You changed my life

di bells swan
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** introduzione ***
Capitolo 2: *** Capitolo 1 ***
Capitolo 3: *** Capitolo 2 ***
Capitolo 4: *** Capitolo 3 ***
Capitolo 5: *** Capitolo 4 ***
Capitolo 6: *** Capitolo 5 ***
Capitolo 7: *** Capitolo 6 ***
Capitolo 8: *** Capitolo 7 ***
Capitolo 9: *** Capitolo 8 ***
Capitolo 10: *** Capitolo 9 ***
Capitolo 11: *** Capitolo 10 ***
Capitolo 12: *** Capitolo 11 ***
Capitolo 13: *** Capitolo 12 ***
Capitolo 14: *** Capitolo 13 ***
Capitolo 15: *** Capitolo 14 ***
Capitolo 16: *** Capitolo 15 ***
Capitolo 17: *** Capitolo 16 ***
Capitolo 18: *** Capitolo 17 ***
Capitolo 19: *** Capitolo 18 ***
Capitolo 20: *** Epilogo ***



Capitolo 1
*** introduzione ***


Avevo cancellato questa storia in un momento di pazzia ma voglio ripubblicarla. Spero ci sia qualcuno che abbia già letto che sia ancora affezionata ad essa e magari qualche nuovo lettore che mi faccia sapere che cosa penserà di una trama così… insolita.
La storia era nata in un momento di noia e quasi per sfida e divertimento, anche. Ma più andavo avanti più mi riscoprivo ad amarla. Ci tengo, forse più delle altre pubblicate in questo account.
Comunque, per chi ha già letto la storia ci sarà una piccola sorpresina: un epilogo nuovo. Dico solo questo :)
 
 
 
 
2007
 
“Grazie mille, Rose, ma no. Devo rifiutare...” mormoro senza troppa convinzione.
È meglio così. Vorrei cenare a casa Cullen, ma ci sarebbe stato giustamente anche Edward ed è meglio evitare. Non voglio ritrovarmi imbarazzata come ogni altra sera, la testa sul piatto, e le guance arrossate.
Sono convinta che Edward sappia che sono cotta di lui. Insomma, un uomo come lui non può non accorgersi dei gesti di una quattordicenne con sbalzi ormonali il cui unico pensiero è la muscolatura di un uomo. Un uomo affascinante, carismatico, attraente, maturo e gentile. Praticamente l’uomo perfetto.
Lo sapeva, avrei scommesso qualsiasi cosa.
Capitava a volte che io rimanessi a dormire da Rosalie, e la mattina ci svegliassimo tutte e due per scendere a fare colazione. Rose, senza immaginare di mettermi in imbarazzo, ci lasciava da soli per preparare lo zaino, andare in bagno, o quant’altro, e io mi ritrovavo rossa in volto senza spiaccicare parola.
“Isabella, vuoi ancora un po’ di latte?” mi chiedeva Edward gentilmente.
Io annuivo senza pronunciare nemmeno un ‘grazie’. Era davvero difficile riuscire a parlare con lui.
La mamma di Rosalie è morta, cosa che non aiuta affatto. Rimaniamo soli nel vero senso della parola.
A Rose manca una figura materna, anche se purtroppo è morta di parto. Edward... non ho idea di cosa pensi, immagino che le manchi molto.
Sta di fatto, comunque, che vedo chiaramente, anche se ho solo quattordici anni, quanto si impegna per non far mancare nulla a sua figlia.
“Ma perché no? Sai che a mio padre non dispiacerà” riprende la mia amica, insistendo.
È proprio questo il punto. Non voglio approfittare della loro ospitalità, passo più tempo con lui che con la mia famiglia anche se loro non ne risentono più di tanto a causa del loro lavoro.
“Rose...” Mi interrompo sussultando quando sento la porta principale aprirsi.
Casa Cullen è molto piccola e accogliente, ed è impregnata del suo odore. Mi piace da impazzire.
Rosalie salta giù dal letto, uscendo di corsa fuori dalla sua stanza. “Papà!” esclama saltandogli addosso.
L’ho seguita controvoglia, e sempre con imbarazzo.
Edward, con un grande sorriso sul viso, lascia cadere a terra le buste della spesa prendendo in braccio Rosalie con grande slancio. Geme di dolore, riabbassandola per terra ridendo. “Va bene. Sei troppo grande adesso per farti prendere in braccio, e io sono troppo vecchio per farlo” scherza.
Non credo che Edward sia vecchio. Ha solo trentaquattro anni, ha avuto Rosalie da giovanissimo ed è anche molto ‘moderno’. No, non penso sia vecchio, tutt’altro.
“Papà, Bella mangia da noi.” Rosalie se ne esce in quel modo, facendomi gelare il sangue nelle vene.
“Veramente...” Non voglio che Edward si stanchi della mia presenza in casa sua, non voglio che si lamenti, e quindi sono pronta a dire di no.
Edward si accorge solo in quel momento della mia presenza. Il sorriso che spunta sul suo volto mi fa sentire molto più leggera. “Perfetto. Hai già chiamato mamma e papà?” domanda.
Mi infastidisce quella frase. ‘Hai già chiamato mamma e papà?’ è una frase che mi fa sentire molto più piccola di quanto già non sono. Insomma, sono ormai una signorinella, mamma me lo ripete in continuazione! Ho il ciclo, ergo sono una donna!
“No, in realtà con Rosalie ne stavamo solo parlando, ha fatto tutto lei” mi giustifico, sentendone il bisogno.
Edward sorride ancora di più, Rosalie attaccata al suo busto. Adoro il rapporto che c’è fra lui e lei. Edward è un avvocato di successo e benché non è impegnato quanto i miei con il lavoro di medico, si vede che pesa quella situazione. Ma senza lavoro non si mangia, e quindi non può evitare.
“Puoi chiamare adesso.” Lancia un’occhiata all’orologio da polso che ha con sé. “Direi che abbiamo ancora un paio d’ore per preparare la cena. Visto che con me ci sono due donne e io sono solo un semplice maschio, mi aiutate?” domanda, alzando le sopracciglia in modo eloquente.
Eccolo l’Edward gentile e affascinante, quello che fa ridere Rosalie con una semplice battuta. E anche me.
Sono cotta a puntino, e spero solo che la cosa migliori invece di peggiorare.
 
“Come è andata oggi a scuola?” chiede Edward, versandosi un bicchiere di coca cola e bevendone un sorso.
“Ah!” esclama allegra Rosalie. “Indovina? Ho preso nove al compito di matematica e invece quell’antipatica di Irina ha preso quattro. Ti giuro, papà, non puoi immaginare quanto fossi felice!”
Edward la fissa con una smorfia di severità sul bel volto. “Non mi piace questo tuo comportamento, signorinella.”
Sul volto di Rose si dipinge un’espressione delusa. “Va bene...”
Edward sospira, voltandosi verso di me e facendomi arrossire. Maledizione.
“E tu invece quanto hai preso?” chiede, di nuovo allegro e gentile.
“Uhm... ho preso otto” rispondo, portando alla bocca la forchetta, osservando il piatto.
“Un bel voto, complimenti” si congratula.
“Perché a Bella che ha preso meno di me fai i complimenti e invece a me mi rimproveri?” obbietta Rosalie, imbronciandosi.
“Perché Bella non l’ha detto vantandosi rispetto a un’altra compagna, Rosalie” chiarisce Edward, osservandola severamente.
Rosalie sospira ancora, riprendendo a mangiare.
“Bella, dormi anche stasera da noi?” domanda poi Edward, mentre versa della coca cola anche a sua figlia. E poi a me. È così gentile...
“Oh no, meglio se...”
“E dai Bella, non farti pregare. Ci guardiamo ‘Titanic’” propone contenta Rosalie.
Edward sorride vedendo la mia espressione afflitta. Odio dire di no a Rosalie perché poi è capace di avercela con me per una settimana intera. “Andrò a chiamare i tuoi dopo cena, allora” dice Edward, prendendo un boccone dal suo piatto.
Mi sforzo di sorridere per gratitudine, abbassando lo sguardo. Che qualcuno mi aiuti.
 
Edward’s pov
 
“Papà, ma sono solo le dieci e mezza” obbietta mia figlia, facendomi sospirare.
“Rosalie, sai perfettamente che l’ora di andare a letto sono le dieci di sera. Ti ho fatto rimanere sveglia ancora mezz’ora perché c’è Bella ma adesso è giunta l’ora di dormire. Su, sotto le coperte” ordino, aspettando che mia figlia esegua l’ordine.
Avevamo finito di cenare verso le otto e Rosalie e Bella erano salite in camera loro per andare a vedere il film. Dopo essermi assicurato che avessero fatto entrambe i compiti ed essere andate in bagno per lavarsi i denti ed indossare il pigiama, come ogni sera che in casa rimane a dormire la sua migliore amica mia figlia fa i capricci di un bambino di dieci anni.
La osservo obbedirmi con disappunto, infilandosi dentro le coperte con il suo pigiama rosa. Sorrido istintivamente.
“Buonanotte” mormora, lasciandomi un veloce bacio prima di infilarsi sotto le coperte.
“Buonanotte, amore mio” sussurro, girandomi poi verso la parte del letto dove avrebbe dormito Bella. “Buonanotte anche a te, Isabella.”
“’Notte.”
Come sempre, mi risponde con un tono di voce quasi timoroso, come se avesse paura di me. All’inizio non ne ho capito il senso, visto che con lei mi sono sempre comportato bene, ero sempre gentile e disponibile, poi ho iniziato a collegare certe cose: il suo rossore quando la guardavo, il fatto che non mi guardasse mai negli occhi per più di tre secondi, la sua voce flebile, il suo costante imbarazzo anche solo se entravo nella stessa stanza dove si trovava lei...
Non mi piace vantarmi ma so bene l’effetto che provoco alle donne della mia stessa età, quindi figuriamoci se non posso affascinare delle bambine.
Era chiaro che Bella avesse una cotta per me ma non mi preoccupavo più di tanto. Col tempo, sarebbe svanita. Anche io alla sua età mi ero preso una cotta per l’amica di mia madre. Era una donna affascinante e bellissima, ma col tempo avevo iniziato ad interessarmi a molto altro, le ragazze avevano cominciato ad essere attratte da me e io mi sentivo sempre più lusingato...
Anche Bella si sarebbe interessata ai ragazzi della sua età. Forse adesso è troppo presto, visto che probabilmente mette a confronto me e i suoi compagni e li paragona a dei bambini.
Ma anche lei è una bambina, solo non se ne rende conto.
Ricordo benissimo il voler correggere tutti coloro che mi chiamavano ‘bambino’ quando avevo la sua età, la voglia di strozzarli era tanta. “Non sono un bambino!” volevo gridare sempre, ma mi stavo zitto e imprecavo nella mia mente.
Sospiro, andando in bagno a darmi una veloce rinfrescata e indossando poi un pigiama. Quando vado a letto, incrocio le braccia sotto la testa e rimango a fissare il soffitto.
Mi manca una donna, una che mi riscaldi il letto. Quando Tanya è morta dando alla luce mia figlia, mi ero sentito in colpa per molto tempo. Rosalie è stato un ‘errore’. Io e Tanya avevamo solo diciotto anni. Un preservativo rotto è stato la causa di tutte le nostre sofferenze, i nostri litigi. Ovviamente, avrei commesso quell’’errore’ un milione di volte, e anche Tanya, lo so. Lei non mi amava, io non amavo lei, però amavamo la bambina.
Mia moglie è stata la mia spina nel fianco per anni prima che io iniziassi a sentirmi attratto da lei. Non la odiavo, però mi infastidiva con i suoi comportamenti. Stessa cosa lei. Però andavamo a scuola insieme, frequentavamo anche un po’ di corsi insieme, ed eravamo stati a contatto contro il nostro volere. Pian piano, avevo iniziato a stimarla, anche a volerle bene, e infine a sentirmi attratto da lei. Da lì in poi, ci siamo trovati con un test di gravidanza nelle mani, positivo.
Non ho avuto altre donne durante la mia relazione con Tanya. Dopo la sua morte nemmeno. Nessuna donna fissa. Il pensiero di mia figlia che magari si ingelosisce di una donna che a suo confronto non è niente, meno di zero, non riesco a sopportarlo.
Però ho avuto qualche relazione alla ‘una-notte-e-via’. Ne ho avuto bisogno quando anche la mia mano non mi basta più.
Sento un rumore che mi fa sussultare nel mio letto, strappandomi ai miei pensieri. Sospettando che mia figlia si sia alzata per andare a prendere qualcosa in cucina perché non riesce a dormire, come spesso accade, mi alzo anche io.
Con sorpresa noto che è Bella. Si sta versando un bicchiere di latte senza nemmeno riscaldarlo. Si accorge di me nel momento esatto in cui poggio il secondo piede in cucina e per poco non sputa tutto il latte.
Mi avvicino subito, pronto ad aiutarla ma si sente subito bene.
“Mi scusi, io non...” Tenta di giustificarsi ma non ce n’è motivo.
Più volte le ho detto di comportarsi come se fosse a casa sua, e anche se agli inizi le ho anche detto di darmi del ‘tu’ lei insisteva ancora con quella formalità. Ho lasciato correre quando avevo capito che aveva una cotta per me: farmi dare del ‘lei’ avrebbe messo in chiaro le ‘posizioni’ che occupiamo.
“Va tutto bene, Isabella, ti ho già detto di fare come se fossi a casa tua” le rammento sedendomi vicino a lei. Non troppo vicino, l’ultima cosa che voglio fare è illuderla. “Non riuscivi a dormire?”
Scuote la testa. “Domani c’è un compito in classe e sono un po’ preoccupata.”
“Non hai studiato?” domando confuso. Bella non è il tipo.
“Ho studiato, solo che mi sembra di dimenticarmi tutto non appena chiudo gli occhi.”
“Be’, ma così facendo sarà peggio. Domani entrerai in classe e non ricorderai nulla a prescindere perché avrai troppo sonno. Al momento ti sembra di non ricordare nulla ma vedrai che quando domani ti metteranno il foglio davanti ricordarti le cose ti verrà spontaneo” le spiego.
“Speriamo...” sussurra.
Come al solito, non mi fissa, e quelle poche volte che lo fa arrossisce ancora di più e riabbassa la testa.
Per renderle le cose più facili, mi alzo.
“Su, adesso vai a letto. A meno che tu non voglia del latte” continuo, pensando abbia fame.
“No, me ne vado a letto. Grazie, signor Cullen” dice, alzandosi dalla sedia e posando il bicchiere nel lavello. “Buonanotte.” Corre letteralmente via.
Sospirando frustrato, passo la mano fra i capelli. Spero davvero che questa cotta le passi alla svelta.
 
 
 

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Capitolo 2
*** Capitolo 1 ***


Ed eccovi al primo vero capitolo della storia, ambientato 5 anni dopo :) Bella è ancora cotta di Edward e lui pensa che non lo sia più. Povero ingenuo xD Vi ricordo (lo avevo specificato nella prima stesura) che il personaggio di Lauren è innocuo ;)
Buona lettura!
 
 
 
 
2012
 
Rosalie scoppia a ridere facendomi alzare gli occhi al cielo, e tuttavia non riesco a nascondere un sorriso divertito.
“Dai, Rose, non è divertente” dico rimproverandola.
“Sì, invece!” esclama. “Dovevi vederlo, Bella! Era tutto sudato, è solo perché c’eri tu e diventa timido quando sei presente.”
“Sì, ma non è bello, Rose. Insomma, mi fa sentire a disagio...” rispondo, rammentando il rossore di Mike nel vedermi.
Insomma, okay che gli piaccio, ma così è troppo! È anche vero che ha solo quattordici anni...
Smetto di pensare e il mio cuore accelera improvvisamente i suoi battiti quando sentiamo la porta aprirsi. Edward.
Dio santo, in questi cinque anni la mia cotta per lui non è diminuita, tutt’altro! La mia età, i miei ormoni in subbuglio, e la sua bellezza così accecante sono un miscuglio che non hanno mai posto fine alla mia cotta.
Non appena ci trova nel salotto, sedute per terra fra la pila dei cuscini del divano, sgrana gli occhi. “Che fate qui?” chiede, dirigendosi verso l’unica poltrona presente nella stanza e gettando la ventiquattro ore nel divano.
Toglie cravatta e giacca, rimanendo con addosso una camicia bianca infilata dentro i pantaloni di cotone.
Chiudo gli occhi, respirando a fondo. Calma, Bella. Non posso saltargli addosso: uno, Rosalie è lì; due, Rosalie!; tre, la nostra età. Ah, c’è pure un numero quattro: Edward mi vede ancora come una bambina.
Insomma, so che non sono una donna nel vero senso del termine, però non sono nemmeno più una bambina.
“Stavamo guardando dei DVD” comunica Rosalie a suo padre, mostrando le custodie dei DVD visti quel pomeriggio.
Edward annuisce, gli occhi puntati verso il televisore, mentre si arrotola con le mani le maniche della camicia su fino al gomito.
Deglutisco una seconda volta alla vista di quelle braccia muscolose, e soprattutto a causa del movimento delle sue dita. Santo Cielo, sono lunghe e affusolate, quelle di un pianista.
Chissà cosa sono capaci di fare, quelle dita...
Maledetti ormoni!, li maledico, puntando lo sguardo sul televisore.
“Papà?” chiama improvvisamente Rosalie.
Edward la fissa in attesa che continui. Sua foglia mi lancia un’occhiata. Che vuole fare?!
“Se ci fosse una bambina più piccola di te che ti corre dietro, e tu non vuoi ferire i suoi sentimenti ma non vuoi nemmeno illuderla, che faresti?” chiede la mia ex migliore amica.
Cazzo! Lei non lo sa ma involontariamente ha appena descritto la nostra vera situazione di cinque anni fa! Oddio, non è cambiata la cosa, ma rispetto a quando avevo quattordici anni riesco a nascondere ciò che provo per Edward. Perché lui sa che avevo avuto una cotta per lui... Chi non l’avrebbe capito?
Edward pare a disagio almeno quanto me. “Quanti anni avrebbe questa bambina?”
“Quattordici.”
“Be’...” inizia. “Non le direi nulla se capisco che la sua cotta è puramente dettata dal momento. Rose, ci sono persone che a una certa età credono di essere innamorate, che sia proprio quello il grande amore, e confondono una semplice attrazione per qualcosa di molto più grosso.”
Edward parla con lei, ma l’occhiata che mi ha rivolto alla fine mi fa accapponare la pelle. In compenso, Rose ascolta attentamente ogni singola parola che esce dalla sua bocca. La sua bella bocca...
“Quindi tu credi che a una certa età non ci si possa innamorare per davvero?” chiede incerta sua figlia.
“Io credo che solo tu possa sapere se sei davvero innamorata di una persona o ne sei solo affascinata. Però è anche vero che in un’età così giovane si tende a confondere le due cose...” spiega ancora.
Rosalie annuisce, soddisfatta del fatto che suo padre abbia risposto così accuratamente.
“Scusate” sussurra dopo, dirigendosi verso il corridoio.
Rosalie sospira. “Quindi Mike non è innamorato di te. Meglio così, no?” chiede, fissandomi incuriosita. Aggrotta le sopracciglia. “Che hai?” continua.
“Io? No, niente” risponde sbrigativamente. “Dai, riprendiamo a vedere il film” suggerisco, premendo il tasto PLAY dal telecomando.
Entrambe le nostre teste si voltano verso il tavolino del salotto sentendo la vibrazione di un cellulare. Quello di Edward.
“Mio padre ha sempre la brutta abitudine di scordarsi ovunque il cellulare” lo rimprovera con affetto. Lo prende ignorando che non è il suo. “Oh, un messaggio! Chi l’avrebbe mai detto, il vecchio sa mandare messaggi?” sghignazza.
Sorrido più per farla felice che per la battuta in sé. Se davvero Edward può essere chiamato vecchio, è un bel vecchio. Bellissimo, anzi.
Il sorriso di Rosalie muore sul suo volto quando legge il messaggio, facendomi preoccupare.
“Che c’è, Rose?” le chiedo affiancandola e leggendo il contenuto dell'SMS. So che è sbagliato, ma quando la tua migliore amica sbianca nel leggere un messaggio non puoi non controllare per vedere qual è il problema.
Lo leggo e sbianco anche io.
“Chi... Chi è questa Lauren?” chiede sussurrando, ancora sconvolta. “E perché non me ne ha parlato?” continua, alzando il tono di voce.
“Pr-probabilmente è una collega di lavoro...” mormoro piano, cercando di giustificarlo.
Ma no: dal contenuto del messaggio questa Lauren può essere tutto tranne che una collega di lavoro.
“Una collega scriverebbe ‘È stata una piacevole serata, quella di ieri sera’ e non ‘Ti va di replicare? Stasera a casa mia, cena alle nove e dessert dalle dieci in poi’! No, non è una collega” sentenzia alzandosi in piedi e iniziando a camminare avanti e indietro per il salotto.
Io sono ancora bloccata, il cellulare tra le mani. Il mio cuore è stretto in una morsa ferrea, quasi non respiro più. E so bene che cos’è. Rosalie ha ogni diritto di essere gelosa, ma io? Nessuno. Ma che mi aspetto? Che le cose sarebbero rimaste uguali per sempre? Che le uniche donne che Edward avrebbe avuto per casa saremmo state io e sua figlia? Che un uomo affascinante come lui, single per giunta, non avrebbe frequentato nessuna?
Sono solo una povera illusa.
Poso il cellulare sul tavolino, osservando con aria assente Rosalie risedersi vicino a me.
“Mi devi aiutare” dice decisa.
Piego la testa di lato, osservandola confusa. “Per cosa?” riesco a sussurrare.
“Dobbiamo scoprire chi è Lauren e che genere di dessert ha offerto o vuole offrire a mio padre!”
 
Edward’s pov
 
Non ci posso credere. Rosalie parlava veramente di un’ipotetica ragazza oppure... oppure Bella le aveva confessato qualcosa?
Non mi sono sbagliato: la cotta che Bella aveva cinque anni fa per me è scomparsa. O no? Ma sì, certo che sì! Ed è meglio così... sì, certo che è meglio!
Mi sciacquo il viso cercando di riprendere lucidità. Non appena entro in salotto dopo la mia capatina al bagno, noto subito mia figlia fissare decisa Bella e Bella... Cos’è quell’aria sconvolta?
“Tutto bene?” chiedo, facendo notare la mia presenza. Mia figlia salta in aria, spaventandosi e facendo spaventare me. “Che succede?”
“Niente!” risponde Rose. “Niente, è solo... ti è arrivato un messaggio ma noi non lo abbiamo letto. È solo che nel modo di toccare il cellulare credendo che ti stessero chiamando l’ho toccato per sbaglio e il messaggio si è aperto però l’abbiamo chiuso subito, non abbiamo...”
“Okay” dico, cercando di calmarla. Non è un problema se mia figlia legge un messaggio sul mio cellulare, figuriamoci.
Rosalie è sempre stata una frana a raccontare bugie. La cosa, col passare del tempo, non è migliorata. E il suo nervosismo mi conferma che ha letto il messaggio.
Quando do un’occhiata al testo, sbianco. Se l’ha letto... Alzo di scatto la testa, fissandola senza sapere che dire. “Io...”
“Papà, ti ripeto, non l’abbiamo letto!” esclama, quasi isterica.
L’ha letto. Sì che l’ha fatto. Ma perché ‘abbiamo’? Perché plurale?
Lancio un’occhiata anche a Bella, che abbassa lo sguardo non appena i miei occhi si posano su di lei. Oh, cazzo. L’ha letto anche lei...
“Dobbiamo andare a studiare” dice frettolosamente mia figlia, prendendo Bella per un braccio e volando in camera sua senza che io possa fermarle.
Mi siedo sul divano, continuando a leggere il messaggio.
 
‘Edward, ieri sera è stato meraviglioso. Vorrei tanto replicare... ma a casa mia. Vieni verso le otto e mezza, ceneremo verso le nove... e il dessert verso le dieci. Ti aspetto.
Lauren.’
 
Che devo fare? Mia figlia non è stupida e avrà capito chiaramente a che tipo di dessert si stesse riferendo Lauren. Ma adesso che sa, come si sarebbero svolte le cose?
So che un figlio o una figlia può essere geloso di un terzo incomodo quando l’altro genitore è via o, nel nostro caso, è morto. E io non voglio che lei soffra, come non lo volevo cinque anni fa.
Ma se è tanto intelligente da capire il significato nascosto nella parola dessert, è anche abbastanza intelligente da capire che nessuna donna si sarebbe mai intromessa fra noi. Che poi Lauren non è nessuno... è solo una piacevole compagnia momentanea.
Sì, Rosalie avrebbe capito.
Frettolosamente, digito una risposta affermativa all’appuntamento proposto da Lauren. Esito per un momento nel premiere INVIO quando penso a Bella. Non c’è però nessun motivo per preoccuparmi di lei. Non è mia figlia, non le devo nessuna spiegazione. Con uno scatto, premo INVIO. Stranamente, me ne pento all’istante.

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Capitolo 3
*** Capitolo 2 ***


 
 
 
Salve a tutti :) Questo è il secondo capitolo della storia, dove vi ricordo faremo insieme a Bella un incontro particolare *Q*
 
 
 
 
 
 
“Rose, che vuoi fare?” le chiedo apprensiva.
Mi fa verso di tacere, portandomi con sé dietro l’auto posteggiata davanti il pub.
“Se stai pensando di fare ciò che io sto pensando tu voglia fare, scordatelo!” sentenzio decisa, sibilandole contro.
“Bella” mi chiama spazientita. “Papà vuole rifarsi una vita? Bene. Allora io voglio cominciare ad uscire con qualcuno.”
“Sì, okay, sono pure d’accordo, ma non con Royce!” continuo cercando di farla rinsavire.
“Perché no? È un bel ragazzo, single e simpatico. Praticamente l’uomo perfetto.”
“Tu per prima hai detto che Royce non ti piace, né il modo in cui cerca di attirare la tua attenzione né il modo in cui ti guarda. Adesso vuoi dargli una chance?” chiedo.
“Non mi ci devo sposare, accidenti! Solo... voglio distrarmi tutto qui” spiega.
“Rose, ascoltami” tento calma. “Tuo padre è un uomo adulto e vaccinato, che è solo praticamente da sempre. Credi davvero che rimarrà in eterno da solo, senza poter soddisfare certi suoi bisogni?” domando.
Fa male dirlo, ma essendo io l’innamorata persa che deve stare in silenzio, agli occhi del mondo devo fare la parte della migliore matura che tenta di riportare la protagonista sulla buona strada. E tuttavia continua a fare male immaginarlo in un letto con un’altra ragazza. In un letto, nella macchina, contro un muro... Ovunque, accidenti!
“Abbiamo Internet a casa, può andare su YouPorn” risponde diretta e schietta.
“Rosalie” la rimprovero con tono autoritario.
Sospira. “Lo so, Bella, lo so. So che mio padre non rimarrà in eterno da solo e che probabilmente in questi anni ha anche avuto alcune relazioni. E mi aspettavo, anche, che un giorno tornasse da lavoro a casa con una ragazza. Ma immaginarlo fa provare sentimenti diversi dal sapere che probabilmente quella Lauren è la donna della sua vita. Insomma, fin quando non ne sapevo niente... ma io ho letto quel messaggio, e per tutta la notte non ho fatto altro che rivedere delle disgustose immagini di mio padre mentre lo fa! Ma ti rendi conto?”
E lo dice a me?, penso sarcastica.
“Sarò anche egoista e immatura, ma non voglio nessun’altra donna in casa mia. Se mio padre vuole scopare, bene! Ma non mi deve far sapere nulla, e la prossima volta è meglio per lui se si porta dietro il cellulare altrimenti potrei cancellargli tutta la rubrica e poi fargli volare il telefono accidentalmente dentro la tazza del cesso” specifica. Un lampo illumina il suo viso. “Eccolo!” esclama.
Mi volto controvoglia verso la porta della caffetteria, notando l’entrata da boss di Royce.
“Ma tu sei davvero sicura di quello che vuoi fare?” chiedo, sconfitta.
Annuisce, decisa. “Andiamo” ordina, prendendomi per mano e dirigendoci entrambe verso il locale.
 
Edward’s pov
 
Non sono più andato da Lauren. Mi sentivo improvvisamente a disagio nel sapere che mia figlia sapeva tutta la verità, adesso. E Lauren aveva capito.
Le ho proposto di rivederci sabato prossimo, così da non destare sospetti. Come da qualche tempo a questa parte, avrei detto a Rosalie di dover lavorare fino a tardi.
La porta di casa mia si apre rivelando la figura di mia sorella.
“Alice, che fai qui?”
Avevo dato a Alice una chiave di casa mia, così che se mia figlia avesse avuto bisogno di qualsiasi in mia assenza, c’era la zia.
“Ehi, fratello, ancora a lavorare?” chiede sedendosi nel divano in salotto.
Sono sulla mia poltrona a lavorare su alcuni documenti del mio studio legale, sul tavolino una tazza di caffè. “Eh, sì...”
“Avevo pensato di invitarti a mangiare da me, stasera. Ti va?” domanda.
Annuisco pensieroso, continuando a lavorare.
“Hai bisogno di qualcosa?” sento chiedere.
“Sì. Dovrei andare a fare la spesa ma sto lavorando e Rosalie è fuori. Te ne occupi tu?” domando.
“È questa la lista della spesa?” urla dalla cucina, ritornando con il foglio rosa che ho preso dal cassetto in salotto.
“Sì, è questa.”
“Okay. Vado e ritorno.”
 
Bella’s pov
 
Se la mangiava con gli occhi. Se la sta mangiando davvero con gli occhi! Insomma, una donna deve essere guardata in una certa educata maniera anche se è bella e sensuale, non come se ci fossero due donne che girano una scena lesbo e tu ti stessi masturbando!
Fa schifo, Royce non mi piace per niente.
“Rosalie?”
Mi volto insieme a Royce e Rosalie verso la persona che con la sua voce ha appena chiamato la mia migliore amica. Una giovane donna di bassa statura, molto bella e con i capelli sparati in aria. La zia di Alice.
“Zia, che fai qui?” chiede Rosalie, alzandosi per salutarla.
“Tuo padre voleva che sbrigassi delle commissioni al posto suo ma avevo bisogno di un frappé per darmi forza. Ciao, Bella” mi saluta entusiasta.
Ricambio con un sorriso. Edward è a casa, quindi? Tutto solo? Lavora o guarda la televisione? Vuole un po’ compagnia? No perché io sono più che disposta a rinunciare a quell’uscita per stare con lui...
“Zia, lui è Royce... un amico.” Ed è chiaro come il sole che quest’ultima affermazione nasconde qualcosa di più profondo.
Royce non manca di notarlo, il sorriso soddisfatto sul volto.
“Un amico, eh?” chiede Alice. “Be’, ‘amico’, è stato un piacere conoscerti. Bella, è stato bello rivederti. Noi ci vediamo stasera, mangiate da noi. Ciao, ragazzi!” Alice alza la mano salutandoci entusiasta, il suo frappé in mano.
Quando ci ritroviamo da soli, Royce parte all’attacco. Si avvicina pericolosamente a Rose, sussurrandole all’orecchio qualcosa che percepisco come un “E così sono un amico...” ma non potrei giurarci.
Rosalie sorride. “Per ora” risponde.
Alzo gli occhi al cielo; stanno flirtando davanti a me come se non ci fossi e la cosa non solo mi disgusta ma mi irrita anche. Rilassandomi sul fatto che il locale è pieno di gente e Royce non può farle nulla, mi alzo. “Vado in bagno” annuncio schietta.
Entrambi continuano ad ignorarmi.
Sbuffando, metto in atto il mio proposito: vado al bagno e non per fare pipì ma per vomitare dal disgusto.
 
Non appena esco dal bagno delle femmine il mio corpo si scontra contro un muro. Ma da quando i muri mi vengono addosso? Quando alzo gli occhi proprio davanti a me, mi accorgo che il muro altri non è che un ragazzo che si massaggia il sedere. Sono pronta a scusarmi, imbarazzata, ma il ragazzo mi anticipa.
“La prossima volta stai più attenta!” sbotta scontroso.
Ci metto un po’ prima di comprendere il tono di voce utilizzato. Insomma, capisco che si è scontrato con me e si sarà fatto male, ma anche io mi sono scontrata con lui e mi sono fatta male!
Lo trucido con lo sguardo mentre lo imito e mi massaggio il sedere dolorante. “Ma stai più attento tu piuttosto” lo rimbecco.
“Senti, bimba, non ho tempo da perdere” annuncia svelto alzandosi in piedi e oltrepassandomi.
Ma se c’è una cosa che odio più di ogni altra cosa al mondo è proprio l’essere chiamata ‘bimba’, specialmente a causa della situazione in cui mi ritrovo. E poi il cretino quanti anni in più di me avrà, quattro? Cinque?
“Bimba lo vai a dire a tua sorella!”
Si gira sorridendomi divertito. “Io non ho sorelle.”
Vorrei tanto strappargli quel sorriso di merda a forza di schiaffi. “Allora a tua madre.”
Apre la bocca per ribattere ma alla fine la richiude. Il sorriso è sempre lì, però. “Lo sai che sei carina?” chiede improvvisamente.
Okay, lo conosco da cinque minuti e mi ha presa in contropiede già due volte. “C-cosa?”
“Sì... mi piaci. Sembri una bambolina con quell’aria da santarellina ma scommetto che sotto sotto sei una tigre. Vero?” continua. E dal suo sorriso capisco che mi sta prendendo per il culo.
Stringo le mani a pugno. “Fottiti!” Una parola che mi esce dal cuore. Mi volto per andarmene ma mi blocca ancora.
“Complimenti per il culetto.”
Mi giro per insultarlo chiamandolo con tutti gli epiteti che conosco ma lui è già entrato nel bagno degli uomini. A me non resta che ritornare da Rosalie e portarla via prima che una delle due faccia delle sciocchezze: Rosalie darla a quel maniaco di Royce e io uccidere quel coglione che mi ha appena reso la giornata una schifezza.
 
Edward’s pov – un’ora dopo
 
“Hai incontrato Rose insieme a un ragazzo?” chiedo, stringendo la penna in mano con una presa ferrea.
“Mmh-mmh. Carino, molto. Ma non so perché Bella non lo aveva tanto in simpatia... Dovevi vederla come l’ha fissato quando tua figlia mi ha fatto chiaramente capire che era qualcosa di più.”
Mi alzo di scatto dalla poltrona, urlando contro a mia sorella. “Alice, che cazzo dici? Ha solo diciannove anni, se dice che è un amico è un amico e basta, e poi quale carini, conosco tutti a Forks e i ragazzi non possono essere considerati una bellezza!”
Alice sorride. “Ti adoro quando fai il gelosone, ti adoro” confessa.
Sbuffo, incrociando le braccia al petto e poggiandomi contro un muro. Quando sento la porta aprirsi, lancio un’occhiata a Alice. “Già di ritorno?” chiedo sorpreso.
“Dai, Bella, andiamo, racconta, racconta!”
Sento mia figlia supplicare eccitata Bella mentre si dirigono verso la sua stanza da letto.
“No, Rose, te l’ho detto. Voglio solo dimenticarmi la faccia da stronzo che aveva quel coglione” specifica.
Chi è il coglione in questione? E perché sembra tanto arrabbiata, Isabella?, mi chiedo aggrottando confuso le sopracciglia.
“Chi è il coglione, Bella?” domanda Alice, mentre le raggiungiamo.
Le due ragazze saltano in aria, osservandoci con occhi sgranati. “Oddio! Io... i-io chiedo scusa, pensavo...” Bella tenta di scusarmi ma la fermo sorridendole e facendole così capire che non c'è da preoccuparsi per il suo linguaggio scurrile. Se sentisse me...
“Papà, abbiamo incontrato zia Alice al locale e pensavamo fossi già da lei. Il tempo di prepararmi e ti avrei raggiunto” spiega Rosalie.
“No, cambio di programma, vengono loro a mangiare da noi” spiego.
“Ah!” fa allegra. “Perfetto, così Bella potrai raccontarmi tutto per filo e per segno!” ordina afferrando Bella per un polso e portandosela dietro.
Lanciando un’occhiata curiosa a Alice, che ricambia, vado in cucina a prendere un bicchiere d’acqua ma, vedendo l’assenza di mia sorella, mi incuriosisco ancora di più.
“Che stai facendo?” sbotto poi vedendo dov’è: dietro la porta di mia figlia, intenta ad ascoltare la conversazione fra Rose e Bella.
“Ssh!”, mi fa segno di tacere. A causa della porta chiusa, riesco a sentire solo un mormorio indistinto. Passa non so quanto tempo prima che Alice mi porti in cucina ridacchiando. “Indovina? Bella ha un corteggiatore” annuncia soddisfatta.
Rimango un attimo interdetto. “Cosa?”
“Praticamente... Oggi si è scontrata con un ragazzo al locale mentre usciva dal bagno e si sono messi a litigare. Solo che lui in realtà la fissava divertito e le ha detto che era pure carina. E poi lo sai cosa le ha detto? Che ha un bel culo.” Alice scoppia a ridere.
Dovrei farlo pure io e invece no. Mi chiedo il perché. Insomma, Bella non è mia figlia, lei può farsela pure con tre uomini contemporaneamente.
“Ma scusa, e cosa ti fa pensare che Bella abbia un corteggiatore?” domando.
“Perché Bella crede che il sorriso divertito che le rivolgeva era per prenderla per il culo mentre lei lo mandava a farsi fottere, io invece credo che il ragazzo ne fosse divertito per davvero. E poi, è così romantico... Se ti ricordi, io e Jasper ci siamo incontrati insultandoci a vicenda” rammenta.
È vero: Jasper aveva tamponato Alice con la macchina e lei l’aveva maledetto in tutte le lingue del mondo per aver rovinato la sua bellissima Porsche giallo canarino, alla fine lui si era offerto di pagarle i danni se lei prima avesse accettato un’uscita con lui. Oh, da non tralasciare che mentre lei lo insultava, lui la fissava come a farla sfogare, le braccia incrociate e il sorrisino sul volto, cosa che faceva incazzare mia sorella ancora di più. “Bah, io non credo” borbotto, asciugandomi le mani con uno strofinaccio dopo aver sciacquato il bicchiere che avevo utilizzato poco fa. Tanto per fare qualcosa.
“No, secondo me sì, e farà modo e possibile per rincontrarla al locale e scambiarci due parole, ne sono sicura. E poi, quando un ragazzo ti dice che hai un bel culo è come fatta!” esclama allegra, uscendo la lattuga dal frigo per aiutarmi a preparare da mangiare.
Bella un bel culo? Ma per favore! Insomma, era minuscolo... da che ricordavo. Bella è sempre stata magra quindi il culo non le sarà cambiato da quando aveva quattordici anni, giusto?
“Signor Cullen, volevo augurarle buona serata, io vado a casa mia. Alice, spero di rivederti presto” mormora Isabella comparendo in cucina come richiamata dai miei pensieri.
Non le chiedo nemmeno se vuole rimanere a cenare da noi, come faccio solitamente. Dopo aver salutato Alice, si volta per andarsene, seguita da mia figlia che l’accompagna alla porta. Ripenso immediatamente alle parole di Alice e per un secondo, un minuscolo secondo, spinto dalla curiosità non per altro, i miei occhi si posano sul fondoschiena della ragazza. Sussulto, voltandomi di scatto. Carino, sì... Rotondo, fasciato da dei jeans stretti e a vita bassa che ne evidenziano la forma e sodo a prima vista, ma... Ma cosa, cazzo? Svegliati, ha solo diciannove anni!

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Capitolo 4
*** Capitolo 3 ***


Chiedo ENORMEMENTE scusa per aggiornare solo ora. Il fatto è che siamo tutti impegnati con la scuola (io) o con il lavoro… se a questo mezz’ora perché il mio pc ve un capitolo ci sto mezz’ora perché il mio pc va lento e il browser più veloce è opera, che opera non mi fa (non so perché) pubblicare l’HTML e che per pubblicare devo accedere a safari che mi blocca ancora di più il pc… passa pure la voglia. Infine, moltiplicate tutto questo per… essermene dimenticata O_O non vi scherzo, mi sono dimenticata vero di aggiornare >.<
Ma da domani fino a domenica non c’è scuola, vedrò di finire Ricatto d’amore (mancano solo 2 capitoli) e arrivare a quasi alla fine con Temptation (ne mancano sei) per farmi perdonare :)
Un bacione!
p.s.: perdonatemi se non rispondo alle vostre recensioni c.c Ma il computer va più lento del solito… (ragazze, il mio pc ha tipo… quasi 10? Sì, penso proprio di sì. Capirete bene… ._.) e vorrei pubblicarvi i capitoli delle altre storie:)
 
 
 
 
 
Ecco a voi il terzo capitolo :) Come al solito, ci saranno tante pippe mentali di Edward xD Ma d’altronde inizia a vedere Bella sotto una luce diversa e un po’ bisogna capirlo: oltre ad averla vista sempre come una bambina, è pure più piccola di lui di vent’anni ed è pure la migliore amica di sua figlia. Non è una situazione facile xD Ma tanto ci sarà lieto fine per cui… tranquilli ;) – parlo con coloro che non conoscono la storia x)
 
 
 
 
 
Edward’s pov
 
Le ragazze sono in camera di Rose. Praticamente posso anche mettere Isabella nello stato di famiglia Cullen per quanto tempo sta qui. Ma è una brava ragazza, educata e per nulla arrogante, è anche la migliore amica di mia figlia e non mi infastidisce.
Io guardo un documentario alla tv; non mi servirà a nulla capire come vivono gli orsi ma non c’è nulla di nuovo in televisione, quindi…
Mi annoio, però, per cui decido di mettere un DVD. Essendo le quattro del pomeriggio, posso anche riscaldare dei popcorn al microonde e guardare il film insieme a Rosalie e Bella.
Mi alzo, prendendo a riscaldare i popcorn e poi vado in camera di mia figlia. Busso e apro non appena ottengo il consenso a farlo.
Le trovo sedute a gambe incrociate sul letto che mi fissano interrogative.
“Ragazze sto per mettermi un DVD e mangiare dei popcorn; volete unirvi a me?” chiedo.
Mia figlia e Isabella si scambiano un’occhiata, sorridendo alla fine.
“Penso io ai popcorn” risponde mia figlia. “Non vorrei che si bruciassero.”
“Ah-ah” le faccio il verso mentre le faccio passare dalla porta verso il salotto. “Divertente.”
 
Certe volte il pensiero che Bella sia ancora cotta di me mi sfiora la mente. Insomma, è grande quindi capisce bene la situazione però… Non so, forse il suo costante imbarazzo quando sono presente e il fatto che non mi fissi negli occhi per più di tre secondi mi fanno pensare che questo suo comportamento è molto simile a quello di cinque anni fa.
Ma sicuramente mi sbaglio.
Adesso è seduta vicino a me; al centro fra me e mia figlia, fissa la televisione interessata, le gambe incrociate sotto al sedere come Rosalie.
Le mie gambe sono accavallate e il mio braccio è posato sulla spalliera del divano, quasi a voler circondare le spalle di entrambe. La cosa, ovviamente, non è intenzionale. L’altro è posato sul bracciolo del divano.
“Io non capisco” sbotta improvvisamente Rosalie, incrociando le braccia al petto.
“Cosa?” chiede Bella, fissandola incuriosita tanto quanto me.
“Come fa Giulietta ad uccidersi ad un’età così giovane?” domanda mia figlia.
“Ama Romeo e lo crede morto... Pensare a una vita senza di lui la uccide, non sarebbe più vita e così decide di ricongiungersi a lui” le spiega Bella, matura.
“Sì, l’ama okay, ma non si rende conto che là fuori ci sono miliardi di ragazzi pronti a essere scelti per essere ‘l’amore della mia vita’? Sarebbe bastato aspettare e tutto questo gran casino non sarebbe successo.”
“Sì, amore mio, ma si amavano davvero e nessuno dei due sopportava la morte dell’altro” continuo io.
Rosalie scrolla le spalle, per niente convinta. “Vado in bagno” sussurra poi. “Non sopporto il mio Leo morire...” continua dispiaciuta lasciando me e Bella soli.
Mi schiarisco la gola quando Bella si alza per accendere la luce, tanto per fare qualcosa.
“Che vuoi vedere?” chiedo, lanciandole un’occhiata.
Mi fissa aspettando che continui mentre si siede vicino a me, al posto di poco fa.
“Abbiamo... ‘Il matrimonio del mio migliore amico’, ‘Titanic’, ‘Una scatenata dozzina’, ‘Se scappi ti sposo’...” Cito i film prendendoli in mano e fissando la copertina.
“Credo sia meglio aspettare Rosalie. Tanto li sceglie sempre lei” risponde.
In effetti ha ragione. Mai che vedessimo un film che piace a me. Pure adesso, invece di vedere un film d’azione quale volevo ho dovuto sorbirmi Leonardo Di Caprio interpretare Romeo mentre faceva sospirare d’amore mia figlia.
Lo squillo di un cellulare mi fa aggrottare le sopracciglia; non è il mio. È di Bella, la quale prende il proprio cellulare e lo fissa premendo un solo tasto. Messaggio. La osservo aggrottare la fronte, l’espressione in viso confusa mentre mi incuriosisce.
“Problemi?” chiedo.
Sembra ricordarsi solo in quel momento della mia presenza. “Co-come? Ah s-sì... cioè, no, tutto a posto” risponde sbrigativamente, ritornando a prestare attenzione al cellulare.
Sospiro, sperando che mia figlia si sbrighi presto. Non so perché ma mi sento in imbarazzo.
Anche Bella sospira anzi, più che un sospiro è uno sbuffo il suo.
Rosalie spunta improvvisamente. “Allora? Che mi sono persa? Che film ci vediamo, ora?” chiede entusiasta.
“Rosalie, posso parlarti un secondo?” domanda Bella. Il tono gentile però la mette in guardia: sembra dirle di non rifiutare.
E mia figlia lo capisce. “Okay” mormora tristemente, capendo forse il motivo improvviso per cui Bella vuole parlare con lei.
Non appena rimango solo, però, mi accorgo che il cellulare di Bella è rimasto lì. La mano mi prude, ma non posso farlo. Violerei la sua privacy.
È pur vero che anche lei l’ha fatto e... e... E cosa? Ti vuoi mettere allo stesso livello di una ragazzina?
No, non posso farlo, non sarebbe rispettoso nei suoi confronti. E poi se ha detto che non c’è nulla di preoccupante le credo; il messaggio potrebbe essere di chiunque. La mamma, il papà, un’amica, un amico... O magari il fidanzato.
Mi gratto distrattamente il collo. Il tempo passa e la curiosità aumenta. Con un gesto veloce prima che possa impedirmi di farlo, prendo il cellulare in mano e apro la casella dei messaggi prima che Bella e mia figlia facciano ritorno.
Il numero non è salvato, quindi forse questo spiegherebbe le sopracciglia aggrottate.
 
‘Ciao, piccola! Sai che c’è? Io so il tuo nome ma tu non sai il mio; problema risolto: James. Sono James. Quindi adesso possiamo uscire tra conoscenti. Ci vediamo oggi al posto dove è avvenuto l’incontro più romantico degli ultimi dieci anni? Sì, ci vediamo lì verso le cinque di pomeriggio. Ah, non ti conviene dirmi di no: la tua amica bionda sta dalla mia parte, lei mi ha dato il tuo numero e lei ti costringerà a venire all’appuntamento. Adorabile, vero? Bene, ti aspetto.
Con affetto, il coglione stronzo che ti ha fatto sbattere il culo per terra.’
 
Non ho capito nulla del messaggio se non che un ragazzo vuole uscire con Bella e che se lei avesse rifiutato l’amica bionda l’avrebbe costretta. L’amica bionda è Rosalie?
Poso il cellulare dov’era, la mia schiena adesso contro lo schienale del divano. La mia mente è vuota, nessun pensiero. E non so nemmeno perché.
Bella e Rosalie ritornano; la prima con un cipiglio scuro in viso, la seconda con un splendente sorriso.
“Signor Cullen, grazie per l’ospitalità ma adesso devo andare” annuncia Bella, prendendo il cellulare.
I miei occhi si posano senza volerlo sull’orologio sul mio polso. Sono le cinque meno venti del pomeriggio.
Andrà all’appuntamento? Per questo se ne sta andando quando di solito da casa mia se ne va verso le otto di sera? Ma perché mi faccio tutte queste domande? Perché mi infastidisce che vada a un appuntamento? Però... insomma, un po’ sono giustificato; praticamente è come una figlia per me, eh!
Quindi è logico che sono un po’ infastidito, giusto? Ma sì, è logico! Anche se non è mia figlia è come se lo fosse, per cui...
Ma per cui cosa? No, non è logico essere gelosi dell’amica di tua figlia!
La porta sbatte; Isabella non c’è più.
 
Bella’s pov
 
Non posso ancora credere che Rosalie abbia dato il mio numero a quel ragazzo, che fra l’altro potrebbe anche essere un maniaco che vuole violentarmi alla prima occasione! No, okay, non lo è visto che è un ragazzo che vuole incontrarmi in un locale pieno di gente alle cinque del pomeriggio, però lo stesso Rosalie non avrebbe dovuto dare il mio numero di cellulare a quel coglione.
Però non posso negare che sia carino... Anche se sono innamorata di Edward, so perfettamente che lui non corrisponde e che non corrisponderà mai, e io non posso negarmi la possibilità di vedere altra gente solo perché così facendo ho come l’impressione di tradirlo. Per questo motivo ho accettato dopo aver fatto un po’ di storie.
Quando entro nel locale, sono già le cinque meno dieci. Non so se diceva sul serio o voleva solo prendermi in giro, sta di fatto che sono qui.
“Ciao, bel culo!” esclama una voce facendomi irrigidire.
È un coglione nel vero senso della parola.
Quando mi volto, mi viene incontro con un sorriso sul viso.
“Mettiamo in chiaro una cosa: il mio nome è Isabella, okay?” esordisco immediatamente, facendolo fermare di botto ormai a tre passi da me.
Un cipiglio triste si forma in viso. “Dai, non essere scortese...”
“Ah, io sarei scortese?” chiedo retorica, ricordando come mi ha trattato ieri.
“Hai ragione e ti chiedo scusa per ieri.” Si mette una mano al cuore, un’espressione triste in volto che mi fa sorridere, anche se lo nascondo. “Mi perdoni?”
Faccio una smorfia indecisa sulla risposta da dargli. Alla fine sorrido. “Okay.”
 
