Take my fucking hand and never be afraid again

di myscandalousromance
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** I don't love you ***
Capitolo 2: *** You don't know what it's like ***
Capitolo 3: *** home, sweet home! ***
Capitolo 4: *** La ragione domina gli istinti ***
Capitolo 5: *** he's yours ***



Capitolo 1
*** I don't love you ***


Premetto che non conosco ne Pete (meglio così) ne i My Chemical romance (male, molto male ;__;). Questo è frutto della mia fantasia malata e..basta, insomma buona visione. Emh, lettura cioè.

I don't love you

Non sono sicura di volerlo sposare. Anzi, non voglio proprio, ma devo, perché lui mi ama, ed io avevo promesso a mia madre che avrei sposato qualcuno che mi amasse per davvero.
E lui dice di amarmi. Dice di voler passare la sua vita con me. Ma io non lo capisco proprio. Non ci vediamo quasi mai, e le poche volte che ci vediamo mi costringe a stare a casa con lui, anzi che uscire insieme, perché non vuole che ci vedano insieme, non vuole che i giornali sappiano più del lecito di noi.
Perché lui non è uno qualunque; lui è Pete, Pete Wentz, Fall Out boy.

L’ho conosciuto due mesi fa e sin da subito ci siamo messi insieme; non so perché ho fatto questa pazzia, ma oggi, al giorno del mio matrimonio con lui, mi rendo conto che non lo amo, non lo ho mai amato, non amo niente di lui: non amo il suo viso, troppo scimmiesco; non amo il suo modo di fumare: odio quando mi sputa il fumo in bocca; non amo la sua gelosia morbosa, possessiva, per colpa sua ho perso tutti i miei amici, o quasi: è completamente all’oscuro del fatto che di nascosto messaggio con Rosalie, la mia migliore amica dai tempi del colera, quindi sin dalla notte dei tempi. Lei non ha mai capito le mie scelte, ma le ha accettate, facendo tutto il possibile per vedermi.
I miei pensieri confusi vengono interrotti da Ashley, la migliore amica di Pete, che è appena entrata nella stanza. Perché lui può avere un’amica e io no?
“Tutto bene?” mi dice lei accarezzandomi i capelli. Sembra così tesa, così triste. Mi guardo allo specchio. Ho già il vestito addosso.
Mi stringe.
Ha voluto che indossassi quello, perché era di sua madre. Io volevo indossare quello della mia. Non voglio sposarlo.
Vorrei poterne parlare con lei, ma non mi sembra la persona adatta.
“Si. Tutto bene” le rispondo mentre una lacrima mi tradisce. “Scusa, è l’emozione” cerco di trovare una giustificazione a tutto, e forse ci riesco; mi sorride. Poi va fuori lasciandomi di nuovo sola nel mio oblio.
E’ ora.
Mi alzò in piedi, tremante esco dalla stanza e mi dirigo da Crystal, la mia damigella che ho conosciuto solo ieri, ovviamente l’aveva scelta Pete. Io devo solo dire “SI” e il suo lavoro finisce li.
Ad un certo punto qualcuno mette le mani sui miei occhi. “Chi sono?” mi dice con una voce allegra, familiare, troppo familiare.
Mi volto.
Non ci credo.
E’ lei.
E’ la mia Rose.
La abbraccio fortissimo. Sto per chiederle perché è qua ma lei capisce il mio sguardo, come sempre, e mi spiega subito. “Mi ha chiamata una certa Ashley stamattina. Mi ha detto che potevo venire, ed eccomi qua, di fronte a te che ti invito a mandare a puttane tutti e coronare il tuo, anzi, il nostro sogno.”
Cazzo, il nostro sogno, me l’ero quasi scordato. Due settimane fa ricevetti una lettera da parte del team dei My Chemical Romance, la nostra band preferita. Ma che preferita, la migliore al mondo secondo noi. Pete non me li aveva mai presentati, secondo lui avrebbero influenzato negativamente la mia vita. Tutte stronzate. Sta di fatto che quando dissi a Pete che avevano preso me e Rose per il loro tour in giro per il mondo, era completamente impazzito. Mi aveva dato uno schiaffo dicendo che ero solo una puttana, dicendo che non avrei mai fatto nulla di simile e che la mia vita era con lui, solo con lui. Non so perché non lo ho ancora mollato.
Mi cade una lacrima in viso mentre ricordo. Rose accende l’i-pod e mi mette una cuffia nell’orecchio.

I don’t love you, like I did yesterday.

Gerard ha ragione.
Io non amo Pete come lo amavo ieri, anzi, non l’ho mai amato.
Non so che fare.
Vorrei lasciarlo ma da sola non credo di poterci riuscire. Rose sta ferma li, a guardarmi. Lei ha già capito tutto. “Vai. Io ti trovo un lavoro intanto.” La abbraccio. Non voglio farlo da sola. Ho paura. Ho bisogno di lei.
“Vieni con me, ti prego”
Mi prende per mano e andiamo alla ricerca di Pete. Sono certa che andrà su tutte le furie.
Passo davanti a qualche invitato, sorpreso di vedermi così presto. Di solito la sposa si fa aspettare. Guardandomi capiscono subito che c’è qualcosa che non va, ma nessuno si fa avanti.
“Dov’è Pete?” chiedo a Patrick. Non mi è mai stato simpatico, odio la sua voce, canta malissimo dal vivo. Per registrare l’album hanno dovuto correggere un sacco di cose per colpa sua. Mi guarda finalmente, sembra imbarazzato. “Emh, ecco.” Si mette una mano sulla nuca. Si guarda intorno. Perché non vuole dirmelo? Mi sta nascondendo qualcosa. Lo sento. Seguo il suo sguardo che si posa prima sugli altri della band, che a loro volta si voltano tutti verso l’auto delle nozze. “Potevi dirmelo subito che era li, deficiente” gli dico liberandomi di una delle tante croci che porto da due mesi.
Rose ed io ci avviciniamo alla macchina.
“Che strano, i vetri sono appannati” constata Rose mentre con una mano pulisce quello posteriore.
E li accade l’imprevisto. Pete e Ashley, nella macchina del mio matrimonio. Scopavano. Li guardo, immobile.
“Adesso gliene dico quattro” dice Rose incazzata più di me mentre bussa nel finestrino.
“alla buon ora Pete” gli dico tra le lacrime.
Tutti si sono avvicinati, tutti sapevano.
Tutti tranne me, e Rose.
I due si staccano subito. Pete si rimette in fretta i pantaloni ed esce dall’auto. “Scusami, amore scusami.” Mi dice prendendomi il viso per le mani. Lo guardo, una lacrima mi riga il viso seguita da tante altre. E’ strano, ma mi viene da ridere. Lui sorride a sua volta, pensa che io ho capito, e in realtà ho capito, ho capito tutto.
“Mi hai perdonato?” mi chiede posando il suo sguardo sul mio. Scoppio a ridere; una risata sarcastica, forse, liberatoria. Mi allontano da lui, che notando il mio gesto non sorride più. Adesso parlo io Pete, fammi dire tutto quello ce ho dentro. “Io sono stata due mesi con te Pete. Mai una carezza, mai una parola sincera. Mi hai rinchiusa in una cupola senza via d’uscita. Per te in due mesi ho perso tutti i miei amici, tutta la mia famiglia, non ho mai vissuto in questi due mesi. Tu e la tua gelosia morbosa. Poi proprio oggi, ti trovo con quella sgualdrina”e sottolineo la parola sgualdrina in modo tale che possa ferirla, che possa farle capire che quello che penso di lei, oggi, lo ho sempre pensato.
E’ arrabbiato, lo vedo.
Non vuole che parli di lui con gli altri.
Ma tutti devono sapere che persona è.
“Non datele retta. Mi ama, è solo gelosa!” dice lasciandomi stupita un'altra volta. E’ così bravo ad arrampicarsi sugli specchi. “Senti, scimmione smettila di dire stronzate, guarda che lei voleva lasciarti all’altare!” gli dice Rosalie sputando tutto il veleno che ha dentro.
Lui si avvicina a lei con fare aggressivo. Patrick lo tiene. “Smettila” gli sussurra all’orecchio ma non tanto a voce bassa da non farlo sentire agli altri.
Lo guardo un’ultima volta.
Poi gli dico addio.

