Scrivimi di te

di Crissglasses
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** 16 Febbraio 2013, Sabato ***
Capitolo 2: *** 18 Febbraio 2013, Lunedì ***
Capitolo 3: *** 20 Febbraio 2013, Mercoledì ***
Capitolo 4: *** 25 Febbraio 2013, Lunedì ***
Capitolo 5: *** 28 Febbraio 2013, Giovedì ***
Capitolo 6: *** 2 Marzo 2013, Venerdì ***
Capitolo 7: *** 4 Marzo 2013, Lunedì ***
Capitolo 8: *** 6 Marzo 2013, Mercoledì ***
Capitolo 9: *** 9 Marzo 2013, Sabato ***
Capitolo 10: *** 12 Marzo 2013, Martedì ***
Capitolo 11: *** 15 Marzo 2013, Venerdì ***
Capitolo 12: *** 18 Marzo 2013, Lunedì ***
Capitolo 13: *** 18 Marzo 2013, Lunedì ***
Capitolo 14: *** 19 Marzo 2013, Martedì ***
Capitolo 15: *** 22 Marzo 2013, Venerdì ***



Capitolo 1
*** 16 Febbraio 2013, Sabato ***


16 Febbraio 2013, Sabato

 

Se resto altri trenta secondi in classe rischio di uccidere qualcuno, o semplicemente mandare a quel paese la professoressa, e visto che entrambe le opzioni non sarebbero molto raccomandabili improvviso una gita turistica ai bagni.

Finisco per gironzolare nel corridoio del nostro piano solo per non sentire un'altra parola sulla Divina Commedia. Aprirei la tomba di Dante solo per poterlo accoltellare, anche se è già morto, almeno mi leverei lo sfizio. Dopotutto non si può pretendere molto da uno studente annoiato diciassettenne, in piena tempesta di ormoni che praticamente ha per la testa soltanto una cosa, ventiquattr'ore su ventiquattro. Non pensate subito male di me, vi prego, non giudicate così presto, perché nel mio caso specifico, nella testa di cose ne ho due, e quella che prevale è, ovviamente, la musica.

Non è colpa mia se sono stato cresciuto a pane e Beatles, piuttosto prendetevela con i miei, che mi vogliono quasi diseredare perché ho iniziato ad ascoltare anche la musica contemporanea. La cosa divertente è che non sto scherzando. Sono figlio unico, e minacciano di lasciare tutti i loro averi al gatto. Senza offesa per Palla, lui è un micio fantastico nonostante stia diventando sempre più simile ad una balena, però non so se sarebbe capace di gestire del denaro, voglio dire, non parla neanche.

Come siamo finiti a parlare del mio gatto? Devo avere proprio una mente interessante per passare da un argomento ad un altro con questa facilità.

In ogni caso, alla fine decido di andarci al bagno, perché stare per i corridoi completamente deserti mi deprime un po'. Ora, la cosa interessante da sapere è che i nostri bagni sono piccoli, ma veramente molto piccoli. C'è una specie di mini corridoio strettissimo e poi due porte – perché ovviamente i maschi hanno due cessi e le femmine tre, dov'è la parità dei diritti?

In questo spazio già ristretto ci hanno infilato tre lavandini, e visto che la scuola cade a pezzi – proprio letteralmente – ci sono problemi con le tubature, perciò un giorno sì e uno no il bagno è quasi completamente allagato.

Ovviamente, oggi l'acqua è proprio ovunque. Hanno pure messo un secchio sotto ad uno dei lavandini, ma serve a ben poco perché l'altro perde ugualmente. Questo può testare l'intelligenza del personale di un liceo scientifico di terza o quarta categoria.

Ma soprattutto, il fatto che io mi ritrovi per terra dopo più o meno quindici nanosecondi, testa la mia goffaggine. Perché la suola delle mie scarpe che già di per se è liscia come il marmo, a contatto con l'acqua che è in terra diventa una sottospecie di trappola mortale.

Appena ho poggiato un piede sul bagnato non sono riuscito a controllare la scarpa, ed avendolo spinto troppo avanti rispetto al resto del corpo tutti i miei tentativi di reggermi in piedi sono stati completamente sprecati. E come se la caduta non bastasse, ho sbattuto la testa nel muro dello strettissimo corridoio.

Quindi il risultato è il sedere e la schiena che fanno veramente male per il colpo sul pavimento, e la testa che gira e pulsa.

Non mi alzo subito, perché ho paura di fare qualche altro disastro che include il farmi male, e non sarebbe una cosa consigliabile. Piuttosto mi tasto un po' in giro per controllare che sia veramente tutto a posto, magari mi è uscito un osso e non me ne sono neanche accorto.

La parte di sotto c'è tutta, e sembra stare bene, forse potrò dare dei nipotini a mia mamma.

La parte di sopra è un po' più ammaccata, e penso che mi sia uscita una vertebra perché la schiena mi fa veramente malissimo, ma riuscirò a sopravvivere.

L'unica cosa rimasta da controllare è la testa, e spero vivamente che il neurone solitario che gironzola nella mia scatola cranica non sia rimasto irreparabilmente ferito dall'incidente, altrimenti sarebbe un problema serio.

Porto le mani nei capelli, e la prima cosa che noto, è un foglio di carta piegato che mi è finito sul capo.

Lo prendo in mano, studiandolo attentamente per capire da dove provenga, e nel frattempo mi alzo a sedere, poggiando la schiena al muro.

Il foglietto sicuramente non è la mappa della scuola, o un modulo di evacuazione o qualcosa del genere che si è staccato dalla parete, è un semplice foglio bianco, apparentemente quasi inutile.

Visto che tanto non ho niente di meglio da fare – non voglio tornare in classe e quindi ogni scusa è buona –, apro il pezzo di carta per vedere se trovo qualcosa di più interessante.

E in effetti qualcosa di interessante c'è.

O meglio, ancora non saprei se definirlo interessante o meno, però c'è scritto qualcosa. Non è fatto al computer, e si può distinguere che la calligrafia è da ragazza, e sinceramente è una bella calligrafia.

 

 

4 Febbraio 2013

Ciao straniero.

In questo preciso istante sono seduta in classe e c'è lezione di biologia. Odio la biologia, perciò mentre stavo qui a guardare il brufolo enorme della professoressa piuttosto che ad ascoltare la lezione, mi è venuta in mente un'idea. O meglio, mi sono ricordata un'idea.

Non voglio attribuirmi pensate geniali che non sono mie, ma non starò qui a dilungarmi su questo. Possiamo dire che ho letto un libro. In questo libro due ragazzi si conoscevano scambiandosi dei bigliettini, e io voglio fare lo stesso.

Voglio conoscere qualcuno ascoltando quello che ha da dire, o meglio da scrivere.

Ti piace la pizza? Parlami di pizza. Ti piace il teatro? Parlami di teatro. Ti piace la musica? Parlami di musica.

Fatti conoscere da una povera studentessa annoiata, che durante l'ora di biologia non ha niente di meglio da fare che mettersi a scrivere biglietti che molto probabilmente non verranno mai letti da nessuno.

E tieni in conto che una cosa di me la sai già: odio la biologia (e la scienza in generale).

 

P.S.: se ti stai chiedendo come poter comunicare ti do le indicazioni: secondo piano, dietro lo specchio nel bagno dei maschi (perché lo specchio è solo in quel bagno? Questa è una forma di razzismo!) c'è un posto dove si incastra benissimo qualsiasi tipo di bigliettino, ogni forma e grandezza. C'era incastrato anche questo, però non so come l'hai trovato, perciò meglio specificare. Io lo controllo più o meno ogni giorno. Aspetto solo di sentire di te, straniero.






 


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Lo so che questa long è una missione suicida, visto gli esiti che ha avuto la prima (che ora è stata cancellata, e nel caso qualcuno lo chiedesse, io non l'ho mai scritta).
In ogni caso, voglio riprovarci *folla che lancia pomodori*.
Però, questa volta le cose verranno fatte per bene. Più o meno bene. Ok, diciamo alla meno peggio.
Iniziamo con il fatto che i primi quattro capitoli sono già stati scritti (woooaaah!), e che quindi per le prime quattro settimane la storia verrà aggiornata regolarmente. Sì, avete capito bene, pubblico una volta a settimana e non a casaccio. Più precisamente ogni domenica, almeno posso impaginare e ricontrollare il testo per bene.
Che vi dicevo? Questa volta le cose si fanno per bene.
I capitoli non saranno molto lunghi, e la parte iniziale andrà mano a mano diminuendo per lasciare sempre più spazio alle "lettere" che si scambiano i due.
Bene, dopo aver un attimo messo in chiaro le cose principali, volevo avvertire che la storia è stata ispirata da un libro: "Ciao, tu" di Beatrice Masini e Roberto Piumini (sì, lo stesso libro che ha letto la nostra protagonista). Leggetevelo se avete tempo, perché è veramente molto breve, ma molto carino. Adesso vi prego di non gridare subito al plagio, prima aspettate a leggere tutta la storia, e poi iniziate a tirarmi qualsiasi cosa riusciate a tirare.
Se lasciate una RECENSIONE non verrete rapiti dagli alieni, se non lo fate forse sì.

Alla prossima domenica! (Che oltretutto è Pasqua, perciò ci sta che c'è subito il primo strappo alla regola e di capitoli ne vengono pubblicati due. Fuck the police proprio.)

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Capitolo 2
*** 18 Febbraio 2013, Lunedì ***


18 Febbraio 2013, Lunedì

 

 

Per la prima settimana avevo controllato assiduamente tutti i giorni per vedere se qualcuno avesse effettivamente risposto al bigliettino che avevo lasciato nei bagni, ma poi non ci speravo neanche più, e me ne sono quasi dimenticata. Quasi.

L'altro ieri sono passata lì davanti, e visto che non c'era nessuno ho dato un'occhiata, dopotutto non ci guardavo da cinque o sei giorni, mi sembrava di tradire un po' l'ipotetico tizio o tizia che aveva preso il biglietto e aveva risposto. Ovviamente non pensavo che qualcuno si fosse accorto che lì dietro ci fosse un foglietto, era talmente nascosto che non lo avrebbero trovato nemmeno cercandolo, infatti stavo quasi per metterlo da un'altra parte, magari più visibile. Il problema è che quando sono andata lì per prenderlo non ho trovato niente. Qualcuno aveva effettivamente preso il biglietto, o era cascato per terra e successivamente finito nella spazzatura.

Come sapranno tutti, però, la curiosità è femmina, perciò ho deciso di controllare appena tornati dal fine settimana, nel caso qualcuno avesse effettivamente risposto.

Il fato vuole che oggi sia pure lunedì, ovvero lo stesso giorno in cui ho iniziato questo “gioco” (possiamo definirlo così?). Perciò anche oggi, durante l'ora di biologia, sgattaiolo in bagno, un po' per evitare la spiegazione sulle cellule (anche perché, a chi importa veramente?), un po' perché voglio che qualcuno mi abbia risposto.

Fortunatamente, il lunedì i bagni dei maschi non sono allagati, perché il giorno prima è domenica e quindi nessuno usa i lavandini, perciò non c'è passaggio d'acqua e il rischio di allagamento è ridotto a zero, il problema è che tutti gli altri giorni c'è il lago, ma non sono problemi interamente miei, io non uso quel bagno.

Entro senza problemi, perdo anche un po' di tempo, mi lavo le mani e sistemo i capelli.

Non so esattamente perché non voglio subito buttarmi sullo specchio e controllare se c'è una risposta, sarebbe la cosa più logica da fare. Forse voglio crogiolarmi ancora un po' in questa sensazione che mi avvolge. Qualcuno diceva che l'attesa aumenta il desiderio, ed è vero.

Prendo un respiro prima di infilare una mano sotto al vetro. Che poi gli specchi sono vetri o no? Non l'ho mai capito e forse non lo capirò mai, riuscirò a sopravvivere ugualmente.

E le mie dita sentono della carta. Non so se in questa situazione dovrei essere eccitata, lusingata, o solo contenta che ci siano persone che pensano che non sia completamente pazza.

In ogni caso riesco a vedere che mi si colorano le guance di rosso, e questo qualcosa vorrà dire.

La risposta è nella stessa posizione in cui io avevo posizionato il mio foglietto, perciò per un attimo temo di essermi sbagliata, magari aver avuto una svista. Non c'è altro modo per scoprirlo se non tirarlo fuori, ed è quello che faccio.

Foglio bianco, piegato in quattro.

Dopo averlo studiato all'esterno mi faccio coraggio (come se dovessi partire per una missione in Afghanistan) e lo apro.

Calligrafia da maschio, agli angoli ci sono dei disegnini, non c'è segnata la data o altro, solo parole.

E sono anche tante.

 

Back Against The Wall – Cage The Elephant.

Ciao io-odio-la-biologia.

Avevi proposto di conoscerci parlando di quello che ci piace, e perché devo parlartene se posso fartelo sentire? Musica, ecco la cosa che mi piace. Ovviamente non solo la musica, ma almeno è un inizio, no?

Un'altra cosa che mi piace è il mio gatto. Non è propriamente un gatto, lo definirei più un pianeta, ma non è colpa sua se mia mamma gli fa mangiare talmente tanti croccantini che non mi stupirei se un giorno lo trovassi morto stecchito per aver fatto indigestione, o magari per essersi strozzato con uno. Anche se è grasso – diciamocelo sinceramente, ha la stessa circonferenza della Terra – è un bravo gatto, e io gli piaccio un sacco. Di solito quando sono in salotto, sdraiato sul divano, lui si accomoda sulla mia pancia e quasi mi uccide togliendomi l'aria, poi mi guarda e sembra quasi che sorrida. Come se godesse nel vedermi soffrire. Secondo te ho un gatto sadico? Il mio è un gatto killer e vuole uccidermi? Che ne pensi, io-odio-la-biologia?

Si chiama Palla – nome che cade a pennello –, in ogni caso, ma non penso che adesso posso parlare solo del mio gatto. C'è altro da dire su di me, almeno credo. Spero.

Mi piacciono anche le ragazze, come ad ogni ragazzo adolescente del mondo, perciò la cosa non ti sorprenderà molto, eh?

Quindi possiamo tornare sul discorso della musica, e adesso che ci penso magari era meglio se mi presentavo con una canzone dei Beatles, ma ormai quello che è stato scritto è stato scritto.

Leggo! Ecco un'altra cosa che faccio. Non molto, a dire la verità, ma qualcosa so anche io.

E mi piace la biologia, e la scienza, e la matematica. Scusa io-odio-la-biologia, non prenderla sul personale, mi piacevano prima di conoscerti e quindi mi sentivo in dovere di mettere subito in chiaro le cose. Così puoi decidere di non continuare a parlarmi, oppure puoi decidere di farti dare ripetizioni da me.

A proposito: più grande o più piccola? Io diciassette.

Ho finito per parlare più del mio gatto che di altro, faccio un po' ridere. Però adesso parlami di te, io-odio-la-biologia-e-la-scienza-in-generale.





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Lo sanno tutti che io non riesco a mantenere un impegno neanche se mi stessero puntando una pistola alla testa, ma vabbé.
Ho pensato che in ogni caso avrei pubblicato due capitoli domenica, perciò non avendo niente di meglio da fare il giovedì sera, ho detto: portiamoci avanti con il lavoro. Così eccolo qui.
Per la felicità dei lettori che mi seguono ecco il secondo capitolo!
(da ora in poi solo aggiornamenti regolari, come previsto *le ultime parole famose*)
E a domenica!

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Capitolo 3
*** 20 Febbraio 2013, Mercoledì ***


20 Febbraio 2013, Mercoledì

 

 

Per poco oggi mi dimenticavo della storia dei biglietti.

