¿Hay algo entre tu y yo?

di Arsid
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Hoy somos mas ***
Capitolo 2: *** Gli appuntamenti ***
Capitolo 3: *** Vuelven ***
Capitolo 4: *** L'esercizio: Diego e Vilu ***
Capitolo 5: *** Sentimenti ***
Capitolo 6: *** Cugine?!? ***
Capitolo 7: *** L'esercizio:Flor e Leon ***
Capitolo 8: *** Prendete quel cellulare! ***
Capitolo 9: *** Nessuna risposta ***
Capitolo 10: *** Un pomeriggio indimenticabile ***
Capitolo 11: *** A volte ritornano ***



Capitolo 1
*** Hoy somos mas ***


Su EFP è vietato scrivere storie con anticipazioni sull'opera originale senza dichiararlo precedentemente. Questa storia potrebbe averne,perché è presente il personaggio di Esmeralda,che appare in un episodio che non so se Disney Channel Italia ha già trasmesso.


Angie


Era una splendida giornata di sole a Buenos Aires. Stavano ricominciando le lezioni allo Studio 21,luogo dove io insegnavo e Violetta,mia nipote,frequentava il secondo anno.

«Angie!»mi chiamò Violetta«dobbiamo andare a scuola!»

«Arrivo!»gridai vestendomi e precipitandomi giù per le scale,cercando di non inciampare sulle zeppe che avevo ai piedi.

Inizia un'altra giornata di lavoro,che bello.... pensai ironica. Il lavoro in quel periodo mi stava distruggendo,era decisamente troppo per una persona come me,sempre impegnata e con un sacco di problemi.

Violetta invece era felice di andare a scuola e incontrare i suoi amici e Leon,a cui si era profondamente legata. I due si erano riavvicinati qualche giorno prima,quando lui l'aveva invitata a prendere un gelato. Non avevo mai visto Violetta tanto euforica in vita mia. La mia nipotina si stava nuovamente innamorando,e questa volta solo di Leon,dato che l'altro pretendente,Tomas,era tornato in Spagna.

Salimmo in macchina e arrivammo appena in tempo. Quando la campanella suonò eravamo entrate da qualche secondo. Mi sarei beccata un altro rimprovero anche quel giorno.

«Ciao Vilu,ci vediamo alla quarta ora»la salutai correndo per il corridoio,diretta verso l'aula insegnanti.

«Ciao»mi rispose andando verso Francesca che la aspettava.

Io entrai in aula insegnanti e mi chiusi la porta alle spalle,sperando ardentemente che dentro non ci fosse nessuno,ma sapevo che era impossibile. Dentro c'erano il mio amico Pablo e,naturalmente, quell'insopportabile di Gregorio.

«Ed ecco che Miss Ritardo entra in aula insegnanti,come dice il suo nome,in ritardo»mi accolse sarcastico Gregorio.

«Ma la vuoi lasciare in pace?»gli rispose Pablo,zittendolo.

Il mio amico Pablo,come avrei fatto senza di lui? Mi era sempre stato accanto dandomi consigli(che non sempre avevo seguito,testarda come sono)e consolandomi quando ero giù di morale,a volte giudicandomi,ma senza cattiveria. L'amico perfetto insomma.

Gregorio uscì sbattendo la porta,pronto a torturare i suoi alunni come faceva quotidianamente.«Grazie Pablo,so che posso sempre contare su di te...»lo ringraziai.

«Sei la mia migliore amica,farei di tutto per vederti felice!»Arrossii terribilmente a quelle parole,ma non volevo che lo vedesse«Ma su,andiamo in classe,che sennò farai tardi davvero!»

Mi avviai verso l'aula di canto,con una tazza di tè in mano e un'enorme brioche,pronta per una nuova giornata di lavoro.



Violetta


Corsi verso Francesca.

«Ciao Vilu,come stai?»mi salutò lei raggiante di felicità.

«Bene,grazie»risposi.«Volevo dirti che...»

«Ragazzi»mi interruppe Gregorio con il suo solito malumore. Era appena uscito dall'aula insegnanti,e per lui doveva essere un'altra giornata no«entrate in classe,svelti»

«Ne parliamo dopo»sussurrai a Francesca.

«Signorina Castillo!»mi rimproverò il ''professore-secondino''«Nelle mie lezioni non si parla. E lei non è un'eccezione solo perché è la nipote di Angela. Se lo ricordi.»

«Si,scusi»farfugliai. Da quando Gregorio aveva saputo la verità su Angie mi considerava una raccomandata. Non che prima mi vedesse di buon occhio,chiaro,non ero certo Ludmilla. Diciamo che precedentemente non gli facevo né caldo né freddo,e la cosa non mi creava grandi problemi.

Il tempo passò veloce,e al momento della ricreazione Francesca mi chiese cosa volessi dirle prima che Gregorio ci interrompesse in malo modo.

«Sai,sono emozionatissima!Volevo che lo sapessi:stasera esco con Leon!»

«Davvero?Ma è fantastico!!!»mi disse contenta. Con Francesca potevo condividere tutto,e da quando Tomas era tornato in Spagna,non avevamo più motivo di litigare per un ragazzo. Poi però il suo tono di voce cambio:«Ma aspetta,tuo padre lo sa,vero?»

«Ehm... No!Ma Roberto e Angie non diranno nulla,e poi mi pare che oggi abbia una cena con Esmeralda»

«Vanno molto d'accordo,vero?»mi chiese

«Si,ma non mi da fastidio. Insomma,sono felice che papà si trovi bene con qualcun altro,anche se non è la mamma. Inizialmente credevo che si volesse mettere con Angie... Un po' ci speravo,ma se Esmeralda continua a comportarsi come ha fatto fino ad ora va tutto bene,no?»

Esmeralda in fondo mi stava simpatica. Con la comune passione per la musica ci eravamo subito trovate in sintonia,e per papà era presto diventata più di una semplice collega di lavoro. Ragionava come mia mamma...

Mi sfiorai per un attimo il ciondolo che avevo al collo,trovato nella mansarda,che un tempo le apparteneva e che ora portavo sempre con me. Un brivido mi percorse...

No,nessuna sarebbe mai stata come mia madre. Nessuna l'avrebbe mai rimpiazzata. Forse sarebbe arrivato qualcuno per la legge,ma non per il mio cuore.

A interrompere i miei tristi pensieri,che ormai mi stavano facendo venire gli occhi lucidi,ci pensò Leon,che era venuto per ricordarmi di stasera. Come se io me ne fossi dimenticata!Era il mio unico pensiero da molti giorni,ma non glielo volevo dire,sarei sembrata ossessionata.

«Ciao Vilu!Pronta per l'uscita di stasera?»mi salutò

«Si!»Ero elettrizzata,emozionata al solo pensiero. Sarebbe stato magnifico.

«Bene,ti vengo a prendere alle 20.00»

«Sarò pronta!»dissi allegra


Violetta


ORE 19.40

«Angie!Angie!Vieni presto!»

Angie corse su per le scale e smise di suonare il pianoforte.

«Che c'è?»chiese quando entrò in camera mia.

«Mancano pochi minuti all'appuntamento con Leon e non so ancora cosa mettere!!!»Mi misi a gridare come una matta.

«Shhh!!!»Mi zittì«Se German ci sente è la fine!»

«Si,hai ragione... E tu che ci fai tutta vestita elegante?»chiesi a bruciapelo,vedendola con uno dei suoi abiti migliori.

«Io?Elegante?No....»si guardò allo specchio. Con l'abito azzurro a balze che indossava era bellissima«Ma comunque ti piace,vero?»

«Si,certo stai benissimo!»le sorrisi.

«Grazie!Dai,ora vediamo i vestiti per te»disse mettendosi a frugare nell'armadio«Che ne dici di questo?»

«Si.... Quello è il preferito Leon!Sono sicura che gli piacerà se lo indosserò!»risposi entusiasta mentre me lo mettevo«Sarà un appuntamento fantastico!»

«Hai ragione,sarà la serata migliore per tutti!»

«Anche per la nostra Angie sognatrice!»scherzai

«Finiscila!»esclamò ridendo mentre uscivamo dalla stanza«Io non sogno proprio nulla!»

«Si,si!Ti credo.....»

Affacciandomi e guardando il piano sottostante notai che papà era in salotto,e non sapevo come avrei fatto a distrarlo. Sarebbe stata una catastrofe se mi avesse vista vestita elegante e pronta per uscire a quell'ora. Mio padre era molto possessivo nei miei confronti.

«Zia,fammi un favore!»sussurrai.

«Quale?»

«Distrailo ti prego!»la supplicai indicando mio padre,che stava aspettando Esmeralda per la loro cena..

«No,no,Vilu,tutto tranne questo!»

«Ti prego....»Il mio tono di voce era eccessivamente smielato,e facevo la faccia da bambina indifesa che mi veniva benissimo.

«E va bene...»sbuffò.

Scese le scale a passo deciso,mentre io mi preparavo. Quando lui si sarebbe girato io sarei scappata fuori da quella casa.

«German!»lo salutò Angie fingendo di non averlo visto prima

«Angie!»

Mentre scendevo piano le scale,attenta a non fare rumore,notai che papà stava fissando Angie da un pezzo. “L'avevo detto che era bellissima!” pensai arrivando fino in cucina. Entrai nella stanza in modo che non potessero vedermi dal salotto. La luce della cucina era accesa,ma Olga non c'era,probabilmente era andata fuori a buttare la spazzatura. Aprii la porta che dalla cucina portava in giardino,e la chiusi piano guardando verso l'interno della casa. Ce l'avevo fatta. Presa dall'allegria non notai un'ombra fuori dalla porta,ma ci feci caso appena uscita.

Era di un uomo,ma non era certo Leon.

Era una figura troppo grande,troppo alta. E poi mancavano ancora un paio di minuti alle 20.00,e il mio ragazzo non era certo un tipo puntuale,figuriamoci se si presentava in anticipo...

«Che stai facendo?»domandò.

Sobbalzai.


Angie


Ecco.

Brava Angela,ti sei fatta di nuovo incastrare da Violetta. E in più mi fissa come un archeologo guarda il reperto che ha tra le mani. Mi sembrò molto scortese. Troppo scortese quanto si soffermò sulla scollatura del mio abito. Volevo nascondermi,tra poco sbavava.

«Dove va vestita tanto elegante?»mi chiese dopo essersi ripreso.

«Vado a cena fuori»

«Dove?»

«Al ristorante»

«Quale?»

«La Plaza»

«Con chi?»

«Con Pablo»

Odiavo le domande a raffica. German avrebbe potuto fare l'agente di polizia,era molto bravo nell'interrogatorio.

«Ah,sa che caso... É lo stesso in cui andiamo io e Esmeralda»

Oh,no. Speravo che avessimo prenotato due tavoli dalla parte opposta del ristorante. E poi Esmeralda non mi sopportava,chissà per quale stano motivo non mi aveva mai vista come una persona simpatica. Quella donna era troppo misteriosa per i miei gusti,aveva atteggiamenti strani e non capivo molte cose su di lei. A volte,per esempio,dopo aver ricevuto brevi telefonate,a cui rispondeva solo “Si”,usciva di casa correndo.

«Bene,ci vedremo allora!»dissi con finta allegria.




ANGOLO DELL'AUTRICE:Ciao!Come avevo già scritto nell'introduzione questa è la mia prima fanfiction,quindi mi prenderò delle belle batoste,anche se prima di postare ho ricontrollato 15 volte. Il mio voto in italiano non conta molto,in quanto facciamo poesia,analisi della poesia e creazione della poesia....

Accetto anche commenti negativi,perché sono quelli che mi faranno crescere come scrittrice.

Detto questo... Cosa trama Esmeralda?Perché riceve spesso brevi telefonate?E Violetta chi ha incontrato?Di chi era quell'ombra?

Se recensite mi fate molto felice ^^

Alla prossima

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Capitolo 2
*** Gli appuntamenti ***


 

Violetta

 

Sobbalzai.

Mi mancò per un attimo il respiro, temevo che fosse papà che sentendo qualche rumore fosse venuto a controllare. Già mi immaginavo rinchiusa nella mia camera a vita, mangiando pane e acqua e non parlando con nessuno. Quando mi accorsi che la persona che avevo davanti non era mio padre tirai un sospiro di sollievo.

«Roberto! Che ci fai qui? Mi hai fatto prendere un colpo!»gli dissi mentre riprendevo fiato.

«Scusa Violetta, ma controllavo che tuo padre non si avvicinasse, così tu saresti potuta uscire liberamente!»rispose.

«Grazie! Tu ed Angie pensate proprio a tutto,eh?»Ultimamente non disobbedivo molto, ma questa era un'eccezione: Leon era troppo importante, e una cena con lui era il massimo. Non potevo permettere che delle stupide regole o un padre iperprotettivo rovinassero quella serata.

«Si....»mi sorrise.

Aspettai qualche minuto con Roberto l'arrivo di Leon, che venne a prendermi in moto.

«Sei pronta per la serata migliore della tua vita?»mi chiese sorridendo.

«Si, certo!»salutai Roberto con la mano, mentre lui rientrava in casa e pensai che quella sarebbe stata davvero la serata più bella di sempre, soprattutto perché la passavo con Leon.


German


“Mamma mia che vergogna” pensai quando mi accorsi che stavo fissando Angie in abito da sera.

Iniziai a farle domande a raffica, volevo sapere ogni minimo dettaglio del suo appuntamento. Perché di sicuro aveva un appuntamento. Andava a La Plaza, il suo ristorante preferito. Con Pablo. Volevo dirle di non andare, ma no. No, lei era la sorella di Maria, e io stavo con Esmeralda. Non potevo farlo. Però potevo almeno spiarli...

L'unico ostacolo era il fatto che io ed Esmeralda cenavamo dall'altra parte della città. Ma dovevo vedere che combinavano, volevo vedere se quella sottospecie di direttore era capace di importunare la mia Angie. Mentre parlavo con lei qualcuno suonò il campanello in modo abbastanza insistente. Andò ad aprire.

«Pablo!»

Era raggiante. Quando pronunciava altri nomi non era tanto felice, non le brillavano gli occhi.

Volevo che solo il mio lo pronunciasse con quella felicità, con quell'amore. E invece toccava a Pablo. La cosa mi irritava.

«Ciao Angie!»Le porse dei fiori gialli e lei lo abbracciò felicissima.

Un abbraccio. I fiori gialli, i suoi preferiti. No, questo era troppo.

«Ah, ciao German»mi salutò come se fossi stato l'ultimo essere vivente sulla Terra.

“Io lo strozzo, io lo strozzo, io lo strozzo!”pensai mentre ricambiavo il saluto.

Esmeralda scese le scale e interruppe i miei istinti omicidi.«Vogliamo andare?»le chiesi per levarmi quell'insopportabile di Pablo di torno.

«Si, andiamo»

Mentre andavamo verso il ristorante dissi a Esmeralda che c'era un cambio di programma. Lei inizialmente si arrabbiò, ma quando scoprì che andavamo a La Plaza diventò improvvisamente sorridente. Era il ristorante più alla moda di Buenos Aires.

Non immaginava neanche perché andavamo realmente lì....

Entrammo e per fortuna c'erano ancora un paio di posti liberi. Una fortuna incredibile, di solito il ristorante era al completo.

I due fidanzatini erano già lì, e scelsi il tavolo libero da cui li si poteva vedere meglio. Era fatta.


Violetta


Andare in moto inizialmente mi faceva paura, ma con Leon al mio fianco mi sentivo più protetta, e quindi mi rassicurai subito.

Scendemmo dopo qualche minuto e mi guardai intorno curiosa: non ero mai stata in quella parte della città. Eravamo entrati in un ristorantino piccolo ma accogliente, dove Leon aveva prenotato il tavolo vicino alla finestra, da cui si poteva vedere il cielo stellato. Era bellissimo. Ci sedemmo al nostro posto, e poco dopo arrivò un cameriere basso come un fungo, che prese le nostre ordinazioni. Anche se era solo un ristorantino di periferia la cena era ottima. Notai mentre mangiavo che c'era un pianoforte nero, e chiamai il tappetto-cameriere per chiedere informazioni.

