Take my fucking hand and never be afraid again di myscandalousromance (/viewuser.php?uid=35917)
Disclaimer: Questo testo proprietà del suo autore e degli aventi diritto. La stampa o il salvataggio del testo dà diritto ad un usufrutto personale a scopo di lettura ed esclude ogni forma di sfruttamento commerciale o altri usi improri.
Lista capitoli:
Capitolo 1: *** I don't love you ***
Capitolo 2: *** You don't know what it's like ***
Capitolo 3: *** home, sweet home! ***
Capitolo 4: *** La ragione domina gli istinti ***
Capitolo 5: *** he's yours ***
Capitolo 1 *** I don't love you ***
Premetto
che non conosco ne Pete (meglio così) ne i My Chemical
romance (male, molto male ;__;). Questo è frutto della mia
fantasia malata e..basta, insomma buona visione. Emh, lettura
cioè.
I
don't love you
Non sono
sicura di volerlo sposare. Anzi, non voglio proprio, ma devo,
perché lui mi
ama, ed io avevo
promesso a mia madre
che avrei sposato qualcuno che mi amasse per davvero.
E lui
dice di amarmi. Dice di voler passare la sua vita con me. Ma io non lo
capisco
proprio. Non ci vediamo quasi mai, e le poche volte che ci vediamo mi
costringe
a stare a casa con lui, anzi che uscire insieme, perché non
vuole che ci vedano
insieme, non vuole che i giornali sappiano più del lecito di
noi.
Perché
lui non è uno qualunque; lui è Pete, Pete Wentz,
Fall Out boy.
L’ho
conosciuto due mesi fa e sin da subito ci siamo messi insieme; non so
perché ho
fatto questa pazzia, ma oggi, al giorno del mio matrimonio con lui, mi
rendo
conto che non lo amo, non lo ho mai amato, non amo niente di lui: non
amo il
suo viso, troppo scimmiesco; non amo il suo modo di fumare: odio quando
mi
sputa il fumo in bocca; non amo la sua gelosia morbosa, possessiva, per
colpa
sua ho perso tutti i miei amici, o quasi: è completamente
all’oscuro del fatto
che di nascosto messaggio con Rosalie, la mia migliore amica dai tempi
del
colera, quindi sin dalla notte dei tempi. Lei non ha mai capito le mie
scelte,
ma le ha accettate, facendo tutto il possibile per vedermi.
I miei
pensieri confusi vengono interrotti da Ashley, la migliore amica di
Pete, che è
appena entrata nella stanza. Perché lui può avere
un’amica e io no?
“Tutto
bene?” mi dice lei accarezzandomi i capelli. Sembra
così tesa, così triste. Mi
guardo allo specchio. Ho già il vestito addosso.
Mi
stringe.
Ha voluto
che indossassi quello, perché era di sua madre. Io volevo
indossare quello
della mia. Non voglio sposarlo.
Vorrei
poterne parlare con lei, ma non mi sembra la persona adatta.
“Si.
Tutto bene” le rispondo mentre una lacrima mi tradisce.
“Scusa, è l’emozione”
cerco di trovare una giustificazione a tutto, e forse ci riesco; mi
sorride.
Poi va fuori lasciandomi di nuovo sola nel mio oblio.
E’ ora.
Mi alzò
in piedi, tremante esco dalla stanza e mi dirigo da Crystal, la mia
damigella
che ho conosciuto solo ieri, ovviamente l’aveva scelta Pete.
Io devo solo dire
“SI” e il suo lavoro finisce li.
Ad un
certo punto qualcuno mette le mani sui miei occhi. “Chi
sono?” mi dice con una
voce allegra, familiare, troppo familiare.
Mi volto.
Non ci
credo.
E’ lei.
E’ la mia
Rose.
La
abbraccio fortissimo. Sto
per chiederle
perché è qua ma lei capisce il mio sguardo, come
sempre, e mi spiega subito.
“Mi ha chiamata una certa Ashley stamattina. Mi ha detto che
potevo venire, ed
eccomi qua, di fronte a te che ti invito a mandare a puttane tutti e
coronare
il tuo, anzi, il nostro sogno.”
Cazzo, il
nostro sogno, me l’ero quasi scordato. Due settimane fa
ricevetti una lettera
da parte del team dei My Chemical Romance, la nostra band preferita. Ma
che
preferita, la migliore al mondo secondo noi.
Pete non me li aveva mai presentati, secondo lui avrebbero
influenzato
negativamente la mia vita. Tutte stronzate. Sta di fatto che quando
dissi a
Pete che avevano preso me e Rose per il loro tour in giro per il mondo,
era
completamente impazzito. Mi aveva dato uno schiaffo dicendo che ero
solo una
puttana, dicendo che non avrei mai fatto nulla di simile e che la mia
vita era
con lui, solo con lui. Non so perché non lo ho ancora
mollato.
Mi cade
una lacrima in viso mentre ricordo. Rose accende l’i-pod e mi
mette una cuffia
nell’orecchio.
I
don’t
love you, like I did yesterday.
Gerard ha
ragione.
Io non
amo Pete come lo amavo ieri, anzi, non l’ho mai amato.
Non so
che fare.
Vorrei
lasciarlo ma da sola non credo di poterci riuscire. Rose sta ferma li,
a
guardarmi. Lei ha già capito tutto. “Vai. Io ti
trovo un lavoro intanto.” La
abbraccio. Non voglio farlo da sola. Ho paura. Ho bisogno di lei.
“Vieni
con me, ti prego”
Mi prende
per mano e andiamo alla ricerca di Pete. Sono certa che
andrà su tutte le
furie.
Passo
davanti a qualche invitato, sorpreso di vedermi così presto.
Di solito la sposa
si fa aspettare. Guardandomi capiscono subito che
c’è qualcosa che non va, ma
nessuno si fa avanti.
“Dov’è
Pete?” chiedo a Patrick. Non mi è mai stato
simpatico, odio la sua voce, canta
malissimo dal vivo. Per registrare l’album hanno dovuto
correggere un sacco di
cose per colpa sua. Mi guarda finalmente, sembra imbarazzato.
“Emh, ecco.” Si
mette una mano sulla nuca. Si guarda intorno. Perché non
vuole dirmelo? Mi sta
nascondendo qualcosa. Lo sento. Seguo il suo sguardo che si posa prima
sugli
altri della band, che a loro volta si voltano tutti verso
l’auto delle nozze.
“Potevi dirmelo subito che era li, deficiente” gli
dico liberandomi di una
delle tante croci che porto da due mesi.
Rose ed
io ci avviciniamo alla macchina.
“Che
strano, i vetri sono appannati” constata Rose mentre con una
mano pulisce
quello posteriore.
E li
accade l’imprevisto. Pete e Ashley, nella macchina del mio
matrimonio.
Scopavano. Li guardo, immobile.
“Adesso
gliene dico quattro” dice Rose incazzata
più di me mentre bussa nel finestrino.
“alla
buon ora Pete” gli dico tra le lacrime.
Tutti si
sono avvicinati, tutti sapevano.
Tutti
tranne me, e Rose.
I due si
staccano subito. Pete si rimette in fretta i pantaloni ed esce
dall’auto.
“Scusami, amore scusami.” Mi dice prendendomi il
viso per le mani. Lo guardo,
una lacrima mi riga il viso seguita da tante altre. E’
strano, ma mi viene da
ridere. Lui sorride a sua volta, pensa che io ho capito, e in
realtà ho capito,
ho capito tutto.
