Hounds of God.

di ParalyzedArtwork
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** The beginning of the end. ***
Capitolo 2: *** The changes of death ***
Capitolo 3: *** War of News. ***
Capitolo 4: *** The End for a great woman. ***
Capitolo 5: *** Another uninhabited world. ***
Capitolo 6: *** Will of Crystal. ***
Capitolo 7: *** Born To Quit. ***
Capitolo 8: *** What is right and what is wrong? ***
Capitolo 9: *** Trial. ***
Capitolo 10: *** Purification. ***
Capitolo 11: *** The three secrets, the three Mindful. ***
Capitolo 12: *** Things change. ***
Capitolo 13: *** Escape. ***
Capitolo 14: *** Walk Away. ***
Capitolo 15: *** Who I am? ***



Capitolo 1
*** The beginning of the end. ***


L’autobus stava per partire e tutti si affrettavano dalla fermata a salire ed a cercare un posto libero. Li osservava da lontano, sedeva col suo impermeabile nero dopo la porta centrale dell’auto, nei secondi posti a destra accanto al finestrino. Aveva un piede appoggiato al termosifone sotto il suo sedile e un braccio sul davanzale del finestrino con la mano stretta in un pugno dove teneva appoggiata la testa. Sbuffava, stava aspettando che la sua preda arrivasse e se non fosse arrivata avrebbe buttato ore ed ore di sonno inutilmente e questo pensiero iniziava ad irritarla. Chiuse gli occhi cercando di non pensarci. Stava per lasciarsi andare al sonno quando un uomo dai movimenti maldestri e dalle mani tremanti si sedette accanto a lei. Aveva una giacca color cappuccino e una valigetta di pelle, appena si sedette inizio a sistemarsi frettolosamente il capello, poi lo tolse e lo appoggiò sulle ginocchia sopra la valigetta. Iniziò a picchiettare con le dita sul manico posto sul sedile avanti e agitava le gambe. Lo stava fissando, arcuava le sopracciglia in segno di poca tolleranza. L’auto partì e l’uomo continuò a scuotersi e fissava la finestra con occhi spaventati. Gli stavano tremando le labbra. “Ghoul inesperto”. Questa fu la sua tesi. Era un Ghoul alle prime armi, ma dall’aspetto non sembrava tanto giovane, probabilmente sapeva che lo stavano cercando. Passarono ben due fermate e l’uomo continuava ad essere agitato mentre la povera ragazza iniziava a perdere la pazienza. Arrivarono alla piazza centrale del paese, dove solitamente scendevano tutti, l’uomo come ogni fermata, fissava la porta dell’auto e si agitava ancora di più. Ma sta volta smise. Appena si girò per ricontrollare il finestrino, lei era di fronte a lui e con i suoi guanti teneva stretta la sua faccia, si fissarono negli occhi e con freddezza ed una straordinaria forza che non dimostrava gli rigò la testa, con una tale forza da rompergli il collo. Le persone erano affollate all’uscita e nessuno li stava fissando. L’uomo cadde sul sedile inanime. Doveva sbrigarsi la prossima fermata sarebbe stata perfetta, lo avrebbe preso in spalla e lo avrebbe portato fuori e condotto alla Rocca; e così fece. Scese in una fermata molto nascosta in mezzo alla campagna, ormai si era fatto buio e avrebbe dovuto sbrigarsi. Si fece carico dell’uomo e con una guardia sempre all’erta camminò un’oretta per la campagna. Poi eccola, il portone degli ingressi sotterranei. Era una porta di legno con inciso un simbolo sopra. Una grande R formata con delle line spezzate chiuse, Raido la runa del viaggio e del movimento. Era una runa dispari, che significava anche il ricevere messaggi, o al rovescio cattive visite. Lasciò cadere il corpo dell’uomo a terra, si sfilò un guanto e con la stessa mano estrasse un pugnale e si ferì il palmo ed attingendo il sangue da lì, riempì l’incisione della Runa così da aprire la porta. Attraverso il tunnel arrivò  ad una sala. A terra in cerchio erano incise tutte le rune dell’alfabeto di Fuþark o Runico, compreso il Karma. Erano tutte già macchiate di sangue e degli uomini che assomigliavano a dei monaci con delle vesti oro, argento, bianco e rosso erano in cerchio a seguire la sequenza di rune. Lasciò cadere il corpo del Ghoul nel cerchio di Rune e sopra di lui il suo guanto e si inginocchiò a terra. Da lì le cose sarebbero state in mano loro, e come sempre, adesso era giunta l’ora di dormire. Chiuse gli occhi, ancora in ginocchio intravide una luce e poi l’oscurità.


La luce entrava imponente dalla grande vetrata dietro il letto a baldacchino dove dormiva la ragazza. Iniziò a rigirarsi freneticamente nel letto e lentamente iniziava ad aprire gli occhi, anche se la luce la disturbava parecchio. Le sembrava di aver dormito per mesi. Pian piano cercava di tirarsi su, ma sentiva le braccia doloranti e decise di rimanere sdraiata, immersa nelle calde coperte.  Bussarono alla porta ed entrò un piccolo frate trotterellando e facendo traballare un vassoio con delle vivande. Era Frà Cliff, nella sua tunica bianca, basso e tozzo, aveva ben pochi capelli che avevano la funzione di cingere il centro del capo che era per lo più scoperto. Faceva parte degli ordini minori, coloro che accudivano i Mastini e le loro stanze.

 “Buon giorno Milady, le ho portato qualcosa per riprendere le forze dopo l’esecuzione di ieri sera.”

Sorrideva, di un sorriso buono e genuino che pochi avevano. Posò il vassoio sul comodino della ragazza ed iniziò a passarle da mangiare, ma appena lei prese in mano la tazza sentì una fitta al polso destro e non controllandosi la feci cadere. La tazza cadde a terra frantumandosi in mille pezzi che si sparsero per tutta la stanza e macchiando il bordo delle coperte ed il pavimento. Il frate si scostò subito per non essere tagliato e le lanciò uno sguardo sconcertato. Non era un buon segno. La ragazza tirò su la manica della camicia da notte e vide una banda che partiva dal polso fin poco su del gomito, quando stavo per srotolare la benda il frate la fermò.

“Non fa niente, fai un lavoro impegnativo e sei ancora piccola e molto debole. Tra poco giungeranno i Gaunt in visita e il Padre vuole che ci siate tutti ad accoglierli. Non potrai finire di riposare, ti aiuto io a finire la colazione.”

Era come un padre premuroso, per lei, era questo. L’ aveva vista crescere e si era preso sempre cura di lei aiutando la sua famiglia finchè poteva; è grazie a lui se l’ordine riuscì a rintracciarla.

“ Grazie. Ma che ore sono? I Gaunt in genere arrivano verso l’ora di pranzo.”
“Allora credo sia ora che si sbrighi signorina.”

Mandarono delle dame a portarle le vesti ufficiali e per aiutarla a vestirsi; accettò il loro aiuto solo per stringere il corsetto e le scarpe. Le vesti ufficiali dovevano essere indossate sempre, ma si prediligevano vestiti più umili per le spedizioni nel mondo esterno. Erano composte da dei stivali fin al ginocchio con un risvolto in alto, leggermente a punta, con un tacchetto e nella parte frontale dei lacci. Dei pantaloncini molto stretti con sopra una gonna a pieghette, con una cintura a tenere la spada, delle piccole lame e dei pugnali; un reggiseno a fascia rinforzato che faceva parte di un corpetto e dei guanti. Infine la tunica con delle maniche lunghe e un grande cappuccio. I loro colori erano l’oro e l’argento, decorati dal bianco ed il rosso.

Uscì frettolosamente, le trombe all’esterno già suonavano. Arrivò appena in tempo. Tutti erano già in fila davanti al cerchio nella piazza principale, o quasi tutti, qualcuno mancava e ciò era strano, ma non ci fece caso, si mise il cappuccio ed intrappolò le sue mani luna nella manica dell’altra e chinando il capo si mise in cerchio come tutti. Si trovavano nella piazza principale, decorata con quel sigillo di Rune, dove si affacciava il palazzo principale della città e sede dei Mastini, c’era qualcuno che da lontano fissava l’esecuzione che aveva paura, una paura infondata del resto. Il cerchio si illuminò e da lì apparvero due figure inizialmente nere, dalle grandi ali piumate spiegate. Erano i Gaunt Della Notte. Erano i discendenti di Lucifero, vivendo nel deserto dove sorvegliavano i Ghoul, tra di loro non scorrevano ottimi rapporti pertanto si erano alleati con i Mastini Di Dio per mettere fine ai loro inutili pasticci. Ogni tanto andavano lì alla rocca a parlare dei movimenti dei Ghoul e il loro lavoro, o solamente per fare una chiacchierata con degli alleati. I loro caratteri erano statici, arrivavano quasi sempre in coppia un uomo ed una donna; uno di loro teneva conto delle strategie, delle tattiche e l’altro agiva. Quasi sempre erano le donne a voler agire tra di loro, grazie al loro fascino ammaliante gli risultava più facile, anche se sta volta non era così. La donna aveva i capelli tagliati a caschetto, degli occhiali piccoli ed un completo nero con una camicia bianca. Lui dei jeans nero carbone ed una maglia larga bianca con dei lacchi sulla scollatura a V. Avevano tutti una pelle pallida, degli occhi rosso sangue e dei capelli completamente scuri. Appena arrivati tutti, tranne il Santo Padre, si inginocchiarono. Lui si diresse da loro, strinse la mano al ragazzo e baciò quella della donna.
“Grazie per essere giunti così velocemente, la riunione si svolgerà tra poche ore, la prego di seguirmi all’interno della Rocca, avrà viaggiato tanto vorrà riposarsi.”
Detto questo sollevando la mano della donna e lasciandola in alto sorretta dalla sua, quasi a mo di ballo, si diresse verso l’entrata. Appena sparirono si rialzano tutti e si tolsero il cappuccio, tutti andarono a salutare l’atro Gaunt e poi sparirono con amici e ragazze della confraternita a svolgere le loro mansioni, mentre lei, per ultima, si diresse da lui. Sorrideva malignamente, mentre lei scuoteva la testa ridendo.

“Perché mettete sempre queste vesti da damerini?”
“Perché è la nostra tenuta ufficiale. Possibile che ogni volta mi fai la stessa domanda?”
“Se non facessero così schifose, non la farei.”
“Divertente, adesso scusa ma devo andare a lavoro. Non sono un perdigiorno come te io.” “Perdigiorno? Ma sentila, Miss Riposino settimanale.”
“Spiritoso. Si da il caso che oltre a cacciare noi aiutiamo le persone”

Si avviò verso il centro della città, mentre i mercanti riprendevano il loro posto nella piazza ed il ragazzo la seguì, iniziando a passeggiare con lei.

“Che ci fate qui, Mark?”
“Cos’è che non ti torna, Cassidy?”
“Allora, perché siete venuti qui?”
“Ci hanno convocato perché pare che l’altra sera ci sia stato un Ghoul ribelle, non ho ben capito la situazione, pare si sia risvegliato.”

La sua faccia adesso era pietrificata.

“Tutto ok?”
“L’altra sera hai detto? Questa notte?”
“Si, era il Ghoul che stavi cacciando?”.

Arrivarono ad una balconata della città, si tirò su la manica e fece vedere la benda al ragazzo.

“Ieri mi trovavo su un mezzo, lo stavo aspettando, era nervoso, gli ho rotto l’osso del collo nella confusione e sono subito scesa col corpo. Nessuno si è accorto di nulla. Appena arrivata ho seguito le normali procedure. Ma quando mi sono svegliata il polso era dolorante. Sai che per purificare l’anima dei Ghoul usiamo il sangue delle vene nei punti di congiunzione, solo in quel caso tagliamo lì, ma i tagli sono lievi non portano complicazioni, le ferite si richiudono subito grazie al potere delle rune e non passano mai pochi giorni da un taglio… Solo che il taglio sta volta è stato più lungo, e sono di più. Ed è strano.”


 

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Capitolo 2
*** The changes of death ***


“ Salve mia cara, Cassidy”

 Il prete della zona era un uomo poco più altro di Frà Cliff e decisamente più magrolino rispetto a lui, le capigliature erano le stesse per tutti gli uomini appartenenti a questa schiera di clerici. Era un uomo molto rigido, ma premuroso e benevole, anche se molto riservato. Le stava sorridendo, la abbracciò e prendendola con una mano dietro la schiena la diresse verso le stanze del leggio.

“ Spero tu ti sia ripresa”
“Signore, sa bene che non amo i giri di parole ed è quasi ora. Comunque sto bene grazie, ho riposato poco ma sono sempre in forma.”
“Meno male. Frà Cliff le avrà già illustrato la questione credo. Gli anziani dei Mastini sono a Nord della regione per un’importante questione, e la più esperta rimane lei. Dovrebbe occuparsi della predica, almeno per oggi o finchè gli anziani non rientreranno.”
“Cosa sta succedendo Signore? Sappiamo entrambi che cambiamento qui non significa, mai, buone notizie.”
“Alla gente come noi non è permesso sapere.”
“Il Santo Padre non vi ha detto nulla? Non dovrebbe parlare anche con voi nella riunione?” “Sai le regole. Ognuno sa fin dove deve agire…”
 “.. Il resto è nelle mani di Dio.”
“So che è ingiusto ragazza. Ma credo che questa sia la scelta più saggia che possiamo fare.”

Le stanze del leggio erano situate ai  lati dell’altare, erano vecchie e polverose; collegate da un corridoio. L’interno era interamente di legno, e c’erano toghe, libri, calici e quant’altro. Non era simbolo di una chiesa ricca ma di una chiesa povera ed antica. Era stata lì pochissime volte.
Indossò una fascia viola dietro al collo che le cadde davanti, si coprì del tutto con il mantello, indossò il cappuccio ed intrappolò una mano nell’altra. Le campane suonavano e si sentiva il rumore dei cittadini che entravano, il coro aveva iniziato a cantare ed era arrivato il suo momento di entrare in scena. Non aveva potuto concordare con il padre quale sarebbe stato il discorso da esibire, avrebbe improvvisato nella speranza di non sbagliare e infangare il nome della confraternita, ma infondo i Mastini avevano studiato anche per questo. Entrò dietro il Signore, e si sedette accanto al suo trono. Quando arrivò il momento della lettura si avvicinò al leggio e lesse, le sue parole erano scandite con forza, la sua voce tremava, tutti gli occhi erano su di lei. Appena finito di leggere posso le mani sul leggio, prese un grande respiro, ed iniziò come meglio era capace.

“ Buon Giorno, noto con piacere che la chiesa è sempre affollata, Dio, ve n’è sempre grato, è sempre grato che voi portiate gioia nella sua casa.”

Era un pubblico attento, tutti sapevano chi era e sapevano che non era la mansione che aspettava ad un mastino così giovane. Prese un altro respiro e continuò

 “Dio oggi ha voluto farci leggere questo passo dei suoi scritti, perché anche oggi vuole comunicarci un suo insegnamento. Vuole insegnarci il bene, oltre gli sbagli, oltre le bugie, il bene dell’anima. Il perdono. La base di tutto ciò in cui si basa il suo insegnamento. Nel mondo esiste il male, il male ci tenterà ogni volta, il male tenta soprattutto i più deboli, lui è sempre in agguato. Ma noi dobbiamo resistere, dobbiamo scacciarlo, ed il male non si scaccia da solo. Noi siamo una comunità e dobbiamo sempre ricordarci di collaborare. Mai guardarci male l’un l’altro.”

Allungò una mano vero di loro.

 “Aiutare il più debole, chi ha sbagliato. Anche a costo di sacrificare voi stessi. Vi ritrovereste a non far ciò che siete abituati a fare, ad essere diversi, ma a fare del bene. Amatevi fratelli, ogni giorno, perché la forza di ognuno di voi è nell’altro.”

Tutti i presenti stavano sorridendo, e si stavano lanciando delle occhiate l’un l’altro.
Nel momento in cui Cassidy stava per continuare il suo discorso, si sentì un tonfo infondo alla stanza. La porta principale da cui partivano le processioni, diretta verso l’altare era stava spalancata, un uomo insanguinato era alla porta. Ansimava, e tutti si erano girati a fissarlo, alcuni si stavano alzando, l’uomo alzò lo sguardo verso la ragazza che gridò subito

“ANTONY!”

In quel momento un animaletto, piccolo ed ossuto, con la pelle secca e scarna, con i lunghi artigli e i denti aguzzi, gli piombò alla schiena e lo gettò a terra. Lo bloccava con i suoi artigli infilzati nella carne, l’uomo gemeva di dolore, e il Ghoul iniziava a spalancare la bocca. Cassidy, si scostò dal leggio, aprì il mantello e prese una lama dalla cintura. Il Ghoul la fissò ed accelerò il suo morso sulla spalla dell’uomo. Gli aveva portato via la pelle ed iniziato a staccare l’osso. Ogni presente urlò come fece l’uomo a terra e la ragazza corse in avanti e lanciò la lama addosso al Ghoul ed urlò

“LA RUNA PRESTO INCIDETELA.” 

La lama non era stata troppo precisa e pertanto gli graffiò solo il collo, ma lui se n’era accorto e non riusciva a tollerare un affronto del genere. La ragazza gli lanciò un’altra lama ancora meno precisa, la ferita aveva ricominciato a sanguinare e le faceva male il braccio. Il Ghoul a questo punto corse verso di lei. La runa era stata incisa, doveva solo spostarsi verso la sua direzione, era poco dietro di lei ed corredo poco più in quella direzione l’avrebbe raggiunta; il Ghoul a quel punto l’avrebbe sicuramente seguita, il piano poteva funzionare. Le bastò poco per arrivare sulla runa ed a quel punto girò

“MACCHIATELA!”
Era la Runa dispari  Eihwaz della resurrezione, o albero cosmico raffigurata come una zeta dalle tre line spezzate girata a circa 45°, e stava per essere attivata dai mastini minori. “Ancora un po’ ed urlate il suo nome.” Il Ghoul con un balzo la raggiunse, lei si scostò indietro. “EIHWAZZ”. Una luce blu si sprigionò da lì. Tutti i presenti urlavano e cercavo di allontanarsi, Il signore aveva preso Antony e lo aveva portato via, approfittando della folla. Li aveva visti andare via, scomparire dietro alla porta di legno. La luce l’aveva fatta cadere sui gradini dell’altare. Appena si rialzò vide i mastini sconvolti e in preda al panico cercando di far calmare la folla. Battè le mani sulla veste per pulirla ed urlò.

 “NON SIETE FORSE NELLA CASA DI DIO VOI CHE IL CHIASSO, LA PAURA E LE MALE COSE STATE PORTANDO?”

e dalla folla tutti si azzittirono ed un uomo tra tanti da lontano urlò:

“NON SIETE VOI, FORSE, I DISCEPOLI DI DIO CHE DOVEVANO PROTEGGERCI?!”

 La folla imprecava.
Cassidy, fece un pazzo avanti verso l’uomo, troppo distante da lei, aggirando la runa appena incisa.

“Fedele perché tu dici questo?”

 Aveva una voce calma e carica di tristezza.

“Quello che è appena successo è stato un errore imperdonabile e una cosa orribile. Abbiamo giurato di proteggervi, ma se avete udito bene la mia predica, saprete che il male è sempre in atto ed è più forte di quanto pensiamo, ci tenta e a volte vince, e in quei casi possiamo solo rimediare ed imparare. Piangersi o incolparsi a cosa porterebbe? Sareste più felici? Sbagliare è da deboli, ma soprattutto umano e doloroso per chi è veramente buono. Sono mortificata di  aver potuto anche solo per un momento creare problemi a voi, coloro che per noi Mastini è il popolo di Dio, i figli di Dio da proteggere. Chiedo perdono a voi.”

Lei si inginocchiò. Qualcuno dopo provò a rialzarla e qualcuno battè le mani. Fermò il tutto alzando leggermente la mano, disse qualcosa e congedò tutti, alzò il cappuccio e si intrappolò le maniche sparendo dietro una delle porte di legno poste ai lati dell’altare. Da quelle porte si poteva arrivare ai corridoi che portavano alle stanze interne della Rocca ed ai sotterranei. Si tolse il cappuccio e corse nella direzione dei sotto suolo, lì le pareti diventavano di pietra, una pietra scura, fredda ed umida. Il passaggio a chiocciola era contornato da piccole lucette innovative rese antiche, erano accese tutto il giorno lì era perennemente buio.
Correva, sapeva benissimo che qualcosa stava succedendo e riguardava il suo mentore. Sapeva che si sarebbe dovuta sbrigare. La fine delle scale era un corto corridoio con una porta di legno. Era situato poco sotto terra ed era lì, che avvenivano i rituali per sigillare i ghoul, era lì che erano incisi le 24 rune. C’erano più luoghi così, per non creare collegamenti con l’altro mondo ogni cerchio di runa non doveva essere utilizzato spesso e poi era un modo per depistare possibili intrusi; o almeno così pensavano. Spalancò al porta e fu subito bloccata da due uomini incappucciati, uno di una veste argentata dei Mastini e l’altro di una veste nera. Le avevano bloccato  le braccia e la tenevano salda all’ingresso. I Mastini più anziani ed il Santo Padre erano lì intorno al cerchio di rune, Il Signore chiuse la porta dietro di lei. Antony era bloccato a terra agonizzante, era al centro del cerchio. Cassidy provò ad urlare ma l’uomo, presumibilmente un Gaunt della Notte che conosceva bene, le aveva bloccato la bocca, piangeva, sapeva benissimo cosa sarebbe successo, ma aspettava non voleva crederci, non poteva accettarlo. Si dimenava ma veniva sempre con più forza bloccata. Antony doveva essere liberato, tutti quelli morsi da un ghoul diventavano uno di loro, tutti lo sapevano e dovevano essere purificati, e questo non significava tornare in vita ma morire. Il Santo Padre invise sul petto di Antony Eihwaz, lui urlava dal dolore, mentre un Gaunt della notte si preparava a ucciderlo. Cassidy chiuse gli occhi. In quel momento tutti gridarono il nome della runa e Il Gaunt pugnalò l’uomo al cuore. La ragazza provò a non girarsi, ma il Gaunt che la bloccava la strattonò per la bocca girando il suo sguardo, per impedirle di guardare. Intravide solamente una figura che si trasformava in qualcosa di animale, e che poi liberava uno spirito maligno di un ghoul. Iniziò a piangere. La runa si attivò e tutto il fascio di luce riempì la stanza, era stanca, le sanguinava la ferita la luce troppo forte e non riusciva a respirare, si lasciò sopraffare dai sensi e tutto diventò buio. Si girò più volte nel letto, fin ad aprire gli occhi.
Accanto al suo letto c’era Frate Cliff che aveva in mano delle bende, sedeva ad una sedia ed aveva la faccia appoggiata al letto e dormiva beatamente accanto a lei; sul suo tavolo c’era un vassoio con la cena. Il Frate era restato accanto a lei per medicarle le ferite e sorvegliarla. Lanciò un respiro di stanchezza e si girò verso la porta posta poco davanti al suo letto, c’era un ombra accanto alla porta e lei sapeva benissimo di chi si trattava. Si tirò su e notò subito la nuova fasciatura, adesso c’era una fascia di ferro che teneva fisso il braccio, in modo da non permettere alla ferita di riaprirsi. La figura la raggiunse e l’aiutò ad indossare il mantello sopra la camicia di notte bianca di pezzo corta fin le ginocchia e gli stivali. Si diressero nel posto dove si vedevano sempre, era l’unico posto in cui potevano parlare indisturbati senza essere sentiti, ed era dove oggi si erano lasciati.

 “Non volevo che tu assistessi a tanta crudeltà. “
 “Non è colpa tua anzi hai cercato di proteggermi.”
 “… Non voglio che tu sopporti tutte queste ingiustizie ed atrocità! Non lo meriti. Devi andartene.”
 “Me lo ripeti sempre, ma qui quello che non sa restare al suo posto sei tu! Questa è la mia casa!”

 I due si stavano fissando con rabbia. Lui continuò

“Ti prego scappa.”
“Scappare? Non sai chi sono e cos’è la mia carica. Perché dovrei scappare?! Devo proteggere questa gente. E poi perchè dovrei fidarmi di te?! Cosa sai, Mark.”
“Non posso dirtelo, sai le regole. Devi fidarti di me, però  e sai che ho ragione.”
“Mi chiedi di infrangerle di fare la codarda, e poi? Il codardo sei tu.”
“Loro stanno diventando forti, più di quanto possiamo pensare, devi scappare.  Le cose cambieranno.”
“Centro io vero? Lo so e questo non è un bene per noi.”
 “Non posso dirti altro…”

 Si sentirono i rumori delle guardie che sorvegliavano la zona ed i due si divisero.

