A Teenage Princess

di _xonedssmile_
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Prologo. ***
Capitolo 2: *** Capitolo 1. ***
Capitolo 3: *** Capitolo 2. ***
Capitolo 4: *** Capitolo 3. ***
Capitolo 5: *** Capitolo 4. ***
Capitolo 6: *** Capitolo 5. ***
Capitolo 7: *** Capitolo 6. ***



Capitolo 1
*** Prologo. ***


 


Prologo.

                                                                                   
 
Fui costretta a interrompere il gioco che stavo facendo con le mie bambine a causa di un ‘fantomatico’ qualcuno che aveva suonato al campanello.
‘Bambine, aspettate un attimo, la mamma ritorna tra qualche minuto’ dissi avviandomi verso il piano inferiore, ma chi poteva mai suonare alle nove di sera?
Aprii la porta ma non trovai nessuno.
Di certo quel qualcuno che aveva suonato era scappato via alla velocità della luce.
Il vento caldo estivo accarezzò i miei capelli un attimo prima che io potessi richiudere la porta.
Proprio mentre stavo per rientrare in casa sentii il vagito di un bambino.
Guardai sotto di me e vidi una piccola culla in vimini, contornata da un nastrino rosa.
Fu allora che capii che chi mi aveva suonato mi aveva anche lasciato un ‘piccolo regalino’.
Esitai quasi mentre mi avvicinavo a quel fagottino.
Presi la cesta tra le braccia, sentendo la superficie morbida del vimine, e tolsi la retina che copriva il bambino o bambina.
Stava piangendo, ma potevo con chiarezza notare i suoi occhi color oceano. Le sue guance erano molto rosse, e le conferivano un’aria ancora più indifesa.
Era come ritornare indietro nel tempo, quando nacquero le mie due bambine.
Poggiato vicino a lei c’era un cartoncino rosa confetto ‘Addio Allie,  mia piccola principessa’.
‘Mamma, chi era?’ la voce di Joanna mi richiamò dal piano superiore.
‘C’è una piccola sorpresa.’ risposi, chiudendo la porta alle mie spalle.
Da quel giorno, oltre a Joanna e Kate, ci sarebbe stata una nuova bambina.
 
 
 
 

SPAZIO AUTRICE:
Hi!
Sono sempre io: Alessia la rompipalle (?) che, questa volta, è tornata con una nuova storia!
Bhè inizia tutta con un flashback, dal prossimo capitolo la storia prenderà una forma (?).
Spero vi piaccia, e devo ammettere che ci tengo molto, quindi lasciatemi delle recensioni con un vostro parere, consiglio e cavoletti di Bruxelles vari (?), sono tutti ben accetti c’:
Ringrazio già da adesso chi lo farà.
Inoltre colgo l'occasione per ringraziare @hjsdjmples
 per il bellissimo banner **
Ci vediamo al prossimo capitolo, belle pimpe senzuali<3
Baci,Ale :)

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Capitolo 2
*** Capitolo 1. ***


 


Capitolo 1.
 
 
 

‘Allie, svegliati!’ gridò la mia matrigna dal piano inferiore, facendomi svegliare di colpo.
Guardai la sveglia:le 5:30.
Ero ancora annebbiata dei fumi del sonno, ma ormai ero abituata a lavorare a quell’ora.
‘Allie, datti una mossa, la colazione non si prepara da sola!’ continuò poco dopo Katherine.
Mi precipitai in bagno, indossando i soliti vecchi vestiti. Spostai il mio sguardo allo specchio poco distante, osservando la mia figura: una ragazzina di appena sedici anni, costretta ai ‘lavori forzati’ da una persona che di bene non ne ha mai avuto in cuor suo.
Raccolsi i miei capelli in una coda alta, lasciando che alcuni ciuffi castani sfuggissero al controllo dell’elastico, conferendomi un’aria ancor più trasandata
Aprii il rubinetto, passando una mano bagnata sul mio viso, giusto per mostrarmi sveglia.
‘Alla buon’ora.’ disse Katherine appena varcai la soglia della cucina.
‘Appena uscita da scuola devi andare subito al bar, Liam oggi ha molto da fare e tu devi aiutarlo.’aggiunse mentre sfogliava le pagine del giornale locale.
Comincia a preparare la colazione per le mia due sorellastre, era ormai un’abitudine che ripetevo ogni mattina da ben due anni a questa parte.
Il primo raggio di sole di quella giornata illuminò la cucina a poco a poco, donando una piacevole sensazione.
Gli uccellini cominciarono a cinguettare, seguiti dal gallo del signor Robinson della fattoria a fianco la nostra casa.
Abitavamo al confine della piccola cittadina di Doncaster, in un’area di campagna dalla quale si poteva scorgere in lontananza il centro abitato.
Era un luogo abbastanza piccolo, dove le poche persone che vi abitavano si conoscevano benissimo.
Di autobus non ne passavano molti, dato che la maggior parte di essi si concentrava nella zona ‘viva’ della città.
‘Hai finito di preparare la colazione? Non ho tutta la giornata.’mi rimproverò la matrigna, facendomi sobbalzare dallo spavento.
Donna più crudele di lei non ce ne era al mondo.
‘Ecco a lei.’le porsi le tazza contenente del caffè caldo e il piattino con un pezzo di crostata preparata il giorno prima.
Stessa cosa feci per le altre mie due ‘sorelle’.
Misi i piattini in un vassoio di acciaio e mi recai di nuovo al piano superiore.
‘Buongiorno Johanna,buongiorno anche a te Kate!’ dissi entrando nella loro camera, poggiai i due piattini sui loro comodini e andai a scostare le tende, facendo entrare un po’ di luce.
‘Allie, chiudi quei maledetti pezzi di stoffa.’ si lamentò Johanna dal suo letto. Possibile che qualsiasi cosa facessi non andava mai bene?
Sottostai ai suoi ordini, prima di uscire dalla stanza per recarmi nella mia e prepararmi per il primo giorno di scuola.
Volevo scappare da questo mondo, cambiare identità e non farmi più trovare per ricominciare una nuova vita.
Volevo, ma non ne avevo il coraggio.
Entrai nella doccia lasciando che il getto di acqua tiepida bagnasse il mio corpo e mi liberasse, anche solo per un attimo, di tutti quei pensieri.
Fui pronta in poco tempo, non mi importava tanto del mio aspetto, tanto neanche quella volta avrei dato nell’occhio.
Non mi definivo una di quelle ragazze che ‘lasciano il segno’, ero semplice e se c’ero o non c’ero alla gente non importava tanto.
Scesi al piano inferiore armata solo di uno zaino ormai vecchio, forse quella mattina le mie sorellastre avrebbero avuto un buon cuore e mi avrebbero accompagnato a scuola con le loro Range Rover.
‘Khristine, dove sono Johanna e Kate?’ chiesi con un leggero accenno di affanno causato dalla ‘corsa’ per le scale- nel quale, per miracolo, non avevo schiacciato la codina del gatto che si accucciava sempre ai piedi delle scale-.
‘Sono già uscite, ti toccherà andare con l’autobus.’  sospirò con finta aria dispiaciuta, ‘Come al solito d’altronde.’ aggiunse non appena fui davanti la porta.
Alzai gli occhi al cielo, imprecando qualche maledizione, ed uscii.
La brezza mattutina accolse il mio corpo in un piacevole ‘abbraccio’, che mi accompagnò fino a quando non arrivai davanti al cartello ‘Fermata del bus’.
Mi guardai intorno notando un giovane ragazzo che mi fissava insistentemente da dietro un grande albero.
Si nascose appena lo guardai, per poi ricominciare il suo ‘lavoro’.
‘Ma cosa vuole da me?’pensai, cominciando a preoccuparmi.
Odiavo ammetterlo ma speravo davvero che l’autobus passasse presto, e così fu: dopo non appena qualche minuto il grande mezzo di trasporto si fermò proprio davanti a me.
Entrai il più velocemente possibile.
Mi sedetti in fondo alla vettura, girandomi ancora in direzione del ragazzo, notando ancora che mi fissava.
Cercai di non pensarci accendendo il mio adorato mp3, impostando una canzone a caso.
Potevo definire la musica parte fondamentale della mia vita: c’era sempre stata, fin dalla mia più tenera età.
Era capace di trasportarmi in un altro mondo con una sola nota, capace anche di farmi dimenticare  tutti i problemi e la vita che conducevo.
Si, quella vita, la odiavo con tutto il mio cuore.
POV SCONOSCIUTO:
La guardai andare via, così presi il cellulare e chiamai la ‘Signora’.
‘Allora, l’hai trovata?’ mi chiese con aria impaziente e curiosa.
‘Si, si stà dirigendo verso la St.Andrew School.’ ero soddisfatto almeno per una volta nella vita avevo fatto qualcosa di giusto.
‘Bene, spia ogni sua mossa, devo sapere tutto.’ scandì bene le ultime parole.
‘Ma Signora, il prossima autobus passerà alle dieci.’ replicai, quasi implorandola.
‘Niente ma, voglio che tu segua quella ragazza.’disse per l’ennesima volta, prima di riattaccarmi in faccia.
Sarebbe stato difficile ma almeno, dopo un lungo periodo di ricerche, avevo finalmente trovato una della future donne più importanti di tutta Doncaster.

