In un modo o nell'altro.

di Fly_ya
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Prologo - Un freddo risveglio ***
Capitolo 2: *** Capitolo 1 - 8 minuti ***
Capitolo 3: *** Capitolo 2 - Un nuovo giorno ***
Capitolo 4: *** Capitolo 3 - It's time to war ***
Capitolo 5: *** Capitolo 4 - Non giocare col fuoco.. potresti bruciarti ***
Capitolo 6: *** Capitolo 5 - Che importa? ***
Capitolo 7: *** Capitolo 6 - Quello che non sai ***
Capitolo 8: *** Capitolo 7 - Why so serious? ***
Capitolo 9: *** Capitolo 8 - Are we friends or are we more? ***
Capitolo 10: *** Capitolo 9 - Hopeless ***
Capitolo 11: *** Capitolo 10 - Amici o nemici? ***
Capitolo 12: *** Capitolo 11 - This is my confession ***
Capitolo 13: *** Capitolo 12 - Five minutes ***
Capitolo 14: *** Capitolo 13 - Face to face and heart to heart ***
Capitolo 15: *** Capitolo 14 - I know ***
Capitolo 16: *** Capitolo 15 - You don't know about me... ***
Capitolo 17: *** Capitolo 16 - Noel, sei tu? ***
Capitolo 18: *** Capitolo 17 - I'm with you ***



Capitolo 1
*** Prologo - Un freddo risveglio ***


A volte tutto ciò che basta è aprire il cuore e lasciare entrare un po' di calore.
 

 

Quel giorno mi ero svegliata con la sensazione che qualcosa sarebbe successo. Camminavo per la casa ancora in pigiama con una coperta sulle spalle. Londra nel mese di Aprile era ancora fredda. Troppo fredda per i miei gusti. Le strade, di prima mattina, erano ancora ghiacciate e le finestre della casa erano completamente appannate per l' umidità. Andai in cucina presi un pentolino e misi su del tè: mi avrebbe riscaldato un po' l'anima. Quella mattina, in casa, non c'era nessuno. Tutte le ragazze erano uscite per l' università e io ero sola. Sì vivevo in una villetta abitata da studentesse universitarie. Ci dividevamo le spese. Erano 3 ragazze ben educate, dei quartieri alti probabilmente. Si chiamavano Jessie, Asia e Mia. La Prima era di Pittsburgh. La prima volta che la vidi indossava un vestito bianco con fiorellini rosa e una cinta color cuoio in vita. Stivali e borsa rigorosamente abbinati alle scarpe. Mi sembrava uscita da un set fotografico. Mi chiedevo perché un’ americana venisse fino a Londra per fare i suoi studi. Lei giustificava il fatto dicendo che i suoi genitori la volevano responsabilizzare e che Londra era il posto giusto per lei, in quanto era una metropoli Europea e c’era una delle migliori università di Economia Finanziaria Internazionale del mondo. Era la tipica persona che mi avrebbe sempre disprezzato. Non amava le ragazze che non si mettevano in ghingheri. Quindi non amava me. A volte prima di uscire mi guardava con uno sguardo che voleva dire “Ma dove si avvia questa pezzente in queste condizioni?” al che io ridevo sempre. Non mi interessava affatto quello che pensava la gente di me. Io sarei andata avanti comunque per la mia strada nonostante i loro commenti, meschini o gratificanti quali erano. Asia era di Ginevra in Svizzera. Lei era una tipa molto più semplice di Jessie. Portava sempre i lunghissimi capelli biondi raccolti in un codino e il suo solito abbigliamento era jeans e maglietta. Era alta e magrissima. Aveva degli occhi che ti facevano girar la testa: azzurri come il cielo. Studiava Lettere Comparate. Voleva diventare una scrittrice. Passava la maggior parte del suo tempo al computer a scrivere chissà che cosa. Con lei mi divertivo. Era praticamente l’opposto di Jessie. Potrei affermare per fortuna! La terza ragazza Mia era una fanatica discotecara. Non era mai in casa infatti. Mattina università, sera discoteca. Non sapevo neanche da dove venisse. Molte volte si ritirava ubriaca a casa e spesso Asia le doveva reggere la fronte mente vomitava l’anima. Era bassa e non aveva un fisico perfetto. Lei studiava Psicologia. Io pensavo che uno psicologo servisse lei seriamente. Io non ero un' universitaria. Di libri ne avevo avuto abbastanza e la mia vita non si avvicinava nenache minimamente a quella delle mie tre coinquiline.  Adesso dedicavo la mia vita a qualcos'altro, a qualcosa per la quale valeva la pena di lottare. Mi sono trasferita a Londra in realtà non con l'intenzione di coronare un sogno. Ho detto trasferita?! Mi correggo. Fuggita è la parola adatta. 
In quel periodo lavoravo la sera nei locali come cameriera. Con quello mi pagavo da vivere. Era un lavoro saltuario ma mi andava bene. Non volevo qualcosa che mi impegnasse troppo. 
Mentre l'acqua per il tè ribolliva, andai in bagno. Mi specchiai: avevo un aspetto orribile. I miei capelli avevano perso il loro tono riccio definito e il colore biondo scuro appariva come spento. Gli occhi grandi e castani riportavano ancora le sbavature di trucco della sera prima. Brutta abitudine quella di non struccarsi prima di andare a letto!
Avrei avuto bisogno di un restauro insomma. Tornai di sotto per bere il mio tè. Lo presi seduta alla finestra che dava sulla strada. Guardavo delle donne che intanto fuori camminavano beate e spensierate con i loro bambini. Mi chiedevo se avessero quell’ espressione anche nelle loro case, se amassero davvero così tanto i loro figli e se li trattassero come tali, se amassero il loro marito ed fossero felici della vita che si erano costruite o della vita che era capitata loro. Mi chiedevo se avessero sogni che non erano riuscite a realizzare o se stessero progettando la loro realizzazione. Mi domandavo se fingessero. Io non ci ero mai riuscita. Non ero mai riuscita a fingere di essere contenta quando non lo ero. E anche se ci provavo era inutile. "I tuoi occhi sono un libro aperto" così diceva mia nonna. Forse effettivamente era vero. 
Dopo aver finito il tè, ritornai di sopra. Feci uno shampoo  e restai sotto la doccia per un tempo che avrei voluto fosse interminabile. L’acqua calda che usciva dal sifone cadeva sul mio corpo. Ne avvertivo ogni goccia. E intanto mi perdevo nei pensieri. Pensieri che sarebbero rimasti lì, sotto la doccia e che non ne sarebbero mai usciti. Finita la doccia, avvolsi l'asciugamano intorno al corpo e a piedi nudi, attraversando il pavimento gelido, andai in camera mia ancora coi capelli gocciolanti. Entrai nella cabina-armadio stracolma di vestiti. Vestiti che in quel momento della mia vita non usavo affatto. Adesso vestivo con uno stile hip pop che una volta non avrei mai sognato di indossare. Presi un jeans con cavallo basso, largo tanto da farmi sembrare tre taglie più grossa, una canotta e un felpone che mi arrivava quasi alle ginocchia. Ritornai in bagno coi vestiti misi la schiuma nei capelli così da poter definire i ricci e li asciugai a pugni stretti. I capelli finalmente avevano riacquistato vigore. Dopodiché misi un po' di cipria e un po' di correttore e mi vestii. Indossai un cappello e le scarpe e uscii di casa. Di mattina la mia meta turistica preferita era Piccadilly Circus. In realtà ci restavo tutta la giornata. Piccadilly per me era come il luogo della perdizione. Piccadilly infatti nasce come luogo di incontro per gli amanti della musica. E io ero una di loro. Man mano che il sole si alzava arrivava gente rigorosamente con cuffie nelle orecchie oppure consolle DJ portatili. In quella piazza io avevo conosciuto la mia salvezza. Avevo conosciuto la mia crew. Organizzavamo mash up e flash mob. La gente ci guardava estasiati ballare in piazza. Ci facevano video, foto. Eravamo, sotto un certo punto di vista, "famosi". Per le nostre coreografie un misto tra ginnastica, cheerleading e funky, la gente ci aveva chiamati “Flyer“. Mai nome fu più adatto.
- Ehi Will, come và? - esclamai. Lui, togliendosi le cuffie dalle orecchie, mi abbracciò 
- Ehi Fly, tesoro! Tutto okay. Te come butta? - Feci un cenno di assenso per fargli capire che era tutto a posto.
- Fatto baldoria ieri sera eh?! -  lo presi in giro dandogli delle piccole gomitate. Lui rise.
D'un tratto staccò l'abbraccio e sorrise come se io avessi dovuto notare qualcosa. 
- Cosa c'è? Hai vinto alla lotteria? - dissi non capendo. Lui sbuffò poi rise.
- Ma magari! Però ho una grande notizia. Stasera ci sarà un concerto nell' O2 Arena.
- E allora?
- Come "eh allora?" potremmo esibirci lì o prima o dopo il concerto. Magari qualcuno ci potrebbe notare. - I suoi occhi verdi si illuminarono per la felicità.
- Ma non abbiamo preparato niente! Sarebbe una figura di merda. Pensaci Will. Dovremmo lasciarli talmente a bocca aperta per avere una scrittura, che non basterebbe un mese per preparare qualcosa di decente! -
- Fly, ma cosa cazzo dici?! Noi siamo qui praticamente tutti i giorni. Balliamo e facciamo sorridere la gente. La lasciamo a bocca aperta ogni volta che ci guarda. Soprattutto tu che sei la nostra flyer principale. Proprio tu non puoi dirmi certe cose. - Aggrottò le sopracciglia, come in un rimprovero. E lì capii cosa intendeva. Il nostro lavoro era giornaliero. E la nostra semplicità, il nostro modo di affrontare la vita sbalordiva la gente. Il nostro impegno, in una cosa che magari qualcuno avrebbe giudicato futile, era costante e non avremmo mai sfigurato. Se quella sera non ci saremmo guadagnati una scrittura ce ne saremmo fatti una ragione. Ma bisogna provarci assolutamente. Di certo ci saremo divertiti. Era quella la nostra differenza. Noi ci divertivamo. Amavamo ballare. Non era mai un peso o una fatica farlo. Questo cambiava tutto. Purtroppo oggigiorno le persone sembrano fare tutto ciò che il mondo li costringe. Beh, noi invece eravamo un po’ quelli fuori dalle regole. Noi facevamo solo ciò che ci piaceva fare e di quello vivevamo.
- D'accordo. Ho capito. E adesso chiama gli altri che voglio provare una nuova sequenza. - Sorrise.
- Agli ordini, capitano! - scoppiammo a ridere mentre lui si allontanava per chiamare tutti e io restavo lì ammaliata dai profumi e le sensazioni che solo quel luogo sapeva darmi.


 
Ciao a tutti! Questa è la mia prima FF. Spero vi piaccia. Sicuramente vorrete sapere di più di questa ragazza. Beh per il momento sapete solo che si chiama Fly. Il resto lo scoprirete col tempo. La storia, più i là tratterà tematiche molto delicate. Quindi nel caso in cui siete troppo sensibili a certi argomenti non leggetela! Mi raccomando se la leggete recensite e fatemi sapere  se vi è piaciuto o meno se avete trovato qualche errore.. Insomma ditemi cosa ne pensate mi raccomando! Al prossimo capitolo!

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Capitolo 2
*** Capitolo 1 - 8 minuti ***


Ogni momento ha la sua colonna sonora sullo sfondo.
Una canzone può dare molta più forza e coraggio di 
quanto possano dare mille parole pronunciate normalmente. 
Io vivo ogni momento della mia vita come se un disco 
girasse in sottofondo costantemente e quando il disco 
sembra finito o lo giro sul lato B o me ne trovo un altro.
 
 
Capitolo 1
 
La sera fece presto a giungere e noi eravamo tutti lì riuniti, dinanzi alla O2 Arena. La crew era formata da 18 persone. Ognuno da una parte del mondo con un talento differente. Will era il “capo”. Lui era stato il fondatore della crew. Ballava da quando aveva 5 anni e non ha mai smesso. Era uno dei pochi ad avere delle vere e proprie basi tecniche. La maggior parte di noi aveva imparato in strada. Will era stato il mio salvatore. Appena trasferitami a Londra, giravo per i locali in cerca di lavoro. E in uno di questi lo conobbi. Lo notai subito. Col suo fisico perfetto, i capelli corti biondi e gli occhi color smeraldo. Era bellissimo. Ovviamente ballava. Io lo guardavo dal bancone e intanto pensavo che mi sarebbe piaciuto imparare a ballare in quel modo. Mi voltai dopo 5 minuti per chiedere un drink e guardandomi intorno lo notai al mio fianco. Fu lui ad attaccare bottone.
- Ciao! Sei nuova da queste parti? -
- Si mi sono appena trasferita. Ti ho visto ballare prima! Cavolo se sei bravo -
- Ah sì. Tu balli?! -
- No assolutamente. Ti va di insegnarmi?
Lo dissi in modo scherzoso con tanto di sorriso e risata ma lui serio e felice mi sorprese dicendomi:
- Ci vediamo domani alle 5, qui, davanti al locale. Io mi chiamo Will comunque - E fuggì via. In quel momento non avevo neanche dato troppa attenzione alle sue parole. Non avrei mai pensato che facesse sul serio. 
Il giorno dopo non avendo nulla da perdere ma soprattutto nulla da fare andai davanti al locale. Arrivai alle 5.10 e quando alzai il volto dalla strada notai che lui era lì. Non ci potevo credere. Lui faceva sul serio. Mi avrebbe insegnato a ballare. 
Sono quasi passati 2 anni da quel giorno e più che ballare posso dire di saper volare. Per questo mi chiamano Fly. Nessuno a parte Will sa il mio vero nome. Quel nome come la mia vecchia vita appartiene al passato. E il passato bisogna lasciarselo alle spalle, si sa. 
Davanti all’ arena c’erano migliaia di persone. Persone che non sarebbero mai entrate. All’interno ce n’erano altre 20mila. Il delirio. Amy, la nostra DJ, aveva portato la sua consolle: l’aveva montata su un pick-up accompagnata da due casse di un metro e 50. Decidemmo di esibirci successivamente al concerto. Prima le persone erano troppo eccitate e non avrebbero mai notato la nostra presenza. La maggior parte erano ragazze soprattutto ragazzine. Oserei dire indemoniate. E noi invece ce ne stavamo lì calmi a ridere tra di noi.
- Ragazzi, ma di chi sarebbe poi questo concerto? - domandai, guardandomi intorno. - Cazzo, neanche fosse Michael Jackson. E’ il delirio qui fuori. Non immagino dentro. -
- Non ne abbiamo idea. - rispose Will dopo aver guardato tutti come per un consulto.
- Ma come noi veniamo qui a ballare in mezzo a un delirio che non sappiamo neanche per chi sia? - dissi incredula.
- Il delirio è per noi. - mi sussurrò Will all’orecchio spostandomi i capelli dietro la schiena.
- Si certo. Sono arrivati Beyonce , Jay-Z & company - scherzai.
Lui rise fragorosamente. Io gli sorrisi.  
 
Intanto all’ interno dell’ arena, un ragazzo, dall’accento londinese molto probabilmente, prese il microfono per presentare il concerto.
- Ragazze come stiamo?! Siete pronte? Questa sera il sogno tanto atteso si avvererà. Il giorno tanto desiderato è arrivato. Accogliete i vostri idoli. I ragazzi che riescono a rubarvi cuore e mente. Loro che in una canzone e poche gesta hanno occupato la vostra mente e scaturito sentimenti ed emozioni inarrestabili. Ecco a voi, i One Direction. -
 
- I One Direction?! E chi cazzo sono? - dissi
Tutti risero. Io li guardai seria. E dopo loro spalancarono gli occhi, vedendo che facevo sul serio. 
- No sul serio non li conosci? - disse Amy la DJ
- Si - sussurrai impaurita dalla loro reazione.
- Ma come? Sono praticamente dappertutto. Se si potesse farebbero anche le tavolette per il cesso con le loro facce. Sono proprio dappertutto. Il gruppo di quei 5 ragazzi. Ci vanno a presso tutte le ragazzine perché sono dei bei ragazzi. -
- Scommetto che la musica che fanno fa schifo. . . -
- Diciamo che non è una delle migliori che abbia sentito ma se la mixo io è da paura! - rise accompagnata da tutti che la incitavano.
Io mi concentrai a sentire il concerto, anche se dall’esterno. Volevo riuscire a capire un po’ che tipo di band era e se avessero mai apprezzato quello che facevamo.  Dopo aver ascoltato per un ora. Capii che era la classica boyband che scriveva canzoni d’amore su un ritmo pop. Gli altri dicevano che erano giovani e che quindi avrebbero sicuramente apprezzato ciò che avevamo portato. Ma non a tutti piacciono le stesse cose. E io avevo un ansia che non avevo mai avuto prima di ballare. Era importante. I miei salti dovevano essere perfetti. Iniziai a mangiarmi le unghie, al che Will mi venne accanto e mi abbracciò.
- Non ti preoccupare. Sarai perfetta. Come sempre.
Quanto sapeva tranquillizzarmi. In un secondo riuscii ad abbandonare ogni pensiero stringendomi a lui. Era la persona più importante. Era colui per il quale avrei dato la vita. Anche perché gliela dovevo.  Non era il mio fidanzato. Non c’era mai stato nulla tra noi. Ma c’era una sorta d’amore. Un legame che andava oltre tutto.  
Mi alzai e andai proprio ad un palmo dal naso dall’arena. Me la girai un po’ intorno. Studiai la sua architettura. Era facile da scavalcare come struttura. Mi domandavo perché nessuno delle fan sfegatate ci provasse. Tornai dai ragazzi e mi misi di fronte a loro in piedi mentre loro sedevano su dei gradini. 
- Se vi chiedessi di fare una pazzia per me ma soprattutto per voi stessi, la fareste?! - chiesi loro con un sorriso sprezzante stampato in viso.
Calò il silenzio tra loro. Mi guardarono come per analizzarmi al che ribadii.
- Se vi chiedessi di fare una pazzia, ci stareste?! - Qualcuno si alzò come segno d’assenso. 
- Cosa diavolo ti sei messa in testa, Fly? - Mi morsi il labbro in un sorriso del diavolo.
- Entrare nell’arena e ballare lì - Gli occhi di tutti si spalancarono. Sembravano uscire fuori dalle orbite. Erano sconvolti. Avrebbero fatto qualsiasi follia ma quello era troppo. Si poteva rischiare la schedatura o addirittura la galera. 
- Tu sei impazzita. Non ci pensare proprio! -
- Io pazza lo sono sempre stata. Ma a me sembra che a voi manchino un po’ le palle. Fate come volete io ci vado e ci vado adesso. -
Will mi prese per un braccio. - Non fare stronzate di cui ti potresti pentire. -
- Mi sono già pentita di essere nata. Non c’è niente di peggio. - staccai la sua presa senza guardarlo negli occhi. Sapevo che la sua espressione sarebbe stata delusa e incredula allo stesso tempo e non la volevo vedere. Non volevo vedere la delusione negli occhi di nessuno. Avrei preferito una di quelle donne che passeggiavano contente coi loro figli al di fuori della sua finestra, sebbene fingessero. La delusione era una delle sensazioni di cui non ci si riusciva a liberare. Avevo deluso troppe persone nella sua vita. Non volevo vederne altre nelle stesse condizioni. 
Presi una sigaretta dalla borsa e l’mp3. 
- Amy dammi il CD col pezzo. - Lei fece come dicevo. - Grazie - Misi le cuffie nelle orecchie e corsi nel punto dell’arena che mi sembrava più scavalcabile. Legai i capelli lunghi e ricci in uno chignon che non mi avrebbe dato fastidio durante l’esibizione. Buttai la sigaretta, ormai consumatasi. Presi l’mp3 e cercai la canzone giusta. La canzone doveva mettermi adrenalina alle stelle altrimenti quell’arena non l’avrei mai scavalcata, al contrario ne avrei avuto paura. Scelsi come canzone “Locked out of the heaven” di Bruno Mars. Iniziai la mia scalata. Arrivai sulla cima. Ero praticamente sopra al palco. Notai che avrei potuto arrampicarmi sulle strutture montate per le luci e gli effetti. Quando stavo per allungarmi per afferrare il palo di ferro battuto, mi sentii frenare. Era Will e dietro di lui c’erano tutti gli altri. Non ci potevo credere. Non mi avrebbero lasciato da sola, ci sarebbero stati sempre. E ci sarebbero stati anche in quell’ occasione. Mi riaffiorarono alla mente le parole di Will il giorno che mi presentò la crew. 
 
- Questa è la tua nuova famiglia. Loro ci saranno sempre per te e tu devi giurare che ci sarai sempre per loro. - Li scrutai uno ad uno. Ero titubante. Come potevo giurare di esserci sempre per delle persone che neanche conoscevo. Mi sembrava un assurdo. Guardai Will che mi sorrise come solo lui sapeva fare e senza troppe cerimonie dissi - Lo giuro -
 
Sorrisi ai ragazzi dopodiché mi buttai e mi afferrai al palo. Lasciai le mani e mi afferrai al palo parallelo immediatamente successivo. Adesso ero ad un altezza di circa 5 metri. Trattai quel palo come se fosse stata una parallela e me ne uscii con un doppio flick smezzato [è il nome del salto]. I 5 “figoni” erano lì davanti ai miei occhi. Stavano cantando ed io ero appena dietro di loro. Non si erano accorti di me. Uno dopo l’altro vennero giù tutti i componenti della crew. 
- Aspettiamo che finiscano la canzone. Non voglio essere odiata da 20000 persone che hanno anche pagato per essere qui. Deve sembrare come se facessimo parte dello spettacolo. - tutti annuirono. I 5 smisero di cantare e fecero una pausa. Quello era il nostro momento. Amy andò a mettere il CD nel lettore dotato di amplificatori alti quanto un palazzo. La canzone che dovevamo ballare era un Mash-up di 50 canzoni (--> http://www.youtube.com/watch?v=If5MF4wm1T8 ). Di lì a poco sarebbero seguiti otto minuti di gloria. 8 minuti in cui 20000 persone puntavano gli occhi su un palco sul quale c’eravamo noi i Flyer. Presi un microfono. 
- Buonasera a tutti. Noi siamo i Flyer. - Partì la musica a palla. Ad ogni salto e ad ogni volo la gente urlava. L’adrenalina era alle stelle. Giunti all’ ultimo minuto i ragazzi crearono una piramide umana. Io ne ero il vertice. Li su, a circa 5 metri d’altezza, mi sentivo come un Dio. La libertà che provai in quel momento poche altre volte l’ho risentita. Alzai le braccia verso l’ alto pronta a darmi una spinta in avanti. Cazzo furono i tre secondi più belli della mia vita. Mi sembrava davvero di volare. Ero sospesa in aria nessuno mi teneva. Ero libera. Feci tre avvitamenti in aria e quando atterrai mi diedi una nuova spinta e finii con una fondata flick doppio carpo [nome del salto] proprio sull’ultimo secondo della canzone. Era stato perfetto. Avevamo avuto i nostri 8 minuti di gloria. 





Salve a tutti/e spero che quello che sto scrivendo vi piaccia. Me la potreste lasciare una recensione però? =(
Mi fareste molto contenta. Almeno so cosa ne pensate! Nei prossimi capitoli entreranno in campo i nostri ragazzi di cui vi lascio una gif.  BACIIIIII!

 
 
 
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Capitolo 3
*** Capitolo 2 - Un nuovo giorno ***




Voglio un mondo all'altezza dei sogni che ho


 
Fuggimmo via dal palco come fossimo stati dei latitanti. Fui l'ultima a scnedere dal palco. Buttai un occhiata alla boyband. Sorrisi tra me e me. Presi la ricorsa per poter saltare giù dal palco che sarà stato alto un 2 metri.
- Aspetta - una voce mi bloccò proprio un secondo prima di saltare. 
- Come hai detto che vi chiamate? - esclamò il tipo con la testa rasata. Voltai leggermente la testa mentre il corpo dava comunque loro le spalle. - Flyer. Vedi di non dimenticarlo. - Indietreggiai per riprendere nuovamente la rincorsa e saltai giù dal palco facendo un salto all'indietro, dopodichè continuai correndo verso l'uscita regolare. 
- Wooow. Non posso crederci. - sentii esclamare al micorofono da tutti e 5 ragazzi, all'unisono. - E' stata la cosa più bella che abbia mai visto. - Aggiunse uno di loro. Fu quella l'ultima frase che sentii prima di essere fuori di lì.  
 
La crew esultava.  - Andiamo a bere per festeggiare! - Sìììì- Escalamarono tutti in coro.
- Abbiamo fatto una vera follia. Ma ha funzionato! E' stato fantastico. Avevo l'adrenalina alle stelle. -  
Appena fui vicino a loro, mi vennero incontro e mi sollevarono in aria. - Fly sei grande. -
Ero felice. Tutti erano felici. I lorro volti dipinti da quel sorriso che avrei voluto non sparisse mai, mi donavano un grande calore. Era come se in quel momento avessi potuto risentire la mia anima, che ormai era assopita da troppo tempo. 
- Andiamo a festeggiare! Al Camden Bar! Adesso! - fischi di gioia si spandevano in mezzo al casino. Avrei voluto fermare un attimo l'universo in quel precio momento. Finalmente mi sentivo davvero parte di qualcosa. Dopo due fottutissimi anni di merda.
 
P.V. One Direction
- Cavolo sono distrutto! Da una parte sono contento che questo sia stato l'ultimo concerto. Ho bisogno di un mega riposo! - disse Niall.
- Già - esclamarono gli altri in coro.
- Cavolo ma chi erano quelli che hanno ballato? E da dove sono entrati poi? - domandò Louis.
- Sembra che abbiano scavalcato l'Arena dall'esterno. Almeno così ho sentito dire da quelli dietro le quinte. - rispose Liam.
- Che cosaaa? - Sgranò gli occhi Harry. - Ma è una follia. -
- Già. Ma intanto l'hanno fatto e anche bene! A me sono piciuti. Liam ti ricordi il loro nome? Cerco se ci sono su internet o su youtube. - Zayn sorrise nel dirlo come per dire "lo sai che ho una memoria di merda". - Flyer. -
- Ecco già il nome spiega tante cose! - disse Zayn. 
Digitò il loro nome su Youtube e uscirono un centinaio di video tirati dalla gente. Tutti tirati a Piccadilly Circus. Erano fenomenali. Erano lì praticamente sempre. 
Niall di improvviso sobbalzò - E se li facessimo diventare parte dei nostri? -
- Che vuoi dire? - domandò Zayn. - Hai adocchiato qualche bella ballerina?! - rise.
- Li facciamo lavorare con noi. Abbiamo bisogno di qualcosa di nuovo che mantenga sempre un linea giovane. Io credo che loro siano quelli che fanno al caso nostro. Ecco tutto. -
- Forse non hai tutti i torti. Dovremmo proporlo a Paul. - rispose Liam. Mentre gli altri si guardavano soddisfatti tra loro.
 
P.V. Fly
La mattina dopo mi svegliai in una letto che non era il mio. Ebbi un attimo di terrore. - Oh mio Dio! Che cazzo ho combinato?! - Avevo addosso i vestiti della sera prima. Nel buio non riuscivo a vedere niente. La stanza era ben tappata da ogni possibile filtro di luce che avrebbero disturbato il sonno di chi ci dormiva. Mi misi seduta su quel letto. La testa mi faceva malissimo. Come sempre avevo alzato il gomito un po' troppo la sera prima. Ma quella di ieri sera era da considerarsi una sbronza leggittima. Dovevamo festeggiare la nostra prima esibizione su un palco vero con spettatori veri. D'un tratto mi accorsi  che vicino a me c'era qualcuno. Lo sfiorai. Avrei giurato fosse un uomo. Mi alzai di scatto. Andai vicino alla finestra e ne aprii la persiana. La luce accecò me e colui che stava ancora dormendo. Imprecò. Sì, era un ragazzo. Feci abituare i miei occhi alla luce e guardai bene verso il letto. - Cazzo Will ma sei tu! - Gli tirai un cuscino. - E chi volevi che fosse? - rispose assonnato e ancora con gli occhi chiusi. - Probabilmente Brad Pitt o Johnny Depp. Sì penso che mi sarebbe piaciuto molto. - Rise voltandosi verso di me. - Buongiorno! - gli diedi un bacio sulla guancia. - 'Giorno. - disse lui finalmente aprendo gli occhi. Illuminati dlla luce brillavano come diamanti. Mi ci sarei potuta perdere in quegli occhi. - E' casa tua?! - chiesi. - Sì. Ti ho portata qui ieri perchè abbiamo fatto tardi e eri troppo ubriaca per poter tornare a casa da sola. - spiegò alzandosi dal letto. Indossava solo i boxer. Andò nel bagno che aveva in camera e si chinò per sciacquarsi la faccia. - Lo sai Will? hai proprio un culo della Madonna! - risi. Lui si voltò verso di me - Punto 1: sei una pervertita.  Punto 2: perchè tu puoi fare commenti sul mio fisico mentre io non posso nemmeno guardare il tuo? - chiese con un sorriso malizioso. Gli lanciai un cuscino in faccia - Abbandona le tue fantasie, Will. Adesso.
Will andò a farsi la doccia. Io intanto mi chiedevo dove potessi prendere intimo e vestiti puliti per uscire da quella casa. Uscii dalla camera e feci un giro della casa. Non era molto grande ma era accogliente. La stanza da letto accanto a quella di Will era vuota. Era di una ragazza. 
- Che fai?! - sobbalzai per lo spavento. - La vuoi smettere di sorprendermi alle spalle?
Era in accapatoio e a piedi nudi. Rise. 
- Questa è la stanza di mia cugina Irie. Divido la casa con lei.
- Mmh - Mi scrutò per bene  dopo fece una faccia interrogativa.
- Non hai nessuna domanda?
- No.
- Allora okei. -
- Ehi Will, in realtà una domanda ce l'avrei... Potresti prestarmi qualcosa per cambiarmi? -
- Will entra in stanza di mia cugina. Puoi usre e prendere tutto quello che vuoi, senza problemi. Basta che dopo mi restituisci tutto. Sennò mi fa due palle così. -
- Lo dici come se non fosse la prima volta che capita.
- Infatti, non è la prima volta... -
- Ah ma certo. E' qui che vieni a fare baldoria con le tue prede! - Risi e lui dopo di me. Dopodichè ritornò in camera per vestirsi. Io entrai nella stanza di Irie: era molto bella. Le pareti erano dipinte di un blu chiaro e gli armadii erano bianchi di legno opaco. Mi avvicinai all armadio e lo aprii. C'era un post-it attaccato ad un anta. 
"Chiunque tu sia, prendi tutto ciò che vuoi a parte le mie scarpe col tacco rosse. Grazie. Irie."
 - Questa deve essere una tipa davvero strana. - pensai ad alta voce.
 Scavai nell'armadio per vedere se ci fosse qualcosa che mi potesse andare a genio. Mi dovevo adattare quel giorno non mi sarei vestita larga e comoda come tutti gli altri. Avrei dovuto usare i panni di un' altra persona che non erano attillati, di più! Scelsi un jeans strappato simmetricamente su tutte le gambe e una maglietta bianca lunga e larga con la scritta "Heartless" sul seno. Presi uno slip e dei calzini dal cassettone. Avrei preso anche un reggiseno ma mi resi conto che la taglia era solo una seconda. Io portavo una quarta. 
Andai in bagno mi spogliai e sciolsi i capelli. Feci una doccia lavando anche i capelli. Ne uscii dopo circa mezz'ora. Dato che non avevo la schiuma dovetti lisciare i capelli biondi che erano diventati troppo lunghi. Dopo averli lisciati mi accorsi che arrivavano sotto il sedere. Prima o poi avrei dovuto tagliarli. Mi vestii e mi truccai coi trucchi della cugina. Correttore , matita, mascara e un filo di blush color terra sulle guance. Per un attimo mi sembrava di essere ritornata a due tre anni prima. Quando ancora mi applicavo su come vestirmi o come truccarmi. Deglutii un po' di saliva. - Fanculo sono due anni che non mi preparo un po'!
- Will puoi darmi una busta o uno zaino? Così che metto i miei vestiti sporchi lì dentro? -
- Si, ti porto una borsa. Aspetta! - Varcò la soglia della camera di Irie con una borsa simile a quelle che ti porti in palestra di forma cilindrica. - Questa va bene?! - Entrò in bagno dove stavo dando un' altra acconciatina ai capelli. Rimase lì con la bocca spalancata, al che mi voltai verso di lui con un espressione stranita - Cosa c'è?! - 
- Dove diavolo hai nascosto tutto questo ben di Dio in tutto questo tempo?! Porca zozza... sei bellissima. - Forzai un sorriso. - Non ti ci abituare. - dissi alzando lo sguardo.
 
Uscimmo di casa. Will continuava a guardarmi. - La smetti?! - dissi stizzita.
- Non posso, non ci riesco. - Gli mollai un ceffone che lo fece voltare dalla parte opposta. - Ecco vedi che ci riesci. - Rise  
-Sei sempre così violenta. -
- Certo che lo sono. Se fai lo stronzo! -
- Ma non sto facendo lo stronzo! -
- Hai ragione. Stai facendo solo il maniaco arrapato! - Rise rumorosamente mentre io lo guardavo con la coda dell'occhio e sorridevo tra me e me.
 
Arrivammo fuori Piccadilly Circus e c'erano già tutti. La stessa scena anche con loro. Bocca spalancata. Sguardo fisso. Ceffone. 
Amy per farci smettere di discutere mise a palla la canzone "Born This Way" di Lady Gaga. Al che tutti iniziammo a prendere posizione e ballare. Mentre ballavo in quegli indumenti aderenti, mi resi conto che la comodità era una scusa molto banale alla domanda "Perchè ti vesti con vestiti così larghi?!". Potevo dire di non essere mai stata più comoda. Anche le acrobazie mi venivano bene. L'unico problema era ai capelli: troppo lunghi. Avevo dimenticato anche il codino!
 
