Enemiga De Mi Hermana

di Allegra_
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Prologo ***
Capitolo 2: *** Come Il Sole Ed Una Stella ***



Capitolo 1
*** Prologo ***


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Prologo


Violetta.
Il solo leggere il suo nome su quel quaderno per un attimo gli fece spuntare un sorriso sulle labbra.
Leon pensava a lei e alla sua incantevole bellezza, a come era riuscita a prendergli il cuore.
Adesso che stavano insieme e che erano davvero certi di amarsi nessuno avrebbe potuto separarli: lui ne era convinto.
Se ripensava ai tempi in cui litigava con Thomas e Diego anzi, un altro sorriso gli spuntava sul volto, un sorriso divertito.
Era buffo rendersi conto che adesso quei due che un tempo avrebbe bruciato vivi erano diventati i suoi migliori amici !!
Dopotutto, anche se Leon aveva impiegato tempo ad accorgersene, non erano per niente male.
Appena Thomas era ritornato dalla Spagna l’aveva abbracciato come se fossero stati vecchi amici, e da lì tra canzoni e compiti di gruppo aveva scoperto in lui una dolcezza ed una lealtà che l’avevano davvero colpito.
Stringere con Diego era stato più difficile in effetti, soprattutto dopo tutto quello che entrambi si erano fatti passare a vicenda.
Poi però si era riconosciuto in quel carattere a doppia faccia del ragazzo: dopotutto anche lui era stato così un tempo, e sarebbe stato da ipocrita non ammetterlo.
Perciò, dopo aver fatto insieme due o tre allenamenti di moto cross, anche con Diego era nato un bel legame.
Leon era contento di avere due migliori amici come loro: così diversi eppure entrambi fondamentali ormai per lui.
Distolse la mente da quei pensieri e si concentrò sulla canzone che stava componendo.   

E se un giorno al nostro risveglio, tutto cambiasse ??
Se in un lampo fossimo in un castello, con la musica regina,
Ti prenderei la mano, mia principessa,
E balleremo sulle note dell’amore,
sulle note di questo nostro amore.   

Aveva scritto soltanto queste poche righe, eppure Leon se ne sentiva soddisfatto.
Immaginava lui e Violetta in un enorme salone, con indosso quegli abiti sfarzosi ed una musica romantica, che volteggiavano abbracciati.
Era un sogno e per Leon la musica era lo specchio dell’anima, dove lasciar uscire tutto ciò che non è possibile esprimere con le parole, come quell’immagine meravigliosa che gli tornava sempre alla mente.
<< Tesoro, vieni un secondo di la ?? Io e tuo padre abbiamo bisogno di parlarti >> ad un tratto la voce di sua madre lo risvegliò da quei meravigliosi pensieri.
La sua famiglia era perfetta.
Aveva una madre apprensiva al punto giusto, simpatica, intelligente e comprensiva, un padre sempre a lavoro, ma totalmente disponibile una volta tornato a casa, e un fratello di quattro anni e mezzo iperattivo, ma dolcissimo: Matias.
Scese le scale arrivando nel soggiorno, dove i suoi genitori erano comodamente seduti sul divano e Mati si divertiva a tormentare il loro cagnolino lanciandogli un osso per tutta la stanza.
Leon rise prima di accomodarsi a sedere accanto sua madre e suo padre.
<< Ditemi tutto >> sorrise tranquillo.
<< Beh, vedi figliolo,  tua madre l’altro giorno è andata a visitare il riformatorio della città per scrivere un articolo >> cominciò suo padre.
Già, la signora Vargas scriveva ormai da anni su Buenos Aires Hoy, il giornale più famoso della città, e cercava sempre di presentare ai lettori qualcosa di innovativo, recandosi nei posti più impensabili.
<< E quindi ?? >> Leon non capiva dove suo padre volesse andare a parare.
<< è rimasta molto colpita in modo particolare da una ragazza e ha deciso di chiedere al riformatorio l’affidamento, almeno temporaneo, qui a casa nostra >> continuò l’uomo serio << Io sono d’accordo con lei e volevamo sapere cosa ne pensavi per ultimare le pratiche >>
Per Leon non c’era alcun problema.
Dopotutto una persona in più per casa non avrebbe fatto altro che allargare la famiglia, e magari sarebbe stato interessante conoscere qualcuno proveniente da un mondo così diverso dal suo.
<< Perfetto >> sorrise il ragazzo semplicemente, per poi alzarsi e dirigersi di nuovo verso la sua camera.
Era circa a metà delle scale quando gli sorse in mente una domanda.
<< Come si chiama la ragazza ?? >>
<< Allegra>> esclamò sua madre entusiasta.