«Scusi, ma quel pianoforte si può suonare?»

«Certo, provi se vuole»

«Grazie per l'informazione»dissi all'uomo che se ne stava andando per servire altri clienti.

«Ehi, Leon, proviamo?»

Lui annuì soddisfatto, e mi propose di cantare "Voy por ti".

Finimmo la cena e ci alzammo diretti verso il pianoforte. Sarebbe stato il culmine della serata.

«Dai,cantiamo!»

Tutti gli occhi dei clienti erano puntati verso di noi. Ero tesa, ma avevo voglia di cantare. L'adrenalina iniziava a scorrermi nelle vene. Ero pronta.

Mentre cantavo pensai a tutto quello che avevamo vissuto insieme, al nostro primo bacio, ai problemi causati da Ludmilla. Mi sembrava quasi irreale che si fosse risolto tutto.

Io e Leon cantammo benissimo e i clienti applaudirono entusisasti. Poi una voce gridò: «Bis! Bis!»

Si alzò un grande coro di gente, tutti chiesero il bis, anche le cameriere che stavano servendo. Allora ci preparammo a cantare nuovamente, onorati che quella canzone fosse piaciuta così tanto.

Ciò che non sapevo, però, è che i guai erano sempre presenti, e la mia felicità stava per andare in frantumi.


German


Esmeralda aveva ordinato un'aragosta. Io un'insalata, mi era passata la fame.

Vedevo Angie qualche tavolo davanti a me ridere e scherzare con Pablo, non ce la facevo più. A un certo punto le aveva addirittura preso la mano. Gli avrei tirato la forchetta in testa, così imparava a non toccarla.

«Tesoro, mi stai ascoltando?»la voce di Esmeralda mi fece tornare alla realtà.

Annuii, poco convinto.

«Ah, bene. Ti dicevo che il caldo in questo periodo è insopportabile....»

Meno male che prima non avevo seguito il discorso, pensa che conversazione interessante. «Si,hai proprio ragione...»

«Dovremmo acquistare un condizionatore...»

Non credevo proprio che l'avrei comprato, nessuno si era mai lamentato del caldo in quella casa, a parte Olga forse, i giorni in cui lavorava troppo.

«Ci penserò»le dissi invece, addentando l'ultima foglia di lattuga.

Aveva quasi finito l'aragosta, ma i due piccioncini lì davanti sembrava che non si volessero più staccare dalla sedia.

Così ordinai un altro piatto: la paella. Una porzione enorme di paella.

Non avevo voglia di mangiarla, però dovevo restare in quel ristorante fino a quando non se ne fossero andati.

«Tesoro, sei sicuro che la mangi tutta? Ne hai chiesto una porzione così abbondante....»mi chiese Esmeralda preoccupata.

«Si, stai tranquilla, la finisco...»

Non avevo altra scelta....

Mangiai quel piatto come se fosse stato il cibo peggiore del mondo, reso più brutto anche perché a cena con Angie non c'ero io. Ero proprio ossessionato, mi stavo rodendo il fegato.

Qualche pezzo lo buttai sotto al tavolo di proposito, ma poi la dovetti ingerire tutta. Aveva il sapore dello sciroppo per la tosse. La cosa positiva fu che i due se ne andarono e io non ordinai altro, anche perché se avessi mangiato anche solo una briciola di pane non so cosa sarebbe successo.

Pagai il mio salatissimo conto e poi mi diressi in macchina pigiando sull'acceleratore.

Volevo solo tornare a casa.


Violetta


Andammo a casa subito dopo aver suonato e aver pagato. Era tardissimo e papà non ci avrebbe dovuti scoprire. Il proprietario ci venne incontro per farci i complimenti, e ci disse che eravamo i benvenuti, in quanto avevamo riscosso un successo enorme. Ci invitò a suonare anche un altro giorno, ma io non credevo di poter accettare.

Stavo per entrare a casa, ma poi tornai sul vialetto, avvicinandomi a Leon.

«Ehi, Leon!»gli gridai mentre lui si preparava per ripartire.

«Che c'è?»

«Sono stata bene con te oggi!»

«Anche io tesoro»mi disse dolcemente mentre mi prendeva la mano.

«Ci vediamo domani!»Lo salutai baciandolo sulla guancia.

Ora sì. Ora era tutto perfetto, pensai mentre prendevo il mio diario dal cassetto della scrivania.

Scrissi quel mio pensiero liberatorio dopo tanti problemi: Mamma, oggi sono andata a cena con Leon. É stato magnifico, è tutto perfetto.

Lo feci come per convincermene del tutto.

Mi misi a letto e pensai che la mia vita non avrebbe più avuto problemi.



O almeno io lo credevo.




ANGOLO DELL'AUTRICE: Eccomi qui con il secondo capitolo. Come molti recensori avevano previsto l'ombra era di Roberto.

La cena di Leon e Violetta (che teneri *-*) è andata a gonfie vele, e i due hanno riscosso successo tra i clienti del ristorante dove hanno cenato. Ho descritto di più la scena in cui hanno cantato perché è soprattutto quello che fa emozionare Violetta.

German invece non ha passato una buona serata, e come se non bastasse, Angie si è divertita molto mentre lui mangiava a forza la paella...(oltre al danno la beffa xD)

Alla fine Vilu dice: “É tutto perfetto,o almeno così credevo”, ma perché? Per scoprirlo dovete leggere il prossimo capitolo :D


Grazie mille ai recensori e alle persone che habbo messo la storia nelle preferite/seguite/ricordate

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Capitolo 3
*** Vuelven ***


 

Violetta


La sveglia trillò, ma io non la sentì, stavo sognando Leon, che cantava con me in un teatro prestigioso. Ci tiravano addosso i fiori, dopo una marea di applausi. E nei camerini tutti si congratulavano con noi per il successo. Mi alzai dal letto sbuffando: perché la sveglia aveva dovuto interrompere così un sogno tanto perfetto riportandomi alla realtà?

Tanto per cambiare, io ed Angie eravamo di nuovo in ritardo. Prima o poi mi avrebbero messo una bella nota... Mi preparai in fretta e scesi per fare colazione. Notai che Angie e papà stavano discutendo di nuovo. Ormai era quasi una cosa che succedeva ogni giorno. Era evidente,il motivo dei litigi era la forte gelosia di papà:anche se stava con Esmeralda non aveva mai smesso di pensare a Angie,ma non l'ammetteva nemmeno a sé stesso. Quel giorno il problema era l'abbigliamento di zia,che per papà era troppo ''elegante'' per un giorno di lavoro. Abbigliamento elegante per lui voleva dire che era troppo sensuale, ma non lo diceva in questi termini.

Il suo giudizio non era comunque molto valido, dato che papà trovava attraente zia in pigiama.....

«Angie, oggi sei molto bella»aveva iniziato lui con finta aria da santarellino.

«Grazie»le disse gentilmente addentando una brioche alla crema.

«Non sarà che sei tutta in ghingheri per Pablo?»azzardò lui.

Ad Angie andò il cibo di traverso, stava per strozzarsi. Bevve un sorso d'acqua e poi ribatté:«Ma come ti permetti?Con quale diritto osi insinuare che non faccio il mio lavoro solo perché Pablo è un mio collega?»riprese fiato dopo lo sfogo.«Tu sei,sei...»

«Angie,siamo in ritardo!»li interruppi scendendo dalle scale, prima che lei fosse cacciata da casa per la volgarità che avrebbe seguito quelle parole.

«Si, vengo»mi disse guardandolo male.


Allo Studio ci aspettava una sorpresa: un nuovo compito. Dovevamo creare una canzone a coppie miste. Angie ci fece scegliere con chi partecipare, e naturalmente pensai subito a Leon: avremmo vinto di sicuro dopo tutti gli applausi ricevuti la sera prima al ristorante. E poi le nostre voci insieme esprimevano qualcosa di unico e speciale, che non era possibile ricreare con qualsiasi altra persona esistente al mondo.

Ma invece, nel baccano generale, mi si avvicinò Diego: «Vilu,tu farai coppia con me per questo esercizio»

«Io? Con te? Ma neanche per sogno!»

Diego lo trovavo antipatico, e il fatto che le nostre voci stessero bene insieme non voleva dire che mi sarei iscritta con lui. Mi infastidiva solo pensare a tutto il tempo che avremmo dovuto passare insieme per comporre il testo e la musica...

Per non parlare delle prove. No, assolutamente no.

«Oh, io invece penso di sì»disse con un sorriso che non mi piacque per nulla.

«Smettila di blaterare assurdità e cercati qualcuno che voglia cantare con te Diego!»esclamai andandomene verso Leon, che stava osservando la scena dall'altra parte della classe.

Diego mi afferrò per un braccio e strinse la presa: faceva molto male, e la pelle intorno alla stretta divenne rossissima.

«Tu canterai con me!O vuoi per caso che dica al tuo paparino dove e con chi eri ieri sera?»mi minacciò, continuando a stringere.

«Lui lo sa già!»mentii«E lasciami il braccio!»gli dissi mentre mi liberavo dalla sua presa.

«Io non ne sarei tanto sicuro. Ti ho sentito parlare con Francesca»

«E pensi che ti crederà? Non hai prove»

«Ho un filmato di te e Leon che cantate al ristorante sul telefonino»mi disse estraendo il suo telefono dalla tasca. Aveva pensato proprio a tutto

Ero in trappola. Non volevo cantare con Diego, ma se avessi scelto di iscrivermi con Leon mio padre sarebbe venuto a sapere tutto, e sarei tornata prigioniera come al mio arrivo a Buenos Aires. Addio amici, addio Leon, e, nel caso peggiore, addio Studio.

«Va bene»gli dissi maledicendomi per quello che stavo facendo«Canterò con te»

Dall'altra parte dell'aula vidi Leon che mi guardava speranzoso.

Scossi il capo, non ebbi neanche il coraggio di parlargli o di guardarlo in faccia. Lui si iscrisse con Florencia, un'altra nostra compagna di classe, bella, bionda e intelligente, con cui avrebbe dovuto passare un sacco di tempo. Stavo uno schifo.


In ricreazione Leon mi si avvicinò subito, furioso:«Si può sapere perché ti sei iscritta con quello là?»mi chiese indicandomi Diego.

«Calmati Leon»dissi dolcemente.

«No che non mi calmo! Pensavo che ieri, quando abbiamo cantato insieme, anche tu avessi provato quello che ho provato io! L'adrenalina, la passione, che le nostre voci unite facessero percepire sentimenti così unici...»

«Si, è così, ma...»

«Ma?»mi incalzò lui. Non lo avevo mai visto tanto arrabbiato. Un brivido mi scivolò lungo la schiena.

«Lui sa tutto, della cena, della bugia, di ieri sera. Mi ha minacciato di dirlo a mio padre. Ho dovuto fare il suo gioco, oppure non avrei potuto più vederti»sospirai.

«Non lo sapevo, scusa.»mi rispose abbracciandomi d'impulso. Il suo abbraccio era caldo e mi trasmetteva affetto e sicurezza. Sarei rimasta così per sempre«Mi sono arrabbiato ingiustamente. Ma lo sai che voglio solo il tuo bene»sussurrò poi accarezzandomi la guancia destra.

«Ti voglio bene anch'io»dissi sorridendo.


Angie


Alla fine delle lezioni Pablo insistette per accompagnarmi a casa. Gli avevo detto che non c'era bisogno mille volte, ma alla fine io e Vilu salimmo in macchina con lui, dato che eravamo a piedi. Sapeva essere tremendamente convincente, anche perché con il caldo che c'era dopo 7 m non ce la facevi più a camminare.

«Grazie per averci accompagnate Pablo»disse cordiale Vilu

«Oh, di niente. Per Angie questo ed altro»

Ero in imbarazzo, e Violetta lo notò subito. Quella ragazza era troppo sveglia, aveva preso tutto da Maria, anche l'intelligenza.

Abitando vicine allo Studio arrivammo quasi subito. Prendemmo le nostre borse e scendemmo dall'auto di Pablo.

«Arrivederci!»lo salutò Violetta, che entrò in casa un attimo prima di me.

«Ciao Pablo, grazie del passaggio»gli dissi dandogli un bacio sulla guancia, che si tinse di rosso per l'emozione e per il mio rossetto.

Ancora imbambolato riuscì a dirmi solamente “ciao” e a salutare con la mano German, che era sulla porta di casa. Faceva finta di non vederci, ma io sapevo benissimo che ci stava spiando.

L'auto ripartì veloce, lasciandosi dietro una forte ondata di fumo. Entrai in casa, seguita da German, che chiuse la porta sbattendola.

«E così»iniziò la sua predica«lei va a scuola solo per lavorare»

«Si. E per quale altro motivo dovrei andarci?»

«Per incontrare Pablo»

«Mi sta facendo una scenata di gelosia?»

«No. Le sto solo dicendo che a lavoro non ci si va solo perché c'è il proprio fidanzato. Lei insegna anche a Violetta, voglio che si concentri sul suo lavoro»

Oh, no, ora basta. Era troppo.

Mi avvicinai al divano, presi un cuscino e glielo tirai in piena faccia, facendolo rimanere di sasso.

Si zittì di colpo e rimase immobile.

«Bene, ora vediamo se ha imparato un po' di educazione»dissi, e feci per andarmene.

«No, aspetti. Vorrei scusarmi con lei per quello che le ho detto»mi fermò.

Curiosa di sentire le sue scusa mi avvicinai. Avevo mostrato che anche io meritavo rispetto e che lui non aveva sempre ragione.

«Prego, cominci pure»

Lui camminò verso di me mentre prendeva di nascosto un altro cuscino dal divano e mi iniziò a prendere a cuscinate.

«No, basta!»lo implorai, ma lui fece finta di non sentirmi, e con il cuscino alla mano continuava a darmi colpi. Non facevano male, ma io volevo le mie scuse.

«Se la metti così...»sussurrai prendendo a mia volta un cuscino«Ti sistemo io»

In poco tempo nel salotto ci fu una battaglia di cuscini, che terminò con la stanza piena di piume bianche e me, sfinita, sdraiata sul divano. In fondo era stato divertente e mi ero sfogata con quella specie di persona che era il mio ex cognato.

«Ti arrendi?»mi chiese con aria di sfida vedendomi distesa e avanzando verso il divano.

Stremata, dopo mezz'ora di lotta, riuscì solo a prendere un paio di piume e tirargliele il faccia.«Si...»sussurrai appena.

«Bene»disse distendendosi vicino a me sul sofà «Meglio per te»

Onestamente, dopo tutto quello che mi aveva detto, avevo voglia di buttarlo giù,ma invece gli feci posto. Fu una magnifica pessima idea. Il divano era troppo piccolo, e dovevamo stare appiccicati.

Sentivo il suo respiro sul mio collo, il suo calore. Mi mise una mano dietro la schiena, e mi spinse verso di lui. Eravamo uniti ora. Avevo la mano destra tra il mio petto e il suo, e sentii per un attimo il battito del suo cuore. Ci guardammo negli occhi: i suoi, verdi come uno smeraldo mi sussurravano “baciami, baciami”. Ci avvicinammo pericolosamente, stavamo per baciarci, e la nostra situazione era già compromettente di suo.

«Tesoro!»lo chiamò Esmeralda entrando nella stanza«Tesoro,cosa stai...?»

Ci guardò sconvolta.

Era la fine.


Ludmilla


Un nuovo messaggio.

“Tutto secondo i piani. Appuntamento mercoledì alle 16.00 a casa mia. Non cercare scuse. Diego.”




ANGOLO DELL'AUTRICE: Ecco qui il terzo capitolo, in cui Diego ricatta Vilu, e lei è costretta ad accettare per salvarsi D:

Assistiamo ad una scena Germangie che è asoilgivarem, prima che entri Esmeralda. Come reagirà?

E arriviamo al punto più misterioso: cosa c'entra Ludimilla con il ricatto di Diego?? Cosa stanno tramando? Molte domande, e nel capitolo 4 alcune risposte!

