Light it up like the 4th of July

di applestark
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** On my way ***
Capitolo 2: *** That girl ***
Capitolo 3: *** Meet you there ***
Capitolo 4: *** Return the favor ***
Capitolo 5: *** Everything will change ***
Capitolo 6: *** Do I dream? I'm awake. ***
Capitolo 7: *** With you around ***
Capitolo 8: *** Just close your eyes and sing for me ***
Capitolo 9: *** Teenage dream ***
Capitolo 10: *** Time bomb ***
Capitolo 11: *** Start the party ***
Capitolo 12: *** Why are we strangers when our love is strong? ***
Capitolo 13: *** He's my sun, he makes me shine ***
Capitolo 14: *** Somewhere in Neverland ***
Capitolo 15: *** Under a paper moon ***
Capitolo 16: *** I'm gonna ask her to marry me ***
Capitolo 17: *** A heart full of love ***
Capitolo 18: *** She's the best thing that's ever been mine ***
Capitolo 19: *** Cinderella ***



Capitolo 1
*** On my way ***


Capitolo 1 : On my way

Frannie's Pov.

Corsi negli spogliatoi sbattendo la porta alle mie spalle, ero davvero esausta.
Gli allenamenti con le cheerleader stavano diventando estenuanti in vista del campionato di cheerleading , a cui la scuola che frequentavo doveva  partecipare.
Qualcuno potrebbe pensare di me che sono una stereotipata bionda con le gambe lunghe e ben piazzata di seno.
Beh, quel qualcuno si sbaglia di grosso.
In realtà faccio parte delle cheerleader da ben tre anni per volere di mia madre, la quale ha riposto la mia apparente felicità e il suo orgoglio nella divisa a strisce bianche e blu della squadra e nel mio bel faccino sulla foto in prima pagina dell’annuario.
Sono una vigliacca a lasciarle intendere che sono davvero contenta così, ma non ce la farei proprio a deluderla, quindi preferisco andare avanti così, nonostante tutto.
Sbuffai e mi buttai in fretta e furia sotto la doccia, il cui getto caldo mi rilassò un tantino, finalmente era giunto l’ultimo anno alle superiori, lo avevo aspettato con ansia, avrei potuto finalmente dire addio alle persone sbruffone con le quali ero costretta ad uscire il venerdì sera, oppure i pomeriggi per i progetti scolastici e così via.
Persino le compagne di squadra mi risultavano smorfiosa, tranne Lexie ovviamente, che condivideva la mia stessa sorte, solo con un po’ di passione in più per quello “sport”, per il quale si impegnava davvero tanto, forse anche più di me, che ero la cima nella piramide umana.
Ad ogni modo, uscita dalla doccia, mi asciugai con cura i capelli e il corpo, poi mi vestii comoda con una tuta e delle scarpe da ginnastica e legai i capelli biondo scuro in una coda alta. Senza nemmeno truccarmi, svelta uscii dagli spogliatoi e dalla scuola, non avevo per niente voglia di intrattenermi con le mie compagne, così mi diressi in fretta e furia nel parcheggio dove c’era la mia automobile, un vecchio catorcio regalatomi dal nonno per il mio sedicesimo compleanno, una roba da cambiare al più presto possibile, insomma.
Se proprio volete saperlo, vivo in periferia di Baltimora, una città niente male, sinceramente.
Specialmente la zona residenziale nella quale vivo è piuttosto piacevole, trovi di tutto senza doverti spostare troppo, da Starbucks, ai fast food, biblioteche, centri commerciali.
Salita in macchina misi in moto , quel rombo fastidioso fece voltare varie persone che mi guardarono male, io sbuffai e partii a tutta forza, guidando distrattamente verso casa.
Sono una ragazza sbadata, devo ammetterlo, raramente faccio qualcosa senza combinare guai, per imparare a guidare ci ho messo tanto tempo, e neanche adesso sono proprio un’ottima guidatrice.
Se poi considerate che dopo tutto il tempo passato ad allenarmi, correre, fare flessioni e giravolte , stavo anche un po’ male…beh, sono un pericolo pubblico vero e proprio.
Accesi la radio, che dava una canzone depressa commentata ogni secondo dall’altrettanto disperata speaker, che cercava ogni giorno a quell’ora di dare consigli a giovani coppie che rompono, senza però badare ai suoi di problemi.
In quel momento, presa dai ragionamenti interiori, iniziai a pensare che nemmeno io avevo un ragazzo in effetti, c’era qualcuno che mi stava dietro a scuola ma proprio non mi andava giù.
L’ultimo ragazzo che avevo avuto era stato Henry, con il quale avevo rotto per il suo eccessivo volermi controllare, che poi avevo scoperto anche che mi tradiva con Hayley, una stronzetta che cercava anche di soffiarmi il posto di capo cheerleader –e magari ci fosse riuscita! Mi avrebbe fatto un piacere- .
Tutta presa dalla rabbia , dal cellulare che squillava e non sapevo chi era, dalla radio che contribuiva ad innervosirmi e dalla fretta di ritornare a casa… non vidi un ragazzo in bicicletta che attraversava la strada proprio di fronte a me.
Dallo spavento diedi un urlo piuttosto forte, ma  non riuscii a frenare al tempo giusto, tutto quello che udii dopo furono delle bestemmie, pesanti bestemmie su di me, su mia madre, mio padre e tutti i miei santi in paradiso… poi scesi dalla macchina tutta preoccupata, continuavo a mettermi le mani davanti al volto, le mani mi tremavano e a stento riuscii a comporre il numero dell’autombulanza che svelta arrivò nel “luogo del delitto”.
Il ragazzo che avevo investito aveva un’aria distrutta, nervosa e…conosciuta.
Ero piuttosto sensibile al sangue, quindi non riuscivo ad avvicinarmi, avevo troppa paura e impressione di aver combinato un grosso guaio, quindi tutto ciò che feci fu aspettare che i medici arrivassero, gironzolando solo intorno al giovane con la barbetta, il quale continuava a bestemmiare  e a dirmi di non voler andare nell’autombulanza, poi la sirena coprì tutto il fluire del nostro battibeccare , e io salii insieme a lui, terrorizzata dalla reazione che avrebbero avuto i miei, e anche dei problemi che forse avevo recato al ragazzo.
 
 

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Capitolo 2
*** That girl ***


Capitolo 2: That girl

Alex Pov.

Io torno nella mia città natale in cerca di tranquillità durante la pausa dal tour e vengo investito il primo giorno di “riposo”.
Questa è davvero la sfiga della mia vita, rendetevi conto, cari.
Avevo preso la bicicletta per fare un giro tranquillo nei dintorni della zona residenziale, dove avevo da poco comprato una casa insieme agli altri, un luogo dove potevamo tornare nei momenti di relax, dove potevamo rifugiarci lontano dalle nostre adorabili fans, che ci seguivano come quei vampiri segugi in Twilight, quei cretini che sentono l’odore di quella puzzona di Bella Swan, per intenderci.
Gli ospedali avevano sempre quella puzza di “pulito”, mi ricordava i pannoloni degli anziani, nulla togliere ai malati ovviamente, ma quella puzza antisettica mi infastidiva proprio tanto.
Ecco perché avevo pregato la biondina omicida di non chiamare l’autombulanza… ma come non detto;
dovevate vederla come si agitava, come faceva la smorfiosa, la noiosa, infantile… aveva tutta l’aria di una figlia di papà, e vista la felpa con il logo della scuola che indossava, sicuramente era anche una cheerleader, di conseguenza ci avrei scommesso i mie gioielli che era una senza cervello , tipo Barbie.
Beh, i miei pensieri cattivi su di lei erano alterati dalla rabbia del momento, mi aveva messo sotto che cavolo!
Mezz’ora più tardi, i miei amici arrivarono di corsa nella stanza dove mi avevano temporaneamente messo, fortuna che il giorno seguente sarei potuto tornare a casa, altrimenti giuro che le avrei tirato i capelli alla sbadata biondina che mi aveva…rotto le palle buttandomi sotto, ecco qua.
-Ciao vecchio mio-
La voce di Jack mi fece immediatamente sorridere, lui era il mio fratellone, se in un’altra vita fossi stato omosessuale, sicuramente lui sarebbe stato il mio ragazzo, voglio dire, guardatelo com’è bello con il suo super naso!
-Ciao Jack- risposi, salutando con le mani anche  Zack e Rian, che ridacchiavano silenziosamente alle mie spalle.
-Ti fai mettere sotto da una bambolina?- domandò il mio migliore amico, sedendosi sulla sedia accanto al letto a gambe incrociate.
In tutta risposta sbuffai, alzando gli occhi al cielo. –Le donne non sono fatte per guidare auto-
-Maschilista- esclamò Rian, dandomi un pugno sulla spalla.
-Infatti, l’hai vista quant’è carina?- intervenne Bassam, dando un’occhiata attraverso la vetrata alla ragazza che camminava avanti e indietro lungo il corridoio della sala d’attesa.
-Ora sono incazzato, non c’è niente da fare.- dissi io, squadrando comunque il bel sederino che aveva la bionda, fasciato da una tuta che non faceva altro che enfatizzare le forme arrotondate del suo didietro.
Ero proprio un porco talvolta, ma gli uomini sono fatti così, c’è poco da fare.
-Parliamo di cose serie, cosa ti sei fatto amico?- mi domandò Zack, dondolandosi sul posto e  guardandomi con attenzione, strano a dirsi.
-Niente, come potete vedere ho il labbro un po’ spaccato, sono pieno di lividi e contusioni sulle gambe, ma niente di importante- risposi io accennando un sorriso, per fortuna non mi ero fatto troppo male, mi tenevano sotto controllo la notte solo in caso potesse succedermi qualcosa, ma non perché ne avevo realmente bisogno.
-Sei ancora vivo…domani sera festeggiamo con delle birre-
Propose Rian, dandomi una pacca sulla spalla.
-Perfetto-
Proprio in quel momento arrivò una simpatica signora, un’infermiera di colore con in mano degli accertamenti.
-Il risultato della tac è positivo, lei non ha niente di rotto, sono solo dolori dovuti all’urto quelli che ha alla schiena, signor Gaskarth. Mia nipote è pazza di lei, credo che domani la farò venire prima che lei se ne va-
Parlava con gentilezza e rispetto, le annuii immediatamente.
-E’ un piacere signora-
-Bene, la lascio alla sua conversazione, vi avviso che l’orario di visite sta finendo però.
Buonanotte-
Diedi un’occhiata all’orologio sulla parete bianca di fronte a me, erano già le 20 in punto, avevo un languorino non indifferente.
-Alex ti dispiace se andiamo? Credo che anche la ragazza voglia dirti qualcosa, è spaventata…sicuramente vuole accertarsi che tu stai bene-
Disse Jack, alzandosi dalla sedia e afferrando il giubbotto di pelle dal bordo del letto, per poi metterselo addosso.
Il resto della ciurma ATL lo seguì, dandomi pacche sulla spalla per salutarmi.
-Ti veniamo a prendere domani mattina amico, buonanotte- dissero all’unisono e io gli sorrisi.
-Avvisate il manager, buonanotte e grazie per la visita-
Ci salutammo e poi loro voltarono l’angolo, per tornarsene a casa.
 
Pochi minuti dopo la porta della stanza si spalancò e la ragazza che mi aveva investito sgattaiolò verso il mio letto con un espressione realmente dispiaciuta che mi venne un tonfo al cuore;
ora che la vedevo così da vicino notavo come il suo labbro inferiore era tirato all’insù per il broncio, quelle erano il tipo di labbra che mi piaceva baciare: a forma di cuore, carnose ma non troppo, e poi così ben delineate.
-Ciao, sto bene, non preoccuparti- Dissi scrollando le spalle e facendo una smorfia di dolore, cavoli, stavo bene ma non troppo…ecco.
-Mi dispiace tanto, ora come minimo i miei mi toglieranno l’auto… mi dispiace davvero tanto-
disse quasi a se stessa, incapace di guardarmi negli occhi;
che poi non sapeva nemmeno chi ero, mi sa.
-Fortuna che non mi sono fatto nulla, sono tosto! Se vuoi ci parlo io con i tuoi-
Mi offrii, facendole cenno di sedersi sul bordo del letto, era piccina, ci sarebbe stata di sicuro in quel posticino.
-Non preoccuparti, poco fa li ho chiamati e per poco non mi perforavano un timpano-
Accennò un sorriso, e notai che dentatura perfetta aveva, doveva proprio essere una specie di miss o qualcosa del genere.
Ed era anche piccola, d’età proprio. Avrà avuto un sedici anni, o forse diciassette…dall’apparenza.
-Quanti anni hai?- le domandai di scatto, poco prima che lei si sedesse dove le avevo indicato, tenendo le piccole manine sulle sue gambe slanciate.
-18, me ne davi di meno scommetto-
-Infatti, diciamo che per avere quest’età dovresti essere più attenta alla guida- la rimproverai, facendole uno sguardo minaccioso che le provocò una risatina graziosa.
-Non farmi la paternale!-
-Comunque io sono Alex, Gaskarth- Mi presentai, porgendole con uno sforzo non indifferente la mano fasciata.
-Lo so chi sei, la mia migliore amica ti adora. Io sono Frannie-
Mi sorrise, stingendomi appena la mano che ritirò in un secondo.
-E tu non mi adori?-
Le strizzai l’occhio, cercando di imitare il principe ladro di Rapunzel quando fa lo “sguardo che conquista”.
-Presto per dirlo, ti ho conosciuto mettendoti sotto…-
Sospirò, adesso mi dispiaceva di averle rivolto offese e bestemmie, era così dispiaciuta!
Ve lo giuro, sembrava Bambi, un cerbiattino.
-Dimentica questa storia! Suvvia, se vuoi possiamo vederci così mi fai conoscere la migliore amica, mi porto la scorta dietro!-
Annunciai , mostrandole un sorriso a 32 denti, volevo tirarla su di morale, e forse ci riuscii perché lei ridacchiò, afferrando il cellulare tra le manine.
-Lexie ne sarà più che felice, è stata anche di recente a un concerto vostro, degli All time low-
-Grandioso, già adoro la tua amica!-
-e me no?- chiese lei, imitando il mio tono di poco prima…
Spiritosa, la piccola Frannie, cavolo.
-E ‘ presto per dirlo- le feci l’occhiolino e poi scoppiammo a ridere entrambi.
Ci eravamo conosciuti in un modo davvero curioso, ma ero aperto a ogni tipo di amicizia ultimamente.
-Mio padre chiede di vederti, cioè con il suo legale, sai per l’assicurazione…-
Scossi la testa e le posai la mano sulla spalla mingherlina. –Niente assicurazioni eccetera eccetera, io sto bene, tu tranquillizzati-
Mi sorrise, imbarazzata ma grata, e poi mise finalmente da parte quel cellulare, probabilmente causa della sua distrazione alla guida.
-Forse è meglio che vado, tra un po’ arriva l’infermiera a portarmi via-
Annuii, aveva ragione, l’orario delle visite era quasi finito.
Era stato piacevole conoscerla, le mie prime impressioni erano state sbagliate, era niente male come ragazzina.
-Scusami ancora allora, buona notte e buon…buon tutto- mi augurò, alzandosi dal letto e avvicinandosi all’uscio della porta.
-Almeno lascia che ti dia il mio numero- le dissi, poco prima che potesse andarsene.
Mi guardò come stranita, poi segnò il mio numero sul suo smart phone e mi sorrise grata quando le dissi che davvero volevo incontrare quella sua amica… magari era una bomba sexy, oppure boh, era un modo per incontrare Frannie di nuovo.
Comunque quando se ne andò scivolai in un sonno profondo, avevo male dappertutto.

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Capitolo 3
*** Meet you there ***


Capitolo 3: Meet you there

Frannie Pov.

Ciao! Spero questa storia vi stia piacendo, le recensioni sono ben accette, se qualcosa non vi piace sentitevi liberi di dirmelo,
sarà un modo per migliorare :P

_stargirl


Il mattino dopo all’incidente che avevo avuto/causato ad Alex Gaskarth, frontman degli All time low, mi svegliai prima del solito. La macchina mi era stata bandita, quindi dovevo fare ricorso ai mezzi pubblici, che avevano orari improponibili.
Mi vestii in velocità, portai la divisa delle cheerleader nella borsa e poi uscii di casa senza fare colazione.
I miei genitori non c’erano, solitamente andavano a lavoro molto presto, e mio fratello Elliot lavorava a Singapore come giornalista, quindi veniva di rado in America, considerando che era sposato con una donna del posto e avevano anche una bella bambina, mia nipote Sami. 
Salita sull’autobus giunsi a scuola molto ma molto prima del previsto, fortunatamente trovai nel giardino all’entrata la mia migliore amica ad aspettarmi, la quale non stava più nella pelle da quando le avevo detto che poteva incontrare Alex e company. Diciamo che all’inizio era rimasta amareggiata dal fatto che avevo buttato sotto il suo idolo, ma poi aveva capito…ero così sbadata, dannazione!
-Frannie!-
Lexie mi corse incontro, dondolando come un pinguino felice di poter mangiare milioni di sardine senza dividerle con il resto del branco.
-Ciao tesoro, come stai?-
L’abbracciai, era giusto un po’ più alta di me e aveva i capelli a caschetto e color rame, era davvero carina.
-Ancora stanca per gli allenamenti ma tanto felice di averti come amica-
-Ovviamente-
Ridacchiammo, producendo un suono unisono. La conoscevo dalle elementari, non ci eravamo mai separate nonostante gli intoppi e le litigate, nonostante lei ambisse al posto di capo cheerleader e non ci riusciva, mentre a me era stato facile diventarlo.
Ci volevamo bene come sorelle, e sapevo di poter contare su di lei più di chiunque altro.
-Sei ancora scossa per ieri?- mi chiese, appoggiandosi  a un albero del cortile
-No, Alex stava molto bene, ho anche il suo numero..-
Non mi lascio finire la frase che prese a scuotermi tutta , sconvolgendomi tutti i capelli ben pettinati
-Mandagli un sms! Subito!-
-Ma…magari non vuole sentirmi, ti do il numero se vuoi eh-
Scosse energicamente la testa. –Scrivigli se possiamo vederci già oggi-
-Sei matta! Deve scrivermi lui-
Mi diede una scherzosa pacca sul sedere, il suo atteggiamento esuberante mi faceva ridere ogni volta, era una tipa piuttosto simpatica e sveglia.
-Scrivigli un messaggio, veloce-
Alzai gli occhi al cielo. –E’ carino però- ammisi.
La mia amica mi guardò inarcando le sopracciglia scure e muovendole su e giù, su e giù…
-NON PENSARE A NIENTE- la avvertii, prima che iniziasse a farsi film mentali.
-Oh per favore! Già immagino la storia tipo film…voi vi incontrate per sbaglio, poi iniziate a vedervi, poi tu fai la dottoressa sexy…-
Farneticava su una possibile storia d’amore tra me e il cantante, agitando le mani e gesticolando, si vedeva che la scrittura era la sua passione, aveva una mente creativa da far paura.
-Fermati Lex!-
-Frannie non sprecare questa possibilità!-
-Alex  non mi piace, l’ho visto per cinque minuti…-
Mi guardò di sottecchi, poi scossi la testa e mi prese sottobraccio per portarmi verso l’entrata della scuola.
-Fran, io ti voglio bene e lo sai. Ma… sei troppo insicura. Ti rendi conto che non riesci mai a ribellarti?-
Il suo tono ora era più apprensivo, materno.
Abbassai lo sguardo sulle mie scarpe da tennis bianche, sapevo che Lexie aveva ragione, ma era difficile farsene una convinzione. Avevo provato una sola volta a raccontare ai miei della mia vera passione, ma era andata a finire male.
Cosa mi piace?
Cantare, la musica, gli spettacoli.
Sogno Broadway da quando ero bambina e conoscevo On my own dei Miserabili a memoria, oppure le canzoni di Chicago, o Spring Awakening, o West side story…
Ma ai miei genitori non andava bene, quindi ero stata costretta a ritirare la mia passione da quando a uno spettacolo al quale avevo partecipato…loro non si erano nemmeno degnati di venire a vedermi.
Lo squillo della campanella mi fece tornare con i piedi per terra, mi mordicchiai nervosamente il labbro inferiore e guardai Lexie, la quale stava aspettando ansiosa un segno di vita da parte mia.
-Va bene, gli manderò un sms- conlcusi.
-Ora! Ora devi mandarglielo in questo momento!-
Sbuffai ed estrassi il cellulare dalla tasca dei jeans per scrivere quel cavolo di sms a quel cavolo di Alex che avevo messo sotto con l’automobile il giorno prima.
 
“Ciao Alex, sono io…quella che ti ha messo sotto, Frannie.
Riguardo alla mia migliore amica, vuoi ancora vederla? Potremmo vederci oggi, finiamo gli allenamenti molto presto.”
 
Finii di scrivere a tutta velocità con la tastiera touch del mio smart phone e poi guardai male Lexie che era rimasta a fissarmi tutto il tempo come un poliziotto accanto a un carcerato, poi ci dirigemmo entrambe verso l’entrata, un’altra pesante giornataccia ci aspettava e io non ne avevo proprio voglia.
 L’avevo sempre detto che le belle giornate non sono fatte per restare a casa.
 
Allo squillo della campanella che segnava la ricreazione mi trascinai verso gli armadietti per posare i libri di trigonometria e prendere letteratura e storia, avevo una stanchezza mentale che superava di gran lunga anche quella fisica.
Solo al pensiero che dopo pranzo avrei dovuto passare il pomeriggio in compagnia di quelle oche delle mie compagne di squadra, con sottofondo la voce stressante della coach… beh, mi veniva voglia di buttarmi fuori dalla finestra.
Mentre chiudevo con uno spintone l’armadietto, mi si avvicinò Henry.
Incredibile ma vero. Proprio lui…il mio ex, quello a cui pensavo mentre buttavo sotto il povero Alex.
Fece un colpo di tosse come per attirare l’attenzione, ovviamente io l’avevo notato, un bestione come lui è impossibile da non vedere, solo che ovviamente facevo finta di niente perché la sua sola presenza mi innervosiva.
-Daniels-
La sua voce non era cambiata nemmeno un poco,cavoli! Sempre quel tono da buffone arrocchito dal troppo fumo.
Lo guardai negli occhi , poi appoggiai la schiena all’armadietto.
-Ciao Henry- risposi infastidita.
Mi si piazzò davanti con un sorrisetto beffardo sul volto, mi irritava da morire, potrei giurarlo.
-Come stai? Da quando abbiamo rotto non si hanno più tue notizie in giro-
Strinsi forte il pugno nella mano, quel ragazzo era ancora convinto che la mia popolarità risiedeva tra le sue braccia… povero illuso. Che poi, la popolarità a che cavolo serve?
Non capisco i motivi che spingono le persone a lottare per una buona reputazione a scuola, gente mattissima.
-Meglio essere sulla bocca di poche persone, Henry, non pensi?- sbotta stizzita e cercai di spostarmi dalla morsa invisibile nella quale mi stava costringendo a stare.
-Abbiamo punti di vista divergenti. Sabato ce la partita dei Crowns, se dopo il vostro numero non hai niente da fare possiamo sempre uscire, sai, in onore dei vecchi tempi-
Scrollò le spalle larghe e mi rivolse un sorriso, lievemente più socievole degli sguardi di poco prima.
Se c’era una cosa che proprio mi piaceva in lui erano gli occhi, di un nero intenso, sembrava quasi che l’iride fosse un tutt’uno con la pupilla.
Comunque alla sua proposta arricciai il naso in una smorfia di dissenso.
-Non lo so, ti farò sapere-
Inarcò le sopracciglia scure, guardando poi in alto come se fossi stata una matta a reagire in quel modo.
-Non guardarmi in quel modo- aggiunsi
-Tu stai calma piuttosto, non ho fatto niente di male-
Strabuzzai gli occhi, pretendeva che io scordassi da un giorno all’altro le corna che mi aveva fatto con Hayley? Idiota.
-Senti lasciami in pace, ho lezione adesso-
-Fammi sapere per sabato- sospirò, quasi come se si scocciasse…non avevo mai visto un buffone del genere in tutta la mia vita.
-Ciao-
Tagliai corto, poi mi spostai da lui e corsi via a lezione, ancora più nervosa di prima.
Se ci fu una cosa che mi fece tornare il sorriso, durante la lezione di storia, fu la risposta di Alex Gaskarth al mio messaggio.
Diceva così:
 
 
“Frannie, a quanto vedo non ti sei dimenticata di me J
Oggi pomeriggio dici? Perfetto, alle cinque ci vediamo al parco allora, buone lezioni.”
 
Immediatamente scrissi anche a Lexie, a lezione di algebra in quel momento.
Mi rispose immediatamente, dicendomi che dalla felicità poteva scoppiare, che mi voleva troppo bene e sciocchezze del genere.
Il giorno prima a quell’ora non avrei mai pensato di poter conoscere un cantante famoso, in un modo alquanto bizzarro poi.
E, sinceramente, non mi sarei nemmeno aspettata un ritorno del caro vecchio Henry.
Puoi odiare una persona quanto vuoi, ma… quando l’hai amata davvero, non la detesti mai del tutto.
O perlomeno a me succedeva sempre così.
Ad esempio da piccola amavo i miei genitori , erano tutto per me, la mia gioia, la mia felicità.
Durante l’adolescenza hanno iniziato ad impormi così tante cose che il mio bene per loro si è affievolito.
Ma non del tutto, ahimè.
 
Alla fine delle lezioni sia io che Lexie ci incontrammo negli spogliatoi per cambiarci e indossare la divisa: gonna a pieghe e maglietta con qualche centimetro di pancia da fuori, scarpette da ginnastica e poi coda di cavallo alta, così alta da tirarti sulle tempie e farti venire mal di testa.
-Lex, Henry mi ha invitata ad uscire sabato- annunciai, mentre camminavamo svelte lungo il campo per  primi minuti di riscaldamento.
-Scherzi? – spalancò gli occhi, aggiungendo subito “ovviamente gli hai detto di no”
Scossi la testa, accennando un sorriso nervoso. –Gli ho detto che poi ci penso-
-Tu sei stupida Frannie, io lo dico!-
Il tono di Lexie era sconvolto, d’altronde aveva sofferto insieme a me quando ero venuta a conoscenza di tutte le stronzate che Henry architettava alle mie spalle.
-Dai, non pensiamoci ora- mormorai, correndo più veloce così da sorpassare la mia migliore amica e mettere un punto a quella specie di discussione che si era venuta a creare.
La vidi scuotere la testa e proseguii per la mia strada, speranzosa che l’incontro con Alex mi avrebbe fatto ritornare il sorriso, quel ragazzo aveva un sorriso contagioso, solo lui tutto pieno lividi poteva avere ancora la forza di sorridermi e non mandarmi a quel paese.

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Capitolo 4
*** Return the favor ***


Capitolo 4: Return the favor

Alex Pov.

Alle cinque in punto mi feci trovare al parco, accompagnato dall’inseparabile Jack, il quale aveva guidato l’auto fino al centro.
Non ero ancora molto apposto, in effetti avevo lividi dappertutto e zoppicavo, però non ero morto per fortuna, ed ero contento di poter rivedere Frannie, sinceramente.
Lungo tutto il tragitto Jack aveva continuato a dirmi quanto fosse bella, quanto volesse scoparsela, quanto il suo fratello del piano di sotto si agitava a vederla…e a me non aveva dato fastidio, cioè, non poco.
Era piccola! E’ da perversi pensare quelle cose! ..pensarle ad alta voce.
Comunque, giunti al parco ci eravamo seduti su una panchina a fare gli idioti in attesa delle due ragazze che erano in netto ritardo.
Quando però sentii il rumore di alcuni passi alzai lo sguardo verso il mio amico e gli diedi un pugno sul braccio.
-Facciamo le persone serie ora!-
-Che palle Alex, credo che l’amica della bionda già sa come siamo no?- borbottò in risposta Jack, a volte sembrava proprio un bambino, e io continuavo a sopportarlo solo perché anche lui si sorbiva me .
E poi vabbè, era il mio bro. Il nostro era un amore platonico molto profondo.
-Ehm ciao Alex-
Balzai in piedi tutto dolorante quando sentii la voce melodiosa di Frannie.
Acciderbolina avreste dovuto vederla.
Indossava una minigonna che lasciava troppo poco spazio all’immaginazione! Per non parlare del maglioncino rosa pesco con lo scollo a barca che lasciava vedere una carnagione chiara e nivea…
Jack aveva proprio ragione.
-Ciao Frannie, come stai?-
Le andai incontro e la salutai con un abbraccio, non potevo lasciarmi sfuggire un’occasione del genere, meglio buttarmi subito tra le sue braccia.
-Frannie, io sono Jack-
Il moro si autopresentò alla ragazza, stingendo calorosamente anche la mano della sua amica, una ragazza con il caschetto con un bel sorriso, quella doveva essere la nostra fan.
-Lei è Lexie, la mia migliore amica.-
-VI ADORO!- esclamò prontamente la ragazza saltellando sul posto.
-Anche noi adoriamo le nostre fans- rispose Bassam, andandole incontro e abbracciandola.
Giuro che in quel momento la ragazza stava per morire, glielo potevo leggere negli occhi castani.
-Esattamente- aggiunsi, abbracciandola anche io, nemmeno lei era niente male, ma chi mi aveva colpito
(nel senso anche pratico del termine) era Frannie, che in quel momento se ne stava in disparte, a guardare sorridente la sua amica felice.
Il suo comportamento mi incuriosiva, era come se vivesse ogni situazione passivamente.
Apparteneva a quel genere di persona dotata di un’insicurezza tale da farmi anche innervosire, mi faceva venire voglia di scuoterla, di tirarle i capelli, darle un pizzico…insomma, qualunque cosa ma per farla svegliare.
Comunque scossi la testa e ci guardammo solo per un attimo, nel quale sorrisi.
-Frannie mi ha detto che sei venuta a qualche concerto- dissi riferendomi a Lexie, che stava parlando animatamente già con Jack.
-Si, ho assistito a due o tre live, tutti grandiosi ovviamente-
Già dal modo in cui parlava potevo cogliere le differenze tra le due amiche, quella con i capelli ramati e gli occhi scuri si mostrava esuberante, simpatica, senza peli sulla lingua; aveva attaccato bottone con il mio migliore amico  in men che non si dica, faceva battutine sarcastiche ecce cc.
Frannie no. Frannie continuava a colpirmi, mi innervosiva perché volevo conoscerla, mi appariva davanti come un cioccolatino incartato con colori chiari, e se lo aprivo potevo scoprire che gusto era.
E io volevo scoprirlo, ma era come se lei non me ne desse l’opportunità.
Jack mi fece un’occhiata di intesa, qualcosa che voleva dire tipo “sto intrattenendo Lexie, vedi di fare qualcosa con  la bionda”.
Io allora alzai gli occhi al cielo e mi passai una mano sulla barbetta, poi mi andai a sedere al suo fianco e le sorrisi gentilmente.
-Sei qui solo da accompagnatrice?-
Scosse la testa e accennò una risatina, almeno ero riuscita a farla ridere.
-No, non voglio disturbare tutto qui-
Posai lo sguardo sul suo maglioncino rosa che le lasciava scoperto il collo e il petto, notai come le sue clavicole erano sporgenti e mi morsi il labbro inferiore, desideroso di toccarla.
Purtroppo ero abituato alle relazioni mordi e fuggi, e una ragazza del genere se non fosse stata in quel modo, e così piccola, giuro che non me la sarei lasciata scappare.
-Non disturbi, guarda che ti ho perdonato eh –
Le strizzai l’occhio e mi toccai sul volto, dove avevo ancora qualche livido violaceo.
-Mi dispiace da morire lo sai,  sento come se dovessi ritornati il favore…non so- scrollò le spalle, allungando una mano a toccarmi sul naso.
Feci una smorfia di dolore e strinsi i denti, avevo tipo una contusione proprio lì e mi faceva male, molto male.
-Ahi-
-Perdonami, è un po’ gonfio. Metti il ghiaccio stasera-
-Sarà fatto. Magari potresti anche ritornarmelo questo favore…-
Le mostrai un sorrisetto sghembo che sperai lei non travisasse per qualche pensiero sconcio, anche se la vedevo difficilè vista la castità e l’innocenza che incorniciavano il bel volto di Frannie.
-Cosa? Cosa vuoi?-
Sembrò quasi imbarazzata, quindi le feci cenno di non preoccuparsi.
-La tua amicizia, solo questo-
Le si aprirono le labbra in un dolce sorriso, quindi le feci segno di “Ok” con la mano, ecco, la nostra promessa era stata sigillata!
Una cosa da bambini insomma, ma che aveva una certa importanza per me. Potevo scoprire di che gusto era il cioccolatino, se mi impegnavo a non fare pervertito.
Comunque dopo essere rimasti lì a guardarci, una chiacchierata fatta con gli occhi, mi voltai verso Jack e Lexie che chiacchieravano animatamente riguardo a un negozio di fumetti e accessori nerd da poco aperto a Baltimore.
-Lex, vedo che Jack ha catturato la tua attenzione!- esclamai rivolto alla ragazza ma guardando anche Fran, che se la rideva spensierata.
-In effetti, è un bel tipo- rispose annuendo la bruna, dando una pacca sulla spalla al mio amico.
Ecco, ve lo dicevo che tipa tosta era questa Lexie, proprio un peperino.
-Alex, ti dispiace se ti rubo Jack? Vorremmo andare al negozio di cui parlavamo-
-Esatto, sarà uno spasso. Amore mio mi rifarò-
Scherzò Bassam , agitando la mano in aria e soffiandomi baci, provocando molte risate nelle due ragazze.
-Per me va bene, e se a Frannie non le dispiace l’accompagno io a casa-
Acconsentirono, e pure la bionda non sembrò dispiaciuta, di conseguenza ognuno prese la sua strada, e io scortai Frannie fino alla macchina tenendole anche una mano dietro la schiena.
Non riuscivo proprio a spiegarmi cosa mi stava succedendo, un comportamento del genere non era solito in uno come me.
 