***

Due settimane dopo

Era incredibile come lo Studio 21 fosse già in piena attività alle otto del mattino.
Gruppetti di ragazzi ballavano, altri improvvisavano rap e strofe di canzoni, altri ancora semplicemente chiacchieravano.
E poi c’era chi, come Leon e Violetta, spruzzava amore da tutti i pori.
<< A che punto sei con la canzone ?? >> gli domandò lei giocando con le dita della mano del suo ragazzo, così grandi rispetto alle sue.
<< Mi manca soltanto la ripresa finale >> sorrise quello lasciandole un piccolo bacio sulla punta del naso.
 Violetta rise appena abbracciandolo di slancio.
Ad un tratto una ragazza gli corse in contro sbracciando goffa: tipico di Nata.
<< Leon, sei qui !! >> esclamò affannando << Ho incontrato tua madre per strada e mi ha detto di ricordarti assolutamente che oggi arriva la ragazza a casa tua >>
<< Quale ragazza ?? >> domandò Violetta già palesemente gelosa.
<< Quella che mia madre ha deciso di prendere in affidamento >> rispose lui semplicemente.
A dire il vero Leon aveva totalmente dimenticato di quel nuovo arrivo a casa sua: gli era sfuggito di mente perché dopotutto, con la vita perfettamente in ordine che aveva, una novità non attirava più di tanto la sua attenzione.
<< Poi voglio conoscerla >> sorrise Vilu facendo sorridere anche lui di rimando.
<< Certamente >> le prese la mano conducendola verso la classe di danza.

***

Una macchina camminava adagio su un dissestato sentiero di montagna.
<< Sono così emozionata !! >> esclamò la signora Vargas sorridendo al marito.
Lui faceva ancora fatica a capire il perché di quella strana eccitazione della moglie, eppure per lei la cosa era più che normale.
Suo marito non aveva conosciuto quella ragazza, non poteva sapere che effetto facesse.
Ripensò a quel momento e le immagini del loro incontro le invasero la mente.
 
<< Può intervistare tutti i ragazzi qui presenti, buon lavoro signora >> le aveva detto la guardia  lasciandola in mezzo ad un gruppo dalle persone ben diversificate, per età, aspetto e impressione.
Lei si era sistemata in mezzo ad alcuni ragazzi, chiedendo loro informazioni sulle loro vite pre e post riformatorio, non ottenendo però le risposte interessanti che si aspettava.
Ad un tratto un rumore aveva attirato la sua attenzione: la guardia che aveva incontrato poco prima correva veloce dietro una ragazza, la quale stringeva tra le mani un enorme pezzo di pane.
<< Piccola ladruncola! >> strillava << Sei un demone! >> ripeteva.
Alla signora Vargas si illuminarono gli occhi: era curiosa come non mai di conoscere quella ragazza.
<< Mi scusi signore, voglio intervistare lei >> aveva chiesto alla guardia calma.
<< Non le conviene affatto, è una pazza! >> aveva strillato quella, ma lei non gli aveva dato ascolto e si era diretta verso lo spirito ribelle che tanto l’affascinava.
Prima di tutto si era soffermata sul suo aspetto: era davvero bella, nonostante i capelli annodati, la pelle secca e disidratata,  i graffi e i lividi sparsi un po’ ovunque.
Poi aveva iniziato a parlarle.
<< Come ti chiami ??>>
<< Allegra >> aveva risposto quella sputando quasi fuori quella parola.
<< Perché lo dici con questo tono? >> le aveva allora chiesto la signora Vargas.
<< Perché è un nome stupido per me che mi trovo qui. Chi potrebbe essere allegro e spensierato in questa prigione? Qua è un miracolo se riesci a sopravvivere !! >> c’era tanta di quella rabbia nella sua voce che la donna sentiva di dover fare qualcosa per alleviarla almeno un po’.
<< Ti porterò fuori di qui >> aveva detto quasi senza pensarci, e per un attimo aveva visto la ragazza sorridere.
<< Non ci riuscirai mai >> un sorriso triste, se non di più.
<< Fidati di me >>
 