“Mi hai
perdonato?” mi chiede posando il suo sguardo sul mio. Scoppio
a ridere; una
risata sarcastica, forse, liberatoria. Mi allontano da lui, che notando
il mio
gesto non sorride più. Adesso parlo io Pete, fammi dire
tutto quello ce ho
dentro. “Io sono stata due mesi con te Pete. Mai una carezza,
mai una parola
sincera. Mi hai rinchiusa in una cupola senza via d’uscita.
Per te in due mesi
ho perso tutti i miei amici, tutta la mia famiglia, non ho mai vissuto
in
questi due mesi. Tu e la tua gelosia morbosa. Poi proprio oggi, ti
trovo con
quella sgualdrina”e sottolineo la parola sgualdrina in modo
tale che possa
ferirla, che possa farle capire che quello che penso di lei, oggi, lo
ho sempre
pensato.
E’
arrabbiato, lo vedo.
Non vuole
che parli di lui con gli altri.
Ma tutti
devono sapere che persona è.
“Non
datele retta. Mi ama, è solo gelosa!” dice
lasciandomi stupita un'altra volta.
E’ così bravo ad arrampicarsi sugli specchi.
“Senti, scimmione smettila di dire
stronzate, guarda che lei voleva lasciarti
all’altare!” gli dice Rosalie
sputando tutto il veleno che ha dentro.
Lui si
avvicina a lei con fare aggressivo. Patrick lo tiene.
“Smettila” gli sussurra
all’orecchio ma non tanto a voce bassa da non farlo sentire
agli altri.
Lo guardo
un’ultima volta.
Poi gli
dico addio.
Sono
libera.
|
Ritorna all'indice
Capitolo 2 *** You don't know what it's like ***
You don't know what it's like
E’
sera.
Sono passate dieci ore dal mio addio a Pete. Non dico una parola. Non
ho
voglia, non ho nulla da dire in realtà. Rose cerca di
tirarmi su di morale. E
un po’ ce la fa. “Dai, Alice, stai per conoscere i
My Chemical Romance!” sembra
così felice per me. Forse
in un altro
momento avrei fatto i salti di gioia, ma oggi non mi va proprio. Se
penso a
tutto il tempo che ho sprecato con Pete, se penso a tutti gli amici che
ho
perso, a tutte le occasioni importanti che ho perso, mi viene da
piangere. Ed
eccole che ritornano a scendere. “Oh dai tesoro.”
Rose mi accarezza la testa. Tiro
su col naso cercando di ricacciare indietro le lacrime. Devo essere
forte, Pete
non si merita tutta questa importanza. Però infondo non sto
piangendo per lui,
piango perché mi vergogno di me stessa. Sono stata una
stupida ad infatuarmi
così tanto di lui a tal punto di rinunciare alla mia stessa
libertà.
Dopo
qualche ora arriviamo a destinazione. Ho ancora quel vestito orrendo
addosso. “Muovetevi,
siete in ritardo” ci dice un ragazzo, probabilmente un suo collega, ops, nostro.
Posa il suo sguardo
su di me, sul mio vestito. Arrossisco imbarazzata. “La
macchina te la porto io
a casa” dice a Rose prendendo le chiavi dalla sua mano.
“Mi sa che devi
presentarti così Alice. Non hai vestiti, oltre questo.
Domani ti accompagno a
fare shopping, tanto ci fermeremo a Chicago” Caspita che
sfiga. Sto per
incontrare i miei idoli e mi presento in questo modo. Ho paura di
sapere ciò
che penseranno.
Camminiamo
alla ricerca di qualcosa, di qualcuno, di loro, non so cosa abbia in
mente
Rose.
Sento la
musica.
Gerard sta
cantando quella canzone.
Sometimes
I
cry so hard from pleading
So sick and tired of all the needless beating
“Corri!”
mi dice Rose prendendomi per mano e trascinandomi con se. Arriviamo al
lato del
palco. Si avvicina ad un ragazzo con dei piercing, e dei tatuaggi. Lo
riconosco. E’ Brian.
“Ciao, io
sono Brian” mi porge la mano che mi affretto a stringere.
“Alice” gli rispondo
quasi sussurrando. Non nota il mio abbigliamento, è troppo
impegnato a controllare
che vada tutto bene, per fortuna. “Passate” ci dice
spostando una ringhiera. Mi
ritrovo di fronte a loro. Immobile e incantata ad ascoltarli. Chiudo
gli occhi
e mi perdo in quella canzone. Non so se mi hanno vista, e non mi
importa. Mi
aspetto che qualcuno mi porti via scambiandomi per una pazza, ma non
è un mio
problema in questo momento.
I
don’t
love you, like I did yesterday
Ci ho
ripensato a lungo, ma ormai ogni istante è perso. Lui ha
ignorato ogni cosa, mi
ha soffocata. Non è stato semplice per me rinunciare a
vivere, lui ha cancellato
ogni ricordo, ha ridotto la mia
vita in cenere. Una lacrima fredda mi vela il viso. Sono stanca di
soffrire,
sono stanca di piangere. Vorrei solo chiudere gli occhi e non
svegliarmi mai
più.
“Ehi”
Rosalie mi sveglia. Mi volto verso il palco, Gerard canta a
squarciagola sulle
note di Cemetery Drive. Trovo il coraggio di guardarli tutti, uno per
uno. Bob
è troppo impegnato a suonare la batteria, e lo fa
divinamente. Ray scuote i
suoi capelli come se anch’essi nel loro muoversi,
producessero musica. Mikey è
tranquillo. E’ l’unico che non si muove
più di tanto. E’ strano vederlo fermo
insieme a tutti gli altri che si muovono. Mi guarda, vede i miei occhi
gonfi,
il mio vestito sporco. Chissà che idea si è
fatto. Poi nota Rose e le fa l’occhiolino.
Mi volto verso di lei. E’ completamente partita per quel
ragazzo. Gerard è
dall’altra parte del palco. Poso il mio sguardo su Frank e
vedo che anche lui
mi guarda. Abbasso lo sguardo, imbarazzata. Mi sento così
fuori luogo.
Il live
termina poco dopo. I ragazzi scendono dal palco, dileguandosi nel
backstage.
“Dai,
andiamo nel bus, ti presento gli altri.”
Rose mi
trascina con se.
Arriviamo
in uno spiazzo dove ci sono due autobus.
“Guarda,
quello è il bus dove dormo io, con gli altri dello staff.
Siamo sette in tutto.
Non c’è posto per te nel nostro bus, quindi
dobbiamo chiedere a Brian dove
possiamo sistemarti.”
Entriamo
nel bus e tutti gli occhi dei presenti puntano su di me. Dico un ciao
timido.
Mi rispondono abbozzando un sorriso. Rose mi presenta, uno per uno
dicono il
loro nome, come se fossimo al primo giorno di scuola. Sono certa che
non ne
ricorderò nemmeno uno.
“Ehi sono
tornati” dice una ragazza affacciandosi ad un finestrino.
“Ciao ragazzi!”
riconosco la voce di Gerard che ricambia il saluto.
Vado un
attimo nel bagno.
Mi lavo la faccia. Non mi va di farmi vedere così da loro.
E’
già abbastanza vedermi con questo straccio addosso.
Esco.
Nel
bus non c’è più nessuno. Sono rimasta
sola. Sento delle voci provenire
dall’esterno. Mi avvicino alla porta dell’autobus e
guardo fuori. “Ehi Alice,
vieni!” mi urla Rose. Stava affianco a loro,
c’erano tutti, tranne i due
chitarristi.
