She hates herself more than anything

di _welcometomylife_
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Down the street. ***
Capitolo 2: *** So can we start it all over again? ***
Capitolo 3: *** I was falling apart. ***
Capitolo 4: *** I don't want to hurt you. ***
Capitolo 5: *** I was just trying to be alright. ***
Capitolo 6: *** Someone like you. ***
Capitolo 7: *** Your guardian angel. ***
Capitolo 8: *** Wonderwall. ***



Capitolo 1
*** Down the street. ***


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Down the street






13 Settembre, ore 21:40 era ora di andare a lavorare. Tacchi 15, minigonna, calze a rete, top attillato e rossetto rosso fuoco, il mio abbigliamento preferito insomma.

«Paul, io vado a lavorare» dissi mentre scendevo le scale.
Paul, quell'uomo che dovrei chiamare papà, beh non era proprio mio padre, era il mio patrigno, era sdraiato sul divano a bere la sua birra e a fumare le sue sigarette ovviamente tutto pagato con i soldi del mio "lavoro".

«soddisfa qualche cliente in più questa sera Nicole, dobbiamo pagare l'affitto» disse sorridente, come se non fosse niente. Ah giusto, dimenticavo è lui che mi ha trovato questo lavoro.

Sì! avevo solo 15 anni mi ha venduta al suo socio, il modo peggiore di perdere la verginità direbbe la gente. Tutti immaginano la prima volta con la persona che amano, come un momento speciale, come qualcosa di unico. Beh... Io non ho avuto il tempo per immaginarla, uno shock? Già! Forse, ma dopo 2 anni ti abitui alla cosa, riesci anche a fingere un orgasmo. Non risposi all'affermazione di Paul, uscii di casa e mi diressi  verso la Thrift Avenue, mi appoggiai al palo della luce aspettando che qualcuno si fermasse per avere una qualche "prestazione". Niente, neanche l'ombra di un cane. Stavo per andarmene quando dall'angolo sbucò un'auto nera che veniva nella mia direzione, presi un bel respiro e quanto questa si fermò mi avvicinai, la persona che era al volante abbassò il finestrino, così potei distinguerlo meglio.
Un ragazzo sui 20 anni, capelli castani, occhi scuri e un sorriso perfetto.

«Ciao bello ti posso essere utile in qualche modo?» Dissi cercando di sembrare più disinvolta possibile, di solito non venivano mai ragazzi così giovani. Mi sentivo stranamente a disagio.

«Si, ti va un lavoretto? Ti pago 600 sterline». Mi disse con un sorriso malizioso.

Rimasi a pensarci 2 minuti. 600 sterline. Era un bel gruzzoletto rispetto alle banconote da 50 che mi davano di solito i clienti.

«Che cos devo fare?» risposi un po' titubante.

«Sali in macchina, piccola» mi disse aprendomi lo sportello.

Appena salii in macchina, il ragazzo premette il piede sull'acceleratore e sfrecciò sulla strada. Ci stavamo dirigendo fuori città e io non sapevo neanche cosa avrei dovuto fare, lui continuava a tenere lo sguardo fisso sulla strada con un sorrisetto compiaciuto che cominciava a darmi i brividi.

«Dove mi stai portando? Non mi hai neanche detto cosa devo fare». Gli dissi tutto d'un fiato.

«Abbi pazienza piccola, te lo spiegherò appena saremo arrivati, manca poco». Rispose senza nemmeno degnarmi di uno sguardo mentre la mia preoccupazione cresceva sempre di più.

Rimasi zitta per tutto il resto del viaggio finché non ci fermammo nel parcheggio di un Motel.

«Ora tu entri nella stanza n°26, tra 10 minuti entrerà un ragazzo dai capelli biondi, è il suo diciottesimo compleanno, soddisfa ogni sua richiesta e sarai pagata profumatamente». Mi disse porgendomi le chiavi della stanza. Le presi e lo guardai prima di scendere dall'auto e dirigermi verso il Motel.
 Dopo 5 minuti eccomi davanti alla stanza, inserii la chiave nella serratura che schioccò appena girai la chiave verso desta. Poggiai la mano sulla maniglia e aprii lentamente la porta.
Entrai nella stanza e mi sedetti sul letto e aspettai che arrivasse quel ragazzo biondo che avrei dovuto soddisfare. Ad un tratto la porta si aprì, un ragazzo dai capelli biondi e gli occhi azzurri entrò nella mia stanza.

»FLASH BACK«

«Niall, aspettami. Non ce la faccio a correre». Dissi quasi senza fiato.

«Nicole dai siamo arrivati» Disse sorridendomi.
Quando lo raggiunsi, mi piegai sulle ginocchia mentre respiravo a fatica.

«Ci incontreremo un giorno»

«Devi per forza trasferirti in Irlanda?» dissi mentre una lacrima mi bagnava il viso.

«Si - fece una pausa e strinse il mio piccolo corpicino al suo - Ti voglio bene, Nicole».

»FINE FLASH BACK«

"Spero non si ricordi di me. Ti prego fa che non si ricordi di me". Mi avvicinai a lui mentre mi torturavo mentalmente sperando che quel ragazzo che non vedevo ormai da 11 anni non si ricordasse di me.

«Ciao biondino» gli dissi.

Lui strabuzzò gli occhi mentre gli sbottonavo la camicia e gliela sfilavo lentamente per poi cominciare a slacciargli la cintura.

«No aspetta!» mi urlò per poi allontanarmi da lui.
«Nicole?» mi disse continuano a squadrarmi da capo a piedi.


"Fanculo" pensai.
"E ora che faccio?"


Angolo scrittrice:
Questo è il primo capitolo della mia storia. Spero vi abbia incuriosito.:) cosa succederà nel secondo capitolo? Lo scoprirete se questo capitolo riceverà delle recensioni :*
Il mio nome è Ersilia:)
Se volete seguitemi su twitter: 
https://twitter.com/Imdreamingunow 

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Capitolo 2
*** So can we start it all over again? ***


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So we can start it all over again?

 
«Non so di chi tu stia parlando, biondo» dissi cercando di non dare altri sospetti. Continuai a slacciargli la cintura e a sbottonargli i pantaloni.

«Fermati cazzo, Nicole che ti è successo?» disse alzando il tono di voce e guardandomi con i suoi grandi occhioni azzurri.

«Non so di cosa tu stia parlando, Niall» sbottai e per poi un secondo dopo rimpiangere di aver detto quel nome.

«Hai pronunciato il mio nome, io non te l'ho detto» sorrise.

«Non è vero» bonfochiai.

«Sì che è vero» ribattè lui.

«Ah fanculo, fammi fare il mio lavoro così posso prendere i miei soldi e togliere il disturbo, ok? Ok. Patti chiari, amicizia lunga». Dissi gridandogli contro.

«Sì, amicizia. Una volta io e te eravamo amici. Ora ti ripeto la domanda. Cosa ti è successo?» Mi fece la domanda una seconda volta.
Il suo tono di voce era pacato e notavo un velo di tristezza. Beh, cosa mi era successo in undici anni? Allora, mia madre era morta e io ero stata lasciata in affidamento al mio patrigno, lui mi aveva venduta al suo socio a quindici anni e da due anni faccio la puttana. Troppe cose. In undici anni la mia vita era cambiata. Mi mancava Niall, lui c'era sempre stato per me anche quando mio padre morì, poi andò via. È andato via, quando avevo più bisogno di lui, quando avevo bisogno solo di sorridere dopo le lunghe nottate passate in ospedale accanto al letto di mia madre poiché lei era molto malata, avrei soltanto voluto che fosse stato accanto a me in quei momenti. Ma non c'era. Non sapevo cosa dire ora, i ricordi si fecero spazio nella mia mente e una lacrima mi bagnò il viso.

«Oh... Non lo so - mi asciugai gli occhi - mi dispiace che nel vedere la persona che sono diventata, io ti abbia delusa» dissi sorridendo beffarda con gli occhi lucidi.

«Nicole, sapevi che per te ci sarei sempre stato, perché non mi hai cercato?» disse avvicinandosi a me e accarezzandomi la guancia.

«Niall, sono successe troppe cose all'improvviso. Ero sola. Anzi, non lo ero ma questo ha peggiorato tutto». Le lacrime si fecero strada sul mio viso e mi accasciai per terra a quei ricordi così dolorosi.

Lui si abbassò e mi strinse a sé.
«Ti prego non far così, fai stare male anche me. Non era mia intenzione farti piangere» mi disse tentando di tranquillizzarmi.

Alzai lo sguardo e lo guardai bene negli occhi, sembrava così preoccupato, così comprensivo. Era rimasto quello di un tempo era soltanto cresciuto.

«Senti, io non sono qui per parlare o per piangere, ma per altro. Io ho bisogno di quei soldi quindi dimmi cosa vuoi». Dissi freddamente rialzandomi in piedi e asciugandomi il viso.
Non volevo farmi vedere debole davanti a nessuno figuriamoci davanti a lui.

«Voglio che tu mi parli. Dirò a Josh che ho avuto la miglior scopata di tutta la mia vita». Disse serio.

«Non credo di poter accettare» dissi abbassando lo sguardo e in quel momento trovando veramente interessanti le mie scarpe nere.

«Nicole, eri la mia migliore amica, ho pensato te ogni giorno, ho desiderato di rivederti e ora che sei qui non ti lascio andare. Voglio recuperare il nostro rapporto» disse sicuro di sé.

Lo abbracciai forte, mi era mancato così tanto.