Non è semplice ricordarsi di tutti i compiti della settimana, della lezione di chitarra, del cibo per Palla, del dolce che devo passare a prendere da nonna e dei foglietti che mi scambio con una sconosciuta. Infatti non ho neanche fatto in tempo a leggere una riga. Poco prima che suonasse la campanella sono corso in bagno, ho preso velocemente il pezzo di carta e l'ho infilato in tasca senza neanche guardarlo. Poi ho dovuto fare tutte le cose che ho elencato sopra, e solo adesso, dopo aver fatto una misera cena ed essermi sdraiato comodamente sul divano, posso leggerlo.

Perciò infilo una mano nella tasca dei pantaloni e recupero la lettera – perché stavolta posso definirla veramente così, visto che mi parlerà di lei sul serio.

Questa storia inizia veramente a interessarmi. Spero solo di non aver a che fare con una psicopatica deviata, altrimenti sorgerebbe qualche problema. Però, oltre al fatto di chi potrebbe esserci dietro a tutto questo, il pensiero che possa conoscere una persona così mi piace.

Ieri ho anche fantasticato sull'ipotetico aspetto della tizia, non che avessi molto su cui basarmi, se escludiamo la calligrafia e il fatto che odia la biologia, ma ho iniziato a farmi delle idee.

In più, non deve essere stata molto attenta quando scriveva il primo biglietto, perché si è lasciata sfuggire un particolare che potrebbe servirmi se volessi veramente scoprire chi è. Ha parlato del fatto che stava fissando un brufolo alla professoressa di scienze, e c'è solo una professoressa di scienze con un brufolo che vale la pena fissare: l'Amadini – che poi ancora deve spiegarmi che razza di cognome è. E quindi, non si tratta sicuramente di una stupida ragazzina di prima, perché entrambe le sezioni non hanno lei a scienze. Perciò: punto in più per me.

Non so se dovrei mettermi a cercarla, io-odio-la-biologia, intendo. Dopotutto non sarebbe più la stessa cosa se io sapessi chi è lei, no? Tutto l'alone di mistero e cose varie sparirebbero, e se la conoscessi già sarei influenzato dal giudizio che ho di lei. E se magari fosse una della mia classe? Sarebbe veramente molto imbarazzante.

Palla mi balza abilmente sullo stomaco, e mi fa ricordare che se tengo il foglio aperto davanti agli occhi non mi si leggerà da solo. Perciò gli lascio una carezza, e inizio.

 

19 Febbraio 2013

Per prima cosa, non mi chiamo io-odio-la-biologia. Non dovresti appiccicarmi un'etichetta addosso per così poco, dopotutto è solo una materia. Mi infastidisce il fatto che mi hai già catalogata, io non sono solo quello, va bene? Quindi aspetta un altro po' per trovarmi un nomignolo stupido, ok?

Sei pur sempre un ragazzo (in più diciassettenne), la stupidità ce l'hai inculcata nel cervello a quest'età, ed essendo uomo hai un incentivo in più. Tipo prendi due paghi uno.

Ma fa niente, ci siamo passati tutti, chi più chi meno, ma comunque tutti.

Ho sentito la tua canzone. Mi piace. Cosa dovrebbe essere, una sottospecie di indie rock? Grunge? Non so perché mi ricordano i Nirvana, che non sono molto il mio genere.

Anche a me piace la musica, ma diciamo che in casa mia vige la legge del «Sex, Drugs And Rock 'n' Roll», poi non abbiamo né Sex né Drugs, però il Rock 'n' Roll ci sta tutto. Unici dei della mia adorazione? Led Zeppelin. Inimitabili.

Se vogliamo continuare su questo argomento, devi spiegarmi perché “avresti dovuto presentarti con una canzone dei Beatles”, e soprattutto: perché non l'hai fatto. Se fosse stato per mia madre mi avrebbero chiamata Lucia, o Rita, o Marta, o Penny1 (che se il secondo nome era Lane, c'era da spararsi).

Poi salutami il tuo gatto, che da quanto ho capito è l'amore della tua vita (non cercherò neanche di competere), e fagli due carezze da parte mia. Sai, non mi piacciono molto gli animali, ma i gatti li ho sempre ammirati. Fondamentalmente perché sono la cosa che più si avvicina all'idea di libertà, e quindi mi piacciono. E non penso proprio che Palla (nome un po' offensivo) voglia ucciderti: sei la persona che lo tiene in vita, perciò non lo considererei un gatto killer. Forse si sente solo offeso per tutte le battute che fai sul suo peso e sulla sua circonferenza. Me lo immagino che miagola una cosa come “Non sono grasso, è tutto pelo”. Anche se sappiamo tutti che non è così.

Oh, ti piacciono le ragazze? Quindi ho già un punto a mio favore. Figo.

E ti piace leggere. Mmh. In che senso? Perché se hai letto un libro in tutta la tua vita non vuol dire che sei un lettore incallito, teniamolo ben presente.

Personalmente divoro i libri come fossero biscotti (adoro entrambi), quindi se non sei un vero lettore, ritira le tue parole prima che io lo scopra e ti venga a prendere a sprangate.

Lo sai che non si chiede mai l'età ad una ragazza? È maleducazione.

E mi dispiace che ti piaccia la biologia, ad ognuno la sua croce (giusto?). Sappi che non ti discriminerò per questo, i gusti son gusti. Per quanto riguarda il ripasso ci penso, perché mi servirebbero davvero tanto delle ripetizioni.

Ciao straniero.

Living Loving Maid (She's Just A Woman) – Led Zeppelin

 

P.S.: non te la prendere per quella cosa sul fatto che sei maschio, dopotutto ci sarà sempre guerra aperta fra i due sessi. Ho sicuramente motivi validi per odiare gli uomini (e innamorarmene dopo dieci secondi).
 

 




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1
. Lucia, o Rita, o Marta, o Penny: nomi che compaiono nelle canzoni dei Beatles. Lucy In The Sky With Diamonds, Lovely Rita, Martha My Dear, Penny Lane.
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BUONA PASQUA!
Sì, bene è finito qui tutto il mio entusiasmo. Però sul serio, auguri di cuore, e buona fortuna per il pranzo coi parenti (se lo fate).
MANGIATE COME SE NON CI FOSSE UN DOMANI!

Allooooora, finita questa piccola parentesi sul fatto che oggi è Pasqua, vi informo sugli aggiornamenti che - ovviamente - non saranno regolari come previsto (della serie: "come volevasi dimostrare").
Quindi, ecco qui le date di pubblicazione per i prossimi capitoli:

Giovedì 4
Domenica 7
Mercoledì 10
Venerdì 19
... E poi dovrebbe tornare tutto regolare. (anzi no, perché pensavo di iniziare a pubblicare 2 capitoli a settimana, ma vedrò)
Scusatemi se al terzo capitolo ho già fatto casino, mi dispiace proprio taaaaaaantissiiiiiiimo (sul serio).

Un grazie infinito a: Cristina1621, Lules, Killapikkoletta, e nadya94 che hanno recensito, e grazie anche a chi comunque ha messo fra le seguite/ricordate/preferite.
Siete bellissimi e bellissime, davvero.


Perciò a giovedì con il prossimo capitolo!
 

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Capitolo 4
*** 25 Febbraio 2013, Lunedì ***


25 Febbraio 2013, Lunedì

 

 

Sono passati cinque giorni dalla mia lettera, e lui questa volta mi ha risposto in ritardo.

Pensavo che avessimo quasi definito la cadenza come ogni due giorni, anche se ci eravamo scritti solamente due volte, e quindi non era niente di decisivo, però ci sono rimasta un po' male quando non ho trovato il suo foglietto dietro lo specchio. Sembrava che mi avesse dato buca.

Però, alla fine, anche se con un po' di ritardo, la risposta è arrivata. E adesso è fra le mie mani, durante la fatidica ora di biologia, mentre la professoressa sta interrogando due sfortunati che sono stati scelti come vittime sacrificali.

Proprio perché è l'ora di biologia, mi sorge un dubbio: magari il mio interlocutore sconosciuto vuole che io riceva le sue risposte ogni lunedì (anche l'altra l'avevo ricevuta lo stesso giorno) proprio per permettermi di trovare un po' di svago durante la lezione di scienze. In fin dei conti, questa era una delle poche cose che sapeva di me. E se così fosse, sarebbe molto carino da parte sua.

In più, questo mi permette di farmi un'idea del tipo che può essere.

So per certo che non frequenta la mia stessa classe, in quanto non ci sia nessun ripetente diciassettenne fra i miei compagni, quindi potrebbe essere un ragazzo di terza che ha già compiuto diciassette anni, oppure uno di quarta che non li ha ancora compiuti diciotto.

Se frequentasse la stessa classe di mio fratello (che è la quarta B), la cosa diventerebbe imbarazzante, se qualcuno lo venisse a scoprire. Anche se ammetto a malincuore che ci potrebbero essere in quella classe dei ragazzi veramente interessanti, e carini. Perché, ovviamente, non posso considerarmi una persona che bada solo all'aspetto interiore, pur essendo io in prima persona a non essere bella come una dea.

Magari anche lui è mostro. Ma se ha smesso di chiamarmi io-odio-la-biologia, posso passarci sopra.

 

Martha My Dear – The Beatles

Scusa io-odio-la-biologia, non pensavo che un nomignolo stupido ti avrebbe dato così fastidio. Ops, l'ho fatto di nuovo, ti ci ho chiamato.

In ogni caso non ti arrabbiare, non ti ho mica catalogata – e poi cosa sei, una persona o un documento? – devi smetterla di preoccuparti così tanto di quello che pensa la gente, alcune volte devi proprio fregartene altamente.

Per quanto riguarda quella cosa dell'essere maschio, e dell'essere stupido: cliché.

Andiamo, se questa deve essere una sottospecie di storia d'amore che finirà in qualche romanzetto che scrivi quando non hai voglia di studiare, per lo meno non mi dipingere come il ragazzo forte ed orgoglioso che si comporta da stronzo e poi si rivela un pezzo di pane. In più, in questi ultimi tempi siete molto più stupide voi ragazze.

Ci sono sempre le eccezioni – che confermano le regole – e magari io e te potremmo farne parte, ma questo ancora non lo so. Perciò la domanda diventa: me lo lascerai scoprire?

Io conosco la tua canzone. I cari e vecchi Led, intramontabili anche loro come i FabFour1.

A proposito, volevi i Beatles? Bene, ti ho dato i Beatles. Non so se la canzone è molto adatta, perché non mi sembri una a cui va detto di tenere la testa alta2, ma quel silly girl3 lo trovo appropriato.

In più, my dear, se posso consigliare una canzone che potrebbe essere molto adatta alla tua situazione di adolescente femmina in fase di “innamoramento sfrenato”, proporrei: 75000 Anni Fa... L'Amore – Banco del Mutuo Soccorso. Decisamente migliore di qualsiasi canzonetta dei tempi nostri. Non sono gli Zeppelin, ma sono forti lo stesso.

Certo che in superficie sei proprio ruvida, eh, mandarino4?

Comunque – se ti interessa saperlo – Palla sta molto bene, ed ha veramente apprezzato le tue carezze. Ultimamente non ha neanche dato segno di volermi soffocare con il suo peso, magari hai ragione e non è un gatto killer come può sembrare.

Il punto a tuo favore perché sei una ragazza viene annullato dal punto a tuo sfavore perché sei veramente ruvida, quasi intrattabile direi – e mi riferisco al fatto che mi hai subito sottovalutato in quanto sono un ragazzo, poi la mini-sfuriata messa in scena solo per la storia del nomignolo, e il fatto dei libri, non fare finta di niente, lo sai di cosa parlo.

Se vogliamo metterla nei tuoi termini, allora, non sono un lettore, perciò possiamo anche non toccare più l'argomento. Mi diverte, ma non leggo ad ogni singola ora del giorno e della notte. Io non divoro i libri come fossero biscotti – anche perché i secondi non mi piacciono molto.

Sei più piccola, eh? Non provare a mentirmi, perché se eri più grande le mie ripetizioni non ti sarebbero servite a niente. Quindi ho già escluso le prime e le quinte, mh. Devi stare più attenta ai dettagli che lasci sparsi in queste lettere, se non vuoi venir scoperta, intendo.

Ciao mandarino.




 

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1
. FabFour: Beatles

2. non sembri una a cui va detto di tenere la testa alta: dal testo della canzone Martha My Dear
3. silly girl: sempre dal testo di Martha My Dear, letteralmente “stupidina”
4. mandarino: una canzone dei Led Zeppelin è intitolata Tangerine, ovvero mandarino.
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Io sono più che sicura che voi, oltre ad essere un po' contente perché ho pubblicato il capitolo, avete anche tanta voglia di uccidermi perché io dico che pubblicherò un giorno, e poi va a finire che pubblico quando mi pare.
Lo so, lo so, lo so, non cercate di negarlo. Anche io avrei voglia di uccidermi (fossi in voi, s'intende).
Comunque sarà perché ieri sera ho guardato un film troppo bello, sarà perché il rientro a scuola non è stato traumatico come pensavo (anzi, è quasi andato bene), sarà perché mi intenerisco a vedere i capitoli fermi da troppo tempo sul computer, ho deciso di postarvelo.
Ho anche deciso che non vi dico più "pubblicherò questo determinato giorno", perché tanto non rispetto niente di niente, perciò le date di pubblicazione più o meno, saranno vicine hai giorni che ho detto in precedenza.


#CoseCheNonSiCagaMaiNessuno1: Grazie mandarini!
Vi giuro che tutte le recensioni che scrivete sono bellissime, e voi siete veramente l'amore più puro di tutti. Perciò grazie, grazie, grazie a tutti. (Se stiamo a questi livelli al quarto capitolo, all'ultimo mi metto a piangere)

E so che adesso non si può dire granché della storia, diciamo che dal capitolo sei (o sette? non mi ricordo), inizierà a farsi più interessante.

#CoseCheNonSiCagaMaiNessuno2il Progetto #ScrivimiDiTe, o #IdeaGenialeNumero1
Allora, visto che (per adesso) sembrate tutte molto prese soprattutto dall'idea di scambiarsi bigliettini e conoscersi in questo modo, io propongo una cosa: FATELO! Lasciate un biglietto a scuola, in biblioteca, in panetteria; nascosto o che si veda benissimo, tipo insegna al neon; non importa, ma FATELO.
A questo proposito, ho aperto una pagina autrice (che trovate se cliccate qui), dove potete condividere con chiunque il primo biglietto che nascondete, o se non trovate nessuno nella vostra scuola/biblioteca/panetteria, potete sempre conoscervi con chi, come voi, decide di condividere questa "cosa".
Se non avete capito una mazza, bon, sono con voi. Vi rispiegherò tutto, prima o poi.
(E la pagina potrà essere usata anche per anticipazioni sui capitoli, scambio di opinioni, domande indiscrete, insulti all'autrice... quello che volete insomma.)

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Capitolo 5
*** 28 Febbraio 2013, Giovedì ***


28 Febbraio 2013, Giovedì

 

 

Lei non mi sta cercando, mai io lo sto facendo.

L'ho capito perché mi accorgo sempre di tutti i particolari che lascia, e che mi imprimo nella mente come se fossero di vitale importanza, mentre lei non sembra interessarsi a sapere come sono fatto, vuole conoscermi dentro, non fuori. Almeno penso.

Sinceramente mi sento un po' ipocrita. Se riflettiamo, noi ci stiamo scrivendo proprio per conoscerci “a occhi chiusi”, invece io sto facendo di tutto per trovarla. Come se dovessi vederla per assicurarmi che sia bella abbastanza.

