a danza e uscire con i ragazzi più grandi e i miei mi hanno spedito qua.”
“Lontano dalle cattive influenze, eh?” dice e si avvicina un po’ di più.
“Credo che non lo penserebbero se sapessero di quel grosso branco di licantropi che si aggira qui intorno.”
“Grossi ma innocui.”
Scoppia a ride e io storco la bocca. “Innocui,  innocui non saprei. Metti che ti viene fame e non trovi niente...”
“Sì, potrei mangiarti, hai ragione.” Sorride e mi morde un braccio prima di scoppiare a ridere. Lo seguo ed è come se un peso mi si levasse dalle spalle, come se, con lui intorno, non riuscissi ad essere triste. Sospiro e lui mi abbraccia tornando serio.
“Andrà bene, Rose.”
E quasi quasi gli credo.
Mi passa le mani intorno alla schiena ed io mi aggrappo alla sua maglietta. Voglio crederci che prima o poi andrà  meglio anche senza di lei. Ho bisogno di crederci. Jake mi da un bacio sulla fronte e poi sento la porta di casa aprirsi. Ci stacchiamo e lui si volta verso l’ingresso.
Si alza in piedi mentre Embry fa un passo dentro casa. Sospiro e mi appoggio al divano.
“Ciao, fratello.” Lo saluto Jake mettendo le mani in tasca.
“Che cosa succede?” chiede Embry spostando lo sguardo su di me.
“Niente, stavamo… giocando all’X Box.”
Torna a guardare Jake. “Strano, di solito serve il controller.”
“Ci siamo presi una pausa, erano finiti gli zombie.”
Si sposta in cucina e apre uno sportello. “Mi hai anche finito le patatine.”
“Sì, scusa avevo fame.”
Le spalle di Embry si irrigidiscono e non riesco davvero a capire perché? Che gli prende? Perché è arrabbiato?
“La prossima volta che non sono a casa puoi anche andare via.”
“Cavolo, amico, che ti prende?”
“Niente.”
“Non vedo perché sarebbe dovuto andare via visto che qua ci abito anche  io.” Rispondo alzandomi in piedi.
“Perché ti intrometti sempre in cose che non ti riguardano, Rose.”
“Come, scusa? ”

Quale accidenti è il suo problema? Avrà passato tutto il pomeriggio a scopare con quella e ora viene qui a rompere. O forse è andato in bianco ed è nervoso per quello.
“Che sto parlando con Jake e non con te.”
“Ti svelo un segreto, Embry, io faccio quello che mi pare.”
Mi torturo le labbra con i denti e prendo la mia giacca posata su di una sedia. La infilo.
“Dove stai andando, adesso?” chiede.

A fare un giro, mi serve il tuo permesso?”
“Sta piovendo.”
“Penso di poter resistere.”
Mi chiudo la porta alla spalle e respiro. A fondo. Non è successo niente. E sta diluviando, non solo piovendo, ma piuttosto che tornare in casa preferisco prendermi una polmonite. Avrei almeno potuto prendere un ombrello.
“Pronta a correre?”
“Cosa?”
Mi volto e Jake mi sorride appoggiato alla porta d’ingresso, neanche l’ho sentito arrivare.
“Che dovremmo fare una bella corsa in mezzo a tutta quest’acqua, per metterci al riparo.”
“Al riparo dove?” Chiedo cercando di farmi passare gli istinti omicidi verso il suo migliore amico.
“Nel mio garage. È il posto più vicino. Muoviti.”
 

Il professore gira fra i banchi ed io non ho ancora trovato una scusa valida .Non  posso davvero consegnare quella specie di disegno astratto ma non sono riuscita a fare di meglio e… in fondo che me ne frega di una D?
Sospiro e apro il blocco di disegno. Perfetto, devo aver preso quello di Embry per sbaglio. Ma no, è impossibile. C’è il mio nome  soprama questo decisamente non è il mio disegno. Mi volto a guardarlo e lui mi fa segno con la testa.

È il suo modo per farsi perdonare per l’altra sera? E crede che funzionerà? Ma chi si crede di essere?
Razza di lupo presuntuoso  e arrogante che pretende di dirmi cosa fare io… io…consegno il disegno ma non lo ringrazierò… se lo scorda.

È appoggiato alla porta alla fine della lezione, gli passa davanti e sospiro fermandomi. Lo guardo e lui mi sorride.
“Principessa, devi dirmi qualcosa?”
“No.”
“Come no, non hai visto il disegno?”
“Va bene, quanto ti devo?” Chiedo cercando il portafogli in borsa.
Mi blocca le mani ed io mi mordo le labbra.
Ma sarò cretina? Non posso andare in ebollizione appena mi sfiora. Ok che ha la temperatura corporea di una stufa ma…
“Non mi devi pagare, possiamo solo smettere di ignorarci?”
“Io non ti sto ignorando.”
Inarca un sopracciglio e mi guarda. “Allora cosa stiamo facendo?”
“Non lo so è solo che… non ti capisco, Embry, scusa.”
“Tu non capisci me?”
Sospiro e riprendo a camminare. Almeno per oggi la scuola è finita, lui mi segue ed estrae le chiavi della macchina dalla tasca; vedo Kim aspettarmi e la raggiungo distanziandomi da lui.
“Torno con Embry. Ci vediamo dopo .”
“E riuscirete a non uccidervi?” chiede lei sorridendo.
“Non lo so, ma ci provo.”
“Ok, allora a dopo.”

Posso farcela. Posso farcela, è solo una specie di tregua.
Mi siedo sul sedile del passeggero e lui mette in moto, mi sorride. Se la smettessi di trovarlo così bello sarebbe più semplice.
“Dov’è Marissa, oggi?” Complimenti, Rose, bel modo di iniziare.
“Non lo so”, risponde lui accendendo l’autoradio.
“Non state sempre insieme?”
“Io credo che tu noti solo quello che vuoi vedere, Principessa.”
“Che vuol dire?”
“Che io e Marissa non stiamo insieme, non è la mia ragazza e non hai motivo di essere gelosa.”
“Aspetta, Embry, frena. Io non sono gelosa. Perché dovrei essere gelosa? È vero, ci siamo baciati ma tu sei stato piuttosto chiaro sull’argomento.”
“Tu non mi hai lasciato finire di parlare…”
“Hai detto che ti sei sbagliato.”
“Sì è vero, perché avremmo dovuto aspettare.”
“Aspettare cosa?”
“Non mi conosci neanche, Rose.”
“Vivo a casa tua da due mesi, ti ho visto trasformarti in un lupo e non ti conosco?” La mia voce si alza pericolosamente.
Lui stringe le dita al volante e poi decelera fermandosi al lato della strada. “Quello che hai visto non vuol dire che tu sappia tutto.”
“Allora  dimmelo.”
“No.”
“Bene.”
“Rose.”
“Piatala di dire il mio nome e smettila anche di guardarmi. Io non ce la faccio più. Non ti capisco e non voglio più cercare di farlo.”
“Ci sono delle cose che… sono troppo complicate da spiegare e non importa cosa vogliamo, non possiamo stare insieme e basta.”
“Bene, possiamo finire qui il discorso?”
“No. Tu non c’entri, è che…”
“Sì certo, non sei tu dipende da me… ma per favore. Questa scusa la usi con tutte? Sai mi sento onorata, mi stai scaricando senza che siamo mai stati insieme.”
Apro la portiera e cerca di uscire dall’auto ma lui mi blocca per un braccio. “Non è come pensi tu. Vorrei davvero ma… porca miseria, Rose, non puoi rendermi le cose un po’ più semplici?”
Sospiro e lui mi tira un po’ più vicina. Cosa vuole? E io cosa voglio? Mi sa che lo so: voglio lui.
Appoggia la fronte alla mia e mi sfiora le labbra con l’indice. Sembra… non lo so, intrappolato e ferito. Il che è assurdo perché è lui che non vuole stare con me, ed è stato chiarissimo su questo punto meno di dieci secondi fa.
“Mi dispiace.”
“Per cosa, Embry?”
“Per non poter fare quello che voglio.”
“C’entra  l’imprinting?”
Si allontana all’improvviso e torna a stringere le mani al volante rimettendo in moto.
Sbuffo e mi lascio andare contro il sedile. Perché accidenti non può dirmi le cose come stanno?

 

Angolo autrice.

Ancora appuntamento  anticipato ma dalla prossima settimana torno a postare di Giovedì.
La storia sta prendendo una piega precisa spero di non dover schivare pomodori e cavoli.
Non so come ringraziarvi per le tantissime recensioni allo scorso capitolo, erano davvero tante e io vi adoro tutte.
Un grazie speciale ad Ale che è tutta triste e malata nel letto, un po’ di Embry per tirarti su.
E infine grazie a Ellie (<3 muoviti a tornare) qua potete vedere  un nuovo trailer della storia.
Attenzione pericolo spoiler!
http://www.youtube.com/watch?v=AZ6oTEcIF5M
Alla settimana prossima
Con affetto
Noemi

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Capitolo 12
*** Sbagliato ***


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Capitolo 12

Sbagliato

 
Abbiamo ripreso con il silenzio. Alla fine era la cosa più semplice da fare, io devo già cercare di ignorare il casino che fa il mio cuore ogni volta che lo vedo e se dovessi mettermi pure a parlare…troppo, troppo complicato.
Mi passi il sale, ti serve un passaggio
, è il massimo del nostro dialogo da tre giorni.
Accelero un po’ il passo, ha iniziato a tuonare e vorrei evitare di bagnarmi almeno oggi. Entro nel garage di Jake e sento le prime gocce di pioggia che iniziano a cadere.
“Ce l’ho fatta”, dico quasi mettendomi a saltare.
Lui si rialza dal cofano di un auto e mi guarda sorridendo. “A fare che?”
“A entrare qui dentro prima che piovesse.”
“Wow, Rose, complimenti”, dice lui avvicinandosi e dandomi un buffetto sulla guancia. “Ops, ti ho sporcato.”
“Uff, idiota.”
Mi passo una mano sulla guancia cercando di cancellare la macchia d inero che probabilmente ci ha lasciato e mi siedo sul banco da lavoro.
Accavallo le gambe e lui riprende a trafficare con il motore. È strano. Non riesco a capire questo rapporto che si è instaurato fra noi, stare con lui mi fa stare bene, in qualche maniera. Parlare di Sharon, persino dei miei genitori, è semplice. Mi sporgo un po’ e gli osservo il sedere. Va beh, che sia anche bello non dovrebbe importare poi molto, anche Embry lo è ma lui è… non riesco ad arrivarci, a buttare giù quel muro che sembra essersi creato fra noi. Alcuni giorni più di altri.
“Jake, se ti faccio una domanda mi rispondi?”
“Spara ma prima passami la chiave inglese.”
Gliela allungo e mi mordicchio un’unghia prima di iniziare a parlare. “Cos’è l’imprinting?”
La sua testa sbatte contro il cofano aperto. “Ahi.” Si massaggia la nuca e poi mi guarda mentre io sbuffo.
“Ma insomma, è una cosa così drammatica?”
“No, non è drammatica.”
“E allora perché fai quella faccia, Embry …”
“Cosa ti ha detto?”
“Niente, Jake, non mi ha detto niente e non capisco perché. So che vi leggete nel pensiero, che agli ordini che dai tu non si può disubbidire, ma questo…”
Si pulisce le mani con uno straccio e poi sospira appoggiandosi alla macchina.
“L’imprinting è il modo in cui il nostro lupo sceglie la compagna migliore.”
Aggrotto la fronte “Ok, sono più confusa di prima. Cioè il lupo decide con chi dovete stare?”
“In un certo senso. Hai presente un colpo di fulmine? È solo molto più potente, un giorno vedi lei è tutto il resto scompare. È come se la gravità non esistesse più ma solo lei fosse il centro del tuo mondo.”
“Wow cioè… e…”
“Kim è l’imprinting di Jared, mia sorella Rachel è quello di Paul, non guardarmi così, lo vorrei uccidere lo stesso.”
“Ed Embry lui…”  Non riesco neanche a pensarlo. Ottimo, chissà dove cavolo l’ha nascosta la sua donna perfetta in tutto questo tempo.
“No, Embry, Seth e Leah sono gli unici che non l’hanno avuto.”
Nessuna donna perfetta dietro l’angolo, almeno per ora ma allora…
“Jake, tu hai avuto l’imprinting.”
“Sì.”
“Ah.” Brava, Rose, la tua dialettica ti abbondona sempre nel momento
del bisogno.
Mi guarda e posa lo straccio sul tettuccio della macchina. “Ma non è proprio come pensi tu”
"Al momento non sto pensando a niente non credo che… insomma, il vostro lupo cerca qualcuno di geneticamente perfetto, un giorno la vedete e bum amore per l’eternità?”
“Una cosa simile.”
“E perché io non ti ho mai visto con lei?”
“Perchè lei…”
“Non sarà mica la tua amica sposata, vero?”
Contrae la mascella e poi sospira. Ok, argomento, ho capito. “Scusa,
Jake, non sono affari miei. Non dovevo chiedertelo.”
“No, cioè va bene. Magari riuscirai a capire meglio perché Embry si comporta come un idiota totale con te.”

 

Perfetto ricapitoliamo.
I licantropi esistono, il ragazzo che mi piace è un licantropo ed è destinato ad incontrare, un giorno, la sua anima gemella e a dimenticarsi tutto il resto, o almeno così dovrebbe essere. Non mi sembra che Jake ci sia riuscito così bene. Ma dai, il suo imprinting deve essere sballato, non c’è un ufficio reclami? Insomma, se ho capito bene cosa mi ha appena raccontato, ha avuto l’imprinting con la figlia della sua ex ragazza o qualsiasi cosa sia stata quella Bella per lui. Mi sembra proprio una bella fregatura.
“Aspetta, Jake, frena. Sto facendo il pieno di informazioni per oggi.”
Sorride e si strofina le mani sui jeans. “Spero di non averti sconvolto troppo.”
“Non sono sconvolta e solo che, senza offesa, ma questa cosa dell’imprinting mi sembra orribile. Cioè Jared e Kim sono perfetti insieme ma tu e Quil… insomma, se domani incontri una non puoi farci niente?”
Lui scoppia a ridere e poi mi sistema una ciocca di capelli. “Mi stai chiedendo del sesso?”
“No… cioè… sì. Oddio, lascia perdere.” Ma in che cavolo di discorso mi sono andata a mettere?
“Non ho mai provato.”
“A fare che?”
Ride ancora. Oddio basta. No, no, cambio di argomento. Dov’è il tasto
per tornare indietro?
“Ti stai imbarazzando.”
“Non mi sto imbarazzando, Jake.”
“Va bene. Allora, credo che sia possibile. L’imprinting è essere per lei quello che lei vuole. Al momento sono molto bravo a giocare con le
Barbie. Ha bisogno di un fratello maggiore, un amico. Quando crescerà… non lo so, può darsi che cambi tutto. Ma se intanto ti vuoi offrire
volontaria come esperimento”, chiede e mi fa l’occhiolino.
Afferro lo straccio dal tettuccio e glielo scaglio addosso. “Idiota.”
“Dai scherzavo.”
“Lo so.”
 Torno a sedermi e sospiro. Che schifo di situazione. Embry un giorno
avrà l’imprinting e devo… non lo so, rinunciare e basta. Un altro
sospiro.
“Rose, smettila con quei sospiri.” Si avvicina e posa le mani sulle mie gambe. Mi guarda. “Il mio migliore amico è un coglione e prima o
poi se ne renderà conto perché io non avrei rinunciato a Bella solo per paura dell’imprinting e poi, quando gli ricapita una come te?”
Sorrido e gli sfioro la fronte con le dita. “Era un complimento a me o un insulto a lui?”
“Tutti e due.”
“Allora grazie.”
“Allora prego.”
Sorride. Dio, quanto vorrei mettere a tacere il cervello in questo momento. Perché le sue labbra sono troppo vicine e il suo corpo decisamente troppo caldo. E mi ricorda così tanto Embry e l’imprinting è una vera fregatura.
“Sai, forse dovremmo ripensarci alla cosa del sesso.” Ma che diamine ho detto?
“Lo penso pure io.”
“Ma solo per…”
“… sperimentare se in effetti è possibile, sì.” Conclude lui al mio posto prima di baciarmi.
E, nell’esatto istante in cui mi bacia, io annullo tutto il resto. Ed è sbagliato lo so, e non me ne frega niente. È il suo migliore amico, lo so. E dovremmo decisamente fermarci. E sposta le mani sotto la mia maglietta e il suo calore mi fa stare bene. Ed è sbagliato, lo so. E apro di più le gambe e lui si posiziona in mezzo e mi bacia il collo. E non voglio più fermarmi anche se dovrei. Perché Jake non è lui ma è qua. Presente. Niente domande sul futuro o stupide paura insensate, solo qui e adesso. E si stacca dalla mie labbra e mi guarda prima di levarmi la maglietta. E c’è ancora tempo per fermarlo, per fermarsi, ma non lo faccio. Presente. E gli levo la maglietta. E passo le mani sul suo torace. Sospiro e lui riprende a baciarmi. E muove le mani su di me. E non va bene, e va bene così lo stesso. E le sue mani sono sul bottone dei miei Jeans e lo fa saltare mentre mi morde le labbra e io apro i suoi. E i jeans sono a terra e resta solo la biancheria intima. Ed è sbagliato ma non lo è. E stringo le gambe alla sua vita e lui mi solleva in braccio e mi bacia. Mi bacia ancora e mi morde. E c’è la sella della sua moto. Si siede. Lui. Sbagliato e giusto. Stringo le mani sui suoi capelli e lui butta la testa all’indietro gemendo mentre ci sfioriamo.E le sue mani sbagliate si spostano sui gancetti del mio reggiseno e lo leva. Mi guarda e mi bacia. Giusto. E la mia mano lo tocca e lui tocca me. E sento i nostri sospiri sbagliati mentre mi guida dentro di lui, fino in fondo. E chiudo gli occhi ed inizio a muovermi. E smetto di chiedermi se è giusto o sbagliato. Sta solo succedendo. E le sue dita si stringono sui miei fianchi e le sue labbra mettono a tacere il mio urlo prima dell’orgasmo. Spinge ancora una volta e mi raggiunge aprendo gli occhi. Mi bacia la fronte e io mi lascio andare contro il suo petto.
Sbagliato. Giusto.

 

Angolo autrice

Grazie. Cento volte grazie. Uno per ogni spendida recensione che mi avete lasciato.
Questa storia ha un posto speciale nel mio cuore e voi avete reso ancora più speciale, per cui il grazie più enorme che potete immaginare è per voi.
Tornando al capitolo, credo che ormai l’abbiate capito io e l’imprinting non andiamo per nulla d’accordo, quella cose da papere non mi è mai andata giù e finalmente mi sono levata un po’ di sassolini dalla scarpa.
Per quanto riguarda la coerenza con la saga, a parte quel breve discorso fra Jake e Quil in spiaggia la Mayer non ha mai specificato tutte le possibili varianti del caso quindi questa è la mia versione. Ragazzi giovani pieni di ormoni, alla storia della castità non riesco proprio a chiedere.
Prima di lasciarvi vi segnalo un contest per voi amanti dei lupi:
Se... (Flash contest)

Alla prossima settimana
Con affetto
Noemi

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Capitolo 13
*** Ore, minuti, secondi ***


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Capitolo 13
Ore, minuti, secondi

Jake ferma la macchina e si volta a guardarmi. Mi chino a raccogliere la borsa e ci rovisto dentro in cerca delle chiavi.
E adeso che succede? Che si dice in questi casi? Grazie è stato un
piacere, alla prossima. Oddio no, così sembra... Che poi in effetti, se tralasciamo un paio di cosette tipo Embry e il suo imprinting, è stato, va beh io non ho molti termini di paragone anzi non ne ho quasi nessuno, ma...
“Come stai?” mi chiede lui.
Mi volto a guardarlo e giocherello con un bottone del giubbino. “Dovrei chiederlo io a te... cioè, il nostro esperimento scientifico è...”
Sorride. “Credo che sia riuscito.”
“Credi eh?”
“Dipende da...”
Gli metto una mano davanti alla bocca e lo guardo male. “Niente battute a doppio senso, Jake.”
Annuisce con la testa, lascio la mano e lui scoppia a ridere. La sua risata risuona nel piccolo abitacolo e io sento che la tensione si scioglie.
“Rose, sto bene, ho voglia di vedere Nessie, ma non sento che sia diverso. Lei è una bambina: per me è importante solo che stia bene.”
“Se lei cioè, se lei fosse grande non riusciresti a… non è stato un tradimento, vero?”
“Non ho tradito nessuno, Rose.”
Gli sorrido e lui mi bacia la fronte. “Allora sono contenta che il sesso non ti abbia ucciso, Jake.”
“In realtà, sono convinto che un paio di cose mi ucciderebbero sicuro.”
“Jake!”
“Hai ragione, scusa. Niente doppi sensi.”
Apro la portiera e scendo dall’auto. Faccio un passo quando sento Jake che mi richiama. Torno indietro e lui si sporge abbassando il finestrino. Mi appoggio con i gomiti.
“Sai, secondo il metodo scientifico per avvalorare un ipotesi c’è bisogno di più
dimostrazioni.” Parla in modo serio e io alzo gli occhi al cielo.
“Sei un idiota, Jake. Ma in fondo credo tu abbia ragione.”
Sorride e poi mette in moto la macchina. Lo guardo andare via e rientro in casa.
Va bene così.

Mi levo la giacca e Embry, appoggiato alla porta della cucina, mi guarda con in mano un piatto e un cucchiaino.
“Ciao,  principessa.”
“Ciao.”
“Torta?”
“No.” Siamo tornati a parlarci? Lo supero e apro il frigo prendendo una bottiglia d’acqua.
“Dove sei stata?” chiede ancora continuando a guardarmi.
“In giro”, dico cercando un bicchiere nel mobiletto.
“Non puoi essere più specifica?”
“No.”
Fa spallucce e porta il cucchiaino alla bocca. È cosi bello che lo detesto.
“Hai fatto i compiti?”

Ma è diventato mio padre? E perché gli è venuta tutta questa voglia di fare conversazione? “Non sono affari tuoi.”
“Era solo per… perché hai la maglietta sporca di grasso?”