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Capitolo 4
*** L'esercizio: Diego e Vilu ***


 

Esmeralda


«German!»gridai«Come hai potuto...»

Dovevo recitare bene la mia parte, mostrarmi distrutta, sconvolta e sul punto di piangere. In fondo mi pagavano per questo.

«Lascia che ti spieghi...»cercò di fermarmi lui alzandosi dal divano e facendo volare un sacco di piume bianche. Ma io presi la mia borsa e me ne andai di casa: dovevo fare l'offesa e chiedere a Jade e Matias quale fosse la prossima mossa, ora che colui che fino a poco prima mi dimostrava amore incondizionato mi tradiva con l'istitutrice di sua figlia. Mi diressi veloce verso la piccola pensione in cui vivevano, e a cui Jade non si era mai abituata. Lei voleva di più, voleva German. Per Matias, invece, era stata una vera fortuna, dato che prima viveva sulla sua decappottabile.

Aprì il portone di quello squallido posto e lo richiusi di colpo, cercando la stanza di quei due. La trovai e bussai ansiosa, sperando che German non mi avesse seguito: sarebbe stata la fine se mi avesse trovato con loro. Matias mi aprì.

«Porti buone notizie, cara?»

«No, va tutto a rotoli»

Jade si avvicinò e mi salutò con una smorfia.

«Anche io sono contenta di vederti»le dissi sarcastica.

«Hey, hey! Calmatevi. Jade, lei è qui per aiutarci. Io voglio i soldi di German, tu vuoi German, lei ci sta aiutando. Qual è il problema?»

Jade si zittì. In fondo suo fratello aveva ragione, se litigavamo tra noi non avremmo ottenuto nulla.

«E adesso ci vuoi dire perché il piano non sta funzionando?»

«Come perché?! Perché c'è quell'impicciona dell'istitutrice che ama German, ecco perché. Li trovo sempre a parlare, sempre in qualche situazione strana, è ovvio che lui non è innamorato di me, ma di lei! E anche se litigano ogni mattina fanno pace quasi subito... É un rapporto di odio-amore. Oggi si stavano baciando sul divano, abbracciati e con attorno un mare di meravigliose piume bianche. Sono scappata di casa fingendo di piangere»

«Calma, calma. Adesso tu farai pace con German e cercherai di cacciare Angie da quella casa. Fa finta che non sia successo nulla, digli che hai esagerato, inventati qualcosa»disse Matias.

«E che io pensavo che fosse più semplice, che per lui quella Angie non contasse nulla»borbottai.

Il volto di Jade si fece improvvisamente triste:«Si, lo credevo anch'io, eppure è riuscita a rubarmelo in pochi mesi. É astuta, stai attenta.»

Era cupa, non l'avevo mai vista così, io che la consideravo solo una donna crudele che peccava d'intelligenza. Sembrava quasi avere un cuore.

«Dai, ora metti in atto la prossima parte del piano: accetta le scuse e cerca di cacciare Angie»mi disse Matias accompagnandomi al portone, seguito dalla sorella.

«Si, vado»risposi salutando con la mano. Avevo l'impressione di essere osservata. Mi girai di scatto e vidi una persona bionda che si voltava. Ma ormai l'avevo riconosciuta: era Angie. Di sicuro mi aveva vista con Matias e Jade. Feci finta di nulla e tornai verso casa.


Violetta


Il giorno dopo allo Studio mi raggiunse Diego, interrompendo la mia chiacchierata con Francesca e Camilla.

«Ti sembra questo il modo di arrivare???»gli gridai contro.

«Io arrivo come mi pare e piace. Comunque oggi alle 16.30 ci incontriamo per creare il testo e la musica della canzone»

«Mi dispiace, oggi non posso»

«No, forse non hai capito. Non era una domanda, era un'affermazione. Oggi a casa tua alle 16.30. Ci vediamo»

Gli avrei spaccato la faccia. Papà non sapeva neanche dell'esistenza del compito e dovevamo anche vederci oggi? Ma stava dando i numeri? Però non potevo ribellarmi, ero sotto ricatto. E quindi quando arrivai a casa lo dissi subito a mio padre. Non la prese per niente bene.

«Devi creare un duetto?»mi chiese sospettoso.

«Si, è per la scuola, chiedi pure ad Angie, ce l'ha proposto lei.»

«E scommetto che lo fai con Leon, non è così?»mi chiese, pronto a sgridarmi. Mio padre non lo sopportava.

«No, lavoro con Diego»

«E questo ragazzo...Diego...»pronunciò il suo nome con disgusto«Quando dovrebbe venire?»

«Oggi alle 16.30»

«Che cosa?»tuonò arrabbiatissimo. Poi si calmò inspiegabilmente:«Comunque ormai l'hai invitato, e se si tratta di una cosa scolastica non posso farci nulla. Che venga»disse lasciandosi crollare sul divano.

«Grazie papà, vado in camera mia»dissi salendo le scale.


German


Violetta salì le scale. Sarebbe venuto un certo Diego, a comporre una canzone....

La cosa non mi convinceva.

Il ragazzo non mi convinceva.

Quel pomeriggio li avrei spiati. Sapevo che un buon padre non avrebbe dovuto farlo, che spiare è sbagliato e che avrei dovuto fidarmi.

Ma io mi fidavo di Violetta. Non mi fidavo di Diego!

In quel momento sentì il rumore delle chiavi nella serratura: era Esmeralda, che stava entrando. Da ieri non ci eravamo più parlati, non avevo il coraggio di chiederle scusa. Mi ero fatto trasportare da tutte quelle sensazioni, dalle piume che svolazzavano leggere, e avevo dimenticato che stavo per tradire la mia fidanzata.

«Esmeralda...»la fermai, stava andando in camera sua.

«Si?»

«Ecco, io volevo chiederti scusa. Non è stato giusto quello che ti ho fatto e ti capisco se mi vuoi lasciare...»non la guardavo neanche negli occhi. Tenevo lo sguardo basso, ero pensieroso e cercavo di scegliere le parole giuste. Io non volevo ferire nessuno, tanto meno Esmeralda, che con me era sempre stata gentilissima.

Ci fu un periodo di silenzio, in cui c'era molta tensione. Curioso di vedere come aveva preso le mie parole alzai la testa. Lei si avvicinò:«Davvero tesoro? Accetto le tue scuse»mi disse allegra.

Sorrisi, anche se trovavo strano che si fosse tranquillizzata in così poco tempo. Ma in fondo non potevo mettermi a sospettare su tutto. E poi il tempo passava, le 16.30 si avvicinavano, e io dovevo prepararmi per spiare Violetta e Diego.


Leon


Erano le 16.20 quando partii da casa mia, diretto verso quella di Violetta. Tenevo lo sguardo basso, guardavo l'asfalto e pensavo che, in fondo, dovevo fidarmi di Violetta.

Ma io mi fidavo di Violetta. Non mi fidavo di Diego!

E così, quando quella mattina avevo sentito Francesca e Camilla parlare con Violetta del fatto che Diego doveva andare a casa sua per le prove avevo subito pensato di spiarla. Si, non era giusto, invadevo la sua privacy e bla bla bla, ma non potevo permettere che lui ci provasse con la mia Violetta. Tutte le ragazze della scuola gli andavano dietro, e gli chiedevano insistentemente appuntamenti, che lui accettava sorridendo. Ma che razza di persona era?

In balia di questi pensieri arrivai a casa di Violetta, e vidi entrare una donna mora. Doveva essere Esmeralda, la nuova fidanzata di suo padre. Non credevo sarebbe durata a lungo: a quanto mi diceva Vilu suo padre era troppo geloso di Angie, e quella poveretta prima o poi si sarebbe anche stancata di essere considerata la ruota di scorta. Suonai il campanello ed aspettai che mi aprissero. Dopo un paio di secondi arrivò Roberto, che sapeva tutto della mia relazione segreta con la figlia del suo datore di lavoro.

«Leon, che ci fai qui?»sussurrò guardandosi intorno, per accertarsi che non venisse nessuno.

«Io sono venuto a vedere Violetta»confessai.

«É al piano di sopra, nella sua camera. Vai pure, ma sbrigati»

Salii silenziosamente le scale e bussai alla porta della camera di Violetta, che mi aprì sorpresa:«Leon?Che ci fai qui?»mi chiese trascinandomi dentro la stanza e chiudendosi di colpo la porta alle spalle.

«Io sono venuta a farti una sorpresa...»risposi,fingendo di non sapere dell'incontro con Diego per il concorso.

«Mai sei impazzito???E se papà ti vede?Leon tu devi...»

«Violetta!»sentii gridare«É arrivato Diego!»Era suo padre. E ora cosa avrei fatto?

«Diego?»sussurrai fingendo di non saperne nulla.

«Si, dopo ti spiego. Svelto nasconditi...»mi disse«Arrivo!»gridò invece a suo padre, mentre apriva la porta.

Io mi infilai sotto al letto, sperando di non avere altri problemi. In fondo avevo ottenuto quello che volevo: potevo spiare Violetta e non le avrei mentito, dato che lei lo sapeva.

Pochi minuti dopo lei e Diego tornarono in camera sua.

«Allora, iniziamo a comporre questa canzone?»propose lei, prendendo dei fogli con dei pentagrammi vuoti ed un paio di matite.

«Si...»lui aveva in mano una chitarra, che si preparò a suonare. Non sembrava troppo interessato all'esercizio, ma doveva farlo per non avere un'insufficienza.

Stettero due ore a comporre, Vilu con la matita alla mano, che gli dava consigli per migliorare il loro lavoro, e lui, con la chitarra, che neanche la ascoltava. Sembrava sovrappensiero.


Diego


Alle 16.30 bussai al portone di casa Castillo. Mi aprii un uomo alto con gli occhiali, che mi chiese il mio nome. Poi il padre di Violetta si alzò dal divano in cui era seduto e mi fece accomodare, andando a chiamare sua figlia.

Salii in camera sua e creammo la prima parte della base per la nostra canzone, mentre io cercavo solo un modo per avvicinarmi a lei.

Ogni pretesto era buono, ma Violetta era troppo concentrata sul lavoro.

Dopo due ore di composizione decisi di provare a farmi avanti:«Siamo stati grandi!»urlai abbracciandola di colpo.

«Hey, hey, Diego, piano. Prima di tutto giù le mani»mi disse allontanandosi«E poi si, oggi abbiamo lavorato discretamente. Ora è meglio che tu vada.»

«Ma che ti prende?? Puoi anche lasciarti andare per una volta!»

«Io credo che tu te ne dovresti andare. Vai Diego, per oggi abbiamo finito. Ci vediamo domani a scuola»il suo tono era freddo e brutale. Non ero mai stato trattato così da una ragazza.

Suo padre mi salutò con uno sguardo strano, sembrava che mi stesse fulminando, ma non ne capivo il motivo. Violetta mi spinse letteralmente fuori dalla porta e neanche mi salutò.

Era molto strano, io avevo solo provato ad avvicinarmi a lei. Tutte le ragazze volevano che lo facessi e lei no? Ma perché? Per Leon? Era davvero tanto innamorata di lui?

Il fatto che fosse una preda difficile mi attraeva ancora di più. Dovevo riprovarci, dovevo conquistare Violetta.

E ce l'avrei fatta.


ANGOLO DELL'AUTRICE: Ciao! Ecco qui il quarto capitolo di questa fanfiction, che dedico ad Ary_6400, che lascia bellissime recensioni, e a Syontai, che mi fa notare i miei errori affinché io migliori (spero di averne fatti meno in questo capitolo :D). Leon e German sono gelosissimi di Violetta, perché entrambi non si fidano di Diego.

Leon mi piace anche quando è geloso, in fondo vuole solo proteggere la sua ragazza...

E German ha il vizio di spiare tutti. Esmeralda, Jade e Matias vorrebbero cacciare Angie; ci riusciranno? A proposito di Angie, lei ha visto Jade e Matias con Esmeralda. Cosa farà con quest'informazione?

Lo scoprirete nel prossimo capitolo.

Ciao

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Capitolo 5
*** Sentimenti ***


Leon

 

Uscii da sotto il letto quando Vilu tornò in camera sua, sbattendo la porta.

«Ma chi si crede di essere?»borbottò tra sé e sé

«É solo un presuntuoso, che ti aspettavi da lui?»le dissi pulendomi con le mani i pantaloni pieni di polvere.

«Non lo so, non lo so.»scosse la testa«D'altronde, uno che ti ricatta in questo modo mi sembra un po' poco raccomandabile»

«Speravo che avremmo duettato insieme, ma alla fine quel pagliaccio si è messo in mezzo»

«Si...»sospirò. Odiavo vederla triste, e quindi l'abbracciai, cercando di darle tutto l'amore di cui aveva bisogno in quel momento.«Grazie Leon, sai sempre cosa fare per farmi sentire bene»

«Lo sai che lo faccio perché ti amo»

A quelle parole si staccò da me, e stette qualche secondo a fissarmi, tenendomi le mani. Non sapevo come avrebbe potuto reagire, e avevo paura di un rifiuto. “E se lei mi considerasse solo un amico?” mi ripetevo tutti i giorni. Poi però, quando eravamo insieme sentivo qualcosa che mi faceva capire che per lei non ero uno dei tanti.

Si avvicinò lentamente a me e mi baciò con passione. Fu un attimo, ma fu anche l'attimo più bello di sempre.

«Leon, io..»mi sussurrò.

«Shh»la zittì dandole un altro bacio. Lei ricambiò.«Quindi...»feci io nevoso«Ora stiamo insieme?»

«Si Leon»disse sorridendomi«Ora noi due stiamo insieme»

Era incredibile come la mia gelosia fosse riuscita farci fidanzare. Il momento che aspettavo da tanto tempo era arrivato, io e lei stavamo insieme, e niente ci avrebbe ostacolato.

 

Violetta

 

La giornata non era iniziata nel migliore dei modi, avevo fatto due ora di composizione con Diego in cui avevamo creato la prima strofa della canzone e poi mi era saltato addosso abbracciandomi. Allora non l'avevo retto più e l'avevo buttato fuori di casa, ma poi mi ero finalmente baciata con Leon. Con il mio fidanzato Leon.

Ero in un brodo di giuggiole.

Un bacio, un bacio, un bellissimo bacio. Mi toccai le labbra con aria sognante, e per un attimo mi parve di sentire il suo profumo. Quanto tempo avevo aspettato questo momento? Forse da sempre. Si, è vero, ce n'erano stati altri, ma quel bacio era stato speciale, era stato migliore. Avevamo passato un anno come semplici amici, ostacolati da Ludmilla e Tomas, e stare insieme dopo tutte queste difficoltà ci aveva fatto maturare. Ed eravamo cresciuti uniti.

E ora che stavamo finalmente insieme mi sentivo più protetta, malgrado le minacce di Diego e il pericolo di Ludmilla, che ancora non si era rassegnata a non avere Leon tutto per sé.

Presi il mio diario e iniziai a scrivere tutto quello che era successo quel giorno, disegnando cuoricini per tutte le pagine. Sarebbe stato fantastico se mia madre mi avesse potuto ascoltare ed essere accanto, ma sapevo che anche da lassù lei mi stava osservando.

 

 

Angie

 

Insieme.

Insieme.

No, non ci credevo.

Ma che cavolo ci facevano insieme???

“Calma, calma e sangue freddo”pensavo mentre chiudevo la porta di casa e salivo le scale“Deve esserci una spiegazione”

“Si, è chiaro, è tutto chiarissimo”fece una voce nella mia testa “Esmeralda è una bugiarda di professione e tu devi scoprire perché si incontra con quei due di nascosto”

“E se li avesse incontrati per caso?”ribatté la vocina buona.

“Per caso? Angie, ti rendi conto di che scemenze stai pensando? Per caso??”

Non sapevo a quale parte di me dare ragione.

“Si, per caso. Deve per forza essere colpevole?”