 
 
 
 
SPAZIO AUTRICE:
Ciauz a tutte! (?)
Sono ritornata con un nuovo capitolo e beh, credo che non vi libererete facilmente di me lol.
Inizialmente i capitolo saranno molto corti, per poi allungarsi con lo sviluppo della storia.
Qui si presenta soprattutto la vita della nostra protagonista.
Chi sarà mai quello sconosciuto e quella ‘Signora’? OuO
Fatemelo sapere una recensione piccolina c:, mi farebbe davvero piacere
Colgo l’occasione per ringraziare quell’unica persona che ha recensito il ‘Prologo’ HAHAHAHAAHHAHA **
Ora devo scappare, ci vediamo alla prossima bella pimpe senzuali<3
Baci,Ale :)

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Capitolo 3
*** Capitolo 2. ***



Capitolo 2.
 
 
 
 

Scesi dall’autobus intorno alle 7:40, non mi andava proprio di arrivare in ritardo il primo giorno di scuola.
Osservai tutti i vari gruppi di ragazzi che si raccontavano le proprie esperienze estive. Almeno, al di fuori delle quattro mura di casa mia, qualcuno si divertiva veramente.
Attraversai il grande vialetto che conduceva ai giardini del grosso edificio scontrandomi, per sbaglio, con qualcosa o, per meglio dire, qualcuno.
‘Scusami.’  Dissi dispiaciuta, ottenendo solo una misera risposta ‘Guarda chi si rivede, la signorina Allie Roberts.’.
‘Niall,sei tu.’ Aggiunsi osservando il ragazzo che imponeva sulla mia figura. Sbuffai, abbastanza scazzata.
Sul viso del biondo si dipinse un ghigno divertito.
‘Non vedevo proprio l’ora di vederti, mi sei mancata troppo.’Continuò con aria beffarda, prendendomi il mento tra le mani.
Niall era il tipico bullo che c’è in ogni scuola. Si divertiva a spaventare i ragazzi del primo anno.
Era nella mia stessa classe, e quei tre anni passati insieme a lui erano stati davvero brutti.
Mi aveva preso di mira già dal primo giorno di scuola, e da allora non mi aveva più lasciata. Si, lo odiavo.
‘Dove sono i tuoi due amici?’  Chiese.
‘Non lo so.’  Risposi con voce tremante. Per quanto volessi fare la dura, di fronte a lui ogni mia piccola volontà di esserlo veniva spazzata via come se nulla fosse.
Appena pochi secondi dopo riuscii a far risvegliare le mie gambe dal loro stato di ‘trance’, che impediva di muovermi.
Scansai Niall con un rapido gesto della mano e me ne andai in cerca dei miei due amici.
‘Dove vai?’ Chiese ancora, afferrandomi il braccio in una presa molto salda.
‘Non sono affari tuoi!’Risposi acida, scansandolo per l’ennesima volta. Strinsi in polso, che mi doleva.
Il sole mattutino illuminava tutto il contorno degli alberi, delle siepi e delle panchine sui cui sedevano alcuni studenti, probabilmente del primo anno.
In lontananza notai la folta chioma rossa di Lauren. Accelerai il passo, lasciando che il vento ‘accarezzasse’ i miei capelli.
‘Buongiorno.’Sorrisi, notando al fianco della ragazza, Louis.
La ragazza mi abbracciò contenta, ‘Così mi stritoli.’ Dissi, trattenendo a fatica una risata.
‘Scusami.’Rispose con la sua solita voce stridula. Louis, invece, se ne stava in disparte, osservando divertito la scena da dietro i sui grandi occhiali neri, che gli conferivano un’aria da sapientone.
Solo il suono della campanella riuscì a ‘rovinare’ quel bellissimo momento. Ci dirigemmo verso il portone di entrata della scuola, accalcati insieme agli atri studenti.
‘Dove dovremmo dirigerci?’chiesi a Lauren.
‘Nella stanza A18, alla prima ora c’è filosofia.’  Rispose. Dopo alcuni minuti ci ritrovammo nella hall della scuola.
C’era odore di disinfettante. Si, ne avevano messo decisamente troppo, tanto che l’odore era diventato davvero fastidioso.
Con rapido passo ci dirigemmo verso la classe predefinita.
‘Buongiorno professore.’Intonò Louis, vedendo l’uomo già bello seduto sulla sua poltrona, dalla quale ci avrebbe osservato per altri- lunghi- nove mesi. Alzò lo sguardo dal giornale, sorridendoci.
Mi sedetti al primo banco, estraendo dallo zaino tutto l’occorrente.
L’uomo di alzò dalla poltrona, o meglio, alzandosi da quello che ne rimaneva, dato che l’oggetto in questione era davvero di vecchia data.
Diede un rapido sguardo ad ognuno di noi, per poi cominciare a parlare della creazione del mondo, della vita e di tutti gli essere che la abitavano.
Sbadigliai annoiata da tutto quel discorso, cominciando a disegnare sul foglio oggetti non identificati, dalle forme strane ed estremamente fantasiose.
Sarebbero stati davvero dei mesi infernali.
 
Uscii dalla classe prima che il professore potesse tornarsene beato a leggere le ultime notizie stampate sul giornale.
Mi diressi alla velocità della luce verso il mio armadietto, per posare tutti i vari libri.
‘Ci si rivede ancora.’ Sentii il suo respiro sul mio collo. Alzai gli occhi al cielo, imprecando ogni sorta di maledizione mentalmente.
‘Niall, ancora tu?’Sissi esasperata. Era ovunque e l’idea che dovevo sopportarlo per altri due anni mi nauseava a tal punto da farmi fare incubi la notte.
‘Non sei contenta di vedermi? In classe non mi hai degnato neanche di uno sguardo.’Aggiunse mettendo il broncio.
‘Veramente nessuno in questa scuola è mai stato contento di vederti.’Disse una voce maschile a me sconosciuta, ‘Louis,ti prego.’ Lo implorai affinchè non si creasse un’ennesima lite, per giunta all’inizio dell’anno scolastico.
‘Tomlinson si ribella, ragazzi!’aggiunse Niall, provocando un mormorio generale.
Improvvisamente un gruppetto di studenti ci accerchiò, osservando la scena e parlando tra di loro di tanto in tanto, commentando quello che stava succedendo.
‘Non mi sei mai piaciuto.’Niall prese Louis per il colletto della maglietta, sbattendolo su un armadietto.
‘Fermatevi.’disse Lauren, cercando di divedere i due ragazzi.
‘Levati.’Reagì Niall spingendola oltre, quasi facendola cadere a terra.
‘Sei solo uno stronzo che si nasconde dietro  alla maschera di un ragazzo che non è.’Continuò Louis. Quelle parole erano cariche di odio e disprezzo, sputate davanti al ‘nemico’ senza nessuna esitazione.
La risposta del biondo non si fece attendere molto: Niall sferrò un pugno nella faccia del moro, facendolo cadere per terra.
‘Te lo meriti.’Disse il biondo, provocando un silenzio generale.
‘Cosa stà succedendo qui?’Intervenne il preside, ‘Horan, Tomlinson, subito in presidenza!’.
 
 
‘Ma cosa ti è saltato in mente?’Chiesi a Louis disinfettandogli la ferita che aveva sul labbro.
Ci trovavamo nel cortile della scuola- ormai vuota-. Era da una decina di minuti che tutti i nostri compagni se ne erano andati.
Prese la mia mano stringendola alla sua. Cominciai a fissare il suo viso: un ragazzo di sedici anni, con un paio di occhiali neri e un apparecchio.
Il mio cuore prese a battere all’impazzata. Era ormai da tre anni che avevo una cotta per il mio migliore amico, e non avevo il coraggio di confessarglielo. Tutto ciò era un peso che mi opprimeva l’anima.
Deglutii nervosamente, continuando ad ascoltare quello che aveva da dirmi il ragazzo.
‘Dovevo farlo, Allie. Altrimenti se la sarebbe presa con te.’ Abbassai lo sguardo, diventando rossa in viso.
‘Resta il fatto che ora siete costretti a pulire i bagni alla fine della lezioni.’Sorrisi.
‘Lauren, potresti dirmi che ore sono?’ Chiesi, poi, alla ragazza.
‘Precisamente sono le 14:30.’  Sbarrai gli occhi rendendomi contro dell’enorme ritardo, dovevo subito andare al bar come mi aveva raccomandato Katherine qualche ora prima.
‘Scusatemi, devo scappare, ci vediamo domani.’Presi il mio zaino nero e mi diressi a tutta velocità verso il bar.
Feci più volte lo slalom tra le macchine, fino ad arrivare sana e salva sul marciapiede.
Feci un bel respiro ed entrai.
‘Giorno a tutti.’Salutai sfoggiando un enorme sorriso.
‘Giorno anche a te Allie. La prossima volta vedi di non fare più in ritardo.’Mi rimproverò Liam.
Indossai il grembiule da lavoro e mi misi all’opera dietro il bancone.
Quel giorno il bar non era molto affollato e le uniche persone che entravano e uscivano erano degli studenti venuti per pranzare.
‘Vorrei ordinare.’Una voce calda e roca sussurrò quelle parole alle mie spalle.
‘Mi scusi, allora oggi.’Non finii la frase poiché mi fermai ad osservare il viso del ragazzo di fronte. Una scossa di brividi percorse la mia schiena.
‘No, non puoi essere tu.’Dissi sconvolta.
Ancora lui? Ma cosa voleva da me?

