The O.C. - E se fosse andata così?

di SandrinaWriter
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** 4x01 - Dici che è finita? ***
Capitolo 2: *** 4x02 - Sensi di colpa ***
Capitolo 3: *** 4x03 - Forever Young ***
Capitolo 4: *** 4x04 - La scelta (Prima parte) ***
Capitolo 5: *** 4x05 - La scelta (Seconda parte) ***
Capitolo 6: *** 4x06 - La partenza ***
Capitolo 7: *** 4x07 - Mancanze ***
Capitolo 8: *** 4x08 - Maledetti ricordi ***
Capitolo 9: *** 4x09 - Come la prima volta ***
Capitolo 10: *** 4x10 - Goodbye my lover ***
Capitolo 11: *** 4x11 - Malati d'amore ***
Capitolo 12: *** 4x12 - Seconde possibilità ***
Capitolo 13: *** 4x13 - Segreti ***
Capitolo 14: *** 4x14 - Cambi di direzioni ***
Capitolo 15: *** 4x15 - Ti vorrei amare ***
Capitolo 16: *** 4x16 - Ritorni ***
Capitolo 17: *** 4x17 - Segreti svelati ***
Capitolo 18: *** 4x18 - Amici mai ***
Capitolo 19: *** 4x19 - Seguire il cuore (penultimo capitolo quarta stagione) ***
Capitolo 20: *** 4x20 - Nient'altro che noi (ultimo capitolo quarta stagione) ***
Capitolo 21: *** 5x01 - Un nuovo inizio ***
Capitolo 22: *** 5x02 - Primi passi ***
Capitolo 23: *** 5x03 - Ritorni.. e nuovi arrivi ***
Capitolo 24: *** 5x04 - Venti diversi ***
Capitolo 25: *** 5x05 - Scelte inaspettate ***
Capitolo 26: *** 5x06 - Vecchi sentimenti ***
Capitolo 27: *** 5X07 - Ritorno dal passato (Prima parte) ***



Capitolo 1
*** 4x01 - Dici che è finita? ***


"Ce la fai?" Le domandò Ryan vedendola lì, nell'abitazione tipo che un tempo era stata per lui il "nascondiglio perfetto". L'abitazione tipo che un tempo aveva visto protagonisti Ryan, Marissa e Seth e che voleva essere, per Marissa, il luogo dove voleva passare la notte con il suo Ryan. Sarà quel che sarà.

"Sì". Rispose Marissa, con le lacrime che le rigavano il viso. Era veramente sicura di quella sua risposta affermativa? 

"Certo che a ripensare a quella sera, ero io che volevo andarmene, adesso parti tu". Affermò Ryan con tono ironico, ma che nascondeva una grande malinconia e forse nostalgia di ciò che era stato.

"L'avresti detto che avremmo chiuso il capitolo insieme?"

"Dici che è finita?"

Sorrisero entrambi, forse consapevoli del fatto che entrambi stavano ripensando alla loro storia, a come tutto era avvenuto e al fatto che in fin dei conti tra loro non sarebbe mai finita.

"Che ne sai, magari un giorno..." Già, Ryan lo pensava veramente. Sperava e lo credeva che un domani tutto sarebbe tornato al suo posto, come un tempo. Sarebbero tornati insieme, non importava come o quando, lui ne aveva la certezza.

"Mi dispiace tanto, per le follie che ti ho scaricato addosso". Marissa cercava di scusarsi, era cresciuta ed aveva capito che nonostante tutti i suoi capricci, Ryan le era rimasto accanto, sempre, anche quando lei non se lo meritava, anche quando lo trattava male o lo trascurava. Perchè chi ama, ama sempre.

"Non ne cancellerei neanche una". Marissa guardò Ryan negli occhi, l'aveva di nuovo colpita con le sue parole improvvise e inaspettate. Ryan non era mai stato un tipo di tante parole, lo diceva anche lui, ma per lei, per Marissa, riusciva a cambiare, a migliorare, a guardare oltre i suoi limiti. Marissa sentiva il cuore battere velocemente. Lo pensava anche lei: in fondo non sarebbe mai finita.

"Cioè.. a parte Oliver!"

"Anch'io!"
Erano complici, come sempre, come il loro primo incontro, come la prima volta che i loro occhi si guardarono, come la prima volta che lei sorrise a quel ragazzo che si stava accendendo una sigaretta. 

Ryan e Marissa presero la macchina e percorsero la strada per arrivare all'aeroporto. Ryan le aveva chiesto di accompagnarla. Le aveva detto che lei era stata la prima persona che aveva incontrato e voleva essere l'ultima a salutarla. L'ennesimo gesto tipico di Ryan Atwood. Eppure Marissa non ne era mai stanca.

Durante il tragitto tutto sembrava andare per il meglio o almeno così volevano farlo sembrare entrambi. Già, perchè Ryan non faceva altro che alternare lo sguardo alla strada e a Marissa, mentre lei era persa col suo sguardo nel vuoto. E' dura dire "Addio", il loro era un "Arrivederci", ma faceva male comunque. Come succede nella maggior parte dei casi, i ricordi invadono la mente e lo stesso accadde a Marissa. Improvvisamente le vennero in mente tutti i momenti passati con Ryan, belli o brutti che fossero, avevano un valore e avevano lasciato il segno dentro di lei. Era davvero giusto partire? Marissa aveva questo dubbio, non riusciva a smettere di pensarci. Ryan, vedendola persa e preoccupata, le prese la mano e gliela strinse forte. Poi l'inferno. In un attimo la macchina era capovolta, Ryan fece in tempo a slacciarsi la cintura di sicurezza, tirare fuori Marissa e a portarla via con sè. La macchina stava per prendere fuoco, dovevano allontanarsi da lì il più possibile. La prese in braccio, proprio come aveva fatto tre anni prima, camminò più avanti e si fermò. La fece sdraiare sull'asfalto e cercò di farla respirare. Marissa aveva la testa che sanguinava, il suo respiro non era regolare e Ryan aveva paura. Non voleva che lei se ne andasse. Non voleva vederla morire. Lei doveva sapere che lui l'amava ancora, che i suoi sentimenti non erano mai cambiati e che sarebbe stato disposto a partire con lei, a seguirla ovunque andasse perchè senza di lei non era il vero Ryan. E se fosse morta, lui l'avrebbe seguita anche a costo di perdere la vita. Forever Young, per sempre giovani, per sempre insieme. 

"Vado a cercare aiuto..."

"Ryan.. Non te ne andare.. Resta quì". Gli disse Marissa. Se davvero era destino che doveva morire, sarebbe voluta morire tra le braccia dell'unica persona che aveva veramente amato. Doveva essere l'ultima persona a salutarla. 

Ryan aveva sempre cercato di esaudire i desideri, le richieste, di Marissa. Quel giorno però decise di non farlo. Non poteva lasciarla morire. Non se lo sarebbe mai perdonato. Si alzò in piedi, cercando di vedere se qualcuno stesse per passare e nel frettempo teneva sotto controllo Marissa che non riusciva a tenere gli occhi completamente aperti. Ryan stava per arrendersi, per smettere di lottare, quando vide una macchina avvicinarsi. Una coppia non molto giovane si accostò in seguito alle urla di Ryan.

"Che succede ragazzo?" Gli chiese l'uomo.

"Mi deve aiutare. Ci hanno portato fuori strada e... e lei sta per morire. La prego mi aiuti".

"Vieni, la carichiamo in macchina e la portiamo all'ospedale più vicino".

Con il suo aiuto, Ryan prese Marissa, la fece sdraiare sui sedili posteriori dell'auto e insieme a quella coppia si diressero verso l'ospedale più vicino che avrebbero trovato. Era questione di vita o di morte. Marissa doveva vivere. Non poteva finire così. Non poteva essere veramente finita tra di loro.

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Capitolo 2
*** 4x02 - Sensi di colpa ***


La macchina correva più velocemente che poteva, erano quasi arrivati all'ospedale, ma la paura di Ryan non smetteva di cessare. Guardava Marissa in quello stato, sanguinante e priva di sensi e non sapeva che fare. Voleva salvarla, voleva arrivare in tempo, voleva che tutto andasse bene. La voleva accanto per il resto della sua vita. Era in uno stato talmente confusionale che quando arrivarono in ospedale non riuscì neanche a spiegare completamente la vicenda ai medici. Un'equipe medica molto efficiente caricò Marissa su una barella e la portarono immediatamente in sala operatoria. Ryan le teneva la mano, correva insieme a loro, tremava e pensava di svenire da un momento all'altro. 

"Ragazzo tu resti quì" Gli ordinò il primario.

"No, io devo entrare, devo stare con lei.. voi non capite"

"Senti ragazzo, ti prometto che farò tutto il possibile per salvarla, ma se entri sarai solo di intralcio. Facci fare il nostro lavoro. Ti faremo sapere al più presto".

"Dottore... la prego, fatela vivere. E' importante".

E le porte si chiusero. Ryan rimase lì davanti, immobile. Non sapeva che fare, non sapeva se piangere o prendere a pugni il muro. Una cosa era sicura: prima o poi si sarebbe vendicato, avrebbe cercato Kevin Volchok anche fino in capo al mondo e gliel' avrebbe fatta pagare. Il vecchio Atwood non permetteva a nessuno di toccare qualcosa che gli appartieneva. E Marissa era parte di sè.

Non se ne rese conto, ma una lacrima gli rigò il viso, cercò di essere forte, doveva essere forte, non poteva permettersi di crollare. Si mise seduto proprio di fronte a quelle porte che avevano visto Marissa scomparire dalla sua vista. L'aveva vista su quella barella e gli sembrava impossibile che tutto stava succedendo a loro due, a lei, la sua Marissa. Poco più lontano vide l'uomo che li aveva accompagnati fino a lì, pensandoci non l'aveva neanche ringraziato. Quel signore si avvicinò, gli mise una mano sulla spalla e gli diede il suo cellulare.

"Tieni ragazzo, sicuramente dovrai avvisare qualcuno. Io e mia moglie siamo lì, non ce ne andiamo"

"Grazie, davvero e scusatemi se non l'ho fatto prima"

"Non c'è bisogno di scusarsi" e si allontanò.

Ryan compose il numero di casa Cohen, fu una fortuna che lo ricordava a memoria. Si mise in attesa della risposta con lo sguardo perso nel vuoto. Avrebbe tanto voluto svegliarsi e rendersi conto che era tutto un incubo, che Marissa ancora doveva partire, che ancora dovevano andare all'aeroporto, le avrebbe confessato che l'amava ancora e magari lei non sarebbe più partita o lui l'avrebbe seguita.

"Casa Cohen, chi parla?"

"Seth... Seth... sono io, Ryan.. "

"Ryan, ma che fine hai fatto? Ancora all'aeroporto? Dai non mi dire che aspetti di vedere il suo aereo per l'aria, così ti fai solo del male, capito ragazzo mio?"

"Seth.. Abbiamo avuto un incidente, siamo in ospedale"

"Porca miseria, come state? Come è successo?"

"E' una storia lunga, Marissa è grave, la stanno operando, io sto bene, ma non importa. Avvisa tu gli altri, siamo all'ospedale della ventiquattresima strada, vicino all'aeroporto" e attaccò senza nemmeno dargli il tempo di rispondere. 

Non aveva voglia di stare al telefono, non aveva voglia di fare nulla, soprattutto di pensare. Andò dalla coppia che li aveva salvati, restituì il cellulare e salutandoli li ringraziò. Con le mani in tasca, qualche lacrima agli occhi e la testa bassa, camminò verso quelle porte. Cercò di intravedere qualcosa, ma era praticamente impossibile riuscire a capire cosa stava succedendo lì dentro. Così si rimise seduto, era immerso nei suoi pensieri, nelle sue paure e nei suoi sensi di colpa, quando una pacca sulla spalla lo riportò alla realtà. Sandy, Kirsten, Seth e Summer erano lì. Kirsten lo abbracciò forte mentre Seth cercava di consolare Summer. Ryan stava cercando di spiegare loro cosa era successo, quando delle urla lo interruppero: Julie Cooper era arrivata.

"Dov'è la mia bambina? Fatemela vedere! Voglio vederla, ora!"

Il primario uscì finalmente dalla sala operatoria, dopo aver individuato quale fosse la madre, le parlò spiegandole la situazione.

"Signora, l'intervento è tecnicamente riuscito, ma non siamo riusciti a svegliarla. Ora si trova in coma, ma potrebbe svegliarsi da un momento all'altro. Dobbiamo solamente aspettare che risponda alle nostre cure. Ci dia fiducia e ce la faremo, vedrà"

Il primario rientrò in sala operatoria, le porte si chiusero e Julie non riusciva a smettere di piangere. Ryan aveva sentito tutto, si teneva la testa tra le mani, si sentiva terribilmente in colpa. 

"Tu... tu... è tutta colpa tua. Te l'avevo già detto tre anni fa, non devi vedere mia figlia, me l'hai solamente rovinata da quando sei arrivato, da quando ti hanno adottato. Le hai portato solamente disgrazie e le hai causato angoscie, ansie, tristezze. L'hai sempre fatta soffrire. Vedi di starle alla larga"

Julie era tremendamente arrabbiata con Ryan, aveva identificato in lui il colpevole della situazione di Marissa senza nemmeno sapere come fossero andate realmente le cose. Ryan si alzò e senza dire nulla se ne andò. Uscì fuori dall'ospedale mentre Sandy lo raggiunse.

"Lo so che non è colpa tua Ryan. Parla così perchè è spaventata, ma tu non l'ascoltare."

"Sandy io non... non potevo sapere che sarebbe andata così. Avrei voluto fermarmi, ma avevo paura di quello che Volchok poteva fare. Giuro che vado a spaccargli la faccia".

"E invece non farai proprio un bel niente. Non risolverai le cose così, non è spaccandogli la faccia che Marissa si sveglia. Piuttosto starle accanto, servirà molto, te lo assicuro"

"Ho paura Sandy. La vedevo lì, tra le mie braccia, che sanguinava, stava male, non riusciva a respirare, ma mi guardava. Guardavo i suoi occhi che quasi si chiudevano e tremavo dalla paura, ero terrorizzato, sono terrorizzato. Non voglio perderla"

"Lo so, ti capisco più di quanto immagini. Vedi, quando Kirsten ha avuto problemi con l'alcool, ho avuto la paura di non poterla più vedere. Credevo che sarebbe rimasta lontana da me, che non sarebbe tornata e non osavo immaginare la mia vita senza di lei. Ma poi ho cominciato a credere in lei, nelle sue potenzialità e allora mi sono rassicurato e tutto è andato per il meglio"

"Io non saprei vivere senza di lei"

"Vedrai che tra poco si sveglierà, Marissa è forte, non ti dimenticare che è una Cooper!"

"Già.. Hai ragione"

Ryan e Sandy rientrarono in ospedale, potevano fare visita a Marissa indossando camice e mascherina e Ryan non vedeva l'ora di vederla. 

"Dove credi di andare?" Disse Julie a Ryan con sguardo provocatorio.

"Dentro, dove sennò?"

"Tu non vai da nessuna parte, non penserai davvero che ti farò entrare"

"Dica quello che vuole, ma io entro"

"Ma ti rendi conto di quello che hai fatto?"

"Sì, me ne rendo conto. Le ho salvato la vita"

"No mio caro, tu gliel'hai distrutta! Se l'avessi accompagnata io tutto questo non sarebbe successo e adesso mia figlia non starebbe legata ad un filo, in bilico tra la vita e la morte!"

"E lei si rende conto che Marissa voleva me? Voleva che fossi io ad accompagnarla all'aeroporto, voleva me come suo ultimo saluto ad Orange County!"

Senza aggiungere altro, Ryan entrò lasciandosi alle spalle una Julie Cooper senza parole. Ryan Atwood aveva di nuovo colpito e affondato. 

Indossò camice e mascherina, si fece coraggio e la guardò. Sembrava essere una Marissa diversa, era immobile, aveva la flebo, dei tubi attaccati, e soprattutto i suoi occhi erano chiusi, completamente chiusi. "Dai, ti prego, apri gli occhi, aprili e torna da me. Sistemeremo tutto, lotteremo insieme, insieme resteremo". Continuava a pensare Ryan, ma Marissa era lì, ed i suoi occhi non si aprivano. Era crollato, i suoi occhi non smettevano di piangere, le gambe tremavano e l'adrenalina gli saliva in corpo. Doveva sfogarsi, doveva fare qualcosa, non poteva rimanere così.

Dapprima accarezzò dolcemente il vetro che lo separava da lei, poi scagliò il più forte e deciso pugno che aveva mai dato nella sua vita. Fu un attimo e il primario, Sandy e Julie entrarono velocemente. 

"Portatelo fuori di quì" ordinò il primario.

"Sei sempre il solito ragazzo di Chino, te l'avevo detto" gli disse Julie fissandolo negli occhi.

"Andiamo via" Sandy cercò di portare fuori Ryan, ma lui voleva resistere alla sua forza, voleva rimanere. Sandy lo trascinò via mentre Ryan diede un ultimo sguardo a lei, a Marissa. La guardò e si rese conto che in fondo lì, in quella stanza, c'era la sua Marissa, la Marissa che amava, la Marissa di sempre.

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Capitolo 3
*** 4x03 - Forever Young ***


"E poi ci sono io, come faccio senza di te? Insomma, potrei anche dimenticarti, ma ci vorrà un pò"

"Quando non ci sei le cose non funzionano"  "E quando stiamo insieme invece vanno alla grande"

Ryan si svegliò turbato, capì che quello era solamente un sogno, la voce di Marissa gli aveva fatto da sfondo a quelle scene di tanto tempo fa, quando lei era ancora sua, quando poteva vederla, poteva ascoltarla parlare, poteva rimanerle accanto. Si alzò dal letto e ancora sconvolto e amareggiato per quel sogno, si diresse verso la cucina. Seth stava mangiando latte e cereali mentre leggeva uno dei suoi fumetti preferiti, Sandy e Kirsten, come al solito, si stavano facendo qualche coccola mattutina. Ryan aprì la porta e li vede lì. Non aveva voglia di dare il buongiorno, non aveva voglia di fare colazione, voleva solamente andare in ospedale e vedere Marissa. Ma non poteva. Dopo l'ennesima sua sbandata, si era giocato la possibilità di stare lì. Julie Cooper non gliel' avrebbe mai permesso. Ryan andò verso il soggiorno, si mise seduto sul divano a guardare la televisione cercando di scacciare i brutti pensieri, anche se sapeva che era praticamente impossibile.

"Sandy, devi parlargli. Prima del pugno e poi del resto. Non ce la faccio a vederlo così" disse Kirsten.

"Lo sai com'è fatto, puoi dirgli quello che vuoi, ma capoccione com'è non cambierà mai idea"

"Chissà da chi avrà ripreso..."

"Secondo me a forza di stare con te è diventato così.."

"Grazie, quindi mi stai dando della capocciona?"

"No, cioè... Ok, vado a parlargli, ma non ti assicuro nulla"

Sandy diede un bacio sulla guancia di Kirsten e poi raggiunse Ryan.

"Puoi spegnere un attimo?"

"Che succede?"

"Ryan.. Ora dovrei rimproverarti per quello che è successo in ospedale, ma non credo lo debba fare. Ora sei maggiorenne e sei in grado di capire da solo quali devono essere i tuoi limiti e cosa fare per non oltrepassarli"

"Mi dispiace per quello che è successo, ma..."

"Ma hai perso la testa. Lo so, ti capisco. Molto probabilmente anch'io in uno sfogo di rabbia avrei voluto fare la stessa cosa, ma non so se l'avrei fatta. Devi riuscire a controllarti. So che non è una situazione facile, che vederla lì senza poter fare nulla, ti fa salire il sangue al cervello, ma non è spaccando i vetri che Marissa si sveglia"

"Hai ragione. Vi chiedo scusa, ma tanto non mi posso avvicinare a lei, per cui non ci sarà più nessun pericolo"

"Pericolo, che ne dici di fare colazione? Kirsten ha fatto il ciambellone, ma non l'ha toccato nessuno, magari puoi offrirti come cavia"

"E' una punizione vero?"

"Bè, qualcosa dovrai pur scontare!"

Un sorriso, un abbraccio e poi tornarono insieme in cucina. 

"Vorrei un pezzo del tuo ciambellone, se è possibile" disse Ryan a Kirsten

"Certo, te lo taglio subito, una bella fetta grande"

"Oddio, no, Ryan so che sei depresso, ma non puoi tentare il suicidio, non così! Sei troppo giovane per morire!" esclamò Seth

"Guardate che deve essere venuto buono, ho seguito la ricetta che mi ha lasciato Summer.."

"Appunto, andiamo bene.." rispose Seth

Stavano tutti e quattro ridendo, quando improvvisamente squillò il telefono. Lo guardarono, nessuno voleva rispondere, la paura aveva invaso l'intera cucina. Seth si alzò e andò a rispondere.

"Pronto..."

"Cohen sono io, Summer.."

"Summer, che succede?"

"Io.. non.. non ce la faccio.."

"Stai calma, spiegami che succede"

"Sono quì, quì in ospedale e... ero, ero entrata a vedere Coop, ma poi un macchinario che non so cosa sia, ha cominciato a suonare e allora sono entrati subito quattro dottori, mi hanno detto di uscire in fretta e furia e ora, ora non so cosa sta succedendo. So solo che lei sta male... Non lo so, ma.. ti prego, arrivate subito.."

E riagganciò. Seth guardò Ryan, aveva paura a riferire ciò che aveva sentito, sapeva come avrebbe reagito. Ryan, come suo solito, si fece capire con uno sguardò e Seth capì che anche lui doveva sapere.

"Era Summer, ha detto che Marissa si è aggravata"

Ryan rimase immobile. Non sapeva cosa fare. Doveva andare da lei, doveva vederla. Non poteva rimanere lì un minuto di più. Doveva starle accanto, non poteva lasciarla soffrire da sola. Lui avrebbe sofferto con lei. 

"Andiamo.." disse Ryan rivolgendosi a Seth.

"No, tu resti quì, abbiamo detto niente pericoli e niente guai" gli disse Sandy

"Sandy ti prego, non puoi chiedermi questo"

"Non te lo sto chiedendo"

"Sandy, ma come faccio? Devo vederla, devo andare da lei. Tu puoi capirmi.."

"Tesoro, Ryan ha ragione. E' vero, ha sbagliato, ma diamogli una seconda possibilità. Marissa ha bisogno di lui" disse Kirsten incoraggiando Sandy.

Pochi minuti dopo Sandy, Ryan e Seth si ritrovarono nel parcheggio dell'ospedale. Ryan scese in fretta dalla macchina, senza neanche richiudere lo sportello. Corse velocemente verso l'ingresso, non aspettò l'ascensore, salì in furia le scale, come aveva già fatto per il primo Capodanno con Marissa, per il suo primo "Ti amo".

Si ritrovò in corridoio, mentre Seth e Sandy erano in ascensore. 

"Dove credi di andare?" 

Julie era davanti alla porta della stanza di Marissa. Ryan voleva entrare.

"La prego..."

"Te lo sei dimenticato cosa ci siamo detti? Marissa non la devi vedere"

"Chi è il ragazzo?" chiese il primario.

"E' quel disgraziato che ha dato un pugno al vetro.." rispose Julie.

"Sono il ragazzo di Marissa.. cioè.. ero, comunque voglio vederla"

"Vieni ragazzo.." disse il primario.

"Che cosa? Non voglio che lui entri lì" disse Julie a voce alta.

"Signora non so perchè sia così arrabbiata con lui, ma vede lui potrebbe essere d'aiuto. Abbiamo provato a far sentire a Marissa la sua voce, ma non ha funzionato. Dobbiamo provare anche con lui. Le farà bene"

"Assolutamente no"

"Julie, che cavolo, ma non vuole che Marissa stia bene? Smetta di fare l'egoista e pensi veramente al bene di sua figlia" le disse Ryan con tono deciso.

Julie fece un cenno di consenso, senza dire nulla voltò le spalle e si mise seduta. Nel frattempo Seth aveva raggiunto Summer nel bagno dell'ospedale. Era terribilmente preoccupata per la sua migliore amica e non riusciva a smettere di piangere. Seth voleva consolarla, ma non sapeva come fare.

"Vedrai che andrà tutto bene..." le disse Seth stringendola forte.

"Lo sai come va a finire nella maggior parte dei casi..."

"Non lo dire neanche per scherzo. Marissa è forte, è figlia di Julie Cooper, figuriamoci! Ti pare che lascia questo mondo? Ha tante cose ancora da fare e soprattutto dovete ancora passare un'intera vita insieme.."

"Non ce la farei senza di lei. Non riuscirei ad immaginare la mia vita senza la mia migliore amica. Siamo praticamente cresciute insieme, ci siamo messe insieme il rossetto per la prima volta"

"Questa la voglio proprio sentire. Quand'è successo?"

"Eravamo in quinta elementare. Vedevamo le donne in profumeria che si provavano tutti quei rossetti, così siamo andate a casa di Coop, abbiamo frugato nei trucchi di Julie, ne abbiamo presi due e ce li siamo messi. Sembravamo due pagliacci. Ci eravamo messe il rossetto ovunque tranne che sulle labbra!"

"Vedrai che metterete altri rossetti insieme.."

"Sicuro?"

"Sicuro"

Seth le diede un dolce bacio, Summer gli sorrise e poi entrambi tornarono dagli altri, anche se la preoccupazione non era mai svanita.

Ryan era entrato nella stanza di Marissa. La rivide come l'aveva lasciata l'ultima volta, come l'aveva vista con quel suo ultimo sguardo mentre lo stavano trascinando fuori. Prese una sedia e si mise seduto proprio acccanto a lei. Questa volta non c'era un vetro a separarli. Due erano le fortune: avrebbe potuto toccarla e vederla da vicino e non ci sarebbe stato il pericolo di sferrare altri pugni. Almeno non si sarebbe cacciato di nuovo nei guai.

Ryan la cominciò ad accarezzare dolcemente, le spostò un pò i capelli, le toccò le labbra e guardò i suoi occhi. Erano chiusi, ma lui non aveva dimenticato quale fosse il loro colore, come fossero fatti. Chiuse gli occhi anche lui e per un momento immaginò di poterli vedere. Proprio come la prima volta che l'aveva vista. Quel giorno di tanto tempo fa, aveva notato per prima cosa la sua bellezza sì, ma il suo sorriso lo aveva colpito. Poi le si era avvicinato per farle accendere una sigaretta e lì notò i suoi occhi. Li guardò, li fissò. Da lì non li aveva più dimenticati. Gli occhi di Marissa erano diventati i suoi occhi. Guardava il mondo attraverso di lei. 

Summer, qualche giorno prima, le aveva portato lo stereo per farle ascoltare un pò di musica. I medici le avevano detto che le faceva bene. Così Ryan tirò fuori dalla tasca un cd, lo mise e schiacciò "Play". Da lì partirono una sequenza di canzoni che avevano caratterizzato la loro storia. C'era la canzone del loro primo appuntamento http://www.youtube.com/watch?v=po2rkkLoESk e anche quella che ricordava il loro primo bacio, lì, sulla famosa ruota panoramica. http://www.youtube.com/watch?v=4qIyUpCPVkI

"Te lo ricordi questo cd? Me l'avevi masterizzato tu tanto tempo fa. Eravamo nell'abitazione tipo di Kirsten, io mi stavo nascondendo e tu e Seth mi avevate portato qualche risorsa di sopravvivenza. Tu mi diesti questo cd, mi avevi detto che era per la mia educazione musicale. Poi con l'incendio andò perso e per i miei diciotto anni me l'hai masterizzato di nuovo. Tu se non mi sorprendi non sei contenta eh! Guarda che me ne sono accorto che ne aggiunta una. Vediamo se la riconosci..."

Ryan saltò qualche traccia e fece partire la loro canzone, quella su cui avevano ballato, quella che era capitata alla radio in quel momento, quella che doveva essere la loro canzone.http://www.youtube.com/watch?v=E70ykNfM7-c  Balliamo in stile, balliamo per un pò, il paradiso può aspettare, noi stiamo solo guardando il cielo. Fateci morire giovani o lasciateci vivere per sempre. Per sempre giovane, voglio essere per sempre giovane, vuoi davvero vivere per sempre, per sempre, per sempre? 

Ryan le prese la mano e insieme a lei ascoltava la loro canzone. Aveva gli occhi lucidi, ripensò al momento che aveva ballato con lei questa canzone. Tutto era ancora perfetto quel giorno. 

Ryan era ancora immerso nei suoi ricordi, quando sentì una stretta alla mano. Guardò immediatamente Marissa, lei si muoveva, la sua mano lo stava stringendo forte, i suoi occhi piano piano si stavano aprendo. Lei l'aveva di nuovo sorpreso. La loro canzone continuava ad andare, Forever Young, I Wanna Be Forever Young, e Ryan tornò a guardare il mondo con gli occhi di Marissa.

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Capitolo 4
*** 4x04 - La scelta (Prima parte) ***


"Ryan... Ryan... Svegliati!"

"Ma chi cavolo.... Seth! E' l'alba! Sono tornato tardi dall'ospedale e ho bisogno di qualche altra ora per riprendermi..."

"E allora? Quì mi urge immediatamente il tuo aiuto!"

"Proprio ora? Alle cinque del mattino? Lo sai che per me è ancora notte!"

"Ma che sarà mai! Una lavatina al viso e sarai lindo come il culetto di un bambino.."

"Sì, certo.. Che succede?"

"Vedi, tra due giorni sarà il mesiversario della mia riconciliazione con Summer e dovrei organizzare qualcosa, ma non so cosa e.."

"Un momento. Voi festeggiate non solo l'anniversario, ma anche il mesiversario della riconciliazione?"

"Bè, sì, è un'idea di Summer. Geniale vero? Quella ragazza ha completamente perso la testa per me!"

"Seth, non vorrei deludere tutte le tue meravigliose aspettative e i tuoi castelli d'amore campati in aria, ma credo che questo fatto del mesiversario della riconciliazione sia solamente un pretesto per ricevere regali, sorprese, attenzioni, cioccolatini, fiori e quant'altro.."

"No, ma ti pare? Sarebbe un mostro!"

"No, è semplicemente una donna. E come dici sempre tu..."

"La rovina è donna!"

"Esatto! Per cui comprale qualcosa, scrivile un bigliettino carino e divertitevi"

"Grazie per l'aiuto, hai sempre mille opzioni da presentarmi!"

"Già, lo so! Ora posso andare a lavarmi, fare una colazione piuttosto rilassante e abbondante e andare da Marissa? Tra poco la dimettono e vorrei essere a casa sua quando tornerà"

"Vai, vai, ora ricomincerai ad abbandonarmi per lei. Mi sentirò il solito cane bastonato.."

"Seth..."

"Va bene, la smetto. Ma ricordati che tra non molto, quando saremo in due università differenti, ti mancheranno i miei improvvisi sfoghi notturni!"

"Cercherò di farmene una ragione..Sopravviverò!"

Mentre Ryan andava a farsi una doccia, Seth andò in cucina a fare colazione e ad aspettare che si svegliassero Sandy e Kirsten. Voleva chiedere un consiglio anche a loro. 

Sotto la doccia Ryan continuava a pensare a Marissa, il suo pensiero fisso. Ultimamente quasi tutte le notti la sognava, spesso erano dei momenti già vissuti, momenti nei quali erano insieme. Non gli ci volle molto per capire che doveva dirle tutta quanta la verità. Ryan l'amava ancora, l'amava come la prima volta che gliel' aveva detto. Aver rischiato di perderla aveva fatto in modo che lui capisse quanto fosse importante rivelarle i suoi veri sentimenti. Ne aveva già parlato con Seth e anche lui era d'accordo. Non poteva tenersi dentro tutto quell'amore, sarebbe potuto scoppiare da un momento all'altro. Marissa aveva il diritto di sapere la verità, avrebbe potuto così scegliere: una vita con o senza di lui. Ryan si vestì velocemente ancora un pò assonnato nonostante il freddo getto d'acqua con cui si era lavato, andò in cucina dove trovò Seth che parlava da solo impaziente del risveglio dei genitori. Ryan prese una tazza di latte, qualche cereale e lo osservò attentamente.

"Sai Seth, fino a qualche tempo fa credevo che non potevi più peggiorare. Mi sto ricredendo"

"Devo ridere? Anche io fino a qualche tempo fa credevo che non ti saresti più cacciato nei guai, ma mi sbagliavo. 1 a 1, palla al centro"

"Di fronte ad un'affermazione del genere mi arrendo"

"Troppo facile. Sei veramente diventato un Cohen"

"E' già. Dici che è troppo presto per andare a casa di Marissa?"

"No se di prima mattina hai già il coraggio di affrontare Julie Cooper"

"Incoraggiante, grazie!"

"Figurati, dovere!"

Ryan posò la sua tazza, prese le chiavi della macchina e uscì di casa. Durante il tragitto si fermò dal fioraio. Voleva comprare un mazzo di fiori per Marissa, non voleva presentarsi a mani vuote e poi i fiori gli ricordavano lei, il suo profumo, il suo sorriso. Si fece fare un bel fascio rosso che racchiudeva dei girasoli, li mise in macchina e ripartì per raggiungere casa di Marissa. Il traffico non era poco e così quando arrivò non gli sembrava più così presto. Citofonò al campanello e alla porta aprì Summer.

"Ciao Summer!"

"Ryan! Sei fortunato! Julie è appena uscita per delle commissioni"

"Marissa?"

"E' in camera sua. Io devo scappare. Mio padre non c'è. Ci resti tu con lei?"

"Sì, certo"

Ryan chiuse la porta e con i fiori in mano salì le scale. Un lungo corridoio lo portava alle camere di Summer e di Marissa. Bussò alla porta di quest'ultima, aprì e la vide distesa sul letto.

"Ciao, posso?"

"Certo che puoi.."

"Questi sono per te.."

"I girasoli.. i miei preferiti, grazie" disse Marissa prendendo i fiori. Li annusò sentendone così il buono e fresco profumo e li posò poi sul comodino.

"Come stai?" le chiese Ryan.

"Meglio. Mi sento un pò scombussalata, ma i dolori stanno passando. E poi l'infermiera passa quasi tutti i giorni a controllarmi. Dice che mi sto riprendendo velocemente"

"Sono contento. Almeno così tornerai alla tua vita di sempre"

"Già, non vedo l'ora. Non sono la tipa da stare tutto il giorno immobile nel letto a guardare la televisione"

"Dì la verità, ti manca lo shopping, l'abbronzatura, la ceretta.."

"Bè, la ceretta me la fa Summer, ma lo shopping e l'abbronzatura recupererò molto presto!"

"Ne sono sicuro!"

Marissa gli sorrise e Ryan la guardava profondamente. I fiori le erano piaciuti, lei era di buon umore ed erano soli in casa. Quello era il momento giusto per dichiararsi. Doveva farlo. Doveva dirle quelle due piccole, ma grandi parole. Era finalmente pronto.

"Marissa.. io devo.. devo dirti qualcosa.. devo parlarti"

"Sì, anch'io"

"Allora prima tu.."

"Sicuro?"

"Sono ancora un cavaliere!"

"Hai ragione.. Bè, ne ho parlato anche con mia madre e appena terminerò le cure, più o meno tra qualche settimana, raggiungerò mio padre come avevo stabilito prima dell'incidente. Se ce l'hai con me lo capisco.."

"No, ma scherzi. E' che non me l'aspettavo. Voglio dire l'incidente è stato brutto, il coma, il risveglio. Non è troppo presto?"

"Ryan prima riprendo la mia vita di sempre e prima torno a stare bene come una volta. Ho bisogno di ritrovare la mia quotidianità, la mia normalità. Ho bisogno di voltare pagina, dare una svolta. Voi andrete all'università, mentre io ci tengo a lavorare con mio padre"

"In che senso voltare pagina?"

"Ryan non fraintendere. Non vuol dire dimenticarvi... dimenticarti. Voglio solo continuare quello che avevo lasciato. E' stato un incidente di percorso, la mia strada l'ho trovata e la voglio intraprendere.."

"Sì, ma a Summer, tua madre, non ci pensi?"

"Loro sono d'accordo.."

"E io?"

"Eri d'accordo anche tu.."

"Sì, ma.. ma non possiamo lasciare tutto così. Sei sicura di voler partire? Lo sai, la lontananza.. Come si dice, lontano dagli occhi, lontano dal cuore"

"Ryan non due non stiamo insieme. E come amico non ti dimenticherei.."

"E se ti chiedessi di restare?"

"Non puoi chiedermi una cosa del genere, mi metteresti in una posizione scomoda. Non puoi chiedermi di scegliere tra il mio passato e il mio futuro"

"Non posso essere io il tuo futuro?"

"Lo sai che non intendevo dire quello.. Tu rinunceresti all'università per me?"

"Sì"

"No invece! Perchè devi rinunciare al tuo percorso, alla tua carriera? Tu hai bisogno dell'università come io ho bisogno di quel lavoro. Non parto per il gusto di partire, parto per quel lavoro. Se fosse stato quì l'avrei accettato comunque"

"Forse non mi ami più, altrimenti non diresti così. Mi ero illuso che tutto tra noi potesse tornare come una volta, come prima che fossi espulsa dalla Harbor, che conoscessi Jonny e che tutto finisse. Mi sbagliavo, di nuovo. Hai fatto la tua scelta e la rispetto, ma sappi che non la condivido.." 

Ryan le voltò le spalle e chiuse la porta dietro di sè sbattendola.

"Ryan! Ryan!" urlò Marissa invano.

Ryan era già uscito, mandò un messaggio a Summer: "Torna da Marissa, io sono dovuto andare via. Grazie"

Si mise alla guida della sua macchina senza una méta ben precisa, aveva solamente bisogno di sfogarsi. All'inizio ce l'aveva con Marissa, ma poi capì che non era così. Ce l'aveva col mondo. Credeva che tutto si sarebbe sistemato e invece tutto era andato in frantumi.

Nel frattempo Marissa cercò di non piangere, anche se poteva scoppiare da un momento all'altro. Stava veramente sbagliando tutto? Cosa doveva fare? Doveva scegliere tra Ryan e la sua carriera? Lui l'amava ancora, ma lei? Doveva scegliere. Pensava di avere le idee chiare, ma le parole di Ryan avevano fatto crollare la sua sicurezza. Fino a qualche minuto prima era sicura sul fatto che dovesse partire. Doveva scegliere Ryan e seguirlo? Non sapeva che fare. Voleva solamente che Summer arrivasse il più presto possibile. Aveva bisogno di un suo abbraccio, dei suoi consigli e poi avrebbe dovuto pensare alla sua scelta da compiere. 

 

 

(CONTINUA..)

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Capitolo 5
*** 4x05 - La scelta (Seconda parte) ***


Era passata una settimana esatta da quando Ryan e Marissa avevano litigato. Lui era pronto a dichiararle tutto il suo amore, mentre lei gli aveva rovinato i piani rivelandogli l'intenzione di partire. Quando Ryan, quel giorno, le aveva sbattuto la porta in faccia e se ne era andato, Marissa era rimasta chiusa in camera sua a piangere. Erano lacrime di dispiacere, ma anche di rabbia. Fino a qualche attimo prima credeva di fare la cosa giusta, mentre Ryan l'aveva fatta cadere nel dubbio più assoluto. Avrebbe voluto trovare un appoggio da parte sua. Si erano amati, erano stati insieme, lui era stato il suo fidanzato, ma tante volte lo aveva considerato anche un padre, un amico e a volte un nemico. Nonostante tutto l'aveva sempre appoggiata e capita, nel bene e nel male. E allora perchè non riusciva a comprendere l'importanza per Marissa che aveva quella partenza e quel nuovo lavoro? Marissa aveva sempre pensato che sarebbe andata all'università, avrebbe studiato e si sarebbe costruita un futuro eccellente, fatto sì di sogni, ma anche di carriere reali e sicure. E invece i piani erano cambiati, ma a lei non dispiaceva affatto. Era finalmente riuscita a convincere la madre e anche la sorella ne era entusiasta. Summer l'aveva appoggiata come sempre. Era triste per la partenza della sua migliore amica, ma era riuscita a capire che se voleva il bene di Marissa, doveva lasciarla andare. 

"Come va?" Summer bussò alla porta della camera di Marissa che era ancora sotto le coperte, nonostante fossero le undici del mattino.

"Così.."

"Perchè non ti senti bene o per altro?"

"Per lui.."

"Non l'hai sentito?"

"No e la cosa mi dà ai nervi. Non sono io a dovergli chiedere scusa"

"Purtroppo siete entrambi testardi ed orgogliosi"

"Che dovrei fare? Chiamarlo e dirgli che mi dispiace, che non parto e rimango quì incatenata per sempre a mia madre?"

"No, ma dovresti smetterla di torturarti così. Sei libera di scegliere. E' una cosa che spetta solamente a te. Solo tu sei padrona delle tue azioni, per cui fai quello che ti rende felice. Pensaci su e poi scegli. Non farti condizionare"

"Io credo di averla fatta la mia scelta, ma ho solamente paura di sbagliare"

"Ma tu lo ami?"

"Sì, lo amo, ma tanto è sempre la solita storia. Amare una persona non è sempre la soluzione ai problemi. Non è perchè lo amo che tutto può andare bene. E so anche che lui mi ama, ma non possiamo andare avanti così. Abbiamo bisogno di stare lontani, ma lontani veramente"

"Gliel'hai detta la novità?"

"Non ancora, non ne ho avuto il coraggio. Figuriamoci come reagisce se gli dico che io e mio padre ci trasferiamo a Parigi"

"Devi dirglielo prima che lo venga a scoprire da qualcuno"

"Lo so. E' che.."

"Non sai come affrontarlo"

"Già, ho paura di sbagliare ancora"

"Sappi però che io credo in te e ti affiancherò sempre e comunque"

Una lacrima bagnò quel perfetto viso di Marissa. Summer l'abbracciò e la strinse forte. La loro era un'amicizia fuori dal comune, andava oltre quei "fantastici quattro". Si erano conosciute quando ancora non conoscevano il mondo, erano cresciute insieme e insieme avevano fatto le prime esperienze di vita. Avevano constatato quant'era duro il mondo, ma allo stesso tempo avevano assaporato le belle cosa che la vita sa offrirti. Insieme si facevano forza, sapevano che erano indispensabili l'una per l'altra e la lontananza non le spaventava perchè sapevano che la loro era un'amicizia senza confini. Anche a migliaia e migliaia di chilometri di distanza, ce l'avrebbero fatta. L'amicizia non conosce limiti, non conosce invidia o cattiveria, sa solo amare. 