Notammo qualcuno fare foto con delle macchine fotorafiche professionali al che sorridemmo e ci mettemmo anche in posa. Potevamo sembrare infantili ma eravamo solo fuori dagli schemi.
 
Calò la sera e tuti se ne andarono. Io fui l'ultima a prendere la borsa da terra e metterla in braccio. Ma all'improvviso si avvicinò a me un uomo motlo alto con capelli castani e occi dello stesso colore. Era così grasso che mi copriva completamente. 
- Desidera? - domandai.
- Tu fai parte dei Flyer? - disse affannosamente come se fosse giunto lì correndo e asciugandosi con un fazzoletto di stoffa.
- Sì. -
- Oh meno male. Non ho sbagliato allora. - la mia espresione si stranì ancor di più.
- Mi scusi posso sapere cosa vuole? - dissi con acidità.
- Il mio capo è interessato a voi. I Flyer.
- E chi sarebbe il suo capo? - domandai in uno sguardo impassibile.
- Paul. E' il manager principale della Sony. -
- Che cosa? - Spalancai gli occhi e la borsa mi cadde di mano. L'uomo si chinò a raccoglierla e me la porse. - Vedi lui vuole parlarvi almeno per il momento. Vuole capire che tipi siete e se fosse possibile lavorare con voi in modo armonioso. - Annuii. L'uomo mi porse un biglietto da visita. - Lunedì alle 9 nel posto lì segnato. Chiedete di Ed che sarei io. - L'uomo fece per andarsene. - Scusi. Per caso questo Paul ci ha notati ieri sera, al concerto nella O2 Arena? - 
- Chiaro. Come lui in tanti l'hanno fatto!
- Grazie. Non mancheremo - urlai correndo e superandolo.
- Non ne ho dubbi, ragazza mia - sorrise.
 
Mi precipitai nel locale in cui Will lavorava. Dopo una mezz'ora lo adocchiai tra la folla. Gli corsi incontro e lui tra la folla mi notò. Notò i miei occhi brillare dalla felciità e il mio sorriso dipingere il mio viso come mai prima di allora. 
- Cosa c'è? - mi domandò. Non risucivo a prlare. Avevo perso la salivazione. Allora gli mostrai il biglietto da visita che Ed mi aveva lasciato. Lui spalancò la bocca. 
- Non posso crederci. - Mi abbracciò così forte che quasi mi stritolò.
- Tra due giorni c'è il colloquio. Lunedì alle nove. Ci vediamo al solito posto. Avverti gli altri. -
Lui annuì straboccante di felicità. E io corsi via cercando di non fare tardi a lavoro. 
 
Tre giorni passarono in fretta. Lunedì giorno più odiato della settimana, sembrava adesso il più bello di sempre. Alle 8.00 uscii di casa coi vestiti di sempre. Alle 8.30 eravamo tutti a Piccadilly Circus. Ci incamminammo verso la sede della Sony che distava circa 20 minuti da lì. 
Arrivammo ale 9 precise. Entrammo e alla reception chiedemmo di Ed. Una signorina si alzò dal suo posto e ci disse di seguirla. Tutti e 18. Muti e con un espressione in viso che era un misto tra preoccupazione e contentezza. Avevamo ottenuto un colloquio ma nient'altro per il momento. Era meglio non farsi film inutili. Entrammo in una stanza riempita da un' unica scrivania lunga tre metri probabilmente. Nessuno di noi si accomodò seduto. Davanti a noi c'era un uomo alto, capelli neri, che parlava a telefono. Appena smise di parlare attaccò bottone dicendo - Prego ragazzi, accomodatevi. - ma nessuno di noi lo fece. 
- Okei. Se volete state in piedi. - sorrise poi proseguì - Vedete voi avete fatto un bel casino qualche giorno fa. Avete scalato un' arena alta metri e metri di altezza col rischio di morire. Siete saliti su un palco che non era il vostro. Avete messo un CD senza chiedere permesso a nessuno di usare un attrezzatura strettamente professionale - al che io borbottai - Perchè ce l'avrebbe dato? - Si fermò a guardarmi un attimo e riprese. 
- Avete rubato la scena ai ragazzi per 10 minuti. E tutte queste cose che vi sto elencando sono assolutamente illegali.
- Cosa? Ci ha fatto venire qui per farci un elenco e dirci quanto è sporca la nostra fedina penale? - esclamai mentre gli altri mi tiravano gomitate per farmi stare zitta. L'uomo mi fulminò con lo sguardo al quale non cedetti. - Ma - spostò il suo sguardò sugli altri - la fortuna vi arride e io oggi vi ho fatto venire qui per proporvi un lavoro anzicchè avvertirvi che potrei denunciarvi. Io vi porpongo di partecipare ai videoclip e ai tour dei One Direction come loro squadra di ballo con la condizione di far ballare anche loro. Ovviamente non i salti mortali. Dei movimenti che loro possano fare con un po' di impegno. Che ne dite? - disse porgendoci un contratto che Will sfogliò senza leggere i dettagli. 
- Possiamo leggere con calma il contratto e discuterne? - Domandò Will. 
- Ma certo! Vi lascio qui soli così decidete per bene e vi schiarite un po' le idee. Sulla parete di fronte c'è un distributore del caffè e qui ci sono dei cornetti e roba varia. Se volete, potete! - E uscì dalla stanza.
 
Il contratto prevedeva sostanzialmente ciò che aveva detto l'uomo. In più vi erano elencate delle clausole in caso di abbandono del contratto e simili. Dopo una mezz'ora l'uomo rientro nella stanza. 
- Allora? - domandò. Will gli andò incontro e gli porse la mano - Siamo dei vostri! - L' uomo sorrise e gliela strinse. - Spero di lavorare bene con voi. - A quelle parole si avvicinò a me e mi squadrò con uno sguardo di sfida. Io alzai un sopracciglio e feci un mezzo sorriso. 



Spazio autrice:
Per favore potete recensire? Altrimenti che senso ha che io pubblichi la mia storia? Fatemi sapere mi raccomando! Baci a tutteeee

 

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Capitolo 4
*** Capitolo 3 - It's time to war ***


E’ difficile sapere cosa sia la verità, 
ma a volte è molto facile riconoscere la falsità
[Albert Einstein]
 
 
Mi svegliai di soprassalto. Un tuono aveva fatto tremare il terreno. Tremai. Faceva un freddo cane. Erano appena le otto. Mi alzai. Con quel temporale non sarei mai riuscita a riaddormentarmi. Presi in mano il BlackBerry che Paul ci aveva dato come cellulare di lavoro. 
 
Flashback
- Prendete questi ragazzi. Da oggi ogni chiamata di lavoro la farete puramente su questo telefono con questa SIM e con nessun' altra. - Tutti sorrisero soddisfatti.
- Ovviamente dovremmo rivedere un po' qualocosa per quanto riguarda il vostro stile nel vestire e nei tagli di capelli. Dovremmo uniformavi un po'. Altrimenti sembra che non vi appartenete. - A quelle parole io irrigidii. 
- Avevo pensato che per ballare potreste indossare questo tipo di tute. -  Ci mostrò delle tute su un catalogo: pantalone nero e canotta gialla per i ragazzi e leggins nero e canotta scollata gialla per le ragazze.
- Io questa maglia non me la metto - Dissi indispettita. - Faccio un movimento e mi ritrovo nuda. - Tutti risero essendo d' accordo. - Beh si, forse si può rivedere un po' qualcosa. - esclamò Paul compiaciuto.
- Ah, un' altra cosa -  ci porse una busta gialla a testa. - Avete una settimana per fare i bagagli e venire a vivere nella nostra struttura assieme ai ragazzi. C'è anche una palestra dove potete allenarvi. Nella busta ci sono le chiavi del cancello principale della porta di ingresso e le schede magnetiche per ogni stanza.
- Ma se non avremmo accettato il contratto, che se ne faceva di tutta questa roba? -  Domandai incredula in un sorriso. - L'avrei data a qualcun'altro. Ricordate che lì fuori c'è sempre quacuno pronto a sostituirvi. Sempre. - Rispose con un tono da paternale.
 
#Fine Flashback
 
 
C'era un messaggio. Era di Paul. "Tra una settimana ci sarà una festa di benvenuto per voi. Prima di allora dovete trasferirvi nella struttura della Sony.
Bene tanto valeva iniziare a preparare le valigie. C'era un bel po' di roba da prendere. Cacciai delle valigie che iniziai a riempire. Avrei portato tutto. E avrei abbandonato la casa abitata dalle universitarie. 
Misi in una busta la mia parte di soldi dell'affitto e per pagare le bollette. Erano circa 300 sterline. 
Verso le otto e mezza si alzarono tutte e tre assonnate e coi capelli arruffati vennero in camera mia sentendo i rumori che stavo facendo per prendere tutta la roba. Jessie si appoggiò alla porta e acida già di prima mattina chiese - Cosa diavolo stai facendo? - Io indaffarata con cartoni e valigie risposi - I bagagli -
- Te ne vai in vacanza? Finalmente! Così non dovrò vedere il tuo cattivo gusto per un po' - Fece per andarsene quando io ribattei - No me ne vado. Vado ad abitare da un' altra parte. Ho avuto un lavoro e quelli dello staff abitano tutti nello stesso edificio. - Si voltò di scattò - E che razza di lavoro sarebbe?
- Ballerina... per la Sony
- Cosa? -
- Per quale gruppo lavorerai? - Mi chiese con insistenza.
- I One Direction - Iniziò ad urlare. A quanto pare li adorava. -Portami con te ti prego!
- Non ci pensare proprio! Le galline sono bandite! -
Mia era indifferente al fatto che me ne andassi. Come avevo già detto in precedenza con lei non c'era chissà che rapporto. Asia invece rimase a guardami e un po' si dispiacque. Io le andai incontro e l'abbracciai. Le volevo bene e anche a me dispiaceva lasciarla. 
- Non ti preoccupare qualche volta ci vediamo per un caffè -
- Promettimelo - disse con il labbro inferiore fuori. - Ma certo! -
 
Dopo due ore avevo finalmento finito di incartare tutta la mia roba. Chiamai una ditta trasporti che mi aiutasse a trasportarla. Dopo una mezz'ora arrivarono. Io salutai ancora le tre ragazze e porsi loro la busta coi soldi. Due uomini mi aiutarono a caricare le cose sul camion e dopo essere partiti, arrivammo dopo 15 minuti a destinazione. Fortunatamente non pioveva più. Quando arrivai, con mia grande sorpresa, vidi che tutti quelli della crew erano già lì e sambravano esserlo già da qualche giorno. All'appello mancavamo solo io e Will. Io arrivata in quel momento e Will chissà.  
Entrammo nel cancello principale e alla mia vista si presentò un villone con un giardino immenso pieno di alberi di ciliegio adesso spogli. Su un fianco della villa c'era anche una mega piscina. Era un angolo di paradiso, senza dubbio.
- Eccola è arrivata - urlò Amy agli altri, vedendomi. Sorrisi. Ed entrai in casa in cerca della mia stanza. Numero 707. La villa era su quattro livelli. La mia stanza si trovava al secondo piano. La aprii con la chiave magnetica e mi trovai davanti un paradiso. Il letto era circolare con tanto di baldacchino. C'era anche il bagno in camera e un enorme cabina armadio. - Cavolo. Qui non si bada proprio a spese. - Gli uomini del trasloco scaricarono la roba in camera mia e dopo se ne andarono. Sentii dei passi  dal corridoio. Erano 2 dei 5 fanatici. 
- Ehi.- disse il tipo coi capelli biondo scuro e gli occhi azzurri. Lo guardai senza rispondere.
- Tu sei quella che fa i salti assurdi - Mi urlò contro il biondo con gli occhi color cielo. Erano così chiari che ti ci potevi specchiare. Entrarono in camera. Il primo di loro fece 
-  Piacere sono Louis, lui è Niall, invece.Tu sei? - Annuii e risposi dopo averli scrutati per un bel po'.  
- Fly. Mi chiamo Fly. Mancano altri all'appello vero? -  Chiesi inarcando le sopracciglia.
- Sì mancano Harry, Liam e Zayn. Tu non sei una nostra fan?  - domandò con un tono di rammarico Louis.
- No. In realtà non vi conoscevo proprio prima della sera nell' Arena. - Lui annuì con un filo di tristezza.
Il fatto che io non sia una vostra fan non significa che non possiamo andare d'accordo. O sbaglio? - 
Louis sorrise e Niall rispose al suo posto. - Certo! Adesso ti lasciamo disfare i bagagli. A pranzo ci saranno anche gli altri tre. Ah,  qui si mangia alle 14 al piano terra.
- D'accordo. A dopo allora. - E se ne andarono sorridenti. Mi sembravano strani ma credo fossero bravi ragazzi. Avevano un entusiasmo che invadeva ogni angolo della casa. Non ci ero abituata molto.
Adesso erano le 11.30. Spalancai il balcone della stanza per far entrare la luce naturale. Era uscito un bel sole e la giornata si era fatta molto più calda rispetto alla mattina. Era il 24 aprile e il tempo stava cambiando dando un svolta anche alle nostre vite. Il calore stava iniziando a riempire il cuore e i sorrisi i nostri volti. 
Ad un tratto mi passò davanti l'immagine di Will. Era un po' che non lo vedevo nè sentivo. Lo chiamai sul cellulare. - Pronto? - 
- Will... dove sei?
- Ehi Fly. Sono a casa sto preparando i bagagli. Ho lavorato tre notti consecutive e non ho avuto tempo per fare i bagagli.
- Ok. Allora ti aspetto -
- Ma tu dove sei?
- Nella "baracca" della Sony -
- Sul serio? Ci sei già andata? E com'è? -
- Eh.. lo vedrai da solo. -
 
Passarono due ore. Io misi tutti i vestiti nella cabina armadio che sembrava vuota nonostante la quantità di roba. Il cellulare mi squillò. Era Will. - Dove sei? Sono fuori al cancello ma ho le mani occupate non posso aprire. Puoi venire tu?
- Arrivoo - Mi precipitai giù come un fulmine saltanto sempre gli ultimi 5 gradini.
Mi scontrai con qualcuno che protestò - Idiota, guarda dove vai! -
E io continuando a correre, pur non sapendo chi fosse, risposi - Hai ragione non dovrei calpestare la merda! - Lui si zittì.
Corsi contro Will e gli saltai addosso. Facendolo cadere con tutte le cose che aveva in mano. Ridemmo come scalmanati. 
- Cos'è tutto questo amore? - domandò.
- Visto?! Non sono sempre acida e violenta. Anche io ho un piccolo e tenue lato di dolcezza. - Mi sorrise.
- Che stanza hai? - gli domandai. 
- 820 - rispose subito. - penso che stai al piano sopra di me, quindi il 3° - lui annuì.
Will salì in camera sua e io andai in sala da pranzo. Avevo una fame incredibile. Quella mattina non avevo messo niente sotto i denti. La crew era tutta lì. Dopo poco scese anche Will. C'erano anche Louis e Niall. Si presentò anche Liam, che mi sembrava il più serio tra tutti, e Harry, che non mi fece una grande impressione. Ne mancava solo uno. Com'è che si chiamava? 
- Ehi Zayn, finalmente, aspettavamo solo te! - Esclamò Niall.
- Scusate solo che un idiota mentre correva per le scale mi ha strappato la camicia e mi sono dovuto cambiare. - Disse infastidito. Io capii ce era il ragazzo che avevo scontrato sulle scale. Si guardò intorno e notò che tra le persone c'era anche quella che aveva appena chiamato idiota. Si avvicinò a me con una faccia incazzata. Mi prese per la felpa. Probabilmente pensava pure che ero un ragazzo, dato che quando mi cadde il cappello e tutti i capelli ne uscirono, lui rimase un attimo di stucco e mollò la presa. 
- Ringrazia che sei una ragazza. -
- In realtà sto maledicendo di esserlo. Dato che vorrei fare tanto a pugni con te. - dissi sfoggiando un sorriso acido.
- Ah comunque il mio nome è Fly. Ti prego di chiamarmi solo con quello da oggi in poi. - Lui zittito si morse le labbra e si andò a sedere accanto a Liam. Gli altri 4 erano come sorpresi. Poi Niall disse. forse inopportunamente: - Cavolo Zayn, Ci voleva una ballerina per zittirti! - E rise accompagnato dagli altri mentre io e il moro ci scambiavamo occhiate fulminanti. Era già guerra.
 
 
 
 
Salve a tutte! Finalmente si incontrano tutti. L’incontro non è dei migliori.
La situazione forse cambierà ( vedremo…=D ) Per favore leggetela e recensitela e fatemi sapereee!
Grazie per le recensioni precedenti e per i consigli! Baci a tutteee!

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Capitolo 5
*** Capitolo 4 - Non giocare col fuoco.. potresti bruciarti ***


 
Adoro quando le persone pensano male di me,
almeno non corro il rischio di rimanere deluso
in caso dovessero cambiare idea. (Andrea Mucciolo)




P.V. One direction
Finita la cena i ragazzi salirono al piano di sopra e andarono tutti in camera di Zayn, che era la più grande. Niall prese la sua chitarra e si sedette sulla moquette color panna a suonare qualcosa.
Harry prese il cellulare e si mise a scorrere tutte le notizie di twitter. Liam si stese sul letto col portatile tra le gambe. Louis uscì fuori al balconcino per telefonare la sua ragazza. Zayn si buttò a pesò morto sul letto e affondò la testa nel cuscino. Sospirò più volte. Liam poi gli chiese - Che succede Zayn? -  lui non rispose. Liam guardò accigliato Niall, che si era perso nella musica della sua chitarra. Improvvisamente il silenzio durato più di 10 minuti fu rotto dal baccano che i Flyer facevano nel corridoio. Harry aprì la porta per capire cosa diavolo stesse succedendo: si ritrovò davanti ad una guerra a suon di schiuma da barba e schiuma per capelli. Il parquet che ricopriva il corridoio era ricoperto da batuffoli bianchi di schiuma… per non parlare dei ragazzi… non gli si vedevano più i vestiti: sembravano dei pupazzi di neve viandanti. Harry rise a quella vista e si buttò anche lui nella mischia. Dalle scale salì Fly che era ancora tutta pulita. Appena la videro Harry, Ami e Will dal fondo del corridoio le andarono incontro per coinvolgere anche lei. Fly sconvolta cercò di scappare. Si intrufolò nella stanza di Zayn che aveva ancora la porta aperta e cercò di chiudere la porta ma cosa avrebbe mai potuto fare lei sola contro tre? Iniziò a urlare e ridere allo stesso tempo e chiese aiuto a quelli che erano nella stanza. Niall stava morendo dal ridere e Liam assistiva  con occhi increduli a tutto quello che stava succedendo. Zayn alzò la faccia dal cuscino e quando vide che era lei la posò di nuovo sul cuscino. Louis intanto stava rientrando in camera dopo aver passato un tempo infinito a telefono con la ragazza e esclamò sorridente - Cos’è una guerra? - Fly rispose - Aiutami, cazzo! - e Louis fomentandosi come in una vera battaglia disse - Soldato, le battaglie vanno affrontate non evitate! - La scostò dalla porta e quelli che la stavano spingendo da fuori caddero tutti e tre a terra. A Niall mancava il fiato per quanto rideva. Iniziò a ridere anche Liam mentre Zayn era sempre con la testa sul cuscino. Louis si buttò su Harry. Mentre Will e Amy si rialzarono più in fretta possibile per acciuffare Fly che si stava scompisciando dalle risate. Will la afferrò per le gambe  e se la mise in spalla come un sacco di patate  e corse fuori dalla stanza. Fly si afferrò allo stipite della porta ma per le risa non riuscì a tenere la presa a lungo. Anche Harry e Louis andarono fuori. In quel momento Zayn si alzò dal letto e chiuse la porta mentre Niall ancora rideva. - Quei ragazzi sono una forza! - esclamò tra una risata e l’altra. Zayn lo guardò stupito. - Sono troppo simpatici, mi fanno morire dalle risate. Penso che ci troveremo bene con loro, no? - continuò Niall.
Liam sorrise e annuì mentre Zayn guardando fuori dalla vetrata del balcone rispose - Eccetto una persona. - Si voltò e strinse gli occhi, al che Niall e Liam spensero i loro sorrisi. Era più grave di quanto si pensasse. Zayn l’aveva presa davvero male. Si era sentito come ferito nell’orgoglio. 
- Dai Zayn! E’ una ragazza! Non puoi applicarti così tanto! Sai quante critiche riceviamo ogni giorno e neanche lo sappiamo! - Disse Liam cercando di farlo ragionare. 
- Già ma di certo non vivo in casa con quelli che mi odiano!
Liam lo guardò con le labbra serrate. Non sapeva cosa rispondere. 
- Non avrò pace fin quando non la farò sbattere fuori! - disse Zayn con l’odio e la vendetta cucite su ogni sillaba di quella frase. Si voltò - Te lo posso giurare.
Niall intanto guardava incredulo. E per spezzare quell’aria di tensione iniziò a risuonare e cantare. Ma la tensione la si avvertiva nell’aria. Non sarebbe bastata un canzone a farla passare.
 
P.V. Fly
Avevamo combinato un casino! Eravamo pieni di schiuma. Un delirio sovraumano! 
Ci andammo tutti a ripulire. Non sarebbero bastate due docce per togliere quell’ odore forte di schiuma da barba. Dopo un’ ora, mi ero ripulita e cambiato i miei vestiti come tutti gli altri. Adesso c’era da ripulire il corridoio però. Era divenuta una cosa oscena. Noi, Flyer, eravamo l’ingrediente segreto per rovinare tutto ciò che avevamo davanti. Questa volta avevamo rovinato un piano della villa.  La prossima volta chissà a cosa o chi sarebbe toccato. Ripulimmo tutto e distrutti scendemmo nel salone al piano terra e ci posizionammo sui su un divano angolare chilometrico che contornava un TV da 70’’. Era bellissimo. Sembrava di stare al cinema. Mettemmo un film: “The help”. Io l’avevo già visto quindi non lo guardai con tanto interesse. Nel bel mezzo del film arrivarono i 5. Tutti si sedettero mentre il moro andò in cucina a prendersi una Sprite e dopo raggiunse gli altri. La dea della fortuna (o della sfortuna non saprei) volle che il divano era completamente occupato. Accanto a me sedeva Niall. Il moro venne verso di me e disse - Fammi sedere - Alzai gli occhi nei suoi - Prego?
- Ho detto fammi sedere. Voglio stare accanto a Niall.
- Non ci penso nemmeno! -
- Togliti! - alzò un po’ la voce e mi prese per un braccio. Io mi alzai. Eravamo faccia e faccia ad una distanza ravvicinata. Gli diedi delle piccole pacche tra il collo e il viso e intanto gli risposi - Malik.. Vai a farti fottere! -  E mi risedetti accanto a Niall prendendo anche il contenitore dei pop-corn che era poggiato sul tavolino davanti a me. Lui rimase li impalato a guardarmi per un tempo indeterminato mentre io non gli prestavo per nulla attenzione. Le persone che si sentivano padrone del mondo le disprezzavo. Erano le classiche persone che avrebbero fatto emergere sempre la parte peggiore di me. Perciò ci dovevo stare a contatto il meno possibile. 
Il moro si sedette a terra davanti a Niall e Liam che gli era accanto. Niall gli accarezzò i capelli scombinandoglieli e lui si infastidì parecchio.
Ad un certo punto tutti piangevano vedendo il film. Niall accanto a me sembrava una fontana. Lo presi tra le braccia e dissi - Oh povero cucciolo! Non piangere a mamma! - Lui mi sorrise e si appoggiò alla mia spalla. 
- Attento Niall il suo essere sprucida potrebbe contagiarti! - esclamò il moro senza batter ciglio.
- HA! HA! HA! Fottiti! - Risposi mentre Niall ridacchiava.
Iniziai a lanciare pop-corn a tutti quelli che piangevano per rompere un po’ il ghiaccio. Harry invece se li faceva lanciare per prenderli al volo e mangiarli. Quel ragazzo era davvero incredibile. Aveva una doppia personalità. O cecamente serio o cecamente idiota. Era assurdo.
 
Erano le tre di notte e io ancora dovevo chiudere occhio. Era sempre un problema per me addormentarmi in una nuova casa. Uscii dalla mia camera, mettendo sulla maglia lunga che avevo adibito come pigiama una felpa, e andai in cucina. Mi preparai un po' di tè.  Mentre l'acqua bolliva mi sedetti sulla sedia e appoggia la fronte al marmo freddo del tavolo. Mi venne da pensare alla mia migliore amica. La mia vera migliore amica. Mi mancava tanto. Non la vedevo da quando ero arrivata a Londra. Mi chiedevo dove fosse e se ogni tanto mi pensasse come io pensavo lei. Per quanto ci si voglia sbarazzare del passato, sembra che ti rincorra. 
Sbuffai. Non riuscivo a liberare la mia testa da quei pensieri. Versai la bustina di tè nell' acqua bollente. Presi la tazza e uscii in giardino. Il tempo stava cambiando: non faceva più così freddo. Mi sedetti sul bordo della piscina e immersi i piedi in acqua. Intanto che bevevo il tè lì seduta, entrò un auto nella villa. I fari mi accecarono. L'auto si fermò poco più avanti del cancello della villa. Scesero un ragazzo e una biondina tutta tacco 15. Amoreggiavano di fronte a me: si scambiavano baci e carezze. - Bleah! Il diabete proprio! - pensai ad alta voce. Smisi di guardarli. Dopo poco spogliai e feci un tuffo in piscina. Dovevo rinfrescarmi le idee nel vero senso della parola! Emersi dall'acqua e appoggiai le braccia sul bordo della piscina e la testa sopra. Avevo indosso solo gli slip. "Chi vuoi che venga in giardino alle 4 di notte" pensavo. Chiusi gli occhi e mi sarei anche addormentata se non fosse stato per qualcuno che mi tastò la testa. Aprii gli occhi e mi trovai davanti quel pezzo di merda di un moro. - Che cavolo vuoi? Almeno di notte lasciami in pace no? - riappoggiai la testa alla braccia e richiusi gli occhi.
- Che ci fai qui? - chiese con un tono piuttosto infastidito. Lo riguardai  e notai che era vestito.
- Ah ma allora eri tu nella macchina con la bionda! - mi fermai un attimo a pensare poi ripresi - Dove l'hai lasciata? Non devi andare a trascorrere una sana notte di sesso? - Alzò gli occhi al cielo. 
- Si da il caso che mi diano fastidio gli intrusi
- Beh si da il caso che ti ci dovrai abituare. - sorrisi.
- No. Le stronze proprio non le tollero quindi non chiedermi di farlo. -
 Uscii dalla piscina. Nuda mi avvicinai a lui - Ah no? - Notai il suo imbarazzo. Anche io mi sarei imbarazzata ma in quel momento venne fuori tutto "l'essere stronza" che era in me. Mi avvicinai sempre di più. Gli misi una mano dietro al collo e un altra dietro la schiena appena sopra al bacino. Lui poggiò le sue mani sui miei fianchi. I nostri corpi erano attaccati perfettamente l'uno all’ altro. Mi alzai sulle punte per arrivare al suo viso. - Sai Malik, sei troppo focoso. Dovresti rinfrescarti un po'! - Lo afferrai e lo buttai in piscina. Lui gridò come un bambino. Presi i miei vestiti e fuggii dentro casa ridendo. Mi segregai nella mia stanza e mi buttai sotto la doccia per togliermi il cloro da dosso.
 
P.V. Zayn
Mi sentii perso. Iniziai a respirare a fatica e il panico si impossessò di me.
La mia paura più grande era proprio quella: l’acqua. 
Il mio corpo iniziò a irrigidirsi. Non riuscivo a muovermi e intanto sprofondavo nell’acqua. Speravo che qualcuno avesse sentito l’urlo che avevo dato mentre cadevo. Non volevo morire così giovane. Ma poi… il buio. 
 
P.V. Fly
Uscii dalla doccia e arrotolai i capelli in un telo. Indossai un short di jeans e una T-shirt blu. Sentii per il corridoio il rumore dei tacchi della bionda. Aprii la porta e mi poggiai allo stipite. 
- Già fatto? - chiesi, al che lei si voltò e disse - Cosa?
- Il signorino è un po’ troppo veloce per i miei gusti poi non so per i tuoi. - le chiarii mostrando una specie di smorfia. - Guarda che Zayn non è proprio venuto in stanza. E’ mezz’ora che aspetto e non è salito. E adesso me ne vado. - disse quella in un espressione a metà tra delusione e rabbia. - Come non è salito in stanza? - chiesi tra me e me.
Scesi giù per vedere che fine aveva fatto. Non era da nessuna parte. Ritornai in giardino e anche lì non c’era. 
- Vabbè magari sta in stanza di qualcuno. - Mi voltai a dare un ultima controllatina e notai che avevo lasciato la tazza del tè proprio al bordo della piscina. L’andai a prendere e in un secondo mi pietrificai. - Oh mio Dio. - Zayn era lì. Sul fondo della piscina. Immobile. Mi tuffai subito per tirarlo su. Lo stesi sul’ erba fresca. Inizia a scuoterlo ma niente. Appoggiai un orecchio al suo petto. Non riuscivo a capire se quello che sentivo era il suo respiro oppure l’acqua nei suoi polmoni. Era stato per un bel po’ lì sotto. Credo almeno 15 minuti. Iniziai a pressargli con entrambi le mani il petto - Cazzo, svegliati. Svegliati. Svegliati merda! - Il mio viso si rigò di lacrime. Ero in panico. Potevo aver ucciso un uomo. Qualcuno nella villa si svegliò, forse per le mie urla. Vidi raggiungere la piscina, Liam e Will. Liam si scaraventò su Zayn e iniziò a fargli la respirazione bocca a bocca.  Will chiamò il 911. Io assistevo di fianco a Liam. Zayn non reagiva. - E’ morto. - dissi ad un certo punto. Liam mi guardò con le lacrime agli occhi e urlò - No -  In quello stesso momento arrivò l’ambulanza. Gli infermieri gli conficcarono un ago enorme nei polmoni per aspirarne l’acqua. 
Affondai il viso piangente nel petto di Will. Furono i minuti più terribili trascorsi in quei due interi anni a Londra. 
Liam iniziò a cantare qualcosa. La sua voce era calda. Dopo un po’ riconobbi la canzone e iniziai a sussurrarla anche io sempre con la faccia nel petto di Will. Era “Bound To You” di Christina Aguilera. Zayn iniziò a tossire, il suo cuore aveva smesso di battere per qualche minuto ma, forse per quella canzone, forse perché il destino aveva deciso che non era ancora il suo momento, adesso aveva ripreso nei suoi battiti. Abbracciai Will singhiozzando. Zayn fu portato in ospedale e Liam andò con lui. Ma il peggio era passato. Almeno per lui.
 
Will staccò bruscamente l’abbraccio 
- Si può sapere che cazzo hai fatto? - non avevo il coraggio di rispondere. 
- Ho detto che cazzo hai fatto? - separò ogni sillaba come a sottolineare che si stava arrabbiando. 
- Io… l’ho buttato in piscina, per scherzo. Poi dopo 15 minuti sono ritornata giù e ho notato che lui era nella piscina e l’ho tirato fuori ma non respirava…
- Io direi che hai superato ogni limite. - disse lui con la voce sconfitta.
- Sei sempre stata quella ribelle e vendicativa. Lo sapevamo tutti. Ma lo eri sempre nei limiti - mi guardò deluso - Che fine hanno fatto quei limiti?
- Non puoi incolparmi! Cosa diavolo ne sapevo io che sarebbe successa una cosa del genere?  - urlai 
- Fly noi lavoriamo per loro! E’ come se avessi buttato in piscina il tuo capo, cazzo! -
- Vuoi che me ne vada?! - gli domandai senza mezze misure.
- Direi che dovresti. Per tutti. - rispose mettendosi una mano sul viso.
- Perfetto - corsi in casa, andai in camera mia. Asciugai i capelli e preparai una piccola valigia con le cose più importanti. Le altre cose le avrei prese poi. Adesso tutto quello che dovevo fare era uscire di lì.
Indossai un cappotto e il sogno che avevo maturato con la mia crew era già finito. Uscii di casa mentre il sole sorgeva alle sei del mattino. Buttai un ultimo occhio alla villa e dopo aprii quel cancello che sembrava in quel momento separare il bene dal male, la vita facile da quella difficile, il sogno dal caos.


 
Salve Gente! Ecco il capitolo nuovo! Sto cercando di aggiornare ogni due giorni
ma mi rendo conto che diventa sempre più difficile scrivere qualcosa
tra tutti gli impegni e le idee che vengono meno.
Mi raccomando recensite e fatemi sapere cosa ne pensate. Baci a tuttee!

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Capitolo 6
*** Capitolo 5 - Che importa? ***




La cosa più dura è tornare a scoprire ciò che già si sa
[Elias Canetti]
 

 
Divagavo da  più di 10 ore per la città. Non sapevo dove andare o dove sbattere la testa. Io ero la vera causa delle mie disgrazie. Finivo sempre col rovinare da sola la mia vita. Quando mi sembrava di esser arrivata all'apice della piramide, cadevo al punto di partenza. Adesso mi trovavo proprio così. Come due anni fa, quando arrivai a Londra e non sapevo cosa avrei fatto della mia vita. Adesso ero di nuovo senza uno scopo o una possibile realizzazione della mia vita. Ed ero di nuovo sola. 
Ero così stanca. Le ore di sonno mancate si facevano sentire sempre di più ad ogni passo. Mi fermai davanti al London Eye. Le sue luci erano ancora spente ma a compensare c'era un tramonto spettacolare. Il sole era come una palla infuocata e sembrava si volesse gettare nel mare. Ogni minuto che passava era sempre più calante e le nuvole, che quella città aveva costantemente, si erano colorate dei toni pastello più belli. Quello spettacolo bastò a risollevarmi un po' e a ricordarmi che Londra era stata la città che avevo sempre sognato. Mi ricordai dei vecchi progetti fatti con la mia migliore amica. Avremmo dovuto convivere insieme in quella città e condividere ogni santo momento della giornata e poter contare sempre l'una sull'altra. Ma adesso, lì, non c'era nessuno con me. La mia vita non la condividevo con nessuno. E non potevo più contare su nessuno. Non avevo nemmeno più un posto dove stare. 
Ormai la malinconia si era impossessata di me. Non sarebbe passata. Non sarebbe passata mai.
Mi misi seduta sulla banchina, misi il borsone sotto la testa, che mi faceva male profondamente, e mi accesi una sigaretta. Chiusi gli occhi e caddi in un sonno profondo. Lì per strada. Ma che importava? Ormai potevo anche autodistruggermi definitivamente. Non sarebbe mai cambiato nulla.
 