 
Durante il viaggio non disse nemmeno una parola.
Lo giuro. Nemmeno una.
A un certo punto immaginai che stesse dormendo, tanto che le agitai la mano davanti al viso e lei sobbalzò, spiegandomi che era solo stanca per i duri allenamenti delle cheerleader.
Era proprio una di loro, solo dannatamente silenziosa e tranquilla, un tesoro.
Giunti a destinazione, era stata molto chiara nello spiegarmi dove abitava, spensi il motore dell’auto e la guardai mentre si toglieva la cintura di sicurezza e si passava una mano tra i capelli, un po’ sconvolta.
-Posso invitarti al cinema?- domandai all’improvviso, di punto in bianco, senza rifletterci nemmeno troppo.
-Ehm…certo, perché no? Quando?-
-Sabato-
Annuì, e poi si mordicchiò il labbro facendomi venire un attimo un colpo, era così bella, avreste dovuto vederla!
Il naso dritto, i capelli lisci e biondo scuro, gli occhi grandi e nocciola…
-Si, va bene. Allora ci sentiamo a telefono per accordarci meglio-
-Perfetto. Buonanotte Frannie-
Mi salutò con un bacio sulla guancia e scese dall’automobile, dirigendosi di corsa verso il cancelletto di casa sua, io la scrutai per qualche minuto e quando fu entrata in casa voltai l’angolo e mi diressi a casa mia, ancora con la testa tra le nuvole, mentre immaginavo come sarebbe potuto essere baciare le labbra a cuore di Frannie, così rosee e delineate da sembrare disegnate da un pittore proprio sul suo volto.

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Capitolo 5
*** Everything will change ***


Capitolo 5: Everything will change
 
Frannie Pov
 
Sabato arrivò prima del previsto, ed io ero ancora alle prese con il mio dilemma: Accettare l’invito di Henry oppure andare al cinema con Alex?
Mi ero fatta molte teorie, passare una serata in stile Henry significava uscire insieme agli altri della squadra con le loro rispettive ragazze, poi mi avrebbe portata in un angolino remoto del locale in cui saremmo andati e mi avrebbe baciata e toccata dappertutto, dicendomi che gli dispiaceva , che non avrebbe voluto tradirmi…
Alex invece rappresentava qualcosa di totalmente nuovo, un libro di cui avevo visto solo la copertina e la recensione sul retro.
Le recensioni non sempre sono veritiere, voglio dire, è una questione di opinioni….le opinioni non sono oggettive.
Nel caso di Gaskarth, oggettivamente parlando , era ovvia la bellezza esteriore, alto, capelli castano chiaro, barbetta….un bel sorriso. Dovevo ammettere che i suoi 25 anni li portava a meraviglia.
Però… però… volevo davvero uscire con lui? L’indecisione mi stava incatenando.
Così, un po’ desolata, chiamai la mia migliore amica, la quale aveva preso a messaggiare e a sentirsi tramite chat con Jack Barakat, si era sicuramente presa una di quelle fatiscenti cotte, le capitava spesso.
Anche se questa volta il caso era un po’ strano… Jack rappresentava tipo il suo idolo, e lei conosceva il suo idolo ora, parlavano insieme, si sentivano…a quanto pare sabato sarebbero usciti anche loro.
Comunque, dopo averla telefonata ed averla invitata per una merenda a casa mia, mi misi a preparare dei biscotti con le gocce di cioccolato, tanto per alleviare la tensione.
Quella sera dovevo anche fare un numero difficile con le cheerleader in vista della partita dei Crowns, era un evento abbastanza importante visto che se avremmo vinto…saremmo schizzati al primo posto nella classifica!
E poi, rettori di importanti università iniziavano a seguire i match per reclutare nuovi giocatori di football, tra cui anche Henry, sicuro, visto che non era una cima in nessuna materia particolare.
Una volta preparato l’impasto , messo le gocce al cioccolato al latte e fondente, e appallottolato il tutto, infornai i dolcetti e posizionai il forno con orario e temperatura.
Sbuffai e mi misi a riordinare tutta la cucina, pulii il piano cottura con del detersivo che mi faceva bruciare gli occhi e diedi anche una spazzata a terra.
I miei genitori erano andati in campagna per il week end e sarebbero tornati solo lunedì ,quindi aveva quella casa enorme tutta per me. Se non avessi avuto quei due impegni tra cui scegliere, probabilmente avrei fatto un pigiama party con Lexie, e sarebbe stato molto meglio.
Il trillare del forno mi fece sobbalzare, presi un guantone ed estrassi il vassoio con tutti i biscotti che avevano un’aria deliziosa, un profumo mi riempì le narici e mi venne una voglia tremenda di mangiarli tutti, tant’ero presa dal nervoso e dalla rabbia e da quella dannatissima indecisione.
Per fortuna arrivò Lexie, corsi ad aprirla e non le diedi tempo di mettere piede in casa che mi gettai tra le sue braccia, in cerca di conforto.
-Lex… non ce la faccio!-
Lei mi accarezzò la testa e chiuse con l’altra mano la porta, poi sciolsi l’abbraccio e mi sorrise.
-Prima di tutto ciao! Secondo, sai già come la penso, no? Esci con Alex-
L’aiutai a togliersi la giacca e la posai all’attaccapanni, poi la trascinai con me in cucina, era sempre così bella e sorridente , i capelli le incorniciavano il volto dal colore roseo in modo splendido!
-Ma Henry…non lo so, quando l’ho visto anche se ho avuto un moto di rabbia, poi mi sono addolcita perché…abbiamo passato tante cose insieme-
Arricciai le labbra in una smorfia triste e mi sedetti al tavolo di legno ciliegio di fronte alla mia migliore amica.
-Hai fatto tu questi biscotti? – chiese, afferrandone immediatamente un, poi proseguì. –Fran, sei una ragazza in gamba, però commetti sempre i soliti errori. Tu hai paura dei cambiamenti. Sei come chiusa in una bolla monotona da tantissimi anni, ti stanca, ma non hai il coraggio di andare oltre….-
Le parole di Lexie erano tremendamente sincere. Aveva davvero compreso com’ero io, come reagivo.
Molte cose mi infastidivano, eppure non facevo niente per cambiarle, per aggiustarle.
Dal principio, sbagliato tutto, perché avevo timore di ferire gli altri, e preferivo soffrire io ma rendere felici gli altri.
Annuii semplicemente e diedi un morso al biscotto, masticandolo lentamente ed ingoiando a fatica.
-Hai ragione…ma non so proprio come fare-
-Invece lo sai- borbottò lei, afferrando altri biscotti e mangiandoli velocemente, emettendo dei gemiti di approvazione.
-Allora…da dove comincio?- chiesi smarrita, e dal suo sorriso capii subito dove voleva arrivare.
-Alex- rispose, accennando un sorriso e prendendo il mio cellulare dal centro tavola in ceramica, me lo passò e con lo sguardo ordinò di scrivere un sms ad Alex Gaskarth.
-Muoviti- aggiunse, tenendo lo sguardo fermo su di me.
Alzai gli occhi al cielo e pensai qualche secondo, stavo facendo la cosa giusta? Dovevo rifiutare Henry per un ragazzo completamente nuovo?
E allora sì, l’avrei fatto.
 
“Ciao Alex, sono Frannie. Mi passi a prendere tu stasera?”
 
Posai il telefono e guardai Lexie accennando un mezzo sorriso, non volevo avere risentimenti ne niente, dovevo essere sicura di me e forte per una volta, le cose dovevano scorrere a modo mio, cavolo!
-Brava Frannie!- esclamò la mia migliore amica, continuando a smangiucchiare senza sosta i cookies che avevo preparato, decisi di imitarla, prima o poi dovevo avere il coraggio di dire ai miei che la cheerleader non volevo farla più, e che potevo anche mangiare leggermente in più visto che avevo costantemente fame, e poi quando mangiavo e se mangiavo mi sentivo anche in colpa.
-Grazie, tu invece che farai stasera?-
-Esco con Jack, andiamo a cena fuori credo, poi non so- rispose, mostrandomi un sorriso a 32 denti, di quelli bellissimi che le illuminavano tutto il volto.
-Beh divertitevi, siete carini-
-Anche tu e Alex-
-Non mi piace Alex- borbottai, ed era la verità! Non lo conoscevo nemmeno…l’avevo messo sotto con la macchina, non l’avevo nemmeno notato, voglio dire, come faceva a piacermi?
-Invece tornerai domani mattina da me ridendo come un’ebete per quanto ti sia piaciuto Alex-
Disse convinta, facendomi ridere di gusto.
-Contaci-
-Ci puoi scommettere-
Scoppiammo entrambe a ridere e continuammo a mangiare i biscotti imperterrite, come facevamo durante i pomeriggi estivi da bambine, quando i ragazzi , la famiglia, il futuro… erano inesistenti problemi.
 
Alle sette in punto ero negli spogliatoi del campo al centro di Baltimore insieme alle altre ragazze.
Io ero il capo cheerleader, quindi me ne stavo accanto alla coach Matthew che mi dava gli ultimi consigli e le ultime dritte per la capriola sulla cima della piramide.
Quel numero mi metteva un’ansia addosso che non si può raccontare, avevo bisogno di un po’ di calma e tranquillità, ma ovviamente le mie compagne di squadra, tranne Lexie, non me la davano.
Sapevano solo ciarlare come oche, giudicare le ragazze che non facevano parte della “casta” popolari –la peggiore-, e inoltre facevano buon viso a cattivo gioco. Che noia!
Mi chiusi al bagno per circa dieci minuti, era l’unico posto dove potevo stare un po’ sola nella calma di Dio.
Quando uscii erano tutte quante già in fila indiana per fare l’entrata trionfale nel grande campo di football.
Mi scambiai un’occhiata complice con Lexie, feci batti cinque con la coach e mi sistemai la coda di cavallo penzolante, ero più o meno pronta per l’esibizione.
 
Il pubblico ci acclamava, urlavano come pazzi e non vedevano l’ora di vederci, Henry mi guardava spesso, come urtato dal fatto che non gli avevo fatto sapere niente riguardo all’uscita che mi aveva proposto.
Dovevo stare calma, altrimenti non si sarebbe risolto niente.
Più mi guardavo intorno però, più mi rendevo conto che quello non era il mio posto.
Mi sentivo fuori luogo, e sognavo che quella gente che applaudiva calorosamente era una platea, e io stavo su un palco, con un abito di Swarovski che luccica e un microfono vicino alla bocca che amplifica la mia voce e regala emozioni e suoni agli spettatori…
Ma quello era solo il mio sogno. La realtà era diversa.
Mentre mi arrampicavo per la piramide umana sentivo le gambe e le braccia delle mie compagne alla base tremolare, quello era un brutto sintomo, avevo sempre paura nel sentire quel tremolio continuo, ma ovviamente anche loro erano in tensione.
Una volta arrivata proprio alla sommità sentii la presa delle mani di Lexie sulla mie cosce e mi sentii finalmente più sicura.
La coach ci osservava e teneva stretti i pugni delle mani, mi lanciai ad occhi chiusi nella capriola e vorticai in aria, il vento mi scompigliò i capelli e la gonna, il pubblicò si ammutolì, tutti speravano che non cadessi, vero?
Quando toccai nuovamente con le gambe alle mani delle mie amiche al penultimo piano della piramide mostrai un sorriso fiero , e poi mi persi negli applausi delle persone e nella risata fiera della mia coach.
 
Negli spogliatoi c’era un trambusto esagerato, i ragazzi avevano vinto per tre punti di vantaggio e tutti erano molto contenti, anche io, sinceramente.
Avevo superato quell’ostacolo e non mi ero rotta un osso.
Le mie amiche, almeno quelle più sincere, erano venute a congratularsi, la coach anche, ero molto fiera.
Non passai troppo tempo a chiacchierare però, avevo letto l’sms di Alex, e c’erano anche delle sue chiamate senza risposta, quindi probabilmente stava già attendendo all’uscita dello stadio.
Mi lavai velocemente con il bagnoschiuma al cocco, asciugai i capelli ancora avvolta dall’accappatoio con il logo della squadra di cheerleader e infine mi vestii; indossavo dei jeans chiari molto stretti, una camicia bianca molto particolare con margherite ricamate a mano e una giacca beige, poi una collanina di perle ingentiliva il tutto;
ai piedi ovviamente ballerine, dovevo stare comoda dopo tutto quel movimento e quello stress.
Mi spruzzai del profumo alla pesca sul collo e poi salutai con un bacio Lexie, che invece sarebbe uscita con Jack tra qualche mezz’ora.
Proprio sull’uscio della porta , l’ultimo cancelletto per uscire dallo stadio, incontrai Henry.
Era sudato come un maiale, i capelli erano completamente bagnati e delle goccioline di sudore gli colavano lungo le guance.
-Ciao- dissi con una voce atona.
-Dove vai?-
-Esco. Sono affari miei-
-Sei stata molto brava-
La nostra conversazione sembrava più un telegramma, non vedevo l’ora di scampare da lui, adesso capivo quanto sbagliata sarebbe stata la mia scelta se avessi rifiutato l’invito di Alex.
-Grazie- sussurrai, per poi iniziare a camminare dritta in avanti, senza guardarlo troppo, era già buio e lui mi faceva un po’ paura adesso, sembrava che tutto quello che avevamo passato insieme adesso fosse solo un frammento di ricordo, nemmeno più un ricordo vero e proprio.
-Adesso dove vai?- chiese, appoggiandosi al muro con una mano e passandosi una mano tra i capelli bagnati di sudore, emanava anche una certa puzza ora che ci pensavo, era tipo…alcol…sì, alcol.
-Esco con un amico-
Mi portai una ciocca di capelli dietro l’orecchio, avrei voluto fare qualcosa, dire qualcosa, ma la sua espressione era impassibile.
-Un amico…  e con me non puoi uscire vero? Vero? Perché non sono mai abbastanza per nessuno…eh?-
Gli occhi scuri come la pece si erano ridotti a due fessure, e io iniziavo ad avere seriamente paura.
Era sicuramente ubriaco, ci avrei scommesso! Volevo capire cosa l’aveva spinto a farlo, cosa lo spingeva a comportarsi in quel modo con me.
-Io non…-
-Tu cosa? Fai la santarellina,  ma non perdoni mai nessuno. Ora te ne vai con chissà quale cretino, scoperete anche eh? Eh?-
Iniziava ad urlare, poi mosse dei passi verso di me, che soffocai a stento un urlo.
-Sei una stronza, Frannie Daniels-  mi soffiò sul viso e sentii il suo sgradevole odore proprio sotto le narici, la sua mano lurida poi si posò sul mio fianco, e io feci di tutto per dimenarmi, ma non ci riuscivo.
Il cuore mi batteva forte per lo spavento, avevo paura che potesse succedere qualcosa, Henry era irriconoscibile… mi tremavano le ginocchia, ma nonostante tutto riuscii a dargli un calcio nella zona off limits, lui iniziò ad ululare dal dolore e io ne approfittai per correre a più non posso, veloce, veloce da impazzire.
Quando mi trovai all’uscita dello stadio, sentivo ancora Henry sbraitare contro di me, quindi diedi dei pugni sul finestrino dell’auto di Alex parcheggiata lì accanto e lui, sconvolto, mi aprì immediatamente lo sportello.
-Frannie? Frannie che succede?-
Non mi ero nemmeno accorta che dallo spavento avevo le lacrime agli occhi e un volto bianco come un lenzuolo, avevo ancora i pugni serrati e un tremolio tremendo mi prese tutta.
-Fran? Fran mi dici cosa è successo? Mi sto spaventando-
Alex era sinceramente dispiaciuto, ma io non riuscivo a parlare, scuotevo semplicemente la testa, frignando come una bambina di tre anni.
Alla fine allargò le braccia verso di me e io non me lo feci ripetere due volte, mi gettai tra le sue braccia e posai la testa sul suo petto, trovando finalmente un posto dove potermi tranquillizzare.
 
Dopo cinque minuti di pianto interrotto  riuscii finalmente a spiegare ad Alex cosa mi era successo.
La sua espressione si rabbuiò da morire, visto il preambolo che avevo fatto riguardo ai tradimenti di Henry e al strano modo di fare , troppo possessivo nei miei confronti.
-“E’ uno stronzo di merda” , continuava a dire il cantante, tenendomi stretta al suo petto, che si muoveva su e giù più velocemente quando si innervosiva.
Non avevo mai creduto che un abbraccio potesse essere così benefico, nemmeno quando ero stata con un ragazzo.
La stretta di Alex era così diversa dagli altri, era sicura, indistruttibile, e le sue mani erano delicate nell’accarezzarmi i capelli, tanto che una falena multicolore mi svolazzava su per lo stomaco, non lasciandomi tranquilla.
-Per evitare ulteriori accaduti lunedì ti vengo a prendere a scuola, intesi?-
Mi guardò accigliato , sciogliendo l’abbraccio e scuotendo la testa, nervoso.
-Ma no.. vedrai che lunedì sarà tutto passato-cercai di rassicurarlo e mi asciugai gli occhi con un fazzoletto che estrassi dalla mia borsa di camoscio, presi anche uno specchietto e controllai che il trucco non fosse eccessivamente sbavato.
-Stai bene così- fece Alex, sorridendomi dolcemente e soffermandosi a guardarmi a lungo come se fossi un fenomeno da studiare, come se fossi una leonessa pregiata in una prateria… mi stupiva, mi stupiva sempre di più.
-Grazie, discorso chiuso riguardo a scuola?-
Cercai di sdrammatizzare e mi sistemai la giacca che a causa dell’abbraccio si era un po’ sgualcita dietro la schiena.
Sospirò e alla fine mi sorrise di nuovo, lasciandomi intravedere la sua dentatura simpatica.
-Per stasera sì. Anche perché sei abbastanza scossa, immagino che non ti va nemmeno più di andare al cinema-
Mi aveva letto nella mente o cosa? Se c’era una cosa che realmente desideravo in quel momento, beh, era un altro dei suoi calorosi abbracci.
-In effetti…-
-Tranquilla Fran! McDrive e poi una chiacchierata nel terrazzo di casa mia, ci stai?- propose, mettendo già in moto.
I miei occhi avevano forse parlato per me o cosa?
-Perfetto-
-Lo sapevo-
Uno sguardo d’intesa bastò a mettere un punto a quella conversazione.
Poi Alex sfrecciò per le strade illuminate della città, io aprii il finestrino e respirai un po’ d’aria fresca, che mischiata alla colonia di Gaskarth era davvero un bel profumo da respirare, quel sabato avrebbe cambiato la mia vita, me lo sentivo.

 
 
Lalalalala
Awww ciao a tutti!
eccomi con un altro capitolo, vi ringrazio per le recensione, sono la forza per proseguire con la scrittura di questa storia.
Baci!
 
_stargirl

 

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Capitolo 6
*** Do I dream? I'm awake. ***


Capitolo 6: Do I dream? I'm awake.

Alex Pov.

 
Ogni minuto che passava mi rendevo sempre più conto di quanto Frannie fosse bella.
Bella nel senso più generale del termine, un bella persona dentro e fuori.
I capelli biondo scuro le incorniciavano il volto , le punte erano quasi rossicce e le donavano un’aria fresca e spensierata, anche se sapevo che in realtà non era così.
Spesso si soffermava pensosa con lo sguardo nel vuoto, oppure si mordicchiava un’unghia. Il modo in cui si era stretta a me ed era scoppiata in lacrime pe quello stronzo di merda era stato davvero toccante.
Mi fremevano le labbra, avevo bisogno di baciarla. Ma perché non l’avevo già fatto prima?
Mi sentivo un grande idiota! Alex il conquistatore che fine aveva fatto?
Stavo perdendo il senno, un po’ come quell’Orlando palloso che si studia a scuola… si, proprio come quello là.
Una volta arrivati al McDrive ordinai un Crispy McBacon per me e un McChicken per lei, in effetti la faccia da amante di quel panino ce l’aveva proprio, Frannie.
Mi stupì che non prese quelle patetiche insalatine da donne, era così dannatamente interessante, cavoletti!
Non parlava molto, ma quando lo faceva allora mi fermavo per starla a sentire.
Le strade erano abbastanza trafficate, era sabato sera, quindi si camminava a passo di formica lungo le corsie dell’ampia carreggiata.
-Di solito le cheerleader non prendono i panini del Mc- scherzai, guardandola di sottecchi mentre si rabbuiava e mi lanciava occhiatacce malefiche.
-Mi devo offendere???? …comunque io non sono come le altre cheerleader-
Inarcai un sopracciglio folto e picchiettai con il dito sul voltante dell’auto.
-E come sei tu?-
-Sono diversa, non mi interessa poi così tanto del cibo spazzatura, ne tantomeno sono una fissata per le diete e compagnia bella -
Ci guardammo, e io annuì, lo sapevo già che era diversa… ma adesso volevo capire meglio cosa intendeva lei, per quell’aggettivo.
-Non sei capo cheerleader?-
-Certo. E ho fatto un numero mozzafiato  stasera- rispose, poco modesta, ma ovviamente sempre scherzosa, era priva di ogni bruttura, potrei giurarlo.
-Wow… mi sconvolgi… -
Non le piacevano le cheerleader ma ne era il capo? Cosa mi nascondeva?
-Ti fa strano?-
-Nah! Solo fammi chiarezza… Cioè, mi interessi. –
La scrutai di sottecchi e la vidi arrossire tremendamente, così tanto che le diedi un pizzico scherzoso sul braccio, avrei voluto dirle che non ce n’era bisogno ma lasciai perdere, avrei solo peggiorato la situazione.
-Ti racconterò questa storia che non conosce nessuno okay?-
Sobbalzai. –Uh… bene, sono tutt’orecchi-
Si sistemò meglio sul sedile , passandosi una gamba sotto il sedere e posandosi le mani in grembo.
-Allora. Faccio parte delle cheerleader da praticamente sempre, ma non è che mi piace tanto quello che faccio.
Lo faccio per abitudine, perché mi è stato imposto e perché non voglio deludere i miei genitori.
Ma in realtà mi scoccia, mi riesce bene, ma mi scoccia tremendamente. Quello… quello non è il mio mondo-
Voltai l’angolo con un movimento brusco del voltante, mi ero perso nel vuoto a riflettere su quello che mi aveva detto,
ero leggermente sconvolto. Le mie prime impressioni su Frannie si erano rivelate totalmente sbagliate.
-Cosa ti piace davvero? – chiesi , forse sminuendo la valenza del suo breve discorso.
-La musica-  rispose con un filo di voce, come se fosse un peccato.
Io le mostrai un sorriso gentile, la capivo, quella era anche la mia passione d’altronde.
-Non c’è niente di cui vergognarsi-
-I miei genitori non sono d’accordo…-
Sembrava triste, mi pentii di aver messo su quella conversazione, non volevo prendesse una piega triste la serata,
anche perché quel maiale di Henry ci aveva ben pensato a rovinare il tutto.
-Dovresti ribellarti, saresti più felice. Vale sempre la pena per la tua gioia, sai? –
Le consigliai di vero cuore, sperando che non si offendesse, poi le chiesi qualcos’altro:
Ma dimmi…che tipo di musica ti piace?-
Si mordicchiò il labbro inferiore, stava riflettendo ma era talmente  insicura da pensare troppo anche a una domanda banale come la mia.
Volevo aiutarla, volevo che crescesse, maturasse, acquistasse stabilità, e se me ne avesse dato la possibilità, io sarei potuto essere il suo “andrà tutto bene”, il suo ragazzo perduto… io volevo  aiutarla, potevo aiutarla, doveva solo lasciarsi andare.
-I musical. West side story, Chicago, Wicked, Les Miz… e poi i Beatles, Christina Perry, insomma questo-
-Bello, è davvero bello! Questa è una passione fantastica, Fran! E canti?-
Arrossì come poco prima, e io le rivolsi un sorriso dolce, era così tenera.
-Si, canto, ma non davanti a un pubblico-
-Sciocchina-
Mi diede un pacca scherzosa sulla gamba e poi proseguii lungo la strada dritta, sino ad arrivare a” casa All time low”.
 
-Questa casa l’abbiamo comprata di recente, per stare un po’ in pace tra una pausa e l’altra tra tour e impegni vari…-
Dissi accennando una risatina e grattandomi la nuca , mentre aprivo la porta d’entrata e le facevo strada sino all’ampia  cucina in legno, tutta di un marroncino chiaro con le pareti gialle.
-Capisco, dev’essere dura la vita di una rockstar, no?-
Mi guardò dispiaciuta, era come se il bene del mondo si fosse concentrato tutto in lei, dovevo assolutamente baciarla.
Posò i sacchetti con il cibo sul tavolo e poi si soffermò intimidita ad osservare l’ambiente intorno a lei.
-C’è sicuramente del disordine, ma vabbè, siamo uomini… ehm…-
Scosse la testa, -Tranquillo, nemmeno io sono molto ordinata, cioè dipende, se si tratta delle mie cose è tutto un altro discorso-
Le sorrisi, poi mi tolsi la felpa grigia che indossavo e la gettai sul tavolo, presi i sacchetti con i panini e le feci cenno di seguirmi in salotto, dove saremmo stati sicuramente più comodi.
Lei mi guardò un po’ stranita, oramai ero proprio certo che quella ragazza non aveva mai vissuto nel vero senso del termine, ossessionata dai suoi genitori, sicuramente.
-Vuoi guardare un film?- chiesi gentilmente, azzannando subito il mio buonissimo panino al bacon con quella salsa fantastica oh… “pancia mia fatti capanna” pensai, mentre lei invece aveva appena finito di scartarlo, il McChicken.
-No, preferirei di no, sai perché?-
La guardai incuriosito nei suoi occhi castano chiaro, con pagliuzze quasi giallastre nell’iride.
-Perché tu sai più o meno qualcosa di me, io no. Cioè, sei Alex Gaskarth e migliaia di ragazzine sognano di stuprarti ma… chi sei?-
La sua domanda mi stupì, così tanto che la osservai ad occhi sbarrati , poi diedi un altro morso al panino, per prendermi il tempo di riflettere.
-Ricominciamo da capo?- proposi, osservando la sua lingua, oddio la sua lingua… ma perché ero così malato del sesso?
Ero un ninfomane! Avevano proprio ragione Rian e Zack!
-Okay, come se non ti avessi messo sotto? Però hai ancora il labbro violaceo qui…-
Allungò un dito, laccato da uno smalto rosa chiaro, e mi sfiorò il labbro inferiore, per troppo tempo.
Troppo.
Quando ritirò la mano per mangiare il suo panino, la scrutai per bene, avvicinandomi anche, e lei fece lo stesso.
Volevo che quel silenzio non finisse mai, ma presto pensai che forse era meglio dire qualcosa.
-Tranquilla, non è niente. Sono Alex William Gaskarth e sono nato ad Essex, il 14 dicembre del 1987, sono molto alto e amo la musica, canto e suono sin dall’adolescenza, io..-
Mi bloccò, posando una mano sul mio braccio e mostrandomi il migliore dei suoi sorrisi.
-Anche io sono nata il 14 dicembre! Dell’ 1994 però.-
Risi, eravamo anche nati lo stesso giorno…
-Che figata-
-Infatti! Dai scusa, continua la tua storia-
Accennai un sorriso e poi scossi la testa, forse non era proprio il momento adatto di dirle anche di mio fratello, di Lullabies…io no, proprio non me la sentivo, quindi scrollai le spalle e , finito di mangiare, afferrai la birra che avevo preso prima dal tavolino al centro della stanza.
-Non ho nient’altro da aggiungere, cioè, odio la scuola! La trovo noiosa, ma tu hai tutta l’aria di una che i voti altissimi…eh?-
-Eeeeehm… indovinato!-
Scoppiammo di nuovo a ridere e continuammo così per tutto il tempo , era abbastanza lenta a mangiare e con me che la interrompevo diventava anche più complicato.
Mi disse che amava i musical sin da bambina, la convinsi anche a  cantare per me e… posso giurare che la sua voce è realmente melodiosa e dolce, le fuoriesce dalle labbra come se fosse un usignolo.
Una cheerleader davvero sprecata, prima o poi l’avrei convinta a seguire la sua strada, ma non ora, non ancora.
 
Più tardi ci spostammo in terrazza, sul dondolo che avevamo piazzato lì qualche settimana prima.
Il cielo era di un bel blu, non troppo scuro e illuminato da miliardi di stelle.
-Questo posto mi piace!-
Disse, sorridendo felice e… togliendosi la giacca rosa chiaro, rimanendo nella sua camicetta che lasciava poco, pochissimo, spazio all’immaginazione.
Ebbi paura che potesse scendermi della bavetta dalla bocca, quindi posai lo sguardo altrove.
-Vuoi… vuoi un po’ di birra?- chiesi, così, per alleviare la tensione che si era venuta a creare.
-Non ne bevo mai… potrei…potrei provare!-
“Dolce e casa Frannie…” pensai, passandole la mia bottiglia e sussurrandole un “bevine un sorso”.
E lei così fece, guardandomi come una bambina alle prime armi, ancora incerta.
Quando ingoiò quel piccolo sorso mi soffermai sui movimenti della sua gola, aveva la pelle chiara, nivea…morbida, potevo scommetterci che era delicata, tenera…
-Buona-
-La…birra, la birra- balbettai, come un deficiente.
Beh, per fortuna la feci ridacchiare, era così bella quando lo faceva, il cuore poteva scoppiarmi.
“Alex che ti viene?” dissi a me stesso, mentre bevevo dalla bottiglia, e mi soffermavo, indugiando sul sapore di lamponi che aveva rimasto sul bordo della bottiglia di vetro.
Nessuno più parlava, si era creata come una specie di aura intorno a noi, non c’era niente che poteva distogliere la nostra attenzione.
Mi guardava, mi guardava facendomi sentire me, semplicemente Alex.
Potevo essere Alex, con Frannie, e mi mancava essere semplicemente Alex.
Non potevo trattenermi, non più. Ero sempre diretto con le ragazze, e seguì il mio cuore anche quella volta.
Poggiai la birra sul pavimento vermiglio della terrazza e poi le posai una mano sulla guancia, batteva le lunghe ciglia in un’espressione che non sapevo decifrare, qualcosa però mi diceva che voleva anche lei ciò che desideravo io.
Le accarezzai la guancia color pesca e le presi il volto con entrambe le mani, poi le sorrisi dolcemente e sfiorai la punta del suo naso con il mio.
Inspirai affondo e chiusi gli occhi, ci pensò lei ad annientare le distanze millimetriche che ci dividevano.
La baciai con calma, schiudendo appena le labbra, chiedendole il permesso di approfondire quel casto bacio.
Quando la sentii rilassarsi sotto il mio tocco sfiorai il suo labbro superiore con la lingua, che poi prese a giocherellare con la sua in una lenta danza, che terminò solo qualche minuto dopo, quando la strinsi al mio petto, restando in silenzio per tanto, tantissimo tempo.
Era come un sogno, un bellissimo sogno.
Ma quando alzò lo sguardo alla ricerca di un nuovo bacio, capii che era sveglia, ero sveglio… eravamo entrambi completamente coscienti.



Lalalalalalala! Ecco un altro capitolo!
Bisogna aspettare il prossimo per sapere che fine hanno fatto quei due pazzi dei Jexie! (Jack + Lexie), scusate ma adoro creare ship tra le coppie che mi piacciono xD
Sono un pò fusa per il caldo che fa qui a Salerno, beh, spero di non essere noiosa.
Grazie per le recensioni, vi adoro. <3

_stargirl

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Capitolo 7
*** With you around ***


Capitolo 7: With you around
 
Frannie Pov.
 