Summer le sorrise e la lasciò sola. Sapeva benissimo che aveva voglia di rimanere in camera a pensare, in pace con sè stessa e nessun'altra. Marissa si asciugò quell'amara lacrima, si alzò dal letto e dall'armadio tirò fuori uno scatolone. Era il classico scatolone dei ricordi, quello che quando lo apri ti riporta indietro nel tempo, che dovrebbe aiutarti a chiarirti le idee, ma che fondamentalmente ti fa solo piangere. Marissa sapeva benissimo cosa conteneva, sapeva cosa avrebbe visto. Fece un lungo respiro e poi lo aprì. La prima cosa che vide fu un asciugamano verde. Gliel'aveva lasciato Ryan. Erano i primi giorni che si vedevano, Ryan era da poco arrivato a casa Cohen e le aveva organizzato un appuntamento. Avevano fatto il bagno in piscina, Marissa lo aveva spinto e lui l'aveva portata con sè nell'acqua. Le aveva dato un asciugamano e per non farla infreddolire gliel'aveva fatto portare a casa. Marissa lo annusò e per un attimo, nonostante fossero passati tre anni, le sembrava di sentire ancora il profumo di Ryan. Sorrise, anche se nascondeva calde lacrime. C'erano diverse foto di loro due, anche se le più belle le aveva tutte incorniciate e messe nella sua camera. Nonostante non fossero più fidanzati le aveva lasciate lì. Non sapeva precisamente perchè, ma voleva vederle appena sveglia e prima di andare a dormire. Tirò poi fuori un bigliettino stropicciato, lo lesse: "Potremmo fare le crociate?". Marissa gliel'aveva scritto durante una lezione di storia. Dovevano fare delle ricerche, ma poi Ryan venne assegnato insieme a Luke. Vide poi una collana nera, sembrava più una cordicella. Era di Ryan. Gliel'aveva regalata prima ancora che si mettessero insieme. Marissa non riuscì a proseguire il viaggio nei ricordi, così rimise tutto dentro lo scatolone, lo chiuse e lo ripose nell'armadio. Stava quasi per piangere, quando le squillò il cellulare. Andò immediatamente a rispondere con la speranza che fosse Ryan.

"Ciao tesoro, come stai?"

"Papà, sei tu.."

"Chi pensavi che fosse?"

"No, niente, scusami, lascia perdere"

"Come ti senti?"

"Bene... sto bene"

"Sono passato in ospedale per parlare della partenza con l'infermiera e mi ha rassicurato sulle tue condizioni"

"Papà questo già lo sapevamo, voglio dire avevamo calcolato il tempo e quindi il fatto che sarei guarita del tutto per la partenza"

"Bè, veramente c'è stato un piccolo cambiamento"

"Ovvero?"

"Ovvero, ho anticipato la partenza. Vedi ci sono importanti affari in porto per cui partiremo per Parigi tra tre giorni"

"Ma... ma come? Io ancora devo decidere..."

"Decidere cosa?"

"Nulla. E con le cure come faccio?

"Ho già pensato a trovare una buona infermiera a Parigi. E' tutto sotto controllo, stai tranquilla"

"Sì, papà, ma vedi, io volevo parlarti... "

"Tesoro devo scappare, ci sentiamo più tardi. Non sai quanto sono felice che tu venga con me. Ti voglio bene"

"Già.. Ti voglio bene anch'io"

Marissa riagganciò con un nodo nello stomaco. Jimmy era così felice della loro partenza, poteva Marissa dirgli che ci stava pensando, che non era così sicura di partire? Come poteva decidere tra chi spezzare il cuore? Il padre o Ryan? Si sdraiò sul letto e chiuse gli occhi, voleva riposare un pò, provare a dormire, per un attimo voleva non pensare a Ryan, al padre, a Parigi, al lavoro. Voleva semplicemente smettere di pensare. 

"Posso?? Ah, stai dormendo, torno dopo"

"Ryan... entra"

"Come stai?"

"Fisicamente bene..."

"Per il resto?"

"Così.."

"Sono io la causa principale del tuo malessere vero?"

"Diciamo che ne sei una parte rilevante.."

"Marissa mi dispiace. Mi sono comportanto da bambino, ma..."

"Scuse accettate"

"Di già?"

"Lo so quant'è difficile per te parlare per cui ti ho voluto facilitare la cosa!"

"Sai, ci ho pensato su e... va bene, devi essere tu a scegliere, solo tu. Per cui fai quello che ti senti"

"Grazie, è importante per me"

"Se scegli di restare sappi che io sto con te. Se scegli di andare cercherò di accettarlo. Ce la metterò tutta"

"Bè, è confortante questo!"

"Magari se penso che il Canada non è così lontano, mi rassicuro..cioè, alla fine è sempre in America. Certo non è come averti quì, però meglio di niente.. No?!"

"Ryan.. devo dirti una cosa, ma promettimi che non ti arrabbi!"

"Cosa?"

"La partenza è prevista tra tre giorni.."

"Come? E quando pensavi di dirmelo? Il giorno stesso della partenza?"

"Guarda che l'ho saputo oggi anch'io, mi ha chiamato mio padre e me l'ha detto, proprio poco fa"

"Quindi è già tutto deciso.."

"Ryan..."

"Marissa, come puoi pretendere che capisca anche questo? Credevo saresti partita tra un pò, non così presto"

"Ma che vuoi che faccia è? Spiegamelo! E' solo che.."

"Cosa?"

"E' che sono stanca! Sono stanca di dover essere condizionata, sono stanca di te e della tua continua pressione, non ce la faccio ad andare avanti così. So che la mia partenza avrebbe avuto delle conseguenze nella mia vita, ma le ho sapute accettare perchè è questo quello che voglio!"

"Guarda che ci sono conseguenze anche per me.."

"Ma perchè deve essere così? Perchè devi dipendere da quello che faccio io?"

"Marissa, ma che dici?"

"Sai avevi ragione tanto tempo fa.. Siamo di due mondi diversi"

"E adesso te ne rendi conto? Quando volevi passare la notte con me nell'abitazione tipo ti stava bene l'essere diversi, non era un problema. Adesso invece lo è?"

"Lo è diventato col tempo. Apparteniamo a mondi diversi, non la pensiamo allo stesso modo e il fatto che non siamo mai stati amici, ma solo eterni innamorati, ha solamente peggiorato le cose. Per cui.."

"Per cui hai scelto"

"Sì, ho scelto. Partire è la cosa giusta"

"Se è quello che vuoi fai pure, ma sappi che se dovessi tornare per fare visite alle tue persone più care, non faticarti a venirmi a cercare, perchè non ci sarò"

Ryan non le diede neanche il tempo di rispondere che subito se ne andò lasciando Marissa sola e senza parole. Non riconosceva più il vero Ryan. Non era il Ryan di cui si era innamorata. Cosa era successo? Cosa era cambiato in lui? Forse lei gli aveva causato troppi problemi, troppe sofferenze. 

Marissa prese il cellulare, compose il numero e aspettò la risposta.

"Pronto?"

"Papà, va benissimo partire prima. Sono felicissima"

"Tesoro, non sai quanto mi rendi felice! Ti chiamo domani per dirti a che ora ti passo a prendere"

"Va bene, grazie. Ti voglio bene"

"Ti voglio bene piccola"

Sì, partire era la cosa giusta da fare. Marissa ormai aveva scelto, non poteva più tornare indietro. 

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Capitolo 6
*** 4x06 - La partenza ***


Si dice che la sera prima di ogni partenza sia quella più importante, perchè improvvisamente ogni ricordo prende vita ed ogni minima cosa del posto che lasci sembra diventare fondamentale. Cominciano così ad affiorare i dubbi ed è lì che nasce la nostalgia, la malinconia perchè "sai quello che lasci, ma non sai quello che trovi". Marissa era in camera sua, doveva ancora preparare i bagagli e la cosa non è che le andava molto a genio. Era contenta di partire, di provare a cambiare vita, voltare pagina, cambiare aria, ma fare i bagagli le sembrava lasciare Newporth per sempre. Era cresciuta in quella cittadina, si era sbucciata per la prima volta il ginocchio, era il luogo delle liti più grandi con la madre, era diventata la migliore amica di Summer e poi aveva conosciuto Ryan, il suo unico grande amore. Per prima cosa prese tutte le foto con Ryan che aveva incorniciato. Doveva sì voltare pagina, ma non poteva e non voleva dimenticarlo. Era un pezzo importante della sua vita e doveva portarlo con sè. 

"Posso?"

"Mamma, vieni, entra"

"Vuoi una mano con i bagagli?"

"Se vuoi.."

"Ti fa male lasciare Ryan quì vero?"

"Sì, ma so che è inevitabile"

"Lo sa che ti trasferisci a Parigi e non in Canada?"

"Veramente no, volevo dirglielo, ma non ce l'ho fatta. Abbiamo litigato per l'ennesima volta e così l'ho lasciato andare senza dirgli nulla"

"Tesoro lo sai come è fatto. Appena verrà a saperlo..."

"Lo so, ma non me la sento ora di dirglielo. E' più forte di me"

"Sei tu che devi decidere, per cui fai quello che ti senti"

"Mamma posso chiederti una cosa?"

"Certo tesoro"

"Perchè sei cambiata così tanto? Ryan non lo potevi vedere, ci hai ostacolato in tutti i modi possibili e anche il fatto che mi lasci partire.."

"Quando sei stata in coma e ho visto che Ryan era lì quando ti sei svegliata, ho capito che nonostante tutto mi aveva fatto il regalo più grande. Ti aveva riportata tra noi. E' stato lì che ho capito che siete sì diversi, ma che siete fondamentali l'uno per l'altra. Davanti ad un amore così non potevo fare altro che aprire le braccia"

"Quindi tu credi che lui sia il mio grande amore?"

"Perchè tu non lo credi? Marissa quando i tuoi occhi lo guardano sono lucidi, felici, pieni di gioia. Quegli occhi non li hai mai avuti con nessun'altro, neanche con Luke"

"E riguardo la partenza?"

"Tuo padre me ne aveva parlato e non me la sentivo di ostacolarti di nuovo. Ormai sei grande, sei una donna e anche se mi mancherai da morire, è giusto che tu faccia le tue esperienze di vita e che sia tu a scegliere per il tuo futuro"

"Ti voglio bene mamma, anche se non te l'ho mai detto"

"Ti voglio bene anch'io Marissa, anche se non te l'ho mai detto"

Si abbracciarono forte come mai avevano fatto. Per la prima volta nella loro vita non erano le due Cooper acerrime nemiche, ma semplicemente Julie e Marissa, madre e figlia. Si asciugarono velocemente le lacrime di commozione e poi vennero interrotte da Summer che entrò in camera.

"Disturbo?"

"No, no, vieni cara, vi lascio sole" disse Julie lasciando la stanza.

"Vedo che le cose vanno bene tra di voi.."

"Già, meglio tardi che mai!"

"Hai finito di fare i bagagli?"

"Sì, manca solo di chiuderli e poi tutto è pronto"

"Sicura?"

"Sì, perchè?"

"Non manca qualcosa?"

"Oddio no, cioè non credo. Il biglietto l'ho preparato, il passaporto anche, tutti i documenti sono sistemati. Che manca?"

"Questo.."

Summer tirò fuori dalla borsetta un pacchettino piccolo e rosa. Marissa lo prese e lo aprì curiosa.

"Oddio, non ci credo! Il nostro braccialetto dell'amicizia, quello che ci eravamo regalate a sette anni. Peccato che il mio l'ho perso.."

"Guardalo bene, quello non è il mio. Io ce l'ho al polso"

"Ma questo è il mio! Come hai fatto?"

"Non l'avevi perso. In realtà te lo avevo perso io per sbaglio. Era in uno dei tanti scatoloni in cantina, così l'ho lavato e ho pensato di dartelo stasera prima della tua partenza"

"Mannaggia a te, devi farmi piangere! Mi mancherai tanto.."

"Lo so, anche tu mi mancherai. Ma sappi che io ci sono sempre, che puoi chiamarmi anche di notte. Ci sarò sempre per te"

"Magari tu e Seth potete venire a Parigi a farvi una bella vacanza romantica!"

"Seth a Parigi? Ma ce lo vedi?" 

"Effettivamente.. Che ne dici se stasera dormiamo insieme nello stesso letto? Come quando eravamo piccole"

"Te lo stavo per chiedere io!"

"Ti voglio bene Summer"

"Anch'io ti voglio bene Marissa, non immagini quanto!"

Erano migliori amiche, due vere migliori amiche. Erano tristi e malinconiche, non si sarebbero viste per chissà quanto tempo, ma entrambe sapevano che nulla poteva dividerle, neanche l'oceano. Si addormentarono così sotto le stesse coperte, abbracciate come due sorelle, piccole come due bambine, felici e tristi come due amiche che devono dirsi "Arrivederci".

Il sole del mattino splendeva a Newporth e rifletteva sulle vetrate della casetta in piscina dei Cohen. Ryan era sdraiato nel suo letto. Quella notte non aveva chiuso occhio. Aveva passato tutto il tempo a pensare a Marissa, al fatto che sarebbe partita quella mattina stessa e chissà quando l'avrebbe rivista.

"Ryan? Sei sveglio?"

"Seth, secondo te?"

"Bene, comincia a ringraziarmi perchè ho trovato la soluzione perfetta per te e Marissa!"

"Sarebbe?"

"Guarda, questa volta mi sono veramente superato, ho spremuto fino all'ultimo tutto il mio cervello e.."

"Seth che idea hai partorito?"

"Partorito.. Voce del verbo partorire, bel verbo, mi piace questo tuo inserimento.."

"Seth?"

"Che c'è?"

"L'idea.."

"Sì, l'idea. Allora, potresti fare come nei film del cinema"

"Ovvero?"

"Chiami l'aereo del volo di Marissa e li avvisi della presenza di una bomba. Potresti metterti un fazzoletto per camuffare la voce, naturalmente numero anonimo e poi riattacchi subito. Così acquisti tempo e.."

"Seth ma che cavolo dici? Vuoi che mi sbattono in galera?"

"Effettivamente era un pò azzardata, però tu ami il rischio. Ammettilo mi sono veramente superato!"

"Sì, come no. Se ce l'avessi un cervello pure pure.."

"Sai, sei diventato troppo facile alle battute, dovresti tornare il Ryan di una volta.."

"Me lo hai già detto.."

"E te lo ripeterò all'infinito!"

"Quindi? Che faccio con Marissa?"

"Amico mio, credo non ci sia nulla da fare. Ti resta solamente di andare a salutarla all'aeroporto"

"No, all'aeroporto io non ci vado. Non voglio salutarla"

"Ryan, vieni, siediti quì, accanto a me"

"Seth, ce la fai ad essere serio per cinque minuti?"

"Okay, so che Parigi non è proprio dietro l'angolo, ma tu pensa che al giorno d'oggi esiste la tecnologia, santa tecnologia!"

"Parigi? Come Parigi?"

"Parigi?! Ho detto Parigi?! No, volevo dire...Dov'è che va Marissa?"

"Va a Parigi?" disse Ryan uscendo dalla casetta in piscina.

"Sì, ho detto Parigi. Forse non dovevo dirlo. Me lo dicono sempre di tapparmi la bocca, chissà perchè poi non lo faccio.." esclamò Seth tra sè e sè.

Marissa nel frattempo era in aeroporto, era con suo padre e stavano facendo la fila dell'imbarco. C'era molta gente diretta a Parigi, Marissa e Jimmy dovevano solo effettuare i controlli e poi si sarebbero imbarcati. Julie e Summer li avevano accompagnati all'aeroporto, ma poi si erano salutati all'entrata. Sarebbe stato troppo doloroso per tutti e quattro vedersi andare via. Jimmy era eccitato da questa partenza, non vedeva l'ora di arrivare a destinazione e iniziare una nuova avventura insieme a sua figlia. Marissa invece aveva lo sguardo perso, si guardava intorno, cercando qualcosa o meglio qualcuno. Non era da Ryan mancare, non poteva non salutarla. Più volte avevano litigato in passato, ma alla fine l'aveva sempre raggiunta. Come quando improvvisamente era apparso al ballo di fine anno, Marissa non ci sperava più, era sola, ma poi lui arrivò. Si guardarono e ballarono come nulla fosse successo. 

Marissa fece un sospiro quasi di delusione e avanzò nella fila. Ormai era arrivato il loro turno, passò prima Jimmy ai controlli e Marissa lo guardava con la speranza di dimenticare il dolore che portava dentro.

"Fateci morire giovani o lasciateci vivere per sempre. Per sempre giovane, voglio essere per sempre giovane. Vuoi davvero vivere per sempre? Balliamo in stile, balliamo per un pò!" urlò Ryan comparendo improvvisamente.

"Ryan!" disse Marissa.

"Forever Young Marissa, te lo ricordi?"

"Sì, me lo ricordo"

"Perchè non mi hai detto la verità? Parigi è oltre l'oceano!"

"Volevo dirtelo, ma non sapevo come"

"Marissa, sei ancora in tempo, prendi le borse e torna a casa con me, insieme possiamo farcela"

"Ryan è il mio futuro che mi aspetta, ti prego.."

"Ma ti rendi conto quanto saremo distanti?"

"Ne abbiamo passate tante Ryan e le abbiamo superate tutte quante. Affronteremo e supereremo anche questa, vedrai.."

"E io che faccio, come faccio senza di te?"

"Vivi Ryan, vai avanti, costruisci il tuo futuro che quando ritorno sarà il nostro presente"

"Signorina, tocca a lei.." Disse l'hostess a Marissa

"Sì, scusi, arrivo subito.." Rispose Marissa

"Ryan, non sarà un oceano ad allontanarci, siamo più forti noi" e poi andò ad effettuare i controlli. Ryan fece ancora qualche passo e le si avvicinò.

"Non dimenticarti mai di me, non dimenticarti di come sono fatto. Ricordati di me, ovunque tu sarai"

"E tu non metterti nei guai!"

Ryan cominciò ad allontanarsi, avrebbe voluto dirle che l'amava, ma non ci riuscì. Si voltò un'ultima volta e fu sorpreso e felice nel vedere che anche Marissa lo stava guardando. Una lacrima bagnò il suo viso, Ryan non piangeva mai, ma quella volta fu inevitabile. Marissa gli fece un cenno di saluto con la mano e con le lacrime agli occhi, lui ricambiò e poi non la vide più. 

Andò verso l'uscita, si fermò ad un bar, chiamò Seth per rassicurarlo e dirgli che stava bene, che non aveva fatto nessun casino. Poi si fermò ad osservare la pista dell'aeroporto, quella dove ci sono tutti gli aerei, dove partono e atterrano. Avrebbe tanto voluto che l'aereo di Marissa fosse appena atterrato, che lei fosse appena tornata e invece vide il suo aereo dapprima correre per prepararsi al decollo e poi partì. Marissa era in quell'aereo, gli faceva male vederla volare via, ma voleva rimanere lì, voleva essere l'ultimo a salutarla. Guardava quell'aereo allontanarsi sempre di più e scomparire tra le nuvole, il suo cuore gli faceva male. Sentiva una stretta forte che non riusciva a trattenere. 

"Ti amo Marissa, ti amo" e se ne andò. Chissà quando avrebbe rivisto quei suoi occhi e quel suo sorriso. Ora avrebbe dovuto imparare a guardare il mondo non più con gli occhi di Marissa, ma con i suoi. E chissà se ce l'avrebbe fatta a resistere..

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Capitolo 7
*** 4x07 - Mancanze ***


La pioggia bagnava le strade di Newport Beach. Quella mattina era l'inizio del primo giorno senza di Marissa. Ryan, il giorno prima, l'aveva vista andare via per sempre. Era corso all'aeroporto, aveva fatto l'ennesima corsa per lei, l'aveva pregata di restare. Aveva voluto fare un ultimo tentativo, poi l'aveva salutata a modo suo. Una volta tornato a casa, Seth gli fece compagnia per una chiacchierata in silenzio. Seth si addormentò, mentre Ryan riuscì a chiudere gli occhi per un paio d'ore e risvegliarsi così all'alba. Potè osservare la pioggia che cominciava a scendere dal cielo. Aveva visto il nascere di quel temporale. Era rimasto ad osservare quelle goccioline d'acqua scendere che si facevano sempre più grandi e forti. E nel frattempo si domandava che tempo facesse a Parigi. Sicuramente ci sarebbe stato il sole perchè Marissa era lì. Ryan era convinto che dopo la sua partenza, Newporth Beach avrebbe visto solamente pioggia e temporali, Marissa era partita, il sole se ne era andato. 

Ryan si alzò dal letto, Seth dormiva ancora lì vicino a lui, aprì la porta della casetta in piscina, non voleva andare in cucina a fare colazione, voleva andare fuori. Pioveva? Per lui non era un problema. Uscì fuori, non faceva freddo, era da un pò cominciata l'estate. Richiuse la porta e fece qualche passo in avanti. La pioggia cominciò a bagnarlo così velocemente che i capelli erano già completamente bagnati e il pigiama di Ryan poteva essere strizzato. Rimase sotto la pioggia, alzò il viso e si mise a guardare il cielo. Pensò che magari anche Marissa lo stava guardando e chissà se anche lei lo stava pensando. Ryan stava piangendo? Chi lo sa, le lacrime potevano confondersi con la pioggia. Piangeva dentro, da sempre, da quando Marissa gli aveva detto che sarebbe partita lo stesso, nonostante l'incidente. 

"Ryan, ma che ci fai lì? Non so se te ne sei accorto, ma piove!" disse Seth appena sveglio aprendo la porta della casetta in piscina.

"La vedo la pioggia, torna dentro" rispose Ryan.

"Torna dentro anche tu, ti prenderai una polmonite!"

Ryan non rispose, rimase lì, in silenzio, sotto la pioggia. Seth scosse la testa in cenno di rassegnazione. Sapeva di non poter fare nulla per fargli cambiare idea. Seth stava per rientrare dentro, quando si voltò, vide Ryan lì e allora capì che doveva fare qualcosa per lui. Così uscì fuori e si chiuse la porta alle spalle. Avanzò verso di lui e gli si mise accanto. La pioggia bagnava così anche lui.

"Stai male tu, sto male anch'io. Sotto la pioggia tu, sotto la pioggia anch'io" gli disse Seth. 

Ryan lo guardò e senza dire nulla, con uno sguardo, lo ringraziò. 

"Se mi prende una polmonite mi avrai sulla coscienza!" affermò Seth.

Ryan si voltò verso di lui e sorrise. Lui era l'unico in grado di strappargli un sorriso anche quando c'era la pioggia. 

Nel frattempo Marissa a Parigi stava cercando di ambientarsi. Per lei il nuovo lavoro iniziava il giorno dopo e doveva sistemare delle carte di importanti affari. Si diresse così in banca, quando si imbattè in un ragazzo, alto, moro e occhi marroni, strano per essere un francese. Gli andò addosso e le caddero così tutti i fogli sulla strada.

"Cavolo, sono sempre il solito sbadato! Ehm.. Excusez moi!"

"Anche lei americano?"

"Oh, finalmente una ragazza del mio stato! Non ce la facevo più a parlare francese!"

"Mi scusi per la botta, ero con la testa tra le nuvole.."

"Lo ero anch'io. Comunque piacere Mark"

"Piacere Marissa"

"Wow, doppia M!"

"Già, di dov'è?"

"Dammi del tu ti prego. Comunque Boston e tu?"

"Boston?"

"Sì, Boston, non ti piace?"

Un flashback colpì immediatamente Marissa alla parola Boston:

"E tu chi sei?"

"Chiunque tu vuoi che io sia"

"Ah, ho capito. Posso fregartene una? Allora che ci fai quì? Seriamente"

"Seriamente? Ho rubato una macchina, l'ho sventrata. In realtà è stato mio fratello, ma lui aveva una pistola e della droga, quindi ora lui è in prigione. Io sono uscito e mia madre mi ha cacciato perchè era ubriaca, incazzata, e il signor Cohen mi ospita"

"Tu sei il cugino di Boston, vero?"

"Vero"

Marissa era con lo sguardo perso in quella scena, le sembrava di essere in quel vialetto ad aspettare Luke. Le sembrava di vedere Ryan accendersi una sigaretta, l'ultima. Le sembrava di sentire la sua voce, di vedere il suo sguardo, di vederlo avvicinarsi e poi allontanarsi. Le sembrava di rivevere il loro primo incontro.

"Marissa?"

"Oh, sì, scusami"

"Ancora sulle nuvole?"

"Già.."

"Allora?"

"Allora cosa?"

"Non mi hai detto di dove sei.."

"Ah, già scusa, che sbadata. Sono di Newporth Beach"

"Orange Country, bella zona, famosa per i festini e i balli della scuola"

"Bella reputazione! E pensare che ne ero io l'organizzatrice.."

"E allora che ci fai quì?"

"Lavoro con mio padre, e tu?"

"Una semplice vacanza con gli amici prima di iniziare l'università.."

"Una vacanza con gli amici a Parigi? Non è una città molto adatta per questi generi di viaggi"

"Bè Parigi è una delle mète preferite dalle ragazze.."

"Davvero?"

"Tu sei una ragazza, per cui.."

Marissa e Mark continuarono a parlare e tra una battuta e l'altra andarono a prendersi un caffè. Quel Mark aveva qualcosa di intrigante che interessava e incuriosiva Marissa. Lui era rimasto colpito dalla bellezza di Marissa e dal suo sorriso, proprio come ne fu colpito tre anni e mezzo prima un altro ragazzo mentre si accendeva una sigaretta.

"Bè, una giornata di pioggia ha i suoi lati positivi!" esclamò Seth a Summer.

"E sarebbero?"

"Innanzitutto siamo obbligati a rimanere chiusi in casa. Il che comporta il rischio di tu sai cosa. La pioggia ti porta poi a stare a letto sotto le coperte, quindi tante coccole, tutti abbracciati e cippi cippi. Il che comporta sempre quel rischio"

"Cohen arriva al dunque"

"Dobbiamo festeggiare il nostro mesiversario della riconciliazione? Bene, andiamo in camera tua, spogliati, mettiamoci sul letto e facciamo sesso selvaggio!"

"Non potresti spogliarmi tu romanticamente?"

"Sono troppo stanco, la pioggia mi deprime e credo che mi starà per venire una polmonite. Devo risparmiare energie!"

"E va bene Cohen, ma sbrighiamoci che tra poco tornano mio padre e Julie" disse Summer prendendolo per mano con forza.

"Oh sì baby, mi piaci quando sei così manesca!"

"Cohen, ti ricordo che soffro di attacchi di rabbia.."

"Okay, percepito baby!"

Seth e Summer andarono in camera, fecero l'amore e la pioggia li accompagnava a piccoli rumori. Si amavano ogni giorno sempre di più e ne erano consapevoli. Ogni occasione per loro era buona per festeggiare. Perchè si sa che l'amore è un pò matto.

Ryan era nella casetta in piscina, al buio, seduto sul pavimento, accanto al letto. Prese il cellulare e lo controllò. Nessuna chiamata persa e nessun messaggio. Lei non l'aveva ancora cercato. Non sapeva che fare, se chiamarla, scriverle un sms o lasciar stare. Decise di non fare nulla. Chiuse gli occhi, non per dormire, ma per pensare. Chissà Marissa cosa stava facendo..

A Parigi, Marissa era nella sua nuova casa, non tanto grande, ma spaziosa quanto bastava. Aveva incontrato Mark, le sembrava un tipo tranquillo, si erano anche scambiati i numeri di telefono. Qualcosa di lui l'aveva colpita e il fatto che si stava ambientando la rasserenò. Sentì il cellulare vibrarle in tasca. Lo tirò fuori e lesse un messaggio. Era suo padre: "Tesoro tutto bene? Tra poco stacco. Compro qualcosa da mangiare e arrivo". Rimase delusa nel leggere quel messaggio. In cuor suo sperava fosse qualcun altro. Sperava fosse Ryan. Non si erano ancora sentiti. Nessun messaggio, nessuna chiamata, ma la voglia di chiamare era tanta da parte di entrambi. Marissa si guardò intorno e improvvisamente si sentì sprofondare. Si sentiva smarrita, persa, come se quello non era il posto per lei. La verità è che aveva un vuoto dentro. Ryan non era con lei, non era lì. Avrebbe voluto tornare indietro nel tempo, prenderlo per mano in aeroporto e andare via con lui. Tornare a casa dalla mamma e da Summer, ricominciare con Ryan, iscriversi all'università e continuare ad essere la Marissa di sempre, la bella dei fantastici quattro, la ragazza di Ryan Atwood, la migliore amica di Summer, la storica presidentessa della Harbor. Semplicemente Marissa Cooper. Ormai tornare indietro non si poteva, aveva fatto la sua scelta e non importava se se ne stava pentendo. Quello ormai era il suo destino.

Ryan e Marissa erano lontani, ma erano l'uno il pensiero principale dell'altra. L'uno si chiedeva cosa stesse facendo l'altra, senza sapere che entrambi facevano esattamente la stessa cosa: si pensavano e si mancavano. Non c'era distanza che poteva separarli, neanche l'oceano. Non c'era nessun tempo che poteva allontanarli. C'erano solo i loro cuori, sempre più vicini fino ad unirsi in uno solo. 

Marissa andò a farsi una doccia, mentre Ryan prese l'ombrello, le chiavi della macchina e si mise alla guida. Cercò di correre più che poteva, arriverò in un'agenzia. Posò l'ombrello nell'apposito contenitore, si pulì i piedi sul tappetino, aprì la porta ed entrò. Andò verso la scrivania vuota, si mise seduto e aspettò.

"Salve, mi dica. Come posso esserle d'aiuto?"

"Devo fare un biglietto. Vorrei prenotare un volo"

"Sì, certo. Destinazione?"

"Parigi"

E' proprio vero: l'amore fa fare follie.

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Capitolo 8
*** 4x08 - Maledetti ricordi ***


"Allora, partenza e ritorno per lo stesso giorno, per eventuali cambiamenti basta mandare un fax o chiamare direttamente quì in agenzia. Le ho stampato tutti i documenti da presentare al Check-in, per qualsiasi problema chiami pure"

"Grazie mille, arrivederci"

"Grazie a lei, buonasera"

Era fatta. Ormai tutto era organizzato. Ryan aveva comprato un biglietto di andata e ritorno per Parigi. Voleva raggiungere Marissa, voleva concedere un'ultima possibilità alla loro storia, l'ennesima corsa contro il tempo per lei. Non sapeva come sarebbe andata, di una cosa era sicuro: l'amava alla follia e avrebbe fatto qualsiasi cosa per lei, anche prendere un aereo, anche soffrire la paura del volo, anche superare l'oceano. Poteva un cuore spezzato rimanere lontano dalla sua metà? Marissa era la parte che gli mancava per sentirsi completo. Era la sua felicità. Poteva il cielo sorridere senza il sole? Marissa era il suo sole e Ryan doveva andare a riprendersela. Parigi era abbastanza grande per entrambi. 

Summer nel frattempo stava per uscire di casa per raggiungere Seth. Suo padre e Julie stavano gustando del buon vino davanti ad un telefilm. Sembravano innamorati e Summer aveva ormai accettato la loro relazione. Julie ultimamente era cambiata, forse a causa della partenza di Marissa. Era diventata più comprensiva, più simpatica e a tratti più dolce e affettuosa. O almeno così sembrava, forse ci stava provando, d'altronde per lei era un cambiamento lungo e difficile. Ci sarebbe voluto del tempo. 

"Papà io vado, non so se torno a dormire, probabilmente mi fermo da Cohen"

"Va bene tesoro, prendi le chiavi e avvisami se non torni"

"Sì, tranquillo. Ciao Julie"

"Ciao Summer"

Summer prese le chiavi, la borsa ed uscì di casa. Stava attraversando il vialetto del suo giardino, quando sentì dei schizzi d'acqua.

"Ma che cavolo.."

"Oh, scusami, ti ho bagnata. Non volevo"

"Ma ti sembra il momento di annaffiare il giardino? Guarda, mi si è rovinata la piastra e in più Chanel si è bagnata!"

"Chanel?"

"Sì, Chanel! Hai presente? Borsa Chanel! E comunque potresti anche farti vedere in faccia invece di nasconderti dietro un muretto!"

"Perdonami, non mi stavo nascondendo. Piacere Juan"

"No no perdonami tu, sono stata maleducata. Accidenti..." disse Summer senza parole guardando Juan

"Potrei sapere il tuo nome almeno?"

"Oh, certo. Sono Summer"

"Ciao Summer. Scusami, ma sono arrivato stammattina quì e ho la mania per i giardini"

"Fai il giardiniere?"

"No! I giardini sono un hobby per me, in realtà sono un insegnante di ballo"

"Wow, ballo! Non sei di queste parti vero?"

"No, sono nato in Argentina, ma cresciuto un pò quà e là"

"Che figata! Ehm.. ora devo andare, mi stanno aspettando, ma se hai bisogno di qualche informazione su Newporth Beach chiedimi pure! Benvenuto!"

"Lo farò! Buona serata Summer"

Summer gli sorrise e se ne andò. Il nuovo vicino l'aveva colpita, le aveva lasciato qualcosa di intrigante. Era un tipo misterioso ed estroverso allo stesso tempo e lei non vedeva l'ora di approfondire la sua conoscenza.

Ryan era uscito dall'agenzia di viaggi e camminava per le strade di Newporth. Aveva finalmente smesso di piovere. Forse anche il cielo era dalla sua parte. Era intento a tornare a casa, quando da lontano vide un'immagine che per lui rappresentava qualcosa di importante. Cominciò a camminare verso quell'immagine, fino ad arrivare lì, proprio lì, dove le sue vertigini erano state messe in pausa. La ruota panoramica era spenta e ferma. Ryan la guardava. 

"Senti, io non sono uno che parla molto e mi fido anche meno. Ma di te mi fido. E voglio che tra noi funzioni, veramente. Se un giorno scenderemo da quì ne riparleremo"

"Chissà quanto tempo ci vorrà"

"No, non dire così"

"Hai bisogno di qualcosa che ti aiuti a distrarti"

"Siamo a venti metri da terra, come puoi pretendere che.." e lo baciò.http://www.youtube.com/watch?v=TreNnCyVWsc Ryan ricordò quel momento come fosse appena accaduto. Riusciva a risentire il suo profumo, il suo sapore, le loro labbra contro labbra e le loro lingue che si accarezzavano dolcemente. Il loro primo bacio, il coronamento di ciò che era già iniziato con il loro primo incontro. Ryan continuava a guardare quella ruota con malinconia. Quanto tempo era passato dalla prima volta che ci era salito, da quando aveva dovuto fare i conti con le sue vertigini. Si allontanò piano, voltandosi ogni tanto per poterla guardare e a testa bassa si avviò verso casa. 

"Summer! Vieni, entra. Seth è in camera sua. Te lo chiamo?"

"No, grazie Kirsten. Vado io"

Summer era appena arrivata in casa Cohen, raggiunse Seth nella sua camera, ma il pensiero di Juan quasi la tormentava. Qualcosa di lui la costringeva a pensarlo.

"Summer! Ma dov'eri finita?"

"Ho avuto un piccolo incidente con un cretino"

"Wow"

"Già, anch'io l'ho pensato nel capire che non sei l'unico cretino al mondo"

"Questo sì che è amore!"

"Ryan? Dov'è?"

"E' uscito un pò, voleva stare da solo"

"Come sta? Marissa l'ha sentita?"

"Bè passa il giorno sotto la pioggia a guardare il cielo e la notte è sveglio a fissare il vuoto. Per cui direi sì, sta bene. Ormai lo conosciamo, si sfoga a modo suo e soffre in silenzio. Marissa ogni volta che chiama quì a casa, chiede di lui, ma non si parlano mai. Valli a capire quei due"

"Testoni, capoccioni, orgogliosi che non sono altro!"

"Che ne dici se... recuperiamo noi due per loro?" Seth guardò Summer con sguardo malizioso e cominciarono a "recuperare".

Ryan percorreva il vialetto di casa sua. Era arrivato, ma si sa, i ricordi sono come dei lunghi flash. Arrivano, colpiscono, se ne vanno e poi chissà se ritornano. Improvvisamente Ryan guardava il suo film, come uno spettatore estraneo che sa la trama del film, ma che si emoziona comunque nel vederlo. Vide quel Ryan Atwood di una volta scendere dalla macchina e arrivare al vialetto. Ecco che si accende una sigaretta, mentre una ragazza manda un messaggio con il cellulare. La ragazza si volta, era una Cooper, Marissa Cooper.

"E tu chi sei?"

"Chiunque tu vuoi che io sia"

"Ah, ho capito" 

Ryan guardava quella scena come se potesse riviverla. Erano così cambiati quel Ryan e quella Marissa. Erano diversi, eppure riusciva ancora a specchiarsi in loro, a ricordare come erano stati, a ricordare le parole del loro primo incontro, gli sguardi e l'indimenticabile sorriso di Marissa. Il più bello del mondo. Quello era stato per loro l'inizio della più grande storia d'amore che avevano mai vissuto. http://www.youtube.com/watch?v=oyzyQeBCA-Y

"Ciao a tutti" esclamò Ryan entrando in casa.

"Sei tornato finalmente! Dai che tra poco è pronta la cena" disse Kirsten.

"Non ha cucinato mamma per cui tranquillo, è commestibile" affermò Seth.

"Prima che ci sediamo a tavola, volevo avvisarvi di una cosa"

"Che è successo?" domandò Sandy.

"Ho prenotato un volo per domani di andata e ritorno. Vado a Parigi"

"Vai da Marissa?" domandò stupita Kirsten.

"Sì, ma voi non vi preoccupate"

"Bravo Atwood, così si fa! Vai lì e riprenditela! E già che ci sei portami il souvenir della torre Eiffel, ho sempre voluto vederla da vicino. Certo non è come andare a Parigi e vederla lì, ma almeno posso toccarla. La torre Eiffel in mignatura così ci mandiamo Capitan Avena e Principessa Favilla" disse Seth.

"Seth.."

"Ryan, anche loro festeggiano il mesiversario della riconciliazione, se lo meritano un viaggio a Parigi"

"Cohen mai che pensi a portare me a Parigi eh?!" disse Summer.

"E quindi ti riprendi Marissa..." affermò Seth per cambiare discorso dopo la battuta di Summer.

"Sì, vabbè Seth.. Meglio che vada a prepararmi la borsa. Chiamatemi quando arrivano le pizze" e andò nella casetta in piscina. 

Ryan cominciò a preparare la borsa, sul suo comodino vide la foto che si erano scattati lui e Marissa durante il primo Capodanno passato insieme.

"Ti amo"

"Cosa?"

"Ti amo"

"Grazie"

Nel ricordare quel momento, Ryan aveva solamente voglia di ripeterle le stesse indentiche parole. Un brivido lo percorreva e improvvisamente la paura si fece sentire. Non voleva perderla per niente al mondo, voleva vivere con lei ogni istante della sua vita. La nostalgia aveva preso il sopravvento. Colpa dei ricordi, già, maledetti ricordi.

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Capitolo 9
*** 4x09 - Come la prima volta ***


Quella notte Ryan non aveva chiuso occhio, non era neanche rimasto a fissare il vuoto come era suo solito fare da quando Marissa era partita. No. Quella notte guardava la loro fotografia incorniciata, quella che Seth gli aveva fatto di nascosto quando erano al mare, quando il mondo era sempre incasinato, ma a loro non importava. Erano partiti tutti e quattro per chissà dove, se ne erano fregati se il mondo ce l'aveva con loro, volevano vivere. Ryan guardava la foto con l'ansia e la speranza di un ragazzo che deve affrontare un esame, la gioia di un bambino nel comprare un giocattolo nuovo, l'amore di un uomo che raggiunge l'unica donna che abbia mai amato. Guardava quella fotografia e si immaginava l'incontro con lei a Parigi. L'avrebbe raggiunta sul posto di lavoro o sarebbe andato nella sua nuova casa. Non gli importava se l'avrebbe cercata tutto il giorno. Stava già sognando il momento in cui i loro occhi si sarebbero finalmente guardati di nuovo. E magari Marissa gli avrebbe sorriso come fosse il loro primo incontro.  

L'orologio della casetta in piscina segnava le 04:30 precise. Il suo volo era previsto per le 07:30. Ryan si alzò dal letto, andò in bagno a farsi una doccia e si mise i vestiti che aveva preparato la sera prima. Tutto era pronto, doveva solo uscire di casa. Prese la borsa, diede un ultimo sguardo per vedere se non aveva dimenticato nulla ed uscì. Aveva salutato i Cohen la sera prima per cui non gli sembrava giusto svegliarli neanche all'alba. Scese verso il vialetto ad aspettare il taxi, ma vide la macchina di Sandy proprio lì davanti. Ryan gli si avvicinò.

"Seth?"

"Credevi davvero che ti avrei lasciato andare da solo all'aeroporto?"

"Ma è l'alba.."

"Lo so, consideralo come un mio gesto estremo di amicizia"

"Ne sono onorato!"

"Dai sali prima che cambio idea e mi vado a rimettere a letto"

"Seth.. Forse è il caso che guidi io, sai non vorrei che.."

"Mi stai dicendo che potrei addormentarmi in macchina mentre guido?"

"E' una probabilità, perchè scartarla?"

"Mi offendi profondamente"

"Quante ore hai dormito?"

"Bè, è venuta Summer, abbiamo recuperato per voi, coccole del dopo recupero, ho chiuso gli occhietti verso le due"

"Bene, sono le quattro e trentacinque"

"Ryan, forse sarebbe meglio che guidassi tu. Sai non vorrei che mi prendesse un attacco di sonno. Lo dico per salvaguardare la nostra vita"

"Ottima idea! Come mai non ci avevo pensato prima?"

"Sono io la mente! Tu sei il braccio!"

"Aspetta un attimo. Che vuol dire che tu e Summer stavate recuperando per noi? 1) Per noi chi? 2) Che vuol dire recuperare? 3) Cosa facevate? 4) Perchè?"

"Ryan.. Ryan.. Sono tutte domande molto interessanti e lecite, ma ti prego di farmele una alla volta. Ti ricordo che sono le quattro e trentacinque, anzi, e trentasei e il mio cervello ancora deve connettersi al mondo"

"Seth vuoi che ti ricordi tutte le volte che mi hai svegliato nel bel mezzo della notte?"

"Avevo dei validi motivi"

"Ovvero?"

"Ora non me li ricordo. Ho la mente annebbiata"

"E in questo non c'è nulla di nuovo" sussurrò tra sè e sè Ryan.

"Come scusa?"

"No, nulla. Dicevo che è meglio che ci muoviamo o arrivo tardi in aeroporto e magari perdo pure il volo!"

"Ma dai, succede solo nei film!"

Nel frattempo a Parigi era ormai mattina e Marissa era nell'ufficio del padre. Lei doveva fargli da segretaria, prendere appuntamenti e ordini per quanto riguardava la vendite delle barche private. Quella mattina non era particolarmente indaffarata, aveva forse bisogno di staccare un pò. Quella notte non aveva chiuso occhio. Era preoccupata senza però saperne il motivo. Ryan era la sua preoccupazione più grande, ma stava cercando di andare avanti. 

"Buongiorno signorina! Lo gradisce un buon caffè che la rimetta in sesto?"

"Mark! Proprio quello di cui avevo bisogno, me lo stavo sognando!"

