Vision of painful death

di Simona_73
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** // ***
Capitolo 2: *** // ***
Capitolo 3: *** // ***
Capitolo 4: *** // ***
Capitolo 5: *** // ***
Capitolo 6: *** // ***
Capitolo 7: *** // ***
Capitolo 8: *** // ***
Capitolo 9: *** // ***
Capitolo 10: *** // ***
Capitolo 11: *** // ***
Capitolo 12: *** // ***



Capitolo 1
*** // ***


Titolo: Vision of Painful Death
Autrice: Simona
Beta: Giulia

Raramente Giorgia Rocca si sentiva nervosa, con il suo lavoro non poteva permetterselo.
Detestava anche essere al centro dell’attenzione, ma indossare tacchi  alti dieci centimetri e un vestito scollatissimo era un buon motivo per esserlo. Era da circa dieci minuti che si domandava come aveva fatto a farsi convincere dal suo collega a vestirsi in quel modo e seguirlo alla festa di Natale del reparto investigativo. Adesso Giorgia avrebbe voluto ucciderlo. Ogni volta che pensava al suo collega il suo cervello andava in cortocircuito.
Per la ventesima volta nel giro di pochi minuti si sistemò il vestito che le aveva prestato sua sorella; Giorgia si sentiva come una Barbie Sport costretta ad indossare il vestito di Barbie Principessa. Per colpa di quel maledetto vestito il tassista le aveva lanciato occhiate lascive per tutto il tragitto. Facendosi coraggio si diresse verso il bar.
“Un crodino, per favore,” chiese al barista. Portandosi il bicchiere alle labbra, sorseggiò la bevanda analcolica. Davanti a lei c’era un gruppo di uomini elegantissimi; sussultò quando si rese conto che erano i suoi colleghi. Sperando che non l’avessero notata, cercò con lo sguardo l’uscita di sicurezza.
Troppo tardi. La stavano salutando con la mano. Con un sorriso plastico, perfezionato negli ultimi anni di vita trascorsi in un mondo prevalentemente maschile, si avvicinò .
“Giorgia,” la salutò il suo supervisore. “Sei fantastica stasera; conosci tutti, vero?” Giorgia sorrise ad ognuno, ma le sue labbra si irrigidirono nel medesimo istante in cui il suo sguardo si posò sull’ultimo membro del gruppo. Alto, un fisico da modello, Madre natura gli aveva regalato un viso d’angelo e un sorriso da peccatore. L’abito scuro sembrava fatto su misura, cosa probabile, dato il soggetto. Massimiliano Carrisi le stava strizzando l’occhio.
Giorgia avvertì un ondata di calore in tutto il corpo: “Non ti ho mai vista vestita in modo così elegante,” commentò in tono di apprezzamento. Giorgia si passò una mano sull’abito.  “Non sarebbe l’abbigliamento ideale per seguire i nostri serial killer.” Il suo tono era decisamente imbarazzato.
“Non adatto, ma sicuramente piacevole per me.”  Per fortuna quel momento imbarazzante venne interrotto dallo squillo del cellulare.
“Carrisi... sì, va bene, dieci minuti e siamo lì.”
“Giorgia, dobbiamo andare, è stato trovato il cadavere di una ragazzina vicino ai Murazzi, il nostro Killer non va in ferie neanche a Natale!”

Dieci minuti dopo Giorgia era china sul cadavere di una ragazzina di circa diciassette anni, i lunghi capelli biondi ricadevano su un viso che sembrava quello di un angelo. Un angelo che avrebbe potuto avere una vita decisamente più lunga se non avesse avuto la sfortuna di incontrare quel maledetto assassino.
Erano mesi che gli davano la caccia senza risultato. Stesso Modus operandi, violentava e uccideva giovani ragazze tutte tra i quindici e i diciotto anni, tutte belle e piene di vita. Dalle numerose ferite sul corpo era probabile che la ragazza si fosse dimenata a lungo prima di morire.
Mentre Massimiliano raccoglieva i reperti Giorgia rimase a lungo a fissare quel giovane corpo privo di vita.
Avrebbe dovuto esserci abituata, eppure ogni volta che si trovava inginocchiata su un nuovo cadavere provava sempre la stessa sensazione di forte dolore che aveva provato davanti a quel piccolo corpicino straziato dieci anni prima. Le sembrava ieri: era il suo primo giorno nell’Unità Crimini Violenti, con il suo collega  si erano recati nel luogo del ritrovamento. La bimba aveva circa  cinque anni e Giorgia si era sentita male.
“Ci sono problemi?” la voce profonda di Massimiliano penetrò nel suo cervello come una lama che affonda in un panetto di burro.
“No! Stavo solo pensando al Natale che  passerà questa famiglia.”
“Già, ti capisco, ma cerca di non soffermartici. Mmh, anche questa volta non ha lasciato tracce organiche.”
“Lo ioide è fratturato, il che suggerisce una morte per strangolamento. Cambia il modo di uccidere ad ogni nuova vittima, è furbo e pieno di fantasia!”
“Se non copri quello spacco una serie di fantasie vengono anche a me!”
Giorgia non si era accorta che in quella posizione lo spacco vertiginoso del vestito la lasciava praticamente nuda. Imbarazzata si alzò, sistemandosi.
“Bene, credo che possiamo farla portare via e andare a stilare il rapporto,” disse, cercando di darsi un contegno.

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Capitolo 2
*** // ***


Chop-chop-chop. Il suono del rubinetto che gocciola riempie il silenzio.
Lo riempie? Niente è capace di riempire niente, perché Giorgia è vuota. Accovacciata per terra nel suo appartamento, con il viso appoggiato sulle ginocchia. Le lacrime le cadono per forza d'inerzia dagli occhi, perché anche se volesse trattenerle continuerebbero a muoversi fino a precipitare a terra. Le gocce perfette solcano l'aria e scoppiano contro il parqué.
Buio, tutto è al buio e a malapena filtra dalla finestra la luce dei lampioni. Sono passate ore dal ritrovamento della nuova vittima. Giorgia si sente svuotata, avrebbe bisogno di parlare con qualcuno, ma fino ad ora ha mantenuto il suo segreto.
Giorgia ha delle visioni, e ogni volta che finiscono si ritrova seduta e piangente. Il suono del telefono sembrava lontano anni luce.
“Pronto.”
“Giorgia, sono Massimo, dormivi?”
“No, ci sono problemi?”
“Volevo avvertirti che domani mattina alle 09.00 abbiamo l’aereo per Roma, sii puntuale, mi raccomando”
“Roma? Perchè?”
Silenzio Massimo aveva già chiuso la comunicazione.

