Nerds.

di KPooh_
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Capitolo 1 ***
Capitolo 2: *** Capitolo 2 ***
Capitolo 3: *** Capitolo 3 ***
Capitolo 4: *** Capitolo 4 ***
Capitolo 5: *** Capitolo 5 ***
Capitolo 6: *** Capitolo 6 ***
Capitolo 7: *** Capitolo 7 ***
Capitolo 8: *** Capitolo 8 ***
Capitolo 9: *** Capitolo 9 ***



Capitolo 1
*** Capitolo 1 ***


La mia babysitter è una stragnocca
 

Premessa.
Se iniziate a leggere
e vi rompete subito le palle,
vi capisco.
Giuro.
Ma tipo, Van Gogh non fu apprezzato
finché non si tagliò un orecchio
e morì, perciò...
Non che io mi vada a tagliare niente se non leggete la storia,
però sarei molto molto triste
e inizierei a colorare tutto di giallo.

Bene.
Fine.
Ciao.


 



Ed eccoli là, Louis e Harry, a sprecare un’altra delle loro giornate estive alla sala giochi “Seven-Eleven” in fondo al quartiere, giocando a Dragon Master. Ma si può a diciassette anni stare in fissa con un videogioco che va a gettoni? Bisognava proprio essere due tonti come loro.
- Che dici, andiamo a raccattare qualcuna stasera?- domandò Harry a Louis, che stava finendo di ammazzare un drago.
- Naa! Stasera mandano il Signore degli Anelli, credo che mi sparerò quello e poi andrò a letto.- rispose Louis, cercando di non farsi sbranare.
- Sì, forse hai ragione. . . mi sa che vengo da te allora.- disse Harry, concordando con la decisione dell’amico.
- Ok ok…Ah, mi sa che dovremo badare a mia sorella, stasera i miei vanno a ballare da qualche parte... so una sega dove- aggiunse Louis, mantenendo lo sguardo fisso sul display.
– Cazzo, Louis, lo ammazzi o no quel drago!?- si fogò Harry, - Comunque non mi cambia niente se c’è o no tua sorella-.
- Sì, sì, come ti pare. . . Oh merda! Quel drago del cazzo mi ha fregato. È il tuo turno, amico, io vado a prendere della liquirizia- disse Louis, lasciando la console a disposizione dell’amico.
- E adesso a noi due, bestiaccia malefica!- esclamò Harry, scrocchiandosi le dita.
Passarono così tutto il pomeriggio , tra una liquirizia e uno stupido drago che non voleva farsi ammazzare fino a quando, alle cinque, arrivò una chiamata dai genitori di Louis dicendogli di tornare a casa perché dovevano parlare. Quello che stavano per dirgli i suoi genitori, Louis non poteva nemmeno immaginarlo.
- Cosa?! Una babysitter?! Davvero?! Mamma, papà, ho diciassette anni, credo di poter stare a casa da solo!- esclamò alterato il ragazzo, facendo degli inquietanti acuti con la voce.
- Oh, Louis caro, certo che puoi . . . la babysitter non è proprio per te, è più per Lottie, insomma quando vi lasciamo da soli finisce che o lei si fa male, o si mette a piangere, o si ammala, o che mi chiamano i vicini per dirci che nostra figlia è appesa per una gamba al loro albero... insomma, abbiamo pensato di passare una serata tranquilla per una volta, senza chiamate disperate, ok?- gli rispose sua madre, aggiustandosi il fiore sull’acconciatura vistosa.
Louis guardò sconcertato i suoi genitori. Si erano vestiti coordinati, sua madre indossava una camicia nera e una gonna a balze rossa, arancione e gialla, mentre suo padre indossava dei pantaloni neri aderenti e una camicia con le gale in tinta con la gonna della moglie. Sembravano due pappagalli. O meglio, due idioti vestiti da pappagalli. Cioè "Pronto?! Polizia della moda?!"
- Pensate davvero di andare in giro con questi vestiti voi?- domandò, sperando con tutto il cuore che la risposta fosse “no, tranquillo, ora li andiamo a bruciare”. I suoi invece lo guardarono interdetti. – Che c’è che non va?- domandò suo padre, osservando le gale e controllando che i pantaloni fossero allacciati. Louis fece una faccia disgustata e in quel momento entrò Harry, senza neanche suonare.
- Harry, ma che caz. . . casseruola ti sei messo addosso anche te?!- esclamò Louis, chiedendosi perché fosse lui l’unico apparentemente normale in quella casa.
- Perché? È un costume rarissimo! È perfetto in ogni dettaglio!- obiettò il ricciolo. Indossava una lunga barba finta, un capello contuso e sbilenco grigio, che in parte gli cadeva sulla faccia. Al posto dei jeans e di una più comune felpa, aveva una lunga ed enorme tunica grigia e sudicia e tra le mani brandiva una specie di bastone da passeggio ad altezza d’uomo.
- TU NON PUOI PASSARE!- esclamò facendo una voce bassa, potente e roca - E dillo dai...Non ero uguale a Gandalf?!- esclamò felice, spostandosi la barba finta dal viso per far vedere il suo sorriso entusiasta.
– Hey, salve signori Tomlinson, andate ad una festa in maschera?- domandò poi l’ospite con aria innocente. La madre e il padre di Louis guardarono il figlio, che gli fece un cenno del tipo “ Che vi dicevo?!”, ma scossero la testa e si affrettarono ad uscire.
- Mi raccomando, siate bravi con Alex!- cinguettò la signora Tomlinson poco prima di chiudersi la porta di casa alle spalle. Harry si voltò verso l’amico.
- Alex? Ma di che parlava tua madre? Non doveva essere unA babysitter?- domandò, poi la cosa sembrò improvvisamente passargli di mente - Ehi! Vado a prendere le patatine, tu accendi la televisione- ordinò all’amico e scomparve oltre le porte della cucina. Quel ragazzo aveva dei seri problemi...
Louis intanto era rimasto fermo tra il salotto e l’ingresso, con gli occhi sgranati, senza neanche badare all'atteggiamento di fuori dell'amico. Lui sapeva benissimo che non sarebbe arrivato un ragazzo quella sera, bensì Alexis, chiamata da tutti, o almeno da chi aveva il fortunato piacere di esserle amico, Alex. Ma davvero sua madre aveva chiamato lei?
Il ragazzo aveva sperato che fosse una di quelle ragazze orrende, secchione, con i brufoli, che fanno le babysitter per i crediti, così da poterla lasciare tranquillamente in compagnia di sua sorella e fare quello che voleva; invece sua madre aveva chiamato Alexis Holmes, per badare alla piccola innocente Lottie Tomlinson. Alexis Holmes! Maledizione...
Alex era una delle ragazze più belle della scuola, se non addirittura la più bella. Era bassina di statura, con due occhi neri che facevano impazzire Louis e i capelli che profumavano di mele, e Louis adorava le mele.
L’aveva scoperto (sia che i suoi capelli profumavano in quel modo, sia che quello sarebbe stato il suo frutto preferito) durante l’ora di chimica, perché era seduto dietro di lei e gli era arrivato l’odore mentre lei muoveva sinuosamente i capelli a rallentatore, come nelle pubblicità della Pantene, mentre dei graziosi uccellini blu le svolazzavano attorno, o almeno era così che se la stava immaginando lui.
Che figura avrebbe fatto ora con la ragazza per cui aveva una cotta, se lei avesse scoperto che il fratello della ragazzina a cui doveva badare era Louis Tomlinson, un diciassettenne che non sa guardare la propria sorella e che l’ultimo sabato di vacanza, sta a casa a guardare il Signore degli Anelli in tv, con un amico travestito da Gandalf il Grigio, invece di andare a spassarsela fra feste e discoteche?
Non ebbe il tempo di pensarci, perché proprio in quel momento suonò il campanello.
- Lottie! È arrivata la babysitter!- gridò Louis sbuffando, dirigendosi ad aprire la porta strascicando i piedi.
- Ciao! Io sono Alex, dovrei badare a Lottie Tomlinson per questa sera. Tu sei...?- domandò Alex con la sua voce allegra e il suo sguardo vivace.
Louis, cercando di non sembrare troppo in imbarazzo, rispose- Oh, sì, certo, Alex, so chi sei, ehm, io sono Louis, il fratello di Lottie. Entra pure, Lottie è su di sopra. Ehm, io sono Louis comunque, l'ho già detto? - Ecco. Figura di merda. Come non detto.
- Lou, cazzone, sta iniziando il film! Mouvi il culo! Oh.. hey, tu sei Alex Holmes! Che ci fai qui? Hai perso la strada di casa?- domandò Harry arrivando in quel momento senza maglietta, in mutande, con il cappello e la barba ancora indosso. Alex spalancò gli occhi, cercando di mantenere la calma. Alzò una mano in segno di saluto - Sssì, sono proprio io. Sono la babysitter di Lottie.- aggiunse.
- Ah già! La mamma di Louis l’aveva detto! Ok, ciao ciao!- disse il ricciolo sorridendo e tornando in salotto per guardare il Signore degli Anelli.
- Oh, ecco, lascia stare Harry. . . è un po’. . . –cercò di giustificarsi Louis, ma Alex finì la frase al posto suo, - Fumato? Di che si è fatto? Dev’essere roba buona!-. roteò i suoi magnifici occhioni color nocciola e si diresse su per le scale. Louis rimase lì imbambolato, con la porta ancora aperta e gli occhi spalancati che guardavano un luogo imprecisabile.
- LOUIS! Ci sono già i fuochi d’artificio di Gandalf! Muovi il tuo grosso culo nero e vieni qui! Ti stai perdendo il meglio!- urlò Harry, facendolo ritornare in sé.
-Ok, arrivo.. - "Hey! Da quando il mio culo è nero?" si ritrovò a pensare Lou. Ma con Harry, era meglio non fare domande.
 
 
Alex tornò al piano di sotto solo a fine film e Louis ancora non riusciva a capacitarsi della presenza della ragazza più bella della scuola nella sua cucina.
I ragazzi erano lì con il computer portatile a giocare a qualche orrendo gioco di guerra e strategia quando lei entrò dirigendosi verso il frigorifero. Era voltata di spalle così che entrambi i ragazzi si misero ad osservarle -innocentemente- il fondoschiena.
- Voi due, super nerd, fatevi una vita e guardate il computer invece che il mio culo!- esclamò senza neanche voltarsi. Prese una bottiglietta d’acqua e bevve un sorso.
- Allora, come mai non sei ad una qualche super festa fighissima per ragazze gnocche, l’ultima sera di vacanza, e invece fai da babysitter ad una ragazzina di undici anni?- domandò Harry appoggiandosi al bancone della cucina, con il mento sulle mani congiunte e un’aria da ispettore che non gli si addiceva affatto. Alex lo squadrò da capo a piedi.
- La domanda è, perché tu sei nella cucina del tuo migliore amico in mutande e con un cappello da mago in testa l’ultima sera di vacanza?- ribatté lei, bevendo un altro sorso d’acqua. Harry sospirò accennando un sorriso, - Touché. . . che dici, mi dai il tuo numero?- disse subito dopo alzando le sopracciglia in maniera imbarazzante.  Louis decise che era il momento di intervenire. Il signorino non poteva fregargli l'amore della sua vita! Non che Harry avesse qualche chance, ma meglio prevenire che curare no?
- Ok, ok, ok! Alex, devi scusarlo, è inesperto, non sa come ci si comporta con le ragazze.- esclamò, cercando di tappare la bocca all’amico.
- Ma che stronzate spari? Io sono un asso con le ragazze!- esclamò indignato, - E la qui presente se n’è di sicuro accorta, vero dolcezza?- continuò ammiccando alla povera Alex che era ancora lì sconcertata da quanto potesse essere imbecille Harry Styles.
- Visto?- mimò Louis con le labbra alla ragazza, facendo una faccia mista fra il dispiaciuto e l’imbarazzato.
Alex non ci aveva mai parlato, non facevano parte del suo gruppo e anche quando lei non era ancora popolare, non aveva mai fatto parte del loro. Louis sembrava un tipo apposto, sempre gentile, impacciato, con le magliette a righe e i pantaloni con i risvolti, era la vicinanza con Harry Styles che lo faceva passare per uno stramboide patentato e ora che ci parlava, Alex capiva perché la gente dicesse che era fuori.
- Comunque, davvero, sei una delle ragazze popolari, perché non sei fuori a festeggiare per la fine dell’estate?- domandò Louis, facendo sedere Harry il più lontano possibile dalla ragazza. Alex si sedette al bancone con i due.
- Cosa c’è da festeggiare nella fine dell’estate?- domandò, stavolta senza voler rispondere a modo, solamente esternando quel suo pensiero un po’ malinconico. Per la prima volta Louis le accennò un sorriso, che lei ricambiò a malapena, forse sovrappensiero.
 
Per il resto della serata, Louis aveva passato il tempo a fissare con occhi sognanti Alex, che ormai aveva registrato nella sua mente come futura moglie e madre dei suoi due figli, Luke e Leila.
Aveva cercato di fare conversazione ed essere simpatico, e c’era anche riuscito fino a quando Harry non era collassato sul divano strafatto di latte e Nesquick e Louis non aveva dovuto trascinarlo di peso nella camera per gli ospiti, ormai camera di Harry, al piano di sopra, evitando miracolosamente di farsi venire un’ernia.
Quando era tornato di sotto, i signori Tomlinson stavano già parcheggiando nel vialetto di casa così Louis aveva dovuto salutare velocemente la ragazza per riuscire a mandarla via prima che lei vedesse in che condizioni erano vestiti i suoi genitori e andare a letto, iniziando a riflettere su quanto ci avrebbe messo il figlio Luke a diventare un bravo jedi.



Aloha!

Wow.
Fatemelo dire, wow!
È una cosa figherrima pubblicare una storia per la prima volta... sul serio, tutti dovrebbero provare nella loro vita a cliccare quel pulsantino blu con scritto
PUBBLICA STORIA, è un'emozione fantastica.
Comunque, per prima cosa devo fare un annuncio: questa è una specie di RRS (Round Robin Stories), nel senso che io e una mia amica, che pubblicherà il prossimo capitolo, abbiamo scritto tutta la storia insieme, da brave bambine quali siamo, e.. niente, ci spartiremo i capitoli da pubblicare.
Ho ripetuto un botto di volte "pubblicare", perdonatemi ma... è il mio primo giorno! *faccia coccolosa*
Perfetto, se volete riavere il vostro gatto sano e salvo, oh sì, ve lo abbiamo rubato mentre leggevate, lasciate un commento, e anche bello lungo, altrimenti...
Ahahahah, che ragazza simpatica che sono; no, comunque se volete recensire anche con un - Carissime, è il momento di chiudere il computer e andare a lavorare- va bene.
Bene, non so perché ho scritto tutto ciò, tanto alla fine non legge mai niente nessuno, indi per cui... adieu!

P.s. Prima o poi ci sarà anche un banner. Giuro.

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Capitolo 2
*** Capitolo 2 ***




School Sweet School




Il lunedì successivo Louis si svegliò con il torcicollo.
Questo significava due cose: o che era diventato un vecchio rachitico con i dolori alle ossa tutto a un tratto o che doveva smetterla di cercare di imitare Goku nella sua mossa del cammello senza un’adeguata assistenza medica. Ma d’altra parte, Dragon Ball era uno dei pochi a riuscire a fargli passare il malumore pre ritorno a scuola. 
Non si era mai preoccupato quando arrivava il momento di rientrare in quel tetro, grigio, noioso, cupo edificio pullulato di insegnanti che non fanno altro che giudicare e bulletti che si credono attori di O.C. … Ok, forse un po’ si era preoccupato ogni tanto ma non come quel lunedì. Infatti non sapeva come si sarebbe dovuto comportare con Alex, se salutarla o ignorarla, insomma lei faceva parte di quel gruppo, lui invece era uno dei nerd. Il suo unico amico lì a scuola era Harry, come poteva pensare anche solo di guardare in faccia una del gruppo dei fighi?
Il torcicollo gli dava lo strazio e quindi decise di non prendere la bici come al solito, rischiava di lasciarci le penne se ad un incrocio non guardava da entrambi i lati della strada!
Si diresse a scuola a piedi, cercando di mantenere una andatura veloce, visto che si era svegliato piuttosto tardi.
Quando giunse a scuola, la campanella stava suonando e Louis tirò un sospiro di sollievo, perlomeno per la prima ora il dilemma “saluto” era archiviato. E poi Louis si ricordò di Harry.
Erano seduti accanto per l’ora di matematica e non aveva l’abitudine di ascoltare una sega, il professore era così imbecille da credere che i due discutessero della sua lezione durante le sue ore!
- Allora, Louis, so che sabato sono andato in tilt. Mi rendo conto che non avrei dovuto abusare del Signore degli Anelli né del latte al cioccolato, so quanto siano nocivi per me. . . quindi, non ricordo gran parte della serata, è come se il mio hard drive si fosse bruciato. Vedo degli sprazzi, ma... non ricordo per bene.- esordì il ricciolo appena il professore prese a parlare.
Louis si passò una mano sulla faccia -Te sei di fuori!- e si accasciò sul banco. – No bueno- commentò Harry dando una pacca sulla schiena dell’amico. – Andiamo, di sicuro non può essere peggio di quel famoso sabato 18 Luglio! Forza, raccontami! C’era davvero Alex Holmes a casa tua o me lo sono sognato?-
Louis tirò improvvisamente su la testa e mise una mano in fretta e furia sulla bocca dell’amico. Lo guardò dritto in faccia con gli occhi spalancati.
- Ragazzi, qualche problema?- domandò interdetto e anche un tantino preoccupato il professore. Louis fece spallucce, Harry fece ‘ok’ con la mano. – Nessun problema, professore, assolutamente nessuno! Scusi se l’abbiamo interrotta!- disse Louis accompagnando alle scuse una risatina nervosa ed impacciata.
Appena la lezione riprese, Louis e Harry ricominciarono a parlare sottovoce.
- Alex era effettivamente a casa mia sabato... Harry come fai a non ricordarti nemmeno l’inizio della serata?- domandò Louis, notando solo dopo l’espressione rimbambita del ricciolo.
- Lasciamo stare, comunque era a fare da babysitter a Lottie. Ma il punto è che non sono sicuro se dovremmo dirlo in giro, né se dovremmo salutarla oggi a scuola, insomma. . .
-... Lei è una gnocca e tu sei uno sfigato, lei fa parte del senato e tu sei un semplice jedi, tu sei Peter Parker e lei Mary Jane o se preferisci Gwen Stacey, io preferisco Gwen.- concluse la frase Harry. Louis continuò ad annuire. Sebbene sapesse di essere uno sfigato, essere definito tale non gli piaceva, solo lui poteva dirselo!
- Quindi? Harry non puoi solo aprire la bocca, dare aria ai pensieri e poi non trovarmi soluzioni efficaci! Ci deve essere qualcosa sotto tutti quei capelli!- esclamò Louis, sprofondando la faccia fra le mani ed emettendo un lamento sommesso.
- Louis, amico, tu ti fai troppe seghe mentali! Insomma, un ciao è solo un ciao! Mica le chiedi di uscire! Ah, quando lo farai ci voglio essere, chiaro? Io ci devo essere. Sarà uno spasso!- esclamò Harry, noncurante delle occhiatacce del professore. Louis lo guardò male. – Sei un vero amico, insomma, Harry, eh? Stronzo.-
- Andiamo! Non vorresti vederti, conoscendoti, mentre chiedi di uscire alla ragazza che ti piace da tipo. . . dalla seconda era?! Sarà un evento! Dovrò inventare una macchina che ti permetta di sdoppiarti… Oh si, lo farò! Così rideremo insieme quando ti vedrai balbettare e magari sbavare quando lei si sarà girata! - continuò Harry entusiasta.
- Si certo, sarà uno spettacolo... e io non ci voglio essere! Né il giorno del mai a chiederle di uscire, né oggi quando passerà e io non saprò che fare e sembrerò ancora più demente del solito!- protestò Louis, senza muovere la testa dal banco e spiaccicandosi i capelli davanti alla faccia con una mano.
- Ovvia, Louis! Mi fai venire una voglia di tirarti una Maledizione Cruciatus, ma non lo farò perché è illegale e non voglio che un qualche stupido auror inesperto del Ministero mi venga a prendere, anche perché con me non avrebbero alcuna chance! E poi non puoi vedere che reazione ha lei? Non ci vuole niente, e poi più demente di così mi pare impossibile. –commentò Harry, ricevendo come risposta un pugno sul braccio, proprio quando il professore si voltava a guardarli.
- Ragazzi, vi sopporto da tre anni, direi che per una volta vi posso pure mandare in punizione, che dite?- disse il professore con quella sua strana parlata. I ragazzi voltarono all’unisono le teste verso l’insegnante e trattennero a stento le risate. Aveva quella tipica passata di forfora sulle spalle, gli occhiali spessi come fondi di bottiglia e un mezzo sorriso.Osceno.
- Pensava di essere simpatico?- domandò sottovoce Harry, cercando di non muovere troppo le labbra. Il professore affilò lo sguardo.
- Direi che potete anche uscire dalla classe. Ci vediamo domani signor Tomlinson, signor Styles, spero di non rivederla mai più.- disse il professore indicando loro la porta.
 