Certo, non so se mi interessa così tanto il suo aspetto fisico ormai. La trovo simpatica alcune volte, ma la maggior parte del tempo scrive cose che mi mandano sui nervi e basta. Come quando si è messa a fare una trafila interminabile per il fatto del nomignolo, o per la storia dei libri e della lettura. Mi verrebbe da prenderla a pugni, perché si crede tanto migliore di chiunque, magari venissi a scoprire che il suo libro preferito è “Tre metri sopra il cielo”, non smetterei più di ridere.

Il nuovo nomignolo lo trovo sempre più adatto, perché è proprio ruvida. Come se tenti di accarezzare la carta vetrata. Infatti non volevo offenderla con il soprannome, anzi, speravo che le avrei strappato un sorriso, invece si è arrabbiata.

Magari proprio come un mandarino è ruvida in superficie e buona dentro. Ci sta che lo faccia solo per autodifesa, di solito le ragazze si comportano così. Oppure è nel “suo periodo del mese”, che se le dura quattro giorni, dovrebbe essere finito.

 

26 Febbraio 2013

Pensavo avessimo raggiunto un accordo noi due, straniero.

Non so se hai mai letto Il Piccolo Principe (io l'ho letto anche in lingua originale), ma comunque è un libro abbastanza famoso, quindi sicuramente conoscerai più o meno a grandi linee la trama. Non mi ricordo bene a che punto del libro il piccolo principe incontra una volpe che vuole addomesticare, e allora lei gli spiega che «se tu per esempio, vieni a trovarmi tutti i pomeriggi alle quattro, dalle tre io comincerò ad essere felice.».

E la stessa cosa vale per te. Se noi ci scriviamo ogni due giorni, tu non puoi fare un salto di ben cinque giorni. Perché ogni volta che vado a controllare se c'è un tuo biglietto, io sento tutto un formicolio strano che mi fa sentire bene, e se poi non lo trovo è come se arrivassi a casa e mamma non mi avesse preparato il pranzo, cioè, io cosa mi mangio?

Poi pensavo anche che ci avessimo dato un taglio con i nomignoli, ma evidentemente mi sbagliavo. Oltretutto: mandarino. Ho capito il gioco di parole (non che ci voglia un genio), ma seriamente? Io non sono ruvida.

Non penso che tu mi conosca abbastanza da potermi dare un soprannome, però possiamo dire che i mandarini mi piacciono (ed anche Tangerine, la canzone) perciò posso passartelo, però non sono ruvida.

E non sto passando una fase di “innamoramento sfrenato” (dove l'hai trovata, poi? Le ragazze usano nomi stupidi per descrivere le fasi che stanno attraversando, ma sicuramente questo non è uno di quelli), ho comunque ascoltato la tua canzone, e sarà perché io la musica italiana non la digerisco o sarà per altri motivi sconosciuti all'umanità intera, ma non mi piace. Per carità, testo bellissimo, messaggio intenso e tutto quello che vuoi, ma ascoltarla una volta per me è anche troppo. Oltretutto definirla “decisamente migliore di qualsiasi canzonetta dei tempi nostri”, mi sembra un po' esagerato.

Si vede che non ti sei mai ascoltato Ed Sheeran (che sembra Rupert Grint/Ron Weasley ma non è), oppure The Script (che scrivono canzoni esclusivamente da ubriachi, ma sono fantastici ugualmente).

Sono generi completamente diversi, proprio due mondi opposti, ma le parole che mettono nelle loro canzoni sono qualcosa di meraviglioso.

I punti a mio favore diventano due perché ho un gusto straordinario in fatto di musica, e ho dimostrato di non essere proprio così ruvida.

I punti a tuo favore, invece, sono tre (non sapevi neanche di avere dei punti, eh?): perché anche il tuo gusto in musica non è male; perché sei un ottimo investigatore, Sherlock (ma non bravo quanto me); e perché mi stai semplicemente simpatico.

Rido tanto quando ti leggo, e se non rido sorrido, che è più o meno la stessa cosa.

Come ultima cosa, genio dei miei stivali, ti ricordo che sono una ragazza con l'innamoramento facile, anche perché alla mia età tutte hanno l'innamoramento facile, e tu sei un ragazzo. E potresti essere brutto da far schifo, inguardabile; oppure terribilmente affascinante, di una bellezza disarmante; o magari sei solo simpatico e hai buoni gusti musicali. Basterebbe.

Non sono così stupida da farmi scoprire contro la mia volontà. Perciò svegliati.

Ciao straniero.

 

The A Team – Ed Sheeran








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Oggi è domenica 7 aprile. Ma voi lo sapete che vuol dire? Lo sapete??
Vuol dire che questa è la PRIMA VOLTA CHE RISPETTO UN AGGIORNAMENTO!
Mi sto facendo un applauso, giuro (*clap clap clap*).
Ok, se escludiamo le battute, non ho molto da dire.
Riguardo agli aggiornamenti: questa settimana è un casino. Praticamente faccio lo scambio culturale, e quindi non posso aggiornare dall'11 al 19 (non ve ne frega niente, lo so), però, visto che mi sento in colpa a lasciarvi con un solo capitolo per tutta una settimana, ci sta che li metto due. Però non assicuro niente, perciò scoprirete tutto in seguito. Le decisioni verranno prese completamente a casaccio.
Riguardo alla vostra fantastica dolciosità: AMMMMMORE, è l'unica parola che mi viene in mente quando leggo le vostre recensioni. E mi dispiace se non rispondo a tutte, ma la maggior parte delle volte mi verrebbe da scrivere solo "asjanhfksd grazie, adbhsfsdfsdsolif ti amo." e visto che non avrebbe molto senso, preferisco scriverlo negli sproloqui a fine capitolo.
Riguardo alle cose che non si fila mai nessuno: pagina autrice! pagina autrice! pagina autrice! venite tutti a scrivermi di voi!

Non so a quando! Al prossimo aggiornamento!

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Capitolo 6
*** 2 Marzo 2013, Venerdì ***


2 Marzo 2013, Venerdì

 

 

Mi sto strafogando di Nutella quando la Chia' suona il campanello.

La Chia', che si chiamerebbe Chiara, ma io non ce la chiamo dai tempi delle elementari, è una di quelle persone che ci sono anche quando non ci sono.

Odia chi si definisce “migliora amica”, odia anche chi si definisce solamente "amica", questo perché l'ultima volta che aveva giurato eterna amicizia ad una ragazza, quest'ultima l'aveva rimpiazzata in meno di cinque giorni. Perciò non ci definisce più amica di nessuno, ha inventato una parola tutta sua, e quindi io sono la sua “watsby”.

Mi ha spiegato perché: “watsby”, sarebbe la contrazione di «what's by keep» (la Chia' adora l'inglese) che, in italiano, vuol dire «ciò che è da tenere». E io sono da tenere, evidentemente.

Per questo, mentre io sono a casa a patire le pene dell'inferno, visto che a scuola gira un virus che si becca chiunque abbia gli anticorpi inesistenti (ed io sono la prima della lista), lei mi porta i compiti che hanno dato durante la settimana, e i bigliettini del ragazzo sconosciuto.

La cosa più strana è stata la conversazione che abbiamo avuto l'altro giorno, quando è venuta a casa mia per vedersi l'ultima puntata di American Horror Story – telefilm che adoriamo entrambe, solo che io non riesco a guardarlo se non c'è qualcun'altro con me, invece lei sì.

Le ho chiesto se poteva recuperarmi il foglietto, e visto che non sapeva niente di questa storia, le cose sono andate più o meno così:

«Chia', domani a scuola dovresti andare nel bagno dei maschi del secondo piano e guardare se dietro lo specchio c'è un bigliettino.»

«Perché ci dovrebbe essere un bigliettino dietro lo specchio del bagno dei maschi del secondo piano?»

«Perché io e un ragazzo ci stiamo scambiando dei biglietti, e quello è l'unico posto in tutta la scuola in cui si incastra bene un pezzo di carta.»

«Tu ti scambi delle sottospecie di lettere con uno sconosciuto?»

«Sì.»

«E questa cosa va avanti da quanto?»

«Due settimane, più o meno.»

«E potrebbe anche essere che questo tizio sia l'idraulico cinquantenne che è venuto a riparare i lavandini due settimane fa?»

«Improbabile.»

«C'è qualche possibilità che sia un maniaco, depresso, che nel tempo libero adesca adolescenti e poi le porta nel suo covo segreto per stuprarle, ucciderle, e fare maschere con la pelle dei loro visi?»

«Sarebbe molto improbabile.»

«È un adolescente annoiato che si crede Kurt Cobain e finge di essere diverso da ogni persona sulla faccia della terra?»

«Più o meno, sì.»

«Che schifo.»

 

Michelle – The Beatles

Studi francese. Ma certo.

Hai letto il piccolo principe in lingua originale, e la lingua originale è il francese. Perciò sei della A. Che sezione ti sei scelta. Io e te dovremmo odiarci, lo sai? Dopotutto è sempre stato così fra le due sezioni, odio eterno fino alla morte.

“Il mio unico amore nato dal mio unico odio”, diceva così, mi pare, Shakespeare – forse sarebbe meglio dire Giulietta? –. E lo sappiamo tutti com'è andata a finire quella tragedia: in tragedia per l'appunto. Però questo non ci impedisce di essere amici, ovviamente. Siamo nel ventunesimo secolo, le cose sono un po' cambiate.

Se vogliamo essere amici, però, devi smetterla con questa storia dei soprannomi. Non ti conosco, e questo te lo passo – e oltretutto non c'è bisogno che me lo ricordi ogni volta, lo so benissimo –, ma davvero vuoi continuare ad essere così permalosa? Mandarino, dai, non mi sembra l'atteggiamento giusto.

La cosa dei cinque giorni, non l'ho capita. E in più, avevamo veramente stabilito che ci scrivevamo ogni due giorni? Dov'ero quando abbiamo preso questa decisione? Più che altro, chi l'ha presa fra noi due? Il problema di voi ragazze è che avete queste strane manie. Lo so, ho tardato a scriverti rispetto al solito, ma non mi sembra il caso di farne un problema nazionale. Pensa ai bambini che muoiono di fame, quelli sono problemi!

Il paragone con il libro, oltretutto, lo trovo del tutto sbagliato. Perché, prima di tutto, nessuno di noi due è una volpe che vuole essere addomesticata, – sveglia mandarino! – tu al massimo puoi essere un frutto, ma non un animale. E, secondariamente, qualcuno ha mai detto che sono un piccolo principe?

Non ho sicuramente sangue blu, ho fatto le analisi più volte ed era sempre rosso.

Però apprezzo il fatto che hai condiviso questo libro con me. Perché non mi sembrava che ci stessimo “conoscendo”, come volevi tu all'inizio. Stavamo (stiamo) continuamente a rimbeccarci su cose che diciamo, o scriviamo. Ma con questo libro, ho conosciuto un'altra parte di te.

Alla fine siamo il cibo che mangiamo, i libri che leggiamo, la musica che ascoltiamo, le persone che incontriamo. Non siamo altro, non possiamo esserlo.

Quindi ti ho fatto una lista. Non ho pensato ad altro, se non a quello che ci avrei potuto scrivere, per tutto il giorno, perciò leggi attentamente, e cerca di capirmi (conoscermi).

 

Musica che mi piace:

Tutte le canzoni dei Beatles. E per tutte intendo veramente tutte, non alcune, non quasi tutte, non la maggior parte: ogni singola canzone.

I Nirvana, che non sono un gruppo, ma una religione. E se li critichi dopo aver sentito per mezza volta Smell Like Teen Spirit, ti troverò e ti ucciderò.

Un gruppo che si chiama Of Monsters And Men. Ascoltali se hai tempo, sono veramente forti.

I Train li sento la maggior parte delle volte quando voglio farmi quattro risate, non so perché mi mettono allegria, ma forse è perché ascolto sempre “Shake Up Christmas”, anche in piena estate.

Lo conosco già Ed Sheeran, e lo apprezzo tanto. (Oltretutto so che lo chiamano arancia per via dei suoi capelli, che sono veramente arancionissimi. Ti sei sentita chiamata in causa, mandarino?)


Cibo che mi piace:

La pasta al pomodoro. Chiamami banale, ma è il mio piatto preferito, se fatto bene.

Gelato alla stracciatella e al cioccolato. La cosa strana è che non mi piace il cioccolato.

Pizza, ma penso che questo sia il cibo preferito di dieci italiani su dieci, quindi – essendo anche io italiano – sono quasi obbligato ad adorarla.


Libri che mi piacciono:

Visto e considerato che non mi ritieni un lettore, non mi riterrò un lettore neanche io, e perciò cito l'unico libro che non potrai mai capire in quanto parla di una cosa in cui sei del tutto analfabeta: musica. Sono i diari di Cobain, e veramente lì dentro c'è il mondo.

          Perciò pace, amore, empatia, mandarino.






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NOTA1: Prima o poi andava detto. Io non lo so come funzionano le sezione da voi, ma nel mio liceo nella sezione A si fa il "potenziamento" per le lingue, e si studia il francese; nella B si fa il "potenziamento" per la matematica, e praticamente fanno fisica dal primo anno (invece noi si inizia dal terzo. Sì, sono nella A, ma non sono mandarino).

Anywaaaaaaaaay. Sono una persona molto cattiva, e ne sono consapevole. Vi lascio con questo capitolo del cavoletto di bruxelle e non posso aggiornare fino a venerdì prossimo, perciò potete odiarmi quanto vi pare. Però, (tanto perché essere cattivi non basta, dobbiamo essere cattivissimi) vi lascio due SPOILER spoilerosi.

*SPOILERpocoSPOILERmapursempreSPOILER*
Se non odiate già mandarino, nel prossimo capitolo inizierete veramente a maledirla, perché lui è tanto doooolce e gentile, invece lei è una bitch. Quindi, prossimamente sui vostri schermi: mandarino arrabbiata, suscettibile, e particolarmente rompi balle.

*SPOILER2pocoSPOILER2mapursempreSPOILER2*
Se non amate già il fantastico straniero, non nel prossimo, ma nel capitolo dopo ancora inizierete letteralmente a venerarlo, perché ci racconterà un po' del suo passato, e inizierà anche la caccia al mandarino (a tutti gli effetti)

In più, la parentesi musica è quasi finita (state tranquilli), nel prossimo capitolo ci sarà un pochina pochina, e poi si passerà a altro (più o meno)

A venerdì!

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Capitolo 7
*** 4 Marzo 2013, Lunedì ***


4 Marzo 2013, Lunedì

 

 

3 Marzo 2013

Vedo che stai raccogliendo indizi, mio caro Basil l'investigatopo.

E, per la cronaca: sì, studio francese; sì, faccio la A; e sì, la maggior parte degli studenti che frequentano la B mi sembrano idioti, montati che non si aspettano niente dalla vita, ma questo non vuol dire che io e te non possiamo essere amici.

Anche se lo dice Shakespeare (oltretutto hai estrapolato la frase dal contesto, e io odio chi estrapola le frasi dal contesto), e anche se ogni volta che ci scriviamo è principalmente per battibecchare su qualcosa, questo non vuol dire che siamo condannati ad odiarci in eterno.

Chi era che non si considerava un cliché? Ah, già, tu.

L'odio centenario fra le sezioni (che poi vai a sapere se cent'anni fa il liceo esisteva), è una cosa talmente scontata che mi fa venir voglia di spararmi. Perciò, se devi iniziare ad insultarmi, o se vuoi proprio smettere di rispondermi, almeno trova un buon motivo.

Ma passiamo ad altro: la tua lista, per esempio.

Per prima cosa, vogliamo parlare dei tuoi gusti musicali? Vuoi veramente che riflettiamo un attimo su quello che hai scritto? Dai allora, parliamone.