“Si, per me lo è”

“Sai perché la accusi? Non sopporti che lei abbia German”

Colpita e affondata. La voce che accusava Esmeralda si zittì, ma in fondo avevano ragione entrambe. Non poteva essere un caso, questo era certo, ma forse stavo esagerando un po' perché ero accecata dalla gelosia.

Sospirai ed entrai in camera di Vilu,che stava scrivendo sul suo diario con aria sognante. Mi dispiaceva rovinare tutta quella felicità, ma lei doveva saperlo. Nasconderle le cose non mi aveva mai portato da nessuna parte. Così feci un respiro profondo e raccontai tutto.

«Quindi è solo un'imbrogliona?»mi chiese quando terminai.

«É probabile»

«Ma cosa vuole da noi?»esclamò preoccupata.

«Soldi. Credo voglia i soldi di tuo padre»

«I soldi...»sbuffò«Ma Jade e Matias che cosa c'entrano?»

«Non lo so, ma noi dobbiamo scoprirlo»

«Si, hai ragione. Diciamolo subito a papà»

Uscimmo dalla camera insieme, dirette verso l'ufficio di German. Non pensavo ci avrebbe creduto. Bussammo.

«Avanti»ci rispose lui.

Aprii la porta e io e Vilu ci sedemmo sulle poltroncine.«Papà»iniziò lei«dobbiamo dirti una cosa importante»

«Vi ascolto»

«Ecco, noi volevamo dirti che...»feci io, cercando di usare più tatto possibile.

Ma Vilu tagliò corto:«Esmeralda ci sta imbrogliando. Lei è complice di Jade e Matias»

«Complice? Sentiamo, e voi quali prove avete per un'accusa tanto grave?»

«Angie l'ha vista con loro»

«E questo cosa prova? Che avete una grande immaginazione?»chiese sospettoso. Ecco, sapevo che non ci avrebbe creduto. Lui dubita sempre di me, e, cosa ancora più grave, dubita sempre di sua figlia.

«Nulla...»ammise lei.

«Voi siete solo gelose, ecco cosa siete. Vilu, tu non sopporti ogni mia fidanzata, buona o cattiva che sia. Ma non temere: per me tua madre sarà sempre una persona importantissima della mia vita. L'ho amata tanto, ma questo non mi impedisce di essere felice con qualcun altro. E tu Angie, non trovi immaturo il tuo comportamento? Accusare le persone senza prove?»

«Io, veramente...»cercai di dire.

«Violetta, per favore, esci da questa stanza»ordinò rivolto a sua figlia.

Violetta uscì seccata, ma io sapevo benissimo che sarebbe rimasta a origliare fuori dalla porta. Poi German continuò a parlare con me: «E tu, tu sei più gelosa di Violetta. Molto più gelosa»

«Gelosa?»urlai io.

«Gelosa!»strillò

«Gelosa... Questo è tutto frutto della tua immaginazione! Perché tu vorresti che io fossi gelosa»

Lui si zittì. L'avevo punto nel vivo, e non sapeva più cosa dirmi. Si limitò a farmi uscire come aveva fatto con sua figlia, e io me ne tornai nella mia stanza. Possibile che per lui quel bacio che per me era stato magnifico fosse stato insignificante?

 

German

 

Non ce la facevo più. Ero sommerso da un mare di documenti di lavoro e di problemi personali. Diego, “l'amico” di Violetta, era sicuramente uno di questi problemi. Mi sembrava un bravo ragazzo all'inizio, educato, colto. Poi però in camera di Violetta l'aveva abbracciata, le era letteralmente saltato addosso, e questo mi aveva fatto infuriare. Vilu era ancora una bambina, soprattutto lei era mia figlia, e nessun ragazzo la poteva sfiorare nemmeno con un dito. E poi c'era la questione di Esmeralda: come potevano credere che fosse realmente un'imbrogliona? Erano solo gelose, ecco tutto. Ed Angie non poteva pensare certe cose con tanta leggerezza e condizionare anche Violetta.

Ne ero sicuro: Esmeralda era una brava persona. Chiamai il mio amico, Roberto, per sfogarmi un po'. Avevo bisogno di raccontare a qualcuno ciò che pensavo.

Lui ascoltò tutto, e poi mi chiese: «Posso capire la gelosia di Violetta, ma Angie... perché lei dovrebbe essere gelosa?»

Non mi aspettavo quella domanda, ero sorpreso come un bambino con le mani nella marmellata.

«Ehm... perché, in realtà....»farfugliai.

«In realtà cosa?»

«Ci siamo baciati»sussurrai.

Roberto mi fissò sorpreso: probabilmente era shockato. Anche a me faceva una strana impressione dirlo in quel momento, ma quando l'avevo baciata era tutto perfetto. Quelle piume rendevano l'atmosfera unica.

«Ah, finalmente! Si capisce che sei innamorato di lei»

Non dissi nulla, mi limitai a fulminarlo con lo sguardo. «Per me, invece»aggiunse tornando al discorso iniziale«Esmeralda potrebbe essere sospetta»

«Ma dai, non ti ci mettere anche tu. É impossibile»

Non capivo perché tutti dubitavano tanto di Esmeralda: per me era una bravissima persona e non ci vedevo nulla di sospetto. Però i dubbi stavano iniziando a sorgere anche in me; e se non fosse stata quella che realmente diceva di essere?

Scacciai quel pensiero. Esmeralda, la mia fidanzata Esmeralda, era una bravissima persona.

 

 

 

ANGOLO DELL'AUTRICE: Ciao! In questo capitolo finalmente Violetta e Leon si mettono insieme *-* quanto li adoro... mi dispiace aver descritto poco la scena del bacio, ma se leggete la mia biografia dell'autore (http://www.efpfanfic.net/viewuser.php?uid=467894)capite il perché :D
Angie ha rivelato quello che ha visto a Violetta e German: la nipote le crede e vuole aiutarla, ma German non ci crede. Cosa faranno Violetta ed Angie per smascherare Esmeralda? E quali momenti Leonettosi ci aspettano?
Lo saprete nel prossimo capitolo ;)

Ciao

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Capitolo 6
*** Cugine?!? ***


Violetta

 

Il giorno dopo mi svegliai sorridendo, con una grande voglia di andare a scuola. Chi l'avrebbe mai detto? Ma il fatto che lì ci fosse Leon cambiava tutto. Lo potevo incontrare e non dovevo mentire a papà, quindi mi sentivo molto più tranquilla. Uscii di casa con Angie, che notò subito la mia allegria:«Violetta, oggi sei di ottimo umore, come mai?»mi chiese mentre camminavamo. A lei non avevo ancora detto nulla, non ce n'era stata occasione.

«É per Leon. Sai, ieri ci siamo baciati e stiamo insieme, muoio dalla voglia di rivederlo»

«Che bello! Sono felice per te!»mi disse abbracciandomi. Era ufficiale: Angie era la zia migliore del mondo.

Arrivammo allo Studio, ma lei non entrò perché era il suo giorno libero. Doveva attuare il piano che avevamo ideato per smascherare Esmeralda e buttarla fuori dalla nostra casa.

Vidi Leon che mi stava aspettando all'ingresso e corsi verso di lui. Mi baciò. Per un attimo mi sebrò che tutto il resto del mondo non esistesse, ma in realtà sapevo benissimo che tutti ci stavano fissando. Non mi importava nulla.

Ci staccammo guardandoci negli occhi: chissà cosa provava lui guardando i miei. Io nei suoi mi ci perdevo,erano così profondi e meravigliosi. Entrammo a scuola mano nella mano, sotto lo sguardo fisso di Ludmilla e Diego. Quei due non avrebbero mai rovinato questo momento magico.

Ci avviammo verso la classe di ballo, dove ci aspettava Gregorio per la prima ora di lezione.

In ricreazione raccontai a Francesca del mio fidanzamento con Leon, mentre lei ascoltava sorridendo. «Ah, finalmente! Si vedeva che eravate innamorati l'uno dell'altro, ma nessuno dei due voleva fare il primo passo... Ora però te la do io una bella notizia: stasera vado a cena a casa di Marco! Sai, i suoi sono fuori e quindi...»

«Scusa se freno il tuo entusiasmo, ma non stai correndo un po' troppo? Solo una cena? Non lo conosci da molto...»dissi sincera. Mi pareva affrettato farlo tanto presto.

«Vilu, tu pensi sempre male... É solo una cena»

«Se è solo una cena sono felice che tu abbia trovato qualcuno che ti ami»le dissi mentre qualcuno mi copriva la faccia con le mani. Erano due mani inconfondibili e morbide; sapevo benissimo di chi si trattava.

«Chi sono?»mi chiese

«Nonna Angelica»risposi ridendo mentre Francesca se ne andava verso Maxi e Camilla, per lasciarci soli.

«Ah, quindi tu confondi le mie mani con quelle di tua nonna»scherzò lui, fingendosi offeso.

«Si»affermai sicura di me.

«Sai che sei speciale?»mi chiese avvicinandosi per baciarmi.

«Si, lo so»risposi ricambiando il bacio, che fu interrotto solo dal suono della campanella.

 

Angie

 

Basta, non ce la facevo più. Avevo seguito di nascosto Esmeralda tutto il giorno, deducendo solo che aveva una vita tremendamente noiosa. Era passata in tre negozi di vestiti e non aveva comprato nulla, poi era andata al supermercato, e mi ero chiesta il perché, dato che di solito ci va Olga. Allora ero entrata anch'io, pensando che dovesse incontrare lì Jade e Matias, ma con mio grande rammarico, avevo scoperto solo che aveva comprato un Cucciolone. Dopo averlo mangiato al parco si era fatta un giro per il centro di Buenos Aires, e io l'avevo persa di vista. Erano in troppi in quella piazza.

Ma dove caspita è?”pensavo guardandomi intorno, mentre continuavo a camminare.

Ad un tratto qualcuno mi prese e mi tirò per un braccio verso il negozio di fiori dell'angolo.«Mi vuoi dire perché mi stai pedinando da stamattina?»fece una voce. Era Esmeralda. E adesso cosa mi sarei inventata?

«Intanto mollami il braccio»ribattei massaggiandomelo, dato che era ancora dolorante«E poi io non ti sto seguendo. Come ti viene in mente?»

«Non mentire cara perché ti ho vista. Mi hai seguito ai negozi, al supermercato, al parco e anche per il centro della città. Io non sono stupida. Cosa speri di ottenere?»

Mi aveva colta in flagrante. In realtà non sapevo neanche io cosa avrei sperato di fare pedinandola, ma ero sicura che avrebbe fatto qualche passo falso. E invece no.

«Smettila di dire queste sciocchezze»le dissi andandomene.

«Non sono sciocchezze! E ricordati di quello che ti dico, tu non riuscirai a separarmi da German! Hai capito? Non ce la farai!»

 

Nata

 

Quel pomeriggio, un mercoledì pomeriggio, accompagnai Ludmilla a casa di Diego. La mattina, quando me l'aveva ordinato, c'ero rimasta di sasso: ora aveva una storia con lui? Non le interessava riprendersi Leon?

Ero confusa, e chiesi al mio fidanzato Maxi se ne sapesse qualcosa. Con Maxi ero fidanzata da quasi due settimane, ma non lo sapeva nessuno, nemmeno Ludmilla. La cosa mi aveva fatto avvicinare al gruppo di persone che prima consideravo i miei acerrimi nemici, scoprendo che in fondo loro molto erano simpatici. Loro erano uniti. Mi aveva colpito subito quanto fossero amici, e mi ero resa conto che forse io non avevo mai avuto la fortuna di essere amica di qualcuno. Con loro avevo capito che non ero amica di Ludmilla, ero semplicemente la sua schiava. Comodo avere qualcuno che fa le cose per te, si prende le colpe per errori che hai commesso tu e ti appoggia in tutto quello che fai solo perché ha paura di te. Davvero molto comodo. Ma anche io avevo dei sentimenti, e essere trattata come un sacchetto di plastica, usa e getta, mi aveva stufata.

Non c'era il rispetto tra me e Ludmilla, ma avevo deciso di non tagliare i ponti con lei. Avrebbe fatto di sicuro qualcosa contro i miei nuovi amici, e sapere in anticipo le sue mosse poteva rivelarsi una cosa molto utile. Così da un po' di tempo facevo il doppio gioco: ero “amica” di Ludmilla, ma rivelavo i suoi piani contro Violetta alla diretta interessata.

Lungo il tragitto verso casa di Diego mi spiegò l'ennesimo piano per separare Violetta e Leon: questa volta avrebbero approfittato del lavoro di gruppo che ci aveva dato Angie.

Ci fermammo all'improvviso, e solo a quel punto notai che eravamo nel quartiere più esclusivo della città. Davanti a noi c'era una grande villa bianca con un giardino perfettamente curato che la circondava. Un enorme cane da guardia ci venne contro, abbaiando contro il cancello chiuso. Ludmilla lo guardò con aria di superiorità e poi suonò il campanello.

«Chi è?»chiese una voce secca dal citofono.

«Ludmilla»

«Ludmilla chi?»L'altra persona si stava indubbiamente spazientendo, ma la mia “amica” era ormai certa di essere conosciuta da tutti a Buenos Aires.

«Sono una compagna di Diego»rispose seccata«E ora mi vuole aprire?»

Sentimmo il cigolio del cancello che si apriva, mentre i cani si ritiravano e due figure ci venivano incontro. Erano Diego e Florencia. Ma cosa ci faceva quella ragazza a casa di Diego?

«Ciao»la salutò Diego. Io per lui non esistevo, ogni volta parlava solo con Ludmilla.«Sei in ritardo di 20 minuti»

«Un diva si deve sempre fare aspettare»rispose lei, come se fosse davvero una diva e se ritardare di quasi mezz'ora a un appuntamento fosse una cosa normale.«Ciao Flor»

Mi stupì il suo tono di voce, tanto semplice, che non l'avevo mai sentita usare con nessuno, tranne che con i suoi genitori. Era evidente che la considerava alla sua altezza. Ma perché? Era solo arrivata quell'anno, cosa poteva avere di tanto speciale per essere considerata una persona da rispettare da Ludmilla?

«Ciao Lu»

Lu? Lu? Ludmilla si lasciava chiamare “Lu” da una semplice nuova arrivata?

«Nata, Florencia, la nuova ragazza che c'è nella nostra classe, in realtà è mia cugina. Ci aiuterà a portare a termine il piano di cui ti avevo parlato»mi disse la mia “amica”. Cugine? Ma certo! Come avevo fatto a non pensarci prima? Gli stessi capelli biondi, lo stesso portamento, addirittura gli stessi occhi.

«Ciao Nata»mi salutò lei.

Ricambiai con un timido cenno della mano, mentre Diego, spazientito, sbottò: «Bene, ora che ci siamo conosciuti meglio, che ne dite di entrare e continuare a parlare del piano per separare Violetta e Leon?»

Le due annuirono, e io dovetti andarmene da quella casa. Dovevo avvisare Violetta e Leon, prima che quei tre li dividessero di nuovo.

 

Francesca

 

Il venticello autunnale mi scuoteva i capelli mori e il vestito azzurro che mi ero messa per la cena con Marco. Quando me l'aveva chiesto mi ero sentita euforica e avevo accettato subito, senza pensarci, ma in quel momento, davanti alla sua casa, la mia mano esitava a suonare il campanello. In fondo lo conoscevo da poco e, malgrado la sua dolcezza, io prima di innamorarmi di una persona dovevo conoscerla bene. E forse ero lì proprio per questo, per conoscerlo meglio. Si, mi dissi sospirando, ero lì per quello. Ma un'altra parte di me non la pensava così. Forse ero lì solo perché era passato molto tempo dall'ultima volta che qualcuno si era interessato a me, e la cosa mi emozionava. Dopo parecchi pensieri mi decisi finalmente a suonare il campanello. Dal citofono sentii la voce di Marco che mi chiedeva chi fossi, e dopo che io risposi il cancello della sua casa si aprì, e iniziai a percorrere il vialetto che mi portava fino al portone di legno, che era socchiuso. Entrai timidamente, camminando piano, finché non vidi Marco che si stava avvicinando. Ci salutammo e vidi che la cena era già pronta, mancavano solo i piatti con il cibo.