- Perfetto! È il primo giorno di scuola del mio quarto anno di liceo e mi buttano fuori dalla prima classe e mi appioppano una punizione. Harry ti odio. Quasi quanto Anakin odi se stesso!- esclamò Louis fuori dalla classe. Harry si voltò verso l’amico, alzando le spalle e facendo una faccia del tipo “Sì, certo!”
- Louis, vecchio barbone, ammettilo! Essere mio amico ti rende la vita molto più divertente! E poi, insomma, le lezioni di matematica sono sempre insostenibili, il prof ci ha solo fatto un favore! E se fosse per me salterei tutte le sue lezioni per quest’anno! – disse Harry, senza farsi tanti problemi.
- Harry, ma non capisci? Ora ci detesterà per tutto l’anno e ci farà guerra aperta! E pensare che l’avevamo scampata per tre anni a fila. . . me lo sento, mi toccherà frequentare la scuola estiva! E tutto per colpa tua!- continuò a disperarsi Louis, accasciandosi addosso alla fila di armadietti.
- Senti, primo, non c’è niente di male a frequentare la scuola estiva,ogni tanto c’è qualcosa di divertente, come andare nei corridoi del terzo piano in skateboard quando non passa il bidello! Secondo, io mi tirerei su dal pavimento, la senatrice sta arrivando!- disse Harry borbottando la seconda parte e guardando verso il bagno delle ragazze. Louis si rimise in piedi il più in fretta possibile.
Alex stava camminando verso di loro con un’espressione ostile e un po’ preoccupata, facendo un piacevole rumore per via dei tacchi. Louis si imbambolò a guardarla, fino a che non si accorse che lei, così in fretta stava andando proprio loro incontro. Si guardò intorno, prima di rivolgersi a loro.
- Sentitemi bene, Sfigato uno e Sfigato due! Spero bene che non si sappia in giro che faccio la babysitter a casa Tomlinson. Esigo che manteniate il segreto! Giuratemelo!- sibilò, senza nemmeno salutarli. Louis impaurito dalla mascella leggermente in avanti della ragazza rimase in silenzio e annuì compulsivamente.
Harry invece la guardò spavaldo, - Senti, nanerottola, chi credi di spaventare? Ho visto cose che voi umani non potete neanche immaginare, ti pare che tu adesso mi intimorisci? Tu e chi? Il tuo fiocchetto in testa?- le disse, guardandola dall’alto in basso in maniera ridicola. Lei lo fulminò con lo sguardo e tese le orecchie.
- Io non ti faccio paura? Voglio proprio vedere se Hanna invece te ne fa! Comunque io non rischierei tanto la sorte, tonto!- ribatté guardandolo dritto negli occhi. Harry iniziò a indietreggiare. Alzò le mani in segno di resa e in quel momento si sentirono dei passi provenire anch’essi dal bagno delle ragazze. Alex cambiò espressione e si voltò a vedere chi era. I suoi sospetti erano fondati, Hanna le stava venendo incontro con le sue lunghe gambe snelle e gli occhi socchiusi per guardare meglio.
Alex si puntò gli occhi con le dita e indicò gli occhi verdi di Harry e poi quelli di Louis, con aria minacciosa. Poi si voltò e andò incontro ad Hanna.
- Alex, che fai? Parli con la plebaglia adesso? Che è oggi? Il giorno della carita?- domandò la bionda. Harry la salutò con un braccio, - Hey bellezza! Guarda che le orecchie ce le ho anche io!- urlò in mezzo al corridoio.
- Sai, non l’avrei mai detto… Pensavo che voi sfigati aveste solo gli occhi per leggere i vostri stupidi fumetti e le mani per giocare a Dragon Master e a fare chissà cosa di sconcio!- - rispose lei roteando gli occhi. Harry la guardò male.
Louis si risvegliò in quel momento dalla sua trance. Si diresse dalle due ragazze che confabulavano in mezzo al corridoio e non sapendo bene come fare per attirare l’attenzione di Alex, provò a toccarle una spalla, ma evitò, poi il gomito, evitò anche quello, provò a dire il suo nome, ma alla fine fu Hanna che guardandolo oltre le spalle della moretta glielo indicò.
- Tommonerd vuole dire qualcosa, fai svelta, meglio che non ci vedano con questa... gente!- disse la bionda.
Alex si voltò e fissò i suoi occhi scuri in quelli chiari di Louis. Lo prese per un braccio e lo portò da parte.
- Senti, Louis, mi sembri un tipo apposto. Cioè per quanto apposto tu possa essere stando sempre con quell’altro stramboide. . . però ecco, non vorrei ti bulleggiassero più di quanto già non facciano, finiamo questa conversazione in fretta.- disse lei concisa. Louis la guardò un attimo boccheggiando, prese fiato e disse tutto senza respirare.
- Volevo solo dirti che devi stare tranquilla, io di sicuro non dirò niente a nessuno sul tuo lavoro e Harry, non lo ammetterà mai, ma è terrorizzato da Hanna, quindi starà zitto pure lui. Mi dispiace che ci abbia visti insieme, non ricapiterà.- disse tirando un sospiro dopo l’ultima parola. Ci fu un attimo di silenzio, poi Alex accennò un sorriso. Evitò il contatto fisico, ma mantenne quello visivo, e i suoi occhi trasmettevano una sincera gratitudine. – Ci vediamo sabato sera, Louis.- disse semplicemente, senza l’atteggiamento aggressivo di prima. Ma il ragazzo sapeva che era un ringraziamento celato il vero significato di quella frase e soprattutto di quel sorriso.
 
- Mia madre mi ha mandato un messaggio dicendomi che sono nei casini per la punizione del prof.- disse Louis chiudendo il cellulare e sedendosi accanto a Harry sull’autobus della scuola.
- Oh,  per la barba di Merlino! Louis, la vuoi smettere di rompere il cazzo? Sei una palla assurda con questa cosa! Non c’è niente di male! In tutta la tua vita sarai stato messo in punizione sì e no due volte! Andiamo! Goditi la vita! Tra un anno potresti non poterlo più fare! Potresti, che so, essere morto! È solo il primo giorno di scuola e stiamo andando al Seven-eleven a goderci un pomeriggio di Dragon Master, non puoi rovinarmelo!- protestò Harry corrugando la fronte. Louis era alquanto agitato ma decise che era meglio non far alterare l’amico..
In quel momento l’autobus si fermò e salì una ragazza minuta, con i capelli tagliati alle spalle e i naso davvero piccolo. Con i grandi occhi blu continuava a fissare Harry, che non la finiva più di blaterare.
Quando anche lui la vide, mentre si sedeva sul sedile dietro il suo, la salutò e si voltò verso di lei.
 
- Hey, Aubrey! Come va? Tuo fratello non si è fatto più sentire per avere la rivincita a Risiko!- le disse Harry sorridendo. Lei arrossì e guardò la mano di Harry poggiata sullo schienale del sedile. Scosse la testa.
- Ciao, Harry. . . non so che dirti su Niall, insomma è stato preso dalle chiacchiere di mamma sulla scelta del college e quindi si è messo a studiare in anticipo.- disse lei, mordendosi un labbro.
- Oh, come lo capisco, anche mia nonna non fa che rompermi le palle dicendomi che mi devo mettere a studiare davvero, che non posso più passare i pomeriggi davanti al computer o davanti ad uno schermo, che altrimenti non avrò mai una vita e che non mi ci vuole a vivere per sempre con lei! Come se non sapessi che mi adora e non mi lascerebbe mai! –concordò Harry, muovendo freneticamente la testa da destra a sinistra per guardare i due amici.
- Oh, comunque, Louis, questa è Aubrey, la sorella di Niall, probabilmente l’hai conosciuta. . . perlomeno Niall lo conosci.
- Ciao, Aubrey, molto piacere.- disse Louis stringendo le labbra e facendole un cenno con la mano. Lei alzòlo sguardo dalla mano di Harry e guarò Louis, sorridendogli timidamente.
- Ciao, Louis. Dimmi, Harry, che fate di bello oggi pomeriggio? Di sicuro non avrete compiti il primo giorno- si interessò, senza prestare ulteriori attenzioni a Louis. Harry arricciòle labbra.
- Effettivamente non abbiamo compiti. Ci andiamo a prendere una granita al Seven-eleven e giocheremo a Dragon master per, beh, per più o meno tutto il pomeriggio? Sì, direi di sì. Che dici, chiedi a tuo fratello se gli va di passare?- domandò Harry, smontando l’entusiasmo di Aubrey. La ragazza sbuffò mentre l'autobus frenava.
- Certo, come no. Questa è la mia fermata. Ciao Harry, ciao Louis.- disse e si dileguò oltre le porte del bus.
- Senti, ma che aveva Aubrey?- domandò Louis, che aveva notato il cambiamento di umore della ragazza.
- E che ne so? Da un anno a questa parte fa sempre così. . . robe da donne credo! Valle a capire.- rispose il ricciolo sollevando le spalle. Louis annuì poco convinto.
 
- “Lo odio. Lo odio, lo odio, lo odio”. - Che cazzo! Ti odio Harry Styles!- si ritrovò a urlare Aubrey a un povero piccione, percorrendo a piedi l’ultimo tratto di strada che separava la sua casa dalla fermata. Aveva avuto una mega cotta per lui per tipo due anni. Poi in prima superiore aveva deciso di darci un taglio. “Basta!” si era detta, e aveva cercato di ignorare Harry per quanto poteva, considerato che prendeva il suo stesso autobus tutti i giorni, tranne quando lui rimaneva a scuola in punizione.
La sua migliore amica Sally le aveva detto più e più volte che Harry era uno schizzato, un bambino che pensava solo a giocare ai videogiochi, a leggere di fantascienza e di fantasy e che alle ragazze non ci pensava nemmeno da lontano! Ma niente, Aubrey aveva continuato ad adorarlo come fosse un tempietto dedicato ad Atena Nike.
In prima superiore le cose erano cambiate. Aubrey aveva deciso di smettere di mangiare con gli occhi Harry e guardarsi intorno; effettivamente c’erano un sacco di ragazzi più carini di Harry e sicuramente più svegli di lui, che le facevano la corte. Era uscita in poco più di tre mesi con un terzo dei ragazzi del suo anno.
Era una cosa che lì per lì l’aveva gratificata molto, insomma, chi aveva bisogno di Harry Styles, per stare bene? Ma poi alla cena di Natale organizzata dai suoi genitori, aveva trovato Harry e Niall a giocare a Magic nel sottoscala. Harry le aveva detto “Che fai, ti unisci al lato oscuro?” e lei si era sciolta. D’altra parte, come si fa a non essere persuasi da una proposta del genere? In genere hanno anche i biscottini! Alla fine aveva trascorso tutta la serata con i ragazzi e la notte, quando casa si era liberata, guardandosi allo specchio con espressione affranta, si era detta “Davvero, Aubrey? Davvero ci sei cascata di nuovo?” e la risposta era stata un deciso sì, mentre il suo riflesso la guardava con disapprovazione attraverso lo specchio.
Non era possibile che un tale scemo potesse piacerle così tanto! Ma considerate tutte le cose che leggeva, tutte le stronzate che sapeva a memoria e tutti i corsi che aveva frequentato, un minimo di cervello Harry ce lo doveva pur avere da qualche parte! Magari sotto un’ascella, perso nel cassetto dei calzini…chissà.
E quando lei alla fine gli aveva chiesto cosa avrebbero fatto quel pomeriggio, aveva davvero sperato che la invitasse a bere con loro una granita, magari cacciando fuori dalle palle l’amico tonto -. . . Louis!- esclamò con disgusto Aubrey, tirando un calcio ad un sasso accanto al suo piede.
Persino quel Louis riusciva a passare del tempo da solo con Harry! Aubrey aveva gli occhi grandi e azzurri, aveva i capelli sempre puliti e si lavava i denti piuttosto spesso, perché lei no?! Tra l’altro era sempre gentile con lui e cercava di interessarsi alle cose che faceva Niall, così da sapere di che cosa blaterava Harry sull’autobus quando si sedeva accanto a lei. Sally diceva che le sue tette erano l’invidia di tutte le primine e il suo culo faceva sbavare perfino quelli dell’ultim’anno. Ma tutto ciò o non era abbastanza per Harry Styles, o non era il suo genere… “Magari è gay”- Ah! Questo spiega tutto! Non sono io, è lui!- sentenziò Aubrey aprendo il cancello di casa, dandosi poi dell’idiota per ciò che aveva appena detto. Fatto sta, gay o non gay, che era Harry quello con dei problemi, quello che non capiva la situazione, quello che non capiva che Aubrey era perfetta per lui, che era carina, spiritosa ed intelligente e che, al contrario di mezza città, era fra le poche persone che non lo consideravano un demente! -Vaffanculo, Harry Styles del cazzo! Vedrai che prima o poi. . .- disse Aubrey entrando in casa e muovendo un pugno in maniera minacciosa verso il vuoto.
- Prima o poi cosa? E chi? Aubrey, devi smetterla di parlare da sola, mi inquieti. Un sacco!- disse Niall, che passava di lì in quel momento con una banana in mano. Aubrey fece un salto e lo guardò con gli occhi sgranati e l’aria colpevole.
- Prima o poi saprò camminare sulle mani! Ovvio, fratellone, ovvio!- rispose lei con nonchalance dirigendosi in camera sua, lasciando Niall interdetto in mezzo all’ingresso.
 
Hanna aveva aspettato di tornare a casa per parlare con Alex di quello che era successo quella mattina. Non era cosa da discutere in luogo pubblico. Quel pomeriggio tra l’altro Alex doveva andare a casa sua per decidere cosa indossare alla festa di venerdì. Hanna chiuse la porta della stanza e si girò a fissare Alex, con le braccia incrociate sul petto.
- Che c’è?- le domandòla mora fissandola con i suoi grandi occhi scuri. Hanna la squadrò, - E me lo chiedi anche?- le rispose. Alex alzò le spalle e si sedette sul letto dell’amica a leggere una rivista di moda, poi sentì il materasso muoversi e Hanna si sdraiò accanto a lei, continuando a fissarla.
- Senti, Hanna, se non la smetti di fare l’inquietante, me ne torno a casa e non ti aiuto a scegliere proprio un cazzo, hai capito?- le disse scocciata Alex, chiudendo con forza la rivista.
- Allora arrivo subito al sodo. Come ti viene in mente di parlare con quei due stramboidi? Per fortuna che non c’era nessun altro nel corridoio e che io ti voglio un bene dell’anima e non lo dirò a nessuno, sennòin questo momento la tua reputazione sarebbe belle che andata a farsi fottere nel cesso! Non so se mi spiego.
Mentre la bionda la guardava con uno sguardo eloquente, Alex la fissava esterrefatta.
- Non posso credere che tu mi stia facendo questo discorso. Davvero credi che io potrei perdere tutto quello per cui ho lavorato in questi tre anni, nel tempo di un intervallo fra due ore?-
- Non dico che ne saresti capace, ma sai come sono gli altri del gruppo. Non ci mettono niente ad etichettarti come sfigata e a buttarti fuori dal giro.- le rispose più seriamente Hanna.
- Hanna, so gestire questa cosa! Voglio solamente i soldi per comprarmi la macchina! Quanto pensi possa volerci se i miei mettono nel conto la stessa somma che guadagno?- domandò Alex, tentando di fare un paio di calcoli. La matematica non era il suo forte.
- Io lo so che tu sei una in gamba, ma ti dico che non puoi permetterti di farti anche solo collegare a quei due sfigati.- ribatté Hanna, mettendosi a sedere a gambe incrociate.
- Han, tu non li conosci neanche! Posso capire che sembrano schizzati forte e completamente partiti di testa, ma sono persone! Tu più di tutti dovresti lasciarli in pace! –sbottò Alex, saltando in piedi arrabbiata.
- Alex, non provare a tirare fuori questa storia di nuovo! Non ne parleremo ancora! È una storia chiusa! E non provare a darmi dell’ipocrita! Non è proprio questo il caso!- gridò di rimando Hanna fissando furiosa l’amica.
- Tu mi hai costretta! Non puoi trattare così persone che non conosci! L’abbiamo deciso in prima superiore! Diventiamo fighe, hai detto, ma rimaniamo noi stesse e non trattiamo male chi non se lo merita, hai detto! E dove sono finiti tutti quei bei pensierini adesso? In quel fantomatico cesso dove potrebbe finire la mia reputazione?! E chi se ne frega!- gridò a sua volta Alex, stringendo le mani in due pugnetti e iniziando a raccogliere la sua roba.
- Bene! Non me ne frega niente nemmeno a me! Vattene pure, Alexis! Torna quando sarai pronta a scusarti, brutta ingrata!- esclamò Hanna, rimanendo sul letto e raccogliendo le ginocchia al petto.
- Non ci contare, spilungona del cazzo! A comunque, lo so che ti fai i colpi di sole e che non sei così bionda di tuo!- aggiunse Alex, facendo una linguaccia alla bionda e sbattendo con violenza la porta alle sue spalle.
La mora sentìil sospiro di stupore dell’amica anche con la porta chiusa. Fece uno sbuffo di rabbia e si precipitò fuori di casa senza salutare nessuno.
Voleva solo stare sola, pensare ai fatti suoi, alla sua futura macchina e al party di venerdì.




Heeelloo!
Questa volta a parlare è l'altra autrice della ff, Fearless13k! Tanto per chiarire, io sono quella seria, mentre Fran è quella simpatica, se vi mettete a ridere per qualcosa, state pure certe, che l'ha scritta lei, ma hey! Almeno ho avuto l'onore di scrivere questa ff e portare delle idee anche mie, soprattutto ho aiutato con l'editing delle immagini, che a Fran risultava un ostacolo, (Tanto loooove per Kekka!). Qui di seguito vi metto una sorta di 'book' con gli interpreti dei personaggi principali, che ci accompagneranno per tutta la storia e che spero piaceranno a voi quanto piacevano a noi, nel momento che li abbiamo scelti. Ma Fran ci teneva a dire che non ve li imponiamo, cioè se vi va di immaginarvi Aubrey in qualche altro modo, ben venga, anzi sarebbe carino sapere se condivedete la nostra visione delle cose! :) E quindi, bene, se vi va passate a leggere le mie altre ff, ma è uguale, l'importate è che leggiate questa e che la recensiate!! Sarebbe grandioso! Se  poi tante volte vi andasse di aggiungerci su #twittah io sono @AwsomeGirlL e Fran è @KPooh_ saremmo liete di followarvi tutti! Un saluto a tutti voi,

 

                

 

NIALL HIMSELF                                        AUBREY                                                  ALEX                                                       HANNA

 

Fearless13K

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Capitolo 3
*** Capitolo 3 ***


                                                                                


Who's that guy? It's Liam!




NON GUARDATE IL COMMENTO IN FONDO, COSE OSCURE ACCADONO A CHI LO LEGGE.



Martedì.
Ecco il martedì era il giorno del “soffri in silenzio, stronzo” per Louis. Infatti il nostro povero amico se ne doveva stare per ben 3 ore seduto dietro ad Alex-Capelli alla mela mentre il professore di biologia portava ogni tipo di ripugnante animale invertebrato che trovasse in giro (che poi dove ne trovava così tanti non lo sapeva nessuno. Cioè, li vai a cercare nel bosco sotto i sassi?) di fronte al quale Louis si comportava come ogni ragazzina che si rispetti, urlando e saltando sulla sedia.
-Oh mio dio, Harry, che schifo!! Io quel coso non lo tocco neanche se mi paghi!
-Cazzo Louis, fai sul serio? Sei un uomo adulto e vaccinato, di che ti preoccupi?
-Ma questo qui ha 8 zampe! 8 zampe! Oh mio dio Harry! È vivo! Ammazzalo ti prego!- iniziò a piagnucolare Louis.
Harry, che si stava trattenendo con tutto se stesso dal ridere per il comportamento dell’amico, si infilò uno dei guanti di lattice (purtroppo non erano di pelle di drago come ad Hogwarts; Louis  se ne lamentava sempre)  e afferrò l’insetto, lo osservò pazientemente per cercare di rispondere alle domande dategli in precedenza e poi lo riportò nella teca di vetro sulla cattedra.
-Oh Harree, sei così coraggioso!- No, non era una bambinetta del primo anno ammiratrice del ragazzo. Sì, era Louis.
-Che fai idiota? Ci provi con me?  Guarda che devi metterti in fila!-
Louis sembrò allora riprendersi dalla sua fase stile “Donnicciola dell’Ottocento” e tornò in sé tirando un pugno all’amico.
- Ahia, stronzo! Mi hai preso il nervo!-
-La smettete di fare tutto questo casino? Qualcuno sta cercando di lavorare, sapete?- disse a un tratto con voce fredda la ragazza di fronte a loro.
A Louis si bloccò il respiro vedere che era proprio Alex, la sua Alex, ad essersi lamentata; cercò allora di ricomporsi, mormorò uno “scusa” a mezza voce ed iniziò a copiare le risposte dell’amico.
Passate tre ore, nelle quali Louis si era letto per la decima volta Harry Potter e il Prigioniero di Azkaban e Harry si era dedicato al suo sport preferito, ovvero il lancio di palline di carta nei capelli afro stile anni ottanta di Mike, l’energumeno che, quando pestava i due, mirava sempre alle palle di Hazza, i nostri amici si avviarono verso il cortile esterno della scuola, per mangiare e godersi ancora per un po’ il sole estivo.
Mentre si sedevano ad uno dei tavoli, Louis vide passare un ragazzo dai capelli marroni con un che di familiare.
-Ehi, tu… tu sei il nuovo tizio del Seven-Elven?- lo fermò.
-Oh, ehi! Si, piacere Liam!- rispose voltandosi il ragazzo e sorridendo a Louis ed Harry.
-Piacere, Louis!- rispose il primo.
-Harry…- disse l’altro salutando con la mano.
- E insomma, ragazzi, voi venite sempre al Seven-Eleven dopo scuola? Io ho iniziato a lavorarci solo una settimana fa, i miei mi hanno costretto a trovare un lavoro per quest’anno, perché hanno deciso che non mi daranno più un soldo per comprarmi i fumetti, né per i modellini. . . sono degli stronzi, ma che ci volete fare!?- disse Liam quasi senza riprendere fiato mentre si sedeva accanto a Harry e Louis.
- Ok, ok, ok!- lo "interruppe" Harry.
In realtà Liam aveva smesso di parlare già da prima, ma quando in seguito Harry raccontò questa scena al suo cane e a sua nonna, la disse come se l'avesse interrotto, giusto per fare il figo, guadagnandosi solo un'occhiata dal cane e uno scappellotto sulla nuca da parte della nonna per la sua maleducazione.
- Cosa ti fa credere di poterti sedere al tavolo dei più fighi ed esperti di fumetti della città e forse anche della contea? Prima devi passare il Test! In questa sfida potresti trovarti ad affrontare le tue peggiori paure, non va affrontato con leggerezza. Sei sicuro di esserne all'altezza? - gli disse in modo solenne, guardandolo fisso negli occhi al di là del tavolo, tentando in tutti i modi di intimorirlo, mentre Louis annuiva in senso di approvazione con gli occhi chiusi e le braccia conserte sul petto.
Liam sembrava desolato, tossì e si passò una mano sulla fronte.
- Ehm, d’accordo, avete ragione. Ditemi pure, sono pronto.- disse, tentando di non sembrare troppo agitato.
Harry sorrise beffardo e si sdraiò sullo schienale della sedia, Louis subito lo imitò per reggergli il gioco.
- Bene, bene, bene. Liam Payne, figlio del signor Payne, immagino…partiamo con qualcosa di facile: in quale film si scopre che Luke è il figlio di Dart Fenner?– domandò Harry, facendo finta di guardare l’orologio assente dal suo polso.
- Oh, ma andiamo! Lo sanno tutti che è nel "L'impero colpisce ancora", il quinto episodio.
- Uhm, d’accordo, e fin qui niente da ridire, ma vediamo se sai dirmi tutti i nomi dei nani che si presentano a casa Baggins nello Hobbit, di Tolkien. Prego, Mr Payne- lo interrogò Louis.
- Ok, no problem. Fili, Kili, Dori, Nori, Ori, Bombur, Bofur, Bifur, Dwalin, Balin, Oin, Gloin e, ovviamente, Thorin Scudodiquercia.
- Wo, Liam, sembri proprio uno dei nostri! Harry, che dici, gli facciamo un’ultima domanda e decidiamo il suo destino?- domandò Louis al suo amico, che scrutava l’interrogato come il poliziotto cattivo guarda l’assassino furbetto con l’asso nella manica.
- Sì, mi sembra un’ottima idea, anche perché il mio tramezzino tonno e cetrioli, fresco di frigorifero, si sta scaldando e io odio il tonno caldo.- decretò Harry, battendo la mano sul tavolo quasi infuriato. Sebbene fosse più piccolo di qualche mese di Louis, era lui ad essere non ufficialmente il capo della banda.
- Liam, questa è la tua ultima domanda, che deciderà la tua sorte, il tuo futuro. Se la sbagli, perderai tutto, la tua casa, tua moglie, forse persino tuo figlio, se ti becchi il giudice Wasford, un tipo tosto quello. Se la azzecchi, beh, sarai un ragazzo molto, molto fortunato. Allora, sai dirmi con esattezza come si chiama e cosa produce la fabbrica dove il signor Dursley, zio di Harry Potter, il ragazzo che è sopravvissuto, colui che ha sconfitto Voldemort ed è sopravvissuto all'anatema che uccide per ben due volte, insomma, il prescelto, lavorava?
Il ragazzo stava per rispondere, contrariamente a quello che osò raccontare in giro Harry, che descrisse Liam come in preda al panico e con gli occhi strabuzzati per la difficoltà della domanda, ma fu anticipato da Alex che scaraventò con ira la sua borsa stracolma sulla sedia accanto al nuovo arrivato e, indicando il piatto di patatine di Louis, disse:- Posso prenderne un po’?-
Tutti e tre i ragazzi si guardarono allarmati, come se si aspettassero di lì a poco di essere uccisi o che un tizio con la telecamera spuntasse fuori e il conduttore gli ridesse in faccia e urlasse - He's an actor , she's an actress, and you're on Mtv Disaster Date-.
Louis si avvicinò piano ad Alex e le sussurrò:- Ti senti bene? Ma lo sai con chi sei seduta, vero? Ci… ci dobbiamo alzare?-
Alex sbuffò e lo guardò con quel suo sguardo duro e la mascella contratta. Dio! Quanto gli piaceva quando contraeva la mascella e ondeggiava i suoi capelli alla mela. *Descrizione di Louis tagliata perché troppo poco virile e schifosa data tutta la bava uscitagli dalla bocca*.
- Mi pare ovvio che so con chi sono a sedere. E non credere che mi faccia piacere.- rispose alquanto incazzata.
E mentre masticava le patatine di Louis piantò il suo sguardo sul tavolo di quelli fichi.
- Alex, ti ringrazio per aver riposto la tua fiducia nei nostri, in particolare nei miei, poteri psichici, ma ancora non ho sviluppato al massimo la mia tecnica per leggere nel pensiero. Ti dispiacerebbe informaci su cosa stia accadendo? Spero sia qualcosa di importante, perché eravamo nel bel mezzo di un test di ammissione.- la informò Harry con voce stizzita, stringendo le labbra e inclinando la testa di lato con fare nervoso. Alex girò di scatto la testa e lo inchiodò con i suoi occhi scuri.
- Se proprio ci tieni, la mia ormai ex migliore amica ha spifferato a tutti i miei ex amici che faccio la babysitter e per di più a casa del più sfigato del scuola, senza offesa Louis. Anzi, senza offesa Harry, lo so che tieni molto al tuo primato di sfigaggine e vorresti anche che ti assegnassero il nobel per essere stato il "Più grande Sfigato di tutti i tempi". Quindi, invece di fare la squallida e andare a mangiare in bagno...
- Cosa alquanto anti igienica per di più.- intervenne Liam, zittandosi dopo aver ricevuto una delle occhiatacce di Alex.
- ...Ho preferito essere sincera e mostrare a tutta la scuola, di mia spontanea volontà, con tutta la forza d'animo del mondo, che vi conosco e che siete degni di stare seduti accanto ad una delle ragazze più popolari della scuola. Contento?- concluse lei.
Harry annuì poco convinto.
- Ciò non toglie che hai interrotto una cosa molto importante!- continuò lui, imperterrito.
- Senti, Styles, che cosa mai poteva essere di così vitale importanza? Domande trabocchetto su Harry Potter, il Signore degli Anelli e Star Wars? Ma per favore!- esclamò lei, ignara di averci azzeccato in pieno.
- No, ma che dici! Pff…Cose molto più serie!- tentò di mentire Harry, senza guardarla negli occhi, bensì osservando le proprie unghie.
- Be’, in realtà si trattava proprio di questo. Tu te ne intendi, Alex?- intervenne Louis, mandando a puttane il piano di copertura dell’amico.
Alex sorrise appena. – Non più, cioè non me ne sono mai intesa più di tanto, ma quando ero alle elementari mi piacevano abbastanza i fumetti e qualche volta giocavo con la Play di mio fratello e beh, chi non ha letto Harry Potter?- rispose lei addolcendo il tono di voce, solo perché era Louis, l'unico che le andasse particolarmente a genio.
- Momento, momento, momento (Peter Griffin Style). Ma questo chi cazzo è? Avete aggiunto un nuovo sfighisfighi al vostro sfiga club?- domandò lei all’improvviso per cambiare discorso, indicando col pollice il povero Liam che stava ancora zitto e muto seduto accanto a lei.
-Ehm… sono Liam!- rispose, rivolgendole un timido sorriso.
-Alex!- disse, porgendogli la mano amichevolmente.
 