Sono libera.

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Capitolo 2
*** You don't know what it's like ***


You don't know what it's like

E’ sera. Sono passate dieci ore dal mio addio a Pete. Non dico una parola. Non ho voglia, non ho nulla da dire in realtà. Rose cerca di tirarmi su di morale. E un po’ ce la fa. “Dai, Alice, stai per conoscere i My Chemical Romance!” sembra così felice per me. Forse in un altro momento avrei fatto i salti di gioia, ma oggi non mi va proprio. Se penso a tutto il tempo che ho sprecato con Pete, se penso a tutti gli amici che ho perso, a tutte le occasioni importanti che ho perso, mi viene da piangere. Ed eccole che ritornano a scendere. “Oh dai tesoro.” Rose mi accarezza la testa. Tiro su col naso cercando di ricacciare indietro le lacrime. Devo essere forte, Pete non si merita tutta questa importanza. Però infondo non sto piangendo per lui, piango perché mi vergogno di me stessa. Sono stata una stupida ad infatuarmi così tanto di lui a tal punto di rinunciare alla mia stessa libertà.
Dopo qualche ora arriviamo a destinazione. Ho ancora quel vestito orrendo addosso. “Muovetevi, siete in ritardo” ci dice un ragazzo, probabilmente un suo collega, ops, nostro. Posa il suo sguardo su di me, sul mio vestito. Arrossisco imbarazzata. “La macchina te la porto io a casa” dice a Rose prendendo le chiavi dalla sua mano. “Mi sa che devi presentarti così Alice. Non hai vestiti, oltre questo. Domani ti accompagno a fare shopping, tanto ci fermeremo a Chicago” Caspita che sfiga. Sto per incontrare i miei idoli e mi presento in questo modo. Ho paura di sapere ciò che penseranno.

Camminiamo alla ricerca di qualcosa, di qualcuno, di loro, non so cosa abbia in mente Rose.
Sento la musica.
Gerard sta cantando quella canzone.

Sometimes I cry so hard from pleading
So sick and tired of all the needless beating

“Corri!” mi dice Rose prendendomi per mano e trascinandomi con se. Arriviamo al lato del palco. Si avvicina ad un ragazzo con dei piercing, e dei tatuaggi. Lo riconosco. E’ Brian.
“Ciao, io sono Brian” mi porge la mano che mi affretto a stringere. “Alice” gli rispondo quasi sussurrando. Non nota il mio abbigliamento, è troppo impegnato a controllare che vada tutto bene, per fortuna. “Passate” ci dice spostando una ringhiera. Mi ritrovo di fronte a loro. Immobile e incantata ad ascoltarli. Chiudo gli occhi e mi perdo in quella canzone. Non so se mi hanno vista, e non mi importa. Mi aspetto che qualcuno mi porti via scambiandomi per una pazza, ma non è un mio problema in questo momento.

I don’t love you, like I did yesterday

Ci ho ripensato a lungo, ma ormai ogni istante è perso. Lui ha ignorato ogni cosa, mi ha soffocata. Non è stato semplice per me rinunciare a vivere, lui ha cancellato ogni ricordo, ha ridotto la mia vita in cenere. Una lacrima fredda mi vela il viso. Sono stanca di soffrire, sono stanca di piangere. Vorrei solo chiudere gli occhi e non svegliarmi mai più.
“Ehi” Rosalie mi sveglia. Mi volto verso il palco, Gerard canta a squarciagola sulle note di Cemetery Drive. Trovo il coraggio di guardarli tutti, uno per uno. Bob è troppo impegnato a suonare la batteria, e lo fa divinamente. Ray scuote i suoi capelli come se anch’essi nel loro muoversi, producessero musica. Mikey è tranquillo. E’ l’unico che non si muove più di tanto. E’ strano vederlo fermo insieme a tutti gli altri che si muovono. Mi guarda, vede i miei occhi gonfi, il mio vestito sporco. Chissà che idea si è fatto. Poi nota Rose e le fa l’occhiolino. Mi volto verso di lei. E’ completamente partita per quel ragazzo. Gerard è dall’altra parte del palco. Poso il mio sguardo su Frank e vedo che anche lui mi guarda. Abbasso lo sguardo, imbarazzata. Mi sento così fuori luogo.
Il live termina poco dopo. I ragazzi scendono dal palco, dileguandosi nel backstage.
“Dai, andiamo nel bus, ti presento gli altri.”
Rose mi trascina con se.
Arriviamo in uno spiazzo dove ci sono due autobus.
“Guarda, quello è il bus dove dormo io, con gli altri dello staff. Siamo sette in tutto. Non c’è posto per te nel nostro bus, quindi dobbiamo chiedere a Brian dove possiamo sistemarti.”
Entriamo nel bus e tutti gli occhi dei presenti puntano su di me. Dico un ciao timido. Mi rispondono abbozzando un sorriso. Rose mi presenta, uno per uno dicono il loro nome, come se fossimo al primo giorno di scuola. Sono certa che non ne ricorderò nemmeno uno.
“Ehi sono tornati” dice una ragazza affacciandosi ad un finestrino. “Ciao ragazzi!” riconosco la voce di Gerard che ricambia il saluto.
Vado un attimo nel bagno.
Mi lavo la faccia. Non mi va di farmi vedere così da loro. E’ già abbastanza vedermi con questo straccio addosso.
Esco.
Nel bus non c’è più nessuno. Sono rimasta sola. Sento delle voci provenire dall’esterno. Mi avvicino alla porta dell’autobus e guardo fuori. “Ehi Alice, vieni!” mi urla Rose. Stava affianco a loro, c’erano tutti, tranne i due chitarristi.
Feci un respiro profondo, presi coraggio e scesi i gradini. Arrivai di fronte a lei, di fronte a loro.
“Mikey, Gerard, Bob, questa è Alice!” li guardo.
Li vedo sorridere ma non sono stupida, so che si stanno scervellando per sapere cosa mi sia successo. Infondo siamo tutti un po’ pettegoli. “Bel concerto” gli dico.
“Grazie Alice!” mi dice Bob sorridendo. Mi ispira tranquillità il suo viso.
“Alice” Mikey mi si avvicina a me e mi mette le mani sulle spalle. “come cavolo fai a sopportare Rosalie?” si pente subito di ciò che ha detto. Rose gli da uno scappellotto in testa.
“Ehi attento a come parli!” tutti hanno già capito di che pasta è fatta. Testarda, schietta, stronza a volte, ma dolce, disponibile, una vera amica.
Arrossisce un po’ quando Mikey la guarda. Poi si volta verso di me, facendomi capire tutto. Le piace. “Ciao io sono Ray” mi dice il capellone arrivando alle mie spalle.