Intanto nella villa della Sony. . .
 
- Hai saputo qualcosa? -  chiese Will a Niall.
- Sta bene. E' un miracolo. Ma deve stare sotto osservazione e farsi qualche flebo
- Bene. Grazie.
- Will? E' questo il tuo nome vero? -
- Sì. Cosa c'è? -
- Non pensi di essere stato troppo duro con Fly? - Will indurì la mascella e si poteva sentire il risentimento col quale pronunciò le sue parole. - Fly deve imparare a cavarsela da sola. - 
Niall spense il suo entusiasmo. Aveva capito che Will non era contento di ciò che era successo. Lui, infatti, teneva a Fly più di qualsiasi altra persona al mondo. Bastava osservare l' espressione del suo viso quando ne parlava o quando la vedeva. Anche se lo conosceva da pochissimo, Niall aveva capito benissimo come era fatto quel ragazzo. Era molto simile a Zayn per certi versi. Freddo e qualche volta brutale all'esterno ma dentro fragile e con un cuore molto più grande di quanto si potesse immaginare.
- Will, posso farti una domanda?
- Dimmi. - rispose Will voltandosi e rilassando il volto.
- Tu la ami? - Will fece un espressione sorpresa. Poi si ricompose.
- Chi?
- Hai capito benissimo a chi mi riferisco. -
- Beh... seppur fosse così, lei è inavvicinabile. A volte mi chiedo come faccia. Ha chiuso tutte le porte del suo cuore. Io la conosco da due anni ma non so praticamente nulla di lei. So a stento il suo nome. Non mi ha mai parlato della sua vita o di qualsiasi altra cosa. E' davvero inavvicinabile. - Will se ne andò non appena finì il discorso senza aspettare una risposta da Niall.
In quelle parole si avvertiva qualcosa di strano. Una sensazione simile all'amarezza. O qualcosa di più. Niall non riuscì a decifrare bene quello che Will gli rispose. Conosceva Fly da troppo poco tempo. Era ancora presto per capire. Era presto per tutti per capirla.
Liam tornò a casa e disse a tutti che Zayn già da domani poteva ritornare a vivere con loro. L'unico patto con i medici era quello di non farlo affaticare. - Ma adesso l'hai lasciato da solo?- chiese Harry. - No c'è Perrie con lui. Nessuno meglio di lei sa prendersi cura di lui. Non c'è da preoccuparsi. - rispose Liam e tutti gli amici si tranquillizzarono. 
I ragazzi sapevano bene com'erano andate le cose quella notte. Sapevano bene che Fly aveva spinto Zayn in piscina. Ma nonostante ciò non l'avevano condannata. Per loro poteva tornare. La decisione spettava solo a Will e a nessun altro. 
All'improvviso, Amy ( la DJ ) entrò dalla porta. - Sta per scatenarsi una bufera lì fuori - Disse infreddolita mentre si toglieva il cappotto di dosso. Will si avvicinò alla finestra e vide tuoni e lampi che iniziavano a cadere su Londra accompagnati da una pioggia che non sarebbe finita così presto.  In quel momento pensò a lei. A Fly. Sapeva bene quanto aveva paura dei temporali. 
Tutti lo guardarono mentre sospirava osservando fuori qualcosa di indefinito. La crew si guardò tra sé. - Will tu la devi andare a prendere. - esclamò all'improvviso Amy. Will non rispose e restò col volto e con gli occhi rivolti verso la finestra sulla quale si abbattevano dei grossi e forti goccioloni d'acqua.
 
 
P.V. Fly
Mi svegliai nello stesso posto in cui mi ero addormentata solo per mezzo delle gocce di pioggia che mi bagnarono il viso. Il cielo era nero e coperto da nuvole fitte. Ogni tanto qualche lampo lo illuminava. Restai lì: la pioggia si infittiva sempre di più. Cercavo di affrontare una delle mie paure. Più che altro un trauma del passato. 
Un fulmine mi cadde a pochi metri di distanza. Non ce la feci a restare ancora. Presi la valigia zuppa d'acqua come me e corsi via, in qualche posto dove i rumori non sarebbero accorsi in quel modo così stonante. Ma nessuno posto sarebbe stato adatto. Prima di quel giorno avrei chiamato Will. Lui, quando c'era bisogno, c'era sempre. E invece io? C'ero stata per lui? Avevo fatto abbastanza? No. Io non avevo fatto proprio nulla per lui. E in quel preciso momento mi sentii come morta dentro. Mi resi conto che col carattere di merda che mi ritrovavo non ero mai arrivata da nessuna parte. Non facevo altro che allontanare le persone. Invece Will c'era sempre stato. Dio.. quanto avevo perso. In quello stesso momento iniziai a correre. Dovevo rivedere lui e i ragazzi. Scusarmi per non essere stata all‘altezza delle loro aspettative. Per averli delusi più e più volte. Per non esserci stata o per esserci stata troppo poco. 
La pioggia continuava a cadere intanto, ma non importava. Dovevo vederli. 
 
Dopo 15 minuti arrivai fuori a quel cancello che solo all'aurora avevo chiuso alle mie spalle, pensando di non riaprirlo più. Misi una mano sul ferro battuto e mi rivenne in mente la discussione con Will.
 
- Vuoi che me ne vada?
- Direi che dovresti. Per tutti. -
- Perfetto -
 
In un secondo mi mancò il coraggio di spingere quel cancello. Ero come bloccata. Ritirai la mano e mi sedetti a terra con la schiena poggiata al muro che recintava la casa. Misi la testa in mezzo alle gambe. Avevo freddo e Londra di notte era umida. Troppo per restare lì. Ma non volevo andarmene. 
Mi sentii mancare le forze e chiusi gli occhi. Intanto la pioggia continuava a scorrere. E lì svenni.
Dopo qualche ora, quando la pioggia era diminuita di intensità, il cancello si aprì. Ne uscì un ragazzo. Era Will. Si voltò verso di me che non muovevo muscolo.
- Oh mio Dio. Fly - Mi prese tra le sue braccia. Diede dei calci nella porta per far capire a coloro che erano dentro, che dovevano aprire. Apri Louis che esclamò - Oh cazzo!
Will si precipitò dentro e urlò - Amy vieni con me! -
- Ma che cazzo è successo? - disse Amy spalancando gli occhi e portandosi le mani tra i capelli. 
- Liam ti prego fai del tè - disse la DJ - Ne avrà bisogno lei e credo anche noi.
Amy si precipitò su e toccò la mia guancia. Era come pietrificata.
- E' congelata... potrebbe andare in assideramento. La dobbiamo riscaldare
- Portiamola in camera mia. Prendi la scheda magnetica dai miei jeans - Amy fece ciò che Will disse e si avviò nella sua stanza e riempì la vasca da bagno di acqua calda per poter ristabilire la mia temperatura. Will intanto mi stese sul letto e iniziò a togliermi i vestiti zuppi e congelati da dosso. Quando ebbe finito mi immerse nella vasca e Amy gli disse - Ci penso io non ti preoccupare - Lui si appoggiò allo stipite della porta e si portò una mano sul viso.
- Non dovevo trattarla così. Cazzo, non dovevo lasciarla andare.
- Non è colpa tua Will. E' solo che lei è fatta così. E noi non possiamo farci assolutamente nulla. Adesso vai. Ti chiamo io, dopo. - Lui annuì e prima di andare buttò un' altra occhiata verso di me con un espressione triste. 
 
Dopo circa una mezz'ora ripresi conoscenza. Ero ancora immersa nella vasca ed Amy mi stava massaggiando la testa. - Ehi tesoro. Ci hai fatti morire di paura. Ma cosa ti salta in mente? -  disse quella poggiando la sua fronte alla mia in un espressione come per trattenere un pianto. 
Mi misi una mano sulla fronte. La testa mi stava scoppiando. - Dov'è Will? - chiesi ad Amy.
- E' giù
- Lo sa che sono qui? -
- Lui ti ha portato qui tesoro. - disse lei in un sorriso. 
- Adesso ti do una ripulita. Dai ti aiuto. -  sorrisi gentilmente. Apprezzavo davvero quello che Amy stava facendo per me. In un modo o nell'altro lei mi stava dimostrando il suo affetto. E questo mi faceva sentire bene.
- Grazie Amy. Io non me lo merito affatto. Non merito questo da te, come da nessuno. - Dissi tenendo lo sguardo basso.
- Se non lo meritassi, io non lo farei. - Alzai il capo e guardai Amy. Quelle parole non me le aspettavo affatto. Avevo sempre pensato che tutti si sentissero in obbligo con me  solo per quel "giuramento" fatto dalla crew. E a quanto pare non era così. Misi le braccia intorno al collo di Amy e le baciai la guancia
-Grazie - Amy non ci poteva credere. Era la prima volta che mostravo i miei sentimenti in quel modo tanto che le venne da piangere. 
 
Un'ora dopo avevo asciugato i capelli,messo una maglia che arrivava appena sotto al sedere e ai piedi avevo infilato dei calzettoni che arrivavano fin sopra la coscia. Mi stesi sul letto. Ero stanchissima. Amy se ne era andata ed ero sola. Ero nella camera di Will. Aprii il cassetto del comodino vicino al letto e trovai un album di foto. C'erano le foto di tutti quelli della crew. Era bellissimo e io non l'avevo mai visto. L'ultima foto ritraeva me e Will in un sorriso a 32 denti. La sfilai dall'album e la poggiai sul cuore. Quanto ero stata cieca in quei due anni? Quanto ero stata egoista? E versando una lacrima, mi addormentai tenendo la foto tra le mani. 
 
Will dopo poco entrò in stanza con un tè. Mi trovò dormire con la foto tra le mani e il viso umido. Mi accarezzò il viso asciugandomi le lacrime e mi lasciò un bacio tra i capelli. Si mise al mio fianco e si addormentò anche lui.
 
Verso le 11 mi svegliai per i brontolii del mio stomaco. Non mangiavo nulla da più di 24 ore. Scesi dal letto e aprii e richiusi la porta silenziosamente così che Will non si svegliasse. Scesi le scale e andai in cucina. Aprii un po’ tutti i mobili per vedere se ci fosse ciò che mi serviva: padella, olio, spaghetti, uova sale e parmigiano. 
- Perfetto. Vediamo se mi ricordo ancora come si fa - dissi tra me e me quando all’improvviso una mano si poggiò sulla mia spalla facendomi saltare. Mi voltai
- Hei -
- Cristo! Niall mi volevi far morire mi infarto? - Lui rise.
- Scusami. Ti sei ripresa? -
- Sì era solo una grande stanchezza. - Risposi  rompendo le uova in una ciotola.
- Cosa stai facendo? -
- Secondo te cosa posso fare con delle uova, una padella e degli spaghetti?
- Sai cucinare? - I suoi occhi iniziarono a brillare e la bocca quasi a sbavare.
- Hai fame? -
- Siiiii - Gli sorrisi. - Perfetto allora mettiti seduto che mangiamo insieme -
Sembrava un bambino che ubbidiva alla mamma. Mi faceva tanta tenerezza. 
Dopo 20 minuti avevo finito.
- Ecco a te la tua frittata di spaghetti -
- Frittata di spaghetti? -
- Non dirmi che non l’hai mai mangiata - Scosse la testa.
- Bene allora assaggia! Che aspetti? - Non se lo fece ripetere due volte e addentò la frittata.
- Cazzo. Sposami! - risi rumorosamente. - E’ buonissima - continuò.
 
- Ehi Fly - entrò Liam in cucina mentre io e Niall ancora mangiavamo. - Come ti senti? -
- Bene, grazie. - abbassai lo sguardo. Ripensai alla notte precedente. Al suo pianto alla vista di Zayn e alla canzone. In un qualche modo lui captò i miei pensieri. 
- Non preoccuparti Zayn sta bene. - Alzai lo sguardo e guardandolo negli occhi dissi
- Mi dispiace tanto credimi. - Lui sorrise.
- Dovresti dirlo a lui non a me. - 
- E’ impossibile. Riconoscerò anche i miei errori ma non posso abbassare la cresta col moro.- Strappai un sorriso a me stessa. Sospirai.
- Tu non hai intenzione di restare. Vero? - chiese Liam. Intanto in cucina erano arrivati anche Louis ed Harry che si erano messi a sgranocchiare delle patatine.
- Come potrei? Insomma stavo per ammazzarlo. Non possiamo assolutamente convivere o lavorare insieme. Sarebbe come far convivere i Power Rangers e i Megazord. Assolutamente impossibile. - A quelle parole Louis si inginocchio ai miei piedi.
- Tu guardavi i Power Rangers! - Io risi - Tu sei la donna della mia vita! - Più lo guardavo mentre era inginocchiato ai miei piedi più mi veniva da ridere. 
- No, mi dispiace ma già le ho già chiesto io la mano! - Intervenne Niall. 
Quei ragazzi erano sciroccati. Ma mi mettevano felicità. Una felicità che prima non c’era mai stata. 
 
 
 
  
Salve a tutte. Ecco il 5 capitolo. Spero vi piaccia e mi raccomando recensite! Baci a tutte.
P.S. Nel prossimo capitolo scoprirete molte cose sulla protagonista! Quindi continuate a seguire la storia =)
Grazie ancora a tutte quelle che hanno messo la storia nelle preferite o nelle seguite e quelle che la recensiscono!
 
 
 
 
 
 
 
 
  
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Capitolo 7
*** Capitolo 6 - Quello che non sai ***


 
 
Mi stringerai ancora più forte e mi bacerai con tutta l’anima;
come se, così facendo, riversassi in me tutto quello che è racchiuso e celato in te,
che si aprirà e si svelerà nel mio corpo, piano piano, finché tutto si scioglierà.

David Grossman, Che tu sia per me il coltello



P.V. Will
Mi alzai il mattino seguente. Buttai un braccio dall'altra parte del letto per abbracciare Fly ma notai che lei non era più accanto a me. Mi stiracchiai e mi alzai dal letto. Entrai in bagno mi sciacquai il viso e scesi subito giù per fare colazione. In cucina ci trovai Amy, Harry, Louis, Liam e Niall che chiacchieravano in allegria.
- Dov'è Fly? - Il silenzio calò. 
- Non ne ho idea. - rispose Amy mentre beveva un po' di latte. I ragazzi si scambiavano delle occhiate tra loro.
- Voi sapete qualcosa? - chiesi loro. Dopo un attimo di esitazione.
- Lei è andata via verso le 8. E' ritornata nella casa che divideva con le studentesse.
- Oh... certo. -
- Credevamo te ne avesse parlato -
- No ieri mi sono addormentato. E non abbiamo parlato affatto. Credevo che almeno volesse dirmi qualcosa. -
- Vedrai si farà sentire! - Guardai Amy e misi a fare un po' di latte.
 
Dopo un ora risalii su in camera per farmi una doccia. Entrai in bagno e notai che allo specchio del bagno c'era un foglio attaccato. Come avevo fatto a non notarlo prima? 
L'aprii e iniziai a leggere.
 
Ciao Will, so che magari a quest' ora starai pensando che avrei dovuto darti qualche spiegazione ma ho preferito non svegliarti anche perché credo che faccia a faccia non sarei mai riuscita a dirti certe cose. Ieri, anche se magari nel modo più sbagliato, ho aperto gli occhi su tante cose. Ho capito di contare qualcosa nella vita della gente. Nella tua e in quella della crew in particolare. Ho sempre pensato di essere una persona inutile che rovinava tutto a causa del suo carattere. Beh adesso almeno so di essere rilevante per qualcuno anche se continuo a rovinare tutto a causa del mio carattere. 
Will io ti devo tanto. Forse la vita. Tu ti sei fidato di me dal primo momento. Hai creduto in me da quel giorno di 2 anni fa dove ci incontrammo in un locale così per caso. E io sento di non aver mai fatto nulla per te. Sono sempre stata una persona egoista. Pensavo solo a me stessa o per meglio dire non pensavo assolutamente a nessuno. Vedevo la vita come una punizione. Ma credimi se ti dico che ci sono motivi validi per cui ero arrivata a questa conclusione dei fatti. La mia vita non è mai stata quella che si può dire la scena di un film a lieto fine. Tutt' altro. 
Questo mi ha portato a cambiare del tutto il mio modo di vivere e di essere. 
Arrivati a questo punto volevo che sapessi che il mio nome intero è Noel Satriani che non sono inglese neanche un po'. Sono nata e vissuta in Italia. Ho appena 20 anni e sono nata il 1 dicembre 1993. Prima di venire a Londra ero una studentessa universitaria. Studiavo Scienze dell'educazione. Ho un fratello e una sorella più piccola di me di 5 anni che è tutta la mia vita. Non vedo mia sorella da quando aveva 13 anni e ogni santo giorno mi pento di questo. Ogni giorno al suo compleanno ritorno in Italia ma non ho mai il coraggio di incontrarla. Ho sbagliato troppo. Ho sbagliato tutto. Mia madre ha origini Olandesi. Questo spiega il nome francese Noel. Adoravo cucinare e cantare sotto la doccia. L' adoro tutt' ora solo che ci ho perso un po' la mano.
Volevo che sapessi tutto questo per dimostrarti che per me sei sempre stato il punto di riferimento. La persona più importante che ha dato un senso alla mia esistenza, nonostante tutto. E adesso anche se non faccio più parte della crew volevo che tu e gli altri sapeste che vi voglio bene e che non finirò mai di ringraziarvi. Grazie per essere sempre stati al mio fianco. Grazie. Grazie Will.
 
Fly
 
Non potevo crederci. Fly mi aveva raccontato un po' della sua vita. Aveva appena aperto una finestra del suo cuore. Ma era andata via. 
Mi buttai sotto la doccia che sapevo sarebbe durata un tempo interminabile. 
 
 
 
P.V. Fly 
Avevo lasciato la villa prima che il moro potesse tornare. Non volevo proprio vedere la sua faccia accusatoria. Di sensi di colpa ne avevo abbastanza. Ma sentivo che grazie a quell' episodio qualcosa era cambiato in positivo. 
Sentii l'impulso irrefrenabile di entrare in un negozio e comprarmi qualche vestito. Era il mio vecchio rito: "I cambiamenti si riflettono sul modo di vestire e non sul taglio di capelli. Ai capelli ci tengo troppo.
Entrai in un negozio e comprai dei jeans chiari e una maglia che lasciava scoperto il ventre. 
Ritornai a casa e Asia mi riaccolse a braccia aperte, differentemente da Jessie. Mia era via per il week-end.
Andai in camera mia e misi il jeans con la maglia corta che mostrava il piercing all'ombelico. Indossai degli scaldamuscoli felpati e indossai delle blazer nere. 
- E tu chi sei? - esclamò sconvolta Jessie. 
- Davvero io - risposi con un po’ di soddisfazione in volto.
- Ma da quando sei così magra? Da quando hai un piercing all'ombelico? E hai buon gusto per i vestiti? - Risi e scesi le scale e saltellando fino in cucina mi sedetti al tavolo e mangiai una brioche che avevo comprato. Era ritornata la luce.
Uscii di casa sorridente con una borsa nera a tracolla. Il sole era forte e faceva caldo tanto che non indossai il cappotto quel giorno. Andai a Camden Town e feci un giro per i mercatini di quella zona. Comprai tante cose. Dopo ritornai a Piccadilly e mi misi a sedere sugli scalini della piazza a guardare dei ragazzi che ballavano e altri che facevano delle acrobazie con lo skate. 
D'un tratto qualcuno di sedette vicino a me.
- Ciao - non avevo bisogno di voltarmi. Avevo riconosciuto la sua voce. Quindi sorrisi.
- Sei nuova da queste parti? - Avevo capito a che gioco voleva giocare. Stava ripetendo il discorso della prima volta che ci incontrammo. Poggiai i gomiti sullo scalino più in alto e feci come per stendermi.
- Si. Ti ho visto ballare qualche volta. Sei bravo! - dissi alzando il viso verso il sole.
- Già. Tu balli?! -
- Potrei insegnarti, tesoro. - dissi voltandomi verso di lui, ribaltando la situazione che si era creata due anni fa.
- Allora insegnami! - disse e dopo neanche un secondo avvicinò le sue labbra alle mie. Le staccò subito e all'orecchio mi sussurrò - Non farmi preoccupare. Mai più -
Mi guardò e ciò che venne dopo fu uno di quei baci in cui ti ci potevi perdere per ore.  
Dopo appoggiai la mia fronte alla sua e lo guardai negli occhi che alla luce del sole sembravano diamanti. 
- Ti voglio bene Will. - 
- Io molto di più
- Lo so -
Mise un braccio intorno alle mie spalle e io misi la testa sulla sua spalla e restammo così in silenzio uno accanto all'altro, come se il tempo si fosse fermato in un botto.
Dopo un po' mi staccai da lui e mi alzai - Io devo tornare. Tocca a me preparare il pranzo.  Lui era concentrato su qualcos'altro. 
- Ehi? - gli passai una mano avanti agli occhi. 
- Quando l'hai fatto questo? - mi chiese poggiando una mano sul piercing all'ombelico. 
- E' stata la prima cosa che ho fatto quando sono arrivata in questa città. - Lui sorrise.
- Quante cose ancora non so di te? - Sorrisi ma non risposi. Poi mi voltai e vidi che in mezzo alla piazza c'erano i Flyer che ballavano sulla canzone "Locked out of heaven".
- Ma da dove sono usciti? - dissi voltandomi verso Will che rise a quelle parole.
- Tu guardali - Restai a guardarli estasiata. Alla fine della canzone mi mostrarono uno striscione. Su c'era scritto "Resta con noi Fly". Misi le mani congiunte davanti il viso. Mi voltai verso Will. - Tu lo sapevi!
- Certo noi siamo una crew. - disse guardando ancora i Flyer mentre era seduto sui gradini. - Tu ne vuoi fare ancora parte? - volse il suo viso verso di me in un espressione seria.
- Io non l’ho mai abbandonata - Dissi e corsi verso i Flyer facendo delle capovolte.
 
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Ciaooo a tutte! Allora che ve ne pare? Io vi dico solo che non vedo l'ora di pubblicare i prossimi capitoli
dove la storia diventerà molto più....... non so come definirla... vabbè lo scoprirete da sole.
Mi raccomando fatemi sapere cosa ne pensare recensendo.

 
P.s. volevo ringraziare colore che hanno messo la stori tra le ricordate, tra le seguite o tra le preferite..
I miei occhi brillano di gioia quando accade *_* Grazie!
 
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Mamma mia sono proprio SBAWWWWWWWWWW!

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Capitolo 8
*** Capitolo 7 - Why so serious? ***


Dici di amare la pioggia, ma usi un ombrello per proteggerti da essa.
Dici di amare il sole, ma passi da un’ombra all’altra quando splende.
Dici di amare il vento, ma quando soffia chiudi tutte le finestre.
E’ per questo che ho paura quando dici di amarmi.

(Bob Marley)
 
 
 
Guardavo la tv sul divano con la testa poggiata sulle gambe di Asia e i piedi poggiati sul bracciolo. Asia guardava in lacrime (con tanto di tovagliolini monouso accanto) il film d’amore che stavano trasmettendo. Io lo trovavo così noioso che più volte mi ero addormentata. Mi svegliavano di soprassalto solo le soffiate di naso di Asia.  
- Asia dai è un film! - dissi scuotendola
- Eddai Fly, sto vedendo il finale!
- Ma come vuoi che finisca? Si sa, no? - E infatti neanche dopo 5 minuti il film terminò con un bacio tra i due protagonisti.
- Visto? Come fai a piagnucolare per una scena che sembra sempre la stessa ogni volta?
- Fly certo che tu sei proprio la crudeltà per antonomasia!- tirò su col naso - Tu non sei proprio fatta per l’amore!
- Ecco adesso hai detto una cosa saggia! - sorrisi e andai di là in cucina a prendere qualcosa da sgranocchiare.
- Fly il tuo cellulare sta squillando! -  mi urlò Asia dal salotto.
- E lascialo squillare! - risposi con tutta calma.
Jessie si scaraventò sul cellulare - Vediamo chi ti chiama! -  
- Jessie posa quel cellulare se non vuoi che ti stacco la testa dal collo!
- Niall. Chi è?
Ritornai in salotto le strappai il telefono di mano - Secondo te?
- Oh mio Dio. E’ lui! Fammici parlare! Ti prego!
- FOTTITI! Pronto? - salii le scale e andai in camera mia per parlare tranquillamente. 
- Ehi Fly sono Niall
- Lo so! Dimmi pure
- Senti dopo cena vuoi venire un po’ alla villa?
- Dopo cena? - Guardai l’orologio erano le 19. - Si perché no!
- Perfetto allora ti aspetto. Per che ora? -
- Penso di farcela per le 21.30
- Okei a dopo allora!
- Niall! -  lo stoppai dall’ attaccare. - Si?
- Grazie. - Attaccai e andai in cucina a preparare la cena: cotoletta di pollo alla milanese! 
Mentre cucinavo ripensavo a Niall. Quel ragazzo era formidabile. Aveva sempre il sorriso sulle labbra e cercava di aiutare tutti senza avere nulla in cambio. Era diverso da tutti. Mi domandavo come mai fosse ancora single in realtà. 
 
In un baleno si fecero le 21. - Cazzo è tardi! - dissi alzandomi di scatto dalla sedia dove ero seduta per mangiare.
- Devi uscire? - domandò Asia.
- Si -  dissi io correndo di sopra a cambiarmi.
Aprii l’armadio e scavai tra i vecchi vestiti. Un paio di calze bianche, uno shorts nero a vita alta e una maglia sblusata bianca. Indossai degli stivaletti neri tipo anfibi e mi truccai velocemente. 
Presi il cappotto e la borsa e uscii di casa correndo. 
 
Arrivai alle 21.45. La puntualità non era proprio una mia dote. Il cancello di ingresso era aperto. Lo spinsi ed entrai riprendendo fiato dalla corsa. Non avevo mai fatto caso che la villa era adornata con tante luci. Era bellissima. Abbassai lo sguardo e vidi che mi correva incontro Niall a braccia aperte. Mi saltò addosso prendendomi in braccio.
- Ehi non ci vediamo da tre giorni! Mica da tre anni! - Lui rise.
- Dai vieni! - Ci avviammo in casa. Non c’era nessuno al piano terra. 
- Dove sono i miei amici?
- Sono andati a una cena con Paul. Conoscendo Paul torneranno molto tardi! -
Mi portò in camera sua. Quando entrai rimasi a bocca aperta. Era un piccolo angolo di paradiso. A muro erano esposte una quindicina di chitarre. 
- Mettiti comoda. Io vado a prendere due birre.
Tolsi il cappotto e lo buttai su una sedia. Presi una chitarra. Era un acustica. Era di legno chiaro. Era così ben lucidata che ti ci potevi specchiare. Iniziai a pizzicare le corde. Era anche accordata. Poggiai un piede sulla sedia e iniziai a suonare. Mai sentita qualità sonora migliore. Chiusi gli occhi e iniziai a viaggiare con la mente. Quelle note e quella canzone. Mi ritornavano alla mente di nuovo. La musica è un dono del cuore. Non scompare mai e non ti lascia mai. Può manifestarsi sotto altri aspetti ma è sempre lì pronta ad aiutarti e salvarti.
Smisi di suonare e riposai la chitarra mi voltai e Niall era lì con le due birre.
- Da quanto tempo sei impalato lì ?
- Abbastanza - Sorrisi e mi misi a sedere sulla moquette blu sbarazzandomi delle scarpe. Mi porse una birra già aperta che subito presi e ne feci un lungo sorso. Niall si sedette sul letto. 
- Fly, io devo chiederti una cosa in realtà. - Staccai a bottiglia dalle labbra e lo guardai. - La cosa mi imbarazza ma tu sei l’unica persona a cui posso chiederlo.
- Se si tratta di sesso... - non mi fece neanche completare la frase che subito mi interruppe 
- No non si tratta di questo. - aveva un viso serio.
- Avanti dimmi -  dissi avvicinandomi alle sue gambe.
- Beh.. credo che tu sappia che la settimana prossima c’è la festa di benvenuto per la crew. -
- No non lo sapevo. Cioè sapevo che avrebbero fatto una festa. Ma non sapevo che fosse tra una settimana. -
- Tu ci vai?
- Niall starò pure di nuovo nella crew ma sai bene che non posso lavorare con loro ne tanto meno con voi dopo quello che è capitato. Adesso che mi ci fai pensare non dovrei essere nemmeno in questa casa. -
- Cioè? Tu non sei più un membro ufficiale dei Flyer?
- Diciamo che non ne faccio parte pubblicamente. Insomma montiamo insieme le coreografie. Dietro ogni loro lavoro c’è anche il mio con la differenza che il mio viso non si vedrà mai su uno schermo o su un manifesto.
- E a te sta bene ?
- Sì. Me ne fotto della tv e della celebrità. - Niall alzò le sopracciglia. Poi  mise la testa sulle ginocchia e mi fissò negli occhi.
- Fly mi vuoi fare da accompagnatrice all’ evento? - sputai tutta la birra che stavo bevendo in quel momento. 
- Cosaaa? Non ti rendere ridicolo. Dai Niall. Hai tante celebrità come amiche, chiedi a una di loro. - Il suo viso cambiò espressione. Aveva un velo di tristezza e il suo sguardo era basso. 
- Niall insomma non mi fare quella faccia. Non so una minima botta di come bisogna comportarsi a un evento del genere.
- Sai, tutti i ragazzi a tutti gli eventi che abbiamo fatto fino ad ora erano con qualcuno. Zayn con Perrie. Liam con Danielle. Louis con Eleonor. Harry ogni volta con una ragazza diversa. L’unico a risultare sempre solo ero e sono sempre io. -  Strinsi gli occhi. Non riuscivo a capire dove voleva arrivare. - Vedi se per una volta magari mi presentassi con una ragazza non sarei più etichettato solo come il 5° o il biondo dei One Direction dai giornali.
- Si okei ma perché proprio io?
- Vedi tu sei la persona che in questo momento mi è più vicina. Anche se ci conosciamo da poco più di una settimana ho capito tante cose. Sei sempre allegra. Con la risposta pronta. Ti piace ridere. Ti piace la birra. Vivi per la musica. E adesso ho anche scoperto che suoni la chitarra benissimo. Vedi se dovessero scambiare qualcuno per la mia ragazza non mi dispiacerebbe affatto che quel qualcuno fossi tu. - Rimasi senza parole. Non me l’aspettavo proprio un affermazione del genere. - Insomma, non fraintendere, non era una proposta. -  Io avevo capito benissimo quello che aveva detto. Solo che non mi sarei mai aspettata di sentire quelle parole da una persona che conoscevo appena. - L’ultima cos.. - Lo interruppi. Alzai il suo volto dalle ginocchia e lo abbracciai. 
- D’accordo Niall. Conta su di me. -
Ricambiò l’abbracciò e mi si fiondò addosso. Cadde su di me e ci ritrovammo uno sopra l’altro. 
All’improvviso dalla porta che era aperta entra qualcuno. Era il moro. Senza guardare chi c’era in camera chiese con tranquillità - Niall, hai un preservativo? - Voltò la faccia e alzò entrambe le sopracciglia. - Niall se ti devi scopare una tipa fallo, ma almeno chiudi la porta!
Non indossava la maglia e il suo jeans era sbottonato. 
Staccai Niall da me - Come scusa? - Mi alzai e gli andai ad un palmo dal viso con uno sguardo tutt’altro che amichevole. In qualche modo mi riconobbe. Me ne accorsi da come strinse i pugni. Intanto Niall gli diede il preservativo e lui fece per andarsene. Si girò ancora una volta verso di me e mentre se ne andava tra i denti sussurrò - Puttana - In quel momento qualcosa nel mio cervello scattò. Quel qualcosa era uno schiaffo diritto in faccia. - Ma che cazzo fai?
- Mi sembra di averti già detto che mi chiamo Fly e in nessun altro modo.
- Va al diavolo. Stronza! - E corse in camera sua.
- Cazzo, quanto lo odio. - Mi voltai verso Niall, che avendo un sorrisetto sul suo viso, rispose
- Beh, a quanto pare la cosa è reciproca - Io risi.
 
- Niall senti come ci si veste a un evento?
- Non lo so. Di solito noi ci affidiamo a degli stilisti e ci facciamo combinare come vogliono. -
- Perfetto. Ergo sono fottuta. - 
- Posso provare a chiedere a Danielle o a Perrie o a Eleonor.
- Grazie! Ma cercherò di cavarmela da sola.
Scesi giù per prendere un’altra birra mentre Niall era su a suonare un pezzo di Michael Bubble. 
In cucina trovai la bionda della sera dell’incidente del moro. 
- Ciao
- Ciao io sono Perrie
- Io sono Fly - al mio nome lei si pietrificò. Magari Zayn le aveva raccontato addirittura che avevo cercato di ucciderlo. Non mi soffermai quindi sulla conversazione e presi velocemente la birra e feci come per tornarmene in stanza. Inaspettatamente lei mi fermò. 
- Aspetta. Io sono la ragazza di Zayn, lo sai? - disse con un tono calmo.
- Sì. E allora? -
- So quello che hai fatto.
- No tu sai quello che lui ti ha raccontato. Non quello che è successo davvero. - Lei zittì a quelle parole.
- Zayn è molto strano in questo periodo. E’ sempre arrabbiato. Non vuole mai parlarmi. - si sentiva la sofferenza nelle sue parole. - Non dico che tu sia la causa. Ma potresti evitarlo, per favore? Insomma potresti evitare di discutere con lui? - Capendo di cosa stesse parlando e come potesse sentirsi annuii. 
- Grazie. - Le sorrisi e salii in camera di Niall. Restai ad ascoltare la sua musica in silenzio. Talvolta chiudevo gli occhi e nella mia mente si risvegliavano pensieri vecchi una vita e dolorosi, ma che valeva la pena ricordare. 
 Si erano fatte le 2. Dovevo tornare a casa. Presi la borsa e cercai le chiavi per metterle nella tasca del cappotto e averle a portata di mano. 
- Oh cazzo! -  buttai in terra tutto ciò che c’era nella borsa. 
- Che cogliona! Ho dimenticato le chiavi di casa. -  dissi dandomi uno schiaffo in fronte da sola. 
- Dai non fa niente puoi dormire qui!
- Sei sicuro?
- Ma si certo. In fondo una stanza della casa era destinata a te!
- Si ma non ho neanche la scheda per entrarci. -
- Beh allora vorrà dire che dormi in camera mia. Va bene?
- Non ho altra scelta - dissi ridacchiando per prenderlo in giro. 
 