 
-Niall, sul serio, non capisco come tu abbia potuto cambiare scuola per andare in quello stupido college. I primi due anni ci siamo divertiti un sacco. E sappiamo entrambi che l’anno scorso è stato un inferno per te e i tuoi capelli biondi, caro mio. O vuoi negarlo, Platinette?- disse Harry, chiamandolo con quello stupido soprannome che alcuni scemi-gorilla avevano affibbiato al povero ragazzo sopracitato i primi giorni di scuola e spostando una pedina sulla Nuova Zelanda.
-Lo ammetto, all’inizio è stata dura, ma ora non mi lamento. Quando hanno visto che facevo il culo a tutti nella squadra di baseball, ci hanno dato un taglio. Sai, dovresti riprendere a giocare a football, ti piaceva prima. Così ti tieni un po’ in forma e magari Nick e Co. evitano di darti noia.- rispose Niall, spostando un’altra pedina. 
-Punto 1: Dick e Co. possono fare quello che vogliono, non mi danno alcuna noia.
Punto 2: Non ho intenzione di entrare nella squadra. Il coach mi farebbe giocare solo perché mio padre era il miglior giocatore che la Burleson High abbia mai avuto, che io sia bravo o meno. Mi basta mia nonna a ricordarmelo, grazie. Per favore, evitiamo di parlarne…- disse Harry, stizzito, guardando da un’altra parte.
-Scusa amico. Ehi, se ti può consolare, ti ho appena fatto il culo a Risiko! Ah,perdente!- rispose Niall, facendo tornare il sorriso all’amico.
-Ehi Niall, sono a casa! Mamma ha detto che torna tardi, è rimasta al club del libro. Vuoi che ordini la pizza? Oh… ciao Harry!- salutò Aubrey, entrando in salotto
-Rimani a cena anche tu?- chiese poi gentilmente.
-Oh, grazie ma devo andare a casa. Anche nonna Chloey è rimasta al club e io devo dare da mangiare al cane perciò… meglio se vado! Ci si vede domani… e Niall, preparati ad essere battuto!-
rispose Harry, prendendo il giacchetto ed uscendo.
-Contaci fratello!- salutò il biondo di rimando.
-Ciao Harry!- disse con aria un po’ troppo adorante Aubrey, mentre il riccio chiudeva la porta.
Il fratello se ne accorse.
- Aubrey?!...- le disse.
-Che c’è?- alzò un sopracciglio lei.
-Non devi dirmi niente?
-No…Cosa?
-No, niente di che. Solo che ti piace Harry…
-Aspetta, cosa?! Macché! Pff! Harry! Ahahah, non farmi ridere. Harry! Lui… Io… Lui… Ahahah sei proprio esilarante a volte! Che mattacchione!- rise istericamente la ragazza.
- Aubrey!...- la ammonì il fratello- si vede lontano un miglio che ti piace! Tra poco ti appariranno i segni di una griglia in faccia da quanto sei cotta.
-Ascolta…
-No, ascoltami tu. Harry è un carissimo amico, gentile, simpatico. Ma ne ha passate tante, non credo sia la persona più adatta con cui stare, perciò vedi di togliertelo dalla testa!
- Ok, ok, come vuoi tu! Io vado a farmi la doccia. Ah, per favore, evita di parlare di questa faccenda con Harry.
-No problem.
-Bene- concluse Aubrey, sorridendo a Niall e dirigendosi in bagno.
Di allegro, quel sorriso non aveva niente.

 




Aloha!

Bene bene bene. Se sono riuscita a farvi incuriosire e leggere le NdA posso anche andare a scalare l'Everest!
Comunque, passiamo a cose più serie. Tempi bui sono calati su di noi. Siamo al terzo capitolo e di un commento neanche l'ombra. NON. VA. BENE. 
Nel senso che io adoro scrivere insieme a fearless questa storia, ma se voi non mi dite -Oh cicci, interessante sta roba, continua!- oppure -Ascolta fratella, questa cosa un s'ha da fa! Abbozzala de scrive!- non so veramente cosa pensare.
Indi per cui, per favore, lasciate almeno una recensione con scritto se volete che continuiamo, altrimenti non penso andremo avanti, perché sarebbe solo uno spreco di tempo, e sinceramente devo recuperare Matematica e Storia dell'Arte (già, sono una bambina stupida fgklskhjj), quindi preferirei sapere di aver investito il mio tempo in qualcosa che non sia osceno o non sprecarne più invece di rimanere nel dubbio.

Bene.
Scusate la durezza.
Passiamo a cose serie!
Louis donnicciola ottocentesca non so come mi sia venuto fuori, penso sia la parte più stupida di tutte, ringraziate il cielo che fearless scrive il resto delle cose per bene altrimenti andremmo avanti a cazzate senza senso e citazioni di Harry Potter qua e là. Yey!
Bene.
Se ripeto bene un'altra volta mi picchio.

Ok, spero che il capitolo vi sia piaciuto. Love ya!
KPooh_

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Capitolo 4
*** Capitolo 4 ***


Let's party hard!
 

 

-Oh, ma che cazzo è? Vi siete coalizzati per organizzare una riunione nerd ogni volta che entro in questa casa?!- esclamò Alex, notando le pile di fumetti appoggiate sul tavolino del salotto di casa Tomlinson, rimanendo immobile con aria scocciata all’ingresso.
Louis fece una faccia imbarazzata e tentò di nascondere le carte di Magic con cui lui e Liam stavano giocando circa un’ora. Si sentiva un po’ ipocrita a tentare di nascondere le sue fisse ad Alex, ma si rendeva conto anche troppo bene che non era possibile in nessun mondo parallelo e in nessuna era presente, futura o passata che Alex-capelli-alla-mela-occhi-da-cerbiatta-bellissima-geniale-brillante-superfiga potesse interessarsi a lui se lo vedeva solo come un nerd fanatico di fumetti, fantascienza e giù di lì.
Harry al contrario era fiero di esserlo e rispose con nonchalance da dietro l’ultimo numero della riedizione di Spiderman
- Non sarai tu che vieni a interrompere sempre le nostre riunioni?-
- Ma per favore! Louis, dov’è Lottie? La devo accompagnare ad una festa- disse la ragazza, ignorando la fastidiosa domanda del riccio.
- Credo sia di sopra a pettinarsi- rispose gentilmente Louis, Alex gli sorrise brevemente, mozzandogli il fiato, prima di dargli le spalle.
- A proposito di feste, come mai sei qui e non al party di Jess?- domandò Liam in fretta, prima che la ragazza scomparisse su per le scale. Alex si fermò al terzo gradino e sospirò.
Louis tirò una botta a Liam, capendo che il ragazzo aveva centrato il punto debole di Alex.
- Uh uh! Il nuovo arrivato ha centrato il bersaglio meglio di Katniss Everdeen eh, Alex?- esclamò Harry, dando fiato piuttosto scioccamente ai pensieri di Louis, senza avere davvero l’intenzione di offendere la ragazza, che continuava a tacere.
-Jess Sanders? Mi sa che è un’amica di mia sorella, o una conoscente, anche Aubrey andava a quella festa, credo.- commentò Niall, cominciando a supporre con Harry e Liam una possibile capatina alla festa, dimenticandosi di Alex.
-Oh, va bene! Anche se mi sembrava ovvio il mio problema!- esclamò Alex dal nulla, interrompendo la discussione dei ragazzi. Scese gli ultimi gradini e, come se fosse obbligata, si sedette accanto a Louis, prendendo una Jelly Bean dal tavolo da gioco.
- Ma le usavamo come segnalini per la partita! Non hai visto che stavamo giocando?!- esclamò con orrore Liam, mettendosi le mani fra i capelli e sgranando gli occhi per aver perso il suo adoratissimo confetto blu che, secondo lui, lo stava facendo vincere. 
- Oh, sta zitto!- lo ammonì Alex, Louis annuì perché avrebbe voluto dirlo lui, ma la vicinanza con Alex non gli permetteva di parlare per l’emozione.
- A quella festa ci saranno tutti quei cretini che fino a tre giorni fa erano miei “amici”. Se ci vado, non mi parlerà nessuno e sarà veramente imbarazzante stare lì da sola! Capite? Alle feste vale la pena andarci solo quando puoi avere relazioni sociali, mi spiego?- disse Alex come se quei quattro si fossero mai fatti certi problemi. Giusto Louis ci aveva pensato ogni tanto a come sarebbe stato essere popolare, ma poi si convinceva sempre che avere veri amici come Harry e leggere fumetti e giocare alla Play Station erano molto meglio della popolarità.
-Perché non vieni con noi allora? Ti assicuro che ti parleremo!- propose Liam innocentemente, con un sorriso dolce sul viso.
-Tanto ormai lo sanno tutti che ci conosciamo, farti vedere di più con noi non cambierà granché- concordò Louis entusiasta, sentendo i fuochi d’artificio di Gandalf e di Fred e George dentro lo stomaco in contemporanea all’idea di andare ad una festa con Alex.
-Ma non puoi venire vestita così!- protestò Harry, guardando come se fosse Enzo Miccio a “Ma come ti vesti?!” le converse rotte, i jeans strappati e la camicetta da boscaiolo indossati da Alex. Pronto, Polizia della Moda?
-No, ha ragione Harry, non mi sembra proprio l’outfit adatto!- disse Niall annuendo.
-Ok, la situazione è piuttosto strana. . .- commentò Alex sentendosi come ad una riunione di stilisti gay che litigano su quale rosa doni di più a Madonna.
-Senti, facciamo che io porto Charlotte alla festa e tu vai a casa a cambiarti, poi passiamo con la macchina di Niall a prenderti e andiamo al party, che ne dici?- propose Louis, che sembrava il meno folle nella stanza, con voce malferma e un mezzo sorriso sulle labbra.
Alex gli concesse una smorfia di risposta, mentre Harry e gli altri annuivano.
-Però, Louis, devi stare attento a Lottie. Devi assicurarti che entri nella casa di quest’altra ragazzina, capito? E non lasciarla con un “brav’uomo” che fruga nella spazzatura. Non mi importa se somiglia a Martin Freeman, non lasciarla con uno sconosciuto!-
-Non sono mica un fratello tanto disastroso!- protestò Louis offeso, mentre Harry tossiva, dimostrando di pensare il contrario.
-No, ma complimenti! Che amico di merda!- rispose Louis.
-Va bene, vado a informare Lottie del cambio di programma e poi vado a casa. Grazie… scemi!- disse Alex andando al piano di sopra.
Si sentì un gridolino spaventato, che doveva essere di Lottie quando Alex le annunciò chi l’avrebbe accompagnata. 
-Sembra . . . entusiasta!- commentò Liam.

Quando Louis e i ragazzi si presentarono a casa di Alex e la ragazza uscì, rimase un attimo interdetta mentre saliva nel macchinone di Niall.
-C’è qualche problema, Alex? Lo so, non è la bat-mobile che avevo chiesto, ma funziona- disse Niall, come per scusarsi davvero.
-No, no! È che non credevo che gli sfigati avessero delle macchine di questo genere. Cazzo, Niall, è una Land-Rover! Mica un risciò!- commentò Alex toccando con cura i sedili e il materiale degli altri interni.
-Ma non è comunque la bat-mobile. . .- borbottò sottovoce il biondo, mettendo in moto.
-Bell’outfit, comunque!- esclamò Harry dal sedile posteriore, -Quelle paillettes fanno proprio pendant con le scarpe, che gusto!- continuò il ricciolo battendo le mani con entusiasmo.
-Oh, be’, grazie. . . ma come facevate a sapere dove abito? E con Lottie è andato tutto bene?-
-Be’, ci siamo persi un paio di volte, ma poi siamo arrivati a destinazione e come mi avevi ordinato ho consegnato la piccola peste alla madre della festeggiata di persona! Per il tuo indirizzo, be’. . . ecco, io ti. . . be’, io so che . . .- Louis era andato bene sulla prima parte della risposta e si stava inceppando sulla seconda, in quanto riguardava la sua cotta “segreta”.
-…Abbiamo guardato sull’elenco telefonico! Mi pare ovvio anche per una che non frequenta la classe di livello avanzato di Matematica!- arrivò in suo aiuto Liam. 
Tutti lo guardarono strano perché da quando lo conoscevano non era mai stato sagace, poi lui riprese a guardare in silenzio fuori dal finestrino e Niall, per rompere il silenzio, chiese -Dunque, quando saremo lì che si fa? Cioè si gioca a carte, si guarda un film, un torneino di Monopoli magari?
-Uh! Mi piacerebbe giocare a Monopoli!- esclamò Liam.
-Come fate ad essere così idioti, ragazzi? È una festa seria, questa! Si beve, si balla, ci si prova con le ragazze! Le pollastrellle faranno la fila per avere la loro chance con il sottoscritto, campione locale di Dragon-master!-li zittì Harry, tirando su il colletto della sua polo.
-Sì, certo, mi pare ovvio. Per questo non ti hanno invitato!- ribatté Louis, beccandosi un’occhiataccia di Harry e uno sguardo complice di Alex.
-A proposito, Signor Sfigato, evita di mettermi più in imbarazzo di quanto non sia già a presentarmi con voi, capito?- lo ammonì Alex, mentre accostavano al marciapiede davanti a casa di Jess Sanders.
Quando entrarono, la casa era affollata e la musica andava a palla; nonostante il fracasso il gruppetto si accorse che le persone intorno a loro smettevano di parlare quando passavano e gli lanciavano sguardi strani.
Liam si toccò il naso e si aggiustò i capelli, poi bisbigliò agli altri -Ragazzi, ho qualcosa sulla faccia? Perché mi guardano tutti male?
-Non solo te- gli rispose Louis, che iniziava a capire di cosa parlava prima Alex.
La ragazza si girò all’improvviso, -Ok, questa situazione è sin troppo strana. Torniamo casa. Guarderemo un film, giocheremo a Monopoli. Quello che vi pare, basta che andiamo via!- bisbigliò in fretta, mangiandosi mezze parole, nemmeno parlasse Klingon.
-Alex, sono d’accordissimo con te, ma… Harry è disperso- la informò Louis con un sorriso dispiaciuto.
-Come ha fatto a scomparire nel giro di 30 secondi??? Non conosce nessuno!- esclamò la ragazza che stava iniziando ad incazzarsi seriamente.
Alex si sbagliava, perché Harry in realtà qualcuno conosceva. Girellando per la casa, salutando gente a caso, comportandosi da strambo come al solito, aveva trovato Aubrey, che entusiasta, si era sistemata i capelli e si era messa a parlare con lui e a presentargli le sue amiche.
Gli altri intanto si erano divisi per cercarlo, ma Alex non aveva fatto due passi che Hanna le si era parata davanti.
-Guarda un po’ chi è venuta a scusarsi!- disse bloccandole la strada. La mora scosse la testa.
-Non era proprio mia intenzione, Han. Ho altro per la testa al momento!- rispose, guardando oltre le spalle della bionda.
-Alex, non mi sembrava di averti invitata- arrivò Jess Sanders guardandola dall’alto in basso, -O perlomeno, credevo fosse chiaro che avevo ritirato l’invito e non sei più la benvenuta- aggiunse schioccando la lingua.
-Come mai non sei a fare la baby-sitter? Oh, aspetta, ti sei portata dietro il lavoro?- commentò un’altra ragazza guardando Louis e Liam che passavano in quel momento.
Alex taceva, guardandole con sguardo furioso. 
Hanna si era fatta da parte, con il rimorso sulla coscienza. Alex era la sua migliore amica da sempre, avrebbe dovuto aiutarla, difenderla, invece stava zitta.
-Alex, abbiamo trovato Harry, se vuoi possiamo andare- le disse Louis, andandole accanto, preoccupato per come si potesse sentire in quel momento.
Ma Alex rimase immobile a fissare Hanna, che la guardava con sguardo dispiaciuto.
-Sei contenta di quello che hai fatto? Complimenti.- disse semplicemente fissando la bionda che, sbattendo le palpebre, tentava di trattenere le lacrime.
-Andiamo ragazzi, questa festa è ridicola!- disse poi rivolta ai quattro che si erano riuniti dietro di lei.
-No, tu sei ridicola a presentarti con questi quattro sfigati! Cosa credevi di dimostrare?- le gridò contro Kendra, altra tizia popolare degna di essere nominata solo pochi secondi. 
Alex la ignorò e cominciò a spingere via i suoi compagni, cercando di non sembrare offesa.
-Senti, “carina”, qui l’unica ridicola sei tu! Quelle tette sono più false di Marco Carta e ricordati che ad Halloween manca più di un mese, avevi ancora tempo per iniziare a provare il trucco da zombie, non c’era bisogno di metterlo stasera! A proposito, devi lavorarci ancora un po’, secondo me- disse Harry alzando un dito in qua e là come avrebbe fatto Beyoncé o Mercedes di Glee e muovendo in contemporanea il collo, in maniera sinuosa. Decisamente. Poco. Virile. 
-Inoltre, Alex ha dimostrato di essere migliore di tutte voi. È venuta fregandosene delle vostre opinioni e sono convinto che anche voi vi siate rese conto che è una grande a farvi vedere che è forte, non ha vergogna di essere quello che è e di chi frequenta!- aggiunse Louis, zittando Jess e Kendra, che lo guardavano furiose.
-E, per la cronaca, non ci frequenta!- concluse il ragazzo in modo deciso, credendo di doverlo specificare per rispetto di Alex, che effettivamente era stata con loro solo un paio di pomeriggi.
-Ora, possiamo andare!- esclamò Niall, schioccando le dita e prendendo Alex sotto braccio.
Lui e Harry facevano a gara a chi era il più stronzetto gay quella sera. Sicuramente.
Harry salutò Aubrey mentre uscivano e, poco prima che salissero in macchina, li raggiunse Hanna.
-Alex, ferma! Ti devo parlare!- le urlò, visto che la mora stava esortando gli altri a sbrigarsi a salire in auto.
-Che c’è? Ti hanno mandata a dirmi qualche altra stronzata? – le chiese contraendo la mascella. Hanna scosse la testa.
-No, Alex. Volevo scusarmi e chiarire. Non ho detto io alle altre che facevi da baby-sitter a Louis. Non l’ho detto a nessuno, te lo giuro. È stato Patrick, che faceva jogging, che sfigato, e passava da casa Tomlinson la prima sera che sei andata da loro. Ma mi volevo scusare soprattutto per non essere stata una buona amica. So che è anche colpa mia se esci con questi tonti. Mi dispiace non averti difesa, ma è difficile rinunciare alla popolarità. È questo che mi stai chiedendo e non so se sono pronta a rinunciarci, sebbene tenga tanto alla nostra amicizia. 
Alex la lasciò concludere e la guardò nei suoi occhi azzurri.
-Hanna, lo so. So quanto hai faticato per essere come sei oggi. So quanto conti per te la popolarità, ma non me ne frega un cazzo ora come ora. Forse se fossi stata nella tua situazione sarei stata zitta pure io, ma non me ne frega una sega lo stesso. Vedi di rivedere le tue priorità e non aspettarti che lunedì mi sieda con te, perché non lo farò. Sarò al tavolo degli sfigati, con loro. Ti voglio bene, ciao.- le rispose Alex, prima di salire in macchina.
Fecero tutto il tragitto in silenzio, poi, giunti davanti a casa di Alex, la ragazza parlò.
-Grazie, ragazzi, per avermi difesa. Non siete poi tanto male e ora come ora siete la cosa più vicina a degli amici che io abbia.-
Sorrise ed entrò in casa, lasciandoli tutti e quattro con la bocca aperta a ‘o’ come quella di un dissennatore, solo molto più imbambolati e meno spaventosi. 
Quando i ragazzi si rimisero in marcia per andare a prendere Lottie, Liam diede un pugno sul braccio di Louis, -Se non le chiedi tu di uscire, glielo chiedo io!- lo minacciò scherzando.
Louis guardò male Harry, mentre arrossiva. –Come mai tutti sanno della mia cotta, Harry?!- disse stizzito.
-Io non ho detto niente! E sono molto offeso che tu dubiti della mia fedeltà! Ti ho fatto il giuramento dei nani sulla mia ascia e lo sai che lo rispetto come un Mangiamorte rispetta il suo Marchio Nero!- rispose offeso il riccio.
-E poi guarda che si vede lontano un miglio che le muori dietro!- rincarò la dose Niall, mentre tutti ridevano. 
Louis si zittò imbronciato; dopo qualche momento, riaprì la bocca per chiedere -E perché tutti pensano che Alex sia la mia baby-sitter?!

