Convivere, per Sopravvivere Insieme.

di CherryBlossomHime97
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Little things that will help us. ***
Capitolo 2: *** Fires of Eternal Love. ***
Capitolo 3: *** The Legend of Light Wishes. ***
Capitolo 4: *** The Heirs of the Heroes. ***
Capitolo 5: *** Memories to Treasure Forever. ***
Capitolo 6: *** The End of an Age. ***



Capitolo 1
*** Little things that will help us. ***



Dedicata a te, che credi ancora in loro due.


Convivere, per Sopravvivere Insieme.


 

 Nello stesso momento in cui Sakura aveva imposto a Sasuke la sua presenza aveva capito che non sarebbe stata una cosa facile. Forse difficile tanto quanto dargli la caccia per anni, combattere la Quarta Guerra Ninja,  convincerlo a combattere, a tornare, a rimanere, a ricostruire tutto, e a vivere . Ma mai avrebbe immaginato il grado di isteria che poteva raggiungere l’ultimo Uchiha davanti a questioni del tutto banali e non.

 
 

 Chiusi in un Armadio.

- Potresti evitare di comprarmi vestiti nuovi?- chiese con stizza il padrone di casa, il sopracciglio lievemente arcuato.
- Potresti evitare di ostinarti nell’indossare sempre vestiti uguali, anche quando usciamo?-
-No-
-Allora no – sorrise Sakura, stesa sul sofà di villa Uchiha a leggere comodamente un libro.
Non si ricordava bene la prima volta che lei e Sas’ke avevano usato il “noi”, fatto sta che adesso era un pronome quasi accettato dal compagno e loro due erano quasi una coppia. E convivevano civilmente insieme, o quasi.

Sasuke sbuffò, visibilmente irritato.
- Che ti costa farti gli affari tuoi?-
-Nulla, ma ad esempio avresti potuto evitare di indossare la solita divisa da Jonin alla cerimonia di elezione di Naruto come Hokage- continuò Sakura.
-Tsk, stupido dobe che diventa Hokage- mormorò.
Sakura trattenne una risata a stento –Saresti potuto diventarlo anche tu, se non avessi distru…- ma si interuppe, meglio non dirlo esplicitamente.
Questa frase, se possibile peggiorò ulteriormente l’umore dell’uomo che preferì un dignitoso silenzio e si ritirò nella sua camera da letto, al piano di sopra. Anzi la loro. Sasuke doveva ammettere che tre anni fa, quando dopo esser ritornato al villaggio era stato condannato ad una sorveglianza strettissima aveva davvero creduto di impazzire: il dobe aveva fatto i salti mortali per essere il suo tutore, e lo era diventato. La cosa andò avanti per poco, perché benché Naruto erail suo migliore amico la loro convivenza era stata impossibile. Insomma, lui controllato dal dobe! E quando Villa Uchiha aveva rischiato il crollo a causa dei continui Chidori e scazzottate varie, Tsunade aveva ritenuto opportuno sostituire l’Uzumaki. Visto che non c’era nessuno che avesse voglia di dormire nella stessa casa con Sasuke e la sua katana, per forza di cose era stata scelta Sakura.
Il problema era che Sakura anche a fine della condanna, circa un anno fa, non era andata più via. Non che la cosa gli dispiacesse, s’intende.
 
Ora se possibile, l ‘Haruno era ancora più insopportabile di Naruto, e lui si rasserenava mentalmente dicendosi che non l’uccideva solo perché era bello tornare a casa dopo una missione e trovare la cena in caldo, e la sera dormire con una donna non era male, soprattutto se questa era Sakura. La sua Sakura. Forse l’amav- no, certo che no, che sciocchezza.

- Credo che fissare l’armadio non ti aiuterà- constatò Sakura , che aveva deciso di seguirlo in camera. Sasuke era buffo seduto sul letto con gli occhi fissi sull’armadio in un’espressione di sfida. –Perché non te ne provi qualcuno? Hanno anche il ventaglio dietro, come piace a te-
-Non usare questo tono, non sono un bambino –
-Non comportarti come tale allora- disse rassegnata.
 Sasuke si voltò per incenerirla con lo sguardo. Sakura non potè fare a meno di trovarlo incredibilmente tenero. -Le persone normali indossano vestiti comuni quando escono fuori casa, tu sei stato abilitato da poco a farlo dovres-
-Io non sono una persona normale- la interruppe brusco, la voce si era fatta ad un tratto gelida.
Sakura tremò lievemente. Iniziò a torturasi le mani. Era sempre difficile stare accanto a Sasuke. Era imprevedibile ed in un attimo l’ambiente familiare e caloroso che riusciva a costituire veniva annientato dal gelo che ancora abitava quelle iridi scure.  – Non dire così…-
-Che dovrei dire allora? Sono stato rinchiuso qui mentre il mondo fuori si riprendeva. Ed ora quando cammino per le strade la gente del villaggio mi evita, è schiva, ha paura. Quando vado in missione sono libero dai loro sguardi, ma quando sono qui quegli stessi sguardi rianimano tutti i miei fantasmi, e mi ricordano che si, fanno bene ad avere paura di me, per tutto quello che sono stato-. Sasuke sembrava improvvisamente stremato, stanco, come se il pronunziare quelle parole l’avesse affaticato fisicamente.

Sakura non era del tutto certa di cosa rispondere, si sedette sul bordo del letto, e appoggiò la testa sulla sua spalla, di lato, contemplando il vuoto insieme a lui. Il tempo passava, ma la loro relazione aveva sempre avuto bisogno di tempo. Tempo per conoscersi davvero ed accertarsi. Tempo per imparare cosa dire, cosa fare, tempo per capirsi. E Sakura ci riusciva, Sakura sapeva capirlo davvero, perché forse quando fissi il  buio tanto a lungo questo diventa inesorabilmente una parte di te, ed arrivi a comprenderlo.

 – Indossare la divisa da jonin ti fa sentire partecipe a questo mondo, un suo difensore, un vero eroe che svolgendo il proprio compito salva il villaggio ogni giorno- mormorò atona, arrivando ad una verità che era solo un’ ombra del denso buio che si portava dentro Sasuke.
-E che non ha più bisogno di essere salvato- la voce dell’uomo era quasi una preghiera.
-Siamo uomini, tutti hanno bisogna di essere salvati- Sasuke non parve per nulla soddisfatto da quella misera risposta, così Sakura continuò  – Forse se tu iniziasti  a considerarti più umano e meno eroe, sarai considerato più umano e meno assassino- 
Non era sicura di comprendere neppure lei il significato delle sue stesse parole  – è normale voler fare tutto giusto, dopo aver fatto tutto sbagliato. Ma in questo mondo non devi essere per forza un eroe o un traditore, puoi essere anche una di quelle persone che si svegliano ogni mattina consapevoli che non tutto andrà bene, ma ci proveranno comunque. Un uomo che ricorda ogni cosa del suo passato, perché senza il suo passato non sarebbe qui adesso, uno di quelli che si domandano se nel pomeriggio pioverà perché avrebbero voluto tanto organizzare una scazzottata allegra con gli amici giù in giardino. Un uomo che sta nel mezzo-
-Credi davvero che possa raggiungerlo?-
-Il mezzo, dici? La normalità?- Sakura parve pensarci un attimo, seria, poi alzò la testa e gli bisbigliò all’orecchio – Te lo prometto, Sa’ke-kun, ce la farai-

L’Uchiha sorrise, lui li vedeva ancora i fantasmi, ma probabilmente avrebbe potuto chiuderli nell’armadio al posto dei suoi vestiti nuovi.
 
 

Una nuova razza d’Uchiha.

- Ti prego possiamo tenerlo?-
-Assolutamente no-
- Ma è così carino! Come puoi avere il coraggio di lasciarlo fuori ad una strada?-
- Mi chiedo come faccio ad avere la pazienza a non lasciare fuori te ad una strada!- Ma Sasuke si rese conto che l’ultima frase gli sarebbe costata caro quando vide gli occhi di Sakura spalancarsi offesi. Probabilmente l’avrebbe mandato a dormire sul divano per un bel po’. Vivere con quella donna era una vera fregatura, non erano sposati eppure era lui, il padrone di casa , a dover dormire sul divano quandolei aveva qualche motivo per essere arrabbiata, inoltre non sapeva neppure fare le faccende di casa senza lamentarsi o cucinare bene e se non fosse per il fatto che lui riusciva sempre a spegnere le pentole in fiamme, Villa Uchiha sarebbe già andata a fuoco da un pezzo.

Sakura continuava a tenere in braccio il piccolo batuffolino bianco come la neve, gli occhi verdi fissati in quelli neri del cucciolo.
–Credo che lo chiamerò Katon-
- Cosa? Non puoi dare il nome del Fuoco a quel coso!-
- Questo coso è il nostro nuovo cucciolo e posso chiamarlo come mi pare-
- Nostro? Mi sembra di averti appena non dato il permesso di portarlo con noi-
- Bene, allora ho appena deciso di disubbidirti, cosa farai?- Sakura lo guardava con aria ti sfida. Ma quando aveva imparato a tenergli testa così?. Deciso comunque a mettere fine a quella situazione assurda, si avvicinò a Sakura e , prendendola di sorpresa, gli sfilò il cucciolo da braccio e lo posò a terra. Questo cacciò qualche sottile abbaio, molto simile ad un pianto. La ragazza non ebbe neppure il tempo di arrabbiarsi che si ritrovò a mezz’aria, in braccio a Sasuke con il viso contro il suo petto, in una posizione che in un altro contesto sarebbe parsa romantica, ma che adesso la faceva solo infuriare perché ne limitava i movimenti. L’ Uchiha iniziò a camminare verso casa, fortunatamente non troppo distante da lì, dando le spalle al cucciolo.

-Sas’ke lasciami subito! Lasciami ho detto!-
-Ho appena deciso di disubbidirti, cosa farai?- disse l’Uchiha con tono di scherno. Sakura sbuffò.  Si giro quel tanto che bastava per inquadrare il cucciolo che piangendo era fisso sul marciapiede.

-Katon! Katon!- urlò la donna, in un tentativo assurdo di farsi capire.
-Ma dai, neanche Akamaru deve aver capito la prima volta il suo nome- sorriedeva apertamente Sas'ke, certo del suo trionfo.
Ma Sakura perseverava, cercava di urlare più forte che poteva e di invitare con gli occhi il cucciolo a seguirli. Stranamente il batuffolo iniziò a muovere incerti passetti, muovendosi verso  la figura di Sasuke che si allontanava sempre più. Lo faceva in modo silenzioso, quasi avesse capito l’intera situazione.

Una volta dinnanzi Villa Uchiha, decidendo che il suo comodo viaggio tra le sue braccia era durato anche troppo, l’uomo lasciò andare la donna piuttosto malamente, ma fu estremamente sorpreso quando questa, invece di entrare subito in casa ed iniziare una delle sue solite sfuriate, si affrettò alle sue spalle e si chinò a raccogliere qualcosa sul vialetto del giardino. Qualcosa che era rimasto li ad attendere sul vialetto del giardino. Dannato cane.