"Vedi? Ti leggo nel pensiero! E poi non mi dire che non ci credi!"

"Quanto sei scemo!"

"E tu quanto sei bella.."

"Dai, smettila che mi metti in imbarazzo"

Mark era andato a trovarla e le aveva portato il caffè come ultimamente faceva sempre. Marissa era contenta di questa nuova conoscenza, cominciava ad abituarsi a Parigi, a sentirsi un pò in un suo equilibrio, a proprio agio. Mark le piaceva. Era carino, premuroso, dolce, la faceva ridere e la riempiva di attenzioni. 

"Sei venuto quì solo per portarmi il caffè?"

"Veramente no.."

"A ecco. Vedevo che volevi dirmi qualcosa"

"Effettivamente. Bè, praticamente avremo parecchio tempo per conoscerci meglio"

"Che vuoi dire?"

"Voglio dire che devo restare quì per lavoro, almeno per un paio di mesi"

"Lavoro?"

"Sì, sono un manager e devo cercare nuovi e vecchi volti per la ribalta"

"Ma dai! Sono felice, veramente!"

"Fai qualcosa stasera?"

"Oltre a sistemare qualcosa in casa?! Bè nulla direi!"

"Che ne dici se ci andiamo a mangiare qualcosa insieme? Così soddisferò ogni tua curiosità sul mio lavoro!"

"Perchè no? Passi tu quì al lavoro?"

"Perfetto. A stasera" disse Mark fancendole l'occhiolino mentre andava via.

Intanto a Newporth Beach Summer stava facendo colazione, mentre il padre e Julie erano usciti un pò in spiaggia. Era ancora intenta a versare latte e cereali, quando qualcunò bussò alla porta di casa.

"Hola Summer!"

"Juan! Ciao.."

"Buongiorno bonita! Como estas? Scusa, come stai? Il mio accento ogni tanto ha la meglio!"

"Ehm.. Bene! Come mai questa visita?"

"Ti ho portato le migliori briosche di Newporth o almeno così mi hanno detto"

"Bene, lo proviamo subito. Vieni, entra, facciamo colazione insieme" 

Summer e Juan andarono così in cucina e iniziarono a chiacchierare del più e del meno. Summer era rimasta colpita da Juan, le aveva fatto una buona impressione, le sembrava di conoscerlo da sempre.

"Da quant'è che balli?" chiese Summer a Juan.

"Praticamente da quando ero nella pancia di mia madre! Era una ballerina e quando ero piccolo ballavo sui suoi piedi. Ha fatto giusto in tempo ad insegnarmi qualche passo che poi è morta in un incidente stradale. Così io ho continuato la sua passione. Amo il ballo come la mia vita, è come se attraverso di esso riuscissi a raggiungere mia madre, a parlarci e a trasmettere ciò che vorrebbe dire lei. Lo so, è un pò strano"

"No, è davvero dolce"

"Perchè non fai un salto alla scuola dove insegno?"

"Insegni quì?"

"Sì, è per questo che mi sono trasferito quì"

"Caspita!"

"Lo prendo per un sì?"

"Vedremo.. Insomma, perchè no? Vedere una lezione di ballo non costa nulla! Giusto?"

"Giusto! Brava chica!"

Parigi faceva uno strano effetto al primo impatto, forse per la torre Eiffel, forse perchè tutti la considerano la città più romantica, o forse perchè lo è davvero. Ryan girovagava per quella città dell'amore in cerca della sua amata. Il suo cuore batteva al solo pensiero di poterla rivedere. Aveva in mano un biglietto con scritto il nome dell'agenzia di Jimmy "Viaggia con i Cooper". Ogni tanto si fermava a chiedere informazioni con la speranza di trovare la persona che lo avrebbe portato al posto giusto. Parigi di sera faceva tutto un altro effetto, non che l'avesse vista anche di giorno, ma aveva quel tocco in più, quella magia che neanche Newporth aveva.

Dopo aver camminato e cercato per ore e ore, finalmente una donna del posto riuscì a dargli le giuste indicazioni. Si fermò così ad aspettare un taxi diretto da lei. Sperava solamente che lei stesse lì, che fosse il suo turno, non ce l'avrebbe fatta a cercare anche casa sua. L'avrebbe fatto di certo, ma sarebbe stato contento se la fortuna fosse stata dalla sua parte. Una volta arrivato il taxi, diede tutte le informazioni, non c'era traffico, Parigi sembrava immensa. Non gli importava molto della città, voleva Marissa, ma il suo pensiero gli permetteva di guardare quel panorama con occhi diversi. Il taxi si fermò, segno che era arrivato. Alzò gli occhi fuori dal finestrino e un tuffo al cuore gli venne d'improvviso. Lesse l'insegna: "Viaggia con i Cooper". L'agenzia c'era. Era arrivato al posto giusto. Marissa era lì o forse c'era solo Jimmy. Fatto sta che l'aveva trovata. Pagò il taxi, scese e si fermò lì davanti. Riconobbe una chioma bionda liscia. Era arrivato il momento. Marissa era lì dentro. Finalmente si sarebbero rivisti. Ryan stava per entrare, quando da dietro quella chioma bionda spuntò un ragazzo, alto e moro, con una rosa in mano. Marissa l'aveva già dimenticato? Possibile che Ryan non faceva più parte della sua vita? Ryan non poteva credere ai suoi occhi, sentì la sua metà di cuore spezzarsi sempre di più in mille frammenti. Non aveva tempo per raccoglierli. Così si voltò, attraversò la strada e chiamò un altro taxi: "Ho bisogno di un taxi per l'aeroporto". Non aveva nessun bisogno di annullare il biglietto del ritorno. Gli serviva. Doveva tornare a Newporth e dimenticare per sempre Marissa. Lei aveva la sua vita, lui doveva provare a riprendersi la sua. Rimettere insieme i cocci era dura.

"Papà chiudi tu? Noi andiamo a mangiare qualcosa. Torno presto" disse Marissa a Jimmy che era appena entrato.

"Viene anche Ryan con voi?" domandò Jimmy.

"Ryan? Papà ma che dici?"

"Come che dico? L'ho visto quì fuori, credevo ti fosse venuto a trovare e che sareste andati a mangiare tutti insieme"

"Ryan? Ryan è quì? Cosa? Come? Dov'è? Papà!"

"Calmati Marissa. L'ho visto quì fuori mentre attraversava la strada. Forse andava ad aspettare un taxi"

"Dove starà andando? Perchè non è entrato?"

"Forse ti ha vista con Mark e ha frainteso. Non lo so, magari mi sbaglio. Ma sai, orgoglioso com'è non sarebbe di certo entrato"

"Dici? Tu che avresti fatto al posto suo?"

"Sarei andato all'aeroporto e me ne sarei tornato a casa!" 

"Giusto" disse Marissa uscendo.

"Ma dove vai?" le chiese Jimmy urlando.

"Secondo te? Corro all'aeroporto"

Il tempo era diventato il nemico di entrambi. Una corsa contro il tempo. Una corsa per il loro amore. 

Ryan era all'aeroporto, arrabbiato, deluso e con i frammenti di cuore in mano. Poteva l'amore fare così male? Sì, l'amore fa soffrire semplicemente perchè si ama davvero. L'amore è così. E' ciò che ti rende felice, ma è anche ciò che ti fa più male. E' la causa e la medicina dello stesso malessere.

Marissa doveva arrivare in tempo, doveva parlargli, doveva andare da lui, doveva fare una cosa per lui. Gliela doveva. 

Una volta arrivata all'aeroporto, cominciò a cercarlo in fretta e furia, anche a costo di andare addosso alle persone. Non le importava nulla. Riconobbe da lontano una canotta e un giacchetto con il cappuccio. Come dimenticare i suoi vestiti? Capelli biondi, orologio al polso sinistro e jeans. Sì, era lui.

"Ryan!" urlò Marissa da lontano davanti a tutti. Ryan si voltò. Marissa cominciò a correre verso di lui.

"Marissa.. ma che ci fai quì?"

"Io? Che ci fai tu quì a Parigi!"

"Il tuo ragazzo dove l'hai lasciato?"

"Ma quale ragazzo? Che mi importa! Rispondimi alla domanda. Dimmelo. Dimmi perchè sei quì"

"Lo sai.. Mi ero preparato un discorso da dirti, ma ora non mi ricordo più nulla"

"Chi lo vuole il discorso! Dimmi quello che senti, dimmi quelle due parole, dimmi quello che vuoi dirmi"

"Ti amo, ti amo, ti amo"

"Queste sono sei parole"

"Ti amo"

Sorrisero entrambi, Marissa aveva le lacrime agli occhi, Ryan piangeva dentro. Le labbra erano di nuovo contro, le lingue tornarnono ad accarezzarsi, fu come il loro primo bacio, mancavano le vertigini, c'erano però i brividi. Brividi d'amore.

Tornarono insieme a casa di Marissa, non avevano parlato chissà quanto. Non avevano bisogno di molte parole. Mark era rimasto con la rosa in mano ad aspettarla mentre Jimmy se ne era andato al cinema. Un padre capisce al volo la figlia e sua figlia aveva bisogno della casa libera. Ryan e Marissa erano in camera, l'uno di fronte all'altra. Erano in silenzio, si guardavano e tremavano. I brividi d'amore c'erano ancora.

"Domani sarà un macello, me lo sento.." affermò Ryan.

"Non mi importa di domani. Stasera tu sei quì" disse Marissa.

Ryan le accarezzò il viso fino a sfilarle il vestito che indossava. Lei gli tolse la felpa e la sua inseparabile canottiera.

"Marissa.."

"Che c'è?"

"Stanotte non russare.."

"Io non russo!"

"Te lo dico io, russi russi!"

Scoppiarono entrambi a ridere e un lungo bacio gli tolse le parole. Fecero l'amore tutta la notte, di nuovo uniti, l'una apparteneva all'altro. Fecero l'amore come dua bambini con il nuovo giocattolo, come due ragazzi che devono affrontare gli esami, come una donna e un uomo che si amano alla follia. Fecero l'amore come fosse stata la prima volta. 

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Capitolo 10
*** 4x10 - Goodbye my lover ***


Il sole splendeva su Newporth Beach. Finalmente dopo giorni di pioggia, erano tornate quelle giornate brillanti e piene di caldo che caratterizzavano Orange County. Seth e Summer dormivano ancora, non avevano chiuso occhio tutta la notte. Si erano fatti qualche coccola e mentre Seth leggeva il suo fumetto preferito, Summer versava lacrime vedendo Valle Di Lacrime. Chissà se i produttori di quella serie televisiva avevano pensato a quel titolo sapendo che poi i telespettatori si sarebbero ritrovati piangendo davanti alla televisione con milioni di fazzolettini in mano. Ormai Seth ci era abituato e neanche ci faceva più caso. In fin dei conti Summer aveva accettato il suo parlare alle barche, per cui lui avrebbe accettato le sue lacrime facili. Era ormai d'abitudine che Summer si fermasse a dormire da Seth almeno una volta alla settimana. Una delle tante ricorrenze a cui Seth era particolarmente legato. 

"Oddio Summer! Il comodino sta tremando, è il terremoto, c'è il terremoto. Me lo sentivo che sarebbe successo qualcosa dopo che Ryan fosse partito. Chiamiamo i pompieri"

"Cohen, ma quale terremoto! E' il mio cellulare, mi è arrivato un messaggio"

"Che sollievo. Mi manca l'aria. Ho urgentemente bisogno di ossigeno. Direi che possiamo anche non chiamare i pompieri"

"Ma ti pare poi che se ci fosse il terremoto chiamaresti i pompieri?"

"Perchè no?"

"Cohen, non ne avresti neanche il tempo. Ti ritroveresti in un attimo sotto le macerie se non ti sbrigassi a portare le tue chiappe fuori di casa!"

"Non dire così, mi spaventi. Lo sai quanto sono sensibile"

"Sai, sto seriamente pensando di prendere in considerazione la possibilità di farmi suora"

"Perchè sei innamorata di un prete?"

"Cohen!"

"Chi era al messaggio?"

"Mah, nessuno.. Era Juan.."

"Juan? Sarebbe?"

"E' il mio nuovo vicino di casa.."

"Ed ha il tuo numero di telefono?"

"Bè sì, gliel'ho lasciato nel caso avesse bisogno di qualcosa"

"E certo, ha bisogno di te alle nove di mattina"

"E' che non mi ha vista in casa. Di solito mi porta le briosche"

"Ti porta le briosche...?"

"Sì, poverino. Deve ambientarsi. Mi fa tenerezza"

"Oh, proprio poverino. Chissà quanto si sente solo e triste. Vallo pure a consolare, me la cavo benissimo da solo, IO!"

"Oddio Cohen, non ti sopporto più!"

"Ma come? Improvvisamente sei diventata immune al mio fascino?"

"Già. E' che sei pesante!"

"Pesante io? Ma se sono uno stecchino!"

"Senti Cohen, facciamo così. Adesso io me ne torno a casa, tu ti fai una bella doccia, ti rinfreschi le idee e dai una bella rinnovata al tuo bel cervellino. Quando magari ti sei allegerito, fammelo sapere!"

"Ma sì, certo, vai pure da Juan e dalle sue briosche!"

"Almeno lui non è così pesante da rimanermi sullo stomaco!"

"Bè, dì al tuo non pesante, che quì a Newporth Beach le briosche si mangiano al pontile"

"Io le preferisco a casa. Ti saluto!" disse Summer chiudendo la porta della camera di Seth.

"E io preferisco latte e cereali, altro che briosche! E comunque la porta la voglio aperta!" urlò Seth riaprendo la porta.

Anche a Parigi il sole splendeva bello più che mai. Il caldo si faceva sentire e il vento era sempre più assente. L'estate era una delle stagioni più belle, ma anche la più stancante. Tra qualche giorno ci sarebbe stata la settimana della moda, un importante evento al quale partecipava anche Mark e per questo Marissa ne sarebbe stata l'ospite. 

Quella era la mattina dopo la notte d'amore di Ryan e Marissa. Questa volta era stata lei a fare una corsa per lui. L'aveva raggiunto all'aeroporto. Si erano ritrovati, come la prima volta che si erano incontrati. Si erano amati, come due adolescenti alla prima cotta. Avevano fatto l'amore, come due coniugi alla loro prima notte d'amore in viaggio di nozze. Ryan si stava svegliando, era nel letto della camera di Marissa, nella nuova casa di Parigi. Stese il braccio verso la parte di Marissa, ma sentì il vuoto. Aprì subito gli occhi: Marissa non c'era. Si alzò dal letto e sulla scrivania vide una bustina bianca. Era una lettera. Quella giornata non era iniziata per niente bene. Ryan sapeva già cosa avrebbe letto, ma ne aveva terribilmente paura. Lo sapeva che sarebbe andata così. Gliel'aveva detto poco prima di fare l'amore:"Domani sarà un casino..". Prese la lettera, si rimise seduto sul letto e con coraggio, la aprì.

 

 

Caro Ryan,

questa è la seconda volta che scrivo qualcosa indirizzato a te. La prima è stata poco prima di partire, prima del mio incidente. E' strano ora ritrovarmi quì a cambiare completamente le parole perchè sono i fatti ad essere cambiati. I sentimenti sono quelli, le circostanze sono diverse. In questo momento è praticamente l'alba ed io ti guardo dormire. Posso confessarti un segreto? Non è la prima volta che ti guardo dormire. Ti ricordi quel famoso viaggio a Tijuana? Bè, come potrai dimenticarlo? Dormimmo nello stesso letto. Quella notte non riuscivo a prendere sonno dopo la telefonata con mio padre. Così rimasi ad occhi aperti e dopo qualche minuto mi voltai verso di te. Ti vidi tutto rannicchiato tra te stesso. Non russavi, ma sentivo il tuo respiro e mi piaceva. Avrei voluto accarezzarti, ma aveva paura di svegliarti. Così col pensiero di te, chiusi gli occhi e riuscii a dormire. La mattina seguente mi ritrovai tra le tue braccia e Dio solo sa quanto mi batteva il cuore. Credevo stesse per scoppiare da un momento all'altro e avevo paura che i suoi battiti li potessi sentire anche tu. Sorrisi nel rendermi conto che mi faceva piacere avere le tue braccia intorno a me, sentire il tuo profumo, avere il tuo odore sulla mia pelle, i tuoi capelli contro i miei, i tuoi occhi verso di me, le tue mani strette ai miei polsi. Sorrisi nel capire che mi stavo innamorando di te, che la mia felicità dipendeva dal tuo contatto. Sorrisi in silenzio.

Quando mi sono svegliata poco fa, ho avuto la stessa sensazione. Svegliarmi tra le tue braccia è stato come quella mattina a Tijuana. E' stata un'emozione e sentivo di essermi innamorata di te una quarta volta. Perchè è questa la verità: ti amo Ryan più di ogni altra cosa al mondo. Ti amo come non ho mai amato nessuno. Ti amo ogni secondo che passa sempre di più. Ti amo e non posso cambiare questo sentimento, non posso cancellarlo, non posso opprimerlo. Posso però provare a dimenticare di amarti. Sai, avevi ragione. "Domani è un casino". L'amore è irrazionale. Sono venuta all'aeroporto perchè il cuore così mi ha consigliato di fare. Ma mi hanno insegnato che delle volte bisogna agire con la testa, pensare, riflettere e poi semmai agire. Il cuore è quello che soffre e il più delle volte ti porta a soffrire anche se questo vuol dire amare. Non so cosa ne sarà di noi, ma so che io non voglio andare via da quì, non voglio lasciare Parigi. Non posso neanche pretendere che tu rimanga quì con me. So che per amore ti trasferiresti quì senza neanche pensarci un attimo. Lo so che mi ami Ryan, lo so, l'ho sempre saputo, anche quando non hai contraccambiato il mio primo "Ti amo". So quanto amore c'è in te per me, ma so anche che è giusto che tu ti faccia la tua vita, ti costruisca il tuo futuro e realizzi il tuo sogno più grande, come sto facendo adesso io. Non sarebbe giusto incatenarti a me, ti toglierei la libertà che ti serve. Ti ricordi cosa mi hai detto quando sei arrivato quì? Da grande vorrei fare l'architetto per costruire case, edifici, a chi ne ha bisogno e un domani vorrei costruire una casa per una famiglia tutta mia. Perchè non lo fai? Costruisci la tua casa, le tue mura, la tua "casetta in piscina" e magari la nostra camera da letto. Perchè lo sai che prima o poi torneremo ad essere ciò che siamo sempre stati. Torneremo ad essere "Noi". Vai all'università, studia, prendi la laurea e realizza il tuo sogno. Ricordi? Costruisci il tuo futuro che poi sarà il nostro presente. Non prendere queste mie parole come un addio, ma come un arrivederci. So che non siamo mai stati amici e ti dico anche che mai lo saremo. Non posso essere amica della persona che amo. Ti chiedo di mettere "pausa". Lo sai che non è finita tra noi, mai finirà. Quando sono partita mi hai chiesto di non dimenticarti. E tu? Ti dimenticherai di me? Io no. Io SO CHI SEI. Chiunque tu vuoi che io sia. Voglio che tu sia un architetto. Realizzi questo mio desiderio? Preferisco lasciarti così, con la certezza che ti amo e con la consapevolezza che anche tu mi ami. E prima di andare via, quando passerai davanti alla mia agenzia, voltati e vedrai che io ti starò sorridendo. Sorridi che domani saremo di nuovo insieme. Ti amo.

 

 

La tua Marissa, quella del vialetto che ti ha fregato una sigaretta.

 

 

Ryan richiuse la lettera, la rimise nella bustina, si rivestì, prese la borsa e se ne andò. Chiamò un taxi e lo aspettò sotto casa di Marissa e Jimmy. Dopo aver letto quella lettera non sapeva cosa pensare. Sapeva che Marissa avrebbe fatto un passo indietro, ma sperava che all'ultimo qualcosa le facesse cambiare idea. Non sapeva se essere d'accordo con lei o meno. L'amava e di questo ne era certo. Sarebbe rimasto a Parigi, pur di starle accanto. Avrebbe fatto qualsiasi cosa per lei.

Il taxi era arrivato, così caricò la borsa e si mise a guardare dal finestrino. Passarono davanti all'agenzia. Marissa era proprio lì fuori a prendere una boccata d'aria. Il taxi le passò davanti, Ryan la guardava e lei contraccambiava. Fu esattamente come la prima volta che Ryan rischiò di non vederla più, quando dovette tornare a Chino accompagnato da Sandy. Fu come quando dovette andarse con Teresa per starle accanto. Le passò davanti e guardandola la salutò, lasciandosela così dietro le spalle, lì, sul vialetto di Parigi, a farsi la sua vita. 

Marissa rientrò dentro e si asciugò quella lacrima che inevitabilmente le era caduta. Mark era lì, era appena arrivato per portarle il solito caffè.

"Tutto bene?" le chiese Mark.

"Sì, diciamo di sì"

"Se non sono troppo impiccione, posso chiederti chi è quel ragazzo?"

"Si chiama Ryan, vive a Newporth Beach, è un mio.."

"Un amico?"

"Sì.. Cioè, in realtà no. Siamo stati insieme, tra tira e molla, per tre anni"

"Caspita. Storia importante.."

"Già, veramente importante ed è buffo perchè l'ho conosciuto mentre credevo di vivere la mia storia importante"

"Come l'hai incontrato?"

"E' stato un pò un segno del destino. Io non c'ho mai creduto al destino, ma quella sera, non so perchè, decisi di aspettare il mio ex ragazzo sul vialetto. Ryan comparve all'improvviso mentre si accendeva una sigaretta. Gliene chiesi una e ci mettemmo a parlare un pò. Fu come se scattò una scintilla, come se qualcosa ci aveva legati per sempre"

"Wow, per sempre è veramente tanto!"

"Con lui il tempo non è mai abbastanza"

Ryan a Newporth Beach, Marissa a Parigi. Un oceano li separava e di cose ne sarebbero successe. Magari nuovi incontri, nuovi amori per entrambi, ma non importava. Ormai erano legati per sempre.

 

 

Goodbye My Lover, Goodbye My Friend. Goodbye. 

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Capitolo 11
*** 4x11 - Malati d'amore ***


Era passata solamente una settimana da quando Ryan era tornato a Newporth. Era stato a Parigi da Marissa, l'aveva vista con Mark, aveva frainteso, stava per mollare, quando lei l'ha raggiunto all'aeroporto. Una corsa soltanto per lui e finalmente si sono ritrovati a guardarsi negli occhi. Si sono detti semplicemente la verità, ovvero che si amano alla follia e passarono la notte insieme, senza paura, senza pensare al domani, godendosi ogni attimo, ogni respiro, di quell'intenso momento. Ed era tutto lì, tra quelle quattro mura, mentre Parigi continuava a camminare, loro facevano l'amore come mai avevano fatto. L'una apparteneva all'altro. Avevano solamente la certezza di amarsi, di volersi, ma anche di volere cose diverse. Erano lì, abbracciati l'uno all'altra, i loro profumi che si mischiavano, le loro pelli a contatto, i brividi li accarezzavano e gli occhi si guardavano. Marissa aveva poi deciso non di fare un passo indietro, ma finalmente di mettere un punto. Scrisse così una lettera a cuore aperto per Ryan che la lesse il mattino dopo. Il Ryan Atwood di sempre non l'avrebbe mai capita, ma lui era cambiato. Era maturato, anche grazie a Marissa stessa. Così aveva deciso di accettare la sua decisione, sarebbe ripartito senza muovere un dito, senza fare o dire nulla. La guardò un'ultima volta mentre se ne andava via con il taxi e poi più nulla. Tremava ancora nel pensare alla notte passata con lei, voleva chiudersi in sè stesso nel capire che non l'avrebbe rivista per chissà quanto tempo, ma decise di sorridere nel ricordare che un punto non è mai per sempre. Ci può essere sempre una nuova storia pronta ad essere scritta.

"Ryan esci?" gli chiese Kirsten.

"Sì, vado in spiaggia a correre un pò. La mattina è il momento ideale"

"Torni per pranzo?"

"Credo di sì, ma comunque ti avviso. A dopo"

"Ryan?"

"Che c'è?"

"Mi raccomando. Non farmi stare in pensiero"

"Stai tranquilla. Non ho intenzione di mettermi nei guai"

Sorrisero entrambi e Ryan uscì di casa. 

Nel frattempo Seth aveva dovuto cedere alle pressioni di Summer per accompagnarla a fare shopping. Lui doveva farsi perdonare un bel pò di cose, così decise di non opporsi e accettò di farle da accompagnatore. Anche se questo avrebbe voluto dire girovagare per negozi e negozi del centro commerciale, stare ore ad aspettare davanti ai camerini, fare da cavia per profumi e trucchi, ma soprattutto portarle le innumerevoli buste delle compere. Cosa non si fa per amore! Sicuramente aveva paura degli improvvisi attacchi di rabbia di Summer, per cui pensò che sarebbe stato meglio obbedire e tacere. 

"E questo era l'ultimo!" esclamò Summer riferendosi al negozio.

"L'hai detto anche tre negozi fa" disse Seth esasperato.

"Povero! Sei stanco vero?"

"Diciamo che era meglio andare a correre con Ryan"

"Esagerato! E' che sei fuori allenamento, basta qualche esercizio e sarai in forma!"

"Allenamento per correre?"

"No Cohen, allenamento per fare shopping!"

"Cosa?"

"Sì, vedi, è un hobby molto, ma molto stancante. Serve forza fisica, equilibrio psicologico, ma soprattutto grande esperienza. E' per questo che ti porto con me. Ti faccio da guida così guardi, osservi e impari e un giorno sarai pronto"

"Sì, certo. Il mio obiettivo in questo momento della mia vita è proprio quello di imparare a fare shopping. Sai che scienza ci vuole a comprare una maglietta o un rossetto che poi a me neanche serve! Il rossetto intendo.."

"Non capisci nulla Cohen"

"Hai ragione, serve la laurea per andare al centro commerciale!"

"Quanto sei deficiente Cohen"

"Questo sì che è amore!"

"Sì, proprio deficiente. Senti possiamo passare un attimo al negozio sportivo?"

"Ecco, lo sapevo. Non avevi detto che era l'ultimo negozio?"

"Vabbè dai, questo è l'ultimo, promesso"

"Sì, come no. Che qualcuno mi salvi! E' proprio indispensabile? Ci passiamo un'altra volta"

"No Cohen, mi serve subito"

"Ma che cavolo ti serve in un negozio sportivo?"

"Devo comprarmi una nuova tuta e delle scarpe da ballo"

"Scarpe da ballo?"

"Sì, mi servono per la prova di ballo da Juan.."

"Come scusa? Prova di ballo da Juan? Vai a fare una lezione alla sua scuola? E quando avevi intenzione di dirmelo?"

"Oddio Cohen, non ricominciare, okay? Mi aveva proposto di andare a vedere una sua lezione e per farlo devo presentarmi come se dovessi fare una prova. Per cui vado a fare una prova, cosa c'è di male?"

"C'è che quello non vuole farti fare la prova di ballo, vuole farti provare lui stesso!"

"Mamma mia Cohen e basta! E' semplicemente una prova di ballo"

"Che potresti comunque evitare.. non sei obbligata"

"Già, non sono obbligata, ma voglio farla"

"Perchè vuoi farla?"

"Perchè potrebbe essere divertente, no?"

"Sai che c'è di divertente? Tu e lo shopping. Hai ragione, io non sono per niente portato per girare tra i negozi e sinceramente non ho neanche voglia di imparare o fare esperienza. Per cui tu vai al negozio sportivo che sia l'ultimo o meno non me ne importa. Io me ne vado" disse voltandole le spalle.

"Ma.. Cohen!" urlò Summer, ma Seth non si voltò e continuò a camminare verso l'uscita. Così Summer rimase sola.

Correre, correre e correre. Solo questo voleva fare Ryan. Era in riva al mare, sulla spiaggia. Indossava una tuta e voleva smettere di pensare. Purtroppo non era il suo forte. Non era un ragazzo di tante parole semplicemente perchè ciò che voleva dire rimaneva nella sua testa. I suoi pensieri erano le sue parole. Voleva correre per dimenticare Marissa. Voleva anche lui riuscire a voltare pagina come aveva saputo fare lei. Perchè non ci riusciva? Forse perchè l'amava troppo o forse perchè lui non voleva. Non era stato lui a prendere quella decisione. Se sei tu a prenderla è più semplice, sei tu che hai scelto. Lui non aveva potuto scegliere. Cominciò così a correre lentamente, ma mano a mano che i pensieri si facevano vivi, lui correva sempre più forte e in un attimo si trovò in un bagno di sudore. Correva come se stesse per raggiungerla, come se alla fine della corsa ci fosse lei. Correre più veloce era il modo migliore per raggiungerla in meno tempo possibile. Peccato che alla fine della corsa ci sarebbe stata solamente la stanchezza e non Marissa Cooper. Ryan si sentiva strano. Aveva un nodo alla gola e un vuoto allo stomaco. Sentiva di aver lasciato una parte di sè a Parigi, la parte più importante: il cuore. Poteva un uomo vivere senza il suo cuore? No. Poteva l'assenza di Marissa essere così presente? Sì. Corse, corse e ancora corse, fino ad arrivare alla torretta, quella famosa torretta che tante volte gli aveva fatto compagnia. Tante volte aveva trovato Marissa lì, tante volte erano stati lì, a parlare o a stare in silenzio. La loro torretta quel giorno faceva compagnia ad altri due ragazzi. Erano due innamorati. Ryan li vide e si rifletteva in loro. Riconosceva quegli sguardi pieni d'amore, quelle mani intrecciate, quelle labbra che si accarezzavano, quelle lingue che si cercavano. Aveva riconosciuto l'amore. L'amore sulla torretta. 

"Ciao, scusa hai un minuto?" gli chiese una signora fermandolo.

"Cosa?" chiese Ryan.

"Stiamo distribuendo un passo della Bibbia per radunare tutti coloro che ci credono ancora. E' gratis, ma ti prego di leggerlo. E' importante. Al giorno d'oggi la fede è stata dimenticata. Tieni" disse la signora dandogli il volantino.

Ryan lo prese e continuò a camminare sulla spiaggia. Vide quella coppia di innamorati andare via, così salì sulla torretta e si mise seduto. Lesse il volantino:

"Il mio diletto è bianco e vermiglio, riconoscibile fra mille e mille. Il suo capo è oro, oro puro, i suoi riccioli grappoli di palma, neri come il corvo. I suoi occhi, come colombe su ruscelli di acqua; i suoi denti bagnati nel latte, posti in un castone. Le sue guance, come aiuole di balsamo, aiuole di erbe profumate; le sue labbra sono gigli che stillano fluida mirra. Le sue mani sono anelli d'oro, incastonati di gemme di Tarsis. Il suo petto è tutto d'avorio, tempestato di zaffiri. Le sue gambe, colonne di alabastro, posate su basi d'oro puro. Il suo aspetto è quello del Libano, magnifico come i cedri. Dolcezza è il suo palato; ella è tutto delizie! Questo è il mio diletto, questo è il mio amico. Se trovate il diletto del mio cuore, ditegli che sono Malato, Malato D'Amore". Ryan lesse quel volantino col cuore in gola che batteva a più non posso. Era qualcosa di emozionante, che non lasciava il fiato. La malattia d'amore, la stessa di cui soffriva anche lui. Era malato d'amore, malato di Marissa. Strano come la stessa malattia che ti fa star male possa essere la medicina della tua salvezza. Marissa era la sua malattia, ma anche la sua medicina. Mise quel volantino in tasca, avrebbe voluto rileggerlo, e poi se ne andò. Doveva tornare a casa, voleva pranzare con la sua famiglia e stare tranquillo. L'aveva promesso a Kirsten e lui manteneva sempre le promesse.

Intanto a Parigi, Marissa era stata invitata a casa di Mark. Quell'uomo la intrigava e lui era pazzamente attratto da lei. C'era qualcosa tra i due, una chimica, un'alchimia. Era una forte ed inevitabile attrazione. Non potevano negarla. Era talmente evidente.

"Piaciuto il menù?" chiese Mark a Marissa.

"Tantissimo! Sei un cuoco eccezionale! Hai imparato da solo?"

"Veramente no. Ho seguito dei corsi in televisione. Mi piace guardarli. Così un giorno ho iniziato a provare e piano piano mi sono accorto che ero bravo!"

"Caspita! Dovrai darmi qualche lezione. Io al massimo so preparare una frittata"

"E' già qualcosa! Un passo alla volta e imparerai sicuramente. E poi ti guiderò io!"

"Bene, me lo stai promettendo è! Non te lo dimenticare!"

"Non potrei mai.."

Erano seduti sul divano davanti a del buon vino rosso. Mark voleva fare il primo passo, ma aveva paura di trovarsi un muro di fronte. Non voleva avere rimpianti, decise così di buttarsi. Non voleva pentirsi di aver sprecato un'importante occasione. Carpe Diem. Cogli l'attimo. Così le prese la mano, gliel'accarezzò e cominciò a baciarle il collo fino ad arrivare alle labbra. Un dolce bacio sulle labbra e improvvisamente le loro lingue si trovarono legate. Cominciarono a baciarsi appasionatamente, la passione aveva preso il sopravvento e non riusciva a cedere. Non riuscivano a smettere. Mark, preso dall'eccitazione, tornò a baciarle il collo, l'accarezzò e lei lo lasciò fare. Le tirò su la maglietta fino a toglierla. Marissa gli tolse la camicia. Si alzarono e Mark la sbattè con passione contro la parete, lei gli slacciò i pantaloni. Lui la spogliò fino a farla rimanere completamente nuda e in un attimo si ritrovarono a fare l'amore. La passione era esplosa. Mark l'aveva voluta a tutti i costi e lei aveva ceduto al suo fascino.

"Non so se dovremmo dirlo a Ryan. Insomma, sta ancora soffrendo per Marissa e non mi sembra il caso" affermò Kirsten.

"Mamma non possiamo nascondergli una cosa del genere. Ha diritto di sapere" disse Seth.

"Seth ha ragione" concordò Sandy.

"Sì, ma come glielo diciamo?" chiese Kirsten.

"Dirmi cosa?" Ryan era appena tornato a casa ed entrò in cucina.

"Ciao Ryan" affermò Linsday.

Linsday era tornata. 

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Capitolo 12
*** 4x12 - Seconde possibilità ***


Linsday era tornata. Questa era l'unica cosa che Ryan sapeva. Quella notte non era riuscito a chiudere occhio. Dopo che Linsday l'aveva salutato, lui se ne era andato nella casetta in piscina, senza dire nulla, senza fare nulla, ma soprattutto voleva rimanere da solo con sè stesso, non voleva nessuno. Neanche Seth, neanche Sandy, neanche Kirsten e per quanto lei lo capisse non voleva neanche Summer. Voleva Marissa, lei sì, ma stava cercando di disintossicarsi da questa droga. Per cui tanto valeva rimanere da solo. Si dice che la notte porti consiglio. A Ryan aveva solamente innescato più dubbi, più incertezze, tanta, ma tanta confusione. Cosa doveva fare? Si lasciò andare sotto un freddo getto d'acqua. Aveva così tante cose a cui pensare e tante da dimenticare: Marissa, Linsday, l'università. Una più importante dell'altra e ognuna gli faceva paura. Voleva liberarsi dal pensiero di Marissa, ma non voleva dimenticarla. Voleva conoscere le motivazioni del ritorno di Linsday, ma non voleva ricordare il dolore che aveva provato quando se ne era andata. Voleva diventare qualcuno, magari un architetto come gli ha detto Marissa, ma aveva paura di sentirsi fuori luogo all'università. Per quella notte decise di dedicarsi solamente all'acqua, al sapone e alla sua doccia fredda. Marissa, Linsday e l'università potevano anche aspettare.

Quella notte Ryan non era l'unico a non riuscire a prendere sonno. Seth era nel suo letto a parlare con Capitan Avena, mentre Summer guardava il suo episodio preferito di "Valle di lacrime", quello in cui l'amore trionfa. Come non era successo a lei. Voleva fare qualcosa per Seth, ma non sapeva cosa. Si sentiva in colpa. Forse questa volta aveva davvero sbagliato lei. Magari era vero che ultimamente l'aveva trascurato e aveva pensato un pò troppo spesso a Juan. Eppure c'era qualcosa che la spingeva a voler conoscerlo ancora di più. E forse non era solamente per imparare a ballare. Decise di non fare brutti pensieri, ma di agire. Prese così il cellulare e compose il numero di Seth, sperando che avrebbe risposto nonostante fosse il cuore della notte. Il telefono squillava. Tum tum tum tum.

"Pronto?" la voce di Seth rispose.

"Cohen..."

"Summer?"

"Allora sei sveglio anche tu.."

"Già, sai com'è.. troppi pensieri che non mi permettono di riposare in pace"

"Anche per me.."

"Mi hai chiamato per parlarmi dei tuoi pensieri?"

"Non sono io che ti ho chiamato. Cioè, è principessa Favilla. Vuole parlare con capitan Avena"

"Bè, non so se è sveglio"

"Ma sì che lo è. Lo so che state parlando e vi state confidando"

"A sì? E come fai a saperlo?"

"Perchè dopo Ryan, è il tuo migliore amico"

"Bè, capitan Avena è sveglio. Cosa devo dirgli?"

"Digli che principessa Favilla si scusa per come si è comportata e per averlo trascurato, ma non era sua intenzione. E aggiunge che lo ama sempre di più e che ha bisogno di lui"

"Riferisco.. Ha detto che gli avanza un pò di fieno e potrebbero mangiarlo insieme domani a pranzo"

"Principessa Favilla ha detto che ha già fame per domani.."

"Capitan Avena le dà buona notte e dice che anche lui la ama, alla follia"

"Allora buona notte"

"Notte"

Quando due persone si amano veramente, potranno anche esserci litigi, incompresioni, gelosie, crisi, ma se è amore vero, non finisce mai. E tra principessa Favilla e capitan Avena era vero amore.

Nel frattempo a Parigi Marissa era stata svegliata dal profumo di caffè.

"Bonjour Mademoiselle!" le disse Mark dandole un dolce bacio sulle labbra.

"Bonjour!" rispose Marissa.

"Dormito bene?"

"Benissimo direi. Ma mi hai portato la colazione a letto?"

"Certo, questo ed altro per la mia Mademoiselle!"

"Ti preferisco quando parli la mia stessa lingua!"

"Agli ordini signorina!"

"Così va molto meglio!" gli sorrise Marissa e poi uno, due, tre, mille baci e si ritrovarono di nuovo a fare l'amore.

Una nuova giornata era iniziata anche a Newporth Beach. Seth aveva costretto Ryan ad uscire di casa per fare una passeggiata, escludendo però il fatto che non sarebbero stati soli. 

"Seth possiamo io me ne torno a casa. Non mi va di camminare, voglio sdraiarmi un pò sul letto e.."

"E deprimerti a più non posso perchè Marissa è a Parigi e la tua ex è tornata? Non mi sembra il caso"

"E che dovrei fare?"

"Bè, dovresti rimanere quì con il tuo migliore amico, nonchè tuo fratello adottivo, e cercare di rilassarti"

"Ti pare facile con te.."

"Sono davvero così schizzato?"

"Diciamo che sei un tantino fuori dal comune, ma mi ci sono abituato"

"Dì la verità, non ti stancherai mai di me"

"Sì, come no.."

"Non mi dire che già hai firmato le pratiche del nostro divorzio. L'università ancora non è cominciata!"

Ryan sorrise.

"Vedi che un sorriso sono riuscito a strappartelo?! Un pò forzato e finto, ma va bene, ci lavoreremo su" affermò Seth.

"Ciao Cohen!" 

"Summer! Ma che ci fai quì? Anzi, che ci fate quì?!" le chiese Seth non volendo far sapere a Ryan il suo piano organizzato con Summer.

"Ehm.. sono quì per il fieno.."

"Fieno?"

"Non sapevo che dire.." gli sussurrò Summer all'orecchio.

"Ciao Ryan" disse Linsday, ma lui non rispose.

"Bene, noi andiamo a prenderci un frullato. Voi siete a dieta quindi è meglio che rimaniate quì" affermò Summer.

"A dieta?! Ma se stanno benissimo!" disse Seth, quando Summer gli diede una gomitata.

"Ah, sì, certo, la dieta. Effettivamente siete un pò ingrassati per cui aspettateci quì. Facciamo subito!" esclamò Seth.

Mentre Summer e Seth si allontanarono, Ryan si affacciò dal pontile a guardare il mare mentre Linsday lo osservava in silenzio non sapendo cosa dire.

"Sei tu quella che deve parlare" affermò Ryan.

"Forse non parlo perchè non so cosa dire" rispose Linsday.

"Mi pare ovvio. Ma non ti preoccupare non c'è bisogno di nessuna parola"

"Ryan.."

"Anzi, una cosa me la devi. Perchè sei tornata?"

"Sono tornata per te"

"E adesso ti ricordi di me?"

"Ma tu ti ricordi perchè me ne ero andata?"

"Ho rimosso completamente te e tutto il resto"

"Non è vero. Io so che non è vero. Me ne sono andata per stare con mia madre, ma ho portato il tuo ricordo con me"

"E ora pretendi che mi dimentichi tutto e che ti dica di riprendere da dove avevamo lasciato come se nulla fosse successo?!"

"Non ho mai detto questo. Sono tornata per te. Non puoi negarmi una seconda possibilità"

"Perchè no?"

"Perchè a Marissa hai concesso almeno 10 possibilità nella tua vita, senza nemmeno renderti conto che ti stava portando giù insieme a lei"

"Non hai il diritto di parlare così di lei"

"Forse è vero, non la conosco, non so molto di lei. Ma so che una seconda possibilità non si nega a nessuno. So che qualcosa di me ti ricordi, una traccia te l'ho lasciata. So che sei importante per me. Voglio solo ricominciare da capo. Che ne sai di come potrà andare?"

"Ricominciare come?"

"Io sono Linsday, piacere. Sono appena tornata da Chicaco"

Ryan esitò un momento.

"Piacere Ryan, sono di Chino"

Forse Linsday aveva ragione: una seconda possibilità non si nega a nessuno. Si può sempre ricominciare. 

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Capitolo 13
*** 4x13 - Segreti ***


Parigi di notte era ancora più bella e Marissa poteva averne la conferma. Quella notte non riusciva a chiudere occhio, colpa dei brutti pensieri che invadono la mente proprio nei momenti più sbagliati. Il pensiero brutto di Marissa era uno solo, il più importante, quello che più la preoccupava, ma anche il più segreto. Si alzò dal letto per andare accanto alla finestra. Spostò le tendine per poter guardare meglio e davanti a sè poteva ammirare il meraviglioso panorama di Parigi illuminata. Pura magia pensò. Peccato che mancava solamente una persona a rendere perfetto quel momento. Si perse così nel vuoto e cominciò a viaggiare nei mille pensieri che non le davano tregua. Si soffermò poi a fissare un ristorante, chiuso, ma con l'insegna ancora illuminata: "Le restaurant de les amateurs". Il ristorante degli innamorati. E lei era innamorata? Il suo cuore batteva per qualcuno. Il problema era ammettere a chi apparteneva quel suo amore così grande. Pensò così a Mark, alle notti passate con lui, alle passeggiate sotto la Tour Eiffel, al caffè che le porta al lavoro e ai tanti fiori che le lascia trovare a casa. Pensava a lui e il cuore batteva. Poi, improvvisamente, si ritrovò a pensare ad un ragazzo etichettato come il teppista, quello che aveva incendiato l'abitazione tipo, quello geloso da morire, quello a cui aveva fregato una siguretta. E il cuore comincò a battere sempre più forte. 