«Prendi i pop corn, la storia della mia vita è meglio di un film» risi.

«Pop corn» mi guardò con un faccia alla Homer Simpson con la bava alla bocca.
Lo guardai e scoppiai a ridere e lui con me.

Non era cambiato di una virgola, il solito mangione, tenerone e apprensivo di sempre. Era il mio Niall.
Ci sdraiammo sul letto e incominciai a raccontargli tutto, mentre lui mi accarezzava dolcemente i capelli.

«Mamma è morta quando avevo 10 anni, era molto malata e per mia disgrazia lei si era risposata con Paul. All' inizio lui era dolce, premuroso, mi coccolava, in pratica mi trattava come se fossi realmente sua figlia, poi - feci una pausa e presi un bel respiro - all' età di 15 anni mi ha venduta al suo socio poiché gli doveva 1000 sterline e da allora ha capito che con me avrebbe fatto soldi facili senza muovere un dito e ora come puoi vedere sono diventata questa».

Lui rimase spiazzato dalle mie parole. Il silenzio regnò nella stanza, mi alzai facendo risuonare rumorosamente i tacchi sul parquet, presi la mia roba e mi dimessi verso la porta. In quel momento volevo solo scappare, scappare via da tutto. Mi odiavo. Odiavo me stessa più di ogni altra cosa.
Era troppo bello per essere vero, incontrare il mio migliore amico che non mi trattava come una puttana ma tanto anche se tutto questo era reale, il giorno successivo sarebbe tornato tutto alla normalità. Lunedì sarei andata a scuola, qualche ragazzo mi avrebbe chiesto una sega o un pompino per 20 sterline nel ripostiglio del bidello e sarebbe cominciata la solita routine. Aprii la porta e feci per uscire.

«Ah, Buon compleanno Niall».dissi facendo un finto sorriso.

«Nicole, aspetta! - mi urlò saltando giù dal letto - vieni a stare da me, quell'uomo non può farti questo. Hai 17 anni devi vivere la tua vita» continuò lentamente.

«Non posso accettare, mi dispiace» risposi abbassando lo sguardo.

«Nik, ti prego» ribattè.

Sorrisi a quel nomignolo ce mi aveva data quando eravamo bambini. Degli innocenti bambini che sognavano di fare gli astronauti, di raggiungere la luna e farci un pick-nic. Io non lo meritavo gli avrei soltanto fatto del male.

«Nik, ti prego. Voglio aiutarti». Mi supplicò ancora una volta.

«Niall, ho paura sé ti succedesse qualcosa non me lo perdonerei. Paul mi verrà a cercare e-» mi interruppe mettendomi un dito sulle labbra.

«Ti proteggerò, fosse l'ultima casa che faccio - disse convinto - Ti prego ti ho già lasciata andare una volta non voglio farlo di nuovo».

Mi guardava negli occhi, cosa avrei dovuto dirgli, non volevo che qualcuno gli facesse del male. Sapevo cosa sarebbe successo se non così tornata a casa, ma ne sarebbe valsa la pena?

«Io non so...» gli dissi cercando di capire cosa dirgli.

«Ti prego» mi disse ancora.

«Niall, io...»



Angolo scrittice:

Ecco a voi il secondo capitoloooo... Spero vi piacciaaa ♥
ci ho messo l'anima nel scriverlo. Sper che questo abbia qualche recensione.. :/ Va bieeeene alla prossima. baci Ersilia. ♥

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Capitolo 3
*** I was falling apart. ***


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I was falling apart.

 
«Niall, io ti auguro il meglio. Addio». Dissi mentre una lacrima mi bagnava il viso.
Scappai via senza voltarmi indietro neanche una volta. Non potevo metterlo in pericolo, se gli fosse successo qualcosa non me lo sarei mai perdonata. Arrivai davanti l'auto del ragazzo che mi aveva portato al Motel ed entrai subito. Mi sedei sul sediolino anteriore e tentai di asciugarmi le lacrime.
«Ehi... Tu che ci fai qui? Dovresti essere in camera!» il suo tono di voce era rabbioso ma il dolore che avevo dentro sovrastava la paura che mi incuteva quel ragazzo.
«Portami via» dissi con voce fievole tenendo il viso basso.
«Che cosa? E guardami in faccia quando ti parlo puttana». Mi disse alzando ancora di più la voce.
Alzai la testa per guardarlo in faccia, i suoi occhi erano rossi di rabbia, avevo paura che mi avrebbe fatto del male. Non riuscivo a capire come Niall si frequentasse non questo tizio.
Pian piano la paura si impossessò di me, incominciai a respirare affannosamente mentre le lacrime continuavano a scendere.
D'un tratto sentii lo sportello posteriore dell'auto chiudersi. Poi sentii la sua voce.
«Portala a casa sua e dalle i soldi che le avevi promesso, Josh». Disse serio per poi voltarsi per guardare al di fuori del finestrino.
«No, ma dici sul serio? Sei dalla parte di questa puttana! Non ci posso credere, non solo non ha fatto quello che le avevo detto, la dovrei anche pagare e tu la difendi pure? Horan, da quando stai con Kate ti sei proprio rammollito» rise incredulo il ragazzo alla guida, mentre tentato di trattenere i singhiozzi.
«No Josh, Non hai capito! - il tono di Niall era severo, pieno si rabbia e di disprezzo - ho una ragazza e non la tradirei mai, e prova un'altra volta a chiamare questa ragazza puttana e puoi considerarti morto, ok? Ok.»
Josh sbarrò gli occhi e potei vedere trapelare un velo di paura sul suo viso.
«Ok, amico. Ti chiedo scusa. - fece una pausa e poi continuò rivolgendosi a me - Dove abiti?»
Non volevo che Niall sapesse dove abitavo ma in quel momento sapevo di non avere altra scelta. Cos'altro avrei potuto fare?
«Raithin road sulla cinquantaduesima». Dissi tenendo lo sguardo fisso sulle mie mani.
La macchina sfrecciava sulla strada e al suo interno incombeva un silenzio di tomba. Arrivammo a casa dopo 20 minuti, una volta davanti al vialetto presi un bel respiro, aprii lo sportello e una volta scesa mi voltai verso Josh.
«Ehm… Grazie» dissi sforzando un sorriso.
«Aspetta – disse Josh mentre prendeva il portafoglio e estraeva dei soldi – Ecco i tuoi soldi».
Li presi e chiusi lo sportello. Josh rimise in  moto l’auto e sparì con Niall dopo aver svoltato l’angolo.
 
Da qui consiglio di ascoltare questa: http://www.youtube.com/watch?v=cu7QvOQKcKk
 
Rimasi ferma per qualche minuto con lo sguardo perso nel vuoto, tentando di dare un senso a tutto quello che era successo. Erano le 2:47 del 14 Settembre e il buio incombeva sul mio quartiere, solo qualche lampione spezzava il buio della notte. Mi risvegliai da quello specie di trans e mi avvicinai al portone di casa mia, inserii la chiave nella serrature e l’aprii.
Sulla poltrona era seduto Paul, intorno a lui c’erano minimo 10 bottiglie di birra vuote, mi guardò e mi venne incontro barcollando. Mentre lui si avvicinava, io indietreggiavo sempre di più finchè non sentii il freddo del legno della porta sulla mia schiena scoperta, sapevo cosa stava per succedere ma sapevo anche di non poter scappare.
«Allora Nicole, quanto hai guadagnato stasera? Spero tanto per essere tornata a quest’ora». Disse avvicinando il suo viso al mio. Sentivo la puzza d’alcool entrarmi nelle narici e girai il volto appeno il suo viso un po’ di più al mio.
«600 Sterline, proprio i soldi per pagare l’affitto» dissi scansandolo e togliendomi i tacchi.
«No, no… Nicole, non funziona così lo sai… troppo poco». Disse ridendo afferrrandomi il braccio.
Chiusi gli occhi finchè non sentii la guancia andare a fuoco e mi ritrovai sul pavimento. Incominciò a tirarmi calci nello stomaco, per poi sfilarsi la cintura e darmi a cinghiate.
Ogni volta che il cuoio toccava le mie braccia e lei mie gambe la sua risata si faceva sempre più forte, mentre le lacrime continuavano a scendere sul mio viso. Perché a me? Perché tutto quello accadeva a me? Era questo che trovavo tornando a casa. Quella casa che sarebber dovuta essere il mio riparo, ma non lo era. Non era stato facile crescere senza un padre e poi perdere una madre, crescere senza mai sapere come sarebbe potuto essere l’amore. Paul continuava a colpirmi mentre io continuavo a dire sempre le stesse parole nella mia mente, come una preghiera, “mamma prometto che sarò più buona, farò qualunque cosa ma portami via da qui… papà èper favore proteggimi”. Dopo un po’ smise di picchiarmi ma io rimasi lì con gli occhi chiusi, come se avessi paura di essere colpita nuovamente. Non ce la facevo a muovermi, avevo paura, non c’era più nulla dentro me, era tutto distutto, ero debole e stanca di quella sensazione. Stavo cadendo a pezzi. Non credevo che sarei mai stata bene. Paul mi aveva usata, maltrattata, seppellita in un mare di vergogna e di umiliazione. Aveva distrutto il mio presente e il mio futuro. Sarebbe mai finita quella tortura?
Quando aprii gli occhi i raggi del sole entrava dalla finestra. Mi rialzai lentamente e guardai l’orologio appeso nel salotto. Erano le 7:10. Oggi cominciava la scuola, salii lentamente le scale e mi vestii. Una volta vestita mi guardai nello specchio e vidi i lividi che vevo sulle braccia, non potevo lasciarle scoperte, presi un cardigan e lo indossai anche se faceva molto caldo.
Presi un bel respiro  e uscii di casa, mentre mi allontanavo cercavo di allontanarmi anche dai pensieri di quello che era successo la sera prima, volevo solo ricominciare tutto daccapo e lasciarmi tutto alle spalle ma sapevo che era impossibile.
Dopo poco mi ritrovai davanti al cancello della scuola. Come sempre non c’era nessuno a venirmi incontro, nessun amica, nessun amico, ero sola.
Entrai  nella scuola, con gli sguardi degli altri puntati su di me, era tutto così frustante. Camminai fino ad arrivare al mio armadietto e vi posai i libri che non mi servivano. Guardai il mio orario scolastico, 1^ ora – Letteratura inglese.
Mi avviai verso l’aula quando una mano si posò sulla mia spalla, mi girai e mi ritrovai a fissare i suoi due grandi occhioni azzurri.
 