 



Hello, everybody! Qui parla Fearless! 
So che vi abbiamo fatto attendere un po' di più per il nuovo capitolo, ma abbiamo dovuto rivedere delle cose e KPooh doveva aggiungere qualche battuta divertente, ma giuro che stavolta alcune cose buffe erano farina del mio sacco! A partire da Marco Carta (senza offesa per chiunque sia una fan) per passare alla Polizia della Moda! :) sono molto fiera di queste due cose che stranamente dico anche nella vita reale. . . al di là di questo,spero che il capitolo vi sia piaciuto e che come me siate tutte dalla parte di Aubrey! E' troppo carina.. E dunque niente.. grazie a tutte quelle buon'anime che hanno commentato e hanno messo fra preferiti, ricordati ecc ecc siete degli angioletti coccolosi! c: Detto ciò, mi aspetto almeno un centinaio di recensioni, anche solo per Niall e Harry che fanno i gay!
Un bacione! 






 


"ok, la situazione è piuttosto strana..."



"Le pollastre faranno la fila per avere la loro chance con il sottoscritto!"



"aveva trovato Aubrey, che antusiasta si era sistemata i capelli e si era messa a parlare con lui  e apresentargli le sue amiche"

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Capitolo 5
*** Capitolo 5 ***



Gelato, Kung Fu Panda e altre soluzioni.

Avvertimento
Il capitolo sarà triste.
Armatevi di fazzoletti!
Ma chi sto prendendo in giro?
Non piangerete,
non è così commovente, tranquille!
Serviva solo a me, per darmi l'illusione
di aver scritto qualcosa di toccante
per una volta.
Vaffanculo.








Hanna tornò dentro solo per prendere il suo giacchetto ed andare via. Non aveva più voglia di folleggiare, non aveva più voglia di perdere la serata bevendo, ballando o ridendo per delle stronzate.
Che cazzo stava facendo? Aveva ragione Alex, era stata ipocrita a giudicare quei poveretti con cui era rimasta la sua migliore amica.
Insomma, lei non li conosceva affatto, cioè, sapeva i loro nomi… più o meno, ma chi ci aveva mai parlato? E, pensando a loro che erano emarginati, capì che dopotutto non erano tanto differenti da come era lei solo tre anni prima.
Era in quarta elementare quando i suoi avevano divorziato e lei si era gettata sul cibo, più che altro per colmare quell’assenza di amore che credeva di avere. Proiettava su se stessa l’odio che provava nei confronti di suo padre, che le aveva abbandonate senza farsi troppi scrupoli.
Nel giro di due mesi, Hanna si rese conto di essere diventata la bambina più grassa della classe e del suo anno, ma, nonostante ciò, nonostante gli insulti, il ribrezzo che provava nella sua immagine riflessa, l’invidia per tutte le ragazze magre del mondo, non riusciva a smettere di mangiare: se nessuno le voleva bene, lo avrebbe fatto il cibo.
E poi in prima media aveva conosciuto Alexis, che era andata oltre le gonne lunghissime e tutte quelle tute che Hanna indossava, era andata oltre l’acne e tutta quella ciccia, che nessuno si faceva scrupolo di criticare, era stata la prima, dopo tanto tempo, a tentare di essere sua amica.
Dopo aver passato tre anni a sentirsi prendere in giro e sentirsi in colpa per il fatto che i ragazzi prendevano in giro anche Alex, la quale, al contrario di Hanna, era molto carina e in forma, a parte il fatto che portasse degli occhiali spessi come fondi di bottiglia degni dell’avvocato Georges degli Aristogatti e non formulasse una frase senza citare un qualche libro o film, Hanna decise di darci un taglio.
Non pensava più a suo padre da molto tempo, mangiare era più un’abitudine che un vero bisogno, come lo era stato nei primi anni, e capì di poter prendere la situazione in mano, ma non avrebbe potuto farlo da sola.
La madre di Alex era una dietologa affermata e acconsentì ad aiutarla a perdere peso in tempo per il primo giorno di superiori; avevano quattro mesi abbondanti e Alex decise di aiutarla in tutti i modi possibili, standole accanto tutta l’estate, rinunciando alle vacanze al mare e da sua nonna. Erano ormai inseparabili e verso la fine di Agosto si resero conto che i ragazzi le guardavano in modo diverso e cercavano la loro attenzione, ma Hanna non si faceva ingannare.
Era tipico degli adolescenti essere degli stronzi, solo ora che erano carine e in forma prestavano loro attenzione, non gli importava niente del carattere, dei loro gusti musicali, se erano simpatiche o meno, bastava portassero una seconda di reggiseno e avessero le gambe secche come due stuzzicadenti. Questo fatto disgustava Alex e in parte anche Hanna, per la quale però quel mondo era tutto nuovo.
Le due ragazze avevano fatto un patto prima di iniziare ad allenarsi, non sarebbe cambiato il rapporto che avevano fra di loro e non avrebbero trattato nessuno in maniera diversa, sarebbero rimaste le stesse di sempre, senza avere pregiudizi e senza comportarsi come le stronze che le avevano emarginate alle medie.
Hanna ricordò di essere stata lei a proporre quel patto e ad averlo scritto sul proprio diario e le venne da piangere.
Stava camminando da un paio di isolati con le sue stupide scarpe col tacco e non riusciva a credere di essere diventata tutto ciò che detestava e che si era promessa di non diventare mai. Era incredibile quanto poco le ci fosse voluto a scaricare la sua unica vera amica e con quale facilità l’aveva presa in giro di fronte a tutti.
Era incredibile come già in prima superiore lei e Alex si fossero lasciate prendere la mano dagli appuntamenti, dalle feste, dai vestiti, dalla popolarità e da tutte queste stronzate che alla fine, non significavano niente per loro.
Le lacrime iniziarono a rigarle il volto e Hanna decise di dover porre rimedio ai suoi orrendi errori e che ci avrebbe messo meno tempo possibile.
Prese il telefono e provò a chiamare Alex, la quale però aveva il telefono staccato. La bionda tirò su con il naso e si asciugò gli occhi, prima di entrare in casa per passare una spiacevole notte insonne.
 
 
 
 
Sabato.
Niente scuola.
Niente di cui preoccuparsi.
Niente di speciale da fare.
Niente.
 
-Hey Niall, che ne dici di … che ne so, andare al Seven-Eleven?-chiese Harry al telefono.
-Amico, sei matto? Sono le sette del mattino, di sabato per giunta! Dormi un po’, ci risentiamo dopo, verso le una… facciamo le due!- gli rispose assonnato l’amico, riagganciando dopo qualche secondo.
 
La pioggia batteva incessantemente sui vetri della finestra, in camera di Harry.
Il ragazzo era disteso sul letto ancora intatto, con gli stessi vestiti della sera prima.
Osservava le gocce di pioggia scendere dal vetro, immaginando che facessero a gara a chi arrivava prima in fondo. Quel passatempo lo aveva sempre calmato, distratto dai suoi pensieri quando, da piccolo, si sentiva triste. Come si sentiva quella mattina.
 
Era il 6 Settembre. Odiava quel giorno. Con tutto il suo cuore. Era sempre stato un brutto giorno, ogni anno, da quando ricordasse.
A 4 anni si era quasi strozzato con una caramella che gli aveva regalato la bambina per cui aveva una cotta (Aubrey), facendo una figuraccia.
A 6 aveva appena imparato ad andare in bicicletta senza le rotelle quando si era scontrato contro un albero, rompendo la bicicletta.
A 7 aveva preso la sua prima nota a scuola per non aver fatto i compiti ed essersi giustificato dicendo che il cane del vicino glieli aveva strappati, cosa che era realmente successa.
A 8 si era rotto entrambe le gambe giocando a football, decidendo di lasciare la squadra e non fare nessun altro tipo di sport per non dover subire nuovamente una tortura del genere.
 
A 8 aveva avuto la notizia.
 
A 9 era arrivato il momento anche per lei.
 
 
9 anni prima
 
-Mamma! Sveglia! Oggi si torna a scuola! Giù dal letto, pigrona, che devo vedere Lou!- esclamo con la sua voce squillante il piccolo Harry, già pronto, lavato e vestito.
-Caro, tranquillo, sono le sette, abbiamo tempo, e poi Louis non scappa da nessuna parte. Sono sicura che sia contento quanto te di vederti!- rispose pazientemente la madre alzandosi dal letto e andando a vestirsi, mentre il figlio tornava in camera propria a prendere il regalo che aveva comprato al mare per l’amico quell’estate, un carillon blu con dei pesciolini colorati sullo sfondo.
Quando bussarono alla porta, Harry stava facendo i capricci.
-Non capisco perché papà non sia ancora tornato da laggiù! Mi aveva promesso che mi avrebbe accompagnato lui a scuola, così sarei sembrato meno pappamolle a non farmi accompagnare dalla mamma come tutti! Lo odio! Non mantiene mai le promesse! È il peggior padre di sempre!- sbraitò, tirando un calcio allo zaino con il suo piede e facendosi male.
-Harry! Non dire così! Lo sai che sta aiutando i bambini là in Ghana. Anche loro devono andare a scuola, sai? Ora comportati bene che c’è qualcuno alla porta.- lo richiamò la madre, avvicinandosi all’ingresso per sapere chi avesse bussato.
-Signora Styles? Sono il tenente Wright- si presentò l’uomo dai capelli corti, in divisa.
-Mamma! Il signore è vestito come papà!- esclamò Harry, tornato allegro.
-Scusate l’intrusione- continuò il tenente- ma devo comunicarvi che il capitano Styles, ieri, in una missione di soccorso, è stato gravemente ferito e, purtroppo, non ce  l’ha fatta.-
L’urlo che la madre emise subito dopo, terrorizzò Harry.
Non riusciva a muoversi, paralizzato sul corridoio d’ingresso.
Il tenente mormorò un “Mi dispiace molto, signora, era un grand’uomo.” attraversò il vialetto, e scomparve dietro l’angolo.
Harry in quel momento capì che suo padre non sarebbe più tornato per accompagnarlo a scuola.
Per farlo sentire grande.
Si sentì improvvisamente un grosso peso sul suo cuore troppo piccolo per poterlo reggere.
Pensò allora che iniziare a piangere sarebbe stata la cosa migliore, otteneva spesso ciò che voleva in quel modo. Ma poi guardò sua madre, seduta sulla sedia all’ingresso, in lacrime, distrutta. Si avvicinò a lei e l’abbracciò, cercando di consolarla. Ma lei, non ricambiò l’abbraccio, continuò semplicemente a stare immobile, con gli occhi chiusi, cercando di calmarsi, senza successo.
 
Quel giorno Harry non andò a scuola.
Quel giorno Harry diventò grande.
 
Il riccio si voltò verso il comodino, dando le spalle alla finestra, cercando di scacciare i ricordi come ogni anno.
Sul mobile accanto al letto c’era ancora il carillon blu che avrebbe dovuto regalare a Lou ma che si era rotto quando l’aveva lasciato cadere per abbracciare la madre. 
-Mamma…- mormorò.
 
Alle otto era troppo agitato per starsene in camera a non fare niente. Ancora qualche minuto lì dentro e le immagini del funerale del padre, i rumori degli spari di fucile e la marcia funebre lo avrebbero fatto impazzire.
Si alzò, prese il primo giacchetto che trovò nell’armadio ed uscì.
L’impermeabile che aveva scelto era un po’ piccolo per lui ma almeno aveva il cappuccio che avrebbe evitato di fargli bagnare i capelli e ritrovarsi con la broncopolmonite.
-Ehi, ladro di giacchetti, quello è mio!- gli gridò una voce, non appena ebbe svoltato l’angolo.
Harry si girò, riconoscendo Aubrey, che lo stava raggiungendo con passo svelto.
-Ah, ecco perché mi stava un po’ piccolo…- rispose il riccio.
-Ah, ecco perché è rosa…- lo canzonò lei.
-Oh… anche per quello, sì.- disse lui abbassando poi lo sguardo.
-Che ci fai a giro a quest’ora comunque? Prima ho chiamato Niall ed era mezzo comatoso…pensavo dormissi anche tu! Sai, DNA comuni.
-Che pigrone mio fratello! No, io sono una persona piuttosto mattiniera, e poi mi piace camminare sotto la pioggia, ed era un bel po’ di tempo che non veniva tutta quest’acqua, perciò ho colto l’occasione…
-Ah, capisco. Ehi, ma non hai niente addosso, e neanche un ombrello! Così ti prendi un malanno! Ma sei matta?!- notò in quel momento Harry, sfilandosi il giacchetto per renderlo alla proprietaria.
-Grazie, ma sto bene anche così. Chissà come mai era a casa tua, è dall’anno scorso che non lo vedo, precisamente dall’ultima festa di fine estate di tua nonna…
-Non ti ricordi che lo avevi portato perché avevamo scommesso che avresti indossato qualcosa di femminile per una volta?
- E questo impermeabile rosa sembrava l’ideale! Già, e poi ti dissi di bruciarlo se non sbaglio! Cavoli, ti ricordi un sacco di cose eh?
-Già, forse troppe…- rispose Harry, con aria assente, lasciando sparire l’espressione divertita dal viso.
-Ascolta Hazza, so che di solito per… questa occasione, c’è Niall; ma se vuoi, almeno per ora, puoi parlare con me. – disse allora Aubrey, guardando in alto verso di lui, che teneva gli occhi fissi verso il vuoto.
Girò lentamente la testa, stringendo le labbra per farsi forza.
-Ok, però rientriamo, le tue labbra stanno diventando viola dal freddo.- rispose semplicemente, accennando un minuscolo sorriso.
 
Giunti a casa di Harry, Aubrey iniziò ad avviarsi verso il salotto, l’unico posto oltre al bagno e alla cucina che avesse visitato in casa sua, ma lui la fermò.
-No, di qua, vieni.- disse, salendo le scale.
Lei lo seguì al piano di sopra, fino a quando non arrivarono di fronte ad una piccola scala a chiocciola che portava alla soffitta.
-Tranquilla, nonna Chloey pulisce sempre, non ci sono ragni!- rispose all’occhiataccia di Aubrey rivolta alla scala.
E aveva ragione.
Quella stanza non poteva certamente essere definita soffitta, era più un mini salotto, con due puff e un piccolo mobile affianco alla finestrella che dava sul giardino. Intorno, nascosti nell’ombra, c’erano alcuni bauli, due valige e una scatola di cartone con su scritto “Fotografie”.
Harry si mosse verso un puff, facendo cenno con la mano a Aubrey di accomodarsi nell’altro.
-Benvenuta nel Covo 2.0- annunciò il riccio.
- Perché 2.0 ?- chiese incuriosita la ragazza.
-Vorrei risponderti che, essendo un agente dei Men In Black, ho rimodernato tutta la stanza con oggetti figherrimi di ultima generazione super tecnologici come in Spy Kids. La verità è che da piccolo il Covo era lo stanzino accanto al salone dove nonna Chloey tiene il Club del Libro.
-Oh sì, mi ricordo che quando mamma mi portava con lei alle riunioni ti nascondevi sempre dietro quella porta! Uscisti soltanto una volta, quando il libro di discussione del giorno era il Vecchio e il Mare.
-Già, il mio libro preferito, mamma me lo leggeva sempre quando ero triste…
Il riccio si perse qualche momento tra i ricordi.
 
La madre gestiva una specie di bar/alimentari insieme al marito che, nonostante avesse già il suo bel da fare da militare qual era, la aiutava sempre a sistemare gli scatoloni in magazzino e a pulire i saloni adiacenti. Era stato proprio il padre di Harry ad avere l’idea di impiegare una di quelle due stanze per il “Club del Libro”, portandoci dentro tutta la sua vasta collezione di libri, il cui numero era notevolmente aumentato con l’aggiungersi ogni volta di un nuovo membro.
E in mezzo a tutte quelle signore di mezz’età e vicini con la stessa passione per la lettura, il signor Styles era contento come un bambino a cui i genitori hanno regalato delle caramelle (attenzione, ho detto i genitori! Non degli estranei… non si accettano caramelle dagli sconosciuti, mi raccomando bambini!).
Guadagnavano abbastanza bene e il negozio era molto apprezzato dall’intera cittadina di Burleson, ma il vero Boom! per l’attività era avvenuto quando l’arzilla e instancabile Chloey Styles, in pensione da qualche mese, aveva capito che stare tutto il giorno in casa a fare la pensionata con la possibilità di diventare una pazza gattara non faceva per lei, così si era unita alla compagnia e con le sue meravigliosamente meravigliose torte e la nuova organizzazione del lavoro che aveva imposto ai due sposini, aveva duplicato gli incassi del negozio. Quelli sì che erano tempi d’oro per la famiglia Styles.
 
Dopo quel 6 Settembre però, il negozio aveva perso la sua solita vitalità. La morte di William Styles era arrivata a tutti, portando un iniziale sconforto tra i membri del club letterario, ai quali Chloey era pian piano riuscita a far tornare il sorriso con il suo carattere forte e le sue battute sul presidente Nixon. Ma se i soliti frequentatori del piccolo negozio si erano ripresi dal terribile incidente, la proprietaria non ne era più uscita fuori. La morte del suo amato l’aveva privata del suo spirito: non canticchiava più quando serviva i clienti, non abbracciava con lo stesso vigore il figlio, non riservava più le stesse carezze al loro golden retriever. Le aveva spezzato il cuore, letteralmente. Era morta d’infarto il 6 Settembre dell’anno dopo, non reggendo più il peso angosciante che le premeva il petto. Aveva finalmente raggiunto il marito, lasciando Harry in uno sgabuzzino a piangere da solo, senza nessuno che gli leggesse il Vecchio e il Mare, consolato da qualche ragno di passaggio.
-Haz, tutto bene?- la voce di Aubrey lo riscosse dai pensieri.
-Pensavo a mamma. All’inizio ero arrabbiato perché mi aveva lasciato da solo. Ora invece la capisco, lo amava troppo per poter stare senza di lui, perciò non la biasimo più.
-Allora cos’è questa faccia?
-Beh..- Harry era un po’ imbarazzato –diciamo che mi sento solo; vorrei trovare qualcuno che mi ami come si amavano mamma e papà.
-Sai che ti dico? Ti preoccupi troppo per ciò che era e ciò che sarà. C’è un detto: ieri è storia, domani è un mistero, ma oggi… è un dono. Per questo si chiama presente! Troverai qualcuno, non ti preoccupare. Ma mentre aspetti penso che il gelato sia un’ottima distrazione.
-Qualcuno si è rivisto Kung Fu Panda ultimamente, eh? Comunque penso di avere un po’ di “distrazione” nel freezer…
-Che stiamo aspettando?

 

 
 
La mattina dopo il party, appena sveglia, Hanna provò a chiamare di nuovo Alex e continuò a chiamarla e richiamarla fino all’ora di pranzo, quando finalmente la ragazza rispose.
-Hanna, non ho molta voglia di parlare con te, devo andare a casa di Louis, e se te lo stai chiedendo, sì, continuo a parlare con lui e gli altri e non me ne frega un cazzo di farlo sapere al mondo.- le disse con fare sbrigativo.
-Senti, Alex, lo so che sono stata una completa stronza negli ultimi giorni e so anche che avrei dovuto difenderti ieri sera da quella bagascia, anzi da quell’esercito di bagasce, ma sai quanto è difficile! Lo sai che non sono te e che sono terrorizzata da quello che pensano gli altri!- le rispose, tentando malamente di scusarsi. Hanna sentì sbuffare dall’altro capo del telefono.
-Se questo era il tuo modo per scusarti, non penso tu ci sia riuscita troppo bene. Hanna, persino quei rincoglioniti con cui giro adesso hanno avuto il coraggio di difendermi e li conosco da, che ne so, tipo una settimana? Forse di meno! – sbottò Alex, che doveva essere piuttosto alterata.
-Alex, lo so! Lo so! Ma sono insicura fino al midollo! Peso cinquantasette chili e quaranta di essi sono composti dalla mia insicurezza e dai miei complessi!- disse Hanna, iniziando a piangere.
-Han, non c’è bisogno che tu pianga! Non ci provare neanche a farmi sentire in colpa! Questa volta ho ragione io! Che poi pensi di essere l’unica che ha dei complessi e che si vergogna a farsi vedere per quella che è? Anche a me importa di quello che pensa la gente!- continuò Alex, sempre con quel tono arrabbiato e brusco. La bionda tirò su con il naso.
-Alex, non capisci? Non sto piangendo per farti sentire in colpa, lo sto facendo perché io mi sento in colpa! Lo so che è tutta colpa mia questo casino! O almeno parte di esso… È per questo che ti ho chiamata!
Hanna stava singhiozzando pericolosamente al telefono, tanto che le sue parole erano quasi incomprensibili. Tra l’altro Alex era piuttosto sicura di non aver né sentito né visto la sua migliore amica piangere dalla prima superiore in poi e il fatto che stesse piangendo proprio adesso che stavano litigando di brutto, la fece sentire strana.
-Hanna, non sto capendo una mazza di quello che dici, o ti dai una calmata o mi costringi a venire da te prima di andare a casa Tomlinson!- si lamentò Alex, sentendo come risposta solo altri singhiozzi e una soffiata di naso. –Ho capito, tra cinque minuti sono da te.- disse prima di riattaccare il telefono.
Quando Alex arrivò in bicicletta davanti a casa di Hanna, la trovò senza trucco e con delle occhiaie fino al mento a sedere in veranda. Le andò incontro e non riuscì a trattenere un sorriso.
-Hey, Ally, che si dice?- la salutò debolmente la bionda, asciugandosi ancora una volta il naso.
-Caspita, era un sacco che non mi chiamavi Ally. . . senti, Han, non so veramente che dire.- sussurrò Alex, facendo spallucce.
- Non ti preoccupare, sono io quella che deve parlare e che si deve scusare. Tu hai detto di essere debole e di avere le tue insicurezze, ma siamo sincere, non è vero. Non è così, ed è questa la cosa grandiosa che ti caratterizza! Tu fingi di fregartene di quello che dicono o pensano gli altri, ma non lo fai! Volevi tenerla per te quella cosa del lavoro a casa Sfigati, ma quando tutti l’hanno scoperto non hai negato! Hai solo detto “Le cose stanno così, chissene!” e oggi non sei distrutta come molto probabilmente sarei io.- disse Hanna, alzandosi e prendendo le mani della sua migliore amica fra le sue.
- Io ti ammiro un sacco e sono mortificata di averti lasciata a combattere da sola. Non accadrà di nuovo, perlomeno tenterò di non farlo accadere.- continuò Hanna, tentando di far capire a Alex quanto fosse dispiaciuta.
- Han, lascia stare, davvero. Insomma, quelle che chiamavo amiche sono tutte delle troie, non me ne va a genio nessuna. Sono rimasta nel giro per così tanto solo perché sapevo quanto tu ci tenessi. Questa è la verità e non mi pento di esserti rimasta accanto in tutti questi anni, anche se odiavo quella gente. Ci vogliamo bene da molto prima che arrivassero tutte queste personalità anonime, la cosa non cambierà solo perché non mi hai difesa. Forse hai ragione tu, forse non me ne frega davvero una mazza di quello che pensa la gente di me, ma lo so che non è lo stesso per te. Quindi fai come preferisci, insomma rimani a mangiare con loro o vai alle loro feste se ti senti a tuo agio, se ti fa sentire bene. In ogni caso sarai sempre la benvenuta al tavolo degli sfigati, perché è lì che pranzerò penso per tutto il resto del liceo.- disse Alex senza scomporsi troppo, a vedere Hanna in quelle condizioni le si era spezzato il cuore e non voleva che la loro amicizia venisse spazzata via in quel modo. Tra l’altro essere arrabbiata le faceva venire il mal di testa e non pensava di essere capace di sopravvivere fra tutti quei nerd senza una ragazza con cui uscire di tanto in tanto dal mondo dei fumetti.
Hanna non resisteva più e saltò addosso alla sua migliore amica per stringerla forte in uno dei loro abbracci.
-Grazie, Ally. Grazie per avermi perdonata, non ti preoccupare, ci penserò io a metterle al loro posto quelle dementi. Ci vorrà un po’ perché mi abitui a non sedermi più con loro, ma per te farei questo e altro. Sono stata fin troppo alle regole di quelli che a scuola sono considerati fighi. Questa cosa cambierà.
-Ti voglio bene, Hanna. E te ne voglio ancora di più perché questo discorso faceva molto Signore degli Anelli e sai quanto mi piace!- rise Alex, stringendo di più la sua amica. Le due ridacchiarono insieme, poi Alex si diresse alla bicicletta.
-Ma quei tipi lavorano tutta la settimana?- domandò Hanna accompagnandola. –Cosa?-
-Hai capito! Non voglio essere scortese, ma mi domandavo, ma a casa Strambi hanno sempre bisogno di te?- continuò la bionda. Alex sorrise.
- So che ti sembrerà strano, ma oggi non vado lì per lavorare- sorrise Alex, mettendosi in sella alla bicicletta.
-Non prendertela, ma perché vai da Tomlinson allora?- le chiese di nuovo Hanna, che ancora non era entrata nella mentalità giusta per comprendere il rapporto che si stava creando fra Alex e i nerd.
-Sinceramente non lo so neanche io. Semplicemente mi piace passare del tempo con lui e gli altri sfigati. E poi, se devo essergli amica, voglio farlo per bene. Ti chiamo stasera!- disse Alex, ormai già sulla sua strada con un sorriso sulle labbra.
Hanna si limitò a sorriderle di rimando, salutandola con la mano.