La casa era accogliente e parlammo del più e del meno per un po', e poi mi invitò a sederci a tavola.

Portò a tavola il cibo, ma mi disse di chiudere gli occhi.«Perché?»chiesi sospettosa.

«É una sorpresa...»sorrise lui.

Allora mi arresi e chiusi gli occhi.

«Apri la bocca»mi disse lui, mentre mi imboccava«Mi hanno detto che è il tuo piatto preferito»

Assaporai quel gusto; era buono, ma mi sembrava salmone. Una cosa era sicura: quello non era il mio piatto preferito.

«Buono Marco... Ma... Sembra quasi... Salmone»commentai

«Si, proprio perché è salmone»

«Chiama un'ambulanza, chiama un'ambulanza!»esclamai nervosissima.

«Perché?»mi chiese lui tranquillo.

«Sono allergica al salmone»

 

 

ANGOLO DELL'AUTRICE: Ciao! Finalmente ho aggiornato, ma se non l'ho fatto per tanto tempo c'è un motivo: finalmente so suonare Podemos :D (si, va bene, la so suonare solo con la mano destra, ma ora non sottilizziamo, sto cercando di unire anche la sinistra u.u)

Torniamo al capitolo: Leonetta è sempre Leonetta, sempre dolcissima e sempre unica *-*
Angie fallisce nel suo intento e viene scoperta da Esmeralda, che inizia a essere più odiosa di quanto non sia mai stata. I cuccioloni esistono anche in Argentina? Non lo so, ma volevo un cucciolone e quindi l'ho inserito nella storia xD
Nata si ribella!!! Finalmente! E in più c'è un accenno alla coppia Naxi, che si è già formata. Florencia è la cugina di Ludmilla, e ora trameranno contro Violetta e Leon D: Io le uccido!!!
Alla fine Francesca e Marco cercano di passare una bella serata, ma la cosa non accade perché lei mangia del salmone, a cui è allergica. Povera.......
Questo commento finale è più lungo della storia (LOL), ma non importa.
Grazie a chi recensisce e o ha messo la fanfiction nelle preferite/seguite/ricordate. Siete grandi!!
Al prossimo capitolo.

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Capitolo 7
*** L'esercizio:Flor e Leon ***


Marco

 

Le sirene dell'ambulanza rimbombavano nella mia testa, non lasciandomi dormire. Mi girai nel mio letto, chissà che ore erano. La mia sveglia sul comodino segnava l'una. Pensavo a come potesse sentirsi Francesca in quel momento. Mi sentivo un mostro per averle dato del salmone; si, non potevo sapere che fosse allergica, ma fidarmi della prima persona che mi diceva qualcosa solo per fare colpo non era stata una buona mossa. Ero andato allo Studio per incontrare Violetta, la migliore amica di Francesca, di cui lei mi aveva parlato bene, e conoscere i suoi gusti per rendere perfetta quella serata. Avevo chiesto aiuto per trovare Violetta ad una ragazza dai lunghi capelli biondi, con quattro chili di trucco spalmato sulla faccia e degli abiti all'ultima moda. Inizialmente non mi aveva trattato molto bene, ma poi s'era illuminata. “Non so dove sia Violetta, ma io conosco bene Francesca, chiedimi quello che vuoi” aveva detto con una voce eccessivamente mielosa. Ed io le avevo domandato tutto, dal colore che preferiva alla musica che ascoltava. Poi le avevo chiesto del cibo. “Salmone, stravede per il salmone”, aveva affermato sorridente, come se avesse sperato che glielo chiedessi.

Ed io avevo ordinato al ristorante una specialità italiana a base di salmone, per farla sentire più a casa. “É andato tutto a rotoli”pensavo“sono stato uno stupido a fidarmi di quella ragazza”

Francesca, poverina, era quella che era uscita peggio di tutti. Dopo il primo boccone aveva iniziato a grattarsi le labbra, che stavano diventando rosse, e a ansimare, mentre io chiamavo preoccupato l'ambulanza. Poco dopo arrivò, preceduta dal rumore assordante delle sirene, che spezzò la quiete del quartiere. L'indomani mi sarei informato sulle sue condizioni, sperando che non fossero molto gravi.

 

Angie

 

Mi svegliai presto, circa verso le 6.00. Anzi, forse è più corretto dire che non mi addormentai per tutta la notte, pensando al nuovo piano per incastrare Esmeralda e rimediando solo due occhiaie terribili. Nulla che un po' di trucco non potesse sistemare.

Mi sentivo così stanca, ma anche così agitata, ero in uno stato confusionario in cui neanche io sapevo ciò che avrei voluto. Così, nell'oscurità della notte, come una persona normale NON dovrebbe fare, mi alzai e accesi la lampada della scrivania, prendendo una penna e annotando tutte le cose che volevo.

  1. Volevo Esmeralda fuori di casa

  2. Volevo una vita più tranquilla

  3. Volevo che mia nipote fosse felice con Leon

  4. Volevo dormire quella notte

  5. Volevo fidanzarmi con German

Scrissi di getto queste righe, contenenti le cinque cose che volevo di più al mondo, ma che per la versione ufficiale sono solo 4, perché l'ultimo punto lo cancellai subito con il bianchetto. C'erano cose che non si potevano scrivere con tranquillità, su un pezzo di carta che avrebbe potuto leggere chiunque. E il mio amore per German era una di quelle.

A colazione presi una brioche alla crema, che mangiai a forza e solo perché avendo passato una notte insonne dovevo recuperare energie in qualche modo. Mi massaggiavo le tempie lentamente e non riuscivo a reggermi in piedi come sempre. “Meno male che il buongiorno si vede dal mattino!”pensai, mentre cercavo di far restare aperte le mie palpebre, che si richiudevano da sole.

«Buongiorno Angie!»mi salutò Violetta contenta. Lei aveva riposato bene, era allegrissima già di prima mattina.

«Mmm...»riuscii a pronunciare io, non essendo in grado di formulare qualcosa di sensato.

«Notte in bianco?»mi chiese prendendo una fetta biscottata e aprendo il barattolo della marmellata di albicocche.

«Si...»

«Mi sono dimenticata di chiederti; ieri hai scoperto qualcosa su Esmeralda? Abbiamo una prova? La possiamo cacciare?»

Io mollai la brioche e mi presi la testa tra le mani, guardando il tavolo.«No, è stata più furba di me e mi ha scoperto. Ma non temere, presto penseremo ad un nuovo piano»

Violetta per un attimo si rabbuiò. Eravamo state certe che Esmeralda fosse la degna sostituta di Jade, una perfetta stupida. E invece ci eravamo illuse, era stata abbastanza astuta da aver capito che la stavo seguendo fin dal primo momento, e mi aveva fatto girare tutta la città a vuoto.

«Non importa, ideeremo un altro piano»disse lei, tornando a sorridere. Le faceva bene stare con Leon, la rendeva felice e le faceva sempre vedere il bicchiere mezzo pieno. Quel ragazzo era un angelo venuto per proteggere la mia nipotina, e gli ero infinitamente grata per renderla tanto piena di vita.

Uscimmo da casa in macchina, accompagnate da Roberto: nelle mie condizioni uscendo a piedi sarei solo andata a sbattere contro un palo, se avessi avuto la forza di camminare.

 

Leon

 

Era un pomeriggio noioso come tanti altri, in cui avrei potuto passeggiare con Violetta, se il padre fosse stato a qualche riunione di lavoro. E invece no, dovevo fare le prove con Florencia per l'esercizio che ci aveva dato Angie. Con Violetta sarebbe stato tutto più semplice e più divertente, e poi avremmo anche avuto una scusa per stare insieme. Ma quel Diego rovinava sempre tutto, sembrava che lo divertisse separarmi da Violetta.

Io la amo”diceva. Ma per me non era vero, per me Violetta era solo la prima di tutte le ragazze che lui aveva corteggiato che gli aveva detto “no”, e lo aveva evitato. Era una preda difficile e questo lo attraeva molto, ecco perché le andava dietro. Per fortuna lei aveva il buon senso di non cedere alla sue avance.

Suonai il campanello del condominio dove viveva Florencia, e notai che tutto l'edificio era di sua proprietà: gli altri inquilini avevano tutti il suo stesso cognome, dovevano essere parenti. Mi rispose una signora anziana, dalla voce flebile.«Chi è?»

«Buongiorno signora, sono Leon Vargas, un compagno di Florencia. Dobbiamo fare i compiti insieme e quindi sono venuto a casa sua»

«Prego entra, terzo piano»la donna chiuse il citofono e il portone del condominio si aprì. Salii le scale di marmo fino ad arrivare al terzo piano, e suonai il campanello della casa di Florencia. Questa volta aprì lei, mentre io la salutavo, non troppo entusiasta.

Lei invece era felice, e mi propose di andare in camera sua.

«Hai portato degli pentagrammi vuoti? Se te ne servono ne ho molti, in famiglia tutti suoniamo uno strumento»mi disse camminando attraverso una serie di lunghi corridoi ricchi di quadri appesi alle pareti.

«Si, li ho portati. Grazie comunque»

Entrammo nella sua stanza: era arredata bene, con le pareti color pesca e un paio di poster, raffiguranti i suoi artisti preferiti. Vicino alla finestra c'era una piccola libreria piena di grossi volumi contenenti spartiti o biografie di grandi autori musicali come Mozart, Bach e Beethoven. A sinistra c'era un grande pianoforte a mezza coda nero. Era incredibile la passione per la musica di quella ragazza. Io in camera mia non avevo tutti quei libri, tutti quegli spartiti e, soprattutto, un pianoforte a mezza coda che, ad occhio e croce, costava 14.000 euro*. Se avessi voluto mio padre me l'avrebbe procurato, questo era vero, ma non mi piaceva chiedergli tanto. E poi anche il mio pianoforte aveva un buon suono. Certo, non era uno Steinway & Sons come il suo, ma faceva la sua bella figura.

«Bel pianoforte!»dissi ammirandolo da più vicino«Posso?»

Lei annuì e io iniziai a suonare “En mi mundo” pensando a Violetta, con cui avrei tanto voluto passare quel pomeriggio.

«Suoni bene»commentò«Mi piace, l'hai composta tu?»

«No, l'ha fatto Violetta»

«La ragazza castana che è in classe con noi?»

«Si, proprio lei»

«Adoro come canta»

Bene, ora Florencia aveva aggiunto un punto alle sue qualità: le piaceva come cantava Violetta.

«Ti va di iniziare a comporre?»le chiesi mentre estraevo dallo zaino i pentagrammi e l'astuccio. Lei si sedette al pianoforte e mi chiese che ritmo avrei voluto che avesse la canzone.

«Vorrei che fosse diversa dalle altre, ecco... Che ne pensi di qualcosa che riguarda il canto?»

«Una canzone sul canto...»ripeté lei pensierosa, iniziando a premere i tasti dello strumento che aveva davanti creando una melodia«Che ne dici?»esclamò, non troppo entusiasta di quella “composizione”. Scossi la testa, e lei provò a crearne un'altra. Stavolta non piaceva a lei. La terza fu la volta buona, e finalmente trovammo una musica di base da cui iniziare a comporre.

 

Ludmilla

 

Sbadigliai dalla noia, non ce la facevo più. Ero nascosta nell'armadio di mia cugina da quasi un'ora per attuare il nostro piano, ma lei sembrava più occupata a comporre e ad elogiare Violetta che a fare la sua parte.

All'improvviso, però, proprio quando stavo per spegnere la telecamera del telefono e rinunciare a tutto, Florencia si alzò dallo sgabello del pianoforte e si avvicinò al suo letto, dove era seduto Leon.

«Posso vedere?»gli disse prendendo in mano lo spartito della canzone che avevano appena composto«Credo che oggi sia stato un giorno produttivo, abbiamo fatto un buon lavoro»

Per un po' rimasero in silenzio, non sapendo cosa fare.

«Leon...»sussurrò lei. Gli prese il viso tra le mani e lo baciò di colpo, un bacio avventato, che io filmai felicissima. Il piano era riuscito alla perfezione, ora bastava solo inviare quel video a Violetta, magari con qualche piccola modifica.

E il loro rapporto si sarebbe rovinato per sempre.

 

Leon

 

Ecco.

C'era una fregatura, lo sapevo.

Florencia non mi era mai stata troppo simpatica, non sapevo esattamente il perché, ma questo gesto mi aveva dato la conferma. Sapeva benissimo, come del resto tutti nella nostra classe, che io stavo insieme a Violetta, ero felicemente fidanzato e le altre nemmeno le guardavo.

Ma aveva agito lo stesso, dandomi un bacio, un bacio strano.

Un bacio glaciale, perché non mi aveva trasmesso nessuna di quelle sensazioni meravigliose che mi trasmettevano i baci con Violetta.

E poi aveva fatto tutto lei, lei si era avvicinata, lei aveva mosso le labbra. Io ero immobile e cercavo di staccarmi da quel contatto indesiderato.

Quando riuscii a liberarmi scattai in piedi, raccogliendo le mie cose e gridandole contro.

«Ma si può sapere che ti è preso? Io amo Violetta, e tu lo sai che sono fidanzato con lei. Come ti sei permessa?»

Lei non sembrava affatto pentita.

«Sai che c'è?»continuai«Non voglio ascoltarti. Ciao»dissi sbattendo la porta della sua camera, mentre uscivo da quella casa.

Non la volevo più vedere.

 

*si, i pianoforti buoni e costosi arrivano anche a questi prezzi

 

ANGOLO DELL'AUTRICE: Ciao a tutti!! Qui fa un caldo che non vi dico, e mi si è pure rotto il ventaglio T.T
Il capitolo non è un granché, ma è purtroppo fondamentale: qui il piano di quei tre insopportabili ha inizio, e Florencia bacia Leon. Noooo!!!! *si dispera*
Angie non dorme pensando a qualcosa per cacciare di casa Esmeralda, ma nulla, quella vipera è ancora lì. Marco è pieno di sensi di colpa, e non sappiamo nulla delle condizioni di Francesca, che naturalmente non è andata a scuola.
Come starà Francesca? Come reagirà Violetta vedendo il video? Riuscirà Angie a farsi venire un'idea per cacciare Esmeralda? La risposta a queste domande nei prossimi capitoli :D

P.S: Per chi se lo stesse chiedendo: la “Steinway & Sons” che nomina Leon esiste veramente

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Capitolo 8
*** Prendete quel cellulare! ***


Leon

 

La mattina seguente mi svegliai dopo una notte piena di incubi, dovuti al fatto che quel bacio mi stava facendo sentire male. E se quell'arpia travestita da angelo avesse riferito tutto a Violetta? Lei le avrebbe creduto? L'avrei persa per sempre? No, no, calma Leon. A chi pensi che crederà? A te, la persona che ama, o a un'oca che neanche conosce bene?

La paura di perdere Violetta era enorme, anche se sapevo che la parola di Florencia non contava nulla. Ma dovevo trovare almeno una scusa per cambiare compagna per l'esercizio, in modo che questo spiacevole fatto non si ripetesse mai più. Mi preparai e arrivai a scuola prestissimo, per parlare con Angie. Purtroppo non era ancora arrivata, ma dopo cinque minuti la vidi con Violetta. Salutai la mia ragazza con la mano e poi, quando Angie passò vicino a me, la fermai per parlarle.

«Buongiorno Angie»

«Ciao»mi disse sorridendo«c'è qualche problema?»

«In realtà si, riguarda l'esercizio dei duetti»

«Vieni, entra, così ne parliamo»mi disse mentre si avviava alla macchinetta che vendeva il caffè.«Vuoi?»

«Si, grazie»

Prendemmo le nostre bevande calde e ci avviammo nella classe di canto, che a quell'ora era deserta. Lei mescolò un paio di volte con il cucchiaino di plastica il caffè e poi mi chiese qual era il problema riguardante l'esercizio.