………………………


Una chiave?" chiese lei, confusa. "Per una stanza sola?"
Max sollevò lo sguardo su di lei. Giorgia sapeva che i suoi occhi erano castani con pagliuzze dorate, che brillavano quando lui era divertito.
In quel momento, però, erano così scuri che non si riusciva a distinguere l'iride dalla pupilla. L'effetto era molto affascinante. Per riprendersi, gli strappò la busta di mano alla ricerca di un biglietto di spiegazioni.
In effetti un bigliettino c'era e diceva semplicemente, che era stata prenotata una sola stanza.
"Oh, no, non può essere." Susanna, la ragazza che si occupava di prenotare i voli e gli alberghi, aveva firmato la sua condanna a morte. Non poteva aver prenotato una stanza per loro due! Chinandosi su di lei, Max lesse il biglietto, poi scosse la testa compiaciuto. "Bell’errore."
Giorgia rimase bocca aperta. "Non hai nient'altro da dire?"
"Hai idea di quanto costi trascorrere una notte qui? Le stanze sono tutte speciali, e per speciali intendo..."
"Lo so!" Giorgia non voleva sentirlo elencare la va­rietà di stanze disponibili, ognuna attrezzata per ospi­tare coppie di amanti, tutte complete di giocattoli, colori e materiali erotici. "Sono certa che Susanna si sia sbagliata," dichiarò. "Dobbiamo andare in un altro albergo .”
Quando Max parlò, la sua voce era roca e più bassa del solito. Possibile che ci fosse il suo zampino sotto? Giorgia scosse la testa. Era un'idea semplicemente assurda, dal momento che lei non era certo una bellezza e che il suo carattere non era prettamente dolce e remissivo come quello delle ragazze che lui era solito frequentare. Inoltre, Max non le aveva mai lasciato intendere di essere neanche minimamente interessato a lei.
Del resto, perché mai avrebbe dovuto esserlo, quando poteva avere tutte le donne che voleva?
"Con tutte le voci che circolano su questo albergo, non sei nemmeno un po' curiosa di vedere come sono le stanze?" le chiese.
"No!"
"Bugiarda.”
 In realtà le sarebbe piaciuto vedere una delle stanze, anzi moriva dalla voglia di scoprire com'erano, al punto che si impose di abbassare lo sguardo sulla tessera magnetica per evitare che lui si accorgesse di quanto fosse curiosa.
"Andiamo," le sussurrò lui all'orecchio, scatenando in lei un'altra serie di brividi di piacere.
Accidenti, se fossero entrati in una delle stanze e lui le avesse parlato con quel tono di voce, non avrebbe avuto nessuna difficoltà a dimenticare che Max era un essere impossibile, e a cedere al desiderio di fare qual­cosa di molto sconveniente. Sollevando lo sguardo sui suoi occhi accesi da una luce maliziosa capì che aveva intuito tutto e avvampò.
"Io non ho nessuna intenzione di salire in quella stanza con te per..." Giorgia si interruppe, poi sussurrò come se si fosse trattato di un segreto di stato: "Fare sesso".
"Io non ho mai detto di voler fare sesso."
"Bene, perché io non ho nessuna intenzione di farlo."
"Ricevuto."
"Seriamente, voglio solo vedere queste famose stanze," dichiarò, sollevando il mento in segno di sfi­da.
"Ma certo," la tranquillizzò lui. "Anch'io."
A quel punto fu lei a ridere. Che cos'altro poteva fare? "A te non importa niente dell'arredamento delle stanze, Max ."
"È vero," ammise lui facendosi improvvisamente serio. "Però mi interessi tu."
Oh, mio Dio.
La tessera magnetica non consentiva l'accesso a una semplice stanza, bensì a una suite dall'arredamento elegante nei colori del beige e del verde pistacchio, con il letto più grande che Giorgia avesse mai visto, carico di cuscini gonfi e morbidi.
C'era anche un grande armadio dove erano stipati giocattoli per gli avventurosi del sesso. Max lo aveva letto sulla brochure.
Per quanto lo riguardava, lui non aveva bisogno di giocattoli. Per eccitarsi gli bastava guardare la donna che aveva al fianco. I suoi occhi azzurri, di solito penetranti, avevano assunto un'espressione dolce e sognante, mentre si guardava intorno, e le sue labbra si erano dischiuse in un modo che gli aveva fatto venir voglia di soffocarla di baci appassionati. I capelli lunghi e castani, che di solito portava legati in una coda,  erano raccolti sulla sommità del capo in un'acconciatura che si addiceva perfettamente al vestito elegante .
Maledizione, Max la desiderava. Era da parecchio tempo che aveva capito di avere un debole per lei, ma, se glielo avesse confessato adesso, lei non gli avrebbe creduto, fulminandolo con i bellissimi occhi per sof­focare sul nascere quello che avrebbe considerato uno scherzo di dubbio gusto.
Per quanto impossibile apparisse, la sua missione era quella di farle capire che non si stava prendendo gioco di lei, ma che si sentiva veramente affascinato dalla sua bellezza e dalla sua personalità. "Sì," com­mentò in tono noncurante. "Capisco perché non ti piace l'idea di restare qui. È tutto così ordinario e piatto."
Giorgia rise, avvicinandosi al letto.
Max la seguì, divertito nell'osservare la sua espres­sione compiaciuta mentre studiava l'arredamento lus­suoso.
Accidenti," mormorò lei godendo di quella vista, ignara del fatto che Max non riusciva a staccare gli occhi dalla sua pelle candida .
"Sarebbe un peccato non fermarsi," osservò lui in tono divertito.
Giorgia si voltò a osservarlo, alla ricerca di chissà quale dettaglio rivelatore. "Max... che cosa stiamo fa­cendo?"
Be', lui sapeva che cosa voleva fare e Giorgia doveva averglielo letto in faccia perché, lasciandosi sfuggire un gemito di frustrazione, si voltò verso l'armadio allungando una mano per aprirne un'anta.
L'esclamazione stupita che uscì dalle sue labbra riecheggiò in tutta la suite. L'armadio conteneva un vasto assortimento di giocattoli erotici in cuoio come fruste, e manette bordate di pelliccia, per non parlare dei costumi da cameriera francese e da dominatrice. "Accidenti..." ripeté, aprendo un cassetto stipato di confezioni di preservativi.
Un singulto sorpreso le sfuggì dalle labbra quando, aprendo un altro cassetto, trovò oli profumati e lozioni di ogni genere. In un altro ancora scoprì giocattoli a batteria. "Non so nemmeno a che cosa serva la metà di questa roba," confessò, sfiorando un aggeggio il cui utilizzo l'avrebbe fatta arrossire se Max gliel'avesse spiegato.
Osservandola muoversi in quel paradiso degli amanti, Max si eccitò. Provava una forte attrazione fi­sica per Giorgia, ma c'era anche dell'altro: un sentimento forte che lo confondeva e lo disturbava. "Giorgia..."
Distratta,  sollevò lo sguardo acceso, ma le bastò riconoscere l'eccitazione negli occhi di Max per ritrovare l'attenzione perduta. "Perché mi guardi così?" gli chiese.
"Così come?"
"Come se volessi mostrami come si usa tutta questa roba." Nel momento in cui le parole lasciarono le sue labbra, si portò una mano alla bocca. "Non posso credere di averlo detto!"
"Però l'hai fatto e hai indovinato."
“Oh, mio Dio," mormorò lei scuotendo la testa. "Pessima idea," commentò tornando nel salottino.
Max la seguì, e quando le fu davanti le cinse il viso con le mani.
"Max..."
"Aspetto da troppo tempo il momento giusto," con­fessò lui in tono sommesso.
Giorgia sgranò gli occhi. "Il momento giusto per che cosa?"
"Per questo," rispose lui, accingendosi a baciarla.

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Capitolo 3
*** // ***


No, no, no!
Anche se non li aveva pronunciati, i monosillabi rie­cheggiarono nella mente di Giorgia con la forza di spari di fucile.
“Immagino che non ti faccia piacere sentirtelo dire... ma anche se sei indubbiamente molto attraente, non sei il mio tipo. Inoltre siamo qui per lavoro e io non mischio mai il lavoro con il piacere."
Sconcertato, Max sentì la collera invaderlo come un fiume in piena.
"Anche se cerchi di nasconderlo c’e’ una forte attrazione tra di noi, è solo questione di tempo ed io so essere estremamente paziente!”
“Im­para a saper perdere, Max, questo è il mio consiglio."
Due secondi dopo l'uomo si era già allontanato sbattendo la porta della suite.

…………….

“Sono arrivati i risultati sulle impronte che hanno trovato sulla scena?” chiese Max, scorrendo diverse pagine del rapporto che stava leggendo.
“Sì, sono proprio qui,” disse  il tenente che aveva seguito il caso quando il killer aveva preso di mira la zona di Roma. Max alzò gli occhi dalle carte “Allora, i risultati sono...?”

“Negativi, niente di niente, solo le impronte delle vittime.”

Giorgia stava sorseggiando il caffè, quando percepì una delle sue visioni arrivare: no, ti prego non adesso!

Tutto è coperto da una luce verde, come se ci fosse uno strato di gelatina sul mondo. Avanza, fluttuando come un fantasma sopra i disegni tracciati sul cemento con i gessetti.

Il corpo della ragazza è adagiato mollemente sul pavimento di cemento. Un rivolo di sangue secco corre lungo la guancia, lasciando una traccia nera. Il suo collo è riverso all'indietro.

D'un tratto c'è un rumore, piedi che scivolano sul cemento umido. Giorgia si gira e si trova a guardare un volto deturpato da una lunga cicatrice. Il viso  è immobile come una maschera di morte mentre tende una mano verso di lei.

Lui sorride e lei comincia a gridare.


La mano di Max sul suo braccio e il suono della sua voce la destano . Lui la trattiene fino a quando non è in grado di riprendere il controllo di se stessa. Quando finalmente ci riesce, la guarda come se fosse un puzzle di cui non ha ancora ben capito il disegno. Ci sono occhiaie intorno ai suoi occhi che non c'erano quando Giorgia l’aveva incontrato per la prima volta.

"Hai intenzione di parlarmene?"

 Giorgia scuote la testa “Niente di grave, solo non mi sento molto bene, forse sono troppo stanca.”