Aloha!

Avete aspettato un sacco per questo capitolo, my bad!
La meravigliosa Fearless, che ha scritto tuuuutta la parte di Hanna, l'aveva completata già da un pezzo.
Sono io l'idiota che non finisce mai in tempo.
In compenso avete un mega capitolo da leggere! Cioè, l'avete visto? È lunghissiiiimo.
Immagino che palle a leggerlo!
Comunque niente.
No, in realtà volevo farvi una domanda: secondo voi sono abbastanza poco deficiente per scrivere un saggio breve per un concorso?
Parla della differenza fra uomini e donne.
Perché me l'hanno proposto, ma visto tutte le cavolate che mi passano per la testa mi sembrava inutile.
Boh, ditemi voi!
Ah, se volete aggiungermi su Twittah io sono @KPooh_ e quell'altra sciabordata (Love you Fearless) è @Awesome_GirlL
Perfetto! Love u

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Capitolo 6
*** Capitolo 6 ***


Capitolo 6- Mission Impossible? Not for us!

DUH!


HEllo! mai sentito Marcus Butler pronunciare queste parole?
Be', vi siete perse l'effetto, allora. Anyway,  qui parla Fearless
 con un nuovo capitolo che è stato partorito con svariate ore di faticoso travaglio.
Che schifo effettivamente.. comunque niente, vedrete alla fine che sorpresina vi s'è preparato
con KPooh.. eheheh, ci mettiamo dimpegno con lasciare le cose in sospeso io e lei :)
Dunque, visto che sono quella responsabile delle due autrici,
farò il discorsetto del tipo "grazie di cuore a tutte le ragazze dolcissime che recensiscono, mettono fra i preferiti,
le ricordate ecc ecc e anche a quelle che leggono e basta,
K mi manda sempre messaggi entusiasti con scritte le cifre delle visualizzazioni, che crescono a discmisura--"
Insomma, siete delle grandi a seguirci in questa storia da matte.
Ora la smetto e vi lascio godere il capitolo :3
Un bacione,
La 



_Domenica, 07.09.13 
_Ore 07:00
_Burleson, Texas
_Casa Styles, Horan, Payne

Riunione speciale alla base. Venite il prima possibile! È un emergenza.

Tre soggetti vengono svegliati dalla suoneria dei loro cellulari.
Tre teste si alzano debolmente dai rispettivi cuscini.
Cinque occhi si aprono per leggere il messaggio (Harry non aveva la forza di aprirli entrambi).
Tre cervelli riuscirono a formulare, chi prima chi dopo, lo stesso pensiero.

“Louis è matto.”

_Sempre Domenica, 07.09.13
_Ore 07:32
_Burleson, Texas
_Casa Tomlinson

Liam fu il primo ad arrivare. Aveva preso il messaggio molto sul serio, come anche il fatto di essere in quel “gruppo segreto”. Si era precipitato a casa di Louis senza neanche togliersi il pigiama, mettendosi un calzino a righe arancioni e verdi e uno blu, una converse e uno stivale di gomma rosa di sua madre e uscendo senza neanche prendere le chiavi di casa. 
Niall non era stato da meno. Si era messo una tuta ed era corso per strada in ciabatte.
Harry…beh, Harry dormiva in mutande (smettetela di sbavare, voi menti perverse!) e la mattina non aveva proprio la capacità mentale di vestirsi, quindi aveva optato, con la velocità di un bradipo in un video a rallentatore, per una vestaglia con dei gatti di sua nonna. Poi, guardandosi allo specchio, si era reso conto di quanto atroci fossero le condizioni dei suoi capelli, quindi aveva afferrato una cuffia verde da doccia ed si era incamminato per strada ancora con gli occhi mezzi chiusi, attirando l’attenzione dei pochi passanti e dei barboni. 
Imbarazzanti. Tutti e tre.
A casa di Louis, il suddetto aveva accolto il resto della banda vestito nel suo vecchio judogi usato quell’unica volta che aveva provato a fare judo, stupendo il gruppetto vestito in modo altrettanto particolare. 
-Allora Lou, qual è l’emergenza?- Niall fu il primo a parlare quando tutti (Harry) furono riusciti ad aprire gli occhi e a svegliarsi un po’. 
-Il mondo ha bisogno di noi.- annunciò solenne- Abbiamo una recluta fra le mani, molto promettente. Purtroppo è finita dalla parte sbagliata. Il nostro compito è quello di riportarla fra i nostri ranghi, redimerla, rieducarla, riadattarla alla nostra società. Dobbiamo intervenire, e subito.- decretò infine, dopo aver aggiunto qualche mossa strana (lontana anni luce dall’essere come quelle di qualsiasi arte marziale) in mezzo al discorso. 
-Ok… Puoi spiegarti?- tagliò corto Liam.
-Beh, ieri è venuta a qui Alex per chiacchierare un po’…
-Uuh, che Don Giovanni che sei!- lo interruppe Harry, con la voce ancora impastata dal sonno, proferendo per la prima volta una vera parola e non qualche grugnito di assenso. 
-See, va bene… Dicevo, è venuta da me e, mentre parlavamo del più e del meno, ho scoperto che, prima che il mostro della popolarità la rapisse e aggredisse senza pietà trasformandola in ciò che era almeno fino a qualche giorno fa, era una di noi, una NERD!- esclamò entusiasta Lou.
-Oh mio dio…
-Non ci posso credere!
-Impossibile- sussurrarono i tre ascoltatori sconcertati.
-Ragazzi, so che è difficile da pensare però…- iniziò Louis.
-No, impossibile che tu ci abbia svegliato a quest’ora per una stronzata del genere! Ti ammazzo amico! Appena recupero le forze, giuro che ti ammazzo…- esclamò il riccio, dirigendosi indignato nella camera degli ospiti, ormai camera sua. 
-Sì Louis, io lo seguo. Magari ci pensiamo alle 11.30, ok?- Niall seguì l’amico al piano di sopra per buttarsi sul letto. 
-Ehi amico! Io ormai sono sveglio, facciamolo!- sorrise allegramente Liam, stupendo l’altro.
-Grazie Liam, sapevo avrei potuto contare su di te! Iniziamo…
E i due si misero a lavoro, escogitando un piano lavorativo su come far riacquisire conoscenze ad Alex e farla tornare tra le schiere dei Nerd.

_Sì, è ancora Domenica , 07.09 … Oh ma che lo scrivo a fare! Vaffanculo! * tizio al computer si licenzia *

-Spero che sia urgente la cosa! Ero nel bel mezzo di una cosa…- salutò Alex sbattendo la porta di casa Tomlinson. 
-Si certo! Ammettilo che eri a casa a non fare niente e a dormicchiare sul divano…
-Sì, guarda mi hai proprio beccata, Styles. Mi annoiavo come doveva annoiarsi Dio quando ha messo i peli intorno ai kiwi!
-Vedi! L’avevo detto io che non stava facendo niente e potevamo chiamarla.- esclamò il riccio rivolgendosi a Liam, non avendo colto l’ironia della ragazza. Styles non si smentisce mais (Tentativi di fare rime, prova 1: fallita. Idiota.).
-Scusa se ti abbiamo fatta venire qui, che facevi?- chiese Niall schietto, come era solito fare. 
-Ero a fare un giro con Donna… l’unica del gruppo dei popolari che non ha ancora saputo della “notizia” perché è tornata oggi da Cipro.
-Donna? Donna Sanders? Che troia che è…Quella ha visto più palle che Wimbledon tra poco!- esclamò Louis indignato che Alex fosse ancora amica di una del suo vecchio gruppo di oche, galline e altri animali che razzolano. 
-Non so neanche perché ho accettato di andarci. Per un momento ho sentito la mancanza delle vecchie abitudini, ma mi sono pentita non appena ha aperto bocca iniziando con i suoi stupidi discorsi. Ho provato a essere gentile, ho fatto pure una battuta paragonando i suoi fratelli pestiferi ai 12 nani che devastano la casa di Bilbo, ma quando lei non l’ha capita mi sono detta “Ma che cazzo stai facendo Alex?”, così le ho detto tutto sapendo che se ne sarebbe andata e, come volevasi dimostrare, ha inventato una scusa e si è dileguata nel giro di 3 secondi. Poi mi avete chiamato voi idioti.- concluse la ragazza, accennando un sorriso ai quattro riuniti in salotto.
-Tranquilla, non dovrai più sopportare nessuno che non capisca battute geniali come quelle sullo Hobbit. Ci siamo noi! Ed è per questo che ti abbiamo chiamata…-iniziò Liam, lasciando poi la parola al riccio a fianco.
-Oggi, in questo giorno gioiglorioso, riporteremo te, Alexis Holmes, all’originale stato di portatrice del Supremo Sapere. Ritornerai a padroneggiare tutte le conoscenze sul mondo dei Grandi, quali supereroi, maghi, jedi, hobbit ed elfi. Da oggi, Alexis Holmes, tornerai al mondo come…
-Oddio ti prego non dire quella parola, non dire quella parola- sussurrò tra sé e sé la ragazza.
-…Nerd!- concluse Harry con solennità. 
-Ecco, lo sapevo… E va bene, tornerò ad essere la super mega sfigata di una volta, ditemi solo che devo fare.- si arrese Alex con finto fastidio, nascondendo l’entusiasmo di tornare ad essere la vera lei. 
Louis andò in camera sua a prelevare un paio di fumetti, quelli più vecchi che possedesse. Avevano deciso di cominciare dalle origini, in particolare dalle origini di X-men, il fumetto che aveva incantato ragazzi e ragazze del tutto il mondo. Mentre Louis era impegnato nella caccia al tesoro nel suo archivio, Alex era rimasta di là con gli altri e stava frugando nella sua borsa.
-Sai, Alex, non pensavo che l’avrei mai detto di una ragazza, ma senza i tacchi e tutti i vestiti luccicanti stai molto meglio.- commentò Liam, osservando l’abbigliamento della mora. Lei gli sorrise brevemente, tirando fuori la custodia dei suoi occhiali.
-Oh mio Dio! Alex cosa stai facendo?- le domandò inorridito Harry. Lei lo fulminò come suo solito.
-Senti, rompipalle, sono tre anni abbondanti che porto le lenti a contatto tutti i giorni giusto per non farmi vedere con gli occhiali da quelli popolari. Adesso che non ho più niente da perdere, penso di potermi permettere di stare comoda almeno stavolta, non credi?- gli rispose, sistemandosi gli occhiali con la montatura più strana di questo mondo, stile Harry Potter/John Lennon, sul suo nasino.
-Hey, chi è questa nerd nel mio salotto? Non credo di averla mai vista prima!- esclamò Louis facendo ritorno con una ventina di giornalini. Tutti risero, sorprendentemente anche Alex.
-Dunque, il piano è questo, non possiamo stare qui a non fare niente e guardarti mentre ti leggi un fumetto alla volta con i tuoi stupidi occhiali, quindi cominciamo dall’inizio e, con un semplicissimo schema disegnato dall’artista grafico del gruppo, ovvero Niall, ti spiegheremo quello che succede nella prima serie del fumetto.- iniziò la lezione Harry, tirandosi in piedi e girando la lavagna sul cavalletto che avevano montato davanti al televisore.
- Aggiungeremo citazioni importanti del fumetto stesso, cose che sono diventate un must per questo campo, più l’influenza che X-men ha avuto su altri autori nonché l’influenza di altri autori su questo progetto.- aggiunse Liam con la sua supervelocità nel parlare.
Alex continuava ad annuire con una faccia molto del tipo “Sono una dura, ci sto. Stronzi.”. Lo “stronzi” finale era per rendersi ancora più dura.
-Devo prendere che so, appunti?- domandò prima che iniziassero la lezione vera e propria.
-Macché appunti! Questo lo facciamo per divertimento; se assimili vuol dire che noi siamo bravi e che la cosa ti interessa, altrimenti rinunciamo al progetto e ti vorremo comunque bene.- le rispose facendosi una gran risata Niall, mentre Alex continuava ad annuire. 
-Ci vorrà del tempo prima che entri nell’ottica giusta- commentò Harry, scuotendo la testa, mentre Louis iniziava ad illustrare il grafico.

3 ore e 48 minuti dopo.

-Perfetto, e anche lo scontro fra Batman e Pinguino è andato. 
Direi che con questo scontro possiamo finirla qui.- si accasciò sulla poltrona Louis. 
-Certo…- rispose Alex, togliendosi gli occhiali e massaggiandosi le palpebre. 
-Allora, ti siamo sembrati bravi come insegnati? Ti ricordi qualcosa?- chiese ansioso Niall, che per tutto il pomeriggio si era dato all’arte, scarabocchiando a destra e a manca, facendosi venire le vesciche sulle dita.
-Beh, pensavo fosse una cosa molto più dura, invece è stata una stronzata!- rispose la ragazza, pensando di fare un complimento al gruppetto.
-Ah, una stronzata eh?- chiese Harry, innervosendosi, prendendo la mora per la maglietta e avvicinandola con fare minaccioso- A quanti anni muoiono i genitori di Bruce Wayne? E chi li uccide?- sbraitò il riccio.
-A otto anni. Da un rapinatore di nome Joe Chill.-sussurrò frettolosamente Alex.
-Quando appare per la prima volta il fumetto di Thor e chi lo disegna?
-Appare nel 1962, disegnato da Jack Kirby, “The King”. Riposi in pace.
-Chi crea il clone di Gwen Stacy per ingannare Spiderman?
-Un professore di Peter, Miles Warren, che poi diventerà lo Sciacallo.
-Perfetto. Sei pronta. Ma forse hai ragione, sono tutte stronzate.- concluse Harry indignato, avviandosi in corridoio.
Alex si sentì in colpa per aver fatto quel commento, così prese la sedia lì accanto e ci si mise sopra- Oh capitano, mio capitano!- gli urlò dietro, per scusarsi e richiamarlo.
Il riccio si girò stupito.
-Quanto era bello quel film?- chiese Harry, tornando in salotto.
-Non lo so, ma ho pianto tanto!- rispose lei abbracciandolo, come per ringraziarlo per averla fatta tornare l’appassionata di fumetti e supereroi di un tempo.
-Grazie a tutti ragazzi. Siete dei veri amici- disse poi, rivolgendo un gran sorriso in direzione di Lou.
-Ma come siamo dolci stasera! Dov’è finita la nostra Alex?- chiese Liam, al quale arrivò un pugno ben assestato sul braccio dalla ragazza- Ecco, mi sembrava strano…- disse poi massaggiandosi il bicipite. 
-Bene, miei cari compagni d’avventure, io devo andare, domani a pranzo faremo entrare ufficialmente la nanerottola nel nostro gruppo.- disse Harry, salutando il gruppetto e andandosene, trascinandosi dietro Liam e Niall, che ancora non si erano cambiati dalla mattina.

-Ehm, bene…- iniziò Louis, leggermente imbarazzato per essere rimasto da solo in salotto con Alex. Di solito c’era sempre o Lottie o qualcuno della banda.
-Mm, visto qualche film carino di recente?- chiese la ragazza, anch’ella un po’ in imbarazzo. 
-No… Hai fame?
-Mi sono già riempita di caramelle, grazie.
Seduti sul divano, cominciarono a guardarsi entrambi le mani, non sapendo cosa fare.
“Lou, porca miseria! Abbi un po’ di coraggio! Hai Alex qui davanti a te, dille qualcosa…”si ritrovò a pensare il ragazzo.
Sapeva che si sarebbe dovuto dare una mossa se voleva conquistare Alex; infatti, anche se ora era stata esclusa dal gruppo dei fighi, rimaneva una delle più belle ragazze della scuola.
Si ricordò di cosa aveva detto Liam la sera della festa, cioè che se non si fosse dato una mossa, ci avrebbe provato lui con Alex, così, spinto da un moto di gelosia, si avvicinò alla ragazza e la prese per mano (Wow, che gesto passionale Lou, sul serio). 
Alex alzò lo sguardo stranita e il ragazzo si affrettò a staccare la propria mano, dandosi mentalmente dell’idiota.
-Io, ehm…- cercò di scusarsi. 
-Tranquillo, non fa niente- rispose la ragazza sorridente, stringendogli lievemente la mano per rassicurarlo.
Louis in quel momento si accorse di quanto i due fossero vicini. Avvicinò lentamente il viso a quello di Alex, solleticandole le fronte con i suoi capelli mezzi ritti in fronte.
Stava davvero per farlo? Stava davvero provando a baciare la ragazza che per un casino di tempo aveva popolato i suoi sogni migliori? E lei non dava segno di tirarsi indietro. 
-Louis, hai per caso preso tu la mia penna a forma di bacchetta di Voldemort?
Lottie. Accidenti.
-No- rispose il fratello, allontanandosi di scatto da Alex, che era indietreggiata non appena aveva sentito la voce della bambina.
-Forse è meglio se vado, ci si vede domani…- lo salutò, scappando via imbarazzata. Ci fu un ultimo sguardo eloquente fra i due, senza nessuno scambio di parole e in pochi attimi, Alex era già fuori dalla casa.
“Oggi è proprio il tuo giorno fortunato, ragazzo!” si disse Louis con rammarico, guardando la sua amata uscire dalla porta, e iniziando a cercare quella maledetta penna con Lottie.




 



"AH una stronzata, eh?!"


*immaginatevi Louis al posto di Ezra Fitz* #sguardoeloquente ;)





P.S. Questa non è una minaccia, tranquille/i, ma se non ci dite come vi sembra questa storia giuro che vi... farò qualcosa!
No sul serio, se non ci dite come vi sembra, cosa vorreste succedesse ecc, non sappiamo veramente come andare avanti.. Ad esempio, volete Zayn? Non volete Zayn?
Perciò niente, sarebbe bello se lasciaste una recensioncina perché siamo un po' interdette. Love you

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Capitolo 7
*** Capitolo 7 ***


Cambiamenti con la C maiuscola.




Avvertenze:
Questo capitolo è un mega iper super sclero.
Ma d'altra parte chi non impazzirebbe
a sapere che l'anno prossimo
avrà la possibilità di andare
al Where We Are Tour?
Già,
le vostre amate KPooh e Fearless andranno
in quel di Wembley a vedere
una band.. non so se la conoscete
si chiamano tipo
ONE DIRECTION
e sono dei grandi!

 

-Ok, fammi capire, tu ti stai facendo fare una sorta di corso di aggiornamento sul mondo Nerd dagli stramboidi?- chiese Hanna ad Alex quasi sotto shock.
Erano in giro per la scuola nell’intervallo prima dell’ultima ora della mattina. Poi sarebbero andate a pranzo.
Alex sorrise; la sua migliore amica ancora non riusciva a capacitarsi della faccenda.
-Ricordi che mi piacevano tanto? Ho pensato: perché non riprenderli in mano? Tanto che ho da perdere? Insomma, le uniche persone di cui mi importa qualcosa siete tu e i miei genitori. Poi quei ragazzi sono molto meglio di quello che sembra, davvero!- le disse Alex, sentendosi stranamente felice di essere loro amica.
-Ok, non posso credere che tu l’abbia detto ad alta voce, fa veramente strano. E non posso nemmeno credere a quello che sto per dirti, ma, dopo una lunga e attenta riflessione, ho deciso che potrei dar loro una possibilità. . .- disse Hanna tutto d’un fiato.
Alex si fermò in mezzo al corridoio. La bionda si fermò poco dopo di lei. Poi si voltò verso la mora e le rivolse un grande sorriso. Le due si abbracciarono. Era un pezzo che Alex non si sentiva così in sintonia con la sua migliore amica.
-Ok, ok, ora smettiamola con questi sentimentalismi, nanetta! E so quello che stai pensando ma la risposta è no, non leggerò mai un fumetto!- disse sdrammatizzando Hanna.
-Va bene, non ti costringerò, tranquilla! Ok, adesso dobbiamo assolutamente dare sfogo al mio alter ego tunz-tunz e farci una foto. Prendi il tuo iPhone.- disse Alex, ancora sull’onda della felicità.
-Oh, questo è il colmo, ancora non te l’ho detto. Mamma mi ha sequestrato il cellulare lo scorso weekend. Poco dopo che te ne sei andata. Perché dice che spendo troppo in chiamate e messaggi, ma per favore! – sbuffò levandosi una ciocca di capelli biondi dal viso.
Alex le passò un braccio attorno alle spalle.
-Mi dispiace, so che tu e il tuo telefono vivete in simbiosi!- la prese in giro.
-Scherzaci! Non posso andare in giro senza il telefono! È come andare in giro senza cervello! Mi manca perfino scrivere! Guardami…- ribatté Hanna con tono serio, mostrandole le mani che si muovevano sulla tastiera di un cellulare invisbile in modo frenetico –Sto impazzendo!
 