«Buongiorno piccola» mi disse Niall facendomi un sorriso.
 
«Ciao, io devo andare» dissi liquidandolo velocemente . Non volevo che la sua reputazione fosse guastata a causa mia. Sentii tirami per il braccio, il dolore dei lividi che mi aveva provocato Paul si facevano sentire. Mi girai facendo una smorfia di dolore.

 «Senti Niall, meglio che non ti fai vedere con me ok?» dissi cercando di trattenere le lacrime. Non gli diedi il tempo di rispondermi che corsi via chiudendomi nel bagno, mi appoggiai al muro, mi sedei per terra e incominciai a piangere, tirai su le maniche della maglia e vidi i lividi sempre più violacei, li sfiorai con le dita come per delineare tutti i segni sul mio corpo.
 
«Dimmi che mi sbaglio, per favore» di nuovo lui. Perché continuava a seguirmi? Tirai giù velocemente le maniche della maglia e mi asciugai le lacrime.
 
«Di cosa parli?» dissi facendo finta di niente .
 
Si avvicinò a me e si sedette al mio fianco, alzò di poco la manica del mio cardigan e sfiorò il braccio lentamente.
 
«È stato lui? Lui ti ha fatto questo? Perché?» mi disse con voce fievole.
 
«Niall, non  è niente… Sono caduta e-»
 
«Si vai a raccontarlo a qualcun altro, Nicole. Ti conosco, so quando menti! Ma perché lo proteggi? Ti fa solo del male» disse urlandomi contro.
 
«Ma tu cosa ne sai della mia vita? Torni dopo 11 anni e pretendi che tutto si ok, che non sia cambiato niente. Niall tu non sai più niente di me». Dissi alzandomi di scatto, lui si catapultò davanti a me, mi guardò dritto negli occhi e mi accarezzò la guancia.
 
«Non so più niente di te. Ma so quello che vedo. E vedo, i lividi sulle tue braccia, la paura nei tuoi occhi azzurri e non vedo più il tuo sorriso. Io non voglio che quell’animale ti faccia più del male, perché si lui è un animale, le donne non si toccano nemmeno con un fiore… Ti prego vieni a stare da me, mia madre sarà felice di vederti» disse dolcemente.
 
Perché continuava ad essere così dolce nonostante le cose brutte che gli dicevo? Sarei voluta scappare via dalla mia vita, ma la paura mi invadeva. E se fosse stata la scelta giusta? Dovevo andare via con lui? Maura mi avrebbe davvero accettata?
 
«Perché continui ad essere così dolce con me? Io non me lo merito. Cosa direbbe tua madre dopo aver scoperto il mio passato? Cosa dirà la tua ragazza?»
«Non mi importa, basta che tu stia bene». Disse sincero
 
«Io ho paura» gli dissi con gli occhi lucidi.
 
«Ma io sono qui» mi rispose abbracciandomi.
Scoppiai in un grande pianto, le sue braccia cingevano il mio esile corpo, il suo profumo mi tranquillizzava. Forse finalmente avevo trovato il mio posto.




Angolo scrittrice:
Scusate per l'attesa... ahahahahah.. ma non avevo proprio ispirazione... Spero che il 3 capitolo vi piaccia... Grazie per le 4 recensioni al 2 capitolo... Beh.. spero di ricevere qualche nuova recensioniii... va bieneee ... byeeee ♥

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Capitolo 4
*** I don't want to hurt you. ***


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I don’t want to hurt you


“Don’t let me go,

‘cause I’m tired

of feeling alone”.

-Harry Styles

 
Niall mi convinse ad andare a casa con lui, anche se sapevo che non sarebbe stata una buona idea, Paul sarebbe venuto a cercarmi e mia avrebbe picchiata ancora per aver violato le regole.
Le lezioni erano appena terminate e l’irlandese mi aspettava davanti alla sua macchina 50. Appena mi vide, mi sorrise e mi aprì lo sportello per poi richiuderlo quando fui entrata in macchina e così entrare anche lui. Guidava tranquillamente tenendo lo sguardo fisso sulla strada, quel silenzio era straziante più di quanto potessi immaginare. Fermò l’auto davanti ad una stazione di polizia, sbarrai gli occhi per poi guardarlo interrogativa. Non formulai nemmeno la domanda che lui parlò.
«Devi denunciarlo. Ora.» Mi disse con un tono che non ammetteva repliche.
A quella frase impallidii, la paura si impossessò di me e il mio respiro si fece più pesante. Guardai la strada per poi sentire una presa sulla mia mano, mi voltai e incontrai gli occhi azzurri del biondo.
«Va tutto bene, ci sono io con te.» Mi disse con tranquillità. Ma non c’era nulla da stare tranquilli e io lo sapevo bene.
Mi slacciai la cintura e scesi lentamente dall’auto, intanto il biondo era già davanti al mio sportello ad aspettarmi. Mi avvolse il suo braccio intorno alle mie spalle mentre camminavo. Arrivammo in questura e un uomo in divisa ci fece accomodare dietro ad una scrivania finchè un altro uomo si sedette difronte a noi.
«In cosa posso esservi utile?» disse con voce tranquilla.
Io ero bloccata, avevo paura, non volevo essere picchiata ancora, non volevo che Niall ci andasse di mezzo. Non volevo che le persone soffrissero a causa mia. Sono sempre stata un peso per tutti e non volevo esserlo ancora. Non mi decidevo a proferire parola, un groppo alla gola strozzava ogni singola cosa che io volessi dire, avrei voluto raccontare di tutti i calci, i pugni, le violenze e gli abusi sofferti, tutto quello che il  mio piccolo corpo nascondeva, tutte le immagini, tutti quegli odiosi ricordi che non avrei voluto ricordare perché erano soltanto degli incubi.
Niall vedendomi in difficoltà mi alzò le maniche della maglietta fino a scoprire i lividi.

«Dobbiamo fare una denuncia per maltrattamento minorile e abusi su minore.» disse con sicurezza il biondo.
«Chi è costui?» disse alzandosi e scrutando meglio i segni violacei a causa delle percosse.

«Il suo patrigno, si chiama Paul Wilson.» continuò Niall.

L’uomo si risedette dietro la scrivania e compose alcuni numeri sul telefono e diede dei comandi a qualcuno e poi ci chiese di aspettare fuori dall’ufficio. Ci diede qualche carta da firmare, come diceva lui, erano solo formalità. Eravamo seduti su delle poltrone al quanto scomode e Niall continuava ad abbracciarmi e a dirmi che sarebbe andato tutto bene, ma io no smettevo di tremare e piangere. Nessuno sapeva di cosa era capace Paul, nessuno a parte me.
Passarono 2 ore finchè non sentimmo arrivare qualcuno, alzai lo sguardo e incontrai gli occhi neri del mio patrigno.
«Me la pagherai cara, quando meno te l’aspetti Nicole, sarò il tuo peggiore incubo» mi disse mentre i poliziotti lo spintonavano via.

Niall mi strinse di più a se e mi baciò la fronte. Avevo troppa paura. Restammo lì per un’altra ora fino a quando una donna ci disse che potevamo andare via.
Ci rimettemmo in macchina e ci fermammo davanti casa mia. Il biondo mi lasciò entrare da sola, in quella che doveva essere il mio rifugio e invece era solo stata testimone delle lacrime, delle percosse e di tutte le violenze subite nel corso degli anni. Presi i miei vestiti e tutte le cose che mi sarebbero servite a casa del mio amico, chiusi la valigia e ritornai in macchina.