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Capitolo 3
*** War of News. ***


Le porte centrali della chiesetta erano ormai aperte. La bara era sollevata e portata dall’ingresso all’altare, da sei mastini; dietro a chiudere la fine i tre mastini più vecchi e come capo fila Cassidy accanto al Santo Padre; il Capo dei Mastini. Le avevano detto che ancora una volta avrebbe dovuto introdurre lei la messa, aveva accettato, da quella sera era diventata quasi apatica, senz’anima, senza più un briciolo di spirito. Indossava come tutti i suoi compagni la veste funebre; essa era composta da una maglietta senza maniche a collo alto, con una fascia metallica  color blu e bianco molto sottile che terminava al centro del seno con due riccioli e dei pantaloncini neri, molto attillati. Sopra i pantaloncini una lunga gonna nera  con due spacchi in corrispondenza dei fianchi, con sotto delle parigine fino al ginocchio nere e dei stivaletti rigorosamente neri a punta con un’apertura a coda di rondine. Anche il mantello era rigorosamente nero ed indossavano tutti il cappuccio con le mani intrappolate l’una nell’altra. L’unica cosa che contrastava il nero e distingueva i vari Mastini erano le varie rifiniture sulle calze, la fine della gonna, i stivaletti e soprattutto il mantello. Nei primi tre casi erano solamente riccioli, figure floreali quasi a simboleggiare la creazione mentre sul mantello  era inciso sempre a colori blu scintillante il cerchio di Rune, con al centro la runa simbolo del Mastino stesso, dipinta di bianco, e dello stesso colore erano le altre due rune minori che lo rappresentavano. Al centro del mantello di Cassidy c’era Algiz, raffigurata come un bastoncino con ai lati due piccole ramificazioni, simbolo di purezza, protezione e preghiera, mentre le altre due rune evidenziate erano Vunjo, rappresentata come una “pì” con linee spezzate simbolo gioia, illuminazione, preghiera e grazia, e Naudiz, una “ics” a 45° simbolo di spiritualità, fuoco interiore sempre acceso e ricerca. Queste Rune minori poste al contrario erano segno di grande sfortuna e cattivissimi presagi. Avanzarono fino all’altare, qui Cassidy si sporse in avanti si inginocchiò per ricevere la toga bianca e blu dal Signore e mentre tutti i mastini posizionavano la bara e ognuno si disponeva ai propri posti, la messa iniziò. Cassidy la condusse con serietà e professione e un briciolo di distacco molto visibile, anche nella predica che fece per prima si avvertiva questa sua poca voglia e questo trasandato interesse. Alla fine della cerimonia i Mastini si ricomposero e varcando le porte laterali dell’altare e scendendo i corridoi di solamente un piano arrivarono alla cappella. Qui venivano murate le bare di ogni Mastino, ogni bara aveva avanti una lastra di vetro che permettesse di rendere ancora visibile il contenitore funebre, il lato della bara visibile era coperto da una targhetta che indicava i dati del Mastino ed i vari ringraziamenti. Alla fine della cerimonia tutti rimasero in silenzio, tutti erano in preghiera ma verso la fine fu Amy, uno dei mastini più vecchi seconda ad Antony, a rompere il silenzio con il permesso del Santo Padre e avvicinandosi verso Cassidy ed al suo compagno Joe.


“La perdita che abbiamo avuto è stata devastante, anche per il popolo, i Ghoul stanno diventando molto velocemente più forti e cercano di attaccarci direttamente, anche se in primis sono loro a perdere uomini. Non sappiamo ancora la causa di questa forza da dove sia scaturita, ed escludiamo dalla morte di numerose genti, visto i nostri grandi controlli. Adesso dobbiamo pensare a rinforzarci, a non aver paura ed andare avanti. Ci sono due grandi compiti da occupare la proclamazione di un nuovo Mastino della casata Anziani e un Mastino Allevatore del nuovo Mastino Giovane. Purtroppo non abbiamo tempo da perdere e già il dover allevare un Mastino piccolo rappresenta una difficoltà abbastanza eccessiva per i nostri tempi. Prego ognuno di voi di svolgere i propri compiti al massimo e farsi carico anche di qualcuno altrui. I Mastini in carica saranno Joe e Cassidy.”

Tutti sapevano da tempo che sarebbe aspettato a loro questo ruolo, nessuno stupore.

“L’annuncio verrà posto come di consono all’esterno della piazza nel cerchio Runale, con il consueto giuramento. Per il momento vi prego di continuare a svolgere le vostre mansioni. Verranno riprese numerose lezioni di potenziamento. Arrivedervi.”

Adesso tutti i Mastini si dileguarono e lasciarono parlare i gradi alti tra di loro. Gli ultimi ad essere congedati furono appunto i due ragazzi.

“Non abbiamo tempo per aspettare un’incoronazione ufficiale. Mi dispiace dover infrangere le regole così.”

Aveva proclamato Amy, dolcemente.

 “Uno di voi si meriterebbe entrambi i ruoli e lo sa, ma tutto ciò non è possibile anche per antichi fattori non dipesi da lui, e per le capacità discordanti l’uno dall’altro. Joe congratulazioni”


cercò di fare un dolce sorriso, come Cassidy del resto. Avevano entrambi capito che Joe sarebbe diventato il Mastino della casata degli Anziani e Cassidy la giovane Allevatrice. Tutti i Mastini Anziani e la ragazza si congratularono col ragazzo e piano piano anche loro uscirono dalla cripta.


”Allora a quando le nozze”

scherzò Joe.


“A mai tesoro.”

Si conoscevano da quando erano piccoli e Joe aveva sempre manifestato un certo interesse verso la ragazza, sarebbero dovuti finire spostati ma Cassidy voleva a tutti i costi diventare un Mastino. Lui ancora sperava in questa remota possibilità, ma per lei nel peggiore dei casi voleva dire lasciare la Confraternita ed il suo cuore era preso da un’altra persone ed ormai quasi tutti lo avevano capito. Usciti dalla chiesa dalla parte continuando il loro battibecchi si salutarono e girandosi, lei trovò un’amara sorpresa. Era accanto alla balconata dell’entrata del palazzo dei Mastini, lo aveva notato con la coda dell’occhio ed aveva capito subito di chi si trattava. Capelli lunghi fino alle spalle, con la riga in mezzo, grigi, occhi color ghiaccio quasi trasparenti, fisico poco robusto, altro e magro, vestiva indumenti verde spento e nocciola con un arco sulla spalla sinistra. Lo raggiunge immediatamente.

“Cosa ci fai qui?”
 “L’ho portato io.”
“Tu eri lì con loro?”
 “Mi trovavo lì per una missione.”


 Sembrava che non si vedessero da cinque minuti mentre invece era un’eternità.


 “Grazie dei saluti. Comunque rechiamoci alla cella.”
 “Perché hanno imprigionato un bambino?!”

si diresse per primo dentro la casa dei Mastini, di lì per la chiesa e poi giù per le segrete. Esse erano il ultimo piano dopo quello dei Sacrifici. Nel tragitto avevano smesso di parlare, arrivati alla porta si erano scambiati delle occhiate.

“Bryan..”
“Ti spieherò tutto dopo. Lui è il ragazzo che diventerà il futuro Mastino. Sei all’altezza più di chiunque altro. E’ innocente ed innocuo, non conosco nulla di lui, dopo parleremo. Prendi”

le diete un fagotto con dentro un panino e scomparve per la grande scalinata a chiocciola. Era ormai demoralizzata del tutto. Entrò nella stanza della prigione. Era un piano molto vasto più di quanto si potesse pensare. Celle spaziose, chiuse con delle sbarre poco distanti di ferro, su di una sbarra, in alto dalla parte esterna,  c’era una piccolissima serratura che permetteva di aprire la gabbia. Le celle erano vuote, ma non fu difficile trovare il ragazzo. Mugugnava, sembrava piangesse oppure che si stesse lamentando. Il suo sguardo era mutato e si avvicinava furtiva. Scostò il mantello all’indietro. Il bimbo era sdraiato di schiena appoggiato alle inferiate ed appena la sentì arrivare saltò in piedi all’allerta. Cercò di sorridere un po’ preoccupata ed ancora triste.

“Ciao, anzi Piacere”

 il bambino era molto restio nel parlare, aveva iniziato a presentarsi ma lui non le degnava interesse fino a quando non pronunciò la parola Mastino. Lì il ragazzo scattò ed urlò

 “Tu sei un Mastino?! Allora esistono veramente?! Sapevo che papà non mi mentiva, sapevo che esistevano, portatemi via!”

La ragazza iniziò a sorridere e aprì la gabbia, che si sollevò automaticamente. Si era accovacciata a terra e stava offrendo il panino al bambino.

“Non so cosa sia, io lo chiamo panino, probabilmente al prosciutto, poi non so te. Me l’ha dato un signore gentile dai capelli grigi. E’ buono, credo.”

Sorrideva.

“Lo conosci?” annuì e poi continuò

“Mi ha salvato e dato a dei signori vestiti di bianco cattivi”

 stava ridendo

“Mangia”

il bambino prese il panino e stava per morderlo, poi si ricordò che era stato catturato e non doveva fidarsi troppo.

 “Puoi fidarti.”

Aveva fame e lentamente provò a mangiare.


“E’ buono..”
“Visto? Massimo morirai tra qualche ora quando il veleno farà effetto”


 il bambino di paralizzò e lei gli scompigliò i lunghi capelli color castano d’orato. Adesso i suoi grandi verde petrolio la fissavano. Doveva avere sui dodici anni. Era ancora troppo piccolo. Iniziarono a parlare e lei gli spiegò che si trovava in un mondo alternativo al suo, che viveva ancora con delle regole medievali ma migliorate, comandato dai Mastini che si assicuravano di proteggere anche il suo popolo dalla minaccia dei Ghoul, utilizzando le rune per purificarli. Gli fece vedere il mantello e disse che questa non era la veste ufficiale e che se avrebbe voluto avrebbe potuto imparare a padroneggiare le rune e avrebbe avuto una veste tutta sua, per non parlare dei combattimenti con arco, spade ed i vari pugnali e lame. Ascoltava entusiasto ed affascinato, tutto e sembrava ben predisposto.

“Ma un ragazzo come te non sarebbe dovuto entrare in questo mondo, lo sai? I tuoi genitori di dove sono?”

fece spallucce.

“Mamma mi ha sempre raccontato che papà se n’era andato via perché non poteva più occuparsi della famiglia, causa il suo lavoro ed ogni tanto un uomo dai capelli brizzolati e con una strana uniforme veniva a farci visita. Una volta mi disse che forse sì, quello poteva essere papà, mi raccontava storie su questo grande mondo e mi parlava dei Mastini dicendo che anche io ne avrei potuto far parte. Non ne sapeva molto ma le sue storie erano sempre eroiche. Mi aveva raccontato della loro città e di come arrivarci.”

La ragazza aveva avuto un tuffo al cuore sentendo parlare di quell’uomo, forse aveva capito di chi si trattasse e tutto ciò la inquietava, mentre il ragazzo continuò il suo racconto.


 “Un giorno quel signore venne a trovarmi e lo seguì e mi ritrovai in una città gigantesca. Si era accorto di me e cercò di farmi andar via ma in quel momento..”
“.. Le fiamme divamparono. Tua mamma è all’oscuro di tutto?”
“No gli lasciai un bigliettino con scritto che andavo a diventare un Mastino!”

Le campane risuonarono forti per il paese fin sotto alla prigione.

“Bene, pare bisogni andare all’incoronazione del Nuovo mastino Anziano e della tua come Apprendista. Diventerai un Mastino, che tu lo voglia o no, purtroppo. Apprenderai ogni cosa col tempo.. Ragazzo mio.”

Tutti i Mastini indossavano la veste ufficiale e circondavano la piazza  delle rune con al centro Joe. Cassidy era al proprio posto mente l’arciere insieme ad una vecchia nutrice di nome Margherita, assistevano da lontano. Laggiù si potevano scorgere anche delle ombre. Il rituale iniziò ognuno macchiò le sue rune ed anche Joe fece così, e macchiò il centro, le rune si sprigionarono ed ognuno gridò la sua. Ci fu un bagliore e Joe pronunciò l’ultima runa, senza numero e senza forma, il Karma. Il Santo Padre mise il suo mantello sopra quello del ragazzo e tutti applaudirono, poi iniziarono gli elogi e l’acclamazione per il nuovo Mastino e per il suo Allevatore. Cassidy prese il bambino e si mise al centro, posò la sua veste sopra il ragazzo, Frà Cliff indossando lei ancora quella funebre gliela aveva porta poco prima, insieme a quella del santo Padre. Da quel girono iniziava un nuovo giorno.  Tutti applaudirono e lentamente la folla iniziò a cantare. Iniziarono i festeggiamenti per i nuovi Mastini di lì a poco. Musica, danzatori, giocolieri. Cassidy cercò di raggiungere il giovane Gaunt della Notte che si trovava infondo alla gente insieme all’arciere ed alla nutrice, ma la folla che li precedeva la stava portando via. Era ormai notte e tutti ballavano e cantavano, avevano consumato al cena e Cassidy aveva già iniziato ad illustrare al giovane ragazzo di nome Klaus i vari balli ed usanze. Ad un certo punto il giovane arciere la rapì per ballare ed iniziarono gli scambi di coppie, c’era un’atmosfera di gioia nell’aria e pura felicità, che cercava di cancellare quei brutti ricordi o almeno questo era ciò che sembrava. Mentre ballavano iniziarono i fuochi d’artificio e Cassidy si girò rapita da quello spettacolo, ma il suo accompagnatore, questa volta, non la seguì. Aprì le zanne ed iniziò ad avvicinarsi al collo della giovane. Sentendo la bava calare la ragazza si girò e vide la pelle dell’uomo diventare osso e liberare la sua vera forma.  Cassidy ebbe la prontezza di spostare il braccio dalla spalla del Ghoul al collo di quest’ultimo e buttarlo a terra  girandoglielo poi di lato e provò a bloccarlo premendo con il piede sulla sua pancia. Il Ghoul emettè dei gemiti di dolore e provò a dimenarsi

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Capitolo 4
*** The End for a great woman. ***


In quel momento notò il devasto che la circondava. I Ghoul attaccavano da tutte le direzioni, rivelando pian piano le loro vere sembianze. Arrivavano dal cielo come meteoriti, i Gaunt erano ormai stati sconfitti, e loro  si avventavano contro la gente afferrandola o scagliando pietre sopra gli edifici. Passavano per i tetti delle case facendo razzia di ogni cosa presente. Quelli di terra, coperti dagli aerei,  coglievano di sorpresa le persone e le divoravano.
In poco tempo, la popolazione si stava dimezzando.
 La gente combatteva come meglio poteva, afferrando lance, spade o qualsiasi arnese ci fosse nelle vicinanze: come anfore, coltelli o macerie. Le donne venivano stuprate brutalmente o divorate per intero.
Cassidy era paralizzata, i suoi occhi erano colmi di terrore, lì alzo ed urlò


 “ Bryan, portà Margaret con il piccolo alla Rocca, segui il grande capo. Io cercherò di farvi strada come meglio posso!”

 Bryan, annuì e sfoderò l’arco fuggendo in direzione del tetto, avrebbe tenuto a bada i Ghoul aerei mentre Margaret prese il piccolo in braccio contro la sua volontà.

“Cosa ne sarà di Cassidy?! Non voglio!”


continuava a ripetere tutto questo. Un Ghoul si avventò da dietro su Cassidy, ma una spada gli trafisse il cuore alle spalle. Era John, il penultimo divenuto Mastino della casata degli Anziani. Era uno degli amici più stretti di Cassidy, l’aveva salvata da un bel po’ di guai nel tempo ed era stato lui ad insegnargli per primo come tenere una spada. Gli sorrise e gli porse una spada, mentre Margaret strattonò Klaus e scappò approfittando del momento.

 “Dobbiamo aprirgli un varco, Bryan non ce la farà da solo  e dobbiamo spingere il popolo verso la Rocca.”
 “Ok, io costeggio l’ovest”

 I due si diressero ognuno al proprio lato.
Arrivarono appena in tempo per uccidere un paio di Ghoul che stavano bloccando la nutrice con il ragazzo.

“Correte, non vi preoccupate per gli altri!”

Li precedevano uccidendo quanti più Ghoul potessero, difendendo la gente che si trovava in pericolo, magari arrivando nel momento decisivo, prima che li divorassero, per poi calmarli ed indirizzarli verso la rocca.

“Andate alla rocca e seguite il Santo Padre! Spargete la voce, cercate di far arrivare più gente possibile!” 


cercavano di difenderli al meglio e di difendere il giovane Mastino. Un Ghoul precipitò su Cassidy e la bloccò a terra, Margaret cercò di andare avanti incurante, mentre John si fermò preoccupato.

“Va avanti! Proteggili, me la caverò, sta tranquillo!”

 lui annuì e scappò in avanti. Il Ghoul le aveva bloccato le mani,  cercava di dimenarsi ma lui le stringeva i polsi, quando arrivò da dietro un vecchio artigiano con un vaso e lo ruppe sopra la testa del Ghoul

“Scappa!”
 “Alla rocca, grazie!” 

cercò di andare avanti ma avvertì il serio  bisogno d’aiuto che c’era nel popolo. Si girò a guardare il centro della battaglia, Klaus ormai procedeva senza intralci, poi chiuse gli occhi e le urla.
Scappò il direzione di qualche stalla vicino e notò una donna nel bel mezzo di uno stupro, tenne salda la spada e tagliò la testa al Ghoul. Lui emettè uno stridio, il suo corpo cadde a terra ed il sangue  si rovesciò addosso alla donna. Cassidy gli porse la mano “Andiamo verso la rocca.” La donna piangeva e Cassidy gli porse un falcetto nascosto nel granaio. “ Cerca di far avvicinare il più possibile le persone.” La donna annuì e l’abbraccio. “Grazie..”
Le urla continuarono, Cassidy procedeva verso la rocca cercando di aiutare come meglio poteva il popolo, alla fine dietro di lei si era creata come una scia di persone inferocite. Arrivarono alla Rocca. Era distrutta.
Tutti si diressero verso i vari gruppi dei Mastini. Non era rimasto quasi nessuno ed i Ghoul si stavano riavvicinando alla Rocca.
Trovò anche John e gli altri ad aspettarla.

“Santo Padre.”

Lui coperto dai vari mastini si avvicinò.

“Scusi l’affronto. C’è ancora qualcuno all’interno della Rocca?”

 Il Santo Padre guardò Amy

“No.. Solo…”
“Chi.”
“Fra Cliff. Ma non preoccuparti stava arrivando.”
”Con il vostro permesso, entro.” 

Scappò, provarono a fermarla ma era troppo tardi. Il piccolo vedendola scappare corse verso di lei, ma fu fermato.

“Sta tranquillo piccolo, lei sa come tornare.”


Entrò nella Rocca, dentro era un cumulo di macerie ed alzando la testa poteva ammirare dei solchi nel soffitto e nel pavimento, che continuavano anche per i prossimi piani.
Si spostò per evitare pezzi del soffitto che cadevano come grandine. Doveva raggiungere i piani ma la scala laterale era bloccata, o meglio distrutta, sarebbe dovuta passare per i solchi.
Se c’era ancora qualcuno non era lì. Fissò il lampadario oscillante, era uno di quelli ottocenteschi grandi e preziosi, e si girò freneticamente a cercare un rialzo.
Trovò a terra una trave di legno leggermente rialzata, decise di salirci, con un salto di fortuna sarebbe potuta arrivare facilmente al lampadario. Fece tutto di corsa, si aggrappò per un pelo al lampadario ed iniziò a dondolare icon il corpo, avanti ed indietro.
Vicino al foro del soffitto, posto vicino al lampadario, c’era una trave, avrebbe potuto usare quella per aiutarsi a salire, ma doveva sbrigarsi; tutto stava crollando.
Mentre stava per saltare crollò una parte del soffitto.
Adesso.
Una spinta e si lanciò verso la trave, l’afferrò con una mano per miracolo e da lì si diede la forza per salire al piano successivo. Era quasi salita del tutto, si stava tirando su quando si staccò un'altra trave che gli graffiò la gamba.
Lo squarcio non doveva essere troppo profondo, ma le faceva male e le aveva strappato buona parte della gonna e del mantello. Si tirò su ansimante.
Doveva resistere. Gettò via il mantello, finì a strappare la gonna e prese un pezzo della stoffa e la legò intorno alla ferita. Usciva più sangue di quanto immaginava.
La Rocca continuava a cadere a pezzi. Era finita in una delle stanze dei Mastini e la porta che conduceva al corridoio non era ancora bloccata, la oltrepassò e cercò di correre lungo la fine per cercare la scala.
Fortunatamente sta volta era ancora, più o meno agibile, salì circa due piani di cinque.
Nel tragitto aveva sentito delle grida lontane e più saliva più  riusciva a capire che provenivano dall’ultimo piano.
La scala si interruppe.
Si gettò nel corridoio vicino cercando di trovare un modo per avanzare al prossimo piano.
Improvvisamente a circa metà del corridoio, poco dietro di lei crollò il soffitto e la strada fu bloccata. Si sbrigò ad avanzare ma poco dopo il tetto crollò anche avanti a lei. Era  bloccata.
Fece dei passi indietro. Aveva superato una porta senza accorgersene. Provenivano strani rumori dal soffitto e c’erano varie grida.
Armeggiò con il pomello della porta ma non si apriva. Avrebbe dovuto buttarla giù, ma con cosa e soprattutto in quelle condizioni. Strinse le mani. Lì ricordò. Diete un pugno con tutta la forza che aveva in corpo, ed urlò il nome della Runa dispari Hagalaz, runa della rottura in qualsiasi forma, raffigurata come due segmenti con in mezzo altri due segmenti inclinate a 45°. I guanti dei Mastini erano stati consacrati con il proprio sangue alle Rune, così da conferire ad ogni Mastino una grande forza per affrontare i vari nemici.
La porta cadde giù come una foglia e Cassidy fece appena in tempo a varcare la soglia che dietro di lei la strada fu bloccata da un cumulo di macerie. In quella stanza c’era solo un piccolo foro.
Cercò di avvicinarsi per vedere come agire quando gli caddero addosso dei mobili, fece giusto in tempo a spostarsi e a finire sopra un armadio, rompendosi qualche osso probabilmente. Adesso il foro nel soffitto era maggiore ma avrebbe dovuto trovare un modo per salire. Sfruttò un grande tavolo per arrampicarsi su una trave e salire. Dalla stanza successiva uscì e raggiunse le scale, erano per metà agibili, poi avrebbe proseguito come aveva fatto in precedenza.
Mancavano solo due piani e lei era in direzione del quarto, adesso che aveva trovato le scale la situazione sarebbe pian piano a facilitarsi.
Ma non era così.
Le scale con un bel po’ di fatica le permettevano di arrivare fino al quinto piano, ma il tragitto era spesso deviato con possibili arrampicate da solchi o macerie. Contando che avrebbe dovuto far molta attenzione al soffitto crollante.
Le urla continuavano, anche se pian piano che si avvicinavano sembravano sempre più finte e forzate.
Appena arrivò in cima al quinto piano, piena di graffi e con qualche gocciolina di sangue per il corpo, notò che le “urla” provenivano dalla sua stanza.
Un solo problema: davanti la sua stanza c’era una grossa voragine e non aveva idea di come attraversarla.
Cercò tra le macerie e trovò l’ennesimo asse di legno insieme ad un’anta di una porta. Avrebbe usato l’anta per passare dall’altra parte, collegava le due parti per un soffio.
Tutto tremava, cerco di attraversare il ponticello più velocemente che poteva.
Arrivata sull’altra sponda sfondo la porta e trovò il frate con un Ghoul con la pelle strappata che lasciava trasparire le sue vere sembianza: una pelle più secca con delle ossa molto più in mostra.


”Buonasera, ti stavo giusto aspettando, mia cara C..”
“SCAPPA E’ UNA TRAPPOLA!”

Il Ghoul diede un colpo di frusta sul volto del vecchio frate che si accasciò al suolo esanime.


”Vattene.”

Cassidy aveva abbandonato da tempo la sua spada ed era dolorante, in quelle condizioni non sarebbe mai riuscita a sconfiggere quel Ghoul.


”Credo che adesso potremmo continuare il nostro discorso senza interruzioni, vero vecchio?”

con il suo tono sprezzante diede un altro colpo di frusta sulla schiena del frate che crollò esanime a terra.

 “Non sono interessato a tuo padre”


Cassidy aveva gli occhi pieni di terrore e non riusciva a capire le informazioni del Ghoul.
Voleva solo correre dall’anziano Frate ed aiutarlo.
Ma non poteva e non poteva neanche difenderlo, era disarmata e vulnerabile.


”Il gatto ti a mangiato la lingua?”
“Lascia..”

 era un sibillio  lontano ad emettere quelle parole, era il frate poco distante dal Ghoul che provava a muoversi.
Il Ghoul diede un altro colpo di frusta al Frate, che emesse un gemito straziante.
Cassidy urlò e cercò di correre verso l’anziano, ma il Ghoul scoccò la frusta anche verso la sua direzione per bloccare la sua venuta.