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Capitolo 4
*** // ***


Anche se si sforzava di apparire calma e controllata, dentro tremava come se una mano gigante l'avesse scossa con furia. Negli occhi castani di Max apparve un'espressione sorpresa, sostituita subito dopo dall'abituale sguardo glaciale. Poi quegli stessi occhi la squadrarono da capo a piedi, inducendo Giorgia ad ammettere a se stessa di provare un forte desiderio fisico per quell’uomo.
“Dobbiamo parlarne. Non è la prima volta che ti succede, forse dovrei comunicarlo al nostro supervisore.”
“No, non è niente, fidati,” disse, ma la sua incertezza era percepibile.
“Va bene, ma se la cosa dovesse ripetersi sarò costretto a fare rapporto, non posso fare altrimenti,” disse Max; il suo sorriso era mozzafiato.
Il tenente si materializzò accanto a loro. Guardò prima Giorgia, poi Max, una luce preoccupata negli occhi. "Va tutto bene, Signore?"
"Sì, naturalmente, va tutto bene," confermò. "La mia collega si è sentita poco bene. Sa, cose da donne!"
“Sì, certo, signore, capisco."
Il tenente sorrise a Max con fare cospiratorio e si allontanò in tutta fretta. Giorgia sentì il cuore martellarle nel petto con tale forza da attenuare ogni altro rumore nella stanza. Nel punto in cui Max l'aveva toccata, la gota bruciava come se lui le avesse impresso il suo marchio.
"Cosa da  donne?"
Max scrollò le spalle con noncuranza. "Cosa altro avrei dovuto dire?"
"La tua arroganza supera ogni limite.”
“Perdonami, ma così non mi offendi. Mi hanno detto cose molto peggiori. Ora, perché non la smettiamo di discutere?"
Giorgia lo guardò mentre era intento a sistemarsi il colletto della giacca. La sua espressione era cambiata, diventando più dolce e molto più intrigante di quelle che lei aveva visto avvicendarsi sul suo bel viso.
Tutta la tensione degli ultimi istanti sembrò dissolversi, e nello stesso momento in cui registrò la reazione dei muscoli del suo basso ventre all'impatto con lo sguardo di Max, capì di trovarsi in guai più seri di quanto inizialmente aveva sospettato.
Proprio in quell’istante Giorgia venne scossa da un’altra potente visione: si vide entrare in una cucina e si sentì attratta, come lo si è nei sogni, dal lucido lavandino argentato, vide della mistura di sangue e acqua che stava scolando. Si girò come una marionetta verso i fornelli, dove una pentola stava ribollendo così vigorosamente che l'intero piano di cottura sembrava tremare. Il coperchio scomparve e vide...il viso di una ragazza, non era stato sommerso nel liquido, così era ancora quasi intatto….
“Marte chiama Giorgia…. Rispondete!” Le labbra di Max erano pericolosamente vicine al suo orecchio.
“Scusa, hai detto qualcosa?”
“Sì, che qui abbiamo finito. Giorgia, non mi piace per niente questa storia. Ti voglio vigile, se ci sono problemi devi parlarne, non costringermi a farti dare un periodo di ferie forzate.”
“Non ho bisogno di ferie, nessuno ha mai dovuto lamentarsi del mio lavoro, tranquillo, non avrai problemi di sorta.”
Giorgia era irritata, ma...non fare nulla di stupido, raccomandò a se stessa. Non ora che sei così vicina alla tanto attesa promozione. Le pareva che il cuore fosse sul punto di esplodere, tanto batteva furiosamente.
Era stata addestrata ad affrontare situazioni di ogni genere, ma le sue visioni erano come vivere gli eventi in prima persona  ed era qualcosa di totalmente diverso. Non era stata addestrata ad affrontare e a tenere sotto controllo la paura. Sapere che Max poteva scoprire il suo segreto non l'aiutava affatto. Si sentì incompetente e inadeguata, a un passo da un crollo nervoso.
“A che ora abbiamo il volo?” chiese cercando di darsi un contegno
“Domani mattina; abbiamo una lunga notte per conoscerci meglio…” disse Max, con un sorriso beffardo dipinto in volto.

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Capitolo 5
*** // ***


Quante espressioni era possibile usare, per indicare una persona priva di forza di volontà? si chiese Giorgia mentre guardava Max gettare con noncuranza la giacca sul letto e allentare il nodo della cravatta. Non erano riusciti a trovare un altro albergo dove alloggiare, così alla fine si erano trovati costretti a dividere davvero la stanza.
La testa le girava; era assolutamente sfornita di buon senso, decise mentre Max le appoggiava le mani sulle spalle e l’attirava a sé.
“A cosa pensi?” le chiese l’uomo.
“Credi che stia pensando, adesso? Se lo stessi facendo, di sicuro non sarei qui,” esclamò Giorgia.
Lui rise e le mise un dito sotto il mento, costringendola così a guardarlo negli occhi.
“Ti voglio vedere con i capelli sciolti,” il suo tono era basso e roco.
Prima che Giorgia potesse fermarlo Max aveva già tolto il fermaglio, facendo ricadere sulle spalle i capelli castani, morbidi e voluminosi.
“Belli,” disse Max allungando una mano e prendendo una ciocca tra le dita
All’improvviso Max chinò la testa per baciarla con passione e urgenza; lei replicò con uguale fervore e solo un minuto dopo era distesa sul letto.
Max iniziò a stuzzicarle un capezzolo.
Giorgia provò un forte dolore alle tempie, come se qualcuno le avesse infilato uno spillo e si ritrovò in una stanza sconosciuta, qualcuno stava lavando le pareti da macchie di sangue. Sangue era sparso anche sul tappeto e sul  pavimento, dove segatura era stata gettata allo scopo di asciugarlo. La spugna si muoveva febbrilmente sul muro allargando le macchie e disegnando strane figure.
Come era iniziato, di colpo tutto ebbe fine, Giorgia si ritrovò a guardare Max negli occhi che si spalancano improvvisamente come il flash di una macchina fotografica intrappolando, lo sguardo della ragazza.
“Bene, ora mi dici cosa succede! Anche se non lavoriamo insieme da molto bisogna che ci fidiamo uno dell’altro. Ogni giorno quando usciamo lì fuori affidiamo la nostra vita al nostro compagno; se non hai abbastanza fiducia in me da dirmi che cosa ti turba vuol dire che non possiamo continuare a formare una squadra e che sono costretto a chiedere una sostituzione.” Il Max appassionato era ora sostituito da quello professionale.
Giorgia cercò di darsi un contegno e guardandolo negli occhi iniziò a parlare: “Avevo circa dieci anni quando mi accorsi di vedere delle cose prima che avvenissero. Con la mia famiglia stavo viaggiando verso la meta delle nostre vacanze estive, quando vidi mia sorella che scivolava dagli scogli e veniva inghiottita da un’enorme quantità di acqua...eravamo in ferie solo da alcuni giorni quando successe per davvero; per fortuna un pescatore si tuffò e la salvò, comunque da allora ho avuto spesso queste visioni, ma sempre legate alla mia vita. Da un paio di mesi, cioè da quando seguiamo questo caso, invece, vedo frammenti di vita dell’assassino o delle vittime.”
"Accade spesso?"
"Sto sperando che il mio subconscio mi dia un periodo di permesso alla larga da queste visioni, ho  raggiunto la quota massima per questo mese," disse Giorgia cercando di alleggerire l’argomento.
“Hai qualche idea del perché questo serial killer abbia un legame con la tua mente? ”
“No, nessuna, la trasmissione di sensazioni e informazioni che mi sta inviando è per me inesplicabile. Forse è una richiesta di aiuto, il nostro serial Killer potrebbe avere un impulso irrefrenabile di uccidere che lo spaventa nei momenti di lucidità; non sarebbe il primo caso in cui l’assassino ha disturbi di personalità.”
“Pensi di essere in grado di catturare questo mostro più velocemente grazie alla  connessione, o la tua dote  può diventare un problema?"
“Possiamo prenderlo comunque, ma potremo senza dubbio trarre benefico da queste visioni inaspettate."
"So che sei un ottimo agente e questo mi rende molto incline a fidarmi di te. Per qualche strana ragione ero già convinto che tu avessi maggiori possibilità di prendere questo Killer di chiunque altro. Per questo ho chiesto te per risolvere  questo caso e dato che mi fido moltissimo del mio istinto questa è ancora la tua indagine. Bene, ora che ne dici di andare a cena?”
“Sì, d’accordo,” disse Giorgia risistemandosi la camicetta che Max aveva slacciato poco prima.


