Rise of the brave tangled dragons

di 365feelings
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Stelle cadenti ***
Capitolo 2: *** Drago ***
Capitolo 3: *** In a night like this ***
Capitolo 4: *** Freccia ***
Capitolo 5: *** Gelosia ***
Capitolo 6: *** Non ha paura del freddo ***
Capitolo 7: *** Compleanno ***
Capitolo 8: *** Terra morente ***
Capitolo 9: *** Una nuova avventura ***
Capitolo 10: *** Invito ***
Capitolo 11: *** Luna ***
Capitolo 12: *** Di disgrazie e troppi compiti (che sono un po' la stessa cosa) ***



Capitolo 1
*** Stelle cadenti ***


Titolo: Rise of the brave tangled dragons
Pairing: Jack Frost/Rapunzel
Rating: verde
Avvertimenti: flash fic, het, crossover
Genere: generale, malinconico, sentimentale
Prompt: Notte di San Lorenzo
Note: era da un bel po' che volevo scrivere su di loro, i The Big Four, ma non avevo il coraggio. Alla fine ho partorito questa cosa più malinconica di quanto non volessi ç___ç Non ho la più pallida idea se sono andata OOC, se è così mi cospargo il capo di cenere. Dato che riguardo questo crossover ho parecchie idee e nulla di preciso in testa, inauguro l'ennesima raccolta della mia vita e ci ficco dentro tutto che da oggi in poi scriverò su di loro. Nella mia fantasia i The Big Four si riuniscono per sconfiggere il cattivone di turno e alla fine restano uniti; un po' tipo Young Justice.





Il cielo sopra di lei le ricorda un'immensa coperta nera trapuntata di stelle e sembra così vicina che le viene voglia di allungare la mano, giusto per vedere se è davvero così lontana. Perché magari è tutta un'illusione e ora, tendendo le dita, riesce a sfiorare la volta, a stringerla e a tirarla verso di sé; le piacerebbe avvolgersela attorno, proprio come fosse una coperta. Ma incontra solo aria e sospira.
«Non riesci a dormire?»
La voce gentile di Jack la coglie di sorpresa; è uscita in punta di piedi (rigorosamente scalzi) dal castello di Merida, mentre credeva che nessuno a quell'ora fosse sveglio.
Annuisce, mentre lo sente stendersi sull'erba accanto a lei.
«Nemmeno io» le confida «Mi piace guardare la luna».
Rapunzel coglie una nota di malinconia e solitudine, in quel ragazzo, la stessa che vede in se stessa, in Hiccup e persino in Merida. Ma non vuole che quella notte, con un cielo così limpido, quelle spiacevoli sensazioni prendano il sopravvento, così cerca di scacciarle.
«Sono sicura che le piaccia essere guardata».
«Anche secondo me» conferma il ragazzo.
«Secondo te Sdentato è in grado di volare fin lassù?»
«Non saprei, può darsi».
«Mi piacerebbe raggiungere la luna, giusto per vedere quello che vede lei».
«E' un bel sogno».
Ancora una volta la ragazza annuisce e si volta appena per guardare il profilo di Jack; sa ancora così poco di lui e le dispiace. Non può aiutarlo se non si apre. Però poi si ricorda che si conoscono da appena un mese e si dà della stupida: per lui, lei è un'estranea. La cosa un po' le dispiace, non sa nemmeno perché.
«Il mio primo sogno» inizia Rapunzel, dopo qualche minuto di silenzio, decisa ad allontanare definitivamente quella malinconia che li avvolge «è stato andare a vedere le lanterne».
«Lanterne?» chiede, la curiosità che traspare dalla voce.
«Sì, ogni anno, in una notte d'estate, nella capitale liberavano delle lanterne. Da dove abitavo io, se ero fortunata, ne vedevo una o due, che vagavano solitarie. Quando le lasciano andare sono molto belle, tanti puntini luminosi che si allontanano tra le stelle».
«Sembra bello».
«Eccome! Te le farò vedere» promette. Poi lo sguardo viene catturato da una scia luminosa in cielo.
«Hai visto?» chiede, balzando in piedi «C'era qualcosa!»
«Una stella cadente» precisa il ragazzo, senza scomporsi.
«Le stelle cadono?»
Rapunzel sembra stupita e lo guarda con quei suoi grandi occhi chiari in attesa di una spiegazione; Jack sente qualcosa all'altezza del petto — qualcosa di caldo.
«Questa è la notte di San Lorenzo, la notte in cui si possono vedere le stelle cadenti» spiega «Si dice che se ne vedi una ed esprimi un desiderio, poi questo si avveri».
Lo sguardo della ragazza si accende di eccitazione, mentre inizia a saltellare a piedi nudi sul prato.
A guardarla, scappa un sorriso anche a lui.

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Capitolo 2
*** Drago ***


Titolo: Rise of the brave tangled dragons
Pairing: Hiccup/Merida
Rating: verde
Avvertimenti: flash fic, het, crossover
Genere: generale, sentimentale
Note: se ormai mi sono lanciata in questo fandom è tutta colpa di Alexiel Mihawk che a sua volta incolpa Feel Good Inc <3 Questa flash può essere benissimo essere vista come un continuato dell'altra: sempre i The Big Four uniti per sventare minacce e di conseguenza i mondi si sono, diciamo, allineati. Se Hiccup e Sdentato sono finiti nell'universo di Merida, possono benissimo averlo fatto anche altre personaggi e animali.




Hiccup incespica e a momenti finisce a terra, ma Merida neanche se ne accorge.
La ragazza è agile e sembra conoscere quel bosco come conosce il suo arco: salta e corre veloce, evita all'ultimo gli ostacoli insidiosi di quel sottobosco e non si ferma mai. Lo precede di qualche metro e tra un ramo e un tronco, Hiccup scorge la massa rossa dei suoi capelli — almeno non si è perso.
Con passo esitante e il fiato corto la segue (non tenta neanche di raggiungerla) e maledice il momento in cui ha acconsentito ad accompagnarla. Avrebbe dovuto fingere un impegno, uno qualsiasi, per evitare quella scampagnata in territorio ostile iniziata con un «Non immaginerete mai quello che ho visto! Era un drago!».
«Hiccup, sbrigati» lo chiama Merida «E cerca di fare meno rumore».
Il ragazzo sospira e non cerca nemmeno di ricordarle che lui, con la sua gamba e le sue scarse abilità atletiche, è il meno adatto ad una corsa nei boschi.
Quando la raggiunge (almeno dieci minuti dopo), la trova china al suolo, intenta ad analizzare il terreno in cerca di tracce.
«Sei sicura di aver visto proprio un drago?» le chiede, sperando ancora di poter tornare indietro.
«Certissima!» gli risponde e nella sua voce non c'è il fastidio per il non essere creduta, c'è la gioia di una scoperta, l'eccitazione per l'ignoto.
E Hiccup, alla fine, non può fare a meno di sorridere.
«Dai, andiamo a cercarlo».

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Capitolo 3
*** In a night like this ***


Autore: kuma_cla
Fandom: cross over (principalmente Le cinque leggende e Rapunzel)
Personaggi: Jack e Rapunzel, Hiccup e Merida
Rating: giallo
Avvertimenti: flash fic, sentimentale
Note: storia scritta per il prompt numero 18 del Writing Day. Si trattava di una (bellissima) canzone che mi ha accompagnata in questa stesura: Blind Guardian - Skalds and Shadows (che è la canzone intonata dal vecchio). L'ambientazione è volutamente vaga, perché nemmeno io ho bene idea di cosa, come e perché stia accadendo. Jack, Hiccup e Merida sono a capo di una guarnigione dell'esercito (il resto lo tengono Babbo Natale e il Coniglio di Pasqua, per intenderci) e boh, facciamo che abbiano vinto una battaglia (contro l'esercito dell'Uomo Nero, ecco) e ora fanno tutti festa. E poi c'è Rapunzel che se l'è svignata dalla torre e cura i feriti; non sa nemmeno lei chi è davvero e perché abbia i suoi poteri, quindi per il momento preferisce tacere.










In quella notte trapuntata di stelle, attorno ai fuochi che ardono voraci non c'è spazio per la guerra. Nell'accampamento i soldati riempiono le coppe di vino e dimenticano il sangue e il ferro.
Jack e Hiccup camminano tra le tende e rispondono ai saluti degli uomini che incrociano: anche loro, per quella sera, mettono da parte responsabilità e preoccupazioni.
Merida li raggiunge con passo incerto, più un giocoliere che un valente guerriero con i tre boccali in mano. I riccioli rossi si accendono di mille riflessi quando passa accanto a uno dei grandi fuochi dell'accampamento e il vestito che si è concessa fa ricordare ai presenti che è una donna.
Jack indugia sulla curva dei fianchi e pensa che sia bellissima, l'impavida Merida. Ma non è lei che sta cercando, non è lei quella che vuole. Lascia vagare lo sguardo, ma sono solo soldati quelli che vede, non c'è traccia della guaritrice.
«Magari sta ancora lavorando» suggerisce Hiccup, che non ha bisogno di parole per comprendere ciò che passa nella testa dell'amico.
«O magari sta ballando» aggiunge Merida, indicando la direzione da cui si fa strada il suono di un flauto.

Un vecchio ha iniziato a cantare, la voce roca accompagnata dal ritmo dei tamburelli, e presto altre voci, più limpide, si sono unite. 
Attorno al fuoco, i soldati più giovani, ispirati dal vino, hanno iniziato a muovere qualche passo di danza, anche se non ci sono dame da invitare.
Rapunzel, incuriosita, scosta un lembo della tenda per vedere cosa sta succedendo e sorride nel notare l'aria di festa che si respira quella notte - una parentesi felice in un campo di morte.
«Vai anche tu» le dice un uomo, uno dei feriti «Noi staremo bene».

Cosa ci faccia un ragazzino, tredici anni al massimo, nell'accampamento non vuole nemmeno saperlo; la risposta avrebbe il sapore amaro della guerra e quella notte vuole lasciarla da parte. Ma quel ragazzino, si rende conto dopo essersi fatto largo tra la gente ed essere giunto non senza fatica in prima fila, sta ballando con la guaritrice.
La giovane donna batte i piedi a terra, seguendo il ritmo della musica, e alza le braccia al cielo con grazia, gli occhi socchiusi e la lunga treccia che ondeggia sulla schiena.
Jack non riesce a distogliere lo sguardo e anche se ci riuscisse non vorrebbe: Rapunzel ha tutta l'aria di essere una visione, tanto è bella e delicata - il ricordo di un mito, una dea dimenticata. E sa di non essere l'unico a pensarlo.
La guaritrice muove il corpo sottile a ritmo di musica e poi ruota su se stessa come una bambina felice, la gonna che si gonfia attorno alle sue gambe: i soldati la stanno guardando, rapiti dalla sua danza, e lì sono tutti uomini da troppo lontani dalle proprie dimore, dalle propri mogli.
«Fossi in te la inviterei a ballare, subito» gli suggerisce Hiccup.
«Potrei dire lo stesso a te» gli risponde, indicando Merida che ride con alcuni soldati.

Riconoscerebbe quei capelli anche tra mille persone e non c'entra il fatto che abbiano il candore delle neve e che lì ci sia solo un uomo ad avere una simile chioma: non appena scorge il riflesso argentato tra i soldati, il cuore inizia a batterle in gola. 
Jack, quel Jack, si sta facendo strada verso di lei e quando la raggiunge è così agitata che l'unica cosa che le riesce è un inchino un po' traballante. Ma il guerriero la ferma, perché un simile omaggio è degno di un re e lui certamente non lo è.
«Ma siete una delle cinque leggende e state combattendo per la sicurezza dei popoli».
«Sto solo adempiendo al mio dovere, come molti altri soldati» si giustifica e le porge una coppa «O preferite danzare ancora?»
Rapunzel accetta timidamente il vino e ne assaggia un lungo sorso, ma non appena il sapore si impossessa del suo palato inizia a tossire.
«Non avete mai bevuto del vino?» le chiede l'altro sorpreso e lei fa cenno di no con le testa, un diffuso rossore sulle gote. Jack ride e si scusa, dice di non aver mai conosciuto una persona come lei.
«Vi va...vi va di passeggiare?» le domanda poi.