Niall si mise a letto subito. Io girovagavo ancora per casa. Salii sul terrazzo. Era enorme. 
Misi le mani in tasca e notai che c’era qualcosa dentro. Ne estrassi una bustina. C’era dell’erba. 
- E tu da dove esci? - pensai ad alta voce -  Beh Marija capiti a pennello!
Iniziai a rollarmi una canna seduta con le spalle attaccate al muretto che recintava il terrazzo.  Era da tempo che non me ne facevo una. In quel momento farmela mi avrebbe rilassato e fatto dormire più profondamente. Leccai la cartina per attaccarne l’estremità al resto. In quel momento, dalla porta entrò qualcuno.
Alzai lo sguardo verso la porta - Dio! Ma sei una persecuzione! - mi uscì spontaneamente vedendo che era il moro. - Potrei dire lo stesso di te! - rispose lui con un tono incazzato. Si mise in piedi poco lontano da me, affacciato.
Presi l’accendino e accesi la canna. Lui abbassò la testa per guardami.
- Ma che stai facendo?
- Che ti sembra che stia facendo?
Continuò a guardare dinanzi a sé. Ripensai alle parole di Perrie.
 
Zayn è molto strano in questo periodo. E’ sempre arrabbiato. Non vuole mai parlarmi.
 
Lo osservai sembrava insoddisfatto. Come se qualcosa non andasse nel verso giusto e non potesse far nulla per cambiare le cose. Mi era molto familiare come sensazione. Toccai la sua gamba allungando il braccio.
- Vuoi fumare con me ? -
- Perché dovresti? -
- Perché mi sembra che tu ne abbia bisogno. - Mi guardò intensamente e dopo poco si sedette accanto a me. Prese la canna e iniziò a fumarla con tiri profondi.
- Che succede Malik, il tuo amichetto non ha funzionato bene che sei così depresso? - dissi maliziosa.
Lui mi guardò con gli occhi stretti e dopo si avvicinò fino a far toccare il mio naso col suo. 
- Se vuoi dopo ti do una dimostrazione pratica -  disse emettendo il fumo direttamente sulla mia faccia e passandomi la canna. 
- Dopo? Perché non ora? - dissi provocandolo e lui rise di buon gusto. 
- Fattelo dire! -  esclamò all’improvviso -  Tu sei la ragazza più stronza, più strana e meno femminile allo stesso tempo, che io abbia mai conosciuto.
- Farò finta che sia un complimento - dissi buttando la canna e alzandomi.
Mi avviai verso la porta e notai che non mi seguiva. 
- Resti qui? - Lui non rispose. - Bene! - Chiusi la porta dietro le mie spalle. 
 
Per fare una doccia decisi di usare gli spogliatoi accanto alla palestra e non il bagno in camera, altrimenti Niall si sarebbe svegliato. Andai prima in camera a prendere qualcosa di pulito. Presi una maglia da basket di Niall che avrei usato come pigiama. Poi portai giù un telo da bagno, prodotti per i capelli e l’asciugacapelli. Entrai nello spogliatoio. C’erano 10 docce in fila indiana, ognuna separata da un telone. Mi tolsi i vestiti e entrai in una delle docce. 
Mentre l’acqua cadeva sulla mia testa, per qualche ignoto motivo, ripensai alla scena in cui Liam pianse davanti a Zayn inerte e subito dopo iniziò a cantare “Bound To You”. Incoscientemente, iniziai a cantarla a voce alta. Ad un certo punto smisi e poggiai la testa alle mattonelle. Chiusi l’acqua e avvolsi il telo intorno al corpo e aprii in telone della doccia per uscirne. Spalancai gli occhi e vidi davanti a me Zayn che aspettava. Evitai il suo sguardo incessante e feci finta che non ci fosse andando avanti e specchiandomi allo specchio. Lui mi venne dietro. 
- Hai voglia di fare l’avvoltoio ancora per molto? - Fece un sorrisetto furbo.
- Ti sto studiando! Oggi ho scoperto che ti droghi e che canti.. Uno a zero per me
- Ehi Ehi Ehi! Punto primo: io non mi drogo! Forse lo fai tu! Punto secondo: da quando mi spii? Pensa alla tua fidanzata che la vedo piuttosto sofferente!
- Hai parlato con lei? - strinse gli occhi attendendo una risposta - Cosa le hai detto? -
- Questa domanda dovrei farla io a te, dato che lei crede che il problema sia io. - Mi voltai verso di lui con uno sguardo tutt’ altro che gentile. - Non ti azzardare a parlare male di me, ragazzino. Chiunque sia. Io se ho un problema con te lo risolvo con te e con nessun altro. Quindi metti un po’ di palle e inizia a dire alle persone quello che pensi realmente invece di tergiversare.
- Madre! Mi fai così paura - disse ironico. - Faresti bene ad averne, invece che non. -  dissi uscendo dallo spogliatoio. 
- Ehi tu! - mi afferrò per un polso e mi tirò a sé. Avvicinò il mio corpo al suo. Lo respinsi 
- Mi dispiace ma io non faccio sesso con il nemico. Soprattutto se questo nemico ha detto che sono “la persona più stronza, più strana e meno femminile” dell’ universo. Si chiama coerenza.  - 
Lui,mordendosi un labbro, mi lasciò andare. 
Mentre attraversavo l’ingresso ancora con i capelli bagnati e il telo intorno al corpo vidi Will uscire dalla cucina.
- Fly? Sei tu?
- - risposi andandogli incontro e fiondando le mie braccia intorno al suo collo lasciandogli un bacio innocente sulle labbra. - Hai fumato erba vero?
- Che ne sai? - dissi tirando la testa indietro. 
- Perché hai gli occhi tirati e ti si fanno solo quando fumi roba illecita. - Mi prese in braccio a cavalcioni e alzò lo sguardo. - Ciao Zayn - Quello gli sorrise alzando una mano in segno di saluto. 
- Andiamo in camera mia. Così ti asciughi i capelli e ti vesti. - annuii e continuando a tenermi in braccio mi portò di sopra fino al quarto piano, dov’era la sua camera. 
 
 
 
 
Salveee ragazzeee! Voglio ringraziare tutte coloro che hanno recensito il precedente capitolo
e coloro che l‘hanno messo nelle seguite o nei preferite o nelle ricordate. Sono così felice *_*
Per quanto riguarda la storia. Beh in realtà questo capitolo non mi convinceva molto,
ma mi serviva come preludio a varie cose che avverranno in seguito.
Spero comunque vi piaccia e che continuiate a seguire la FF!
Grazie ancora a tutte e mi raccomando recensite sempre! Baci!


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Capitolo 9
*** Capitolo 8 - Are we friends or are we more? ***


 
Never felt like this before
Are we friends  or are we more?
I’m not sure.

[Change my mind – One Direction]



 

- Will perché mi hai baciato, l’altro giorno?
- Non mi sembrava che fossi contraria.
- Non evitare la domanda. –
Era sempre così: quando si iniziava qualche argomento serio ribaltava la frittata. Era bravo nel farlo ma quella volta non avrebbe funzionato. No. Me lo chiedevo da troppi giorni. Avevo bisogno di sapere. Mi chiedevo anche perché avessi accettato quel bacio. Ero arrivata alla conclusione che per me fosse stato  come un gesto di fiducia e d’affetto. E, inoltre, in quel  momento, un bacio ci stava tutto. Io mi ero confidata con lui. L’avevo messo al corrente di cose che nessuno in fondo conosceva. Anche se non avevo avuto il coraggio di dirgliele direttamente faccia a faccia. Non avevo avuto il coraggio, o, forse, era perché volevo che sapesse solo determinate cose e inoltre on avrei mai retto all’idea che lui potesse fare domande a proposito.
Will si stava asciugando dopo essersi fatto una doccia veloce e io mi stavo asciugando i capelli. Spensi il phon per ascoltare una sua eventuale risposta . Risposta che tardava ad arrivare .
Si voltò verso di me, capendo che ero seria e che attendevo una risposta altrettanto seria. Mi venne incontro e si sedette accanto a me sul letto.
- Beh.. non lo so.. mi andava di farlo e l’ho fatto.
- Will ci consociamo da due anni. Hai avuto due fottutissimi anni di possibilità per farlo davvero e per farlo quante volte avresti voluto. E invece non l’hai mai fatto. Perché solo adesso? -
Rimase in silenzio. Probabilmente rifletteva sulla risposta che avrebbe dovuto darmi.
In realtà ti sbagli. Io non ho mai avuto la possibilità di farlo e tanto meno volevo. Tu eri così fredda che al solo tocco con qualsiasi altro ti ci potevi ghiacciare. Non hai mai mostrato nulla di te. E non parlo del tuo corpo bensì di tutto il resto. Non hai mai raccontato nulla di te e se solo pensavo a chiederti qualcosa tu mi rispondevi dicendo “Cambia discorso” oppure “ Taglia corto”. Invece adesso riesco a vedere un po’ di te e quel giorno, a Piccadilly, mi sei parsa felice e, in qualche modo, trasparente. Eri bellissima. –
Aveva ragione. Ero sempre stata chiusa in me stessa. In due anni non avevo raccontato mai nulla di me a nessuno. Tutto ciò che si sapeva in giro era che il mio” nome “ era Fly e che mi piaceva ballare. Stop! E invece in tre giorni era successo qualcosa che non sapevo neanche io cos’era e che aveva stravolto tutto. Adesso Will sapeva il mio nome. Sapeva da dove venivo. In qualche modo sapeva chi ero ma soprattutto aveva capito che mi fidavo di lui ciecamente.
Gli sorrisi e lui mi accarezzò la guancia e mi lasciò un bacio sulla fronte, dopodiché si alzò. Lo bloccai afferrandolo per una mano.
- Will – dissi con imbarazzo - fallo.
- Fare cosa?
- Fallo di nuovo. Baciami –
 
P.V.Will
- Fallo di nuovo. Baciami
Si alzò e restammo faccia a faccia per un po’. Lei voleva davvero che lo facessi. Le infilai una mano sotto i capelli ancora umidi e tenni l’altra sulla sua guancia. La sua pelle era liscissima e insolitamente calda. Volevo baciarla. Sì, che lo volevo. Dio solo sapeva quanto. Avvicinai le mie labbra alle sue. La baciai dolcemente. Poi lei mi mise le braccia al collo e mi baciò ancora. E ancora. E ancora. Dio! Che bella sensazione!
In un solo bacio potevo sentirla. Potevo sentire il suo cuore battere all’unisono col mio e potevo sentire tutto ciò che cento altre ragazze non mi avrebbero mai dato.
Le morsi il labbro inferiore e lei approfondì il bacio dopo avermi sorriso sulle labbra. Le nostre lingue si incontrarono e il tempo si fermò. Quel bacio iniziò a diventare sempre meno casto e le mie mani dal suo viso iniziarono a scendere sui sulla sua schiena per poi posarsi sui suoi fianchi. Staccai le mie labbra dalle sue per iniziare a baciarle il collo. La volevo. La volevo mia disperatamente.
Posai le mie mani sul suo sedere e feci leva per sollevarla e prenderla in braccio. Avvolse le sue gambe intorno al mio bacino e mi guardò. Mi guardò con i suoi occhi d’oro. Quegli occhi grandi e allungati che solo lei aveva. Quegli occhi che nascondevano chissà cosa e che solo adesso mi sembravano così vivi e in un certo senso sembravano parlarmi.
- Will fai l’amore con me questa notte
Il mio cuore sobbalzò. Come poteva farmi così sangue quella ragazza?
 
P.V. Fly
Lo guardai intensamente negli occhi. Volevo fare l’amore con lui in quel preciso istante.
- Will fai l’amore con me questa notte
Continuò a guardarmi. Non avrebbe mai rifiutato. Nessun uomo avrebbe mai rifiutato di fare sesso con una donna. Neanche lui. Neanche lui che ogni sera se ne portava a casa una diversa che poi il giorno dopo avrebbe usato i vestiti di sua cugina Irie per cambiarsi e lasciare la casa. Mi poggiò sul letto come fossi stata un bambola di porcellana da non far rompere. Si mise a cavalcioni su di me e mi tolse l’enorme maglia da basket che Niall mi aveva prestato un’ ora prima. Mi guardò mentre ero in intimo e si stese su di me e ricominciò a baciarmi. Era dannatamente sexy. Infilò la sua mano nei miei slip e iniziò ad accarezzarmi. La mia eccitazione era alle stelle e potevo sentire la sua. Mi sganciò il reggiseno e passò a baciare il mio seno. Retrassi le gambe e buttai indietro la testa per il piacere. Si tolse i boxer dopo aver sfilato le mie mutandine, ed entrò in me e il piacere espresso da gemiti colmò ogni angolo di quella stanza e di tutto ciò che era intorno ad essa.
 
P.V. Will
Era bellissima. Era perfetta. La tenevo tra le mie braccia. Eravamo una cosa in quel momento. Appoggiai nuovamente le mie labbra sulle sue e morse il mio labbro inferiore. Rimasi a  guardarla negli occhi fin quando lei non poggiò le sue mani calde sul mio petto e ribaltò le posizioni. Era sopra di me e ondulava il suo bacino sul mio, tenendo le mani sempre fisse sul mio petto. Ogni tanto premeva le sue unghie sulla mia pelle. Appoggiai le mie mani al suo sedere e ne seguii i movimenti.  Dopo un po’ lei arrivò all’ orgasmo e io venni. Appoggiò il suo petto al mio restando sopra di me. Mise l’orecchio sul mio cuore come per sentirne i battiti. Sorrideva tenendo gli occhi chiusi. E così si addormentò.
Spostai i capelli dal suo viso e rimasi a guardarla mentre dormiva.
- Noel, ti amo -  sussurrai.
Ma lei non avrebbe mai sentito quelle parole. Mi accontentavo di vederla così. Felice. E avrei fatto di tutto per mantenere quel sorriso sempre acceso. Quel sorriso che mi fermava il cuore ogni volta. Quel sorriso che era diventato per me una ragione di vita.




 

Salve gentee! Non so se vi è piaciuto questo capitolo.
E' vero! E' breve ma è intenso! 
Personalmente, per il momento, è il mio preferito.
Mi sono anche emozionata mentre lo scrivevo.
Inoltre da qui si entrerà nel pieno della storia (finalmente!)

Volevo ancora una volta ringraziare le persone che mettono la storia tra i preferiti e tra le seguite e quelle che la recensiscono puntualmente. Siete d'oro *_*

Mi raccomando fatemi sapere come vi è sembrato il capitolo!
 

Byeeee babeee! XOXO

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Capitolo 10
*** Capitolo 9 - Hopeless ***


 
 
Non dobbiamo avere paura degli altri, poiché spesso gli altri hanno molta più paura di noi.
Il successo non è vincere sempre, il successo è vincere le proprie paure, avendo il coraggio di tentare sempre.
Non bisogna dimostrare nulla agli altri, ma solo a se stessi.

[Andrea Mucciolo]





Mi svegliai il mattino dopo ancora a cavalcioni su Will. Restai a guardarlo per un po' mentre dormiva. Il suo viso era rilassato e la bocca semiaperta, ma nonostante questo era bello. Bello come non mai. Gli diedi un bacio sul cuore e mi alzai per poi rivestirmi e uscire dalla stanza. 
Mi feci un caffè e andai sulla terrazza all'ultimo piano. Da lì si vedeva parte della città. Si scorgeva il London Eye, che imponente regnava sul Tamigi, il Big Ben, che secondo degli ultimi studiosi sembra segnare l'ora sbagliata di un minuto, e il Tower Bridge. Era il posto ideale. Il grande giardino che contornava la casa dava una sensazione di tranquillità. Se non si guardava oltre il cancello non sembrava neanche di essere a Londra. Sembrava di stare in campagna, mancava solo l'odore forte del fieno. Il sole batteva forte quella mattina. Faceva caldo. La primavera era arrivata finalmente anche a Londra! 
 
Ripensai alla mia città, al suo calore bestiale già ai primi di aprile e al suo paesaggio. Napoli. Quanto mi mancava quella città. E' incredibile. Avevo fatto tanto per andarmene di lì per poi rimpiangerla. Prima di arrivare a Londra avevo girato il mondo ma nessuna città aveva lo stesso paesaggio e gli stessi profumi.  Il Vesuvio, il mare, le luci, l'odore della pizza il sabato sera e l'odore del ragù la domenica mattina, Marechiaro e l'anziano che ogni santa mattina si affacciava alla sua finestra a cantare le più antiche canzoni che neanche mia nonna conosceva ma che rispecchiavano un concetto di vita che non si poteva ritrovare in nessun altra città: calore, spontaneità e tradizione. Era questo che mi mancava. 
Presi il cellulare e intanto accesi una sigaretta. Scorsi i numeri in rubrica. Il suo numero era ancora lì. Quello di Maya. La mia migliore amica. Come mia sorella, avevo abbandonato anche lei. 4 anni fa. Avevo solo 17 anni. Penserete: "troppo giovane!". Io invece continuo a pensare che avrei dovuto farlo anche prima. Sentii l'impulso irrefrenabile di chiamarla, di sentire la sua voce. E così feci. La chiamai. Aspettai che rispondesse ma dopo una decina di squilli non arrivò risposta. Staccai il telefono dall'orecchio e lo guardai non staccando ancora la chiamata. In quel preciso istante lei rispose - Pronto? - Avvicinai il telefono all'orecchio per ascoltarla - Pronto? - Gli occhi iniziarono a pizzicarmi e ci misero poco a colmarsi di lacrime. - Pronto? Chi è? -
Misi un mano davanti alla bocca e al naso per non singhiozzare. Dio solo sapeva quanto mi mancava. E non avevo avuto mai la possibilità di dirglielo. E non gliel'avrei detto neanche in quel momento. Sicuramente lei aveva sofferto molto più di me. Non potevo riaprirle una ferita così grande. Non sarebbe stato giusto nei suoi confronti. Era una storia ormai vecchia e chiusa da tempo e tale doveva restare. Attaccai il telefono che strinsi tra le mani come per soffocare delle emozioni che lì sarebbero dovute morire. Mi accovacciai a terra e tirai le ginocchia al petto. Con la manica della maglia mi asciugai le lacrime e presi un grande espirai come per cacciare il male dal corpo. Quanto mi doleva il cuore in quel momento neanche i santi potevano saperlo. Avete presente come quando ti viene strappato il cuore dal petto, fatto mille pezzi e poi accartocciato e rimesso a posto? Ecco credo che renda abbastanza l'idea.
 
Dopo una ventina di minti mi ripresi e mi riaccesi una seconda sigaretta. La porta della terrazza però si aprì: era Zayn. Alzai gli occhi da terra e lo vidi. Non ci salutammo neanche. Gli sguardi avevano detto tutto. Pura elettricità statica nell'aria: era questo che si avvertiva in nostra presenza. Si affacciò a guardare la città come avevo fatto io in precedenza. Dopodiché senza abbassare lo sguardo verso di me disse - Ti sei divertita ieri sera!
- Prego? Parla chiaro
- Ti sei fatta una bella scopata ieri sera! - spalancai gli occhi.
- Sei un porco schifoso.
- Non sono io quella che ha fatto sesso con un suo amico.
- Ma per favore! Taci. La faccia da santo non ti si addice per niente. - rise sprezzante.
- Allora da quanto tempo va avanti questa storia? - Lo guardai con sguardo assassino.
- Ma i cazzi tuoi no? Non mi sembra che io ti chieda dettagli sulla tua vita sessuale. Quindi cerca di fare altrettanto. - sputai quelle parole ad una velocità supersonica. Mi alzai e feci per andarmene. 
- Ho sentito che accompagnerai Niall al party di benvenuto. E' vero Fly? - sentii il suo sguardo salire lungo la mia schiena - O forse dovrei dire Noel? - mi bloccai dal poggiare la mano sulla maniglia della porta. Mi voltai e camminai rabbiosamente verso di lui. Lo afferrai per il collo della maglietta. - Non ti azzardare a chiamarmi mai più in quel modo. Non mi interessa sapere come tu abbia saputo una cosa del genere. Ma non ti azzardare. Sei sleale.
- Non ho mai detto di non esserlo - gli stampai un bel 5 sulla faccia e girai i tacchi e me ne andai da quella casa. 
Ogni volta trovavo sempre una ragione in più per andarmene. Era assurdo.
 
Andai in centro a cercare cosa indossare per l'evento che si sarebbe tenuto di lì a una settimana. Come fosse ovvio, non trovai nulla. Non sapevo neanche da dove partire in realtà. Lasciai perdere. Comprai un hot dog che sostituì il mio pranzo e lo mangiai sulle scale di Piccadilly. Continuavo ad essere incazzata nera. Vidi delle ragazzine venire verso di me. 
- Scusami sai per caso chi è Fly? - diedi l'ultimo morso al panino e dopo aver ingoiato il boccone risposi - Sono io
Potevano avere al massimo 13 anni ma in quanto a lingua sembravano averne 23.
- Tu, stronza che non sei altro, volevi uccidere Zayn? -
- Scusa? -
- Hai sentito benissimo quello che ho detto
- Beh allora ti rivelerò una cosa - mi avvicinai al suo orecchio - Provo ad ucciderlo ogni giorno ma il ragazzo ha la pelle dura.
Neanche il tempo di dirlo che vidi una folla di teste di minchia su di me per azzuffarmi. Potevo fermarne una,due,anche tre,ma non una dozzina intera. Per lo più,non potevo reagire dato che erano minorenni. Qualcuna di loro mi buttò dei sassi che mi colpirono diretta in viso. Intervennero dopo qualche minuto i ragazzi che frequentavano Piccadilly. Ne uscii con un labbro spaccato e un taglio sotto l'occhio, il quale, di lì a poco, si sarebbe gonfiato e diventato sicuramente di un violetto che avrebbe fatto invidia alle migliori case di moda per la sua rarità.
I ragazzi mi aiutarono ad alzarmi da terra. Mi correggo: il livido viola non si sarebbe formato solo sull’occhio. Tutto il corpo mi faceva un male cane.
- Stai bene? - mi chiese uno dei ragazzi.
- Tu come staresti dopo che una dozzina di ragazzine ti hanno preso a sassate, tirato calci e pugni? -  dissi ironica. - Dai sto bene. Non ti preoccupare
- Dovresti andare in ospedale. - disse l’altro ragazzo.
- Forse dopo.
 
Mi diressi di nuovo alla villa. Erano appena le 14. Li avrei trovati tutti seduti a tavola. Compreso Paul, il loro manager. Ed è con lui che avrei parlato. Già! Parlato... 
il cancello era socchiuso. Lo scaraventai nell’aprirlo e mi diressi infuriata verso la porta. Bussai insistentemente. E indovinate chi venne ad aprire? Ma che fortuna! Proprio lui!
- Brutto pezzo di merda! Io ti ammazzo! - dissi tirandolo prima a me per poi spingerlo in terra.
- Ma che diavolo vuoi?
- Sei un fottuto bastardo. - urlai tanto da attirare l’attenzione di tutta la tavolata, che si recò nell’ingresso per vedere cosa stesse accadendo. 
Mi avventai su Paul e alzai un braccio intenta a dargli un pugno. Ma Will mi prese e mi bloccò. Mi dimenai come una scalmanata. Lo volevo uccidere. Permettere ad un giornale di dire che io volevo ammazzare Zayn Malik. Era troppo. Era davvero troppo. 
- Fly, cazzo! Calmati! - mi afferrò per i polsi e mi voltò verso di lui. Appena mi guardò in viso, il suo sguardo cambiò del tutto. Tenne le sopracciglia basse nel percorrere ogni livido o taglio sul mio viso. 
- Che cazzo è successo? - mi chiese preoccupato. Mollai la sua presa che era diventata più tenue.
- Chiedilo a questo pezzo di merda - dissi indicando Paul. Non aspettai alcuna reazione e me ne andai. 
 
Adesso si che era finito tutto. Non c’era proprio più niente di salvabile. Come diceva il proverbio? La speranza è l’ultima a morire? Beh… adesso era ufficialmente morta. 
Andai a visitarmi in ospedale e denunciai l’aggressione. Non avevo più nulla da perdere. 
Tornai a casa, mi chiusi in camera mia e lì rimasi per tre giorni interi senza mai uscirne. In quei tre giorni spensi il telefono e misi un cartello fuori la porta della camera con scritto:
“1. Non rompete i coglioni. 
 2. Se qualcuno mi vuole dite che non sapete che fine abbia fatto.
 3. Non portatemi nulla da mangiare. Ho una buona scorta di biscotti.”
Ovviamente il tutto scritto a caratteri cubitali. Ero troppo arrabbiata per poter vedere anima vivente al mio fianco. Diciamo che salvaguardavo la salute del prossimo tenendolo lontano da me. 
 
Intanto nella casa subito dopo l’accaduto…
 
P.V. Will
Fly se ne andò via incazzata nera. Non la fermai. Il suo volto era violaceo e gonfio. Per non parlare del taglio sullo zigomo e sul labbro e l’ematoma all’occhio destro. Ero rimasto così senza parole. Non ci potevo credere. Stavo per implodere dentro di me. Camminai furiosamente avanti e indietro per qualche secondo cercando di calmare invano la rabbia. Mi fermai davanti a Paul, che si stava risistemando la giacca sgualcita. Gli puntai un dito contro. 
- Adesso mi dici cosa le hai fatto! - ringhiavo dalla rabbia.
- Io non le ho fatto proprio nulla. -  rispose lui calmo e disinteressato.
- Ma l’hai vista? - gli urlai contro. - Lei ce l’aveva con te!
- Già ma sta di fatto che io non posso prevedere le reazioni delle fan a determinate notizie.
Aggrottai lei ciglia. Riflettei. E capii - Non mi dire che hai fatto uscire un articolo su quello che è successo con Zayn! Non dirmelo!
- Sei tu che lo stai dicendo. -  rispose ridacchiando.
- Io ti spacco la faccia se non fai sparire quel sorriso di merda dalla tua faccia, bastardo!
Amy venne al mio fianco e mi porse il giornaletto con la notizia. Era uscita due giorni prima e, per quanto non vi fosse pubblicata nessuna foto, era bastato il nome per poterla individuare. Alzai gli occhi dalla rivista e guardai Paul. Serrai le labbra come per trattenermi. Se solo avessi potuto gli avrei spezzato il collo. Ma se l’avessi fatto, i Flyer si sarebbero ritrovati di nuovo al punto di partenza. Senza un futuro. E io dovevo proteggere la crew, anche se non ero riuscito a proteggere la persona più importante tra loro. 
Me ne salii in camera e provai a chiamarla tutta la giornata. Ma niente. 
“Il cliente da lei chiamato non è al momento raggiungibile. La preghiamo di riprovare più tardi.” 
Lanciai il cellulare per terra. - Maledizione! Fly… -  dissi sedendomi sul letto nervosamente. Avevo paura che potesse fare una cazzata. Come ne aveva già fatte. 
 
Passarono due giorni e Fly non si faceva vedere né sentire. Non c’era traccia di lei in giro. Né aveva mandato un messaggio a nessuno. Andai a casa sua ma la risposa che ebbi dalle sue coinquiline non mi rasserenò affatto: - Non la vediamo da giorni ormai! Devo preoccuparmi?
Me ne ritornai a casa. Se Fly aveva deciso di non farsi più vedere così avrebbe fatto. Quindi mi arresi e non la cercai più. Ma avrei comunque aspettato, anche per tutta la vita, che tornasse.
 
P.V. Niall
Provai a chiamare Fly più e più volte, ma niente! Aveva staccato il cellulare. Da tre giorni era così. 
Andai in camera di Zayn. Era a computer. 
- Ma tu ti preoccupi solo di te stesso? -  si voltò verso di me.
- No anche di te!
- Beh io non ho bisogno della tua premura. Piuttosto non credi di dover fare qualcosa in tutta questa situazione?
- Quale situazione? -
- Ti dice qualcosa il nome Fly?
- Fly.. Fly.. No non mi dice niente!
- Zayn! - sfoggiò il suo sorriso perfetto che tutti invidiavamo. 
- E va bene. Ho capito. Cosa c’è? -
- Tu sai che non è vero quello che dice l’articolo! Smentisci tutto!
- Io non so proprio niente! Lei mi ha buttato in quella cazzo di piscina e io ci stavo per morire. Punto.
- Ma che dici? Lei ti ha tirato fuori da quella piscina. Se lei non fosse tornata giù, tu saresti veramente morto.
- Lei mi ha tirato fuori dalla piscina? - disse incredulo prestandomi finalmente la sua totale attenzione.
Annuii. Vidi nei suoi occhi qualcosa accendersi. Si alzò dal letto si tolse la tuta e si infilò un jeans e una maglia bianca senza dire una parola. Prese la giacca e infilò nella tasca cellulare e sigarette. 
- Andiamo! - disse tirandomi fuori dalla stanza. 
- Dove stai andando?
- Andiamo a prenderla! E tu vieni con me!
- Cosa? - dissi a bocca aperta.
- Non farmelo ripetere! -  disse lui scendendo le scale.
Non avevo mai visto Zayn abbandonare il suo orgoglio in quel modo. Era la prima volta che succedeva. Nei suoi occhi vedevo una determinazione inaudita. Prese le chiavi del SUV e si mise alla guida.
- Tu sai dove abita. Portamici!
- Ma è inutile! Will ieri ha parlato con la sua coinquilina e ha detto che non la vedeva da un pezzo!
- Non discutere! - sembrava non ascoltasse neanche una parola di quello che dicessi. Era troppo strano. 
 
P.V. Zayn
Ci ritrovammo in un viale alberato che aveva tante piccole villette a schiera. Una di queste era casa sua. Parcheggiai il SUV lungo la strada e scendemmo dall’auto. Niall bussò il campanello della porta. Dopo poco ci vennero ad aprire due ragazza. Una di loro appena ci vide si mise le mani sulla bocca per placare la sua euforia. L’altra invece se ne stava mezza nascosta dietro la porta con una tranquillità innata. - Chi cercate?
- Fly. - rispose Niall.
- Fly non c’è. Non la vediamo da giorni. Mi dispiace! - fece per chiudere la porta che respinsi indietro prima che venisse chiusa completamente. Entrai in casa senza il permesso di nessuno. Niall mi prese per un braccio - Ma che fai Zayn? - staccai la sua presa e salii le scale della casa. Seppure Fly non era in casa avrei potuto capire dove fosse andata. Avrei dovuto solo trovare la sua camera. 
In cima alle scale c’era un lungo corridoio. Su ogni porta c’era una targa con il nome. Fu più facile del previsto trovare la stanza. Dietro di me intanto arrivavano Niall e le due ragazze. Abbassai la maniglia della porta ma era bloccata dall’ interno. Diedi due pugni rumorosi sul legno bianco. Niente nessuna risposta. Presi la rincorsa per dare una spallata nella porta che si aprì all’istante. Prima che entrassi, Niall mi chiamò - Fidati di me! - gli risposi prima che potesse dire qualsiasi cosa. Lui annuii e io richiusi la porta lievemente sfasciata alle mie spalle. Fly era lì. Stava dormendo rannicchiata in un piumino giallo. Il suo viso era ancora sconvolto. Il taglio sullo zigomo era profondo e non si sarebbe sanato così in fretta. Le labbra erano gonfie dal lato del taglio. Indurii la mascella e deglutii a vederla così. Quanto poteva essere infame la gente? Le accarezzai i capelli al che lei si strinse ancora di più nelle coperte. Vista così, mi faceva tenerezza. 
Gironzolai per la stanza. Le pareti erano ricoperte di vernice blu e al soffitto c’erano attaccate delle stelle fluorescenti. Su una delle 4 pareti c’erano foto su foto di città e persone che non conoscevo. Ogni foto era corredata di didascalia in una lingua che però non conoscevo. Quante cose nascondeva quella ragazza? Di certo molto più del suo vero nome. In terra c’era una scatola di ferro aperta. All’interno c’erano delle bustine di erba, delle cartine e una lettera. Sul dorso della lettera c’era scritto “A Maya”. L’aveva scritta lei e non l’aveva mai inviata. Non so perché ma in quel momento la testa mi disse di prendere quella lettera. L’avrei letta sicuramente, ma in un altro momento. Mentre la infilavo in tasca, guardai di nuovo quella ragazza. Si sarebbe arrabbiata sicuramente se solo l’avesse saputo ma la curiosità mi stava uccidendo. Volevo capire cosa l’aveva portata a diventare così. Per quanto tempo ancora avrebbe nascosto la sua vita al mondo. 
 
 
 
Allora che ve ne pare? Curiose? Io lo sarei =P 
Dal capitolo 7 già si era capito qualcosa della protagonista.
Vedrete che per ogni capitolo viene a galla sempre qualcosa in più.
Poi nei due prossimi capitoli si saprà tutto o quasi (probabilmente)! Non vi anticipo nulla!
Intanto spero vi piaccia questo capitolo! Fatemi sapere recensendo!
 