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Capitolo 6
*** // ***


L’indomani mattina, guardando la propria immagine riflessa nell’enorme specchio dagli angoli smussati che occupava un’intera parete della grande stanza da bagno, Giorgia notò le grandi ombre nere che le cerchiavano gli occhi e che erano il chiaro indizio di mancanza di sonno.
Che cosa aveva fatto?
Ora, alla fredda luce del giorno, ripensò alla notte di sesso disinibito che aveva condiviso con Max. Non aveva mai permesso ai suoi ormoni di prendere il sopravvento sul buon senso, prima. Era sinceramente sconcertata del proprio comportamento!
Max si era rivelato un amante sensazionale, appassionato e tenero allo stesso tempo. Tutto era iniziato al rientro dalla cena, quando Max aveva iniziato a baciarla e le aveva chiesto: "Possiamo continuare con gemiti e mormorii a letto, tesoro?" Lei era  sobbalzata come una rana fulminata da elettrodi.

“Okay," aveva risposto a mezza voce, sforzandosi  di rilassarsi.
Le sue dita  avevano iniziato a camminare giù per la maglietta di cotone, finché  non avevano incontrato la pelle nuda. Nel giro di pochi minuti Giorgia si era trovata con la maglietta sollevata. Lui aveva iniziato a leccarla sotto al seno e a massaggiarle i fianchi. Aveva poi afferrato un cuscino e lo aveva usato per sollevarle le natiche, creando un’angolazione migliore. Aveva assaporato la sua carne salata come il mare, facendola impazzire di piacere…
Quando Giorgia lo raggiunse per la colazione l’uomo era perfetto nel suo impeccabile completo di sartoria e sembrava freddo distaccato, come se tra loro non fosse successo nulla.
“Hai trovato tutto quello di cui avevi bisogno?”esordì con gentilezza, appoggiando la tazza di caffè sul tavolo e ripiegando il giornale che stava leggendo.
“Sì, grazie, in questo albergo il bagno è rifornito di qualsiasi articolo da toeletta che si possa desiderare,” rispose lei con un sorriso scherzoso.
Max si alzò e si avvicinò a Giorgia: “Cos'hai per me, oggi?"
"Appena rientriamo a Torino hai sei rapporti da sbrigare e un pacco di altre stronzate amministrative che Susanna dice devi solo leggere e firmare.”
“Bene bene, fredda e professionale! Non mi e’ mai capitato prima d’ora; di solito non sono le donne che si  comportano come se niente fosse successo, appena fuori dal letto!”
“Credo che quello che è successo ieri sera sia stato un grosso errore, dato che siamo due adulti e che dobbiamo continuare a lavorare insieme. Dovremmo analizzare la cosa per quello che è stata in realtà, una notte di sesso, piacevole, ma senza coinvolgimenti emotivi e soprattutto irripetibile.”
“Se lo dici tu sarà così, anche se, sempre che non mi sbagli, meno di 24 ore fa avevi detto che dovevo imparare a perdere….” Il sorriso di scherno di Max la fece innervosire.
“Sei proprio un cafone!” Giorgia, indispettita, si diresse in camera per preparare le ultime cose; l’aereo partiva alle 10.30 e dovevano sbrigarsi.
Giorgia era appena entrata nella stanza quando sentì il cellulare squillare.
“Pronto?”
“Ciao, sono Sara. Ti ho cercato ieri sera non eri a casa, ti sei fatta il fidanzato e non mi dici niente?”
“No, scema! Sono a Roma per lavoro.”
“Roma, la mia città preferita! Quando torni? Sono a Torino dai miei per le vacanze di Natale e volevo organizzare qualcosa con te.”
“Volentieri, questa sera sono a Torino, ci sentiamo più tardi, ok?”
“Sì, va bene. Ciao”
Sara era la sua migliore amica, si erano conosciute alle scuole elementari e da allora erano sempre state molto vicine.
Al primo anno di liceo, Sara  aveva iniziato una folgorante carriera da modella che l’aveva portata per lunghi periodi lontano da casa. Questo però non aveva impedito loro di continuare a vedersi ogni volta che potevano.
Un brutto incidente d’auto, avvenuto un paio d’anni prima, aveva bruscamente messo fine alla carriera della sua amica, ma grazie ai risparmi accumulati nel periodo delle vacche grasse, Sara  aveva aperto un’agenzia per modelle che aveva un bel giro d’affari.
……………..
Circa un’ora dopo Giorgia e Max stavano sorvolando l’Italia in un silenzio quasi irreale.
Da quella mattina a colazione non si erano più rivolti la parola. Giorgia era preoccupata, non voleva assolutamente che la sua stupidaggine avesse compromesso l’incarico affidatole da poco e la sua prossima promozione. Decise però che era meglio far calmare le acque prima di affrontare il discorso.

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Capitolo 7
*** // ***


Ore 20.30, Torino.

“Non ho bisogno di un uomo!” dichiarò Giorgia, rivolgendosi all’amica.
"Sì, come io non ho bisogno di cioccolato," la derise Sara. Essendo impossibile replicare a questo genere di discorsi, Giorgia concesse alla sua migliore amica la momentanea soddisfazione di aver avuto l'ultima parola. L'argomento della discussione era talmente ripetitivo da aver perso ogni genere d'interesse.
Fin dai tempi della scuola, l'amica aveva sempre avuto la costante necessità di essere informata su qualunque cosa stesse succedendo.
"Non demordi proprio mai, mia cara, e poi, scusa, non mi sembra che tu abbia mai avuto una relazione lunga e duratura,” disse Giorgia.
Sara era sempre bellissima, anche se dopo l’incidente aveva un’andatura leggermente claudicante e una brutta cicatrice, lasciata dall’ustione, che partiva dal collo e arrivava fino a sotto il seno. I capelli biondi le incorniciavano un viso dai lineamenti così perfetti da fare invidia ad una bambola di porcellana, gli occhi grigi cambiavano colore a seconda dell’umore, passando da sfumature più chiare ad un grigio scurissimo nei momenti di rabbia. Il corpo modellato da intense sedute di palestra e da diete rigidissime non aveva un filo di grasso.
“Una lunga no, ma tantissime brevi sì, lo sai che non posso vivere senza un uomo da torturare,” sorrise Sara illuminandosi in viso. “Com’è questo nuovo collega?”
“Bellissimo e stronzo! Di solito due qualità che vanno a braccetto.”
“Bene, adoro gli uomini stronzi, sono più interessanti! Quando hai intenzione di portartelo a letto?”
Il boccone che Giorgia stava inghiottendo le andò di traverso e iniziò a tossire.
“Ricevuto, lo hai già fatto! È bravo?” Giorgia odiava la capacità della sua amica di capire sempre tutto al volo.
“E’ stato un errore che non si deve ripetere e preferirei non parlarne.”
“Come desideri, anche se almeno me lo devi far conoscere, visto che non ti interessa potrei divertirmi un pochino…. Ci sono novità sulla morte di Dan?”
Dan era stato il suo collega negli ultimi 5 anni, tre mesi prima non si era presentato al lavoro. Giorgia preoccupata era andata a casa sua. Lo aveva trovato nudo, ammanettato al letto e purtroppo morto.
“L’unica cosa che abbiamo scoperto, dalla profondità  delle ferite  e dalla forza con la quale sono state inferte, è che l’assassino era una donna. Pensiamo lo abbia abbordato già con l’intenzione di ucciderlo, perché non ha lasciato alcuna impronta. Dan aveva la brutta abitudine di abbordare le ragazze nei locali e portarsele a casa dopo mezz’ora, e questo rende le indagini più complesse.”
Per il resto della serata parlarono di Sara, del lavoro e del suo nuovo fidanzato, un modello americano tutto muscoli.
Giorgia era stanchissima quando finalmente si infilò tra le lenzuola. Dopo dieci minuti era già tra le braccia di Morfeo.
..................................................