Quando sente qualcosa tirarla all'indietro, Rapunzel capisce immediatamente di cosa si tratta e vorrebbe morire: la lunga treccia si è impigliata da qualche parte. A passeggiare con Jack, si è persino scordata dei suoi ingombranti capelli e ora, mentre cercano di liberare la treccia, si chiede perché debba essere così impacciata.
Mentre si fanno strada, alla cieca, tra i nodi della sua lunga chioma, le loro mani finiscono inevitabilmente per sfiorarsi e un brivido li percorre entrambi.
Il bel volto di Rapunzel si tinge ancora una volta di rosso e Jack distoglie lo sguardo, turbato dalle proprie emozioni.
«Le vostre mani sono preziose» le dice dopo che hanno ripreso a passeggiare tra le tende dell'accampamento. Più camminano, meno i suoni della festa li raggiungono e alla fine sono solo echi di risate e flauti quelli che sentono.
«Da quando siete giunta, i morti sono diminuiti» continua «Ci state salvando».
«Sto solo compiendo il mio dovere, come molte altre guaritrici» replica, usando le stesse parole dell'uomo e strappandogli un sorriso.
«Vorrei solo che foste arrivata prima, molti sarebbero sopravvissuti con le vostre cure».
E io vi avrei conosciuta prima, ma questo non lo dice.
Rapunzel abbassa lo sguardo e fissa intensamente le dita dei piedi che spuntato dall'orlo della gonna; il peso di quelle morti, anche se non dovrebbe, grava sulle sue spalle e non passa giorno che non si chieda che cosa sarebbe successo se fosse giunta prima.
«Non avete freddo?» le chiede l'uomo, indicando i piedi nudi, un dettaglio che aveva notato mentre ballava.
«Sì» gli risponde «Ma il freddo mi fa sentire viva».
Jack annuisce e le racconta di quando anche lui girava a piedi scalzi, ma all'epoca era solo un ragazzo e la guerra era ancora lontana.
«Parlatemi di voi, siete così misteriosa».
Rapunzel ringrazia ancora una volta le tenebre per mascherare le espressioni del suo volto: non sa mai cosa dire, quando le chiedono del suo passato. Ci sono molte cose che nemmeno lei capisce, che nemmeno lei sa. Ma Jack le piace, sente di potersi fidare di lui; quindi cerca di raccontargli una versione non troppo lontana dall'originale.
«Ho vissuto lontano da qui, nelle terre a est. La donna che mi ha cresciuta temeva molto per me, diceva che il mondo era un brutto posto. Ma poi sono cresciuta e ho deciso che era il momento di scoprirlo da sola, per poter decidere in base all'esperienza» gli dice «Come vedi, di misterioso non c'è molto».
«Come siete rimasta coinvolta nella guerra?» le chiede «Temo che alla fine converrete che il mondo è un brutto posto, se continuerete a fare la guaritrice».
«C'è tanta sofferenza, ma anche molta gioia. Guardate il vostro esercito: i soldati hanno le coscienze sporche di sangue e i cuori in lutto, ma riescono ugualmente a trarre piacere dalle piccole cose».
«Ci sono diversi posti che, se questa guerra finirà e se voi me lo permetterete, vorrei farvi vedere. Luoghi bellissimi, che ti fanno riappacificare con te stesso».
«Ne sarei onorata» e nonostante il buio Jack cogli le tracce di un sorriso radioso sul volto della donna.
Vorrebbe baciarla e portarla nella sua tenda e qualcosa gli dice che se lo facesse, lei non si negherebbe; eppure c'è anche qualcosa che lo trattiene. Rapunzel ha l'aria curiosa e ingenua di un bambino che scopre il mondo per la prima volta, i modi semplici e genuini della gente di campagna, ma allo stesso tempo i lineamenti del suo volto e una certa eleganza nei movimenti gli suggeriscono natali altolocati.
A tutti gli effetti, è un mistero che non riesce a risolvere: è arrivata all'improvviso dal nulla, con il suo vestito lilla e la sua lunga treccia (non aveva mai visto capelli così lunghi) e ha iniziato a guarire i soldati.
Rapunzel assomiglia a un fiore, pensa, a un fiore raro e delicato; per questo Jack non vuole correre.
«La canzone del vecchio soldato» gli chiede poi con curiosità «Era in una lingua che non ho mai sentito».
«Si tratta di un antico canto che veniva intonato dalla gente della mia terra, a nord. Ora sono in molti a cantarla, anche se non tutti comprendono le parole. Immagino che ricordare la tradizione li aiuti a sopportare tutto questo» le spiega e con un gesto ampio indica l'accampamento che ormai sta alle loro spalle. I fuochi attorno ai quali Rapunzel ha danzato brillano caldi nella notte e infondono sicurezza.
La guaritrice si siete sull'erba e invita il guerriero a fare lo stesso.
«Raccontatemi» gli dice «Raccontatemi tutto». 

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Capitolo 4
*** Freccia ***


Autrice: kuma_cla
Titolo: Rise of the brave tangled dragons
Personaggi: Hiccup, Merida, Jack, Rapunzel
Genere: commedia
Avvertimenti: flash fic, missing moment, slice of life, crossover
Prompt: freccia
Note: urgono spiegazioni. Questo capitolo si può benissimo prendere come cosa a sé perché mancano riferimenti precisi, ma idealmente si svolge nello stesso universo del primo e del secondo capitolo della raccolta: i protagonisti sono stati riuniti per combattere i cattivi e si stanno ancora conoscendo. Sicuramente la scena non fa riferimento al precedente capitolo, in cui sono tutti più grandi e maturi. Questo crossover è bellissimo proprio perché mi permette di immaginare mille modi diversi per farli incontrare, mille universi in cui farli muovere.







Merida si è messa in testa che Hiccup possa (debba) imparare a tirare con l'arco. Non sa come le sia venuta in mente questa geniale idea, una mattina però è scesa a fare colazione e ha salutato i presenti con aria fin troppo giovale, quindi si è seduta con loro e tra un boccone e l'altro ha espresso il suo desiderio.
Jack è scoppiato a ridere senza alcun pudore e i fratelli di Merida, quelle piccole pesti, lo hanno imitato. Rapunzel ha deglutito la fetta di pane e ha detto che non era una cattiva idea, ma si vedeva che non era convinta.
Hiccup, dal canto suo, ha espresso tutto il suo disappunto, ma come al solito non ha avuto voce in capitolo — non ne ha mai avuta, per qualsiasi cosa.
Adesso se ne sta lì, sul prato verde accanto a Merida che tende l'arco e gli spiega le basi.
Non conosce nessuno dei ragazzi da più di due settimane e ha già compreso che la scozzese è una che se si mette in testa una cosa, beh, tanti auguri ai poveri sventurati che incappano nella sua strada (in questo caso se stesso). Basti pensare alla storia del suo matrimonio: quale ragazza sana di mente chiederebbe la propria mano? Ma Hiccup non ha il coraggio di esternare i propri pensieri, ha l'impressione che finirebbe al posto della sagoma di fieno che ora Merida tiene sotto tiro.
Jack, che fino a qualche minuto prima li stava osservando, proprio non gli piace. I primi giorni parlava poco, era schivo; adesso, quando non sta per conto suo, si prende troppa confidenza e i suoi scherzi non sono così divertenti (beh, un po' sì). E poi lo prende in giro, come se si conoscessero da sempre; non ha avuto remore a ridergli in faccia quando la rossa lo ha incastrato con quell'allenamento. Se ne è andato solo perché Merida lo ha cacciato assumendo il suo cipiglio "non accetto un no come risposta" che la fa tanto assomigliare a sua madre (ma anche questo non glielo dice, non crede apprezzerebbe) e Jack non è così sciocco da contraddirla, quindi è letteralmente volato via borbottando qualcosa sul fatto che era comunque una noia.
Probabilmente è andato ad infastidire Rapunzel. La principessa è l'unica che potrebbe piacergli: non sembra avere pregiudizi ed è sempre sorridente e gentile con tutti. È un po' strana, certo, ma lì tutti lo sono e i suoi modi di fare dopo un po' smettono di essere bizzarri e ti abitui alle sue domande, ai suoi comportamenti a volte fuori luogo, al suo stupore difronte ad ogni cosa. Immagina sia il risultato di una vita vissuta chiusa in una torre: ne deve aver avuto di tempo per riflettere e forse si è anche persa  nei suoi pensieri, perché a volte ha l'aria stranita del bambino che non sa dove si trova, a volte la scopre a fissare il vuoto e non ha il coraggio di chiederle se ha visto qualcosa.
In definitiva, Hiccup non ha il coraggio per fare niente, anche se ne ha avuto per stringere amicizia con un drago. Sdentato assiste alla sua lezione sonnecchiando sotto una quercia; ogni tanto apre gli occhi e lo fissa, poi torna a riposare. Che cosa gli passi per la testa, proprio non lo sa — o forse sì, forse sta pensando che è un imbranato se non riesce a fare amicizia con i ragazzi, in fondo non sputano fuoco e non hanno artigli.
Merida nel frattempo ha smesso di parlare e gli ha dato prova della sua bravura e poi ha detto fiduciosa «Ecco, tieni, ora tocca a te».
Hiccup sospira, rassegnato, l'arco tra le mani e la freccia pronta per essere scoccata; spera solo di non rendersi troppo ridicolo.

«Beh, dov’è finita?» chiede riaprendo un occhio e scrutando il prato verde attorno a sé, alla ricerca dell'asta di legno.
La scozzese lo guarda perplessa e alza le spalle, dicendogli che non lo sa, che è sparita, che l'ha lanciata talmente male che si sarà conficcata in un posto che non troveranno mai, ma che non deve preoccuparsi, che può capitare a tutti la prima volta.
Neanche un secondo dopo sentono Rapunzel urlare e la risata di Jack interrompersi per un istante per poi scoppiare ancora più fragorosa.

La freccia, alla fine, si è conficcata nella spessa e lunga treccia che lega i capelli della bionda principessa, inchiodandola al suolo proprio mentre lei camminava con le braccia cariche di colori.
Tirata improvvisamente all'indietro, Rapunzel ha perso l'equilibrio e i secchi si sono rovesciato ovunque: sull'erba, tra le pietre del castello, sui suoi vestiti, alcuni schizzi hanno raggiunto i piedi scalzi di Jack e la tela ancora bianca che la ragazza voleva dipingere.
Merida e Hiccup si sono precipitati all'istante, non appena udito l'urlo; la preoccupazione è svanita nel momento stesso in cui hanno visto un arcobaleno ricoprire ogni superficie attorno a Rapunzel.
«Mi dispiace, io non volevo» balbetta il vichingo, a disagio; vorrebbe scomparire all'istante. Già le sente, le prese in giro dell'altro ragazzo, perseguitarlo per tutti i corridoi del castello.
Ma la sventurata pittrice non si arrabbia né con lui né con Jack che continua a sghignazzare, anzi, si pulisce per dispetto le mani sui suoi pantaloni e poi si rivolge a lui, sorridendogli.
«Non ti preoccupare, Hiccup».
Anche Merida a quel punto inizia a ridere, perché non le è mai capitato di assistere ad una scena simile: quante probabilità c'erano che la freccia finisse tra i capelli della ragazza? Le porge una mano per alzarsi, ma prima recupera l'asta. Il legno e le piume sono sporchi di giallo e blu e ora anche i suoi palmi lo sono.
L'unico ancora pulito è proprio Hiccup e con uno sguardo d'intesa che mai si erano scambiati prima, lo afferrano e lo trascinano in mezzo ai colori.
Vi si rotolano tutti insieme, come bambini, schizzando di rosso il volto di uno e di verde quello dell'altra. I ricci di Merida sono una macchia colorata che non ha idea di come pulirà, ma è certa che tra lei e Rapunzel un'idea verrà fuori. Hiccup ha lasciato da parte la timidezza e si diverte a stampare manate viola sui vestiti di Jack.
Da quando sono lì, per la prima volta, le loro risate si intrecciano in un unico, fragoroso scoppio di allegria. 