Feci un
respiro profondo, presi coraggio e scesi i gradini. Arrivai di fronte a
lei, di
fronte a loro.
“Mikey,
Gerard, Bob, questa è Alice!” li guardo.
Li vedo
sorridere ma non sono stupida, so che si stanno scervellando per sapere
cosa mi
sia successo. Infondo siamo tutti un po’ pettegoli.
“Bel concerto” gli dico.
“Grazie
Alice!” mi dice Bob sorridendo. Mi ispira
tranquillità il suo viso.
“Alice”
Mikey mi si
avvicina a me e mi mette le
mani sulle spalle. “come cavolo fai a sopportare
Rosalie?” si pente subito di
ciò che ha detto. Rose gli da uno scappellotto in testa.
“Ehi
attento a come parli!” tutti hanno già capito di
che pasta è fatta. Testarda,
schietta, stronza a volte, ma dolce, disponibile, una vera amica.
Arrossisce
un po’ quando Mikey la guarda. Poi si volta verso di me,
facendomi capire
tutto. Le piace. “Ciao io sono Ray” mi dice il
capellone arrivando alle mie
spalle.
Sorrido.
Gerard
guarda oltre le mie spalle. Penso stia cercando qualcuno.
“Arnold, vieni qua!” si
sta rivolgendo a qualcuno alle mie spalle. Gli fa anche un cenno di
mano. Sento
la presenza di qualcuno alle mie spalle. “Arnold,
finalmente!” Gerard parla
ancora con qualcuno alle mie spalle. Chi sarà mai questo
Arnold? Mi volto,
curiosa e finalmente riesco a sorridere veramente, quando capisco che
Arnlod
non è altro che Frank. “Non chiamarmi
Arnlod” si difende “lui è più
scuro di me
e non sono così basso.” Si avvicina sempre di
più a me.
“Ciao
sposina.” Mi porge la mano. Se sapesse quello che ha passato
la “sposina” non
mi chiamerebbe in questo modo. “Frank, lei è
Alice, la mia migliore amica, e da
questo istante anche la tua” si interrompe un attimo e guarda
anche gli altri “anzi
la vostra responsabile dei vestiti, comunemente detta sarta, stilista,
un po’ come
vi pare. Non è fidanzata e l’abito non fa il
monaco. Quindi non è sposata”
caspita, ero due mesi senza sentire la sua parlantina.
“Bene,
allora non sei più sposina” mi disse Frank
sorridendo. Mi chiede anche scusa.
Imbarazzata gli dico che non c’è problema.
“No fa niente, non sapete cosa mi è
successo, quindi suppongo che vi sarete chiedendo perché
sono vestita con
questo straccio.” Ho gli occhi lucidi. Sto per piangere, di
nuovo. Che lagna
che sono. Mi mordo il labbro inferiore, gesto che faccio quando sto per
piangere. Cerco di trattenermi, i ragazzi mi guardano, in attesa che io
continui, ma non ci riesco, è troppo per me.
“Scusate” dico allontanandomi per
sedermi su un muretto non molto distante da loro. Riesco a sentire la
voce di
Rose, che racconta ciò che mi è successo. Non mi
da fastidio, sapevo che l’avrebbe
fatto. Dopo la ringrazierò.
“Praticamente
due mesi fa ha conosciuto Pete Wentz…” Sento
Gerard bofonchiare qualcosa come
un “che stronzo…” poi torno a
concentrarmi sulla voce della mia amica. Sta
raccontando la mia storia. Ed ogni parola mi fa ricordare ogni singolo
momento,
ogni singola sensazione passata in questi due mesi.
Ricordo
ancora il giorno che l’ho incontrato. Ero in un club con
delle mie amiche che
ora non frequento più per colpa di Pete, loro erano
completamente ubriache. Io
ero quella che aveva bevuto solo un bicchiere di birra, ero la
più sobria,
quando ad un tratto si avvicina Pete, che dopo essersi presentato mi
offre da
bere insistentemente. Io accetto. Non ricordo cosa successe poi,
ricordo solo
di essermi svegliata in un altro letto che non era il mio, vestita.
Pete aveva
detto che mi aveva salvato la vita, che qualcuno mi aveva drogata. Ed
io ci
crebbi. Quando venni a sapere, per caso, che a drogarmi era stato lui
era
troppo tardi, mi aveva già chiesto di sposarlo. Mia madre
diceva che quando si
trova una persona che ti ama devi sposarla, perché chi ti
ama potrà darti tutto
l’amore di cui hai bisogno.
Ed ecco
come è andata a finire.
“No,
mi
dispiace piccola” sento le parole di Gerard alle mie spalle
seguite da un
caloroso abbraccio. Mi sento una stupida. E glielo dico.
“Gerard non voglio
fare pena a nessuno.”
Mi guarda,
ha lo sguardo triste. Non sa cosa rispondermi. Tutti quanti, compresa
Rose, si
avvicinano a me. “Questa che vedete qua non è
altro che Alice Hale versione
sposa cadavere. Fra un po’ si sveglia, e saranno
guai” Rose è fantastica. Riesce
a fare dell’ironia anche in momenti tristissimi e
imbarazzanti. E’ soddisfatta
nel vedermi sorridere. Brian si avvicina a noi. “Alice,
tu stai nel bus
con i My Chem.” Sghignazzo.
Dopo un giorno intero di lacrime sghignazzo. Mi volto verso Rose che
sibila un “stronza”.
“Vedo che ti sta tornando il buon
umore!”
dice poi facendomi sorridere ancora di più. Tutti mi
guardano e capiscono.
Capiscono che sono una loro fan anche io. “Guarda che se vuoi
stare con la tua
amica c’è un altro lettino libero!”
Mikey pronuncia queste parole con troppa
enfasi, troppa malizia. Si vede che lo sta facendo più per
lui che per chiunque
altro. Lei incredula lo abbraccia. “Ecco, perché
non stai sempre così calma e
tranquilla?” Rose gli fa rimangiare l’ultima frase.
Ridiamo tutti.
Ho paura a
pensarlo, a crederlo, ma non riesco a nascondere a me stessa che
finalmente mi
sento bene.
|
Ritorna all'indice
Capitolo 3 *** home, sweet home! ***
Eccomi con un
nuovo captolo, spero di non annoiarvi; vi ringrazio tutte per i commenti *_* appena posso risponderò ad ogni commento individualmente...mi piace confrontarmi con gli altri xD
me
onorata! buona lettura^^
Home,
sweet home!
Siamo sul
tour bus dei ragazzi. Loro non ci sono, sono fuori a parlare con i MSI
che si
sono uniti a noi perché faranno da gruppo di supporto.
Rose
è troppo
euforica. Non smette di parlare di Mikey.
“Ma
ci
pensi? Dividerò questa dimora con Mikey!” eccola
che riattacca.