”Ah, vuoi lui? Allora avrai quel che desideri.”


La pelle continuava a staccarsi da quel mostro, leggera cadeva come una piuma, mostrando un corpo vuoto con solo delle ossa giallognole in evidenza.
Il Ghoul alzò il Frate, si diresse verso la voragine laterale della stanza e lo gettò via.
Caddisy urlò e corse verso il Ghoul, lui si girò immediatamente afferrandola con la frusta e scaraventandola a terra. La giovane cadde sotto un cumulo di macerie.


”Volevi salvare quel vigliacco di un padre? Mi dispiace molto, ma sta tranquilla che farai la sua stessa fine, mia cara.”


Era ironico e quasi drammatico, al punto giusto, un attore perfetto. Si stava avvicinando a lei. Cassidy libera dalla presa della frusta, cercò di afferrare qualcosa per difendesi. Prese un pezzo di legno da terra e cercò di rialzarsi. Ansimava e si teneva a stento in piedi.
Il Ghoul arcuò uno dei suoi sopraccigli e scoppiò a ridere; prese da terra una spada che era crollata da una delle pareti della stanza e la gettò in direzione della ragazza.
Lei si precipitò a prenderla, sapeva di essere spacciata e che i Ghoul per quanto meschini odiano combattere senza almeno un’iniziale pari opportunità 

“Non so se sia più ridicolo un soldato di Dio con un ciocco di legno o mentre cerca di recuperare una spada.”

Disse lui mentre diede sulla schiena della ragazza un colpo di frusta. Lei si rialzò immediatamente, digrignando i denti.

“Ingenua.”
“Conosco bene le vostre regole, cosa volete?”

 Giravano attorno alla voragine centrale, come mosche che si davano la caccia.
Si ritrovarono poi faccia a faccia a poca distanza.

”Credi veramente di poter vincere?”

Cassidy che riusciva a stare in piedi per miracolo, strinse la spada e  la rigirò tra le mani facendo poi un passo indietro.

”Cosa volete?”
“Quello che continua a dividerci e continua a tenerci uniti. L’odio verso di voi, quello che continua a gettarci nel caos ed ha farci risorgere.”
”La colpa sarebbe nostra? Cosa siete voi? Siete voi che avete rovinato la vostra stirpe.”
”Siete voi che continuate ad ucciderci.”
“Voi ci divorate.”


Così dicendo Cassidy sbalzò in avanti, sguainando la spada pronta a combattere.
Il Ghoul  diede un colpo di frusta, la ragazza bloccò l’arma tenendola salda con i guanti. La botta aveva lacerato i guanti ed il dolore del cerchio Runale squarciato era insopportabile.

”Cosa?!”

Alzò la spada, tenendolo fermo dalla frusta e conficcò la lama nel petto del Ghoul.
 
”L’avevo detto… Che non avesti vinto…”

Il Ghoul sputò sangue sul volto della ragazza. Il sangue dei Ghoul era il sangue di tutte le anime che avevano reso maledette, per i Mastini il loro sangue era molto nocivo, era un sangue che aveva quasi vita propria, in questo caso cercò di soffocarla.
Il Ghoul le crollò addosso, Cassidy si sentiva come lacerata dalla ferità e non riusciva a respirare, si mise una mano al collo. Cercò di aggrapparsi a qualcosa vicino a lei, ma accanto aveva solo il vuoto.
Continuava a dimenarsi e cadde nella voragine, lasciando scivolare con lei anche il Ghoul.

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Capitolo 5
*** Another uninhabited world. ***


Stava cadendo nel vuoto, precipitando velocemente, ma il suo cuore si era fermato, il soffitto, le pareti della Rocca continuavano a crollare, come se la stesso accompagnando in quella caduta. Si stava trascinando dietro il corpo del Ghoul ormai esanime,  fissava le macerie che crollavano insieme a loro, mentre percorreva piani e piani della Rocca, ripensando a Frà Cliff, ed a tutto quello che era successo, al piccolo Klaus, a Margaret, ed a John. Le immagini di quella serata le scorrevano nella mente come un film. Poi chiuse gli occhi, sul suo viso scivolarono giù delle lacrime e poi arrivò al suolo. Ci fu un tonfo e il corpo di Cassidy andò a schiantarsi contro il pavimento dell’ultimo piano della Rocca, aveva ancora il corpo del Ghoul avvinghiato a sé, provò a staccarlo ma non ci riuscì, sembrava stesse facendo un ghigno, non riusciva ad alzarsi e il suo respiro si faceva sempre più pesante. Il sangue del Ghoul la stava soffocando, allungò le mani e vide che sotto di lei c’era un cerchio Runale ancora bagnato di sangue. Ormai dal soffitto continuavano a cadere macerie sempre più grosse e si stavano depositando pian piano accanto a loro. Riuscì a togliersi la benda dal polso sinistro ed a grattare un po’ la ferita sul pavimento, in modo da far riuscire di nuovo il sangue, si spostò leggermente nella direzione della Runa dispari Raido. Con un ultimo respiro e con le lacrime agli occhi disse debolmente:


“Raido..”
“.. viaggio.”


Girò la testa verso l’alto e piangendo chiuse gli occhi prima che una maceria potesse cadere sopra di lei.
In quel momento, le Rune del cerchio iniziarono ad illuminarsi di turchese, una per una a cominciare da Raido, alla fine anche gli ultimi contorni del cerchio Runale si accesero ed appena sotto Cassidy si sprigionò un bagliore che inghiottì sia lei che il Ghoul.
Era come se in quel momento il suo corpo fosse sollevato e spoglio di ogni veste, tutte le sue ossa si fossero spezzate a partire dal petto; le costole si aprirono fino a spezzarsi ed a ridursi in frantumi per poi finire con un ruggito ed infine il silenzio.



Strabuzzò gli occhi, una forte luce batteva su di essi, provò a rigirarsi ma sentiva le ossa doloranti digrignò i denti, cercò di aprirli ma fu molto difficile. Quando Cassidy si svegliò si trovata dentro un letto bianco ed accanto a lei c’era una figura dalle grandi ali nere piumate e dai capelli neri lunghi fino a poco sotto le spalle. Indossava un vestito azzurrino con delle sfumature nere ai lati. Stava sistemando la tavola quando Cassidy si svegliò.  Si stava guardando intorno, l’abitazione era piccola e semplice ed una strana luce illuminava tutta la stanza, quando la donna si girò di scatto.


“Finalmente ti sei svegliata.”


Contrariamente a quanto aveva immaginato, il suo tono era irritato e infastidito.


 “Dove sono? Per quanto sono restata qui?”

Cassidy rimase con una faccia ancora assonnata ed innocente, mentre con voce flebile pronunciava queste parole. Cercò di alzarsi pian piano quando il Gaunt le andò vicino e l’aiuto a tirarsi su.

 
“Fa piano, il tuo braccio rischiava di essere amputato, ti è andata bene.”
“Chi sei? “


La ragazza cercava di evitare le sue domande.


“Lì sul letto ci sono dei vestiti, prendili e vattene.”
“Chi sei.”
 “Sbrigati o non sarò clemente con te.”
“Chi sei. Sei un Gaunt?”
“Sì, sono un Gaunt della Notte, Sacerdotessa del consiglio dei Sette, una tra i 5 sopravvissuti.”
“Il consiglio dei Sette? Dove ci troviamo? Dove sono i Ghoul?”
“Divertenti le tue domande, Mastino.”
“Cosa vuoi.”
 “Piano, procediamo con calma.”


Adesso il Gaunt si era seduto accanto alla tavola su di una sedia mentre Cassidy cercava di prendere le distanze.



”Una domanda per una domanda. Te ne concedo due. Poi te ne andrai. “
”Dove mi trovo. “
”Ti trovi in una casa fuori dal regno dei Cieli. “
”Il regno dei Cieli? Voi non dovreste essere qui. “
” Voi potete vivere in regge e noi dobbiamo soccombere nell’Inferno? Due domande.”
”Che cos’è successo.. a tutti quanti?”
”Interessante domande da parte tua, sarò breve, tranquilla. Stavo girando i pattuglia nel mondo dei Ghoul quando ho visto degli uccelli che cercavano di fare banchetto con qualcuno, mi sono avvicinata e ti ho visto. Semplice.” Teneva le braccia incrociate, distogliendo lo sguardo da Cassidy.
 A tutti.”
 Cosa vorresti sapere?”

Adesso le due si stavano fissando negli occhi. Cassidy, da una parte, si sentiva smarrita come un piccolo anatroccolo abbandonato a se stesso in mezzo ad uno stagno, mentre dall’altra si sentiva addolorata come se avesse perso da poco un parente caro.



”Vorresti sapere che cosa, di come tutto è andato in frantumi?! Di come ci avete lasciato morire e che adesso le regole del cielo sono mutate ?!
 “Stavamo lottando per salvare TUTTI QUANTI.”  
“Ma ci avete lasciato morire. Dopo che tu sei arrivata in questo mondo, sono successe tante cose. Più di quante tu potrai mai immaginarne.”


Le due si fissavano negli occhi, con un velo di tristezza che le stava legando ma con una piccola aria di sfida che accendeva una scintilla nei loro occhi.


”Quando tu hai attivato il cerchio Runale posto sotto la Rocca dei Mastini, è stata liberata un’enorme energia, che ti ha permesso di viaggiare fra i mondi ed arrivare nel Regno dei Ghoul e di noi Gaunt. La tua città ha continuato a bruciare sotto le fiamme appiccate dai “nemici”. Non ricevevamo più segnali dal vostro mondo, dai nostri Gaunt, pertanto ci siamo monitorati per fare immediatamente un sopraluogo ed abbiamo visto il vostro capo scappare, coperto da qualche uomo ed il popolo che cercava di farlo fuggire mentre lottava contro i Ghoul che si avvicinavano. C’era un vecchio in pessime condizioni tra le macerie, mi pare che qualcuno lo stesse aiutando a rialzarsi. Stava scappando senza difendere il suo popolo. I Ghoul non sono così stupidi, come saprai, si sono avventati sui Mastini rimanenti, scaraventando via il popolo. E’ stata una scena orribile.”
”Quanti Mastini erano rimasti?”

Cassidy aveva una calma innaturale.


”A difendere il santo padre circa tre. Non conosco i loro nomi per bene, una ragazza dai lunghi capelli rosati con delle codine e due ragazzi, uno dai capelli neri ed uno con i capelli biondo cenere.”


Cassidy capì subito che si riferiva al Mastino Anziano Amy ed i suoi compagni più giovani, Simon e Peter. Adesso la sua calma stava scivolando lentamente sul suo volto, sotto forma di lacrime.


”Amy, Simon e Peter. Sono morti immagino. Ne mancano molti di più.”
”Non ho visto altri Mastini lì, negli ultimi anni ho rivestito il ruolo di Sacerdotessa e di apprendista per I Sette. Non conoscevo molti di voi, sapevo riconoscervi giusto dalla tunica e da qualche informazione datami nell’apprendistato. Ho visto solo loro.”


Cassidy pensava a John ed al piccolo Klaus, sperava fossero riusciti a fuggire e pensava agli altri Mastini ed alla fine che avessero fatto. Stava immaginando quella scena di massacro ricordando quella del suo mentore Antony.


”Dopo quel momento, il vostro Capo è riuscito a scappare lasciando la vostra gente tra le fiamme. Con i miei fratelli siamo riusciti a fermarlo. Stava chiedendo disperatamente aiuto. Non sapeva rispondere a nessuna domanda, neanche a quella che riguardava la fine della sua gente. Ci pregava di salvarlo in nome di una futile alleanza che lui, aveva appena sciolto. Adesso le regole dei Tre regni sono cambiate più di quanto tu possa pensare. I Ghoul, sono nemici più feroci di quanto pensassimo ed il nostro patto è stato sciolto, adesso anche voi siete nostri nemici. Mentre noi, ci siamo dimezzati.
I Mastini hanno lasciato morire i Gaunt, approfittandosi del  loro aiuto ed a quanto pare il vostro “Capo” ha peggiorato la situazione. Insinuava che non vi avessimo difesi per niente. Prima di lasciarlo andare in pasto a quegli esseri, ha sciolto il patto, urlandoci traditori e parole che preferirei non riferiti. “
”Ma tu mi hai salvato, oltre il patto, oltre tutto…. Grazie”

Cassidy si era alzata ed aveva allungato la mano, in segno di pace verso il Gaunt della Notte. Il suo tono deciso e sfrontato era stato spezzato da quella piccola e corta parola.



“Grazie.”

Continuava a ripetere.


”Dovere, non potevo lasciarti morire, infondo ti sei comportata lealmente.”
”Mi dispiace per le vostre perdite, ero molto affezionata a molti di voi..”


Le sue parole si interruppero e le lacrime continuarono a scendere sul suo volto.


“… Non ho mai visto Gaunt in tutta la battaglia. Né dal centro né dalla fine.”
”Cosa vorresti insinuare? Che non vi abbiamo difeso?”


Cassidy si asciugò le lacrime.


“No, che in un momento di guerra abbiamo scelto l’unica cosa che potrebbe salvare entrambi.”
”Non siamo stati noi a volerlo, ci avete trattato come dei dannati.”
”Cosa farete adesso? Starete qui a far.. Cosa?”
”Nulla, aspetteremo. Faresti meglio ad andartene adesso, mi uccideranno se ti trovano qui.”


Lei le indicò i vestiti sul letto.
Era una lunga toga azzurra, con uno spacco al centro del vestito molto altro, con maniche larghe e con una scollatura a V che presentava dei lacci per essere chiusa. Sotto una gonna lunga ed una canottiera. Cassidy indossò tutto, strappo la lunga gonna, fino alle ginocchia.

“Mi spiace ma non avrei potuto muovermi.”
“Vecchi abiti, tranquilla. Adesso va, non fare più invocazioni con quella mano. E’ stato molto difficile medicarla, quel guanto si è come cucito su di te. Non so spiegarti il motivo, l’altro è lì sulla sedia.”



Cassidy lo prese, era perfettamente intatto con il sigillo Runale pulsante. L’altro era distrutto, ma come aveva affermato il Gaunt, era come cucito sul suo braccio, neanche lei riuscì a toglierselo.


”Hai delle armi?”


Il Gaunt si alzò, aprì un cassetto e le diete alcuni coltelli, che il giovane Mastino racchiuse nella stoffa strappata. Avvicinandosi  verso la porta di casa vide una spada nera luccicante, appena le si avvicinò vide il suo volto riflesso sulla nera lama e potè vedere che dentro era vuota. Era una spada di Cristallo Nero. Una delle spade più uniche ed antiche al  mondo, di cui non se ne fabbricavano più.


”Quella del mio Capo?”

 Il Gaunt scosse la testa, come a dire – i dispiace ma non ho idea di dove sia finita. -

”Come faccio a tornare a casa?”
 “Non lo so dolcezza, posso solo portarti da dove ti ho presa.”


Aprendo la porta vennero investite da un vento gelido che tirava proprio dalla loro parte, uscendo la porta sbattè con violenza e le due fecero fatica a parlarsi, ma soprattutto a restare in piedi.


”Cercherò di farti arrivare più vicino possibile alla loro Rocca, non posxo far altro.” “Grazie.”



 
“Mettiti di fronte a me, spalle al panorama.”


Prima di girarsi Cassidy notò tutto ciò che la circondava: nuvole. C’erano una marea di nuvole azzurre che formavano strade ed ingressi e con sopra delle costruzioni, case, ponti.
Si trattava di una città sospesa. Era rimasta estasiata da questa vista.
La casetta dove alloggiava il Gaunt, che era posta su un piazzale di nuvolette, era leggermente fuori dal centro, che con le sua moltitudine di luci si poteva ammirare da lontano, ma solo come un piccolo puntino luminoso sbiadito. Da lì c’erano solamente leggere stradine e nuvole o ponti che potessero portare alla Città o collegarsi ad altre abitazioni.
Un posto sicuro.



”Pronta?”

 L’aveva interrotta il Gaunt.

“Pronta.”


Cassidy fissava quel magico mondo con occhi decisi a vendicare la sua gente.
Si girò di scatto verso l’altra ragazza.


” Le tue domande, una domanda per una domanda avevi detto.”
”Non avresti saputo dove fosse mio fratello.”
 

 Cassidy a quelle parole la fissò come se una freccia le avesse trafitto il cuore.


“Ah, un’ultima cosa: Marì Leavù.”
“Cassandra Proprethia.”


Marì, chiuse gli occhi, posò le sue mani sulle spalle di Cassandra, pronunciò delle formule di Arabo e le diede una spinta. Cassidy precipitò oltre le nuvole, in un volo nel vuoto senza fine.

 


Note dell'autore: Spero che questo nuovo capitolo possa essere di vostro gradimento e possiate recapitarmi impressioni o aspettative sulla storia.
 

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Capitolo 6
*** Will of Crystal. ***


Non riusciva ancora a muoversi quando sentì come se qualcuno le stesse beccando sulla pelle. Aprendo gli occhi vide che sopra di lei, in una danza circolare, c’erano degli uccelli. L’uccello che si stava avvicinando a lei, le diede una  beccata sul braccio, così che Cassidy si svegliò  e scansandosi, l’intera colonia si mosse.
Si mise in ginocchio e l’anciò uno dei coltelli che aveva messo in una tasca fatta di stoffa contro di loro. Lo stormo era quasi volato via ma riuscì a prenderne uno. Stava per esultare, probabilmente aveva trovato la sua prossima cena, quando l’uccello andò a fuoco.
Cassandra rimase basita, lo sguardo che prima ispirava fiducia e  coraggio adesso era smarrito e dubbioso. Avvicinandosi al corpo dell’uccello, vide solo il coltello intorno ad un cerchio nero. Cercò di capire che razza di strana creatura fosse quella, finchè non rivide lo stormo precedente e sentì il loro richiamo. Uccelli Del Sole. Erano gli uccelli che negli antichi racconti di Fra Cliff venivano cacciati in una lotta infinita, erano loro che alimentavano le lotte tra i Gaunt ed i Ghoul. Erano prede facili da ottenere, si avvicinavano al predatore facilmente, ma se colpite di scatto prendevano fuoco. Mangiarle, per lei, non sarebbe stato salutare, anche perché erano bestie maledette. Avevano preso un po’ dai discendenti di Icaro. Discendenti, la cui dinastia, ormai  si era estinta, probabile che furono colpiti da un perdono improvviso dall’alto e il loro lato maligno si fosse riversato verso Gaunt e i Ghoul o erano solamente diventati uccelli. Nessuno ne era al corrente, non erano mai stati nemici temibili o grandi amici. Vivevano in disparte, volando intorno al sole, ogni tanto davano fastidio alle creature sulla sabbia, ma di rado. I Ghoul probabilmente li preferivano nelle loro vecchie sembianze umane, più facili da catturare e mangiare; anche se la sua gente non li aveva mai osservati da vicino. 
Erano andati definitivamente via dalla ragazza e decise che fosse il momento di incamminarsi, non aveva idea di dove fosse la Rocca dei Ghoul e soprattutto di cosa l’aspettasse.

Percorse pochi passi quando infondo alla distesa di sabbia vide un’imponente macchia viola e blu che risplendeva alla luce del sole. Cercò di veder meglio inarcando una mano sulla fronte, ma non cambiò nulla. Continuando a camminare la macchia si faceva sempre più visibile e notò che era un enorme edificio a forma di poligono.
Non era un castello normale, non aveva torrette o si ergeva in alto, era basso e tozzo ed era di un colore stranamente luccicante violaceo e turchese.
Era un castello insolito e l’unico che si vedesse all’orizzonte. Marì aveva detto che l’avrebbe lasciata il più possibile accanto alla rocca e quella, per ciò, sembrava essere l’unico edificio presente lì intorno.
Avvicinandosi alle pareti della rocca, vide che non erano completamente lisca, ma non si capiva molto neanche guardandola da vicino. Non c’erano serrature in vista o qualcosa riconducibile ad un portone, solo un’enorme lastra luccicante che ricopriva la Rocca.


Pose una mano sulla superficie dell’edificio, sperando di poter individuare qualcosa nascosto alla vista, ma in quell’istante sentì come numerosi spilli aguzzi  conficcarsi nella carne. Immediatamente tirò via la mano sinistra ed in quel momento sentì ogni aguzzo spino uscire dal suo palmo. La rocca era ricoperta di squame appuntite, che creavano una superficie liscia solo alla vista. Squame che sembravano fatte di cristallo.
Il cristallo a quei tempi era un materiale molto raro e difficile da trattare. Nei tempi precedenti all’infanzia di Cassidy solo le cariche più alte delle confraternite potevano possedere armi in cristallo con rifiniture di preziosi minerali; anche la gente comunque possedeva oggetti in minerali. C’erano numerosi punti al di fuori della Fazione nord-est dei Mastini, in cui risiedeva, che li rifornivano di minerali preziosi e di cristallo e questo all’interno delle Fazioni Mastine rendeva queste pietre così comuni. Non venivano prodotti molti oggetti, neanche a quel tempo, di tali materiali, ma se ne potevano trovare discreti, soprattutto di piccole dimensioni. C’erano botteghe di intaglio di Cristallo ed alcune di pietre minori, essi erano il frutto di generazioni di segreti, lunghe centinaia di anni. Nessuno al di fuori dei proprietari delle botteghe era a conoscenza di come si intagliassero e le botteghe, eccetto rare occasioni, non assumevano mai ragazzi al di fuori della loro famiglia. Erano segreti antichi che tutt’ora ancora non vennero spiegati. Forse non c’erano modi particolari con cui venivano intagliati tali materiali, ma c’era qualcosa che rendeva questi oggetti particolari, diversi da quelli della normale gente al di fuori delle Fazioni. Nessuno lo sapeva o riusciva a notare perfettamente i particolari, ma qualcosa cambiava anche se erano pietre provenienti non dal loro “mondo”. Tutto ciò non esisteva solo nelle Fazioni Mastine ma anche nel mondo dei Ghoul e dei Gaunt della Notte e degli altri.
Con lo scoppio della seconda guerra di proclamazione della santità, queste botteghe erano andate perdute, come tutti gli oggetti, le armi o anche le stesse miniere. Numerose dicerie affermavano che esistessero ancora intagliatori di Cristallo nelle Fazioni o anche al di fuori ma nessuno ne aveva mai avuto la certezza. Come anche fu per le spade di Cristallo. A quei tempi sia i Mastini che i Ghoul o i Gaunt della Notte, possedevano spade di Cristallo, ma dopo quella guerra ed i patti raggiunti nessuno sa bene cosa ne fosse stato di tali armi. Molti dicono che i Superiori ne abbiano ancora una nascosta tra i loro tesori, ma sono per lo più dicerie infondate, anche perché dopo i patti raggiunti nessuno aveva più bisogno di usarle. Erano spade dalla lama aguzza, le più taglienti e robuste e in loro risiedeva un qualche spirito magico.
Ma nessuno fino al giorno d’oggi avrebbe mai potuto affermare che esistesse anche un palazzo interamente fatto di questa pietra, così preziosa e Cassidy, in cuor suo, non aveva la più pallida idea di come scalfirla. Aveva studiato i libri antichi, per quanto il suo livello lo permettesse, dei segreti dei sacerdoti e dei rituali, ma nulla trattava di ciò o almeno nulla trattava di cose antecedenti alla fine delle guerre della santità. Non c’era nulla di nulla in quei libri che potesse aiutarla e neanche qualcuno o qualcosa. Si lasciò cadere a terra e chiuse per un secondo gli occhi. Rivide  nella sua memoria la Rocca bruciata, Fra Cliff, il Ghoul che l’aveva accolta e tutti gli avvenimenti di quei giorni, rendendosi conto di quanto il tempo fosse passato e di quanto poco avesse potuto fare per la sua gente. La Rocca era l’unico modo che aveva per sapere come tornare a casa o scoprire qualcosa sulle fazioni Nemiche. I Gaunt della Notte si erano rivelati non collaborativi e si trovava sola in un deserto sconosciuto anche ai suoi libri. Aprì gli occhi e fissò la pietra taciturna. Nulla intorno a lei esisteva o creava rumore. Era sola sotto un sole cocente. La sete e la fame si iniziavano a far sentire e la ferita sul braccio le recava sempre più fastidio ed adesso anche la mano le stava facendo parecchio male. Era la mano con i sigilli runali e con il guanto cucito sulla sua pelle. Non c’era sangue sul guanto sembrava come se non si fosse fatta nulla. Si alzò ed andò a controllare le mura della rocca. Le girò un po’ a torno e vide che era un edificio ottagonale dal tetto piatto con otto torrette sugli spigoli. Era un edificio imponente e sembrava nulla ci fosse sulle parti né una serratura né finestre né porte. Improvvisamente si avvicinò alla parete e vide che tra le varie scaglie c’erano delle fessure leggerissime, era come le le varie squame di cristallo appuntito fossero state messe una ad una a formare una parete. C’era solo un modo per aprire un varco nella rocca e forse poteva funzionare. Tracciò fra le fessure con i suoi coltelli la forma di una Runa con due segmenti con in mezzo altri due segmenti inclinate a 45°, Hagalaz. I cristalli vennero un po’ scalfiti e le fessure tra loro aumentarono anche se prima di riuscire in ciò dovette bruttar via molti coltelli. Bagnò una lama con il suo sangue e la passò in quella lieve fessura ottenuta, mise giù il coltello e con il braccio sinistro , stringendo la mano, diede  urlando il nome della Runa un pugno alla lastra di Cristallo.
In quel momento dalle pareti si staccarono numerose lamine e molte si conficcarono nel braccio e nel corpo della ragazza. Cassidy cadde a terra e cercò di ripararsi il più possibile dalle scaglie. Quando tutto ebbe fine di fronte a lei c’era un’apertura di circa un metro e venti. I cristalli erano stati distrutti nel punto in cui aveva inciso la runa ed anche la lamina di ferro che sottostante era stata distrutta, rimaneva solo un muro di legno.
Cassidy tolse via le scaglie che gli si erano conficcate nella gambe e nel braccio, diede un altro pugno al muro in legno che si frantumò in un nano secondo.