Cosa? dove? Come? Porca miseria.
“Che palle. Ero da Jake, contento?” dico tornando in sala.
Lui mi segue e apre la bocca per replicare ma poi ci ripensa e si siede sul divano accanto a me.
“Facciamo una partita?” chiede infine indicando con la testa X Box.
“Mi fanno schifo i videogiochi.”
“L’altro giorno non sembrava.”
“L’altro giorni non c’eri tu”, replico alzandomi in piedi e incamminandomi verso la camera.
“Volevo solo parlare, Rose.”

E io ho fatto sesso con il tuo migliore amico e non voglio parlare.
“Parla da solo Embry. Buona notte.” 

Odio come sono cambiate le cose nelle ultime settimane. Insomma ok, mi sono comportata da stronza con lui e non capisco perché  dovrebbe interessarmi.
È lui che ha voluto che il nostro rapporto andasse così e adesso, solo perché non voglio parlare, dovrei sentirmi in colpa? Posso benissimo continuare così senza… sospiro e mi infilo una felpa alzandomi dal letto.
È sdraiato sul divano, le cuffie nelle orecchie e sfoglia una rivista d’auto. Sospiro e mi siedo incrociando le gambe. Lui mi guarda e si leva una cuffia.
“Non riesco a dormire”, dico senza guardarlo.
“Ci credo, sono appena le nove e mezza.”
“Ti spiace se guardo la tele?”

Si mette seduto e prende il telecomando. “No, ma decido io cosa.”
Annuisco e lui inizia a fare zapping. Trova un film horror e si ferma. Mi guarda.
“Non mi metterò ad urlare, Embry.”
“Sicura?”
“Sono seduta a fianco ad un mostro vero e pensi che mi facciano paura quelli finti?”
Sorride. “Questo è un colpo basso, principessa.”
“Perché, non è vero che sei un mostro?”
“Dipende dalla tua classificazione di mostro.”
“Zanne e artigli.”
“Non ho le zanne.”
“Sì che c’è l’hai.”
“No che non c’è l’ho.”
“Smettila, le ho viste.”
“Sicura di non…”  un ululato. Lo guardo e lui mi sorride. “Ci sono i ragazzini di ronda, staranno facendo gli idioti.”
Annuisco. “E comunque ho ragione io, sei un mostro e basta.”
Un altro ululato. Lui scuote la testa. “Li faccio correre fino in Canada domani, quei tre cretini.” Torna a guardarmi e gli ululati diventano più forti. E questi sembrano decisamente più di tre lupi.
“Porca miseria.” Scatta in piedi e si leva la maglietta.
“Embry.”
“Non muoverti da casa, ok.”
“Ma…”
“Fa come ti ho detto”, dice slacciandosi i pantaloni, il corpo scosso dai tremiti.
Lo guardo correre verso la porta, la spalanca e in pochi attimi e sparito dalla mia vista e gli ululati si fanno ancora più intensi,  poi si allontanano.

Ok, manteniamo la calma. Tanto è una cosa che qua succede tutti i giorni, no?

 

 
Un’ora. Un’ora e mezza. Un’ora e quaranta. Un paio di ululati, lui sparisce in piena notte, e non torna più. Va bene sono melodrammatica, non è piena notte.
Due ore. Chiamare Kim non è stato di grande aiuto. Perché non rientra?
E se è successo qualcosa e se… due ore e venti.

Smettila, Rose, continuare a guardare quel dannato orologio non cambierà niente.
Il mio orologio preferito si è rotto all’una e ventiquattro. L’ora in cui Sharon è morta. L’ora esatta di adesso. Fisso lo schermo del cellulare: l’una e venticinque  e la porta si spalanca. E allora non me ne frega più nulla se io e lui non ci parliamo da giorni, non me ne frega nulla se sono stata a letto con il suo migliore amico, non me ne frega nulla di tutti quei motivi per cui dovrei smetterla di averlo in testa, corro da lui. Lo abbraccio, probabilmente sto anche piangendo e… sono una cretina, ma lui mi stringe ed io affondo il viso nel suo petto.
“Ehi, principessa, che succede?”
Scuoto la testa e mi aggrappo alla sua maglietta. “Niente.”
Mi stringe di più e sento le sue mani sulla schiena. “Eri preoccupata?”
“No.” Scuoto la testa e lui mi bacia i capelli.
“Eri preoccupata per me.”
Mi allontano di un passo e mi volto fissando lo schermo dello tv. “Ti ho detto di no, smettila.”
Si avvicina di nuovo e mi afferra il mento facendomi voltare il viso. Mi torturo le labbra con i denti e lui mi guarda in silenzio, troppo a lunga prima di parlare.
“Non… ecco tu… non devi preoccuparti … per me, intendo.”
“Perché non siamo neanche amici, lo so.”
“No, perché sono molto più resistente di quanto credi.”
Così vicino che posso sentire il suo respiro. Sospiro. “Allora perché hai un livido?”
“Dove?”
Gli sfioro lo zigomo con il pollice. “Qui.”
Blocca la mia mano sulla sua e poi se la porta alla bocca. Mi bacia i polpastrelli. “Inconvenienti del mestiere.”
“Il tuo mestiere fa schifo, Embry.”
Sorride. “Cercherò di stare più attento, la prossima volta.”
Quelle dannate labbra. Adesso ho solo voglia di baciarlo ed è così vicino. Chiudo gli occhi, mi alzo sulle punte e lui sospira baciandomi la fronte.
“Andiamo a dormire, Rose.”

Angolo autrice
Capitolo nuovo, nuovi sviluppi della trama e nuovo banner (<3) grazie mille a Angel_shanti
Lo scorso capitolo, anche leggendo le vostre recensioni, è stato un po’ difficile da digerire e con questo credo di avervi reso ancora meno chiare le idee. E no, fra Rose e Jake non sarà solo la cosa di un momento, e sì, si sente in colpa ma cerca di non ascoltarsi troppo.
Volevo segnalarvi una nuova storia originale di un’autrice di grande talento:
Over, seguitela e immergetevi con lei nella Los Angeles degli anni ’70.

Prima di salutarvi vorrei davvero ringraziare Sandra per…. Beh per tutto.
Un bacione e al prossimi capitolo
Noemi

 

 

 

 

 

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Capitolo 14
*** Terzo incomodo ***


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Capitolo 14
Terzo incomodo

 

Rinfilo li slip, allaccio il reggiseno e poi mi siedo sulla scrivania. L’angolo della stanza più lontano da quel dannato termosifone. Sbuffo e mi mordicchio un’unghia.
“Giuro che non ci metto più piede in camera tua”,  dico mentre guardo Jake cercare, in mezzo al mucchio dei vestiti sul pavimento, i suoi boxer.
Lui inarca un sopracciglio, trova i boxer e li infila. “Perché?” chiede muovendo un passo verso di me.
Lo blocco alzando una mano e scuoto la testa. “Non provare ad avvicinarti, Jake, fra te e il termosifone, non ho mai avuto così caldo in vita mia.”
“Ti stai lamentando, Rose? Perché prima non sembrava che…”
Afferro un libro e glielo scaglio contro. Lui scoppia a ridere e mi passa la mia maglietta. “Ok, ok, solo posti all’aperto e io che pensavo volessi farlo in un posto comodo, per una volta.”
“Non pensare, Jake.”
“Sei strana, Rose, lo sai?”
Alzo gli occhi al cielo e metto la maglietta mentre mi passa anche i jeans. “ Sì lo so o non verrei a letto con te.” Che poi questa è la prima volta in un mese che ci finiamo effettivamente in un letto. Di solito è la sua auto o la stanza del cancellini a scuola o… oddio ma che problema abbiamo?
Chiude i pantaloni e poi si gratta la testa. “Non è un complimento, vero?”
Scoppio a ridere e scendo dalla scrivania. “No, non lo è.”
“Porca miseria.”
Sgrano gli occhi e lo guardo. “Jake, scherzavo io…”
“Non è per te, Rose. Sta tornando mio padre. Porca miseria.” Scosta la tenda della camera e vedo un auto della polizia che si ferma.
“Non era fuori fino a stasera?” Chiedo, cercando le mie scarpe. Mi ci mancava giusto questa, farci beccare mezzi nudi in camera.
“Sarà tornato prima, dove cavolo è la mia maglietta?” chiede lui spostando le coperte.
“C’è l’hai già addosso. Mi manca una scarpa.”
“Ok, manteniamo la calma niente panico, Rose.”
“Come faccio a mantenere la calma, Jake?”
Si guarda, mi guarda e respira. “Siamo vestiti, andiamo.”
“La mia scarpa,  Jake.”
“Levati pure l’altra.”
“No che non la levo…”
“Jake, sei in casa?”
 Perfetto, c’è un modo peggiore per conoscere qualcuno?
“Sì, pà.”
Mi afferra per un polso e mi trascina dietro di lui. Arriviamo in salotto e, quello che dovrebbe essere il padre di Jake, ci guarda.
Ehm, piacere sono Rose, ho appena fatto sesso con suo figlio ma è una gioia conoscerla?
Jake sorride al padre e infila le mani in tasca. Perché continua a fissarmi. “Non credevo tornassi così presto”, dice infine.
“Questo è evidente, Jake.”
Oddio che volevo dire, mica ha capito che…
“Papà, lei è Rose. Rose, mio padre Billy”
Mi allunga una mano e io gliela stringo.
“La ragazza che vive da Embry, ricordi te ne ho parlato,” continua Jake.
“Sono sicuro che non mi hai proprio detto tutto, figliolo.”
“Papà…”
Ok, ora  ho capito da chi ha preso Jake.
“Io… ecco devo andare. Jake, gli appunti di storia puoi tenerli, me li
ridai domani.”
“Che appunti?” dice lui aggrottando la fronte.
“Ma sì, figliolo, non stavate studiando? Immagino sia venuta qui per questo.”
Billy mi guarda e poi guarda il figlio. Mi avvicino al  piccolo divano e infilo la giacca.
“Ecco, vado. È stato un piacere conoscerla.” Eh, come no, proprio un piacere.
“Anche per me, Rose. Anzi… perché non vieni al falò di domani sera?”
“Il… il falò?” chiedo guardando Jake.
Lui si stringe nella spalle. “È una specie di tradizione.”
“Ah io …ecco.”
“Dì a Embry di portarti,” conclude Billy in un tono che non sembra lasciare molta scelta. Sospiro e, dopo aver salutato un'altra volta, esco di casa.
 

 

Stupida pioggia mai che arrivi al momento opportuno. Vivo qua da tre mesi e non ha fatto altro che piovere, ho praticamente riannunciato a mettere i tacchi, e ora che ne ho bisogno che fa? C’è il sole? Il sole a La Push. Mi prendi forse per il culo tu?
Mi pare evidente che il falò ci sarà stasera e mi pare ancora più evidente che io ci dovrò essere.
Jake e Embry.
Per quanto è possibile cerco di non ritrovarmi mai con tutti e due insieme. È stupido, ma non riesco a non sentirmi … in colpa. In colpa per cosa, poi? Per quello che provo per Embry e per quello che succede con Jake? Sospiro e guardo Embry seduto al tavolo in cucina.
“Che hai?” mi chiede.
“Il falò di stasera, il papà di Jake vuole che venga pure io.”
“Billy?” Annuisco e lui inarca un sopracciglio. “Quando ci hai parlato?”
“Ieri ero da Jake e..”
“Ovviamente.”
“Ovviamente cosa?”
“Che eri da Jake.”
“Stavamo studiando.”
“Dovrebbero darvi una borsa di studio per quanto studiate.”
Sospiro e mi alzo. “Lascia stare non dovevo parlartene.”
Sbuffa e poi si sposta i capelli dagli occhi. “È una riunione del consiglio, Rose. Sai dei lupi, credo che Billy pensi sia giusto farti ascoltare le storie, tutto qua.”
“Ma sono le vostre storie io…”
“L’insicurezza non fa per te, Principessa.”
“Che vuoi dire?”
“Che di solito non ti lasci intimidire dalle cose e non è il caso di farlo per questa.”
Si alza in piedi anche lui e fa un passo verso di me, mi fissa alcuni istanti,  allunga una mano ma poi la lascia ricadere lungo il fianco.
“Possiamo andare via prima, ok? Fammelo capire e mi invento una scusa.”
“Grazie.”
Si stringe nelle spalle e torna a sedersi. Lontano, di nuovo.
 

 

Mi siedo su un  tronco d’albero e alzo la testa. Le stelle. È ironico che a Los Angeles, la citta delle stelle, quelle vere non si vedano mai. Qua a La Push invece, nelle rare sere senza pioggia, il cielo sembra illuminato a giorno.
Sospiro e torno a guardare le fiamme del falò davanti a me. Embry e Jake sono a pochi passi di distanza che giocano a pallone. Mi mordicchio un’unghia e Kim mi passa una lattina di coca sedendosi vicina. “La prima volta che sono stata ad uno di questi falò ero cosi terrorizzata da non mollare la mano di Jared un attimo. Patetico, eh?”
“No, è solo una cosa dolce.”
Mi sorride e si sposta una ciocca di capelli. “Che stiamo guardando?” Chiede seguendo il mio sguardo.
Bevo un sorso di coca e sbuffo. “Niente di importante.” Mi guardo intorno. I ragazzi che mangiano, le ragazze che chiacchierano, sembrano tutti cosi sereni. “Chi è la bambina con Claire?” Chiedo a Kim, notando una bambina dai capelli rossi mai vista prima.
“Oh lei…è…”
Ma certo che idiota. “L’imprinting di Jake, giusto.”
Sospiro e la osservo  meglio. I boccoli le arrivano a metà schiena, non dimostra più di sette , otto anni, ha una Barbie in mano e sta insegnando a Claire a fare una treccia.
È senza dubbio la bambina più bella che abbia mai visto ma, in un certo senso, anche  strana.  Osservo Jake, sta ancora passandosi la palla con Embry ma ogni pochi secondi si volta a guardarla come ad assicurarsi  che stia bene o, più probabile, come se avesse addosso una sorta di calamita. Spostamento di gravità. È questo che ha tentato di spiegarmi? In effetti anche a Jared e Kim succede la stessa cosa: i movimenti di uno sono sempre legati a quello dell’altro, non ci avevo mai fatto caso prima di stasera.
I-M-P-R-I-N-T-I-N-G. Scandisco la parola nella mia mente, come a volerci trovare un altro significato, un senso diverso. Un giorno, magari neanche troppo lontano, ad Embry succederà la stessa cosa.
Kim sembra intuire i miei pensieri e mi sfiora il braccio. “Secondo te
è una cosa così orribile?” Mi volto a guardarla, giocherella con un anello prima di rimetterselo al dito.
“Non lo so Kim. Non per te e Jared, voi siete perfetti. Non sarebbe neanche servito l’imprinting, sareste finiti lo stesso insieme e Paul sembra persino meno idiota  quando c’è Rachel. Ma Quil e Jake, loro… non mi sembra giusto. Non riesco a capire come i loro imprinting…”
“Non c’entra quello che tu e Jake…”
“Io e Jake cosa?” Le chiedo prima che finisca di parlare.
Scuote la testa “Rose, non sono cretina e non mi serve neanche la mente condivisa per capire quello che sta succedendo.”
“Non è niente. È solo, non so… esercizio fisico.”
“Pensi che l’imprinting si possa rompere?”
Sospiro. “Non lo so, ma non… Oh  Kim, io non volevo cioè, mi spiace. Ma non c’entra niente con te e Jared, te l’ho detto, anche senza imprinting si sarebbe innamorato di te, mi sembra il meno idiota del gruppo.”
Torna a sorridere e mi abbraccia. Se c’è una cosa buona che ho ricavato da tutte queste assurdità è lei.
“Rose? Imprinting a parte, lo sai che è il suo migliore amico, vero?”
Sbuffo e torno a guardarli. “Mi sono messa in un bel casino, eh?”
“Enorme.”

“Ehi, non hai mangiato niente.”
Troppo immersa nei miei pensieri neanche lo sento arrivare. Si siede vicino a me e mi allunga un muffin. Scuoto la testa e lui si stringe nelle spalle, addentandolo.
Dio, non è possibile, Rose, Non perderti, non perderti.
Mi guarda. Il suo viso illuminato dalle fiamme del fuoco, il problema è che qua sto bruciando pure io. Poso il mento sulle ginocchia, mentre a poco a poco si siedono tutti.
“Hai freddo?”
“No, ci sei tu.”
Sorride e si avvicina di più facendo sfiorare le nostre ginocchia. “È il momento delle storie”, mi sussurra all’orecchio.
Osservo Jared abbracciare Kim e Jake prendere in braccio Nessie. Imprinting, ancora. “È il papà di Jake a raccontarle. Vedrai, ti piacerà.”
Billy si schiarisce la voce e tutti tacciono. Lascio che la sua voce mi porti via, almeno per un po’.
 

Vampiri, licantropi, guerre. Tutto questo è davvero reale? Tutto questo è successo? Da quando le leggende non sono più solo leggende? Come ci sono finita qua in mezzo? E soprattutto perché non sono scappata? Perché non ho paura? Mi volto a guardare Embry, butta nel fuoco l’ultimo pezzo di legna e poi torna a sedersi. Indovina perché non hai paura, Rose.
Nessie sbadiglia ancora in braccio a Jake e lui si alza in piedi. Mi passa vicino e mi sfiora il fianco sorridendo.  “È ora di andare a casa”, dice scompigliando i capelli alla bambina.”  Imprinting. “Ci vediamo domani, Rose.”
Annuisco con la testa e lo guardo andare via.
“Che dici andiamo anche noi?” Mi chiede Embry, con le mani in tasca.
Sospiro. “Sì, direi che è stata un'altra di quelle serate da pieno di informazioni.”

 

Camminiamo in silenzio per un po’, da quando è così buio?
“Così c’è stata una guerra”, dico rompendo il silenzio.
“Non proprio, è stato tutto piuttosto noioso, un gran parlare e pochi fatti.”
“Ah, che peccato.”
Scoppia a ridere e mi allunga una mano aiutandomi a non inciampare fra
le radici. L’afferro e sbuffo infastidita per quello stupido formicolio.
“Non dico che morivo dalla voglia di combattere ma non so, sarebbe
stato uno scopo.”
“Uno scopo?”
“È che, a volte, sembra solo che stiamo aspettando qualcosa.”
“Embry, tu non sei solo un lupo.”
Si ferma e si volta a guardarmi. Mi mordicchia le labbra nervosa.
“Tu…ecco. Non sei solo quello. Non devi per forza aspettare qualcosa di questo genere per avere  uno scopo.”
“E tu cosa stai aspettando, Principessa?”
“Non stavamo parlando di me,” dico riprendendo a camminare.
“Ne sei sicura?” Mi sorpassa e misi mette davanti.
Mi fermo e sospiro. “Che c’è?”
“Non hai risposto alla mia domanda.”
“Quale?”
“Che cosa stai aspettando?”
“Forse di riprendere a vivere,” dico e scuoto la testa sorridendo.
“Mi sembra l’angolo filosofico, per oggi basta.” Provo a prendermi in giro per alleggerire la tensione.  Faccio un altro passo ma lui mi blocca per un braccio.
“Se ora faccio una cosa, Rose, domani non cambierà niente.”
“Cosa?”
Si avvicina e io smetto di respirare. Mi bacia e ritrovo l’ossigeno.

 

Angolo autrice.

Con un giorno d’anticipo eccomi qui, ma domani giornata piena e ho preferito farlo prima e il capitolo è pure più lungo del solito. Che stia diventando troppo buona?
Lo so che molte di voi sono confuse e forse questo capitolo non avrà fatto altro che aumentarla ma mettiamola così Rose è davvero innamorata di Embry o per lo meno ci siamo vicini, il problema vero e che Jake… o Jake. Che le cose siano cambiate?
Grazie davvero per il sostegno e per tutte le recensioni.
Alla prossima settimana
Noemi

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Capitolo 15
*** Antidolorifico ***


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Capitolo 15
Antidolorifico

 

Inforno la teglia dei biscotti e osservo i miei jeans macchiati di farina. Ho davvero cucinato? Se le mie amiche mi vedessero ora probabilmente chiamerebbero l'FBI, certe di un rapimento alieno.
"Quanto devono cuocere?" chiedo voltandomi verso Tiffany che sta iniziando a ripulire.
"Dieci minuti." Sorride e mi passa una straccio per le mani.
"Te li ha insegnati veramente mia madre a farli?"
Annuisce.  “È cosi difficile da credere?"
"Sì, non l'ho mai vista cucinare."
"Dovresti darle una possibilità".
"Non credo che lei sia la stessa persona che hai conosciuto tu", dico appoggiandomi al forno.
"Magari non lo sei più neanche tu."
"Tre mesi non possono cambiare così tanto qualcuno."
Lei sorride ancora; Dio quel sorriso, è lo stesso del figlio. "Rose, hai cucinato e non hai guardato il cellulare neanche una volta. Sei cambiata, invece."
Sospiro. Cambiare. Non lo so, è successo davvero? Questo posto e tutte le conseguenze che ha portato, vogliono dire qualcosa? E chi avrebbe mai creduto che in qualche maniera del tutto irrazionale qui sarei stata bene.
"Ma’, hai fatto i biscotti, si sente da fuori."
Embry rientra in casa, arriva in cucina mi vede e il sorriso sul suo volto si spegne all’improvviso.
"No, ha cucinato Rose."
"Ah." Infila le mani in tasca e si dondola sui talloni.
"Devo andare a lavoro, il pranzo è solo da scaldare. " Esce dalla cucina e io e lui restiamo soli. Soli come eravamo ieri sera.
Lui fissa insistentemente la parete davanti a se, sapevo che non sarebbe cambiato niente ma almeno potrebbe guardarmi. Sono stata una vera cretina, non dovevo baciarlo. Ma il mio cervello ha l’assurdo vizio di spegnersi quando lui si avvicina troppo. Le sue mani sulla mia schiena. Possibile che le ricordi così bene?
Silenzio. Le sue labbra e il suo corpo. Darei le testate al muro, magari riuscirei a tirare fuori un po’ di logica
"Allora, sono commestibili i biscotti?"
"Non lo so, forse c’è del veleno."
"Rose, io..."
"Embry, scherzavo e non dobbiamo parlare per forza."
Si siede sul tavolo e io mi mordo le labbra cercando di distrarmi.
"Comunque non avremmo niente da dirci", continua lui.
"Esatto, come quello che è successo ieri. Niente."
Sospira e si passa una mano fra i capelli.
Bene, sto anche facendo la figura della ragazzina patetica.
Sbuffo e getto via lo straccio che stringevo fra le mani.
"Rose."
"Ha smesso di piovere esco. Ciao, Embry."
 