Io bevvi per prendere tempo: non sapevo se avrei dovuto dirle la verità o inventare qualcosa, perché se le avessi raccontato tutto probabilmente lei l'avrebbe detto a Violetta. Optai per la bugia.«Ecco, Florencia ha la voce troppo alta e non riusciamo a creare qualcosa che vada bene per tutti e due»

Lei mi squadrò da capo a piedi.«Sei sicuro che il motivo sia questo? Vi ho sentito più volte cantare insieme, e mi sembra che lei arrivi anche alle note basse... Non cantate male insieme»

Impallidii. Ero convinto che quella scusa avrebbe funzionato, e invece ero stato scoperto subito.

«Leon, ti senti bene?»mi chiese vedendo che non davo segni di vita.

Annuii, mentre pensavo ad un nuovo motivo da dirle.

«Allora, mi spieghi perché vorresti cambiare compagna? E questa volta, se non ti dispiace, vorrei il vero problema»

Sospirai.«Ecco, credo che Florencia ci stia provando con me. Ma io amo solo Violetta, non voglio che si creino problemi...»

Stavolta fu Angie a sospirare.«Capisco il tuo disagio, ma non posso prendere da sola una decisione. Questo lavoro è molto importante e verrà preso in considerazione quando faremo le pagelle, quindi dovresti chiedere a Pablo, dipende tutto da lui. Ma stai tranquillo; metterò una buona parola per te»mi disse. Poi finì di bere il suo caffè e buttò il bicchiere nel cestino.«Ci vediamo alla terza ora!»

 

La campanella!”gioii interiormente “Era ora!”

La porta si affollò di persone che volevano uscire, e, come al solito, io non ero là in mezzo. Ero seduto al mio posto, pensieroso. Speravo che Pablo mi facesse cambiare compagna, e magari, per un colpo di fortuna sfacciata, mi facesse lavorare con Violetta. Mi alzai andando verso l'aula insegnanti, e bussai alla porta.

«Avanti»mi rispose Pablo. C'era solo lui nella stanza, gli altri professori erano in giardino o stavano uscendo dalle loro classi. Gli spiegai la situazione, ma lui non mi accettò la mia proposta, dicendo che dovevo imparare a collaborare con tutti.

Prova tu a collaborare con una ragazza che cerca di saltarti addosso mentre guardate uno spartito”avrei voluto gridargli, ma credevo che il mio voto in condotta sarebbe uscito da quella conversazione profondamente danneggiato.

Sconsolato uscii dall'aula e incontrai Andres.

«Ehi, ti vedo giù di morale»

«Si, ho un problema e... Non è che per caso hai visto Florencia?»

«Prima era vicino alla porta»

«Su, accompagnami»gli dissi prendendolo per il braccio e trascinandolo nel punto che mi aveva indicato. Lei era ancora lì, e stava parlando con Ludmilla. Non volevo ascoltare il loro discorso, ma poi udii una parola: “Violetta”. Che avevano quelle due da dirsi su Violetta? La stavano offendendo? Cosa stavano complottando?

Mi nascosi dietro il muro e per fortuna le due bionde, intente a chiacchierare, non videro né me né Andres.

«Allora, hai il video?»aveva chiesto quell'insopportabile con cui ero costretto a lavorare. Ludmilla aveva tirato fuori un telefonino ultimo modello, e gliel'aveva dato. L'altra si era avvicinata alla sedia dove c'era il suo zaino e l'aveva messo nella tasca anteriore.«Così rovineremo per sempre la felicità di Violetta!»aveva esclamato.

Poi Ludmilla si congedò con un “Ludmilla se ne va”, e io cercai di approfittare del momento: dovevo rubare quel cellulare e cancellare il video, ora che ne avevo la possibilità.

«Andres»sussurrai«Porta Florencia lontano da qui, ma non farle prendere lo zaino»

«Io?»chiese lui, con la faccia stralunata. Grande amico che avevo!

«Si,tu! Ora vai!»

Andres si avvicinò a Florencia, cercando una scusa per farla andare via.

«Ciao»salutò.

«Ciao»rispose lei, alquanto scocciata.

«Senti... Volevo dirti che... Prima... Ehm... Ti cerca Beto!»esclamò «Vieni, veloce! Dice che è urgente.... Ti aspetta in giardino»disse prendendole il polso e portandosela dietro, non lasciandole neanche il tempo di prendere lo zaino. Per un attimo riflettei: com'è che Andres era riuscito a inventarsi una scusa tanto credibile? Scacciai quel pensiero, in fondo non era fondamentale.

Mi avvicinai allo zaino di Florencia, presi il cellulare e cancellai il video. Avrei voluto vedere le loro facce, quando si sarebbero accorte che il loro piano era ormai rovinato.

 

Violetta

 

Quel giorno non ero stata molto con Leon, ovunque fosse non aveva tempo. All'ingresso aveva parlato con zia Angie, in ricreazione con Pablo e alla fine della scuola, finalmente, avevamo potuto stare insieme. Non sapevo perché, ma avevo avuto l'impressione che ne fosse valuta la pena; uscito da scuola era così dolce, calmo e ricco di attenzioni, sembrava felicissimo per qualcosa. E quindi averlo vicino, anche se per poco, aveva migliorato tutto.

Nel pomeriggio chiamai Francesca. Sapevo che era la terza volta quel giorno e non volevo sembrare maleducata, ma mi ero un po' preoccupata. Dopo quella mattina in cui mi aveva raccontato del suo appuntamento con Marco non c'era stato modo di contattarla. Non rispondeva al telefono, non era presente alle lezioni...

Si, erano passati solo un paio di giorni, poteva avere la febbre o un'influenza, ma la cosa mi sembrava strana. Provai a chiamare Marco, perché avevo bisogno di spiegazioni.

«Pronto?»

«Ciao Marco»

«Violetta!»esclamò lui«Volevo chiamarti, ma non avevo il tuo numero. Tu come mai hai il mio?»

«Me l'ha dato Francesca»

Lui non disse nulla, quindi continuai a parlargli io: volevo arrivare dritto al sodo, volevo chiedergli di Francesca e non di numeri di telefono.

«A proposito, hai notizie su di lei?»

«No... E tu?»

«Se le avessi non le starei chiedendo a te. Senti, al cellulare non mi risponde e non è venuta allo Studio da quando è uscita con te. É successo qualcosa? Che le hai fatto?»dissi iniziando ad innervosirmi. L'avevo detto a Francesca che stava affrettando i tempi, ma non mi aveva voluto ascoltare.

«Calma, calma. Non le ho fatto nulla... O meglio si... Io... Veramente... Le ho dato del....»farfugliò lui. Non udii chiaramente l'ultima parola.

«Scusa, non si sente bene. Cosa le hai dato?»

«Salmone»sussurrò lui, ma dicendolo abbastanza forte perché io lo udissi.

«Salmone? Salmone? Perché cavolo le hai dato del salmone?»sbottai«Ma lo sai che è allergica?»

«Non lo sapevo... Ti stavo cercando per chiederti qualcosa di lei e poi è apparsa una ragazza dai lunghi capelli biondi, truccata esageratamente e con le arie da diva, dicendomi che Francesca adorava il salmone»

Ludmilla! Avrei dovuto capirlo subito!”pensai. Ma ormai era troppo tardi, Francesca si era già sentita male, ed era inutile piangere sul latte versato.

«Ho capito di chi parli... Senti, io proverò a contattarla. Se non risponde, domani, appena uscirò da scuola, andrò a casa sua»

«Va bene. Se so qualcosa ti chiamo»disse riattaccando e ponendo fine a quella snervante telefonata. Mi buttai sul letto, esasperata. Possibile che Ludmilla fosse arrivata a tanto più di rovinare la vita a me a alle mie amiche? La cosa le dava tante soddisfazioni?

In fondo, malgrado i suoi buoni propositi iniziali, Ludmilla era stata gentile solo la prima mezz'ora del primo giorno di scuola.

 

Quella sera, a cena, ebbi una sorpresa poco gradita. E dire che la serata era iniziata per il meglio, mangiavamo il mio piatto preferito e, come ciliegina sulla torta, avevo ricevuto un bellissimo messaggio di Leon.

Ciao Vilu! Mi dispiace, oggi non siamo stati molto insieme, ma ti prometto che domani rimedieremo. Ti amo tanto ♥ xxx”

Oddio, oddio, oddio”avevo pensato, dopo averlo letto almeno 10 volte. Alla prima non ero riuscita e dire nulla, ero stupefatta dalla dolcezza di Leon, che si preoccupava perché non eravamo stati molto insieme quel giorno. Avevo un fidanzato perfetto.

Quando Olga mi aveva chiamato, quindi, ero scesa con un sorriso lungo da orecchio a orecchio stampato sulla faccia. Mi ero seduta a tavola, avevo aspettato gli altri e mi ero servita da mangiare. Tutto normale. Se non fosse che papà fece un annuncio.

«Roberto, Olga, venite un attimo qui!»aveva esclamato, nel bel mezzo della cena«Voglio condividere la mia allegria anche con voi. Vi devo dare un'ottima notizia!»

Roberto e Olga arrivarono dalla cucina, ed Esmeralda si alzò in piedi, guardando ma ed Angie con un sorriso beffardo.

«Volevo dirvi»continuò, prendendo la mano della mora«Che Esmeralda ed io abbiamo deciso di ufficializzare il nostro fidanzamento!»

L'allegria sparì, Olga e Roberto lo fissarono impietriti e io impallidii.

Poi si sentì un rumore acuto, un bicchiere cadde per terra, bagnando tutto il pavimento di acqua.

E Angie svenne.

 

NOTA DELL'AUTRICE: Ciao! Questo capitolo doveva essere molto diverso, e ammetto che questo, rispetto a quello che avevo scritto precedentemente, mi piace molto di più.
Perché?
Perché è meno prevedibile u.u Insomma, era fin troppo scontato che Ludmilla, Florencia e Diego riuscissero a separare Leon e Violetta, quindi via, tutto cancellato. Le fanfiction banali sono tremendamente noiose, e l'ultima cosa che voglio scrivere è una ff noiosa.
Allora, commentiamo il capitolo...Leon vi ha fregato, Leon vi ha fregato! Alla faccia vostra, alla faccia vostra! :P Ebbene si, i nostri tre cattivi sono stati imbrogliati da Leon, e devo dire che ci godo.
Francesca ancora nessuna notizia, e Violetta scopre che la colpevole è Ludmilla... Prevedo odio in vista. Leon, Leon, Leon(ma quante volte lo sto nominando in queste poche righe? Va be', chisseneimporta LOL) ma quanto sei dolce? *-* *w* Io non reggo la dolcezza di Leon(ottava volta), c'è poco da fare. É troppo bello u.u
L'arpia e German ufficializzano il loro fidanzamento, e Angie, mostrando la sua “contentezza”, sviene D:
Come starà Francesca? Ed Angie? E Leon (nona volta) potrà essere puù dolce, più bello o più più(?)?
Lo scopriremo nel prossimo capitolo :D

P.S: Questo è dedicato a
syontai

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Capitolo 9
*** Nessuna risposta ***


Violetta

Angie giaceva immobile per terra, vicino ai resti di quello che, una volta, era un bellissimo bicchiere. Olga aveva provveduto a raccogliere i pezzi più grossi, in modo che Angie non si tagliasse. Mio padre la prese in braccio e la portò in camera sua, sotto lo sguardo geloso di Esmeralda.

L'ufficializzazione del fidanzamento era stato un duro colpo. Possibile che, anche se non ci aveva creduto, non gli fosse sorto nessun dubbio quando gli avevamo detto di averla vista insieme a Jade e Matias? Evidentemente no. Credeva più a una gatta morta che a me, che ero sua figlia. La cosa, oltre a essere ingiusta, mi faceva soffrire. Diceva sempre che per lui ero la cosa più importante, la sua piccolina da proteggere, ma alla fine per lui la mia parola non contava nulla.

Salii anche io le scale, per andare in camera di Angie e vedere come stava.

Dopo qualche minuto aprì gli occhi.

«Zia!»esclamai felice.

«Angie!»gridò Olga«Angie, che bello, si è svegliata!»

Zia Angie si massaggiò lentamente la testa e sbatté le palpebre un paio di volte, cercando di alzarsi, ma non ce la fece. Si ributtò sul letto, stanca.

«Cos'è successo?»mormorò con un filo di voce.

«Sei svenuta e noi ti abbiamo portato in camera tua. Ti senti meglio adesso?»

Lei annuì.«Mi gira un po' la testa, ma passerà...»

Ancora quella voce flebile. E lei era pallida come un lenzuolo, con gli occhi che faticavano a restare aperti. Probabilmente le girava moltissimo la testa, perché non riusciva a fissare un punto ben definito della stanza.

«Hai bisogno di qualcosa? Acqua? Cibo? Più luce, meno luce, più aria? Hai caldo hai freddo?»iniziò a chiedere Olga, preoccupata per la salute di Angie.

«Olga, forse ha semplicemente bisogno di riposare»

Olga non era troppo convinta e uscì rapidamente dalla stanza, scendendo le scale in direzione della cucina. Poco dopo tornò con un bicchiere d'acqua e un vassoio con un po' di cibo.

Era incorreggibile.

Angie le sorrise, e finalmente ognuno andò a dormire nella propria stanza.

 

 

La mattina dopo Angie si sentiva meglio, e mi accompagnò a scuola malgrado le proteste di Olga. Ero preoccupata: Francesca non mi aveva ancora risposto, e temevo che stesse davvero malissimo. Se fosse stato così non so che cosa avrei fatto a quel Marco e, soprattutto, a Ludmilla. Non poteva giocare con la vita delle persone mettendole tanto in pericolo. Un'allergia è una cosa grave e lei lo sapeva benissimo. Volevo farle una bella sfuriata, ma non ne ebbi il tempo, perché mi venne incontro Leon.

«Ciao!»mi disse sorridendo, con quel sorriso che ti faceva restare a bocca aperta mentre lo fissavi. Certi sorrisi dovrebbero essere immortalati.

«Ciao! Ho letto il tuo messaggio ieri sera, era così dolce!»

Lui sorrise. Di nuovo. Avrei retto tutti quei meravigliosi sorrisi o sarei crollata da un momento all'altro?

«Che ne dici di uscire insieme oggi pomeriggio?»mi chiese.

«Si, certo! Papà ha una riunione e non dovrebbero esserci altri problemi»

«Al parco alle cinque?»Non disse che parco, non ce n'era bisogno. Ormai per noi esisteva un solo parco, il nostro parco, con la nostra panchina e il nostro albero. Quel posto non era un luogo qualsiasi, era il nostro posto, dove ogni cosa ci avrebbe ricordato quel meraviglioso momento passato insieme.

«Ci vediamo alle cinque»gli dissi andandomene. Quel giorno avevamo orari scolastici diversi, e non ci saremmo visti per tutta la mattina.

 

«Maledizione, rispondi!»strillai. Erano le 15.00 e Francesca non rispondeva al telefono. Per la sesta volta sentii il cellulare che mi diceva “Siamo spiacenti, il numero da lei chiamato non è al momento raggiungibile. É pregata di richiamare più tardi. Grazie”. Secondo me quella voce ci trovava gusto a prendermi in giro. Presi dall'armadio la mia borsa e un giubbettino, uscendo da casa mia e assaporando l'aria frizzante di ottobre. La casa di Francesca era molto vicina al Resto Band, non molto distante dal quartiere in cui abitavo. Suonai al citofono e non rispose nessuno. Provai di nuovo, magari non ci avevano fatto caso. Niente, nessuna risposta.

“Strano”pensai incamminandomi verso il Resto band. Appena arrivata ordinai un'aranciata, per non essere scortese, e poi mi avvicinai a Luca.

«Ehi, ciao! Sono un po' preoccupata: Francesca non risponde al telefono e a casa non credo che ci sia nessuno»

Lui cambiò espressione, e il suo sorriso scomparve.«Non si sente molto bene da quando è andata a cena con quel tale... Marco. Comunque dovrebbe essere a casa, non credo abbia la forza di alzarsi dal letto»

«Che cos'ha esattamente?»