Annuisco per
farle capire che la sto ascoltando e intanto continuo a guardare le
foto che sono
attaccate ad un finestrino. Sono buffissime. Una è di
qualche anno fa, ne sono
certa perché nella foto c’è Gerard con
i capelli lunghi e qualche ciocca rossa,
indossa un pigiama che in teoria rappresenta uno scheletro, dovrebbe
far paura,
ma se guardo la sua faccia mi viene solo da ridere. Un’altra
foto raffigura
Frank con i Mistfits. Caspita che coraggio. Io non farei mai foto con
gente
così. Era più cicciotto prima. Ora non
è magro, sta semplicemente benissimo. In
un'altra ci sono Mikey e Gerard da piccoli. Che carini, in questa foto
si
capisce subito che sono fratelli, ai giorni d’oggi la
somiglianza si nota di
meno. C’è un’altra foto di Bob con Bert
degli Used. Non mi dice niente di buono
quel Bert. Rose dice che è semplicemente uno stronzo che non
sa cantare.
Insomma, lei lo odia. Oddio, una foto di Ray con i capelli corti!
Questo si che
è uno scoop. Mi avvicino ancora di più al
finestrino per vedere meglio la foto.
“Oh, in quella foto Frank non aveva ancora rovinato la mia
testa.” Ray comparve
alle mie spalle con fare malinconico. “Che ti ha fatto
Frank?” gli chiedo
incuriosita. “Quel coglione mi ha tirato la chitarra in testa
ed ho un taglio
enorme, è per questo che porto i capelli
così!” oh povero. Frank è sempre
troppo euforico. “Mi dispiace.” Cerco di
consolarlo, gli metto una mano sulla
spalla. “Dai, però così stai
meglio!” Mi ringrazia e si siede nel divano. “Casa
dolce casa” la voce allegra di Mikey mi fa voltare verso la
porta. Entra nella
sua “sweet home” e si butta sul divanetto.
“sono esausto!”
Frank e Gerard
entrano nel bus con due borse in mano. “Ci siamo permessi di
portarti le borse,
Rose.” Poggiano le borse di Rose a terra e lei si affretta a
prenderle. “Ecco
tieni” mi porge degli abiti.
“Ho solo
questi, domani saremo a Chicago e faremo un po’ di
shopping!”
Li prendo.
Gerard mi mostra dove è il bagno. “Stai
attenta” mi avverte “Bob non guida
benissimo.”
Mi lavo il
più veloce possibile. Fa freddo. Gerard ha fatto bene ad
avvertirmi. Bob non mi
sembra un ottimo autista. Mi asciugo velocemente i capelli. Velocemente
si fa
per dire: non sono cortissimi, anzi, arrivano quasi sino al sedere.
“Oh ciao
Alice, vuoi giocare con me?” mi chiede Frank. Non ci credo.
Solo lui può
giocare a Harry Potter. Quel maghetto è insopportabile.
Rifiuto la sua proposta
e mi siedo sul divano.
“E’ tardi,
dovresti dormire un po’” mi consiglia Ray seduto
affianco a me. Ha ragione. Non
mi reggo in piedi. “Buona notte” dico alzandomi. Vado a sbattere contro
qualcuno. E’ Frank. Mi
chiede scusa. “Ma tu non stavi giocando al Harry
Potter?”
“Si, ma
mezz’ora fa. Tu dormivi quando ho smesso. E per la cronaca mi
sto coricando
anche io” ci dirigiamo insieme nel piano di sopra. Mi mostra
la mia cuccetta e
poi mi saluta.
“Notte Frank.”
Non
risponde. Incredibile, si è già addormentato.
Mi sveglio
di soprassalto. Ho sete. Scendo dalla mia cuccetta cercando di non fare
rumore
e vado al piano di sotto alla ricerca di un po’
d’acqua. Apro il frigo bar e
trovo solo birre.
“Se cerchi
l’acqua è nell’altro frigo”
Frank. Anche lui è sveglio.
“Come mai
sei sveglio?” gli chiedo mentre mi verso un po’
d’acqua.
“Ti ho
sentita scendere qui e ti ho seguita. Sai, non so ancora come fai i
toast,
potresti essere peggio di Mikey.”
Ah beh, se
c’è una persona brava a cucinare qua dentro,
quella sono io. Ma decido di non
dirgli niente. Mi piace stupire gli altri.
Si siede
sul divanetto. Faccio anche io la stessa cosa.
Parliamo
per tutta la notte.
Mi ha
parlato di Sinatra e Bella, i suoi amati cani, della Skeleton Crew, dei
Leathermouth, della sua famiglia, della sua adorata Pansy.
“Allora
dimmi qualcosa di te invece” mi chiede sorseggiando il terzo
cafè della
nottata. “Mi chiamo Alice, mi piace la pizza, adoro i cani e
il mio colore
preferito è il nero.” Mi da una spinta facendomi
stendere sul divano. Però ha ragione, ho dato una risposta
troppo stupida.
“Ahia!”
mi rialzo subito e gli do un colpetto sulla nuca. “Non si fa
Frank!” Si
massaggia la testa come se gli avessi fatto del male. “Dai,
siccome non sai
cosa dirmi faccio io le domande” mi ha chiesto di tutto:
qualcosa sui miei
genitori, quando è il mio compleanno, il mio lavoro, Pete.
“Non sei
costretta a rispondermi. Però vorrei sapere
perché è successo tutto questo con
Pete.”
Inchioda il suo sguardo sul mio, come se volesse leggere nella mia
mente
attraverso essi.
A volte si dice che gli occhi sono lo specchio
dell’anima.
“Beh, ecco. Mia madre prima di morire mi disse che quando
trovi la persona
cheti ama, che ti ama più di se stesso, che sarebbe disposto
a dare la vita per
te…ecco quello è il ragazzo perfetto. Quindi
diciamo che ho messo da parte i
miei sentimenti per lasciare spazio a quelli di Pete. Io non
l’ho mai amato. Ma
pensavo che mi amasse.”
“Ma
quando
una persona è innamorata si vede, dai gesti, dalle
parole.” Beh certo aveva
ragione, ma è di me che si parla, ed io sono troppo ingenua
per capire in modo
giusto certe cose.
“Si, ma io
non sono mai stata con nessun altro oltre Pete e vedere certe
attenzioni mi ha
fatto pensare che mi amasse. Era la prima volta che ero sicura di
qualcosa.
Sai, io non mi accorgo mai quando piaccio a qualcuno, e quando questo
accade, o
non mi piace o me ne accorgo troppo tardi. E questo mi ha insegnato che
d’ora
in poi non sarò mai sicura di niente se non con una
dimostrazione certa.”
“Scientifica!”
Non ci
accorgiamo di aver parlato per così tanto tempo sino a
quando non vediamo i
raggi del sole filtrare dalla finestra.
Mikey si è
svegliato. E’ sceso da noi e dopo averci accennato un
“ciao” con sbadiglio
incorporato, si è preparato la colazione.
“Buon
giorno Mikes” Frank si avvicina a lui e gli da una pacca nel
sedere “Questo
pigiamino rosa ti sta una favola!” lo sta prendendo in giro e
lui neanche se ne
accorge. E’ troppo addormentato per cagarci.
Piano
piano si svegliano tutti quanti. Tutti tranne Brian che ha guidato
tutta la
notte.
“Siamo a
Chicago ragazzi…” urla mentre Ray gli da il cambio
“e ragazze…”
aggiunge dopo aver visto me e Rose.
“Si,
finalmente mi tolgo questi vestiti da puttana” lo dico
apposta, so che a Rose
darà fastidio. E la cosa mi alletta. Infatti, senza
accorgersene prende la
prima cosa che le capita in mano e me la tira. Sto per scansarmi ma
vengo distratta dalla faccia impaurita di Mikey che sta correndo verso
di me.