Ed ecco che stava andando lì a liberarla finalmente da quella realtà che tanto odiava.
Era così contenta, perché finalmente il nome di quella ragazza avrebbe preso vita, finalmente avrebbe potuto davvero essere Allegra, a tutti gli effetti.
<< Siamo arrivati >> esclamò suo marito e il cuore della signora Vargas perse un battito.

***

Per la prima volta in vita sua Allegra poteva definirsi quasi contenta.
Contenta perché finalmente sarebbe andata via da quella prigione dove era rinchiusa da anni, ma con quel quasi davanti perché non riusciva ancora a crederci, non l’avrebbe fatto fino a quando quelle mura grigie e fredde non sarebbero state solo un lontano ricordo.
Indossava quel paio di pantaloni larghi e quella camicia sformata da ormai troppo tempo, e con i capelli appiccicaticci e il corpo magrissimo, era convinta che nessun essere del sesso opposto l’avrebbe anche solo guardata.
Soprattutto al di fuori di quel riformatorio, dove l’estetica era davvero tutto.
Si domandava come sarebbe stata la sua nuova vita e si rispondeva che era troppo presto anche solo per pensarlo.
Bisognava prima ultimare un capitolo per cominciare a scrivere quello seguente.
E quella mattina sarebbe toccato a lei.


 

Piccolo Angolo Di Luce
Hola!! È la prima long che scrivo in questa sezione e spero davvero vi piaccia.
L’idea mi è venuta così, per caso, e mi farebbe davvero piacere sapere cosa ne pensate.
A presto, un bacino <3
xoxo

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Capitolo 2
*** Come Il Sole Ed Una Stella ***


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Capitolo 1
 Come Il Sole Ed Una Stella

 
Allegra faceva fatica a capire.
Perché quella donna era così gentile con lei?
Perché stava per portarla a casa sua e la soprannominava in maniera assurda come tesoro, dolcezza, bellissima ?
Perché si trovavano in quell’enorme centro commerciale e da circa un’ora non faceva altro che porgerle vestiti e scarpe da provare ?
Era così assurdo.
Magnificamente assurdo.
<< Allora principessa, che ne pensi di questa minigonna? >> esclamò ad un tratto la donna afferrando un pezzo di stoffa davvero minuscolo << Penso starà un incanto con le tue bellissime gambe! >>
La ragazza arricciò le labbra confusa: continuava a non capire e questa cosa la faceva innervosire.
<< Perché?>> domandò quindi ad un tratto non riuscendo più a contenersi.
<< Perché vedi, le gonne corte evidenziano le … >>
<< No, non intendevo quello >> la bloccò subito << Perché sei così gentile con me? Perché mi hai portato via dal riformatorio, in questo centro e poi mi farai stare a casa tua? Io non capisco >>
La signora Vargas rise.
<< Non te ne rendi conto?>> le domandò spiazzandola del tutto.
La ragazza si sarebbe aspettata di tutto, ma non una risposta del genere.
<< Evidentemente no>> rispose semplicemente.
<< Tu sei speciale, Allegra >> sorrise la donna << La prima volta che ti ho vista brillavi come una stella, e penso sia piuttosto difficile in un posto come quello come dove stavi. Quando mi hai detto che odiavi quella prigione ho sentito il bisogno di dovermi prendere cura di te, ne ho sentito il dovere, volevo proteggerti. >>
La ragazza si sentiva sempre più spaesata.
Lei non aveva nulla di speciale, era semplicemente vissuta in un posto orribile con gente orribile, e proprio a causa della sua vita era quello che era: una persona fredda, scontrosa, di ghiaccio.
Ma quella donna sembrava volerla sciogliere.
<< So che non ti fidi di me, è troppo presto. Però vedrai che con il tempo inizierai a volermi bene anche tu, potrò essere tua madre se lo vorrai >> gli occhi della donna per un attimo sembrarono velarsi di lacrime, forse a causa dell’emozione.
<< Io non so come ci si sente ad avere una madre >> rispose semplicemente la ragazza mordendosi il labbo inferiore: compiva sempre quel gesto quando qualcosa la spaventava.
<< Lo scoprirai molto presto allora >> un veloce sorriso e poi si catapultarono nuovamente tra negozi di ogni genere.