 
 
 
 
SPAZIO AUTRICE:
Aloha *la linciano*
Scusatemi per il ritardo çç
Avevo già scritto il capitolo tempo fa, ma non avevo avuto mai tempo di revisionarlo, per eventuali correzioni çç
Fa cagare, I know, mi dispiace!
Scusatemi se ci sono errori, ma non ho avuto il tempo di ricontrollare l’elaborato completo, se ce ne sono scrivetemeli con la recensione che li correggerò molto volentieri ^-^
5 recensioni allo scorso capitolo!? ODDIO, ODDIO, ODDIO *muore*
Ceh, sono contentissima asdfghjkl.
Ringrazio quelle 5 bellezze, e ringrazio soprattutto la Santa Gaga (Lady Gaga, per chi non lo avesse capito lol.) che mi ha aiutato con la stesura di questo capitolo, grazie alla sua musica<3
Ringrazio anche chi ha messo la storia tra le preferite/ ricordate/ seguite, e anche chi legge in silenzio.
Che ne dite di lasciarmi una recensione? Mi farebbe davvero piacere **
Scusatemi un’altra volta per il capitolo schifoso AHAHAHHHAHA.
Ora scappo, vi lascio con i nostri protagonisti:
Allie
 
  

 

Louis





Lauren






Niall





Liam




Se volete seguirmi, su Twitter sono ARTPOP ♡
Al prossimo capitolo belle pimpe senzuali<3
E ricordate: FUCK THE POLICE (?) AHAHAHAHAH.
Baci,Ale :)

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Capitolo 4
*** Capitolo 3. ***




Capitolo 3.



Indietreggiai di qualche passo, posando il block notes sul bancone.
Lo guardai con fare minaccioso, o almeno provando a sembrare pericolosa. Il mio cuore perse un battito, per poi cominciare a correre all’impazzata, come se avessi corso per interminabili minuti. Credevo che- da un momento all’altro- sarebbe potuto uscire fuori dalla gabbia toracica.
‘Che cosa vuoi da me?’ Chiesi con voce tremante, noncurante dello sguardo di Liam, che mi scrutava con fare attento che si trovava qualche metro più avanti.
‘Ci conosciamo?’ Rispose sfoggiando un sorriso oserei definire perfetto. Aggrottai un sopracciglio, abbastanza- anzi, molto- confusa.
‘No, io sono Allie Roberts.’  Gli porsi la mano tremante, cercando di sembrare il più gentile possibile.
‘Piacere, Harold Edward Styles, puoi chiamarmi Harry.’ Feci combaciare i palmi delle mani in una presa che di stretto con aveva alcun che.
‘Perché mi spiavi questa mattina?’ Dissi guardandolo dritto negli occhi, per risultare più sicura.
‘Ah, mi sono trasferito da poco a Doncaster e non mi sono ancora ambientato. Volevo soltanto osservare la vita di una normale sedicenne.’ Aggiunse non troppo sicuro di quello che diceva. In effetti tutto quello sembrava molto sospetto. Strano il ragazzo.
‘Però mi hai fatto prendere un spavento.’ Affermai sorridendo e cercando soprattutto di mantenere la calma.
‘Mi scuso.’ Rispose per poi fare una risata cristallina. Quel ragazzo mi sembrava molto misterioso. Ma cosa nascondeva con tanta bramosia?
‘Allora ritornando a prima, cosa vuol ordinare?’ Ripresi la solita cantilena da cameriera, prima che Liam potesse insospettirsi troppo e intromettersi nella nostra conversazione.
‘Un semplice hamburger mi basterà.’ Prese il cellulare dalla tasca dei pantaloni, cominciando a  scrive un messaggio.
Lo osservavo costantemente, mentre mi dirigevo verso la cucina.
‘Qualcosa non va?’ Mi chiese Liam non appena incrociai il suo sguardo.
‘No, niente. Grazie per l’interessamento.’ Gli porsi l’ordine.
‘Com’è a casa?’ Disse dopo pochi minuti. Sinceramente quello era un argomento che non volevo assolutamente toccare, non solo perché mi ricordava anni di sofferenza ma anche perché sottolineava il fatto che fossi stata abbandonata dai miei genitori appena in fasce. Perché l’avevano fatto?
Avevo incubi ricorrenti, i quali si alternavano a sogni in cui immaginavo di poter finalmente stare con  mia madre e mio padre.
Un’immagine che ricorreva costantemente la notte nei miei pensieri era di me che abbracciavo dopo anni i miei genitori, ma poi venivo strappata alle loro braccia dalla mia matrigna e dalle mie sorellastre che emettevano nel contempo un’inquietante risata malvagia, una di quelle capaci di farti accapponare la pelle.
Rabbrividii solo a quel pensiero, socchiudendo gli occhi per un attimo.
‘Come vuoi che sia? Svolgo le faccende domestiche da ormai due anni, la situazione sta diventando insostenibile.’ Dissi mentre preparavo il piatto per Harry.
‘Ricorda che, se vuoi, puoi venire a stare da me.’ Mi passò una mano sulla spalla, con fare fin troppo paterno.
‘Quella è una vipera, vai a casa, non preoccuparti di quello che ti ha detto qui ci penso io, è tutto sotto controllo.’ Sorrise amorevolmente.
‘Sei davvero sicuro?’ Feci per togliermi il grembiule.
Liam c’era sempre stato a partire da qualche anno prima, quando avevo cominciato a lavorare nel bar di proprietà di suo padre.
Ma era da quando quest’ultimo era morto e la madre l’aveva abbandonato, il comportamento di Liam era cambiato. Da affettuoso era diventato freddo ed incredibilmente distaccato, ma nei miei confronti rimaneva sempre il Liam di un tempo.
Avevamo un forte legame anche perché accumunati da un destino comune. Era una specie di fratello maggiore per me.
‘Torna a casa.’  Mi scompigliò i capelli, per poi ridere a causa dello stato in cui mi aveva conciata.
Presi il piatto con l’hamburger e lo posai davanti al ragazzo di prima.
‘Dove vai?’  Chiese storcendo il viso.
‘A casa, perché?’ Presi il mio giacchetto e lo zaino. Harry posò una manciata di dollari sul tavolo seguendomi.
‘Non so quanto possa farti piacere, ma sembri uno stalker.’ Il ragazzo non preferii parola, preferendo seguirmi come un’ombra.
Uscii dal bar facendo la stessa ed identica strada che facevo di solito.
Camminavo per il marciapiede a testa bassa e con le mani nelle tasche dei jeans, continuando a fissare imperterrita il suolo, con il fiato di Harry costantemente sul collo.
‘Si può sapere cosa vuoi!?’ Mi girai nella sua direzione sbarrando gli occhi per l’esasperazione.
Di tutta risposta Harry mi fissò da capo a piedi con aria estremamente seria.
‘Vieni nel parco più vicino con me, ho bisogno di dirti qualche cosa che tu hai il diritto di conoscere.’  Mi prese per un polso, tenendo la presa ben salda.
‘E se tu fossi soltanto un maniaco in cerca di ragazzine da sfruttare?’ Dissi, provocando l’ennesima risata del riccio.
Okay, forse aveva detto una cavolata.
‘Ho l’aria da stupratore o qual si voglia maniaco?’  Rispose con aria da sbruffone. Cominciava a darmi sui nervi più di prima.
‘Okay, ti seguirò ma a patto che sia una cosa veloce.’  Allacciai la giacca di pelle alla vita e andai nella sua direzione di malavoglia.
Ogni tanto si girava nella mia direzione per controllare se lo seguivo ancora. Di certo non sarei scappata proprio ora che la mia curiosità cominciava  crescere.
Varcammo il cancello in ferro dell’immenso parco che affiancava che giaceva a pochi metri di distanza dal bar.
‘Siediti.’ Picchiettò la mano sopra il legno ormai rovinato della panchina, affiancata da un’enorme quercia secolare.
‘Pronta per quello che devo dirti?’  Guardai Harry negli occhi abbastanza perplessa e con mille domande che mi frullavano nella mente, come se quello che stava per rivelarmi fosse la cosa più brutta del mondo. Comincia ad essere preoccupata, Allie.
‘Dimmi tutto.’ Lo guardia ancora in modo strano.
‘Se tu fossi una principessa?’ Alzò un sopracciglio. Il mio cuore in quel momento perse un battito.
‘Stai scherzando, vero?’ Mi trattenni dal ridergli in faccia.
‘Secondo te? Non ti sembra abbastanza strano? Sono piombato nella tua vita improvvisamente, senza nessuna spiegazione, non ti sembra sospetto?’  In effetti tutto quello che stava dicendo aveva un senso. Ah, Harry drogati di meno.
Si era presentato come un nuovo arrivato nella periferia di Doncaster, ottenendo subito confidenza con me e ora se ne usciva con quella storiella da quattro soldi?
‘Se ti dicessi che il mio vero scopo è quello di annunciarti che sei la principessa ereditaria al trono di Doncaster, cosa faresti?’  Sbarrai gli occhi. ‘Principessa ereditaria al trono di Doncaster.’ Avevo sentito bene? No, non era possibile, tutto quello succedeva nelle favole no nella realtà, e soprattutto non accadevano ad una sedicenne sfigata come me.
‘Non lo so, ma tu non puoi rigirare intorno alle parole in modo confusionario lasciando sempre un alone di mistero. Harry, sono o non sono una principessa?’  Dissi  con tono deciso, ormai esasperata e con la testa tra le mani che mi pulsava.
Il ragazzo tentennò sul posto, per poi cominciare a parlare.
Forse, da quel giorno, tutto sarebbe cambiato.
‘Si, Allie. Sei una principessa.’ Deglutii nervosamente, alzandomi dalla panchina.
Camminai avanti e indietro per una decina di minuti, creando tra di noi un silenzio imbarazzante.
‘So molto della tua storia.’ Aggiunse, rompendo il ghiaccio.
‘E dimmi, cosa sapresti?’ Risposi con tono di sfida.
‘Sei stata abbandonata alla tua nascita da tua madre. Si chiamava Grace, era appena un’adolescente quando ti ha partorita. Ti ha affidato nelle grinfie di una squilibrata, a quello che ho potuto capire dalla conversazione fra te e il ragazzo del bar, oggi.’  Allora non mentiva.
Sentii il sangue salirmi fino al cervello. Strinsi i pugni facendo diventare le nocche bianche.
I miei occhi cominciarono a bruciare, ero sul punto di piangere.
Delle lacrime salata solcarono le miei guance, ormai diventate rosse per la rabbia.
‘Oh Allie, forse io non dovevo dirti tutto questo.’  Harry si avvicinò alla mia figura, asciugandomi con il pollice una lacrima appena scesa dal mio occhio.
‘Lasciami!’ Lo scansai in maniera brusca, scappando dalla sua presa per dirigermi verso casa.
Tutto quello era troppo.
 