Sakura si girò soddisfatta verso di lui,sorridendo beffarda con Katon stretto tra le braccia. –Non sei contento Sas’ke-kun? Ha già imparato la strada di casa!- .

Sasuke sorrise rassegnato. Se quel coso era abbastanza furbo da seguirlo senza farsi scoprire era degno di essere una specie di Uchiha.






*Angolino - ino- ino autrice 
Ciao ragazze! Ecco qui una cosa in cui non mi sono mai cimentata prima, una raccolta di brevi fic, per quetso vi prego salvatemi è non lanciatemi nulla *\*
Ultimamente mi sentivo piuttosto ispirata e sarà che amo alla follia le SasuSaku, sarà che prego ogni notte i Kami affinchè Kishimoto un giorno faccia vivere davvero Sakura e Sasuke insieme, non ho perso tempo e mi sono messa all'opera! 
Mi farebbe tanto piacere sapere cosa ne pensate... susu una recensione piccolina non costa nulla a nessuno, anche se è negativa!
Credo che aggiornerò moooolto presto! Sul serio tanto ora che è finita la scuola non ho molto da fare, a parte vagare per casa fingendo di essere una ninja ;)

p.s: ho inserito il giallo perchè non escludo che più in là qualche bacetto più appassionato se lo scambieranno ! *\*
Alla prossima!



Flyonclouds.


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Capitolo 2
*** Fires of Eternal Love. ***




Grazie a tutti coloro che hanno recensito, aggiunto alle ricordate, preferite, seguite...vi devo un bicchiere di sakè!



Convivere, per Sopravvivere Insieme.




I vecchi libri d’amore.

Sasuke chiuse di scatto lo stupido libro che stava leggendo, sbattendolo sul tavolino. Quello che aveva appena letto lo aveva infastidito parecchio. Lanciò una rapida occhiata a Sakura visibile grazie all’ampia vetrata del soggiorno: stava curando il giardino, precisamente stava cercando di piantare un alberello di ciliegio. Di nuovo. Sul serio, egli non si capacitava sul perché quella donna fosse tanto ostinata nel voler trasformare il giardino di Villa Uchiha in un frutteto, ma la lasciava fare e questa era la cose preoccupante. Altre cosa molto preoccupante : da quando aveva iniziato a leggere i libri che lei gli consigliava? Erano noiosi. Soprattutto questo, dove la protagonista principale lasciava il suo ninja solo perché questo non le dedicava abbastanza attenzioni, non era romantico. Sasuke, che sapeva poco e niente del romanticismo e che di certo non l’aveva mai sperimentato, si figurò in testa la scena in cui una Sakura stufa del suo uomo , ovvero e indiscutibilmente lui, faceva le valige per andar via da Villa Uchiha, lasciandolo lì. Lasciandolo per sempre, mentre tutto intorno appassiva. Assolutamente insopportabile.

-A che pensi?-
-Uhm? Niente, niente- Rispose rapido.
Sakura lo guardò scettica, ed arcuò un sopracciglio. Aveva appena terminato di sistemare un ciliegio, era cosciente di aver terriccio dappertutto e desiderava ardentemente farsi una doccia calda: non aveva nessuna voglia di ingaggiare una guerra con Sasuke per scoprire cosa avesse. L’Uchiha la pensava esattamente allo stesso modo, avrebbe potuto seguirla nella doccia e scrollarsi il peso delle pagine appena lette di dosso. Ad ogni modo la donna lo fissava indagatrice, immobile al centro della stanza mentre il fango dei vestiti si depositava lentamente sul parquet. Cosa che gli stava dando parecchio sui nervi.
-Ma non dovresti muoverti? Sta sera non hai la cena con Temari e le ragazze? Prepara il bagno che vengo anch’ i-
Lo interruppe -Da quando sei interessato a quello che faccio?-
-Da quando spargi terreno ovunque sul pavimento di casa mia- Casa nostra avrebbe voluto dire, ma non ne aveva ancora il coraggio.
-Come se poi pulissi tu-
-Come se poi tu la sapessi davvero fare- la guardò sorridendo luciferino. Sakura gli lanciò un’occhiataccia, questa non gliela avrebbe fatta passare di certo.

-Temari ha rinviato, ha detto che domani è il suo anniversario con Shikamaru e visto che lui deve partire per una missione urgente, festeggiano sta sera, la porta a cena fuori, è romantico Shikamaru-. L’Haruno riprese il filo del discorso, marcando profondamente le ultime parole. Non riuscì a comprendere appieno perché Sasuke aveva di colpo spalancato gli occhi, come se lei avesse detto qualcosa di estremamente importante, o risolto un mistero a cui lui stava pensando da po’. Era decisa comunque ad ignorarlo, ancora troppo arrabbiata per quello che le aveva detto prima. Anche se in realtà non era offesa per nulla, ma di solito Sasuke cercava di farsi perdonare in qualche modo, abbracciandola improvvisamente o sussurrandole qualcosa per farle capire che nonostante tutto lui l’amava, almeno un po’, un po’ troppo per dirglielo.

- Noi andammo a cena da Hikaru il mese scorso- affermò sicuro di se. Non sapeva perché ma si sentiva stranamente accusato, non da Sakura, ma da se stesso. Lui sapeva cosa facevano le coppie normali, cose che loro non facevano mai.
Sakura scoppiò a ridere – Ma c’erano anche Sai, Naruto e Kakashi, non è proprio un’uscita romantica- ma perché si accaniva tanto su quell’argomento? Non era assolutamente da lui.
-Ah-
-Mi vuoi dire che ti prende?-
Sasuke ignorò la domanda. –Te ne andrai adesso?- chiese ad un tratto, gli occhi che parvero svuotarsi di tutta la vita, fissi in quelli di Sakura.
-Ma che cosa stai dicendo? Perché dovrei?-
-Ti ho chiesto se vuoi andare via, via da qualcun altro-
Rimase di stucco, paralizzata. Sakura Haruno sapeva che Sasuke Uchiha certe volte era davvero una persona impossibile, con dei pensieri tutti suoi, un mondo tutto suo, dei sentimenti incomprensibili e uno sguardo glaciale. A volte più che capirlo bisognava assecondarlo, tranquillizzarlo. Gli si avvicinò lentamente, inginocchiandosi di fronte a lui, in modo tale che i loro visi fossero a pochi centimetri di distanza.
-Non voglio nessun altro, Sas’ke-kun- disse in un soffio.

Di gettò l’Uchiha posò le sue labbra sulle sue, in una bacio delicato che serviva a suggellare quella promessa. La promessa di sopportarsi ancora e ancora, senza abbandonarsi mai. Il bacio si fece via via più inteso, come quelli che Sasuke le concedeva la notte, quando solo la Luna aveva il permesso di guardare il loro amarsi. Quando si staccarono per riprende fiato Sasuke fu il primo a parlare.

-Vatti a preparare comunque, sta sera usciamo, noi usciamo- l’uomo pronunciò quelle parole in un tono solenne, ma risoluto, nascondendo che in realtà gli erano costate un certo sforzo. Sakura sorrise felice, mascherando lo stupore e senza fare domande per paura che lui potesse cambiare rapidamente idea, si alzò e si avviò di fretta verso le scale. Saliti i primi gradini indugiò un attimo, colta da un’improvvisa illuminazione, ora aveva compreso tutto. Si voltò verso Sasuke, seduto ancora sul sofà. Diede una rapida occhiata al libro sgualcito sul tavolino.
-Alle fine lei torna da lui, Sas’ke-kun- disse prima di riprendere a salire le scale.
 

 
Sos : Missione Insieme

Era da un po’ di tempo ormai che Sasuke e Sakura non venivano scelti per la stessa missione.  Soprattutto dopo che in villaggio si era sparsa la voce della loro relazione e Tsunade aveva capito che si,  avevano un modo tutto loro di amarsi, ma che era meglio non immischiare l’amore con le missioni perché la loro relazione era decisamente instabile ed avrebbe finito col compromettere tutto. Ma Naruto, il nuovo Hogake, la pensava diversamente e voleva assolutamente far capitare quei due pazzi insieme.
 

-Se tu non avessi deciso di farci accampare lì la notte!-
-Se tu non fossi così insensibile capiresti che Hinata soffriva ad ogni passo dopo l’attacco di ieri, e che dovevamo necessariamente fermarci, altrimenti non sarei mai riuscita a curarla!-
-E tu saresti la migliore kunoichi del Paese del Fuoco?- disse Sasuke, la voce sottile. Quelle parole colpirono Sakura come uno schiaffo, non perché dubitasse delle proprie capacità, ma perché gli faceva male che proprio lui avesse potuto pensare una cosa del genere.
-Dopo qualsiasi trattamento il paziente ha bisogno di un periodo, seppur minimo, di riposo. Inoltre io sono un medico, mi prendo cura di chi ho attorno, e tutti noi avevamo bisogno di riposo, abbiamo camminato per due giorni senza fermarci mai-. La donna cercò di utilizzare il tono più professionale e distaccato che aveva.
-Ehy ragazzi, non litigate non è successo nulla di…- iniziò timida Hinata, sentendosi in parte responsabile.
-Si che è successo. Stanno arrivando, li vedo…e dovresti vederli anche tu-. Proferì Sasuke, lo sharingan attivo.

Si ritrovarono circondati. Sakura strabuzzò gli occhi, erano tanti. Sasuke, attivò subito la sua arte oculare, deciso a finire la cosa in un paio di minuti.
L’Haruno sapeva che non avrebbero avuto nessuna difficoltà nell’annientarli tutti, ma i kunai avvelenati che notò appesi alle loro cintole sarebbero potuti risultare fastidiosi.

-Ah- fu l’urlo soffocato dell’ Uchiha. Appunto. Lo vide vacillare, gli occhi da rossi diventare neri per poi farsi improvvisamente vacui. Arretrò di qualche passò, finché non cadde a peso morto sulla terra umida, immobile, come se fosse morto. Sakura lanciò un urlo e gli corse a fianco, impazzita, mentre Hinata si occupava degli ultimi Jonin rimasti, quelli che l’Amaterasu non era riuscito ad bruciare.