“Dai, James, basta” supplico.
Mi ha fatto bere un frappé, mangiare due coni gelati tre gusti, una granita e alla fine mi ha anche regalato un Bacio Perugina.
“Ma non hai mangiato niente” obbietta, dopo avermi proposto l’ennesimo cono gelato.
Non ho mangiato niente?!
“Una coppetta, va bene?” continua.
“Okay, okay, ma dopo mi accompagni a casa, d’accordo?” sbotto.
“Sì! Vado a prenderti la coppetta, fragola e pistacchio?” chiede entusiasta.
“Sì” rispondo sospirando, un sorriso sul viso.
James non è male. È carino dentro e fuori. Non è il coglione che credevo che fosse. È simpatico e mi fa ridere. È dolce e protettivo. E mi ha offerto qualunque cosa, anche quella che non volevo. Ah, mi ha detto che paga lui visto che è stato lui a chiedermi di vederci. Ma cosa importante, si comporta come se nel locale ci fossi solo io.
Se la porta si apre facendo rumore, se qualcuno ci passa di lato, se qualcuno ride sguaiatamente per farsi notare, sono solo io quella che si volta senza nemmeno volerlo, compiendo un gesto involontario. Lui continua ancora a parlare fissandomi. Oppure continua a fissarmi e ad ascoltarmi se sono io a parlare.
Mi piace. Mi fa stare bene. Mi fa bene. E forse lui può aiutarmi a vedere oltre Edward...
“Eccomi. Allora, questa per te, questa per me” dice James, posando la coppetta – grande, cazzo, mi ha fottuto! – davanti a me e leccando il suo gelato che esce dalla brioche.
Scoppio a ridere per come si è sporcato di panna.
“Vuoi assaggiare?” domando come ogni qualvolta mi porta il gelato.
“Il pistacchio non mi piace, però accetto la fragola” mormora, infilando un dito nella parte rosa della mia coppetta e poi leccandolo.
“Ah sì?” chiedo, fintamente offesa. Con uno scatto affondo il cucchiaino nella brioche, prendendo la nocciola. Tanta nocciola, e portandomi il cucchiaino alla bocca.
“Ehi! Mi hai finito quasi mezza brioche!”
 
Edward’s pov
 
Da quando Bella se ne andata sono passate quasi quattro ore e mezza. Sono le nove e io e mia figlia abbiamo finito di cenare già da un pezzo.
Stanco, mi dirigo verso la camera da letto di mia figlia per avvertirla che sto per andare a letto. La mia mano, chiusa a pugno pronta a bussare, si ferma quando sento che parla.
“Quindi è fatta? Ti piace?” domanda entusiasta.
È chiaro che sta parlando con Isabella al telefono.
“Sì, come vuoi, non ti ci vuoi mettere ma il solo fatto che tu abbia deciso di dargli un secondo appuntamento è già qualcosa, no?” continua.
Un secondo appuntamento?
“Come non è un appuntamento? Quando un ragazzo sbatte il culo per terra e ti maledice, poi ti fissa e ci ripensa, cerca di incontrare la migliore amica della ragazza in questione per farsi dare il suo numero e poi le invia un messaggio chiedendole di vedersi, le offre quasi un pranzo e vuole replicare, certo che è un appuntamento!” esclama diretta. Scoppia a ridere. “Hai visto che ho ragione? Dai che stavolta potrebbe essere la volta giusta.”
Ma la volta giusta per cosa? Insomma, dai! Gli amori adolescenziali non durano mai per sempre, Bella uscirà con questo ragazzo ma si lascerà con lui, meglio che non si illuda.
E se invece le capitasse ciò che è capitato a me e Tanya? Se rimanesse incinta e fosse costretta a stare con questo ragazzo per tutta la vita?
No, quelli erano altri tempi, adesso ci sono i preservativi, la pillola, e... Ed è così strano pensare che Bella possa utilizzare dei contraccettivi, accidenti!
Ma perché diavolo ho dovuto leggere quel messaggio e ascoltare questa pseudo - conversazione?
Bussando leggermente, apro la porta. “Tesoro, vado a letto” annuncio.
Con uno slancio, mia figlia si alza dal letto per darmi un bacio. “’Notte, pa’!” mormora, ritornando al telefono.
Me ne vado, sperando che qualche ora di riposo mi faccia ritornare a stare bene, senza tutta questa confusione in testa.
 
 
 

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Capitolo 5
*** Capitolo 4 ***


Bella’s pov
 
È già passata una settimana, una settimana che posso dire di aver passato più con James che con Rosalie. Le cose vanno a gonfie vele, James è ancora il ragazzo perfetto di una settimana fa e Rosalie mi incita a vivere questa nuova avventura.
Di contro, non riesco a fidarmi di Royce. È per questo che stasera in discoteca usciremo tutti e quattro per la prima volta in gruppo.
Fin quando è il pomeriggio con i luoghi d’incontro pieni di gente, posso anche permettermi di lasciare Rosalie da sola con Royce, preoccupata comunque che lei andasse con lui da qualche altra parte. Ma il sabato sera, in discoteca, con le persone che si fanno solo i cazzi loro per divertirsi... No, non riuscirei a sopportare l’ansia.
Non ho idea del perché vedo Rosalie piangere per colpa di Royce, non capisco perché temo che lui le possa fare del male, ma mi sento così e fin quando lui non mi darà la prova che è realmente interessato alla mia migliore amica... Non si libererà di me.
Rosalie interrompe il filo dei miei pensieri facendo il suo ingresso nella sua camera da letto con indosso un completino intimo in pizzo rosso. “Allora, Bella? Quale? Questo o questa?” chiede, indicando ad ogni ‘questo’ il pantalone che tiene in una mano e poi la gonna che tiene nell’altra mano.
Piego la testa; la gonna le starebbe d’incanto. “Quella” rispondo, indicandole la gonna. “E se non ti dispiace il pantalone lo metto io” continuo, finendo di truccarmi davanti al suo specchio.
“Prendi pure, se ti interessa ho anche una maglietta da abbinarci” afferma, gettando il pantalone nel letto disfatto e iniziando ad indossare la gonna.
“Papà non ci sarà” annuncia, infilando il top. “Sarà da quella troia...”
Quasi mi acceco nel modo di mettere il mascara, sbagliando mira. “Come lo sai?” continuo, nel modo più naturale possibile.
“Ho ricontrollato i suoi messaggi” risponde senza traccia di rimorso.
“Rosalie!” la rimprovero.
“Andiamo, Bella! La scorsa settimana non ci è andato per non destare sospetti, ma stavolta ci andrà visto e considerato che noi usciremo e secondo lui ritornerò a casa dopo di lui. Be’, sai che ti dico? Chi se ne frega? Può fare ciò che vuole, se vuole scopare può farlo ma che non si azzardi a portarmi quella sgualdrina a casa mia!” esclama, incazzandosi.
Sorrido teneramente, lasciando per un attimo di lato la mia gelosia improvvisa. “Vieni qui” sussurro, allargando le braccia.
Come un cucciolo indifeso, Rosalie si lascia abbracciare. “La odio” sussurra con la voce rotta.
La odio anche io, penso. “Magari è simpatica” provo tuttavia a convincerla.
“Fa sesso con mio padre e non è mia madre, è antipatica” spiega secondo la sua logica.
Scoppio a ridere, cercando di tirarle su il morale. “Su, amore, vedrai che sarà la solita ragazza che frequenta più che altro per soddisfare certi suoi bisogno. Se per lui fosse importante te ne avrebbe parlato.” Nell’intimo, ci spero quasi pure io.
Rosalie sembra pensarci su. “È vero” tenta di convincersi.
“Visto?”
Sospira. “Sì, hai ragione. Ma stasera non voglio pensarci, stasera è la nostra prima uscita a coppie” annuncia sorridendo, la tristezza alle spalle.
“Anche se ufficialmente non lo siamo?” chiedo con un sorriso divertito.
“Anche se ufficialmente non lo siamo” conferma.
 
Edward’s pov
 
“Allora per stasera è confermato?”
Chiudo gli occhi a quella domanda, sospirando piano. “Sì, Lauren. Vengo a casa tua verso le dieci, per te va bene?”
Tanto mia figlia non sarebbe rientrata prima della mezzanotte.
“Sì, sì, va benissimo. Ho anche una sorpresa da farti vedere.” Il tono è deliberatamente malizioso, segno che la sorpresa si riferisce a uno dei tanti completi d’intimo che ha sfoggiato durante quest’ultimo mese.
“Non vedo l’ora” mormoro. “Adesso vado, ci vediamo più tardi.”
Blocco la chiamata mentre sento la voce di Lauren ricambiare il saluto, infilando la chiave nella toppa entrando in casa mia, per poi posare la ventiquattro ore per terra. Tolgo il cappotto, appendendolo, e slaccio la cravatta.
“Papà, che fai qui?” chiede sorpresa Rosalie.
Stasera sarebbe uscita insieme a Isabella e qualche altra amica, una serata in qualche bel ristorante di Port Angeles, e si è preparata per uscire entro breve.
“Sei bellissima, amore mio” mi complimento sorridendole.
Rosalie arrossisce, sorridendomi entusiasta. “Grazie, papà” sussurra abbracciandomi velocemente.
Le lascio un bacio fra i capelli, notando solo in quel momento che sì, è stupenda però... “Rose, quella gonna non è un po’ troppo corta? E quel top non lascia un po’ troppa carne scoperta?” domando incrociando le braccia al petto.
“E dai, papà” borbotta.
“Mi creda, signor Cullen, è la cosa più coperta che l’ho convinta ad indossare.”
Alzo lo sguardo sentendo la voce di Isabella parlare con me, morendo quasi sul colpo. Che cazzo...? Cioè, so che ha ormai diciannove anni, però...
Quei capelli sciolti e vaporosi sulle spalle da dove sbucano fuori? O quelle gambe fasciate da un pantalone grigio che le esalta insieme alle scarpe dal tacco a spillo? E il ventre piatto? E da quando Bella ha il seno?!
“Signor Cullen, si sente bene?” chiede la ragazza, inarcando le sopracciglia e avvicinandosi a me.
Da quando il suo profumo è così femminile?
Scuoto la testa, notando solo in quel momento l’assenza di mia figlia. “S-sì, sto bene, ero solo... distratto.” Dico la prima cosa che mi viene in mente, annuendo convinto.
Isabella sorride nervosamente, fissandomi come se fossi impazzito senza essere del tutto convinta.
Porca...
“Okay, Bella, possiamo andare” annuncia Rosalie ritornando con la borsa in mano, mentre mette dentro il cellulare.
“Rosalie, mi raccomando, tieni SEMPRE il cellulare a portata di mano” le raccomando risvegliandomi.
“Sì, sì, papà, tranquillizzati” dice divertita indossando il cappotto.
“Non è troppo corto, poi non senti freddo?” domando, inarcando un sopracciglio.
Mia figlia alza gli occhi al cielo. “Buona serata, papà” mi augura lasciandomi un veloce bacio sulla guancia e uscendo di corsa fuori.
Bella ha appena finito di indossare il cappotto. Non sentirà freddo anche lei?!
“Buona serata, signor Cullen” mormora. Il sorriso sembra un po’ finto o mi sono rincoglionito io?
“Anche a voi, ragazze.” Quando mi sorpassa, la fermo per un polso, sorprendendo prima che lei me stesso. Che diamine...? “Bella, mi raccomando” mormoro.
Bella mi fissa, sorpresa, senza capire.
“Mia figlia... lei non è matura quanto te” le spiego.
Rosalie è tutta la mia vita, morirei per lei, ma lei per prima ammette che in quanto a buonsenso Isabella la batte.
Bella sorride, stupendomi per quanto è carina quando lo fa. “Non si preoccupi, sarò la sua guardia del corpo” promette, prima di raggiungere mia figlia.
Osservo mia figlia controllare qualcosa nel suo cellulare e Bella entrare in macchina e accendere il motore. Dalla soglia di casa mia, le vedo allontanarsi, pensando che sì, hanno diciannove anni ma che comunque sono ancora delle bambine e io devo pensarci sempre due volte prima di dare a mia figlia il permesso per uscire.
Cazzo, lo so che è ormai quasi maggiorenne, ma in questo momento i ventuno anni sembrano così lontani e lei così piccina che a volte rivedo la bambina di quindici anni che era qualche anno fa.
Entro dentro casa, osservando l’orologio. Sono le otto. Meglio mangiare per poi andarmi a preparare.
 
Bella’s pov
 
Quando giungiamo alla discoteca di Port Angeles, una delle tante, i ragazzi sono già lì.
Royce e James ci aspettano appoggiati alle rispettive macchine, posteggiate vicino, mentre parlano. Più che altro, Royce parla, James lo ascolta annuendo ogni tanto.
Durante questa settimana mi è sembrato di capire che nemmeno a lui piace tanto Royce. Un punto a suo favore.
Quando Royce ci vede, James che ci da le spalle, il viso gli si illumina di un sorriso che oserei definire da bastardo. James si gira, mentre anche il suo viso si illumina di un sorriso. Ma il suo sorriso è così diverso da quello di Royce che fa sorridere anche me.
“Come va? Ce ne avete messo di tempo” esordisce Royce, prendendo vicino a sé Rosalie. “Noi entriamo” mormora sbrigativamente.
Li osservo entrare in discoteca, voltandomi poi verso James. Gli sorrido ma lui non ricambia.
“Royce non mi piace” mormora subito.
Sospetti confermati.
Faccio una smorfia. “Nemmeno a me..." sussurro.
Alla fine sorride. “Vieni, andiamo” mi invita prendendomi per mano.
Glielo lascio fare, anche se non provo nulla. Non ho provato quella specie di scossa quando Edward ha toccato il mio polso. Quando l’ha fatto, ho avuto solo l’impulso di violentarlo sulla soglia di casa sua; mentre se a farlo è James provo solo l’impulso di abbracciarlo teneramente a me. Dopotutto, è grazie a lui se in questa settimana mi sono sentita meno sola.
 
01:24
 
“Sei stanca?” chiede James urlando per sovrastare il rumore assordante della musica.
“Un po’, anche se mi sono divertita” rispondo.
Mi sono divertita davvero: chi l’avrebbe mai pensato che io, Isabella Marie Swan, potessi divertirmi a ballare? Per di più in discoteca!
Solo... è da un po' che non vedo Rosalie...
“L’hai vista?” chiedo a James.
“Chi?”
“Rosalie!”
Come ricordandosene solo in quel momento, si guarda intorno. “Bella, qua non c’è” mormora serio.
Un brivido serpeggia lungo la mia spina dorsale. Certo che è lì, se noi non l’abbiamo vista è perché sarà a ballare e le varie coppie la nascondono ai nostri occhi!
Ma imitandolo, non posso non concordare con lui. Non la vedo nemmeno quando salgo in ginocchio barcollando sul tavolino delle bibite.
“James...” sussurro preoccupata.
“Stai tranquilla, Bella, vedrai che la troviamo, sarà qua intorno” cerca di rassicurarmi, accarezzandomi i capelli.
“Magari è fuori” consiglio speranzosa.
“Andiamo, okay?” mormora subito.
 
Non è fuori, non in bagno, non è nemmeno dentro la discoteca. Dove cazzo può essere andata? Le avrò fatto anche più di cinquanta telefonate, ma niente. Il telefono è irraggiungibile.
Se entro cinque minuti non la trovo chiamo il padre.
Mi sento sollevare dal sollievo quando finalmente la trovo. O meglio, è lei a trovare me. Ma il sollievo dura poco quando vedo la gonna e il top sollevati più del dovuto, i capelli scompigliati, il trucco sbavato perché sta piangendo.
“Rosalie!” esclamo quando mi si avvicina.
“Andiamo via, ti prego” mi supplica abbracciandomi.
Le lacrime che ha già versato lei stanno per riempire pure i miei occhi per averla trovata in quello stato. Ti prego, fa che non...
“Rosalie, Royce ti ha fatto del male?” chiede serio James, allontanandola da me.
Scuote la testa, ma è chiaro che qualcuno le ha fatto del male e che quel qualcuno è lui.
“Dov’é?” chiede ancora James, il tono di voce che non ammette repliche.
“NO!” urla Rose. “Non mi ha fatto niente, okay? Voglio solo andare a casa, è possibile, cazzo?” continua stravolta.
Annuisco freneticamente. “Va bene, Rose, ti accompagno io, okay?” annuisce, stringendosi a me e lasciandosi trasportare fuori.
James ci segue, assicurandosi che non ci siano altri intoppi.
Gli lancio una veloce occhiata, annuisce. “Fammi sapere” mi dice con labiale per non farsene accorgere da Rosalie. Faccio di sì con la testa.
Raggiungo Forks e di conseguenza casa di Rosalie nel minor tempo possibile, superando anche i limiti di velocità. Se mi fermano, vedranno lo stato di Rosalie e denunceremo Royce, cosa che Rose non vuole, e se non mi vedono torno al più presto a casa.
‘Stasera sarà da quella troia.’
Rosalie ha ragione, Edward non c’è, la casa è al buio più completo. Ma al momento, la consapevolezza che lui magari proprio in questo istante sta facendo sesso non mi fa provare nulla di nulla. L’unica cosa che desidero è fare stare bene Rosalie, tranquillizzarla, starle il più vicino possibile, e infine chiamare Edward. E pur sempre suo padre e ha il diritto di saperlo.
Rosalie non ha fatto altro che singhiozzare, ogni singhiozzo una pugnalata. Cerco di trattenermi il più possibile dallo scoppiare a piangere perché so che se lo facessi Rosalie starebbe ancora più di merda.
“M-mi a-aiu-ti?” sussurra, riferendosi al suo stato.
“Certo” mormoro con voce rotta.
La aiuto a struccarsi, facendola sedere sulla sedia della sua toeletta, lei appoggiata a me, e poi la aiuto a spogliarsi per farle indossare il pigiama.
“Bel-la, puoi ri-manere c-con me?” chiede infine, coricandosi sul letto.
“Sì, Rose, dormo qui con te, okay? Ma tu domani mi dici tutto, va bene?”
DEVO saperlo. Se Royce le ha fatto del male, io...
“D-domani” promette.
L’abbraccio stretta, come una mamma con la sua bambina, mentre pian piano il singhiozzo passa e si addormenta fra le mie braccia.
So di essere solo la sua migliore amica, ma purtroppo sua mamma non c’è. E mi dispiace un casino, perché so che in questo momento l’unica persona al mondo che possa farla stare meglio è proprio sua mamma.
 
Da quando siamo arrivate a casa è passata mezz’ora. Distrutta, Rosalie si è addormentata subito.
Facendo più attenzione possibile, mi scosto da lei per poter prendere il cellulare e chiamare suo padre. Vado in salotto per farlo, chiudendo la porta della camera di Rosalie.
Compongo il numero di Edward, memorizzato nella mia rubrica da tempo ma mai utilizzato. È incredibile che debba farlo proprio adesso.
Edward risponde al primo squillo. “Bella?” chiede sorpreso e forse un po’ assonnato.
Sono le due passate, eppure tiene il telefono a portata di mano nonostante sua figlia ormai sia abbastanza grande per uscire. E il risultato si vede.
“Edward...” inizio, e al diavolo il lei. “Mi dispiace chiamarti, ma...” Non so come continuare.
“È successo qualcosa?” chiede subito, capendo.
“Non lo so ancora.”
 
Edward’s pov
 
Indosso i pantaloni con il telefono in mano, mentre Bella mi spiega tutto ciò che è successo quella sera. Rosalie non è andata a cena con le amiche, è andata in una discoteca, Rosalie non era con le amiche, era con Bella e altri due ragazzi, Rosalie si è persa, e poi è ritornata piangendo senza voler spiegare nulla.
E accidenti, mentre succedeva tutto questo io mi sono addormentato dopo aver scopato con Lauren!
“Sto arrivando” annuncio, bloccando la chiamata.
“Mmh... ma che è successo?” chiede Lauren, coprendosi con il lenzuolo, svegliandosi per il casino che sto facendo.
Non le rispondo nemmeno; corro fuori dalla porta recuperando le chiavi e il cellulare, le uniche cose che mi sono portato, e dirigendomi verso la mia auto mentre Lauren si alza per inseguirmi e cercare di capire.
Cinque minuti: da casa mia a casa di Lauren sono passati solo cinque minuti che a me sono sembrati non finire mai, cazzo.
Bella viene ad aprirmi sentendo il rumore di una auto, mentre mi fissa preoccupata.
“Come sta?” le chiedo immediatamente, dirigendomi verso la camera da letto di Rosalie.
La mani prudono, l’unica cosa che voglio è abbracciare con forza mia figlia e assicurarmi che stia bene e la seconda è uccidere a suon di pugni quel figlio di puttana che ha osato farla stare così male.
Prego Dio che lui non le abbia fatto ASSOLUTAMENTE nulla, mi accontento anche di una delusione d’amore, posso sopportarlo, ma se lui le ha messo le mani addosso...
“Edward, stai calmo” mi ordina Bella, fermandomi subito. “Rosalie sta dormendo, adesso sta bene, e domani ci spiegherà tutto okay? Ma non svegliarla, era esausta...” spiega parlando piano.
“Le ha fatto qualcosa? Le ha fatto bere qualcosa per poi toccarla? Bella, rispondimi” le ordino con fervore, prendendola per le spalle.
“Edward, io non so nulla!” ripete. L’ha già detto, ma in questo momento sono troppo teso per ricordarmelo. “Adesso ti siedi, io preparo qualcosa di caldo e...”
Ma no, non posso bere thé o camomilla. Mi farebbero stare solo più male. “Rosalie sta dormendo?” chiedo svelto.
Sembra presa alla sprovvista. “S-sì, ma...”
“Bene” sussurro, dirigendomi verso la porta di casa e uscendo fuori.
“Edward, aspetta!” urla Bella. “Magari non è più in discoteca, o magari c’è ancora ma se Rosalie si svegliasse? Ci hai pensato?” chiede inseguendomi.
“Rimani tu con lei” dico svelto.
“Non ti lascio andare a fare un omicidio e a parte questo avrà bisogno pure di te!”
Mi fermo di scatto perché ha ragione. VAFFANCULO! Prendo a calci la macchina, tanto per sfogarmi. Ha fottutamente ragione, non solo lo ucciderei senza fargli emettere alcun suono, ma probabilmente Rosalie, sconvolta com’è, riprodurrà gli eventi della sera in sogno, svegliandosi di soprassalto.
Ma non riesco a stare fermo, ad aspettare domani per sapere se quel bastardo le ha fatto del male...
“Edward! Edward! Ti vuoi calmare, cazzo?” chiede Bella, fermando la mia mano prima che rompa il vetro della portiera. Mi prende il viso fra le mani, ma io non la vedo.
Riesco solo a vedere un ragazzo dalla faccia ignota toccare con le sue mani sporche il corpo di mia figlia.
IO solo posso toccarla, IO solo posso accarezzare il suo viso, IO solo perché sono IO il padre! Se quel ragazzo non ha avuto rispetto per il corpo di mia figlia, io non ne avrò per il suo!
“Adesso ti calmi, entri dentro, ti siedi, e bevi qualunque cosa che io ti preparerò, mi hai capito!?” domanda autoritaria, urlando quasi.
La fisso, incapace di rispondere. “Bella... e se la svegliassimo?” supplico infine. “Se invece di aspettare domani ci facessimo dire tutto adesso?”
Sono impazzito, lo so. So che mia figlia deve solo riposare ma ho bisogno di sapere immediatamente se qualcuno ha fatto del male alla mia bambina...
“Edward, non possiamo. Lasciamola riposare, va’ a riposare anche tu” mi sprona dolcemente. “Tanto io resto qui, va bene? Se Rosalie si sveglia ti chiamo subito? Ma sei esausto e devi dormire.”
Scuoto la testa, ancora stretta alle sue mani. “Non ce la faccio” sussurro, stavolta svuotato completamente.
Vorrei fare tante cose: svegliare mia figlia e chiederle come sta, chiederle se le ha fatto del male, chiederle chi è, denunciarlo, ucciderlo, sfogarmi su quel bastardo come un pugile su un sacco della box.
“Ci sono io, okay?” continua. “Dai, vieni dentro, si congela...”
È lei a portarmi dentro, lei a farmi sedere sul divano, lei a preparare qualcosa di caldo senza sapere se sia thé o camomilla. La bevo, ma non mi importa. Seguo lei, perché in questo momento ne ho un disperato bisogno.
 
 
 
 

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Capitolo 6
*** Capitolo 5 ***


 
Edward’s pov
 
A svegliarmi oggi sono i raggi del sole. È incredibile che in una giornata orrenda come quella che si prospetta oggi ci sia il sole, sembra uno scherzo.
I ricordi della notte precedente rimbalzano nella mia mente come tante palle da basket sul parquet di una qualunque palestra.
Grattandomi gli occhi con una mano, abbasso lo sguardo sul peso che mi sta sopra la spalla. È Bella.
Ricordo che ieri notte non mi ha lasciato nemmeno un attimo solo, rimanendo con me sul divano mentre io speravo che Rosalie si svegliasse per chiederle come stava e se le era stato fatto del male. Poi mi ero addormentato verso le quattro e mezza di notte, Bella vicino a me ormai dormiente anche lei.
Non mi ero accorto si fosse addormentata o che sentisse il bisogno di coricarsi su di un letto perché altrimenti le avrei detto di andare nel mio; in una situazione come questa andare a dormire era l’ultimo dei miei pensieri quindi camera mia sarebbe stata disponibile. Ma quando Bella aveva poggiato, nel muoversi, il viso contro la mia spalla non volevo svegliarla; il pensiero di Rosalie non l’avrebbe fatta più dormire oppure l’avrebbe fatto dopo molto tempo, per di più non volevo nemmeno prenderla in braccio e portarla in camera mia. Non me la sentivo e non sapevo nemmeno perché.
Ritornando al presente, mi accorgo che in casa c’è troppo silenzio, segno che Rosalie dorme ancora. Spero che Bella si svegli al più presto, non so se riuscirò a non chiamare mia figlia senza lei che me lo impedisce.
Resisto solo dieci minuti; non appena decido che è troppo, cerco di allontanare da me Bella con cautela per non svegliarla. Ma quando riesco ad allontanarmi per dirigermi verso camera da letto di Rosalie, nello stesso istante la porta si apre.
Distrutta, mia figlia fa capolinea con il pigiama, fermandosi subito quando mi vede. “Papà” sussurra sorpresa.
Sospirando di sollievo, l’attiro immediatamente a me. Non c’è tempo per i rimproveri, magari dopo. Al momento, voglio solo sapere, vedere, sentire che mia figlia sta bene.
Rosalie scoppia a piangere, facendomi stringere il cuore.
“Ti ha fatto male? Amore mio, per favore, rispondimi... Ti ha messo le mani addosso?” chiedo svelto.
Rosalie scuote la testa. “No... si è fermato.”
Mi appoggio contro la parete, un sostegno affinché non cada per terra per il sollievo.
Grazie, grazie, grazie, grazie...
 
Dopo mezz’ora, mia figlia ha mangiato solo del latte con i cereali nonostante le uova, il bacon, il pane tostato, ecc. Le ho preparato di tutto mentre lei spiegava.
Royce non le era mai piaciuto come persona, ma era carino e quindi aveva provato ad uscirci pensando che magari si sarebbe rivelato una bella persona. Uscirci, appunto, non mettersi insieme a lui. Royce, invece, aveva capito tutt’altro. Ieri sera ha provato, nella sua macchina, a metterle le mani addosso. Ci è riuscito, e questo spiega perché aveva i vestiti rovinati secondo la descrizione di Bella, ma quando Rosalie è riuscita a dirgli di no allontanandolo con uno schiaffo, Royce si era fermato.
“Mi ha detto che sono frigida, che sotto il mio aspetto da sgualdrina si nasconde in realtà una monaca di clausura che non la darà mai a nessuno perché mi sento superiore a loro... mi ha detto cose orribili” continua, terminando il racconto.
“Lo ammazzo, amore mio, stai tranquilla” le dico, stringendola a me.
“Papà, non mi fai stare tranquilla, così!” esclama, allontanandosi da me. “Mi fai preoccupare invece.”
“Ti ha messo le mani addosso” le ricordo, fissandola serio.
“Si è fermato! Te l'ho detto che l’ha fatto” obbietta.
Scuoto la testa. Non le posso promettere che non lo ammazzerò.
“Papà, per favore...”
La voce supplichevole di mia figlia mi stringe ancora il cuore. Sospiro. Okay, non l’ammazzerò. Ma sicuramente mi vedrà, il caro ragazzo. Picchiarlo non sarà soddisfacente come ucciderlo, ma mi farà sentire un tantino meglio.
L’attiro nuovamente a me, accarezzandole i capelli. “Okay... stai tranquilla, però, uhm?”
Annuisce contro il mio petto. “Bella?” chiede poi.
“È rimasta tutta la notte sveglia, addormentandosi poi sul divano per la stanchezza” le faccio sapere.
Rosalie sorride con tenerezza. “È la migliore amica che si possa desiderare” sussurra con la testa rivolta alla porta della cucina, come a rivolgersi al salotto.
Non posso che concordare, comunque.
“Vado a farmi una doccia, papà” annuncia, dandomi un veloce bacio sulla guancia. Esce dalla cucina, per andare in camera sua. Come fa ogni volta, prende tutto ciò di cui ha bisogno per poi rinchiudersi per un’ora o due in bagno.
Un po’ più tranquillo, nascondo la testa fra le mani. Non ha subito una violenza, continuo a ripetermelo, quasi a volermi farmi convinto.
Un improvviso pensiero si fa strada in me. Andando verso camera mia, prendo una coperta bella pesante dall’armadio, per dirigermi poi verso il salotto.
Adesso, Bella è distesa sul divano, probabilmente infreddolita. Ma sta ancora dormendo, meglio così. Osservandola attentamente, mi incammino verso di lei, inginocchiandomi quando raggiungo il divano. Le mani sono piegate sotto il viso ormai rilassato; noto che è ancora truccata, segno che ieri notte non se ne è nemmeno preoccupata.
La copro con la coperta, stando attento a non lasciare all’aria nessuna parte del suo corpo. Le tolgo con delicatezza le scarpe, ma ieri era talmente stanca che forse non la sveglierei nemmeno se le cantassi l’inno nazionale dell’America nell’orecchio.
Quando termino il mio lavoro, non mi alzo. Rimango inginocchiato ad osservare il viso, lo scroscio dell’acqua della doccia l’unico rumore.
Bella è sempre stata una bambina adorabile dentro e carinissima fuori. Adesso, è ormai una donna. Lo è e forse lo sto vedendo per la prima volta.
Ieri sera ha mostrato una padronanza nel gestire una situazione del genere che adesso, con la mente più libera dai brutti pensieri, stupisce anche me. Non si è fatta prendere dal panico e invece di nascondermi la verità per paura che potessi fare chissà cosa mi ha detto tutto.
Dovrei farle una statua perché dirle un semplice grazie non basterebbe.
Se mia figlia sta bene, lo devo a lei. Le devo tutto, perciò. Perché se fosse accaduto qualcosa a mia figlia...
Le scosto con dolcezza i capelli dal viso, osservando come la luce del sole le illumini il volto dalla pelle rosea. Senza pensarci, accarezzo una guancia con la punta del dito. Ha la pelle morbidissima. Il dito si blocca quando il mio sguardo si posa sulle labbra chiuse. Sono rosse e vedo chiaramente che è il loro colore naturale. Per la prima volta da quando la conosco, e praticamente una vita, mi chiedo che sapore abbiano.
Bella dorme, Rosalie è in bagno, potrei vedere ma starebbe a significare approfittarsi della situazione. Ma cosa vuoi che possa succedere? Se sfioro piano le sue labbra e mi ritraggo subito, lei non se ne accorgerà e io non approfitterei della situazione. E poi, non era lei che era cotta di me?
Di fronte a quella consapevolezza, il mio volto si abbassa sul suo. Tentenno un istante solo, decidendo poi di buttarmi. Le voglio solo dire grazie, non per altro. Grazie per esserci stata per mia figlia.
Non appena sfioro le sue labbra con le mie, mi ritraggo subito. No, non è giusto. Assolutamente! Il senso di colpa per questo non bacio − perché non può nemmeno essere considerato un bacio − già mi sta logorando.
Mi allontano immediatamente, Bella ancora che dorme.
 
Bella’s pov
 
Mi gratto gli occhi ancora mezza addormentata. Che ore sono? Mi accorgo di essere sul divano dei Cullen con una coperta sopra. È stata Rosalie? Rosalie!
Mi alzo improvvisamente, infischiandomene se sono a piedi scalzi. “Rose?” la chiamo.
“Bella.”
Mi volto verso Edward in cucina. Sembra tranquillo e questo mi fa ben sperare.
“Rosalie sta bene. Royce si è fermato e lei è sotto la doccia” spiega comprensivo.
Annuisco, grata della sua spiegazione ed entro in bagno. Chi se ne frega se è nuda, sono femmina e sono la sua migliore amica.
“Bella?” esclama Rosalie sorpresa di vedermi.
“Come ti senti?” chiedo apprensiva.
Esce dalla doccia, coprendosi con l’asciugamano. “Sto bene” mormora con lo sguardo basso.
Sta mentendo. “Rosalie…” sussurro con dolcezza.
Rose preme le sue labbra, gli occhi già appannati dalle lacrime. Singhiozza. “È stato orribile” si sfoga buttandosi su di me.
L’acqua che scorre copre i singhiozzi. Non ha potuto sfogarsi col padre perché per lui sarebbe stato più difficile. Si sfoga con me e non potrei esserne più felice.
“Su, sfogati, piccola...” le sussurro, accarezzandole i capelli.
So di non essere importante come la mamma, ma ha me e io per lei ci sarò sempre. Almeno questo.
 
2/04/2012
 
Royce non si è fatto più vedere. Teme forse che Rosalie lo denunci? Non può, non ha prove. La giustizia fa schifo. Ma è meglio così. Rosalie sembra anche più tranquilla... ma ho paura. Ho paura che questa brutta esperienza possa negarle la possibilità di lasciarsi andare con i ragazzi. Non tutti sono come Royce, ma vai a convincere lei...
“A che pensi?” chiede James, sedendosi vicino a me e porgendomi una coppetta di gelato.
“A Rosalie... Credi che adesso sarà diffidente con tutti i ragazzi che cercheranno di farle il filo?” domando.
James sfugge al mio sguardo, cosa assolutamente strana.
Aggrotto le sopracciglia. “Che c’è?” chiedo.
Sospirando, si volta verso di me. “Ascolta, magari Rosalie ha in programma di dirtelo, okay...?”
Lo interrompo. “Cosa sai?” domando seria.
“So... so che si vede con un ragazzo” annuncia.
Rimango seriamente sconvolta da una notizia del genere. “Si vede con un ragazzo?!”
“Sì ma si vede nel senso che si vede! Sono solo amici e non c’è nulla di male, in questo. Li ho visti quando sono venuto qui e non mi sembravano intimi come Rosalie era con Royce” spiega.
“Lo conosci?” mi informo svelta.
“Sì, è anche per questo che non ho fatto nulla. Lui è Emmett McCarty, il figlio del pastore. Hai presente?”
Mi sento improvvisamente molto più tranquilla. Emmett è dolce e simpatico. Ti fa ridere.
Ci sono persone che a prima vista possono sembrarti dei maniaci, ti fanno antipatia e non ti piacciono, come mi è capitato con Royce; altre invece ti fanno venire voglia di ringraziarli per la loro semplice esistenza sulla terra con un dolcetto, come Emmett.
Una volta, quando andavo alle elementari, Emmett mi ha difeso da un bambino che mi aveva scombinato la treccia. Gli aveva detto che se non mi avesse lasciato in pace suo padre lo avrebbe mandato negli inferi.
Adesso che ci penso... lui...
“Ma lui non aveva una cotta per Rosalie al liceo?” chiedo sorpresa, parlando con James quasi a rivelargli un segreto.
James sorride con una punta di malizia senza rispondere. Sì.
Sorrido anche io, adesso del tutto tranquilla.
Rosalie starà attenta il doppio, d’ora in poi, a causa di ciò che le è successo. Ma se, appunto, dopo tutto questo casino ha concesso subito di farsi conoscere da un ragazzo significa che c’è un motivo, no?
Rose sapeva della bontà di Emmett, del fatto che dentro fosse morbido e dolce come un budino al cioccolato, ma non sa che lui aveva una cotta per lei. E se ce la avesse ancora?
Spero di sì, spero tanto di sì. Rosalie merita un po’ di felicità.

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Capitolo 7
*** Capitolo 6 ***


 
Bella’s pov
 
Rosalie mi ha chiamato per parlare con me; ha detto che deve dirmi qualcosa di molto importante. Per questo motivo sono quasi giunta a casa sua, ma stavolta, rispetto a tutte le altre volte, non vorrei mai.
È strano, lo so, il fatto è che da quella sera le cose sono un po’ cambiate… Ho ripreso a dare del ‘lei’ a Edward ma i ricordi di quella notte continuano a viaggiare nella mia mente. Mi sono addormentata sulla sua spalla... Durante l’alba mi ero svegliata e avevo sentito il suo profumo, tanto bello quanto mascolino, e vedendo che lui dormiva ne ho approfittato continuando a stare appoggiata a lui. Chiunque al mio posto lo avrebbe fatto.
Quando suono al campanello, mi immagino immediatamente che ad aprirmi sarà Rosalie. Invece, ad aprirmi è suo padre in persona.
Non è la prima volta che succede; durante gli anni della mia amicizia con Rosalie capitava che fosse Edward ad aprirmi e dopo i vari ‘buongiorno – ciao’ ognuno andava per la sua strada.
Stavolta è diverso. O perlomeno, sento che è diverso. Perché se in tutte le altre volte Edward aveva un’aria abbastanza tranquilla, stavolta sembra essere lui il primo imbarazzato tra di noi. E la cosa non è nuova.
Ed è anche molto strano…
Non posso negare di essere anche molto curiosa del motivo.
“Buongiorno, signor Cullen.” 
“Vieni, Bella. Rosalie non c’è ma dovrebbe ritornare tra qualche minuto.”
Per un attimo mi blocco dopo averlo superato ma cerco di ricompormi in fretta. Rosalie non c’è? È forse per questo che lui si sente in imbarazzo? O per un altro motivo?
Mi dirigo in salotto, posando il giubbotto sul divano e sedendomi. Edward mi segue.
“Posso offrirti qualcosa?” domanda educato.
Indossa indumenti neri: scarpe e pantaloni. Ciò che mi lascia senza fiato è la camicia con i tre bottoni aperti in modo tale da intravedere la curva perfetta del collo e le braccia muscolose che fanno capolino dalle maniche piegate fino ai gomiti.
Mi schiarisco la gola. “Solo un bicchiere d’acqua, grazie” rispondo.
Non l’avessi mai fatto: nel modo di andarsene, Edward ovviamente si gira. Solo che girandosi riesco a vedere il suo perfetto fondoschiena fasciato da quei pantaloni che fossi stata la sua donna non gli farei mai indossare all’infuori di casa mia. Attira troppi sguardi.
Ma non sono la sua donna, quindi il problema non si pone.
“Tieni.”
La sua voce mi fa alzare gli occhi su di lui facendomi rimanere un attimo senza fiato. Che cosa è, quest’uomo? 
Ripensandoci, non avrei mai accettato qualcosa da bere perché nel prendere il bicchiere sfioro per un secondo le sue dita. Allontano subito la mano, bevendo un sorso d’acqua più per fare qualcosa per la reale sete.
Non so nemmeno perché, ma Edward si allontana lasciandomi sola. Non l’aveva mai fatto. 
Sospiro piano poggiandomi contro il divano, rilassandomi del tutto. Senza sapere cosa fare, attendo l’arrivo di Rosalie. Do un’occhiata all'orologio ma sono passati solo dieci minuti dal mio arrivo.
Perché ci mette così tanto? 
Altri cinque minuti, e poi vedrò di raggiungerla. Invece ne passano dieci. Ben dieci minuti passati a fissare il soffitto. 
Spazientita, mi alzo prendendo il giubbotto e indossandolo. Vado in cucina nella speranza di vederlo, ma niente. In camera di Rosalie non avrebbe senso la sua presenza e la porta del bagno è aperta. L’unico posto dove può essere è la sua camera da letto.
Busso piano, il coraggio ormai andato a farsi fottere. Ma perché dovevo innamorarmi proprio di lui, accidenti?
Nessuno risponde; nel giro di cinque secondi Edward apre la porta fissandomi sorpreso. Normale come reazione, visto che non mi sono mai permessa di avvicinarmi alla sua camera da letto.
“Dimmi” mi invita, fissandomi con uno sguardo ansioso. Oggi è strano, assolutamente.
“Scusi se la disturbo ma è da un po’ che aspetto Rosalie ma di lei nemmeno l’ombra. Se mi dice dov’è la raggiungo io” gli spiego.
Aggrotta le sopracciglia. “Purtroppo non so dov’è. Mi ha detto che usciva e che dovevo solo stare tranquillo.”
Annuisco facendo anche una smorfia. “Allora sarà meglio che la chiami al cellulare” comunico già pronta ad andarmene.
“Bella!”
Mi volto sorpresa. Non mi aveva mai chiamato Bella.
 
Edward’s pov
 
Perché cazzo l’ho fermata? Sto impazzendo, è l’unica soluzione. Sul serio, non so perché l’ho chiamata!
Io so solo che adesso vedo solo due occhi color cioccolato fissarmi interrogativi su di un viso dalla pelle liscia alla sola vista, un colore roseo e due labbra dalla forma perfetta. Il tutto incorniciato da una cascata di capelli per questa volta raccolti in una treccia che ricade su di una spalla, rendendola più... eterea. 
Il giubbotto è aperto, lasciandomi intravedere la camicetta bianca. Ha indossato un reggiseno nero. Cazzo, perché devono crescere? Insomma... da quando Bella porta il reggiseno?!
Da quando lo porta tua figlia.
Oh, Signore...
“Signor Cullen, sta bene?” chiede, facendo un passo avanti.
Faccio un passo indietro, spinto dal buon profumo che il suo corpo emana, lasciandola interdetta.
“Io... Non credo di sentirmi tanto bene, in effetti” mento passandomi una mano sulla fronte.
Alza una mano fermandola, poi decide di continuare il percorso.
Quando ho detto questa cazzata non avrei mai potuto immaginare che Bella mi posasse una mano in fronte per controllare.
“Non è calda” osserva.   
I suoi occhi si scontrano con i miei per un lungo momento. Io non penso; letteralmente. E sussultiamo entrambi quando sentiamo il campanello di casa suonare.
Bella allontana velocemente la mano dalla mia fronte, arretrando, mentre io la supero per andare ad aprire.
“Scusa papà, ho dimenticato le chiavi” spiega dispiaciuta. “Bella è arrivata?” chiede. Non ho bisogno di risponderle perché non appena la vede i suoi occhi si illuminano. “Bella!” esclama, dirigendosi verso di lei. “Devo raccontarti una cosa” afferma con fare cospiratorio, portandosela dentro la camera da letto.
Io rimango imbambolato come un emerito cretino. Che diamine è successo? Cioè, se non fosse arrivata mia figlia... probabilmente io avrei baciato la sua migliore amica, mi rendo conto esterrefatto. No, senza probabilmente: l’avrei fatto.
E la cosa non mi piace, non mi piace per niente.
 
Bella’s pov
 
“Io... io so che può sembrare una cosa affrettata dopo ciò che mi è successo ma so anche che non tutti i ragazzi che incontro nel mio cammino sono uguali a Royce; Emmett mi fa sentire bene, mi fa sentire speciale cosa che con Royce non accadeva mai. E poi, quando Emmett mi sorride sento delle farfalle nello stomaco che nemmeno con Royce riuscivo a sentire.”
Rosalie si sta giustificando dopo avermi detto di aver accettato la proposta di Emmett: uscire uno di questi giorni.
Le sorrido, contenta di quella luce allegra nei suoi occhi. Mi è mancata molto... “Rosalie, Emmett è del tutto diverso da Royce. Con Royce non stavo tranquilla un attimo, quando lo vedevo sentivo dei brividi di timore in tutto il corpo. Emmett invece sembra così dolce in confronto a lui, ed è anche un buon amico. Ti da una buona sensazione, una sensazione positiva.”
Sono molto felice che Rosalie abbia accettato di uscire ufficialmente con Emmett, di provarci, e con le mie parole glielo comunico anche.
“Sono felice, Bella. Per la prima volta dopo tanto tempo sono felice. Perché nemmeno a me piaceva Royce come persona, solo che volevo fare un dispetto a mio padre e così ho accettato... Ma con Emmett è diverso perché sono IO a volerlo, capisci?” chiede.
Capisco, ma anche se non capissi non credo che a Rosalie importerebbe molto. E va bene, perché oltre la gioia per lei non potrei però sopportare una lunga conversazione.
Dio santo, se non fosse arrivata lei... Se non fosse arrivata lei cosa? Edward mi avrebbe baciato? No, certo che no! Eppure... il suo strano comportamento, il suo guardarmi con quell’espressione assorta... Avrei voluto entrare nella sua mente e capire ciò che pensava proprio in quel momento, accidenti!
Forse non mi avrebbe mai baciato per la situazione in cui ci troviamo, ma se iniziasse a guardarmi come una donna? O magari, se tentasse di guardarmi come una donna ma visto che sono la migliore amica di sua figlia cerca di non farlo? O ancora, se non mi avesse mai visto come la donna che sono? Forse posso aiutarlo io... 
Più volte Rosalie ha detto che ho un bel corpo, qualche ragazzo che mi fischia per strada, a volte, mi capita, e lo stesso James mi ha detto di avere proprio un bel culo. E se valorizzassi il mio corpo? Se provassi a sedurlo?
Oh, certo, non con sguardi languidi e parole ricche di sottintesi, ma valorizzandomi e facendogli capire di non essere la bimba ingenua che lui crede io sia?
Tentare non mi costa nulla, e se non riuscirò a conquistarlo... chiuderò definitivamente.
 
28/04/2012
Suono il campanello di casa Cullen sperando che ad aprirmi sia Edward. Purtroppo, però, mi apre Rosalie.
Sorride vedendomi. “Bella! Cinque minuti e andiamo, okay?” chiede facendomi entrare.
“Rosalie, è la zia?” 
Sento la voce di Edward porre quella domanda a sua figlia. La voce proviene dal salotto. 
“È Bella” lo informa in risposta, dirigendosi verso il salotto.
Non appena entriamo lì, vedo Edward seduto sulla poltrona con un pc sulle gambe appoggiate sul tavolino. È vestito in modo informale: il pantalone di una tuta e una consumata t-shirt. I capelli scombinati, è anche a piedi scalzi.
Qualcuno mi trattenga dal saltargli addosso.
“Ciao, Bella” mi saluta guardandomi per un secondo e riportando lo sguardo sul pc.
Il mio entusiasmo si smorza come tutte le altre volte: sono passate due settimane eppure lui non ha notato nulla di me.
Da quando ho deciso di valorizzarmi, quel lunedì stesso ho chiesto a Rosalie di accompagnarmi a fare compere. Ho iniziato subito il giorno dopo, ma lui ancora nulla.
Jeans stretti, camicette, magliette scollate, minigonne... Niente, non mi vede. E io sto quasi rinunciando.
“Buongiorno, signor Cullen” lo saluto sorridendogli.
Ricambia il sorriso distratto.
“Noi andiamo in camera mia ma fra poco usciamo” comunica Rosalie, prendendomi per mano e portandomi via.
Pregando che alzi lo sguardo osservandoci abbandonare il salotto, seguo la mia migliore amica sculettando un po’.
 
Edward’s pov – dieci minuti dopo
 
Non appena sento la porta di casa chiudersi, chiudo gli occhi emettendo un sospiro mentre poso sul tavolino il computer e mi porto le mani al viso.
Quella ragazzina non mi ha dato un attimo di tregua. Che diamine vuole? Che mi accorga di lei? Che mi accorga di quanto è cresciuta? Che mi accorga che è una donna?
Oh, me ne sono accorto! Ma la cosa non porta a niente: è una bambina in confronto a me e per giunta è pure la migliore amica di mia figlia. Perciò, anche volendo...
No! Ma quale volendo? Io non voglio mica!
Però mi sta facendo davvero impazzire... 
Magliette scollate che evidenziano il seno piccolo, jeans attillatissimi che evidenziano il fondoschiena sodo, scarpe col tacco che evidenziano la lunghezza delle sue gambe. I capelli sciolti e il viso leggermente truccato. Il tutto condito da un comportamento più sicuro e spavaldo. Non sfacciato, non malizioso, solo più consapevole di ciò che è.
E quindi certo che mi sono accorto della cosa, certo che ho notato che Bella è cresciuta. Anche un cieco l’avrebbe notato. Ma non so se un cieco avrebbe avuto la mia stessa reazione...
Però sono un uomo, cazzo! Se Bella me la mette davanti è già tanto se distolgo lo sguardo.
Ho visto Lauren questa settimana proprio perché magari, senza saperlo, avrebbe potuto aiutarmi calmando i miei bollenti spiriti. Niente da fare: mi vergogno ad ammetterlo, però... qualche volta... è successo. Okay, mi sono un po’ indurito pensando a lei, ma solo un po’!
Gemo disperato, posando i gomiti sulle mie ginocchia, le mani ancora a coprire il mio viso. 
Ma a chi voglio darla a bere? Non mi sono solo indurito un po’, mi sono eccitato nel vero senso della parola. Ho immaginato Bella circondare i miei fianchi con le sue lunghe gambe, ho immaginato che la sua bocca circondasse il mio pene e ho anche immaginato di possederla in un certo modo e in una certa posizione, dopo aver visto come i jeans che usa solitamente le fasciavano il fondoschiena piccolo e rotondo.
Lauren non mi è servita a un cazzo. E sinceramente nemmeno mi fa più eccitare come una volta. È una bella donna, ma è finta. Probabilmente pure i suoi gemiti sono finti. Certo, mi occupo di lei ma esagera in un modo assurdo, rasentando il volgare.
Il cellulare squilla facendomi trasalire. Soprapensiero, rispondo. “Pronto?”
“Edward?” È Alice. “Ascoltami, purtroppo non posso venire. Nick ha la febbre e non me la sento di farlo uscire...”
“L’hai portato da un medico?” chiedo immediatamente, già preoccupato per mio nipote. 
“No, la febbre è bassa ma se vedo che le cose precipitano lo porto in ospedale e ti chiamo, okay?” riprende.
“Sì, okay. Fammi sapere” le raccomando, prima di salutarla e riagganciare.
 