Iniziamo con i Beatles, che vanno bene. Vanno bene. Ti giuro che vanno bene. Piacciono anche a me, non sono male, di sicuro non mi viene voglia di tagliarmi le orecchie stile Van Gogh mentre li ascolto, quindi passano. Proseguiamo con i Nirvana (dio ce ne scampi e liberi!), io non vorrei esprimermi su questa tua scelta. Ti ricordi quando mi avevi consigliato di ascoltare Back Against The Wall? Ti ricordi che io ti ho detto che “mi ricordava i Nirvana che non erano il mio genere”? Personalmente, penso che non debbano essere il genere di nessuno, e vorrei vederti di persona, per capire cos'hai al posto delle orecchie per sentire certe cose. Of Monsters And Men, non li conoscevo, quindi li ho ascoltati. Mi piace lo stile, oltretutto i gruppi semi-sconosciuti hanno un non so che di particolare, perciò passano. Finiamo con i Train. Train. L'unica cosa che ho pensato appena li ho visti è stata: “mi sta prendendo in giro”. Perché va bene finché li ascolti perché ti fanno ridere; va bene, lo faccio anche io, le loro canzoni sono simpatiche. Ma se li metti fra la “musica che mi piace”, questo implica che devono piacerti, e allora non lo so se va bene.

La lista del cibo, invece, mi ha un po' spiazzata, perché ho finalmente la Prova (con la P maiuscola), che tu sei veramente la persona più scontata che possa esistere.

Pasta al pomodoro (cliché), gelato (clichécliché), pizza (clichéclichécliché). Oltretutto, cosa dovrei pensare? Mi stai cercando di dire che hai una relazione stabile con carboidrati e zuccheri, e quindi sei più grasso del tuo gatto (che si chiama Palla, e un motivo deve esserci)? Se è così, sei veramente una brutta persona, e non perché sei obeso, ma perché continui ad insultare il tuo gatto nonostante tu sia il primo ad avere un problema. Sai, esistono psicologi anche per i disturbi alimentari. Sembra strano, ma queste cose partono dalla testa, perciò loro ti fanno un risciacquo mentale e sparisce tutto.

Finiamo con i libri. “Libri”. Ma come fai a definire “libro”, la raccolta dei diari di un malato di mente? Perché alla fine questo era Cobain. Si è suicidato. Suicidato. E perché? Perché si era sposato la Love. Era completamente impazzito.

Vuoi sapere cosa piace a me? Le ciambelle di San Giuseppe.

 

For The First Time – The Script

 

P.S.: Ok, scusa straniero. Sono arrabbiata, per una serie di motivi, e quando ho letto tutte le eresie che avevi scritto non mi sono potuta trattenere. Non volevo scrivere tutto da capo, perciò ho deciso di scusarmi qui sotto.

Ascoltati la canzone che ti ho messo alla fine, e promettimi che anche se le cose vanno male, ti ricorderai sempre la prima volta che ci siamo “incontrati”.

Vai da Beatrice, la bidella del secondo piano, e dille che ti piacciono le fragole. Spero che mi potrai perdonare, in qualche modo.

 

 

Mi ha chiesto scusa.

Non ha veramente importanza quante volte, e in che modo, abbia insultato i miei gusti in fatto di musica, cibo, e quant'altro. Lei, alla fine, ha chiesto scusa.

Il che esclude praticamente tutte le ragazze della mia classe, perché nessuna di loro farebbe mai una cosa simile, anche se si trattasse di chiedere perdono a Dio stesso, loro non alzerebbero un dito.

Nonostante tutto non ci riesco ad odiarla. Anche se mi insulta ogni volta che può, anche se è della A, anche se è come è.

E pensare che non l'ho neanche mai vista in faccia.

Però vuole che vada da Beatrice, e perciò lo faccio. Tanto non può averla pagata per uccidermi, quindi visto che non c'è nessun rischio decido di muovermi.

Il bagno è sempre la scusa più buona e plausibile per andarsene dalla classe, si va sul sicuro.

Grazie al cielo sono fortunato, e Beatrice è alla fine del corridoio, intenta a frugare nello stanzino, perciò non devo andarla a cercare in giro per tutta la scuola.

«Bea,» le dico quando sono abbastanza vicino «te l'ho mai detto che mi piacciono le fragole?»

Lei si gira, mi guarda in faccia, per capire se è un affermazione come un'altra o se sono io il ragazzo che le è stato indicato da qualche studentessa. Non che la gente vada in giro a dire tranquillamente, e senza un motivo ben preciso, frasi del tipo «mi piacciono i meloni», «mi piacciono le fragole», ma potrebbe anche capitare.

«Ti piacciono le fragole?» ulteriore conferma.

«Sì, mi piacciono le fragole.» ripeto.

Lei non si aspettava che fossi io, lo capisco dalla sua espressione. E tiene a mandarino, perché quando mi passa la busta che ha recuperato nello stanzino è come se mi stesse dicendo «lei merita di più».

Tutto quello che ottengo, quindi, è una busta.

Una busta di plastica.

La apro, e non posso fare a meno di scoppiare a ridere, o scoppiare a sorridere.

Dentro c'è una vaschetta di gelato, doppio gusto: stracciatella e cioccolato, e un mandarino.








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E a voi piacciono le fragole?

Ok, io so perfettamente che avete odiato profondamente mandarino per più o meno tutto il capitolo, ma almeno ditemi: alla fine non vi ha fatto scappare anche a voi un sorriso piccolino piccolino? Perché a me sì.
Io diciamo che la amo, nonostante il suo atteggiamento che mi farebbe venir voglia di prenderla a sprangate, e non perché questa sono io (ma proprio per niente), ma per il fatto che lei mi piace un sacco, e non so esattamente perché.
Comuuuuuuuunque!
Cose da dire:
1. Esiste veramente un cartone che si chiama "Basil l'investigatopo" (il nome è già bello di per se, e il cartone l'adoravo quando ero piccola).
2. A ME COBAIN (e i Nirvana) PIACCIONO!
3. Le ciambelle di San Giuseppe sono l'ottava meraviglia del mondo! Se non le conoscete fatele, o fatevele fare; sono pallosissime, perché la pasta va rimpastata tipo 30435 volte, ma sono b u o n i s s i m e.
4. Dai, non la odiate proprio tanto mandarino.
5. Nel prossimo capitolo si smette di parlare di musica, cibo, libri, e quant'altro (deo gratias, direte voi)! E dovrebbe anche essere un capitolo che fa commuovere, ma visto che le parti un po' più serie le scrivo come i cani, non vi assicuro niente di niente.
6. Scusate se ho aggiornato così tardi, ma sono veramente stanchissima, e praticamente ho dormito tutto il giorno, poi mi sono alzata solo per aggiorarnare e mangiare un pezzo di torta, e con molte probabilità riandrò a letto più o meno adesso (a meno che non mi metta a guardare Taxi Driver con il mio babbone. Ahhh, DeNiro).
7. Prima o poi risponderò a tutte le vostre recensioni perché siete bellibellibelli.
8. Non so il prossimo aggiornamento quando sarà.
9. Niente
10. Mi sembrava fico arrivare a dieci.

E alla prossima carissimi! (Sto veramente sperando di non avervi deluso con questo capitlo, e se così fosse, spero di riprendermi con il prossimo)

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Capitolo 8
*** 6 Marzo 2013, Mercoledì ***


6 Marzo 2013, Mercoledì

 

 

Era il 3 Febbraio.

Erano le tre e mezzo di mattina.

Sembrava la domenica più fredda della mia schifosa esistenza, e forse sarebbe stato meglio morire congelati in quel momento.

Ero andato ad una festa. Non mi ricordo che festa, molto probabilmente eravamo andati a ballare. Sai quel locale abbastanza recente e abbastanza scadente che hanno aperto lì vicino a scuola? Ecco, forse siamo andati lì, anche se non è questo il punto.

Quindi: eravamo da qualche parte, al chiuso. A me non piace neanche tanto ballare, ho sempre pensato che nei locali in quel modo ci vai solo se vuoi rimorchiare qualcuno, o se vuoi bere. Io non volevo fare niente del genere quella sera, ma lei sì, perciò siamo andati.

Adesso, non ho voglia di usare tanti giri di parole, ancora fa male, e non so neanche il perché, perciò prima finisco di parlarne meglio è.

Facciamo come se fosse un cerotto? Ora lo scrivo, e sparisce tutto, va bene?

Lei aveva baciato il mio peggior nemico.

Ringrazio solo che non l'ho trovata con il mio migliore amico, altrimenti sarebbe stato dieci volte peggio. (A pensarci, sarebbe stato anche impossibile, perché lui non mi avrebbe mai fatto una cosa simile)

Forse non è neanche giusto che io mi arrabbi così tanto, che io mi senta così male, che provi tutto questo schifo nei suoi confronti. Noi non stavamo insieme. Non ci piaceva definirci una coppia, o peggio ancora “fidanzati”, lei diceva che noi non ci fidavamo l'uno dell'altra, però le piaceva definirci “amanti”. A me le etichette non sono mai piaciute in generale.

Non eravamo niente, ma ci baciavamo in pubblico, correvamo come idioti nei prati perché a lei piaceva sentire il vento sulla pelle, ci sedevamo sulle panchine a guardare le persone che passavano perché io volevo inventarmi le loro storie, la aiutavo a fare le versioni di latino, e lei mi consigliava che programmi guardare in TV.

Erano otto mesi che andava avanti così. Andava bene ad entrambi, ed anche se non sapevamo cos'eravamo io non avevo mai pensato di tradirla. Lei per me era la più bella, la più intelligente, la più solare, la più simpatica, la più gentile e perfetta delle ragazze di tutto il pianeta. C'era solo lei.

Mandarino, io non lo so cos'è l'amore, va bene? Con lei, lo chiamavamo “la parola con la A”, come fanno i bambini piccoli per le parolacce, quasi fosse qualcosa di brutto. Io non lo so cos'è e non so se voglio scoprirlo, ma giuro che con lei, qualsiasi cosa fosse, era la cosa che più si avvicinava alla felicità.

E quella mattina, il 3 febbraio, quando l'ho vista con lui, per me è crollato tutto.

Lei mi diceva sempre: “Ogni volta che potrò scegliere, sceglierò sempre te.”, è una frase di Scrubs, il telefilm, e lei me la ripeteva così spesso che mi è entrata nelle ossa. Ma sai cosa? Non è mai stato vero. Quella sera, io c'ero, e c'era anche lui, ma lei non mi ha scelto. Lei poteva farlo, ma non l'ha fatto. Lei non mi ha scelto.

Io, invece, l'ho fatto. Ho scelto i suoi capelli, ho scelto il suo sorriso, ho scelto il suono della sua risata, ho scelto il suo carattere, ho scelto la sua maglietta preferita, ho scelto le sue strane manie, e ho scelto i suoi occhi. Ho scelto lei, e non ho scelto me stesso, perché era tutto quello che c'era di bello.

Non so se con qualcun'altro potrei dimenticarla.

Non so se voglio.

Oltretutto la vedo tutti i giorni a scuola.

E quando la guardo mi fa male il petto.

Dimmi mandarino, quante volte si può rompere un cuore?

 

Post Scriptum (sappiamo il latino, vantiamocene): Non so perché te l'ho raccontato, ma sembrava che così ti regalavo un pezzetto di me, e lì per lì pensavo fosse la cosa giusta da fare.

Grazie per il gelato, adesso dovrò fare io qualcosa di gentile come hai fatto tu, ci penserò.

E grazie per esserci.

 

 

Poggio la lettera sul tavolo, appena ho finito di leggerla, e mi metto a fissare il muro.

Ogni volta che leggo le sue parole, il sangue mi scorre più velocemente nelle vene, e quasi sempre mi accelera il respiro.

Lui è quello che c'è di più bello. Soprattutto quando scrive, quando mi scrive.

Le persone così non dovrebbero soffrire. Le persone come lui, e come me, non sono fatte per questo. Si meritano tanto.

Non vorrei sembrare egoista, ma noi siamo fatti per le emozioni intense, non per i dolori laceranti.

Lui scrive, il che vuol dire che molto probabilmente legge anche, e da come si racconta sembra che legga proprio per salvarsi. E se è vero, lo si dovrebbe trattare con i guanti, con la delicatezza con cui si cullano i bambini.

Io non ho mai incontrato qualcuno così.

Adesso che l'ho trovato, che lo tengo fra le mani, non voglio che se ne vada.

E se devo raccontargli pezzi di me per farlo restare, lo farò.









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Sono una brutta persona, perché posto i capitoli orrendi e pure in ritardo.  POTETE INSULTARMI.
Ma posso spiegarmi, la colpa non è mia, la colpa è del mio amico nerd che mi ha detto di leggere Harry Potter (non l'avevo mai fatto in SEDICI anni, per questo potete insultarmi), e quindi adesso la mia vita sociale è volata ad Hogwarts e io non ho fatto niente per tutta la settimana. In più ho avuto un "blocco dello scrittore" allucinante, e ogni volta che riuscivo a scrivere tre parole, le cancellavo subito due e mezzo perché non mi piacevano. Quindi questo capitolo è un po' così. Mi piace, ma non mi soddisfa abbastanza. Fatemi sapere che ne pensate voi.

Per farmi perdonare, cercherò di mettere il prossimo il prima prima prima prima possibile.

Alla prossima!

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Capitolo 9
*** 9 Marzo 2013, Sabato ***


9 Marzo 2013, Sabato

 

 

6 Marzo 2013

Ho iniziato a scrivere subito dopo aver trovato la tua lettera. E non so veramente cosa dire.

Sono una completa frana a sistemare i sentimenti delle persone, o anche solo a dire tre parole di conforto. Ti darei un abbraccio se potessi, è l'unica cosa che so fare (e neanche tanto bene).

E vorrei raccontarti qualcosa di me, davvero vorrei farlo, ma non mi è mai capitato niente del genere. Ho avuto solo una storia, e sono stata io a lasciarlo, perciò non mi sono neanche ritrovata molto ferita.

Non so come posso farti sentire meglio.

Io non sono una persona che si può definire “socievole”, tendo ad allontanare chi mi sta intorno, non so il perché a dire la verità. Forse ho paura di ferirli. Oppure ho paura di ferire me stessa.

Sai, pensandoci, ce l'ho una storia.

Questa storia inizia quando sono nata, perché lui è nato lo stesso giorno.

Nessuno sa come siamo diventati amici. In comune non abbiamo neanche un capello: io so ascoltare, e lui vuole solo parlare; lui è bello, io non molto; a lui piace fare amicizia, io preferisco stare da sola; lui pensa al calcio, ed io ai libri.

Sembriamo il nord e il sud, la luna e il sole, due cose che non potevano proprio essere più diverse.

Però è finita così: forse perché siamo amici di famiglia, forse per altri motivi a me sconosciuti, siamo diventati amici. Migliori amici.

Poi siamo arrivati al liceo.

E che macchina stravagante è questo posto! Pensavo che non sarebbe cambiato niente, invece la mia vita si è rivoltata come una frittata.

Lui è cambiato, non c'è da discuterci. Nuovi amici sbagliati, primi amori sbagliati, nuove abitudini che sconfinano in terribili dipendenze.

Sai qual è stata la mia unica colpa? Vuoi saperlo?

Mi sono preoccupata per lui.

Ma sono stata accusata di essere una “zitella isterica che vuole scoparlo”, poi mi ha urlato contro che lui ha una ragazza, e che non si sarebbe mai messo con una come me. “Una come me”.

Giuro che in quel momento ho pensato di essere un mostro.

Il mio migliore amico.

Lui è stato il primo ragazzo che mi ha fatto sentire bella, per la prima volta in pace con me stessa, e solo lui sarebbe stato in grado di farmi sentire così male.