«Va tutto bene?» mi chiese l’irlandese.
Io annuii solamente. Non avevo voglia di parlare, avevo bisogno soltanto di riposare. Dopo 10 minuti ci trovammo a casa di Niall, scesi dall’auto mentre lui prendeva la mia valigia per poi affiancarmi. Entrammo in casa e lui posò la mia valigia nell’atrio. Casa sua era veramente bellissima, si vedeva che c’era il tocco di Maura. Le pareti erano color avorio ed erano piene di quadri e fotografie. Ne potei notare una particolarmente, c’eravamo io, lui, mia madre e sua madre, eravamo in un grande prato verde. Quel giorno eravamo andati a fare un pic-nic, ricordo che io e Niall continuavano a correre mentre la mia mamma e maura ci venivano dietro esasperate, ci divertimmo tantissimo quel giorno. Mentre guardavo la foto mi scappò un sorriso, Niall mi affiancò e mi diede un bacio sulla guancia per poi prendermi per mano e portarmi in cucina.
«Mamma, sono a casa» disse lui sorridente abbracciando sua madre.
«Ciao tesoro» disse lei ricambiando l’abbraccio. Quando si staccarono lei mi guardò, anzi mi squadrò da capo a piedi, mentre io abbassai lo sguardo.
«E lei?» chiese al figlio che mi venne incontro e mi portò davanti alla donna che mi guardava ancora perplessa.
«Mamma non ti ricordi di Nicole Collins?» disse lui sorridente.
Sul viso di sua madre si formò un sorriso e mi venne incontro abbracciandomi. Non ricordavo l’ultima volte che una persona mi aveva abbracciato con un fare così materno. Sorrisi e ricambiai l’abbraccio stringendola di più a me.
«Nik, come sei diventata grande. Come sta tua madre? Sono anni che non la sento» mi disse dolcemente mentre piano piano discioglieva l’abbraccio.
«Purtroppo non c’è più, mi ha lasciata 6 anni fa» dissi fingendo un sorriso.
Il suo viso si fece più triste ma per fortuna quel momento di malinconia fu interrotto da Niall.
«Mamma, se non ti dispiace da oggi in poi lei resterà da noi» disse mentre guardò la madre facendole segno che avrebbero palato dopo. Lui mi consigliò di andarmi a riposare, prese le mie valige e le portò al piano di sopra in una stanza enorme. Mi diede un bacio sulla guancia e scese giù dalla madre mentre io mi sdraiai sul letto e chiusi gli occhi fino ad addormentarmi. L’unica cosa che volevo e lasciarmi alla spalle tutto quello che mi era successo fino ad un paio d’ore prima.

NIALL POV’S
Lasciai Nicole nella stanza e andai da mia madre. Le raccontai tutto quello che sapevo e mia madre sembrò capirmi e appoggiarmi.
«Stai facendo la cosa giusta, sono fiera di te» disse mentre mi sorrideva.
«Lo so mamma- dissi sorridendo- allora che si mangia?»
Mia madre scoppiò a ridere e mi diede del pollo al curry. Dopo aver mangiato mi sdraiai sul divano e accesi la tv, stavo per addormentarmi quando sentii un urlo. Saltai giù dal divano e corsi di sopra, entrai nella camera di Nicole, la ritrovai suta sul letto con gli occhi sbarrati e il respiro affannato, mi misi sul letto e tentai di accarezzarle il viso ma lei si ritrasse, come se avesse paura di essere anche solamente sfiorata.
«Non voglio ferirti» dissi dolcemente.
Lei mi abbracciò e scoppio a piangere mentre lentamente le accarezzavo la schiena.
«Non lasciarmi andare, perché sono stanca di sentirmi sola» disse tra i singhiozzi.
«Non lo farò» le dissi solamente mentre la stringevo più a me.
No, non l’avrei lasciata andare questa era un promessa.


Angolo scrittrice:
CIAOOO BEI PAMPINI AHAHAHAHAHAH OK NO… SO CHE IL CAPITOLO FA UN PO’ SCHIFO, MA DAVVERO CI HO MESSO L’ANIMA PER SCRIVERLO… COME AVETE VISTO NICOLE HA ACCETTATO DI ANDARE CON NIALL.. MA COSA SUCCEDERA’? HA FATTO LA COSA GIUSTA? CONTINUATE A LEGGERE LA MIA STORIA E LO SCOPRIRETE. J AH VOLEVO RINGRAZIERE CHI RECENSISCE I MIEI CAPITOLI.
ALLORA RINGRAZIO:
LE TRE PERSONE CHE HANNO RECENSITO IL PRIMO, LE QUATTRO PERSONE CHE HANNO RECENSITO IL SECONDO E LE OTTO PERSONE CHE HANNO RECENSITO IL TERZO.
LE 11 PERSONE CHE HANNO MESSO TRA LE PREFERITE , LE 3 CHE L’HANNO MESSA TRA LE RICORDATE E INFINE LE 6 CHE L’HANNO MESSA TRA LE SEGUITE.
SIETE MERAVIGLIOSE.

NO MA DICO QUANTO VI POSSO AMARE EH? :3 COMUNQUE SPERO CHE QUESTO CAPITOLO COME SEMPRE ABBIA QUALCHE RECENSIONE IN PIU’PERCHE’ MI FA PIACERE CHE C’E’ QUALCUNO INTERESSATO ALLA MIA STORIA.. BEH ALLA PROSSIMA UN BACIOO :* <3


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Capitolo 5
*** I was just trying to be alright. ***



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I was just trying to be alright.
 
                                                                                                                             Ad Alle, Giorgia e Corinne.
Perchè senza i loro incoraggiamenti non sarei mai riuscita ad andare avanti.  
Grazie ragazze, siete le migliori ♥
 
Uno, due, tre, Quattro…. Contavo i ticchettii dell’orologio. Cinque, sei, sette, otto… Non riuscivo a dormire. Nove, dieci, undici, dodici… Mi alzai dal letto e scesi nella cucina della mia ‘nuova casa’, aprii il frigo e presi un succo. Ricominciai daccapo. Uno, due, tre… Una figura alta apparve sullo stipite della porta, Niall.  Sospirai. «Sei sveglia». Disse sottovoce. «Anche tu». Gli risposi. Quattro, cinque, sei… «Di nuovo gli incubi?». Mi chiese lui. Annuii soltanto. Sette, otto, nove… Il rumore di un tuono squarciò il silenzio, sobbalzai. Un temporale stava appena cominciando. Sospirai di nuovo.

«»Flash Back«»
Un rumore assordante invase le mie orecchie. Un tuono, forse. Scesi al piano di sotto. Non c’era nessuno.
«Paul, dove sei?». Stupida bambina. Stupida bambina ingenua.
«Tu non hai visto niente. Sono stato chiaro?». Tutto quello che vidi fu del sangue, tanto sangue, un uomo a terra. Stava dormendo, o forse no.
Lo capii solo dopo un po’. Aveva ucciso un uomo.


«»Fine flash back«»
Dieci, undici, dodici… Un altro tuono. Occhi spenti, fermi su un punto. L’unica cosa che sentii furono delle braccia che mi stringevano e un ‘ti voglio bene’ sussurrato all’orecchio.
22:40. Tredici, quattordici, quindici… Black out.
Avrei voluto essere forte solo per un momento per poter gridare al mondo quello che sono davvero, quello che hanno evitato di far uscire, perché io non ero cattiva. Ero solo sbagliata. In mezzo a persone troppo perfette io ero solo un errore. Troppo imperfetta per stare tra braccia di un ragazzo perfetto. Troppo differente per meritare di vivere.
Stavo solo cercando di stare bene, ma era difficile. Quando mi guardavo nello specchio, riuscivo soltanto a guardare le ferite. Ma non quelle corporali, quelle erano già guarite, ma quelle impresse nel mio cuore, nella mia mente e nella mia anima. Perché certe cose non si dimenticano.

La mattina dopo mi alzai a fatica per andare a scuola e una volta arrivata una ragazza si avvicinò a Niall e lo abbracciò. Lui era felice sorrideva come non mai, uno di quei sorrisi che ti fanno sorridere il cuore.
Lei era Kate. Perfetta, bionda, occhi castani, cheerleader. Anche se credo si sforzò di essere carina con me. Non che mi interessasse, volevo solo che rendesse felice Niall. Dopo di lei arrivarono altri quattro ragazzi, erano così simpatici , tanto che mi accolsero con un abbraccio. Ma non uno di quegli abbracci di conforto ma un di quelli che solo gli amici ti possono dare. Troppo perfetti anche loro.  Mi sembrava di vivere in un film dove tutti erano a colori e io, in bianco e nero. Tutti sorridevano quel giorno, mi sentivo bene, apprezzata per un secondo per quello che ero davvero, non per il mio corpo.
«Hey». Stavo camminando nei corridoi quando una voce richiamò la mia attenzione. Liam, credo si chiamasse.
«Hey». Dissi sorridendogli. Anche solo il suo viso ti trasmetteva dolcezza.
«Niall  mi ha chiesto di dirti che a pranzo saresti stata con noi». Disse sorridendomi dolcemente.
Io annuii soltanto e ci avviammo averso la mensa. Al tavolo erano già seduti tutti. Ridemmo e scherzammo, mi sentivo a mio agio con loro. Di tanto in tanto, Niall mi sorrideva e io ricambiavo. Sembrava tutto così semplicemente perfetto.
Ma come sempre la pausa pranzo finì e tornammo nelle rispettive classi, io andai con Liam visto che ci trovavamo nella stessa classe di letteratura.

Sii il cambiamento che vuoi vedere avvenire nel mondo.
 
Era questo che citava Mahatma Gandhi. Il professore continuava a parlare mentre io era concentrata su quella frase. Diceva tutto.
Probabilmente rimasi tutta la lezione con gli occhi incatenati sulla lavagna. Fu la campanella a risvegliarmi da quello specie di trans.