Tornai a casa alle due di notte, più o meno.
Ero completamente elettrizzata e al solo pensiero di Alex mi tremavano le ginocchia.
Non mi ero mai sentita in quel modo, non riuscivo proprio ad ignorare quella gioia , quella forza che pulsava nelle mie vene, che mi faceva sentire finalmente viva, piena di carisma, elettricità, potenza.
E chi l’avrebbe mai detto?
Un ragazzo poteva davvero avere un effetto così benefico anche su di me?
Eravamo rimasti fuori il cancello di casa mia a baciarci per quasi mezz’ora… non mi era mai successo!
Quell’adrenalina che mi scorreva nel sangue mentre lui mi esplorava la bocca con attenzione e dolcezza, quella paura che i vicini mi avrebbero vista e avrebbero raccontato tutto ai miei genitori… quelle erano sensazioni che non mi avevano mai sfiorata! E che mi erano state regalate da un ragazzo, tra l’altro famoso, che conoscevo da appena tre giorni…
Ero talmente felice che non avevo sonno!
Visto che mi sentivo squallida a chiamarlo, proprio appena mezz’ora dopo che mi aveva riaccompagnata a casa, pensai bene di telefonare alla mia adorata Lexie, la quale sicuramente aveva qualcosa da raccontarmi.
Mi misi comoda sotto le coperte sul mio  letto a baldacchino e composi il suo numero alla velocità della luce.
Beep…beep…beeep… niente, nessuna risposta.
Provai a richiamare varie volte, poi una voce roca , non decodificabile con quella della mia migliore amica, rispose al telefono.
-Pronto?-                  
Spalancai gli occhi, ma…cosa?
-Lexie? Lexie dove sei?-
Una risata dall’altra parte del telefono mi fece intuire che si trattava di un ragazzo, sicuramente era Jack Barakat, il chitarrista degli All time low, l’amico di Alex.
-Frannie, ho risposto io perché non volevo svegliarla-
La sua voce era impastata dal sonno, mi sa che avevo interrotto qualcosa, o meglio, il “Dopo qualcosa”.
-Jack… è successo quello che penso?- balbettai, mordicchiandomi nervosa il labbro inferiore.
-Senti, se proprio vuoi saperlo… la tua amica scopa da Dio, si.-
Sgranai gli occhi e spalancai la bocca, ma…ma…cosa dovevano udire le mie ovattate orecchie?
-TU… TU SEI UN MALATO.. TU! LASCIA STARE LA MIA MIGLIORE AMICA, HAI CAPITO? CAPITO?-
Il mio tono era nervoso, quasi patetico, ma Jack se la rideva.
-Shhh silenzio, lunedì vi vedrete a scuola, no? Stai calma quindi. Guarda che non l’ho stuprata, è qui al mio fianco e dorme sbavicchiando dappertutto- rispose lui, adesso più gentile, parlava persino sottovoce…
-Okay, allora buonanotte- tagliai corto, ma quando stavo per chiudere la chiamata Jack mi disse qualcos’altro.
-E tu e Alex? Anche voi ci avete dato dentro?-
-Perché non lo chiedi a lui?- esclamai spiritosa, poi ci salutammo e chiusi la chiamata.
Mi lasciai cadere sul materasso subito dopo.
Quella era proprio una specie di serata speciale, no?
Solo che Lexie, la mia cara e ribelle Lexie, se l’era goduta al massimo.
E io forse un po’ me l’aspettavo, visto che non era la prima volta che lo faceva, poi Jack non era per niente da buttare, dovevo ammetterlo. Ero curiosa di conoscere anche gli altri membri degli All time low, chissà se li avrei conosciuti prima o poi.
Purtroppo però, la mia felicità che sprizzava da ogni poro, ancora non era stata placata, ma mi sforzai comunque per reprimerla un pochino, per addormentarmi e fare un sonno lungo e tranquillo, non più popolato da incubi nei quali Henry mi tiene come ostaggio o brutture del genere.
Sospirai e mi coprii con il lenzuolo fin sopra alla testa, portai un manina fuori dalle coperte solo per leggere l’sms che mi aveva mandato Alex, era un semplice buonanotte, che, immaginato detto da lui, con la sua bella voce… aveva tutt’un altro significato.
Senza accorgermene, davvero mi addormentai.
E sognai cose bellissime, splendide, stupende.
Alex era davvero un’opportunità che la vita mi stava porgendo, non dovevo farlo scappare.
 
 
“Una leva è una macchina semplice che trasforma il movimento ed è un'applicazione del principio di equilibrio dei momenti. Una leva è composta da due bracci solidali fra loro, cioè che ruotano nello stesso…”
La voce nasale della professoressa Steven era il perfetto sottofondo per la mia immaginazione, che volava e cavalcava un unicorno bianco e rosa, in un cielo di diamanti e tante stelline e soli, e dei cuoricini che rimbalzano nelle aiuole e nei cespugli e…
-Daniels, ruotano nello stesso?-
“Merdaccia” pensai, tirandomi a sedere in modo ordinato e appallottolando il foglio su cui avevo scritto un centinaio di volte “ Alex G” a caratteri cubitali.
-Stesso… stesso…- borbottai, cercando di capire i suggerimenti di Lexie, seduta dietro di me.
-Asse!- esclamai, provocando una risatina nella mia amica e un’espressione sbigottita nella mia prof.
-ANGOLO! Angolo, Signorina Daniels, di solito lei è sempre attenta si può sapere cosa le sta succedendo stamattina? È la terza volta che la richiamo!-
Mi mordicchiai il labbro  nervosamente e abbassai lo sguardo, mormorando un “Mi scusi”.
Okay, forse era vero, avevo proprio la testa tra le nuvole da sabato sera.
L’effetto che Alex stava avendo su dime era letale, nel vero senso della parola.
Che poi c’era una paura a tormentarmi: Alex aveva finto.
Voglio dire, miliardi di ragazze avrebbero dato l’anima per un suo bacio, e forse con me ne stava solo approfittando , voleva placare le sue “voglie”, tipo Lexie e Jack, che, da quanto avevo capito erano tipo amici di letto…
Un po’ come in quel film con Mila Kunis;
in realtà non ci credevo troppo, sia Lex sia Barakat mi sembravano dei tipi che volevano mostrarsi duri ma poi avevano un cuoricino molliccio e morbidoso.
Jack , domenica  pomeriggio aveva chiamato la mia migliore amica per chiederle di uscire di nuovo!
E ovviamente erano finiti a letto un’altra volta. Però almeno qualcosa avevano combinato…
Alex non mi aveva nemmeno più scritto messaggi, ne chiamate, niente di niente.
Per fortuna la campanella si decise a squillare, e io raccolsi in fretta e furia tutti i libri, per evitare che Henry potesse rivolgermi la parola, visto che alla lezione precedente mi fissava e dondolava sul posto, come quando sentiva di dover dire qualcosa a qualcuno ma era imbarazzato per farlo.
Afferrai il braccio di Lexie e me la trascinai in mensa camminando decisa e guardandomi sempre in avanti.
-Fran, cosa fai, pensi ad Alex e non segui le lezioni?-
Mi prese in giro, prendendo posto in un angolo e iniziando a ridacchiare come una pazza.
Le feci una smorfia e arricciai il naso. –Gne-
-Su! Non c’è niente di male. Cosa vuoi per pranzo?-
-Ho un panino al prosciutto, cioè, anche per te ne ho- le risposi, passandole uno dei due sandwich.
-Gnam! I Sandwich di Frannie! – esclamò tutta felice e ne prese subito un morso, ridendo.
Era tremendamente felice da quando aveva intrapreso quella sottospecie di relazione con Jack.
-Raccontami i dettagli di sabato, su- la incitai, scartando anche il mio panino.
Alzò i suoi grandi occhi scuri al cielo e poi sospirò. –Le cose più importanti te le ho dette. Il tutto si può riassumere in una sola frase: Jack scopa da Dio-
Sgranai gli occhi e scoppiai in una stridula risata, che fece girare tutto il resto degli studenti verso di me, sbigottiti.
-Sei una porca! Lo sai?-
-Prova a dire che non è vero!-
-Questo non lo so, non l’ho mai provato, sai com’è…- borbottai, guardandola male.
Non mi ero mai spinta oltre il semplice bacio con un ragazzo, e già il fatto che mi ero lasciata toccare il sedere da Alex era un enorme passo da gigante per me!
-Muoviti a darla ad Alex, se lo merita, no?-
Mi diede un calcio, evidentemente scherzava.
-Shhhh! Ma tu e Jack quindi state insieme?-
-Nah, non ancora, cioè..voglio dire, facciamo sesso, ed è bello. Va bene così per ora-
Balbettò, scrollando le spalle e addentando il suo sandwich.
-Okay, mi raccomando con le protezioni… è presto per avere pargoletti tra i piedi-
-Tu sei matta! Guarda che non sono nata ieri!-
-Avvertivo. Ti voglio bene Lex-
Prese da un momento di dolcezza ci abbracciammo stringendoci forte.
Avevamo entrambe la divisa bianca e blu delle cheerleader, la coda di cavallo alta e lo smalto rosa, mi sembrava di essere ritornate indietro con il tempo, che sensazione fantastica!
-Anche io te ne voglio piccola, e se Alex ti fa arrabbiare, idolo o no, lo picchio!-
Risi, sapeva essere davvero un peperino quando voleva, e io le volevo molto bene proprio per questo.
-Va bene… ma guarda che non stiamo insieme- dissi sulla difensiva, pensando che non era poi una bugia… non si era per niente parlato di coppia, almeno non ancora.
-Oh giusto, siete amici che si baciano- sbottò Lex, ovviamente sarcastica.
La sua espressione buffa mi fece morire dal ridere.
-Uffa! SEMPRE la solita!-
-Puoi dirlo forte-
Ridacchiammo all’unisono, poi lo squillò della campanella ci ricordò che era finita la pausa pranzo, ed era ora di darci dentro con il resto delle lezioni.
 
Dopo l’allenamento con le cheerleader e una doccia rilassante, rimasi seduta su una delle panchine degli spogliatoi, e ad avvicinarmi fu proprio Hayley. Quella Hayley.
-Cara! Il tuo numero è stato fantastico ieri!-
Falsa, stronza, ipocrita. Ecco che tipo di ragazza era.
Ci avrei scommesso mille dollari che il suo labbro era rifatto, e anche il suo seno. Tutto eccessivamente gonfio.
I capelli scuri le incorniciavano il volto rotondo dai lineamenti poco gentili, mentre mi osservava con le mani sui fianchi.
-Grazie mille- sospirai, continuando ad allacciarmi le scarpe da ginnastica bianche, noncurante della sua presenza.
-Hai visto Henry per caso? Dicono che vi risentite-
Eccola. Eccola che si mostrava per la vipera qual era…
-No, non è per niente vero. Sono interessata ad altro ora- risposi, cercando di non perdere la pazienza.
Pensai immediatamente ad Alex, ai suoi occhi nocciola intenso, alle sue spalle larghe, il suo sorriso, le sue labbra sottili…
Mi batteva già il cuore, anche se non si era fatto sentire per tutto il giorno e quindi avevo un po’ paura che il mio interesse non fosse ricambiato.
-Giravano voci…-
-Quelle voci sono sbagliate, Hayley. Se ci tieni tanto consolalo tu ad Henry, okay?-
Le sputai in faccia quelle parole, poi mi alzai, sistemai la coda di cavallo e me ne uscii dagli spogliatoi, senza nemmeno guardala in faccia.
Un’uscita da diva, eh? Beh, era quello che si meritava, quell’Hayley adorabile quanto un cactus pungente, o l’amputazione di un piede.
Anche Lexie era fuggita da lei, visto che non l’avevo proprio vista! Probabilmente aveva fatto la doccia prima di me per andare da Jack. Quel ragazzo voleva forse rubarmi la migliore amica? Beh, non gliel’avrei permesso.
Mi incamminai, a passo spedito e con un’espressione infuriata, fuori dalla struttura adiacente alla scuola, dove si allenavano giocatori football e cheerleader, ero seriamente nervosa, possibile che la mia felicità dovesse durare sempre poco?
Non volevo nemmeno più sentirlo il nome di Henry, ed Hayley pronta pronta viene e mi sputacchia in faccia roba che non mi interessa nemmeno.
Io e Henry? Mi sentivo stupida solo ad aver pensato di volergli dare una seconda possibilità.
Presa dai miei pensieri non avevo nemmeno sentito qualcuno fischiettare , a pochi passi da me.
Osservai tutt’intorno, guardigna, avevo paura di un possibile attacco/stupro o qualcosa del genere da parte degli amici di Henry o di nonsochì… ero davvero una tipa ansiosa, faceva bene Lexie a chiamarmi Frannansia.
-Qualcuno è imbronciato stasera?-
Sobbalzai e mi portai una mano sul petto nel sentire quella voce, che ben presto identificai in quella di Alex.
-Mi hai spaventata-
Gli dissi, mentre il mio cuore si addolciva e un branco di falene inferocite iniziava a prendere volo nel mio stomaco.
-Non volevo, mi dispiace-
Sorrise dolcemente e gli si fecero delle adorabili fossette ai lati del viso, e anche quelle rughe di espressione tanto carine sulla fronte.
-Tranquillo. Pensavo ti avessero rapito gli alieni o qualcosa del genere… -
Non riuscii a fare a meno di quella frecciatina, ero proprio una rompiscatole a volte ma che potevo farci?
Avevo aspettato per due giorni un suo sms che non era arrivato…
-No, ho avuto da fare. Sono una rockstar io, non dimenticarlo- borbottò, pavoneggiandosi e venendomi incontro per darmi un affettuoso abbraccio.
-Ti perdono, superstar-
Mi strinsi a lui e inalai il suo odore, sapeva di buono, avrei potuto passare ore abbracciata a lui in quel modo, con le sue mani grandi che mi accarezzavano la schiena e i fianchi.
-Pensavo di portarti a cena, sei d’accordo?-
Lo guardai negli occhi e feci una smorfia scherzosa. –Cos’è questo? Un attacco di romanticismo?-
Roteò lo sguardo, sicuramente pensò qualcosa del tipo “che palle queste femmine”, cucciolo lui.
-No, voglio solo evitarti il reso conto della giornata con i tuoi genitori, posso salvarti?-
-Mi stupisci-
Inarcai un sopracciglio e poi gli cinsi il collo con le mie braccia, sorridendo.
-Sono un uomo dalle mille risorse-
-Modesto anche- aggiunsi ironica.
La scusa della cena era davvero ottima però, avremmo potuto parlare… avevo bisogno di chiarezza, che cos’eravamo adesso?
Aveva dimenticato di sabato? Era stata solo una slinguazzata per lui e poi fine?
Speravo di no, sinceramente.
-Posso sapere come mai eri imbronciata?- mi chiese, sciogliendo l’abbraccio e prendendomi la mano per portarmi alla macchina, parcheggiata a pochi metri da noi.
-Niente, una discussione con le compagne di squadra- mentii, non volevo farlo preoccupare.
-Quando ti decidi a lasciare le cheerleader?- domandò con una naturalezza che mi colpì, facendomi irrigidire.
-Che c’è?- aggiunse, fermandosi per scrutare la mia espressione.
-E’ un brutto argomento questo… - mormorai, pensando che la scuola aveva appena aperto le audizioni per il musical di fine anno: Les Miserables.
-Quest’anno metteranno in scena Les Miserables, domani ci sono le audizioni.- aggiunsi,
era il mio spettacolo preferito in assoluto, il ruolo di Eponine o di Cosette mi avevano sempre colpita, ma… i miei non volevano.
-Partecipa! Hai una bella voce, puoi contarci!-
Scossi la testa energicamente e gli lasciai andare la mano, per mangiucchiarmi un’unghia nervosamente.
-Non parliamone ora…-
-Allora perdonami, ne riparliamo ok?-
Sorrise, e io annuii semplicemente.
Giunti a destinazione entrammo in macchina e lo guardai sorridendo, per placare il silenzio che si era venuto a creare.
-Guido io?-
-Meglio di no- rispose guardandomi male e poi rimediando con una carezza sul braccio.
Poi via, schizzammo lungo le strade poco trafficate della città, ero davvero curiosa di sapere dove mi avrebbe portata.
 
Il locale era una specie di Irish pub poco affollato, il proprietario era un amico di Alex, che aveva subito chiesto chi ero.
E lui cosa aveva risposto?
“Un’amica”.
Merda.
“E tu un’amica la porti al tavolo più remoto dell’ancora più remoto angolo di un remoto locale, caro Alex?”
Pensai, ancora più nervosa di prima. Ero rossa di rabbia, era chiaro.
Ma i maschi certe cose semplicemente non le capiscono,  quindi dovevo solo lasciar stare.
-Che ne pensi di Jack e Lexie?- chiesi, per rompere il silenzio.
Alex bevve un enorme sorso di birra e poi mi guardò con un’espressione maliziosa in volto.
-Dovremmo fare come loro-
Sgranai gli occhi e mi nascosi il viso con il menu.
-Cosa dici??????- urlavo quasi.
-Ma cosa pensi? Intendevo dire che.. cioè loro non se ne fregano, io…-
Iniziò a ridere piegandosi in due, mi stava davvero innervosendo!
-Alexander, smettila- dissi a denti stretti.
-Mi piace se mi chiami così.- mi guardò negli occhi, poi scosse la testa. –Comunque, non volevo dire che dobbiamo scopare come matti, mi hai frainteso-
-Povero cucciolo- borbottai ironica e incrociai le braccia al petto.
-Sei diversa da Lexie, guarda che lo so…-
-E’ un complimento?- scattai sulla difensiva.
A mio parere no, visto che amavo il carattere aperto e solare della mia migliore amica, così diverso dal mio , cupo e lunatico.
-Si, è un complimento.
 Non voglio giudicarli, anche perché credo che tra loro ci sia molto di più di quello che ci fanno credere, però, con te è diverso-
Era sincero. Se gli occhi sono lo specchio dell’anima, allora mentre mi parlava , l’anima di Alex era completamente pulita.
-Grazie-
Sorrisi timidamente ed allungai una gamba per avvicinarla alla sua. Quel gesto lo fece sorridere, poi mi accarezzò il braccio facendomi quasi il solletico.
Mi fissava come se fossi una statua greca, qualcosa da ammirare.
Era uno di quei sguardi che ti fanno rimanere di stucco, che comunicano amore senza sprechi di fiato.
Ad interrompere il momento fu la cameriera, una ragazza alta e con un seno enorme, rossetto viola e eyeliner scuro, l’esatto contrario di me, insomma, che di tette non ne avevo molte, così come di trucco sul viso.
-Alex, un’altra delle tue bamboline?-
-Jenna, no. Per niente- le rispose freddamente, e mi prese la mano , che però ritirai subito, scombussolata da quello che aveva detto la cameriera, che nel frattempo aveva messo i piatti in tavola e se n’era andata senza parlare.
-Alex io… ti prego dimmi la verità- sbottai, nervosa.
-Frannie, non ascoltarla! Jenna è così, è strana! Fa così perché non l’ho mai cagata più di tanto.-
-Se vuoi fare così anche con me ne vado adesso, okay?- feci per alzarmi, ma lui mi prese il polso, stringendomelo fortissimo, costringendomi a sedermi di nuovo.
-Fran, ci conosciamo da poco ma… basta uno sguardo per innamorarsi no? E’ un parolone forse, sarò infantile… ma…
Frannie con te è diverso, io… proviamoci Frannie!-
Lo guardai stranita, mentre il cuore prese a battermi forse, ad andare veloce come un treno in corsa sui binari.
-Proviamo cosa?-
-A stare insieme, come una normale coppia.-
Se non sono svenuta in quel momento, non lo farò mai più.
-Sei serio?- balbettai, mordendomi il labbro inferiore.
-Serio. Credo che tu sia la ragazza che fa per me. Sai, per farmi smettere di ubriacarmi, di fumare l’erba, di andare a letto con tutte…queste cose che a volte faccio-
Abbassò lo sguardo sulla bistecca nel suo piatto, sembrava un cane bastonato, nessun ragazzo era mai stato così.. dolce… con me. Mai.
-Sai quanti anni ho?- gli domandai, spaventata da quello che sembrava il nostro unico ostacolo.
-18! Io 26…. Sono tantissimi, lo so! Ma… ti prego Frannie-
Mi sporsi un po’ verso di lui, attenta a non rovesciare i bicchieri con l’acqua dentro.
-Ci sto- sussurrai, poi gli sorrisi e arricciai le labbra per ricevere un bacio, che, ovviamente, Alex non mi negò.
Posai le labbra sulle sue e lui approfondì subito quel contatto, privandomi di tutto il respiro che avevo.
-Ci guardano, Alex-
-Chissene-
Ridacchiai e poi mi allontanai da lui, per iniziare a mangiare la mia insalatona mista.
-Buon appetito, piccola.- Mi disse, mostrandomi un sorriso a 32 denti.
Adoravo quel nomignolo! Alex stava seriamente giocando con il mio debole cuoricino.
-Buon appetito anche a te- gli risposi, e iniziammo finalmente a mangiare.
Il nervoso mi privava della fame, ma quando poi ero tranquilla avrei potuto mangiare quanto un esercito di giocatori di football affamati.
Quello era amore? Davvero?
Se era così, l’amore era davvero una bella cosa!
In quel momento volevo liberare la mia mente da tutto, dai miei genitori, i loro problemi, le loro costrinsioni… la loro ipotetica faccia quando, un giorno moooolto lontano, gli avrei presentato Alex come… come il mio ragazzo.

Ciaaaooooo! sono tornata con un altro capitolo!
Spero la storia non vi annoi mai çç
Voglio fare un ringraziamento speciale a @__broken glass  , che con le sue recensioni mi fa sempre sorridere.
sei un tesoro u.u 
Alla prossima!

_stargirl

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Capitolo 8
*** Just close your eyes and sing for me ***


Capitolo 8: Just close your eyes and sing for me
 
Alex Pov
 
-Ragazzi, non dite parolacce, sta per arrivare Frannie-
Esclamai, iniziando a camminare avanti e indietro per il salotto della casa, agitandomi come un ragazzino di tredici anni.
-Guarda che Frannie non si sconvolge- intervenne Lexie, la sua migliore amica, che già era lì, tutta appiccicata a Jack.
Non me la contavano giusta, quei due.
-Ma è l’Immacolata concezione, sta Frannie?- chiese Rian, ricevendo in risposta un’occhiataccia.
-Il nostro Alex sta perdendo la testa- aggiunse Zack, al quale lanciai un foglio di carta appallottolato che stava sul parquet.
-Sono serio! Comportatevi da persone intelligenti!- li pregai, guardandoli male ad uno ad uno, tutti seduti sul divano , curiosi vedere Frannie, di vedere me e lei, o il mio comportamento in sua presenza , per prendermi in giro dopo…
-Tra cinque minuti dovrebbe essere qui, è andata con i suoi genitori a parlare con la preside della scuola, per il campionato di cheerleading al quale deve partecipare, in Arizona- disse Lex, un po’ dispiaciuta.
Anche io lo ero, era costretta a fare qualcosa che non le piaceva, ed anche a livello agonistico… e poi non volevo che se ne andava via, non adesso.
Stupido ragionamento da parte mia, visto che , essendo un cantante, l’avrei abbandonata per chissà quanto tempo.
-Sorridi, bro- mi disse Jack, strizzandomi l’occhio, lui si che mi capiva.
Poi suonò il campanello, e io corsi subito ad aprirla.
Cercai di non sembrare dispiaciuto ne niente del genere e aprii la porta, trovandomela lì davanti, con quella dannatamente arrapante divisa da cheerleader.
-Ciao Frannie- la salutai, scrutandola dalla testa ai piedi e annuendo per la sua bellezza.
-Alex! Ciao- disse, sorridendo teneramente ed abbracciandomi forte.
-Questa divisa ti dona, comunque, tutto apposto?- le sussurrai, dandole un bacetto sulla fronte.
-Uhm si, ho deciso di partecipare a quel provino, vorrei che mi accompagnassi però- disse decisa, però senza sorridere.
La guardai sgranando gli occhi. –Sul serio?-
Annuì, facendo muovere tutta la lunga e bionda coda di cavallo nella quale aveva imprigionato i suoi splendidi capelli.
-Sono fiero di te- mormorai al suo orecchio, coccolandomela per qualche minuto e poi prendendole la piccola manina.
-Ci sono gli altri di la?- chiese, camminando a piccoli passi dietro di me.
-Si, non vedono l’ora di vederti-
-Oddio che vergogna…-
Non finì nemmeno di dire quella parola che arrossì completamente , quando i miei amici presero ad agitare le mani per salutarla.
-Frannie!- esclamarono all’unisono, e io li guardai male , non so perché, ma non volevo che lei si sentisse così poco a suo agio.
-Ciao ragazzi, piacere di conoscervi- disse, sorridendo gentile e allungando la mano prima verso Rian e poi verso Zack, seduti di fronte a Jack e Lexie.
-Il piacere è tutto nostro- le disse Zack, strizzandole l’occhio e guardandole troppo le gambe, a mio parere.
-Lexie- disse Fran all’amica e la salutò con un bacio, sedendosi accanto a lei e a Jack.
-Jack come stai?- chiese al mio amico, che rispose facendo cenno di “ok” con la mano.
Io mi accomodai al suo fianco, passandole un braccio intorno ai fianchi.
-E’ strano vederli da vicino, vero Frannie?- esclamò Lexie con gli occhi a cuoricino, era il tipico esemplare di fan impazzita che adoravo tanto, mi facevano sempre ridere come un matto! Specialmente quando sfidano twitter a scrivere centomila volta la stessa identica richiesta di un retweet da parte del loro idolo.
-In effetti- rispose la mia ragazza, guardandomi appena con un dolce sorriso stampato in volto.
Era così strano poterla considerare la mia ragazza, io l’avevo mai avuta una…fidanzata!
Anzi, quelle parole quasi mi spaventavano per la loro importanza, m facevo storielle di una notte e poi via, avevo lasciato miriadi di fanciulle a dormire nei letti di qualche albergo mentre io me la filavo!
E poi così, per caso, una testolina bionda mi aveva messo sotto mentre facevo un giro in bici, e poi era successo tutto velocemente, in modo dannatamente incredibile.
Preso dalle mie riflessioni non avevo nemmeno sentito i miei amici che adesso me la stavano maltrattando, riempendola di domande anche indiscrete che la facevano arrossire e sussultare al mio fianco.
-L’avete fatto nella macchina di Gaskarth? è spaziosa e comoda, l’ha comprata apposta per un’eventuale scopata…-
-Zack! Ti stai zitto?- sbottai, provocando una risata cristallina nella mia Frannie, che posò la fronte sul braccio dell’amica Lexie, anche lei presa dalle risate.
-Zack è solo invidioso, è l’unico che non ha la ragazza- aggiunsi, guardando Jack che avrebbe voluto sparire, ma a chi voleva darla a bere con la storia del “Lexie è la mia scopamica”?!
-Infatti, al concerto verrà anche Cassadee, così ve la presento- disse Rian, riferendosi alla sua ragazza, nonché nostra cara amica.
-Concerto?- esclamò Frannie, guardandomi con gli occhioni castani spalancati come fari.
-Si, Fran, nel fine settimana faremo un concerto qui a Baltimore, non te l’ho ancora detto- le spiegai, sorridendo.
-Oddio sto avendo un colpo!- Lexie scattò in piedi e iniziò a saltellare tutt’intorno al salotto, che pazza ragazza!
-Lex, non morirmi- le sussurrò Jack, tirandosela a sedere sulle sue gambe.
Anche Frannie sembrava abbastanza felice, solo che era così composta… dovevo impegnarmi a fondo per farla sciogliere un pochino; beh, già era un grande passo il fatto che volesse partecipare all’audizione.
Avevamo passato la notte a telefono per convincerla e finalmente se n’era fatta una ragione.
Ero sempre pensoso nell’ultimo periodo, mia madre sarebbe stata così contenta di questa crescita del mio stato intellettivo! Dovevo assolutamente chiamarla nei prossimi giorni.
-Alex, dovremmo andare a scuola per il provino- mi disse Frannie alzandosi dal divano e allungando una mano verso di me, per aiutarmi.
-Si, certo, ora andiamo- la rassicurai, alzandomi e avvicinandomi a Jack, il quale si allontanò da Lexie e mi seguì in cucina.
-Bro, che ti viene?-
-Bassam, devo chiederti una cosa-
Mi guardò stranito e sollevò le sopracciglia folte e scure. –Spara-
-Davvero tu e Lexie siete solo… solo quello che vi ostinate a dire?- gli chiesi, preso da un momento di curiosità assurda, velo dicevo che il mio cervello si stava migliorando!
-Non vogliamo impegnarci in roba seria, per ora- scrollò le spalle, tranquillo.
-Ricordati di usare le protezioni, sei una star-
-Tranquillo, piuttosto ricordatene tu-
Mi diede uno spintone scherzoso e io gli mollai un pugno sulla spalla.
-Idiota. Adesso vado, accompagno Fran al provino, a stasera-
-Intrattengo io Lexie. Ciao Alex-
Ci salutammo e in men che non si dica mi trascinai Frannie fuori da casa, dritta nel garage di casa “All time low.”
-Piccola, ti dispiace se andiamo con la moto? È il mio nuovo e splendido gioiello, ci permetterà di arrivare prima-
Le dissi, tutto contento di poterla portare a scuola con la mia Ducati nera tirata a lucido.
-Uhm okay, guida piano però- disse, con un’espressione un po’ preoccupata, sicuramente stava andando in agitazione per il provino, quindi l’avvicinai a me e le baciai lentamente le labbra, assaporando il suo gloss al cocco tutto appiccicoso.
-Calma. Andrà tutto bene, e io guido piano- la rassicurai, stampandole un altro bacio e poi passandole un casco.
-Speriamo-
Le strizzai l’occhio e indossai anche io il casco, poi l’aiutai a salire in sella –arduo compito visto che aveva la gonnellina a pieghe- , e sfrecciammo per le strade di Baltimore, diretti alla  Cæcilius Calvert High School.
 
-Dolcezza, devi stare calma- le dissi, mentre facevamo la fila fuori all’Auditorium e lei iniziava a parlare velocemente senza scandire bene le parole, a impappinarsi tutta e a ripetere cento volte la banale presentazione
“Sono Frannie Mary Daniels, faccio parte delle cheerleader ma amo la musica, canterò Taking Chances di Celin Dion.”
-Alex, non ce la farò mai! Ho troppa paura… tu…tu come fai a stare calmo prima di un concerto?-
-Sto calmo perché cantare mi piace, mi diverto. Stai tranquilla Frannie, te ne prego!-
-Abbracciami- sussurrò facendosi piccola piccola e appoggiando la testa alla mia spalla.
Avevo gli occhiali scuri per non farmi riconoscere da nessuno, ma ovviamente la vedevo dura visto che avevo firmato già tre o quattro pezzi di carta per delle ragazzine.
Comunque la strinsi tra le mie braccia dondolando e dicendole paroline dolci all’orecchio, per farla tranquillizzare.
Quando chiamarono il suo nome erano rimaste poche ragazze dietro di lei ancora ad aspettare.
Io la incitai e le diedi un bacio sulla fronte, per buona sorte.
-Io mi metto in platea, ti osservo e faccio il tifo per te. Tu calmati e…canta per me, va bene?- le dissi, lasciandole la mano e facendola andare sul palco, di fronte alla preside della scuola e a qualche altro professore.
La voce le tremava mentre si presentava, e continuava a giocherellare con le sue povere dita.
-Immagino che partecipi per il ruolo di Cosette, vero?- domandò con tono sostenuto la preside, e ricevendo in risposta un “si” che Frannie sussurrò quasi a se stessa.
 