Ha sempre saputo che non ho proprio un’autostima invidiabile. Quando ero più piccola, gli altri mi prendevano in giro, l’hanno sempre fatto, e io mi rifugiavo in qualche posto difficile da trovare, e mi mettevo a piangere, piano, in modo che nessuno sentisse. Lui mi ha sempre trovata, perfino quando mi infilavo nei luoghi più improbabili, e non importava quanto fossero lontani o nascosti, lui veniva a cercarmi anche se ero in Venezuela. Poi mi guardava negli occhi, mi abbracciava e sorridendo faceva “Non ascoltarli, sei bella”.

Non mi sono mai preoccupata, di niente. Sapevo che c'era lui, e questo mi bastava.

Adesso, invece, non so più dove guardare.

Lo so che stai pensando che io sia innamorata di lui, ma ti posso giurare che non è così. L'unica cosa, è che quando qualcuno ti salva così tante volte senza chiedere niente in cambio, è impossibile che tu non gli rimanga fedele nonostante tutto.

E lui mi ha salvato, straniero, mi ha salvato in ogni modo.

Riesci ad immaginarti cos’era la nostra amicizia? Riesci ad immaginarlo almeno un pochino?

Lui mi rimetteva insieme ogni volta che mi rompevo.

Alla fine, è stato lui a spaccarmi.

 

 

P.S.: Se proprio vuoi fare qualcosa per ringraziarmi, non andartene. Almeno tu resta.

 

 

Sono le dieci e mezzo di sera quando finisco di leggere la sua lettera.

E appena poggio il foglio spiegazzato sul tavolo, afferro al volo il cellulare senza pensarci due volte.

Ho tre numeri.

Sono scritti su un pezzetto di carta davanti ai miei occhi, e uno di quelli è sicuramente il suo.

Me li ha rimediati Gabriele, e lui è uno di cui ci si può fidare, perché quando si tratta di mettere insieme i pezzi di una storia per cercare qualcuno o qualcosa è praticamente imbattibile, ha cervello.

E io due giorni fa gli avevo chiesto se poteva rintracciarmi una ragazza.

«Non c'è problema bello, questo e altro per te.» mi aveva detto «Dimmi almeno cinque segni particolari della tipa, ed entro domani avrai un massimo di sei nomi.»

«Non voglio nomi.» mi ero affrettato a dirgli «Mi serve un numero di telefono. Solo quello. E si tratta di una ragazza un po' sulle sue, passione per la vecchia musica, sta nella A, legge tanto, e molto probabilmente la trovi in giro per i corridoi durante l'ora di biologia. In più non frequenta né la prima né la quinta, e con molte probabilità neanche la quarta, però questo non lo so per certo. Ti basta?»

Gabriele aveva annuito, senza aggiungere una parola, poi mi aveva salutato ed era tornato in classe.

Il giorno dopo si era presentato con il foglietto e me lo aveva consegnato.

«Il primo numero viene da una di seconda, ieri portava una maglietta dei Beatles, e sul pullman ho visto che tirava fuori un libro, piuttosto sulle sue, poche amiche ma sincere. Il secondo è sempre di una di seconda, beccata a gironzolare per i corridoio durante l'ora di biologia, è stata fuori più o meno venti minuti, ho notato che ha una scritta di una canzone degli AC/DC sullo zaino, e sembrava piuttosto interessata ad una discussione sull'ultimo romanzo di Stephen King. L'ultima è di terza: maglietta dei Ramones, svariate spille sull'arte e cose simili, libro infilato nella tasca davanti dello zaino.» riprese fiato. «Non è stato semplice, ho dovuto chiedere a un sacco delle mie conoscenze prima di selezionare queste tre.» Dopodiché fece per andarsene, ma poi si fermò un attimo «Se vuoi sapere una mia opinione, la prima è quella che ti si addice di più.»

Adesso il foglietto era davanti ai miei occhi.

Avevo già provato a chiamare gli ultimi due numeri nel pomeriggio, perché visto l'occhio impeccabile di Gabriele per le persone, poteva aver ragione, e se mandarino era davvero la prima, non le avrei certo telefonato subito.

Le ultime due, infatti, non sapevano neanche di cosa stessi parlando.

Per entrambe le telefonate avevo seguito gli stessi passaggi: aspettavo che rispondessero, due o tre squilli al massimo, e poi quando una voce dall'altro lato rispondeva sicura «Pronto?» io con voce quasi tremante dicevo «Mandarino?»

Il secondo numero è scoppiato semplicemente a ridere, mentre il terzo ha urlato «Ti sembro un fruttivendolo?!»

Adesso ne manca uno. Solo il primo numero, rimasto sul foglietto.

Compongo lentamente tutte le cifre.

Guardo lo schermo, e controllo diverse volte di aver scritto bene.

Attacco il telefono all'orecchio, e aspetto.

Uno squillo.

Due squilli.

Tre squilli.

Sto per attaccare, quando sento una voce un po' assonnata che risponde sussurrando «Pronto?»

Mi bagno poco le labbra.

«Mandarino?» chiedo.

C'è un sospiro.

Silenzio.

«Straniero?»








_______________________________________________________________________________________________________________________

Ta-ta-ta-taaaaaaaan!
Questo è un regalino visto che per l'altro capitolo vi ho fatto aspettare DICIOTTO giorni (e questa è stata una cosa molto molto cattiva che non mi perdonerò maimaimai).
Forse sarà anche perché le cose iniziano a farsi più interessanti e quindi è un piacere scrivere; sarà anche perché fra poco c'è Cannes, ed esce Il Grande Gatsby ed io sono già euforica per vedere il mio amore di nuovo sul grande schermo; facciamo anche perché fra poco è Natale e quindi siamo tutti più buoni, insomma, io il capitolo l'ho messo. E spero vi piaccia.
Lasciate un commento se avete voglia, e fatevi abbracciare. *cerca di stringervi tutti*
Già che mi ricordo vi ringrazio dal primo all'ultimo, chiunque abbia messo fra seguite/preferite/ricordate, siete veramente tantissimi e bellissimi.
Vi giuro che quando ho visto che siete sessanta mi sono commossa. Non so veramente cosa dire.
Cioè, voi leggete veramente la mia storia. Sembra anche che vi piaccia. O siete strafatti 24 ore su 24, oppure siete speciali (penso più la seconda).
(Ringraziamento speciale a Cristina1621, non perché io faccia i favoritismi, ma lei è stata la prima a recensire, e poi lo ha fatto per ogni capitolo, e io boh, non so cosa ti spinge a continuare).

 

Messaggio No Profit per tutte le ragazze che non si sentono bene con il loro corpo (come è capitato a mandarino!)
Siete bellissime, e prima o poi troverete qualcuno che vi ama/vuole bene così come siete.
Io per prima ci sono passata, e posso assicurarvi che tutto si risolve. Le persone arrivano. Ci possono mettere qualche anno, o pochi minuti, ma alla fine arrivano.

 

E alla prossima!

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Capitolo 10
*** 12 Marzo 2013, Martedì ***


12 Marzo 2013, Martedì

 

 

Dimenticati per un attimo di tutti i sentimentalismi delle due precedenti lettere, dimentica tutta la storia che ti ho raccontato, dimenticati un po' tutto, e torniamo ai battibecchi che mi piacevano tanto. Davvero, era divertente scriverti in quel momento, ed anche se la maggior parte delle volte mi insultavi io ridevo comunque. Era bello; senza impegno, soprattutto.

Vedi, mandarino, non è che io non mi interessi della tua vita, che non mi stia a cuore il tuo passato, tutte le cose che ti hanno fatta diventare come sei, e simili, il problema è che a quel punto ci sarei veramente troppo dentro.

Lo so come siete fatte voi ragazze: sempre a fantasticare su un sguardo da parte del ragazzo che vi piace, o sul fatto che vi ha sfiorato la spalla mentre scendevate le scale, o magari perché vi ha sorriso in corridoio. Non ci pensate che magari guarda nella vostra direzione solo perché era l'unica direzione possibile, che vi ha sfiorate perché le scale sono talmente strette che passarci in due contemporaneamente è impossibile, e sorridere è semplicemente cortesia.

Voi non ci ragionate proprio su queste cose, e io non voglio darti un'impressione del genere.

Ma ormai penso che sia troppo tardi in ogni caso, giusto? Cioè, io ti ho chiamato.

Che stupido: t'ho chiamato.

E non so di preciso perché l'ho fatto. Mi sono fatto un'idea, pensandoci, in questi giorni. Per quanto mi sia interessata subito la storia del non guardarsi in faccia, del non sentire le proprie voci per conoscersi, devo ammettere che non ce la faccio più bene. Voglio dire: sono troppo legato al tutto di una persona. Avrei voluto guardarti negli occhi mentre ti raccontavo la mia brutta "storia d'amore". Invece l'ho fatto così, poi tu mi hai raccontato di te, e ho capito che non poteva più andare avanti in questo modo. Dovevo capire che c'eri veramente.

Era già qualche giorno che avevo rimediato il tuo numero (non chiedermi come, sappi solo che non sono un maniaco, conosco la gente giusta, e in paesi piccoli come i nostri è facile procurarsi informazioni su qualcuno), ed era già qualche giorno che ci giravo intorno per capire se dovevo effettivamente chiamarti.

La mia stupida testa ha detto sì. E mi dispiace, perché ho infranto (penso) una delle prime regole non-scritte di questo patto che abbiamo io e te.

Mi hai sorpreso, perché non hai attaccato subito, anzi, mi hai pure detto qualcosa. E adesso ho la conferma che non ti capirò proprio mai, mandarino.

Un giorno mi dovrai spiegare cosa vuol dire quella frase, e non voglio che me lo dici adesso, scrivendolo su un foglio. Voglio sentirtela pronunciare di nuovo, e voglio che me la spieghi. Ti prometto che fino a quel giorno io non chiederò spiegazioni a nessun'altro.

Tu, però, devi promettermi che ci incontreremo, e non mi importa, per me andrebbe bene anche fra cinque anni, ma prima o poi voglio vederti.

Potresti essere veramente un'amica interessante. A dire il vero potresti essere l'unica amica femmina che io abbia mai avuto, visto che i miei rapporti con l'altro sesso si limitano ad abbordaggi da storie di una sera (visti gli esiti che hanno i miei rapporti più “duraturi”). Non pensare che io odi le donne e vi usi solo per un mio bisogno fisico, come hai potuto leggere l'altra volta, non è così; solo che non sono bravo nei rapporti di amicizia. Già mi riescono male quelli con i ragazzi, figurati se dovessi provarci con voi.

Una delle cose che mi piace di te, è che ti posso parlare senza censure, visto che tu lo fai con me. Non devo proprio soppesare ogni parola, sto rilassato, è un po' come quando parlo con il mio migliore amico. Bello, semplicemente bello.

Non te ne ho mai parlato, del mio migliore amico, vero? Ah, lui è grande. Super simpatico, e anche discretamente intelligente. Capirebbe quello che mi passa per la testa anche senza guardarmi. Ci siamo conosciuti in prima media, mi pare.

Te lo farei conoscere se potessi. Non è che posso farti mandare il prossimo biglietto da lui? Guarda che è veramente il migliore, anche meglio di me, magari ti diverti di più a parlare con lui.

Davvero, non scherzo, è fantastico.

 

 

Ma cosa può interessarmi a me del suo migliore amico?

Non è un mese che parlo con il suo migliore amico, è un mese che parlo con lui. Ed è lui che mi  sono piano piano accorta di volere.

Almeno su una cosa ha ragione: io fantastico. Non so se per le altre ragazze è la stessa cosa, ma io lo faccio spesso.

Magari devo chiedere alla Chia', dopotutto non posso essere l'unica a trasformare la propria testa in un cinema ogni sera prima di andare a dormire. È normale, giusto?

Ovviamente non posso parlarne con lui. Non posso scrivergli che è già una settimana che fantastico sul giorno in cui ci incontreremmo, non posso dirgli che voglio incontrarlo.

Perché devo sempre buttarmi di testa in tutte queste cose?

Come quella volta in quarta elementare che pensavo di fidanzarmi con il ragazzino che mi offriva sempre la merenda, poi ho scoperto che lo faceva solo perché voleva che gli passassi i compiti di grammatica.

Oppure il ragazzo che in terza media mi consigliava sempre i libri più interessanti da leggere,  ricordo ancora la rabbia che mi è presa quando ho scoperto che era il figlio del libraio.

Però, a pensarci bene, lui che motivo avrebbe di rispondermi ancora?

Non mi ha mai vista, non sa in cosa sono brava, apparentemente non mi usa in nessun modo.

E poi sembra così gentile, magari potrebbe veramente essere diverso.

Magari potrei interessargli.

Se non avesse già iniziato a vedermi come “amica interessante”.








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Scusatemi per il ritardo.
E scusatemi se questa storia inizia a diventare un po' nonsense, di solito succede, perché verso la metà/fine inizio a tirare via un po' la trama, non so esattamente perché, è sempre così.
Cercherò di mettere il prossimo capitolo il prima possibile. Non vi prometto niente, perché tanto ormai l'abbiam capito che le mie promesse valgono quanto un soldo di cacio.
Un'altra cosa: non state troppo a rompervi la testa sulla frase che ha detto mandarino durante la telefonata, tanto quando la scoprirete mi mandarete a quel paese, ne sono più o meno certa.


Alla prossima!

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Capitolo 11
*** 15 Marzo 2013, Venerdì ***


15 Marzo 2013, Venerdì

 

 

Ho i capelli castani, gli occhi nocciola quasi verdi, non sono molto alta, e non mi posso definire né grassa né magra. Sono una ragazza nella media, comunissima, come tante.

Vuoi assicurarti che io sia abbastanza bella, eh? Ho capito.

Se tu sai come sono fatte le ragazze, anche io un po' mi intendo del mondo degli uomini. Diciamo che fino ad una certa età (non meglio definita) voi cercate le “ragazze immagine”.

Vi servono quasi da premio, per esporle davanti ai vostri amici (o colleghi, o che ti pare), e affermare il vostro stato sociale. Perché bellezza significa benessere, più o meno, e quindi se avete una compagna figa (sì, perché, pensandoci, la bellezza è un'altra cosa) vi sentite sicuri, apprezzati, e magari anche invidiati dagli altri uomini.

Lo sai che non seicento (mi pare) l'ideale di bellezza erano le donne con i fianchi e le spalle larghe, e in generale di corporatura robusta? Lo sai perché? Perché a quell'epoca la cosa più importante era avere figli, e le donne minute e gracili non erano adatte a questo scopo, ovviamente pensando alle condizioni del tempo, non avendo ospedali e quella roba.

Ci pensi che, una volta, tutte quelle ragazze che adesso non si sentono apprezzate avrebbero potuto esserlo? Ecco perché continuo a pensare di essere nata nel secolo sbagliato.

Non che io sia una balena, ma andiamo, perché voi uomini dovete sempre scegliere in base a quello che vedete? Ma ce li avete dei sentimenti?

Lo so che a quest’età nessuno pensa a legarsi seriamente, ma dai, come fai a sostenere una conversazione con una ragazza che ha la capacità di pensiero pari a quella di una zucca? La bellezza non è tutto, cristo santo!

Va bene, basta, non voglio spaventarti e farti pensare che io sia una maniaca o qualcosa del genere. Oltretutto mi sono accorta che in questo modo siamo quasi tornati a battibeccare e non voglio farti felice.

Solo che ci sono un sacco di ragazzi che da più o meno tutta la vita mi hanno sempre messa da parte perché non ero abbastanza, sai: non abbastanza bella, non abbastanza simpatica, non abbastanza intelligente. Ero quella “nella media” e a nessuno piacciono molto le ragazze nella media. Perché non sono niente di speciale.