«Per lunedì voglio una tesi su Mahatma Gandhi e il suo pensiero. Lavorerete in coppia di due, lascio a voi la scelta del compagno».
Io sbuffai prendendo i libri. E uscii dell’aula in fretta e dirigendomi verso l’uscita dove mi aspettava Niall.
«Ehy Nicole, aspetta un secondo». Disse una voce alle mie spalle. Mi fermai e mi voltai. Era Liam, e stava correndo verso di me. Lo guardai e gli sorrisi.
«Possiamo farla insieme il compito se vuoi». Disse lui mentre cercava di riprendere fiato. Io gli sorrisi e annuii.
«Domani pomeriggio a casa mia?». Mi chiese.
«Certo, alle 16:00. Cercherò di farmi accompagnare da Niall. Ora devo andare». Gli dissi per poi stampargli un bacio sulla guancia e correre fuori da Niall.
Entrai in macchina, il biondo mise in moto e tornammo a casa. Sembrava così strano dire ‘casa’ dove per anni avere chiamato la mia ‘inferno’.
Era bello avere qualcuno che quando ti incontrava in casa era pronto a donarti uno di quei sorrisi che solo chi ti vuole bene può darti. Sentirsi a tuo agio al loro fianco, anche se in un mondo che inizialmente ti aveva rifiutata. Sentirsi accettata era una cosa bellissima se fino a quel momento avevi sentito che tutti erano perfetti in modo insolito mentre tu eri solo un errore.
Tutto quello che volevo era che tutti dimenticassero il mio passato, volevo cancellarlo, per sempre.
Ricominciare. Volevo ricominciare tutto daccapo. 
Avere qualche amica con cui potermi confidare, essere invitata al ballo, avere un ragazzo e farci l’amore.
Perché, anch’io nonostante il mio passato, credevo ancora nell’amore e nei sentimenti. Perché l’amore è vivo dentro di noi, dobbiamo soltanto trovare la persona alla quale non importa quello che tu sia stata prima, ma solo quello che tu sei veramente. Pregi e difetti. Perché l'amore è complicità, è sorriso, è sguardo e cuore. Perché l'amore è un'emozione che scocca gradualmente e che si concretizza solo quando tra due persone c'è empatia e può esistere e andare avanti solo se le due persone si trovano e si capiscono anche solo con uno sguardo. Un'intesa perfetta. L’intesa che finalmente ci renderà completi.
«Liam sembra un bravo ragazzo». Dissi interrompendo il silenzio che si era formato nell’auto.
«Lo è». Mi rispose ammiccando ad un sorriso. «Ma perché mi dici questo?».
«Domani, dovrei andare a casa sua per un compito di letteratura, e beh- volevo solo accettarmi di aver avuto una buona impressione». Dissi gesticolando con la mano. Lui rise sotto i baffi e scosse la testa. Sapeva che non mi fidavo molto velocemente delle persone ma Liam mi sembrava davvero un ottimo ragazzo.
Appena tornati a casa, mangiammo e ognuno andò nella propria camera.
Mi stesi sul letto e incominciai a pensare alle parole di Paul, mi aveva detto che me l’avrebbe fatta pagare cara il che era sicuro, forse non oggi, non domani, ma tra qualche mese oppure anni, lui sarebbe tornato e avrebbe fatto del male a chiunque gli avrebbe ostacolato il cammino per farmi fuori. A volte mi veniva da pensare al futuro. Avrei mai avuto una vita normale? Un lieto fine come nelle favole? Io credo proprio di no, perché ogni volta che cercavo di stare bene succedeva qualcosa che sapevo avrebbe rovinato tutto.
Ripensai a quella frase: Sii il cambiamento che vuoi vedere avvenire nel mondo.
Io stavo cambiando, non volevo essere più la ragazza facile, volevo solo essere me. Solo Nicole.

«Nicole». Una voce su ciglio della porta attirò la mia attenzione. Mi voltai e vidi Niall, in accappatoio appoggiato alla porta mentre strofinava l’asciugamano nei capelli.
Aspettai che dicesse qualcosa.
«Stasera io e gli altri andiamo al Funky Buddha, vuoi venire con noi?». Mi chiese aspettando una mia risposta. Io annuii solamente.  Mi disse di essere pronta per le 21:35. Mi avrebbe fatto bene uscire un po’ anche solo per scaricare tutta l’ansia che avevo addosso.
Decisi di chiudere gli occhi per un po’ e fu così che mi addormentai e feci di nuovo lo stesso dannato incubo. Mi alzai di scatto urlando e mi misi a sedere sul letto, avevo il respiro pesante e una lacrima mi bagnò la guancia. L’irlandese apparve sulla porta spaventato. Appena mi vide si avvicinò a me e si sedette al mio fianco, mi strinse in un abbraccio, baciandomi ripetutamente la fronte. Mi continuava a ripetere che andava tutto bene e che era stato solo un brutto sogno, quando l immagini che avevo visto erano state reali, e anche se avessi voluto non credo avrei mai potuto cancellarle. Quegli occhi, quella grande presenza sul mio piccolo corpo, mi facevo schifo da sola. Mi sentivo sporca, ma quello sporco che non si sarebbe mai potuto cancellare. Quando mi tranquillizzai, il biondo lasciò che mi preparassi. Ma non volevo sembrare ancora una poco di buono, quindi indossai dei semplici jeans e una maglietta a maniche corte con delle converse bianche. Ben presto si fecero le 21:30, Niall e io prendemmo l’auto e ci dirigemmo verso il pub dove trascorremmo la serata.
Mentre tutti gli altri ballavano, io ero seduta al bancone con una Coca cola tra le mani, non riuscivo a far latro che pensare a quel maledetto sogno. Qualcuno si sedette al mio fianco ma troppo concentrata nell’osservare le bollicine della mia bevanda che non mi accorsi di chi fosse.

«Non credi che sia imprudente da parte tua stare qui sola soletta, dopo che l’hai mandato in quel postaccio, eh scricciolo?».
“Scricciolo”
Quella voce. Strabuzzai gli occhi. Mentre rimasi fissa con gli occhi nel vuoto. Non avevo il coraggio di girarmi. Troppa paura. Non volevo guardare quel viso ancora una volta. Non parlai, rimasi immobile. Il suono della musica diventò ovattato nelle mie orecchie, mentre un respiro si avvicinò al mio orecchio e una mano si posò sulla mia gamba.
«Dai scricciolo, andiamo a divertirci un po’… Come i vecchi tempi». Tremai. Paura. Rabbia. Amarezza. Ribrezzo. Stanchezza.
La sua mano scese verso l’interno coscia. E fu lì che tornai in me. No, non ancora. Non volevo che succedesse più. Mi girai di scatto e feci scoccare la mia mano sulla sua guancia.
«Lasciami stare, verme».
Mi alzai dallo sgabello cercando di fuggire da lì, ma lui prese il mio polso e mi diede un calcio nello stomaco, mi accasciai per terra e svenni dal dolore.
L’ultima cosa che ricordi di aver sentito fu qualcuno che urlava: «Figlio di puttana». Poi buio totale.
Quando mi svegliai cercai di mettere a fuoco quello che avevo intorno, mi trovavo in una stanza bianca e al mio fianco c’era Liam che dormiva sulla sedia. Che ci faceva lì? E che ci facevo io in un ospedale?
Scossi un po’ il braccio del ragazzo che era seduto accanto a me, che mugugnò qualcosa prima di aprire gli occhi per poi saltare in piedi e abbracciarmi.

«Finalmente ti sei svegliata, cavolo che spavento che ci hai fatto prendere. Ringrazio il signore che io sia arrivato in tempo altrimenti non so che cosa ti avrebbe fatto quell’uomo. Ero così preoccupato».
‘’Ero così preoccupato’’
Era preoccupato per me. Come poteva essere non era mai importato niente a nessuno di me. Gli sorrisi leggermente.
«Vado a chiamare Niall, è stato sveglio accanto a te fino a qualche ora fa, quindi l’ho mandato a prendersi un caffè». Non lasciai che si allontanasse, gli presi la mano mentre le lacrime incominciavano a scendere copiosamente.
«Non te ne andare». Lui mi guardò con una faccia interrogativa ma l’unica cosa che dissi fu: «Ho paura».
Lui mi abbracciò, ma non quegli abbracci di conforto, fu uno di quegli abbraccio dove c’era tanto amore e che non avrei mai voluto potesse finire.




Angolo scrittrice:

Ciaoo a tutti, come state? Io sono troppo eccitata. Domani andrò a vedere This is us e quindi è da questa mattina che sto saltando come una drogata. Cooomunque, mi scuso per il ritardo con il quale ho pubblicato questo capitolo, ma ho lavorato talmente tanto che non reggevo in piedi. Spero che vi piaccia, anche se credo faccia pena. Beh… ora passo ai ringraziamenti.
Ringrazio: Le dodici persone che hanno recensito lo scorso capitolo, le 16 persone che hanno messo la mia storia tra le preferite, le 6 che l’hanno messa tra le ricordate e le 12 che l’hanno inserita tra le seguite. Rigrazio Sabrina per il banner. E' stupendo.
Vi amo immensamente, perché sono felice che la storia vi piaccia, ci tengo davvero tantissimo a voi e ogni volta che leggo una vostra recensione mi emoziono perché davvero mi rendete felice. E sono ancora più felice quando vedo facce nuove che recensiscono. Beh chiedo scusa, so che parlo troppo. Fatemi sapere che ne pensate alla prossima ♥
Ah un'altra cosa, se volete contattarmi vi do il mio indirizzo twitter:
https://twitter.com/Imdreamingunow
poi Questa è la storia di un'amica che io credo sia stupenda. Ve la consiglio: http://www.efpfanfic.net/viewstory.php?sid=1838654&i=1

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Capitolo 6
*** Someone like you. ***


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Someone like you.
 