Era stanca ma era riuscita ad entrare. Doveva trovarsi al piano terra della Rocca. Era una sala ampia e  spoglia su tutte le pareti. L’interno era totalmente di marmo color beige chiaro. Le torrette che si vedevano al di fuori sporgevano anche all’interno della sala. Non c’era nulla, neanche un lampadario sul soffitto. Alle sue spalle improvvisamente il cristallo che ricopriva le pareti iniziò a rigenerarsi, si girò di scatto e vide la parete che piano piano si ricomponeva, si precipitò contro il foro nel muro che aveva creato, rischiava di rimanere intrappolata lì per sempre, ma insieme al cristallo anche il legno ed il ferro ed il marco si ricrearono. In pochi minuti la rocca era tornata intatta. Cassidy era allibita e aveva un altro problema adesso.  Scosse la testa e girò intorno, era come se la stanza roteasse con se. Era stanca e le ferite sul braccio bruciavano ed anche il palmo della sua mano. Le lacrime cominciarono a scorrere. Doveva  assicurarsi che la rocca fosse isolata e trovare un posto per riposarsi. Si guardò intorno. Nulla. Ma doveva pur esserci una porta.
Si diresse verso una delle sporgenze della sala quando sentì qualcosa proprio davanti a lei, sotto il pavimento bussare. Cassidy rabbrividì.  Ghoul? Si avvicinò lentamente e si accovacciò davanti alla porzione di pavimento da cui provenivano i rumori. I rumori continuavano ma non c’era nessun segno sul pavimento che segnalasse la presenza della porta.
La sala grande dei Ghoul era immersa di luce, anche essendo prima di finestre, non appena si rialzò notò delle delimitazione sulle mattonelle come a simboleggiare la presenza di una botola.
I rumori al di sotto di quella porzione di pavimento continuavano. Chiunque fosse era prigioniero e lei aveva giuro di difendere chiunque avesse avuto bisogno d’aiuto, chiunque fosse stato. Anche se fosse stato un Ghoul, rappresentava una possibile minaccia o l’unica fonte che aveva per tornare a casa. Si avventò contro quella parte, dando dei pugni in prossimità degli angoli, improvvisamente il riquadrò si scostò, scorrendo sulla lastra di marmo, Cassidy indietreggiò e trovò sotto di essa una botola di legno. I rumori al di sotto cessarono improvvisamente. Tirò la cordicella sulla botola e riuscì ad aprirla. Era buio, ma nell’ombra riuscì a distinguere una sagoma.
Mise una mano su un cortello posto nella sacca di stoffa sulla sua cintura, avvicinandosi lentamente alla botola.

”Non farmi del male!”

La interruppe una voce maschile, probabilmente di qualcuno di mezz’età.

”Siete tornati dalla battaglia?! Il Sommo Capo ha concesso clemenza?!”


Chiunque stava parlando doveva riferirsi alla battaglia da cui Cassandra era stata costretta a scappare, chiunque stava parlando doveva essere un Ghoul.
Cassidy si schiarì la voce.

”Abbiamo bisogno di qualcuno che sorvegli la Rocca. I Mastini sono penetrati nel nostro mondo.”


Non ne era totalmente sicura ma non poteva far scoprire le sue reali sembianze ed in questo momento, eccetto per il guanto non era molto riconoscibile.


“La battaglia sta procedendo bene..”

Si fermò e cercò di trattenere le lacrime al ricordo delle atrocità che il suo popolo aveva subito.

”.. Siamo quasi riusciti ad annientarli del tutto, quei cagnacci.”

Era come se gli stessero pugnalando il cuore.



 

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Capitolo 7
*** Born To Quit. ***


Si sporse ancora e l’uomo uscì dall’ombra. Le tendette la mano e lo fece salire in superficie.
Le sue ipotesi non erano sbagliate, era un Ghoul. Era coperto da una tonaca ormai logora ed ingiallita, che serviva a coprire solo metà del suo corpo. Ormai non era più in grado di assumere sembianze umane e la pelle gli cadeva giù come il coccio di una bambola in frantumi e lasciava ammirare le sue ossa ingiallite. Non aveva i capelli, forse qualcuno bianco qua e là sulla testa e le sue iridi erano color ghiaccio sbiadito. Probabilmente aveva perso l’uso della vista e a giudicare da come fissava la ragazza era così. Lei gli teneva stretta la mano, era come se in quel momento lui non fosse più un nemico ma qualcuno che sta aspettando solo la morte per avere pace. Una pace, per quella gente inesistente. Improvvisamente si ricordò di quale fosse la sua posizione e lasciò la mano del vecchio, si ricompose e con tono determinato annunciò:

”Non hai sentito nessuno arrivare qui? Molti dei nostri si sono diretti giù dopo la proclamazione dell’assedio per controllare i Mastini scappati.”
”Sono riusciti a vincere? Forse i loro piani non era poi così sconsiderati.”

Parlava con voce bassa e molto roca, come se ormai non gli importasse più nulla.


“Non sei felice per il tuo popolo?”


Fece un sorriso famelico.

”Popolo. Abbiamo persona la concezione di popolo anni fa. Credo con la seconda guerra della restaurazione o Santità come preferisci… Ah, non disturbarti a picchiare un vecchio per le sue insolenti parole, ho pagato e sto pagando tutt’ora questo.”
”Il Capo mi ha detto di liberarti o almeno sembrava interessato a te.”
”Infondo il piccolo Joe è in carica da pochi anni, forse la rivincita sui Mastini avrà addolcito le sue ferite. Sorpresa?”
”Come hai fatto a capire che sono una donna?”
”Ah, mia cara, anche se cerchi di usare un tono maschile o camuffare la tua voce so benissimo chi sei, anche sotto quelle vesti.”
”Chi sono?”
”Oh si, come, non credi abbia capito che tu non sia un Ghoul?”

Cassandra rabbrividì, il Ghoul le si stava avvicinando e avrebbe potuto ucciderla anche in quelle condizioni.

”Sai, sono divenuto ceco causa la fame che mi assale dopo tutto questo tempo.”

Le passo le lunghe unghie sul collo. Il suo tono adesso, era cambiato.


“Mi hanno rinchiuso lì tanto tempo fa. Credo circa da quando abbiano proclamato quel ragazzino ancora in fasce capo e lo abbiano allevato o almeno abbiano allevato l’anima che si è impossessata di lui sotto i vostri occhi. Progettando morte e distruzione, mentre voi, poveri ingenui avete distrutto tutta la vostra forza, avete distrutto quel poco di reale Santità su cui la vostra stirpe si è fondata e di cui tu ne conservi ancora un briciolo.”

Le passò accanto trascinando la sua carcassa ancora animata, quando cambiò ancora, improvvisamente, il suo tono di voce.

”Cercai di avvertirli per tutti questi anni che si stavano battendo per rovinare leggi divine per cui aveva ottenuto molte agevolazioni. Ma non bastava, le nuove generazioni non possono capire cosa significhi affrontare bene due guerre della Santità e non sanno le colpe che abbiamo e le colpe che voi avete o le colpe che anche i Gaunt hanno. Sono inesperti e si basano su vecchie dicerie, vecchie storie del dopo guerra che alimentano odio e stupide fazioni. Infondo neanche io so tutta la verità. I potenti creano alleanze e guerre più subdole di quanto mai si possa pensare. Mi dispiace per la tua gente. In questo mondo non c’è posto, o almeno nel nostro mondo di feccia umana non c’è posto per le opposizioni. Non c’è posto per un povero vecchio che ha perso tutto. Sai il vecchio Capo, colui che vinse la guerra della Santità era un uomo generoso e valoroso, ma è stata come sempre, la sua curiosità ad ucciderlo due volte. Per quanto noi possiamo morire.”

La sua voce era calma come un padre che  vuole insegnare un pezzo di vita a suo figlio. Cassidy non si fidava, anche se sapeva che in lui c’era qualcosa di strano.

”Ho riconosciuto il tuo odore, puzzi di Verginità e Sacramenti e qui di gente così non ne esiste. Non esistono neanche più le donne, ormai. Non voglio mangiarti, sta tranquilla.”
”Ho bisogno del tuo aiuto.”
”Lo so, sei nella rocca nemica ed hai bisogno di tornare indietro dalla tua gente.”
”Sto cercando informazioni su di voi e anche su di noi. Non posso combattere senza conoscere il..”
”Dillo pure.”
”.. Il nemico e neanche la mia gente. Non so cosa sia successo neanche in questo poco lasso di tempo che mi trovo qui.”
”Non posso aiutarti.”
”Cosa significa?”
”Nel periodo della mia cecità ho avuto la possibilità di sviluppare tutti gli altri sensi che avevo, anche se molti, come l’olfatto sono andati fuori uso causa assenza di carne. Ho passato la maggior parte della mia vita a marcire in quella botola, sentendo discriminazioni e processi contro di me, il veggente, un tempo fedelissimo del Re. Non tradirò chi mi ha tradito.”
”Sai anche tu che questa guerra non è giusta! Non puoi lasciarli morire! Sai che moriranno! Sai che ci riprenderemmo ciò che è nostro! Sai che difenderemmo la nostra gente con tutto il nostro sangue! Che sia IO l’ultima discendente ma MAI nulla accadrà alla nostra stirpe.”
”Ognuno ha una strana concezione di giustizia e delle cose che accadono. Siamo stati istruiti per rispettare regole di finto rispetto che ancora ci tengono su.”
 
Cassandra sapeva che aveva ragione. Anche lei al suo posto non avrebbe mai tradito la sua gente, il suo popolo, per quanto grandi siano i dolori da essi commessi. Infondo lo stava già facendo, senza rendersene conto.


“ Questa Rocca è un labirinto di passaggi invisibili, tutto è studiato in armonia e bellezza, quell’antica bella che appartiene agli umani e che tanto hanno ricercato durante la loro vita. Siamo esseri sgradevoli che cercano di essere felici e quale manifestazione può non esserci nel cercare di rendere ogni cosa insidiosa più gradevole?”

Era come se stesse parlando da solo, come se durante tutta la sua prigionia lui volesse sfogarsi e denigrare usanze centenarie, non con disprezzo con l’occhio di un assente  critico.
Si muoveva leggiadro all’interno della stanza, attento a non allontanarsi troppo dalla sua preda, che era rimasta lì a vedere un pover uomo che cerca di scampare ai suoi ultimi respiri.

”Mi hai liberato ingenuamente. Piccola.”

Adesso si stava avvicinando al suo volto. Il suo alito puzzava di putrefazione e odio.

”Avresti fatto bene a lasciarmi lì a marcire. Per gente come me non c’è posto nella società, ricordatelo. A quanto pare neanche come te. Sei stata coraggiosa. Ma non otterrai nulla.”

Cassidy prese il vecchio per il collo e lo sollevò. Era stanca di farsi insultare e non aveva tempo da perdere. Non aveva mai perso in vita sua la pazienza in quel modo, ma aveva sempre sdegnato quelle  genti così putride che nel suo cuore avevano lasciato solo scie di morti e la loro insolenza le dava l’orticaria.
Sentiva la pelle del Ghoul frantumarsi nella sua mano, scivolare lungo le sue dita affusolate e cadere a terra, finchè ella in un briciolo di carne avrebbe stretto solo le ossa. Ossa intente a spezzarsi, fragili come poliestere.

”Sapete fare bei discorsi, anche un tuo amico ne fece uno molto bello, infatti, caso della sorte, è morto.”

Aveva assunto un tono parecchio ironico.

”Cosa volte veramente.”


Il Ghoul non riusciva a parlare e con un fil di voce riuscì solamente ad ansimare tali parole.

”Ciò che è sempre stato nostro.”

Dicendo ciò, allungò una mano ed afferrò dalla bisaccia di stoffa attaccata alla cintola della ragazza un coltello e si trafisse il cuore. Cassidy lo lasciò cadere a terra.

” Ricorda: Non tradirò mai chi mi ha tradito.”

Cassidy digrignò i denti, strappò il coltello dal cuore del Ghoul e si pugnalò il suò. Urlò di dolore come non aveva mai urlato prima, il sangue nero del Ghoul gli entrò in circolo e si sentì soffocare. Con le sue ultime forze, prese velocemente un coltello dalla sua bisaccia, pose la mano sinistra sul cuore del Ghoul e stava urlano. Il suo corpo si stava frantumando del tutto lentamente. Si infilzò, ansimante, la mano nel punto in cui era posta Dagaz la runa della Trasformazione e penetrò fino al cuore del Ghoul.
Doveva salvarlo era l’unico che poteva aiutarlo e l’unico che poteva essere disposto a farlo, per quanto insolente fosse di natura. Una vita per un favore eterno.
Quella morte senza purificazione, poi, avrebbe potuto distruggere tutto.
Il sangue iniziava a far effetto nel corpo di Cassidy, si accasciò a terra urlando e contorcendosi, sputando sangue e stringendosi l’altra mano al petto, mentre una rimase stretta intorno al cuore del Ghoul.
Riuscì con tutte le sue ultime forse ad urlare sono una cosa “DAGAZ!”

Come se la runa aspettasse solo questo, dal suo palmo si sprigionò un’intesa luce bianca ed a tratti celesti, che immerse la stanza. Cassidy sputando ancora sangue, cercò di vedere cosa stesse succedendo, ma non ci riuscì, stava perdendo i sensi e in bocca sentiva solo l’odio ed il sapore del sangue maligno. Non riusciva più a respirare.
In quel momento, la pelle del Ghoul si frantumò del tutto, i piccoli pezzetti di porcellana si staccarono dal suo corpo e rimase in lui sono una spoglia carcassa con un cuore. Egli gridò con un suono maligno mai sentito prima e dalle sue scapole, si ramificarono altre ossa che diventavano sempre più grandi spaccando le ossa sottostanti per farsi spazio. Il sangue iniziò, tra i suoi urli di dolore, ma diventare di un nero pece come la notte, senza più quella sfumatura rosso sangue che lo distingueva. Il cuore divenne nero. Le ossa, quasi macchiate da quell’unico organo rimasto in quel corpo solitario, iniziarono a tingersi di nero a farsi forti.
La gabbia toracica di ingrandì, facendo cigolare quegli ossicini così minuti in precedenza.
Le ossa dietro le sue spalle divennero nere e piano piano piumate. Si aprirono dietro di lui ali nere imponenti e spalancandosi coprirono quell’esanime carcassa.
Cassidy sentiva solo le urla agghiaccianti di quell’uomo. Sentiva il dolore penetrare in quelle strane parole antiche che stava pronunciando. Stava soffrendo e non riusciva più a capire cosa stesse succedendo.
L’unica cosa che riuscì a vedere prima di chiudere gli occhi su il suo sguardo, i suoi occhi neri come la morte che si stagliavano su ali ossute, prima di perdere i sensi.





Quando aprì gli occhi era mattina. Era in una grande stanza, che assomigliava vagamente alla sua, solo molto meno spaziosa e più cupa. Le pareti erano tutte intagliate di legno scuro, ed erano adorante qua e là di oggetti, scudi bandiere quadri, le altre decorazioni erano ricavate dal legno. Era posta in un grande Baldacchino dalle travi possenti, circondato da una tenda rosso fuoco.
L’atmosfera era così pesante e pomposa. Intorno a lei c’erano solo cianfrusaglie. Un tavolino con delle sedie con sopra tante carte diverse e strumenti vari. A terra su quel pavimento di legno scuro, c’erano vestiti di ogni genere e armi militari, per non parlare di matite e strumenti da geometra.
La sua vista era ancora parecchio offuscata dalla stanchezza e non riusciva a ricordare bene gli ultimi avvenimenti. Ricordava solo ali nere e dei grandi occhi.
Improvvisamente qualcuno bussò alla porta.
Era un uomo di circa trent’anni, forse, o quaranta, dai capelli neri lunghi fino alle spalle, il cui corpo era bianco come un cadavere e occhi color rosso sangue.
Indossava una tunica bianca e tutto il suo corpo era avvolto di bene.
Incrociò le braccia e pose la schiena contro il muro.

”Mi delizia vedere che sei ancora viva e soprattutto che lo siamo entrambi. Sicura di non sapere chi sei?”

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Capitolo 8
*** What is right and what is wrong? ***


Cassidy era confusa. Quello di fronte a lei era un Gaunt della Notte.
Cosa ci faceva un Gaunt nella Rocca dei Ghoul?

”Non mi riconosci?”

Disse l’uomo con un sorriso beffardo.

”Ah, giusto non ci siamo ancora presentati.”

Adesso si era seduto accanto a Cassidy sul letto. La ragazza provò ad alzarsi ma lui la bloccò con una mano.


“Non sei ancora in condizioni di muoverti.”


Cassidy cercò di parlare, ma le faceva male persino respirare, l’unica cosa che riuscì ad emettere fu un colpo di tosse. Il Gaunt gli scompigliò i capelli ramati.

”Proprio non ti ricordi? Beh, tu mi hai visto con le sembianze di un vecchietto, credo sia normale e sei svenuta prima che tutto finisse. Mi chiedo perché tu l’abbia fatto. Sai, l’essere lontano dalle prede mi ha invecchiato, noi siamo destinati a cacciare noi stessi, i più curiosi, per alimentarci di quei sentimenti che ci hanno spinto ad essere odiati così tanto da Dio.”

Stava guardando la parete intagliata dietro Cassandra, il suo sguardo era perso nel vuoto  e la ragazza, silenziosa, contemplava il suo sguardo.

” Dopo la seconda Guerra di Santità, dopo i patti raggiunti, nei libri dei Mastini scomparse gran parte del materiale che erano riusciti ad ottenere su di noi. Rituali, gran parte della nostra o anche vostra storia e usanze. Raggiungemmo accordi che gettavano ombre sul passato e silenzi sul futuro, per una pace fittizia, forse non voluta da Dio.  Non posso dirti chi sei e non penso tu stia cercando risposte a questa domanda. Ma ti servono informazioni su di Noi e sul tuo Popolo.”

Si fermò, sospirando. Fissava le sue mani adesso giunte.

”La vostra vita è la nostra. In questo gioco di demoni ed antichi amuleti, noi controlliamo la maggior parte della scacchiera. “

Adesso la stava fissando negli occhi con un aria di sfida.

”All’origine dei tempi eravamo tutti figli di Dio, uguali e nelle sue grazie. Un giorno qualcuno, per superbia e scienza, cercò di superare la potenza eterna e fu mandato nell’angolo più profondo del mondo. Nel buio e nel rancore, egli generò dei figli, suoi simili, che portavano con essi la sciagura. Col tempo riuscirono a crearsi un proprio mondo, una propria gerarchia, non tramando mai vendetta. Decisero di riscattarsi nelle pene; felici di essere così potenti ed indipendenti da un eterno potere di falsità.”

Si fermò e si lasciò sfuggire un sorsetto compiaciuto.

”Poi arrivammo noi, o meglio arrivarono loro. Loro erano semplici uomini a cui Dio aveva assegnato un posto sulla terra, aveva donato ai suoi figli un mondo eterno, un mondo fatto di possibilità e speranze da coltivare nel bene, per proseguire quello che sarebbe stato il suo piano originario. Ma non sempre i progetti coincidono con la realtà. Con il passare degli anni, delle nuove scoperte, dei vari progressi dell’uomo, tutti iniziarono a desiderare di più. Desideravano cose immortali, cose che non avrebbero mai potuto avere. Volevano diventare più potenti di Dio, volevano ricreare il tempo e lo spazio. Sorpassarono il confine che la morte gli aveva imposto. Divennero immortali, accecati dal potere e in quel momento, per loro, tutto finì.
Furono costretti a divenire morti con l’unica possibilità di inseguire altri morti, divorare le loro ossa, profanare le loro tombe. Avevano ricercato il potere eterno e furono puniti con la morta eterna, ma non una morte di pace o di dolore, una morte di continua ricerca della vita.”

Il suo volto era estremamente serio e pieno di rammarico, non stava più fissando il volto della ragazza ma fissava il nulla di fronte a sè.

” Da qui si decise di creare un ordine che avrebbe contrastato e assicurato la pace tra queste creature e il mondo degli umani. Che non avrebbe mai più permesso qualcosa del genere. Un ordine diviso da ogni mondo, segreto che nell’ombra avrebbe portato la pace. Da qui siete nati tutti voi. Da quest’ideale di pace.”


Cassidy ancora dolorante non riusciva ancora a parlare, ma nei suoi occhi avevano preso posto le lacrime ed il suo visto lasciava trapelare un disorientamento interno.


” Nel corso degli anni sono state poi create diverse alleanze. I Gaunt sono esseri molto più diversi dai Ghoul di quanto tu pensi. Loro combattono per dimostrare qualcosa infondo, noi o loro almeno, combattono per vendetta. “

Nelle sue parole c’era uno strano sentimento di disgusto verso quella che fino a poco tempo fa era la sua gente.

”La lezione di Storia è finita. Mi spiace interrompere questo momento così commovente, ma dobbiamo andare.”


Il silenzio fu rotto da una voce ironica. Sull’uscio della porta c’era una donna con le braccia incrociate appoggiata allo stipide della porte. Aveva un vestito attillato, rigorosamente nero, che si andava a  diradare sul pavimento in tante frange sbiadite al color bianco, le maniche erano lunghe e man mano che proseguivano verso la mano andavano ad allargarsi terminando in grosse frange bianche. Il vestito terminava in alto con una scollatura irregolare, che andava dalle spalle a poco sopra il seno e risaltava a pieno le sue forme appena tondeggianti, segno di un corpo non troppo prosperoso ma non assente da forme. Aveva il volto pallido come la morte e gli occhi rosso sangue.



“Ti avevo detto di tornarne nel tuo mondo, stupida ragazzina, no di creare altri problemi.”

Mosse velocemente le lunghe dita affusolate in segno d’imprecazione, le quali, laccate rigorosamente di nero, assomigliavano più ad artigli.


“Cosa fate lì immobili, muovetevi dobbiamo andare.”
”La ragazza non può muoversi, mia signora.

Cassidy era confusa, la donna che l’aveva aiutata adesso sembrava volesse ucciderla e lui sembrava uno schiavo impotente. Stava perdendo la cognizione dei fatti, di nuovo, tutto stava precipitando troppo velocemente anche per lei.

”Le tue ali sono ancora deboli, non puoi volare, ti porterò al castello con un incantesimo, lei verrà con me.”

C’era odio nelle sue parole, anche se sembrava parecchio stanca, stanca di tutto.

Il Ghoul si alzò in piedi. Il suo corpo era interamente coperto di bende ed  indossava una tunica lacerata color beige. Dietro di lui delle ali ossute appena piumate di nero, avvolte in bende, scivolavano giù lungo schiena.
Il Ghoul si inginocchiò, mentre Marì mosse la mano in direzione dell’uomo generando intorno a lui un vortice nero, pronunciando con estrema serietà lettere, parole e frasi di una lingua sconosciuta, con forza e determinazione. In un attimo, sotto ai suoi piedi si formò un sigillo, nero, Cassidy non riuscì a vederlo per bene, ma in quell’istante il giovane Ghoul sparì sotto il turbine nero.
Marì si scrocchiò le dita e si avvicinò al  letto della ragazza.

”La congrega non è stata molto felice di sapere ciò che hai fatto. Dovrai affondare molte rogne mia cara adesso. Non possiamo permettere che un nuovo arrivato, poi così, creda di poterci mettere i piedi in testa. Ci sono delle regole in questo mondo e nessuno può infrangerle. Mi chiedo solo perché l’hai fatto… Saresti dovuta rimanere al tuo posto.”

La donna scostò le coperte dal letto di Cassidy per poter spostare la ragazza e portarla via con sé.

”Non lo so… Ma era buono.”


In quel momento Marì si fermò, Cassidy adesso stava tossendo. Non riusciva ancora a parlare bene ma questo era un buon segno.