***

<< E se un giorno al nostro risveglio, tutto cambiasse ??
Se in un lampo fossimo in un castello, con la musica regina,
Ti prenderei la mano, mia principessa,
E balleremo sulle note dell’amore,
sulle note di questo nostro amore. >>

Un battito di mani si levò  per l’aula.
Leon alzò lo sguardo e incontrò gli occhi di Camilla scrutarlo emozionata.
<< Questa canzone è semplicemente meravigliosa !! >> gli sorrise la sua migliore amica avvicinandosi alla tastiera.
<< Non è ancora niente di che >> mormorò lui grattandosi la nuca imbarazzato.
<< Si invece! L’hai scritta per Vilu, no? >> gli domandò lei ovvia.
Il ragazzo annuì sorridendo prima di soffermarsi a guardare l’orologio che portava al polso.
<< Cavolo! Sono già le sette !! >> esclamò iniziando man mano a raccogliere le sue cose.
<< Quanta fretta! Hai gli allenamenti anche oggi ? >> chiese stranita la ragazza aiutandolo a prendere gli spartiti sparsi nell’aula.
<< Magari! >> sorrise lui << Oggi arriva la ragazza che mia madre ha deciso di prendere in affidamento e se arrivo in ritardo papà mi ammazza >> mimò con le dita un coltello a trafiggergli la gola.
<< Ah..una ragazza! E come si chiama ?? >>
<< Non ne ho la minima idea e sinceramente non mi interessa >> sbuffò scocciato.
Camilla sapeva quanto il ragazzo avrebbe preferito rimanere allo Studio per provare la sua nuova canzone, eppure era perfettamente consapevole al contempo del fatto che Leon non avrebbe mai voluto far arrabbiare i suoi genitori.
Dopotutto la sua famiglia era perfetta, lo sapevano tutti.