Perdonami, perdonami di amarti e di avertelo lasciato capire.
-- William Shakespeare


Mi dimisero e tornai a casa. Niall non mi rivolse la parola per il fatto che non gli avevo voluto dire chi fosse quell'uomo. Si limitava a fissarmi con uno sguardo vuoto e deluso, come se non volesse che io percepissi le sue sensazioni, si era rinchiuso in una fortezza d'acciaio ed era solo colpa mia. Colpa della mia testardaggine. Colpa della mia voglia si auto-distruzione. Mi sentivo la causa di tutto quello che mi succedeva, meritavo di soffrire. Meritavo di essere sola. Meritavo di essere infelice. Di nuovo un temporale mutò il cielo azzurro in un cielo tra un misto di grigio e nero. Fermò la macchina davanti casa sua, mentre io chiusi lo sportello lui ripartì senza neanche dirmi qualcosa. Entrai dentro, la casa era vuota, segno che Maura non era in casa. Scrutai di nuovo le foto che era appese al muro. Occhi così innocenti, veri sorrisi, tanto amore. Cose che adesso non c'erano più. Tutto quello se ne era andato via come una foglia d'autunno quando lascia il ramo e, tutti sanno che non tornerà più al suo posto. Salii le scale, la porta della camera di Niall era aperta, mi ci avvicinai e mi appoggiai allo stipite della porta, notai una foto sul suo letto. La presi e la guardai attentamente. Ero io, era lui, avevamo si e no 5 anni, lui mi stava dando un bacino sul naso mentre io avevo in bocca un cucchiaio. La rigirai tra le mani finché non notai che vi era qualcosa scritto sul retro. "She'll never know how I loved her".
«Dici che non vuoi mettermi in pericolo, ma io ci sono già dentro fino al collo e non mi dispiace, Nicole».
 Sobbalzai sentendo la sua voce. Lui si avvicinò a me e prese la foto che avevo tra le mani, la guardò e sorrise leggermente. "Non saprà mai come l'amavo". Continuavo a ripensare a quella frase. Mi aveva amata davvero? Perché non avrei mai dovuto saperlo?
«Ho scritto questa frase 4 anni fa – fece una pausa e sospirò – non ti ho mai dimenticata. Pensavo che non ti avrei più rivista, ho sofferto tanto, poi quando quest’estate sono tornato qui a Londra ho incontrato Kate e- con la sua vivacità e il suo umorismo mi ha fatto capire che è inutile correre dietro a ciò che non avrai mai. Ma non avrei mai pensato di rincontranti. E fatto più brutto è che quando ti ho vista quel giorno al motel, costretta a far quelle cose, mi sono sentito un codardo perché non avevo avuto il coraggio neanche di chiamarti. Credevo ti fossi dimenticata di me».

Quelle parole mi uccisero. Vidi una lacrima scendere sulla sua guancia, i suoi occhi così spenti. Credo che non avrei mai trovato qualcuno come lui. Sapevo che era troppo buono per fare del male a qualcuno, troppo altruista per non aiutare il prossimo e mi voleva troppo bene per lasciarmi andare. Mi avvicinai a lui senza dire niente gli asciugai la lacrima che ormai era scesa al mento, gli accarezzai la guancia e lo abbracciai.Credo di non aver mai abbracciato così una persona nella mia vita. Credo che in quel momento quell’abbraccio valesse più di mille parole.

«Non dovevi saperlo così – sorrise leggermente sulla mia spalla cacciando le lacrime indietro – Non dovevi saperlo ora che-».
 «Ti ho sempre voluto bene, non è vero che ti avevo dimenticato. È vero ora ci sei dentro fino al collo, ma ricordati sto solo cercando di proteggerti, credo che crollerei se ti succedesse qualcosa. Ci sono alcune cose che non ti sono concesse di sapere, Niall. Ma, ricorda che lo faccio per il tuo bene. Io sono solo un casino».
Dissi interrompendolo, sapevo che quelle parole gli stavano costando davvero molto. Avevo capito che amava Kate e che avermi nuovamente nella sua vita, non faceva altro che evocare di nuovo il passato. Si era sentito responsabile di quello che mi era successo poiché lui non era al mio fianco, ma anche se lo fosse stato le cose non sarebbero cambiate, avrebbe solo assistito allo sgretolamento della mia vita.  Avrebbe sofferto anche lui e non se lo meritava.

-Niall’s pov-

Appena disciolse l’abbraccio, la guardai. Era così bella. Erano passati solo quattro giorni da quando l’avevo rivista, ma aveva stravolto di nuovo la mia vita e il mio cuore. Avevamo solo sette anni quando andai via. Eravamo cresciuti insieme. E già allora ogni giorno che la vedevo pensavo a quanto fosse bella, ora era una donna ed era più bella che mai. Avrei voluto baciarla, gridarle che non importava se mi sarei messo in pericolo, l’avrei protetta da qualsiasi cosa a qualsiasi costo. Ma c’erano due cose che mi impedivano di farlo. La prima io stavo con Kate, non potevo tradirla. La seconda, nonché cosa più importante, lei mi vedeva come un fratello. Credo mi disse qualcosa ma ero troppo preso a guardare quanto fosse splendida. Lasciò il mio petto e uscì dalla camera. In quel momento sentii quanto mi mancasse, quanto la sua presenza era importante nella mia vita. Un'altra lacrima mi bagnò il viso, l’asciugai velocemente e mi andai a fare una doccia. Dovevo riflettere, stavo scoppiando.


-Nicole’s pov-

Tornai in camera mia e mi sedetti sul davanzale, guardavo la pioggia cadere sulla strada mentre riflettevo sulle parole di Niall. Lui si era definito un codardo quando non lo era. Lui si era fatto carico di un peso come me. Mi aveva salvata, mi aveva aiutata e voleva continuare a proteggermi. Anche se credo che l’anima di un diavolo non si potesse salvare. Io affondavo chiunque provasse a portarmi a galla. Io ero un guaio per chiunque mi stesse in torno. Dopo un po’ il campanello suonò mi alzai sentendo l’acqua scorrere nel bagno cosa che mi fece capire che stesse sotto la doccia. Scesi nell’atrio e aprii la porta, la figura di Liam mi comparì davanti era tutto bagnato e sorrideva felice.

«Allora, ho portato due milkshake e delle ciambelle giusto per aver avere qualcosa da sgranocchiare mentre studiamo Gandhi». Disse velocemente. «Ho pensato che dopo quello che è successo ieri, fosse stato meglio che venissi io». Mi sorrise leggermente.
Gli aprii la porta e lo feci entrare, ci posizionammo in salone pronti a studiare il filosofo Gandhi.
Il suo pensiero era concentrato sulla ‘non-violenza’ egli pensava che la violenza creasse altra violenza e che era meglio risolvere le cose in modo più democratico che soppressivo. Stavamo cominciando a scrivere quella tesi quando un’altra frase colpì la mia attenzione e mi fece sentire dannatamente in colpa.

“La verità non danneggia mai una causa giusta”.

Non avevo detto la verità a Niall, non gli avevo detto chi fosse quell’uomo, lui voleva solo proteggermi e io gli avevo mentito dicendogli che non era nulla d’importante, quando forse era una delle cosa più gravi che potesse succedere. Avevo mentito. Avevo rubato la verità a Niall, e sapevo che non era la cosa giusta che avrei dovuto raccontargli tutto, ma farlo significava rievocare quegli incubi che erano i miei ricordi.
Se la verità non danneggia mai una causa giusta, una bugia a cosa avrebbe portato?
Qualcosa mi distrasse da quella frase, il mio cellulare stava vibrando nella tasca.

Da: Sconosciuto
Ricorda, sarò il tuo peggiore incubo. Smettila di studiare non fa per te.
Sei e sarai sempre una puttana. -B


Spalancai gli occhi. E lasciai cadere il telefono sul tappeto. Guardai le mie mani tremanti. Liam mi guardò preoccupato mentre io andavo in apnea. Avevo bisogno d’aria, avevo bisogno di respirare non avevo più ossigeno. Mi sentivo così male che non mi ero neanche accorta che Liam avesse chiamato Niall, finchè non vidi i suoi due occhi azzurri guardarmi disperatamente e le sue mani scuotermi piano, i suoni ovatti, due braccia a stringermi forte. Si staccò da me per prendere il cellulare guardò la scritta e si alzò di scatto uscì di casa in fretta mentre Liam mi cullava in un dolce abbraccio. Avevo bisogno di lui lì ad abbracciarmi, desideravo che lui mi stringesse. Mi addormentai tra le braccia di Liam, di nuovo lo stesso incubo, le sue mani sul mio corpo e lui che spingeva forte dentro di me, i lividi sulle braccia, la sua mano che mi tappava la bocca impedendomi di urlare. Tentai di gridare ma l’unica cosa che uscì fu un suono strozzato, cercai di alzarmi ma due braccia mi stringevano forte e quando sentì dei movimenti la pressione aumentò. Mi girai e vidi il biondo che con calma mi baciò la fronte.
«Va tutto bene, io sono qui». Dissi continuando a baciarmi la fronte.
«Non troverò mai qualcuno come te». Dissi con le lacrime agli occhi.
Non rispose, ma cominciò a cantarmi una dolce canzone finchè i miei occhi non si richiuserò di nuovo tra le braccia di un angelo e cullata dal suono soave della sua voce.


*Well let me tell you a story
About a girl and a boy
He fell in love for his best friend
When she’s around, he feels nothing but joy
But she was already broken, and it made her blind
But she could never believe that love would ever treat her right
But did you know that I love you? Or were you not aware?


Grazie, Niall.