Io sono quella che legge, che ascolta la musica strana, che prende voti abbastanza buoni in quasi tutte le materie, lo so che nessuno vuole una ragazza così. Voi cercate quelle che non sono neanche in grado di scrivere correttamente il loto nome, che si lasciano trasportare dalla massa, e che il massimo voto che hanno preso in tutta una carriera scolastica è sei meno (magari in ginnastica), ma tutto questo poco importa, perché hanno un corpo da far paura, e se vi va bene anche un viso nella media, che non necessita un sacchetto in testa insomma.

Forse sto un po' esagerando. Ho perso un po' la fiducia nel genere maschile.

Mi servirebbe un ragazzo che mi faccia ricredere, altrimenti morirò sola con il mio pesce rosso.

Ti ho mai parlato del mio pesce rosso? Si chiama Amleto. Il nome è perché io e mio padre abbiamo la fissa con le opere di Shakespeare, allora ai pesci gli abbiamo sempre dato nomi così: c'è stato Enrico, Romeo, Cesare, Otello. Una volta non eravamo sicuri se era maschio o femmina, e alla fine l'abbiamo chiamata Ofelia.

Sto divagando. Scusami, ma è tardi, e preferirei dormire che continuare a scriverti, solo che ormai ho iniziato e voglio finire. Ho avuto una giornata veramente terrificante.

Sai che a scuola vogliono organizzare quella cosa per la beneficenza? Ecco, io non ho neanche capito di cosa si tratta, quindi mi sono andata ad informare, il fatto è che c'è un imbecille in classe di mio fratello disposto a tutto pur di iniziare a far polemica, perciò ha iniziato ad urlarmi contro senza nessun motivo, solo per fare un po' di casino. Poi, visto che a me già giravano per i fatti miei, ho alzato la voce anche io, e poi indovina un po'? È arrivata la prof di storia dell'arte e ha dato la colpa a me, solo perché nessuno se la prende mai con questo qui. Che poi, voglio dire, la prof di storia dell'arte, ma ce l'hai presente? Ti pare che devo beccarmi un richiamo da quella!

Fatto sta che il tizio l'ha passata liscia e io no.

Che poi, sarebbe anche carino (il tizio in classe di mio fratello) solo che ha questo bisogno patologico di cercare attenzione da parte di chiunque, e quindi si mette sempre a discutere, proprio per qualsiasi cosa.

La smetto di annoiarti con storie che non ti interessano e vado a dormire. Buonanotte straniero.

 

 

Lo conosco il ragazzo di cui parla: Emanuele.

Sta in classe con me, ed è proprio vero che cerca sempre un motivo per litigare. Infatti l'ho sentito oggi che urlava in corridoio. Certo, non mi sono preso il disturbo di andare a vedere con chi ce l'aveva questa volta. Praticamente lo sentiamo strillare un giorno sì e l'altro no. Le prime volte era divertente vederlo arrabbiarsi con chiunque passasse, ma adesso è diventato quasi noioso.

Stavolta potevo anche mettere piede fuori da quella maledetta classe.

Però, dopo aver letto tutte le informazioni che mi ha dato, ci sono arrivato a capire chi è mandarino.

Suo fratello è nella mia classe, e Gabriele, dandomi il suo numero, mi ha detto che frequenta la seconda. Quindi ci sono solo tre ragazze di seconda che hanno il fratello in quarta.

Io non ne conosco neanche una, se non di sfuggita.

Mi massaggio le tempie, e nascondo il foglio sotto il libro di storia, provando a cercare di ricordare qualche nome.

«Dai, come si chiamano?» mi chiedo.

«Come si chiamano chi?» fa una voce da sopra la mia spalla.

Alessio è troppo tempo che non parla, e non è in grado di ascoltare quella di filosofia per più di cinque minuti. Ma non mi importa che lui sappia di mandarino, dopotutto si fa così fra migliori amici.

«Le sorelle di quelli in classe che hanno una sorella in seconda.» gli dico aprendo il libro.

«Non credo di aver capito bene.» fa lui frugando dentro l'astuccio.

Intanto continuo a pensare, se non ai nomi delle ragazze, almeno ai nomi dei miei compagni di classe.

«Come si chiama la sorella di Giacomo?» gli chiedo dopo un po'.

«Giada?» mi chiede «No, no, aspetta: Giorgia. No, forse era Giulia.» si passa una mano fra i capelli, e scuote il capo.

«E quella di Nicola si chiama Caterina, giusto?» continuo a chiedergli.

«Sì, lei sì.» mi conferma «E quella di Giacomo mi sa che era proprio Giada. Sai, Giacomo, Giada, i genitori avevano un debole per le “Gia”.»

Soffoco una risata «Sei proprio un coglione.» gli dico dandogli una botta sulla spalla, che fa ridere pure lui.

Continuo a pensare, non ascoltando una parola di quello che a da dire la prof di filosofia: sicuramente parla di qualche matto che aveva capito il significato della vita.

Chi è che ha una sorella in seconda? La domanda mi rimbomba in testa.

Mi batto una mano sulla fronte così forte che faccio girare di scatto Alessio.

«Ma che fai? Guarda che la mosca che hai cercato di schiacciare è ancora lì!» quasi urla, dandomi un altro schiaffo in fronte, e mettendosi a ridere di gusto.

«Imbecille» gli dico fra i denti, ma lui non mi ascolta. Gli afferro un braccio e lo faccio girare verso di me «Tua sorella è in seconda, giusto?»

«Ma dai, genio! È tutta una vita che la vedi quando vieni a casa mia, non te la ricordi più?»

Sì che me la ricordavo, la sorella di Ale.

Praticamente è la sua copia sputata: capelli castani, occhi nocciola quasi verde, non troppo alta, né grassa né magra.

Praticamente è mandarino.







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Lo so che l'altro capitolo non è piaciuto molto, sapevo che non potevo aspettarmi molto dopo che avevo buttato lì quella cosa che lui la chiamava che non aveva uno sviluppo consistente.
Ma vabbè, non mi lamento comunque, il numero di lettori aumenta sempre a vista d'occhio, quindi per me va bene così. Se la storia piace, io sono contenta (capitan ovvio!).
Non ho molto da dire: nei prossimi due capitoli non ci saranno lettere, ma ci saranno grandi colponi di scenona!
Vi do uno SPOILER sorprendente. Lo scrivo di bianco, quindi per vederlo evidenziatelo, se non vi volete rovinare la sorpresa, passate oltre.
Spoiler  SI INCONTRERANNO! 
Spoiler

Alla prossima!

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Capitolo 12
*** 18 Marzo 2013, Lunedì ***


18 Marzo 2013, Lunedì

 

 

«Oh» è l'unica cosa che riesce a dire la Chia' appena finisce di leggere le lettere.

«Oh?!» ripeto io «È veramente l'unica cosa che riesci a dire?»

«No.» si affretta a rispondere lei «Cioè, aspetta.»

Rilegge le ultime righe dell'ultimo biglietto.

«Oh» ripete, poi alza il capo e aggiunge «Quindi?»

«Quindi?!» le chiedo spalancando gli occhi.

«Hai già capito chi è, no?» fa come se avesse trovato il nome del ragazzo scritto a caratteri cubitali fra quelle ultime righe.

«Mi sembra abbastanza ovvio che non ne ho la più pallida idea!» le urlo in faccia.

«Ah, bene.» dice portandosi una ciocca di capelli dietro l'orecchio.

«Ricordami perché ti ho fatto leggere 'ste cose.» sbuffo buttandomi sul mio letto.

«Perché ti fidi di me, perché non avevamo niente di meglio da fare questo pomeriggio, e perché pensi che io possa aiutarti a trovare questo tizio.» elenca lei contando sulle dita.

«Non abbiamo ancora niente da fare per il resto del pomeriggio, e non hai certo scoperto di chi si tratta.» cerco di dirle, anche se ho la testa immersa nel cuscino, perciò si sente solo mugolio confuso, che sorprendentemente lei riesce a capire.

«È vero che non abbiamo niente da fare per il resto del pomeriggio,» fa una pausa, in cui mi tira addosso un cuscino per farmi girare «ma potrei aver quasi capito di chi si tratta.»

La guardo come se mi avesse appena rivelato dove si trova Atlantide.

«C-cosa?» riesco a balbettare.

«Potrei aver quasi capito...»

«Lo so cosa hai detto!»

«Sei tu che mi hai chiesto di ripetere!» mi da una botta sulla coscia, e si siede vicino a me «Ma sul serio non avevi la più pallida idea di chi potesse essere?»

«A chi avrei dovuto pensare?» le chiedo «Forse è in classe con mio fratello, ma non posso neanche essere sicura di questo. Magari mi raccontava tutte balle.»

«Oh, non erano balle.» sussurra lei a quel punto.

«Bene, pensi di dirmi qualcosa di quello che hai scoperto oppure vuoi continuare a darmi indizi molto vaghi finché non mi verrà un esaurimento e a quel punto sarà troppo tardi e l'unica cosa che potrai fare sarà aver la mia anima sulla coscienza?» dico senza neanche prendere fiato.

«La seconda opzione è molto allettante, a dire la verità...» le do una botta sulla spalla «Va bene, va bene, ora parlo.» si mette comoda sul mio letto, prendendo il mio pupazzo e iniziando ad accarezzarlo «Allora, ti ricordi Irene, quella che mi diceva che eravamo talmente amiche che solo la morte ci avrebbe potuto separare? Bene, prima che mi mandasse amorevolmente a quel paese mi raccontò una cosa: lei stava con questo qui di cui io non volevo neanche sapere il nome, perché non me ne  fregava veramente niente, e gli piaceva tanto stare con lui, e poi diceva che lui faceva veramente tutto quello che lei gli chiedeva, anche se voleva correre mezza nuda per la strada lui l'avrebbe seguita. Insomma, si comportavano come una vera coppietta di piccioncini, e ti giuro che sembra proprio la stessa storia che ha raccontato il tuo amico lì.» prende in mano un foglio e legge con aria teatrale «“...la aiutavo a fare le versioni di latino, e lei mi consigliava che programmi guardare in TV...”, mi ricordo come ne parlava lei, diceva che le faceva le traduzioni ogni volta che voleva, e poi sai che programmi gli consigliava lei? Roba tipo Amici. Comunque, Irene dopo un po' si era scocciata, e perciò decise di mettersi a sbaciucchiare quest'altro in pubblico. Ora, io non so se fosse il peggior nemico di quello con cui stava, fatto sta che questa cosa me l'ha raccontata il 4 febbraio di non mi ricordo quale anno, e lei ne parlava come se fosse successo il sabato sera precedente.» fa una pausa, come se si aspetta che io venga fulminata da un colpo di genio da un momento all'altro, ma questo non succede. «Svegliati, idiota! Vuol dire che lei ha tipo tradito quello con cui tipo stava il 3 febbraio! Irene stava con questo qua!»

Mi agita i fogli davanti alla faccia.

«Oh cristo.» dico guardandomi i piedi.

«Non vuoi neanche sapere il nome?» chiede lei.

«Hai detto che non l'hai mai saputo il nome.» le ricordo io, continuando a fissare i miei piedi.

«Sbagliato. Ho detto che non volevo sapere il nome, ma Irene me lo disse comunque.»

«Sai, forse non voglio veramente saperlo.» adesso ho iniziato a fissare la sveglia sul mio comodino.

«Ma tu vuoi saperlo.» insiste lei «Cioè, adesso non vuoi perché hai paura che una volta scoperto di chi si tratta lui non potrà mai ricambiarti perché è troppo figo, o ha già una ragazza o cose così.»

«Ricambiarmi?» le chiedo stupita.

«Certo, perché ti piace.» è sicurissima di quello che dice.

«No che non mi piace.» ribatto io.

«Sì, come no. Ti piace.» afferma lei, poi continua «Ed è normale che tu abbia un po' di paura, fino ad ora vi siete solo parlati attraverso queste lettere, perciò pensi che di persona lui non ti apprezzi, ma fidati, lui non è un granché.»

«Bene, allora dimmi chi è.» trattengo il respiro, e strizzo gli occhi come se mi stessero per fare una puntura.

«Non sono sicura del cognome, ma mi pare che si chiami...»

«Aspetta!» urlo quando sta per dirmelo.

«Cosa dovrei aspettare, stupida?»

«Non lo so. No, non voglio saperlo. Il nome intendo.»

«Andiamo, non fare l'imbecille. Sì che vuoi saperlo. Facciamo come un cerotto, lo dico e basta, va bene?»

«Va bene.»

Aspetta un attimo, fa un respiro profondo, poi apre la bocca per pronunciare il suo nome.

«No!» urlo io, sovrastando qualsiasi suono.

«Smettila di fare la bambina!» mi strilla di rimando.

«Io non faccio la bambina, sei tu che vuoi costringermi a sentire qualcosa che non voglio sentire.»

«Ascolta, potrei farti uno di quei discorsi dove parlo della nostra amicizia, o quello che è, e dove ti dico che questi saranno i momenti che ci ricorderemo quando saremo vecchie, ma penso che sia meglio... Andrea Lambri!» il suo nome lo pronuncia così in fretta che rischia di strozzarsi.

Rimango in silenzio per quella che pare un'eternità, poi faccio un sospiro che sembra spaventare la Chia'.

«Vuoi dire Andrea, l'amico di mio fratello?» chiedo sperando che la risposta sia no.

Lei annuisce senza dire una parola.

Andrea l'ho visto ieri, è venuto a casa nostra come fa praticamente tutti i pomeriggi, l'ho salutato senza problemi, abbiamo fatto quattro chiacchiere e poi è andato via con mio fratello.

Andrea non è molto bello, ma ha gli occhi scuri che mi piacciono tanto e suona la chitarra.

Andrea mi ha sempre fatto ridere.

«Andrea...» bisbiglio.

Poi sento la porta di casa che si apre, e mio fratello che dall'ingresso urla per sapere se c'è qualcuno in casa.

Mi riprendo subito, appena capisco che non è solo.

«Andrea!» urlo alla Chia' «È qui, cristo santo!»







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Aggiornamente in tre giorni, wow, ho veramente dato il meglio di me!
Non ho molto da dire, se non che non dovete aspettarvi molto da questo incontro, perché non è niente di speciale (avete il permesso di odiarmi), ma avevo pensato che sarebbe stato più carino se l'Incontro con la I maiuscola fosse stato quello decisivo, che vi aspetterà nell'ultimo capitolo, e provate un po' ad indovinare? Si troveranno in uno stanzino! Le dinamiche dovrebbero essere anche abbastanza divertenti, ma chi vivrà vedrà.
Quindi boh, grazie mille per tutti quelli che continuano a leggere e per quelli che recensiscono.
In più, visto che finalmente i protagonisti si sono "identificati", dovremmo essere in dirittura d'arrivo per tutta la storia. Secondo i miei calcoli dovrebbero essere altri 4/5 capitoli, non ho voglia di allungare troppo il brodo, perché altrimenti rischia di non sapere più di niente. Non so se avete capito, ma io mi sono capita.

Grazie grazie grazie grazie grazie grazie grazie ancora a tutti voi lettori che ci siete, questa storia è qui solo grazie a voi.


Alla prossima!

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Capitolo 13
*** 18 Marzo 2013, Lunedì ***


18 Marzo 2013, Lunedì

 

 

Se non fosse del tutto improbabile, giurerei di aver sentito urlare il mio nome appena entrato in casa di Ale. Dopo ho sentito come se una persona fosse cascata per terra e un'altra gli fosse saltata addosso e avesse iniziato una lotta con un cuscino.

Anche Alessio si è reso conto del rumore, e sembra perplesso.

«Ali?» urla. In un attimo cala il silenzio, poi si sentono delle voci confuse provenire da una delle stanze.

«Alice!» ripete, cercando di gridare più forte.

