You are my wonderwall

di ary_gg
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Prologo ***
Capitolo 2: *** Capitolo Primo ***
Capitolo 3: *** Capitolo Secondo ***
Capitolo 4: *** Capitolo Terzo ***
Capitolo 5: *** Capitolo Quarto ***
Capitolo 6: *** Capitolo Quinto ***
Capitolo 7: *** Capitolo Sesto ***
Capitolo 8: *** Capitolo Settimo ***



Capitolo 1
*** Prologo ***


 

 

YOU ARE MY WONDERWALL

 

Quando arrivai in quella cittadina apparentemente dimenticata da Dio, mi chiesi come mia madre avesse fatto a crescere lì e come poteva minimamente pensare che anche io e mia sorella potessimo vivere lì. Fortunatamente o no, ci trasferimmo quando ero troppo piccola per ricordare cosa significasse stare lì. Passare da New York a Beacon Hills non era il massimo, ma l’incarico che avevamo avuto era importante e di certo non potevo fare la schizzinosa. Mi guardai allo specchio, gli occhi grandi e azzurri spenti mi guardavano accusatoria. Chi volevo prendere in giro? Non ero per niente felice e soprattutto non ero poi così convinta di tutto quello. Non avevo però molta scelta, mia sorella Diana, da quando mia madre era morta, si era occupata di tutto, mi aveva messa al centro dandomi ogni genere di spiegazione e non nascondendomi più nulla. Quando mi disse che avevamo del lavoro importante da fare, non mi ero posta molte domande. Ero sicura che non avrebbe mai fatto nulla che non fosse giusto, che non ritenesse necessario e che non contribuisse a ristabilire l’equilibrio naturale delle cose.

Selene passò  la mano sull’elastico che teneva i suoi capelli in una coda tirandolo via. Le morbide onde ricaddero sulle sue spalle e sulla sua schiena.
“Ho sempre invidiato i tuoi capelli”
Guardò sua sorella attraverso lo specchio e le sorrise.

“Cosa hanno di diverso dai tuoi? Sono molto lunghi, scuri..”
“Lo so ma sono diversi”
La ragazza alzò un sopracciglio continuandola a guardare attraverso lo specchio come se stesse parlando arabo.
“Ok, l’importante è che ne sia convinta tu”
“Selly, è tardi”
La ragazza alzò gli occhi al cielo, prese i vestiti che aveva preparato la sera precedente e sparì nel suo bagno per prepararsi. Quando uscì sua sorella era già andata via, le aveva lasciato un semplice biglietto e, a quanto pare, una decappottabile tutta per lei nel piazzale adiacente alla casa. Prese le chiavi che erano sul tavolo e si mise alla guida. Sorrise sentendo il motore dell’auto, prima di partire indossò i suoi occhiali da sole, si guardò allo specchietto retrovisore dandosi una sistemata ai capelli, poi partì. Destinazione? Beacon Hills High School. Quando arrivò nel parcheggio della scuola con l’auto che sicuramente non passava inosservata, gli occhi di tutti erano puntati sulla novità. Il problema? Non avrebbero visto spuntare una nuova studentessa, sebbene non avesse poi molti anni più di loro. Uscì dall’auto posando delicatamente i tacchi al suolo, prese tra le mani la giacca di pelle, che era alquanto inutile dato il caldo che ancora caratterizzava quell’inizio Settembre, spostò i capelli indietro e camminò decisa verso l’entrata della scuola. Mentre si avvicinava alla porta fu colta da una sensazione che conosceva bene, si fermò e tolse gli occhiali da sole. Quando si voltò per guardarsi intorno e capire da dove veniva quella sensazione, notò due ragazzi che la guardavano, uno dei due era sicuramente un licantropo. Il suo sguardo vagò in giro, c’era sicuramente qualcun altro. Notò un ragazzo che era appena arrivato e che si dirigeva verso quello che aveva notato prima. Catturò l’attenzione di tutti e due; dopo averli inquadrati, si voltò nuovamente ed entrò nella scuola. Mentre avanzava verso l’ufficio del nuovo preside della scuola, lo intercettò insieme a sua sorella.
“Selene”
Sorrise avvicinandosi ai due.
“Signorina White, sua sorella mi stava appunto dicendo che sarebbe arrivata a breve”
“Preside Parker, volevo ringraziarla per l’opportunità”
“Si figuri, ha portato a termine gli studi con eccellenza e nel frattempo ha fatto molta esperienza sul campo, l’età anagrafica non ha molta importanza.”
“Non tutti prenderebbero comunque una ventiquattrenne neolaureata”
“Sono certo che farete entrambe un ottimo lavoro, scusate devo andare, è il primo giorno e devo sistemare molte cose, qualsiasi problema, potete rivolgervi a me”
Selene e sua sorella sorrisero all’uomo che si allontanò rapidamente.
“Sappiamo cavarcela benissimo da sole”
Disse sarcastica Diana una volta che fu troppo lontano per ascoltarle.
“Diana..”
La rimproverò Selene giocosamente.
“Allora..novità?”
Le disse sorridendole allusiva.


“Siamo a quota due..tutti beta”
Disse camminando verso il suo ufficio.
“Credo di aver fatto rizzare le loro antenne o sensi da lupo o che so io”
“Tesoro..dovremmo passare inosservate”
La canzonò camminando accanto a lei
“Sul serio?”
Le disse sarcastica.
“No, assolutamente no. Prima ci notano, prima risolviamo la questione”
“Dobbiamo trovare l’alfa e la ragazza per risolvere la questione”
Diana sbuffò un po’.
“Andiamo sorellina, rilassati, fretta di tornare a NY? Mi dispiace deluderti, ma non è così imminente la nostra ripartenza”
“Guarda che lo so, voglio solo mettere fine a questa storia tutto qui”
Diana la bloccò per un braccio costringendola a fermarsi e la guardò negli occhi.
“So che è una vita fatta di sacrifici, ma pensaci. Se questa cosa va bene non dovremo più preoccuparci di nulla in futuro. Saremo delle persone normali. Potremo costruirci una famiglia o qualsiasi altra cosa”
Le sorrise comprensiva.
“Lo so che è la cosa che desideri di più, ma non è detto che sia ciò che voglio anche io”
Diana guardò la sorella perplessa quasi non comprendendo quello che voleva dire.
“Lascia stare, vado a sistemare un po’ l’ufficio, l’ultima consulente ha dovuto lasciare tutto improvvisamente senza avere il tempo di togliere nulla”
Disse con aria innocente.
“Smettila, poverina l’avrai spaventata a morte.”
“Non è più loro compito. Siamo tornate, questo è quello che conta, il loro lavoro è finito. Per sempre”


Intanto nel cortile della scuola Isaac si era avvicinato a Scott e Stiles, per qualche secondo si era sentito completamente perso, qualcosa nella sua mente si era annebbiato. Si era dimenticato di tutto, sentiva solo qualcosa che attirava completamente la sua attenzione, ogni cellula del suo corpo era stata calamitata verso quella ragazza. Era strano. Non era qualcosa di normale, non era qualcosa di umano. Quando si avvicinò ai due ragazzi li sentì discutere proprio di questo.
“Andiamo Scott! Da quando in qua sbavi in questo modo davanti ad una donna?”
Stiles si fermò un momento riflettendo su quello che aveva detto, ripensò al modo in cui guardava Allison le prime volte e scosse la testa.
“Ok, forse sempre.”
Scott che sembrava essersi ripreso lo guardò male.
“Senti chi parla..”
Borbottò
“..ad ogni modo non è quello che pensi tu”
“No? Oh andiamo amico, non c’è niente di cui vergognarsi in fondo è una bella ragazza, ok bella forse è anche poco, un po’ grande per noi forse, ma..”
“Dobbiamo parlare”
Isaac irruppe nel discorso tra i due senza grandi cerimonie. Stiles assunse un’aria corrucciata e infastidita, Scott invece sembrava attento.
“Potresti farmi finire il mio di discorso?”
“Stiles non è esattamente un’attrazione normale quella che ha provato Scott, mi sbaglio?”
Disse poi retorico verso il ragazzo.
“Co-cosa? Ma..”
Il ragazzo passò lo sguardo tra i due a bocca aperta capendo che quel discorso non lo avrebbe mai capito in pieno, perché lui era normale, loro non proprio. Nel momento in cui stava per rispondere concretamente fu bloccato nuovamente da Isaac.


“Comunque non è questo quello che mi interessa al momento. Derek ha bisogno di parlare con te.”
“Cos’è fai da messaggero adesso?”
Disse sarcastico Stiles che si beccò un’altra occhiataccia.
“Che succede?”
Scott cercò di capire il motivo di tale richiesta assumendo un’aria decisamente più seria del suo amico.
“Te lo spiegherà lui”
Isaac avanzò lasciandosi alle spalle i due perplessi.
“Ehi!”
Scott cercò di richiamarlo senza successo, Isaac raggiunse l’entrata  e si allontanò all’interno della scuola.
“Cosa credi che voglia?”
Disse Stiles stavolta molto più serio di quanto non fosse stato quella mattina.
“Non lo so, ma se crede di mandare Isaac o chiunque altro per attirarmi verso di lui se lo scorda”
“Sarà solo incavolato per il piano che hai messo in atto a sua insaputa per mettere K.O. nonno-inquietante-Argent, senza considerare il fatto che alla fine non fai parte del suo branco, anche se gli avevi dato la tua parola”
“Dopo quattro mesi se ne ricorda? E poi tu da che parte stai?”
Stiles alzò le spalle in segno di dubbio. Non gli veniva in mente altra motivazione.
“Dalla tua Scott, solo che non mi piace Derek arrabbiato. Ti ricordi cosa fa Derek arrabbiato, vero? Quello sguardo è inquietante tanto quanto quello di nonno Argent”
Scott sospirò scocciato cominciando ad andare verso l’interno della scuola seguito da Stiles.