Sorrido.

Gerard guarda oltre le mie spalle. Penso stia cercando qualcuno. “Arnold, vieni qua!” si sta rivolgendo a qualcuno alle mie spalle. Gli fa anche un cenno di mano. Sento la presenza di qualcuno alle mie spalle. “Arnold, finalmente!” Gerard parla ancora con qualcuno alle mie spalle. Chi sarà mai questo Arnold? Mi volto, curiosa e finalmente riesco a sorridere veramente, quando capisco che Arnlod non è altro che Frank. “Non chiamarmi Arnlod” si difende “lui è più scuro di me e non sono così basso.” Si avvicina sempre di più a me.
“Ciao sposina.” Mi porge la mano. Se sapesse quello che ha passato la “sposina” non mi chiamerebbe in questo modo. “Frank, lei è Alice, la mia migliore amica, e da questo istante anche la tua” si interrompe un attimo e guarda anche gli altri “anzi la vostra responsabile dei vestiti, comunemente detta sarta, stilista, un po’ come vi pare. Non è fidanzata e l’abito non fa il monaco. Quindi non è sposata” caspita, ero due mesi senza sentire la sua parlantina.
“Bene, allora non sei più sposina” mi disse Frank sorridendo. Mi chiede anche scusa. Imbarazzata gli dico che non c’è problema. “No fa niente, non sapete cosa mi è successo, quindi suppongo che vi sarete chiedendo perché sono vestita con questo straccio.” Ho gli occhi lucidi. Sto per piangere, di nuovo. Che lagna che sono. Mi mordo il labbro inferiore, gesto che faccio quando sto per piangere. Cerco di trattenermi, i ragazzi mi guardano, in attesa che io continui, ma non ci riesco, è troppo per me. “Scusate” dico allontanandomi per sedermi su un muretto non molto distante da loro. Riesco a sentire la voce di Rose, che racconta ciò che mi è successo. Non mi da fastidio, sapevo che l’avrebbe fatto. Dopo la ringrazierò.
“Praticamente due mesi fa ha conosciuto Pete Wentz…” Sento Gerard bofonchiare qualcosa come un “che stronzo…” poi torno a concentrarmi sulla voce della mia amica. Sta raccontando la mia storia. Ed ogni parola mi fa ricordare ogni singolo momento, ogni singola sensazione passata in questi due mesi.
Ricordo ancora il giorno che l’ho incontrato. Ero in un club con delle mie amiche che ora non frequento più per colpa di Pete, loro erano completamente ubriache. Io ero quella che aveva bevuto solo un bicchiere di birra, ero la più sobria, quando ad un tratto si avvicina Pete, che dopo essersi presentato mi offre da bere insistentemente. Io accetto. Non ricordo cosa successe poi, ricordo solo di essermi svegliata in un altro letto che non era il mio, vestita. Pete aveva detto che mi aveva salvato la vita, che qualcuno mi aveva drogata. Ed io ci crebbi. Quando venni a sapere, per caso, che a drogarmi era stato lui era troppo tardi, mi aveva già chiesto di sposarlo. Mia madre diceva che quando si trova una persona che ti ama devi sposarla, perché chi ti ama potrà darti tutto l’amore di cui hai bisogno.
Ed ecco come è andata a finire.

“No, mi dispiace piccola” sento le parole di Gerard alle mie spalle seguite da un caloroso abbraccio. Mi sento una stupida. E glielo dico. “Gerard non voglio fare pena a nessuno.”
Mi guarda, ha lo sguardo triste. Non sa cosa rispondermi. Tutti quanti, compresa Rose, si avvicinano a me. “Questa che vedete qua non è altro che Alice Hale versione sposa cadavere. Fra un po’ si sveglia, e saranno guai” Rose è fantastica. Riesce a fare dell’ironia anche in momenti tristissimi e imbarazzanti. E’ soddisfatta nel vedermi sorridere. Brian si avvicina a noi.
Alice, tu stai nel bus con i My Chem.” Sghignazzo. Dopo un giorno intero di lacrime sghignazzo. Mi volto verso Rose che sibila un “stronza”. “Vedo che ti sta tornando il buon umore!” dice poi facendomi sorridere ancora di più. Tutti mi guardano e capiscono. Capiscono che sono una loro fan anche io. “Guarda che se vuoi stare con la tua amica c’è un altro lettino libero!” Mikey pronuncia queste parole con troppa enfasi, troppa malizia. Si vede che lo sta facendo più per lui che per chiunque altro. Lei incredula lo abbraccia. “Ecco, perché non stai sempre così calma e tranquilla?” Rose gli fa rimangiare l’ultima frase. Ridiamo tutti.

Ho paura a pensarlo, a crederlo, ma non riesco a nascondere a me stessa che finalmente mi sento bene.

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Capitolo 3
*** home, sweet home! ***


Eccomi con un nuovo captolo, spero di non annoiarvi; vi ringrazio tutte per i commenti *_* appena posso risponderò ad ogni commento individualmente...mi piace confrontarmi con gli altri xD me onorata! buona lettura^^

Home, sweet home!

Siamo sul tour bus dei ragazzi. Loro non ci sono, sono fuori a parlare con i MSI che si sono uniti a noi perché faranno da gruppo di supporto.

Rose è troppo euforica. Non smette di parlare di Mikey.

