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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Come un modello di Abercrombie ***
Capitolo 2: *** Biscotto a colazione ***
Capitolo 3: *** Prima campanella ***
Capitolo 4: *** Giocare col fuoco ***
Capitolo 5: *** Ti odio ***
Capitolo 6: *** Posso sedermi? ***
Capitolo 7: *** Lista delle spesa ***
Capitolo 8: *** Che cosa è successo? ***
Capitolo 9: *** Lupo ***
Capitolo 10: *** Troppo complicato ***
Capitolo 11: *** Zombie ***
Capitolo 12: *** Sbagliato ***
Capitolo 13: *** Ore, minuti, secondi ***
Capitolo 14: *** Terzo incomodo ***
Capitolo 15: *** Antidolorifico ***
Capitolo 16: *** Niente va bene ***
Capitolo 17: *** Respiri e parole ***
Capitolo 18: *** Certezze ***
Capitolo 19: *** Giusto ***
Capitolo 20: *** Cappuccetto Rosso ***
Capitolo 21: *** Contorni incerti ***
Capitolo 22: *** Lui è... ***
Capitolo 23: *** Lividi ***
Capitolo 24: *** La cosa giusta ***
Capitolo 25: *** Addii ***
Capitolo 26: *** Cambiamenti ***
Capitolo 27: *** Epilogo ***
Capitolo 1 *** Come un modello di Abercrombie ***
Capitolo 1
Come un modello di Abercrombie
È da quando sono scesa
dall’aereo che non fa altro che
piovere. Non sopporto la pioggia, fa diventare tutto grigio, freddo e
soprattutto mi arriccia i capelli e ci ho impiegato tre ore a
pettinarli
stamattina. Che poi, a pensarci bene, che cavolo li ho pettinati a
fare? Sto
per finire nel terzo mondo, o forse quarto e quinto.
La Push. Non l’avevo neanche mai sentita nominare fino a
due settimane fa e adesso ci devo andare in esilio. È
lì che vive la migliore
amica di mia madre, mai sentita nominare neanche lei, proprio una
grande
amicizia la loro. E lì che i miei hanno deciso di mandarmi
dopo che… dopo
quello che è successo.
Sbuffo e l’autobus inizia a decelerare. Controllo sul
cellulare, a quanto pare è questa la mia fermata.
Forks.
Chiudo la zip della giacca di pelle e scendo. Mi guardo
intorno, se questa è la cittadina non oso immaginare come
sarà il resto. Do' un'altra occhiata al cellulare, forse mi sono sbagliata…
sì, sicuramente, magari è
la fermata dopo.
“Rose?” Mi volto e un ragazzo alto e moro mi
sorride.
“Sei Rose, giusto?” Chiede gentile.
Annuisco. Ma questo da dove spunta? Esiste una filiale di
Abercrombie a Forks? Mi pare impossibile.
“Io sono Embry.” Mi allunga la mano.
Non che non sia contenta di conoscerlo ma “E tu chi
diavolo sei?”
Ride. Non ho mai sentito nessuno ridere così di gusto.
“È
una gioia anche per me conoscerti, Rose. Io sono il figlio di
Tiffany.”
“Non ti chiamavi Erold?”
“Erold? Ti sembro una con la faccia da Erold?”
Mi stringo nelle spalle e lo guardo. No, mi
sembri solo uno che vedrei volentieri senza vestiti.
“Beh, vogliamo andare?”
“Le mie valigie”, affermo indicandogli il
bagagliaio.
Mi guarda.
“Ti sembro una che si porta le valigie da sola?” Sarai
pure bello ma in quanto a buone maniere lasci a desiderare.
“Bene.” Sbuffa e mi passa accanto chinandosi sul
bagagliaio. Sedere notevole non c’è che dire.
“Quali sono?”
“Quelle rosa.”
“Ovviamente”, esclama tirandole fuori e dirigendosi
verso
la macchina.
“Stai attento le rovini.”
Mi guarda male e apre la portiera facendomi segno con la
testa di salire. Lo seguo dentro e sospiro.
“Sai la carrozza era in manutenzione”, dice ironico
mettendo in moto.
Accende l’autoradio, canticchia sottovoce una canzone e
ogni tanto si volta a guardarmi. Punto lo sguardo sul finestrino, non
ho
nessuna voglia di fare conversazione. Voglio solo tornarmene a casa mia
e se
mostrarmi stronza può aiutare la causa, allora
sarò la regina delle stronze.
“Quindi, sei di Los Angeles.”
Annuisco continuando a fissare la strada.
“Com’è?”
“Migliore di qui, sicuro”, rispondo sbuffando e
sfregandomi le mani. Si gela qua dentro.
Lui non sembra
scoraggiarsi alle mie laconiche risposte, accenna un sorriso e alza il
riscaldamento. Come diamine fa ad indossare solo una maglietta?
“Mia madre ha detto che i tuoi nonni abitano nella
riserva Makkah.”
Mi stringo nelle spalle. Cosa vuole la mia
storia familiare? “Mia
madre ha vinto una borsa di studio per
il college, ha conosciuto uno stronzo pieno di soldi, che poi sarebbe
mio padre
e se l’è sposato. Vuoi sapere pure il mio numero
di sanità?”
“Volevo solo fare conversazione.”
“Evita, grazie.”
“Come vuoi.” Alza di più il volume dello
stereo e
picchietta le dita sul volante. Ha ancora quel sorriso sul volto.
È talmente
bello da essere irritante. E tanto per sapere, dove cavolo è
questa riserva? In
mezzo alla giungla? L’ultima volta che sono stata dai nonni
avevo sei anni, mia
madre a detto che La Push è simile ma…
“Ok, siamo arrivati.” Embry spegne il motore e apre
la
portiera. Sgrano gli occhi. Che vuol dire che siamo arrivati? Ormai
piove talmente
forte che non riesco neanche a capire dove
siamo arrivati.
Scende dall’auto e lo sento aprire il portabagagli,
probabilmente scarica le mie valigie e dopo un paio di minuti torna
indietro,
apre la portiere e sorride.
“È ora di scendere, principessa.”
“Sta diluviando.”
“Diluvia sempre qua. Meglio che ti ci abitui.”
“Se scendo mi bagno.”
Alza le spalle e sorride ancora. “Allora resta qua, ma se
vieni attaccata da un orso non è colpa mia.”
“Come fa ad attaccarmi un orso se sono chiusa in
macchina.”
“Potrebbe rovesciarla”, afferma tranquillamente
infilando
le mani in tasca.
“Stai bleffando.”
“Forse, ma sono sicuro che non vuoi scoprirlo,
principessa.”
Non possono esserci orsi qua , o forse sì? Sono in mezza
al nulla dopo tutto. Mi mordo le labbra
e scendo dall’auto. Lui mi sorride compiaciuto,
allunga una mano e la
stringe intorno al mio polso trascinandomi dietro di lui,
finché non arriviamo
al riparo sotto un portico. Scrolla la testa e si sposta un ciuffo di
capelli
fradici dagli occhi.
“Ma l’asfalto non è arrivato da
voi?” Dio,
le mie scarpe.
Stavolta mi ignora ed entra dentro casa. Lo seguo.
“Ti faccio fare il giro, non ci vorrà
molto.”
Mi levo la giacca bagnata, mentre lui indica con un dito
il piccolo salotto dove siamo.
“Questa è la sala, la c’è la
cucina – mi fa segno di
seguirlo, attraversa un corridoio e indica una stanza chiusa
– quella è la
stanza di mia madre, lì a destra c’è il
bagno, e questa è la mia stanza.” Apre
una porta e allungo il collo guardando dietro di lui.
“E io dove dovrei dormire, scusa?”
“Ma nella mia stanza, mi pare ovvio.”
“Cosaaaa?” Urlo indignata, questo si è
bevuto il
cervello, dovrei…
“Non ti eccitare, principessa, io sto sul divano”, dice avvicinandosi di un
passo e posandomi le
mani sulle spalle. Sento le guance colorarsi pericolosamente, ne mordo
l’interno e lo spintono via.
Lui scoppia a ridere e si allontano per tornare poi con i
miei bagagli che posiziona al centro del pavimento. “Ti ho
liberato qualche
cassetto”, afferma tranquillamente sedendosi sul letto.
“Quindi adesso questa è la mia stanza.”
“Già”, dice portandosi le mani dietro la
testa ed
osservandomi.
“E allora sparisci.”
Scuote la testa e si alza in piedi. “Sarà proprio
uno
spasso averti qua in casa, principessa.”
“Non ho intenzione di restarci molto, tranquillo.”
“Se lo dici tu.” Fa un altro passo ma poi sembra
ripensarci e torna indietro. Mi fissa. “Sai la cosa degli
orsi? Hai ragione
bleffavo. È ai lupi che devi stare attenta.”
Sgrano gli occhi mentre lui scoppia a ridere ed esce di
nuovo chiudendosi la porta alle spalle.
Mi butto sul letto e chiudo gli occhi. Sospiro, ora li
riapro e sono di nuovo a casa mia, nel mio letto, nella mia camera, con
la mia
cabina armadio, ok proviamo, uno, due,
tre… niente da fare. Ancora questa stanza con questi dannati
poster. Col cavolo
che dormirò con una donna nuda appesa sopra alla testa.
Mi alzo in piedi e salgo sulla scrivania, cercando di
arrivare a quella stupida immagine di Megan Fox che sorride con solo
indosso
una maglietta bianca bagnata. Ma che razza di maniaco è
quell’ Embry? E
perché diamine lo ha messo così in alto?
“Principessa, ho dimenticato di dirti… che stai
facendo?”
Volto la testa e osservo Embry fermo sulla porta e non so
perché mi sento incredibilmente idiota, qua in piedi sopra
la sua scrivania.
Incrocio le braccia al seno e lo guardo inviperita cercando di
mascherare il
mio imbarazzo.
“Perché diavolo non bussi?”
“È la mia stanza.”
“Non più, ora è mia.”
“E suicidarti è un modo per marcare il
territorio?”
Alzo gli occhi al cielo e gli indico il poster appeso al
muro.
“Bello, eh?”
“Sì, Embry, una vera opera d’arte. Ora
levalo.”
“Non ci penso proprio.”
“Io non dormirò con quello in camera.”
“Allora resta sveglia… o prova a dire per
favore.”
Cosa? Neanche
morta. “Bene
faccio da sola.” Salgo
sulle punte e provo ad allungarmi il più possibile, i tacchi
alti non aiutano
certo il mio equilibrio, barcollo e chiudo gli occhi per preparami
all’ impatto
ma due mani mi sorreggono per i fianchi.
Li riapro e Embry mi sorride tenendomi in braccio. Porca miseria, così vicino è
ancora più bello.
“Mettimi giù subito, animale.” Sbotto
mordendogli un
braccio.
“Come vuoi, principessa.” Molla la presa ed io
finisco a
terra con un tonfo secco.
Apro la bocca per mandarlo al diavolo ma lui è
più
veloce. “Ho fatto solo quello che mi hai chiesto.”
Mi rimetto in piedi e lo guardo male. Dio vorrei poterlo
bruciare con uno sguardo. Mi accontenterei anche di incenerirgli solo i
vestiti
… ma a che diavolo penso?
Gli do le
spalle e mi piego sulle valigie aprendone una. “Beh, che
volevi dirmi”, sbotto
infine.
“Se devi farti la doccia il boiler per l’acqua
calda ha
un autonomia di mezz’ora.”
Spalanco la bocca incredula, mentre tiro fuori dalla
valigia un paio di stivali dal tacco alto.
“E cerca di non consumarla tutta, serve anche a
me.”
“Embry, stai scherzando, vero?”
Lui si avvicina e si inginocchia accanto a me dandomi un
buffetto sulla guancia.
“Non scherzo mai sulle cose serie, principessa.”
Voglio, tornare a
casa subito, ora, adesso.
Angolo dell’autrice che non ha resistito
e
torna a tediarvi con le sue storie
E
adesso lo so, vi starete chiedendo: ma questa che cosa
ci fa ancora qua? Non ha già due long in corso?
Quindi come prima cosa vorrei
tranquillizzare chi segue le altre mie
storie: gli appuntamenti con Lotte&Tay e Jake&Bells
restano invariati
il Lunedì e il Venerdì.
Ma a volte capita che la notte fai un sogno e questo ti
rimane addosso tutto il giorno, ci pensi e ci ripensi, alla fine cedi e
lo
metti nero su bianco. Il risultato del mio sogno lo vedrete in queste
pagine.
Di nuovo nell’universo di Twilight, di nuovo una storia
di lupi ma stavolta senza vampiri. La Push dopo lo scontro con i
volturi,
quando la vita ha ripreso per tutti il suo normale corso. Embry, Jake,
Quil,
Kim, Jared e qualche nuovo arrivo. La scuola, ragazzi di diciassette
anni come
tanti o forse diversi da tutti.
Grazie e Sandra che come sempre si presta a betare ogni
mio delirio.
Grazie a Angel per i suoi dubbi, le sue reazioni ad ogni
capitolo che mi aiutano a vedere la strada giusta da prendere e poi per
il bellissimo
banner.
Grazie a Ellie perché il mio Embry è diventato
suo (o
forse è stato viceversa) e ormai lo è pure Rose.
Grazie a Ania, Vi, Maria e Erika che aspettavano questa
storia già da troppo tempo.
E grazie a chiunque leggera queste righe o aprirà per
caso questa storia.
Per ora non ci sarà un
giorno fisso in cui posterò ma gli
aggiornamenti saranno abbastanza
frequenti.
Con affetto
Noemi
|
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Capitolo 2 *** Biscotto a colazione ***
Capitolo 2
Biscotto a colazione
Doccia calda che dura
mezz’ora, camera da letto più
piccola della mia cabina armadio, neanche un misero negozio di vestiti
e, cosa
peggiore, mi tocca dividere casa con uno pseudo modello di biancheria
intima di
Calvin Klein che ha il quoziente intellettivo di uno scimmione. Grazie mamma e papà, siete riusciti
nella
non facile impresa di farvi odiare ancora di più.
Sbuffo e estraggo dalla valigia il tablet. Sarà
troppo sperare in una connessione
Wi-Fi? Dio, grazie!
Serve solo la
password.
Bussano alla porta. Che vuole adesso quel cerebroleso?
Vado ad aprire pronta ad urlargli contro quando davanti a
me, invece di una montagna umana, vedo una donna minuta che mi sorride
gentile.
“Ciao, Rose. Io sono Tiffany.” Mi porge la mano ed
io
gliela stringo riluttante. Lei sorride ancora. “Posso
entrare?”
Mi sposto di lato, sempre senza aprire bocca e lei entra
nella stanza.
“So che non è proprio quello a cui sei abituata ma
spero
che in qualche modo riuscirai ad ambientarti.”
“Non conto di restarci molto.”
Lei mi sorride e si siede sul letto. “I tuoi vorrebbero
che almeno finissi l’anno scolastico.”
“Quello che vorrebbero i miei non coincide quasi mai con
quello che voglio io.”
“Assomigli tanto a tua madre, sai?”
Sbuffo e mi arrotolo una ciocca di capelli sul dito. Non
mi piace tutta questa gentilezza. “No. Non è
vero.”
Lei sembra non farsi scoraggiare dai miei modi
decisamente poco educati, si alza dal letto e si avvicina alla porta.
“Immagino sarai stanca dal viaggio. Ti lascio riposare.
Possiamo finire la nostra chiacchierata domani.”
“Potrei già essere tornata a casa
domani.”
Apre la bocca per replicare ma proprio in quel momento
Embry entra nella stanza.
“Ma’ sto uscendo.”
Tiffany si volta a guardare il figlio e sembra perdere un
po’ della sicurezza con cui mi ha parlato prima.
“Dove vai?” Chiede.
“Da Jake, ma non aspettarmi alzata.” Si avvicina
per
darle un bacio sulla guancia e poi mi guarda. “Principessa,
divertiti stasera.”
Ma che fa, mi
prende per il culo? Divertirmi qua dentro?
“Mettiti la giacca”, gli urla Tiffany quando ormai
è già
uscito dalla stanza. Torna a guardarmi e poi sorride. “A
domani, Rose.”
Biascico qualcosa
e prima che chiuda la porta l’occhio mi cade sul
tablet posato sul
letto. “Mi servirebbe la Password per entrare in
internet.”“Devi chiedere a
Embry io non ne capisco niente.”
Perfetto. Piuttosto muoio di noia qua dentro. Ma sono
appena le nove di sera. Mi serve internet, ne ho bisogno per
sopravvivere. Oh al diavolo! Corro fuori e arrivo sul
portico.
“Embry?”
Lui si volta e mi abbaglia con un sorriso. Torna
indietro. “Che c’è, principessa, ti
mancavo già?” Dice dandomi un buffetto
sulla guancia.
“Prima di tutto non toccarmi mai più. E No, ma
devi darmi
la password per internet.”
“Devo? Non penso proprio. Te l’ho già
detto chiedimele
gentilmente le cose.”
Lo fulmino con gli occhi.
“Allora niente password, divertiti a fissare il
soffitto.”
Dio, lo odio.
“Per favore”, dico infine guardandomi le punte
delle scarpe.
Lui scoppia a ridere e mi scompiglia i capelli. “Non
è
stato proprio come mi aspettavo ma stavolta mi accontento.”
“Quindi la password è?”
“Perché non lo scopri da sola?”
Sgrano gli occhi e batto un piede per terra. “Ma ti ho
chiesto per favore.”
“Ed io ho cambiato idea. Notte, principessa.”
Inizia a correre e scompare veloce nel bosco che circonda
la casa e tutta questa stupida riserva. Ma dove sta andando? E
soprattutto che
diamine me ne frega a me?
Le ho
provate tutte da “Megan Fox” a “sono un
idiota”,
eppure quella password non l’ho trovata. Ero davvero convinta
che “sono un
idiota” funzionasse, o anche “scimpanzé
senza cervello”, ma purtroppo non ha
usato un insulto; c’è di buona però che
ora io ho un vasto repertorio da
propinargli. Alla fine ci ho rinunciato e sono andata a dormire alle
dieci e
mezza, non lo facevo da quando avevo dieci anni.
Adesso il risultato è che sono già sveglia e non
so
davvero che fare, potrei farmi una doccia e finirgli tutta
l’acqua calda.
D’altronde se lo merita. Decisamente se lo merita.
Sì farò così.
Recupero l’occorrente per la doccia ed esco dalla stanza.
Con la coda dell’occhio lo vedo dormire sul divano.
Però, porca miseria, non mi
sbagliavo a paragonarlo a un modello di Calvin Klein. È
senza maglietta ed è
decisamente… notevole. Decido che visto che sta dormendo
posso soffermarmi a
guardarlo ancora un altro po’, non mi dispiacerebbe per
niente se quei
pantaloncini scivolassero più in basso. Lui si rigira a
pancia sotto ma il
divano è troppo piccolo per la sua mole e cade a
terrà con un forte tonfo.
Scatta seduto e si passa una mano fra i capelli spaesato, corro via
prima che
mi veda e scoppio a ridere chiudendomi nel bagno mentre lo sento
imprecare.
Finisco la doccia e sbuffo indispettita per le immagine
non richieste di Embry nudo che la mia mente ha deciso di propinarmi.
Mi piazzo
davanti allo specchio e sospiro. Sono un vero disastro, meno di un
giorno e
guarda che capelli. Attacco alla presa la piastra, magari riesco ad
assumere un
aspetto umano e gli occupo il bagno ancora per una mezz’ora
che decisamente non
guasta.
Mi sto comportando da stronza lo so, ma è più
forte di
me. Voglio solo tornare a casa mia, voglio rivedere i miei amici, mia
sorella,
voglio tornare alla mia scuola, rivoglio la mia squadra, anche se senza
Sharon
è uno vero schifo.
Perfetto, sono un
idiota. Non devo pensare a lei, non devo pensare a lei.
Stacco la piastra dalla presa così violentemente che
quasi la rompo. Mi infilo una canotta e un paio di pantaloncini ed esco
dal
bagno.
La voce di Embry risuona per la casa, sta parlando con
qualcuno che decisamente non sembra Tiffany.
Vorrei tornare in camera mia ma non tocco cibo da ieri a
pranzo e sto morendo di fame. Mi stampo sul viso
un’espressione scocciata ed
entro in cucina. Embry è seduto al tavolo, con un piatto di
pancake davanti e
due tizi vicini. Smettono di parlare quando mi vedono entrare. Mi volto
appena
a guardarli prima di aprire il frigo.
“Buon giorno , principessa.” Tiro fuori il latte
dal
frigo. “Hai dormito bene ?” Chiede.
“No”, rispondo guardandomi intorno alla ricerca di
una
tazza.
“Le tazze sono nel ripiano là in alto.”
Uno degli amici
di Embry mi indica con il dito il mobile.
“Grazie”, rispondo aprendo lo sportello.
“Jake, ti ha ringraziato. Con me non l’hai
fatto,” dice
ironico Embry rivolgendosi all’amico.
“Questo perché io, a differenza tua, ci so fare
con le
donne.”
Oh andiamo, ho
detto solo un grazie, mi sembra presto per darsi arie da latin lover. Mi volto verso i tre ben
decisa a mandarli al
diavolo quando finalmente metto a fuoco il tizio che mi ha parlato.
Porca
miseria! Ma davvero la nuova campagna Calvin Klain dovrebbero svolgerla
qua
dentro. L’amico di Embry è…oddio mi
gira la testa.
Capelli e occhi
neri, sorriso disarmante quanto quello di Embry e due spalle
che… meglio
tralasciare.
“Principessa, loro sono Jacob e Quil.”
Mi sorridono entrambi. “ Chiamami pure Jake”, mi
dice il
modello numero due.
Annuisco e mi siedo versando il latte in una tazza.
“Verrai a scuola alla riserva?” Chiede Quil.
Dio, la scuola.
Grazie per averlo ricordato. “Sì, che
bello.”
“A scuola siamo pochi vedrai ti ambienterai
presto.”
Aspettate? Siamo?
Questi tre vanno ancora a scuola? Andiamo non è possibile.
Spalanco la bocca incredula e li fisso. “ Ma quanti anni
avete?”
Embry scoppia a ridere e poi mi guarda. “ Diciassette
come te. Il che vuol dire che divideremo le lezioni non solo la casa.
Sei
contenta?”
Che mangiano a
colazione i ragazzi Quillete? Pane e ormoni della crescita? Non possono
davvero
avere la mia età. Dai è uno scherzo.
“Come no, Embry, tutti i miei sogni si stanno
realizzando,” rispondo alzandomi da tavolo e prendendo la
tazza. Meglio che
finisca di mangiare in camera mia prima che mi vada di traverso tutto.
Mi incammino per il corridoio e prima di chiudermi la
porta alle spalle, sento ancora la voce di Embry.
“Non è un vero fiorellino, ragazzi?”
“Avrà anche un carattere di merda, Embry, ma non
mi
lamenterei troppo. Le hai visto il culo?”
“Mica sono cieco, se per quello pure le tette
ma…”
Quel brutto porco schifoso. “Guarda che ti ho sentito,
idiota. Se mi guardi ancora il culo ti prendo a calci.” Gli
urlo chiudendo la
porta.
Angolino
autrice
che ci riprova
Non ho idea di che cosa sia successo oggi pomeriggio ma
il capitolo risultava postato a metà. Per cui mi scuso con
chi fosse rimasto al
quando… Non sono così sadica, non troncherei mai
un capitolo così… questa è la
versione corretta. Chiedo ancora perdono a chi ha letto solo a
metà e a chi
aveva lasciato la recensione.
Sono ancora in tempo per dire:
Tanti auguri a te,
tanti auguri a te,
tanti auguriiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiii.
Come avrete capito questo capitolo è dedicato ad una
persona speciale , nel suo giorno speciale. Buon compleanno aniasolary.
L’Embry vero purtroppo non ho potuto regalartelo (quello
dei nostri sogni che da qualche parte, esiste , vive e ama)
così dovrai
accontentati di quello cartaceo.
Ti auguro di vivere fino in fondo questo anno, di
sognare, ridere, piangere. Crescere e rimanere sempre te stessa.
Ti voglio bene tesoro (<3).
Parlando della storia il banner è opera della nostra
festeggiata.
Rose la state odiando a dovere? Beh non vi preoccupato se
la trovate stronza, arrogante e viziata , diciamo che il mio e
soprattutto suo
intento è di apparire proprio così, almeno per
ora.
Grazie per la splendida accoglienza che avete dato anche
a questo mio nuovo lavoro.
Vi aspetto al prossimo capitolo
Con affetto
Noemi
|
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Capitolo 3 *** Prima campanella ***
Capitolo 3
Prima campanella
Posso sopravvivere
a questa giornata, posso sopravvivere a questa giornata.
Continuo a
ripeterlo mentre mi preparo per il primo giorno di scuola.
Le ho provate tutte, domenica sono stata talmente odiosa
che ha un certo punto mi sono stata sulle scatole da sola, ma Tiffany
non ha
ceduto e non mi ha ancora rispedito a casa a calci. Non credevo fosse
un osso
così duro, sembra tanto dolce e gentile. Sempre saputo che
le apparenza
ingannano.
Mi infilo i jeans e mi siedo sul pavimento rovistando in
valigia. Dove accidenti è la camicetta rossa? Sbuffo e mi
pizzico il naso
per cacciare le
lacrime che minacciano
di spuntare da un momento all’altro. Non ho neanche un posto
dove mettere tutti
i miei vestiti, devo iniziare una scuola nuova e l’unica
persona che vorrei
sentire è... non posso sentirla.
Mi sposto i capelli di lato e continuo a cercare finché
non bussano alla porta.
“Principessa, sei pronta?”
“No”, rispondo
seccata. Se fossi pronta sarei uscita. Forse è troppo
difficile da capire per
lui.
“Muoviti, allora”, replica Embry e sento i suoi
passi
allontanarsi.
Continuo a cercare e do una rapida occhiata all’orologio
al mio polso. In effetti è davvero tardi. Oh, chi se ne
frega, anzi, meglio!
Prendo la valigia e la rovescio sul letto trovando
finalmente quella stupida camicia, la indosso e bussano di nuovo alla
porta.
“Rose, porca miseria, esci da lì o sfondo la
porta.”
Ma che cavolo di problema ha quello scimpanzé?
“Embry
,vattene. Non sei obbligato ad aspettarmi”,
dico aprendo la porta.
Lui mi guarda e poi scuote la testa. “Se non ti aspetto
poi ti tocca andare a piedi. Sta piovendo” , risponde come se
fosse la cosa più
ovvia del mondo.
Insomma, perchè si preoccupa? Ci detestiamo cordialmente
da due giorni, che gli frega se mi bagno? Anzi dovrebbe farmelo apposta.
Presa in contropiede dal suo atteggiamento rientro in
stanza ed afferro la borsa. “Possiamo andare,
muoviti”, gli dico passandogli
accanto e incamminandomi fuori.
Entriamo in macchina e lui mette in moto dando un’accelerata
che fa stridere le gomme sull’asfalto. Il cuore mi rimbomba
in petto e mi mordo
la lingua per non urlare. “Che diamine fai, idiota.
Rallenta.”
Lui sbuffa e mi guarda di sfuggita. “Siamo in
ritardo.”
“Sono solo dieci minuti.”
“Abbiamo il professore Sullivan alla prima ora, e quello
mi odia.”
Mi controllo il trucco nello specchietto cercando di
ritrovare la calma e sospiro. “Se ti odia non credo che
cinque minuti in più o
in meno cambino qualcosa.”
“Lascia stare, principessa ,non puoi capire.”
“Cosa non posso capire?”
Lui picchietta con le dita sul volante prima di
riprendere a parlare. “Il professore Sullivan è a
capo della commissione per la
borsa di studio. Immagino che tu avrai già la tua retta
pagata a... non so…
Harward?”
Si scosta i capelli dal viso mentre arriviamo di fronte
ad un edificio basso e marrone. Posteggia la macchina nel piccolo
cortile e
apre la portiera. Si ferma dal mio lato e infila le mani in tasca.
Quella
maglietta rossa e la giacca di pelle leggera gli stanno davvero bene. Porca miseria, perchè l’ho
pensato?
Sbatto gli occhi come a voler scacciare l’immagini di lui,
che però mi è di
fronte in carne ed ossa e lo raggiungo fuori dall’auto.
“Perchè ti odia?” Chiedo giusto per
riempire il silenzio.
“Non lo so, probabilmente perchè uscivo con sua
figlia”,
dice alzando le spalle, mentre io sgrano gli occhi. “Muoviti,
non abbiamo
l’ombrello.” Mi afferra la mano ed inizia a correre
trascinandomi dietro di
lui.
Mi lascia andare una volta che siamo al riparo dentro la
scuola e sorride. Ma porca miseria, quel sorriso decisamente
è troppo bello per
non trovarlo odioso.
Mi guardo intorno,
il corridoio è già deserto ed io non
ho la minima idea di dove andare.
“Dai, ti accompagno in segreteria, tanto ormai.” Si
offre
Embry quasi leggendo i miei pensieri e facendomi segno di seguirlo.
Una volta in segreteria sbrigo le pratiche burocratiche
in meno di dieci minuti, Embry mi aspetta seduto su un divanetto e
quando la
segretaria mi porge il mio orario lui mi raggiunge prendendomelo dalle
mani.
“Le classi sono uniche. Abbiamo le stesse lezioni.”
Ma cos’è una
congiura? Non mi
libererò mai di lui?
Lo seguo di nuovo lungo il corridoio, sempre più
sconfortata. Solo la palestra del mio vecchio istituto era
probabilmente il
doppio di tutta questa scuola. Ma perchè sono finit qui?
Embry si ferma davanti ad una porta e si volta a
guardarmi. “Pronta per andare in pasto ai lupi?”
Sbuffo e mi stringo nelle spalle “Queste continue battute
sui lupi sono irritanti.”
Sorride, ancora, e mi da un buffetto sulla guancia. “Pure
tu sei irritante, principessa.”
Entriamo in classe e quello che dovrebbe essere il
professore Sullivan punta gli occhi su di lui. “Signor Call,
dovremmo sentirci
onorati per averci fatto dono della sua presenza”, sputa
ironico rivolto a Embry.
Sembra non accorgersi neanche di me. Cosa che pero non fa il resto
della classe. Perfetto sono diventata la nuova
attrazione turistica.
Osservo Embry che alle parole del Professore rimane in
silenzio incurvando un po’ le spalle, fa un passo verso
quello che immagino il
suo posto ma il professore riprende a parlare. “Signor Call,
non le ho dato il
permesso di sedersi, visto che non ritiene le mie lezioni degne di
puntualità
può aspettare fuori la fine dell’ora.”
Embry aveva ragione questo tizio lo odia proprio. Prima
che abbia il tempo di capire perché diamine lo stia facendo
la mia bocca si
muove. “È colpa mia. Non sapevo dove andare ed
Embry mi ha aiutato.” Mi
avvicino e gli porgo il foglietto datomi dalla segretaria.
Lui serra la mascella e poi mi guarda. “Rose
Kozlov”,
dice leggendo il foglietto.
“Si pronuncia Kovlov. Sa, è russo. Sono sicura che
non
vuole che io stia fuori alla mia prima lezione”, replico con
un sorriso.
Ci fa segno di sederci e riprende la spiegazione che il
nostro arrivo ha interrotto.
Mi do una rapida occhiata intorno. Noto Jake che mi
sorride seduto al suo banco. È
decisamente strano vederlo qua in classe, con una matita
in mano, non
sembra un diciassettenne. Sposta lo zaino da un banco alla sua destra e
mi fa
un cenno con la testa. Mi siedo e lui si china a sussurrarmi
all’orecchio. “Grande
mossa, ora sarai il suo nuovo studente preferito da
torturare.”
Mi stringo nelle spalle e tiro fuori un quaderno. Perchè
cavolo mi guardano ancora tutti?
“Signor Black, sono sicura che potrà presentarsi
dopo,
anzi se ha così voglia di chiacchierare perché
non ci elenca le date della
rivoluzione francese?”
Dio, questa
mattinata sembra non voler mai finire. Quando
arrivo in mensa ho un mal di testa cane e tutti questi dannati occhi
addosso
non mi aiutano di certo.
Afferro un vassoio e guardo sconsolata i piatti di fronte
a me. Qualcosa di commestibile ci sarà ?
“Il polpettone non è male.”
Mi volto verso la voce alle mie spalle e una ragazza
bassina con lunghi capelli neri mi sorride. Mugugno un grazie e prendo
il
polpettone.
“Sei Rose, giusto?” Continua lei.
“Mi chiedevo quando sarebbe successo”, rispondo
voltando
la testa.
“Successo cosa?” Chiede lei incuriosita.
“Quando una di voi sarebbe venuta qua a marcare il
territorio.”
Lei sorride e avanza un po’ nella fila. “No, io non
volevo marcare il territorio o metterti in guardia su qualcosa. Sono
Kim, un’amica
di Embry.”
“Ah.” Perfetto, mi
ci mancava la sua amichetta pronta a farmi una scenata di gelosia.
Quindi il
cerebroleso ha una ragazza? E che diamine me ne frega a me?
Lei sembra capire i miei pensieri, scoppia a ridere e
riprendere a parlare “Non
sua amica in
quel senso. In realtà sono la ragazza di un suo amico. Anche
se hai ragione, probabilmente
la metà delle ragazze della scuola vorrà il tuo
scalpo per il fatto che vivi a
casa sua.”
“Capirai che fortuna, è un idiota e non lo
sopporto.
Possono pure tenerselo.”
“Pero oggi l’hai difeso con il professore
Sullivan.”
“Il professore Sullivan è persino più
idiota di lui.”
Lei sorride ancora e si guarda intorno. “ Ti va di
mangiare con me?”
Seguo il suo sguardo e vedo Embry seduto ad un tavolo con
Jake, Quil e altri due ragazzi che ho intravisto a lezione. Sbuffo.
“Tranquilla, possiamo evitare Embry e li altri. Li hai
già conosciuti?”
“Solo Quil e Jake.”
“Ok, credo che per ora possa bastare ma non preoccuparti
fanno tanto casino ma sono innocui.”
“Se lo dici tu, a me sembrano…”
“Scimmioni senza cervello. Lo so, ma è solo
apparenza.”
Ci sediamo a un tavolo libero ed io osservo scettica il
mio polpettone prima di portare la forchetta alla bocca.
Kim alza gli occhi al cielo e poi mi sorride. “Sei ancora
viva ,complimenti”, dice scoppiando a ridere.
Mi sistemo una ciocca di capelli e ricambio il sorriso.
“Per ora.”
Lei mi fissa in silenzio alcuni istanti mentre mangiamo
prima di iniziarmi a parlare di sé. Le poche domande che mi
fa appaiono così
sincere che mi sembra impossibile non rispondere. Solo con
un’altra persone mi
sono sentita subito a mio agio e quella persona l’avevo
conosciuta a quattro
anni e con un tutù addosso. E quando si indossa un
tutù rosa tendi ad essere
meno schizzinosa su chi ti si avvicina.
Mi porto le mani alla bocca e inizio a mangiucchiare le
unghie. Kim sorride. “Ah ma allora non sei
perfetta.”
“Cosa?” Chiedo sinceramente incuriosita da quella
domanda.
“Scusa, ma i capelli perfetti, i vestiti all’ultima
moda,
il trucco da super modella. Stava per venirmi un complesso di
inferiorità. Ma
ti mangi le unghie come noi comuni mortali. Spalanco la bocca e la
guardo. Alla
faccia della sincerità. Sharon una volta mi disse che a
furia di fare la
stronza lo sarei diventata davvero. Solo lei mi avevo sempre detto le
cose come
stavano. Almeno fino ad ora.
“Sono tutto tranne che perfetta. Ma ci sto lavorando
”,
le rispondo cercando di alleggerire il tono.
Perchè mi ricorda lei? Non voglio che qualcosa me la
ricordi.
“Dai andiamo, miss perfettina. C’è
lezione di chimica.
Come te la cavi?”
“Non molto bene con le materie scientifiche.”
“Un altro pezzo di perfezione che si perde.”
“Ma vado bene in inglese.”
“Per fortuna, io sono una frana con le date. Potremmo
fare uno scambio equo.”
Ottimo, adesso mi sta davvero simpatica e non sono
convinta sia una cosa positiva.
Angolo autrice.
Allora siete ancora seduti a tavola? Quanti panettoni
avete fatto fuori?
Spero che per tutti voi sia stato un Natale, carico di
affetto e sorpreso inaspettate.
Con questo nuovo capitolo vi auguro anche un magnifico
inizia anno nuovo, carico di parole da leggere e da scrivere, di
novità e
riconferme.
Appuntamento nel 2013.
Un bacio grande
Noemi
|
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Capitolo 4 *** Giocare col fuoco ***
Capitolo
4
Giocare col
fuoco
Seduta sul letto chiudo la chiamata con i miei genitori e
sospiro. Non siamo mai stati quella che si definisce una famiglia
felice e
negli ultimi mesi le cose sono anche peggiorate, sono convinta che per
loro sia
stata una liberazione spedirmi qua, l’unica a cui credo di
mancare davvero è
mia sorella April.
Mi alzo e esco dalla camera. Chissà se
c’è qualcosa da
bere qua dentro. Tiffany ha il turno di notte, non mi beccherebbe
neanche.
Arrivo in cucina e noto Embry seduto al tavolo con un libro aperto, sto
per
tornarmene indietro quando lui alza il viso e mi sorride.
Perchè sorride
sempre?
“Ehi, principessa, perchè non dormi?”
“E tu?" Rispondo spostando il peso da un piede a
l’altro.
Solleva il libro di storia e riprende a sottolineare.
“Non è un po’ tardi per
studiare?” Chiedo.
“Non ho avuto altro tempo oggi.”
“Solo oggi?” Non capisco perché gli sto
facendo tutte
queste domande ma sono qui da due settimane e mi è
impossibile non notare come
lui a volte sparisca per ore intere. Ignora la mia domanda ed io
continuo. “Forza,
come si chiama lei?”
“Lei chi?”
“Quella con cui sparisci sempre.”
Scoppia a ridere e con un movimento del collo si sposta i
capelli dagli occhi. “Sei gelosa, principessa?”
Gelosa? Io? Allora
c’è davvero dell’alcol qua dentro
e… l’ha
finito tutto lui!
“Ti piacerebbe, eh?”
“No, sarebbe troppo scontato.”
Lo guardo. “Cosa sarebbe scontato?”
“Io e te che finiamo a letto insieme.” Il suo
sguardo vaga
per tutto il mio corpo, ed io mi sento... dannazione!
Mi allontano di un passo e apro il frigo. “Mi spiace
ferire il tuo ego, ma non sei per niente il mio tipo.”
