Someone Like You SOSPESA TEMPORANEAMENTE, SCUSATE.

di LITTLETHINGS4
(/viewuser.php?uid=298269)

Disclaimer: Questo testo proprietà del suo autore e degli aventi diritto. La stampa o il salvataggio del testo dà diritto ad un usufrutto personale a scopo di lettura ed esclude ogni forma di sfruttamento commerciale o altri usi improri.


Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Someone Like You - introduzione. ***
Capitolo 2: *** Someone Like You - Cap1 ***
Capitolo 3: *** Someone Like You - Cap2 ***



Capitolo 1
*** Someone Like You - introduzione. ***


Mi avevano detto che stare insieme a te sarebbe stato uno spreco di tempo.
Mi avevano detto che stare insieme a te mi avrebbe fatto stare solo male.
Mi avevano detto che stare insieme a te sarebbe equivalso a non avere più rispetto di me stessa.
Mi avevano detto che stare insieme a te non mi avrebbe portato altro che guai.
Sai una cosa? Avevano ragione tutti quanti, ma non avevo fatto ancora i conti con le mie emozioni, il mio amore cieco, la mia dedizione a te, consideravo tutto quello che facevi come un piccolo prezzo da pagare. Stavo con te e non potevo essere più felice.
Stavo con te e mi sembrava di volare.
Stavo con te e mi sentivo una principessa.
Ma più stavo con te e più mi sentivo inghiottita da un buco nero.
Più stavo con te e più volevo stare lontana da te.
 
***
 
24 Dicembre 2012
Certo che era proprio una bella festa, Louis aveva proprio fatto del suo meglio per organizzare quel party per i suoi ventun anni.
Il problema era che non lo trovavo, avrei dovuto consegnargli il suo regalo che avevo custodito gelosamente da due settimane prima, non volevo lo scoprisse perché era una sorpresa, uno dei migliori regali che avessi potuto fare ad una persona. Sorrisi all’idea che quella persona speciale fosse il mio amore speciale, il ragazzo che tanto amavo.
Mi armai di forza e coraggio e per quanto odiassi la folla mi ci buttai dentro alla ricerca del mio ragazzo disperso. Passai in rassegna in ogni dove ma di lui non si riusciva a trovare nemmeno l’ombra.
Andai al piano superiore convinta che forse poteva trovarsi lì.
Errore più grande non potei fare.
Non mi sbagliavo, lui era lì, ma non si trovava da solo.
Ero la solita stupida, ero sempre la solita ingenua che si fidava delle sue promesse. Ci cascavo sempre, credevo sempre alle sue scuse, a tutto ciò che usciva dalla sua bocca.
Ti amerò per sempre, promesso.
Tu sei l’unica che abbia mai amato.
Non valgono niente le ragazze che mi porto a letto, loro sono un gioco e tu sei il mio amore.
Cazzate! Erano tutte stramaledettissime cazzate! Non mi avrebbe mai amata uno come lui. Se fosse stato vero il suo amore per me in quel momento non si sarebbe ritrovato per l’ennesima volta avvinghiato ad un’avvenente ragazza.
Era tutto così palese eppure tutto così distorto. Non volevo credere che tutto quel dolore potesse essere provato nello stesso momento, parevano aghi conficcati nello stomaco, nel cuore, in ogni millimetro del mio corpo.
Odiavo sentire quella sensazione, odiavo sentirmi una merda ogni volta che si scusava con me, odiavo sentirmi in colpa pensando che fosse sempre colpa mia, pensare che non gli dessi abbastanza e che quindi lui dovesse sfogare con le altre tutto quello che io non riuscivo a soddisfare.
Lo odiavo.
Scappai via in preda alla disperazione. Louis non si accorse della mia presenza tant’era impegnato con quella ragazza, lanciai via il cofanetto contenente il ciondolo a forma di bussola, come il suo tatuaggio preferito. E pensare che quel maledetto ciondolo era stato creato apposta per lui, era la riproduzione perfetta del disegno stampato sulla sua pelle. Solo allora notai che avevo sprecato solo il mio tempo. Era arrivato il momento di dire basta.
Andai fuori casa sua per respirare, respinsi le lacrime. Non avevo voglia di piangere, non volevo più mostrarmi debole agli occhi di nessuno “Hey” una voce si materializzò tra i miei pensieri, mi voltai e vidi un ragazzo con la sigaretta in bocca, faceva tanto uomo vissuto ma a me sembrava più un moccioso. Uno stupido moccioso che si credeva adulto, come tutti i ragazzi d’altra parte.
Non lo degnai di una risposta e continuai a camminare diretta a casa mia. Lui mi seguì “Vuoi un passaggio? Sono le tre” continuò imperterrito.
Sapevo benissimo che ore erano e non avevo bisogno della gentilezza di nessuno, volevo stare sola “No” dissi secca sperando in una sua resa.
Niente.
Come ti chiami?” Nonostante stessi andando a passo moderato lui riusciva a mantenere il mio ritmo e ciò mi snervava ancora di più.
Non capiva che volevo rimanere sola? “Ti prego lasciami sola” quando pronunciai quelle parole improvvisamente scoppiai a piangere, sconvolta da quel turbinio di emozioni che Louis mi stava facendo provare.
Quel ragazzo improvvisamente mi abbracciò e tutto per un momento sembrava fosse svanito, rabbia, tristezza, angoscia. Tutto.
Detesto vedere le persone piangere” concluse infine lui, mi asciugò le lacrime con il pollice e poi mi sorrise. Quell’odore di fumo passivo era così penetrante che mi fece tossicchiare “Oh, colpa di questa” portò all’altezza del suo viso la mezza sigaretta e la lanciò via.
Sorrise di nuovo.
Erano carini quei denti un po’ storti “Allora ricominciamo da capo – riprese a parlare – Piacere mi chiamo Niall e tu?” tese la mano verso la mia direzione.
Ero perplessa. Però quel viso aveva un nonsoché di rilassante. Tesi la mano a mia volta per poi stringergliela “Grace” liberai un fievole sorriso.
Molto piacere Grace, posso riaccompagnarti a casa?”
Volentieri” 