Ringrazio ancora una volta chi ha recensito il capitolo precedente o chi l’ha semplicemente letto.
Ringrazio di cuore chi continua ad avere tra i preferiti o nelle seguite la mia storia! Vi adoro *.*
Baciiii a tutteeee/i

P.S. Volevo avvertirvi che il prossimo capitolo lo metterò tra una settimana perchè parto!
E quindi non avrò proprio tempo di scrivere!  
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Capitolo 11
*** Capitolo 10 - Amici o nemici? ***


Le persone che sembrano più dure, qualche volta, sono proprio quelle che amano più intensamente
e che nascondono una grande fragilità. Qualche volta.






Tre giorni non erano bastati a farmi riprendere. Non erano bastati per nulla. Mi ero esclusa dal mondo. Me ne stavo relegata nella mia tana. Credevo di essere al sicuro almeno lì. La realtà è che quando devi fuggire dai tuoi pensieri, non sei al sicuro da nessuna parte. 
Quel pomeriggio mi ero raggomitolata sotto le coperte. Avete presente quando fingete che le coperte siano una persona, e la stringete a voi così forte per paura che vada via? Ecco era proprio così. "Dietro i più grandi leoni si nascondono i più fragili agnelli" era così che diceva sempre mia nonna. E aveva ragione. Sì, che aveva ragione. Facevo così la dura ma alla fine finivo sempre col soffrire. Nonostante questo, però, non piangevo. E forse era proprio quella la cosa negativa. A volte piangere aiuta. Io invece non ci riuscivo. Da un bel po' ormai. Ad ogni cosa reagivo chiudendomi in me e allontanando le persone. Restavo così in quella solitudine che fa male e bene alo stesso tempo dalla quale non si esce però nè vincitori nè vinti ma solo col cuore un po' più di pietra. In quel momento però mi sentivo più sola che mai. Forse perchè fuori non avrei trovato nessuno ad aspettarmi. Forse perchè avevo distrutto in un solo momento quello che poteva essere davvero buono per la mia vita. 
Io ci provavo. Ci provavo con tutta me stessa a fare bene. Ma il mio bene non era mai abbastanza. 
Mi svegliai nel mezzo del pomeriggio. Aprii gli occhi restando sotto le coperte. La faccia mi faceva ancora male, per non parlare del corpo. La mia pelle era ricoperta di lividi. Non riuscivo neanche a muovermi liberamente. Mi toccai con due dita il taglio sul viso per poi scendere a toccare quello del labbro. Erano sempre lì. Erano lì pronti a ricordarmi quanto le persone potessero essere bipolari. Pronti a ricordarmi quanto possa far schifo l'umanità.
Sentii dei passi nella mia stanza. Mi spaventai. Mi voltai. Era un ragazzo. Stava guardando ad una ad uno le foto attaccate sulla "parete dei ricordi". Mi misi seduta sul letto tenendo sempre il piumino stretto al petto. Lui si voltò verso di me. Poi si avvicinò a me e si accovacciò sulle ginocchia mettendosi faccia a faccia con me. - AAAAAAAAAAAAh! - diedi un urlo che lui strozzò mettendomi una mano davanti la bocca. - Che cazzo urli? - disse lui tenendo un tono di voce basso. - Forse perché un pakistano del cazzo è in camera mia! - dissi alzandomi dal letto e andando incontro alla porta - Un pakistano del cazzo che ha sfondato la porta della MIA CAMERA! - ringhiai contro di lui. - Beh così impari a sparire! - si alzò dalla posizione accovacciata in cui era e si mise proprio di fronte a me. 
 
P.V. Zayn
Si alzò dal letto infuriata e spaventata allo stesso tempo. Era vestita con una sola camicia da uomo grigia lucida. Le copriva giusto il sedere. Aveva i capelli arruffati.
- E' di Will quella?
- Mi sembra di averti già detto di farti i cazzi tuoi!
- Mamma mia! Peggio di uno yogurt scaduto - mi voltai di nuovo a guardare le foto della parete. Sentivo il suo sguardo di fuoco fisso su di me. 
- Esci subito da questa stanza!
- Non credo proprio.
- Evapora da questa cazzo di stanza - disse aprendo la porta.
La guardai. Incazzata nera era poco. Ma io ero troppo stronzo per fare quello che lei diceva.
- Chiedimelo in modo gentile e lo farò. - sapevo che non ci sarebbe mai riuscita.
- MA VAFFANCULO! -  Risi di buon gusto. Era una risposta che mi aspettavo.
Ad un certo punto sentii sbuffarla e aprire un cassetto. Di lì a poco si sarebbe rollata una canna. E infatti così fece e neanche 2 minuti dopo l’aveva già accesa. Scelse accuratamente un CD dalla pila e lo inserì nello stereo. Era un cantante straniero che non conoscevo. Era una musica flebile, rilassante ma che trasmetteva tristezza e nostalgia. 
- Che stai facendo? - le chiesi.
- Fingo che tu non ci sia! - a quelle parole risi.  
Aprì completamente le tende della sua camera e così la riuscii a vedere finalmente bene. In quella camera c’era anche un bagno e una cabina armadio. Lei se ne stava sul letto a guardare il vuoto fuori dalla finestra. Aveva la schiena appoggiate alla spalliera del letto e le gambe stese una sull’altra. Aveva arrotolato le maniche della camicia fin sui gomiti. Sulle braccia notai altri lividi. L’avevano ridotta proprio male. E mi domandavo come mai non mi avesse ancora imprecato contro per quello. La vedevo troppo tranquilla. Mi avvicinai a lei e prendendola per il mento girai il suo volto verso di me. Le passai due dita sui tagli sul viso compreso quello sulle labbra - Ti fanno male? - le chiesi. Con la sua mano schiaffò la mia per l’aria. - Non mi toccare. - Si rivoltò verso la finestra e fece un tiro. Aspirò ed espirò il fumo. Mi allontanai da lei e ritornai a guardarmi in giro. - Ci sono cose che fanno più male. - La scrutai profondamente. Spense la canna nel posacenere stante sul davanzale della finestra, ormai stracolmo. - Ad esempio cosa? - non rispose a quella domanda. Neanche dopo un po’. In fondo sapevo benissimo che non l’avrebbe mai fatto. 
- Uscirai di qui prima o poi? - le chiesi cambiando totalmente discorso. 
- Forse più tardi. - annuii e rimasi a guardarla per un po’. Era triste oltre che incazzata. Come se qualcuno l’avesse delusa. Non l’avevo mai vista così. Motivo per il quale non potevo interpretare il suo volto. Ma forse c’era qualcuno che poteva. Uscii dalla stanza richiudendo la porta dietro di me. Niall e le due ragazze non erano più fuori la porta ad aspettare. Scesi le scale. Niall guardava la TV con le due tipe sul divano. Quando mi sentì subito si alzò e mi venne incontro.
- Allora?
- Non lo so. Ha detto che più tardi esce. Forse dovresti parlare tu con lei.
- No. Conoscendola vuole stare da sola. -  mi rispose Niall.
- Mi prendi per il culo? E’ stata da sola per tre giorni! - Niall alzò le spalle. 
In quello stesso momento sentii dei passi veloci scendere le scale. Era lei. Si era vestita in meno di 5 minuti. Adesso aveva un jeans e una camicia. Arrivò davanti a noi e, senza neanche di degnarci di uno sguardo, ci superò mirando alla porta di ingresso. 
- Dove vai? Fly?! - chiese Niall correndole dietro.
Lei continuò a non rispondere e uscì dalla casa. 
- Perfetto! - esclamai ironico mettendo le mani in tasca. Qualcosa mi turbò. Dalle mie tasche mancavano le chiavi della macchina. 
- Niall ho dato a te le chiavi del SUV? - chiesi continuando a tastare sul jeans e sulla giacca. Niall scosse la testa. 
- Oh no. Non mi dire. -  mi precipitai fuori la porta. Quella stronza stava prendendo la MIA macchina. 
- Che cazzo fai? -  le urlai contro prima che potesse mettere in moto. Salii in macchina dal lato passeggero per potermi riprendere le chiavi ma non mi diede neanche il tempo di sedermi che partì. 
- Spegni subito questa macchina!
- Sta zitto!
- Dove diavolo stai andando?
Accostò ad un marciapiede. - Scendi. - mi disse.
- Tu vorresti che io scendessi dalla MIA macchina?
- Tu non ti sei fatto poi così tanti problemi a scatafasciarmi una porta!
- Vuoi paragonare una stupida porta a questa macchina?
- Vuoi scendere? -
- No
- Bene! Allora sta zitto. - rimise in moto l’auto. Dopo 10 minuti che ancora eravamo in macchina le domandai - Ma dove stai andando?
-Shhh! - mi zittì lei. 
Mi addormentai cullato dalla vibrazione dell’auto. Mi svegliai solo quando lei spense il motore e scese dalla macchina sbattendo tanto forte la portiera da farmi sobbalzare. Eravamo su una spiaggia. Il sole stava tramontando sull’acqua. Restai in macchina mentre lei camminava sulla sabbia diretta verso il mare, che era come una tavola. Ad un certo punto si sedette a terra tirando le ginocchia al petto e affondò le mani nella sabbia. Io scesi dall’auto e la raggiunsi. - Perché sei venuta qui?
- Non è bellissimo? - disse guardando il sole ridotto ormai ad uno spicchio sull’acqua. 
Mi sedetti accanto a lei. - Mi ricorda tanto il luogo da cui vengo. E tutto quello che mi sono lasciata indietro. - rimasi in silenzio a quelle parole. Dopo 10 minuti il sole tramontò completamente e calò un tenue buio sulla spiaggia accompagnato da un vento fresco. Fly appoggiò la testa sulla sabbia e mise le mani sulla pancia.
- Lo sai vorrei essere come te. Non pensare mai a nulla. Fare sempre quello che vuoi. Reagire come vuoi e dove vuoi senza preoccuparti che qualcuno ti giudichi. Ti invidio. - le dissi.
- Se sapessi davvero la mia vita non mi invidieresti affatto. - rispose subito. Si mise di nuovo seduta. - Lo riesci a distinguere l’orizzonte? - disse indicando davanti a sé. - No è troppo buio. - risposi. - Esatto. E’ troppo buio. La mia vita è proprio così: è troppo buia per poter vedere cosa ci sia all’orizzonte. E per quanto tu, dall’esterno, possa pensare che una vita vissuta giorno per giorno sia la migliore, ti posso assicurare che non è così. Uno dovrebbe avere un obiettivo da raggiungere. Vivere per qualcosa o per qualcuno. Ma se perdi quel qualcosa o quel qualcuno è finita. Questo mare mi ricorda quello della mia città. E ogni volta che le onde si schiantano sugli scogli per me è come un colpo al cuore. Ad ogni schizzo d’acqua corrisponde un ricordo. Troppi ricordi? Beh.. La realtà è che di momenti da ricordare ne abbiamo tutti. Il problema è che io non li ho più rammentati per troppo tempo. E adesso devo recuperare il tempo preso.  - 
- Comunque no - risposi.
- No cosa? -
- Non è finita. Devi solo trovare un altro qualcosa o qualcuno capace di valorizzare la tua vita. - a quelle parole mi guardò negli occhi per un po’. 
- Mi dispiace per quello che è successo. - continuai.
- Fai bene a dispiacertene. - rispose lei stendendosi di nuovo sulla sabbia e chiudendo gli occhi. Abbassai un sopracciglio. - Certo che sei proprio strana! - Lei aprì un occhio - Di solito si dice “Non ti preoccupare, non è colpa tua” invece tu sei sempre così acida. - rise. 
- Sei ridicolo Malik! - rise ancora. - Tu che dovresti odiarmi perché ti ho quasi ucciso mi dici “mi dispiace”. Non ha senso. - rise ancora. Avvicinai il mio viso al suo. - Guarda che so che mi hai tirato tu fuori da quella piscina. - le dissi, al che aprì entrambi gli occhi. 
- Cos’altro sai?
- C’è qualcos’altro da sapere?
- Si ad esempio che Liam ha pianto. Che ti ha cantato una canzone. Che io ho pianto. -  Sull’ultima frase abbassò il tono di voce e gli occhi. Lei aveva pianto. Aveva avuto paura. Per me? O per lei stessa? 
- Perché hai pianto? - continuava a tenere gli occhi bassi.
- Io.. Io non posso dirtelo.
- Va bene. - risposi e lei rialzò i suoi occhi grandi nei miei. Era meravigliata della mia risposta. A me semplicemente bastava. C’era qualcosa dietro di più grande di una paura personale. Molto più grande. Qualcosa che non era ancora pronta a dire. 
Ricambiai il suo sguardo profondo e premetti le mie labbra sulle sue per un secondo - Grazie. - sussurrai, al che lei distese gli angoli delle labbra. 
- Non pensare che ti possa diventare amica adesso. - esclamò lei all’improvviso dopo un silenzio tombale di 10 minuti. La guardai. Con le labbra accennava un sorriso. Il vento scompigliava i suoi capelli. 
- Peccato! Volevo eliminare un nemico dalla piazza - dissi alzando un angolo delle labbra.
- Ci vogliono molto più di due parole e un bacetto. Credimi. Ci vuole molto di più. - disse lei guardando il riflesso della luna sull’acqua che le illuminava il volto. 
- Quindi dato che siamo ancora nemici giurati. Inizia a mantenere una distanza di sicurezza pari a 5 metri. -
- Cosa?
- E’ una precauzione. Niente contatto fisico, visivo o mentale profondo o intenzionale.
- Io lo ribadisco tu sei proprio strana!
- Già! Lo sono! Forse è proprio per questo che la gente non riesce a dimenticarmi facilmente.
 
P.V. Fly
Dopo soli 5 minuti sentii squillare il mio cellulare.
- Forse sarebbe ora che rispondessi non credi? -  mi disse Zayn. - Ti avranno data per morta. - continuò. 
- Forse - risi tra i denti stretti.
Presi il cellulare dalle tasche:  “Numero privato”.
- Chi diavolo mi chiama con l’anonimo? - sbuffai infastidita. - Chi diavolo sei? -
- Pronto?
- Chi è? - dissi alzandomi e allontanandomi da Zayn 
- Noel? Ma sei tu?
Mi impietrii. L'ultima cosa che ricordavo di aver visto delineatamente fu Zayn che mi correva contro. Il cellulare mi cadde a terra e dopo poco anch'io assieme ad una marea di lacrime.


 
Salve a tutte ragazze! Come va? Mi dispiace avervi fatto aspettare un po' più del solito ma solo ieri sera sono tornata da Roma. Comunque.. che ne dite del capitolo? Ho deciso di allentare un po' di più la storia..
altrimenti sarebbe finita troppo presto.
Mi dispiace di lasciarvi sempre con l'acqua alla gola e non soddisfare mai al 100 % le vostre curiosità
ma fa parte del mestiere =P. Inoltre volevo avvisarvi che sto iniziando a scrivere anche un altra FF.
Quando rifinirò la scaletta vi lascerò un link dove, se volete, potrete leggerla.  
Mi raccomando recensite e fatemi sapere cosa ne pensate per adesso,
se credete che stia dilungando troppo o meno! 
Un bacio a tutte 

P.S. Un ringrazimento particolare a coloro che hanno recensito i capitoli precedenti
e che hanno messo la storia tra le seguite o le preferite e chi mi ha messo tra gli autori preferiti.
Sono felicissima! GRAZIEE DI CUOREEE




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Capitolo 12
*** Capitolo 11 - This is my confession ***


 
Un conto è volere, vedere le stelle 
un conto è farsi guidare. 
Un conto è saperle là in alto e lasciarle un po' fare. 
[...]
Un conto è la vita che imposta il suo gioco 
un conto è averlo capito. 

Ligabue - Ora e Allora



 

P.V. Zayn
Si allontanò da me per rispondere al telefono. Mi volgeva le sue spalle. Io mi limitai a seguirla con gli occhi. Dopo un nanosecondo si voltò verso di me. Il suo volto era sconvolto e gli occhi le si iniziarono a colmare di lacrime. Lasciò scivolare il braccio dall'orecchio alla coscia e il cellulare le cadde nella sabbia. Appena una lacrima uscì fuori e rigò la guancia si inginocchiò a terra e strinse le braccia sotto al seno e appoggiò la testa a terra, come a sopportare una grande fitta allo stomaco. Le corsi incontro. Iniziò a singhiozzare. Presi il suo cellulare e lo spolverai dalla sabbia che vi si era attaccata su. La chiamata era ancora in corso.  Avvicinai il telefono all'orecchio. 
- Pronto? Chi è?
- Sono Maya. Dov'è Noel?
Maya quel nome mi bastò. Era la ragazza alla quale aveva scritto la lettera che non aveva mai inviato. Probabilmente la sua migliore amica. Attaccai la chiamata. Presi Noel tra le braccia. Era singhiozzante e si lamentava. Il suo pianto somigliava un po' a quello di un bambino. Era come se provasse dolore fisico in quel momento tanto da contorcersi. La condussi alla macchina. Si mise seduta coi piedi sul sediolino e le ginocchia tirate al petto e la testa rivolta verso  il finestrino per evitare il mio sguardo. Aveva smesso di piangere ma ogni tanto ancora tirava su col naso. Credo che in quel momento provasse tanta vergogna. Lei si era mostrata debole davanti a me. E probabilmente era la prima volta in assoluto che si mostrava debole a qualcuno. Lo si capiva dal suo sguardo. Era fisso in basso. Con le braccia poggiate sulle ginocchia cercava di coprirsi il più possibile il viso. In un certo senso mi faceva tenerezza. Non erano bastati i pestaggi, i lividi e i tagli sul viso. Adesso anche questo. E probabilmente anche senza pestaggi, lividi e tagli, l'argomento "Maya" era qualcosa troppo difficile da affrontare per lei.
Non pronunziò parola per tutto il viaggio. E io non insistetti con domande inopportune. Non ero neanche un suo amico infondo. Non potevo farle nessuna domanda, o almeno nessuna domanda alla quale avrebbe risposto.
Dopo un' ora e mezza arrivammo alla villa. Scesi dalla macchina e aprii la portiera del passeggero. Fly stava dormendo. Il viso era ancora umido di lacrime. Appoggia le mani sulle sue guance e col pollice le buttai via le lacrime. La presi in braccio cercando di non svegliarla. La portai in casa. Nessuno mi notò. Entrai nella mia camera e la poggiai sul letto. Le tolsi le scarpe e le rimboccai le coperte. Mi sedetti sulla poltroncina di fronte al letto. Mi tolsi la giacca e estrassi da una delle tasche la lettera che avevo preso dalla scatola di Fly, qualche ora prima. Tenni la lettera tra le mani un po'. Mi sembrava sbagliato leggere qualcosa che non era destinato a me. Ma soprattutto mi sembrava sbagliato leggere di qualcosa che lei non voleva si sapesse. Perché nel suo cuore era ancora come una feria aperta che forse mai si sarebbe richiusa. Ma io avevo bisogno di sapere. Volevo capire tutto ciò che quella ragazza non diceva. Volevo sapere perché ostentasse solo la parte peggiore di lei e non mostrasse al mondo anche quella positiva.Tirai un sospiro e aprii quella lettera.
 
"Ciao Maya,
io non so davvero da dove partire. Con le parole, come sai, sono sempre stata brava (almeno con quelle) ma questa volta mi risulta davvero difficile. 
Maya, ti ricordi quando ci siamo conosciute la prima volta? Non avevamo nemmeno 6 anni e pensavamo solo alle Barbie da comprare. Ti ricordi quando ai miei 16 anni mi abbracciasti e mi dicesti "Realizza i tuoi sogni ma conserva sempre un desiderio"? Beh.. io ho provato a realizzare i miei sogni. Ma forse le persone come me non sono nate per arrivare alla felicità in terra. Credimi Maya. Io ci ho provato. Ma ho sbagliato tutto. Ho seguito strade che credevo mi potessero condurre nella direzione giusta e invece non era altro che quella più sbagliata. La mia vita è tutta un bivio del quale io non faccio altro che scegliere la strada sbagliata. E' passato un anno da quando mi dicesti quella frase. E guarda dove sono arrivata. Ho 17 anni e mi sento come se già domani potessi morire. Ed effettivamente ho rischiato grosso, visto il posto in cui sono. 
Ho deciso di scriverti per dirti tutto quello che mi hai sempre chiesto in questi mesi. Non sono mai stata una buona amica per te differentemente da te per me. Io davvero non mi spiego come sei riuscita a starmi accanto per tutto questo tempo, nonostante tutto. Ti ho mentito. Troppe volte.
Ricordi quando mi chiedevi se mi vedevo con qualcuno? Beh... Mi vedevo con qualcuno. Ma me ne vergognavo. Non era una persona come tu avresti voluto. Non era una di quelle persone che porti a casa e fai conoscere ai tuoi. Era una di quelle persone con le quali ci stai solo per fare sesso o per guadagnarci qualcosa. Il suo nome era Anthony. Lo conobbi ad una festa 2 anni fa. Sembrava uno di quelle persone pronte a fare qualsiasi cosa. Mi sbagliavo. Iniziai a frequentarlo assiduamente. Ma dopo un anno lui cambiò. Iniziò a farsi di cocaina. Smisi di vederlo. Ma non per molto. Credo che la stupidità del mio cervello mi aveva fatto arrivare ad amarlo. Cosa mai più sbagliata per una persona come me. Un giorno andai a casa sua. Era fatto che più non si poteva. Mi arrabbiai con lui che mi diede un pugno. Uscii da quella stanza piangendo. Mi sanguinava il naso e il labbro. Quanto potevo essere idiota? Neanche quello mi fermò. La mia testa non ragionava più. Avevo perso ogni lucidità. Ma qualcosa mi legava a quel ragazzo. Qualcosa che non riuscivo a tagliare. Arrivò a violentarmi. Arrivò a picchiarmi. A volte entrambe le cose. Tutto quello mi fece arrivare allo sbaglio più grande della mia vita. Iniziai a drogarmi anche io. La cocaina non bastava mai. E gli occhi brillanti che avevo una volta cominciarono a spegnersi. I capelli iniziarono a cadere. La pelle a seccarsi. I contorni degli occhi erano arrossati. E quelli del naso erano violacei. Negli ultimi tempi quando tiravo mi colava anche il sangue dal naso. Il mio corpo stava cadendo in pezzi. I miei genitori non ci misero molto a scoprirlo. Mi cacciarono di casa. Me ne andai via. Io e Anthony partimmo e andammo a New York. Pensavamo che più andassimo lontano più avremmo potuto dimenticare facilmente. Ma lì accadde qualcosa. Eravamo strafatti fino alle ossa. Non so come, Anthony si ritrovò una pistola in mano. Uccise un nostro amico. Dopo sparò due colpi nella mia gamba destra. Ricordo che lui rideva. I miei sensi iniziarono ad appannarsi invece: Le pallottole avevano preso la vena aorta Il giorno dopo, Anthony fu arrestato e messo nel braccio della morte. Mentre io a distanza di 15 giorni dall'accaduto sono ancora qui in questo cazzo di ospedale. 150 punti sulla gamba e una terapia di disintossicazione. Come vuoi che stia?  Beh... ti dirò ho capito che in fondo questo mi meritavo. sono sempre stata una persona egoista. Ho sempre pensato a me. Ho sempre pensato a trovare il piacere in ogni sua forma solo per me stessa. Non ho mai pensato a te, a mia sorella o ai miei genitori mentre tiravo cocaina. Non ho mai pensato a te quando andavo a letto col primo che capitava. Non l'ho fatto. Perché lo sai tu eri un po' come una coscienza per me. E mi dispiace solo averti resa muta senza neanche sapessi perché. 
Domani toglieranno i 150 punti dopodiché me ne uscirò da qui dentro. A quanto pare la terapia di disintossicazione è obbligatoria solo per i primi 10 giorni. Penso e spero di farcela. Spero di buttarmi alle spalle tutto questo. Anche se in fondo sarà impossibile. Come potrei dimenticare te, mia madre, mio padre, mio fratello, mia sorella? Neanche se lo volessi ci riuscirei. Rimarrete sempre come dei fantasmi dentro di me. La vostra presenza sarà costante ma sarà per me causa di terrore e di angoscia. Perché ogni volta che ripenserò a te e gli altri ripenserò immancabilmente al male che vi ho fatto. A quanto io vi abbia delusi. Al disprezzo di mio padre e di mia madre negli occhi quando trovarono la cocaina nascosta nel mio armadio. A mio fratello che non mi fece dire addio alla mia sorellina. E credimi quando ti dico che questa è la cosa che ho rimpianto di più in assoluto. Come sai mia sorella era la persona più importante per me e mai avrei voluto abbandonarla, o farle del male o peggio. Beh non sono riuscita in nessuno dei miei sogni e adesso non ho conservato neanche un desiderio Maya.
Perché i miei sogni in fondo erano molto più normali di quanto tu potessi immaginare. 
- Riuscire a trovare cosa mi facesse sentire viva.
- Comprare casa all'estero.
- Vivere con te a Londra.
- Andare a Bora Bora almeno una volta.
- Immergermi in una vasca di un acquario piena di pesci tropicali.
- Cantare per tutta la vita.
Probabilmente l' unica cosa che dovevo desiderare era quella di mettere la testa sulle spalle. O di imparare a fare le mie scelte senza mai guardare indietro. Ad essere coerente prima con me stessa che poi con gli altri. E io tutto questo non l'avevo mai fatto. Non avevo mai posseduto neanche il solo 1% di queste caratteristiche che mi avrebbero facilitato la vita. 
In conclusione, volevo solo dirti che non ritornerò mai a casa. Non verrò mai più a Napoli e cercherò in ogni modo di essere invisibile per il resto del mondo per il resto della mia vita. Non rischierò mai di ritrovarmi il tuo viso davanti agli occhi o di sentire la tua voce nei miei paraggi. Perché io ho affrontato la mia famiglia. Ma non te. Non ci riesco. Non so neanche se questa lettera ti arriverà mai tra le mani. Volevo solo che tu sapessi che di bene te ne ho voluto. E non smetterò di volertene. E che se mi odi o ti faccio schifo come persona ti capisco. Che se vuoi dimenticarmi hai tutto il diritto di farlo. Ma io ti do un consiglio: fa che il diritto di dimenticarmi divenga un dovere. Fallo. So che sarà difficile per te. Ma ce la puoi fare. Lo so.
Addio anima mia. Addio.
 
Noel”
 
 
Non so per quale motivo ma i miei occhi si erano gonfiati di lacrime. Ero attonito. Non riuscivo a credere a quello che avevo letto. Ecco perché non ne voleva mai parlare. Ecco, spiegata la frase “Ci sono cose che fanno più male”. 
Aveva dimenticato la sua famiglia, i suoi amici, la sua terra. Mi correggo. Non l’aveva dimenticati li aveva solo lasciati vivere senza di lei. sentiva una persona immeritevole ai loro occhi. Credeva di non meritare amicizia così come amore o qualsiasi altra cosa. E per evitare che le persone si avvicinassero a lei, liberava il suo lato peggiore. In tal modo nessuno avrebbe capito, ma soprattutto nessuno avrebbe chiesto di lei. Ma allora i Flyer? Sono sempre stati una presa in giro? Cos’era un ripiego? Davvero non riuscivo a capire. 
La guardai. Era stretta nel piumone che copriva il letto e aveva portato entrambe le mani sotto al mento. 
- Adesso capisco perché ti nascondi dal mondo.. Perché non parli mai del tuo passato.. - sussurrai ad alta voce. Mi tolsi le scarpe e riposi la lettera nella giacca del giubbino di pelle per nasconderla. Gliel’ avrei restituita. Non sapevo quando. Ma soprattutto non sapevo con quale faccia. Ma l’avrei fatto. Prima o poi. 
Rimasi in piedi davanti al letto. In quel momento mi arrivò un messaggio di Perrie.
-  Amore cosa fai? Che ne dici se passo da te? - alzai la testa dallo schermo del cellulare e guardai Fly nel mio letto. 
- No facciamo un’ altra volta. Sono molto stanco. E in camera ho già Niall che si è addormentato nel mio letto. -
- D’accordo. Allora ci vediamo domani. Ti amo. - 
Lessi il messaggio, dopodiché riposi il cellulare sul comodino accanto al letto. Tolsi la maglia di dosso e la cintura dai passanti del jeans. Mi infilai sotto le coperte nel modo più lento possibile in modo da non svegliare Fly. Probabilmente, però, avvertì il calore del mio corpo. Appena le fui di fianco, infatti, affondò la testa nel mio petto. Con un braccio le circondussi la vita. La sentivo vicina in tutti i sensi. Mi ero profondamente sbagliato su di lei: credevo fosse una ragazza viziata. E invece era il perfetto contrario. Mostrava il suo lato peggiore solo per evitare che le persone potessero affezionarsi a lei. Sapeva che le avrebbe fatte soffrire. Ma nella vita c’è sempre una seconda possibilità. Dovevo solo farglielo capire. Le accarezzai il braccio e le lasciai un bacio sulla spalla. Non so perché ma in quel momento sentivo il bisogno di proteggerla. Lei poteva essere forte e anche crudele quanto voleva. Ma adesso io sapevo. Sapevo che aveva bisogno di qualcosa che le facesse dimenticare davvero il suo passato. 
Intanto continuava a riecheggiarmi in testa la conversazione avuta quel pomeriggio.
 
Mi avvicinai a lei e prendendola per il mento girai il suo volto verso di me. Le passai due dita sui tagli sul viso compreso quello sulle labbra - Ti fanno male? - le chiesi. Con la sua mano schiaffò la mia per l’aria. - Non mi toccare. - Si rivoltò verso la finestra e fece un tiro. Aspirò ed espirò il fumo. Mi allontanai da lei e ritornai a guardarmi in giro. - Ci sono cose che fanno più male. - La scrutai profondamente. Spense la canna nel posacenere stante sul davanzale della finestra, ormai stracolmo. - Ad esempio cosa? - non rispose a quella domanda. Neanche dopo un po’. In fondo sapevo benissimo che non l’avrebbe mai fatto. 
 
Affondai una mano nei suoi ricci e iniziai a giocarci mentre il mio sguardo era fisso su lei. Non l’avrei staccato neanche un secondo, se solo Morfeo me l’avesse permesso.



Salve ragazzeee! Perdonatemi ancora l'attesa, ma mi è davvero difficile ritagliarmi un po' di tempo per la storia in questo periodo.
Allora che ne pensate? Sono meritevole di recensioni?  Fatemi sapere eh!
Ringrazio come sempre coloro che hanno recensito la sstoria lo scorso capitolo e coloro che continuano ad averla tra i preferiti, le seguite, le ricordate.
Sieteeee d'oro! Vi adorooo! Grazie ancora! Baci a tutteee
#F

 

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Capitolo 13
*** Capitolo 12 - Five minutes ***


Nel rapporto con gli altri chiediti sempre se vale la pena. 
Se vale la pena aspetttarli comprenderli capire i loro silenzi.
Giustificare i loro comportamenti, i loro allontanamenti.
Chiediti fino a che punto sei disposto ad accettare tutto ciò.
E non c'entra il bene che vuoi loro.
E' che tutto ha un limite.

[Guido Paolo De Felice]




 
P.V. Fly
Una luce sottile filtrava tra le tende nella stanza. Mi sarei dovuta alzare ma non avrei mai abbandonato il calore del letto in quel momento. Stiracchiai le gambe e dopo mi avvicinai ancora di più alla persona che mi era accanto. Il suo corpo emanava un calore inespresso. Tenendo sempre gli occhi chiusi poggiai una mano sul suo petto. Profumava di tabacco mischiato a menta. Inspiravo quel profumo che dopo assaporai poggiando le mie labbro sul suo corpo. Non sapevo nemmeno chi fosse. Ricordavo ben poco di ciò che avevo vissuto la sera prima. Più mi sforzavo più sentivo la testa implodere.
Si mosse leggermente per non farmi staccare da lui. Dopo poco sentii un suono che ricordava tanto quello di una fotocamera di un cellulare.
- Ma che fai? - chiesi sussurrando. Lui rise.
- Dai Will, smettila! - rise ancora. Ero convinta fosse Will sì. Solo lui avrebbe sacrificato parte del suo letto per me. Anche se quell'odore su di lui non l'avevo mai notato. Ma chi altri poteva essere?
- Mi dispiace per te bambola, ma hai sbagliato persona. -  mi lasciò un bacio sulla fronte. Io aprii gli occhi di scatto e alzai la testa. Era il moro. Lo guardai in modo incredulo. Potevo aspettarmi chiunque fuorché lui. In qualche modo dal mio sguardo lo capì. Poggiò le spalle allo schienale del letto e mise un cuscino dietro la testa. Io rimasi in ginocchio sul letto di fronte a lui mantenendo quello sguardo di incomprensione. 
- Se ti stai chiedendo perché sei qui, beh.. ti ho portata io dopo che ti sei addormentata in macchina. - Abbassai lo sguardo e inarcai le sopracciglia. 
- Rinfrescami la memoria. Non ricordo nulla di cosa sia successo. -Alzò le sopracciglia a quelle mie parole e dilatò le palpebre.
- Dovrei ricordare qualcosa? - chiesi a bassa voce. - Non mi dire che abbiamo fatto qualcosa ti prego!
- Perchè mi suona tanto come se la cosa non ti piacesse?
- Forse perchè è proprio così.
- Ma stai zitta! -  disse lanciandomi il cuscino che aveva dietro la testa. - Comunque tra noi non è successo nulla. Mi hai portato su una spiaggia a più di 100 km da qui e dopo... -  si fermò abbassando lo sguardo e il viso.
- Dopo cosa...? -  dissi afferrandogli il viso con le mani e portandolo faccia a faccia col mio.
- Hai ricevuto una chiamata sul cellulare e... -
- E...? - dissi lasciandogli il viso e rilassando le spalle.
- Hai pianto. - rispose con un tono triste. Iniziò a giocherellare con u anello che portava al dito. Probabilmente una fedina che condivideva con Perrie.
- Sai chi era? -  gli chiesi stendendomi con la testa sul cuscino e poggiando un braccio sugli occhi. Rispose con un verso d'assenso. - Era Maya vero? - dissi con voce strozzata. Mi voltai sul lato opposto al suo. Dopo pochi secondi lui si alzò e venne ad inginocchiarsi ai piedi del letto di fronte a me. Mi accarezzò con una mano la testa. - Ormai è passato. Non importa. - Annuii, dopodiché lo abbracciai. In quel momento mi resi conto che Zayn in fondo sapeva più cose di me di quanto io potessi immaginare. In un qualche modo aveva scoperto il mio vero nome. Sapeva che non ero inglese. E sapeva dell' esistenza di Maya. Ma soprattutto sapeva quanto scappassi dal mio passato costantemente e quanto il solo guardare nei miei ricordi mi facesse soffrire. Staccai l'abbraccio che lui aveva ricambiato dolcemente e lo guardai. - Mi dispiace averti messo nei casini.
- Quali casini?
- Il fatto di averti trascinato a più di 100 km di distanza da Londra. Il fatto di averti depresso anche solo per un secondo. E il fatto di avermi fatto dormire nel tuo letto sapendo che la tua ragazza viene a trovarti quasi tutte le sere.
- Nah... con Perrie è okey. Certo non le ho detto che ero con una donna ma l'ho fatto solo per evitare litigi inutili. - Accennai un sorriso 
- Andiamo giù a fare colazione? Sono le nove. - Annuii. Mi prese per mano e mi tirò giù dal letto.
 