19:00
 
Il campanello di casa mia suona, facendomi aggrottare la fronte. Vado ad aprire, dimenticandomi pure del grembiule che ho indossato per cucinare. Quando vedo chi è, rimango sorpreso. “Bella?”
Lei sorride; ha le guancie un po’ rosse, dovute al freddo. Ed è bellissima, non posso non notarlo. “Mi dispiace disturbarla ma Rosalie mi ha detto di riferirle che sarebbe rimasta a mangiare a casa di Emmett.”
Emmett è, immagino, il suo nuovo ragazzo. Mi fido di lui; conosco i suoi genitori da sempre e conosco Emmett da quando era un bambino in fasce. Oltre a questo, è figlio di un pastore e porta uno di quegli anelli che fanno promettere di essere vergini fino al matrimonio. Il ragazzo perfetto per la propria figlia. 
E tuttavia... “I suoi genitori saranno presenti, giusto?” chiedo immediatamente.
Bella annuisce. “Avevano invitato anche me ma preferisco ritornare a casa e visto che casa vostra è sulla via del ritorno, ho detto a Rosalie che invece di farla chiamare da lei ci avrei pensato io” spiega gentile.
Credo di dover ricambiare facendo la parte del perfetto padrone di casa. “Vieni, entra” la invito.
Bella sembra presa alla sprovvista ma alla fine cede. Trema visibilmente. “Si congela fuori.” Ecco.
Prendendo in mano il cordless dal tavolo, compongo il numero di Rosalie, volendomi rassicurare attraverso la sua voce. 
‘Papà?’
“Rosalie, Bella mi ha spiegato che rimani a cena dai McCarty. Posso stare tranquillo?” domando, osservando Bella togliersi il cappotto e sedendosi su una sedia in cucina.
Da quando è successo quel fatto sto molto più attento nel sapere con chi esce mia figlia, dove va e se la compagnia è buona. Ho sbagliato a non curarmene, ma ho imparato. Questa volta è andata bene ma se fosse andata male... non voglio nemmeno pensare a questa possibilità.
‘Sì, tranquillo. Se vuoi parlare con i genitori sono qua’ continua mia figlia.
“No, va bene.” Sento delle voci in sottofondo e mi tranquillizzo. “Verso che ora devo venirti a prendere?”
‘Va bene le dieci?’
“E le dieci siano. Buona serata, e salutami i McCarty.”
‘A dopo!’ 
Rosalie riattacca e io, adesso del tutto sereno, poso il cellulare sul tavolo. Approfittando del fatto che Bella sia qui, che sia sola e che soprattutto mia figlia si confida con lei, voglio farle una domanda.
“Bella, posso farti una domanda?” chiedo, iniziando a lavare i piatti sporcati a pranzo.
“Che domanda?” Si avvicina a me, osservando le mie mani lavorare sotto l’acqua.
“Ti fidi di Emmett? Pensi sia un bravo ragazzo? E cosa prova per lui mia figlia? Ma soprattutto, cosa prova per mia figlia lui?”
Sono più di una domanda, ma dopo ciò che è successo non riesco a non essere iperprotettivo.
Bella non sbatte ciglio. “Mi fido di Emmett. Credo sia un ottimo ragazzo, tra i pochi sinceri alla sua età. Rosalie è lusingata dalle attenzioni e Emmett è cotto di lei fin da quando era un bambino. Io stessa ho visto la differenza tra Royce e Emmett, il modo con cui le parlano o come la guardano” risponde.
La fisso, cercando nel suo sguardo la verità. “E cosa hai capito?” le domando serio.
“Royce non vale nemmeno la metà di quello che vale Emmett.”
Non allontana il suo sguardo dal mio e io rimango a fissarla nonostante le mie mani siano ancora dentro l’acqua, ormai ferme. Sono io a scostare per prima lo sguardo, la paura di poter commettere una cazzata. Perché è una cazzata ciò che sto pensando.
Percepisco Bella fare un passo indietro. “Credo sia meglio che vada” sussurra.
Annuisco, stringendo la spugna. È senz’altro meglio. Sia per lei che per me, ma anche per Rosalie. Dio santo, se solo sapesse…
“Dimmi la verità, Edward.”
Mi volto verso Bella, sorprendendomi del suo tono improvvisamente accesso.
“Come vedi Rosalie?” continua.
“C-che vuoi dire?” domando confuso. “È mia figlia.”
“So che è tua figlia ma io voglio sapere se riesci a vederla come la donna che è” spiega decisa.
Capisco immediatamente ciò che intende dire. Se riesco a vedere donna mia figlia, dovrei vedere donna anche lei visto l’età. Scuoto la testa asciugandomi le mani senza guardarla. “Bella, non…” Non complicare le cose, vorrei dirle ma mi interrompe.
“La cosa non cambierà, vero? Anche fra cinque anni, anche fra vent’anni, tu mi vedrai sempre come una bambina, giusto?” domanda, arretrando di un passo con un’espressione amareggiata in volto.
“Cazzo, Bella” sussurro, voltandomi verso di lei avvicinandomi di un passo. “Non capisci che per me sei davvero una bambina? Che hai l’età di mia figlia? Che sei la sua migliore amica? Come credi che debba vederti?” le chiedo.
Perché non capisce?
“Non ti sto chiedendo nulla, Edward, ti sto solo dicendo di aprire gli occhi! Ho quasi vent’anni, non sono la stessa bambina di qualche anno fa; sono cresciuta ma tu ti ostini a non vederlo!” esclama insistendo.
“Perché non posso!” urlo io.
Bella mi fissa sorpresa, capendo il significato delle mie parole. “Ma tu vorresti?” domanda piano, facendo un passo avanti. “Lo vorresti?” continua, facendone un altro.
Mi allontano di un passo, la distanza tra noi non deve scomparire. “Bella, hai travisato le mie parole” mento.
“E allora dimmi che non lo vuoi” mi sfida. “Dimmi che il tuo ‘non posso’ significa anche che non vuoi.”
La fisso incapace di dire nulla. Ma se davvero le dicessi che non voglio? Questo servirebbe ad allontanarla definitivamente da me? 
Bella è solo una ragazza di diciannove anni, potrei essere suo padre. Deve trovare un ragazzo della sua età, non un coetaneo dei suoi genitori. Anche volendo, sarebbe impossibile. E anche se fosse possibile… non lo voglio io. Bella si merita altro.
“Non lo voglio, Bella” sussurro, cercando di ignorare la fitta al cuore che il suo sguardo ferito mi ha provocato. “Non l’ho mai voluto.”
Se arriverà ad odiarmi, magari si dimenticherà di me in fretta.
“Tu non lo vuoi” ripete lei, la voce un po’ rotta. “Non lo hai mai voluto e mai lo vorrai, dico bene?” continua, riprendendosi ad ogni secondo che passa.
Bella è forte ed io ringrazio per questo.
“Sì” confermo le sue parole.
Annuisce. “Bene. Credo allora che sarà meglio dimenticare questa conversazione, fare finta di niente e continuare per la nostra strada.”
È la cosa migliore, infatti. 
“Buona serata” augura senza alcuna inflessione nel tono di voce, prendendo il giubbotto e uscendo alla svelta.
Mi passo una mano fra i capelli quando la porta sbatte, maledicendomi per la scelta presa ma tuttavia ammettendo con me stesso che è la decisione giusta.
 
 
 
 

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Capitolo 8
*** Capitolo 7 ***


Buona lettura!


 
Bella’s pov
 
Non riesco a credere di essere scoppiata in quel modo ma non ce l’ho fatta più a resistere. Ho sopportato la sua vicinanza e il profumo che emanava senza batter ciglio, ho sopportato il suo sguardo addosso ricambiando l’intensità, sperando che qualcosa lo smuovesse, ma niente.
Anche quando per un solo momento ho pensato che forse finalmente Edward aveva capito che ormai ero una donna non è successo nulla. E lì sono scoppiata.
Perché io non voglio certo fare qualcosa per conquistarlo! So che è impossibile, che baciare le sue labbra o toccare il suo corpo sono cose destinate a rimanere dei sogni. Io voglio solo che capisca che ormai sono cresciuta, che mi veda come una vera donna, e magari che sia un po’ attratto da me. Mi basterebbe.
Sulla via del ritorno a casa, scuoto la testa, tenendo gli occhi sull’asfalto. No, non è vero, non mi basterebbe. Vorrei sempre di più di tutto ciò che adesso ho.
Se Edward iniziasse a capire che sono una donna come lo è Lauren, vorrei che fosse attratto da me, e se lo fosse vorrei pure iniziare una storia con lui.
Ed è orribile, so anche questo, perché lui è il padre della mia migliore amica e se Rosalie venisse a sapere una cosa del genere con tutta probabilità non solo non mi parlerebbe più ma non vorrebbe nemmeno vedermi. Sarei ancora più schifosa di Lauren. E io non le darei torto. Come potrei?
La verità è che forse sono davvero una bambina. Dovrei aver capito ormai da tempo che Edward è irraggiungibile, che nonostante l’età che ha non me ne frega nulla per lui sarebbe inconcepibile lasciarsi andare anche volendo. Dovrei aver capito che Edward è solo un sogno, eppure una piccola parte di me ha sempre sperato.
Oltre a questo, Edward è vedovo e padre di una ragazza che ha la mia stessa età. Ai miei genitori verrebbe un colpo se lo sapessero.
Ho sempre pensato che mi sarei innamorata di un mio coetaneo, o al massimo di un ragazzo poco più grande. Mai, in vita mia, avrei pensato di dovermi innamorare di un uomo più grande di me di quasi vent’anni, ma soprattutto, che l’uomo in questione fosse il padre della mia migliore amica.
È immorale, è assurdo. Eppure è successo.
A me piacerebbe innamorarmi di un ragazzo qualunque, di poter sorridere senza quel velo di tristezza negli occhi, di poter essere felice. Ma Edward è come un’ombra, lui e il sentimento che mi ci lega.
Non mi odio, perché purtroppo non è stata colpa mia – se fosse dipeso da me, non sarebbe mai successo – però mi sento molto in colpa. Non è una situazione facile da gestire, e io non so nemmeno come uscirne.
 
30/04/2012
 
“Non mi va, Rosalie” insisto con tono di voce lamentoso.
Sono le dieci di lunedì mattina eppure non voglio alzarmi nonostante abbia passato la domenica tutto il giorno sotto le lenzuola.
È bello vivere da sola, è bello non dover lavorare perché la casa in cui abiti ti è stata regalata dai tuoi per i diciotto anni affinché non ti mancasse un tetto sopra la testa nel voler continuare gli studi durante il loro soggiorno in Italia. Solo che loro, dopo aver vissuto per un po’ in Italia, si sono definitivamente trasferiti a New York e io non ho voluto frequentare l’università. Non è detto che un giorno non possa riprenderla, visto anche gli incitamenti dei miei genitori.
Mi amano, sono la loro unica figlia, e avrebbero voluto che anche io andassi con loro. Ma come potevo? Forks mi piace, tutti conoscono tutti ed è come stare in famiglia, e poi c’è Edward...
Ma vista l’attuale situazione, forse qualche giorno nella Grande Mela non mi farebbe male.
“Dai, Bella, perché non vuoi venire? Sarà importante, non puoi mancare. Sei come una sorella per me” sussurra con voce triste.
Gemo, infilando la testa sotto al cuscino.
Emmett vuole incontrare Edward. Lui e Rosalie si sono scambiati solo qualche bacio in quel mese in cui si sono frequentati, non hanno nemmeno fatto sesso – comincio a pensare che forse quell'anello debba valere molto per Emmett – eppure lui vuole fare le cose per bene.
Come ho detto a Edward, io mi fido di lui. Me lo dice il mio istinto e difficilmente si sbaglia con le proprie sensazioni.
La cena che si sarebbe tenuta sabato era per ufficializzare l’incontro e presenti sarebbero stati i due piccioncini e i rispettivi genitori. Io non faccio parte della famiglia, però, quindi non vedo motivo per cui avrei dovuto essere presente.
Prima che esponessi la cosa a Rosalie, lei propone: “Puoi portare anche James” comunica entusiasta.
James? Mi era stato molto vicino in tutto questo tempo, ma solo da sabato sera sono tipo caduta in un baratro di profonda disperazione e non ho voluto sentire nessuno. Lui sa che qualcosa non va e lo immagina anche. Una ragazza di diciannove anni single e per nulla interessata ad altri ragazzi che spesso quando parla di amore usa un tono malinconico. Cos’altro posso avere se non che sono innamorata, di un amore non corrisposto?
Solo che lui non sa chi è l’amore non corrisposto.
Una parte di me, quella razionale, vorrebbe dirle che non c’è bisogno; l’altra, quella impulsiva, vorrebbe invitare James e osservare il comportamento di Edward. Se davvero non prova nulla per me non dovrebbe fare nulla.
Ma io so che è così, quindi perché illudermi? Anche perché ormai mi sono arresa, basta. Non vale più la pena di sperare. Ma se ho fatto tanto, una cosa in più non cambierebbe... no?
“Rosalie, se tu fossi innamorata di un ragazzo che però non sai ciò che prova per te – può essere attratto da te e tuttavia non accettarlo perché siete diversi, oppure può averti anche detto di perdere le speranze ma senza averti convinta tanto – e se tu volessi farlo ingelosire, avendone l’occasione, lo faresti?” L'unica cosa è chiedere consiglio.
Rosalie non esita a rispondermi. “Con il mio carattere? Sì; se A non prova davvero nulla per me, indosserei l’abito più sexy per il ragazzo assunto,B, per fare capire ad A cosa si è perso. E se invece A prova qualcosa per me, indosserei ugualmente quell’abito per B per fare rosicare A, magari si sveglia pure. Ma perché me lo chiedi? C’è forse qualcuno che vuoi ingelosire? È James?”
“No, no, era solo un’ipotesi” dico alla svelta.
“Sicura?” chiede apprensiva. “Lo sai che puoi dirmi tutto” continua dolcemente.
Chiudo gli occhi.
Lo so, ti ho sempre detto tutto e sei stata la migliore amica migliore al mondo, ma l’unica cosa su cui ti ho mentito è l’unica che non posso dirti.
“Sì, Rose, lo so. E se proprio insisti verrò alla cena, anche se non capisco il motivo della mia presenza lì” rispondo invece.
“Come no? Sei come mia sorella, è solo il sangue a dividerci, ma lo sei. Non puoi non venire.”
“Va bene, va bene” acconsento. “Mi passi a prendere tu?”
“Sì, verrò a prenderti con papà.”
 
5/05/2012
 
Cambio di programma: invece di venirmi a prendere Rosalie con suo padre ho pensato che mi avrebbe potuto accompagnare James a casa dei genitori di Emmett. Lui si è dimostrato entusiasta di essere stato invitato. Con Emmett e Rosalie sono diventati molto amici e se solo dessi una possibilità a James potremmo pure uscire tutti e quattro insieme divertendoci molto più di quanto ci siamo mai divertiti con Royce.
Solo che non è giusto; io e James siamo solo amici. È interessato a me, l’ha detto apertamente, ma io non gli ho mai mentito sul fatto che al momento non mi sento pronta. E per lui non è un problema, d’altronde non è che sia innamorato di me. Gli piaccio, ma non è innamorato. Meglio così.
 
Edward’s pov
 
“Credo che di questo passo mio figlio chiederà a tua figlia di sposarsi” ride Anthony, contagiandomi.
I due sono seduti sul divano che sorridono e conversano divertiti con la madre di Emmett, Bella e James.
Non posso negarlo: Emmett è davvero dolce. Vedo il modo in cui la guarda, i suoi occhi illuminarsi quando la fissa, il suo sguardo abbandonarla solo per quei pochi istanti necessari. Si vede chiaramente che è ne innamorato e dopo ciò che è successo rivedere mia figlia così felice grazie a quel ragazzo è come una manna dal cielo. Perciò lì lascio stare, tentando di ignorare la mia gelosia e godermi mia figlia felice.
È ciò che dovrebbe fare un buon padre, no?
Il fatto è che anche Bella merita la stessa felicità di mia figlia. Lei è stata molto vicina a mia figlia, e se non mi avesse fermato probabilmente avrei ucciso Royce e sarei stato arrestato per omicidio.
Solo che James non la guarda come Emmett guarda Rosalie. Le piace chiaramente e si capisce che le vuole bene, ma non ne è innamorato. Magari un giorno, ma adesso no.
James le da una leggera pacca sul ginocchio, avvicinandosi a lei per parlarle all’orecchio. A giudicare dalle risate dei due, non è stato nulla di romantico o malizioso, solo che non so per quale motivo mi abbia dato un certo fastidio.
Stasera Bella è bellissima, molto più del solito. Si è truccata con più cura e tuttavia non eccessivamente, sottolineando con una matita scura sotto l’occhio il colore di questo, e approfondendo lo sguardo allungando le ciglia con il mascara. I capelli lunghi le coprono le spalle scoperte, ricadendo in morbidi boccoli acconciati, immagino, con l’arriccia capelli. E ha indossato un completo che se James fosse stato il suo fidanzato avrebbe dovuto proibirle di indossare. Comincio seriamente a pensare che voglia provocarmi.
Quella maglietta, poi, le fascia perfettamente quel piccolo seno che si ritrova. Le mani prudono dalla voglia di accarezzarlo, e mi faccio proprio schifo. Cazzo, è solo una bambina, come posso essere attratto da lei?
Però non è vero che lo è: in confronto a me sì, ma in realtà è una donna. Ha diciannove anni, è legalmente maggiorenne. D’altronde non sarei nè il primo nè l’ultimo, no? Quanti uomini stanno con donne molto più piccole di loro? Eppure nessuno dice niente se la donna è consenziente. E Bella lo sarebbe.
La voglia di accettare la sua velata proposta è aumentata di giorno in giorno dalla nostra chiacchierata. Eppure qualcosa mi trattiene, un qualcosa che risponde al nome di mia figlia.
Ma non lo vorrà mai a sapere... Non voglio sposare Bella, voglio soltanto accontentare lei e i miei istinti. Poi quando incontrerà qualcuno in grado di darle molto più di quanto le darei io la cosa finirà lì. E Rosalie, non venendolo a scoprire, non soffrirà mai.
I dubbi si affollano tra di loro nella mia mente, ma scompaiono quando la sento parlare.
“Christina, dov’è il bagno?” chiede alla madre di Emmett.
“Ti accompagno io, dovrei fare una telefonata. Posso?” parlo senza nemmeno pensarci, pentendomene un istante dopo.
Bella posa i suoi occhi sorpresi su di me, ma gli altri non dicono nulla. Cosa dovrebbero dire?
“Certo, Edward. Lo studio di Anthony è due porte prima del bagno, puoi mostrare anche tu il bagno a Bella” spiega gentile Christina.
Annuisco, iniziando a camminare. Bella mi segue ma non dico nulla. Non appena siamo abbastanza lontano da occhi indiscreti, la prendo per un polso portandola dentro lo studio, dimentico di mostrarle il bagno.
Non so nemmeno io quello che voglio fare o dirle, so solo che questa situazione necessita di un rimedio.
Chiudo la porta a chiave, lo studio illuminato solo dai raggi lunari che penetrano dalla grande finestra dalle tende scostate.
“Che c’è?” chiede confusa Bella, la sua schiena contro la parete a causa mia che la blocco con le mie braccia.
“Non possiamo continuare così” spiego.
“Che vuoi dire? Come continueremmo?” domanda non capendo.
“Tu ad ignorare me, io a ignorare te, tu che mi provochi, io che...”
Bella mi interrompe. “Io non ti sto provocando!” sibila piano, adesso arrabbiata.
“Bella, non mentire. Se non mi stessi provocando allora mi spieghi il motivo per cui ultimamente vieni sempre più svestita a casa mia? Oppure anche stasera!” le faccio notare.
“Tu credi che tutto ciò che faccio giri intorno a te?” domanda sorpresa. “Be’, non è così, Edward. Ciò che faccio lo faccio per me, per sentirmi bene con me stessa, perché lo voglio, perché mi va, perché mi piace, perché...”
Bella continua a parlare ma io non l’ascolto. Vedo solo le sue labbra che si muovono velocemente, il suo sguardo puntato ovunque tranne che sul mio volto, e le sue mani che gesticolano furiosamente per farmi capire quanto è vero ciò che mi sta dicendo.
Sarà pure vero, ma non le credo.
E le sue labbra che si muovono furiosamente, il suo sguardo acceso di rabbia, le sue gote arrossate e il suo petto che fa su e giù per il respiro, mi fanno dimenticare persino il mio nome. Senza nemmeno pensarci, la metto a tacere premendo le mie labbra con le sue.
Bella sussulta sorpresa e sinceramente nemmeno io so cosa mi è preso. So solo che riesco a sentire il calore del corpo di Bella contro il mio e il suo profumo invadermi le narici stordendomi.
Tutti i buoni propositi vanno a puttane. Va a puttane sapere che è una bambina in confronto a me, va a puttane sapere che ha la stessa età di miei figlia, va a puttane il fatto che sia la sua migliore amica. Va a puttane tutto.
Bella non si tira indietro. Ricambia il bacio affondando una mano fra i miei capelli.
 
Bella’s pov
 
Quante volte ho sognato questo momento? Quante volte ho sognato di baciare le sue labbra, di stringere fra le mani i suoi capelli? Di fare il primo passo, quel primo passo, con lui? Tante volte, forse troppe.
Il bacio aumenta di intensità facendomi quasi morire per la gioia; Edward mi spinge contro il muro premendo di più il suo corpo al mio.
Finalmente.
Mi sembra solo un sogno. Ho quasi paura di aprire gli occhi. Se è un sogno, decido di catturare ogni singolo istante. Mi stringo di più a lui, e poco mi importa se penserà che sono troppo ‘invadente’. Mi sta baciando, non mi respinge e ha iniziato lui. Sa perfettamente quello che provo per cui...
Ma i miei timori si realizzano: mentre cerco di tenerlo fermo vicino a me, tenta di spostarsi. “Bella... Bella, aspetta...” sussurra tentando di allontanarsi. Quando ci riesce, lo fisso preoccupata. “Devi ritornare la’ dentro” spiega piano.
“Ma poi...” tu non ne vorrai sapere più niente di me, penso.
“Poi parliamo, va bene?” domanda accarezzandomi una guancia dolcemente.
Un gesto che mi stringe il cuore.
“Non ti allontanerai?” chiedo, il cuore in gola.
Edward sembra preso alla sprovvista. “No, non mi allontanerò” risponde infine. “Ma adesso vai” ordina sempre dolcemente.
Annuisco obbedendogli. In fondo ha ragione.
 
 
 

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Capitolo 9
*** Capitolo 8 ***


Scusatemi per non aver postato nulla durante questa settimana, ma è l’ultimo mese di scuola e ci stanno sommergendo di compiti che mi impediscono persino di avvicinarmi al pc, la sera vado a letto stanca morta… proprio non ho avuto il tempo. Pubblico velocemente i capitoli delle mie storie ma senza rispondere alle vostre recensioni proprio per poter mandarmi avanti coi capitoli. Sappiate però che le apprezzo tantissimo.
 
Okay, ora passiamo al capitolo.
Non so come potrete prendere questo capitolo vista la svolta finale. Ciò che vi posso solo dire è che in un modo o nell’altro, la pensiamo tutti diversamente sulla verginità di una donna. Importantissima, questo non lo metto nel modo più assoluto in dubbio, possiamo pensarla diversamente su quando, come e con chi perderla. Oltre questo, vi dirò anche che al posto di Bella probabilmente mi sarei comportata nello stesso, identico modo. Quindi sì: se dubitate (dopo aver letto il capitolo) del suo comportamento, vi assicuro che è molto realista per quanto riguarda me.
Ma bando alle ciance, giudicherete voi :)
Buona lettura!
 
 
 
 
 
Bella’s pov
 
Edward è al lavoro. Io, invece, sono in camera di Rosalie.
“Che ne pensi di questo?” mi domanda pur voltata verso lo specchio. Pone davanti al suo corpo l’abito, osservandosi per capire se le piace come le sta o meno.
“Sei bellissima” mormoro senza tono.
Rose sbuffa. “Bella, me l’hai ripetuto già per le ultime dieci volte” mi rimprovera.
“Perché tu hai provato dieci volte vestiti che comunque ti fanno tutti figa. Ovvio che poi mi stanco” borbotto, buttandomi sul suo letto a pancia in giù.
Rosalie mi raggiunge con un lungo salto. “Dai, amore, mi devi aiutare. Voglio stenderlo, Emmett, e non voglio essere solo figa. Voglio essere LA figa. Comprendi?” chiede imitando la voce di Jack Sparrow facendomi scoppiare a ridere.
“Va bene, va bene…” Arrendendomi, mi alzo dal letto portandomi di fronte al suo armadio. Infilo tra le ante la testa e cerco. Quando trovo il vestito a cui pensavo, glielo lancio addosso. “Ecco, indossa questo” le dico.
Rosalie lo guarda. “Questo?” chiede sconvolta. “Ma non ha niente di speciale! È un comune vestito verginale, dov’è lo spacco vertiginoso o la scollatura profonda degli altri?”
“Appunto. Tu indossa questo e vedrai che Emmett morirà dalla voglia di scoprire cosa c’è dentro. Se indossi uno dei dieci vestiti di prima vedrà già tutto prima del tempo” le spiego.
Il mio ragionamento non fa una piega e lo sa anche lei. “Cazzo, hai ragione, donna” concorda infine, togliendosi l’accappatoio.
Osservo l’intimo che indossa. È bellissimo ma non le risalta nulla.
“Quello non va bene” annuncio indicando le sue tette con la testa.
“Perché no?”
“Perché visto che non hai una scollatura profonda e lui non può vedere niente devi fargli capire quanto l’hai grosse. Non puoi non mostrargli nulla completamente, qua ci vuole un reggiseno push-up” le dico, trafugando nei suoi cassetti. “Questo è perfetto. Rosso, pizzo, push-up: se fate sesso non saprà resisterti.”
Al contrario mio, Rose non è più vergine. Alec, un nostro vecchio amico, l’ha sverginata a diciotto anni ma poi le cose sono andate diversamente e i due non stanno più insieme. Quindi per lei non è un problema organizzarsi per una serata di sesso come lo sarebbe per me. Se Edward accettasse, però.
“Hai ragione anche questa volta” dice, prendendo l’intimo in mano e cambiandoselo davanti a me.
Dopo essersi vestita, passa una mano fra i capelli. Scelta giustissima: con i capelli mossi si sprizza semplicità ma anche sensualità da tutti i pori.
“Che collana metto?” domanda infine.
“Non puoi mettere una collana con un vestito del genere. Canalizzerebbe l’attenzione sul tuo collo, cosa che vogliamo evitare. Al massimo, metti degli orecchini – assolutamente minuscoli – e un bracciale. E se eviti il bracciale fai pure meglio” le rispondo, iniziando a sfogliare una rivista.
“Va beeeene” mormora poco convinta. “Le scarpe?”
“Assolutamente quelle con tema floreale, si intoneranno al vestito.”
Rosalie riesce a prepararsi entro le sette di sera, orario in cui la passerà a prendere Emmett. Ma quando verso le sette meno venti sento la porta principale aprirsi, il mio cuore ha un sussulto.
Ieri io e Edward non abbiamo avuto occasione di parlare, essendo domenica, e il dubbio non mi ha fatto pensare ad altro. Edward mi respingerà? Sabato è stato solo un momento di debolezza o finalmente ha capito?
“Papà è tornato” annuncia entusiasta Rosalie, correndo fuori dalla porta.
Non è l’unica ad esserlo, solo che io devo nasconderlo.
“Ciao, papà” saluta Rose scoccando un bacio sulla guancia a Edward.
Lui non si è ancora accorto di me, che mi nascondo quasi dietro la porta. Decido di farmi avanti, il cuore che batte a mille.
Edward si accorge subito di me ma distoglie lo sguardo posandolo su sua figlia quando parla.
“Devo andare un attimo in bagno, accidenti. Sono talmente agitata che me la sto facendo sotto…” borbotta dirigendosi verso il bagno.
Non appena rimaniamo soli, sento un forte imbarazzo bloccarmi il respiro. Okay, non ce la faccio. Sono pronta a voltarmi per andarmene in camera di Rosalie quando Edward mi blocca per un polso.
“Dovevamo parlare” ricorda avvicinandosi. Non troppo, ma io sento già le gambe tremarmi. Non riesco nemmeno a rispondergli con un cenno del capo.
Vedendo il mio smarrimento, Edward sorride. “Stai tranquilla” mormora dolcemente.
Mi rilasso come per magia ma non appena sento la porta aprirsi io e Edward ci allontaniamo come scottati. Ecco la prima, quante altre volte dovremmo farlo?
“Credevo dovessi andare in bagno” osserva Edward incrociando le braccia al petto.
Porta ancora il giubbotto ed è bello da morire.
“Sì ma non per fare pipì. Dovevo solo vedere se ero ancora figa.”
Edward pare accorgersi solo in quel momento il vestito che indossa sua figlia. “Non senti freddo?” domanda, inarcando un sopracciglio.
Nascondo un sorriso mentre Rosalie si imbroncia.
“Guarda che si muore fuori, meglio metterti un pantalone e un maglione, se vuoi ti presto pure la mia giaccia!”
Oddio, maglione al primo appuntamento?! Per poco non scoppio a ridere.
“E dai, papà, Bella ha detto che con questo vestito sono figa” supplica Rosalie.
Edward la squadra da capo a piedi. “È proprio questo il punto, amore mio” le risponde.
Rosalie scoppia a ridere, abbracciandolo.
“Sì, sì, comprami che è meglio” borbotta Edward, osservandomi nel mentre sua figlia non ci vede.
Vorrei distogliere lo sguardo per l’imbarazzo ma non lo faccio. Spero tuttavia che se arrossisco non si noti poi così tanto.
Fortunatamente il campanello suona facendo sobbalzare Rosalie e, di conseguenza, facendo spaventare Edward che fissa la figlia trucidandola con lo sguardo.
“Oddio, Bella, è qui!” sussurra Rose per non farsi sentire da Emmett visto che siamo nei pressi della porta di casa. “Che faccio, lo faccio aspettare com’è di regola oppure per questa volta salto?” domanda ansiosa.
La fisso seria in volto. “Non puoi non rispettare la regola, Rose! Devi farlo aspettare.”
“Ma scusatemi, se è già pronta perché deve aspettare, quel povero ragazzo?” domanda ingenuamente Edward, intromettendosi.
“Perché è così che succede negli appuntamenti” trovo il coraggio di rispondergli. Poi mi rivolgo a Rosalie. “Specialmente se è il primo appuntamento ufficiale. Ora vai, ci penso io” termino sbrigativamente la discussione mandando Rosalie in camera.
“Vado ad aprire” esclama nel frattempo Edward.
Lo raggiungo quando mi sono assicurata che Rosalie è già dentro la camera. “Ciao, Emmett” saluto sorridendogli. È mio amico, specialmente adesso che si frequenta con la mia migliore amica.
“Ciao, Bella.”
“Stai bene?” domando divertita. Mi sento un po’ più a mio agio dopo ciò che ha detto Edward pochi secondi fa.
“Certo” risponde Emmett.
Okay, non è affatto vero. È agitato, che carino!
Sorrido. “Vado a vedere se Rosalie è pronta” annuncio lasciandoli soli.
Non è giusto farlo soffrire, dai.
Apro la porta della camera di Rose, trovandola davanti allo specchio che si sistema i capelli. “Rosalie, andiamo?” chiedo.
Salta in aria voltandosi verso di me come spaventata. “S-sì.”
Capendo il suo stato d’ansia, chiudo la porta avvicinandomi. “Rosalie, andrà tutto bene. Emmett è sincero con te” le mormoro.
“Oh, ma io lo so che è sincero. È solo... ho paura che magari lui non provi ciò che provo io...”
Capisco immediatamente ciò che intende: Rosalie non è ancora innamorata di lui ma prova un sentimento molto profondo, per nulla superficiale. È sulla buona strada, ad ogni modo, per innamorarsi di lui e nemmeno le do torto. Emmett è il ragazzo perfetto.
“Emmett è cotto di te dalla prima elementare” le rivelo. “Quindi puoi stare tranquilla.”
Rosalie sorride. “Grazie.”
“Dai, ora andiamo.”
 
Semmai anche io avessi avuto dei dubbi riguardo i sentimenti di Emmett, dopo quella sera non ne avevo più.
Quando Rosalie è uscita gli occhi di Emmett si sono illuminati e lei ha subito tentato di fuggir via da suo padre, a disagio. Aveva fatto in modo che se ne andassero il prima possibile, talmente agitata da dimenticarsi pure che io e suo padre saremmo rimasti soli in casa.
Ho visto, durante l’incontro, Edward nascondere una punta di preoccupazione mista anche ad irritazione ma tutto sommato se l’è cavata bene.
Quando chiude la porta principale, rimaniamo soli. Purtroppo non posso fuggire: dobbiamo parlare e lo sappiamo entrambi.
“Vieni di là?” chiede indicandomi e dirigendosi verso il salotto.
Lo seguo senza far storie.
“Siediti” mi invita, indicandomi stavolta il divano e sedendosi sul tavolino di fronte quando lo faccio. Prende un profondo respiro, leccandosi velocemente la labbra. “Ascoltami, Bella. Sabato, io...”
Temo ogni singola parola, ogni singola pausa, ogni singola cosa che potrà dirmi. ‘Sì, lo voglio ma non posso’, ‘Non lo voglio’, ‘Non lo voglio ma possiamo fare sesso’, ‘Possiamo fare sesso ma non chiedermi di più’... Temo tutto e di più, e mi limito a sentirlo parlare fissandolo nei suoi meravigliosi occhi verdi, stringendomi le mani senza che lui se ne accorga.
“Non ero in me. Io... okay, ho sbagliato. Sei una donna, Bella, lo sei” mormora col tono più gentile che possiede. È gentile, non dolce. Brutto segno? “Ma ai miei occhi, se devo confrontare la mia età con la tua... sei solo una bambina” rivela dispiaciuto. “Ho quasi trentasette anni e tu ne hai diciannove. Cosa pensi che dirà la gente, sapendolo?” domanda.
Scuoto la testa, appigliandomi a qualunque cosa. “La gente non capisce... La gente è ipocrita, giudica senza averne l’obbligo... Loro non sono nulla per poterci giudicare, magari fanno molti più sbagli di gran lunga peggiori di questo!”
Non lo considero affatto uno sbaglio, innamorarmi di lui è stata la cosa più bella che mi sia mai capitata, ma Edward... lui sembra il primo a non capire.
Si passa una mano fra i capelli, sospirando ancora. “E Rosalie? Che direbbe Rosalie?”
È un colpo basso. Sa che non so rispondere a questa domanda.
Capendolo, prende le mie mani fra le sue stringendole forte. Cerco di godere del contatto, assaporando l’istante: potrebbe essere l’ultimo della mia vita. Il primo e l’ultimo. Ma le sue parole mi raggelano.
“Sei come una figlia, per me. Sei cresciuta insieme a Rosalie, ti ho vista crescere giorno dopo giorno, sbocciando come un fiore, come faccio a non vederti come una bambina già solo per questo? Io so che magari adesso sei confusa... che credi di provare per me sentimenti che invece proverai per un altro ragazzo. E lui sarà molto fortunato perché tu sei una ragazza meravigliosa, Bella. Ma prova, per un solo istante, a metterti nei miei panni. Tu ti innamoreresti mai del migliore amico di tuo figlio?” domanda. Sembra quasi disperato nel tentativo di farmi capire.
Ma io ho capito benissimo, e fa male. Fa male semplicemente perché ha ragione. Ma soprattutto fa male perché si sbaglia, anche. Io non ho solo una cotta per lui, ne sono davvero innamorata! E non posso averlo, non lo avrò mai.
Chi dice che non esistono gli amori impossibili ma solo amanti codardi è un coglione. Gli amori impossibili esistono.
“Edward...” La mia voce trema, e solo in quel momento mi accorgo di vedere la sua figura un po’ sfocata.
Edward passa un dito sulla guancia quando una lacrima scende giù, sfuggendo al mio controllo. “Non avrei mai dovuto illuderti l’altra sera. E mi odio, Bella, perché invece l’ho fatto.” Si inginocchia davanti a me, stringendo un’altra volta le mie mani con le sue. “Perdonami, Bella. Per favore, cerca di capirmi.”
Edward non sta affatto fingendo, non mi sta raccontando una scusa solo per farmi stare zitta. Edward mi sta supplicando con occhi sinceri, disperati. E come posso avercela con lui? Lui ha ragione, io lo so che ha ragione: a dividerci sono troppo anni e Rosalie. Ma come faccio a non sperare almeno un po’?
“Edward” sussurro. Stringo le sue mani più forte, avvicinandomi con il busto a lui. Adesso, i nostri visi si fronteggiano. Annuisco, osservando l’espressione del suo viso alleggerirsi. “Posso chiederti una cosa?” domando con la voce che trema, nuove lacrime a riempirmi gli occhi.
Io lo amo. Ho sempre desiderato una prima volta con lui, o anche un solo bacio. E visto che non posso chiedergli una prima volta perché lasciarlo sarebbe ancora più doloroso di quel che già è, desidero chiedergli almeno un bacio.
“Cosa?” chiede piano, scostandomi una ciocca di capelli dal viso.
Deglutisco. Mi sento il cuore a pezzi e sento anche che fra poco scoppierò a piangere come una bambina. Ennesima conferma che ha ragione. Sono una bambina. “Mi dai un bacio?”
Affonda la mano fra i capelli, posando la sua fronte contro la mia. “Bella...” mi supplica. Mi supplica ancora.
Affondo la mia mano fra i suoi capelli. Una sua mano fra i miei, una mia fra i suoi, le altre nostre mani intrecciate. Se solo non mi stesse dicendo che fra noi è tutto impossibile... morirei di felicità, in questo momento.
“Per favore” lo supplico pure io. “Solo questo... solo un bacio.”
Non aspetto che dica nulla: poso le mie labbra sulle sue, piano, in una leggera carezza. Lo faccio una volta, due volte, tre volte. Fin quando non ricambia anche lui, prendendo il comando. Sono felice di cederglielo, lo cedo molto volentieri.
Sento la sua lingua accarezzarmi il labbro inferiore, stringendolo poi fra le sue labbra. Quando gli stringo i capelli con la mano per fargli capire che voglio di più, Edward mi accontenta. Il bacio si trasforma immediatamente in qualcosa di ancor più passionale, le sue braccia adesso strette al mio corpo, in ginocchio pure io, ora. Lo stringo anche io, il mio petto contro il suo. Stiamo andando oltre ma non mi fermo, come potrei fermarmi quando questo è ciò che ho sempre voluto? Se mi cedo, lo faccio perché lo amo. So che non abbiamo futuro, che sarà solo per una notte ma io me la farò bastare. Amandolo, non penso a nessun’altra decisione.
“Bella... aspetta...”
Il sangue mi si gela nelle vene quando Edward tenta di scostarmi da sé.
“Per favore...” lo prego in un sussurro.
Faccio tutto il contrario di ciò che vorrebbe: invece di allontanarmi mi stringo più forte a lui tanto da farlo cadere e mi ritrovo seduta a cavalcioni su di lui. Edward sembra respingermi con una sola parte del corpo, quella razionale; l’altra, quella impulsiva, è come se trattenesse la sua forza. Perché potrebbe allontanarmi quando vuole con una sola mano, invece non lo fa. Anzi, riesco anche a sentire qualcosa di duro sfiorare la mia femminilità.
Sono vergine, ma posso considerarmi un’esperta nella teoria e so perfettamente cos’è quel qualcosa.
Edward sospira quando gli bacio il mento. “Per favore te lo chiedo io, Bella...” mi corregge. Supplica ancora e questo mi fa capire una cosa: vuole, vuole ma non può. Un’improvvisa gioia mi invade il corpo: se vuole, sarà più facile farlo cedere. La mia mente già corre a scenari inimmaginabili: io e Edward insieme nel suo letto, io e Edward abbracciati dopo aver fatto l’amore, io con una sua camicia e lui con solo i boxer a mangiare insieme, noi due accoccolati sui divano... e molte altre figure. Figure che mi riempiono il cuore di felicità.
“Solo per questa notte, Edward... sarà solo per questa notte” gli giuro fissandolo negli occhi.
Odio vedere quant’è combattuto tra l’accettare o il rifiutare, ma stavolta voglio rimanere nei miei panni, quelli di una ragazza innamorata che sfrutta la situazione a suo vantaggio. Non mi sembra di sbagliare, ma se lo sto facendo... non si dice che l’amore è anche egoismo?
“Come puoi accettare di darti anche solo per una notte?” sussurra stupito.
Perché ti amo.“Perché mi va” rispondo invece.
Lui non mi sta rifiutando.
 
Edward’s pov
 
Perché deve rendere tutto più difficile? Le ho già detto che la vedo come una donna, che è molto bella, che l’uomo con cui starà sarà un uomo fortunato… Le ho fatto capire che non è possibile per la nostra differenza d’età, per la situazione in cui ci troviamo, per il fatto che la gente parlerà, e male, molto male. Cos’altro devo fare?
Eppure la voglio. Posso respingerla, è piccola e leggera quanto una piuma, potrei spostarla anche con una sola mano. O almeno, è questo che mi dice la testa. Il mio corpo dice tutt’altro.
Mi dice di spingerla sul divano e baciarla, di spogliarla dei suoi vestiti e assaggiare il sapore della sua pelle, mi dice di aprirle le gambe e affondare nel suo calore. Mi dice tante cose, tutto ciò che vorrei fare. Ma come posso farle quando sappiamo tutte e due che è sbagliato?
Sento improvvisamente la sua bocca contro la mia; mi sta baciando. Piano, con dolcezza.
La cotta non le è passata, accidenti! E io che pensavo che crescendo si guardasse in giro. E la cosa che più mi fa arrabbiare è che a me non dispiace. Non mi dispiace per niente, anzi! Ennesimo problema da aggiungere alla lista.
‘Solo per questa notte.’
Se solo sapesse quanto sono tentato di accettare… Ma non sarebbe giusto. Lei è solo una ragazzina che vuole passare una notte con l’uomo da cui è sempre stata attratta, io invece voglio solo cedere al desiderio che Bella accende in me. E non voglio illuderla più di quanto non abbia già fatto sabato.
Non è giusto. Ma quando percepisco le morbide labbra di Bella sul mio mento, dimentico tutti i ragionamenti fatti.
Sono solo un umano che fa sbagli in continuazione, e Bella sembra volere proprio questo.
Oh, al diavolo!
Ricambio il bacio con tutto il desiderio che vorrei nascondere. Bella ha detto solo per questa notte e solo per questa notte sarà.
“Sarebbe meglio andare in camera mia” riesco ad ansimare.
Non ho idea dell’ora in cui mia figlia dovrebbe tornare, per cui è meglio se Bella si nasconde nella mia camera da letto. Rosalie non ha motivo di entrarci.
Bella annuisce, scostandosi. Mi alzo in piedi imitato da lei, mentre un pensiero si fa strada in me.
“Bella, non ho i preservativi” comunico, osservandola.
Un leggero rossore le imporpora le guance, facendola diventare ancora più bella. “Ce li ho io” annuncia.
Li ha lei? E perché... Ma certo. Ha diciannove anni, è chiaro che avrà già fatto le sue esperienze. Il fatto che abbia i preservativi dovrebbe farmi solo piacere visto che mi dimostra la sua responsabilità. Invece mi innervosisce.
“Li ho nella borsa” continua, andando verso camera di Rosalie. Quando ritorna, in mano ha una scatola di preservativi ancora chiusa.
“Andiamo” mormoro io, dirigendomi in camera da letto senza aspettarla.
Non capisco perché mi da’ così fastidio sapere che ha fatto sesso. Lei è liberissima di farlo, non sono suo padre e non sono nemmeno il fidanzato. Anche io ho fatto sesso, dove sta il problema? A lei mica da’ fastidio... ma allora perché a me succede il contrario?
La mia camera da letto è rischiarata solo dalla luce lunare che filtra dalla finestra aperta. Dovrei chiuderla, ma visto che io e Bella dovremo fare molti esercizi... meglio tenerla aperta.
Le tolgo i preservativi di mano, posandoli sul mio comodino. L’attiro verso di me, facendo scontrare ancora le nostre labbra.
È incredibile il punto in cui siamo arrivati. Sembra tutto così irreale... Io e Bella? La migliore amica di mia figlia? È così assurdo! Eppure siamo qui.
Lo voglio io, lo vuole lei. E sarà solo per una notte. Nessuno che ci possa giudicare, e mia figlia che continuerà a volerci bene come sempre. Non cambierà nulla.
La prendo in braccio per stenderla sul letto. Immediatamente, le tolgo la maglietta che ha indossato. Il reggiseno che indossa è di pizzo rosso, ed immagino nello stesso modo le mutandine. Non aspetto nemmeno un istante per vedere se ho ragione o meno. Le slaccio il bottone dei jeans, facendoli scivolare sulle sue gambe.
È bellissima distesa sul mio letto, incredibilmente perfetta. La pelle è liscissima ed è così minuta che mi viene una voglia irrefrenabile di stringerla a me. Non mi è mai capitato, eccetto che con Rosalie. Oh, certo, con Rosalie è diverso perché lei è mia figlia e la amo come un padre ama una figlia, ma con Bella... ciò che sento è qualcosa che nemmeno io so descrivere. È come se volessi proteggere Bella come un uomo protegge la sua donna. E io questo non posso permetterlo. Non mi posso permettere di provare qualcosa di più per Bella, è già abbastanza se sto cedendo al desiderio.
Ma perché Alice doveva farmi accorgere del fondoschiena di Bella? Da lì è cominciato tutto!
Ritorno alla realtà quando Bella mi toglie il maglione che indosso, passando poi le mani sul mio petto. Mentre aspetto che giungano fino al bottone dei miei jeans come io ho fatto con lei, la bacio. Un bacio lungo e profondo.
Le mani di Bella sono fredde e mi procurano brividi d’eccitazione lungo tutto il corpo.
Premo il mio bacino contro il suo, senza però fare niente. È lei che inizia a muoversi piano sotto di me. Quando finalmente giunge a destinazione, mi slaccia i jeans, cercando di farli calare sulle mie gambe.
A questo penso io. Mi allontano velocemente e brevemente da lei per togliermi scarpe e pantaloni, compresi i boxer. Ritorno sopra di Bella affondando il viso sul suo collo. Le apro le gambe, senza però penetrarla. Inizio semplicemente a muovermi su e giù, senza premere troppo, stimolando con la punta del mio pene il suo clitoride.
Bella ansima, stringendo le mani sulle mie braccia.
Non ho idea se sia vergine o meno, anche se non credo. Ha diciannove anni e un ragazzo che le gira intorno, in più porta dei preservativi in borsa. No, non lo è. Meglio così... no? Meno sensi di colpa per me.
Ma quando inizio a penetrarla dopo aver indossato il preservativo, Bella si irrigidisce improvvisamente.
“È da un po’ che non fai niente?” le sussurro, tremando nello sforzo di trattenermi.
Bella scuote la testa. “Praticamente da una vita.”
Ci metto un po’ per capire che non sta scherzando. E soprattutto, ci metto un po’ a capire quello che realmente intende. “Sei...?” Non riesco nemmeno a dirlo. Non so nemmeno se ne sono felice o meno.
“Senti, è già abbastanza doloroso senza che tu mi fissi con quell’espressione sconvolta” mi supplica Bella deglutendo.
Le faccio male. Le sto facendo male perché è la sua prima volta.
“Vuoi che... che mi tolga?” chiedo titubante, allontanandomi di un poco.
“No! È l’ultima cosa che voglio, questa...” sussurra stringendosi di più a me.
Come faccio ad allontanarmi, adesso? Come faccio se Bella mi ha appena confidato una cosa così? E sì che so quello che provo di fronte alla consapevolezza che lei era vergine. Orgoglio, stupido orgoglio maschile eccitato da tutto questo.
Bella era vergine, ma sono stato io a renderla una donna nel vero senso della parola.
“Cercherò di fare il più piano possibile, okay?” sussurro abbassandomi leggermente per sfiorare con la mia fronte la sua.
Annuisce. “Mi fido di te.”
Il mio cuore prende a battere più forte e io non posso fare altro che baciarla trasmettendole attraverso questo bacio tutto ciò che provo per lei. E inizio a farla mia. Da adesso, è mia per davvero.
Inizio a spingere piano, lentamente, fino a quando non è lei che spinge il bacino verso il mio. Le faccio ancora male, sente ancora dolore, ma la prima volta non è che si può evitare. La prossima volta andrà meglio, lo giuro.
No! Quale prossima volta? Non ci sarà una prossima volta, accidenti!
“Ti faccio ancora male?” chiedo bisbigliando, non potendomi trattenere dall’aumentare le spinte quando il piacere monta sempre più in me.
“Un po’. Ma non importa” replica sorridendomi leggermente.
Sì che importa, invece. Ma l’unica cosa a cui riesco a pensare, improvvisamente, è Bella che mi sta baciando e che non ha intenzione di allontanarsi. Lo fa con leggerezza, facendomi appena sentire la punta della sua lingua sulle mie labbra a contatto con la sua bocca morbida. Stringo i pugni sul materasso, spingendo un po’ più forte e raggiungendo finalmente l’orgasmo gemendo.
Bella sposta le sue labbra sul mio mento, aumentando così i miei tremori. E poi ancora più giù, fino a baciare il mio pomo d’Adamo, facendomi rilassare.
Respirando affannosamente, mi accascio su di lei che prende ad accarezzare i miei capelli. Poso una mia mano sul suo seno, stringendo leggermente. Ha la pelle morbidissima. Bella si sistema meglio sotto di me, e l’ultima cosa che ricordo prima di addormentarmi sono ancora le sue dita fresche che mi accarezzano con dolcezza. 

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Capitolo 10
*** Capitolo 9 ***


Il capitolo di oggi è bello corposo, ma più che altro a causa dei pensieri che si fanno B&E. È la prima volta che scrivo un capitolo più narrativo che descrittivo, e non ho la più pallida idea di cosa ne sia venuto fuori. Lascio a voi il compito di giudicare. Buona lettura!
 