Dopo aver passato il weekend a riflettere sulle parole di Alex sul fatto di mangiare con lei,  Hanna si era decisa a fare la persona matura e al suono della campanella lei e Alex si erano dirette insieme alla mensa e quando Donna aveva fatto un cenno a Hanna di sedersi con lei al tavolo dei fighi, lei aveva declinato l’offerta e aveva mandato a quel paese Kendra, che l’aveva guardata dall’alto in basso.
-Hanna, scusami per quella volta in corridoio. Non mi azzarderò mai più a guardarti negli occhi!- esordì Harry vedendola arrivare con la sua aria superiore. Il ragazzo si era coperto la faccia con le mani, temendo un attacco di qualsiasi genere, psichico o fisico.
-Calma, Styles, non sono qui per ammazzare nessuno. Sono qui, per. . .- Hanna si bloccò, non sapendo bene come definire quello che intendeva fare.
-Perché sono qui?- bisbigliò all’orecchio di Alex.
-È qui perché è una mia amica, non le va più di stare con quegli stronzi e, grande notizia, ha deciso di darvi una possibilità.- concluse Alex, sedendosi al suo solito posto.
Harry abbassò le mani lentamente, ricomponendosi.
-Oh, se è così, dite amici ed entrate!- commentò il ragazzo, suscitando come unica reazione nella bionda un’espressione confusa.
-È una citazione del Signore degli Anelli- le suggerì gentilmente Liam, che era seduto accanto al moro.
-Ah, certo. Mi pare ovvio…- rispose Hanna, sedendosi ancora incerta.
-Allora, avete idea di dove sia Louis? Di solito siete tutti già qui quando arrivo io.- chiese Alex, iniziando a mangiare la sua insalata. I ragazzi scossero la testa.
-Ma l’hai vista? Alla fine l’ha capito che non era fatta per stare fra noi, Miss Stronzetta- Kendra sussurrò queste parole alla sua amica Jess, proprio alle spalle di Hanna. Sussurrare era un parolone, sembrava l’avessero gridato ai quattro venti, per farsi sentire da tavolo dei nerd. Stronze.
Harry ebbe giusto il tempo di borbottare “Ma che cazzo..?”, che Hanna si era già voltata verso quelle due.
-State pronti all’ira di una Banshee?- sussurrò Alex ai suoi amici, mentre Hanna esclamava incazzata nera
- Che ha detto quella stronza?-
-Ops, l’ho detto ad alta voce?- disse Kendra, mettendosi una mano davanti alla bocca fingendo di essere dispiaciuta. Hanna si alzò in piedi, mentre Alex tentava di fermarla.
-Wo! Lotta fra ragazze!- esclamò entusiasta Harry, dando di gomito a Liam, che appariva invece piuttosto preoccupato.
-Brutta demente, non ti provare a dire una cosa del genere mai più, hai capito? Chi ti credi essere per dire non solo a me, ma a chiunque in questa scuola che non è adatta ad un certo status sociale? Tu in particolare dovresti stare zitta...- sbraitò Hanna, puntando contro Kendra un dito minaccioso.
Ci fu uno scambio di sguardi diabolici fra le due bionde.
-Ken, di cosa sta parlando questa falsa bionda?- chiese Jess, pensando di poter “dare le paste” a Hanna James.
La “falsa bionda” spostò lo sguardo di fuoco da una stronza all’altra -Io sarei la falsa bionda? Io? Ma se a te si vede la ricrescita di venti centimetri lontana da tre chilometri!- la zittì Hanna.
-James, ti conviene non dire a nessuno quello che sai, se no sei finita.- sputò fra i denti Kendra, avvicinandosi al viso di Hanna. Lei fece un sorrisetto supponente e mantenne il suo sguardo fisso in quello di Kendra.
-Se sto zitta sui tuoi segreti da sgualdrina, è perché non sono una stronza come te.- concluse Hanna, guardandola dall’alto in basso. E Alex, che aveva seguito la scena da dietro alla sua amica, sorrise. Hanna James la Buona era tornata , similmente a Gandalf il Grigio che ritorna dalla compagnia come Gandalf il Bianco.
Le due arpie si ritirarono come gli huruk-hai dopo la battaglia del Fosso di Helm e Hanna tornò a sedersi con i nerd con un’espressione spietata sul viso.
-Allora, voi leggete soltanto fumetti?- domandò come se nulla fosse, riacquistando il sorriso.
-Lascia stare i fumetti e parliamo di te: sei stata una bomba!- esclamò Harry, rimpiangendo che il suo migliore amico non fosse stato lì a godersi lo spettacolo.
-Oh, niente di che, quando ci vuole ci vuole e non poteva continuare a fare la stronza ad oltranza.- disse Hanna, che adorava vantarsi delle cose stupide, ma non di quelle serie.
-Questa sì è la mia migliore amica, mica seghe!- commentò Alex, indicandola con il pollice e sogghignando orgogliosa.
-Davvero, Hanna, sei… ammirevole.- disse Liam, guardandola stupito. Fino a un paio di ore prima era abituato a vederla come l’oca che aveva scaricato la sua migliore amica per poter rimanere in vista all’interno della scuola e adesso era stato costretto a cambiare idea. Hanna gli sembrava una persona completamente diversa.
-Lasciate stare, parliamo di altro, non ho voglia di discutere della mia grandiosità.- ribadì Hanna, che all’improvviso si sentiva a disagio a stare al centro dell’attenzione.
-Va bene, ma sappi che rimarrai nella storia per noi tre! – le disse fiera Alex.

Hanna aveva passato la pausa pranzo con i nerd e con Alex.
Si era dovuta ricredere, quei ragazzi non erano poi tanto male. Certo, non avevano tutte le rotelle a posto e citavano un po’ troppo spesso per i suoi gusti fumetti e film fantasy, ma non erano peggio di Alex durante la prima media!
Adesso si stava dirigendo con nonchalance verso il bagno delle ragazze, ma aveva una sensazione strana addosso. Sentiva come uno sguardo che premeva sulla sua nuca.
Si voltò ma non vide nessuno. – Che cavolo, a stare con Styles e Payne una sola ora mi si è già rattrappito il cervello!- borbottò, riprendendo la sua passeggiata. Chissà come mai quel giorno il corridoio era particolarmente affollato, per questo non si accorse, quando entrò in bagno che la porta non si era chiusa con un tonfo sordo alle sue spalle, ma che un’altra persona era entrata dopo di lei e aveva bloccato l’ingresso.
Ok, era piuttosto inquietante come situazione, ma non dovete pensare male, nella vita vera non ti chiudono nel bagno della scuola per stuprarti o per spararti o per sbatterti la testa dentro al water nel tentativo di farti affogare. Cioè, andiamo! Sarebbe palese chi è stato con tutte le telecamere che ci sono!
Hanna si mise tranquilla a ritoccarsi il trucco e quando alzò lo sguardo dal lavandino incrociò i suoi occhi azzurri con quelli color cioccolato del ragazzo che era entrato dopo di lei, meglio conosciuto come “il ragazzo strano e pericoloso” o “quello che fuma troppo e porta sempre quel giacchetto di pelle” o “ quello che: cazzo hai visto il suo culo?” .
-Zayn Malik, quale piacere.- disse, mettendosi il lucidalabbra.
-Ciao, Hanna, è un po’ che non ci sentiamo.- rispose lui, sorridendole enigmatico e mantenendo il suo sguardo scuro in quello chiaro di lei. Hanna trattenne il respiro quando sentì Zayn avvicinarsi alle sue spalle.
-Zayn, è meglio se te ne vada- gli consigliò, visto che si stava spaventando.
Non era infatti la prima volta che parlava con Zayn Malik. Nessuno sapeva che si conoscevano e anche bene per giunta. Era una storia strana la loro. Durante le ultime due settimane dell’estate durante la quale Hanna era dimagrita, aveva frequentato un di quei campi per bambini ciccioni. Non era più obesa, ma sua madre aveva insistito e lei non aveva potuto opporsi più di tanto. Al campeggio aveva incontrato Zayn, che non aveva bisogno di dimagrire, ma faceva una sorta di servizio di volontariato e i due avevano inaspettatamente stretto amicizia durante quelle due settimane.
Zayn era stato il primo ragazzo ad avere una cotta per Hanna e il primo che lei avesse mai baciato.
Quando aveva iniziato le superiori, però, Hanna aveva avuto una brutta sorpresa nello scoprire che Zayn non era il bravo ragazzo che le voleva far credere o perlomeno che nessuno in quella scuola pensava che lui fosse un bravo ragazzo. Insomma era una sorta di Anakin Skywalker, perché le “bravate” che faceva erano per aiutare la sua famiglia, composta da quattro sorelle minori e una nonna tutte a suo carico. Aveva anche una moto e andava sempre in giro con un giubbotto di pelle. Non era il tipo di ragazzo che la nuova Hanna si sarebbe aspettata di frequentare dopo il campo al quale si erano conosciuti e quindi aveva alzato un muro tra di loro e non si erano più parlati.
Erano tre anni che non si scambiavano parola e che non si guardavano, ma i pensieri di Hanna, pur occupata a uscire con i popolari, erano spesso ruotati intorno a lui.
-Hanna, non ti devi preoccupare e non devi aver paura di stare con me. Lo sai che non tutto quello che si dice in questa scuola è vero e non tutti sono come appaiono, tu in particolare dovresti capirlo…-le disse con la sua voce bassa e melodiosa. Hanna prese un grande respiro.
-Io. . . non so davvero cosa dirti. . . cosa vuoi dopo tutto questo tempo?- gli domandò, visto che nella sua testa al momento c’era una grande confusione.
Lui si avvicinò ancora di più alla bionda e la prese per la vita.
-Oggi, dopo tre anni, ho finalmente riconosciuto la ragazza che ho conosciuto in campeggio. La vera Hanna.- le disse appoggiando la fronte alla sua.
-Mi è piaciuto quello che hai detto e mi sei piaciuta tu.- continuò.
Hanna chiuse gli occhi, tentando di interrompere quello che poteva essere paragonato al potere psichico del Professor X, visto quanto erano profondi gli occhi di Zayn.
Inspirò il profumo del giacchetto di pelle misto a quello delle sigarette e poi riaprì gli occhi.
-Voglio starti accanto, Han. Voglio stare con te e recuperare il tempo che abbiamo perso.- le disse prima di baciarla.
In un primo momento Hanna pensò di allontanarlo, insomma non era il bad boy della scuola, il teppista che sfasciava le auto e fumava nei bagni? Ma poi pensò che era terribilmente sexy e che lei lo conosceva, lo conosceva per quello che era davvero e che probabilmente, come lei, anche lui si era creato una sorta di alter ego per sopravvivere alle superiori. Che male c’era a baciare un gran fico? Nemmeno fra i popolari c’era un ragazzo più bello di lui e poi con Zayn il detto “tutto fumo e niente arrosto” non aveva senso, perché lui fumava parecchio, ma era moooooolto arrosto. Quindi Hanna si diede alla pazza gioia e rispose felice a quel bacio, senza sapere davvero dove l’avrebbe portata.
 
 
"-Louis! Finalmente! Dove prisnac eri finito? Ti ho tenuto il posto a pranzo e ti sei perso la sfuriata di Hanna James contro quelle due idiote galattiche di Kendra e Jess! – esclamò Harry entrando nell’aula di matematica. Louis era seduto al solito posto in fondo all’aula con la testa fra le mani.
Era una scena familiare.
Il ricciolo si sedette. –Tieni, Lou, gran figlio di un Joker! Ho fatto il video!- disse, porgendo il proprio telefono all’amico. Louis alzò la testa e guardò lo schermo del telefonino.
-Hazza, qui si vede soltanto la tua faccia- commentò con poco entusiasmo.
-Ma come? Ero sicuro di aver ripreso tutto! Va be’, ti farò uno spettacolino più tardi. Comunque davvero, dove eri finito?-
-Ero qui a crogiolarmi nel mio dolore.- rispose Louis sdraiandosi ancora di più sul banco.
-Lou, ma di che diavolo parli? Hai di nuovo perso l’edizione speciale del terzo episodio di Star Wars?-
-Magari! Ieri ho quasi baciato Alex…- confessò il ragazzo, tirandosi il cappuccio fin sopra la fronte e tirando le stringhe della felpa per coprirsi completamente la faccia. Poi sentì un tonfo sordo sulla schiena. Harry gli aveva tirato una sonora pacca e dallo spiraglio del cappuccio Louis poteva scorgere la sua espressione entusiasta.
-Ma allora i miracoli esistono! Lou! Congratulazioni! Sei a tanto così da dichiararle i tuoi sentimenti e da realizzare lo scopo della tua vita!- esclamò felice Harry, mentre Louis dallo spiraglio lo guardava sconsolato.
-Harry, aspetta prima di festeggiare. Qui dobbiamo considerare un sacco di fattori. Primo: non ci siamo baciati. Secondo: non credo che le parlerò mai più. Terzo: non credo che vorrà mai parlarmi di nuovo. Quarto: sono un completo disastro e ho sprecato l’opportunità della mia vita.- mugolò Louis, sbattendo di nuovo la testa contro il banco.
-Oh, suvvia, vecchio mio! Guarda che è più facile di quanto tu la faccia, molto più facile! – ribatté Harry, senza perdere il suo buonumore.
-Davvero, Harry? Davvero? Ma tu hai idea di con chi stai parlando?-
-Sì, sto parlando con un vero idiota! Louis, la prossima volta che sarete da soli, ti appendi al balcone a testa in giù, la fai venire sotto al balcone e le dai un bacio degno di ogni bravo Peter Parker. Punto. E abbiamo risolto il tuo problema.
-Io non ce l’ho nemmeno un balcone!- esclamò esasperato Louis.
-Fa lo stesso! Cioè, con il balcone sarebbe stato tutta un’altra cosa! Di gran lunga più memorabile, ma possiamo fare in un altro modo.- disse Harry risoluto.
-Ovvero?- domandò Louis, che ormai si aggrappava a ogni possibilità per non rimanere solo in posizione fetale come Batman nella caverna sotterranea quando Alfred è in ferie prima di incontrare Robin.
-Le dici quello che provi come ogni ragazzo senza poteri sovrannaturali né possibilità di salvare il mondo grazie ai suoi miliardi e ai maggiordomi versatili e perspicaci. Le dici quello che provi e accetti il tuo destino di buon grado. Guarda che ci sono cose peggiori, o devo ricordarti la fine dei genitori di Neville, torturati da una delle maledizioni senza perdono?- gli disse Harry, pensando di aver concluso il discorso e di aver trovato la soluzione migliore, anche se un po’ meno teatrale di come sperava.
-Stai scherzando? Non le dirò mai e poi mai quello che provo! Pff..- esclamò Louis con ovvietà.
-E perché no?
-Per Zeus, sono un nerd, mica un hippie!- rispose Louis, finendo lì il discorso.
 
Andare in giro con una spada laser alla veneranda età di 17 anni sarebbe stato imbarazzante per chiunque, ammettiamolo. Ma qui stiamo parlando di Harry Styles, Harry “Caso Umano” Styles.
E lui, a quanto pare, non si faceva problemi.
Il nostro jedi aveva passato il pomeriggio in biblioteca, rifugiato in una delle stanze dedicate ai bambini che il lunedì non veniva mai usata. Non che si volesse nascondere perché si vergognava di  far vedere agli altri che non era un idiota e che anche lui ogni tanto studiava, era solo che non voleva dare la possibilità agli altri di poter aggiungere la parola “secchione” alla lista dei tanti insulti con cui veniva chiamato dal resto della scuola e dal resto del mondo, che in quel momento, per lui, erano la stessa cosa.
Può sembrare strano, ma ad Harry, in fondo, importava ciò che pensavano di lui. Era stanco di sentirsi solo, discriminato per le sue passioni, preso per il culo da quattro scimmie che più che grattarsi la testa non sapevano fare, isolato dal resto delle persone, costretto nel suo spazio, che poi c’era il problema della claustrofobia, di cui soffriva, e sentirsi in quel modo non migliorava di gran lunga la sua salute.
Non che fosse poi così solo, insomma c’era Lou, che lo sosteneva in tutto e per tutto e lo aveva reso meno stramboide di quanto non fosse prima, Liam, che si dimostrava sempre più simpatico, con un carattere gioviale e un grande cuore, e Niall, che lo aiutava sempre a sopportare la sua situazione familiare nei suoi momenti di crisi. Sentiva solo la mancanza di qualcuno che gli volesse bene in modo… diverso.
D’altra parte era un uomo, anche lui aveva i suoi bisogni. –If you know what I mean-
Dopo aver studiato 3 ore… Ok, non erano 3 ore, erano 50 minuti, il resto del tempo era stato dedicato all’importante lettura dell’ultimo libro della saga di Percy Jackson: era un libro abbastanza infantile ma aveva imparato più cose sulla mitologia greca da quella storia che dal suo libro di testo. Dicevo, dopo essere stato 3 ore su un divanetto della biblioteca, era passato dal “Forbidden Planet”, il suo negozio di fumetti e gadget preferito, e aveva deciso, in un momento di follia e amore per se stesso, di meritarsi la nuova spada laser di Star Wars esposta in vetrina, e di comprarla. Era la cosa più figa che avesse mai posseduto, primo perché non era di plastica come tutte le altre ma di titanio, quindi, anche se non ti tagliava a metà come un laser vero, se la beccavi in testa, ti faceva male; secondo perché veniva fuori e si richiudeva in meno di 5 secondi, pigiando un pulsantino rosso; non dovevi tirarla fuori e richiuderla te a mano.
Aveva speso tutti i soldi che aveva dietro, ma ne sarebbe valsa la pena…
 
Guardò l’orologio, accorgendosi che erano quasi le otto ed era in super mega ritardo sia per la cena che per prendere l’autobus, che gli sfrecciò accanto proprio in quel momento. Come può correre Bolt in un video a rallentatore, corse per la strada, sbracciandosi come un orso che balla la samba con un opossum, ma alla fine ce la fece a farsi notare dal guidatore, che lo fece salire dalla porta posteriore.
Con il fiatone e la spada laser chiusa penzolante da un braccio, si avvicinò a uno dei sedili in fondo. Non appena si fu seduto, si accorse che c’erano pochissime persone sull’autobus, solo due degli idioti che vedeva passare ogni tanto vicino casa sua, sempre a passarsi le canne neanche fossero un calumet della pace, importunando la gente, e una ragazza bionda con un borsone sportivo. Quella si girò dopo poco ed Harry notò che era Aubrey, così le sorrise e la salutò con un “ciao” mormorato. Lei rispose con un sorriso appena accennato e tornò a guardare fuori dal finestrino.
Dopo qualche minuto di strada, uno dei due ragazzi (quelli scemi strafatti di prima) si avvicinò a Aubrey con un’espressione tronfia sul volto.
-Ehi, ma tu per caso, sei la figlia di un terrorista?- le chiese l’Idiota 1.
-Cosa? No, certo che no.- rispose lei, interdetta.
-Ah, perché sei una bomba!-
“Ma che cazzo.. ? ” pensò Harry sentendo quella battuta oscena e alzandosi piano, per vedere se Aubrey aveva bisogno di aiuto; ma la ragazza se la cavava abbastanza bene.
-Hey, amico, mi dispiace, ma, come dire, è come la neve sul bagnato…-
Il ragazzo la guardò come un pesce lesso con contorno di patate al rosmarino.
- Eh?- fu quello che riuscì a formulare.
-Non attacca!- gli rispose beffarda Aubrey.
Harry, da lontano, si trattenne dal ridere.
L’Idiota 1 ci mise un po’ a capire la battuta, ma alla fine, invece di arrendersi, come avrebbe fatto qualsiasi persona intelligente,  si avvicinò ancora di più alla ragazza.
-Eddai! Non fare la difficile! Lo sanno tutti che non lo sei!- disse, afferrandola per i fianchi.
–Smettila! Mi fai male, cazzo!- si dimenò lei.
L’unico risultato fu che lui la strinse ancora più forte, mentre l’Idiota 2, fin’ora in disparte, si era avvicinato per dare manforte all’amico.
Harry era sotto shock. Non sapeva se intervenire. Cioè sì, sapeva di dover intervenire, ma era un tantino preoccupato di farsi spaccare la testa da uno dei pugni/martelli da 300 kg dell’Idiota 2.
Alla fine, preso da un coraggio divino, mandato sicuramente dal dio Ares, quel bricconcello che attacca sempre battaglia, si diresse velocemente in direzione dei tre, dritto verso l’Idiota 1. Era pronto perfino a tirargli un pugno, quando l’autobus frenò bruscamente. Harry, da acrobata qual era, perse l’equilibrio e travolse in pieno l’aggressore di Aubrey, facendolo cadere e tirandogli una gomitata in testa mentre si rialzava. –Oh cazzo! Scusa, amico, non volevo…- si scusò alzando le mani e colpendo con la spada laser, apertasi nella caduta, la faccia dell’Idiota 2, venuto in soccorso dell’amico. Quello scivolò su un sedile tenendosi il naso sanguinante con una mano e ripassando ad alta voce tutto il corollario di santi che conosceva.
Harry, notando che, miracolosamente, l’autobus era arrivato alla loro fermata, rifilò un ultimo calcio all’Idiota 1 che si stava alzando, facendolo ricrollare a terra, prese per mano Aubrey e si catapultò fuori.
Corsero per un po’, finché non furono sicuri che l’autobus fosse ripartito con i due aggressori/aggrediti ancora dentro.
A quel punto, ancora con il fiatone, ripresero a camminare, ancora mano nella mano.
Appena il loro respiro tornò regolare, Aubrey guardò Harry.
-Che c’è?- chiese lui di rimando.
- Mi stai ancora tenendo per mano- rispose lei.
-Ah, scusa, non me n’ero accorto…- disse allora imbarazzato, lasciandola.
Continuarono a camminare in silenzio finché non arrivarono all’incrocio che divideva le loro strade.
Harry allora si fermò.
- Come stai? Vuoi che ti accompagni a casa?- chiese premurosamente. Non voleva lasciarla da sola quella sera.
-Sono indecisa su come risponderti. Se fare la parte della spavalda stile venditore ambulante e dirti “Ehi capo! No preocupa. Penso tutto io! Tranquilo belo, tu va casa!”, o quella della ragazzina terrorizzata con un “ Oddio Harree! Ho paura! Ti prego, portami a casa, preferibilmente prendendomi in braccio!”- disse lei titubante.
-Fai semplicemente la parte di te stessa.- rispose lui serenamente, anche se sperava scegliesse la seconda, pensando che portarla a casa in collo non sarebbe stato poi così male.
-Per favore, accompagnami a casa.- disse lei, arrossendo fino alla punta delle orecchie.
 
Si avviarono verso Old Wish Road, dove abitavano gli Horan, quando, a un tratto, videro due tizi nell’ombra sbucare dal viottolo laterale, correndo verso di loro. Aubrey, pensando che fossero i due Idioti di prima pronti a vendicarsi per essere stati picchiati, si strinse ad Harry, nascondendo la faccia nel suo petto.
Fortunatamente i due erano solo dei corridori, che in effetti Harry vedeva spesso allenarsi la sera.
-Hey Aubrey, è tutto ok. Non sono loro…- le sussurrò nell’orecchio, accarezzandole i capelli.
Lei allora alzò gli occhi, ancora stretta a lui, più in imbarazzo di prima.
Stettero lì a guardarsi per qualche momento.
Harry in quel momento iniziò a vedere Aubrey per come era realmente per la prima volta.
Iniziò a pensare a come sarebbe stato stare con lei, baciarla, stringerla a sé e baciarla di nuovo. Non riusciva a capire come non avesse fatto ad accorgersi prima di come lei fosse perfetta per lui, di come lo capisse, di come non lo giudicasse per il pazzo che era, di come ridesse meravigliosamente alle sue battute, di come fosse bella anche nei suoi giorni peggiori, con i capelli bagnati dalla pioggia o tenuti fermi da un elastico in una coda disordinata. Se avesse potuto tornare indietro, a quando la trattava solo come una ragazzina, solo come la sorella del suo amico, si sarebbe volentieri tirato un pugno “Ehi, sveglia, non vedi che questa è la donna perfetta, hai del prosciutto negli occhi per caso?”.
La guardò, e capì che per tutto quel tempo era stato un idiota. Si avvicinò con il viso alle sue labbra, sfiorandole appena, per paura che lei si ritirasse improvvisamente, rifiutandolo.
Ma lei non lo fece.
Harry allora non perse l’occasione e la strinse forte a sé, baciandola come avrebbe dovuto fare molto tempo prima.
 
Oh sì, era stato proprio un idiota.
 
 
 
“Harry è un carissimo amico, gentile, simpatico. Ma ne ha passate tante, non credo sia la persona più adatta con cui stare, perciò vedi di togliertelo dalla testa!”.
 