Selene entrò nel suo ufficio. La stanza era illuminata dal sole che entrava dalla finestra ed inondava di luce la scrivania. La ragazza chiuse la porta alle sue spalle e si guardò intorno circospetta. Notò qualche cassetto semi aperto e anche un’anta dell’armadietto era stata lasciata appena accostata. Si avvicinò aprendo qua e là cassetti e armadietti. Nulla di utile era stato lasciato, così ripose tutto in alcuni scatoloni vuoti che erano stati abbandonati in un angolo. Qualcuno bussò alla porta.
“Avanti”
Una segretaria si fece avanti con un mucchio di cartelle in una scatola.
“Signorina White, il preside le manda le cartelle degli studenti come aveva chiesto. Ovviamente ci sono solo quelle di coloro i quali erano risultati problematici secondo l’opinione della precedente consulente. Oh e c’è anche la lista di tutti gli studenti.”
Selene sorrise cortesemente illuminando tutto il suo viso e i suoi occhi, aveva lineamenti delicati, gli occhi grandi ed espressivi, ma a guardarli bene sembravano glaciali, in effetti ricordavano il ghiaccio; la sua pelle era diafana, era talmente pallida che da piccola la prendevano in giro, cosa che le costava il rapido imporporarsi delle guancie per la rabbia, questo suscitava ancora di più le ilarità degli altri bambini. Aveva sempre odiato il colore della sua pelle. Selene prese la scatola dalle mani della segretaria.
“Dia pure a me, la ringrazio”
“Si figuri”
Una volta che la donna fu fuori il viso di Selene si fece nuovamente serio e freddo. Aveva quella assurda capacità, riusciva a sembrare quasi una fata, quasi angelica per certi versi, per poi apparire come la donna più fredda e pericolosa della terra. Finì di sistemare le ultime cose per liberare la scrivania e poi cominciò a sfogliare le varie cartelle scolastiche dando anche una rapida occhiata alla lista degli studenti. Dopo un po’ la ragazza sollevò lo sguardo e si voltò verso la porta chiusa, corrucciò la fronte e si alzò. Si affacciò alla porta osservando il corridoio deserto, eppure c’era qualcosa. Era tutto talmente silenzioso da sembrare quasi irreale per essere una scuola. Avanzò facendo ticchettare i tacchi sul pavimento lucido guardando davanti a sé e cercando di capire cos’era quella sensazione che sentiva, era più forte del solito e doveva scoprire perché. Sentì qualcosa alle sue spalle e si voltò di scatto facendo ondeggiare i suoi capelli sulla sua schiena. Niente. Non c’era nessuno, o almeno così sembrava. La ragazza si guardò nuovamente intorno girando su sé stessa.
“Andiamo so che ci sei”
Disse fra sé e sé. Se era ciò che pensava l’avrebbe sentita comunque. La ragazza si voltò nuovamente e un ragazzo era lì in fondo al corridoio che la guardava, il suo sguardo era serio e sulla difensiva, sembrava quasi la stesse puntando per poi sferrare un attacco. La ragazza contraccambiò lo sguardo  e fece qualche passo avanti, mentre lui dopo qualche secondo sembrò quasi ricordarsi che non doveva essere lì a perder tempo, chiunque o qualsiasi cosa fosse. Così per una volta ritrasse gli artigli, letteralmente, e si voltò per andarsene, ma qualcosa lo fermò.
“Dove credi di andare?”
Disse la ragazza con tono deciso. I suoi occhi si colorarono di viola per qualche secondo, per poi tornare normalmente azzurri color ghiaccio. Il ragazzo scosse un attimo il capo e chiuse e riaprì velocemente gli occhi, sembrava quasi frastornato, non riusciva a capire perché ma era ritornato sui suoi passi. La sua mente era annebbiata e si sentiva totalmente e incondizionatamente calamitato da quella ragazza.
Selene avanzò decisa, ma lentamente, facendo risuonare le scarpe sul pavimento.
“Sei un po’ grandicello per essere al liceo non trovi?”
Disse sarcastica avvicinandosi sempre più al ragazzo. Grazie all’aiuto delle scarpe non c’era poi molta differenza in altezza fra i due, ma dovette comunque alzare lo sguardo per incontrare quello di lui.
Sembrava completamente perso mentre guardava quella ragazza poi quasi una scossa lo risvegliò dal suo stato, scosse la testa e le sue iridi diventarono rosse per un istante. Lei fece un passo indietro facendosi seria all’improvviso.
“Sei tu. Non ci avevano detto di cercare un ragazzo così giovane”
“Non avevi detto che non lo ero abbastanza?”
Fu la prima volta che Selene lo sentì parlare da quando lo aveva visto, era ancora spiazzata dalla cosa. Aveva sentito che era più forte degli altri, ma non si era resa conto lo fosse così tanto. Quando lui cercò nuovamente di andarsene, gli occhi di lei lampeggiarono ancora paralizzandolo.
“Non così in fretta!”
Lui le lanciò un’occhiataccia. I suoi muscoli erano completamente bloccati, cercò di incanalare quanta più forza possibile per potersi muovere.
“Sei tu l’Alfa. Ci sono due Beta in questa scuola, tu sei il loro Alfa.”
“Sai non mi piace che gli altri sappiano così tante cose su di me o il mio branco, senza che io sappia niente su di loro”
Disse con tono secco e autoritario forzando ancora di più il suo corpo finchè finalmente riuscì a liberarsi da quella morsa invisibile, afferrò la ragazza per un braccio e poi anche l’altro. Lei sussultò e il suo sguardo si indurì più di prima, posò il suo sguardo sulle mani del ragazzo che la stringevano in una morsa.
Derek sentì praticamente i suoi palmi scottare, come se fossero a diretto contatto con le fiamme. Nonostante questo non mollò la presa deciso a capire cosa diamine stesse accadendo.
“Non sfidarmi non ne usciresti vincitore”
Derek si limitò a guardarla e a cercare di non mollare la presa, nonostante il dolore insopportabile. Lentamente sentì qualcosa comprimergli il petto quasi a soffocarlo, fu così costretto ad allentare la sua morsa sulla ragazza. Improvvisamente poi, senza nessun motivo apparente, Derek sentì le forze rinvigorirgli nuovamente il corpo, non aveva più nessun dolore e la pelle della ragazza non bruciava più come il fuoco, ma anzi era fresca e liscia. La cosa che non aveva previsto? Il fatto che la ragazza crollò praticamente fra le sue braccia priva di sensi. Il ragazzo la sostenne e l’adagiò piano per terra, affinò l’udito per cogliere il suo battito cardiaco, era un po’ più debole, ma c’era. Improvvisamente la campanella suonò quasi perforandogli un timpano, chiuse gli occhi recuperando il suo udito normale poco prima che qualcuno potesse uscire dalle aule. Si sarebbero occupati loro di lei. La guardò un’ultima volta incuriosito e soprattutto preoccupato. Non aveva mai visto niente del genere e non era il momento adatto per avere altri problemi. Con questi pensieri sparì rapidamente mentre le porte delle aule iniziarono ad aprirsi.

ANGOLO DI ARI

Oh cielo non pensavo ce l’avrei mai fatta. Insomma tipo che questo prologo è scritto da prima che iniziasse la terza stagione, ma non avevo il coraggio di pubblicare, forse era meglio se non lo facevo. Se non ci sarà nessun riscontro positivo lascerò perdere subito, giuro!
Passiamo a noi. Bè non so bene come spiegarvi. Nel senso che se vi spiegassi cosa ho in mente che senso avrebbe pubblicare? xD A parte queste ovvietà, diciamo che avevo la trama ben delineata nella mia testa e se mai continuerò, la terrò, non farò grandi evoluzioni in seguito a quello che sto piano piano scoprendo nella terza stagione, inutile dire che alcune cose le ho già re-inserite, quindi se non seguite la programmazione americana, non so quanto vi convenga leggere.
Ora veniamo al fulcro, se state cercando una nuova FF sterek questa non fa per voi. Nel senso che se cercate solo questo non sarà una coppia qui. Lo dico perché bazzico qua in giro da un po’ proprio perché volevo vedere cosa si pubblicava e vedo che il 90% delle FF sono sterek, quindi insomma, no non è questo il caso I’m so so sorry, però ehi io cerco di invogliarvi a leggere e vi dico che adoro le loro interazioni, quindi qualcosa mi inventerò :P
Non voglio dilungarmi molto, anche perché ho già scritto un papiro.
Mi soffermerò sul titolo “You are my wonderwall” è una frase della celebre canzone degli Oasis “Wonderwall”. Letteralmente significa “muro delle meraviglie” in realtà parafrasando dovrebbe essere “ancora di salvezza”. Io amo dare alle mia FF titoli o frasi prese dalle canzoni, lo faccio sempre. Prima avevo pensato ad un altro titolo, ma poi il mio Mp3 ha passato questa canzone e l’ho trovata perfetta (cercatela se non la conoscete). Il titolo è essenzialmente il cuore di questa FF. Nel senso che tutti sono l’ancora di salvezza di tutti. Ognuno di noi ne ha una, che sia una persona, un ricordo, un evento. Derek in una puntata, durante la prima luna piena per il suo nuovo branco, nella seconda stagione, parla di ancora. Derek dice ad Isaac di trovarne una, lui gli chiede qual è la sua, lui risponde “la rabbia”.
Ho sempre trovato particolare questa risposta. Derek è sempre stato un personaggio arrabbiato, dominato da questo sentimento e dall’istinto. Ora se state seguendo questa nuova stagione, le cose stanno cambiando, e anche qui le cose cambieranno.
La FF è molto corale, o per lo meno io ci provo, non fatevi ingannare dal banner. Non sono una cima in grafica, altrimenti ci sarebbero stati tutti xD Cercherò di sviluppare qualcosa per tutti, ma mi spaventa molto questa cosa, così come la trama sovrannaturale che ho in mente. Non sono un genio dell’inventiva, quindi alcune cose vi sembreranno, scontate, banali o poco credibili, ma ehi, il mondo sovrannaturale dovrebbe essere incredibile di per sé. Insomma si sto mettendo le mani avanti per non cadere come si suol dire xD
Le due nuove entrate sono due sorelle Diana e Selene White. Diana la maggiore il cui volto lo immagino con quello della bellissima Jennifer Love Hewitt. Selene la minore (che è anche nel banner) il cui volto lo immagino con quello dell’altrettanto bellissima (almeno per me) Jessica de Gouw (c’è pochissimo materiale su di lei in giro purtroppo).
Basta ho scritto un poema. Fatemi sapere davvero, senza il vostro supporto non andrò avanti, non credo sarebbe poi molto stimolante e riempirei la sezione di una storia che non interessa a nessuno. Quindi aspetto i vostri pareri, addio, arrivederci forse. Baci Ari

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Capitolo 2
*** Capitolo Primo ***


 

 

 

You Are My Wonderwall

 

 

CAPITOLO PRIMO

Al suono della campanella orde di studenti si precipitarono fuori dalle aule, un urlo si propagò nei corridoi facendo rabbrividire mezzo liceo. Stiles e Scott erano ancora in aula che raccoglievano le loro cose e, dopo l’urlo si guardarono allarmati, entrambi si voltarono dove di solito era seduta Lydia. La ragazza sbattè le palpebre apparentemente tranquilla.
“Che c’è?”
Disse sarcastica alzando un sopracciglio.
“Non ho urlato io stavolta”
I due si precipitarono immediatamente fuori vedendo un bel po’ di confusione proprio al centro del corridoio. Una ragazza, o precisamente, quella ragazza, era distesa per terra priva di sensi.
“Beh nessuno ha intenzione di chiamare un’ambulanza?”
Lydia parlò con estrema tranquillità palesandosi accanto a Stiles e Scott che, come gli altri, fissavano la ragazza senza fare nulla. Scott tirò fuori il suo cellulare, ma una voce lo bloccò.
“Fermo, fermo. Va tutto bene non c’è bisogno”
Una donna che non aveva mai visto si era avvicinata e si era chinata accanto alla ragazza. Diana scosse un po’ la sorella cercando di farla rinvenire.
“Selene..andiamo..”
Scott corrucciò la fronte, era stranamente nervosa..e poi quale persona sana di mente non voleva che chiamassero un’ambulanza o un qualsiasi medico?
“Magari è meglio se chiamo..”
“No!”
Disse perentoriamente la donna lanciandogli un’occhiata di rimprovero.
“Ehm..Scott”
Il ragazzo continuò a fissare le due cercando di capire cosa ci fosse di così strano, perché aveva una strana sensazione?
“Scott..”
Insistette Stiles, Scott sbuffò e lo guardò accigliato.
“Non ora Stiles, non è il momento”
Il ragazzo si accorse che l’amico stava guardando da tutt’altra parte, così seguì il suo sguardo, fino a scorgere la figura di Derek appoggiata contro il muro che osservava da lontano la scena. In breve Isaac fu accanto a lui.
“Credi c’entri qualcosa?”
Chiese Stiles capendo di aver catturato l’attenzione dell’amico. Intanto i due sentirono un respiro profondo e dei sospiri di sollievo tutti intorno. I due guardarono la ragazza che si era svegliata.
“Non lo so, ma ho intenzione di scoprirlo”
Disse Scott posando nuovamente lo sguardo su Derek che questa volta stava ricambiando lo sguardo. Il ragazzo si staccò dal muro e si diresse verso un’aula vuota seguito da Isaac. Scott fece altrettanto.
“Adesso??”
Disse allarmato Stiles vedendo Scott seguire Derek, così accelerò il passo per raggiungere l’amico.

“Allison! Allison!”
Lydia richiamò l’amica sperando che si fermasse, speranze ovviamente vane. La seguì velocemente muovendosi sui tacchi alti. Finalmente poté arrestare la sua corsa davanti all’armadietto della ragazza.
“Hai deciso di ignorarmi per tutto l’anno?”
Disse poi frustrata, Allison fece finta di pensarci su.
“Mm si”
Disse riponendo alcuni libri nell’armadietto.
“Perché sei arrabbiata con me? Ok hai passato tutta l’estate a Parigi per superare il tuo trauma e il tuo lutto e posso capire che tu non ti sia fatta sentire molto, ma da quando sei tornata mi hai completamente ignorata. Io odio essere ignorata. Sono la tipica ragazza che ha bisogno di attenzioni.”
Allison sospirò sentendosi in colpa e decise di prestarle attenzione, così la guardò dispiaciuta.
“Lydia non sono arrabbiata con te”
“Bene. Perché io dovrei essere arrabbiata con te. Mi hai tenuto nascosto tutto. Di Scott, di Jackson, nessuno mi ha detto nulla dello zio psicopatico di Derek! Ho dovuto stressarlo per tutto il tempo in cui spiegava il manuale ‘Licantropo in quattro semplici mosse’ a Jackson, prima che se andasse, per convincerlo a farmi dire perché suo zio mi ha usata come una marionetta! Credo che ora voglia uccidermi più di quando pensava che fossi il Kanima.”
“Ssh abbassa la voce”
La rimproverò Allison.
“Mi dispiace ok, hai ragione. Ma pensavo fossi più al sicuro non conoscendo i dettagli”
“L’hai pensato tu insieme a tutti gli altri. Non è stato carino. Ora di grazia, vuoi spiegarmi perché mi stai evitando?”
“Io e mio padre siamo tornati dopo il viaggio a Parigi con la promessa che non ci saremmo fatti coinvolgere..e ho tutta l’intenzione di mantenere fede al patto.”
“E io cosa c’entro? Non sono un licantropo o qualcosa di sovrannaturale Allison”
“Passi molto tempo con Stiles però”
“L’ultima volta che ho controllato sulla mia agenda era ancora nella lista umani.”
Disse sarcastica Lydia appoggiando la schiena contro gli armadietti chiusi.