“Ma ci pensi? Dividerò questa dimora con Mikey!” eccola che riattacca.
Annuisco per farle capire che la sto ascoltando e intanto continuo a guardare le foto che sono attaccate ad un finestrino. Sono buffissime. Una è di qualche anno fa, ne sono certa perché nella foto c’è Gerard con i capelli lunghi e qualche ciocca rossa, indossa un pigiama che in teoria rappresenta uno scheletro, dovrebbe far paura, ma se guardo la sua faccia mi viene solo da ridere. Un’altra foto raffigura Frank con i Mistfits. Caspita che coraggio. Io non farei mai foto con gente così. Era più cicciotto prima. Ora non è magro, sta semplicemente benissimo. In un'altra ci sono Mikey e Gerard da piccoli. Che carini, in questa foto si capisce subito che sono fratelli, ai giorni d’oggi la somiglianza si nota di meno. C’è un’altra foto di Bob con Bert degli Used. Non mi dice niente di buono quel Bert. Rose dice che è semplicemente uno stronzo che non sa cantare. Insomma, lei lo odia. Oddio, una foto di Ray con i capelli corti! Questo si che è uno scoop. Mi avvicino ancora di più al finestrino per vedere meglio la foto. “Oh, in quella foto Frank non aveva ancora rovinato la mia testa.” Ray comparve alle mie spalle con fare malinconico. “Che ti ha fatto Frank?” gli chiedo incuriosita. “Quel coglione mi ha tirato la chitarra in testa ed ho un taglio enorme, è per questo che porto i capelli così!” oh povero. Frank è sempre troppo euforico. “Mi dispiace.” Cerco di consolarlo, gli metto una mano sulla spalla. “Dai, però così stai meglio!” Mi ringrazia e si siede nel divano. “Casa dolce casa” la voce allegra di Mikey mi fa voltare verso la porta. Entra nella sua “sweet home” e si butta sul divanetto. “sono esausto!”
Frank e Gerard entrano nel bus con due borse in mano. “Ci siamo permessi di portarti le borse, Rose.” Poggiano le borse di Rose a terra e lei si affretta a prenderle. “Ecco tieni” mi porge degli abiti. “Ho solo questi, domani saremo a Chicago e faremo un po’ di shopping!”
Li prendo. Gerard mi mostra dove è il bagno. “Stai attenta” mi avverte “Bob non guida benissimo.”
Mi lavo il più veloce possibile. Fa freddo. Gerard ha fatto bene ad avvertirmi. Bob non mi sembra un ottimo autista. Mi asciugo velocemente i capelli. Velocemente si fa per dire: non sono cortissimi, anzi, arrivano quasi sino al sedere.
“Oh ciao Alice, vuoi giocare con me?” mi chiede Frank. Non ci credo. Solo lui può giocare a Harry Potter. Quel maghetto è insopportabile. Rifiuto la sua proposta e mi siedo sul divano.
“E’ tardi, dovresti dormire un po’” mi consiglia Ray seduto affianco a me. Ha ragione. Non mi reggo in piedi. “Buona notte” dico alzandomi. Vado a sbattere contro qualcuno. E’ Frank. Mi chiede scusa. “Ma tu non stavi giocando al Harry Potter?”
“Si, ma mezz’ora fa. Tu dormivi quando ho smesso. E per la cronaca mi sto coricando anche io” ci dirigiamo insieme nel piano di sopra. Mi mostra la mia cuccetta e poi mi saluta.
“Notte Frank.”
Non risponde. Incredibile, si è già addormentato.

Mi sveglio di soprassalto. Ho sete. Scendo dalla mia cuccetta cercando di non fare rumore e vado al piano di sotto alla ricerca di un po’ d’acqua. Apro il frigo bar e trovo solo birre.
“Se cerchi l’acqua è nell’altro frigo” Frank. Anche lui è sveglio.
“Come mai sei sveglio?” gli chiedo mentre mi verso un po’ d’acqua.
“Ti ho sentita scendere qui e ti ho seguita. Sai, non so ancora come fai i toast, potresti essere peggio di Mikey.”
Ah beh, se c’è una persona brava a cucinare qua dentro, quella sono io. Ma decido di non dirgli niente. Mi piace stupire gli altri.
Si siede sul divanetto. Faccio anche io la stessa cosa.
Parliamo per tutta la notte.
Mi ha parlato di Sinatra e Bella, i suoi amati cani, della Skeleton Crew, dei Leathermouth, della sua famiglia, della sua adorata Pansy.
“Allora dimmi qualcosa di te invece” mi chiede sorseggiando il terzo cafè della nottata. “Mi chiamo Alice, mi piace la pizza, adoro i cani e il mio colore preferito è il nero.” Mi da una spinta facendomi stendere sul divano. Però ha ragione, ho dato una risposta troppo stupida.
“Ahia!” mi rialzo subito e gli do un colpetto sulla nuca. “Non si fa Frank!” Si massaggia la testa come se gli avessi fatto del male. “Dai, siccome non sai cosa dirmi faccio io le domande” mi ha chiesto di tutto: qualcosa sui miei genitori, quando è il mio compleanno, il mio lavoro, Pete.
“Non sei costretta a rispondermi. Però vorrei sapere perché è successo tutto questo con Pete.”
Inchioda il suo sguardo sul mio, come se volesse leggere nella mia mente attraverso essi.
A volte si dice che gli occhi sono lo specchio dell’anima.
“Beh, ecco. Mia madre prima di morire mi disse che quando trovi la persona cheti ama, che ti ama più di se stesso, che sarebbe disposto a dare la vita per te…ecco quello è il ragazzo perfetto. Quindi diciamo che ho messo da parte i miei sentimenti per lasciare spazio a quelli di Pete. Io non l’ho mai amato. Ma pensavo che mi amasse.”

“Ma quando una persona è innamorata si vede, dai gesti, dalle parole.” Beh certo aveva ragione, ma è di me che si parla, ed io sono troppo ingenua per capire in modo giusto certe cose.
“Si, ma io non sono mai stata con nessun altro oltre Pete e vedere certe attenzioni mi ha fatto pensare che mi amasse. Era la prima volta che ero sicura di qualcosa. Sai, io non mi accorgo mai quando piaccio a qualcuno, e quando questo accade, o non mi piace o me ne accorgo troppo tardi. E questo mi ha insegnato che d’ora in poi non sarò mai sicura di niente se non con una dimostrazione certa.”

“Scientifica!”

Non ci accorgiamo di aver parlato per così tanto tempo sino a quando non vediamo i raggi del sole filtrare dalla finestra.
Mikey si è svegliato. E’ sceso da noi e dopo averci accennato un “ciao” con sbadiglio incorporato, si è preparato la colazione.
“Buon giorno Mikes” Frank si avvicina a lui e gli da una pacca nel sedere “Questo pigiamino rosa ti sta una favola!” lo sta prendendo in giro e lui neanche se ne accorge. E’ troppo addormentato per cagarci.
Piano piano si svegliano tutti quanti. Tutti tranne Brian che ha guidato tutta la notte.
“Siamo a Chicago ragazzi…” urla mentre Ray gli da il cambio “e ragazze…” aggiunge dopo aver visto me e Rose.
“Si, finalmente mi tolgo questi vestiti da puttana” lo dico apposta, so che a Rose darà fastidio. E la cosa mi alletta. Infatti, senza accorgersene prende la prima cosa che le capita in mano e me la tira. Sto per scansarmi ma vengo distratta dalla faccia impaurita di Mikey che sta correndo verso di me.
“Nooo” sento le urla di Mikey che si affretta a prendere in mano quello che stava per arrivarmi in faccia. “Grazie Mikey!” non mi risponde, mi da le spalle e abbraccia la cosa che mi stava per uccidere. Una piastra. “Mikey perché abbracci la piastra?”
Non mi risponde, anzi, mi guarda malissimo.
Guarda malissimo a me che stavo per morire per colpa di una piastra.
“Bel lancio Rose!” le dice passandole accanto.