Doveva rimanere calma, quel veleno lo conosceva, sapeva come trattarlo.-Stupido Uchiha che vuoi fare sempre tutto tu!. –
- Perché devi fare sempre tutto da solo, tu e quelle stupide fiamme – aveva iniziato a borbottare sotto voce, mentre eseguiva meccanicamente la sua tecnica di estrazione del veleno – qualche volta ti starebbe bene prendere fuoco, perché mi fai prendere questi spaventi… se solo avessi aspettato un attimo prima di partire con questa tecnica ti avrei avvertito, ma no, tu sei un’Uchiha giustamente, un maledetto Uchiha sottolineerei, meglio morire avvelenato subito che essere avvisato da me, quasi quasi ti lascerei morire, ti starebbe proprio bene amore mio, così impareresti a…-

-Sakura vuoi stare un po’ zitta? Credo mi convenga perdere i sensi di nuovo- proferì l’uomo, sbattendo lentamente le palpebre. Si sentiva disorientato e non riusciva ancora a muovere fluidamente tutti i suoi muscoli. Nello stesso instante in cui la donna si accorse che Sasuke aveva aperto gli occhi, gli si lanciò addosso.
-Stupido!-
Sasuke sorrise, si rilassò un attimo con il dolce peso di Sakura sul petto, cingendola i fianchi con un braccio.
-Ma che vuoi? Tanto sapevi che saresti riuscita a curarmi, sei la migliore kunoichi di queste Terre-
La donna fu invasa da uno guizzo di felicità sentendo quelle parole. -Lo so, ma è stato comunque terribile vederti così-
-Sei sempre la solita, Sakura- la strinse più forte. –Non cambierai mai , vero?-
-Mai- la donna sorrise. Era tutto perfetto.

-Ehm, ragazzi, non vorrei sembrare inopportuna ma credo che dovremmo riprendere il viaggio...-
-No, dobbiamo fermarci un po’- disse Sasuke.- Ho bisogno di riposo, sono stato appena curato-. Aggiunse malizioso, con tono più basso affinché solo Sakura potesse sentirlo.
Hinata sospirò. –Vado a fare un giro di perlustrazione, meglio assicurarsi che non ci siano altre cellule nemiche come questa nei paraggi-
-Sei sicura che vuoi andare da sola, posso...-
-No, no Sakura-chan, tu e Sasuke rimanete qui. È meglio. – meglio per la mia salute mentale avrebbe voluto aggiungere. La Hyuga si allontanò nella fitta boscaglia decisa a imporre a suo marito di non mettere mai più quei due nella stessa missione.

Mai più. Come se poi Naruto la stesse davvero a sentire.








Angoletto Autrice! 
Ecco qui il secondo capitolo! Due nuove one shot piccole e fresche che spero troverete di vostro gusto!
Io ho più volte chiesto a Naruto di mettere Me in missione con Sasuke, ma non mi vuole dar retta! Dattebayo >-<
Comunque grazie tante ragazze, le vostre recensioni mi fanno sentire il vostro appoggio e mi spronano a scrivere ancora, senza di voi mi sare già fermata! <3
Ci rivediamo al prossimo capitolo, che credo arriverà presto! 
Baci



Flyonclouds.

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Capitolo 3
*** The Legend of Light Wishes. ***




Grazie a te che sei arrivata fin qui. 

 

 

Convivere per Sopravvivere Insieme. 


    
Il Suono dei nostri Sentimenti.


-Sei sicura che abbiamo preso il sentiero giusto?-
-Si-
-Stiamo passando davanti a questo faggio, di nuovo-
- È segnato così sulla mappa-
-Tsk!-
-Mi stai deconcentrando, Sas’ke!- sbuffò Sakura, gli occhi fissi sulla cartina. Non riusciva proprio a capire perché non sentissero, neppure minimamente, il rumore dell’acqua. Eppure le Cascate Mizu dovevano essere proprio lì.

-Sapevo che era una cattiva idea- borbottò Sasuke poco dopo, e Sakura pensò seriamente che il suo obbiettivo era farle perdere i suoi poveri nervi.
-Per me invece è un ‘ottima idea. Sono sicura che sono qui, queste maledette Cascate, si stanno solo nascondendo per farmi infuriare- Inoltre- continuò - Temari ha detto che sono un vero spettacolo e noi non possiamo perdercele!-.
-Dai qua!- L’Uchiha strappò la cartina delle mani della rosa. Cartina disegnata da Temari.
-Questa roccia non l’ho ancora vista-
-Quale roccia?- chiese la donna, fermandosi a guardare il punto della cartina che indicava Sasuke, dove c’era un piccolo scarabocchio marrone.  –Ma questa non è una roccia Sas’ke, non vedi? Si capisce benissimo che è un tronco d’albero. La abbiamo superato pochi minuti fa!-
-Un albero? Non è un albero Sakura, è una roccia! -
- Ma…-
-Ecco perché non troviamo queste maledette cascate, tu stai decifrando questi disegni nel modo sbagliato, fraintendi tutti i punti di riferimento!- urlò quasi l’uomo. Seguire Sakura era stata una pessima idea.

L’Haruno si ritrovò a strabuzzare gli occhi. Effettivamente quella macchia marrone sarebbe potuta essere tanto un albero quanto una roccia. E a pensarci bene un’altra macchia scura, disegnata poco prima, che lei aveva scambiato per un fosso, sarebbe potuta benissimo essere un sasso, una caverna, o un cane a tre teste.

-Non le troveremo mai- era rassegnato  –Torniamo a casa, Sakura-.
-Assolutamente no, non sono arrivata fin qui per…-
-Ma se non sai neppure dove è qui!-
La donna lo guardò decisamente male. Era una bellissima domenica di Maggio, nessuna missione, niente ospedale, desiderava solo fare qualcosa di nuovo con lui.
Sasuke la fissava irato mentre contemplava l’idea di abbandonarla li è tornare a casa. Era una bellissima domenica di Maggio, nessun dobe, niente Katon, desiderava solo stare in pace a Villa Uchiha con lei.

-Io continuo da questa parte, andando verso nord le troverò-
-Sembri decisa ad andare da sola-
-Nei tuoi occhi vedo benissimo che non vuoi accompagnarmi-
-Umhp- evidentemente Sasuke aveva finito le sue parole per quel giorno.
Sakura sbuffò pesantemente prima di voltargli le spalle e di procedere per conto suo.
-Sei noiosa- proferì lui, arrendendosi, e seguendola lentamente.

Accelerarono il passo, affidandosi completamente ai loro sensi. Dovevano cercare di captare il minimo sgocciolio per trovare le Cascate. Dopo, circa mezz’ora di corsa alle cieca, una serie di imprecazioni non del tutto definite pronunciate dall’ultimo Uchiha e pugni della donna lanciati qua e là tanto per scaricare la rabbia, Sakura capì che probabilmente quelle Cascate avrebbero potuto trovarsi anche dall’altra parte del Paese del Fuoco se fosse stato per la sua mappa. Si fermò di scatto, fermandosi a mezz’aria su un grosso tronco dall’albero, lo sguardo vacuo consapevole di aver perso. Sasuke si fermò affianco a lei, sedendovi accanto.
-Che succede?- chiese, la voce bassa.
-Avevi ragione tu- rispose sconsolata.
-Te ne meravigli?-
La donna assunse un’espressione imbronciata.
Era davvero bella, pensò. Ma ovviamente non glielo disse.
- Ci tenevo tanto –
-Perché?-
Sakura arrossì, sentendosi proprio come una bambina –C’è una specie di leggenda..- iniziò a dire, ma poi si fermò, convinta che una cosa così sdolcinata avrebbe superato di troppo il limite di sopportazione dell’Uchiha.
-Dici-
Si sentiva colpevole per non averglielo detto prima, ma si arrese al suo ordine –Si racconta chi va alla Cascate Mizu con chi ama, riuscirà a farsi amare a sua volta-

Sasuke non tradì nessuna emozione di sorpresa, quasi si aspettasse una cosa del genere. Poi la guardò serio comprendendo il vero significato di quella frase. Sakura non era sicura dei suoi sentimenti. Effettivamente lui non si era mai preso la briga di esporglieli direttamente, anzi non osava neppure immaginarlo. Eppure ormai pensava che lei lo avesse capito.
- È inutile che ci andiamo allora- si limitò a dire specchiandosi in quelle iridi verdi.

“Io già ti amo”. Ma questo fu un sussurro che Sakura Haruno era convinta di essersi soltanto immaginata.

 

 
Sempre gli stessi Desideri Oscuri.

Sakura stava allegramente smanettando in cucina cercando di preparare qualcosa di commestibile, almeno per una volta. In fondo era un giorno speciale, anche se era sicurissima esserlo solo per lei. Oggi, 30 Giugno erano esattamente 2 anni da quando lei si era trasferita dall’Uchiha ed avevano dato vita al loro complesso rapporto, fatto più di sguardi silenziosi che di parole. Ad ogni modo, anche se Sasuke aveva l’aria, ed in effetti era proprio così, di non sapere neppure che giorno fosse, lei continuava a tentare di cucinare l’insalata di pomodori migliore della sua vita.

Sasuke inarcò un sopracciglio quando si rese conto in che stato pietoso si trovava la cucina.
- Sakura ti ricordi la promessa che mi hai fatto? Quella di non impegnarti in cucina per la salvezza di questa casa?-
-Ma oggi è un giorno importante Sas’ke! -
-Sarebbe?-
-Se non lo sai, non sarò di certo a dirtelo io per adesso- la donna fece spallucce. –Prova ad indovinare, sono sicura che dentro di te lo sai!-

L’ultimo Uchiha era estremamente sospettoso.  Si guardava circospetto attorno, alla ricerca di un minimo indizio. Il suo piatto preferito sul tavolo e la distruzione della cucina potevano indicare solamente due cose : o era qualche giorno stupido come qualche compleanno o anniversario o Sakura voleva dargli una notizia importante. Decise di optare per la seconda perché era solo il 30 Giugno, e lui e Sakura non avevano mai avuto una vera e propria dichiarazione, e quindi un anniversario.

- È successo qualcosa all’ospedale?-
- No –
- Konoha è sotto attacco?-
- No!-
- Naruto è misteriosamente sparito?-
-No! Sas’ke come puoi pensare che ci sarebbe da festeggiare in un- ma Sakura si interuppe non appena notò il sorriso luciferino del compagno. Era comunque decisa a trattenere il riso, almeno stavolta che era riuscita a convincere Sasuke a giocare un po’ con lei. –Su, ritenta!-
-.È morto?-
-Chi?-
-Il dobe!-
-Non è morto nessuno!-
Egli parve esserci davvero rimasto male. – Qualcosa che riguarda Katon?-
-No-

Sasuke si costrinse a pensare. Odiava quello stupido gioco e sentiva che a furia di stare con Sakura stava diventando troppo loquace, anche se quella era stata la conversazione più lunga della sua giornata. Era stato in missione con Sai, e più di qualche monosillabo non aveva proferito: era solo quella maledetta donna che riusciva a farlo parlare così. Un momento, Sai.
- Ino ha partorito?-
-No! Ma se mancano ancora tre mesi!- Sakura sbuffò. -Dai, come puoi non saperlo? Dovresti sentirlo!-

Ad un certo punto all’uomo parve così chiaro ed evidente cosa voleva rivelargli la compagna, che tremò appena. Anche se non riusciva proprio a capire come fosse successo, visto che era stato sempre attento. Tuttavia non poteva evitare che quella nuova verità che si era costruito da solo lo sconcertasse un pochino, e  che in fondo lo rendesse contento.