 
Edward’s pov
 
A svegliarmi sono i lievi raggi di luce giornaliera che penetrano dalla finestra picchiettando sul mio viso. Aggrottando infastidito le sopracciglia e serrando per un breve istante gli occhi, allungo involontariamente un braccio come faccio solitamente per risvegliare i muscoli intorpidito dal sonno.
Quando invece di tastare con le dita il soffice materasso del tetto e tocco qualcosa di altrettanto morbido ma anche caldo, apro gli occhi confuso.
I ricordi della notte precedente ripiombano su di me quasi con forza, facendomi allontanare la mano di scatto come scottato mentre chiudo gli occhi.
Dio, no.
Come diavolo ho potuto permettere che succedesse? Non avrei mai dovuto accontentarla, già cedere a quel bacio è stata pazzia, andare oltre è… è assolutamente immorale e sbagliato! Non solo, è anche rimasta a dormire e adesso è mattina.
Cercando di non svegliarla, indosso una vestaia ed esco fuori dalla mia camera da letto.
Rosalie deve essere già a casa, per l’amor del cielo… ma quando apro la porta di camera sua il più piano possibile, lei non c’è. Eppure il letto è disfatto. La trovo in cucina che beve una spremuta.
“Buongiorno, papà!” esclama saltandomi addosso.
La stringo a me baciandole delicatamente i capelli. È raggiante, e questo mi fa ben capire quanto sia stato per lei meraviglioso l’appuntamento di ieri sera. Meglio così, lo speravo.
“Come è andata ieri sera?” domando fingendomi interessato.
Oh, certo, lo sono, ma sono molto più preoccupato che Bella possa alzarsi dal letto e farci scoprire. Una sola notte, e già muoio di paura. Non potremmo continuare neanche volendo, poco ma sicuro.
“È stato meraviglioso, papà. Non ho parole per descrivere il comportamento di Emmett” mormora sognante mia figlia, spalmando il burro sul pane tostato.
“Quindi è stato un gentiluomo, suppongo.”
“Oh, sì!”
La paura che Bella possa alzarsi dal letto ed entrare in cucina senza sapere che Rosalie è già sveglia aumenta ogni secondo che passa. Devo trovare una soluzione.
“Perché non vai a trovarlo?” domando, tentando di ignorare la fitta di gelosia che mi provoca saperla in compagnia di un uomo che non sia il sottoscritto.
Rosalie inarca un sopracciglio. “Sul serio?” È scettica, e non posso darle torto.
“Emmett è sincero nei tuoi confronti e tu sei cotta a puntino. Non potrei desiderare compagno migliore per mia figlia, quindi approvo in pieno” spiego, osservando il suo viso arrossire.
“Grazie” sussurra con un sorriso imbarazzato.
Non l’avrei mai fatto a causa della gelosia che provo adesso verso il suo rapporto con Emmett, ma arrivati a questo punto non ho altra scelta. Devo mandarla via, e devo farlo subito.
“Dai, vai a prepararti, ma prima vedi se Emmett è sveglio” le ricordo.
È inutile; Rosalie scappa in camera uscendone cinque minuti dopo. Non è truccata, ha indossato solo una maglietta e dei semplici jeans, eppure è bellissima.
“Grazie, papà” mormora scoccandomi un bacio sulla guancia.
“Mi raccomando, stai attenta per strada” le urlo dietro quando esce dalla cucina.
Calma, Edward, calma. Non puoi fiondarti in camera tua quando Rosalie è ancora qui intorno.
Uno, due... la porta sbatte.
Non appena sento il tanto atteso rumore, mi fiondo in camera mia. Bella dorme ancora.
Mi dispiace svegliarla, ma è necessario: Rosalie non ritornerà prima di un’ora, sicuramente, ma per quando si sveglierà potrebbe essere già troppo tardi.
Mi avvicino a lei; ha un’espressione beata sul bellissimo viso. A pancia in giù, i capelli sono sparsi un po’ sul cuscino e un po’ sulle spalle, la schiena è nuda, e il lenzuolo le copre dai fianchi in giù.
Sembra un angelo, un angelo perfetto. È sensuale nonostante stia dormendo.
Bella vuole che io inizi a vederla come una donna, senza sapere che io la vedo così già da parecchie settimane. Ma non è importante che io la vedo o meno come la donna che è; Bella deve scomparire dalla mia vista, almeno per un po’.
Mi sento troppo vulnerabile quando mi è intorno, troppe volte vorrei cedere all’istinto di farla mia quando mi è vicino. E non solo è sbagliato visto la situazione in cui ci troviamo, ma lo è anche visto che io potrei essere suo padre.
Bella si muove sul letto, l’espressione ancora beata. Mi avvicino a lei, sfiorandole la spalla.
“Bella?”
Aggrotta le sopracciglia delicate, infastidita. Tento un’altra volta.
“Bella, avanti, apri gli occhi.”
Controvoglia, lo fa. Apre gli occhi puntandoli su di me. Sembra parecchio confusa. Poi, in un lampo, la sua espressione diventa consapevole del perché si trova la mia faccia davanti al suo volto di prima mattina, mentre i ricordi di ieri sera affollano la sua mente.
“Edward” sussurra, la voce assonnata.
Mi allontano da lei dandole l’impressione che ciò che faccio sia un gesto come un altro. Invece no, mi allontano perché è meglio così.
“Rosalie?” chiede agitata svegliandosi di colpo.
“Non c’è, è uscita, ma noi siamo stati parecchio incoscienti ad addormentarci quando sapevamo perfettamente che mia figlia sarebbe tornata di lì a qualche ora.”
Mi odio per il mio tono di voce accusatorio, come se stessi dando la colpa a Bella, ma non riesco a evitare. So che la colpa non è sua, certo, ma spero che capisca il rischio che abbiamo corso.
“Bella, capisci adesso ciò che intendo, vero? Finiamola qui, prima che qualcuno soffra” riprendo, osservandola.
Bella non ricambia il mio sguardo; il lenzuolo stretto al corpo nudo, ha lo sguardo basso. “Hai ragione” sussurra infine.
E stranamente, sento una punta di fastidio invadermi. Cristo santo, ma dove sto a coerenza? Perché se voglio finirla qui e Bella mi asseconda – ciò che dovrei volere – sento come se la cosa mi infastidisse?
Ma Bella continua.
“Hai ragione, è stato tutto uno sbaglio. Ho sbagliato io a dare a te la mia verginità e… e niente, la colpa è solo mia. Tu non c’entri niente con tutto questo.”
Parla ad alta voce ma è come se io per lei non ci fossi.
E, dannazione, sento ancora quella sensazione di felicità mista ad orgoglio nel sentire ancora una volta che Bella mi ha donato una parte tanto importante di una donna. Non voglio assolutamente approfittare di Bella; potrei continuare a scoparmela fingendomi interessato – un qualcosa di più di ciò che si aspetta, perché essendo la migliore amica di mia figlia è chiaro che ho imparato a tenerci, a lei – e lasciarla quando poi mi stanca.
Invece, ieri sera ho ceduto per puro desiderio, perché lei era più che consenziente e perché sembrava volerlo esattamente quanto me. Non ero lucido. Ma adesso… adesso vedo le cose come stanno, le vedo chiaramente. E la cosa deve finire.
Solo non voglio che soffra…
“Bella, no, non è colpa tua…” sussurro facendo un passo avanti quando si alza dal letto.
“Non fa niente, Edward, davvero. Sono stata una sciocca a pensare che potesse esserci qualcosa tra di noi. Non che io provi qualcosa per te, sia chiaro, come tu non provi qualcosa per me. Ma sai, l’età alle volte gioca brutti scherzi” si giustifica con un sorriso tirato.
‘Non che io provi qualcosa per te.’Ma certo, è chiaro che non prova nulla per me tranne un’attrazione profonda. Eppure ne sono un po’ deluso… Il mio ego ne è deluso, mi giustifico.
“Adesso… posso chiederti il permesso per farmi una veloce doccia? Cinque minuti, poi vado a casa.”
Tutto qui? Bella è davvero d’accordo con me? Credevo che si sarebbe offesa, che mi avrebbe urlato contro di essermi approfittato di lei, che mi avrebbe insultato…
“Certo, fai pure con calma. Rose è con Emmett, abbiamo minimo un’ora disponibile” la informo.
“Non ti preoccupare”, mormora raccattando i vestiti con una mano, il lenzuolo stretto ancora al corpo con l’altra; “cinque minuti andranno più che bene. Massimo dieci.”
Mi lancia una veloce occhiata prima di andare in bagno, uscendo così dalla mia camera da letto e lasciandomi da solo.
Cinque secondi dopo, lo scroscio dell’acqua della doccia fa da eco alla delusione provata nel vedere che, alla fine, a Bella non importa nulla di ciò che è successo tra noi.
Dovrebbe solo rallegrarmi la cosa: non soffre lei, non soffro io, e Rosalie non verrà mai a sapere nulla. Invece, senza saperne il motivo, provo solo una gran rabbia verso Bella e il suo disinteressamento.
 
Bella’s pov
 
Non ho idea del perché le lacrime stanno sgorgando sul mio viso, senza che io mi permetta anche solo un singhiozzo. In fondo, avrei dovuto immaginare che Edward mi avrebbe detto di finirla.
Ma ad essere sinceri, è mai iniziata? No, ieri gli ho chiesto una notte sola. Lui mi ha accontentato, sono io che ho pensato che avrebbe cambiato idea.
Ha fatto l’amore tutta la notte con me, accidenti. Ma non è servito a niente: una notte voleva e una notte ha ottenuto.
Adesso, l’unica cosa che voglio fare è andare via da questa casa. Ma avevo bisogno di qualche secondo per assimilare le sue parole, per non supplicarlo di stare con me, per conservare quel poco di dignità che mi resta.
Chiedergli di fare l’amore con me quando sapevo perfettamente che non prova assolutamente nulla? Dio santo, a mente fredda è stato uno sbaglio enorme! Chissà quanto devo essergli sembrata patetica e bisognosa di un uomo che mi togliesse dall’impiccio che sicuramente Edward credeva rappresentasse per me la mia verginità.
Ma nonostante queste premesse, un po’ sono felice. Dopotutto, ho avuto la mia prima volta con l’uomo che amo.
Faccio davvero una doccia veloce, tanto per mettere ordine nei miei pensieri ed impormi di essere forte.
Per quanto io possa amare Edward con tutta l’anima, non mi vedrà mai nello stato in cui sono ora, disperata e distrutta.
A casa avrò tutto il tempo per piangere la conseguenza della mia azione, e soprattutto sarò sola.
 
Quando esco dal bagno, indosso ancora i vestiti della notte precedente. Non ho niente con me, ieri non era mia intenzione rimanere a dormire a casa di Rosalie.
“Vuoi un passaggio a casa?” domanda Edward quando entro in cucina.
Scuoto la testa, cercando di sorridergli. Non gli farò mai vedere quanto questa sua decisione, per quanto giusta, mi faccia soffrire. “No, grazie. Adesso è meglio che vada.”
Edward annuisce, dandomi l’impressione di essere rimasto senza parole. “Mi dispiace per…”
Lo interrompo. Non voglio la sua compassione. “Non importa. Anzi, ti ringrazio. È stata una bella prima volta, dopotutto. Non credo di potermi lamentare.”
Fingo che la cosa non mi interessi, fingo come se la mia verginità fosse stata solo un peso che Edward mi ha tolto senza farmi troppo male.
“Ne sono felice, allora” mormora improvvisamente gelido.
Fa male, eh Edward? E tuttavia non provo niente, nessuna soddisfazione. Forse perché non era mio volere fargli male con le mie parole, forse perché voglio solo dimostrarmi forte ai suoi occhi.
“Perfetto. Allora a presto”, saluto velocemente, uscendo dalla cucina senza voltarmi indietro.
Edward non mi segue, ed è meglio così.
 
 
Sono passate quasi due settimane, due settimane in cui non ho visto né sentito Edward.
Ho finto di stare male, con Rosalie, così che fosse lei a venire a casa mia. So perfettamente di non poter continuare così a lungo, a fingermi malata per non vedere Edward, ma al momento la cosa non mi interessa più di tanto.
Non è facile ignorare l’uomo che la notte prima ti svergina e la mattina seguente ti dice che è stato tutto uno sbaglio. Soprattutto, non è facile se dell’uomo in questione sei innamorata.
Non mi sento solo delusa dal suo comportamento o rifiutata, mi sento anche un oggetto.
Cosa sono stato, per lui? Una semplice notte e via? Lauren era occupata e lui non voleva rinunciare a una notte di sesso?
Oltre a queste domande destinate a rimanere un mistero, non mi spiego nemmeno perché mi senta delusa: io gli ho chiesto una notte e lui mi ha accontentato, non mi ha promesso la luna per poi negarmela.
Eppure mi sento così.
“Terra chiama Bella, ci sei?”
Alzo lo sguardo fissando un James divertito.
Sbuffando, mi infilo sotto le coperte. Adoro James, lo adoro come non ho mai adorato nessun altro amico di sesso maschile, ma alle volte è un rompipalle di quelli internazionali.
“Andiamo, Bella, non puoi continuare a rimanere a letto per il resto della tua vita! Hai quasi vent’anni, porca puttana, dovresti stare a letto solo quelle poche ore che necessiti per riprenderti da una sbronza. E tu da quanto non prendi una sbronza?” domanda James saltando sul mio letto.
Mmh… da quanto? Quasi vent’anni? Espongo il mio dubbio.
Sono ancora sotto le coperte per cui non riesco a capire cosa la mia rivelazione possa avergli causato.
“Non ti sei mai ubriacata?” chiede sconcertato.
“Bingo” mormoro senza alcun inflessione di voce.
“Be’, dobbiamo rimediare. Porta quel tuo culo fuori dal letto prima che lo faccia io – e sai che ne sono perfettamente capace! – e vatti a fare una doccia. Chiamo Rosalie e Emmett: stasera ci si diverte.”
 
Non voglio partecipare a questa uscita del cavolo. Ma conosco abbastanza bene James da sapere che se non fossi venuta con le mie gambe con molta sicurezza mi ci avrebbe portato lui in braccio.
“Dai, vita mia, stasera devi sorridere” mormora dolcemente Rosalie, facendomi sedere sulle sue gambe, abbracciandomi da dietro e lasciandomi un bacio sulla guancia.
“Non mi va, Rose. Non mi va di fare niente” le dico in un sussurro appoggiandomi a lei.
“Ma perché? C’è qualcosa che non va? È così brutta?”
Se solo sapessi… “No, Rose. È solo uno di quei momenti dove perfino respirare ti costa fatica. Ci passiamo tutti, prima o poi. Passerà.”
Il tempo lo farà passare, per forza.
“E con James?” domanda maliziosa.
Il mio sguardo si posa su James che parla fittamente con Emmett vicino a noi. Vista la confusione del locale, non riescono a sentirci.
“Niente, Rose” mormoro mio malgrado divertita.
“Ma l’hai visto? È bello da morire, Bella. Perché non ci provi?”
“Io e lui siamo solo amici” mi giustifico.
Rosalie sospira. “Come vuoi. Ma vedi di usarli i preservativi che ti ho dato, okay?”
Rido per la prima volta dopo tanto ricordando la faccia sconvolta di Edward quando gli ho detto di averli io, i preservativi. Ma non potevo dirgli che è stata sua figlia a darmeli.
Edward.
Ogni cosa sembra ricordare lui, anche i particolari più insulsi.
Non è facile, accidenti. Dimenticarlo nel giro di due settimane è impossibile.
Cos’avevo detto? Una notte mi sarebbe bastata? Non è vero, avrei preferito non ci fosse stata affatto. Perché adesso che so come Edward è in grado di farmi sentire quando sono fra le sue braccia, voglio di più.
Il ricordo sta sbiadendo, nei miei pensieri. Minuto dopo minuto, secondo dopo secondo, sento come se dimenticassi particolari che il giorno dopo erano impressi indelebilmente nella mia testa. E la cosa non mi piace…
 
Edward’s pov
 
Sono le undici quando mia figlia torna a casa.
“Ti sei divertita?” chiedo seduto sul divano.
La televisione è accesa, ma per me è come se fosse spenta.
Come ogni volta che mia figlia è con Bella, i pensieri su quest’ultima sembrano raddoppiare. Non mi da tregua: nonostante abbia mantenuto la sua promessa non lo fa.
Rosalie si butta sul divano affondando il viso sul mio petto e abbracciandomi. “Sì” sospira stanca.
“Emmett?” domando.
“Ti saluta.”
Rimaniamo in silenzio per circa cinque minuti prima che mia figlia parli ancora.
“Credo che Bella sia innamorata” sussurra soprapensiero.
Mi irrigidisco immediatamente. “Cosa te lo fa pensare?” chiedo, fingendomi incuriosito. Resto guardingo.
“È strana… Prima rideva sempre, o perlomeno spesso. Adesso sta tutti i giorni chiusa in casa, solo oggi è uscita con me, Emmett e James solo perché altrimenti quest’ultimo l’avrebbe portata di peso” spiega.
James, lo stesso ragazzo della cena a casa di Emmett. Lo stesso ragazzo che sfiorava in continuazione Bella, lo stesso ragazzo che per parlarle avvicinava la sua bocca all’orecchio di lei, lo stesso ragazzo con il quale lei passa tanto tempo insieme. Sempre lui.
“Credo sia rimasta delusa da questo ipotetico ragazzo… Non so se è davvero innamorata, però ti ripeto che è triste, e solitamente quando si riceve una batosta sentimentale ci si comporta come si sta comportando inconsapevolmente lei. Le ho anche detto di provarci con James, sai?” continua Rosalie, senza immaginare assolutamente la tempesta che sta scatenando con le sue parole in me.
“E lei?” domando, improvvisamente ansioso di sapere la sua risposta.
“Mi ha detto che con James sono solo amici. Ma tra due amici può scoccare la scintilla, no? James è tanto buono e dolce, ed è anche molto bello – il che non guasta. È praticamente il ragazzo ideale.”
“E teoricamente?” Forse il mio tono di voce arrivati a questo punto della conversazione è un po’ duro, ma non posso farci niente.
Rosalie sospira. “Teoricamente lui non è adatto a lei, a quanto ho capito dai comportamenti di Bella. Non sembra piacerle.”
La tempesta si quieta, facendomi rilassare un po’. Continuo ad accarezzare la schiena di mia figlia.
“Però non mi piace vederla così. Per cui…” si scosta immediatamente da me. Il viso, quando mi guarda, è illuminato da una strana luce maliziosa. “Se la montagna non va da Maometto…” lascia la frase in sospeso.
In realtà, non ho bisogno che la continui per capire dove vuole andare a parare.
“Vuoi farli innamorare?” domando, inarcando un sopracciglio. “Bella non te lo perdonerà mai se dovesse scoprirlo.”
Rinuncia, Rose, per favore! Fatti i fatti tuoi…
“Non credo che due persone possano innamorarsi a comando, quindi no. Però, visto che James sicuramente prova qualcosa per Bella, posso dargli qualche dritta.”
Scuoto la testa. “No, Rose, non devi immischiarti in questioni che non ti riguardano” dico serio.
“Bella è la mia migliore amica. Mi riguarda, eccome!” esclama alzandosi. Mi bacia su una guancia. “Buonanotte, papà!”
È diventata improvvisamente allegra. Va via prima che io possa dirle altro.
Ma è davvero intenzionata a mettere in atto questo stupido piano? E se lo fosse davvero? Ma la domanda corretta è: se lui riuscisse a conquistarla?
Un moto di gelosia e rabbia mi invade: nulla in contrario se Bella si innamora di un altro, ma così no! Non con l’inganno!
Ma una voce si fa strada in me.‘Sicuro, Edward, che non hai nulla in contrario se Bella si innamori di un altro?’
Certo che no! D’altronde, oltre all’ostacolo che rappresenta mia figlia, anche il fatto che Bella deve innamorarsi di un suo coetaneo mi ha fatto prendere la decisione di allontanarla.
‘E allora perché sembri esserne pentito?’
Non ne sono pentito. Non lo sono.
‘Inoltre, se James riuscisse a conquistarla non lo farebbe con l’inganno. La migliore amica di Bella interverrebbe ad unirli, ma non avviene così nel novantacinque percento dei casi?’
Mi alzo improvvisamente, cercando di smetterla di pensare.
In qualunque modo la si vuole vedere, James non deve conquistare Bella con l’aiuto di Rosalie, anche se lei è la sua migliore amica. Deve conquistarla se Bella lo vuole e visto che non lo vuole dovrebbe arrendersi.
 
‘Bella è strana…’
In camera da letto, frasi della conversazione con mia figlia si fanno strada in me.
‘Credo sia innamorata…’
Bella è innamorata? No, dai… ha solo diciannove anni. E io potrei essere suo padre, non diciamo sciocchezze.
‘Prima rideva in continuazione, adesso non più…’
Perché, Bella? Perché adesso non più? Non è cambiato niente. No, certo che no: soltanto che due settimane fa era vergine e adesso non lo è più. Grazie a te, Edward.
‘Credo che abbia ricevuto una delusione d’amore…’
È così, Bella? Ti ho davvero deluso? Ma è la scelta migliore, dovresti capirlo.
‘Teoricamente lui è il ragazzo perfetto, praticamente lei non è innamorata di lui...’
Non so come reagire a questa consapevolezza. Sento dentro me come un misto fra gioia perché lei non è innamorata di James ma anche un po’ di dispiacere perché, appunto, non lo è. È come se volessi che iniziasse una nuova vita con un ragazzo che la merita più di me ma allo stesso tempo non voglio. Per gelosia.
Il che è assurdo visto che non posso essere geloso. Perché dovrei quando sono stata io a rifiutarla? Se si innamorasse di James agirebbe solo come conseguenza alle mie prole.
Non mi sono reso conto di stare camminando avanti e indietro per tutto quel tempo. Le mani prudono dalla voglia di fare ciò che sto iniziando a pensare. Ma non posso, non se Rosalie ne soffrirebbe.
‘Ma anche Bella ama tantissimo Rosalie, e tuttavia non vuole rinunciare alla sua vita.’
Lei però non è la madre di Rosalie, io invece sono il padre. La cosa è diversa...
‘No, non è diversa. Ciò che siete per Rosalie è diverso, ma in pratica siete sulla stessa frequenza d’onda.’
No. Non posso. Non posso, accidenti!
‘Fai testa o croce.’
È incredibile che riesca a non essere d’accordo anche con me stesso oppure che mi prenda per il culo da solo. Maledettissima coscienza!
Testa o croce? Oh, andiamo, è ridicolo, non... Non è male come idea. No?
Infilo ancora insicuro una mano dentro la tasca dei miei jeans. Cos’ho da perdere nel farlo? Moneta in mano, decido: testa, seguo il mio cuore; croce, ascolto la mia parte razionale e la dimentico. Non è difficile. E non dovrebbe esserlo.
Anche questo è incredibile: che la mia vita si basi sul caso.
Stringendo la monetina brevemente nella mano, la lancio in aria prima di ripensarci. La osservo come a rallentatore, seguendo ogni suo giro. Ma quando ricade sulla mia mano, non riesco a fermarla in tempo e cade per terra. Quando mi inginocchio per vedere il risultato, non muovo un muscolo.
Croce.
Oh, al diavolo.
 
“Rosalie!” urlo affinché mi senta.
Non sta dormendo, non è passata neanche mezz’ora da quando è ritornata a casa.
“Dimmi, papà” mormora sorpresa entrando in camera mia.
Non perdo tempo. Indossando la camicia, inizio a parlare. “Ascolta, io devo uscire per cui ho pensato di portarti dalla zia Alice a dormire per la notte perché non so l’ora in cui posso tornare” le comunico.
Rosalie aggrotta le sopracciglia. “Dove devi andare?” domanda.
Non ho pensato a cosa dirle. Ho solo occupato gli ultimi dieci minuti a chiamare Alice e a chiederle se poteva ospitare mia figlia anche senza preavviso, giurandole che poi le avrei spiegato tutto. Più o meno.
“Devo uscire” rispondo sbrigativamente sedendomi sul letto e indossando le scarpe. Prima che possa dire altro, la precedo. “Per favore, amore mio, vatti a preparare.”
“Come vuoi” sospira indifferente Rosalie. “Ma non capisco perché non possa rimanere da sola, questi fottuti diciannove anni non mi servono a niente” borbotta andando in camera sua.
Usciamo da casa alle undici e mezza. Cerco, mentre guido, di non sembrare troppo affrettato per non far insospettire Rosalie.
Non ho nemmeno io idea di ciò che dirò a Bella quando la vedrò, ma so per certo che ho bisogno di andare da lei.
 
Dopo aver lasciato da mia sorella Rosalie e essere arrivato a casa di Bella, suono il campanello con impazienza, prima ancora di poter rendermi conto che magari, vista l’ora, potrei spaventarla.
Passano tre minuti buoni prima che una sconvolta Bella mi apra la porta, tre minuti durante i quali mi maledico per aver preso una tale decisione su due piedi ed essere lì.
“Edward? Che fai qui?”
Scuoto la testa. “Non lo so.”
Vedo la confusione dipingersi sul suo volto. “Come non lo sai?”
Entro dentro senza dirle nulla, chiudendomi la porta alle spalle.
 
 
 
 
So che magari state pensando che l’ho fatto apposta a lasciarvi con questo finale ma no, non l’ho fatto apposta. Questo capitolo contiene quasi 4000 parole – escludendo le note personali – e il prossimo, scritto anche quello, ne contiene esattamente 4279 ma lo devo correggere. Insomma, sarebbe stato troppo lungo. Posso solo dirvi che Edward è parecchio confuso, da un lato ciò che prova per sua figlia e dall’altro ciò che sente per Bella. E tuttavia, rinunciare a lei è difficile ed è proprio per questo che va da lei :)
Al prossimo capitolo :3
 
 
 

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Capitolo 11
*** Capitolo 10 ***


Buona lettura :)
 
 
 
 
Bella’s pov
 
“Non lo so davvero, Bella. So soltanto che…” si interrompe senza sapere che altro dire.
Non credo di aver mai visto Edward a corto di parole. Mai durante gli anni della mia amicizia con Rosalie. Soprattutto, mai è venuto a casa mia.
Continuo a fissarlo in attesa di una risposta.
Non illuderti, Bella, non illuderti.Troppo tardi.
Edward alza gli occhi al cielo. “Accidenti” borbotta, prima di afferrarmi per un polso e attirarmi a sé.
Subito le mie labbra si scontrano con le sue. Mentre io sono sconvolta, Edward sembra abbastanza sicuro di ciò che fa. Ma non io. Per quanto lo desideri con tutto il cuore, non potrei sopportare un’altra notte con lui sapendo che sarà l’ultima volta.
“Edward...” sussurro scostandomi. “Se vuoi stare con me questa notte...”
Edward mi interrompe capendo ciò che voglio dire. “Lo so.”
Riprende a baciarmi, prendendomi in braccio a costringendomi a circondargli i fianchi con le gambe.
Se lo sa perché continua? A meno che... lui non sia d’accordo.
“Non mi dirai che è solo per questa notte?” riesco a dire piano mentre la bocca di Edward si abbassa sul mio collo.
“No.” Con uno scatto, mi fa distendere sul divano. “Non lo farò” continua, stendendosi su di me. “Vuoi andare in camera da letto?”
“No, va bene qui” rispondo facendo scendere le mie mani sul suo ventre.
“Apri così a tutti?” chiede subito dopo, slacciandomi la cinta dell’accappatoio.
“Vista l’ora, è già tanto se ho aperto a te” sussurro divertita.
Sento Edward sorridere quando le sue labbra si posano di nuovo sulle mie. Una sua mano mi fa allargare le gambe costringendomi a posare il piede di una sul pavimento; l’altra si posa sul mio seno, stuzzicandomi un capezzolo. Le mie mani slacciano i suoi pantaloni per poi abbassarglieli. La voglia di affondare le mani tra i suoi capelli, però, si fa sempre più alta. Seguendo l’istinto, circondo il suo collo con le mie braccia, accarezzandogli i capelli.
A Edward non dispiace, non quando si toglie pantaloni e boxer continuando a baciarmi per poi ritornare su di me per strusciare i nostri bacini.
Solo in questo momento mi rendo conto per la seconda volta di quello che sta succedendo. Non è un sogno: Edward davvero mi sta baciando. Mi accarezza, mi tocca, mi fa impazzire. E per la seconda volta, sono talmente felice che sento il cuore scoppiarmi dalla felicità. Vorrei stringerlo forte a me, costringerlo a fermarsi anche solo per istante per potergli fare appoggiare il viso sul mio petto e cullarlo come se fosse un bambino; vorrei fargli sentire quanto lo ami e quanto il suo arrivo a casa mia mi abbia reso felice. Ma non lo faccio, Edward potrebbe spaventarsi e scappare. E quindi, accontentarsi di questi piccoli gesti puramente dettati dal desiderio fisico è essenziale, per me.
Preferisco che Edward mi consideri attraverso il desiderio che ha per me piuttosto che riprendere la vita di qualche mese fa, quando mi vedeva ancora come una bambina.
La mano destra di Edward si abbassa per raggiungere la sommità tra le mie gambe, massaggiandomi la pelle e avvicinandosi con lentezza al punto cui più anelavo arrivasse. Senza nemmeno pensarci, quando mi sfiora inarco il bacino per approfondire il contatto.
Edward non aspetta tempo: inizia a toccarmi con costanza, né troppo veloce ma nemmeno troppo piano.
“Ti piace?” sussurra, la sua bocca vicina al lobo del mio orecchio.
Annuisco, troppo distratta dalla sua mano per parlare.
Ad ogni secondo, il ritmo aumenta, facendomi fremere sempre di più. Mi muovo sotto di lui come se stessi correndo, ansimando come se fossi a corto di fiato. Sento il piacere montare in me, brividi ad increspare la mia pelle non solo per il freddo ma soprattutto per il desiderio.
“Avanti, Bella...” ansima leggermente Edward.
Non riesco a guardarlo negli occhi, il volto di uno è affondato nell’incavo del collo dell’altro, ma sentire la sua voce roca incitarmi a raggiungere l’orgasmo è qualcosa di indescrivibilmente eccitante.
Tremo visibilmente.
La bocca di Edward si posa sul mio mento, scendendo fino a raggiungere la mia gola. Succhia piano, facendomi solo avvertire la sua lingua. Scende più giù lentamente, arrivando a raggiungere il mio seno per succhiarlo voracemente mentre continua a titillare con le dita il capezzolo dell’altro.
“Edward” sussurro il suo nome chiudendo gli occhi e accarezzandogli la base della nuca.
Sento la sua pelle ricoprirsi di piccoli brividi, facendomi saltare di emozione il cuore.
Il mio piacere aumenta ad ogni tocco delle sue dita, crampi di desiderio mi scombussolano lo stomaco, e quando raggiungo finalmente l’orgasmo sono costretta a serrare gli occhi e le labbra per non urlare.
Edward non mi lascia nemmeno un secondo, continuando a toccarmi come ha sempre fatto sin’ora fin quando non mi rilasso. Allontanandosi di poco, si riporta sopra di me allineando la sua erezione contro la mia femminilità. Prende le mie gambe, costringendomi a piegarle facendo combaciare le mie ginocchia alla sua vita, i miei piedi posati sul divano.
La posizione è un po’ scomoda visto il poco spazio a nostra disposizione, ma non mi importa più di tanto.
Posa una mano nuovamente tra le mie gambe, accarezzandomi piano. Fa entrare la punta, spingendo solo un po’.
Come l’altra volta, mi irrigidisco immediatamente. Edward si ferma subito per riprendere con ancor più attenzione dopo. Avanza e avanza, il viso contratto in un’espressione di pura concentrazione. Gocce di sudore bagnano le sue tempie.
Senz’altro provo meno dolore della mia prima volta, ma essendo questa solo la seconda volta sono ancora abbastanza rigida e la penetrazione fa comunque male.
Sospiro quando Edward entra in me, cercando di rilassarmi.
Non pensarci, Bella, non fa male se ti concentri solo su Edward che ti fa sua.
No, è vero. Il dolore non fa poi così male se penso che dopotutto a provocarmelo è lui.
Anche Edward sospira tranquillizzandosi. Inizia a muoversi con calma, ma senza l’espressione di prima. La sua mano è ancora tra le mie gambe ad accarezzarmi il clitoride, e dopo un po’ riesco a percepire nuovi spasmi di piacere invadermi.
“Abbassa le gambe” ordina piano Edward, accompagnando il movimento che compio per accontentarlo.
Con le gambe abbassate sul divano, Edward preme il suo corpo al mio. Riesco a sentire tutto molto di più. E tuttavia non fa male, anzi. È abbastanza piacevole. Aumenta dopo un po’ la velocità, entrando ed uscendo da me con maggior frequenza. Sta per raggiungere l’orgasmo ed è ciò che voglio. Circondo i suoi fianchi con le mie gambe per fargli sentire ancora di più la mia stretta, nonostante comunque non provi altro che dolore, adesso. E ancora, non mi importa.
“Bella…” sussurra con voce rotta per il piacere, posando la fronte alla mia spalla, le sue mani che massaggiano il mio seno.
Si muove più velocemente sopra di me, fin quando non esce dal mio corpo per venire sul mio ventre.
Dio santo, meno male che ci ha pensato lui. I preservativi sono ancora dentro la scatola ma io non ci avevo proprio pensato questa sera.
Il divano non si sporca al contrario del mio ventre e dell’accappatoio che mi fa da lenzuolo. Pulendomi con esso, Edward si sposta per quanto sia possibile visto il poco spazio, prendendomi poi fra le braccia.
Lui non parla e nemmeno io. Non c’è imbarazzo, c’è solo una piacevole stanchezza. E sono talmente felice che mi rendo conto solo in questo momento che sto sorridendo. Poco importa se inizio a sentire freddo. O almeno, a me non importa. Edward sembra essere di tutt’altro avviso.
“Senti freddo?” chiede accarezzandomi un braccio, notando che ho la pelle d’oca.
“No” rispondo.
Non voglio allontanarmi, o che se ne vada per lasciarmi riposare. Io sto bene così.
“Stai tremando... Non è meglio se andiamo in camera tua?”
Mi stupisco della sua domanda: andiamo? Anche lui?
Un pensiero improvviso si fa strada in me. “Rosalie?”
“A casa di mia sorella. Dormirà lì” spiega senza batter ciglio.
Non rispondo, non avrei nulla da dirgli.
Edward rimane in silenzio ancora per un po’ prima di parlare di nuovo. “Dai, Bella, alziamoci. Stai congelando” osserva mettendosi a sedere.
Lego l’accappatoio stando attenta a non sfiorare la parte sporca del seme di Edward, mentre lui indossa boxer e jeans.
“Dov’è camera tua?” chiede lanciandomi una veloce occhiata prima di indossare la maglia.
“È nell’altra stanza” spiego alzandomi.
Esco dal salotto per andare verso il corridoio senza accendere le luci. Edward è dietro di me. Non appena gli apro la porta della mia stanza, mi faccio da parte per farlo entrare.
“È molto grande” osserva.
“Quando i miei se ne sono andati ho pensato di trasferirmi nella loro camera da letto. C’è anche un bagno personale, per cui...” Lascio la frase a metà senza sapere che fare.
“Vieni qui” mi invita lui dopo essersi messo a letto.
Obbedisco ancora, nascondendomi fra le sue braccia, sotto le coperte.
Quante volte ho sognato una cosa del genere? Tante, troppe. E ora è realtà. Quasi non ci credo.
 
20/05/2012
 
Quando mi sveglio, mi sembra che tutte le immagini che scorrono immediatamente nella mia mente siano solo il frutto dell’ennesimo sogno. Ma quando mi rendo conto del corpo caldo di Edward contro il mio, sorrido istintivamente.
“Sei sveglia?”
Sento la voce di Edward sussurrare quella domanda, quasi con timore, come se avesse paura della mia risposta.
“Sì... Più o meno.”
Edward mi accarezza i capelli. “Dovremmo parlare” ricorda.
Mi irrigidisco. Abbiamo parlato, e lui mi ha detto che dovevamo smetterla. E se adesso ci avesse ripensato?
Ma Edward mette fine ad ogni mio dubbio. “Non voglio rinunciare a questo, ma non voglio nemmeno che Rosalie ne rimanga ferita” specifica.
Più rilassata, annuisco senza sollevare la testa. “Non lo voglio nemmeno io” sussurro.
“Dobbiamo stare molto attenti, Bella. Se Rosalie sapesse, o anche solo sospettasse…” Non termina la frase, non ci riesce.
Sappiamo entrambi cosa succederebbe se Rose venisse a scoprire una cosa del genere: minimo, ci odierebbe e andrebbe via. Lei è molto impulsiva, ma in un caso come questo non posso darle torto.
Da un lato c’è ciò che provo per lei; avendo dei genitori poco presenti, anche se non per loro scelta, mi sono ritrovata a passare praticamente tutta la mia vita con Rosalie. Il sentimento che ci unisce va al di là della semplice amicizia fra due ragazze, darei tutto per lei. E lo stesso farebbe lei con me, su questo non ho alcun dubbio. E se provo a mettermi nei suoi panni… Non so come potrei reagire.
Dall’altro, invece, c’è un amore diverso ma allo stesso tempo altrettanto forte. Non posso rinunciare alla possibilità di stare stretta alle sue braccia, anche se per un breve periodo.
 “Per cui siamo d’accordo? Fingeremo che le cose non siano cambiate, verrai come al solito a casa mia e continuerai a comportarti come hai sempre fatto?” domanda.
Annuisco contro il suo petto, senza rispondergli a voce.
Edward prende un profondo respiro. “Che ore sono?” chiede retorico, spostandosi leggermente per controllare la sveglia posta sul mio comodino. Si riporta con la schiena sul letto sospirando ancora. “Dovrei andare a prendere Rose…”
Non mi muovo. In fin dei conti, nemmeno lui si sposta di un millimetro.
Rimaniamo così per un tempo indefinito, fin quando il mio respiro non diventa regolare e mi addormento. Ancora una volta, beatamente fra le sue braccia.
 
Edward’s pov
 
Il respiro di Bella è, ora, regolare, segno che si è addormentata ancora. Lo fa sempre, deve piacerle dormire.
‘Forse, le piace addormentarsi fra le tue braccia.’
Stupida coscienza!
Tuttavia devo veramente andare, anche se provo un irrefrenabile impulso di rimanere lì con lei per sempre. Rosalie, però, non deve sospettare minimamente. Okay, sarebbe assurdo arrivare con la mente alla realtà dei fatti solo perché ho ritardato, ma in una circostanza come questa… be’, meglio diventare paranoici e fare tutto alla perfezione. Non mi posso permettere di rischiare, e sono convinto che nemmeno Bella vuole perdere la fiducia, la stima e l’amore incondizionato che mia figlia prova per lei.
Bella ha tantissimi pregi: è bella dentro e fuori, dolce, altruista, divertente, educata… ma quello che più mi importa è che vuole realmente bene a mia figlia. Rosalie se l’è ritrovata nei momenti più indispensabili, è stata presente forse più di me a causa dei discorsi femminili che purtroppo non ho potuto spiegarle a fondo – le mestruazioni io le ho solo accennate, il resto l’ha fatto Alice quando le sono venute definitivamente. Qualcosa, però, mi dice che prima ne avrà parlato con Bella; e come per questo problema anche per altri.
Il primo bacio, il primo amore, la prima volta… No, che prima volta? Rosalie è vergine, no? E Bella lo saprà se è vero o meno, giusto? Potrei chiederglielo…
Sorrido; magari questa relazione con Bella oltre che farmi piacere a causa di ciò che mi ha portato a decidere di andare fino in fondo, può anche aiutarmi a conoscere Rosalie ancora di più… Ma chi voglio prendere per il culo, muoio dall’ansia di sapere se mia figlia è vergine o meno e Bella me lo dovrà dire, accidenti!
Tuttavia non mi va di svegliarla. Con attenzione, evitando di svegliarla, la scosto da me. Lanciandole un’occhiata per vedere se è sveglia, inizio a raccattare i miei abiti. Indosso i miei boxer, i jeans, la camicia.
L’ho fissata quando mi abbottonavo i jeans.
Bella non è solo una bambina confrontata alla mia età, lo è anche nell’aspetto. È una piccola donna, ecco. Ed è molto bella. Una bellezza semplice, di quelle che non si notano a primo sguardo.
Se fossi stato un ragazzo e mia figlia non fosse stata la sua migliore amica, non mi sarei mai voltato per osservarla meglio. Eppure, se l’avessi conosciuta, poi inevitabilmente mi sarei maledetto per non averlo fatto prima.
Perché prima di renderti conto della bellezza esteriore di Bella, ti rendi conto di quanto è bella dentro. Solo osservandola a lungo, magari ascoltando uno dei suoi interminabili discorsi, ti saresti perso nei suoi occhi o avresti ascoltato incantato la sua voce. O avresti notato come è pallida la sua pelle, e come sembra liscia e morbida al solo sguardo.
Quanti ragazzi hanno perso l’opportunità di conoscere e apprezzare Bella solo perché non è la bambola di turno? Per poco non lo facevo pure io. Solo che io, magari, avevo pure una giustificazione visto in quale contesto ci troviamo.
Ma lei inevitabilmente riesce a conquistarti; James né è la prova.
Un solo scontro e ha già capito quant’è splendida Bella. È fortunato e intelligente. Solo che adesso è mia. Se anche dovesse finire male tra me e lei, io rimarrò sempre il primo, per Bella.
Indosso le scarpe, uscendo velocemente dalla sua camera. Facendo attenzione a non farmi vedere dagli estranei, controllo se fuori c’è qualcuno. Il vuoto. Mi avvicino alla macchina velocemente, lasciando la via.
 
21/05/2012
 
Bella’s pov
 
Non ci sono state altre occasioni, da ieri mattina, per vedermi con Edward. Ma oggi dovrei andare a casa di Rosalie, per cui molto probabilmente oggi riuscirò a vederlo, sempre se magari è uscito. Con Lauren.
Un improvviso moto di gelosia mi fa quasi piegare in due dal dolore. Non mi considero un tipo oppressivo, non sopporto chi è troppo geloso in amore, un pizzico va bene ma troppo poi guasta. Solo che io e Edward non siamo una coppia, non stiamo insieme. E se lui si ritenesse libero da ogni responsabilità? Eppure è un uomo abbastanza maturo, non credo che mi mancherebbe così tanto di rispetto. Anche perché, se fosse solo per il sesso, non rischierebbe così tanto per stare con me e si accontenterebbe di Lauren. No?
Devo scoprirlo al più presto, senza però fargli notare quanto io sia gelosa. Non voglio che pensi che sia una bambina appiccicosa.
Prendo le chiavi della macchina dopo aver indossato la giacca, uscendo e affrontando l’aria primaverile, pronta ad andare a casa Cullen. Quando suono al campanello, sento dei passi pesanti e abbastanza brevi, segno che chi mi verrà ad aprire è impaziente di vedermi. Rosalie.
Sorrido vedendola.
“Bella!” esclama allegra, tirandomi per un braccio. “Entra, entra, entra!” continua.
Okay, deve dirmi qualcosa, un qualcosa di positivo altrimenti non sarebbe così felice.
“Rosalie, vacci piano” la riproverà Edward bonariamente quando vede che mi sta letteralmente tirando per un braccio.
È seduto sul divano a leggere il giornale, serio in volto. Quella sua freddezza mi gela per un secondo. Ricordo perfettamente il calore delle sue labbra, delle sue braccia, della sua voce. Ma è giusto che con Rosalie davanti sia così… padre. Il mio cuore, però, non lo accetta.
“Signor Cullen”, saluto imbarazzata. Questo non è mica cambiato, anche prima comunicavo pochissimo con lui.
“Bella” mi saluta cordiale Edward, lanciandomi un’occhiata che fa accelerare i battiti del mio cuore.
Rosalie mi fa sedere con uno scatto vicino a Edward, stavolta seduto sul divano grande invece che nella sua solita poltrona a un posto. Una parte di me vorrebbe non esultare per questa casualità, l’altra è parecchio convinta che l’abbia fatto per essermi più vicino anche se di poco.
“Indovina?” fa’ Rosalie, cercando di nascondere il sorriso più entusiasta del mondo.
Sento Edward sospirare, cambiando pagina. “E dai, Rose, diglielo e basta” mormora divertito.
“Papà, non rovinarmi la sorpresa!” ordina perentoria sua figlia, trucidandolo con lo sguardo.
Edward sbuffa, non avendo il coraggio di contraddire la sua principessa. Anche se è cresciuta e non la chiama più con questo appellativo, è ancora così. Tutto questo lo rende ancora più dolce ai miei occhi.
“Cosa dovrei indovinare?” chiedo curiosa.
Rosalie batte le mani. “AAAAAAAAAAAAAAH! Ti ricordi che due, tre settimane fa siamo andati a cenare dai genitori di Emmett? Ebbene, l’invito è rinnovato per questo mercoledì sera! Stavolta, però, andiamo al ristorante. Ti rendi conto?! Al ristorante! Oddio, e se volesse chiedermi di fidanzarmi con lui? Ufficialmente, intendo.”
La felicità di Rosalie non si può descrivere.
“Rosalie, ti ho già spiegato che il gesto di Emmett è stato un bel gesto, ma probabilmente vuole invitarci al ristorante perché lo vuole. Non credo che vorrà correre troppo” Edward cerca di farla ragionare ma senza successo.
“E allora perché vuole pagare tutto lui? Perché mi ha detto di non prendere assolutamente impegni e di presentarci tutti eleganti? Perché deve esserci tutta la famiglia, compresa zia Alice e i nonni e li vuole conoscere? E perché ho come la sensazione che mi stia nascondendo qualcosa?” Rosalie chiede tutto ciò con tono di sfida. Senza aspettare una risposta dal padre, si volta verso di me. “Tu mi devi aiutare” sentenzia.
“Io?” chiedo sorpresa. “E cosa dovrei fare?”
“Devi scoprire esattamente cosa vuole ottenere dalla cena!”
“Rosalie!” la rimprovera suo padre.
Ma Rosalie lo ignora, fissa solo me.
“Rosalie, io credo che tuo padre abbia ragione. Forse vuole davvero invitarvi tutti fuori ma senza impegnarsi così a fondo. Non che non ci tenga a te, sia chiaro. Forse è molto più insicuro sui tuoi sentimenti di quanto lo eri tu fino a poco tempo fa riguardo ai suoi... ma se anche vuole ufficializzare la cosa, vuoi davvero rovinarti la sorpresa scoprendolo in questo modo?” chiedo.
Rosalie sbuffa esasperata. “Non voglio sapere tutto tutto. Voglio solo che tu lo chiami e gli chieda se dietro la cena c’è qualcosa in più o nulla di che. Ma a parte questo non voglio sapere più nulla, sul serio... Ti prego.”
Mi alzo di scatto. Conosco quel trucchetto. “No, Rose.”
Ma Rosalie, svelta, si inginocchia davanti a me. “Ti prego, ti prego, ti prego, ti prego!
“Accidenti a te, Rosalie!” la sgrido.
Perché deve sempre averla vinta? Perché non riesco a dirle mai no?
“Cinque minuti, Bella, solo cinque minutini” promette con un luccichio negli occhi, porgendomi il telefono di casa.
Prendendolo con un movimento brusco e trucidandola con lo sguardo, compongo il numero di Emmett. Mi gratto la nuca nell’attesa.
‘Pronto?’
“Emmett?” chiedo titubante.
‘Bella, ciao! A cosa devo questa chiamata?’ mormora divertito, riconoscendo la mia voce.
Rosalie mi porta a sedere sul divano, stavolta appiccicandomi quasi a Edward visto che anche lei si siede sopra il sofà. Sono al centro tra i due, sotto la loro totale attenzione, la testa di lui appiccicata al mio orecchio e quella di Rose appiccicata alla mia bocca per carpire ogni singola parola del discorso fra me e Emmett. Il silenzio li aiuta parecchio.
“Un’amica deve necessariamente aver bisogno di qualcosa per chiamare un amico?” sbotto, senza sapere che dire.
Emmett ride. ‘Come vuoi, Bella. Allora di che parliamo?’ Sembra sempre più divertito.
Sbuffando piano, decido di essere sincera. “Okay, in realtà... mi serve una cosa. Piccola, va bene?”
‘Dimmi.’
“Uhm... Ecco... Be’, vedi, Rose mi ha detto della cena di mercoledì e... e io... sai com’è, no? Come sua amica...”
Come cazzo faccio a balbettare così tanto? Semplice, la presenza di Edward vicino a me. Mi mette in soggezione. E il suo profumo così penetrante.
“Oh, insomma! Cos’hai intenzione di fare mercoledì? Perché una cena improvvisa in un ristorante? E perché Rosalie si dovrebbe vestire elegantemente?” chiedo, senza più pazienza.
Emmett, sorprendendomi, ride di cuore. ‘Bella, sai che fai? Salutami Rosalie, okay?’
Oddio.Sgranando gli occhi, io e Rosalie ci fissiamo. Perché dovrei salutargli Rosalie quando si sono visti fino a ieri? O anche solo sentiti fino a stamattina? Possibile che abbia capito che Rosalie è vicino a me?
‘A che ci sei, dille che dalla mia bocca non uscirà nulla riguardo la cena. È una sorpresa e come tale rimarrà.’
Va bene: non solo ora ho la conferma che ha capito che Rosalie è vicino a me, ma ha anche capito che è lei a volerlo sapere, non io. Rosalie è troppo prevedibile.
“Emmett... ti sbagli. Rosalie non è vicino a me” provo a difenderla.
‘Mmh... a no? Puoi aspettare tre secondi?’domanda curioso.
Io e Rosalie ci fissiamo confuse. “O-okay...”
Passano cinque secondi interi prima che il cellulare di Rosalie squilli così forte nel silenzio della stanza da farci sussultare violentemente tutti e tre.
La risata di Emmett suona forte e veramente divertita dal cordless di casa Cullen. ‘Non è lì, eh?’
“No!” Tento il tutto e per tutto per difendere la dignità della mia amica. “Si è dimenticata il cellulare nel salotto e... e...”
Ma quale scusa mi invento? Mi rendo conto improvvisamente di due cose: presa dall’euforia, Rosalie mi ha fatto chiamare con il telefono di casa sua. E io che ci faccio a casa di Rosalie se lei non è qui? Ci siamo fottute fin dall’inizio, solo che eravamo entrambe troppo agitate per rendercene conto.
“Oh, accidenti” borbotto.
Rosalie prende di scatto il cordless dalle mie mani portandolo all'orecchio. “Sei...” È in difficoltà, non sa che dire. “Sei un coglione!” sbotta alla fine arrabbiata chiudendo la chiamata prima ancora che Emmett possa difendersi.
Edward scoppia a ridere, riempiendomi il cuore di felicità.
Triste, Rosalie si butta sul divano, stendendosi e poggiando la testa sulle mie gambe, i piedi fuori dal suo lato del divano.
Le accarezzo i capelli. “Dai, due giorni passano alla svelta” tento di consolarla.
“Sì ma in due giorni non trovo la soluzione all’abito, all’acconciatura, alla manicure, alle scarpe e al trucco... Doveva avvertirmi prima di dirmelo per telefono stamattina... Cioè, ti rendi conto?” chiede soprapensiero.
Brividi mi scorrono improvvisi sulla schiena quando sento la mano di Edward nascosta dietro la mia spalla sfiorarmi leggera come una piuma con le sue dita.
“S-sì...” balbetto, senza avere il coraggio di alzare lo sguardo su di lui.
Rosalie fissa il soffitto, la testa ancora appoggiata alle mie gambe, e Edward ha il braccio posato sulla la spalliera del divano. Ha allungato la mano, ecco perché riesce a toccarmi, ma se anche Rose si dovesse alzare improvvisamente lui riuscirebbe ad allontanarsi giusto in tempo fingendo di appoggiarsi alla spalliera come se fosse un gesto normale. L’ha fatto altre volte, e non c’è motivo per cui non debba farlo anche se io e Edward non avessimo approfondito la conoscenza.
Infine, se Edward lo fa, è perché è sicuro al cento per cento: non rischierebbe mai di perdere l’amore di sua figlia per un semplicissimo contatto.
“Ma secondo te devo mettermi un pantalone o un abito?” chiede improvvisamente curiosa. “E devo lasciarmi i capelli sciolti oppure li devo raccogliere? E se…”
Si interrompe quando il mio cellulare squilla. Ma è un messaggio, lo riconosco dalla suoneria. Lo prendo dalla tasca. Emmett.
‘Il coglione è sempre più innamorato. Questo glielo puoi dire tranquillamente (;’
Sorrido senza nemmeno rendermene conto.
“Chi è? James?” domanda maliziosa Rosalie, avendo notato il mio sorriso e travisandolo.
La mano di Edward si ferma.
Velocemente, nego il tutto. “No! È Emmett” rivelo.
“Ah. E... e che vuole?” chiede Rosalie con finto disinteresse.
Le porgo direttamente il cellulare. Dopo un attimo di silenzio in cui Rosalie legge il messaggio, parla.
“Aaaw, ma come faccio ad avercela con lui? È dolce come il budino al cioccolato” sussurra quasi parlando fra sé.
Si alza improvvisamente e, già preparato, Edward allontana immediatamente solo la mano. Rosalie mi tira su per un braccio. “Andiamo a scegliere il vestito, su! Però a te pensiamo dopo, prima pensiamo a me” ordina.
Mi fermo al centro della stanza. “Rosalie, non credo che io avrò bisogno di un vestito. La cena riguarda solo voi due e le vostre rispettive famiglie” cerco di farla ragionare, ma Rose alza gli occhi al cielo.
“Ancora con questa storia? Andiamo, va’” ordina ancora senza che io possa obbiettare.
Usciamo velocemente senza che lei nemmeno mi dia il tempo di prendere la giacca perché tanto ci ha già pensato a lei a prendere le nostre e anche il suo portafoglio. No, non è vero: ha preso la carta di credito di suo padre.