"Che hai?" chiese Linsday a Ryan. Erano entrambi sdraiati sul letto di lui. Lei era rimasta a cena a casa Cohen e Ryan le aveva chiesto di chiacchierare un pò, per provare a chiarirsi le idee. Quando poi si erano accorti che si era fatto troppo tardi, lei gli chiese di poter restare e lui non poteva di certo dirle di no. Così si ritrovarono insieme sul letto di Ryan, semplicemente per dormire, senza dover fare altro. In fin dei conti non sapevano neanche se erano amici, amanti, fidanzati o solamente ex.

"Nulla.." rispose Ryan.

"Dai, un pò ti conosco. E hai fatto qualcosa. Ti si legge in faccia"

"No, davvero. Sto bene"

"Stai bene quì con me?"

"Sto bene"

"Ryan.. So che sarà decisamente difficile ricostruire qualcosa, qualsiasi tipo di rapporto. Ma voglio che tu sia sincero con me, non voglio doverti tirar fuori le parole senza che tu lo voglia. Devi essere libero di poterti lasciare andare con me"

"Non è facile per me parlare. Già non lo era prima, figuriamoci adesso.."

"Però so che sei migliorato.."

"Sì, ma è stato soprattutto grazie a... Bè.. a.."

"Io non sono Marissa, Ryan"

"Lo so"

"Bene, perchè per me è importante che tu non mi identifichi in lei"

"Non lo potrei mai fare. Siete così diverse. Tu non hai nulla di lei" disse Ryan, quando si accorse di averla colpita e affondata senza volerlo. O forse sì.

"Già. Io non posso essere come lei"

"Scusa. Non volevo far intendere questo. Non ci pensiamo. Dormiamo e domani è un altro giorno"

"Va bene"

Si misero così sotto le coperte, Ryan rannicchiato verso destra e Linsday verso sinistra. 

"Ryan?"

"Che c'è?"

"Stai bene?"

"Sì" rispose. Ma aveva mentito.

Quando la giornata cominciò, Summer era ancora sotto le coperte intenta a volerci rimanere tutto il giorno. Lo squillo però del telefono la obbligò a svegliarsi. Era un messaggio. Prese così il suo cellulare dal comodino, visualizzò il messaggio e lo lesse. Era Juan. "Buongiorno futura ballerina! Como estas? Domani sera ci sarà una festa nella mia scuola. Sei dei nostri ovviamente?! Senza di te non sarebbe festa. Ti aspetto. Tanti besos. Il tuo Juan"

Stava per rispondere, quando qualcuno bussò alla porta della sua camera.

"Chi è?"

"Sono io"

"Cohen?"

"Buongiorno mia dolce Summer!" disse Seth entrando in camera.

"Buongiorno a te.." rispose Summer cercando di nascondere il cellulare.

"Guarda un pò!"

"Mi hai portato le briosche! Come mai?"

"Bè, ho pensato che se proprio vuoi le briosche per colazione, è meglio che te le porti io invece di quel tuo vicino di casa... di nome..."

"Juan, si chiama Juan!"

"A sì, giusto. Mi sfuggiva. Sai alle cose superflue, inutili, non ci faccio caso"

"Spiritoso! E comunque credevo che le briosche andassero mangiate solamente al pontile.."

"Se tu le vuoi mangiare in camera le mangieremo in camera. E poi fare colazione quì ha i suoi vantaggi.."

"Sarebbero?"

"Stare comodi comodi sul lettone a farci le coccole e a mangiare insieme!"

"Effettivamente.. Cohen, per una volta hai ragione!"

"Io ho sempre ragione Summer.."

"L'importante è crederci.." sussurrò Summer.

"Che hai detto?"

"No, nulla nulla.." sorrise.

"Domani sera andiamo al cinema? E' uscito un film di cui ho visto il trailer, te lo racconto. Praticamente ci sono due.."

"Cohen, Cohen. Domani non posso"

"Come non puoi? Che devi fare?"

"E' che mio padre ci porta a cena fuori, per una volta che Kaitlin viene con no.. e.. e non mi va di dargli buca.."

"No, no, hai ragione. Facciamo un'altra volta?"

"Certo"

"Promesso?"

"Promesso."

"Okay, vado a fare capuccino e spremuta e torno. Tu però non ti mangiare tutte le briosche!"

"Va bene, resisterò alla tentazione!"

Seth scese così di sotto, mentre Summer rimase in camera ad aspettarlo. Riprese il cellulare che aveva nascosto sotto il cuscino, rivisualizzò il messaggio di Juan e poi rispose. "Okay per domani sera. Ci sono! Summer." Optioni. Invio. Messaggio inviato.

Nel frattempo a Parigi Marissa era al lavoro, c'era anche Jimmy che si era accorto dello stato d'animo della figlia. Qualcosa in lei non andava e lui, essendo il padre, voleva capirlo, voleva aiutarla. Marissa era con la testa sulle nuvole, non era concentrata come suo solito, non era attiva, anzi, del tutto passiva, come se l'avessero messa in pausa. Solo che Jimmy non sapeva dov'era il tasto Play. 

"Tesoro tutto bene? Hai una faccetta.."

"Cosa?! A sì, sto bene.. tutto.. tutto bene"

"Sarai anche cresciuta, ma ti conosco come le mie tasche. Che hai?"

"Nulla papà..è che.."

"Dai, vieni quì"

Marissa e Jimmy si misero seduti, quando Marissa scoppiò a piangere. Jimmy la strinse forte tra le sua braccia. Non sapeva cosa le prendeva, non sapeva perchè sua figlia stava piangendo. Sapeva solo che doveva starle il più vicino possibile.

"Mi dici perchè piangi?"

"Papà.. ho sbagliato tutto.. "

"Cosa? Che hai sbagliato?"

"Non so cosa ho fatto.. non.. non riesco a ritrovarmi.. non mi riconosco.. e.. e non riesco a prendere una decisione importante.."

"Ora non ci pensare. Sfogati, piangi, urla, prendi a pugni il muro. Ma non pensare. Per quello c'è tempo, di qualsiasi cosa si tratti"

Marissa continuò a piangere senza riuscire a smettere. Aveva il cuore in gola, lo stomaco che si stringeva sempre di più e le mani che tremavano. Aveva paura, era triste, era smarrita... e aveva un segreto. 

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Capitolo 14
*** 4x14 - Cambi di direzioni ***


Ognuno di noi ha un segreto, qualcosa che non dici a nessuno, che sai soltanto tu e che non vuoi condividere con il resto del mondo. Marissa il suo segreto se lo teneva dentro da giorni, aveva paura di rivelarlo perchè non tutti capiscono ed era anche vero che lei era difficile da comprendere. Sapeva essere trasparente, ma sapeva anche chiudersi come un riccio. Aveva quindi deciso di rimanere in silenzio, chiudersi in sè stessa con quel piccolo segreto custodito nel cuore. Perfino suo padre aveva provato a capirla, a farla sfogare, ma non ci era riuscito. La verità è che solamente due persone riuscivano a farla parlare. 

La prima era Summer, la sua migliore amica. Si conoscevano da anni e anni, erano cresciute insieme e col tempo erano diventate come sorelle, prima che i loro genitori si innamorassero. Summer riusciva a capirla, ma soprattutto sapeva aiutarla, sapeva cosa fare per lei al momento giusto e nel modo giusto. Le mancava da morire e nonostante si sentissero tutti i giorni, non era la stessa di averla lì, a Parigi. E forse con lei poteva condividere quel segreto. Magari l'avrebbe aiutata anche in quella circostanza o magari le sarebbe semplicemente stata vicina. Era ciò di cui aveva più bisogno. 

La seconda era lui,il suo unico grande amore. Ryan. Anche se Marissa aveva intrapreso un'altra relazione con un altro uomo, lui rimaneva pur sempre il solo in grado di accellerare i suoi battiti del cuore. Ryan le faceva dimenticare la razionalità, non la rendeva lucida e questo perchè le aveva fatto perdere la testa. E forse anche questo l'aveva spinta a partire così velocemente. Doveva imparare ad essere razionale con i sentimenti. Doveva recuperare la testa, e il cuore. Peccato che li aveva entrambi lasciati a Newporth Beach. 

Marissa non era a lavoro, era a casa, era il suo giorno libero. Decide di non uscire e di non chiamare Mark. Voleva rimanere sola con sè stessa, ma soprattutto voleva pensare, pensare e pensare. E poi avrebbe chiamato suo padre affichè la raggiungesse. Magari gli avrebbe confessato il suo segreto e lui l'avrebbe capita.

"Tesoro io e Julie usciamo un pò, ti serve qualcosa?" chiese Neil a Summer entrando in cucina.

"No, grazie papà. Aspetta sì, mi servirebbe una borsa per l'università"

"Giusto, inizia tra poco"

"Già.."

"Allora ci vediamo dopo" disse Neil uscendo con Julie.

Summer sentì dei passi avvicinarsi verso la cucina.

"Che vi siete dimenticati?" 

"Nulla direi!"

"Juan?! Ma che ci fai quì!"

"I tuoi mi hanno fatto entrare. Sono venuto a portarti le briosche! Dopo la festa di ieri sera devi essere molto affamata!"

"Bè effettivamente ho molta fame! Devo ancora fare colazione"

"Vedi allora che ti leggo nel pensiero?"

"Dopo Marissa sei il primo a farlo sai?!"

"Il tuo ragazzo non ti legge nel pensiero?"

"Diciamo che ultimamente tra noi non va molto bene.. Litighiamo spesso.."

"Ma litigare fa bene.."

"Litigare per cose stupide no.."

"Quando si è innamorati è normale notare anche le cose stupide.. No?"

"Sì, ma vedi.. Non so come spiegartelo. Ultimamente noto che.. E' come se.. Non lo so, forse sono io paranoica"

"Posso chiederti una cosa se non sono indiscreto?"

"Certo.."

"Da quant'è che non fate l'amore?"

"Bè... è..Saranno.. Un pò"

"Ecco cosa manca"

"Sesso?"

"No. Passione"

Summer guardò Juan stupita. Lui era riuscivo a cogliere in pieno ciò che nè lei nè Seth avevano mai capito. E forse era arrivato il momento di fare qualcosa.

Nel frattempo Seth e Ryan avevano raggiunto Kirsten e Sandy in cucina. Dovevano godersi gli ultimi giorni da passare tutti e quattro insieme perchè poi sarebbe cominciata l'università e tanti saluti. 

"Ma guarda che orrore! E' enorme!" esclamò Seth.

"Seth è un brufolo, solamente un innocente brufolo!"

"E' una tragedia Ryan, una tragedia!"

"Non è mai morto nessuno per un brufolo.."

"Parli facile tu. Non ne hai mai avuto uno!"

"Che succede?" chiese Sandy.

"Papà ho un brufolo!"

"Dici quell'enorme bolla rossa e bianca in mezzo alle sopracciglia? No, dai, non è così male" disse Sandy.

"Sì vede tanto vero?! Prevedo un'intensa giornata casalinga" affermò Seth.

"Seth non ti sembra di esagerare? Sembri una donna! Poi non ti lamentare se ti dicono che hai una certa femminilità!"

"E dai Seth! Puoi sempre mettere un pò di correttore!" disse Sandy scoppiando a ridere.

"Bella questa!" affermò Ryan ridendo e dando il cinque a Sandy, mentre Seth si deprimeva ancora di più.

"Tesoro non li ascoltare. Sei adorabile!" disse Kirsten.

"Mamma! Ti ci metti anche tu?"

"Ma che ho detto?!"

"Ma quando inizia l'università? Così me ne vado da voi tutti. Un giorno la pagherete cara!" disse Seth andandosene in soggiorno.

"Seth, non sprecare tutto il correttore di Kirsten!" urlà Ryan.

"Devo ridere?! E comunque ti servirà anche a te quando un giorno finalmente crescerai ed entrarai nella fase dell'adolescenza!"

"Permaloso il ragazzo.." disse Sandy sotto i baffi.

Il cellulare di Ryan squillò, era un messaggio di Linsday. "Ho bisogno di vederti. Raggiungimi al pontile". Salutò Sandy, Kirsten e Seth ed uscì di casa. Prese la macchina e raggiunse Linsday al pontile. Aveva voglia di vederla, nonostante tutto. E non sapeva perchè, non sapeva cosa sarebbe successo, ma sapeva che un'altra possibilità non va negata a nessuno. Anche lui in passato aveva sbagliato, con i Cohen, con Marissa, ma aveva sempre avuto l'occasione per ricominciare e dimostrare che poteva farcela, che poteva essere un uomo migliore. Anche Linsday ne aveva il diritto.

"Allora?" le chiese Ryan.

"Io non posso e non voglio rinunciare a te" gli disse Linsday. E come un improvviso viaggio temporale, Ryan ebbe un flashback. "Io non ho intenzione di rinunciare a te". Glielo aveva detto Marissa tre anni prima. Quelle parole di Linsday gli avevano fatto lo stesso effetto di allora, ma il concetto era quello.

"Lo so"

"Tutto quì? Tu sai che non mi arrendo. Non mi metterò di certo a piangere, a sbattere i piedi o a fare i capricci. Non farò nulla di tutto questo e non prenderò neanche un aereo per andare a lavorare oltre l'oceano. Rimarrò quì fino alla fine, fino a quando ti sarai stancato talmente tanto di scappare da me che cederai. Ti correrò dietro fino ad averti. Perchè è il mio scopo principale. Sai che sono orgogliosa, a volte fredda e anche permalosa. Ma sai anche che ci tengo a te e.."

Ryan non le diede modo di dire altro che la zittì con un bacio improvviso, lungo e passionale. Finalmente loro due si erano dati una possibilità, sarà quel che sarà.

Summer era andata a casa di Seth. Aveva delle intenzioni ben precise, anche se non sapeva come comportarsi. Doveva farlo, doveva sfogarsi, lasciarsi andare e dirgli tutto, anche se ne conosceva le conseguenze. Quando Seth le aprì la porta, notà in lei qualcosa che non andava. La conosceva e riconosceva immediatamente quando non era la Summer di sempre.

"Che hai?"

"Cohen dobbiamo parlare, ti devo parlare"

"Va bene, ma che c'è che non va?"

"C'è qualcuno in casa?"

"No siamo soli. Così mi spaventi"

"Cohen.. Ho bisogno di un momento di pausa"

"Pausa per..."

"Sì, per noi. Ho bisogno dei miei spazi, di stare un pò da sola"

"E i tuoi spazi non includono la mia presenza?"

"No.. Cioè.. E' che.."

"Non ti preoccupare, non devi aggiungere altro. Vai pure dai tuoi spazi. Io sto tra i miei"

"Cohen.."

"Che vuoi?"

"Voglio che tu mi capisca"

"Cosa devo capire? Che di punto in bianco hai bisogno di stare da sola, capisci che stai meglio senza di me e tutte queste cazzate quì? Bè non ci sto Summer. Non ci sto per niente"

"Mi dispiace"

"Sai.. Prima ho scoperto di avere la febbre e volevo dirtelo. Magari mi avresti fatto compagnia stanotte. Mi sento uno straccio. Ho male alla gola, alla testa, ovunque. Ma sai che c'è? Mi hai fatto più male tu"

Summer cominciò a piangere e se ne andò. Seth rimase in piedi, non sapeva cosa fare. Una lacrima gli rigò il viso. Gli uomini non piangono, pensò. Forse quella lacrima era dovuta alla febbre. O forse no. Probabilmente era una malattia ben più grave.

A Parigi Jimmy aveva raggiunto Marissa a casa come lei gli aveva chiesto. Quando era entrato, aveva trovato la figlia seduta sul divano con una tazza di tè in mano a fissare il buio. Era nel buio. Luci spente e serande abbassate.

"Allora? Si può sapere perchè hai il dolore negli occhi?"

"Papà... torno a Newporth"

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Capitolo 15
*** 4x15 - Ti vorrei amare ***


Quando l'amore è nell'aria, tutto cambia. Il mondo intorno a te sembra andare verso la tua stessa direzione, la strada sembra più semplice, ogni cosa acquisisce un significato, ma soprattutto il cuore è così pieno da dover scoppiare da un momento all'altro. E' questo quello che succede quando ci si innamora. Le farfalle allo stomaco, la voce tremante, il formicolio alle gambe e il cuore che batte sempre più velocemente. L'amore ti fa bello. Ryan sembrava essere sereno, tranquillo. La notte cominciava a dormire di più, si svegliava più volentieri ed iniziava le giornate con più positivismo. Era innamorato? Sì. Ryan era innamorato. Ma di chi? In cuor suo questo lo sapeva, ma puntualmente si sbagliava nell'ammetterlo. Quella mattina di fine estate aprì lentamente gli occhi. Aveva passato la notte con Linsday, non avevano necessariamente fatto l'amore, non era ancora tempo per quello. Si erano fatti le coccole, qualche bacio, qualche carezza, qualche brivido per lei, qualche pensiero per lui. Avevano anche parlato, dell'università, del loro futuro, ma niente passato. Il passato Ryan lo sognava ogni notte e per lui il suo tempo andato era Marissa. Sì, aveva dato una seconda possibilità a Linsday, si erano rimessi insieme, ma lo tsunami Marissa ancora lo stava affogando. E lui non voleva essere salvato. Questo perchè non poteva ammettere di pensare ancora a lei, poteva solamente sognarla, immaginarla nella sua mente, ricordare ciò che erano stati. Non poteva fare nient'altro. Lei aveva costruito un'altra vita, in un altro stato, con un altro uomo, oltre l'oceano. Erano lontani, separati per sempre. O almeno così credeva lui. Ma si sa, nella vita tutto può succedere.

"Buongiorno" disse Linsday.

"Ehi.." rispose Ryan.

"Che ti va di fare oggi?"

"Non saprei.. Proponi tu!"

"Che ne dici di andare un pò in spiaggia? Sono gli ultimi giorni estivi e dobbiamo goderceli al meglio!"

"Direi che è una bella idea!"

"Magari lo diciamo anche a Seth.."

"Non credo voglia venire con noi dopo quello che è successo con Summer, ma proverò"

"Va bene, allora passo un attimo a casa mia e ti raggiungo in spiaggia. Cerca di convincere Seth!"

"Okay, a dopo"

Linsday si avvicinò verso di lui, gli diede un leggero bacio sulle labbra, prese la borsa e se ne andò. Ryan, come tutte le mattine, aprì le porte-finestre della casetta in piscina e si fermò un momento ad osservare il mare. Poi alzò gli occhi al cielo. Era limpido, il sole c'era. Si vestì velocemente e andò in cucina per fare colazione pensando di trovarci anche Seth, ma non c'era.

"Buongiorno" disse Ryan a Kirsten e Sandy.

"Giorno. Scappo in ufficio" affermò Sandy.

"Seth? Si è visto?" chiese.

"No, si è rinchiuso in camera e non vuole far entrare nessuno" rispose Kirsten.

"Ho capito, ci penso io" disse Ryan prima di bere un sorso di caffèlatte. Salutò Kirsten, poi andò verso la camera di Seth e bussò alla porta. Era chiusa a chiave.

"Seth sono io, Ryan" disse, ma la risposta non arrivò. Quindi ritentò.

"Seth, dai, aprimi, sono io". Niente. Silenzio.

"So che stai male, ci sono passato anch'io. Sono quì per te. Avanti, aprimi". Ancora nulla. Silenzio totale.

"Seht, deficiente che non sei altro, apri questa porta o giuro che la butto giù a pugni e calci e sai che ne sono capace" urlò Ryan.

"Non ti riconoscevo più a sentirti parlare in quel modo dolce. Ti preferisco con le maniere forti" disse Seth aprendo la porta.

"Che cretino che sei!"

"Considerando che sono chiuso in questa stanza formata da quattro mura da circa 24 ore, col pigiama di Spiderman, emano un cattivo odore visto che non mi lavo da un pò e ho i capelli che sembrano i ribelli della guerra, bè, sì, mi sento molto cretino"

"Piuttosto, come stai?"

"Bè, uno straccio, la febbre ancora non è scesa, la gola mi fa male e.."

"Non intendevo in quel senso.."

"Lo so. E nell'altro senso non è che le cose cambino molto. Mi sento uno straccio, in tutti i sensi"

"E' una fase, la supererai"

"Ma dai, non ci credi neanche tu"

"Non è vero, ci credo"

"Vorrei ricordarti come stavi tu quando Marissa è partita.."

"Sì, e ora sono quì che l'ho superata. Sto andando avanti"

"Vorresti dire che l'hai dimenticata?"

Ryan non rispose. Aveva paura di ammettere quale era la sua risposta.

"Io e Linsday andiamo in spiaggia. Vieni con noi?"

"Non hai risposto alla domanda, quindi ho ragione io. Si tratta di Summer e Marissa. Non passerà mai Ryan. A noi non ci passerà mai"

"Se hai bisogno di me sai dove trovarmi. E comunque, per il bene dell'umanità, vatti a fare una doccia, con tanto sapone!" disse Ryan chiudendo la porta.

Prima di partire per Newporth Beach, Marissa a Parigi doveva affrontare l'ultima difficoltà, quella più grande. Doveva parlare con Mark, non poteva andarsene senza salutarlo, senza dirgli nulla. E' per questo che lo aveva chiamato e gli aveva chiesto di raggiungerla al lavoro. Lui immediatamente era corso da lei. Era innamorato, follemente innamorato di lei. Come non poteva esserlo? Era una Cooper, Marissa Cooper. Tutti si innamorano di lei, ma solo uno le aveva rubato veramente il cuore. E quel ladro di cuori era a Newporth, in spiaggia con un'altra.

"Sono contento che mi hai chiamata. Non sai quanta voglia avevo di vederti.." le disse Mark.

"Ti prego non continuare" affermò Marissa.

"Perchè? Che c'è?"

"Peggioreresti solo le cose e non avrei più il coraggio di dirti ciò che voglio.."

"Che è successo? C'è qualcosa che non va?"

"Sai, quando sono arrivata quì a Parigi credevo di essere diversa, cambiata, un'altra Marissa. Ero carica, mi ero lasciata tutto alle spalle, volevo costruirmi un'altra strada, andare avanti con le mie forze, cambiare vita. Ero così piena di ottimismo. Poi ho incontrato te, così affascinante, intraprendente, determinato. Hai così tanta sicurezza che ti invidio. Mi hai trascinata e coinvolta tanto. Solo che.. c'era un problema che non notavo"

"Ovvero?"

"Non ero io. Quella che hai conosciuto, che è venuta subito a letto con te, che si è fatta coinvolgere, non era la vera Marissa. Io l'ho lasciata ad Orange County, in un vialetto di Newporth Beach. E' lì e mi manca. Mi manca non dovermi nascondere, non dover soffocare i miei sentimenti. Ho bisogno di riprendermi cuore e anima che appartengono ad un altro ragazzo"

"Hai intenzione di andartene?"

"Sì.."

"Quindi questo è un addio?"

"Mi dispiace Mark. Non posso fare altro. Quì rischio di esplodere, per quanto Parigi sia bella e grande, mi sta stretta"

"Potevi dirlo prima di illudermi e di farmi innamorare" disse Mark andandosene via con la rabbia in corpo.

Marissa aveva sbagliato? Forse. Aveva semplicemente seguito la voce del suo cuore.

Nel frattempo, a Newporth, Summer aveva accettato l'appuntamento di Juan. Così l'aveva raggiunto alla sua scuola di ballo. Era completamente vuota, era mattina e nessuno aveva lezione. Juan aveva preparato una sala tutta per loro. Aveva indossato la sua divisa di insegnante, preparato lo stereo e inserito i cd. Avrebbe voluto insegnare qualche passo alla sua allieva preferita, Summer.

"Benvenuta" le disse.

"Così è quì che insegni.. Bel posto, mi piace!" affermò Summer entrando in sala.

"Io non insegno, io danzo, mi esprimo e cerco di trasmettere la mia passione agli altri. Vieni, ti faccio vedere"

"No, no, cosa vorresti fare?"

"Ti mostro qualche passo"

"Non sono capace, sono un palo!"

"Anche i pali possono imparare"

Juan accese lo stereo, le prese la mano e la portò al centro della sala. La musica partì, era un tango argentino. Le mise una mano lungo la schiena e con l'altra le prese l'altra. Cominciò a guidarla e a farle sentire i movimenti.

"La musica, senti la musica, fatti guidare da lei. E poi la passione, mettici la passione"

Summer abbassò lo sguardo dall'imbarazzo.

"Guardami negli occhi" le disse Juan alzandole il viso verso di lui. Finalmente lei si lasciò andare, seguiva i suoi passi, si ritrovarono a ballare il tango, senza pensare a nulla. L'aula improvvisamente si fece calda, quasi bollente. I tacchi di Summer lasciavano il segno sul pavimento, la stretta di Juan si faceva sempre più forte e i loro occhi erano curiosi sempre di più. Si avvicinarono ancora e ancora e ancora, i loro respiri diventarono affanni, l'uno sentiva quello dell'altra. Fino a quando le loro labbra si toccarono, gli affanni si bloccarono e le lingue si cercavano per poi accarezzarsi. La passione era esplosa come un'incendio. Caldo, tanto caldo e due cuori che battevano.

Ryan aveva raggiunto Linsday sulla spiaggia. Lei lo stava aspettando in riva al mare, voleva bagnarsi i piedi, sentire l'acqua, fredda.

"Andiamo a farci una passeggiata?" propose lei.

"Sì, perchè no?" le sorrise lui.

Cominciarono così a camminare lungo la riva, lei gli prese la mano, lui non poteva fare altro che stringerla, non troppo forte, non ce ne era bisogno. 

"Ultimamente non ti senti più leggero? Sarà che io sono così felice.."

"Già, anch'io" mentiva.

"Avrei così voglia di fare l'amore con te.."

"Non c'è fretta. Non devi essere costretta a fare l'amore con me"

"Lo so, lo so. Ma lo voglio con tutta me stessa"

"Guarda che è una cosa importante.."

"Appunto, tu sei importante per me e voglio farlo con te"

"Che ne dici se ci sediamo sulla sabbia?" le chiese Ryan cercando di cambiare discorso.

"Che ne dici se invece andiamo lì sopra?" propose lei indicando la casetta sulla spiaggia, quella famosa casetta.

"NO. Non posso. NO" rispose lui.

"Che vuol dire che non puoi?" 

"Scusa, mi sono dimenticato che mi aveva chiamato Seth e mi aveva chiesto di raggiungerlo in fretta a casa. Momento di depressione cosmico. Ti chiamo dopo io" le disse andando via. Mentiva di nuovo. 

La verità è che non ce la faceva. Non poteva salire con lei su quella stessa casetta. Apparteneva a lui e Marissa. Non voleva sostituire il ricordo di loro due su quella casetta con l'immagine di lui e Linsday. Non voleva, non ce la faceva, non poteva. 

 

 

......

 

 

«I passeggeri del volo 4432 diretto a Newporth Beach sono pregati di imbarcarsi»

Una chioma bionda, due occhi chiari e una borsa di Chanel si avviarono all'imbarco. Lei e il suo segreto. 

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Capitolo 16
*** 4x16 - Ritorni ***


Dicono che solitamente la delusione per un amore si sviluppi in diverse fasi: depressione, rifiuto, solitudine, scoraggiamento, rabbia, ripresa, di nuovo depressione. Seth era depresso, tremendamente depresso. Summer lo aveva lasciato e non ne aveva capito neanche perfettamente il motivo. Lei gli aveva detto che aveva bisogno di un momento di pausa, un periodo di distacco, dovevano stare lontani. Forse lei aveva qualche problema, forse era confusa. Forse non stava bene. Dicono anche però che quando si sta male, bisogna stare con le persone che ami e che ti amano. Seth amava Summer, la amava alla follia. Era la sua reginetta e lui il suo re. Ma lei? Lei lo amava? Seth non ne era più sicuro. Vedeva che qualcosa in lei era cambiato, sentiva l'aria strana intorno a loro, più pesante, meno serena. Aveva sbagliato lui? No. Di questo ne era sicuro. Quando ci sono difficoltà in un rapporto, se c'è l'amore e se è vero, si può affrontare qualsiasi cosa. Non importa come o quando. L'importante è volerlo. E allora ecco che compare quel dubbio. Il Dubbio. Quello che non vorresti mai avere, quello che non dimenticherai mai, che ti risuonerà nella testa per giorni e giorni: il tradimento. Summer aveva qualcun'altro? Purtroppo Seth lo pensava. Quel Juan non gli convinceva, voleva portargliela via. E forse ci era riuscito.

"Tesoro posso?" Kirsten entrò in camera di Seth.

"Mamma voglio stare da solo" rispose lui, sdraiato sul suo letto, con il cuscino sul viso.

"Sono giorni che sei quì dentro. Hai bisogno di uscire un pò"

"No, mamma. Non voglio uscire. Voglio rimanere quì"

"Rischi di soffocare con quel cuscino" gli disse Kirsten mettendosi seduta accanto a Seth.

"Non mi importa. Sfiderò quello che mi riserva il destino"

"Guarda, ti ho portato dei biscotti fatti in casa"

"Mamma preferirei soffocare piuttosto che mangiarli"

"Non li ho cucinati io.."

"E' uguale. Non voglio mangiare, non voglio parlare, non voglio respirare e non voglio neanche vivere"

Kirsten si alzò dal letto, posò il piatto dei biscotti sul comodino e aprì la porta. Stava per andarsene, amareggiata dalle parole di suo figlio, quando tornò indietro. Seth era voltato verso la sua parte opposta, le dava le spalle. Non voleva farsi vedere da lei. Kirsten prese la sedia della scrivania e si mise seduta accanto al letto.

"Quando eri piccolo, facevi spesso dei brutti sogni, colpa dei cartoni animati, dei videogiochi e di tutti quei fumetti. Dormivi con la luce spenta, ti svegliavi dagli incubi e cominciavi ad urlare. Gridavi: mamma! mamma! Io avevo il sonno leggero, ti sentivo subito e correvo da te. Entravo in camera e ti trovavo completamente sommerso dalle coperte e dai cuscini. Ti nascondevi, rimanevi immobile con gli occhi chiusi e tremavi. Io mi sdraiavo accanto a te sul tuo letto, ti abbracciavo e tu mi stringevi forte. Sentivo di proteggerti tra le mie braccia, eri il mio bambino, piccolo e indifeso. Dovevo rassicurarti e cancellarti l'immagine di quei mostri. Tu immediatamente smettevi di tremare e mi prendevi la mano. Io sorridevo, ero felice. Bè, ora sei cresciuto, sei grande, ma hai comunque le tue paure. Qualcosa ti ha tolto il sorriso e io vorrei poterti tranquillizzare, farti ridere di nuovo. Sono tua madre e vederti stare male è un colpo al cuore. Vorrei che fosse tutto un incubo, uno dei tanti che facevi. Vorrei che le mie braccia fossero tanto grandi e forti da poterti stringere e rassicurarti come un tempo"

Qualche lacrima scese sul viso di Kirsten, commossa dai ricordi dell'infanzia di Seth e triste nel vederlo così. Lui si tolse il cuscino dal viso e la guardò senza farsi vedere.

"Mamma?" esclamò Seth. Kirsten si voltò verso di lui.

"Che c'è?"

"Vieni quì accanto a me? Ho avuto un incubo"

Kirsten sorrise, si asciugò le lacrime e si sdraiò accanto a lui. Lei lo strinse forte a sè, mentre lui le teneva la mano, proprio come faceva il piccolo Seth. E la paura per quell'incubo passò.

 

 

Per un amore che finisce ce n'è sempre uno che nasce. Quella mattina Summer si svegliò in una camera che non era la sua, un letto soffice e con le coperte blu. Aprì gli occhi e alla sua sinistra non trovò la principessa Favilla come al solito. Piuttosto c'era una rosa rossa, la prese e la annusò. Profumava di freschezza, di passione e di libertà.

"Buongiorno mia ballerina!" disse Juan entrando in camera. Portava un vassoio con la colazione pronta.

"Buongiorno mio insegnante!"

"Che te ne pare?" chiese lui indicando la colazione.

"Bè, colazione in camera, cosa desiderare di meglio? Che meraviglia!"

"Come sei stata? Dormito bene?"

"Benissimo direi.. anche se, è strano svegliarsi in questo letto.."

"Strano non svegliarsi nel letto di Seth.."

"No, davvero. Sono stata bene e non c'è nessun altro posto in cui vorrei stare se non quì"

"Allora sei pronta per assaggiare un pò di latte verde!"

"Che schifo!"

Scoppiarono entrambi a ridere e passarono insieme l'intera mattinata. I sentimenti di Summer sembravano essere cambiati. Juan le piaceva davvero e la testa le diceva che stava facendo la cosa giusta. Peccato che spesso il cuore vada nella direzione opposta, magari da un ragazzo depresso abbracciato alla mamma.

 

 

"Signorina desidera qualcosa? Caffè, bibita, patatine, panini.." chiese l'hostess.

"No, grazie. Per caso sa quanto mancherebbe?"

"Guardi circa due ore, se non di meno"

"Grazie mille"

"Si figuri"

Anche se viaggiare in prima classe aveva le sue comodità, l'oceano sembrava non finire mai. Marissa amava viaggiare, amava visitare nuovi posti e amava prendere l'aereo. Quel giorno però odiava trovarsi lì. Voleva poter alzarsi e andare a mettersi al posto del pilota. Voleva atterrare subito, aveva fretta di tornare.

Si mise ad osservare fuori dal finestrino. Poche nuvole, un pò di sole e un'enorme distesa di acqua. L'oceano da lassù era meraviglioso. Sembrava essere il cielo e aveva una gran voglia di tuffarsi. L'estate stava finendo e lei odiava l'inverno. Forse perchè la teneva lontana dall'abbronzatura, il suo hobby preferito. Il suo e quello di Summer. Guardando le nuvole, si ritrovò a sorridere da sola. Improvvisamente ricordò la volta che Ryan e Seth avevano cercato di prendere il sole insieme a lei e Summer. Tentativo rivelatosi poi inutile. Le mancavano quei momenti, le mancava trascorrere il tempo con i fantastici quattro. Le mancava essere la bella, le mancava Ryan. Ancora non poteva credere che stava facendo questa pazzia, l'amore è folle. Aveva bisogno di vederlo, aveva bisogno di lui. Voleva guardarlo negli occhi, sentire la sua voce, accarezzare i suoi capelli e assaporare di nuovo le sue labbra. Voleva lui, come un tempo, come sempre. 

Chiuse gli occhi con l'intento di dormire un pò e magari svegliarsi con le ruote a terra. Ma il pensiero di Ryan non le dava tregua. Era ansiosa, eccitata all'idea di poter stare di nuovo nella sua stessa città. Poche ore li separavano. Si ripropose di dormire, quelle due ore sarebbero passate più in fretta e magari avrebbe sognato il suo ragazzo di poche parole.

 

 

"Che ne pensi di Seth e Summer? Secondo te torneranno insieme?" chiese Linsday a Ryan mentre erano sul letto di lui.

"Certo" rispose Ryan.

"Sei sicuro? Non lo so, lei la vedo diversa, con la testa altrove"

"Vedi, Seth e Summer in questi anni si sono presi, lasciati, ripresi, rilasciati, per almeno un centinaio di volte. Torneranno insieme, fidati. Sono due calamite e per quanto puoi tenerli lontani, prima o poi si ritrovano di nuovo attaccati"

"Un pò come tu e.."

"Io e..?"

"Bè, sai a cosa mi riferisco. Insomma, anche tu e.. e.. e Marissa avete fatto tira e molla per tre anni"

"E' diverso.."

"Perchè sarebbe diverso?"

"Perchè io ora sono quì con te.."

"E Summer starà con Juan.."

"Sì, ma.. non c'è un oceano di mezzo"

"Senti Ryan, io ho bisogno di saperlo, ho bisogno di conferme. Io.. io.. io ti amo. Ti amo davvero. Ti amo con tutta me stessa. Ma tu?"

"Io... io... anche"

Linsday era felice con Ryan, ma non era tranquilla. Aveva paura di non essere amata davvero, paura di essere solamente una tappabuchi, la ruota di scorta, il chiodo scaccia chiodo. E se Marissa fosse tornata? Come sarebbe andata a finire? Ne conosceva già la risposta, purtroppo. Ryan sarebbe tornato tra le sue braccia senza neanche pensarci un attimo. Sarebbe corso da Marissa. Più volte aveva pensato di parlare con lui, affrontarlo, chiarirgli i suoi pensieri, confidargli le sue paure. Ma non era sicura che avrebbe capito. Aveva paura di passare per un'immatura innamorata, gelosa, ansiosa e ossessiva. Voleva trasmettere tranquillità al suo ragazzo, ma così rischiava di scoppiare. Sapeva di essere importante per Ryan, ma sapeva anche di non essere una Cooper.

 

 

Un lungo corridoio sembrava non finire mai. In vita aveva legato un giacchetto, lo aveva tolto perchè nonostante l'estate fosse finita, faceva ancora molto caldo. Tanta gente che andava nella sua stessa direzione e tanta che andava nell'esatta opposta. C'era chi salutava, chi leggeva dei giornali, chi mangiava una briosche, chi era al telefono e chi come lei andava a mettersi seduta. Prese dalla borsa il suo cellulare e compose quel numero che ormai conosceva a memoria. Tuuum, tuuum, tuuuum.

"Pronto?"

"Summer?"

"Coop! Avevo provato a chiamarti, ma avevi il telefono staccato!"

"E' lo so, ho dovuto spegnerlo!"

"Ma dove sei? Non ti sento molto bene!"

"Sono all'aeroporto"

"All'aeroporto? Che fai, parti per lavoro e non me lo dici? Dove te ne vai di bello?"

"Sono a Newporth. Mi passi a prendere?"

 

 

Lei e il suo segreto erano finalmente atterrati a Newporth Beach.

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Capitolo 17
*** 4x17 - Segreti svelati ***


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Lei e il suo segreto erano finalmente atterrati a Newporth Beach.


Marissa era davanti l'entrata dell'aeroporto di Newporth. Era da poco atterrata, aveva chiamato Summer che la stava raggiungendo. Prese le sue valigie e andò ad aspettarla di fronte alla fermata dei taxi. Si mise seduta su una panchina e aspettò. Si guardò intorno e fece lunghi respiri. Finalmente aria di casa. Newporth sembrava essere più bella di quando l'aveva lasciata. Guardò le persone che le camminavano di fronte e sorrise. Era ad Orange County, era nella sua terra. Voleva godersi quel momento. Quante volte, a Parigi, aveva pensato ad un suo possibile ritorno, ma poi ogni volta si riprometteva di andare avanti, di non pensarci, di dover proseguire per quella nuova strada. Eppure in cuor suo sapeva che stava sbagliando. Forse anche per orgoglio, non voleva ammettere di aver commesso di nuovo un errore. Voleva dimostrare a tutti che ce l'avrebbe fatta, che aveva fatto la cosa giusta, che poteva cambiare, essere diversa, essere matura. Le mancava ogni minima cosa della sua vecchia vita: sua madre, sua sorella, Summer, Seth, il mare, la sabbia, il sole. E poi lui, Ryan. Le mancava come l'ossigeno. Senza di lui si sentiva attaccata ad una macchina dalla quale respirava aria artificiale e che poteva da un momento all'altro spegnersi. Si sentiva come in un tunnel senza uscita, dove voleva sempre più trovare la via di uscita, vedere la luce, ma senza riuscirci. E invece quel segreto che si portava dentro l'aveva smossa, le aveva fatto capire che andare a Parigi non serviva a nulla. Non è scappando dalle difficoltà che queste si risolvono. Doveva prendere il mano la sua vecchia vita, quella che aveva lasciato a Newporth e doveva affrontarla una volta per tutte. Questo vuol dire essere mature. Marissa alzò gli occhi al cielo, c'era il sole, si sentiva finalmente libera. Poi li abbassò nuovamente e vide una figura, non troppo alta. Lunghi capelli neri e un ragazzo accanto. Summer era lì. La guardò negli occhi, si alzò e si avvicinò verso di lei. Entrambe stavano piangendo senza rendersene conto. Era troppo tempo che non si vedevano. Cominciarono a corrersi incontro fino a quando si ritrovarono abbracciate. Si strinsero più forte che potevano, anche a costo di non respirare. L'emozione era indescrivibile e nonostante la distanza che c'era stata tra di loro e il tempo passato, sembrava come se non si fossero mai lasciate. Erano Summer e Marissa, le due migliori amiche, l'amicizia eterna, quella che non svanisce mai.

"Coop.." sussurrò Summer tra le lacrime.

"Summer.. finalmente" affermò Marissa singhiozzando.

"Non ci posso credere. Tu.. sei quì"

"Sì, non ce la facevo più"

"Cazzo quanto mi sei mancata" disse Summer stringendola sempre di più.

"Ehm..ehm.. Mi dispiace interrompere questo dolce momento di tenerezza, ma la macchina l'abbiamo lasciata in doppia fila e credo che la gente non abbia la pazienza di aspettarci" esclamò Juan interrompendole.

"Tu devi essere.." 

"Juan, piacere" disse Juan stringendo la mano a Marissa.

"Bene, ti portiamo a casa?" domandò Summer.

"Direi!"

"Voi andate pure avanti alla macchina, io prendo le valigie" affermò Juan.

"E' gentile!" sussurrò Marissa a Summer.

"Ed è un gran figo!" rispose Summer.

"Sì, ma poi mi spieghi cosa hai combinato!"

"Bè, dobbiamo aggiornarci su un bel pò di cose.."

"Anche io devo dirti qualcosa.."

"Abbiamo l'intera giornata"

"Non vedo l'ora!"

Summer, Juan e Marissa andarono in macchina diretti a casa. Lì Julie, Nail e Katlin erano pronti ad accoglierla. Solo loro sapevano del suo arrivo. Ryan non ne era al corrente. Chissà come l'avrebbe presa, chissà come avrebbe reagito. Chissà come si sarebbero incontrati di nuovo.