-Sei incinta, vero?- chiese improvvisamente serio.
Sakura, che non era preparata ad un così rapido cambio di toni, sentì il sangue raggelarsi nelle vene. – C-ccosa?- balbettò –N-no , non lo sono-
L’uomo si paralizzò a sua volta, ma non ebbe il tempo di provare alcuna emozione che la donna gli chiese.
-Ti sarebbe piaciuto?-

Silenzio.

-Si- rispose con un sussurro appena udibile dopo qualche minuto.
Il cervello della donna entrò in tilt all’udire quella nuova informazione. Perché una cosa così li scombussolava a tal punto?. Silenziosamente e all’unisono presero entrambi posto ad uno dei due grandi lati del tavolo di legno scuro, ognuno perso nei propri pensieri, ognuno senza coraggio per parlare per primo. C’era una strana consapevolezza che aleggiava tra i due: sapevano che quello a cui stavano pensando era qualcosa di così grande, cosi impegnativo, così meraviglioso e terrificante, che  forse lo era troppo per loro.

Immaginare qualche piccolo Uchiha scorrazzare per casa con gli occhi neri e i cappelli scuri con alcuni  riflessi rosa, perché Sakura era decisa a dare il suo contributo, era allo stesso tempo un sogno e un terribile incubo. Magari sarebbero stati dei genitori troppo giovani con appena diciannove anni a testa, troppo sconsiderati. Magari i loro figli, marchiati a vita “Uchiha” , sarebbero sempre stati portatori di un passato di distruzione che Sasuke aveva creato e non ancora sconfitto. Magari i genitori di Sakura, che non approvavano per nulla la sua relazione con l’ex-nukenin, non avrebbero neppure accettato dei nipoti del genere. O magari potrebbero diventare una perfetta famiglia felice, e i loro figli li avrebbero perdonati.
Lentamente le dita di Sakura e Sasuke si intrecciarono in una stretta sempre più ferrea che avrebbe potuto spaccare il tavolino a metà. I loro occhi, fissi uno dentro l’altro, scrutavano i loro stessi pensieri.

- Hai paura? –
- Le cose belle fanno sempre paura, no Sas’ke? Perché si ha paura di non esserne all’altezza –
- Noi lo saremo –
- Si, noi lo saremo. Ne saremo all’altezza a tutti i costi. –

 E il suo tono non ammetteva repliche.












Angolino Autrice.
Tantààà il 3° Capitolo! Spero che le vostre aspettative non siano state deluse. Questo capitolo è stato piuttosto impegnativo da scrivere, perchè avevo paura di cimentarmi in situazioni troppo assurde e bizzarre, ma ho cercato comunque di rendere i personaggi più Ic possibile. Ora non so se nelle prossime storie Sakura sarà incinta o meno, o ci sarà un piccolo Uchiha, perchè anche se queste one shot seguono un certo ordine cronologico e possono essere letta ognuna come il continuo dell'altra, questo flusso temporale è molto malleabile xD Che dirvi, grazie mille per subirvi tutto questo xD A presto!





Flyonclouds.

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Capitolo 4
*** The Heirs of the Heroes. ***



Dopo tanto un nuovo capitolo, grazie per la pazienza.


 
Convivere per Sopravvivere Insieme.



 
La volontà del Fuoco.

-Io non verrò-
-Ed invece si-
-No.-
-Ma ci saranno tutti e…-
-Appunto no.-
-Ci andrò da sola-
-Perfetto-
-Bene-
-Bene!- urlò Sakura sbattendo la porta dietro di sé. Stupido Uchiha. Non chiedeva molto in fondo, solo di essere accompagnata ad una stupida festa dal suo stupido compagno.
Camminava allora dritta con passi svelti, battendo i piedi sul marciapiede, il vestito rosso che leggermente ondeggiava sulle sue gambe mosso dal vento. La strada era deserta, forse perché tutti gli abitanti si erano già radunati in piazza per poter festeggiare. La grande piazza di Konoha non era molto distante dal Quartier Uchiha, e quando Sakura arrivò la trovò gremita di gente, vi erano festoni e bancarelle dappertutto e tutti sembravano aspettare con ansia l’uscita del nuovo piccolo Uzumaki, nel giorno della sua nascita, avvenuta alle prime luci dell’alba. Sakura sorrise al pensiero che era stata proprio lei a dirigere le operazioni del parto quella mattina, ed era stata proprio lei la prima a scorgere quella nuova piccola testa con pochi peli biondi sul capo.

-Sakura-chaaaan!-
La donna sussultò. –Ino-pig-
-Che ci fai qui?- non riusciva a capire perché Ino mentre le parlava la guardava sconvolta.
-Come sarebbe che ci faccio qui? Sono venuta alla festa per Minato, come tutti-
-Intendo, che ci fai qui, se Sasuke sta scappando-
-Come sarebbe a dire sta scappando?- si allarmò.
-Bhe, io l’ho visto poco fa, è passato proprio davanti al negozio e correva come un forsennato verso l’uscita Nord di Konoha-
Un lampo attraversò la mente della donna. Aveva aspettato di essere solo per andar via.
-La scogliera- mormorò Sakura. Le sembrò per un attimo perdere l’orientamento, e tutte quelle luci e quei gridolini di gioia parvero darle improvvisamente fastidio. –Devo andare- e iniziò a correre.
-Sakura aspet- ma Ino si fermò vedendo che l’amica, a furia di spintoni, era già al limitare della piazza, in direzione nord. La bionda sbuffò –Lo riporterai indietro come sempre, vero Sakura-chan?-
 
I piccoli tacchi avevano ceduto, e Sakura si era ritrovata a correre a piedi scalzi, a saltare da un albero ad un altro, lasciando che i rami secchi le lacerassero il costoso vestito. Non sarebbe dovuta andare via così, non quel giorno. No nel giorno della morte Itachi, e il giorno della festa di Minato. Sperava che l’avessero superata questa cosa. Non era così.
Dopo un tempo che neppure lei riuscì a cogliere giunse a destinazione. Lo vide lì, in piedi sul margine della scogliera, un angelo della morte con lo sguardo fisso nel mare scuro.

-Sas’keee!- urlò, avvicinandosi un pochino. Una leggera pioggia iniziò a cadere in quel momento, e le gocce scivolavano sui loro volti come lacrime.
L’uomo non diede nessun segno di averla sentita e continuava a stare immobile, impassibile, a qualche metro da lei.
-Possiamo tornare a casa- trovò il coraggio di bisbigliare Sakura. –Forza, ne parliamo a casa, vieni via da lì- tremava appena.
Il suo compagno si voltò, fissando le sue iridi nere nelle sue, vinte da una angoscia così tormentosa che non poteva essere mia stata provata da un altro uomo.
-Oggi non doveva essere festeggiato quel moccioso, doveva essere ricordato lui. Ma a nessuno importa- la sua voce era gelida.
-Oggi non è il giorno della morte, ma della vita- ribatté prontamente la donna.
-. È stata indetta una festa per quel, quel…- gli sembrarono morire le parole in gola.
-. È il figlio del tuo migliore amico!- urlò.
Silezio. Il vento,il cielo, il mare,la pioggia, loro, lui.
Sasuke si scosse un attimo, e si avvicinò alla sua compagna, colmando con pochi passi la distanza fra loro due. Si portò talmente vicino che poteva sfiorare con la punta del naso la fronte della donna. Le sue gambe sembrarono cedere e si lasciò sprofondare tra le braccia di Sakura, che prontamente lo sorresse. Lui lo sapeva, sapeva che lei sarebbe stata sempre lì a sorreggerlo, ad essere lo scheletro di un corpo dai muscoli ancora stanchi.
-Torniamo a casa, Sas’ke- .
 
La Luna nel cielo assumeva sembianze sempre più sbiadite e si nascondeva dietro i nuvoloni carichi di quella pioggia che insistente continuava a battere. Probabilmente poche ore e sarebbe stata l’alba, e come prevedibile quando la giovane coppia arrivò al villaggio, la grande piazza era deserta e la festa finita da un pezzo. Una volta giunti a Quartier Uchiha Sasuke fu colto da un gran brutto presentimento, e sulle sua labbra su formò un leggero sorriso. Sakura lo notò, e sospettosa fece scattare la chiave nella serratura della grande porta della villa .

-Naruto, e tu che ci fai qui?- disse non appena entrata, senza neanche assicurarsi che qualcuno ci fosse davvero. In effetti L’Hogake era comodamente seduto sul loro divano, con le scarpe zuppe di fango appoggiate sul loro tavolino su cui c’era una ciotola del loro ramen, cucinato dalla donna a pranzo. Sembrava stesse per addormentarsi, e stringeva tra le mani un piccolo fagotto bianco.
-Sasuke, Sakura-chan! Finalmente siete arrivati, vi stavo aspettando da un pezzo!- balzò in piedi non appena li vide. –Su, prego entrate, che ci fate fermi sulla soglia?!- .
I padroni di casa lo guardarono decisamente male. –Tu, tu come hai fatto ad entrare?- chiese ormai completamente rassegnata Sakura.
-La finestra del bagno- rispose ovvio, come se fosse la cosa più naturale del mondo.
-Mph-.
-Perché non siete venuti alla festa?-
-Avevamo delle faccende da sbrigare fuori città-. Tagliò corto lei. Si avvicinò a Naruto, e il suo sguardo severo si addolcì un pochino solo quando si avvide di quella testolina bionda nascosta nel fagotto. Naruto le lanciò un sguardo complice –Ha fatto il pazzo tutto la sera, si è addormentato poco prima del vostro arrivo-.
-Anche io impazzirei con un padre come te- finalmente Sasuke parlò- Insomma perché sei qui?-
L’Hogake assunse una espressione colpevole e arrossì –devo chiederti un favore-
-A me? Qualche missione? Sono tornato appena ieri…-
-No, no. Si tratta di qualcosa di, speciale- Naruto si avvicinò a lui, tendendogli il fagotto, che lui guardò sprezzante.
Sembrava non essere mai stato così serio in vita sua : -Ti andrebbe di essere il suo onii-chan*?-                      (*fratello maggiore).

Sasuke capì. Capì che lui non aveva dimenticato, capì che quella era la cosa giusta.
-Assolutamente no, ma lo farò-.
Sorrisero. Inesperto, l’ultimo Uchiha accolse il bambino tra le sue braccia. Minato non appena sfiorò il petto gelido dell’uomo si svegliò. I vestiti completamente bagnati di Sasuke iniziarono a inumidire anche la sua copertina, e il piccolo sembrò quasi guardarlo male con i suoi occhietti chiari. Gli occhi nerissimi per un attimo parvero non reggere il confronto con quegli occhi bianchi, così puri.

 
Sperava solo di poter essere all’altezza del compito, sperava di poter diventare quello che Itachi era stato per lui.
 
 



La vita nei fiori di ciliegio.