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Capitolo 12
*** Capitolo 11 ***


Mmh… questo è un capitolo di passaggio perché non succede nulla di che. Avrei potuto unirlo al prossimo ma sono tipo 3000 parole e quindi ho preferito evitare ;)
Buona lettura!




Edward’s pov

Rosalie ha sequestrato Bella intorno alle quattro del pomeriggio. Sono le sei quando fanno ritorno, entrambe con un’espressione diversa sul volto.
Bella cammina piano e si nota chiaramente quanto sia stanca; Rosalie più che stanca sembra afflitta. Sbuffando, si tuffa sul divano.
“Non abbiamo trovato niente…” spiega tristemente. “Finirò per andarci con una tuta a quella cena.”
“Hai ancora due giorni di tempo” le rammenta Bella, sistemandosi meglio sulla spalla di mia figlia per poter chiudere gli occhi.
Sospirando, Rosalie distende i piedi sul tavolino accendendo la televisione. Con le ragazze adesso a casa, posso dire addio al mio volermi concentrare sul lavoro.
Chiudo il computer, sedendomi vicino a mia figlia e mettendomi comodo imitandola.
“Troverai sicuramente qualcosa in questo lasso di tempo, amore mio” le sussurro baciandole la testa, attirandola sul mio petto e accarezzandole i capelli.
“Speriamo” mormora piano Rose, poggiandosi meglio contro di me.
“Tua zia non ha un vestito fa prestarti?” chiede improvvisamente Bella, curiosa.
Rosalie non parla. “Zia… Alice? Be’… ma sì, dovrebbe averlo!” esclama sorpresa mia figlia. Svelta, prende il telefono in mano componendo il numero di mia sorella. “Pronto? Zia? Ascoltami, è un’emergenza. Ho bisogno di un vestito, possibilmente che mi faccia una figa assurda senza strafare, senza essere volgare ma senza nemmeno dare l’impressione di una santarellina. Magari rosa.”
“Blu” interviene sottovoce Bella.
“Blu. Allora, ce l’hai?” Rosalie smette di parlare, attendendo la risposta di mia sorella. Dopo un po’ riprende. “Perfetto! Passo adesso e vediamo, okay? Okay, ciao!” Chiude senza dare a Alice possibilità di risposta, alzandosi dal divano senza altri indugi. “Muoviti, Bella!”
Bella geme, facendomi rabbrividire al solo ricordo di quello stesso gemito ma in un contesto ben diverso. “Ti prego, Rose, siamo appena tornate…” la supplica.
“Niente da fare, hai avuto ben cinque minuti di tempo per riposarti, suvvia non farmi usare la forza” la minaccia.
“Rose, se Bella è stanca…” Provo ad aiutare Bella ma senza successo.
“Sei o non sei mio padre? Devi venire incontro a me!” mi rimprovera aspramente.
Bella si alza con un gemito di rabbia, sistemandosi il giubbotto. “Bene. Ma mi devi un paio di scarpe!”
Rosalie sorride improvvisamente. “Se riesco a trovare il mio vestito entro stasera te ne compro due, a tua scelta” promette solennemente.
Bella scrolla le spalle. “Allora andiamo.”
Se ne vanno lasciandomi da solo, senza nemmeno aver capito una sola parola del loro discorso. È così che risolvono i problemi? Comprando scarpe? Be’, buon per loro…


Sento lo stereo di mia figlia acceso in camera sua, mentre lei e Bella sono lì dentro per provarsi i vestiti per domani sera.
Ieri sera non abbiamo avuto modo per stare da soli neanche un attimo e se non trovo al più presto una soluzione chissà quando se ne parlerà. Il fatto è che non resisto più. Ho bisogno del calore del suo copro contro il mio, del sapore della sua pelle sulla mia lingua, dei suoi gemiti passionali causati dal mio tocco. Ho bisogno di lei. Non posso più aspettare per averla ancora, non ci riesco.
Alice. Alice mi aiuterà.
Velocemente, vado in camera mia prendendo il cellulare che sta sopra il mio comodino. Compongo il numero di mia sorella, attendendo che rispondi al telefono con trepidazione.
‘Pronto?’
“Alice, sono io. Ascoltami, mi devi aiutare” le comunico immediatamente.
‘Di che hai bisogno?’ chiede subito.
“Devi invitare un’altra volta mia figlia a dormire a casa tua.”
Dall’altra parte del telefono, silenzio. ‘Edward… sai benissimo che amo Rosalie come se fosse mia figlia, e se fosse per me la farei dormire ogni notte a casa mia. Ma cosa stai facendo? Sabato sera mi ha telefonato quasi sull’orlo dell’esasperazione chiedendomi la stessa cosa, adesso me lo chiedi un’altra volta quando non l’hai mai fatto. Frequenti qualcuna?’
Quanto vorrei confidarmi con qualcuno su questo. E so per certo che Alice sarebbe felice, se sapesse tutto fuorché lì identità della donna.
“Alice, ti ho promesso che ti avrei spiegato tutto e lo farò. Ma non ora, e soprattutto non per telefono.”
Alice sospira. ‘Va bene… ma non metterti nei guai, capito?’
“Non lo farò. Non ce n’è motivo” le spiego. “Ti saluto, adesso. Faccio finta che mi hai chiamato tu, va bene?”
‘Va beeeeeene. Ah, passo a prenderla io, sono a casa di mamma e fra poco devo tornare a casa, okay?’
“Perfetto, a dopo.”
‘Ciao!’
Chiudo la chiamata con il cuore più leggero a pensare che stanotte io e Bella potremmo stare di nuovo insieme.

Bella’s pov

“Rosalie!”
Io e Rose ci fissiamo quando sentiamo suo padre chiamarla improvvisamente.
“Che vuole?” chiede più a se stessa che a me Rosalie, alzandosi tuttavia dal letto per raggiungere Edward.
Scrollando le spalle sapendone meno di lei, la seguo. Quando lo raggiungiamo in salotto, Edward ha il cordless in mano e sembra parecchio su di giri.
“Che c’è?” chiede Rose curiosa.
“Ha telefonato zia Alice. Se vuoi puoi dormire da lei, stasera” comunica con leggerezza Edward.
“Davvero?” esclama entusiasta Rose.
Ha sempre avuto un bel rapporto con sua zia, specialmente visto che si è ritrovata lei negli anni dell’adolescenza come unica figura materna. Questo le ha unite molto più di quanto dovrebbero esserlo già zia e nipote.
“Meglio che ti vai a preparare, lei odia aspettare” le ricorda Edward sorridendole e fermandomi il battito cardiaco inconsapevolmente.
È talmente bello che forse nemmeno si rende conto dell’effetto che fa sulle donne. Magari sa di affascinare molte ma non credo sappia esattamente quello che provoca.
“Posso chiederti perché tutte queste concessioni?” domanda Rosalie contenta. “Non mi hai mai fatto dormire a casa di zia Alice.”
Oddio, una parte di me trema sperando che l’abbia fatto per me.
“Sai com’è, visto che adesso c’è Emmett pensavo che fra lui e mia sorella meglio mandarti a dormire da lei” le spiega tranquillo facendola scoppiare a ridere.
Rosalie lo abbraccia, baciandolo ripetutamente su una guancia.
Se prima sorridendo Edward mi aveva fermato il battito cardiaco, riprende a farlo battere al limite del normale con una sola occhiata lanciatami da sopra le spalle di sua figlia. Uno sguardo che sembra promettere il paradiso fra le braccia dell’inferno.
“Grazie, grazie, grazie!”
Il campanello suona prima che Rosalie potesse staccarsi dal padre. La porta però si apre rivelando la figura di Alice, sorridente e allegra come sempre.
“La chiave che mi hai dato serve alla fine” mormora in direzione di Edward.
Mi siedo sul divano mentre osservo divertita gli abbracci di zia e nipote, entusiaste all’idea di passare un’altra serata insieme. Edward, invece, si siede sul tavolino posto davanti al divano, trovandosi così vicino a me come se fossimo seduti accanto. Non ho il coraggio di guardarlo ma la sua presenza accanto riesce a rendermi la donna più felice del mondo.
Quando alla fine Alice e Rosalie riescono ad allontanarsi, ci fissano entrambe con un sorriso contento che poi si trasforma in confusione. “Che c’è?” chiede Alice.
Tento di nascondere un sorriso mentre Edward non riesce a trattenersi. “Che c’è? Ma vi rendete conto di ciò che fate? Grida e abbracci quando non vi vedete solo dall’altra sera.”
L’altra sera. La stessa sera in cui Edward è venuto a casa mia.
Alice alza gli occhi al cielo mentre Rosalie sembra troppo felice per poter irritarsi.
“Bella, tu che fai?” mi chiede dopo, come ricordandosi improvvisamente della mia presenza lì.
Oddio, vero. “Io...”
“Se vuoi vieni anche tu, non ci sono problemi” si intromette Alice, gentile.
Non so cosa rispondere. E se avessi travisato tutto e Edward davvero non c’entra nulla? Se non mi avesse lanciato quello sguardo di fuoco? Se volesse approfittare della serata per stare un po’ da solo? O magari per chiamare Lauren...?
“Alice, non credo che Bella si sentirà a suo agio. Non metterla in imbarazzo” la rimprovera bonariamente Edward.
Lo fisso, per cercare di capire se la sua frase nasconde qualcosa. Anche lui mi lancia una veloce occhiata, normalissima per Alice e Rosalie ma piena di significati per me.
“In effetti, credo proprio che mi sentirei molto in imbarazzo... Ma, davvero, Alice. Grazie per la proposta.”
Sono sincera nel ringraziarla, è stato molto dolce da parte sua.
Alice aggrotta le sopracciglia, alternando lo sguardo fra me e Edward. Poi scuote la testa, sorridendo. “Magari una prossima volta.” si intromette Alice, gentile.
Non so cosa rispondere. E se avessi travisato tutto e Edward davvero non c

Lo fisso, per cercare di capire se la sua frase nasconde qualcosa. Anche lui mi lancia una veloce occhiata, normalissima per Alice e Rosalie ma piena di significati per me.

Sono sincera nel ringraziarla, è
Alice aggrotta le sopracciglia, alternando lo sguardo fra me e Edward. Poi scuote la testa, sorridendo. “
“E come fai ad andare a casa?” chiede poi Rosalie, preoccupata.
“Non ha la macchina?” domanda Alice, incuriosita dalla domanda di sua nipote.
“Sono venuta con Rosalie che aveva la sua auto, per cui...” Lascio a metà la frase, riprendendo. “Non importa, conosco la strada e anche se ci metterò un poco non mi preoccupo di ritornare a piedi.”
“No, non se ne parla, è ormai buio. Zia, possiamo accompagnarla noi?” Rosalie si gira verso sua zia aspettando una risposta ma prima che lei possa rispondere si intromette Edward.
“L’accompagno io, dove sta il problema?” chiede retorico, quasi seccato.
Rosalie sembra più sollevata. “Bene, allora, mi sento più tranquilla. Zia,” continua, rivolgendosi verso Alice, “il tempo di preparare un pigiama e poi andiamo, okay?” Prima che lei possa rispondere, corre verso la sua stanza.
Alice sospira, contenta. “Ah, l’amore” pronuncia sospirando. “Edward, hai visto quanto è felice tua figlia?”
“Era felice anche prima” borbotta Edward in risposta facendomi sorridere.
Alice scoppia a ridere. “Ho sempre adorato vederlo geloso di lei, seriamente” mi dice facendomi l’occhiolino.
Edward non le risponde, incrocia le braccia al petto e sbuffa.
“Eccomi!” esclama Rosalie ritornando.
“Già fatto?” domanda sua zia piacevolmente colpita.
“Già. Il beauty-case e lo zaino erano già preparati, domenica non li ho disfatti. Ho solo dovuto aggiungere il pigiama e mettermi le scarpe” le spiega. Si volta verso suo padre. “Passi a prendermi tu?”
“Sì, verrò verso le nove, nove e mezza. Per cui non ti muovere da lì, capito? Alice, mi raccomando” ordina Edward minaccioso.
Alice alza gli occhi al cielo. “Sì, tranquillo.”
“Noi ci vediamo domani, devi aiutarmi a prepararmi, non dimenticartelo” mi dice Rose, abbracciandomi.
Si allontana, passando poi a salutare suo padre mentre Alice mi rivolge un sorriso a mo’ di saluto. Se ne vanno in fretta, quasi come a non voler aspettare un minuto di più per stare da sole.
Il mio cuore batte sempre più velocemente, quasi come se mi stesse scoppiando nel petto. E quando Edward chiude la porta e rimaniamo da soli, credo di stare per morire.
Si gira verso di me, appoggiandosi alla porta. “Vieni qui” sussurra.
Non me lo faccio ripetere due volte. Mi avvicino a lui prendendogli il viso fra due mani e baciandolo, piano, senza alcuna fretta. Abbiamo questa notte per noi, perché accelerare le cose? Anche Edward sembra pensarla come me visto che le sue mani si intrufolano sotto la mia maglia con lentezza.
Premo il mio corpo contro il suo, cercando di sentirlo a fondo. E pian piano, riesco a sentire qualcosa, un qualcosa che bramo con tutta me stessa.
Le mani di Edward si spostano dal mio ventre alla mia schiena, intrufolandosi sotto la cinta dei miei jeans. Afferra con entrambe le mani i miei glutei, superando quindi le mie mutandine. Preme, tocca, stringe, il tutto con forza. Ma non mi fa male, non potrebbe mai.
“Bella...” sussurra piano, poggiando la testa all’indietro contro la porta.
Continuo a baciarlo: dalle labbra al mento, dal mento al collo, giungendo al pomo d’Adamo che succhio voracemente. Non mi sono resa conto della cosa, ma mi sto strusciando contro di lui che a quel mio succhiare aumenta l’intensità dei movimenti.
Come se avesse preso una decisione, esce fuori velocemente le mani dai miei pantaloni, slacciandomeli. Passa poi a togliermi la maglia, facendomi restare in reggiseno. Mi prende in braccio, portandomi mentre mi bacia sul divano.
La luce è accesa, se aprissi gli occhi vedrei tutto chiaramente. E morirei: o per l’imbarazzo o per il piacere, ma morirei.
Edward toglie con un veloce movimento i miei jeans, allontanandosi subito dopo. Si spoglia, mentre mi prendo tutto il tempo per osservare il suo meraviglioso corpo. Muscoloso, con carne nei punti giusti. Terribilmente bello, terribilmente uomo.
Quando si riabbassa verso di me, si fionda sul mio collo allargando senza indugi le mie gambe e iniziando a muovere il suo bacino contro il mio. Forte, quasi senza pietà.
Il suo pene contro la mia intimità, la sua lingua che lecca il mio collo, il suo corpo contro il mio: tutto questo basta per farmi perdere la ragione.
“Edward, ti prego” lo supplico sull’orlo di una crisi di pianto.
“Cosa, Bella? Dimmi cosa vuoi” ordina roco baciando il mio mento, leccandolo, raggiungendo le mie labbra.
Lo sento gemere quando le mie mani passano dalla sua schiena sul suo sedere per spingerlo a velocizzare i movimenti. Come ha fatto lui, afferro, tocco, stringo. E mi beo di quel contatto.
Edward accarezza con passione la mia coscia, piegandola per il ginocchio all’altezza della sua vita facendomi così sentire di più la portata della sua erezione.
Inizio a gemere, il piacere che già si fa strada in me e aumenta ad ogni singola spinta. Arrivo al limite quando Edward lecca lentamente la mia clavicola, il mio seno ancora costretto nell’intimo sfiorato dal suo petto. Raggiungo l’orgasmo con un gemito più forte di tutti gli altri, le gambe che tremano e il respiro affannato, la testa reclinata all’indietro. Edward non smette di muoversi sin quando non mi lascio ricadere con un lungo sospiro sul divano. Solo dopo si sposta verso il pavimento, in direzione dei pantaloni, per prendere in mano qualcosa dalla tasca.
Intuisco che si tratti di un preservativo e ne ho la conferma quando riesce a prenderne uno.
Lo apre senza perdere tempo, infilandoselo con maestria. Osservo come incantata i suoi movimenti esperti, leccandomi le labbra dalla voglia di prenderlo in bocca e gustarne il sapore. Lo farò; non ora, ma presto.
Quando si riposiziona su di me, poggia la sua fronte alla mia mentre le sue dita si spostano verso il basso. Quasi come a volermi solleticare, il pollice stuzzica il mio clitoride facendomi ricoprire la pelle di brividi che mi fanno tremare dalla testa ai piedi mentre con l’altra prende in mano il suo membro per posizionarlo sulla mia femminilità, facendo una leggera pressione.
Mentre mi stuzzica con una mano, continua a spingere in me piano, senza fretta, come se avessimo tutta la notte a nostra disposizione. Ed il bello è proprio questo, abbiamo tutta la notte a nostra disposizione.
Edward entra definitivamente in me con una lunga e potente spinta che mi mozza il fiato, fermandosi subito per farmi riprendere a respirare. Stringe forte con entrambe le mani le mie cosce, prendendo a muoversi con dolcezza.
Le mie mani si posano sui suoi bicipiti, gustandomi la durezza e il calore dei suoi muscoli, seguendo al contempo le sue spinte. Allargo, divano permettendo, le mie gambe, aprendomi maggiormente a lui che così entra più a fondo.
I miei gemiti si mischiano ai suoi ansiti, i nostro respiri affannati e la pelle ormai madida di sudore. Non è mai stato così bello, mai.
I movimenti di Edward aumentano sempre di più, così come i suoi ansiti. Il mio bacino va incontro al suo velocemente, assecondando il piacere che sta rimontando in me. Le mie mani si spostano dalle sue braccia alla sua schiena, premendo per sentirlo più a fondo.
Come a rispondere al mio movimento, Edward aumenta ancora la velocità delle sue spinte costringendomi ad ansimare più forte senza darmi tregua, sfinendomi al tal punto che arrivo quasi a supplicarlo di fermarsi. Quasi: non sono mica scema! Il piacere che provo non mi fa quasi respirare, l’orgasmo sembra essere sempre più vicino eppure sempre più lontano, sin quando Edward non abbassa il viso verso il mio seno per succhiare con voracità il mio capezzolo. Mi inarco con la schiena, l’orgasmo che finalmente riesce a scombussolarmi come mai ha fatto.
Edward spinge ancora mentre continua a respirare affannato. Alzo un po’ la testa per poterlo così baciare. Mi soffermo sul suo mento perfetto, come ogni cosa di lui del resto, assuefacendomi dei suoi gemiti di piacere.
La stretta delle sue mani sulle mie cosce aumenta sempre di più fino a farmi male ma per nulla al mondo gli chiederei di smetterla. E quando le mie labbra scendono più giù torturando nuovamente il suo pomo d’Adamo, riesco a sentire il corpo di Edward tremare e le sue spinte rallentare mentre cerca di prendere fiato. Sfinito come lo sono io, si accascia su di me.
Il suo respiro sull’incavo del collo mi solletica ma non mi dispiace affatto. Dopo un tempo che mi sembra infinito, mi lascia un bacio sulla clavicola.
“Che ne dici se andiamo a letto?” chiede in un sussurro roco schiarendosi la voce. Cosa che mi fa attorcigliare di desiderio lo stomaco.
Cercando di riprendermi, mi schiarisco anche io la gola e corro in bagno. Allo specchio, sussulto nel vedermi. Pensavo peggio, e invece l’unica cosa che non mi piace sono i capelli. I miei occhi sono come liquidi, le guance rosse e le labbra tumefatte dai baci di Edward. La cosa mi piace abbastanza. Ma i miei capelli sono gonfi, quasi crespi a causa dei movimenti della mia testa sul divano. Cerco di ravvivarli con le mani e il risultato mi piace abbastanza. Morbidi e sensuali, oserei dire.
Passandomi le mani sul viso, cerco di sistemare eventuali imperfezioni. Sistemo l’intimo. Quando mi convinco che sto bene, apro la porta dirigendomi in camera di Edward.
“Non dovrei ritornare a casa?” domando subito, infilandomi sotto le coperte senza lanciargli un’occhiata.
Le braccia di Edward mi attirano sul suo petto. Mi sistemo come meglio posso, la spalla di Edward a farmi da cuscino e il suo braccio come coperta, i nostri corpi verso il soffitto.
“Vuoi ritornare a casa?” chiede di rimando lui, la voce assonnata.
“Rosalie...” Lascio in sospeso la frase, facendogli intuire la portata dei miei pensieri.
“Passo a prenderla io, non ricordi?” continua.
Annuisco, ricordando tutto improvvisamente. Vero.
Sentendo un po’ di fresco, mi copro maggiormente con il piumone, dandogli le spalle per mantenendo il contatto con il suo braccio e il suo stesso corpo. Immediatamente, Edward mi abbraccia per la vita con l’altro braccio, il respiro che dopo qualche minuto diventa regolare.
Si è addormentato. E benché sia come in paradiso, non mi addormento subito proprio per assaporare il momento.









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Capitolo 13
*** Capitolo 12 ***


Buon pomeriggio! Allora, spero davvero che il capitolo vi piaccia, posso dirvi che nel prossimo ci sarà una scena… HHHHHAAARD. LOL
L’abito che Bella indossa al ristorante: http://www.polyvore.com/cgi/set?id=49063015&.locale=it





Per la prima volta dopo tanto tempo, mi sveglio senza che qualcosa abbia interrotto il mio sogno. Chiudo e apro gli occhi più e più volte per evitare che brucino fin quando non mi abituo. Il mio sguardo si posa sulla persona vicino a me. Bella. Sta ancora dormendo profondamente, a pancia in giù, e sembra che nemmeno lo scoppio di una bomba potrebbe svegliarla.
Gemendo per la frustrazione, mi passo una mano sul viso. È troppo tardi per recriminare su ciò che ho fatto. Ho ceduto alle lusinghe di Bella, adesso ne pago le conseguenze. Fin’ora, non mi lamento di certo.
Il problema, per me, non è solo l’età di Bella. Arrivati ad un certo punto, non sono né il primo né l’ultimo uomo che intraprende una relazione con una ragazza di quasi vent’anni più piccola. Il problema reale è Rosalie e il legame che la unisce a me e Bella. Se mia figlia dovesse scoprirlo, non me lo perdonerebbe mai. Arriverebbe ad odiarmi e questo non posso accettarlo. Potremmo fare attenzione, se staremo attenti non verrà a sapere niente su ciò che succede fra me e la sua migliore amica, ma il rischio, seppur minimo, c’è. E io non voglio rischiare.
L’altro problema è che non riesco a non resistere. Ho visto Bella crescere e fiorire sotto il mio sguardo senza accorgermi della donna semplice e meravigliosa che è diventata. Adesso, non so se riuscirei ad ignorarla. Anche in questo momento potrei alzarmi e mandarla via ma non riesco a distogliere lo sguardo da lei.
È stupenda, lo è davvero. Una giovane donna che fiorirà sempre di più. Ma perché io? Perché ha scelto proprio me per perdere la sua verginità? Non era meglio passare la prima volta con un ragazzo della sua stessa età, giovane e bello come lei? Sarebbe stato l’inferno per me, ma il paradiso per Bella.
Non posso rinunciare a lei, non ci riesco. Magari passerà; magari è il desiderio che provo per Bella a farmi ragionare così. Ma più la guardo dormire, più voglio stringerla a me e proteggerla da tutto ciò che la circonda. Con lei provo delle sensazioni che non ho mai provato per nessuna, a livello di coppia.
La gelosia e la possessività l’ho provata con Rosalie e so bene cosa sia. La provo tutt’ora, sebbene mi vergogno ad ammetterlo visti i suoi quasi vent’anni. Ma mi giustifico anche dicendomi che lei è solo mia, che l’ho cresciuta da solo e sono stato per lei non solo un padre ma, alle volte, anche una madre.
Per Bella, invece, provo le stesse, identiche cose. Sono geloso di James, e se penso che magari frequenterà presto un altro ragazzo ho solo voglia di rinchiuderla nella mia stanza. E mi sento protettivo.
Non ho mai provato queste cose nemmeno per Tanya. Ho sempre ammesso che non ho mai amato mia moglie, ma l’ho sempre rispettata e le ho voluto pure bene. Ma mai ho provato gelosia per lei. Irritazione, certo, ma è normale. Quello era il mio orgoglio a parlare quando magari flirtava con un uomo davanti a me.
Se penso che Bella possa ridere e scherzare con un ragazzo della sua età che può offrirle tutto ciò che non posso darle io, in quel caso non è il mio orgoglio a parlare. E non sono più irritato, ma geloso. E la gelosia è un sentimento che nasconde qualcosa di più profondo.
Per essere geloso di una persona, si dovrebbe amarla. Ma il punto è che io non amo Bella. Andiamo, è troppo presto per innamorarmi di una donna, indipendentemente da chi sia questa qui! Ed è anche una storia impossibile. No, non sono innamorato di Bella.
Mi alzo di scatto, uscendo alla svelta dalla mia camera da letto per andare a preparare la colazione. La farò mangiare, poi l’accompagnerò a casa.
Non mi posso permettere di provare un sentimento più grande di me per quella piccola donna e allontanarla è la scelta migliore. Sono un uomo egoista, per cui non smetterò con questi incontri. Che Dio mi perdoni, ma non ne posso fare a meno. Ma posso impedire a me stesso di innamorarmi di lei.

Poso il vassoio con la colazione sul comodino, inginocchiandomi vicino al letto e osservando Bella. Le guance rosee, gli occhi chiusi, le labbra perfette, l’espressione serena.
“Bella?” la chiamo piano toccandole le spalla.
Aggrotta le sopracciglia infastidita senza aprire gli occhi.
“Bella, svegliati. Sono le otto e mezza e fra poco devo passare a prendere Rosalie” le spiego sperando che si svegli. Non le sto mentendo, devo davvero andare a prendere mia figlia.
“Mmh…”
Mi irrigidisco immediatamente, il mugugno assonnato di Bella che mi riporta ai mugolii di piacere che le ho sentito produrre stanotte grazie alle mie carezze.
‘Calmo, Edward. Calmo. Non c’è tempo.’
Bella si stropiccia gli occhi per un tempo che a me sembra infinito, aprendoli infine e puntando lo sguardo su di me. Al novantacinque per cento dorme ancora.
“Hai fame?” le chiedo.
Si mette a sedere sul divano, annuendo ancora insonnolita.
Sedendomi sul bordo del letto, prendo il vassoio posandolo sulle sue gambe.
Avendola avuta molte mattine in casa quando rimaneva a dormire qui per Rosalie, so cosa le piace e non le piace. Non le piace il pane tostato spalmato di burro ma impazzisce per il bacon stra-fritto e le uova strapazzate.
“Quanto ti ci vuole la mattina per connettere?” domando non riuscendo ad impedire alla mia voce di avere un tono divertito quando osservo che appoggia il gomito sulla sua gamba e il mento sulla mano chiudendo gli occhi.
“Un po'” borbotta.
“Bella, non vorrei farti fretta però...” lascio la frase in sospeso, Bella che si riprende subito.
Annuisce, ormai sveglia.
“Posso chiederti se già sapevi cucinare o hai imparato per non far morire di fame tua figlia?” chiede tranquilla, prendendo del bacon e portandolo alla bocca.
Cerco di non pensare a cosa vorrei portare io alla sua bocca.
Inghiottendo il cibo che avevo ingerito prima, le rispondo. “La seconda, sì.”
Bella sorride. È bellissima, senza un filo di trucco e i capelli spettinati.
Impieghiamo solo dieci minuti per mangiare e bere il succo di frutta comprato al supermercato, prima di poterci finalmente preparare.
Va in bagno prima lei mentre io sistemo il letto e la cucina, aspettando che esca. Ha fatto una doccia e i capelli sono bagnati sulle spalle e la schiena, già leggermente truccata. E io vorrei solo riportarla in bagno per battezzare la doccia.
Non c’è tempo. Non c’è mai, cazzo.
Usciamo di casa verso le nove e un quarto, stando attenti che non ci sia nessuno nei dintorni. In macchina, c’è un piacevole silenzio.
“Stasera vieni con la tua macchina? Emmett passerà a prendere Rosalie” le ricordo.
Potrei andare a prenderla io, ma non l’ho mai fatto e anche se Rosalie ne sarebbe contenta, non vorrei si insospettisce.
“Mmh...” mugola insoddisfatta.
“Che c’è?” le chiedo sorpreso, lanciandole una veloce occhiata.
“Rosalie non vuole che me ne stia a casa. Non dovevo nemmeno venire durante la prima cena in famiglia, come faccio a venire a questa per il fidanzamento?” chiede quasi a se stessa.
“Ma Rosalie ti considera come una sorella, per lei sei la sua famiglia.” Improvvisamente, ripenso alla mia discussione mentale domenica mattina. Forse potrei... “Scommetto che si è confidata più con te che con me che sono suo padre.”
Le lancio un’altra breve occhiata per tastare il territorio. Sembra tranquilla.
“Sì, penso sia così. Ma d’altronde lei non ti può parlare di mestruazioni e nemmeno ti può chiedere di accompagnarla nei centro commerciali a comprare reggiseno imbottiti” spiega ridendo.
Sento una stretta al cuore dovuto a questo suono e un senso di disgusto dovuto alle sue parole – immaginare mia figlia che mi chiede aiuto per quel discorso non è tanto bello, per niente. Tuttavia, continuo imperterrito.
“Sì, hai ragione” le dico fingendomi tranquillo e divertito. In realtà, fremo dalla voglia di sapere una cosa. “E quindi... scommetto che si sarà confidata pure con te di... di cose più intime, tipo... che so? I ragazzi? O anche solo le prime esperienze.”
Forse ho calcato troppo su queste ultime parole. Quando mi volto a guardarla, Bella fa lo stesso stavolta con un lampo di curiosità e divertimento nello sguardo.
“Mi stai chiedendo... se tua figlia è vergine o meno, Edward?” Cerca di trattenere una risata, lo capisco.
Ma non c’è un cazzo da ridere, accidenti! Stringo più forte la presa sul volante. “Ovviamente no!” Corro ai ripari. “Però è anche vero che, come il suo papà, devo proteggere mia figlia, no?”
“Oh, tranquillo” mormora sorridendomi serena. “Per proteggere tua figlia ci bastano i preservativi.”
“Cosa?” urlo sconvolto, guardandola sperando che scherzi.
Bella scoppia a ridere. “Ma secondo te ti vengo a raccontare ciò che mi confida tua figlia?” mi chiede retorica.
Alzo gli occhi al cielo, maledicendo la sua onestà. “Voglio solo sapere se mia figlia è ancora vergine. Posso pure sapere questa cosa, no?”
“Mi dispiace, Edward, ma da me non otterrai nessuna informazione. Chiedi direttamente a Rosalie.”
Le lancio un'occhiataccia, divertendola ancora di più.
“L’unica cosa che posso dirti è che... be’, i preservativi dell’altra volta. È lei che me li ha dati” e si chiude nel suo mutismo, le braccia incrociate, e un sorriso dispettoso sul volto.
In effetti, mi ero chiesto perché avesse dei preservativi con sé se era vergine e... e... e. Oh, cazzo. Mia figlia non è più vergine!

Bella non ha confermato né smentito la cosa. Anche minacciarla di non cercarla più non è servito a niente. La sua risposta alla mia, finta ovviamente, minaccia mi ha ghiacciato.
“Mi dispiace, non ti dirò niente che possa compromettere la fiducia di Rosalie in me. Minacciarmi non ti servirà a niente.”
Se l’avessi minacciata davvero non avrebbe avuto alcun ripensamento nel continuare a tacere pur di non tradire mia figlia. È chiaro come il sole quanto le voglia bene.
Scendo dalla macchina suonando al campanello di casa Whitlock quando arrivo davanti alla porta. Ad aprirmi, uno spettinato Jasper.
“Buongiorno” mi saluta sbadigliando.
“A te” ricambio divertito. “Hai dormito questa notte?”
Mi lancia un’occhiataccia lasciandomi entrare. “Ho potuto prendere sonno solo verso le tre di notte, grazie alle donne della tua famiglia che parlavano e parlavano. Ma di che cazzo potevano parlare alle tre di notte?” chiede retorico facendomi ridere.
“Papà!” esclama mia figlia saltandomi quasi in braccio quando arrivo in cucina.
“Ciao, amore mio. Ciao, Alice” saluto mia figlia e mia sorella, lasciando un bacio sulla testa alla prima.
“Ciao, Edward. Dormito bene?”
Perché Alice mi sembra guardinga?
“Molto bene. Davvero molto” le rispondo, ripensando a Bella.
L’ho svegliata durante la notte. Jasper non sa che anche io mi sono addormentato definitivamente solo alle tre di notte ma sono molto riposato e soddisfatto di lui.
“Sei pronta?” chiedo a Rose.
“Sì, prontissima. Zia, non ti dimenticare che devi venire ad aiutarmi più tardi, okay?”
“Vengo verso le quattro, non preoccuparti” la rassicura mia sorella. “A dopo!”

“Bella?” chiede subito dopo essere entrata in macchina mia figlia.
“Sana e salva fino a casa, ieri sera” rispondo, capendo subito.
“Bene. Non mi piace farla camminare da sola, la sera, nemmeno se in una cittadina piccola come Forks.”
In effetti, nemmeno a me piace.
Lo squillo del suo cellulare interrompe quella che sarebbe potuta essere una conversazione.
Rosalie risponde. “Pronto? Ehi, ciao, James.”
James. Perché diavolo deve disturbare pure mia figlia?
“Sì, tutto bene, tu? Ti sei liberato dell’impegno per stasera?”
Stasera? Che deve fare stasera? Non verrà mica anche lui, no? L’invito è esteso solo per la famiglia, accidenti!
“Ah, perfetto!” esclama esultante mia figlia.
Dio, no. Ma ci può essere qualcosa di ben peggiore del sapere che verrà questa sera?
“Allora passa tu a prendere Bella, così al ritorno va via con te.”
Ecco, appunto.
“Sì, okay. Va bene, a stasera!” Rosalie chiude la chiamata posando il cellulare dentro la sua tasca dei jeans.
“Si può sapere perché stasera ci sarà pure lui? Rose, non è una festa, è una cena in famiglia” sbotto infastidito.
Mi fissa sorpresa. “E io sto facendo venire la mia famiglia. Bella e James fanno parte di essa, ormai” mi comunica.
“Non sono contrario che venga Bella, ma James sì! E se Emmett fosse geloso?” mi invento tentando di deviarla da questa idea patetica.
“Emmett conosce e apprezza James, e poi sa che a lui piace Bella” continua Rosalie sempre più sorpresa dal mio scatto d’ira.
Non rispondo. E che potrei rispondere? La verità è che non posso dire nulla. E Bella? Lei lo sapeva sicuramente. Perché accidenti non mi ha detto nulla?!
“Aspetta, forse ho capito. Sei geloso di questo? Sei geloso di Bella?”
Mi volto per un solo secondo, sconvolto. Rosalie sembra contenta della cosa. “C-c-che diamine...?”
“Aww, è così tenero da parte tua! Te l’ho portata così tanto spesso dentro casa che ormai per te è come una figlia, non è vero?” spiega.
No, non esattamente...
“È bellissimo, papà, davvero bellissimo. Bella è come una sorella per me e sapere che la consideri alla stregua di una figlia per me è importante.” Rosalie si fa improvvisamente seria.
Deglutisco. Per lei è importante. Cristo santo, dove andremo a finire se Rosalie dovesse scoprire la verità?

Bella’s pov

Il vestito che ho indossato per stasera mi sta divinamente. Non è molto scollato sul decoltè, anzi, è molto sobrio ed elegante come vestito. Di un blu scuro, sotto al seno stringe per risaltarlo. Il che è geniale viste le mie piccole tette. Ho abbinato un paio di scarpe e un anello, l’unico gioiello che mi sono permessa. Con l’arriccia-capelli, ho fatto un’acconciatura abbastanza semplice. Semplicemente, ho fatto dei boccoli e raccolti dietro la nuca due ciocche di capelli, lisciando con la piastra la frangetta lunga.
So già cosa indosserà Rosalie, anche se non so bene come si acconcerà i capelli. Ha optato per un vestito rosso drappeggiato di pizzo. Le sta divinamente, e con le tette che ha risalterà di più la sua figura.
Il campanello suona facendomi sorridere. Fra poco più di mezz’ora lo rivedrò e io non vedo l’ora. Infilo due preservativi nella borsetta. Non si sa mai. Spruzzo un po’ di profumo sui polsi e dietro le orecchie, e vado ad aprire con la pochette dietro.
“Ciao, James” saluto il mio amico facendolo entrare.
“Uaoh, ruberai la scena a Rosalie stasera” mormora divertito seguendomi.
Gli lancio un’occhiata, sorridendo. “Non l’hai ancora vista.”
Alza le mani in segno di resa. “Giusto.”
Anche lui sta molto bene. Ha indossato dei semplici ma nuovissimi jeans e una camicia nera con le maniche arrotolate sui polsi e i primi due bottoni slacciati. I capelli disordinati come al suo solito. Molto bello, Rosalie approverebbe. E se non ci fosse Edward, approverei pure io.
“Andiamo?” chiede quando prendo lo spolverino.
“Mmh-mmh.” Prendo le chiavi e chiudo la porta, seguendo James verso la sua auto.
“Hai visto oggi Rosalie?” chiede James, prendendo a guidare.
Rido immediatamente ricordandomi della telefonata di oggi. “No, non l’ho vista però l’ho sentita al telefono e dire che era agitatissima è un eufemismo.”
“Immagino” mormora ridendo.
Il piccolo ristorante di Forks non dista molto da casa mia, quindici minuti di strada in macchina, per cui raggiungiamo il locale in breve tempo.
Sono già tutti lì fuori, nella specie di ‘cortile’ fuori il ristorante.
I genitori di Emmett conversano con Edward e il padre di lui, Carlisle, mentre Emmett e Rosalie conversano con Alice e sua madre. Jasper e il loro bambino non ci sono, forse sono dentro.
Rosalie, come già sapevo, è bellissima. Ma la luce che le illumina gli occhi per la serata imminente la rende ancora più bella.
James posteggia e insieme ci avviamo verso Rosalie e tutti gli altri, che più o meno sono nella stessa zona. Non appena Rosalie ci vede, emette un gridolino e mi viene incontro il più velocemente possibile, tacchi inclusi.
“Awwww!” mi urla nell’orecchio stringendomi stretta.
Ignora il fatto che Edward forse ti sta guardando, non sentirti imbarazzata, sii te stessa!
“Sei splendida” le dico sorridendo.
“E tu sei figa” mormora Rose fingendosi invidiosa.
“Che ti avevo detto?” domanda James affiancandoci. “Avresti rubato la scena.”
“Ma brutto coglione che non sei altro!” lo sgrida Rosalie prendendolo a schiaffi mentre James scoppia a ridere cercando di ripararsi.
“Bella, sei bellissima ma al contrario di James io riesco a vedere solo e soltanto Rosalie” fa Emmett fingendosi anche lui dispiaciuto venendo ad abbracciarmi.
“E fai bene così” rispondo con finto tono minaccioso.
“Bella, è un piacere rivederti.”
Mi volto verso la madre di Emmett, sorridendole. “Il piacere è mio, Christina. Salve, Anthony.”
Anthony mi sorride.
“Signor Cullen.”
Via il dente, via il dolore.
Anche Edward risponde con un cenno del capo, senza però sorridere.
“Ciao, Bella!” esclama Alice, abbracciandomi.
Forse Rosalie ha preso da lei.
“Ciao a te, Alice. Jasper?” domando.
Alice sorride. “Dentro con Nick, parla con un amico incontrato adesso.”
“Bella, mentre loro entrano dentro vieni un attimo con me?” chiede Rosalie prendendomi per un braccio e senza darmi l’opportunità di replicare negativamente.
“Che c’è?” chiedo confusa.
“C’è che c’è quella sgualdrina di Lauren!” esclama infuocata.
Sussulto, aprendo la bocca sconvolta. “Come?”
“Sì! Dovevi vederla! Ha salutato mio padre come se quel bacio sulla guancia fosse un pompino. Bella, ti giuro, per poco non la prendevo a calci nel culo” spiega Rose, incrociando le braccia al petto.
Annuisco, deglutendo. Lecco le mie labbra aride. “Però, tuo padre...”
Rosalie scrolla le spalle. “Niente, pareva molto a disagio. Obbiettivamente, lui non ha fatto nulla per davvero, devo ammetterlo, mi ha sorpreso. Sembrava anche infastidito da quel bacio, il che mi ha fatto cambiare idea dal prendere quella troia per la coda di cavallo e sbatterla fuori dal ristorante a calci in culo, vista la reazione di papà. Era solo parecchio sorpreso di vederla a cena in questo stesso ristorante. Il punto è che lei è una zoccola, e mi veniva tanto da vomitare.”
Tiro un sospiro di sollievo non appena sento le sue parole. Se Edward era sorpreso di vederla, forse non si incontrano da un bel po’ e nemmeno si sentono, altrimenti parlando tra del sesso e un altro avrebbero saputo che quella stessa sera avrebbero cenato nello stesso ristorante.
“È bella?” chiedo in un sussurro.
“Tutta rifatta, secondo me” mi informa. “Ma è rossa. Credo che a mio padre siano sempre piaciute le rosse.”
Tento di sorridere.
Ah, gli piacciono le rosse, allora? E perché sta con me?
“Andiamo dentro, va’” mormora iniziando a camminare.
“E Lauren? Sarai costretta a sorbirtela?” le chiedo sperando che mi dica che se n’è già andata, non so.
Rosalie mi sorprende sospirando. “Vedi, Bella, sono un’egoista del cazzo. Dovrei essere felice se mio padre e lei si frequentano, non sta con una donna da molto tempo per poter stare dietro a me senza farmi mancare nulla. E ho capito questo da quando sto con Emmett. Lui mi fa sentire protetta e mi fa sentire al sicuro, in una maniera diversa da come mi fa sentire mio padre. E sto benissimo, come non sono mai stata nella mia vita. Credevo di conoscere la felicità, e invece... Non avevo minimamente idea di che cosa fosse, prima di incontrare Emmett. E voglio che anche mio padre conosca la felicità. Perciò se devo sopportare Lauren... e sia. Sarà sempre una sgualdrina, però se lui è felice a me va bene così.”
Ogni singola parola di Rosalie è una pugnalata al cuore. Non dubito certamente delle sue parole, ma sono convinta che se sapesse la verità allora cambierebbe idea. Può sopportare cento Lauren, ma non riuscirebbe mai a sopportare me come compagna di suo padre.
“Certo, vorrei che al suo fianco ci fosse una donna meno zoccola e più sensibile, magari dolce come te, però...” lascia in sospeso la frase ridendo.
Rido anche io, tanto per farla felice più che altro.
Non appena entriamo dentro, Rosalie mi fa cenno verso un tavolo. “Eccola, è la ragazza con l’abito e i capelli rossi” sussurra.
Osservo con occhi infuocati Lauren. Mmh... sì, sì, carina, ma ne ho viste di migliori.
“Tutto bene?” chiede Emmett alzandoci quando arriviamo al tavolo, ben lontano con mia enorme gioia da quello di Lauren.
“Certo.” Rosalie gli sorride, prendendo posto vicino a lui nel grande e spazioso tavolo rotondo.
Quando vedo il mio posto, non so se ridere o piangere. Tra Rosalie e James, sono di fronte a Edward.






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Capitolo 14
*** Capitolo 13 ***


Buonasera! In questo capitolo qualcuno verrà a conoscenza della verità. Se la reazione di questo qualcuno vi sembra inverosimile, vi voglio ricordare che Edward e Bella sono adulti e vaccinati; non fanno del male a nessuno; non uccidono e nessuno può giudicarli. Infine, questa è solo pura fantasia.
Buona lettura!