 

 

Ryan era a casa di Linsday. Avevano affittato un film, volevano passare la giornata a casa o meglio, questa era stata l'idea di Linsday. Ryan voleva allenarsi un pò, andare a correre in spiaggia, ma lei l'aveva pregato di restare lì. Così si misero sul letto di lei a vedere "Titanic", forse il film d'amore più emozionante, ma anche quello più drammatico. Ryan non era un romantico, o meglio, lo era, ma non lo dava a vedere. Quel film gli era sempre piaciuto, ma quel giorno lo trovava quasi pesante. Non aveva voglia di vederlo, forse perchè sapeva che quello che avrebbe provato non gli sarebbe piaciuto. Già, perchè era sicuro del fatto che avrebbe pensato a Marissa, come purtroppo o per fortuna, succedeva spesso ultimamente. La sognava quasi tutte le notti e si ritrovava a pensarla senza accorgersene. In fondo lui sapeva perchè pensava a lei, ma non voleva ammetterlo. Ammetterlo lo avrebbe reso reale e non poteva. Non poteva di nuovo ricominciare da capo. Lo tsunami Marissa doveva essere superato. Di certo il film "Titanic" non era da aiuto.

"Sai che stanotte ho fatto un sogno davvero strano?" disse Linsday.

"Sul serio?"

"Sì. Eravamo ad una festa, c'era tanta gente. Ad un certo punto io non ti trovavo più, ti cercavo e poi sei comparso sul palco. Dicevi di voler dedicare una canzone al tuo grande amore e partiva così quella canzone che fa Forever young, I wanna be forever young, do you really want to live forever, forever. La conosci?"

"Ehm... no, non mi sembra"

"Molto bella! E comunque poi scendi dal palco e sparisci. Mi sono svegliata molto stranita"

"Ma dai.. E' solo un sogno.."

"Quella canzone però mi ha messo i brividi. La vuoi sentire? Me la sono scaricata di proposito!"

"No... no.. dai, non fa niente. Vediamo il film e dimentica il sogno"

"Va bene, come vuoi"

Ryan e Linsday, abbracciati sul letto, cominciarono a guardare il film e a mangiare popcorn. Troppe bugie Ryan stava dicendo a Linsday e per quanto lei in passato l'abbia fatto soffrire, non le meritava. Quella canzone Ryan la conosceva benissimo, come poteva dimenticarla? E' stata fondamentale per Marissa, aveva fatto da colonna sonora alla loro storia e l'aveva fatta risvegliare dal coma. Forever Young, per sempre giovani. Lui non poteva dimenticarla e non solo la canzone. 

Linsday guardò Ryan e si accorse che era con la testa tra le nuvole. Pensò che forse il film non gli piaceva, forse voleva fare altro. Lo guardava e pensava che lo amava alla follia, che era felice ed era fortunata. Stava con l'unico uomo col quale voleva essere. Cosa poteva volere di più? Voleva fare l'amore con lui. Sì, voleva farlo perchè sentiva che era il momento giusto. Sapeva di essere pronta e credeva che lui l'avrebbe voluto. Così abbassò il volume della televisione, ma Ryan neanche se ne accorse. Accarezzò Ryan e si voltò verso di lui. Cominciò a dargli dei baci sulla guancia, sul collo per poi passare alle labbra.

"Che c'è? Non vuoi vedere il film?" le chiese Ryan.

"No, voglio te" rispose lei.

Linsday gli sorrise, Ryan era invece preoccupato. Non aveva voglia di fare l'amore, ma lei continuò a baciarlo. Lui non poteva fare altro che ricambiare, non se la sentiva di tirarsi indietro. Si baciarono sempre più appassionatamente fino a distendersi completamente sul letto di lei. E chissà come sarebbe andata a finire.

 

 

Marissa era finalmente tornata a casa. La sua famiglia l'aveva accolta a braccia aperte. Erano tutti felici e Julie, in particolare, si era commossa per il ritorno della figlia. Il rapporto era cambiato, migliorato. Erano diventate realmente madre e figlia. Si volevano bene, ma bene davvero. Dopo aver raccontato loro le sue avventure a Parigi e dopo avergli dato tutti i regalini francesi, Marissa andò in camera sua, l'ultima camera che aveva cambiato. Ed era proprio come l'aveva lasciata. Ordinata, profumata, pulita, libreria e armadi in ordine e anche loro erano lì, le foto, quelle sue e di Ryan. Alcune se le era portate con sè, altre le aveva lasciate lì. Le guardò. Erano del loro primo anno insieme. Erano piccoli, ma già così innamorati. Chi l'ha detto che un adolescente non sappia cos'è l'amore? Loro due sapevano cosa voleva dire amare davvero. Perchè si amavano, si amavano alla follia, dalla prima volta che si erano visti.

Summer entrò in camera e la vide lì, a pensare a chissà cosa. Sapeva che la sua Coop aveva qualcosa dentro, un segreto che non aveva ancora detto a nessuno. E lei era lì solo per la sua amica. Voleva starle vicino, voleva vederla ridere di nuovo, proprio come un tempo facevano insieme.

"Che effetto ti fa?" le chiese Summer.

"Strano. E' tutto così.."

"Di casa?"

"Già.. e mi piace, mi piace davvero"

"E' bello rivederti quì"

"E per me è bello essere quì, a casa"

"So che avremo tantissimo tempo per parlare, ma.."

"Summer. Non mi importa del tempo che abbiamo, ho bisogno di parlarti ora"

"Lo sapevo"

Si misero sedute sul letto, Summer le stringeva la mano. Marissa tremava. Non aveva paura di confessare il suo segreto alla sua migliore amica, perchè sapeva che l'avrebbe capita e l'avrebbe appoggiata sempre e comunque. Aveva paura a dirlo ad alta voce perchè ancora lei stessa non riusciva a credere a quello che si portava dentro.

"Allora? Vuoi dirmi cosa ti porti dentro?" le domandò Summer stringendole la mano.

"Un bambino" rispose Marissa piangendo.

"Cosa? Come un bambino? Tu... tu... sei incinta?"

"Sì. Cioè, non lo so. Probabile. Ho fatto il test qualche giorno fa e risulta positivo"

"Oh cazzo"

"Non so che fare, sono nel panico più totale"

"E Mark lo sa?"

"E' questo il punto"

"Aspetta, aspetta. E' suo vero?"

"E' che.. quando Ryan mi aveva raggiunta... noi..."

"Coop.."

Entrambe non riuscivano a parlare. Non sapevano cosa dire. Summer abbracciò Marissa, non poteva fare altro.

"Facciamo una cosa. Tu vieni con me a casa Cohen, Ryan tanto non c'è. Io devo parlare con Cohen. E poi pensiamo al da farsi. Magari delle analisi.."

"Grazie" 

E tornarono di nuovo ad abbracciarsi. Summer avrebbe dovuto anche dirle della relazione tra Ryan e Linsday, ma non se la sentiva. Non poteva darle anche questo pensiero. Doveva starle vicino il più possibile e doveva anche affrontare Seth Cohen. 

Le due amiche presero la macchina e si diressero verso casa Cohen. 

"Ti dispiace se ti aspetto fuori? Non me la sento ancora di vedere Kirsten e Sandy" disse Marissa.

"Tranquilla. Non ci metterò molto" rispose Summer.

Marissa rimase così ad aspettarla, mentre Summer entrò in casa Cohen. Dopo aver salutato Kirsten e Sandy, provando anche un pò di imbarazzo per quello che aveva fatto al figlio, andò verso la camera di Seth. Lui era sempre sul letto, questa volta però parlava con Capitan Avena. E chi se lo immaginava che sarebbe arrivata la Principessa Favilla.

Summer bussò.

"Mamma basta biscotti o mi verrà il diabete!"

"No, veramente..." disse Summer entrando in camera.

"E tu che ci fai quì?"

"Voglio parlarti"

"Io no"

"Cohen andiamo, non fare il ragazzino"

"Io il ragazzino? Non sono io quello che ha bisogno dei suoi spazi. E per la cronaca, non ci credi neanche tu"

"Lo so. Sono venuta quì per dirti la verità"

"E io dovrei ascoltarla? Dovrei sentirmi dire che non mi ami più e che magari sei innamorata di un'altro? Bè non ci sto"

"Sì, dovresti ascoltarmi. Se non sbaglio, un bel giorno, senza dirmi nulla, te ne sei andato a bordo della tua stupida barca"

"Stupida barca? Avevo dato il tuo nome a quella barca!"

"Cohen perchè non provi ad ascoltarmi?"

"E' questo il problema Summer. Io ti ascolto, ti ho sempre ascoltato. E anche ora. Dovrei essere arrabbiato con te, dovrei odiarti perchè mi stai facendo sentire una merda, perchè mi stai facendo male da morire. Eppure non ci riesco. Non riesco ad odiarti. Anzi, odio me stesso per questo"

"So che chiederti scusa non servirà a nulla. Ma voglio che tu sappia che non ti ho mai preso in giro. E' solo che.. che sono confusa. Per questo ho deciso di non venire all'università.. e sì, lo ammetto, frequento un'altra persona che per il momento mi fa stare bene, mi fa sentire libera e.."

"Non mi importa nulla di come ti fa sentire. Solo una cosa voglio sapere: lo ami?"

"E' troppo presto per dirlo.."

"E a me? Mi ami?"

"Perchè mi costringi a dirtelo?"

"Perchè io la so la risposta. Lo so che mi ami. Ma voglio che tu te ne renda conto"

"Cohen..."

Summer scoppiò a piangere. Non ce la faceva, non riuscì a trattenersi. Guardò Seth e poi piangendo se ne andò. Lui rimase lì senza fare o dire nulla. Voleva correrle incontro, ma qualcosa lo bloccava. L'orgoglio.

 

 

Nel frattempo Marissa era scesa dalla macchina. Dopo tutto quel tempo passato seduta, aveva bisogno di sgranchirsi le gambe. Fece così due passi e si fermò davanti casa Cohen. Stava aspettando Summer e sapeva che ci avrebbe messo un pò di tempo. Si voltò un momento e vide la sua vecchia casa. Stava bene in casa Roberts, ma quelle mura dove era cresciuta le mancavano. In quella casa aveva passato momenti felici con la sua famiglia. Ci aveva vissuto con sua madre, suo padre e sua sorella. Era lì che la sua adolescenza si era sviluppata. La preparazione per i primi balli, le feste, per il primo appuntamento con Ryan. I primi vestiti firmati, la prima volta che si truccò insieme a Summer e l'ultima volta che fu serena insieme ai suoi genitori. Poi erano iniziati i problemi, quelli che voleva sempre dimenticare. Ma quel vialetto, quel vialetto di casa Cooper e Cohen, era stato il primo a veder nascere il suo più grande amore: Ryan.

Uno sportello che si chiude e il rumore di alcuni passi, la riportarono alla realtà. Marissa alzò lo sguardo e lo vide lì. Ryan era proprio di fronte a lei. Entrambi su quel vialetto, il loro vialetto. 

"Marissa" 

"Ryan"

Si guardarono senza dirsi nient'altro. E la scintilla scattò nuovamente. Si erano trovati, di nuovo.

Lei gli sorrise, lui la guardò. E fu un attimo, il tempo di un flashback, che i loro cuori batterono più veloci che mai.

 

 

"E tu chi sei?"

"Chiunque tu vuoi che io sia"

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Capitolo 18
*** 4x18 - Amici mai ***


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"Marissa"

"Ryan"

Si guardarono senza dirsi nient'altro. E la scintilla scattò nuovamente. Si erano trovati, di nuovo.

Lei gli sorrise, lui la guardò. E fu un attimo, il tempo di un flashback, che i loro cuori batterono più veloci che mai.

 

 

Ryan continuava a fissarla, rimase immobile, non fece neanche un passo. Non sapeva cosa fare. Non sapeva cosa dirle. Aveva potuto solamente pronunciare il suo nome. Era stato l'istinto a farglielo fare. Trovarsela lì era stata la sorpresa più grande che potevano fargli. Ma anche quella più brutta. Come doveva reagire? Come doveva comportarsi? Rivederla su quel vialetto lo aveva portato indietro nel tempo, a quattro anni prima, al suo primo giorno a Newporth. Stessa scena, stesso posto, stesse persone. Stessa emozione. E Ryan sapeva che si sarebbe innamorato di nuovo di lei, per la seconda volta. Amore a prima vista. 

Continuava a guardarla, mentre Marissa cadde in un imbarazzo più grande di lei. Gli sorrideva, proprio come la prima volta. Voleva dirgli qualcosa, voleva prendergli la mano e farsi tranquillizzare, come solo lui sapeva fare. Si aspettava da un momento all'altro che lui si accendesse una sigaretta, ma aveva smesso di fumare. Già, perchè tante cose erano successe dal loro primo incontro e loro due erano cambiati, erano cresciuti. Eppure avevano sempre gli stessi sguardi. Sguardi di chi è innamorato follemente. Ryan era sempre stato un tipo di poche parole, Marissa lo sapeva bene. Per questo pensò che doveva essere lei a fare il primo passo. Dapprima abbassò lo sguardo, ma poi sentì dei passi avvicinarsi a lei. Alzò lo sguardo. Era lui. 

"Ciao" gli disse lei con la voce tremante.

"Che ci fai quì?" le domandò con la paura di saperne la risposta.

"Sono tornata per restare" rispose Marissa, ma Ryan rimase in silenzio. Non le disse nulla. Silenzio totale.

"Non mi dici nulla?" gli domandò lei.

"Bentornata" rispose freddamente Ryan e poi se ne andò verso casa.

Marissa rimase lì, impassibile. Lui l'aveva colpita in pieno petto.

 

 

Summer era appena uscita da casa Cohen piangendo. Corse verso la macchina e vide Marissa lì, sconvolta.

"Coop, che è successo?"

"A me? Che è successo a te! Perchè stai piangendo?"

"Ne parliamo a casa. Puoi guidare tu? Io non ce la faccio"

"Tranquilla"

Entrarono entrambe in macchina, Marissa si mise alla guida, Summer guardava fuori dal finestrino e continuava a piangere in silenzio. 

 

 

Ryan era appena rientrato a casa e andò subito a chiudersi nella casetta in piscina. Aveva bisogno di sfogarsi, di liberare tutto quello che aveva dentro: rabbia, tristezza, delusione. Amore. Sì, l'amava ancora e solamente ora poteva ammetterlo. Prima ne aveva sempre avuto paura. Amava Marissa esattamente come il primo giorno che l'aveva vista, come la prima volta che si baciarono. L'amava, come sempre. Era arrabbiato con lei perchè se ne era andata e perchè ora era tornata. Ma ce l'aveva soprattutto con sè stesso. Già, perchè l'aveva trattata male e invece avrebbe voluto dirle quelle due paroline famose. Avrebbe voluto abbracciarla, stringerla forte, ricordarle che nonostante tutto l'amava ancora, che non gli importava se se ne era andata, se l'aveva lasciato a Newporth, se era stata con un altro. Non gli importava di nulla. Voleva solo lei. Eppure era riuscito solamente a dirle quel "Bentornata", così, con quel tono amaro, quel tono di chi non ha ricevuto affatto una bella sorpresa. Ma per lui, Marissa era sempre una bella sorpresa. La rabbia cresceva sempre di più, percorreva il suo corpo, così senza pensarci un attimo, d'istinto diede un pugno al muro. E il dolore fu immediato. L'adrenalina era salita e la scarica lo aveva svuotato. Rabbia, tristezza e delusione se ne erano andate. Adesso era rimasto solo l'amore.

"Ma si può sapere che cavolo ti è preso? Pensavo stesse arrivando il terremoto!" disse Seth entrando nella casetta in piscina.

"E' tornata"

"Chi?"

"Marissa"

"Cosa? Marissa è a Newporth?"

"Sì, sì, Seth. E' quì. L'ho appena vista"

"Questo sì che è un problema. Ci hai parlato?"

"No, cioè sì.. Due parole al volo"

"Sediamoci un momento"

"Seth non.."

"Ryan, Ryan, calmo. Sono soltanto io, Seth, il tuo amico, non che fratello. Vieni quì, siediti accanto a me. Sfogati, liberati, parlami. Esprimi i tuoi sentimenti"

"Seth, ti sembra il caso di essere ironico?"

"Non sono ironico. Vieni amigo! Analizziamo la situazione. Cosa vi siete detti?"

"Diciamo che ci siamo salutati... e.."

"E..? Cosa? Vi siete baciati?"

"Ma che baciati! Le ho risposto male.."

"Lo sapevo. Mannaggia a te"

"E che dovevo fare?"

"Andiamo avanti. Poi?"

"E poi me ne sono andato"

"E l'hai lasciata lì? Così?"

"Seth non è che potevo invitarla ad entrare, magari a bere qualcosa. Ti rendi conto che è tornata? Dopo tutto quello che è successo è tornata"

"Ma ti ha detto il motivo?"

"No. Cioè, mi ha detto che è tornata per restare"

"Amigo, sei ufficialmente nella merda!"

 

 

Nel frattempo Marissa e Summer erano tornate a casa. Summer era corsa in camera sua e si era sdraiata sul letto. Aveva finalmente smesso di piangere, ma non riusciva a tornare a ridere. Le squillò il cellulare, era Juan, la stava chiamando. Non voleva rispondergli, ma poi capì che lui non aveva colpe.

"Pronto?"

"Mia ballerina! Tutto bene?"

"Juan... Sì, tutto bene"

"Ma cos'è questa vocetta? E' successo qualcosa?"

"No, no, non è successo nulla. E' che io e Marissa ci siamo commosse nel ricordare i vecchi tempi.."

"Che sceme che siete! Pranziamo insieme domani?"

"Non lo so.. Vorrei stare un pò con Marissa.."

"Capisco"

"Ti dispiace?"

"Sì.. ma va bene. Insomma sono contento che è tornata perchè so che tu sei felice. Per cui divertitevi insieme"

"Grazie, sei un tesoro"

"Io ci tengo veramente a te Summer"

"Lo so... anch'io... anch'io ci tengo a te"

"A domani piccola"

"A domani"

E riagganciò. Juan la rendeva serena, stava bene con lui. Mentre Seth riusciva solamente a farla piangere. 

"Come stai?" Marissa entrò in camera.

"Così"

"Com'è andata con Seth?"

"Male. Malissimo. Mi ha praticamente detto che mi ama ancora e mi ha fatto capire che... che.."

"Che anche tu lo ami ancora"

"No, cioè..."

"Summer, senti, ti conosco da quando ti è caduto il primo dentino, da quando ancora facevi la pipì nel letto e ormai so riconoscere quando menti. Perchè stai con Juan se ami Seth?"

"E tu? Tu perchè non stai con Ryan se lo ami?"

"E' diverso e lo sai"

"No, Coop. Non lo capisci? E' sempre la stessa storia. Siamo sempre quì a soffrire per loro, come ogni anno. Possibile che non riusciamo a dimenticarli? Possibile che non possiamo andare avanti senza di loro? Perchè? Perchè?"

"Io una risposta ce l'avrei.."

"Anch'io, ma mi sono stancata. Sono stanca Coop, terribilmente stanca. Cosa siamo diventati? Semplicemente ex, eterni innamorati o amici?"

"L'ultima volta che abbiamo provato ad essere amici è finita da schifo. No, Summer, non saremo mai amici"

"Hai deciso cosa fare?"

"In merito a cosa?"

"In merito a quel segreto che ti porti dentro.."

"Credo sia meglio fare delle analisi, avevo pensato di andare domani.."

"Vengo con te"

"Non sei obbligata"

"Scherzi? Devo esserci. Voglio esserci. Al diavolo il pranzo con Juan"

"Ti voglio un bene dell'anima"

"A chi lo dici"

"Andiamo a prenderci un gelato al pontile? Ne ho bisogno"

"Ecco le voglie.."

"Summer!"

"Okay, scusa! Andiamo!"

Scoppiarono a ridere e poi si abbracciarono. Erano tornate, Summer e Coop, forti come sempre e più innamorate di prima. 

Presero la macchina e si diressero al pontile, senza sapere però che non erano le uniche ad aver avuto quella voglia di gelato. 

Una volta arrivate andarono a fare una passeggiata, mentre mangiavano il gelato. Sembrava una scena degli anni passati. Quante volte erano andate al pontile, loro due, per parlare, per cercare di rimorchiare qualche ragazzo, per spiare Seth e Ryan. Quante volte avevano passato lì i loro pomeriggi. Quante volte il pontile era stato il passatempo preferito dei fantastici quattro. Le cose erano cambiate. Erano pur sempre loro quattro: Ryan, Marissa, Seth, Summer. E chissà se sarebbero tornati fantastici.

"Coop c'è una cosa che devi sapere"

"Cos'altro c'è?"

"Non dovrei dirtelo io, ma non mi va che magari lo vieni a sapere da..."

"Ciao Summer!" qualcuno la interruppe salutandola. Marissa e Summer si voltarono verso quella voce. Il destino aveva voluto che anche lei fosse lì. Linsday.

"Ciao Linsday.." disse Summer.

"Oh cazzo" esclamò Summer.

"Linsday?" Marissa era stupita.

"Marissa? Ma... ma... tu non eri a Parigi?"

"Già.. e tu non eri a Chicago?"

"Che strano è?! Entrambe siete tornate quì a Newporth! Della serie prima o poi ritornano!" affermò Summer cercando di rompere l'imbarazzo.

"Summer!" Marissa cercava di farle capire che non era il momento adatto per certe sue affermazioni.

"Scusate, scusate! Cercavo di sdrammatizzare un pò!"

"Mi sa che è il caso che noi due parliamo un pò.." propose Linsday.

"Sono d'accordo" rispose Marissa.

"Bene.. Io vado a... vado... vabbè vado! Coop fammi uno squillo quando hai fatto" disse Summer allontanandosi.

"E così siamo rimaste sole.."

"Marissa andiamo al sodo. Che cosa ci fai quì?"

"Sono tornata a casa. Che c'è? Non potevo tornare? Ho fatto esattamente quello che hai fatto tu"

"Marissa sarò anche ingenua, ma io questa non me la bevo. Tu... vuoi Ryan vero?"

"Quello che voglio io riguarda me e basta"

"Se è di Ryan che parli, bè riguarda anche me dal momento che ci sto insieme"

"Tu.. tu e Ryan state insieme?"

"Sì. Non lo sapevi?"

"No"

"So che farai di tutto per averlo, ma sappi che sono cambiata. Non sono la Linsday che ti ricordi, quella dolce, carina, che si mette da parte per gli altri. No. Volevo Ryan, sono tornata e me lo sono ripreso. E ora me lo tengo"

"E chi ti ha detto che io non potrei fare la stessa cosa?"

"Ci sono io di mezzo"

"Parli di lui come se fosse un oggetto da prendere e lasciare a piacimento. Bè, sappi che io non farò chissà cosa, nulla di eclatante. Tranquilla. Aspetto che sia lui a venire da me. Perchè lo sai che tornerà. Sei semplicemente una delle tante, una parentesi. E come tutte le parentesi, si apre e poi si chiuderà. E' questione di tempo"

Dette le ultime parole, Marissa fece uno squillo al cellulare di Summer e si allontanò. Aveva spiazzato Linsday, l'aveva lasciata senza parole. Marissa era tornata agguerrita, nonostante tutto, era forte. E si sa che in amore e in guerra tutto è lecito!

 

 

Dopo cena Ryan si chiuse nella sua casetta in piscina. Seth si era completamente immerso nei suoi videogiochi, per combattere la depressione post-incontro con Summer. Kirsten e Sandy si erano chiusi in camera, dovevano recuperare qualche notte trascorsa senza amore. Così Ryan era rimasto solo, non che volesse stare in compagnia. Anzi, la solitudine gli faceva bene. Avrebbe dovuto chiamare Linsday, ma non ne aveva voglia, non dopo aver rivisto Marissa. Si sdraiò sul letto, voleva leggere un libro, ma cambiò idea. Aveva bisogno della musica, tanto per chiudersi ancora di più in sè stesso. La musica lo aiutava. A volte gli faceva male, gli faceva riaffiorare in mente momenti che non voleva ricordare. Ma lo capiva, rispecchiava i suoi stati d'animo. Prese l'ipod e chiuse gli occhi, lasciandosi andare in quel mondo fatto di note, melodie, parole che sanno chi sei. La musica era alta, il volume era al massimo, si ritrovava così isolato e non poteva sentire il cellulare che stava squillando. Qualcuno lo stava chiamando, qualcuno voleva sentirlo, qualcuno aveva bisogno di lui. 

Si voltò per spegnere la luce, quando vide una chiamata persa ed un messaggio. La chiamata era di un numero che non conosceva, mentre il messaggio era la segreteria che lo avvisava di un messaggio vocale ricevuto. Così si mise ad ascoltarlo.

"Sono io che ti ho chiamato, non so neanche perchè l'ho fatto. Marissa"

Improvvisamente Ryan sorrise. Forse era un riflesso involtario, ma sorrise. Già, perchè sentire la sua voce gli faceva sempre uno strano effetto. 

Una delle sue canzoni preferite, Fix You dei Coldplay, stava cantando: When you are too in love to let it go, but if you never try, you'll never know. Quando tu sei troppo innamorato per lasciar andare via tutto e se tu non provi, non saprai mai.

Doveva farlo, doveva provarci. Compose così il numero di Marissa, lo sapeva a memoria, ma mise lo sconosciuto. Non avrebbe parlato, non avrebbe detto nulla, non voleva che lei si accorgesse della sua chiamata. Il telefono squillava. Tum, tum, tum, tum. Sembrava non rispondere. Tum, tum, tum, tum.

"Pronto?" - "Pronto? Chi parla?" -  "Lo sapevo che mi avresti richiamata. So che sei tu Ryan. Lo so. Ti sento, sempre. Riesco ad ascoltare il tuo respiro. Mi dispiace, mi dispiace davvero per tutto quello che ti ho fatto. Ma ora sono quì, per te. Per noi. So di Linsday, ma non importa. Perchè lo sai anche tu come andrà a finire"

Ryan ascoltava le parole di Marissa, voleva risponderle, ma non se la sentiva. Sapeva che lei aveva ragione. Lo sentiva anche lui, che il destino li avrebbe fatti riunire. Poteva lottare contro il destino? Chi lo sa. Sapeva però che dopo quello che avevano passato, loro due potevano essere o amici o amanti. E ad essere amici non erano mai stati bravi.

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Capitolo 19
*** 4x19 - Seguire il cuore (penultimo capitolo quarta stagione) ***


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"Ryan? Ryan?". Seth entrò nella casetta in piscina, nel cuore della notte.

"Cinque minuti e mi sveglio"

"RYAN!"

"Seth allora è vizio.. ma che... sono le quattro del mattino!" esclamò Ryan rimettendosi a dormire.

"Ma che dormi?"

"Ci sto provando.."

"Ma ti sembra il momento adatto?"

"Sai com'è, è notte piena!"

"Dobbiamo risolvere un problema esistenziale e tu te ne stai a dormire?"

"Seth.. hai mai provato a prenderti una camomilla? Dicono che funziona"

"Con me no"

"Dovevo immaginarlo.."

"Dobbiamo fare qualcosa"

"In merito a...?"

"A Summer e Marissa! Sveglia!"

"Senti Seth.. Summer ha la sua vita con Juan, devi accettarlo, basta, è finita. E Marissa... Io sto con Linsday"

"Sì e io sono un fesso"

"Esatto"

"Lo dicevo per farti capire che non è così!"

"Seth io amo Linsday, non Marissa"

"Ma perchè non lo ammetti? Perchè non ammetti di amare Marissa? Ritorneremo ad essere i fantastici quattro! La mente, il braccio, la bella e le tette!"

"Seth, devi accettare che siamo cresciuti. Le cose sono cambiate, tra qualche giorno andremo all'università e cambieremo vita"

"Non per forza cambiare vita significa dimenticare chi si ama. Ryan, andiamo! Lo sai anche tu. Ne abbiamo parlato mille volte. Si tratta di noi quattro, non possiamo accantonare tutto quello che abbiamo passato. Se il destino ci ha uniti un motivo ci sarà!"

"Tu sogni troppo"

"Ed è così sbagliato?"

"Sì, Seth. Vai avanti, con i piedi per terra" disse Ryan chiudendo gli occhi, cercando di dormire.

"Sai cosa stavo pensando?" gli chiese Seth.

"Okay, ho capito, non si dorme" affermò Ryan rassegnato.

"Ieri ho visto di sfuggita Marissa e..."

"E...?"

"Non la trovi un pò ingrassata?"

"Ingrassata? No....."

"Dici? Le vedevo la pancia un pò troppo tonda.."

"Seth, hai detto anche tu di averla vista di sfuggita.. per cui... E poi ingrassata o meno non sono affari nostri"

"Va bene, è chiaro: la amerai anche se ingrasserà venti chili!" disse Seth ad alta voce uscendo dalla casetta in piscina.

"Già, l'amerei sempre" sussurrò tra sè e sè Ryan.

 

 

Quando il sole sorse, per il mondo iniziava una giornata come un'altra. Per Marissa invece era quella decisiva. Sarebbe diventata o meno mamma? Quella mattina sarebbe andata a fare le analisi del sangue, era la cosa più giusta da fare e quella più sicura. Aveva già fatto un test di gravidanza a Parigi ed era risultato positivo. Era entrata nel panico più totale, non sapeva cosa fare. Doveva tornare a Newporth. Aveva bisogno di Summer e se fosse davvero stata incinta, avrebbe avuto bisogno di sua madre, Julie. Nonostante tutto sapeva che sarebbe stata lei la sicurezza ad ogni sua preoccupazione. Ne avevano passate tante in passato, si erano odiate, amate, odiate e di nuovo amate. 

Summer e Marissa erano uscite presto di casa, avevano detto ai genitori di andare a fare colazione al pontile. Marissa ancora non se la sentiva di parlarne con sua madre. Lo avrebbe farto solamente qualora avrebbe avuto la conferma. Così Summer l'aveva coperta, come sempre. Non l'avrebbe mai lasciata sola, neanche per un attimo e soprattutto per un esame così importante. Così presero la macchina e si diressero in clinica, una delle più famose e competenti di Newporth. 

Marissa l'avevano fatta attendere in una saletta, mentre Summer aspettava fuori.

"Ci metterò poco, spero" disse Marissa.

"Tranquilla, Coop. Andrà tutto bene. Qualsiasi cosa accadrà ci sono io con te"

"Lo so. Sei il mio angelo custode"

"E tu il mio". Summer l'abbracciò forte e poi uscì fuori. Si mise seduta su una panchina e con pazienza aspettò. Cercava di essere calma, ma non le riusciva bene. Era preoccupata per la sua migliore amica. Sapeva che lei aveva paura, sapeva che era agitata e questo la rendeva ansiosa. Si alzò e cominciò a camminare avanti e indietro, avanti e indietro, avanti e indietro. Non riusciva a fermarsi. Sembrava essere lei quella incinta. Perchè l'amicizia è così: le paure di una sono anche le paure dell'altra. Continuava a camminare, a fare su e giù, quando vide Seth che stava per entrare in clinica. E il suo primo pensiero fu su quanto lui fosse adorabile in quel momento.

"Cohen?" urlò Summer.

"Summer?" rispose Seth con tono amaro, come se non fosse stato un piacere vederla.

"Ma che ci fai quì?"

"Devo ritirare un certificato per un'attività dell'università.."

"Ah, giusto. Tra poco andrai alla Brown.."

"Già.. e tu.."

"E io no.."

"Ma... ma tu perchè sei quì? E' successo qualcosa? Stai male?" chiese Seth preoccupato per lei.

"No, no. Sto benissimo. E' che Marissa doveva fare delle analisi e l'ho accompagnata"

"Come mai?"

"Nulla di grave. Esami di routine.. Sai com'è.."

"Sì, certo. Vabbè, vado.." disse Seth avvicinandosi all'entrata.

"Cohen! Aspetta" urlò Summer fermandolo.

"Summer, che c'è? Lasciami andare"

"Ti andrebbe di farmi un pò di compagnia? Stiamo cinque minuti quì seduti a parlare un pò.."

"Dopo quello che mi hai detto, come fai a chiedermi una cosa simile?"

"Perchè so che lo vorresti fare. E dai, non ti mordo mica"

Summer era riuscita a convincerlo, anche se l'orgoglio lo divorava. Maledetto orgoglio. Si misero seduti sulla panchina e Seth cominciò a perdersi nei suoi pensieri. Aveva lo sguardo perso. Fissava un punto qualsiasi nel vuoto e Summer se ne era accorta.

"A che pensi?" le chiese lei vedendolo particolarmente pensieroso.

"Penso a noi" rispose lui. E improvvisamente calò il silenzio.

"Cohen..." Summer voleva fargli cambiare pensiero, ma non ci riuscì.

"Ti ricordi quando mi sono dichiarato a te?"

"Quale delle tante volte?"

"Giusto. Quella in cui sono venuto a casa tua, per la prima volta e ho fatto la conoscenza della principessa Favilla"

"Sì, prima volta in tutti i sensi.."

"Ricordi cosa ti dissi?"

"Sì. Non potrei mai dimenticarlo.."

"Ho cercato di dimenticarti, ma non ci riesco. Tu sei tutto per me. Bè..."

"Cohen, non..."

"Summer è ancora così. Quelle parole valgono ancora, con lo stesso significato. Io non... non riesco a dimenticarti, per quanto lo vorrei perchè so che mi sto facendo del male.. ma... Non ci riesco. E' più forte di me. Ti vedo ancora come la bambina che leggeva la sua poesia, come la mora più bella della scuola, come il mio primo amore.. L'unica che io abbia amato e... e so che sarai anche il mio ultimo amore. Ci pensi mai?"

"Forse non era destino. Non doveva andare così"

"Summer ma tu ci credi al destino?"

"Non lo so"

"Bè io sì, altrimenti non ci saremmo incontrati nè quì nè mai" disse Seth allontanandosi. Entrò in clinica e lasciò Summer lì, su quella panchina, spiazzata dalle sue parole. Forse perchè le facevano male o forse perchè sapeva che lui aveva ragione. Erano legati dal destino. E lottare contro di esso è tempo perso.

 

 

Nel frattempo Marissa era in attesa. Stava aspettando che la chiamassero e la paura saliva sempre di più. Non era paura dell'ago, della puntura. E non era neanche paura di scoprire di essere davvero incinta. Era paura di non esserne all'altezza. Sapeva di non essere pronta ad affrontare una situazione simile, da sola, senza il padre di suo figlio. E se non fosse stata una brava madre? Non poteva saperlo, ma credeva che un bambino avesse bisogno delle giuste attenzioni, di tutte le necessità che merita. E lei non era ancora pronta a mostrargli il mondo, la vita. 

"Signorina Cooper?"

"Sì, sono io"

"Prego. Può entrare"

Marissa seguì l'infermiera ed entrò in uno stanzino, non tanto grande. C'era una donna non troppo giovane, sorridente, gentile, che la mise subito a suo agio.

"Ha paura della vista del sangue?"

"No..."

"Mi raccomando non svenga come fanno la maggior parte!"

"No, no. Non mi impressiono"

"Bene, le dico subito che per i risultati massimo un paio di giorni"

"Okay"

Una piccola puncicata e il sangue andava via dalla sua vena del braccio destro. Marissa guardava quel sangue andar via e provava uno strano effetto nel pensare che lì ci sarebbe stata la risposta al suo dubbio. E chissà se quel suo segreto sarebbe uscito fuori al mondo.

 

 

Linsday aveva raggiunto Ryan a casa Cohen. Sarebbero stati soli e le sue intenzioni erano ben precise: dovevano parlare. Non poteva più rimanere in silenzio, non poteva tenersi tutto dentro, sarebbe scoppiata da un momento all'altro. Doveva sfogarsi, liberarsi, dire al suo fidanzato cosa le passava per la testa. 

Ryan se ne era accorto che qualcosa non andava, anche se i suoi pensieri erano altrove. Erano così andati nella casetta in piscina, non volevano essere disturbati da Sandy e Kirsten. Dovevano essere soli.

"Che hai?" le chiese Ryan.

"Perchè me lo chiedi?"

"Perchè oggi non sei di molte parole ed è strano. Hai sempre qualcosa da dire, da raccontarmi. E.. e ti sento particolarmente fredda"

"E allora hai sentito bene"

"Che succede?"

"Ci pensi mai a noi?" gli chiese lei.

"Mi sembra scontato"

"No, non lo devi dare per scontato. Voglio una risposta"

"Sì, ci penso"

"Sicuro?"

"Perchè fai così?"

"Perchè io ogni giorno penso al nostro futuro. Penso all'università, ad un lavoro, ad una nostra casa, una nostra famiglia. Penso a noi perchè vedo te nel mio domani. Tu chi ci vedi?"

"E' un pò presto per pensarci, no?"

"No, Ryan. Abbiamo raggiunto la maggiore età già da un pò. E' tempo di fare bilanci, progetti. Di pensare a cosa vogliamo"

"Va bene..."

"Dimmi la verità. Tu non vedi me nel tuo domani"

"Linsday sono solo paranoie. Devi..."

"No Ryan. Non pensare a me come la solita paranoica rompi palle con le sue paure, la sua ansia e bla bla bla. Devi dirmelo ora. Chi vedi accanto a te nel tuo futuro?"

"Io..."

"Non riesci ad ammetterlo neanche a te stesso. Io la so la risposta. Il problema è che tu non riesci a dirmelo in faccia"

"Cosa vuoi che ti dica?"

"Voglio che mi dici che pensi a lei, a Marissa"

"Linsday io non.. non lo so neanche io"

"Ma perchè devo fartelo capire io? Ryan non lo vedi quanto io e lei siamo diverse? Non lo vedi quanto tu sia legato a lei? E' tornata da Parigi e improvvisamente sei cambiato. Hai la testa da un'altra parte, figuriamoci il cuore. Tu mi vedi come quella ragazza carina, dolce, brava, che non ti crea problemi e che può farti dimenticare Marissa. Ma non è così. Io non sono la ruota di scorta. Voglio che tu ami me perchè sono io, non perchè non puoi amare lei"

"Se... se io volessi, la potrei continuare ad amare..."

"Non mentire Ryan, non ne sei capace"

"Non.. non sto mentendo"

"E allora dimmelo, dimmelo che mi ami"

"Sì... io... io..." Ryan non riusciva a pronunciare quelle tre paroline che solo a Marissa era stato in grado di dire.

"Mi sembra chiaro che non c'è bisogno di dire altro"

"Linsday.... scusa"

"Tu per la tua strada, io per la mia. E' stato bello per me illudermi di essere amata da te. Nessun rancore" disse lei con le lacrime agli occhi.

"Mi dispiace"

"Ciao Ryan" gli sussurrò con un dolce ultimo bacio. E poi uscì dalla casetta in piscina. Finalmente anche lui l'aveva capito, anche se l'aveva sempre saputo: amava Marissa, solo lei, come sempre.

 

 

Summer e Marissa erano in macchina, stavano tornando dalla clinica per andare al pontile. Summer aveva raccontato alla sua amica ciò che era successo con Seth. Le aveva spiegato ciò che si erano detti e nonostante Marissa fosse preoccupata per le analisi del sangue, riusciva a trovare le parole per consolare l'amica. Marissa sapeva cosa provava in realtà Summer. Sapeva che lei amava solamente Seth, come lei stessa amava solo Ryan. E forse era arrivato il momento di fare qualcosa per questi due amori perduti.

"Certo che ripensandoci, il primo anno passato tutti e quattro insieme è stato veramente strepitoso" affermò Summer.

"Per me tutti gli anni sono stati meravigliosi.. eliminando magari Oliver, Trey, Teresa.."

"Secondo me non dovremmo eliminare nulla. Ogni cosa ci è servita"

"In effetti... Alza il volume di questa! Mi piace troppo!" Marissa chiese a Summer di alzare il volume della canzone che passava alla radio, Truly madly deeply di Savage Garden.

"Ma sì.. deprimiamoci sempre di più"

E improvvisamente entrambe tornarono indietro nel tempo. Il primo incontro di Ryan e Marissa, il week-end a Tijuana, il primo bacio di Seth e Summer, quello di Ryan e Marissa. Le loro prime volte, le prime uscite a quattro, la loro forte amicizia e l'amore che li circondava. Quella canzone aveva innescato un cronometro in Summer, come se lei stesse perdendo tempo, come se dovesse muoversi altrimenti lo avrebbe perso, lui, l'amore della sua vita. Doveva fare qualcosa, doveva farlo ora.

"Coop.. ti dispiace se prima di andare al pontile facciamo una piccola deviazione?"

"No, no. Va bene. Ma che devi fare?"

"Devo andare a casa di Juan"

Summer tenne premuto il pedale dell'acceleratore e si diresse verso casa di Juan. Sì, era la cosa giusta da fare.

 

 

Quando due si lasciano, di solito si sprofonda, si rischia di cadere. Si soffre. Si sta male, tanto male. Succede solo però quando quelle due persone si sono amate realmente. Ryan e Linsday si erano lasciati, definitivamente. Ma lui non cadeva, non era a terra. Non piangeva, non era depresso, non era sotto il cielo a fissare il vuoto, come invece aveva fatto per Marissa. Non soffriva. Semplicemente perchè non l'amava, non l'aveva mai amata. Linsday non poteva spezzargli il cuore, apparteneva ad un'altra. Gli sembrava squallido pensarlo, ma si sentiva sollevato, con un peso in meno. Era libero, finalmente libero. Voleva andare da Marissa. Voleva correre da lei, urlarle che l'amava e che non gli importava se lei non lo contraccambiava o se aveva un'altra vita. Non gli importava di nulla. Voleva solo farle sapere che nonostante tutto, il suo cuore era nelle sue mani. Quando Seth era tornato a casa, Ryan gli aveva raccontato di come erano andate le cose. Il Cohen di certo non si trattenne. La sua felicità usciva da tutte le parti del suo corpo. Forse la sua speranza di riunire i fantastici quattro come un tempo, non era poi così assurda. Così cercava di pensare ad un modo per far di nuovo colpo su Summer. Voleva conquistarla, voleva farle capire quanto grande fosse il suo amore per lei, anche se era fidanzata con un altro. 

"Allora Atwood..."

"Da quand'è che mi chiami col cognome?"

"Da oggi. Non lo so, ma mi piace il suono. Lo senti? Atwood, Atwood. E' da duro, no?"

"No. E' da cretini"

"Atwood non offendere la mia persona"

"Sì, sì, vabbè.."

"Allora. Elaboriamo il P.A.R.A.S.C."

"Ovvero?"

"Ma ti devo dire tutto io? Piano d'azione Ryan Atwood Seth Cohen. Ricordi?"

"Io ricordo il P.A.R.A.!"

"Sì, ma in questo nuovo piano servo anch'io"

"A davvero?"

"Certo. Il mio ruolo è fondamentale"

"P.A.R.A.S.C. suona malissimo, non mi piace"

"Non è colpa mia se il mio nome e il mio cognome iniziano con le consonanti"

"Seth, passiamo al sodo"

"D'accordo. Allora.. dobbiamo fare breccia nei cuori delle nostre donne"

"Sì, ma.. che intenzione hai di fare?"

"Questo non lo so. Credevo ci avresti pensato tu!"

"Seth!"

"Ryan!"

"Senti.. forse..."