Sasuke era steso sul grande prato, con la schiena appoggiata al grande faggio e la donna che amava stretta fra le braccia. La sua mano era appoggiata sulla pancia di lei, che già iniziava a presentare qualche rotondità. Quando Sakura, appena un mese prima, gli aveva detto di essere incinta lui aveva creduto di poter morire dalla gioia. Ci stavano provando da poco tempo infondo, e non si aspettavano che sarebbe successo così presto. L’unica cosa negativa era che la donna, che era insopportabile, da quando avevano scoperto quella cosa lo era diventata ancor di più. Era paranoica, e secondo lei anche un granello di polvere in più sulla sua camicetta poteva far del male al bambino.

-Perché hai scelto di portarmi qui, oggi?- gli chiese la compagna risvegliandolo dai suoi pensieri.
-Non posso portarti fuori? Ti lamenti in continuazione che non usciamo mai-
-Già, ma perché proprio in questo parco abbandonato? Abbiamo dovuto far un sacco di strada a piedi, e non nella migliori condizioni! Quel sentiero era pieno di buche e sarei potuta cadere, e questo poteva far del male al bambino-
L’Uchiha sorrise. Appunto.
-Mi piace questo parco, si sta tranquilli-
Sakura sospirò lievemente prima di strofinare il suo naso contro il petto dell’uomo –Abitiamo in un quartiere deserto Sasuke, siamo sempre tranquilli-.

L’uomo quasi iniziò a ridere. Era bello stare con Sakura, era divertente, era vita. La strinse più forte a sé.
-Ti ho portata qui per darti una cosa, fu qui che mia madre me lo regalò-
Sakura si alzò in un attimo sulle braccia incuriosita, guardando il compagno che prese a frugarsi nella tasca della tuta. Ne estrasse un piccolo sacchettino.
-Tieni-
La donna se lo rigirò tra le mani. Era di velluto scuro e sembrava essere molto vecchio. Sciolse il piccolo nastro sulla sommità e ne estrasse il contenuto. Il Kunai che ne uscì era di ferro molto pesante, arrugginito in più punti e dalla lama consumata. Tuttavia sull’impugnatura rotonda era ancora possibile leggere delle parole incise nel freddo metallo. “Ti proteggerò sempre”.
Capì che non era un regalo per lei, era per lo più un passaggio di testimone: da Mikoto a Sasuke, da Sakura al suo futuro bambino. Infondo è il destino prestabilito di ogni madre quello di proteggere i propri figli.
-Sarà il primo regalo che gli farò, quando sarà pronto...e speriamo che quando lo sarà non cresca come suo padre- aggiunse poi scherzando, decisa a spazzare via quell’ombra di malinconia che era sopraggiunta negli oggi di Sasuke al pensiero di sua madre. Il ragazzo si lasciò distrarre.
-Se l’alternativa sarà crescere come te, allora è un piccolo davvero sfortunato-
Sakura rise –Speriamo che avrà i capelli tutti rosa-
Sasuke inorridì al solo pensiero. Un Uchiha, appartenente clan di ninja esperti e di vendicatori, con i capelli color confetto come un tenero orsacchiotto. –Non ti azzardare a trasmettergli questo tuo gene bizzarro-
L’espressione seria di lui faceva divertire Sakura molto più di quanto le fosse concesso – Ma dai, cosa vuoi che sia…-
-Effettivamente ho sbagliato a non tener conto di questo dettaglio- disse sempre più serio l’uomo, che ormai si stava perdendo in pensieri tutti suoi.
-Puoi sempre farglieli tingere-. Sakura cercava dal trattenersi dal ridere: Sasuke parve veramente prendere in considerazione quella sua idea –Si, mi sembra l’unica soluzione-.

-Tu sei veramente pazzo- sospirò lei, adagiandosi nuovamente sul suo petto, con il Kuna stretto nella mano destra. Sakura era sicura che il suo futuro piccolo avrebbe avuto capelli e occhi più neri dalla notte, resi così intensi da tutto l’odio dei precedenti Uchiha. Ma era decisa a dar in qualche modo il suo contributo. Avrebbe reso il piccolo immune dai sentimenti tormentosi di quel clan, non avrebbe permesso a nessuno di turbare la sua infanzia e gli avrebbe raccontato del passato buio di suo padre e del suo clan. L’avrebbe, tuttavia, reso così forte da superare tutto.
Lei l’avrebbe protetto per sempre.









Angololino Autrice.
Vi prego, vi prego non uccidetemi! Se dico di essere stata rapita dagli alieni mi credete? >-<
Il mio comportamento è imperdonabile, ma vi assicuro che non ho mia avuto la minima intenzione di abbandonare questa fic. è (ma come cacchiolina si inserisce la è maiuscola quando si scrive nell'editor? o.o) solo che mi mancava un po' d'isparazione. Questi capitoli, anche se sono solo alcuni momenti, hanno comunque un nesso logico con il precedente (Sasuke e Sakura avevano espresso il desiderio di avere un figlio in "The Legend of Light Wishes", ed adesso qui ritroviamo la bella signora Uchiha incinta. E tutte le volte che sono stati citati Itachi e Mikoto, e Sasuke ha cercato di superare le loro crisi a riguardo...bhe in questo capitolo tutte le sue paure giungono finalmente alla fine. Inoltre in linea con i capitoli precedenti vi è una one più "leggera" e una più "impegnativa". Spero che sarete magnanime e mi concederete almeno una piccola recensione ( ho cercato di intenerirvi aggiungento lo spelacchiato Minato e un futuro piccolo Uchiha, lo ammetto ^///^) T.T.
Ci sentiamo presto, prometto che aggiornerò!




Flyonclouds.





 

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Capitolo 5
*** Memories to Treasure Forever. ***




Sakura e Sasuke vi ringraziono per essere arrivate fin qui,
e sperano che siete pronti per perdervi tra i loro ricordi che sono stati riportati per l'occasione in corsivo sul lato destro della vostra pagina.






Convivere per Sopravvivere Insieme.





Tra baci, letti e ricordi.

Era notte fonda quando Sakura Haruno spalancò gli occhi. Quelle iridi verdi si abituarono rapidamente al buio della stanza e le permisero di scorgere in fretta una figura, stesa accanto a lei nel suo stesso letto. Sasuke le dormiva accanto, era sereno e, stando su un fianco rivolto verso di lei sembrava osservala anche in quel momento. Sakura cercò di ricordare quale sogno strampalato l’avesse fatta svegliare, ma proprio non ci riusciva. Si concentrò allora sui lineamenti del suo uomo. Gli zigomi alti e dritti, la forma degli occhi così particolare e le sue labbra. Lei le conosceva benissimo quelle labbra. E ricordava  benissimo la prima volta che le aveva sfiorate. Era accaduto un paio di anni fa quasi per caso, quasi per gioco…

Quasi due anni fa.

-Sono già passati due anni, ne manca solo un altro alla fine della condanna di reclusione, Sas’ke-
L’ultimo Uchiha annuì per poi andare in giardino. Sakura lo vide sdraiarsi sull’erba ancora umida e chiudere gli occhi pensieroso. Sembrava dormire. La donna si sentì avvampare al ricordare quella parola. La sera precedente lei e Sasuke avevano dormito insieme. Di fatti i piedi del vecchio letto in cui lei dormiva nella stanza degli ospiti avevnoa ad un tratto ceduto, rosicati fino all’ultimo dalle tarme che per anni avevano infestato quella villa disabitata e che lei ancora non era riuscita a debellare. Si era così ritrovata nel letto di Sasuke, anzi meglio dire nel vecchio letto matrimoniale di Mikoto e Fugaku. Stranamente l’ex-nukenin non le aveva permesso di dormire sul divano, ma anzi le aveva addirittura proposto, se non ordinato, di seguirlo in camera da letto.
Ovviamente non avevano fatto nulla, e ognuno aveva dormito rigorosamente su di un lato, e solo in pochi momenti i loro corpi si erano sfiorati,
per caso, quando cercavano maldestramente di cambiare posizione. Si ricordava ancora l’imbarazzo di quei momenti, imbarazzo a cui neppure lui era probabilmente preparato.

Ormai lei e Sasuke condividevano lo stesso tetto da due anni, ormai si sopportavano, e forse c’era qualcosa di più.
E Sakura non era mia stata una persona particolarmente coraggiosa, ma era stanca di aspettare. Era decisa a fare qualcosa.
Fu così che ordinò al suo corpo di muoversi in direzione del giardino, e di sdraiarsi accanto a Sasuke. L’Uchiha non si scompose, anzi non diede segno alcuno di averla notata.

La donna si stava sforzando di cercare qualcosa da dire, qualsiasi cosa.

-Guarda, quella nuvola sembra un cagnolino- era una stupida.
-Umhp?-
-Un cagnolino,ecco vedi, quella nuvola…- si, era davvero stupida. Comunque contro ogni previsione della rosa Sasuke aprì gli occhi e si mise ad osservare il celo insieme a lei.
-Si, hai ragione-
 Sakura era decisa a non rimanere in silenzio, non adesso che aveva finalmente ottenuto la sua attenzione. –Ti volevo dire…grazie per ieri sera, mi sarebbe venuto un gran mal di schiena sul quel divano-
                                                 -Figurati-
Loquace come al solito. –Bhe ti va qualcosa in particolare per pranzo? Più tardi vado al mercato a comprare qualcosa per og-
-Lo devo riparare il tuo letto?- la interruppe improvvisamente.
-Perché me lo chiedi?-
-Perché se non vuoi, non lo faccio-
Sasuke si pentì di averle dato quella risposta, si era sbilanciato troppo. Stava per andare in crisi, e continuava a tenere gli occhi fissi al cielo, mentre Sakura si era stesa su di un fianco, e lo fissava.
-E dove dormirei, scusa?-
 Sakura si pentì di avergli posto quella domanda, si era sbilanciata troppo. Stava per andare in crisi, e iniziò a torturare con le mani i fili d’erba circostanti.
Silenzio.

-Dove hai dormito sta sera, se non ti dispiace-.
-Non mi dispiace-
-Bene-
-Bene-.

Quasi non riusciva a crederci. E quella conversazione cosa sanciva? Il fatto che adesso dormivano insieme?. Nessuno dei due sembrava deciso a proferire di nuovo parola e Sakura si sentiva come una bimbetta di tre anni anziché di diciannove. Si fece coraggio.
-Questo significa che sposto le mio cose nella tua stanza?-
-. Vuoi che sia una cosa definitiva, quindi?-
Furbo da parte sua risponderle con un’altra domanda, così scaricava su di lei tutta la responsabilità di entrambe le risposte. –Credo di sì, il mio letto non si aggiusterà da solo-
-Io non lo farò- l’Uchiha deglutì un attimo: reggere quella conversazione era estremamente faticoso. Sentiva che in quei due anni qualcosa in lui era cambiato, o meglio era ritornato ad essere come quando era un bambino felice. –Però se vuoi posso dormire io sul divano- aggiunse.
-No!- Sakura pensò di aver dato quella risposta troppo velocemente e con troppa forza. Era una stupida, stupida, stupida.