Poi il pianista prese a suonare l’intro della canzone che Frannie aveva deciso di portare al provino, Taking chances, colonna sonora dell’omonimo film drammatico, dell’artista Celin Dion, che personalmente non ammiravo ma che era ovviamente rispettabile.
Quando la voce di Frannie prese a farsi eco nella piccola sala dell’Auditorium ebbi i brividi, sembrava un angelo.
Nella sua voce c’erano cosi angelici tant’era dolce e forte allo stesso tempo.
Non era stridula, ne troppo comune, era una voce forte, ma… fino a quale scala vocalica arrivava quella ragazza?
Fenomenale! Più continuava a cantare, più gli ultimi rimasti dietro di me si guardavano tra di loro straniti, più mi innervosivo… perché una bravura del genere non poteva essere sprecata a fare capriole e saltelli per una cazzo di squadra di football.
E poi la canzone che aveva scelto… sembrava parlasse di noi, mi emozionava da morire, ero rimasto lì, bloccato ad ammirarla.
“And maybe this is goin’ too fast, and maybe it’s not meant to least… but what do you say to taking chances?
What do you say to jumpin’ of the edge? Never knowing if there’s solid ground below, or hand to hold or hell to pay…”
Mi stave comunicando che davvero ci voleva provare, che davvero aveva un senso per lei , quella nostra prematura relazione… e non c’era niente di più bello per me, che la bramavo e la desideravo sin dalla prima bestemmia che avevo fatto alla sua auto il giorno in cui mi aveva investito.
Quando finì di cantare quel posto mi sembrò vuoto, regnava il silenzio e il solo rumore era prodotto dall’applauso dei giudici, i quali erano sconvolti.
Frannie lì saluto educatamente e poi mi corse incontro.
-Sei stata fantastica, sono senza parole- le dissi a cuore aperto, prendendola per mano e portandola fuori dalla scuola, per baciarla e stringerla come si deve.
-Grazie… ero così spaventata-
-Non ce n’è bisogno, sei angelica quando canti.- mormorai al suo orecchio, mentre la stringevo a me e le accarezzavo la nuca.
-Sicuro?-
-Il ruolo di Cosette è tuo, ne sono certo-
Incrociò le dita e poi sorrise, stringendomi la mano e giocherellando con le mie dita.
-Piccola, che ne dici di andare al porto?- le proposi sperando che annuisse, avevo bisogno di un posto tranquillo per parlare, non potevo di certo stare a guardare mentre lei si faceva manipolare dai suoi genitori.
-Va bene, fa niente che ho questa divisa?- disse guardandosi incerta e poi aspettando la mia risposta.
-Ti sta da Dio- dissi con un tono che mascherava a stento la mia voglia di sbatterla al muro e baciarla…
Infatti ridacchiò , poi salimmo entrambi sul mio gioiellino di motocicletta e ci dirigemmo al non lontano porto.
Quel posto mi era sempre piaciuto, a quell’ora poi, quando il lavoro degli scaricatori era quasi finito e il sole stava tramontando, era davvero suggestivo.
Mi ricordo che quand’ero bambino ci andavo sempre, anche con mio fratello, e chiacchieravamo dei nostri problemi da bambini, oppure fantasticavamo sul nostro futuro… erano successe sicuramente cose che non mi sarei mai aspettato, e andava bene così.
-Come mai mi hai portata qui?-
Presi la mano di Frannie e l’aiutai a sedersi sul bordo della piattaforma sul molo, per poi fare lo stesso.
-Perché…per parlare con te, per conoscerti meglio- le risposi, guardandola a lungo nei suoi occhi così espressivi.
-Oh, okay allora-
-Ti dispiace?-
-No, per niente-
Restammo in silenzio e poi piantai lo sguardo davanti a me, verso l’orizzonte colorato di un rosso intenso misto al giallo, un vero e proprio spettacolo della natura.
Frannie sembrava come stanca, forse erano successe troppe cose quel giorno e la tensione accumulata la portava ad essere stranamente tranquilla, lì ad attorcigliarsi i capelli che si coloravano di arancione, a quell’ora e con quello strano sole.
-Cosa farai dopo quest’anno? Hai fatto richiesta per qualche college?-
Mi guardò e storse la bocca, facendo un enorme respiro prima di iniziare a parlare.
-A me piacerebbe frequentare la NYADA, o la Julliard, a New York. L’ho sempre sognato. Solo che…
I miei genitori voglio che vada alla e frequenti medicina, ovviamente-
Afferrai una manciata di pietruzze alla mia destra e le lanciai nel porto con un gesto nervoso.
-Non puoi fare quello che ti dicono loro. Quando deciderai a ribellarti, scusa?-
Sembrai minaccioso, infatti lei guardò altrove, come spaventata.
-Lo dico per il tuo bene, Frannie. Sei piena di talento e non puoi vivere la vita che qualcun altro sta designando per te.
Tra poco i tuoi genitori ti troveranno anche un ragazzo e io me ne andrò a fanculo-
-Alex, ti prego non arrabbiarti..-
La fermai, scuotendo energicamente la testa.
-Mi arrabbio invece, perché a quest’età dovresti essere abbastanza attiva, invece mi sembra che ti fai calpestare e magari ti fa pure piacere…-
Sapevo nel profondo di me che le stavo facendo del male, perché era sensibile e subito se la prendeva, ma… volevo che capisse, volevo che la smettesse di fingere con i suoi genitori.
-E’ difficile… Alex io sono sempre stata la pecora nera della famiglia, come posso adesso mandare tutto all’aria? Mi odierebbero…-
Cercai di calmarmi un pochino e le presi entrambe le mani tra le mie.
-Conosci la storia del gabbiano Jonathan?-
-Si allontana dallo stormo pur di inseguire il suo sogno…- mormorò con la voce spezzata e lo sguardo basso.
-Esatto. E allora, perché non fai anche tu come lui?-
-Perché ho paura, ho troppa paura di fallire…-
-Pensi che facendo qualcosa che non ti piace non fallirai ugualmente?- dissi, alzandole il mento con le dita e costringendola a guardarmi negli occhi.
-Non so da dove cominciare…-
-Ci sono io qua, voglio che tu sia felice. Non mi sono mai interessato a una ragazza in questo modo, ti ho osservata come se tu fossi un fenomeno praticamente da sempre, sono passati pochi giorni e mi rendo conto che potresti anche mandarmi a quel paese ora, ma non posso restare qui a guardarti mentre ti fai male da sola-
Ebbi paura che fosse sull’orlo delle lacrime, e visto che il compito di un uomo dev’essere quello di asciugare le lacrime della propria donna ancora prima che piange, la strinsi forte tra le mia braccia e le presi il volto tra le mani, guardandola attentamente negli occhi.
-Puoi farcela. Sono sicuro che ti hanno presa per il musical. Tu vai a casa e dillo ai tuoi genitori, e lotta per ciò che vuoi.
Vai a New York, frequenta il college che vuoi, io ti sarò sempre accanto. Sempre.
So che sarà difficile visto che sono famoso, ma noi ce la possiamo fare Frannie-
-Grazie Alex, grazie per credere in me…-
-Shhhh- la zittii con un bacio e lei si lasciò andare, restammo in silenzio per molto, moltissimo tempo…
Ci sono cose che semplicemente non si possono esprimere a parole, ed io ero più che sicuro di starmi innamorando di quella ragazza, sul serio questa volta.


Un altro capitolo postato, yay! :3
avviso già che nei prossimi giorni non sarà così visto che interrogazione e anche gita a Roma con la scuola, mi spiace ç_ç
grazie a voi che leggete, e un grazie sempre di più alla mia adorata stalker che recensisce sempre e mi fa emozionare, si , sto parlando di te u.u
Buonanotte!!!!!!

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Capitolo 9
*** Teenage dream ***


Capitolo 9: Teenage dream

Frannie Pov
 
-Signorina Daniels!-
Camminavo a passo spedito per i corridoio della scuola, mi mancava solo un’ora e poi sarei tornata a casa, avrei parlato finalmente con i miei genitori dello spettacolo
e avrei saputo cosa ne pensavano.
Presa dai miei pensieri e dalla fifa che mi faceva avere continui stimoli di pipì, non mi ero nemmeno accorta che qualcuno mi stava chiamando.
Mi bloccai di scatto e vidi un uomo affannato con le mani sulle ginocchia.
-La sto chiamando da più di dieci minuti- disse arrancando con il respiro mozzo.
Lo riconobbi subito, doveva essere il professor Colton, il responsabile dell’Auditorium e del club di musica.
-Mi scusi, ero presa dai miei pensieri e non l’avevo proprio sentito-
Gli sorrisi gentile e mi sistemai un ciuffo di capelli sfuggito alla coda di cavallo.
-Non fa niente, volevo solo dirle una cosa-
Si mise in piedi e si stiracchiò un po’, era un tipo piuttosto strano, una specie di musicista fallito, o almeno così diceva la mia coach.
-Mi dica, signor Colton-
Incrociai le braccia al petto e restai in ascolto, sembrava quasi timido ad annunciarmi questa “cosa” e teneva tra le mani vari spartiti
e testi di canzoni che dovevano essere quelli dei Miserabili.
-Lei è stata scelta per il ruolo di Cosette, nel musical della scuola-
Spalancai la bocca e gli occhi e presa da uno scatto di gioia abbracciai il professore, che ricambiò goffamente la stretta e se ne liberò subito.
-Sono troppo felice!-
-I miei complimenti signorina Daniels- mi strinse la mano agitandola un po’, evidentemente ci teneva quasi quanto a me a questo spettacolo.
-Mi chiami Frannie-
-Frannie! Congratulazioni, adesso vado ad annunciare anche agli altri ragazzi le loro parti!- borbottò fra se e se e girò sui tacchi per andarsene.
-Mi scusi!- esclamai, prima che potesse avviarsi. –Chi ha ricevuto la parte di Marius?- domandai, sperando in un bravo ragazzo.
Marius era il ragazzo di Cosette, avremmo dovuto cantare un po’ di canzoni insieme.
-Henry Smith- rispose con un sorriso sulle labbra e poi sgattaiolò via.
Ebbi un colpo. Pensai quasi di rifiutare la parte… ma proprio non potevo, ci tenevo così tanto a cantare su quel palco gremito di persone, a cui magari piaceva il mio operato.
Intanto la mia felicità era durata come al solito pochi minuti.
Sapevo che a Henry piaceva cantare, ma non mi aspettavo che volesse partecipare addirittura allo spettacolo dei Miserabili! Oh cavolo, e come lo dicevo ad Alex ora?
Scossi la testa e andai subito a recuperare Lexie negli spogliatoi, per parlarne con lei prima che finisse l’orario delle lezioni e io tornassi a casa , dove mi aspettavano i miei genitori, ai quali avevo già annunciato di voler dire loro qualocosa.
-Lex lo so che ti nascondi qui quando ti scoccia andare a lezione di chimica!- esclamai caustica chiudendo la porta alle mie spalle.
-Lex!- la chiamai ancora, udendo in risposta solo una specie di mugolio che potevo chiaramente dire il suo.
“Oh Madonna, non dirmi che…” dissi a me stessa avvicinandomi alle varie porte dei bagni dello spogliatoio e mettendomi con la guancia lì attaccata, per sentire meglio.
-Cazzo!-
Un’altra esclamazione, questa volta chiaramente maschile, seguita da un altro mugolio, sempre della mia migliore amica.
-LEXIE E JACK!- sbottai, portandomi le mani lungo i fianchi e innervosendomi, sul serio questa volta.
-Uscite dal cesso- aggiunsi, sbuffando e soffiandomi via dal viso i ciuffi di capelli biondi sfuggiti alla pettinatura.
-Oh, non arrabbiarti Fran-
Balzarono fuori da una delle porte e mi guardarono tutti sorridenti e con vestiti e capelli fuori posto.
-Siete due idioti!-
-Calmati Frannansia!- mi disse Lexie, ravviandosi con una mano i capelli ramati e poi posandomi una mano sulla spalla.
-Che succede?- aggiunse con premura.
-Parlo quando lui se ne sarà andato.-
-Vado, vado…tranquilla!- disse Barakat, guardandomi un po’ male, ovviamente scherzando.
-Ecco. Sciò e salutami Alex- praticamente lo buttai fuori dagli spogliatoi, senza però ostacolarli dal baciarsi in modo poco consono proprio davanti a me, che chiusi gli occhi e feci una smorfia.
Quando se ne fu andato, mi sedetti su una delle panchine con la mia amica accanto.
-Tu e Jack sembrate una coppietta adorabilmente innamorata-
Alzò gli occhi al cielo. –Ci divertiamo, per ora. Non siamo pallosi come te e Alex-
Sbuffai, sorvolando sulla questione e andando subito al sodo.
-Sono stata presa nel ruolo di Cosette-
-Lo sapevo! Lo sapevo!- mi strillò nell’orecchio, stritolando una me impassibile tra le sue calorose braccia.
-Non è tutto, Lexie…-
-Spara- sussurrò, lasciandomi andare ma tenendomi comunque la mano stretta tra le sue.
-Marius, il ragazzo di Cosette, verrà interpretato da Henry.-
-Cosa cazzo… oddio… ma…-
-Lo so, sono scossa quanto te, fidati.-
Eravamo entrambe senza parole, ecco. E io avevo anche paura, da quella sera l’avevo sempre evitato a quel cinghiale sudato, e invece adesso me lo ritrovavo ad essere il mio partner per il musical.
 
 
Due ore dopo, lavata e vestita mi trovavo in salotto con i miei genitori, i quali erano tutti proiettati al mio discorso.
-Beh, allora, volevo parlavi già da un po’ ma non ne ho avuto la possibilità…-
-Tesoro, sai che non ti mettiamo mai freni , noi…-
Mia madre prese subito parola, era la stessa di sempre, anche da piccola… non mi dava mai la possibilità di esprimermi come volevo perché interveniva lei con quelle paternali assurde, con quelle finte pretese, con quel sorriso gentile che invece celava un carattere distaccato.
Quanto a mio padre, era sempre impegnato con la sua azienda di farmaceutici e quindi anche mentre parlavo teneva il tablet dell’Apple sulle gambe.
-Fatemi parlare. Io so che ci tenete a me, e mi volete bene.
Ma sono cresciuta ormai, e non credo di poter fare sempre come dite voi. Non sono più una bambina, ne tantomeno sono Elliot, che ha trovato un escamotage per abbandonarci qui-
Parlai tenendo lo sguardo fisso sul tappeto persiano del salotto, le mani mi tremavano così tanto che sembrava avessi il morbo, così anche le ginocchia e la voce. La mia voce così ferma mentre cantavo , in quel momento sembrava una foglia soggetta agli agenti atmosferici in autunno.
-Cosa? Noi ti abbiamo sempre accontentata!- disse mia madre, spalancando gli occhi azzurri e cercando l’appoggio di mio padre, il quale mi guardò con fare interrogativo.
Quanto lo odiavo, non capiva mai un cavolo!
-Papà, sto dicendo che voglio prendere le redini della mia vita in mano. Prima di tutto, vi dico che mi hanno presa per il musical scolastico , ho un ruolo da protagonista e non mollerò questa volta, anche se non ve ne importa un accidente-
Non sapevo quella forza da dove la prendevo, forse era concentrarmi su Alex, pensarlo attentamente e immaginarmi tra le sue braccia…oppure boh, forse stavo crescendo davvero e non avevo paura.
O almeno, la sapevo gestire meglio.
-Musical- sospirò mia madre, lasciandosi andare a una crudele risatina, che non fece che alimentare la mia rabbia già accesa.
-Proprio così. La musica mi piace e sono pronta a praticarla. Tranquilla, quelle idiote delle cheerleader non le lascerò, ma al contempo penserò anche alla musica- sbottai, sentendo gli occhi pungermi a causa delle lacrime che volevano a tutti i costi superare le barriere della mia apparente indifferenza, per permettermi di essere davvero Frannie.
-Beh, se è solo lo spettacolo va bene, ci passeremo sopra- borbottò mio padre, passandosi una mano sulla barba canuta che aveva sul mento, scambiandosi poi uno sguardo complice con mia madre.
-No, non è solo questo-  mormorai, questa volta riuscendo ad alzare lo sguardo e guardarli negli occhi, mentre mi tenevo i lembi della camicia in jeans stretti tra le mie mani sudate.
-E cos’altro, Frannie?-
Questa volta mio padre si sporse un po’ in avanti e chiuse il tablet, posandolo sul davanzale della finestra alla sua destra, dove avevamo sempre un vaso con le rose del nostro giardino che curavano le domestiche.
-Io non voglio fare il medico, quando vedo il sangue svengo pure… e il mondo nel quale voi mi volete inserire non fa per me, sto fingendo di essere felice, ma fingere da bambini, e io sto diventando un’adulta, non posso più mentirvi.-
Cercai di rimanere il più calma possibile, mentre il cuore mi andava così forte da farmi pulsare le vene sul collo e quelle sui polsi, ero tutta un fremito in quel momento e avevo tanta, tanta paura.
-Cosa stai dicendo? Quello è il tuo futuro! Hai dei voti brillanti!-
La voce stridula di mia madre prese a farmi eco nella testa, facendomi vorticare tutta la stanza intorno, tanto la trovavo fastidiosa.
-Daphne, stai calma- fece mio padre, prendendo per il braccio  mia madre e scrutandomi più da vicino, fino a venirsi a sedere proprio accanto a me sul divano in pelle scarlatta.
-Papà, quello non è il mio mondo. A me non va di fare il medico, intraprendere degli studi ardui come quelli di medicina senza una vera e propria passione è un’assurdità!-
Sbottai, forse parlando a voce troppo alta, ma lo facevo solo per coprire il rumore che facevano i pensieri nella mia mente.
-Ma io potrei aiutarti a trovare subito un lavoro, cosa ti interesserebbe fare?-
-Vorrei fare richiesta alla NYADA, l’accademia di arte e musica di New York, è lì che voglio studiare- annunciai ferma e decisa, nascondendo le mani dietro la schiena per non mostrare loro quanto tremavo.
-Te lo scordi! Non posso permettere che mia figlia diventi una…una….un’artista di quattro soldi!-
Mia madre prese ad aggredirmi, ovviamente, è mio padre le faceva da coro, ancora più fastidioso.
-Tua mamma ha ragione, non puoi fare di testa tua, sei ancora una bambina-
-Non fate che manipolarmi… perché volete rovinarmi la vita?- gli chiesi, guardandoli a uno a uno negli occhi e poi scoppiando inevitabilmente a piangere, sofferta e delusa da quelli che dovevano essere i miei punti di riferimento.
-Vogliamo il meglio per te, non puoi essere una perdente nella tua vita…chi è che ti ha riempito la testa di stupidate del genere? Un ragazzo forse? Non stavi meglio con Henry poi?-
Questa fu la goccia che fece traboccare il viso, mi alzai di scatto ed ignorai mio padre che voleva trattenermi per correre di sopra e mettere vestiti e scarpe nella mia borsa della squadra di cheerleader, poi afferrai il cellulare e tra le lacrime scrissi un veloce sms ad Alex:
 
“Alex, sto arrivando da te” scrissi veloce e poi corsi via per le scale fino a giungere alla porta d’entrata, dove mi voltai a guardare i miei sconvolti genitori.
-Sto da Lexie stasera, e anche domani, non lo so-
-Riflettici bene tesoro, noi vogliamo il meglio per te- disse ancora mia madre, sistemandosi quegli insulsi capelli biondi che aveva, unico tratto di somiglianza che avevamo.
Poi chiusi la porta con un tonfo alle mie spalle e fuggii il più lontano possibile, dirigendomi in autobus a casa di Alex, dove avrei trovato un po’ di pace da tutto quell’inferno che stavo vivendo.
 
 
-Alla fine sono uscita da casa sbattendo la porta-
Conclusi così il resoconto del discorso ai miei genitori, osservando l’espressione accigliata di Alex, il quale ci era rimasto evidentemente male, solo che non voleva peggiorare la situazione, quindi faceva quelle faccine buffe per non farmi deprimermi ancora di più.
-Magari stanotte ci riflettono, boh, almeno lo spero- disse quasi a se stesso e allargò le braccia, per accogliermi in una stretta affettuosa, nella quale mi crogiolai come un gatto che vuole i grattini.
-Non ne ho idea- dissi con la voce ovattata dall’abbraccio, accarezzandogli poi la schiena e strusciando la punta del naso nell’incavo del suo profumato collo.
-Però complimenti per aver preso la parte di Cosette, io me l’aspettavo d’altronde- mi disse scherzoso, ma io intanto deglutii rumorosamente e cercai di cambiare discorso, sinceramente non mi andava ancora di dirgli di  Henry e del suo ruolo di Marius Pontmercy.
-Come posso farti sorridere?- mi domandò con quel sorriso sghembo, accarezzandomi le palpebre con le dita, come per cancellare ogni possibile traccia di lacrime dal mio volto.
-Non lo so, sei tu l’artista, mica io?- risposi scherzosa, sorridendo in quel modo sincero e puro che solo lui sapeva donarmi.
-Va bene, allora suono per te, aspetta che prendo la chitarra-
Rimasi seduta a gambe incrociate sul suo letto a due piazze e annuii osservando dalla finestra il panorama del giardino mentre lui andava a recuperare il suo strumento.
-Et voilà!-
Attirò la mia attenzione su di lui strimpellando a caso qualcosa, poi si mise seduto di fronte a me e si schiarì la bocca.
-Sono tutt’orecchi!- esclamai battendo le manine e dondolando per la felicità, Alex aveva un effetto struggente su di me, nell’accezione positiva del termine, era capace di farmi dimenticare ogni cosa cattiva del mondo, portando l’attenzione solo a lui, ai suoi occhi nocciola, al suo sorriso, le sue braccia lunghe, i suoi capelli morbidi…
-Okay allora-
Mi strizzò l’occhio e poi iniziò a suonare e ad accompagnare il tutto con la voce, che a cappella rendeva davvero molto meglio.
Riconobbi subito la canzone, non era degli All time low, si trattava di Teenage Dream di Katy Perry.
Non so se lo fece a posta o meno, ma se non sono morta di infarto in quel momento…significa che ho un cuore sano e forte.
Il modo in cui diceva “turn me on”, vogliamo parlarne?
E poi quella canzone, sembrava fatta per noi. Alex mi stava dicendo di andare avanti, di non guardarmi mai indietro, di essere forte e di vivere la mia vita.
La mia vita sul serio, come un sogno adolescenziale, insieme a lui.
Lui che era stato il primo ad abbattere i miei muri, ad andare oltre la semplice apparenza, oltrepassando i limiti che mi ero posta ricoprendomi di maschere che non mi permettevano di essere la vera Frannie.
Quella persona che invece con lui potevo essere senza nessuna vergogna, nessuna insicurezza, niente paura.
La  sua voce era un tonfo al cuore, era un dolore di stomaco, mi aveva gettato uno stormo di falene , nuovamente impazzite, che mi stavano facendo perdere la testa… o forse era lui a rubarmi la ragione, a plasmarmi come voleva solo perché mi voleva. Ed era la prima volta in vita mia in cui mi sentivo così dannatamente speciale e importante per qualcuno. Desideravo non mettere mai fine a quella magia che si era creata, in fatti non gli lasciai nemmeno il tempo di posare la chitarra sul pavimento che gli fui vicina, seduta in ginocchio sul letto, gli baciai le labbra lentamente e chiusi gli occhi perché non volevo sprecare nemmeno un secondo con lui.
Capì subito che non c’era bisogno di parole e di sprechi di fiato. Mi posò una mano sulla schiena , accarezzandomi con così tanta premura che ebbi i brividi lungo la spina dorsale e le braccia, mi avvinghiai con le dita tra i suoi capelli castani e sempre fuori posto, e lui mi fece sdraiare piano e senza smettere di baciarmi, lì sul suo letto, quel posto che aveva il suo odore, che racchiudeva i suoi sogni, le sua paure…infondo anche la più forte delle persone dona alla notte i propri spaventi e le proprie insicurezze.
Quando mi lasciò respirare prese il mio esile volto tra le mani, per guardarmi trasmettendomi tutto l’amore del mondo con i soli occhi e il solo sorriso. Può una persona contenere così tanto amore? Può? …Fino a quel momento non l’avevo mai pensato possibile, ma adesso dovevo ricredermi.
Perché lui era lì, ed ero sicura per una volta nella mia travagliata esistenza, che non se ne sarebbe andato.
Ne ero completamente sicura, e quella sicurezza mi dava la forza di affrontare un altro passo insieme a lui, quello che mi stava chiedendo segretamente era un “vuoi essere mia? Mia per davvero?”, lo percepivo dal suo modo di guardarmi e di sfiorarmi il collo e le clavicole come se fossi una bambolina di porcellana, qualcosa di estremamente prezioso.
-Alex…-
Riuscii solo a sussurrare, baciandolo di nuovo sulle labbra, deliziandomi del suo dolce sapore, del solletico che mi provocava la sua mano ancora ferma sul mio petto, in ascolto del battito accelerato del mio cuore, quel battito che apparteneva solo a lui in quel momento.
-Frannie, Frannie io ti amo-
Socchiusi gli occhi nel sentire quelle due parole che racchiudevano significati profondi, che mi facevano tremare al solo sentirle.
-Anche io Alex, da morire- gli risposi, sicura come mai di voler oltrepassare i limiti insieme a lui, privandomi di una mia dignità , donarla a lui che chissà quante altre volte era stato con altre ragazze, più belle di me, più brave di me, più esperte, più sexy…
Ma potevo essere certa che quel ti amo, era riservato solo a me.
Prese a baciarmi il collo e io sussultai lievemente, lo sentii anche sorridere, e istintivamente risi anche io, lasciando che mi sfilasse anche la camicetta, aiutandolo anche con i mille mila bottoncini.
Lo guardai battendo le palpebre e feci lo stesso con lui, togliendogli la t-shirt grigia con un gesto fluido e veloce, accarezzandogli con il dorso della mano il petto, dove il cuore gli batteva fortissimo, così tanto che potevo percepirlo se mi ci concentravo.
-Sei sicura Frannie?- sussurrò senza smettere un secondo di baciarmi la pelle sensibile intorno all’ombelico, impedendomi quasi di dirgli di no… chi ragazza con Alex che la bacia, potrebbe rifiutarlo?
E poi io lo volevo, lo volevo terribilmente, quindi annuii e gli posai una mano sulla spalla, concentrata sulle sue labbra che mi sfioravano piano ma decise anche la pancia , costringendomi a rimanere inerme al suo tocco.
-Non ti voglio costringere, sicura piccola?-
Chiese ancora, questa volta guardandomi negli occhi e accarezzandomi la guancia, terribilmente arrossata a causa di quella situazione.
-Alex…baciami-
Gli chiesi in un sussurro, stupendolo.
Poi sorrise e fece come gli avevo chiesto, baciandomi.
Dappertutto.
 
Quando lo sentii dentro di me sentii il fiato completamente mancarmi, mentre delle sensazioni nuove di dolore e piacere mi riempivano l’anima, provocandomi mugolii e gemiti che non avrei mai creduto di poter esternare, timida com’ero.
Le mani erano serrate al lenzuolo niveo del letto di Alex, gli occhi chiusi e la schiena inarcata al tocco del mio ragazzo, di quel ragazzo, che amavo alla follia anche se lo conoscevo da così poco tempo.
I suoi movimenti erano sempre accompagnati da una dolcezza , una delicatezza, un’attenzione a non farmi mai del male…e non sapevo davvero cosa mi faceva impazzire di più, se la sua dolcezza o la sua bravura.
Alla fine mi lasciai andare molto presto, e lui mi raggiunse qualche secondo dopo, rannicchiandosi poi a me, accogliendomi subito tra le sue braccia, che per me erano casa.
In quel momento  ne fui realmente sicura: incontrarlo era stato stupefacente, fantastico, splendido.
Mi aveva salvato la vita e volevo essere sua per sempre, e lui sempre mio.
Uniti, legati, niente ci avrebbe più separati, ora che avevamo sigillato la nostra relazione, il nostro singolare legame.


Sono riuscita a postare questo capitolo solo oggi perchè ieri appena tornata da Roma avevo troppo sonno ed ero iperstanca ç_ç
Volevo ringraziare tutti per le recensioni, per chi segue, per chiunque legge... grazie, mi fate davvero emozionare.
Siete dei cookies carini, tutti voi ù.ù

_stargirl

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Capitolo 10
*** Time bomb ***


Capitolo 10 : Time bomb

Alex Pov.
 
Farlo con Frannie era stato diverso. Diverso in senso positivo, ovviamente.
Per una volta nella vita non avevo scopato, ma avevo amato sul serio una donna, una ragazza dolce e indifesa, che si era concessa a me con una naturalezza distruttiva.
Era stata tenera, coraggiosa, mi aveva trascinata nel suo vortice fatto di un amore che non è finto, non dura una notte, è intenso e allo stesso tempo innocente. Ed io ne ero immensamente contento.
Dopo, la coprii piano piano con le coperte sul mio letto e mi girai su un fianco per osservarla meglio, aveva ancora gli occhi socchiusi e il petto le andava su e giù, mentre cercava di calmarsi dopo tutto quello scombussolamento.
-Sei proprio bellissima- le sussurrai, accarezzandole con il dorso della mano la guancia, e poi i capelli, adesso una massa bionda sparpagliata intorno al suo volto come un’aureola.
-Anche tu sei bellissimo- mi rispose, rannicchiandosi tra le mie braccia e posando la testa sul mio petto, che prese a sfiorare con le sue mani piccole e delicate, provocandomi i brividi.
-E’ stato proprio bello- mormorai al suo orecchio, spostandole una ciocca di capelli dietro l’orecchio e guardandola nei suoi occhi castani con pagliuzze verdi e dorate nell’iride, era così particolare, così importante per me.
-Già…- mi rispose, affondando la testa nell’incavo del mio collo e lasciandomi dei baci che mi solleticarono, ai quali risposi solleticandole la pancia .
-Ti senti bene?- le chiesi, ridacchiando per la sua smorfia un po’ maliziosa, che in un  volto dolce come il suo era proprio una meraviglia.
-Mai stata meglio, ho dimenticato tutta l’incazzatura a causa dei miei genitori-
Inarcai le sopracciglia. –Questo significa che dobbiamo farlo più spesso-
Strinse il cuscino tra le sue braccia e mi guardò male. –Porco!-
-Sei tu quella che ha dimenticato tutte le cose brutte mentre la stantuffavo… - le risposi, incrociando le braccia al petto e fingendomi arrabbiato, la donne proprio non le capivo certe volte eh.
-Volevo farti un complimento- sorrise dolcemente e mi lasciò un bacio sulla punta del naso.
-Okay- borbottai.
-Ho sonno, dormiamo?-
Era una ragazza senza vita notturna, alle dieci e mezzo già aveva sonno… Scossi leggermente la testa ma annuii, stringendola tra le mie braccia.
-Come vuoi tu, piccola-
-Mmmh…buonanotte allora-
Ci baciammo un’ultima volta, poi si addormentò un secondo dopo, e io lasciai che si accoccolasse al mio petto, infondo era così bello osservarla dormire, e io l’amavo, tanto tanto tanto.
 