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Capitolo 5
*** Gelosia ***


Autrice: kuma_cla
Titolo: Rise of the brave tangled dragons
Personaggi: Hiccup, Merida, Jack, Rapunzel (Flynn e Astrid)
Genere: commedia, sentimentale
Avvertimenti: flash fic, missing moment, slice of life, Modern!AU
Prompt: gelosia (la sfida dei 200 prompt di msp17); Nasturzio: pattriottismo (Maritombola di Maridichallenge)
Note: era da un po' che volevo sperimentare una Modern!AU, anche se alla fine l'ambientazione rimane vaga: io li ho immaginati negli States, ma voi potete metterli dove volete. E sempre da un po' volevo scrivere qualcosa in cui i miei otp del crossover si confrontavano con le coppie canon dei film. Merida e Jack alle prese con la gelosia, seppur appena accennata e ancora non compresa appieno dai pg, mi piacciono troppo. Mentre scrivevo, poi, ho realizzato questo headcanon in cui Merida è una patriotta convinta, una separatista: perché è storia il desiderio di indipendenza della Scozia e non mi riferisco solo a Braveheart. Non ho la più pallida idea di che cosa Flynn stesse parlando, ma ci stava che fosse lui a far scattare, innavertitamente, Merida.

 
 
 
 
 
«Certo che voi inglesi siete proprio attaccati alla corona» conclude Flynn, ad ascoltarlo davvero solo Rapunzel, che lo guarda con occhi sognanti.
«Scozzese» corregge automaticamente Merida, che del discorso ha udito solo quello.
«Come prego?»
«Scozzese» ripete la rossa, la voce che non ammette repliche e lo sguardo annoiato ora improvvisamente di fuoco. Rapunzel gli aveva detto qualcosa a riguardo, ma non credeva facesse sul serio e comunque gli è scappato, senza volerlo. Inghilterra, Scozia: ai suoi occhi sono un unico stato, con un'unica lingua, moneta e regina. Non c'è stata cattiveria, al tavolo tutti lo sanno, compresa Merida, che in un'altra circostanza forse riderebbe e gli spiegherebbe la differenza. Lei stessa si rende conto di star esagerando, ma adesso che ha messo il broncio si sente meglio: era da un po' che cercava un pretesto, uno qualsiasi, per arrabbiarsi — più precisamente da quando, tre giorni prima, Astrid aveva accettato di uscire con Hiccup. E la cosa la infastidisce parecchio, più di quanto le piaccia ammettere; perfino più di essere confusa con un servitore della corona, quando lei invece è l'orgogliosa discendente del clan Dumbrok.
Sentendosi osservata, borbotta qualcosa e se ne va; non è mai stata brava con le regole e le buone maniere.
Che anche quel giorno fosse di cattivo umore, Rapunzel lo ha solo vagamente intuito: i modi insolitamente bruschi e l'aria cupa, infine il suo esasperato pattriottismo che se ne esce nei momenti meno opportuni.
Sospira e si ripromette di fare due chiacchiere con Merida alla fine di quell'uscita, al momento però ha una conversazione da portare avanti.
È in quel momento che Hiccup prende la parola, meritandosi un'incondizionata gratitudine.
«Hey, Flynn, che ne dici se andiamo a prendere altro zucchero?»
«Sembra un'ottima idea».
 
«Non è più una grande idea farci incontrare» le dice Jack dopo qualche secondo, allungando le gambe sotto il tavolo.
Rapunzel gli fa una linguaccia e beve l'ultimo sorso della sua cioccolata. Si aspettava un'uscita del genere da Frost, da subito ostile nei confronti di Flynn, prima ancora di conoscerlo. Era su Hiccup e Merida che confidava per metterlo a suo agio, non certamente sull'altro amico.
«Sai che le è preso?» gli chiede, ma lui alza le spalle.
«Dici che dovrei andarla a cercare? Non vorrei fosse colpa mia».
«È Merida, sai com'è fatta. Le passerà. E se non le passa potete sempre fare quella cosa tra ragazze, quella in cui vi mettete lo smalto e vi pettinate i capelli e vi confidate di chi siete perdutamente innamorate».
«Non facciamo queste cose» ribatte seria, ma l'occhiata di Jack le fa nascere un sorriso divertito «Oh e va bene, sì, facciamo queste cose. In certe questioni serve un pare femminile».
«Non ne dubito».
«Dici che si stia annoiando?» gli chiede dopo un po' e il ragazzo alza gli occhi al cielo, aspettandosi la domanda e quelle che seguiranno «Ci stanno mettendo un po' troppo. Non trovi? Quanto serve per prendere dello zucchero? E se fosse scappato? Non ci vuole molto a seminare Hiccup. E se non volesse più uscire con me? Non lo rivedrò mai più! Mi saluterà se lo incontro per strada? O dici che mi eviterà?»
Jack la lascia parlare, perché quando Rapunzel inizia ad agitarsi e a lisciarsi i capelli e a non respirare più tra una parola e l'altra ha imparato che interromperla peggiora la situazione. È meglio permetterle di sfogarsi, gli occhi verdi che si spalancano e lo guardano come se da lui dipendesse la salvezza del mondo in quel momento. Poi, come ha iniziato anche smette, ma continua a fissarlo attendendo una risposta.
«Non so che cosa ci si possa aspettare da uno che si chiama Eugene ma si presenta come Flynn».
«Lo sapevo, non dovevo dirtelo! Sii serio per una volta».
Jack fa una smorfia, perché per quanto gli piacerebbe fare osservazioni sgradevoli e smontare il ragazzo di cui Punzie si è infatuata, Flynn sembra proprio una brava persona, inattaccabile sotto ogni punto di vista — e questo non fa che irritarlo ancora di più.
«Stai tranquilla, non scappa. Gli piaci» ammette e sul volto dell'amica torna a risplendere un sorriso raggiante «Non ha mai smesso di guardarti e tu di pendere dalle sue labbra. Magari quando torna, ricordati che siete in pubblico» e accompagna la frase indicando la caffetteria affollata con un gesto vago delle mani.
Rapunzel gli pesta di proposito un piede sotto il tavolo, ma Jack ormai ha iniziato.
«Dovresti vederti, quando non c'è non fai altro che parlare di lui e quando c'è lo guardi come se fosse il tuo eroe» le dice, sporgendosi sul tavolo verso di lei e afferrandole la treccia. Sordo alle proteste dell'amica, la imita; da che si conoscono, Jack si è sempre divertito ad impossessarsi dei suoi capelli e a farle il verso e lo stesso con Merida.
«Non è vero! Io non faccio così» protesta la ragazza, riappropriandosi della sua lunga treccia e fingendosi offesa, mentre l'amico continua a sghiagnazzare.
«Quando ti innamorerai anche tu capirai. E no, Jack Frost, non provare a dirmi che l'amore è cosa da femminucce, non hai più sette anni» gli dice e la trova davvero buffa, mentre cerca di rimproverarlo senza ridere.
Alla fine lo sguardo le si posa sul mazzo di fiori che Flynn le ha molto galantemente regalato e torna seria; accarezza distrattamente i petali arancioni di alcuni nasturzi, considerando che è un peccato che appassiscano, magari potrebbe farci una corona per Merida; ma non è quello il tempo e il luogo per pensarci. Ci sono questioni più importanti, come capire perché l'amico sia così ostile nei confronti di Eugene: non una parola gentile, non un sorriso, non una risata che non sia di scherno. Frost sa essere molto sgradevole con la gente, pungente come il vento freddo in inverno, ma mai con lei e gli altri: a loro ha sempre riservato quel lato del suo carattere che non mostra nessuno, quello in cui è una persona migliore, bellissima, una di quelle di cui ci si innamora. Ha finito per scordarsi di come possa risultare antipatico, ma sa anche che quella non è che una maschera e che sotto a quei modi sgarbatati c'è un ragazzo dal cuore d'oro. E se si comporta in quella maniera, all'improvviso, c'è una spiegazione — deve solo trovarla.
«Perché non ti piace?» gli chiede schietta e non occorre precisare il soggetto «Non sarai mica geloso» aggiunge per smorzare la tensione. Sarà perché lo ha detto davvero o per il modo in cui l'ha detto (con innocenza, senza traccia di malizia), ma Jack arrossisce e Rapunzel sgrana gli occhi, stupita.
«Non ci credo! Sei geloso!» ripete.
«Io non sono geloso» boffonchia, mentre Hiccup ritorna con Flynn e lo zucchero.
Perché non lo è, vero? Non è geloso di Rapunzel e Flynn, assolutamente no. Anche se il suo sguardo, che si sposta dai fiori alla coppia, dice proprio il contrario.

 

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Capitolo 6
*** Non ha paura del freddo ***


Autrice: kuma_cla
Pairing: Jack/Rapunzel
Rating: rosso (all'incirca)
Genere: sentimentale
Avvertimenti: flash fic
Prompt: non ha paura del freddo
Note: ho capito che mi devo arrangiare, dunque, se voglio la Jack/Punzie al p0rn fest (si all'ultima Jack/Elsa non ci ho più visto). Non so nemmeno io quello che ho scritto, devo ancora realizzare che ho davvero descritto Jack e Rapunzel che si conoscono in senso biblico (come sono raffinata). Sono più sconvolta di voi.




La pelle di Jack è fredda, così tanto che il primo impulso è staccarsi, ma non arretra e lascia scorrere la mano dal collo al petto nudo, tracciando invisibili arabeschi.
Anche il loro primo bacio è stato freddo, come posare la propria bocca sul ghiaccio, ma le sue labbra erano morbide; lo sta baciando anche adesso, baciare Jack Frost non è male come sembra.
Quando la abbraccia, non può impedire al proprio corpo di rabbrividire nonostante abbia ancora addosso il vestito. Lui si ferma, fa per scostarsi, è certa di potergli leggere in volto quell'espressione torva da te lo avevo detto che avevo ragione (e avrei tanto voluto non averla). Ma Rapunzel gli si stringe contro, appoggia il capo sulla sua spalla e resta lì.
Alla fine Jack la circonda con le proprie braccia e quasi senza accorgersene riprendono da dove si sono interrotti.
Non le chiede se è sicura, sanno entrambi che è quello che vogliono, che è quello che prima o poi sarebbe comunque capitato.
La spoglia del vestito e la fa stendere sul letto; nuda tra le lenzuola, circondata dai suoi capelli dorati, Rapunzel è splendida. Ha le gote arrossate per il pudore, ma gli occhi verdi tradiscono il desiderio e lui non la fa attendere.
Si china su di lei, la bacia ancora, le accarezza i fianchi e il seno. Fa scorrere le sue mani fredde sul quel corpo minuto, ne traccia i contorni e le forme, lo scopre. Sotto il suo tocco, Rapunzel rabbrividisce ancora e questa volta non c'entra la temperatura del proprio corpo.
Lo bacia con urgenza, meno dolce di prima, più decisa e nel frattempo lo libera dai pantaloni: non ha la muscolatura di un uomo adulto e la pelle è talmente bianca che sembra neve, ma lei lo trova perfetto e geme, mentre lo sente dedicarsi al suo collo e al proprio seno.
Quando avverte la mano di Jack correre verso il basso, accarezzarle il ventre e poi insinuarsi tra le sue gambe, ancora una volta il primo impulso è allontanarsi, perché il ragazzo con cui sta per fare l'amore è lo Spirito dell'Inverno, mentre lei è solo un'umana che ha bisogno di calore. Spera che Frost non abbia colto la natura dei suoi pensieri, ma dallo sguardo che le rivolge capisce che ancora una volta lui l'ha letta come fosse un libro aperto. Non sopporta che la guardi con quell'aria mesta, vorrebbe non doverlo mai vedere dispiaciuto; il sui occhi dovrebbero sempre essere allegri e la sua bocca sorridente. Non è giusto, non è affatto giusto, pensa, e lo bacia. A Jack pare di cogliere un «Al diavolo Manny», ma non è sicuro e non gli importa, perché le mani di Rapunzel sono arrivate alle sue anche e accarezzano la sua pelle con quelle dita sottili e tiepide.
«Facciamolo» gli sussurra all'orecchio «Non ho paura del freddo».