*spazio autrice*
Boh non so che scrivervi sinceramente.
Grazie se state leggendo, questa una ff che mi ha ispirata e che ho iniziato a scrivere.
Se vi piace potete lasciare una recensione che a me fa sempre piacere leggere :)
Vedremo se vale la pena continuare :)
per il momento vi lascio, a presto ma non per molto (?) Ale xx

Ritorna all'indice


Capitolo 2
*** Someone Like You - Cap1 ***


Puoi fermarti qui, grazie per il passaggio” mi stampai un bel sorriso sulla faccia anche se tutto quello che volevo fare in quel momento era piangere.
E se avessi voglia di risentirti?” mi chiese Niall mentre mi afferrava la mano per trattenermi ancora un po’ dentro la sua auto “Se ne avessi voglia potresti mandarmi un messaggio” tesi la mano in modo che lui potesse darmi il suo cellulare, poi gli registrai il mio numero sulla rubrica.
Scesi dalla macchina e lui mi seguì di conseguenza, fermandosi davanti alla porta di casa mia “è Natale oggi, auguri” disse timidamente ma senza staccare gli occhi da me.
Oh giusto, erano passate mezzanotte, era Natale.
Che bel Natale di merda mi venne da pensare “auguri anche a te” gli sorrisi, lui alzò gli occhi in direzione dell’inizio della porta notando il vischio che aveva appeso mio fratello due giorni prima “ci troviamo sotto al vischio dunque” si dondolò con i piedi andando avanti e indietro “si mio fratello è un tradizionalista, romanticone per giunta” “anche a me piace rispettare le tradizioni” inarcò un sopracciglio, facendomi capire di leggere tra le righe.
Siamo sotto il vischio, no?” mi alzai in punta di piedi sino a raggiungere le sue labbra, dandogli un brevissimo e leggero bacio a stampo. Tenne gli occhi aperti, riuscii a notare la sua sorpresa, forse non credeva che fossi così “audace”, dopotutto era solo un bacio dato sotto il vischio e nonostante tutto era stato carino nei miei confronti, quindi era più un “bacio di ringraziamento”.
Louis faceva così solo per ottenere qualcosa in cambio.
Sospirai triste ripensando a quel bastardo.
Niall rimase imbambolato a fissarmi, era palesemente disorientato “Hei, non morire proprio davanti a me” gli diedi una leggera gomitata all’altezza dello stomaco “no no – scosse la testa impacciato –ti mando un messaggio, buonanotte Grace” andò via e prima di salire in macchina si voltò nella mia direzione per darmi un’ultima occhiata.