“Qui il mondo va al contrario?” parlo ad alta voce, ma nessuno mi caga.
I due Way sono troppo assonnati e troppo preoccupati per il loro cafè, non hanno tempo per calcolarmi. Bob sta maneggiando il cellulare di Mikey senza che quest’ultimo gli abbia dato il permesso. E Frank invece…cosa? Perché sta cocendo delle zucchine? E per di più intere, ci metterà una vita.
Invece no, dopo un minuto prende le zucchine e si siede nel tavolo vicino a Gerard. “Beh, buon appetito!” dice inzuppando la zucchina nel cafè.
“Frank, che schifo!” sento che sto per vomitare.
“Vuoi assaggiare?” mi fa vedere tutto quello che hai in bocca. Gerard fa una faccia schifata e cambia posto. “Fai proprio schifo, coglione!”

Frank fa spallucce e continua a fare colazione.

Chissà cosa mangerà a pranzo dato che a colazione mangia certe schifezze.

“Dai andiamo a fare shopping” come se non fosse successo niente Rose mi prende a braccetto. “Chi viene con noi?” chiediamo in coro. Nessuno ci risponde Bob bofonchia un pffff. Ma forse sta russando.
Mikey e Frank parlano a bassa voce. Poi si alzano e ci raggiungono. “Ci sacrifichiamo noi.” Nessuno dei due sembra veramente convinto di ciò che ha appena detto. E nessuno dei tre conosce ancora l’insistenza di Rose e la mia insicurezza, soprattutto negli abiti.
Scendiamo dal bus ma poi torno nuovamente su.
“Chiudete a chiave, non si sa mai!” dico prendendo una delle copie delle chiavi che stava su un televisiorino.
“Beh certo” risponde Brian che sino a poco fa dormiva. “non si sa mai che Marta Stewart suoni alla nostra porta!”

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Capitolo 4
*** La ragione domina gli istinti ***


Eccomi con il nuovo capitolo! Chiedo scusa per l'attesa, ma prima di postare un capitolo lo riscrivo cento volte! E poi stavo studiando (si fa per dire ehehe) Grazie a tutte quelle che hanno iniziato a leggerla e che hanno letto anche gli altri capitoli, spero che leggerete anche i prossimi. Grazie a Bob per il suo commento molto vero.
Spero vi piaccia!
La ragione domina gli istinti

“Entriamo qua”

Quante volte avrò sentito questa frase? Per il momento siamo a quota dieci dato che Rose si ferma in ogni negozio. Frank è sconcertato. Mikey sta dormendo in piedi. Siamo entrati in dieci negozi e non abbiamo comprato niente. Beh, è una cosa più che logica dato che la mia migliore amica è voluta entrare in negozi Dolce e Gabbana, Gucci, Armani. La gli abiti costano un occhio della testa.

“Sono bellissimi” eccola ammirare un altro abito. Penso sia orrendo, ma quando mi chiede se mi piace o meno annuisco, gliela do vinta tanto so che non lo comprerà. Si diverte ad illudere le commesse.

“Beh ma tanto non ho tutti questi soldi, arrivederci.” Sento le commesse imprecare qualcosa ma decidiamo di non farci caso. Anzi, Frank parla a voce alta in modo tale che Rose non le possa sentire.

Altrimenti sono guai seri.

Sii ferma davanti ad un’altra vetrina in cui ci sono degli abiti da sposa. “E no cara. Non devi sposare nessuno.” Le dice Frank tirandola via. “Adesso andiamo dove dico io” Rose non può obiettare, non deve obiettare. Ha stancato tutti.

“O mio Dio Frank Iero ti amo!” una ragazzina si aggrappa alla sua vita e lo stritola. E vai! La scena si è già ripetuta per cento volte, cosa volete che sia un’altra fan? Una in più una in meno!

“Grazie…” risponde per la centunesima volta, cercando di divincolarsi. La ragazza si sposta e va da Mikey. “Oddio, ti amo anche a te!”

“Beh penso che dovresti chiarirti le idee!” dice Mikey spostandola. Il tempo di un autografo una foto ed un’occhiata maligna a me e Rose e se ne vanno.

“Penso che mi farò fare la medicina dell’occhio.”

Rose ha ragione. Se gli sguardi potessero uccidere.

“Io ho del collirio.” Sono passate quarantotto ore dal mio incontro con Mikey e non ho ancora capito se c’è o se ci fa.

Rose racconta in poche parole che cosa è la medicina dell’occhio. Per Mikey è stato come scoprire l’America.

Grazie a Frank riusciamo a trovare dei negozi decenti. Mi provo qualche felpa, qualche maglietta, e qualche paio di jeans.

Esco dal camerino: “come sto?” chiedo speranzosa. Tutti e tre mi guardano con fare dubbioso. Frank si alza in piedi e mi porge un’altra maglietta. “Metti questa!” obbedisco. Rientro nel camerino e di corsa mi metto l’altra maglietta. Esco nuovamente. Frank alza il pollice verso l’alto. Rose mi fa l’occhiolino. Mikey batte le mani. “Il cane vi ha mangiato la lingua?”

“No” risponde Mikey “sto pensando a cosa farti indossare dopo questo. E via di nuovo. Togli questo, metti quelli, cambia quello, paga quelli. Ogni negozio è una tortura.

Si è fatta ormai ora di pranzo.

“Ah, finalmente abbiamo finito!” alzo le braccia al cielo facendo cadere le buste a terra.

“No cara, ti manca qualcosa ancora!” Rose mi fa voltare verso una vetrina. Era un negozio d’intimo.

Frank si accende una sigaretta. “Io aspetto fuori” si siede nel marciapiede. Mikey gli da un calcio per farlo alzare. “Dai Frank, entra anche tu!” gli dico tirandolo per un braccio. Sbuffa, ma alla fine mi accontenta. Spegne la sigaretta ed entriamo dentro. “Frank, puzzi di fumo” mi lamento facendo una faccia schifata.

Prendo due o tre paia di completi reggiseno-slip.

Mi incanto a guardare un baby-doll. E’ del mio colore preferito, il nero: non è volgare, è un semplice baby-doll nero. Fa proprio per me. “Lo voglio, lo voglio” dico indicando a Rose l’oggetto del mio desiderio.

Lo prendo ed entro nel camerino. Lo provo. Decido di tenere il reggiseno.

“Non è male” dico osservandomi allo specchio.

“Allora? Posso aprire?” vedo l’ombra di Rose di fianco al mio camerino. Brutto segno. “No, sei pazza, mi vergogno!”

Non faccio in tempo a finire la frase che la ritrovo nel camerino con me. Cerco di coprirmi con le mani.

“Stai benissimo tesoro!” mi dice facendomi girare su me stessa. “E poi è anche facile da levare!” eccola, sempre li va a parare la mia Rose.