“Tranquilla, neanche tu sei il mio.”
Trovo una bottiglia di vodka e la svito prendendo un bicchiere.
“Non dovresti bere”, mi dice alzandosi dal tavolo.
“Non dovresti dirmi cosa fare”, sbotto riempiendo
il
bicchiere.
Fa spallucce e poi incrocia le braccia al petto
appoggiandosi al ripiano di marmo della cucina. “Credo che
tocchi a me farti
una domanda, ora.”
“Perché? Alla mia non hai risposto.”
“Perchè ti hanno spedita qua?”
“Perchè mi odiano. Mi pare ovvio.” Butto
giù il contenuto
del bicchiere ed evito di tornare a guardarlo. Non voglio pensare.
“Ma a te piace farti odiare dalla gente.”
“Cosa?” Ma di che
diamine sta blaterando?
“Ti diverti a sembrare più stronza di quanto sei
realmente.”
“Embry, risparmiati la psicologia da quattro soldi. Io e
te non ci conosciamo.”
Perchè non gli volto le spalle e me ne torno in camera?
Perché sono ancora qua a parlare con lui e ad arrivare
troppo vicino ad
argomenti che vorrei restassero sepolti?
“Pero ti ho visto con Kim, sembrate amiche.”
“Non siamo amiche, ma se devo proprio passare il tempo
con qualcuno preferisco lei a non so... te.”
“Va bene, questa me la sono cercata.”
Butto giù un altro sorso di vodka mentre lui torna a
sedersi a cavalcioni sulla sedia.
“Ti vuoi ubriacare per avere la scusa per saltarmi
addosso?” Continua dandomi un’altra occhiata.
“Te lo già detto, Embry, non sei il mio tipo e non
lo diventeresti
neanche se mi ubriacassi.”
Lui scoppia a ridere ed io provo il forte impulso di
prenderlo a schiaffi. Afferro la bottiglia e mi avvicino.
“Sai, hai ragione:
non dovrei bere.” Alzo la bottiglia e la capovolgo
rovesciandogliela sulla
testa, lui fa un balzo indietro e la sedia cade a terra.
“Ecco fatto. Ora
l’alcool non c’è
più.”
“Fanculo, Rose.”
“Notte, Embry”, dico con un sorriso correndo in
camera.
Solita routine mattutina. La sveglia del telefonino
suona, infilo la testa sotto il cuscino e tento di ignorarla. Suona un
altra
volta e scaccio le coperte uscendo dal letto. Un’altra
giornata fantastica ha
inizio.
Mentre cerco di raggiungere il bagno sbatto contro Embry.
Mi aspetto ancora qualche insulto per la sera prima ma lui mi sorride e
mi da
il solito buffetto sulla guancia.
“Giorno, principessa.”
Non gli rispondo e chiudo la porta.
Faccio una doccia veloce per cercare di svegliarmi poi mi
avvolgo nell'asciugamano. Mi spazzolo i capelli e apro il vasetto di
crema
idratante, immergo la mano dentro e caccio quasi un urlo.
Finito? Com’ è
possibile? Era pieno fino a ieri sera. Esco dal bagno e
raggiungo Embry in
cucina, è seduto al tavolo e sta mordendo una brioche. Mi ci
scaglio addosso ed
inizio a colpirlo con il vasetto vuoto ma lui mi blocca
stringendo la mano
sul mio braccio. “Che diamine ti prende ora,
psicopatica.”
“Che cavolo hai fatto alla mia crema?”
Mi guarda e sorride. “Non ne so niente, mi spiace.”
“Non dire stronzate”, dico cercando di colpirlo di
nuovo
e facendogli vedere il vasetto vuoto.
“Ah quella... non è uno shampoo?”
“Cosa?”
“Qualcuno ieri mi ha rovesciato della vodka e quella roba
appiccica i capelli, il mio shampoo non bastava.”
“Tu... tu hai usato la mia crema da duecento dollari per
i tuoi stupidi capelli?”
“Duecento dollari? Ecco perchè sono cosi
morbidi.”
Torna ad addentare la brioche. “Principessa, ok che non
sei il mio tipo ma se ti mostri quasi nuda potrei ripensarci. Che ne
dici di
una sveltina prima di andare a scuola?” Abbasso lo sguardo e
mi vedo solo
ricoperta da un asciugamano decisamente troppo corto. Lo guardo
inviperita
cercando di camuffare l’imbarazzo. “Sei un porco,
schifoso. Neanche sotto
tortura verrei con te”, dico scappando di nuovo in bagno.
“Magari fare sesso ti renderebbe meno acida, sai,
Rose.”
“Magari sparire di renderebbe più
simpatico.”
Ancora la sua risata.
Sono talmente furiosa con lui che
una volta pronta
afferro la mia borsa ed esco fuori ignorandolo. È appoggiato
alla macchina e
continua a sorridere. Mi incammino sorpassandolo.
“Dove vai?” Chiede.
“A scuola, dove cavolo pensi che possa andare.”
“Sali in macchina, dai.”
“No.”
“Guarda che non te lo chiedo un’altra
volta.”
Continuo a camminare.
“Bene, se ti perdi non chiamarmi.”
“Preferirei essere sbranata da un orso piuttosto che
chiamarti.”
Sento una portiera chiudersi e poi la macchina di Embry
mi passa accanto.
Lo odio, lo odio,
lo odio. Lo odio. E non ho idea di dove accidenti sto
andando.
“Rose?” Ancora? Ma non era andato via?
perché non mi
lascia in pace?
“Ti ho detto che vado a piedi. Embry, non...”
Mi strattona per un braccio e io alzo un piede per
colpirlo con un tacco quando mi accorgo di non avere di fronte Embry.
“Jake.”
Perdo l’equilibrio e lui mi tiene per non farmi cadere.
“Ciao”, dice levando le mani dai miei fianchi.
“Ciao.”
“Si può sapere dove stai andando?”
“Ma che avete tutti stamattina? A scuola. Dove altro
dovrei andare?”
“Tutto bene?" Mi chiede lui gentile.
“No.”
“Fammi indovinare, tu e Embry avete litigato.”
“È un idiota.”
“Certo, certo.”
Sbuffo e cambio spalla alla borsa.
“E comunque stai andando nella direzione sbagliata.”
“Questa stupida riserva è tutta uguale.”
“Dai ti accompagno io, ho la moto qua dietro.” Si
offre
lui prendendomi la borsa dalla spalla.
“Ma tu da dove arrivi, scusa?”
“Su, non vorrai fare tardi?” Replica spingendo
fuori da
dietro un albero una moto nera.
Perchè mi sembra
che tutti qua dentro nascondano qualcosa?
Arrivati nel cortile, Jake spegne
la moto e posa un piede
a terra. Ora sarebbe il caso che smetta di abbracciarlo e gli levi le
mani dal
torace... dannati addominali!
Scrollo la testa e lui tiene ferma la moto mentre scendo,
mi aiuta a levare il casco, sorride e non riesco a non pensare a come i
suoi
occhi siano simili a quelli di Embry.
“Oh che peccato, non ti hanno sbranato gli orsi.”
Embry
arriva di fianco a noi con Quil.
Lo ignoro e afferro il telefonino dalla tasca, osservando
insistentemente lo schermo.
“Bene, non parlarmi.”
“Grazie del passaggio, Jake.”
“Sei ricola, Rose”, insiste lui.
Continuo ad ignorarlo mentre anche Kim e Jared si
avvicinano.
“Ehi, Kim, mi fai vedere gli esercizi di
trigonometria?”
Lei osserva me e Embry e poi apre la borsa.
“Guarda che hai iniziato tu, ieri.”
“Embry, cosa non ti è chiaro del concetto non
parlarmi?”
“Perfetto, spero che Jake ti accompagni anche al ritorno,
nella mia macchina non entri.”
“Cos’è sei geloso?”
“Non dire idiozie.”
“Bene, perché sono sicura che fra quelle galline
che ti
sbavano dietro una sveltina la trovi.”
“Ne sono sicuro anche io, non serve neanche che lo
chieda."
“E allora vai, che stai aspettando? Perché stai
ancora
parlando con me?”
“Perché tu sei…” Lo
vedo infilare veloce le mani in
tasca mentre Jake gli appoggia una mano sulla spalla.
Kim mi prende sotto braccio e si schiarisce la voce.
“Dai, Rose, facciamo tardi a lezione.”
“Sì, ok”, le dico incamminandomi e
guardandolo male un’ultima
volta.
“Embry, hai bisogno di calmarti. Forse è meglio se
salti
la prima ora.” La voce di Jake alle mie spalle.
“Ma che cazzo dici?”
“Embry, non ti mai visto così potresti perdere il
controllo il lu…”
“Allora sabato ti va di andare a fare un giro a
Port Angeles?” La voce di Kim copre quella dei ragazzi, mi
volto a guardarli
un’ultima volta .
Ma di che diamine stavano parlando?
Angolo
autrice
Si
dice spesso
che si scrive per se stessi, è vero. È
terribilmente vero ma scrivendo lasci
anche che alcune persone entrino nel tuo mondo, lo vedano attraverso i
tuoi
occhi e si affezionino a te e ai tuoi personaggi, dandoti un
incredibile sprono
per non arrenderti mai.
Questo capitolo
è dedicato a una di quelle persone speciali.
Buon Compleanno
Alessandra.
Tornando
alla
storia: Embry e Rose hanno iniziato a fare scintille. Erano le
scintille che vi
aspettavate? E Jake che ruolo avrà?
Grazie a Ellie
per il banner. Grazie alle mie lupe che sono sempre lì per
me e a Angel. E soprattutto
grazie a chi a inserito la storia fra le ricordate , preferite e
seguite.
Il prossimo
capitolo arriverà molto presto.
Nell'attesa ho creato un piccolo trailler :
http://www.youtube.com/watch?v=S5TcnNywXZ8
Un abbraccio.
Noemi
|
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Capitolo 5 *** Ti odio ***
Capitolo 5
Ti odio
Raccolgo le ginocchia sotto il mento e sbuffo cambiando
canale alle tele. Possibile che l’unico televisore di casa
debba essere proprio
qui in sala?
Ci sono le magliette di Embry gettate in un angolo del
divano, le sue chiavi della macchina e della moto sul tavolino di
fronte a me
ed il suo zaino di scuola sul pavimento. Odio vedere le sue cose, odio
averlo
intorno, odio… il suo profumo. Decisamente odio il suo
profumo così… non lo so
ma lo odio. Odio quel suo stupido sorriso, odio quando mi chiama principessa,
non sopporto le sue battute idiote, odio quelle stupide galline che a
scuola lo
seguono dovunque vada manco fosse che so… uno degli One
Direction. Che poi a
essere completamente oneste è molto più bello di
quei quattro. Odio… come gli
stanno quegli stupidi jeans. Distolgo subito lo sguardo mentre Embry
entra in
sala.
“Ciao, principessa.” Continuo a guardare
la tele,
ignorandolo. Non ci parliamo da due giorni e mi va benissimo
così. Insomma l’ha
fatta davvero grossa, lui e le sue battute sul sesso.
Sento i suoi passi che si allontano per il corridoio ed
io torno a concentrarmi sulla tele ma dopo
l’ennesimo video di Justin
Bieber su MTV la spengo e mi alzo per andare in camera. Arrivo alla
porta
quando vedo Embry uscirne. Chiudo gli occhi e respiro un paio di volte
per
calmarmi.
“Che cosa fai nella mia stanza?” Chiedo puntandogli
un
dito contro.
Lui si passa una mano fra i capelli e prova a sorridere.
“Ho solo...”
“Fatto cosa? Curiosato fra le mie cose?"
Gli do una spallata ed entro in camera. Ma porca miseria,
di che cavolo è fatto? Titanio? Probabilmente mi sono
slogata la spalla. Mi fa
un male cane ma evito di massaggiarla per non dargli pure quella
soddisfazione.
Ho già detto che lo odio? E odio come ora se ne
sta
sulla soglia con le mani in tasca, ma che accidenti vuole? Quanti
insulti devo
riversargli addosso per farlo andare via? Mi guardo intorno
cercando
qualcosa da lanciargli, è arrivato decisamente il momento di
passare alle
manieri forti quando, dove prima c’era quello stupido poster
di Megan Fox, vedo
una stampa di Los Angeles. È un’immagine della
collina dove campeggia la
scritta Hollywood.
Spalanco la bocca incredula e alle mie spalle sento Embry
schiarirsi la voce imbarazzato. “Avevi ragione. Non potevo
lasciarti quel
poster, insomma, sì che Megan è Megan ma... tu
sei tu e avevi diritto a
qualcosa che parlasse di te, in camera mia... cioè, camera
tua perché adesso è
tua... sì..."
I miei occhi continuano a restare fissi sulla stampa
finché non li sento pungermi. Li strofino con le mani ma
niente da fare. Corro
fuori prima di scoppiare a piangere davanti a lui.
Mi siedo sui gradini del portico e nascondo la testa fra
le gambe, iniziando a piangere.
La macchina rossa
di Sharon, le lattine di coca ed io e lei sedute sul cofano. Occhiali
da sole e
discorsi che sembravano di così vitale importanza. Sorrisi,
abbracci, risate, a
volte qualche lacrima.
Solo le lacrime sono rimaste adesso, troppo lacrime.
“Rose.”
“Và via, Embry.”
Lui ignora le mie parole e si siede. “Non pensavo ti
dispiacesse così tanto rinunciare a Megan.”
“Non mi dispiace ... cioè…”
Scuoto la testa e continuo a
piangere.
“E allora che c’è? So che è
dura reggere la mia gentilezza
ma…”
“Oh ma per favore, una cosa carina che fai non cambia
centro il fatto che ti odio.”
Alzo il viso e cerco di asciugarmi le lacrime con la
manica del maglioncino. Perfetto ora sembrerò anche un
panda. Sospiro e lui si
avvicina un po’ di più. Mi guarda e ricomincio a
piangere. Forse non lo facevo
da troppo tempo ma sembra proprio che non riesca a smettere.
“Era… quello… io e Sharon.”
Respiro per calmarmi. “Io e
la mia migliore amica andavamo sempre su quel promontorio.”
Lui sorride e allunga una mano come per scostarmi i
capelli ma poi sembra ripensarci e la lascia ricadere lungo il fianco.
“Immagino non sia facile stare così lontana da
casa.”
“È un vero schifo”, dico distogliendo lo
sguardo dai suoi
occhi.
“Lo so che non è la stessa cosa ma puoi sempre
chiamarla.”
“No, non posso.”
“Guarda che la linea telefonica prende qua, non sei
davvero nel terzo mondo, principessa.”
“Non posso chiamarla perché è
morta”, sbotto infine e le
lacrime tornano a scorrere. Lo sento alzarsi e pochi istanti dopo
è inginocchiato
davanti a me e mi sta abbracciando. Ed io dovrei allontanarlo ma riesco
solo a
lasciarmi andare fra le sue braccia. Non parlo di lei da mesi.
“Abbiamo avuto
un incidente. Eravamo andate ad un festa ed avevamo bevuto
e…”
Non riesco più a continuare ma in compenso le
lacrime scendono ancora. Resto a piangere abbracciata a lui. Mi manca
Sharon,
mi manca da morire e non lo avevo mai ammesso davvero. Embry resta in
silenzio
e poi mi asciuga con i pollici le ultime lacrime dal viso. Mi guarda e
sorride
dolce, decisamente troppo dolce. Questo non è uno dei soliti
sguardi pieni di
sarcasmo e acidità. Continua ad accarezzarmi il
viso ed il mio respiro si
spezza. Che diamine mi prende?
Parlare di Sharon mi ha sconvolto fino a questo punto? Io lui lo odio.
È
fottutamente bello e lo odio.
“Mi dispiace tanto, principessa.”
“Odio far pena alla gente. Dopo l’incidente tutti
mi
guardavano come se fossi qualcosa che sarebbe potuto andare a pezzi da un
momento
a l’altro. Come se… non guardarmi
così.”
Appoggia la fronte contro la mia ed io mi perdo
definitivamente.
“Non mi fai pena,” sussurra mentre le sue mani
scendono
dal mio viso al collo.
Alzati Rose, porca
miseria, alzati subito e vattene via da qui, da lui. Da tutto questo.
Non ti
piace neanche, è un idiota, montato, idiota…
bello da far male.
“Sì invece.”
“Ti assicuro che tu mi fai tante cose, principessa, ma la
pena non è una di quelle.”
Le sue mani su di me.
Dio. Dio. Dio. Stupidi ormoni,
basta,
basta, tornate ad ossigenarmi il cervello e tu cuore sarebbe gradito
smettessi
di battere così. Vorrei ricordare, a voi tutti arti, che noi
lo odiamo.
Il suo viso ad un soffio dal mio, il suo respiro caldo e
poi… scatta in piedi all’improvviso. La
realtà mi ripiomba addosso e sento un
ululato in lontananza. Sbatto gli occhi confusa e lo vedo saltare
giù da i
gradini. È uno scherzo vero?
Impreca e poi si volta a guardarmi “Entra in casa,
Rose.”
“Cosa?”
“Entra in casa.”
“Perché dovrei entrare in casa? Insomma, ma che
diavolo
vuoi? Io… tu… sei uno stronzo.”
Mi alzo in piedi e scendo un gradino. Ma
chi diavolo lo voleva baciare? Ha fatto
tutto lui.
Non ho neanche il tempo di fare un altro passo che sento
le sue mani sui fianchi mi solleva e un secondo dopo sono di nuovo in
casa, in
camera mia.
E lui sta uscendo dalla stanza.
“Non ho tempo di litigare con te”, dice chiudendosi
la
porta alle spalle. Oddio, ha davvero
chiuso a chiave? Ma dove cazzo sono finita? In balia di un serial
Killer?
Quello stronzo. Non
è possibile!
Continuo a battere sulla porta ma dall’altra parte non
sento neanche un rumore. Non se ne può davvero essere
andato, non può davvero…
Porca miseria, ma che gli dice il cervello? Ma che credeva?
Che gli
saltassi addosso? Ma chi lo vuole… odio il suo sorriso, odio
i suoi
perfettissimi capelli, e odio quando se li sposta indietro, odio il suo
sedere,
odio le sue spalle. Lo odio… non lo bacerei mai, mai e poi
mai… a me piacciono
pure i biondi. Dio, questa stupida porta.
Mi guardo intorno,
forse se scaglio la sedia contro si apre. Sbuffo e cammino
nervosamente,
se non posso usare la porta bhe… userò la
finestra.
La apro e guardo sotto. Ok, saranno appena due
metri posso farcela!
Faccio passare la gamba e poi l’altra quando sento due
mani posarsi sui miei fianchi e sollevarmi, aiutandomi. Mi volto ed
Embry mi
sorride tranquillamente continuando a tenermi per i fianchi.
“Wow ,
principessa, hai notevoli dote atletiche. Complimenti.”
Faccio un passo indietro e mi chino levandomi una scarpa
e scagliandogliela contro. Lui la evita abbassandosi appena e continua
a sorridere.
“Iniziamo già a spogliarci? Ti piace accelerare i
tempi.”
“Quale cazzo è il tuo problema, Embry? “
“Non ho nessun problema, princ…”
“MI HAI CHIUSO IN CASA. HAI CHIUSO LA PORTA E SEI ANDATO
VIA. COS’È UN TUO GIOCO PERVERSO? BHE, A ME NON
PIACE GIOCARE. È UNA SPECIE DI
VENDETTA PER… NON LO SO. MI HAI CHIUSA IN CASA.”
“Tu non mi hai lasciato scelta.”
“E PER LA CRONACA, NOI NON CI STAVAMO PER BACIARE.”
“Rose, calmati.”
“Non mi dire cosa devo fare.”
“Rose.” Torna ad avvicinarsi ed io faccio
un passo indietro.
Allunga una mano e mi strattona vicino a lui. “Mi dispiace
averti chiusa in
casa ma dovevo fare una cosa e non volevo che andassi via.”
“Che cosa dovevi fare?” Porca
miseria, perché ho smesso di urlare?
Si stringe nella spalle. “Niente di importante.”
Torna ad avvicinare il viso al mio. Gli passo una mano
dietro la nuca. Afferro una ciocca di capelli e la tiro forte.
“MI HAI CHIUSO IN CASA PER NIENTE DI IMPORTANTE?”
Sospira e mi lascia andare. Sto pensando a che effetto
potrebbe fargli una pietra in testa quando vedo Kim
camminare verso
di noi.
Embry si volta a guardarla e lei si avvicina ancora .
“Vi si sente urlare a un kilometro.”
“È colpa di questo idiota”,
replico stizzita
incrociando le braccia al seno.
“Tranquilla, adesso l’idiota va via. Jared e Jake
ti
aspettano al campetto, non ti ricordi?”
Embry scuote la testa e Kim continua a fissarlo.
“Ah, Sì la partita è vero. Ci vediamo
dopo, principessa.”
“Preferirei cavarmi gli occhi che rivederti,” dico
rientrando in casa mentre lui va via.
Mi siedo sul divano e Kim scuote la testa.
“Che c’è?” Chiedo ancora
indispettita.
“Non fate altro che litigare.”
“Perché è un idiota, Kim, non lo
sopporto… non c’è la
faccio più.”
“Rose, sei sicura che, ok ora mi uccidi ma io devo
dirtelo. Non è che ti piace?”
“Il tuo senso dell’umorismo fa schifo.”
“E solo che…” La incenerisco con gli
occhi e lei sospira.
Piacermi Embry Call. Ma per favore… probabilmente prima
mi aveva drogata. Forse il suo profumo contiene qualche sostanza
stupefacente ,
anzi sicuramente è così, mai, mai, mai
più gli starò così vicina.
“Kim, esiste
un qualche posto dove comprare dei vestiti qua?”
Angolino autrice.
Il banner che vedete a inizio pagina è opera di Angel_shanti.
Per cui grazie mille, Tai. E voi perché non fate un salto
sulla sua pagine autrice? Troverete storie che meritano davvero di
essere
lette.
Capitolo dedicato ad Embry questa settimana. E mi sa che
Rose non lo odia poi così tanto come vuole fra credere. Voi
cosa ne pensate?
Non dimenticatevi di Jake, però. È stato il
grande
assente di queste righe ma nel prossimo capitolo tornerà a
rubare la scena al
suo migliore amico.
Ancora grazie per tutte le recensioni entusiastiche che
mi lasciate ad ogni capitolo, state amando così tanto questa
storia che
l’appuntamento con Embry, Rose e Jake diviene settimanale:
ogni giovedì.
Per cui alla settimana prossima.
Con affetto
Noemi
|
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Capitolo 6 *** Posso sedermi? ***
Capitolo
6
Posso
sedermi?
La
cameriera
lascia sul tavolo le nostre ordinazioni e poi si allontana. Bevo un
sorso della
mia diet coke mentre Kim si arrotola una ciocca di capelli fra le dita.
Sto
imparando a conoscerla. Vuole dirmi qualcosa e non sa come iniziare.
Lascia
vagare lo sguardo e poi lo riporta su di me, prende fiato.
“Non puoi farlo
davvero,” dice infine.
“Cosa?” Rispondo
io giocherellando con la cannuccia.
“Uscire con quel
tipo.”
Picchietto
l’indice sulle labbra e alzo gli occhi al cielo.
“Quale tipo, scusa?”
“Oh, Rose,
piantala. Il tipo che ti ha lasciato il numero mezz’ora fa in
quel negozio di
cd.”
“Ah quel tipo.
Era carino, no?”
“No, cioè sì. Ma
non lo conosci neanche e non dovresti uscirci.”
“Neanche tu
dovresti mangiare quella fetta di torta, Kim, il cioccolato va tutto
sul
sedere. Ma lo farai lo stesso.”
“Ma io non la
mangio perché sono arrabbiata con Embry.”
“Che diavolo c’entra
Embry ora.” Non è che ogni mia azione nella vita
riguarda lui. Lo conosco da
quanto? Due settimane e mezzo? Forse tre. Non me ne frega niente, non
lo volevo
baciare, non… quello era solo un tizio carino. E in questo
dannato posto non
c’è niente da fare.
“Litigate sempre…
e, non lo so, adesso incontri uno. Magari vuoi farlo
ingelosire.”
“Dovrebbe
piacermi per volerlo fare ingelosire.”
Lei alza un
sopracciglio e annuisce.
“Kim, non capisco
perché oggi sei fissata con questa storia.”
“Non sono fissata
è solo che… diventi elettrica quando sei vicino a
Embry.”
“Certo che
divento elettrica, mi fa salire il sangue al cervello, è
montato, presuntuoso,
non prende mai niente sul serio…” con un
sorriso fantastico, un corpo da
modello di biancheria intima “…irritante,
strafottente. Non è il mio tipo.”
“Bene e quale
sarebbe il tuo tipo?”
“Nessuno che viva in
una riserva…” Dannazione.
“No, Kim, non
intendevo tu mi piaci anzi, siamo amiche no?”
Lei mi sorride e
scuote la testa “Non me la sono presa, tranquilla e,
sì siamo amiche.”
“Non dovevi
vederti con Jared alle sette? Credo sia meglio andare.”
Annuisce di nuovo
e si alza prendendo la sua borsa. “Rose? So che odi stare qua
ma, ecco, sono
felice che tu co sia venuta… nel senso…”
“Che adesso non
devi più sopportare quegli idioti degli amici del tuo
ragazzo da sola.”
“Bhe, sì anche.”
Scoppia a ridere ed io d’istinto mi avvicino di un passo
abbracciandola.
“Grazie.” le dico
e quel grazie è per tante, troppe cose che non sono ancora
pronta a raccontare
e a lasciare andare.
Quando
rientro in
casa Tiffany e Embry sono già seduti al tavolo per la cena.
Li raggiungo ed
Embry mi sorride passandomi un piatto. Lo ignoro e mi verso un
bicchiere
d’acqua.
“Dove siete
state?” Chiede.
Prendo un
coltello ed inizio ad affettare il pezzo di carne.
“Non ci parliamo
di nuovo?” Afferro il sale.
Tiffany ci guarda
e poi sospira. “Spero che riuscirete ad andare
d’accordo prima o poi.”
“Certo e prima o
poi nevicherà ad agosto”, rispondo immaginando che
quella fetta di carne sia la
sua faccia.
“Rose.”
“Tiffany non è
colpa tua. Hai fatto un favore ad una vecchia amica e ti sei presa in
casa
un'adolescente problematica, che poi sarei io e, ok lo ammetto, mi sto
comportando da stronza e mi dispiace, per te. Quindi posso provare a
farla
funzionare in qualche maniera ma io e lui non andremo mai
d’accordo.”
“Questo è già un
bel passo avanti”, risponde lei stringendomi la spalla con
una mano. Sospiro e
finisco di mangiare, cercando di conversare con lei nella maniera
più educata
possibile. Quando la cena è finita lei si alza e sistema i
piatti nel
lavandino.
“Ragazzi finite
voi qua, sono davvero stanca o bisogno di stendermi.”
Embry annuisce e
le da un bacio augurandole la buona notte, mi alzo da tavola e lui mi
raggiunge
appoggiandosi al lavandino.
“Principessa, sai
per prima…”
Mi volto a
guardarlo. Stupidi capelli, che gli
ricadono
stupidamente sugli occhi. “Embry, non stavo scherzando
sull’ andare d’accordo.
Quindi io lavo, tu asciughi. Ed in silenzio.”
Si stringe nelle
spalle e afferra il piatto che gli porgo. Non replica. Bene, perfetto
era
quello che volevo.
Silenzio.
Silenzio, stupido
silenzio.
Finiamo di sistemare
e lui estrae il suo telefonino dalla tasca guardando l’ora.
“Devo andare”,
esclama.
Bene . Ciao. Cosa
crede che gli chiederò dove? Che cavolo me ne frega.
“Vado da
Marissa.”
Figurati. La
Cheerleader idiota. Mi volto dall’altra parte e riafferro la spugna strofinando i
fornelli. Sono
davvero sporchi.
“Sai, la ricerca
di biologia.”
Mi mordo le
labbra e lui prende lo zaino dal pavimento.
“Allora ciao,
principessa.”
Zitta, Rose, zitta. “Non dovevi farla con Quil?”
Lui sorride
decisamente troppo ironico e torna ad avvicinarsi. “Abbiamo
fatto uno scambio,
Quil fa schifo in biologia. Direi che ci ho guadagnato, magari ci
guadagno
anche…”
“Capirai che
guadagno quella ha il cervello nelle tette.”
“Ma se non
la conosci neanche.”
“Ci ho parlato
quanto basta per capire che è profonda come uno stagno
prosciugato.”
Scoppia a ridere
e si avvicina decisamente troppo
per i
miei gusti. Mi fissa negli occhi. Lo odio. “Sei
gelosa.”
Faccio un passo
indietro e lo guardo male. “Non avevamo già
chiarito questo punto? Buona serata
Embry.” Evito
di guardarlo ancora e mi
chiudo in camera.
Il
problema è che
dopo due ore chiusa in camera a guardare il soffitto, la mia mente ha
iniziato
a perdersi e a riprodurre immagini del tutto fuori luogo di Embry e
quella
gallina. Che cosa ridicola. Perché mai alla mia mente
dovrebbe interessare che
cosa fa lui e con chi lo fa? Ma non sono stata abbastanza chiara? Lo
detesto
con tutta me stessa. Forse questa è stata una giornata solo
maledettamente
lunga e pesante ed ora ho bisogno di staccare il cervello. Prendo la
giacca e
l’mp3 ed esco di casa.
Non è che poi qua
esistano molti posti dove andare, così una volta arrivata in
spiaggia mi siedo
sopra un tronco d’albero e raccolto le ginocchia al mente
facendo partire la musica. Chiudo gli occhi. è sempre stato
così per me , la musica non la sento
solo, la vedo. Il respiro si regolarizza e le immagini diventano sempre
più
nitide. Mi manca.
Sento una mano
posarsi sulla mia spalla, trasalisco ma poi mi calmo quando lo vedo. Si
siede a
cavalcioni sul tronco, sorride e mi leva le cuffie portandosele
all’orecchio.
“Buah, ma che
diavolo ascolti, Rose.” Mi ridda le cuffie ed io scuoto la
testa divertita.
“Si chiama
musica, Jake.”
“No, non è vero ,
quella era solo una lagna atroce.”
“Musica
classica.” Ribadisco mettendo il lettore in tasca.
“E perché ascolti
musica classica invece di Bon Jovi?”
“Mi piace anche
Bon Jovi ma la classica è… una lunga storia
lascia perdere.”
“Se vuoi ho
tempo.”
Sorrido. Con lui
mi è sempre difficile essere stronza e non capisco
perché. “Magari un'altra
volta. Tu piuttosto che ci fai qua?”
Si alza nelle
spalle e sembra rattristarsi “Mi hai fregato il posto. Mi
piace venire qua ogni
tanto.”
“Non ti ci vedo a
fissare malinconico il mare.”
“Come no? Guarda
che il mio sguardo malinconico è molto sexy.”
Mi fissa e sbatte
le palpebre un paio di volte, scoppio a ridere e gli do una gomitata.
“Ahi,”
dico strofinandomi il gomito. Con Embry era successa la stessa cosa, ma
da quando sono cosi debole?
Jake mi
scompiglia i capelli e sorride. “Più esercizio
fisico, tesoro.”
Gli faccio la
linguaccia e torno a voltarmi verso il mare. Restiamo entrambi in
silenzio, poi
sono io a parlare per prima. "Allora, c’entra una ragazza?"
"Che
ragazza?"
"Con questo
posto. Puoi dirmelo."
Fissa l’orizzonte
e le sue spalle si irrigidiscono. “Non
c’è molto da dire. Aveva un paio di anni
più di me ed era la mia migliore amica. Credevo che anche
lei mi amasse ma
poi ha sposato un altro ed è… partita per
il college.” Le sue mani si spostano sulla corteccia e vedo
le sue nocche
sbiancare.
“Si è sposata?” Ma
chi è 'sta fuori di testa.
Serra la mascella
e fa un paio di
respiri come per cercare
di calmarsi. “Lui era uno all’antica.” Mi
sa che lei gli ha anche lasciato
addosso una bella ferita.
Lo guardo e provo
ad alleggerire la tensione. “Bell'affare.”
Chiude gli occhi
e quando li riapre il suo respiro è tornato regolare.
Raccolgo una pietra da
terra e la scaglio in mare. Sbuffo. “Non ho mai imparato a
farle rimbalzare.”
“Intendi così?”
Jake allunga una mano a prendere un'altra pietra che, dopo una linea
retta
perfetta, sfiora l’acqua rimbalzando tre volte. Sorride ed io
storco la bocca
in un espressione quasi offesa.
“Più o meno”,
dico.
Scoppia a ridere
e mi passa una pietra piatta e tonda. “È tutta
questione di polso, Rose.” Fa un
passo indietro e mi stringe il braccio. Sento il suo torace sfiorarmi
la
schiena ed il suo respiro sul collo. Dannazione.
È come quella volta in
moto. Mi aiuta a lanciare la pietra e la vedo rimbalzare.
“Visto? E' facile,”
sussurra roco. Dannazione di nuovo.
Perché mi ricorda la voce di Embry?
Mi volto e lo guardo. Ha un accenno di sorriso sul volto.
Deglutisco a
vuoto. “È sempre una questione di polso.”
Oddio, Rose, ma queste battute a doppio senso?
Lui non sembra
scomporsi anzi, sorride ancora fissandomi le labbra. “Ci
vorrebbe una
dimostrazione, però. Per vedere se il polso ti funziona
bene..." Caldo.
Ho caldo. Perché fa così caldo.
Provo a ridere.
"…per prendere in
mano una bella pietra", continua.
“Bisogna avere
talento per certe cose.”
Stavolta e lui a
ridere. Fa un passo indietro e mi passa un'altra pietra. “Lo dice sempre
anche Embry.”
Sono sicura che in
questo momento sta
mostrando tutto il suo talento. Ma la smetto? Non me ne frega nulla. “Forse dovrei tornare a casa”,
dico notando
come ormai sia praticamente buio pesto.
“Ti accompagno.”
Si offre Jake.
Ci incamminiamo e
lui mi fa qualche domanda sulla mia famiglia, riesco a rispondere senza
offenderli troppo e lui mi racconta delle sue sorelle.
Finché non arriviamo
quasi di fronte al portico e sento dietro le mie spalle un rumore di
ramo
spezzato. Oddio , vuoi vedere che la
storia dei lupi era vera? Io e Jake ci voltiamo e Embry esce
dall’ombra
degli alberi. Si ferma quando ci vede, è senza maglietta
e... da dove cavolo
arriva? Perché è mezzo nudo?
Angolino autrice.
Questo
capitolo ha una dedica
speciale per una persona speciale: Buon Compleanno Maria <3. Ti
auguro il
meglio, ti raggiungere i tuoi sogni, di viverli e trovarne sempre di
nuovi.
Grazie a Angel per il banner
(l’adoro) e se avete voglia di una bella storia è
proprio la sua che vi
consiglio :
Eclisse
Cosa ne pensate di questa apparizione
di Jake? Le cose sono più chiare o vi ho confuso di
più?
Grazie mille per tutte le
vostre recensioni.
A giovedì prossimo.
Con affetto
Noemi
|
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Capitolo 7 *** Lista delle spesa ***
Capitolo 7
Lista della spesa
Seduta in
mensa giocherello con il cibo che ho nel piatto, Kim mi osserva in
silenzio per
alcuni secondi e poi chiede gentile. "Rose, tutto bene?"
Sento la
risata di Embry che entra proprio in quel momento e mi mordo le labbra.
È di
nuovo con quella. "Non ho molta fame, tutto qua."
Ma
che diavolo mi prende? Non mi può davvero dare
fastidio. Mi ripeto mille volte al giorno che lo odio e poi sono...
gelosa? E
perché mai dovrei esserlo?
È tutta
colpa di questa riserva. Vivere in un posto dimenticato da Dio,
probabilmente
mi ha sballato qualche cosa nel cervello. Ho bisogno di tornare a casa,
di fare
shopping a Rodeo Drive, di prendere il sole a Malibu di... allontanarmi
da lui.
Ecco perfetto l’ho rifatto.
Mi premo
i polpastrelli sulle tempie e chiudo gli occhi.
È tutto a posto, Rose. Quando li riapro Jake
è seduto di fronte a
me e mi osserva curioso. "Ti dai alla contemplazione zen ,Rose?" Ride
e poi chiude gli occhi in quella che, devo ammetterlo, è una
mia perfetta
imitazione. Gli lancio addosso un pezzo di pane e sorrido. "Idiota."
Mi
strizza l’occhio e poi si volta verso Kim. "Kim..."
"Che
ti serve, Jake?"
"Perché
pensi che mi serva qualcosa?"
Lei alza
gli occhi al cielo e torna a guardarlo. “Perché
hai messo su la stessa espressione
di Jared quando mi chiede di copiare i compiti.”
Jake ride
e si passa una mano dietro la nuca. "Mi servirebbe la stessa cosa:
trigonometria."
“Mi
spiace ma, appunto, li ha già copiati Jared, e li
avrà passati pure a Paul. Non
possiamo averli tutti uguali."
Jake si
volta verso di me, sorride di nuovo mentre io riprendo a mangiare
ignorandolo.
"Rose…"
"No,
Jake."
"Volevo
solo dirti che oggi sei molto bella."
Storco
la bocca. “Stai cercando di corrompermi?”
"Sta
funzionando?"
Lo
guardo, ha un espressione da cucciolo e... "Faccio schifo in
trigonometria, Jake."
"Meglio
sbagliati che non averli."
Sbuffo e
mi chino a prendere la borsa da sotto il tavolo. Cerco il quaderno
viola e
glielo passo. Jake sorride e inizia a scribacchiare veloce su un foglio.
"Grazie,
Rose."
"Ma
non farlo mai più."
"Cosa,
copiare i compiti? Non ci contare.”
"No,
usare quell’espressione
da... da... non lo so,
ma non farlo."
Si sporge
di più oltre il tavolo e avvicina il viso al mio. "Parli di
questa
espressione?"
Resto
ferma un paio di secondi a guardarlo e poi gli do una manata sulla
fronte.
"Mi devi un favore, Jake."
Scoppia a
ridere ed io lo seguo. Ma che cavolo ha di così contagioso
la sua risata? Jake
riprende a scrivere e con la coda dell’occhio vedo Embry
alzarsi dal suo tavolo
e avvicinarsi al nostro.
"Che
c’è di così divertente.?"
Chiede sedendosi.
"Non
c è più niente di divertente. Sei arrivato
tu”, rispondo guardandolo male.
Lui si
porta le mani sul petto. "Ahi, principessa, questa fa male”,
dice ironico.
Mi stringo
nelle spalle e mi alzo in piedi. "Ci vediamo in classe, Kim. Ciao,
Jake."