***

Grace svegliati” mamma mi svegliò dolcemente dandomi un bacio sulla fronte, sentii il profumo di pancakes che le arieggiava attorno, era tutto così avvolgente e caloroso “auguri piccolina” continuò lei scoprendo le sue piccole rughe che le segnavano il viso “Auguri mamma” sorrisi ancora un po’ assonnata “guarda chi è arrivato!” disse lei ormai non riuscendo più a trattenere l’emozione tremante nella sua voce.
Mi stropicciai gli occhi per mettere a fuoco quella figura che si faceva spazio sullo stipite della porta.
Louis appena mi vide sotto le coperte fece un sorriso che gli segnò per intero il suo brutto muso ricoperto da un accenno di barbetta e i soliti capelli tirati all’insù “vabbè vi lascio soli” disse mamma quasi febbricitante di felicità, forse considerava quella di Louis una tenera improvvisata nel giorno più magico dell’anno, non aveva la minima idea di quello che mi faceva alle spalle.
Quando lei  non fu più a portata d’orecchio Louis si avvicinò a me con fare tranquillo, come se la notte prima non fosse successo nulla, ma d’altra parte quello era il suo solito modo di relazionarsi con me. “Ciao amore” notai in quel momento che aveva un braccio dietro la schiena, voleva farmi capire che nascondeva qualcosa per me, voleva farmi cedere al desiderio di ricevere qualche regalo, così facendo, secondo lui, avrei sorvolato sulle miriadi di tradimenti che avevo alle spalle.
Se davvero avesse voluto farmi un regalo, senza nessun secondo fine di mezzo non sarebbe stato così teatrale nel nascondere goffamente quel cofanetto.
Ero stanca di vederlo vicino a me. Ogni cosa di lui stava iniziando a irritarmi, come quel finto sorriso “Non chiamarmi così” dissi secca nascondendomi il viso sotto le coperte, ormai non aveva più senso chiamarmi amore, non dopo tutte quelle cose che avrà fatto con quella ragazza ieri notteVai via Louis” continuai col mio tono questa volta però schiacciato dalle coperte “Amore che ti prende? Non mi dai neanche un bacio” mi sgridò teneramente mentre mi scostava le coperte dalla faccia “Ti ho detto di non chiamarmi in quel modo!” Quasi iniziai ad urlare, mi misi a sedere sul letto in fretta e furia prima che potesse bloccarmi mettendosi sopra di me. Ne sarebbe stato capace.
Ho capito, hai le tue cose amore” enfatizzò su quella parola che mi stava logorando l’anima, mi scompigliò i capelli facendoli diventare ancora più arruffati. Voleva fare il simpaticone ma non ci riusciva per niente.
Come poteva anche solo sperare di strapparmi un sorriso comportandosi così? Mi chiamava addirittura amore Santo Dio! Come si permetteva? Come poteva ancora solamente pensare di chiamarmi in quel modo complice, intimo e affettuoso se ormai aveva mandato tutto a quel paese con i suoi modi da puttaniere da quattro soldi?
Non ho proprio niente, gradirei te ne andassi” gli indicai la porta. Volevo che andasse via, non chiedevo altro. Perché doveva ancora torturarmi? “Senti.. – continuò lui non ascoltandomi –ieri non ti ho vista. Mi sei mancata” si sedette vicino a me, abbassò lo sguardo con fare timido e mi prese la mono. Iniziò ad accarezzarla. Stava cercando solo di addolcirmi la pillola per la confessione finale.
Come osi? – la mia voce iniziò ad alzarsi di qualche ottava - Con quale coraggio vieni in casa mia il giorno di Natale, mi chiami amore e mi dici che ti sono mancata dopo che ieri ti ho visto avvinghiato a Dio solo sa chi!” sentii le vene del collo che stavano per scoppiare dalla rabbia e vidi lui sbiancare completamente. Mi tirai su dal letto facendolo spostare. In quel momento eravamo in piedi l’uno di fronte all’altro, con la sua altezza che sovrastava di gran lunga la mia, mi ero sempre sentita piccola davanti a lui, pensavo sempre che nonostante tutto io potessi stare al sicuro tra le sue braccia che mi avvolgevano con tanto amore, ma in quel momento era tutto distorto. Non riconoscevo più in lui una figura protettiva, un punto di riferimento. Tutto ciò che riuscivo a vedere era il male, il dolore che riusciva a trasmettermi “Ma posso spiegarti. È lei che mi ha baciata” spiegò riprendendo a poco a poco stima nel suo charme, tese una mano per sfiorarmi il viso e rassicurarmi ma continuava a farmi solamente ribrezzo “Poverino, hai fatto di tutto per liberarti dalla sua presa, non è così?” sputai schifata.
Ormai non ne potevo più di quella situazione.
Louis non fece in tempo a rispondere che venne interrotto da mio fratello maggiore “Grace ma perché sbrai.. oh tu. - disse posando gli occhi su Louis - Vattene prima che ti gonfi di botte” lo minacciò immediatamente. Lui era l’unico che sapeva tutto quello che mi faceva.
Louis sorrise beffardo a quella provocazione che ormai era stanco di sentire. Mio fratello gli diceva queste cose in continuazione ma non metteva mai in atto nulla, era pur sempre un bravo ragazzo “Oh che peccato, tua madre mi ha già invitato per la colazione” fece spallucce anche se non era così tanto dispiaciuto come voleva far credere di essere “Ho detto di andare fuori di qui – disse Harry con una calma glaciale che a me faceva venire i brividi – non voglio più vederti ronzarle attorno