Il mattino seguente a svegliarmi non fu la luce del sole che trapassava dalle persiane, a quella ci ero abituato;
a farmi svegliare furono dei movimenti che sentii accanto a me, era Frannie, e ipotizzai che non riuscisse a star ferma un attimo, con quella sua attitudine da brava studentessa era abituata a svegliarsi presto, a quanto pareva.
Iniziai a stiracchiarmi anche io, ma la forza di aprire gli occhi proprio non l’avevo, quindi mi misi a pancia sotto con la testa nel cuscino, che aveva già preso quel fresco odore di cocco della pelle di Fran.
-Ciao Alex- fece lei, con una voce sveglia e già frizzante, era divertente vederla così, farlo con me le aveva fatto così bene?
Bah, ero sempre dell’idea che dovevamo farlo più spesso allora.
La sera prima quando l’avevo annunciato a Jack aveva iniziato a farmi i migliori complimenti a telefono, e io che gli dicevo di non urlare perché lei stava dormendo, lui invece oramai era andato, e l’aveva detto anche a Lexie, che era orgogliosa della sua piccola Fran ma che mi minacciava di usare le dovute precauzioni.
Che pallina le migliori amiche, le sapevo quelle cose, non ero mica scemo?!
Comunque, in risposta al saluto della mia bella borbottai delle parole incomprensibili, aprendo un occhio alla volta, con molta molta calma.
-Aleeeeex, ma quanto dormi? Sono le dieci e i tuoi amici se ne sono già andati, li ho sentiti di discutere delle prove-
A queste parole ebbi un colpo e mi portai la mano sulla fronte, dovevo andarci anche io a quelle cazzo di prove!
Il manager me l’aveva ricordato qualche giorno prima ma io me n’ero completamente obliato.
-Ho sonno Fran…- risposi, leggermente infastidito e poi mi misi a sedere, osservandola di spalle mentre cercava di alzarsi, era assonnata anche lei, solo che non voleva darlo a vedere.
-Non irritarti, non ce n’è bisogno. Cercavo il bagno, comunque- rispose cauta e si alzò, indossando la mia t-shirt che stava a bordo letto e osservandomi con un radioso sorriso.
-Sei bellissima- sussurrai, ammirato da quella fanciulla così bella che era la mia ragazza adesso.
Aveva delle gambe lunghe e sode, per non parlare del sedere…
Mi morsi il labbro inferiore e poi scossi la testa, come per riprendermi.
-Il bagno è nel corridoio, sulla destra. Quello è il più ordinato, non ci va quasi nessuno-
-Bene, allora vado a farmi una doccia- mi disse, accennando un sorriso sghembo e strisciando i piedi per terra mentre giungeva al bagno.
Mi lasciai cadere nuovamente con la schiena sul materasso e mi persi a pensare quanto ero fortunato ad averla trovata, non me ne fregava nemmeno della partaccia che mi sarei preso dal manager, o dagli altri, infondo per un giorno che mancavo alle prove non finiva mica il mondo.
Dopo aver scritto un sms a Jack in cui gli dicevo che non avrei partecipato alla prova, sentii la voce squillante di Frannie, e cercai di decifrare cosa diceva.
Non capivo, il mio udito stava diventando scadente, cazzo! Mi alzai a malincuore dal letto e mi trascinai in corridoio.
-Frannie, scusa non ho capito cosa dicevi-
-Mi chiedevo… non è che vuoi farmi compagnia?-
Accompagnò quella richiesta a una risatina timida, quella spontanea che mi piaceva tanto e che all’inizio non aveva, intanto mi ci volle qualche secondo per catabolizzare cosa mi aveva chiesto.
Una doccia insieme. Uhm. Era un pensiero davvero allettante, Frannie iniziava a concedersi spontaneamente a me e non c’era cosa più bella.
-Arrivo- le risposi, togliendomi al volo i boxer che avevo rimesso e feci capolino oltre la tenda della doccia, per guardarla, stava ridendo e si nascondeva il viso tra le mani, appoggiata con la schiena alla fredda parete.
-Pensavo avessi capito!-
-A volte sono un po’ tardo, perdonami- risposi, facendo il labbruccio da cane bastonato ed entrando nella doccia, stringendomela subito a me per non farla intimidire.
-Sei un maschio d’altronde- scherzò, aprendo il getto d’acqua e stampandomi un bacio sulle labbra, mentre io davvero non riuscivo a toglierle lo sguardo da dosso. Era dannatamente bella, e la cosa che più mi piaceva era il fatto che non era eccessivamente magra, i suoi fianchi erano morbidi da accarezzare, come tutta la sua fresca pelle d’altronde, dove le gocce d’acqua scivolavano via come lacrime su una guancia.
Notai che anche lei mi stava guardando, non avevo mai fatto la doccia con una ragazza prima di quel momento, e lo scoprii un gesto pieno d’amore, con Frannie.
-Hai il  bagnoschiuma alla fragola?- chiese, portandosi una mano davanti alla bocca mentre rideva.
-Si, che c’è di male?- risposi sulla difensiva, portandole le mani sulle spalla e baciandola, fino a quando l’acqua non mi bagnò tutto il ciuffo che mi cadde in avanti come se fossi un cane.
Lei me lo sistemò e poi prese il mio bagnoschiuma tra le mani, lo annusò e fece un verso di apprezzamento.
-Ecco perché hai quell’odore bellissimo-
Arricciai il naso e annuii, frusciandomi come un pavone, ovviamente solo per farla ridere.
Era splendida quando lo faceva.
Poi iniziò ad insaponarsi tutta, tanto che il corpo le si riempì di schiuma, donandole un’aria ancora più tenera, io feci lo stesso e ogni tanto allungavo una mano per tenerla visto che traballava, non riusciva a stare in equilibrio e la prendevo in giro, facendole mettere quel broncio così carino.
-Smettila Alex!- esclamava, fingendo di essersi arrabbiata a morte, poi bastava un bacino sulla guancia per farla ritornare calma.
Nella mia vita, non avrei mai immaginato che dei gesti apparentemente piccoli e stupidi, potessero farmi sentire così pieno di vita, di gioia, di amore.
-Mi deludi con lo shampoo però, è quello da maschi-
Borbottò tra se e se, e io mi accigliai.
-Cosa ti aspettavi? Garnier perché tu vali? – le dissi in tono ironico.
-Mh e va bene allora, mi si faranno i capelli da schifo però!-
-Ma cosa dici?! E’ sempre bello il tuo pelo, non preoccuparti-
Le diedi uno scherzoso morso sul collo per distrarla e lei si lasciò andare, mettendosi dello shampoo sulla mano e iniziando a lavarsi quei capelli bellissimi che apparivano castano scuro ora che erano  bagnati.
Circa dieci minuti più tardi eravamo entrambi fuori dalla doccia, lei indossava soltanto l’intimo mentre si asciugava i capelli e io non facevo che guardarla, attirato da lei come se fosse una bellissima sirena.
-Alex, perché mi guardi?- domandò, strillando oltre il rumoroso suono prodotto dal phon.
-perché sei bellissima- le risposi io molto semplicemente, mentre infilavo una t-shirt blu e mi sedevo accanto a lei sul bordo della vasca.
-Anche tu lo sai, siamo due bellissimi- tagliò corto, arricciando le labbra per ricevere un bacio che non le negai.
-Oggi niente scuola immagino-
Scosse energicamente la testa.
-Anche io ho sabotato le prove- dissi noncurante, alzandomi in piedi per sistemarmi i jeans stretti e chiudere la zip.
-Il concerto è… domani!- intervenne lei, spegnendo di scatto l’asciugacapelli e guardandomi male.
-Pensi forse che uno come me non ricorda le canzoni?-
Mi diede uno scherzoso buffetto sulla guancia. –Non farlo più, però ora che ci penso mi servono dei vestiti.-
-Scommetto che ne hai centinaia a casa-
Si alzò anche lei in piedi e legò i capelli in una lunga treccia che accarezzai con le dita.
-Ma ne voglio uno nuovo-
-Allora andiamo a fare shopping- esclamai alzando in su il pollice, quella cosa piace sempre a tutte le ragazze, no?
Il fidanzato proprio non lo sapevo fare…oppure boh, stavo imparando.
-Si! Oh! Ti amo Alex!-
Strillò talmente forte con quella vocetta sottile che ebbi paura di aver perso per sempre l’udito… ma l’abbracciai comunque, era la mia Frannie, solo mia, e mi piaceva tutto di lei.
 
-Quando sono al centro commerciale ho sempre l’imbarazzo della scelta.- sbuffò, prendendomi la mano e intrecciando le mie dita con le sue.
-Problemi da donne proprio- la presi in giro, e poi risi, sistemandomi i Rayban scuri sul naso.
-Devo fare una bella figura, sono la ragazza del frontman degli All time low- disse seria, strappandomi una risata che non riuscii a contenere.
-Alex non c’è niente da ridere…ad esempio, guarda quante persone ci stanno indicando, ma come sopporti tutto questo?-
Come lo sopportavo? Mi portai una mano al mento mentre ci pensavo su.
-Questo è il mio lavoro, Frannie. Mi piace, l’ho sempre sognato…sono disposto a sopportare questa specie di “pressione”- feci le virgolette con le dita e le carezzai una guancia, sorridendo.
-Ti danno così fastidio le fan?-
-No, no dai-
Rimanemmo in silenzio per un po’, non conoscevo Frannie poco bene, ma aveva un carattere particolare e questo l’avevo già scoperto.
Comunque sembrò tutto risolversi quando intravide H&M, infatti iniziò a scuotermi il braccio.
-Alex, direi di andare lì-
-Okay, come vuoi tu- acconsentii e le passai un braccio intorno alle spalle, baciandole il naso prima che iniziasse a girovagare a destra e manca per il negozio.
Mi arresi a starle dietro, quindi mi sedetti su un puffo rosa fragola e l’aspettai.
Quando la vidi tornare con una montagna di vestiti tra le braccia le andai incontro per aiutarla.
-Dovresti provarli tutti?- chiesi basito.
-Certo, amore- rispose con voce angelica, affibbiandomi quel nomignolo tanto dolce, apposta per farmi imbambolare.
Stronzetta la mia Fran.
-Allora mi metto fuori il camerino, tu vai e prova tutto ciò che vuoi- .
Poco dopo , fece capolino con la testa dalla tendina nera e mi fece cenno di avvicinarmi ancora di più.
-Forza, fatti vedere-
Uscì dal camerino con il suo andamento timido, indossava un abito blu con dei disegni orientali bianchi in avanti e un nastro in vita, le stava davvero bene.
-Che te ne pare?- chiese, guardandomi però con un’espressione incerta.
-Ti sta benissimo, ma non so, è carino eh…però…mmh-
-Okay  ne provo un altro!-
Ridacchiammo entrambi e poi Frannie rientro nel camerino.
Stare lì seduto a sentire il fruscio dei vestiti che le cadevano da dosso era davvero… arrapante.
“Sei un porco” disse la voce della coscienza, che ignorai completamente, ovvio.
Uscì improvvisamente e mi si piazzò davanti, facendomi rimanere senza fiato.
L’abito che aveva addosso non era niente di particolare, solo che , oltre ad essere tremendamente corto, era di un verde acqua che ricordava le venature nei suoi occhi quando era al sole.
-Sei stupenda- commentai, alzandomi e facendole fare una giravolta su se stessa.
-Grazie! Questo vestito piace molto anche a me, lo metterò da parte-
Dopo quello, ci fu un via vai di vestiti, alcuni tremendamente sexy, altri troppo vistosi, altri in colori eccessivamente estivi… alla fine, iniziavo a sbadigliare, perché sinceramente avevo ancora sonno.
-Frannie, dimmi che è l’ultimo-
-Si Alex, scusa, lo so che ti sto annoiando- mi rispose, e la sentii dire “ahi”.
-Ti serve aiuto?- le chiesi stranito.
-Si, entra nel camerino-
“BINGO” pensò l’Alex cattivo e perverso che risiedeva in me.
Entrai nel camerino e chiusi la tendina per bene, così che nessuno potesse vederla.
Indossava quel reggiseno tremendamente balconcino o che so io, e quelle mutandine tremendamente tanga o qualcosa del genere… Mi girava la testa.
-Non riesco a chiudere la zip del vestito, mi aiuti tu?- chiese con quel suo sorriso innocente.
Annuii e la osservai mentre infilava l’abito rosso fuoco dall’alto e poi infilava le braccia nelle bretelline sottili, per poi darmi le spalle.
Prima di chiuderle la cerniera le diedi un bacio sulla nuca, e lei sorrise, non la vidi ma sapevo che era così.
-Grazie. Allora, a mio parere questo è il migliore- esordì facendo giravolte su se stessa.
-Sono d’accordo-
“Ti fa un culo da paura”, “E anche delle tette di Dio”, “e hai delle gambe da urlo”…
Cercai di tenere a bada quei pensieri e anche il fratello al pieno di sotto, non mi andava di fare la figura del coglione.
Oh, la vita di un uomo è davvero complicata.
-Piccola , prendo il vestito e vado alle casse, ci vediamo okay?- tagliai corto per fuggire via, ma lei mi intrattenne ancora qualche minuto per baciarmi in modo tutto fuorché casto, facendomi davvero andare in fibrillazione…
La volevo toccare , solo che dovevo trovare un po’ di contegno.
-Ora puoi andare- disse alla fine cacciandomi a spintoni fuori dal camerino e chiudendo saldamente la tenda.
Iniziava a mostrarsi in modo più spontaneo e meno timido a me, e quella cosa mi piaceva pure molto.
Sinceramente, non vedevo l’ora che arrivasse il concerto.
Chiamatemi volgare o come volete voi, ma non ho mai scopato con una bella fanciulla nel backstage…e c’è sempre una prima volta.
 Dopo aver pagato il vestito a Frannie, fortunatamente prima che mi raggiungesse, ricevetti la chiamata poco gentile del manager, il quale mi faceva la partaccia per essere mancato alle prove.
Okay, ora aveva paura che una “femmina” –per usare un suo termine-potesse rovinare gli All time low.
Può la felicità durare per sempre? Certo che no.


Ciao tesori miei <3
ho aggiornato e sono fiera di me perchè ho una settimana piena di impegni scolastici -.-
se non aggiorno presto sappiate che il librone di storia mi ha uccisa.. çç
spero il capitolo vi piaccia e...niente, bye!

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Capitolo 11
*** Start the party ***


 Capitolo 11: Start the party

Frannie Pov.

-E allora?  Come scopa Alex? Come?-
Lexie mi aveva fatto quella domanda centomila volte da quando era arrivata a casa mia.
Avevamo deciso di passare un pomeriggio insieme per poi recarci insieme al concerto dei ragazzi.
-Molto bene, te l’ho già detto- le risposi, facendo qualche pensierino raiting rosso che cacciai subito via.
Beh, se vi state chiedendo se ho fatto la pace con i miei genitori, ehm, la risposta è no.
Ero stata accondisciente per troppissimo tempo, e adesso mi ero rotta le scatole di fare a modo loro, di vivere come se avessi cinque anni o forse anche meno.
Se loro non volevano stare alle loro condizioni, allora potevano dire di aver perso anche me, dopo ad Elliot, che era fuggito in Oriente a gambe levate subito dopo il college.
-Ohi, ti vedo pensierosa- mi disse Lexie, posando la scatola di biscotti da the che aveva divorato nel giro di mezz’ora.
-Tranquilla, tutto apposto- le rivolsi un sorriso che doveva essere rassicurante, ma che forse non venne proprio bene.
-Hai detto ad Alex di Henry?-
Tasto dolente. Alzai gli occhi al cielo e poi mi buttai praticamente tra le sue braccia.
-Lo prendo per un no-
-Mhmh- sospirai e poi la guardai nei suoi occhioni scuri. –Ho paura di rovinare il momento-
-Ma tu l’hai incontrato a quel cinghiale?- chiese, accarezzandomi il braccio per non farmi demoralizzare,
Erano piccoli gesti che facevano di lei la mia migliore amica.
-Si, ieri pomeriggio abbiamo provate A heart full of love, non pensavo cantasse così bene.
Ed è così strano duettare con lui, non ci diciamo niente da quando al campo dopo la partita mi ha tipo aggredita-
Un’espressione disgustata mi apparve in volto al solo ricordo di quella sera, che si era conclusa nel migliore dei modi grazie al mio Gaskarth.
-Oddio, dev’essere terribile.
Ti consiglio di parlarne subito con Alex, se non vuoi che si arrabbi-
Arricciai il naso. –Uffa, uffa e uffa-
Lex mi diede una pacca sulla spalla. –Fai un piccolo sforzo tesoro, vedrai che andrà tutto bene.
Ad esempio io e Jack stiamo pensando di mettere su qualcosa di più intelligente…-
Scattai sull’attenti e strinsi forte la mano della mia amica. –Cosa???-
-Eh si, non ci mettiamo a fare i piccioncini come Alex, ma…-
-Ehi! Non prenderci in giro. E sono contenta, non è che potete fare solo i pervertiti- canzonai, muovendo il ditino come una mamma antipatica.
-Su, adesso iniziamo a prepararci- propose, alzandosi e andando a prendere il suo bel vestito.
Era di un blu elettrico che metteva in risalto la sua carnagione non troppo chiara, le lasciava scoperta una spalla e portava un cinturino in vita, davvero bello.
-Okay, allora mentre tu ti vesti qui io vado in bagno a darmi una rinfrescata, okay?-
Annuì e io mi trascinai in bagno, avevo fatto molto tardi il giorno precedente per imparare a memoria le canzoni assegnate dal professor Colton. Conciliare cheerleader, musical e anche lo studio stava diventando un’impresa, considerando il fatto che preferivo passare del tempo con Alex.
Quel giorno però non ci eravamo proprio sentiti, nemmeno una chiamata veloce, ipotizzai che era molto impegnato per il concerto della sera, ma si, era sicuramente per quello.
Dopo essermi lavata con il mio bagnoschiuma preferito, al cocco, anche Alex sembrava adorarlo, iniziai a sistemarmi i capelli.
Optai per lasciarli sciolti e sistemai con il ferro solo i boccoli sulle punte, per sembrare più carina.
Poi passai a mettere una crema idratante alle viole sulle gambe, sulle braccia e anche sul viso, ora ero abbastanza profumata, si.
Ritoccai le rare imperfezioni che avevo sul viso con un correttore, poi definii gli occhi con una linea di eyeliner e del mascara e finii con del rossetto color ciliegia sulle labbra.
Di solito non mi truccavo mai così tanto e in modo vistoso, ma quella sera volevo osare, dovevo andare a un concerto d’altronde.
Uscii dal bagno e trovai la mia Lexie alle prese con un ombretto dello stesso colore del suo splendido vestito.
Ci sapeva fare con i cosmetici, dovevo ammetterlo, anche meglio di me.
-Sei pronta?- le domandai, andandomi a sedere sul bordo del letto.
Lexie sistemò i trucchi e poi si voltò a guardarmi. –Ma sei bellissima! Oddio!-
-Guarda chi parla!- le risposi, allargando le braccia per stringerla, attente a non rovinarci i vestiti ne il trucco.
-Okay dai, siamo perfette.- tagliò corto, stampandomi un bacio sulla testa e poi mettendosi in piedi un po’ traballante sui suoi tacchi dodici.
-Buon concerto. Te lo dico già ora che sicuramente appena arrivate lì Jack ti ruberà…-
Scherzai, dandole una gomitata, poi uscimmo pian piano di casa e Lexie si mise alla guida della mia auto, era meglio che guidava lei, poco ma sicuro, e sfrecciammo verso il luogo prestabilito.
 
Proprio come mi aspettavo, giunte nel locale, dove il palco era già stato posizionato con tutti quei fili neri, amplificatori e microfoni, Jack e Lex sparirono dietro le quinte per “parlare”, uhm si, il loro parlare era un po’ diverso da quello delle altre persone.
Io invece mi avvicinai ad Alex, il quale parlava animatamente a telefono chissà con chi.
Per non essere rompiscatole non gli chiesi niente, ma rimasi in piedi vicino a lui con le braccia giunte.
Quando chiuse la chiamata lo salutai con un bacio che ricambiò distrattamente.
-Alex! Buonasera- agitai le manine davanti al suo viso per farmi vedere.
-Ciao amore, scusa sono un po’ agitato- mi disse, prendendomi il viso tra le mani e baciandomi di nuovo in modo così veloce e così brutale che gli pestai un piede.
-Vorresti sfogarti con me scusa?- chiesi accigliata.
Un sorriso malizioso gli illuminò il volto e io alzai gli occhi al cielo.
-Sei un maiale!-
-Sono una rockstar , dolcezza- pavoneggiò, salutando con una mano uno dei tecnici che andava avanti e indietro per il locale , doveva essere tutto perfetto, mi immedesimai in lui e mi venne l’ansia, ero proprio una pallosa, cavolo!
-Per me sei Alexander William, quale rockstar?!-
-Hai ragione- il suo tono si addolcì diventando talmente tenero che allungai le braccia per stringermelo forte al petto.
-Piccolo il mio Alex- gli sussurrai all’orecchio, ma lui al solito rovinò il momento dolce pizzicandomi il sedere con due dita.
-è dannatamente sodo, Frannie! Non resisto-
Mi allontanai subito e gli mollai un pugno nella pancia. –Porco!-
-Era una specie di gesto fortunato, sai, per il concerto. Adesso devo andare, al telefono era il manager.
Tra poco comincia tutto, c’è una folla di persone lì fuori-
Seguii il suo dito che indicava l’entrata del locale underground e vidi che immensa fila di ragazzine urlante stava attendendo chissà da quanto.
-Ci vediamo dopo allora, ciao amore- lo salutai muovendo qualche passo per cercare Lexie dietro le quinte.
-Sei splendida, ciao Fran-
Mi salutò con un sorriso e poi lo vidi sparire, ancora con il cellulare tra le mani.
Avevo come l’impressione che fosse successo qualcosa ma lui non voleva dirmelo, e se l’avessi scoperto allora Alex poteva considerarsi morto, perché l’avrei sbranato.
Dopo pochi minuti trovai Lexie al tavolo del buffet, stava bevendo del gin tonic, già prima che l’evento cominciasse, le lanciai un’occhiataccia ma poi feci lo stesso, presi un bicchiere di vodka alla pesca, ero seriamente preoccupata per Alex, l’avevo visto strano, come…come se non volesse dirmi qualcosa.
Cercai di cancellare lo spavento dal mio volto e mi trascinai con Lexie in prima fila, d’altronde tra pochi minuti si sarebbero accalcate un centinaio di persone proprio dietro di noi, tutti in cerca di un posto prediletto, che io e la mia amica avevamo, per fortuna.
-Frannie, cosa ti turba?- mi chiese all’orecchio la mia migliore amica, alla quale non sfuggiva mai niente.
-Alex mi sembrava strano, per il resto tutto bene- sorrisi, risultando abbastanza convincente, perché la bruna annuì semplicemente, poi le luci si spensero e tutte le persone di cui parlavo precedentemente iniziarono ad accalcarsi l’una contro l’altra, il concerto stava per iniziare, ma io non riuscivo a togliermi quel senso di ansia e preoccupazione che mi assaliva, lasciandomi a stento respirare.
 
Gli All time low erano davvero fantastici.
Se avessi dovuto stilare la classifica di una delle band che rendono meglio nei live, loro avrebbero sicuramente occupato i primi posti.
Tra loco c’era alchimia e chimica, erano affiatati, sorridenti, talentuosi.
Si guardavo e si capivano, producevano una musica capace di coinvolgerti e farti sorridere, anche io che ero tutta preoccupata dimenticai dei problemi.
Alex Gaskarth, che in quel momento, lì sul palco, non era il mio fidanzato ma una star, appariva in tutto il suo splendore.
I capelli scompigliati con le luci del palco apparivano brillanti e biondicci, il modo in cui stringeva l’asta del microfono tra le mani mi provocava dei brividi perché non avevo mai visto niente di più sexy.
Per non parlare della sua voce…
Se non avessi avuto un briciolo di contegno sarei saltata sul palco per stuprarmelo lì, davanti a tutti.
Il suo stridente della chitarra, unito alla batteria e al sottofondo del basso, uniti alla sua voce graffiante era un mix letale, ora capivo come mai tutte quelle ragazzine si agitavano così tanto, prima di tutte la mia migliore amica, che non aveva occhi che per Jack.
Le loro canzoni erano pura energia, si susseguirono l’una all’altra fluidamente, provocandoti un senso di depressione al solo pensiero che tutto quel bel concerto sarebbe potuto finire.
Ma la cosa che mi strappò il cuore, me lo lanciò alal parete e poi me lo ricucì nel petto fu Somewhere in Neverland.
Alex mi guardava, aveva occhi solo per me che mi stavo sciogliendo, tanto che stringevo la mano a Lexie per avere un punto d’appoggio.” Esiste un ragazzo più bello e dolce del mio Alex?” mi chiedevo, e l’unica risposta che ottenevo era un “No” secco.
Conclusero la serata con “Backseat serenade”, una canzone che non avevo mai ascoltato prima, ma che però mi piacque subito, dovevo farmi una cultura migliore sugli All time low, Lex aveva avuto proprio ragione riguardo alla loro straordinaria bravura.
Per assottigliare l’immensa folla che stava in platea ci volle quasi un’ora, eravamo così schiacciate al palco che quasi non potevamo muoverci, mi era persino finito un plettro nella scollatura del vestito, ma non credo che Zack l’abbia fatto apposta, quella cosa comunque mi faceva ridere.
Il tempo di voltarmi a destra e sinistra che ovviamente Lexie non c’era più. La perdevo sempre! Quella situazione stava diventando frustrante, sul serio!
Visto che sicuramente Alex adesso aveva bisogno dei suoi spazi, boh, magari doveva parlare con il resto della band, con il manager, con nonsoché, oppure firmare autografi, fare foto eccetera, io mi avvicinai al bancone del locale, che era gremito da una cinquantina di persone ora, purtroppo non tutti avevano ricevuto la possibilità di intrattenersi tutta la serata, ecco, per quello ci volevano delle conoscenze.
Mi sedetti sullo sgabello e appoggiai i gomiti al bancone, gesto poco femminile, ma ero stranamente stanca.
Ordinai un’altra vodka, questa volta alla fragola con tanto ghiaccio, e quando il barman me la porse inizia a bere piccoli sorsi dal bicchiere di vetro, sul cui bordo si erano disegnate le mie labbra, il rossetto color ciliegia aveva davvero una durata di dodici ore allora, “Ottimo acquisto Frannie” dissi a me stessa, aggiungendo, sempre mentalmente, un “a costo di Alex”, che mi fece sorridere sotto i baffi.
Ero matta, oppure l’alcol faceva già il suo effetto, visto che ero astemia, perché di solito non parlavo da sola.
Finito il liquido nel bicchiere lo posai sul bancone facendo un forte rumore e poi mi alzai, alla ricerca del mio Alex.
-Frannie, anche tu qui?-
Conoscevo troppo bene quella voce, e mi tremavano le ginocchia solo al pensiero che dovevo voltarmi.
Mi sentivo come presa in trappola, al solo sentire quel suono.
-Henry- mormorai, indietreggiando mentre lui voleva avvicinarmi per salutarmi.
-Ciao, direi che puoi salutarmi adesso, no? Ci vediamo alle prove per lo spettacolo ogni giorno-
Sembrava lucido, gli occhi scuri non erano lucidi a causa di una sbronza o qualcosa del genere, quella brilla stavolta ero io. Ma ero comunque cosciente di tutto, specialmente se si trattava del mio ex.
-Ciao, scusa, ultimamente vado di fretta. Che ci fai qui?- gli chiesi , a titolo informativo, mentre mi guardavo bene attorno e speravo che Alex non uscisse mai da quelle quinte, a meno che  non riuscivo a liquidare Henry Smith.
-Gli All time low mi piacciono, piuttosto tu che ci fai? Non credevo fossero il tuo genere-
Scrollò le spalle, ora che indossava una camicia attillata sembrava ancora di più un bestione, aveva la perfetta stazza da giocatore di football.
-Io.. ho accompagnato Lexie, poi… -
-Tu e Alex state insieme, lo so- sospirò, accennando una risatina che mi innervosì parecchio.
Ma come faceva a saperlo? Spalancai gli occhi e mi passai una mano tra i capelli, confusa.
-Che ne sai?-
-Il tuo Gaskarth è una persona famosa, non lo sai? Le notizie circolano facilmente-
Mi morsi il labbro inferiore, ora si che ero davvero in trappola. Anche perché nessuno sapeva di Alex e me, ne i miei genitori, ne nessun altro.
-Mi stavi aspettando per rovinami la serata, scusa?-
-No, semplicemente ti ho vista e ho pensato di farti aprire gli occhi-
Lo guardai in cagnesco e non riuscii nemmeno a pronunciare una parola che sentii i passi di Alex, sicuro venirmi incontro.
Pochi attimi dopo infatti posò la mano sulla mia spalla e mi spinse indietro, per guardare Henry , rabbuiato dal nervoso.
-Alex….- sussurrai, come cercare di placarlo, magari  non sapeva nemmeno di cosa parlavamo e si agitava per niente… e io non volevo.
-Silenzio, Frannie. Ciao Henry che ci fai qui? Sei ubriaco e hai di nuovo voglia di mettere le zampe addosso a Frannie?
Beh, non puoi farlo, anche perché adesso lei è la mia ragazza- sbottò, parlando in modo chiaro e sicuro, senza intimorirsi di fronte alla stazza da bestia di Henry.
-Le stavo solo dicendo che forse dovrebbe dire ai suoi genitori della vostra relazione-
-so io quello che devo dire ai miei- intervenni, spostandomi dalla stretta di Alex e facendomi più vicina a quel grande bastardo.
-Beh, fate come volete, io me ne vado..-
Non ebbi il tempo di rispondere, di mandarlo a quel paese… che già aveva voltato le spalle, e il mio Gaskarth mi stava abbracciando, per sedarmi.
-Frannie, è un buffone di merda, non serve innervosirti-
-Se lo dici tu…- sussurrai, poi storsi la bocca e alla fine mi alzai sulle punte e strinsi Alex, facendogli i miei migliori complimenti, visto che sul palco era stato fantastico.
 
Più tardi la pista da ballo era gremita di persone, tutti ballavano come matti, altri semplicemente strusciavano il loro corpo sul vestito scintillante delle ragazze, qualche asociale stava in giardino a fumare la sigaretta, e poi c’erano Alex e Zack che si erano incollati agli alcolici e giravano sempre in tondo con vodka, Jack Daniels , whiskey e chi più ne ha più ne metta.
Io non riuscivo a rilassarmi e a divertirmi sul serio, sentivo ancora un senso di ansia e panico lacerarmi, volevo urlare ma non mi usciva la voce, e l’incontro con Henry sicuro non mi aveva aiutata, fortuna che non si era messo a dire ad Alex dello spettacolo, oppure saremmo davvero finiti a litigare pesantemente quella sera.
Prima che il mio baldo ragazzo iniziasse a bere a più non posso, mi aveva accennato che tipo Jack l’aveva intrattenuto per dirgli che aveva deciso di confessare a Lexie il suo amore… okay, bella e prevedibile notizia, il giorno seguente avrei dovuto un bel discorsetto con la mia cara amica. Ehm.
-Amore, perché non balli anche tu?-
La voce un po’ balbettante di Alex mi fece voltare di scatto, mentre stavo al buffet a riempirmi un bicchiere di semplice ponch, con l’alcol avevo già dato, non faceva proprio per me, sempre detto.
-Mi fanno male le gambe, tu piuttosto… vuoi calmarti?- gli rimproverai, portandomi la mano sul fianco come una mamma che sgrida il suo bambino monello.
-Su… mi sto solo divertendo, dovresti farlo anche tu-
Rise. Riusciva ad essere così tremendamente bello quando piegava le labbra in un sorriso scintillante, scintillante come i suoi occhi in quel momento, che testimoniavano quanto gli alcolici gli avessero dato alla testa.
-Non mi sento molto bene, tu vai tranquillo allora, se ci tieni-
Sbuffò e fece gli occhioni da cucciolo, mi fece scoppiare a ridere sul serio, possibile che da ubriaco fosse talmente tenero?
-Ti prego Frannie…- mi strinse tra le sue braccia, posando le mani proprio sopra il fondoschiena, mi fece arrossire tutta allora gli mollai una scherzosa sberla sulla guancia, ovviamente senza fargli male.
-Sembri un bimbo!-
-E a te non piacciono i bimbi?- chiese, spingendomi verso la parete e portandomi le mani sulle spalle.
-Si, mi piacciono-
Abbassai gli occhi sulle mie scarpe e cercai di non dar spago al suo sguardo così dannatamente malizioso, non che non avessi voglia di saltargli addosso, ma avevo un certo contegno, inoltre le parole di Henry mi gironzolavano nella testa… Alex era una cantante, i giornalisti potevano sempre essere alalrmati, anche da sciocchezze riguardo al suo conto.
-E allora?! Divertiti con me…-
Alzai la testa e gli accarezzai con il dorso della mano la mascella contornata da un leggero strato di barbetta.
-Sei ubriaco fradicio, non c’è niente da divertirsi ora, sembri un bambino-
Dissi, con il tono leggermente irritato, ma comunque accarezzandolo mentre parlava.
-Sei così una brava ragazza, o Cristo sai lasciarti andare almeno una volta?-
Lo lasciai subito andare e mi portai le braccia lungo le gambe, carica di una tensione e di un nervoso che si erano già accumulati nel corso della giornata.
Posso giurarvi che diventai più rossa del mio stesso bel vestito, più rossa delle scarpe e del rossetto color ciliegia.
La rabbia stava prendendo il sopravvento e non riuscivo a farne a meno, dovevo pur trovare una valvola di sfogo… e in quel momento Alex si stava offrendo come vittima sacrificale della mia rabbia.
-Se non mi so lasciare andare allora perché stai con me scusa?-
Parlai a denti stretti e incrociai le braccia al petto, lui alzò gli occhi e scosse la testa, sicuramente non capiva niente in quel momento, e la colpa non era mia.
-Andiamo via da qui- dissi improvvisamente e lo presi per il polso, trascinandomelo lungo tutta la pista da ballo, fino all’uscita, dove scorsi anche Lexie a fumare una sigaretta, alla quale feci segno che l’avrei chiamata successivamente.
-Frannie, non c’è bisogno che ti arrabbi così tan..-
Non finì nemmeno di biascicare quella frase che ebbe un conato di vomito, e tutta la robaccia che aveva ingerito finì sulle mie immacolate nuove scarpe.

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Capitolo 12
*** Why are we strangers when our love is strong? ***


Ciao a tutti :) io sono tornata, ho avuto un brutto periodo ma non mi andava di abbandonare la storia.
Se c’è ancora qualcuno che vuole seguire le vicende di Alex, Frannie, Lexie e Jack… beh, eccoci qui!
Buona lettura, vi adoro. <3


Capitolo 12: Why are we strangers when our love is strong?
Frannie Pov.
 
Accompagnai Alex a casa con la sua macchina, faticai molto tempo a cercare le chiavi, alla fine scoprii che le aveva Jack, e per trovarlo mi ci volle quasi mezz’ora.
Lui e la mia migliore amica Lexie si erano nascosti in una sala appartata a fare le sconcerie su un divanetto in pelle, che maiali.. ed io fuori alla porta ad aspettarli, con il mio ragazzo che vomitava in giardino e tanta, tanta rabbia accumulata a causa di Henry e di tutto.
Ad ogni modo, una volta giunta a casa All time low avevo lavato Alex come se fosse un bambino piccolo.
Continuava a lamentarsi, a dire frasi sconnesse e senza senso, non voleva nemmeno togliersi la t-shirt, gliel’avevo dovuta strappare di dosso, mentre lui mi chiedeva se volessi andare a letto con lui.
-Ma c’hai il pallino del sesso tu?!- sbottai a un certo punto, mollandogli anche un ceffone in pieno volto che lo fece calmare per il resto della “sera”.
Guardai un attimo l’orologio nel corridoio mentre lo trascinavo nella sua camera da letto, la stessa dove mi ero donata a lui qualche giorno prima.
-Frannie…Frannie sei bellissima- biascicò guardandomi negli occhi poco prima di chiudere gli occhi in modo talmente immediato da farmi spaventare.
-Alex….Alex, amore, stai bene?- Domandai con voce ansiosa, poi mi tolsi disperata le scarpe zozze del suo vomito e mi avventai su di lui, che adesso finalmente profumava di muschio e dentifricio.
Solo il puzzo delle sigarette che aveva fumato ancora persisteva ma non potevo farci niente. Avvicinai l’orecchio alla sua bocca, per fortuna respirava tranquillo, posai anche una mano sul suo petto e percepii il battito tranquillo del suo cuore, si era semplicemente addormentato.
-piccolo mio- sussurrai, rannicchiandomi al suo fianco solo per qualche secondo e annusandogli il collo.
Quella sera era stata troppo difficile per me.
Gli sguardi cattivi del manager degli All time low, Henry e le sue paranoie, la paura che i miei potessero scoprire qualcosa riguardo me e Alex, l’alcol che avevo bevuto che mi aveva infiammato la trachea e lo stomaco…
L’unica cosa che volevo era addormentarmi e stingermi ad Alex, ma lui era troppo fuso anche solo per tenere gli occhi aperti, infatti presto mi voltò anche le spalle come se non fossi presente.
Mi morsi il labbro nervosamente e decisi di alzarmi dal letto, portai le scarpe tutte sporche fuori al balcone, le avrei lavate il giorno dopo. Poi scrissi un sms a mia madre nel quale la avvisavo che rimanevo a dormire da Lexie, anche se non era ero mi serviva comunque una scusa. Dopo aver sistemato un po’ il bagno mi lavai anche io, feci una veloce e calda doccia , lavai i denti, districai i lunghi capelli e poi mi vestii con dei pantaloni della tuta e una t-shirt malandata di Alex, aveva il suo profumo...
Sospirai e scesi velocemente le scale fino a giungere in cucina, mi gettai sul divano facendovi un fosso e ben presto mi addormentai anche io, stressata.
 