Giorgia scese dalla macchina guardandosi intorno.
La nebbia rendeva il luogo ancora più lugubre; le erbacce incolte arrivavano fino alle ginocchia, l’inverno inclemente aveva lasciato gli alberi completamente spogli, i pochi sempreverde presenti, invece di migliorare l’ambiente, lo rendevano più tetro. La luce del primo mattino era grigia come la carta di giornale.
Sembrava proprio il luogo ideale dove un assassino poteva compiere la sua opera in tutta calma senza essere disturbato. La squadra arrivata in precedenza aveva transennato la zona, non che fosse necessario, dato che, a parte il cacciatore che aveva trovato il corpo e i poliziotti, il luogo era deserto.
La ragazza, immersa nei suoi pensieri, quasi si scontrò con il medico legale.
“Buongiorno, dottore.”
“Ciao, Giorgia.” Il dottore sembrava agitato, come se si trovasse di fronte a una situazione difficile da gestire.
“Dove si trova il corpo?”
“Di là, vieni a vedere.”
Da quando lavorava all’Unità Crimini Violenti, Giorgia aveva sempre incontrato il dottor Sinatra nei luoghi dei ritrovamenti. Era un’ ometto di mezz’età con la pancia e stempiato. Spesso si era chiesta come facesse ad essere sempre  allegro sezionando cadaveri tutti i giorni.
Giorgia sentì il corpo irrigidirsi quando l’odore dolciastro del sangue le raggiunse le narici.
Il cadavere era steso sull’erba, il corpo completamente nudo era stato decapitato. Rimase a fissarlo agghiacciata, e pregò Dio che la persona in grado di fare quello scempio avesse almeno avuto la pietà di uccidere la vittima prima di accanirsi su di lei.
Si riscosse quando sentì la voce del suo collega: “Cosa mi dice, dottore?”
“Poco, purtroppo. Dal rigor mortis direi che il decesso risale almeno a cinque ore fa. La testa è stata asportata da un unico taglio netto, forse con una spada decisamente affilata; per il resto dobbiamo attendere l’autopsia.”
“Si sa chi era?”
“Aveva i documenti. Martina Fiocco, 18 anni residente ad Aosta.”
“Ho già sentito quel nome, ma non mi ricordo dove…..” Giorgia non si era accorta di parlare ad alta voce, fino a quando non senti Max risponderle.
“Sicuro che l’hai già sentito, Martina Fiocco ha vinto la medaglia d’oro per lo stile libero alle ultime olimpiadi.”
Giorgia aveva l’impulso irrefrenabile di scappare, il cuore le batteva all’impazzata. Lei aveva visto la testa di quella ragazza bollire in una delle sue visioni.


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Capitolo 8
*** // ***


Le persone intorno a lei si stavano disperdendo, il cadavere era stato infilato nella classica bara grigia  per essere trasportato alla camera mortuaria.
“Giorgia?"
La ragazza era in piena confusione; l'odore della  pelle di Max la stava facendo impazzire.
"Che c'è?" La sua voce sembrava un ringhio.
"Cosa guardi?"
Scosse la testa. "Stavo solo pensando."
"A cosa, di grazia?."
“Credo che abbia bollito la testa, l’ho visto.”
“Merda, ci mancava un fan di Hannibal Lecter!”
“Non credo che si sia cibato della sua carne, ma non sono in grado di provare il contrario, non riesco a capire se è alla ricerca di qualcosa... le stesse vittime, lo stesso tipo di luoghi. Forse le vuole punirle per qualcosa, potrebbe essere  la loro giovane età o la loro  bellezza. Oppure pensa che le sta salvando da qualcosa. Comunque, anche se è cibato di alcune parti la cosa non lo ha aiutato.”
"Aiutato?" chiese Max. "Cosa intendi?"
“È come se volesse consumare quelle ragazze, rendendole parte di lui sta cercando di  riempire un vuoto. Riusciremo a  prenderlo solo quando riusciremo a capire cosa lo divora.”
La mente di Giorgia  lavorava freneticamente alla ricerca di una strategia. Doveva fare qualcosa, e doveva farlo subito.
Imprecò fra sé: maledizione! Max  aveva appoggiato la mano sulla sua spalla. Il calore delle sue dita le bruciava la pelle, la sua forza le penetrava la carne. Respirò a fondo nel tentativo di ritrovare il controllo. Un brivido le corse lungo la schiena. Da  quando erano stati insieme, ogni momento le sembrava più intenso, la luce più brillante, gli odori più pungenti. Lui aveva  la capacità di rendere i suoi sensi più acuti.
Il silenzio fra di loro divenne così pesante da risultare soffocante, il peso di quello che era successo la notte scorsa troppo schiacciante per essere ignorato.
Giorgia ci provò in ogni caso, ritraendosi e allontanandosi un po'. Ragionò a voce alta.
”Non saremmo rimasti insieme comunque.”
”E tu come fai  saperlo? Magari avremmo potuto.”
”Smettila, Max!” lo interruppe Giorgia abbassando la testa. “Non voglio parlarne. Non mi sembra il momento adatto.”
Max aspettò che Giorgia rialzasse la testa, ma lei tenne gli occhi bassi. Se l'avesse guardato in viso in quel momento, lui avrebbe capito che mentiva, ed era una cosa che non doveva accadere.
Max si chinò verso di lei. Giorgia non provò ad avvicinarsi, ma neppure si allontanò. Lui le mise le mani sulle spalle e la costrinse a guardarlo negli occhi. Occhi, profondi come il mare.
“Non possiamo far finta che non sia successo e neanche continuare a barricarci in questo silenzio. Per ora  ti lascio stare, ma mi devi  promettere che stasera vieni a cena con me, così ne discutiamo.”
Stava per rispondergli quando Max di colpo la spinse dietro di lui.  “Shhh... Credo di aver sentito qualcosa”
Giorgia trattenne il respiro. Aspettò, ma l'unica cosa che riusciva a sentire era il battito impazzito del cuore. Dopo qualche istante avvertì la tensione abbandonare il corpo di  Max. I muscoli delle spalle si rilassarono e si girò a guardarla, ma non si spostò, anzi, tese una mano nella sua direzione
“Guarda, una lepre! Era da quando ero ragazzo che non ne vedevo una. Ho detto a Marco di accompagnarti in ufficio, io ho alcune cose da fare, stila il rapporto. Ti vengo a prendere alle otto:”
“Non ho intenzione di venire,” ma aveva parlato al vento. Max si era già allontanato.

………………….


Il campanello squillò alle otto precise.
“Non sei ancora pronta?” constatò Max.
“Non lo sono semplicemente perchè non intendo andare da nessuna parte! Perché sei così ostinato?”
“Non sono ostinato, solo perseverante. Non sarei diventato commissario se non lo fossi!” Max la guardava con un sorriso beffardo stampato in faccia.
“Preparati, io aspetto.”
“E’ una pessima idea, Max!”
“Solo perché hai paura e scappi, non vuol dire che sia una pessima idea! Preferisci che restiamo qui?”
“Qui? Insieme?”
“Sì, qui insieme,” confermò lui, avvicinandosi e mordicchiandole la mascella.
“Max…non credo...” Giorgia era sempre più confusa.
“E anche domani, dopodomani, e poi la notte seguente…” continuò lui.
Giorgia ebbe l’impressione che il cuore le si fosse fermato nel petto. Poi, spinta da un impulso irrefrenabile e dalla consapevolezza di essere come creta nelle mani dell’artista, si chinò per toccare la piccola cicatrice sotto l’attaccatura dei capelli.
 Max sussultò e le bloccò le mani. “Non continuare se non sei sicura di volerlo davvero!”
La sua bocca scese su quella di lei, mentre Giorgia gli afferrava i capelli. Le labbra di Max delicatamente scendevano sul suo collo, solleticandole il punto dove scorreva il sangue. Aveva il gusto dei biscotti al cioccolato, pensò Max, assaporando ogni centimetro della sua pelle. Le levò i vestiti a tentoni e  la fece stendere sul divano.
“Sei così sensuale,” sussurrò stringendo a sé il corpo flessuoso di Giorgia.
Tutto in lei era sensuale: i capelli, gli occhi, il sorriso luminoso, l’aspetto fragile e delicato come una porcellana cinese.
“Mi piaci… mi piace il tuo corpo,” sussurrò lui, mentre le sue dita danzavano sulle gambe di lei, risalendo fino all’orlo degli slip, toccando le parti più intime del suo corpo. Giorgia gli si abbandonò, guardandolo negli occhi.
“Sono pazzo di te,” mormorò Max adagiandola sulla schiena e schiacciandola sotto il suo peso. Le infilò un ginocchio tra le gambe e le accarezzò le spalle fino alla curva dei fianchi, attirandola a sé.
Quando la penetrò Giorgia trasalì e lui se ne accorse. ”Devo fermarmi?” le domandò.
”No…” Non poteva fermarlo. Lui centellinò il piacere e Giorgia si abbandonò a quel dolce tormento seguendo il suo ritmo. Raggiunsero l’apice del piacere insieme. Giorgia si rannicchiò tra le sue braccia, cercando di evitare il suo sguardo inquisitore.
“È stato meraviglioso,… ma devo confessarti una cosa..”
Cazzo, pensò Giorgia, ora mi dice che ha moglie e figli.
“Cosa?” chiese con voce stridula.
“Si è rotto il profilattico, troppa foga….non credo che correrai dei rischi, ma reputavo giusto avvisarti.”
Giorgia si irrigidì. “Si è rotto?”
“Sono in perfetta salute, non ti preoccupare. Uso sempre delle precauzioni.”
“E se fossi rimasta incinta?” Giorgia era scioccata al solo pensiero.
“Andrà tutto bene, non è poi così facile rimanere incinta,” disse Max, cercando di tranquillizzarla.
L’uomo cerco di interpretare l’espressione del suo viso, voleva conoscere l’opinione di quella donna su un argomento che aveva sempre evitato come la peste: i figli.