Il
volume
della musica in macchina, mentre torniamo da scuola è
assordante. Sembra che,
per una volta, siamo entrambi a corto di battute taglianti. Strano. Lo
guardo e
lui stringe le dita sul volente.
"Da
quand’è che tu e Jake siete così amici?"
Abbasso
lo specchietto del passeggero e mi sistemo una ciocca di capelli.
“È un
problema?" Ma che vuole, adesso?
"No,
solo che è strano."
“È strano
che abbia degli amici? Grazie, Embry."
“È strano
che fra tutti proprio Jake."
"Non
pensavo di doverti chiedere il permesso."
"Non
devi ma… Jake."
"Jake
cosa? È il tuo migliore amico. Può essere tuo
amico ma non mio?”
Lui ferma
la macchina davanti a casa afferra il suo zaino e scende. Spalanco gli
occhi
incredula. Bene sono molto più brava di lui a non parlare.
Entro in
casa e cammino spedita in camera chiudendo la porta. Mi appoggio al
muro e
chiudo gli occhi. Tutto questo non
è
normale, Rose. Che diavolo ti prende?
Forse
Sharon lo saprebbe. Forse lei entrerebbe in camera sbuffando e
maledicendo per
avere un amica così idiota. Forse mi abbraccerebbe e mi
direbbe qualche frase
ad effetto tratta dai film, per lei il cinema racchiudeva tutte le
verità del
mondo. Forse, semplicemente, starebbe zitta ad ascoltarmi ed io
parlerei per
ore e poi arriverei alle stesse sue conclusioni senza che lei abbia
effettivamente mai aperto bocca. Forse... pensare a tutto questo non
serve a
niente.
Mi siedo
sul pavimento e bussano alla porta. Resto ferma e zitta, magari va via.
“Dai
apri, Rose."
"No."
“Guarda
che passo dalla finestra.”
"Perchè
non mi lasci in pace?"
"Perchè...
apri. "
Sospiro e
mi alzo in diedi sbloccando la serratura, mi guarda. Lo so, lo so,
probabilmente sono un disastro. Ma queste stupide lacrime non mi sono
neanche
accorta avessero iniziato a scorrere.
"Princ..."
"Stai
solo zitto, ok?" Dico seguendo l’impulso del tutto illogico
di
abbracciarlo.
Lui mi
stringe e mi accarezza la schiena. “Stabiliamo una tregua.
Che ne dici?"
Mi chiede e lo sento sorridere.
"Solo
un paio d’ore, però", replico affondando il viso
sul suo petto.
Io sono
completamente fregata. Insomma è inutile che ci giro
intorno. Sono fregata su
tutta la linea. Embry continua ad accarezzarmi la schiena e, dopo
qualche
minuto, stretta a lui smetto di piangere. Respiro a fondo per
riprendere
contatto con la realtà e mi stacco. Lui mi scompiglia i
capelli e sorride. Bum, colpita e affondata,
Rose. Faccio
un passo indietro e lui infila le mani in tasca. “Bene, visto
che siamo
in tregua usciamo.”
“E dove
vuoi andare”, chiedo guardandolo.
“Mia
madre ha lasciato la lista della spesa,” risponde voltandosi
verso la porta.
“Cioè mi
vuoi portare al supermercato.”
“Sì. Mi
servi. Io non ne capisco niente di detersivi e farina.”
“E perché
credi che io ne capisca di più?”
Si
volta di nuovo verso si me e si alza nelle spalle.
“Perché sei una
donna.”
“Io non
ho mai fatto la spesa in vita mia, Embry. ”
“Vuol
dire che userai il tuo istinto femminile,” dice stringendo la
mano al mio polso
e trascinandomi fuori.
Embry
spinge il carello mentre io riapro la lista della spesa e controllo
cosa manca.
Siamo
davvero riusciti a non litigare e forse, ma solo forse, passare il
tempo con
lui non è così male.
Ci
fermiamo davanti al banco frigo e lui butta dentro il carrello una
confezione
di panna spray.
Lo
guardo. “Quella non c’è nella
lista.”
Si
stringe nelle spalle e ne prende un'altra. “Sì, ma
a me piace.”
“Tua
madre la fa in casa.”
“Questa è
più comoda.”
“Più
comoda per cosa?” chiedo, afferrando il latte.
“Da mettere
nel caffè, sui dolci o addosso a qualche ragazza.”
Il latte
mi cade dalle mani e lui si china a raccoglierlo.
“Che ti prende, Rose?”
“Io..
cioè… sei un porco”, dico aggrappandomi
al carrello e riiniziando a camminare.
Come diavolo
ho fatto a pensare che fosse piacevole passare il tempo con
lui?
Mi
raggiunge in pochi secondi e mi guarda. “Scusa, non credevo
ti imbarazzassi.”
“Io non
mi imbarazzo ma i tuoi giochetti da depravato valli a raccontare a
Marissa.”
“Ma a lei
non serve che glieli racconti.”
“Ah… ora
capisco perché la vostra ricerca di biologia faceva
così schifo.” Giro il
carello a destra e per sbaglio gli passo sopra a un piede.
“Attenta,
Rose, o potrei pensare che sei gelosa.”
“Ancora
con questa storia?”
Fa spallucce
e mi da una leggera spinta riprendendo possesso del carello.
“Comunque non c’è
solo la panna. Una volta ho provato con la nutella.”
“E
quindi?”
“Tu non
hai mai provato con la nutella?” Chiede
“No,
Embry, no. Mi fa schifo la nutella.”
“Ho
capito, sei una di quelle noiose.”
“Io non
sono noiosa.”
“Sarà,”
risponde laconico prendendo una bottiglia di olio.
Noiosa.
Gelosa. Davvero ma che problema ha? Insiste con il credere che a me
interessi
qualcosa della sua vita e con chi diavolo fa sesso. Ok, forse prima in
camera
posso aver pensato per meno di dieci secondi che… e ora che
sta facendo?
Mollo lo
shampoo nel carello e mi avvicino a lui affilando lo sguardo.
“Embry, non ci
pensare neanche.”
“Cosa?”
Mi chiede guardandomi.
“Quelli.”
Indico con il dito l’espositore di preservativi che ha
davanti e abbasso la
voce. “Non comprerai quelli quando sei fuori con
me.”
Incrocia
le braccia al petto e sorride. “Ammetti che sei gelosa e
facciamola finita.”
“Certo
che il tuo ego è davvero smisurato.”
“Non ho
solo quello di smisurato, principessa.”
“Conosci
il detto tutto fumo e niente arrosto? E tu
sei uno che ne parla
decisamente troppo.”
Si avvicina
di un passo e sorride ancora, abbassa la testa e mi sfiora le orecchie
con le
labbra. “Mi spiace deluderti, principessa, ma io non parlo
poi un granché”
Porto le
mani sul suo petto e lo spingo via. Riafferro il carrello e
cammino verso
la cassa, mordendomi le labbra.
Si
può detestare una persona più di così?
Angolino autrice
Per
la
Nutella si ringrazia Ellie e le fantasie su Embry e la crema alla
nocciola che
per mesi non mi hanno lasciato dormire. Per tutto il resto ringrazio
voi che
avete messo questa storia fra le seguite, ricordate e preferite.
Non ho
molto altro da dirvi, la tensione fra i due e sempre più
evidente, così come la
gelosia, vi lascio immaginare che succederà nel prossimo.
Un bacio
grande
Noemi
|
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Capitolo 8 *** Che cosa è successo? ***
Capitolo 8
Che cosa è successo?
Odio non avere l’ultima parola e non sopporto darla vinta
ad Embry, come ieri al supermercato. Perché il mio cervello
tende ad andare in
corto circuito quando si avvicina troppo?
Insomma, Rose. Sii
seria. Quella sottospecie di indiano sotto steroidi che ti diverti ad
insultare
non può piacerti davvero. Tu odii i tipi come lui. Troppo
montato, con troppe
ragazze intorno, troppo bello, troppo… dannazione.
Mi butto sul letto ed estraggo il telefonino dalla tasca.
Il sabato è una giornata troppo lunga da far passare.
Come si chiamava il tizio che ho conosciuto al centro
commerciale? Marvin?
Miles? Sì, Miles.
Comunque sia, è arrivato il momento di richiamarlo.
Mi sistemo
il rossetto davanti allo specchio del bagno ed
esco. Embry è in piedi davanti al divano ed osserva una pila
dei suoi vestiti
che Tiffany gli ha detto di riordinare. Sorrido passandogli davanti e
mi infilo
la giacca. Sento il suo sguardo addosso e abbasso un po’
l’orlo della minigonna
di jeans.
“Porca puttana.”
Mi giro al suono della sua voce e lo guardo. Embry
deglutisce e poi con il mignolo mi fa penzolare davanti agli occhi un
paio di
miei slip. Sorrido e allungo una mano riafferrandoli: sono quelli che
mi ha
regalato mio cugina per il compleanno. Una roba talmente assurda che
non ho mai
avuto il coraggio di mettere ma, in questo caso…
“Oh, ecco dove erano finiti.”
O
meglio dove li ho fatti finire io.
Osservo il suo viso: Mr. fatti e non parole non sa che
dire, ora?
“Da qualche parte ci deve essere anche il reggiseno. Che
c’è? Embry, hai una faccia. Dai è solo
un po’ di pizzo in fondo io sono noiosa,
tu sarai abituato a ben altro.”
“Sì, certo e solo che… dove stai
andando?” Chiede lasciando
stare i vestiti e sedendosi sul divano.
“Mi vedo con un tipo.”
Torna a guardarmi. “Che tipo?”
Chi è quello
geloso, adesso? “Non sono affari tuoi.”
Si stringe nelle spalle e cambia canale alla tv. “Bene,
divertiti.”
“Lo farò senz’altro. Tiffany ha il turno
di notte, vero?”
“Perché?”
“Perché così se non torno a dormire non
si preoccupa.
Ciao, Embry.”
Io, Rose
Kozlov,
sono una completa deficiente.
Osservo Miles passarmi una birra e poi tornare a sedersi
sulla coperta. Picnic nel bosco? Come
diavolo ho fatto ad accettare? Non lo conosco neanche. E se poi
è un maniaco?
Tutto per far ingelosire quel
cretino. Per
fortuna che ho lo spray al pepe nella borsa.
Sospiro e apro la lattina sedendomi a mia volta. Che
poi, non ho neanche
l’abbigliamento adatto ad un picnic.
Stupidi abitanti di questo posto senza un minimo di gusto estetico.
“Allora, Los Angeles ti manca?”
Che razza di
domanda idiota è mai questa? Certo che mi manca,
lì i ragazzi ad un primo
appuntamento di portano fuori in un ristorante a cinque stelle, non di
certo in
un…un… oddio voglio andare a casa.
Sospiro e butto giù un altro sorso di birra.
“Non essere così nervosa, Rose.”
Se la smettessi di
guardarmi le gambe magari potrei riuscirci, idiota. No, e ora che
diamine fai?
perché ti stai avvicinando? Non ho nessuna voglia di baciare
un tizio che porta
un nome ridicolo come Miles. Oddio, sempre più vicino.
All’improvviso sento un rumore alle mie spalle. Volto la
testa di scatto. “Cosa è stato?”
“Cosa?” Chiede Miles alzandosi in piedi.
“Quel rumore, non l’hai sentito?”
Mi rimetto in piedi anche io e cerco di guardare oltre
gli alberi.
“Sarà stato qualche animale”, risponde
lui, scrollandosi dalle
mani un po’ di terra.
“Che animale? No, perché una volta mi hanno detto
che ci
sono gli orsi da queste parti o erano i lupi? Comunque credo sia meglio
andare
via.”
“Rose… davvero, non è il caso di
allarmarsi.” Torna ad
avvicinarsi e stavolta sposta le mani sui miei fianchi.
Un altro rumore. E le sue labbra sono ad un soffio dalle
mie. Un ringhio.
Lui si allontana di scatto e sgrana gli occhi. Il cuore
mi rimbomba nella cassa toracica, seguo il suo sguardo e poi tutto
accade in un
attimo: Miles continua ad arretrare mentre io cerco di convincermi che
tutto
questo è solo un incubo. Davanti a me un lupo enorme ,
più simile a un cavallo.
Miles urla e sento i suoi passi; credo stia correndo via. Non lo vedo.
Non
riesco a distogliere gli occhi dall’animale davanti a me, non
riesco neanche a
urlare.
Il lupo fa un passo avanti e solo allora i miei sensi si
sbloccano, il respiro accelera, mi volto urlando e inizio a correre.
Inciampo
in una radice, mi metto seduta e continuo ad urlare mentre Il lupo si ferma.
Chiudo gli occhi. Sto
morendo. Lo so. Sbatto
le palpebre
ed Embry è davanti a me. Riprendo a correre.
“Rose.”
Avrei voluto essere più presente alle lezioni di
educazione fisica. Le ultime non erano di corsa campestre?
“Rose, fermati. Sono io.”
“No, non è vero. Ti ho visto. Cazzo. Cazzo.
Cazzo.”
“Rose...” Sto
impazzendo?
“Rose, non c’è nessun lupo. Sono io e
sono nudo.”
Mi fermo e mi tengo un fianco. Respiro, lo guardo. “Sei
nudooooooo.” Riprendo a correre.
So che c’è una spiegazione, che
c’è qualcosa di
assolutamente razionale che può aiutarmi a capire, solo che
al momento non
riesco a trovarla.
La Foresta diventa sempre più rada. Ho paura , sento due
mani che mi afferrano per i fianchi, perdo l’equilibrio e
cado a terra. Mi
dimeno sotto il corpo di Embry, provo a spostarmi o a dargli un calcio
ma lui è
troppo forte, mi blocca i polsi e li sposta ai lati della mia testa.
“Rose.”
Mi guarda. Respiro e mi fa male il petto. Lo so cosa ho
visto. Un... “Sei... sei... nudo.” Cerco di nuovo
di colpirlo.
“Ti piacerebbe.” Distende
il volto in un accenno di sorriso e
continua a tenermi ferma.
“Come mi piacerebbe?” Inizio a urlare ma lui mi tappa la bocca
con una mano e io
cerco di mordergliela.
Mi fissa negli occhi. “Principessa pervertita, ho rimesso
i pantaloni e smettila di urlare, non ti ho fatto niente”
Mi tiene di nuovo bloccata sotto di lui. Non riesco a
muovermi e lui è un lupo. Ma in questo momento è
solo un uomo e lo sento. Sento
il suo corpo ed il suo respiro ed è di questo che ho paura,
adesso lo capisco.
“Principessa.” Gli trema quasi la voce, mi bacia o
forse
sono io che sto baciando lui. Lascia le mie mani ed io le sposto sulla
sua
schiena, lo spingo contro di me, sento la sua lingua e respiro lui, la
sua aria.
Trema ancora e mi bacia più forte, le sue mani sul mio
corpo. Brucio.
La sua bocca sul mio collo, mi mordo le labbra e stringo
le mani ai suoi capelli. Mi apre la giacca ed io mi sposto inverdendo
le nostri
posizioni.
Embry. Embry.
Embry. Nella mia mente risuona solo il suo nome. Mi levo la
giacca, il
maglioncino e riprendo a baciarlo. Io detto il ritmo, io gli mordo le
labbra, io
lo cerco.
Mi bacia il seno e reclino la testa all’ indietro, gli
sbottono
i pantaloni. Perchè li ha rimessi?
All’improvviso un ululato. Mi fermo.
Embry si rimette seduto e mi guarda mentre io cerco il
mio maglioncino.
Che cosa è successo?
Si alza in piedi e mi tende una mano per aiutarmi a
rialzarmi.
“Dobbiamo tornare,” dice senza guardarmi. .
Arranco dietro di lui, mi tiene la mano per non farmi
cadere ed io tremo.
Che cosa è successo?
Solo davanti a casa mi lascia andare, si passa una mano
fra i capelli e poi la infila in tasca. Salgo un gradino e ora siamo
alla
stessa altezza.
“Rose...”
“Fratello.” Vedo Jake avanzare verso di noi. Embry
si
volta a guardarlo e si stringe nelle spalle.
“Devo andare, principessa.”
Non dice altro, raggiunge Jake ed entrambi spariscono dalla
mia vista e io resto sola con le mie domande.
Che cosa è successo?
Angolo
autrice.
Io
non so più come ringraziare
Angel_shanti
per i sempre più splenditi banner. Anzi perché
non lo fate voi andato alle sue
storie?
Va bene, mi sembra
di sentire le vostre domande perplesse. Lui si è fatto
vedere, non lo farebbe
mai, impossibile.
Sono lupi sì, ma sono anche ragazzi di diciassette anni e
ora ditemi se a diciassette anni sapevate gestire una cosa come la
gelosia?
E se così fosse … concedetemi questo capitolo,
Rose
doveva scoprire dei lupi, doveva succedere quello che è
successo, dovevano fare
questo piccolo o forse enorme passo a avanti.
Mi lascio con un po’ di domande per la prossima settimana: e il resto del
branco? e soprattutto
Rose resterà così tranquilla come sembra ora?
Alla prossima settimana
Con affetto
Noemi
|
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Capitolo 9 *** Lupo ***
Capitolo 9
Lupo
Mi
rigiro
nel letto, non riesco a dormire. Ci sono troppi rumori in questa casa:
il vento
che sbatte le tapparelle, il cigolio delle molle del materasso, le
lancette
dell’orologio. Non mi è mai piaciuto il silenzio
ma adesso vorrei solo quello.
Ma
dove sono finita?
Mi metto
seduta e appoggio il mento sulle ginocchia. Mi chiamo Rose Kozlov, ho
diciassette anni ed i licantropi non esistono. Nozioni elementari,
verità assolute
e facili. Eppure… mi chiamo Rose Kozlov ho diciassette anni
e oggi ho visto un
licantropo. Uno di quelli veri, con tanto di pelo e zanne scoperte. Beh
no, ad
essere oneste le zanne scoperte non le aveva ma… sto
sognando, sto sognando
tutto questo non è mai successo. Embry non è un
licantropo e non ci siamo
baciati. Mi passo le dita sulle labbra e sospiro. Baciati, baciati, baciati. Ed
è un licantropo.
Sento la
porta di casa aprirsi e poi richiudersi e pochi secondi dopo un bussare
alla
mia camera.
“Sei
sveglia, principessa?”
La sua
voce. Licantropo. Embry. Bacio. Non rispondo e lui aspetta ancora un
attimo
prima di entrare. Non alzo il viso ma lo sento, si avvicina.
“Ehi.
Stai bene?” Chiede.
“No.”
Sospira.
“Senti, quello che hai visto…”
“Io non
so che cosa ho visto, Embry”, dico guardandolo per la prima
volta da quando è
entrato.
Allunga
una mano come per sfiorarmi ed io scivolo più in su sul
materasso. “Che cosa ho
visto, Embry? Sei un licantropo? Uno di quei mostri da film? Che cosa
diavolo
sei?”
“Un
lupo.”
Mi alzo
in piedi ed apro l’armadio buttando fuori la mia valigia e i
vestiti.
“Che stai
facendo.”
“Non
voglio restare qua”, dico rovesciando un cassetto.
“Rose.”
Scuoto la
testa e ne svuoto un altro finché non sento le sue mani
sulle mie spalle, mi
volta verso di lui.
“Hai
bisogno di calmarti.”
“Non
dirmi di cosa ho bisogno.”
Mi
circonda il viso con le mani e fissa i miei occhi nei suoi.
“Non sono
pericoloso.”
Dio,
riesco quasi a credergli. Chiudo gli occhi e sospiro.
“Come
faccio a crederti… tu.. io… ti ho visto
e… non riesco a capire.”
“È solo,
una parte di me.”
“Una
parte di te? Scusa se te lo faccio notare, Embry, ma non è
esattamente come…
non lo so ma… sei un lupo. Porca puttana. Che
altro diamine esiste?
Demoni, streghe, vampiri? Cos’è una puntata di
Supernatural?” Lo guardo. Oddio.
“No, ti prego non dirmi che esistono davvero. Io stavo
scherzando. Porca
puttana.”
Crollo
seduta sul letto e lui si inginocchia di fronte a me.
“Posso
capire che sia un po’ dura da accettare.”
“Un po’
dura? Porca puttana, Embry, un po’ dura non è il
termine adatto, non c’era
neanche la luna piena.”
Sorride.
“Non serve la luna piena.”
“Ah.”
Afferro un cuscino e glielo scaglio addosso. Lui lo schiva e io gliene
lancio
un altro. “Dimmi che almeno i proiettili d’argento
funzionano.”
“Non ho
mai provato, Rose. Ma non credo.”
Sbuffo e
incrocio le braccia al petto. Lui è un licantropo. Bene,
preparate una cella in
manicomio, sto arrivando.
“Davvero
non sei pericoloso?”
Scuote la
testa e si rialza in piedi. “Ti faccio vedere.”
“Cosa?
No, mi fido sulla parola non serve che…”
Mi
afferra per un polso e mi trascina fuori di casa. “Embry,
sono in pigiama, che
diamine stai facendo? Mi vuoi uccidere per mantenere il
segreto?”
Si ferma
quando entriamo nel bosco e si volta a guardarmi, sembra…
impaurito. Lui?
Andiamo è assurdo.
Si leva
la maglietta e non distoglie gli occhi dai miei. Deglutisco. Che sta
facendo?
“Non mi
sono mai trasformato davanti a nessuno.”
E
devo essere proprio io la prima? Respiro, a fondo.
Perché ha
quello sguardo? “Embry, non serve…io…
ti credo.”
“No, non
è vero. Prima, quando ti ho preso per mano, avevi
paura.”
“Non è
vero.”
“Posso
sentirlo, principessa.”
Si leva i
pantaloni. Dannazione, Rose. Resta concentrata: è un
licantropo.
Inizia a
tremare e continua a fissarmi. Mi si blocca il respiro ma cerco di non
muovermi. Non voglio arretrare, trema sempre più forte e poi
sparisce. Come uno
spostamento d’aria, Embry non esiste più. Mi mordo
la lingua e lui si
inginocchia sulle zampe.
“Porca
puttana.” Complimenti, Rose.
Bell’esempio
di dialettica. Ma lui è un lupo ed è la
seconda volta in un giorno che lo
vedo; resta fermo e continua a fissarmi.
Non
sono pericoloso. Lo guardo e sono i suoi occhi. Mi
avvicino di un passo e cerco ancora il suo sguardo. Allungo una mano e
lo
sfioro. Torno a respirare.
“Sono
allergica al pelo degli animali sai? Credi che valga anche per i
licantropi?” Ma che diavolo sto
dicendo?
Dalla sua
gola parte un suono strano, a metà fa un ululato
e… una risata? Un licantropo
sta ridendo? Davvero, quella stanza al
manicomio dovrebbe essere pronta ormai.
Continuo
ad accarezzarlo e poi sospiro. “So che con tutto quel pelo
per te le condizioni
climatiche non saranno un problema ma io sto congelando, ti dispiace se
ecco…
non so… tornare te stesso?”
Un brontolio
sommesso. “Cosa? Non credo di essere brava a parlare il
lupese.” Un altro
brontolio. “Ah già, sei nudo. Ok, mi
volto.”
Mi rigiro
dall’altra parte e provo a capire dai rumori cosa stia
succedendo alle mie
spalle finche non sento le sue mani sfiorarmi. Non so
perché lo faccio ma
seguo l’impulso e mi lascio andare contro di lui, mi circonda
i fianchi ed io
appoggio la schiena al suo petto. Credo che senza guardarlo sia
più facile.
“Hai ancora
paura?” Mi sussurra in un orecchio.
“No.”
“E il
freddo?”
“Sotto
controllo pure quello, sei bollente.”
Lo sento
sorridere sul mio collo. Sospiro mentre le sue mani iniziano a
accarezzarmi,
risale lungo i fianchi e mi sfiora le braccia. Inclino la testa di lato
e mi
bacia il collo.
“Se mi
mordi divento un licantropo pure io?”
“No, non
funziona così… te lo spiego un'altra
volta,” dice mordendomi la spalla.
Mi volto
fra le sue braccia e cerco le sue labbra. Le trovo. Mi trova. Lui, solo
lui.
Si è
appena trasformato in un lupo gigante e lo sto baciando. A lungo, fino
a
perderci il respiro. E le sue mani tornano su di me, sotto la maglietta
leggera
del pigiama. In un bosco in pieno inverno e non ho freddo.
C’è lui,
è bollente e mi accarezza il seno. I palmi delle mie mani
aperte sulla sua
schiena. Bollente. Le sue mani ancora, tornano già sul mio
ventre e sfiorano i
bordi del pantalone, si stacca dalle mie labbra e mi guarda. Bollente.
Lo bacio
e la sua mano mi sfiora. Dentro di me.
Gemo.
Mi morde
le labbra. Bollente, lui. Sospiri e respiri spezzati.
Mi bacia
ancora prima di guardarmi di nuovo. “Forse è
meglio se…”
“Rientriamo.”
Finisco la frase al suo posto e appoggio la fronte alla sua spalla.
Perché
ci siamo fermati? Perché mi sono fermata?
Avrei davvero voluto fare sesso con lui qua? In un bosco? Che cosa mi
prende?
Mi bacia
la fronte e cerca la mia mano guidandomi verso casa.
Angolino autrice.
Prima di
tutto mi scuso con chi non ha ricevuto una risposta alle recensioni
dello
scorso capitolo ma ho avuto una settimana micidiale e stasera o postavo
o rispondevo.
Giuro che arriverò presto da tutte voi, siete davvero
fantastiche…
Grazie,
grazie, grazie.
Come
vedete le cose sembrano mettersi bene per i tuoi piccioncini
ma…
Alla settimana
prossima.
Con affetto
Noemi
Ps: Ho
pubblicato una piccola raccolta su i nostri lupi:
Storie
d'amore e di Lupi
|
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Capitolo 10 *** Troppo complicato ***
Capitolo 10
Troppo complicato
È
la
prima volta che mi accorgo della sua presenza, o meglio: ho sempre
saputo che
lui fosse qua, ma ora lo sento. Sento il suo respiro al di
là della porta,
sento le molle del divano, dove è sdraiato, cigolare; e per
fortuna che i
superpoteri dovrebbe essere lui ad averli. Forse c’entra
qualcosa con il
diventare consapevoli di quello che si prova.
Oddio,
ma che razza di pensieri vado a fare? Rose,
rallenta.
C’è stato
solo un bacio… più di uno, ad essere
completamente oneste, ma cambia
davvero qualcosa? Si può smettere di detestare una persona
perché ti bacia come
non sei mai stata baciata in vita tua? Che poi,
onestà per onestà, l’ho
mai detestato davvero?
Questa è
stata decisamente la notte più lunga della mia vita, troppi
pensieri, troppi...
La
sveglia suona e io mi volto per spegnerla.
E
adesso che faccio? Se esco lo vedo e devo avere
due occhiaie peggiori di uno zombie, non è che esistono pure
quelli, vero? Devo
ricordarmi di chiederglielo. E poi i capelli. Va beh, Rose, piantala di
essere
idiota. È un mese che ti vede ogni mattina appena sveglia e
si becca una serie
di insulti che avrebbero fatto scappare chiunque altro.
Perché lui no? Perché
mi ha baciato. E chi ha baciato prima l’altro?
Mi alzo
dal letto e… se mi vesto prima di
vederlo
poi pensa che l’ho fatto per lui. E se… e se la
smettessi di comportarmi come
una ragazzina? Che poi ho diciassette anni, quindi 'fanculo, mi voglio
comportare come una ragazzina.
Scappo in
bagno. Faccia e denti. No, il trucco mi
sembra eccesivo. Ecco, i capelli li lego.
Respiro
prima di entrare in cucina. Lo sento e poi lo vedo: seduto al tavolo
con la
colazione davanti e un libro di scuola dove sta scrivendo veloce
qualcosa.
Ok,
lo saluto per prima o aspetto che lo faccia
lui?
“Ciao,”
dice.
“Ehi,” Wow, Rose,
complimenti per il discorso.
Silenzio. Porca miseria!
“Ho
finito il caffè, scusa.”
“Non
importa lo rifaccio.” Mi volto veloce e prendo
dall’armadietto un filtro per il
caffe. Perfetto, sta andando
magnificamente, no?
Apri il
filtro, non voltarti a guardarlo, riempi d’acqua la caraffa,
non voltarti a
guardarlo, metti il filtro nella caraffa, non voltarti a guardarlo,
mettila sul
fuoco, non voltarti a guardarlo, aspetta, non voltarti a guardarlo.
“Rose.”
La sua
voce. Mi ha chiamato Rose e non principessa. Vorrà
dire qualcosa?
Ora posso
voltarmi.
“Dimmi.” Dannati capelli,
perché a lui stanno così
bene di prima mattina?
Sorride e
si alza dalla sedia, mi raggiunge e appoggia le mani ai lati del
bancone, ai
lati del mio corpo. Respira, respira,
respira.
“Per
quanto riguarda ieri…”
“Il fatto
che ti trasformi in un cane gigante?”
Sorride
ancora. “Sì, anche ma…”
“Ah…intendi
l’atra cosa, allora.”
Abbassa
un po’ di più la testa e il suo naso sfiora il
mio. “Vuoi… parlarne?”
“Ora?” E chi ha
più voglia di parlare? E
poi che dovrei dirti?
“No.
Dopo.”
Il suo
respiro sul mio viso, labbra vicinissime, sento il suo calore.
Sento… il
telefono di casa che suona. Mi mordo le labbra e lui sbuffa andando a
rispondere.
Osservo
le sue spalle e non riesco a concentrarmi molto per capire che dice. Ma che diavolo mi prende?
Aggancia
il telefono. Ormai è lontano.
“Era mia
madre, devo andarla a prendere a lavoro. Tu…”
“Chiedo a
Kim un passaggio. Tranquillo.”
Sospira e
infila le mani in tasca. Mi guarda, forse era meglio se mi vestivo.
“Ci
vediamo a scuola, allora”, dico prima di tornare in camera
mia.
È
andata benissimo, Rose, davvero bene. Ma per
favore a chi voglio darla a bere?
Mi
appoggio alla macchina di Jared e Kim mi passa il suo compito di
Letteratura.
Gli do un occhiata veloce mentre lei si mordicchia le labbra. Jared e
Paul
parlottano a pochi metri di distanza. Perché mi sento tutti
gli occhi puntati
addosso? Se Paul mi lancia un'altra di quelle occhiate mi levo un tacco
e
glielo scaglio in testa, giuro. Forse riesco anche fargli male.
Io,
Jake, Quil, Seth, Paul e Jared, siamo tutti
lupi.
Le parole
di Embry mi risuonano in testa.
Non è che
ora mi vogliono fare fuori per averlo scoperto? Che poi, insomma, mica
è colpa
mia… se… se… io quello lo uccido. Mi
ha messo in questo casino e mi ha pure
lasciata sola. Forse avrei dovuto preoccuparmi di più di
questo stamattina con
lui che del… resto.
“Kim, mi
sembra giusta.” Le ridò i fogli e lei
sorride.
“Grazie.”
Mi passa una mano sulla spalla e sorride ancora. “ Prima in
macchina c’era
anche Jared e non ho potuto… oh, per farla breve, so cosa
è successo ieri. Se
hai bisogno di parlarne è più facile con me che
con loro, no?”
“Sì,
credo che forse sarebbe meglio.”
Il rombo
di una moto. Guardo oltre la spalla di Kim e Jake si leva il casco
mentre Embry
posteggia l’auto dietro di lui.
Si
avvicinano ed io sto per iper ventilare. Porca miseria. L’ho
visto solo
mezz’ora fa e poi… Jake.
Cos’è che ha detto? Alpha? Credo. Non riuscivo a
concentrarmi molto mentre, seduto sul mio letto, cercava di spiegarmi.
Avrei
continuato a baciarlo per ore.
Comunque,
una cosa l’ho capita: Jake è il capo e io non
avrei mai dovuto scoprire che i
lupi esistono.
Embry si
ferma e Jake continua a camminare. Non gli ho mai visto
quell’espressione così
seria. Dannazione! Sono troppo giovane per morire.
Oramai mi
è di fronte, incrocia le braccia al petto.
“Così sai tutto?”
Ok,
Rose, manteniamo la calma, sei in un posteggio
pieno di gente e… la metà sono licantropi. Butto un occhio a Embry, non
sembra
particolarmente nervoso. Forse i baci erano tutta una strategia per
distrarmi.
“Ecco
io…cioè…”
Jake
scoppia a ridere e mi sposta una ciocca di capelli dietro le orecchie.
“oddio,
Rose, Dovevo fotografarti. Ti faccio così paura?”
“No, io…
idiota”, borbotto.
Lui ride
ancora e poi mi passa un braccio dietro la schiena. “Non
è il caso di aver
paura del lupo, tu non sembri Cappuccetto Rosso. ”
“Quindi,
cioè… non è un problema che
io…”
Sospira .
“In realtà dovrebbe essere un segreto ma possiamo
fidarci di te, vero?”
Annuisco
e mi mordicchio le labbra osservando Paul che mi lancia
l’ennesima
occhiataccia. Jake segue il mio sguardo e poi mi dà una
testata giocosa
sorridendo.
“Ci penso
io a lui, Ok? Tu non preoccuparti.”
“Sì, ma
se ora non ti faccio copiare più i compiti mi
sbrani?”
“No, e
poi da te non copio più lo stesso; ho preso D
dell’ultimo compito di
trigonometria.”
“Io te lo
avevo detto che facevo schifo.”
La
campanella suona e lui sorride di nuovo.
“Dai,
entriamo in classe.”
Mi volto
a guardare Embry e seguo Jake.
Storia,
inglese, trigonometria. Sento i suoi occhi addosso. Mi muovo appena
seduta sul
banco, lo cerco e spero che non se ne accorga. Non mi sono mai sentita
così,
non capisco, che mi succede?
Le lezioni
passano troppo lentamente e c’è troppa gente fra
una classe e l’altra: Quil che
ride e scherza, le battute taglienti di Paul, i sorrisi di Kim, e poi
lui. Mai
da soli.
Geografia
e spagnolo, non me ne frega niente. Mi sorride. Ci siamo baciati ieri e
oggi è
lì e io non ci sto con la testa.
Un’ altra
campanella, sbuffo e apro l’armadietto. Educazione fisica. Che scusa mi invento oggi? Poso i libri e
cerco le scarpe da
ginnastica.
“Mal di
testa o mal di pancia?” Le labbra di Embry mi sfiorano
l’orecchio e sento il
suo petto contro la mia schiena. Mi sono venuti i brividi, non
è normale. Porca
miseria! Scuoto la testa. “Non lo so, forse mi sono
storta la caviglia.”
Mi volto
e mi appoggio all’armadietto, alzo il viso e incontro i suoi
occhi. Scuri,
profondi. Non posso perdermi.
Mi
sorride. Che dicevo del non perdersi?
Troppo tardi.
Appoggia
un braccio sull’ armadietto e con l’altro mi sfiora
un fianco. Mi era mancato.
La campanella suona e io sbuffo.
“Non ne
hai proprio voglia, eh?” Chiede e le sue dita si stringono di
più sul mio
maglioncino.
“No,
potresti rapirmi e non mi lamenterei.”
“Quasi
quasi lo faccio.” Gli brillano gli occhi e afferra la mia
mano iniziando a
camminare.
“Embry,
scherzavo. Ma dove vuoi andare?”
“Dovevamo
finire un discorso, no?"
“No,
noi...”
Svolta un
angolo e si ferma davanti ad una porta. Lo guardo. Appoggia la fronte
alla mia
e respira. “Hai di nuovo paura?”
“Non di
quello che pensi tu.”
“Allora
di cosa?” Torna ad accarezzarmi i fianchi e i brividi che
sento sono la
risposta di tutto.
Distolgo
gli occhi dalle sue labbra. “Cosa è successo
ieri?”
“Mi hai
visto”, dice sfiorandomi il collo con il naso.
“E… dopo?”
Mi sfiora
le braccia “Lo sai.”
Sospiro e
stringo le mani a pugno. Dio, ho voglia
di toccarlo.
“Ma noi
ci detestiamo, Embry”, dico passandogli una mano dietro la
nuca,
“Da
matti, principessa.”
Stringo
le mani ai suoi capelli e sospiro.
“Cos’è?” chiedo indicando con
la testa la
porta.
“La
stanza dei cancellini. Potremmo detestarci ancora un altro
po’ lì dentro.”
Annuisco
e lui gira la maniglia senza smettere di guardarmi.
“Embry?”
Volta
appena la testa e un ragazzino di fronte a lui infila le mani in tasca
imbarazzato. È uno di quelli che seguono lui e Jake
dappertutto.
“Che
vuoi, Colin?”
“C’è un
problema.”
“Vai da
Jake”, gli risponde Embry e torna a guardarmi.
“Non
riesco a trovarlo e...”
“Ho
capito, arrivo.”
Colin fa
un passo indietro e Embry sospira attorcigliandosi fra le dita una
ciocca dei
mie capelli.
“Devo
andare.”
Annuisco.
“Credi che ci vorrà molto?”
“Spero di
no.”
“Embry,
io credo di sì.”
“Colin,
se non vuoi un doppio turno di ronda, sta zitto.”
Parla
senza distogliere gli occhi dai miei e io sospiro rassegnata
“Dai vai, ci
vediamo a casa.”
Mi
sorride e poi raggiunge Colin. “Spero per te che sia davvero
importante.”
Lo guardo
allontanarsi. Stupide cose da lupi, le detesto già.
Incrocio
le gambe sul divano e spengo la tv. Perché non
c’è mai niente di interessante?
O forse sono solo io che... mi sento una cretina. Ho il cuore che
inizia a
battere per ogni minimo rumore che arriva da fuori, ed io non sono quel
tipo di
ragazza.
Prendo
l’mp3 e l’accendo. C’è una
foto mia e di Sharon come salva schermo: abbiamo
tutte e due ancora i capelli stretti nello chignon, borsone in spalla e
facciamo la linguaccia, mi sembra passato un secolo.
Un secolo
da quando tutto era semplice, scuola, allenamenti con le cheerleader ,
lezioni
di danza, giornate di sole.
E poi è
iniziata la pioggia e… vorrei chiamarla e parlargli di lui.
Anche se non so
bene neanche che dovrei raccontarle.
Ciao
Sharon, lo sai che i licantropi esistono davvero? Ah, non sono come nei
film,
assomigliano ai modelli di Abercrombie, quelli che ci divertivamo ad
andare a
provocare a quel negozio a Rodeo Drive. Mi sa che tu ci sei pure uscita
con uno
di loro. In ogni caso: i licantropi esistono e mi sono appena presa una
cotta
per uno di loro. E… una cotta?