Louis continuò a sostenere il suo sguardo, sapevo che se avessero continuato così sarebbe finita molto male, soprattutto per Harry, visto che Louis era abituato a fare a botte con qualcuno solo per il semplice fatto di aver intralciato il suo cammino “Ragazzi è pronta la colazione!” urlò mamma dalla cucina “Si mangia!” commentò Louis entusiasta e si fiondò in cucina prima che Harry potesse bloccarlo, fortuna per lui che era più scaltro.
Che ti ha fatto quel bastardo?” Mi chiese preoccupato avvicinandosi di più a me per studiare la mia espressione affranta. Non avevo tanta voglia di rivivere quelle scene, di descrivere come mi sentivo “Niente” gli risposi infine al che lui serrò i pugni infastidito “Grace devi mollarlo, non puoi continuare a stare così. Credi che non ti senta piangere ogni benedetta notte? Credi che non stia male per te quando mi racconti quello che ti fa passare?” le lacrime iniziarono a rigarmi il viso. Stavo deludendo Harry, io non ero così prima di incontrare Louis. Volevo essere quella ragazza solare di un tempo, non volevo più mostrare la mia versione cupa e accondiscendente, non piaceva a nessuno tantomeno a me.
La mamma ci chiamò un’altra volta e noi fummo costretti a raggiungere tutta la famiglia “Comunque auguri” mi sussurrò Harry dandomi un bacio sulla guancia “Auguri fratellone” lo abbracciai forte. Mi piacevano tanto i suoi abbracci, mi facevano sentire protetta.
Continuai a scambiarmi gli auguri con la mia famiglia e iniziammo a fare colazione.
Io ero seduta tra Louis ed Harry e il clima tra noi tre non poteva essere più elettrico, ma nessuno pareva accorgersene.
Louis continuava a giocherellare con la stoffa del mio pigiama per poi massaggiarmi la coscia, come se stesse rivendicando qualcosa che apparteneva a lui. Forse non gli era chiaro che con me aveva chiuso.
Harry invece continuava a fulminarlo con lo sguardo ogni volta che posava la mano sulla mia coscia e io lo allontanavo senza darlo troppo a vedere ai miei.
amore non ti ho ancora dato il tuo regalo” disse Louis nel bel mezzo della colazione. Tutti si voltarono verso di noi e io mi limitai a guardarlo storto, era solo un modo per farsi voler ancora più bene dai miei genitori “Oh, non dovevi” dissi fredda. Da quando in qua Louis si preoccupava tanto di queste cose? Neanche ci credeva in queste feste, ci doveva essere sotto qualcosa.
Estrasse dalla tasca un cofanetto e me lo porse “su avanti, aprilo” mi spronò mamma eccitata. Adorava quel ragazzo così tanto. Sospirai e anche se la tentazione di buttarlo dentro la pattumiera era grande decisi di aprirlo.
Non potevo crederci. Non poteva averlo fatto.
No no no no no no.
Quello superava di gran lunga le mie mi aspettative nei suoi confronti.
Aveva riciclato il mio regalo del compleanno. Quello era il ciondolo che gli avevo fatto creare appositamente per lui, per i suoi ventun anni.
Era indubbiamente il ciondolo che gli avevo regalato io.
Aveva le stesse sfumature, le stesse dimensioni, lo stesso rilievo. Era palesemente lui.
Che figlio di… “Ti piace? Questo ci terrà legati per sempre” pronunciò suadente Louis, che si avvicinava pian piano per scoccarmi un bacio, ma la voce di mamma lo bloccò, costringendolo a voltare il viso dalla sua parte “Grace lo trova meraviglioso!” lei sorrise entusiasta e lui ricambiò. Io non avevo nessuna voglia di baciarlo.
Ero in preda ad una crisi di nervi. Aveva pure la faccia tosta di regalarmi qualcosa che aveva trovato sul pavimento la notte prima, senza preoccuparsi del fatto che qualcuno potesse averlo perso. Che io lo avessi perso, o meglio dire che avevo buttato via dopo aver assistito a quella scena raccapricciante. Era veramente degradante quella situazione.
Scusatemi” mi alzai dalla sedia e fuggii in camera mia, assicurandomi di chiudere a chiave la porta per non dare modo a nessuno di poterci entrare dentro.
Nascosi la testa sotto le coperte per tenere a bada la disperazione mista alla rabbia che mi stava logorando il cervello, il cuore, ogni singola parte di me. Le lacrime iniziarono a solcarmi le guancia. Volevo solamente che tutto quel dolore sparisse. Doveva finire proprio tutto così? Non potevo vivere con tutto questo dolore, era così assurdo.
La luce lampeggiante che proveniva dal mio cellulare attirò la mia attenzione. Aprii il messaggio che diceva:
-Sarebbe bello se potessi augurarti buon Natale un’altra volta, credo che la prima non mi sia bastata. Niall x
Riuscii a strapparmi un sorriso nonostante tutto. Mi asciugai le lacrime col dorso della mano e gli risposi.
-Sai dove abito. Ti aspetto tra mezz’ora. Grace x
La sua risposta arrivò quasi fulminea.
-Non me lo farò ripetere due volte ;)
Non gli risposi e andai a prepararmi per il mio incontro con il cuore che batteva a mille. Non sapevo bene perché ma mi fidavo di lui, mi trasmetteva qualcosa che nessuno mai era riuscito a trasmettermi, non sapevo bene cosa fosse, era una sensazione calda, di appartenenza, come una coperta piena d’amore che ti riscalda nelle notti invernali più fredde, era una bel sentimento, qualcosa che riempiva un po’ il vuoto che aveva lasciato Louis e questo non poteva che rendermi più equilibrata e sollevata.