***

<< Sistemati pure nella camera di Leon, tesoro >> esclamò la signora Vargas porgendo alla ragazza una miriade di buste.
<< Leon? >> Allegra sembrò aver avuto una paralisi improvvisa.
<< Si, oltre Matias ho un altro figlio di diciotto anni e dovrete condividere la camera, visto che per adesso quella degli ospiti è piena zeppa di scatoloni e robaccia di ogni tipo >> le sorrise semplicemente la donna invitandola a continuare il suo percorso.
Un ragazzo.
Lei avrebbe dovuto condividere la sua camera con un diciottenne.
Nulla in quel momento avrebbe potuto sconvolgerla di più.
Sentì forte in lei la voglia di scappare via, ma lo sguardo amorevole che la signora Vargas le lanciò fu abbastanza per farle decidere di restare.
Salì in cima alle scale e spalancò la terza porta a destra, trovandosi immersa in un’enorme stanza color azzurro cielo.
I muri erano interamente ricoperti di note musicali oro e argento, poster giganti di un certo Studio 21 e fotografie sparse qua e là.
Allegra si soffermò a guardare queste ultime, sperando vivamente di riuscire a riconoscere il ragazzo con cui da quel momento avrebbe dovuto convivere.
In una delle immagini c’erano tre ragazzi: uno portava un cappellino da rapper, un altro aveva un paio di pantaloni giallo limone e la pelle scura, mentre l’ultimo portava una canotta bianca talmente aderente da lasciare bene in vista il torace muscoloso.
Non sarebbe mai riuscita a capire chi dei tre era Leon, così decise di concentrarsi su un’altra fotografia.
Quella che osservò era una specie di collage.
C’erano quattro quadrati e all’interno di ognuno un ragazzo e una ragazza.
Nel primo il rapper con una riccia, nel secondo il ragazzo dai pantaloni strani con una tipa vestita da dark, nel terzo il ragazzo muscoloso con una ragazza che portava una gonna ampia e rosa confetto, nell’ultimo entrambi avevano i capelli neri e gli occhi marroni, tanto che Allegra ipotizzò fossero gemelli.
Passò avanti per circa altre cinque volte, prima di trovare la foto di un ragazzo da solo.
Era lo stesso che portava la canotta bianca con i muscoli in vista, quello che nella seconda foto era abbracciato alla ragazza con la gonna da bambola di porcellana.
I capelli erano marroni e corti, gli occhi verdi smeraldo, il fisico assolutamente mozzafiato, ma la cosa che più colpì la ragazza fu il suo sorriso: bianco, splendente, che mostrava sicurezza e gioia.
Leon era un figo assurdo.
E adesso che ne era venuta a conoscenza, Allegra si sentiva ancora più nervosa all’idea di incontrarlo.
Decise che avrebbe fatto una doccia e poi indossato il pigiama, dato che i vestiti di sempre iniziavano ad andare stretti alla sua nuova vita.

***

<< Sono a casa! >> esclamò Leon aprendo la porta ed entrando in villa Vargas.
Suo fratello Matias, impegnatissimo a guardare i cartoni alla tv, gli rivolse un semplice sorriso che lui ricambiò all’istante.
Si avviò così verso la cucina, dove sua madre sembrava essere intenta a preparare un tipico pranzo di capodanno.
<< Non pensi di esagerare? >> esclamò il ragazzo stampandole un bacio sulla guancia.
<< Dovresti vederla: è magra come una stecca, in confronto Francesca è obesa! >> esclamò semplicemente la donna iniziando a pelare un paio di patate.
<< Ok, stai letteralmente esagerando >> sorrise il ragazzo avviandosi verso suo padre, il quale guardava divertito la scena.
<< è così iperattiva da questa mattina >> mormorò quello facendo scoppiare a ridere suo figlio.
<< Immagino che la ragazza debba essersi sentita fin troppo oppressa >> mormorò.
<< Non puoi immaginare quanto >> sorrise suo padre in una maniera praticamente identica a quella di Leon << Adesso è di sopra, ti conviene presentarti se non vuoi che mamma faccia scoppiare la terza guerra mondiale! >>
Leon sorrise e salì le scale avviandosi nella sua camera.
Non era per nulla emozionato al conoscere quella ragazza, quanto al più curioso di scoprire il perché sua madre ne fosse rimasta così incantata.
Aprì la porta e se la ritrovò davanti, intenta a guardare una sua fotografia.
Quella si voltò imbarazzata appena lo vide entrare, e così Leon ebbe modo di osservarla meglio.
Era abbastanza alta, comunque non quanto lui, magrissima come sua madre l’aveva descritta, i capelli erano lunghi fino ai gomiti, liscissimi e biondi, gli occhi azzurri quanto le pareti della sua camera, le gambe snelle e lunghe, formosa quanto bastava, con una bocca rossissima e dalle labbra carnose.
Ma la cosa che più di tutte colpì Leon fu la luce che sembrava emanare.
Era come se brillasse.
Ed era bellissima.
<< Ehm … ciao >> mormorò quella imbarazzata, sentendosi fin troppo osservata.
<< Hei >> sorrise il ragazzo << Io sono Leon, benvenuta !>>
<< G..grazie >> biascicò appena la ragazza sedendosi sul letto che la signora Vargas aveva preparato per lei.
Leon afferrò dei vestiti puliti e le disse che sarebbe andato a fare una doccia.
Ma Allegra non ebbe neppure il tempo di elaborare la cosa che lo vide riapparire sull’uscio della porta, questa volta senza maglietta.
<< Non mi hai ancora detto il tuo nome >> sorrise lui come se in quel momento fosse l’unica cosa che gli occorreva sapere.
<< Mi chiamo Allegra >> tentò anche lei di abbozzare un sorriso, consapevole però che non sarebbe mai stato così perfetto come quello del ragazzo.
Il suo splendeva, come il sole, o forse anche di più.