 
 
 

SPAZIO AUTRICE:
Arieccomi AHAHAHAHAHAHHA.
Okay, forse è passata molto tempo dall’ultima volta che ho postato un capitolo D: ma non ho avuto tempo ç_ç
Spero vi piaccia questo capitolo di passaggio in cui si ha una rivelazione scioccante per la nostra Allie.
7 recensione allo scorso capitolo!? Ceh, ma io vi amo adfghj.
Ringrazio chi ha recensito, chi ha messo la storia tra le preferite/ ricordate/ seguite e chi mi ha messo tra gli autori preferiti, sono contentissima, non sapete quanto tutto questo significhi per me **
E’ uscito il video di ‘Best Song Ever’ e i ragazzi hanno fatto 3 anni insieme c’:
Okay, forse già lo sapevate AHAHAHAHHAAHAHHAHAAHHAHAHAHA.
Amo quel video davvero, e non posso credere che siano già passati 3 anni da quel 23 Luglio 2010 ç_ç
Allora, visto che non ho una ceppa da fare- e ho voglia di conoscere le mie lettrici, se vi va nella recensione rispondete a queste domande (#FeelLikeQuartoGrado (?)):
-Come vi chiamate?
-Quanti anni avete?
-Da dove venite?
-Avete altri idoli oltre ai ragazzi?
-Chi vi ha colpito di più tra di loro?
Allora, io mi chiamo Alessia, ho 13 anni (14 il 6 Agosto, sks.), sono romanda de Roma (Okay D:).
Sono, oltre ad essere Directioner, anche una Little Monster (cioè fans di Lady Gaga, per gli non lo avesse capito lol.) Comunque, quello che mi ha colpito di più è stato Harold v.v (vabbè, poi si da che lovvuzziamo tutti c’:)
Ora scappo, vado ad aiutare mamma in cucina (scommetto che comparirà Gordon Ramsey e mi prenderà a bastonate AHHAAHAHAHAHHAAHHAHAHA.)
Vi lascio con Allie, Liam e Harry c:








Alla prossima belle pimpe senzuali<3
E ricordate: Liam, you stay exactly where you are because you are PER-FECT AHAHAHAHAHAHAHAHAHAHAHAHAHAHAHAHAHAHA.

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Capitolo 5
*** Capitolo 4. ***







Capitolo 4.



Il vento accarezzò i miei capelli e, nel contempo, asciugò le mie lacrime, che si erano fatte strada sulle mie guance, ormai divenute rosse.
Harry era rimasto impietrito dal mio gesto. Forse aveva premeditato questa mia- giusta- reazione a una notizia tanto sconvolgente quanto assurda.
Si, tutto ciò era davvero incredibile. Quando mai una ragazza come me è destinata a diventare una principessa? Era tutto uno scherzo del destino, si. Harry mi aveva preso per i fondelli, divertendosi a vedermi sconvolta, era certo.
Avevo la testa bassa e le mani nelle tasche dei jeans. Ero in un completo stato di trance, isolata da tutto e da tutti.
Se quello era tutto un sogno, dovevano svegliarmi, e al più presto.
Estrassi le chiavi dallo zaino, entrando in casa. Non salutai nessuno- sai quanto sarebbe importato a loro- e me ne andai dritta in camera.
‘Nervosa la ragazza.’ Disse in tono ironico Johanna- intenta a leggere una rivista di moda-.
Sbuffai rumorosamente, continuando a salire le scale come su nulla fosse.
Arrivai al piano superiore e notai Kate aprire la porta della sua camera, intenta a parlare con qualcuno al cellulare.
Mi squadrò da capo a piedi, facendo una smorfia disgustata, per poi entrare nella stanza. Tutte simpatiche le inquiline di casa mia.
Feci lo stesso gesto della ragazza. La stanza- come di consueto, ormai- era fredda ed umida. Chiusi le tende, impedendo che altra luce potesse entrare dentro.
Poggiai una mano sulla scrivania, estraendo dal cassetto un piccolo bigliettino rosa confetto.
Addio Allie, mia piccola principessa. Mi capitava spesso di ripetere quella frase ad alta voce. Anche se era solo una semplice- ed inutile, a detta della mia ‘famiglia’- pezzo di carta, era l’unico ricordo che avevo di mia madre.
Talvolta immaginavo il tono della suo voce: magari una voce angelica, capace di poterti rassicurare. Mi piaceva fantasticare su cose del genere, anche se alla fine, nella realtà, non sarebbero mai accadute.
Un brivido percorse la mia schiena. Mi diressi verso il letto, sedendomi sopra di esso, lasciando che il mio corpo sprofondasse in quell’universo di morbidezza.
Chiusi gli occhi, ripensando a gli occhi verdi di Harry e al suo sorriso. Scossi la testa, lasciando che tutti quei pensieri svanissero completamente.
Richiusi nuovamente gli occhi, lasciandomi abbandonare ad una bellissimo sogno- almeno speravo così fosse-.
 
Mi svegliai di soprassalto, dopo essere stata- nuovamente, e per la terza volta in una settimana- in balia di un incubo.
Passai una mano sul viso, notando le innumerevoli goccioline di sudore. Gettai le pupille da un lato e da un altro della stanza, giusto per controllare che fosse realmente tutto a posto.
Mi alzai dal letto, nonostante le mie gambe tremassero, conseguenza del brutto sogno.
Mi avvicinai alla finestra, scostando le tende e osservando il paesaggio fuori da casa mia. Era il tramonto e le uniche persone che erano fuori- e che si divertivano, a quanto avevo visto- erano un gruppo di ragazzini, probabilmente quattordicenni.
Sorrisi a quella vista, ripensando a quell’adolescenza, che stavo ancora vivendo, la quale mi era stata tolta da un destino crudele.
Girai lo sguardo verso la scrivania, prendendo con avidità il diario poggiato sulla superficie in legno.
Voltai le pagine velocemente, guardando a poco a poco ogni singola pagina, macchiata dall’inchiostro della penna, che andava a formare varie parole, una sorta di sfogo per me.
Guardai di nuovo fuori la finestra, notando il sole che stava calando dietro le colline.
Mi precipitai al piano inferiore per andare a preparare la cena.
‘Com’è andata oggi con Liam?’ Dissi Katherine, accarezzando con una mano la mia spalla. Poggiai i vari piatti sul tavolo, per poi concentrarmi sulla sua domanda.
‘E’ andata molto bene.’  Fissai i miei occhi nei suoi. Se solo avesse saputo che Liam mi aveva congedata se la sarebbe presa, di sicuro, con lui, e io non lo volevo.
Mi sedetti, cominciando a mangiare senza aspettare le altre mie due ‘sorelle’, ritardatarie come al solito. Di sicuro si stavano preparando per qualche festa che si sarebbe svolta la sera stessa, le conoscevo troppo bene.
Me ne andai, lasciando che lo sguardo di Katherine mi seguisse mentre salivo le scale. I piatti li avrei lavati il giorno seguente, ora volevo solo andare a farmi una doccia, per dimenticare definitivamente tutto quello che era successo in quel giorno.
Entrai nella cabina di vetro, lasciando, poi, che il getto di acqua tiepida bagnasse tutto il mio corpo.  Avvolsi il mio corpo in un asciugamano e asciugai i miei capelli, per poi mettermi nuovamente a dormire, in attesa del nuovo giorno.
 