“Avete bisogno d’aiuto?” vedo l’ombra di Frank farsi sempre più vicina. Non voglio che mi veda, mi vergogno.

Rose esce appena in tempo. “Si sta cambiando” la sento dire. Mi ha salvato, di nuovo.

I ragazzi ci hanno fatto una sorpresa. Mentre noi eravamo a fare shopping hanno cambiato bus. E’ molto meglio questo del precedente. E’ completamente nero all’esterno, i vetri sono scuri e grazie a Dio il motore non fa casino come lo faceva l’altro. C’è un divano a forma di labbra che ha scelto Frank. “E’ per farmi baciare il culo!” ha detto quando gli ho chiesto spiegazioni. Quel ragazzo è proprio strano. Ha delle strane abitudini alimentari, capisco che è vegetariano, ma come si può fare colazione inzuppando una zucchina nel cafè? E’ schifoso. Si è fissato con l’idea di avere un cane. No, anzi, lui non vuole un cane qualunque, lui vuole un bassotto. “Perché è basso come te?” gli ho chiesto scherzando. Beh si è offeso, non mi rivolge la parola da stamattina. Ieri era così gentile quando siamo andati a fare shopping, ed oggi quasi mi odia. E’ così permaloso. Infondo lo sa anche lui che è basso.

Qualcuno bussa alla porta del bagno in cui mi trovo in questo momento. “Occupato” rispondo mentre controllo allo specchio come è uscita la colorazione dei miei capelli fai da te. “Devo lavarmi! Ho un concerto fra meno di un’ora, cazzo!” è Frank. E’ ancora arrabbiato con me. Mi fa proprio innervosire. Non gli rispondo, continuo a farmi i cavoli miei. Apre la porta, sbuffa. Lo vedo attraverso lo specchio. E’ dietro di me. “Che vuoi Frank? Hai intenzione di tenermi il muso per sempre solo perché ti ho detto che sei un po’ basso?”

“Beh si da il caso che ho altre qualità!” io non gli ho mica detto il contrario! “Ne hai ancora per molto?”

“Devo asciugare i capelli e usare di nascosto la piastra di Mikey”

Lo vedo togliersi la maglietta. “Che cazzo fai?” gli dico voltandomi verso di lui. “Mi lavo” entra dentro la doccia, chiude e fa volare via jeans e mutande, che cadono proprio di fianco a me.

“Potresti mettere a lavare quello che ho buttato per piacere?” adesso dovevo anche fargli da schiava? Non credo proprio. “Tua madre ti ha partorito per intero. Hai anche le mani, usale per lavarti la roba!”

“Ah, così è?” lo sento borbottare ma faccio finta di niente. Mi asciugo i capelli velocemente. Dopo quindici minuti Frank sta ancora nella doccia.

“Certo che ne avevi di sporco da levare!”

Accendo la piastra. Mi siedo nel water aspettando che sia pronta. L’acqua ancora scorre nella doccia. Mi volto verso si essa. Chissà se…No Alice, smettila di fare questi pensieri impuri. Scuoto la testa come per far uscire da essa quegli stupidi pensieri. “Mi passi l’asciugamano?” bravo Frank, giusta domanda. Adesso potrò dare una sbirciatina.

Ma che diamine, devo smetterla! E’ di Frank che si parla. Mi volto nuovamente verso la doccia. E penso al suo viso. “E’ solo un ragazzo bellissimo. Cosa vai a pensare Alice, beh?” dico a me stessa. “non capisco cosa stai dicendo, ma se non mi dai l’asciugamano non posso uscire!” mi risveglia ancora dai miei sogni proibiti. Faccio un respiro profondo.

Mi alzo e prendo l’asciugamano per lui. Mi avvicino alla doccia. Probabilmente ha visto la mia sagoma, così apre un pò la tenda per far passare l’asciugamano.

La ragione domina gli istinti.

La ragione domina gli istinti.

La ragione domina gli istinti.

Mi ritrovo con l’asciugamano in una mano e con gli occhi tappati da un'altra. Ho la testa rivolta verso l’alto, non oso abbassarla, non resisterei.

“Grazie!” lo prende. “Puoi aprire gli occhi!” apro una fessura tra le dita delle mani e vedo il suo viso. Sorride. Forse non è più arrabbiato. Il mio sguardo cade sul suo scorpione tatuato nel collo. Vorrei concedermi un'altra sbirciatina ma non posso. Improvvisamente mi prende la mano con la sua. Frank, Mi tira a se tanto da farmi entrare nella doccia. Il mio corpo entra in contatto con il suo, ancora bagnato. Ha profumo di pesca. Mi tiene stretta a se con una mano. Con l’altra mi accarezza i capelli. “Ti sta ben questo colore”

“G-grazie” sto forse sudando? Sento delle goccioline cadere sul mio collo. Ho paura a guardarlo negli occhi. “Frank, perché, beh perché, si insomma, perché mi abbracci dentro la doccia?”

Stringe la presa ancora più forte ma senza accarezzarmi i capelli. “Per dimostrati quanto io ci tenga a te”

Doccia fredda. Nel vero senso della parola. Eccolo, è contento ora, se la ride. Ha avuto la sua vendetta. Ha aperto il ruscello della doccia e mi ha bagnata tutta. “Coglione! Li avevo appena lavati!”

Ride.

“Così impari a dirmi che sono basso!”

Ha vinto lui. Si è vendicato.

Mi metto le mani al collo, come se stessi soffocando. Il suo sorriso svanisce in men che non si dica.

“Oddio stai bene?” mi spinge per farmi sedere nella doccia. Mi siedo e fingo di respirare a fatica. Ed esalo l’ultimo respiro, forse in una maniera troppo teatrale, tanto teatrale da fargli capire che era uno scherzo.

“Che stronza! Ed io che mi preoccupo.” Ed eccolo che ricomincia con quel cazzo di ruscello. Si inginocchia sulle mie gambe, non curandosi del fatto che sotto quell’asciugamano che, non so per quale motivo, non si era ancora tolto, era nudo, con una mano si difende dai colpi che gli do, con l’altra mi punta quel cazzo di ruscello in faccia. “Chiedi perdono!” non riesco a parlare, sto ridendo troppo. Riesco solo ad urlare. Finalmente mi libero dalla sua presa felina e lo spingo a malincuore via da me.

“Dai basta, altrimenti poi ci metteremo un ora per asciugare tutto.

Scelta saggia, Frank.

Usciamo dalla doccia fradici, completamente bagnati; persino i nostri peli del naso sono zeppi d’acqua.

Chiamo Rose urlando il più forte possibile.

Entra in bagno e ci trova così. Rimane incantata sulla porta.

“Mi porti la mia roba? Non posso uscire così!”

Senza dire niente esce e poco dopo ritorna con la mia roba in mano. Me la tira. Rimane a fissarci ancora un po’. Frank mi poggia una mano sulla spalla. “Che coppia eh?” è proprio coglione. Non si rende neanche conto di quello che ha appena fatto. Ha messo a Rose la pulce nell’orecchio.