***

La cena passò in fretta.
Allegra non aveva parlato quasi, se non per rispondere a monosillabi alle domande che le venivano poste.
Non era timida, semplicemente chiusa, ma dopotutto non la si poteva biasimare.
Aveva passato la vita tra persone che non le avevano mai rivolto la minima attenzione, e in quella meravigliosa famiglia si sentiva fin troppo presa in considerazione.
Leon l’aveva guardata tutto il tempo, tentando di quel bagliore che sembrava illuminarla, ma niente.
Alla fine del pasto la ragazza aveva chiesto il permesso per tornare in camera, rendendo palesemente l’idea che la vita in famiglia non l’aveva davvero mai riguardata.
Leon era intento a parlare al telefono con Violetta, quando la voce di sua madre lo interruppe.
<< Perché non vai a vedere come sta? Mi è sembrata piuttosto a disagio a cena >>
<< è ovvio che lo sia, mamma >> rispose lui semplicemente << Deve farci l’abitudine >>
La donna gli lanciò uno sguardo triste e il ragazzo capì subito che, per qualche strano motivo, sua madre era convinta che lui avesse il potere di far ambientare Allegra nella sua nuova casa.
<< Scusami tesoro, devo staccare, il dovere mi chiama >> esclamò sperando vivamente che Vilu non se la prendesse.
<< Ok amore, a domani >> rispose invece quella mandandogli un dolce bacio.
Poggiò il cellulare sul divano e si avviò al piano di sopra.
Allegra era seduta sul pavimento, le mani a reggerle la testa, pensando a chissà cosa.
<< Allora, che te ne pare di questa casa? >> le domandò Leon entrando all’improvviso.
<< Bella >> mormorò lei soltanto.
Lui le si sedette accanto.
<< Mia madre è innamorata persa di te, non so come tu abbia fatto a stregarla tanto! >> sorrise.
<< Lei dice che sono speciale, beh … non ha capito niente di me >> mormorò quella triste.
<< Perché lo pensi? >> gli chiese lui d’un tratto preoccupato.
<< Non conosce la mia storia, io non sono l’angelo che lei crede >>
Non conosce la mia storia.
Quelle parole rimbombarono nelle orecchie di Leon, e in un secondo l’interesse di saperne di più sembrò divorargli il cervello.
<< Perché non me la racconti? Non vorrei farmi un’idea sbagliata di te anche io >>
Quando in realtà un’idea di lei ce l’aveva già.
<< Non ti va di saperla davvero >> mormorò quella facendo per alzarsi, ma lui la trattenne per un braccio.
<< M’importa di te>>
E non sapeva perché, né come, né da quando, ma si, gli importava davvero.
 



Piccolo Angolo Di Luce
Hola !! Chiedo scusa per il ritardo nell’aggiornamento, ma sono stata parecchio impegnata con l’esame in questi ultimi tempi.
Adesso però sono completamente libera, quindi prometto che aggiornerò decisamente con più frequenza!
Ringrazio chi ha recensito lo scorso capitolo, spero che continuiate a farlo e che i lettori aumentino ( se vi va possiamo anche fare uno scambio di pubblicità per le storie ).
Ma veniamo al capitolo …
Come vedete è entrata in scena Camilla, che si presenta come migliore amica di Leon, e poi c’è stato il primo incontro tra quest’ultimo e la nostra Allegra.
Quella ragazza sembra davvero colpire tutti con la luce che pare emanare e Leon si sente inspiegabilmente interessato al volerla conoscere.
Farà lo stesso effetto anche a Violetta e agli altri?
Non vedo l’ora di sapere cosa ne pensate, a presto <3
xoxo

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