“Nooo”
sento le urla di Mikey che si affretta a prendere in mano quello che
stava per
arrivarmi in faccia. “Grazie Mikey!” non mi
risponde, mi da le spalle e
abbraccia la cosa che mi stava per uccidere. Una piastra.
“Mikey perché
abbracci la piastra?”
Non mi
risponde, anzi, mi guarda malissimo.
Guarda malissimo a me che stavo per morire
per colpa di una piastra.
“Bel lancio Rose!” le dice passandole
accanto.
“Qui
il mondo va al contrario?” parlo ad alta voce, ma nessuno mi
caga.
I due Way
sono troppo assonnati e troppo preoccupati per il loro cafè,
non hanno tempo
per calcolarmi. Bob sta maneggiando il cellulare di Mikey senza che
quest’ultimo
gli abbia dato il permesso. E Frank invece…cosa?
Perché sta cocendo delle
zucchine? E per di più intere, ci metterà una
vita.
Invece no,
dopo un minuto prende le zucchine e si siede nel tavolo vicino a
Gerard. “Beh,
buon appetito!” dice inzuppando la zucchina nel
cafè.
“Frank,
che schifo!” sento che sto per vomitare.
“Vuoi assaggiare?” mi fa vedere tutto
quello che hai in bocca. Gerard fa una faccia schifata e cambia posto.
“Fai
proprio schifo, coglione!”
Frank fa
spallucce e continua a fare colazione.
Chissà
cosa mangerà a pranzo dato che a colazione mangia certe
schifezze.
“Dai andiamo a
fare shopping” come se non
fosse successo niente Rose mi prende a braccetto. “Chi viene
con noi?”
chiediamo in coro. Nessuno ci risponde Bob bofonchia un pffff. Ma forse
sta
russando.
Mikey e
Frank parlano a bassa voce. Poi si alzano e ci raggiungono.
“Ci sacrifichiamo
noi.” Nessuno dei due sembra veramente convinto di
ciò che ha appena detto. E
nessuno dei tre conosce ancora l’insistenza di Rose e la mia
insicurezza,
soprattutto negli abiti.
Scendiamo
dal bus ma poi torno nuovamente su.
“Chiudete
a chiave, non si sa mai!” dico prendendo una delle copie
delle chiavi che stava
su un televisiorino.
“Beh certo”
risponde Brian che sino a poco fa dormiva.
“non si sa mai che Marta Stewart suoni alla
nostra porta!”
|
Ritorna all'indice
Capitolo 4 *** La ragione domina gli istinti ***
Eccomi
con il nuovo capitolo! Chiedo scusa per l'attesa, ma prima di postare
un capitolo lo riscrivo cento volte! E poi stavo studiando (si fa per
dire ehehe) Grazie a tutte quelle che hanno iniziato a leggerla e che hanno letto anche gli altri capitoli, spero che leggerete anche i prossimi. Grazie a Bob per il suo commento molto
vero.
Spero
vi piaccia!
La ragione domina
gli istinti
“Entriamo
qua”
Quante
volte avrò sentito questa frase? Per il momento siamo a
quota dieci dato che Rose
si ferma in ogni negozio. Frank è sconcertato. Mikey sta
dormendo in piedi.
Siamo entrati in dieci negozi e non abbiamo comprato niente. Beh,
è una cosa
più che logica dato che la mia migliore amica è
voluta entrare in negozi Dolce
e Gabbana, Gucci, Armani. La gli abiti costano un occhio della testa.
“Sono
bellissimi” eccola ammirare un altro abito. Penso sia
orrendo, ma quando mi
chiede se mi piace o meno annuisco, gliela do vinta tanto so che non lo
comprerà. Si diverte ad illudere le commesse.
“Beh
ma
tanto non ho tutti questi soldi, arrivederci.” Sento le
commesse imprecare
qualcosa ma decidiamo di non farci caso. Anzi, Frank parla a voce alta
in modo
tale che Rose non le possa sentire.
Altrimenti
sono guai seri.
Sii ferma
davanti ad un’altra vetrina in cui ci sono degli abiti da
sposa. “E no cara.
Non devi sposare nessuno.” Le dice Frank tirandola via.
“Adesso andiamo dove
dico io” Rose non può obiettare, non deve
obiettare. Ha stancato tutti.
“O
mio Dio
Frank Iero ti amo!” una ragazzina si aggrappa alla sua vita e
lo stritola. E
vai! La scena si è già ripetuta per cento volte,
cosa volete che sia un’altra
fan? Una in più una in meno!
“Grazie…”
risponde per la centunesima volta, cercando di divincolarsi. La ragazza
si
sposta e va da Mikey. “Oddio, ti amo anche a te!”
“Beh
penso
che dovresti chiarirti le idee!” dice Mikey spostandola. Il
tempo di un
autografo una foto ed un’occhiata maligna a me e Rose e se ne
vanno.
“Penso
che
mi farò fare la medicina dell’occhio.”
Rose ha
ragione. Se gli sguardi potessero uccidere.
“Io
ho del
collirio.” Sono passate quarantotto ore dal mio incontro con
Mikey e non ho
ancora capito se c’è o se ci fa.
Rose
racconta in poche parole che cosa è la medicina
dell’occhio. Per Mikey è stato
come scoprire l’America.
Grazie a
Frank riusciamo a trovare dei negozi decenti. Mi provo qualche felpa,
qualche
maglietta, e qualche paio di jeans.
Esco dal
camerino: “come sto?” chiedo speranzosa. Tutti e
tre mi guardano con fare
dubbioso. Frank si alza in piedi e mi porge un’altra
maglietta. “Metti questa!”
obbedisco. Rientro nel camerino e di corsa mi metto l’altra
maglietta. Esco
nuovamente. Frank alza il pollice verso l’alto. Rose mi fa
l’occhiolino. Mikey
batte le mani. “Il cane vi ha mangiato la lingua?”
“No”
risponde Mikey “sto pensando a cosa farti indossare dopo
questo. E via di
nuovo. Togli questo, metti quelli,
cambia quello, paga quelli. Ogni negozio è una tortura.
Si
è fatta
ormai ora di pranzo.
“Ah,
finalmente abbiamo finito!” alzo le braccia al cielo facendo
cadere le buste a
terra.
“No
cara,
ti manca qualcosa ancora!” Rose mi fa voltare verso una
vetrina. Era un negozio
d’intimo.
Frank si
accende una sigaretta. “Io aspetto fuori” si siede
nel marciapiede. Mikey gli
da un calcio per farlo alzare. “Dai Frank, entra anche
tu!” gli dico tirandolo
per un braccio. Sbuffa, ma alla fine mi accontenta. Spegne la sigaretta
ed
entriamo dentro. “Frank, puzzi di fumo” mi lamento
facendo una faccia schifata.
Prendo due
o tre paia di completi reggiseno-slip.
Mi incanto
a guardare un baby-doll. E’ del mio colore preferito, il
nero: non è volgare, è
un semplice baby-doll nero. Fa proprio per me. “Lo voglio, lo
voglio” dico
indicando a Rose l’oggetto del mio desiderio.
Lo prendo
ed entro nel camerino. Lo provo. Decido di tenere il reggiseno.
“Non
è
male” dico osservandomi allo specchio.
“Allora?
Posso aprire?” vedo l’ombra di Rose di fianco al
mio camerino. Brutto segno.
“No, sei pazza, mi vergogno!”
Non faccio
in tempo a finire la frase che la ritrovo nel camerino con me. Cerco di
coprirmi con le mani.