La voce di Niall rimbombava nella testa diAubrey.
Per i primi 10 secondi si era goduta il momento, lasciandosi trasportare dalle labbra di Harry sulle sue, dalle mani che le tenevano un fianco e le accarezzavano la schiena, dal suo profumo che lo avvolgeva sempre, passandogli una mano fra i capelli.
Poi la voce del fratello aveva interrotto la festicciola nella sua testa.
Allontanò di scatto le proprie labbra da quelle di Harry.
-Non… Non possiamo.- sussurrò, facendo sfiorare le loro fronti e guardandolo negli occhi.
-Perché ?- chiese il riccio, con sguardo improvvisamente serio.
-Niall… è mio fratello, il tuo migliore amico, insomma…- cercò di difendersi, senza concludere niente.
Si staccarono di qualche passo.
-Oh, certo, mi sembra logico.
-Che poi siamo solo stati presi dal momento, no?
-Ovvio, è stata… l’emozione!
-Già, avevamo solo paura di essere pestati.
-Ehm, certo, stile “ultimo bacio prima di morire”.
-Ovvio!
-Già, non vogliamo cadere nei soliti cliché solo per un momento di follia…
-Ecco! Ci sono in giro tutti quelli che pensano “Ragazzini con gli ormoni in subbuglio che non si sanno controllare” che però si sbagliano alla grande. Suvvia! Possiamo controllarci.
-Certo che sì!
-Siamo capaci benissimo di prendere delle decisioni razionali e sensate.
-Ne stiamo prendendo una ora, niente più baci!
-Esatto, pienamente d’accordo…
-D’accordissimo.
-Bene!
-…
-Oh, fanculo!
Harry fece due passi avanti, avvicinando il proprio petto a quello di Aubrey, mentre lei gli stringeva le gambe ai fianchi, saltandogli in collo.
Si baciarono con più passione di prima per quanto potessero, appoggiati al muro del palazzo all’incrocio, incuranti di chi potesse passare, pensando soltanto a scontrare le loro labbra e a stringersi l’uno a l’altra.
 








"Che ha detto quella stronza?!"



"OH, fanculo!"

 

 

 
Aloha!

Ok, ditemi che state saltando sul letto anche voi dalla gioia! Ma com'è questo capitolo?? Aaaah, quanto adoro Aubrey e Hazza!
Comunque passando a cose più serie, grazie di seguire la storia, so che sono stata un po' una stronzetta a dirvi di recensire sempre ma ero davvero in crisi a un certo punto e non avevamo più idee, un aiuto sarebbe stato gradito, perché ricordate, STIAMO LAVORANDO PER VOI!
Comunque niente, spero che questo ammasso di parole qua sopra sia di vostro gradimento, altrimenti io e Fearless saremo molto molto sad.
OK, bando alle ciance.

Ci vediamo nel prossimo capitolo, che non sappiamo neanche come sarà, ma va bene così, i misteri sono fighi!
LOVE YOU THIIIIIIIIIIIIIIIS MUCH
KPooh_


 

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Capitolo 8
*** Capitolo 8 ***


Rehearsals and confessions

 

 

Mi scuso dal profondo del cuore (sono Fearless) perché
ci ho messo così tanto a scrivere il capitolo,
ma K mi ha più che sollecitata e quindi,
here it is :)




-Va bene, ce la posso fare! Allora… Alex, Alexis, Amica mia! No ok, questo era penoso. Cazzo! Ok, ok… Allora. Cara Alex, stavo ripensando all’altro giorno quando. . . Cazzo! Ecco, se le dico così sembro uno psicopatico in fissa con lei, cosa che non sono, OVVIAMENTE. Vero..? “Certo amico, certo…” “Grazie per il supporto coscienza. Molto gentile!” 
Louis stava continuando a camminare avanti e indietro per la sua stanza da almeno due ore. Aveva ormai finito la nuova copia di Flash ed era saltata la corrente proprio quando aveva deciso di giocare alla play station, quindi non aveva trovato nessun modo per impedire alla sua mente di ripensare ad Alex, alle loro mani che si toccavano e al loro quasi bacio. Dio! Si sentiva come una fan di Edward Cullen in preda al panico che salta qua e là come presa da attacchi epilettici alla premiere di Eclipse! Era pietoso. Si era guardato allo specchio più volte dandosi del patetico. E adesso aveva deciso di provare a ideare a grandi linee il discorso che avrebbe potuto fare all’amore della sua vita, per seguire il consiglio di Harry e rivelarle i suoi sentimenti. Solo a dire quella parola si sentiva ridicolo. “Sentimenti”… Bah! 
Che poi era una cosa assurda seguire dei consigli sull’amore da parte di Harold Edward Schizzato Styles. Lui che non aveva mai avuto una vera ragazza, lui che diceva di averne conquistate a bizzeffe e di avere la fila alla sua porta, quando l’unica persona che si presentava a casa sua era il postino, al quale poi Harry non si degnava neanche di aprire la porta e faceva fare tutto a sua nonna Chloey, che non ci sentiva più come una volta e, per coprire meglio il rumore del campanello, guardava sempre a raffica e col volume a mille soap opera argentine come “Milagros” e “Juan Pablo Maria Estebàn e le sue 4 mogli”. Quel pover’uomo aspettava ore alla porta.
Insomma, Louis stava tentando di mettere in fila almeno tre parole che avessero senso, senza riuscirci con grande successo. Alla fine si gettò a terra sconsolato. 
-Lou, amico, che cavolo ci fai sdraiato per terra? Non sembri proprio comodo comodo.- commentò Liam, entrando nella sua stanza senza neanche bussare.
-No, non è il massimo del comfort, ma va bene lo stesso. Che ci fai qui?- rispose il moro dal pavimento, rimanendo con gli occhi puntati ancora sul soffitto e le braccia e le gambe spalancate.
-Oh, giù al Seven-Eleven ci hanno mandato dei nuovi fumetti e te ne ho portati un po’, giusto per vedere se ti interessavano. Te li lascio qui, ora devo andare in palestra.- gli disse gentilmente Liam.
-Grazie, amico. Dopo li guardo.- 
Liam rimase un attimo sulla porta, guardando l’amico con pietà, poi si voltò per andarsene. -Hey, Liam- disse Louis, giusto in tempo prima che scendesse le scale. -Sì, Lou?- 
-Come è andato il pranzo con . . . le ragazze?-. Louis non sapeva se Liam avesse capito dove voleva andare a parare, ma sperò con tutto il cuore che lo facesse per non scendere in argomenti imbarazzanti.
-Lei ha chiesto di te. E secondo me, dovresti sbrigarti a dirle ciò che provi, perché purtroppo certe cose svaniscono quando uno le ignora.- rispose Liam. Aveva capito! Meglio di Bilbo Baggins con gli indovinelli di quel viscido di Gollum! Il cricetino che faceva girare gli ingranaggi del cervello di Louis fece un salto di gioia.
-Grazie di nuovo, amico.
-È sempre un piacere. Che la forza sia con te!

Liam ormai era parte integrante del gruppo di Harry, Louis e Niall e passava la maggior parte del suo tempo insieme a loro, quando non doveva lavorare al Seven-Eleven. Ma c’era un momento nella settimana che scompariva e nessuno dei suoi amici aveva idea di dove quel giovanotto fosse finito.
Quello che quei tre balordi non sapevano, era che nella sua vecchia città (infatti Liam si era trasferito durante quella estate, per quello né Harry né Louis l’avevano mai incontrato a scuola) Liam non era proprio l’ultimo degli sfigati, magari il penultimo, ma insomma, era uno del gruppo degli sportivi. In particolare, Liam faceva baseball. Nella nuova scuola però, non se l’era sentita di fare le selezioni per la squadra, e per quell’anno aveva deciso di dare libero sfogo solo alla sua passione nerd. Anche per quello i suoi, in particolare suo padre, l’avevano spedito a lavorare part time.
Liamuccio non aveva avuto voglia però di disfarsi del suo corpo piuttosto atletico e quindi durante l’estate era spesso andato nella palestra attrezzata della scuola per tenersi un po’ in forma. E continuava ad andarci il lunedì e giovedì pomeriggio dopo la scuola, visto che nessuno di quei “geni” degli atleti sapeva che la palestra fosse aperta, senza rischiare così di incontrarli e finire nei guai.
Nessuno degli atleti sapeva tutto ciò, ma Zayn Malik sì. Liam e Zayn si erano incontrati la prima volta in palestra a Luglio, si erano visti lì a giorni alterni senza scambiarsi che sguardi per un paio di settimane, poi Liam, da bravo gentiluomo qual era, si era presentato e Zayn, sebbene un po’ restio, aveva replicato il saluto.
Insomma, fra i due era nata una bella amicizia, anche se Zayn aveva spiegato le ragioni per cui non potevano passare del tempo insieme pubblicamente. 
Quando Liam incontrò Zayn nella palestra verso le quattro quel lunedì pomeriggio, vedendolo avvicinarsi con aria cupa, pensò subito che avesse a che fare con una ragazza.
-Dunque, fammi capire bene, tu oggi sei andato nel bagno delle ragazze, hai bloccato la porta come uno psicopatico, ti sei avvicinato di soppiatto ad Hanna James l’hai presa e l’hai baciata?- disse Liam, ricapitolando la faccenda, mentre aspettava che Zayn mettesse giù il bilanciere. 
-Ricordati che prima di baciarla, mi sono assicurato di parlarle e di dirle i miei sentimenti.- gli fece notare il moro per migliorare la descrizione di ciò che era avvenuto con Hanna. Liam annuì, stringendo le labbra, come se la cosa potesse cambiare tanto la situazione.
-Ehi, non fare quella faccia! Ho fatto grandi passi avanti, considera che prima di ieri non le avevo mai parlato né l’avevo guardata negli occhi!- precisò ancora Zayn, leggermente insoddisfatto dalla reazione del suo amico. 
Insomma, Liam dopo avere saputo tutta la storia di Hanna, l’aveva rimproverato per non essersela più considerata per così tanto tempo, per averla lasciata ed essersi lasciato lasciare (scusate l’intreccio di parole) senza alcuna spiegazione. Era un comportamento da bambini, gli aveva detto Liam, e Zayn odiava i bambini, soprattutto quelli stupidi e testardi che mangiano tanti dolci e fanno sempre i capricci, tipo Dudley Dursley, non so se avete presente il tipo. Odio profondo. 
-Zayn, l’hai messa con le spalle al muro, che poteva fare? –
-Liam, non è come credi tu! Si vedeva benissimo nei suoi occhi che era quello che voleva anche lei. Avresti dovuto sentire con che impeto mi ha baciato!- protestò. 
-Va bene, può darsi che sia andata come dici tu. Benone, dunque! Adesso qual è la tua prossima mossa? Intendo, riprenderai a frequentarla o ad ignorarla?- gli domandò molto tranquillamente Liam, mentre si preparava a fare una serie di addominali.
-Non ne ho idea, mi sa che aspetterò di vedere la sua prossima mossa. Non voglio passarci da imbecille innamorato, nel caso in cui per lei non sia significato nulla quel bacio.
-Lo so, lo capisco, ma insomma, guarda cosa mi è successo con Amber, ho aspettato che facesse lei la prima mossa ed è andato tutto a puttane.- disse Liam sconsolato, con il fiato corto.
-Primo: non usare quel linguaggio, non ti si addice affatto, cazzo. Secondo: ancora non si è fatta sentire quella stronza?- gli domandò Zayn, dimenticandosi per un momento dei suoi piccoli problemi di cuore.
Liam, come abbiamo già detto, attente lettrici (se non ve lo ricordavate non siete degne di leggere questa meravigliosa storia. Pff! ) , si era trasferito giusto quell’estate, ma non aveva abbandonato solo la sua città e i compagni della squadra di baseball. Molto probabilmente avrete già capito che aveva lasciato anche una ragazza, o meglio, era stato scaricato dalla sua fidanzata. 
Al momento del trasloco, Liam e Amber stavano per compiere il loro secondo anniversario e Amber, da vera stronza dai capelli rossi qual era, aveva pensato bene di mollarlo, perché “le storie a distanza hanno vita breve” (immaginate di averlo detto con la lingua fra i denti, insomma in maniera ridicola, facendo il verso ad una troietta). Nemmeno Liam si fosse trasferito in un altro stato! Ma per Amber due ore di macchina erano troppe e non aveva la voglia di stare dietro ad un fidanzato che non era lì accanto a lei e che poteva mostrare in giro quando le faceva più comodo. Quindi, molto semplicemente, lo aveva scaricato come un perfetto sfigato tramite sms. 
Stronza al quadrato.
Liam ,naturalmente aveva raccontato di Amber a Zayn e lui gli aveva garantito che avrebbero sistemato insieme le cose. 
-Neanche una parola e sono già due mesi abbondanti. Insomma, dovevo immaginarlo che era una stronza, mi devo solo rassegnare.- rispose Liam tristemente. 
Zayn lo osservò pensoso.
-Di nuovo con questi termini, cazzo, smettila! Mi fa strano come quando le dicono le mie sorelle ‘ste cose! Comunque, troveremo qualcosa per farti valere. Mi verrà in mente qualcosa.- disse Zayn annuendo fra sé e sé e poi si asciugò la faccia.
-D’accordo, grazie amico. Adesso però devo proprio andare, ho una riunione a casa Horan con i ragazzi per discutere del prossimo film su Super man, Man of Steel, credo che sarà una schifezza. Ci vediamo in giro.- disse Liam, andando verso lo spogliatoio.
-Certo, ci vediamo in giro… Nerd.

-Hey, Alex!- Hanna salutò l’amica che passava proprio in quel momento davanti a casa sua. 
La ragazza non la notò e passò oltre la bionda con fare pensieroso.
-Alex?!- provò di nuovo Han.
Ancora niente.
-Oh mio dio! Ma quello è Taylor Lautner?!- gridò allora a pieni polmoni.
La mora alzò lo sguardo immediatamente con aria incuriosita ma, non appena capì da dove provenisse la voce, il suo sguardo tornò cupo e pensieroso.
-Ciao Han…- mormorò.
-Che ti prende? Non sei riuscita a trovare l’ultima copia di Flash in fumetteria? So che Louis ne ha una copia…- disse la bionda tutta d’un fiato avvicinandosi all’amica.
-L-Louis hai detto?- Alex si scosse improvvisamente: ecco che la faccenda si faceva "interessante".
-Certo sciocchina! Hai presente no? Tizio altino, con i capelli castani, gli occhi azzurri, la passione per i fumetti e quella strana mania per le magliette a righe… Ora che ci penso sembra un gondoliere. Per natale dovremmo fare una colletta e comprargli una barca!- disse Hanna, prendendola in giro.
-Ok, stai un po’ andando fuori di testa Hanna, devo preoccuparmi? 
-Macché! Piuttosto dovrei essere io quella a preoccuparsi, che hai? Ti vedo… confusa.- rispose la bionda, tornando un po' seria.
-Ehm, già… - annuì Alex, che sapeva di poterle nascondere ben poco, ma ancora restia a confessarle tutto.
-Sputa il rospo Alex!- sbraitò spazientita Hanna.
-Inanzi tutto sappi che ti voglio bene.
-Alex… arriva al dunque.- Hanna stava iniziando a perdere la pazienza e ad immaginarsi un problema molto più grande di quello che era in realtà, tipo servizi sociali e polizia!
-Ok, ok. Non te l’ho detto, ma domenica sera, dopo quella specie di lezione nerd con i ragazzi, quando Haz, Niall e Liam se ne sono andati, beh.. ecco, diciamo che ho avuto un incontro ravvicinato con Lou.
-Alexis Holmes, hai tre secondi per spiegarmi tutto!
-Io e Louis ci siamo quasi baciati, poi la sorella ci ha interrotti e io sono scappata a gambe levate… Ecco, l’ho detto, contenta?! Oddio… perché quella faccia furiosa?
Hanna era allibita. Per fortuna non c'entravano niente la polizia e i servizi sociali.
-Lo so che non ti piacciono molto quei ragazzi però…- partì in propria difesa la mora, venendo subito interrotta.
-Quasi baciati?! Quasi?? Cavoli Alex perché non sei andata dritta al sodo! Per una volta che ne trovi uno carino, gentile e per niente stronzo! E che cavolo…
-Aspetta… tu approveresti, se stessimo insieme?- Alex era quasi più allibita di quando Niall aveva capito che Batman e Bruce Wayne erano la stessa persona, non se l'aspettava proprio e aveva solo sei anni!
-Ma certo! Te l’ho già detto, questi ehm… ragazzi stanno iniziando a starmi simpatici. Oddio, Styles oscilla ancora tra la parte del “Ti odio, togliti dalle palle” e quella del “Se chiudi la bocca una buona volta, sei tollerabile”, ma per il resto sono delle brave persone.- rispose Hanna facendo spallucce.
Alex era al settimo cielo. Si mise a fare qualche saltello e a battere le mani, prima di fiondarsi sull’amica e abbracciarla.
Poi però, quasi improvvisamente, si staccò e tornò ad essere cupa e triste.
-E adesso che problema c’è? Ti ho appena dato la mia benedizione, che altro vuoi?- chiese scocciata Hanna.
-Beh…- si torturò le dita Alex, strusciando la punta del piede destro sulla gamba sinistra con gli occhi bassi- e se io non gli piacessi? E se la sorella l’avesse, diciamo, "salvato" e lui si fosse accorto dell’errore che stava facendo?
-Ti fai troppe paranoie ragazza mia! Quello scemotto di Tomlinson sarebbe stato ultra mega felice di baciarti, stai tranquilla!
-Se lo dici tu…- rispose Alex poco convinta.
-Sono sicura al cento per cento! Comunque, se vuoi le prove e non ti fidi, cerchiamole! 
-In che senso?- Alex non era pratica quanto Hanna di faccende amorose e di sicuro non era pratica di faccende amorose che implicavano un Tomlinson fra i due innamorati.
-Ti dimostrerò che Louis è bello che cotto di te, signorina Holmes! Ho un piano!- esclamò in fibrillazione Hanna. 
-Oddio così mi preoccupi… - commentò Alex, iniziando ad arretrare, visto l'espressione a pazza della sua amica.
-Macché, la cosa è semplice. Se gli piaci, verrà da te! Devi solo aspettare.- concluse quella.
-Han… ne sei sicura?
-Certo! Io faccio sempre così. Tu non devi fare altro che attirarlo, magari gli lanci qualche frecciatina, un sorriso un po’ strano e il gioco è fatto.
-Mmh, ok…
Alex si lasciò convincere dall’amica, pur avendo qualche dubbio. Infatti Hanna era abbastanza bella e popolare da attirare qualsiasi ragazzo avesse il coraggio di provarci, ma non era sicura che Mr sono-un-po’-tanto-stralunato Tomlinson avesse l’accortezza di capire quanto Alex fosse presa da lui. 
Decise comunque di tentare la sorte e lanciarsi in quel nuovo piano. Stava andando a casa di Niall per parlare di quel nuovo film su Super Man che non vedeva l’ora di vedere, visto che gli attori erano dei gran pezzi di fighi. E a quella riunione avrebbe cercato di “attirare” Louis, sperando che capisse. Sarebbe stata dura. Tanto dura.

 

Ok, questo capitolo mi pare più che dignitoso, anche se K insisteva a scrivere più roba, ma va bene, no? A me capita di stancarmi dopo un po' che leggo, quindi, insomma se a voi invece piacciono i capitoli super lunghissimi, che uno non ce la fa nemmeno a seguire quello che succede, bene, lasciate una recensione e rinfacciatemi la mia stupidità :) Dunque, di colpi di scena, come Liam che non era uno sfigato e quel figo di Zayn che gli è amico, direi che ce ne sono, verranno più che ampliati nei prossimi capitoli, magari fateci sapere le vostre idee e quello che pensate potrebbe accadere, tipo un ufo che atterrando a casa di niall fa morire tutti quanti! Sarebbe stupendo... no.
da Fearless è (poco) tutto :)

un bacione, LA

 

 

   
 <<<< qui è piuttosto badboy il nostro zayn, no? :)
     ahahaha!!, ok, basta :)

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Capitolo 9
*** Capitolo 9 ***




Chiarimenti e Primi appuntamenti       

Avvertenze:
Ci sono state delle lievi modifiche
nel capitolo precendente
riguardo agli orari delle scene.
Se non vi torna qualcosa,
 riguardate il capitolo 8.
Scusate per il cambiamento.
Mia colpa, mia colpa, mia grandissima colpa.

Avvertenze-due, tanto per rompervi le palle:
Leggete le NdA pls? Devo chiedervi una cosa!


Alex arrivò davanti a casa di Niall alle cinque e trenta spaccate.
Era agitata come quando al suo undicesimo compleanno aveva aspettato il passare della mezzanotte sperando che un mezzo gigante sfondasse la porta con in mano una lettera da Hogwarts. Ovviamente, a mezzanotte e 3 minuti era crollata sul divano, ma i suoi la mattina dopo le avevano detto che un certo signor Hagrid era passato dicendo che la scuola era chiusa perché Voldemort era tornato e non era più sicuro andare al castello.
Il giorno più bello e più brutto della sua vita.
Ora se ne stava lì impalata cercando il coraggio di suonare il campanello. Rimuginava sul piano di Hanna da quando l’aveva lasciata per andare alla riunione. Avrebbe davvero funzionato? Louis era davvero cotto di lei?  Scacciò dalla sua testa tutte quelle domande e bussò alla porta, che si aprì dopo qualche istante.
-Alex! Che ci fai qui? Stasera abbiamo una riunione con il nostro gruppo nerd, non è il momento…- esclamò Niall, appoggiato allo stipite della porta.
-Oh, ma io pensavo che, sì insomma, potessi…- Alex era scioccata.
-Ahahah stavo scherzando scemina! Sei di famiglia ora. Harry ti ha pure fatto fare la “prova di fedeltà” per entrare nel gruppo! Vieni pure, e benvenuta nella Niall-caverna.- disse il biondo circondando le spalle della ragazza con un braccio e conducendola al piano di sopra.
-Mi hai fatto prendere un colpo deficiente! Aspetta… Harry mi ha fatto fare una prova? Parli delle domande di teoria sui fumetti?
-No, ti dovrebbe aver fatto bere il “nettare della conoscenza nerd”! In realtà è solo succo d’arancia mescolato con la maionese e l’albume di un uovo. Niente di che… Lo abbiamo inventato in un momento di noia.
-Cosa?!? Bere quell’intruglio? Aspetta…Oh mio dio! Ecco perché oggi pomeriggio, dopo scuola, mi ha offerto la sua bottiglietta di succo! E io che pensavo fosse solo un po’ andata a male… Ora mi sente.
-Beh, ti è andata bene. A me il bastardo mi ha svegliato alle 3 di notte versandomi tutto il bicchiere in bocca due estati fà. Uno schifo! Ma non te la prendere. È fatto così.- concluse Niall, prima di aprire la porta di camera sua, dove erano già riuniti gli altri tre.
-Ok, ci proverò.- rispose la mora, entrando nella stanza.
-Brutto figlio di una buona donna, ma porca trota! Come cazzo ti permetti di tentare di avvelenarmi, senza neanche il mio permesso?-
Ecco, autocontrollo: zero. Alex si fiondò su Harry iniziando a tirargli i capelli, infuriata.
-No, i capelli no!! Oddio Louis fa qualcosa…- e, come da copione, Harry iniziò a strillare come una donnetta isterica cercando di togliersi la ragazza di dosso.
-Ehi, calmatevi voi due!- Liam il pacificatore prese Alex per la vita sollevandola via da Harry, cercando di calmare i due- volete spiegarmi che è successo?
-Chiedilo alla pazza psicopatica qui presente- rispose il riccio, ancora sconvolto, sistemandosi i capelli di fronte allo specchio e iniziando a fare facce “sensuali” alquanto imbarazzanti.
-Il bastardo mi ha fatto bere la vostra “ roba della conoscenza” o come cavolo si chiama, senza neanche dirmelo!
- Aah! E che sarà mai? Calm down piccola Alex, non sei mica morta.
-Si, tranquilla. A me la settimana scorsa per entrare nel gruppo mi hanno fatto correre un’ora nel parchetto sotto il sole cocente e poi mi hanno offerto il “nettare della conoscenza nerd”, è così che si chiama, al posto di una sorsata d’acqua. Bleah!- rispose Liam, facendo calmare la ragazza.
-Sì, ma niente in confronto a quello ha dovuto fare Louis ai suoi tempi, non è vero amico?- Niall diede una pacca sulla spalla al diretto interessato.
Il ragazzo sgranò gli occhi. Sperava che, in tutta la serata, non avesse dovuto parlare o anche solo guardare Alex, promettendosi di evitarla il più possibile. Quando fu chiamato in causa alzò lo sguardo, terrorizzato.
Fissò i suoi occhi in quelli della ragazza, che gli rivolse un ampio sorriso, come prestabilito dal piano di Hanna.
-Niente di interessante. Vogliamo parlare di questo benedetto film o no?-  rispose alla fine, spostando velocemente lo sguardo verso gli altri.
Come volevasi dimostrare, Louis non aveva capito una mazza del piano di Alex. Vai così Lou!
-Che cavolo sta succedendo qua dentro?- Aubrey irruppe nella stanza senza neanche bussare
- Ho sentito delle urla…- si fermò all’improvviso, notando Harry, che la fissava dallo specchio (sì, era ancora là a fare le sue smorfie), diventando rossa dall’imbarazzo.
-Niente di che, una piccola disputa.- rispose Niall, guardando torto la sorella.
-Ok, ehm, bene… Io torno in camera a studiare, cercate di… sì, ecco, non fare tanto casino. Ciao.- farfugliò Aubrey, scappando poi nella sua stanza.
-Che cavolo le succede?- chiese Liam all’amico.
-Mah, e chi la capisce più. È sempre più matta quella ragazza!
-Ci credo! Ad avere un fratello come te, Niall! Ma ora possiamo parlare, come diceva Louis, del film?- chiese Alex, cambiando argomento per cercare di appoggiare Louis, come da piano. Ovviamente lui non capì le sue intenzioni e rimase zitto zitto nel suo angolo, applicando il suo piano “ignorare la ragazza mora che amo perché tanto non mi amerà mai”.
 