- Zayn, sai cosa pensavo?
- Come mi hai chiamato?
- Non ti chiami così? L'ho pronunciato male? -
- No è solo che mi chiami sempre usando appellativi molto dolci: pezzo di merda, stronzo, idiota... diciamo che quando sei proprio di buon umore ti limiti a chiamarmi Malik. E' strano che adesso tu mi chiama Zayn. -  Risi alle sue parole.
- Ogni tanto si può fare ma, se proprio vuoi, posso anche continuare a chiamarti "stronzo" . - Rise fragorosamente. In quel momento mi accorsi che quando rideva gli si illuminavano gli occhi. Brillavano in un certo qual modo.
- Comunque... dato che ormai conosci uno dei miei punti deboli e sembra che tu mi conosca abbastanza anche se non so come sia potuto accadere, credo che sia giunta l'ora di pareggiare i conti. Quindi adesso tu risponderai ad un paio di domande.
- E' una minaccia? -
- Potrebbe diventarlo! - Rise.
- Ok. Inizia pure.
- Allora ho imparato a mie spese che hai una paura fottuta dell'acqua e che non sai nuotare . Dimmi hai qualch' altra paura?
- Mmh.. le altezze e il buio fitto. Il buio in particolare. Non lo reggo. Inizio a tremare perchè non riesco a capire cosa o chi ci sia intorno a me ed è una cosa che mi mette a disagio. Infatti dormo sempre con un lume acceso.
- Sai?! Ti capisco. Anche a me il buio non piace. Ma non ne ho paura. Dipende tutto da come sto psicologicamente: a volte mi rilassa, altre mi terrorizza. - Sorseggiai il mio solito caffè mattutino e ricominciai. - Da quanto tempo stai con Perrie?
- Quasi un anno ormai. - 
- L'hai mai tradita?
- Lo vuoi sapere davvero? -  Annuii. - Sì, e non poche volte.
- Allora perchè continui a starci insieme? -  Diede un morso al cornetto e dopo averlo mangiato rispose - Perchè per me è un sicurezza. Lei mi capisce. Poi facciamo lo stesso lavoro. Capisce le mie esigenze. Condividiamo molte cose.
- Condividerete pure molte cose ma non quelle più importanti. - Staccò gli occhi dal cornetto.
- Il rispetto e la fiducia. - continuai io guardandolo diritto negli occhi.
- Io mi fido di lei. -
- Sì ma lei come può fidarsi di te dopo che l'hai tradita? - Restò in silenzio.
- Ma tu la ami? -  dissi poggiando il gomito sul tavolo e la testa sulla mano.
- Io... non lo so. - Si bloccò per un po'. - Insomma una volta ero sicuro al 100% di amarla. Avrei mosso le montagne per lei. Avrei fatto di tutto pur di vederla anche solo un minuto. Ma adesso... E' uno di quei periodo in cui non mi sono più chiare tante cose.
- Benvenuto nel club. - dissi sorridendogli e lui ricambiò quel sorriso un po' sconfitto.
 
- Che ore sono? -
- Le 10 - 
- Cazzo. Devo andare. - 
- Andare dove? - 
- Che ti importa? Più che altro prestami una maglietta o qualsiasi altra cosa! -  dissi addentando un biscotto e avviandomi verso le scale.
- Non ti azzardare a prendere la mia roba! -  mi urlò mentre finiva la sua colazione di fretta e furia per poi rincorrermi. intanto io ero già nella sua camera. Anzi nel suo armadio. Presi una maglia con la bandiera degli USA. Mi sarebbe andata un po' grande ma mi potevo adattare.
Tolsi la maglia che avevo indosso e mi rinfrescai un po' il corpo lavandomi velocemente. Zayn entro come un pazzo nel bagno mentre ero in intimo.
- Porco schifoso, esci subito da qui. - dissi spingendogli la porta contro.
- Lascia questa porta, cazzo! - E così feci: lasciai la porta e lui mi cadde praticamente addosso.
- Tua madre non ti ha insegnato che non si entra in bagno quando c'è una donna, per lo più se è seminuda?
- Ti ricordo che ti ho visto anche più scoperta di così.
- E io ti ricordo che un attimo dopo sei andato vicino alla morte. - Rise. 
- Fammi vedere che maglia hai preso. -  Gliela mostrai indossandola. - No, cara, quella non la prendi. E' la mia preferita.
- Troppo tardi. - risposi indossando i jeans che avevo indossato il giorno prima.
- Quella maglia è un edizione limitata. Ce ne sono solo 15 in tutto il mondo.
- Beh.. allora inizia a cercare. Questa, oggi, almeno, la indosso io. -  dissi prendendo la giacca e infilando le scarpe. 
- Stronza non vai da nessuna parte con quella maglia!
- Madre! Quanto sei palloso. - Corsi giù - Ci si vede Malik! -  uscii dalla porta il più velocemente possibile da quella casa e iniziai a correre.
Mentre correvo via mi domandai perchè il moro iniziasse improvvisamente ad essere più gentile con me. Che fosse stata la mia crisi della sera precedente? L'avevo intenerito? Era l'ultima cosa che volevo: fare pena a qualcuno. Tanto meno volevo far pena a una delle persone con la quale avevo in comune solo un profondo astio. Ma sentivo che quell'astio, o odio, come lo si vuol chiamare, si stava affievolendo senza un motivo particolare.
A farmi ritornare di nuovo col cervello in terra fu il mio cellulare. Era Niall che stava chiamando. 
- Amore, ciao! -  dissi rispondendo al telefono
- Ehi come stai? - 
- Sopravvivo. Tu? - 
- Tutto bene. Dove sei? Per strada? -
- Sì sto andando ad un colloquio e sono anche in ritardo. - 
- Che colloquio? -
- Lavoro. Cos'altro? - Rise. 
- Che lavoro? -  
- E' un locale che fa spettacoli di danza dal vivo. Ovviamente i ballerini sono anche camerieri. Un lavoro di merda insomma ma pur sempre un lavoro. Lavoro uguale soldi. Soldi uguale campare. -
Rise di buon gusto alle mie parole. - Ti conviene fare il colloquio piena di graffi e lividi?
- No ma ci provo lo stesso. - 
- Okei, allora in bocca al lupo. - 
- Crepi. Ciao Niall. - Attaccai la chiamata quando ero ormai arrivata al locale.
5 minuti di ritardo. Bene! Come dare una buona impressione già dalla presentazione.
E' incredibile quanto possano essere importanti, a volte, soli 5 insignificanti minuti. In una sola giornata di sono ben 288 cinque minuti ma quelli di cui ci accorgiamo e che ricordiamo sono al'incirca 10. Tra questi 10 cinque minuti, almeno la metà dipendono da qualcun'altro. 
I miei 5 minuti di ritardo dipendevano da qualcuno. Da Zayn Malik.




 
Salve ragazzee! Come state? Ho cercato di pubblicare il capitolo il prima possibile e adesso sono alle prese con il 13esimo.
Come vi sembra? Vi piace? Fatemi sapere!
Sappiate che la vostra opinione è importante e il vostro supporto fondamentale!
Quindi mi raccomando recensite-recensite-recensite!
Ringrazio ancora una volta chi ha messo la storia nelle preferite e nelle seguite e chi l'ha recensite o semplicemente letta.
Vi adorooo un bacio a tutteeee!
#F




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Capitolo 14
*** Capitolo 13 - Face to face and heart to heart ***


Un’ora, un giorno o poco più, dicevi sempre e per sempre,
si però, guarda cosa è rimasto adesso che niente è lo stesso.
Se non fa rumore l’anima, e quando sei qui davanti non s’illumina,
è perchè non ne sento più il calore non ne vedo il colore.

Distratto – Francesca Michielin
 

 
 

Rincasai alle 19. La casa era buia e sigillata. Sembrava non esserci nessuno. Accesi la luce nell'ingresso e notai un post-it attaccato allo specchio inchiodato sulla parete destra. Lo staccai. "Fly, nel caso in cui rincasassi, ti avvertiamo che noi non ci saremo per tutto il weekend per mezzo di uno stage. Mi raccomando: niente casini! XOXO Mia.". Accartocciai il post-it nella mano mentre mi dirigevo in salotto. Lo gettai assieme alle chiavi sul tavolo. Tolsi la giacca e la lasciai su una sedia. Mi buttai stanca morta sul divano e accesi la TV. Dopo un po' di zapping tirai fuori dalla tasca dei jeans il cellulare. L'orologio analogico segnava le 19.10. Fissai l'orario per chissà quanto. Mi destai quando imposi al mio cervello di farlo. Andai nella rubrica e cercai il suo numero. Chiamai.

- Pronto? -

- Will. -
- Fly? Ma dove cazzo sei? Ti credevo morta -
Era arrabbiato. Molto arrabbiato.

- Will... - non mi usciva nient'altro che il suo nome. Non riuscivo a pronunciar parola. Avevo come un blocco alla gola che mi impediva di andare avanti col discorso.

- "Will" un cazzo! Ma cosa credi di poter fare tutto a cazzi tuoi? Ma ti rendi almeno conto di quanto mi sia preoccupato per te? Ti ho cercata ovunque e tu non ti sei degnata di.. - qualcosa lo interruppe bruscamente. Quel qualcosa erano i miei singhiozzi. Non riuscivo a smettere. Ero in crisi. Posai una mano sulla bocca per evitare di singhiozzare nel pianto, ma fu inutile. Will dall'altra parte non riprendeva il discorso. Allontanai il telefono e scivolai dal divano a terra. Appena i singhiozzi si attenuarono leggermente presi un respiro profondo e riavvicinai il telefono all'orecchio.

- Will ti prego vieni qui. Ho bisogno di te. - riuscii a dire con una voce strozzata.

- Dove sei? -

- A casa. - Attaccò il telefono all'istante e dopo pochissimo bussò alla porta di casa. A testa bassa mi diressi verso la porta. Con la mano ripulii il mio viso dalle lacrime. Aprii la porta e lui mi si fiondò addosso abbracciandomi così forte da togliermi il fiato per un secondo. Poggiò la sua testa sulla mia spalla tenendo l'abbraccio sempre più stretto. Posai le mie mani sulla sua schiena dopodiché afferrai nei pugni la sua maglietta. Mi alzai sulle punte e strinsi il suo corpo a me. Affondò il suo viso nell'incavo tra il mio collo e la spalla. Tutto ciò che riuscii a dire fu uno "scusami" al quale lui reagì lasciandomi un bacio sul collo. A quel bacio i brividi percorsero tutto il mio corpo. Staccai leggermente l'abbraccio e restai a guardarlo negli occhi per un tempo indefinito. Ogni volta, come fosse stata la prima, mi perdevo in quel verde smeraldo che colorava le sue iridi. Will staccò le mani dalla mia schiena. Mi sentii stranamente imbarazzata così mi voltai e feci per andarmene  ma lui prontamente afferrò il mio polso sinistro e mi portò di nuovo a sé.

- Mi sei mancata -  sussurròmentre con una mano teneva stretto il mio polso e con l'altra mi spostava i capelli dal viso a dietro l'orecchio. Affondò una mano sotto i capelli e mi lasciò un leggero bacio sulle labbra. Chiusi gli occhi e rimasi senza fiato. Con un mezzo calcio chiuse la porta che era rimasta aperta fino ad allora. Lascio il mio polso e cinse i miei fianchi con entrambi le mani. Un bacio. Due. Tre. Ne persi il conto dopo non molto. Posai una mano sul suo petto. Potevo avvertire il suo cuore battere più forte del normale. Era una cosa che amavo: ascoltare il battito che accelerava.  Affondai l’altra mano nei suoi capelli biondi. Le sue mani iniziarono a farsi più pesanti sul mio corpo. Scese con esse al di sotto del sedere per poi sollevarmi. Avvitai le gambe alla sua vita. Camminò fino alla cucina per poi posarmi sul tavolo. I suoi baci percorsero il mio viso per poi arrivare al collo. Infilò una mano sotto la maglia e dopo aver smesso di baciarmi il collo e dopo avermi guardato intensamente negli occhi me la sfilò. Tolse anche la sua. Sul suo petto notai qualcosa di nuovo. Un tatuaggio. Era una lettera giapponese con una rondine poggiata ad un angolo. Ci passai due dita su e ci poggiai le labbra, che viaggiarono dal petto al suo collo per poi arrivare al mento e, ancora, alle sue labbra. Spinse il suo corpo sul mio e mi ritrovai con la schiena poggiata al tavolo gelido. Inarcai la spina dorsale a contatto con quel freddo. Will premeva le sue labbra sulle mie tenendo una mano al di sotto della mia schiena. Le sue labbra scivolarono dalle mie labbra al collo e dal collo al seno. Mi slacciò il reggiseno e portò la mano dalla mia schiena al seno. La sua lingua viaggiò sul mio corpo amplificando la mia eccitazione all’ennesima potenza. Mi tirai su con la schiena e iniziai a slacciare la cintura dei suoi jeans mentre lui sbottonava i miei. Allacciai le mani al suo collo e mi ci aggrappai forte. Lui tirò giù i miei jeans per poi sfilarli completamente. Le sue mani fecero porto nei miei slip come le mie nei suoi boxer.

Sfilò i miei slip. Divaricò le mie gambe e dolcemente entrò in me.

C’era qualcosa di diverso nell’aria. I sentimenti che sentivo erano diversi da quelli della volta precedente. Potevo avvertire quel desiderio che rendeva il tutto così dannatamente eccitante. Potevo avvertire l’odore di sudore di una giornata intera di lavoro, che in quella occasione, chissà perché, non guastava neanche un po’. Potevo avvertire l’amore che la persona che avevo di fronte mi stava dimostrando. Potevo avvertire la sua felicità nel fare l’amore con me spontaneamente. E tutto ciò mi piaceva e annullava ogni pensiero dalla mia testa.

- Will. - sussurrai al suo orecchio tra i gemiti. Addolcì le spinte e mi guardò teneramente spostandomi i capelli dal viso. Gli lasciai un bacio sulle labbra. Arrivammo all’apice del piacere. I respiri affannosi sulla pelle e il loro suono riempirono quei minuti successivi. Finché Will si avvicinò al mio orecchio e sussurrò - Ti amo. - rimasi impietrita per un attimo. Mi lasciò un bacio sull’orecchio e si tirò su i jeans. Si allontanò da me vedendomi ancora scossa. Raccolse la sua maglia da terra e se la infilò e fece per andarsene. Io restai lì. Sul tavolo. Nuda.

Avvertivo un senso di impotenza. Non avrei mai voluto che qualcuno si innamorasse di me tanto meno lui. Non volevo farlo soffrire. Non l’avrei sopportato. E adesso lui mi aveva confessato di amarmi dopo aver fatto l‘amore. E io? Non avevo risposto assolutamente nulla. Probabilmente il mio silenzio l’aveva già fatto soffrire abbastanza. Non potevo lasciarlo andare via così. Scivolai giùdal tavolo e gli andai incontro. Lo afferrai di spalle cingendogli la vita con le braccia. - Non andare via. Resta. - Si voltò e tirai il suo viso a me per baciarlo. In quel momento qualcuno bussò alla porta. Non diedi peso e continuai ad approfondire il mio bacio con Will. Quello insistette bussando ancora. Will stacco le sue labbra dalle mie.

- Forse dovresti aprire. - disse dandomi un altro bacio.
- Si dovrei. -
- Dai, vado io! Tu vestiti. -
disse staccandosi da me completamente.
Raccolsi gli slip da terra e li indossai. Lo stesso coi jeans. Non trovavo il reggiseno quindi indossai la maglia senza. Sentii dei passi farsi piùfitti e venire verso la cucina.
- Ehi Fly -
- Niall? Che ci fai qui? -
- Sono passato per sapere come stai! -
- Oh grazie. E’tutto okay. -
- Ho interrotto qualcosa? -
  disse guardando prima me e poi Will.
- No figurati. - rispose subito Will.
- No ma ci hai mancato per un pelo. - dissi io.
Niall mi guardò stralunato. - Ma allora state insieme? - chiese aggrottando le sopracciglia.
- No. - rispose Will.
- E’probabile, sì. -  risposi io. Will si voltòverso di me di scatto. Il suo sguardo era sorpreso. In realtàanche io ero sorpresa di quello che avevo detto ma mi risultava facile dire quello che pensavo davvero davanti a Niall. Era un ragazzo d’oro. Ci si poteva fidare di lui ciecamente. E io che non mi fidavo neanche di me stessa avevo deciso di fidarmi di lui dal primo momento in cui l’avevo visto.
Adesso peròi loro sguardi mi opprimevano. Dovevo trovare un modo per divincolarmi da quella situazione.
- Okkk. - dissi voltandomi e andando contro il frigo. - Chi ha fame? -
A Niall si illuminarono gli occhi. Will aveva ancora lo stesso sguardo.
- Bene! Allora apparecchiate la tavola in salotto. - Mi venne da sorridere al pensiero di cosa fosse successo sul tavolo in cucina solo 10 minuti prima.
Mentre cucinavo mi suonava un ritornello in mente che non riuscivo a smettere di canticchiare. Dopo una ventina di minuti era pronto.
- Et voilà! Penne, panna e prosciutto. - dissi mettendo loro un piatto davanti.
- Waoo! Sembra buonissimo. - esclamòNiall che giàaveva l’acquolina in bocca. Will sorrise semplicemente. Mentre mi sedevo continuai a canticchiare quella canzone. Niall mi guardò.
- Stai cantando una nostra canzone? -
- Cosa? E’una vostra canzone? - dissi abbassando un sopracciglio.
- Sì. - rispose Will - Abbiamo montato la coreografia insieme la settimana scorsa. -
- Ah, ecco dove l’ho sentita. Mi è venuta in mente e non riesco a farla uscire. Uff. -
- Dai talmente che non ti piacciono le nostre canzoni? - chiese Niall.
- Amore se le cantassi da solo ti giuro che mi piacerebbero molto di più. - dissi stringendogli le guance. Mi sporsi verso di lui e gli schioccai un bacio sulla guancia.
- Fly. - disse mentre avevo ancora strette le sue labbra. - Ma quella è la maglietta di Zayn? -
Lasciai le sue guance e mi rimisi seduta. Ripresi a mangiare.
- Ehi Fly, hai sentito? Perché hai la maglietta di Zayn? -
- Già! Perché hai la maglietta di Zayn?
- continuòWill.
- Ma vi fate i cazzi vostri? -
- Sei stata con Zayn? - disse Niall a bocca aperta.
- Che cosa? Tu sei fuori. -
- E’successo qualcosa ieri che io non so?
-  insistette Niall.
- Niall smettila. -
- Ma.. -
- Smettila. -

Un cellulare squillò. Il mio.
- Parlando del diavolo, spuntano le corna! -
- Pronto? -
- Possiamo vederci? -
- Se rivuoi la tua maglia non l’ho ancora lavata. Quindi no, è inutile che ci vediamo. -
- Non è per la maglia. Devo parlarti. -

Manteneva una serietàche non era tipica di lui. Iniziava a preoccuparmi. Mi alzai dalla sedia e mi chiusi in cucina per parlare.
- Ehi Pakistan che succede? -
- Ci vediamo tra un’ora e mezza al Cargo su Old Street -
- Mi daresti una spiegazione? -
- Vestiti carina. -
- Questa sarebbe una spiegazione? -
- Ti spiegherò tutto dopo. -

Non so perchéma sentivo puzza di guai. La situazione mi convinceva pochissimo anzi per niente. Ritornai nel salotto dove Will e Niall avevano terminato di mangiare.
- Io vado a farmi una doccia. Dopo devo uscire. -
- Devi uscire con Zayn? -
- Ti sembra la faccia di una che ha un appuntamento, quella che ho? -

Lui rise accompagnato da Will.
- “Vestiti carina” che cazzo significa vestiti carina poi? Bah. Quel ragazzo mi faràperdere la testa. Il giorno prima ci vogliamo uccidere a vicenda e il giorno dopo mi ritrovo ad avere la sua maglietta e a uscire con lui. Non posso crederci. Devo essere impazzita che assecondo le sue stronzate. - parlavo da sola mentre ero nella cabina armadio per scegliere cosa mettere. Mi voltai in preda all’esaurimento e mi ritrovai Will poggiato alla porta. Restai spiazzata. Non mi aspettavo venisse su.
- Adesso mi puoi dire come stanno le cose? - chiese.
- No Will non ti ci mettere pure tu.
- risposi superandolo e dirigendomi verso la camera di Jessie. Avrei cercato tra i suoi vestiti mega sofisticati.
Will mi seguì. - Un corno! Prima dici a Niall che abbiamo fatto sesso. Poi che “probabilmente”stiamo insieme. E poi non dici quello che è successo con Zayn. -
- Will senti non è come credi. E’ solo che è difficile da spiegare. Io non sono pronta per parlarne -
- Però con Zayn ne hai parlato. Ma non lo odiavi? Cazzo! -
- Io lo odio eccome. E poi con lui non ho parlato proprio di niente. Diciamo che si è solo trovato nel luogo giusto al momento giusto. Tutto qui. -

Presi una gonna rosa carne a balze a vita alta che arrivava giusto sotto il sedere e un top ricamato nero senza spalline e uscii dalla stanza di Jessie. Will continuò a seguirmi. Mi afferrò per i polsi e mi bloccò contro il muro nel corridoio.
- Se lo odi perché stai andando da lui? -
- Will lasciami. -
risposi cercando di mollare i miei polsi dalla sua presa.
- Rispondi alla mia domanda. -
- Non lo so. Non lo so, cazzo. Okay? Sento di doverci andare. Sembrava qualcosa di serio. Quindi ci vado. Va bene? -
gli urlai contro. Lasciòla presa. Mi divincolai e scomparii in camera mia. Mi chiusi in bagno e mi feci una doccia. Lavai anche i capelli. Ne uscii 30 minuti dopo. Asciugai i capelli accuratamente. Indossai un paio di calze nere velate per coprire i lividi che ancora si intravedevano sulle mie gambe. Indossai la gonna e il top. Forse ero un po’ troppo nuda. Ma mi piaceva quel completo. Lasciai i capelli sciolti in modo che cadessero sulle spalle e sulla schiena. Applicai un fondotinta sul viso per coprire gli ematomi che ancora dovevano andare via. Fard, matita e mascara. Presi delle scarpe col tacco nere dall’armadio e corsi fuori dalla stanza. Andai in cucina. Niall era in salotto a guardare la TV.
- Niall andiamo? –
- Sì ti accompagno. Sono venuto con la macchina. –
- Grazie! Dov’è Will? –
- E’ andato via appena ha finito di parlarti. – 
Niall abbandonòlo sguardo dalla televisione e si voltòverso di me che ero intenta ad infilarmi le scarpe.
- Wau – Alzai lo sguardo verso di lui. – Ma dove lo nascondi quel fisico? – Risi.
- Nelle mie adorate tute! - Lui mi sorrise e, dopo aver spento la TV, prese la sua giacca. La infilò e si avviò verso la porta.
- Andiamo? -
- Sì prendo la borsa.
– Corsi di nuovo in camera di Jessie e presi la prima borsa che trovai che mi sembrava potesse andar bene con il mio vestiario. Ci misi dentro sigarette, cellulare, chiavi e una ventina di sterline. Scesi le scale, presi la giacca. Io e Niall uscimmo da quella casa. Avevo una brutta sensazione. Come se quella non sarebbe stata una serata poi così piacevole. Rimasi in un silenzio tombale in macchina, intenta a pensare di cosa avesse dovuto parlarmi il moro. Mi stavo assillando.
- C’è traffico. A che ora dovevi essere al Cargo? – Guardai l’orologio.
- Circa 10 minuti fa. –
- Vuoi chiamare Zayn e dirgli che stai arrivando? Lui non è un tipo molto paziente. –
- Nah può aspettare per quanto mi riguarda.
– Niall sorrise.
- Mi fa piacere che state diventando amici. –
- Chi ti ha detto che stiamo diventando amici? Non è affatto così. –
- Mmmh.. certo come no! –
Lo guardai con uno sguardo di rimprovero e lui si ammutolì. Arrivammo a Old Street dopo altri 20 minuti.
- Beh dai un ritardo di mezz’ora è accettabile! – disse Niall tra una risata e un'altra.
- Le persone importanti si fanno sempre attendere – risposi con un sorriso a trentadue denti.
- Grazie Niall ci vediamo – lo salutai con un bacio sulla guancia.
 
Scesi dall’auto. Fuori al locale c’era una fila chilometrica. Presi il mio cellulare dalla borsa. 8 chiamate perse. Mi feci una risatina ripensando a ciòche aveva detto Niall, “Non èun tipo molto paziente”. Lo chiamai.
Rispose subito. – Dove diavolo sei? –
- Ehi calmati tigre! Sono qui fuori. –
- Ti vengo a prendere. –
Attaccò la chiamata.
Lo vidi sbucare poco dopo dalla porta secondaria. In quel momento mi sembrò bellissimo: pantaloni blu stretti, camicia bianca e giacca color ghiaccio, ciuffo rigorosamente alzato e occhi rigorosamente luccicanti. Era più bello che mai. Scossi la testa. Avevo appena fantasticato sul nemico. Assurdo. Ma se il nemico era lui forse non era poi così assurdo.




Salve ragazze scusatemi il ritardo! Ma il tempo che trovo è sempre minore!
Scusatemi vi prego! Il capitolo precedente è stato un po' un flop! Spero che questo vi piaccia maggiormente!
Fatemelo sapere con una recensione
Grazie a tutte ancora per aver letto! E grazie a voi che leggerete e recensirete!
Un baciooo alla prossima!
#F



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Capitolo 15
*** Capitolo 14 - I know ***





Don't lose it all in the blur of the stars
Non perdere tutto nell’offuscamento delle stelle!
Seeing is deceiving, dreaming is believing
Capire è illudere, sognare è credere,
It's okay not to be okay
Va bene non stare bene
Sometimes it's hard to follow your heart
A volte è difficile seguire il tuo cuore.
But tears don’t mean you’re losing, everybody’s bruising.
Le lacrime non significano che stai perdendo, tutti sono pieni di lividi.
[Jessie J - Who you are] 
 




 
Si guardava intorno intento ad adocchiarmi tra la moltitudine. Non mi avrebbe mai visto, quindi gli andai incontro. Arrivai alle sue spalle. Picchiettai la sua spalla con un dito. Si voltò verso di me. La sua faccia aveva un’espressione sorpresa, lo si poteva capire dal fatto che aveva entrambe le sopracciglia alzate e gli occhi spalancati. Mi squadrò dalla testa ai piedi e rimase a bocca aperta. Quando stava per dire qualcosa, posai la mano sulla sua bocca.
- Non dire nulla! So bene si essere uno schianto stasera! - E risi. 
- Eh già. -  Fu tutto quello che gli uscì dalla bocca dopodiché mi fece uno di quei sorrisi che sciolgono il cuore e fanno morire le fans.  
- Cancella quel sorriso. E’ abbagliante cazzo! -  dissi tenendo un sorriso fisso sul mio viso. 
- Dici la verità! Hai iniziato a fantasticare su di me? - disse lui cingendomi i fianchi con un braccio e portandomi all’interno del locale. Lo guardai in faccia. Poi i miei occhi percorsero tutto il suo corpo per poi arrivare di nuovo nei suoi. 
- La verità? - chiesi retoricamente sfoderando un sorriso malizioso. - Sì  ho fantasticato per qualche nano secondo. - Sorrise soddisfatto. 
All’interno del locale, la musica era a palla e le luci percorrevano le sfumature dal blu al viola. La folla ballava come impazzita al centro della sala. Le ragazze si strusciavano sui ragazzi. E i ragazzi approfittavano per allungare le loro mani ovunque. Al centro della sala c’era un cubo gigantesco sul quale stavano delle ragazze che ballavano attaccate a dei pali. Non erano cubiste e più che ragazze sembravano prostitute in mostra per cercare il migliore acquirente. 
Sciolsi la presa di Zayn dai miei fianchi e andai nella zona guardaroba per posare la giacca. Quando ritornai nella sala, la gente era raddoppiata e il pakistano non lo vedevo neanche ad un chilometro di distanza. Non sarei mai rimasta imbambolata lì al centro della sala cercando di avvistarlo, quindi andai nella zona bar. Mi sedetti su uno degli sgabelli e ordinai un “4 bianchi e fragola”. Lo bevvi mentre rivolgevo i miei sguardi alle persone che avevo intorno. 
Conoscevo quegli ambienti. Sapevo cosa poteva succedere e quali erano i rischi per una ragazza. Una ragazza. Non me. 
Mi si avvicinò un ragazzo che fece un sorso del mio cocktail. Alzai un sopracciglio e lo guardai male. Lui sorrise. Si avvicinò al mio orecchio e urlò per farsi sentire. - Sei bellissima. - Alzai un angolo della bocca come segno di risposta dopodiché lui continuò - Vuoi ballare?
- No grazie. -  risposi impassibile, ricominciando a bere.
- Dai ci divertiamo. - poggiò la sua fronte alla mia e posò una mano sulla mia coscia. Guardai prima la sua mano poi riportai il mio sguardo nei suoi occhi. Aveva le pupille dilatate, chiaro segno della sua NON lucidità. 
- Hai 2 secondi per togliere la mano dalla mia coscia. -
- Perché non ti piace? - disse sorridendo e spingendo la mano più su fino ad arrivare al di sotto della gonna. Aggrottai le sopracciglia, alzai un braccio per sferrargli uno schiaffo ma fui anticipata. Il ragazzo fu spinto lontano da me e scaraventato a terra con un pugno. 
- Quanta violenza Pakistan. - dissi avvicinandomi a Zayn che aveva appena steso quel tipo. Gli poggiai un gomito sulla spalla e lo guardai. Lui ricambiò lo sguardo e probabilmente si perse nei miei occhi. Ci fu silenzio tra noi per una decina di secondi. Indurì la mascella e si voltò guardando davanti a sé. 
- Invece di ringraziarmi! - 
- Potevo cavarmela benissimo da sola - dissi staccandomi da lui. Ancora col cocktail alla mano, mi avviai all’esterno del locale. Accesi una sigaretta. 
Dopo due minuti vidi Zayn comparire alla mie spalle. 
- Ti dispiacerebbe smettere di fuggire? - 
- Io non sto fuggendo. Sei tu che mi hai portato nel posto sbagliato. - 
- Nel posto sbagliato? - 
- Me lo sono sognato o hai detto che dovevi parlarmi? - iniziai ad essere infastidita.
- Sì. Ma dopo. Non qui. - 
- Allora che cazzo mi hai fatto venire a fare in questa merda di posto pieno di drogati e puttane in effusione? – 
 
 
- Ho lasciato Perrie. - disse dopo un silenzio tombale durato un eternità. Lo disse col respiro tagliato. Non riuscivo a capire quella reazione. Aveva lasciato la sua ragazza e stava male. Non era una cosa contraddittoria? Le storie non finiscono quando non c’è più nulla da salvare o quando l’amore finisce? Allora cos’era quella disperazione che traspariva dalla sua pelle e dalla sua voce? Cos’era che l’aveva condotto a lasciare la sua ragazza pur sapendo di dover  soffrire?
- Cosa? - chiesi non sapendo cosa dire. Non era una situazione in cui mi ero trovata spesso. Anzi non mi ci ero mai trovata a dir la verità. Mi guardò. Strinse i denti. Prese una sigaretta e se l’accese.  Appoggiò le spalle al muro. Aveva il viso rivolto diritto verso il basso. 
- Pakistan? Tutto okay? - Mi avvicinai a lui. Abbassai la testa da un lato per capire la sua espressione. Afferrai il suo viso tra le mani e lo sollevai e ciò che vidi mi lasciò senza parole. 
Stava piangendo. Il suo sguardo era arrabbiato ma dai suoi occhi sgorgavano una marea di lacrime. Una della mani che avevo poggiato al suo viso scivolò giù a dimostrare la mia 
- Ehi Zayn.. - abbassò di nuovo la testa ma questa volta mi tirò a sé e poggiò la fronte sulla mia spalla.  Era la prima volta che vedevo un uomo piangere. E la cosa mi lasciò shockata abbastanza da farmi perdere la facoltà di parlare per un bel po’ di minuti. 
Allora non era come pensavo. Infondo anche l’altro sesso ha un cuore. Peccato che le mie esperienze mi avevano portato a pensare totalmente il contrario. Tutto ciò che vedevo in un uomo era estraneo a qualsiasi forma sentimentale o emozionale. Perchè nella mia vita mai avevo ricevuto amore da qualcuno e forse questa era stata la causa principale di tutte le mie sventure e della chiusura mentale e affettiva di cui soffrivo oggigiorno. E adesso mi trovavo un ragazzo con le lacrime agli occhi, davanti a me, che aveva scelto la mia spalla come sostegno e io non sapevo assolutamente cosa dire o cosa fare. Mi si strinse il cuore. E tutto ciò che riuscii a fare fu trasformare la presa dell’altra mano, che era rimasta come incollata al suo viso, in una carezza.
La cosa che comunque non riuscii a capire era perché avesse scelto di parlarne con me. Aveva quattro meravigliosi amici che avrebbero fatto qualsiasi cosa pur di farlo sentire bene e invece aveva scelto di venire da me. Cosa l’aveva condotto a questa scelta? Perché?  
Non riuscivo a darmi una risposta. Gliel’avrei chiesto ma non in quel momento di certo. In fondo avevo qualche favore da ricambiargli. Lui mi aveva tratta in salvo varie volte senza che gli avessi chiesto nulla. Non aveva mai fatto domande. Si accontentava delle risposte singhiozzate e abbozzate che gli davo. Si accontentava di sapere quello che i miei occhi dicevano. 
Lo strinsi in un abbraccio che lui ricambiò affondando il viso nel mio collo, mentre prendevo ad accarezzargli i capelli come si fa di solito per tranquillizzare un bambino o per far piacere ad un cane.
 