Sono proprio una cretina. Insomma, non avevo
una cotta manco per l’idiota con cui sono andata a letto. Era
solo un tizio
carino alla festa di una confraternita alla quale non sarei mai dovuta
andare.
Infilo le
cuffiette e chiudo gli occhi. Va bene, mi piace un ragazzo, mi piace
davvero, Sharon me lo diceva che prima o poi sarebbe successo
ma ero
sempre stata convinta che lei ci sarebbe stata per sentire le mie
lamentele.
Oh
basta, Rose. Smettila di piangerti addosso.
Adesso ti alzi, ti vai a fare una doccia e… porca miseria,
la porta di casa…
porca miseria è lui.
Resto
seduta sul divano, non è che i
licantropi
sentono i battiti del cuore accelerati? Porca miseria, che fregatura
enorme.
Appoggia
le chiavi di casa sul tavolino e mi guardo. Non l’ho mai
visto così, senza
sorriso in volto. Che diamine gli è successo oggi pomeriggio?
Infila le
mani in tasca. “Ciao.”
“Ciao.
Tutto apposto?”
“Sì, uno
dei nuovi ha avuto l’imprinting …”
“L’impri
che?”
“Niente,
non potresti capire.”
“Potresti
spiegarmelo.”
Sbuffa e
si passa una mano fra i capelli. “No, troppo lunga. E
comunque non sono cose
che ti riguardano.”
“Ah.” Mi
alzo in piedi e recupero i libri dal tavolino.
“Rose.”
“Che
vuoi?”
“Non fare
così.”
“Così come?” Gli passa accanto
e lui mi blocca per un braccio.
“Così
come stai facendo. Insomma, è complicato e tu già
non dovresti sapere dei lupi,
io ho fatto un casino e…”
“Hai
fatto un casino quando?”
“Quando
mi sono fatto vedere, quando ti ho raccontato cose che era meglio non
sapessi,
quando… ci siamo baciati.”
Che
cosa ha detto? No dai non… lo guardo, ha ancora
la mano
stretta sul mio braccio. Mi sento ustionata. Lo strattono e lui mi
lascia andare.
“Ok, sei
stato molto chiaro, Embry. Buona notte.”
“Rose.”
“Buona
notte.”
Chiudo la
porta della camera e mi ci appoggio. Va tutto bene, davvero, dai, non
è niente
di importante anzi, ora posso tornare a detestarlo.
Niente
problemi…niente complicazioni…niente io e lui.
Angolo autrice.
Dato
che qualcuno (non faccio nomi) mi
ha,
ingiustamente, accusato di essere sadica, ho deciso di dimostrarvi il
contrario
postando il nuovo capitolo con un giorno di anticipo.
Non
vedete l’aureola in testa? Dite di no? Guardate meglio.
Scherzi a
parte, vedere tutte le vostre recensioni mi lascia senza parole per cui
un
unico enorme Grazie.
Al
prossimo capitolo
Noemi
|
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Capitolo 11 *** Zombie ***
Alla mia Tai.
Non buon compleanno
(in anticipo porta sfiga) ma buona vita.
Che tutti i tasselli vadano a incastrarsi
nel migliore dei modi in questo nuovo anno.
Ti amo di bene.
Capitolo
11
Zombie
Scaglio
la matita per terra e sbuffo. A che serve un corso di arte a scuola?
Perchè
dovrei saper riprodurre un quadro? È forse un modo per
incentivare nuove
professioni, tipo il falsario?
Chiudo
il libro e il campanello di casa suona.
Perfetto,
l’idiota ha dimenticato le chiavi. Che
passi dalla finestra, tanto ha i super poteri.
“Embry?”
Ok,
l’idiota che suona alla porta non è lui. Mi alzo e
vado ad aprire.
“Ciao,
Jake.”
“Ehi, Rose, sei diventata
sorda?”
“Pensavo
fossi Embry.”
“E a lui
non apri?”
Mi
stringo nelle spalle e torno a sedermi sul divano, Jake chiude la porta
e mi
raggiunge, afferra il mio blocco da disegno e lo fissa aggrottando la
fronte.
“E questo che cosa dovrebbe essere?”
“Il
compito di arte.”
“Forse
se lo giro da questo lato...”
Gli
strappo il blocco dalle mani e sbuffo mentre lui scoppia a ridere.
“Visto
che ridi tanto immagino tu l’abbia già
fatto.”
Si
guarda intorno e poi afferra lo zaino di Embry dal pavimento, ci
rovista un po’
dentro ed estrae il blocco da disegno, lo apre e mi passa una
riproduzione
quasi perfetta della Gioconda. Sgrano gli occhi.
“Adesso
sì,” dice infilando quindici dollari al posto del
disegno e rimettendolo a posto.
“È
dalla prima elementare che Embry ci
fa i disegni ma ultimamente ha tirati sù i prezzi, per Quil
sono venti dollari,
io ho dovuto minacciarlo con un ordine Alpha.”
“Ah.” Perfetto, ora sa
anche disegnare, mentre io
faccio schifo. Sempre
più irritante.
“Comunque,
dov’è il nostro artista?” Chiede Jake
tamburellando le dita sul tavolo.
“È
uscito, non lo so. Non ci parliamo.”
“Finirai
per mandarlo al manicomio. Lo sai, vero?”
“Chi?”
“Niente.
Lascia stare. Dato che sono qua, ti va
di fare
qualcosa?”
“Volevo
uscire ma diluvia”, dico guardando sconsolata fuori dalla
finestra.
“Ok, Rose,
considerami il tuo eroe. Ti faccio vedere come si passa il tempo a La
Push
quando piove.”
“Cioè
praticamente sempre?” rispondo io sorridendo.
“Praticamente.”
Si alza
in piedi e apre un mobiletto sotto la tele estraendo una scatola nera,
ci
armeggia intorno qualche minuto e poi accende il televisore. La fisso e
poi
fisso lui.
“Videogiochi,
Jake?”
“Questo
non è un videogioco, Rose. Porta rispetto per la regina
delle consolle.”
“A me sembra
una normale playstation.”
“A parte
che è L’X Box e... lascia stare, non puoi
capire.”
“Uomini
e videogiochi? Hai ragione non posso capire.”
Sorride
e mi passa un controller.
“Che ci
devo fare, scusa?” chiedo guardandolo scettica.
“Giocare.”
“Neanche
morta, Jake.”
“Dai,
Rose, è divertente.”
Ha un
espressione da bambino che mi dispiace quasi deluderlo e poi il suo
entusiasmo
è contagioso. “Che giochi ha questa regina?"
“Sport o
guerra?”
“Mi
fanno schifo entrambi.”
“Ok,
spariamo agli zombie.”
“Jake,
non...”
“Zitta,
Rose, devi entrare nel clima.” Si alza di nuovo in piedi e
spegne la luce,
sistema la play… X Box, e torna a sedersi. “Ok,
Rose, il mondo è stato
devastato da una guerra nucleare e...”
“Ma è un
film o un video gioco?”
“Ti ho
detto che dobbiamo ricreare l’ambiente.”
“Hai
ragione, scusa. Guerra nucleare... continua.” Alzo gli occhi
al cielo e lui
sorride di nuovo.
“Metà
della popolazione è diventata zombie...”
“Pure i
lupi?”
“Che c’entrano
i lupi?”
“Ma non
lo so, Jake, ci fosse un epidemia forse voi sareste immuni.”
Mi
guarda e sembra prendere le mie parole seriamente. “Mi sa che
hai ragione.
Figo, sono immune agli zombie. Mi spiace per te, Rose.”
“Jake,
non esistono davvero gli zombie dico. Cioè...”
Sorride
e mi da una leggera testata. “Solo nei videogiochi,
giuro.”
Mi
lascio scappare un sospiro di sollievo e lui fa partire lo schermo.
Nell’ora
e mezza appena passata ho fatto fuori cinquantadue zombie, ed
è stata una vera
figata. A me Lara Croft fa un baffo, sono un vero talento naturale.
Jake si
alza e prende da un mobile in cucina un pacchetto di patatine, torna
sul
pavimento vicino a me ed inizia a mangiare, lo guardo.
“Sembri a casa tua,
Jake... Cioè non che...”
Si
stringe nelle spalle. “È come se lo
fosse. Dopo che mia madre è morta era
la madre di Embry a venirmi a prendere a scuola e… fare
tutte quelle cose da
mamma.”
“Scusa,
non sapevo che tua madre fosse morta.”
“Non
preoccuparti, sono passati tanti anni.”
Il suo
sguardo si rabbuia alcuni istanti e io fisso la punta delle mie scarpe
giocando
con il braccialetto che ho al polso. Un regalo di Sharon. “La
mia migliore
amica è morta sei mesi fa. Mi manca come il primo
giorno.”
Allunga
una mano e mi alza il viso. “Sopravviviamo alle cose
più impensabili, Rose,
credimi. Anche se penso che senza Embry e beh sì, anche
Quil, starei da schifo.
Ma c’è sempre un modo per andare avanti.”
“Vorrei
solo trovarlo. Credo che lei fosse... non lo so una specie di bussola
per me.
Mi indicava la via da seguire... e poi è morta e...mi sono
persa. Ho iniziato a
fare tutte quelle cose come bere, smettere di andare a danza e uscire
con i
ragazzi più grandi e i miei mi hanno spedito qua.”
“Lontano
dalle cattive influenze, eh?” dice e si avvicina un
po’ di più.
“Credo
che non lo penserebbero se sapessero di quel grosso branco di
licantropi che si
aggira qui intorno.”
“Grossi
ma innocui.”
Scoppia
a ride e io storco la bocca. “Innocui, innocui non
saprei. Metti che ti
viene fame e non trovi niente...”
“Sì,
potrei mangiarti, hai ragione.” Sorride e mi morde un braccio
prima di
scoppiare a ridere. Lo seguo ed è come se un peso mi si
levasse dalle spalle,
come se, con lui intorno, non riuscissi ad essere triste. Sospiro e lui
mi
abbraccia tornando serio.
“Andrà
bene, Rose.”
E quasi
quasi gli credo.
Mi passa
le mani intorno alla schiena ed io mi aggrappo alla sua maglietta.
Voglio crederci
che prima o poi andrà meglio anche senza di lei.
Ho bisogno di crederci.
Jake mi da un bacio sulla fronte e poi sento la porta di casa aprirsi.
Ci
stacchiamo e lui si volta verso l’ingresso.
Si alza
in piedi mentre Embry fa un passo dentro casa. Sospiro e mi appoggio al
divano.
“Ciao,
fratello.” Lo saluto Jake mettendo le mani in tasca.
“Che
cosa succede?” chiede Embry spostando lo sguardo su di me.
“Niente,
stavamo… giocando all’X Box.”
Torna a
guardare Jake. “Strano, di solito serve il
controller.”
“Ci
siamo presi una pausa, erano finiti gli zombie.”
Si
sposta in cucina e apre uno sportello. “Mi hai anche finito
le patatine.”
“Sì,
scusa avevo fame.”
Le
spalle di Embry si irrigidiscono e non riesco davvero a capire
perché? Che gli
prende? Perché è arrabbiato?
“La
prossima volta che non sono a casa puoi anche andare via.”
“Cavolo,
amico, che ti prende?”
“Niente.”
“Non
vedo perché sarebbe dovuto andare via visto che qua ci abito
anche io.”
Rispondo alzandomi in piedi.
“Perché
ti intrometti sempre in cose che non ti riguardano, Rose.”
“Come,
scusa? ”
Quale
accidenti è il suo
problema? Avrà passato tutto il pomeriggio a scopare con
quella e ora viene qui
a rompere. O forse è andato in bianco ed è
nervoso per quello.
“Che sto
parlando con Jake e non con te.”
“Ti
svelo un segreto, Embry, io faccio quello che mi pare.”
Mi
torturo le labbra con i denti e prendo la mia giacca posata su di una
sedia. La
infilo.
“Dove
stai andando, adesso?” chiede.
“A fare un giro, mi serve il tuo
permesso?”
“Sta
piovendo.”
“Penso di
poter resistere.”
Mi
chiudo la porta alla spalle e respiro. A fondo. Non è
successo niente. E sta
diluviando, non solo piovendo, ma piuttosto che tornare in casa
preferisco
prendermi una polmonite. Avrei almeno potuto prendere un ombrello.
“Pronta
a correre?”
“Cosa?”
Mi volto
e Jake mi sorride appoggiato alla porta d’ingresso, neanche
l’ho sentito
arrivare.
“Che
dovremmo fare una bella corsa in mezzo a tutta quest’acqua,
per metterci al
riparo.”
“Al
riparo dove?” Chiedo cercando di farmi passare gli istinti
omicidi verso il suo
migliore amico.
“Nel mio
garage. È il posto più vicino. Muoviti.”
Il
professore gira fra i banchi ed io non ho ancora trovato una scusa
valida
.Non posso davvero consegnare quella specie di disegno
astratto ma non
sono riuscita a fare di meglio e… in fondo che me ne frega
di una D?
Sospiro
e apro il blocco di disegno. Perfetto, devo aver preso quello di Embry
per
sbaglio. Ma no, è impossibile. C’è il
mio nome soprama questo
decisamente non è il mio disegno. Mi volto a guardarlo e lui
mi fa segno con la
testa.
È
il suo modo per farsi perdonare
per l’altra sera? E crede che funzionerà? Ma chi
si crede di essere?
Razza di
lupo presuntuoso e arrogante che pretende di dirmi cosa fare
io…
io…consegno il disegno ma non lo
ringrazierò… se lo scorda.
È
appoggiato alla porta alla fine della lezione, gli passa davanti e
sospiro
fermandomi. Lo guardo e lui mi sorride.
“Principessa,
devi dirmi qualcosa?”
“No.”
“Come
no, non hai visto il disegno?”
“Va
bene, quanto ti devo?” Chiedo cercando il portafogli in borsa.
Mi
blocca le mani ed io mi mordo le labbra.
Ma sarò
cretina? Non posso andare in ebollizione appena mi sfiora. Ok che ha la
temperatura corporea di una stufa ma…
“Non mi
devi pagare, possiamo solo smettere di ignorarci?”
“Io non
ti sto ignorando.”
Inarca
un sopracciglio e mi guarda. “Allora cosa stiamo
facendo?”
“Non lo
so è solo che… non ti capisco, Embry,
scusa.”
“Tu non
capisci me?”
Sospiro
e riprendo a camminare. Almeno per oggi la scuola è finita,
lui mi segue ed
estrae le chiavi della macchina dalla tasca; vedo Kim aspettarmi e la
raggiungo
distanziandomi da lui.
“Torno
con Embry. Ci vediamo dopo .”
“E
riuscirete a non uccidervi?” chiede lei sorridendo.
“Non lo
so, ma ci provo.”
“Ok,
allora a dopo.”
Posso
farcela. Posso farcela, è
solo una specie di tregua.
Mi siedo
sul sedile del passeggero e lui mette in moto, mi sorride. Se la
smettessi di
trovarlo così bello sarebbe più semplice.
“Dov’è
Marissa, oggi?” Complimenti, Rose,
bel
modo di iniziare.
“Non lo
so”, risponde lui accendendo l’autoradio.
“Non
state sempre insieme?”
“Io
credo che tu noti solo quello che vuoi vedere, Principessa.”
“Che
vuol dire?”
“Che io
e Marissa non stiamo insieme, non è la mia ragazza e non hai
motivo di essere
gelosa.”
“Aspetta,
Embry, frena. Io non sono gelosa. Perché dovrei essere
gelosa? È vero, ci siamo
baciati ma tu sei stato piuttosto chiaro
sull’argomento.”
“Tu non
mi hai lasciato finire di parlare…”
“Hai
detto che ti sei sbagliato.”
“Sì è
vero, perché avremmo dovuto aspettare.”
“Aspettare
cosa?”
“Non mi
conosci neanche, Rose.”
“Vivo a
casa tua da due mesi, ti ho visto trasformarti in un lupo e non ti
conosco?” La
mia voce si alza pericolosamente.
Lui
stringe le dita al volante e poi decelera fermandosi al lato della
strada.
“Quello che hai visto non vuol dire che tu sappia
tutto.”
“Allora
dimmelo.”
“No.”
“Bene.”
“Rose.”
“Piatala
di dire il mio nome e smettila anche di guardarmi. Io non ce la faccio più.
Non ti capisco e non voglio più
cercare di farlo.”
“Ci sono
delle cose che… sono troppo complicate da spiegare e non
importa cosa vogliamo,
non possiamo stare insieme e basta.”
“Bene,
possiamo finire qui il discorso?”
“No. Tu
non c’entri, è che…”
“Sì certo,
non sei tu dipende da me… ma per favore. Questa scusa la usi
con tutte? Sai mi
sento onorata, mi stai scaricando senza che siamo mai stati
insieme.”
Apro la
portiera e cerca di uscire dall’auto ma lui mi blocca per un
braccio. “Non è
come pensi tu. Vorrei davvero ma… porca miseria, Rose, non
puoi rendermi le
cose un po’ più semplici?”
Sospiro
e lui mi tira un po’ più vicina. Cosa vuole? E io
cosa voglio? Mi sa che lo so:
voglio lui.
Appoggia
la fronte alla mia e mi sfiora le labbra con l’indice.
Sembra… non lo so,
intrappolato e ferito. Il che è assurdo perché
è lui che non vuole stare con
me, ed è stato chiarissimo su questo punto meno di dieci
secondi fa.
“Mi
dispiace.”
“Per
cosa, Embry?”
“Per non
poter fare quello che voglio.”
“C’entra
l’imprinting?”
Si
allontana all’improvviso e torna a stringere le mani al
volante rimettendo in
moto.
Sbuffo e
mi lascio andare contro il sedile. Perché accidenti non
può dirmi le cose come
stanno?
Angolo
autrice.
Ancora
appuntamento anticipato
ma dalla prossima
settimana torno a postare di Giovedì.
La
storia sta prendendo una piega precisa spero di non dover schivare
pomodori e
cavoli.
Non so
come ringraziarvi per le tantissime recensioni allo scorso capitolo,
erano
davvero tante e io vi adoro tutte.
Un
grazie speciale ad Ale che è tutta triste e malata nel
letto, un po’ di Embry
per tirarti su.
E infine
grazie a Ellie (<3 muoviti a tornare) qua potete vedere un nuovo trailer della
storia.
Attenzione
pericolo spoiler!
http://www.youtube.com/watch?v=AZ6oTEcIF5M
Alla
settimana prossima
Con affetto
Noemi
|
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Capitolo 12 *** Sbagliato ***
Capitolo
12
Sbagliato
Abbiamo
ripreso con il
silenzio. Alla fine era la cosa più semplice da
fare, io devo già
cercare di ignorare il casino che fa il mio cuore
ogni volta che lo vedo
e se dovessi mettermi pure a parlare…troppo, troppo
complicato.
Mi passi il sale, ti
serve un passaggio,
è il massimo del
nostro dialogo da tre giorni.
Accelero un po’ il
passo, ha iniziato a tuonare e vorrei evitare di
bagnarmi almeno oggi.
Entro nel garage di Jake e sento le prime gocce
di pioggia che
iniziano a cadere.
“Ce l’ho fatta”, dico
quasi mettendomi a saltare.
Lui si rialza dal
cofano di un auto e mi guarda sorridendo. “A fare
che?”
“A entrare qui dentro
prima che piovesse.”
“Wow, Rose,
complimenti”, dice lui avvicinandosi e dandomi un buffetto
sulla guancia. “Ops,
ti ho sporcato.”
“Uff, idiota.”
Mi passo una mano
sulla guancia cercando di cancellare la macchia d inero
che probabilmente
ci ha lasciato e mi siedo sul banco da lavoro.
Accavallo le gambe e
lui riprende a trafficare con il motore.
È strano. Non riesco a
capire questo rapporto che si è instaurato fra
noi, stare con lui mi
fa stare bene, in qualche maniera. Parlare di
Sharon, persino dei
miei genitori, è semplice. Mi sporgo un po’ e gli
osservo il sedere. Va beh, che sia anche
bello non dovrebbe importare poi molto, anche Embry lo è ma
lui è… non riesco
ad arrivarci, a buttare giù quel muro che sembra essersi
creato fra noi. Alcuni
giorni più di altri.
“Jake, se ti faccio
una domanda mi rispondi?”
“Spara ma prima
passami la chiave inglese.”
Gliela allungo e mi
mordicchio un’unghia prima di iniziare a parlare.
“Cos’è l’imprinting?”
La sua testa sbatte
contro il cofano aperto. “Ahi.” Si massaggia la
nuca e poi mi guarda
mentre io sbuffo.
“Ma insomma, è una
cosa così drammatica?”
“No, non è drammatica.”
“E allora perché fai
quella faccia, Embry …”
“Cosa ti ha detto?”
“Niente, Jake, non mi
ha detto niente e non capisco perché. So che vi
leggete nel pensiero,
che agli ordini che dai tu non si può
disubbidire, ma
questo…”
Si pulisce le mani con
uno straccio e poi sospira appoggiandosi alla macchina.
“L’imprinting è il
modo in cui il nostro lupo sceglie la compagna migliore.”
Aggrotto la fronte
“Ok, sono più confusa di prima. Cioè il
lupo decide con chi dovete stare?”
“In un certo senso.
Hai presente un colpo di fulmine? È solo molto più
potente, un giorno
vedi lei è tutto il resto scompare. È come se la
gravità non esistesse
più ma solo lei fosse il centro del tuo mondo.”
“Wow cioè… e…”
“Kim è l’imprinting di
Jared, mia sorella Rachel è quello di Paul, non
guardarmi così, lo
vorrei uccidere lo stesso.”
“Ed Embry lui…”
Non riesco neanche a pensarlo. Ottimo, chissà
dove cavolo l’ha nascosta
la sua donna perfetta in tutto questo tempo.
“No, Embry, Seth e
Leah sono gli unici che non l’hanno avuto.”
Nessuna donna perfetta
dietro l’angolo, almeno per ora ma allora…
“Jake, tu hai avuto
l’imprinting.”
“Sì.”
“Ah.” Brava, Rose, la tua
dialettica ti abbondona
sempre nel momento
del bisogno.
Mi
guarda e posa lo
straccio sul tettuccio della macchina. “Ma non è
proprio come pensi tu”
"Al momento non sto
pensando a niente non credo che… insomma, il
vostro lupo cerca
qualcuno di geneticamente perfetto, un giorno la
vedete e bum
amore per l’eternità?”
“Una cosa simile.”
“E perché io non ti ho
mai visto con lei?”
“Perchè lei…”
“Non sarà mica la tua
amica sposata, vero?”
Contrae la mascella e
poi sospira. Ok, argomento, ho capito. “Scusa,
Jake, non sono affari
miei. Non dovevo chiedertelo.”
“No, cioè va bene.
Magari riuscirai a capire meglio perché Embry si
comporta come un
idiota totale con te.”
Perfetto
ricapitoliamo.
I licantropi esistono,
il ragazzo che mi piace è un licantropo ed è
destinato ad
incontrare, un giorno, la sua anima gemella e a
dimenticarsi tutto il
resto, o almeno così dovrebbe essere. Non mi
sembra che Jake ci sia
riuscito così bene. Ma dai, il suo imprinting
deve essere sballato,
non c’è un ufficio reclami? Insomma, se ho
capito bene cosa mi ha
appena raccontato, ha avuto l’imprinting con la
figlia della sua ex
ragazza o qualsiasi cosa sia stata quella Bella
per lui. Mi sembra
proprio una bella fregatura.
“Aspetta, Jake, frena.
Sto facendo il pieno di informazioni per oggi.”
Sorride e si strofina
le mani sui jeans. “Spero di non averti sconvolto
troppo.”
“Non sono sconvolta e
solo che, senza offesa, ma questa cosa
dell’imprinting mi
sembra orribile. Cioè Jared e Kim sono perfetti
insieme ma tu e Quil…
insomma, se domani incontri una non puoi farci
niente?”
Lui scoppia a ridere e
poi mi sistema una ciocca di capelli. “Mi stai
chiedendo del sesso?”
“No… cioè… sì.
Oddio,
lascia perdere.” Ma
in che cavolo di discorso mi sono andata a mettere?
“Non ho mai provato.”
“A fare che?”
Ride ancora. Oddio basta. No, no, cambio di
argomento.
Dov’è il tasto
per tornare indietro?
“Ti
stai
imbarazzando.”
“Non mi sto
imbarazzando, Jake.”
“Va bene. Allora,
credo che sia possibile. L’imprinting è essere per
lei quello che lei
vuole. Al momento sono molto bravo a giocare con le
Barbie. Ha bisogno di
un fratello maggiore, un amico. Quando crescerà…
non lo so, può darsi
che cambi tutto. Ma se intanto ti vuoi offrire
volontaria come
esperimento”, chiede e mi fa l’occhiolino.
Afferro lo straccio
dal tettuccio e glielo scaglio addosso. “Idiota.”
“Dai scherzavo.”
“Lo so.”
Torno a sedermi e
sospiro. Che schifo di situazione.
Embry un giorno
avrà l’imprinting e
devo… non lo so, rinunciare e basta. Un altro
sospiro.
“Rose, smettila con
quei sospiri.” Si avvicina e posa le mani sulle
mie gambe. Mi guarda.
“Il mio migliore amico è un coglione e prima o
poi se ne renderà
conto perché io non avrei rinunciato a Bella solo
per paura
dell’imprinting e poi, quando gli ricapita una come
te?”
Sorrido e gli sfioro
la fronte con le dita. “Era un complimento a me o
un insulto a lui?”
“Tutti e due.”
“Allora grazie.”
“Allora prego.”
Sorride. Dio, quanto
vorrei mettere a tacere il cervello in questo
momento. Perché le sue
labbra sono troppo vicine e il suo corpo
decisamente troppo
caldo. E mi ricorda così tanto Embry e l’imprinting
è una vera fregatura.
“Sai, forse dovremmo
ripensarci alla cosa del sesso.” Ma
che
diamine ho detto?
“Lo penso pure io.”
“Ma solo per…”
“… sperimentare se in
effetti è possibile, sì.” Conclude lui
al mio posto prima di
baciarmi.
E, nell’esatto istante
in cui mi bacia, io annullo tutto il resto. Ed
è sbagliato lo so, e
non me ne frega niente. È il suo migliore amico,
lo so. E dovremmo
decisamente fermarci. E sposta le mani sotto la mia
maglietta e il suo
calore mi fa stare bene. Ed è sbagliato, lo so. E
apro di più le gambe e
lui si posiziona in mezzo e mi bacia il collo. E
non voglio più
fermarmi anche se dovrei. Perché Jake
non è lui
ma è qua. Presente. Niente domande sul futuro o
stupide paura
insensate, solo qui e adesso. E si stacca dalla mie
labbra e mi guarda
prima di levarmi la maglietta. E c’è ancora tempo
per fermarlo, per
fermarsi, ma non lo faccio. Presente. E gli levo la
maglietta. E passo le
mani sul suo torace. Sospiro e lui riprende a
baciarmi. E muove le
mani su di me. E non va bene, e va bene così lo
stesso. E le sue mani sono sul
bottone dei miei Jeans e lo fa saltare mentre mi
morde le labbra e
io apro i suoi. E i jeans sono a terra
e resta solo la biancheria intima. Ed è
sbagliato ma non lo è. E stringo le
gambe
alla sua vita e lui mi solleva in braccio e mi
bacia. Mi bacia ancora
e mi morde. E c’è la sella della sua moto. Si
siede. Lui. Sbagliato
e giusto. Stringo le mani sui
suoi capelli e lui butta la testa all’indietro
gemendo mentre ci
sfioriamo.E le sue mani
sbagliate si spostano sui gancetti del mio reggiseno e
lo leva. Mi guarda e
mi bacia. Giusto. E la mia mano lo tocca
e lui tocca me. E sento i nostri sospiri
sbagliati mentre mi
guida dentro di lui, fino in fondo. E chiudo gli
occhi ed
inizio a muovermi. E smetto di chiedermi se è
giusto o sbagliato.
Sta solo succedendo. E le sue dita si stringono sui miei fianchi e le
sue
labbra mettono a tacere il mio urlo prima
dell’orgasmo. Spinge
ancora una volta e mi raggiunge aprendo gli
occhi. Mi bacia la
fronte e io mi lascio andare contro il suo petto.
Sbagliato. Giusto.
Angolo autrice
Grazie. Cento volte grazie. Uno per ogni spendida recensione
che mi avete lasciato.
Questa storia
ha un posto speciale nel mio cuore e voi avete reso ancora
più speciale, per
cui il grazie più
enorme che potete
immaginare è per voi.
Tornando
al capitolo, credo che ormai l’abbiate capito io e
l’imprinting non andiamo per
nulla d’accordo, quella cose da
papere non
mi è mai andata giù e finalmente mi sono levata
un po’ di sassolini dalla
scarpa.
Per
quanto riguarda la coerenza con la saga, a parte quel breve discorso
fra Jake e
Quil in spiaggia la Mayer non ha mai specificato tutte le possibili
varianti
del caso quindi questa è la mia versione. Ragazzi giovani
pieni di ormoni, alla
storia della castità non riesco proprio a chiedere.
Prima di
lasciarvi vi segnalo un contest per voi amanti dei lupi:
Se...
(Flash contest)
Alla
prossima settimana
Con affetto
Noemi
|
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Capitolo 13 *** Ore, minuti, secondi ***
Capitolo
13
Ore, minuti, secondi
Jake
ferma la macchina
e si volta a guardarmi. Mi chino a raccogliere la borsa e ci rovisto
dentro in
cerca delle chiavi.
E adeso che succede?
Che si dice in questi casi? Grazie è stato un piacere,
alla prossima.
Oddio no, così sembra... Che poi in
effetti, se
tralasciamo un paio di cosette tipo
Embry e il suo imprinting, è stato,
va beh io non
ho molti termini di paragone anzi non ne ho quasi nessuno,
ma...
“Come
stai?” mi chiede
lui.
Mi volto a guardarlo e
giocherello con un bottone del giubbino. “Dovrei chiederlo io
a te... cioè, il
nostro esperimento scientifico è...”
Sorride. “Credo che
sia riuscito.”
“Credi eh?”
“Dipende da...”
Gli metto una mano
davanti alla bocca e lo guardo male. “Niente battute a doppio
senso, Jake.”
Annuisce con la testa,
lascio la mano e lui scoppia a ridere. La sua risata risuona nel
piccolo
abitacolo e io sento che la tensione si scioglie.
“Rose, sto bene, ho
voglia di vedere Nessie, ma non sento che sia diverso. Lei è
una bambina: per
me è importante solo che stia bene.”
“Se lei cioè, se lei
fosse grande non riusciresti a… non è stato un
tradimento, vero?”
“Non ho tradito
nessuno, Rose.”
Gli sorrido e lui mi
bacia la fronte. “Allora sono contenta che il sesso non ti
abbia ucciso, Jake.”
“In realtà, sono
convinto che un paio di cose mi ucciderebbero sicuro.”
“Jake!”
“Hai ragione, scusa.
Niente doppi sensi.”
Apro la portiera e
scendo dall’auto. Faccio un passo quando sento Jake che mi
richiama. Torno
indietro e lui si sporge abbassando il finestrino. Mi appoggio con i
gomiti.
“Sai, secondo il
metodo scientifico per avvalorare un ipotesi c’è
bisogno di più
dimostrazioni.” Parla
in modo serio e io alzo gli occhi al cielo.
“Sei un idiota, Jake.
Ma in fondo credo tu abbia ragione.”
Sorride e poi mette in
moto la macchina. Lo guardo andare via e rientro in casa.
Va bene così.
Mi
levo la giacca e
Embry, appoggiato
alla porta della cucina, mi guarda
con in mano un piatto e un cucchiaino.
“Ciao, principessa.”
“Ciao.”
“Torta?”
“No.” Siamo tornati a
parlarci? Lo supero e
apro il frigo prendendo una bottiglia d’acqua.
“Dove sei stata?” chiede
ancora continuando a guardarmi.
“In giro”, dico
cercando un bicchiere nel mobiletto.
“Non puoi essere più
specifica?”
“No.”
Fa spallucce e porta
il cucchiaino alla bocca. È cosi bello che lo detesto.
“Hai fatto i compiti?”
Ma
è diventato mio padre? E perché gli è
venuta tutta questa voglia di fare
conversazione? “Non
sono affari tuoi.”
“Era solo per… perché
hai la maglietta sporca di grasso?”
Cosa?
dove? Come? Porca miseria.
“Che
palle. Ero da
Jake, contento?” dico tornando in sala.
Lui mi segue e apre la
bocca per replicare ma poi ci ripensa e si siede sul divano accanto a
me.
“Facciamo una partita?”
chiede infine indicando con la testa X Box.
“Mi fanno schifo i
videogiochi.”
“L’altro giorno non
sembrava.”
“L’altro giorni non
c’eri tu”, replico alzandomi in piedi e
incamminandomi verso la camera.
“Volevo solo parlare,
Rose.”
E
io ho fatto sesso con
il tuo migliore amico e non voglio parlare.
“Parla
da solo Embry.
Buona notte.”
Odio
come sono
cambiate le cose nelle ultime settimane. Insomma ok, mi sono comportata
da
stronza con lui e non capisco perché
dovrebbe interessarmi.
È lui che ha voluto
che il nostro rapporto andasse così e adesso, solo
perché non voglio parlare,
dovrei sentirmi in colpa? Posso benissimo continuare così
senza… sospiro e mi
infilo una felpa alzandomi dal letto.
È sdraiato sul divano,
le cuffie nelle orecchie e sfoglia una rivista d’auto.
Sospiro e mi siedo
incrociando le gambe. Lui mi guarda e si leva una cuffia.
“Non riesco a
dormire”, dico senza guardarlo.
“Ci credo, sono appena
le nove e mezza.”
“Ti spiace se guardo
la tele?”
Si
mette seduto e
prende il telecomando. “No, ma decido io cosa.”
Annuisco
e lui inizia
a fare zapping. Trova un film horror e si ferma. Mi guarda.
“Non mi metterò ad
urlare, Embry.”
“Sicura?”
“Sono seduta a fianco
ad un mostro vero e pensi che mi facciano paura quelli finti?”
Sorride. “Questo è un colpo
basso, principessa.”
“Perché, non è vero
che sei un mostro?”
“Dipende dalla tua
classificazione di mostro.”
“Zanne e artigli.”
“Non ho le zanne.”
“Sì che c’è
l’hai.”
“No che non c’è
l’ho.”
“Smettila, le ho
viste.”
“Sicura di non…”
un ululato. Lo guardo e lui mi sorride. “Ci
sono i ragazzini di ronda, staranno facendo gli idioti.”
Annuisco. “E comunque
ho ragione io, sei un mostro e basta.”
Un altro ululato. Lui
scuote la testa. “Li faccio correre fino in Canada domani,
quei tre cretini.” Torna
a guardarmi e gli ululati diventano più forti. E questi
sembrano decisamente più di tre
lupi.
“Porca miseria.”
Scatta in piedi e si leva la maglietta.
“Embry.”
“Non muoverti da casa,
ok.”
“Ma…”
“Fa come ti ho detto”,
dice slacciandosi i pantaloni, il corpo scosso dai tremiti.
Lo guardo correre
verso la porta, la spalanca e in pochi attimi e sparito dalla mia vista
e gli
ululati si fanno ancora più intensi, poi
si allontanano.
Ok,
manteniamo la calma. Tanto è una cosa
che qua succede tutti i giorni, no?
Un’ora. Un’ora e
mezza. Un’ora e quaranta. Un paio di ululati, lui sparisce in
piena notte, e
non torna più. Va bene sono melodrammatica, non è
piena notte.
Due ore. Chiamare Kim
non è stato di grande aiuto. Perché non rientra?
E se è successo
qualcosa e se… due ore e venti.
Smettila,
Rose, continuare a guardare quel
dannato orologio non cambierà niente.
Il
mio orologio
preferito si è rotto all’una e ventiquattro.
L’ora in cui Sharon è morta. L’ora
esatta di adesso. Fisso lo schermo del cellulare: l’una e
venticinque e la
porta si spalanca. E allora non me ne
frega più nulla se io e lui non ci parliamo da giorni, non
me ne frega nulla se
sono stata a letto con il suo migliore amico, non me ne
frega nulla di tutti
quei motivi per cui dovrei smetterla di averlo
in testa, corro da
lui. Lo abbraccio, probabilmente sto anche piangendo e… sono
una cretina, ma
lui mi stringe ed io affondo il viso nel suo petto.
“Ehi, principessa, che
succede?”
Scuoto la testa e mi
aggrappo alla sua maglietta. “Niente.”
Mi stringe di più e
sento le sue mani sulla schiena. “Eri preoccupata?”
“No.” Scuoto la testa
e lui mi bacia i capelli.
“Eri preoccupata per
me.”
Mi allontano di un
passo e mi volto fissando lo schermo dello tv. “Ti ho detto
di no, smettila.”
Si avvicina di nuovo e
mi afferra il mento facendomi voltare il viso. Mi torturo le labbra con
i denti
e lui mi guarda in silenzio, troppo a lunga prima di parlare.
“Non… ecco tu… non
devi preoccuparti … per me, intendo.”
“Perché non siamo
neanche amici, lo so.”
“No, perché sono molto
più resistente di quanto credi.”
Così vicino che posso
sentire il suo respiro. Sospiro. “Allora perché
hai un livido?”
“Dove?”
Gli sfioro lo zigomo
con il pollice. “Qui.”
Blocca la mia mano
sulla sua e poi se la porta alla bocca. Mi bacia i polpastrelli.
“Inconvenienti
del mestiere.”
“Il tuo mestiere fa
schifo, Embry.”
Sorride. “Cercherò di
stare più attento, la prossima volta.”
Quelle dannate labbra.
Adesso ho solo voglia di baciarlo ed è così
vicino. Chiudo gli occhi, mi alzo
sulle punte e lui sospira baciandomi la fronte.
“Andiamo a dormire, Rose.”
Angolo
autrice
Capitolo
nuovo, nuovi sviluppi della trama e nuovo banner
(<3) grazie mille a Angel_shanti
Lo scorso capitolo, anche leggendo le vostre recensioni,
è stato un po’ difficile da digerire e con questo
credo di avervi reso ancora
meno chiare le idee. E no, fra Rose e Jake non sarà solo la
cosa di un momento,
e sì, si sente in colpa ma cerca di non ascoltarsi troppo.
Volevo segnalarvi una nuova storia originale di un’autrice
di grande talento: Over, seguitela e
immergetevi con lei nella Los Angeles degli anni ’70.
Prima di salutarvi vorrei davvero ringraziare Sandra
per….
Beh per tutto.