”Risponderai a questo una volta che  saremmo arrivati a destinazione. Avrai tempo per pensare ad una risposta sufficiente da dare ai Saggi.”

Lei fece cenno di sì col capo. Non voleva fuggire dalle sue responsabilità né farsi scappare l’unica occasione che aveva per salvare la sua gente.




Cassidy fu portata per prima cosa a casa di Marì per essere curata, le sue ferite non si estendevano su tutto il corpo, si fermavano al torace, il quale era completamente fasciato come anche le sue braccia ed il suo collo. Le altre parti del corpo sembravano intatte, sembravano non aver subito nessun danno anche se erano parecchio doloranti. Cassidy all’interno del suo corpo sentiva un dolore pungente, che partiva dal cuore e le attraversava il corpo in ogni suo punto. Era un dolore che le ricordava costantemente cosa fosse avvenuto, anche se i suoi ricordi erano sfocati. Il dolore al petto, il sangue le urla del Ghoul che si trasformava. Tutto, tutto quel dolore, riemergeva ogni secondo che aveva la possibilità di restare sola con la sua mente in silenzio. Ogni secondo in cui poteva distrarsi.
Marì le sciolse le bende, e mise sopra le ferite una strana pasta con cui ricoprì anche il cerchio runale ormai impresso sul palmo della ragazza. Il guanto ormai era stato rimosso ma il sigillo era penetrato il profondità.
Cassidy non sapeva spiegarsi il perché ma sapeva anche questo faceva parte di uno dei segreti le stavano tenendo nascosto. Marì non pronunciò parola su questo, si limitò a curarla in silenzio, fissando le sue ferite. Le braccia eccetto il palmo lacerato ed ancora pulsante per la profonda ferita, non riportava danni gravi a differenza del cuore. La ferita le si era richiusa velocemente, erano stati applicati dei punti ma intorno a quella parte e la pelle sembrava quasi bruciata ed era leggermente lacerata. Cassidy non riusciva ancora bene a parlare, probabilmente il sangue dei Ghoul non era ancora ben entrato in circolo o solamente stava iniziando a dare effetti collaterali, come quando era stata portata via dal suo mondo.

” Quando siamo accorsi, eri in uno stato pietoso, queste erbe e le tue rune ti hanno salvato. Non so di cosa tu sia fatta, spirito santo o che, ma te la sei cavata meglio di quanto poteva andarti.”


La donna stava sorridendo mentre avvolgeva la ragazza nelle bende.

”E’ successo qualcosa, qualcosa che neanche io so.”
”Allora riesci a parlare ragazzina? Eh?”

La stava fissando negli occhi

”Il tuo amico è alla fortezza, tra poco dovremmo preparaci a raggiungere i saggi. Ti interrogheranno su quello che è successo e non si accontenteranno di un semplice, ce l’ho fatto e sono viva, vorranno sapere ogni cosa e cercheranno di trovare un accordo. Un accordo per sopravvivere. Hai rigirato le carte sai? Molto più facilmente dell’ultima guerra direi, anche.”

Lo sguardo di Cassidy era cupo e spento nel vuoto. Mentre Marì si era seduta a braccia conserte a fissarla. Tra le due era calato un silenzio imbarazzante. Cassidy provò a schiarirsi la voce.



”Che senso avrà parlarne se tanto la sentenza è già stata decisa?”
”La sentenza decreterà la tua colpevolezza o giustizia, ma infondo, credo che i tuoi peccati siano abbastanza evidenti.”
”Peccati, colpevolezza, giustizia, in base a cosa potete decidere se qualcuno si è un’azione è giusta o sbagliata? Poi voi venite a parlarmi di peccati..”

Marì cercò di evitare quest’ultima affermazione della ragazza, fissandola con uno  sguardo famelico con i suoi occhi rossi.

”Secondo te rompere regole centenarie di circa tre mondi, se non più, e mettere in pericolo un intero popolo è una buona azione?”
”Condannarne un altro, portatore di pace, invece lo è? Fissare un massacro lo è?!”
”Ci sono delle regole..”
”… Forse dovreste solo smettere di avere paura ricordando il passato, non credi?”



 

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Capitolo 9
*** Trial. ***


La fortezza dei Gaunt era un imponente edificio, con una cupola cupola centrale a vetrata ed edicole color blu cielo, sulla cima  di delle torrette di differente altezza, in stile arabo. L’edificio era fatto di marmo e si sviluppava per lo più in altezza. Era un ammasso si torrette slanciante, che presentavano sul loro fusto due finestrelle con delle mensole, non molto grandi, unite ad un corpo di fabbrica modestamente più piccolo. Erano circa tre per ogni lato, poste in modo irregolare, con quella centrale più alta delle due laterali. Probabilmente la pianta del corpo di fabbrica non era neanche un parallelepipedo regolare nella forma.
Era completamente di marmo, finemente decorato con intarsi d’oro, alla base delle finestrelle e delle edicole, come anche dello stesso materiale era fatto il reticolato della cupola.
Erano intarsi di foglie, di fiori, di forme leggere che sembravano librarsi nel vuoto. Quasi non appartenessero a quella struttura del tutto.
Tutto l’edificio era immerso nel cielo, poggiante su un ammasso di nuvole che lo sorreggevano tra tante altre poste intorno. Un edificio semplice, che lasciava nel cuore di chi lo vedeva un sentimento di tranquillità.
Cassidy fu portata attraverso le nuvole da Marì, che la teneva stretta tra le sue braccia, mentre spezzava le nuvole sul suo peso, dirigendosi velocemente alla Fortezza.
La ragazza la stava fissando fissava i suoi lineamenti delicati, i suoi occhi color sangue che nonostante tutto la facevano sentire al sicuro, protetta. Marì stava fissando il suo obiettivo quasi con voracità, segno che un tempo faceva parte dei Gaunt di Esecuzione.
Era splendida e con quel ricordo Cassidy chiuse gli occhi. Cercando di non pensare a cosa era successo e forse evitando di pensar a cosa sarebbe successo. Forse non si era ancora resa conto di nulla.



Il cancello era inframmezzato da due torrette regolare, accostato ad altri due portoni laterali più piccoli, terminanti tutti e tre con una punta d’ora, entrambi delimitati da due torrette più piccole.
Appena arrivarono il cancello centrale, il più grande si spalancò, quasi qualcuno avesse già predetto il loro arrivo e furono portate immediatamente dentro.


Furono condotte immediatamente al Tribunale nero.  In un ala del palazzo, alla fine di un lungo corridoio, percorso, da dipinti e busti, si trovava una porta di legno scuro ed antecedentemente ad essa delle sedie. Cassidy fu lasciata lì insieme a qualche altro confratello di Marì, che le avevano aperto alla Fortezza. Non si scambiarono occhiate calorose, rimasero immobili, rimasero freddi l’uno con l’altro. Non era come i Mastini, anche in servizio loro riuscivano ad essere una famiglia, per loro non era così. Cassandra, fissava i loro gesti attentamente, la postura, il modo di rivolgersi e vide, alla luce della fresca descrizione di questi esseri, tante piccole sfumature del loro comportamento che non aveva mai notato. Non le avevano legato le mani o cosa, l’avevano lasciata lì ad aspettare, insieme ad un paio di uomini, con lance acuminate. Anche se avesse voluto scappare, non sarebbe andata molto lontana. Ogni fine o inizio corridoio o centro era controllato da guardie. Una per lato. Anche se a suo parere non ce n’era bisogno. Un castello così piccolo, aveva molte più porte segrete di quanto mai nessuno potesse sapere. Era così che funzionava al tempo ed in quel luogo credo che le cose non fossero tanto diverse.
Si grattò la testa, cercando di riflettere su i loro comportamento così rigidi, riflettendo più tosto a ciò che avrebbe dovuto affrontare. Il Gaunt era via da una ventina di minuti e Cassidy si sentiva smarrita. Non sapeva spiegare cosa le fosse passato per la testa, perché l’avesse fatto, neanche a se stessa o almeno non riusciva a ricordarlo. Era confusa o forse solamente stanca, come se un uccellino le continuasse a beccare in testa e quel maledetto silenzio, così perfetto, era insopportabile. Buttò la testa all’indietro cercando di non pensare, quando le porte si spalancarono di nuovo. Dall’interno uscirono il Gaunt della Notte seguito da altri tre, molto più vecchi di lei , dalle lunghe barbe bianche. Quello al centro era il più basso, era pelato e portava due lunghi baffetti fini, mentre gli altri due, che non lasciavano intuire un età inferiore al centrale erano uno più altro dell’altro. Il sinistro aveva dei lunghi capelli bianchi, con qualche accenno di barba, mentre il destro solo una lunga folta barba, con dei capelli decisamente corti. Non sembrava che le rughe stessero divorando le loro pelli, sembrava fossero dei sessantenni; anche se secondo i Gaunt quell’età voleva dire molto di più. Come per i Ghoul, la loro età era qualcosa di diverso dal tempo e dai giorni che passano, la loro vita era diversa dal tempo che scorreva. Indossavano tutti e tre una tonaca azzurrina, dalle grandi maniche. Probabilmente la loro tunica era molto simile a quella dei Frati dei Mastini. Era molto semplice rispetto al vestito che portava Marì.
I tre vecchi non parlarono, si limitarono a porgerle un bastone per poter camminare al meglio.
La ragazza fissò il bastone, quasi fosse una presa in giro e poi fissò il volto tranquillo e sorridente dei tre Saggi, predicendo nulla di buono. Lo accettò e dandosi il cambio con Marì, entrò al seguito dei tre vecchi nel Tribunale.
Appena varcata la porta la possente porta si richiuse silenziosamente alle sue spalle.
Il tribunale era parecchio spazioso, una sedia posta al centro della stanza, con di fronte un bancone con circa sette sedie e ai lati due filari di panche, le quali adesso erano vuote. Il tutto era fatto di un legno color ambra. Sulle pareti grandi finestre adornavano la stanza, circa cinque laterali. Erano grandi, terminanti a punta, divise in due da degli intarsi d’oro.
Non smetteva di guardarsi in giro o guardare il cielo. Guardare il posto da cui era arrivata.
In quel momento la sua mente, la sua nostalgia fu interrottà.

”Credo lei sappia bene, signorina Cassandra Proprethia quale sia il motivo per cui è qui.”


Era l’uomo al centro a fare le veci. Cassandra aveva un espressione distante, intontita, feroce.

”La prego di sedersi signorina, discuteremmo delle pene e del dafarsi in modo civile. Non siamo certo abituati a trattare con i cani, ma abbiamo mantenuto una pace fittizia per tanto.”

Disse il più alto. Erano tutti e tre poco distanti accanto al bancone, mentre Cassidy era accanto alla sedia giusto di fronte a loro. Si sentiva presa in gira, era tutta una stupida farsa, che le faceva venire la nausea. Ma decise di sedersi senza fare storie.


”Allora, vedo non è ancora in grado di parlare molto bene. Questo potrebbe complicare la  questione del processo, ma siamo abituati a trattare questioni delicate. La prego, non si distragga, posso capire, il panorama da qui è magnifico.”


 
Casandra non aveva intenzioni di tollerarli ancora ma decise di fissarli, con l’aria più ingenua che potesse avere.



”Vedo che non ha avuto molti danni collaterali, il saggio affidatario mi ha riferito le sue condizioni e credo che le sue ferite con un po’ di riposo possano guarire in.. La vostra concezione di anni mi è strana! Mi rimarrà sempre strana! Ah, pochi giorni per voi sono pur sempre anni interi no? Torniamo a noi…”

Il Gaunt al centro aveva iniziato la sua stupida tiritera, raccontando per filo e per segno ciò che era accaduto cercando conferma ogni tanto dall’accusata, che rispondeva, molto distrattamente con qualche cenno di capo a volte, non avendo neanche voglia di contraddirli, anche se oltre a non ascoltarli non ricordava molto.

”Bene, noto che il suo interessa non è dei migliori. Ma come rimanente della sua Stirpe, devo discutere con lei e declinare ciò che accadrà dopo. Lei ha creato un essere che dovrebbe appartenere alla nostra comunità, in termini più specifici, ha purificato un essere. Ha violato i codici del nostro mondo ed anche del suo, a quanto pare, se non anche, quello dei Ghoul. Le purificazioni furono bandite, se non erro, dopo la seconda guerra di Santità, quando lei ancora era una bambina non attiva negli studi del sacerdozio. Eppure in qualche modo l’ha eseguita quasi perfettamente. Dove ha trovato il necessario per eseguire quella tecnica, signorina?”

Cassidy si limitò a fissarli con estrema superficialità.

”Capisco. Bene, sarò breve. Lei è accusata di aver violato le sacre leggi di questi tre mondi, aver interferito con un mondo non appartenente al suo, e Mastino, macchiatosi di tradimento ancor più grande di quello avvenuto poche ore, giorni, mesi or sono. Ha violato una legge di un’alleanza ancor più grande della nostra. Non vorrà forse dire che ha aiutato il nemico? Probabilmente sarà stata persuasa dal giovan uomo, non me ne stupirei. Sta forse legando con il nemico per farci cadere?! Non accetteremmo MAI un essere così nocivo, siamo tutti in pericolo non se ne rende conto?! Sta esponendo un’intera popolazione alla morte?!”

Il Ghoul continuava il suo chiacchiericcio, quando, un colpo di tosse ruppe il suo parlottare.

”Mi dispiace tanto, non può capire quanto io stia soffrendo per questa.. sua, vostra.. perdita? Io ho violato, io, noi, e tutta la Sacra Congrega, abbiamo violato un patto che persino voi avete tradito in precedenza. Lo sa bene no? Non è un gioco di colpe.”

”Come osa?!”


Cassidy si alzò e gettò di fronte a loro il bastone, accennando ad un inchino.

”Costernata. Per me questo processo non ha senso. Condannarmi? Ridicolo. Ho salvato un uomo, un essere, qualunque cosa per voi sia è sempre un individuo che ha mostrato redenzione e a quanto pare disposto ad aiutarci o meglio aiutarmi in questa guerra. Giusto voi non avete idea di cosa possa essere la bontà.”

”Che impertinenza! Questo è un processo sacro e lo sta macchiando con il veleno delle sue parole. Noi che abbiamo combattuto al vostro fianco per anni!”

”Non siete forse voi i peccatori in questa sede? Anni!”


Il Gaunt non riuscì a rispondere. Cassidy si incamminò verso il portone del tribunale, digrignando i denti aguzzi.



“Stiamo cadendo a pezzi e riusciamo ancora a mangiare la nostra carne, a mangiarci l’uno con l’altro. Non so dove avessi imparato quelle tecniche, se è questo che vi preme, forse da un antico libro. Io sono un Mastino  e farò tutto ciò che è in mio potere per salvare il mio popolo, fosse anche uccidere molti di voi. Qualunque sia il prezzo, non lascerò la mia gente soffrire. Nessuno di voi mi ostacolerà.”

”Patetica”

”Patetica è un termine che mi si addice. Ma si ricordi che io ho in mano le vostre vite, ho in mano ogni cosa in questo luogo. E voi avete bisogno di me più di ogni altra cosa.”

”Maledetta!”

Cassidy girò il viso quanto bastava per guardare il volto del Gaunt con la coda dell’occhio.

”Shh. Divertente quando la paura, quanto più piccola, possa piegare ogni uomo al suo volere.”

”Non permettete che esca! Il processo è ancora in corso.”

” Non volevo arrivare fino a questo punto… Il processo è finito. Che ne dice invece di preparare le carte per una nuova alleanza?”

Mostrò uno sguardo impotente ai Saggi e scotendo via i capelli dl volto, si avviò verso l’uscita.

Quando il portone si richiuse si sentirono solo imprecazioni lontane sbiadire. Fuori c’erano il giovane Gaunt e Marì, che alla sua vista, rimasero strabiliati di vederla così, sicura. Una sicurezza forse troppo finta anche per la stessa Cassandra.
Si incamminò per il corridoio.

”Abbiamo vinto.”



“Cos’è successo.”

Prima che Casidy potesse rispondere alla giovane donna, le porte del Tribunale si spalancarono di botto, provocando un tonfo che risuonò per tutta la Fortezza. I tre Saggi stavano camminando più in fretta che poterono per raggiungere la ragazza,  sorreggendo, anche di poco la loro tunica, mostrando i sandali neri e i piedi ossuti, per non inciampare.

”Aspetti!”


Cassidy si bloccò. Infondo non aveva fatto molta strada, era arrivata alla fine delle panchine d’aspetto e dandogli le spalle non riuscì a trattenere un sorrisetto beffardo. Si voltò con estrema eleganza, lasciando svolazzare i graziosi capelli.

”Si?”

Chiese con estrema malizia.
I tre Saggi si fermarono affaticati per respirare, a netta distanza dal altro trio.

”Deve essere purificato, dai suoi peccati e solo il Mastino che ha concesso il perdono può farlo.”
”In cosa consiste questa purificazione?”
”E’ un rituale antico! Ogni esponente di un peccato deve essere interpellato, bisogna padroneggiare le rune ed avere molto controllo..”

I tre si davano il cambio per parlare ma presto furono interrotti dalla ragazza.

”Allora iniziamo i preparati.”


Marì rimaste abbastanza sconcertata dalla lucidità della ragazza, era fin troppo diversa. 

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Capitolo 10
*** Purification. ***


Il regno dei Gaunt era buio,  immerso nell’oscurità della notte, ma nella piazza della città, i primi bagliori del mattino iniziavano a rischiare il paesaggio, a rendere visibili sagome e allucinazioni e fra le nuvole compatte della città venivano fuori le prime forme.
Era passato non molto tempo dal processo al Palazzo Grande, Cassidy era stava divisa dal Ghoul, aveva studiato da capo tutta l’intera storia dei Mastini, nei vari limiti, rituali, processi e formule stendendo lentamente sulla carta un alleanza che sarebbe durata migliaia di anni, che avrebbe riportato la pace sui loro mondo, scavando affondo nelle origini e nei dolori, capendo, amando e soffrendo come solo un vero capo avrebbe saputo fare mentre l’ex Ghoul, era stato lasciato nella sua cella a soffrire orride pene e torture per conoscere e imparare il dolore delle promesse infrante e del riscatto. Adesso il grande giorno era arrivato, in questo giorno Cassidy avrebbe potuto cambiare le sorti della sua gente, dare la prova che gli errori possono non ripetersi.

Al centro della piazza, tra le nuvole, come foglie si aggiravano dodici sagome nere, portanti una tonaca con cappuccio, si agitavano con passi di danza accurati, volteggiando ed assumendo ognuno le proprie postazioni. Il rituale era iniziato. Si spostavano con leggiadria, disegnando a terra un cerchio ed incidendo le 24 rune, dandosi il cambio, in un ballo accurato e senza regole apparenti. Una volta lasciato il segno del gesso bianco sulle nuvole, esse assorbivano il segno e sul loro manto, adesso più simili ad una lastra di marmo dove camminare, andavano ad incidersi le Rune.
Una volta incise, ognuno prese il proprio posto, al centro rimase solo Marì.
Muovevano le mani in gesti leggiadri, spalancandole e congiungendole verso l’altro formando una conca con le mani, lasciandole poi cadere a terra, aprendole e facendole ondeggiare nell’aria come a descrivere simboli arcani, recitando preghiere, frasi in arabo di provenienza antica, nominando le rune e liberando intorno a loro il potere oscuro.
La luce che adesso rischiava la piazza era diventata un ombra, tutt’intorno era buio solo e freddo.
Al centro della piazza fu portato l’ex Ghoul e su di lui cadde l’ira funesta dei dodici Gaunt. Il potere che i figli di Lucifero stavano liberando era l’antico potere oscuro che aveva cresciuto la sua gente, che ogni Gaunt aveva a disposizione, generato dall’odio e la voglia di riscatto, quel potere divino che era stato trasformato in oscuro dal dolore. Stavano movendo le braccia in modi meno leggiadri, più secchi e dipingendo sul loro volto serietà e morte.  Il cielo adesso era buio e il vento iniziava ad alzarsi ed a agitare i lunghi mantelli.
L’ex Ghoul, nel silenzio del vento e di quella sanguinolenta danza era rimasto muto, era ormai accasciato a terra, col capo chinato, con polsi e caviglie legati dietro la schiena. Era totalmente sottomesso a quel potere, a quell’odio, alla disperazione che galleggiava nell’aria ed adesso stava sanguinando.
Sulla sua schiena si stavano formando graffi, le ali neri ancora fasciate stramazzavano a terra tremanti sotto le raffiche della magia oscura, perdendo piume nere per tutta la piazza, trasportate via da un vento gelido, da quelle ferite scorreva sangue nero e ben preso la carne, i solchi formati nella carne lasciavano intravedere le ossa nere e marce. La carne era viva, la pelle violacea di dolore, non riusciva a gridare, non poteva farlo ed ai suoi piedi si stava formando una pozza di lacrime. Stava soffrendo, sentiva fino al dentro le ossa il dolore di anni passati nell’ombra, l’unico rumore che riuscì ad emettere fu un respiro affannato, quasi assente alle volte. Il colpi penetravano oltre gli organi, oltre l’immaginabile, ed accanto alle lacrime iniziò a scendere il sangue e accanto al sangue cadde anche lui.
Marì di fronte a lui aveva evocato la Spada Nera di Cristallo, la impugnava saldamente, scura in volto. La brandiva con forza e fierezza, disegnando nell’aria simboli. Tutto intorno il tempo sembrava essersi fermato, sembrava che nulla esistesse oltre loro, che tutto fosse ormai finito e fossero entrati in un Regno in cui ogni cosa è morta. Stavano per scatenare l’inferno, per entrare nel Regno di Lucifero, per ricreare quell’antico posto. Il cielo era nero ed improvvisamente, rimase solo la nuvola lastra sotto ai loro piedi, ogni cosa che li circondava sparì inghiottita dal buio, il cielo tuonava la rivalsa e le ali dei Gaunt della Notte si spalancarono e sotto i loro mantelli la carne aveva lasciato il posto ad esseri che si reggevano solo su ossa nere come il carbone e scintillanti alla luce, con espressioni ormai dalla carne mangiata e scavate.
Quei teschi immobili adesso, mentre nell’aria continuavano a risuonare le loro parole, i loro riti con le urla di disperazioni che provenivano dalla mente dell’ ex Ghoul, urla acute e strazianti di dolore mentre la sua carne veniva perforata e come lame il potere oscuro toccava le ossa, limandole e spezzandole.
Marì ad ogni passo diventava sempre più scarna, sempre più divorata, impugnando la spada.
Arrivò di fronte al Ghoul, brandì la spada alta nel cielo e l’unica cosà, che il vento non riuscì a cancellare, fu l’urlo acuto e perpetuo che galleggiò nell’aria, dell’ex Ghoul quando la spada di Marì, cadde veloce sulla sua schiena e gli trafisse il cuore. Chiazze di sangue riempirono la piazza, il suo corpo e la sua anima, mentre la spada immobile continuava a perforarlo e le urla continuavano sempre più forte.


Dal fondo un raggio di luce squarciò il cielo che baciò una lunga chioma scompigliata ramata racconta in gemme bianche che risplenderono baciate dai raggi di luce. Il sole e la luna uno accanto al altro, il bene ed il male, l’uno nel altro. Mentre la luce continuava a mostrare una sagoma snella, con forme quasi accennate, avvolte in un manto bianco. Cassidy vestiva un abito da sposa, con una scollatura irregolare a metà spalle che si fermava poco sopra il seno, dalle lunghe maniche che proseguiva stringendo sui fianchi e liberandosi in una grande gonna, il tutto era realizzato in pizzo che spesso, a livello di avambraccio, stomaco e cosce sfumava in stoffa perlata.
Sulle braccia dei lacci di stoffa pendevano e dalla bocca le colava del sangue, la carne del petto in prossimità del cuore era lacerata e sentiva il sangue sulla schiena colare. La sua pelle era liscia senza crepe, mentre il suo corpo si stava coprendo di sangue, il bianco stava assumendo il colore della vendetta e sotto quelle urla strazianti una flebile voce stava urlando con esse, chiedendo aiuto, chiedendo la fine. Era all’inferno e stava pagando i peccati di qualcuno che avrebbe voluto salvare.
Era immobile mossa da un lieve venticello, quando iniziò, anch’ella scura in viso, a muoversi in direzione del Gaunt Marì, passo dopo passo, toccando con i piedi nudi la lastra gelida.
La luce si stava espandendo e presto fu portata sopra il manto dell’ex Ghoul.
I dodici Gaunt della Notte, senza le loro tuniche, mostrando le ossa consumate e le grandi ali piumate, si libravano leggeri nell’aria scura, sotto quelle urla, lontani dalla luce, mentre Marì era accanto al Ghoul.
In quel momento le urla cessarono, il cielo iniziò a rischiararsi e il silenzio regnò incontrastato sul quel luogo isolato dal resto di ogni mondo, al limite tra l’inferno e il paradiso, avevano aperto un varco verso il Purgatorio, un varco verso la redenzione.
Cassidy si muoveva leggiadra nello spazio, posizionando su ogni Runa, poggiando la mano con il segno runale su ognuna di loro, e trafiggendo il palmo in corrispondenza della runa sul quale si trovata, macchiandola ed invocandola. Urlava il nome di ogni runa, chiamando a sé con tutto il suo potere, i morti, i sofferenti intrappolati in quei sigilli.
Per ogni runa file e file di gente accorreva al richiamo della ragazza, che ad ogni runa veniva coperta sempre più dal sangue, ed ogni volta Cassidy discorreva con ogni esponente dei fantasmi legati a quella runa, ascoltava le loro storie, ascoltava il movente delle loro morti ed il motivo per cui fossero stati assegnati a quella Runa. Sentiva gente comune, gente come lei, piangere, disperata, ricordando lo strazio della sua morta e dietro ogni esponendo lamentele, urli per poi arrivare alla pace.
Ognuno di loro si liberava del peso di quella morte, gettando sciagura e perdono verso il Ghoul che continuava a contorcersi a terra, mentre Cassidy a ogni parola ingoiava il sangue che ormai regnava tra le sue fauci. Poiché di fauci si trattava, la conformazione del viso di Cassidy era cambiata, era più simile al muso di un lupo al momento e lo stesso valeva per le sue mani che ormai erano diventati artigli.
Procedeva a passi lenti, sentendo le anime piangenti andare verso la luce, mentre i raggi, si spostavano con la ragazza, ricoprendo e bruciando via ogni Ghoul e rischiarando ogni Runa.