 

Ha smesso di piovere da poco e la sabbia è ancora bagnata. Praticamente lo è sempre. Scura e umida. Diversa da quella di Los Angeles. Oggi mi ci sento ancora più lontana del solito; saranno stati i discorsi con Tiffany e forse solo il pensiero di lui.
Ehi, Sharon. Ti ricordi il ragazzo di cui ti parlavo? Mi sono messa proprio in un bel casino e non riesco neanche a levarmelo dalla testa ma ci sto provando, in tutti i modi. Sono pure finita a letto con il suo migliore amico. E non fare quella faccia, se lo vedessi capiresti perché. Jake è una calamita di buon umore, accompagnato da un fisico da mal di testa e mi piace, mi piace davvero. Solo che non è lui.
Scaglio una pietra in mare e sbuffo.
“Proprio non riesci a farle rimbalzare.”
Sorrido al suono della voce di Jake.
“Secondo me è un altro dei tuoi super poteri da lupo. Cose che a noi comuni mortali sono precluse.”
“Certo, certo.”
Si siede sulla sabbia.
“Che ci fai qua?” Chiedo giocherellando con un'altra pietra.
“Facevo un giro e ti ho visto. Hai un aria così… depressa?”
“E sei venuto a salvarmi?”
“Come ogni volta.”
“Presuntuoso.”
Scoppia a ridere e io rabbrividisco all’ennesima folata di vento.
“Facciamo che per ora ti salvo dal freddo.”
Si sposta dietro di me e mi avvolge fra le sue braccia. Sospiro e mi appoggio al suo petto. “Ho dimenticato la giacca.”
“Ah, Rose, che devo fare con te? Lo so che sono tutte scuse per farti abbracciare.”
Gli do un pizzicotto sulla gambe e lui ride ancora.
“Come mai non sei da Nessie?”
“È andata in Europa con le zie. Non ho capito bene ma c' entrano qualcosa le sfilate.”
“E non fa male? Stare lontano da lei, dico.”
“Credimi, lo farebbe di più assistere a quelle cose.”
Alzo gli occhi al cielo e scuoto la testa. “Ma che avete vuoi uomini contro i vestiti?”
“Gli altri uomini non lo so, io li trovo inutili.”
“Ah certo, non si può fare sesso vestiti.”
“In realtà tecnicamente si potrebbe, ma sarebbe tutto più scomodo.”
“Jake!”
“Che c’è? Hai iniziato tu, stavolta.”
Sorrido e lui mi stringe un po’ di più. Chissà come sarebbe fra noi se io riuscissi a dimenticare il suo migliore amico e lui… no lui sarebbe troppo incasinato lo stesso.
“Jake. C’è una cosa che volevo chiederti ma…”
“A casa mia c’è mio padre però…”
“Ma pensi solo a quello. Sei un maniaco.”
“Stavo scherzando, Rose.”
“Lo so.”
“Forza chiedi.”
Appoggia la testa sulla mia spalla e io affondo le dita nella sabbia.
“Hai mai pensato a liberarti?”
“Da cosa?” Chiede. E so che il sorriso sulle sue labbra sta lentamente scivolando via.
“Dall’imprinting.”
Sospira e mi mordo la lingua. Avrei fatto meglio a stare zitta, non sopporto quando diventa triste. È una sensazione strana ma mi sembra di riuscire a ridere anche io quando lo fa lui.
“No. Sì. È complicato. La storia con Bella è stata così un casino che in un certo senso è stato un sollievo avere l’imprinting.”
“Un antidolorifico?”
“È una cosa così brutta, Rose?”
“No, ma forse potresti avere di meglio.”
“Nessie lei è…”
“La figlia di Bella. Scusami, lo so che non sono affari miei ma è la figlia della ragazza che amavi, come può essere proprio lei la persona giusta per te? Non riesco a capire.”
“Probabilmente non c’è niente da capire. Doveva andare così e basta.”
“Pensi che l’imprinting si possa rompere?” Insisto e non so neanche io il perché.
“Forse”, dice e le sue labbra sfiorano il mio orecchio. “Forse se esistesse un motivo valido.”
“Magari il motivo valido esiste ma tu sei bloccato e non lo riesci a vedere.”
“Stai parlando di te?”
“No.”
“Peccato”
“Sto parlando di te stesso. Insomma ok, ti hanno spezzato il cuore e fa davvero schifo, credo. Non sono mai stata innamorata. Ma magari se voltassi pagina del tutto, se ci fosse un modo per… ”
“Lasciarsi tutto questo alle spalle e ricominciare?”
“Sì. Lo faresti, Jake?”
“Non lo so, Rose davvero non lo so.”
Sospiro e appoggio la testa al suo braccio, mi sfiora la fronte e mi accarezza i capelli.
“Scusa, Jake.”
“Va tutto bene, ma credo che la psicanalisi tocchi a me ora. Non è vero che non sei mai stata innamorata.”
Sbuffo e lui sorride. Mettendo su quell’espressione da so tutto io che mi irrita ogni volta. “Smettila, Jake. Io… cioè … e lui. Non è come pensi.”
“Ma guarda che io non sto pensando proprio niente.”
Sorride e mi sfiora il naso con il suo.
“Sì che stai pensando.”
“Sto constatando solo i fatti.”
“E quali sarebbe i fatti.”
“Che tu…”
Lo bacio. Almeno sta zitto ed evita di pronunciare quella stupidissima parola che renderebbe tutto così vero. Lui sorride sulle mie labbra e si stacca.
“Non funzionerà sempre lo sai?”“Solo per un altro po’?”
Appoggia la fronte contro la mia. “Che bella coppia, eh?”
“Molto meglio di una puntata di Dawson Creek.”
Scoppia a ridere e sento di nuovo le sue labbra sulle mie; quanto mi ci vorrei perdere, ma c’è quel retrogusto sbagliato che non va mai via. E sento le sue mani sotto la mia maglietta e il suo calore potrebbe cancellare tutto il resto ma non ci riesce mai fino in fondo. Ci ritroviamo sdraiati sulla sabbia e mi accarezza e io accarezzo lui. Non voglio pronunciare il nome sbagliato. È lui. Le sue mani si posano sul bottone dei miei jeans. Si ferma all’improvviso alzando la testa dal mio collo.
“Jake, che succede?” chiedo con il respiro spezzato.
Si alza veloce e si chiude i pantaloni mentre mi tende la mano per aiutarmi. L’afferrò e mi rimetto in piedi. Lo guardo.
“Succede che non vuole dare spettacolo in pubblico.”
La sua voce. Trasalisco e mi volto.
“Embry.”

 

Angolo autrice.

 Questa storia, come tante altre storie è nata da un sogno, e nel sogno c’era proprio questa scena. Jake sulla spiaggia, abbracciato ad una ragazza che non era ne Bells ne Nessie ed Embry che li guardava da lontano. Per cui non mi accusate di crudeltà era proprio così che dovevano andare le cose fin dal principio.
E ora decisamente cambierà tutto.
Grazie davvero per continuare a seguirmi, ci leggiamo giovedì prossimo.

 Ps: Buona Pasqua e attente al cioccolato. Mica posso mandare a tutte Jake ed Embry per smaltire.

Noemi

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Capitolo 16
*** Niente va bene ***


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A Ellie:
perché non dimentichi mai che dietro ogni essere umano
 c’è un paradiso piccolo o grande  dove ci si può
 rifugiare a sognare.
Buon compleanno.

Capitolo 16
Niente va bene
 

“Mi spiace avervi interrotto.”
E a pochi metri di distanza, le braccia incrociate al petto e la bocca serrata in una linea dura.
“Amico, noi…”
“Lascia perdere, Jake. Ero solo venuto a vedere se stesse bene.”
“Io… cioè…” oddio. Ma che mi prende? Non è che lo stessi tradendo.
“È evidente che stai molto bene, Rose.”
Si volta e inizia a camminare verso il bosco. Guardo Jake, lui che si allontana e di nuovo Jake che sospira e scuote la testa dando un calcio ad un tronco d’albero lì vicino. Sento i passi di Embry sempre più lontani, inizio a correre cercando di raggiungerlo.
“Embry?”
È ormai quasi nel bosco quando si volta. “Toglimi una curiosità, Rose. Ma ti baci con tutti o è un privilegio che riservi a pochi fortunati?”
“Che… che vuoi dire?”
“Sono sicuro che lo sai cosa voglio dire.”
“Noi è che… io e Jake.”
“Adesso è diventato un noi tu e Jake? Almeno lo sai che… ti sta solo prendendo in giro, Rose.”
“Non è vero.”
“Non puoi essere davvero così stupida.”
Stringe le mani a pugno e serra la mascella mentre inizia a tremare.
“Non sono stupida. Che accidenti ne sai tu?” Forse urlargli addosso non è la cosa migliore in queste momento, ma non riesco a fermarmi.
“Lui ha l’imprinting”,  sbotta infine, scalciando un sasso.
“Lo so.”
“Cosa?”
“Ti ho detto che lo so. Mi ha raccontato tutto dell’imprinting e… non è stato come te. Mi ha detto la verità.”
“Io ti ho sempre detto la verità, Rose.”
“Ma per favore, Embry. Ho dovuto chiedere a lui che cosa accidenti fosse l’imprinting. Tu eri tutto preso a fare il misterioso e…”
“Non puoi andare a letto con lui.”
Respira a fondo un paio di volte cercando di smettere di tremare.
“Perché?”
“Perché non puoi e basta”, dice e io scuoto la testa.
“Cos’è vorresti essere al suo posto?”
“Potevo esserci al suo posto ma non ho voluto.”

Come ho potuto pensare che fosse geloso? Sono solo una stupida. “Allora non dovrebbe importarti con chi vado a letto.”
Non ci posso credere, sto anche piangendo. Ma si può essere più patetiche di così? Inizio a camminare sperando di trovare la strada per uscire da questo stupido bosco. Voglio andare a casa. Anzi voglio solo andare il più lontano possibile da lui e da questa cosa che provo.
“Rose, non piangere.”
“Smettila di fingerti interessato.”
Mi raggiunge e io accelero il passo. Tanto so che non riuscirò mai a distanziarlo davvero.
“A me interessa sapere che stai bene.”
Mi fermo e lo guardo.  “Io non sto bene, niente va bene. Io non vado bene, tu non vai bene, e neanche questo posto va bene. Non ci dovrei neanche essere qua…”
Mi afferra per un braccio e mi fa sbattere con il suo petto. Provo a fare un passo indietro ad allentare la sua presa ma non ci riesco, è troppo forte e mi fa male e…
Mi sta baciando. E sono le sue labbra e il suo respiro sul mio viso e le sue mani sulla mia schiena. Si stacca. Troppo presto e io annaspo senza più ossigeno.
Mi guarda, è di nuovo arrabbiato e non capisco perché. Ha ripreso a tremare.
“Porca puttana. Sei contenta ora? Perché non capisci, Rose? Se mi innamoro di te poi sarà ancora peggio. E tu non stai mai zitta quando dovresti, mi fai incazzare e il secondo dopo sto ridendo. Mi sto innamorando di te, cazzo. È questa è l’unica cosa che non va bene. Perché se…”
“Se, se, se. Hai così paura dell’imprinting che mandi a puttane tutto il resto. Siediti ad aspettarlo e fallo da solo.”

Mi sto innamorando di te. Non è la frase che una ragazza aspetta di sentirsi da tutta la vita? Forse sono difettosa io o forse è tutto quello che c’è intorno a lasciarmi dolorante e frastornata. Quello che so è che devo mettere più distanza possibile fra me e lui, ma stavolta davvero.

 

 

Chiudo l’armadietto con un gesto secco e cerco gli occhiali da sole nella borsa. Alcune giornate a scuola sono decisamente orribili e questa lo è stata più delle altre .
“Ehi.”
Quasi salto al suono della sua voce. Stupidi lupi, perché non possono fare rumore quando si muovono?
Mi volto e Jake è appoggiato al mio armadietto, mi sorride incerto.
“Ciao.”
“Hai finito?” chiede.
“Sì, tu no?”
“Ho un’ora di recupero di trigonometria.”
“Ahi. Mi spiace.”
Si stringe nelle spalle e poi mi guarda. “Mi stai evitando.”
“No, non è vero.”
Inarca un sopracciglio e io sospiro. “Un po’”
“È per ieri in spiaggia?”
“Hai litigato con Embry?”
Parliamo in contemporanea e lui sorride. “Io e Embry non litighiamo, tranquilla. Siamo uomini, al massimo qualche pugno.”
“Jake…”
“Rose, va tutto bene. È il vantaggio di leggersi nel pensieri: è molto più facile chiarire.”
“Vorrei poterlo fare anche io.”
“Non ti serve, che è innamorato di te lo sai già.”
“Preferirei non saperlo e…non lo so, Jake. Mi sembra davvero tutto troppo... troppo.”
Fa un passo in avanti e mi abbraccia.
Mi mordo le labbra. “Mi spiace averti evitato.”
“Spiace anche a me. Siamo ancora amici?” Sposta le mani sulle mie spalle e mi allontana appena.
“Certo che lo siamo.”
Mi abbraccia di nuovo e mi da un bacio sulla testa prima di staccarsi.
“Devo andare in classe. Domani andiamo al cinema… solo quello, giuro.”
Sorride e si allontana veloce lungo il corridoio. Lo guardo alcuni instanti e esco da scuola.
Prima o poi dovrò affrontare anche Embry, credo mi serva solo dell’altro tempo.

 

 

 

Lo sai che è innamorato di te. Butto giù l’ennesimo shot della serata e rimetto il bicchiere sul bancone. Kim di fronte a me mi guarda e scuote la testa. “Rose, credo sia ora di tornare a casa.”
“Non ci pensare neanche, ho speso duecento dollari per quei documenti falsi direi che sia il caso di sfruttarli a pieno.”
“A me sembra che tu abbia già fatto il pieno.”
“Io? Figurati.”
Sorrido al barista e il bicchiere si riempie di nuovo. Uomini! Che idioti.

Mi sto innamorando di te, e questa è l’unica cosa che non va bene. Ancora? Prima la voce di Jake e ora di nuova la sua? Ma quanto accidenti devo bere per  dimenticarmi  di tutto questo?
Mi sto innamorando di te. È solo una frase senza significato che gira nella mia testa.
È questa è l’unica cosa che non va bene. In realtà ci sono altre mille cose che non vanno bene. Non va bene che Sharon sia morta. Non va bene che sia finita a vivere qui, non va bene che non riesca più a ballare, non va bene che Embry sia un licantropo. Non va bene la mia vita.
Lo sai che è innamorato di te. La musica cambia. Scendo giù dallo sgabello e prendo Kim per mano trascinandola in pista. “Adoro questa canzone.”
È quasi una settimana  che non ci parliamo. Non che sia una novità. È più il tempo che abbiamo passato a ignorarci in questi tre mesi che… come accidenti ho fatto a innamorarmi di lui?
Seguo il ritmo della musica e chiudo gli occhi.
E che non abbiamo molto altro da dirci:  imprinting. Un giorno. Chiaro e lineare, meglio non rischiare. E Jake è il suo migliore amico.
Non ho idea di quello che sia successo fra loro, ma Jake mi ha detto di non preoccuparmi, cose da lupi e poi guariscono in fretta.
La musica cambia ancora e qualcuno si avvicina allungandomi un cocktail. È buio non riesco a vedere il volto ma non mi interessa poi molto. Mi afferra per i fianchi e si muove contro di me. Mi bacia il collo ed io scoppio a ridere portandomi il bicchiere alle labbra.
E poi tutto accade troppo in fretta. Lo sconosciuto si avvicina ancora e le sue mani scivolano sul mio sedere e la sua bocca sulle mia quando altre mani  mi afferrano per i fianchi trascinandomi via. Calde, troppo calde, dannazione.
Provo a scalciare. Ma è troppo forte e non molla la presa.
Vedo Kim a pochi passi di distanza mimare con le labbra un mi dispiace mentre, trascinata di peso, esco dal locale.
Il freddo mi colpisce appena lui molla la presa dai miei fianchi e la mia mente si schiarisce di colpo.
“Che accidenti vuoi tu, ora?”
“Andiamo a casa.”
“Non puoi darmi ordini.”
“Posso quando nei tuoi casini coinvolgi anche la mia ragazza.”
Sbuffo e lo guardo male. “Bene, allora andatevene voi.”
“Non posso lasciarti qua, da sola.”
“Puoi benissimo, non siamo neanche amici.”
“Ma lo sono di Jake e Embry.”
Mi premo le dita sulle tempie, avrei solo voglia di urlare. Jared sbuffa e senza darmi tempo di replicare, mi prende in braccio buttandomi dentro la macchina di Kim prima di mettersi alla guida.
Il viaggio verso casa mi sembra non aver fine. Jared guida con le dita contratte contro il volante e Kim si volta a guardarmi ogni pochi secondi. Appoggio la fronte contro il finestrino freddo, e il sapore dell’alcol mi torna alla gola ad ogni buca che prende la macchina. Sospiro quando ci fermiamo e apro lo sportello decisamente malferma sulle gambe.
“Rose.”
“Ci vediamo a scuola Kim. Sto bene.”
Apro la porta di casa e sento la macchina ripartire.  Faccio un passo dentro e mi siedo sul pavimento appoggiando la fronte contro le ginocchia.
Spero che Tiffany abbia il turno di notte e che lui…
“Che cazzo ti è successo?”
Mi mordo le labbra e Embry si inginocchia di fronte a me sul pavimento.
“Sei ubriaca?”
Resto in silenzio e serrò gli occhi.
“Parlami.” Mi afferra il viso fra le mani e mi accarezza con i pollici.
“Fanculo, Embry. Lasciami in pace.”

 

Angolo autrice.

 
Prima di ogni altra cosa, vorrei fare ancora gli auguri ad una persona davvero speciale: Buon compleanno, Ellie.  Ne approfitto anche per lasciarvi il link di una sua storia… un altro Embry: Lasciate un messaggio dopo il bip.

 Tornando a noi, so che vi aspettavate la rissa, e posso dirvi che c’è stata solo che Rose non l’ha vista. Ma chiedete al povero Quil. Lui si è beccato un occhio nero per dividerli.
Che idee avete sul continuo della storia? Sono proprio curiosa di sapere, secondo voi, che direzione prederà.
Al prossimo capitolo
Con affetto
Noemi

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Capitolo 17
*** Respiri e parole ***


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Capitolo 17
Respiri e parole

 
Sbatto le palpebre, infastidita dalla luce. Strano, se c’è una cosa che faccio sempre prima di dormire è chiudere le persiane. Anche solo con la più piccola luce non riesco a prendere sonno. Cerco di mettermi seduta ma tutta la stanza inizia a girare. Dannazione. Ma che accidenti ho fatto ieri sera?
Mi ributto sul letto e mi sistemo meglio il cuscino quando la mia gamba colpisce qualcosa o meglio qualcuno.

Oh… che accidenti ho fatto ieri sera?
Apro gli occhi, piano e fisso il soffitto. Diverso. Troppo diverso.
Che accidenti ho fatto ieri sera?
Mi guardo intorno. Non riesco ancora a mettere a fuoco tutto ma vedo i miei vestiti, tutti i miei vestiti, posati su una sedia.
Oddio, ditemi che non sono nuda in un letto sconosciuto.

Ma che accidenti ho fatto ieri sera?
Mi premo i polpastrelli sulle tempie ma niente da fare. Vuoto. Non ricordo niente da dopo che quel tizio con i dreadlocks  mi ha offerto da bere. Noooo, non può essere lui. Non mi piaceva neanche.
Qualcosa sotto le coperte si agita. Oddio, oddio, non voglio vedere. Non so, voglio immaginarmi di essere finita a letto con Leonardo Di Caprio. Ti prego, resta lì sotto.
Trattengo il respiro, quando la coperta si alza e appare la testa di…oddio ti ringrazio.
“Kimmmm.”
“Rose.”
“Sei tu.”
Lei mi guarda e sbadiglia incrociando le gambe. “Chi doveva essere, scusa?”
“Non lo so. Speravo in Di Caprio.”
“Versione Romeo e Giulietta o The Departed?”
“Romeo e Giulietta?”
“Ottima scelta.” Si pettina la frangetta con le dita e sbadiglia un'altra volta, mentre io riprendo a guardarmi intorno. Ok, ora ci siamo. La stanza di Kim. Sospiro e lei mi guarda sorridendo.
“Quanto è  grosso il buco nero?”
“Abbastanza.”
Mi ributto sul letto e con il braccio mi schermo gli occhi. Sento il letto cigolare e Kim chiude le persiane accendendo la piccola luce sul comodino.
“Siamo state a Port Angeles. Di nuovo. Stavolta con Jared e Seth…”
“Sì, sì, cattiva compagnia. Non vuole che esci da sola con me.”
“Lo sai che non è vero. Comunque Jared e Seth non si ubriacano manco volendo, io ho smesso dopo il terzo bicchiere e tu hai insistito perché andassimo a fare il bagno in spiaggia.”
“Il bagno? Ma è pieno inverno?”
“Ma come, davvero non ricordi che ti ha scaldato Seth?”
“Cosa?”
“Sì, eravate tutti avvinghiati.”
“Con Seth? Quel Seth? No, non è possibile.”
“Vi siete anche baciati.”
Spalanco la bocca e prendo il cuscino premendomelo sul viso. Ci mancava solo questa. Sento la risata di Kim, mi leva il cuscino e ride ancora.
“Scusa, Rose. Non ho resistito.”
“Non ci siamo baciati?”
“No. È troppo terrorizzato da Jake e da Embry per provarci con te.”
Sbuffo e mi alzo dal letto. “Non sarebbe comunque un problema loro con chi vado a letto. Embry, lui... e con Jake, siamo solo amici.”
“Io credo che dovreste davvero parlare,” mi dice lei infilandosi una felpa e legandosi i capelli.
“Io e Jake? L’abbiamo fatto ed è tutto a posto.”
Sbuffa. “Tu e Embry, Rose.”
“Non ho niente da dirgli.”
“Non puoi continuare così. Insomma, magari la prossima volta sarà davvero il letto di uno sconosciuto.”
“Beh, allora speriamo che sia uno sconosciuto sexy.”
“E se non lo fosse? Se…”
“Kim, non ho davvero bisogno che mi aiuti. Mi va bene quello che faccio, mi va bene la mia vita. Va tutto bene.”
“A me non sembra, insomma…”
“Ma tu che accidenti ne sai? Hai il tuo fottuto e perfettissimo imprinting, che cazzo ne sai di cosa proviamo noi comuni mortali?”
Sgrana gli occhi e fa un passo indietro mentre io mi porto una mano davanti alla bocca. Vorrei rimangiarmi quello che ho detto ma tanto ormai è troppo tardi e se c’è una cosa che ho imparato dalla morte di Sharon che indietro non si torna mai.
Scuoto la testa e mi rivesto veloce mentre lei è ancora in silenzio. Non volevo litigare, non con lei. Non volevo scaricarle addosso i miei problemi ma forse ne ho accumulati talmente tanti da non essere più in grado di gestirli da sola. Rinfilo le scarpe e sospiro. “Ci vediamo a scuola,” dico prima di uscire dalla stanza.