“Stai
benissimo tesoro!” mi dice facendomi girare su me stessa.
“E poi è anche facile
da levare!” eccola, sempre li va a parare la mia Rose.
“Avete
bisogno d’aiuto?” vedo l’ombra di Frank
farsi sempre più vicina. Non voglio che
mi veda, mi vergogno.
Rose esce
appena in tempo. “Si sta cambiando” la sento dire.
Mi ha salvato, di nuovo.
…
I ragazzi
ci hanno fatto una sorpresa. Mentre noi eravamo a fare shopping hanno
cambiato
bus. E’ molto meglio questo del precedente. E’
completamente nero all’esterno,
i vetri sono scuri e grazie a Dio il motore non fa casino come lo
faceva
l’altro. C’è un divano a forma di labbra
che ha scelto Frank. “E’ per farmi
baciare il culo!” ha detto quando gli ho chiesto spiegazioni.
Quel ragazzo è
proprio strano. Ha delle strane abitudini alimentari, capisco che
è
vegetariano, ma come si può fare colazione inzuppando una
zucchina nel cafè? E’
schifoso. Si è fissato con l’idea di avere un
cane. No, anzi, lui non vuole un
cane qualunque, lui vuole un bassotto. “Perché
è basso come te?” gli ho chiesto
scherzando. Beh si è offeso, non mi rivolge la parola da
stamattina. Ieri era
così gentile quando siamo andati a fare shopping, ed oggi
quasi mi odia. E’
così permaloso. Infondo lo sa anche lui che è
basso.
Qualcuno
bussa alla porta del bagno in cui mi trovo in questo momento.
“Occupato”
rispondo mentre controllo allo specchio come è uscita la
colorazione dei miei
capelli fai da te. “Devo lavarmi! Ho un concerto fra meno di
un’ora, cazzo!” è
Frank. E’ ancora arrabbiato con me. Mi fa proprio
innervosire. Non gli
rispondo, continuo a farmi i cavoli miei. Apre la porta, sbuffa. Lo
vedo
attraverso lo specchio. E’ dietro di me. “Che vuoi
Frank? Hai intenzione di
tenermi il muso per sempre solo perché ti ho detto che sei
un po’ basso?”
“Beh
si da
il caso che ho altre qualità!” io non gli ho mica
detto il contrario! “Ne hai
ancora per molto?”
“Devo
asciugare i capelli e usare di nascosto la piastra
di Mikey”
Lo vedo
togliersi la maglietta. “Che cazzo fai?” gli dico
voltandomi verso di lui. “Mi
lavo” entra dentro la doccia, chiude e fa volare via jeans e
mutande, che
cadono proprio di fianco a me.
“Potresti
mettere a lavare quello che ho buttato per piacere?” adesso
dovevo anche fargli
da schiava? Non credo proprio. “Tua madre ti ha partorito per
intero. Hai anche
le mani, usale per lavarti la roba!”
“Ah,
così
è?” lo sento borbottare ma faccio finta di niente.
Mi asciugo i capelli
velocemente. Dopo quindici minuti Frank sta ancora nella doccia.
“Certo
che
ne avevi di sporco da levare!”
Accendo la
piastra. Mi siedo nel water aspettando che sia pronta.
L’acqua ancora scorre
nella doccia. Mi volto verso si essa. Chissà
se…No Alice, smettila di fare
questi pensieri impuri. Scuoto la testa come per far uscire da essa
quegli
stupidi pensieri. “Mi passi
l’asciugamano?” bravo Frank, giusta domanda. Adesso
potrò dare una sbirciatina.
Ma che
diamine, devo smetterla! E’ di Frank che si parla. Mi volto
nuovamente verso la
doccia. E penso al suo viso. “E’ solo un ragazzo
bellissimo. Cosa vai a pensare
Alice, beh?” dico a me stessa. “non capisco cosa
stai dicendo, ma se non mi dai
l’asciugamano non posso uscire!” mi risveglia
ancora dai miei
sogni proibiti. Faccio un respiro
profondo.
Mi alzo e
prendo l’asciugamano per lui. Mi avvicino alla doccia.
Probabilmente ha visto la
mia sagoma, così apre un pò la tenda per far
passare l’asciugamano.
La ragione
domina gli istinti.
La ragione
domina gli istinti.
La ragione
domina gli istinti.
Mi ritrovo
con l’asciugamano in una mano e con gli occhi tappati da
un'altra. Ho la testa
rivolta verso l’alto, non oso abbassarla, non resisterei.
“Grazie!”
lo prende. “Puoi aprire gli occhi!” apro una
fessura tra le dita delle mani e
vedo il suo viso. Sorride. Forse non è più
arrabbiato. Il mio sguardo cade sul
suo scorpione tatuato nel collo. Vorrei concedermi un'altra sbirciatina
ma non
posso. Improvvisamente mi prende la mano con la sua. Frank, Mi tira a
se tanto
da farmi entrare nella doccia. Il mio corpo entra in contatto con il
suo,
ancora bagnato. Ha profumo di pesca. Mi tiene stretta a se con una
mano. Con
l’altra mi accarezza i capelli. “Ti sta ben questo
colore”
“G-grazie”
sto forse sudando? Sento delle goccioline cadere sul mio collo. Ho
paura a
guardarlo negli occhi. “Frank, perché, beh
perché, si insomma, perché mi
abbracci dentro la doccia?”
Stringe la
presa ancora più forte ma senza accarezzarmi i capelli.
“Per dimostrati quanto
io ci tenga a te”
Doccia
fredda. Nel vero senso della parola. Eccolo, è contento ora,
se la ride. Ha
avuto la sua vendetta. Ha aperto il ruscello della doccia e mi ha
bagnata
tutta. “Coglione! Li avevo appena lavati!”
Ride.
“Così
impari a dirmi che sono basso!”
Ha vinto
lui. Si è vendicato.
Mi metto
le mani al collo, come se stessi soffocando. Il suo sorriso svanisce in
men che
non si dica.
“Oddio
stai bene?” mi spinge per farmi sedere nella doccia. Mi siedo
e fingo di
respirare a fatica. Ed esalo l’ultimo respiro, forse in una
maniera troppo
teatrale, tanto teatrale da fargli capire che era uno scherzo.
“Che
stronza! Ed io che mi preoccupo.” Ed eccolo che ricomincia
con quel cazzo di
ruscello. Si inginocchia sulle mie gambe, non curandosi del fatto che
sotto
quell’asciugamano che, non so per quale motivo, non si era
ancora tolto, era
nudo, con una mano si difende dai colpi che gli do, con
l’altra mi punta quel
cazzo di ruscello in faccia. “Chiedi perdono!” non
riesco a parlare, sto
ridendo troppo. Riesco solo ad urlare. Finalmente mi libero dalla sua
presa
felina e lo spingo a malincuore via da me.
“Dai
basta, altrimenti poi ci metteremo un ora per asciugare tutto.
Scelta
saggia, Frank.
Usciamo
dalla doccia fradici, completamente bagnati; persino i nostri peli del
naso
sono zeppi d’acqua.
Chiamo
Rose urlando il più forte possibile.
Entra in
bagno e ci trova così. Rimane incantata sulla porta.
“Mi
porti
la mia roba? Non posso uscire così!”
Senza dire
niente esce e poco dopo ritorna con la mia roba in mano. Me la tira.
Rimane a
fissarci ancora un po’. Frank mi poggia una mano sulla
spalla. “Che coppia eh?”