Non capisco cosa abbia Edward.
È per Lauren? È perché dopo averla vista e averla paragonata a me vuole scoparsi ancora una volta lei? O magari ha sempre desiderato lei, solo che si sarà fidanzata e avrà chiuso i ponti con Edward?
Ho visto che è in compagnia di due uomini e una donna, forse è una cena a coppie.
Per quanto riguarda me, mi sono comportata come avrei fatto se fossimo stati solo io, Rosalie, James e Emmett. Allegra e spontanea.
Ma ho tirato sempre un sospiro di sollievo quando a conversare erano poi i genitori di Emmett e Alice e Jasper. Il piccolo Nick è bellissimo, e assomiglia tantissimo a suo padre. Tranne per gli occhi e le labbra, quelli sono della madre.
Qualche volta parlavamo io e Rosalie solo fra di noi. E ogni tanto gli occhi di Emmett si posano su di lei. Dire che la ama è un eufemismo e io non potrei desiderare di meglio per la mia amica.
Aspettavamo il secondo, e io stavo morendo di fame.
“Nel frattempo che aspettiamo il secondo vado a fumare una sigaretta” mormora Anthony, alzandosi dalla sedia.
“Io devo andare un attimo in bagno” dico, alzandomi e prendendo la pochette, imitando il padre di Emmett.
Anche se io e Edward non abbiamo occasione di parlare, devo pur fare la mia figura e devo controllare se il trucco e i capelli sono ancora apposto. E poi magari metto qualche fazzoletto nel reggiseno, non si sa mai che mi guardi.
“Ti accompagno” afferma divertito James.
Lo colpisco con la mia pochette senza nemmeno lanciargli uno sguardo.
“Idiota!” esclama ridendo Rosalie seguita dal resto dei presenti.
Non ho idea se lui rida o meno, è una cosa che non scoprirò mai.
In bagno, mi controllo. Devo solo sistemarmi la matita sotto l’occhio, un po’ cancellatasi, ma per il resto sto bene. Già che ci sono, passo pure del leggero blush sulle gote. Oh, e un po’ di mascara sulle ciglia. Okay, ora ho davvero finito.
Non metto fazzoletti dentro il reggiseno già imbottito di molto, però mi sistemo le coppe per fare in modo che le mie minuscole e quasi inesistenti tette risaltino.
Lavo le mani, insaponandole ben bene per poi prendere la pochette e avviarmi verso il bagno. Quando esco fuori, sussulto mentre Edward mi tira a sé, nascondendomi dietro una specie di tendone.
“C’è nessuno in bagno?” domanda serio, la sua mano sulla mia bocca per impedirmi di urlare dallo spavento.
Scuoto la testa senza emettere un solo suono.
Oddio, se lo facciamo in bagno poi non avrò più il coraggio di fissarlo per il resto della serata! Già che non lo avevo nemmeno prima, ma almeno qualche sguardo riuscivo a lanciarglielo alla svelta.
Mi porta dentro tenendomi ancora stretta a lui come a volermi rapire, infilandosi insieme a me dentro la piccola cabina con il gabinetto per evitare che anche se dovessero entrare alcune donne non si accorgerebbero di nulla.
“Ma che fai?” sbotto quando finalmente mi libera. È solo scena questa perché, per me, può afferrarmi e portarmi via quando vuole. Pure ora.
“Volevo parlare con te” spiega serio, fin troppo.
Aggrotto le sopracciglia. “E di cosa?” chiedo realmente confusa.
“Ascoltami, Bella. Se c’è una cosa che non sopporto è la presa in giro. Posso capire che non provi un cazzo per me, che magari visto che sono un uomo e tu una ragazzina con gli ormoni in palla mi vieni dietro perché rappresento il proibito o una cazzo di cosa simile, ma se ti devi scopare quel cretino in contemporanea a me allora è meglio chiuderla chi!” esordisce incazzato nero, indicando la porta con la mano come ad indicare James di là.
Non riesco a credere a ogni sua fottutissima parola. Ma sta dicendo sul serio o è lui a prendere per il culo me?
Alzo una mano, come a fermare gli ingranaggi del suo cervello. “Fammi capire bene: io avrei perso la mia verginità con te solo perché sei un uomo piuttosto che con un ragazzo della mia età come James solo per capriccio? E visto che mi sono tolta questo peso secondo te la darei a tutti i miei amici solo per recuperare il tempo perduto?” domando.
Lui non risponde, si limita a fissarmi serio.
Incrocio le braccia al petto. Se lui è orgoglioso, io lo sono il doppio. “Sai che c’è? Hai ragione. Grazie, Edward, grazie per avermi tolto questo peso, non devo più preoccuparmi di dover sentire male perché tanto ormai ci sono abituata. E devo dire grazie anche a James, anche lui mi ha aiutato. Però hai anche ragione su una cosa: non è giusto fare il doppio gioco, devo stare attenta a troppe cose, quindi è meglio finirla qui. Grazie ancora, magari ti farò un assegno con i soldi di papà per ripagarti del disturbo” sbotto, afferrando la maniglia della porta.
La mano di Edward, però, mi ferma per poi sospingermi con forza contro il muro. Posa la sua fronte contro la mia, non dicendo però una sola parola.
Non mi tiro indietro.
“Tu fai tanto l’offeso per il mio comportamento, ma avresti dovuto dirmi che stasera ci sarebbe stata Lauren nello stesso ristorante” gli comunico.
Dimmi che non lo sapevi, dimmi che non hai visto né soprattutto sentito quella sottospecie di donna da un sacco di tempo!
Aggrotta le sopracciglia. “Non lo sapevo nemmeno io” risponde senza un tono particolare della voce.
“Molto strano. Non parlate fra una sessione di sesso e l’altro?” lo rimbecco acidamente.
“Non vedo Lauren da un mese, praticamente. Come diavolo avrei fatto a saperlo?” sbotta, forse più acidamente di me.
Non la vede da quasi un mese. E il primo vero contatto che abbiamo avuto io e lui è stato in occasione della prima cena ufficiale di Rose e Emmett, a maggio. Il cinque, per l’esattezza. Lo ricordo perfettamente. Quindi forse da quando abbiamo intrapreso questa specie di relazione non ha mai frequentato un’altra donna.
Magari sarà pure strano visto che non stavamo ancora insieme – nemmeno adesso possiamo considerarci una coppia in realtà – però mi sarei sentita tradita se dopo aver baciato me fosse andato a sfogarsi da un’altra. E non me ne importa un cazzo se è maschio e quindi sarebbe stato perfettamente logico. Anche io quella sera impazzivo dal desiderio ma non sono corsa da James per farmi soddisfare quando potevo perfettamente utilizzare la mia mano, se proprio dovevo.
“Ascoltami bene, Bella” ordina con tono che non ammette repliche. “Non sono un ragazzino immaturo a cui importa solo divertirsi nella vita. Non frequento due donne contemporaneamente, non le illudo e soprattutto non mento loro. Sono sempre stato onesto con te, sempre. E tu lo sai.”
Lo so fin troppo bene, ricordo ancora la conversazione avvenuta dopo il bacio, quando mi diceva che non poteva esserci nulla fra di noi a causa di Rosalie e della mia età. Lì era stato tremendamente onesto.
“Se adesso sono qui con te significa che sono qui con te. Non svergino te una notte per poi andare a scoparmi Lauren la notte dopo, mi sono spiegato?”
Le sue parole e il loro significato mi colpiscono così forte da poterle paragonare ad uno schiaffo. Ma mi rendono felice.
Edward è un uomo, è un padre, è maturo. Non potrebbe mai comportarsi come la maggior parte dei ragazzini con gli ormoni in subbuglio che non si sanno controllare quando vedono tette e culo. Anche se comunque ci sono delle eccezioni. James e Emmett, ad esempio.
Ma se lui ha chiarito il suo punto di vista facendomi sentire tipo una merda per aver dubitato di lui, anche Edward ha pensato male di me paragonandomi a una specie di sgualdrina per cui anche io voglio chiarire il mio punto di vista.
“Potrei dire la stessa cosa, Edward. Non mi faccio sverginare da te una notte per poi farmi scopare da un altro la notte dopo” annuncio fissandolo con espressione gelida, utilizzando la sua stessa espressione.
Edward non risponde. E che altro potrebbe dire? Ho ragione, lo sa pure lui. Mi sorprende quando posa la sua fronte sulla mia.
“Va bene. Hai ragione, ti chiedo scusa” mormora.
Aggrotto le sopracciglia. “Sei sincero, almeno?” chiedo. Non mi è parso tanto dispiaciuto.
“È lui, Bella. È James che mi infastidisce” mi rivela con forza.
È geloso. È geloso di James, del rapporto che ha con me. In fondo lui non si deve nascondere se mi vuole mostrare il suo affetto. Mi viene voglia di sorridere ma so che se lo facessi Edward si chiuderebbe a riccio.
Mi avvicino a lui accarezzandogli una guancia con la mano. “James è un amico, un semplice amico. Nulla di più” tento di spiegargli.
È la verità, d’altronde.
“Forse...” sussurra per nulla convinto, sfiorandomi con un dito la coscia facendomi così salire il vestito.
Deglutisco. “Edward...” Non possiamo, vorrei dirgli ma le parole mi muoiono in gola.
Edward, ignorandomi, mi lascia un bacio sul collo, sul lobo dell’orecchio, sul mento. E più su, posandosi leggermente sulle mie labbra.
Sono io la prima ad affondare la lingua nella sua bocca, ebbra di desiderio. Edward non si tira certamente indietro. Ricambia il bacio premendosi contro di me. Riesco immediatamente a sentire già qualcosa di duro premere contro il mio ventre.
Gemo sulle sue labbra quando mi alza il vestito su fino a superare i fianchi, lasciandomi le gambe interamente scoperte e la mia femminilità coperta solo grazie alle mutandine.
“Non possiamo...” ansimo gettando indietro la testa quando le sue labbra scendono sul mio collo leccando voracemente.
“Sì invece” mi corregge deciso, aprendosi la patta dei pantaloni.
“I preservativi...” mormoro ancora, ricordandomi di quell’importante particolare.
“Cazzo” impreca rudemente Edward fermandosi di colpo.
No!, vorrei urlare. “Li ho io” gli comunico, capendo subito.
“Li hai tu?” chiede sconvolto.
Gli indico la pochette adesso per terra. Immediatamente, mi abbasso per prenderne uno. Dalla fretta, getto tutto per terra ma poco me ne importa. La mano di Edward è subito sul mio fondoschiena, che tocca, preme e stringe con forza.
Quando mi rialzo, la bocca di Edward è di nuovo sulla mia.
“Girati” mi ordina poi, voltandomi e costringendomi a dargli le spalle.
Costringendomi modo di dire, io lo faccio più che volentieri. Solo, non ora. Insomma, sono curiosa sì di provare anche quel sesso, e sapere che Edward è attratto anche da quella parte del mio corpo mi lusinga tantissimo, ma so anche che spesso e volentieri è molto doloroso e se lo è in un letto figuriamoci contro un muro.
“Edward, aspetta” mormoro timorosa.
Le mani di Edward si dividono subito: la sinistra sul mio seno destro sfiorando anche quello sinistro di conseguenza e la destra tra le mie gambe che già mi accarezza forsennatamente.
“Tranquilla, Bella, non ti costringo a fare niente” sussurra con la voce spezzata, il suo pene che si muove avanti e indietro contro le mie natiche provocandomi una leggera frizione.
“Non è questo” lo correggo, capendo che ha frainteso. E di molto.
“Bella...”
Lo interrompo. "Voglio farlo" sussurro, chiudendo gli occhi e gettando la testa all’indietro quando mi bacia sul collo, agevolandogli il compito. “Voglio farlo con te però in un letto, capisci?” gli spiego.
“Davvero vuoi farlo con me?” mi chiede piano, continuando a lasciarmi piccoli baci.
“Sì” rispondo semplicemente.
“Lo faremo, Bella. Faremo tante cose, cose che forse nemmeno sai” mi promette solennemente.
Appoggio i palmi delle mani contro il muro spingendo il mio bacino contro la sua mano fra le mie gambe mentre riesco a riconoscere la spira del piacere percorrermi le vene. Edward preme sempre più forte il suo membro fra i miei glutei.
“Ti insegnerò tutto io, Bella. Ti piace come programma?” ansima in un sussurro.
Annuisco freneticamente, troppo sconvolta per poter articolare una frase di senso compiuto. Allargo di più le gambe, Edward che mi sostiene quando sto per cadere.
“Non fermarti, Edward. Per favore...” lo supplico.
“Non ho nessuna intenzione di fermarmi” mi spiega aumentando il movimento delle sue mani.
Una mia mano va a finire sopra la sua, stringendo forte la sua pelle. Quando sento la lingua di Edward sul mio collo, è la fine. È costretto a tapparmi la bocca con una mano per non farci sentire, il mio corpo adesso completamente premuto al suo, la mia testa posata sulla sua spalla.
Mi tiene così fin quando non mi calmo. Edward mi volta verso di lui infilandosi velocemente il preservativo e alzandomi in braccio costringendomi a circondargli i fianchi con le mie gambe. Entra immediatamente in me, mozzandomi il respiro. Già al limite, poche spinte e riesce a venire dentro di me con forza mangiandomi le labbra a forza di baci.
I nostri respiri affannati, ci allontaniamo dopo un poco.
“Dobbiamo rivestirci in fretta” mormoro quasi senza forze, sistemandomi il vestito.
“Conviene che ritorni tu, per prima. Io ho finto che dovevo fare una telefonata per lavoro” spiega, allacciandosi la cintura.
Non ricordo il momento in cui si è abbassato i pantaloni così come non ricordo il momento in cui mi ha stracciato le mutandine.
“Edward” lo rimprovero mostrandogli le mie mutandine adesso inutilizzabile.
Sorride divertito. “Non mi sembra che tu possa lamentarti.”
“Non è questo il punto” continuo a rimproverarlo imbarazzata.
Infilo le mutandine nella pochette, già sentendomi a disagio senza di esse.
Mi sento tirare via mentre mi stringe fra le sue braccia per potermi baciare. È questo il paradiso, lo so. Starei ore a baciarlo. Le mie mani affondano nei suoi capelli, ricambiando il bacio con tutto l’amore che provo per questo uomo.
“Devo ritornare” annuncio allontanandomi senza volerlo veramente.
Edward mi lascia un bacio, un secondo bacio, e un altro ancora. “Mmh...”
Okay, ora basta: se continuo poi finisco per violentarlo. Tentando inutilmente di nascondere un sorriso, lo spingo via con tutta la forza che ho in corpo mentre Edward si allontana ridendo divertito. Ma non appena esco dal bagno, il sorriso che ho sulle labbra scompare mentre il cuore perde un battito.

Edward’s pov

Quando Bella esce dal bagno, la seguo mentre ancora entrambi ridiamo. Ma non appena lei smette di ridere, la seguo pure io.
Oh, cazzo.
“Oh, cazzo” sussurra sconvolta mia sorella Alice.
“Alice, aspetta…” inizio subito senza però sapere che dire.
Lei è semplicemente senza parole, immobile sul posto, gli occhi sgranati che si posano su di me e Bella. Sembra come in trance e non posso darle torto.
Bella si volta impaurita verso di me aspettando una mia mossa.
“Bella, vai di la’” le ordino con tono deciso.
Lanciando un’ultima occhiata a me e a mia sorella, scappa letteralmente via dal bagno.
“Alice…” mormoro piano avvicinandomi a lei.
“Dimmi che ho visto male” mi prega sconvolta.
Sospiro, decidendo di dire la verità. “No, Alice. Non hai visto male” rivelo.
Apre la bocca per parlare ma da questa non esce nulla. Non sa che dire ed è logico. Fa persino fatica a respirare.
“Ascoltami bene, per favore. Tu sai com’è stato difficile per me prendermi cura di una bambina appena nata da sola. Ma sai anche che Rosalie è la cosa più bella che mi sia mai capitata, che è tutta la mia vita e che l’unica cosa che voglio è vederla felice” mormoro parlando con il cuore in mano, l’unica cosa che posso fare.
Alice si rilassa improvvisamente fissandomi seria. Lei sa perfettamente che le sto dicendo la verità. “Ti sei innamorato di quella ragazzina?” mi chiede.
Scuoto la testa sospirando sconfitto. “Non lo so, Alice, non lo so. Pensavo che fosse solo attrazione, ma se fosse solo questo andrei con un’altra donna invece di rischiare di rovinare il rapporto con mia figlia, non credi?”
Se fossi stato solo attratto da Bella, avrei potuto accontentarmi di Lauren o chissà chi altra, magari morendo di desiderio per la migliore amica di mia figlia. Non sarebbe stato difficile. Ma se ho ceduto è perché lo volevo... Il bene che provo per mia figlia è qualcosa che va oltre un semplice sentimento d’amore vista anche la situazione in cui ci troviamo entrambi, e cioè senza una figura materna vicino a noi. Per lei, sono stato padre e madre insieme e Dio solo sa quanto sia stato difficile e allo stesso tempo bellissimo. Quindi farmi odiare da mia figlia solo per potermi scopare una ragazza è da idioti, non ha senso.
Non so se sono innamorato di Bella, ma senz’altro non è solo attrazione.
“E... e io... cosa dovrei...?” Alice sembra in difficoltà.
“Tu non devi fare niente, Alice. Mi devi solo promettere che terrai la bocca chiusa. Non voglio che Rosalie lo sappia, ti supplico” la scongiuro.
“Ma hai idea del guaio in cui ti sei cacciato? È la migliore amica di tua figlia, se dovesse scoprirvi...”
“Pensi che non lo sappia? Credi che per me sia stato facile anche solo ammettere con me stesso di provare qualcosa per quella ragazzina? No, non è stato facile” le comunico improvvisamente freddo.
Sono stanco della gente che punta il dito senza sapere nulla della mia vita. Sono stanco di dover essere giudicato quando nessuno può farlo, e sono stanco di dover sempre giustificare delle azioni che mi rendono felice. Ho sempre posto davanti a tutto mia figlia, l’ho fatto con grande gioia, e se per una volta voglio fare qualcosa per me non credo che nessuno possa guardarmi dall’alto in basso. Visto soprattutto che la relazione con Bella rimarrà segreta. Anche qui sto mettendo mia figlia al primo posto: potrei uscire allo scoperto, Rosalie dovrà accettare per forza la nuova condizione, e invece non lo sto facendo proprio per non farla soffrire.
Alice è mia sorella e le voglio un gran bene, ma nemmeno lei può giudicarmi.
Alza le mani in segno di resa. “Va bene, Edward, va bene. Ma dovete stare molto più attenti di come avete fatto fin'ora. Cercate di osservarvi il meno possibile e soprattutto di non incontrarvi in luoghi così pubblici” comunica con calore.
Scuoto la testa. Qua ha ragione. “È stato un imperdonabile errore, non ricapiterà più.”
“Spero solo che questa storia abbia un lieto fine...” augura sottovoce mia sorella, andandosene poi via.
Lo spero anche io, guarda.

La cena è passata in fretta. Quando sono ritornato in sala non ho più fissato Bella, tranne rarissime volte. L’errore stasera c’è stato, ed è un errore che non ricapiterà mai più. Bisogna tenere gli occhi aperti, sgranati, se non voglio perdere la fiducia di mia figlia.
Disteso a letto, penso a Bella. Era spaventata a morte, ovviamente. Ma Alice si è comportata bene, ha conversato civilmente come al suo solito ridendo e divertendosi. E a Rosalie brillavano gli occhi.
Questo mi basta, questo mi deve bastare. La felicità di mia figlia prima di tutto, il resto non importa. Nemmeno la mia felicità.






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Capitolo 15
*** Capitolo 14 ***


È un capitolo abbastanza lungo ma più che altro non succede niente di che. Forse. Vabbè, deciderete voi :) Vi lascio al capitolo in fretta perché non ho nulla da dire >.< Spero di potermi riprendere, LOL!
A presto!




1/06/2012

È passata una settimana dalla cena ufficiale di Emmett e Rosalie. Come da noi immaginato, privatamente le ha chiesto di fidanzarsi ufficialmente.
Rosalie è già da nove giorni esatti che porta con un certo orgoglio uno splendido anello all’anulare. Emmett non le ha regalato un diamante, ma poco le importa. Ciò che per lei è importante è il sentimento con cui lui le ha fatto quel dono. Emmett ce la sta mettendo tutta per poterle dimostrare di essere il ragazzo perfetto e non penso faccia tutta questa fatica. Tutto ciò che fa per la mia migliore amica lo fa col cuore.
Rosalie non sa che Emmett vuole già chiederle di sposarlo. Io lo so, l’ha detto a me.
Prima, però, vuole aspettare un poco. Vuole trovare un lavoro stabile, mettere da parte dei soldi, e avere il consenso di Rosalie. Niente di più facile, insomma.
E io voglio aiutarlo.
Papà ha parecchi amici sparsi quasi per tutta l’America, amici molto influenti e con un lavoro fisso. Magari cercano un assistente, non so. Per il momento, Emmett dovrà accontentarsi di un lavoro che magari non ama ma se vuole iniziare a mettere da parte qualche spicciolo ha bisogno di cominciare adesso visto che oggi giorno non è semplice iniziare una nuova convivenza.
Fra le spese per le bomboniere, il catering, gli abiti e il resto, la somma che spenderà sarà alta. E questo solo per il matrimonio. Non parliamo per poter creare una casa accogliente per i neo-sposini.
I genitori di entrambi li aiuteranno, certo, ma non è questo il punto. Servono soldi, al più presto.
Ma a parte questo piccolo pensiero per i miei due amici, va tutto alla grande. Con Edward va alla grande.
Dopo lo spavento enorme che ci siamo presi entrambi non abbiamo più rischiato. Difatti ci siamo visti solo tre notti, sempre a casa mia, da quella cena. Nessuno dei due vuole rischiare e quindi dobbiamo accontentarci. E stasera ci vedremo un’altra volta.
Mi preparo con grande cura visto che sarà qui tra un’ora scarsa.
Rosalie e Emmett saranno fuori a cena e io e Edward avremo tutta la notte per noi.
Credo che Edward abbia capito che Rosalie non è più vergine e per quanto la cosa lo infastidisca oltremodo, conviene anche lui adesso visto che se sua figlia sta fuori con Emmett lui può stare da me.
Dopo una calda doccia nonostante siamo entrati nel mese di giugno, in accappatoio mi dirigo in camera mia per scegliere un completo intimo fra la vasta scelta. Alla fine, opto per un reggiseno in pizzo blu, con culottes coordinate, e indosso semplicemente dei pantaloncini che risaltano le mie gambe e una maglietta abbastanza striminzita, che risalta il mio piccolo seno adesso evidenziato dal reggiseno con coppe. Non metto altro, ho capito che a Edward piace il profumo naturale di una donna.
Quando suonano al campanello, lancio un'occhiata all'orologio. Non può essere lui, manca quasi mezz'ora al nostro appuntamento. Ma quando vado ad aprire, mi ritrovo Edward davanti più bello che mai. Ed è tutto mio.
“So di essere in anticipo” esordisce entrando e chiudendosi la porta dietro. Mi attira a sé, lasciandomi un delicato bacio sulla labbra. “Ma se fosse stato per me sarei venuto anche prima” sussurra sulla mia bocca, baciandomi ancora ma stavolta con più passione.
Mi sciolgo come burro davanti al sole quando mi bacia, e quando mi dice queste cose mi sento sciogliere ancora di più, come la neve.
Ricambio immediatamente il bacio, ogni volta pensando a cosa stavo per perdere.
Se Alice non avesse tenuto la bocca chiusa o se fosse stata Rosalie stessa a scoprirci... È una cosa a cui non riesco nemmeno a pensare.
Non so cosa Edward abbia detto a sua sorella, lui dice solo che le ha chiesto di non aprire bocca e di dimenticare tutto, ma non può essere così accondiscendente Alice, no? Tuttavia è una cosa che non mi interessa: l’unica cosa davvero importante è che Alice non ci tradisca e che Edward continui a volermi al suo fianco.
Edward intrufola le mani dentro ai pantaloncini. “Fra poco è il tuo compleanno...” sussurra lascivo, premendo il suo bacino contro il mio e guardandomi sfacciatamente negli occhi.
Vorrei abbassare lo sguardo per l’imbarazzo ma allo stesso tempo non ci riesco. È quasi vitale, per me, perdermi in quelle gemme smeraldine. “Come fai a saperlo?” chiedo per nulla interessata alla risposta.
So che ogni anno mi fa gli auguri qualche giorno prima o qualche giorno dopo, non appena ne ha l'occasione, perché sua figlia viene alla mia festa e sicuramente gliene farà parola. Ma, appunto, sarà Rosalie a ricordarglielo con qualche giorno d’anticipo. Al mio compleanno, mancano ancora due mesi esatti.
Edward sorride lentamente, divertito dalla mia domanda. “Pensi davvero che potrei dimenticarmi che compirai vent’anni? Si compiono una volta sola, nella vita.”
“Non ricordarmelo” rispondo improvvisamente triste.
Vent’anni. Se tutte le persone aspettano con ansia il giorno del loro compleanno, io vorrei solo che il tempo si fermasse. Perché se cresco io, cresce lui. La differenza d’età rimarrà sempre la stessa ma allo stesso tempo aumenterà sempre di più...
Il sorriso sul volto di Edward sparisce, per lasciare il posto a un’espressione seria. Abbassa il viso verso di me, toccando la mia fronte con la sua e sfiorando così i nostri nasi. “Dovrei essere io a odiare il mio compleanno, non credi?” sussurra retorico.
Anche a lui dispiace. Anche a lui il compleanno pesa. E di nuovo penso alla gelosia che prova verso chiunque mi stia vicino, al fatto che non avrebbe ceduto così in fretta vista la situazione in cui ci troviamo. È possibile che provi qualcosa per me? Lui non mi ha voluto dire nulla della discussione con sua sorella, magari non vuole perché si vergogna. Magari non mi ama, però forse prova qualcosa di più profondo e importante del semplice desiderio fisico.
Deglutisco, accarezzando la sua guancia ispida già di barba. Non molta, solo di qualche ora. E lo rende ancora più bello. “Ma a me non mi importa.”
Davvero non mi importa. Lo amo e mi sono innamorata di lui come l’uomo meraviglioso che è.
“Dovrebbe” sussurra controvoglia, salendo con le sue mani sulla base della mia schiena.
Scuoto la testa. No, non mi importa nulla.
Edward non dice nulla. Si limita a racchiudere le mie labbra con le sue, baciandomi con vigore, disperatamente. Io di certo non mi lamento. Ricambio invece con ugual passione, desiderando tutto e di più.
Non mi interessa davvero nulla dell’età, io vorrei solo una cosa: che Rosalie non fosse sua figlia. Sarebbe tutto un po’ più semplice se non ci fosse quest’ombra.
Mi prende in braccio, portandomi in camera da letto senza smettere di baciarmi. Ed ogni volta è per me come la prima.

Edward’s pov

“Allora” mormoro subito dopo averla distesa. Poso la fronte sulla sua, sorridendo. Senza esitare, Bella ricambia. “Cosa vorresti ricevere in regalo?”
Il sorriso pian piano lascia il posto ad un’espressione afflitta e mi pento di questa domanda. Vederla soffrire è l’ultima cosa che voglio.
“Che tutto fosse più semplice” sussurra con malinconia.
È chiaro il riferimento al rapporto che ci lega. A Rosalie.
Cosa cambierebbe, Bella? Cosa cambierebbe se tutto fosse più semplice? Avresti sempre quasi vent’anni meno di me.
Non mi importa.
Cristo, come fa a non importarti una cosa così? Non preferiresti stare con un ragazzo della tua età, con un ragazzo che ha i tuoi stessi gusti, frequenta i tuoi stessi amici, che conosci possibilmente da sempre?
‘Ma Bella è la stessa ragazza che aveva una cotta per me da piccola; è la stessa ragazza che ha continuato a esserlo anche crescendo; è la stessa ragazza che ha voluto tenere pur avendo quasi vent’anni la sua verginità. È la stessa ragazza che l’ha donata a te pur sapendo che sarebbe stato solo per una notte.’
Lei non l’avrebbe mai fatto se non provasse qualcosa di più profondo. Forse troppo profondo.
Le accarezzo lo zigomo con la sua stessa espressione malinconica. “Non farlo, Bella” la supplico in un bisbiglio.
“E se fosse tardi?” chiede fissandomi negli occhi.
E se fosse tardi anche per te, Edward? Che faresti? Rinunceresti all’amore di una donna per quello di tua figlia? Metteresti anche in questo caso davanti Rosalie? Pur avendolo sempre fatto, anche se lei non ha nulla di cui lamentarsi perché per lei ci sei sempre stato, faresti l’ennesimo sacrificio? Sacrificheresti quest’amore così diverso ma ugualmente profondo?
Pensieri che sono costretto a rinchiudere nei meandri nella mente quando Bella parla.
“Io ti amo.”
Un sussurro, il suo, che sembra riecheggiare fra le quattro mura di quella stanza quasi come un urlo.
L’ha fatto, Edward, troppo tardi.
“E non mi importa se tu non mi ami. Puoi pure usarmi per il sesso se ti soddisfa, ma io ti amo. E a me va bene così” continua come se ti stesse comunicando un dato di fatto.
Come può non importarle se la uso e basta? Come può cadere così in basso, accontentandosi di aver ceduto cosa aveva di più puro e inestimabile a un uomo che, nella sua mente, la usa solo come un oggetto sessuale?
Perché lei ti ama, Edward. Ed è il fatto che è pronta a sacrificarsi ne è la dimostrazione.
“Davvero non ti importerebbe nulla se per me fossi alla stregua di un oggetto pur amandomi?” chiedo non riuscendo proprio a capire.
Se mi ama, dovrebbe pretendere altrettanto.
“Perché è l’unico modo che ho per averti. Anche se per un’ora, anche se contro la parete di uno squallido bagno, anche se di nascosto come se dovessimo vergognarci. È l’unico modo che ho per averti.”
Le sue parole mi colpiscono come uno schiaffo in pieno viso. Eccola, la prova. La dimostrazione.
Scuoto la testa, deglutendo, le sue parole che vorticano ancora in me. “Non potrò mai darti nulla di tutto ciò che vuoi” sussurro accarezzandole il labbro inferiore
“Sei tu tutto ciò di cui ho bisogno. Non mi interessa di un dove, di un come, o di un quando. Sei tu, sei qui, e fino a quando mi vorrai l’unica cosa che conta è questo” mi spiega con semplicità.
Fino a quando mi vorrai.
Crede anche che la getterò alla prima occasione, forse? O quando mi sarò stancato?
Bella non ha certezze, sicurezze, vive nel dubbio, nella paura che un giorno possa lasciarla. Ma non mi ha mai fatto pressioni, non mi ha mai chiesto nulla.
Sono sempre stato io ad avere mille dubbi e a ricevere rassicurazioni, sono io che non mi sono mai chiesto di un domani. Sono io che preferisco vivere questa relazione adesso. Pur avendo una figlia, vivo così.
Bella, invece, vive un mondo contrario al mio.
Le lascio un delicato bacio sulle labbra. Perché di più non posso prendere, e di meno non voglio darle. “Ti va di dormire? Insieme a me?” sussurro sulla sua bocca.
Se mi ama, sarà felicissima di dormire al mio fianco. Dal canto mio, ho solo un’improvvisa e irrefrenabile voglia di stringerla a me e di addormentarmi con il suo profumo intorno.
Annuisce freneticamente, deglutendo.
Mi allontano per scostare le coperte, infilandomi sotto non appena lo fa lei. E i nostri corpi si posizionano perfettamente, come i due pezzi di un puzzle. Il mio braccio a farle da cuscino, la sua schiena contro il mio petto, cingo la sua vita con l’altro braccio libero, lei che stringe questo con vigore. E le mie labbra che si posano di tanto in tanto sui suoi capelli.
“È tutto ciò che ti posso dare, Bella” sussurro sentendola un po’ rigida. “E mi odio proprio per questo.” Perché vorrei darle tutto ciò che una donna dolce come lei si merita. Ma non posso.
Bella sistema meglio il suo capo sopra il mio braccio, avvicinandosi a me ancor di più di quanto non sia possibile e rilassandosi subito. La stringo quasi fino a farle male. Ma non mi importa, e se Bella non si lamenta, forse non importa nemmeno a lei.

2/06/2012

Non mi sono mai sentita così sicura in vita mia come ieri sera.
Non avrei mai pensato che nel rispondergli sinceramente quando mi ha chiesto che cosa volessi per regalo di compleanno, Edward mi rispondesse con un semplice ‘Non farlo, Bella’.
Perché per lui è logico, è chiaro ciò che provo per lui. Chi non se ne accorgerebbe?
Alle volte ho paura di fissarlo e farci scoprire. Perché non riesco a non fissarlo ammaliata, a non ricordare le sue mani addosso a me quando incrocio il suo sguardo. Non ci riesco.
E, appunto, vorrei fosse tutto più semplice.
‘Non farlo, Bella. Non farlo, Bella. Non farlo, Bella.’
Troppo tardi, Edward. È davvero troppo tardi. E perché non dirti tutta la verità, se hai già capito? Io ti amo, ed è proprio per questo motivo che vorrei fosse facile. Perché non voglio deludere Rosalie, ma non posso nemmeno pensare di rinunciare a tutto questo.
Quando ti dico che non mi importa veramente dell’età, sono sincera. Quando ti dico che non mi importa di cosa dirà la gente, sono sincera. E quando ti dico che puoi usarmi e gettarmi come e quando vuoi perché non mi importa di nulla che non sia tu, sono più che sincera.
Il sesso, seppur per me è amore, è l’unico modo che ho per tenerti a me, per toccarti, per baciarti. Per sentirti come una donna può sentire un uomo.
Mi stringo più forte a Edward, godendo del calore del suo corpo stretto al mio. O meglio, io sono stretta a lui. E non vorrei più svegliarmi.
Sennonché, il suono di un cellulare mi fa sussultare, facendomi recuperare in fretta il mio telefono per evitare di svegliare Edward.
“Pronto?” sussurro sottovoce, non volendomi alzare.
‘Bella? Tutto bene? Perché parli a bassa voce?’ chiede un Emmett confuso dall’altro lato del cellulare.
“Ehm... no, niente, Em. Sul serio, poi ti spiego. Tu tutto bene?” domando cambiando discorso.
‘Sì. Io... ecco, ti chiamavo per una cosa. Possiamo vederci?’ chiede titubante.
Aggrotto le sopracciglia, adesso io confusa. Edward si muove contro di me, mugolando piano. Dio, si sta svegliando.
“Sì, certo che possiamo vederci. Verso quando puoi?” chiedo, volendo porre fine alla conversazione al più presto.
‘Un’ora?’
Un’ora? Accidenti!
“Sì, sì, perfetto. Ci vediamo al solito bar?” continuo ancora, già con il pollice posato sul tasto di chiusura della chiamata.
‘Perfetto! Grazie, Bella. A dopo’ saluta Emmett.
“A dopo!” Blocco la chiamata subito dopo averlo salutato, posando il cellulare sul comodino e sospirando.
“Con chi ti devi vedere fra un’ora?” chiede un assonnato Edward, stropicciandosi gli occhi.
“Con Emmett” rispondo.
“Emmett?!” domanda Edward improvvisamente sveglio, puntellandosi su un gomito. “E che vuole? Che vuole da te?” È preoccupato.
“Sta’ tranquillo, Edward. Sono la migliore amica di Rosalie, vorrà chiedermi qualcosa a proposito di una sorpresa, sicuramente” cerco di tranquillizzarlo.
Edward non sembra tanto convinto ma accetta la mia spiegazione. Si corica nuovamente a letto, passandosi una mano sul viso.
Improvvisamente in imbarazzo, decido di preparare la colazione. Ma prima che possa anche solo muovere un muscolo, Edward si gira verso di me. “Ti senti bene?” chiede curioso.
Sospiro, passandomi una mano sugli occhi. “Non tanto...” Presa dai miei pensieri, ero riuscita a non pensare ai dolorosi crampi allo stomaco. Ma so bene da che cosa sono dipesi, nessun problema serio. Iniziano i soliti dolori mestruali, sempre se non mi è arrivato proprio ora.
“Sei pallida, infatti...” sussurra, passando l’indice sulla mia guancia.
“Va tutto bene, tanto” rispondo, mettendomi a sedere.
Un improvviso crampo mi fa quasi piegare in due. Ecco perché pensare, alle volte, fa bene. Ti distrae dai dolori mestruali.
“Devo andare in bagno” annuncio, alzandomi dal letto. Arrossisco quando mi rendo conto che lui non si muove da lì. Anzi, mi fissa confuso.
“Edward, potresti... Andare in cucina?” gli chiedo in imbarazzo.
“Perché?” domanda.
“Devo... devo fare una cosa...” rispondo, evasiva.
Edward non risponde, aggrotta le sopracciglia.
Sbuffo. “Edward, forse mi sono venute le mestruazioni” chiarisco un po’ seccata.
Dio santo, ma perché gli uomini vogliono sapere sempre tutto?
“Ah, capisco” mormora Edward alzandosi immediatamente e andando in cucina.
Finalmente sola, scosto le coperte per vedere se ho macchiato il letto. No. Forse non mi sono ancora venute... Vado in bagno, potendo affermare l’ultimo pensiero come vero. Facendo una doccia veloce, passo poi a mettermi una maglietta sformata e un paio di pantaloni di una tuta consunta, indossando anche un assorbente per evitare rischi inutili.
Non prendo le pillole per cui non ho un ciclo molto regolare ed è una vera seccatura.
Quando torno in cucina, sento Edward trafficare in cucina e lo vedo preparare i pancake.
Nel silenzio della casa, entrambi riusciamo a sentire perfettamente il suono del mio cellulare. Ancora.
Sbuffando anche questa volta, corro a recuperarlo. Ritorno di nuovo in cucina osservando il nome sul display. Mamma.
“Pronto?”
‘Isabella, tesoro! Come va?’ domanda affettuosamente mia madre.
“Tutto bene, mamma. Tu? Papà?”
‘Oh, anche da noi le cose vanno benissimo. New York è meravigliosa, non smetterò mai di dirlo!’
Sorrido prendendo posto, Edward che porge un piatto di pancake sedendosi davanti a me sul tavolo piccolo. “So che hai un debole per New York” rispondo.
‘E tu, vita mia? Hai pensato a ciò che ti ho detto?’
Chiudo gli occhi, sospirando. “Mamma... non so. Sai che adoro Forks, New York non mi piace. Qui ho tutti i miei amici, i miei luoghi di ritrovo... Andare a New York significherebbe iniziare una nuova vita e al momento l’unica cosa di cui ho bisogno è continuare questa vita.”
Ho bisogno di Edward. Solo di lui.
Non oso alzare lo sguardo davanti a me, preferisco giocare con il cibo.
‘Ma...’
La voce un po’ delusa di mia madre mi colpisce ancora. Sbuffo ma con tutto l’amore che una figlia può provare per la propria madre. “Ti prometto che ci penserò ancora, va bene? Tanto al mio compleanno mancano ancora due settimane” prometto.
‘Ah, ti ringrazio, amore mio. Spero che accetterai, mi mancano un sacco le nostre chiacchiere e le nostre uscite’ sussurra commossa.
“Anche a me, mamma” rispondo sincera, sorridendo.
‘Bene. Ti lascio, ti mando un bacione, amore mio. E anche papà.’
“Ciao, mamma.” Chiudo anche questa chiamata passandomi anche questa volta una mano sul viso.
“Così andrai a New York per il tuo compleanno?”
Alzo gli occhi su Edward. Perché sembra arrabbiato? E perché il suo tono di voce sembra accusatorio?
“Non lo so” rispondo piccata, grattandomi la testa.
“Be’, a me sembravi parecchio propensa ad accontentare tua madre” ribatte Edward immediatamente.
“Forse. Non vedo i miei da un sacco di tempi” gli comunico fredda.
Perché non capisce? Adoro stare a Forks, ma è pur vero che i miei genitori mi mancano da morire. E poi non è detto che io vada a New York! Ma non è giusto che lui si comporti così quando è una decisione che spetta soltanto a me.
Prima che possa aggiungere qualcos’altro, mi alzo. “Vado a prepararmi” annuncio uscendo dalla cucina e dirigendomi in camera mia.
Nervosa, entro nel mio bagno personale e prendo matita e mascara per truccarmi. Niente di più. Quando esco, mi dirigo verso l’armadio in camera mia e lo apro, osservando i vestiti. Prendo un maglione rosso molto semplice che terrà sicuramente caldo, e dei jeans da mettere con le converse.
“Bella…”
Mi volto verso Edward dietro di me dandogli nuovamente le spalle, senza dire nulla. Sospira. “Senti, Bella, mi dispiace. Okay?” Si avvicina, abbracciandomi da dietro. “Ma prova a metterti tu nei miei panni. Iniziamo questa specie di relazione e subito parto quando noi non abbiamo tempo per nulla. Non ti piacerebbe, io lo so.”
Certo che non mi piacerebbe e io non sto dicendo nulla su questo.
“Edward, e questo va bene. Ma non capisco perché tu ne faccia una questione di stato ora quando in realtà nemmeno è sicuro” spiego calma senza voltarmi.
Sto bene con lui che mi cinge da dietro, appoggiata al suo petto.
“Ma ci stai pensando” obbietta sussurrando al mio orecchio, posando la testa sulla mia spalla e non spostandosi più.
“Per mia madre. Per farmi chiudere la telefonata e non perdere altro tempo. Non dico che magari non andrò dai miei, ma se ci vado stai tranquillo che sarà solo per due giorni, il tempo di non impazzire con le ore di volo. E comunque in due giorni dove saremmo entrambi occupati” concludo.
“Mmh-mmh. Si può fare” concorda. “Ma per il tuo compleanno...”
“Non andrò via per il mio compleanno” lo interrompo subito. Lui non l’ha specificato, ma ho ben capito che vuole passarlo un po’ con me, anche davanti a tutti gli altri. “Sarà per un altro week-end. Il mio compleanno lo passo a Forks, con tutti voi. Mamma e papà, potranno venire loro. O almeno spero” aggiungo dopo, pensando che magari gli impegni di mio padre non lo lasceranno libero per due giorni solo.
“Sono egoista...” mormora Edward, quasi rimproverandosi.
“Mi piaci così egoista” gli rispondo sorridendo.
"Mmh.”
Prendo in mano il mio cellulare, osservando l’ora. “Meglio che mi sbrighi, o altrimenti farò tardi all’appuntamento con Emmett” annuncio, togliendomi la maglietta e indossando il maglione.
Fin quando mi limito a spogliarmi per indossare una nuova maglia, va bene, sarebbe assurdo vergognarmi. Ma togliermi i pantaloni con l’assorbente messo... questo mi imbarazza, sì. Fortunatamente, Edward si volta per mettersi le scarpe e, velocemente, mi cambio. Mi siedo sul letto, indossando le mie converse e pettinando poi i capelli.
“Devo andare, ieri Rosalie mi ha detto che sarà di ritorno verso mezzogiorno ma visto che ti dovrai incontrare con Emmett... meglio ritornare prima” spiega avvicinandosi a me e posando le mani sui miei fianchi.
Annuisco, stringendomi a lui e chiudendo gli occhi.
Edward posa le labbra sulla mia fronte, senza allontanarsi. “Cerca di convincere Emmett a passare anche questa notte con Rosalie” mormora divertito.
Sì, senz’altro sa che sua figlia non è più vergine ma la cosa conviene anche a lui.
Rido piano, mentre Edward si allontana con un sorriso divertito. Non lo accompagno alla porta, e lui non si offende della cosa.
Con Edward fuori, non ho più niente su cui concentrarmi e il mal di pancia sembra aumentare.

“Stai bene, Emmett? Sembri spaventato a morte” dico scrutandolo a fondo.
Seduti nel piccolo tavolino del nostro luogo di ritrovo, un cameriere ha appena portato della cioccolata a me e del caffè lungo a lui.
Deglutisce. “Insomma...”
“Qualche problema?” domando subito, temendo la risposta.
Emmett non risponde subito e questo mi fa ancora più agitare.
“Voglio chiedere a Rosalie di sposarmi” esordisce infine.
Apro e chiudo la bocca senza emettere nessun fiato. Fin quando non mi decido a parlare. “Sì, so che vuoi sposarla...”
Mi interrompe. “No, Bella. Voglio chiederle adesso di sposarmi. Anche stasera stessa” chiarisce.
Sgrano gli occhi, adesso capendo meglio. “Adesso?! E come fai...?”
Mi interrompe un’altra volta, posando i gomiti sul tavolo e prendendosi la testa fra le mani. “Lo so, lo so. Ma non ce la faccio più. Voglio avere un motivo in più per cercare di mettere da parte la somma di soldi che a solo pensarci mi fa rabbrividire.”
Non rispondo. Quando qualcuno non ha nulla da dire, non lo dica e basta.
“Oggi tuo padre mi ha chiamato” rivela Emmett qualche secondo dopo.
Alzo lo sguardo su di lui immediatamente. “E?”
“E ha detto che ci sarebbe un lavoro come addetto alle pulizie per un’azienda di pubblicità. A New York” specifica alla fine.
Sgrano gli occhi. “New York? Davvero mio padre ti ha detto che c’è un lavoro disponibile solo a New York?!” chiedo non credendolo possibile.
Sa perfettamente che Emmett non si allontanerà da Forks. Non si allontanerà mai da Rosalie. Sì che a Forks lavori ben retribuiti non ce ne sono molti, anzi non ce ne sono completamente se non magari quelli base – dottori, insegnanti, ecc... – e proprio per questo contavamo in un lavoro nei dintorni. Anche a Seattle, se necessario. E sapevamo bene che il lavoro non si sarebbe trovato subito.
Averlo trovato a New York sarebbe un’ottima offerta per Emmett, ma Rosalie?
Sospiro. “Emmett, cosa vuoi che faccia?” domando osservandolo.
Scuote la testa, prendendo la tazza di caffè fra le mani e tuttavia senza portarsela alle labbra. “Niente. Assolutamente niente.”

Di ritorno a casa, non smetto un attimo di pensarci.
Se fossi al posto di Rosalie e venissi a conoscenza di questa opportunità, non esiterei un istante: direi ad Emmett di accettare e io lo seguirei senza indugi. Perché non mi interessa nulla di dove sto, voglio solo avere accanto a me l’uomo che amo.
Io l’ho fatto, scegliendo di stare a Forks senza seguire i miei, che mi mancano tantissimo.
La vita è fatta di sacrifici, tutti dolorosi. Ma se pensassimo sempre a questo lato negativo della cosa, allora non sarebbe vita.
Io, però, sono io e non mi trovo al posto di Rosalie. Come ha detto Emmett non posso fare nulla. Voglio, ma che posso fare? L’unica cosa è parlarne con Rosalie rispettando comunque il desiderio di Emmett: non rivelarle nulla di questa sua preoccupazione.
Per questo, invece di tornare a casa, prendo una strada diversa all’ultimo minuto. Vado a casa di Rosalie. È quasi l’una del pomeriggio e sicuramente sarà a casa.
Dopo aver parcheggiato, scendo immediatamente suonando alla porta. Ad aprirmi è Edward. Indossa dei vecchi pantaloni grigi di una tuta e una t-shirt bianca. I capelli spettinati e a piedi nudi, vorrei solo infilarmi con lui dentro la sua camera da letto.
“Bella?” Edward è parecchio confuso. “Che fai qui?”
Preferisco non rispondere. “Posso entrare?” chiedo invece.
Ancora più confuso, fa di sì con la testa spostandosi. Entro subito, dirigendomi a passo spedito verso la cucina abitabile.
“Bella?” Anche Rosalie è sorpresa di vedermi. “Dovevamo uscire, per caso?” chiede.
“Posso parlarti?” Anche stavolta ignoro la domanda fattami, preferendo andare dritto al sodo.
Rosalie, senza trucco e con una tuta deliziosa di Hello Kitty, lancia uno sguardo confuso a suo padre. “Certo... Ma tutto bene?”
“S-sì, tutto bene.” Credo.
Scrolla le spalle. “Okay...”
Sì alza dalla sedia, lasciando sul tavolo il piatto di pasta col sugo. Mi dispiace averli interrotti ma ho bisogno subito di una risposta.
In camera da letto, Rosalie si siede sul suo letto. La imito.
“Allora, Bella. Dimmi tutto.”
“Rosalie, adesso ti farò delle domande ma tu mi devi promettere di non farne a me. Non ti posso dare spiegazioni” metto subito in chiaro.
Rosalie appare visibilmente più confusa. “Va bene... Ma che...?”
La interrompo. “Ami Emmett?”
Per quanto siano chiari i sentimenti di entrambi, specialmente visto il loro fidanzamento, ma ancora Rose non mi ha detto chiaramente ‘lo amo’.
Sembra presa alla sprovvista. Alla fine, scuote la testa. “Sì. Lo amo” risponde senza chiedermi nulla come le ho promesso.
“Faresti qualunque cosa per lui?” vado avanti.
“Assolutamente” mi risponde senza esitare.
“E andresti dovunque se lui fosse costretto a partire?”
Rosalie sgrana gli occhi. “Emmett...?”
“Rose, ti prego. Ti avevo detto nessuna domanda. Sono domande che ti sto facendo io, ma non chiedermi niente. Forse più avanti ti spiegherò” sentenzio.
Rosalie avrebbe sicuramente insistito se non avesse visto quanto fossi seria.
“Okay. Comunque...” Prende tempo per rispondere alla mia domanda, riflettendoci con sguardo perso e altrettanto serio. Alla fine, punta i suoi occhi dentro ai miei. “Sì. Lo farei se fosse necessario.”
Annuisco. Non ho bisogno di altro.
“Mio padre ha offerto a Emmett un buon posto di lavoro” comunico alla fine.
Ho chiamato mio padre per farmi spiegare la situazione: se anche Emmett venisse a conoscenza della cosa – e cioè che io ho parlato con Rose –  io ho rivelato a Rosalie ciò che mi ha detto Charlie senza infrangere la promessa fatta al mio amico.
“Davvero?” chiede subito Rosalie, gli occhi che le brillano.
“A New York” chiarisco.
L’entusiasmo negli occhi di Rose si spegne pian piano. “N-New York?” sussurra.
Annuisco lentamente non staccandole nemmeno per un attimo gli occhi dal viso.
“E... Emmett?” domanda incerta.
“Mio padre mi ha detto che Emmett non sembrava tanto entusiasta della cosa. Ha preso una settimana di tempo e mio padre sta tentando di tenere in sospeso il posto di lavoro. È come addetto alle pulizie ma è per un importante azienda di pubblicità, guadagnerebbe molto come primo lavoro” spiego con calma.
Per me, Emmett dovrebbe accettare.
Rosalie scuote la testa con tristezza. “Ma è a New York...” sussurra sconfitta.
“Parti con lui” dico semplicemente.
Alza gli occhi di scatto, fissandomi stralunata. “C-come?”
“Se lo ami, parti con lui. Cosa ti tiene a Forks? Tuo padre? Lui verrebbe, io lo so. Un avvocato non avrà problemi a trovare lavoro in una grande metropoli” le ricordo.
“Ma ci sei anche tu, Bella! Sei come una sorella. Non posso pensare di allontanarmi da te, proprio non...”
La interrompo prendendo le sue mani fra le mie. “Rosalie, i miei genitori abitano a New York e vorrebbero avermi con loro anche oggi. Se non l’avessi capito, se tu andassi a vivere lì, io vi seguirei” rivelo con un sorriso.

Edward’s pov

È già da parecchi minuti che sono chiuse lì dentro.
Bella sembrava parecchio seria quando è arrivata a casa. Sorpreso, non le ho neanche chiesto se ci fossero problemi.
Mi sembra di ritornare a respirare dopo una apnea durata ore quando le vedo uscire dalla camera da letto. Finalmente saprò che è successo.
Non sembrano preoccupate, ma nemmeno abbastanza tranquille.
“Ti faccio sapere, okay?” chiede mia figlia abbracciandola.
“Quando vuoi” replica con naturalezza Bella, allontanandosi dopo aver ricambiato l’abbraccio. “Arrivederci, signor Cullen” mi saluta con un cenno del capo.
“Ciao, Bella” le rispondo soprapensiero.
Bella se ne va così come è entrata, lasciandomi più confuso che mai.
“Che è successo?” domando dalla mia nuova postazione, e cioè sul divano davanti alla televisione accesa.
Con un sospirone, Rosalie si butta fra le mie braccia senza rispondere. Appoggia la testa al mio petto, cingendomi lo stomaco con le braccia.
Se fosse qualcosa di grave, me ne avrebbe già parlato. E non sembra triste, soltanto pensierosa. Quindi mi va bene che al momento lei non voglia parlare. Ha bisogno solo di un abbraccio da suo padre.
La stringo forte a me, posando la mia guancia sulla sua testa.
Quando vorrà, parlerà. È sempre stato così. In questo, assomiglia a sua madre.
“Papà?”
La voce delicata di mia figlia penetra nella mia mente.
“Dimmi, amore.”
“Cosa ti tiene qui a Forks?” chiede titubante.
Ci penso su. Fino a qualche settimana fa, senza ombra di dubbio avrei risposto mia figlia. È lei che mi tiene qui. Non voglio che cambi le sue abitudini per seguirmi in chissà quale altra città. Adesso, però… forse non è l’unica a tenermi in questa piccola cittadina. Ma lei non lo deve sapere.
“Tu, Rose. Perché me lo chiedi?” domando. È l’unica risposta che lei possa mai accettare.
“Che faresti se ti chiedessi di partire per New York?” sgancia alla fine la vera domanda.
O il vero problema.
Perché questo è un problema.
‘Che faresti, Edward?’
Rosalie non può saperlo ma è come se mi avesse chiesto di scegliere fra lei e Bella. E mi sconvolge non saper rispondere.