 
- Scusa - disse dopo un po’. Sorrisi e gli lasciai un bacio sulla guancia al che lui allentò l’abbraccio per poi scioglierlo totalmente. 
- Dai. Andiamo a bere. - Afferrai la sua mano e lo trascinai al bancone del bar.
- Due shots potenti! - Ordinai al barman. Dopo poco, due bicchierini furono davanti a noi. Il  liquido contenuto nei bicchierini era rosso fuoco. Al solo guardarlo potevi sentir bruciare la gola. Li presi entrambi e ne porsi uno a Zayn.
- Avanti! Tutto un sorso. - Prese tra due dita il bicchierino e lo alzò leggermente come per un brindisi. Feci altrettanto e nello tesso momento lo buttammo giù. L’ esofago stava per andare a fuoco. Misi una mano davanti alla bocca dopodiché scoppiai in una risata.
- Facciamo un altro giro! – dissi euforica. Succedeva sempre così: quando iniziavo a bere l’adrenalina mi saliva alle stelle e  facevo di tutto pur di sentire quell’adrenalina per un tempo relativamente lungo. Mi liberava dal peso della vita che era diventato davvero troppo gravoso. 
- Sei pazza? Ho paura che non riuscirò più a cantare per mezzo di sto coso! – rispose spalancando gli occhi.
- Ma và! - dissi dandogli una leggera gomitata. Mi rigirai verso il bancone. - Due rum e pera, grazie!
I bicchierini questa volta erano 4. Ne porsi due a Zayn e due li presi io.  
- Prima rum e poi pera! - 
- Lo so meglio di te! - 
- Allora beviamolo a braccia incrociate. - Incrociammo le braccia come fanno di solito gli sposi nel momento del brindisi al matrimonio. Solo che quello era tutt’altro che un brindisi da matrimonio. Un brindisi per l’inferno probabilmente.
Urtammo i bicchieri in un leggero “CinCin” e buttammo giù ciò che era nei bicchieri. Vidi Zayn stringere gli occhi e portarsi una mano alla gola che si era trasformato in un ricovero infernale.
- Sei un principiante! - Risi.
- Sono una persona sana! - 
- Sì! Quanto il mio fegato! - scosse la testa mostrando uno splendido sorriso al quale non potei non ricambiare.
Il DJ aumentò il volume della musica. Tutti i bassi rimbombavano nelle orecchie e sembrava quasi potessero scoppiare i timpani. Era solo una tecnica in realtà: chi è ubriaco i bassi li sente otturati. Di conseguenza chi non è ubriaco si accinge a diventarlo. 
Ci avevo lavorato due anni nelle discoteche. Lì avevo conosciuto i veri mali della gente e la vera gente di merda. Lì avevo conosciuto ciò che aveva iniziato incrinando la mia vita per poi annientarla totalmente. Ma, nonostante questo, non avevo mai smesso di frequentarle. In fondo mi piacevano. E in fondo non era scappando dal problema che l’avrei risolto. Valeva, quindi, la pena affrontarlo e combatterlo. 
Dalle casse iniziò a pompare a palla un remix di Pump it dei Black Eyed Peas. Ordinai una Vodka Lemon. Iniziai a berla quando riconobbi la canzone. 
- Mmh… adoro questa canzone! – dissi cedendo il bicchiere a Zayn che mi guardò incredulo cercando di capire cosa volessi fare. 
- Dove diavolo vai? – Mi buttai tra la folla e raggiunsi il mega cubo al centro della sala. Vi salii e iniziai a ballare. 
Quella canzone aveva un significato particolare. C’era come un legame tra me e lei. E ogni volta che l’ ascoltavo era come ritornare indietro. E ogni volta sentivo quell’impulso irrefrenabile di ballarla come la prima volta. Perché quella canzone era stata il motivo per cui entrai in quel locale due anni fa. Aveva fatto da colonna sonora all’incontro tra me e Will. Quindi l’inizio della mia nuova vita a Londra. Quindi la mia salvezza. Ed era stata la prima coreografia che imparai e ballai coi Flyer quando non ci facevo ancora parte. Era stata causa di lividi e lussazioni. Ma anche di liberazione e di speranza. Ed era stata la ragione di quel giuramento che mi portò ad entrare nella crew. E quindi era la ragione dello svolgimento della mia vita negli ultimi due anni. E io, un essere crudo e rude come nessun altro, non potevo augurarmi di meglio. E adesso, come due anni fa, ballavo quella dannata coreografia, che mi faceva stare male e bene allo stesso tempo, davanti a una massa di forse 4000 persone. Ma la realtà è che quando mi voltavo a guardare la folla, tra la folla era solo uno il viso a cui prestavo attenzione. E lui era ancora lì imbambolato al bancone del bar, che mi guardava, ancora col bicchiere alla mano di vodka e con un espressione indecifrabile, probabilmente a metà tra rabbia e preoccupazione. 
Dopo 5 minuti la canzone era finita ed un riflettore era puntato su di me. Salutai a due mani la folla che emetteva urla indistinte. Scesi dal palco e mi feci spazio tra la folla per raggiungere il bar. Zayn era sempre lì. Gli andai incontro con un espressione soddisfatta.
- Che mi significa quella faccia? – 
- Niente. - dissi strappandogli il bicchiere di vodka dalle mani per poi berlo tutto in un sorso. – Pensavo solo che tu fai urlare le ragazze mentre io faccio urlare i ragazzi… e anche le ragazze. Fammi vivere questo momento di gloria! – Lui rise profondamente.
- Illuditi tesoro! – 
- Montato. – dissi senza guardarlo cosa che invece lui fece. Mi guardò malissimo. Riuscivo ad avvertire il suo sguardo pesante su di me e la cosa non poteva far altro che divertirmi. 
 
Passarono due ore così, tra battute e alcolici.
I miei piedi erano doloranti per i tacchi alti, che non mettevo da una vita, e Zayn iniziava ad avere la risata facile. Lo presi per mano e lo trascinai al bancone del bar dal quale ci eravamo staccati poco prima. 
- Avanti andiamo a comprare una bottiglia. Ce la scoliamo a casa mia. -
- Che cosa? - disse abbassando un sopracciglio
- Sì, lo fanno tutti. Affondare i dispiaceri nell’alcool. Bere per dimenticare. Chiamalo come vuoi! - Rise. 
- Tu sei strana forte! - 
- E tu sei ripetitivo! Sarà la decima volta che me lo dici solo stasera! – Rise ancora.
- Abbiamo bevuto abbastanza! – 
- Se ti accontenti godi così così! – citai Ligabue sfoderando uno dei miei migliori sorrisi possibili, al quale lui si rassegnò. Prendemmo una bottiglia di champagne e chiamammo un taxi. Nessuno dei due sarebbe stato in grado di guidare senza uccidere nessuno oppure senza sfasciare un’ auto. Il taxi, fortunatamente, non tardò. Dissi l’indirizzo all’autista e dopo 20 minuti fummo a destinazione. Usciti dal taxi i miei piedi non ne volevano più sapere di camminare in quelle scarpe. Diedi le chiavi di casa a Zayn così che potesse avviarsi in casa mentre io persi tempo sul vialetto per togliermi le scarpe. Ad ogni passo mi sembrava che un ago sprofondasse nella pelle sotto la pianta del piede e la strada di ciottoli non aiutava per niente. Ma all’ improvviso Zayn mi viene incontro. 
Dai ti porto io – E mi prese in braccio a mo’ di principessa Disney.
- Smetterò di odiarti dopo questo! – Lui sorrise mentre io pronunciavo un “Grazie” allacciando le braccia al suo collo e appoggiando la testa alla sua spalla. Entrammo in casa. 
 
Appoggiai i piedi alla moquette morbida della mia stanza e sentii un po’ di sollievo.  Mi gettai sul letto  tenendo le braccia allargate. Chiusi gli occhi per un attimo. Li aprii e davanti mi ritrovai il viso di Zayn. Era serio e aveva gli occhi stretti.
- Cosa c’è? – 
- Niente. -  Rilassò lo sguardo e accennò un sorriso. Lo spostai da me. Mi alzai dal letto e presi lo champagne. Stappai la bottiglia e feci un sorso. Nella mia mente si ripresentò di nuovo quella melodia che a cena aveva assillato la mia mente.
- C’è una vostra canzone che non riesco a togliere dalla testa. Dio! Non so neanche le parole! – Risi.
- Che canzone è? –
- Ah se lo sapessi. Fino a poche ore fa non sapevo neanche fosse una vostra canzone. –
- Allora come fai a dire che è nostra? – 
- Me l’ha detto Niall ma non mi ha detto come si chiama. Se vuoi ti canto il motivo. – Annuì. E io iniziai a cantare a suon di  “na-na-na” quella canzone che aveva deciso di intrappolarsi nella mia mente e non abbandonarla. Zayn sorrise.
- Hai capito qualè? – 
- Certo. E’ la canzone che preferisco. L’ha scritta Ed Sheeran. E’ “Moments”. – 
- Cantamela – Mi guardò in malo modo. – Così magari si toglie dalla mia testa! Dai! Ti prego! –
- Solo il ritornello. – 
- Va bene –
Si mise ben seduto sul letto. Chiuse gli occhi. E prima di iniziare si schiarì la voce. 
 
“You know I’ll be your life, your voice, your reason to be... 
 
Mentre cantava sentivo il cuore come esplodere. Sembrava voler venire fuori dal petto. 
 
My love my heart is breathing for this… 
 
Quelle parole. Quelle parole erano esattamente le parole che avrei voluto sentirmi dire da qualcuno. Invece tutto ciò che mi ero procurata con quel qualcuno erano due cicatrici di 10 centimetri ciascuna.
 
Moment in time I’ll find the words to say before you leave me today”
 
Poggiai una mano sul cuore. Con l’altra mantenevo la bottiglia che ancora non era finita. 
- Wau… - poggiai una mano alla gola sentendo la mia voce tremare. – Adesso capisco perché si era infiltrata nella mia mente. – 
- Sì è una bella canzone. – 
- Il testo è meraviglioso. Insomma sono le parole che tutti vorremmo sentirci dire no? –  annui con un sorriso accennato sulle labbra. Si ristese sul letto e io lo seguii a ruota sentendomi di fianco a lui.
- Semmai dovessi trovare la persona con cui dividere la mia vita, gli giurerò amore eterno cantando questa canzone. – 
- Non ti resta che trovarla allora. –
- Non è poi così facile. C’è un motivo per il quale non mi lego a nessuno. C’è un motivo, anzi più di uno, se non racconto nulla della mia vita. Le persone fuggirebbero. –
- Io non credo. –
- Ho autodistrutto la mia vita. Non posso coinvolgere altre persone. Non voglio. Io non ho fatto bene le mie scelte. E adesso ne pago le conseguenze. –
 - Quali scelte?
- Sai che non risponderò mai a questa domanda! – cadde un silenzio tombale in quella stanza finché un sospiro di Zayn colmò quell’ aria nefasta.
- Io so tutto. – 
- Cosa? – dissi girandomi di scatto verso di lui. Lui a sua volta si voltò verso di me.
- So tutto di te, Fly.




 
Salve lettrici! Scusatemi ancora una volta il ritardo per la pubblicazione del capitolo,
ma proprio non riesco a ritagliare abbastanza tempo! Perdonatemi, vi prego!
Detto questo... che ne pensate? Come potete vedere il rapporto tra Zayn e Fly sta cambiando...
e cambierà ancora ve lo posso assicurare!
Ringrazio chi ha recensito e chi ha messo la storia nei preferiti e nelle seguite, come sempre! 
Se mi lasciate una recensione, scrivendomi le vostre impressioni sul capitolo, sono più felice :) 
Un bacio a tutteeee!
#F

 

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Capitolo 16
*** Capitolo 15 - You don't know about me... ***


Occorre un grande sforzo per liberarsi dalla memoria ma, quando ci riesci,
scopri di avere doti superiori a quelle che immaginavi.

Tu abiti in un corpo gigantesco: l’Universo, che contiene tutti i problemi e tutte le soluzioni.
Sonda la tua anima anzichè scandagliare il tuo passato.
L’Universo attraversa molti mutamenti e ti accompagna in ciascuno di essi Per noi,
ogni mutamento è “una vita”. Le cellule del tuo corpo si rinnovano e cambiano,
ma tu sei sempre te stesso: e così anche il tempo non passa, ma muta.

[Paulo Coelho]

 





- Io so tutto. -
- Cosa? -
- So tutto di te Fly. -


 
 
- Come sarebbe a dire "so tutto di te" ? -  dissi alzandomi dal letto di scatto. Si rimise seduto. Ero in piedi di fronte a lui. Il silenzio stava uccidendo la mia pazienza.
- Zayn, CAZZO! Rispondi! - 
- Forse è meglio che ti sieda. -
- No! Ma tu parla! - Tirò un sospiro.
- Io ho trovato una lettera. L'avevi scritta tu due o tre anni fa, non ricordo esattamente. Era rivolta a quella tua amica. Maya. -
Abbassai la testa e portai una mano alla fronte cercando di capire di quale lettera parlasse.
 
- Era una specie di addio anche se sembrava più un'espiazione. Quindi so tutto: di Anthony, della droga, di New York. So proprio tutto. Mi dispiace è stato più forte di me: ho dovuto leggere.
Sentii le gambe venir meno. Rabbrividii al suono di quel nome che non veniva pronunciato da anni ormai. 
- Lasciami sola. -
- Io non volevo davvero! - 
- Lasciami sola ho detto! - Andai incontro alla porta della stanza. L'aprii invitando Zayn ad andarsene. Lui capì al volo e si avviò alla porta ma, prima di uscire, si fermò sull'uscio e mi guardò con rimorso. Scostai lo sguardo dal suo viso. 
 
Mi sentivo privata. Violentata psicologicamente. Aveva violato la mia privacy. Lui.La persona che avrebbe dovuto fregarsene di meno di tutto, aveva curiosato nella mia vita come fosse un divertimento. Chissà cosa si aspettava. Un amore andato in fumo? Un orfana? Una vagabonda? Cosa voleva trovare? Cosa diavolo voleva da me?
Scostai la tenda della finestra e notai che li era ancora lì, sul marciapiede di fronte casa mia, seduto in tutta la sua mirabile bellezza. Guardava fisso verso la finestra con le braccia sulle ginocchia. Mi volti a guardare in giro la mia camera, che era un caos totale. Nulla era al proprio posto. Pensai in quel momento che la mia stanza mi rispecchiasse.

DIO! Avevo voglia di prendere a calci il mondo. Mi sentivo  sconvolta. Due anni faticati per nascondere la mia vita  a chiunque e poi... E poi arriva un tizio che catapulta la situazione in poco più di un mese. Ma in realtà di cosa mi stavo preoccupando? Avevo paura che fuggisse dopo ciò che sapeva? Beh... No, certo che no. 
Inoltre, a dirla tutta, la sua fuga sarebbe stata alquanto improbabile: era ancora lì , su quel marciapiede, nell'umidità di Londra, sporcandosi i pantaloni blu che tanto gli donavano, a guardare dritto la mia finestra. 
Avevo paura che potesse dirlo ad altri? No. Non sarebbe stato poi un problema per me. A parte di Will, di nessuno mi importava. Non avrei pianto il loro allontanamento o il loro sguardo basso o il vocio mentre passavo dinanzi a loro. 
 
La cosa che in realtà mi terrorizzava era fare a pugni col mio passato. Era ricordare tutto. Era versare lacrime amare sui ricordi mentre avrei dovuto raccontarli.
Mi terrorizzava mostrarmi debole, vulnerabile agli occhi di qualcuno. Era qualcosa che non sopportavo. E adesso l'unica cosa che mi chiedevo era cosa volesse il moro, che perseverava nel giacere fuori la mia porta di casa. Lui aveva ficcato il naso ma non abbastanza, in realtà.
In quel momento qualcosa scattò nella mia testa. Mi tolsi quei vestiti scomodi di dosso e indossai un leggins e una canotta lunga. Dalla cabina armadio, presi una vecchia scatola di metallo, che conservavo in un angolo nascosto. A piedi nudi mi precipitai giù. Aprii la porta di casa.
 
Diluviava. Il caos nel mio cervello aveva inibito le percezioni dei miei sensi. Sgranai gli occhi quando vidi che lui era ancora lì, seduto su quel marciapiede, sotto la pioggia, la quale, ormai, non aveva lasciato più nulla all'asciutto. 
- Zayn! Che diavolo stai facendo? - gli urlai dalla porta.
- Aspetto. - rispose restando sempre nella stessa posizione.
Scesi sotto la pioggia, attraversando la strada a piedi nudi. 
- Cosa cazzo aspetti? -  lo afferrai per un braccio costringendolo a alzarsi e a specchiare i suoi occhi nei miei. Restò come pietrificato di fronte a me. Le gocce di pioggia scendevano violente sulle nostre teste, per intrappolarsi tra i capelli. E osservavo come quelle gocce scorressero dai capelli alla fronte per percorre poi indisturbate tutto il viso della persona che avevo di fronte. E più guardavo quelle gocce scorrere continuamente più sentivo la rabbia crescere dentro di me. E lui perseverava nel tenere il suo sguardo fisso nel mio. 
Gli mollai uno schiaffo diritto sul viso. - Allora?
Aveva il viso rivolto verso destra per lo schiaffo ma subito dopo si rivoltò verso di me. Prese il mio viso tra le mani e mi baciò. Sentivo le sue  labbra morbide e calde, nonostante la pioggia gelide che le colpisse,volersi farsi spazio tra le mie. Ma prima che potesse approfondire quel bacio, lo respinsi allontanandolo da me con forza. 
- Ma che cazzo fai? - Restò muto. Non una parola uscì dalla sua bocca. Forse non si aspettava un rifiuto. Non avevo idea di cosa gli passasse per la mente e questo mi faceva innervosire. Non riuscivo a leggere i suoi occhi che , differentemente dalle altre volte, ora, erano come spenti e cupi. 
- Hai intenzione di rimanere in silenzio ancora per molto? Beh... io non aspetterò una tua risposta, sappilo! -  gli lanciai la scatola di metallo che avevo preso poco prima dall'armadio.
- Non sai ancora niente di me! -  gli dissi sputando acidità e rabbi da ogni poro della pelle, dopodiché mi voltai e camminai con passo spedito fino all'interno della casa.
 Cosa diavolo credeva? Di leggere una lettera e sapere tutto di me? Si vantava di potermi conoscere più di qualunque altra persona ma non aveva capito un bel niente . Perchè lui aveva letto i fatti. Non aveva letto i perchè che avevano reso tangibili quelle scelte. E fin quando delle scelte non ne conosci i perchè, allora puoi ben dire di non conoscere affatto chi si ha di fronte.
 
P.V. Zayn
Stringevo tra le mani quella scatola che mi aveva scaraventato addosso. Camminavo per le strade di Londra, sulla quale ormai si affacciava l'alba, guardando fisso sulla scatola. Mi chiedevo cosa ci fosse all'interno e se avessi potuto aprirla davvero e se fosse solo un modo per mettermi alla prova per testare quanto sapessi la vita privata di una persona praticamente a me estranea. 
Varcai il cancello della villa che erano ormai le sette del mattino. Ero distrutto. Non era stata di certo una giornata facile per me. Avevo visto Perrie e dopo una discussione durata più di un'ora avevo rotto con lei. Ho ancor impresso in mente il suo viso in lacrime che si allontana dalla mia stanza. Diceva che ero cambiato. Che non pensavo più a lei come una volta. Che ero diventato freddo. Che avevo dimenticato me stesso. Che ormai trascorrevo la maggior parte del mio tempo fuori casa in compagnia di nessuno, magari in qualche bar a sbronzarmi. Ed era vero. Ma non potevo fare nulla per evitarlo. Mi ero perso. Avevo perso il senso di felicità che dapprima riempiva la mia vita e non riuscivo in alcun modo a ritrovarlo.
 
Spalancai la porta della mia camera ancora gocciolante d'acqua. Poggiai la scatola sul letto, dopodiché mi spogliai e mi feci un bagno caldo. Uscii dal bagno in boxer e, mentre passavo un asciugamano sui capelli non ancora asciugati, mi fermai a fissare quella scatola. Non avevo né la forza né la volontà di aprirla in quel momento. Avevo bisogno solo di una bella dormita. E così feci infatti: non appena mi stesi sul letto caddi profondamente tra le braccia di Morfeo che mi lasciò andare solo 16 ore dopo.
 
 
La testa mi pesava e mi faceva un male assurdo. Presi un' aspirina per alleviare un po' quel dolore. Scesi giù in cucina e mi feci un panino che mangiai poi in camera. Mi sedetti sul letto a gambe incrociate e presi la scatola. La fissai per un po'. Poi mi decisi e l'aprii. Dentro c'erano fogli e fotografie. Erano ingiallite, come se il tempo le avesse deteriorate. Le foto erano ricoperte da spessi aloni di polvere. 
Ne presi una, la pulii dalla polvere in eccesso: raffigurava persone che non conoscevo, probabilmente suoi vecchi amici. Fly nella foto appariva più piccola. Lo si capiva dal sorriso e dallo sguardo rilassato: entrambe le cose non si vedevano da un bel pezzo e seppur si vedessero non avrebbero avuto quella stessa intensità. 
Abbracciava una ragazza dai capelli mori non troppo lunghi, che sfoggiava un meraviglioso sorriso. Accanto c’erano altri ragazzi. Voltai la foto e dietro c’era scritto “12/08/2009 - London - Maya, Noel, Andrea, Alex”. 
La foto risaliva a 4 anni fa, probabilmente al periodo in cui ancora non aveva conosciuto quell’ Anthony che le aveva “cambiato” la vita. La ragazza mora dal sorriso smagliante era Maya. Era la sua migliore amica, quella alla quale aveva chiesto di dimenticarla per il suo bene e per il bene di tutti. Chissà poi se ci fosse riuscita…
Dalla scatola presi un gruppo di fogli. Probabilmente dei promemoria, o dei diari. Non potevo capire: era scritto in un’ altra lingua. Sicuramente una lingua latina visto l’accostamento di vocali e consonanti. 
Ora che ci pensavo effettivamente non sapevo di dove fosse Fly. Nella lettera che avevo letto non c’era scritto nulla a riguardo. E nella testa intanto i risuonavano le parole che solo il giorno prima mi erano state dette “Non sai ancora niente di me “. Avevo fissata in testa l’espressione del suo viso: l’ acqua che le gocciolava ovunque, il trucco nero sbavato sotto agli occhi che erano stretti e rabbiosi, le sopraccigli aggrottate. Non sapevo se si fosse arrabbiata di più per aver invaso la sua privacy o per averla baciata. Ne avevo sentito un impulso irrefrenabile: volevo baciarla. Ne avevo sentito un impulso irrefrenabile: volevo baciarla. Era diventata come un’ ossessione nella mia mente. Mi incuriosiva. Mi incuriosiva ogni cosa di lei. Volevo sapere tutto, ogni cosa, la sua storia, la sua vita, quello che pensava. Probabilmente mi faceva quest’effetto perchè era così diversa da tutte le persone che conoscevo e inoltre per quanto lei dicesse di non aver un cuore, io glielo vedevo eccome sotto l’armatura di ferro che si era costruita.  Forse lo vedevo più che negli altri. 
Perché è così. Le persone che hanno sofferto molto chiudono le porte del loro cuore e ne buttano la chiave. Ma quella chiave, prima o poi, sarà trovata da qualcuno, e quel qualcuno sarà colui che darà di nuovo vita e speranze a quei sogni e a quelle aspettative ormai lontane. E io, in quel momento, mi sentivo come se avessi trovato quella maledetta chiave, ritenuta perduta fino ad allora. Mi sentivo la persona con la quale Fly tirava fuori se stessa più che con qualsiasi altro.
Chissà se mi sbagliavo. Eppure in quel momento ero di sicuro l’ unico a conoscere ci che aveva passato nella sua vita. La cosa mi lusingava quanto mi preoccupava. Scossi la testa per riappacificare i pensieri e continuai a scavare nella scatola. Tirai fuori un taccuino  di pelle. Ogni pagina era annotata, fortunatamente, in inglese. 
 
“Oggi ho visto per l’ennesima volta Maya piangere. Vorrei spaccare la faccia di quel dannato bastardo.”
 
“Sono ad un passo dalla maturità e cosa mi ritrovo? Una famiglia, un’amica e un libretto di lavoro vuoto! Beh.. Direi che è un buon inizio per essere felice.”
 
“Mi sento morire… non doveva finire così. Non poteva. Sento che crollerò senza lei al mio fianco che mi sorride e mi dice che andrà tutto bene ogni santo giorno. Nonna continua a vivere in me, ti prego!”
 
 Ad ogni pagina che sfogliavo e leggevo, mi rendevo conto che il suo stato d’animo andava peggiorando. Saltai un po’ di pagine e andai quasi alla fine… 
 
“Mi tremano le mani e le gambe . Sono per terra. Non so dove. Ho bisogno di una dose, ma ho finito i soldi. Non posso tornare a casa in queste condizioni.”
 
“Perché? Perché è successo tutto questo? Mi faccio schifo da sola. Anthony l’ha rifatto, di nuovo. E io sono ancora qui a morirgli dietro. Mi chiedo quando (se ci sarà)  vorrà fare l’amore con me invece di abusare di me ogni volta.”
 
“Sono tre giorni che non tocco coca. Mi sento malissimo. Mi tremano le mani  e mi sento la testa scoppiare.”
 
“Ieri ho tentato di uccidermi… ma sono troppo vigliacca anche per quello."
 
A  quell’ ultima annotazione mi bloccai e rabbrividii. Era arrivata ad odiare se stessa a tal punto da tentare il suicidio. Il tutto solo per seguire un amore.
Quanto può essere stupido l’essere umano talvolta?





 
Salve a tutte! Perdonatemi il MEGA ritardo! Ma adesso eccovi il capitolo!
Che ne pensate? La reazione di Fly? E i pensieri di Zayn?
Fatemi sapere cosa ne pensate, recensendo! Ringrazio come sempre tutte coloro
che hanno visualizzato e letto la storia e che l'hanno mesa nelle seguite o nelle ricordate
!
Baciii a tutteeee! Ciaoooo al prossimo capitolo!
#F


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Capitolo 17
*** Capitolo 16 - Noel, sei tu? ***




Capitolo 16

 

La prima cosa che impari dalle emozioni è che hanno un prezzo.
 





Avevo dormito malissimo. A dirla tutta avevo dormito ben poco. Avevo passato gran parte del tempo a girarmi e rigirarmi nel letto cercando di scacciare i pensieri. La realtà è che non riuscivo a smettere di pensare a quanto era successo quella notte. Zayn. Maledetto Zayn Malik. Adesso si metteva a rubare anche ore al mio sonno, come se non bastasse.
 
Scesi in cucina tra una sbadiglio e l’altro. I capelli arruffati e in un disordine tale da assomigliare ad un cespuglio e il mascara che, ormai sbavato, contornava i miei occhi e mi faceva assomigliare ad un panda, rendevano molto comprensibile il mio stato mentale. Mi chiedevo se Zayn avesse già aperto la scatola. Ormai per me quella scatola era divenuta un po’ come il vaso di Pandora. Mi chiedevo ancora cosa avesse fatto scattare una simile reazione in me. Come avevo potuto lanciare al vento la mia vita che non avevo osato rivelare a nessuno? Sì perché affidare qualcosa a Zayn Malik sarebbe stato lo stesso che affidarlo al vento. 
Cercai, scavando per ore nella mia mente e tra i miei neuroni rimasti intatti, una giusta motivazione al mio gesto. Finii giustificandolo con  “Approdo ad insanità mentale”.
Aprii il frigo e presi del latte che misi a bollire sul fuoco. Dopo due minuti lo versai nella tazza. Mi recai nel salotto dove c’era la TV, che accesi come ogni mattina mentre bevevo il latte caldo. 
Il volume della TV era al minimo. Feci un primo sorso di latte mentre le immagini sulla TV correvano senza che io prestassi attenzione. Squillò il telefono di casa a distanza di pochissimi secondi. 
- Chi cazzo rompe a quest’ora? - 
- Ti adoro al mattino. Dai il meglio di te. - rispose facendo seguire una risata.
- Niall ,sei tu? E’ successo qualcosa? - 
- Effettivamente sì. Ma non a me. - 
- E a chi, allora? E‘ successo qualcosa a Will? Niall, ti prego! -
- Sei davanti alla TV? - 
- Cosa diavolo c’entra adesso? -
- Tu accendi la TV e metti al canale 612.
Feci come mi aveva detto. Cambiai canale  tenendo il telefono incastrato tra il collo e la spalla, la tazza di latte nella mano sinistra e il telecomando nella mano destra. 
- Oh mio Dio. Non è vero. -  Mi cadde il telefono dalla posizione in cui stava e iniziai a sbraitare in italiano in modo tale che Niall non avrebbe capito. Dopo aver sfogato il fuoco che mi sentivo bruciare dentro ripresi il telefono.
- Fly che cazzo stai dicendo? Non è nulla! E’ solo meglio che tu lo sapessi! -
- Niall ma che cazzo dici?! Mi hanno scambiato per  una delle mega puttane di Malik! Quel fottuto pezzo di merda! Io lo uccido! - 
- Fly non è colpa sua! Sai che siamo personaggi pubblici. Bisogna stare attenti. -
- Lui ha deciso di andare in quel cazzo di posto. Cavolo, cavolo no.! - 
- Beh, su questo non posso darti torto! Comunque non ti muovere di casa. -
- Perché? - una lampadina si accese nel mio cervello che risentiva ancora della fase REM -  Oh no! -  Mi precipitai alla finestra che dava sul vialetto principale. Al di là del cancelletto che separava il giardino dalla strada c’erano una marea di fotografi con macchine fotografiche simili a cannocchiali astronomici. 
- Porca troia! -  urlai con un tono tale che mi avrebbero potuto sentire anche dall’altra parte della Terra. 
- Ecco. Non c’è bisogno che parlo.
- Niall devi fare qualcosa okay? Fai in modo che questi tizi siano allontanati per un raggio di 10 km da casa mia. - 
- Ci proverò. Tu intanto non mettere piede fuori di casa. Trovati cosa fare. Ti richiamo più tardi.
Attaccai il telefono senza neanche salutare. Sigillai le tende di tutta la casa. Quella situazione mi metteva a disagio come non era mai successo prima. Non mi piaceva stare sotto i riflettori o al centro dell’attenzione. Non era roba per me. Figuriamoci adesso che la quella montagna di gente lì fuori, oltretutto sconosciuto, oltretutto dei paparazzi, pensava che io fossi la nuova ragazza del moro dei One Direction. Ma per favore! 
Mi feci una doccia. Lavai i capelli e li asciugai dopo col diffusore. Presi un pantaloncino di jeans a vita alta e una maglia rossa larga  e le superga rosse e l’ indossai. Mi truccai giusto per perdere del tempo.
Non ero affatto abituata a restare in casa le giornate intere, soprattutto se ero da sola. Non mi piaceva. Il silenzio della casa intorno a me mi angustiava e iniziavo ad avere pensieri negativi. 
Erano passate tre ore dalla telefonata di Niall. Sbuffai e in quel preciso istante il cellulare squillò. 
- Pronto? -
- Ti sto venendo a prendere. Ti avverto: devi fare tutto quello che dico e devi stare al gioco. - 
- Che cazzo significa “devi stare al gioco” ? -
- Capirai. Tieniti pronta. A tra poco. - 
- Aspetta! Pakistan! -  
Troppo tardi! Aveva attaccato. 
 
Tamburellavo il piede sul pavimento in attesa e intanto rosicchiavo le unghie delle mani. Ero tremendamente nervosa. Zayn, perché lui? Perché doveva venire lui a tirarmi fuori dalla merda? Lui, che essendo implicato, doveva essere l’ ultima persona a venire in mio soccorso.
I pensieri mi furono annullati dalla suoneria del mio cellulare. Non vedendolo a portata di mano lo cercai per il salotto. Lo trovai dopo un po’.
- Quanto cazzo ci metti a rispondere?! -
- Scusami stavo facendo sesso. -
- Con quale dei tanti fotografi?  
Risi a quella domanda.  - Idiota.
- Sto in macchina, adesso ti vengo a prendere. - 
- Così con nonchalance? Potevo uscire di casa anche da sola, allora. -
- Comunque ti volevo vedere. -
- Sono una calamita per folli. -
- Intendevo che volevo parlarti. Sai, ho aperto la scatola. -
- Ah… - 
La mia voce si fece cupa e credo che lui se ne accorse subito ma non mi disse nulla. Attaccò la chiamata. Mi avrebbe detto tutto quello che voleva dirmi tra pochi minuti. 
Sentii il campanello bussare. Era lui. 
Aprii nascondendomi dietro la porta per non farmi vedere dai fotografi e lui entrò rapidamente richiudendo la porta dietro di sé. 
Mi squadrò dalla testa ai piedi. 
- Che hai da guardare? - 
- Sei molto sexy.
Il mio viso assunse un’espressione a dir poco allibita. Scossi la testa e mi diressi in cucina.  Feci due passi e mi sentii bloccare per un braccio. Mi voltai. Guardai prima lui che aveva lo sguardo fisso sulla presa. E ogni secondo che passava il suo sguardo si incupiva. Fissai anche io la presa e capii. Capii da cosa era stato sconvolto. Purtroppo le cicatrici non si cancellano neanche dopo anni e il mio braccio ne era costernato. 
Mollai violentemente la presa e feci per andarmene. 
- Mi dispiace. - disse improvvisamente.
- Di che ti dispiaci? - 
- Di non esserci stato per salvarti come tu hai fatto con me. -
 
Sentii una fitta riempirmi il cuore e allargarsi sempre di più. Fuggii lontano da lui in un angolo della casa. Cercai di trattenere le lacrime. Sbattei ripetutamente la nuca e i pugni contro il muro come per darmi della stupida. Mi accovacciai a terra mettendo la testa tra le gambe e feci sì che quella fitta che mi riempiva il cuore colmasse anche il mio volto. 
Due braccia forti circondarono il mio corpo e mi lasciai abbandonare a quel gesto. 
Dovevo ricordarmi che adesso lui sapeva qualsiasi cosa, che conosceva i miei punti deboli, che sapeva come farmi soffrire. L’ unica cosa che speravo era proprio che non facesse in modo di farmi soffrire per il mio passato, che non me lo facesse ricordare. Non di nuovo.
 