*spazio autrice* 
ciaooo questo è il primo capitolo della storia :)
grazie a chi la sta seguendo e chi ha recensito :)
Se vi piace potete lasciare una recensione, ma anche se vi fa schifo recensite lo stesso LOL
Baci Ale xx

Ritorna all'indice


Capitolo 3
*** Someone Like You - Cap2 ***


Sgattaiolai di casa non appena Niall mi avvisò che mi stava aspettando.
Uscii dalla porta della cucina in modo che nessuno potesse accorgersi di nulla.
Niall mi aspettava fuori dalla macchina, con la schiena che aderiva alla carrozzeria e con la sigaretta in bocca che a quanto pareva non gli mancava mai.
Ciao” lo salutai cercando di moderare il mio tono di voce in modo che nessuno potesse accorgersi che in realtà ero fuori di casa “Buongiorno Grace” un sorriso gli si fece spazio sul volto, buttò via la sigaretta per poi avvicinarsi a me dandomi un bacio sulla guancia. Trattenni un sorriso e un insolito brivido mi percosse lungo la schiena.
Non mi inviti ad entrare?” mi domandò il biondo, lo guardai perplessa non afferrando al volo la sua ironia e lui rise divertito “Andiamo, sali in macchina. Conosco un bel posto” feci come mi aveva detto e lui mi seguì a ruota. “Dove hai intenzione di andare?” gli chiesi incuriosita “Vedrai” accese il motore e si avviò lungo le strade di Londra.