“Ascolta Allison, ti voglio bene ok? Sei l’unica vera amica che abbia mai avuto. Ho passato tutta l’estate a piangermi addosso per la partenza di Jackson e per il suo nuovo status, tu hai bisogno di superare il tuo brutto periodo. Siamo un’accoppiata formidabile e dobbiamo goderci il penultimo anno. Non vuoi pensare al college, a questi due anni di follie? Dobbiamo vivere come in quei teen drama per adolescenti, preoccupandoci di organizzare il ballo ed essere popolari; andiamo, Allison. Non escludermi”
Allison ci rifletté un po’ su, poi un sorriso spuntò sul suo volto e guardò l’amica.
“Hai ragione. Ho bisogno di un’amica. Non dovevo allontanarti mi dispiace. Ma..Lydia..”
“Si, si, non nominerò né Scott, né Stiles e le sue teorie strambe su qualsiasi cosa succeda in città, né altri licantropi o affari lupeschi o che so io. Te lo prometto”


“Quindi mi stai dicendo solo ora che Erica e Boyd sono nelle mani di un altro branco?”
Derek alzò gli occhi al cielo velocemente per poi posare il suo sguardo di nuovo su Scott.
“Più o meno”
“Cosa significa più o meno?”
Disse Stiles allargando le braccia molto molto confuso. Era in disparte alle spalle di Scott seduto su un banco.


“Non sto dando spiegazioni a te, non capisco nemmeno perché tu sia qui”
Disse Derek irritato, Scott sospirò.

“Rispondi e basta ok?”
Derek sospirò e guardò Isaac che annuì leggermente per spronare il suo Alfa a parlare.
“Non è un branco normale..è un branco di Alfa”
Le espressioni di Scott e  Stiles mutarono improvvisamente. I due si guardarono shockati.
“Che intendi per Alfa e branco esattamente?”
Disse sarcastico Stiles.
“Un branco interamente fatto di Alfa, ecco cosa intendo”
Disse seccamente il ragazzo esasperato.
“Cosa vogliono da Erica e Boyd? Loro sono solo dei Beta”
Scott intervenne nella discussione.
Miei Beta”
Sottolineò Derek.
“Vogliono te.”
Scott non stava ponendo una domanda, era una pura e semplice constatazione.
“Quindi cosa facciamo?”
Disse poi Scott guardando Derek pronto per combattere.
“Tu, nulla. Io, vado a riprenderli”
“Se non vuoi il mio aiuto perché mi hai cercato?”
“Scott, sono pericolosi. E nonostante tu dica di non far parte del mio branco, tecnicamente sei un mio Beta e di conseguenza sei un loro bersaglio. Quindi fammi un favore, tieni gli occhi aperti e non farti ammazzare anche tu”
Derek uscì nervoso dall’aula. Era frustrato più che mai. Dopo quattro mesi ancora non era riuscito ad avvicinarsi a loro e al loro covo. Si spostavano velocemente, più di quanto immaginasse, questo rendeva difficile avvicinarli e poter recuperare Erica e Boyd. Inoltre si sentiva terribilmente in colpa. Se non li avesse lasciati andare, ora sarebbero salvi, se non li avesse trattati come aveva fatto, ora non starebbero lottando per la loro vita, o peggio, non sarebbero morti. A quel pensiero scosse la testa e si mosse rapidamente per i corridoi della scuola. Sentì delle voci da lontano, così si fermò e tese l’orecchio. Si nascose osservando la ragazza che aveva incontrato al mattino e che aveva lasciato lì svenuta, insieme ad un’altra donna più grande.
“In casa non c’è nulla da mangiare”
“Mi va bene solo un po’ di gelato”
“Selene sei svenuta nel bel mezzo della scuola, hai bisogno di mangiare”
La ragazza alzò gli occhi al cielo, poi Diana si fece seria.
“Dimmi la verità. Sei davvero solo svenuta? Non hai seriamente usato i tuoi poteri?”
Derek tese l’orecchio improvvisamente interessato alla discussione. Selene stava per risponderle quando sentì la presenza di qualcuno e girò su se stessa nei corridoi.
“Tutto ok?”
Chiese la sorella preoccupata.
“Si..andiamocene da qui però”
Derek le vide allontanarsi e uscire dalla scuola sempre più preoccupato. Doveva occuparsi di altro, adesso, quell’inconveniente, non era esattamente la cosa migliore che potesse capitare.
“Ehi”
Isaac raggiunse Derek in corridoio, il ragazzo lo guardò, sembrava volesse dirgli qualcosa.
“Che c’è?”
“Scott vuole aiutarci”
Derek sospirò e superò il ragazzo di fronte a sé avanzando verso l’uscita dalla scuola.
“Derek, aspetta.”
Isaac arrancò dietro di lui cercando di capire cosa passasse per la testa al suo Alfa. Dopo quello che era successo a Boyd ed Erica, il loro rapporto era migliorato, più di quanto non fosse precedentemente. Tra i due si era creato un rapporto di solida fiducia, cooperazione e protezione reciproca, il rapporto che dovrebbe esserci tra un Alfa e i suoi Beta. Isaac aveva notato un forte cambiamento in Derek, era come se avesse riflettuto sul suo modo di fare, su come si era comportato con loro prima, aveva cercato di scavare affondo dentro di sé, quasi per capire se fosse in grado di svolgere quel ruolo, quello che doveva essere proprio di un Alfa. Lo aveva fatto presente a Scott prima di uscire dall’aula e raggiungere Derek. C’era una cosa però che non aveva mai compreso a pieno e di cui Derek non aveva mai parlato apertamente. Scott. Non sapeva se era una sorta di maschera dovuta all’orgoglio ferito, all’essere stato preso in giro da quello che si supponeva essere un suo Beta. O semplicemente era proprio il fatto che Scott era molto più indipendente di loro, non accettava di far parte di un branco, probabilmente non accettava ancora di essere un licantropo.
“Perché non vuoi il suo aiuto? Non credi che sia il caso di mettere da parte l’orgoglio? Almeno per Erica e Boyd.”
Derek si fermò appena fuori dalla scuola dopo aver sceso i gradini e si voltò verso Isaac che era alle sue spalle.
“Non si tratta di orgoglio Isaac, ok? Scott non è con noi, volevo solo che lo sapesse perché possa tenere gli occhi aperti. Non ho il tempo di seguire ogni sua mossa per assicurarmi che stia bene e che quei tizi non gli facciano fare la stessa fine che hanno fatto fare a loro, la stessa fine che stavano facendo fare a te. Ora andiamo, credo di sapere dove sono”
“Gli hai trovati?”
Chiese Isaac ignorando di proposito il resto del discorso.
“No. Sono loro che hanno trovato noi”


Selene si aggirava lentamente fra gli scaffali ormai deserti di quel supermarket. La cosa buona di quelle cittadine? C’era sempre un qualche negozio aperto anche fino a tardi. La ragazza guardò i grandi frigoriferi addossati ad una delle pareti. Prima di aprirlo per prendere il gelato che tanto desiderava, osservò le varie confezioni per poter scegliere quello che preferiva. Mentre fissava il vetro intensamente un riflesso si materializzò dietro di lei. Selene sussultò spaventata e si voltò appoggiando le spalle contro il vetro del frigo. Un uomo con degli occhiali scuri era, ora, davanti a lei. Era immobile e aveva un bastone per ciechi che sfiorava appena il pavimento. Selene era ancora con le spalle contro il frigo e una mano sul suo cuore, che alla ragazza pareva fare su e giù tra lo stomaco e la gola. Passò una mano sul viso cercando di calmarsi.
“Mi dispiace signorina, non volevo spaventarla.”
Selene corrucciò la fronte. No? Pensò dentro di se. Stranamente le sembrava quasi che invece volesse spaventarla eccome. Poiché si fidava molto del suo istinto, cercò di canalizzarsi su di lui, ma non riusciva a scorgere nulla di strano.
“E’ ancora lì o è scappata?”
“No”
Disse con voce troppo acuta, così cercò di respirare e poi riprese a parlare.
“No, sono ancora qui.”
“Mi dispiace disturbarla, ma stavo contando i frigoriferi, un giovanotto mi ha detto che per prendere quello che cercavo dovevo cercare il sesto frigorifero, credo che lei ci sia davanti..o sopra.”
Selene con aria sempre più perplessa si rese conto di essere ancora addossata al grande elettrodomestico, così si stacco e passò una mano sul suo viso dandosi della paranoica, era solo un uomo cieco in cerca di un po’ di zucchero come lei.
“Può aiutarmi?”
“Come?”
Selene si spaventò ancora. Paranoica o no quell’uomo la inquietava parecchio. Si diede per l’ennesima volta della stupida. Poteva badare a sé stessa, di certo non avrebbe avuto problemi a difendersi, ne era capace. Sembrava più spaventata da un uomo qualunque di quanto non fosse stata davanti a quel ragazzo la mattina, che di sicuro era per lei una minaccia più grande.
“Può aiutarmi? Insomma le confezioni purtroppo sono tutte uguali e non potrei distinguerle”
Selene sbattè le palpebre velocemente, si sentiva terribilmente stupida a causa di tutti quei pensieri che si susseguivano nella sua testa.
“Certo, cosa preferisce?”
“Crema con canditi..sono sicuro che ci saranno almeno un milione di vaschette”
Selene si avvicinò sempre più perplessa al frigo, lo aprì e prese una vaschetta. Si decisamente era il gusto meno amato dal mondo. La ragazza impacciata non sapeva nemmeno come porgergliela.
“E’ un gusto non molto amato”
Disse poi per farsi sentire, allungò la vaschetta che lui prese. Stranamente tra i due non ci fu nessun contatto. Era come se lui avesse preso con decisione la vaschetta evitando le mani della ragazza, quasi come se riuscisse a vederla.
“Amo raccogliere ciò che agli altri non piace. Ci si sbarazza rapidamente di ciò che non piace più. E’ il destino di tutti i diversi. E’ semplice amare la normalità, è il resto che è un problema.”
Quella frase inquietò la ragazza ancora di più, tanto che decise di non rispondere.
“La ringrazio per l’aiuto”
Detto ciò l’uomo si allontanò sparendo tra gli scaffali. Selene scosse la testa, poi si voltò di nuovo. La cassa era proprio alla sua destra, perché mai si era addentrato negli scaffali. Selene sei paranoica! Decise di ascoltare la sua testa per una volta. Nel momento in cui stava per riaprire il frigo, si accorse che gli era improvvisamente passata la voglia di zuccheri, così, annoiata, uscì dal negozio.
Selene si maledì per non essere uscita in auto, due passi mi faranno bene si era detta. Ora però desiderava solo un’auto per scrollarsi quell’inquietudine che aveva addosso mentre camminava per le strade deserte.
Perché mai quella cittadina ora sembrava il set di un film horror?
La ragazza tirò fuori il suo telefono per controllarlo e le sfuggì dalle mani.
“Dannazione”
Si chinò per riprenderlo e quando si alzò si ritrovò davanti lo stesso ragazzo del mattino, Selene sussultò nuovamente.
“Accidenti”
La ragazza sospirò cercando di calmarsi.
“Chi sei?”
Disse lui. Selene corrucciò la fronte e assottigliò lo sguardo.
“Perché dovrei dirtelo?”
“Non ho il tempo di pensare ad altri problemi al momento, quindi spero che tu possa dirmelo semplicemente”
La ragazza sorrise sarcastica e riprese a camminare superandolo.
“Perché non ti ho ucciso questa mattina a scuola, ti basta?”