Per qualche secondo non succede assolutamente niente, poi la porta della camera di Alice si apre, e ne esce una testolina con i capelli tutti arruffati che fissa il pavimento.

«Che c'è?» chiede ad un volume talmente basso che non sono neanche sicuro di aver capito bene.

«Niente. Sono a casa.» fa Alessio alzando le spalle «C'è anche Andrea.» mi indica con un cenno del capo.

«Bene.» risponde Alice.

Dopodiché Alessio sembra scordarsi completamente di lei e si rivolge a me «Ascolta, tu vai in camera mia e accendi l'Xbox. Io arrivo subito.» indica la porta del bagno, e poi si avvia senza aggiungere altro.

Alice è ancora sulla porta, osserva il fratello che attraversa il corridoio e sembra essere preoccupata. Ancora non mi ha rivolto neanche un'occhiata, e non penso che abbia intenzione di farlo.

Potrei provare a dire qualcosa.

Non faccio in tempo neanche a salutarla, che compare un'altra testa sopra alla sua, è quella di Chiara, la sua amica.

Appena mi vede, le sue labbra vanno a formare una piccola “o”, e senza perdere tempo spinge fuori Alice e chiude la porta alle sue spalle.

Perciò adesso siamo solo io e lei.

Io che non so esattamente cosa fare, e lei che si rifiuta di guardarmi.

«Allora...» inizio portandomi una mano nei capelli «come va a biologia?»

Lei alza leggermente il capo, quanto basta perché io possa notare che è diventata tutta rossa.

«N-non molto b-bene.» balbetta «C-come sta Palla?»

Mi scappa un sorriso, non pensavo si ricordasse ancora del mio gatto.

«Bene, penso, non fa altro che lievitare.» cerco di farla ridere, come riuscivo a fare fino al giorno prima, ma non è più così facile. Ormai è evidente che anche lei è riuscita a scoprire chi è lo straniero con cui si scriveva. Uno straniero non tanto straniero, visto che solitamente passo più tempo a casa sua che da altre parti.

«Quindi adesso lo sai anche tu, mandarino?» le chiedo per conferma, anche se so benissimo la risposta.

Lei annuisce.

«Preferisci chiuderla qui?» continuo a domandarle «Intendo con i biglietti e tutto il resto.»

Alza di nuovo il viso. I suoi occhi stanno urlando che non vuole che niente finisca, ma le sue labbra non sono così d'accordo.

«Sì, forse è meglio.» le trema un po' il labbro inferiore mentre parla, poi continua più sicura. «Cioè, non è che non sei simpatico... o carino,» quando lo dice si colora leggermente di porpora «solo che tu e mio fratello siete... ehm, sai... siete migliori amici. Sarebbe imbarazzante.»

«Giusto.» faccio io poco convinto.

La verità è che non sarebbe imbarazzante. Sono già uscito con le sorelle di qualche mio amico, e non era una cosa impossibile, in alcuni momenti non era facile, ma ne ero uscito vivo alla fine, no?

Le cose si complicavano con mandarino perché lei era la sorella del mio migliore amico, ma non le stavo chiedendo di sposarmi, volevo solo continuare a parlarle sulla carta.

La porta del bagno che si apre annuncia che fra poco non saremo più soli, perciò Alice si butta sulla porta di camera sua e inizia a bussare con insistenza, sperando che Chiara la faccia entrare senza fare troppe storie.

E, per sua fortuna, non ci mette molto a sparire dentro la sua camera. Senza neanche un saluto.

«Che ci fai ancora impalato qui in mezzo?» chiede la voce di Alessio dalla fine del corridoio. «Pensavo che ti avrei trovato a sbavare davanti a quell'Xbox! Un giorno o l'altro me lo ruberai, ne sono certo.»

Si dirige sicuro verso la porta di camera sua, e visto che Alice è dentro la sua camera a parlottare con Chiara, io lo seguo.

Penso di parlargliene, ad Ale, di questa cosa. Cioè, ho intenzione di dirgli che si tratta di sua sorella, perché la storia dei biglietti e tutto il resto la conosce già.

Mi sono portato dietro tutte le lettere, che adesso mi pesano nella tasca dietro dei jeans come se fossero massi. Non sono più molto sicuro che parlarne con lui sia la cosa giusta, dopotutto è sempre suo fratello, non può avere un punto di vista oggettivo.

«Senti Ale, io volevo parlarti di una cosa.» lo interrompo mentre sta per accendere la console.

È il mio migliore amico, e non dirglielo sarebbe una specie di tradimento.

«Ah, sì. Sapevo che volevi parlarmene.» fa lui con noncuranza, poi diventa immediatamente serio «Amico, lo so che sei innamorato di me dalla quinta elementare, e non te ne faccio una colpa...» lo interrompo dandogli una botta sul braccio.

«E smettila, imbecille!» gli dico ridendo, e lui fa lo stesso. «Fai un attimo il ragazzo maturo, e dai un'occhiata a 'sta roba.» faccio mentre mi sfilo i fogli dalla tasca e glieli porgo.

Lui analizza il primo per un attimo, solo il tempo per leggere la prima riga, e subito alza il capo. Ha un sorriso da idiota sulle labbra.

«Mia sorella?» chiede divertito «Davvero mia sorella?»

Lo guardo stupito, io avevo impiegato settimane prima di scoprirlo, e a lui è bastato uno sguardo? Evidentemente capisce la mia perplessità e si affretta a spiegare.

«Pensi che io non conosca la calligrafia di mia sorella? Dai, quanti sono? Quindici anni che ci convivo.» continua per un attimo a leggere il foglio che ha fra le mani, e ride di nuovo «Certo che quella ragazza ha problemi mentali, se le fosse capitato un maniaco al posto di te! Mah... io l'ho sempre detto che bisognava buttarla in manicomio quando era ancora piccola.»

Io sono davanti a lui, con la bocca leggermente aperta, stupito dalla sua reazione. Sembra quasi che non gli faccia né caldo né freddo, anzi, sembra quasi contento.

«Chiudi la bocca, Andre, altrimenti entrano le mosche.» dice dandomi un colpetto sotto il mento «Comunque devo dire che in questo momento sembri ritardato anche tu, perciò magari ci azzecchi qualcosa con mia sorella... vuoi dirmi qualcosa? O il gatto ti ha mangiato la lingua?»

«Ale, io...» inizio, ma lui mi interrompe subito facendomi il verso.

«Ale, io...» farfuglia «Ascolta, coso, io e te siamo amici da un sacco. Che cosa vuoi che ti dica?» mi batte una pacca sulla spalla «Non mi comporterò in modo diverso solo perché lei è mia sorella. Ti dirò la stessa cosa che ti ho detto per tutte le altre ragazze...»

«Stai attento sotto le lenzuola.» finisco io per lui.

«Esatto!» dice entusiasta «Non voglio ritrovarmi zio a diciotto anni.» fa una piccola pausa, e il sorriso gli svanisce un attimo dalle labbra. «Senti, lei è comunque mia sorella, e mi dispiace dirti che il sangue viene prima dell'amicizia, perciò torcile anche solo un capello e non ti ritrovi più i gioielli. Intesi?»

«Ale, non ti ho mica detto che mi interessa.» cerco di tranquillizzarlo.

«Certo che sei proprio tardo, eh? Alcune cose le so prima io di te! Mentre leggevi la sua letterina tre giorni fa canticchiavi All You Need Is Love, e lo sappiamo tutti cosa vuol dire. Cerca di prendere in giro chiunque, ma non me.»

Alessio continua a ridere mentre sfoglia le altre lettere, e ogni tanto fa qualche commento tipo «è proprio tutta suo fratello», o «questo gliel'ho insegnato io».

Io nel frattempo mi sono sdraiato sul suo letto.

Alessio mi ha dato “la sua benedizione”, e niente sembra impedirmi di continuare a sentire mandarino, se non il fatto che lei ha detto che è meglio smetterla.

Quindi, lei non avrebbe più controllato dietro lo specchio, e quindi, anche mettere un biglietto lì dietro sarebbe stato alquanto controproducente.

È un vicolo cieco. Non posso fare più niente.

L'unica cosa sarebbe invitarla ad uscire, ma non sembra molto conveniente: prima, nel corridoio, abbiamo sperimentato che ancora non siamo in grado di vederci di persona. Serve più tempo.

Basterebbe solo un'altra lettera.

Una dove potevo mettere in chiaro le cose.

Ma come cavolo gliela mando? La vedo solamente a scuola.

«Certo che sembra impossibile che vi siete visti per tutti questi anni e che fra voi due non sia sbocciato l'amore, eh?» fa Alessio in quel momento.

Mi porto una mano alla fronte, e sorrido. Io sono a casa sua, con suo fratello disposto ad aiutarmi in qualsiasi mia impresa folle, non sarà poi così difficile farle arrivare una lettera, no?

«Ascolta, tegame, ho bisogno di carta, penna...» rifletto un attimo «e magari anche del tuo aiuto.»







 


Questo capitolo è un po' 'no schif. Lo so.
Cercate di non odiarmi, ma questi ultimi due li ho scritti per dare un po' di spazio anche a Chiara e Alessio (perché ho la brutta abitudine di far interferire con i protagonisti anche i personaggi più inutili, non che loro siano inutili - anzi, io li adoro e molto probabilmente prima o poi gli dedicherò una fanfiction - ma insomma, non è che era necessario dargli così tanto spazio). Lo so che non avete capito niente dello srpoloquio sopra, ma non è importante.
E so anche che vi eravate aspettati un incontro con i fochi d'artificio, e invece questo era 'no schif. Se volete vi dico che quello vero sarà in uno stanzino brutto e polveroso, e uno dei nostri protagonisti perderà sangue (ok, non so cosa vi aspetterete da tutto questo, ma non è che incontrano un serial killer, state tranquilli. Provate a indovinare chi sarà il "ferito", piuttosto!)
Comunque altri tre capitoli e poi la chiudo (eh sì, ho deciso), perciò questo era una specie di: "Schifo prima della tempesta", o se preferite: "Schifo prima della figaggine".
Insomma, fatemi sapere quello che pensate - se ne avete voglia.
E poi sicuramente ho fatto qualche errore con i verbi, perciò se trovate qualcosa, non fatevi scrupoli e ditemelo! Grazie

E vi aspetto alla prossima, che solo Dio sa quando sarà!

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Capitolo 14
*** 19 Marzo 2013, Martedì ***


19 Marzo 2013, Martedì

 

 

Ciao mandarino.

Lo so che non ti aspettavi di ricevere un'altra lettera, ma insomma, non mi andava di finirla in quel modo, perciò eccomi qui, che ancora ti scrivo.

Spero non ti dispiaccia se ti chiamo sempre mandarino, l'ho scoperto all'inizio che non ti piacciono i soprannomi (giusto, io-odio-la-biologia?), però ormai per me qui sei mandarino.

Sulla carta sei il mio piccolo frutto arancione e ruvido, fuori lo so come ti chiami, ma vorrei mantenere ancora un po' di quello che avevamo prima di scoprirci.

Avrò tutto il tempo del mondo, poi, per chiamarti con il tuo nome.

Forse è meglio arrivare subito al punto... e questo sarebbe vero se ce ne fosse uno.

Il fatto è che non so neanche per quale motivo ti sto scrivendo quest'ultima lettera.

Volevo spiegarmi, volevo parlarti, volevo... ma che ne so che volevo. La verità è che non c'è niente da spiegare, e tantomeno da parlare.

Io lo so che volevo, mandarino, lo so cosa voglio: te.

C'ho messo un po' per accorgermene, non pensare che io mi stia buttando in qualcosa di più grande di me senza averci neanche riflettuto.

È tre giorni che ti guardo sotto occhi diversi, ed è da quando abbiamo iniziato a scriverci che penso a quello che sarebbe potuto succedere.

Ho pensato tanto anche prima di risponderti al biglietto, perché non sapevo se imbarcarmi in questa cosa mi avrebbe fatto bene, quindi non pensare che io stia andando a caso.

Mandarino, potrei anche innamorarmi. Mandarino, potrei già esserlo, porca miseria!

C'ho pensato troppo, e forse non avrei dovuto, perché praticamente adesso non penso ad altro.

Perché mi piacciono i tuoi occhi, mi piacciono le tue labbra, mi piacciono i tuoi capelli, le tue gambe, le tue mani, la tua voce, le fossette che ti vengono quando fai quella smorfia che ti ostini a chiamare sorriso, e mi piace quando leggi i tuoi libri sul divano di casa tua, che potrebbe cascare il mondo e tu non te ne accorgeresti neanche perché in quel momento non ci sei in questo mondo, e mi piace quando cammini per i corridoi canticchiando, mi piaci anche quando dai da mangiare al pesce rosso, e mi piaci quando piangi davanti al tuo film preferito (e se vogliamo dirla tutta mi piace anche il tuo sedere).

Mi piacciono tutte le cose che a te non piacciono, perché... non lo so, perché sono un'idiota molto probabilmente. E mi piaceva essere l'idiota, quando questo voleva dire farti ridere.

Adesso non lo so. Non so più niente.

Una cosa la so: l'idea di vederti come la sorella del mio migliore amico mi fa schifo.

E la cosa può funzionare, te lo garantisco.

In uno dei libri più famosi del mondo il protagonista e la sorella del suo migliore amico alla fine si sposano!

Va bene che noi non siamo un libro, e va bene che io non sono Harry Potter, ma tu i capelli con i riflessi rossi ce l'hai, perciò potresti far finta di essere la mia Ginny Weasley.

E lo so che fa schifo come lettera, che in quattro righe non ho detto niente di quello che ti avrei voluto dire, lo so. Questo perché voglio vederti.

Non voglio più parlarti dietro ad un pezzo di carta. Non voglio più far finta di non sapere chi sei.

Voglio guardarti negli occhi, invece, e voglio parlarti di tutto quello che mi passa per la testa.

Anche se non te ne frega niente, potresti almeno concedermi una chiacchierata.

Magari venerdì, magari alla partita. Magari siediti vicino a me.

Fammi felice mandarino.







 



Questo capitolo non mi piace particolarmente, ma visto che di solito quelli che non mi piacciono sono comunque apprezzati, non lo so... magari anche questo è super-mega-fighissimo per qualcuno.
Comuuuuuunque, nel caso facesse veramente vomitare, vi annuncio che vado subito a postare il capitolone finale, quello che scintilla da quanto è faigo.
Vabbè, ora abbasso la cresta. E poi non so se è proprio il finale finale, ma nel caso non fosse l'ultimo vi avverto che la fine è solo una specie di epilogo schifosetto. Perciò, insomma, il capitolo più aspettato dell'anno (ma dove?!) è il prossimo!

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Capitolo 15
*** 22 Marzo 2013, Venerdì ***


22 Marzo 2013, Venerdì

 

 

Non penso che la palestra sia mai stata così affollata. Forse solo per l'assemblea di istituto a febbraio.

Ci sono stipate dentro cinque classi, oppure di più. Le due prime, perché visto che sono in prima non fanno niente, e quindi tanto vale portarle a vedere la finale del torneo di calcio del liceo; la seconda B l'hanno portata perché gioca la seconda A, e pensano che in qualche modo ci sia una specie di affinità fra le due sezioni, cosa ovviamente falsa. Molto probabilmente tiferanno per la quarta B. Poi c'è anche la quarta A, perché le due quarte sono unite.

In ogni caso, siamo in palestra perché c'è questa grande partita di calcio.

«Guarda che non è calcio, è calcetto.» mi ricorda Chiara, che seduta accanto a me non fa altro che parlare.

«Perché naturalmente tu conosci addirittura la differenza.»

«Non ci vuole un genio per capirla, eh. Forse per un babbuino non è così evidente la differenza, ma insomma.»