Il mattino seguente li trova abbracciati, una coperta ad avvolgere il corpo nudo di Rapunzel.
«E così tu non avresti paura del freddo?»
La ragazza scuote il capo, arrossendo al pensiero della notte passata insieme — le carezze di Jack, i suoi baci, il piacere che è salito come la marea quando è entrato in lei e ha iniziato a muoversi.
«Dovresti» le dice, ma il tono non è convinto mentre lo sguardo si perde in un punto impreciso tra la clavicola e l'incavo dei seni. Rapunzel sembra accorgersene e lascia scivolare la coperta lungo le spalle; ancora una volta rabbrividisce, ma non gli dà il tempo di dire o fare nulla, perché si accoccola sopra di lui e gli bacia il collo prima, il torace e poi l'addome.
«Non temo il freddo, ricordi?»

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Capitolo 7
*** Compleanno ***


Autrice: kuma_cla
Pairing: Jack Frost/Rapunzel
Rating: rosso chiaro chiaro
Genere: commedia, sentimentale
Avvertimenti: one shot (ho davvero scritto più di mille parole?!), Modern!AU
Prompt: Compleanno
Note: Clà e il p0rn fest parte quattro, aiuto! I bambini citati provengono tutti dal mondo Disney o dagli altri film di animazione.


Nel giardino c'è un gran vociare di bambini.
Merida rincorre Boo e la ferma prima che possa distruggere la piramide di panini; si permette un sospiro di sollievo, salvo poi trasalire nel vedere Sandy Croods arrampicarsi su un albero.
Hiccup invece, che come ha messo piede sul prato non è stato considerato, adesso sta raccontando alcune delle sue storie, abbastanza avvincenti da tenere fermi e buoni almeno cinque bambini.
Dalla veranda Jack osserva quell'insolito pomeriggio di giugno, l'ombra di un sorriso che aleggia sul volto: le vacanze sono iniziate da qualche settimana e l'estate si preannuncia lunga e calda. 
«Potresti anche dare una mano» gli dice Rapunzel dalla cucina.
«I pasticcini sono pronti?»
«Sì».
«I tramezzini?»
«Sì».
«Te la stai cavando bene anche da sola».
«Jack!» lo riprende con voce offesa e lui sorride, quindi rientra in casa e la raggiunge.
Rapunzel si sta destreggiando tra i fornelli e le decorazioni, ha della farina sul volto e del cacao tra i capelli, indossa un grembiule chiaramente non suo (a meno che non sia improvvisamente diventata scozzese) ed è determinata a regalare ai fratelli di Merida un compleanno memorabile. Jack la trova deliziosa nonostante la maionese che le appiccica le mani e se ne resta in piedi, davanti alla porta della cucina, ad osservarla mentre prende dal frigo le caraffe di limonata, ma quando lei lo guarda con esasperazione si riscuote e muove un passo avanti.
«Cosa vuoi che faccia?»
«Prendi questo» gli dice porgendogli i tramezzini «E questo» aggiunge, dandogli anche un vassoio di muffin «E falli avere ai bambini, non svignartela con i rifornimenti».
«Come potrei mai, per chi mi hai preso» si finge offeso e nel frattempo si avvia in giardino. Rapunzel si concede un secondo di pausa e dà un'occhiata fuori dalla finestra, osservando Jack avanzare sul prato: viene subito attorniato da alcuni invitati, da dove si trova riesce a sentire le voci eccitate dei piccoli. Incredibilmente il cibo arriva sano e salvo sui tavoli e il ragazzo, ora che ha le mani libere, dedica le sue attenzioni ai bambini. Li sente ridere, li vede divertirsi: sorride anche lei, poi ritorna alle sue crostate, pulendosi le mani dalla maionese su uno strofinaccio che ora di sera sarà da buttare.
Sta finendo di spalmare la marmellata, quando Jack torna in cucina.
«Credevo fossi rimasto a giocare».
Lui scrolla le spalle e si guarda attorno: «Ho pensato avessi bisogno di una mano. Hiccup non è niente male come intrattenitore e Merida ha trovato un modo per sopravvivere ai suoi fratelli, troverà un modo per sopravvivere anche ai loro amici. Inoltre credo che Vanellope von Schweltz abbia una cotta per me. Che razza di nome è, poi, per una bambina».
Le labbra di Rapunzel si curvano verso l'altro, mentre gli indica di tirare fuori dal forno microonde le pizzette.
Fa mente locale su ciò che è già sui tavoli e ciò che manca e si ferma a pensare che c'è qualcosa che le sfugge: scruta la cucina fino a quando non si rende conto che non ha preso le patatine e i pop corn.
«Come ho fatto a dimenticarmene! Li avevo anche messi nella lista. Perché li ho messi nella lista vero?» esclama, passandosi una mano sul volto e distribuendo così le macchie di farina «Adesso come faccio? Non possono mancare!»
«Sono certo che nessuno si accorgerà della loro assenza» cerca di tranquillizzarla «Guardali, si stanno tutti divertendo a far impazzire Merida. Fra poco si fermeranno perché avranno fame e tutto quello che vedranno saranno tante prelibatezze, molto più appetitose di qualsiasi pop corn».
Rapunzel sorride anche se non vorrebbe (con Jack è sempre così) e sospira.
«Dovresti riposarti, è dalle due che lavori e scommetto che stamattina ti sei alzata presto per completare i festoni su cui Hiccup si era addormentato».
«Ma c'è ancora tanto da fare» protesta debolmente.
«Dammi qua, faccio io» le dice e si prende la marmellata «Tu rilassati». La ragazza si fa da parte e si siede su uno sgabello, dall'altra parte del tavolo, e lo osserva ultimare il suo lavoro. Le piace guardare Jack, i suoi capelli scompigliati, i lineamenti del volto, le spalle larghe.
«Adesso prendi la Sachapoche e glassa la torta» gli spiega, guidandolo nei movimenti, lieta di ricevere un aiuto. L'essersi offerta come cuoca per la festa dei gemelli non è più una grande idea, considerando la quantità di invitati e la loro voracità, ma soprattutto il poco preavviso con cui Merida si è rivolta a loro, disperata: «Mamma mi ha messa in punizione per quella storia della macchina, ha detto che devo organizzare il compleanno di Harry, Hubert e Hamish».
«È l'ultima volta che mi metto a cucinare per così tante persone» borbotta «Per quando avremo finito, non avrò più voglia di mettere piede in cucina per tanto tempo».
Jack sorride, poi alza il capo dalla torta e si ritrova faccia a faccia con Rapunzel: sono così vicini che le può contare le efelidi. La vede arrossire, forse è perché li separano solo pochi centimetri o forse perché ha notato come la sta guardando, sta di fatto che la trova ancora più bella e l'idea di assaggiare la sua bocca (di assaggiarla tutta, a dire la verità) non gli sembra così malvagia.
Nessuno dei due si sposta e Jack cerca nel sul sguardo un divieto che è ben felice di non trovare, quindi si fa avanti per annullare le distanze.
All'inizio è solo un bacio a fior di labbra, un contatto un po' timido e insicuro, cauto, ma ben presto la Sachapoche e tutto il resto vengono dimenticati e, intralciati dal tavolo in mezzo a loro, si spostano verso il bancone della cucina.
Quando sente le mani di Jack cingerle i fianchi, si rende conto però che i bambini potrebbero vederli, anche se la cosa non sembra preoccupare il ragazzo, il quale trova più interessante dedicarsi al suo collo e Rapunzel pensa anche che abbia ragione, se non fosse per quel vociare che è fin troppo vicino.
Lo interrompe di mala voglia e Jack rimane con le sue mani sul proprio sedere, un po' troppo vicino per permetterle di ragionare lucentemente (e sospetta che sia proprio questo l'intento del ragazzo).
«L'ultima cosa che vogliamo è una denuncia per atti osceni in luogo pubblico, vero?»
«Siamo in una cucina, mica per strada».
«Ma ci sono dei bambini in giardino» gli dice con voce stridula «Li traumatizzeremmo! Vuoi che ci vedano mentre, mentre ci...» ma non è convinta ed esita un po' troppo sul corpo del ragazzo.
«Mentre ci cosa? Ci stiamo solo baciando» continua lui «A meno che tu non voglia andare oltre».
A Rapunzel sembra che lo abbia detto con voce roca e seducente, con un certo luccichio nello sguardo, inoltre ci sono quella mani sul suo sedere; arrossisce e si morde il labbro.
Riprendono a baciarsi con più ardore di prima, quando la voce di Merida si fa pericolosamente vicina e poco dopo l'amica fa la sua comparsa. Li trova affannati e vagamente in imbarazzo; alza un sopracciglio perplessa, ma si limita a chiedere che fine abbiano fatto le bibite, perché è certa che Andy non abbia accettato il suo consiglio di non importunare Gianni Darling con i palloncini.
Rapunzel si affretta a metterle in mano la limonata e Merida registra qualcosa di strano in lei, ma non capisce cosa — più tardi comprenderà che si trattava della maglietta sollevata sui fianchi.
«Dove eravamo rimasti?» le chiede, abbracciandola da dietro una volta che la padrona di casa è corsa fuori. Le bacia il collo, accarezzando la pelle nuda tra l'orlo della maglia e i jeans e togliendole il grembiule.
La ragazza si abbandona contro di lui, rilassando i muscoli e soffocando un gemito quando lo sente soffermarsi sul basso ventre. Prima di slacciarle i pantaloni, però, la conduce nello sgabuzzino in cui i Dumbrock conservano i detersivi; non è romantico, ma almeno hanno un po' di privacy e non rischiano altre interruzioni — e al momento essere interrotti è l'ultima cosa che vogliono.
Jack la blocca tra il proprio corpo e il muro e continua a baciarla, mentre infila una mano sotto la maglietta e si sofferma sul seno della ragazza, slacciandole il reggiseno.
«Non è un cattivo modo per rilassarsi» la sente sospirare al suo orecchio, le labbra sulla sua mandibola e le mani tra i suoi capelli, sulla sua schiena, ovunque sul suo corpo. E se Jack magari aveva qualche remora (perché è di Rapunzel che si sta parlando e farlo nello sgabuzzino della cucina di casa Dumbrok non è il massimo a cui una ragazza possa aspirare), il modo in cui lo tocca, lo accarezza, si struscia contro di lui gliele fanno dimenticare — resta solo il desiderio iniziale, quello di assaggiarla.
Ritorna sui suoi fianchi, sui jeans da slacciare, sull'intimo lilla che scorge dopo aver allentato il bottone e fatto scorrere la cerniera.
«Paperelle?» chiede e Rapunzel arrossisce di imbarazzo, perché quella mattina certo non si aspettava che Jack vedesse le sue mutande. Ma non ha tempo di dire nulla, perché le parole vengono spezzate da gemiti di piacere quando avverte le carezze del ragazzo. Si aggrappa a lui e lascia che le stuzzichi il clitoride, sentendo chiaramente l'eccitazione di Jack premere contro la sua coscia.
«Ce l'hai vero?» ansima e lui accenna un sì, allungando la mano nella tasca posteriore dei suoi pantaloni.
«Non voglio sapere perché ti porti un preservativo alla festa di compleanno dei gemelli» gli dice e, impaziente, gli fa togliere la maglietta «Ma ottima idea».