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Capitolo 16
*** Capitolo 15 ***


Salve a tutti :) In questo capitolo Edward si sveglierà, finalmente. Su una cosa, sull’altra prometto che anche lì lo farà e anche prima di Bella! :)
Non posso rispondere alle vostre recensioni, sapete che quando posso lo faccio sempre, ma ora devo correre ç_ç Ho già ritardato di troppo, vi pubblico il capitolo e scappo!
Per il resto, vi lascio alla lettura :3 Un bacione :*





Rosalie non ha aggiunto altro alla sua domanda. Le avevo chiesto il motivo di quel dubbio ma mia figlia mi aveva risposto che era un dubbio come un altro. A me non sembrava affatto così. La sua domanda era bella seria. Non potendo però insistere, non ho detto nulla.
Sospetto che Bella sia al corrente della cosa vista l’improvvisa apparizione di sabato a pranzo.
Il viaggio verso casa sua non mi è sembrato mai così lungo. Sono le nove di sera, mia figlia è da Emmett e non rincaserà prima di domani mattina quindi io e Bella abbiamo tutta la notte a nostra disposizione.
Quando posteggio, scendo dalla mia macchina solo dopo essermi controllato intorno attraverso i finestrini. Non si è mai troppo sicuri.
Ad ogni modo, oltre che per stare con Bella, sono qui anche perché vorrei sapere cosa ha spinto Rosalie a pormi quella domanda.
Non ho bisogno di bussare: Bella mi ha dato una copia delle sue chiavi e se anche ci fosse qualcun’altro mi avrebbe avvisato tramite messaggio. Ovviamente, dopo aver appreso che mia figlia è capace di controllarmi di nascosto il cellulare visto che l’ha fatto tanto tempo fa dopo un messaggio di Lauren, ho salvato il numero di Bella sotto falso nome e lei ha fatto lo stesso. E comunque, i messaggi vengono sempre cancellati. Ripeto: non si è mai troppo sicuri.
Quando entro, sento un leggerissimo brusio provenire dalla camera da letto di Bella. Chiudendo la porta alle mie spalle, la raggiungo. Sta parlando al telefono mentre, distesa a pancia in giù sul letto, disegna cuoricini su di un quaderno.
Il riscaldamento in casa è acceso, il che le ha permesso di indossare dei pantaloncini bianchi che mostrano le sue lunghe e snelle gambe, e una camicetta mezze maniche dello stesso colore leggermente sbottonata che mette in evidenza la linea fra i seni piccoli. I capelli sono sciolti sulle spalle ed è senza trucco. È stupenda. Ride leggermente.
“Te lo giuro, James, saresti grandioso con quella camicia.”
Stringo a pugno entrambe la mani. James. Sempre James, porca puttana. Ma non ce l’ha una vita? E quindi sarebbe grandioso, Bella? Tentando di mostrarmi indifferente, mi faccio notare da lei.
Invece che mostrarsi imbarazzata o mortificata come dovrebbe, mi sorride e mi fa cenno di avvicinarmi sul letto.
Aggrotto le sopracciglia. E l’imbarazzo? Dov’è il senso di colpa?
Mi siedo sul letto e lei si avvicina a me sedendosi sulle mie gambe e circondandomi il collo con un braccio, mettendosi di lato.
Forse ho sbagliato. Forse il complimento è del tutto senza malizia.
“Sì, okay, fammi sapere. No, tranquillo, tengo il telefono accesso.” Ride ancora. “D’accordo, fai il bravo, mi raccomando. Ti saluto, ciao.”
Chiude finalmente la chiamata e vedo chiaramente che, invece di limitarsi a questo, spegne anche il cellulare gettandolo poi sul letto e rivolgendomi un caldo sorriso.
Inarco un sopracciglio. “E così James sarebbe grandioso con quella camicia?” domando con fare strafottente.
Anche Bella inarca le sopracciglia, non capendo. Quando alla fine realizza, sbuffa. “Era un modo di dire, Edward. E comunque a te conviene visto che mi ha chiamato per consigliargli dei bei vestiti per conquistare una ragazza” spiega.
“E da quando frequenta un’altra ragazza?” chiedo confuso.
Che io sappia, anche solo fino a ieri lui stravedeva per Bella.
Bella scrolla le spalle, facendo una deliziosa smorfia. “Credo da una settimana, forse. Sinceramente non so il giorno preciso.”
Sorrido, sospirando alla fine. “Ascolta, Bella, dovrei farti una domanda. Tu sai perché Rosalie mi ha chiesto se sarei partito per New York se solo ne avessimo l’opportunità?” Vado subito al sodo.
Bella, a disagio, abbassa lo sguardo leccandosi le labbra. Una fitta di desiderio mi invade. “Be’, potrei essere stata io ad averla indotta a porgerti questa domanda” rivela piano.
“Ah”, mormoro. “E perché?”
Gira di lato la testa, serrando occhi e labbra. Non me lo vuole dire.
“Bella” la chiamo deciso.
Mi fissa supplicante. “Ti prego, non posso dirtelo” mi spiega.
Ah, ora capisco. Sarà stata una promessa rubata da Rosalie. Ma lei deve dirmelo.
Le accarezzo una guancia con il dito. “Non lo dirò a nessuno, Bella. Come potrei?” la faccio ragionare.
Primo, manterrei il suo segreto a prescindere, ma anche volendo rivelare tutto non posso.
Mi fissa indecisa. Alla fine, si lecca ancora le labbra e riabbassa lo sguardo. “Emmett...” inizia. “Ha detto che mio padre gli ha trovato un lavoro a New York, pagano bene ma lui dovrebbe trasferirsi. E non lo farebbe mai senza Rosalie” rivela velocemente.
Non ci credo. La fisso senza lasciar trapelare nulla dal mio volto. Quindi è per questo che Rosalie mi ha fatto quella domanda? Emmett vuole andare a New York e vuole portarsi mia figlia con sé? E io dovrei rinunciare a Bella solo per quella testa di cazzo?!
Facendo una lieve pressione, scosto Bella da sopra le mie gambe e mi alzo facendo avanti e indietro per la stanza.
Non ci credo. Non ci credo. Non ci voglio credere.
“Edward...” mi chiama dolcemente Bella.
È questo che mi fa scattare. “Come cazzo... come cazzo può portarmela via? Non basta che io permetta loro di scopare, eh? Vuole pure portarmela via!” esclamo non capendo.
E sì, loro scopano solo perché io lo permetto!
“Edward...” mi chiama ancora Bella, stavolta un po’ divertita.
Ma cosa mi deve dire? È una dato di fatto, questo! Si vuole approfittare di mia figlia. Vuole circuirla, portarmela via e farle dimenticare il suo papà!
Mi fermo dal fare ‘avanti e indietro’ per la stanza quando Bella mi si piazza davanti per farmi smettere.
“Edward, stai impazzendo” mi comunica con ferma decisione.
Incrocio le braccia al petto, fissandola con un sopracciglio inarcato. “Impazziresti pure tu se tua figlia di punto in bianco fosse pronta ad andarsene col primo che le capita!”
Perché non capisce?!
“Emmett non è il primo che le capita, Edward!” esclama inorridita. “Tua figlia ama Emmett, e Emmett ama tua figlia. Quando l’altro giorno mi ha chiamato era disperato perché non sapeva che fare. Da un lato, avrebbe voluto accettare perché così avrebbe potuto mettere i primi soldi da parte per sposare Rose, dall’altro non voleva allontanarsi da lei.”
Faccio una smorfia, non volendo accettare la sua spiegazione. Alla fine, mi rendo conto che sto davvero impazzendo. Emmett è sempre stato sincero con Rosalie, lo so bene. Sono semplicemente scattato.
Mi siedo sul letto con lo sguardo basso e afflitto, non rispondendole.
“Tu sei un avvocato, puoi permetterti di iniziare una nuova vita fuori città. Perché non vuoi trasferirti?” mi chiede sconvolta e confusa.
Non credo di aver capito. Davvero vuole che mi trasferisca? Davvero vuole che mi allontani da lei? E lei sarebbe quella che mi ama?
La fisso sconvolto, non potendo credere alla confusione sul suo sguardo. “Ma tu ti rendi conto di ciò che significa?” le chiedo.
Forse lei non se ne rende conto.
“Cosa?”
“Significa che non avrai più accanto Rosalie, ecco che significa. E scommetto che ti mancherebbe come a lei mancheresti tu” le spiego alzandomi e guardandola dall’alto in basso.
Okay, questa è solo una piccola parte del motivo per cui non voglio partire. La parte più importante è che io non potrò vederla. E non posso dirglielo, ammetterei fin troppo i miei sentimenti.
Bella inarca un sopracciglio. “Non hai pensato che io possa seguirvi a New York? I miei vorrebbero avermi con loro già da adesso, ma se non li ho accontentati è per te e Rosalie” confessa.
Per me e Rosalie. Non solo per mia figlia, assolutamente non per quel James. L’ha fatto per mia figlia e per me. Per me, cazzo.
Lei ha avuto il coraggio di dirmelo, io non riesco nemmeno a pensarci. Ma lei è la stessa ragazza che mi ha detto ti amo.
Non riesco a dire nulla, pensieri si accavallano fra di loro. Alla fine, Bella si alza in piedi e mi prende le mani fra le sue, osservandomi con sguardo limpido.
“Quando ho detto che ti amo non scherzavo. Non ho mai scherzato con te. E se non ci fossi stato tu, probabilmente non vivrei a Forks già da molto tempo” rivela candidamente, senza imbarazzo.
Come può farlo? Come può non rendersi conto della situazione complicata in cui ci troviamo? O l’età, anche quella è importante. Sì, non sarò né il primo né l’ultimo, ma non ho mai creduto in una relazione duratura. Fin quando è solo sesso, sappiamo entrambi che la storia è destinata a terminare. Ma un vero rapporto?
Ma se anche trovassimo una soluzione a questo problema, non riusciremmo comunque a stare insieme. Rosalie non lo accetterà mai.
Ma se lo accettasse?
Una parte di me lo desidera, è vero. Se accadesse non ci sarebbero più problemi fra di noi.
Bella mi ama, ne sarebbe felice. Ma io? Cosa provo per lei, esattamente? Ecco un terzo problema: ciò che provo io.
Perché non lo so. Non sono mai stato innamorato, non ho mai amato nessuno se non la mia famiglia e mia figlia, ma sono amori differenti.
Non è solo attrazione, di questo sono sicuro, ma può essere amore?
Ritorno alla realtà quando Bella mi lascia un casto bacio sulle labbra. “Stai tranquillo” mormora accarezzandomi i capelli. “Non pretendo niente da te.”
Non pretende niente. Lei crede che per me è solo sesso e le sta bene. Nonostante mi ami.
Poso le mie mani sui suoi fianchi, stringendo piano. L’avvicino a me, sfiorando la sua fronte con la mia. “Bella...”
Vorrei dirle qualcosa. Vorrei dirle che no, non è solo attrazione ma che allo stesso tempo non so nemmeno se è amore. Vorrei dirle che per mia figlia girerei il mondo ma che non avrei mai la forza per farlo se questo significa allontanarmi da lei. Ma non ne ho il coraggio.
Bella mi accarezza il volto. Forse ha capito. O forse no. Fa un passo indietro, finendo seduta sul letto e attirandomi sopra di sé senza una parola. Lei fissa me, io fisso lei, ed entrambi non osiamo parlare. Non ce n’è bisogno.

Bella’s pov

Immediatamente, le sue labbra si posano sulle mie. Nella stanza si sente solo il rumore prodotto dai nostri corpi che si sfiorano con i vestiti addosso e i nostri respiri affannati.
Alle volte penso a come abbiamo fatto a finire così. Sembra passato un secolo da quando ancora lui non mi notava nemmeno di striscio. Eppure siamo qui: io sotto di Edward fra le mie gambe.
Passa ad aprire la mia camicetta in modo piuttosto deciso, strappandomi tutti i bottoni. Cosa che mi fa impazzire di più. Con un gesto altrettanto deciso, mi toglie i pantaloncini. Ho solo l’intimo addosso mentre Edward è fin troppo vestito.
Emetto un lamento, spostandogli le mani da sopra il mio corpo e spingendolo per potermi mettere su di lui a cavalcioni.
Non obbietta, naturalmente.
Imito i suoi precedenti movimenti togliendogli il maglione blu che gli sta divinamente baciandogli nel frattempo la gola, verso il pomo d’Adamo. Una delle parti del corpo che mi piace dell’uomo è proprio questo, e quello di Edward ai miei occhi è tipo perfetto.
Edward impenna il suo bacino contro il mio gemendo, facendomi così avvertire la sua erezione.
Le mie mani si posano sul suo petto bollente scendendo sempre più giù, arrivando alla mia vera meta. Apro i suoi pantaloni calandoli più giù che posso, aiutata da lui che li rimuove muovendosi.
Anche lui ora indossa solo la biancheria intima.
Con un movimento svelto, mi riposta sotto di lui dopo avermi slacciato i ganci del reggiseno, togliendomelo.
Affonda il viso fra i miei seni mentre getto la testa indietro di conseguenza.
La sua erezione è coperta dai boxer ma riesco perfettamente a sentirla sulla mia intimità e la sua lingua calda sul mio seno mi manda al paradiso.
Le sue mani si posano sulle mie mutandine, togliendomele con un altro veloce gesto. Pian piano, scende con il viso sempre più in basso. E nonostante il piacere che provo non riesco a non irrigidirmi, le sopracciglia aggrottate. Non vorrà mica...
“Oh, cazzo!” urlo quasi quando sento la sua lingua dispettosa tra le mie gambe.
Edward lecca la mia intimità velocemente, torturandomi con quella lingua assassina senza darmi tregua.
E ora chi cazzo sarebbe riuscito a guardarlo in faccia?!
Non riuscendo a resistere, inizio a muovere forsennatamente il bacino per andare incontro alle spinte dalla sua lingua. Bagnata e calda, può competere perfettamente con la mia femminilità.
Inarco la schiena affondando la mano fra i suoi capelli per incitarlo ad andare più veloce. Il piacere si fa sentire sempre più fortemente in me facendomi fremere. Serro le gambe attorno alla sua testa e con un gemito più forte mi lascio andare all’orgasmo.
Respirando con affanno, ricado sul letto.
Edward si posiziona subito sopra di me, baciandomi. Riesco a sentire il mio gusto nel suo.
Quando sento la sua erezione durissima fra le mie gambe vibro di piacere, il mio corpo ancora troppo rilassato per il recentissimo orgasmo.
Bagnata fino al limite, sento solo un leggerissimo fastidio quando Edward mi fa sua con una poderosa spinta, annunciata con un suo potente e breve ansito. Ovviamente, subito dopo aver indossato il preservativo.
Non mi illudevo che la nostra ‘storia’ sarebbe durata a lungo, mi stupivo anche che fosse durata anche solo un mese, per cui non ho proposto nulla sul prendere la pillola anticoncezionale.
In contrasto con il modo in cui è entrato in me, Edward si muove piano facendomi quasi piangere per il nervosismo.
Si muove sinuosamente e lentamente e io mi sento pasta frolla nelle sue mani.
Per incitarlo a muoversi anche solo un po’ più velocemente, poso le mie mani sul suo sedere – okay, magari non è solo per incitarlo a muoversi – e stringo un po’.
Edward sorride con la fronte poggiata alla mia, emettendo un suono gutturale che mi scombussola tutta.
Ma come per grazia divina, Edward mi asseconda iniziando ad accelerare i suoi movimenti.
Poso i piedi sul letto piegando verso l’alto le ginocchia. Muovendosi ancor più velocemente, Edward stringe le mie mani portandomele sopra la testa.
“Guardami, Bella” ordina.
Cosa non mi provoca quest’uomo?
Mi viene molto difficile guardarlo, vorrei solo chiudere gli occhi e abbandonarmi ai sensi, ma lui vuole che lo guardi. E chi sono io per non obbedirgli?
Quando alzo lo sguardo sul suo viso, quasi non muoio.
Ha un’espressione così decisa e di puro piacere allo stesso tempo, la tempia sudata, la bocca un po’ socchiusa, e si muove sopra di me.
I suoi movimenti aumentano e con essi anche il mio piacere. Edward posa le sue labbra sulle mie, baciandomi avidamente. Con una spinta più forte delle altre, non è l’unico a raggiungere l’orgasmo. Difficilmente si riesce a venire insieme sebbene non sia una cosa impossibile. Con Edward non era mai successo, ma sentirlo tremare nello stesso momento in cui vibravo io è una delle sensazioni più belle in assoluto.
Si lascia cadere al mio fianco, togliendosi il preservativo e gettandolo stancamente sul pavimento. Avrei pulito dopo. Al momento, è l’ultima mia preoccupazione, penso quando Edward mi prende fra le braccia.

Edward’s pov

A svegliarmi alle tre e mezza di notte è Bella che si muove agitata sul letto. Aggrotto le sopracciglia accendendo l’abat-jour sul comodino e rischiarando così la sua stanza da letto abbastanza da poterla osservare.
“Tutto bene?” sussurro assonnato.
Bella mi fissa stralunata. “S-sì, tutto bene. Scusa, non volevo svegliarti.”
Ma a me non sembra tutto bene. È pallida, davvero tanto pallida. E sudata, molto sudata. Il tempo di fare quel pensiero che Bella è costretta a sedersi sul letto per vomitare anche l’anima.
“Cazzo” impreco agitato alzandomi velocemente dal letto per aiutarla.
Oddio, quante volte Rosalie ha vomitato sul letto quando aveva la febbre o anche solo da piccola? Eppure non so nemmeno che cazzo fare, ora!
Calma, Edward, calma. Allora, prendi una pezza bagnata, Bella è ridotta a un bagno di sudore.
Sì, certo. La pezza.
No, aspetta, quale pezza? Devo prima alzarla e portarla in bagno, no?
Cristo!
Ma Bella sembra decidere per me quando smette di vomitare. So perfettamente, arrivato a questo punto, cosa fare. Portarle una pezza per asciugarle la bocca e poi portarla in ospedale.
Avrà vomitato per nemmeno cinque secondi, eppure mi è sembrato passasse un secolo.
Mi siedo vicino a lei porgendole un fazzolettino. “Bella, dobbiamo andare in ospedale” le dico.
Scuote la testa. “Non possiamo...”
Sospiro. So perfettamente che non possiamo, ma lei sta male...
“Andremo a Port Angeles” le propongo.
Un’ora e un quarto di strada. Ma con le strade vuote e superando i limiti di velocità, potrei impiegare molto di meno. Al massimo, se le verrà da vomitare ci fermeremo per strada. Bisogna solo resistere.
Scuote ancora le testa, scostando le lenzuola ora da lavare. “No, non c’è bisogno, sto bene ora. È solo che mi girava la testa e ho vomitato ma fra poco mi sentirò meglio” comunica alzandosi.
Trema visibilmente, devo reggerla io per non farla cadere a terra.
Bella non vuole andare in ospedale nonostante insisti.
È già da dieci minuti con le braccia incrociate sul tavolo della cucina e la testa fra di esse. La luce è accesa, altrimenti dice che starebbe peggio.
Sembra andare tutto bene. Appunto, sembra. Perché poi alza la testa di scatto facendo dei respiri profondi. Immediatamente, le porgo la bacinella che avevo precedentemente preparato apposta.
Sembra tentare di resistere ma alla fine non ci riesce. Vomita e per la fatica le scivolano sulle pallide guance anche delle lacrime.
“Cristo santo, Bella, dobbiamo andare in ospedale” le ordino deciso.
Non aspetto altro. Non appena si riprende, corro in camera per indossare sopra i boxer i miei vestiti della sera prima.
Bella ha indossato subito dopo aver fatto sesso dei pantaloni di una vecchia tuta e una t-shirt sformata ma andrà più che bene.
Prendo solo una giacca bella pesante per lei e la mia, l’aiuto ad indossare le scarpe, e infine l’aiuto a raggiungere la mia auto.
Non ho idea di quando faremo ritorno a casa, negli ospedali c’è sempre confusione, per cui chiamo mia sorella Alice.
‘Pronto? Edward?’ chiede assonnata.
“Alice, ascoltami. Bella si è sentita male e io la sto portando in ospedale, per domani mattina mi devi fare il favore di farti trovare a casa mia presto e di non fare uscire per nessun motivo Rose fin quando non torno.”
‘Ma perché, cos’ha?’ chiede preoccupata.
“Non lo so, ha vomitato già due volte...” spiego lanciando un’occhiata a Bella.
Ha la testa appoggiata al poggiatesta del sedile e il finestrino tutto aperto per rinfrescarsi nonostante si stia gelando.
‘Va bene, non preoccuparti, ci penso io domani a Rosalie. Fammi sapere, okay?’ domanda.
“Grazie.”
Riattacco subito dopo, accelerando. Ogni tanto le lancio una breve occhiata ma sembra tutto apposto. E di nuovo, sembra perché durante il viaggio verso l’ospedale ci siamo fermati ben quattro volte.
Mi sembra di raggiungere il negozio delle caramelle quando finalmente raggiungo l’ospedale. Posteggio in sosta vietata, forse, e aiuto Bella a scendere.
E fortunatamente per noi, non c’è molta confusione. Credevo ci sarebbe stato un casino terribile ma soprattutto, credevo che avrei aspettato mezzo secolo prima che qualcuno visitasse Bella.
Invece, abbiamo aspettato solo un quarto d’ora.
Sono costretto ad occuparmi di tutta la burocrazia prima ma almeno riesco a entrare con Bella. Questo però perché nella stanza c’è un piccolo angolo per le visite abbastanza privato cosicché io non veda nulla.
“Non si preoccupi, signor Cullen, la sua fidanzata ha avuto solo una brutta digestione. Una flebo e potrete ritornare a casa” spiega la dottoressa.
Non potendo dirle di essere il padre, ho optato per la verità. E d’altronde, al momento è l’ultimo dei miei pensieri imbarazzarmi per essermi fatto trovare con una ragazza più piccola di me.
“Non guardare.”
Sento la voce rassicurante dell’infermiera, che si occupa della flebo di Bella.
“Non mi fa impressione.”
Sorrido nel sentire la dolcissima voce di Bella che in questo momento assomiglia tanto a quella di una bimba di quattro anni.
“Ah no?” chiede dolcemente l’infermiera.
Aspetto solo qualche istante prima che Bella finalmente scenda dal lettino per raggiungermi con la flebo messa.
“Come ti senti?” chiedo immediatamente.
Sì, domanda stupida, ma ho bisogno di saperlo.
“Bene” sospira. “Il senso di vomito si sta attenuando.”
Prima di poter andare a casa dobbiamo aspettare che la flebo termini e poi che il medico prescrivi la cura, per cui ci sediamo nella sala d’aspetto. Faccio appoggiare Bella al mio petto, stringendola per non farle sentire freddo.
“Perché non provi a dormire un po’?” bisbiglio.
“Se vuoi, c’è un lettino disponibile.”
Ci giriamo entrambi verso l’infermiera che ha fatto la flebo a Bella che si è avvicinata a noi con un sorriso sul volto maturo.
“Ti va?” le domando.
Bella annuisce. L’accompagno al lettino osservandola stringersi nel cappotto. Sente ancora freddo, forse perché indossa anche un semplice pantalone della tuta. Tolgo la mia giacca, posandola sulle sue gambe.
“Tu...”
La interrompo. “Non ti preoccupare, tu cerca di dormire. Io vado a telefonare a Alice che voleva sapere come stavi ma sono qui vicino, okay?” le chiedo avvicinando il mio viso al suo e accarezzandole i capelli.
Annuisce, chiudendo gli occhi.
Le lascio un breve bacio sulla fronte e vado a chiamare Alice.

Come fa un uomo ad accorgersi di essere innamorato di una donna? O come fa una donna ad accorgersi della stessa cosa?
Molti descrivono l’amore con parole semplici visto che, teoricamente, non ci sono parole esatte per questo scopo.
L’amore sono le farfalle allo stomaco, è sapere che l’altro è felice ed esserlo tu di conseguenza; è amare qualsiasi cosa la renda felice; è mettere lei prima di ogni cosa; è osservarla dormire e bearsi di questo momento; è morire anche solo se ha un po’ di febbre.
E io ci sono, morto. Adesso, mentre dorme e sembra una bambina, la osservo seduto sul suo lettino e quasi mi disseto di questo momento. E sorrido quando nel sonno la vedo sorridere. E vorrei sapere cosa la rende contenta per renderla felice il doppio al ritorno a casa.
È tutto ciò che le persone descrivono sull’amore.
Credo che se anche prima avevo solo dei dubbi adesso è sicuro.

Ritorniamo a casa che sono quasi le cinque del mattino. La flebo sembrava non terminare mai e il viaggio di ritorno altrettanto. Bella non deve seguire nessuna cura: deve solo mangiare leggero durante questi giorni e se le viene la febbre devo portarla subito in ospedale.
“Come ti senti?” chiedo per l’ennesima volta.
Forse sono un po’ paranoico, ma devo saperlo.
“Sto bene, sul serio. Il senso di vomito è scomparso e le vertigini anche. Qualche volta ho solo brevissimi giramenti di testa che se non ci penso nemmeno noto. Va tutto bene” spiega.
Dice sempre così e ogni volta devo lanciarle degli sguardi d’ammonimento per farla confessare se mente. Sorride, ma conferma sempre la sua risposta.
A casa non mi spoglio. Dopo aver detto a Bella di aspettare tre secondi per cambiare il più velocemente possibile le lenzuola, le dico che finalmente si può coricare. Stanco tanto quanto lei, la imito subito dopo.
Viso contro viso, entrambi coricati su di un fianco, il mio braccio a farla da cuscino, osservo il suo volto. Pochissimi centimetri ci allontanano.
“Mi hai fatto morire dalla paura” sussurro. Mi sorprendo nel notare quanto mi senta sollevato nell’averglielo detto. È come se avessi avuto il bisogno impellente di sfogarmi.
Bella abbassa per un attimo lo sguardo prima di rialzarlo su di me. Mi accarezza con una mano il volto.
Forse ha capito. Ha capito quello che finalmente ho capito io. Ma lei non dice niente, come se rispettasse i miei tempi. E per quanto vorrei dirle di aver capito di amarla, non ce la faccio.
Non potrei mai separarmi da lei se ammettessi ad alta voce che la amo. Perché sì, la amo, ma il problema che costituisce Rosalie c’è sempre.




 

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Capitolo 17
*** Capitolo 16 ***


Note a fine pagina :)





Sono ormai passati due giorni da quando sono andata in ospedale. Io sto bene, quasi sembra essere stato un brutto sogno quello che è successo. Ma non posso dimenticare le parole di Edward: ‘Mi hai fatto morire dalla paura’.
Cosa significa questa frase? Davvero si è spaventato più di quanto si sarebbe spaventata un’altra persona vicino a me?
In questi giorni ci ho pensato a lungo e ogni volta un pensiero attraversava la mia mente, subito spazzato via dal buon senso. Edward non può amarmi. Magari mi vorrà bene, ma non può amarmi.
È stato parecchio apprensivo in questi due giorni mandandomi vari messaggi e pretendendo che io rispondessi immediatamente. Non abbiamo potuto vederci da soli ma oggi finalmente sì.
Sono distesa sul letto chiudendo gli occhi tranquilla, aspettando che il campanello suoni e che mi faccia capire che è Edward. Quando suona, il mio cuore fa un balzo nel petto. Ogni volta che lo vedo, che faccio l’amore con lui, è come se fosse la prima volta. Con un sorriso radioso sul volto, apro la porta pronta a saltargli addosso. Il mio cuore perde un battito quando vede che è James.
“James!” esclamo. “Che fai qui?” chiedo agitata.
Edward dovrebbe essere qui a momenti.
Con uno sbuffo, entra superandomi. “Voi donne siete tutte strane!” esclama lui quasi urlando.
Chiudo la porta dietro di me raggiungendolo in cucina. Deve andarsene. Ora. “Che succede?” chiedo.
“Victoria!” spiega. “Prima mi dice che non vede l’ora di farlo con me, poi però quando ci provo mi fa fare la figura del pervertito che non sa tenersi i pantaloni chiusi. Che cazzo devo fare con lei? Porca puttana, mi piace, ma ogni volta ho l’ansia per come mi devo o non mi devo comportare!” esclama infervorato.
“Io... Io non so che dire...” sussurro.
Se non fossi preoccupata per la presenza di Edward di qui a qualche minuto, probabilmente saprei cosa dirgli.
Sospira sedendosi. “Non fa niente. Anzi, scusami per la mia entrata” borbotta imbarazzato.
Annuisco. “James, scusami un attimo, vado in bagno e ritorno, okay?” Senza aspettare la sua risposta prendo il telefono senza farmene accorgere e vado in bagno.
Velocemente, scrivo a Edward dicendogli di non venire assolutamente. Gli avrei spiegato in seguito. Non lo chiamo perché, nel silenzio della casa, è un rischio: James può sentirmi. Quando ho inviato il messaggio mi sento immediatamente meglio, sicura che Edward non verrà.
“Bella, hai finito? Dovrei andare al bagno pure io” fa James da fuori il bagno.
Esco con un sorriso. “Tranquillo, è tutto tuo” mormoro dirigendomi in cucina.
Quando però sento suonare il telefono di casa mi irrigidisco. Non può essere Edward, gli ho inviato il messaggio. Ma se non è lui chi?
Rilassati, Bella. Rilassati. Non è lui, come fa ad essere lui quando sa benissimo che non deve venire? È vero, non gli hai spiegato il motivo, ma per com’è messa la vostra situazione deve aver intuito che se non può venire, non può e basta.
Mi dico tutto questo e alla fine un po’ mi tranquillizzo. Edward non è uno stupido. Adesso, più che ansiosa sono incuriosita. Chi mai può essere?
Quando apro, però, il mio cuore smette di battere per quello che mi sembra un secolo.
“Che fai qui?” sussurro sconvolta a un Edward confuso.
“Non dovevamo vederci?”
Non mi lascia tempo di dire nulla: entrando e chiudendo la porta dietro di sé mi prende fra le braccia e mi bacia. Il tutto talmente velocemente che non me ne rendo nemmeno conto altrimenti lo avrei subito allontanato.
“Bella, chi er... oh, porco cazzo.”
Mi allontano velocemente da Edward maledicendomi per essere rimasta sotto shock per un attimo. Ma davvero sono rimasta sotto shock. E al momento, non riesco a pensare a nulla da dirgli.
“Che diavolo...?”
Edward sembra ancora più sconvolto di me ma senz’altro non più di James. Lui è bianco in volto.
Nessuno sa bene che dire. E in fondo, cosa c’è da dire? Il mio migliore amico mi ha visto mentre baciavo il padre della mia migliore amica. Non è una situazione facile da gestire. Ma non posso stare in silenzio per sempre. Se James mi vuole bene, lo accetterà. D’altronde, non è a lui che devo qualche giustificazione. L’unica a cui ne devo è Rosalie.
“James, ascoltami... Ciò che hai visto...”
Mi interrompe. “Bella, hai baciato Edward! Che è il padre della tua migliore amica! Ma che cazzo ti salta per la testa?” urla sconvolto.
Scuoto la testa senza sapere che dire. Lui non capisce. Nessuno può capire. Tutti facili a giudicare ciò che è successo fra me e Edward come ‘sbagliato’ ma se fosse capitato a loro? Se fossero stati loro a innamorarsi di qualcuno con cui non hai speranze di un futuro?
Edward interviene in mio aiuto. “James, devi ascoltarmi. Capisco che adesso sei sconvolto ma...”
“Sconvolto? È poco, credimi!” lo corregge James.
Edward fa come se non lo avesse sentito. “Credi che sia facile? Credi che entrambi non abbiamo pensato a ciò che questa situazione comporta? O credi che giocheremo agli amanti soltanto perché in fin dei conti con Bella voglio solo fare sesso?” sbotta. Non credo si renda conto appieno di ciò che dice, sta rivelando troppo. Ma io voglio che continui, magari riuscirò a capire bene cosa prova per me esattamente. “Pensi che se fosse solo per questo rischierei di farmi odiare per sempre da mia figlia?!” domanda serio in volto.
James sussulta, osservandolo per un istante e poi posando i suoi occhi su di me. Qualcosa brilla nei suoi occhi e non so se è dovuta alla mia espressione spaventata o ai miei occhi pieni di lacrime alla prospettiva che lui possa dire qualcosa a Rosalie e Edward mi lasci.
Si passa le mani sul volto respirando a pieni polmoni. “Voi siete pazzi, siete pazzi” mormora infine evitando di fissarci.
“Non dire niente a Rosalie. Per favore” lo supplica Edward.
“Mi credete così infame?” domanda James fissandoci sorpreso. Le sue parole mi tranquillizzano immediatamente e rilascio un debole sospiro di sollievo. “Io non dirò nulla a lei perché sarete voi a doverlo dire a Rosalie.”
Sento il sangue defluire dalle vene. Dirlo a Rosalie? Ma è pazzo? Prima che io possa dire alcunché Edward interviene.
“Lo so. Ma è difficile parlare di questo... bisogna trovare il momento giusto.”
Lo fisso sconvolta ma lui ha occhi solo per James, come se possa scoppiare da un momento all’altro. Dirlo a Rosalie? Anche lui è impazzito?
James fa una smorfia nel sentire quelle parole, fissando me. Alla fine, scuote la testa e sospira. “Io non voglio avere niente a che fare con questa storia. Rosalie è mia amica e non voglio mentirle. Ditele tutto o mi vedrò costretto a dirle tutto io” ci ammonisce. Almeno, sembra dispiaciuto.
In fondo comprendo il suo punto di vista. Ho sempre pensato che se il ragazzo della mia migliore amica dovesse tradirla e io lo scoprissi, quale migliore amica devo dirglielo. Io stessa dopo aver dato un certo tempo a lui. James fa la stessa cosa. Forse, al suo posto mi sarei comportato allo stesso modo.
“Me ne vado. Ciao, Bella” sussurra andandosene via, superandoci senza dire altro.
Rimango immobile, senza riuscire a muovere un solo muscolo. Non appena la porta si chiude, rilascio il respiro che non mi ero accorta di trattenere.
“Che diamine ci faceva qua?” sbotta Edward.
Lo fisso sconvolta. Adesso la colpa è mia?! “No, tu che diavolo facevi qui! Ti ho anche inviato un messaggio per dirti di non venire e tu che fai? Vieni?!”
“Un messaggio?” ripete esterrefatto. Prende il cellulare dalla tasca dei suoi jeans, controllandolo. “Cazzo!” impreca immediatamente.
“Che c’è?” chiedo non capendo.
“È spento, forse si è scaricato e io non me ne sono accorto” sospira, lanciandolo sul divano. Si gira verso di me. “Questo non spiega che ci faceva James a casa tua” riprende.
Scuoto la testa, sedendomi sul divano. “Ha litigato con la ragazza con cui esce.”
Edward non risponde. Sospira sedendosi vicino a me. “Non possiamo continuare così” sussurra.
Il mio cuore, per un attimo, temo che si fermi. ‘Non possiamo continuare così’, la frase che tante volte ho temuto di sentire perché tante volte ho avuto paura che Edward, pur volendomi, rinunciasse a me per il bene di sua figlia. E il fatto è che non potrei mai odiarlo. Non mi vuole lasciare perché ha un’altra, mi ha tradito, o che so io. Lo vuole fare per sua figlia. È un gesto nobile e da apprezzare, solo che io non ci riesco così in fondo.
Deglutisco, tentando di essere forte. Almeno in sua presenza. Ma Edward continua.
“Io credo che dovremmo parlare con Rosalie.”
Incapace di credere a ciò che ho sentito, mi volto verso di lui fissandolo come se aspettassi ancora una sua qualche parola. Dentro di me, quest’ultima frase rimbomba più di quella precedente. Non vuole lasciarmi? Vuole invece parlarne con sua figlia? Vuole mettere Rose di fronte al fatto?
“Tu… tu vorresti dirlo a tua figlia?” chiedo in un mormorio basso, non credendoci ancora.
“È l’unica soluzione, Bella” risponde cercando di convincermi. “Le bugie hanno le gambe corte, pensa se venisse a scoprirlo. Non può pensare che l’abbiamo tradita, può arrabbiarsi ma dovrà accettarlo. Se invece lo viene a scoprire da sé, oltre che ferita, si sentirà tradita e sarà così arrabbiata con noi da non rivolgerci più la parola. È questo che vuoi?” domanda quasi non conoscesse davvero la risposta.
Certo che non lo voglio questo, non volevo nemmeno innamorarmi di Edward per non rovinare il bel rapporto tra me e lei. Ma è successo ed è stata la cosa più bella che mi sia mai capitata. Rosalie però non capirebbe. Edward ha ragione, sarebbe meglio se a dirglielo fossimo noi. Ma non riuscirebbe a ragionare, è impossibile. Ed ha ragione.
Scuoto la testa abbassando lo sguardo sui miei piedi. “Non penso che sia una buona idea, Edward...”
“Perché no?” domanda non capendo. Mi prende in giro?!
“Rose non lo accetterebbe mai!” esclamo fissandolo inorridita. Davvero non capisce?
“Nessuno può dirlo, Bella! E se anche non accettasse almeno noi siamo stati sinceri! Se non glielo diciamo sarà peggio e probabilmente in quel momento c’è solo una conseguenza: quella di farci odiare” mi spiega Edward esponendo il suo ragionamento.
Non so cosa dire per convincerlo che non mi sembra una buona idea. “Tu vuoi dirglielo?” ripeto ancora sussurrando.
Edward annuisce soltanto.
Lo fisso con espressione indecisa. E se fosse come dice lui? E se non fosse così? Se Rosalie ci odiasse definitivamente? Ma se lei, dopo quell’attimo di smarrimento, lo accettasse?
Vedendo la mia paura, Edward si avvicina a me e mi prende fra le braccia. “Dovrei aver più paura io, no?” sussurra dolcemente, regalandomi un sorriso.
Sorrido mesta anche io abbassando per un attimo lo sguardo e rialzandolo su di lui. Lo trovo a fissarmi in attesa di una risposta.
Mi fido di lui, gli affiderei la mia vita stessa. E se lui dice che sarebbe meglio dirlo a Rosalie immediatamente, da noi, forse ha ragione.



Edward’s pov

“Sei impazzito?” domanda Alice sibilandomi contro.
Sorrido. Forse sì, forse sono davvero impazzito. Pazzo d’amore per Bella, ecco cosa. La verità è che dopo aver portato Bella in ospedale per me è come se mi si fosse aperto il cuore. Non mi sento più in colpa di amarla perché ho capito che, continuando di questo passo, lei potrà stancarsi e decidere di scegliere qualcuno migliore di me. Io la vedo così: la amo, lei ama me; non la costringo a fare ciò che non le va e penso sempre a lei in ogni istante passato assieme per poter vedere i suoi occhi brillare felici. Lei è consenziente, quindi non vedo perché dovrei vergognarmi di amare una ragazza di vent’anni più piccola di me. Sì, la differenza di età è molto grande e sicuramente ci saranno tra di noi vari problemi, ma sono cose che riguardano me e Bella.
La gente giudica? L’ha sempre fatto, non vedo motivo per cui questa dovrebbe essere una scusa per allontanare Bella da me.
“Sei pazzo, è ufficiale” afferma Alice lasciandosi ricadere sul divano.
Sorridendole apertamente, mi siedo sul tavolino davanti a lei e le prendo le mani fra le mie. “Io la amo, Alice. Lo capisci? E non posso continuare a nasconderlo! Devo sempre evitare di guardarla troppo a lungo e in un determinato modo per non farci scoprire, devo accontentarmi di sentire la sua voce senza poterla stringere, devo sempre accontentarmi. E non mi va. Non facciamo nulla di male, né a noi né alle persone che ci stanno attorno e non vedo motivo per cui dovrei vergognarmi di una cosa tanto pure come l’amore” le spiego cercando e trovando le parole giuste per esprimerle i miei pensieri.
“Ma è una bambina, Ed! Ha la stessa età di tua figlia! E a lei ci hai pensato, poi? Come potrebbe prenderla?” prosegue con le domande, senza ancora capire.
Mi chiede se ci ho pensato. L’ho fatto? Dio solo sa quanto. E dire a mia figlia la verità è la cosa più giusta: a me non piacerebbe essere preso in giro da qualcuno che amo. Preferisco affrontare una brutta notizia – perché non mi illudo mica che Rosalie lo accetterà immediatamente e con grande gioia – che scoprirla da solo.
“A Bella sta bene. E anche lei mi ama. Non vedo motivo per nasconderci, non se l’unico motivo che ci trattiene è solo mia figlia che lo verrà a sapere al più presto” comunico.
Non so se Alice mi capirà anche se vorrei lo facesse.
Mi guarda per un po’, come a volermi studiare. Alla fine sospira. “Va bene, avete il mio appoggio. Ma come avete intenzioni di dirglielo? E quando?”
Scuoto la testa sedendomi vicino a lei. “Non sappiamo né come né quando. Ma al più presto possibile, e con il maggior tatto esistente.”
“Io posso aiutarvi…” mormora.
Prendo un profondo respiro, ponderando a fondo la sua proposta. “Non so se sia meglio parlarne con Bella, da solo, o con la presenza di qualcun altro. Ma ti ringrazio” le dico.
“Bene” mormora alzandosi. “Allora credo sia meglio iniziare con piccoli passi. Rosalie verrà a pranzo da te, no? Non rimarrà da Emmett, giusto?” mi domanda.
Scuoto la testa ancora senza capire.
“Chiama Bella, allora. Falla venire qui. Inizieremo già da ora.”

Non ho ben capito cosa vuole fare Alice. Dopo aver chiamato una Bella perplessa quanto me, ho chiesto spiegazioni a mia sorella, la quale mi ha risposto di avere fiducia in lei. Manterrà la parola e starà zitta, è compito mio dire tutto a Rosalie, ma pian piano cercheremo di capire cosa pensa mia figlia di un possibile mio fidanzamento.
Ma è questo che sarei con Bella se Rosalie accettasse?
La porta si apre mentre io e Alice siamo in cucina a preparare da mangiare e, subito, possiamo sentire le voci eccitate delle ragazze che sono arrivate insieme.
“Non sono mai stata a New York” esclama Rosalie. “E personalmente non vedo l’ora di starci.”
“Sì, sarà bello cambiare un po’ città.”
Lei. La mia Bella.
“Edward, non ti imbambolare” sussurra divertita Alice.
“E James?” riprende mia figlia.
“James cosa?” le fa eco Bella.
“Non ti mancherà?” continua Rosalie.
Mi volto di scatto verso mia sorella, sbuffando. “Ma perché deve sempre nominarlo? Bella non lo vuole!” esclamo piccata.
Alice ghigna, alzando le spalle come se non sapesse che rispondermi.
“Rose, non iniziare” le ordina scocciata Bella, tranquillizzandomi senza saperlo.
“Ciao, papà” mi saluta Rose entrando finalmente in cucina.
Bella mi sorride da dietro le sue spalle e quando mia figlia va a salutare sua zia le sorrido maliziosamente anche io.
“Allora, Bella, riprendiamo da dove ci eravamo interrotti” fa’ Rosalie. “Ti mancherà?” chiede divertita.
Il sorriso sulle labbra di Bella sparisce mentre alza gli occhi al cielo. “Oh, Cristo” esclama prima di uscire fuori dalla cucina.
Rosalie la segue ridendo ma non è l’unica a sorridere. Lo faccio anche io scambiandomi uno sguardo con una Alice divertita dall’esasperazione di Bella. Perché io è solo per questo che sorrido.

A tavola, sono seduto fra Alice e Bella, Rosalie davanti a me. Pensavo che, dopotutto, sarebbe stato un bel pranzo... invece no.
“Ma non lo trovi dolcissimo?” chiede ancora mia figlia in direzione di un’esasperata Bella dopo aver raccontato l’ennesima storia su quant’è bravo e bello James.
“Sì, Rose. È dolcissimo. Ma è fidanzato” esclama per la centesima volta Bella, alzando gli occhi al cielo. La sua reazione mi rende felice.
Rosalie non resiste più, non dopo i mille ‘entusiastici’ assensi di Bella. “Cristo santo, hai vent’anni quasi! Ma vuoi rimanere zitella?!” sbotta infastidita.
Alice scoppia a ridere mentre io cerco di trattenere la mia risata e Bella la fissa sconvolta. Ha paura che la sua migliore amica possa rimanere zitella quando ha solo vent’anni?
“Va bene, va bene, poi esporrai i tuoi dubbi a Bella in un secondo momento” le comunica Alice dopo essersi asciugata le lacrime agli occhi per le forti risa. “Comunque, lo sai che stamattina ho visto tuo padre con una ragazza?” chiede in seguito.
Sgrano gli occhi mentre il silenzio cade su di noi. Che diavolo...? Uno: dove cazzo mi ha visto con questa ragazza? Due: che diamine vuole combinare? E tre: così mi mette nei guai!
“E chi?” domanda sorpresa Rosalie alla fine, riprendendosi.
Oso lanciare un’occhiata a Bella per vedere se davvero pensa che Alice mi abbia visto con un’altra ragazza. Non le ho detto, per telefono, del piano di mia sorella quindi non capisce che Alice sta fingendo. E mi fissa trucidandomi con lo sguardo. Deglutisco spostando gli occhi su mia figlia che forse è meno gelosa. Il che, comunque, non mi dispiace... Se Bella è gelosa, significa che allora ci tiene a me. Il che è stupido, pensarlo, visto che già so che mi ama. Però... mi fa piacere. Almeno non sono l’unico.
“Che posso dire? È una ragazza molto minuta, mora, con gli occhi scuri. A prima vista sembra molto dolce e tuo padre sembrava molto... felice di vederla” spiega Alice.
Ha descritto Bella, ovviamente, e se quest’ultima adesso è confusa – ha notato sicuramente i dettagli – Rosalie non sembra farci caso.
“Sì, be’, sempre meglio di quella troia di Lauren. Le more mi piacciono più delle rosse, specialmente quelle che a prima vista invece di assomigliare a delle puttane sembrano dolci” borbotta mia figlia.
“Rosalie!” esclamo rimproverandola.
Rose sgrana gli occhi. “La difendi? La stai difendendo?”
No che non la sto difendendo, io stesso ho considerato Lauren finta dal primo momento. È quel fottutissimo linguaggio che non mi piace!
“Rose, tuo padre si riferisce al linguaggio, non può importargli nulla di quella lì” interviene Alice – brava – scoccando un occhiolino a Bella di nascosto mia figlia.
Rosalie appare sollevata mentre Bella sempre più confusa. Forza, Alice, vai al nocciolo della questione. Qualunque esso sia.
“Ad ogni modo, tu che penseresti? Se tuo padre dovesse portare una ragazza in casa?” le domanda tranquillamente mia sorella, fissandola però come a studiarla.
Prima di voltarmi verso Rose guardo Bella, che adesso sembra aver capito tutto visto che sta fissando quasi spaventata Alice. E quando mi volto verso mia figlia la vedo incerta.
“Cosa penserei?” ripete. Mi fissa, visibilmente sorpresa. “Be’, non saprei. Probabilmente… prima vorrei conoscerla e vedere se mi è simpatica o meno” risponde.
“Ma se ti fosse simpatica? Molto simpatica?” specifica lei.
Rosalie aggrotta le sopracciglia. “Perché queste domande? C’è qualcuna?” mi chiede.
È normale porgersi queste domande visto che in tutta la sua vita è la prima volta che si va a fondo in questo argomento. Ma è la prima volta che vorrei avere una relazione stabile con una donna.
Prima che io possa risponderle, Alice mi anticipa e risponde ancora una volta al posto mio. “Sì. C’è qualcuna.”
Io le avrei risposto diversamente ma forse è meglio lasciare tutto in mano a Alice.
“Ah. E chi è? Me la presenterai? E da quanto tempo vi frequentate?” Rosalie non sembra arrabbiata o gelosa, solo ferita. Forse perché non gliel’ho comunicato prima. Ma non potevo.
“B-be’, non molto, e senz’altro te la presenterò. Il più presto possibile” specifico.
“Ma tanto già la conosci” Alice sgancia la bomba.
Che diavolo, proprio dirle questo no!
“La conosco?” domanda una Rosalie confusa.
Alice sceglie di cambiare discorso dopo la mia occhiataccia. “Non importa, ne parleremo più in la’. Rose, ipoteticamente parlando, quanti anni pensi debba avere la fidanzata di tuo padre?”
Argomento forte, quello che mi preme più di tutti.
“Mmh… be’, trentacinque? Trentasei?” ipotizza Rosalie.
“E se fosse più piccolina? Tanto più piccolina?” riprende Alice.
Mia figlia mi fissa di scatto, sconvolta. “Non mi vorrai dire che la tua fidanzata ha venticinque anni, spero! È poco più grande di me, per caso?!”
Oddio, è tua coetanea…
“Rose, tua zia ha detto ipoteticamente parlando, ricordi?” le rammenta Alice, severa.
Rose sospira distratta. “Ipoteticamente parlando… ma che ne so?” sbotta infastidita.
“Tieni conto che lei rende felice tuo padre, eh” specifica Alice.
Era meglio se con lei tenevo la bocca chiusa, va’.
Rosalie scrolla le spalle. “Va bene, va bene. Ipoteticamente parlando, potrei accettare una ragazza in casa mia. Contenti?”
Okay, facciamo il punto: Rosalie non sarebbe gelosa se io portassi a casa una ragazza; non lo sarebbe nemmeno se con lei avessi una relazione seria, e potrebbe pure esserle simpatica. Il problema è la persona in sé. Bella. Va bene, un problema alla volta l’abbiamo risolto.
Prima la mia titubanza, poi la mia gelosia, poi le varie scoperte, infine l’affrontare anche solo con mezzo argomento Rosalie. Rimane solo l’altra metà. Supereremo anche questa.

Bella’s pov

“Dimmi la verità: secondo te davvero mio padre si è innamorato?” mi chiede Rosalie un po’ titubante.
Siamo sdraiate sul suo letto ad ascoltare uno dei suoi tanti CD di musica e dopo tante varie chiacchiere sgancia la bomba.
Fortunatamente, questo primo approccio non è sfociato nella tragedia. Devo dire che per poco non infilzavo la mia forchetta nella mano di Edward quando ho sentito Alice dire di averlo visto con una moretta, poi collegando ciò che avevamo in programma di dire a Rose e la descrizione della ragazza, il fatto che Edward mi guardava spesso come a volermi rassicurare e infine l’avermi fatto venire lì di sicuro non per smascherare un possibile tradimento di Edward, ho collegato tutto e alla fine ho capito che era una scusa per capire una possibile reazione della mia amica.
Deglutisco. “Non lo so, Rose. Ma tuo padre è adulto e vaccinato, saprà fare bene la sua scelta” le rispondo.
“Ti ricordi cosa ti ho detto quasi tre settimane fa? Che mi bastava che lui fosse felice e avrei accettato chiunque al suo fianco? Be’, lo penso davvero. Solo non so se reagirei tanto bene di fronte alla prospettiva di avere una madre che non sia la mia…”
Sento un dolore forte al petto nell’ascoltare quelle parole. Senso di colpa. Se anche io ed Edward intraprendessimo una relazione ufficiale non mi sentirei mai la matrigna di Rosalie. Primo, sono la sua migliore amica. Secondo, lei ha la mia stessa età. Terzo, non mi permetterei mai di prendere il posto della sua vera madre.
Lei non ne ha mai avuta, quindi soffre della mancanza di una figura materna ma, senza sminuire l’amore tra una madre e una figlia, lei non ha mai conosciuto Tanya. Non le ho mai chiesto il grado di sofferenza, primo perché a parole non si saprebbe come spiegare, secondo perché comunque non me la sento io di farle una domanda così tanto intima.
Rosalie sospira, sedendosi sul letto. “Però è anche vero che mio padre è un bell’uomo e di certo non rimarrà solo per tutta la vita. Non è giusto. Ha rinunciato a vent’anni della sua vita per stare con me…”
La interrompo immediatamente imitandola nel mettermi seduta sul letto, non riuscendo a credere alle sue parole. Davvero pensa questo? “Tuo padre non ha rinunciato proprio a nulla, Rose. Ti ama, ti adora, ti venera! Vederti felice è la sua più grande soddisfazione e il fatto che tu sorrida sempre è per lui raggiungere il paradiso. Solo perché non ha portato nessuno, in casa, non significa che abbia rinunciato alla sua vita privata. Se lui ti ha parlato solo adesso di farti conoscere una possibile fidanzata è perché solo adesso sente che forse è quella giusta. Ma non ha rinunciato a nulla, credimi.”
E mi sento morire quando scorgo un velo di lacrime nei suoi occhi. Davvero si è sentita in colpa per questo stupido pensiero? E da quanto tempo circolava nella sua mente?
“Tu pensi?” sussurra non ancora convinta.
L’abbraccio senza darle nessuna risposta ma limitandomi a farla sfogare. Poche volte l’ho vista piangere perché Rosalie è sempre stata una ragazza allegra e solare, positiva e attiva. E sì, penso ogni singola parola di quello che le ho detto.
Edward la ama, non è stato affatto un sacrificio. E sapere che sarò la prima, se tutto andrà bene, a essere ‘presentata’ a sua figlia mi riempie di orgoglio. Anche se comunque per me rimarrà solo un sogno. Rosalie non mi accetterà mai, nonostante ciò che dica Edward. Ma se lui è felice nel pensarlo...