Selene si arrestò immediatamente, ci pensò su un minuto e si voltò nuovamente verso di lui.
“Quali problemi ti affliggono Derek?”
Derek indurì la sua espressione quando sentì la ragazza pronunciare il suo nome. Quel mattino non sapeva nemmeno chi fosse, cosa era cambiato?
“Come sai chi sono?”
“Ho fatto i compiti. Dovresti imparare anche tu.”
“Sfortunatamente dalle mie ricerche non venuto fuori molto..Selene giusto?”
“Bè sai il mio nome, credo possiamo considerarci pari no?”
“No. Tu sai cosa sono, chi sono.”
Selene alzò le spalle.
“Non sforzarti. Non troveresti nulla credimi.”
“Chissà perché non ti credo”
“Non trattarmi come se fossi tua nemica”
“Mi hai attaccato stamattina, cosa dovrei pensare?”
“Derek, credimi, saprai tutto a tempo debito”
Il ragazzo si avvicinò rapidamente a lei.
“Io non ho tempo”
Ringhiò quasi, ma Selene non si scompose più di tanto, lo guardò negli occhi, era nervoso e frustrato poteva sentirlo.
“Perché non mi hai ucciso stamattina o fatto qualsiasi cosa? Sono svenuta praticamente davanti a te, ero nel mio momento di debolezza, perché non lo hai fatto?”
Derek rimase spiazzato dalla domanda.
“Non mi piace sbarazzarmi in modo così subdolo dei miei nemici. Preferisco affrontarli direttamente”
“Non sono tua nemica”


“Scusa se non mi fido di te”
“Ho detto che non sono tua nemica, non ho parlato di fiducia Derek. Quella è qualcosa di difficile da conquistare”
Derek strinse i denti cercando di calmarsi, poi riprese a parlare.
“E’ così difficile rispondere ad una semplice domanda?”
“Dipende dalla domanda”
Selene rispose nuovamente con sarcasmo, innervosendo nuovamente il ragazzo.
“D’accordo, lo scoprirò da solo”
“Fa pure..non troverai nulla.”
Gli urlo dietro mentre si allontanava a passo veloce, poi lo richiamò ancora.
“Derek?”
Il ragazzo senza nemmeno sapere perché si fermò e si voltò verso di lei.
“Grazie.”
“Per cosa esattamente?”
“Per non avermi ucciso.”
Selene accennò un breve sorriso e riprese a camminare per la sua strada verso casa, lasciando Derek lì sempre più perplesso. Chi mai si comporterebbe in quel modo? Chi mai prima ti attacca e poi ti ringrazia professandosi un non nemico?

ANGOLO DI ARI

Eccomi qui. Allora, ho avuto almeno un milione di ripensamenti su tutto, ma va bè, io non sono mai contenta di nulla. Ma questo non vi interessa ovviamente. Allora ho cercato di aggiornare rapidamente perché capisco che solo dal prologo è difficile interessarsi, beh non che in questo capitolo vi abbia svelato chissà quali grandi segreti, ma ritroviamo Lydia ed Allison <3 e in più c’è qualcun altro. Si il tizio del negozio è proprio Deucalion. Ovviamente non era lì per lo stesso innocente motivo di Selene, mi piace l’idea che quel tizio sappia sempre tutto su tutto di tutti per tutti ecc ecc xD
Che altro dirvi? Boh. Aspetto i vostri pareri tutto qui. Oh gli aggiornamenti non saranno sempre così rapidi anche perché vorrei sviluppare per bene la storia se ci riesco, quindi nada. Ditemi che ne pensate J
Alla prossima, Ari.

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Capitolo 3
*** Capitolo Secondo ***


 

 

You Are My Wanderwall

 

CAPITOLO SECONDO

“Sei certo che non ci uccideranno appena ci vedranno?”
Disse ironico Isaac fermandosi davanti alla vecchia casa bruciata degli Hale, ricordo di una famiglia che ormai non esisteva più, di un passato che stava diventando sempre più un ricordo sbiadito.
Derek alzò lo sguardo verso la grande casa ormai in pezzi, gli era sempre piaciuto vivere lì. Era lontana dal centro e dava loro modo di poter esprimere al meglio la loro parte sovrannaturale.
“Derek, sto parlando con te”
Il ragazzo sembrò riprendersi improvvisamente. Non era da lui distrarsi così tanto e perdersi nei ricordi, o meglio non era da lui farlo in presenza di altri.
“Non ci uccideranno”
Disse con sicurezza tornando con i piedi per terra e concentrandosi sul presente. I due si guardarono un po’ intorno, finché non riuscirono a percepire l’avvicinarsi di qualcuno. Isaac affiancò Derek e tirò fuori gli artigli emettendo un grugnito, il ragazzo lo guardò e scosse la testa in segno di disappunto e per fargli capire di ritrarli.
“Ascolta il tuo Alfa ragazzo, non siamo qui per combattere..non per ora almeno.”
I due si ritrovarono semi circondati. Di fronte a loro c’era un uomo con degli occhiali scuri e un bastone per ciechi. Nonostante la sua condizione sembrava imponente e imponeva la sua presenza a tutti gli altri.
Dall’altra parte disposti intorno a loro su due angoli c’erano altri due Alfa. Una donna con un’espressione strafottente, i piedi scalzi stava lì con un mezzo sorriso stampato in faccia, mentre dal lato opposto, un uomo molto più alto di tutti gli altri si ergeva serio e fiero, tenendo stretto una ragazza incappucciata e legata, che ogni tanto cercava di dimenarsi e che cercava di urlare qualcosa senza riuscirci, probabilmente era imbavagliata.
“Cosa volete”
Deucalion sospirò.
“Andiamo Derek, lo sai. Ma..”
Disse avanzando un po’ verso il ragazzo che si mise immediatamente sulla difensiva.
“Ho pensato che un regalo avrebbe potuto aiutarti a prendere la decisione giusta”
Disse alzando una mano e facendo segno perché l’altro Alfa, Ennis, potesse lasciare andare la ragazza. L’uomo gettò praticamente la ragazza per terra ai piedi di Isaac che si chinò su di lei sorreggendola.
“Perché ridarmi una mia Beta se poi volete che li abbandoni per unirmi a voi?”
“Perché pensi che sia lei?”
Derek lo guardò perplesso, anche Isaac alzò lo sguardo confuso, guardò la persona che stava sostenendo e allungò la mano per liberarla finalmente dal cappuccio che le copriva la testa. La ragazza aveva il viso bagnato di lacrime e un bavaglio alla bocca, guardò un momento Isaac di fronte a sé che la guardava stranito, non era di certo Erica. Non capiva chi fosse, poi la ragazza si voltò verso Derek che la fissava senza parole, era sconvolto, dal suo volto traspariva in modo eloquente, per una volta non riusciva a nascondere il suo stato d’animo.
“Cora?”
Isaac lo guardò sconvolto.
“La conosci?”
“Certo che la conosce, è sua sorella, vero Derek?”
Il ragazzo si voltò verso Deucalion che stava sempre lì immobile come se nulla fosse. Derek sembrò perdere la pazienza improvvisamente, tirò fuori gli artigli e ringhiò contro Deucalion. Prima che potesse fare qualcosa, fin troppo velocemente per chiunque fosse umano, Kali si ritrovo tra Derek e Deucalion, Isaac era in piedi e ringhiava contro Ennis, il quale sembrava improvvisamente essersi svegliato dal suo stato di tranquillità.
“Basta così!”
Disse perentorio Deucalion.
“Non è ancora il momento.”
I restanti due Alfa si ritirarono affiancando Deucalion, Kali gli offrì il suo braccio, che l’uomo afferrò.
“A presto Derek”
Disse poi, allontanandosi con gli altri due. Derek e Isaac rimasero a guardarli finchè Cora mugugnò qualcosa di incomprensibile ancora seduta per terra in mezzo al terriccio e alle foglie secche. I due si voltarono verso di lei ed Isaac le si avvicinò, ma Derek lo fermò.
“Ci penso io. Tu dovresti andare a scuola o qualcosa di simile no?”
Isaac lo guardò perplesso.
“Sei sicuro che..”
“Si. Vai. Non preoccuparti”
Isaac annuì e dopo un secondo di incertezza si allontanò velocemente verso la struttura del Beacon Hills High.

 

“Ehi”
Diana bussò e poi entrò nell’ufficio della sorella che faceva delle ricerche al pc.
“Ehi! Non hai nessuna lezione da fare?”
Selene le sorrise e le fece segno di chiudere la porta.
“No. Ho un’ora di buco. Che combini?”
“Stampo degli opuscoli”
Disse Selene azionando la stampante e attendendo che facesse il suo lavoro, intanto la sorella la guardava perplessa.
“Opuscoli! Certo!”


Fece finta di capire per poi cercare in realtà spiegazioni.
“Questo pomeriggio terrò un incontro con alcuni degli studenti di questa scuola”
“Oh e la scusa quale sarà esattamente?”
“Incontro preventivo”
“Puoi parlare come una comune mortale?”
Selene alzò un sopracciglio per l’uscita infelice della sorella.
“O per lo meno come un essere semi normale?”
“Molto meglio..comunque la vecchia consulente aveva dei file con gli studenti a rischio o che avevano presentato problemi scolastici o relazionali.”
“Fammi indovinare, il nostro gruppetto è tutto incluso”
“Si a parte qualcuno, ma..”
Disse poi armeggiando al computer
“..ho fatto qualche ricerca e ho trovato qualche motivazione per trattenerli”
“Sei perfida”
Selene alzò le spalle.
“Sono una psicologa, nessuno si chiederà mai se i rischi che propongo sono veri al cento per cento o meno”
La stampante annunciò la fine del processo di stampa. Selene si rigirò sulla sedia girevole e li prese riordinandoli.
“Purtroppo il preside ha voluto che in tutto ciò inserissi due nuovi studenti, due gemelli, sono appena arrivati”
“Mm, strazio”
“No alla fine a me interessa solo avere tutti in una stanza e capire a che punto siamo e con chi abbiamo a che fare, due persone in più non sono un problema”
Disse poi alzandosi e dirigendosi verso la porta.
“Ehi dove vai?”
“A consegnarli”
“Dopo ho lezione io in classe con loro”
“Oh, il preside mi ha detto di approfittare di quest’ora non so perché. Vedila così avrai dieci minuti in più per torturare i tuoi studenti con la letteratura”
“Io non torturo i miei studenti”
Disse offesa Diana mentre la sorella usciva dal suo ufficio sorridendo fra sé e sé. Velocemente, per quanto le sue scarpe glielo consentivano, si avvicinò all’aula desiderata, si fermò davanti alla porta, si sistemò rapidamente i capelli e il vestito e bussò. Dall’interno risuonò prima una risata degli studenti, poi, dopo che Selene ebbe bussato, si sentì solo una voce maschile.
“Avanti”
La ragazza aprì la porta affacciandosi appena all’interno dell’aula. Un uomo molto più giovane di quel che si aspettava era seduto sulla cattedra sorridente, gli studenti lo guardavano divertiti. Selene sentì di aver interrotto un momento di ilarità, non di certo una lezione. L’uomo indugiò un momento sulla figura della ragazza che si sentì in imbarazzo improvvisamente.
“Ha bisogno di qualcosa?”
Disse poi per rompere il silenzio che si era creato. Selene scosse la testa come per riprendersi dallo stato di impasse.
“Si, si, non volevo interrompere la sua..lezione”
Selene entrò in aula e chiuse la porta alle sue spalle catturando l’attenzione degli studenti.
“Si figuri. Sono appena arrivato, è il mio primo giorno qui. Bè, sì doveva essere ieri, ma ho avuto dei problemi, che ovviamente non interessano a nessuno. Sono Liam Price, il nuovo insegnate di storia.”
L’uomo gli porse gentilmente la mano, Selene sorrise e gliela strinse.
“Selene White, sono la consulente scolastica”
“Oh..qualcuno si è messo nei guai?”
Disse sorridendo verso la classe che sembrò rispondere positivamente alla sua battuta, infatti molti sorrisero, probabilmente più le ragazze che i ragazzi.
“No semplicemente devo dire una cosa, il preside mi ha detto che potevo passare in quest’ora”
“Si certo, la lezione non è iniziata, mi stavo presentando agli studenti, faccia pure”
“Grazie”
Selene si voltò verso i ragazzi, era più dura di quel che poteva sembrare, amava il fatto di non dover insegnare, non ne sarebbe stata capace. Si sentiva stupida, si lasciava intimidire più da un gruppetto di adolescenti costretti in quattro mura scolastiche, che da creature mitologiche e pericolose.
“Bè..direi che un bene che io non insegni nulla, è evidente che non sono in grado di fare grandi discorsi”
Disse mentre tutti la fissavano, qualcuno con più interesse, dettato probabilmente dal suo aspetto, altri meno.
“Ho consultato i file della precedente consulente e dopo le lezioni vorrei che alcuni di voi si fermassero e potessero prendere parte ad un incontro preventivo. Diciamo che serve per conoscervi e, per conoscervi, intendo personalmente. Non so che farmene di fogli compilati da altri, quindi vorrei semplicemente verificare quello che mi è stato lasciato. Consegnerò questi opuscoli solo ad alcuni di voi..”