Giorgia sembrava agitata, forse quello era uno dei suoi giorni a rischio pensò Max.
“Sei in periodo di ovulazione?” le chiese, cercando di non sembrare troppo distaccato e freddo.
“Non lo so, è un periodo che ho il ciclo irregolare. Ci mancava anche questo!”
Non sembrava affatto contenta.
“Adesso quello che voglio è mettere qualcosa sotto i denti. Ho fame!” disse Max cercando di sdrammatizzare
“Bugiardo,” lo accusò lei. “Non fingere con me! Lo sai che tra noi è solo sesso, vero?” Max si sentì ferito.
“Perché svilisci quello che c’è stato tra di noi? Ogni volta che mi guardi vedo il desiderio comparire nei tuoi occhi.”
Giorgia senti una morsa allo stomaco. “È solo attrazione fisica, posso soffocarla quando voglio!”
“E allora fallo…” le disse lui, inclinando la testa e avvicinandosi pericolosamente alla sua bocca. Poi la bacio con forza. Giorgia sentì un brivido invaderle il corpo, le sembrò di essere un giocattolo comandato a distanza e si ritrovò stretta tra le sue braccia.
Max sollevò la testa all’improvviso.
“Stavi dicendo?” le  chiese con calma.
“Baciami,” gli ordinò lei con un gemito. Lo voleva, in quel momento non esisteva altro che il desiderio di sentirlo nuovamente dentro di sé.
Giorgia sentiva il battito regolare del suo cuore, la sua pelle calda sotto le dita, la sua bocca sul suo collo.
Lo desiderava con tutta se stessa. Lui la prese sulle ginocchia, la solleticò lungo la schiena per poi scendere tra le gambe. Giorgia gemette di piacere, inarcandosi verso di lui, cercando le sue mani. L’uomo le sfiorò i piccoli seni protesi verso di lui. Si stuzzicarono reciprocamente, i loro corpi iniziarono a contorcersi travolti da un’ondata di passione.
“Max…” la voce di Giorgia era un sussurro mentre raggiungeva l’apice del piacere.
Max si appoggiò ai cuscini, cercando di calmare il respiro. Giorgia era accoccolata accanto a lui, la testa appoggiata nell'incavo della sua spalla e le mani aperte sul suo addome. Era stupida, se ne rendeva conto. Si trattava del­l'avventura di una notte, niente di più. Be’ forse più di una notte. Quello che provava era una follia. Si trattava di un sentimento intenso, persistente, che aveva qualcosa di familiare. Le ricordava la sensazione che provava da bambina quando arrivava il momento di aprire i regali di Natale.
Lei non era il tipo da avventure di una notte, anche se aveva ceduto in più di un'occasione. Con i ragazzi che aveva frequentato in passato non aveva mai provato niente di simile. Voleva restarsene lì così. Accoccolata contro di lui. Nuda. Voleva chiudere il mondo fuori.
Giorgia  era talmente stanca che ragio­nare le costava uno sforzo sovrumano.
Improvvisamente sentì le palpebre pesanti, chiuse gli occhi e si addormentò. Max la osservò a lungo, poi, dopo averla coperta, si rivestì e uscì.

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Capitolo 9
*** // ***


L’assassino era silenzioso e solo.
Sorrideva, mentre appoggiava le foto della prescelta sul lucido tavolo di legno. Era eccitato. Finalmente aveva trovato quella giusta. Era bellissima, con i capelli così neri da ricordare il piumaggio di un corvo, la pelle diafana e gli occhi erano dello stesso colore del mare in tempesta.
Era quella di cui aveva bisogno. Negli ultimi giorni  l’aveva seguita in ogni suo spostamento: all’uscita di scuola, alla lezione di danza, fuori dalla birreria con le amiche.
Era stanco, ma non era ancora giunto il momento di rilassarsi.
No, ti prego, non farlo ancora!
“Smettila di frignare! Sembri una stupida donnicciola senza spina dorsale!”
Sono così giovani…
“Non lo faccio per divertirmi! Lo faccio per te, vedrai, ti piacerà quando finirò il mio lavoro. Tutto tornerà come prima.”
Ma tutto quel sangue..
“E’ necessario per finire la mia opera. Pagheranno per quello che ci hanno fatto. Te lo prometto!”

……………

Giorgia fu svegliata dallo squillo  del cellulare . Avvertì un immediato dolore alla testa, le ossa rotte e i muscoli indolenziti come se fosse reduce da una corsa ad ostacoli. Cercò a tentoni il telefonino e rispose. “Pronto?”
“Dormito bene?” Dall’altro capo del filo Max aveva un tono lento e strascicato.
Giorgia aprì gli occhi di colpo, rendendosi conto di essere nuda e sul suo divano.
“Pronto, scusa?”
“Ti ho ordinato la colazione,” proseguì Max. “Guarda fuori dalla porta.”
Giorgia allontanò la cornetta. Allora non era stato un sogno!
“Credevo di averti sognato,” asserì con titubanza.
“Allora e’ stato un sogno erotico!” disse Max in tono allusivo.
“Merda.. ma che ore sono?”
“Le nove e mezza, sei una dormigliona!”
Scherzi?” gridò Giorgia preoccupata. “Arrivo il prima possibile.”
Si alzò e fece una doccia veloce, poi si avvolse in un asciugamano di spugna, si guardò allo specchio arricciando il naso. DOVE ERA FINITO IL SUO BUON SENSO?!
Dopo essersi vestita, uscì. Dieci minuti dopo era in centrale. Quando varcò la porta dell’ufficio notò che Max era meraviglioso. Indossava un completo grigio, l’espressione del suo viso era seria e concentrata mentre lavorava al pc.
“Ben arrivata.”
“Novità?”
“L’autopsia non ha rilevato nulla di interessante. E’ di un’astuzia preoccupante.”
“Ogni volta che seguo un caso nuovo il Killer è sempre più feroce ed astuto? Ci sarà mica un corso? “
“Sarà colpa di CSI, imparano a fregarci,”  rispose Max sorridendo.
“Cosa facciamo adesso?”
“Vorrei che mi preparassi un profilo del soggetto. Dato che le autopsie non hanno rilevato molto, vorrei sfruttare la tua laurea in psicologia. E’ decisamente preparato, possiamo solo sperare che commetta un errore.”
“Ok, mi metto al lavoro, credo di poter già avere qualcosa per domani.”
“Brava, dobbiamo prenderlo prima che colpisca di nuovo.”
Giorgia e Max  lavorarono in silenzio; avevano solo un altro cadavere e pochissime tracce.
Alle sette decisero di staccare.
“Mi offri la cena? Non ho gusti difficili. Specialmente se non cucino io!”
“se ti accontenti, ma non sono una grande cuoca”
L’ora seguente fu una delle più serene che Giorgia ricordasse di aver avuto negli ultimi tempi.
Max cominciò a baciarle le tempie e scese fino all’angolo della bocca. ”Mi fai vedere  il tuo letto?”
Un ondata di calore l’avvolse. “Letto? Ottima idea!”.
Dopo pochi minuti erano a letto, completamente nudi.
Max voleva procedere lentamente, assaporando ogni centimetro del corpo dl lei. Ma quando le posò i palmi sui seni, sfiorandole i capezzoli inturgiditi, lei si inarcò e lui perse il controllo. Max incominciò a passarle la lingua sulla pelle provocandole una scarica elettrica. Finalmente Max entrò in lei: Giorgia si mosse sotto di lui. “Ferma!” le sussurrò. “Altrimenti esplodo.”
Lentamente lei ricominciò a muovere i fianchi. “E’ quello che voglio… farti esplodere.”
Il ritmo divenne sempre più veloce fino a che il mondo non si frantumò intorno a loro. Giorgia si stese su un fianco e Max l’abbracciò.
La donna si tese come un arco mentre un dolore lancinante la colpiva all’improvviso.