***

Si fermò davanti ad un laghetto ghiacciato in cui le persone erano solite pattinare “Oh oh” dissi non appena mi affacciai dal finestrino “Che c’è piccola Grace? Non avrai mica paura” mi disse quasi con aria di sfida, io mi limitai a fissarlo senza lasciar trasparire l’enorme angoscia che avevo verso quella lastra di ghiaccio che tutto pareva tranne essermi amica. Quante batoste avevo preso nonostante ci avessi sempre provato. Ma di certo quello non era il momento di tirarsi indietro.
Ti sembra che abbia paura?” gli dissi infine con fare spavaldo “No per niente” rispose lui tirando in giù gli angolini della bocca sino a formare una smorfia buffa.
Scesi dalla macchina e respirai quell’aria gelida che mi rinfrescava da morire. Adoravo le mattine d’inverno, erano fredde ma allo stesso tempo c’era il sole che ti riempiva di calore. Era una bellissima sensazione.
Mi aspetti qui? Vado ad affittare i pattini. Mi serve sapere la misura delle tue scarpe” mi disse lui con un sorriso “Trentotto, aspetta ti do i soldi” dissi mentre mi accingevo a rovistare nella mia borsetta alla ricerca del portafoglio. Lui mi bloccò la mano “Consideralo il mio regalo di Natale” mi diede un bacio leggero sulla guancia e si volatilizzò.
Quando arrivò Niall ci sedemmo in una panchina per aver modo di infilarci i pattini, mi alzai subito dopo aver finito e feci ricorso a tutte le mie forze per non cadere giù.
Grace puoi farcela, continuavo a ripetere tra me e me.
Strizzai gli occhi per paura che vedendo il suolo mi sarei distratta e sarei caduta. Lo so, sembrava una cosa stupida ma avevo paura e la paura mi faceva comportare così. Cercavo disperatamente di trovare un equilibrio aiutandomi con le mani. Mi bloccai immediatamente quando Niall mi prese la mano “Ti senti più sicura così?” mi disse protettivo, rilassai gli occhi che riuscii finalmente a aprire, il ragazzo continuava a guardarmi divertito da quella scena e il tutto mi faceva sentire terribilmente in imbarazzo. Annuii silenziosamente mentre Niall continuava a farmi strada verso il laghetto ghiacciato. “Hai mai pattinato?” mi chiese come se la risposta dovesse essere ovviamente affermativa “parecchie volte” gli risposi convinta che dal mio tono di voce trasparisse chissà quale dote che in realtà non mi apparteneva, ma giocare a fare la spavalda mi faceva sentire come se lo fossi, perciò continuai “Mia madre mi diceva sempre che sono nata con indosso i pattini da quanto sono brava” annuii vantandomi ancora. Non so a cosa mi avrebbe portato tutto ciò, ma ormai c’ero dentro e non potevo più tirarmi indietro “Addirittura? – disse facendo finta di essere impressionato dalle abilità che vantavo di avere – allora non ti dispiacerà darmi qualche lezione” si bloccò proprio all’entrata della lastra ghiacciata e si voltò nella mia direzione per studiare meglio la mia espressione.
Ok, forse stava andando tutto un po’ oltre “Lezione? Non saresti capace a seguire i miei ritmi – dissi facendo finta di sfotterlo, in realtà non ero certa nemmeno di saper stare in equilibrio – Poi ho l’agenda piena di impegni. Mi dispiace” feci spallucce, gli poggiai una mano sulla spalla per dargli coraggio, lui chinò la testa cercando di trattenere una risata “Ma adesso sei libera no? Puoi farmi vedere qualche mossa” “Meglio di no, potrei impressionare talmente tanto qualcuno che potrebbe non arrivare a reggere l’enorme shock” buttai lì una frase sperando la bevesse “mmm – parve pensarci su – mi sembra giusto voler salvaguardare la salute degli altri. Adesso pattiniamo?” mi mostrò un sorriso sghembo poi mi riprese la mano e salimmo in pista.