«Mal di testa, capogiri e un forte senso di nausea. Non penso che tornerà allo Studio prima di una settimana»

La povera Francesca stava peggio di quanto avessi potuto immaginare, e tutto per colpa di Ludmilla. E di Marco, non dimentichiamo Marco.

 

Tornai a casa appena in tempo per prepararmi. L'orario dell'appuntamento con Leon si avvicinava e volevo essere perfetta. Feci una doccia e indossai un vestito rosa. No, così non andava, c'era qualcosa che mancava. Aprii un cassetto e estrassi dal portagioie un paio di orecchini, gli stessi che avevo indossato quando ci eravamo baciati per la prima volta. Ora era tutto perfetto. Presi una penna e pensai di lasciare un bigliettino, nel caso si accorgessero che non ci fossi.

“Ma chi vuoi che ci faccia caso?”mi dissi, posando la penna e non scrivendo nulla. In fondo avevo diciassette anni, e non due. Sapevo badare a me stessa. Uscii di casa diretta verso il parco, sorridendo come mai prima d'ora.

 

German

 

Nel mio ufficio squillò il telefono proprio mentre stavo per uscire, alle 16.45, per andare a un'importante riunione d'affari. Risposi seccato.

«Pronto?»

«Salve, sono la segretaria del signor Torres. Volevo avvisarla che c'è stato un contrattempo e che quindi la riunione di oggi è rimandata alla settimana prossima»

Ci mancava solo questa.

«Va bene, grazie. Arrivederci»

«Arrivederci»

La segretaria riattaccò e io uscii dal mio ufficio.

Salii le scale, diretto in camera di Violetta. Avevo pensato che avrebbe potuto suonarmi qualcosa al pianoforte, era da molto che non la ascoltavo e la cosa mi dispiaceva. Sentirla suonare, come faceva un tempo Maria, mi dava una tristezza e allo stesso tempo una gioia immensa. Era come se Violetta fosse parte di Maria. Bussai alla sua porta, ricordandomi tutte le volte che si era infuriata perché non l'avevo fatto. Nessuna risposta. Entrai e vidi che la stanza era vuota. Allora provai a controllare in salotto, in cucina, in giardino. Nulla, non c'era traccia di Violetta. Poi ci arrivai: “Ma certo German, la mansarda!”.

Arrivai in quella stanza, piena di ricordi di Maria. Mi faceva male rivederli, rivedere i suoi abiti, i manifesti dei suoi concerti, il suo specchio.

Violetta non c'era. Scesi velocemente le scale, arrivando in cucina. «Olga, ha visto Violetta?»

Olga scosse la testa. «No, mi dispiace, non l'ho vista»

Roberto era fuori per lavoro dalle 11.00, e di certo lui non sapeva dov'era. «Esmeralda, hai visto Violetta?»

«No, credo che sia uscita»

«Uscita? Senza permesso? E dov'è andata?»

«Non ne ho idea...»

Estrassi dalla tasca dei miei pantaloni il cellulare e provai a chiamarla. Nulla. «Devo chiamare la polizia!»esclamai, ma Esmeralda mi fermò. «Non credi di essere troppo precipitoso? Magari è solo uscita con Angie...»

Cancellai il numero della polizia e riposi il cellulare nella tasca. «Hai ragione, grazie»

Per l'ennesima volta salii le scale. Non ne potevo più. Bussai alla porta della stanza di Angie.

«Avanti»rispose mentre io entravo. «C'è qualche problema?»mi chiese continuando a mettere a posto alcuni libri su uno scaffale.

«Si... Tu sai dov'è Violetta?»

«No, non ne ho idea»

«Allora è scappata!»esclamai nervosissimo, prendendo di nuovo il mio cellulare. Possibile che Violetta uscisse di casa e noi nemmeno ce ne accorgessimo?

«Ma che stai facendo? Chiami la polizia?»mi chiese lei, guardando il numero che avevo digitato e strappandomi il telefono dalle mani.

«Ridammelo!»

Angie cancellò dal display il numero della polizia e poi mi diede il cellulare. «Tieni! Ma non credi che prima di chiamare la polizia dovremmo provare a cercarla noi? E poi, German, ha diciassette anni!»

«Appunto! Ha diciassette anni, non può fare quello che vuole!»sbottai, uscendo dalla stanza.

«Dove stai andando?»mi chiese lei.

«A cercare Violetta. Posso fare almeno questo?»in fondo ero io il padre, lei era solamente la zia. Io sceglievo come educare mia figlia, non mi serviva il suo aiuto.

Lei sbuffò. «Vengo anch'io»

 

Angie

 

Cocciuto e retrogrado.

Solo così avrei potuto descrivere German, l'unico padre al mondo che non lasciava a sua figlia la libertà di uscire da sola a diciassette anni. Diciassette. Sospettavo che Violetta fosse a un appuntamento con Leon, ma non ne ero certa. Di sicuro se lui li avesse trovati insieme, quel pomeriggio, sarebbe successo il finimondo. Ecco perché mi ero offerta di accompagnarlo: se avessi visto vicino a noi Leon e Violetta insieme avrei inventato una scusa per allontanarci da loro, e salvare la pelle.

Presi una giacca dal mio armadio e uscii di casa con German.

«Prendiamo la macchina?»chiesi.

«No, non penso che sia andata molto lontano, andiamo a piedi»

Un'ora dopo vagavamo senza meta come due idioti.

«Non penso che sia andata molto lontano, andiamo a piedi!»gli feci il verso.

Lui mi guardò male. «Sei tu che ti sei offerta di venire!»

«Se l'avessi saputo mi sarei cambiata le scarpe!»ribattei. Ormai quegli stivaletti con i tacchi mi stavano massacrando i piedi. Entrammo al Resto Band, era la nostra ultima speranza. Eravamo andate a casa di tutti i compagni di classe di Violetta, e ovunque ci avevano risposto che lei non c'era. German era a pezzi. Ci sedemmo ad un tavolo e si avvicinò a noi Luca.

«Ciao! Cosa vi porto?»ci chiese.

«Per me un frullato di fragole»risposi.

«Lo stesso»

Luca tornò verso il bancone con le nostre ordinazioni.

«Dove pensi che sia Violetta?»chiese.

Io feci spallucce. «Per quanto ne sappiamo ora potrebbe anche essere a casa»

Provò a chiamarla di nuovo, e questa volta lei rispose.

«Violetta, dove sei?!»strillò lui. Tutti i clienti del locale si girarono verso di noi, fissandoci. Io abbozzai un sorriso. Ma non sapeva parlare più piano?

Poi mi sussurrò:«É a casa» Tornò a parlare con il telefono. «E dove sei stata?»

Violetta gli rispose, ma non sentii nulla. Eravamo troppo distanti. «Ah, da Francesca»

In quel momento arrivò vicino a noi Luca con i frullati.

«Veramente Violetta non era a casa di Francesca»

German sgranò gli occhi e io lo fulminai con lo sguardo.

Eravamo fritte.

 

ANGOLO DELL'AUTRICE: Da quanto non aggiornavo? Un bel po'.... D: Scusate l'attesa.
In questo capitolo si scopre finalmente cos'ha Francesca, e Leon e Violetta hanno il loro appuntamento (che sarà descritto nel prossimo capitolo) all'oscuro di German. E poi, ma che caspita Luca, sai stare zitto? No. So che i baristi sono chiacchieroni, ma addirittura rovinarmi la Leonetta no. Tu non puoi Luca, no u.u
Ho adorato la parte dei sorrisi di Leon, che Violetta non regge *-* agdydbduj dolcezza assoluta. German scoprirà sua figlia? Come reagirà Violetta per difendere l'amica? E, soprattutto, come sarà stato l'appuntamento di Leon e Violetta? Lo scoprirete nel prossimo capitolo.

Questo capitolo è dedicato a
Ary_6400, che mi lascia splendide recensioni. Grazie :3

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Capitolo 10
*** Un pomeriggio indimenticabile ***


Angie

 

«Come sarebbe a dire che Violetta non era a casa di Francesca?»chiese German, rivolto a Luca.

Io cercai di fargli capire con lo sguardo che lui doveva mentire e salvarla da quella situazione.

«Violetta era a casa di Camilla con Francesca»spiegò lui. «Casa nostra la stiamo imbiancando»mentì.

German guardò Luca, non del tutto convinto.

«Beh, era con le sue amiche, non c'è niente di cui preoccuparsi»cercai di dissimulare.

German bevve un sorso del suo frullato. «Forse hai ragione...»mormorò. Mai io sapevo che non ne era convinto. Lui era terrorizzato dall'idea che Violetta crescesse e si allontanasse la lui, era normale, ma preoccuparsi perché passava un po' di tempo con le sue amiche era esagerato. Anche se lui non sapeva la verità. Probabilmente Violetta aveva passato il pomeriggio con Leon, altro che amiche.

Però era giusto che, alla sua età, potesse conoscere un ragazzo di cui si sarebbe innamorata, anche se a suo padre la cosa avrebbe dato fastidio. Bisognava crescere, e Violetta lo stava facendo diventando ogni giorno più bella e più matura.

Uscimmo dal bar, dopo aver pagato e finito i nostri frullati, stavamo per tornare a casa. Avevo ancora fame e mi venne un'idea. «Se vuoi torna subito a casa, io ti raggiungo dopo»esclamai, rivolta a German.

Lui si avviò verso casa, mentre io attraversai la strada, arrivando nel parco delle mele caramellate. Quella volta, quasi un anno fa, erano state deliziose, e io volevo mangiarne nuovamente una: mi ricordavano tanto Maria. Poi cambiai idea, e decisi di prenderne una in più.

“Sarà una bella sorpresa per lei, chissà se nel diario ha mai accennato a questo dettaglio”pensai mentre davo al proprietario del carretto i soldi.

 

Ludmilla

 

Tutto era tranquillo.

“Fin troppo tranquillo”, mi dissi pensierosa. Era passato già molto tempo rispetto al previsto, e ancora nulla. Non si sapeva nulla di Leon e Violetta, né da parte di Flor, né da parte di Diego. E tutto questo era strano. Come mai Violetta e Leon non avevano rotto?

Perché non ne parlava tutta la scuola? Che cosa poteva essere andato storto?

Presi il cellulare di mia madre e inviai un messaggio a Florencia, a Diego e a Nata.

“Ci vediamo tra mezz'ora. É importante”

Loro non risposero, perché sapevano che quando davo un ordine non potevano contraddirmi. Avrebbero di sicuro perso. E quindi, dopo mezz'ora, eravamo tutti e quattro in camera mia. I miei tre “amici” si guardavano incuriositi, chiedendosi come mai di quella riunione improvvisa.

«E allora»esclamò Diego, che evidentemente aveva perso la pazienza«si può sapere perché ci hai chiamati?»

Io, innervosita da quel comportamento, iniziai a spiegare:«Come tutti sapete, noi avevamo un piano per far separare Leon e Violetta». Loro annuirono, non capendo dove volessi andare a parare. «Qualcuno di voi sa se abbiano litigato, o se si siano lasciati?».

Silenzio. Nessuno sapeva rispondere a quella domanda. Nata, che non era al corrente di tutto, aveva una faccia interrogativa, ma io non le avrei spiegato nulla.

«L'ultima ad avere quel video sei stata tu, Flor, o sbaglio?»continuai indicando mia cugina.

Florencia si irrigidì di botto. Forse credeva che io me ne fossi dimenticata, ma lei mi conosceva e sapeva benissimo che non ero stupida.

«Mmm?»la incitai«Dov'è il video? E poi non mi hai nemmeno ridato il telefono!»

La ragazza, pallida, si afflosciò sul mio letto. «L'ho perso...» sussurrò.

«Come?»strillai«Hai perso il mio cellulare?»

«No, ho perso il video...»ammise tirando fuori dalla sua borsa il mio telefonino e porgendomelo. Esaminai tutti i file della galleria, ma non c'era nessuna traccia di quel video.

Diego e Nata si avvicinarono a me, per guardare con i loro occhi.

«Come hai fatto a perderlo?»Diego era furioso.

Florencia non rispose, incapace di dire una parola per la vergogna.

«Tutta la fatica fatta... Tu... Tu...»continuò a dire lui, come ipnotizzato. Il suo viso era rosso dalla rabbia, non l'avevo mai visto così.

«Florencia!»entrò Catalina«C'è tua madre sotto che ti sta aspettando!». La cameriera venne immediatamente fulminata con lo sguardo da me e Diego, mentre Florencia raccolse velocemente le sua cose e uscì in corridoio sorridente.

 

Violetta

 

Il parco era pieno di bambini che correvano e anziane signore che chiacchieravano sul tempo. In tutto questo insieme non riuscivo a vedere Leon, anche se erano già le cinque.

Guardai l'albero alla mia sinistra; era sempre più grande, anzi, ormai era enorme, e stava iniziando a perdere le sue foglie verdi, segno che ormai eravamo in autunno. Appena mi girai, tornando a guardare verso il vialetto, vidi Leon che camminava verso di me. Gli sorrisi e lui si sedette sulla panchina.

«Ciao Violetta!»esclamò dandomi un bacio sulla guarcia.

«Ciao»riuscii a dire, emozionata. Con Leon era sempre così, ogni volta che lo vedevo mi sentivo la ragazzina dell'anno prima, che ancora non aveva mai avuto un ragazzo e si sentiva timida e inesperta.

«Qualcuno ti ha visto mentre uscivi di casa?»mi chiese premuroso.

«No»risposi«non credo che qualcuno se ne sia accorto. In casa mia sono tutti indaffarati... Mio padre ha continui problemi di lavoro, Esmeralda è alle prese con il suo fidanzamento e Olga e Roberto fanno quello che possono... L'unica che potrebbe essersene accorta è Angie, ma non direbbe nulla».

Leon mi sorrise: «Non sanno cosa si perdono non standoti vicino»

Arrossii, emozionata dalle parole che mi aveva detto il mio ragazzo. Era così dolce e affettuoso....

«Grazie»sussurrai, prima di dargli un dolce bacio sulle labbra. Continuai la frase dopo che ci staccammo, a corto di fiato. «Mi fai sentire bene, e ci sei sempre quando ho bisogno di te»

Lui mi abbracciò forte, dandomi un bacio sulla fronte. «Lo faccio perché ti amo». Cullata dalle sue braccia riflettei su quella frase. “Ti amo”.

Era la prima volta che qualcuno me lo diceva. Dei ragazzi mi avevano detto “ti voglio bene”, oppure “mi piaci”, “ti amo” no. Forse ero troppo piccola per avere qualcuno che si fosse innamorato di me realmente, come lo era in quel momento Leon. Perché queste due semplici parole, dette da lui, per me erano molto significative.

Feci un respiro profondo. «Ti amo anch'io»gli dissi, quando le nostre bocche furono ad un millimetro di distanza, pronte per unirsi in un lungo e romantico bacio.

♥ ♥ ♥

Quando tornai a casa, accendendo il telefono, trovai molte chiamate di mio padre.

“No”pensai.

Ma lui non doveva andare alla riunione con Torres? Perché si era accorto della mia assenza? Provai a cercare Angie per chiederle aiuto, ma non la trovai. Quando scesi per chiedere aiuto ad Olga, lei mi abbracciò forte stringendomi a sé. «La mia piccolina!! Dove sei stata? Eravamo così preoccupati!» continuava a ripetere, senza darmi il tempo di rispondere. Piano piano si calmò, e mi disse che Angie era uscita con papà per cercarmi.

Tornai in camera mia, preparandomi alla ramanzina e a non rivedere più Leon, se non allo Studio. Proprio in quel momento squillò il mio cellulare: era mio padre.

«Pronto?»chiesi con voce tremante.

«Violetta, dove sei?!»tuonò lui.

Io deglutii con difficoltà. «Sono a casa»

«E dove sei stata?!?»

“Saranno affari miei! Papà, ho diciassette anni!”avrei voluto urlare, per poi riattaccare, facendo capire che non ero una bambina e non mi poteva comandare a suo piacimento.