 

 

Arrivo davanti a casa e dalla finestra vedo la luce del soggiorno accesa. Perfetto. Non posso restare da sola per dieci minuti? Ha anche iniziato a piovere quindi non vedo dove altro potrei andare.
Apro la porta ed Embry solleva il viso dal televisore. Mi guarda e io mi levo la giacca posandola sull’attaccapanni.
Vado in cucina e metto un pentolino sul fuoco. Magari dopo la colazione il mio cervello tornerà a collaborare.
“Ti ho coperto con mia madre.”
Mi volto ed Embry è  appoggiato allo stipite della porta con le braccia incrociate al petto.
“Cosa?”
Si sposta i capelli da davanti gli occhi e mi guarda serrando la mascella. “Ho detto a mia madre che dormivi da un’amica”
“Ah… bene, sì grazie.”
Apro la dispensa e mi alzo sulle punte per prendere la confezione di the, quando le sue mani si bloccano sulla mie. Non l’ho neanche sentito arrivare. Il mio stupido cuore accelera i battiti mentre mi volto e mi trovo bloccata dalle sue braccia, schiacciata fra lui e il ripiano di marmo.
“Dove sei stata?” chiede. E la sua voce è bassa e distorta da quella che sembra tensione.
“Non sono affari tuoi.”
E il suo corpo è dannatamente vicino a me. Mi mordo le labbra.
“Eri da Jake?”
Vorrei solo smettere di guardarlo. “E se fosse?”
“Dovrei prenderlo a pugni di nuovo” dice, cercando di sorridere.
“Non ero da Jake.” Mi sposto di lato ma lui allunga appena il braccio riportandomi vicino.
“Rose,” sussurra il mio nome e io chiudo gli occhi.
“Ti prego non farlo.”
“Cosa?” dice chiudendoli anche lui.
“Non mi baciare.”
Riapre gli occhi e si allontana di un passo lasciandomi libera. Si passa una mano fra i capelli ed io sospiro cercando di calmare i battiti.
E poi il suo cellulare suona.
Torna in sala e io torno a respirare. Quando è troppo vicino tutto il resto svanisce. Prendo il pentolino e verso l’acqua in una tazza.
“No, Marissa. Scusa. Ci vediamo alle sette. Sì, a dopo.”
Ipocrita bastardo.
Si siede sul divano e stringo le mani intorno alla tazza. Non posso davvero scagliargliela in testa o forse sì? Tanto guarisce in fretta.
“Perché accidenti mi stavi per baciare?”
Si volta verso di me e mi guarda inarcando un sopracciglio.
“Io non sono il tuo giocattolo.”
“Non pensi che mi sceglierei un giocattolo meno complicato, principessa?”
“Ti devi vedere con Marissa.”
“Sì, per studiare.”
“Non dirmi stronzate.”
“Perché tutti quei pomeriggi da Jake, tu non li hai passati a studiare?”
“Io… noi. È diverso.” Ma che sto farneticando. La verità e che sono gelosa marcia e non ne ho un briciolo di motivo.
“Certo la differenza è che tu e lei non siete amiche.”
“Non fare il patetico.”
“Che hai detto, principessa?”
Si alza in piedi e in paio di passo mi raggiunge, le mani gli tremano mentre mi afferra per i polsi.
“Ho detto che… tu… tu…”
Non riesco a finire la frase, le sue labbra si posano sulle mie, avide, decise. Annego in quel bacio e non riesco a tirarmene fuori. Mi libera i polsi  e io stringo con le mani i suoi capelli. Il suo sapore, la sua lingua, le sue mani, il suo corpo.
Si stacca ed il suo respiro è affannato quasi quanto il mio. Mi prende in braccio ed allaccio le gambe alla sua vita. Riprende a baciarmi ed arriviamo davanti alla porta della camera. La apre con il ginocchio senza smettere di baciarmi e mi sdraia sul letto.
“Se lo trovi così patetico va via.”
Non riesco a rispondere, non riesco a capire più niente, mentre le sue mani mi levano la maglietta.
“Fermami, principessa.” Mi slaccia il reggiseno e mi morde la spalla.
Scuoto la testa e sposto le mani sul suo sedere spingendolo di più contro di me.
Mi bacia ancora e scende sul collo, il seno, annaspo quando inizia a succhiare e le mie mani gli aprono i jeans.
“Fermami”, sussurra al mio orecchio mentre apre i miei e le sue mani mi sfiorano. Gemo e mi sollevo appena aiutandolo a sfilarmeli.
Finisce di spogliarsi e torna a sdraiarsi su di me mi blocca i polsi sopra la testa, e stringe troppo, mi fa male ma non me ne frega niente. La sua bocca di nuovo. Un altro bacio, non voglio niente altro. E poi la sua bocca scende, e scende, scende e io trattengo il respiro quando le sue mani allentano la presa. Le stringo alla spalliera del letto quando mi sfiora le cosce. E la sua lingua… mi mordo le labbra per non urlare e apro di più le gambe. E potrei morire anche adesso e non me ne fregherebbe niente.
Colpisce più a fondo e tremo scossa dall’orgasmo. Torna su con il viso e mi perdo dentro i suoi occhi. Cerca le mie mani e all’improvviso tutto diventa lento mentre entra dentro di me.
E sento tutto, lo sento e sento il mio cuore o forse è il suo. E il suo respiro e il mio. E trema o sono io a farlo. Siamo noi. Insieme. Noi. E non ho mai avuto così paura in vita mia. E spinge ed ho paura che possa arrivare alla mia anima. A fondo, ancora più a fondo. Dove ho freddo da troppo tempo. Spinge ancora e stringe di più le mie mani. E mi bacia. E il freddo sparisce, sparisce tutto il resto ed esiste solo lui. Non ho mai fatto l’amore prima d’ora. Apro gli occhi e mi vedo riflessa nei suoi mentre accelera le spinte, e non lascia andare il mio sguardo mentre l’orgasmo arriva, prima io poi lui. Noi. E ha ancora le mani strette nelle mie mentre sudato si appoggia al mio petto.
Respira e riprende fiato prima di alzare di nuovo il viso e guardarmi.
“Perché non mi hai fermato?”
“Non potevo,” dico chiudendo gli occhi.
Mi bacia la fronte e si sposta di lato abbracciandomi, la sua bocca sulla mia spalla, il suo respiro addosso. “Ti amo.”
“Non eravamo solo al mi sto innamorando?” chiedo sorridendo.
“Sì beh, quello si è perso per strada già da un po’.”
Mi volto e lo guardo. “ Ti amo anche io.”
“Lo so.” Sorride e mi bacia di nuovo. Ancora.

 

Angolo autrice

 E alla fine è successo… non poteva durare ancora a lungo il ti voglio ma non posso. Per cui godetevi il momento e i prossimi capitoli sole, cuore e amore che, chi mi conosce, sa non dureranno tanto.
Con tutto il cuore ringrazio Eryca perché a volte penso che la storia l’abbia scritta lei e non io… grazie per capirmi, capirli così tanto. Vi consiglio di leggere proprio la sua storia:
Over
A giovedì prossimo, con affetto
Noemi

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Capitolo 18
*** Certezze ***


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Capitolo 18
Certezze

Mi siedo sul primo gradino della veranda, struscio le suole delle scarpe avanti e indietro sul terreno reso fangoso dalla pioggia e guardo i segni che i tacchi ci lasciano sopra.
Tutto questo decisamente non fa per me. Non sono mai stata brava in questo genere di cose. E ora che dovrei dire? Come dovrei comportarmi dopo quello che è successo?
Ho sempre pensato di essere una persona sicura e determinata, tre mesi a La Push hanno cancellato le mie certezze.
O forse sono solo le persone che ti circondano a renderti tale? Se fosse così le persone che ho trovato qua sono giuste o sbagliate?
Tiro fuori il telefonino dalla tasca e apro la galleria delle immagini. La mia vecchia vita, le mie vecchie certezze, quello che ho sempre pensato di volere. Quel vaso di cristallo che si è rotto in mille pezzi lasciandomi a guardare i frammenti troppo piccoli sparsi sul pavimento. Ma se ci fosse una colla abbastanza resistente?
Non lo so se lui possa farlo, forse dovrei essere io stessa una colla abbastanza forte. Fare affidamento su un'altra persona è sbagliato.
Sbagliato. Sbagliato.
Sospiro e i gradini di legno scricchiolano.
Si siede vicino a me ma resta in silenzio. Aspetta che sia io a parlare.
“Sono una stronza”, dico senza voltarmi.
“No, ti sei solo comporta da stronza.”
“C’è differenza?”
“Abbastanza.”
Sospiro e Kim sorride, abbracciandosi le gambe.
“Non penso davvero quello che ho detto.”
“Cioè che non posso capire perché io ho tutto semplice per via dell’imprinting?”
“No, cioè… è che… un po’ devi ammettere che è tutto più facile.”
Scuote la testa e poi si stringe nelle spalle. “Rose, non è più facile. Non so se quando mi dice ti amo lo pensa davvero o è costretto a pensarlo.”
Mi volto a guardarla e lei continua. “Lo odio quanto te l’imprinting, vorrei che non l’avesse avuto, vorrei sapere che quello che abbiamo è vero. Ma non posso farmene una malattia, a cosa servirebbe?”
“Probabilmente a niente.” Non avevo mai pensato a parti inverse. Non lo faccio mai.
“Già. Quindi se hai smesso di voler essere me, possiamo tornare a essere amiche e raccontarmi di come è stato?”
“Com’è stato cosa?”
“Sei stata a letto con lui.”
“Lui chi? No, certo che no.” Giocherello con l’orologio che ho al polso e lei alza gli occhi al cielo.
“Lui Babbo Natale. Ma per favore, Hai l’espressione da il miglior sesso della mia vita.”
“Non ho nessuna espressione da…” Sorrido e lei scatta in piedi sgranando gli occhi.
“Lo sapevo. Lo sapevo.”
“È stato… intenso.”
“Non sperare di cavartela con così poco. Vieni in casa, dai. Ho il gelato.”
 

 

Gelato due vaschette, patatine e, per non farci mancare niente, anche una fetta di torta alla frutta. Decisamente io e Kim passiamo troppo tempo con dei pozzi senza fondo travestiti da ragazzi che probabilmente sono anche contagiosi.
Apro la porta di casa ed Embry è seduto sul divano, un quaderno aperto sulle gambe. Sorride e si sposta leggermente mentre mi siedo.
“Qual è la data della presa della Bastiglia?” chiede.
“14 luglio 1789”
Scribacchia sul quaderno veloce e mordicchia la penna prima di chiedere ancora. “Guerra delle due rose?”
“ 455 - 485.”
“La rivoluzione d’ottobre è stata in…”
Sospiro e alzo gli occhi al cielo. “Secondo te? Se si chiama d’ottobre ci sarà un motivo.”
Scoppia a ridere e chiude il quaderno. “Hai ragione.”
“Lo so,” rispondo mentre il suo volto si avvicina al mio.
“Per oggi ho smesso di studiare,” dice prendendomi il viso fra le mani.
“Non voglio essere responsabile della tua D in storia europea.”
“Allora diciamo che riprendo a studiare dopo.”
“Dopo cosa?” Mi sfiora le labbra e all’improvviso della sua istruzione non me ne potrebbe fregare di meno.
“Dopo il nostro primo appuntamento.”
Sgrano gli occhi e lui si alza in piedi.
“Cosa? Ma se siamo già stati a letto insieme.”
“Mettiamola così, ti porto fuori e dopo lo facciamo di nuovo.” “Embry.”
“Principessa, non rompere. Hai dieci minuti di tempo per cambiarti.”
“Dieci? Non se ne parla. Almeno mezz’ora.”
“Venti?”
“Andata.”
 

 

Mi levo il casco mentre Embry smonta dalla moto e la sistema sul cavalletto. Butto la testa indietro e cerco di ravvivare i capelli. In moto fino a Port Angeles. Quando lo definivo cerebroleso non avevo tutti i torti.
Lo sento ridacchiare e gli lancio un occhiataccia. “Se questa è la tua idea di primo appuntamento, sappi che hai iniziato con il piede sbagliato.”
“Non ti è piaciuta la corsa in moto?” dice incrociando le braccia al petto.
“Quaranta minuti in moto con la gonna, zero gradi e un casco integrale in testa. È stata l’esperienza più bella della mia vita. Idiota.”
“Volevo solo darti una scusa per potermi abbracciare,” esclama decisamente troppo sicuro di se avvicinandosi e dandomi un bacio.
Gli mordo le labbra e gli do una sberla dietro la nuca. “Non mi serve un scusa per quello.”
“Idiota.”
“Cosa?” chiedo mentre posa le sue mani sui miei fianchi.
“Mi stavi per insultare, ho anticipato la mossa.”
Alzo gli occhi al cielo e sbuffo prima che lui mi baci di nuovo. Lento. Quasi quasi posso sopportare anche un'altra corsa in moto.
“Andiamo, principessa”, dice infine staccandosi da me decisamente troppo presto e afferrando la mia mano.
Lo seguo in silenzio, ho solo bisogno di cinque minuti di tempo per capire che cosa sta succedendo. La sua mano che stringe la mia, il colore della sua pelle che riesce a scaldarmi tutto il corpo.  Abbiamo fatto l’amore e mi ha detto ti amo. Lui e io. Non potremmo essere più diversi di così eppure, in qualche maniera…
“Porca miseria.”
La sua voce mi riporta al presente, a questa strada, a questo momento; lo guardo.  Lascia la mia mano, si sposta i capelli e poi mi guardo sospirando. “Principessa, promettimi  di non urlare.”
“Perché dovrei urlare che…oh.” Punto lo sguardo sulla porta del ristorante dietro di lui dove l’insegna chiuso fa bella mostra di sé . La guardo e poi torno a guardare la porta. “Volevi cenare qua?”
Annuisce con la testa.
“A meno che tu non voglia scassinarlo, dovrai farti venire in mente un altro posto,” dico sorridendo.
“È che è Mercoledì. E il mercoledì sono tutti chiusi a Port Angeles. Mi era passato di mente.”
“Cosa? E tu mi hai portato fino a qua e poi… Embry Call, è il peggior appuntamento della mia vita questo.”  
 

 

Lo scrivo e lo sottoscrivo mai avuto un appuntamento così disastroso in tutta la mia vita. Ho solo diciassette anni ma credo di poter esserne certa anche per il futuro, esperienza da non replicare.
Giocherello con la cannuccia della mia diet coke mentre Embry mi accarezza il dorso della mano. Sorride e io lo guardo male cercando di non ricambiare. Una cameriera con i pattini ai piedi si avvicina e spero davvero che non mi rovesci addosso tutto quel vassoio. Ma posti come questo non dovrebbero esistere solo nei telefilm anni ottanta? E perché non è chiuso? Lui avrebbe rinunciato, saremo tornati a casa e ora non mi troverai seduta a questo tavolo che non mi sembra neanche così pulito e non mi guarderebbe in quel modo, non mi sfiorerebbe la gamba, non… scuoto la testa e apro il panino osservando il contenuto.
Sbuffo.
“Che c’è?” chiede lui addentando il suo.
“Ci sono i cetrioli. Mi fanno schifo i cetrioli.”
“E allora perché lo hai ordinato?”
“Aveva un nome carino. Che c’è dentro il tuo?”
Mi guarda e allontana la mano che stringe il panino. “Scordatelo, non farò cambio.”
“E dai.”
“No.”
“Ti prego.”
“Perché devi essere così viziata?”
“Io non sono…” sbuffa e scambia i nostri piatti. Sorrido. “Grazie.”
Borbotta qualcosa d’incomprensibile e io mi sporgo dandogli un bacio. Passa la mano dietro la mia nuca e mi spinge di più contro di lui. Sto bene.
Ehi, Sharon. Alla fine è successo, mi sono innamorata.
Qua la situazione è davvero drammatica, hai presente una puntata di un telefilm sulla CW? Ecco, mi sembra di esserci finita dentro. Credo che lui ti piacerebbe, certo non ha un briciolo di gusto nel vestirsi, siamo a mangiare in un fast food ma in fondo non esiste un motivo razionale per innamorarsi. Me l’avevi detto tu mentre preparavamo una ricerca su Romeo e Giulietta. Accade e basta e non ti resta che assecondare gli eventi.

Lo guardo, beve un sorso di birra e finisce il panino. Il terzo. Sorride di nuovo. “Che dici andiamo?” chiede.
“Sicuro di non voler ancora qualcosa? Tipo una mucca intera?”
“No, credo di essere a posto.”
“Credi?”
Si porta una mano sullo stomaco e arriccia le labbra. “Sì, a posto. Magari quando torniamo a casa recupero qualcosa.”
“Embry, ma sei una fogna.”
“Ma non sono io, è il lupo,” dice abbassando la voce e avvicinando la  bocca al mio orecchio. "Al momento ho fame solo di una cosa.” Mi mordicchia il lobo e mi sento morire. È non è un modo di dire, mi sta per  venire un infarto è certo. Stupido cuore, vuoi smetterla? Abbiamo già fato sesso, non è il caso di lasciarci le penne per una battuta. L’amore fa schifo.
Lui scoppia a ridere e scuote la testa lasciando i soldi sul tavolo “Dovresti vedere la tua faccia, principessa.”
Si alza in piedi e lo seguo.
E adesso?
 

 

Embry guida sicuro assecondando le curve della moto. Si piega e con il piede cambia marcia, mi stringo di più a lui mentre inizia a frenare. Appoggia un piede per terra e mi accarezza la gamba mentre la sua voce che mi dice di scendere arriva ovattata da sotto il casco.
Mi levo il mio e lo guardo spaesata. Siamo al limitare della strada vicino al bosco.
“Non mi dire che hai finito la benzina perché se fosse così sei…” mi passa l’indice sulla bocca bloccando le mie parole.
“Non è finita la benzina, siamo solo arrivati.”
“Dove, in mezzo al nulla?”
“Dove lo vedrai fra poco.”
Mi trascina di nuovo dietro di lui e, probabilmente, se non fosse per i suoi sensi da licantropo, con questi tacchi finirei per spiaccicarmi in terra in mezzo al bosco.
Ma che accidenti vuole fare? Trasformarsi di nuovo?
Finalmente il bosco sembra diradarsi leggermente, aprendosi in uno spiazzo roccioso. Si ferma, infila le mani in tasca e si stringe nelle spalle. “Non è il promontorio di Los Angeles, ma è il meglio che questo posto può offrire.”
Faccio un passo avanti e mi guardo intorno: siamo quasi in cima a una scogliera da dove si vede praticamente tutto il golfo.
Mi volto e sorrido. “Non ti facevo così romantico.”
“Non lo sono di solito, ecco … cioè… ti piace?” chiede con la voce incerta.
“Sì.”
“Bene.” Si avvicina e mi afferra per i fianchi portandomi più vicina a lui. “Mi spiace per il ristorante.”
“No… non importa,” dico mentre le sue labbra sono sempre più vicine.
Le mani stringono di più e la sua bocca è sulla mia. La sua lingua che mi trova, il suo sapore, il mio. Tutta la sua incertezza finisce. È sempre così quando mi sfiora. Mi tocca. Forte. Deciso. Determinato. A fatica mi stacco dalle sue labbra e sorrido.
“Mi hai portato fin qua per fare sesso?”
“No. Per fare l’amore.” Le sue iridi nere mi catturano e riprende a baciarmi.
Ehi, Sharon, hai presente tutto il discorso di prima? Essere innamorati è… perfetto. come lui… per me. 