"No, niente ritirata. Dobbiamo concludere prima che inizi l'università. Manca poco, pochissimo e loro due non verranno. Restano a Newporth, non so se rendo l'idea!"

"Sì, sì. Ho capito. Fammi pensare.."

"Ecco. Pensa.."

"Pensa insieme a me"

"Okay, pensiamo"

"... domani andiamo a casa loro e improvvisiamo. Punto e basta" affermò Ryan.

"Mi piaci quando sei così determinato. Ci sto."

Avevano deciso: il giorno dopo entrambi sarebbero andati da Summer e Marissa e avrebbero confessato loro l'amore che provavano. Magari sarebbe stata l'occasione giusta.

 

 

Marissa in macchina, parcheggiata, continuava a deliziarsi dei ricordi attraverso le canzoni che passavano alla radio. Doveva aspettare Summer. Così, appoggiata al sedile e con lo sguardo rivolto verso il finestrino, intraprese un viaggio, il viaggio della memoria. E ricordò proprio tutto, tutto ciò che apparteneva a Ryan. Chissà, magari anche quel suo dolce segreto apparteneva a lui.

"Mia ballerina!"

"Ciao Juan..." disse Summer, dopo che lui le aveva aperto la porta di casa.

"Ma che sorpresa! Non sai quanto sono felice.."

"Non credo che lo sarai ancora tra poco.."

"Così mi preoccupi. E' successo qualcosa?"

"Sì..Cioè... è da sempre successo qualcosa"

"Di che si tratta?"

"Del mio amore"

"Ah... Se è questo, allora... allora non devi dire nulla. Ho già capito"

"No, Juan. Fammi parlare, devo dirti ciò che penso"

"Perchè?"

"Perchè te lo meriti, perchè te lo devo"

"Ti ascolto"

"Sei entrato a far parte della mia vita in un momento critico per me. Ero confusa. Credevo di essere innamorata, credevo di avere tante certezze che improvvisamente mi sono crollate. E tu.. tu mi rendevi serena, tranquilla. Mi facevi dimenticare ogni mia preoccupazione. Credevo di stare bene con te. Credevo che sempre mi sarei sentita così leggera con te..."

"E invece? Cos'è cambiato?"

"Ho capito perchè mi sentivo così leggera. Mi mancava una persona. Hanno ragione a dire che ci si accorge dell'importanza di una cosa solamente dopo che non ce l'hai più. Dovevo stare lontana da lui per capire quanto fosse vitale per me. E ora... ora mi mancano le preoccupazioni per lui, mi manca la sua pesantezza, la sua gelosia. Mi manca sentirmi appesantita. E... ora ho capito che l'unica certezza che ho della mia vita è.. è che amo lui e lo amerò sempre"

"Chissà perchè, ma immaginavo sarebbe andata così. Speravo solo di sbagliarmi.."

"Ti chiedo scusa Juan.. non so che dire... non..."

"Non mi devi chiedere scusa. Non è colpa tua. L'amore purtroppo è così, fa brutti scherzi. L'importante è accorgersene in tempo. E... e tu sei ancora in tempo con lui?"

"Non lo so. Ma.. per me è stato prima di tutto importante capirlo"

"Sono sicuro che non ti lascerà andare.."

"Ti meriti una donna che ti ami davvero e so che la troverai presto. Chiunque vorrebbe starti accanto.."

"Già.. Peccato che quella che voglio io non la pensa così.."

"Juan..."

"No, lascia perdere. E' stata una mia caduta. Per quanto possa sembrare strano, non ce l'ho con te"

"Ero sicura che avresti capito"

"Bè.. ora che aspetti ad andare da lui? Vai e... e ricordati che sarò sempre a disposizione per portarti le briosche"

"Lo so. Grazie Juan"

Summer gli sorrise asciugandosi l'unica lacrima che le era scesa sul volto. Poi se ne andò. Raggiunse la macchina e nel tragitto si sentì felice. Ce l'aveva fatta. Ce l'avevano fatta, lei e Ryan. Avevano ascoltato il loro cuore e l'avevano seguito. 

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Capitolo 20
*** 4x20 - Nient'altro che noi (ultimo capitolo quarta stagione) ***


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Una nuova giornata iniziava a Newporth Beach, ma non era come le altre. Era una giornata speciale che avrebbe in qualche modo cambiato le vite di tutti, soprattutto dei quattro amici. Era il giorno in cui finiva definitivamente l'estate e dava il via ad una nuova era: l'era dell'università. Già, perchè mancava solamente un giorno all'inizio di questa nuova avventura. Ryan doveva prepararsi per andare alla Berkley, mentre Seth all'Accademia vicino alla Brown. L'aveva scelta per la sua passione, ma soprattutto per stare il più vicino possibile a Summer. Da quella decisione però, le cose erano cambiate. Marissa aveva rinunciato all'università per seguire il padre a Parigi, per "cambiare vita", mentre Summer aveva cambiato idea per stare con Juan. Ecco però poi che le cose erano cambiate di nuovo. E chissà che non sarebbe tornato tutto all'origine.

Quel giorno però era importante anche per ben altro: Ryan e Seth sarebbero andati a casa di Marissa e Summer. Avevano deciso che era il momento di dire la verità, di dichiarare il loro amore. Di essere finalmente sinceri con sè stessi e con le donne che realmente amavano. Nessuno dei due aveva dormito quella notte. Non erano riusciti a chiudere occhio, colpa dell'emozione. Erano eccitati, agitati, all'idea che sarebbe successo. Si sarebbero incontrati di nuovo, ma questa volta con gli occhi dell'amore. Non si erano preparati un discorso, non sapevano esattamente cosa dire. Sapevano solamente che sarebbero andati lì con il cuore in mano. Le parole sarebbero arrivate in quel momento stesso. E che importa come avrebbero reagito. Erano pronti a qualsiasi cosa. Pronti a ricevere un sì, un no. Una lacrima, un sorriso, un bacio, uno schiaffo. 

Stranamente quella mattina era Ryan a svegliare Seth, o meglio a bussare alla porta della sua camera. Quando entrò, trovò Seth già vestito e preparato, seduto sul suo letto a parlare con Capitan Avena, il suo storico migliore amico e il suo primo confidente.

"Potrei essere geloso.." esclamò con sarcasmo Ryan.

"Di Capitan Avena? Bè, in effetti.. Guarda che zoccoli, tu te li sogni!"

"E' sì. Pronto?"

"Non lo so"

"Come non lo sai? Sei già vestito, pettinato e improfumato per bene. A proposito ma che profumo usi? E' orrendo!"

"Sono i campioncini che ti regalano al supermercato, reparto cosmetici"

"Ecco perchè.."

"E' così male? Vado a lavarmi?"

"No, no. Dai, non c'è tempo"

"Ryan... e se va male?"

"E se va male ce ne torniamo a casa e ci facciamo una partita ai videogiochi"

"Era un modo per dirmi che andrà bene?"

"Sì, se non l'avevi capito"

"Tu cosa le dirai?"

"Non lo so. Non molto. Sai com'è.. Non sono bravo con le parole"

"Credo che questa volta ti dovrai sforzare.."

"Lo stavo pensando anch'io.. Quello che sentirò le dirò. E tu?"

"Idem. Sono pronto a subire uno dei suoi attacchi di rabbia"

"In bocca al lupo!"

"In culo alla balena"

"Dai, ci andiamo a riprendere le nostre donne?"

"Andiamo"

Un cinque di conforto e poi uscirono di casa. Durante il tragitto parlarono come se niente fosse, come se non fossero andando da loro, da Summer e Marissa. Non avevano più paura, non erano più ansiosi. Ce l'avrebbero fatta. Già, perchè insieme erano più forti.

 

 

Summer e Marissa erano in casa, si erano da poco svegliate. Marissa aveva una strana sensazione allo stomaco. Era preoccupata, sapeva che da un momento all'altro poteva ricevere i risultati delle sue analisi del sangue. E poi non ce la faceva più a tenere nascosto questo suo stato d'animo alla madre. Julie la vedeva strana, sentiva che la figlia aveva qualcosa che non andava. Ma non le voleva chiedere nulla. Non voleva rovinare quel meraviglioso rapporto che si era finalmente creato tra di loro. Non voleva tornare al passato, quando Marissa non la considerava. Voleva poter essere una consolazione per lei, non un tormento. Così si limitò solamente a starle accanto, a modo suo. E Marissa si sentiva in colpa per non averle dato quella fiducia che meritava. 

"Coop!" Summer entrò in camera sua.

"Che c'è?"

"Puoi prestarmi la tua gonna bianca?"

"Quella corta o lunga?"

"Corta!"

"Te la presto, ma solo se mi dici dove stai andando.."

"Da nessuna parte"

"Summer! Ti conosco.. ti sei truccata, fatta i capelli.. dove devi andare?"

"E va bene, va bene. Mi ha chiamato Juan"

"Come Juan?"

"Sì, mi ha chiesto se lo raggiungo al pontile.."

"Summer.. ti prego, ti supplico.. non.."

"No, ma che hai capito. Deve solo ridarmi delle cose che ho lasciato a casa sua"

"E non poteva portartele quì? Siamo vicini di casa!"

"Magari vorrà parlarmi, non lo so. Ma non me la sento di dirgli di no dopo che l'ho lasciato così.."

"In effetti.. Vabbè, vado a farmi una doccia, ma non metterti nei guai come al tuo solito!"

"Promesso!"

"Terzo cassetto in basso"

"Grazie Coop!" e diede un bacio all'amica.

Sicuramente Summer non voleva rimettersi con Juan, ormai la loro storia era archiviata. Aveva capito chi amava davvero. Era il Cohen il suo grande amore. 

 

 

Quella strada non gli era mai sembrata così lunga. Seth e Ryan erano ancora in macchina, stereo acceso e finestrini abbassati. Erano impazienti di arrivare  e il tragitto sembrava essersi allungato dall'ultima volta che l'avevano percorso. Quando finalmente si cominciò a intravedere casa di Marissa e Summer, Ryan sembrava essersi fermato. Aveva paura. L'emozione lo stava bloccando. Seth gli diede una pacca sulla spalla che gli bastò per riprendersi. Parcheggiarono la macchina e scesero. Seth si sistemava la camicia e i capelli, mentre Ryan cercava di fare dei respiri profondi. Era arrivato il momento.

Andarono a suonare il citofono e gli aprì la cameriera che li accompagnò al piano di sopra. Ryan vide la porta della camera di Marissa aperta ed entrò, mentre Seth andò a bussare a quella di Summer. Ryan sentiva il rumore dell'acqua e capì che Marissa stava facendo la doccia. Lei si accorse della presenza di qualcuno in camera, così si mise l'accappatoio ed uscì. Rimase sconvolta nel vedere Ryan lì, di nuovo lì, dopo tanto tempo. Chissà quant'era che non succedeva, quanto tempo che i suoi piedi non camminavano su quel pavimento, il profumo di lui, il suo lui, nella sua stanza. Lui era lì. E il suo cuore sembrava scoppiare.

"Ryan.." disse Marissa senza parole.

"Marissa.. scusa se..."

"Scusate se vi disturbo.." Seth li interruppe.

"Ciao Seth" Marissa lo salutò.

"Seth non è il momento.." stava sussurrando Ryan.

"Cerco Summer, sai dov'è?" chiese Seth a Marissa.

"Sì, è andata al pontile con..."

"Grazie, grazie. Vado lì. Vi saluto!" urlò Seth andando via.

"Credo che.. Vabbè, niente. Come mai quì?"

"Volevo parlarti"

"Ah... Ti dispiace se vado a vestirmi? Sto morendo di freddo"

"No, no. Vai, ti aspetto quì"

Marissa prese dei vestiti dall'armadio e andò in bagno a vestirsi. Ryan rimase lì e si mise a guardare le loro vecchie fotografie che Marissa aveva ancora lasciato incorniciate sulla sua scrivania. Ryan le guardava e ricordava ogni singolo momento, ogni singola emozione. Quanto amore in quelle foto. Quanta vita passata insieme a lei e quanta ancora ne voleva vivere. Improvvisamente sentì vibrare la scrivania e successivamente partì una suoneria. Il cellulare di Marissa stava squillando.

"Marissa... ti sta squillando il cellulare!" urlò Ryan.

"Puoi rispondere tu? Grazie!" rispose lei.

Ryan, come lei gli aveva chiesto, prese il cellulare e accettò la chiamata.

"Sì?" 

"Salve signorina Cooper. E' il laboratorio analisi. I risultati del test della gravidanza sono pronti, quando desidera può venire a ritirarli"

Ryan rimase in ascolto senza dire una parola. Non riusciva neanche ad attaccare.

"Pronto? Signorina Cooper?" chiese l'infermiera al telefono.

"Ryan? Tutto okay? E' successo qualcosa?" chiese Marissa uscita dal bagno vedendo la faccia di Ryan sconvolta.

"Sei incinta?" chiese lui riagganciando.

"Cosa?"

"Rispondi Marissa. Sei incinta?"

"Non lo so. Credo di sì"

"E... e quando aspettavi a dirmelo?"

"Non è una cosa che ti riguarda"

"A no? Potrei diventare padre e non mi riguarda?"

"Non è detto"

"Che vuoi dire?"

"Voglio dire che... che non è detto che sia tu il padre"

"Come.. con... con chi..."

"Mark"

"Ci sei andata a letto?"

"Sì, che dovevo fare?"

"Come che dovevi fare.."

"E poi non aggredirmi così. Sei l'ultimo a poter parlare.. Ti ricordo che hai avuto una storia con Linsday"

"E che dovevo fare? Aspettarti come tu hai aspettato me quando sono andato via con Teresa?"

"Ma che vuol dire! Eri disperato.."

"Bè tu non tanto a quanto sembra.."

"E che differenza fa?"

"La differenza è che io con Linsday non ci sono andato a letto"

"Ma.. ma come no?"

"NO. No, Marissa. E sai perchè? Perchè ogni volta che ci provavo, ogni volta che eravamo sul punto di farlo.. io... io vedevo te. E non potevo. Non volevo" disse Ryan ad alta voce prima di andare via e chiudere la porta sbattendola forte.

Marissa rimase in piedi in camera senza saper cosa fare, incredula di ciò che era successo. Incredula della fedeltà di Ryan, nonostante non fossero fidanzati. 

Lui l'amava, l'amava davvero. 

 

 

Nel frattempo Seth era a casa, nella sua camera, sdraiato sul letto a fissare il vuoto. Stava per piangere, voleva piangere dopo quello che era successo. Chiuse gli occhi cercando di dormire e riposarsi un pò, ma l'immagine di ciò che aveva visto non gli permetteva di distrarsi. Era uscito da casa di Summer e Marissa correndo, aveva guidato in fretta e furia per raggiungere Summer al pontile. Lei era lì e lui doveva fare in tempo, doveva baciarla, doveva prenderle la mano e non lasciarla mai più. Così quando era sceso dalla macchina, corse più che poteva alla ricerca del suo volto, dei suoi lunghi capelli scuri, tra tutta la gente che era lì. Poi improvvisamente la vide. Gonna corta bianca, scarpe e maglietta rosa, giacchettino bianco. Era lei, la sua Summer. E non era da sola. Vide un uomo alto proprio accanto a lei. Era Juan. Non poteva crederci, non poteva vederla insieme a lui. Non poteva sopportarlo. Pensò che allora il destino gli stava facendo capire che non era aria, che non era la cosa giusta da fare. Aveva sbagliato a seguire il cuore. Doveva essere più razionale. 

E come al solito aveva frainteso la situazione.

Così era tornato a casa e senza dire nulla a nessuno, si era rinchiuso in camera. Non sopportava più l'idea di rimanere a Newporth. Decise quindi di anticipare la sua partenza per l'Accademia e cominciò a prepare i bagagli. Sarebbe tornato a salutare i suoi genitori, ma ora voleva solamente scappare. Via, via, via da lì.

"Seth non puoi capire che.. Ma che stai facendo?" Ryan era tornato a casa e lo aveva raggiunto.

"I bagagli Ryan. Voglio andarmene, voglio andare via"

"Non è andata bene vero?"

"No, per niente. Era con quello lì..."

"Bè.. poteva andarti peggio. Poteva essere incinta di un altro!"

"Marissa è incinta?"

"Già.. E non di me"

"Questo sì che è peggio. Ryan... dammi retta. Andiamocene. Anticipiamo la partenza. Oggi vieni con me e domani parti per Berkley. Poi torniamo solo per salutare i nostri. Al diavolo quelle due"

"Per una volta ti dò ragione. Andiamocene"

Ormai avevano deciso. Se ne sarebbero andati quel giorno stesso. Mentre Seth andava a spiegare la situazione a Kirsten e Sandy, Ryan andò nella casetta in piscina a preparare la borsa. Non si portarono via molto, il giusto per pochi giorni, poi sarebbero tornati per prendere il resto. Avevano solamente bisogno di evadere da quella vita sentimentale che gli stava distruggendo il cuore.

 

 

Le lacrime di Marissa non riuscivano a terminare. Lei era seduta sul suo letto, rannicchiata, con la testa nascosta, anche a costo di non respirare. Non riusciva a guardare oltre, non riusciva a stare bene. Piangeva, piangeva e piangeva. Aveva distrutto la sua vita. Aveva rovinato tutto ciò che aveva costruito. Si era persa e non riusciva a trovare la via giusta per uscirne. Voleva rimediare, voleva Ryan accanto a lei. Ma lo aveva perso e forse per sempre.

Summer rientrò in casa con l'umore alle stelle. Lei e Juan avevano parlato tanto, si erano del tutto chiariti e finalmente anche lui l'aveva capita del tutto. Aveva saputo accettare il fatto che la sua ballerina amava un altro, amava il suo primo vero amore. E forse era giusto così. 

Salì le scale per andare in camera sua, quando sentì i singhiozzi di Marissa. Senza pensarci un attimo, entrò nella sua stanza e si mise seduta accanto a lei.

"Coop... che.."

"E' finita. E' finita Summer. E' finita per sempre"

"Ma che è successo? Spiegati"

"Ryan sa che sono incinta, sa che sono stata a letto con Mark e.. e ha reagito di schifo. Se ne è andato arrabbiato e..."

"Calmati Coop"

"Ah.. e... E tu Seh l'hai beccato?"

"Cohen? Che c'entra Cohen?"

"Sì.. è venuto al pontile per raggiungerti.."

"Oh porca miseria! Aspetta.. Lo chiamo a casa.."

Mentre Marissa continuava a piangere, Summer compose il numero di casa Cohen e attese.

"Pronto?"

"Kirsten? Sono Summer.. C'è Cohen?"

"Summer.. Seth è andato all'aeroporto.."

"All'aeroporto? Come all'aeroporto?"

"Sì.. lui e Ryan partono per l'università.."

"Oh porca miseria di nuovo! Grazie Kirsten!" e agganciò.

"Coop sbrigati. Alzati"

"Cosa? Perchè?"

"Alzati e muovi il culo!"

"Dove andiamo?"

"All'aeroporto"

"Aspetta.. Mi squilla il telefono"

"Oddio.. e ora chi è?"

"Il laboratorio analisi, di nuovo. Saranno i risultati"

"Merda"

 

 

Incredibile come quel giorno l'aeroporto fosse quasi vuoto. Seth e Ryan avevano preso un taxi e, una volta arrivati, erano andati a fare i biglietti. Forse per una volta avevano avuto fortuna. Non c'era molta fila e c'erano dei posti liberi per il prossimo volo per Providence. Mentre Seth andava a fare acquisti di alcuni numeri di fumetti che gli mancavano, Ryan aveva l'incarico di prenotare il volo. Mentre faceva la fila si sentiva strano, come se non fosse convinto di quello che stava facendo. Forse stava sbagliando, forse no. Ma lui non voleva rimanere a Newporth, non senza Marissa. 

Seth stava ancora decidendo quale fumetto prendere, li avrebbe voluti comprare tutti per affogare la sua depressione lì dentro. Ma poi scelse di comprarne solamente due. Uno per lui e uno per Ryan. Era sicuro che anche l'Atwood dalla disperazione li avrebbe letti. Così pagò e cominciò a leggerne uno mentre camminava.

"Ops, mi scusi" Seth era andato addosso a qualcuno senza vederlo. Poi alzò lo sguardo.

"Summer..."

"Cohen, finalmente"

"Ma... ma..."

"Ti sei sbagliato, come sempre, scemo che non sei altro. Io e Juan eravamo al pontile insieme solo perchè doveva ridarmi delle cose.."

"Sì, ma.. ma te li poteva anche portare a casa. Che bisogno c'era di incontrarvi al pontile eh? E poi tu eri lì, vestita così.. Insomma tutta bella, con i capelli perfetti e lui ti guardava con gli occhi da pesce lesso, fradicio, marcio e.."

"E basta parlare Cohen!" Summer lo zittì con un bacio.

"Oh.. Bè..."

"Quanto parli Cohen!"

Scoppiarono entrambi a ridere e ritornarono con le loro labbra a contatto. Un lungo bacio appassionato li unì di nuovo. Ed era come se non si fossero mai baciati. Era l'emozione della prima volta, con l'amore di sempre.

 

 

Ryan, non consapevole di quello che stava accadendo all'amico, continuava la fila per i biglietti. Stava per andarsene, per lasciare la fila e andare a prendere un taxi, quando la sua parte razionale gli consigliò di non cambiare idea. Doveva partire. Doveva andarsene. Doveva cambiare aria. Era la cosa migliore.

"Non ho intenzione di rinunciare a te, neanche oggi" urlò Marissa comparendo poco più lontano da lui.

"Marissa. Che vuoi?" disse Ryan uscendo dalla fila e avvicinandosi a lei.

"Voglio te. Voglio te. Voglio solo te. E so che anche tu mi vuoi. Lo so, non negarlo. So che eri venuto a casa per parlarmi e so anche cosa volevi dirmi"

"Sì, ma poi..."

"Ma poi cosa? Ti spaventa il fatto di poter diventare padre?"

"No, non mi spaventa. Starei accanto a te e al bambino anche se non fosse mio. Mi spaventa il fatto che tu possa formare una famiglia con Mark"

"Di questo non devi averne paura.."

"Perchè sono io a diventare padre?"

"No. Perchè neanche io diventerò madre"

"Come? Cosa?"

"Già. Non sono incinta, era un falso allarme, me l'hanno comunicato per telefono"

"Questo cambia le cose.."

"Ryan, andiamo! Non prendiamoci in giro. Non può finire così!"

"No, ma.."

"Niente ma. Mi basta solo sapere una cosa. Io ti amo. Ti amo da morire, come la prima volta che te l'ho detto. E... e tu? Tu mi ami?"

Ryan non rispose. Non ne aveva il coraggio. Aveva di nuovo paura a dire quelle paroline, proprio come quattro anni prima. Così, senza dirle nulla, si avvicinò a lei, le prese la mano, le accarezzò il viso e appoggiò le sue labbra su quelle di lei. Un dolce bacio che diede inizio ad un nuovo incontro delle loro lingue. 

Poi lui si staccò e la guardò negli occhi. Lei era preoccupata e felice allo stesso tempo.

"Sì, ti amo" disse lui.

"Grazie" rispose lei.

E tornarono a baciarsi di nuovo, forse come mai avevano fatto prima.

 

 

Il sole era tramontato, l'aereo per Providence era partito con due posti in meno e i fantastici quattro erano tornati ad essere fantastici. Perchè si sa, l'amore vero vince su tutto.

 

(Continua con la quinta stagione)

 

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Capitolo 21
*** 5x01 - Un nuovo inizio ***


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Il sole era tramontato, l'aereo per Providence era partito con due posti in meno e i fantastici quattro erano tornati ad essere fantastici. Perchè si sa, l'amore vero vince su tutto.

 

 

Una corsa all'ultimo respiro, una corsa contro il tempo, aveva ribaltato la situazione. Già, perchè finalmente Summer, Seth, Ryan, Marissa, avevano messo da parte il loro orgoglio, pronti a lasciarsi andare, pronti a cedere all'amore. Era inevitabile. Tutti e quattro l'avevano sempre saputo, semplicemente non erano stati in grado di ammetterlo a loro stessi. Così, quando Summer e Marissa avevano raggiunto i loro uomini all'aeroporto, i fantastici quattro erano tornati più uniti che mai, pronti ad affrontare qualsiasi ostacolo, pronti a vivere. Di nuovo insieme.

 

 

Quella era un notte speciale. La notte prima della partenza. Summer e Seth sarebbero partiti per Providence, mentre Ryan e Marissa per Berkley. I fantastici quattro si sarebbero separati. Così, dopo aver organizzato una cena con le rispettive famiglie, avevano deciso di dedicare quella notte a loro quattro. L'ultima notte da passare insieme a Newporth Beach, dove tutto era cominciato. Lì era nata la loro amicizia. Ryan era stato portato da Sandy, aveva incontrato Marissa e successivamente Seth. Grazie a lui, il Cohen aveva stabilito un contatto con Summer, il suo amore di sempre. Entrambi finirono così di innamorarsi di Marissa Cooper e Summer Roberts, le più belle ragazze della Harbor. E chi se lo sarebbe immaginato che sarebbe nato un meraviglioso quartetto. La mente, il braccio, la bella e le tette.

Quella notte era perfetta per i ricordi e anche se sapevano che poi partire sarebbe stato ancora più difficile, avevano deciso che era giusto così. Quella notte dovevano dedicarsela. Così Ryan e Seth andarono a prendere Marissa e Summer e insieme raggiunsero il posto che tante volte aveva fatto da sfondo alle loro storie. I loro intrecci d'amore, i litigi, le dichiarazioni d'amore plateali. La loro scuola: la Harbor High School. Quando arrivarono lì naturalmente era vuota. C'era il buio ovunque, ma qualche lampione nel cortile aveva lasciato spazio ad uno spiraglio di luce. Così si incamminarono verso il cortile, davanti al cancello d'entrata. 

"Bene.. Chi si offre?" esclamò Seth guardando Ryan.

"Perchè guardi me?" disse Ryan.

"Perchè dei quattro sei il più agile.."

"O perchè hai paura di morire?"

"Morire scavalcando un cancello? Che sarà mai! E' che volevo lasciare a te l'onore tutto quì.. Non penserai mica che io abbia paura!"

"No, assolutamente. Figurati. Te la stai solamente facendo sotto!"

"Non è vero"

"Sì, è vero"

"Potete piantarla e muovere il culo!" esclamò a voce alta Summer.

"Vi ricordo i suoi attacchi di rabbia!" affermò Marissa.

"E va bene.." Ryan decise di scavalcare e non ci mise molto. Scattò il cancello dando la possibilità anche agli altri di entrare e si ritrovarono così tutti e quattro da soli, nella loro vecchia scuola. Finalmente era tutta per loro, potevano fare ciò che volevano, potevano guardarsi intorno, girovagare senza nessuno che li disturbava. Non c'erano quelli della pallanuoto, quelli dal petto rasato, quelle del gossip, i professori, la preside. Era vuota. C'erano loro quattro, i fantastici quattro, e nessun altro.

Andarono a posizionarsi nel posto centrale del giardino, una distesa di prato con qualche panchina e circondata da alberi e lampioni. Distesero un telo grande abbastanza per tutti e quattro e si sdraiarono. Avevano gli occhi puntati al cielo che offriva loro la visione perfetta: c'erano le stelle. Le stelle illuminavano i loro visi ed era proprio lo spettacolo al quale volevano assistere. 

"Ma ci pensate? Stiamo dicendo addio a questo posto, a Newporth. Addio vecchia vita" affermò Seth.

"Già.. E andremo all'università!" esclamò Marissa.

"Ryan e Summer andranno all'università! Questi sono i miracoli della vita!" disse Seth.

"Deficiente!" Summer gli diede una gomitata.

"Dillo che ti mancherò!" gli disse Ryan.

"Lo ammetto. Ho paura di un tuo tradimento!" rispose Seth.

"Tranquillo Cohen, te lo controllo io!" affermò Marissa.

"Brava Coop!" le disse Seth.

"Ma come te lo devo dire che solo io posso chiamarla Coop?!" esclamò Summer.

"Guarda che è la seconda volta che mi chiama Coop!"

"Davvero?"

"Sì! Non ti ricordi quando dovevo organizzare il falò?"

"Già.. Ti ho chiamata Coop!"

"Ah, sì, quando volevi per forza farci lavorare insieme per riportare le cose all'origine.." disse Ryan.

"E ci sono anche riuscito!"

Con la mente tornarono indietro nel tempo. Fecero un viaggio nel passato. Il primo incontro di Ryan e Marissa, il triangolo di Summer, Seth e Anna, gli equivoci, le nottate insonni e quelle passate nel centro commerciale. Il viaggio in Messico, Trey, Luke, Alex, Teresa. Ryan che torna a Chino, Seth che lascia Newporth. Summer con Zach, la pioggia e il bacio alla Spiderman, il secondo "E tu chi sei?" - "Chiunque tu vuoi che io sia". 

Passarono la nottata così, sdraiati sul prato, a ricordare i momenti passati insieme. Gioie, dolori, cuori spezzati, amori vecchi, amori nuovi. Quanta acqua è passata sotto i ponti, quante cose da ricordare, quante emozioni da portare nel cuore. Erano cresciuti, eraano cambiati, eppure erano di nuovo lì, insieme, come sempre. Il destino tante volte li aveva separati, ma loro avevano lottato e avevano vinto. E sapevano che nuove sfide li aspettavano, ma sapevano anche che avrebbero vinto di nuovo. Consapevoli di ciò che li univa. L'amicizia, quella vera, non passa mai. 

"Mi è venuta un'idea!" disse Seth.

"Eccallà" affermò Ryan.

"Prepariamoci al peggio" esclamò Summer.

"Voi mi sottovalutate. Di certo non mi mancherà questo vostro prendermi in giro che francamente è diventato alquanto banale. Insomma, le mie idee si sono sempre rivelate per quelle che erano, ovvero efficaci e.."

"Cohen, arriva al dunque!" esclamò Marissa.

"Cosa?"

"Seth, l'idea!" disse Ryan.

"Non c'è speranza proprio.." affermò Summer.

"A sì. Bene. Potremmo incidere qualcosa quì.. Lasciare un traccia, per esempio su un albero!"

"Mi sa che per una volta ha detto una cosa giusta.." disse Ryan.

"Ah, i miracoli!" esclamò Summer.

"Dai, è una bella idea! Ma quale albero? E soprattutto cosa scriviamo?" chiese Marissa.

"Venite, seguitemi. Ci penso io!" disse Seth.

"Eccallà.. di nuovo!" affermò Ryan.

Si alzarono tutti e quattro e Seth li guidava verso l'albero che aveva notato appena arrivati. Si trovava esattamente al centro del cortile, circondato da altri alberi, ma quello era diverso. Era il più grande, il più verde. Nessuno ci avrebbe fatto caso, tutti sarebbero andati avanti passandogli accanto. Nessuno avrebbe saputo che i fantastici quattro erano ancora lì.

Seth prese la limetta delle unghie di Summer e cominciò ad incidere il suo nome sull'albero. Ognuno doveva fare esattamente la stessa cosa. Cominciò così Seth, per poi passare a Summer, Marissa e Ryan. I loro nomi erano incisi, erano lì. 

"Eppure manca qualcosa.." disse Seth.

"Sì, anche per me" affermò Summer.

"Ma cosa?" chiese Marissa.

"Ci sono!" esclamò Ryan.

Ryan prese la limetta e cominciò ad incidere. Mancava il finale, il nome ad effetto, la loro firma. I fantastici quattro. 

"Ecco, così è perfetto" concluse Ryan.

Si ritrovarono così a guardare quella scritta. Era la loro traccia. Tutti dovevano sapere che di lì erano passati loro quattro. Nessuno sarebbe mai stato come loro. 

Il giorno dopo sarebbe arrivato il momento della partenza. Tutto sarebbe cambiato. L'università li attendeva, le loro strade si sarebbero divise. E chissà quando sarebbero tornati di nuovo lì, davanti a quell'albero, loro quattro, insieme. 

"Dobbiamo farci una promessa" disse Seth.

"Sarebbe?" chiese Ryan.

"Dobbiamo prometterci che almeno una volta al mese, un giorno lo dedichiamo solamente a noi quattro. Ci ritroviamo chissà dove e al diavolo gli altri!" 

"Ci sto!" esclamò Marissa.

"Ci sto sì!" affermò Summer.

Una mano sopra l'altra e la promessa era fatta. Mantenerla sarebbe stato difficile, ma a loro non importava. Non avevano paura. Sapevano cosa li avrebbe aspettati. Proabilmente non avrebbero avuto neanche il tempo di pensare a quella promessa, ma sapevano che quell'albero non sarebbe mai mutato. 

Era semplicemente la fine di una vecchia era e l'inizio di un nuovo inizio.

 

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Capitolo 22
*** 5x02 - Primi passi ***


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Quell'ultima notte insieme alla Harbor era passata troppo velocemente per loro quattro, i fantastici quattro. Avevano passato ogni singolo istante insieme, ricordando come si erano conosciuti, come era nata la loro amicizia, come si erano perdutamente innamorati. Erano tornati con la mente indietro nel tempo, eppure nessuno dei quattro riusciva a spiegarsi come tutto era nato. Non c'era un come, un quando, un perchè. Sapevano solamente che doveva essere così. Era successo, si erano incontrati e nonostante tutto non si sarebbero mai lasciati. Quella di separarsi era la paura più grande di Seth, anche se in fondo apparteneva a tutti e quattro. Ma lui era terrorizzato. Aveva paura che, non avendo più Ryan, Marissa e Summer con sè, sarebbe tornato ad essere ciò che meglio gli riusciva: l'invisibile. Il suo potere speciale probabilmente sarebbe riaffiorato e lui non voleva. Troppo tempo aveva dovuto convivere con quella sensazione, ma poi, con l'arrivo di Ryan e le conseguenze che portò, aveva saputo combattere e vincere. Aveva vinto: l'amicizia e l'amore. Ma soprattutto non esisteva più, viveva ed era visibile. Così, mosso da questo timore, decise di suggerire ai suoi amici l'idea delle "chiamate rapide". Ognuno di loro, sul cellulare, doveva assegnare alla tastiera i numeri di loro quattro. Per esempio, Marissa col numero uno poteva chiamare subito Ryan. Summer chiamava Seth, Seth chiamava Summer, Ryan chiamava Marissa e via dicendo. In questo modo tutti si sarebbero potuti contattare nel minor tempo possibile. Era una stupidaggine, ma una stupidaggine che rassicurava il "piccolo" Cohen.

 

 

Era una mattina di metà Settembre. Una giornata importante, soprattutto per i ragazzi. Summer, Seth, Marissa e Ryan sarebbero partiti per le rispettive università, mentre Kaitlin avrebbe cominciato la scuola. Il liceo. La Harbor.

"Bambina mia..."

"Papà! Sto andando all'università, potresti anche cominciare a considerarmi adulta!" disse Summer a Neil.

"E' che mi devo ancora abituare. Mia figlia che va all'università, da sola, senza di me, senza che.."

"Papà andrà tutto bene. E poi torno presto a trovarti"

"Stai costruendo la tua vita, ma ricordati che rimarrai sempre la mia bambina. Non dimenticarlo mai"

Summer si nascose tra le sue braccia. Lo strinse più forte che poteva. Suo padre l'aveva cresciuta, le aveva insegnato i valori della vita e se aveva scelto quella strada era anche merito suo. Era suo padre, si sentiva protetta tra le sue braccia, al sicuro, come un cucciolo sotto la pancia della mamma. Lui era il suo primo grande uomo.

"Bene.. Mi sa che è arrivato il momento dei saluti" affermò Marissa.

"Non ci posso credere. Ci salutiamo un'altra volta. Sei appena arrivata e già vai via.." disse Kaitlin.

"Kaitlin, tua sorella sta andando all'università. E' una tappa importante" si intromise Julie.

"Mamma mi dispiace andarmene proprio adesso che tra noi.."

"Ci sarà modo e tempo per recuperare gli anni passati"

"Hai ragione"

Julie le sorrise e l'abbracciò. Uno dei pochi abbracci più sinceri e affettuosi che aveva dato alla figlia maggiore. Si strinsero a vicenda, forse non volevano lasciarsi andare. Piansero entrambe, forse consapevoli del fatto che finalmente erano madre e figlia. Non più nemiche. E magari avrebbero voluto restare insieme per poter approfondire il loro legame. Erano tranquille però nel sapere che ci sarebbe stato tempo. In fin dei conti non sarebbero cambiate. Una madre è sempre madre e una figlia è sempre figlia.

"E tu non mi abbracci?" domandò Marissa a Kaitlin.

"Te ne vai proprio ora che avrei bisogno di te per affrontare la Harbor"

"Ma io ci sono sempre. Puoi chiamarmi quando vuoi. Non vado mica dall'altra parte del mondo! Insomma, in confronto a Parigi è molto meglio, no?!"

"Sì, ma... La Harbor. Marissa sai com'è lì. Tutte quelle pettegole e.."

"Niente ma! Sei una Cooper, sei mia sorella, non te lo dimenticare! Andrà alla grande! Fatti rispettare, tira fuori gli artigli! E poi che ti importa se parleranno di te. L'importante è che se ne parli!"

"Non sei molto convincente!"

"Ma allora che parlo a fare io?"

"E va bene. Cercherò di seguire le tue orme!"

"Brava!" e la abbracciò. 

Sia Summer che Marissa avevano salutato le loro famiglie, la loro famiglia. Poi, presero un taxi e raggiunsero casa Cohen. Da lì sarebbero partiti tutti e quattro.

 

 

"Allora, acqua, succo, fazzoletti, panini.."

"Le pistole, il porto d'armi, la divisa.. Mamma non andiamo in guerra!" esclamò Seth.

"Ma lo so, è che vi manca qualcosa"

"No, mamma. Nulla. E poi siamo grandi abbastanza da comprarci qualunque cosa ci servisse!"

"Ecco! Esatto! I soldi, vi servono i soldi. Quanto vi dobbiamo lasciare? Berkley e Providence sono care, sì, sono care. Oddio, Berkley non ricordo se sia cara o meno, ma Providence sicuramente. Vabbè dai, faccio io, vediamo..."

"Mamm.. Kirsten, non... non ci servono, non ci servono soldi" Silenzio. Silenzio e ancora silenzio. Ryan aveva chiamato "mamma" Kirsten. Si era sbagliato o forse no.

"Scusa io non.."

"Mi hai chiamato mamma?"

"Sì, ma.. è stato un..."

"E' stata la parola più bella che tu mi abbia mai detto in questi quattro anni" disse Kirsten a Ryan correndolo ad abbracciare. 

Kirsten non sapeva come esprimere la sua gioia. Aveva la tachicardia, tremava. Voleva stringere Ryan più forte che poteva, anche a costo di spezzarlo. Lo abbracciò tenendolo stretto a sè, cuore a cuore, e nel frattempo saltellava. Da sempre lo aveva sentito come un figlio, ma aveva paura di non essere considerata come una madre. Aveva paura che da parte di Ryan fosse solamente una cosa burocratica, una madre adottiva e nient'altro. In quell'istante preciso in cui l'aveva chiamata "mamma", aveva capito che lui non era come un figlio. Lui era suo figlio. E lei era sua madre. Perchè non è madre chi ti partorisce, ma chi ti cresce e ti insegna a vivere.

"Pretendo di essere chiamato papà!" intervenne Sandy facendo ridere tutti.

"Gelosone!" esclamò Kirsten.

"Seth? Ma che fai? Piangi?" chiese Sandy.

"Cosa? Io? No, no, macchè piango. Mi è andato qualcosa dentro l'occhio.."

"Sì, una mosca magari.."

"Perchè non potrebbe essere?"

"Seth.."

"Okay, sì, stavo piangendo! E' che.. è commuovente. Piccoli bimbi crescono!"

"Mi sa che sono arrivate.. è ora" disse Ryan guardando Sandy e Kirsten.

"Venite quì" affermò Sandy aprendo le braccia. Si ritrovarono così tutti e quattro insieme tra le braccia di Sandy. Un abbraccio che conteneva tutti questi anni passati insieme e improvvisamente, come in un piccolo film, i ricordi affiorarono nelle loro menti. Sembravano protagonisti di quel film, come se stessero rivivendo tutta la storia da capo. E l'avevano capito davvero: erano una famiglia. 

 

 

Dopo aver salutato Sandy e Kirsten, tra lacrime e sorrisi, Ryan e Seth uscirono fuori, Marissa e Summer li aspettavano insieme a due taxi.

"Avete impostato le chiamate rapide?" domandò Seth.

"Sì, Seth, stai tranquillo!" rispose Marissa.

"Con la testa che avete voi! Poi non dite che non ve l'avevo detto!"

"Sì padrone!" esclamò Ryan.

"Sai, mi spaventi. C'è il rischio che mi torni più ironico di come ti lascio, e non so se esserne felice o meno" disse Seth a Ryan.

"Mah.. Staremo a vedere!" rispose Ryan.

"Abbiamo salutato tutti e ora tocca a noi.." disse Summer.

"Cavolo, è davvero arrivato il momento" affermò Marissa.

"Già.." approvò Ryan.

"Sempre di tante parole tu eh!" esclamò Seth.

"Ma la smetti?" 

"Fratellone caro!"

"Perchè fratellone e non fratellino?"

"Sei tu il più grosso dei due!"

"Allora.. Bè... Ciao fratellino" disse Ryan.

"Ciao fratellone" rispose Seth.

"Che dici, ci abbracciamo?"

"No, dai.. Quà la mano"

"Giusto..."

"Ma sì, vieni quì" e si abbracciarono. Non più come amici come quando si erano conosciuti, ma come fratelli. Fratelli davvero.

"Dobbiamo salutarci anche noi.." disse Summer.

"Non sai quanto mi mancherai!" affermò Marissa.

"Prometto che ti chiamerò tutte le sere!"

"Ovvio! Dobbiamo sempre tenerci aggiornate!"

"Ti voglio troppo bene"

"A chi lo dici"

"Sarai sempre la mia Coop combina guai!"

"E tu sarai sempre la mia piccola Summer!"

"Promettimi che nessun'altra diventerà la tua migliore amica"

"E tu promettimi che non andrai a fare shopping con nessun'altra!"

"E che vado da sola?"

"Puoi andare con Seth!"

"Okay, vado da sola! Promesso!"

"Promesso"

Un abbraccio di Seth e Ryan, un abbraccio di Summer e Marissa. Due abbracci che si uniranno poi in uno unico. I fantastici quattro si erano definitivamente salutati.

 

 

Un cortile enorme, alberi, persone ancora abbronzate, ragazze vestite d'alta moda, ragazzi con la bava alla bocca. E una scritta: Harbor High School. Una ragazza alta, capelli non chiari, abbastanza scuri, lisci, lunghi. Capelli al vento, camminata da sfilata, la sua Chanel e tacchi non troppo alti. No, non era una modella. Era semplicemente un'altra Cooper. Kaitlin entrò alla Harbor sotto gli occhi attenti e curiosi del resto della scuola. Tutti sapevano chi lei fosse. Era la sorella di Marissa Cooper, la ragazza più bella della scuola, la più desiderata. Un modello per tutti gli studenti. E chissà che Kaitlin non sarebbe diventata come lei.