Disse iniziando a camminare tra i banchi e lasciando gli opuscoli ad alcuni di loro, o meglio a Scott, Isaac, Lydia, Allison, Stiles e ai nuovi arrivati, Aiden e Ethan.
“Gli altri li lascio qui..”
Disse appoggiandoli sulla cattedra
“Se qualcuno sentisse il bisogno o avesse voglia può unirsi a noi..o può venire a bussare alla mia porta quando vuole.”
“E’ obbligatorio?”
Chiese Allison scocciata dalla situazione. Non le piaceva quella donna, aveva una strana sensazione e non le piaceva come aveva guardato Isaac e Scott, che sembravano improvvisamente mansueti e pronti a correre all’incontro.
“Non proprio, ma il preside mi ha detto di poter contare sul suo totale appoggio per questa cosa”
“Quindi è obbligatorio”
“Se vuole vederla così”
“Ha detto che ha l’appoggio del preside, questo significa che è obbligatorio. Non capisco in cosa possa giovarmi un incontro del genere, se si parte dal presupposto che sia un obbligo. Almeno la vecchia consulente era anche in grado di insegnarci un po’ di francese”
Non appena Allison finì di parlare tutti iniziarono a mormorare e Lydia le lanciò un’occhiata severa.
“Signorina..”
Il professore di storia cercò di rimproverarla ma Selene lo fermò.
“No, lasci stare. Se vuole vederlo come un obbligo, lo faccia. Anzi si, desidererei davvero che lei partecipasse. Crede che nessuno possa aiutarla, non è così. Ho visto ragazzini che non sapevano nemmeno più cos’era vivere, nei sobborghi e nelle comunità, sin da quando avevo sedici anni, quindi si, credo di essere in grado di poter far qualcosa grazie anche alla mia formazione di studi. E se proprio vuole saperlo, Signorina Argent, sarei in grado di insegnarle sette differenti lingue fra cui il francese, ma per sua fortuna e per quella degli altri, non mi avrete mai come insegnante, non sono facile da soddisfare.”
Tutti ammutolirono davanti alla rigidità delle parole e del tono di voce della ragazza che improvvisamente sembrò quasi un’autorità piuttosto che una ragazza con appena otto anni più di loro.
“Bene, credo che la lascerò alla sua lezione”
Selene sembrò tornare ad essere dolcissima sorridendo a professor Price e uscì dall’aula lanciando un’altra occhiata ad Allison.

 

“Come stai?”
Cora sussultò scendendo le scale a chiocciola del loft, dopo essere uscita dalla doccia ed essersi rimessa in sesto. Non sapeva se aspettarsi Derek di sotto che la aspettava, la sua reazione le fece capire di no.
“Meglio”
Scese gli ultimi gradini e si fermò quasi al centro della stanza. Suo fratello la osservava circospetto, appena appoggiato al tavolo e con le braccia intrecciate all’altezza del petto, sembrava quasi sulla difensiva.
“Che c’è?”
Chiese lei sentendosi osservata, fin troppo, sentendosi quasi di troppo.
“Credo che io e te dovremmo parlare”
“Sembra quasi una minaccia”
Disse lei guardandolo con sguardo accusatore, anche lei si pose sulla difensiva e incrociò le braccia al petto infastidita.
“No era solo una constatazione. Vorrei sapere solo cosa è successo. Pensavo fossi morta”
“Già..indovina un po’? Anche io.”
“Cora sto solo cercando di..”
“Fare cosa? Che ne dici di iniziare con un è bello sapere che sei viva. Sembra quasi che ti dispiaccia”
“Non dire così, non sai cosa ho passato”
“E tu? Hai la minima idea di quello che ho passato io?”
“Molto probabilmente qualcosa di molto simile a quello che ho dovuto affrontare io”
Cora sorrise ironica e alzò gli occhi al cielo.
“No. E sai perché? Perché non ricordo assolutamente nulla”
Derek la guardò perplesso e sorpreso da quello che aveva detto.
“In che senso non ricordi nulla?”
Disse poi interessato e pieno di dubbi.
“Non..non ricordo quasi nulla. Ho un vuoto, un buco enorme..”
“Quanto enorme di preciso?”
“Sei anni”
Derek alzò gli occhi al cielo incredulo. Non avrebbe avuto risposte, di certo non ora.
“Mi dispiace, ma non posso aiutarti come speravi.”
Dopo una breve pausa Cora riprese a parlare.
“Quindi siamo solo io e te?”


Disse dapprima abbassando lo sguardo e poi alzandolo nuovamente su di lui, quasi in cerca di una speranza. Speranza che dal viso di Derek non trapelava assolutamente, tutt’altro.
“Sarà meglio che tu ti sieda”
 

 

La campanella che indicava la fine di quella giornata di scuola era arrivata puntuale come sempre, gli studenti si affollavano nei corridoi ansiosi di poter uscire da lì il prima possibile.
Selene era fuori dall’aula di letteratura inglese, aspettava che quei ragazzi uscissero. Sapeva che avrebbero cercato di svignarsela. Così non appena li vide fuori si schiarì la voce richiamando la loro attenzione.
“Credo stiate andando dalla parte sbagliata”
Disse lei allungando un braccio per indicare la parte opposta alla porta d’ingresso, o in quel caso di uscita, della scuola.
Con molto disappunto tutti la seguirono in biblioteca. Si era assicurata che fosse vuota, così da non avere distrazioni.
“Non per fare il puntiglioso, ma manca qualcuno o sbaglio? Insomma non mi pare giusto che noi siamo..si..ecco qui..”
Stiles iniziò bene, per poi divagare quando Selene lo guardò con disappunto.
“Ethan ed Aiden saranno qui a momenti”
“Siamo qui infatti”
Disse uno dei due che avanzò sorridendo fra sé e sé puntando verso Lydia. Infatti si sedette accanto a lei.
Il fratello, Ethan, era rimasto ancora alle spalle di Selene, la quale si voltò verso di lui. Gentilmente gli posò una mano sulla spalla per incitarlo a sedersi. Sentì qualcosa invadere completamente il suo corpo. Rimase spiazzata, come era possibile? Perché non li aveva sentiti? Allo stesso modo Ethan sentì la minaccia e le afferrò il polso con forza. Isaac e Scott scattarono in piedi, mentre Allison, Lydia e Stiles rimasero a guardare la scena atterriti. Aiden intanto era seduto eccessivamente comodo sulla sedia, mentre osservava distaccato la scena.
Selene lanciò uno sguardo di fuoco al ragazzo che improvvisamente le lasciò il polso guardandosi la mano. Dopo aver rivolto un altro sguardo alla ragazza, lanciò un’occhiata al fratello ed uscì dalla struttura. Aiden sbuffò e lo seguì fuori.
Selene li guardò andare via, ma non li fermò, doveva ancora assimilare la notizia. C’era qualcosa di strano, troppo.
“Sta..sta bene?”
Disse Scott ancora in piedi e preoccupato come sempre. Quando Selene si voltò verso di loro, ciò che non si aspettava di certo, era quello di vedere una giovane donna così calma.
“Credo che dovremo rimandare ad un’altra volta”
Disse lei con calma, prese le sue cose e, a passo spedito, si diresse verso l’aula dove si era tenuta l’ultima lezione, sapeva che sua sorella la aspettava lì.
Aprì con forza la porta e vide Diana seduta alla cattedra che sistemava il programma. La donna alzò lo sguardo sulla sorella minore e la guardò perplessa.
“Che c’è, non si sono presentati?”
Disse sarcastica.
“Ce ne sono altri due”
Diana la guardò stranita e le fece segno di stare zitta. Chiuse la porta e posò una mano sul vetro della porta. Una sorta di velo si propagò da lì racchiudendo tutta la stanza. In quel modo nessuno le avrebbe sentite, nemmeno esseri dotati di superudito.
“Altri due? Licantropi?”
“Alfa! Altri due Alfa!”
Diana non sembrò molto sorpresa dalla notizia.
“Non mi sembri molto sorpresa”
Selene lo notò e glielo fece presente. Fece un passo indietro sempre più confusa.
“Diana! Parla, mi stai nascondendo qualcosa?”
“E’ complicato”
“Complicato? Quanti branchi ci sono qui?”
“Solo uno. Cioè due.”
“Oh bè, deciditi. Quando pensavi di dirmelo?”
Disse Selene irritata più che mai.
“Non possiamo affrontare due branchi in una sola volta, ok i Beta non sono un problema, ma gli Alfa possono benissimo..”
“Non dobbiamo combattere contro di loro lo sai.”
La interruppe Diana.
“Credi che ci lasceranno fare come vogliamo senza fare nulla?”
“Selene calmati”
“Come faccio a calmarmi. Non riesco a gestire i miei poteri e tu da sola non ce la fai”
“Selly”
“Non..non chiamarmi così, non mi calmerò finchè non mi dirai tutto”
Diana sospirò e incrociò le braccia al petto.
“Non sono solo loro gli Alfa..ce ne sono altri. L’altro branco è fatto solo da Alfa. Cinque per la precisione.”
Selene sbiancò d’un colpo.
“Ora perché non parli tu con me?”
Disse poi Diana seria e guardando la sorella con sguardo accusatorio.
“Che intendi?”
“Hai detto altri due. Hai incontrato l’Alfa dei Beta vero?”
Selene si irrigidì sul posto contraccambiando l’occhiata della sorella.
“Perché me lo hai tenuto nascosto?”
“Non sei nella posizione per farmi la predica Diana.”
“Selene..”
“No. Quando ti deciderai a dirmi tutta la verità, allora forse ne riparleremo”
La ragazza si voltò aprendo la porta e spezzando quella sorta di bolla insonorizzata che era diventata la stanza. Confusa uscì dalla scuola ed entrò in macchina nervosa, restò lì persa nei suoi pensieri cercando di capire cosa stesse succedendo, e soprattutto il vero motivo per cui si trovava a Beacon Hills.

 

Il giorno successivo Selene attese fuori dall’aula qualcuno che poteva aiutarla. Non digeriva il fatto che la sorella continuasse a nasconderle parti essenziali del loro..non sapeva nemmeno come definirlo. Era solo stufa. Aveva rinunciato a vivere nella città dei suoi sogni, aveva rinunciato ad amici, interessi e a molto di più. Non aveva fatto molte domande si era sempre accontentata della versione della sorella, riponendo in lei più fiducia di quella che forse doveva darle. Era una persona molto istintiva. Non nelle azioni, quanto nelle sensazioni. Si fidava moltissimo del suo istinto e la maggior parte delle volte non sbagliava. Il suo istinto le aveva urlato di chiedere delucidazioni, ma per una volta aveva deciso di lasciar correre. Ora si rendeva conto di quanto avesse sbagliato.
“Scott”
Il ragazzo sussultò appena sorpreso di sentire pronunciare il suo nome. Era affiancato da Stiles e per quella volta anche da Isaac. Tutti e tre fissarono la ragazza.
“Posso parlarti”
Disse allungando un braccio verso l’aula ormai vuota. Isaac e Stiles guardarono Scott perplessi. Il ragazzo sbattè un po’ le palpebre, poi annuì.
“Si certo..vi raggiungo”
Disse poi agli altri due che si allontanarono seppur dubbiosi.
Selene e Scott rientrarono in aula, lei chiuse la porta e lo guardò un momento.
“Ho bisogno che tu mi faccia un favore”
“Ehm..si..certo”
Disse stranito Scott.