Come di consueto- da ormai un giorno- mi alzai per recarmi a scuola.
Evitavo lo sguardo di tutti, soprattutto angosciata dalla paura di potermi ritrovare Harry davanti da un momento all’altro.
Entrai in classe per poi riuscire alla solita ora. Niall non si era presentato a scuola, come suo solito.
‘Allie, ieri sono stato tanto in pensiero per te.’  Davanti ai miei occhi spuntò Harry con un sorriso smagliante sul volto e un paio di occhiali neri a coprire i suoi occhi. Almeno così non sarei stata in soggezione.
Guardai Louis e Lauren, che erano al mio fianco, intenti a mangiare qualcosa per pranzo. Mi guardarono come se dovessi loro delle spiegazioni, e in un certo senso era realmente così.
‘Vieni con me, devo portarti da qualcuno che tu hai il diritto di conoscere.’  Mi porse la mano, indicando poi, con un cenno della testa, la limousine nera dietro di lui.
‘Scusate ragazzi, ci vediamo.’  Dissi, per poi entrare, anche se ancora abbastanza riluttante, nella vettura.
La mia curiosità era alle stelle e finalmente- almeno speravo- Harry mi avrebbe concesso altre rivelazioni per chiarirmi le idee.
‘Scusami per essere venuto così improvvisamente a prenderti e per la confessione di ieri, principessa.’  Sorrisi, incrociando le dita delle mani.
‘Chi sei in realtà Harry?’  Sospirai, guardando fuori dal finestrino.
‘Considerami tuo bodyguard. Sono stato ‘addestrato’ alla tua protezione. E’ una cosa di famiglia, anche mio padre serviva la Regina, e ora tocca a me.’  Okay, avevo anche il bodyguard. Che cosa figa.
Non professai parola, continuando a guardare fuori. Ci stavamo pian piano allontanando dalla campagna per poi entrare nel centro più importante dell’intera Doncaster: la città, sorvegliata dal grande castello di proprietà della Regina, e forse anche mia.
Non ero mai entrata nel centro urbano, tanto da spalancare la bocca per la grande quantità di negozi e di case. Di sicuro la gente era ben accomodata e piena di soldi per permettersi ville del genere.
Arrivammo davanti un grande cancello di ferro, che poco dopo si aprì, lasciando che la limousine potesse percorrere il vialetto costeggiato da grandi alberi.
Poco più in lontananza una fontana completava il quadretto paradisiaco. Ora davanti ai miei occhi c’era il castello.
Era una costruzione davvero semplice e non ricca di ornamenti come si immagina. Strabuzzai gli occhi, strofinandoli poi con le mani, come se stessi vivendo un bellissimo sogno. Chi non ha mai sognato, da piccola, di diventare una principessa, come nelle migliori fiabe?
Scesi dalla macchina con Harry davanti che mi guidava.
Entrammo nel palazzo, fermandoci poi all’androne dove si trovavano grandi scalinate che avrebbero dovuto portare al piano superiore.
‘Aspetta qui, io ritorna tra qualche minuto.’  Harry si allontanò lasciandomi da sola in quel posto enorme. Forse mi ci sarei persa dentro per la quantità di stanza che, molto probabilmente, aveva.
Girai un po’ intorno per osservare il tutto, finchè non mi ritrovai una signora, probabilmente  sulla cinquantina, fasciata in un abito nero, molto regale.
‘Mi scusi.’  Dissi abbastanza dispiaciuta, mordendomi il labbro per la vergogna.
La donna sorrise in modo estremamente dolce, spostando il ciuffo grigio- sfuggito al controllo della coda- e posizionandolo dietro l’orecchio.
‘Non preoccuparti, Allie. Non vedevo l’ora di incontrarti.’  Rabbrividii al suono di quelle parole, cominciando a tremare.
Una forza a me sconosciuta mi spinse verso quella donna.
Nonna.’  Dissi prima di scoppiare in lacrime.
 
 

SPAZIO AUTRICE:
I live for the applause!
No, okay AHAHAHHAHHA. E’ solo che sto ballando come una povera cogliona ‘Applause’, il nuovo singolo della mia idola, Lady Gaga, da ieri sera.
Il link se qualcuno vuole sentirla https://www.youtube.com/watch?v=_bHhpufKRjs
Allora, non ho molto da dire su questo capitolo, solo che fa cagare, come tutti gli altri d’altronde.
Parliamo in generale della storia: solo quattro recensioni allo scorso capitolo? Evidentemente non piace abbastanza e mi dispiace perchè di metto anima e corpo per scrivere questi capitoli.
Poi già sapete i vari protagonisti della storia e i loro volti, ma di alcuni  non ho ancora svelato le fattezze: immaginate Joanna come Perrie Edwards, Kate come Ashley Benson e Katherine come Jenifer Coolidge c:
Spero apprezziate anche questo capitolo!
Avete visto i Teen Choice Awards? Io no, ma ho visto la performance su Youtube e…anche quello che hanno fatto fare a Harry AHAHAHAHAHAHHAHAHAHAHA.
Ora scappo, alla prossima lol.
E ricordate: LE MUCCHE FANNO MUUU MA UNA FA MUUU MUUU AHAHAHAHAHAHAHAH.

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Capitolo 6
*** Capitolo 5. ***


Quando vedete le parole scritte al centro (?) mettete questa canzone 
http://www.youtube.com/watch?v=NG2zyeVRcbs







 

Capitolo 5.




Corsi ad abbracciarla. Mi passò una mano sulla schiena, cominciando a fare su e giù, per tranquillizzarmi.
‘Ora siamo finalmente insieme, piccola.’  Mi baciò la fronte, fissandomi, poi, negli occhi.
‘Hai il suo stesso colore di iridi.’  Sorrise, facendo diventare i suoi occhi lucidi. Passò una mano tra i miei capelli, poi sulla guancia.
‘Assomigli tanto a tua madre, oserei dire una copia perfetta, fedele in ogni minimo dettaglio.’  Si girò di spalle, facendo avanti e indietro per tutta la stanza.
Raccontami la sua storia.’  Dissi senza alcuna esitazione. Volevo sapere ogni minima cosa sulla sua vita, ero stata all’oscuro di tutto per anni e anni, ora era arrivato il tempo di scoprire tutto.
Vieni nella sua stanza e saprai.’  Cominciò a camminare verso le scale. Salì ogni singolo gradino con una grazia e una calma fuori dal comune. Il mio corpo prese a tramare e le gambe cominciarono a farsi molli.
Sarebbe stata una madre fantastica, ne ero certa.
Svoltammo una serie di stanze, tutte regalmente addobbate. Rimasi a bocca aperta per tutto il tragitto, scrutandomi bene attorno e imprimendo ogni singolo dettaglio nella mia testa, come una foto.
Le grandi finestre ai lati illuminavano l’immenso corridoio che stavamo percorrendo.
La donna davanti a me, ovvero mia nonna, non si girò nemmeno una volta verso di me. Forse era davvero sicura- anzi, certa, ci avrei giurato- che la stessi ancora seguendo attraverso quella miriade di stanze.
Improvvisamente si fermò davanti ad una camera.
‘Siamo arrivate.’  La sua voce non era calma come prima, lo percepivo. Potevo avvertire il suono quasi spezzato dalle lacrime, che non scendevano, rimanendo ferme sui suoi occhi.
Girai il pomello, entrando, così, in quella che era stata la ‘dimora’ adolescenziale di mia madre.
‘Grace passava molto tempo qui, strimpellando con la chitarra e scrivendo canzoni. Era il suo modo di sfogarsi, un modo per uscire dalla quotidianità della vita a corte. Odiava stare rinchiusa dentro questo castello, e in un certo senso ne sono la colpa. Oh, se potessi tornare indietro, sistemerei tutto quanto e forse lei sarebbe ancora qui.’  Cominciai a tremare, sentendo quelle parole.
‘Ripeteva sempre, ‘Le favole non riguardano solo castelli e principesse: rappresentano tutti i desideri che vuoi appagare e il coraggio di lottare per le cose in cui credi.’’ Continuò poco dopo, sorridendo debolmente. In un certo senso aveva ragione.
‘Cose le è successo?’  Mi decisi a chiedere. Si, avevo la paura di sapere quale fu il suo destino, ma avevo il diritto di conoscere.
‘Conobbe tuo padre, adesso non ricordo di preciso il nome. Scapparono e non la rividi per settimane. Provavo ansia e paura messe insieme, non sapevo dove era e ciò mi angosciava, e non poco. Poi, un giorno, ritornò da me e fu la gioia più grande che potessi provare, ma per poco. Mi riferì che aveva partorito, ma un’emorragia la portò via, prima che potesse dirmi a chi ti avesse affidato. Il padre non si fece mai vivo. E’ un dolore solo ripensarci. Lei non voleva che tu facessi questa vita.’  Strinse i pugni, facendo diventare le nocche bianche. Lasciò che una lacrima- sfuggita al controllo della sua calma- bagnasse la coperta del letto, sul quale, nel frattempo, ci eravamo sedute.
‘Mi stai dicendo che mio padre è ancora vivo?’  La voce era tremolante, per niente sicura.
‘Si, piccola mia.’  Si asciugòuna lacrima con un dito, sfoderando uno dei suoi tanti sorrisi.
Volevo conoscerlo, sebbene avesse abbandonato mia madre. L’idea che uno dei miei genitori fosse ancora vivo- anche se in una parte sconosciuta del mondo- mi rincuorava.
Guardai tutta la stanza: abbastanza grande, con una semplice scrivania in mogano. Poggiato sulla superficie in legno c’era una sua foto: ritraeva una ragazza- probabilmente della mia stessa età o forse di qualche anno di più- sorridente. I boccoli castani le ricadevano morbidi sulle spalle. Il sorriso le conferiva un’aria ancora da bambina innocente, mentre gli occhi azzurri, limpidi, quasi più dell’acqua, le illuminavano il viso.
Su una sedia era poggiato un libretto giallo.
Lo presi, rigirandomelo per le mani, osservandone ogni singola sfumatura. Sulla copertina c’era scritto in caratteri grandi ‘Grace’, invece nel dietro c’erano vari scarabocchi fatti- molto probabilmente- in un momento di noia.
Sfogliai le pagine, assaporandone ogni contenuto. C’erano ovunque testi di canzoni in mezzo ad una marea di cancellature.
Lessi la maggior parte dei testi. Erano davvero belli e con un grande significato. Però, mi colpì uno in particolare.
‘The Climb’  Dissi ad alta voce il titolo. Sulla pagina non c’era alcun tipo di cancellatura, il tratto della pagina era assolutamente deciso e profondo. Era sicura di tutto quello che aveva scritto.
Presi la chitarra, poggiata al lato del letto, cominciando a immaginare una possibile melodia e cantando. Il mio cuore prese a battere e le mani a tramare mentre si spostavano su ogni corda. Un fiottolo di emozioni mi pervase.