è proprio coglione. Non si rende neanche conto di quello che
ha appena fatto.
Ha messo a Rose la pulce nell’orecchio.
“Dopo
tu
ed io dobbiamo parlare!” detto fatto. Esce dal bagno.
“Ti
giri?”
dico a Frank prima di spogliarmi. Si volta “Grazie”
rispondo sarcastica mentre
mi spoglio. Gli tiro i pantaloni che indossava prima nella schiena per
fargli
capire che si può girare. “Sei proprio un coglione
Frank!”
“Ehi,
e
adesso che ho fatto?” chiede come se non sapesse nulla. E in
effetti è così. Mi
avvicino a lui con fare aggressivo, ma in realtà voglio solo
fargli provare un
minimo della paura e dell’angoscia che proverò io
dopo con Rose. “Che hai
fatto? Che hai fatto?” indietreggia, io avanzo.
“Hai messo a Rose la pulce
nell’orecchio!” Fa una faccia strana, non mi
capisce “Mi spiego meglio: io e te
nella doccia, tutti bagnati, lei entra e ci vede così. Poi
tu mi abbracci e
dici quella frase!”
Ride. Ride
della situazione, io non ci trovo nulla da ridere. “E
sentiamo, cosa ti
chiederà?” così, in tutta
tranquillità fa passare le sue mutande da sotto
l’asciugamano.
Molto probabilmente sto arrossendo perché sento caldo.
“Mi chiederà cose
tipo…vi vedete di nascosto? Ti piace?” dico
imitando la sua voce. Intanto si è
già vestito. Si guarda allo specchio, si sistema i capelli.
“Ah, e tu che coda
risponderai?”
“Che
non
ci vediamo di nascosto!” Finalmente ha finito di guardarsi
allo specchio. Punta
i suoi occhi sui miei. “Sono curioso di sapere come
risponderai alla seconda
domanda!” mi da un bacio di sfuggita sulla guancia ed esce
dal bagno.
|
Ritorna all'indice
Capitolo 5 *** he's yours ***
Ecco
un altro capitolo, spero che vi piaccia come vi sono piaciuti gli
altri. Vi ringrazio in anticipo per le recensioni (se qualcuno le
lascerà)
He's yours
Rose ed io
siamo sole nel bus. Abbiamo chiesto ai ragazzi di rimanere qua mentre
loro
suonavano. E così è stato. Sto leggendo un libro,
Twilight. Il protagonista
maschile è molto interessante. La sorella si chiama Alice,
come me.
Sento la
voce di Rosalie in sottofondo, ma le mie orecchie si rifiutano di
sentire cosa
stia blaterando.
“Ti
piace
Frank” no, purtroppo queste parole le ho sentite bene, forte
e chiare. Appoggio
il libro sul divano. “Rose, ma cosa mai te lo fa
pensare!” chiedo in tono
titubante. Mi guarda; alza un sopracciglio. Vuole che le dica la
verità? E
verità sia. “Cazzo, si! Si che mi
piace.” Non dice niente, continua a
guardarmi. Mi butto di nuovo sul divano “Ma tanto lui
è fidanzato. Non ho
speranze” Si siede accanto a me nel divano. “No
tesoro” mi accarezza i capelli
“non dire così. Ci sono molte cose che non
sai.” Sembra che ci provi gusto a
dirmi così. Cos’è che non so?
Qualcuno
da dei colpi al bus facendoci spaventare. “Bob ha le
chiavi.” Dico alzandomi
per andare ad aprire. Rimango stupita quando mi trovo davanti Jamia, la
fidanzata di Frank.
“Ciao!” le
dico in un misto tra entusiasmo e depressione. Ma si, aggiungiamoci
anche un
po’ di invidia.
“Ciao! Tu
devi essere Alice!” come fa a sapere chi sono.
“Si, e tu
sei Jamia!”
Caspita
com’è carina. Ok, è un po’
grassoccia, ma sta bene. Io in confronto a lei non
sono niente. Forse dovrei ingrassare per piacergli. Ma non sono
così stronza. E
lui non è così coglione da lasciare la sua quasi
moglie per me.
La faccio
entrare.”Ciao Jamia, come stai?” dice rose
abbracciandola. Si conoscono già.
Non me l’aveva detto.
“Bene
Rose, grazie. Ti trovo in forma!” sorridono. Poi si volta
verso di me, mi caga
finalmente. "Alice...Frank mi ha parlato di te. Sai, mi ha fatto vedere
qualche tuo disegno."
Non so il perchè,
ma sento che non mi sta dicendo tutta la verità, o se la sta
dicendo è per un
secondo fine. Frank le ha parlato di me? e cosa mai
avrà detto?
"Frank
che parla di me? al massimo mi prende in giro!"
Proprio in
quel momento arrivano i ragazzi.
Il primo a
notare Jamia è Ray. Seguito a ruota da Gerard e Mikey.
"Ciao
Jam" la saluta con un cenno di mano, seguito da un bacio sulla guancia.
Sento una specie di morsa allo stomaco. Mi ferisce.
Non
baciarla ti prego, non di fronte a me.
Cerco di
non guardarlo.
Percepisco
l'attenzione di qualcuno su di me; mi guardo intorno. Ray si
è già pèosizionato
nel divano a giocare con l'xbox, Gerard e Bob stanno fuori a fumare,
Mikey e
Rose stanno mangiando e Frank...Frank mi sta guardando. "Ciao
folletto" si avvicinaa me e mi bacia la guancia. Mi tremano le gambe.
Ho
bisogno di sedermi.
Provo dei
sensi di colpa incredibili verso Jamia, eppure non ho fatto niente. Ma
vorrei...
"Frank
ti ho portato le cose che mi avevi chiesto!" gli porge il borsone con
cui
si è presentata alla nostra dimora. "Grazie Jam." si
volatizza alla
zona notte. Jamia esita un pò, poi lo raggiunge. Mi sento
sprofondare. Vorrei
tanto sapere cosa stanno facendo, anche se forse già l'ho
capito.
Gerard si
siede accanto a me.
"Tutto
ok?" mi cinge le spalle con un braccio. Come ha fatto Frank quella
notte
in cui abbiamo parlato sino all'alba. "Si, Gerard. tutto a posto"
rispondo non poc convinta. "Si, si, certo" esclama smascherandomi
"se non ne vuoi parlare non insisto"
"Grazie"
non avevo proprio voglia di
parlarne,
tanto meno con lui; lui e Frank sono amici per la pelle, se gli
confessassi i
miei sentimenti andrebbe subito a dirgli tutto. "Domani mattina
verresti
con me al concerto dei MSI? Vorrei presentarti la mia ragazza." MSI?
quel
gruppo spacca. mi piace. accetto la sua proposta, servirà a
distrarmi.
Rimango a
parlare con Gerard e insieme prendiamo per il culo Ray che sta facendo
un gioco
stupido di macchine. "Sei negato Ray, fammi provare!" mi alzo e mi
siedo sopra di lui perchè altrimenti non sarei arrivata a
prendere il joystick.
"Te la cavi, ma non mi hai ancora visto in Need For Speed." si
pavoneggia lui nel mentre che si sistema la folta chioma in una
crocchia.
"Certo. Ma a chi la vuoi dare a bere con quei capelli?" Gerard
scoppia a ridere. lo seguo a ruota. Alla fine anche Ray si lascia
andare. Sa
che adoro i suoi capelli.
"Ragazzi,
Jamia sta andando via" irrompe Frank con aria nervosa insieme a Jamia.