Angolo autrice

 Vi aspettavate già le brutte cose? Nah, il fatto che io sia sadica è in realtà  solo una leggenda metropolitana.
Al prossimo capitolo
Con affetto
Noemi

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Capitolo 19
*** Giusto ***


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Capitolo 19
Giusto 

Sfoglio veloce il libro e mi sistemo una ciocca di capelli dietro le orecchie. Mancano ancora settanta pagine. Possiamo farcela.
Mi bacia il collo.
Forse possiamo farcela.
Mi alzo in piedi e apro il frigo cercando qualcosa da bere, quando sento i suoi passi e poi le mani sui miei fianchi che mi fanno voltare.
“Embry, che stai..."
Mi bacia e mi solleva in braccio, ridacchio contro le sue labbra mentre mi fa sedere sul tavolo.
“Caduta dello zar”, chiede mordendomi la spalla mentre apro di più le gambe e lui si posizione in mezzo.
 “1918.” Mi passa la lingua sulle labbra e scuote la testa.
 “1917?”
“Esatto.” Mi solleva l’orlo della gonna e riprende ad interrogarmi. “Lenin, quando...” Strabuzza gli occhi ed io aggrotto la fronte  “Quando cosa?"
 “Quando hai messo le... autoreggenti?”,  chiede con la voce roca sfiorandomi il pizzo delle calze.
“Quando mi sono vestita direi.” Ridacchio e lui continua a sfiorarmi.
“Mi vuoi uccidere vero?" dice passando il naso sul mio collo.
Infilo le mani sotto la sua maglietta. “No. Prima guerra mondiale?” Chiedo, graffiandogli la schiena mentre le sue dita arrivano all’orlo dei miei slip.
Mi mordo le labbra e muove le dita dentro di me. Gemo e lui parla sul mio viso "’15,‘18"
“B... bravo. Oddio.” Mi aggrappo alle sue spalle e sorride. Bastardo.
“Restaurazione?”
“N... non lo so.” Mi tremano le mani mentre gli apro i jeans e lui mi leva la maglietta.
“Devi studiare di più, principessa.”
Levo anche la sua maglietta e gemo. “Sì, dopo.” Gli bacio il petto e scendo con le labbra. Reclina la testa all’indietro e chiude gli occhi mentre lo sfioro.
Sbuffa. “Sta tornando mia madre.”
 “Ora?”
 “Ho sentito la macchina."
 Sospiro e abbasso la gonna mentre lui rinfila la maglia e torna a sedersi aprendo il libro.
Scosto la sedia e mi sistemo a fianco a lui riprendendo a evidenziare date e fatti importanti, chiudo gli occhi e inizio a ripetere mentalmente quando la sua mano si posa sulla mia coscia. Scuoto la testa e gliela sposto.
“Smettila.”
“Ma non ho fatto niente.”
“Certo, non è la tua mano quella che mi sta toccando.”
Sorride e abbassa un po’ di più l’autoreggente. Di nuovo. Mi sa che non dovevo metterle.
“Non stava tornando tua madre?”
“Abbiamo ancora tre minuti.”
“Wow, che proposta allettante: sesso in tre minuti. Sei un vero talento.”
Ride e mi morde il collo mentre io gli tiro una ciocca di capelli. “Riprendi a studiare da bravo, su.”
Sbuffa mentre la porta di casa si apre e dopo pochi istanti Tiffany entra in cucina.
Posa la spesa sul ripiano e ci da una rapida occhiata. “Tutto bene , ragazzi? Cosa studiate?”
“Storia, domani c’è il test,” dico mentre la mano di Embry torna sulla mia gamba . Ancora? Ma che razza di problema  ha?
“Embry, per favore cerca di prendere almeno una C.” Sospira Tiffany iniziando a sistemare la spesa.
“Ma’, ma non è colpa mia. Lo sai che mi odia.”
“Forse se studiassi di più ti odierebbe di meno.”
“Non c’entra quando studio lui…”
“Sì, lui è ingiusto. E si ti levassi la moto per un mese quanto ingiusto sarebbe?”
Apre la bocca per replicare ma poi abbassa la testa e riprende a sottolineare borbottando fra sé e levando la mano dalla mia gamba. Mi mordo la lingua per non scoppiare a ridere. Licantropo grande e grosso – madre incazzata. Zero a uno.
“Rose, ho parlato con tua madre oggi.”
“Ah.”
Non la chiamo da una settimana, ma non mi sembra che lei si sia fatta male ai polpastrelli componendo il mio numero.
“Tua sorella April vorrebbe venire a trovarti.”
“Davvero?”
“Le ho detto che non è un problema. Fra due settimane?”
“Fra due settimane mia sorella viene qui?”
April. Mi manca da impazzire. Lei e Sharon sono sempre stati i punti fermi della mia vita. Gli unici.
“Fra due settimane,” ripete lei sorridendo.
Mi alzo in piedi e l’abbraccio. “Grazie, grazie, grazie,” dico dandole un bacio sulla guancia. “La chiamo subito, ho una lista chilometrica di cose da farmi portare.”
Lei scoppia a ridere e scuote la testa tornando a sistemare la spesa.
Estraggo il cellulare dalla tasca. Ho urgente bisogno che mi porti un rifornimento di trucchi e prodotti per capelli, non c’è una profumeria decente in tutta Port Angeles. Con la coda dell’occhio osservo Embry. Magari potrebbe pure fare un salto da Victoria’s Secret.
Tiffany posa l’ultima confezione di cereali e poi torna a guardarci. “Fra  quanto avete intenzione di dirmi che vi siete messi insieme voi due?”
Sgrano gli occhi e Embry alza la testa dal libro.
“No, noi…”
“Oh insomma, ho trentaquattro anni, non credete che sia presto per considerarmi una vecchia rimbecillita?”
Mi mordo la guancia e spero davvero che Embry trovi qualcosa da dire per uscire da questo momento. Ma evidentemente la sua brillante parlantina deve essere andata in vacanza.
“Va bene, ragazzi, vado a stendermi. Voi studiate, per favore.”
Sparisce lungo il corridoio  e lui si alza raggiugendomi e appoggiandosi al lavandino con le braccia incrociate.
“Lei… l’hai… cioè lo sa.”
Si stringe nelle spalle e sorride. “È difficile nasconderle le cose e il letto cigola un casino. Lo sai.”
“Embry.”
“Principessa.”
Sorride  e io afferro una forchetta dal ripiano pungendogli il braccio.
“Ma tua sorella è come te?”
“Fantastica e bellissima?”
“No, stronza, arrogante, viziata e violenta”,  esclama strappandomi la forchetta di mano.
“Io non sono violenta.”
“Quindi sei solo stronza, viziata e arrogante.”
Lo guardo male e gli calpesto un piede allontanandomi. “Stronzo e arrogante ci sarai tu.”
Ride ancora e mi afferra per il polso trascinandomi di nuovo vicino a lui. Mi circonda il viso con le mani e sorride sposandosi i capelli. “Ma proprio di una come te dovevo innamorarmi ?”

 

 

Mi rigiro nel letto e premo il cuscino contro il naso. C’è ancora il suo odore. Scuoto la testa e scalcio via le coperte rigirandomi ancora. Mi passo una mano sugli occhi e sospiro.
Ehi, Sharon, è un po’ che non parliamo io e te. Scusa ma è stato… non so neanche io come descriverti le ultime settimane. Intense, romantiche , perfette. No aspetta, sul romantico avrei qualcosa da ridire. Ecco, decisamente Embry Call non è un tipo romantico ma… hai ragione, a me non sarebbe mai piaciuto un tipo romantico.
Vorrei tanto fartelo conoscere, vorrei poter andare al nostro centro commerciale preferito e raccontarti tutto  mentre ti dico che quel paio di jeans verdi sono osceni, vorrei raccontarti di quella volta che abbiamo fatto l’amore in macchina e lui ha sbattuto la testa contro il tettuccio una decina di volte, vorrei sentire la nostra insegnate di danza che ci sgrida perché non riusciamo a smettere di ridere.
A proposito,  fra dieci giorni ci sarebbe stato il primo provino per la NYADA.
Ho la data segnata in rosso sull’agenda. Ne parlavamo da quando avevamo sei anni. L’avremmo fatto davvero? Tu sicuramente sì, e ti saresti arrabbiata con me se non ci avessi provato.
Mi manchi Shar.

Sospiro e mi rigiro di nuovo su un fianco scacciando con il dorso della mano una lacrima. Sollevo il colletto della maglietta che uso come pigiama e ci affondo il viso dentro, spero che attutisca il rumore delle lacrime.
Mi mordo le labbra cercando di smettere ma è tutto inutile e la porta della camera si apre.
Mi nascondo di più dentro la maglietta e il letto cigola, abbassandosi un po’ sotto il peso di Embry che, in silenzio, si sdraia a fianco a me e mi abbraccia.
Stupido udito da lupo, lo odio.
Non parlo e mi avvicino di più a lui, lasciando che il suo calore cancelli tutto il resto, come ogni volta che facciamo l’amore. Non sopporto che mi veda così ma non riesco a farne a meno.
Mi accarezza la schiena e mi bacia la fronte, alzo il viso e cerco la sua bocca.
Mi bacia e le mie lacrime cadono sul suo viso.
Non si sposta, non le asciuga e passa la mano dietro la mia nuca premendomi di più contro le sue labbra. E il bacio diventa più profondo e le sue mani mi accarezzano la schiena, sotto la maglietta, a palmi aperti. Tocca la mia pelle e rabbrividisco e non mi ricordo cosa sia il freddo.
Gli accarezzo il torace nudo e lui inizia a spogliarmi, piano, troppo piano.
L’ultima lacrima cade insieme ai pantaloncini e, mentre mi sfiora, chiudo gli occhi e voglio che esista solo lui. Geme quando la mia mano lo tocca e gemo io sulle sue labbra mentre fa più veloce. Si ferma per primo e mi aggrappo alle sue spalle mentre entra in me.
Lo sento. Mi sta amando ed è la cosa più reale della mia vita. E io amo lui. Lo amo con tutto quello che mi è rimasto da quel dannato giorno.  Spinge e tiene gli occhi aperti incollati ai miei. Forse c’è qualche ultima lacrima , rimasta incastrata fra le ciglia ma non ho più paura che le veda. Debole, stupida, insicura. Lo so che mi ama.
Affonda dentro di me, ancora, ancora  e ancora. È sudato e mi bacia un’ultima volta mentre viene stringendo le mie mani. Lo raggiungo affondando le unghie nei suoi palmi. E sospiro mentre rotoliamo sul letto e mi sdraio sopra di lui. Ascolto il suo cuore. Mi basta solo quello.
Mi accarezza, sfiora con le mani tutto il mio corpo e mi bacia la testa. 
“Vorrei...” si ferma ed io alzo la testa guardandolo. Si morde le labbra e mi sposta i capelli dietro le orecchie. “Scusa, Rose.”
Aggrotto la fronte . “Scusa?”
“Sì… io… tu, non so mai dirti la cosa giusta.”
“Sei proprio un idiota, amore.”
Stavolta è lui ad aggrottare la fronte senza capire.
Sospiro e scuoto la testa. “Io non so se davvero non ci arrivi o se me lo vuoi sentire dire, mi basta che ci sei e tutto diventa giusto.”
Sorride e mi bacia. Torno a sdraiami e gli bacio il petto mentre gioca con i miei capelli.
“È lo stesso per me,” dice, ed io chiudo gli occhi.
Giusto, giusto davvero.

 

Angolo autrice.

 Domani è festa, ecco perché mi trovate qua con un giorno d’anticipo.
Mi avevo promesso un po’ di tranquillità e così continuano su questa strada anche se, leggendo fra le righe, c’è un indizio importante per una svolta imminente.
Ancora una volta grazie per tutte le belle recensioni che mi lasciate, mi stupite sempre di più.
Un bacio grande
Alla prossima settimana
Noemi

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Capitolo 20
*** Cappuccetto Rosso ***


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Capitolo 20

Cappuccetto Rosso

“Mia madre è andata al lavoro.”
Le sue labbra si posano sul mio collo mentre io apro gli occhi cercando di mettere a fuoco che accidenti sta succedendo.
Sbadiglio ed Embry mi sorride spostandomi la bretella della canotta.
“Cosa? E che ci fai qua?” Chiedo reprimendo l’ennesimo sbadiglio.
Abbassa anche l’altra spallina e mi bacia. “Ho detto che mia madre è appena andata al lavoro.”
“Quello l’ho capito, ma non eri di ronda?”
“Ci ho mandato Colin e Brody.” Sorride e mi morde le labbra.
“Ma non è giusto.”
“Loro non hanno nessuna ragazza nel letto ad aspettarli.”
“Io non ti stavo aspettando.”
“Cappuccetto, non si dicono le bugie al lupo.” Mi mordicchia la spalla.
“Embry, stavo dormendo e gradirei tornare a farlo.”
“No, non è vero.”
Allungo la mano e afferro il cellulare sul comodino. “E dai, amore, sono le cinque.”
Mi leva la maglietta e mi bacia il seno “Grande. Abbiamo un sacco di tempo per…”
“Dormire. ”
Sbuffa e si mette seduto appoggiando la schiena alla spalliera del letto. “Che palle, Rose, mi hai fatto passare la voglia.”
Rido e gli do un bacio appoggiandomi alla sua spalla e cercando la sua mano.  “Sì, ti amo anche io. Notte, amore.”
Borbotta rimettendosi sdraiato. “Era meglio se restavo di ronda.”

 

 
Sbatto un cuscino in testa a Embry che per tutta risposta se lo sposta dietro la testa e si volta dall’altra parte. Cerco qualcos’altro da lanciargli. Cerebroleso sempre e comunque. Guardo l’orologio mentre mi infilo un paio di jeans veloce. “Sei un vero idiota, Embry.”
“Sei tu che volevi dormire.”
“Ma non per tutta la mattina”, dico infilandomi una felpa e legandomi i capelli.
“Non è colpa mia se non sei chiara e mi confondi.”
“Hai ragione, è colpa mia che mi sono scelta un ragazzo con il quoziente intellettivo di una scimmia.”
“Le scimmie sono gli animali più simili all’uomo non lo sai?”
“E quindi?”
Si stringe nelle spalle, sbadiglia e poi si stiracchia. Non fosse così tardi lo ucciderei.
“Non ho neanche il tempo di truccarmi”, dico afferrando un paio di stivali da sotto il letto. Stivali di gomma. Come ha fatto Kim a convincermi a comprarli?
“Devi solo andare a prendere tua sorella alla fermata.”
“Dove sono le chiavi della macchina?”
Sgrana gli occhi. “La mia macchina?”
Scuoto la testa. “Ti sembra che io abbia una macchina qui?”
“No, ma…”
Sbuffo e afferro i suoi jeans dal pavimento rovistando nella tasca.
“Rose.”
Prendo le chiavi e lo guardo.
“Sai usare il cambio manuale, vero?”
“Se lo sai usare tu non potrà essere così difficile.”

 Dio, non l’ho mai visto così bianco neanche per un interrogazione a sorpresa. “Embry, scherzavo. So usare il cambio manuale.” Mi avvicino e lo bacio prima di uscire dalla stanza.
Mi alzo il cappuccio della giacca e corro alla macchina cercando di evitare le pozzanghere.
“Roseee.”
Mi volto e lo vedo affacciato alla finestra. “Lo sai che me ne accorgo se ci fai anche solo un graffio.”
“Se mai dovesse succedere la porto prima da Jake.” Gli lancio un bacio e entro in macchina ancora sorridendo.
 

 
Canticchio sottovoce una stupida canzone che passa alla radio, non posso credere di essere davvero felice. È la prima volta che succede dalla morte di Sharon; fa male, ancora, non credo smetterà mai ma in qualche maniera, ora, sorridere è più facile.
Dovrei essere onesta con me stessa e ammettere che è tutto merito suo. Lui mi fa felice. Chiaro, semplice, lineare.
Lui mi fa felice. Assurdo.
Scuoto la testa e posteggio la macchina guardando sconsolata la pioggia che viene giù sempre più forte e scendo.
Ci si abitua a tutto anche a questo  e poi mi piace anche baciarlo sotto la pioggia, peccato che lui non si ammala e io l’ultima volta mi sono beccata un raffreddore che mi ha stesa per tre giorni. L’autobus arriva alla fermata e aspetto che le porte si aprano: April.

Sorrido appena la vedo. Si guarda intorno con un espressione sconvolta dipinta in viso, prima impressione di Forks, lo so, è un trauma ma poi mi vede e anche la sua l’espressione diventa un sorriso. Quasi spintona la signora davanti a lei e pochi istanti dopo si butta fra le mie braccia. Ricambio l’abbraccio e lei mi stringe più forte.
“Mi sei mancata tanto, Rose.”
Sorrido. “Anche tu, sorellina.”
Fa un passo indietro e mi guarda, spalanca la bocca. “Ma… ma… come sei conciata?”
“È una storia lunga ma te la racconto in macchina, pulcino.”
“Non chiamarmi pulcino, ho quindici anni ormai.”
“Giusto, ormai sei una donna.” Mi fa la linguaccia mentre prendo la sua valigia e mi incammino.

 

La voce di mia sorella riempie tutto l’abitacolo. Parla veloce e quasi non mi da tempo di replicare. “Quindi, fammi capire bene: indossi una felpa, un paio di stivali di gomma e sei senza trucco perché sei felice?” Riassume brevemente il mio ultimo discorso.
Scuoto la testa e sorrido. “Beh, non esattamente ma stamattina lui…”
“Lo sapevo, lo sapeva che c’entrava un ragazzo. L’ho capito dalle tue mail.”
“April. Vuoi sentire la storia o no?”
“Voglio i dettagli piccanti.”
“No.”
“E dai… tu e Sharon mi facevate sempre uscire dalla stanza quando…” Si ferma di colpo e si porta una mano davanti alla bocca.
Scuoto la testa e le sorrido. “April, sto bene, possiamo parlare di lei.”
“Davvero? Cioè non …”
Sospiro. “Sono stata una vera stronza le ultime settimane che abbiamo passato insieme lo so e mi dispiace, davvero. Ma non ci saranno più vasi rotti e porte sbattute, giuro.”
Lei si mordicchia le labbra e resta in silenzio. Probabilmente sta ripensando a tutto: le liti, le urla con mamma e papà; non ero la sola a stare male ma non me ne importava. Ora lo capisco.
Mi fermo davanti a casa. “April, ascolta…”
Si slaccia la cintura e mi abbraccia “Ti voglio bene, Rose.”
“Anche io, pulcino.”
La stringo più forte e poi spengo il motore. E neanche un graffio, ma che cosa credeva?
“Rose?” Non è questa la casa vero?”
Scoppio a ridere e le scompiglio i capelli.  “Il castello non era disponibile, mi spiace.”
“Ma è tutto ricoperto di fango, mi si rovinano le scarpe.”
“Almeno ora sai perché porto gli stivali di gomma. Dai, sono solo pochi passi.”
“Ma tu chi sei? Che ne hai fatto di mia sorella?”
Sorrido e scendo dalla macchina facendole segno di seguirmi. Che fine ho fatto? Vorrei saperlo anche io.
Arriviamo sotto il portico e la guardo. “Cambiati subito o ti ammali”, le dico aprendo la porta di casa.
Entra dentro mentre io mi guardo intorno. Ha anche riordinato le sue cose in sala. Sorrido e April mi passa la giacca bagnata, appendo la mia e la sua all’attaccapanni e sento i passi di Embry alle mie spalle.
“Non ci ho fatto neanche un graffio, eh?” dico voltandomi.
Lei lo vede e spalanca la bocca. Ditemi che non era quella la mia faccia quando l’ho visto la prima volta.

“April lui è Embry. Embry lei è mia sorella April.”
Si ferma davanti a lei e le allunga una mano, April alza gli occhi, si guardano e la mano di Embry ricade lungo il fianco. Il suo sguardo diventa all’improvviso vuoto, dura un istante. Lo stesso istante che ci mette il mio cuore per fermarsi. E poi i suoi occhi si sgranano, improvvisamente più luminosi, così luminosi come io non li ho mai visti e il mio cuore continua a restare fermo. Muto. Incredulo. Questo silenzio che ci circonda mi sembra quasi un urlo. Lo guardo e ha un'espressione in viso che non riesco a riconoscere ma che mi riempie di paura.
“Io… devo andare, scusate.”
Mi passa accanto veloce, spalanca la porta e corre via senza richiuderla, senza guardarmi.

 

Angolo autrice che cerca riparo.

 
A mia discolpa posso dire che vi avevo avvertito per tempo che il sole cuore e amore avrebbe avuto vita breve.
Dalle vostre recensioni so che molte di voi avevano già intuito che il possibile imprinting di Embry sarebbe stata la sorella di Rose, avevate ragione.
Grazie mille a Ellie per il banner (<3) e in questo giorno di festa perché non leggere una storia nuova? Vi consiglio
Sempre. Per Sempre. di  Angel_shanti.
Buon primo Maggio a tutti e alla settimana prossima.
Con affetto
Noemi

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Capitolo 21
*** Contorni incerti ***


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Capitolo 21
Contorni incerti

Il vento entra dalla porta lasciata aperta, mi aggrappo alla maniglia e cerco di respirare. Ci sono i brandelli delle sue scarpe da ginnastica e quelli dei vestiti, non è neanche arrivato nel bosco.
Stringo più forte la maniglia.
Forse c’è stata un’emergenza ed è dovuto scappare.

“Rose? Che succede?”
April. Le ho fatto una promessa neanche dieci minuti fa, non posso deluderla, non di nuovo. Respiro e mi volto verso di lei. “Dai, vai a farti una doccia.”
“Ma, Rose…”

Le sposto una ciocca di capelli dietro l’orecchio. “E dopo ci facciamo la cioccolata e mi racconti gli ultimi pettegolezzi della scuola.”
Può essere davvero lei?
Ah, non puoi neanche immaginare, Valery è il nuovo capo delle cheerleader e, decisamente, non è te.”
Che accidenti ho di sbagliato?
Le sorrido mentre l’accompagno in bagno, appende l’accappatoio e sistema il beauty sul lavandino. “Rose, mi stiri i capelli dopo?”
“Sì, certo.” Chiudo la porta e scuoto la testa.

È tutto un errore. Deve essere un errore.

 

Appoggiata alla porta osservo April dormire. Mia madre dice che è impossibile, che ero troppo piccola, ma ho dei ricordi chiari e precisi della prima volta che l’ho vista. Chiesi a mia nonna se i vestiti delle mie bambole le sarebbe andati bene e che se, in caso non mi piacesse, potevamo riportarla al negozio. Avevo due anni e lei era... la mia sorellina. Non capivo che cosa volesse dire. L’ho capito solo più tardi, quando mi seguiva ovunque e imitava qualsiasi cosa facessi.
Lei e Sharon, non c è mai stato niente di più importante. Noi tre e basta, quando i nostri genitori erano troppi presi dalle loro vite.
E ora è sua. Un unico stupido aggettivo possessivo che cambia tutto. Lui. Lo stesso lui che non è ancora tornato da stamattina.

Non so neanche come mi sento, ma ho un disperato bisogno di sentire qualcosa. Non voglio andare in pezzi. Non di nuovo
Mi allontano dalla porta e infilo la giacca, l’aria fredda e la pioggia mi colpiscono non appena esco di casa.
È già qualcosa.
Sensazioni concrete.
Inizio a correre, ormai ho imparato a districarmi fra questi sentieri tutti uguali.