Si sono appena separati con un sospiro e si concedono qualche istante per guardarsi: Jack ha i capelli ancora più spettinati del solito e un sorriso rilassato tutto per lei.
«Potremmo» inizia con timidezza, perché certe cose, a prescindere da quello che ha fatto pochi minuti prima, la imbarazzano ancora «Beh, sì, potremmo, se ti va, trovarci per sì, sai...»
«Rifarlo?» conclude per lei con disinvoltura, un sorriso malandrino che le fa venire voglia di baciarlo ancora e non smettere mai.
«Se non ti dispiace» gli dice, arrossendo come una scolaretta e sistemandosi i jeans.
«Se mi dispiace?» le chiede e le rivolge uno sguardo eloquente, uno di quelli che la fanno andare a fuoco.
Poi un rumore di passi anticipa l'entrata in cucina dei fratelli di Merida: Jack e Rapunzel impallidiscono e si affrettano a rivestirsi, il tentativo di ricomporsi che non va a buon fine perché la porta dello sgabuzzino viene spalancata mentre lui è ancora a petto nudo e lei ha la maglietta messa male.
«Cosa state facendo?» chiede Harry, con voce acuta.
«Perché siete qui dentro?» domanda Hubert.
«E dove sono i nostri dolci?» aggiunge Hamish.
Tra le domande e gli sguardi curiosi, i due ragazzi non sanno cosa rispondere, ma non serve, perché all'improvviso gli occhi dei gemelli si sgranano, registrano ogni dettaglio della situazione e con orrore Jack e Rapunzel scorgono un lampo di comprensione. Neanche tre secondi dopo scattano veloci verso il giardino urlando che gli amici della sorella sono mezzi nudi nel loro sgabuzzino e che hanno fatto cose da grandi.
«Li odio, li detesto» sibila Jack, finendo di rivestirsi.
«Non è vero, li adori. E loro adorano te» gli dice «Anzi, ti venerano».
«Stanno urlando a tutti che abbiamo fatto sesso!»
Rapunzel inarca un sopracciglio e gli ricorda di quando lui, poco più grande dei gemelli, aveva detto a tutti quelli che incontrava che sua sorella Elsa si stava baciando con Pitch.
«Non è la stessa cosa» borbotta, raccogliendo una scatola di detersivo che aveva fatto precedentemente cadere e uscendo dallo sgabuzzino.
«A me preoccupa di più Merida» gli rivela, scrutando fuori dalla finestra alla ricerca della chioma rossa dell'amica «E quello che dirà a sua madre per giustificare ciò che racconteranno i gemelli della loro festa di compleanno».
Jack, che si era dimenticato della signora Dumbrok, impallidisce nuovamente.
«Dici che mi metterà in punizione?»
«Assolutamente, se non prendete la torta e le crostate e non le portate immediatamente fuori» risponde Merida, con il tono di chi non ammette repliche, le mani sui fianchi, i capelli che sembrano dotati di vita propria e lo sguardo di chi rimanda le spiegazioni a dopo.

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Capitolo 8
*** Terra morente ***


Autrice: kuma_cla
Pairing: Jack Frost/Rapunzel
Rating: rosso chiaro chiaro
Genere: drammatico, malinconico, sentimentale
Avvertimenti: one shot, Post-Apocalyptic!AU
Prompt: Post-Apocalyptic!AU, 68. Terra morente (500themes)
Note: un po' come la fantascienza e il cyberpunk e tutta quella corrente, anche il genere apocalittico è un genere che non disprezzo, anzi, mi interessa, ma che non ho mai approfondito. Ma avendo una madre che nella noia serale è capace di guardarsi certe trashate apocalittiche che non vi dico, una cosa la so: che gli animali migrano, che fa freddo e ci sono terremoti. Ho mischiato il prompt all'head canon più quotato per i The Big Four: loro quattro che si riuniscono per sconfiggere Pitch (e che di conseguenza agiscono nel mondo moderno) e il sole che muore. I TBF si alleano per sconfiggere l'uomo nero, che in una situazione apocalittica certamente avrà molta paura di cui nutrirsi, ma che morirà proprio come nel film, lasciando una Terra devastata e pronta a collassare non appena il sole si spegnerà, in cui la paura che è riuscito a raccogliere libera forze oscure che affrettano la distruzione del mondo (il drago di Berk, ad esempio).


Apre gli occhi sul tetto basso e scrostato di quello che un tempo è stato uno scuolabus e rimane immobile tra le coperte a fissarlo.
È questa la sua vita, ora, è questa la vita di tutti loro: sopravvivere alla giornata, trovare un riparo per la notte, sopravvivere al giorno successivo. Senza riporre troppe speranze in un futuro migliore, perché molti un futuro neanche lo avranno. E in ogni caso le cose non possono che peggiorare, ora.
La pioggia di meteoriti prima, in seguito i terremoti, quindi il sole che si spegne, piano, lentamente; e in mezzo cose spaventose, cose che non credeva possibili — ma non credeva possibile nemmeno che il sole morisse.
È iniziato tutto con Pitch Black e ora sta continuando senza di lui; se lo è portato via il suo stesso male, quello che ha scatenato, quello che ha rivolto verso di loro e gli si è ritorto contro. Rivede ancora la scena: la sua folle risata, il mondo che si fa nero, il mondo che trema, Pitch che viene inghiottito ed Elsa, Elsa che per tutto il tempo ha cercato di salvarlo, che prova a raggiungerlo, ma è troppo tardi — perso per sempre. Questo mentre dal vulcano vicino a Berk, tra il magma e i detriti, se ne esce un drago che è grande dieci volte il più grosso che abbia mai visto, un drago che si porta via un pezzo di Hiccup senza che lei possa fare nulla.
È stata al suo capezzale, ha pianto, ha cantato, ma il fiore non c'era più, i suoi capelli non c'erano più. Ha desiderato a lungo di potersi liberare di quel dono e ora non riesce ad abituarsi al vuoto che la circonda. In un mondo come quello in cui si ritrova a vivere, senza più il suo potere, Rapunzel è inutile. Merida ha il suo arco, una qualità che è sua e solo sua, che nessuno le potrà mai togliere; Hiccup ha Sdentato e una mente abituata a trovare soluzioni anche laddove non sembrano essercene; Jack continua ad avere i suo poteri, anche se si sono indeboliti — la morte di tutta quella gente, durante i terremoti e i cataclismi che ne sono venuti, lo ha destabilizzato per un terribile istante.
Lei, invece, sconfiggendo Gothel, ha perso ogni possibilità di essere d'aiuto: prima salvava vite, ora non c'è scampo alla morte. Sa cucinare e cucire, ha avuto diciotto anni per leggere sempre gli stessi libri, ha un buona mano nel disegno, tutte qualità che in una Terra morente non sono d'aiuto. Sa fare candele, per Dio, le viene da ridere per non piangere.
Continua a fissare il soffitto del pulmino, fuori è ancora buio e lo sarà per diverse ore.

Lo scuolabus cigola appena sotto il peso di Jack; Rapunzel sobbalza e si mette a sedere, stringendo tra le mani la vecchia padella appartenente ormai ad un altro mondo.
Il ragazzo si fa riconoscere e lei si tranquillizza, depone la propria arma e gli chiede cortesemente di non farlo mai più.
Jack le si siede accanto e la avvisa che non appena farà chiaro si metteranno in movimento: devono raggiungere Nord e gli altri e poi non lo sanno nemmeno loro. Ma avere un obiettivo, quando le giornate si fanno sempre più brevi e fredde, è importante e il loro, per il momento, è ricongiungersi gli amici ed è quanto basta ad Hiccup per stringere i denti e sopportare i dolori che la protesi di fortuna gli causa.
«Smettila di pensarci» le dice duramente «Non è colpa tua, non è colpa di nessuno».
«Ma se avessi ancora i miei capelli, se non li avessi tagliati...»
«Non farti questo, Punzie» la supplica «Ti prego».
Lei sorride mesta e poi gli dice «Era da tanto che non mi chiavami così».
«Da quando ti ho baciato per la prima volta» precisa lui.
Il ricordo va indietro, a quando Rapunzel ha danzato a piedi scalzi sulle pietre antiche di un vecchio borgo, in una piazza piccola ma gremita di gente fiduciosa nonostante i tempi che correvano — i primi segnali di qualcosa che non andava (le meteoriti e le migrazioni) e Pitch che si cibava del terrore delle persone, scatenando i suoi incubi per il mondo. Allora c'era una lunga treccia ad ondeggiare sulla schiena della ragazza, mentre prendeva confidenza con la musica e si lasciava andare, anche lei fiduciosa. Aveva preso per braccio Merida e l'aveva coinvolta nella danza, nell'euforia del momento: avevano riso, erano inciampate nei loro stesso passi, avevano continuato a piroettare. Poi gli si era avvicinata, ebbra di gioia; Pitch non avrebbe potuto attaccarli neanche volendo, quella notte. Jack l'aveva assecondata, le mani sui suoi fianchi e la risata in gola. Quando si erano fermati, l'aveva baciata senza pensarci. Sembra passato così tanto tempo, sembra quasi un'altra vita, ma sono solo due mesi prima — due mesi prima il sole ancora era una certezza.
Il secondo bacio è stato quando ha temuto che insieme ai capelli, le venisse portato via anche lui, quando ha iniziato a sbiadire, a perdere consistenza, a tornare ad essere il fantasma che è stato per trecento anni. Lo aveva abbracciato, aveva sentito il suo corpo sparire tra le proprie braccia, si era aggrappata a lui con tutta la sua forza e lo aveva baciato; era stato ancora più brutto che vedere i propri capelli farsi castani e perdere la loro magia.
Il terzo bacio è adesso, in uno scuolabus malandato e scricchiolante, su una Terra che non è più la stessa Terra su cui sono cresciuti. Nel primo c'era la felicità, nel secondo la disperazione, in questo la rassegnazione per ciò che è stato.
Le labbra di Jack sono fredde e morbide, sono come il suo proprietario e a Rapunzel va bene così. Gli si stringe contro perché vuole sentire un corpo solido che la abbracci, non importa se il contatto non è caldo e in quelle lunghe notti il calore è tutto. Si guardano negli occhi e vi leggono la stessa idea, lo stesso desiderio: quello di lasciarsi tutto alle spalle per un po'.
Sono su un pulmino, Rapunzel non è mai andata a scuola, immagina che le sarebbe piaciuto; Jack lo intuisce, sarebbe piaciuto anche a lui.
«Potrei essere il cattivo ragazzo» le dice, accarezzandole la guancia «E tu potresti essere la timida studentessa che si innamora follemente di me».
«Un cliché» commenta «Poi come va avanti?»
«I due si scoprono anime affini» continua «Fanno le stesse cose, lei ride agli scherzi del ragazzo e ha una bellissima risata. Lui scopre che è un po' pazza, ma le piace così. Riesce perfino a convincerlo a portarla al ballo della scuola».
«Ci riesce davvero? Ha sempre desiderato partecipare a un simile evento, indossare un bellissimo abito e ballare tutta la notte con il suo cavaliere» gli dice entusiasta.
«Tutta la notte proprio no» ribatte e, vedendo lo sguardo perplesso, si spiega «È un ragazzo lui, un cattivo ragazzo. I baci non gli bastano, vuole di più».
«E lei cosa fa? Si concede?» gli chiede, sedendosi su di lui e infilando una mano sotto la sua felpa e accarezzando timidamente la pelle fredda.
«Direi quasi che prende l'iniziativa» le risponde, beandosi di quel contatto e stringendola a sé.
«È davvero così intraprendente? Non era timida?»
«All'apparenza» sussurra ad un soffio dalle sue labbra, prima di baciarla «E l'apparenza inganna».
Rapunzel siede su di lui, minuta e fragile, tiepida e lo accarezza, lo cerca, lo bacia con tanto ardore che Jack potrebbe quasi sentire caldo — è questo l'effetto che gli fa Punzie.
La spoglia senza pensarci e quando lei rimane con le spalle scoperte, il seno nudo la vede rabbrividire per il freddo, ma non gli permette di dire nulla, perché si china a spogliarlo e a slacciargli i pantaloni.
«E come sta andando, la timida studentessa?» ansima al suo orecchio, il fiato corto per le mani del ragazzo che le accarezzano il seno e poi scendono verso il basso.
È il turno di Jack, di gemere, ora, mentre gli bacia il petto e l'addome.
«Non c'è male» le concede, il respiro accelerato e un'erezione che preme contro l'interno coscia di Rapunzel e che necessità di essere soddisfatta.