Un bacione e al prossimi capitolo
Noemi
|
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Capitolo 14 *** Terzo incomodo ***
Capitolo 14
Terzo incomodo
Rinfilo li slip, allaccio il
reggiseno e poi mi siedo
sulla scrivania. L’angolo della stanza più lontano
da quel dannato termosifone.
Sbuffo e mi mordicchio un’unghia.
“Giuro che non ci metto più piede in camera
tua”, dico
mentre guardo Jake cercare, in mezzo al
mucchio dei vestiti sul pavimento, i suoi boxer.
Lui inarca un sopracciglio, trova i boxer e li infila.
“Perché?” chiede muovendo un passo verso
di me.
Lo blocco alzando una mano e scuoto la testa. “Non
provare ad avvicinarti, Jake, fra te e il termosifone, non ho mai avuto
così caldo
in vita mia.”
“Ti stai lamentando, Rose? Perché prima non
sembrava
che…”
Afferro un libro e glielo scaglio contro. Lui scoppia a
ridere e mi passa la mia maglietta. “Ok, ok, solo posti
all’aperto e io che pensavo
volessi farlo in un posto comodo, per una volta.”
“Non pensare, Jake.”
“Sei strana, Rose, lo sai?”
Alzo gli occhi al cielo e metto la maglietta mentre mi
passa anche i jeans. “ Sì lo so o non verrei a
letto con te.” Che poi questa è
la prima volta in un mese che ci finiamo effettivamente in un letto. Di
solito
è la sua auto o la stanza del cancellini a scuola
o… oddio ma che problema abbiamo?
Chiude i pantaloni e poi si gratta la testa. “Non
è un
complimento, vero?”
Scoppio a ridere e scendo dalla scrivania. “No, non lo
è.”
“Porca miseria.”
Sgrano gli occhi e lo guardo. “Jake, scherzavo
io…”
“Non è per te, Rose. Sta tornando mio padre. Porca
miseria.” Scosta la tenda della camera e vedo un auto della
polizia che si
ferma.
“Non era fuori fino a stasera?” Chiedo, cercando le
mie
scarpe. Mi ci mancava giusto questa, farci beccare mezzi nudi in camera.
“Sarà tornato prima, dove cavolo è la
mia maglietta?”
chiede lui spostando le coperte.
“C’è l’hai già
addosso. Mi manca una scarpa.”
“Ok, manteniamo la calma niente panico, Rose.”
“Come faccio a mantenere la calma, Jake?”
Si guarda, mi guarda e respira. “Siamo vestiti,
andiamo.”
“La mia scarpa,
Jake.”
“Levati pure l’altra.”
“No che non la levo…”
“Jake, sei in casa?”
Perfetto,
c’è un
modo peggiore per conoscere qualcuno?
“Sì, pà.”
Mi afferra per un polso e mi trascina dietro di lui.
Arriviamo in salotto e, quello che dovrebbe essere il padre di Jake, ci
guarda.
Ehm, piacere sono Rose, ho appena fatto sesso con suo
figlio ma è una gioia conoscerla?
Jake sorride al padre e infila le mani in tasca. Perché
continua a fissarmi. “Non credevo tornassi così
presto”, dice infine.
“Questo è evidente, Jake.”
Oddio che volevo
dire, mica ha capito che…
“Papà, lei è Rose. Rose, mio padre
Billy”
Mi allunga una mano e io gliela stringo.
“La ragazza che vive da Embry, ricordi te ne ho
parlato,”
continua Jake.
“Sono sicuro che non mi hai proprio detto tutto,
figliolo.”
“Papà…”
Ok, ora ho
capito da chi ha preso Jake.
“Io… ecco devo andare. Jake, gli appunti di storia
puoi
tenerli, me li
ridai domani.”
“Che appunti?” dice lui aggrottando la fronte.
“Ma sì, figliolo, non stavate studiando? Immagino
sia
venuta qui per questo.”
Billy mi guarda e poi guarda il figlio. Mi avvicino
al piccolo divano e
infilo la giacca.
“Ecco, vado. È stato un piacere
conoscerla.” Eh, come no, proprio
un piacere.
“Anche per me, Rose. Anzi… perché non
vieni al falò di
domani sera?”
“Il… il falò?” chiedo
guardando Jake.
Lui si stringe nella spalle. “È una specie di
tradizione.”
“Ah io …ecco.”
“Dì a Embry di portarti,” conclude Billy
in un tono che
non sembra lasciare molta scelta. Sospiro e, dopo aver salutato
un'altra volta,
esco di casa.
Stupida pioggia mai che arrivi al
momento opportuno. Vivo
qua da tre mesi e non ha fatto altro che piovere, ho praticamente
riannunciato
a mettere i tacchi, e ora che ne ho bisogno che fa?
C’è il sole? Il sole a La
Push. Mi prendi forse per il culo tu?
Mi pare evidente che il falò ci sarà stasera e mi
pare
ancora più evidente che io ci dovrò essere.
Jake e Embry.
Per quanto è possibile cerco di non ritrovarmi mai con
tutti e due insieme. È stupido, ma non riesco a non sentirmi
… in colpa. In
colpa per cosa, poi? Per quello che provo per Embry e per quello che
succede
con Jake? Sospiro e guardo Embry seduto al tavolo in cucina.
“Che hai?” mi chiede.
“Il falò di stasera, il papà di Jake
vuole che venga pure
io.”
“Billy?” Annuisco e lui inarca un sopracciglio.
“Quando
ci hai parlato?”
“Ieri ero da Jake e..”
“Ovviamente.”
“Ovviamente cosa?”
“Che eri da Jake.”
“Stavamo studiando.”
“Dovrebbero darvi una borsa di studio per quanto
studiate.”
Sospiro e mi alzo. “Lascia stare non dovevo
parlartene.”
Sbuffa e poi si sposta i capelli dagli occhi. “È
una
riunione del consiglio, Rose. Sai dei lupi, credo che Billy pensi sia
giusto
farti ascoltare le storie, tutto qua.”
“Ma sono le vostre storie io…”
“L’insicurezza non fa per te,
Principessa.”
“Che vuoi dire?”
“Che di solito non ti lasci intimidire dalle cose e non
è
il caso di farlo per questa.”
Si alza in piedi anche lui e fa un passo verso di me, mi
fissa alcuni istanti, allunga
una mano
ma poi la lascia ricadere lungo il fianco.
“Possiamo andare via prima, ok? Fammelo capire e mi
invento una scusa.”
“Grazie.”
Si stringe nelle spalle e torna a sedersi. Lontano, di
nuovo.
Mi siedo su un
tronco d’albero e alzo la testa. Le stelle.
È ironico che a Los Angeles,
la citta delle stelle, quelle vere non si vedano mai. Qua a La Push
invece,
nelle rare sere senza pioggia, il cielo sembra illuminato a giorno.
Sospiro e torno a guardare le fiamme del falò davanti a
me. Embry e Jake sono a pochi passi di distanza che giocano a pallone.
Mi
mordicchio un’unghia e Kim mi passa una lattina di coca
sedendosi vicina. “La
prima volta che sono stata ad uno di questi falò ero cosi
terrorizzata da non
mollare la mano di Jared un attimo. Patetico, eh?”
“No, è solo una cosa dolce.”
Mi sorride e si sposta una ciocca di capelli. “Che stiamo
guardando?” Chiede seguendo il mio sguardo.
Bevo un sorso di coca e sbuffo. “Niente di
importante.”
Mi guardo intorno. I ragazzi che mangiano, le ragazze che
chiacchierano,
sembrano tutti cosi sereni. “Chi è la bambina con
Claire?” Chiedo a Kim,
notando una bambina dai capelli rossi mai vista prima.
“Oh lei…è…”
Ma certo che idiota. “L’imprinting di Jake,
giusto.”
Sospiro e la osservo
meglio. I boccoli le arrivano a metà schiena,
non dimostra più di sette
, otto anni, ha una Barbie in mano e sta insegnando a Claire a fare una
treccia.
È senza dubbio la bambina più bella che abbia mai
visto
ma, in un certo senso, anche
strana. Osservo
Jake, sta ancora
passandosi la palla con Embry ma ogni pochi secondi si volta a
guardarla come
ad assicurarsi che
stia bene o, più
probabile, come se avesse addosso una sorta di calamita. Spostamento di
gravità. È questo che ha tentato di spiegarmi? In
effetti anche a Jared e Kim
succede la stessa cosa: i movimenti di uno sono sempre legati a quello
dell’altro, non ci avevo mai fatto caso prima di stasera.
I-M-P-R-I-N-T-I-N-G. Scandisco la parola nella mia mente,
come a volerci trovare un altro significato, un senso diverso. Un
giorno, magari
neanche troppo lontano, ad Embry succederà la stessa cosa.
Kim sembra intuire i miei pensieri e mi sfiora il
braccio. “Secondo te
è una cosa così orribile?” Mi volto a
guardarla,
giocherella con un anello prima di rimetterselo al dito.
“Non lo so Kim. Non per te e Jared, voi siete perfetti.
Non sarebbe neanche servito l’imprinting, sareste finiti lo
stesso insieme e
Paul sembra persino meno idiota quando
c’è Rachel. Ma Quil e Jake, loro… non
mi sembra giusto. Non riesco a capire
come i loro imprinting…”
“Non c’entra quello che tu e
Jake…”
“Io e Jake cosa?” Le chiedo prima che finisca di
parlare.
Scuote la testa “Rose, non sono cretina e non mi serve
neanche la mente condivisa per capire quello che sta
succedendo.”
“Non è niente. È solo, non
so… esercizio fisico.”
“Pensi che l’imprinting si possa rompere?”
Sospiro. “Non lo so, ma non… Oh
Kim, io non volevo cioè, mi spiace. Ma non
c’entra niente con te e Jared, te l’ho detto, anche
senza imprinting si sarebbe
innamorato di te, mi sembra il meno idiota del gruppo.”
Torna a sorridere e mi abbraccia. Se c’è una cosa
buona
che ho ricavato da tutte queste assurdità è lei.
“Rose? Imprinting a parte, lo sai che è il suo
migliore
amico, vero?”
Sbuffo e torno a guardarli. “Mi sono messa in un bel
casino, eh?”
“Enorme.”
“Ehi, non hai mangiato
niente.”
Troppo immersa nei miei pensieri neanche lo sento
arrivare. Si siede vicino a me e mi allunga un muffin. Scuoto la testa
e lui si
stringe nelle spalle, addentandolo.
Dio, non è
possibile, Rose, Non perderti, non perderti.
Mi guarda. Il suo viso illuminato dalle fiamme del fuoco,
il problema è che qua sto bruciando pure io. Poso il mento
sulle ginocchia,
mentre a poco a poco si siedono tutti.
“Hai freddo?”
“No, ci sei tu.”
Sorride e si avvicina di più facendo sfiorare le nostre
ginocchia. “È il momento delle storie”,
mi sussurra all’orecchio.
Osservo Jared abbracciare Kim e Jake prendere in braccio
Nessie. Imprinting, ancora. “È il papà
di Jake a raccontarle. Vedrai, ti piacerà.”
Billy si schiarisce la voce e tutti tacciono. Lascio che
la sua voce mi porti via, almeno per un po’.
Vampiri,
licantropi, guerre. Tutto questo è davvero
reale? Tutto questo è successo? Da quando le leggende non
sono più solo
leggende? Come ci sono finita qua in mezzo? E soprattutto
perché non sono scappata?
Perché non ho paura? Mi volto a guardare Embry, butta nel
fuoco l’ultimo pezzo
di legna e poi torna a sedersi. Indovina
perché non hai paura, Rose.
Nessie sbadiglia ancora in braccio a Jake e lui si alza
in piedi. Mi passa vicino e mi sfiora il fianco sorridendo. “È
ora di andare a casa”, dice scompigliando
i capelli alla bambina.” Imprinting. “Ci vediamo domani,
Rose.”
Annuisco con la testa e lo guardo andare via.
“Che dici andiamo anche noi?” Mi chiede Embry, con
le
mani in tasca.
Sospiro. “Sì, direi che è stata
un'altra di quelle serate
da pieno di informazioni.”
Camminiamo in silenzio per un
po’, da quando è così buio?
“Così c’è stata una
guerra”, dico rompendo il silenzio.
“Non proprio, è stato tutto piuttosto noioso, un
gran
parlare e pochi fatti.”
“Ah, che peccato.”
Scoppia a ridere e mi allunga una mano aiutandomi a non
inciampare fra
le radici. L’afferro e sbuffo infastidita per quello
stupido formicolio.
“Non dico che morivo dalla voglia di combattere ma non
so, sarebbe
stato uno scopo.”
“Uno scopo?”
“È che, a volte, sembra solo che stiamo aspettando
qualcosa.”
“Embry, tu non sei solo un lupo.”
Si ferma e si volta a guardarmi. Mi mordicchia le labbra nervosa.
“Tu…ecco. Non sei solo quello. Non devi per forza
aspettare qualcosa di questo genere per avere
uno scopo.”
“E tu cosa stai aspettando, Principessa?”
“Non stavamo parlando di me,” dico riprendendo a
camminare.
“Ne sei sicura?” Mi sorpassa e misi mette davanti.
Mi fermo e sospiro. “Che c’è?”
“Non hai risposto alla mia domanda.”
“Quale?”
“Che cosa stai aspettando?”
“Forse di riprendere a vivere,” dico e scuoto la
testa
sorridendo.
“Mi sembra l’angolo filosofico, per oggi
basta.” Provo a
prendermi in giro per alleggerire la tensione.
Faccio un altro passo ma lui mi blocca per un braccio.
“Se ora faccio una cosa, Rose, domani non cambierà
niente.”
“Cosa?”
Si avvicina e io smetto di respirare. Mi bacia e ritrovo
l’ossigeno.
Angolo
autrice.
Con un giorno d’anticipo
eccomi qui, ma domani giornata
piena e ho preferito farlo prima e il capitolo è pure
più lungo del solito. Che stia diventando troppo buona?
Lo so che molte di voi sono confuse e forse questo capitolo
non avrà fatto altro che aumentarla ma mettiamola
così Rose è davvero
innamorata di Embry o per lo meno ci siamo vicini, il problema vero e
che Jake…
o Jake. Che le cose siano cambiate?
Grazie davvero per il sostegno e per tutte le recensioni.
Alla prossima settimana
Noemi
|
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Capitolo 15 *** Antidolorifico ***
Capitolo 15
Antidolorifico
Inforno la teglia dei biscotti e
osservo i miei jeans
macchiati di farina. Ho davvero cucinato? Se le mie amiche mi vedessero
ora
probabilmente chiamerebbero l'FBI, certe di un rapimento alieno.
"Quanto devono cuocere?" chiedo voltandomi
verso Tiffany che sta iniziando a ripulire.
"Dieci minuti." Sorride e mi passa una straccio
per le mani.
"Te li ha insegnati veramente mia madre a
farli?"
Annuisce. “È cosi difficile da credere?"
"Sì, non l'ho mai vista cucinare."
"Dovresti darle una possibilità".
"Non credo che lei sia la stessa persona che hai
conosciuto tu", dico appoggiandomi al forno.
"Magari non lo sei più neanche tu."
"Tre mesi non possono cambiare così tanto
qualcuno."
Lei sorride ancora; Dio quel sorriso, è lo stesso del
figlio. "Rose, hai cucinato e non hai guardato il cellulare neanche una
volta. Sei cambiata, invece."
Sospiro. Cambiare.
Non lo so, è successo davvero? Questo posto e tutte le
conseguenze che ha
portato, vogliono dire qualcosa? E chi avrebbe mai creduto che in
qualche
maniera del tutto irrazionale qui sarei stata bene.
"Ma’, hai fatto i biscotti, si sente da fuori."
Embry rientra in casa, arriva in cucina mi vede e il
sorriso sul suo volto si spegne all’improvviso.
"No, ha cucinato Rose."
"Ah." Infila le mani in tasca e si dondola sui
talloni.
"Devo andare a lavoro, il pranzo è solo da scaldare.
" Esce dalla cucina e io e lui restiamo soli. Soli come eravamo ieri
sera.
Lui fissa insistentemente la parete davanti a se, sapevo
che non sarebbe cambiato niente ma almeno potrebbe guardarmi. Sono
stata una
vera cretina, non dovevo baciarlo. Ma il mio cervello ha
l’assurdo vizio di
spegnersi quando lui si avvicina troppo. Le sue mani sulla mia schiena.
Possibile che le ricordi così bene?
Silenzio. Le sue labbra e il suo corpo. Darei le testate
al muro, magari riuscirei a tirare fuori un po’ di logica
"Allora, sono commestibili i biscotti?"
"Non lo so, forse c’è del veleno."
"Rose, io..."
"Embry, scherzavo e non dobbiamo parlare per
forza."
Si siede sul tavolo e io mi mordo le labbra cercando di
distrarmi.
"Comunque non avremmo niente da dirci",
continua lui.
"Esatto, come quello che è successo ieri.
Niente."
Sospira e si passa una mano fra i capelli.
Bene, sto anche
facendo la figura della ragazzina patetica.
Sbuffo e getto via lo straccio che stringevo fra le mani.
"Rose."
"Ha smesso di piovere esco. Ciao, Embry."
Ha smesso di piovere da poco e la
sabbia è ancora
bagnata. Praticamente lo è sempre. Scura e umida. Diversa da
quella di Los
Angeles. Oggi mi ci sento ancora più lontana del solito;
saranno stati i
discorsi con Tiffany e forse solo il pensiero di lui.
Ehi, Sharon. Ti
ricordi il ragazzo di cui ti parlavo? Mi sono messa proprio in un bel
casino e
non riesco neanche a levarmelo dalla testa ma ci sto provando, in tutti
i modi.
Sono pure finita a letto con il suo migliore amico. E non fare quella
faccia,
se lo vedessi capiresti perché. Jake è una
calamita di buon umore, accompagnato
da un fisico da mal di testa e mi piace, mi piace davvero. Solo che non
è lui.
Scaglio una pietra in mare e sbuffo.
“Proprio non riesci a farle rimbalzare.”
Sorrido al suono della voce di Jake.
“Secondo me è un altro dei tuoi super poteri da
lupo.
Cose che a noi comuni mortali sono precluse.”
“Certo, certo.”
Si siede sulla sabbia.
“Che ci fai qua?” Chiedo giocherellando con
un'altra
pietra.
“Facevo un giro e ti ho visto. Hai un aria
così…
depressa?”
“E sei venuto a salvarmi?”
“Come ogni volta.”
“Presuntuoso.”
Scoppia a ridere e io rabbrividisco all’ennesima folata
di vento.
“Facciamo che per ora ti salvo dal freddo.”
Si sposta dietro di me e mi avvolge fra le sue braccia.
Sospiro e mi appoggio al suo petto. “Ho dimenticato la
giacca.”
“Ah, Rose, che devo fare con te? Lo so che sono tutte
scuse per farti abbracciare.”
Gli do un pizzicotto sulla gambe e lui ride ancora.
“Come mai non sei da Nessie?”
“È andata in Europa con le zie. Non ho capito bene
ma c'
entrano qualcosa le sfilate.”
“E non fa male? Stare lontano da lei, dico.”
“Credimi, lo farebbe di più assistere a quelle
cose.”
Alzo gli occhi al cielo e scuoto la testa. “Ma che avete
vuoi uomini contro i vestiti?”
“Gli altri uomini non lo so, io li trovo inutili.”
“Ah certo, non si può fare sesso
vestiti.”
“In realtà tecnicamente si potrebbe, ma sarebbe
tutto più
scomodo.”
“Jake!”
“Che c’è? Hai iniziato tu,
stavolta.”
Sorrido e lui mi stringe un po’ di più.
Chissà come
sarebbe fra noi se io riuscissi a dimenticare il suo migliore amico e
lui… no
lui sarebbe troppo incasinato lo stesso.
“Jake. C’è una cosa che volevo chiederti
ma…”
“A casa mia c’è mio padre
però…”
“Ma pensi solo a quello. Sei un maniaco.”
“Stavo scherzando, Rose.”
“Lo so.”
“Forza chiedi.”
Appoggia la testa sulla mia spalla e io affondo le dita
nella sabbia.
“Hai mai pensato a liberarti?”
“Da cosa?” Chiede. E so che il sorriso sulle sue
labbra
sta lentamente scivolando via.
“Dall’imprinting.”
Sospira e mi mordo la lingua. Avrei fatto meglio a stare
zitta, non sopporto quando diventa triste. È una sensazione
strana ma mi sembra
di riuscire a ridere anche io quando lo fa lui.
“No. Sì. È complicato. La storia con
Bella è stata così
un casino che in un certo senso è stato un sollievo avere
l’imprinting.”
“Un antidolorifico?”
“È una cosa così brutta,
Rose?”
“No, ma forse potresti avere di meglio.”
“Nessie lei è…”
“La figlia di Bella. Scusami, lo so che non sono affari
miei ma è la figlia della ragazza che amavi, come
può essere proprio lei la
persona giusta per te? Non riesco a capire.”
“Probabilmente non c’è niente da capire.
Doveva andare
così e basta.”
“Pensi che l’imprinting si possa
rompere?” Insisto e non
so neanche io il perché.
“Forse”, dice e le sue labbra sfiorano il mio
orecchio.
“Forse se esistesse un motivo valido.”
“Magari il motivo valido esiste ma tu sei bloccato e non
lo riesci a vedere.”
“Stai parlando di te?”
“No.”
“Peccato”
“Sto parlando di te stesso. Insomma ok, ti hanno spezzato
il cuore e fa davvero schifo, credo. Non sono mai stata innamorata. Ma
magari
se voltassi pagina del tutto, se ci fosse un modo per…
”
“Lasciarsi tutto questo alle spalle e ricominciare?”
“Sì. Lo faresti, Jake?”
“Non lo so, Rose davvero non lo so.”
Sospiro e appoggio la testa al suo braccio, mi sfiora la
fronte e mi accarezza i capelli.
“Scusa, Jake.”
“Va tutto bene, ma credo che la psicanalisi tocchi a me
ora. Non è vero che non sei mai stata innamorata.”
Sbuffo e lui sorride. Mettendo su quell’espressione da so
tutto io che mi irrita ogni volta. “Smettila, Jake.
Io… cioè … e lui. Non è
come pensi.”
“Ma guarda che io non sto pensando proprio niente.”
Sorride e mi sfiora il naso con il suo.
“Sì che stai pensando.”
“Sto constatando solo i fatti.”
“E quali sarebbe i fatti.”
“Che tu…”
Lo bacio. Almeno sta zitto ed evita di pronunciare quella
stupidissima parola che renderebbe tutto così vero. Lui
sorride sulle mie
labbra e si stacca.
“Non funzionerà sempre lo sai?”“Solo
per un altro po’?”
Appoggia la fronte contro la mia. “Che bella coppia,
eh?”
“Molto meglio di una puntata di Dawson Creek.”
Scoppia a ridere e sento di nuovo le sue labbra sulle
mie; quanto mi ci vorrei perdere, ma c’è quel
retrogusto sbagliato che non va
mai via. E sento le sue mani sotto la mia maglietta e il suo calore
potrebbe
cancellare tutto il resto ma non ci riesce mai fino in fondo. Ci
ritroviamo
sdraiati sulla sabbia e mi accarezza e io accarezzo lui. Non voglio
pronunciare
il nome sbagliato. È lui. Le sue mani si posano sul bottone
dei miei jeans. Si
ferma all’improvviso alzando la testa dal mio collo.
“Jake, che succede?” chiedo con il respiro spezzato.
Si alza veloce e si chiude i pantaloni mentre mi tende la
mano per aiutarmi. L’afferrò e mi rimetto in
piedi. Lo guardo.
“Succede che non vuole dare spettacolo in pubblico.”
La sua voce. Trasalisco e mi volto.
“Embry.”
Angolo autrice.
Questa
storia, come tante altre storie è nata da un
sogno, e nel sogno c’era proprio questa scena. Jake sulla
spiaggia, abbracciato
ad una ragazza che non era ne Bells ne Nessie ed Embry che li guardava
da lontano.
Per cui non mi accusate di crudeltà era proprio
così che dovevano andare le
cose fin dal principio.
E ora decisamente cambierà tutto.
Grazie davvero per continuare a seguirmi, ci leggiamo
giovedì prossimo.
Ps:
Buona Pasqua e attente al cioccolato. Mica posso
mandare a tutte Jake ed Embry per smaltire.
Noemi
|
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Capitolo 16 *** Niente va bene ***
A Ellie:
perché non
dimentichi mai che dietro ogni
essere umano
c’è
un paradiso piccolo o grande dove
ci si può
rifugiare a sognare.
Buon compleanno.
Capitolo
16
Niente va bene
“Mi
spiace avervi interrotto.”
E a
pochi metri di distanza, le braccia incrociate al petto e la bocca
serrata in
una linea dura.
“Amico,
noi…”
“Lascia
perdere, Jake. Ero solo venuto a vedere se stesse bene.”
“Io…
cioè…” oddio.
Ma che mi prende? Non è che
lo stessi tradendo.
“È
evidente che stai molto bene, Rose.”
Si
volta e inizia a camminare verso il bosco. Guardo Jake, lui che si
allontana e
di nuovo Jake che sospira e scuote la testa dando un calcio ad un
tronco d’albero
lì vicino. Sento i passi di Embry sempre più
lontani, inizio a correre cercando
di raggiungerlo.
“Embry?”
È
ormai quasi nel bosco quando si volta. “Toglimi una
curiosità, Rose. Ma ti baci
con tutti o è un privilegio che riservi a pochi
fortunati?”
“Che…
che vuoi dire?”
“Sono
sicuro che lo sai cosa voglio dire.”
“Noi
è che… io e Jake.”
“Adesso
è diventato un noi tu e Jake? Almeno lo sai che…
ti sta solo prendendo in giro,
Rose.”
“Non
è vero.”
“Non
puoi essere davvero così stupida.”
Stringe
le mani a pugno e serra la mascella mentre inizia a tremare.
“Non
sono stupida. Che accidenti ne sai tu?” Forse urlargli
addosso non è la cosa
migliore in queste momento, ma non riesco a fermarmi.
“Lui
ha l’imprinting”, sbotta infine,
scalciando un sasso.
“Lo
so.”
“Cosa?”
“Ti
ho detto che lo so. Mi ha raccontato tutto dell’imprinting
e… non è stato come
te. Mi ha detto la verità.”
“Io
ti ho sempre detto la verità, Rose.”
“Ma
per favore, Embry. Ho dovuto chiedere a lui che cosa accidenti fosse
l’imprinting. Tu eri tutto preso a fare il misterioso
e…”
“Non
puoi andare a letto con lui.”
Respira
a fondo un paio di volte cercando di smettere di tremare.
“Perché?”
“Perché
non puoi e basta”, dice e io scuoto la testa.
“Cos’è
vorresti essere al suo posto?”
“Potevo
esserci al suo posto ma non ho voluto.”
Come
ho potuto pensare che fosse
geloso? Sono solo una stupida. “Allora non dovrebbe
importarti con chi vado a letto.”
Non
ci posso credere, sto anche
piangendo. Ma si può essere più patetiche di
così? Inizio a camminare sperando di
trovare la strada per uscire da questo stupido bosco. Voglio andare a
casa.
Anzi voglio solo andare il più lontano possibile da lui e da
questa cosa che
provo.
“Rose,
non piangere.”
“Smettila
di fingerti interessato.”
Mi
raggiunge e io accelero il passo. Tanto so che non riuscirò
mai a distanziarlo
davvero.
“A me
interessa sapere che stai bene.”
Mi
fermo e lo guardo. “Io non sto bene, niente va
bene. Io non vado bene, tu
non vai bene, e neanche questo posto va bene. Non ci dovrei neanche
essere qua…”
Mi
afferra per un braccio e mi fa sbattere con il suo petto. Provo a fare
un passo
indietro ad allentare la sua presa ma non ci riesco, è
troppo forte e mi fa
male e…
Mi
sta baciando. E sono le sue labbra e il suo respiro sul mio viso e le
sue mani
sulla mia schiena. Si stacca. Troppo presto e io annaspo senza
più ossigeno.
Mi
guarda, è di nuovo arrabbiato e non capisco
perché. Ha ripreso a tremare.
“Porca
puttana. Sei contenta ora? Perché non capisci, Rose? Se mi
innamoro di te poi
sarà ancora peggio. E tu non stai mai zitta quando dovresti,
mi fai incazzare e
il secondo dopo sto ridendo. Mi sto innamorando di te, cazzo.
È questa è
l’unica cosa che non va bene. Perché
se…”
“Se,
se, se. Hai così paura dell’imprinting che mandi a
puttane tutto il resto.
Siediti ad aspettarlo e fallo da solo.”
Mi
sto innamorando di te. Non è la frase che una
ragazza
aspetta di sentirsi da tutta la vita? Forse sono difettosa io o forse
è tutto
quello che c’è intorno a lasciarmi dolorante e
frastornata. Quello che so è che
devo mettere più distanza possibile fra me e lui, ma
stavolta davvero.
Chiudo
l’armadietto con un gesto secco e cerco gli occhiali da sole
nella borsa.
Alcune giornate a scuola sono decisamente orribili e questa lo
è stata più
delle altre .
“Ehi.”
Quasi
salto al suono della sua voce. Stupidi
lupi, perché non possono fare rumore quando si muovono?
Mi
volto e Jake è appoggiato al mio armadietto, mi sorride
incerto.
“Ciao.”
“Hai
finito?” chiede.
“Sì,
tu no?”
“Ho
un’ora di recupero di trigonometria.”
“Ahi.
Mi spiace.”
Si
stringe nelle spalle e poi mi guarda. “Mi stai
evitando.”
“No,
non è vero.”
Inarca
un sopracciglio e io sospiro. “Un po’”
“È
per ieri in spiaggia?”
“Hai
litigato con Embry?”
Parliamo
in contemporanea e lui sorride. “Io e Embry non litighiamo,
tranquilla. Siamo
uomini, al massimo qualche pugno.”
“Jake…”
“Rose,
va tutto bene. È il vantaggio di leggersi nel pensieri:
è molto più facile
chiarire.”
“Vorrei
poterlo fare anche io.”
“Non
ti serve, che è innamorato di te lo sai
già.”
“Preferirei
non saperlo e…non lo so, Jake. Mi sembra davvero tutto
troppo... troppo.”
Fa un
passo in avanti e mi abbraccia.
Mi
mordo le labbra. “Mi spiace averti evitato.”
“Spiace
anche a me. Siamo ancora amici?” Sposta le mani sulle mie
spalle e mi allontana
appena.
“Certo
che lo siamo.”
Mi
abbraccia di nuovo e mi da un bacio sulla testa prima di staccarsi.
“Devo
andare in classe. Domani andiamo al cinema… solo quello,
giuro.”
Sorride
e si allontana veloce lungo il corridoio. Lo guardo alcuni instanti e
esco da
scuola.
Prima
o poi dovrò affrontare anche Embry, credo mi serva solo
dell’altro tempo.
Lo sai che è innamorato
di te. Butto
giù l’ennesimo shot della
serata e rimetto il bicchiere sul bancone. Kim di fronte a me mi guarda
e
scuote la testa. “Rose, credo sia ora di tornare a
casa.”
“Non
ci pensare neanche, ho speso duecento dollari per quei documenti falsi
direi
che sia il caso di sfruttarli a pieno.”
“A me
sembra che tu abbia già
fatto il pieno.”
“Io?
Figurati.”
Sorrido
al barista e il bicchiere si riempie di nuovo. Uomini! Che idioti.
Mi
sto innamorando di te, e
questa è l’unica cosa che non va bene. Ancora? Prima la voce di Jake e ora
di nuova la sua? Ma
quanto accidenti devo bere per dimenticarmi di
tutto questo?
Mi
sto innamorando di te. È solo una frase senza
significato
che gira nella mia testa.
È
questa è l’unica cosa che non
va bene. In
realtà ci sono altre mille cose che non vanno bene. Non va
bene che Sharon sia
morta. Non va bene che sia finita a vivere qui, non va bene che non
riesca più
a ballare, non va bene che Embry sia un licantropo. Non va bene la mia
vita.
Lo
sai che è innamorato di te. La musica cambia. Scendo
giù
dallo sgabello e prendo Kim per mano trascinandola in pista.
“Adoro questa
canzone.”
È
quasi una settimana che non ci parliamo. Non che sia una
novità. È più il
tempo che abbiamo passato a ignorarci in questi tre mesi
che… come accidenti ho
fatto a innamorarmi di lui?
Seguo
il ritmo della musica e chiudo gli occhi.
E che
non abbiamo molto altro da dirci: imprinting. Un giorno.
Chiaro e lineare,
meglio non rischiare. E Jake è il suo migliore amico.
Non
ho idea di quello che sia successo fra loro, ma Jake mi ha detto di non
preoccuparmi, cose da lupi e poi guariscono in fretta.
La
musica cambia ancora e qualcuno si avvicina allungandomi un cocktail.
È buio
non riesco a vedere il volto ma non mi interessa poi molto. Mi afferra
per i
fianchi e si muove contro di me. Mi bacia il collo ed io scoppio a
ridere
portandomi il bicchiere alle labbra.
E poi
tutto accade troppo in fretta. Lo sconosciuto si avvicina ancora e le
sue mani
scivolano sul mio sedere e la sua bocca sulle mia quando altre
mani mi
afferrano per i fianchi trascinandomi via. Calde, troppo calde,
dannazione.
Provo
a scalciare. Ma è troppo forte e non molla la presa.
Vedo
Kim a pochi passi di distanza mimare con le labbra un mi dispiace
mentre,
trascinata di peso, esco dal locale.
Il
freddo mi colpisce appena lui molla la presa dai miei fianchi e la mia
mente si
schiarisce di colpo.
“Che
accidenti vuoi tu, ora?”
“Andiamo
a casa.”
“Non
puoi darmi ordini.”
“Posso
quando nei tuoi casini coinvolgi anche la mia ragazza.”
Sbuffo
e lo guardo male. “Bene, allora andatevene voi.”
“Non
posso lasciarti qua, da sola.”
“Puoi
benissimo, non siamo neanche amici.”
“Ma
lo sono di Jake e Embry.”
Mi premo
le dita sulle tempie, avrei solo voglia di urlare. Jared sbuffa e senza
darmi
tempo di replicare, mi prende in braccio buttandomi dentro la macchina
di Kim
prima di mettersi alla guida.
Il
viaggio verso casa mi sembra non aver fine. Jared guida con le dita
contratte
contro il volante e Kim si volta a guardarmi ogni pochi secondi.
Appoggio la
fronte contro il finestrino freddo, e il sapore dell’alcol mi
torna alla gola
ad ogni buca che prende la macchina. Sospiro quando ci fermiamo e apro
lo
sportello decisamente malferma sulle gambe.
“Rose.”
“Ci
vediamo a scuola Kim. Sto bene.”
Apro
la porta di casa e sento la macchina ripartire. Faccio un
passo dentro e
mi siedo sul pavimento appoggiando la fronte contro le ginocchia.
Spero
che Tiffany abbia il turno di notte e che lui…
“Che
cazzo ti è successo?”
Mi
mordo le labbra e Embry si inginocchia di fronte a me sul pavimento.
“Sei
ubriaca?”
Resto
in silenzio e serrò gli occhi.
“Parlami.”
Mi afferra il viso fra le mani e mi accarezza con i pollici.
“Fanculo,
Embry. Lasciami in pace.”
Angolo autrice.
Prima
di ogni altra cosa, vorrei fare ancora gli auguri ad una persona
davvero
speciale: Buon compleanno, Ellie. Ne
approfitto
anche per lasciarvi il link di una sua storia… un altro
Embry: Lasciate
un
messaggio dopo il bip.
Tornando
a noi, so che vi aspettavate la rissa, e
posso dirvi che c’è stata solo che Rose non
l’ha vista. Ma chiedete al povero
Quil. Lui si è beccato un occhio nero per dividerli.
Che idee avete sul continuo della storia? Sono proprio
curiosa di sapere, secondo voi, che direzione prederà.
Al prossimo capitolo
Con affetto
Noemi
|
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Capitolo 17 *** Respiri e parole ***
Capitolo 17
Respiri
e parole
Sbatto
le palpebre, infastidita dalla luce. Strano, se
c’è una cosa che faccio sempre
prima di dormire è chiudere le persiane. Anche solo con la
più piccola luce non
riesco a prendere sonno. Cerco di mettermi seduta ma tutta la
stanza
inizia a girare. Dannazione. Ma che
accidenti ho fatto ieri sera?
Mi
ributto sul letto e mi sistemo meglio il cuscino quando la mia gamba
colpisce
qualcosa o meglio qualcuno.
Oh…
che accidenti ho fatto ieri
sera?
Apro gli
occhi, piano e fisso il soffitto. Diverso. Troppo diverso.
Che
accidenti ho fatto ieri sera?
Mi
guardo intorno. Non riesco ancora a mettere a fuoco tutto ma vedo i
miei
vestiti, tutti i miei vestiti, posati su una sedia.
Oddio,
ditemi che non sono nuda in un letto sconosciuto.
Ma
che accidenti ho fatto ieri
sera?
Mi premo
i polpastrelli sulle tempie ma niente da fare. Vuoto. Non ricordo
niente da
dopo che quel tizio con i dreadlocks
mi
ha offerto da bere. Noooo, non può
essere
lui. Non mi piaceva neanche.
Qualcosa
sotto le coperte si agita. Oddio, oddio,
non voglio vedere. Non so, voglio immaginarmi di essere finita a letto
con
Leonardo Di Caprio. Ti prego, resta lì sotto.
Trattengo
il respiro, quando la coperta si alza e appare la testa
di…oddio ti ringrazio.
“Kimmmm.”
“Rose.”
“Sei
tu.”
Lei mi
guarda e sbadiglia incrociando le gambe. “Chi doveva essere,
scusa?”
“Non lo
so. Speravo in Di Caprio.”
“Versione
Romeo e Giulietta o The Departed?”
“Romeo e
Giulietta?”
“Ottima
scelta.” Si pettina la frangetta con le dita e sbadiglia
un'altra volta, mentre
io riprendo a guardarmi intorno. Ok, ora ci siamo. La stanza di Kim.
Sospiro e
lei mi guarda sorridendo.
“Quanto
è grosso il buco nero?”
“Abbastanza.”
Mi ributto
sul letto e con il braccio mi schermo gli occhi. Sento il
letto cigolare e
Kim chiude le persiane accendendo la piccola luce sul comodino.
“Siamo
state a Port Angeles. Di nuovo. Stavolta con Jared e
Seth…”
“Sì, sì,
cattiva compagnia. Non vuole che esci da sola con me.”
“Lo sai
che non è vero. Comunque Jared e Seth non si ubriacano manco
volendo, io ho
smesso dopo il terzo bicchiere e tu hai insistito perché
andassimo a fare il
bagno in spiaggia.”