Sasuke sorrise.
Poi accadde tutto molto in fretta. L’uomo si girò su un fianco, le prese la testa tra le mani e poggiò delicatamente le sua labbra su quelle della donna. Sakura restò con gli occhi spalancati e solo dopo alcuni secondi si ricordò di chiuderli per assaporarsi meglio quel momento, che era sempre stato oggetto delle sue fantasticherie da quando aveva dodici anni. Il bacio fu casto e puro, e durò poco, troppo poco per entrambi, ma Sasuke Uchiha era sempre Sasuke Uchiha e non poteva permettersi troppe romanticherie. Lentamente separò le sue labbra da quelle di quella che ormai considerava
la sua donna. Si alzò rapidamente e rientrò in casa. Sakura invece rimase imbambolata per alcuni secondi, e dopo aver mentalmente registrato l’accaduto si lascò cadere sull’erba, felice.

-Comunque per pranzo prepara l’insalata di pomodori-. La voce di Sasuke le arrivava ovattata a causa della grande vetrata chiusa. Sakura non poteva fare a meno di pensare che del pranzo proprio non le fregava niente, e che adesso tutti i suoi pensieri erano concentrati su quella sera, sulla notte che l’aspettava.

-A che pensi?-
La voce di Sasuke risvegliò Sakura dai ricordi in cui si era persa. –Uhmp?! Niente, niente, ricordi…-. Si affrettò a dire sorridendo. -Come mai ti sei svegliato?-
 -Come fai a non accorgertene?- disse Sasuke che scosse il capo rassegnato –Hai iniziato a stringermi il braccio qualche minuto fa, e te ne sei stata sorridente tutto il tempo-. Sakura arrossì accorgendosi che involontariamente la sua mano sinistra era ancora stretta in una morsa di ferro nel braccio dell’uomo, e che le sue unghie erano conficcate saldamente nella sua carne.
-Scusa, scusa!- disse in fretta, allentando la presa. Poi iniziò a ridere –era un ricordo carico di tensione-.
-Mi vuoi dire che ti prende?- si stava spazientendo.
-Va tutto bene Sas’ke, dimmi solo…hai più aggiustato il letto nella stanza degli ospiti?-
-Eh? No. Ma cosa c’entra adesso?-
Sakura rise ancora e l’uomo parve finalmente capire. L’ultimo Uchiha, o almeno l’ultimo ancora per poco, si avvicinò all’orecchio della compagna e con un bisbigliò affermò con determinazione che non aveva la minima intenzione di ripararlo.
 

 
 


La determinazione del Clan Haruno.

-Sasuke…- mormorò non appena entrata in casa. Aveva finito un turno sfiancante all’ospedale, e non aveva la minima energia per intraprendere una discussione con lui, perché ne era sicura, da lì a poco ne sarebbe iniziata una. Con sua grande fortuna però il suo compagno stava dormendo serenamente sul divano, steso in una posizione piuttosto scomoda e con le mani ancora chiuse su dei rotoli di pergamena, probabilmente i resoconti della sua ultima missione. Sbuffò piano. La loro discussione era stata rinviata a quella sera.
Sakura iniziò a prepararsi al meglio le frasi da dire “Ehm, Sas’ke, i mei genitori vengono qui a pranzo, domani!”. Troppo diretto. “Sai, credo che sia arrivato il momento di dire che sono incinta, almeno a loro”. Oppure “Domani avremo ospiti a pranzo”. In ogni caso sarebbe stato un disastro. Esattamente come lo era stato poco più di un anno fa, l’ultima volta che l’uomo aveva cercato di essere gentile con i signori Haruno, quando i suoi genitori erano piombati a Villa Uchiha per sapere perché la loro unica figlia non tornasse a casa adesso che la condanna di Sasuke era finita, e che lei era quindi finalmente libera da quella fastidiosa e prolungata missione.


-La porta Sas’ke, vai tu- mugugnò Sakura, lo voce impastata dal sonno.
-Umph- disse lui di rimando,  girandosi su di un fianco dandole la schiena.
-Su, muoviti- sussurrò, dandogli un piccolo spintone. Sasuke per poco non cadde dal letto. Si voltò di scattò verso di lei e la guardò decisamente male, ma decise di alzarsi, quando sentì dei rumori tonfi provenire dal piano di sotto.
-Chi sarà mai? Se continuano così, sfonderanno la porta- Si stava innervosendo parecchio. Era sicuro più che mai che dietro tutto questo ci fosse stato lo zampino di quel dobe rompiscatole, e scese di sotto senza neanche premurarsi di indossare i pantaloni, ma con il solo intimo che Sakura quella notte aveva avuto la decenza di lasciargli addosso.

Aprì la porta di scatto, infuriato. Quando si avvide di chi era, avrebbe voluto richiuderla subito.
-Dove è Sakura?- tuonò minaccioso l’Haruno non appena i suoi occhi incrociarono quelli neri di lui. La donna al suo fianco invece lanciò un gridolino non appena lo vide e si portò una mano su gli occhi.
-Ma chi è che fa tutto questo rumore a quest’ora? Naruto, anche se sei l’Hogake, giuro che sta volta ti mando all’ospedale-.  Proferì Sakura, scendendo lentamente le scale. Poi vide tutto.
Vide Sasuke pallido, mezzo nudo, paralizzato sull’uscio, e i suoi genitori dietro di lui.
 –oto-san, ok-san- bisbigliò.
-Sakura!- urlò la donna correndole incontro e abbracciandola forte. La rosa lanciò allora uno sguardo d’intesa con il suo compagno, che sembrava da poco ad essere tornato in vita. Era giunto il momento di uscire allo scoperto di confessare tutto.

L’atmosfera era visibilmente tesa. Sakura era seduta rigidamente su di una sedia, mentre di fronte a lei, dall’altro lato del tavolo sedevano tanto scomodamente anche i suoi genitori, che non andava a trovare da quasi un mese e a cui non aveva mai rivelato nulla della sua nuova relazione. La tazza di the’ fumante che sua madre continuava convulsamente a bere, forse perché era una donna ed aveva capito già tutto, sarebbe potuta rompersi da un momento all’altro nelle sue mani, e suo padre la guardava preoccupato. Finalmente Sasuke li raggiunse, sedendosi accanto a Sakura, vestito con una tuta nera e una maglia blu che riportava orgogliosamente lo stemma del suo clan dannato.

Silenzio.

-Ehm, all-allora, come vanno le cose alla Biblioteca?- chiese, incerta Sakura.
-Oh, non prendermi in giro figliola. Andiamo subito al sodo piuttosto- lo sguardo del signor Haruno era freddo, arrabbiato, puntato dritto negli occhi di Sasuke. Non lo aveva mai visto così. –Perché non sei ancora tornata a casa, Sakura? La condanna per questo traditore è finita due settimane fa. Io e tua madre abbiamo pensato che ti servisse del tempo per recuperare le tue cose, e ne hai avuto più che a sufficiente. Adesso torniamo a casa-.
La giovane donna cercò di sostenere lo sguardo del padre –E-e-ccco, oto-san, i-io non voglio tornare. Io credo di essere già a casa-. Iniziò incerta, ma serena.
-Non dire assurdità, figliola.-
Entrambi si sforzavano di mantenere il tono basso, ma quando l’uomo vide la mano del nukenin posarsi su quella tremante di sua figlia, sentì il sangue circolargli più velocemente nelle vene e il cuore battergli fino allo spasimo. L'atmosfera cambiò.

-Lo sapevo che sarebbe finita così! – si alzò di scatto -Lo sapevo che quando tre anni fa l’Hogake ti chiese di diventare il suo tutore- e puntò l’indice contro il giovane traditore – sarebbe andata a finire così! Avresti dovuto darmi retta allora, quando ti chiesi di rifiutare questa missione! Ma tu sei testarda come nessuno Sakura!- sua moglie cercò di calmarlo, ti farlo tornare seduto, ma non ci riuscì. –Cosa credi che si dica di te al villaggio? “La piccola del clan Haruno che dorme ormai stabilmente nel ghetto degli Uchiha, con il nukenin!-
Sasuke concentrò il suo sguardo sulla sua mano e su quella della sua compagna. Perché era questo che Sakura era diventata in quei tre anni, la sua compagna di vita, la sua salvezza. Si riscoprì per la prima volta incapace di parlare, di difendersi, forse perchè sapeva che tutte quelle accuse erano vere. Era vero, lui era un nukenin.
La giovane Haruno sentiva gli occhi pungerle, ma non avrebbe ceduto al pianto.
-Tu non devi stare qui!- suo padre continuò –Non puoi stare qui con lui! Che futuro ti darà? Nessuno. Magari un giorno sarà riabilitato a Jonin, ma cosa vuoi che importi se sei un Uchiha che ha causato la distruzione dell’intero Paese del Fuoco? Cosa? Vuoi davvero entrare a far parte di questo clan? Sono seminatori d’odio, Sakura!. Anche la storia del povero Itachi, che ha sacrificato tutto per questo villaggio, non ha fatto altro che seminare odio tra i suoi membri, è quest’odio ha portato allo scoppio della guerra ninja più grande di tutti i tempi!-.
-Non pronunci il nome di mio fratello- Sasuke si alzò e il suo viso divenne improvvisamente minaccioso.
-Già. Tuo fratello. Io l’ho conosciuto, era una gran brava persona, almeno lui. Ma tu!Tu non puoi stare con mia figlia, tu non la meriti!-

Sasuke accusò il colpo. -Adesso smettila papà, basta con questa storia! -.
-No bambina mia, perché non capisci? Anche se dicono che ha fine guerra ci abbia aiutato, ha comunque ucciso decine e decine e di persone innocenti. È un assassino-.
E quelle ultime parole furono scandite lentamente, e a Sasuke sembrano prendere quasi consistenza, divenire dense ed appiccicarsi a lui per soffocarlo. 

-Sakura, tuo padre ha ragione. Io non ti merito. Tu dovresti stare fuori da qui, adesso che puoi, adesso che il tuo compito è finito. Dovresti conoscere qualcun altro e vivere una vita che non sia al mio fianco. Cosa potrei mai offrirti io-. La voce dell’ultimo Uchiha era atona, priva di qualsiasi emozione, e i suoi occhi neri, sembravano ancora più vuoti e scuri del solito.
-Ecco, finalmente sta ragionando anche questo ragazzo-

-No! Smettetela tutti quanti dicendomi cosa devo o non devo fare!. Sono adulta ormai, posso scegliere da me. E la mia scelta non cambia, è la stessa che feci quando avevo dodici anni e lo vidi per la prima volta, quando ne avevo sedici e partì via. È la stessa scelta di dieci, cinque, tre , o un anno fa. Io scelgo di rimanere acconto a Sasuke Uchiha. Perché probabilmente ora che ci penso, forse non è mai stata neppure una mia scelta. È sempre stata più come una necessità quella di amarlo, un po’ come respirare-.
Era una donna adesso. Non avrebbe permesso a nessuno di lasciarla indietro e di decidere per lei.