Era un rituale silenzioso ed a ogni passo in avanti l’espressione cupa sul viso di Cassandra andava sempre più morendo, mentre il suo dolore fisico stava peggiorando sempre più, il suo malessere aumentava ma la faceva sentire più leggera, più serena ad ogni dolore.
Aveva affrontato quasi tutte le rune, liberato con un segno della croce, con un patto di sangue, con il suo sangue, sulla fronte di ogni esponente migliaia di anime ormai dannate, ma non tutte.
Aveva liberato la maggior parte di loro, la maggior parte di anime, anche legate alla sua personalità, ne mancava solo una Algiz, simbolo di purezza, protezione e preghiera, la Runa che rappresentava la sua storia più di tutte quante, che descriveva realmente ciò che era e ciò che, probabilmente sarebbe stata ed il Karma, la ventiquattresima Runa.
Nel momento in cui macchiò Algiz con il sangue, di fronte a lei si scagliarono immagini, avvenimenti passati, veloci e silenziosi, i rumori che provenivano dalle scene  erano urla strazianti di dolore, rumori di baci dimenticati, il rumore dell’amore e della morte.
Le figure all’interno di quella pellicola immaginaria venivano a ricrearsi tutt’intorno a lei, mentre nell’aria quei discorsi confusi riecheggiavano sovrani. Cassidy non aveva idea di che cosa stesse succedendo, scene d’amore, di rabbia, di abbandono e poi la morte, un parto, una donna divorata da un Ghoul, dei Gaunt in rivolta, le urla dei Mastini, le urla di un uomo, la presenza di una bambina affidata a qualcuno sii susseguivano veloce e confuse su quel cielo grigio chiaro ed all’improvviso si frantumarono come un vetro e nell’aria risuonò un'unica voce distrutta dal dolore, che invocava qualcosa che invocava un nome.


“Chiama Cassandra, perché lei avrà la verità su ogni cosa all’interno del suo cuore.”

A quelle parole il cuore di Cassidy, pompò un ultimo sputo di sangue.
Quella voce, quelle parole, quelle immagini rappresentavano la sua nascita, i suoi genitori e la morte di sua madre e accanto a lei, stava salvando il Ghoul che aveva ucciso una delle persone più importanti per lei.
Aveva visto il suo abbandono, aveva visto la Runa ed il peccato impurificabile, aveva trovato l’ostacolo, il più grande peccato di una persona e aveva a che fare con la sua nascita; anche se non sapeva ancora bene come.


“E’ legato da un patto di sangue, un patto tra i mondi e tra le persone.”

Fu ciò che disse lo scheletro di Marì.
Cassidy stava piangendo, sentiva il cuore dolorare e dalla sua bocca continuava ad uscire solo sangue, sentiva i vestiti pesanti, ma il rituale era quasi finito.
Si avvicinò a quella che ormai era una carcassa di ossa, per cui non riusciva a provare nulla oltre che dolore.
Aveva il cuore vuoto e non sentiva nessun dolore.
Alzò quelle ossa e con un colpo secco estrasse la spada, ogni rumore cessò, con i suoi artigli si fece spazio tra le ossa. Ogni organo era stato distruggo, purificato, non era più un essere umano, non più un non morto, adesso era un figlio di Lucifero.
Infilò la mano tra le ossa ruvide e ricurve ed afferò l’unico organò che continuava a vivere: il cuore.
Lo strappò con tutta la forza che ebbe in corpo, le urla che riecheggiarono fecero stramazzare la creatura a terra, mentre le sue ali si contorcevano come quel corpo dal dolore e mentre Cassandra continuava a perdere sempre più sangue e il suo cuore, ritornò a battere regolarmente mentre le lacerazione intorno ad esso guarirono.
Sputò accanto a quella figura sangue nero, l’ultimo che ebbe in corpo.
Aveva purificato due anime, c’era riuscita.

In quel momento  Marì afferrò la spada ed iniziò a trafiggere lentamente il cuore nella mano sinistra di Cassidy con la spada, affondandola fino a dentro la carne.
Le urla della ragazza si mischiarono a quelle del nuovo Gaunt.
Sentiva il suo dolore i suoi peccati penetrare e disciogliersi come accadde a quel cuore. 

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Capitolo 11
*** The three secrets, the three Mindful. ***


Era seduta sul letto con gli occhi chiusi ed il volto nascosto tra le mani. Intorno a lei il silenzio decorava la stanza illuminata dalle prime luci dell’alba. Tutta quella luce, le dava fastidio, era stanca e affannata dal susseguirsi degli ultimi eventi. Attraverso le mani scendevano fredde le lacrime amare di un pianto silenzioso. Tirò indietro la testa di scatto e si asciugò con un dito le lacrime lungo il volto. Chiuse gli occhi rivedendo ogni mille volte quelle immagini, ritmate dai sussulti del suo cuore. Riviveva ogni secondo quelle scene, il volto di quella donna straziato dal dolore, la sua incapacità di interferire in quelle memorie. Non serviva a nulla piangere, disperarsi, vendicarsi, doveva iniziare una nuova era e non poteva cedere a quei sentimenti, ma quelle visioni potevano essere la chiave di molte domande.

”Sapevo te ne saresti pentita. Attenta a non offuscare i giusti ideali della nostra alleanza.”
”E’ stata approvata?!”


Cassidy cambiò subito espressione, adesso era attonita dalla notizia.

”Era troppo assurdo per poter credere a tutta quella forza che sprigionavi, Leonessa.”

Marì si lasciò sfuggire un sorriso divertito da quelle sue labbra nere.

”Credo di potermi meritare un po’ d’ingenuità.”
”L’alleanza è in fase di scrittura, stanno cambiando le Rune, gioisci Mastino! Il tuo cane, che Lucifero mi distrugga la voce, sta bene, ottima purificazione, ultimamente i tuoi antenati sapevano solo morire.”

Rise, rise di buon gusto.

”Neil libri non c’è nulla riguardo quegli eventi, neanche nei nostri Annales. Avete cancellato  veramente, ogni cosa?”

Adesso il Gaunt le lanciò un’occhiata sospettosa con la sua solita aria di sufficienza.

”I registri sono stati cancellati è rimasto poco e nulla, come hai potuto vedere con i tuoi occhi, qualche dato di morte forse. Hanno cancellato tutto ma i Memori ricordano e compongono ciò che è il passato.”
”I Memori ?”
”Sono uomini la cui mansione è stata istituita per non dimenticare, per non commettere gli stessi errori, le stesse sofferenze. Non puoi cancellare ciò che è accaduto e neanche provare a dimenticare del tutto, ma infondo è giusto così. Ricordare è superare, accettare ed imparare qualcosa. Non sei D’accordo? 
Ai tempi della fine della seconda Guerra della Santità, i nuovi patti imposero molte rimozioni, nuovi cambiamenti, che resero tutti più docili e deboli; ma questi cambiamenti non potevano avvenire a metà c’era bisogno di eliminare le prove degli errori e proibire queste prove, renderle dei Tabù al mondo intero e perfino ai loro creatori. Se il male si era propagato dal bene, forse quel bene non doveva essere più così giusto. Le azioni giuste rimangono giuste solo se vengono ripetute con amore, a lungo andare il significato di qualcosa può cambiare; c’è più male che bene in questo mondo e questo bene è così relativo. Vennero spazzate via tante idee, tante credenze, tanti rituali e tante vie di salvezza, viste come il male di questo mondo e tutti buttammo la nostra esistenza, per paura, nel nulla. Ci sono delle regole, per cui non tutti possono sapere… Ti dice niente? Mia cara ragazza nessuno di noi ha mai tenuto le redini del mondo tra le proprie mani, anzi sono sempre state tra le mani di chi avevamo paura potesse detenerle, mentre noi ci mangiavamo le ossa tra di noi. Hanno corroso il nostro sistema fino al midollo. Non solo il vostro, anche il nostro, lo hanno collassato, frantumando ogni alleanza, ogni patto, ogni futile mezzo di finta salvezza istituito per la paura. Perché di fatto sai cos’abbiamo imparato nascondendo la verità, cacciando i nostri ricordi? Assolutamente nulla, abbiamo solo aumentato la nostra paura.  Perché è essenzialmente questo che abbiamo fatto in tutti questi anni, siamo scappati  da ciò che ci aveva fatto male, credendo che non ci avrebbe potuto far più niente, sacrificando neanche una manciata di persone per evitare di avere paura di nuovo. Un modo di agire molto egoista non credi? Eppure sembrava molto altruista un tempo.. Queste persone, tornando a noi, erano i Memori. Per quanto poco ne abbia potuto mai sapere, venne scelta una creatura per ogni tipologia di essere presente in questo mondo, ognuna che avesse la forza di custodire il fardello di un grande ricordo. La storia venne estrapolata dai libri, soffiata via, come fosse polvere su uno scaffale, dimenticando i morti, le gesta, le speranze e la crudeltà. Il Memore degli Eventi, che aveva la facoltà di vivere, vivere e ricordare ogni sentimento per correggere e mostrare che il passato vive in noi, anche se dimenticato e lontano dai nostri occhi, per far vivere il presente perché senza il passato non esisterebbe nessun granello di polvere. Il Memore dello Spirito, che riposa lontano da occhi indiscreti, mentre il suo cuore batte ed il suo corpo è immobile, egli raccoglie tutti i segreti, i sigilli che furono sigillati in questo mondo, le profezie e le Rune cancellate; perché non puoi eliminare i pilastri della natura. Il Memore del Sacrificio, colui che lega la vita dei due, colui che giace sotto terra e sotto terra ha giurato di proteggere l’identità degli altri due, sotto terra sigilla il silenzio. Questi sono i Tre Memori delle grandi Guerre della Santità. Era così che recitava la leggenda. “
”Quindi vuoi dirmi che c’è qualcuno che conosce?”
”Non puoi dimenticare del tutto qualcosa, ma puoi provare a far finta che non è mai esistita.”
”Le risposte che cerco, forse..”

Cassidy vedeva in quel racconto un bagliore di speranza.

”Calma Mastino, ogni cosa, ogni ordine del mondo, forzato o naturale che sia, prevede un sacrificio. Se vorrai conoscere dovrai essere pronta a sopportare il fardello delle memorie, così recita l’arcana filastrocca. Non puoi conoscere la verità a metà, nel momento in cui decidi di conoscerla, dovrai portare dentro di te il fardello dell’intera storia, non esistono mezze verità o almeno se esistono non stiamo parlando di verità.”
”Quindi dovrò sacrificare me stessa per sapere, per avere le risposte che cerco?”
”Non so se la conoscenza potrà aiutarti a capire realmente chi sei, probabilmente non lo farà, ma ti ricordo che siamo di fronte ad una guerra e rincorrere un libro dalle pagine rotte non è un po’ controproducente, non credi?”
”Eppure lo stiamo facendo da secoli, non credi?”
”Ci sono molte cose Mastino che non conosci di questo mondo, non hai neanche idea di chi tu sia e predichi. Ma siete fatti così voi cani di Dio, vi presentate sempre come salvatori. Non hanno lacerato solo voi, ma anche noi e dei personaggi così infimi non possono distruggere i Figli di Lucifero, perché questa volta, ci hanno sfidato.”


Il suo tono era passato da un lontano lamento nostalgico e malinconico a una furia acida e tagliente, piena di risentimento, di rabbia e di vendetta. Non aveva mia visto un Gaunt con quello spiro. Questa guerra stava cambiando tutti e ogni cosa e  Cassidy credeva veramente che questa fosse la vera Guerra dopo tante, anzi, credeva questa fosse la Restaurazione della Santità e sapeva anche lei non aveva tempo per rincorrere un libro dalle pagine spezzate.


“Per prima cosa devo tornare dalla mia gente. Come potrò avere informazioni dell’alleanza?”
”A suo tempo capirai, adesso ognuno ha il suo mondo Mastino, ognuno ha la sua fazione, non dimenticare che siamo in Guerra.”
”Restaurazione mio caro Gaunt, Restaurazione.”
”E di cosa?”
”Di ciò che aspetta ad ognuno di noi.”



Le grandi ali nere piumate si schiusero, possenti, alla lieve luce del giorno che imponente avanza. Era maestose ed ogni piuma era mossa da un leggero venticello  gelido. Ne emerse la figura di un uomo dalla corporatura robusta di poco più di trent’anni ed accanto a lui, una sagoma vestita di bianco dai lunghi capelli ramati.
Le piume continuavano ad ondeggiare mosse dal leggero vento che soffiava, quasi provenisse da uno spiffero e fiera era la figura del Gaunt. Era atterrati sul tetto di quella che era la Rocca dei Ghoul, incise e macchiate a terra e sulla sommità di ogni torrette stavano Rune e sigilli di antica provenienza, di differenti culture ed ere; alcune sconosciute perfino al Cassandra.

”Il mio compito è finito.”

Cassidy si girò di scatto quanto bastò per sferrargli una gomitata sotto il collo con tutta la potenza che aveva.

”Ma sei impazzita?!”
”Fa male non credi?”
”Non è colpa mia se è morta!”
”Sei tu che l’hai divorata!”
”Non sono stato io! E’ stato il tuo superiore ad ordinarmelo! Era un patto!”

A quelle parole Cassidy lasciò scivolare la conversazione nel vuoto, come la sua anima. I due avevano iniziato a discutere come se la conversazione fosse nata da delle parole già pronunciate, trasportate dal vento e poi fossero scoppiate in una scintilla, tutto era iniziato come se tra i loro silenzi avessero già iniziato a discutere e con la stessa rapidità ogni cosa era terminata, portando Cassidy in uno stato di profondo turbamento e malinconia.


“Dietro la tua nascita, dietro ai tuoi genitori, ci sono molti più segreti di quanti perfino il vostro Santo Padre possa sapere. La tua intera esistenza è parecchio complicata.”
”Non riuscirò mai a venirne a capo vero..?”
”Se vorrai conoscere te stessa dovrai prima conoscere l’anima di questo mondo. Posso dirti solo questo.”


Così come il vento aveva trasportato quelle piume dalla Rocca tra le Nuvole, trasportò oltre il Cristallo quella creatura spettrale e come le piume il vento portò via perfino le parole.
Era completamente sola senza nessuna idea di chi fosse e di come tornare a casa.


Da una botola sopra il soffitto era arrivata ad una grande stanza buia, era stato necessario lasciare la botola semi aperta per permettere alla luce di filtrare all’interno della stanza. Non si era preoccupata della presenza di qualcuno all’interno della stanza o come dal pian terra potesse qualcuno giungere fin lì, non le importava, in quel momento non le importava nulla era come se la sua esistenza viaggiasse ad un ritmo lento e forzato, senza che lei possedesse un anima e potesse decidere o godere di quelle emozioni comuni all’uomo.
Cassidy trovò una grande scrivania in legno di faggio lucida, perfettamente intatta, come se l’umidità ed il tempo non avessero corroso nulla.
Passò una mano con uno sguardo malinconico sopra il grande tavolo, sentendo con quella carezza il fardello del dolore, della morte, dell’incertezza e quello della felicità, del tempo passato, dei ricordi che quella sera erano andati in fiamme con il suo spirito. Era scrivania era piena zeppa di carte, pergamene, compassi, squadre, matite, cartine e chissà quant’altro, e al centro del tavolo spiccava un mappamondo, non troppo grande color ocra. Lo fece girare e mentre ruotava continuava a fissare tutte quelle corrispondenze geografiche, notando mentre il mappamondo si fermava lentamente che non si trattava della classica rappresentazione geografica, ma quella dei mondi interni, oscuri della terra.
C’erano troppe cose le erano state tenute nascoste e se ne stava accorgendo solamente adesso.
Iniziò a sfogliare le carte, leggendo appunti di guerra, di assalto, sulle Rune ed i sigilli. Ogni testo presentava circa 20 lingue diverse ogni tre parole, alcuni non appartenenti neanche a questo mondo e man a mano che Cassidy sfogliava i manoscritti, le figure di riferimento scomparivano e le lingue utilizzate diventavano sempre più arcane e sconosciute. Iniziò a sfogliare freneticamente le carte, confondendole, mischiandole,leggendo sempre di più quelle lingue, fissando i disegni della Rocca dei Mastini e dei Gaunt, vedendo piani di attacco, disegni di torture da attuare, schemi di combattimento e man mano che sfogliava le pagine notava quanto la crudeltà dei Ghoul, il loro risentimento fosse grande. Il suo respiro divenne affannato, continuando a sfogliare carte e libri freneticamente, cercando delle risposte, chiarimenti, come se fosse vicino a chiarire molti dubbi, quando di fatto non stava riuscendo ad ottenere nulla. Il respiro diventava sempre più affannoso mentre continuava a scuotere la testa dal disappunto e le lacrime erano ormai giunte in prossimità degli occhi. Le tornarne in mente l’assalto di quella sera, le persone scuoiate, divorate, stuprate brutalmente come fossero sacchi ed in quel momento rivedendo quei piani riuscì a ricostruire quel piano di guerra che in realtà era così semplice, su ogni fronte di vista, il loro e il suo. Le urla si confusero con i ricordi e Cassidy con le lacrime ormai su tutto il viso, diede un pugno sul tavolo con tutta la forza che un Vero Mastino può avere in corpo, urlando, urlando come se quella fosse stato il suo ultimo respiro. Era sola e stava piangendo come una bambina accasciandosi su quelle carte, su quella scrivania.
Era sola in quella grande Rocca deserta, o così sperava, senza nessuno. Quando tutti erano spariti intorno a lei ed era circondata ormai solo dal rumore della morte e mentre tutti lottavano probabilmente per riuscire a respirare ancora un giorno lei era lì, viva e libera a preoccuparsi di chi fosse e non del suo popolo. Sapendo di essere impotente e sapendo che questa era solo una scusa per piangersi addosso. Era sola e riusciva a sentire quella tetra sensazione alleggiare nell’aria come un vago odore di morte, il peso delle battaglie, del sangue sparso, quell’odore di ferro stagnante sul suo corpo. Riviveva i traumi della battaglia e sulla sua pelle la luce che filtrava, iniziando a diventare sempre più lieve, la rendeva più gelida mentre la stanza come una stagione morta sprofondava in un baratro. Il nulla stava avvolgendo la sua anima.
Stava piangendo sfogando ogni dolore, come in tutta la sua vita mai aveva fatto prima.
Qualcosa nel silenzio dopo quel urlo si manifesto. Cassidy alzò lo sguardo e vide rotolare sul pavimento una scatolina. Si asciugò le lacrime frettolosamente. Assomigliava ad una bussola, Nord, Sud, Est ed Ovest, indicati con tre lancette al momento ferme. Si avvicinò frettolosamente alle scartoffie sulla scrivania, cercando qualcosa potesse vagamente somigliarli ed improvvisamente trovò ciò che stava cercando. La luce che filtrava dalla botola iniziava a diventare sempre più fioca segno che il sole si stava spostando. Su un pezzo di carta macchiato di sangue, c’erano degli strani simboli, un oggetto circolare, un disegno vagamente somigliante ad un orologio su una parete, delle lancette che si muovevano e il sole oscurato.
Le iscrizioni erano pressoché incomprensibili, dalle sue conoscenze riuscì a captare solamente qualcosa in riferimento ad un viaggio ad una runa, un orologio del tempo in riferimento alla geografia e la parole eclisse. Era tutto confuso. Cassidy, andò nel punto in cui aveva ritrovato  la scatoletta, se così poteva chiamarsi, era al centro della stanza e continuava a fissare la sagoma di un pendolo disegnata frettolosamente sul pezzo di carta, continua a girare intorno quando il suo sguardo cadde sul raggio di sole di fronte a lei, che lasciava parzialmente illuminata una parte della parete  frontale. In quella luce vide qualcosa. Si avvicinò lentamente, passò una mano sul muro e sentì delle incisioni, le seguì per tutto il tragitto e trovò ciò che stava cercando. 

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Capitolo 12
*** Things change. ***


 
Sul muro delineato da un tinta blu, c’era la sagoma di un pendolo con un foro non troppo grande scavato al centro della sagoma. Cassidy andò alla scrivania e riprese i vari manoscritti. Se la memoria non la stava ingannando aveva trovato una via di fuga. Tra i fogli apparvero disegni di un pendolo e di delle lune. Cassidy provò a leggere ma la lingua dei Ghoul era un miscuglio di conoscenze, lontane perfino a lei e tutto ciò le stava provocando un mal di testa enorme. Lesse frettolosamente le righe delle lingue che conosceva traducendo pezzi sparsi dei vari manoscritti.

”Lancette dell’orologio… Allineate con la luna… Aprire un varco verso un mondo… Ogni luna al suo Regno…. Viaggio spazio-temporale…. Geografia nel tempo…”
 
Le frasi continuavano a susseguirsi con la stessa incomprensione per ore e la sua mente non aveva elaborato nulla di buono. Ciò che aveva compreso era che le lancette della bussola rappresentavano le lancette del tempo del mondo dei Ghoul, la blu i minuti e la rossa le ore, la terza una più piccola, la nera dei secondi, e vari fasce orarie rappresentavano un luogo. Viaggiare era un incastro perfetto tra tempo e luoghi. Cassidy inserì all’interno della fessura sulla parete la bussola che con un tremendo tonfo attivò il meccanismo dell’orologio. Le lancette girarono frettolose in senso orario ed antiorario, poi ci fu una pausa, e posizionate sull’ora giusta iniziarono a girare velocemente quasi quanto prima. Il tempo nel mondo dei Ghoul era veloce, era una costante corsa verso l’eternità.
Cassidy aveva capito che l’ora era legata alla posizione della luna e delle rune.
La luna doveva coprire il karma e la runa del viaggio, Raido, e allo stesso momento cadere sull’orario racchiuso dalle sue lancette. I raggi lunari filtravano dalla fessura da dove era entrata la ragazza ed il buio della stanza aiutava la visione.
Ciò che non aveva ancora capito era quale luna rappresentasse il suo mondo e quale fascia oraria o solamente come dovesse avvenire il rituale. Continuò a leggere frettolosamente, come quando un bambino è di fronte ad un libro di favolose ma non sa leggere e sta volta quel bambino era lei.
Aveva capito che l’orologio per funzionare doveva essere impostato, ma non aveva idea delle modalità.
Le lancette scoccarono e la luce della luna coprì il loro quadrante. Cassidy afferrò i pezzi ci carta e salì frettolosamente la scala.
Fuori il vento infuriava ed una luce bianca inondava metà del cerchio runale, era difficile persino riuscire a camminare ed il suo respiro si fece affannoso per il freddo.
Si scoprì una mano e posta vicino a Raido, estraendo un coltello dalla tasta, si trafisse il braccio e marchio la runa, poi si diresse al centro fece colare 24 gocce di sangue su Karma, mentre la luna stava fuggendo velocemente ed il cielo scuro come la morte minacciava una bufera. I fulmini si unirono al vento furioso e intorno alla runa il rombo dei tuoni si faceva minaccioso. Era scoppiato un temporale.
Cassidy, fradicia dalla pioggia, iniziò a recitare in Arabo l’unica grande filastrocca che trovò. Conosceva bene l’Arabo ed era sicura che quella fosse la profezia giusta.
Trafisse Karma e Raido, marchiate sul suo palmo, tra il vento ed il rumore del tempo, un lampo illuminò il paesaggio e allo sparire della luna anche la ragazza era sparita, cancellata dall’intemperie.