I can almost see it
That dream I am dreaming
But there’s a voice inside my head saying
“You’ll never reach it”

Every step I’m taking
Every move I make feels
Lost with no direction
My faith is shaking

But I gotta keep trying
Gotta keep my head held high

Si, doveva rialzarsi ma non ce l’ha fatta. Doveva continuare a sognare, ora ero io a continuare quello che era il suo compito, essere una principessa.

There’s always gonna be another mountain
I’m always gonna wanna make it move
Always gonna be an uphill battle
Sometimes I’m gonna have to lose

Ain’t about how fast I get there
Ain’t about what’s waiting on the other side
It’s the climb

Sì, c’era sempre un ostacolo a tutti i nostri sogni, una battaglia da affrontare a tutti i costi pur di essere felice. La mia voce accompagnava tutto quello che stavo provando in quell’istante, rimbombando melodiosa per tutte le quattro mura della stanza di mia madre.

The struggles I’m facing
The chances I’m taking
Sometimes might knock me down
But no, I’m not breaking

I may not know it
But these are the moments that
I’m gonna remember most, yeah
Just gotta keep going

And I, I got to be strong
Just keep pushing on

Una lacrima bagnò la mia guancia, per poi ricadere sulla superficie liscia del legno della chitarra. Non mi fermavo, continuavo a vagare sulle varie note con le mani e con la voce .

‘Cause there’s always gonna be another mountain
I’m always gonna wanna make it move
Always gonna be na uphill battle
Sometimes I’m gonna have to lose

Ain’t about how fast I get there
Ain’t about what’s waiting on the other side
It’s the climb, yeah!

There’s always gonna be another mountain
I’m always gonna wanna make it move
Always gonna be an uphill battle
Somebody’s gonna have to lose

Ain’t about how fast I get there
Ain’t about what’s waiting on the other side
It’s the climb, yeah!

Le parole venivano scaturite dal cuore, con semplicità e naturalezza. Le corde vocali vibravano ad ogni acuto, ogni singola parola che stavo cantando era dedicata a mia madre, sebbene il testo l’avesse scritto lei stessa.
Era come se in quel momento lei fosse lì, accanto a me. La sentivo vicina più che mai.
Mi mancava, mi mancava più dell’aria stessa.

Keep on moving, keep climbing
Keep the faith, baby
It’s all about, it’s all about the climb
Keep the faith, keep your faith, whoa

‘Mantieni la fede, sempre.’  La voce di mia nonna si fece sentire non appena lasciai che la chiatarra toccasse il suolo.
‘Hai la sua stessa voce.’ Mi poggiò una mano sulla spalla.
Lasciai che la testa si poggiasse sulla sua spalle, mentre mi facevo coccolare dalla sua mano che faceva su e giù sul mio braccio.
‘Allie, sei bravissima.’  Harry, poggiato allo stipite della porta, sorrise, facendo spuntare ai lati della bocche due tenere fossette.
Tutto il quadro generale della mia vita si stava sistemando.
Finalmente avevo ritrovato una parte della mia famiglia e, questa volta, non avevo intenzione di abbandonarla.

POV LOUIS:
Posai i libri su un ripiano alto, a dare compagni a tutti gli altri. Finalmente avevo finito i compiti, ma di uscire con gli amici non se ne parlava: Lauren aveva da recuperare alcuni lavoretti casalinghi con la madre e Allie era scomparsa assieme a quel misterioso tizio, armato di giacca e cravatta, con tanto di limousine.
Era a disagio, lo vedevo, e di sicuro nascondeva qualcosa. Se non voleva rivelarlo a me e a Lauren c’erano delle ovvie ragioni. L’ultima cosa che volevo era litigare con lei, perdere un’altra mia amica.
Con gli alti miei compagni non avevo un bel rapporto, mi consideravano lo sfigato di turno, quella a cui tirare le palline di carta durante le noiosissime lezioni di filosofia, quello a cui fare gli sgambetti nel corridoio, quello a cui far cadere i libri per il solo gusto di farlo, quello della quale sparlare prima dell’inizio delle lezioni, quel povero sfigato di nome Louis William Tomlinson, nel cui viso non trovi nulla di attraente, solo un paio di occhiali spessi e un povero apparecchio.
Bulli, venivano chiamati. Persone dalle doppie facce. Il preside non aveva mai fatto niente, a lui interessava solo dei soldi, non della tutela dei vari studenti a cui veniva inculcata la cultura del mondo.
Avidità, ce ne era fin troppa al mondo.
Mi buttai di peso sul letto, sprofondando nella morbidezza delle coperte. Solo Lauren e Allie mi avevano accettato per quello che ero veramente e non per quello che facevo.
"Non serve mica gridare
per avere più attenzione.
Le stelle stanno in silenzio,
eppure c'è chi le guarda per ore."

Me l’avevo detto Allie, durante una delle mie tante crisi esistenziali. Si, Allie.
Se c’era una ragazza che poteva davvero essere paragonata ad una stelle era di sicuro lei. Il suo sorriso poteva illuminare un’interna stanza, se solo ne avesse avuto la capacità.
‘Ah, l’amore.’   Sospirai, mettendo le mani dietro la testa.
Fottuto sentimento. A lei non sarei mai piaciuto, no. Era logico, chi vorrebbe uno sgorbio al proprio fianco?
Forse avrei dovuto lasciare perdere, e questa volta per sempre. Forse dovevo finirla di assumere le sembianze di un adolescente smielato e pieno di sentimento per una sua coetanea.
Forse dovevo smetterla di diventare rosso in viso ogni quel volta lei mi guardasse. Dovevo smetterla di guardarla negli occhi, facendomi suggestionare dalla loro profondità. Dovevo smetterla di sudare freddo ogni volta mi toccasse le mani, anche se solo di sfuggita.
Dovevo smetterla di essere innamorato, per giunta della mia migliore amica.
"Ci sono tante cose che
Butteremmo via
Se non avessimo paura
Che gli altri le raccolgano."

Era la paura il vero ostacolo. Dove avrei trovato un’altra persona come Allie? Una persone che mi facesse stare bene, anche solo con una battuta, per di più squallida.
Una persona che capiva fino in fondo ogni sentimento che provavo, anche se non aveva vissuto sulla pelle quello che avevo vissuto io.
Quando sorrideva lei, sorridevo io. Era una cosa naturale, quasi spontanea. Girai lo sguardo verso il comodino al lato del mio letto.
Fissai a lungo la foto poggiata su di esso: raffigurava me, Allie e Lauren in una delle tante gite estive che eravamo soliti fare da piccoli.
Sorrisi inspiegabilmente, prima che i miei occhi potessero diventare lucidi.
"Si innamorò così,
Come scoppiava a ridere o a piangere.
Scoppiò ad amare."