-Ragazzi, mi sa che ho bevuto un po’ troppa coca. Devo andare a svuotare il pipistrello.- esordì con un rutto Harry dopo mezz’ora.
-Ok, Hazza, grazie di aver condiviso con noi tutto ciò. Vai in bagno, tanto sai dov’è- rispose Niall, tornando a fare il disegno di come doveva essere secondo lui il vero ”Man of Steel”.
Il riccio si precipitò in bagno. Quando uscì si ritrovò faccia a faccia con Aubrey che era uscita in quel momento dalla stanza di fronte.
-Ehm… ciao!- esordì il ragazzo, imbarazzato. Non avevano ancora chiarito dopo la fatidica sera. Infatti, quando si erano staccati l’uno dall’altro, era arrivata la madre di Aubrey, senza dare loro la possibilità di chiarire alcunché.
-I-io devo lavarmi i denti…- sussurrò la bionda.
-Mi sembra giusto. Una buona igiene orale è sempre importante!
-Già…
-…
-Senti Harry, riguardo a - Aubrey venne interrotta dalle labbra del riccio.
Lui la prese per la vita, sempre muovendo la bocca su quella della bionda, e la trascinò dentro il bagno, chiudendo la porta a chiave. La fece sedere sul lavandino e lei non esitò a circondargli la vita con le gambe come l’ultima volta.
Continuarono per un bel po’ quel meraviglioso scambio di salive (sì, scena molto romantica lo so!), quando Niall bussò alla porta.
-Tutto bene lì dentro bro?
“Cazzo”. Harry si staccò, ancora leggermente affannato, cercando di riprendere fiato e sembrare normale
-Sì, è solo che ho mangiato troppe Pringles, e lo sai cosa mi fanno quelle patatine insieme alla Coca Cola.
-Ok…- rispose il biondo, tornando in camera.
-Che facciamo ora, Harry? Non possiamo dirlo a Niall. Ti taglierebbe le palle, costruirebbe una corda con la tua pelle e ti ci farebbe impiccare mentre io, chiusa per sempre nella mia stanza, assisto alla scena dalla finestra.
-Già, esattamente quello che ho pensato io. Solo che a te ti vedevo sposata con il prescelto di Niall, un uomo d’affari straricco, ben educato e con un range in Oklahoma, non una suora di clausura.
-Mmh, allora si potrebbe anche fare…
-Ehi! Guarda che io morirei comunque.- rispose indignato il riccio.
-Ehi! Guarda che io avrei dodici cavalli e un pony tutto mio!- ribatté con ovvietà la bionda.
-Grazie mille! Proprio carina sei…
-Ahahah scemo, non ti lascerei mai morire- lo zittì Aubrey con un bacio a fior di labbra- però dobbiamo mettere le cose in chiaro almeno fra noi due.
-Ok. Abbiamo già provato ad ignorarci, e non siamo andati molto lontano devo dire. Io, sinceramente, vorrei provare a stare con te, magari di nascosto, senza dirlo a nessuno.
-Ci sto! Quindi ora saresti il mio ragazzo?
-No, io sono il tuo Spiderman e tu sei la mia Mary Jane…
-Mary Jane? Col cavolo che mi paragoni a quella sciacquetta! Sono Gwen Stacy al massimo…
-Già, hai ragione, anche io preferisco lei. Cavolo quante cose che abbiamo in comune. Per una volta mi sento quasi… capito!
-Oddio, ”capito” è un parolone! Ci vorrebbe quel genio di Sheldon Cooper e anni di studi per riuscirci. Diciamo che siamo in sintonia.
-Sì, confermo la mia tesi: sei proprio simpatica! Ascolta però, il bagno non è un bel posto per continuare il discorso. Che ne dici se, quando ho finito la riunione, andiamo da qualche parte?
-È un appuntamento Styles?
-Ehm.. oddio. Diciamo che sarà una brillante conversazione fra premi Nobel.
-Ok, accetto.
-Perfetto, ci vediamo all’angolo delle strada, come l’ultima volta.- disse veloce Harry, salutandola con un bacio e uscendo dal bagno.
Una volta chiusa la porta, Aubrey iniziò a saltare qua e là come una matta, presa da un’improvvisa felicità.
“Tutto è possibile! I miracoli esistono!” pensò fra sé e sé, ancora saltellando in un’ottima imitazione di un coniglio .
“A questo punto posso anche entrare nel water, tirare lo sciacquone e  ritrovarmi al Ministero della Magia!”.
Ed ecco a voi, signore e signori, l’effetto Styles. Riduce in pappa il cervello di tutte le ragazzine dal 1994.
-Louis, ma che cavolo di problemi hai? Che stai combinando?- domandò Liam all’amico, nel momento in cui fu Alex ad assentarsi per andare in bagno. Il moro si scosse dalla trance mistica in cui era caduto momentaneamente e gli rivolse uno sguardo disperato.
-Si chiama “non dare nell’occhio”! Non l’ho ancora detto né a te né a Niall, non ne ho avuto l’occasione, ma c’è stato un quasi bacio fra me e Alex l’altra sera. Il problema è che nessuno dei due ha ritirato fuori l’argomento dopo quella volta e non penso proprio che sarò io a riparlarne, considerato che sono lo sfigato degli sfigati, che non ho mai avuto una fidanzata, che lei è bellissima e che non mi degnerà mai di uno sguardo. Quindi sto qui, mi crogiolo nel mio dolore e me ne sto in silenzio.- fu la risposta più che esauriente di un distruttissimo Louis Tomlinson.
-Lou, ma come è possibile che tu dica una cosa del genere? Già il fatto che ci sia stato un mezzo bacio dovrebbe bastarti per farti capire che le piaci, no? E anche il fatto che venga alle riunioni, si sieda sempre accanto a te, non ti contraddica mai, anche quando dici delle assurdità, come che questo nuovo Superman è paragonabile a Smallville!- gli fece notare Niall, rimanendo a bocca aperta per l’incredulità.
-Amici miei, ho una sorella più piccola, e mia madre mi costringe a vedere con lei tutte le commedie romantiche di questo stupido mondo; fidatevi quando vi dico che so per certo che le donne non sono così facili, che i loro “si” in realtà sono dei “no” e che i loro “no” potrebbero essere… beh,di tutto. Quindi, lasciatemi fare a modo mio.- mugolò Tomlinson, raggomitolandosi sul puff posto ai piedi del letto di Niall.
-Che si dice, bella gente?- disse Alex ritornando sorridente in quel momento e lanciando un’occhiata più che eloquente a Louis, il quale invece si limitò a guardarsi molto attentamente le scarpe. Alex stava iniziando a pensare che avesse qualche deficit mentale, quasi ai livelli del Principe degli Strambi, il signor Harry Styles. Come faceva a non accorgersi di lei e di tutti i segni che gli mandava? Lei aveva provato ad essere il più esplicita possibile, sfiorando i limiti della stupidità, soprattutto accettando la critica positiva di Louis sul fumetto 183 di SpiderMan quando lei lo odiava quel capitolo. Questo voleva dire solo una cosa: Alex non gli piaceva e lei si era solo illusa.
-Io devo proprio scappare.- rispose all’improvviso Louis, saltando in piedi e schizzando fuori dalla porta, senza neanche  dare una spiegazione valida.
-Ok, Louis sta impazzendo. Comunque devo andare anche io. Mia… ehm, nonna vuole provare su di me i suoi nuovi bigodini. Già. La vita è ingiusta.- disse Harry, alzandosi pure lui dalla sua comoda postazione e dirigendosi a grandi passi e con il cuore a mille verso il luogo dove si sarebbe dovuto incontrare con Aubrey.
-Sembra che siamo rimasti solo noi tre, che ne dite, ci guardiamo la prima serie di Star Trek?- propose Niall, battendo le mani e iniziando a dirigersi verso lo scaffale con i dvd. Alex guardò terrorizzata Liam, che aveva più o meno lo stesso sguardo. Nel gruppo dei nerd, soltanto Niall era appassionato di quel telefilm da fanatici.
-Niall, è una proposta davvero, davvero allettante, ma proprio non ho tempo, devo. . . andare a mettere lo smalto al mio gatto?-
-È una domanda?- chiese Liam, -Hai un gatto?- domandò Niall.
Alex si limitò ad annuire e a defilarsi il più in fretta possibile.
“SOS, il tuo piano fa schifo. Tommo non ha capito una sega!” digitò sul suo cellulare, prima di inviare il messaggio ad Hanna.
Intanto all’angolo della strada, come un agente segreto, Harry si era tirato su il colletto della polo e aveva anche indossato i suoi occhiali da sole, nonostante fosse notte, procurandosi anche un bernoccolo in testa sbattendo in un palo mentre stava camminando guardandosi furtivamente intorno, per assicurarsi non essere visto da nessuno.
-Harry, ma sei tu?! Oddio… Non ti avevo proprio riconosciuto!- gli disse Aubrey all’improvviso con una mano sul petto, quando le si fermò accanto, spalancando la bocca e facendo finta di non credere ai suoi occhi.
Il ricciolo si levò gli occhiali con fare teatrale e sorridendo recitò- Sono Styles, Harry Styles.
-Sei cretino, molto cretino. Ma mi piaci lo stesso.- rispose la bionda, abbracciandolo per baciarlo.
–Allora signorina, dove la porto?- disse poi il riccio prendendola a braccetto.
-Su una stella!- lo guardò con finta aria sognante lei.
-Mi dispiace, ma per stasera la mia Enterprise è fuori uso. Sai, una pioggia di meteoriti…
-Oh, capisco. Sarà per un’altra volta. Allora che facciamo? Andiamo a fare una passeggiata a caso o avevi una meta ben precisa?- gli chiese sovraeccitata, guardandolo con occhi sognanti e un sorriso a trentadue denti.
-Ecco.Questa è una bellissima domanda. Forse ce l’ho un posto dove possiamo andare senza che ci becchi nessuno.- rispose Styles, massaggiandosi il mento con fare pensoso.
-Ti prego, dimmi che non è il Covo 2.0. Quel posto mi piace, ma pensavo a qualcosa più stile primo appuntamento, anche se abbiamo già detto che sarà una “conversazione fra premi Nobel”-buttò là Aubrey, continuando a lanciare occhiate furtive in qua e là per controllare che nessuno li vedesse.
-Tranquilla, il Covo viene dopo, per “l’intimità”- le disse, facendole l’occhiolino con fare malizioso -adesso andiamo a farci un boccone al BigBoy, ci andavo sempre con papà da piccolo.- la informò il ragazzo, stringendola a sé mentre camminavano; la vide arrossire per quel gesto e non poté che farsi nascere un sorriso sulle labbra.
Arrivati al locale, la cameriera salutò Harry con affetto e con altrettanto entusiasmo accolse Aubrey.
-Ti sei trovato la fidanzatina, eh, caro Harry? Era ora!- lo salutò Patricia.
Aubrey arrossì da capo a piedi, mentre il moro sorrideva fiero.
-Ancora non c’è niente di ufficiale, soltanto ci piace uscire insieme e poi è molto simpatica. Diciamo che è la mia Lois Lane ma anche il mio Robin, il mio Spock ma anche la mia Carol Ferris... - spiegò, seguendo Pat verso il suo tavolo abituale, mantenendo la stretta sulla mano di Aubrey. Patricia non aveva capito niente, ma era abituata alle stranezze di Harry.
-Siamo qui per discutere i dettagli- aggiunse scherzando la biondina.
-Comunque guarda che poi la fidanzata di Lanterna Verde, Carol, diventa cattiva, idiota!
-Già, ma era una strafiga, che ci vuoi fare se sei bella quanto lei?- le rispose con ovvietà il riccio, senza notare le guance ancora più rosse della bionda.
-Sai…È strano che tu dica che sono “molto simpatica”-disse poi, leggermente stranita da quella descrizione, una volta che si furono seduti. Il ragazzo fece spallucce.
-Ma lo penso, me ne hai sempre dato prova, fino a qualche momento fa.- le rispose Harry molto tranquillamente, sedendosi di fronte a lei.
-Allora, che programma hai per questa ora che passeremo insieme?- gli domandò poi, guardandosi intorno leggermente in imbarazzo e cercando di cambiare argomento. Anche Harry pareva un po’ in imbarazzo, ma tentava di dissimulare, elencando mentalmente tutti gli interpreti di Batman e Robin nei vari adattamenti televisivi e cinematografici per tranquillizzarsi.
-Direi che potremmo mangiare, come prima cosa- buttò là, stringendosi nelle spalle, che ora come ora gli sembravano ingombranti; Aubrey annuì con uno sguardo che lo esortava a continuare.
-E potremmo anche discutere un piano per continuare a vederci senza farlo sapere al tuo caro fratello o a nessun altro, onde evitare la mia possibile/certa morte.- aggiunse, con un sorriso incoraggiante. Anche Aubrey sorrise.
Ordinarono patatine e frullati al cioccolato, in pieno stile anni Cinquanta, mentre parlavano del più e del meno, facendo sciocchi piani assurdi su raggi temporali e passaggi segreti scavati grazie ad un cucchiaino da caffè sotto le loro case.
Quando arrivarono le ordinazioni, Aubrey sembrava piuttosto in imbarazzo, mentre Harry si strafogò tranquillamente, come se non avesse mangiato due tubi di Pringles e bevuto una bottiglia da due litri di Coca Cola con aggiunta di vari ghiaccioli al mango nel pomeriggio.
-Aub, non mangi? Non hai fame?- le domandò, visto che gli dispiaceva che se ne stesse lì con le mani in mano.
-Stavo cercando di non sembrare troppo una stramboide, ma mi piacciono le patatine inzuppate nel cioccolato, le mangio quasi sempre così… però non volevo farlo davanti a te, ecco.- confessò lei, facendo una faccia assurda. Harry la guardò con un’espressione stranita.
-Ecco, lo sapevo, ho rovinato tutto.- continuò lei.
-Aubrey, ma ti rendi conto di chi hai davanti? Io accompagno tutto quello che mi capita con lo sciroppo d’acero, anche lo sciroppo d’acero stesso. Non sei di certo tu quella che ci passa da stramboide qui, anche se per uscire con me, tutte le rotelle a posto non ce le devi avere…- le disse scherzando Harry  facendo ridere anche lei, che si convinse a comportarsi come faceva sempre, ingozzandosi di patatine e cioccolato.
Era strano per Harry tornare lì dopo tanto tempo con qualcuno che non fossero i suoi genitori o sua nonna, ma sentiva che Aubrey non avrebbe nuociuto alla memoria di suo padre né a quella di sua madre, ma che anzi, lo avrebbe aiutato a colmare quel vuoto che sentiva dentro (no, non era fame) con un affetto, seppur diverso da quello che potevano dargli i genitori. D’altra parte Aubrey era l’unico accenno di normalità che avesse senso nel suo mondo nerd pieno di stramberie. Era il suo piccolo deluminatore che lo guidava quando non sapeva più dove andare.
 
Zayn aveva deciso di prendere in mano la situazione con la bionda del suo cuore. Non si sarebbe lasciato sfuggire un’occasione simile solo per mantenere la sua nomea; la nanetta castana amica di Hanna gli aveva dimostrato che quello che pensano gli altri di te non deve influire su come sei veramente e che, se hai abbastanza coraggio, riesci a vivere bene anche senza nasconderti sotto “false identità”.
Insomma, per farla breve e per evitare altri giri di parole inutili, che servono fondamentalmente a rendere il capitolo più lungo e la lettrice più affamata, Zayn s’era fatto una bella doccia, aveva preso la sua moto da gangster del ghetto e si era diretto a tutta velocità a casa di Hanna.
-Zayn, che cazzo ci fai qui? Come cazzo ti permetti di piombare a casa mia in questo modo con mia madre in casa?- disse allarmata e un po’ incazzata Hanna, uscendo fuori di casa non appena aveva sentito la sua  moto parcheggiarsi nel suo vialetto. Lui le era andato incontro sorridente, con uno sguardo non minaccioso, come il più delle volte, bensì dolce.
-Sono qui per ribadire che quello che ti ho detto in bagno era vero. Che ho fatto una gran cazzata a non dirti quelle cose prima e che voglio uscire con te e farlo sapere a tutti quanti. Non me ne frega una beata sega se infrangiamo le “regole” della gerarchia scolastica. E poi… io sono nato per infrangere le regole.- disse tutto d’un fiato, prendendola per i fianchi e sorridendo maliziosamente.
-Zayn, non mi sembra il luogo più appropriato. . .- lo ammonì la bionda, tentando di evitare le sue labbra.
-Perché c’è tua madre in casa? Se hai preso da lei, non sarà così idiota da giudicarmi per il giacchetto di pelle o la moto. Presentamela dai, le farò una buona impressione, te lo giuro.- rispose, più determinato che mai. Che cazzo, se doveva giocarsi il tutto e per tutto, che lo facesse per bene!
-Zayn, non mi sembra proprio il caso. . .- continuò contrariata Hanna, che ancora non aveva obiettato riguardo alla storia dell’infrangere le regole.
-D’accordo, lascerò il giacchetto nella moto, ma così vedrà i tatuaggi. A tuo rischio e pericolo….- la prese in giro il moro, iniziando a spogliarsi. Hanna sorrise, cedendo al fascino del teppista.
-D’accordo, d’accordo! Entra, ti farò conoscere mia madre e poi parleremo più approfonditamente di questa faccenda.- acconsentì alla fine, levandosi di dosso quel gran fico di Zayn Malik.
Da lunga ve la faccio breve, Hanna rimase sconcertata da quanto Zayn potesse sembrare davvero un bravo ragazzo e sua madre, sebbene non apprezzasse la moto né i tatuaggi, comunque visibili su parte del collo, non si disse contraria a farlo rimanere a casa loro per un po’ e buttò là anche un possibile invito a cena nel futuro.
Quando Hanna iniziò a spingere Zayn verso camera sua, lui le lanciò uno sguardo del tipo “Che ti avevo detto?”.
-Allora, Zayn, cosa pensi di fare? Pensi di potermi ignorare per tipo due anni e mezzo e poi rifarti vivo tutto insieme con il tuo bel culo e riavermi tutta per te?- domandò stizzita Hanna, sebbene nei suoi occhi vi fosse un sincero divertimento.
-No, penso solo di fare questo.- rispose il ragazzo, avvicinandosi alla bionda per poterla baciare. Hanna rimase qualche secondo stordita, sentendo la lingua di Zayn incontrarsi con la sua e venendo invasa dal profumo di tabacco e shampoo al lampone che il ragazzo emanava.
-Ok, direi che si può fare per adesso, ma domani? E il giorno dopo? E così via? Pensi di poter usufruire del mio corpo a tuo piacimento? Non siamo mica alla casa del Popolo, vieni, alloggi e te ne vai eh!- ribadì poi lei, alquanto scocciata, senza però staccarsi troppo dalle labbra di Malik.
-Cazzo, Liam aveva ragione. Voi ragazze parlate, parlate, parlate! Volete un sacco di spiegazioni per cose così semplici!- borbottò Zayn, mettendosi le mani fra i capelli.
-Liam? Liam chi? E poi questa non è una cosa tanto semplice.- esclamò contrariata Hanna.
-Liam Payne, facciamo palestra insieme. La faccenda è semplice se consideri solo il presente e le cose che contano, ovvero tu piaci a me, io evidentemente piaccio a te e pure a tua madre e questo è quanto. Se stiamo bene insieme, qual è il problema?-
-Liam Payne subirà la mia ira per non essersi fatto i cazzi suoi… comunque il problema è che non voglio star male come lo sono stata la prima volta, di conseguenza ho paura a fidarmi di te e, beh, diciamo che vorrei avere delle garanzie.
-Liam sa molte più cose sulle donne di quanto potresti immaginarti, ha avuto una stronza di ragazza che non ti immagini, poi devo pensare a un modo per fargliela pagare a quella sciacquetta. . . ma non è questo il punto, il punto è che nemmeno io voglio stare più male per te e non voglio farti soffrire, quindi ti scongiuro di darmi un’altra chance e di vedere insieme a me come far funzionare le cose e goderci semplicemente la nostra conpagnia.- concluse il moro, lasciando Hanna senza parole: in parte per la rivelazione su quello sfigato di Liam Payne, in parte per la dichiarazione.
-E sia, ma se mi fai soffrire, giuro che assoldo un sicario e ti freddo, hai capito? Ti riempio di piombo. Non scherzo, mantengo sempre le mie promesse.
I due si guardarono in silenzio per qualche istante, poi Hanna si andò a sedere accanto a Zayn sul suo letto.
-Raccontami un po’ quella faccenda di Payne! - lo esortò poi, curiosa di sapere della seconda vita del nerd.
-Raccontami un po’ di quella tua foto con le orecchie da mucca.- rispose lui, guardando verso una cornice sul comodino, sorridendo, finalmente felice.

 
Aloha !

Salve gente!
Inanzi tutto sappiate che voi 18 personcine adorabili che avete messo la storia fra le preferite/ricordate/seguite avrete sempre un angolino nel mio cuore!
Grazie anche alle meravigliose pulzelle che recensiscono, vi lovvo tantixximo!!1! xdxd
Che dire poi? Questa storia è quasi agli sgoccioli...anche se sono solo 9 capitoli.
Ora che scrivo qui in fondo non mi viene niente, ma l'altra sera, giuro, avevo delle cose da comunicarvi. Cavoli, non so che dire!
Però una cosa me la ricordo. Volevo farvi una domanda! Che ne pensate voi di Larry?
Su twitter è tutto un LARRY IS REAL! o un ANDATE A ZAPPARE LA TERRA, LARRY NON ESISTE...
Io sinceramente non so che pensare, quindi mi astengo, però mi farebbe piacere sapere cosa ne pensate voi.
*Il primo che riesce a convincermi ad accettare la sua idea e a "convertirmi" in Larry/NonLarry vince un biscotto! Pronti, partenza, via!*
Ok, basta. Sto sclerando di brutto.
Bene, se volete chiedermi qualcosa o anche solo infamarmi per come scrivo, io sono @KPooh_ (che originale) su Twitter, e quell'altra sciabordata (♥) che mette sempre i banner e le immagini perché io sono impedita è @Awesome_GirlL. Facebook non ve lo dico chi sono perché vedendo il mio profilo distruggereste la meravigliosa immagine che avete di me.
Ok, torno nella mia tana!
P.s. Avete visto il video dei ragazzi di ieri sera? Quando Harry ha inizato a parlare in americano stavo morendo dal ridere! "I live in the valley!" Ahahha ok basta.
Adios


       

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