“Il
bagno? Ma è pieno inverno?”
“Ma come,
davvero non ricordi che ti ha scaldato Seth?”
“Cosa?”
“Sì,
eravate tutti avvinghiati.”
“Con
Seth? Quel Seth? No, non è possibile.”
“Vi
siete anche baciati.”
Spalanco
la bocca e prendo il cuscino premendomelo sul viso. Ci mancava solo
questa.
Sento la risata di Kim, mi leva il cuscino e ride ancora.
“Scusa,
Rose. Non ho resistito.”
“Non ci
siamo baciati?”
“No. È troppo
terrorizzato da Jake e da Embry per provarci con te.”
Sbuffo e
mi alzo dal letto. “Non sarebbe comunque un problema loro con
chi vado a letto.
Embry, lui... e con Jake, siamo solo amici.”
“Io
credo che dovreste davvero parlare,” mi dice lei infilandosi
una felpa e
legandosi i capelli.
“Io e
Jake? L’abbiamo fatto ed è tutto a
posto.”
Sbuffa.
“Tu e Embry, Rose.”
“Non ho
niente da dirgli.”
“Non
puoi continuare così. Insomma, magari la prossima volta
sarà davvero il letto
di uno sconosciuto.”
“Beh,
allora speriamo che sia uno sconosciuto sexy.”
“E se
non lo fosse? Se…”
“Kim,
non ho davvero bisogno che mi aiuti. Mi va bene quello che faccio, mi
va bene
la mia vita. Va tutto bene.”
“A me
non sembra, insomma…”
“Ma tu
che accidenti ne sai? Hai il tuo fottuto e perfettissimo imprinting,
che cazzo
ne sai di cosa proviamo noi comuni mortali?”
Sgrana
gli occhi e fa un passo indietro mentre io mi porto una mano davanti
alla
bocca. Vorrei rimangiarmi quello che ho detto ma tanto ormai
è troppo tardi e
se c’è una cosa che ho imparato dalla morte di
Sharon che indietro non si torna
mai.
Scuoto
la testa e mi rivesto veloce mentre lei è ancora in
silenzio. Non volevo
litigare, non con lei. Non volevo scaricarle addosso i miei problemi ma
forse
ne ho accumulati talmente tanti da non essere più in grado
di gestirli da sola.
Rinfilo le scarpe e sospiro. “Ci vediamo a scuola,”
dico prima di uscire dalla
stanza.
Arrivo
davanti a casa e dalla finestra vedo la luce del soggiorno accesa.
Perfetto.
Non posso restare da sola per dieci minuti? Ha anche iniziato a piovere
quindi
non vedo dove altro potrei andare.
Apro la
porta ed Embry solleva il viso dal televisore. Mi guarda e io mi levo
la giacca
posandola sull’attaccapanni.
Vado in
cucina e metto un pentolino sul fuoco. Magari dopo la colazione il mio
cervello
tornerà a collaborare.
“Ti ho
coperto con mia madre.”
Mi volto
ed Embry è appoggiato allo stipite della porta
con le braccia incrociate al
petto.
“Cosa?”
Si
sposta i capelli da davanti gli occhi e mi guarda serrando la mascella.
“Ho
detto a mia madre che dormivi da un’amica”
“Ah…
bene, sì grazie.”
Apro la
dispensa e mi alzo sulle punte per prendere la confezione di the,
quando le sue
mani si bloccano sulla mie. Non l’ho neanche sentito
arrivare. Il mio stupido
cuore accelera i battiti mentre mi volto e mi trovo bloccata dalle sue
braccia,
schiacciata fra lui e il ripiano di marmo.
“Dove
sei stata?” chiede. E la sua voce è bassa e
distorta da quella che sembra tensione.
“Non
sono affari tuoi.”
E il suo
corpo è dannatamente vicino a me. Mi mordo le labbra.
“Eri da
Jake?”
Vorrei
solo smettere di guardarlo. “E se fosse?”
“Dovrei
prenderlo a pugni di nuovo” dice, cercando di sorridere.
“Non ero
da Jake.” Mi sposto di lato ma lui allunga appena il
braccio riportandomi vicino.
“Rose,”
sussurra il mio nome e io chiudo gli occhi.
“Ti
prego non farlo.”
“Cosa?”
dice chiudendoli anche lui.
“Non mi
baciare.”
Riapre
gli occhi e si allontana di un passo lasciandomi libera. Si passa una
mano fra
i capelli ed io sospiro cercando di calmare i battiti.
E poi il
suo cellulare suona.
Torna in
sala e io torno a respirare. Quando è troppo vicino tutto il
resto svanisce.
Prendo il pentolino e verso l’acqua in una tazza.
“No,
Marissa. Scusa. Ci vediamo alle sette. Sì, a dopo.”
Ipocrita
bastardo.
Si siede
sul divano e stringo le mani intorno alla tazza. Non posso davvero
scagliargliela
in testa o forse sì? Tanto guarisce in fretta.
“Perché
accidenti mi stavi per baciare?”
Si volta
verso di me e mi guarda inarcando un sopracciglio.
“Io non
sono il tuo giocattolo.”
“Non
pensi che mi sceglierei un giocattolo meno complicato,
principessa?”
“Ti devi
vedere con Marissa.”
“Sì, per
studiare.”
“Non
dirmi stronzate.”
“Perché
tutti quei pomeriggi da Jake, tu non li hai passati a
studiare?”
“Io…
noi. È diverso.” Ma che sto farneticando. La
verità e che sono gelosa marcia e
non ne ho un briciolo di motivo.
“Certo
la differenza è che tu e lei non siete amiche.”
“Non
fare il patetico.”
“Che hai
detto, principessa?”
Si alza
in piedi e in paio di passo mi raggiunge, le mani gli tremano mentre mi
afferra
per i polsi.
“Ho
detto che… tu… tu…”
Non
riesco a finire la frase, le sue labbra si posano sulle mie, avide,
decise.
Annego in quel bacio e non riesco a tirarmene fuori. Mi libera i
polsi e
io stringo con le mani i suoi capelli. Il suo sapore, la sua lingua, le
sue
mani, il suo corpo.
Si
stacca ed il suo respiro è affannato quasi quanto il mio. Mi
prende in braccio
ed allaccio le gambe alla sua vita. Riprende a baciarmi ed arriviamo
davanti
alla porta della camera. La apre con il ginocchio senza smettere di
baciarmi e
mi sdraia sul letto.
“Se lo
trovi così patetico va via.”
Non
riesco a rispondere, non riesco a capire più niente, mentre
le sue mani mi
levano la maglietta.
“Fermami,
principessa.” Mi slaccia il reggiseno e mi morde la spalla.
Scuoto
la testa e sposto le mani sul suo sedere spingendolo di più
contro di me.
Mi bacia
ancora e scende sul collo, il seno, annaspo quando inizia a succhiare e
le mie
mani gli aprono i jeans.
“Fermami”,
sussurra al mio orecchio mentre apre i miei e le sue mani mi sfiorano.
Gemo e
mi sollevo appena aiutandolo a sfilarmeli.
Finisce
di spogliarsi e torna a sdraiarsi su di me mi blocca i polsi sopra la
testa, e
stringe troppo, mi fa male ma non me ne frega niente. La sua bocca di
nuovo. Un
altro bacio, non voglio niente altro. E poi la sua
bocca scende, e scende,
scende e io trattengo il respiro quando le sue mani allentano la presa.
Le
stringo alla spalliera del letto quando mi sfiora le cosce. E la sua
lingua… mi
mordo le labbra per non urlare e apro di più le gambe. E
potrei morire anche
adesso e non me ne fregherebbe niente.
Colpisce
più a fondo e tremo scossa dall’orgasmo. Torna su
con il viso e mi perdo dentro
i suoi occhi. Cerca le mie mani e all’improvviso tutto
diventa lento mentre
entra dentro di me.
E sento
tutto, lo sento e sento il mio cuore o forse è il suo. E il
suo respiro e il
mio. E trema o sono io a farlo. Siamo noi. Insieme. Noi. E non ho mai
avuto
così paura in vita mia. E spinge ed ho paura che possa
arrivare alla mia anima.
A fondo, ancora più a fondo. Dove ho freddo da troppo tempo.
Spinge ancora e
stringe di più le mie mani. E mi bacia. E il freddo
sparisce, sparisce tutto il
resto ed esiste solo lui. Non ho mai fatto l’amore prima
d’ora. Apro gli occhi
e mi vedo riflessa nei suoi mentre accelera le spinte, e non lascia
andare il
mio sguardo mentre l’orgasmo arriva, prima io poi lui. Noi. E
ha ancora le mani
strette nelle mie mentre sudato si appoggia al mio petto.
Respira
e riprende fiato prima di alzare di nuovo il viso e guardarmi.
“Perché
non mi hai fermato?”
“Non
potevo,” dico chiudendo gli occhi.
Mi bacia
la fronte e si sposta di lato abbracciandomi, la sua bocca sulla mia
spalla, il
suo respiro addosso. “Ti amo.”
“Non
eravamo solo al mi sto innamorando?”
chiedo sorridendo.
“Sì beh,
quello si è perso per strada già da un
po’.”
Mi volto
e lo guardo. “ Ti amo anche io.”
“Lo so.”
Sorride e mi bacia di nuovo. Ancora.
Angolo autrice
E alla
fine è successo… non poteva durare ancora a lungo
il ti voglio ma non posso. Per cui
godetevi il momento e i prossimi
capitoli sole, cuore e amore che, chi mi conosce, sa non dureranno
tanto.
Con tutto
il cuore ringrazio Eryca perché a volte penso che la storia
l’abbia scritta lei
e non io… grazie per capirmi, capirli così tanto.
Vi consiglio di leggere
proprio la sua storia: Over
A giovedì
prossimo, con affetto
Noemi
|
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Capitolo 18 *** Certezze ***
Capitolo 18
Certezze
Mi siedo
sul primo gradino della veranda, struscio le
suole delle scarpe avanti e indietro sul terreno reso fangoso dalla
pioggia e
guardo i segni che i tacchi ci lasciano sopra.
Tutto questo decisamente non fa per me. Non sono mai
stata brava in questo genere di cose. E ora che dovrei dire? Come
dovrei
comportarmi dopo quello che è successo?
Ho sempre pensato di essere una persona sicura e
determinata, tre mesi a La Push hanno cancellato le mie certezze.
O forse sono solo le persone che ti circondano a renderti
tale? Se fosse così le persone che ho trovato qua sono
giuste o sbagliate?
Tiro fuori il telefonino dalla tasca e apro la galleria
delle immagini. La mia vecchia vita, le mie vecchie certezze, quello
che ho
sempre pensato di volere. Quel vaso di cristallo che si è
rotto in mille pezzi
lasciandomi a guardare i frammenti troppo piccoli sparsi sul pavimento.
Ma se
ci fosse una colla abbastanza resistente?
Non lo so se lui possa farlo, forse dovrei essere io
stessa una colla abbastanza forte. Fare affidamento su un'altra persona
è
sbagliato.
Sbagliato.
Sbagliato.
Sospiro e i gradini di legno scricchiolano.
Si siede vicino a me ma resta in silenzio. Aspetta che
sia io a parlare.
“Sono una stronza”, dico senza voltarmi.
“No, ti sei solo comporta da stronza.”
“C’è differenza?”
“Abbastanza.”
Sospiro e Kim sorride, abbracciandosi le gambe.
“Non penso davvero quello che ho detto.”
“Cioè che non posso capire perché io ho
tutto semplice per
via dell’imprinting?”
“No, cioè… è che…
un po’ devi ammettere che è tutto più
facile.”
Scuote la testa e poi si stringe nelle spalle. “Rose, non
è più facile. Non so se quando mi dice ti
amo lo pensa davvero o è
costretto a pensarlo.”
Mi volto a guardarla e lei continua. “Lo odio quanto te
l’imprinting, vorrei che non l’avesse avuto, vorrei
sapere che quello che
abbiamo è vero. Ma non posso farmene una malattia, a cosa
servirebbe?”
“Probabilmente a niente.” Non avevo mai pensato a
parti
inverse. Non lo faccio mai.
“Già. Quindi se hai smesso di voler essere me,
possiamo
tornare a essere amiche e raccontarmi di come è
stato?”
“Com’è stato cosa?”
“Sei stata a letto con lui.”
“Lui chi? No, certo che no.” Giocherello con
l’orologio
che ho al polso e lei alza gli occhi al cielo.
“Lui Babbo Natale. Ma per favore, Hai l’espressione
da
il miglior sesso della mia vita.”
“Non ho nessuna espressione da…” Sorrido
e lei scatta in
piedi sgranando gli occhi.
“Lo sapevo. Lo sapevo.”
“È stato… intenso.”
“Non sperare di cavartela con così poco. Vieni in
casa,
dai. Ho il gelato.”
Gelato due vaschette, patatine e,
per non farci mancare
niente, anche una fetta di torta alla frutta. Decisamente io e Kim
passiamo
troppo tempo con dei pozzi senza fondo travestiti da ragazzi che
probabilmente
sono anche contagiosi.
Apro la porta di casa ed Embry è seduto sul divano, un
quaderno aperto sulle gambe. Sorride e si sposta leggermente mentre mi
siedo.
“Qual è la data della presa della
Bastiglia?” chiede.
“14 luglio 1789”
Scribacchia sul quaderno veloce e mordicchia la penna
prima di chiedere ancora. “Guerra delle due rose?”
“ 455 - 485.”
“La rivoluzione d’ottobre è stata
in…”
Sospiro e alzo gli occhi al cielo. “Secondo te? Se si
chiama d’ottobre ci sarà un motivo.”
Scoppia a ridere e chiude il quaderno. “Hai
ragione.”
“Lo so,” rispondo mentre il suo volto si avvicina
al mio.
“Per oggi ho smesso di studiare,” dice prendendomi
il
viso fra le mani.
“Non voglio essere responsabile della tua D in storia
europea.”
“Allora diciamo che riprendo a studiare dopo.”
“Dopo cosa?” Mi sfiora le labbra e
all’improvviso della
sua istruzione non me ne potrebbe fregare di meno.
“Dopo il nostro primo appuntamento.”
Sgrano gli occhi e lui si alza in piedi.
“Cosa? Ma se siamo già stati a letto
insieme.”
“Mettiamola così, ti porto fuori e dopo lo
facciamo di
nuovo.” “Embry.”
“Principessa, non rompere. Hai dieci minuti di tempo per
cambiarti.”
“Dieci? Non se ne parla. Almeno mezz’ora.”
“Venti?”
“Andata.”
Mi levo il casco mentre Embry
smonta dalla moto e la
sistema sul cavalletto. Butto la testa indietro e cerco di ravvivare i
capelli.
In moto fino a Port Angeles. Quando lo definivo cerebroleso non avevo
tutti i
torti.
Lo sento ridacchiare e gli lancio un occhiataccia. “Se
questa è la tua idea di primo appuntamento, sappi che hai
iniziato con il piede
sbagliato.”
“Non ti è piaciuta la corsa in moto?”
dice incrociando le
braccia al petto.
“Quaranta minuti in moto con la gonna, zero gradi e un
casco integrale in testa. È stata l’esperienza
più bella della mia vita.
Idiota.”
“Volevo solo darti una scusa per potermi
abbracciare,”
esclama decisamente troppo sicuro di se avvicinandosi e dandomi un
bacio.
Gli mordo le labbra e gli do una sberla dietro la nuca.
“Non mi serve un scusa per quello.”
“Idiota.”
“Cosa?” chiedo mentre posa le sue mani sui miei
fianchi.
“Mi stavi per insultare, ho anticipato la mossa.”
Alzo gli occhi al cielo e sbuffo prima che lui mi baci di
nuovo. Lento. Quasi quasi posso
sopportare anche un'altra corsa in moto.
“Andiamo, principessa”, dice infine staccandosi da
me
decisamente troppo presto e afferrando la mia mano.
Lo seguo in silenzio, ho solo bisogno di cinque minuti di
tempo per capire che cosa sta succedendo. La sua mano che stringe la
mia, il
colore della sua pelle che riesce a scaldarmi tutto il corpo.
Abbiamo
fatto l’amore e mi ha detto ti amo. Lui e io. Non potremmo
essere più diversi
di così eppure, in qualche maniera…
“Porca miseria.”
La sua voce mi riporta al presente, a questa strada, a
questo momento; lo guardo. Lascia la mia mano, si sposta i
capelli e poi
mi guardo sospirando. “Principessa, promettimi di
non urlare.”
“Perché dovrei urlare
che…oh.” Punto lo sguardo sulla
porta del ristorante dietro di lui dove l’insegna chiuso
fa bella mostra
di sé . La guardo e poi torno a guardare la porta.
“Volevi cenare qua?”
Annuisce con la testa.
“A meno che tu non voglia scassinarlo, dovrai farti
venire in mente un altro posto,” dico sorridendo.
“È che è Mercoledì. E il
mercoledì sono tutti chiusi a
Port Angeles. Mi era passato di mente.”
“Cosa? E tu mi hai portato fino a qua e poi… Embry
Call,
è il peggior appuntamento della mia vita questo.”
Lo scrivo e lo sottoscrivo mai
avuto un appuntamento così
disastroso in tutta la mia vita. Ho solo diciassette anni ma credo di
poter
esserne certa anche per il futuro, esperienza da non replicare.
Giocherello con la cannuccia della mia diet coke mentre
Embry mi accarezza il dorso della mano. Sorride e io lo guardo male
cercando di
non ricambiare. Una cameriera con i pattini ai piedi si avvicina e
spero
davvero che non mi rovesci addosso tutto quel vassoio. Ma posti come
questo non
dovrebbero esistere solo nei telefilm anni ottanta? E perché
non è chiuso? Lui
avrebbe rinunciato, saremo tornati a casa e ora non mi troverai seduta
a questo
tavolo che non mi sembra neanche così pulito e non mi
guarderebbe in quel modo,
non mi sfiorerebbe la gamba, non… scuoto la testa e apro il
panino osservando
il contenuto.
Sbuffo.
“Che c’è?” chiede lui
addentando il suo.
“Ci sono i cetrioli. Mi fanno schifo i cetrioli.”
“E allora perché lo hai ordinato?”
“Aveva un nome carino. Che c’è dentro il
tuo?”
Mi guarda e allontana la mano che stringe il panino.
“Scordatelo, non farò cambio.”
“E dai.”
“No.”
“Ti prego.”
“Perché devi essere così
viziata?”
“Io non sono…” sbuffa e scambia i nostri
piatti. Sorrido.
“Grazie.”
Borbotta qualcosa d’incomprensibile e io mi sporgo
dandogli un bacio. Passa la mano dietro la mia nuca e mi spinge di
più contro
di lui. Sto bene.
Ehi, Sharon. Alla
fine è successo, mi sono innamorata.
Qua la situazione è
davvero drammatica, hai presente una puntata di un telefilm sulla CW?
Ecco, mi
sembra di esserci finita dentro. Credo che lui ti piacerebbe, certo non
ha un
briciolo di gusto nel vestirsi, siamo a mangiare in un fast food ma in
fondo
non esiste un motivo razionale per innamorarsi. Me l’avevi
detto tu mentre
preparavamo una ricerca su Romeo e Giulietta. Accade e basta e non ti
resta che
assecondare gli eventi.
Lo guardo, beve un sorso di birra e finisce il panino. Il
terzo. Sorride di nuovo. “Che dici andiamo?” chiede.
“Sicuro di non voler ancora qualcosa? Tipo una mucca
intera?”
“No, credo di essere a posto.”
“Credi?”
Si porta una mano sullo stomaco e arriccia le labbra.
“Sì, a posto. Magari quando torniamo a casa
recupero qualcosa.”
“Embry, ma sei una fogna.”
“Ma non sono io, è il lupo,” dice
abbassando la voce e
avvicinando la bocca al mio orecchio. "Al momento ho fame
solo di
una cosa.” Mi mordicchia il lobo e mi sento morire.
È non è un modo di dire, mi
sta per venire un
infarto è certo.
Stupido cuore, vuoi smetterla? Abbiamo già fato sesso, non
è il caso di
lasciarci le penne per una battuta. L’amore fa schifo.
Lui scoppia a ridere e scuote la testa lasciando i soldi
sul tavolo “Dovresti vedere la tua faccia,
principessa.”
Si alza in piedi e lo seguo.
E adesso?
Embry guida sicuro assecondando le
curve della moto. Si
piega e con il piede cambia marcia, mi stringo di più a lui
mentre inizia a
frenare. Appoggia un piede per terra e mi accarezza la gamba mentre la
sua voce
che mi dice di scendere arriva ovattata da sotto il casco.
Mi levo il mio e lo guardo spaesata. Siamo al limitare
della strada vicino al bosco.
“Non mi dire che hai finito la benzina perché se
fosse
così sei…” mi passa l’indice
sulla bocca bloccando le mie parole.
“Non è finita la benzina, siamo solo
arrivati.”
“Dove, in mezzo al nulla?”
“Dove lo vedrai fra poco.”
Mi trascina di nuovo dietro di lui e, probabilmente, se
non fosse per i suoi sensi da licantropo, con questi tacchi finirei per
spiaccicarmi in terra in mezzo al bosco.
Ma che accidenti
vuole fare? Trasformarsi di nuovo?
Finalmente il bosco sembra diradarsi leggermente,
aprendosi in uno spiazzo roccioso. Si ferma, infila le mani in tasca e
si
stringe nelle spalle. “Non è il promontorio di Los
Angeles, ma è il meglio che
questo posto può offrire.”
Faccio un passo avanti e mi guardo intorno: siamo quasi
in cima a una scogliera da dove si vede praticamente tutto il golfo.
Mi volto e sorrido. “Non ti facevo così
romantico.”
“Non lo sono di solito, ecco …
cioè… ti piace?” chiede
con la voce incerta.
“Sì.”
“Bene.” Si avvicina e mi afferra per i fianchi
portandomi
più vicina a lui. “Mi spiace per il
ristorante.”
“No… non importa,” dico mentre le sue
labbra sono sempre
più vicine.
Le mani stringono di più e la sua bocca è sulla
mia. La
sua lingua che mi trova, il suo sapore, il mio. Tutta la sua incertezza
finisce. È sempre così quando mi sfiora. Mi
tocca. Forte. Deciso. Determinato.
A fatica mi stacco dalle sue labbra e sorrido.
“Mi hai portato fin qua per fare sesso?”
“No. Per fare l’amore.” Le sue iridi nere
mi catturano e
riprende a baciarmi.
Ehi, Sharon, hai
presente tutto il discorso di prima? Essere innamorati
è… perfetto. come lui…
per me.
Angolo autrice
Vi
aspettavate già le brutte cose? Nah, il fatto che io
sia sadica è in realtà solo
una leggenda
metropolitana.
Al prossimo capitolo
Con affetto
Noemi
|
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Capitolo 19 *** Giusto ***
Capitolo 19
Giusto
Sfoglio
veloce il libro e mi sistemo una ciocca di
capelli dietro le orecchie. Mancano ancora settanta pagine. Possiamo
farcela.
Mi bacia il collo.
Forse possiamo farcela.
Mi alzo in piedi e apro il frigo cercando qualcosa da
bere, quando sento i suoi passi e poi le mani sui miei fianchi che mi
fanno
voltare.
“Embry, che stai..."
Mi bacia e mi solleva in braccio, ridacchio contro le sue
labbra mentre mi fa sedere sul tavolo.
“Caduta dello zar”, chiede mordendomi la spalla
mentre
apro di più le gambe e lui si posizione in mezzo.
“1918.” Mi passa la lingua sulle labbra e
scuote la
testa.
“1917?”
“Esatto.” Mi solleva l’orlo della gonna e
riprende ad
interrogarmi. “Lenin, quando...” Strabuzza gli
occhi ed io aggrotto la
fronte “Quando cosa?"
“Quando hai messo le...
autoreggenti?”,
chiede con la voce roca sfiorandomi il pizzo delle calze.
“Quando mi sono vestita direi.” Ridacchio e lui
continua
a sfiorarmi.
“Mi vuoi uccidere vero?" dice passando il naso sul
mio collo.
Infilo le mani sotto la sua maglietta. “No. Prima guerra
mondiale?” Chiedo, graffiandogli la schiena mentre le sue
dita arrivano
all’orlo dei miei slip.
Mi mordo le labbra e muove le dita dentro di me. Gemo e
lui parla sul mio viso "’15,‘18"
“B... bravo. Oddio.” Mi aggrappo alle sue spalle e
sorride. Bastardo.
“Restaurazione?”
“N... non lo so.” Mi tremano le mani mentre gli
apro i jeans e lui mi leva la
maglietta.
“Devi studiare di più, principessa.”
Levo anche la sua maglietta e gemo. “Sì,
dopo.” Gli bacio
il petto e scendo con le labbra. Reclina la testa
all’indietro e chiude gli
occhi mentre lo sfioro.
Sbuffa. “Sta tornando mia madre.”
“Ora?”
“Ho sentito la macchina."
Sospiro e abbasso la gonna mentre lui rinfila la
maglia e torna a sedersi aprendo il libro.
Scosto la sedia e mi sistemo a fianco a lui riprendendo a
evidenziare date e fatti importanti, chiudo gli occhi e inizio a
ripetere
mentalmente quando la sua mano si posa sulla mia coscia. Scuoto la
testa e
gliela sposto.
“Smettila.”
“Ma non ho fatto niente.”
“Certo, non è la tua mano quella che mi sta
toccando.”
Sorride e abbassa un po’ di più
l’autoreggente. Di nuovo.
Mi sa che non dovevo metterle.
“Non stava tornando tua madre?”
“Abbiamo ancora tre minuti.”
“Wow, che proposta allettante: sesso in tre minuti. Sei
un vero talento.”
Ride e mi morde il collo mentre io gli tiro una ciocca di
capelli. “Riprendi a studiare da bravo, su.”
Sbuffa mentre la porta di casa si apre e dopo pochi
istanti Tiffany entra in cucina.
Posa la spesa sul ripiano e ci da una rapida occhiata.
“Tutto bene , ragazzi? Cosa studiate?”
“Storia, domani c’è il test,”
dico mentre la mano di
Embry torna sulla mia gamba . Ancora? Ma che razza di
problema ha?
“Embry, per favore cerca di prendere almeno una C.”
Sospira Tiffany iniziando a sistemare la spesa.
“Ma’, ma non è colpa mia. Lo sai che mi
odia.”
“Forse se studiassi di più ti odierebbe di
meno.”
“Non c’entra quando studio
lui…”
“Sì, lui è ingiusto. E si ti levassi la
moto per un mese
quanto ingiusto sarebbe?”
Apre la bocca per replicare ma poi abbassa la testa e
riprende a sottolineare borbottando fra sé e levando la mano
dalla mia gamba.
Mi mordo la lingua per non scoppiare a ridere. Licantropo grande e
grosso –
madre incazzata. Zero a uno.
“Rose, ho parlato con tua madre oggi.”
“Ah.”
Non la chiamo da una settimana, ma non mi sembra che lei
si sia fatta male ai polpastrelli componendo il mio numero.
“Tua sorella April vorrebbe venire a trovarti.”
“Davvero?”
“Le ho detto che non è un problema. Fra due
settimane?”
“Fra due settimane mia sorella viene qui?”
April. Mi manca da impazzire. Lei e Sharon sono sempre
stati i punti fermi della mia vita. Gli unici.
“Fra due settimane,” ripete lei sorridendo.
Mi alzo in piedi e l’abbraccio. “Grazie, grazie,
grazie,”
dico dandole un bacio sulla guancia. “La chiamo subito, ho
una lista
chilometrica di cose da farmi portare.”
Lei scoppia a ridere e scuote la testa tornando a
sistemare la spesa.
Estraggo il cellulare dalla tasca. Ho urgente bisogno che
mi porti un rifornimento di trucchi e prodotti per capelli, non
c’è una
profumeria decente in tutta Port Angeles. Con la coda
dell’occhio osservo
Embry. Magari potrebbe pure fare un salto da Victoria’s
Secret.
Tiffany posa l’ultima confezione di cereali e poi torna a
guardarci. “Fra quanto avete intenzione di dirmi
che vi siete messi
insieme voi due?”
Sgrano gli occhi e Embry alza la testa dal libro.
“No, noi…”
“Oh insomma, ho trentaquattro anni, non credete che sia
presto per considerarmi una vecchia rimbecillita?”
Mi mordo la guancia e spero davvero che Embry trovi
qualcosa da dire per uscire da questo momento. Ma evidentemente la sua
brillante parlantina deve essere andata in vacanza.
“Va bene, ragazzi, vado a stendermi. Voi studiate, per
favore.”
Sparisce lungo il corridoio e lui si alza
raggiugendomi e appoggiandosi al lavandino con le braccia incrociate.
“Lei… l’hai… cioè
lo sa.”
Si stringe nelle spalle e sorride. “È difficile
nasconderle le cose e il letto cigola un casino. Lo sai.”
“Embry.”
“Principessa.”
Sorride e io afferro una forchetta dal ripiano
pungendogli il braccio.
“Ma tua sorella è come te?”
“Fantastica e bellissima?”
“No, stronza, arrogante, viziata e violenta”,
esclama strappandomi la forchetta di mano.
“Io non sono violenta.”
“Quindi sei solo stronza, viziata e arrogante.”
Lo guardo male e gli calpesto un piede allontanandomi.
“Stronzo e arrogante ci sarai tu.”
Ride ancora e mi afferra per il polso trascinandomi di
nuovo vicino a lui. Mi circonda il viso con le mani e sorride
sposandosi i
capelli. “Ma proprio di una come te dovevo innamorarmi
?”
Mi rigiro nel letto e premo il
cuscino contro il naso.
C’è ancora il suo odore. Scuoto la testa e scalcio
via le coperte rigirandomi
ancora. Mi passo una mano sugli occhi e sospiro.
Ehi, Sharon, è un po’
che non parliamo io e te. Scusa ma è stato… non
so neanche io come descriverti
le ultime settimane. Intense, romantiche , perfette. No aspetta, sul
romantico
avrei qualcosa da ridire. Ecco, decisamente Embry Call non è
un tipo romantico
ma… hai ragione, a me non sarebbe mai piaciuto un tipo
romantico.
Vorrei tanto
fartelo conoscere, vorrei poter andare al nostro centro commerciale
preferito e
raccontarti tutto mentre ti dico che quel paio di jeans verdi
sono
osceni, vorrei raccontarti di quella volta che abbiamo fatto
l’amore in
macchina e lui ha sbattuto la testa contro il tettuccio una decina di
volte,
vorrei sentire la nostra insegnate di danza che ci sgrida
perché non riusciamo
a smettere di ridere.
A proposito,
fra dieci giorni ci sarebbe stato il primo provino per la
NYADA.
Ho la data segnata
in rosso sull’agenda. Ne parlavamo da quando avevamo sei
anni. L’avremmo fatto
davvero? Tu sicuramente sì, e ti saresti arrabbiata con me
se non ci avessi
provato.
Mi manchi Shar.
Sospiro e mi rigiro di nuovo su un fianco scacciando con
il dorso della mano una lacrima. Sollevo il colletto della maglietta
che uso
come pigiama e ci affondo il viso dentro, spero che attutisca il rumore
delle
lacrime.
Mi mordo le labbra cercando di smettere ma è tutto
inutile e la porta della camera si apre.
Mi nascondo di più dentro la maglietta e il letto cigola,
abbassandosi un po’ sotto il peso di Embry che, in silenzio,
si sdraia a fianco
a me e mi abbraccia.
Stupido udito da
lupo, lo odio.
Non parlo e mi avvicino di più a lui, lasciando che il
suo calore cancelli tutto il resto, come ogni volta che facciamo
l’amore. Non
sopporto che mi veda così ma non riesco a farne a meno.
Mi accarezza la schiena e mi bacia la fronte, alzo il
viso e cerco la sua bocca.
Mi bacia e le mie lacrime cadono sul suo viso.
Non si sposta, non le asciuga e passa la mano dietro la
mia nuca premendomi di più contro le sue labbra. E il bacio
diventa più
profondo e le sue mani mi accarezzano la schiena, sotto la maglietta, a
palmi
aperti. Tocca la mia pelle e rabbrividisco e non mi ricordo cosa sia il
freddo.
Gli accarezzo il torace nudo e lui inizia a spogliarmi,
piano, troppo piano.
L’ultima lacrima cade insieme ai pantaloncini e, mentre
mi sfiora, chiudo gli occhi e voglio che esista solo lui. Geme quando
la mia
mano lo tocca e gemo io sulle sue labbra mentre fa più
veloce. Si ferma per
primo e mi aggrappo alle sue spalle mentre entra in me.
Lo sento. Mi sta amando ed è la cosa più reale
della mia
vita. E io amo lui. Lo amo con tutto quello che mi è rimasto
da quel dannato
giorno. Spinge e tiene gli occhi aperti incollati ai miei.
Forse c’è
qualche ultima lacrima , rimasta incastrata fra le ciglia ma non ho
più paura
che le veda. Debole, stupida, insicura. Lo so che mi ama.
Affonda dentro di me, ancora, ancora e ancora. È
sudato e mi bacia un’ultima volta mentre viene stringendo le
mie mani. Lo
raggiungo affondando le unghie nei suoi palmi. E sospiro mentre
rotoliamo sul
letto e mi sdraio sopra di lui. Ascolto il suo cuore. Mi basta solo
quello.
Mi accarezza, sfiora con le mani tutto il mio corpo e mi
bacia la testa.
“Vorrei...” si ferma ed io alzo la testa
guardandolo. Si
morde le labbra e mi sposta i capelli dietro le orecchie.
“Scusa, Rose.”
Aggrotto la fronte . “Scusa?”
“Sì… io… tu, non so mai
dirti la cosa giusta.”
“Sei proprio un idiota, amore.”
Stavolta è lui ad aggrottare la fronte senza capire.
Sospiro e scuoto la testa. “Io non so se davvero non ci
arrivi o se me lo vuoi sentire dire, mi basta che ci sei e tutto
diventa
giusto.”
Sorride e mi bacia. Torno a sdraiami e gli bacio il petto
mentre gioca con i miei capelli.
“È lo stesso per me,” dice, ed io chiudo
gli occhi.
Giusto, giusto davvero.
Angolo autrice.
Domani
è festa, ecco perché mi trovate qua con un giorno
d’anticipo.
Mi avevo promesso un po’ di tranquillità e
così
continuano su questa strada anche se, leggendo fra le righe,
c’è un indizio
importante per una svolta imminente.
Ancora una volta grazie per tutte le belle recensioni che
mi lasciate, mi stupite sempre di più.
Un bacio grande
Alla prossima settimana
Noemi
|
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Capitolo 20 *** Cappuccetto Rosso ***
Capitolo
20
Cappuccetto Rosso
“Mia
madre è andata al lavoro.”
Le sue labbra si posano sul mio collo mentre io apro gli
occhi cercando di mettere a fuoco che accidenti sta succedendo.
Sbadiglio ed Embry mi sorride spostandomi la bretella
della canotta.
“Cosa? E che ci fai qua?” Chiedo reprimendo
l’ennesimo
sbadiglio.
Abbassa anche l’altra spallina e mi bacia. “Ho
detto che
mia madre è appena andata al lavoro.”
“Quello l’ho capito, ma non eri di ronda?”
“Ci ho mandato Colin e Brody.” Sorride e mi morde
le
labbra.
“Ma non è giusto.”
“Loro non hanno nessuna ragazza nel letto ad
aspettarli.”
“Io non ti stavo aspettando.”
“Cappuccetto, non si dicono le bugie al lupo.” Mi
mordicchia la spalla.
“Embry, stavo dormendo e gradirei tornare a farlo.”
“No, non è vero.”
Allungo la mano e afferro il cellulare sul comodino. “E
dai, amore, sono le cinque.”
Mi leva la maglietta e mi bacia il seno “Grande. Abbiamo
un sacco di tempo per…”
“Dormire. ”
Sbuffa e si mette seduto appoggiando la schiena alla
spalliera del letto. “Che palle, Rose, mi hai fatto passare
la voglia.”
Rido e gli do un bacio appoggiandomi alla sua spalla e
cercando la sua mano. “Sì, ti amo anche
io. Notte, amore.”
Borbotta rimettendosi sdraiato. “Era meglio se restavo di
ronda.”
Sbatto un cuscino in testa a Embry che per tutta risposta
se lo sposta dietro la testa e si volta dall’altra parte.
Cerco qualcos’altro
da lanciargli. Cerebroleso sempre e comunque. Guardo
l’orologio mentre mi
infilo un paio di jeans veloce. “Sei un vero idiota,
Embry.”
“Sei tu che volevi dormire.”
“Ma non per tutta la mattina”, dico infilandomi una
felpa
e legandomi i capelli.
“Non è colpa mia se non sei chiara e mi
confondi.”
“Hai ragione, è colpa mia che mi sono scelta un
ragazzo
con il quoziente intellettivo di una scimmia.”
“Le scimmie sono gli animali più simili
all’uomo non lo
sai?”
“E quindi?”
Si stringe nelle spalle, sbadiglia e poi si stiracchia.
Non fosse così tardi lo ucciderei.
“Non ho neanche il tempo di truccarmi”, dico
afferrando
un paio di stivali da sotto il letto. Stivali di gomma. Come
ha fatto Kim a convincermi a comprarli?
“Devi solo andare a prendere tua sorella alla
fermata.”
“Dove sono le chiavi della macchina?”
Sgrana gli occhi. “La mia macchina?”
Scuoto la testa. “Ti sembra che io abbia una macchina
qui?”
“No, ma…”
Sbuffo e afferro i suoi jeans dal pavimento rovistando
nella tasca.
“Rose.”
Prendo le chiavi e lo guardo.
“Sai usare il cambio manuale, vero?”
“Se lo sai usare tu non potrà essere
così difficile.”
Dio,
non l’ho mai visto così bianco neanche per un
interrogazione a
sorpresa.
“Embry, scherzavo. So usare il cambio manuale.” Mi
avvicino e lo bacio prima di uscire dalla stanza.
Mi alzo il cappuccio della giacca e corro alla macchina
cercando di evitare le pozzanghere.
“Roseee.”
Mi volto e lo vedo affacciato alla finestra. “Lo sai che
me ne accorgo se ci fai anche solo un graffio.”
“Se mai dovesse succedere la porto prima da Jake.”
Gli
lancio un bacio e entro in macchina ancora sorridendo.
Canticchio sottovoce una stupida canzone che passa alla
radio, non posso credere di essere davvero felice. È la
prima volta che succede
dalla morte di Sharon; fa male, ancora, non credo smetterà
mai ma in qualche
maniera, ora, sorridere è più facile.