Quando aprì gli occhi era all’interno di una vasca da bagno, con i lunghi capelli ramati scompigliati che le scendevano lungo tutto il corpo, quasi fossero una coperta. Il suo vestito bianco era diventato ormai color grigio fuligine e faceva parecchio freddo per poter continuare ad utilizzare un vestitino leggere come quello. Intorno a lei c’era una classica camera da bagno, tinozze di ferro, uno specchio, un lavatoio e qualche accessorio per la stanza. La vasca era umida e lo specchio coperto dal vapore. Qualcuno doveva aver utilizzato la stanza da poco. Chiuse gli occhi. In quel momento la porta del bagno emise un cigolio, come se qualcuno stesse entrando e come il rumore fu generato scomparve velocemente. Chiunque avesse deciso di entrare, aveva cambiato tempestivamente idea. Nemico, alleato, conoscente, non le importava. Cassidy era stanca di fuggire, di scappare da un combattimento imminente ed era stanca dopo tutti quegli eventi.
Quando riaprì gli occhi fu perché qualcuno stava bussando alla porta. Si levò dalla vasca, con la stessa vitalità che assume un fantasma nel oltre tomba, si stava trascinando con movimenti leggeri ed impercettibili. Si guardò intorno sperando di trovare qualcosa con cui coprirsi o difendersi, ma non c’era nulla oltre il vapore acqueo che gocciolava giù dalla stanza e qualche arnese.  Tossì per schiarirsi la voce, afferrando delle forbici poste sul lavandino e nascondendole dietro la schiena, si avvicinò con i piedi nudi alla porta, attenta a non cadere e tirò la maniglia. Davanti ai suoi occhi c’era un bambino, dai lunghi capelli castano chiari, con le braccia che sorreggevano una pila di asciugamani che lo coprivano quasi completamente; arrivava a malapena alle ginocchia di Cassidy. Il bimbo le porse la pila di asciugamani e corse giù per le scale. A quel punto tutta l’agitazione nascosta dal dolore e dalla stanchezza di Cassidy si tramutarono in sollievo. Era tornata a casa.

Era sempre stato un bambino parecchio timido a differenza del padre, il quale era un uomo cordiale e solare, disposto a chiacchierare in qualsiasi momento, un uomo intelligente e saggio ma non più giovane. Cassidy iniziò ricordare tutte le volte che da piccola si fermava alla sua armeria, e lui le sorrideva mentre continuava a battere con il martello sul ferro rovente, sorridendo alla ragazza con le gocce che gli scendevano giù dalla fronte e sedendosi poi su un ciocco di legno le raccontava del suo mestiere appreso da giovane da suo nonno. Cassidy amava l’armeria Riddle, c’era sempre un buon umore in quel luogo, anche i negozianti adiacenti sembrava che l’armeria riuscisse ad influenzare tutto il quartiere. Ma poi le immagini furono sostituita dall’armeria che bruciava e il signor Riddle con in braccio il piccolo che cercavano di scappare. Cassidy scosse la testa, come se questo potesse far scomparire tutti quei ricordi. Fissò la vasca e decide che sarebbe convenuto un bagno per far scivolare via ogni ricordo e dopo tutte quelle peripezie un bagno era veramente ciò di cui aveva bisogno. Riempì la vasca con l’acqua calda presente nelle tinozze di ferro nella stanza, probabilmente il vapore acqueo era stato causato da quello e non da qualcuno che volesse farsi un bagno. La ragazza non si interrogò troppo su questo, non aveva più la forza neanche di pensare. Era stanca come non lo era mai stata prima. Stanca e affranta. Si immerse quasi totalmente nell’acqua, lasciandosi sommergere, lasciando le la sua mente fosse sommersa dal tepore dell’acqua, chiuse gli occhi e si abbandonò alla tranquillità. Fu in quel momento che le lacrime si mischiarono l’acqua, scendendo veloci come una doccia salata. Cassidy stava piangendo silenziosamente, come faceva da piccola quando si immergeva nelle coperte, dopo una lunga giornata di solitudine senza che Frà Cliff potesse sentirla, lasciando scivolare tutto il dolore sul cuscino ed addormentandosi con le lacrime che ancora scendevano sul suo volto. Perché non era mai cresciuta realmente, aveva solo smesso di farsi domande, domande che in questa lotta erano riemerse o semplicemente qualcuno aveva iniziato a leggere. In realtà erano domande che non si era mai smessa di fare realmente e che adesso erano riaffiorate senza che lei dicesse nulla, perché tutti potevano leggerle sul suo volto, come potevano leggere il grande dolore che portava dentro. Si sentiva smarrita, sola, persa in un grande giardino che non era il suo, come una bimba persa in un castello. Non aveva più nulla, non aveva più la luce, non aveva neanche più il coraggio. Era tutto annebbiato nel suo cuore, tutto così freddo e si sentiva.. morta, come neanche un morto riesce ad essere mai ad essere realmente. Morta come se non avesse più nulla per essere felice. Aveva perso tutto ed era diventata grande adesso. Era diventata veramente grande, perché non si cresce mai veramente o forse è solo la morte a renderci grandi. Ma questo lei non poteva saperlo. Aveva smesso di chiedersi cosa sarebbe successo, aveva smesso di fare ogni cosa.. Forse le era rimasta solo la speranza ed il dolore, forse quelle. E’ come se la nostra sopravvivenza dipendesse da quanto dolore siamo disposti a sopportare, come se la felicità non esistesse più. Non lo sapeva, sapeva che davanti ai suoi occhi c’era la morte e alle sue spalle la vita e si stava girando e si era girata, perché era la vita che voleva restituire, a loro. Ma a lei cosa sarebbe rimasto? Non era forse la vita che cercavano i Ghoul? Contro cosa stava realmente combattendo? Se entrambi combattiamo per la stessa cosa? Non lo capiva.
Aprì gli occhi e vide le piaghe sulle mani e decise di uscire dalla vasca. Anche rilassarsi era un lusso troppo grande per la sua mente; penso ironicamente. Si asciugò e tra le coperte trovò una lunga gonna color cappuccino con un mezzo corsetto di stoffa dello stesso colore e una camicia bianca dalle maniche larghe. Sorrise, aveva sempre desiderato di poter vestire come vestono i suoi compaesani e non con la solita uniforme, accadeva così raramente che aveva anche rinunciato a quei pochi minuti in cui poteva farlo. Sul lavabo trovò un piccolo specchio e si specchio dopo tanto. Vide la sua carnagione pallida adesso lievemente abbronzata, principalmente le guance erano di un colorito quasi sporco ed i suoi occhi color ambra sembravano gialli più del solito. La sua chioma arancio era ormai troppo lunga e distrutta, si toccò i capelli, passando una mano leggera su di essi fino a toccare le punte. Li ricordò impregnati di sangue. Non li aveva mai tenuti sciolti soprattutto adesso che le arrivavano quasi oltre metà schiena. Fissò la stanza e prese delle forbici poste accanto al lavabo. Respirò profondamente, fissandosi duramente allo specchio. Stava iniziando una nuova era penso. Raccolse i capelli in una coda fatta con le mani, la tirò su e tagliò, i capelli caddero sul pavimento come le foglie d’autunno, grovigli di capelli di ammassavano velocemente a coprire tutto il pavimento. I capelli caddero giù dalla sua coda e Cassidy scosse la testa con decisione e con un lieve sorriso come un faceva da tempo. Improvvisamente si fermò e si vide allo specchio, fece un taglio, spiegando la testa lateralmente, deciso sui capelli e poi sorride. Era tornata ad essere una bambina dai capelli poco più lunghi delle spalle e una frangetta, con le guance scure. Sorrise, sorride come non faceva da tempo e rivide quella bimba che giocava nel cortile con le spade di legno, ancora una volta davanti ai suoi occhi, quella bimba che avrebbe lottato contro tutti per i suoi sogni, per tutti i sogni che aveva e in quell’istante, ritrovò se stessa ancora una volta.


Scese le scale con decisione, lasciando la mano scorrere sul corrimano, la casa era deserta e poco lontana dalla porta c’era una stanza immersa anch’essa nel grigio della giornata, era la cucina. Cassidy entrò silenziosamente, con i piedi scalzi che poggiavano sul legno ben levigato della casa.
Un uomo, dai capelli brizzolati sedeva a capo tavola, con la bocca poggiata sulle mani giunge in preghiera, era senz’ombra di dubbio il signor Riddle, appena la vide sul ciglio nella porta alzò lo sguardo e le rivolte un sorriso benevole, invitandola a sedersi davanti a lui.
Appena Cassidy si avvicinò, Riddle era in piedi e le si avvicinò per abbracciarla. Un abbraccio nostalgico, pieno di forza e speranza, come di qualcuno che ha trovato la forza per potersi rialzare dopo tanto, come qualcuno che ha trovato un miracolo. I movimenti del signor Riddle si fecero frettolosi, guardò Cassidy con occhi languidi e piedi di gioia come quando una notizia inaspettata cambia il tuo umore, ed un piccolo bocciolo di rosa nasce all’interno del tuo cuore, un piccolo fiore di speranza. Si monitorò con le lacrime agli occhi per porre sulla tavola tè caldo e biscotti ed un po’ di salumi. Con la voce vecchia, provata dagli anni, un po’ rauca ma sempre accogliente, sempre non abbandonando il suo sorriso e con la luce negli occhi il Signor Riddle fece accomodare Cassandra e la servì come un degno locandiere, mestiere che non si sarebbe mai addetto ad un Fabbro.

Riddle fissava Cassidy impaziente e pieno di gioia, come se  stesse aspettando che la ragazza le dicesse qualcosa che rendesse reali tutte le sue speranze, anche se Cassidy era ben conscia di non poter far nulla. Posò il biscotto incrociando lo sguardo di Riddle e lui capì, spegnendo tutto il suo entusiasmo, capì che questa volta non si trattava di briganti o di assalti, che questa volta erano pochi e soli e le sue paure non erano solo un brutto sogno. Perché tutti rimaniamo infondo dei bambini.

”Non puoi salvarci vero?”


Riddle aveva imparato presto che un amara verità è meglio di una dolce bugia, poiché a lungo andare quest’ ultime marciscono presto; coltivano la speranza e la fanno crescere marcia. Aveva sempre preferito le docce fredde ad un lungo tepore.

”Non lo so..  Non posso e non voglio, darti o darvi false speranze. Non conosco la situazione qui in paese ma posso dirti che è qualcosa di molto serio e stiamo già stendendo un piano per contrastarli.”

Riddle aveva ormai lo sguardo cupo e triste.


“Dopo la tua scomparsa tante cose sono cambiate. Da quella notte nessuno di noi ha più visto i Mastini o tanto meno un Gaunt della notte. Dopo esserci tutti radunati alla Rocca, i Ghoul non hanno tardato ad arrivare e siamo stati catturati, messi in catene e costretti ad inginocchiarci davanti a loro. Il Santo Padre è scomparso e con lui gli ultimi Mastini rimasti. Volatilizzati nel nulla, nessuno sa che cosa sia successo in quell’istante, sappiamo solo che ci siamo ritrovati soli, soli da chi avrebbe potuto anzi dovuto proteggerci. Ci hanno dato delle regole, le hanno elencate, ci hanno lasciato a svolgere le nostre mansioni o almeno a lavorare per loro, per procurargli tutto il fabbisogno necessario. Ci hanno resi schiavi, sotto sembianze di un finto popolo. Nei giorni a venire Amy e non ricordo chi sono riapparsi, ma sono stati catturati e picchiati a sangue davanti di noi, abbiamo provato a ribellarci ma la fine è stata la stessa. Hanno punito gli uomini che Amy e gli altri erano riusciti a radunare e da quel giorno i controlli sono stati intensificati. La chiamano pulizia, affermando che non siete stati capaci di portare ordine con false promesse di benevolenza, che la redenzione non esiste e le persone devono essere punite con la morte ed il dolore. Come sono stati punti loro per un ingiustizia e l’egoismo di Dio… “

Cassidy digrignò i denti.

”Chi è rimasto?”
”Nessuno, da quel giorno nessuno parla più con nessuno, ognuno cerca di vivere guardandosi i propri interessi, a testa bassa per proteggersi da un mondo che è pieno di crudeltà e morte, è questo l’unico modo per sopravvivere.”
”E’ successo altro..?”
”Dopo la tua scomparsa solo morte, dolore e violenza. Ne subiamo ogni giorno. Siamo schiavi ormai ed uno schiavo non può né difendersi né pensare.”
Giuro su tutto il sangue che ho in corpo che vi ridarò la libertà e saranno loro a conoscere il vostro dolore.”
 

 

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Capitolo 13
*** Escape. ***


“Non posso promettervi nulla, non posso permettervi di illudervi, ma farò tutto ciò che ho in corpo per far tornare la luce sulle terre di Dio; non lascerò solo il mio popolo. Questa è una promessa e una promessa va oltre ogni fato possibile e non. Ti prego di credermi. Non posso dirti tutto ciò che è successo, dopo essere scomparsa all’interno della Rocca ho fatto un lungo viaggio, non sapendo neanche se sarei mai potuta tornare a casa o sopravvissuta nella futura ora. Stiamo vivendo un’era in cui non esistono certezze. Posso dirti che stiamo stilando nuove alleanza, vogliamo ricreare l’equilibrio... Portarvi in salvo.”

Parlo più umilmente che poté al Signor. Riddle, con il cuore in mano cercando di soffocare il senso di vendetta ed odio che attanagliava il suo cuore.
L’uomo la guardò come un uomo che ormai ha perso tutto e non riuscirebbe a fidarsi neanche più della luce del sole di ogni giorno, la guardò con quella rassegnazione, con la sofferenza di qualcuno che accetta tutto come va, qualcuno stanco, alzandosi e posando la sua mano sulla spalla di Cassidy.

”In questa casa sarai sempre la benvenuta, non dimenticherò mai la tua promessa ma non posso prometterti che lotterò per te senza avere nulla. Prendi le armi e vattene. Alle sei ci sono le ispezioni e quelli non aspettano nient’ altro che metterci alla forca.”

Cassidy scoppiò a piangere, un pianto lento e soffocato, di dolore estremo, di qualcuno che sta tirando fuori il dolore di un’intera vita che ogni giorno lo opprime rivelando la sua grande forza solamente come una flebile malinconia. Succede spesso quando le nostre più temibili paure vengono a galla, qualche minuto e la nostra splendida passeggiata nel giardino di rose più sublime si trasforma in un lugubre momento sotto una tempesta, una di quelle tempeste che durano, una di quelle tempeste che spezzano i cuori e le speranze. Adesso Cassidy si trovata proprio in quel giardino ormai con le luci spente, la cosa più agghiacciante è che era sola, sola mentre il mondo le scivolava addosso; graffiandole l’anima.

Le diede una spada, un pugnaletto, un mantello scuro e qualche moneta. L’aria che si respirava in casa adesso era di rimpianti.

”Mi dispiace, ma volendo o no ho giurato di riportare questo popolo allo splendore. Se non credete in noi andate via, non c’è tempo per stare dalla parte del vincitore, adesso si combatte; giusta o sbagliata che sia questa guerra.”
”E tu, Cassandra, da quale parte stai?”


La porta si chiuse, mentre il vento freddo del mattino lasciava il posto al tepore portato dall’alba. I commercianti iniziarono a fiorire per le strade, si potevano intravedere le prime bancarelle.
Cassidy, si guardò intorno indossando il cappuccio attenta a non farsi riconoscerle. Era pieno di guardie che tenevano costantemente la situazione sotto controllo.
A testa basta si avviò verso Nord, per strada si potevano già sentir urlare i vari venditori.


Era in prossimità di una bancarella, estrasse una moneta dalla tasta, la lanciò via facendola cadere direttamente sul bancone del commerciante. La guardia spalancò la mascella ossuta e piena di bava e con il suo grottesco modo di fare, le afferrò il braccio.

”Forestiero cosa credi di fare?”

La ragazza si liberò con uno scossone dalla presa della creatura, preparando la lama sul polso.


“Cosa credi di fare?! Con chi credi di avere a che fare?”

Il Ghoul scattò in avanti pronto per rivendicare la sua preda, ma Cassidy gli conficcò il pugnale nello stomaco e trascinò la lama fin su al mento, tagliando con estrema forza e velocità quel corpo di ossa, poteva vedere la pelle, tagliarsi come un velo, come avesse in mano delle forbici che scorrono veloci sulla carta, diventare trasparente e macchiarsi di nero mentre si dissolveva, recidersi con estrema precisione e sentire le ossa scalfirsi con la lama e sgretolarsi come fossero polvere. Il Ghoul iniziò a sputare sangue nero, iniziando ad agonizzare. Cassidy tirò dentro la lama e sputò sul cadavere ormai disfatto della creatura.

”Hai ragione amico mio, in questo posto non c’è posto per la clemenza.”


Cassidy si allontanò prima che qualcuno potesse accorgersi di ciò che era successo quando il commerciante le gridò.

”Chi sei.. ragazza?!”

Le si girò e si sfilò il cappuccio lasciando trapelare un sorriso benevole che valeva più di mille parole. In quel momento le guardie erano già infondo alla via e si erano accorti di lei e dell’accaduto.

”Prendetela! E’ il Mastino!”

Cassidy iniziò a correre e svoltò nel vicolo più vicino, corse più che poté come fosse trascinata dal vento leggera, era stata scoperta ed era nei guai fino al collo, se l’avessero presa sarebbe stata la fine per tutti. Infondo al vicolo c’erano delle guardine che le stavano venendo incontro, accelerando sempre più il passo. La ragazza preparò i pugnaletti nelle mani, ne aveva abbastanza per uccide poco più di una trentina di loro, ma non poteva permettersi sprechi. I Ghoul sguainarono le spade, aprendo le bocche bavose mentre si lanciavano alla carica sulla ragazza. Cassidy contò fino a cinque, mentre la distanza dai due spariva piano piano.

Uno, uno sguardo a terra.
Due, uno sguardo agli estremi.
Tre, uno sguardo al centro, alle caviglie.
Quattro, I pugnali stretti nelle mani.
Cinque, Collisione.

Cassidy frenò con i talloni a due metri di distanza dai due lasciandosi scivolare a terra di schiena aiutandosi con i piedi.

In quel momento il corpo cadde giù, leggero come una piuma mentre il tempo era fermo, mentre l’aria diventava sempre più pesante carica di anidride carbonica ed il respiro di tutti era fermo  come i loro arti, bloccati in un tempo inesorabile.
Cadde giù.
 
Cassidy lo aveva riconosciuto subito, il vicolo di quartier Malangua, si trovava ai confini del suo Regno dove la terra è parecchio umida e muschiosa, le infiltrazioni erano all’ordine del giorno in quel posto, se si ha un occhio attento nella penombra di quel luogo così buio (anche di giorno) ed umido si possono trovare con facilità le zone più scivolose ed evitarle, tutti gli abitanti di quel quartiere erano soliti, inoltre, portare anfibi e non le solite babbucce lisce dei loro compaesani,  poiché si rischiava spesso di poter scivolare e rompersi l’osso del collo.
Stava scivolando su un asfalto umido e muschioso cogliendo di sorpresa i suoi nemici. Conficcò i pugnali nelle loro gambe, poco sotto le ginocchia, tra la tibia e il perone, mentre i Ghoul si giravano pietrificati, facendo leva su di essi dandosi la spinta necessaria per tirarsi su, movendo i pugnali nelle loro ossa e scalfendole. Inciampando e continuando a scivolare sul terreno muschioso si tirò su e continuò la sua fuga mentre i due Ghoul caddero a terra perdendo stabilità. 
Cassidy iniziò ad avere il respiro affannoso, mentre un sorriso di soddisfazione si dipinse sul volto,
evitando le zone muschiose scivolava sul asfalto umido, alla fine del vicolo una luce la inondò, si girò frettolosamente per guardarsi intorno e vide intere schiere di Ghoul correre verso di lei, era accerchiata e decise di andare sempre dritta. Girò per vicoli, urtando bancarelle persone, saltando su banchi, mentre le strade affollate erano piene di gente che urlava e che rallentava le creature. Era in vantaggio ma sapeva che presto si sarebbe trovata alle strette.
Un centinaio di Ghoul la chiuse da davanti e Cassidy fu costretta a girare poco prima in un vicolo angusto che la portò alla piazza principale.
Era al centro della piazza, contornata di bancarelle e di creature che si facevano sempre più vicine.
Era accerchiata.

Un respiro e la mano passò sull’elsa.

Era pronta, mentre i Ghoul avevano già in mano le spade.

Le voci soffocavano l’aria, il brusio della gente.

”Ben Tornata… Cassandra.”


Disse il primo di tutti, mostrando una dentatura aguzza ed ingiallita.


“Ci rivediamo… Nor.. O meglio… f e c c i a.

Alzò il sopracciò attenta che il Ghoul potesse notare le sue labbra scandire il suo nome.
Il Ghoul digignò i denti.

”Non hai nulla da dire al tuo popolo…  Mast.. O meglio… Traditrice ?”


Spalancò le braccia, seguito dalle risate generali del suo pubblico di scimmie, facendo segno di mostrare il popolo, in attesa di una risposta.
 
“Se vuoi saperlo..”

Fece la ragazza alzando lo sguardo malizioso



”Sono tornata per il mio popolo, per servirlo come ho giurato, fino alla fine dei tempi, per riportare questo porto allo splendore di un tempo sotto una luce di speranza e gratitudine e per cacciare lo schifo che lo corrode. Per caso sai di cosa sto parlando? Pare sia parecchio stupido e rozzo, non è neanche degno della parola popolo, cos’è un popolo se formato ma maligni, meschini e esseri senza spirito e collaborazione? “


“Allora, Normandiaun..?”


Il Ghoul digrignò i denti sempre più forte, pronto alla battaglia.

”Ah sì,rispondo io.. “

fece Cassidy sfrontata.

F e c c i a.

Un grido ed il Ghoul si lanciò su di lei ed al seguito tutte le truppe, Cassandra impugnò la spada e si lanciò nella lotta.
Era sola contro centinaia e centinaia.


Il suo respiro era diventato pesante, incominciava ad incassare colpi, la battaglia non durò molto, era accerchiata, quando un Ghoul le strinse la lama al collo.

Il tempo si fermò, le voci, la battaglia, i respiri, le spade, il sangue. Era spacciata il sogno della libertà era finita. Cassidy deglutì.

”Paura Mastino?”

Disse il Ghoul facendo colare sul volto della ragazza della bava. La ragazza schifata provò a scansarsi mentre lui ridendo e sputando le alitò in faccia.
Schernendola con i suoi simili.
Cassidy si ricompose. Guardò il Ghoul con occhi fissi e spietati.

”Paura? Sarete voi ad aver paura di noi”


Aveva una sicurezza che al Ghoul non piacque e sputandogli in faccia, la creatura prese tutto come un guanto di sfida. Alzò la spada carico di rabbia pronto ad affondarla nel collo della ragazza immobile.

Il tempo riprese a scorrere veloce. Un orda di gente lanciò contro i Ghoul giare, anfore, utensili, lanciandosi alla battaglia. Ancora una volta Cassidy non era stata abbandonata dal suo popolo, ancora una volta aveva la vittoria in mano.

I Ghoul cercarono di reprimere la folla mentre Cassandra si stava riarmando per poter aiutare la sua gente quando improvvisamente, divampò il fuoco. Le creature furono chiuse in un cerchio di fuoco, attirate dal popolo che li aveva chiusi all’interno del cerchio.

Cassidy era esterrefatta, sotto quei segnali di sguardi impercettibili della sua gente, sotto le sue parole, c’era un piano già scritto e su un palazzo svettava una sagoma nera.

Ma non tutti i Ghoul erano stati chiusi dal cerchio e alcuni iniziavano ad uscirne.    
                                                                                                                                                                                                                                                            

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Capitolo 14
*** Walk Away. ***


Cassidy era ancora troppo sgomentata per riuscire a muoversi, i suoi occhi si coloravano di rosso, un rosso feroce che divampava senza pietà trasformandosi in sfumature nere con all’interno urli strazianti provenienti dall’ inferno. Era come quella sera, in cui tutto era iniziato, in cui era iniziata a sgretolarsi la storia. Nella sua mente le immagini si mescolavano confuse, vedeva la sua gente urlare, i Ghoul, le fiamme ed i palazzi in rovina; mentre adesso la sua gente era trionfate e con le armi da guerra in mano. Erano dalla sua parete e volevano vincere la Rivoluzione.
Era imbambolata come una statua di cera, paralizzata dall’ignoto quando al suo fianco un uomo le posò una mano sulla spalla.

”Allora, Cassandra, tu, da che parte stai?”

Avvertì le parole dolci e premurose di un vecchio uomo saggio e voltandosi vide che al suo fianco c’era il signor. Riddle. Sapeva non l’avrebbe mai abbandonata.


“La nostra.”