Anglo scrittrice:

*Quella è una canzone di Justin Bieber che si intitola Fall.. Non sono una beliebers ma questa canzone è perfetta.. ascoltatela --> https://www.youtube.com/watch?v=3OmeRz8lj_Q
Alloraaaaaaaaa, buon pomeriggio a tutti. Come va la vita? Beh forse il capitolo non è bello come tutti si aspettavano… C’ho messo 4 ore per scriverlo. Beh cosa dirvi… Niall era innamorato della sua migliore amica da bambino ed è durato finchè non ha incontrato Kate.. Ma da quando l’ha rivista qualcosa è scattato in lui, sarà la stessa cosa per Nicole? Beh questo lo scoprirete leggendo. Forse questo capitolo fa schifo come tutta la Fan Fiction e vi sto soltanto rompendo le scatole scrivendola, ma oramai non riesco a smettere. Beh che dire grazie per le 7 recensioni allo scorso capitolo. Ringrazio chi legge questo schifo di FF. Spero mi lasciate qualche commento giusto per capire se ne vale la pena di continuare o la devo smettere di scrivere.
Vi amo immensamenteeeeeee… Vi lascio con una foto della nostra protagonista da bambina. Byee.. Pace e amore :3
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Capitolo 7
*** Your guardian angel. ***


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Your guardian angel
 
I will never let you fall
I'll stand up with you forever
I'll be there for you through it all
Even if saving you sends me to heaven
Red Jumpsuit Apparatus – Your guardian angel.



Quando mi svegliai due braccia mi strinsero forte. Mi sentivo così bene, così al sicuro. Lui era il mio angelo custode. Gli diedi un bacio sulla guancia e lui mugugnò qualcosa finchè non vidi i suoi occhi color oceano schiudersi e guardarmi.
«Buon giorno piccola». Disse con voce ancora impastata dal sonno dandomi un piccolo bacino sul naso.
Era così dolce.
Rimisi la testa nell'incavo del suo collo e mi strinsi di più a lui.

«Credo che dovremmo alzarci». mi disse soffocando una risata.

Mi scostai un po' per guardarlo meglio. Volevo immortalare quel momento. Come se fosse l'ultimo che avremmo passato insieme. Lui mi accarezzò il viso lentamente mentre continuava a guardarmi negli occhi, solo quando i nostri nasi si sfiorarono mi alzai di scatto, non doveva succedere.

«Si dovremmo andare a prepararci per la scuola». dissi alzandomi dal letto mentre lui si passava le mani nei capelli. Si alzò e si mise a sedere sul letto con la testa fra le mani.

«Nicole, senti...». cercò di iniziare un discorso ma io lo fermai subito aprendo la porta.

«Credo dovresti andare a prepararti, Niall».

Lui mi guardò quasi distrutto dalla mia freddezza. Si alzò dal letto e si diresse verso l'uscita della mia stanza mentre io mi girai verso l'armadio, ma qualcosa mi prese la mano e mi costrinse a girarmi. Le labbra del biondo erano sulle mie, un suo braccio mi manteneva la vita, finalmente chiusi gli occhi e agganciai le mie braccia al suo collo e ricambiai il bacio.
D’un tratto si bloccò e si allontanò di getto. Avevo fatto qualcosa di male?
«Scusa». Disse per poi correre via e lasciarmi lì, con il timore di aver fatto qualcosa di sbagliato. O forse l’avevo fatto. Avrei dovuto allontanarlo, lui stava con Kate, facendo così avevo fatto solo in modo che la tradisse, mi sentivo ancora più sporca di quanto non lo fossi già.
Quel giorno in macchina con lui nessuno fiatò, probabilmente entrambi troppo imbarazzati per spiegare quello che era successo. Entrambi troppo spaventati per parlare di una realtà che ormai era più che chiara.
Mi diressi verso l’aula di scienze l’unica classe con letteratura che condividevo con Liam. Appena lo vidi gli corsi incontro e lo abbracciai, era una delle migliori persone che io avessi mai incontrato.
«Hey nana». Disse lui ricambiando l’abbraccio. Lo adoravo.
Arrivati in classe prendemmo posto, un fracasso infernale si fece strada nell’aula finchè non fece la sua entrata di Mrs. Steven che si sedette subito dietro la cattedra.
«Aprite il libro a pagina 89, quest’oggi parleremo della riproduzione. Chi sa spiegarmi in che consiste la riproduzione?». Domandò severa la professoressa mentre indossava gli occhiali.
«Collins perché non ci rinfreschi tu la memoria. Tanto sei una professionista, no?». La voce di Kate si elevò nella classe come una lama tagliente per me.
L’umiliazione più grande che avessi mai ricevuto. Tutti risero tranne Liam che mise un braccio intorno alle mie spalle per rassicurami. Non credevo che Kate fosse capace di una cosa del genere, non sapevo neanche che fosse a conoscenza del mio passato. In quel momento avrei soltanto voluto sparire, sciogliermi come un fiocco di neve al sole.
L’unica cosa che chiedevo era di avere una vita normale, essere felice per una volta. Abbassai lo sguardo sul banco e non lo alzai finchè l’ora non finì. Corsi via dalla classe mentre il corridoio incominciava a riempirsi di persone, incominciai a scansare i ragazzi che velocemente cercavano di raggiungere l’aula per l’ora successiva. Corsi verso il bagno e chiusi la porta a chiave e feci una cosa che non avevo mai fatto prima, usai una misura estrema, presi le forbici che avevo nell’astuccio e tagliai, tagliai perché non provassi più quel dolore, tagliai per sentirmi meno sporca, tagliai perché meritavo di soffrire, tagliai perché non meritavo di vivere.

Da: Sconosciuto;
Sei solo una puttana, meriti la morte.
Ma prima mi divertirò con te. –B


Il sangue scorreva lungo la mia mano, lo trovavo così liberatorio e allo stesso tempo doloroso, volevo soffrire fisicamente almeno così le pene mentali si sarebbero alleviate invece fu peggio. Le immagini del mio passato tornarono a galla, dalla violenza sessuale alle percosse, da mia madre a Paul. Avrei voluto morire. Asciugai il sangue che colava dal polso e gli avvolsi intorno dello scottex, aprii la porta ed uscii, il corridoi era ancora gremito di persone e tra quelle gli occhi del biondo ricaddero su di me. Mi fissò ancora per un po’ per poi avvicinarsi. Una lacrima mi solcò il viso, non credo ce l’avrei fatta. Non credo gli avrei detto di Kate, sapevo quanto lei fosse importante per lui. Non avrei lasciato che litigassero per colpa mia. Perché qualsiasi cosa accadesse era colpa mia e lo sarebbe sempre stata.

«Senti Nicole, noi dobbiam- aspetta ma tu stai piangendo, ma perché? Cos’è successo?». Mi guardò afflitto, sapevo di casa volesse parlare, di quello stramaledetto bacio. Io scossi soltanto la testa e guardai Liam che appoggiato agli armadietti ci fissava sconcertato, Niall se ne accorse e guadò prima lui e poi di nuovo me. Non riuscii a dire niente, un'altra lacrima mi bagnò la guancia, sarei scoppiata a momenti. Dovevo andare via.
«Niall, io torno a casa. Non mi sento bene». Dissi girandomi e andando via. Uscii di scuola e mi diressi verso la casa di Niall, una volta arrivata sull’uscio della porta feci entrare la chiave nella serratura ed entrai in casa. Sul divano c’era seduta Maura, intenta a guardare la tv, cercai di fare meno rumore possibile per non infastidirla.

«Sei già di ritorno?». Disse lei voltandosi verso di me. Annuii, mentre lei si alzava e si dirigeva verso di me, mi accarezzò il viso come se volesse delineare ogni piccolo punto.
«Sei identica a tua madre, bellissima come lei – fece una piccola pausa, guardando il mio polso fasciato alla meglio – Lui ti vuole bene, non vorrebbe tu facessi queste cose». Mi trascinò in cucine e prese la cassetta di pronto soccorso e medicò lentamente il taglio che avevo fatto sul polso per poi fasciarlo con una garza. Io restai in silenzio mentre lei pian piano mi curava. «Per qualunque cosa io sono qui». Disse lei  per poi abbracciarmi. «Ti voglio bene piccola». MI strinsi nelle sue braccia, mi mancavano degli abbracci così dolci. Mi mancava avere una mamma. «Grazie Maura. Anche io ti voglio bene».

Niall pov’s


Guardai Nicole scappare via da scuola, avevo visto le lacrime scendere sul suo viso. Io volevo solo parlare di quel bacio. Guardai Liam, sapevo che lui era a conoscenza di quello che era successo. Mi avvicinai a lui e gli chiesi chiarimenti quando mi raccontò quello che aveva fatto Kate, non ci potei credere, mi ero sfogato con lei ma non credevo che avrebbe detto tutto a quattro venti. Diedi un pugno all’armadietto preso dalla rabbia. Cominciai a camminare nei corridoi con passi decisi, cercando quella testa bionda finchè non la vidi, lei mi sorrise mentre io non fui dello stesso pare, quando capì che eravamo giunti ad un punto critico il suo sorriso si spense, si avvicinò lentamente a me liquidando quelle oche delle sue amiche. Appena fu a pochi centimetri da me le sputai in faccia tutto quello che pensavo.

«Kate sei una stronza – Lei cercò di parlare ma la fermai – Non. Avevi. Il. Diritto. Di. Fare. Quello. Che. Hai. Fatto». Scandii parola per parola ogni frase. Lei abbassò lo sguardo per poi ridere istericamente.

«Cazzo Niall, è solo una squillo cosa te ne frega di lei? Ti sta usando». Disse lei incrociando le braccia al petto.

«Lei non è una puttana. Tu lo sei e tra noi è finita. Addio Kate».