Era il killer, sentiva chiaramente la bramosia nelle sue viscere  mentre guardava la ragazza ballare. Si guardava intorno. La palestra non era grandissima, il pavimento era verde e marrone. Sentiva la musica e l’insegnante che urlava: “Un'altra volta, e cercate di farlo meglio.”
“Uno, due,tre, quattro via”. Le ragazze erano tutte vestite in jeans e maglietta bianca, si muovevano al suono della musica come se fossero un corpo solo. Giorgia sapeva chi era la prescelta, risaltava sul gruppo per la sua bellezza. Notò l’insegnante, che era una donna di circa 35 anni con la coda di cavallo e i panta jaz. Sulla maglietta c’era una scritta “Accademia di Danza Nuova Anteprima”.

Poi tutto ebbe fine.
“Max, ho avuto un’altra visione. Forse  questa volta riusciamo ad arrivare prima di lui! So il nome della scuola di danza e ho visto chiaramente la ragazza..”

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Capitolo 10
*** // ***


Dopo circa mezz’ora Giorgia e Max erano a casa della ragazza. Non era stato difficile rintracciarla. Suonarono il campanello, ma non ottennero risposta.
“Che cosa facciamo? Non possiamo entrare senza un mandato,” disse Giorgia.
“Non possiamo aspettare di avere il mandato. Potrebbe essere tardi!”
Max aprì la porta. Il corridoio era buio e silenzioso. Accese la luce a tentoni. Un brivido percorse la spina dorsale di Giorgia. C’era sangue dappertutto: sul pavimento di ceramica chiaro, sulle pareti gialle, sulle piante rigogliose del corridoio. Il telefono era riverso a terra e le macchie  sul muro in prossimità di esso erano più in alto rispetto alle altre, segno evidente che la ragazza aveva raggiunto l’apparecchio e aveva cercato di alzarsi prima di essere colpita  nuovamente dall’assassino.
La vittima, completamente nuda, era stata stesa sul letto. Una larga macchia di sangue le colava dal collo, arrivando fino al copriletto ormai zuppo. Il killer aveva asportato una buona parte della pelle. Giorgia rimase un attimo a fissare il corpo senza vita, respirando piano nel vano tentativo di calmarsi. Sotto il viso ancora bellissimo e intatto si vedevano i muscoli irrorati di sangue.
“Merda! Merda! Merda!” Il tono di Max era rabbioso.
“Credo che sia stata uccisa usando un’ arma da taglio. La morte è giunta per dissanguamento. È stata immobilizzata,” disse Giorgia, facendogli notare i profondi segni presenti su polsi e caviglie.
“È stata scuoiata come si fa con gli animali da pelliccia.” Max era disgustato.
“Secondo te perché le ha asportato la pelle?”
“Non lo so! Non so cosa dire. Abbiamo già una serie di ragazze uccise e pochissime tracce.”
  

Erano ore che Giorgia studiava i rapporti. Aveva la sensazione che le fosse sfuggito qualcosa.
Le foto dalle vittime  erano ripetitive.  Dieci corpi nudi riversi sul terreno, sul cemento o sul linoleum ormai diventato marroncino con il passare degli anni. Dieci giovani donne bellissime. Dieci paia di collant strappati, alcuni stupri. Si stava  intensificando in frequenza e in violenza. Gli stupri dovevano averlo annoiato, dato che dopo le prime due vittime non aveva più eseguito tale pratica. Nessuna traccia organica, ma neanche presenza di liquido lubrificante di un preservativo. Poi ad un tratto, come se fosse stata colpita da una luce abbagliante in una notte buia, Giorgia disse: “Max, vieni a vedere!”
“Cosa hai trovato?”
“Leggi qua,” disse Giorgia.
“Si rilevano tracce di violenza sessuale, nessuna presenza organica né di liquidi lubrificanti.  Allora? Non capisco,” disse Max perplesso.
“Lo stupro non è il suo modus operandi, è il modo che ha studiato per depistarci. Le prime vittime le ha usate per darci una serie di indizi falsi. Ha ottenuto quello che voleva solo dall’ultima ragazza. In poche parole siamo caduti nella sua trappola.”
“E' possibile. Hai avuto un idea veramente brillante,” disse Max.

Poi un dolore lancinante alle tempie colpì Giorgia, era il killer, lo sentiva dalla rabbia potente che le attanagliava l’anima in modo così forte da poterla spezzare in due come se fosse un giunco sferzato dal vento. Era in una stanza buia, il letto in ferro battuto occupava il lato destro della camera, il copriletto verde aveva la stessa tonalità delle tende e delle pareti, sulle quali erano presenti numerosi poster. Sembrava la camera di una ragazzina. Non c’era nessuno a parte il killer, ma Giorgia sentiva delle voci.
“Sei qui finalmente,” la voce ricordava quella di una bambina.
“Ho una bella sorpresa per te!”
“Per me? Davvero, che cosa?”
“Guarda, cosa ti ho portato, sarai bellissima...” Giorgia vide le mani del Killer infilarsi dentro uno zaino, erano mani affusolate e curate, mani da donna!
Le mani  srotolarono febbrilmente un panno di velluto grigio, aprirono con delicatezza l’involucro e come se stessero maneggiando un tesoro prezioso alzarono un grande lembo di pelle umana.
“Che bello! Ma davvero è per me?”
“Si, ti avevo promesso che sarebbe tornato tutto come prima.”

Poi, come era iniziato, tutto ebbe fine.
“Giorgia, stai bene? Hai avuto un’altra visione?”
“Sì, ora so che il killer è una donna. Abbiamo scandagliato la vita delle vittime concentrandoci su gli uomini, mentre lei continuava indisturbata a scegliere le sue vittime.”

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Capitolo 11
*** // ***


Max la prese fra le braccia, poi la strinse a sé. Sentì la tensione abbandonare il corpo di Giorgia, sembrava  passato un secolo da quando l'aveva abbracciata l'ultima volta.

Giorgia alzò il viso verso di lui, lo sguardo sorpreso. L'assurdità della situazione aveva avuto infine la meglio sul suo controllo, oppure era confusa per quell'inaspettato gesto di affetto? Si inumidì le labbra con la punta della lingua, lasciò vagare lo sguardo per la stanza e poi tornò a guardarlo.

”Credevo di averti perso! Non reagivi, ti ho anche schiaffeggiata,”spiegò Max,  teso.
Lei annuì.

Max non provò a muoversi, e lei fece altrettanto. Poi lui sollevò una mano e le accarezzò una gota. La sua pelle era morbida come seta sotto le dita, fresca e sensuale , e respirò a fondo la fragranza del suo corpo.
La sua pelle aveva un odore naturale, personale, seducente.
”Che cosa stai facendo?” mormorò Giorgia.
Lui non rispose. Non avrebbe potuto. Un desiderio incontrollabile si era impadronito dei suoi sensi e gli aveva stretto la gola impedendogli di pronunciare qualsiasi parola. Un attimo dopo Giorgia lo toccò. Un tocco leggero come la piuma di una colomba, come l'ala di un angelo. 
“Pensavo che ti avesse fatto qualcosa di orribile, facevi paura,” disse Max attirandola a sé e smettendo di riflettere. Il corpo di Giorgia si adattava perfettamente al suo.
”Facevo paura?” ripeté. I loro sguardi si incrociarono, e scattò una scintilla. Non avrebbe mai potuto spiegare con le parole quella sensazione, ma la riconobbe ugualmente. Una materializzazione improvvisa quanto sconcertante, forte, sconvolgente. Non avrebbe potuto mentire in quel momento. Non avrebbe potuto far altro se non confessare la verità.
La porta si aprì all'improvviso.
Max e Giulia si separarono di scatto.

Un gemito sfuggi dalle labbra di lei mentre Max balzava in piedi, i pugni serrati. Non sapeva che cosa avrebbe dovuto affrontare, ma voleva essere pronto.
”Bene, bene. Vi state divertendo?”

Il commissario dell’unità investigativa  era in piedi sulla soglia della porta. Nonostante le parole pronunciate con tono di derisione, la tensione gli aveva lasciato segni evidenti sul viso. Stringeva convulsamente la mano sulla maniglia della porta. Non aspettò una risposta, ma si girò per fare un cenno con il capo all'uomo che lo seguiva.
Il gigante fece ingresso nella stanza e, senza pronunciare parola, si avvicinò a Max.

Giorgia  scattò in piedi automaticamente, le mani tese, il corpo pronto al combattimento.
“Ci sono novità? Le autorità stanno diventando nervose e fanno pressione. I giornalisti, come se non avessimo abbastanza casini, si sono avventati sulla notizia come i cani sopra a un osso. “

Max si costrinse a restare calmo. Non aveva mai potuto sopportare il suo collega, aveva dei metodi decisamente poco ortodossi. Lo avrebbe volentieri colpito con il gomito allo stomaco. Riusciva persino a immaginare la scena. 