Le lame dei pattini a contatto col ghiaccio parevano non riuscire a reggere il mio corpo. Avevo così paura che le mie gambe non riuscissero a trattenere tutto quello stress, stavo iniziando a sudare freddo ma continuavo a sperare che il biondo non si accorgesse di nulla e per mia fortuna fu così o almeno faceva finta di nulla. Continuava stringermi la mano imperterrito mentre fissava un punto lontano davanti a sé. Forse era semplicemente sovrappensiero.
Notai che dopo un’abbondante manciata di minuti non ero ancora caduta, quindi dedussi che era solo questione di autocontrollo. Lasciai la mano di Niall “Faccio un giro di perlustrazione, lumaca” sgattaiolai lontana da lui iniziando a pattinare, ma qualcosa andò storto, non capii come ma persi l’autocontrollo che avevo acquistato in precedenza. Cercai inutilmente di riprendere l’equilibrio afferrando l’aria gelida, ma poco prima sbattere il sedere a terra una mano mi afferrò i fianchi e io mi tenni prontamente al suo petto per non rischiare di fare il botto “Questa mossa devi insegnarmela” sghignazzò Niall. Arrossii violentemente “Emm – presi tempo perché non sapevo che dirgli – Questa è roba da esperti non puoi impararla subito” sorrisi anche io per l’evidente presa in giro “Abbiamo un sacco di tempo, non credi?” il biondo mi avvolse le punta delle dita con la mano e fece leva col suo torace avvicinandosi al mio.
Socchiusi gli occhi aspettando le sue labbra sulle mie. In quel momento stavo desiderando qualcosa di più del casto bacio datogli ieri, era così dolce e a parte mio fratello nessuno si era comportato così con me, nemmeno Louis. Sentii la sua bocca sfiorare la mia, il suo respiro caldo e avvolgente che mi riscaldava il viso. Un brivido mi percosse lungo la schiena. Volevo annullare la distanza che si era creata tra noi, ma la mia solita audacia si spense davanti ai suoi occhi azzurro cielo. “Non credi che l’attesa del bacio sia l’essenza del bacio stesso? Sono più forti le emozioni che si provano durante l’attesa che non durante l’incontro” soffiò ad un centimetro dalle mie labbra, in quel momento mi sentii dopo tanto tempo di nuovo in paradiso. Continuavo a tuffarmi nell’oceano dei suoi occhi che trovavo incredibilmente magnetici.
Quindi se ti baciassi adesso ti allontaneresti?” lo provocai e lui sorrise scoprendo quei bellissimi denti avvolti dall’apparecchio “Direi di no, ma se ti baciassi ora poi non avrei più una scusa lecita per incontrarti non credi?” continuò a sussurrarmi vicino alle labbra e in quel momento non esisteva altro se non io e lui, al centro della pista, rinchiusi in una bolla di sapone nella quale niente sarebbe potuto entrare per rovinare quel momento.
Se mi baciassi in questo momento le probabilità di incontrarci aumenterebbero” gli dissi un po’ confusa dal suo discorso “Possibile – disse più a se stesso che a me – ma vuoi togliermi il piacere di conquistarti giorno per giorno?” il mio cuore perse qualche battito. Come poteva essere reale una persona così? Come poteva una persona come Niall farmi provare certe cose?
Sentivo il cuore fare le capriole, non sapevo che rispondergli, ogni frase mi sembra inopportuna, ma in compenso presi a fissarlo con la faccia da ebete.
Non sentendo alcuna risposta da parte mia si avvicinò al mio viso posando delicatamente le labbra sulla mia guancia sfiorandomi l’angolino della bocca. Credevo che in quell’attimo sarei potuta morire, era tutto così dannatamente perfetto.