E invece no, dovevo semplicemente mentire spudoratamente. Almeno avrei continuato a vedere Leon, anche se sapevo che imbrogliare non mi avrebbe portata da nessuna parte.

«Sono stata a casa di Francesca». Attesi la sua risposta, che non arrivò. Anzi dopo pochi secondi sentii il rumore del telefono, tipico di quando cade la linea. O forse aveva solo riattaccato, chi lo sapeva.

Presi il mio mp3 e iniziai ad ascoltare il brano che avevo composto con Diego, per vedere come continuarlo.

 

Sí,
Escucha..
Escucha y siente
Sube el volumen, vas a enloquecer
enloquecer,
enloquecer oooh
Entiende y siente

De corazones rotos soy el rey
Yo soy el rey,
Soy el rey oooh
Escucha mi cancion

Haz lo que te dicta el corazon

Y en mi ritmo ponte a bailar

Esto es especial

Mi estilo te va a conquistar

Los pies ya se mueven al compás
Sé que non lo puedes evitar

Es como sin alas volar

Mi estilo te va a conquistar

Y es que yo soy así
Mi vida es alocada

Sin red y voy a mil

Contigo todo cambia

Y es que yo soy así
Con solo una mirada
Vas a quedar de mí
Por siempre enamorada

 

Finora avevamo composto solo quello, e ormai non era rimasto molto tempo. Continuai a comporre, pensando a Leon, finché non bussarono alla porta. Era mio padre. Senza nemmeno aspettare che gli dessi il permesso per entrare aprì la porta e la richiuse alle sue spalle.

«Violetta, oggi mi hai fatto prendere un colpo»ha esclamato lui, correndo incontro a me e stritolandomi, più forte di come aveva fatto Olga prima. «Non devi uscire mai più senza avvisare, e non devi farlo mai più da sola! Pensa se ti fosse successo qualcosa mentre camminavi! I ladri, gli sconosciuti, i folli....» Iniziò a dire, preoccupatissimo.

«Tranquillo papà, sono sana e salva!»esclamai.

«Promettimi che non uscirai mai più da sola senza avvisare»

«Te lo prometto»sorrisi.

Mio padre uscì dalla stanza e, pochi minuti dopo, bussarono di nuovo.

«Chi è?»chiesi, sperando che non fosse qualcuno che cercasse di stritolarmi abbracciandomi.

«Zia Angie»

«Avanti!»

Mia zia, con in mano due grandi mele caramellate in mano, mi si avvicinò. «Ciao Violetta!»disse porgendomene una. «Ti ho portato una mela caramellata. Tua madre le adorava...» Fissò la sua mela come se potesse scorgerci il viso di mia mamma sopra, e poi la addentò.

«Grazie zia, non sapevo che le piacessero»

La assaggiai, visto che era la prima volta che ne mangiavo una. Erano squisite, ed il fatto che piacessero anche a mia madre mi faceva sentire strana. Sapevo poche cose di lei, la memoria cominciava a non farmi più ricordare distintamente il suono della sua voce e, probabilmente, senza la sua foto non avrei neanche idea di com'era.

 

La sera presi il mio diario.

Nessuno bussò alla porta.

Presi la penna.

Nessuno.

Aprii il mio diario, finalmente tranquilla, e iniziai a scrivere i pensieri di quella giornata che, nonostante il piccolo problema che mi aveva creato mio padre, era stata fantastica.

 

ANGOLO DELL'AUTRICE: Ciao!!!! Sono tornata dalle vacanze :D

Ok, prima di commentare il capitolo ho un paio di cose da dire.

1. Ironia della sorte ho conosciuto una ragazza antipaticissima. Dopo una chiacchierata, iniziata quasi per caso, le ho chiesto il suo nome.
Si chiamava Lara -.-

2. Avete visto i capitoli 47 e 48 di Violetta 2?
SI: bjfjuhfjdnbcugw che ne pensate delle scene Leonetta?? Stanno tornando!!! Nella recensione, se volete, potete sclerare con me e adorare Olga per aver interrotto il momento Dieghetta ;)
NO: Che ci fate ancora qui? Guardateli subito kjgdstjmdew hanno delle scene Leonetta che... *sviene dall'emozione*

3. Mi sono iscritta a Twitter! Se mi scercate sono @MiDestino_EsHoy
Un applauso per l'originalità -.-

4. Appena ho finito di postare il capitolo recensisco tutti i capitoli della mia cartella EFP “storie da recensire”, che è stracolma
Ora finalmente commento il capitolo ;)
Leon e Violetta hanno avuto il loro appuntamento al parco jfysjcbdy e si sono salvati ancora una volta da German. Per quanto riusciranno a tenere segreta la loro relazione? Angie ha portato una mela caramellata a Violetta... Awwww... Non so perché, ma ho voluto scrivere questa scena, mi sembrava molto dolce *-* Poi, i giudici siete voi LOL

Ditemi che ne pensate della storia con una piccola (ma anche enorme xD) recensione, per favoooore *faccia da cucciolo*

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Capitolo 11
*** A volte ritornano ***


Violetta

 

Quel giorno, quando entrai a scuola, vidi Francesca. Era tornata! Finalmente si era ripresa! Corsi verso la mia amica abbracciandola forte, mentre lei, colta alla sprovvista, ricambiò solo più tardi.

Ero preoccupatissima per lei, e quindi iniziai subito a farle un mare di domande:«Come stai? Ti sei ripresa del tutto? Quando mi sei mancata!»

Francesca rise. «Calmati Violetta, sembri mia madre!». Risi anch'io, e lei iniziò a raccontarmi:«Comunque si, sto bene, grazie». Fece una pausa. «É stata colpa dell'allergia al salmone, me l'ha preparato Marco quando sono andata a casa sua, non sapendo che fossi allergica e allora...».

Io annuii comprensiva:«Si, me l'hanno detto. L'importante è che adesso sia tutto a posto, no?»

«Mi sei mancata tanto»mi disse abbracciandomi di nuovo.

«Anche tu».

***

Nel bel mezzo dell'ora di canto, proprio quando Broadway doveva mostrarci la sua nuova canzone, la porta si spalancò. Senza bussare, dire “permesso” e altre formalità, Marotti entrò nell'aula. Non lo vedevamo da quando era finito il reality dell'anno precedente, vinto da Federico, ma avevo continuato a sentire parlare di lui alla radio e alla televisione. Marotti era molto famoso. In fondo, lavorando per U-mix, come poteva non esserlo?

Mia zia appena lo vide storse il naso. Lui e il suo reality ci avevano dato molti problemi quando mio padre non sapeva che fossi iscritta allo Studio.

«Buongiorno ragazzi!»esordì lui. Poi entrò anche Federico. «Il tour di Federico è finito, e per lavoro rimarrà in Argentina». Guardai Francesca, che era seduta vicino a me. Sembrava la più felice della classe, forse perché aveva subito legato parecchio con Federico, anche se a lui piacevo io. Il ragazzo si sedette in uno dei posti liberi e Marotti chiuse la porta, uscendo dalla stanza perché Antonio lo chiamava.

«Bentornato allo Studio Federico!»lo salutò Angie.

«Grazie, sono felice di essere qui con i miei amici»rispose lui.

Poi la lezione riprese normalmente.

In ricreazione tutti chiesero a Federico com'era in Europa e cosa si provava ad avere dei fans. Le domande erano molte, alcune superficiali, altre più personali, ma il ragazzo cercava di essere gentile. La fama non gli aveva dato molto alla testa, per fortuna. Non avevamo bisogno di un altro “supernovo” in classe. Quando finalmente riuscì a liberarsi di tutta quella gente, si avvicinò a me e a Francesca.

«Ehi, Federico, ce lo fai un autografo o sei troppo impegnato?» gli chiese lei scherzosamente, prendendo un foglietto e una penna dalla sua borsa. Federico stette al gioco.

«Come ti chiami?»

«Francesca»

«Sai, conosco un'altra ragazza che si chiama così»disse mentre scriveva sul foglietto. «Siamo diventati molto amici l'anno scorso... Pensa, studiavamo musica insieme».

Francesca scoppiò a ridere, e lei e Federico si abbracciarono scherzosamente.

«É bello che tu sia tornato, Fede»gli dissi quando si separarono.

«É bello essere qui con voi»rispose sorridente.

 

Quando arrivò l'ora di tornare a casa scoprii che Federico, per il periodo che sarebbe rimasto a Buenos Aires, avrebbe vissuto in casa nostra. La cosa non mi dava fastidio, ma avevo l'impressione che potesse darlo a Leon. Il mio ragazzo era sempre stato molto geloso l'anno scorso, sapendo che a Federico piacevo e che viveva con me. Ma quest'anno sarebbe stato diverso. Non c'erano più le indecisioni, amavo solo lui, ne ero convintissima. E anzi, ora che ci penso, non so come abbia fatto a essere indecisa tra lui e Tomas, se è sempre stato chiaro che Leon era il ragazzo che amavo davvero. Quando entrammo in casa, visto che Olga era impegnata in cucina, ci aprì Esmeralda.

«Ciao Violetta! Ciao...»disse lasciando la frase in sospeso, aspettando che Federico dicesse il suo nome.

«Federico, sono Federico»

«Ciao Federico, grazie per avere accompagnato Violetta a casa»disse, facendo per chiudere la porta. Io entrai e lui mi seguì a ruota. «No, mi dispiace, non puoi rimanere a mangiare, ormai è pronto per sei persone, non abbiamo cibo in più»cercò di cacciarlo. Probabilmente papà non le aveva detto nulla!

«Oh, mi dispiace... Ma penso che lei e Olga possiate prepararmi qualcosa... Mi basta poco, un panino, una fetta di carne...»cominciò a elencare.

«Olga e... Chi?»esclamò sorpresa Esmeralda.

«E lei. Non è la nuova domestica? Anche se si è tolta la divisa si capisce...»

A quel punto scoppiai a ridere come una matta, sotto lo sguardo irato di Esmeralda e quello interrogativo di Federico, che non capiva che cosa stesse succedendo di divertente. Aveva scambiato l'odiosa fidanzata di papà per una domestica, ecco cosa c'era di divertente! Ripresi fiato e li presentai ufficialmente.

«Federico, questa è Esmeralda, la nuova fidanzata di papà»

Il poveretto, rossissimo per l'imbarazzo, si limitò a tendere la mano verso la donna.

«Esmeralda, questo è Federico, figlio di un amico di papà. Vivrà qui.»

Esmeralda gli strinse la mano.

«Che piacere conoscerla»disse Federico, cercando di salvare la situazione.

«Il piacere è tutto tuo»

 

Angie

 

Ti è mai capitato? Un giorno entri a casa tardi, dopo una stressante giornata di lavoro, e hai solo voglia di sdraiarti sul divano a mangiare qualcosa per tutto il giorno.

Ma invece no. Entri a casa tua e te la ritrovi piena di gente che non conosci, mazzi di fiori e campioncini colorati. Penso che non sia mai capitato a nessuno, perché certe cose accadono solo a me. Quindi, come vi dicevo, il salotto di casa Castillo era in disordine e pieno di sconosciuti. Anzi, due persone conosciute c'erano; Jade e Esmeralda. Mi diressi verso di loro, seccata come non mai.

«Si può sapere che sta succedendo qui?»sbottai esausta.

«Niente, nulla che ti interessi»mi rispose Esmeralda.

«Certo, è normale tornare a casa dopo il lavoro e trovarla piena di sconosciuti e fiori»

«Sono i preparativi per il fidanzamento!»esclamò Jade«L'ho sempre detto che hai un pessimo gusto, tu vuoi fare le cose semplici...»

«Ah, ciao Jade, che piacere rivederti»lei ignorò il mio sarcasmo. «Tu che c'entri in tutto questo?»

«É che... che... Io e Jade siamo amiche... Si... Amiche d'infanzia!»disse Esmeralda. «E ora scusaci, abbiamo molto da fare». Le due andarono verso i campioncini colorati, mentre io salii le scale e entrai in camera mia.

 

Leon

 

Nel pomeriggio, dopo aver suonato un po' chiamai Violetta a cellulare. Quel giorno non ci eravamo quasi visti, solo per un po' in ricreazione, e lei mi mancava molto. Magari, però, se gliel'avessi detto le sarei sembrato ossessivo, e quindi la chiamai per chiacchierare.

Dopo un paio di squilli rispose una voce maschile, in cui riconobbi quella di Federico.

«Pronto?»chiese lui.

«Ciao Federico»dovevo sembrare il più calmo possibile, anche se non mi piaceva per niente che Federico vivesse di nuovo a casa di Violetta. Insomma, era una superstar, aveva un mucchio di soldi, poteva permettersi un albergo! «Volevo parlare con Violetta»

«Si, è scesa un attimo in cucina a bere un po' d'acqua, ora te la passo»

Attesi per qualche istante in linea, sentendo i passi di Federico che scendeva le scale e poi la sua voce che diceva a Violetta che la cercavano al telefono.

«Pronto?»

«Ciao! Come stai?»

Violetta rise. «Bene, grazie. Ci sono un sacco di uomini in casa per il fidanzamento di Esmeralda e papà, è almeno un'ora che sono tutti lì per scegliere il colore delle tovaglie e continuano a prendere i campioncini colorati»

«Fanno le cose in grande...»

«Si, ma non credo che la cosa durerà... Prima o poi mio padre si accorgerà di che razza di persona è Esmeralda e la lascerà»

«Ne sono sicuro»affermai. «Ora scusami, devo andare. Ci vediamo domani»

«Un bacio»

 

Violetta

 

«Papà, dove stiamo andando?»chiesi per l'ennesima volta.

«É l'ultima volta che te lo dico, Violetta. É una sorpresa!»mi rispose.

Io, papà ed Esmeralda eravamo in macchina da almeno una ventina di minuti, diretti non so dove. Mio padre aveva insistito tanto perché cenassimo tutti e tre insieme, per “unire ancora di più questa magnifica famiglia” aveva detto quel pomeriggio, parlando con me e Esmeralda. A quanto pare nemmeno lei sapeva dov'eravamo diretti, ma presto l'avremmo scoperto.

Quando arrivammo nel luogo della cena sbiancai, e diventai pallida come un lenzuolo. Era lo stesso posto in cui avevo avuto l'appuntamento con Leon, e ci conoscevano bene perché avevamo cantato e suonato.

«Violetta, stai bene?»chiese mio padre. «Mi sembri pallida»

«Beh... Ecco... Io...»farfugliai«Non sarebbe meglio tornare a casa?»

«No, ormai siamo qui e non torneremo indietro prima di cenare»

Ecco, ero finita.

Non era passato moltissimo tempo, ma neanche poco, forse si erano già dimenticati di noi. Si, mi stavo preoccupando inutilmente, probabilmente erano venuti altri ragazzi a suonare e cantare e non pensavano più a me e a Leon.

Cercavo di rassicurarmi da sola mentre entravo nel locale.

«Violetta! Che piacere rivederti!»esclamò il proprietario venendomi incontro. Mio padre sgranò gli occhi. «Vieni, ti porto al tavolo migliore disponibile»

Quel signore continuava a parlare di quanto fossimo piaciuti, che alcuni clienti gli avessero chiesto se ci esibissimo in qualche posto, e che gli incassi erano stati molto positivi. Io ringraziavo cortesemente, ma in realtà pensavo che questa volta l'avevo combinata grossa, e che papà avrebbe scoperto tutto di sicuro. Come avrei spiegato il fatto che le cameriere mi salutavano con la mano e il proprietario mi trattava come l'ospite d'onore?

«...per non parlare di Leon!»quel signore continuava a parlare senza fermarsi, anche ora che ci eravamo seduti al tavolo. «Mi ricorda me quando ero ragazzo, ha una voce bellissima! E voi due siete una coppia fantastica!»

«Basta, la prego, stia zitto!»avrei voluto urlare, ma mi limitai a sorridere. Poi se ne andò, lasciandomi sola ad affrontare mio padre, che sembrava molto arrabbiato.

E questa volta aveva scoperto tutto.

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