Alex Pov.

 
Tanti unicorni colorati…verdi, gialli, rossi, blu… io li rincorrevo seguito da Jack, ci tenevamo per mano…ridevamo come pazzi mentre Lexie e Frannie si sbaciucchiavano in un angolo di quel prato arcobaleno..
 
-CAZZO.-
Esclamai, spalancando gli occhi e appoggiandomi sui gomiti.
Ecco tutto l’alcol bevuto la sera prima cosa mi faceva sognare… mi passai una mano sulla fronte sudata e poi scalciai via le lenzuola per mettermi a sedere sul letto. Non ricordavo quasi niente del giorno prima, oltre al fatto che Frannie era stata distaccata per tutta la serata, poi però mi aveva accompagnato a casa… ma perché?! Ah, Henry…Henry Smith, ecco cosa ricordavo proprio bene! Quel pallone gonfiato!
Un frastuono proveniente dal piano di sotto mi suggeriva che non ero solo in casa, quindi ben presto mi gettai giù dal letto, corsi dritto in bagno e mi osservai a lungo nello specchio.
Avevo proprio l’aria di un drogato disgraziato che non dorme da mesi.
Borse Prada sotto agli occhi, barbetta incolta, ciuffo scompigliato, colorito pallido… “bella merda William” dissi tra me e me, prima di infilarmi un paio di calzini e scendere giù in cucina.
In realtà scoprii che il frastuono che sentivo era frutto della mia immaginazione, a tavola c’era solamente Jack con la testa in un piattone gremito di uova strapazzate e bacon. Lo guardai a lungo e poi mi avvicinai anche io al tavolo nel centro dell’ampia stanza dalle pareti gialline.
Di spalle, intenta a preparare del pane tostato con  il miele c’era Frannie, che non si voltò nemmeno a guardarmi. Mi grattai la  nuca e diedi una pacca sulla spalla di Jack, il quale indicò la mia ragazza con un cenno del volto , come a dire “guai in arrivo”. Io sospirai con fare interrogativo e mi lasciai cadere sulla sedia, imbronciato.
-‘Giorno.- disse infine Fran, fredda come un ghiacciolo senza succo di limone o fragola sopra.
-Ciao, come va?- chiesi guardandola negli occhi e con la voce impastata, avrei benissimo dormito un altro paio d’ore se non fosse stato per quel sogno tanto strano e al contempo divertente.
-Non mi va di rispondere, tu invece? Preferisci dei cereali con la vodka al posto del succo d’arancia?-
fece lei, sarcastica e pungente come una rosa spinosa, poi mi porse il bicchierone di succo , delle uova e il pane tostato con il miele.
-Grazie- sussurrai senza guardarla, ero davvero offeso! E che cavolo…mi ero semplicemente ubriacato, capitava spesso con i miei amici, doveva capirlo che non tutti erano santi come lei.
-Dov’è Lexie?- domandò lei, rivolta al mio amico Jack , che sorrise.
-A casa, dorme.-
-Bene, almeno tu non l’hai messa nei guai-
“Altra frecciatina” pensai, cavolo, le odiavo. Odiavo le frasi crudeli, tanto vale che le cose le dici in faccia alle persone, no?
Aprii la bocca come per dire qualcosa, ma Jack mi precedette.
-Io vado, gli altri sono in studio , ti aspettiamo per le undici Alex, non mancare!- esclamò mentre si alzava, salutò con una pacca sulla spalla Frannie e sparì in un nano secondo.
Evidentemente si era sentito di troppo visti gli sguardi elettrici che ci mandavamo io e Frannie.
Non capivo nemmeno cosa fosse successo di talmente grave, eppure lei sembrava davvero ferita, stava lì seduta a braccia incrociate e non aveva toccato cibo.
-Mangia- le dissi per incoraggiarla, questa volta sorridendo.
-Non mi va- rispose, ma il suo tono mi sembrò ammorbidito, come più triste che nervoso.
-Posso sapere cosa non va?-
Il mio tono sembrò allarmato, anche se avevo pensato invano di contenermi.
Presi una forchettata di uova e me le infilai in bocca masticando velocemente, intanto Frannie si alzò per andare a prende all’entrata un giornale.
-Fran, dimmi!- la incitai, bevendo del succo d’arancia, era dolcissimo.
-Alex, non sarai più così felice di saperlo tra poco, sai?-
I suoi occhi chiari divennero due fessure, i capelli biondi legati in una coda si erano come rizzati.
Sembrava un leone nella Savana, aggressiva ma triste, severa, ferita…
Mi alzai in piedi e le andai incontro, per vedere cosa c’era su quel giornale che stringeva tra le mani.
In prima pagina, una foto mia e di Frannie. Io vomitavo robaccia giallastra sul suo piede, lei aveva un’espressione sconvolta.
Spalancai gli occhi e la bocca e strinsi forte il pezzo di carta riciclata tra le mani, come se potessi ridurlo in mille pezzettini.
-Io… i paparazzi, Frannie io…-
-I miei genitori verranno a conoscenza di tutto! C’è scritto che sono una delle tue troie…. Alex… io non voglio prendermela con te ma sono così nervosa!- sbottò, le guance le divennero di un rosso acceso.
Lasciai cadere a terra il giornale e le posai le mani sulle spalle mingherline per farla calmare.
-Frannie… Frannie… possiamo risolvere questa cosa, va bene?-
Si spostò dalla mia stretta e si nascose il visino tra le piccole mani. –Devo dire tutto ai miei!-
-Va bene, non sono mica un delinquente eh…- le dissi un po’ offeso, passandomi una mano tra i capelli.
Capivo il brutto rapporto che aveva con i suoi genitori, ma io ero comunque un cantante, mica  uno scaricatore di porto?!
-Lo so amore, lo so…-
Il suo tono divenne improvvisamente dolcissimo.
“Hai il ciclo?” avrei voluto chiedere, ma rimasi in silenzio.
-E quindi?- Rimasi lì impalato, con le braccia stese lungo i fianchi e tanta, tanta confusione.
-C’è qualcos’altro che devo dirti-
Le feci cenno con la mano per incitarla a continuare, con il mal di testa che ancor avevo non era proprio il momento di fare inutili scenate.
-Ascolta, sai che nello spettacolo di Les Miserables ho un ruolo da protagonista…e… anche Henry, Henry Smith-
Inarcai le sopracciglia e corrugai la fronte, ma dove voleva arrivare?
-Siamo tipo una…una coppia nello spettacolo- sospirò, muovendo qualche passo verso di me per prendermi la mano.
-Frannie…quando avevi intenzione di dirmelo scusa?- domandai in modo sconcertantemente calmo, quasi come se nulla mi avesse scosso, anche se non era così.
-Avevo solo paura che ti arrabbiassi-
Aveva un’espressione dannatamente sincera in volto, i suoi lineamenti così graziosi, delicati… non riuscivo ad arrabbiarmi con lei, non sul serio.
-In effetti sono un po’ deluso, ma mi fido di te- conclusi, facendole cenno di avvicinarsi a me per abbracciarla.
-Grazie a Dio- sussurrò con la testa appoggiata al mio petto, le passai una mano tra la coda di cavallo bionda e la dondolai a lungo nel mio abbraccio.
D’altronde anche io le stavo tenendo qualcosa nascosto: ovvero i dissapori del manager da quando stavo con lei.
Non mi sembrava quello il momento adatto per dirle qualcos’altro che avrebbe potuto turbarla, visto anche che i genitori avrebbero visto il giornale, lei avrebbe dovuto dirgli della nostra relazione…
Le presi il viso tra le mani e le diedi un piccolo bacio sulla punta del naso, cercando di farla sorridere.
Ma il suo broncio persisteva.
-Andrà tutto bene, ti prometto che non berrò mai più così tanto- le sussurrai accarezzandole una guancia, ricevendo in risposta solo una scrollata di spalle.
-Lo spero- aggiunse, sciogliendo l’abbraccio e iniziando a camminare avanti e indietro per il salotto.
Non sapevo cos’altro aggiungere, sinceramente non la vedevo così tragica questa cosa di dire ai genitori del suo ragazzo…
Non rubavo, non ero un delinquente, cazzo, migliaia di ragazzine impazzivano per me… e Frannie si preoccupava di parlare con i suoi.
Per certi versi preferivo Lexie e il suo carattere solare e aperto, da quanto mi aveva raccontato il mio amico Jack, Lexie, non faceva storie. Beveva con lui, facevano sesso praticamente ogni giorno, passavano la notte insieme e cose del genere.
Frannie invece era una specie di suora con le gambe serrate.
Presto l’orologio in cucina segnò le undici, allora filai a vestirmi mentre Frannie sparecchiava e metteva in ordine la cucina.
-Dobbiamo andare- le dissi, infilandomi una felpa e prendendo le chiavi dell’auto.
Lei si limitò ad annuire, evidentemente nemmeno i miei modi dolci erano riusciti a placare quella disperazione che le colorava l’umore.
-Si, sono qui. Puoi darmi un passaggio a scuola?- chiese, con il suo sguardo dannatamente tenero e innocente.
Era piccola,  piccola e bellissima….ed io la volevo, la desideravo in ogni modo. Nonostante tutto.
-Certo- le risposi, poi uscimmo di casa mano nella mano e ci avviammo in garage.
Salimmo in auto e sfrecciammo verso la sua scuola.
Certe volte mi chiedevo se fosse la cosa giusta quella relazione con Fran, d’altronde era molto più piccola e indifesa di me.
Ed ogni volta…quella luce negli occhi, quel modo di mordersi il labbro quando era nervosa, quelle gambe lunghe… tutto questo… me la faceva amare ancora di più.

 

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Capitolo 13
*** He's my sun, he makes me shine ***


Ciao a tutti :) grazie a chi legge e a chi recensisce, mi aiutate molto, sul serio!
è un periodo un pò strano per me, e scrivere è uno sfogo.
Buona lettura!

_stargirl


La giornata a scuola fu abbastanza tragica, ero stata distratta e lontana miglia per tutto il tempo, qualche professore se n’era anche accorto e mi aveva minacciata di non passarmi la materia, proprio in vista dell’ultimo esame e del conseguimento del diploma.
Io ovviamente non avevo risposto male, avevo già troppi problemi con i miei genitori e aggiungervi anche una chiamata in presidenza era una pessima idea.
A pranzo avevo mangiato solo mezza mela e del succo di frutta all’arancia, nient’altro. Per fortuna quella mattina non avevo ne l’allenamento con le cheerleader ne le prove per lo spettacolo dei Miserabili.
Avevo avuto tutto il tempo tra una pausa e l’altra per prepararmi un discorso di senso compiuto da presentare ai miei al mio ritorno a casa.
Della mia migliore amica nemmeno l’ombra, ovviamente avevo pensato a un discorsetto da fare anche a lei.
Era sempre stata una ragazza vivace e ribelle, ma forse adesso stava esagerando a fare la bella groupie di Jack Barakat. Sinceramente quel ragazzo non mi ispirava per niente fiducia, quei suoi occhioni scuri nascondevano una persona
con il pallino del sesso, ne ero certa.
Intanto le quindici e un quarto arrivarono molto presto, ed io ero già alla fermata del bus con una mano appoggiata al palo di ferro verniciato da poco in blu e l’altra nella tasca della giacca a vento che indossavo.
Sul viso avevo la stanchezza di aver dormito poco durante la notte e i miei occhi tradivano anche un certo nervoso, una certa paura che al solito mascheravo con il mio sorriso austero.
Quando vidi in fondo alla strada l’autobus mi preparai già con la mano sollevata per farmi vedere dall’autista.
Entrata nella vettura andai subito alla ricerca di  un posto, avevo un certo giramento di testa ed era meglio sedermi. Posai la testa al finestrino e socchiusi un attimo gli occhi, avevo un’ansia assurda che mi faceva tremare le ginocchia e le mani, mi stavo sentendo davvero male.
Delle dannatissime farfalle assassine mi svolazzavano nello stomaco, questa volta per lo spavento.
Mi ritrovai a pensare ad Alex, al modo in cui molto velocemente eravamo finiti insieme, come una specie di coppia.
Non ero mai stata una ragazza “Mordi e fuggi”, eppure con lo charm di Alex mi era stato inevitabile.
Il suo sorriso, la sua voce molto sexy, quel carisma che lo caratterizzava… aveva annientato tutte le mie paure e indecisioni, ed io mi ero lasciata amare ed andare con lui… avevamo persino fatto l’amore, e non potevo negare quanto bello era stato.
Eppure non avevo mai pensato troppo ai problemi legati ad esempio al fatto che lui era leader di una band,
che aveva 25 anni ed io 18, che sarebbe partito per un tour prima o poi ecc.
Quando aprii gli occhi mi trovai davanti casa mia, spalancai gli occhi e la bocca e presi al volo la borsa della scuola, mi precipitai vicino alle porte e pigiai il tasto per farle aprire.
Uscii e iniziai a camminare lungo il marciapiede fino a che non giunsi a casa mia, proprio fuori la porta.
Le automobili degli inservienti erano sparite, probabilmente mia madre gli aveva concesso delle ferie per potermi urlare contro e mostrarsi per quella che realmente è.
Mi morsi il labbro inferiore e ancora prima che io potessi bussare alla porta, lei già era venuta ad aprirmi.
Sobbalzai e le mostrai il sorriso più sforzato e spaventato del mondo.
D’altronde non avevamo una vera e propria conversazione da quando le avevo detto a proposito della NYADA.
-Ciao tesoro- mi salutò, chiuse la porta dietro alle mie spalle e sorrise persino, dolcemente per giunta.
Un po’ sorpresa balbettai anche io un saluto e posai immediatamente zaino e giacca a vento all’entrata.
-Come stai?- chiese, sistemandosi con una mano i capelli e posandomi una mano dietro la schiena per condurmi in salotto.
-Sto abbastanza bene, tu?- sussurrai, ancora terrorizzata , questa volta anche dal suo strano comportamento.
Non era mai stata così gentile con me, questo era davvero molto, molto sinistro.
-Anche io- rispose, ma io la interruppi facendo un cenno con la mano e poi lasciandomi cadere su uno dei divanetti dell’ampio salotto.
-Mamma, devo parlarti-
Sorrise, come se già fosse a conoscenza di tutto, quindi io spalancai gli occhi e mi portai una mano tra i capelli, sconvolta.
-Io… mamma… che ti succede?- domandai, con un sorriso falso sul volto, seguito da una risatina nervosa che ruppe anche il melodioso sorrisino stampato sul volto di mia madre.
-So già di cosa vuoi parlarmi, va bene Francis?-
Mi chiamò con il mio nome di battesimo, quella si che era un’evenienza.
“Cari Maya” pensai, “avete sbagliato la data prevista per la fine del mondo.
La fine è oggi, che mia madre mi chiama per nome ed è anche già a conoscenza dei guai della sua povera figlia”.
Scossi appena la testa. –Sei sicura? Io… non ci credo-
La guardai confusa negli occhi ma lei mi si sedette accanto e posò una mano sulla mia esile gamba, in modo così materno che quasi mi venne da piangere.
-Posso parlare io ora?-
Come potevo dirle di no? Annuii appena e mi morsi di nuovo il labbro inferiore, terribilmente spaventata.
Mamma prese un enorme respiro e accavallò le gambe, posando poi un gomito sullo schienale del divano per guardarmi meglio negli occhi.
-Stamattina, mentre eri a scuola, un ragazzo con i capelli scompigliati, molto alto e magro,  un viso abbastanza conosciuto, è venuto a casa- iniziò così il suo discorso, posandomi una mano sulla guancia come per zittirmi quando feci per parlare.
Alex? Poteva essere Alex quel ragazzo?
Il cuore iniziò a martellarmi in petto per la paura, per l’ansia, per la felicità anche, forse, oppure era rabbia… rabbia e voglia di ucciderlo di botte.
-Io ero un po’ restia a farlo entrare, visto ciò che ho letto sul giornale proprio stamattina-
Disse questa frase scuotendo la testa, poi mi diede uno scherzoso buffetto sulla spalla.
“Non ero io l’ubriaca” pensai, sulla difensiva.
-Comunque alla fine ci siamo seduti in cucina a bere del the, e lui ha iniziato  a raccontarmi un po’ di cose sul suo conto, ho scoperto che è un cantante famoso di una band interessante, ha 25 anni e dei bei denti-
-Alex…- sussurrai, con un inevitabile dolcezza nella voce, che mi caratterizzava quando lo pensavo.
-Si, Alex William Gaskarth. Mi ha detto come vi siete conosciuti, mi ha detto che non riusciva a staccarti gli occhi di dosso e altre cose molto carine. In pratica mi ha detto che è pazzo di te e che non dovevo prendermela con te perché lui infondo è un ragazzo apposto… eccetera eccetera-
Mi portai una mano sulla fronte, ma come aveva potuto fare tutto quello per me? Come? Nessuno era mai stato talmente coraggioso da parlare addirittura con mia madre… che cavolo, Alex era davvero un pazzo!
-E quindi?-
-E quindi, tesoro mio, non ho nient’altro da aggiungere. Ho promesso ad Alexander che non ti avrei richiamata, che ti avrei lasciata persino uscire con lui stasera. Ti posso giurare che quel ragazzo mi ha messa davvero a pensare. Forse ti devo delle scuse, io… io davvero forse ho sbagliato con te.-
Gli occhi mi divennero davvero lucidi in quel momento, le pupille mi pizzicavano così tanto, la pressione che avevo accumulato era tale che scoppiai in lacrime, stringendomi tra le braccia di mia madre.
Dopo 17 anni, di nuovo a cullarmi erano le sue braccia. Non potevo crederci, quello era solo un sogno.
-Grazie, grazie mamma! Non posso crederci…-
- Va tutto bene Fran, va tutto bene- mi disse, mettendomi le mani sulle spalle e sorridendomi.
-Sicura? Io non avevo il coraggio di dirti di Alex, pensavo che non fosse piaciuto-
-Non dare niente per scontato. All’inizio non volevo accettarlo, ma poi si è dimostrato un tipo apposto.
Nonostante la differenza di età, quindi va bene così-
-Ti voglio bene  mamma- le dissi, sentendomi finalmente libera e leggera come una farfalla in primavera.
-Anche io te ne voglio, e con tuo padre parlerò io tranquilla-
Mi alzai di scatto dal divano e feci un saltello, non era vero… non era vero!
Finalmente la felicità… anche a me, era toccata anche a me!
-Grazie, grazie mille.-
-Grazie a te-
Mi avvicinai a mia mamma e la strinsi tra le mie esili braccia, sentendomi finalmente libera.
Libera, da una prigione che mi ero creata anche da sola, e che finalmente era sparita, grazie al mio uomo.
 
Più tardi, alle nove circa , ero già fuori alla finestra di Alex, a casa All time low.
Iniziai a lanciargli i sassi alla finestra, fino a che non si affacciò, un po’ irritato…almeno fino a che non mi vide.
Aveva i capelli bagnati, era probabilmente appena uscito dalla doccia.
“Oddio” pensai, “quanto è… gnocco?” .
-Ehi!- mi salutò agitando la mano e sorridendo dolcemente.
-Ciao! Posso salire?-
-Certo, mando Rian ad aprirti, okay?- disse prontamente, voltando già la testa verso l’interno della casa pronto ad urlare il nome dell’amico.
-NO!- strillai –Entro per la porta secondaria,  non voglio che mi vedano-
-Come vuoi-
Gli strizzai l’occhio e presi a correre verso la seconda entrata, aprii la porta con un leggero sforzo e poi mi intrufolai subito per le scale.
Giunsi fuori la porta della sua camera e lo trovai in jeans e t-shirt nera, già con la mano posata sulla maniglia per lasciarmi entrare.
-Tu sei un pazzo!- esclamai, prendendo a camminare avanti e indietro per la stanza tutta disordinata.
-Io? Pazzo di te, forse- ammiccò, inarcando un sopracciglio scuro.
-Hai avuto il coraggio di parlare con mia madre! E lei ti adora!-
Inizia di nuovo a saltellare, presa dalla gioia del momento. Cavolo, non mi sentivo talmente felice da quando avevo 6 anni tipo… o forse di meno.
-Non è un mostro, Frannie. Mi ha persino offerto del the-
Scrollò le spalle, noncurante. Ma quanto era adorabile? Quanto? Troppo…
-Ti amo Alexander William-
-Anche io, Francis- scherzò, punzecchiandomi una coscia con le dita e avvicinandomi a lui.
-Hai piani per stasera?- chiesi, soffiandogli in volto, speranzosa che avesse capito il mio tono leggermente malizioso, con il quale gli stavo offrendo un’opportunità che doveva sfruttare, vista la mia improvvisa felicità e voglia di vivere.
-Sono libero, sono…-
Non gli lasciai concludere la frase che mi alzai sulle punte e lo baciai sulle labbra, azzerando le distanze che ci dividevano.
Tutto quello che sentii fu il suo straordinario profumo, mi era così familiare ormai che ne avevo bisogno, avevo bisogno di sentirlo vicino a me, che mi abbracciava, mi toccava, mi baciava…
Sentirlo sorridere appena sulla mia pelle mentre mi riempiva di attenzioni era forse la sensazione più bella che avessi mai provato nella mia vita.
Mi adagiò delicatamente sul suo letto, lo stesso dove l’avevamo fatto la prima volta, e io sentivo gli stessi brividi di quella volta, perché infondo era solo la seconda volta che lo facevo, e le insicurezze c’erano ancora. Soprattutto perché lui sembrava così esperto in quelle cose…mentre io, io ero ancora una ragazzina alle prime armi.
Quando gli toglievo i vestiti ancora le mani mi tremavano come foglie in autunno, mentre i suo gesti erano così decisi, così voluti.
Eppure mi andava bene così, perché tutto ciò che volevo lo stavo avendo quella sera.
Mi piaceva anche il suo modo di osservarmi mentre ero nuda sotto di lui, non mi scrutava con occhio vigile e giudizioso, lui mi amava, ci teneva a me, e lo percepivo da come mi guardava.
Lo baciai fino a perdere completamente il fiato, e quando lo sentii dentro di me cercai di soffocare un urletto, un po’ perché mi vergognavo, un po’ perché era stato molto meno doloroso della prima volta.
Assecondavo ogni suo movimento come meglio potevo, e ad un certo punto era quasi naturale tutto quell’ansimare, il sussurrare roco della sua voce e il leggero solletico della sua barbetta sul mio collo…
Quando venni mi lasciai completamente andare, ed anche lui insieme a me.
Fu sicuramente la volta più bella.
Eravamo entrambi felici e consapevoli che alcuni ostacoli erano già stati superati, perché l’amore, infondo, è proprio come nelle poesie.
Fresco, dolce, forte.. fortissimo.

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Capitolo 14
*** Somewhere in Neverland ***


Ciao! Ecco un altro capitolo, come vedete la storia sta finendo oooooohw che tristezza ç_ç
buona lettura, recensite che mi fate felice! :)

_stargirl



Alex Pov.
 
Strano a dirsi, ma la geniale idea di andare a parlare direttamente con la madre di Frannie me l’aveva data Jack, il mio adorabile migliore amico.
All’inizio ero stato scettico, ma poi con un po’ di forza appena finite le prove in vista del prossimo tour  mi ero precipitato a casa della mia ragazza.
Un sorriso simpatico, un’aria da bravo ragazzo, qualche occhiata dolce e la signora Daniels era diventata un confettino.
Ne ero davvero contento, aver reso una strada più facilmente attraversabile alla mia Frannie era un gesto eroico da parte mia, e la sua felicità era stata dannatamente contagiosa.
E non solo. Quella piccola biondina era corsa a casa mia con un solo pensiero nella testa… ed io ovviamente l’avevo accontentata, bella com’era era impensabile per me lasciarla andare.
I giorni successivi passammo meno tempo insieme, a causa degli impegni con la band che iniziavano a farsi sentire.
L’estate era terribilmente vicina e noi dovevamo cominciare il tour tanto voluto dalla casa discografica, dai nostri fans e ovviamente anche da noi.
I live erano sempre un momento memorabile, di forza, di adrenalina e soddisfazione.
Eppure quella volta avevo una morsa allo stomaco al solo pensiero di dover lasciare andare Frannie, almeno per quel periodo.
Quell’argomento non l’avevamo ancora affrontato, il manager spingeva e mi stava con il fiato sul collo perché affermava che la mia ragazza dovesse saperlo al più presto, io però non me la sentivo. Non ancora.
Frannie avrebbe passato tutta l’estate impegnata a studiare per il college, io speravo davvero che la NYADA la prendesse viste le sue straordinarie doti vocali.
Una canzone con lei non mi sarebbe per niente dispiaciuta, ma lei ci aveva sempre tenuto a precisare il distacco tra i nostri “mondi”.
E io non volevo infrangere le sue dighe, era d’altronde una persona molto riservata a differenza di me, e quindi andava bene così.
Quel pomeriggio pensai di andarla a prendere a scuola, agli allenamenti delle cheerleader.
“potrei portarla al cinema” pensai, ma quell’idea fu subito cancellata visto che avevo bisogno  di parlare con lei, di stringerla, di accarezzarla… davvero mi ero innamorato, e mi sentivo quasi stupido e coglione tanto i miei occhi si facevano a cuore ogni volta che pensavo a lei e al suo sorriso.
Mi vestii in fretta e furia  con una t-shirt blu e dei jeans scoloriti, poi passai per la cucina di casa All time low per salutare Jack e Zack che giocavano alla play station e poi uscii di casa accompagnato dal “Buon sesso” del mio adorato Barakat.
Sorrisi a quel pensiero, quando hai una ragazza bella e sexy al  tuo fianco è difficile trattenersi.
Mi posai gli occhiali da sole scuri sul naso e salii in macchina, strinsi le mani al volante e guidai verso la scuola superiore di Frannie.
Non l’avevo avvisata , preferivo farle una sorpresa per stupirla un po’, visto anche che erano giorni che non ci vedevamo,
e lei mi mancava molto.
Rimasi ad aspettare in auto con i finestrini abbassati per far passare aria nel parcheggio antistante all’enorme complesso sportivo di quella scuola, la stessa che avevo frequentato io molti anni prima, lì a Baltimora.
Quando iniziai a vedere uno sciame di belle ragazze uscire dalla porta principale aguzzai la vista alla ricerca della mia bella.
Un sorriso mi colorò il volto non appena la vidi, un volto radioso e un po’ stanco, i capelli imprigionati in una coda bionda , un paio di leggins e una t-shirt azzurra abbinata ai suoi occhi chiari.
Accanto a lei, a braccetto, c’era Lexie con il suo sguardo deciso e le mani che vorticavano in aria mentre parlava animatamente di chissà cosa.
-Fanciulle!- esclamai per salutarle, scesi dalla macchina e allargai le braccia verso Frannie, che spalancò gli occhi alla mai vista.
-Alex! Che ci fai qui?- chiese sorridente
-Pensavo di farti una sorpresa- risposi, poi guardai Lexie inarcando le sopracciglia. –Jack ti stava aspettando-
Frannie mi guardò scrollando le spalle, gesto che non capii.
-Lo so, ma avevo l’allenamento, sono appena diventata capo cheerleader!- annunciò la ragazza iniziando a saltellare come un canguro.
-Congratulazioni- dissi semplicemente, captando un leggero malumore negli occhi della mia bionda, la quale aveva sempre ammesso di odiare quel ruolo di cheerleader, ma che ora invece sembrava quasi delusa.
-Grazie, ora devo scappare piccioncini, devo raccontare tutto questo a Jack-
-Salutamelo- tagliai corto, passando subito a stringere tra le mie braccia Frannie, respirai il suo profumo e poi le aprii lo sportello, lei entrò in auto e si sistemò accanto a me, senza dire nemmeno una parola.
Misi in moto e subito posai una mano sulla sua gamba, come per attirare l’attenzione.
-Dimmi tutto- esordii, senza staccare lo sguardo dalla strada davanti a me.
-Mh, te ne sei accorto del mio malumore eh?! Comunque, dimmi prima di tutto dove stiamo andando- rispose lei, con la sua voce cristallina.
-E’ una sorpresa-
Le strizzai l’occhio, stavo guidando verso la spiaggia, avevo portato con me anche la chitarra acustica perché volevo farle ascoltare una canzone che avevo scritto di recente, pensando a lei ovviamente.
Sbuffò, era una persona piuttosto impaziente.
-Nel frattempo racconta di cosa ti turba-
Alzò gli occhi al cielo, poi si arrese e iniziò a dirmi che cosa la infastidiva, tenendo le manine esili avvinghiate al sedile dell’automobile.
-Ho sempre detto che non me ne importava delle cheerleader e del mio ruolo di “capo”. Ma oggi…quanto la coach mi ha umiliata e ha dato il mio posto a Lexie, che esultava senza fregarsene troppo di me, beh, ci sono rimasta davvero male. Mi conosci Alex, sono un po’ permalosa, ma questa volta avevo ragione! Io sto passando molto più tempo a studiare canto per lo spettacolo e per fare l’iscrizione alla NYADA, ma non per questo mi dovevo sentir dire certe cose orribili dalla coach oggi…-
Feci una smorfia infastidita , vederla nervosa era fastidioso anche per me, ma pensai che forse era meglio non mettere il dito nella piaga.  Trasformai la smorfia in un dolce sorriso e le accarezzai la gamba, cercando di consolarla.
-Vedi il lato positivo, potrai dedicarti con più calma allo spettacolo- le suggerii, e lei sembrò quasi accennare un sorriso.
-Dove mi porti?- chiese, evidentemente vogliosa di cambiare argomento.
-Siamo quasi arrivai, davvero- le dissi come se fosse una promessa, e in effetti così era.
Guidai per un’altra decina abbondante di minuti e poi giunsi  alla spiaggia dove spesso mi recavo alla ricerca di ispirazione per nuovi pezzi.
-Devo bendarti mi dispiace- annunciai, strizzandole l’occhio e estraendo una sciarpa dai sedili posteriori della macchina.
-Che palle- si lamentò, ma io la ignorai e con la sciarpa le bendai gli occhi, feci un bel nodo stretto e poi le baciai le labbra, solleticandole appena il collo con le dita.
-Aleeeeex, muoviti!- disse in tono duro, scoppiando poi a ridere per il solletico che le provocai baciandole il mento.
-E va bene, ci siamo, ci siamo!- sbottai , le lasciai solo un altro bacio sul naso e poi la guidai fuori dall’auto, verso la spiaggia tranquilla che speravo l’avesse calmata un po’.
 
La tenevo per mano mentre camminavamo lungo un sentiero artificiale nel centro della spiaggia, il suo piedino non faceva che muoversi impaziente mentre io la scortavo, tenendo in spalla anche la chitarra che avevo portato per farle ascoltare quella canzone.
-Ci siamo quasi- le annunciai , provocando in lei un sospiro di sollievo.
Era la persona più impaziente che conoscevo, anzi, ora che ci pensavo tutte le donne hanno un po’ quella caratteristica di volere tutto e subito.
Tenni quel pensiero per me, ovviamente, oppure Frannie non avrebbe colto il senso dell’umorismo e si sarebbe arrabbiata sul serio, mandando in aria tutto il mio bel piano.
Quando il sentiero asfaltato si concluse feci un balzo e le mie Vans affondarono nella spiaggia chiara, così come le Converse di Frannie, la quale sorrise perché non era difficile da indovinare dov’eravamo… l’odore del mare, lo scricchiolio dei granelli di sabbia sotto i piedi e poi il gracchiare dei gabbiani in lontananza.
Posai la chitarra e abbracciai Frannie da dietro per qualche secondo, lei si lasciò stringere fuseggiando come se fosse un gatto, poi ovviamente sciolsi il nodo alla sciarpa che avevo usato come benda e lei si stropicciò gli occhi.
-Oddio! Alex!- esclamò guardandosi dapprima intorno e poi posando i suoi occhi grandi su di me, gettandomi immediatamente le braccia al collo.
-Contenta?-
-Contentissima! Grazie…davvero dopo una giornata del genere è quello che ci voleva!-
-Beh, sono comunque Alex Gaskarth- scherzai, poco modesto, e mi passai una mano tra i capelli.
In tutta risposta Frannie mi diede uno spintone facendomi traballare sul posto.
-Ti amo- sussurrò all’improvviso, prendendomi la mano e giocherellando con le mie dita, stringendosi poi a me con la testa appoggiata proprio sul mio petto.
-Anche io ti amo- risposi, passandole le dita nella coda bionda che le cadeva dolcemente sulla schiena.
-Devi ascoltare una cosa-
Spalancò gli occhi e mi guardò confusa.
–C-cosa?-
-Una cosa-
Rise, sedendosi a gambe incrociate sulla spiaggia, poco lontano dalla riva.
La imitai, indicandole la chitarra e togliendola dalla custodia, per posarmela sulle gambe.
-Alex, mi farai morire oggi- ammise, sistemandosi un ciuffo ribelle che il vento le aveva portato sul viso e poi guardandomi ansiosa.
Le strizzai l’occhio e impugnai la chitarra, pronto a suonare quell’accennata canzone che avevo ideato da poco, pensando a Frannie.
La vidi respirare affondo,  era già emozionata prima che io iniziassi a suonare.
Il suo atteggiamento mi fece sorridere e poi iniziai a suonare i primi accordi della canzone, accompagnandomi con la voce.
 