 

Non riusciva a capire cosa volesse una consulente scolastica da lui? E come mai improvvisamente il distacco professionale sembrava sparito.
“Devo mettermi in contatto con il tuo Alfa”
Scott si irrigidì immediatamente. Cosa voleva da Derek? Come diamine era possibile che sapesse cosa erano? Come faceva a sapere di lui?
“Non so di cosa sta parlando”
Disse facendo finta di nulla, fece un passo avanti sperando di poter uscire da lì.
“Scott..per favore, non costringermi a chiedertelo diversamente”
Scott corrucciò la fronte colpito dalla frase, ma decise di ignorare e negare ancora.
“Davvero non so di cosa parla..ho laboratorio di chimica, se farò tardi mi beccherò una..”
Non fece nemmeno in tempo ad avanzare ancora che si ritrovò con la faccia contro il muro e un braccio dietro la schiena fermo e stretto nella morsa della mano della donna.
“Per favore Scott..”
Lo canzonò lei, il ragazzo, ovviamente per spirito di sopravvivenza, si liberò dalla morsa. I suoi occhi erano diventati gialli improvvisamente e gli artigli erano venuti fuori.
“Finalmente. Ora che abbiamo constatato chi sei e che io ho ragione, mi dirai dov’è Derek”
“Perché dovrei dirtelo?”
“Perché nel branco sembri quello più ragionevole.”
“Io non faccio parte del suo branco”
Selene corrucciò la fronte perplessa e sorpresa al tempo stesso.
“Davvero?”
Scott sospirò, i suoi occhi tornarono normali e ritirò gli artigli.
“Chi è lei?”
“Scott..non ho risposto ad un Alfa, non risponderò di certo ad un Beta. Per favore, devo parlare con lui”
“Così come stava parlando con me?”
“Non è il tuo Alfa eppure lo difendi comunque”
Scott restò spiazzato dall’affermazione di Selene e la guardò meglio. Si era liberato facilmente dalla morsa della ragazza, ma non era stato del tutto indolore. Era riuscito a sentire un po’ di forza nella sua stretta. Non aveva la sua identica forza, ma di sicuro era più forte di un essere umano.
“Scott, ho bisogno di sapere alcune cose. Se i miei sospetti sono fondati, presto sarete tutti più in pericolo di quanto pensassi e per mano di chi non mi aspettavo nemmeno io. Quindi, per favore, devo solo sapere dov’è.”

ANGOLO DI ARI

I’m back. Scusate ma sono impegnatissima, quindi gli aggiornamenti non saranno velocissimi :P
E nada, insomma io non so che dirvi, nella mia mente le cose sono chiare ovviamente non so nella vostra, per questo attendo vostri pensieri.
Oggi non sono logorroica wow!
Vi lascio molto velocemente <3
Alla prossima, Ari

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Capitolo 4
*** Capitolo Terzo ***


 

 

 

You Are My Wonderwall 

 

 

CAPITOLO TERZO

Selene si difese dall’attacco posizionando il bastone in modo orizzontale di fronte a sé, riuscendo a contrastare il colpo. Fece sempre più pressione finchè il bastone del ragazzo che aveva di fronte a sé non cadde per terra. Approfittò della situazione e lasciò cadere il suo alle spalle del ragazzo molto velocemente, nel frattempo si chinò e quando fu all’altezza delle ginocchia riprese il bastone tirandolo verso di sé e facendolo cadere di schiena per terra. La ragazza poi premette leggermente il bastone al collo del suo avversario ormai arreso per terra.
“Vacci piano sorellina, non vorrai uccidere il nostro istruttore.”
Diana si fermò sulla soglia della porta del sotterraneo sotto la loro grande villa che era stato adibito a zona di allenamento.
Selene mollò la presa e si alzò, lo stesso fece il ragazzo per terra.
“Ormai non sono più il vostro istruttore. Selene è anche più brava di me.”
La ragazza sorrise appena.
“Scusa David, ci sono andata giù pesante.”
“Tranquilla, sono intero. Quando hai bisogno sai dove trovarmi”
Una volta che il ragazzo fu andato via, Diana si avvicinò alla sorella, che aveva preso un arco in mano.
“Possiamo parlare?”
“Se hai deciso di dirmi cosa sta succedendo realmente, si.”
Disse Selene scoccando una freccia che colpì perfettamente il centro del bersaglio. Diana sospirò.
“Lo sai già”
“Ah davvero?”
La ragazza mollò l’arco malamente sul tavolo lì vicino e guardò male la sorella.
“Scusa se non ti credo molto, ultimamente non mi hai dato motivo per farlo”
Selene la superò dirigendosi verso la porta.
“Selene dove vai”
“Fuori. E’ sabato, non c’è scuola oggi”
La ragazza una volta in camera sua, si buttò sotto la doccia del suo bagno persa ancora nei suoi pensieri. Giorni prima aveva convinto Scott a dirgli dove potesse trovare Derek, ma ancora non aveva deciso cosa fare. Inoltre era certa che il ragazzo lo avesse avvertito, sicuramente si aspettava una sua visita prima o poi. Era confusa. In realtà se le avessero chiesto il perché fosse tornata a Beacon Hills avrebbe risposto che non lo sapeva. La ragazza sbuffò animatamente e dopo essersi cambiata e aver asciugato i lunghi capelli scuri uscì, si infilò in auto e cominciò a guidare. Dopo un po’ si ritrovò all’indirizzo che Scott le aveva dato. Rimase lì davanti, seduta in auto per molto tempo non sapendo davvero cosa fare. La verità era che stava rischiando molto presentandosi lì, ma non solo fisicamente.
Selene si fece coraggio e si avvicinò alla porta..beh porta era un eufemismo. Sembrava una camera blindata più che un loft. Nel momento in cui provò a bussare, la porta si aprì davanti a lei ancora prima che le sue nocche potessero appoggiarsi al freddo metallo.
“Attendo da giorni la tua visita”
“Questa si che è un’accoglienza!”
Disse ironicamente la ragazza dando un’occhiata veloce all’interno. Era solo, o almeno così sembrava.
“Possiamo saltare i convenevoli e andare dritti al punto?”
Selene sospirò e si fece seria.
“Ho bisogno di parlare con te”
“Chi sei?”
“Veramente sono io che avrei qualche domanda per te”
“Perché? Perché dovrei rispondere a delle tue domande senza niente in cambio?”
Derek incrociò le braccia al petto serio e scuro in volto. Non aveva intenzione di cedere, ma nonostante ciò Selene aveva l’impressione che non era esattamente nel suo essere comportarsi così. Aveva la sensazione che in altre circostanze avrebbe preso e sarebbe andato dritto dal “nemico”, cosa che non aveva decisamente fatto. E se lei poteva pensare che magari era dovuto a qualcosa in particolare, lui non aveva la minima idea del perché si stesse comportando a quel modo. Quando Scott era arrivato trafelato direttamente da scuola per dirgli quello che era successo, aveva sentito l’impellente esigenza di andare fuori e cercare quella ragazza per mettere fine alla questione, e in fretta anche. Ma poi qualcosa lo bloccò, qualcosa che non riusciva a spiegare e che sperava potesse venire fuori finalmente in quel momento. Erano giorni che non riusciva a riposare, la notte dormiva davvero poco e male, il sonno era disturbato più del solito e al mattino non riusciva a ricordare cosa lo disturbasse tanto.
“Potrei sempre provare in un altro modo”
Disse la ragazza impavida. Ostentare sicurezza era sempre un’ottima tattica. Derek alzò un sopracciglio scettico.
“Vuoi di nuovo utilizzare qualche trucchetto di magia da quattro soldi”
Selene sorrise appena.

 


“Non sono una strega Derek. Ritenta, sarai più fortunato”
Gli occhi della ragazza si velarono nuovamente di viola, una tonalità visibile ma delicata, quasi lilla, o indaco..quasi del colore dello strozza lupo. Quello fu l’ultimo pensiero volontario che Derek formulò. Improvvisamente si fece mansueto e non staccò nemmeno per un secondo gli occhi da quelli della ragazza.
“Quanti alfa ci sono nell’altro branco?”
“Cinque”
“Cosa vogliono esattamente?”
“Non..non lo so..”
Selene assottigliò lo sguardo.
“Cosa vogliono?”
Scandì meglio. Derek continuò ad avere gli occhi vacui e puntati in quelli della ragazza.
“Non lo so..credo vogliano me”
Dopo quell’ulteriore risposta Derek chiuse gli occhi e scosse la testa per riprendersi. Una volta che li riaprì il suo sguardo si fece minaccioso avanzò verso la ragazza imponendo la sua presenza e Selene fece un passo indietro. Ostentare sicurezza? Non era quello che in quel momento stava facendo.
“Come hai fatto”
Non era una domanda, né una richiesta. Era un ordine. Il ragazzo si accorse che la distanza tra lui e lei non si era ridotta, anzi tutt’altro. Questo a causa dello spostamento della ragazza.
“Hai improvvisamente paura di me?”
“No, non è così”
Derek afferrò Selene per le braccia con forza.
“Parla”
“Dovresti imparare a parlare di più e agire di meno”

“Dovresti imparare a parlare di più e agire di meno”

Questa frase sembrò risuonare di nuovo nella sua testa, sembrò quasi un deja vù.
“Davvero non vuoi capire”
Disse Derek mentre i suoi occhi si accesero di rosso.
“Sei tu quello che non vuole capire”
Affermò poi la ragazza mentre cercava di liberarsi dalla presa.
“Cosa? Dove sono finiti i tuoi trucchetti?”
Derek la sfidò ironicamente, Selene non fece altrettanto. Assunse un’aria incattivita e guardò attentamente il grande tavolo di legno in fondo al loft, poco dopo prese fuoco. Questo permise alla ragazza di distrarre il licantropo che alleggerì la presa su di lei permettendole di liberare un braccio. La ragazza aprì il palmo della mano e soffiò su di lui un po’ di polvere di strozza lupo.

Derek chiuse gli occhi e indietreggiò di qualche passo per poi finire a terra intontito. Nel momento in cui Selene si voltò per uscire davanti alla porta si materializzarono Isaac e Cora. Selene si bloccò cercando velocemente una via di fuga.
“Non..non lasciatela..andare”
Derek strinse ancora più forte gli occhi, sentiva le forze mancargli, tanto da non permettergli di alzarsi.
Cora ringhiò appena e Isaac tirò fuori gli artigli. Selene adocchiò un’asta per gli allenamenti posta in alto sopra di lei incastrata tra due colonne.
“Non sarà una sbarra per ginnastica artistica, ma andrà bene”
Disse fra sé e sé. Poi posò lo sguardo sui due e sul pavimento. Velocemente un cerchio di fuoco appena accennato di colore viola, si disegnò intorno ai due ragazzi.
“Che diamine..”
Una volta che il cerchio fu completo il fuoco si spense e restò solo dell’apparente cenere nera. Purtroppo per loro non era semplice cenere. Isaac e Cora capirono di essere bloccati davanti all’ingresso senza poterci fare nulla. Intanto Selene saltò afferrandosi alla sbarra e dopo aver acquisito un po’ di spinta si lasciò andare e atterrò proprio dietro di loro così da poter andare via.
Ecco a cosa sono serviti quindici anni di ginnastica artistica. Pensò prima di lanciare un ultimo sguardo a Derek che si stava riprendendo, poi si dileguò. Una volta fuori si precipitò alla sua macchina. Prima di salire però si guardò intorno. Si sentiva osservata. Non scorgendo nessuno salì in auto e partì velocemente per tornare a casa. Intanto Peter, nascosto in un angolo la osservò andare via.
“Dannazione!”
Derek imprecò cercando di rimettersi in piedi. Lentamente si avvicinò finchè poteva ai due che erano bloccati all’interno del cerchio. Poi si piegò sulle sue gambe.
“Che facciamo ora?”
Disse Isaac sospirando. Derek alzò lo sguardo su di lui.
“Chiamiamo rinforzi.”

 


“Quindi cosa hai intenzione di fare?”
Scott sospirò mentre avanzava nei corridoi della scuola con Stiles al suo fianco.


“Non lo so ok? Non è che Derek muoia dalla voglia di avere il mio aiuto..insomma non me lo ha chiesto, anzi, mi ha palesemente detto di starne fuori”
“Andiamo Scott, lo sai tu, lo so io, lo sanno anche i muri che non ne starai mai fuori”
Scott si fermò improvvisamente quasi fosse esausto. Stiles non era pronto ad arrestare la corsa così si fermò un po’ più avanti strisciando le suole delle scarpe al pavimento.
“Che c’è ora?”
Disse Stiles allargando le braccia.
“Hai ragione”
“Oh, grazie..Aspetta cosa?”
“Hai ragione. Non ne starò mai fuori”
“Ok, quindi cosa facciamo?”
“Facciamo?”
“Andiamo Scott. Cosa faresti senza il tuo fidato braccio destro, completamente umano, senza un briciolo di forza nelle braccia, con ossa fragili, molto fragili, ma con un gran cervello?”
Scott scosse la testa.
“Cosa proponi?”
Stiles prese Scott per le spalle e lo fece girare su se stesso fino a che gli occhi di Scott non furono puntati sulla figura di una ragazza alta, castana, magra, slanciata.
“Allison? Sei impazzito?”
Disse Scott scrollandosi le mani dell’amico di dosso.
“E’ l’unica che può aiutarci a scoprire cos’è quella donna, perché di sicuro non è umana”
“E come?”
“Hai presente quelle duemila pagine di un certo libro, racchiuse in una minuscola pen-drive?”
“Quelle stesse duemila pagine che tu hai cancellato per sbaglio dal tuo portatile?”
Disse Scott scocciato.
“Oh andiamo Scott, è successo, me lo rinfaccerai per sempre?”
Scott scosse la testa e prese la direzione opposta a quella di Allison e Lydia che continuavano a chiacchierare davanti all’armadietto di quest’ultima.
“Non se ne parla chiediglielo tu”
“Scott, tu hai sicuramente più possibilità di me ok? Lo sai che il bestiario è ciò che ci serve”
Scott si bloccò nuovamente e si voltò. Fissò Allison da lontano e prese un gran respiro.
“Ok. Hai ragione. Andiamo”
Stiles si trovò per l’ennesima volta spiazzato e incredulo.
“Co-cosa? Aspetta!”
Il ragazzo raggiunse l’amico e insieme si avvicinarono alle due ragazze.
“Ehi..”
Lydia ed Allison guardarono perplesse Scott che era stato il primo a parlare ed era palesemente orientato verso Allison.