 




Spazio autrice

Personalmente non so come una persona può prenderla: su Alice non ho avuto tanti dubbi ma chissà perché su James ne ho molti. Ad ogni modo, vi ricordo che questa è una storia di pura fantasia, ergo non è detto che tutto debba andare per come dovrebbe realmente.
Anyway, che direste se vi dicessi che nel prossimo capitolo Rosalie verrà finalmente a conoscenza della verità su E&B? Tanto ve l’ho già detto, LOL xD
Un bacio e a presto (prestissimo!) :)




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Capitolo 18
*** Capitolo 17 ***


Vorrei ringraziare marios, eternity93, elenri, auro_27, morane18, antonella64, ally salvatore e juppyter69 per aver commentato lo scorso capitolo. Fa sempre piacere leggere cosa ne pensate, grazie infinite <3
Vi comunico che manca solo l’ultimo capitolo più l’epilogo c: Dopodiché, non credo tornerò a scrivere :/ Ma sono contenta di aver portato a termine la promessa che vi avevo fatto. Almeno una volta non vi ho deluso, AHAHAH <3





Rosalie ancora non sa niente. È passata quasi una settimana ma ancora non sa nulla. A dire il vero con Edward non abbiamo ancora deciso chi dovrà dirglielo, se insieme o soltanto lui. Non c’è stato modo di parlare l’altro giorno e visto che prima ci vedevamo qualche volta per non destare sospetti o dubbi o altro, ora che siamo intenzionati a raccontare tutto a Rosalie sarebbe stupido farsi scoprire con le mani nel sacco, quindi anche in questo periodo ci vediamo raramente.
Personalmente credo che dovremmo dirglielo entrambi visto che comunque a dare delle spiegazioni ci sarò anche io e non solo Edward ma è anche vero che ho paura ad affrontarla. È così, ho paura, e non vedo ragione per cui dovrei fingermi coraggiosa.
“Bella, mi stai a sentire?”
Mi risveglio dai miei pensieri quando Rosalie stessa mi chiama.
Abbasso lo sguardo bevendo un sorso del mio frappé annuendo. “Sì, scusami, ero soprapensiero.”
Rosalie sorride improvvisamente maliziosa. “Dimmi che c’è un ragazzo a distrarti, ti supplico.”
Dirglielo? Lo vedo fare? Se glielo dico, imitando così l’idea di Alice e Edward, l’unico problema che rimane è dirle chi è. Non dovrei quindi dirle che c’è un fidanzato, rimane solo la persona in sé. E se l’ha fatto Edward, forse dovrei farlo pure io.
“Sì, c’è un ragazzo” ammetto arrossendo un po’.
Lei non immagina neanche che il ragazzo è un uomo e che l’uomo è suo padre.
Sgrana gli occhi, sorridendo estasiata. “Oh mio Dio... E me lo dici così?! Da quanto tempo? L’avete già fatto? Com’è stato? Ti ha deluso? E chi è? Lo conosco?” Non smette di fare domande a raffica e ciò mi fa sorridere.
“Non da molto; sì, lo abbiamo fatto; è stato stupendo; non mi ha deluso affatto; è un ragazzo un po’ più grande di me; no, non lo conosci.”
Le ultime due domande mi hanno messo un po’ di timore, facendomi rispondere per la prima avvicinandomi più che potevo alla realtà; per la seconda mentendo pur non volendo.
“Oddio, la prima volta della mia migliore amica” fa’ con occhi brillanti. “E in che senso è un po’ più grande di te? Molto o poco?” domanda confusa.
Nel bar, lo stesso dove io e James ci siamo scontrati, stringo con le mani il bicchiere da cui bevo il mio frappé. “Rosalie... se ti dicessi che è molto più grande di me?” sussurro, lo sguardo basso come se mi vergognassi. E in effetti è così.
“Lui... è tanto più grande di te?” bisbiglia incerta.
Deglutisco. Non voglio dirle l’età, ma voglio che ci arrivi da sola. E devo dire la seconda bugia della giornata. “È tanto più grande di me da essere divorziato” mento.
Sgrana gli occhi, più di quanto le abbia mai visto sgranare. “Divorziato?” mormora allibita.
Scuoto di scatto la testa, pregandola con lo sguardo. “Per favore, Rose, non giudicarmi.”
So bene che quando tutto si verrà a sapere andremo in contro già a varie critiche e spalle voltate per la differenza d’età, e se Rosalie è giustificata, al momento lei non sa che l’uomo è suo padre, quindi in questo momento è una ragazza come tutte le altre che è venuta a sapere che sto con un uomo più grande di me, senza volto né nome per lei.
Mi fissa sorpresa. “Giudicarti? Non l’ho mai fatto e non intendo farlo ora. Volevo solo dirti se ti fidi di quest’uomo... Molti uomini se ne approfittano, non voglio che tu soffra per un bastardo qualunque” spiega.
Scuoto ancora la testa, sorridendole. “Mi fido, Rose” rispondo sicura.
Anche Rosalie sorride. “E quando me lo farai conoscere?” domanda cercando di ritrovare l’atmosfera leggera di qualche secondo prima.
“Ehm... presto. Sì, presto.” Spero.
Rosalie sospira, alzando gli occhi al soffitto pensierosa. “Che strano, mio padre che non porta mai a casa una donna mi dice che fra poco lo farà, e poi la mia migliore amica che non è mai uscita con nessuno improvvisamente è innamorata” mormora a se stessa facendo aumentare i battiti del mio cuore. Oddio, forse ho sbagliato a fare tutto di testa mia... ma lei pone fine ai miei dubbi indicandomi con la testa il mio cellulare, posato sul tavolino. “Bella, vibra.” Ma prima che io possa prenderlo in mano, Rosalie presa da un'idea improvvisa lo prende e risponde lei. “Pronto?”
Temendo che fosse Edward, le rubo il telefono di mano, osservando sul display il nome. Garrett. Oddio, è lui! “Ehm... ti richiamo io, okay?” Blocco prima che Edward possa aggiungere qualcos’altro.
“Oddio, era lui, vero?” domanda eccitata Rosalie. “Garrett, giusto?”
Penso senza rispondere. “S-sì, era lui.”
“Ma non ha parlato!” si lamenta Rose. “Sembrava parecchio ansioso” riflette ad alta voce.
Tentando di nascondere la mia agitazione, scrollo le spalle. “Litiga spesso con la moglie” lo giustifico sperando di poter chiudere la conversazione ‘fidanzato’. Ma vedendo Rose che apre bocca per continuare, cambio io discorso. “Emmett? Con il lavoro come va?”
So perfettamente che quando parlo di lui Rosalie dimentica tutto. E infatti, così accade.
“A meraviglia” mormora emozionata. “Oggi dovrebbero chiamare da New York e ascoltare cos’ha da dire lui.”
“E accetterà il posto di lavoro?”
Rosalie annuisce, apparendo confusa subito dopo. “Sinceramente non ho ben capito perché Emmett vuole trovare subito un lavoro ben pagato.”
Io lo so, Rose. Vuole sposarti al più presto.
“Quando partirete?” le chiedo in seguito.
“Te lo saprò dire solo quando sarà tutto organizzato con i grandi capi” mormora divertita.
Ecco fatto, il discorso che riguarda me e il mio uomo è per lei scomparso. Non lo fa assolutamente per cattiveria, e a me conviene. Soprattutto visto il discorso...


Edward inizia a muovere il suo membro costretto nei pantaloni contro il mio pube, facendomi ansimare rumorosamente.
È arrivato da poco a casa mia e adesso ci troviamo sul mio letto. E il bello è che avremo a disposizione tutta la notte per stare insieme.
Edward si scosta da me, prendendomi per mano e intrecciando le nostre dita, portandoli al di sopra della mia testa. “Apri le gambe, Bella” sussurra roco, provocandomi brividi incontrollabili d’eccitazione.
Il mio corpo, già rilassato per tutti i precedenti orgasmi, è reattivo al massimo. E io mi sento già sull’orlo dell’orgasmo.
“Edward” lo chiamo improvvisamente, chiudendo le gambe dietro la sua schiena impedendogli di muoversi, un improvviso pensiero che si fa strada in me.
“Che c’è?” mormora trattenendosi a fatica, fissandomi confuso.
Coraggio, Bella, non può essere così difficile.
“Ti ricordi quella sera al ristorante?” domando scrutandolo attentamente.
Dapprima confuso, Edward sembra ricordare. “Vuoi… ora? Ti va?” sussurra roco.
Annuisco soltanto muovendomi sotto di lui a disagio. Oddio, sì che è difficile!
Edward si scosta da me abbastanza da lasciarmi spazio. “Girati” mi ordina.
Okay, non è più difficile parlare con lui: adesso è difficile non saltargli addosso quando mi da degli ordini! E tuttavia, faccio da lui richiesto senza altri indugi, obbedendogli all’istante. Quando sento la sua erezione contro la mia schiena, sento di stare per morire. E abbiamo ancora gli abiti addosso...
“Sei sicura di volerlo fare?” bisbiglia al mio orecchio, stringendomi a sé con le mani sui miei seni.
Piego la testa per assecondare le sue labbra sul mio collo, mentre risale sempre di più. “Assolutamente” mi limito a rispondere.
“Ti farà un po’ male, ma non te ne pentirai” mi giura leccandomi il lobo dell’orecchio, iniziando a toccare con le mani il mio busto e più giù, giungendo alla lampo dei miei jeans.
“Non ne dubito, credimi” sussurro roca. Da dove mi esce questa voglia di giocare? Ah, l’effetto Edward.
Si scosta velocemente da me e lo sento trafficare con la zip dei pantaloni. In cinque secondi, è su di me e posso sentirlo completamente nudo.
Mi muovo sotto di lui, ansiosa.
“Non credi di essere troppo vestita?” mi domanda prima di togliermi la maglietta con un movimento veloce delle sue mani, imitando l’azione con i jeans e le mie mutandine. “Ora va meglio” mormora poggiando la sua erezione fra le mie natiche, un gesto che mi fa rabbrividire. Non di paura, non di timore, bensì d'eccitazione.
Edward non entra in me, si limita a imitare i movimenti della penetrazione toccandomi fra le gambe con le sue mani. Credo d’aver capito perché lo fa. Difatti, quando sono sull’orlo dell’orgasmo si ferma per poi passare le sue dita bagnate dei miei umori sulla fessura che invaderà di lì a poco.
“Bella, tu sei davvero sicura?” mi domanda abbracciandomi da dietro dolcemente. Sento che è molto serio e mi rilascio contro di lui. “Sì. Ti amo, e voglio farlo” aggiungo.
Edward non risponde, mi lascia un bacio sulla nuca. Piano, con molta lentezza, fa entrare la punta. E già vorrei solo ritirare ogni cosa. Ma resisto e non perché so che agli uomini piace, ma perché lo voglio pure io.
“Rilassati” mi ordina a bassa voce, rendendosi immediatamente conto che sento dolore.
La sua mano si riposa tra le mie gambe, stuzzicandomi il clitoride. Subito, mi rilasso come da lui detto. Se mi concentro sul piacere fisico che mi dona il suo indice, riesco a non pensare al dolore.
Oh, certo, fa male. E fa male soprattutto quando entra definitivamente in me con un ultima spinta. Per la forza, sono costretta ad aggrapparmi alla spalliera del letto. E se anche sento dolore, non posso non ammettere che è tutto molto eccitante. Anche troppo, mi rendo conto, quando Edward inizia a spingere costantemente in me dopo essersi assicurato che vada tutto bene. La sua mano, nel frattempo, non mi da tregua. Spinge e tocca, tocca e spinge, e io sono ad un passo dal Paradiso.
“Sei perfetta, Bella...” ansima roco, la mano libera vicino alla mia posata sulla spalliera. “Ci sono quasi, amore mio, ci sono quasi...”
Oh sì, anche io ci sono quasi. No, rettifico: ci sono, perché lui non può pensare di chiamarmi ‘amore mio’ e di non farmi provare brividi di piacere che, sommati a quelli dell'atto in sé, mi fanno venire con un gemito roco.
Ma non mi faccio grandi illusioni, è possibile – con molta probabilità, anzi – che lui mi abbia chiamato così nell’impeto della passione. Probabilmente nemmeno se ne ricorda, adesso.
Edward mi segue all’istante, posando la testa sulla mia schiena e respirando affannosamente. Non è l’unico. Quando si corica al mio fianco, lo imito. Ci troviamo a pancia in su, lo sguardo al soffitto, entrambi stanchi, affannati e stupiti. Cristo santo, se è stata così la prima volta… Edward si schiarisce la gola, muovendosi. Quando mi volto, lo scopro voltato su un fianco verso di me.
“Come ti senti?” domanda.
Mi volto con la testa verso di lui, mostrandomi rilassata al massimo. Sono talmente stanca che nemmeno mi prendo la briga di coprire il mio corpo nudo con il leggerissimo lenzuolo. “Stanca” scherzo.
Edward sorride, facendomi capire che ha inteso come mi sento in realtà. “Ma ti ho fatto molto male?” insiste preoccupato.
“Affatto. Solo quello più che normale. Sto bene, Edward” lo rassicuro per la millesima volta, in questa serata.
Mi accoccolo sul suo petto, beandomi della stretta rassicurante delle sue braccia e delle sue labbra che lasciano leggeri e alternati baci sui miei capelli. In questi ultimi giorni se non fosse perché sono stata a casa sua per Rosalie non ci saremmo potuto vedere. Ma non riuscivamo più a resistere, la voglia aumentava ogni giorno di più.
“Sei ancora convinto di volerlo dire a Rosalie?” sussurro sulla sua pelle.
“Sì. Non c’è la faccio più a mentirle o a stare lontano da te” rivela a bassa voce.
Non dico nulla. Mi bastano queste parole, quelle di poco fa e le sue braccia strette a me.


“Cristo santo, mi fa impazzire” biascica Rosalie con la faccia premuta al tessuto del divano, col corpo stesa sul sofà a pancia in giù.
Faccio una smorfia. “Va bene, Rosalie, ma ancora un’altra parola su quanto i muscoli del corpo di Emmett siano direttamente proporzionali a un’altra, interessante, attraente per te parte anatomica del tuo fidanzato e ti butto fuori da casa mia a calci in culo” la minaccio.
È tre ore che ascolto i suoi complimenti verso le prestazioni sessuali e non di Emmett, lui ne sarebbe orgoglioso.
Rosalie ride, non temendo per nulla la mia veritiera minaccia. “Oh, a proposito: ti dispiace se dormo qui con te? È da un po’ che non passiamo una serata insieme” ricorda.
Ecco, questo sì che è un argomento interessante. “Certo!”
Rosalie ha ragione, è da parecchio che non guardiamo DVD abbuffandoci di schifezze varie addormentandoci nello stesso letto o divano.
“Mi dai il tuo telefono? Ho dimenticato di fare la ricarica e devo avvertire mio padre” comunica.
“Sì, tieni” mormoro porgendole il mio cellulare. Non l’avessi mai fatto.
Ho dimenticato che Rosalie digita a memoria il numero di suo padre; ho dimenticato che, se il numero è memorizzato, spunta sul display il nome con cui è salvato; e ho dimenticato che il numero di Edward io l’ho salvato con quello falso di ‘Garrett’ che Rosalie conosce come il mio ragazzo-uomo-fidanzato-divorziato. Ma soprattutto, ho dimenticato Edward stesso.
‘Ehi, Bella, non dovevamo mica vederci. Rosalie non è lì da te?’
Praticamente, il finimondo.
Nel silenzio della casa, quelle due semplici frasi di Edward che dovevano sentirsi a malapena visto che provenivano dal telefono, risuonano forti e chiare tra le quattro mura del mio piccolo salotto.
Rosalie pare spaesata, non capendo. E come può? Io stessa mi sento come in stato di shock. Allontana il cellulare dal suo orecchio, fissando il display. Per guardare, logicamente, il nome. Garrett. Ma a parlare è stato Edward.
No, no, no, no…
“Che cazzo…?” la sua espressione diventa sempre più sconvolta.
“Rosalie…”
Ma niente. “Che succede, Bella? Perché Garrett è mio padre? E perché dovreste vedervi?!” la sua voce si alza sempre di più. Infine, come una pugnalata, vedo nel suo sguardo la consapevolezza di ciò che sta succedendo alle sue spalle. Mi squadra dalla testa ai piedi con orrore. “Mio padre che frequenta una ragazza minuta, mora, dolce e con gli occhi scuri, molto più piccola di lui. Tu che frequenti un uomo più grande di te, divorziato. E certo, non potevi certo dirmi che scopavi con un vedovo, con mio padre!, vero, Bella?! E lui non poteva certo rivelarmi la vera identità della sua ragazza, no? Mi fate schifo, tutti e due!”
Rosalie non mi ha lasciato il tempo di dire nulla: scappa via prima che io possa trovare la forza di interromperla per spiegarle ciò che provo per Edward. Sono ancora troppo sconvolta per il modo in cui l’ha scoperto. Non doveva finire così. Non sarebbe mai dovuta finire così! Eravamo stati attenti, accidenti! E tutto è andato a puttane per una fottutissima telefonata!
La telefonata? Il telefono! Prendo in mano il mio cellulare ma la chiamata ormai è chiusa. Ricompongo il numero di Edward attendendo trepidante.
‘Bella!’ esclama Edward al primo squillo. ‘Che diamine è successo?!’
“Ha scoperto tutto, Edward. Tutto.”







Se qualcuno ha letto “Innamorata di un angelo” noterà delle somiglianze con la parte in cui Rose scopre tutto. Ebbene, mi sono ispirata al momento in cui nel libro la sorella (che non ricordo come si chiami .-.) scopre la verità sulla storia tra il fratello e la migliore amica.









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Capitolo 19
*** Capitolo 18 ***


Buonasera a tutti :) Scusate il ritardo, in questo periodo sto aiutando mia sorella a studiare per gli esami ed è preoccupatissima – non è tanto studiosa AHAHAH
Comunque: in questo capitolo ci sarà un pov Rosalie. Spero non vi dispiaccia, ma mi veniva più facile farvi capire il perché del perdono verso Edward e Bella. Questo è l’ultimo capitolo, ragazze :( Purtroppo, la storia doveva finire ed è andata così >.< Ma ci sarà un epilogo che spero di pubblicare il più presto possibile :) Se vi va, fatemi sapere che ne pensate, mi raccomando :3








Sono passate poco più di due settimane da quando Rosalie ha scoperto tutto. Non vuole parlare né con me né con suo padre. Potremmo andare a casa di Emmett e cercare di spiegare cosa è successo veramente tra di noi ma conosciamo bene Rose e sappiamo che sarebbe solo peggio.
Le cose con Edward… be’, è ancora qui. La mia paura più grande dopo quella in cui Rosalie scopriva tutto era che Edward mi lasciasse. Ma lui c’è ancora. Fisicamente. Almeno questo…  perché con la mente è sempre più assente da tutto ciò che lo circonda.
Sta da me, non riuscirebbe a ritornare a casa sua.
L’unica cosa positiva di tutta questa storia è che finalmente mi sento più leggera. Ma a ben pensaci… no, non è vero che mi sento più leggera. Sì, l’unico mio segreto è venuto alla scoperta, ma adesso se ne crea un altro.
Ho un ritardo. Cristo santo, fra tutte le donne a cui poteva succedere proprio a me, che fra l’altro ho sempre usato il preservativo con Edward.
Sono stata sempre puntuale, ma adesso ho un ritardo, seppur breve, che quasi non mi fa dormire la notte. È un dubbio il mio e spero davvero di avere al più presto una risposta. Perché già non ce la faccio più…
Non so nemmeno cosa voglio. Da un lato, non vorrei essere incinta per il casino che questo creerebbe, dall’altro… diamine, è mio figlio. Come posso non sperare almeno un poco?
Con mano tremante, afferro il cellulare dalla tasca posteriore. Sono sola a casa, Edward è uscito un poco. Compongo il numero che mi preme fare, e invio la chiamata. I secondi che attendo lui risponda sono i più lunghi della mia vita. Alla fine risponde.
“Bella.”
“L’hai preso?”
James esita un attimo. “Sì. Vengo adesso?”
“Adesso.”

Un’ora dopo

Non smetto di fissare quel piccolo bastoncino bianco che mi mette davanti al mio futuro. Diciamo che non so se ridere o piangere. Edward mi lascerà, sicuro.
Io che lo divido da sua figlia poi gli metto davanti al naso un altro figlio. Cristo, mi considererà tipo una piega!
Salto in aria quando sento la porta aprirsi e, velocemente, nascondo il test di gravidanza nella scatola a cui appartiene, nascondendola sotto al materasso.
Quando vado in cucina, noto Edward osservare confuso James. Gli ho chiesto di lasciarmi da sola ma allo stesso tempo di rimanere. Non ce la faccio a rimanere da sola con Edward. Ho paura, perché non dirlo?
“Tutto bene?” gli chiede. “L’hai sentita?”
James parla ancora con Rosalie. D’altronde è pure sua amica, quindi perché non farlo?
James sospira. “Sì. Mi ha appena chiamato.”
Ah, davvero? Devo essere fra le nuvole per non aver sentito la chiamata.
“Edward, lei stasera verrà a casa vostra. Prenderà la sua roba e poi partirà definitivamente per New York. Questa è la tua ultima occasione” spiega.
Perché non me l’ha detto prima, penso guardandolo sorpresa.
Rosalie a New York? Sì che ci doveva andare ma… ma niente. È normale che io non sappia nulla dei suoi futuri programmi.
Edward mi fissa immediatamente, guardandomi ansioso e quasi a chiedermi il permesso. Ma permesso di cosa? Rosalie è sua figlia, ovvio che mi interessa che facciano pace. Sperando Rose possa perdonare anche me.
Annuisco nella sua direzione. Ha capito. Non prende nemmeno la giacca; esce senza dire un’altra parola.
Improvvisamente stanca, mi siedo davanti a James. Lo fisso. “Non dirgli niente, okay?”
James mi fissa con aria di rimprovero. “È il padre. Deve saperlo.”
Annuisco forsennatamente. “Ovvio che glielo dirò! Solo… una cosa alla volta, okay?” sussurro, senza più forze.
Il mio amico annuisce e io mi sento un po’ meglio. Mi alzo ma me ne pento subito. La stanza inizia a vorticare e i miei occhi si chiudono, circondandomi nel buio.

Rosalie’s pov

Dire che li odio è poco. Ma che cazzo volevano fare? Prendermi per il culo tutta la vita? Non sarebbe stato più semplice dirmi ‘Ehi, Rose, lo sai? Scopo con tuo padre’? Dio, probabilmente lo avrei accettato meglio! Forse. Boh, non lo so. Ma che diavolo, quello è mio padre! E lei è la mia migliore amica, come hanno potuto farmi una cosa simile? E per cosa? Del sesso? Non ci voglio nemmeno pensare.
Quando entro a casa mia, so già cosa fare. Prendere definitivamente tutte le mie cose e poi abbandonare per sempre questa città. Ho vissuto per tutto questo tempo con i vestiti e i trucchi della sorella di Emmett ma ora basta.
Mio padre non c’è: con James mi sento spesso e ho saputo da lui che ormai sta con Bella. Bene, si sono trovati.
Ma quando entro in camera mia, immediatamente sento la porta di casa aprirsi. Alzo gli occhi al cielo. “James” sibilo incazzata, capendo chi è e come possa aver saputo che io sono qui.
“Per favore, Rosalie, parliamo!” mi supplica mio padre seguendomi nella mia stanza.
Dandogli le spalle, prendo uno zaino e posare le cose che più mi servono. “E di cosa? Di come mi hai preso in giro?” domando sarcastica.
“No, amore mio, no! Non volevo prenderti in giro e non l’ho fatto. Avrei voluto dirtelo...” sussurra alla fine.
Poso con uno scatto una felpa sul letto, voltandomi verso mio padre. “Volevi dirmelo, eh? E cosa? ‘Rose, scopo con la tua migliore amica’? È questo che volevi dirmi?!”
“Rosalie!” esclama artigliando le mie spalle con le sue mani. “Io mi sono innamorato di Bella” rivela.
Lo fisso quasi come se avesse due teste. “Che cosa?”
“Ma che credi, che avrei messo a repentaglio il tuo amore per me solo perché ne ero attratto? No, accidenti, no! La amo, porca puttana!” esclama, allontanandosi e mettendosi le mani ai capelli, come disperato. “E… io… io sto mandando a puttane tutto, tutto! Penso a te e trascuro lei… lei che mi è sempre stata vicina e che mi sopporta ma anche lei sta soffrendo” mormora quasi a parlare con se stesso.
Che diavolo dovrei fare, accidenti? Li amo come li ho sempre amati, ma cazzo mi hanno mentito così spudoratamente! E chissà per quanto tempo, poi!
Mio padre si alza in piedi e mi fissa supplicante. “Ti prego, amore, ti supplico. Vieni con me. So che sei ancora arrabbiata e anche io lo sono, ma almeno lasciaci spiegare, no?”
È sull’orlo delle lacrime. Non l’ho mai visto così disperato. Io non sono da meno per quanto non riesco nemmeno a fissare la sua figura, gli occhi pieni di pianto.
“Cosa… per cosa sei arrabbiata? Perché io e Bella ti abbiamo mentito? Te lo giuro, volevamo dirtelo! Quella volta a pranzo avevamo già deciso di dirtelo ma volevamo prima tastare il terreno, capisci? Ma te l’avremmo detto io e Bella, con calma… non è una cosa facile da dire. ‘Ehi, amore, come hai dormito oggi? Ah, una cosa: io e Bella stiamo insieme’. Secondo te potevo mai dirtelo con così tanta leggerezza?”
So che il suo discorso non fa una piega, però…
“Sono…” sussurro e vedo una scintilla di speranza negli occhi di mio padre. Sospiro. “Mi avete ingannata” sentenzio.
Papà annuisce. “Questo è vero. Ti abbiamo mentito ma, ti ripeto, te l’avremmo detto. È solo che il destino ci ha fatto un brutto scherzo ed eccoci qui. Ma era solo questione di tempo… Io amo davvero Bella, prima o poi avrei dovuto per forza dirtelo.”
La ama. Lui la ama. Dio santo, che confusione.
Mi passo le mani fra i capelli, sedendomi sul letto. “E lei?” sussurro sconvolta senza fissarlo. Fisso il pavimento mentre immagini di mio padre e della mia migliore amica scorrono velocemente davanti a me.
Bella e lui che si baciano, che si tengono per mano, che ridono insieme… È davvero possibile? Potrebbe essere sua figlia.
Mio padre si inginocchia davanti a me per fissarmi negli occhi. “Lei mi ama, Rose. Lei mi rende felice e io rendo felice lei. È così sbagliato?”
Lo fisso confusa. Lo è? No, vista così non lo è. “Però…” Cerco qualcosa per giustificare il mio risentimento. In realtà, ero arrabbiata perché mi hanno mentito. E lo sono ancora. Però è anche vero che papà mi ha assicurato che me lo stavano dicendo… Sospiro, arrendendomi. Bella non è sua figlia, non posso dirgli che potrebbe esserlo. “No, non lo è” sussurro abbassando lo sguardo.
La verità è che mi mancano. Mio padre, che poi sarebbe il papà più dolce e bravo del mondo. Bella crede che per me, in questi anni, non abbia rinunciato alla sua vita ma secondo me sì. Avrebbe potuto portare a casa molte donne ma non l’ha fatto per me. E poi Bella… lei, che c’è sempre stata. Che mi ha consolato su mio padre lasciandomi sfogare. Lei, che mi è rimasta vicina con Royce aspettando i miei tempi per confidarmi.
Sento mio padre accarezzarmi una guancia e non riesco più a trattenere una lacrima che scivola giù.
“Vieni con me.” Non è una domanda, non è nemmeno un ordine. È una supplica, una preghiera.
E quando alzo gli occhi su mio padre e scorgo la sua espressione più triste che mai, non riesco nemmeno a trattenermi dal fiondarmi fra le sue braccia.
La sua stretta è così forte da lasciarmi senza fiato quasi. Ma non mi sono mai sentita così bene come adesso, ad essere sincera.

“Bella sarà felice di vederti, amore mio” mormora mio padre stringendomi a sé quando scendiamo dalla sua auto per andare a casa della mia migliore amica.
Non ho idea di come reagirò quando la vedrò. Sono ancora un po’ confusa e un po’ arrabbiata. Non solo con lei, ovviamente anche con mio padre. Però mi sono mancati talmente tanto che non sarei riuscita ancora per molto a stare lontani da loro.
Ma quando papà apre la porta e ci dirigiamo verso il salotto, sentiamo delle voci concitate.
“Cristo, mi hai fatto prendere un infarto!” esclama quasi urlando James. James?
“Andiamo, James. È stato solo un…”
Bella si interrompe quando io e mio padre entriamo, sorpresi di trovare lei distesa sul divano e lui che le fa vento con le mani. Oddio, ma si è sentita male?! Ma vedo che sta bene… e oltre a questo, la rivedo dopo tanto tempo. E quando posa i suoi occhi sorpresi su di me, so già di averla perdonata.
Com’è che si dice? ‘L’amore non si comanda?’ Sì, penso proprio sia vero. Bella e mio padre ne sono la prova vivente. Pensavo che stessero insieme per sesso, e invece… La verità è che forse, al posto di Bella, avrei fatto lo stesso. Come posso giudicarla se io conosco come ci si sente ad essere innamorati? L’amore è il più bel sentimento al mondo, come potrei rinunciare? E perché dovrei volere che sia la mia migliore amica – quella che piangeva insieme a me per ogni sciocchezza, quella che mi ha regalato sorrisi su sorrisi, quella che mi è sempre stata vicina – non conosca questo sentimento solo perché l’uomo di cui si è innamorata è mio padre?
Io ho Emmett, mi sposerò con lui. Mio padre resterà solo a casa. Perché non potrebbe esserci una ragazza a fargli compagnia? Perché non Bella, che già conosco e apprezzo? E che mio padre ama già?
Vorrei insultarmi, eppure dentro di me so per certo che forse, al mio posto, anche Bella avrebbe reagito in questo modo. E poi, sempre forse, avrebbe accettato la cosa. Come sto facendo io.
Tempo. Avevo solo bisogno di tempo.
“Che è successo?” domanda subito mio padre lasciandomi andare e fiondandosi subito verso una Bella pallida e sconvolta.
Lei lo ignora. “Rosalie” dice quasi non credesse a ciò che vede. Tenta di alzarsi in piedi ma vedo che non riesce a reggersi sulle gambe.
Immediatamente, James e mio padre cercando di fermarla e io mi unisco a loro avvicinandomi a Bella.
“Stai ferma” le dico rimproverandola ma spaventata a morte.
Avrei in realtà voluto sapere meglio cosa è successo, ma quando l’ho a pochi centimetri da me, l’unica cosa che riesco a fare è abbracciarla.
“Oddio, quanto mi sei mancata!” esclama piangendo.
Oggi è giorno di pianti, per me. “Ti odio, ti odio, ti odio, ti odio…” Non faccio che ripeterglielo, ma nel frattempo la stringo sempre più forte.
Bella scoppia a ridere fra i singhiozzi. Quanto mi è mancato quel suono…
“Ma che è successo?” le chiedo scostandomi un po’ per fissarla ansiosa.
Bella scuote la testa, minimizzando il tutto. “Tutto bene, è stato solo un mancamento.”
“Ah, davvero?” la provoca James.
Bella lo ignora. “Ma adesso sto bene.”
“Io penso che sia meglio Edward ti accompagni all’ospedale” riprende James.
Stavolta, vedo Bella lanciargli un’occhiataccia.
“James ha ragione, Bella…” mormora mio padre.
È la prima volta che lo sento parlare dopo l’essersi fiondato da Bella per assicurarsi di stare bene e nella sua voce posso scorgere tutta la preoccupazione del mondo.
“No, davvero, sto bene e...” Fa una smorfia, deglutendo. “Rose, hai messo il profumo alla vaniglia?” sussurra sconvolta in viso.
Confusa, annuisco. “L’ho sempre messo e ti piaceva. Perché...”
Mi interrompo quando Bella si alza di scatto per dirigersi verso il bagno. Noi tre siamo immobili per lo stupore ma ci riprendiamo subito dopo, mio padre per primo. È già con lei quando io e James, a pochi passi dal bagno, sentiamo Bella rimettere.
“Oh mio Dio. Ma...”
James mi interrompe con un’espressione eccitata. E sinceramente non capisco perché. Bella sta male! “Ti spiegherò tutto tra un minuto, aspetta un attimo solo.”
Si dirige verso il bagno, seguito da me. Mi sento in colpa per averla fatta stare male. Troviamo Bella sudata e tremante tra le braccia di mio padre che le passa una pezza bagnata sul viso. A pensarci bene, escludendo il malessere di Bella, non ho mai visto spettacolo più bello di questo. Papà sembra tanto innamorato. Entrambi alzano il viso verso di noi quando entriamo.
“Come ti senti?” le chiede James con leggerezza.
Bella si limita a mugolare e basta.
James sorride. “Io credo che sia giunto il momento di dirglielo. Vieni, Rose, andiamo” mi invita il mio amico prendendomi per mano e portandoci fuori dalla loro vista.
Faccio in tempo però a vedere l’espressione furiosa di Bella e quella confusa di mio padre alle parole di James.
“Che succede?” gli domando sperando che finalmente mi possa dire la verità.
Si siede sul portico. È chiaro che li ha voluti lasciare da soli. “Cosa diresti di un fratellino?”
Fratellino? Perché dovrei... La verità si abbatte su di me come un fulmine. “Oddio.” E ho solo la forza di sedermi vicino a lui.

Bella’s pov

“Avanti, che c’è?” sussurra contro il mio orecchio Edward, baciandolo poi gentilmente.
Esausta e sudata, sento però improvvisamente una grande forza in me. Tutti i pezzi del puzzle sembrano essere ritornati al posto giusto. Manca l’ultimo e quello definitivo. Ma in fondo Rosalie, con mia enorme gioia, ci ha perdonati per cui sono fiduciosa anche in questo.
“Puoi darmi solo un minuto?” gli chiedo soltanto.
Un minuto per riprendermi del tutto e per darmi una sistemata.
Annuisce. “Ti aspetto di là.”
Finalmente sola, mi sciacquo denti e viso, sedendomi poi sulla vasca da bagno a cercare quel coraggio che ho perso subito dopo essermi fatta fiduciosa. Ma sapendo che prima o poi dovrò affrontarlo, decido di uscire ora. Via il dente, via il dolore.
Quando esco dal bagno, trovo Edward in salotto a bere un bicchiere d’acqua, la bottiglia sul tavolino. Mi limito a guardarlo e a meravigliarmi di quanto possa sembrare sempre più bello ad ogni secondo che passa.
Mi faccio sentire e Edward si gira verso di me e mi viene in contro. “Come ti senti? Meglio?”
Annuisco. “Devo dirti una cosa che mi costa davvero tanto. Ma non mi va di fare mille giri di parole per cui te lo dico ora.” Prendo un profondo respiro, distolgo per un attimo lo sguardo da lui e poi lo fisso ancora. Ora o mai più. “Sono incinta.”
Edward sembra preso alla sprovvista, annuendo come in uno stato di trance. “Ah.”
Oddio.
Mi affretto a dirgli il resto. “Però non è sicuro al cento per cento, okay? Io ho fatto il test, è risultato positivo, però sai che spesso sbagliano... no?” domando speranzosa.
Ti prego, dì qualcosa.
Si siede distrattamente sul divano. “E quando l’hai fatto?” mi chiede confuso.
Non mi sta urlando contro. Forse è un buon segno.
“Oggi pomeriggio.”
Sembra capire. “James” mormora.
Annuisco. Sto ancora in piedi e l’agitazione mi sta facendo nuovamente venire il senso di nausea.
Edward sospira. “Vieni qui” mi invita battendo la mano sulla sua gamba.
Anche questo è un buon segno, giusto? Titubante, mi avvicino.
Quando mi siedo sulla sua gamba, Edward mi circonda con le braccia. “E tu pensi di esserlo?”
Lo fisso incerta. Lui sembra curioso di conoscere la risposta. “Sì...?” rispondo quasi come se fosse una domanda. “Insomma... Io che mi sento così stanca... la nausea, la perdita di sensi... E il ritardo. Sono sempre stata puntuale, io. Sì che magari tutto questo è dovuto allo stress, però...” Scuoto la testa sospirando. “Non ne ho idea” rispondo infine, sicura.
“Mmh.” Edward poggia il suo mento sulla mia spalla, facendomi ben sperare. “Allora sarà meglio andare dal medico, giusto?”
Non posso più rimandare, mi dispiace. “Quindi non sei... arrabbiato” noto.
Aggrotta le sopracciglia. “È per questo che non mi hai detto prima di avere questi dubbi?” intuisce sorpreso.
“Sì, be’... con Rosalie non avevamo ancora chiarito e tu sembravi così distante e io...” Pensavo fossi arrabbiato con me.
“Oh, Bella” mormora stringendomi di più. “Sono stato lontano con la mente, lo ammetto. Mi dispiace tanto... Però sappi che non ce l’avevo con te, okay?” Mi appoggio con la schiena del tutto al suo petto, la sua spalla a farmi da cuscino. E lui prosegue. “Eri l’unico motivo per continuare a vivere. Io ti amo, Bella.”
Credo che il mio cuore cessi di battere per un intero minuto. Non me l’aveva mai detto.
Vorrei voltarmi e baciarlo ma vengo interrotta dalla porta che si apre e dalle voci dei miei amici.
“No, aspetta Rose, magari ne stanno ancora parlando!” le fa notare svelto James.
“E chi se ne frega!” esclama senza problemi Rosalie. Sento i suoi passi veloci e prima che io possa allontanarmi da suo padre, lei entra in salotto. Appena mi vede scoppia di nuovo a piangere. “Oh, tesoro” mi dice stringendomi non appena mi metto in piedi.
Okay: James le ha detto tutto.
Sorrido stringendola. E nemmeno lei è arrabbiata. Con la coda dell’occhio, vedo James stringere la mano di Edward congratulandosi e lui sorridere, per poi mettersi a parlare entrambi con tranquillità. Rosalie ancora mi stringe.
Sorrido. “Rosalie, guarda che non è sicuro” la informo.
Non voglio che si illudano come stanno invece facendo. Dopotutto il mio ritardo è di pochissimi giorni e questo, insieme al mio star male, può essere dipeso davvero dallo stress per il litigio di Rosalie. Anche perché, con Edward ho sempre usato il preservativo. È anche vero però che i preservativi non sono infallibili... e il test di gravidanza James l’ha comprato in una farmacia mica in un supermercato scadente.
“Oh sta’ zitta, ma te lo immagini?” mi chiede allontanandosi per guardarmi entusiasta. “Tu mamma! Ci credi? E io zia!” L’espressione sorridente lascia il posto a una confusa. “No, questo sarebbe accaduto se tu fossi rimasta incinta di un altro... adesso che sei la fidanzata di mio padre io sono la sorella!” esclama sconvolta. Si gira verso il padre. “Sono troppo vecchia per poter essere una sorella!”
Solo lei poteva preoccuparsi di poter essere vecchia.
“Tranquilla, Rose. Se ti ricordi io ero quella che ti faceva preoccupare di rimanere zitella e invece adesso sono forse incinta” mormoro prendendola in giro per la sua uscita al pranzo con Alice.
“Ma che divertente” borbotta lanciandomi un’occhiata scocciata.
È ritornata com’era prima. Nulla è cambiato, se non che ora sa la verità.
Rosalie apre bocca per parlare ma la richiude subito, mentre fissa sorpresa suo padre che la fissa confuso di rimando.
“Che c’è?” chiede infine.
Rosalie sorride. “Posso chiedervi da quanto tempo vi frequentate?”
Io e Edward ci scambiamo un’occhiata. Sì che non vogliamo più mentirle, ma non è stata una cosa di ora...
“Tranquilli, non mi arrabbio. Da quanto tempo?”
“Da due mesi” risponde Edward.
Rosalie scoppia a ridere. “No, non ci credo! Oh mio Dio!”
Spazientito, James la fissa. “Potresti dirci perché ridi così?”
“Papà era geloso di te!”
Tutt’e tre la fissiamo confusi allo stesso modo: da dove le è uscita una frase così? Ma alla fine anche James scoppia a ridere. “Davvero?” chiede fissando un Edward confuso più di me.
“No!” esclama subito.
Sì, certo che no. Solo che l’importante è che lo sappia io.
“Ora mi spiego perché quell’atteggiamento scontroso verso James... soprattutto quando ti ho detto che sarebbe passato a prendere Bella quella sera al ristorante!” riprende Rosalie.
Quella sera al ristorante. Quella stessa sera dove noi... Rabbrividisco al solo pensarci. E non di freddo.
“Io…”
Edward viene interrotto dalla suoneria di un cellulare, quello di Rosalie. Mentre lei risponde, James si avvicina a Edward.
“Quindi eri geloso di me” osserva divertito e con una certa soddisfazione.
Edward lo fissa trucidandolo con lo sguardo. “Non è vero. Sarebbe assurdo, andiamo” risponde.
James è pronto a ribattere ma, stanca di vedere Edward preso in giro, mi avvicino a loro. “James, accompagni poi tu Rosalie o ci vai tu?” chiedo rivolta a Edward.
“Mi accompagna James” interviene Rosalie prendendolo per un gomito. “Era Emmett, voleva sapere perché del mio ritardo. Gli ho detto che avremmo mangiato qui, quindi James mi accompagna e fra un’ora ci rivediamo.” Senza aggiungere altro né salutare, se ne va portandosi dietro un James confuso e sconvolto.
È bello vedere che è la Rosalie di sempre.
Rimasti soli, mi siedo a peso morto sul divano. Strano, lo so, ma mi sento in imbarazzo a rimanere sola con Edward, adesso che sa tutto. E non so nemmeno perché. Forse perché sotto sotto ho paura che cambi nei miei confronti, com’è cambiato durante l’assenza di Rosalie.
“Sei stanca?” mi chiede lui, sedendosi vicino a me e prendendomi fra le braccia.
Forse non cambia. Forse ora che tutto è sistemato ritornerà come prima. Non abbiamo più nemmeno fatto l’amore… ma non gli ho detto nulla. Aveva perso, per così dire, una figlia quindi era logico starci male e far passare il sesso in secondo piano.
“Un po’” mormoro chiudendo gli occhi.
Edward sospira piano. “Mi dispiace di averti messo in questa situazione, Bella.”
Aggrotto le sopracciglia, non capendo. Rosalie non ce l’ha più con me. “Che vuoi dire? Di quale situazione parli?”
 “Sì, sai… quella del bambino. Hai solo vent’anni e stai per diventare madre e…”
Lo interrompo scostandomi per fissarlo. “Uno, non è detto che sono incinta. Due, ho solo vent’anni, è vero, ma penso di aver dimostrato di essere abbastanza matura per certe situazioni. E tre, non mi dispiacerebbe diventare madre” rivelo. Lo sguardo sorpreso di Edward mi spinge a mormorare: “davvero, Edward. Insomma, ti amo… perché non dovrei volere un figlio da te? Se tu lo vuoi…” aggiungo svelta.
Perché una cosa è accettare un figlio, un’altra è volerlo.
Edward sorride, accarezzandomi i capelli e facendomi appoggiare di nuovo il viso contro il suo petto. “Io non ci avevo mai pensato. Un figlio, adesso? Troppo. Però lo voglio. Insomma, ti amo… perché non dovrei volere un figlio da te?” chiede retorico utilizzando divertito la mia stessa frase e facendomi ridere.
Gli accarezzo una guancia avvicinando il viso al suo e baciandolo. Mi è mancato da morire, in questi giorni. Se dormiva insieme a me era già tanto. Però lo capisco perché anche a me faceva stare male la reazione – comprensibile, certo – di Rosalie.
E adesso che Rosalie ci ha perdonati e sembra che vada tutto bene, rimane solo un interrogativo: incinta o non incinta?






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Capitolo 20
*** Epilogo ***


Ed eccoci finalmente qui, alla fine di YCML. Volevo ringraziarvi tutti, davvero TUTTI, per l’appoggio che mi avete dato in questo percorso. Chi ha messo la storia tra le preferite, ricordate e seguite e ancora di più chi recensiva perché, non smetterò mai di ripeterlo, solo grazie a voi si va avanti con i capitoli :3
Un bacione e grazie di tutto.







“Okay, è questo è risolto. Ora passiamo ai vestiti. Avevo pensato…”
Da quando tutto è ritornato alla normalità sono trascorse due settimane. Due settimane fatte di baci, carezze e coccole tutte per me e il bambino. Sì, perché alla fine quel ritardo era più che giustificato. E tutti ne siamo entusiasti.
Se i baci, le carezze e le coccole me le riservavano tutti, c’era una cosa che invece non facevano affatto: l’amore. Perché da quando ha fatto pace con sua figlia, Edward non manca mai di farmi sapere quanto mi ama.
In questo preciso momento, sono nella mia nuova casa a New York.Ci siamo trasferiti tutti qui, eccetto James. Mi manca da morire ma ci sentiamo sempre. E quando dico sempre non scherzo.
Casa di Edward è stata venduta a una coppia di sposini. Casa mia è ancora mia, non so ancora che fare. Magari la conserverò per quando farò qualche periodo di riposo lì a Forks.
New York è così movimentata! Ad ogni modo, con i soldi ricavati dalla vendita, Edward ha potuto comprare una casa qui a NYC piccola ma accogliente. Il resto è per noi. L’amore è bello ma con questo non ci mangi.
 “Che ne pensi, Bella?”
Troppo preso dalla felicità, ha chiesto ufficialmente a Rosalie di sposarlo. Rosalie, che in questo momento non fa che progettare entusiasta i particolari del suo matrimonio.
Io però sono troppo distratta per parlare, penso colpevole. Ma non mi si può di certo biasimare: sono seduta sul divano con le gambe allungate sul tessuto, la schiena appoggiata al petto di Edward che guarda la televisione accarezzandomi distrattamente la pancia. La sua mano è infilata sotto a mia t-shirt e stranamente questo mi piace ancora di più che se l’accarezzasse da sopra la maglietta. Ogni tanto, ferma la mano come se non ci pensasse ma riprende quando riflette sul movimento fermo delle sue dita.
Rosalie è di fronte a me e Emmett è seduto su una poltrona.
“È fantastico, Rose” le dico sperando non mi chieda di ripetere.
Batte entusiasta le mani e capisco di essere salva.
“Dai, Bella, vieni con me” mi invita Rosalie. “Mi sono ricordata che devo chiederti una cosa.”
Curiosa, la seguo ed entriamo in quella che adesso è camera non solo di Edward ma anche mia. È così strano dirlo! E non immagino quanto sarà strano per Rosalie.
“In queste settimane non ti ho chiesto nulla un po’ perché non ce n’è stata occasione e un po’ perché non ne avevo il coraggio. Però... Posso farti delle domande su questa situazione?” mi chiede fissandomi timorosa.
Non capisco perché deve averne timore. Lei è mia amica, quindi ovvio che le posso raccontare tutto. Certo, non nei particolari visto che comunque l’uomo con cui sto è suo padre e scommetto che anche per lei sarebbe troppo imbarazzante.
“Cosa vuoi sapere esattamente?” domando con leggerezza sedendomi sul letto, subito imitata da lei.
“Come è iniziato tutto?” riflette ad alta voce. “Come avete fatto a non farmi scoprire nulla…?”
Sarà una storia molto lunga.
“Vedi, Rose, io di tuo padre ero stracotta fin da quando ero solo una bambina. Però, sai, non gli davo tanto peso. Insomma, è un uomo affascinante ed era logico esserne un po’ infatuate, no? E, non dandogli tanto peso, ho continuato a stare a Forks nonostante i miei avessero deciso di trasferirsi a New York. A ben pensarci, era meglio se l’avessi seguiti visto poi il casino… Però... Non mi pento di essere rimasta qui perché ho potuto innamorarmi di lui. Edward è stato dolce, gentile, romantico anche. Praticamente l’uomo perfetto. Sapevo che per lui ero solo… quello, però mi bastava. Se potevo averlo accanto anche solo per quel momento ed avere l’esclusiva, a me andava bene. Solo che tu eri come un’ombra. Da un lato ero felice perché stavo con l’uomo che amavo, dall’altro c’eri tu che sei la mia migliore amica e, se l’avessi scoperto, ti saresti arrabbiata a morte con me. Per questo, poi, abbiamo deciso di rivelarti tutto. Speravamo che dopo l’attimo di smarrimento tu potessi accettarlo. Con Edward avevamo deciso di tastare il terreno e stavi reagendo piuttosto bene… poi, però, le cose sono precipitate e tu hai scoperto tutto prima ancora che noi potessimo dirtelo.”
Rivelo tutto col cuore in mano, decidendo di essere sincera fino in fondo.
“Avevate deciso di dirmelo?” chiede infatti.
“Sì. Era la scelta migliore. Alice e James sapevano tutto e ci avrebbero aiutati. Ma posso assicurarti che se lo sapevano è perché l’hanno scoperto non perché abbiamo deciso di dirlo prima a loro che a te. E non ti hanno detto nulla perché io e Edward avevamo promesso loro che saremmo stati noi a rivelarti tutto.”
Rosalie annuisce. Fa una smorfia. “Mi dispiace di essere stata tanto immatura...” si scusa mortificata.
“Ah, non preoccuparti. Anzi, hai già dimostrato di essere molto matura visto che ci hai perdonati” le assicuro.
Rose sorride. “Non avevate nulla di cui farvi perdonare. Lo dovevo solo capire.”
“Comunque ora non ha più importanza. Io sono qui con te che sei sempre la mia migliore amica e tuo padre è felice del fatto che tu sia ancora sua figlia” riassumo felice.
“E aspettando un figlio dalla donna che ama” aggiunge lei sorridendo maliziosa.
Scoppio a ridere. “Fa uno strano effetto!” Ed è vero.
Qualcuno bussa alla porta e apre. “Bella, ci sono i tuoi” annuncia Emmett.
Io e Rose ci alziamo per andare verso di lui. Lei si ferma a dargli un bacio io mi dirigo verso Edward che è sull’uscio a salutare i miei.
Quando mi vedono, i miei sorridono di più.
“Amore, come stai?” mi chiede mamma abbracciandomi stretta. “Ah, quanto sei bella!” esclama squadrandomi.
“Tua figlia è sempre stata bella” si intromette divertito Edward.
È così strano pensare che solo qualche hanno fa i miei genitori avevano contatti con Edward per me, per farmi rimanere a dormire e cenare da lui, e adesso invece sono quasi imparentati.
Mio padre e mia madre hanno saputo tutto il giorno stesso in cui ci siamo trasferiti qui in città. Non è stato facile, ma in fondo la vita non lo è.
Mia madre e mio padre non hanno fatto nulla. Cosa potevano fare d’altronde? Io la mia scelta l’avevo già fatta e quella scelta è Edward.
Mia madre mi ha fatto a tu per tu un discorso lunghissimo sulla differenza d’età ma ho terminato il tutto dicendo ‘Lo amo. Voglio stare con lui. Sono felice’, e mio padre mi ha semplicemente detto che non può mica puntarmi la pistola contro. Il modo in cui ha pronunciato quella frase mi ha un po’ ferito ma quando ho rivelato loro di essere anche incinta mia madre è scoppiata a piangere e mio padre si è emozionato.
È stato in quel momento che ho capito che non ce l’avevano affatto con me. Volevano la mia felicità e la stanno ottenendo.
“Questo è vero” concorda mio padre avvicinandosi a me e passandomi un braccio sulle spalle. “Come va?” chiede.
“Sto bene” rispondo. “Un po’ stanca ma sto bene”. In effetti, sono proprio stanca. Ma quella forse è solo pigrizia.
C’eravamo tutti, o quasi. Alice e i genitori di Edward sono rimasti a Forks ma loro sanno tutto. E sono felici pure loro dopo un momento di totale smarrimento. Forse ci raggiungeranno per il mio compleanno, non saprei.
Mi siedo vicino a Edward, lasciandomi accogliere dalle sue braccia. Penseranno a cucinare mia madre e Rosalie, fortunatamente per me.
Edward mi lascia un bacio fra i capelli, inducendomi a chiudere gli occhi. Quando li riapro, osservo mia madre e Rosalie chiacchierare mentre preparano la cena, e il mio uomo, mio padre e Emmett parlare di sport.
Non parlo, sto nel silenzio più assoluto, eppure non mi sono mai sentita felice come in questo momento, con la mia famiglia tranquilla e la mano di Edward sempre posata sul mio stomaco.


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