"Che fai? Ti godi il successo?" una voce maschile si propose a lei.

"Come scusa?" gli domandò Kaitlin.

"Te ne stai quì da sola a goderti tutta l'attenzione rivolta a te.."

"Guarda, sei proprio fuori strada"

"Io so chi sei"

"Ah sì? E chi sarei?"

"Una Cooper"

"Bè non ci voleva molto a capirlo"

"Però tu non sai chi sono io. Non me lo domandi neanche"

"E tu chi sei? Contento?"

"Quello che non ti considererà come la sorella di Marissa"

"E ce l'hai un nome?"

"Sono Andy"

"Piacere Kaitlin"

"Bel nome"

"Perchè non lo conoscevi?"

"Te l'ho detto. So che sei una Cooper, ma non ti considererò come.."

".. la sorella di Marissa"

"Brava" disse Andy sorridendo e allontanandosi dai corridoi.

Kaitlin rimase davanti il suo armadietto a guardarlo andar via. Andy era un ragazzo alto, capelli e occhi scuri, sguardo pronfondo e misteriosamente affascinante. Era carino, ma le ricordava lui, Johnny. Il suo ricordo, la sua immagine, il dolore, l'amore, tutto di lui era ancora troppo vivo in lei. 

"Ciao Kaitlin!" una voce femminile circondata da due ragazze interruppe i suoi pensieri.

"Ci conosciamo?"

"No, ma noi conosciamo te! Sei la sorella di Marissa, giusto?"

"Ah.. Sì, giusto!"

"E' un idolo quì alla Harbor!"

"Me ne sono accorta..."

Primo ostacolo: cancellare l'etichetta "Kaitlin Cooper, sorella di Marissa". E sarebbe stato difficile, tremendamente difficile.

 

 

"Non vorrai mica dirmi che anche stasera non ci sei a cena.." disse Kirsten a Sandy.

"Mi dispiace, ma abbiamo un'importante causa. Questione di vita o di morte!"

"Sì, come tutte del resto.."

"Dai, Kirsten.."

"Sandy, stasera sarà la prima cena senza i ragazzi..."

"Lo so e mi dispiace, ma..."

"Non è colpa tua.."

"Già.. Mi farò perdonare, promesso!"

Un dolce bacio sulla fronte e poi Sandy uscì di casa. Il lavoro cominciava ad essere più importante della moglie? Kirsten cominciava a pensarlo.

 

 

Nel frattempo Marissa, Ryan, Seth e Summer, erano arrivati alle loro rispettive università. Marissa e Ryan avevano varcato insieme i cancelli della Berkley, Seth aveva accompagnato Summer alla Brown per poi andare in Accademia. Le loro nuove strade si erano appena avviate.

Marissa e Ryan, mano nella mano, camminavano per i corridoi dell'università. Insieme erano i più forti. Avevano l'amore dalla loro parte e nulla poteva spaventarli. Si sentivano sicuri, sicuri di loro stessi.

"Che numero è il nostro armadietto?" chiese Marissa a Ryan.

"Dovrebbe essere il 36, ma non lo vedo. Tu lo vedi?"

"Forse è questo, guarda"

"Ti sembra un sei questo?"

"Bè, sì, no?"

"Se lo dici tu, mi fido!"

"Scemo!"

Ryan le si avvicinò per darle un bacio sulle labbra, lei sorrise. Cominciarono a baciarsi tra i corridoi della Berkley, proprio come facevano alla Harbor. Sembrava un tuffo nel passato.

Improvvisamente vennero interrotti.

"Questo è il mio armadietto" disse un ragazzo alto e muscoloso.

"Veramente è il nostro" rispose Marissa.

"Senti Barbie, questo è il mio da due anni" 

"Non ti rivolgere così a lei!" Ryan si intromise.

"Ma tu chi cavolo sei?" domandò il ragazzo con aria strafottente.

"Sono il suo ragazzo"

"Ryan, lascia stare.." Marissa cercava di calmarlo.

"E' arrivato Ken! Me la presti la tua Barbie?"

Ryan non ci pensò un momento e gli diede un pugno, ricevendone a sua volta un altro.

"Benvenuto alla Berkley!" disse il ragazzo.

"Sì, stronzetto magari.." sussurrò Ryan.

"Che hai detto?" gli chiese Marissa.

"Nulla, lascia perdere"

"Ti fa male?"

"No, non è niente, tranquilla"

"Ryan.. cerchiamo di non farci riconoscere anche quì!"

"Sì, lo so, hai ragione. E' che.. mi ha detto così di te e.. non ci ho visto più!"

E anche per loro il fatidico "primo giorno" era iniziato, per Marissa con l'incontro di un ragazzo strafottente come Luke, per Ryan con un pugno. Proprio come a Newport. E non c'era nulla di nuovo.

 

 

Nuovo messaggio. Opzioni. Visualizza.

"Bè? Come va? ;) " Seth inviò un messaggio a Summer.

"Bene dai, ma mi manchi tu! :( " Opzioni. Rispondi.

"Anche tu, non sai quanto! Capitan Avena chiede sempre della sua principessa! <3 " Opzioni. Rispondi.

"Stasera li facciamo cenare insieme, d'accordo? :D " Opzioni. Rispondi.

"Non vedo l'ora! Cioè.. Capitan Avena non vede l'ora! ;) " Opzioni. Rispondi.

"Allora a stasera! :) " Opzioni. Rispondi.

"Summer?" Opzioni. Rispondi.

"Cohen?" Opzioni. Rispondi.

"Ti amo <3 " Opzioni. Rispondi.

"Ti amo anch'io <3 " Opzioni. Rispondi.

Summer e Seth dovevano affrontare le loro strade separate. Non erano parallele, altrimenti non si sarebbero mai incontrate. Erano due strade qualsiasi, ognuna per la propria direzione, ma sempre con la possibilità di incrociarsi.

 

 

La sera era calata e Kirsten, come da programma, aveva cenato da sola. Non aveva mangiato un gran che, la malinconia aveva prevalso. Così, dopo aver lavato il suo unico piatto, andò in camera, si mise il pigiama e si distese sul suo letto. Ma non era propriamente sola. A modo suo si stava facendo compagnia.

Sandy, dopo essere rientrato dal lavoro, prese dal frigorifero gli avanzi della cena e li riscaldò. Mangiò in fretta a causa della stanchezza, poi salì in camera.

Entrò e vide Kirsten sdraiata sul letto. Dormiva, sembrava anche che stesse sognando. Poi Sandy si accorse che lei stava abbracciando qualcosa. Guardò meglio, si avvicinò e vide una cornice. Quella cornice portava una foto. Kirsten, Sandy, Ryan, Marissa, Seth, Summer, il giorno del matrimonio di Julie e Caleb. I ragazzi erano così piccoli, era il primo anno di Ryan a Newport. Il suo arrivo aveva cambiato la vita di tutti, l'aveva migliorata. 

"La nostra piccola grande famiglia.. Che macello che siamo!" sussurrò tra sè e sè Sandy guardando la foto.

Ora Ryan, Marissa, Summer e Seth, erano partiti. Avevano seguito le loro scelte, ma Newport senza di loro non sarebbe stata più la stessa.

 

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Capitolo 23
*** 5x03 - Ritorni.. e nuovi arrivi ***


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Mentre una nuova giornata cominciava, un aereo viaggiava nel cielo. Qualcuno stava volando, qualcuno era in partenza. Qualcuno doveva arrivare e chissà dove. E quel qualcuno era solo. Si portava dietro i suoi fantasmi, i suoi ricordi, ma anche le sue speranze, pronto a riprendere in mano la sua vita, a trasformarla, migliorarla e magari chissà, sarebbe tornata quella di un tempo. Era rilassato e guardava fuori dal finestrino. Le nuvole bianche come il latte erano proprio sotto di lui. Sembravano neve. Le aveva sempre immaginate in maniera diversa: scure, piene di pioggia e tremendamente pesanti. E invece erano l'esatto opposto: bianchissime, limpide, soffici e leggere, così leggere che quando l'aereo passava, loro si dividevano, come per fargli spazio. Guardava fuori dal finestrino e immaginava cosa sarebbe potuto accadere, cosa avrebbero pensato gli altri nel vederlo di nuovo lì. Ripensava ai tempi passati, a quando la sua vita aveva più significato, a quando era innamorato di qualcun'altro. A quando era felice, ma felice davvero. Aveva paura di sbagliare di nuovo. Aveva paura di non essere capito, di essere rifiutato. Eppure cercò di farsi coraggio. Stava facendo la cosa giusta, stava facendo quello che si sentiva di fare. Stava tornando. Sì, stava tornando a Newporth.

 

 

"Buongiorno tesoro" disse Neil svegliandosi.

Neil e Julie erano ancora sotto le coperte, si erano appena svegliati. Si ritrovarono abbracciati esattamente come si erano lasciati la sera prima. Ormai la loro relazione procedeva da tempo e tutto sembrava andare per il meglio. Neil era veramente innamorato di Julie. Era stato in grando di andare oltre l'apparenza. Imparò a conoscerla per la persona reale che era. Imparò a notare i suoi pregi e non i suoi difetti. Finì così per amarla e ogni suo difetto sarebbe appartenuto anche lui. Ogni suo pregio sarebbe stato il punto di forza per il loro amore. Era lei la donna della sua vita e voleva lo fosse per sempre.

"Buongiorno!" rispose Julie dandogli un leggero bacio sulle labbra.

"Sai quel film di ieri sera..."

"Prima o poi mi sposo?"

"Sì, bello, vero?"

"Bè, sì. Mi piace Jennifer Lopez e poi mi piacciono i matrimoni"

"Quindi ti piace l'abito bianco?"

"Neil, tesoro.. Sono una donna, è scontato che mi piaccia l'abito bianco. E' il sogno di tutte le donne indossarlo!"

"Anche se tu l'hai già indossato.."

"Sì, ma lo indosserei altre mille volte!"

"Davvero?"

"Sì, ma.. ma perchè queste domande? Non penserai mica che Marissa o Summer si sposeranno presto.."

"Come scusa?"

"Capisco che non vedi l'ora di accompagnare tua figlia all'altare, ma è ancora presto, no? Insomma, devono laurearsi, realizzarsi.. per il matrimonio c'è tempo.."

"Ah, sì, certo. Summer e Marissa.. Bè.. sì, era un'idea.."

"Tesoro mio, il solito romanticone!"

"Già.. un bel sogno!"

Neil, però non si riferiva alla figlia o a Marissa. Il matrimonio era il suo sogno. Un matrimonio con Julie..

 

 

Per una coppia che sogna matrimoni, ce n'era un'altra che invece era circondata da aria di crisi. Kirsten e Sandy cominciavano ad essere lontani, sembravano essersi persi, come se non riuscissero a ritrovarsi. I loro orari non coincidevano mai e purtroppo anche i loro pensieri erano spesso discordi. Si amavano, si amavano come il primo giorno, ma purtroppo non sempre l'amore basta. C'è bisogno di una coppia solida, forte, pronta a combattere, pronta a sfidare il destino. E loro due erano stanchi, forse tutti quegli anni passati insieme cominciavano a farsi sentire. Forse avevano bisogno di staccare la spina e poi magari riattaccarla. Forse dovevano veramente restare lontani. La paura però di ammetterlo, di confessare il problema, li travolgeva. Così rimanevano solamente le incomprensioni. Non si capivano e l'amore sembrava svanire, quando invece esplodeva sempre di più.

"Dove stai andando?" chiese Sandy a Kirsten vedendola prendere la borsa.

"Ho l'appuntamento dal dentista, te ne sei dimenticato.."

"Credevo avremmo fatto colazione insieme.."

"Credevo ti saresti ricordato del mio appuntamento e che mi avresti accompagnato.."

"Sì, ma..."

"Il lavoro ti sta distruggendo.."

"Già.."

"Lo so. Me lo ripeti ogni volta"

"Lo dici come se fosse colpa mia"

"E di chi è? E' la mia?"

"No, ma.. Non è neanche la mia Kirsten. Il lavoro mi permette di portare soldi a casa"

"Sai come la penso. Sai che potresti benissimo prenderti una pausa. Non abbiamo bisogno di soldi.."

"Sì, ma non voglio neanche affidarmi all'eredità di tuo padre. Insomma.. vorrei che i soldi che abbiamo fossero frutto di sacrificio. Altrimenti che valori trasmettiamo ai nostri figli? E un giorno ai nostri nipoti.."

"E' questo il punto. Pensi sempre al futuro di Seth, di Ryan.. e anche di Marissa e Summer.."

"Bè, è giusto. Potrebbero essere le loro mogli, fanno parte della famiglia"

"Anche io sono la tua famiglia"

"Questo lo so"

"Sembra che a volte te ne dimentichi.."

"Kiki, ma che dici? Come potrei dimenticarmi di te? Come fai a dire una cosa del genere?"

"Lo dico perchè vedo che è così. Ti vedo distante, vedo che il lavoro è la tua priorità.."

"E' la mia priorità per te, per voi.."

"E allora perchè non vieni con me dal dentista? Mi accompagni, almeno stiamo un pò insieme.."

Sandy rimase in silenzio.

"Era l'ennesima occasione. E tu l'hai sprecata, come sempre" disse Kirsten andando via.

L'amore vince su tutto, ma non sempre ci sono persone disponibili a combattere.

 

 

La giornata era iniziata anche per Kaitlin ed il suo umore non era propriamente alle stelle. Quella notte aveva sognato Johnny, come ormai accadeva nell'ultimo anno. Lo sognava quasi tutte le notti ed ogni volta era un colpo al cuore. Sognava il loro primo incontro, la loro prima conversazione e anche la sua morte. Rivivere quella scena per lei era un incubo. Non riusciva a dimenticarlo. Era morto e ne era consapevole, non lo aveva accettato, ma sapeva di dover andare avanti. I ricordi di lui però si facevano sempre vivi e in ogni ragazzo vedeva un pò di lui. Andy sembrava assomigliarlo, sembrava essere la sua reincarnazione. Ci mancava solo che anche lui praticasse Surf. Magari l'avrebbe scoperto da un momento all'altro. 

La Harbor l'aveva immaginata diversamente. Pensava che l'avrebbe frequentata col sorriso, come aveva fatto sua sorella. Ma forse lei era privilegiata dalla presenza di Ryan. Lei era sola. O almeno così pensava lei.

"Cooper!"

Andy era proprio davanti il suo armadietto.

"Ciao Andy"

"Allora te lo ricordi il mio nome..."

"Bè sei il primo che ho conosciuto quì.. Non è difficile da ricordare"

"Magari sono io che ti ritorno in mente.."

"Ho capito. Sei un latin lover"

"Un che?"

"Un latin lover. Uno che vuole conquistare tutte le ragazze della scuola per poi farsi una lista, spuntare a mano a mano quelle con cui sei stato a letto e andare a vantarti con gli amici diventando così il leader. Ci ho preso eh!"

"Anch'io ho capito, sai? Sei una di quelle ragazze con la puzza sotto al naso. Ti credi superiore, non ti vuoi abbassare al livello degli altri, ma in realtà sei fragile. E per nascondere la tua insicurezza indossi una maschera, critichi gli altri, li deridi, credendo di sapere tutto della vita, ma invece non sai proprio nulla"

"Tu non sai nulla di me"

"Neanche tu di me"

"Forse. Ma allora cosa vuoi?"

"Voglio conoscerti"

"Forse"

"Come forse?"

"Ti do una dritta caro Andy latin lover. Fai meno il duro, non ti si addice!" disse Kaitlin dirigendosi verso la sua classe. 

Andy la guardava allontanarsi. Era determinata come una vera Cooper e forse aveva capito che in fin dei conti non era sola.

 

 

A Berkeley Marissa e Ryan avevano deciso di frequentare più tardi le lezioni all'università. La sera prima avevano fatto tardi, si erano ritagliati uno spazio tutto loro. Avevano cenato a lume di candela, avevano guardato un film anche se non avevano fatto in tempo a terminarlo. Già, perchè la voglia di stare insieme li aveva travolti. Avevano fatto l'amore, una, due, tre volte di seguito. Una cascata d'amore li affogava. Erano in un altro mondo, un mondo tutto loro e non erano intenzionati a tornare a quello reale. Si amavano, solo questo gli bastava.

Così arrivarono a metà mattinata all'università e videro nei corridoi uno strano fermento. Un gruppo abbastanza numeroso formava un cerchio, forse stava circondando una persona. Andarono così a dare un'occhiata. Dapprima non capirono di cosa si trattasse, ma poi realizzarono. Tacchi bianchi non troppo alti, vestitino blu, giacca bianca, capelli lunghi lisci e un sorriso splendente. Una loro vecchia conoscenza era lì.

"Ciao Ryan, ciao Marissa!"

"Taylor? Ma che ci fai quì?" domandò Marissa salutandola incredula.

"Bè.. è una storia molto, ma molto lunga. Come sapete, avevo deciso di studiare altrove, volevo rimanere in Francia, eccetera, eccetera. Ma poi diciamo che la situazione mi è sfuggita di mano.."

"Ti capisco.. La Francia è un pò pericolosa!" affermò Marissa ironicamente.

"Come dici?" domandò Taylor.

"Lascia perdere. Continua pure!" rispose Marissa.

"E insomma, studiando un pò le varie possibili Università, mi sono imbattuta in questa ed eccomi quì! Insomma, è un'università prestigiosa, offre molti titoli di studio e mi intriga frequentarla. E poi mi sono ricordata che ci siete voi. Meglio di così!"

"E' già.. Meglio di così!" esclamò Marissa.

"Ryan non dici nulla? Sei diventato ancora più silenzioso?" domandò Taylor a Ryan.

"Bè.. Benvenuta!"

"Ah, ho capito. Hai paura che sia un terzo incomodo tra voi due? State tranquilli! Siete così bellini che non vi rovinerò la festa!"

"Ma no, dai. Mi fa piacere che tu sia quì" disse Ryan.

"Anch'io sono così contenta di essere quà"

"Ho visto che ti sei già ambientata.. " disse Marissa.

"Sì, sono tutti così carini. Anche se mi manca Paul.."

"Sarebbe?" domandò Ryan.

"Ah, già! Voi non lo sapete! Caspita che sbadata! Sono fidanzata con Paul Gayners!"

"Paul Gayners? Lo stilista?" domandò stupita Marissa.

"Sì, proprio lui! Ci siamo messi insieme quest'estate e non ci siamo più lasciati!"

"Me lo devi assolutamente presentare. Seguo sempre i suoi modelli!" disse Marissa.

Marissa e Taylor cominciarono così a parlare di Paul, della moda, le sfilate, la popolarità, mentre Ryan le ascoltava in silenzio. Lui avrebbe voluto passare un pò di tempo con Marissa e chissà perchè qualcosa gli diceva che i suoi piani sarebbero andati in frantumi. Aveva il presentimento che l'arrivo di Taylor non sarebbe stato d'aiuto per la loro storia. E chissà se il suo presentimento si sarebbe avverato..

 

 

Nel frattempo Seth a Providence era nel cortile della sua accademia immerso nei suoi disegni. Doveva scegliere quale opera artistica studiare e farne un approfondimento, ma non sapeva decidersi. Cominciò così a vagare. Camminava, camminava e camminava per il cortile, fino a mettersi seduto su una panchina dove una ragazza bionda leggeva un libro. Una folata di vento fece cadere i fogli di Seth senza che lui se ne accorgesse. Quella ragazza bionda posò il libro e glieli raccolse.

"Tieni, ti sono volati questi.." disse la bionda ragazza a Seth.

"Oh, grazie, sono di vitale impor.. Anna!"

"Seth!"

"Ma sei tu?"

"Sì, sono io! E tu sei tu?"

"Bè, sì! Caspita! Ma non ti avevo vista!"

"Neanche io! Che ci fai quì?"

"Bè.. alla fine ho seguito il tuo consiglio!"

"Ma allora sei ancora intelligente. Credevo ti si fosse bruciato il cervello a forza di stare con Ryan!"

"Effettivamente ultimamente i ruoli si erano un pò invertiti, ma ora tutto è tornato alla normalità! Tu piuttosto come stai?"

"Bene, sto molto bene. Quì è tutto così perfetto. Anche se un pò mi mancate.. Summer, Marissa, Ryan... Tu.."

"La tua assenza si è sentita molto.."

"Dai non cominciamo ad essere nostalgici come l'ultima volta! Dimmi un pò di te, novità?"

"Vediamo.. Marissa ha avuto un grave incidente, è stata in coma, si è risvegliata, è andata a Parigi, Ryan è caduto in depressione, l'ha raggiunta, sono stati insieme, si sono rilasciati. Marissa a Parigi, Ryan a Newporth. E' tornata Linsday che ha riconquistato Ryan. Ma poi è tornata anche Marissa che nel frattempo era stata con Mark a Parigi. Sembrava essere incinta, ma era un falso allarme. Linsday ha lasciato Ryan perchè ha capito che lui ama Marissa, così Marissa si è ripresa Ryan e si sono rimessi insieme. Si amano e peace and love. Summer mi aveva lasciato per un altro, un ballerino spagnolo, ma poi ha capito di amarmi e io iuppy! Così ci siamo rimessi insieme anche noi e siamo partiti per queste benedette un'università!"

"Okay, ho mal di testa. Mi sento male"

"Vuoi che ti rispieghi qualcosa?"

"Bè effettivamente ho perso qualche passaggio, ma più o meno ci sono. Insomma i casini di sempre"

"Già, che ci vuoi fare, non cambieremo mai!"

"Sono contenta che con Summer vada tutto bene.."

"Benissimo. Stiamo alla grande. Anche se lo studio ci occupa molto tempo. Però poi la sera, quando ci chiamiamo o il week-end quando ci vediamo, dimentico tutto. Sentire la sua voce, vedere i suoi occhi, respirare il suo profumo, mi fa sentire libero. Felice. Come se... come se tutto andasse sempre bene"

"Ti ho lasciato innamorato perso e ti ritrovo peggiorato!"

"Si nota così tanto?"

"Bè un pochino, ma ti fa bello. L'amore ti rende bello!"

"E tu? L'amore?"

"Io ho chiuso con l'amore! Basta, per almeno un paio d'anni non ne voglio sapere nulla!"

"Ma come? Oddio.. Scusa un attimo, il mio amore mi chiama!" il cellulare di Seth stava squillando.

"No, no, tranquillo"

 

 

"Pronto?"

"Cohen!"

"Summer! Non puoi capire cos'è successo, anzi, chi ho incontrato!"

"Oddio.. Chi?"

"Anna!"

"Anna?"

"Già! Non credi sia meraviglioso?"

"Sì.. è.. è stupendo! E... è lì con te?"

"Sì, studia anche lei quì. Almeno c'è qualcuno che conosco!"

"Fantastico! Ti dispiace se ti raggiungo?"

"Magari! Ma non avevi quel corse extra?"

"Sì, ma ho cambiato idea.."

"Non sarà mica per Anna.."

"Ma che dici! Figurati! E' che ho voglia di vederti, di stare un pò con te"

"Anch'io. Ti aspetto"

"Arrivo"

"Ti amo"

"Ti amo"

Anna aveva ragione. Erano sempre i soliti casini. E Summer era rimasta la solita gelosona.

 

 

La giornata continuava ad andare avanti: Neil cercava di far nascere in Julie il desiderio di matrimonio, Kaitlin cercava di affrontare la Harbor, Kirsten andò sola all'appuntamento dal dentista, Sandy lavora, lavorava e lavorava. Marissa e Ryan erano più innamorati che mai, ma con Taylor depressa per la mancanza di Paul, Seth, Summer e Anna erano tornati ad essere "il triangolo no". 

E intanto quel qualcuno era atterrato a Newporth.

 

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Capitolo 24
*** 5x04 - Venti diversi ***


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La luna era ormai comparsa nel cielo da un paio d'ore. Providence era sommersa dalle stelle, alcune più luminose, altre più nascoste. Summer aveva raggiunto Seth all'accademia, sì, per stare un pò con lui, ma soprattutto per tenerlo d'occhio. Anna era tornata e Summer, nonostante tutto, non aveva dimenticato il passato. La gelosia era il suo forte. Aveva il terrore che Seth si potesse allontanare da lei. Aveva paura di perderlo, di nuovo. Così, una volta raggiunto, lui la portò da Anna. Summer aveva cercato di guardarla con occhi diversi, ma non ci riuscì. Eppure in passato le cose si erano risolte. Anna aveva capito di non amare Seth. Non ne era realmente innamorata. E Seth aveva capito che l'unica donna della sua vita era Summer. Però si sa. La gelosia è sinonimo di pazzia. E' l'amore ad essere folle.

"E' stato bello rivedere Anna, non trovi?" disse Seth a Summer, entrambi sdraiati sul letto.

"Sì..."

"E' proprio forte! Abbiamo parlato così tanto..."

"Ah, sì? E di che cosa avete parlato?"

"Mi ha raccontato un sacco di cose. Sai che è stata in Italia?"

"Ma dai.."

"Sì, dice che è bellissima. Dovremmo andarci anche noi, che ne dici?"

"Sarebbe un'idea magnifica!"

"Magari diciamo ad Anna di accompagnarci così ci fa da guida!"

"Da terzo incomodo vorrai dire.." sussurrò Summer tra sè e sè.

"Come dici?"

"No, nulla.."

"Che poi è cambiata tantissimo, vero? Sta bene con i capelli lunghi e poi il biondo le dona"

"Preferisco le more, a parte Coop"

"Bè, anch' io. Altrimenti non avrei scelto te"

"Scelto? Scelto tra chi? Tra me ed Anna?"

"Ma che dici. Scelto nel senso di scelto. Insomma hai capito"

"Non sei convincente"

"E dai, non sarai mica gelosa di Anna, di nuovo"

"Io? No, no. Assolutamente. Ma.. ti ha mica detto se frequenta qualcuno?"

"Mi ha detto di aver chiuso con l'amore.. Poverina, bisogna starle vicino"

"Tranquillo. Ci penso io.."

"Che vuoi fare?"

"Starle vicino"

"Summer.. Ti conosco. Cosa vuoi architettare?"

"Nulla! Stai tranquillo. Ti fidi di me?"

"Più o meno"

"Come più o meno?" gli domandò Summer dandogli una gomitata.

"Ma sì, sì, certo che mi fido di te" rispose Seth avvicinandosi a lei per darle un bacio.

La luna stava calando e Summer e Seth iniziarono a recuperare il loro tempo perso. Seth la baciò dolcemente, Summer gli sorrise. Si guardarono negli occhi e improvvisamente tutto il mondo intorno a loro sembrava essere scomparso. La gelosia per Anna, la Brown, l'Accademia, non c'erano più. Erano solamente loro due, in quel letto che li avrebbe cullati durante l'ennesima loro notte d'amore. Cominciarono a baciarsi, i loro respiri si fecero sempre più intesi. Fecero l'amore per viversi, amarsi, sentirsi di nuovo l'uno parte dell'altra. Perchè era così: si appartenevano.

 

 

La pioggia bagnava le strade di Newporth. Kirsten quella notte non aveva chiuso occhio, si era girata e rigirata nel letto, mentre Sandy aveva dormito a sogni tranquilli. Lui non si era neanche accorto nell'insonnia della moglie, neanche quando poi la mattina si era svegliato. Kirsten non era nel letto con lui. Si era chiusa in bagno a fare un bagno caldo. Era stata tutta la notte sveglia e aveva visto la pioggia nascere. Goccia dopo goccia. Aveva bisogno di riprendersi un pò. Così mentre Sandy era in cucina a fare colazione, lei chiamò Julie. Era l'unica in grado di ascoltarla, di poterla capire e magari di poterla aiutare. Doveva parlare con qualcuno. Aveva bisogno di confidarsi.

"Casa Roberts Cooper, chi parla?"

"Julie sono io, Kirsten"

"Kiki buongiorno!"

"Buongiorno. Disturbo?"

"No, assolutamente. Ma che... che hai? Hai una vocetta.."

"E' che se non parlo con qualcuno rischio di esplodere da un momento all'altro"

"Così mi spaventi. Che succede?"

"E' che... ultimamente.. Anzi, meglio parlarne di persona. Ce la fai a raggiungermi?"

"Certo. Dammi una mezz'ora e sono da te"

"Grazie"

"A tra poco"

E riagganciò. Avrebbe voluto raggiungere Sandy in cucina, dargli il buongiorno e fare colazione con lui, ma non ce la fece. Decise di rimanere in camera. Sapeva che lui sarebbe uscito presto e non aveva voglia di salutarlo. Così sentì dapprima il frigorifero chiudersi e poi la porta sbattere. Sandy era uscito. E non l'aveva salutata. Forse non ne aveva voglia, forse se ne era dimenticato. Fatto sta che lui, in quel momento, non aveva bisogno di lei, di salutarla, di vedere il suo viso prima di andare dal lavoro. Questo pensò Kirsten e la cosa la distrusse ancora di più. Può un marito dimenticarsi di salutare la propria moglie? Possibile che non aveva voglia di darle un bacio, di farle una carezza, di vedere i suoi occhi prima di iniziare una nuova giornata? Kirsten cominciò allora a pensare che forse la sua presenza o assenza non aveva più importanza per lui. Forse il suo lavoro era davvero la sua priorità. Forse non aveva più bisogno di lei. Ma cosa era successo? Come si era arrivati a tanto? Può un amore rompersi in mille frammenti così velocemente?

Quando Julie entrò in casa Cohen, vide Kirsten in vestaglia con il viso che implorava aiuto. Capì immediamente che la situazione era delicata. Così si misero entrambe sedute sul divano e mentre Kirsten rimase in silenzio a fissare il vuoto, Julie la guardava. Osservava il suo sguardo e capiva che stava soffrendo, che dentro aveva un peso da liberare.

"Cos'è che ti fa stare così male?"

"Ho anche paura a dirlo.."

"Ti mancano i ragazzi? Anche a me manca Marissa.. Summer, ma.."

"No, non è questo. Loro mi mancano tanto, ma.."

"Problemi con Sandy?"

"Sì.. E' che... che... ultimamente.. Non lo so, ma è come se fossimo entrati in crisi senza accorgercene"

"Crisi di che tipo?"

"Lui è assente. Lo vedo con la testa altrove. Pensa sempre al lavoro, si dimentica le cose, non ricorda di accompagnarmi agli appuntamenti, si addormenta anche senza di me. Insomma.. piccole cose che però..."

"Che però per te sono importanti"

"Già.. e io non so davvero cosa fare. So solo che la notte non riesco a dormire, non mi va di mangiare, di uscire. Guardami, sono uno zombie. Il mio matrimonio aveva già corso il rischio di andare in rovina e non voglio che succeda di nuovo"

"Tesoro.. tu hai bisogno di staccare un pò la spina. Devi pensare più a te stessa"

"Ma come faccio?"

"Il primo passo per capire se il tuo matrimonio può essere salvato è capire se puoi vivere senza tuo marito"

"Sì, ma.. come faccio a capirlo?"

"Ho in mente io un'idea per te"

"Ti ascolto"

Julie cominciò così ad esporre la sua idea a Kirsten e lei sembrò apprezzare. Forse Julie aveva ragione. Staccare la spina. Doveva staccare la spina.

 

 

 

A Berkeley Marissa e Ryan erano in pausa pranzo. Le lezioni erano state abbastanza complesse e avevano bisogno di prendere un pò di aria. Così decisero di pranzare all'aperto. Ryan vide in Marissa qualcosa che non andava, aveva lo sguardo strano, forse triste. 

"Che hai?" le chiese Ryan.

"Nulla, perchè?"

"E dai, ormai ti conosco come le mie tasche"

"Non c'è nulla davvero"

"Che fai, adesso sei tu quella di poche parole? Guarda che quello è il mio ruolo eh!"

"E va bene. Colpita... Mi mancano loro"

"Julie e Kaitlin?"

"No, mi mancano Summer e Seth, da morire. Tu non la senti la loro assenza?"

"Bè sì.. Ma non possiamo farci niente.."

"Non hai paura di tutti questi cambiamenti? Insomma.. siamo passati da giorni in cui stavamo sempre insieme ad ora che ci vediamo sì e no due volte al mese. Io non so se ce la faccio ad andare avanti così"

"E' che tu vivi nel passato, un pò come Seth. Siete dei romanticoni"

"Ed è così sbagliato?"

"No, ma le cose cambiano. La vita va avanti.."

"Non mi convinci.."

"Facciamo così. Mando un messaggio a Seth e gli chiedo di vederci questo week-end, solamente noi quattro, come ai vecchi tempi. Che ne dici?"

"Dico che sai sempre come rendermi felice. Ma come fai?"

"Bè.. E' un metodo segreto se non ti dispiace"

"E io ti rendo felice così facilmente?"

"Tu mi rendi felice anche solamente stando in silenzio"

"Amo quando mi dici frasi del genere, non me le dici spesso, ma sono più emozionanti proprio per questo"

"E' che non ne sono capace.."

"E invece sei bravissimo. Sai che ti dico? Non amo le tue frasi.. Amo te"

"E io.. e io amo te, solo te"

Marissa gli sorrise dolcemente e si rannicchiò tra le sue braccia. Ryan le accarezzò la testa per poi darle un piccolo bacio proprio sopra la sua chioma bionda. 

Marissa lo guardò, gli sorrise di nuovo ed entrambi si persero nei loro occhi pronti a lasciarsi andare ad uno dei loro tanti baci appassionati. L'amore li aveva travolti. 

"Ehm... ehm... disturbo?" chiese Taylor interrompendoli.

"No, no.. Figurati!" rispose Marissa.

"Veramente sì" sussurrò Ryan senza farsi sentire da Taylor.

"Paul non è potuto venire a prendermi e mi chiedevo se potevo pranzare con voi"

"Noi stavamo andando via.." disse Ryan

"Ah, davvero?"

"No, Ryan scherza. Rimani pure con noi" affermò Marissa.

"Veramente non stavo scherzando"

"E dai.." sussurrò Marissa a Ryan.

"Grazie ragazzi. Ci sediamo lì?" disse Taylor indicando un tavolino libero e dirigendosi lì.

"Dai, andiamo!" esclamò Marissa a Ryan.

"Ce la faremo a stare un pò da soli io e te?"

"Ma se stiamo tutte le sere da soli. Dai, stasera prometto che mi farò perdonare"

"Interessante.. dovresti farti perdonare più spesso!"

"Scemo!"

"Bella!"

"Ancora più scemo! Dai, raggiungiamola che sennò chissà che combina!"

"Agli ordini capo!"

"Ma la smetti?"

"Okay, maestà!"

"Ti odio!"

"Ti amo"

Un bacio al volo e raggiunsero Taylor, per la "felicità" di Ryan.

"Avete sentito che Harry sta organizzando la sua festa di compleanno?" domandò Taylor.

"Harry sarebbe..." disse Marissa.

"Quello del terzo anno, beato lui! Sta organizzando una festa pazzesca a cui inviterà praticamente tutta l'università!"

"Bè potrebbe essere un'occasione per fare nuove conoscenze" affermò Marissa.

"E' quello che ho pensato anch'io! Vorrei tanto portare Paul così ve lo presento!"

"Bella idea!" esclamò Marissa.

"Ottima direi!" disse Ryan. "Così magari stai con lui.." sussurrò Ryan.

Continuarono così a parlare della festa di Harry, alla quale avrebbero partecipato. Mentre Taylor parlava ininterrottamente, Ryan e Marissa si tenevano per mano. Taylor era la solita svampita di sempre, mentre Ryan e Marissa erano i soliti "fidanzatini della scuola", innamorati più che mai.

 

 

La giornata scolastica di Kaitlin era terminata e il suo umore non era propriamente alle stelle. Julie se ne accorse immediatamente quando rientrò in casa. Kaitlin non salutò nessuno e si mise seduta in cucina.

"Non si saluta più?" domandò Julie irritata.

"Scusa mamma. E' che.. proprio non lo sopporto!"

"Ma chi?"

"Andy!"

"Chi è Andy?"

"E' un ragazzo della Harbor. Mi ha puntata sin dal primo giorno, dicendomi tutte frasi strane, ogni volta mi irrita sempre di più e per di più frequentiamo quasi le stesse lezioni. Cioè, devo subirmelo anche in classe, non basta nei corridoi. Ti rendi conto? Tutte le sfighe ce l'ho io! Con quello sguardo misterioso e quel sorrisetto da so tutto io, che poi non sa un bel niente. Non lo sopporto! Mi irrita al solo pensiero!"

"Ti sei calmata?"

"No! Okay, sì. Dovevo sfogarmi"

"E me ne sono resa conto! Tesoro, non è che tante volte questo Andy ti attrae?"

"Lui? A me? Lui a me?"

"Sì, lui a te!"

"Ma non pensarci neanche! Ti sembra che può piacermi un tipo così?"

"Non lo conosco nemmeno.."

"Appunto. Meglio così"

"Guarda che anche io e tuo padre eravamo così.."

"No, mamma. Sei proprio fuori strada. Lui a me non piace. E poi io.."

"Tu?"

"Ho ancora Johnny nel cuore"

"Tesoro Johnny non c'è più, è acqua passata"

"Lo so mamma, ma, non lo so. Non ce la faccio. Non sai quanto mi manca. Lo penso sempre. So che non c'è più, ma lui vive ancora dentro di me. E' come se mi aspettassi di vederlo da un momento all'altro"

"Vieni quì"

Julie abbracciò forte la figlia. Kaitlin era attratta da Andy, anche se non voleva ammetterlo. Ma allo stesso tempo la morte di Johnny era ancora un peso enorme per lei. La verità è che non l'aveva ancora del tutto superata. L'aveva visto morire davanti ai suoi occhi, ne era innamorata e l'aveva perso per sempre. Non voleva guardare nessun altro ragazzo, non ne aveva voglia. Voleva continuare ad occuparsi dei ricordi di lui.

 

 

Kirsten era seduta sul divano con la televisione spenta. Stava aspettando. Stava aspettando Sandy. Avrebbe dovuto dirgli la sua decisione. Non voleva scrivergli nessun biglietto, sarebbe stata una vigliaccheria. Faccia a faccia, doveva affrontarlo. Doveva parlargli guardandolo negli occhi e lui doveva osservarla, come non faceva da tempo. Sentì le chiavi girare nella serratura. Sandy era rientrato.

"Cosa sono quelle valigie?" domandò lui.

"Me ne vado" rispose Kirsten.

"Cosa?"

"Sì, hai sentito bene. Da stasera non vivrò più quì"

 

 

(continua)

 

 

E nel frattempo quel qualcuno aveva preso un taxi e si era diretto verso una casa in particolare. Scese dal taxi, lo fece aspettare lì e andò a suonare alla porta. L'attesa era per lui snervante. Aveva paura, ma era anche determinato. Lei aprì la porta e lo vide lì.

"O mio Dio.. Che... che ci fai tu quì?" domandò lei sconvolta.

"Sono tornato. Sono tornato per resterare" rispose lui.

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Capitolo 25
*** 5x05 - Scelte inaspettate ***


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Kirsten era seduta sul divano con la televisione spenta. Stava aspettando. Stava aspettando Sandy. Avrebbe dovuto dirgli la sua decisione. Non voleva scrivergli nessun biglietto, sarebbe stata una vigliaccheria. Faccia a faccia, doveva affrontarlo. Doveva parlargli guardandolo negli occhi e lui doveva osservarla, come non faceva da tempo. Sentì le chiavi girare nella serratura. Sandy era rientrato.

"Cosa sono quelle valigie?" domandò lui.

"Me ne vado" rispose Kirsten.

"Cosa?"

"Sì, hai sentito bene. Da stasera non vivrò più quì"

"Che cosa vuoi dire?"

"Quello che ho detto"

"Ma.. ma come te ne vai? E dove vai? E perchè? E.."

"E basta Sandy. Ma non te ne sei reso ancora conto? Abbiamo bisogno di stare lontani, almeno per un pò."

"Che ti succede?"

"Che mi succede? Che succede a noi! Lo vedi come tutto è cambiato? Non siamo più gli stessi. Abbiamo bisogno di capire tante cose. Io ho bisogno di capire"

"E non puoi capirle rimanendo quì?"

"Non servirebbe a nulla. Credimi, stare lontani ci farà bene"

"Ma.. dove vai?"

"Da Julie"

"Da Julie? Io..."

"Tu nulla Sandy. Ti ho detto dove vado perchè voglio darti fiducia. Avrei potuto benissimo non dirtelo. So che vorrai venire lì, ma se mi ami, se ancora ci tieni a noi, rimani quì e rifletti"

"Io.. io non so cosa dire"

"Non dire nulla. Non sono arrabbiata con te, forse delusa. E' che ho bisogno di stare da sola, di.."

"Di stare senza di me?"

"Sì, anche se non avrei mai pensato che l'avrei detto. E' così.."

"Kirsten.. Io... Io non mi arrendo"

"Lo so ed è per questo che ti amo"

"Kirsten.." Sandy le prese la mano. "Non te ne andare.. Cerchiamo una soluzione, risolveremo tutto"

"Sandy ti prego.." disse lei.

"Ti prego io.."

Kirsten prese le valigie e si diresse verso la porta.

"Se esci da questa casa vuol dire che davvero non c'è speranza per noi" le urlò Sandy.

"Hai detto che non ti arrendi. Bè, non lo fare. Combatti, ma pensaci. Fallo per te, per me, per noi" disse Kirsten uscendo di casa. Sandy rimase lì, in piedi davanti alla porta, incapace di dire nulla. Avrebbe voluto mollare un pugno al muro stile Ryan Atwood, ma la sua razionalità glielo proibì. Vederla andare via così gli aveva spezzato il cuore. Immaginava già la casa vuota. Immaginava lui privo di lei e sapeva che non sarebbe stato facile. Non riusciva a capire quale causa aveva determinato in lei quella scelta. Sandy sapeva benissimo che il suo lavoro lo stava allontanando sempre di più da lei, ma non era colpa sua. Non poteva tirarsi indietro. Sapeva anche però che amava la moglie, la amava come quando erano ragazzi, come quando si erano conosciuti. La amava e la voleva, la voleva con tutto sè stesso e avrebbe fatto qualsiasi cosa per riprendersela. 

 

 

Providence intanto aveva due abitanti temporanei in più. Già, perchè Ryan e Marissa erano finalmente arrivati. Marissa, presa dalla nostalgia, aveva chiesto a Ryan di rivedere Seth e Summer e lui, per accontentare la sua amata, aveva chiamato i due amici organizzando un'uscita, proprio come ai vecchi tempi. Appena arrivati Ryan chiamò Seth e si incontrarono tutti e quattro all'accademia di Seth. Era l'unico punto di riferimento per tutti. 

"Dici che li troveremo?" domandò Marissa a Ryan.

"Io e il senso di orientamento non andiamo molto d'accordo.. per cui.." rispose lui.