“Dopo tu ed io dobbiamo parlare!” detto fatto. Esce dal bagno.

“Ti giri?” dico a Frank prima di spogliarmi. Si volta “Grazie” rispondo sarcastica mentre mi spoglio. Gli tiro i pantaloni che indossava prima nella schiena per fargli capire che si può girare. “Sei proprio un coglione Frank!”

“Ehi, e adesso che ho fatto?” chiede come se non sapesse nulla. E in effetti è così. Mi avvicino a lui con fare aggressivo, ma in realtà voglio solo fargli provare un minimo della paura e dell’angoscia che proverò io dopo con Rose. “Che hai fatto? Che hai fatto?” indietreggia, io avanzo. “Hai messo a Rose la pulce nell’orecchio!” Fa una faccia strana, non mi capisce “Mi spiego meglio: io e te nella doccia, tutti bagnati, lei entra e ci vede così. Poi tu mi abbracci e dici quella frase!”

Ride. Ride della situazione, io non ci trovo nulla da ridere. “E sentiamo, cosa ti chiederà?” così, in tutta tranquillità fa passare le sue mutande da sotto l’asciugamano. Molto probabilmente sto arrossendo perché sento caldo. “Mi chiederà cose tipo…vi vedete di nascosto? Ti piace?” dico imitando la sua voce. Intanto si è già vestito. Si guarda allo specchio, si sistema i capelli. “Ah, e tu che coda risponderai?”

“Che non ci vediamo di nascosto!” Finalmente ha finito di guardarsi allo specchio. Punta i suoi occhi sui miei. “Sono curioso di sapere come risponderai alla seconda domanda!” mi da un bacio di sfuggita sulla guancia ed esce dal bagno.

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Capitolo 5
*** he's yours ***


Ecco un altro capitolo, spero che vi piaccia come vi sono piaciuti gli altri. Vi ringrazio in anticipo per le recensioni (se qualcuno le lascerà)

He's yours

Rose ed io siamo sole nel bus. Abbiamo chiesto ai ragazzi di rimanere qua mentre loro suonavano. E così è stato. Sto leggendo un libro, Twilight. Il protagonista maschile è molto interessante. La sorella si chiama Alice, come me.

Sento la voce di Rosalie in sottofondo, ma le mie orecchie si rifiutano di sentire cosa stia blaterando.

“Ti piace Frank” no, purtroppo queste parole le ho sentite bene, forte e chiare. Appoggio il libro sul divano. “Rose, ma cosa mai te lo fa pensare!” chiedo in tono titubante. Mi guarda; alza un sopracciglio. Vuole che le dica la verità? E verità sia. “Cazzo, si! Si che mi piace.” Non dice niente, continua a guardarmi. Mi butto di nuovo sul divano “Ma tanto lui è fidanzato. Non ho speranze” Si siede accanto a me nel divano. “No tesoro” mi accarezza i capelli “non dire così. Ci sono molte cose che non sai.” Sembra che ci provi gusto a dirmi così. Cos’è che non so?

Qualcuno da dei colpi al bus facendoci spaventare. “Bob ha le chiavi.” Dico alzandomi per andare ad aprire. Rimango stupita quando mi trovo davanti Jamia, la fidanzata di Frank.
“Ciao!” le dico in un misto tra entusiasmo e depressione. Ma si, aggiungiamoci anche un po’ di invidia.
“Ciao! Tu devi essere Alice!” come fa a sapere chi sono.
“Si, e tu sei Jamia!”

Caspita com’è carina. Ok, è un po’ grassoccia, ma sta bene. Io in confronto a lei non sono niente. Forse dovrei ingrassare per piacergli. Ma non sono così stronza. E lui non è così coglione da lasciare la sua quasi moglie per me.
La faccio entrare.”Ciao Jamia, come stai?” dice rose abbracciandola. Si conoscono già. Non me l’aveva detto.
“Bene Rose, grazie. Ti trovo in forma!” sorridono. Poi si volta verso di me, mi caga finalmente. "Alice...Frank mi ha parlato di te. Sai, mi ha fatto vedere qualche tuo disegno."
Non so il perchè, ma sento che non mi sta dicendo tutta la verità, o se la sta dicendo è per un secondo fine. Frank le ha parlato di me? e cosa mai avrà detto?
"Frank che parla di me? al massimo mi prende in giro!"
Proprio in quel momento arrivano i ragazzi.
Il primo a notare Jamia è Ray. Seguito a ruota da Gerard e Mikey.

"Ciao Jam" la saluta con un cenno di mano, seguito da un bacio sulla guancia. Sento una specie di morsa allo stomaco. Mi ferisce.
Non baciarla ti prego, non di fronte a me.
Cerco di non guardarlo.
Percepisco l'attenzione di qualcuno su di me; mi guardo intorno. Ray si è già pèosizionato nel divano a giocare con l'xbox, Gerard e Bob stanno fuori a fumare, Mikey e Rose stanno mangiando e Frank...Frank mi sta guardando. "Ciao folletto" si avvicinaa me e mi bacia la guancia. Mi tremano le gambe. Ho bisogno di sedermi.
Provo dei sensi di colpa incredibili verso Jamia, eppure non ho fatto niente. Ma vorrei...
"Frank ti ho portato le cose che mi avevi chiesto!" gli porge il borsone con cui si è presentata alla nostra dimora. "Grazie Jam." si volatizza alla zona notte. Jamia esita un pò, poi lo raggiunge. Mi sento sprofondare. Vorrei tanto sapere cosa stanno facendo, anche se forse già l'ho capito.
Gerard si siede accanto a me.
"Tutto ok?" mi cinge le spalle con un braccio. Come ha fatto Frank quella notte in cui abbiamo parlato sino all'alba. "Si, Gerard. tutto a posto" rispondo non poc convinta. "Si, si, certo" esclama smascherandomi "se non ne vuoi parlare non insisto"
"Grazie" non avevo proprio voglia di parlarne, tanto meno con lui; lui e Frank sono amici per la pelle, se gli confessassi i miei sentimenti andrebbe subito a dirgli tutto. "Domani mattina verresti con me al concerto dei MSI? Vorrei presentarti la mia ragazza." MSI? quel gruppo spacca. mi piace. accetto la sua proposta, servirà a distrarmi.
Rimango a parlare con Gerard e insieme prendiamo per il culo Ray che sta facendo un gioco stupido di macchine. "Sei negato Ray, fammi provare!" mi alzo e mi siedo sopra di lui perchè altrimenti non sarei arrivata a prendere il joystick. "Te la cavi, ma non mi hai ancora visto in Need For Speed." si pavoneggia lui nel mentre che si sistema la folta chioma in una crocchia. "Certo. Ma a chi la vuoi dare a bere con quei capelli?" Gerard scoppia a ridere. lo seguo a ruota. Alla fine anche Ray si lascia andare. Sa che adoro i suoi capelli.