“Ehi..”
Disse Allison rispondendo seppur in modo stranito.
“Posso, posso parlarti un momento?”
Prima che Allison potesse declinare, Scott incalzò.
“E’ importante..davvero importante”
Allison dopo qualche secondo di titubanza accettò allontana dosi di poco con Scott.
“Come stai?”
Allison si guardò intorno cercando di non sembrare nervosa per quello che doveva essere un semplice scambio di battute con un suo..ma chi voleva prendere in giro?
“Improvvisamente ti importa come sto? Non mi pare che quest’estate ti sia sprecato molto”
Scott corrucciò la fronte spiazzato dall’acidità della ragazza.
“Sei stata tu a lasciarmi”
Allison lo guardò quasi sconcertata.
“Cosa avrei dovuto fare?”

 


“Cosa state combinando voi due idioti?”
Disse Lydia a Stiles una volta che Allison e Scott si furono allontanati un po’.
“Grazie per l’idiota, innanzitutto. In seguito ti dirò qualcosa che ti sconvolgerà, non stiamo agendo per il bene dello Scallison”
Lydia sbattè le palpebre guardandolo stranita.
“Di cosa stai parlando?”
Stiles sospirò.
“Lascia stare. Abbiamo solo bisogno di informazioni. Informazioni che solo la famiglia di Allison può darci..forse”
Lydia che si era distratta per un attimo, chiuse l’armadietto e cominciò a prestare davvero attenzione a Stiles nel momento in cui qualcosa di quel discorso catturò la sua attenzione.
“Cosa intendi? Sta succedendo qualcosa vero? Allison non vuole essere coinvolta..”
“Lo so ok? Deve solo, non deve essere coinvolta. Ci serve solo il bestiario tutto qui”
Lydia guardò il suo interlocutore con attenzione scrutandolo con i suoi grandi occhi verdi.
“Perché non chiedete a Derek?”
“Perché dovremmo?”
“Perché gestisce questa roba sovrannaturale da più tempo di noi, Stiles. La sua famiglia era una famiglia di licantropi giusto? Perché le ovvietà per voi sono così assurde?”
“Derek non vuole che Scott sia coinvolto. Ma sai che Scott non starà mai a guardare”
“Quindi coinvolgete anche chi non vuole essere coinvolto?”
“Da che parte stai?”
Lydia sorrise come si sorride ad un bambino che non comprende qualcosa.
“Stiles, Allison è la mia migliore amica, sto solo cercando di proteggerla.”
“E io cerco di proteggere Scott. E cerchiamo di proteggere anche voi”
“Di che si tratta esattamente?”
Chiese poi la ragazza incuriosita.
“Non lo sappiamo.”
Lydia alzò le sopracciglia convinta del contrario. Stiles sospirò e cominciò a raccontarle a grandi linee quel poco che sapeva.

 


“Perché ti serve il bestiario? Non ne avevate già una copia? Pensavo che durante la storia del Kanima lo aveste conservato”
Disse Allison confusa.
“Diciamo che quello che avevamo ha avuto un piccolo incidente.”
Allison non comprese molto di quello che Scott cercava di dirle, ma lasciò perdere.
“Scott, non..non voglio più essere coinvolta in questi affari ok?”
“Allison devi solo darmi una copia..è come se ti stessi chiedendo una copia del libro di chimica che ho perso”
“Sai che non è la stessa cosa”
“Allison, potremmo essere tutti in pericolo”
La ragazza sospirò. Aveva voglia di fargli un milione di domande, ma decise di non farne, anzi se lo impose.
“E va bene. Ti porterò una copia lunedì. Ora scusami, ma devo andare. Eravamo passate solo per recuperare un libro per Lydia. A proposito che ci fate a scuola di sabato?”
“Allenamenti”

 


“La nostra nuova consulente scolastica potrebbe essere un qualche essere malvagio? Ma cos’ha questa diavolo di città che non va?”
Sbuffò Lydia sconvolta.
“Cos’è un rifugio per licantropi affetti da solitudine o per branchi di Alfa fanatici? E’ la mecca del sovrannaturale?”
Stiles ascoltò lo sproloquio della ragazza senza dire nulla, infondo anche lui spesso si chiedeva le stesse assurde cose. E lei era ancora “nuova” in quel mondo. La ragazza smise di parlare quando Allison si avvicinò di nuovo a loro con Scott poco dietro di lei.
“Andiamo?”
Disse Allison all’amica che annuì. Accennò un sorriso a Stiles e Scott e seguì l’amica, prima di ciò però bisbigliò qualcosa a Stiles.
“Tienimi aggiornata”
Stiles annuì e guardò l’amico.
“Allora?”
“Me lo farà avere lunedì”
Scott si incamminò verso lo spogliatoio maschile mentre Stiles lo seguiva affannosamente.
“E?”
“E cosa?”
“Non vi siete detti nient’altro, niente silenzi imbarazzanti, niente immersione nei bei ricordi, di quando facevate squadra insieme..?”
“Bei ricordi? Vediamo, sua zia è morta, sua madre è morta, oh suo nonno è morto”
“Andiamo Scott, hai capito cosa intendo.”
I due furono interrotti dal suono del cellulare del ragazzo. Scott lo tirò fuori dalla tasca dei pantaloni e guardò lo schermo sorpreso.
“Che c’è?”
Chiese curioso Stiles.
“E’ Derek”

 


I due si precipitarono a casa di Derek e una volta davanti alla pesante porta di acciaio, ancora aperta, rimasero lì ad osservare per qualche secondo la scena. Isaac e Cora erano confinati in piedi in una piccola parte di pavimento racchiusa dal sorbo, mentre Derek si aggirava intorno a loro senza poter fare un granchè.
“Non ci provare”
Non appena il momento di confusione nei due passò, Derek puntò il dito verso Stiles che sembrava stesse per sfoderare una delle sue espressioni da presa in giro.
“Ehi ho tutto il diritto di ridere dato che qui l’unico a poter far qualcosa sono io”
Disse con fare strafottente, cosa che non durò molto. Infatti oltre allo sguardo minaccioso di Derek, Stiles si sentì pericolosamente osservato anche da Cora e Isaac che non sembravano per niente divertiti.
“Ok, ok. Messaggio ricevuto.”
Il ragazzo si avvicinò a loro e spezzò il cerchio, così che i due poterono finalmente muoversi in libertà.
Intanto Scott si era avvicinato a Derek.
“Che è successo? Di sicuro non è lo stile di un licantropo o di un Alfa.”
Disse il ragazzo con ovvietà.
“No infatti.”
Derek guardò Scott per qualche secondo, poi iniziò a raccontargli quello che era successo.

 


Il sole stava calando rapidamente e una leggera brezza agitava le foglie adagiate al suolo tutte intorno agli alberi che avevano abbandonato. La riserva di Beacon Hills non era esattamente il luogo più invitante del mondo quando si avvicinava la sera. Ma era tranquillo e alcune famiglie che cercavano un po’ di tranquillità, costruivano villette nei pressi della riserva. Nessuno si era mai sognato di chiedere il permesso di poter costruire qualcosa troppo all’interno, o almeno non recentemente. C’era solo una casa così addentrata ed era quella degli Hale. Tutti in città sapevano chi erano, tutti erano convinti fossero una famiglia benestante che voleva distinguersi dal resto creandosi il proprio territorio. Quello che non potevano immaginare era che davvero avevano bisogno del loro territorio.
Derek camminava pensieroso e imbronciato in mezzo agli alberi. Era ancora un po’ arrabbiato con i suoi. Stava imparando a controllare al meglio la sua natura, ma a volte le loro pretese gli sembravano esagerate. Era o non era solo un bambino? Cosa pretendevano? Si sarebbero arrabbiati incredibilmente non appena si fossero accorti che era sgattaiolato via dalla finestra della sua camera.
La sua attenzione fu catturata da un lamento incessante. Derek cercò di affinare l’udito come gli stavano tentando di insegnare e dopo qualche tentativo riuscì finalmente a sentire chiaramente. Più che un lamento era un singhiozzare. Il bambino si incamminò verso la direzione da cui proveniva il suono e scorse una bambina seduta per terra che tentava di asciugarsi le lacrime. La cosa buffa era che aveva le mani sporche di terra che insieme alle lacrime aveva un effetto poco carino sulla sua faccia.
“Smettila hai la faccia piena di terra”
La bambina smise improvvisamente di singhiozzare e sbattè le palpebre osservando quel bambino un po’ più alto del normale davanti a sé.
“Ti sei perso anche tu?”
Disse lei speranzosa di ricevere aiuto da qualcuno e poter così abbandonare quel senso di disperazione che ormai l’aveva pervasa.
“Io non mi sono perso.”
Disse con orgoglio.
“La mia casa è dopo questi alberi. Tu che ci fai qui? Non credo proprio che la tua casa sia qui”
La bambina si imbronciò. Un po’ per l’atteggiamento poco amichevole del bambino, un po’ perché sperava che lui potesse aiutarla, ma non sembrava così.
“Io..io abito prima del bosco..”
Disse un po’ incerta
“Stavo giocando con il mio gattino, ma..poi qualcosa lo ha spaventato ed è corso nel bosco e..mi sono persa”
La bambina cercò di spiegare al meglio la sua situazione tra un singhiozzo ed un altro. Poi Derek allungò una mano.
“Dai alzati, ti porto a casa mia, la mia mamma ti porterà a casa”

 