Credo che mi chiamò più volte ma non mi girai neanche per guardala piangere davanti alle sue amiche. Corsi verso la macchina e tornai a casa il più velocemente possibile. Dovevo andare da lei, dirle che non era vero, che lei era perfette e che io l’amavo.
Entrai in casa e salii al piano di sopra entra in camera sua era lì sdraiata sul letto con le cuffie nelle orecchie, labbra rosse e occhi chiusi. Mi avvicinai a lei lentamente e mi sedei sul letto, lei aprì piano piano i suo enormi occhi azzurri, le sorrisi e le tolsi le cuffie.
«Tu sei perfetta per me». Le dissi soltanto. Lei scosse la testa.
«Va da Kate, Nì».
Io feci ‘No’ con la testa. La guardai dritto negli occhi e sospirai.
«Nik, Shakespeare scrisse: "Ama, ama follemente, ama più che puoi e se ti dicono che è peccato ama il tuo peccato e sarai innocente." qui Nicole Collins io ti giuro che ti amo, che ti amo da quando avevamo 8 fottutissimi anni e che sto per baciarti e che lo farò tante volte questa sera se tu me lo permetterai».
Lei mi guardò incredula, mi torturai le mani finchè lei disse quella parola. Quella parola che aspettavo da più di undici anni. «Baciami». E lo feci. Lo feci per tutto il pomeriggio e per tutta la notte finchè entrambi non cademmo nelle braccia di Morfeo. Molti credono che il modo migliore per sentire l’amore di una persona è andare a letto con essa ma solo io so che mi basta averla accanto per sentire l’amore. Ciao Nik, io sono il tuo angelo custode.



Angolo scrittrice:
HELLO PEOPLE.. COME STATE? IO STO PER PIANGERE, VI RENDETE CONTO CHE NIALL HA COMPIUTO 20 ANNI? DIO MIO, NON CI POSSO CREDERE… BEH STANNO CRESCENDO E NOI CON LORO E QUESTO L’IMPORTANTE

RITORNANDO AL CAPITOLO… SPERO CHE VI PIACCIA… C’HO MESSO TANTO PER SCRIVERLO E PERSONALMENTE LA MIA PARTE PREFEITA è L’ULTIMA L’ADORO.  Beh ditemi cosa ne pensate.. ringrazio tutti coloro che mi hanno tra le preferite, le seguite e le ricordate…Spero immensamente che vi piaccia… ♥ grazie a tutti vi amo immensamente… buonanotte ♥ e lasciatemi qualche rcensione J

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Capitolo 8
*** Wonderwall. ***


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Wonderwall

 
Because maybe, you're gonna be the one who saves me?
And after all,  you're my wonderwall.


Vi consiglio di mettere questa canzone come sottofondo , è più emozionante: http://www.youtube.com/watch?v=cjVQ36NhbMk
Nicole’s pov
Quando sai che hai vissuto determinati momenti, come se la tua vita fosse costantemente un incubo, ti rendi conto che anche la cosa più piccola può sembrare molto grande se guardata da una prospettiva diversa.
Anche un semplice sorriso può cambiarti la giornata, soprattutto se è la persona che ami a donartelo.
Tutto quello che ho sempre desiderato è essere felice, trovare qualcuno che mi amasse realmente nonostante tutto quello che mi fosse successo. L’unico dannato problema è che ogni volta che cercavo di andare avanti il passato tornava, tornava più cattivo di prima, m’imprigionava nel suo essere bastardo e m’incatenava a lui. E in quel momento avrei soltanto voluto urlare che non mi meritavo tutto questo, che non ho mai fatto niente per meritare tutto quello che mi stava accadendo. Poi hai paura, paura di parlare, paura di vivere. Paura per lui. L’unica cosa che ti ha sempre accettata per quello che eri.
Aprii lentamente gli occhi, le braccia del biondo mi stringevano leggermente al suo corpo, come un bambino che ha paura di rompere il suo giocattolo nuovo. Gli posai un bacio leggero sulle labbra e lui mugugnò qualcosa prima di aprire gli occhi. Quella notte non ebbi incubi, anche se il solo pensare che non fossi al sicuro, che lui non fosse al sicuro mi faceva rabbrividire. Una lacrima mi bagnò il viso e gli sorrisi debolmente, lui l’asciugò dandomi un bacio, per poi baciarmi la fronte.
Non mi ero mai sentita così bene come stavo tra le sue braccia.
Ma ogni azione ha una sua conseguenza. Mi sono sempre chiesta come qualcuno avrebbe potuto amare qualcuno come me.  Continuavo a guardarlo negli occhi quando la sua voce mi fece risvegliare.

«Nicole, chi è B?». Mi chiese il biondo mentre il mio cuore cominciava a battere all’impazzata.

Quell’iniziale di quel nome, quella persona, quei ricordi. Rabbrividii soltanto al pensiero di pronunciare di nuovo quel nome. Era tutto così difficile più di quanto lui potesse immaginare. Non sempre puoi parlare perché le parole potrebbero ritorcerti contro a livello fisico e lasciarti un dolore anche psicologico.

«Io- posso dirtelo Niall. E’ una persona pericolosa». Dissi girandomi di spalle.
Lui mi strinse più forte e mi sussurrò all’orecchio «Non posso proteggerti se non mi dici chi è e cosa ti ha fatto. Fidati di me».
Sospirai e chiusi gli occhi. A volte vorresti sparire, perché il passato non ti divori, perché sparire significherebbe essere liberi e per me la libertà in quel momento sarebbe stata la cosa più bella che potessi mai ricevere. Sarebbe stato bello sentirsi come un’aquila, volare nel cielo blu e non aver paura di niente.
«E’ inutile che io ti spieghi di nuovo la storia di Paul, ma non posso negare che lui non c’entri niente con B- Brian. Ti ricordi ti parlai del fatto che Paul mi vendette ad un uomo a cui doveva dei soldi? Beh, quest’uomo è Brain. Lo stesso uomo che mi ha colpito al Funky Buddha e lo stesso dei messaggi. Ogni volta che voleva, lui veniva a casa e chiedeva a Paul di poter avermi per un giorno o due, Paul sorrideva e accordava – feci una pausa e sospirai di nuovo – Ricordo ancora quando, quasi 3 anni fa, lui mi venne a prendere per la prima volta disse che mi avrebbe portato in un posto migliore ma tutto ciò che fece è portarmi a casa sua mi spogliò e- mi violentò. Ogni volta che mi guardavo allo specchio era come se sentissi ancora le sue mani a toccarmi dappertutto. Quando tornai a casa, Paul era ubriaco io cominciai a gridargli contro tutto quello che era successo e lui mi disse soltanto che non poteva fare nient’altro perché B voleva me. Continuai ad urlargli contro e lui mi diede un pugno, fu la prima volta che mi picchio e poi ce ne furono tante altre. Brain veniva a prendermi minimo una vola a settimana, ma nell’ultimo mese non è venuto più poiché era via per affari, ma ora è tornato e- lui vuole me». Dissi lentamente finchè non sentii le braccia dell’irlandese stringermi sempre di più. A volte la verità ferisce più di una coltellata e io lo sapevo più di qualsiasi altro.
«Non ti farà più del male». Disse soltanto alzandosi dal letto e andando verso la finestra. Io mi girai e lo guardai attentamente cercando di “fotografare” quell’angelo nella mia mente. I capelli biondi scompigliati, i suoi occhi color oceano, i pantaloni grigi della tuta e una canotta bianca. Era perfetto. Non potevo mentirgli dicendo che aveva ragione, che non mi avrebbe fatto più del male, io sapevo che era il contrario e che purtroppo nessuno poteva fare qualcosa per impedirlo, né io, né lui.
«Lo vorrei tanto Niall, ma tu non conosci B». Dissi scendendo dal letto e andando verso di lui. Lui si girò verso di me mi prese per i fianchi e mi baciò stringendomi sempre di più a lui.
E in quel momento aveva ragione William Shakespeare quando in Romeo e Giulietta lui diceva : “
E così con un bacio io muoio”.
In quel momento anche io stavo morendo, morendo perché quel sentimento mi stava facendo battere il cuore a mille e non potevo confessarlo anche se era ricambiato perché avrebbe significato far soffrire qualcuno che non se lo meritava. Perché io sapevo che la persona che io non volevo neanche nominare sarebbe tornato a prendermi e in quel momento le promesse si sarebbero infrante. Perché giurare amore ad un angelo quando il diavolo e lì dietro l’angolo? Si staccò da me e mi sussurrò sulle labbra che tremavano ancora: «Nessun altro potrà più toccare queste labbra a parte me, nessun altro potrà toccarti a parte me, nessun altro dovrà farti del male perché lo giuro, io ti proteggerò, anche se dovessi mettere a repentaglio la mia vita. Ti amo, Nicole. Non dimenticarlo».

Anche io ti amo. Ma non lo saprai mai. Forse perché sarai colui che mi salverà o forse perché non riuscirai a salvarmi perché sarò già affondata.



Angolo scrittrice:
Ehiiii.. sono tornata, c’ho messo un po’ ma ce l’ho fatta. So che il capitolo fa un po’ schifo :/ ma avevo bisogno anche io di riflettere insieme a Nicole.
Behhh siamo arrivati a 91 recensioni, cioè non so come ringraziarVi. Vi amo..
Alla prossima ragazze, spero che il capitolo sia di vostro gradimento e che anche voi lettrice silenziose per una volta vi facciate sentire. Ci tengo davvero tantissimo *-
*.

 

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