Dovrei essere onesta con me stessa e ammettere che è
tutto merito suo. Lui mi fa felice. Chiaro, semplice, lineare.
Lui mi fa felice. Assurdo.
Scuoto la testa e posteggio la macchina guardando
sconsolata la pioggia che viene giù sempre più
forte e scendo.
Ci si abitua a tutto anche a questo e poi mi piace
anche baciarlo sotto la pioggia, peccato che lui non si ammala e io
l’ultima
volta mi sono beccata un
raffreddore che mi ha
stesa per tre
giorni. L’autobus arriva alla
fermata e aspetto che le porte si aprano: April.
Sorrido appena la vedo. Si
guarda intorno con un
espressione sconvolta dipinta in viso, prima impressione di Forks, lo
so, è un
trauma ma poi mi vede e anche la sua l’espressione diventa un
sorriso. Quasi
spintona la signora davanti a lei e pochi istanti dopo si butta fra le
mie
braccia. Ricambio l’abbraccio e lei mi stringe più
forte.
“Mi sei mancata tanto, Rose.”
Sorrido. “Anche tu, sorellina.”
Fa un passo indietro e mi guarda, spalanca la bocca.
“Ma…
ma… come sei conciata?”
“È una storia lunga ma te la racconto in macchina,
pulcino.”
“Non chiamarmi pulcino, ho quindici anni ormai.”
“Giusto, ormai sei una donna.” Mi fa la linguaccia
mentre
prendo la sua valigia e mi incammino.
La
voce di mia sorella riempie tutto l’abitacolo. Parla
veloce e quasi non mi da tempo di
replicare. “Quindi, fammi capire bene:
indossi una felpa, un paio di stivali di gomma e sei senza trucco
perché sei
felice?” Riassume brevemente il mio ultimo discorso.
Scuoto la testa e sorrido. “Beh, non esattamente ma
stamattina lui…”
“Lo sapevo, lo sapeva che c’entrava un ragazzo.
L’ho
capito dalle tue mail.”
“April. Vuoi sentire la storia o no?”
“Voglio i dettagli piccanti.”
“No.”
“E dai… tu e Sharon mi facevate sempre uscire
dalla
stanza quando…” Si ferma di colpo e si porta una
mano davanti alla bocca.
Scuoto la testa e le sorrido. “April, sto bene, possiamo
parlare di lei.”
“Davvero? Cioè non …”
Sospiro. “Sono stata una vera stronza le ultime settimane
che abbiamo passato insieme lo so e mi dispiace, davvero. Ma non ci
saranno più
vasi rotti e porte sbattute, giuro.”
Lei si mordicchia le labbra e resta in silenzio.
Probabilmente sta ripensando a tutto: le liti, le urla con mamma e
papà; non
ero la sola a stare male ma non me ne importava. Ora lo capisco.
Mi fermo davanti a casa. “April,
ascolta…”
Si slaccia la cintura e mi abbraccia “Ti voglio bene,
Rose.”
“Anche io, pulcino.”
La stringo più forte e poi spengo il motore. E neanche un
graffio, ma che cosa credeva?
“Rose?” Non è questa la casa
vero?”
Scoppio a ridere e le scompiglio i capelli. “Il
castello non era disponibile, mi spiace.”
“Ma è tutto ricoperto di fango, mi si rovinano le
scarpe.”
“Almeno ora sai perché porto gli stivali di gomma.
Dai,
sono solo pochi passi.”
“Ma tu chi sei? Che ne hai fatto di mia sorella?”
Sorrido e scendo dalla macchina facendole segno di
seguirmi. Che fine ho fatto? Vorrei saperlo anche io.
Arriviamo sotto il portico e la guardo. “Cambiati subito
o ti ammali”, le dico aprendo la porta di casa.
Entra dentro mentre io mi guardo intorno. Ha anche
riordinato le sue cose in sala. Sorrido e April mi passa la giacca
bagnata,
appendo la mia e la sua all’attaccapanni e sento i passi di
Embry alle mie
spalle.
“Non ci ho fatto neanche un graffio, eh?” dico
voltandomi.
Lei lo vede e spalanca la bocca. Ditemi che non era
quella la mia faccia quando l’ho
visto la prima
volta.
“April lui
è Embry. Embry lei è mia sorella April.”
Si ferma davanti a lei e le allunga una mano, April alza
gli occhi, si guardano e la mano di Embry ricade lungo il fianco. Il
suo
sguardo diventa all’improvviso vuoto, dura un istante. Lo
stesso istante che ci
mette il mio cuore per fermarsi. E poi i suoi occhi si sgranano,
improvvisamente più luminosi, così luminosi come
io non li ho mai visti e il
mio cuore continua a restare fermo. Muto. Incredulo. Questo silenzio
che ci
circonda mi sembra quasi un urlo. Lo guardo e ha un'espressione in viso
che non
riesco a riconoscere ma che mi riempie di paura.
“Io… devo andare, scusate.”
Mi passa accanto veloce, spalanca la porta e corre via
senza richiuderla, senza guardarmi.
Angolo autrice che cerca riparo.
A mia
discolpa posso dire che vi avevo avvertito per tempo che il sole cuore e amore avrebbe avuto vita
breve.
Dalle
vostre recensioni so che molte di voi avevano già intuito
che il possibile
imprinting di Embry sarebbe stata la sorella di Rose, avevate ragione.
Grazie
mille a Ellie per il banner (<3) e in questo giorno di festa
perché non
leggere una storia nuova? Vi consiglio Sempre.
Per Sempre.
di Angel_shanti.
Buon
primo Maggio a tutti e alla settimana prossima.
Con
affetto
Noemi
|
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Capitolo 21 *** Contorni incerti ***
Capitolo
21
Contorni incerti
Il
vento entra dalla porta lasciata aperta, mi aggrappo alla maniglia e
cerco di
respirare. Ci sono i brandelli delle sue scarpe da ginnastica e quelli
dei
vestiti, non è neanche arrivato nel bosco.
Stringo
più forte la maniglia.
Forse
c’è stata un’emergenza ed è
dovuto scappare.
“Rose?
Che succede?”
April.
Le ho fatto una promessa neanche dieci minuti fa, non posso deluderla,
non di
nuovo. Respiro e mi volto verso di lei. “Dai, vai a farti una
doccia.”
“Ma,
Rose…”
Le
sposto una ciocca di capelli dietro l’orecchio. “E
dopo ci facciamo la
cioccolata e mi racconti gli ultimi
pettegolezzi
della scuola.”
Può
essere davvero lei?
“Ah, non puoi neanche
immaginare, Valery è il nuovo capo delle cheerleader e,
decisamente, non è te.”
Che
accidenti ho di
sbagliato?
Le sorrido
mentre l’accompagno in bagno, appende l’accappatoio
e sistema il
beauty sul lavandino. “Rose, mi stiri i capelli
dopo?”
“Sì, certo.” Chiudo la porta e scuoto la
testa.
È
tutto un errore. Deve essere un errore.
Appoggiata
alla porta osservo April dormire. Mia madre dice che è
impossibile, che ero
troppo piccola, ma ho dei ricordi chiari e precisi della prima volta
che l’ho
vista. Chiesi a mia nonna se i vestiti delle mie bambole le sarebbe
andati bene
e che se, in caso non mi piacesse, potevamo riportarla al negozio.
Avevo due
anni e lei era... la mia sorellina. Non capivo che cosa volesse dire.
L’ho
capito solo più tardi, quando mi seguiva ovunque e imitava
qualsiasi cosa
facessi.
Lei e
Sharon, non c è mai stato niente di più
importante. Noi tre e basta, quando i
nostri genitori erano troppi presi dalle loro vite.
E ora
è sua. Un unico stupido aggettivo possessivo che cambia
tutto. Lui. Lo stesso lui che non
è ancora
tornato da stamattina.
Non
so neanche come mi sento, ma ho un disperato bisogno di sentire
qualcosa. Non
voglio andare in pezzi. Non di nuovo
Mi
allontano dalla porta e infilo la giacca, l’aria fredda e la
pioggia mi
colpiscono non appena esco di casa.
È già
qualcosa.
Sensazioni
concrete.
Inizio
a correre, ormai ho imparato a districarmi fra questi sentieri tutti
uguali.
“Sharon, dimmi che non l’ho
fatto.”
“Non
l’hai fatto, Rose.”
Si
soffia via un ciuffo di
capelli dagli occhi e ridacchia scalando marcia.
Sbuffo. “Prova a dirlo con più
convinzione.”
“Rose,
la stai facendo troppo lunga, era solo
un bacio.”
“Un
bacio con Mason Finn. Il presidente del
club di scacchi.”
“Potresti
tifare per lui alle prossime
partite.”
“Sharon,
non è divertente", le dico
voltandomi a fissare il finestrino.
“Dovresti
dargli una possibilità
Alzo
gli occhi al cielo e lei
accelera. “Se arrivo tardi anche stasera mio padre mi leva la
carta."
Arrivo
davanti a casa di Jake e abbasso il cappuccio iniziando a bussare.
“Se ti piace cosi tanto escici tu,
Sharon."
“Vi
siete baciati non potrei mai."
"Jake?"
Busso ancora e faccio il giro.
"Oh, come sei altruista. Proprio una
grande amica."
“Lo
so, come faresti senza di me?"
Tutte
le luci sono spente. Sospiro e mi siedo sui gradini del portico.
Resto
ferma immobile. Non sento più l’acqua. Non ho
freddo.
"Rose, che accidenti..."
La voce di Jake, arriva correndo dalla boscaglia, mi mordo le labbra e
lui mi
prende il viso tra le mani.
"Rose? Dai entriamo in casa, sei fradicia."
"Svolta a destra se tagliamo
per Bel Air facciamo prima."
"Jake...
lui ... lui... cioè è vero?"
Sospira. "Non è il caso di parlarne ora.”
"Ti prego, Jake, ne ho bisogno."
Sharon scala ancora, il semaforo scatta
sul rosso non c’è nessuno. Mi stringo nelle spalle
mentre dà l’ultima
accelerata.
"Ha avuto l’imprinting con tua sorella."
Mi graffio i palmi delle mani e sgrano gli occhi.
Sgrano gli occhi, quando i fari di un
auto mi colpiscono.
"Sharonnnnn."
Il rumore di vetri rotti e poi più niente.
"Mi
spiace,
Rose."
Infilo
la felpa che Jake mi ha lasciato in bagno e lo raggiungo: è
seduto sul divano
ma alza in piedi appena sente i miei passi, sospiro e lui infila le
mani in
tasca mentre il come stai gli rimane incastrato in
gola; forse la mia
espressione dice già tutto. Mi fa cenno con la testa e lo
seguo in cucina,
accenna un sorriso mentre io osservo il tavolo.
"Jake, ma ... c’è una festa e non me ne sono
accorta?"
Si stringe nelle spalle. "Ho due sorelle, so affrontare le emergenze."
"Le emergenze si affrontano con il gelato."
Scuote la testa. "Ma io sono un uomo. Forza siediti. Abbiamo birra,
vodka
e un classico senza tempo. Jack Daniels." Sposta un po’ la
sedia ed io lo
ignoro, sedendomi sul tavolo.
Mi
passa la vodka e ne butto giù una lunga sorsata.
Vorrei
che tutto scivolasse giù come questa vodka, brucia solo
all’inizio e poi il
gusto diventa buono, piacevole. La vita vera non è
così: non scivola via niente
ed è l’amaro quello che ti resta sulle labbra
più a lungo.
Mi
strofino gli occhi e lui mi stringe la mano sul ginocchio aprendo una
birra.
“Jake?”
Mi
guarda.
“Sei
felice?”
Finisce
la birra e la posa sul tavolo. “Ora?”
“No,
sei felice in generale.”
“Ma
non lo so, Rose. Abbiamo diciassette anni, è presto per
porsi queste domande.”
Sospiro
e butto giù un altro sorso di vodka. “Sei felice
da quando hai avuto
l’imprinting?”
“Ah.
Senti Embry…”
“Ti
ho fatto una domanda, Jake. Non ti ho chiesto di parlarmi di
Embry.”
“L’imprinting
è…” Apre un’altra birra.
“Facile. Nel mio caso era la soluzione a tutto.
Smettere di soffrire. Credimi non sai quanto ci ho sperato.”
Mi
mordo l’interno della guancia e inizio a grattare via
l’etichetta della
bottiglia. “Quindi loro sono giusti.
Perché è mia sorella e io…”
“Rose,
non lo so come sarà per loro ma io non l’ho
dimenticata.”
“Ma
hai detto che è facile.”
“Lo
è. Come è facile diventare un lupo. Quando vuoi
trasformarti devi solo lasciare
andare la parte umana di te stesso, agire d’istinto, essere
un animale. È lo
stesso istinto che ti porta verso quella persona. Ma la
realtà e che non puoi
sopprimere del tutto la tua parte umana. Quindi sì, sono
felice, ma no, non ho
dimenticato Bella, proprio come Sam non ha dimenticato Leah.”
“Io
non voglio complicargli le cose.”
“Quindi
che vuoi fare?”
Sospiro.
“Non lo so. Immagino… dirgli addio.”
“Rose.”
“Jake,
sto bene. Quando Sharon è morta mi è crollato
tutto addosso, ero così a pezzi
che non pensavo avrei potuto anche solo sperare di tornare a ridere e
poi sono
venuta qua e odio ancora questo posto ma sono stata bene. È
come hai detto tu,
sopravviviamo sempre e lui è solo un ragazzo.”
“Ci
credi davvero?”
“Ci
crederò con il tempo.”
Scendo
giù dal tavolo, barcollo e lui mi sorregge per i fianchi.
“Rose, mai fare
movimenti bruschi dopo aver quasi finito un’intera bottiglia
di vodka.”
Sbuffo
e lui mi bacia la tempia. “Arriviamo solo fino al
divano”, dice aiutandomi a
camminare.
“Se
mi sdraio la stanza smette di girare?”
“Certo,
te la tengo ferma io.”
“Grazie,
Jake.”
Chiudo
gli occhi e ascolto il respiro di Jake.
Il
suo calore dovrebbe scaldarmi, eppure continuo a sentire freddo. Tremo
e lui mi
stringe di più. Il divano è troppo piccolo,
probabilmente finiremmo a terra al
primo movimento di uno dei due. Le sue braccia intorno al mio corpo.
È
così simile a lui e allo stesso tempo così
diverso o forse sono io quella
diversa quando ad abbracciarmi è Embry.
Che
pensieri idioti da fare proprio ora.
Imprinting.
È successo ed io non posso farci niente.
Torno
a concentrarmi sul suo respiro, il petto che si alza e si abbassa
ritmicamente.
Non andrò in pezzi, non stavolta.
“Jake?”
Embry.
La
sua voce.
Qui.
È
solo un altro sogno, l’ennesimo di queste ore. È
la sua voce come l’ho sentita
mille altre volte ma non è lui.
“Porca
puttana.”
“Em.”
“Che
cazzo stai facendo?”
Jake
si alza dal divano e mi posa una coperta addosso.
Allora
non è un sogno e lui è davvero qua.
Ho
paura di vederlo, adesso. È cambiato, ha lei. Resto a occhi
chiusi.
“Che
cazzo ci fa con te?”
“Era
sconvolta per…”
“Quindi
dovrei ringraziarti per aver così a cuore i miei
affari?”
“Non
fare l’idiota. Aveva solo bisogno di un amico.”
Lo
sento, sospiro e non ho la forza di muovermi. Stringo le dita intorno
alla
coperta. Vorrei dormire davvero adesso.
“Jake,
io... come... sta di merda, lo so. Io... tu lo sai. Tu ci sei passato.
Io...
che cazzo dovrei dirle? Io non lo so. Dille che... che... che, porca
puttana,
mi dispiace ma non è una cosa che possiamo controllare e
che... 'fanculo, io
vado. Dille quello che vuoi o niente. È abituata ai miei
silenzi. Ciao, fratello.''
I
suoi passi che si allontano. È andato via.
Angolo autrice
Ho
letto le vostre recensioni ( grazie davvero, siete sempre tante) e so
che
volete il mio scalpo, per un po’ annegheremo
nell’Angst ma posso garantirvi che
questa resta la storia di Rose e di conseguenza di Embry.
Se
però, dopo tutto questo vi va un sorriso, ho pubblicato una
one-shot sempre
targata lupi ma decisamente più allegra:
How I Married your Mother
Come
vi siete accorte oggi è Mercoledì ma il
Giovedì
ormai mi risulta davvero un casino collegarmi per pubblicare perciò
sposto il giorno.
Alla prossima
settimana
Con
affetto
Noemi
|
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Capitolo 22 *** Lui è... ***
Capitolo
22
Lui è…
Entro
in casa, mi levo la giacca e la risata di April mi arriva alle orecchie.
L’ultima
volta che l’ho vista stava piangendo.
Sta
ridendo, con lui ma sta ridendo.
Conta
solo quello.
Se
continuo a ripeterlo finirò per crederci, spero.
Entro
in cucina e lei salta giù dallo sgabello correndomi
incontro. C’è lui e cerco
di non guardarlo. “Rose, ma dove eri finita?”
“Scusa,
pulcino.”
“Guarda
che capelli, dove… oh mio dio. Eri da quel ragazzo,
vero?”
Sospiro.
“April, ma …”
“Perché
non me lo presenti? E come si chiama? Insomma mi hai lasciato qua tutta
sola,
dovrei sentirmi offesa. Per fortuna c’era Embry.”
Mi
mordo le labbra e cammino verso la dispensa prendendo una tazza.
Quanti
caffè mi serviranno per sopravvivere a questa giornata?
Afferro la caraffa e
svuoto il contenuto nella tazza.
È
tutto così sbagliato.
Io e
lui che facciamo colazione. Lui che mi bacia. Tiffany che ci becca. Io
che gli
calpesto un piede con il tacco. Lui che ride.
“Rose,
sei ancora fra noi?”
April
mi sventola una mano davanti agli occhi e io sbatto le palpebre.
“Sì scusa,
dicevi?”
“Che
vado a fare una doccia ma non provare a scappare stavolta,
ok?”
“Promesso.”
Le
scompiglio i capelli e lei corre via.
Mi
volto. Mi sembra di essere finita in uno di quegli stupidi film dove
tutto va a
rallentatore.
Si
volta.
Si
passa le mani fra i capelli, chiude gli occhi e quando li riapre
stringo le
mani al bancone.
“Rose…”
“Embry…”
Chiudiamo
la bocca entrambi e io sospiro facendogli segno con le mani.
Ha le
occhiaie e il sorriso spento. Non voglio.
“Lo
so, Embry. Non è una cosa che puoi controllare. Nessuna
scenata, tranquillo.
Hai avuto l’imprinting. Doveva succedere.”
“Io…”
“Tu
non volevi che succedesse con mia sorella, tu non vuoi ferirmi,
tu… credi
davvero che tu possa dirmi qualcosa che mi faccia stare
meglio?”
“No.”
“Già.”
Appoggio
la tazza ed esco dalla cucina. Entro in camera, mi segue.
Mi
levo la felpa di Jake e cerco una mia maglietta.
Lui
che ride e chiude la porta. Lui che mi butta sul letto, io che sbuffo
perché
dobbiamo finire i compiti. La D in chimica. I suoi baci.
“Non
voglio consolarti... voglio... che tu sappia che se avessi potuto
scegliere
avrei scelto te.”
Infilo
la maglia e cerco di farmi scivolare addosso le sue parole.
Non
ci riesco. Restano bloccate nell’aria. Come i baci che non mi
ha dato e tutte
quelle stupide cose che non abbiamo più tempo di fare.
Sospiro.
Che cosa dovrei rispondere? Resto in silenzio.
Aspetta.
Silenzio.
Esce
dalla stanza.
Non
piove da quattro ore, un vero record. Stendo la coperta sulla spiaggia
e April
si siede a gambe incrociate.
“Rose,
seriamente come fai a sopravvivere in questo posto? A parte i ragazzi
mi sembra
così… così… no guarda, non
trovo le parole adatte.”
“I
primi giorni volevo scappare. Le ho provate tutte ma poi mi sono solo
abituata.”
“Ti
sei abituata a non fare shopping, a non andare dal parrucchiere, a non
vedere
il sole. Cavolo, questo ragazzo misterioso deve essere davvero
speciale.”
Sospiro
e mi stendo sulla coperta.
Sbuffa.
“Che palle, ho capito parlo io. Che mi dici di Embry?
È fidanzato? No dai. Uno
così mica può avere la ragazza. Insomma, sarebbe
un crimine.”
Mi
rigiro a pancia sotto e lei continua.
“Non
ci sarai mica andata a letto, vero? No perché se
così fosse… insomma, siamo
sorelle, ok dividerci le cose ma anche i ragazzi mi sembra un
po’ troppo.”
“April,
non abbiamo mai avuto gli stessi gusti per i ragazzi. Stai
tranquilla.”
“Come
no, Justin piaceva a tutte a due.”
“No,
quella era Sharon. A me piaceva Lance.”
“Ma è
gay.”
“L’abbiamo
scoperto dopo.”
“Ma
dai, Rose, Lance era proprio brutto.”
“Justin
aveva dei capelli orribili all’epoca. E poi avevo dodici
anni, eh?”
“Che
c’entra io dieci ma avevo già un ottimo
gusto.”
Scuoto
la testa e mi rimetto seduta.
“Comunque
tralasciando gli N’sync, mi vuoi parlare di lui?”
Resto
in silenzio. Lui. Lui è la tua anima gemella, April. Lui
è il mio primo amore.
Lui è quello perfetto per te. Lui è quello che mi
fa stringere lo stomaco e
tremare le ginocchia. Lui è quello con cui sei destinata a
stare. Lui è quello
che mi fa ridere. Lui è quello che farà ridere
te. Lui è quello che quando mi
tocca cancella tutto il resto. Lui è quello che ti
farà stare bene. Lui è
quello che devo dimenticare.
“Lui
è…”
“Rose.”
Mi
volto e Jake corre verso di noi. Mi alzo in piedi.
Ci
raggiunge, mi guarda e guarda April. Stringe una giacca fra le mani e
poi mi
sorride.
“Ti
stavo cercando,” dice.
“Perché?”
“L’hai
lasciata da me.” Sorride ancora e scuote la testa
allungandomi la mia
giacca. “Tu e le tue scuse per farti abbracciare.”
Mi bacia la fronte mentre
April dietro di me ridacchia.
Faccio
un passo indietro e la guardo. Mi da una gomitata e allunga la mano
verso Jake.
“Sono
April, la sorella di Rose e tu sei…”
“Jacob”
Trattiene
a stento un risolino e vorrei davvero sapere che diamine le prende
adesso.
“Allora,
Jacob, perché avevi la giacca di mia sorella?”
“L’ha
dimenticata da me ieri sera”, risponde lui tranquillo.
“Ieri
sera o ieri notte?”
“April,
ma che stai dicendo?”
Un’altra
gomitata mentre Jake strabuzza gli occhi e lei continua. “Da
quanto vi
conoscete?”
“Da
quando si è trasferita qui, no?”
“Sì,
ora che ci penso Rose mi ha accennato qualcosa.”
“April,
no lui…”
“Mi
sono ricordata che non ho ancora chiamato mamma e ho il cellulare a
casa.
Meglio che vada a prenderlo.”
“Ti
presto il mio”, dico prendendo il telefono.
Scuote
la testa. “Non voglio finirti il credito, non sono certa che
vendano le
ricariche qua.” Mima qualcosa con le labbra che non riesco a
capire e raccoglie
la sua borsa dalla coperta.
Sospiro.
“April, non sai la strada.”
“Sei
tu quella senza orientamento non io.”
Provo
a replicare ma lei si avvia veloce e in pochi passi esce dalla spiaggia.
La
guarda allontanarsi e Jake guarda me. “L’ho fatta
scappare?”
“No,
credo volesse lasciarci soli.”
“Perché
voleva lasciarci sol… ah.”
Sbuffo.
“Forse è meglio così, non posso dirle
la verità.”
Mi
lascio cadere sulla coperta e lui si siede a fianco a me.
“Non chiedermi come
sto.”
“In
realtà volevo chiederti se ti andava di fare una
tuffo.”
“Certo,
Jake. Sono già in acqua non vedi?”
“Non
fare la noiosa.” Si leva la maglietta e balza in piedi.
Scuoto
la testa. “Non ci provare. Giuro che se lo
fai…” Mi prende in braccio e non
riesco a finire la frase. Stupido licantropo, insensibile ai pugni.
“Jake,
lasciami. Jake, giuro che se mi butti un modo di ucciderti lo
trovo.”
Scoppia
a ridere e ormai l’acqua gli arriva a metà
ginocchio. “Ti conviene tapparti il
naso, Rose.”
E il
mio ennesimo insulto viene coperto dall’acqua salata che mi
travolge.
È
freddo, decisamente troppo, il respiro mi si blocca nei polmoni e
quando
riemergo Jake sta ancora ridendo a pochi centimetri di distanza da me.
Gli
spruzzo l’acqua in faccia e riprendo a insultarlo, ma il
freddo mi fa tremare
così tanto da non fare capire neanche una parola. Ride
ancora e mi trascina
vicino a lui. Riprendo a respirare normalmente grazie al suo calore.
“Piaciuto
il tuffo, Rose?”
“Idiota.”
Ride,
ride, ride e io non riesco più a fingermi offesa. Mi unisco
alla sua risata e
lui mi bacia il naso.
“Non
smettere di farlo, ok?” dice sposandomi una ciocca di capelli
dietro
l’orecchio.
“Ci
provo.”
Angolo autrice
E va
bene faccio coming aut, non era Rose ma io a cui da ragazzina piacevano
gli N’sync
e aveva una imbarazzante cotta per
Lance Bass invece che per Justin Timberlake . Ma giuro, sono sbagli di
gioventù.
Tornando
alla storia ecco il confronto che forse aspettavate ma non
sarà l’unico.
Non
sono riuscita a rispondere a tutte le vostre recensioni, scusatemi
davvero
sono sommersa dagli esami da preparare, cercherò di mettermi
in pari questa
settimana.
C’è
qualcuna di voi che scrive e come me è patita di Telefilm?
Ecco
un contest che potrebbe fare al caso vostro: http://freeforumzone.leonardo.it/discussione.aspx?idd=10602958&a=1
Alla
prossima
settimana
Con
affetto
Noemi
|
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Capitolo 23 *** Lividi ***
Capitolo 23
Lividi
I
vestiti appiccicati addosso, il sale sui capelli, la
risata di Jake ancora nelle orecchie.
Ci deve essere un modo per non sentire dolore. Lo so che
c’è, devo solo trovarlo.
Arrivo vicino a casa e sento le loro voci, sono seduti
sul portico e vorrei diventare sorda e cieca ma so che non posso, so
che non
posso scappare dalla realtà e April ride ancora.
È mia sorella, le voglio bene e amo lui ma questo ormai
non ha più importanza.
Le storie d’amore finisco. Il per sempre è solo
delle
fiabe in cui da piccole ci hanno insegnato a credere.
Faccio un altro passo, lui mi sente e si alza in piedi, cammino
verso di loro mentre Embry si passa una mano fra i capelli; lo fa
sempre quando
è nervoso. Forse è successo qualcosa che non
vuole io venga a sapere. Forse
sono solo paranoica, forse… succederà comunque.
Inizio a tremare nei vestiti bagnati e accelero il passo,
salgo il primo gradino e sorrido a tutte e due.
April scoppia a ridere e mi guarda. “Non è un
po’ presto
per il bagno?”
“Jake pensava fosse una cosa molto divertente.”
“Jake?” Embry alza la testa verso di me e mi
guarda. Non
incrocio i suoi occhi da troppo tempo ma se lo faccio, anche solo per
poco,
crollare sarebbe troppo facile.
“Ci siamo incontrati in spiaggia”, dico aprendo la
porta
di casa.
“Cosa è successo?”
Stringo più forte la maniglia e scrollo le spalle.
“Vado
a fare una doccia.”
Butto i vestiti bagnati sul
pavimento e apro l’acqua.
Entro nella doccia e chiudo gli occhi.
Sharon, non
immagini neanche quanto bisogno avrei di te adesso. Fa male, ma forse
con te
qua una via d’uscita la troverei.
O forse saresti
solo brava a farmi capire che non è la fine del mondo. A
quello sono già
sopravvissuta.
Non lo so neanche
io cosa mi aspettassi dalla nostra storia, non che finisse
così presto. Forse.
Quanti forse ho già detto? Troppi.
Aumento la temperatura dell’acqua, perché ho
sempre
freddo? Chiudo gli occhi sotto il getto quando sento la parta aprirsi.
“Apri, non ho ancora finito.”
“Io… Rose, scusa ma….”
Spalanco gli occhi. “Embry.”
“Non hai risposto alla mia domanda prima.”
Mi lascio andare contro le piastrelle e sospiro. Che
accidenti ci fa qua? Vedo la sua
sagoma attraverso i vetri appannati, sono una vera cretina, vorrei
uscire e
abbracciarlo. Stupida, stupida, stupida.
“Che domanda?”
“Cos’è successo?”
“Quando?” Stringo le mani a pugno.
“Con Jake.”
“Embry, non dovrebbe interessarti.”
“Lo so, ma non riesco a non pensarci.”
“Non è successo niente,” dico infine e
lui fa un passo
avanti, mi mordo le labbra. “Puoi andare via ora? Ho freddo e
vorrei uscire.”
“Rose…”
“Ti prego.” Appoggio la fronte al vetro della
doccia e
cerco di calmare il respiro. La sua presenza mi destabilizza. Troppo.
Fa un altro passo.
“Vai.” La mia voce si incrina pericolosamente. Non piangere, non crollare proprio ora,
resisti.
“Non…”
“Sto bene, davvero.”
“Beata te, io sto da schifo.”
Mi sembra di sentire il suo respiro talmente è vicino e
questo vetro appare così sottile. Appoggia il palmo della
mano e io faccio un
passo indietro, torturandomi il labbro sempre più forte per
non cedere.
L’anta della doccia si apre e crollo mentre mi abbraccia.
“Ti avevo chiesto di andare via.”
“Non ti ascolto mai, ancora non l’hai
imparato?”
Cerca di sorridere e stringo di più le mani alla sua
maglietta.
Respiro lui. E so che è l’ultima volta che
succedere. Ho
bisogno di sentirlo e dopo sarà ancora più
doloroso. Stringo più forte fin
quasi a farmi male.
Ti amo, ti amo, ti
amo.
Sposta le mani sul mio viso e mi guarda.
“Rose, ti…” Irrigidisce le spalle ed
inizia a tremare. “Non
ti ho…”
Mi alzo sulle punte e appoggio la fronte alla sua. “Lo
so, Embry, lo so.”
“Mi odi?” Chiede. E non gli ho mai sentito quel
tono di
voce.
“Sarebbe più facile.”
Mi accarezza il viso con i polpastrelli. “Anche per me,
credo.”
“Posso provarci, una volta mi riusciva benissimo.”
“No, non è vero,” dice riuscendo a
sorridere davvero mentre
io smetto di piangere. È solo un momento e
passerà troppo in fretta.
“Rose.”
La voce di April dall’altro lato della porta. Non si
può
sfuggire dalla realtà. Trasalisce quasi spaventato e lascia
ricadere le mani
lungo i fianchi, afferrò veloce un asciugamano mentre lui
riprende a tremare.
“Ho finito, April, arrivo.”
Allungo una mano verso il suo viso ma lui scuote la
testa. “Scu… scusa,” dico prima di
uscire dalla doccia.
Continuo a fissare il soffitto
senza riuscire a prendere
sonno. La tapparella scricchiola e fuori a ripreso a piovere,
l’orologio fa
troppo rumore e persino il respiro di April è fastidioso.
Calma, Rose. Devi
stare calma. Mi alzo dal letto cercando di fare meno rumore
possibile,
afferrò il cellulare e esco dalla stanza.
Tiffany ha il turno di notte e lui è di ronda, non
c’è
nessuno.
Mi siedo sul tavolo della cucina, non serve neanche che
scorra la rubrica quel numero credo che non riuscirò mai a
dimenticarlo.
Tocco l’ultimo tasto ma invece della voce della
segreteria di Sharon parte uno sterile messaggio: il
numero è stato disattivato.
Sospiro e inizio a mangiarmi un’unghia. Il passato
svanisce; sempre. Come la sua voce.
Mi alzo dal tavolo e apro il frigo afferrando una birra.
“L’ultima volta che ti ho visto con una bottiglia
di
alcool in mano poi è finita addosso a me.”
“Sono arrivata a l’ultimo vasetto di crema, ti
risparmio
solo per quello.”
Si siede sulla sedia e mi volto a guardarlo. “Hai
già
finito la ronda?”
Si stringe nelle spalle.
“Ah giusto.” Apro la birra e ne butto
giù una lunga
sorsata. “Non riesci a stare lontano da lei troppo a
lungo.”
“Paul vuole andare a trovare Rachel domani, mi ha chiesto
di fare cambio.”
“E tu come farai? Fra due giorni riparte.”
“Perché fai così, Rose?”
“Cosa? Sto solo cercando di fare conversazione.”
“Pensi che per me sia divertente?”
“No, io…”
“Perché non è divertente, Rose. Non lo
è per niente e poi
tu insomma, perché non riesci a capire
che…”
“Che cosa dovrei capire?”
Raschio via l’etichetta delle birra e lo guardo.
“Che ci sto da cani quanto te.”
“Tu non stai male, Embry. Hai solo qualche senso di colpa
che metterai presto a tacere.”
“Giusto, dimenticavo che tu hai la risposta sempre
pronta.”
“Perché non è
così?”
“Non voglio litigare con te,” dice e si alza in
piedi
sistemando la sedia sotto il tavolo.
“Non ne vale la pena.”
“Smettila di parlare al mio posto.”
“E tu smettila di dirmi bugie.”
“Che cazzo vuoi sentirti dire, Rose?” Alza la voce
all’improvviso.
Non lo so, cosa
voglia sentire. Non lo so. “Io…”
“Che cosa devo dirti.” Fa un passo verso di me e mi
afferra per le braccia. “Cosa?”
Le sue dita stringono sempre di più la presa e il respiro
si spezza.
“Mi fai male.”
“Cosa devo dirti?”
“Embry, mollami, mi stai facendo male.”
Inizia a tremare, mi guarda e poi la presa si allenta.
“Io… cazzo… scusa.”
Corre fuori dalla porta e non so neanche io come mi trovo
a seguirlo.
Piove talmente tanto che riesco a mala pena a scorgere la
sua sagoma vicino ai margini del bosco. Mi avvicino. Ha la fronte
appoggiata al
tronco di un albero e le spalle che si alzano e si abbassano troppo
velocemente.
“Embry.”
“Vattene, Rose.”
“Non pensavo davvero quello che ho detto.”
“Quale parte?” Stringe le mani a pugno e si volta.
Mi stringo nelle spalle. “Un po’ tutte.”
Smette di tremare e si sposta i capelli da davanti gli
occhi, si avvicina e io faccio un passo indietro.
“Ti ho fatto male.”
Cerco di abbassare la manica della maglietta e scuoto la
testa. “No.”
“Ti ho fatto male.”
Continua a ripeterlo. Niente sorriso sul volto, non è
neanche più lui.
Torno ad avvicinarmi e gli afferro il viso. “È
solo un
livido. Lo so che non volevi e non volevi neanche tutto il
resto.”
Ha lo sguardo perso e lo so che tocca a me, che devo dare
un taglio netto, che devo cercare di fare stare meglio entrambi.
“Embry, non devi più lottare.”
Sgrana gli occhi e io vorrei smetterla di parlare ,
vorrei baciarlo e dirgli di non arrendersi. “Arrenditi,
lascia che… è lei il
tuo destino, non voglio che continui ad opporti.”
“Rose, se lo faccio noi…”
“Noi non esistiamo già più.”
Sospira e chiude gli occhi. Quando li riapre mi sforzo di
sorridere.
“Quindi è un addio?” chiede con la voce
spezzata.
“Sì.”
Angolo autrice.
Il nuovo banner è opera
di Angel_shanti
,
e se non l’avete ancora fatto vi consiglio di dare un occhio
alle sue storie.
Alla settimana prossima
Con affetto
Noemi
Ps: Grazie mille per essere ancora qua a leggere,
nonostante questi capitoli non proprio leggeri.
|
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Capitolo 24 *** La cosa giusta ***
Capitolo
24
La cosa giusta
Sta
riiniziando a
piovere, Jake afferra la mia mano e inizia a correre. Si ferma a pochi
metri da
casa e io lo guardo interrogativa. "Jake, che ti prende? Muoviti. Sta diluviando."
Riprendo a
correre ma lui mi blocca per un braccio.
"Devo dirti
una cosa."
"E non puoi
aspettare di essere al riparo?"
“No, è
importante." Si sistema il colletto della giacca e sbuffa. Lo guardo:
infila
le mani in tasca e si dondola sui talloni. "Non so da dove iniziare."
“Jake, mi stai
facendo preoccupare."
“No è che... non
so se... e che poi tu... e noi... e che odio parlare, Rose."
Sbuffa ancora e
allunga una mano spostandomi i capelli bagnati dietro
l’orecchio e cerca di
sorridere; non l’ho mai visto cosi.
“Mi vuoi fare un disegnino?” Provo ad alleggerire
l’aria che è diventata troppo
tesa intorno a noi. Non mi piace questa situazione. Cosa
può essere successo da renderlo così nervoso?
“Ok, te lo dico e
basta. L imprinting… non so come sia successo, ma ora
è… tu… Porca puttana, Rose,
mi sa che ti amo."
Sgrano gli occhi
è faccio un passo indietro. "Jake, non è
divertente."
Sospira. "Lo so che sei innamorata di lui ma... dannazione,
perchè mi
capitano sempre le stesse cose?"
Da un calcio a un
sasso e stringe le mani a pugno. Non ha
detto davvero che mi ama, giusto? Resto in silenzio e lui
alzo gli occhi su
di me. È il suo sguardo, quello sguardo che è
sempre riuscito a farmi stare
meglio in questi mesi.
"E che non
me lo aspettavo, siamo amici e credevo che l’imprinting..."
"Già, lo credevo anch’io ma poi le cose sono
iniziate a cambiare, dovevo
dirtelo e basta."
“Vuoi dire che se
vogliamo possiamo stare insieme… cioè, non solo
sesso?”
Si avvicina di un
passo e mi accarezza le braccia. “Dipende da cosa vuoi
tu.”
Cosa voglio io.
Una domanda meno complicata
non poteva trovarla.
All’improvvisa
sento una risata dietro la mia schiena.