Say goodbye to the halls and the classes
Say hello to a job and the taxes
The weekends with old friends spilling into 9 to 5 routine
Tell me how you feel over and done with
Like your life is a map with no compass to guide,
At the bar drinkin’ way too much
We sing along to "Forever Young

 
Quella canzone si chiamava Somewhere in Neverland, mi ero ispirato alla storia di Peter Pan, al motto del ragazzino perduto che crede nei sogni , che porta con se Wendy , una ragazzina spaventata dall’opprimente famiglia , verso l’Isola che non c’è.
Ed io volevo regalare a Frannie proprio quello, un mondo parallelo dove niente potesse farla preoccupare, un mondo che poteva raggiungere stando solo con me.
 
So here we go again
Wishin’ we could start again

Wendy run away with me, I know I sound crazy
Don’t you see what you do to me?
I wanna be your lost boy,your last chance, a better reality
Wendy we can get away, I promise if you’re with me, say the word and we’ll find a way
I can be your lost boy, your last chance ,your "everything better" plan
Oh, somewhere in Neverland.

 
 
Quando finii il mio giro d’accordi finale e alzai lo sguardo dallo strumento per guardarla negli occhi trovai quelle iridi chiare luccicanti di lacrime, sentii il cuore nel petto rimbalzarmi di gioia, spostai prontamente la chitarra dalle mie gambe e andai a stringere tra le mie braccia Frannie, che non la smetteva di singhiozzare con la testa appoggiata sulla mia spalla.
-Che succede?- chiesi, ridacchiando al suo orecchio.
-Ti amo tantissimo, nessuno aveva mai scritto una canzone per me, nessuno mi aveva mai dedicato una canzone, ecco… invece tu… tu…-
Non riuscii a concludere la frase che di nuovo prese a piangere, emozionata.
Io la lasciai fare, asciugandole prontamente le lacrime con le dita e accarezzandole il viso per farla smettere.
-Tu sei la mia Wendy, io il tuo Peter Pan. Andrà tutto bene, vedrai.-
Le dissi quasi mormorando, pensando a quando le avrei detto del tour, fatto che sicuramente l’avrebbe scossa molto.
-Mi fido di te, andrà tutto bene- sussurrò anche lei, guardandomi a lungo negli occhi e poi baciandomi dolcemente.
L’abbracciai ancora più forte, quasi a farla scomparire tra le mie braccia, e annusai il suo dolcissimo odore ancora per un po’, vista la consapevolezza che tra poco… per molti mesi non avrei potuto tenerla così tra le mie braccia.

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Capitolo 15
*** Under a paper moon ***


Capitolo 15: Under a paper moon
 
Frannie Pov.
 
-Io lo amo, io lo amo troppo. Lexie. Ascoltami. Io lo amo troppo-
Questa era la mia frase tipo oramai, che non riuscivo a smettere di esclamare da quando Alex mi aveva… scritto una canzone.
La musica era stata da sempre importantissima per me, ero cresciuta consapevole di avere il dono di una bella voce e quindi avevo trovato in quello proprio una via d’uscita da una vita che vivevo per far felici gli altri.
Poi era arrivato Alex e mi aveva resa una persona migliore, ed Alex mi aveva comunicato tutto il suo amore proprio scrivendomi una canzone.
Mentre cantava per me “Somewhere in Neverland” mi ero sentita la persona più fortunata dell’universo, per aver trovato un ragazzo talmente fantastico disposto a sopportare il mio carattere difficile e complicato, i miei alti e bassi, i miei problemi.
Ed era anche splendido, stupendo, talentuoso, sexy… ogni aggettivo più bello si addiceva al mio e solo mio Alex Gaskarth.
La mia migliore amica aveva raggiunto la soglia massima di sopportazione, ci eravamo sempre giurate che nonostante i ragazzi eccetera non avremmo mai passato pomeriggi interi a parlare solo di loro, eppure era da circa una settimana che succedeva.
Lei che finalmente aveva trovato una specie di “equilibrio” con Jack Barakat e si era rotta dei tira e molla con gli altri ragazzi, per la maggioranza giocatori di football.
Ero felice per lei, anche se il suo rapporto con Jack era molto diverso da quello mio e di Alex;
io e Lex facevamo i piccioncini appiccicosi ultimamente, era come se lui stesse cercando di non sprecare nemmeno un attimo del nostro rapporto, comportamento che adoravo ma che destava qualche sospetto.
Jack e la mia migliore amica invece erano sempre lì a punzecchiarsi, ma ero sicura che si volessero molto bene.
I miei pomeriggi erano praticamente tutti impegnati dallo studio e dalle prove per Les Miz che molto presto avremmo messo in scena.
Nonostante io avessi la parte di Cosette ed Henry quella di Marius, il mio ex ragazzo non mi infastidiva poi così tanto, salvo qualche battutina riguardo Alex, che io ignoravo bellamente perché…si sa, la noncuranza è il peggior disprezzo. Ed un soggetto come Henry andava trattato proprio in quel modo.
Quel pomeriggio, ad ogni modo, per tirare la spina, io e Lexie avevamo deciso di andare in giro per un po’ di shopping- terapia.
Alle cinque in punto eravamo nel suo abitacolo, musica a palla e aria condizionata al massimo, l’estate stava arrivando e si faceva sentire molto bene, soffocandoci con l’afa proprio in quel periodo stressante.
-Allora, hai deciso a quale college farai la richiesta d’iscrizione?- chiesi tutto d’un tratto a Lexie, appoggiando la testa al finestrino e guardando l’asfalto ardere lungo il corso della strada.
-Si,  giornalismo alla Long Island- rispose con un sorriso a 32 denti, quello era sempre stato il suo sogno, e io le rivolsi un sorriso gentile perché mi sarebbe mancata molto però dovevo essere felice per lei.
-Guarda che sempre a New York sono eh…- scherzò lei, dandomi una gomitata.
-Siamo le uniche della scuola che vanno nella Grande Mela, mi sa- commentai annuendo, se ci pensavo era vero… tutte le altre compagne di squadra ad esempio restavano a Baltimora, più o meno.
-Abbiamo bisogno di cambiare aria-
-Esatto- accordai, scrollando le spalle e stropicciandomi gli occhi. Ero decisamente stanca, il fatto che mi avessero tolto il ruolo di capo cheerleader era stato positivo, nonostante tutto. Tre impegni del genere non li avrei gestiti, e sicuramente in qualcosa avrei sbagliato.
-Tu invece quando farai il provino per la NYADA?- domandò Lexie, e io sospirai, già agitata al solo pensiero.
-Oggi spedisco la mia domanda d’iscrizione, la commissione della NYADA è stata inviata allo spettacolo, quindi osserveranno la mia esibizione-
-Wow. Vedrai che andrà tutto bene-
Mi fece l’occhiolino ma io mi limitai a sorridere, avevo una fifa tremenda perché non essere presa significava un grande fallimento da parte mia, che avevo insistito così tanto con i miei genitori a farmi frequentare quel college.
 
Una volta arrivate a destinazione entrammo nell’enorme struttura che era il centro commerciale e ci perdemmo tra vari negozietti vintage alla ricerca di qualche accessorio nuovo, scarpe particolari, oggetti portafortuna per gli esami in vista.
Più tardi invece comprammo qualche nuovo vestito da H&M e Zara, e finimmo a parlare del ballo di fine anno che si sarebbe tenuto a pochi giorni di distanza.
-Credo che quest’anno non ci andrò- commentai, mentre gironzolavo per un negozio di scarpe, adocchiando delle zeppe colorate davvero strepitose.
-E perché? La corona è già tua, dovresti prendertela- scherzò Lexie, maneggiando una pochette verde smeraldo tra le mani.
Scrollai le spalle. –Non mi importa più così tanto di quella corona-
-Non te ne sei mai fregata, a dirla tutta-
-Infatti- annuii, nessuno mi conosceva bene come la mia migliore amica, e quasi mi pentivo di aver avuto il broncio perché le mi aveva preso il posto da capo cheerleader.
-Io ci andrò, credo che anche Jack verrà con me, ovviamente gli troverò un travestimento geniale per evitare che sciami di ragazzine gli saltino addosso-
Un sorriso malefico le colorò il volto, tanto da farmi ridacchiare anche a me.
-Divertitevi allora- conclusi, notando però che il buonumore di Lexie era passeggero, quasi come se lei avesse ricevuto qualche brutta notizia.
Decisi di tenere quel pensiero per me e ci dirigemmo in una gelateria, dove prendemmo delle granite alle more, il nostro gusto preferito. Era davvero l’ideale tutto quel ghiaccio in un pomeriggio bollente come quello.
Improvvisamente il mio cellulare squillò e io vidi il nome “Alex” alleggiare sullo schermo colorato.
-Scusa- sussurrai alla mia amica e poi risposi al cellulare.
-Lex?- chiesi, un po’ sorpresa.
-Ciao amore, ti va di venire a casa mia? Devo parlarti-
Il tono di Alex non prometteva niente di buono, e un mucchio di interrogativi inizia ad affollarmi la mente.
-E’ successo qualcosa?-
-Tranquilla, ci vediamo tra poco ok?-
-Ok- risposi, poi riattaccai e posai il cellulare nella borsa.
-Ehi?- mi chiese Lexie, bevendo il fondo del bicchierone di granita con la cannuccia, producendo il tipico rumore fastidioso.
-Alex deve dirmi una cosa, sono… sono preoccupata- risposi sinceramente.
-Ti parlerà del tour- esordì lei, facendomi spalancare gli occhi dalla sorpresa.
-Tour?-
-Tour.- confermò, gettandomi nell’inquietudine di un argomento al quale non avevo mai dato la ovvia importanza.
 
Subito dopo mi ero precipitata a casa All time low, facendomi accompagnare dalla mia migliore amica.
Sull’uscio della porta avevo incontrato Zack, il bassista muscoloso, il quale mi aveva salutato animatamente.
Ero immediatamente corsa in camera di Alex, visto che il resto delle stanze erano vuote.
Feci capolino con la testa nella stanza e lo trovai sul letto a strimpellare a caso accordi con la chitarra.
-Ehilà- lo saluta, fingendo però che Lexie non mi avesse accennato del tour estivo degli All time low.
-Ciao Fran- rispose lui, posando la chitarra e allungando una mano verso di me, facendomi cenno di avvicinarmi.
Ed io così feci, mi sedetti al suo fianco con le gambe accavallate e lo salutai con un bacio sulla guancia, lievemente ruvida a causa della barbetta incolta.
-Mi sono precipitata qui perché ero preoccupata-
Si grattò la nuca. –Non ce n’era bisogno…-
-Ehi Alex, sputa il rospo- lo incitai, ma lui continuava a non guardarmi negli occhi.
Quell’atteggiamento mi spaventava.
Gli presi la mano e lui prontamente intrecciò le sue dita con le mie in un gesto ormai a me familiare.
-Ascolta Frannie, sai che la vita di un cantante, di una persona famosa…non è facile-
Iniziò così il suo discorso, con la voce roca e la mano che mi disegnava cerchi immaginari sul mio braccio, come a calmarmi e a prevenire un’eventuale crisi di nervi che a breve mi avrebbe colpita.
-Ultimamente sto facendo molte prove con i ragazzi, in vista di un tour estivo di cui non ti ho parlato-
Respirai a fondo, mi era davvero difficile pensare in quel momento.
-Non te ne ho parlato prima perché avevo paura di allontanarti da me…e proprio non posso, non posso stare senza di te perché…perché ti amo Frannie-
-Alex, io capisco. Capisco. Ma dovevi parlarmene, avremmo trovato una soluzione…- balbettai, portandomi le mani sul viso.
-Che tipo di soluzione? Io non voglio lasciarti andare, credo sia chiaro.-
-Ma come facciamo? Me lo spieghi? Sono stata sciocca  a non pensarci prima- avanzai, agitata e irrequieta, la mente piena di domande, di parole…di paure.
-Possiamo farcela! Si tratterà di stare lontani per i tre mesi estivi, ogni tanto ritorno a Baltimora e se tu ci sei…-
-Io partirò per New York come verrò presa alla NYADA, Alex-
-E allora verrò a New York, non ti devi preoccupare-
Lo guardai negli occhi, aveva un’espressione realmente dispiaciuta e atterrita.
Le sue iridi così belle, color nocciola, mi ricordavano l’autunno, la mia stagione preferita.
-Non ti preoccupare Frannie- ripeté, circondandomi con la sue braccia, donandomi il giusto giaciglio per scoppiare in lacrime.
-Ho paura…sono facilmente rimpiazzabile Alex, e tu sei fantastico, grandioso….-
Mi prese il volto tra le sue mani, sorridendo appena. –Ma cosa dici? Io non posso rimpiazzarti, perché con te ho capito cosa significa amare davvero una persona. –
Scossi appena la testa, asciugandomi le lacrime con i pollici. –Sarà dura ma…non mi sento pronta a dirti addio, n-non…-
-Non devi dirmi addio. Non devi- sussurrò dolcemente al mio orecchio, posandomi un dito sulle labbra per evitare di farmi parlare.
Non riuscivo a smettere di piangere solo perché avevo paura, paura di perdere una persona speciale come Alex, che mi aveva cambiata la vita.
Aveva trasformato una ragazza piena di maschere in un fuoco d’artificio, mi aveva fatta splendere come colori che illuminano il cielo la notte del 4 Luglio.
Ovviamente passammo tutto il pomeriggio e la serata insieme, non me la sentivo nemmeno di tornarmene a casa per studiare, ora che avevo ricevuto quella notizia abbastanza triste.
Inoltre Alex mi aveva “annunciato” che al manager degli All time low non andava molto giù la relazione tra me e Gaskarth, visto che io ero troppo “appiccicosa”.
Se non avessi avuto una certa stanchezza mentale e fisica a quell’affermazione sarei diventata una furia. Ma non lo feci, perché tutto ciò che volevo in quel periodo era litigare il meno possibile con Alex , godermi la sua compagnia più che potevo.
Quella sera andammo in terrazza a guardare le stelle, come la prima volta che ci eravamo baciati. Quel ricordo ci cullò per tutto il tempo, fino a quando non ci addormentammo entrambi sul dondolo, incuranti del venticello fresco che tirava e delle temperature più basse di notte.
Eravamo solo io e lui, illuminati solo dalla luna.

Spero che vi piaccia la svolta che sta prendendo la storia! Ci siete ancora? ç_ç fatevi sentire, ho bisogno delle vostre recensioni!
a presto :)

_stargirl

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Capitolo 16
*** I'm gonna ask her to marry me ***


Capitolo 16: I’m gonna ask her to marry me
 
Alex Pov.
 
Frannie aveva preso piuttosto bene la questione del tour. O meglio, a me così sembrava.
Era passata circa una settimana da quando gliel’avevo detto, e quella mattina avevo approfittato della presenza di Lexie in casa All time low per sapere cosa diceva Frannie alla sua migliore amica.
Il risultato era stato piuttosto disastroso, stando a Lexie, Fran era praticamente triste e disperata tutto il tempo.
“Non quando è con me!” avevo protestato, ricevendo in risposta solo una pacca sulla spalla, accompagnata da un sorriso sghembo di Lexie, che invece sarebbe venuta con noi in tour.
Praticamente quando gliel’avevamo detto non faceva che saltellare di gioia.
Le lezioni al suo college cominciavano a settembre, e al contrario della mia ragazza, Jack poteva divertirsi con la sua bella durante il tour.
Ero felice per loro, in fondo, anche se un po’ li invidiavo.
Ad ogni modo, c’era qualcosa di cui avevo tremendamente bisogno: una serata con i miei amici, un po’ come ai vecchi tempi, anche se infondo quella era per me una specie di “scusa” per intavolare con loro un’idea che mi ronzava nella testa da qualche giorno.
Un’idea talmente “bomba” e spaventosa che terrorizzava persino… me.
Al solo pensiero mi tremavano le ginocchia , un piano del genere era piuttosto insolito per uno come me.
Fischiettante e  con un’espressione da gnorri sul volto , mi recai in salotto e bussai insistentemente alla porta per attirare l’attenzione dei miei compagni.
Fu Jack il primo a voltarsi e a guardarmi con fare interrogativo.
Seguirono Zack, che stava giocando alla play station e poi Rian.
-Ci nascondi qualcosa?- iniziò Barakat, confuso.
Io feci un colpetto di tosse e mi gettai sul divano di peso, proprio accanto al mio migliore amico.
-Pensavo che…dovremmo passare del tempo insieme- dissi , grattandomi la nuca.
-Hai le carenze d’affetto?- intervenne Rian, ridacchiando.
Io deglutii, quello non era proprio il momento per scherzare, cavolo!
-Frannie è incinta?- domandò allarmato Jack, spalancando i suoi occhi scuri
-CERTO CHE NO!- esclamai sulla difensiva, prendendo un cuscino tra le braccia e nascondendomi dietro quest’ultimo come a proteggermi da un evento del genere.
Non ero matto! …non fino a quel punto.
-Io e Frannie le usiamo le precauzioni- dissi a denti stretti, guardando uno ad uno i miei amici.
-Meglio per te-
Fulminai Rian con lo sguardo, e pensai che era tempo di sputare il rospo.
Sarebbe arrivata la fine del mondo tra 3…2…1… I miei compagni d’avventura sarebbero rimasti sconvolti,
e non mi avrebbero creduto se avrei detto che ero sconvolto anche io, eppure non potevo farne a meno.
-Allora…- iniziai, prendendo un enorme respiro.
Jack e Zack mi fissavano ansiosi negli occhi, che fifa mi mettevano…
-Io…- balbettai, cominciando a sudare freddo, tanto che presi un fazzoletto dalla tasca dei jeans e mi asciugai la fronte imperlata di goccioline.
-Ragazzi, sono un paio di giorni che ci penso, io… non sono nemmeno perché ma nel profondo penso che sia giusto, io…-
-Alexander. Parla. Smettila di fare il bambino!- mi gridò Jack all’orecchio, con fare tremendamente serio.
Poi mi sorrise, e io tirai un sospiro di sollievo.
-Sarò schietto con voi, allora…io…-
Migliaia di immagini presero ad offuscarmi la mente, ebbi paura di svenire, di essere sul punto di un crollo nervoso… una voce nella mia testa ripeteva “Forza, Alex!” , ed io decisi di ascoltarla…
-Voglio chiedere a Frannie di sposarmi.-
Un silenzio terribile calò nella stanza, si poteva sentire il fischiettio del vento anche se avevamo le finestre chiuse.
Il primo a muoversi fu Rian che mi posò una mano sulla spalla come un padre, scuotendo appena la testa.
Zack era talmente sconvolto e aveva in volto l’espressione del granchio Sebastian, quello della Sirenetta, quando Ariel perde la coda e ha le gambe da umana.
-Sei proprio sicuro di quello che dici?- chiese Jack, guardandomi attento negli occhi…
-O hai bevuto?- incalzò, mostrandomi un mezzo sorriso.
-N-no…-
L’idea del matrimonio sconvolgeva me prima di tutti, eppure la trovavo una cosa ovvia da fare con Frannie!
Ero sempre stato un ragazzo ribelle, poco fedele, una rockstar che stava con tutte ad ogni ora! Mi portavo a letto persino delle fans, senza alcun pudore.
Ma poi era arrivata Frannie, che mi aveva messo sotto, e poi si era lasciata andare con me in modo così naturale….
Non riuscivo più a negare quei sentimenti.
Vedevo nel matrimonio l’unico modo per stare sul serio per sempre insieme.
-Non è una scelta facile- disse serio Zack, scrollando le spalle. –Ma se è quello che vuoi…-
-Lo so, ragazzi. Eppure pensavo che potrei lasciarla per partire con voi proprio con la promessa che al mio ritorno ci sposiamo. Non voglio nessuna cerimonia, solo io, lei e voi. Nient’altro.- spiegai, iniziando ad attorcigliarmi il ciuffo tra le dita come un bambino.
Il modo in cui parlavo, non sembravo nemmeno io… ora non ero più un dodicenne nel corpo di un venticinquenne, ora ero… ero solo Alex, un uomo.
-Noi ti staremo sempre accanto, non dimenticarlo.- disse Jack, sorridendomi.
Era proprio quello di cui avevo bisogno, sapere che loro ci sarebbero sempre stati, nel bene e nel male.
Mi sostenevano, erano la mia famiglia e io gli volevo un bene dall’anima.
-Grazie, ragazzi.- dissi sinceramente, allargando le braccia per un abbraccio di gruppo.
 
Il giorno seguente, quando la casa si fu svuotata andai in giardino, dove trovai Jack e Lexie a chiacchierare seduti sui gradini dell’entrata.
-Ciao ragazzi- li salutai, sedendomi anche io al loro fianco.
Dal modo in cui la ragazza mi guardava ebbi l’impressione che il mio amico le avesse detto qualcosa, infatti non mi sbagliavo.
-Gaskarth, non l’hai messa incinta perché il ciclo le è venuto ieri. Meglio per te.- esordì, sgarbata come poche.
-Jack ti ha detto tutto?- sbuffai, ovviamente non mi dispiaceva.
-Si. –
Lexie sorrise allungando una mano per darmi una scherzosa pacca sulla pancia.
-Complimenti, sono sicura che me la tratterai bene-
Annuii. –Puoi starne certa-
Presi un enorme respiro, ma perché avevo tutta quell’ansia?!
Oddio….
Adesso l’avevo detto ai miei amici, lo sapeva anche la sua migliore amica, mancavano i signori Daniels e i miei genitori.
-Lex, come credi che la prenderanno i suoi genitori?- chiesi, con lo sguardo da cucciolo smarrito.
-Lex- scherzò lei –Ci chiamiamo allo stesso modo!-
Jack rise, poi disse –E’ per questo che sto con te, Lexie, perché mi ricordi il mio grande amore Alex-
Scoppiammo tutti e tre a ridere, poi la ragazza si fece seria e mi guardò attentamente.
-La madre la prenderà male, credo. Poi non so, può essere che il tuo sguardo che conquista la cattura… il padre invece non se ne frega proprio, voglio dire, è sempre impegnato con il lavoro….-
Feci una smorfia, ma poi annuii.
-Sai, il sogno di Frannie è essere accompagnata all’altare da suo fratello Elliot-
Sorrisi dolcemente, sapevo quanto Fran tenesse a suo fratello, peccato che lui vivesse in Oriente.
-Beh, vedrò di accontentarla.-
Momento di silenzio, se immaginavo la mia ragazza con un abito bianco avevo un colpo al cuore, sarebbe stata una dea… me lo sentivo.
-Ragazzi, volevo chiedervi una cosa. La cerimonia nei miei piani durerà poco e sarà molto intima. Ma… volevo chiedervi di essere i nostri testimoni, so già che Frannie sarà d’accordo-
Jack sembrò commosso, infatti mi si gettò tra le braccia e io gli accarezzai i capelli, gli volevo così bene.
Lexie invece arricciò il naso. –Sei sicuro che Frannie accetta?-
Spalancai gli occhi. –P-perché?-
-Scherzavo Gaskarth! Considerala già tua moglie!-
Scoppiò a ridere, seguita da Jack. Io invece non ridevo, adesso Lexie mi aveva messo ancora un’ altra paura.
-Stronza!- sbottai, alzandomi dal gradino e prendendo a camminare avanti e indietro.
-Ho tre giorni per scegliere un anello, parlarne con i miei genitori e con il manager-
-Se il manager si incazza lo meno- disse Jack, facendomi sorridere.
Alzai gli occhi al cielo e mi persi tra le nuvole biancastre sullo sfondo turchese di quel giorno estivo.
Potevo farcela. Avrei superato tutti quei piccoli ostacoli e poi… e poi, se tutto fosse andato per il verso giusto… Frannie sarebbe diventata mia moglie.
Incredibile, mia moglie. La signora Gaskarth.

Ciao!!!!!! spero vi piaccia questo "colpo di scena".
e niente... grazie @Rack per le recensioni <3

_stargirl

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Capitolo 17
*** A heart full of love ***


Capitolo 17:  A heart full of love
 
Frannie Pov.
 

Tutti si comportavano in modo sospetto con me.
Lexie mi si era appiccicata addosso, aveva iniziato a tirare dagli armadi di casa sua vecchi album di fotografie che ci ritraevano piccolissime, senza denti, al mare, in piscina, al parco, al saggio di danza.
Piangeva, si commuoveva come se dovessi andare in guerra e quando le chiedevo qualcosa al riguardo… silenzio.
Jack, passiamo al migliore amico del mio ragazzo.
“Ehilà, come va?” gli avevo chiesto qualche giorno prima, all’uscita da scuola.
Aveva scosso la testa con un sorriso paterno dicendo “Hai trasformato quell’idiota di Alex in una specie di ragazzo per bene”.
L’avevo guardato sconvolta, senza dire niente.
Ma cosa stava succedendo??? Era come se tutti stessero architettando qualcosa alle mie spalle, qualcosa di cui non potevo sapere niente.
Stando a ciò che mi aveva annunciato Alex quella mattina, proprio poco dopo che avessi spedito la mia domanda d’iscrizione alla NYADA, i suoi genitori mi avevano invitato a cena da loro.
Io non sapevo nemmeno perché, mi sembrava fin troppo strano.
Avevo fatto qualche domanda ma Alex si era limitato a dirmi “stai tranquilla, vogliono solo conoscere la ragazza del loro figliolo”.
Poi aveva chiuso la chiamata lasciandomi a tu per tu con i “Bip bip bip” del telefono.
Ultimamente a causa dei miei impegni e delle prove per lo spettacolo , io ed Alex ci vedevamo molto di rado.
Per fortuna l’ultima gara di Cheerleading era stata spostata alla fine del mese, così da darci più spazio anche per organizzarci con i college e lo studio.
Il mio ragazzo era quasi sempre impegnato, ed io non capivo proprio perché. Era una rockstar e stava organizzando un tour con la sua band , certo, ma io iniziavo a sentire la sua mancanza.
Ovviamente, però, non mi azzardavo a dirglielo, per paura di combinare qualche casino.
La mattina del giorno dello spettacolo mi svegliai alla buon’ora per ripetere le canzoni, avevo una tremenda paura di stonare durante “In my life / A heart full of love “, la mia canzone preferita, che mi faceva pensare terribilmente ad Alex, nonostante dovessi cantarla con quell’idiota di Henry.
Il ruolo di Eponine era stato dato, per fortuna, a una ragazza che trovavo molto simpatica, si chiamava Lea ed aveva una voce fantastica, anche lei aveva fatto domanda alla NYADA.
Per quella sera sarebbe accaduto qualcosa, me lo sentivo. Il cielo non era azzurro, ma cosparso da migliaia di nuvoloni grigi che mi mettevano una certa ansia. Inoltre, mia madre e mio padre avrebbero partecipato al mio spettacolo, senza fare troppe storie e soprattutto orgogliosi della loro figlia.
Erano circa le tre del pomeriggio quando mia madre salii le scale per giungere nella mia camera, avevo sentito il ticchettio delle sue scarpe e già mi ero preparata con la porta spalancata.
-Ciao mamma- l’avevo salutata, e lei era venuta a sedersi sul mio letto a baldacchino.
-Tesoro, sei pronta per stasera?-
-insomma- risposi, scrollando le spalle e sedendomi al suo fianco.
-I costumi per le scene?-
-Sono nell’armadio, li prendo prima di andare-
-Non sei emozionata? Vi esibirete nel teatro al centro di Baltimora!- esclamò allungando una mano ad accarezzarmi la testa bionda.
-Sono agitatissima, per fortuna ci sarete tu, papà, Lexie, Alex, Jack, Zack, Rian, Cassadee…- iniziai a fare il conto delle persone che mi avrebbero sostenuta, erano davvero un mucchio, ora che ci pensavo.
Non vedevo l’ora di conoscere la ragazza di Rian, visto che ero una grande fan degli Hey Monday.
 -Sei cresciuta così tanto- sussurrò improvvisamente mia mamma, con lo stesso tono di Lexie il pomeriggio scorso, mentre vedeva le foto del nostro primo Halloween alle elementari.
-S-si…- balbettai, deglutendo e guardando fuori dalla finestra.
Come mai ultimamente tutti mi facevano notare che il tempo era passato? Passato anche per me? Perché?
Forse era l’ansia della mia partenza per New York, l’inizio di una nuova vita… in una grande città.
Per quanto io fossi cresciuta, ero comunque ancora molto spaventata da tutto quello che poteva succedermi, che potevo passare… la lontananza dalla persona che più amavo al mondo, dalla mia migliore amica…
-Tu ed Elliot siete il mio orgoglio. E anche di vostro padre, ne sono sicura- disse mia madre, passandosi una mano tra i capelli ondulati, facendomi sorridere.
-Grazie- risposi, poi aggiunsi –Quando tornerà Elliot? –
-Credo per l’estate, verrà qui con sua moglie e Suami-
-Suami è cresciuta tantissimo, ho visto una sua foto su Facebook ieri- esclamai, al dolce ricordo della mia nipotina.
-Tutto bene con Alexander?- domandò mia madre poco prima di uscire dalla mia camera, proprio sull’uscio della porta.
-Alla grande- risposi semplicemente, e poi la salutai con la mano rimanendo in piedi immobile, fino a quando non la vidi più, allora mi lanciai di peso sul letto e presi a piangere.
Le lacrime mi bagnavano il viso come se stesse piovendo, era evidente che troppe emozioni in pochi giorni mi avevano rotto un po’ l’equilibrio emotivo che avevo creato con le mie maschere.
Ed era meglio così, la vera Frannie ce l’aveva finalmente fatta a sbocciare.
 
 
 
Erano le venti e trenta in punto. L’orologio nello stanzino nel quale mi ero vestita e truccata come una perfetta fanciulla di fine Ottocento produceva un rumore che contribuiva a mettermi in ansia.
L’abito che indossavo era bianco e semplice; scollo a barca, bottoncini sul corpetto e gonna non troppo vaporosa.
I capelli erano legati in uno chignon sulla nuca che mi aveva fatto Lexie, come porta fortuna.
Il mio piedino si muoveva in modo convulsivo al ritmo di quel dannato orologio.
La prima parte dello spettacolo era andata molto bene, anzi, benissimo.
Il pubblico applaudiva ed era partecipe, gli attori tutti fantastici, specialmente la ragazza che aveva interpretato Fantine, la mamma del mio personaggio.
Per non parlare di Jean, nostro professore nonché regista di tutto lo spettacolo.
Avevo deciso di non stare in contatto con nessuno per tutto quel momento perché avevo troppa ansia e nervoso, avrei potuto rispondere male a qualcuno senza volerlo.
Ma in quel momento, a dieci minuti dalla mia entrata in scena ciò di cui avevo bisogno era Alex.
Volevo baciarlo, e sapere che era in mezzo a quella folla, in giacca e cravatta… non mi aiutava.
Mi alzai in piedi e, risoluta, andai a parlare con una delle organizzatrici.
-La prego, può andare a chiamare mio fratello? Devo dirgli una cosa fondamentale- balbettai, portandomi anche una mano sulla fronte, per fingere di stare sul serio male.
-Signorina io… io… corro, mi aspetti-
“Fatta!” esclamai, chiudendomi nuovamente nel mio camerino a contare i minuti che mi speravano dall’entrata in scena.
-Frannie?-
Quella voce. La sua voce.
Mi alzai di scatto e portai fuori dalla porticina dello stanzino solo la mia mano, per prendere Alex per la camicia e farlo entrare.
-Ciao. Tra cinque minuti entro in scena e…ho paura. Okay?- mugugnai, battendo numerose volte le ciglia per non scoppiare in lacrime.
Per qualche motivo a me sconosciuto, anche Alex sembrava agitato.
-Tutto ok?- mormorai, avvicinandolo a me per abbracciarlo.
-Benissimo, Frannie.-
Adoravo il modo in cui diceva il mio nome…
-Ti amo- gli dissi, alzandomi sulle braccia per lasciargli un bacio sulle labbra, che lui ovviamente non mi negò.
Ci staccammo solo quando dei movimenti dietro il sipario mi annunciarono che era ora di inoltrarmi nella scena Parigina dell’ottocento-.
-Buona fortuna amore- mi disse, carezzandomi una guancia con la mano e poi sparendo nuovamente via, per prendere posto nel pubblico, seduto in mezzo tra Lexie e Jack.
 