Sharon, dimmi che non l’ho fatto.”
Non l’hai fatto, Rose.”
Si soffia via un ciuffo di capelli dagli occhi e ridacchia scalando marcia.
Sbuffo. “Prova a dirlo con più convinzione.”

Rose, la stai facendo troppo lunga, era solo un bacio.”
Un bacio con Mason Finn. Il presidente del club di scacchi.”
Potresti tifare per lui alle prossime partite.”
Sharon, non è divertente", le dico voltandomi a fissare il finestrino.
Dovresti dargli una possibilità
Alzo gli occhi al cielo e lei accelera. “Se arrivo tardi anche stasera mio padre mi leva la carta."

Arrivo davanti a casa di Jake e abbasso il cappuccio iniziando a bussare.

Se ti piace cosi tanto escici tu, Sharon."
Vi siete baciati non potrei mai."

"Jake?" Busso ancora e faccio il giro.

"Oh, come sei altruista. Proprio una grande amica."
Lo so, come faresti senza di me?"

Tutte le luci sono spente. Sospiro e mi siedo sui gradini del portico.
Resto ferma immobile. Non sento più l’acqua. Non ho freddo.
"Rose, che accidenti..."
La voce di Jake, arriva correndo dalla boscaglia, mi mordo le labbra e lui mi prende il viso tra le mani.
"Rose? Dai entriamo in casa, sei fradicia."

"Svolta a destra se tagliamo per Bel Air facciamo prima."

"Jake... lui ... lui... cioè è vero?"
Sospira. "Non è il caso di parlarne ora.”
"Ti prego, Jake, ne ho bisogno."

Sharon scala ancora, il semaforo scatta sul rosso non c’è nessuno. Mi stringo nelle spalle mentre dà l’ultima accelerata.

"Ha avuto l’imprinting con tua sorella."
Mi graffio i palmi delle mani e sgrano gli occhi.

Sgrano gli occhi, quando i fari di un auto mi colpiscono.
"Sharonnnnn."
Il rumore di vetri rotti e poi più niente.

"Mi spiace, Rose."

 

Infilo la felpa che Jake mi ha lasciato in bagno e lo raggiungo: è seduto sul divano ma alza in piedi appena sente i miei passi, sospiro e lui infila le mani in tasca mentre il come stai gli rimane incastrato in gola; forse la mia espressione dice già tutto. Mi fa cenno con la testa e lo seguo in cucina, accenna un sorriso mentre io osservo il tavolo.
"Jake, ma ... c’è una festa e non me ne sono accorta?"
Si stringe nelle spalle. "Ho due sorelle, so affrontare le emergenze."
"Le emergenze si affrontano con il gelato."
Scuote la testa. "Ma io sono un uomo. Forza siediti. Abbiamo birra, vodka e un classico senza tempo. Jack Daniels." Sposta un po’ la sedia ed io lo ignoro, sedendomi sul tavolo.

Mi passa la vodka e ne butto giù una lunga sorsata.
Vorrei che tutto scivolasse giù come questa vodka, brucia solo all’inizio e poi il gusto diventa buono, piacevole. La vita vera non è così: non scivola via niente ed è l’amaro quello che ti resta sulle labbra più a lungo.
Mi strofino gli occhi e lui mi stringe la mano sul ginocchio aprendo una birra.
“Jake?”

Mi guarda.
“Sei felice?”

Finisce la birra e la posa sul tavolo. “Ora?”
“No, sei felice in generale.”

“Ma non lo so, Rose. Abbiamo diciassette anni, è presto per porsi queste domande.”
Sospiro e butto giù un altro sorso di vodka. “Sei felice da quando hai avuto l’imprinting?”
“Ah. Senti Embry…”

“Ti ho fatto una domanda, Jake. Non ti ho chiesto di parlarmi di Embry.”
“L’imprinting è…” Apre un’altra birra. “Facile. Nel mio caso era la soluzione a tutto. Smettere di soffrire. Credimi non sai quanto ci ho sperato.”
Mi mordo l’interno della guancia e inizio a grattare via l’etichetta della bottiglia. “Quindi loro sono giusti. Perché è mia sorella e io…”
“Rose, non lo so come sarà per loro ma io non l’ho dimenticata.”
“Ma hai detto che è facile.”
“Lo è. Come è facile diventare un lupo. Quando vuoi trasformarti devi solo lasciare andare la parte umana di te stesso, agire d’istinto, essere un animale. È lo stesso istinto che ti porta verso quella persona. Ma la realtà e che non puoi sopprimere del tutto la tua parte umana. Quindi sì, sono felice, ma no, non ho dimenticato Bella, proprio come Sam non ha dimenticato Leah.”
“Io non voglio complicargli le cose.”
“Quindi che vuoi fare?”
Sospiro. “Non lo so. Immagino… dirgli addio.”
“Rose.”

“Jake, sto bene. Quando Sharon è morta mi è crollato tutto addosso, ero così a pezzi che non pensavo avrei potuto anche solo sperare di tornare a ridere e poi sono venuta qua e odio ancora questo posto ma sono stata bene. È come hai detto tu, sopravviviamo sempre e lui è solo un ragazzo.”
“Ci credi davvero?”
“Ci crederò con il tempo.”
Scendo giù dal tavolo, barcollo e lui mi sorregge per i fianchi. “Rose, mai fare movimenti bruschi dopo aver quasi finito un’intera bottiglia di vodka.”
Sbuffo e lui mi bacia la tempia. “Arriviamo solo fino al divano”, dice aiutandomi a camminare.
“Se mi sdraio la stanza smette di girare?”

“Certo, te la tengo ferma io.”
“Grazie, Jake.”
 

Chiudo gli occhi e ascolto il respiro di Jake.
Il suo calore dovrebbe scaldarmi, eppure continuo a sentire freddo. Tremo e lui mi stringe di più. Il divano è troppo piccolo, probabilmente finiremmo a terra al primo movimento di uno dei due. Le sue braccia intorno al mio corpo.
È così simile a lui e allo stesso tempo così diverso o forse sono io quella diversa quando ad abbracciarmi è Embry.
Che pensieri idioti da fare proprio ora.
Imprinting. È successo ed io non posso farci niente.
Torno a concentrarmi sul suo respiro, il petto che si alza e si abbassa ritmicamente. Non andrò in pezzi, non stavolta.
“Jake?”

Embry.
La sua voce.
Qui.
È solo un altro sogno, l’ennesimo di queste ore. È la sua voce come l’ho sentita mille altre volte ma non è lui.
“Porca puttana.”

“Em.”
“Che cazzo stai facendo?”
Jake si alza dal divano e mi posa una coperta addosso.
Allora non è un sogno e lui è davvero qua.
Ho paura di vederlo, adesso. È cambiato, ha lei. Resto a occhi chiusi.
“Che cazzo ci fa con te?”

“Era sconvolta per…”
“Quindi dovrei ringraziarti per aver così a cuore i miei affari?”
“Non fare l’idiota. Aveva solo bisogno di un amico.”
Lo sento, sospiro e non ho la forza di muovermi. Stringo le dita intorno alla coperta. Vorrei dormire davvero adesso.
“Jake, io... come... sta di merda, lo so. Io... tu lo sai. Tu ci sei passato. Io... che cazzo dovrei dirle? Io non lo so. Dille che... che... che, porca puttana, mi dispiace ma non è una cosa che possiamo controllare e che... 'fanculo, io vado. Dille quello che vuoi o niente. È abituata ai miei silenzi. Ciao, fratello.''

I suoi passi che si allontano. È andato via.

Angolo autrice

Ho letto le vostre recensioni ( grazie davvero, siete sempre tante) e so che volete il mio scalpo, per un po’ annegheremo nell’Angst ma posso garantirvi che questa resta la storia di Rose e di conseguenza di Embry.
Se però, dopo tutto questo vi va un sorriso, ho pubblicato una one-shot sempre targata lupi ma decisamente più allegra:

How I Married your Mother
Come vi siete accorte oggi è Mercoledì ma il Giovedì ormai mi risulta davvero un casino collegarmi per pubblicare
perciò sposto il giorno.
Alla prossima settimana
Con affetto
Noemi

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Capitolo 22
*** Lui è... ***


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Capitolo 22
Lui è…

Entro in casa, mi levo la giacca e la risata di April mi arriva alle orecchie.
L’ultima volta che l’ho vista stava piangendo.
Sta ridendo, con lui ma sta ridendo.
Conta solo quello.
Se continuo a ripeterlo finirò per crederci, spero.
Entro in cucina e lei salta giù dallo sgabello correndomi incontro. C’è lui e cerco di non guardarlo. “Rose, ma dove eri finita?”
“Scusa, pulcino.”

“Guarda che capelli, dove… oh mio dio. Eri da quel ragazzo, vero?”

Sospiro. “April, ma …”
“Perché non me lo presenti? E come si chiama? Insomma mi hai lasciato qua tutta sola, dovrei sentirmi offesa. Per fortuna c’era Embry.”

Mi mordo le labbra e cammino verso la dispensa prendendo una tazza.  Quanti caffè mi serviranno per sopravvivere a questa giornata? Afferro la caraffa e svuoto il contenuto nella tazza.
È tutto così sbagliato.
Io e lui che facciamo colazione. Lui che mi bacia. Tiffany che ci becca. Io che gli calpesto un piede con il tacco. Lui che ride.
“Rose, sei ancora fra noi?”

April mi sventola una mano davanti agli occhi e io sbatto le palpebre. “Sì scusa, dicevi?”
“Che vado a fare una doccia ma non provare a scappare stavolta, ok?”

“Promesso.”

Le scompiglio i capelli e lei corre via.
Mi volto. Mi sembra di essere finita in uno di quegli stupidi film dove tutto va a rallentatore.
Si volta.
Si passa le mani fra i capelli, chiude gli occhi e quando li riapre stringo le mani al bancone.
“Rose…”

“Embry…”

Chiudiamo la bocca entrambi e io sospiro facendogli segno con le mani.
Ha le occhiaie e il sorriso spento. Non voglio.
“Lo so, Embry. Non è una cosa che puoi controllare. Nessuna scenata, tranquillo. Hai avuto l’imprinting. Doveva succedere.”

“Io…”

“Tu non volevi che succedesse con mia sorella, tu non vuoi ferirmi, tu… credi davvero che tu possa dirmi qualcosa che mi faccia stare meglio?”

“No.”

“Già.”

Appoggio la tazza ed esco dalla cucina. Entro in camera, mi segue.
Mi levo la felpa di Jake e cerco una mia maglietta.
Lui che ride e chiude la porta. Lui che mi butta sul letto, io che sbuffo perché dobbiamo finire i compiti. La D in chimica. I suoi baci.
“Non voglio consolarti... voglio... che tu sappia che se avessi potuto scegliere avrei scelto te.”

Infilo la maglia e cerco di farmi scivolare addosso le sue parole.
Non ci riesco. Restano bloccate nell’aria. Come i baci che non mi ha dato e tutte quelle stupide cose che non abbiamo più tempo di fare.
Sospiro. Che cosa dovrei rispondere? Resto in silenzio.
Aspetta.
Silenzio.
Esce dalla stanza.

Non piove da quattro ore, un vero record. Stendo la coperta sulla spiaggia e April si siede a gambe incrociate.
“Rose, seriamente come fai a sopravvivere in questo posto? A parte i ragazzi mi sembra così… così… no guarda, non trovo le parole adatte.”

“I primi giorni volevo scappare. Le ho provate tutte ma poi mi sono solo abituata.”

“Ti sei abituata a non fare shopping, a non andare dal parrucchiere, a non vedere il sole. Cavolo, questo ragazzo misterioso deve essere davvero speciale.”

Sospiro e mi stendo sulla coperta.
Sbuffa. “Che palle, ho capito parlo io. Che mi dici di Embry? È fidanzato? No dai. Uno così mica può avere la ragazza. Insomma, sarebbe un crimine.”
Mi rigiro a pancia sotto e lei continua.
“Non ci sarai mica andata a letto, vero? No perché se così fosse… insomma, siamo sorelle, ok dividerci le cose ma anche i ragazzi mi sembra un po’ troppo.”

“April, non abbiamo mai avuto gli stessi gusti per i ragazzi. Stai tranquilla.”

“Come no, Justin piaceva a tutte a due.”

“No, quella era Sharon. A me piaceva Lance.”

“Ma è gay.”

“L’abbiamo scoperto dopo.”

“Ma dai, Rose, Lance era proprio brutto.”

“Justin aveva dei capelli orribili all’epoca. E poi avevo dodici anni, eh?”

“Che c’entra io dieci ma avevo già un ottimo gusto.”

Scuoto la testa e mi rimetto seduta.
“Comunque tralasciando gli N’sync, mi vuoi parlare di lui?”

Resto in silenzio. Lui. Lui è la tua anima gemella, April. Lui è il mio primo amore. Lui è quello perfetto per te. Lui è quello che mi fa stringere lo stomaco e tremare le ginocchia. Lui è quello con cui sei destinata a stare. Lui è quello che mi fa ridere. Lui è quello che farà ridere te. Lui è quello che quando mi tocca cancella tutto il resto. Lui è quello che ti farà stare bene. Lui è quello che devo dimenticare.
“Lui è…”

“Rose.”

Mi volto e Jake corre verso di noi. Mi alzo in piedi.
Ci raggiunge, mi guarda e guarda April. Stringe una giacca fra le mani e poi mi sorride.
“Ti stavo cercando,” dice.

“Perché?”

“L’hai lasciata da me.”  Sorride ancora e scuote la testa allungandomi la mia giacca. “Tu e le tue scuse per farti abbracciare.” Mi bacia la fronte mentre April dietro di me ridacchia.

Faccio un passo indietro e la guardo. Mi da una gomitata e allunga la mano verso Jake.
“Sono April, la sorella di Rose e tu sei…”

“Jacob”

Trattiene a stento un risolino e vorrei davvero sapere che diamine le prende adesso.
“Allora, Jacob, perché avevi la giacca di mia sorella?”

“L’ha dimenticata da me ieri sera”, risponde lui tranquillo.

“Ieri sera o ieri notte?”

“April, ma che stai dicendo?”

Un’altra gomitata mentre Jake strabuzza gli occhi e lei continua. “Da quanto vi conoscete?”
“Da quando si è trasferita qui, no?”

“Sì, ora che ci penso Rose mi ha accennato qualcosa.”

“April, no lui…”

“Mi sono ricordata che non ho ancora chiamato mamma e ho il cellulare a casa. Meglio che vada a prenderlo.”

“Ti presto il mio”, dico prendendo il telefono.

Scuote la testa. “Non voglio finirti il credito, non sono certa che vendano le ricariche qua.” Mima qualcosa con le labbra che non riesco a capire e raccoglie la sua borsa dalla coperta.
Sospiro. “April, non sai la strada.”
“Sei tu quella senza orientamento non io.”

Provo a replicare ma lei si avvia veloce e in pochi passi esce dalla spiaggia.
La guarda allontanarsi e Jake guarda me. “L’ho fatta scappare?”
“No, credo volesse lasciarci soli.”

“Perché voleva lasciarci sol… ah.”

Sbuffo. “Forse è meglio così, non posso dirle la verità.”
Mi lascio cadere sulla coperta e lui si siede a fianco a me. “Non chiedermi come sto.”
“In realtà volevo chiederti se ti andava di fare una tuffo.”

“Certo, Jake. Sono già in acqua non vedi?”

“Non fare la noiosa.” Si leva la maglietta e balza in piedi.

Scuoto la testa. “Non ci provare. Giuro che se lo fai…” Mi prende in braccio e non riesco a finire la frase. Stupido licantropo, insensibile ai pugni. “Jake, lasciami. Jake, giuro che se mi butti un modo di ucciderti lo trovo.”

Scoppia a ridere e ormai l’acqua gli arriva a metà ginocchio. “Ti conviene tapparti il naso, Rose.”
E il mio ennesimo insulto viene coperto dall’acqua salata che mi travolge.
È freddo, decisamente troppo, il respiro mi si blocca nei polmoni e quando riemergo Jake sta ancora ridendo a pochi centimetri di distanza da me. Gli spruzzo l’acqua in faccia e riprendo a insultarlo, ma il freddo mi fa tremare così tanto da non fare capire neanche una parola. Ride ancora e mi trascina vicino a lui. Riprendo a respirare normalmente grazie al suo calore.
“Piaciuto il tuffo, Rose?”

“Idiota.”

Ride, ride, ride e io non riesco più a fingermi offesa. Mi unisco alla sua risata e lui mi bacia il naso.
“Non smettere di farlo, ok?” dice sposandomi una ciocca di capelli dietro l’orecchio.

“Ci provo.”

 

Angolo autrice

E va bene faccio coming aut, non era Rose ma io a cui da ragazzina piacevano gli  N’sync e aveva una imbarazzante cotta per Lance Bass invece che per Justin Timberlake . Ma giuro, sono sbagli di gioventù.
Tornando alla storia ecco il confronto che forse aspettavate ma non sarà l’unico.
Non sono riuscita a rispondere a tutte le vostre recensioni, scusatemi davvero sono sommersa dagli esami da preparare, cercherò di mettermi in pari questa settimana.
C’è qualcuna di voi che scrive e come me è patita di Telefilm?  Ecco un contest che potrebbe fare al caso vostro: http://freeforumzone.leonardo.it/discussione.aspx?idd=10602958&a=1

Alla prossima settimana
Con affetto
Noemi

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Capitolo 23
*** Lividi ***


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Capitolo 23
Lividi

I vestiti appiccicati addosso, il sale sui capelli, la risata di Jake ancora nelle orecchie.
Ci deve essere un modo per non sentire dolore. Lo so che c’è, devo solo trovarlo.
Arrivo vicino a casa e sento le loro voci, sono seduti sul portico e vorrei diventare sorda e cieca ma so che non posso, so che non posso scappare dalla realtà e April ride ancora.
È mia sorella, le voglio bene e amo lui ma questo ormai non ha più importanza.
Le storie d’amore finisco. Il per sempre è solo delle fiabe in cui da piccole ci hanno insegnato a credere.
Faccio un altro passo, lui mi sente e si alza in piedi, cammino verso di loro mentre Embry si passa una mano fra i capelli; lo fa sempre quando è nervoso. Forse è successo qualcosa che non vuole io venga a sapere. Forse sono solo paranoica, forse… succederà comunque. 
Inizio a tremare nei vestiti bagnati e accelero il passo, salgo il primo gradino e sorrido a tutte e due.
April scoppia a ridere e mi guarda. “Non è un po’ presto per il bagno?”
“Jake pensava fosse una cosa molto divertente.”
“Jake?” Embry alza la testa verso di me e mi guarda. Non incrocio i suoi occhi da troppo tempo ma se lo faccio, anche solo per poco, crollare sarebbe troppo facile.
“Ci siamo incontrati in spiaggia”, dico aprendo la porta di casa.
“Cosa è successo?”
Stringo più forte la maniglia e scrollo le spalle. “Vado a fare una doccia.”

 

Butto i vestiti bagnati sul pavimento e apro l’acqua. Entro nella doccia e chiudo gli occhi.
Sharon, non immagini neanche quanto bisogno avrei di te adesso. Fa male, ma forse con te qua una via d’uscita la troverei.
O forse saresti solo brava a farmi capire che non è la fine del mondo. A quello sono già sopravvissuta.
Non lo so neanche io cosa mi aspettassi dalla nostra storia, non che finisse così presto. Forse. Quanti forse ho già detto? Troppi.

Aumento la temperatura dell’acqua, perché ho sempre freddo? Chiudo gli occhi sotto il getto quando sento la parta aprirsi.
“Apri, non ho ancora finito.”
“Io… Rose, scusa ma….”
Spalanco gli occhi. “Embry.”
“Non hai risposto alla mia domanda prima.”
Mi lascio andare contro le piastrelle e sospiro. Che accidenti ci fa qua? Vedo la sua sagoma attraverso i vetri appannati, sono una vera cretina, vorrei uscire e abbracciarlo. Stupida, stupida, stupida.
“Che domanda?”
“Cos’è successo?”
“Quando?” Stringo le mani a pugno.
“Con Jake.”
“Embry, non dovrebbe interessarti.”
“Lo so, ma non riesco a non pensarci.”
“Non è successo niente,” dico infine e lui fa un passo avanti, mi mordo le labbra. “Puoi andare via ora? Ho freddo e vorrei uscire.”
“Rose…”
“Ti prego.” Appoggio la fronte al vetro della doccia e cerco di calmare il respiro. La sua presenza mi destabilizza. Troppo.
Fa un altro passo.
“Vai.” La mia voce si incrina pericolosamente. Non piangere, non crollare proprio ora, resisti.
“Non…”
“Sto bene, davvero.”
“Beata te, io sto da schifo.”
Mi sembra di sentire il suo respiro talmente è vicino e questo vetro appare così sottile. Appoggia il palmo della mano e io faccio un passo indietro, torturandomi il labbro sempre più forte per non cedere.
L’anta della doccia si apre e crollo mentre mi abbraccia.
“Ti avevo chiesto di andare via.”
“Non ti ascolto mai, ancora non l’hai imparato?”
Cerca di sorridere e stringo di più le mani alla sua maglietta.
Respiro lui. E so che è l’ultima volta che succedere. Ho bisogno di sentirlo e dopo sarà ancora più doloroso. Stringo più forte fin quasi a farmi male.
Ti amo, ti amo, ti amo.
Sposta le mani sul mio viso e mi guarda.
“Rose, ti…” Irrigidisce le spalle ed inizia a tremare. “Non ti ho…”
Mi alzo sulle punte e appoggio la fronte alla sua. “Lo so, Embry, lo so.”
“Mi odi?” Chiede. E non gli ho mai sentito quel tono di voce.
“Sarebbe più facile.”
Mi accarezza il viso con i polpastrelli. “Anche per me, credo.”
“Posso provarci, una volta mi riusciva benissimo.”
“No, non è vero,” dice riuscendo a sorridere davvero mentre io smetto di piangere. È solo un momento e passerà troppo in fretta.
“Rose.”
La voce di April dall’altro lato della porta. Non si può sfuggire dalla realtà. Trasalisce quasi spaventato e lascia ricadere le mani lungo i fianchi, afferrò veloce un asciugamano mentre lui riprende a tremare.
“Ho finito, April, arrivo.”
Allungo una mano verso il suo viso ma lui scuote la testa. “Scu… scusa,” dico prima di uscire dalla doccia. 