Sta lentamente
smettendo di piovere, riesco a intravedere il portico di casa ed Embry
e April
che escono fuori. Si fermano. Vicini, troppo. Lui si inchina verso di
lei, lei
si alza sulla punta dei piedi. Si baciano. La terra frana sotto i miei
piedi ma
Jake mi abbraccia. E so che lui non mi farà mai cadere.
Mi
passo una mano
sulla fronte sudata e sgrano gli occhi mettendomi seduta. Che accidenti è successo?
Sento il cuore battermi decisamente
troppo. Era solo un sogno, era solo uno
stupido sogno. Tutti questi giorni assurdi: i discorsi con
Kim,
evitare Embry,
sfogarsi con Jake.
Sospiro e mi
volto a guardare April. Si rigira un paio di volte e poi anche lei si
mette
seduta.
“Che succede,
Rose?”
“Io… ho fatto un
sogno assurdo.”
Mi guarda
titubante e trattiene il respiro mentre pronuncia il suo nome.
“Sharon?”
Scuoto la testa e
lei lascia andare l’aria. “Erano…
c’erano Jake e Embry.”
Non pronuncio il
suo nome ad alta voce da tre giorni, spero non si sia accorta
che…
“Ah.” Si morde le
unghie. Ha lo stesso mio vizio e lo fa solo quando è
agitata, ho paura di farle
quella domanda ma è la mia sorellina e non posso ignorarlo.
“Che succede,
April?”
“Tu volevi
davvero che ti venissi a trovare, Rose?” La
guardo e lei rannicchia le gambe sotto il
mento. “E che domani riparto e mi sembra… non lo
so, sei stata così strana per
tutti questi giorni. Oramai hai la tua vita e io
cioè… non ti servo più.”
Dio sono una vera
stronza. Sospiro e
le scompiglio i capelli. “Non
esiste nessuna vita in cui tu non mi servi, April.”
Non posso essere
così egoista. Non è stata neanche colpa sua,
è una stupida magia senza nessuna
logica.
“Perché qua
invece sembrava che…”
Non
c’è l’ho con te, April, ma vorrei essere
te. “Sembrava
che fossi
distratta lo so. Mi dispiace, April. Dovevo passare più
tempo con te e invece
sono stata quasi sempre con Jake. Faccio schifo come sorella maggiore.
Ti ho
lasciata con Kim e Embry e...”
“Sì già, Embry.”
Posso
farcela, lo so che posso affrontare anche questo. “Ne
vuoi parlare, April?”
“Non c’è molto da
dire. Cioè ma l’hai visto? E credevo di piacergli
ma poi ha tutti questi atteggiamento
strani e prima tu stavi già dormento, sono uscita per
prendere da bere e a un
certo punto credevo davvero che mi baciasse ma poi, Rose non
è che ha una cotta
per te?”
“Eh? No ma che
dici.”
“'Si avvicina
sempre a te, però. Io... non voglio mettermi in mezzo,
qualunque cosa ci sia
tra voi.”
“April, non c’è
niente tra noi. Viaggi troppo di fantasia.”
Sbuffa e si morde
ancora l’unghia. “Tanto
domani riparto, non importa.”
“Ma a te piace?”
“Rose, non fare
domande cretine.”
“Scusa, cioè lo
so che…”
“Sì, mi piace ma
è solo un ragazzo, no?”
Sbadiglia e io le
sorrido. “Torniamo a dormire, credo sia meglio.”
“Notte, Rose.”
“Notte, April.”
Ho
lasciato April
alla fermata dell’autobus un’ora fa.
Mi ha fatto male
vederla andare via e allo stesso tempo e stato come levarsi un peso
dalle
spalle ed è stato allora che ho capito quall’ era
l’unica cosa che mi restava
da fare.
Rovescio in
valigia tutto il contenuto del comodino e cerco di fare mente locale su
cos’altro manca quando la porta della camera si spalanca.
Mi mordo le
labbra e cerco di ignorare i suoi passi.
“Che stai
facendo?”
“Le valige.”
“Questo lo vedo è
il perché che mi sfugge.”
“Vado da Kim per
qualche settimana prima di tornare a casa. Deve almeno finire il
semestre.”
“Tornare a casa?”
“Sì, a Los
Angeles.”
“No.”
Apro l’armadio ma
lui mi blocca le braccia.
“Embry lasciami
finire.”
“No, non puoi
tornare a casa.”
“Sì che posso.”
“Perché?”
“Perché se tu non
vuoi rendere le cose più facili lo farò
io,” dico voltandomi verso di lui.
“È … è andata
via, Rose, forse adesso… non
so, forse…”
“Allora dimmi che
mi ami.”
“Io ti… lo sai
che... lo sai cosa provo.”
Sospiro e cerco
di liberarmi dalla sua presa ma lui non mi lascia andare.
“Non riesci a
dirlo, Embry. È solo una stupida parola e non riesci a
dirla.”
“Ci sto
provando.”
Mi guarda: ferito
e intrappola. Ecco cosa vedo nei suoi occhi.
“Lo so che ci
stai provando, lo vedo. Ma non ci riuscirai e … fa troppo
male, Embry.”
Lascia andare le
braccia lungo i fianchi e appoggia la fronte alla mia.
“Non volevo.”
“E io non... lo
sai che dobbiamo farlo.” Non voglio
neanche io.
“No.”
“Ci vedremo ancora
a scuola.” E morirò
guardandoti ogni
volta.
“Non mi basterà.”
Vorrei solo
chiudere gli occhi e credere alle sue parole. “Sai,
April lei… funzionerà.”
Faccio un passo
di lato ma lui mi tira di nuovo vicino. Chiudo gli occhi. Dove trovo la forza per allontanarmi un'altra
volta? Non riesco più a
farmi a pezzi.
Sento il suo
respiro farsi più rapido a un soffio dal mio viso, li riapro
e le sue labbra
sono sulle mie.
E tutto ritorna
perfetto e giusto. Perché è solo in questo
momento che mi sembra di vivere. Ma
lui Trema, trema troppo forte e ricordo tutto: non è
più la mia vita.
Mi stacco veloce
e smette di tremare.
“Ci vediamo a
scuola, Embry.”
Angolo
autrice
Mancano ancora
tre capitoli e volevo solo ringraziare chi è arrivato fin
qua, chi mi recensisce,
chi legge in silenzio, chi semplicemente c’è.
Alla prossima
settima
Con affetto
Noemi
|
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Capitolo 25 *** Addii ***
Capitolo 25
Adii
Osservo Jake chiudere il bagaglio
della macchina, guarda
l’ora e poi guarda me.
Kim si tortura le labbra con i denti prima di iniziare a
parlare. “Rose, lo sai che non devi andare via.”
“Ma il semestre è finito.”
“E allora? Puoi
restare
qua tutto l’anno e…”
“O tu potresti venire a Los Angeles per le vacanze di
primavera. Manca solo un mese.”
Sbuffa e si pettina la frangetta con le dita. “Hai la
testa talmente dura, Rose.”
Sorrido e l’abbraccio, avrei così tante cose da
dirle che
non saprei da dove iniziare, spero
che
le capisca anche se resto in silenzio.
Non mi sono mai piaciuti gli adii e dopo la morte di
Sharon ancora meno.
Addio è una parola
che non sono mai riuscita a dirle. Addio non si può dire
davanti a una lapide
impersonale, addio è… ma qua e ora è
tutto diverso. Posso alzare il telefono e
sentire ancora la sua voce, posso… “Ti voglio
bene, Kim.”
Fa un passo indietro e mi sorride. “Vacanze di primavera,
allora? Devo portare il costume?”
“No, lo compriamo insieme, non so se
qua…”
“Li vendono?”
“Esattamente.”
Scoppiamo a ridere e lei torna ad abbracciarmi, finché
non sento Jake alle mie spalle schiarissi
la voce. Sospiro e sciolgo l’abbraccio.
“Ti chiamo quando arrivo, ok?”
Kim annuisce con la testa e cammina verso il portico
mentre io entro in auto.
“Sicura di aver preso tutto?” chiede Jake salendo
in
macchina e mettendo in moto. Annuisco con la testa e mi lascio andare
contro il
sedile.
Sei mesi fa arrivare qua mi era sembrata la cose peggiore
che potesse capitarmi e ora, invece, mi sembra di lasciarci un pezzo di
cuore,
forse molto più di un pezzo.
Embry.
Non sono riuscita a salutarlo.
L’ho visto a scuola, persino al falò di ieri sera
e non
ci siamo scambiati neanche una parola, ma che c’era da dire
in fondo?
Ho salutato Seth, Jared, Leah, persino Paul e non l’ho
mai guardato in faccia.
È sbagliato, è ingiusto ma non riesco a togliermi
dalla
testa che April prenderà il mio posto. Quanto
potrà starle ancora lontano?
L’imprinting lo porterà da lei, mi
stamperò sul viso un
bel sorriso e andrà tutto bene.
Il problema vero è che non sono mai stata brava a fingere:
fingere di stare bene, fingere che non mi mancava Sharon, fingere di
non
vederlo a scuola, fingere di non sentire ogni suo respiro, fingere di
non
amarlo, fingere che lo dimenticherò facilmente.
Chiudo gli occhi e Jake guida in silenzio, se anche i
miei pensieri fossero silenziosi sarebbe più facile ma
quelli decisamente non
si possono mettere a tacere.
La prima volta che l’ho visto, la volta che gli ho
rovesciato la vodka addosso, il poster di Hollywood, la
prima volta che…
“Arrivati.”
Apro gli occhi sorpresa e Jake mi sorride stringendomi
una mano sulla
gamba.
“E a anche iniziato a piovere.”
Sorride e mi accarezza una guancia. “Poteva essere
altrimenti?”
“No, direi di no.”
Poso la mano sulla sua e sospiro. “Ok, senti: rapido e
indolore. Ora esco dall’auto e tu riparti.”
“Rose…”
“No, Jake. Non dobbiamo dirci niente, non è una
puntata
di un telefilm questa.”
“Certo che non lo è. Se lo fosse ci sarebbe una
bella
musica di sottofondo e una voce fuori campo.”
“Voce fuori campo?”
Sorride. “Devo sempre spiegarti tutto, Rose. Andrebbe
più
o meno così. Avevo diciassette anni, ero giovane, non avevo
problemi o almeno
credevo di non averne e poi è arrivata lei. Lei e tutto il
mio mondo è…”
“E tutto
il tuo
mondo e stato stravolto, ma alla fine è migliorato
perché lei –
cioè io – era
la ragazza più incredibile del mondo.”
Alzo gli occhi al cielo e Jake annuisce con aria solenne. Gli do un
pizzicotto
e lui ridacchia baciandomi la fronte.
“Non ti mettere a cantare però”, dico
abbracciandolo.
“Potrei.”
“Sei più stonato di me.” Mi aggrappo
alla sua maglietta e
respiro contro il suo collo.
“No, non è vero.”
“Sì che è vero e io…
io… devo andare, Jake”
Scioglie l’abbraccio e scende dall’auto scaricando
le mie
valige.
A volte il confine fra l’amore e l’amicizia e
così
sottile. Io e lui ci abbiamo girato intorno, forse era ben chiaro,
forse a
volte si è perso, forse l’unica cosa che so e che
non sarebbe stato lo stesso
senza di lui.
Estraggo il biglietto dalla borsa e lo mostro all’autista,
Jake mi fa cenno con la testa mentre le porte dell’autobus si
chiudono.
Mi siedo in fondo e appoggio la fronte contro il vetro. Volevo
tornare a Los Angeles sei mesi fa ma sei mesi fa non sapevo che cosa
volesse
dire amare.
Embry.
La prima volta che ci siamo baciati, la prima volta che
abbiamo fatto l’amore, la prima volta che mi ha detto ti amo.
Embry.
Sgrano gli occhi e scuoto la testa.
Embry.
Non può essere davvero lui ma non posso sbagliarmi.
È appoggiato
contro un albero, appena oltre la stazione dei bus. Le mani lungo i
fianchi,
completamente bagnato per la pioggia e con addosso solo un paio di
pantaloncini.
Perché è qua?
Niente saluti. Non con lui. Gli ho detto addio già troppe
volte.
L’autobus inizia a muoversi ed io non riesco a
distogliere lo sguardo da lui.
Lo guardo e non vorrei mai smetterlo di farlo, lo guardo
finché non scompare: Addio.
Non riesco
ad evitare l’ennesima pozzanghera e mi do
della cretina almeno un centinaio di volte.
Il mio aereo parte fra due ore e allora, che accidenti ci
faccio ricoperta di fango in un bosco?
Cretina, cretina,
cretina e masochista.
L’hai visto anche se non volevi. Hai detto addio anche se
non volevi dirlo. Addio è la parola definitiva. Non
c’è niente che la segue.
“Embry?”
Dio, ma che sto
facendo? Per quanto ne so io potrebbe essere in Canada, anche
se non credo
abbia molto da fare in Canada. Ma in casa non c’era e
io…
“Embry?”
Non era neanche da Jake e dovrei tornare indietro,
riprendere quel bus e magari riuscire anche a non scendere, questa
volta. Per
quale stupido motivo sono scesa? Per correre da lui e dirgli cosa?
“Guarda che accidenti mi fai fare. Sto anche rovinando le
Manolo ed erano quelle che mi ha regalato Sharon per i sedici anni e
tu… non
sai neanche che cosa sono le Manolo, lo so e soprattutto non sei
qua.”
Cretina, cretina,
cretina.
Che bisogno c’è di rimanere sotto la pioggia a
cercare
qualcuno che non ti può neanche amare come vorrebbe. Ha
avuto l’imprinting e tu
sei tornato indietro per lui.
Cretina, cretina,
cretina.
Mi siedo su di un masso, non voglio piangere ma non
riesco a smettere di farlo, piove e si confondono facilmente. Goccia
per
goccia.
“Rose.”
Perfetto, ora sento anche la sua voce.
“Rose, tu… eri partita.”
Mi volto e lui è in piedi a pochi passi di distanza da
me. Almeno non sono pazza, non del tutto o forse sì,
perché mi alzo in piedi e
lo raggiungo.
“Sono una cretina”, lo dico prima di abbracciarlo e
iniziare a piangere più forte.
“Non capisco.”
“È colpa tua. Io non volevo salutarti ma poi ti ho
visto
e … perché sei venuto?”
Sposta le mani sulle mie spalle e mi allontana appena.
“Dovevo
vederti.”
“No che non dovevi, dovresti pensare solo a April.”
“Smettila.”
Mi avvicina di nuovo a lui e mi circonda il viso con le
mani. Mi guarda e io scuoto la testa. “Non voglio farti stare
male, Embry.”
“Sto male se vai via.”
Le sue labbra sempre più vicine alle mie.
“No”, lo
sussurro appena e sono una cretina. Ho bisogno di baciarlo, di sentirlo
ma lui
inizia a tremare e si avvicina ancora. “Embry, va
via.”
Le sue labbra sulle mie e avrei mille altre cose da dire
e da fare. Allontanarlo, andare via, farlo smettere di tremare ma passo
le mani
sui suoi capelli bagnati e lui continua a baciarmi e a stringere le
mani sui
miei fianchi. Trema e mi fa male e non sento neanche il dolore .
Non voglio più respirare, non voglio più
camminare, non
voglio più niente, solo lui e adesso e questo attimo che
durerà troppo poco.
Trema, trema ancora e tutto finirà come è
iniziato.
Addio, addio,
addio, adesso devo dirlo davvero ma lui mi prende in braccio
e si siede
sulla stessa roccia dove io piangevo pochi minuti fa, e continua a
baciarmi e
non smette.
Gli accarezzo la schiena, sposto le mani sul suo petto e
lui trema più forte. Smetto di baciarlo.
“Scu… sa.”
Scuote la testa e mi morde le labbra, mentre mi leva la
maglietta, sgrano gli occhi e lui riprende le mie mani portandosele sul
petto.
Di nuovo.
“Sto bene.” E anche la sua voce trema.
“Non è vero.”
“Sto… bene.” Mi bacia il collo e mi
solleva appena
facendomi sdraiare.
Non sento più la pioggia ma vedo le gocce d’acqua
sul suo
corpo. È caldo, forse troppo. Mi
apre i
pantaloni e il suo respiro si spezza; vorrei avere la forza di
fermarlo, di
fare la cosa giusta ma scende a baciarmi il ventre e le gambe mentre mi
leva i
Jeans e la mia forza di volontà non esiste più.
Lui ha annullato tutto, si è
preso tutto.
Potrebbe trasformarsi ora, trema, sento i suoi denti
stridere e mi fido di lui. È folle ma è lui.
Siamo un noi che non esiste più e
a cui ci aggrappiamo entrambi fino a sanguinare.
Ti amo. Vorrei
dirlo ma non posso. Mi mordo la lingua fino a che non sento dolore e
gli
sbottono i pantaloni.
Ti amo. Non può
dirlo mentre rimane nudo e si sdraia sopra di me. Mi accarezza e chiudo
gli
occhi perché ora guardarlo mi fa troppa paura.
“Rose.” Soffia il mio nome sul mio collo e le sue
mani sono su di me,
mi apre di più le gambe e
riprende a baciarmi.
Apro gli occhi e non dovrei. Ma è il nostro addio e voglio
farmi male una volta per tutte. Voglio
ricordarlo, voglio sapere che era vero. Mi guarda anche lui mentre
entra dentro
di me. Lentamente. Continua a tremare. È vero.
Spinge e mi stringe le mani mentre la schiena sbatte
contro la roccia e lui allora rallenta ma non voglio che si fermi e
scuoto la
testa.
Lo so che sta combattendo e so che non potrà vincere, non
questa volta.
Torna a muoversi. Lascia le mie mani e mi accarezza. Mi
aggrappo alle sue spalle e stringo le gambe intorno alla sua vita.
Ancora le sue labbra sulle mie ma anche il bacio e lento,
questa volta. E gli occhi sono ancora aperti e non so più se
sono io a tremare
o è lui.
Un ultimo gemito dalle sue labbra o forse dalle mie
mentre le spinte tornano ad aumentare. Gli graffio la schiena
,l’orgasmo mi fa
dimenticare tutto e nell’oblio del momento non riesco
più a trattenermi; scoppio
a piangere mentre anche lui mi
raggiunge tremando più forte.
Mi copro il viso con le mani e lui mi afferra per i
polsi.
“Mi… mi dispiace.”
Non so chi lo dice, non ha più importanza.
Ti amo. Addio.
Angolino
autrice.
Questo capitolo è stato particolarmente difficile da
scrivere,
è diversa da tutte le altre scene, è
l’angst non è mai stato nelle mie corde,
in ogni caso spero che vi possa coinvolgere.
Corriamo veloci verso il finale e vorrei davvero dire
grazie a chi ha letto fino a qua, a chi mi è sempre vicino.
Parlando di Embry ho pubblicato una piccola Flash che
dovrebbe essere parte di una storia più grossa che
pubblicherò fra poco:Là
Fuori
E poi, non
perdetevi anche questo Embry, irriverente, sicuro di se e tremendamente
sexy,
opera di un autrice davvero brava: Biscotto
al
cioccolato
Mi scuso con Ania e Eryca per non aver risposto alle loro
recensioni ma mi farò sentire presto (stupidi esami.)
La settimana prossima è la settimana di esami quindi
può
darsi che il capitolo arriverà un po’ in ritardo.
Ci leggiamo presto
Con affetto
Noemi
|
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Capitolo 26 *** Cambiamenti ***
Capitolo 26
Cambiamenti
Fino
a l’anno scorso la mia vita aveva una sua direzione precisa.
Non c’erano
imprevisti, non c’erano intoppi. Sapevo chi ero e cosa voleva
e poi in un
istante tutto è cambiato.
Sospiro e alzo gli occhi dal
foglio guardando l’ora.
Ho rimandato per troppo tempo, devo metterlo
nero su bianco e poi voltare pagina.
Ho
diciotto anni e
alcuni pensano che
sia l’età
migliore, ancora ragazzina
puoi vivere dei tuoi sogni, senza rimpianti. Ma non è
così, perché è adesso che
ci viene chiesto di prendere in mano la nostra vita, di fare scelte da
cui
dipenderà tutto il nostro futuro. E una scelta non
è mai giusta o sbagliata è
solo dettata da chi sei in quel momento.
Ma
quel momento passa. È solo un istante, un istante in cui sei
diversa dal prima
e dal dopo.
Nell’ultimo
anno la mia intera vita è cambiata. Credevo che ne avrei
sempre avuto il
controllo, ma non è stato così. Credevo di sapere
chi ero e cosa volevo ma non
era vero. Credevo, credevo in tantissime cose ma soprattutto credevo in
me
stessa.
È
bastato un solo istante per cancellarmi.
Ed
è lì che ho iniziato a capire, a vedere di quanti
istanti è fatta la nostra
vita e di quanto quegli istanti siano decisivi e immutabili.
L’istante
in cui il rosso del semaforo è scattato e la macchina su cui
viaggiavo si è
schiantata contro un camion. L’istante infinito in cui la mia migliore amica ha
smesso di vivere.
L’istante in cui non sono riuscita ad accettarlo,
l’istante in
cui invece lo fatto.
E
poi ci sono altri istanti, forse migliori. L’istante in cui
lo vedi per la
prima volta, l’istante in cui capisci, l’istante in
cui ti innamori. E ancora
l’istante in cui il tuo cuore si spezza.
Una
volta lessi in un libro che il cuore te lo spezzano una volta sola,
tutto il
resto sono solo graffi.
Il
mio cuore si è spezzato a diciassette anni e non ero mai
stata innamorata.
La
spaccatura del mio cuore aveva un nome ben preciso, il nome della mia
migliore
amica.
Ma
in quello stesso anno, nell’anno in cui avevo perso tutto, mi sono innamorata.
L’amore
ha tante forme, ha mille sfaccettature ma quello che ho imparato da
esso e che
non puoi amare senza metterti in gioco al mille per mille. Non puoi
amare senza
perdere una parte di te, non puoi amare e restare la stessa.
Ho
amato, forse l’ho fatto nel modo sbagliato, forse non esiste
il modo giusto.
Non
ho avuto paura e ho sofferto. Graffi su graffi, cicatrice sopra
cicatrice ma se
quell’ amore, se quel dolore mi ha portata a essere chi sono
adesso, rifarei
tutto da capo.
Credo
di essere una persona non migliore ma diversa, credo di essere una
persona più
forte, credo soprattutto, di essere pronta al futuro.
Credo
che il futuro che voglio è lì, ad un soffio da me
e voglio iniziare a
costruirlo passo dopo passo, iniziando da qui.
“Rose.”
Continuo a scrivere e cerco di ignorarlo
“Rose, lo so che mi hai sentito.”
Sbuffo e infilo foglio e penna nella borsa. “Sei in
ritardo”, dico senza alzare gli occhi.
“Lo so, scusa. C’era traffico.”
Lo guardo ed è sempre più vicino. Un anno fa non
l’avrei
mai detto ma anche un cuore spezzato può guarire.
Quando ho conosciuto lui non lo credevo possibile. Ma lui
ha saputo farmi ridere, lui ha saputo amarmi cosi com’ero:
spezzata. E poi mi
ha rimesso insieme.
“Non mi dai neanche un bacio?”
“Non te lo meriti.”
Scoppia a ridere e alza gli occhi al cielo. “Cosa stavi
scrivendo?”
“La lettera per l’amissione al college.”
“Rose, credevo l’avessi già
spedita.”
“Non ti ci mettere pure tu. Mi
basta mio padre.”
“Tuo padre ha ragione.”
Lo guardo incredula e incrocio le braccia al seno. “E tu
da quando dai ragione a mio padre?”
Si stringe nelle spalle e afferra la mia borsa. “Da
quando le domande di ammissione scadono fra una settimana.
Dov’è il resto?”
“Il resto di cosa?”
“Il resto delle valige, principessa.”
“Ho metà delle mie cose nel tuo armadio, non devo
sempre
muovermi con mille bagagli.”
Tossisce e fa finta di soffocare. Sbuffo, vorrei tanto
tirargli un pugno ma mi farei male solo io.
“Principessa, ha proposito delle tue cose...”
“Embry, ne abbiamo già parlato. Non metto i miei
vestiti
in uno scatolone.”
“Ma è assurdo che ci debbano stare i miei, sei qua
solo
nei weekend.”
“Vuoi che passi pure i weekend a Los Angeles?”
“Viziata”, borbotta e si incammina verso
l’uscita
dell’aereoporto.
“Fai sempre in tempo a sceglierti qualcun'altra con cui
stare”, dico sorpassandolo.
Mi blocca per un braccio, lascia andare la mia borsa e mi
tira verso di lui baciandomi.
Dio, le sue labbra. Due settimane sono sempre cosi dannatamente lunghe.
Si stacca
da me troppo presto e mi circonda il viso con le mani. “Ma io
voglio te. Voglio
sempre te, Principessa.”
“Io voglio te.”
Lo sento anche se
lo sussurra appena, ha la voce roca e il respiro ancora spezzato.
Scuoto la
testa e continuo a piangere. Serra di più le dita sui miei
polsi e prova a
spostarmi le mani.
“Rose.”
“Embry, io… lasciami
andare.”
Mi libera i polsi e
mi alzo rivestendomi in fretta. Mi mordo l’interno della
guancia e mi volto a
guardarlo: si è rimesso anche lui i pantaloni e ha la fronte
appoggiata alla
roccia, le spalle che si alzano e si abbassano troppo velocemente.
Ho paura, ho paura
per lui, io oramai non sento niente. Di nuovo.
Devo andare via.
Non dovevo tornare, ora è ancora più difficile.
Cretina, cretina,
cretina.
Faccio un passo
quando lui si alza all’improvviso e mi raggiunge.
Volto la testa ma
lui mi afferra per il mento, mi costringe a guardarlo e io non voglio.
“Io voglio te.”
“Ma non ha
importanza.”
“E invece ce l’ha.”
Respira, respira affondo e poi mi bacia. Mi stringe più
forte a lui e non
trema.
Sgrano gli occhi,
faccio un passo indietro e lui sorride. Non lo vedevo sorridere da
così tanto.
“Che significa? ”chiedo.
Il cuore mi fa
male, non voglio sentire la risposta o forse sì.
“Non lo so, Rose,
ma prima …. ora è diverso.”
Allunga una mano e
mi trascina di nuovo vicino a lui. Riprende a baciarmi e scoppia a
ridere. Mi
bacia il naso. “Sto bene.” Le guance “Era
come non riuscire a respirare.” Le
palpebre. “Ma ora è passato.” Il
mento. “ Non sento più tirare, non
sento… sento
solo te.” Ride ancora mentre mi solleva in braccia.
“Vuoi dire che…”
Non posso dirlo, non voglio sperare.
“Che l’imprinting è
spezzato.”
Embry si ferma a un semaforo e mi sorride. “È
la prima volta in dieci giorni che non
piove.”
“Ovvio, sono arrivata io.”
Mi sfiora le labbra velocemente. “Egocentrica.”
“Pensa a guidare.”
“Ma La Push è ancora lontana,
potremmo…”
“Essere arrestati per atti osceni in luogo pubblico.
Guida, testone.”
Borbotta qualcosa che non riesco a
capire e torna a guardare la strada.Odio
essere lontana da lui, ma è l’ultimo anno delle
superiori, dovevo
tornare a casa, dovevo
sistemare le cose con i miei e April. Tornare a essere sorelle, la
sorella che
aveva perso dopo l’incidente.
Non volevo venire a La Push e ora, quando sono a Los
Angeles, mi manca tutto di qui. No, non tutto ma le persone. Mi manca
Jake e
quel rapporto tutto nostro che sfugge
a
ogni definizione, mi manca Kim e quel tipo di amicizia che non credevo
più
possibile.
“Embry, aspetta, aspetta, gira per casa di Kim,”
dico
quando ormai siamo quasi arrivati.
Mi guarda. “Subito?”
“Sì, per telefono mi ha detto che doveva parlarmi
di una
cosa importante.”
“Rose, mia madre è a lavoro
e…”
“Dai, amore, giuro che ci sto poco.”
“Certo come no.” Sbuffa e poi inizia a rallentare.
“Comunque non serve che ti ci porti, è qua
lei.”
“Dove?”
Mi indica il portico mentre posteggia e Kim si alza, esco
dalla macchina e le corro incontro abbracciandola.
“Sai, avevo perso le speranze di rivederti”, dice
fingendosi offesa.
“Lo so, ma sono state due settimane assurde. Ho ripreso
le lezioni di danza.”
“Perché non me l’hai detto?”
“Mi sembrava che i tuoi problemi fossero più
urgenti.
Entriamo in casa e dimmi tutto.”
La prendo sottobraccio e ci avviamo per le scale.
“Ehi.”
Mi volto e guardo Embry appoggiato alla portiera. Scuote
la testa ma poi sorride. “Nel caso te lo stessi chiedendo
vado da Jake.”
“Ok, a dopo.” Gli soffio un bacio e lui si siede in
macchina.
“Kim.” Abbassa il finestrino e lei lo guarda.
“Cerca di
dirgli tutto perché stasera Rose, non
c’è. Neanche si schiantasse un
meteorite.”
“Se si schianta un meteorite non potreste fare sesso lo
stesso, Embry.”
“Tutto è possibile qui a La Push,” dico.
Uno sguardo
buttato alle mie unghie smaltate, il gel sull'indice rovinato per
quella
scivolata memorabile a lezione di danza. È vero me ne rendo
conto mentre parlo
e gli faccio una linguaccia.
“Non sei gelosa?” E' cambiato tutto quello che
credevo
non sarebbe cambiato mai.
“Di te e Jake?” Scuoto la testa e gli faccio la
linguaggio
mentre Kim scoppia a ridere.
Sono felice.
Angolo
autrice.
Non ho pianto scrivendo li altri capitoli e ho
pianto su
questo, la lettera è stata un momento davvero molto
importante per me, spero che
riesca ad arrivarvi
in qualche modo.
Questa è stata una storia difficile, forse diversa dal mio
solito genere ma
che mi è
servita. E ora Rose è felice e
lo sono anche io. Sono felice di
avervi
fatto leggere questa storia, di aver
trovato delle lettrici come voi, di avervi ancora qui,
quasi alla fine.
A Mercoledì prossimo con l’epilogo. Qualcuno a
idea di
cosa possa succedere?
Con affetto
Noemi
Ps: a proposito di lupi, se qualcuno conosce Teen Woolf ho
scritto una piccola One- Shot: Chiaroscuro
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Capitolo 27 *** Epilogo ***
Epilogo
Lo
so, è passato davvero tanto dalla mia ultima mail, ma
non ti sei
dimenticato di me, vero?
Non è una scusa, ma davvero non ho avuto un attimo di
tempo, non
credevo
che l’Europa fosse così… molto meglio
che nei libri.
Due giorni fa siamo arrivati a Roma e sono riuscita a
convincere papà a farmi girare da sola finché il
sole non cala.
Ho visto il Colosseo e il Pantheon e… sai, sarebbe bello
che ci fossi
anche tu. C’è così tanto da vedere e mi
sembra sempre che
il tempo sia
troppo poco… ma sto divagando, non ti ho raccontato la
cosa più
importante.
Prima che parli, promettimi di non dirlo alla mamma. No,
incrociare le
dita dietro la schiena non vale. Questo è un segreto
vero. Più
importante di quando ho rotto il vaso di cristallo di
nonna Esme e tu
ti sei preso la colpa.
Promesso? Ok, te lo dico. Credo di essermi innamorata.
C’è un modo per esserne sicura? Se lo sai ti prego
dimmelo, perché
ogni volta che penso a lui il cuore mi batte più forte e
le ginocchia
mi tremano, ed è sempre più difficile non
pensarlo quando
papà è
vicino.
L’ho conosciuto a Parigi e ho convinto la mamma a
ritornarci dopo che
saremo stati a Barcellona e lo so che pensi che sono
troppo giovane ma
in fondo tu quanti
anni avevi quanto ti sei innamorato per la prima
volta? È una cosa che non si può controllare
succede e
basta.
Devo andare, Jake.
Prometto che ti scrivo presto.
Ti voglio bene.
Nessie.
Sorrido
e infilo il
cellulare in tasca, stasera mi toccherà passare
ore al computer, odio
scrivere e lei lo sa come anche io so che non si
accontenterà di due
righe in croce. La immagino, sbuffare
e mordersi le labbra, come faceva Bella, e
inveire contro la mia
incapacità cronica di mettere insieme due parole
di senso compiuto.
Non la vedo da due
anni ma la immagino, bellissima, così simile a lei
e allo stesso tempo
diversa, quel tizio è meglio che si comporti bene,
è un bastardo
enormemente fortunato ad avere lei.
Come sono stato
fortunato io.
Mi appoggio alla moto
e Liz cammina verso di me. I capelli biondi e le lentiggini sul naso.
Come si fa a capire
quando si è innamorati? Non lo so, Nessie, lo Senti e basta.
Lo senti quando la
guardi, lo senti quando ti sorride, lo senti quando la stringi fra le
braccia.
Lo senti e non sai quando tutto è iniziato.
Forse la prima volta
che l’ho vista in quel parco a Seattle quando soffrivo per
Bella, forse quando
l’ho rivista nell’officina del padre tre anni dopo,
o quando ci siamo baciati
la prima volta dopo che ho perso una scommessa. Mai visto una donna
saper
aggiustare un motore. Non so quando è successo ma so che la
amo.
“Non ci crederai mai,
era finita la panna.”
Rido e le sfioro le
labbra. “Una vera tragedia, Liz, che ci metti ora
nel caffè?”
“Un cucchiaio di
zucchero in più, ma non è la stessa
cosa.”
Rido ancora e lei
sbuffa cercando di darmi una gomitata. La blocco, di passare al pronto
soccorso
proprio non ne ho voglia.
Mi fa la linguaccia e
alza la testa verso l’ingresso del campus.
“Com’è possibile che
uno come te abbia degli amici che studiano in un
posto del genere?”
“Mi stai offendendo?”
“No, era solo una
domanda.”
“Sei nervosa?”
“Di conoscere il tuo
migliore amico e la sua perfettissima fidanzata?
Perché dovrei?”
L’abbraccio e le do un
bacio sul naso. “Da quando ti vengono questi
complessi?”
“Ho visto le sue
foto.” Sbuffa e si libera dal mio abbraccio “Quindi
lui ha spezzato
l’imprinting per lei.”
Annuisco e torno ad
appoggiarmi alla
moto. “Neanche
credevamo fosse possibile.”
“E invece l’hai fatto
anche tu.”
“E ho incontrato te.”
“Come sono fortunata.”
Questa volta è lei a
ridere, finisce il caffè e butta il bicchiere nel
cestino lì vicino. Ha
accettato tutto: il passato, i mostri, la magia.
Distolgo gli occhi da
lei e vedo Embry e Rose avvicinarsi.
Ho letto nei pensieri
di Embry l’ultima volta che è stato a casa e
abbiamo corso insieme. Le vuole
chiedere di sposarlo, appena finito il college, una cosa epica, Rose
gli
scoppierà a ridere in faccia, lei che odia tutte le cose
eclatanti, ma starò
bene attento a non dirglielo, voglio ridere anche io.
Accelerano il passo e
il pugno di Embry mi colpisce alla spalla, rido e lo colpisco alla
stomaco.
“Ciao, fratello.”
“È finito l’angolo
asilo?”
Rose alza gli occhi al
cielo e io l’abbraccio. “Gelosa?”
“Da morire.” Si
stringe a me e poi fa un passo indietro
guardando Liz.
“Ciao, sono Rose e lui
è Embry.” Si stringono la
mano e Embry
mi dà una sberla dietro la nuca, Rose sbuffa.
“Scusali, Liz, sono
completamente fuori controllo quando si rivedono.”
“Si fanno anche la
pipì addosso come i cani per marcare il
territorio?”
“Probabile.”
Scoppiano a ridere
e continuano a prenderci in giro
parlottando fra loro.
“È molto più bella che
nei tuoi pensieri.” Mi dice Embry tornando serio.
“Non è solo quello, è
che…”
“Ti sei innamorato.”
“Già.”
“Non è così male, a
volte.”
Rido e Embry mi fa
l’occhiolino. “Attento a non farti sentire dalla
tua ragazza.”
“Adesso ti dirò una
cosa che ho imparato in questi cinque anni: gli occhi dolci funzionano
sempre.”
“Dai consigli del
Dott. Cosmo, a quelli del Dott. Embry.”
Mi dà un'altra pacca
sulla spalla e accelera il passo, raggiungendo le ragazze.
A volte mi soffermo a
pensarci, quando Rose è arrivata a La Push la sua vita era
completamente a
pezzi, chi avrebbe mai detto che la ragazza spezzata avrebbe aiutato
tutti noi
a ricostruire qualcosa?
Ed è andata bene così.
Sono felice. Lo siamo tutti, nel modo più
umano possibile.
Angolo
autrice
Forse
questo epilogo farà storcere il naso a
molti ma non era solo la storia di Embry e Rose, certo
loro sono stati i
protagonisti principali ma a leggere fra le righe ho provato a
raccontarvi
altro. A raccontare la storia di una ragazza che cresce e impara ad
affrontare
la vita, la storia di un ragazzo che vince le sue paure e impara a
lottare per
quello che vuole, la storia di
un altro
ragazzo che capisce che non si può vivere per sempre nel
passato.
Chi ha già
letto qualcosa di mio sa quanto io amo Jake, quanto ho sempre pensato
che fosse
Bella la sua anima gemella, ma Bella ha fatto un'altra scelta e
immagino che
per lui la vera felicità esista solo voltando pagina del
tutto. Vivendo un
nuovo amore che niente c'entra con vampiri e sovrannaturale.
La Lizzie
di questo epilogo è quella Lizzie conosciuta in BD ma
è soprattutto la Lizzie
che ho amato nella storia di una autrice che stimo tantissimo ed
è un omaggio
tutto per lei
Sono
arrivata all'epilogo e allora grazie a Angel, Ania e Ellie, . Sono loro
che
l'hanno amata per prime. Che hanno dato una possibilità a
Rose che l'hanno
messa in dubbio in quei primi capitoli in qui neanche io ero convinta.
È una
storia di cui ho avuto paura ma che si è presa una parte di
me.
Grazie
alla mia Beta, che continua ad assecondare la mia mente contorta e a
tenermi la
mano.
Grazie
alle mie lupe, Maria, Eryca, Spipi, Vi. (guarda Spipi, Eryca e Maria le
ho
contagiate con te non perdo la speranza)
Grazie a
tutte quelle che sono rimaste per ventisei capitoli:
Carmen,
Ale, Pam, Valentina, Texas, Laena
Grazie a
chi ha recensito e a letto in silenzio.
Ho qualche
nuovo progetto in cantiere, una prima storia originale (aiuto) e ancora
una storia
su Embry, spero di ritrovarvi presto.
Con
infinito affetto
Noemi
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