Le sue intenzioni dovevano essere state tradite dall'espressione del suo viso, perché l'uomo al suo fianco disse: “Hai dei problemi? Neanche tu mi sei simpatico, ma dobbiamo collaborare; non pestarmi i piedi, te ne pentiresti subito, credimi! Ai piani superiori non sarebbero contenti di sapere che te la fai con le colleghe.”
Max gli scoccò un'occhiata gelida. Il commissario parlò di nuovo, stringendo con tale forza il braccio di Giorgia che la pelle sotto le sue dita divenne bianca.

” Allora, abbiamo novità?”

Giorgia guardò l'uomo, il viso privo di espressione. Max non riusciva a credere a quanto fosse fredda in quel momento, lei che solo pochi istanti prima aveva vibrato di passione sotto le sue carezze.
”Sì, pensiamo che il Killer sia una donna, e questo è sicuramente un passo avanti per l’indagine,” disse  Giorgia.
“Una donna? Non è possibile, e gli stupri? Ha un complice?” Dal tono di voce Giorgia capì che non le credeva.
“Gli stupri sono avvenuti post morte, può aver usato un oggetto, magari un vibratore.” La voce di Max era gelida come una mattina d’inverno.
“Bene, allora cercate di scoprire il prima possibile il nome di questa pazza! “

Quando i due furono usciti Max diede a Giorgia metà dei rapporti.
“Vediamo se rileggendoli riusciamo a trovare qualcosa,” le disse con un tono che non ammetteva repliche.


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Capitolo 12
*** // ***


Giorgia aprì il suo taccuino e iniziò a mettere in ordine cronologico gli avvenimenti degli ultimi mesi. Si annotò tutto dagli elementi importanti a quelli irrilevanti; aveva infatti imparato che spesso nei dettagli si nascondevano le soluzioni dei casi. Nel suo lavoro, quello che oggi non aveva senso domani diventava comprensibile. Si sentiva vicina alla meta, ma invece di essere euforica una strana ansietà le paralizzava il respiro nel petto.
Appoggiò i gomiti sul tavolo e sprofondò il viso tra le mani.
Max posò una bottiglia di acqua minerale e un bicchiere di plastica sul tavolino.
“Stai bene?”
“Bene, sì. Grazie!”
“Trovato qualcosa?” disse Max, prendendo il taccuino.
“Non so, stavo pensando che all’età  delle vittime. Quando si è belli e si pratica dello sport agonistico con buoni risultati è facile essere contattati da agenzie pubblicitarie. Spesso le grandi aziende preferiscono far pubblicizzare i loro prodotti da volti noti al pubblico. “
“Ho fatto una buona scelta. Lo sapevo che avevi intuito.Brava!”
“Intuito?”
“Sì, hai avuto un’ottima idea. Risentiamo i parenti delle vittime. Con un pizzico di fortuna potremmo scoprire che tutte avevano avuto contatti pubblicitari.”
Erano a circa metà delle chiamate quando il tenente Rossi entrò in ufficio,  trafelato.
“Carrisi, abbiamo un fottuto problema! Una pazza si è rinchiusa in un asilo e minaccia di ammazzare tutti. Sostiene di essere il vostro Killer!”
 

Dieci minuti dopo Giorgia seguiva il lungo corridoio fino ad una stanza chiamata "Nursery". Vi era  uno striscione di orsacchiotti sorridenti fatti di carta da pacchi; ogni orsetto aveva il nome di un bambino scritto con il pennarello indelebile.
Una donna alta e magra si avvicino tendendo la mano.

“Agenti Carrisi e Rocca, sono contenta che siate arrivati così in fretta." Dice, con voce vivace quanto gli abiti che indossa
"Qual è esattamente la situazione attuale?" chiede Max, dando un’occhiata intorno con sguardo penetrante e calcolatore.
“Alle otto ed un quarto di stamani, Marta Santarelli si è presentata con un fucile, ha sparato a tre bidelli, ne ha uccisi due, e poi si è barricata nella terza nursery con venti bambini di non più di 4 anni. Ha dichiarato di essere il vostro killer. Alle dieci e mezza nella nursery sono stati sparati tre colpi e da allora si rifiuta di parlare con chiunque. Sappiamo che ha un’agenzia per modelle affermata, la sua socia è nell’altra stanza. L’abbiamo contattata perché la Santarelli chiedeva di lei.”
"Fino a dove vi siete spinti con la negoziazione?" chiede Giorgia.
“Non molto lontano. Dice che parlerà solo con la sua socia."
“C’è una donna lì dentro con un numero imprecisato di munizioni e venti bambini. Se perdiamo anche solo uno di quei ragazzini finiremo nella merda fino al collo,” disse Max preoccupato, poi rivolgendosi a Giorgia: “Vai a parlare con la socia. Convincila a collaborare, diventa la  sua confidente, promettile ciò che vuoi. Dobbiamo far uscire quei bambini da lì sani e salvi."
“Ok.”
Giorgia ebbe un sussulto quando aprì la porta e si trovò di fronte la sua amica Sara.
“Cosa diavolo ci fai tu qui?” chiese ancora sconcertata.
“Marta è la mia socia, non te la ricordi? E’ stata la mia manager quando ero una modella; quando ho avuto l’incidente ha seguito le mie scelte. Credo di doverti dire una cosa importante. “
“Allora?”
“Io e Marta siamo amanti, dopo l’incidente avevo notato che spesso aveva  atteggiamenti strani. Forse  avrei dovuto parlartene prima. Ho paura che abbia ucciso anche Dan. Avevamo avuto una storia e lei ci aveva scoperti. Se avessi avuto il coraggio di parlarti forse avrei salvato qualche vita.” Sara scoppiò a piangere.
“Calmati, ci sono venti piccole vite che hanno bisogno di te. Devi parlarle, convincerla ad uscire e lasciare liberi i bambini.”
“Dio, che succederebbe se dovessi perdere il controllo?”
“Tranquilla, noi saremo lì con te.”
Quando Giorgia lo raggiunse, Max stava guardando la piantina dell’edificio.
“Abbiamo un condotto d’aerazione che giunge fino alla classe. Potremmo mandare un tiratore scelto, il problema che il condotto è troppo stretto per un uomo”
“Ci potrei passare io! Sono molto più minuta di ognuno di voi,” disse Giorgia prendendo il fucile.
“Riesci a maneggiarlo? Sembra un po' troppo grande per te," le chiese Max.
“So sparare con un fucile, tranquillo.”
“Sei autorizzata a colpire alla testa quella pazza, se è necessario.”
Max l’accompagnò sul tetto dove un triangolo nero e piccolo affondava all’interno dell’edificio.
Giorgia si levò il giubbotto antiproiettile.
“Rimettitelo subito! Vuoi essere colpita?”
“Max, non riuscirei ad entrare con il giubbotto,” disse Giorgia, togliendosi le scarpe e infilandosi nel condotto.
Il cunicolo di metallo era caldo sotto i suoi piedi. C’era una luce al fondo del tunnel. Giorgia riusciva a sentire la voce della donna che parlava con Sara al di là della porta. Si mosse lentamente, con il fucile stretto sotto il suo braccio. “Max, sono in posizione,” sibilò nell’auricolare.
Con il naso contro la grata, Giorgia riusciva a vedere la testa e le spalle della donna che sbucavano da una fila di scaffali pieni di peluche. Fece scivolare il fucile e allineò il mirino alla testa del Killer, il suo dito sudato sul grilletto in attesa di un ordine.
Max fece spostare Sara dalla porta appena in tempo. Schegge di legno e sangue iniziarono a piovere dalla porta distrutta. Trucioli di legno sanguinolenti cadono a terra. La testa della donna sembra una zucca di Halloween . Max vide Giorgia scendere dal condotto d’aerazione con il fucile penzolante sulle spalle.
In un angolo tre corpicini senza vita erano stati accatastati come fantocci di stracci. Sotto i tavoli si nascondevano 17 bambini frignanti.
“È finita,” disse Max sorridendo.
“Sì, è finita.”


EPILOGO

Giorgia si svegliò, l’orologio sul comodino segnava le sei.
Guardò con tenerezza il corpo addormentato vicino a lei prima di alzarsi per andare in bagno.
Mentre l’acqua scorreva nella vasca guardò il proprio corpo riflesso nello specchio, un sorriso le increspò le labbra. Mentre facevano l’amore il grosso lembo di pelle umana che aveva regalato a Sara si era appiccicato al suo ventre piatto. Lo tolse e lo ripiegò con cura, prima di infilare le sue membra stanche nell’acqua bollente.


Fine



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