Ha
gli occhi lucidi. Avranno litigato?
Saluta
tutti quanti con un abbraccio.
"Mi
ha fatto piacere conoscerti." mi sussurra abbracciandomi. "è
tuo
adesso. Non fare i miei stessi errori." non mi lascia il tempo di
chiederle spiegazioni. Scappa subito via. "Che cosa è mio?"
le urlo
senza però ricevere una risposta. Mi volto verso Frank in
cerca di spiegazioni.
Si gratta la testa, gesto che fa soltanto quando è o
nervoso, o imbarazzato, o
indifficolta, o tutti e tre contemporaneamente. Mi avvicino a lui. Si
sforza di
sorridere. "Jamia ha lasciato qualcosa per me?" gli chiedo. Continua
a fissarmi senza dire niente. "Perchè piangeva mentre se ne è
andata?"
Nessuna
risposta. mi guardanegli occhi, ma penso che la sua testa sia altrove.
Forse
sta solo fissando un punto qualsiasi, e siccome non ho punti neri in
viso, si è
fissato sulla mia pupilla.
"Vabeh,
quando esci dalla trance, avvertimi." gli do un bacio sulla guancia
prima
di lasciarlo la con i suoi pensieri. Occupo il
posto affianco a Mikey. Rose mi guarda con aria omicida.
"Sapete
cos'ha Frank? Perchè Jamia piangeva? Hanno litigato? Io
spero di no, ma secondo
voi che gli prende a Frank? Gli ho fatto una domanda prima ma si
è
incantato"
"Portiamolo
da uno specialista!" si inventa Rose di punto in bianco. Questa volta
sono
io a guardarla male.
Mikey si
decide a rispondermi, finalmente.
"Da brava
fan dei MCR sai benissimo della storia d'amore tra Arnold e Jamia, no?"
annuisco. "Beh ecco. Circa 7 mesi fa Frank decise di fare una sorpresa
a
Jamia. Così è partito un giorno prima di noi ed
è andato a casa sua. Avendo le
chiavi della sua fidanzata non ha suonato e ha trovato Jamia nel
divano, nuda,
con uno della S//C. Dal giorno Frank ha mollato Jamia." resto
ammutolita.
Perchè non me ne ha parlato? Ha parlato per una notte intera
dei cani che aveva
prima e non mi ha parlato mai di lei! Sento che mi bruciano gli occhi.
"Perchè non me l'ha detto?"
"Non
lo so, non ne ha mai parlato con nessuno. L'unica volta che ne ha
parlato è
stato il giorno stesso promettendosi che l'avrebbe dimenticata"
conclude
Mikey.
Mi alzo in
piedi. sento la mia testa scoppiare. Voglio dormire. "Ali, Ray mi ha
detto
che te la cavi con le macchine!" eccolo. Sta
seduto nel divano. Come se poco fa non fosse
successo nulla. Dovrei sentirmi felice perchè lui e Jamia si
sono lasciati, ma
non lo sono. Riesco a capire cosa prova. Non voglio parlare con lui. Il
solo
vederlo mi fa venire da piangere. Ecco , ho il magone. "Sono stanca,
Frank. Preferisco andare a dormire." rispondo con un filo di voce.
Fingo
di strofinarmi gli occhi, invece cerco solo di nascondere le lacrime.
Arrivo
nella mia cuccetta. Chiudo gli occhi e finalmente mi addormento.
29 Ottobre
2007.
Mancano
due giorni al suo complanno. Questa mattina non l'ho neanche visto.
Gerard ed
io siamo usciti presto per andare al concerto dei MSI. Ho conosciuto
anche
Donna, sua madre. Non dimostra l'età che ha. ne dimostra
qualcuno in meno. E'
bionda, beni piazzata fisicamente. I suoi occhi sono chiari, mentre il
suo viso
è abbastanza pallido tanto quanto quello del figlio
maggiore.
I MSI sono
grandiosi.
"Ciao
amore!" una ragazza si attacca al collo di Gerard. si abbracciano
forte.
E' lei. La bassista, la sua ragazza. Dopo un pò si staccano.
"Lyn-z,
Alice...Alice, Lyn-z"
"Ciao!"
le dico stringendole la mnao.
"Piacere
di conoscerti, Alice!"
Stiamo un
pò tutti insieme. Lyn-z mi è sembrata subito una
tipa tosta, simpatica e si, è
anche molto carina. Lei è Gerard stanno molto bene insieme.
"Senti
Lyn-z adesso dobbiamo andare. Sai, il 31 è il compleanno di
Frank. Devo
prendergli qualcosa!"
"Oh
si, certo, tranquilli. Andate pure!"
E' vero,
tra meno di 48 ore è il suo compleanno. E non ho la
pià pallida idea di cosa
regalargli. Cosa può volere, ocosa può non avere
un ragazzo bello e ricco tanto
da potersi permettere tutto?
"Gli
prenderò il nintendo Wii." dice ad un tratto gerard mentre
camminiamo. e'
buffo. Indossa un giaccone e un cappello. Gli occhiali da soloe
completano la
sua maschera da ispettore Gadget.
Vado a
sbattrere contro qualcosa. Un cane.
"Ma
ciao cucciolo! Scusa!" mi inchino e lo riempio di coccole. Adoro i
cani.
Anche Frank adora i cani. I bassotti per la precisione. "Un momento."
dico osservando il cane "questo è un bassotto!"
"Si,
come quelli che piacciono a quel matherfucker"
"Gee,
ti prego!" prendo il cane in braccio e mi avvicino a lui cercando di
convincerlo. "Ciao zio Gerardo, sono senza nome, il cane di
papà
Franco!"
"Vorresti
tenre questo cane nel tour bus?" mi chiede con aria poco convinta.
"Si.
Che problema c'è?" ha ancoraquell'espressione in viso "Dai
Gee, ti
prego! ti prego!"
"Va
bene, ma il compleanno di Frank e dopodomani, dove lo teniamo sino a
quel
giorno?" bella domanda "potrei chiedere a mia madre!"
"Si,
sei un genio! Tu chiamala adesso, intanto andiamo dal dottore per i
cani!"
"Si
chiama veterinario!"
"Si
lo so, ma dalla felicità
me l'ero scordato!"
Donna
è
disponibile per tenere il cane sino al compleanno di Frank. Lo abbiamo
portato
dal veterinario. "E' stato appena abbandonato" ha detto mentre lo
visitava. Per fortuna che l'ho trovato io.
Lo
portiamo da Donna. E' piccolo ma quando si tratta di lavarlo non ne
vuole
proprio sapere.
Gerard ed
io rientriamo alla "sweet home" stanchi morti. "menomale che
oggi non avevamo concerti!" dice sprofondando nel divano. "Dove siete
stati?" chiede Frank comparendo con un cucchiaio immerso in una tazza
di Nutella.
Sono felice di vederlo, mi è mancato. "Tu spunti come i
funghi,
Frank!"
"Perchè
siete così bagnati?" corre in bagno e prende degli
asciugamani. Uno lo
tira a Gee, l'altro me lo passa nella testa. Gli rubo un pò
di Nutella mentre
mi asciuga i capelli. "Buona." dico leccandomi i
baffi.
Ho il
regalo pe Frank, sono stra contenta.
Un
momento, se non gli dovesse piacere?
|
Ritorna all'indice
Questa storia è archiviata su: EFP /viewstory.php?sid=192827
|