 
 
 
 

SPAZIO AUTRICE:
SALVE A TUTTE DA FANCULADIA.
AHAHAHAHHA.
Okay, annamo bene.
Passiamo subito al dunque: per scrivere il capitolo ci ho messo anima e corpo, soprattutto nella parte di Louis, che devo dire che è la mia parte preferita.
Grazie per le recensioni alla scorso capitolo: 16, mio Dio, non ho parole per esprimere la mia felicità, grazie per i complimenti, non sapete quanto mi faccia piacere che la storia vi piaccia, ci stò mettendo tutta me stessa e sapere che qualcuno apprezza è un grande traguardo per me.
Allora, vi starete chiedendo che fine abbia fatto Zayn, e non ve lo dirò MUAHHAHAHAHAHA…no, okay.
Vi dico da adesso che avrà un ruolo, diciamo, ‘importante’.
OMFG, I CAN’T BREATHE. E’ uscito il video di ‘Applause’, marò asdfgh.
Link se qualcuno vuole vederlo lol http://www.youtube.com/watch?v=pco91kroVgQ
Non chiedetemi del perché io abbia messo ‘The Climb’, ma mentre la stavo ascoltando ho avuto una folgorazione improvvisa per questo capitolo. Sono strana, lo so.
Bene, ora parliamo di questa foto: cazzo, ho atteso questo momento da taaanto, che bello, i miei idoli in una solo foto **


Gaga, sinceramente, è stata una grande, lo è sempre stata e quella sera lo ha dimostrato a tutti.
Che donna.
Scusatemi se ci sono errori, non ho potuto rincontrollare, sono di fretta. Se ne notate non esitate a dirmeli, li corregerò con piacere.
Spero apprezziate anche quest’altro capitolo e che magari di faceste sapere cosa ne pensate con una recensione, ve ne sarei davvero grata.
Ringrazio, inoltre, chi ha aggiunto la storia tra le preferite/ ricordate/ seguite e chi mi ha aggiunta tra gli autori preferiti, grazie, grazie, grazie **
Devo scappare, ci vediamo al prossimo capitolo c:
Vi lascio con i nostri protagonisti:
Harry


Zayn (che, per l’appunto, comparirà nel prossimo capitolo.)

Louis

La Regina immaginatela come Meryl Streep c:
Alla prossima c’:
Baci,Ale :)

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Capitolo 7
*** Capitolo 6. ***





Capitolo 6.



Mi alzai dal letto, sistemando la gonna a fiori sotto gli occhi della Regina e di Harry.
‘Se volete scusarmi, vado a fare alcuni giri, tanto tua nonna ha ancora molto da mostrarti.’  Il moro mi fece l’occhiolino, per poi scomparire dalla scena.
‘Ehm, allora sua Altezza Reale, cioè nonna...’  Dissi mordendomi il labbro. Non la conoscevo neanche da un’ora e già stavo facendo delle figure allucinanti.
‘Puoi chiamarmi Ginevra se ancora non ti senti pronta di definirmi come una tua parente.’  Rispose con aria amorevole, alzandosi anche lei dal letto.
‘Se vuoi, adesso possiamo fare il giro del castello, immagino che tua sia molto curiosa dato la tua espressione stupita, prima, mentre ti stavo osservando guardare l’androne.’  Si fermò all’uscio della porta, per poi girarsi nella mia direzione, sfoderando un altro dei suoi sorrisi.
La seguii, non proferendo parola per tutto il tragitto. I nostri passi non si sentivano sulla moquette, sparsa un po’ per tutto il pavimento del castello.
Mi guardavo intorno, rimanendo estasiata ogni passo che facevo in quella ‘visita’.
‘Questo è il giardino.’  Disse non appena arrivammo fuori. La luce del sole, che si trovava al suo picco nel corso dell’intera giornata, ci investì.
Non sapevo se definire quello che mi si presentava davanti come un semplice giardino oppure un’oasi: c’erano fiori sparsi ovunque, di varie tipologie e colori che emanavano profumi davvero buoni.
Potevo perfino udire gli uccellini cinguettare. Non mancavano, inoltre, le panchine, per sedersi, magari, in un afoso pomeriggio d’estate a leggere un buon libro.
Quando rinvenni dal mio stato di ecstasy, notai che Ginevra si era allontanata, comminando per un vialetto contornato da pietre.
La raggiunsi, osservando che eravamo arrivate in una stalla. Amavo i cavalli e da piccola sognavo di diventare un’amazzone. Naturalmente con la crescita avevo cambiato idea, ma come rinnegare un  sogno infantile?
Era tutto lindo e pulito, nulla era fuori posto e in cavalli erano decisamente in ottime condizioni.
‘Guarda, laggiù c’è una persona che vorrei farti conoscere.’  Aggiunse mia nonna - si, era meglio chiamarla con questo nome - indicando un ragazzo intento a seguire un allenamento di una cavallerizza.
In bocca stringeva una sigaretta che si affrettò a gettare al suolo non appena ci vide arrivare.
‘Buongiorno Zayn, come va?’  Chiese sorridendo.
‘Magnificamente, e a voi?’  Chiese per poi baciarle la mano, come un buon gentleman.
‘Posso dire che oggi è un ottimo giorno. Allie, lui è Zayn. Zayn, lei è Allie’  Ci presentò.
Sussultai appena i suoi occhi cioccolato si fissarono nei miei. Un ciuffo all’insù e una barbetta ne contornavano il viso dai lineamenti oserei definire perfetti.
Aveva alcuni anni in più di me, gliene avrei dati di sicuro diciannove.
Gli porsi la mano, sorridendo amichevolmente, mentre i miei occhi si illuminavano sotto il suo sguardo.
POV ZAYN:
Accettai il suo invito, stringendo la sua mano ma con fare delicato. Insomma, era pur sempre una ragazza.
Si, futura Regina di Doncaster.
Le sorrisi, facendo si che lei ricambiasse. Era stupenda, questo era poco ma sicuro. Avrei potuto definirla tranquillamente l’ottava meraviglia del mondo o una dea scesa in terra.
Forse stavo esagerando, ma la descrizione che Harry mi aveva fornito il girono prima riguardo le sue fattezze era fedele in ogni minimo particolare, tanto da farmi credere che quella che avrei avuto davanti fosse solo una sua immaginazione, una sua allucinazione.
Restammo così per interminabili minuti, intenti a fissare i riflessi dell’uno nelle iridi dell’altro.
Poi, improvvisamente, Allie mollò la presa, abbassando lo sguardo al suolo, verso le sue scarpe. Era diventata rossa in viso, il che le conferiva un’aria ancora più da giovane, più di quanto non fosse già.
Mi passai una mano sulla nuca e poi sul mento, ancora abbastanza incolto.
Un leggero vento di inizio Settembre scompigliò i suoi capelli, insieme a quelli di Ginevra, che, nel frattempo, si era allontanata per accomodarsi su una panca davanti al maneggio, dalla quale potevi osservare i cavalli allenarsi insieme ai fantini.
‘Ehm, allora Zayn: tu lavori qui come stalliere?’  Chiese indicando la stalla.
‘In realtà no. Mia madre è un’amica della Regina, sono venuto qui, ecco, per conoscerti.’  Questa volta fui io a diventare rosso in viso. Mi avevano raccontato della sua storia anni prima che cominciasse la ricerca per ritrovarla.
Se ne era occupato direttamente Harry, suo protettore. Avevano aspettato che compisse sedici anni esatti, così che prendesse davvero coscienza di quello che le stava capitato.
Da quello che avevo potuto notare era molto matura e stava affrontando tutto con una calma sovrannaturale, almeno credevo.
‘Davvero, non imaginavo di essere così famosa.’  Strabuzzò gli occhi all’udire le sue stesse parole. Mi trattenni dal ridere. Aveva anche un grande senso dell’umorismo.
‘Nel tempo libero, però, vengo a curare i cavalli. Amo farlo.’  Dissi per rompere il silenzio imbarazzante che si era creato fra di noi.
Sorrise nuovamente.
Il mio cuore prese a battere e avvertii la sensazione che nello stomaco ci fosse qualcosa che dovesse uscire fuori a tutti i costi, come fuochi d’artificio che, però, non stavano scoppiando in aria ma dentro di me.
Era impacciata, l’avevo visto già da prima, mentre la scrutavo osservare la scuderia e ciò che vi era all’interno.
Aveva una spontaneità naturale, non era un tutt’uno con quello che le stava attorno, no. Si distingueva, questo si notava.
La vidi allontanarsi, non appena la nonna le fece un cenno, salutandomi con la mano e dedicandomi un altro dei suoi sorrisi mozza fiato.
Rimasi lì, imbambolato senza fare nulla.
La vidi, l'amai.        
 