- Ehi, va tutto bene. - disse lui sollevando la mia testa dalle ginocchia. Coi pollici asciugò le lacrime e dopo sorrise in quel modo che poteva ucciderti. Non osai pronunciare parola. Non sapevo proprio cosa dire. 
- Vatti a rimettere in sesto. Usciamo. -
Annuii e dopo essermi rialzata corsi di sopra. Mi specchiai e vedi il mascara che era ormai completamente colato sotto agli occhi. Mi ripulii il viso, lo sciacquai e mi truccai di nuovo. Presi una felpa leggera dall’ armadio: Londra era ancora umida nonostante il flebile sole.
 
P.V Zayn
Avrei voluto piangere con lei. Ma ero una persona troppo dura. Avrei voluto farle capire che pensavo davvero quello che avevo detto e non che fossero parole così buttate al vento. Avrei voluto farle capire che iniziava ad essere una persona davvero importante per me, nonostante l’inizio dei nostri rapporti, che poteva fidarsi, che avrei fatto in modo di non farle ricordare quello che la faceva soffrire, che avrei rispettato quello che pensava e ogni sua azione, che sarei stato la sua spalla su cui piangere ogni volta che avrebbe voluto. Ma probabilmente era presto per volere tutto questo. Lei era una persona difficile, che raramente si faceva comprendere. 
Mi domandavo che tipo di persona era prima che la sua vita fosse stata segnata da certi avvenimenti. Non riuscivo proprio ad immaginarlo. Adesso la vedevo così: scontrosa, rude e acida ma allo stesso tempo bellissima. Probabilmente per me stava diventando molto più che una semplice amica.
 
La vidi riscendere dopo una decina di minuti. La fissai fin quando le sue parole non mi svegliarono. - Allora dove andiamo?
E senza dire una parola l’afferrai per una mano e la portai fuori da quella casa. Gli scatti flashavano la nostra vista e appena fummo al di là del cancelletto iniziarono una serie di domande a raffica. 
- Signorina, come si chiama? - 
- Quanti anni ha? - 
- E’ da molto che frequenta Zayn? - 
- Zayn hai lasciato Perrie per lei? Da quanto tempo va avanti questa storia? - 
- Lo ami? - 
 
P.V. Fly 
- Non posso rispondere a questo branco di idioti?! - 
- Non ti azzardare!
 
Dopo spintoni vari riuscimmo ad arrivare alla macchina e ci rifugiammo all’interno. 
- E’ una guerra. - sospirai.
- E’ il loro lavoro.
Lo guardai e lui ricambiò lo sguardo che io distolsi poco dopo. 
Non ero brava a tenere lo sguardo fisso negli occhi di qualcuno a meno che non fosse per odio o sfida. Ma in quell’auto regnava tutto tranne che l’odio in quel momento e questo iniziava a preoccuparmi. Non ero il tipo di persona che cambiava idea sugli altri e iniziare a cambiarla su Zayn era più che assurdo. Io lo odiavo dal primo momento. Non avevo mai parlato bene di lui o pensato a lui come una persona che mi piacesse. Ma adesso sentivo che qualcosa stava cambiando senza che io potessi controllarla. 
- Hai fatto colazione? - chiese ad un tratto eliminando i miei pensieri.
- No. - 
- Bene, andiamo allora.
Mise in moto l’auto e dopo mezz’ora arrivammo a destinazione. I paparazzi erano scomparsi ormai. 
Scendemmo con tutta calma dalla macchina. Eravamo in una zona in cui non ero mai stata. 
- Ma dove mi hai portata? -
- A fare colazione in riva al mare.
Rimasi senza parole. 
- Va bene, ma pago io. - risposi senza attendere risposta e avviandomi verso l’entrata del bar. Era bellissimo. Era composto da varie palafitte sull’acqua. 
Zayn mi raggiunse subito e mi chiese - Ti piace? - 
- Qui ci porti tutte quelle che ti vuoi portare a letto? - 
- Solo le più difficili. Funziona sempre.
Lo guardai con un’ espressione che si commentava da sola e lui rise fragorosamente. 
Ci sedemmo e iniziamo a dare uno sguardo ai menù. 
- Che prendi? - mi domandò.
- Una Tassoni e un dolce credo. -  risposi sfogliando il menù.
- Bene. Io prendo un frappè. - 
- Non te l’ho chiesto. - dissi e lui rise tra i denti.
 
Dopo poco arrivò la cameriera. 
- Allora cosa ordinate? -  
- Un frappè alla nocciola. - 
- Lei, invece? - si rivolse verso di me e io tenendo sempre lo sguardo fisso sul menù risposi - Una Tassoni e un semifreddo. Grazie. - 
Non arrivò risposta dalla ragazza e ad un certo punto fece cadere il suo blocchetto per le ordinazioni che raccolse poi nervosamente. 
- Oh mio Dio. - esclamò la cameriera.
- Non ti preoccupare. -  le disse Zayn.
- Noel, sei tu? - disse mettendosi una mano sulla bocca. Spalancai gli occhi e fissai Zayn anche lui con uno sguardo a dir poco pietrificato per le parole che quella cameriera aveva appena detto. Non avevo il coraggio di guadarla. Avevo maledettamente paura che potesse essere chi pensavo che fosse. 







 
Eccomi sono ritornata! Lo so mi avevate dato per orta! Ma sono ancora viva, o quasi. xD
Purtroppo più vado avanti più non riesco ad aggiornare in tempo: tra lavoro e studio non riesco a fare nient'altro.
Beh.. comunque sia questo è il 16esimo capitolo. Chi sarà 'sta cameriera? Fatemi sapere se l'avete capito! 
Ma soprattutto fatemi sapere se il capitolo nella sua interezza vi piace! Un bacio a tutte/i. 

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Capitolo 18
*** Capitolo 17 - I'm with you ***


Capitolo 17

 
I's a damn cold night 
Tryin' to figure out this life
Won't you take me by the hand ?
Take me somewhere new
I don't now who you are
But I 'm with you
I'm with you.


[Avril Lavigne]



 
P.V. Zayn
Non era possibile.Quante sventure ancora doveva passare quella ragazza? Volevo portarla in un posto tranquillo in cui si sarebbe potuta rilassare, in cui avrebbe potuto sorridere e ridere con me. Ma avevo fatto un buco nell'acqua. Adesso lei era come terrorizzata, il suo sguardo era perso nel mio come per cercare un po' di forza per affrontare tutto quello, le sue mani tremavano e sudavano per la tensione. Lei aveva già capito tutto a differenza di me che non avevo ancora capito di chi si trattasse. 
Abbandonai l'idea di fissare i suoi occhi e mi voltai leggermente per guardare il viso della ragazza  ma la mano di Fly mi bloccò per un polso. Erano affari suoi, non miei. Aveva ragione.
Vidi il suo sguardo cambiare totalmente. Dalla frustrazione più profonda passò alla rabbia che per tutti questi anni aveva preservato. Si voltò di scattò verso la ragazza continuando a tenere stretto il mio polso. 
- Oh mio dio, Noel sei tu! Sapessi quanto ti ho cercata!
Era lei, la sua migliore amica. Quella a cui aveva chiesto di dimenticarla: a quanto pare non l'aveva fatto. La ragazza era in lacrime. Vedevo la felicità nei suoi occhi che luccicavano alla luce del sole. Maya: era questo il suo nome.
Era cambiata. Non era più la persona della foto che avevo visto. I suoi capelli adesso tendevano ad un violaceo. Il suo viso era più scavato e stanco. D'altronde proprio come Fly. 
La ragazza fece per abbracciarla ma Fly le bloccò un braccio con la mano che dapprima teneva il mio polso. Il suo sguardo si intensificava ogni minuto che passava.
- Cosa diavolo ci fai qui? Non dovresti essere in Italia? - domandò freddamente Fly mollando violentemente la presa. Dopo un attimo di esitazione e di incredulità, Maya rispose - Ci vivo. Da un anno ormai. - 
Aveva una fragilità così palese da far tenerezza ad un bambino. In quel momento mi chiedevo come Fly riuscisse a trattarla così male.
- Sei dimagrita tantissimo. - continuò la ragazza.
- Sai quando si fa uso di cocaina si dimagrisce. - rispose acida. 
- Ti stai ancora drogando?
Scattò in piedi e si mise di fronte a lei. Avevano la stessa altezza, quindi si potevano guardare diritte negli occhi senza problemi.
- Non ci vediamo né sentiamo da due anni, e tutto quello che sai dire è questo? Maya le cose sono cambiate, non solo per te. Fattene una ragione. -
- Noel aspetta. -
- Io non aspetto nulla. Sai meglio di chiunque altro che non ho mai aspettato niente e nessuno e con te non farò eccezione. Dovevi lasciar perdere. Dovevi dimenticarmi. Sono passati tre anni ormai. E stai ancora a pensare ad un passato che non esiste più. Noel non esiste più, Maya. Non esiste. - Scostò con poco garbo quella che era la sua vecchia amica e si recò all' uscita del bar.
- Malik, andiamo. - disse prima di allontanarsi definitivamente.
La ragazza era sconvolta. Non aveva pronunciato parola. Fly non le aveva dato neanche il tempo di farlo. Era rimasta così, con la bocca semiaperta in un espressione di dolore. 
- Mi dispiace. - dissi mentre mi alzavo dalla sedia. 
- Aspetta. - mi bloccò - Dimmi... sta bene? - 
- Come ti è sembrata? Ti sembrava che stesse bene? - mi avvicinai a lei e le poggiai una mano sulla spalla. - Dammi il tuo cellulare. - lei me lo porse senza chiedermi perchè. - Questo è il mio numero. Chiamami ogni volta che vuoi. - dissi restituendole il suo Nokia. - Ah dimenticavo il mio nome è Zayn, Maya. - 
- Come sai il mio nome? - domandò lei ancora tra le lacrime.
- So molto più di quanto tu possa immaginare. - risposi voltandomi e andandomene a passo svelto per raggiungere Fly. 
 
 
P.V. Fly 
Volai via dalla sua vista. Ad ogni passo sentivo un vuoto assurdo intorno a me. 
Non volevo che lei sperasse ancora di poter vedere qualcosa di buono in me, perché così non era. E per questo motivo, cosa se ne faceva di una persona, quale ero io? Brava solo a rovinare tutto o a trattar male la gente? Nulla, non se ne faceva assolutamente nulla.
Lei era la persona a cui tenevo di più in assoluto da 15 anni a questa parte. Ricordavo ancora perfettamente il giorno in cui c’eravamo conosciute. Io avevo poco più di 5 anni e lei ne aveva poco più di 4. Era nel parco a giocare con un pallone da sola. Arrivai al suo fianco, pedalando sulla bicicletta, proprio nel momento in cui altri bambini le si avvicinarono strappandole il pallone delle mani. Pianse ma non fece nulla. Pianse per un tempo interminabile ma non rincorse quei bambini, né impreco contro di loro. Mi avvicinai a lei e l’abbracciai, ma ciò non calmò le sue lacrime. Si placò solo un po’ di tempo dopo e quando alzò la testa per guardarmi negli occhi tutto quello che disse fu - Sei il mio angelo custode, vero? - e io non potei che sorridere a quelle parole. Da quel giorno, per ogni giorno dell’anno, fummo insieme. Non ci stancavamo mai di correre, giocare, ridere e mangiare. E se non fosse stato per me, probabilmente tutt’ora non ci saremmo stancate di farlo. Ma seppur era successo quello che era successo, io ero rimasta il suo angelo custode. Il problema era farle capire che, in questi anni trascorsi passati senza di lei e in quello stesso preciso momento, la stessi proteggendo proprio da me stessa.  
Mi appoggiai con la schiena alla macchina. Il mio viso era rivolto verso terra per nascondere alle persone che passavano un espressione mista tra dolore e rimorso. 
Mi sentivo così stupida. Come potevo pensare di venire a Londra e rifarmi una vita qui? Qui, nel posto in cui lei amava, quel posto dove aveva giurato avrebbe vissuto per tutta la vita. 
Sapevo sarebbe arrivato questo momento, ma non mi aspettavo arrivasse proprio adesso. Mi aveva preso alla sprovvista. Non avevo neanche mai pensato a cosa dire nel momento fosse accaduto e ora che me l’ero trovata di fronte l’unica cosa che ero riuscita a formulare nel mio cervello erano delle parole che la ferissero per allontanarla da me, forse definitivamente. 
Ma per quanto l’avessi voluta allontanare, lei rimaneva in me. Era viva in me come il sangue che pulsa nelle vene, come se non me ne fossi mai andata dall’ Italia, come se per tutto quel tempo non fosse cambiato mai nulla. 
Zayn mi raggiunse dopo un po’ con un sacchetto alla mano e mi risvegliò dalle mie seghe mentali poggiandomi una mano sul viso. Mi sorrise dolcemente per poi riportare la mano lungo i suoi fianchi.
- Tieni. Mangiamo in macchina. -  disse porgendomi il sacchetto. 
- Grazie ma mi è passata la fame. - risposi senza degnarlo di uno sguardo ma in qualche modo avvertii che i suoi occhi delusi erano poggiati fissi sul mio viso.
 
P.V Zayn 
Non disse una parola per tutto il viaggio di ritorno, cosa che non era assolutamente da lei. Bastava davvero così poco per turbarla? Bastava che uno squarcio del suo passato si aprisse sul presente per ribaltare il suo umore?  Dov’ erano finite le battutine sprezzanti e la sua acidità? Che fosse davvero tutta una maschera? Non sapevo cosa pensare. 
Restavo così immobile a guardare la strada da percorrere e intanto cercavo una spiegazione o forse qualcosa da dirle che le avrebbe fatto bene. Lei era rannicchiata sul sedile accanto al mio col viso rivolto verso il finestrino a pensare chissà cosa. 
- Dove vuoi andare? - le chiesi per distogliere i suoi pensieri. Ma non ricevetti nessuna risposta. Era come in “Switch off”, aveva messo “pausa” a tutto quello che la circondava per divagare nella sua mente, e nulla l’avrebbe destata.
Feci, quindi, strada verso casa accompagnato solo da un silenzio tombale. 
 
Spensi il motore, dopo aver varcato il cancello della casa. La vidi come risvegliarsi da un sonno tanto che sbatté le palpebre due o tre volte proprio come si fa appena svegli.
- Dove siamo? - 
- A casa mia. - 
- Casa tua? - 
- Sì. Ho pensato che non fosse il caso tornare alla villa. Sai per i paparazzi… - 
- Oh, certo. - 
Entrammo in casa. Ci togliemmo i cappotti che appendemmo all’ingresso e ci avviammo verso il salotto. 
Era una casa che avevo comprato appena due mesi prima. Era il mio rifugio nel momento in cui avessi preteso silenzio e pace, cose che alla villa mancavano in modo fisso a causa della sovrabbondanza di gente che ci abitava. 
Tirò un sospirò, come per scrollarsi un peso dal petto. 
- Zayn, senti - cominciò lei all’improvviso - non ce n’è bisogno. Sul serio non ho bisogno della tua premura. Non ho bisogno della premura di nessuno. Voglio solo stare un po’ da sola con me stessa. - 
- Tu pensi che io abbia fatto tutto questo per premura? - dissi sedendomi sul divano.
- Per cos’altro, allora? - chiese lei cieca.
- Tu non hai capito proprio nulla, vero, Fly? - la sua faccia si stranì al suono delle mie parole.
- Credi davvero che stia facendo tutto questo per premura? Io? Zayn Malik? - alzai un sopracciglio - Sei proprio fuori strada!
Non pronunciò parola. Rimase solo a guardarmi impietrita. Forse aveva capito cosa intendessi dire. O forse non aveva capito proprio un bel niente. Comunque sia rimase a guardarmi per tutto il giorno e ad osservare ogni mio singolo movimento da lontano.

 
Era ormai tarda sera. La giornata era passata come se fossi stato solo tutto il tempo. Non una parola uscì dalla sua bocca. Entrata in casa si era lasciata andare sul grande divano del salotto e lì era rimasta per tutto il tempo, senza mangiare nulla. Ma sapevo che mi seguiva con lo sguardo. Forse pensava ancora all’ unica conversazione avuta quella giornata, o forse pensava alla sua amica. 
- Sono le undici se vuoi andare a dormire di sopra c’è una camera libera proprio accanto alla mia. - 
- Okay. -  fu tutto quello che disse. 
Si alzò dal divano e si diresse verso le scale. La seguii per mostrarle la stanza. Vi entrò silenziosamente. Si girò e rigirò su se stessa per osservare quello che la circondava, per poi esclamare - Sei sicuro che posso usarla? - annuii. 
- Per qualsiasi cosa la mia stanza è quella subito dopo la tua. - Mi fece un flebile sorriso e tornò a guardarsi intorno.
- Allora buonanotte. - la salutai chiudendo la porta.
- Zayn... - Mi chiamò prima che potessi chiuderla completamente.
- Cosa c’è? - le chiesi affacciandomi sulla sua camera.
- Grazie. - Restai come imbambolato sulla porta. Quel suo “grazie”, pronunciato per chissà quale motivo, era davvero sincero, non era forzato, ma più naturale di quanto potesse esserlo in una normalissima situazione. Le andai incontro e la accolsi tra le mie braccia inspirando il suo profumo di vaniglia. Lei si abbandonò in quell’abbraccio, capendo che era al sicuro. Le stampai un bacio tra i capelli e uscii dalla stanza senza prima averla guardata un’ ultima volta.
 
Entrai in camera mia e dopo essermi spogliato velocemente mi gettai sotto la doccia.
Cosa diavolo mi stava succedendo? Cosa mi stava facendo quella ragazza? Una volta non avrei mai pensato di portare una ragazza a casa senza farci sesso. E invece adesso mi ritrovavo a tenere un sorriso ebete stampato in volto per un misero “Grazie”. 
Stava diventando molto più importante di quanto già non sapessi. 
E Perrie se n’era accorta prima di me probabilmente. Aveva capito che ormai non era più il centro del mio mondo perché qualcun altro aveva preso il suo posto. 
Mi aveva investito con la sua stranezza e ci ero rimasto steso. La sua naturalezza, la risata e le sue strane abitudini e i suoi strani modi di fare mi avevano avvolto come solo un uragano avrebbe potuto fare. Era divenuta un chiodo fisso nella mia mente. E non c’era momento in cui desiderassi vederla sorridere, perché il suo sorriso valeva oro: ce ne voleva per vederlo ma quando spuntava sul suo viso era come l’aurora che illuminava la città dopo una notte di buio. E ora mi sentivo come se mi bastasse quello per essere felice. 
Uscii dalla doccia dopo aver dato pace ai miei pensieri e mi scaraventai poco dopo nel letto sotto le lenzuola. 
 
P.V. Fly
Ero nel letto ormai da più di due ore. Non riuscivo a dormire. Quella giornata mi aveva sconvolto l’ esistenza, ancor più di quanto fosse già stata sconvolta in passato. 
Rivedere Maya, con Zayn, per lo più. 
Zayn. Un “grazie” gli era più che dovuto. In realtà si sarebbe meritato molto di più di quel “grazie”, ma in quel momento non i sentivo di dirgli altro. Fortunatamente non aveva fatto domande. Mi aveva lasciata a contemplare i miei pensieri così come era chiaro che volessi. E prima di andarsene mi aveva abbracciato come mai nessuno aveva fatto, senza dire una parola perché non sarebbero servite a nulle: quell’abbraccio bastava a dire tutto. Mi ero sentita protetta e in un certo senso amata e non avrei rinunciato a quell’ abbraccio per nulla al mondo in quell’istante. Era quello di cui avevo bisogno. 
Scossi la testa. ”Fly ma che diavolo stai facendo?” sussurrai ad occhi chiusi con una mano poggiata sul viso. Mi ero messa a pensare a Zayn. Zayn. Santissimo Zayn. Non potei altro che constatare che non era la prima volta che il pensiero di Zayn mi rubasse ore di sonno.
Cosa stava succedendo? Non ci capivo assolutamente nulla. Era successo tutto troppo in fretta e anche per una persona razionale ed osservatrice come me era difficile comprendere la situazione. Zayn era passato da “ragazzo da odiare” a “ragazzo che ringrazio Dio esiste” in poco più di 48 ore. Era tutto ciò a cui mi potevo appigliare, la mia ancora di salvezza. Mi ero trovata a detestarlo per aver invaso la mia privacy e aver spiato nel mio passato ma adesso mi trovavo a ringraziare chissà quale Dio per averlo fatto. Non avrei mai saputo affrontare l’incontro con Maya in quel modo se lui non fosse stato come me. Anzi, non avrei mai saputo affrontarla e basta. 
Mi ritrovai così a capire che lo sguardo di Zayn mi infondesse una sicurezza sprezzante di ogni pericolo, di cui avevo bisogno per non scappare. Mi ritrovai a capire che Zayn era quel tipo di persona che poteva starmi accanto nonostante tutti gli errori commessi. Mi ritrovai a capire che Zayn sapeva benissimo chi fossi e cosa avessi fatto ma lui, invece di girare i tacchi in un’ altra direzione, mi era sempre più vicino, come nessuno avrebbe potuto. Mi ritrovai a capire che Zayn potesse essere la persona che mi era mancata in questi due anni a Londra. Era ormai diventato l’incarnazione di protezione e di forza per me, non so come. 
Mi alzai dal letto ripassandomi le mani sul viso più e più volte. Uscii dalla stanza e mi ritrovai nel corridoio buio che percorsi fino alle scale. Scesi in cucina per mettere qualcosa sotto i denti. Lo stomaco risentiva del digiuno di tutta la giornata ormai. Aprii il frigo ma non ci trovai un bel niente a parte del acqua e latte. Dovevo saperlo: in fondo era una casa abitata occasionalmente. Accesi la luce fioca al di sopra dei fornelli e scavai un po’ nei mobili. Ci trovai dei biscotti. Mi preparai così del latte caldo, sperando che placasse il mio stomaco. 
Mi sedetti e mi godetti il mio latte coi biscotti. Sentii un rumore improvviso che mi fece rabbrividire e solo dopo essermi accertata che non fosse nulla, portai la tazza alla bocca.
- Che ci fai qui?
Saltai dalla paura versandomi del latte bollente sul petto e sull‘ addome.
- Ah… cazzo. -
Mi alzai di scatto dalla sedia e presi uno straccio che bagnai e passai sulle zone scottate.
- Scusa non ti volevo spaventare. - disse avvicinandosi - Ero venuto solo a prendere un po’ d’acqua.
Alzai lo sguardo verso di lui. Indossava solo dei boxer neri che lasciavano ben poco all’immaginazione. I capelli spettinati e lo sguardo assonnato, per qualche assurdo motivo, evidenziavano la sua bellezza. La pelle ambrata. Le spalle e i muscoli definiti. Ehssì, non era proprio niente male. Solo quando fu praticamente davanti a me, mi resi conto che tutto ciò che indossavo era dell’intimo. 
- Resta a distanza di sicurezza. - dissi in un risatina allontanandolo posando una mano sul suo petto. Lui alzò le braccia in segno di resa e fece marcia indietro per prendere l’acqua dal frigorifero. 
Tolsi lo straccio dalle zone scottate e notai due grosse macchie rosse. Sbuffai. Lui le notò e si riavvicinò a me con lo sguardo corrucciato. 
- Scusa, non volevo. - disse posandoci una mano su. 
Per qualche strano motivo il suo tocco fece aumentare il mio battito cardiaco. La sua mano era praticamente sul mio seno e lui se n’era ben reso conto. Alzai lo sguardo dalla sua mano ai suoi occhi. Dio, quegli occhi. Solo adesso li vedevo così bene. Erano tanto profondi che mi ci sarei potuta perdere dentro. Quel color nocciola così intenso mi stava confondendo l’anima. 
La sua mano viaggiò dal mio seno per poi salire al collo e fermarsi a metà tra il mento e la guancia. La sua espressione era seria come non lo era mai stata prima d’ora. I suoi occhi erano fissi nei miei e sembravano non volersi staccare. Ad un certo punto sentii le sue labbra posarsi sulle mie con un morbido tocco. Chiusi gli occhi a quella sensazione e mi persi in un nuovo mondo. Continuò a baciarmi le labbra come se ad ogni bacio ne assaporasse il sapore. Scese, poi, dalle labbra al collo per poi finire col dare dei baci umidi sulle zone arrossate. Improvvisamente staccò le sue labbra dal mio corpo posando le mani sul piercing all’ ombelico e posò la sua fronte contro la mia e il suo sguardo nei miei occhi che si aprirono solo in quel momento. 
- Va meglio adesso? - sussurrò. Io annuii senza dire una parola. Ero estasiata e stranita allo stesso tempo. 
Si staccò sorridendomi e mi resi conto che la magia era finita prima di quanto pensassi. 
- Andiamo? -  chiese subito dopo. Annuii ancora. 
Lo seguii su per le scale e quando arrivai alla mia porta, prima di aprirla, lo fissai mentre apriva la sua, senza dire una parola, per poi sparirci all’interno. 
Quella notte sarebbe stata ancora più lunga del previsto. Entrai in camera e  cercai nella borsa se mi era rimasta la mia immancabile bustina. Fortunatamente era lì a farmi compagnia come sempre nei momenti di confusione o di perdizione. La rollai e uscii fuori dalla mia stanza e sgattaiolai nel corridoio cercando di non fare alcun rumore. Salii le scale che portavano alla mansarda con la terrazza. Uscii fuori e il vento freddo mi accolse poco gentilmente. Accesi la canna con non poca difficoltà e i primi tiri furono profondi così come la confusione che avevo indosso. 
Cosa stava cercando di fare Zayn? Di certo mi stava facendo impazzire. Di questo passo sarei finita all’ Inferno in tempo record. 
Gettai la canna ormai finita nel giardino sottostante e ritornai di sotto leggermente barcollante.
Mi impalai davanti la porta della mia camera a fissare quella di Zayn.
In quel momento pensai “Se devo andare all’Inferno, che sia”. Mi avviai verso la porta della sua camera e bussai aprendo poco la porta. Lo vidi alzare la testa dal cuscino e cercare di capire cosa volessi. 
- Posso stare con te? - chiesi entrando in camera e richiudendo la porta dietro di me.
- Vieni qui, su. - rispose. 
Mi fiondai a capofitto sotto le coperte al suo fianco. 
- Sei gelida. - sussurrò rabbrividendo, poggiando una mano sul mio braccio e iniziando a strofinarlo, come per far calore. - Vieni qui. - disse abbracciandomi ponendo fine ad ogni distanza pari a centimetri tra noi.  La mia schiena era poggiata al suo petto bollente. Era una bella sensazione avvertire il calore che emanava il suo corpo.  
- Puzzi di erba. - disse ad un tratto e io risi rigirandomi nel letto, voltandomi verso il suo viso, restando comunque abbracciata a lui.  
- E allora? - 
- Allora quando la smetti? - 
- Diciamo che io la smetterò quando tu finirai di fare lo stronzo. - 
- Vuoi che faccia il vero stronzo? - gli lanciai uno sguardo di sfida.  
- Stiamo a vedere. -  
Iniziò a solleticarmi fino a farmi finire senza fiato. In un secondo si ritrovò sopra di me. Implorai pietà tra una risata e l’altra mente lui mi guardava serio dall’alto. Spensi quel sorriso. L’Inferno stava per iniziare e avrebbe bruciato avido tutta la notte
 
Si precipitò sulle mie labbra, ma non come prima. Adesso c’era avidità e lussuria in ogni gesto. Ogni bacio era umido e approfondito e non ci sarebbe stato verso di fermarli. Potevo avvertire il suo sapore di tabacco mischiato a menta che mi faceva impazzire. La sua lingua si infilò rapidamente tra le mie labbra e cercò la mia che trovò poco dopo. Staccai quel bacio mordendogli il labbro inferiore. Lui scese con la lingua sul collo facendo impazzire i miei ormoni e facendomi inarcare la schiena dal piacere. Abbassò le spalline del mio reggiseno e lo slacciò subito dopo. Lo sfilò violentemente e rimase a guardarmi estasiato. Mi bloccò i polsi con le mani e iniziò a stuzzicare il mio seno. Emisi un gemito, che cercai di soffocare mordendomi le labbra, quando la sua lingua si poggiò sui capezzoli per poi finire con dare un piccolo morso. Zayn mollò la presa dei polsi per scendere dal seno alla pancia. Torturò l’ombelico col piercing per un po’ e mai cosa fu per me più eccitante. Risalì col suo viso all’ altezza del mio. Non era stato abbastanza. Per nessuno dei due. E nessuno dei due aveva intenzione di fermarsi. 
Ribaltai le posizioni, finendo seduta sopra di lui. Afferrai le sue belle spalle larghe e notai un sorriso compiaciuto sul suo volto che feci sparire nel momento in cui iniziai a baciare bramosa le sue labbra. Poggiò le sue mani contro la mia schiena e mi avvicinò a sè. Non c’era contatto che bastasse tra noi. Le mie mani scivolarono dalle sue spalle al suo petto e la mia bocca dalle sue labbra al suo collo, che inumidii con baci e morsi. Chiuse gli occhi e schiuse le labbra per manifestare il suo piacere e mi sembrò come se quella scena fosse stata dipinta da Dio in persona: non avevo mai visto nulla di più bello. 
Poggiai il mio bacino sul suo e sentii chiaramente la sua erezione premere contro i miei slip. Ma l’avrei torturato ancora per un po’. Iniziai a strusciare i miei slip contro i suoi boxer, provocando in entrambi un piacere innato. Dopo poco alzò il busto venendo a contatto col mio e ricominciando a baciarmi. Non si sarebbe mai saziato delle mie labbra, come io delle sue. Infilò una mano nei miei slip e iniziò ad accarezzarmi come solo un esperto sapeva fare. Però il tempo delle carezze finì presto, tanto che le sue dita si infilarono in me, lasciandomi per un attimo senza fiato. Affondavo ogni gemito tra le sue labbra. Sfilò le sue dita dalla mia intimità e agganciò entrambe le mani ai lati degli slip per tirarli giù. Le sue mani calde si poggiarono sul mio sedere e riprendemmo a baciarci e far danzare le nostre lingue assieme. Spezzai quel bacio e affondai la mia mano nei suoi boxer, avvolgendo la sua erezione. Di nuovo si dipinse sul suo viso quell’espressione perfetta di piacere che era diventato come un afrodisiaco per me. Abbassai definitivamente i suoi boxer e i nostri sessi vennero a contatto. Mi fece scivolare sotto di lui e mi guardò intensamente, come solo lui sapeva fare. Portò una ciocca dei miei capelli dietro l’orecchio per avere libera visione del mio viso e successivamente poggiò la sua fronte alla mia. Cauto e delicato, in contrasto con tutto ciò che era successo prima, entrò in me. Seguii i movimenti regolari e calmi del suo bacino, poggiando le mie mani sulla parte bassa della sua schiena. Mi fu difficile trattenere i gemiti questa volta e lui poggiandomi praticamente le dita tra le labbra mi fece capire di volerli sentire. Dopo poco i suoi movimenti iniziarono a farsi più veloci e ogni spinta diveniva più profonda. Il respiro di Zayn iniziò a farsi irregolare e forte. Mise le mani al di sotto del mio sedere facendomi alzare le gambe ai lati dei suoi fianchi, per avere un accesso del tutto completo. Stavo per arrivare al culmine. In un ultima spinta Zayn concentrò tutto il suo ardore interno. La mia bocca si schiuse completamente per emettere un gemito ampio quanto il piacere che stavo provando e il moro mi seguì subito. Zayn chiuse gli occhi in quel preciso momento e indurì la mascella: non c’era fine alla bellezza di quell’ uomo pensai. 
Restammo nella stessa posizione a guardarci per un tempo indeterminato. I nostri affanni si susseguivano d avari minuti ormai. Gli passai un mano tra i capelli e lui ritrasse le mani dal mio sedere per accomodarsi liberamente tra le mie braccia, poggiando la testa sul mio seno.  Ci addormentammo così. Senza proferire parole ma aspettando solo che il cuore e il respiro riprendessero un andamento regolare. 
 
 
 
 
Holaaaaaaaa giovani amicheee! Come promesso ho cercato di farvi aspettare il meno possibile
per potermi far perdonare dello scorso ritardo!
Finalmente è arrivato il momento: Zayn e Fly insieme! Dopo 16 capitoli di casini!
Il capitolo è molto più lungo dei soliti. Fatemi sapere se l'avete trovato pesante da leggere o è ugualmente scorrevole.
E fatemi sapere soprattutto che ne pensate della coppia ZALY (?) 
Come sempre ringrazio le persone che continuano a seguire la storia, quelle che l'hanno messa nelle preferite, nelle seguite e nelle ricordate e in particolare coloro che la recensiscono.

Voglio avvertirvi che a differenza di quanto abbiate potuto pensare la storia non è per niente finita e dovrete sopportarmi ancora per un pochino :) Spero ne varrà la pena!


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Baci a tutte!
 

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