"Ragazzi, Jamia sta andando via" irrompe Frank con aria nervosa insieme a Jamia. Ha gli occhi lucidi. Avranno litigato?

Saluta tutti quanti con un abbraccio.
"Mi ha fatto piacere conoscerti." mi sussurra abbracciandomi. "è tuo adesso. Non fare i miei stessi errori." non mi lascia il tempo di chiederle spiegazioni. Scappa subito via. "Che cosa è mio?" le urlo senza però ricevere una risposta. Mi volto verso Frank in cerca di spiegazioni. Si gratta la testa, gesto che fa soltanto quando è o nervoso, o imbarazzato, o indifficolta, o tutti e tre contemporaneamente. Mi avvicino a lui. Si sforza di sorridere. "Jamia ha lasciato qualcosa per me?" gli chiedo. Continua a fissarmi senza dire niente. "Perchè piangeva mentre se ne è andata?"
Nessuna risposta. mi guardanegli occhi, ma penso che la sua testa sia altrove. Forse sta solo fissando un punto qualsiasi, e siccome non ho punti neri in viso, si è fissato sulla mia pupilla.
"Vabeh, quando esci dalla trance, avvertimi." gli do un bacio sulla guancia prima di lasciarlo la con i suoi pensieri. Occupo il posto affianco a Mikey. Rose mi guarda con aria omicida.
"Sapete cos'ha Frank? Perchè Jamia piangeva? Hanno litigato? Io spero di no, ma secondo voi che gli prende a Frank? Gli ho fatto una domanda prima ma si è incantato"
"Portiamolo da uno specialista!" si inventa Rose di punto in bianco. Questa volta sono io a guardarla male.
Mikey si decide a rispondermi, finalmente.

"Da brava fan dei MCR sai benissimo della storia d'amore tra Arnold e Jamia, no?" annuisco. "Beh ecco. Circa 7 mesi fa Frank decise di fare una sorpresa a Jamia. Così è partito un giorno prima di noi ed è andato a casa sua. Avendo le chiavi della sua fidanzata non ha suonato e ha trovato Jamia nel divano, nuda, con uno della S//C. Dal giorno Frank ha mollato Jamia." resto ammutolita. Perchè non me ne ha parlato? Ha parlato per una notte intera dei cani che aveva prima e non mi ha parlato mai di lei! Sento che mi bruciano gli occhi. "Perchè non me l'ha detto?"

"Non lo so, non ne ha mai parlato con nessuno. L'unica volta che ne ha parlato è stato il giorno stesso promettendosi che l'avrebbe dimenticata" conclude Mikey.
Mi alzo in piedi. sento la mia testa scoppiare. Voglio dormire. "Ali, Ray mi ha detto che te la cavi con le macchine!" eccolo. Sta seduto nel divano. Come se poco fa non fosse successo nulla. Dovrei sentirmi felice perchè lui e Jamia si sono lasciati, ma non lo sono. Riesco a capire cosa prova. Non voglio parlare con lui. Il solo vederlo mi fa venire da piangere. Ecco , ho il magone. "Sono stanca, Frank. Preferisco andare a dormire." rispondo con un filo di voce. Fingo di strofinarmi gli occhi, invece cerco solo di nascondere le lacrime. Arrivo nella mia cuccetta. Chiudo gli occhi e finalmente mi addormento.

29 Ottobre 2007.

Mancano due giorni al suo complanno. Questa mattina non l'ho neanche visto. Gerard ed io siamo usciti presto per andare al concerto dei MSI. Ho conosciuto anche Donna, sua madre. Non dimostra l'età che ha. ne dimostra qualcuno in meno. E' bionda, beni piazzata fisicamente. I suoi occhi sono chiari, mentre il suo viso è abbastanza pallido tanto quanto quello del figlio maggiore.

I MSI sono grandiosi.

"Ciao amore!" una ragazza si attacca al collo di Gerard. si abbracciano forte. E' lei. La bassista, la sua ragazza. Dopo un pò si staccano.
"Lyn-z, Alice...Alice, Lyn-z"
"Ciao!" le dico stringendole la mnao.
"Piacere di conoscerti, Alice!"
Stiamo un pò tutti insieme. Lyn-z mi è sembrata subito una tipa tosta, simpatica e si, è anche molto carina. Lei è Gerard stanno molto bene insieme.
"Senti Lyn-z adesso dobbiamo andare. Sai, il 31 è il compleanno di Frank. Devo prendergli qualcosa!"
"Oh si, certo, tranquilli. Andate pure!"
E' vero, tra meno di 48 ore è il suo compleanno. E non ho la pià pallida idea di cosa regalargli. Cosa può volere, ocosa può non avere un ragazzo bello e ricco tanto da potersi permettere tutto?
"Gli prenderò il nintendo Wii." dice ad un tratto gerard mentre camminiamo. e' buffo. Indossa un giaccone e un cappello. Gli occhiali da soloe completano la sua maschera da ispettore Gadget.
Vado a sbattrere contro qualcosa. Un cane.
"Ma ciao cucciolo! Scusa!" mi inchino e lo riempio di coccole. Adoro i cani. Anche Frank adora i cani. I bassotti per la precisione. "Un momento." dico osservando il cane "questo è un bassotto!"
"Si, come quelli che piacciono a quel matherfucker"
"Gee, ti prego!" prendo il cane in braccio e mi avvicino a lui cercando di convincerlo. "Ciao zio Gerardo, sono senza nome, il cane di papà Franco!"
"Vorresti tenre questo cane nel tour bus?" mi chiede con aria poco convinta.
"Si. Che problema c'è?" ha ancoraquell'espressione in viso "Dai Gee, ti prego! ti prego!"
"Va bene, ma il compleanno di Frank e dopodomani, dove lo teniamo sino a quel giorno?" bella domanda "potrei chiedere a mia madre!"
"Si, sei un genio! Tu chiamala adesso, intanto andiamo dal dottore per i cani!"
"Si chiama veterinario!"
"Si lo so, ma dalla felicità me l'ero scordato!"

Donna è disponibile per tenere il cane sino al compleanno di Frank. Lo abbiamo portato dal veterinario. "E' stato appena abbandonato" ha detto mentre lo visitava. Per fortuna che l'ho trovato io.

Lo portiamo da Donna. E' piccolo ma quando si tratta di lavarlo non ne vuole proprio sapere.
Gerard ed io rientriamo alla "sweet home" stanchi morti. "menomale che oggi non avevamo concerti!" dice sprofondando nel divano. "Dove siete stati?" chiede Frank comparendo con un cucchiaio immerso in una tazza di Nutella. Sono felice di vederlo, mi è mancato. "Tu spunti come i funghi, Frank!"
"Perchè siete così bagnati?" corre in bagno e prende degli asciugamani. Uno lo tira a Gee, l'altro me lo passa nella testa. Gli rubo un pò di Nutella mentre mi asciuga i capelli. "Buona." dico leccandomi i baffi.
Ho il regalo pe Frank, sono stra contenta.

Un momento, se non gli dovesse piacere?

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