Continuo a fissare il soffitto senza riuscire a prendere sonno. La tapparella scricchiola e fuori a ripreso a piovere, l’orologio fa troppo rumore e persino il respiro di April è fastidioso.
Calma, Rose. Devi stare calma. Mi alzo dal letto cercando di fare meno rumore possibile, afferrò il cellulare e esco dalla stanza.
Tiffany ha il turno di notte e lui è di ronda, non c’è nessuno.
Mi siedo sul tavolo della cucina, non serve neanche che scorra la rubrica quel numero credo che non riuscirò mai a dimenticarlo.
Tocco l’ultimo tasto ma invece della voce della segreteria di Sharon parte uno sterile messaggio: il numero è stato disattivato.
Sospiro e inizio a mangiarmi un’unghia. Il passato svanisce; sempre. Come la sua voce.
Mi alzo dal tavolo e apro il frigo afferrando una birra.
“L’ultima volta che ti ho visto con una bottiglia di alcool in mano poi è finita addosso a me.”
“Sono arrivata a l’ultimo vasetto di crema, ti risparmio solo per quello.”
Si siede sulla sedia e mi volto a guardarlo. “Hai già finito la ronda?”
Si stringe nelle spalle.
“Ah giusto.” Apro la birra e ne butto giù una lunga sorsata. “Non riesci a stare lontano da lei troppo a lungo.”
“Paul vuole andare a trovare Rachel domani, mi ha chiesto di fare cambio.”
“E tu come farai? Fra due giorni riparte.”
“Perché fai così, Rose?”
“Cosa? Sto solo cercando di fare conversazione.”
“Pensi che per me sia divertente?”
“No, io…”
“Perché non è divertente, Rose. Non lo è per niente e poi tu insomma, perché non riesci a capire che…”
“Che cosa dovrei capire?”  Raschio via l’etichetta delle birra e lo guardo.
“Che ci sto da cani quanto te.”
“Tu non stai male, Embry. Hai solo qualche senso di colpa che metterai presto a tacere.”
“Giusto, dimenticavo che tu hai la risposta sempre pronta.”
“Perché non è così?”
“Non voglio litigare con te,” dice e si alza in piedi sistemando la sedia sotto il tavolo.
“Non ne vale la pena.”
“Smettila di parlare al mio posto.”
“E tu smettila di dirmi bugie.”
“Che cazzo vuoi sentirti dire, Rose?” Alza la voce all’improvviso.
Non lo so, cosa voglia sentire. Non lo so. “Io…”
“Che cosa devo dirti.” Fa un passo verso di me e mi afferra per le braccia. “Cosa?”
Le sue dita stringono sempre di più la presa e il respiro si spezza.
“Mi fai male.”
“Cosa devo dirti?”
“Embry, mollami, mi stai facendo male.”
Inizia a tremare, mi guarda e poi la presa si allenta. “Io… cazzo… scusa.”
Corre fuori dalla porta e non so neanche io come mi trovo a seguirlo.
Piove talmente tanto che riesco a mala pena a scorgere la sua sagoma vicino ai margini del bosco. Mi avvicino. Ha la fronte appoggiata al tronco di un albero e le spalle che si alzano e si abbassano troppo velocemente.
“Embry.”
“Vattene, Rose.”
“Non pensavo davvero quello che ho detto.”
“Quale parte?” Stringe le mani a pugno e si volta.
Mi stringo nelle spalle. “Un po’ tutte.”
Smette di tremare e si sposta i capelli da davanti gli occhi, si avvicina e io faccio un passo indietro.
“Ti ho fatto male.”
Cerco di abbassare la manica della maglietta e scuoto la testa. “No.”
“Ti ho fatto male.”
Continua a ripeterlo. Niente sorriso sul volto, non è neanche più lui.
Torno ad avvicinarmi e gli afferro il viso. “È solo un livido. Lo so che non volevi e non volevi neanche tutto il resto.”
Ha lo sguardo perso e lo so che tocca a me, che devo dare un taglio netto, che devo cercare di fare stare meglio entrambi.
“Embry, non devi più lottare.”
Sgrana gli occhi e io vorrei smetterla di parlare , vorrei baciarlo e dirgli di non arrendersi. “Arrenditi, lascia che… è lei il tuo destino, non voglio che continui ad opporti.”
“Rose, se lo faccio noi…”
“Noi non esistiamo già più.”
Sospira e chiude gli occhi. Quando li riapre mi sforzo di sorridere.
“Quindi è un addio?” chiede con la voce spezzata.
“Sì.”

 

Angolo autrice.

Il nuovo banner è opera di Angel_shanti , e se non l’avete ancora fatto vi consiglio di dare un occhio alle sue storie.
Alla settimana prossima
Con affetto
Noemi
Ps: Grazie mille per essere ancora qua a leggere, nonostante questi capitoli non proprio leggeri.

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Capitolo 24
*** La cosa giusta ***


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Capitolo 24
La cosa giusta

Sta riiniziando a piovere, Jake afferra la mia mano e inizia a correre. Si ferma a pochi metri da casa e io lo guardo interrogativa. "Jake, che ti prende?  Muoviti. Sta diluviando." Riprendo a correre ma lui mi blocca per un braccio.
"Devo dirti una cosa."
"E non puoi aspettare di essere al riparo?"
“No, è importante." Si sistema il colletto della giacca e sbuffa. Lo guardo: infila le mani in tasca e si dondola sui talloni. "Non so da dove iniziare."
“Jake, mi stai facendo preoccupare."
“No è che... non so se... e che poi tu... e noi... e che odio parlare, Rose."
Sbuffa ancora e allunga una mano spostandomi i capelli bagnati dietro l’orecchio e cerca di sorridere; non l’ho mai visto cosi.
“Mi vuoi fare un disegnino?” Provo ad alleggerire l’aria che è diventata troppo tesa intorno a noi. Non mi piace questa situazione. Cosa può essere successo da renderlo così nervoso?
“Ok, te lo dico e basta. L imprinting… non so come sia successo, ma ora è… tu… Porca puttana, Rose, mi sa che ti amo."
Sgrano gli occhi è faccio un passo indietro. "Jake, non è divertente." 
Sospira. "Lo so che sei innamorata di lui ma... dannazione, perchè mi capitano sempre le stesse cose?"
Da un calcio a un sasso e stringe le mani a pugno. Non ha detto davvero che mi ama, giusto? Resto in silenzio e lui alzo gli occhi su di me. È il suo sguardo, quello sguardo che è sempre riuscito a farmi stare meglio in questi mesi.
"E che non me lo aspettavo, siamo amici e credevo che l’imprinting..."
"Già, lo credevo anch’io ma poi le cose sono iniziate a cambiare, dovevo dirtelo e basta."
“Vuoi dire che se vogliamo possiamo stare insieme… cioè, non solo sesso?”
Si avvicina di un passo e mi accarezza le braccia. “Dipende da cosa vuoi tu.”

Cosa voglio io. Una domanda meno complicata non poteva trovarla.
All’improvvisa sento una risata dietro la mia schiena.
Sta lentamente smettendo di piovere, riesco a intravedere il portico di casa ed Embry e April che escono fuori. Si fermano. Vicini, troppo. Lui si inchina verso di lei, lei si alza sulla punta dei piedi. Si baciano. La terra frana sotto i miei piedi ma Jake mi abbraccia. E so che lui non mi farà mai cadere.

 

Mi passo una mano sulla fronte sudata e sgrano gli occhi mettendomi seduta. Che accidenti è successo? Sento il cuore battermi decisamente troppo. Era solo un sogno, era solo uno stupido sogno. Tutti questi giorni assurdi: i discorsi con Kim, evitare  Embry, sfogarsi con Jake.
Sospiro e mi volto a guardare April. Si rigira un paio di volte e poi anche lei si mette seduta.
“Che succede, Rose?”
“Io… ho fatto un sogno assurdo.”
Mi guarda titubante e trattiene il respiro mentre pronuncia il suo nome. “Sharon?”
Scuoto la testa e lei lascia andare l’aria. “Erano… c’erano Jake e Embry.”
Non pronuncio il suo nome ad alta voce da tre giorni, spero non si sia accorta che…
“Ah.” Si morde le unghie. Ha lo stesso mio vizio e lo fa solo quando è agitata, ho paura di farle quella domanda ma è la mia sorellina e non posso ignorarlo.
“Che succede, April?”
“Tu volevi davvero che ti venissi a trovare, Rose?”  La guardo e lei rannicchia le gambe sotto il mento. “E che domani riparto e mi sembra… non lo so, sei stata così strana per tutti questi giorni. Oramai hai la tua vita e io cioè… non ti servo più.”

Dio sono una vera stronza. Sospiro e le scompiglio i capelli. “Non esiste nessuna vita in cui tu non mi servi, April.”
Non posso essere così egoista. Non è stata neanche colpa sua, è una stupida magia senza nessuna logica.
“Perché qua invece sembrava che…”

Non c’è l’ho con te, April, ma vorrei essere te. “Sembrava che fossi distratta lo so. Mi dispiace, April. Dovevo passare più tempo con te e invece sono stata quasi sempre con Jake. Faccio schifo come sorella maggiore. Ti ho lasciata con Kim e Embry e...”
“Sì già, Embry.”
 Posso farcela, lo so che posso affrontare anche questo. “Ne vuoi parlare, April?”
“Non c’è molto da dire. Cioè ma l’hai visto? E credevo di piacergli ma poi ha tutti questi atteggiamento strani e prima tu stavi già dormento, sono uscita per prendere da bere e a un certo punto credevo davvero che mi baciasse ma poi, Rose non è che ha una cotta per te?”
“Eh? No ma che dici.”
“'Si avvicina sempre a te, però. Io... non voglio mettermi in mezzo, qualunque cosa ci sia tra voi.”
“April, non c’è niente tra noi. Viaggi troppo di fantasia.”
 Sbuffa e si morde ancora l’unghia. “Tanto domani riparto, non importa.”
“Ma a te piace?”
“Rose, non fare domande cretine.”
“Scusa, cioè lo so che…”
“Sì, mi piace ma è solo un ragazzo, no?”
Sbadiglia e io le sorrido. “Torniamo a dormire, credo sia meglio.”
“Notte, Rose.”
“Notte, April.”
 

Ho lasciato April alla fermata dell’autobus un’ora fa.
Mi ha fatto male vederla andare via e allo stesso tempo e stato come levarsi un peso dalle spalle ed è stato allora che ho capito quall’ era l’unica cosa che mi restava da fare.
Rovescio in valigia tutto il contenuto del comodino e cerco di fare mente locale su cos’altro manca quando la porta della camera si spalanca.
Mi mordo le labbra e cerco di ignorare i suoi passi.
“Che stai facendo?”
“Le valige.”
“Questo lo vedo è il perché che mi sfugge.”
“Vado da Kim per qualche settimana prima di tornare a casa. Deve almeno finire il semestre.”
“Tornare a casa?”
“Sì, a Los Angeles.”
“No.”
Apro l’armadio ma lui mi blocca le braccia.
“Embry lasciami finire.”
“No, non puoi tornare a casa.”
“Sì che posso.”
“Perché?”
“Perché se tu non vuoi rendere le cose più facili lo farò io,” dico voltandomi verso di lui.
“È … è andata via, Rose, forse adesso…  non so, forse…”
“Allora dimmi che mi ami.”
“Io ti… lo sai che... lo sai cosa provo.”
Sospiro e cerco di liberarmi dalla sua presa ma lui non mi lascia andare.
“Non riesci a dirlo, Embry. È solo una stupida parola e non riesci a dirla.”
“Ci sto provando.”
Mi guarda: ferito e intrappola. Ecco cosa vedo nei suoi occhi.
“Lo so che ci stai provando, lo vedo. Ma non ci riuscirai e … fa troppo male, Embry.”
Lascia andare le braccia lungo i fianchi e appoggia la fronte alla mia.
“Non volevo.”
“E io non...  lo sai che dobbiamo farlo.” Non voglio neanche io.
“No.”
“Ci vedremo ancora a scuola.” E morirò guardandoti ogni volta.
“Non mi basterà.”
Vorrei solo chiudere gli occhi e credere alle sue parole.  “Sai, April lei… funzionerà.”
Faccio un passo di lato ma lui mi tira di nuovo vicino. Chiudo gli occhi. Dove trovo la forza per allontanarmi un'altra volta? Non riesco più a farmi a pezzi.
Sento il suo respiro farsi più rapido a un soffio dal mio viso, li riapro e le sue labbra sono sulle mie.
E tutto ritorna perfetto e giusto. Perché è solo in questo momento che mi sembra di vivere. Ma lui Trema, trema troppo forte e ricordo tutto: non è più la mia vita.
Mi stacco veloce e smette di tremare.
“Ci vediamo a scuola, Embry.”
 

Angolo autrice

Mancano ancora tre capitoli e volevo solo ringraziare chi è arrivato fin qua, chi mi recensisce, chi legge in silenzio, chi semplicemente c’è.
Alla prossima settima
Con affetto
Noemi

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Capitolo 25
*** Addii ***


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Capitolo 25
Adii

Osservo Jake chiudere il bagaglio della macchina, guarda l’ora e poi guarda me.
Kim si tortura le labbra con i denti prima di iniziare a parlare. “Rose, lo sai che non devi andare via.”
“Ma il semestre è finito.”
“E allora?  Puoi restare qua tutto l’anno e…”
“O tu potresti venire a Los Angeles per le vacanze di primavera. Manca solo un mese.”
Sbuffa e si pettina la frangetta con le dita. “Hai la testa talmente dura, Rose.”
Sorrido e l’abbraccio, avrei così tante cose da dirle che non saprei da dove iniziare,  spero che le capisca anche se resto in silenzio.
Non mi sono mai piaciuti gli adii e dopo la morte di Sharon  ancora meno. Addio è una parola che non sono mai riuscita a dirle. Addio non si può dire davanti a una lapide impersonale, addio è… ma qua e ora è tutto diverso. Posso alzare il telefono e sentire ancora la sua voce, posso… “Ti voglio bene, Kim.”
Fa un passo indietro e mi sorride. “Vacanze di primavera, allora? Devo portare il costume?”
“No, lo compriamo insieme, non so se qua…”
“Li vendono?”
“Esattamente.”
Scoppiamo a ridere e lei torna ad abbracciarmi, finché non sento Jake alle mie spalle schiarissi  la voce. Sospiro e sciolgo l’abbraccio. “Ti chiamo quando arrivo, ok?”
Kim annuisce con la testa e cammina verso il portico mentre io entro in auto.
“Sicura di aver preso tutto?” chiede Jake salendo in macchina e mettendo in moto. Annuisco con la testa e mi lascio andare contro il sedile.
Sei mesi fa arrivare qua mi era sembrata la cose peggiore che potesse capitarmi e ora, invece, mi sembra di lasciarci un pezzo di cuore, forse molto più di un pezzo.
Embry.
Non sono riuscita a salutarlo.
L’ho visto a scuola, persino al falò di ieri sera e non ci siamo scambiati neanche una parola, ma che c’era da dire in fondo?
Ho salutato Seth, Jared, Leah, persino Paul e non l’ho mai guardato in faccia.
È sbagliato, è ingiusto ma non riesco a togliermi dalla testa che April prenderà il mio posto. Quanto potrà starle ancora lontano?
L’imprinting lo porterà da lei, mi stamperò sul viso un bel sorriso e andrà tutto bene.
Il problema vero è che non sono mai stata brava a fingere: fingere di stare bene, fingere che non mi mancava Sharon, fingere di non vederlo a scuola, fingere di non sentire ogni suo respiro, fingere di non amarlo, fingere che lo dimenticherò facilmente.
Chiudo gli occhi e Jake guida in silenzio, se anche i miei pensieri fossero silenziosi sarebbe più facile ma quelli decisamente non si possono mettere a tacere.
La prima volta che l’ho visto, la volta che gli ho rovesciato la vodka addosso, il poster di Hollywood, la  prima volta che…
“Arrivati.”
Apro gli occhi sorpresa e Jake mi sorride stringendomi una  mano sulla gamba.
“E a anche iniziato a piovere.”
Sorride e mi accarezza una guancia. “Poteva essere altrimenti?”
“No, direi di no.”
Poso la mano sulla sua e sospiro. “Ok, senti: rapido e indolore. Ora esco dall’auto e tu riparti.”
“Rose…”
“No, Jake. Non dobbiamo dirci niente, non è una puntata di un telefilm questa.”
“Certo che non lo è. Se lo fosse ci sarebbe una bella musica di sottofondo e una voce fuori campo.”
“Voce fuori campo?”
Sorride. “Devo sempre spiegarti tutto, Rose. Andrebbe più o meno così. Avevo diciassette anni, ero giovane, non avevo problemi o almeno credevo di non averne e poi è arrivata lei. Lei e tutto il mio mondo è…”
 “E tutto il tuo mondo e stato stravolto, ma alla fine è migliorato perché lei –  cioè io –  era la ragazza più incredibile del mondo.” Alzo gli occhi al cielo e Jake annuisce con aria solenne. Gli do un pizzicotto e lui ridacchia baciandomi la fronte.
“Non ti mettere a cantare però”, dico abbracciandolo.
“Potrei.”
“Sei più stonato di me.” Mi aggrappo alla sua maglietta e respiro contro il suo collo.
“No, non è vero.”
“Sì che è vero e io… io… devo andare, Jake”
Scioglie l’abbraccio e scende dall’auto scaricando le mie valige.
A volte il confine fra l’amore e l’amicizia e così sottile. Io e lui ci abbiamo girato intorno, forse era ben chiaro, forse a volte si è perso, forse l’unica cosa che so e che non sarebbe stato lo stesso senza di lui. 
Estraggo il biglietto dalla borsa e lo mostro all’autista, Jake mi fa cenno con la testa mentre le porte dell’autobus si chiudono.
Mi siedo in fondo e appoggio la fronte contro il vetro. Volevo tornare a Los Angeles sei mesi fa ma sei mesi fa non sapevo che cosa volesse dire amare.
Embry.
La prima volta che ci siamo baciati, la prima volta che abbiamo fatto l’amore, la prima volta che mi ha detto ti amo.
Embry.
Sgrano gli occhi e scuoto la testa.
Embry.
Non può essere davvero lui ma non posso sbagliarmi. È appoggiato contro un albero, appena oltre la stazione dei bus. Le mani lungo i fianchi, completamente bagnato per la pioggia e con addosso solo un paio di pantaloncini.
Perché è qua?
Niente saluti. Non con lui. Gli ho detto addio già troppe volte.
L’autobus inizia a muoversi ed io non riesco a distogliere lo sguardo da lui.
Lo guardo e non vorrei mai smetterlo di farlo, lo guardo finché non scompare: Addio.
 

Non riesco ad evitare l’ennesima pozzanghera e mi do della cretina almeno un centinaio di volte.
Il mio aereo parte fra due ore e allora, che accidenti ci faccio ricoperta di fango in un bosco?  
Cretina, cretina, cretina e masochista.
L’hai visto anche se non volevi. Hai detto addio anche se non volevi dirlo. Addio è la parola definitiva. Non c’è niente che la segue.
“Embry?”
Dio, ma che sto facendo? Per quanto ne so io potrebbe essere in Canada, anche se non credo abbia molto da fare in Canada. Ma in casa non c’era e io…
“Embry?”
Non era neanche da Jake e dovrei tornare indietro, riprendere quel bus e magari riuscire anche a non scendere, questa volta. Per quale stupido motivo sono scesa? Per correre da lui e dirgli cosa?
“Guarda che accidenti mi fai fare. Sto anche rovinando le Manolo ed erano quelle che mi ha regalato Sharon per i sedici anni e tu… non sai neanche che cosa sono le Manolo, lo so e soprattutto non sei qua.”
Cretina, cretina, cretina.
Che bisogno c’è di rimanere sotto la pioggia a cercare qualcuno che non ti può neanche amare come vorrebbe. Ha avuto l’imprinting e tu sei tornato indietro per lui.
Cretina, cretina, cretina.
Mi siedo su di un masso, non voglio piangere ma non riesco a smettere di farlo, piove e si confondono facilmente. Goccia per goccia.  
“Rose.”
Perfetto, ora sento anche la sua voce.
“Rose, tu… eri partita.”
Mi volto e lui è in piedi a pochi passi di distanza da me. Almeno non sono pazza, non del tutto o forse sì, perché mi alzo in piedi e lo raggiungo.
“Sono una cretina”, lo dico prima di abbracciarlo e iniziare a piangere più forte.
“Non capisco.”
“È colpa tua. Io non volevo salutarti ma poi ti ho visto e … perché sei venuto?”
Sposta le mani sulle mie spalle e mi allontana appena. “Dovevo vederti.”
“No che non dovevi, dovresti pensare solo a April.”
“Smettila.”
Mi avvicina di nuovo a lui e mi circonda il viso con le mani. Mi guarda e io scuoto la testa. “Non voglio farti stare male, Embry.”
“Sto male se vai via.”
Le sue labbra sempre più vicine alle mie. “No”, lo sussurro appena e sono una cretina. Ho bisogno di baciarlo, di sentirlo ma lui inizia a tremare e si avvicina ancora. “Embry, va via.”
Le sue labbra sulle mie e avrei mille altre cose da dire e da fare. Allontanarlo, andare via, farlo smettere di tremare ma passo le mani sui suoi capelli bagnati e lui continua a baciarmi e a stringere le mani sui miei fianchi. Trema e mi fa male e non sento neanche il dolore .
Non voglio più respirare, non voglio più camminare, non voglio più niente, solo lui e adesso e questo attimo che durerà troppo poco. Trema, trema ancora e tutto finirà come è iniziato.
Addio, addio, addio, adesso devo dirlo davvero ma lui mi prende in braccio e si siede sulla stessa roccia dove io piangevo pochi minuti fa, e continua a baciarmi e non smette.
Gli accarezzo la schiena, sposto le mani sul suo petto e lui trema più forte. Smetto di baciarlo. “Scu… sa.”
Scuote la testa e mi morde le labbra, mentre mi leva la maglietta, sgrano gli occhi e lui riprende le mie mani portandosele sul petto. Di nuovo.
“Sto bene.” E anche la sua voce trema.
“Non è vero.”
“Sto… bene.” Mi bacia il collo e mi solleva appena facendomi sdraiare.
Non sento più la pioggia ma vedo le gocce d’acqua sul suo corpo. È caldo, forse troppo.  Mi apre i pantaloni e il suo respiro si spezza; vorrei avere la forza di fermarlo, di fare la cosa giusta ma scende a baciarmi il ventre e le gambe mentre mi leva i Jeans e la mia forza di volontà non esiste più. Lui ha annullato tutto, si è preso tutto.
Potrebbe trasformarsi ora, trema, sento i suoi denti stridere e mi fido di lui. È folle ma è lui. Siamo un noi che non esiste più e a cui ci aggrappiamo entrambi fino a sanguinare.
Ti amo. Vorrei dirlo ma non posso. Mi mordo la lingua fino a che non sento dolore e gli sbottono i pantaloni.
Ti amo. Non può dirlo mentre rimane nudo e si sdraia sopra di me. Mi accarezza e chiudo gli occhi perché ora guardarlo mi fa troppa paura.
“Rose.” Soffia il mio nome sul mio collo e le sue mani  sono su di me, mi apre di più le gambe e riprende a baciarmi.
Apro gli occhi e non dovrei. Ma è il nostro addio e voglio farmi male una volta per tutte.  Voglio ricordarlo, voglio sapere che era vero. Mi guarda anche lui mentre entra dentro di me. Lentamente. Continua a tremare. È vero.
Spinge e mi stringe le mani mentre la schiena sbatte contro la roccia e lui allora rallenta ma non voglio che si fermi e scuoto la testa.
Lo so che sta combattendo e so che non potrà vincere, non questa volta.
Torna a muoversi. Lascia le mie mani e mi accarezza. Mi aggrappo alle sue spalle e stringo le gambe intorno alla sua vita.
Ancora le sue labbra sulle mie ma anche il bacio e lento, questa volta. E gli occhi sono ancora aperti e non so più se sono io a tremare o è lui.
Un ultimo gemito dalle sue labbra o forse dalle mie mentre le spinte tornano ad aumentare. Gli graffio la schiena ,l’orgasmo mi fa dimenticare tutto e nell’oblio del momento non riesco più a trattenermi;  scoppio a piangere mentre anche lui mi raggiunge tremando più forte.
Mi copro il viso con le mani e lui mi afferra per i polsi.
“Mi… mi dispiace.”
Non so chi lo dice, non ha più importanza.
Ti amo. Addio.
 