Tra i due ci fu uno scambio di sorrisi furbi e d’intesa.
Le fiamme divampavano, ma i Ghoul iniziavano a mischiarsi ad esse. Quando il male conosce qualcosa infetta ogni nuova forma. 

”Scappa, qui ci pensiamo noi. Abbiamo bisogno di almeno un Mastino ancora vivo.”


Detto questo indicò con lo sguardo un palazzo, era da lì che provenivano le fiamme.


Cassidy corse tra le fiamme e gli scheletri, mentre il suo fiato diventava tutt’uno con il fumo nero che proveniva dai corpi. Si trovava circondata  da un branco di zombi che avanzava bruciando, con lo sguardo maligno e famelico. Mentre correva, mentre il sudore bagnava la sua fronte ed il respiro pian piano diventava pensante soffocandola, si fermò.
Era arrivata fino a lì, era arrivato il momento della rivincita, in cui tutto poteva cambiare e volgere a loro favore, in cui tutto poteva cambiare eppure, dentro di sé una sensazione la torturava.
Mancava qualcosa, le stava sfuggendo qualcosa, voleva cambiare tutto, voleva stravolgere le regole di questo momento così corrotto ma non ne aveva le possibilità, non conosceva nulla di quello che era successo e nulla di tutto ciò che accadeva, stava combattendo qualcosa per qualcuno e per qualcosa senza sapere cosa o chi fosse. Combatteva per un ideale, per una prospettiva, ma non capitava il vero motivo.
Era come accettare la realtà, saper di dover agire per una cosa perché giusta, senza nessun dubbio, ma non saperne il motivo e non sapere neanche se fosse giusta per noi, forse lo era, ma perché? Perché combattere per qualcosa di imposto senza capire da dove nascesse tutto, perché fare una rivoluzione solo per il destino, quando tutto doveva soltanto partire da solo, perché combattere contro esseri uguali a lei, perché dover combattere.
Era ferma mentre il dubbio, il nulla, quella sensazione di incertezza, di inappropriatezza la torturava, i Ghoul le si avvicinavano in massa, come se a nessuno di loro importasse più della gente e fossero solo attirati della ragazza, spalancando la mascella ormai carbonizzata che faceva intravedere la loro vera essenza; mentre per Cassidy tutto si era fermato e con occhi spenti fissava il vuoto.
Li sentiva vicini, sentiva il calore bruciarle il volto, ma non distolse lo sguardo, lacrime scorsero sulle sue guance, il suo cuore stava crollando a pezzi, tutta la sua forza era crollata, tutti i suoi valori e se n’era appena resa conto dopo tutto questo viaggio; sentiva solo il nulla.
Era partita con l’intenzione di capire chi fosse, cosa fosse successo ma che cosa aveva raggiunto?
Qualcuno credeva in lei adesso, ma lei in che cosa stava credendo?

Sentì le fauci del Ghoul azzannarla, quando tutto per lei era ormai fermo, distrutto e ad occhi lucidi guardò il cielo. Non era mai stato così grigio, neanche quel giorno, neanche nelle sue visioni, neanche alla morte di Antony, era sporco e soffocante; quando sentì i denti del Ghoul sul suo collo, chiuse gli occhi.

Il suo cuore era fermo, sentiva solo tanto dolore, non era il Ghoul ad averla uccisa, un essere non poteva ucciderla era il dolore che portava dentro, era il posto che non aveva mai avuto nel mondo a soffocarla.


Tutti i denti del Ghoul penetrarono nel collo, altri le saltarono addosso e Cassidy scivolò all’indietro, lasciandosi cadere come una foglia d’autunno insieme alle sue sorelle, sentiva la carne sollevarsi dalla sua pelle come un foglio di carta velina, non sentiva dolore. Sentiva bruciare il fuoco sulla sua pelle mentre solo le lacrime bagnavano il suo volto.


Era giunta la fine e non riusciva neanche più a gridare..

Una pioggia di frecce colpì tutti i Ghoul sopra Cassidy, mentre un uomo con la spada si faceva largo verso lei. La controffensiva era ricominciata, non potevano vincere, non sta volta, non glielo avrebbero permesso.

John prese in spalla Cassidy e corse, al riparo dalle frecce di Hilbrand, verso la precedente meta della ragazza.

”Si può sapere cosa ti è saltato in mente?!”


Cassidy, aveva il respiro debole e ciondola dalle braccia di John, mentre si lasciavano dietro una scia di sangue rosso e nero proveniente dal corpo della giovane.
Il fuoco aveva ricominciato a bruciare tutto intorno a loro e l’aria diventata sempre più pesante da respirare. I Ghoul iniziarono a fare resistenza, attirati dal sangue del Mastino, che aveva lasciato nelle loro bocce un pesante odore di vita e di ferro. Erano veloci ed affamati, mentre continuavano a bruciare pian piano nella loro estenuante corsa a morire. John arrivò poco prima che i Ghoul potessero divorarlo in cima al palazzo, dove lasciò cadere il corpo inanime di Cassidy.


”Fiammiferi! Invenzione geniale direi! L’uomo oltre a temibili armi ed a seminare morte è riuscito a costruire qualcosa di utile! E’ divertente perché è una delle cose più antiche al mondo… Il fuoco! Eppure guardateli, come scappano impauriti e cercano di sopravvivere. Perché avranno costruito veri e propri mostri del elettronica, potrebbero farci morire in qualsiasi momento, hanno le nostre vite in pugno, eppure ciò che non riusciranno mai a contrastare sarà la forza degli elementi. E’ paradossale non credete? L’uomo che ha superato le colonne d’Ercole, ha sconfitto la morte, è andato contro essa, ha paura della forza della natura, è vulnerabile ad essa. Perché è questo ciò che in realtà volevano, la vera eternità, quella per cui sono stati puniti…”

Un giovane ragazzo, dai lunghi capelli arruffati neri, non molto alto che indossava una tunica blu, con ricami in nero ed in argento dava le spalle a John, mentre con una voce quasi da folle, esclamava tutto ciò con una serietà glaciale. Muoveva le braccia e le mani a destra e sinistra, come fosse lui a controllare quel macabro scenario che si stagliava davanti agli occhi dei due Mastini nella piazza. Sembrava un burattinaio, che con la leggiadria dei suoi movimenti controllava la scena, controllava i fili dei suoi personaggi.


“Adesso vattene ci pensiamo noi a lei. Torna dove servi.”

”Non intendo lasciare la ragazza con te.”

”Ho detto vattene. Non discutere.”

La sua serietà e le sue parole erano gelide, come se tutte le fiamme davanti ai suoi occhi fossero altro rispetto al suo cuore.


“Cerca di portare al riparo la gente, dirigila verso i sotterranei, le fiamme tra poco bruceranno tutto. Per Cassandra non preoccuparti, sta bene.”


“Dimmi chi sei, ragazzino.”

”Hilbrand non ti ha avvertito? Peccato! Fai bene a diffidare però eh! Di questi tempi”

Il piccolo si lasciò sfuggire una strana risatina, voltandosi di tre quarti verso il vecchio Mastino.
”Jesper, piacere! Puoi lasciarla a me è solo un incosciente si riprenderà presto, ha passato di peggio!”


“Jesper?”

”L’aiuto freccia, no? Non ti hanno proprio detto nulla di me vedo! Poco male, adesso va, hanno bisogno di te, i fiammiferi uccidono ed a volte aiutano non salvano la gente prendendola in braccio!”

Una freccia colpì lo spazio che inframmezzava i due.

”John, il ragazzo è con me, fa come ti dice. Non morirà.”

”Sarà meglio per voi.”


 
Le fiamme divamparono soffocando il cielo e la folla.

”Jesper pensa a lei, qui finisco io.”

Le sue braccia caddero giù e nel fumo, si avvicinò la sera.


 
 

”Buon giorno! Tranquilla non voglio violentarti o mangiarti, mi sono limitato ad eseguire gli ordini.”

Cassidy tossì sangue misto sulla coperta, aprendo gli occhi con fatica.
Era su una branda di una stanza, faceva freddo ed era ricoperta di fasciature.. Non ricordava nulla di quello fosse successo prima, ricordava, solo tanto dolore, tanto calore e qualcuno parlava di fiammiferi.


“Tu sei quello che parlava dei fiammiferi?”


Disse sprezzante.

”Certo la lingua tagliente ti è rimasta piccola.”

”Disse il pino.”


“Ohi, ohi, calma. Come ti senti?”

”A parte il sangue e i dolori interni, a pezzi.”

”Tutti qui fuori stanno aspettando ti svegli e gli spieghi perché ti sei fermata, credo vogliano farti più male di quanto te ne abbiano fatto quelle bestie lì fuori. Hai fatto la cosa più stupida che potessi mai fare.”

”Tutti fanno cose stupide ma nessuno dice mai nulla, sai?”


“Non credo che l’unica persona che mi ha fatto scomodare, che possa salvare questo mondo e controlla ben tre se non quattro generi umani, che è la predestinata, possa, a suo completo piacere ed inaspettatamente, distruggere un piano studiato con gli astri, perché , beh, oggi è una giornata no, non so se mi spiego, capisci?”

Cassidy guardava il ragazzo, con fare scostante e divertito. Era un bambino, sarà stato poco più alto di lei, con occhi serpentini e capelli scompigliati, la faceva sorridere. Continuava a blaterare cose senza senso, della sua incoscienza e cose varie, non lo stava ascoltando da tempo, era presa a guardarsi intorno.. Una piccola stanza, come una grotta, umida, con pochi mobili in legno, un lettino, una scrivania con uno specchio e un lavabo affianco e due sedie, una era utilizzata dal ragazzo accanto al suo letto, l’altra era davanti alla scrivania e sopra c’erano dei vestiti e degli stracci


“Come hai detto che ti chiami?”

”Jesper.”

”E che cosa sei? Una fatina dei denti?”

”Spiritosa la ragazza. Nulla che ti interessi. Prima che apra questa porta e ti sbranino, dimmi solo perché l’ hai fatto.”

”Sei stato tu a curarmi, vero? Come hai fatto?”

”Voi Mastini avete le vostre risorse, erbe ed intrugli vari, noi le nostre.”

”Noi chi?”

”Noi che abbiamo acceso il fuoco, i fiammiferi, che domande!”

”Puzza di magia”

”Oppure lo è? Dimmi perché l’ hai fatto. Ogni domanda ha un prezzo no? Non ricordi?”

”Magia e pure parecchio potente. Non capiresti, spiegherò tutto agli altri , così potrete tutti placare la vostra sete di notizie.”

”Io so perché l’ hai fatto.. Ma dovrai inventarti qualcosa di più fantasioso per loro.”

”Come fai a saperlo?”

”Magia non ricordi?”

”Non ho nulla da inventare, alchimista”

”Non dire quella parola così apertamente, non sono tutti così aperti di mente e la fine del pollo allo spiedo non la voglio fare, i polli preferisco arrostirli.”

”Scusami, comunque sia cerco solo risposte.”

”Secondo te perché sono qui? Pensi che loro possano dartele? John era un Mastino giovane, sa qualcosa riguardo le ultime vicende, ma è dalla parte buona di tutta questa storia, dovresti rivolgerti ai tuoi amici alla rocca, i           Fedeli del vostro capo, o come lo chiamate non mi interessa. Hilbrand sa poco, qualcosa riguardante a quando eri piccola, a vari patti, a cosa succede in questo regno, riguardo tutti i trattati segreti e qualcosa su tuo padre, tutto ciò che cerchi lo sa qualcun altro o io, ragazza. Ti conviene parlare prima con me ed avere le idee più chiare.”

”Cosa sai? Perché dovrei fidarmi della tua specie?”

”So perché hai visto quelle cose, so perchè hai potuto salvare quel Ghoul, so chi era.”

”Dimmi solo se era lei..”

”Sì era tua madre e sì, ti stai sbagliando in ogni caso, questa “Guerra” non è la vittoria di nessuno.”

 

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Capitolo 15
*** Who I am? ***


Non si sa mai da dove iniziare un discorso… Forse l’inizio è proprio la parte più difficile. Si cercano le parole, si rovista freneticamente tra il piccolo vocabolario invisibile della nostra mente, che abbiamo costruito durante la nostra vita e perché no, magari sfoderare una di quelle frasi ad effetto degne del miglior film d’amore… L’inizio è sempre qualcosa di traumatico è un po’ come un trampolino di lancio, il primo giorno di lavoro; è prendere coraggio di buttarsi, senza mai perdersi, perdere le proprie decisioni, i propri valori e ciò che si è.. Finalmente ci facciamo coraggio, il discorso scorre sulla nostra lingua, come una burrasca, i suoni, la sicurezza, abbiamo la completa padronanza del discorso, ci siamo lanciati ed il lancio sta andando bene… E poi? Poi si rompe tutto, perché forse l’altra persona non era solo preparata a tutto questo, un po’ come successe a Cassandra.

 Erano nel mondo del nulla, tra il tempo e lo spazio, regolato dai quattro elementi, nel ventre del quinto, l’energia vitale.


“Vuoi sapere la verità immagino, la cruda e fredda verità ed arrivati a questo punto lo vedo anche necessario”


Aveva abbandonato il suo fare spavaldo per far intravedere quella piccola parte benevola che ancora riecheggiava nel suo cuore

” Non c’è un modo giusto od un modo sbagliato per dire a qualcuno la verità, la si dice nel modo più crudele e doloroso possibile, con il cuore in mano e gli occhi lucidi come se fossimo uno specchio vuoto che riflette il dolore… Forse tutto ciò ti sembrerà così egoistico da me, ma non è facile, hai così tante domande in testa e neanche facendo una scaletta potrei mai spiegarti come funziona questo mondo.. Guarda il posto dove siamo, è la mia anima, ed è tutto ciò che ho; è il posto più sicuro che mi sia rimasto ormai. Noi “Alchimisti” se così possiamo definirci, o “maghi” come preferisci Mastino, nasciamo grazie all’essenza pura e vera della vita, l’essenza che genera il mondo e sopravviviamo grazie all’equilibrio degli elementi; ma quando questa forza viene meno? Quando accade noi cadiamo, cadiamo come qualsiasi foglia di un giardino, come ogni cosa persa, eppure succede. Dirai, la tua gente è immortale, ma ti risponderò di no, non moriamo per cause naturali od a causa di armi o ferite, siamo un popolo millenario, lo sanno tutti… Moriamo a causa dei vostri squilibri, del caos che generate nel mondo e l’equilibrio che viene spezzato… “


Cassidy era inspiegabilmente triste, quel posto la rendeva così cupa e non aveva idea di cosa stesse dicendo il ragazzo

”Il concetto è simile alla vostra creazione, viene creato un mondo, creati dei guardiani che mettano la loro vita al servizio di questo mondo, la loro anima è il mondo e la loro sopravvivenza la vita e delle persone a popolarlo, nel momento in cui queste rompono l’equilibrio noi ne risentiamo, capisci?”


Aveva totalmente abbandonato il tono cupo e dolorante, adesso era caldo e con una leggera punta di saccenza nel tono. Cassidy lo guardava assonnata e frastornata, non stava capendo più nulla di quello che l’Alchimista stava e voleva dire, ma non le importava, per anni aveva tenuto dentro di sé un’unica domanda e aveva bisogno di un’unica risposta per sciogliere tutti i suoi dubbi.
Spezzo l’aria ..

”Non mi importa. A differenza di come tutti voi possiate pensare a me non interessa. Non mi interessa capire questo mondo, cercare di capire stragi, patti, inganni e tutto il male che si è fatto; cosa c’è da capire di tutto questo?! Che si è fatto male per il gusto amaro del farlo, che ci si è rincorsi per il destino e ci si è divorati a vicenda per il puro e sadico divertimento della nostra anima; dimmi cosa dovrei capire di tutto questo?! Come abbiamo perso milioni di persone e stretto patti sleali per marcare cose così ovvie e atroci? Per marcare il fatto che abbiamo bisogno l’uno dell’altro, di quell’altro che fino ad adesso abbiamo etichettato come “male” per pura superbia e per non ammettere che non sia immortali? Che non sappiamo come sconfiggere il male, che non sopportiamo questo circolo vizioso, che cerchiamo di sfuggirne ma non sappiamo come e rimaniamo legati a leggi che non esistono più e falsi protocolli per proteggerci? Quanto pensi che questo possa salvare la vita delle persone, le stesse persone che non sanno quasi nulla del dolore e che lo stanno conoscendo andando avanti sempre e solo cercando di non perdere i propri ideali? Perché pensi che i Mastini abbiano un popolo sempre più vasto? Perché siano un branco di pecore obbligate a seguirci, che credano in Dio e che basti la fede? Stronzate, vanno avanti perché hanno degli ideali, perché sono liberi di credere.. Questa è l’unica verità. Sono state fatte guerre per ristabilire l’ordine, ne sono state fatte per creare equilibri e rinforzarsi, per cambiare atrocità e metterne di nuove… Adesso dimmi cosa volevi raccontare? “

Jesper era schioccato dalle parole di Cassandra, non aveva idea di cosa la ragazza voleva chiederle ma ciò che lo aveva veramente bloccato era con quanta freddezza avesse potuto riassumere la crudeltà di quel mondo in piccole frasi e fosse stata prima di tutto sincera con se stessa.


“A nessuno arrivati a questo punto importa sapere la verità o il racconto di guerre.. So bene che il mondo è stato creato da Dio, che egli abbia creato voi, per mantenere l’equilibrio e l’uomo… Che il cielo e la terra si siano poi spaccati e gli angeli abbiano peccato di superbia e gli uomini di abbiano seguito le loro piume e siano andati oltre la morte; generando noi Mastini cacciatori di chi spezza. All’inizio era questa la nostra funzione salvare i poveri umani e dare la pace o punire i cacciatori di vita. Poi c’è stata la Prima Guerra della Santità, il cielo era entrato nel caos, i mangia morte avevano iniziato ad uccidere i Mastini, i Gaunt della Notte, le persone e la tua gente aveva  iniziato a morire.. C’eravamo tutti e tre uniti, avevamo istituito le purificazione per salvare i nostri amici, donare il sangue ai nostri fratelli… Ciò era andato bene per quanto.. Un decennio? Due forse… Poi c’è stata la Seconda Guerra della Santità e lì sono stati creati i Tre Memori per aiutarvi, per salvare l’ordine, le purificazioni erano state abolite, perché reputate inefficaci e generatrici di disordine, erano state strette alleanze, soppressi personaggi scomodi… “


Jesper era pietrificato da quanta freddezza dimostrasse Cassidy in quel momento e come tutto il coraggio che avesse avuto in corpo, che aveva raccolto e tutte le parole che aveva cercato di esprimere fossero state sintetizzate in poche parole da lei


“Adesso dimmi solo una cosa.. Io chi sono? Chi sono i miei genitori, li ho visti morire, mi hanno vista crescere, perché mi hanno permesso di purificare quel Ghoul, lui chi era e perché dentro di me sento del freddo, del dolore e mi sento morire?”


Cassidy aveva le lacrime agli occhi, aveva perso quel senso di freddezza e smarrimento, aveva perso se stessa lasciandola scivolare nel suo fiato, tra le sue parole, liberando paure e dubbi, liberando tutte le domande che da giorni, mesi ed anni stavano torturando il suo cuore.
Guardava Jesper come un bambino che sta chiedendo alla persone più importante che h perché sta andando via, con la stessa inconsapevolezza e velo di dolore negli occhi che si ha nel momento di un abbandono.

”Tu sei la figlia, illegittima, di Antony Rhanh, Mastino anziano deceduto pochi mesi fa al tuo cospetto e Lise Proprethia, murata via, nelle segrete della Rocca dei Mastini, per tradimento.”


Fu in quel momento che il cuore di Cassidy, batté due volte soltanto prima di strapparsi.
 
Sentiva l’amaro in bocca, quel lieve sapore di vomito e disgusto che spesso hanno spesso le persone con la bocca asciutta, sentiva lo stomaco stringersi e contorcersi ed il respiro spezzarsi, lasciando il posto di quel nauseante sapore. Era bloccata come se mille lame l’avessero trafitta, come se tutto non esistesse più.

”Si erano innamorati da giovani, prima che lei diventasse Sacerdotessa e quando lui era ancora un Mastino Giovane. Tua madre era la donna più dolce di tutto il paese, aveva dei lunghi capelli dorati  e occhi color miele e lo amava, lo amava come non aveva mai amato nessuno, lo ama come se lui fosse l’ultima e la prima cosa della sua vita e lui, alto ed ancora mingherlino la guardava come se lei fosse tutto il suo mondo, come se lei fosse la prima e l’ultima cosa della vita. Lì osservavo spesso quando ero piccolo, la prima volta capitò di sfuggito, erano sempre felici ed insieme erano vita pura. Un giorno andai dal Saggio e chiesi:

“Ho visto due ragazzi, grandi grandi, vedo gioia nei loro occhi e tanta speranza, dicono di amarsi, ma che cos’è l’amore?”

Ancora m lo ricordo, all’epoca non ero ancora così cupo, comunque sia lui mi risposte di continuare a guardarli e che avrei capito cos’era l’amore. Perché l’amore mia cara Cassidy, si manifesta in mille forme diverse, agli occhi di mille cristalli ma chiunque lo guardi sa sempre riconoscere il vero amore. Sì so bene che detto da me è come se ti stessi maledicendo, ma loro erano veramente le persone più felici che in tutta la mia vita avessi visto e tutt’ora ho visto.”

”Perché se erano così felici .. Sono morti?”

Cassidy era smarrita e stava piangendo, si mordeva freneticamente il labbro per evitare che le lacrimi scivolassero lungo il suo volto, ma il dolore che non le permetteva di soffocare più neanche una lacrima, la stava uccidendo.


“Non sai cosa sono i Mastini. I Mastini di Dio sono dei Licantropi. Dio li ha creati per proteggere il suo regno e aiutarci per mantenere l’equilibrio e divenuti padroni di se stessi, si trasformano. Con le varie Guerre ed i vari patti è stato proibita la presenza di veri mastini, ma solo falsi Mastini, uomini puri e valorosi che eccellessero in astuzia, cuore e le arti militari; eccetto il grande “Capo” in caso di attacco si doveva avere sempre un asso nella manica. Come impedire tutto questo? Evitare che si riproducessero. Fu vietato la procreazione ad ogni Mastino ed il legame ad ogni vero
 ordine Sacerdotale, che pian piano furono soppressi perché troppo vicini a Dio ed a  Noi esseri Equilibranti. I tuoi genitori erano tutto ciò che di più Profano ci fosse e decisero di ucciderli. I veri Mastini erano quasi tutti esistiti, rimaneva lui e qualche altro paio di persone che stavano per terminare la loro vita e l’ordine delle Sacerdotesse fu portato a morte, tra quelle naturali e quelle inspiegabili. Mancavano loro, avevano nascosto il loro amore, allontanandosi facendo credere a tutti di odiarsi e ignorandosi, copertura perfetta a mio parere, anche se ormai Lise era incinta e le alte sfere erano ormai venute a saperlo. Fu deciso che Lise avesse passato gli ultimi mesi della gravidanza nelle segrete, una volta partorito sarebbe stata murata per infedeltà e la bambina sbranata dai Ghoul. Tributo perfetto per risanare ferite di Guerra e ottenere un punto di vantaggio dal nemico, non trovi?”


Stava ricominciando ad avere quel suo tono crudele, come se divorasse ad ogni piato la carne di qualcuno con gusto e fervore.

”Ma il padre? Antony era l’unico con cui Lise aveva mai avuto una sorta di approccio di quel tipo, anche se da piccoli. Fra Cliff era un ragazzo che stava per diventare un Mastino Adulto, non aveva nessun potere, mentre Antony sì e sapeva che questa storia di sopprimere i veri figli di Dio era uno sbaglio colossale e si sacrificò per lui. Fra Cliff in origine di chiamava Chiftharf  ed era la stessa persona buona e dolce che conosci te, era il migliore amico di tuo padre ed il più fedele servitore del tuo “Capo”. Dichiarò di essere il padre del figlio di Lise, lei non negò, era una sacerdotessa di quelle vere e sapeva cosa stava succedendo con un solo sguardo;  sapeva che Chiftharf era l’unica salvezza per te e per Antony. A lui non fu fatto del male e gli fu permesso di crescerti, ma fu declassato spogliato di tutti i suoi oneri e gli fu imposto i silenzio. Perché fu risparmiato? Era molto più utile vivo che punito, sapeva tanti segreti ed era stato uno dei più valorosi Mastini nella Seconda Guerra della Santità.”


Jesper l’abbracciò.


“Mi spiace tu abbia scoperto tutto questo così e da me. I tuoi sentimenti potrebbero uccidere questo posto per il dolore che contengono.”


Cassidy non sapeva cosa dire, il dolore era troppo forte e lasciò che un velo cupo calasse sul suo cuore e sul suo volto. E’ proprio quando l’uomo soffre che si protegge, cancellando o fuggendo.


“Sei un vero Mastino e devi risvegliare chi sei.”


La guardò  e la baciò.


 

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