Hanno fatto l'amore su uno scuolabus sgangherato, dalle ruote bucate e i sedili scomodi, ad illuminarli il fuoco del loro campo e una torcia elettrica con cui Jack si era fatto strada per andarla a trovare. Hanno fatto l'amore su una Terra morente, in un mondo in rovina, soffocando i gemiti labbra contro labbra per non svegliare Hiccup e Merida. Hanno fatto l'amore e per qualche minuto sono stati solo un cattivo ragazzo che allunga la mano sotto le gonne delle fanciulle e una timida studentessa ben lieta di sentire quella mano tra le proprie gambe; sono stati loro, Jack e Rapunzel, ma sono stati anche i figli normali di un mondo normale, innamorati, giovani, felici. Hanno fatto l'amore e si sono dimenticati tutto, infine si sono addormentati, l'uno contro l'altra, una coperta a proteggere Punzie dal gelo della notte e del suo corpo e una zazzera castana a solleticargli il collo.

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Capitolo 9
*** Una nuova avventura ***


Autrice: kuma_cla
Personaggi: Jack e Rapunzel, Hiccup e Merida
Rating: verde
Genere: avventura, generale, commedia
Avvertimenti: flash fic, AU, Camp Half Blood!verse
Note: è da un po' che manco in questo fandom, ma non tenete sono tornata.
Cose da sapere se non avete mai letto/visto Percy Jackson:
• Il Campo Mezzo Sangue è l'unico posto sicuro per gli semidei: la loro vita, infatti, è costantemente minacciata dai mostri (dal Minotauro ai Titani). Nel libro viene detto che molti di loro non raggiungono la maggiore età e che non sempre i satiri riescono a portarli al Campo, che è protetto da una barriera.
• Una volta al Campo, gli semidei vengono collocati nelle cabine, dormitori in pratica, ce n'è uno per divinità: chi non è ancora stato riconosciuto dal proprio genitore immortale si sistema temporaneamente nella cabina di Ermes.
• Nel libro il direttore del Campo è Dioniso, affiancato dal centauro Chirone. 
• Gli semidei vengono addestrati per diventare eroi e portare a termine imprese per conto degli Dei. Chi è particolarmente bravo può recarsi dall'Oracolo di Delfi e ascoltare la profezia che ha in serbo per lui, quindi partire (e sperare di tornare sano e salvo).
Headcanon del mio Camp Half Blood!verse
• Hiccup è ovviamente figlio di Efesto e Rapunzel di Apollo. Merida non mi dispiaceva come figlia di Zeus, ma alla fine ho optato per Ares, il Dio della guerra. Inizio a credere che Jack potrebbe essere un figlio di Poseidone, ma ho preferito seguire l'opinione più diffusa e farlo figlio di Ermes, perché in effetti ci sono diversi punti di contatto.
North è figlio di Zeus, Aster di Demetra, Toothiana di Ermes e Sandman di Apollo.
• Gothel è in grado di vedere attraverso la Foschia, ma soprattutto nel mio headcanon lei è una seguace di Ecate.
• Jack e le imprese senza successo mi sembra in linea con il suo non prendere sul serio il suo ruolo (nel film, intendo). Anche qui, lo immagino con molto potenziale ma che si distrae. L'unica volta, poi, che riesce (il fiore — non esiste nulla del genere nella mitologia, consideriamola una licenza — ovviamente è Ralunzel) nessuno, nemmeno lui, se ne rende conto.
• Rapunzel non dice dei suoi poteri perché Gothel quando era piccola la fa giurare sullo Stige; mitologicamente parlando questo significa che è un patto che non si può sciogliere.
E ora angolo pubblicità:
Otto fandom e una valanga di prompt: è la mia nuova challenge e tra gli otto fandom ho ovviamente inserito i The Big Four
campmezzosangue la community su Percy Jackson amministrata da me medesima e dalla compare SunlitDays. Molto presto saremo attive con un sacco di belle iniziative, nel frattempo potete già unirvi a noi :3




«Lo sapevo» sibila Merida, mentre due ragazzi superano la barriera e avanzano verso il Campo «Sarei dovuta andare io».
«Ha vinto lui la gara» le risponde tranquillamente Hiccup, senza alzare lo sguardo da alcune carte. Sta lavorando ad un nuovo progetto che trae ispirazione dagli appunti sulle macchine da guerra di Leonardo da Vinci che l'amica è riuscita a procurargli: hanno intenzione di equipaggiare il suo carro da guerra con dei gadget esclusivi e assai poco amichevoli.
«Quando smetteranno di affidargli imprese?» continua imperterrita la ragazza, ignorando il commento «Non ne porta mai a termine una, mai. Come adesso. L'Oracolo non gli aveva detto di trovare il fiore della Luce? Perché c'è una persona con lui?»
«Fiore del Sole» la corregge.
«Quanto scommettiamo che è una Ninfa?» gli chiede, sorvolando sulla precisazione (Luce, Sole: stessa cosa, no?) «O una figlia di Afrodite, un'altra».

Rapunzel si guarda attorno con meraviglia, gli occhi sgranati e la bocca dischiusa in una piccola "o" di stupore.
Negli ultimi giorni le sono successe delle cose veramente molto strane, al limite della pazzia. Innanzi tutto questo Jack Frost che entra volando nella sua stanza; proprio volando, in una stanza all'ultimo piano di una torre alta almeno tre metri. Non le capita tutti i giorni di ricevere visite, diciamo pure che oltre sua madre nessuno va mai a trovarla, e sua madre, comunque, non entra mai volando: Gothel ha il buon gusto di usare le scale e non distruggere il suo ultimo affresco. Quindi, quando ha visto questo ragazzo piombarle in casa tra capo e collo, Rapunzel ha pensato...in realtà non lo sa neanche lei cosa ha pensato. Che fosse pazzo, probabilmente, che si fosse rotto l'osso del collo schiantandosi contro la parete fresca di pittura, che adesso avrebbe dovuto rifare tutto daccapo, che sua madre si sarebbe arrabbiata.
Da qui in poi le cose dovevano solo peggiorare, ma mentre gli si avvicinava puntandogli contro la padella non poteva nemmeno immaginare quanto.
«Perché ridi?» le chiede Jack, sul volto un'espressione sofferente, riportandola al presente.
«Ricordavo quando mi hai detto che sei un semidio e vivi al Campo Mezzo Sangue» gli risponde prontamente «Il che è avvenuto dopo aver distrutto il mio affresco e subito prima di, come lo hai chiamato? Leone di Nemea?».
«E lo trovi divertente?»
La ragazza scrolla le spalle: «L'alternativa è mettermi a gridare che è solo un sogno» e aggiunge, guardandolo seria «Mi assicuri che non è solo un sogno, vero?»
«È tutto vero al cento per cento: Dei, semidei, mostri, il Campo» ripete per la decima volta, accompagnando le parole ad un ampio gesto delle mani, indicando ciò che li circonda: gli altri ragazzi, i satiri, la Casa Grande. 

«Hiccup! Merida!» li saluta Jack «Dov'è North?»
«È un piacere vedere che sei sano e salvo e che come al solito non hai portato a termine l'impresa» gli risponde la ragazza, una folta chioma rossa che non ne vuole sentire di stare a suo posto e continua a finirle sul volto, irritandola ancora di più.
«Sì, mi sei mancata anche tu» la liquida Jack e guarda speranzoso Hiccup.
«Prova a cercarlo al Lago».
Il semidio sta per andarsene quando pare ricordarsi di Rapunzel e come fosse un pacco la consegna agli amici, con la richiesta di farle fare il giro del Campo.

«Quindi voi vivete sempre qui?»
«Non sempre» le risponde Hiccup «In inverno frequentiamo le scuole umane».
«E come sono?!»
«Scusa, vuol dire che non ci sei mai stata?» si intromette Merida «Mai andata a scuola?!»
«Mia madre non voleva che uscissi di casa, diceva che il mondo è un brutto posto, molto pericoloso» si sente in dovere di giustificarsi.
«Mi dispiace, è morta?» le chiede il ragazzo.
«Oh, no, no» scuote la testa Rapunzel e la sua chilometrica chioma si allarga attorno a lei «È viva, ma mi manca. Me ne sono andata senza salutarla, le ho solamente lasciato un biglietto».
Merida è sempre più convinta che la nuova arrivata, con i suoi lunghissimo capelli, sia davvero molto strana e dopo averle chiesto dove viveva e come aveva fatto Jack a trovarla ne è più che certa, tuttavia deve ammettere che non è male: la conosce da poco più di mezz'ora e la sua compagnia, per essere una che non ha mai interagito con nessuno, è piacevole.
«Jack mi ha detto di essere il figlio di Ermes, voi invece?»
«Efesto e Ares» risponde Hiccup, indicando le loro cabine.
«Vedessi che bravo» aggiunge Merida «Le sue creazioni sono le migliori. Vuoi una spada, un'ascia, uno scudo, qualsiasi cosa? Lui è in grado di costruirtela. Adesso mi sta costruendo un nuovo carro da guerra».
Rapunzel lo guarda con ammirazione, quindi inizia a chiedersi di chi possa essere figlia lei. Gothel non ha mai voluto parlarle di suo padre.
«Senza offesa, ma Afrodite è quella che da sempre ha più discendenti» inizia a raccontarle l'altra semidea «Hai qualche abilità particolare? Che ne so, parli con gli animali, vedi i fantasmi, hai talento in qualche attività?»
«So fare candele e mia madre dice che dipingo, recito, canto, cucino molto bene» risponde prontamente, omettendo un particolare. I suoi capelli. Non sa perché lo ha fatto, forse è il ricordo di Gothel che le fa promettere di non rivelare mai il potere dei suoi capelli che la fa desistere.

«North vuole vederti» annuncia Jack di ritorno quasi un'ora dopo, un'ombra scura sul volto che si affretta a cancellare.
Mentre scappavano dal Leone di Nemea e raggiungevano il Campo, era di buon umore e incline al dialogo. Ma una volta arrivati a Long Island e oltrepassata la barriera è diventato scontroso, quasi un'altra persona. Inizia a credere che ci sia sotto qualcosa.
Le aveva accennato ad un'impresa e poco prima Hiccup le ha spiegato come si svolge la vita al Campo: le attività, gli addestramenti, i giochi, la possibilità di partecipare ad un'impresa. Merida ha aggiunto, con un po' di invidia, che Jack è il semidio che più volte è stato fuori, ma che mai è tornato da vero eroe.
«È colpa mia?» chiede in un bisbiglio al figlio di Efesto.
«No, anzi, ha fatto bene ha condurti qui. Per quelli come noi, il mondo là fuori è molto pericoloso».
«Ma siete sicuri che io sia come voi? E chi è questo North?»
«Vedi attraverso la Foschia e hai oltrepassato la barriera, non ci sono dubbi» la tranquillizza il ragazzo «Nord gestisce il Campo, è uno degli eroi più valorosi degli ultimi secoli».
«Secoli?»
«Sì, gli Dei hanno esaudito la sua richiesta di potersi prendere cura dei nuovi semidei e gli hanno fatto dono dell'immortalità. Non è l'unico, ci sono anche Aster, Sandman e Toothiana».
«Nord è figlio di Zeus, è una parentela che si coglie immediatamente: portamento fiero, aria carismatica, imbattuto. Un vero leader» aggiunge Merida con aria salottiera «Gli altri invece hanno entrambi genitori immortali, questo vuol dire che non sono del tutto umani. Meno di noi, intendo».