Angolino autrice.

 
Questo capitolo è stato particolarmente difficile da scrivere, è diversa da tutte le altre scene, è l’angst non è mai stato nelle mie corde, in ogni caso spero che vi possa coinvolgere.
Corriamo veloci verso il finale e vorrei davvero dire grazie a chi ha letto fino a qua, a chi mi è sempre vicino.
Parlando di Embry ho pubblicato una piccola Flash che dovrebbe essere parte di una storia più grossa che pubblicherò fra poco:Là Fuori
 E poi, non perdetevi anche questo Embry, irriverente, sicuro di se e tremendamente sexy, opera di un autrice davvero brava: Biscotto al cioccolato
Mi scuso con Ania e Eryca per non aver risposto alle loro recensioni ma mi farò sentire presto (stupidi esami.)
La settimana prossima è la settimana di esami quindi può darsi che il capitolo arriverà un po’ in ritardo.
Ci leggiamo presto
Con affetto
Noemi

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Capitolo 26
*** Cambiamenti ***


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Capitolo 26
Cambiamenti

Fino a l’anno scorso la mia vita aveva una sua direzione precisa. Non c’erano imprevisti, non c’erano intoppi. Sapevo chi ero e cosa voleva e poi in un istante tutto è cambiato.

Sospiro e alzo gli occhi dal foglio guardando l’ora.  Ho rimandato per troppo tempo, devo metterlo nero su bianco e poi voltare pagina.

Ho diciotto anni  e alcuni pensano che sia  l’età migliore, ancora ragazzina puoi vivere dei tuoi sogni, senza rimpianti. Ma non è così, perché è adesso che ci viene chiesto di prendere in mano la nostra vita, di fare scelte da cui dipenderà tutto il nostro futuro. E una scelta non è mai giusta o sbagliata è solo dettata da chi sei in quel momento.
Ma quel momento passa. È solo un istante, un istante in cui sei diversa dal prima e dal dopo.
Nell’ultimo anno la mia intera vita è cambiata. Credevo che ne avrei sempre avuto il controllo, ma non è stato così. Credevo di sapere chi ero e cosa volevo ma non era vero. Credevo, credevo in tantissime cose ma soprattutto credevo in me stessa.
È bastato un solo istante per cancellarmi.
Ed è lì che ho iniziato a capire, a vedere di quanti istanti è fatta la nostra vita e di quanto quegli istanti siano decisivi e immutabili.
L’istante in cui il rosso del semaforo è scattato e la macchina su cui viaggiavo si è schiantata contro un camion. L’istante infinito in cui la  mia migliore amica ha smesso di vivere. L’istante in cui non sono riuscita ad accettarlo, l’istante  in cui invece lo fatto.
E poi ci sono altri istanti, forse migliori. L’istante in cui lo vedi per la prima volta, l’istante in cui capisci, l’istante in cui ti innamori. E ancora l’istante in cui il tuo cuore si spezza.
Una volta lessi in un libro che il cuore te lo spezzano una volta sola, tutto il resto sono solo graffi.
Il mio cuore si è spezzato a diciassette anni e non ero mai stata innamorata.
La spaccatura del mio cuore aveva un nome ben preciso, il nome della mia migliore amica.
Ma in quello stesso anno, nell’anno in cui avevo perso tutto,  mi sono innamorata.
L’amore ha tante forme, ha mille sfaccettature ma quello che ho imparato da esso e che non puoi amare senza metterti in gioco al mille per mille. Non puoi amare senza perdere una parte di te, non puoi amare e restare la stessa.
Ho amato, forse l’ho fatto nel modo sbagliato, forse non esiste il modo giusto.
Non ho avuto paura e ho sofferto. Graffi su graffi, cicatrice sopra cicatrice ma se quell’ amore, se quel dolore mi ha portata a essere chi sono adesso,  rifarei tutto da capo.
Credo di essere una persona non migliore ma diversa, credo di essere una persona più forte, credo soprattutto, di essere pronta al futuro.
Credo che il futuro che voglio è lì, ad un soffio da me e voglio iniziare a costruirlo passo dopo passo, iniziando da qui.

“Rose.”
Continuo a scrivere e cerco di ignorarlo
“Rose, lo so che mi hai sentito.”
Sbuffo e infilo foglio e penna nella borsa. “Sei in ritardo”, dico senza alzare gli occhi.
“Lo so, scusa. C’era traffico.”
Lo guardo ed è sempre più vicino. Un anno fa non l’avrei mai detto ma anche un cuore spezzato può guarire.
Quando ho conosciuto lui non lo credevo possibile. Ma lui ha saputo farmi ridere, lui ha saputo amarmi cosi com’ero: spezzata. E poi mi ha rimesso insieme.
“Non mi dai neanche un bacio?”
“Non te lo meriti.”
Scoppia a ridere e alza gli occhi al cielo. “Cosa stavi scrivendo?”
“La lettera per l’amissione al college.”
“Rose, credevo l’avessi già spedita.”
“Non ti ci mettere pure tu. Mi  basta mio padre.”
“Tuo padre ha ragione.”
Lo guardo incredula e incrocio le braccia al seno. “E tu da quando dai ragione a mio padre?”
Si stringe nelle spalle e afferra la mia borsa. “Da quando le domande di ammissione scadono fra una settimana. Dov’è il resto?”
“Il resto di cosa?”
“Il resto delle valige, principessa.”
“Ho metà delle mie cose nel tuo armadio, non devo sempre muovermi con mille bagagli.”
Tossisce e fa finta di soffocare. Sbuffo, vorrei tanto tirargli un pugno ma mi farei male solo io.
“Principessa, ha proposito delle tue cose...”
“Embry, ne abbiamo già parlato. Non metto i miei vestiti in uno scatolone.”
“Ma è assurdo che ci debbano stare i miei, sei qua solo nei weekend.”
“Vuoi che passi pure i weekend a Los Angeles?”
“Viziata”, borbotta e si incammina verso l’uscita dell’aereoporto.
“Fai sempre in tempo a sceglierti qualcun'altra con cui stare”, dico sorpassandolo.
Mi blocca per un braccio, lascia andare la mia borsa e mi tira verso di lui baciandomi.
Dio, le sue labbra. Due settimane sono sempre cosi dannatamente lunghe. Si stacca da me troppo presto e mi circonda il viso con le mani. “Ma io voglio te. Voglio sempre te, Principessa.”

“Io voglio te.”
Lo sento anche se lo sussurra appena, ha la voce roca e il respiro ancora spezzato. Scuoto la testa e continuo a piangere. Serra di più le dita sui miei polsi e prova a spostarmi le mani.
“Rose.”
“Embry, io… lasciami andare.”
Mi libera i polsi e mi alzo rivestendomi in fretta. Mi mordo l’interno della guancia e mi volto a guardarlo: si è rimesso anche lui i pantaloni e ha la fronte appoggiata alla roccia, le spalle che si alzano e si abbassano troppo velocemente.
Ho paura, ho paura per lui, io oramai non sento niente. Di nuovo.
Devo andare via. Non dovevo tornare, ora è ancora più difficile.
Cretina, cretina, cretina.
Faccio un passo quando lui si alza all’improvviso e mi raggiunge.
Volto la testa ma lui mi afferra per il mento, mi costringe a guardarlo e io non voglio.
“Io voglio te.”
“Ma non ha importanza.”
“E invece ce l’ha.” Respira, respira affondo e poi mi bacia. Mi stringe più forte a lui e non trema.
Sgrano gli occhi, faccio un passo indietro e lui sorride. Non lo vedevo sorridere da così tanto.
“Che significa? ”chiedo.
Il cuore mi fa male, non voglio sentire la risposta o forse sì.
“Non lo so, Rose, ma prima …. ora è diverso.”
Allunga una mano e mi trascina di nuovo vicino a lui. Riprende a baciarmi e scoppia a ridere. Mi bacia il naso. “Sto bene.” Le guance “Era come non riuscire a respirare.” Le palpebre. “Ma ora è passato.”  Il  mento. “ Non sento più tirare, non sento… sento solo te.” Ride ancora mentre mi solleva in braccia.
“Vuoi dire che…” Non posso dirlo, non voglio sperare.
“Che l’imprinting è spezzato.”

 

 
Embry si ferma a un semaforo e mi sorride.  “È la prima volta in dieci giorni che non piove.”
“Ovvio, sono arrivata io.”
Mi sfiora le labbra velocemente. “Egocentrica.”
“Pensa a guidare.”
“Ma La Push è ancora lontana, potremmo…”
“Essere arrestati per atti osceni in luogo pubblico. Guida, testone.”
Borbotta qualcosa che non riesco a  capire e torna a guardare la strada.Odio essere lontana da lui, ma è l’ultimo anno delle superiori,  dovevo tornare a casa, dovevo sistemare le cose con i miei e April. Tornare a essere sorelle, la sorella che aveva perso dopo l’incidente.
Non volevo venire a La Push e ora, quando sono a Los Angeles, mi manca tutto di qui. No, non tutto ma le persone. Mi manca Jake e quel rapporto tutto nostro che sfugge  a ogni definizione, mi manca Kim e quel tipo di amicizia che non credevo più possibile.
“Embry, aspetta, aspetta, gira per casa di Kim,” dico quando ormai siamo quasi arrivati.
Mi guarda. “Subito?”
“Sì, per telefono mi ha detto che doveva parlarmi di una cosa importante.”
“Rose, mia madre è a lavoro e…”
“Dai, amore, giuro che ci sto poco.”
“Certo come no.” Sbuffa e poi inizia a rallentare. “Comunque non serve che ti ci porti, è qua lei.”
“Dove?”
Mi indica il portico mentre posteggia e Kim si alza, esco dalla macchina e le corro incontro abbracciandola.
“Sai, avevo perso le speranze di rivederti”, dice fingendosi offesa.
“Lo so, ma sono state due settimane assurde. Ho ripreso le lezioni di danza.”
“Perché non me l’hai detto?”
“Mi sembrava che i tuoi problemi fossero più urgenti. Entriamo in casa e dimmi tutto.”
La prendo sottobraccio e ci avviamo per le scale.
“Ehi.”
Mi volto e guardo Embry appoggiato alla portiera. Scuote la testa ma poi sorride. “Nel caso te lo stessi chiedendo vado da Jake.”
“Ok, a dopo.” Gli soffio un bacio e lui si siede in macchina.
“Kim.” Abbassa il finestrino e lei lo guarda. “Cerca di dirgli tutto perché stasera Rose, non c’è. Neanche si schiantasse un meteorite.”
“Se si schianta un meteorite non potreste fare sesso lo stesso, Embry.”
“Tutto è possibile qui a La Push,” dico. Uno sguardo buttato alle mie unghie smaltate, il gel sull'indice rovinato per quella scivolata memorabile a lezione di danza. È vero me ne rendo conto mentre parlo e gli faccio una linguaccia.
“Non sei gelosa?” E' cambiato tutto quello che credevo non sarebbe cambiato mai.
“Di te e Jake?” Scuoto la testa e gli faccio la linguaggio mentre Kim scoppia a ridere.
Sono felice.

 

Angolo autrice.

 
Non ho pianto scrivendo li altri capitoli e ho pianto su questo, la lettera è stata un momento davvero molto importante per me, spero che riesca ad  arrivarvi in qualche modo. Questa è stata una storia difficile, forse diversa dal mio solito genere ma che  mi è servita. E ora Rose è felice e lo sono anche io. Sono felice  di avervi fatto leggere questa storia, di aver  trovato delle lettrici come voi, di avervi ancora qui, quasi alla fine.
A Mercoledì prossimo con l’epilogo. Qualcuno a idea di cosa possa succedere?
Con affetto
Noemi
Ps: a proposito di lupi, se qualcuno conosce Teen Woolf ho scritto una piccola One- Shot: Chiaroscuro

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Capitolo 27
*** Epilogo ***


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 Epilogo

Lo so, è passato davvero tanto dalla mia ultima mail, ma non ti sei
dimenticato di me, vero?
Non è una scusa, ma davvero non ho avuto un attimo di tempo, non

credevo che l’Europa fosse così… molto meglio che nei libri.
Due giorni fa siamo arrivati a Roma e sono riuscita a convincere papà a farmi girare da sola finché il sole non cala.
Ho visto il Colosseo e il Pantheon e… sai, sarebbe bello che ci fossi
anche tu. C’è così tanto da vedere e mi sembra sempre che il tempo sia
troppo poco… ma sto divagando, non ti ho raccontato la cosa più
importante.
Prima che parli, promettimi di non dirlo alla mamma. No, incrociare le
dita dietro la schiena non vale. Questo è un segreto vero. Più
importante di quando ho rotto il vaso di cristallo di nonna Esme e tu
ti sei preso la colpa.
Promesso? Ok, te lo dico. Credo di essermi innamorata.
C’è un modo per esserne sicura? Se lo sai ti prego dimmelo, perché
ogni volta che penso a lui il cuore mi batte più forte e le ginocchia
mi tremano, ed è sempre più difficile non pensarlo quando papà è
vicino.
L’ho conosciuto a Parigi e ho convinto la mamma a ritornarci dopo che
saremo stati a Barcellona e lo so che pensi che sono troppo giovane ma
in fondo tu  quanti anni avevi quanto ti sei innamorato per la prima
volta? È una cosa che non si può controllare succede e basta.
Devo andare, Jake.
Prometto che ti scrivo presto.
Ti voglio bene.
Nessie.

 

 

Sorrido e infilo il cellulare in tasca, stasera mi toccherà passare ore al computer, odio scrivere e lei lo sa come anche io so che non si
accontenterà di due righe in croce. La immagino, sbuffare e mordersi le labbra, come faceva Bella, e
inveire contro la mia incapacità cronica di mettere insieme due parole di senso compiuto.
Non la vedo da due anni ma la immagino, bellissima, così simile a lei e allo stesso tempo diversa, quel tizio è meglio che si comporti bene,
è un bastardo enormemente fortunato ad avere lei.
Come sono stato fortunato io.
Mi appoggio alla moto e Liz cammina verso di me. I capelli biondi e le lentiggini sul naso.
Come si fa a capire quando si è innamorati? Non lo so, Nessie, lo Senti e basta. Lo senti quando la guardi, lo senti quando ti sorride, lo senti quando la stringi fra le braccia. Lo senti e non sai quando tutto è iniziato.
Forse la prima volta che l’ho vista in quel parco a Seattle quando soffrivo per Bella, forse quando l’ho rivista nell’officina del padre tre anni dopo, o quando ci siamo baciati la prima volta dopo che ho perso una scommessa. Mai visto una donna saper aggiustare un motore. Non so quando è successo ma so che la amo.
“Non ci crederai mai, era finita la panna.”
Rido e le sfioro le labbra. “Una vera tragedia, Liz, che ci metti ora nel caffè?”
“Un cucchiaio di zucchero in più, ma non è la stessa cosa.”
Rido ancora e lei sbuffa cercando di darmi una gomitata. La blocco, di passare al pronto soccorso proprio non ne ho voglia.
Mi fa la linguaccia e alza la testa verso l’ingresso del campus.
“Com’è possibile che uno come te abbia degli amici che studiano in un posto del genere?”
“Mi stai offendendo?”
“No, era solo una domanda.”
“Sei nervosa?”
“Di conoscere il tuo migliore amico e la sua perfettissima fidanzata? Perché dovrei?”
L’abbraccio e le do un bacio sul naso. “Da quando ti vengono questi complessi?”
“Ho visto le sue foto.” Sbuffa e si libera dal mio abbraccio “Quindi lui ha spezzato l’imprinting per lei.”
Annuisco e torno ad appoggiarmi  alla moto. “Neanche credevamo fosse possibile.”
“E invece l’hai fatto anche tu.”
“E ho incontrato te.”
“Come sono fortunata.”
Questa volta è lei a ridere, finisce il caffè e butta il bicchiere nel cestino lì vicino. Ha accettato tutto: il passato, i mostri, la magia.
Distolgo gli occhi da lei e vedo Embry e Rose avvicinarsi.
Ho letto nei pensieri di Embry l’ultima volta che è stato a casa e abbiamo corso insieme. Le vuole chiedere di sposarlo, appena finito il college, una cosa epica, Rose gli scoppierà a ridere in faccia, lei che odia tutte le cose eclatanti, ma starò bene attento a non dirglielo, voglio ridere anche io.
Accelerano il passo e il pugno di Embry mi colpisce alla spalla, rido e lo colpisco alla stomaco.
“Ciao, fratello.”
“È finito l’angolo asilo?”
Rose alza gli occhi al cielo e io l’abbraccio. “Gelosa?”
“Da morire.”  Si stringe a me e poi fa un passo indietro guardando Liz.
“Ciao, sono Rose e lui è Embry.” Si stringono la  mano e Embry mi dà una sberla dietro la nuca, Rose sbuffa.
“Scusali, Liz, sono completamente fuori controllo quando si rivedono.”
“Si fanno anche la pipì addosso come i cani per marcare il territorio?”
“Probabile.”
Scoppiano  a ridere e continuano a prenderci in giro parlottando fra loro.
“È molto più bella che nei tuoi pensieri.” Mi dice Embry tornando serio.
“Non è solo quello, è che…”
“Ti sei innamorato.”
“Già.”
“Non è così male, a volte.”
Rido e Embry mi fa l’occhiolino. “Attento a non farti sentire dalla tua ragazza.”
“Adesso ti dirò una cosa che ho imparato in questi cinque anni: gli occhi dolci funzionano sempre.”
“Dai consigli del Dott. Cosmo, a quelli del Dott. Embry.”
Mi dà un'altra pacca sulla spalla e accelera il passo, raggiungendo le ragazze.
A volte mi soffermo a pensarci, quando Rose è arrivata a La Push la sua vita era completamente a pezzi, chi avrebbe mai detto che la ragazza spezzata avrebbe aiutato tutti noi a ricostruire qualcosa?
Ed è andata bene così.
Sono felice. Lo siamo tutti, nel modo più umano possibile.

 

 

Angolo autrice

 

Forse questo epilogo farà storcere il naso a  molti ma non era solo la storia di Embry e Rose, certo loro sono stati i protagonisti principali ma a leggere fra le righe ho provato a raccontarvi altro. A raccontare la storia di una ragazza che cresce e impara ad affrontare la vita, la storia di un ragazzo che vince le sue paure e impara a lottare per quello che vuole, la storia di
un altro ragazzo che capisce che non si può vivere per sempre nel passato.
Chi ha già letto qualcosa di mio sa quanto io amo Jake, quanto ho sempre pensato che fosse Bella la sua anima gemella, ma Bella ha fatto un'altra scelta e immagino che per lui la vera felicità esista solo voltando pagina del tutto. Vivendo un nuovo amore che niente c'entra con vampiri e sovrannaturale.
La Lizzie di questo epilogo è quella Lizzie conosciuta in BD ma è soprattutto la Lizzie che ho amato nella storia di una autrice che stimo tantissimo ed è un omaggio tutto per lei


Sono arrivata all'epilogo e allora grazie a Angel, Ania e Ellie, . Sono loro che l'hanno amata per prime. Che hanno dato una possibilità a Rose che l'hanno messa in dubbio in quei primi capitoli in qui neanche io ero convinta. È una storia di cui ho avuto paura ma che si è presa una parte di me.
Grazie alla mia Beta, che continua ad assecondare la mia mente contorta e a tenermi la mano.
Grazie alle mie lupe, Maria, Eryca, Spipi, Vi. (guarda Spipi, Eryca e Maria le ho contagiate con te non perdo la speranza)
Grazie a tutte quelle che sono rimaste per ventisei capitoli:
Carmen, Ale, Pam, Valentina, Texas, Laena
Grazie a chi ha recensito e a letto in silenzio.
Ho qualche nuovo progetto in cantiere, una prima storia originale (aiuto) e ancora una storia su Embry, spero di ritrovarvi presto.
Con infinito affetto
Noemi

 


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