"Ecco, stiamo messi bene!"

"Aspetta... guarda un pò lì.." disse Ryan indicando due ragazzi.

"Ma no, c'è una biondona vicino!"

"Giusto.."

Seth e Summer camminavano velocemente alla ricerca di Ryan e Marissa. Tra la folla, cominciarono a cercare, poi riconobbero la Chanel di Marissa. Quando mai l'abbandona? Iniziarono a correre verso di loro che erano di spalle, fino a quando Summer, senza farsi sentire, strinse a sè Marissa. Marissa sobalzò improvvisamente presa alla sprovvista. Si voltò e vede Summer. L'emozione fu immediata. Si sorrisero entrambe e si abbracciarono più forte che potevano. Finalmente erano di nuovo insieme.

"Coop.."

"Summer.."

"Non sai quanto mi sei mancata.."

"Che bello stringerti di nuovo.."

Nel frattempo Seth si era avvicinato a Ryan con l'intento di dargli un leggero ceffone direttamente sul collo, ma non fece in tempo. Ryan infatti si voltò come se avesse già sentito la sua presenza e scoppiò a ridere.

"E che pizza! Mai che te ne posso combinare qualcuna!"

"E che ci vuoi fare?"

A quel punto scoppiarono a ridere entrambi e si diedero il cinque.

"Atwood ti trovo ingrassato!"

"Anche tu Cohen!"

"Sono le voglie improvvise di hamburger e patatine fritte di Summer.."

"E quelle di Marissa.."

"Ma perchè loro non ingrassano?"

"Sono donne!"

"Sono mostri!"

"Cohen! Smettila!" urlò Summer.

"Ah, guardate chi vi abbiamo portato.." disse Seth spostandosi.

"Anna? Anna!" esclamò Marissa.

"Hai capito Anna!" disse Ryan.

"Ryan! Marissa! Cavolo quanto tempo!" affermò Anna andandoli ad abbracciare.

"Allora? Come stai? Che ci racconti?" domandò Marissa.

"Mah.. solite cose, poi magari un giorno.. Di voi invece so tutto. Seth mi ha fatto un accurato riassunto delle puntate precedenti!"

"Capirai.. ci sono voluti giorni e giorni.."

"Diciamo qualche ora!"

"Anna vieni con noi a mangiare una pizza?" le domandò Ryan.

"Vi ringrazio ma preferisco non venire" rispose lei.

"Ma come? Dai!" Seth cercò di convincerla.

"No, no, davvero. E' la vostra giornata, deve essere solo vostra. Voi quattro e basta" disse Anna sorridendo e andando via.

Così, rispettando e ammirando la scelta di Anna, si diressero in centro. Passarono di fronte ad un Cinema e cambiarono programma.

"Ma che ne dite di un bel filmetto?" disse Ryan abbracciando Marissa.

"Sì, dai! Quello con Tom Cruise sarebbe il massimo!" propose Marissa.

"E' bè, con quel figo da paura!" esclamò Summer.

"Basta che non siamo film romantici strappalacrime. Ho un animo sensibile io e stasera mi sento particolarmente suscettibile.." disse Seth facendo finta di commuoversi.

"Oh, ma non ti preoccupare. Ci sono io a consolarti" disse Ryan scherzando.

"Una commedia?" propose allora Seth.

"Che c'è Cohen, hai paura del confronto con il Cruise?" domandò Summer.

"Io? Paura di Tom Cruis? Ma per favore! Non c'è proprio paragone! Ma l'hai visto?"

"E l'ho visto sì!"

"Ma dai.. è tutto... tutto rifatto.. tutto finto.. Io sono quì in carne ed ossa!"

"Sì, vabbè!"

"Allora andata per Cruise?" domandò Ryan.

"Andata!" rispose Summer.

"Sicuri che è un film tranquillo?" domandò Seth.

"Seth.. non c'è il limite di età, per cui calmo, lo possono vedere anche i neonati!" rispose Ryan.

"I neonati non vanno al cinema Ryan"

"Era una battuta Seth, una battuta!"

Entrarono al cinema tutti col sorriso, tranne Seth, preoccupato per quello che avrebbe dovuto vedere. Si misero seduti in sala e sembrò come tornare indietro nel tempo. Quante volte avevano trascorso le loro serate al cinema, quante volte Seth si era commosso come un bambino e Summer e Marissa dovevano consolarlo, mentre Ryan li guardava cercando di capirli. Fu come un viaggio temporale. Erano di nuovo loro quattro. Erano di nuovo al cinema. Erano di nuovo insieme e capirono che niente potevan dividerli, che erano gli stessi di sempre. Erano loro, i fantastici quattro e lo sarebbero rimasti sempre. Perchè l'amicizia vera non muore mai.

 

 

A Newporth, Kirsten era arrivata davanti casa Roberts Cooper. Scese dal taxi e prendendo le sue valigie, si avviò verso la porta. Suonò alla porta e aspettò. Si asciugò quelle poche lacrime che le erano cadute in seguito al dialogo con Sandy. Cercava di non ripensarci, ma quelle parole, quella scena, era come se la mente gliele riproponesse di proposito, come per farla sentire in colpa. Eppure Kirsten continuò a credere di aver fatto la scelta giusta. Per una volta aveva deciso di sua spontanea volontà, senza interpellare nessuno, senza chiedere il permesso. 

La porta si aprì e Julie le comparve. Aveva una faccia strana, Kirsten lo notò subito. Doveva essere successo qualcosa. Così decise di mettere da parte il suo dolore per fare spazio alla sua amica.

"Julie.. è successo qualcosa?"

"Entra.."

Il tono della voce di Julie era freddo come il ghiaccio. Kirsten entrò in casa e prima che potesse fare domande, sentì il rumore di passi avvicinarsi a lei. Credeva si trattasse di Neil o di Kaitlin, ma poi riconobbe quella voce.

"Ciao Kirsten"

Quel qualcuno era di fronte a lei. Un paio di jeans chiari e una camicia, la sua solita camicia.

"Jimmy? O mio Dio Jimmy!" Kirsten tornò a sorridere. Lo abbracciò. Già, Jimmy Cooper era tornato. Andarono in salone dove c'erano Kaitlin e Neil e si misero tutti seduti pronti ad ascoltare la storia di Jimmy. Tutti pronti tranne Julie. Lei non sapeva se essere arrabbiata, sconvolta, felice, delusa, triste o di nuovo arrabbiata. Il suo ritorno aveva capovolto la sua vita in un istante. Si ripromise che doveva ascoltare le sue motivazioni, ma la voglia di scappare era tanta. Cercò di trattenersi.

"Bè.. che dire.. Non so davvero da dove cominciare.." disse Jimmy.

"Dall'inizio no?" esclamò Kaitlin bruscamente.

"Come mai sei tornato?" gli chiese Kirsten cercando di spezzare i toni.

"E' che.. A Parigi sembrava tutto filare liscio, ma poi gli affari sono andati sempre peggio. Per non parlare della mia nostalgia. Insomma, mi mancava Newporth, mi mancavate voi e così ho affittato un appartamento ed eccomi quì. Ho seguito le orme di Marissa.Aveva ragione lei. Il cuore dei Cooper è a Newporth"

"E non potevi capirlo prima?" Kaitlin corse in camera sua.

"Kaitlin!" urlò Jimmy.

"Lascia perdere. Ci penso io" gli disse Julie freddamente.

"Bè, mi sa che è meglio che vada. Ho il taxi quì fuori.." disse Jimmy.

"Non sai che piacere riaverti quì.." gli disse Kirsten.

"Meno male, almeno per te.. Grazie" l'abbracciò.

"Neil mi dispiace aver portato scompiglio" 

"Non ti preoccupare. Basta che non mi rubi la donna!" esclamò con sarcasmo Neil.

".. no... no... Tranquillo. Credo di non aver molte possibilità. Ci vediamo"

"Jimmy?" Kirsten lo richiamò.

"Sì?"

"Bentornato"

"Grazie Kiki" e poi uscì. Prese il taxi e si diresse verso il suo nuovo appartamento. Tante difficoltà, tanti ostacoli lo aspettavano. Ma non aveva paura. Era pronto a tutto. Sapeva cosa voleva. Voleva ricostruirsi una vita e soprattutto riprendersi le sue donne. 

"Vieni Kirsten ti accompagno nella tua camera" disse Neil facendole da guida.

Kaitlin era corsa in camera sua. Cominciò a piangere come mai aveva fatto, si sdraiò sul letto con la testa immersa nel cuscino. Voleva affogare i suoi dispiaceri, la sua rabbia. Era arrabbiata col padre. L'aveva abbandonata tante di quelle volte che si era stancata di salutarlo ogni volta. Le sue lacrime bagnavano il cuscino, non riusciva a smettere di piangere. Guardò poi la foto incorniciata sul comodino che ritraeva la famiglia Cooper molti anni prima, quando tutto ancora doveva succedere, quando tutto era perfetto. Si alzò così dal letto, aprì l'armadio e prese delle videocassette. Le inserì nel televisore e sedendosi sul letto abbracciando un cuscino, cominciò a guardarle, con la paura di vedere un film che non avrebbe potuto più rivivere. Lì c'erano contenuti i suoi ricordi più importanti, quelli a cui teneva di più. Erano anche i suoi segreti. Nessuno sapeva che ancora li conservava, nessuno sapeva che se li portava dietro in ogni viaggio per poterli rivedere, per sentire di meno la mancanza di casa. Ma non casa intesa come quattro mura, casa come la sua famiglia. Sua madre, suo padre e Marissa. E lì c'era il matrimonio di Julie e Jimmy, la nascita di Marissa, il battesimo di Kaitlin, la loro prima vacanza tutti e quattro insieme. Kaitlin cercava semplicemente di rivevere quei momenti, provare quelle sensazioni, risentire l'emozione di essere in famiglia. Perchè sapeva che quei momenti non sarebbero più tornati. 

Kaitlin stava per spegnere, quando Julie entrò.

"No, aspetta. Lascia" disse Julie guardando il televisore. Si mise poi seduta sul letto accanto a Kaitlin.

"Ma questa è la vacanza in Argentina!" esclamò Julie.

"Sì, ti ricordi che caldo?"

"Il caldo peggiore di tutta la nostra vita. Ma che belli che eravamo!" 

"Già.. guarda quì.. da giovane eri uguale a Marissa" disse Kaitlin riavvolgendo il nastro.

"Il nostro matrimonio... Alza il volume"

 

 

"Io , Jimmy, prendo te Julie come mia sposa e prometto di esserti fedele sempre, nella gioia e nel dolore, nella salute e nella malattia, e di amarti e onorarti tutti i giorni della mia vita"

"Io, Julie, prendo te Jimmy come mio sposo e prometto di esserti fedele sempre, nella gioia e nel dolore, nella salute e nella malattia, e di amarti e onorarti tutti i giorni della mia vita"

"Lo voglio"

"Lo voglio"

"Ti amo Julie"

"Ti amo Jimmy"

 

 

 ... tutti i giorni della mia vita. 

 

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Capitolo 26
*** 5x06 - Vecchi sentimenti ***


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Una settimana. Sette giorni. Erano passati sette giorni dal ritorno di Jimmy, da quando il signor Cooper era tornato da Parigi, era finalmente atterrato a Newporth, pronto a riprendersi in mano la sua vecchia vita. Sette giorni nei quali non faceva altro che pensare al passato. Questo naturalmente comprendeva la sua famiglia: Kaitlin, Julie, Marissa. E poi Kirsten, il suo primo amore, la donna che meglio lo capiva. Eppure anche lei sembrava averlo abbandonato, sembrava essersi schierata dall'altra parte. Come darle torto? Ne aveva combinati di guai in passato, aveva fatto soffrire tante persone e forse era giusto pagarla così. Ma era anche arrivato il momento di cambiare, migliorare, ricominciare da capo. E doveva farlo partendo da Newporth.

Quella mattina, come gli ultimi sette giorni, Jimmy si era svegliato nel suo nuovo appartamento. Non era molto lontano da casa Cohen, qualche isolato più avanti. Era carino, semplice, accogliente, ma tremendamente vuoto. Era il solo a viverci. Solo, con le sue paure, le sue incertezze, i suoi rimpianti, ma anche le sue speranze. In quel momento l'unica persona che sembrava veramente capirlo era sua figlia maggiore, Marissa. Già, l'aveva chiamata il giorno dopo il suo arrivo. Erano stati ore ed ore al telefono, fino a quando Jimmy non l'ha raggiunta a Berkeley per passare un pomeriggio con lei. In fin dei conti non era poi così lontana, anzi. Per la prima volta nella loro vita, riuscivano a capirsi, ma capirsi davvero. Non erano solamente padre e figlia. Riuscivano a mettersi nei panni dell'altro. Marissa poteva comprendere la situazione del padre perchè lei stessa ci era passata. Lei stessa aveva deciso di andarsene e tornare. Era tornata e aveva ricominciato. Anche il padre ne aveva il diritto. Doveva essere arrabbiata con lui per tutte le volte che gli aveva detto addio, ma non ci riuscì. Riuscì solamente a pensare al suo bene, al fatto che era felice di averlo di nuovo accanto. Sapeva di avere un padre abbastanza forte da saper superare anche l'ennesima difficoltà. Jimmy aveva solo lei dalla sua parte, ma era la forza più grande che poteva avere. Il bene di una figlia sconfigge qualsiasi ostacolo. "Papà fai vedere al mondo che non mi sbaglio. Fagli vedere quanto vali. Ma soprattutto fallo per te stesso. Datti un'altra possibilità". Queste le parole di Marissa. Sì, poteva farcela, doveva farcela. Ricominciare. Tornare a vivere.

 

 

A casa Cooper - Roberts, c'era molta confusione, come ormai accadeva da una settimana. Il trasferimento di Kirsten, il ritorno di Jimmy, avevano portato scompiglio. 

Quella mattina, come da routine, Neil e Kaitlin erano usciti di casa per andare al lavoro e a scuola. Kirsten e Julie rimasero sole in cucina a fare colazione. Entrambe non erano tranquille, non erano serene. Kirsten pensava continuamente a Sandy e al fatto che avrebbe dovuto comunicare la situazione ai ragazzi. Mentre Julie non faceva altro che pensare a Jimmy e al suo ritorno. Non riusciva proprio a digerirlo. Sapeva che questo avrebbe portato problemi in famiglia e sapeva che Kaitlin sarebbe stata la prima a soffrirne. Quando l'aveva trovata in camera sua a vedere quelle vecchie videocassette, le era preso un colpo gelido al cuore. Come una fitta lama all'improvviso. Kaitlin era esattamente come lei: non mostrava mai le sue emozioni, ma poi, una volta che le accumulava, arrivava al punto di scoppiare e tirarle fuori tutte insieme. 

Il silenzio regnava in cucina, ma Kirsten, nonostante fosse immersa nei suoi pensieri, riuscì a notare lo sguardo preoccupato di Julie. Erano entrambe sulla stessa barca. Entrambe stavano per cadere in acqua, ma forse Julie non sapeva nuotare.

"Il suo pensiero non ti dà tregua, vero?" le chiese Kirsten rompendo il silenzio.

"Come?" Julie cadde dalle nuvole.

"Stai pensando a Jimmy.."

"Io? No...."

"Julie, e dai. Ormai so riconoscere quando menti.."

"Ma proprio ora doveva tornare?"

"E quando scusa?"

"Che so.. Non poteva rimanersene a Parigi? Che cavolo, ci ho messo così tanto a mandare giù tutto e lui che fa? Si ripresenta così, quì, a casa di Neil.."

"Casa di Neil.."

"Sì, casa di Neil. Che ho detto io?"

"No, no, hai detto casa di Neil, ma credevo fosse anche casa tua.."

"Ah.. bè.. sì, certo. Insomma.. era quello il senso.. Possibile che deve scombinarmi i piani? Era tutto perfetto.."

"Julie.. secondo me stai vedendo il problema più grande di quello che è"

"Come?"

"Sì, cioè.. Pensaci un momento. In fin dei conti che ha fatto? E' tornato, intenzionato a cambiare. Starà accanto a Kaitlin e farà la sua strada. Tutto quì.."

"E io?"

"Tu cosa? Che problemi potresti avere? Insomma.. dici che il tuo amore per lui è passato, che ami solamente Neil.. Per cui.. non vedo dove sia la difficoltà.."

"E' che..."

"Che? Avanti, dillo"

"Mi dispiace per Kaitlin.."

"Julie, sii sincera, almeno con te stessa. Ammettilo"

"Ammettere cosa?"

"Hai mai pensato di amarlo ancora?"

Dopo tutto quello che Jimmy e Julie avevano passato, dopo gli anni trascorsi, dopo i litigi, le separazioni e le nuove storie, potevano amarsi ancora? Può un amore superare tutto questo? Può un amore essere ancora così vivo?

 

 

"Buongiorno bella bionda!" Andy arrivò all'armadietto di Kaitlin.

"Non sono bionda" rispose lei bruscamente.

"Già di pessimo umore?"

"Il mio umore sta benissimo"

"E' sì, e si vede. Hai una faccia.."

"Che faccia?"

"Bè.. fa un pò schifo!"

"Bella la tua.."

"Modestamente!"

"Non era un complimento"

"L'avevo capito"

"E allora?"

"Volevo farti ridere"

"Va bene così? Contento?" disse fingendo un sorriso.

"No, mi piace il sorriso spontaneo"

"Bè, allora dovrai aspettare un bel pò"

"Si può sapere cos'hai?"

"Non ho nulla"

"Sì e io sono gay!"

"Sei gay? Davvero? Wow! Eccitante!"

"E dai.. Mi dispiace vederti così" Silenzio. "Quando ne avrai bisogno.. il mio armadietto lo conosci" disse allontanandosi.

"Andy?" urlò Kaitlin chiamandolo. 

Andy si voltò verso di lei.

"Ne ho bisogno ora" gli disse. 

Andy le si avvicinò e le sorrise. Insieme uscirono in cortile e si misero seduti su una panchina lontana da tutti, circondata da alberi, dal verde della natura. Era il cortile della Harbor ed era solamente la prima di una serie di chiacchierate.

"Sono tutto per te"

"E' tornato mio padre"

"Tornato?"

"Ah, già.. Devi sapere che ho una famiglia abbastanza complicata. I miei si sono separati un pò di anni fa, poi si sono ritrovati, riseparati, ritrovati e riseparati di nuovo. Insomma molto peggio di Beautiful. Volevano risposarsi, ma per i casini di mio padre è saltato tutto. Così è partito per Parigi e come se non bastasse si è portato Marissa con sè e ci ha lasciate quì a Newporth.."

"Wow, la vicenda si complica.."

"Mia madre nel frattempo si è innamorata del padre della migliore amica di Marissa. Ci siamo trasferiti da loro, tutto andava benissimo, va benissimo.. O almeno credo. Ma poi ecco che lui torna. Una settimana fa si è presentato alla porta dicendo di voler ricominciare.."

"E tu ti sei stancata ogni volta di perdonarlo"

"Già. Mi sono stancata di dover sempre ricominciare da capo con lui. A volte penso che lui non mi conosca affatto. Non sa i miei gusti musicali, non sa quale dolce preferisco, non sa che il gelato lo prendo sempre all'amarena e con tanta panna. Non sa che.. che nonostante tutto mi è mancato da morire, che vorrei abbracciarlo e dirgli che va tutto bene, che lo rivoglio con me, che è mio padre e che gli voglio bene. Non sa nulla, niente di niente"

"E perchè non provi a dirgliele queste cose?"

"Perchè non se lo merita"

"E tu che ne sai?"

"Se ne è andato troppe volte"

"Kailtin è tuo padre, merita un'altra possibilità. Piano piano.. Perchè negargliela? Cos'hai da perdere?"

"Lui.. Insomma non vorrei dirgli di nuovo addio"

"A quel punto sarà lui a perdere te. Comincia con un gelato no?"

"Un gelato?"

"Sì, un gelato voi due, così gli farai sapere che ti piace l'amarena.."

"..e la panna"

"E la panna! Anche a me il gelato piace con la panna.."

Kaitlin sorrise.

"E questi?" chiese Andy indicando un albero. "Vieni, guarda"

Kaitlin si alzò dalla panchina e andò di fronte l'albero. Lesse. 

"Fantastici quattro?" domandò Andy.

Seth, Summer, Marissa, Ryan. I fantastici quattro.

"Un giorno te lo spiegherò.." disse Kaitlin.

"Ma chi sono?"

"Bè.. diciamo che loro sono la storia della Harbor"

Kaitlin era di nuovo serena. Andy l'aveva tranquillizzata e leggere la firma di sua sorella su quell'albero le aveva fatto capire che anche lei poteva affrontare il mondo. E magari chissà, avrebbe trovato anche lei il suo grande amore.

 

 

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"Coop, non riesco a trovarlo! Sono tutti cretini. Ce ne fosse uno giusto!"

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"Summer, calma! Non credi che dovrebbe cercarselo da sola?"

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"Ma che da sola! Quella non ne è capace! E poi me l'ha chiesto lei.."

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"Certo! Non ti fidi?"

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"Non è che non mi fido. E' che conosco Anna e so che non cercherebbe mai un ragazzo. E conosco te e so quanto sei gelosa!"

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"Hai parlato con Cohen?"

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"Ryan ha parlato con Cohen e lui a sua volta ha parlato con te?"

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"No Summer! Allora però vedi che stai tramando qualcosa...??"

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"Coop scappo. Inizia la lezione. Baci baci"

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"Sì, certo. Proprio ora inizia la lezione. Tu non me la racconti giusta, ma comunque non combinare guai"

Summer alla Brown era in cerca del ragazzo perfetto per Anna. La sua amicizia con Seth non la convinceva per niente. Sapeva che era passato un bel pò di tempo dal famoso triangolo amoroso, ma non riusciva proprio a liberarsi della sua gelosia. Così decise che il modo migliore per stare tranquilla era quello di trovare un ragazzo per Anna, così sarebbe stata lontana da Seth. Cercò alla sua università, ma tutti sembravano essere diversi da lei. Ormai si era arresa. Forse il suo piano era destinato a fallire. Così entrò nell'aula per seguire la lezione cercando di prendere appunti. Era completamente immersa nella lezione, quando un ragazzo si mise seduto accanto a lei.

"Scusa?" le sussurrò il ragazzo.

"Sì?"

"Ciao, scusa, ma sono nuovo e volevo chiederti se mi puoi prestare i tuoi appunti.."

"Ah.. Bè.. Sì, sì, non ci sono problemi. Prendili pure"

"Grazie mille. Sono James"

"Io Summer. Sei di queste parti?"

"No, sono di Los Angeles.."

"E come mai quì?"

"Volevo fuggire un pò.."

"Wow! Sono tuoi quei disegni?" gli chiese Summer indicando il suo quanderno.

"Sì.. Nel tempo libero prendo carta e foglio e comincio a disegnare.."

"Saresti perfetto.."

"Perfetto per cosa?"

"No, no, scusa. Dicevo che sono perfetti.."

"Grazie"

"Senti, ma.. ti andrebbe di uscire un pò un giorno di questi? Magari con qualche mio amico così ti ambienti un pò e ti mostro la Brown, Providence.."

"Magari! Grazie! Mi hai salvato la vita!"

"Anche tu a me.." sussurrò tra sè e sè Summer.

"Come?"

"No, nulla. Di niente!"

Finita la lezione Summer e James si scambiarono i numeri di telefono e Summer mandò immediatamente un messaggio a Marissa.

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"Coop, missione compiuta!"

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"Prevedo guai in arrivo.."

 

 

Nel frattempo all'università di Berkeley, Marissa e Ryan erano in cortile per la pausa pranzo. Passeggiavano sul prato mano nella mano in cerca di un tavolo libero. 

"C'è qualcuno?" domandò Ryan a Marissa allontanandosi.

"No.. o almeno non quì vicino.. ma che intendi fare?"

"Aspetta.."

Ryan si chinò e staccò dal prato una piccola margherita bianca per darla a Marissa.

"Lo sai che non si può! Ci sono delle regole!" gli disse Marissa.

"E sai che io non sono bravo a rispettarle!"

"Quanto sei scemo.. e dolce!"

"Non ti ci abituare"

"Lo so, ti conosco. Non sei il romantico per eccellenza, ma devo dire che stai migliorando"

"Sto con te.. Dovrò pure viziarti un pò!"

"Se vuoi viziarmi così allora fai pure" gli disse Marissa baciandolo. "Devo andare in biblioteca a ritirare dei libri. Mi aspetti quì?" disse Marissa.

"No, dai, ti accompagno"

"No, no, tu prendi il tavolo. Ci metto un attimo"

"Va bene, non metterci troppo che sto morendo di fame!"

"Come al solito!"

"Lo sai che ho il verme solitario!"

Così Marissa andò alla biblioteca dell'università, mentre Ryan cercava un tavolo libero. Vide Taylor seduta su una panchina con lo sguardo abbastanza triste. Così le si avvicinò e si mise seduto accanto a lei.

"Taylor tutto bene?"

"Ryan, ciao.. Bè, insomma"

"Che succede?"

"Mi manca Paul.."

"E' tanto che non vi vedete?"

"Troppo tempo.. Non ce la faccio più! Non credevo fosse così difficile!"

"Ti capisco benissimo. Quando Marissa è partita credevo di morire.."

"Siete veramente carini insieme.."

"Grazie. Immagino anche tu e Paul. Insomma ne sei davvero innamorata"

"Sì. E' stato l'unico in grando di farmi dimenticare..."

"Farti dimenticare?"

"No, nulla. Un ragazzo di cui mi ero presa una cotta poco prima del diploma, ma lascia stare!"

"Certo che sei una combina guai eh!"

"Senti chi parla! Non sono io quella che ha incendiato una casa!"

"Ma chi? Io?"

"Sì, tu!"

"Bè.. è stato tanto tanto tempo fa! Ero un Atwood.. Ora sono un Cohen!"

"Mi piace questo tuo lato ironico Ryan!"

"Dici?"

"Sì! Mi piace il fatto che sai far ridere.."

"Bè, sono contento di averti fatta ridere.."

"Grazie, grazie davvero"

"Quando avrai bisogno.."

"Lo so, grazie ancora"

Cominciarono così a scherzare, a ridere, a ricordare i momenti del liceo, mentre Marissa uscì dalla biblioteca. Voleva raggiungere Ryan e lo vide con Taylor su quella panchina. Si avvicinò e Taylor capì di essere la terza incomodo. Con la scusa della biblioteca si allontanò e li lasciò da soli. Ryan e Marissa si misero seduti ad un tavolo disponibile e Marissa non riuscì a nascondere la sua gelosia.

"Tutto bene in biblioteca? I libri?" le domandò Ryan.

"Devono ancora arrivare.."

"Quanto sono lenti!"

"Già.. Ma.. che vi stavate dicendo tu e Taylor?"

"Ma nulla.. Mi stava raccontando di Paul.."

"E Paul vi faceva ridere?"

"No, perchè?"

"Bè, vi ho visti ridere, ridere e ridere"

"No, cioè sì, qualche battuta, niente di che.. E' partita proprio quella ragazza!"

"Già.. è fuori di testa!"

"Però è simpatica, vero?"

"Da morire guarda.." 

"Ma che sei gelosa?"

"Io gelosa? Ma ti pare?"

"Non c'è motivo.."

"Lo so, infatti non lo sono.."

Marissa mentiva. Era gelosa, tremendamente gelosa. E non avrebbe sopportato di vederli di nuovo ridere insieme, perchè sapeva che sarebbe risuccesso. Non la preoccupava Ryan, ma Taylor. Già, perchè nessuno sapeva che poco prima del diploma si era innamorata di Ryan...

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Capitolo 27
*** 5X07 - Ritorno dal passato (Prima parte) ***


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La settimana stava finalmente terminando. Ryan e Marissa amavano il venerdì, era il loro ultimo giorno di studio e poi ci sarebbe stato il week-end, dedicato al riposo, ma soprattutto al loro amore. Ultimamente Marissa era particolarmente preoccupata. Non riusciva ad ammettere la sua gelosia per Taylor e questa era sempre più presente nella loro vita. Inoltre aveva dei brutti presentimenti, un nodo allo stomaco, come se sentisse che da un momento all'altro sarebbe successo qualcosa, qualcosa di brutto. 

Ed aveva ragione. Il suo presentimento era giusto.

Ryan e Marissa camminavano mano nella mano nei corridoi, dovevano andare a lezione, quando Taylor li raggiunse.

"Buongiorno splendori!" affermò Taylor sorridendo.

"Buongiorno a te.." le disse Ryan.

"Come mai così di buon umore stammattina?" le chiese Marissa.

"Bè.. tra due settimane ci sarà la festa di Herry e Paul ha promesso di venire!"

"Ma è una notizia meravigliosa! Così finalmente ce lo presenterai.." disse Marissa ironicamente.

"Sì, non vedo l'ora di stare un pò con lui, anche se.."

"Cosa?" domandò Ryan.

"Bè.. ultimamente non è che vada molto bene tra noi. Ci amiamo, ma a volte l'amore non basta. Ryan avrei proprio bisogno di una di quelle belle chiacchierate con te. Sai Marissa è davvero saggio!"

"Lo so benissimo, lo conosco da molto più di te.." 

"Vabbè meglio che vada, non vorrei fare tardi a lezione. Ci si vede! Baci, baci!" esclamò Taylor andando via.

"Perchè le hai risposto così?" domandò Ryan a Marissa.

"Così come?"

"Sei stata brusca.."

"Ma no, no, figurati". Marissa prese il suo cellulare dalla borsa mentre Ryan sistemava i libri nell'armadietto. 

Opzioni. Scrivi. Nuovo messaggio. 

"Summer aiutami! Sto per arrivare al limite di sopportazione!"

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"Coop! Svampita in azione?"

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"Sì! Non so che fare! E' una sanguisuga con Ryan!"

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"Coop, calma e sangue freddo. Alle più brutte, vendicati!"

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"Sì, ma come? Dimmi uno dei tuoi piani!" 

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"I capelli.. i suoi capelli..."

Opzioni. Rispondi.

"Malvagia... Ma interessante! Grazie, piano infallibile! Anna?"

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"I miei piani funzionano sempre. Mi sto lavorando James.. Anna si ritroverà perdutamente innamorata di lui!"

Opzioni. Rispondi.

"Secondo me pagheremo tutti questi piani diabolici.."

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"Dici che andremo all'inferno?"

Opzioni. Rispondi.

"Probabilmente sì!"

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"Almeno ci andiamo insieme!"

Opzioni. Rispondi.

"Ci sentiamo dopo, entro a lezione, sennò Ryan chi se lo sente!"

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"A dopo ;) "

"Ma chi è che ti manda tutti questi messaggi?" chiese Ryan a Marissa.

"E' Summer, ci manchiamo a vicenda!"

Improvvisamente squillà il cellulare di Marissa, qualcuno la stava chiamando.

"Ancora lei?" domandò Ryan.

"No, è mia madre, strano che mi chiama a quest'ora.."

 

 

"Pronto mamma?"

"Marissa..."

"Che succede?"

"Scusa tesoro, so che devi andare a lezione, ma devo parlarti.."

"Problemi con papà?"

"Sì, no.. Non è di questo che devo parlarti.."

"E che c'è?"

"Non so come dirtelo, ma..."

"Mamma dai, non ho molto tempo.."

"Hanno arrestato Kevin Volchok.."

"Cosa? Come? Ma quando?"

"Sì, bè.. è arrivata la lettera del tribunale, me l'ha portata Sandy e Lunedì ci sarà il processo. Tu e Ryan siete chiamati a testimoniare.."

"Quindi dobbiamo.."

"Sì, dovete venire quì, ma non preoccuparti ora.. Stai tranquilla e soprattutto mantieni calmo Ryan.."

"Sì, ma.. Okay.. Non.. non so che dire.. lo dico a Ryan. Ci sentiamo dopo.."

"Mi raccomando tesoro, non agitarti.."

"No mamma.. " e riagganciò.

Improvvisamente il cuore di Marissa diventò di pietra. Non seppe che dire. Doveva raccontare tutto a Ryan, ma le parole non riuscivano ad uscire. Era spaventata, agitata, arrabbiata, ansiosa, preoccupata. Non sapeva come comportarsi. Non voleva rivederlo. Non voleva incrociare di nuovo lo sguardo di colui che l'aveva quasi uccisa. Non voleva riaprire quella ferita enorme. Eppure doveva. Forse il destino ce l'aveva con lei o forse era questa la sua punizione, era questo il suo inferno.

"Marissa che succede?" le domandò Ryan vedendola preoccupata.

"Domani dobbiamo partire per Newport"

"Come? Perchè? E' successo qualcosa a tua madre?"

"No, ma.. Ryan mi devi promettere che starai buono, che non farai nulla e che ti controllerai"

"Sai che non posso promettertelo, ma ci proverò"

"Hanno arrestato Volchok e Lunedì dobbiamo testimoniare"

"L'hanno trovato? E dov'è?"

"In carcere! Ryan, non devi finirci anche tu per vendicare il mio onore, come è tuo solito fare"

"Voglio parlarci, solo parlarci"

"Non credo possiamo.. Domani andiamo a Newport e vediamo.. "

"Voglio spaccargli la faccia!"

"Ryan no"

"Stavi per morire Marissa. Ti rendi conto di quello che ha fatto?"

"Sì, lo so. Anche io sono arrabbiata, ma non devi rovinarti la vita per lui. Non ne vale la pena"

"Per te sì"

"Tu ami?"

"Certo che ti amo"

"E allora stai tranquillo. Se vuoi fare qualcosa per me, non fare nulla. Non voglio passare il resto della mia vita a portarti vestiti e cibo in carcere"

"Vieni quì". Ryan la abbracciò, ma anche se doveva, sapeva che non sarebbe stato in grado di controllarsi.

 

 

A Providence, Summer organizzava un' uscita a quattro per lei, Seth, Anna e James, il nuovo arrivato alla sua università. Aveva in mente di far onoscere la città a James e successivamente di lasciarlo solo con Anna, così allo stesso tempo lei e Seth avrebbero ritagliato un pò di tempo per loro due. Seth sapeva solamente che sarebbero usciti tutti e quattro insieme. Non conosceva le vere intenzioni di Summer. Non avrebbe accettato il suo piano e sarebbe saltato tutto. Così Summer alla Brown parlò con James, gli propose un Sabato sera tutti insieme e lui accettò immediatamente. Anche Anna diede la conferma a Seth, sembrava quindi che il piano di Summer sarebbe stato destinato ad avere successo. Peccato che poi la situazione si sarebbe completamente capovolta..

"Ciao Summer!"

"James, buongiorno!"

"I tuoi appunti mi hanno veramente salvato! Grazie davvero, non avrei saputo come fare.."

"Figurati! La mia calligrafia è stata comprensibile?"

"Diciamo che ho dovuto interpretarla un pò, ma alla fine ci sono riuscito!"

"Sin da piccola mi dicono che ho una pessima calligrafia.."

"Secondo me non esistono belle e brutte calligrafie. Ognuno ha la sua. La scrittura rispecchia molto la persona.."

"Quindi io sarei disordinata?"

"Bè, magari la confusione regna sovrana in te e tu non lo sai.."

"Effettivamente sono spessa confusa. E' che a volte sono un pò.. cioè, non so mai.."

"Sei indecisa?"

"Sì, esatto! Mi capita spesso di essere indecisa. Non in tutto, ma per la maggior parte delle cose!"

"Guarda che l'indecisione non è sempre negativa.."

"Tu dici?"

"Sì. Tu che sei così indecisa, nel momento in cui deciderai vorrà dire che ne sarai sicura al 100%"

"Cavolo, hai proprio ragione! Ma sei uno psicologo?"

"Io? No! Mia madre lo è.."

"Veramente?"

"Sì, è psicologa, psichiatra, psicoanalista"

"Accipicchia! Qualcos'altro?"

"No, no, per carità! Pensa che quando ero piccolo non potevo mai dire una bugia che subito se ne accorgeva!"

"E ti credo! Forse dovrei parlare con tua madre.."

"Ma Summer! Mica ne hai bisogno.."

"Credimi, ti do al massimo due giorni passati con me e chiamerai di corsa tua madre dicendole di avere un caso estremamente urgente!"

"Per ora posso dirle che sei una ragazza estremamente intelligente.."

"Grazie.. nessuno me lo aveva detto prima, o meglio nessuno che lo pensasse realmente"

"L'intelligenza racchiude molte qualità e credo che tu le abbia tutte.."

"Smettila che mi fai arrossire!"

"Okay.."

"No, aspetta, continua pure!". Scoppiarono entrambi a ridere.

"E' stata una fortuna incontrarti". Le disse lui.

Continuarono così a parlare e a scherzare. Summer pensò che James era davvero il ragazzo perfetto. Ma lo sarebbe stato per Anna? Chissà se sarebbe filato tutto liscio..

 

 

Nel frattempo a Newport Sandy cercava di trovare un modo per riconquistare Kirsten. La casa senza di lei era vuota. Aveva bisogno di lei, aveva bisogno di sua moglie. L'amava come il primo giorno e aveva tutte le intenzioni di dimostrarglielo. Doveva farle capire quanto fosse importante per lui. Doveva dirle che la rivoleva con sè, che non ce la faceva ad andare avanti senza di lei. Doveva preparare qualcosa, qualcosa di speciale alla quale Kirsten non avrebbe potuto mai dire di no. Così, a casa, cominciò a sentire della buona musica, poi guardò un pò di televisione nella speranza di vedere qualche film romantico, ma le idee non c'erano. In casa regnava il silenzio, l'assenza. E il freddo. Ma non freddo per il clima, freddo quello privo di affetto. 

Qualcuno improvvisamente suonò alla porta. Così Sandy mise da parte i suoi pensieri ed andò ad aprire. 

"Jimmy?"

"Ciao Sandy.. Disturbo?"

"No, no.. Entra pure"

"Scusa l'intrusione, ma se non parlo con qualcuno scoppio!"

"Allora siamo in due"

"Vieni, faccio due belle tazze di caffè"

"Grazie"

"Allora.. Problemi cn Julie?"

"Non solo con lei.. E' tutta la situazione in generale. Kaitlin non vuole vedermi, Julie mi parla e non mi parla, e Marissa è lontana. Almeno se ci fosse stata lei.. E' l'unica che mi capisce"

"Jimmy devi dargli un pò di tempo per smaltire le ferite. Insomma.. Il matrimonio annullato, il viaggio, Parigi.. Certe cose non si dimenticano facilmente"

"Come faccio a recuperare?"

"In questo momento sono la persona meno indicata per darti consigli.. Ma potresti cominciare dal motivo per cui sei tornato"

"Bè.."

"Sei tornato per loro, no? Dimostraglielo! Fagli capire che sei quì, che rimani quì, che non te ne andrai.."

"Il problema è che non lo so neanche io cosa voglio. Non so se posso volere di nuovo la mia famiglia, non so niente di niente.."

"Jimmy... tu non sei tornato per Kirsten vero?"

"Kirsten? No.. figurati.. E' passato. A proposito, come va con lei?"

"Come te. Non riesco a trovare il modo per farmi perdonare. Devo inventarmi qualcosa.."

"Potresti cogliere l'occasione del processo di Volchok. Hai saputo?"

"Sì, lo so, ma.. Sai che confusione ci sarà da domani? I ragazzi arriveranno e vorrei stare vicino a Marissa.."

"Anche Julie avrà bisogno di te, anche se non lo ammetterà mai.."

"Vorrei tornare indietro nel tempo.."

"Già, anche io.. Ma non si può.."

Il caffè era pronto. Così Jimmy e Sandy passarono la giornata insieme. Due uomini apparentemente soli che si facevano forza tra di loro. Jimmy voleva Julie. Sandy voleva Kirsten. E avrebbero fatto qualsiasi cosa per conquistarle di nuovo e tornare ad essere famiglia Cooper e famiglia Cohen. 

 

 

"Che cosa avete in mente per domani sera?" chiese Anna a Seth nel cortile dell'accademia.

"Sta organizzando tutto Summer. Vuole farci conoscere i suoi amici. Stava pensando ad una pizza fuori.."

"Ultimamente è parecchio strana Summer.."

"Lo penso anch'io, ma è la mia ragazza, che pretendevi?"

"Hai proprio ragione!"

"Spero solo che non stia combinando uno dei suoi guai.."

"Perchè dici così?"

"Non lo so, sai com'è Summer.. Quando si mette in testa una cosa non la fermi più.."

"Ma se tu sei come lei!"

"E' per questo che la amo!"

"Certo, il vostro è davvero un amore epico.. Dopo tutto questo tempo, dopo tutto quello che avete passato, ancora vi amate.. ancora state insieme.."

"Dimentichi l'amore di Ryan e Marissa.."

"Peggio di una soap opera! Dovreste fare i provini!"

"Bè.. ne abbiamo passate tante e le abbiamo superate tutte. E' per questo che siamo i fantastici quattro. Siamo degli eroi cn poteri unici!"

"Ora non esagerare!"

"Amo esagerare!"

"Lo so! .... ti ricordi il ballo?"

"Il ballo? Quello del debutto in società? Come dimenticare la faccia di Summer quando mi ha visto con te.."

"Ah ecco.. Lo ricordi solo per quello!"

"Ma no, dai.. Quel ballo rimarrà nella storia.."

"E pensare che a Ryan già piaceva Marissa.. Ricordo che alle prove si stava trattenendo dal dare un pugno a Luke quando gli ha portato via Marissa. Loro due avevano provato e non sai che intensità i loro sguardi, le loro carezze.. Provavo io i brividi solo a vederli!"

"A Ryan Marissa piaceva già da quando scese dalla macchina, appena arrivato a Newport"

"Il classico colpo di fulmine.."

"Già.. Ma ti ricordi quando tu e Summer vi siete alleate contro di me?"

"Come dimenticarlo! Volevamo ucciderti! Avevamo anche pianificato di farti morire soffocato, ma poi ci abbiamo ripensato.."

"Veramente?"

"Scherzo, dai! Bè.. non ti sei comportato bene.."

"Ero piccolo e ingenuo.."

"Sì, proprio ingenuo!"

"E' che non conoscevo ancora il mondo. Insomma.. non avevo mai avuto neanche una ragazza, anzi, neanche mezza, e improvvisamente ne avevo due!"

"Alla fine però hai scelto.."

"Diciamo che alla fine è andata bene per tutti.."

"Ma sì.. alla fine sì.. Insomma se stiamo quì a ricordarlo, vuol dire che è tutto passato, no?"

"Già.."

"Dai, rientriamo che fa freddo!"

"Sì, si congela!"

Anna e Seth rientrarono in accademia, la giornata stava per finire. Avevano ricordato i loro momenti del passato. Quanto tempo, quanti ricordi e soprattutto.. quante verità..

 

 

Una giornata finisce e una comincia. La luna scomparve, e il sole splendeva nel cielo, mentre Ryan e Marissa erano diretti a Newport.. Il passato li aspettava.

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