North l'ha fissata a lungo in silenzio e sotto il suo sguardo penetrante si è sentita davvero a disagio, come se potesse leggerle la mente — è un semidio immortale, no? Magari può farlo.
E lo stesso Aster: Hiccup l'aveva avvertita di non fare commenti sulle sue sembianze, ma come lo ha visto ha, a stento, trattenuto le grida. Un coniglio, un coniglio grande, grosso, parlante!
L'unica che non l'ha intimorita nonostante l'aspetto stata Toothiana, figlia di Ermes e di una Ninfa.
Ma è Sandman che ha attirato più di tutti la sua attenzione, come se ci fosse l'eco di un legame ad unirli, anche se probabilmente la sua è stata solo suggestione. Ha da smaltire una quantità spropositata di novità e stranezze e ora che il sole inizia a calare si rende conto di essere molto stanca: sono stati giorni movimentati, ha fatto cose impensabili (come uscire dalla torre) e vissuto esperienze al limite del reale. Tutto ciò che le serve ora è un letto, che gentilmente i figli di Ermes hanno messo a disposizione.
In realtà è un'amaca, perché, come le ha detto Merida, al momento la cabina è un po' sovraffollata, ma va bene lo stesso.
Non fa tempo, però, a distendersi, che Jack la chiama per la cena e no, non può saltarla. Lo segue guardandosi attorno curiosa, la luce delle torce che si riflette nei suoi grandi occhi sgranati: ci sono così tanti ragazzi, così tante voci e risate.
Insieme agli altri semidei prende posto ai tavoli e sta per portare alla bocca una coscia di arrosto, perché effettivamente ha anche fame, quando il suo nuovo amico la ferma afferrandole il polso prima che sia troppo tardi.
«Questo è per gli Dei» le spiega e indica il falò. Rapunzel trova che sia folle, ma non commenta e prende posto dietro ad un ragazzo per bruciare l'offerta.
Quando è il suo turno, guarda Merida e Hiccup già seduti ai loro rispettivi tavoli, pensa a Jack e anche a sua madre, pensa alla nuova vita che le è stata offerta e considera che non le dispiace questa avventura — è quello che ha sempre sognato. Prima di gettare l'arrosto nel fuoco ringrazia suo padre, chiunque esso sia, per la possibilità che le è stata concessa e ritorna tra i figli di Ermes, un gran sorriso che le accende lo sguardo.

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Capitolo 10
*** Invito ***


Autrice: kuma_cla
Titolo: Rise of the brave tangled dragons
Pairing: Hiccup/Merida
Genere: commedia, sentimentale
Avvertimenti: flash fic, het, missing moments, crossover
Prompt: Seize the day or die regretting the time you lost — Seize the day, Avenged Sevenfold (piscinadiprompt)
Note: la storia si inserisce in uno dei miei headcanon, quello in cui Jack e Sdentato possono viaggiare per i mondi e i The Big Four si ritrovano spesso a Dunbroch e sono una sorta di Young Justice (Capitoli 1,2,4 della raccolta).
Rispetto agli altri, Jack fa fatica ad aprirsi, ma dopo essere stato per trecento anni invisibile è diventato un buon osservatore; prima o poi aprirò una parentesi su tutto ciò a cui ha assistito (guerre, amori, tradimenti...) e su come possa aver influito sul suo carattere.
Ringraziamo Alexiel Mihawk per aver betato <3






«Fatti avanti, invitala alla festa delle lanterne» dice di punto in bianco Jack e Hiccup lo guarda perplesso.
«Oh, avanti, hai capito benissimo».
«No, invece».
«Me vuoi proprio far dire? E va bene. Ti piace Merida».
Il vichingo sobbalza, arrossisce e si guarda intorno, assicurandosi che oltre a loro nel corridoio oltre a loro non ci sia nessuno.
«Sei impazzito? Se qualcuno ti sentisse...»
«Non neghi quindi».
«Io non... non sono sicuro» sospira «È così forte e coraggiosa, un po' strana certo, ma indipendente. Ed è una principessa, anche se non lo sembra affatto, e io sono solo un vichingo. La mia gente razzia per sopravvivere, mentre lei vive in questo castello. Non so se mi spiego, non è così semplice —».
«Cogli l'attimo o muori rimpiangendo il tempo che hai perso» lo interrompe l'amico.
Il tono diventa improvvisamente serio e, anche se Jack in quel momento non lo sta fissando, Hiccup è certo che il suo sguardo si sia fatto distante e freddo. Non è la prima volta che succede; il momento prima stanno parlando e quello dopo Frost non è più lì con loro. Ci sono così tante cose che ancora non sanno di Jack, perché lo spirito dell'inverno non parla mai di se stesso; certo racconta loro un sacco di avventure (e Hiccup ha il sospetto che alcune non siano reali), ma non va mai sul personale ed elude le domande, salvo poi uscirsene poi uscirsene con frasi serie e cupe come quella.
«Potrei dire la stessa cosa di te e Rapunzel, allora» ribatte, infastidito. 
«Non so a cosa tu ti stia riferendo» nega all'inizio Jack, però poi aggiunge, quasi distrattamente: «E comunque le cose sono diverse».
«E come sono?»
«Sono complicate, sono...sono diverse» gli risponde «Ma tu fidati, invitala alla festa delle lanterne».



«Ho sentito che la festa delle lanterne sarà tra poco» ripete più lentamente e subito si dà dell'idiota; ovviamente la festa sarà tra poco, Rapunzel non ha fatto altro che parlarne per settimane.
A differenza degli altri due tentativi, questa volta Merida lo sente e si volta verso di lui con una mela in mano e una ciocca di capelli che le cade dispettosa sul volto. L'ha seguita per tutto il castello nel tentativo di farsi avanti, come gli ha suggerito Jack, e ora sono nelle cucine, finalmente soli. Hiccup in realtà è ancora con un piede nel corridoio ed è sempre in tempo per scappare, ma fa ricorso a tutta la sua forza di volontà per restare. È Hiccup Horrendus Haddock III, figlio di Stoik l'Immenso, vichingo dell'isola di Berk, uccisore delle Furia Rossa: riuscirà nell'impresa di invitare al festival delle lanterne una ragazza, sia pur questa Merida — la stessa che ha chiesto la propria la mano e ha trasformato sua madre in un orso, precisa una vocina nella sua mente.
«Cogli l'attimo o muori rimpiangendo il tempo che hai perso».
«E così io mi chiedevo...» inizia, mentre Merida addenta la mela e lo guarda dritto negli occhi. Ora che ha tutta la sua attenzione, non è più sicuro di voler continuare.
«Ti chiedevi?» lo incalza masticando rumorosamente e se non fosse così nervoso, Hiccup sorriderebbe alla vista di Merida che gli parla con la bocca piena.
«Mi chiedevo se ti andrebbe, beh, sai...»
«Di venire con te?» 
«Ecco, sì» risponde abbassando lo sguardo, certo di essere arrossito come non mai, un po' per l'imbarazzo, un po' per non essere nemmeno riuscito a concludere l'invito.
«Certamente!» esclama lei con un gran sorriso, lanciandogli una mela, e Hiccup improvvisamente si sente più leggero.

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Capitolo 11
*** Luna ***


Autrice: kuma_cla
Titolo: Rise of the brave tangled dragons
Personaggi: Jack Frost/Rapunzel, Merida, Hiccup
Rating: verde
Genere: commedia, sentimentale
Avvertimenti: one shot, Modern!AU
Prompt: 3.2, rivelerò il prompt a iniziativa ultimata (festeggiate anche voi il compleanno dello Pseudopolis Yard)
Note: nulla da dichiarare, se non che nella mia mente le coppie storiche di amici sono Rapunzel-Merida e Jack-Hiccup, che poi andando a scuola insieme si sono fuse (the big four, no?). Torno a seguire i mondiali :3 







Mentre finisce di dipingere il pannello, osserva Rapunzel ritagliare la carta per le sue lanterne — «Sono essenziali» aveva detto «Sulle lanterne non si transige».
Quando il progetto di astronomia di Jack si era guadagnato il primo premio, piacendo così tanto da diventare il tema del prom di quell'anno, gli insegnanti avevano commissionato al vincitore la gestione dell'evento; cosa che non era mai stata nei suoi piani e a nulla erano valse le proteste. Così, come prima cosa, aveva reclutato Rapunzel Corona, nota per i suoi talenti artistici, che ovviamente aveva subito accettato, lieta di poter dare una mano e di dare fondo alle attrezzature del laboratorio d'arte. E Merida e Hiccup, certo; anche loro si sono ritrovati incastrati a svolgere lavori ingrati come cospargere di brillantini stelle di cartone o scegliere la musica per la festa.
Di Hiccup riconosce l'utilità, è il migliore quando c'è da progettare e costruire qualcosa. Ma lei? Che diamine ci fa lì con un pennello in mano invece di essere al campo di calcetto? Poi guarda Rapunzel e si ricorda; è in quella palestra a dare una mano con i preparativi perché la sua migliore amica aveva pensato bene di coinvolgerla. Se non ricorda male, come condizione per occuparsi di tutto, subito dopo le lanterne era venuta proprio lei.
Merida sospira, stendendo l'ennesima pennellata.
Cosa non si fa in nome dell'amicizia, pensa con rassegnazione, lanciando un'ultima occhiata alla ragazza circonda da ritagli argentati. Da che ha memoria, Rapunzel è sempre stata affascinata dalle lanterne; ne tiene addirittura una sopra il letto. Per l'occasione ha scelto colori diversi dall'oro e dal lilla e invece dei soli che tanto ama ci sono disegnate delle lune e, poiché è lei a dirigere i lavori, sia le lanterne che il resto dei preparativi sono bellissimi, realizzati con cura. Sembra proprio che voglia superare se stessa e Merida è certa che in tutto ciò non c'entri solo il suo amore per l'arte, ma anche una storica cotta per Jack. In fondo è stata proprio lei a suggerirle di sfruttare questa occasione per dichiararsi, brillante piano, però, che a distanza di tre giorni dal prom, non sta dando i suoi frutti.
A discolpa dell'amica, ammette, ci sono alcuni svantaggi non da poco (come la sua timidezza, il fatto che Jack sia poco sveglio quando si tratti di ragazze o che Hiccup non capisca mai quando è il momento di lasciarli soli), tuttavia Merida non vede come sia possibile che dopo settimane non ci sia ancora alcun miglioramento.
«Ho sete, vado a prendere da bere» annuncia alzandosi e sgranchendosi le gambe; distrattamente nota che all'altezza delle ginocchia ha due macchie blu, cosa che a sua madre non piacerà affatto.
«Se vuoi ho -».
«Ho sete, vado a prendere da bere, ripeto. E anche Hiccup viene con me».
Sentendosi nominato il ragazzo sobbalza, guarda le due amiche e rinunciando a comprendere fa come gli viene detto; Rapunzel invece ha capito eccome dal mondo in cui sgrana gli occhi e fa no con la testa, terrorizzata. A Merida fa quasi pena, perché è come prendersela con un cucciolo, ma non ha il cuore tenero lei.
«Ti prego» sibila la bionda, lanciando occhiate allarmate a Jack che nel frattempo sta controllando una delle lune di cartapesta da ancorare al soffitto e non si sta accorgendo di nulla.
«Vuoi sì o no andare al prom con lui?» le chiede Merida sottovoce.
«Ovviamente sì, ma -».
«Niente ma, non c'è più tempo. Fai quello che devi fare».
«Ma io non so cosa devo fare!»
«Sei tu la romantica, trova un modo» e detto questo esce dalla palestra portando con sé Hiccup. Il ragazzo la segue zoppicando e prima che entrambi spariscano oltre la porta, Rapunzel li sente ridere e vorrebbe avere con sé qualcosa, qualsiasi cosa (una padella va benissimo), con cui colpirli al loro ritorno.
«Dove sono gli altri?» chiede Jack qualche minuto dopo.
La giovane sospira, cerca di regolamentare il battito del suo cuore, quindi si prepara ad affrontarlo — sebbene sia tentata di darsela a gambe.
«Avevano sete, tornano subito» risponde, iniziando a giocherellare con un pezzo di carta, mentre il ragazzo si accorge delle lanterne.
«Sono molto belle! Avevi ragione» esclama prendendone una in mano e osservandola da vicino.
Rapunzel arrossisce un po' perché è orgogliosa, un po' perché inavvertitamente il ragazzo le ha sfiorato il braccio.
Vorrebbe essere più intraprendente, forse così Jack si accorgerebbe di lei; sono amici ormai da due anni e in quelle ultime settimane hanno lavorato insieme ogni giorno, eppure non è ancora riuscita a dichiararsi. È davvero frustrante.
«Non mi hai ancora detto come mai hai scelto la luna per il tuo progetto» gli dice dopo un po', avanzando una domanda che si è sempre ripromessa di porgli. Come a lei piacciono da sempre le lanterne, a Merida il tiro con l'arco e Hiccup i draghi, a Jack Frost piace la luna; e l'inverno, certo, ma soprattutto il satellite della terra.
«Vuoi saperlo veramente?» le chiede e il tono è stranamente serio. Non lo ha mai sentito serio, ha sempre la risata nella voce e negli occhi una luce malandrina.
Senza avere il coraggio di parlare, Rapunzel annuisce.
«È un po' strana, non trovi?» inizia a spiegarle, guardandola dritta negli occhi e il suo cuore perde un battito, ma questo lui non lo immagina nemmeno «È lì, e là, e improvvisamente non c'è più. Sembra essere piuttosto lontana. Ci sta guardando da lassù? No? Allora cosa guarda? C'è qualcosa di più interessante di noi? A volte credo di essere un po' egoista, vorrei che osservasse solo noi. Ehi, guardaci luna! Vorrei dirle. Potremmo non essere sempre il miglior spettacolo dell'universo, ma ci proviamo. Quindi tu continua a guardarci» continua, gesticolando appena con le mani «So che è un motivo un po' futile, infantile se vogliamo, e che dovrei essere animato da intenzioni più serie, però -».
Jack non finisce di parlare perché Rapunzel ha fatto quello che non credeva avrebbe mai fatto: lo ha baciato.
È stato un istante; lei ha ascoltato, si è commossa e ha chiuso gli occhi, quindi ha colmato la distanza con un leggero sfiorarsi di labbra. Un solo istante e poi si è ritratta sotto lo sguardo stupito del ragazzo.
Rapunzel ha subito abbassato lo sguardo, è arrossita a tal punto che sembrava stesse per andare a fuoco ed è scappata.
Jack ha osservato la treccia bionda sparire oltre la porta senza osare dire nulla, il cervello in corto circuito e un piacevole tepore diffuso in tutto il corpo.
Quando Merida e Hiccup rientrano lo trovano ancora lì, immobile, con lo sguardo perso nel vuoto, in mezzo a lanterne argentate.
«Allora?» chiede la ragazza senza preamboli.
«Eh? Cosa?» risponde, riprendendosi.
«Rapunzel, si è dichiarata?»
Frost arrossisce e borbotta qualcosa che nessuno comprende, così è costretto a ripetere: «Mi ha baciato».
«E adesso dov'è?» domanda Hiccup, guardandosi attorno.
«Non lo so, se n'è andata».
«E non l'hai seguita?!» chiede sconcertato l'amico, mentre Merida si mette una mano tra i capelli e sospira che per loro non c'è speranza. 
«Siamo ancora in tempo per rimediare, non è così?» aggiunge Hiccup, rivolgendosi alla ragazza.
«Me guardi? Non sono mica un'esperta. Che succede ora nei film?»
«Invitala!» esclama lui «Invitala al prom!»
«Vorrà venire con me?»
«Jack, ti ha baciato. Mi pare chiaro che nei tuoi confronti nutra qualcosa in più di semplice amicizia. Tu, invece, cosa provi nei suoi confronti?» interviene Merida, scrutandolo attentamente con un cipiglio che, nota Hiccup, la fa assomigliare a sua madre, ma si guarda bene dal riferirglielo e lascia che continui a osservare il loro amico, che arrossisce una seconda volta. Vorrebbe avere con sé una macchina fotografica o anche solo il suo telefono, perché vedere Frost arrossire è una cosa che capita di rado; figuriamoci due volte nell'arco di pochi minuti.
«Potrebbe non essermi indifferente» borbotta sentendosi profondamente a disagio a rivelare una simile verità, poco importa che a sentirlo ci siano due suoi amici. Quindi si chiude in un glaciale silenzio, intenzionato a non rispondere ad ulteriori moleste domande.
«Beh, a questo punto non ci resta che trovare Rapunzel» commenta Merida.