-Ragazzi, spaccheremo tutto!-
Questa fu l’esclamazione di Henry, che quella sera iniziava ad essermi di nuovo simpatico.
-Contaci- gli dissi, strizzando l’occhio.
-Ancora niente bacio sulle labbra alla fine, Cosette?- mi chiese, scherzando.
-Questa Cosette è di Alex- risposi facendo una smorfia, mettendolo immediatamente a tacere.
 
Poi entrammo in scena.
Sul palco il pubblico sembra lontano miglia, tante piccole pedine che ti osservano mentre dai il meglio di te.
Capii che quello era il mio posto, lo era sempre stato. E mi piaceva.
Mi piaceva tenere stretto il microfono, mi piaceva dover sudare sotto i riflettori, il battito del mio cuore che martellava nel petto per paura di dimenticare qualche battute, oppure semplicemente perché tutto il duro lavoro delle prove ti scorre nelle vene e non ti lascia andare quella dannata agitazione.
Quando fu il turno del mio assolo mi posizionai al centro del palco, tra Marius e Jean, alla mia estrema destra Eponine, nei suoi abiti malandati, con il suo cappellino e la sofferenza nel volto.
 
Presi un enorme respiro e iniziai a cantare, una dolce melodia mi usciva dalla bocca, trasformando l’aria in musica, fatta di  note e di chiavi di violino.
 
How strange
This feeling that my life's begun at last.

This change, Can people really fall in love so fast?
What's the matter with you, Cosette? Have you been too much on your own?
So many things unclear,so many things unknown.

 
Una lacrima mi rigò appena il visto quando iniziai a cantare.
Quelle parole, le sentivo talmente vicine… ero stata troppo sola, così tanto che ora il grande amore per Alex mi sembrava uno straordinario fenomeno.
Cercai di non piangere più per non compromettere la voce, quando fu il turno di duettare con Jean , strinsi la mano del professore in cerca di una sicurezza.
Volevo tanto che mio padre si ispirasse a quel personaggio. Un uomo buono e ricco di volontà e forza, che prende con se una bambina sfortunata per una promessa fatta a sua madre.
E che non ha paura di lasciarla andare con l’uomo che ama.
 
 
Quando fu il turno di Marius di iniziare a cantare mi voltai verso di lui con un sorriso, stava iniziando la seconda canzone “A heart full of love”, ed io non facevo che pensare ad Alex.
Al nostro incontro casuale, al suo sorriso abbattuto in ospedale quando gli avevo quasi tolto la vita.
E poi il nostro incontro al parco, il primo bacio in terrazza a casa All time low, la nostra prima volta, la paura che avevo avuto di dire ai miei della nostra relazione…
 
A heart full of love, No fear, no regrets…”
 
Non avevo più paura, non avevo mai avuto rimpianti.
Perché l’amore… l’amore non può essere spiegato, non può spaventare e non può fare del male.
Proprio perché tale.
 
 
Quando finimmo di cantare il pubblico era in delirio.
Avevo notato tutta la commissione della NYADA alzarsi in piedi e battere le mani con molto calore.
I miei genitori in fondo alla sala si tenevano per mano e mi sorridevano orgogliosi, così come i miei amici ed Alex, che sembrava ancora così agitato.
Mi domandavo se gli fosse successo qualcosa di brutto, ma cercavo di non farci troppo caso per non rovinarmi il momento.
Sorrisi , nonostante un groppo in gola per le troppe emozioni, poi strinsi la mano al professore e ad Henry e facemmo un inchino.
Gli applausi del pubblico ci accompagnarono fino alla fine dello spettacolo, che durò circa due ore e mezza.
Il preside della scuola ci ringraziò di cuore nel suo discorso e ricevemmo persino un premio per il tanto impegno.
Insomma, se Victor Hugo ci avesse visti si sarebbe innamorato della nostra rappresentazione.
Ero molto felice, perché non era proprio nei miei piani. Nonostante tutto ce l’avevo fatta, e pensare che non volevo nemmeno farlo il provino per la parte di Cosette.
 
Dopo le foto ricordo con il resto della compagnia, i fiori dei miei genitori, gli abbracci di Jack , Rian e Zack, i numerosi complimenti della mia Lexie e la conoscenza con Cassadee Pope, che avevo trovato adorabile, me ne tornai nel mio camerino, per bere un po’ d’acqua e riposarmi qualche minuto prima di tornare a casa.
Di Alex nemmeno l’ombra, avevo persino chiesto a Jack se stesse bene e lui mi aveva risposto con una risatina sospetta.
Mi guardai allo specchio, avevo addosso l’abito da sposa di Cosette, che riesce a coronare il suo sogno d’amore con Marius nonostante le mille difficoltà.
Feci una giravolta su me stessa, per essere molto giovane quel vestito mi donava, anzi, proprio l’immagine di “moglie” mi donava, con il viso buono e dai lineamenti docili che avevo.
Un lieve bussare alla finestra mi fece sobbalzare.
“Chi può essere?” pensai, precipitandomi subito ad aprire alla porta.
Davanti ai miei occhi, Alex Gaskarth. Il mio splendido ragazzo.
-Pensavo fossi sparito- gli dissi con la voce un po’ tremante.
Si grattò la nuca, scrollando le spalle.
-Hai perso la lingua?- domandai scherzosa, accarezzandogli con il dorso della mano la guancia, per quell’occasione aveva anche fatto la barba, sembrava più ragazzino.
-N-Non ancora. –
-Che succede, Alex?-
Spalancai gli occhi, notai che aveva le mani piantate nelle tasche e un sorriso stentato in volto.
-Io…io devo dirti una cosa…-
Il cuore perse un colpo, fu come ricevere un pugno nello stomaco. –Cosa?- domandai, iniziando a vagare con la mente, pensando alle cose peggiori.
Lo vidi respirare a fondo, poi inginocchiarsi davanti a me.
“Non può essere”, pensai, “Non sta succedendo davvero!”.
Quel gesto nei film e nei libri è premonitore solo di una cosa… di…
-Alex…- sussurrai quasi a me stessa, tenendo le mani serrate ai lati del vestito, stropicciando appena la stoffa nella mia stretta nervosa.
-Ci ho pensato a lungo e…credo sia la cosa giusta da fare…- mi disse , frugando nella tasca della sua giacca scura alla ricerca di qualcosa…
Lo guardai negli occhi, la sua tensione si leggeva chiaramente in quelle iridi nocciola così profonde, ora prive  di ogni sicurezza, particolarità di Alex che mi aveva da sempre affascinata.
-Francis Daniels, vuoi diventare mia moglie?- balbettò, guardandomi dritto negli occhi, sorridendo appena.
 
Quel momento rimarrà per sempre impresso nella mia mente, nei miei ricordi e soprattutto nel mio cuore.
La voce di Alex tremante e dolcissima, una scatolina rossa tra le sue mani e un anello delicato con un piccolo diamante al centro.
Il suo sorriso fresco e innamorato, i suoi occhi puntati nei miei in attesa di una risposta.
Socchiusi un attimo gli occhi e mi portai una mano sul cuore, che mi martellava nel petto veloce come un treno in corsa.
E proprio come un treno tantissime immagini mi passarono davanti agli occhi… volevo davvero condividere la mia vita con quell’uomo? Lo volevo davvero?
 
-S-si. Si- balbettai, battendo numerose volte le palpebre per evitare di scoppiare in lacrime.
Eppure gli occhi mi pizzicavano mentre anche Alex non riusciva a dire una parola, per paura di piangere.
Gli porsi la mia mano tremante e lui mi fasciò il dito con quell’anello delicato e stupendo.
-Alexander. Io ti amo…- sussurrai mentre si alzava e si posizionava davanti a me per baciarmi dolcemente le labbra, lasciandosi finalmente andare un po’ dopo tutta quella tensione che aveva accumulato.
-Hai davvero detto si?-  mi chiese, specchiandosi nelle mie iridi chiare e cingendomi i fianchi con le sue braccia.
-Si. Ho detto si. Voglio sposarti, Alex William Gaskarth- dissi con la voce ferma e il cuore in subbuglio.
Non avevo mai provato così tanta gioia nella Mia vita.
In quel momento non c’era nient’altro che mi preoccupava.
Avevo la certezza di una vita accanto al mio eroe, il mio Alex, il mio amore.
I miei genitori avrebbero capito, ne ero certa. Avrebbero compreso tutto l’amore che possedevo nel cuore per quella persona che mi aveva salvata dall’oblio, dalle mie paure, dalle mie maschere.

Salve! Comincio con il ringraziare tutti quelli che ancora leggono e seguono questa storia!
In particolar modo ringrazio di vero cuore chi recensisce e mi fa sapere la sua, è fondamentale per me *-*
Bene... che ne dite di questo capitolo? Ho aggiornato subito perchè questo pomeriggio non ho avuto niente da fare, poi ero in ansia io per Frannie quindi...ecco qua!
Alla prossima :)

_stargirl

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Capitolo 18
*** She's the best thing that's ever been mine ***


Capitolo 18: She's the best thing that's ever been mine
 
Alex Pov.
 
Perché me la stavo facendo sotto per parlare con Matt ?
Matt Flyzik era il nostro manager, si era incazzato un po’ perché avevo passato troppo tempo con Frannie nell’ultimo periodo ma…ora dovevo solo dirgli che ci saremmo sposati alla fine del tour.
Avevamo appuntamento alle undici in punto in una caffetteria , ed io ero sveglio già dalle otto.
La casa era deserta perché il resto dormiva tranquillamente , ognuno nella propria stanza.
Frannie era scuola, Lexie anche.
Era il momento perfetto per fare il resoconto della situazione.
Avevo passato il week end più bello della mia vita, finalmente ero riuscito a sputare il rospo con Frannie e le avevo fatto la magica richiesta.
Non potrei mai dimenticare la sua espressione meravigliata e poi le sue lacrime quando le avevo messo l’anello al dito.
Avevo scelto quell’anello con l’aiuto di Lexie, che si era rivelata una vera e propria forza. Conosceva Frannie dalle elementari ed infatti aveva saputo scegliere l’anello di fidanzamento adatto.
Parlare con Matt era come rendere il tutto ufficiale, ovviamente mancavano solo le nostre famiglie.
In settimana saremmo andati a cena dai miei genitori , domenica avremmo parlato con i signori Daniels e poi volevo annunciare del matrimonio anche sul sito ufficiale degli All time low e su Twitter, per rendere participi anche le mie fans di quella scelta così audace che avevo fatto.
Non me ne pentivo, mai l’avrei fatto.
Mi feci forza e coraggio e alle undici meno venti, sotto quel sole rovente tipico della fine di giugno, mi misi al volante per giungere al posto indicato da Vinny per il nostro incontro.
La sera prima Jack mi aveva detto di non preoccuparmi, ed io l’avevo ascoltato.
Ultimamente non facevamo più i cretini come una volta, e il mio chitarrista si stava dimostrando quasi più maturo di me…strano a dirsi.
I suoi consigli erano davvero utili e fondamentali per me, che in una situazione del genere, senza lui, sarei praticamente affondato.
Guidai velocemente e quando fui arrivato mi sistemai un cappellino in testa , avevo dei capelli decisamente troppo scompigliati, occhiali da sole scuri per non farmi riconoscere –la vedevo difficile- e poi entrai nella caffetteria e mi sedetti in un posto isolato, proprio vicino alla vetrina , così da osservare le altre persone per la strada.
Un colpetto di tosse mi fece sobbalzare. Alzai lo sguardo, mi abbassai appena gli occhiali e vidi Vinny, era arrivato, puntuale come sempre.
-Cosa ti succede Gaskarth?- domandò, sedendosi di fronte a me e salutandomi con un’affettuosa pacca sulla spalla.
-Ehi amico. Tutto bene, tu come stai?-
Cercavo di fare un po’ di conversazione, ma per qualche strano motivo le mani iniziarono a sudarmi e quindi presi a strofinarle freneticamente sui jeans.
-Sto bene, non vedo l’ora di iniziare questo fantastico tour con i miei All time low-
Sorrisi, anche io non vedevo l’ora, infondo ero felice di partire in giro per il mondo , regalare un po’ di divertimento a tutti i ragazzi e le ragazze che ci supportavano.
-Anche io-
-C’è qualcosa che vorresti dirmi?- incalzò Matt grattandosi la nuca.
Mi schiarii la voce. –In effetti si. Io e Frannie abbiamo preso una decisione…-
Iniziai, avevo ripetuto quel discorso così tante volte quella mattina!
Frannie mi aveva suggerito di dire “io e Fran abbiamo deciso di sposarci”, perché lo trovava “più romantico”, e allora io l’avevo ascoltata.
-Cosa?-
-Abbiamo deciso di sposarci- dissi tutto d’un fiato, senza balbettare e senza comportarmi da bambino.
Aspettai qualche secondo e strinsi forte i pugni, in attesa della reazione del nostro amico e manager.
-Wow- esclamò allungando una mano per picchiettarmi su una spalla
-Eh si, penso sia la cosa più giusta. Questa ragazza mi fa stare bene, amico. Quando torno dal tour ci sposiamo-
Matt inarcò un sopracciglio. –Sei sicuro Alex?-
-Sicurissimo- esclamai.
-Al cento per cento?-
-Mille per mille.-
-Non è che mi sfasci gli All time low?-
Sgranai gli occhi. –Gli All time low sono la mia vita, Matt. Ti prego…non sono un coglione- dissi risoluto, al solo pensiero di perdere l’amicizia con i miei compagni d’avventura…avevo i brividi.
-Bene. Allora non posso fare altro che dirti… auguri e figli maschi, Gaskarth-
Un sorriso a 32 denti mi comparve in volto, un altro ostacolo era stato appena superato.
 
Cinque giorni dopo.
 
-Alex…il reverendo è un amico di famiglia, non possiamo fare solo il matrimonio civile- replicò Frannie, sdraiata a pancia sotto sul mio letto, l’aria condizionata al massimo e i capelli legati in una coda disordinata che la faceva sembrare una casalinga disperata.
Pur sempre bellissima, ma disperata.
-Va bene, allora faremo il rito cristiano- sbuffai, mettendomi a gambe incrociate.
-Scusa amore ma se non sei molto fedele non puoi costringermi a..-
La zittii con un bacio e le sorrisi, perché le donne erano solite farsi tutti quei problemi? Chi lo sa.
-Quando finirà il tour?- domandò, sfogliando distrattamente una delle tante riviste che Lexie le aveva regalato, roba del tipo “Vogue sposa”, “matrimonio perfetto” ecce ecc.
-Alla fine di Agosto-
-Ok allora ci sposiamo a settembre?-
-Nei miei piani era così… - sospirai, credendo che la data non le andasse bene o che so io…
-Anche nei miei-
-Oh, perfetto-
Tirai un sospiro di sollievo e le accarezzai la testa, non mi sembrava nemmeno vero di stare lì a organizzare e progettare il mio matrimonio… oddio, chissà come l’avrebbero presa i miei genitori.
-Sono un po’ agitata per stasera-
Inarcai un sopracciglio, ma poi ridacchiai –E perché?-
-Per i tuoi genitori…magari non gli piaccio-
-Piaci e come, guarda che ho già parlato a loro di te eh…-
La osservai mordersi il labbro inferiore, e desiderai farlo io, ma tenni per me quell’osservazione.
-E cosa pensano?- chiese, mettendosi a sedere e spostando di lato le riviste.
-Pensano che tu sia carina-
-Mh…-
-Te lo giuro Frannie!- esclamai, allungandomi appena verso di lei per darle un bacio sulla fronte.
-Mi fido-
-Fidati. Sono tuo marito- dissi pieno di orgoglio, facendole l’occhiolino.
-Non ancora!- protestò lei, tirandomi una cuscinata.
-Ehilà! –
Fece una smorfia poi mi diede uno spintone e mi salì addosso con i suoi movimenti sempre così leggiadri e delicati.
-Sei mio, Gaskarth.- disse, posando le mani sul mio petto e scrutandomi dall’alto con i suoi occhi chiari ed espressivi.
-Anche tu sei mia- risposi , portando una mano sotto il suo vestitino turchese per accarezzarle le gambe.
-Sicuro?- sospirò, facendomi una linguaccia.
-E cosa stai pensando ?- chiese ancora, mostrandomi un irresistibile sorrisetto malizioso, che non riuscii ad ignorare.
-Quello che stai pensando tu- conclusi, spostandomela delicatamente di dosso per prendere il controllo su di lei, baciarla e dimostrale davvero a chi apparteneva.
 
-Alexander, se è davvero quello che vuoi…io posso solo essere fiero di mio figlio-
Le parole di mio padre furono la ciliegina sulla torta, era davvero stupendo sapere che tutti erano dalla tua parte, anche durante una decisione talmente audace come quella di sposare una diciannovenne.
Avevamo annunciato il matrimonio dopo la cena, Frannie aveva mangiato poco o niente e mia madre si era persino preoccupata, ma io le avevo detto che era così, Fran mangiava come un uccellino e quando era agitata non c’era verso di farla ingoiare un boccone di più.
Mia madre mi aveva stretto tra le sue braccia con gli occhi lucidi, papà invece aveva preferito prendermi in disparte per farmi il famoso discorsetto.
Mentre mamma e Frannie erano andate a fare un giro in giardino, io e papà ci eravamo seduti in veranda a parlare di come mi era saltata in mente un’idea del genere, come mai non ci avevo pensato tanto e cose del genere.
Io gli avevo dato la medesima spiegazione che avevo dato ai miei amici, a Matt, a Frannie.
-Sarà più facile per noi. Avrò la certezza di averla solo per me, capisci papà? La sposerò di ritorno dal tour e sarà una cerimonia molto semplice-
Questa volta non avevo balbettato, ero andato dritto al sodo con un grande sorriso stampato in volto, ero pronto a tutto.
-Allora ti auguro buona fortuna Alex, tienila stretta quella ragazza perché è fantastica-
Sorrisi dolcemente e abbracciai mio padre per un lunghissimo minuto.
-Grazie papà, ti voglio bene.-
 
Dopo quella dichiarazione d’affetto padre-figlio uscii anche io in giardino, raggiungendo Frannie e mia madre nel roseto.
La mia ragazza indossava una minigonna bianca e un semplice top rosa pesco, i capelli erano sciolti e cadevano ondulati sulle spalle, era davvero meravigliosa.
-Come va?- domandai, avvicinandomi subito a Frannie e stampandole un bacio sulla guancia.
-Questa fanciulla è dolcissima- esclamò mia mamma guardandomi dritto negli occhi.
-Grazie signora- mormorò Fran, ricevendo una carezza sulla testa da parte di mia madre, che disse :
-Puoi chiamarmi Isobel-
-Isobel- ripetè Frannie, sorridendo felice.
Sorrisi anche io e presi la mano della mai ragazza nella mia, intrecciando le nostre dita.
-Ragazzi, siete giovani e so che sarà difficile, non pensavo che mio figlio sarebbe diventato una star, mi dispiace Frannie, ma vi auguro il meglio-
Disse mia madre, avvicinandosi ad entrambi per stringerci in un caloroso abbraccio.
Avevamo la sua benedizione, okay, potevamo superare ogni cosa.
In quel momento ebbi la certezza, che Frannie fosse la miglior cosa mai stata mia.

Questo capitolo è una sorta di "tiriamo le somme" hahahahahah, mancano solo i genitori di Frannie e poi tutti sanno di questo matrimonio awwwwwww :3 sono tanto felice per loro!

Al solito i miei ringraziamenti vanno a voi che leggete, in particolar modo a chi recensisce... @Rack sei grandiosa! commenti la storia a velocità della luce, grazie <3

_stargirl

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Capitolo 19
*** Cinderella ***


Capitolo 19: Cinderella

Frannie Pov.
 
-Mamma, Alex arriverà tra qualche minuto, stai tranquilla-
Era l’ennesima volta che pronunciavo quella frase, accarezzando la spalla di mia madre che era tutta agitata dall’incontro con il fidanzato di sua figlia.
O meglio.
Ciò che più la preoccupava era il fatto che io avessi detto “dobbiamo dirvi qualcosa di molto importante”.
Mi pentivo di averlo fatto, visto che quasi sicuramente adesso lei credeva che io fossi incinta.
Sbuffai e mi sedetti sul divano in salotto, il the nella teiera evaporava e tra poco sarebbe diventato brodo, il caldo asfissiante non ci permetteva di respirare e l’agitazione mi faceva tremare le ginocchia.
Indossavo un abito giallo canarino molto estivo, corto e con le maniche corte, avevo legato i capelli in una coda alta eppure ancora sentivo caldo.
Iniziai a sventolarmi la manina davanti al volto, nell’attesa di Alex e di mio padre.
-Mi aveva promesso che alle cinque in punto sarebbe stato qui- sbottò mia madre, riferendosi a quell’uomo d’affari che mi ritrovavo come genitore.
-Vedrai che tra poco arriveranno- la rassicurai, e nemmeno tre minuti dopo la voce possente di papà si fece sentire, accompagnata da quella di…Alex.
-Oddio- esclamai, guardando negli occhia mia madre.
-Si saranno incontrati all’entrata-
-Oh cavolo-
Alzai gli occhi al cielo, quell’incontro cominciava davvero bene…
Quando entrarono entrambi in salotto mi alzai come per comunicare qualcosa ad Alex, qualcosa che non capivo nemmeno io, infatti mi guardò con fare interrogativo ed io feci una smorfia.
-Alex, accomodati pure qui- disse mia madre gentilmente, alzandosi per sedersi vicino a mio padre.
-Si- sussurrai al mio ragazzo, prendendogli la mano e portandomelo accanto.
-Questo ragazzo è una forza, Frannie! È una rockstar!- fece mio padre, scoppiando in una sonora risata.
-Anche lei è una forza signor Daniels- ripose Alex, ed io lo guardai negli occhi innamorata come Giulietta lo è di Romeo.
-Beh , ragazzi, non teneteci sulle spine…cosa….cosa dovete dirci?- intervenne mia madre, prendendo un fazzoletto di stoffa dalla tasca per asciugarsi il sudore sulla fronte.
Era evidentemente agitata, ed io non volevo tirare troppo a lungo quella situazione.
-Beh, signori Daniels,  io e Frannie siamo fidanzati da mesi , pochi mesi, ma io vorrei chiedervi una cosa molto importante-
Alex prese la parola ed io prontamente gli strinsi la mano, carezzandogli con il pollice il dorso, per farlo stare tranquillo.
Sapevo quanta agitazione provava anche lui in quel momento, ma lo amavo così tanto e non vedevo l’ora di diventare sua moglie a tutti gli effetti.
-Siamo tutt’orecchi- rispose mio padre prendendo a braccetto mia madre , che fissava il vuoto terrorizzata.
-Io e Frannie abbiamo deciso di sposarci. Quindi sono qui a chiedere la mano di vostra figlia.-
Disse quella frase risoluto e sicuro di se, mi guardo negli occhi non appena ebbe finito e poi sorrise a mio padre e a mia madre, che avevano gli occhi strabuzzati.
Mi piaceva la formula romantica che Alex aveva utilizzato, mi aveva fatto partire il cuore come un treno in corsa.
-Io….- balbettò mia madre, ma papà la interruppe all’istante.
-Sai cosa Alex? Anche io avevo 25 anni quando ho chiesto a Stephanie di sposarmi, lei ne aveva 18 e somigliava molto a mia figlia Frannie-
Sorrisi, presa alla sprovvista da quell’aneddoto che nemmeno io conoscevo.
-Adesso guardateci, ci amiamo ancora. Molto genitori sono contrari ai matrimoni tra giovani, io invece credo che il Signore vi benedirà, e andrà tutto bene. Inoltre tu puoi aiutare mia figlia a diventare famosa…visto che sei una rockstar-
Quel breve discorso venne fatto da mio padre con il tono più tranquillo del mondo, tanto che sorrisi tutto il tempo.
-Beh, tuo padre ha ragione Frannie. Sei giovane ma se è quello che vuoi…non posso ostacolarti ancora-
 Presi un enorme respiro e mi avvicinai per abbracciare entrambi, mio padre fece cenno anche ad Alex di alzarsi e ci unimmo in una stretta tutti e quattro.
-Quando avete intenzione di sposarvi?- chiese mia madre, un attimo dopo.
-Quando Alex torna dal tour, a settembre. Successivamente credo che parto per New York per la NYADA, se mi hanno presa…- spiegai, e mia madre spalancò gli occhi come se avesse avuto un lampo di genio.
-Che succede?- chiesi guardandomi intorno.
-E’ arrivata una lettera dalla NAYDA stamattina, aspetta che chiamo Caroline e te la faccio portare-
-O-o-okay…-
-Sei stata presa amore- mormorò Alex, stampandomi un bacio sulla tempia e osservando la porta d’entrata, dalla quale uscì la nostra inserviente con una busta bianca tra le mani.
-Scommetto che sei dentro, tesoro- disse mio padre strizzandomi l’occhio.
Io deglutii e scartai piano la busa, fino a prendere la lettera di carta pregiata tra le mani per leggerne il contenuto.
Il cuore andava a mille, la paura di fallire era molta e invece….
-Sono stata presa- esclamai, alzandomi in piedi ed esultando.
-Oddio questo è fantastico- intervenne mia madre alzandosi per venirmi ad abbracciare.
Non potevo crederci… la fortuna era davvero dalla mia parte.
I miei genitori mi sostenevano nei miei sogni e nelle mie decisioni, io ed Alex ci saremmo sposati, ero stata presa alla NYADA….
-Sono troppo felice-
-Te lo meriti- disse Alex, tirandomi per la gonna per guardarmi negli occhi.
-Beh, qui c’è da festeggiare-
Eccolo mio padre, con la fissa per lo champagne.
-Esatto- concordò Alex, e tutti iniziammo a brindare alle mie vittorie.
Che non sarebbero mai diventate tali, se non fosse stato per Alex.
 
Una settimana dopo
 
Lexie Pov.
 
E così la mia migliore amica a settembre si sarebbe sposata.
Non potevo crederci, ma infondo da una come Frannie c’era da aspettarselo.
Era una mini Cenerentola sin da quando era piccola con i suoi capelli biondi, il sorriso gentile, una buona parola per tutti e poi… dopo aver subito brutte azioni dalla matrigna improvvisamente quest’ultima era diventata una fatina e l’incontro con l’uomo della sua vita le aveva reso la vita una vera e propria favola.
Non provavo invidia per lei, non ne avevo bisogno.
Anzi, ero molto felice che almeno Alex fosse cresciuto e maturato, al contrario del mio Jack che invece aveva ancora cinque anni, almeno celebralmente.
Frannie ed Alex avevano scelto proprio i loro migliori amici come testimoni di nozze e visto che la settimana seguente sarei partita per il tour con gli All time low era meglio se mi sbrigavo a comprare un vestito.
L’abito di matrimonio di Frannie sarebbe stato bianco con qualche decorazione rosa chiaro, e, visto che ero anche la sua damigella d’onore , miss Gaskarth avrebbe preferito che il mio abito si abbinasse al suo.
Approfittandone anche del pomeriggio libero di Jack decidemmo di andare a fare un giro per negozi, alla ricerca di qualcosa di carino per me.
L’appuntamento era alle sei in punto a casa mia, ma ovviamente quell’idiota  venne con mezz’ora di ritardo.
-Barakat! Cosa stavi facendo?- gli avevo urlato non appena fui entrata in macchina.
-Mi stavo scopando un’altra Lexie… -
Lo guardai male , pronta a dargli una scaricata di pugni nello stomaco.
-PAZZA! DORMIVO, ECCO TUTTO.- disse in una smorfia, mettendo in moto l’auto e guardandomi di tanto in tanto.
-Che palle gli abiti da cerimonia- ammise qualche minuto più tardi, ricevendo in risposta da me una smorfia.
-Sembrerai un pinguino quel giorno…-
-Adori i pinguini- replicò sorridente
-Appunto-
-Mmmhhhh…-
Ridacchiammo entrambi e io gli stampai un bacio sulla guancia.
Jack era rimasto piuttosto sconvolto dalla decisione di Alex, infatti me ne aveva parlato da subito, per sapere se anche Frannie ne sapesse qualcosa o cosa.
Erano amici da così tanto tempo ed io lo sapevo bene, come tutte le fan degli All time low, o quasi tutte, anche io adoravo la Jalex, eppure mi ero dovuta arrendere che fosse solo una forte amicizia.
 
Una volta giunti alla boutique che gli avevo indicato scendemmo dall’auto ed io entrai subito nel negozio la cui vetrina era addobbata con abiti fantastici dai colori più svariati, era estate d’altronde.
Aprii la porta d’entrata e notai che un mucchio di persone gironzolava per il negozio.
-Molto meglio. Odio le commesse che ti si appiccicano addosso- avevo detto a Jack facendolo sorridere.
Mi avvicinai allo stand dove avevo visto abiti e completi sul rosa o fucsia e inizia a tirarne fuori qualche modello.
-Allora Lexie, qualcosa che posso toglierti facilmente di dosso, niente cerniere e bottoncini troppo complicati!- disse improvvisamente Jack portandosi le mani sui fianchi.
-IDIOTA! STAI ZITTO CHE TI SENTONO!- sbottai a denti stretti e gli diedi un calcio, ma lui continuava a sorridere noncurante.
Aveva seriamente il pallino del sesso, non potevo farci  niente. Anche perché quando voleva sapeva essere terribilmente tenero e dolce.
Presi due vestiti e andai nel camerino a provarmeli.
-Jack non sbirciare e guarda che nessuno si avvicini- gli avevo raccomandato prima di entrare in quel minuscolo stanzino e iniziare a togliermi i vestiti.
-Hai fatto? Hai fatto? Hai fatto?- continuava a chiedermi Jack, fino a che non lo zittii con uno sguardo maligno.
Il primo abito consisteva in una gonna a tubino e una blusa rosa antico con le maniche a tre quarti, era un completo molto carino, eppure non mi convinceva troppo.
Mi alzai i capelli con una mano e sorrisi incerta, sembravo una donna troppo matura.
-Jackie, che te ne pare?- domandai uscendo in punta di piedi dal camerino e facendo una giravolta su me stessa.
Barakat spalancò la bocca. –Gnocca.-
-…e te pareva che non lo dicevi-
-Gnocca ma con un’aria da prof, sembri più grande- aggiunse grattandosi il mento.
-Mh , provo l’altro vah-
Rientrai nel camerino e mi tolsi con calma quel completo da dosso, lo rimisi sulla stampella e poi indossai l’altro vestito che invece era corto poco sopra al ginocchio e aveva un corpetto con lo scollo a cuore, la gonna invece cadeva morbida sulle gambe.
Un enorme sorriso mi comparve in volto non appena mi specchiai, adoravo quell’abito!
Jack sentì il mio urletto di felicità e si affacciò immediatamente nel camerino.
-Caspita. Ti sta da Dio!- esclamò, entrando lì dentro con me e sedendosi su un puffo nell’angolino.
-Grazie, ma…che ci fai qui?-
-Mi sentivo tutto solo lì fuori- mugugnò facendo il labbruccio e gli occhioni da cucciolo.
-TI ODIO! Sei dannatamente dolce!- esclamai a voce un po’ troppo alta e mi avvicinai a Jack, gli presi il volto tra le mani e lo baciai, sorridendo.
-Anche io ti odio, proprio tanto. Comunque dovresti prendere questo vestito.-
-Infatti ho deciso, pendo questo-
-Perfetto.-
Ci guardammo sorridenti, poi cercai con qualche gesto maldestro di abbassare la zip dell’abito, ovviamente fallendo.
-Ti aiuto- si offrì subito Jack alzandosi e abbassando con un movimento fluido la cerniera del vestito, gli sussurrai un “grazie” ma lui mi strinse da dietro dondolando qualche secondo sul posto con me tra le braccia.
-Voglio qualcosa in cambio!- esclamò, come suo solito, mentre io scioglievo l’abbraccio e mi toglievo da dosso quel gioiello di vestito, per posarlo nuovamente sulla gruccia.
-Ma vuoi sempre qualcosa in cambio?!-
-Si perché tu adesso sei in mutande e io…io… sai come sono io- borbottò incrociando le braccia al petto.
-Riesci ad essere tenero anche in queste situazioni, ma come fai?!-
-Boooh…- rispose scrollando le spalle.
Arricciai il naso e mi avvicinai nuovamente a lui per baciarlo, ma questa volta Jack mi spinse al muro del camerino e posò entrambe le mani sui miei fianchi.
-Jack Bassam Barakat, non lo faremo mai e poi mai in un…negozio!-
-E dai! Noi non ci fermiamo al limite letto, noi siamo super eroi!- esclamò strizzandomi l’occhio.
-Perché l’avrai sempre vinta su di me?- dissi mordicchiandomi il labbro inferiore
-Chi lo sa-
Sorrisi maliziosa e lasciai che Jack mi baciasse, con una mano chiusi ermeticamente la porticina del camerino e poi mi lasciai andare tra le sue braccia.
Quella era davvero una situazione insolita, eppure credo che nessuna avrebbe rifiutato al mio posto.
Si tratta comunque di Jack…Jack Barakat.

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