«Babbuino?» ripeto commossa «Neanche mio fratello mi aveva mai chiamato così... avete mai pensato di uscire insieme?»

«No, no, non è proprio il mio tipo... io pensavo più a uno come quel figo che sta entrando dalla porta.» dice mentre indica l'ingresso della palestra.

E dalla porta sta entrando Andrea, con i pantaloncini corti e una maglietta dove c'è scritto “Lambri 10” sulla schiena, il nome da spalla a spalla, e il numero sotto.

Subito dietro di lui c'è mio fratello, che come al solito fa lo stupido, ed entra a petto nudo per mostrare il fisico da palestrato che non ha.

«Oh, non mi avevi mai detto che tuo fratello è messo così bene.» fa Chiara vicino a me, mentre guarda attentamente in direzione dell'ingresso.

Io non la ascolto, perché Andrea ha preso il pallone, e sta facendo qualche tiro libero al portiere della sua squadra. Non sapevo che fosse bravo a giocare a calcio, però si vede dai movimenti fluidi e sicuri che non è la prima volta che vede una palla.

Al contrario, mio fratello è negato, e appena Andrea cerca di inserirlo in un'azione lui sembra inciampare su se stesso. Non posso far a meno di ridere, e urlargli qualche insulto.

«La prossima volta gioco io, Ale! Sarei più brava di te!» grido, e lui si gira per farmi qualche gestaccio, poi si alza di nuovo la maglietta.

«Tu non hai questi, sorellina!» mi fa indicandosi gli addominali, e giurerei che accanto a me Chiara sta bisbigliando qualcosa come «eh, già, sorellina...».

Ma non mi importa, perché qualcun'altro si è girato verso di noi, e sorride.

E Andrea che sorride, non è come tutti gli altri esseri umani.

Perché le sue labbra si aprono un po' di più rispetto a tutti gli altri, e l'accenno di denti che si riesce a vedere è un po' più bello di quello di tutti gli altri, e le fossette che gli si formano ai lati della bocca sono meno profonde di quelle di tutti gli altri.

Andrea non è come tutti gli altri.

«Fissare la gente è maleducazione.» mi sussurra Chiara, e io mi precipito a guardarmi i piedi.

Così la professoressa fischia per l'inizio della partita, e il primo tempo non potrebbe essere più noioso. Io non ci capisco niente di calcio, e quindi per la maggior parte del tempo chiedo a Chiara di spiegarmi quello che sta succedendo, in questo modo non seguo bene la partita, con il risultato che non ci capisco niente lo stesso.

Lei sembra più attenta, segue i passaggi, ed esulta se qualcuno della nostra classe segna. Io alla fine mi arrendo, e mi limito a chiedere gli aggiornamenti sul punteggio ogni quindici minuti circa.

Durante il secondo tempo, Andrea sta in panchina.

Non lo so perché l'hanno messo lì: è bravo a giocare, o almeno è migliore di mio fratello, che invece sta ancora in campo a correre dietro al pallone.

Fatto sta che lui è fuori dal campo, in panchina; e se lui è lì io la partita non la guardo più, ammesso che l'abbia mai veramente guardata.

Questa volta, però, il “non stare attenta alle cose che mi succedono intorno” non mi aiuta come ha sempre fatto. Di solito fregarsene del resto del mondo mi fa passare inosservata, ma oggi decide di farmi stare al centro dell'attenzione per qualche minuto.

Non so esattamente quando succede, e non so esattamente chi lo fa – anche se con tutte le probabilità si tratta di mio fratello, perché lo sento scusarsi dall'altra parte della palestra –, ma la palla mi colpisce in piena faccia, ad una velocità abbastanza notevole, e capita il peggio.

Il naso mi comincia a sanguinare, e non una cosa da niente che si riesce a fermare con due fazzoletti, perché il mio naso è una delle cose più delicate al mondo, e inizia a grondare sangue anche se lo sfiori, perciò potete immaginare cosa succede se gli arriva un colpo a quella velocità e con quella forza. Oltretutto mi si gonfia talmente tanto che sembra mi sia spuntata una patata sulla faccia.

Mi si appanna la vista per qualche secondo, e non riesco più a capire: dove mi trovo, come mi chiamo, e quanti anni ho. Il tutto viene risolto da una piccola folla che mi circonda subito e risponde alle mie domande.

«Alice Pitto!» urla la professoressa.

«Hai sedici anni!» interviene mio fratello, e apparentemente nessuno ne capisce il motivo.

«Siamo nella palestra della scuola, e sei stata colpita!» fa Chiara, e sempre sia divertita che terrorizzata.

Mi vengono allungati immediatamente cinquecento fazzoletti, provenienti da tutte le direzioni possibili, come se stessi per morire dissanguata.

«Sto bene.» cerco di tranquillizzare tutti, anche se la cascata che esce dal mio naso non fa pensare la stessa cosa «Sto benone.» ripeto, e cerco di sorridere, l'unica cosa che succede: sangue in bocca, e spavento generale duplicato.

Poi qualcuno si fa spazio fra la gente, e parla con la professoressa «Prof, io direi che serve del ghiaccio. L'accompagno io a prenderlo, tanto sono in panchina.»

Le parole mi rimangono in testa, e appena capisco cosa sta per succedere, cerco in qualche modo di fermarlo.

«Chiara?» urlo agitata «Chiara?! Vieni tu a prendere del ghiaccio, vero?»

Ma nessuno risponde, e fra le persone che tornato ai proprio posti, non più preoccupate, io non riesco più a trovare Chiara.

Poi sento qualcuno che mi solleva da terra, e mi prende in braccio. Una mano attorno alle gambe e una dietro alle spalle. Quando capisco è troppo tardi.

«Mettimi giù.» sibilo a quello che riconosco come Andrea.

«No.» ribatte lui deciso «Sei leggera come una piuma.»

«Mettimi giù.» ripeto, cercando di tirare fuori la voce più aggressiva che riesco a fare, con il risultato che sembro un gattino ferito.

Lui neanche si disturba a rispondere, ed apre la porta della palestra con un piede. Poi sento la professoressa che fischia, e i rumori della partita che rinizia.

«Non stavo così male da essere portata in braccio.» mi lamento a quel punto, raggomitolata sul petto di Andrea.

«Lo so.» fa lui «Ma avresti dovuto vedere come ti guardavano le altre ragazze, erano verdi. Molte di loro avrebbero dato un rene per essere al tuo posto.» spiega, e dopo una pausa riprende. «E poi non mi avresti abbracciato così facilmente se ti avessi portato in qualsiasi altro modo.»

 

* * *

 

Ho portato Alice nello stanzino dove tengono gli attrezzi della palestra, ed è seduta per terra, con il sangue che le copre metà della faccia.

Prendo il ghiaccio istantaneo dall'armadietto, lo sbatto nel muro e glielo poggio sul naso gonfio.

«Ti fa ancora tanto male?» le chiedo subito.

«No.» risponde lei, guardando da un'altra parte «Mi hanno solo tirato un meteorite sul naso» continua a borbottare.

«Tuo fratello forse ha un po' esagerato...» sorrido.

Lei si gira e mi guarda come se avesse appena capito qualcosa di sbalorditivo «Vorresti dire che avevate programmato tutto?»

«Certo, tuo fratello non passa un minuto senza pianificare di ucciderti.» rido «Non siamo mica serial killer.»

«E allora come ci siamo finiti nello stanzino delle scope? Soli? Io e te?» chiede lei arrabbiata.

«Questo non è lo stanzino delle scope. È l'unico posto in tutta la scuola dove si può trovare del ghiaccio istantaneo.»

«Va bene.» dice posizionandosi davanti a me, in modo da essere faccia a faccia. Prende un altro fazzoletto e continua a tenerselo sul naso insieme al ghiaccio, poi mi guarda. «Dai, su, facciamolo.»

«Cosa dovremmo fare di preciso?» cerco di non riderle in faccia, ma l'impresa è abbastanza difficile.

«Volevi la tua chiacchierata? Ecco la tua chiacchierata.» mi spiega.

«Ah, quella...» mi raddrizzo, cerco anche di ingrossare un po' le spalle, non so bene il perché.

«Non gonfiare il petto, sei ridicolo.» sorride per la prima volta da quando siamo soli.

«Forse non sei nella condizione di parlare, miss naso a patata sanguinolenta.» stranamente non si rabbuia, prova solo a farmi una linguaccia, ma per poco non si strozza. «Non sei in grado neanche di tirar fuori la lingua!»

Ridiamo insieme, per la prima volta da un sacco di tempo, anche se lei continua a tossire.

«Vorrei vedere te col sangue in gola!» dice fra un colpo di tosse e l'altro.

Continuo a ridere, mentre lei si tampona tutta la faccia con altri fazzoletti.

«Ferma, Cice, faccio io.» le prendo dalle mani il fazzoletto e mi avvicino, le tolgo un attimo il ghiaccio e le pulisco il sangue che le è finito ovunque.

Lei, sembra essersci congelata, perché è rimasta in silenzio e si è fermata immediatamente quando mi sono spostato.

«Non mi ci chiamavo da un sacco.» fa dopo un po'.

«Come?» le passo il fazzoletto sul mento «Ah, Cice. Ti ricordi? La prima volta che ci siamo visti hai detto il tuo nome così piano che avevo capito Cice. Ti c'ho chiamato per qualche mese, poi tuo fratello mi ha detto che ti chiamavi Circe, invece alla fine ho scoperto che eri Alice.»

«Ovviamente è rimasto nella lista dei mie soprannomi.» alza leggermente il mento, e io le tolgo le due goccie di sangue.

«Ancora con la storia delle etichette, eh?» le chiedo.

«Quando diventerò una scatoletta di tonno potrai etichettarmi.»

«Allora manca poco.» per questo mi arriva una botta nelle costole, ma poi ridiamo entrambi.

«Sbaglio o sei diventato più simpatico?» le pulisco gli angoli del naso.

«Ehi, queste sono le mie qualità. Io sono quello simpatico, tuo fratello è quello bello. Siamo il magico duo.»

«Tu non sei mica brutto.»

«Oh, grazie.»

Rimaniamo in silenzio per alcuni minuti, mentre finisco di sistemarla, poi butto il fazzoletto da una parte, ma non mi scanso. Le resto vicino.

«Lo sai che ho ancora Caronte il Rinoceronte?» mi dice lei riportandosi il ghiaccio al naso.

«Davvero? Il pupazzetto che ti avevo vinto al Luna Park?»

«Sì, lo tengo sul comodino da quando me l'hai regalato.»

«Già ti piacevo quando avevo tredici anni?»

«Non mi piacevi.» arrossisce, ma poi si affretta a puntualizzare «E non mi piaci neanche ora.»

Si allontana di qualche centimetro, mai io mi avvicino di nuovo.

«Allora, mandarino?» chiedo.

«Allora cosa? Sai quasi tutto di me, mi hai praticamente vista crescere.»

«Appunto, so quasi tutto. Dimmi qualcosa che non so.»

Si mette a pensare un attimo «Non mi piace il gelato al cioccolato, ma mi piace il cioccolato.»

«Cosa? Ma è una cosa stupida. Come fa a piacerti il cioccolato ma non il gelato al cioccolato? Sono la stessa cosa.»

«Be', mi dispiace, ma sono fatta così. Ora dimmi qualcosa che io non so di te.»

Ci penso un attimo «Non sopporto lo speck.»

Lei sgrana gli occhi «Ma lo speck è il Dio di tutti i prosciutti!»

«De gustibus non disputandum est.»

«Oh, certo, latino! Ti prego, parla la mia stessa lingua.»

«Fammi capire, tu sei venuta allo scientifico e ti fa schifo il latino e la biologia, e magari anche la matematica? Perché hai scelto questa scuola?»

«Ce l'hai presente mia mamma? Ecco perché ho scelto questa scuola.» dice lei seccata. Si vede lontano un miglio che voleva andare da qualche altra parte. Magari al classico.

«Non avresti dovuto decidere te?»

«Visto che non è mai arrivata la lettera di Hogwarts, per me potevano anche rinchiudermi in manicomio.» fa un sorriso, perché cerca di far sorridere anche me.

«Volevi veramente che un gufo si spiaccicasse sulla finestra di camera tua?»

«Certo che avrei voluto, chi non avrebbe voluto?»

«A me non avrebbe fatto né caldo né freddo.»

«Perché tu non hai un cuore. E se vuoi sapere un'altra cosa che nessuno sa è che non ho mai letto l'ultimo capitolo di Harry Potter, e non ho mai visto la seconda parte del film.»

«Perché non avresti dovuto se ti piace così tanto?»

«Perché in quel modo sarebbe finito veramente. Invece in questo modo c'è sempre uno spiraglio, ogni volta che passo davanti ad una libreria spero di vedere in vetrina il nuovo libro di Harry Potter.»

Alice è strana. Ride quando non dovrebbe, ha la frangetta che le copre gli occhi per non farsi vedere da nessuno, e non si trucca mai. Ma ha gli occhi belli.

«Non ho mai incontrato una ragazza così strana.»

«Uno, mi conoscevi già da un sacco. Due, non sono tanto strana.»

«Sì che lo sei. Passato il naso?» le chiedo.

Lei in risposta si toglie il fazzoletto sporco e si da una pulita, sembra a posto adesso.

«Lo sai che non ci siamo veramenti detti niente per tutto questo tempo, ma abbiamo solo battibeccato?» borbotta tenendosi ancora premuto il ghiaccio sul naso.

«Come al solito. Lo sai che vorrei baciarti?»

«Davvero?»

«Davvero.»

«E quindi cosa facciamo?»

«Non lo so.»

«Come sarebbe 'non lo sai'?»

«Ti bacio?»

«Se devi muoviti.»

«Ti bacio.»

Lo sporgersi verso di lei è un attimo.

Toccare le sue labbra, con le mie labbra, metterle le mani fra i capelli e sentire il profumo della sua pelle, la fa sembrare reale.

Non è più mandarino che si raccontava sui pezzi di carta, e non è neanche Alice, la sorella di Alessio, che vedevo ogni giorno. Lei è un'altra.

Lei è solo lei, che adesso mi bacia, che adesso io bacio. E non vorrei lasciarla più, se non fosse che devo respirare in qualche modo.

«Scusa.» mi dice appena ci stacchiamo, tenendo ancora gli occhi chiusi, come chi ha paura di aver fatto qualcosa di sbagliato.

Io non la capisco, perché niente è sbagliato in questo momento.

«Scusa?» ripeto.

Lei si tocca le labbra, e guarda le dita macchiate un po' di rosso «So di sangue.»

«Chi se ne frega.» dico, e lei sorride.

«Chi se ne frega.» ripete, e io sorrido.

Poi la bacio ancora.







 


Aaaaaaaaahhhh, bellissimo!
No, va bene, la smetto di sentirmi figa, ma questo capitolo è quello che mi piace più di tutti in assoluto (naturalmente, cioè, chissà perché?)!
E poi avete visto anche il sangue! Mah, non mi sarei mai aspettata niente del genere da me stessa. Stavolta, invece, devo proprio dirmelo: brava, ben fatto, mi sei piaciuta. Penso che questo è uno dei capitoli più lunghi che abbia mai scritto e che mai scriverò per una fanfiction e/o storia originale.
Ok, finito le cose idiote.
(Se vi va) fatemi sapere con una recensione cosa avete pensato di tutti questi capitoli, mi farebbe piacerissimo!
E il prima possibile (spero) arriverà l'epilogo, che insomma, anche se non lo leggete è uguale, ma va bene.

In più, prima che mi scordi: se ci sono eventuali errori che i miei occhi di talpa non hanno visto, fatemeli pure notare, non vi mangio, anzi vi regalo un biscotto!

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