***

Tornai a malincuore a casa visto che tutti, compreso Louis –il che mi fece salire una rabbia inaudita- mi davano per dispersa. Per non far preoccupare ulteriormente Harry e i miei genitori decisi di tornare.
Grazie per la mattinata che mi hai regalato” lo abbracciai forte respirando così il suo profumo inebriante, speravo con tutta me stessa che quell’odore non mi lasciasse mai “Il Natale va festeggiato come si deve” commentò lui contento del fatto che leggeva nel mio sguardo un grande entusiasmo “Sono d’accordo – annuii – peccato che adesso debba entrare in casa” “Conto di vederti domani” disse guardandomi fuori dai suoi Rayban. Una risatina stridula si fece largo sulle mie labbra, mi schiarii velocemente la voce “A domani” lo salutai per l’ennesima volta e poi entrai dentro casa.
Tutti mi stavano aspettando in soggiorno preoccupati. Louis ed Harry si sfidarono silenziosamente a chi fosse arrivato prima da me, peccato che anche se Louis fosse in testa io corsi tra le braccia di mio fratello “Grace ma dove sei stata?” “emm – dissi titubante – mi ha chiamata Jenna, era una cosa urgente e sono dovuta andare. Capitemi, stava davvero male” dissi convinta, ma Harry mi guardava con un’espressione da ‘non me la bevo di sicuro’ mentre Louis si limitava a guardare i suoi piedi, forse diventati più interessanti di me. “L’importante è che sei qui, tesoro” disse mia madre con una sorriso smagliante “Mi perdonerai se ho dato il regalo che hai comprato per Louis quando non c’eri” continuò con il suo sorriso che stava già iniziando ad irritarmi.
Di quale regalo stava parlando? Io gli avevo già acquistato un regalo che aveva poi riciclato.
Non so..” “Grace è bellissimo, non vedo l’ora di passare questa settimana bianca con te” Louis si piombò su di me, liberandomi dall’abbraccio di Harry.
Io rimasi spiazzata, l’ansia iniziò a percuotermi e tutto ciò che volevo fare in quel momento era sprofondare in un buco nero.
Mi ero scordata che il giorno dopo sarei dovuta partire per la settimana bianca in famiglia e mia madre aveva avuto la brillante idea di riservare un posto anche per Louis senza avvisarmi. Merda.
Non avrei potuto vedere Niall il giorno dopo. Quella era l’unica cosa a cui riuscivo a pensare, incrociai le braccia al petto non restituendo l’abbraccio insistente di Louis “Ho bisogno di respirare” dissi esasperata a Louis che mi guardò stranito, come se non riuscisse a capire il motivo del mio comportamento.
Quanto lo detestavo.

 

*spazio autrice*
salve pipollllllllllllllll
scusate il ritardo ma gestire tre ff non è semplice LOL
che ve ne pare di questo capitolo? come sempre mi farebbe piacere una vostra opinione, sia che si tratti di una recensione buona o cattiva c:
io vi lascio per adesso c:
Baci Ale xx

Ritorna all'indice


Questa storia è archiviata su: EFP

/viewstory.php?sid=1936556