Ci furono di nuovo dei minuti di interminabile silenzio, forse perché tutti, compresa lei, erano scioccati dalla verità contenuta in quella parole, sconvolti dalla determinazione che gocciolava da ogni singola sillaba.
-Se è questo ciò che ti rende felice, allora sii finalmente libera di essere felice figlia mia-. Sussurrò lievemente la signora Haruno, facendo udire la sua voce per la prima volta. –. È inutile stare qui a parlarne caro, non ci seguirebbe comunque. È arrivato il momento di lasciarla andare-
-oka-san, grazie-bisbigliò commossa.
Il capostipite del clan Haruno sospirò, in fondo aveva sempre saputo che se sua figlia aveva già deciso, allora niente le avrebbe fatto cambiare idea.-. È davvero questo quello che vuoi?-
-Si-
-Bene, va bene. Ma sappi che non approvo neanche un po’… e per quanto riguarda te- e ripuntò il suo indice contro Sasuke – Se fai di nuovo del male a mia figlia, giuro che ti farò raggiungere tutti i tuoi antenati-.
-Non ne ho intenzione, signore-
-Lo spero per te- . I due uomini, fieri ambedue come due leoni selvaggi, si squadrarono un poco, cercando di dimenticare tutto quello che era stato detto poco prima, e si strinsero la mano. Forte, molto forte, quasi volendosela stritolare a vicenda. A Sakura scappò quasi un sorriso vedendo quella scena. Forse un giorno sarebbero potuti andare quasi d’accordo.

 
Sakura andò in cucina, doveva sbrigarsi a preparare qualcosa per la cena altrimenti Sasuke si sarebbe lamentato di lei di nuovo. Stava ancora pensando alle parole giuste per poter dire a Sasuke che l’indomani i suoi genitori sarebbero arrivati per il pranzo. Ad un certo punto sentì due braccia forti stringerle intorno alla vita, e il volto del compagno sulla spalla.
-. È impossibile dormire quando tu cerchi di cucinare Sakura, fai un baccano assurdo-
-Mai un complimento da fare, eh tu?- rispose prontamente lei, lasciandosi avvolgere da quella stretta forte.
-Ho visto tutte quelle buste sul tavolo, hai deciso di comprare tutto il supermercato?-
-No, bhe…veramente domani abbiamo ospiti a pranzo-
-Cosa? Chi?- Chi è tanto folle da venirmi a disturbare fino a casa. Un intuizione attraversò la mente dell’ultimo Uchiha, in fondo era da tanto che non li vedeva.
-Non mi dire che…-.
-Si, proprio loro Sas’ke-kun, è arrivato il momento di dirgli del piccolo-
Sasuke sbiancò. Non era certo che l’Haruno avrebbe preso bene la notizia che lui, l’ex-nukenin, aveva preso tutto di sua figlia…ma proprio tutto.
Probabilmente avrebbe finalmente raggiunto i suoi antenati.









Angolino Autrice.
Eccoci qui, siamo arrivati al quinto capitolo^^. Questo non aggiunge niente di nuovo alla storia che più o meno stavo portando avanti, ma questi due "momenti" della vita di Sakura e Sasuke mi sono sembrati troppo importanti per ometterli dalla storia, ed allora eccoli qui, sotto forma di flashback. Che ne pensate?. So che magari la seconda one-shot è molto dura, ci sono termini come nukenin, assassino, odio... ho cercato di stempeare i toni nel finale, e renderla meno angosciosa e più allegra, perchè alla fine ogni cosa va bene (per la frotuna di Sasuke) ^^.
Vorrei ringraziare tutti coloro che hanno messo questa storia tra le preferite, ricordate, seguite...e soprattutto chi la la santa pazienza di recensire^^. Veramente, Grazie <3.




Flyonclouds.



 

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Capitolo 6
*** The End of an Age. ***



Grazie a te che sei rimasta con il clan Uchiha fino alla fine.





Convivere per Sopravvivere Insieme. 




Solstizio d’Estate.

Sakura spalancò gli occhi, sudata. Si voltò rapida verso l’orologio sul comodino, portava le sette di sera. Panico.
-Sas’ke!- urlò.  Il respiro iniziava a farsi irregolare.

Sasuke, al piano di sotto, era comodamente seduto sul divano a lucidare la sua katana. Ma, ad un tratto, un urlo lacerò il silenzio della sua Villa. Era Sakura, e lo stava chiamando. Il che era strano perché di solito Sakura, che gli urlava contro abbastanza spesso, lo faceva con tale enfasi solo quando, come diceva lei, “dava spazio al suo caratteraccio” o quando distruggeva qualcosa. O quando dimenticava qualcosa. Spesso appunto. Ad ogni modo erano da poco passate le sette, e essa stessa era da poco andata a dormire visto che in quegli ultimi giorni affermava di essere “troppo stanca”. Sentì di nuovo urlare il suo nome, e uno strano brivido gli percorse la schiena. Percepiva il respiro irregolare di Sakura. Possibile che…?

-Che succede?- si precipitò nella stanza, e non appena la vide il suo cuore mancò un battito. Sudava freddo e si teneva il ventre gonfio, troppo gonfio, con le mani.
-Sasuke’ aiutami- implorò.
L’affiancò subito e l’aiutò ad alzarsi. Si guardarono negli occhi per qualche istante – Portami all’ospedale-.ordinò lei.
 L’ultimo Uchiha per la prima volta nella sua vita desiderò svenire. Non era pronto, non lo era mai stato. E non era mai stato neppure capace di prendersi cura di lei, come poteva essere pronto a quello. Si paralizzò. Ma un nuovo urlo, questa volta era certo che fosse di dolore, lo risvegliò dai suoi pensieri. Prese Sakura in braccio e si fiondò fuori da casa sua, in direzione dell’ospedale di Konoha. Sakura apriva e chiudeva gli occhi ad una velocità disarmante, aveva le guance rosse ed ogni cinque minuti lanciava soffocati gemiti di dolore. Lui correva sopra i tetti, terrorizzato. Qualcosa non andava.

-Ino!- chiamò, non appena giunse nel cortile affollato dell’ospedale e riconobbe i tratti dell’amica.
La Yamanaka si voltò non appena sentì il suo nome trasportato dal vento, e la scena che le si presentò davanti la sconvolse. Sakura, semicosciente, era trasportata da un Sasuke che sembrava lì ì per fare la stessa fine. C’era qualcosa che non andava perché Ino aveva seguito direttamente il caso della sua migliore rivale, e sapeva che il parto era stato previsto nelle prossime due settimane. Non adesso, ora era troppo presto. Si avvicinò all’uomo rapida. –Portate una barella- disse ad un gruppo di infermieri accorsi insieme a lei, e non appena fu eseguito l’ordine Sakura fu portata nel reparto emergenza, con tanto di respiratore artificiale.
-Che sta succedendo Ino?-
-Non lo so ancora Sasuke, dobbiamo fare delle analisi-
Sasuke sapeva che stava andando qualcosa storto. Era troppo presto.
-Me ne frego delle analisi. Dimmi che sta succedendo!- afferrò Ino per le spalle e la scosse violentemente. I suoi occhi da neri parvero per un attimo perdere ogni controllo.
-Devi stare calmo, Sasuke, lascia fare a me- la kunoichi si divincolò da quella stretta ferrea.
L’uomo lasciò cadere le braccia lungo i fianchi. –Andrà tutto bene?- era una preghiera la sua, non una domanda.
Ino lanciò un altro sguardo a Sakura, ormai completamente priva di sensi. Non riusciva a comprendere neppure lei cosa stesse succedendo. Spostò i suoi occhi azzurri in quelli vuoti dell’Uchiha, ma non trovò la forza necessaria per rispondere. Aprì la porta della sala Emergenza, vi entrò dentro sospingendo la barella, e la richiuse subito dopo, lasciando l’uomo fuori.
Sasuke vide la porta chiudersi violentemente e capì che la sua corsa nell’ospedale era giunta al limite, ed adesso poteva solo aspettare.

-Maledizione-  diede con forza un cazzotto contro al muro, provocando una rientranza con una spessa crepa. Le altre persone nella sala d’aspetto lo guardavano sconvolte, e sentì anche qualcuno domandarsi se fosse un pazzo fuggito da chissà quale reparto. Ma lui non importava. L’unica cosa a cui riusciva a pensare era Sakura, la sua unica ragione di vita, che quella mattina stessa l’aveva abbracciato calorosamente e rassicurato, e che adesso era stesa in stato semicosciente su una qualche barella. Ripensò a quegli ultimi mesi, e un po’ se l’aspettava che sarebbe successa una cosa simile. I medici aveva definito la gravidanza di Sakura difficile, e non sapeva neppure perché. Probabilmente lei ne era a conoscenza, ma quella donna insopportabile non gli aveva detto nulla, per non farlo preoccupare probabilmente. Andò a sedersi su una sedia di plastica blu ingiallita dal tempo, e dalla guerra. Chinò la testa all’indietro fino a poggiarla contro il muro.
Per la prima volta in tutta la sua vita aveva paura. Un paura folle, terribile. Aveva paura di perderla, e di perdere il nuovo lui o la nuova lei. Sakura non poteva morire, non adesso, e comunque di certo non prima di lui. Fu colto da una nuova angoscia. Se Sakura moriva, sapeva che lui l’amava?. Era da più di quattro anni che stavano insieme e Sasuke era consapevole di averglielo detto si e non due, tre volte, e comunque sempre con un tono così basso da rendere quelle parole difficilmente udibili. Dannazione. Gli parve di star precipitando di nuovo nel baratro oscuro. Chiuse gli occhi.

-Signor Uchiha?-

L’interessato aprì le palpebre lentamente e pian piano mise a fuoco la figura di quella che probabilmente doveva essere un’infermiera.
-Signor Uchiha, sta bene?-
-Io?! S-sakura, Sakura come sta?- chiese a bassa voce, con quest’ultima ancora impastata dal sonno. Adesso che si era svegliato tutte le ansie che l’avevano attanagliato si ripresentarono con più forza di prima.
La giovane ragazza gli sorrise. –Si alzi, venga-.
Perché nessuno rispondeva alle sue domande?. Si alzò di scatto, rassegnato a qualunque cosa la sorte avesse preparato per lui. Se Sakura era morta, doveva morire anche lui. Stava prendendo in considerazione l’idea del suicidio. Probabilmente però prima avrebbe distrutto quel ospedale, ed avrebbe distrutto ghetto Uchiha cosicché da cancellare ogni minima traccia dell’esistenza del suo clan maledetto. Seguì la ragazza lungo i corridoi bianchi, superò la porta che poco prima gli era stata sbattuta contro. Aveva la faccia contrita e nella sua mente passava in rassegna le immagini di tutti i suoi avi. Li avrebbe raggiunti. Ad ogni passo l’odio profondo che provava verso se stesso aumentava, si sentiva responsabile per quando era successo.
-Che ore sono?-
-. È da poco scoccata la mezza notte-.
Sasuke sorrise, amaro. La mezza notte del ventuno giugno, il giorno del solstizio d’estate, in cui la notte è più lunga rispetto al giorno… infondo stava per scegliere una bella data per il suo suicidio. Molto poetica.