POV ALLIE:
La limousine si piazzò a un po’ di distanza da casa mia, giusto per non dare nell’occhio a Joanna, Kate e Katherine.
‘Grazie Harry, ma non farti più vedere.’  Mi raccomandai per poi prendere lo zaino che avevo portato con me e scappare alla velocità della luce non appena il moro mi fece cenno di andare.
Erano le cinque del pomeriggio inoltrare e, molto probabilmente, i ragazzini stavano ancora finendo i compiti, dato che per le strade non c’era traccia di vita. Di solito uscivano e chiacchieravano, cose da adolescenti.
Respirai profondamente, non appena arrivai davanti la porta di casa. Allie, preparati alla ramanzina.
Estrassi le chiavi e entrai.
‘Dove eri stata fino ad adesso?’  Come non detto.
‘Ero in giro.’  Abbassai lo sguardo, rivolgendolo al pavimento. Non volevo guardarla negli occhi e vedere tutta la rabbia che vi risiedeva dentro.
‘Ho chiamato Liam, non mi ha risposto. Eravate in combutta tutte e due contro di me?’  Gridò con ancora più disprezzo, sputando quelle parole senza una minima traccia di esitazione.
‘No, Liam non ne sa niente. Non prendertela con lui!’  Risposi, ormai a metà scale.
‘Non prenderti gioco di me, signorina. Tu non sai contro chi ti sei messa, adesso fila in camera tua, a letto senza cena.’  Mi ordinò, per poi ritornare a leggere il suo catalogo di vestiti.
Corsi, saltando alcuni gradini per velocizzarmi, ormai presa dalla disperazione.
Entrai in camera, sbattendo violentemente la porta, con tutta la forza che avevo.
Mi ero stancata di quella vita, di tutto e tutti. Odiavo con tutto il cuore le mie inquiline, quelle che non meritavano i nomi di ‘madre’ e ‘sorelle’, per niente.
Le odiavo con tutto il mio cuore. Perché proprio a me? Perché non potevo essere una ragazza normale? Perché non potevo essere come quelle adolescenti amate da tutti e con tanti amici?
Mi accasciai al suolo, lasciando che la schiena strusciasse per tutta la superficie, facendomi sentire la consistenza dura del legno.
Volevo gridare con tutta me stessa quello che avevo dentro, far sentire alla gente il dolore che provavo, quello che avevo rinchiuso nella mia anima per anni e anni.
Mi rannicchiai, poggiando il viso sulle ginocchia e iniziamo a piangere lacrime amare, lacrime di sfogo, lacrime che contenevano tutta la frustrazione che provavo.
Singhiozzai, tirando fuori tutta la tristezza che si era riposta dentro di me. Volevo scappare via, per sempre.
Perché, se stavo vivendo,una fiaba, non c’era il principe azzurro che veniva a salvarmi portandomi con se verso un mondo dove non c’è dolore, verso il ‘per sempre’?
 
Quella mattina mi svegliai molto presto, intorno alle 5:30, uscendo di casa in incognito, senza fare troppo rumore e così svegliare la matrigna e le sorellastre. Tutto ciò cominciava a sembravi surreale e assolutamente favolistico.
Che la colazione se la preparassero da sole e se dopo quello che stavo facendo volevano sbattermi fuori di casa, buon per me, me ne sarei andata con il sorriso sulle labbra.
Camminai beatamente attraverso il paesaggio mattutino, circondata dalla campagna e dalle varie piante, sulle quali ancora riposava la rugiada.
Un paio di cuffie, un Ipod e tutto il resto del mondo se ne stava in disparte. Solo io e la musica.
Quel giorno non presi l’autobus, preferendo una sana camminata all’inquinamento dell’ambiente. Respirare nuova aria non mi avrebbe fatto di certo male, anzi.
Quando arrivai la scuola non era ancora gremita di studenti ancora annebbiati dai fumi del sonno. Neanche i vari professori erano arrivati e alla fine le uniche che mi salutarono furono le due bidelle, occupate a pulire con degli stracci il pavimenti della scuola.
Mi sedetti sul muretto coperto, in alcune zone, dal muschio e osservai nuovamente il paesaggio. Agli occhi di chi mi guardava poteva sembrare estremamente noioso ma per me non lo era affatto. Osservare ogni minima sfumatura di quello che ti girava attorno era molto rilassante.
Passai così le varie ore  che mi separavano da gli inutili discorsi su come funzionava il mondo della professoressa Jones.
Che poi, quello non c’entrava minimamente con la materia che insegnava, ovvero l’aritmetica.
Intorno alle 7:40 gli studenti cominciarono ad arrivare e con loro Niall, circondato, come al solito, dal suo gruppo di ragazze, quelle con chili di trucco in faccia tra fard, ombretti, mascara, rossetti e cose varie.
Non mi degnò di uno sguardo e forse era meglio così, non avrebbe fatto una scenata delle sue.
‘Allie, ma dove sei finita ieri?’  La voce di Lauren mi risvegliò da tutti quei pensieri. Quel giorno era a dir poco trasandata, non si era curata abbastanza sia nell’abbigliamento che in viso, come faceva tutti i giorni e non sapevo capacitarmi del perché, forse anche per lei era un ‘giorno no’.
Al suo seguito c’erano Louis e un ragazzo con una spessa montatura marrone con tanto di capelli laccati. Gli abiti che indossava non erano dei migliori: o se li era rifilati da qualche anziano o aveva davvero dei cattivi gusti.
‘Ti starai chiedendo lui chi è. Si chiama Marcel e ci ha chiesto insistentemente di te.’  Il ragazzo, cioè Marcel, sorrise debolmente, facendo comparire delle fossette.
Oh no.
‘Harry, ancora tu? Ti avevo chiaramente detto di lasciarmi in pace.’  Dissi, mantenendo regolare il tono della mia voce.
‘Ti stai di sicuro sbagliando, io, come ti hanno detto i ragazzi, mi chiamo Marcel.’  Rispose posizionando alla meglio gli occhi sul naso e nascondendo uno sguardo complice nei miei confronti. Okay, quel ragazzo mi stava seriamente prendendo per i fondelli.
Mi prese per un polso, portandomi un po’ lontano da Lauren e da Louis, sotto lo sguardo confuso dei due giovani.
‘Allie, sono sotto copertura. Devo proteggerlo, capiscimi. Adesso tieni il gioco, loro non devono sapere della mia identità. Voglio farti sembrare l’adolescente più normale di questo mondo, fin quanto mi sarà possibile.’  Fissò i suoi occhi nei miei. Anche attraverso le spessi lenti potevo intravedere tutta la profondità delle sue iridi.
Mi allontanai, ritornando dagli altri due.
‘No, ti prego, lasciami stare!’  Sentimmo gridare in lontananza. Ci girammo tutti, notando un ragazzino venire deriso e strattonato da Niall, sotto gli occhi degli altri studenti, che se ne stavano immobili a guardare la scena, neanche fosse uno spettacolo.
Harry - alias Marcel - si avvicinò, scostando bruscamente Niall.
‘Ragazzi, un nuovo arrivato? Devi fare compagnia al nostro caro Louis: tutti e due dei grandi sfigati.’  Gridò, tanto da far ridere gli altri che stavano guardando.
Louis, dal canto suo, abbassò lo sguardo. Odiavo vederlo così e soprattutto odiavo il comportamento del biondo.
‘E’ facile prendersela con i più deboli, ma se domani il più debole fossi tu?’  Rispose Harry, facendo zittire di colpo tutti quanti.
Io non sarò mai debole, nerd.’  Il suo sguardo era minaccioso, mentre il sole mattutino si alzava, illuminando ciò che di li a poco sarebbe accaduto.
‘Ah, si?’  E gli diede un pugno dritto in faccia, facendolo cadere al suolo, sotto lo sguardo stupito e scioccato di tutti quanti, perfino del mio.
‘Adesso vediamo chi è il debole.’  Aggiunse allontanandosi, per ritornare da noi.
‘Me la pagherai!’  Gridò Niall, ancora al suolo. La maggior parte dei ragazzi lo stava già deridendo da qualche minuto, cosa che si meritava dopo tutto quello che aveva fatto.
Louis lo guardò con gli occhi strabuzzati. Forse da quel giorno l’avrebbero chiamato ‘paladino della giustizia’?
Quel che sapevo era che Harry mi stava diventando simpatico, fin troppo.
 
 
SPAZIO AUTRICE:
Buona Domenica a tutti ^^
Innanzi tutto mi scuso per il ritardo ma, come ben sapete, è iniziata la scuola, e di impegni ne ho, e anche troppi.
Non ho molto da dire, solo che compare Zayn, il capitolo non mi piace (ma quando mai apprezzo qualcosa che scrivo? AHAHAHAHA) e che è il capitolo più lungo che io abbia mai fatto fino ad ora, ye.
Spero lo apprezziate e, magari, vi andrebbe di lasciarmi una recensione con in vostro parere? Mi farebbe davvero piacere sapere cosa ne pensate della storia.
Beh, che ne pensate, poi, del personaggio di Zayn? Avete delle supposizioni da fare? Sembra tipo che sto fecendo ‘Quarto Grado’ AHAHAHAHHAHAHAHAHAHAHA.
Colgo l’occasione per ringraziare chi ha aggiunto la storia tra le preferite/ ricordate/ seguite, chi mi ha aggiunta tra le autrici preferite e, naturalmente, chi recensisce i capitoli, non sapete quando mi faccia piacere sapere che la storia vi piace.
Per quanto riguarda il prossimo capitolo: non so davvero quando potrò pubblicarlo, perché di impegni con la scuola, come vi dicevo sopra, ne ho tanti e non trovo mai spazio per scrivere, in più il pomeriggio sono sempre stanca e di ispirazione ne ho fin poca, quindi, mi scuso anticipatamente con tutte.
Scusatemi anche per gli errori/ orrori di grammatica e/ o ortografia, se ne trovate non esitate ad elencarli nella recensione, sarei più che felice di correggerli.
Detto questo, scappo, devo andare a finire i compiti per matematica D:
Vi lascio con tre dei nostri personaggi:
Niall


Zayn

Harry




Alla prossima bellissime<3
Baci,Ale:)

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