 

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Capitolo 12
*** Di disgrazie e troppi compiti (che sono un po' la stessa cosa) ***


Autrice: kuma_cla
Titolo: Rise of the brave tangled dragons
Personaggi: Jack, Rapunzel, Hiccup, Merida
Rating: verde
Genere: generale
Avvertimenti: one shot, AU, Hogwarts!verse
Prompt:Hogwarts!AU
Note: la consegna dei compiti di divinazione non me la sono inventata, l'ho presa da Harry Potter e il calice di fuoco, come pure la frase "Dalle un oceano di disgrazie e lei ci sguazzerà". Se ricordate, nel libro la scena riguarda Harry e Ron che si inventano predizioni; è una cosa che potrebbero fare anche Jack e Hiccup. So che molti di voi smistano Rapunzel a Corvonero, tuttavia per me è una fiera Tassorosso. Non so perché non le ho fatto fare Divinazione, è una materia che potrebbe essere nelle sue corde, alla fine però è venuta così. Nella storia non lo specifico, quindi siete liberi di immaginarvi il tutto quando volete, ma io lo colloco al quarto anno (mentre i fratelli di Merida sono al primo).





Rapunzel li trova ad un tavolo della Sala Grande, perché ovviamente devono essersi fatti cacciare dalla biblioteca.
Rimane per qualche secondo sulla soglia e li osserva attentamente prima di raggiungerli — c'è una bellezza speciale, spontanea nelle persone quando non sanno di essere viste.
«Cosa state facendo?» chiede, posando la borsa carica di libri sul tavolo e sporgendosi sopra le loro teste per sbriciare le pergamene su cui sono chini.
«Oh ciao Punzie, siamo alle prese con Divinazione e Merida ci sta aiutando» le risponde Hiccup, facendole spazio sulla panca.
La ragazza si accomoda inarcando un sopracciglio, perplessa, e guarda l'amica.
«Erano davvero disperati» conferma la rossa e senza smettere di ridere le legge la consegna «Un'analisi dettagliata del modo in cui vi influenzeranno i movimenti planetari del prossimo mese, con riferimento alla mappa personale».
«E lasciatemi indovinare» replica «Siete ricorsi alla vostra vecchia misura di emergenza».
«Ovviamente! Sai come funziona, no? Dalle un oceano di disgrazie e lei ci sguazzerà» conferma Jack, annuendo entusiasta «Ecco senti. Lunedì prossimo mi romperò una gamba e martedì mi verrà la febbre. Mercoledì invece sarò coinvolto in una rissa e giovedì perderò una scommessa. Venerdì cadrò dalla scopa, sabato scivolerò su una pozzanghera e domenica verrò schiantato».
«Diamine anch'io verrò schiantato, non va bene» lo interrompe Hiccup, sfogliando la sua copia di Svelare il futuro per cercare ispirazione e trovandovi modelli anatomici di draghi scarabocchiali ai margini delle pagine e talvolta anche sulle parole. Richiude il libro decidendo di inventare di sana pianta qualcosa, come ha fatto fino a quel momento.
«Perderai i compiti» gli suggerisce Merida, trovando la situazione molto divertente. Vedere i suoi amici alle prese con quel compito è una scena impagabile. Dopo la prima lezione di Divinazione, il cui la professoressa le ha predetto che sarebbe stata aggredita da un orso, ha deciso che quella materia non fa per lei e ha seguito Rapunzel a Rune Antiche. Jack e Hiccup invece hanno preferito restare e quasi quasi si pente della sua scelta: una lezione simile in loro compagnia deve essere uno spasso.
«Allora che te ne pare?» le chiedono, soddisfatti del lavoro fatto fino ad ora. 
La bionda scruta attentamente le pergamene, scorgendo un "verrò colpito da una freccia" merito sicuramente di Merida in quella di Hiccup e un "riceverò una strilettera" davvero poco plausibile in quella di Jack, dal momento che l'amico è orfano.
«Cambierei alcune cose» decreta, aprendo il primo Svelare il futuro che le capita in mano, desiderosa di aiutarli. Sono tutti ragazzi fantasiosi e originali, dotati di creatività e ingegno; ma da questo punto di vista Rapunzel ha una mente molto vivace, a volte troppo. In quel momento, comunque, è quello che serve.
«Tre due lunedì, rischio di ustioni. Abbiamo Cura delle Creature Magiche, no? Ci toccano gli Schiopodi» si rivolge ad Hiccup, che annuisce. Il lunedì hanno veramente in comune quella lezione.
«Inoltre l'ultimo del mese per colpa di Mercurio perderai un piede e venerdì riceverai brutte notizie da casa, una morte inaspettata» continua.
«Non ti sembra un po' eccessivo?» commenta l'interessato, perplesso, ma l'amica non ha finito e continua a inventare predizioni sempre più tragiche, fino a quando non decide di passare a Jack.
«Mercoledì avrai Venere nella dodicesima casa, tragedia d'amore, il tuo cuore verrà irrimediabilmente spezzato. Mentre a causa dell'infelice congiunzione di Marte e Saturno avrai un incidente con un Ippogrifo e ti si romperà la bacchetta. Giovedì invece verrai pugnalato alle spalle da una persona che credevi amica e per finire verrai tormentato fino alla pazzia dal fantasma di un vecchio nemico. Ecco credo che così possa andare».
«Non pensi che sia un po' eccessivo? Ci manca solo il Gramo e...» tenta di ribattere Hiccup, ma viene interrotto.
«Il Gramo certo! Splendida idea! Giove in trigono porterà sulla tua strada il Gramo» esclama Rapunzel e dalla sua aria entusiasta capiscono che sta parlando sul serio. Jack scuote il capo rassegnato, convinto che la Tassorosso sia più matta della loro insegnante di Divinazione. Chissà perché, anzi, non ha scelto di seguire la materia. In ogni caso si segna tutto, imitato dall'amico, perché mali estremi richiedono estremi rimedi.

Il giorno dopo
«Allora, com'è andata?» chiede curiosa Merida, evitando all'ultimo secondo di inciampare in un ragazzino del primo anno che le schizza davanti guadagnandosi un'imprecazione.
«Ma non era tuo fratello?» commenta Rapunzel, voltandosi per accertarsene. Tuttavia alle sue spalle non c'è traccia della zazzera rossa, già scomparsa dietro l'angolo.
«Quale dei tre?» domanda l'amica pensierosa, ma poi si ridesta «Oh non è importante. Voglio sapere dei vostri compiti di Divinazione, come sono andati?»
I due ragazzi, che fino a quel momento se ne sono stati stranamente zitti, fanno una smorfia.
«Splendidamente» risponde Hiccup, con voce che gronda disappunto.
«Sì, davvero, una meraviglia» conferma Jack acidamente.
«Non andavano bene?» chiede timidamente Rapunzel, che a differenza di Merida non sta sogghignando. Li ha aiutati pur non avendo la più pallida idea di che cosa fosse Giove in trigono e cosa volesse dire avere Venere nella dodicesima casa (sebbene sospetti che neanche loro lo sappiano e questo sia ben più grave), se hanno preso un brutto voto o le loro case hanno perso dei punti, si sentirebbe davvero in colpa.
«Al contrario» sbotta il Serpeverde, che ha tutta l'aria di voler uccidere qualcuno «Andavano così bene che la professoressa vuole che ripetiamo l'analisi tutti i mesi, fino alla fine dell'anno. E siamo solo ad ottobre».
«Io non credo di riuscire ad inventare così tante sventure» borbotta cupo Hiccup.
«Beh, io e Merida possiamo sempre darvi una mano» commenta Rapunzel, rasserenata.
«No!» esclamano all'unisono i due ragazzi, guadagnandosi un'occhiata perplessa.
La Grifondoro allora scoppia a ridere e li prende sotto braccio, continuando a camminare lungo il corridoio pieno di studenti.
«Avanti, andiamo a pranzo. Sto morendo di fame».

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