Si ritrovò di fronte Ino. I loro sguardi si incrociarono un attimo, e Sasuke fu sorpreso di non trovarvi alcuna lacrima o sentimento triste. Anzi i suoi occhi sorridevano, felici.
-. Sono due splendidi gemelli- disse aprendo la porta dietro di sé per lasciarlo entrare.
Cosa?. Aveva sentito bene? Sakura era viva? Due piccoli? Era reale?. Lui non ci credeva.

La luce smorta del lampadario faceva luce sul Paradiso. Sakura, stesa sul un letto bianco con i capelli spettinati e le gote ancora arrossate teneva in braccio, anzi ne aveva uno su ogni braccio, due piccoli fagotti azzurro chiaro. Le si avvicinò cauto, fino a portarsi al fianco del letto. Le iridi smeraldine erano stanche e lucide.
 – E chi se lo aspettava- disse lei ,piano, non appena lo vide – questi due sono più testardi di te, hanno deciso di nascere oggi, e così è stato. Per questo è stata dura-. Nessuno se ne aspettava due.
Sasuke si lasciò andare in un sorriso liberatorio, e ad un tratto tutti i pensieri negativi parvero sparire nel nulla. Fissò i suoi occhi sui suoi figli. Gli venne da sorridere di nuovo, erano bellissimi. Si chinò per posare un leggero bacio sulla fronte di Sakura e per avvicinarsi ancor di più ai due notati. Notò divertito –ma ovviamente  non lo lasciò trasparire- che avevano entrambi qualche peletto scuro sul capo. Se si osservava attentamente si intravedeva in uno dei riflessi blu, simili ai suoi. Nell’altro invece lo stesso accento di capelli neri prendeva una tonalità lievemente prugna. Lo zampino di Sakura era più che certo, ma almeno erano solo riflessi. I piccoli aprirono quasi contemporaneamente gli occhi, mostrando entrambi iridi scure esattamente come le sue.
-Benvenuti al mondo- sussurrò piano.
-Ehy guardate, è il vostro papà-
Siamo genitori, Sas’ke.
-Signori Uchiha, i nomi prego- richiamò la loro attenzione l’infermiera con una cartelletta in mano.
Sasuke allungò le braccia verso quella zazzera di capelli esattamente come i suoi e lo accocolò tra le sue braccia un po’ maldestramente.
 –Itachi, Itachi Uchiha-. Era quello il nome concordato da lui e Sakura se fosse nato maschio. Guardò l’altro fagotto interrogativo, non se ne erano preparati un secondo.
-Shisui Uchiha- rispose la giovane mamma prontamente. Poi si rivolse al compagno, abbassando la voce di un tono in modo tale che solo lui potesse udire –In fondo erano migliori amici, Shisui e Itachi, e si sono sacrificati entrambi per il bene del Villaggio e del Clan. Avevano un legame molto forte, al pari di due fratelli. Adesso rivivranno e lo saranno per davvero-.

Perfetto. Era tutto perfetto pensò Sasuke Uchiha, che ormai non era più l’ultimo del suo clan. I Kami gli avevano donato due gemelli probabilmente per cancellare il destino crudele a cui erano andati incontro lui e suo fratello. Non ci sarebbe stato più un nii-san e un otouto, c'erano solo due fratelli che sarebbero cresciuti insieme e sostenuti a vicenda per sempre.
In quel momento si rese conto che stava provando una gioia tale che sarebbe potuto davvero morire il giorno del solstizio d’estate, quando erano venuti al mondo i suoi figli.

 
 

 

La venuta di una Nuova Era.

Sasuke era certo che Shisui lo stesse guardando con aria di sfida.
-Apri la bocca- ordinò, ma suo figlio non diede alcun segnale di aver recepito l’ordine, e continuava a starsene beato senza mangiare. Effettivamente l’Uchiha maggiore doveva ammettere che quella pappetta non aveva per nulla un’aria invitante, e che suo figlio, di appena pochi mesi, era troppo intelligente per mangiare una cosa simile. Confortato da questa teoria, che gli evitava una crisi di nervi poichè non avrebbe mai ammesso che Shisui non mangiava solo quando c’era lui,  si rivolse a Sakura, che andava avanti indietro nella cucina per far addormentare Itachi, che aveva già finito di mangiare da un pezzo.
-A Shisui non piace questa roba, perché non gli prepari un’insalata di pomodori? Sono sicuro che la mangerebbe-
-Ed io sono sicura di no, visto che non ha neppure l’accento di un dente- rispose lei, paziente.
-Ne sarebbe in grado-.
-Ma ha pochi mesi, Sasuke-.
-Tsk-.

Il giovane padre sollevò piano suo figlio dal seggiolone, lo prese in braccio e si avviò verso il divano. Quando ad un tratto sentì il rumore di colpi violenti sul legno, un bussare che poteva essere solo del dobe. Decise di andare ad aprire per salvaguardare l’integrità della porta di legno di casa sua, che era sopravvissuta a due guerre, ma che sarebbe di certo caduta sotto i colpi di Naruto Uzumaki.

L’Hogake entrò in casa con Minato in braccio. Era cresciuto quel piccoletto. Aveva poco più di un un’anno, gli occhi color panna, che ben lasciavano intendere l’abilità innata di cui era dotato, e una zazzera di capelli biondi. Di un biondo identico a quello insopportabile di Naruto, a detta di Sasuke. Egli, stava per l’appunto iniziandosi a lamentare per quella visita, che Naruto iniziò a parlare, impedendo qualsiasi altra forma di dialogo.
-Stavo passando da queste parti e ho deciso di entrare. E non fare quella faccia teme, stavo davvero passando di qui per caso anche se è un quartiere deserto. Oh, Itachi, Shiusi come siete cresciuti. Hai visto Minato? I tuoi cuginetti crescono a vista d’occhio. Eh, oh Sakura, vedo che ormai ti sei ripresa del tutto, i primi tempi dopo il parto avevi una gran brutta c’era. Bhe, in effetti, dover vivere con tre Uchiha deve essere dura. Ne’ tu la stai aiutando teme nelle faccende domestiche? Ti ho pure concesso un periodo di esonero della missioni!. Mmmh, anche se credo che tra un po’ dovrai riprenderle, stanno succedendo dei casini nel Villaggio della Nebbia e non so proprio chi altro mandarci, è passato del tempo da quando non mando degli esploratori…-

Sasuke stava valutando se Minato avrebbe potuto soffrire della morte prematura di suo padre ad opera sua. Probabilmente no, anzi probabilmente l’avrebbe ringraziato.
-…e voi ragazzi, ci pensate mai a come passa il tempo? Vi ricordate i giorni del Team7? E pensare che adesso siamo tutti e tre genitori!-

I tempi del Team7. Sakura e Sasuke se li ricordavano bene. Per lei erano ricordi macchiati di speranze, sofferenza, amore non corrisposto e gioia. Per lui erano gli ultimi ricordi felici prima di essere avvolto dalle tenebre. Per entrambi erano i tempi in cui i loro sguardi erano acerbi e profumavano appena di un sentimento simile all’amore.

-Bei tempi dobe, quando ti bastava un cazzotto sulla testa per farti restare in silenzio-.
Sakura scoppiò a ridere non appena udì quella risposta. E in quell’istante le parve davvero di essere tornata indietro nel tempo.
-Infondo non siamo poi molto diversi da allora- aggiunse, raggiungendo i due uomini che intano si erano accomodati in salotto.
-Certo che no! Sasuke ha sempre lo stesso caratteraccio, e tu picchi ancora forte- e questa volta fu Naruto che scoppiò a ridere.
-E tu sei sempre lo stesso baka- aggiunse lei rassegnata, aggiustandosi Itachi sulle gambe.
-Magari quei tempi torneranno- il tono di Sasuke era serio come al solito.
-Eh come teme?- chiese l’Hogake, ancora sghignazzando.
-Con loro. I nostri figli li vivranno in futuro per noi-

Naruto strinse Minato un po’ più forte tra le braccia, mentre quello si divincolava cercando di sporgersi il più possibile dalle braccia del padre per incrociare curioso i piccoli sguardi Itachi e Shisui, entrambi tenuti saldamente dai loro genitori.
-Hai ragione teme, saranno fortissimi-.
 

Quella sera Sasuke e Sakura Uchiha, dopo aver delicatamente posato i loro piccoli nelle rispettive cullette, stettero a lungo a pensare sull’idea del tempo, del tempo che passa. Erano stretti in un forte abbraccio nel loro letto, che in precedenza era stato di Fugaku e Mikoto, e che in futuro apparterà ad altri Uchiha. Loro e i loro figli, e i figli dei loro figli avevano un ‘intera parte di Villaggio da riportare alla luce, il nome di un intero clan da far brillare di nuovo. E il tempo sarebbe passato inesorabile anche per loro, anche per Sakura e Sasuke. Sasuke e Sakura. Avranno una vita meravigliosa insieme: l'Era dei fidanzatini in lotta con sè stessi e con i loro sentimenti è finita, sono diventati un uomo e una donna maturi adesso, che sono stati in grado di costruire una famiglia. Ora non convivono più, non sopravvivono pù, ma vivono davvero. E di certo la vita splendida e felice che hanno dinnanzi sarà lontana ed immune dalle ombre del passato. Ma quella vita, quella vera, era già iniziata quattro anni fa, quando per la prima volta la kunoichi aveva messo piede a Villa Uchiha per restarvi per sempre accanto a lui. Per sempre.
 
 
 
 
 


 
 
FINE.




 
                     La vita insieme di Sakura, Sasuke, Itachi e Shisui Uchiha sarà tutta un'altra storia.






Angolino Autrice**
Ragazzi sto per piangere, non ci posso credere di aver concluso questa raccolta. Sul serio, mi viene da piangere. Vorrei ringraziare tutte voi, TUTTE, da chi ricensisce, chi mette tra le preferute, le seguite, le ricordate, vorrei sentirvi tutte per l'ultima volta. E' grazie a voi che sono arrivata a questo punto. Vi dedico la storia.
Ho deciso di terminare qui la shot perchè ormai il "compito" di raccontare la convivenza tra Sakura e Sasuke è concluso. Adesso loro non convivono, non sopravvivono più. Adesso vivono per davvero, anche grazie a tutti coloro che sostengono e amano questa coppia.

P.s: Katon ci tiene a dirmi che Itachi e Shisui lo stanno facendo martire, dattebayo!





Flyonclouds.


 

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