“Chissà dove sarà andato!”
Talia Hale uscì fuori sul portico della grande casa nella riserva, trovandosi di fronte solo una grande distesa di alberi.
“La voglia di indipendenza si fa sentire”
Suo marito la seguì e cercò di sdrammatizzare la situazione.
“Oh andiamo non puoi non essere preoccupato. Ha solo sei anni.”
“E stiamo calcando un po’ la mano, ora è arrabbiato, queste sono le conseguenze. E’ un Hale, sarà sempre impulsivo.”
“L’impulsività l’ha presa da te. Domani inizia la scuola, dovrà stare a contatto con un sacco di bambini, deve imparare a controllarsi”
L’uomo sospirò.
“Talia sa già farlo. Così come ha fatto Laura, così farà anche lui.”
“Cerchiamolo ok?”
La donna tagliò a corto la conversazione e si concentrò sull’ambiente intorno  lei. Poco dopo sentì dei passi, erano molto più vicini di quanto potesse pensare. Guardò davanti a lei e dopo un po’ vide il figlio sbucare dalla fitta foresta.
“Derek!”
La donna gli corse incontro e lo abbracciò.
“Mamma sto bene!”
Disse scocciato il bambino dopo aver lasciato, per forza di cose, la mano della bambina che, impaurita, aveva fatto qualche passo indietro.
“Mi hai fatto preoccupare, Derek! Non farlo mai più, intesi?”
Il bambino alzò gli occhi al cielo, ma si trattenne dallo sbuffare.
“Va bene.”
Talia sospirò di sollievo e poi si accorse della bambina, era così preoccupata che non ci aveva fatto caso.
“E lei chi è?”
Disse poi sorridendole cercando di non spaventarla.
“Oh..l’ho trovata nel bosco. Si è persa. Ma mi sono dimenticato di chiederle come si chiama”
Disse con molta disinvoltura il bambino. Talia trattenne una risata e si avvicinò alla bambina.
“Tesoro stai bene? Ti sei fatta male?”
La bambina scosse la testa muovendo i lunghi capelli scuri. Ad occhio e croce doveva avere la stessa età di suo figlio. La pelle era diafana e gli occhi grandi e azzurri. La faccia era impiastricciata di terra e lacrime e il vestitino era altrettanto sporco.
“Come ti chiami?”
“Selene”
“Ok piccola, sapresti indicarmi dove abiti?”
La bambina si guardò indietro.
“Dopo il bosco”
“Forse è meglio se chiamiamo lo sceriffo”
“Mamma non possiamo accompagnarla noi?”
Talia guardo prima suo marito, poi Derek.
“Va bene. Ci sono una paio di villette al di là del bosco, immagino sarà una di quelle. Non ci metteremo molto.”
“Vuoi che venga con te?”
Chiese l’uomo.
“No, non preoccuparti”
Talia insieme ai due bambini raggiunse in auto in breve tempo l’ultima casa prima della riserva. Talia si trovò davanti un’imponente villa elegante bianca come il latte.
Derek una volta sceso dall’auto alzò gli occhi sulla struttura e lentamente un’espressione di sorpresa si dipinse sul suo volto. La sua casa era grande, ma quella era..diversa. Era imponente e sembrava così eterea a causa del colore delle pareti, delle colonne, dei marmi. Il loro arrivo aveva attirato l’attenzione di una donna sulla soglia della grande villa, in preda al panico, una ragazzina di circa sedici anni, un’altra bambina  di circa nove o dieci anni e lo sceriffo.
“Selene!”
La donna si precipitò verso la figlia e la prese in braccio.
“Che fine avevi fatto eh? Stai bene? Sei ferita? Dove sei andata?”
La bambina era soffocata dalle troppe domande.
“Luna era scappata..”
“Il tuo stupido gatto è qui”
Disse scocciata la sedicenne sulla soglia della porta, lanciò un’occhiata al resto della gente che aveva intorno e rientrò nella grande casa.
“Sua figlia sta bene. Era solo molto spaventata. Mio figlio l’ha trovata diciamo e l’ha portata da me.”
“La ringrazio davvero. Sono Ginevra. Ginevra White, cioè Sullivan. Dimentico che dovrei dire quello da sposata giusto?”
“Ognuno fa come crede. Talia Hale. Derek, saluta Selene e andiamo. Penso che la rivedrai a scuola domani”
“Inizia anche lui? Dimostra più dell’età che ha. O forse è mia figlia che anticipa un anno e quindi mi sembra ancora piccola”
Talia sorrise senza aggiungere altro mentre Derek si avvicinò a Selene che accarezzava il suo amato gatto.
“Grazie”
Disse la bambina quando Derek le fu vicino. Il bambino alzò le spalle in un segno che voleva sostituire un semplice prego. Non appena però Derek si avvicinò di più il gatto si irrigidì e iniziò a miagolare in modo minaccioso come se stesse avvertendo un pericolo. Dopo poco graffiò il bambino sul braccio e poi saltò giù dalle braccia della padroncina per infilarsi in casa.
“Luna! Oddio piccolo ti sei fatto male? Se venite dentro lo disinfettiamo..”
Ginevra richiamata dall’accaduto si avvicinò ai bambini.
“Non si preoccupi, non abitiamo così lontano, farò io appena arriviamo a casa.”
Come spiegare ad una sconosciuta che di lì a breve quel graffio non ci sarebbe più stato? Talia recuperò suo figlio e aprì lo sportello posteriore per farlo entrare. Selene prima di rientrare in casa alzò la sua piccola mano e l’agitò in segno di saluto. Derek contraccambiò agitando la sua.

 


Gli occhi del ragazzo si aprirono improvvisamente e si colorarono di rosso contrastando con il buio assoluto della stanza. Sentiva un peso sul petto che non gli permetteva di respirare. Si mise a sedere di scatto sul proprio letto e cercò di respirare a fondo senza molto successo. La testa pulsava forte e la strinse fra le proprie mani.
“Derek? Stai bene?”
Cora irruppe in camera del fratello preoccupata dai lamenti che l’avevano svegliata. Gli si avvicinò e si chinò sulle proprie gambe e posò una mano sulla sua spalla. Era completamente sudato e aveva la testa tra le mani.
“Derek?”
“Sto bene”
“Non si direbbe..”
“Ho solo..tra poco passerà..”
“Qualcosa mi dice che non è la prima volta che succede..”
Derek sapeva che sua sorella aveva ragione anche se lei non ne aveva idea. Erano notti intere che si risvegliava a quel modo e poi passava il resto della notte in bianco. Non poteva più continuare così. La differenza questa volta era che ricordava il sogno. Uno strano sogno. Sembrava reale, troppo per essere un sogno notturno. Sembrava quasi un ricordo. Il ragazzo si passò una mano sul collo scoperto sotto la base dei capelli quasi come se si aspettasse di trovare dei segni di artigli. Se quello era davvero un ricordo, stava affiorando a livello conscio. Doveva però velocizzare il processo per poter poi affrontare i veri problemi che aveva davanti.

 


ANGOLO DI ARI

Sono tornata! E sono più convinta di prima (?) No ok seriamente, tra l’estate e..l’estate LOL non ho avuto modo, ma la storia è sempre qui ed è sempre mia intenzione continuarla! Poi dobbiamo aspettare fino a Gennaio quindi quale modo migliore? BTW come avevo già spiegato la storia avevo iniziato a scriverla prima che iniziasse la terza stagione, ma poi l’ho pubblicata dopo e quindi ho preso spunto per alcune cose (tipo l’introduzione di Cora), ma per il resto nulla subirà variazioni. Mi servirò di alcune cose apprese nella stagione andata in onda, ma nient’altro. La storia di Selene è sempre stata nella mia testa e non subirà alcun genere di variazione. Diciamo che avete avuto un piccolo assaggio, ma scoprirete molto di lei prossimamente e soprattutto del suo legame con Derek. Probabilmente alcuni un po’ più attenti non si ritroveranno con l’introduzione della storia, ma non temete, tutto avrà una spiegazione. Spero LOL
Basta così, ho detto già tanto. Avete conosciuto un Derek bambino, letteralmente. Aveva appena sei anni! I dialoghi ho cercato di renderli il più semplici possibili anche se spesso si ripetono le stesse parole, ma sono per l’appunto bambini. Comunque non sarà l’unico Derek del passato che vedrete ve lo assicuro! Basta davvero. Spero davvero che possiate lasciarmi un pensiero almeno riesco a capire se sto colpendo qualcuno o non ve ne importa nulla xD
Alla prossima, Ari.

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Capitolo 5
*** Capitolo Quarto ***


 

You Are My Wonderwall

 

 

CAPITOLO QUARTO

Derek era davanti alla grande vetrata del suo loft mentre guardava fuori. In realtà i suoi occhi non guardavano nulla di specifico, non c’era qualcosa che stesse osservando, non c’era un punto fisso, un’ancora, da fissare mentre era perso nei suoi pensieri. Semplicemente il suo sguardo era vacuo e se gli avessero chiesto cosa ci fosse di fronte a sé non avrebbe saputo rispondere.
“Qualcuno ha richiesto i miei servigi se non erro”
Derek sembrò tornare con i piedi per terra, alzò gli occhi al cielo e sbuffò appena. Poi si voltò verso Peter che si era presentato a casa sua accompagnato dal suo ingombrante ego.
“Non guardarmi così nipotino, sei tu che mi hai chiamato”
Disse Peter allargando le braccia e sfoderando uno dei suoi soliti sorrisetti strafottenti. Derek cercò di evitare di sbatterlo fuori prima che lo avesse aiutato.
“Ho bisogno di ricordare qualcosa che credo mi abbiano fatto dimenticare”
“Credo? Non basta un credo Derek”
“Non lo so ok?”
Disse Derek lasciando trapelare il suo nervosismo ormai alla soglia dell’ira.
“Sei in grado di farlo o non sei più capace di eseguire nemmeno un semplice compito”
“Qualcuno è nervoso qui. Non ho detto che non posso farlo”
Disse Peter alzando un dito e tirando fuori un artiglio.
“Dico solo che è pericoloso e sono un po’ arrugginito”
Disse poi aprendo la mano e tirando fuori il resto degli artigli.
“Cos’è che..dovresti ricordare?”
“Non ha importanza”
Disse Derek sedendosi su una sedia che aveva posto al centro della stanza.
“Fallo e basta”


“Sai che comunque vedrò anch’io, vero? Tutto questo mistero non serve a molto.”
Derek non rispose.
“Pensi che lo farò così? Rischieresti di uccidermi.”


Derek lanciò un’occhiata allo zio.
“Magari non sarebbe una pessima idea.”
“Ci siamo noi”
Disse poi Cora palesandosi agli occhi dello zio con Isaac al seguito. Peter si spostò leggermente da Derek e lo indicò lentamente con la mano quasi fosse un invito per i due ragazzi. I due si avvicinarono e posarono le mani sulle sue spalle pronti a tenerlo fermo. Cora guardò preoccupata prima il fratello, poi lo zio. Peter si mise alle spalle del ragazzo e infilò gli artigli lungo il collo scoperto alla base dei capelli. Gli occhi di Derek diventarono rossi all’istante e ringhiò forte.

 


Quando arrivai in quella cittadina apparentemente dimenticata da Dio, mi chiesi come mia madre avesse fatto a crescere lì e come poteva minimamente pensare che anche io e mia sorella potessimo vivere lì. Fortunatamente o no, ci trasferimmo quando ero troppo piccola per ricordare cosa significasse stare lì.

Questo era ciò che Selene continuava a dire a se stessa e a chiunque le chiedesse qualcosa sul suo passato. In realtà non era quella la verità, le cose non erano esattamente andate così.
La ragazza guardava ormai da ore il soffitto. Era in preda all’ansia, non sapeva cosa fare e come muoversi. Aveva paura di rovinare ogni cosa, ma allo stesso tempo aveva sete di conoscenza. Per non parlare della questione Derek. Per quanto ancora lo avrebbe potuto tenere nascosto? La sveglia si fece sentire prepotentemente ricordandole che una nuova settimana era alle porte. Dopo aver spento la sveglia la ragazza tirò su le coperte sprofondandoci. Nel mentre Diana fece capolino nella sua camera, si sedette sul letto e picchiettò un po’ il corpo della sorella nascosto sotto le coperte.


“Avanti, alzati”
Selene mugugnò qualcosa senza che Diana potesse capire davvero cosa stesse dicendo. Le due erano ancora in guerra fredda, ma il ghiaccio si stava a poco a poco sciogliendo. Ognuna aveva solo l’altra e potevano contare solo su loro stesse e perdere una delle due sarebbe stato difficile.
Diana sospirò e prese coraggio per parlare.
“So che è Derek”
Selene non rispose, dopo qualche secondo tirò giù le coperte e si mise a sedere sul letto.
“La prima volta che l’ho visto, non l’avevo riconosciuto nemmeno io”
“Lui ti ha riconosciuta?”
Selene scosse appena la testa.
“Non credo. Non credo si ricordi nemmeno della mia esistenza.”
“Wow. Dieci anni e belle parole buttate al vento”
Selene alzò gli occhi al cielo e scese dal letto infastidita.
“Non se ne ricorda perché non può. Credo abbiano manipolato i suoi ricordi”
“Ne sei sicura? Ehi è comunque un ragazzo oltre che un licantropo, non è che tutti stanno a ricordarsi..”
“Diana, lo so.”
Diana alzò gli occhi al cielo scettica.
“La tua piccola cotta adolescenziale ci provocherà problemi? Dimmelo, ok? Se non sei in grado di..”
“Di cosa?”
Disse arrabbiata la ragazza.
“Primo, nessuno aveva una cotta per nessuno. Secondo, ancora non sono convinta di quello che mi hai raccontato, ok? Mi stai nascondendo un mucchio di cose e sono certa che se le sapessi, no..non ci starei”
“Pensavo che a ventiquattro anni, quasi venticinque, fossi abbastanza sveglia e oggettiva da riconoscere una cotta. Comunque abbiamo un compito, non puoi sottrarti, quindi se non ce la fai dillo apertamente perché ti rispedisco a New York e qualcun altro prenderà il tuo posto”
Detto ciò Diana si diresse verso la porta decisa ad andarsene finchè Selene non la fermò.
“Lo sapevi vero? Di Derek. Sapevi cos’era”
Diana non si voltò rimase ferma immobile. Poi rispose.
“Si. Si, lo sapevo. E lo sapeva anche la mamma.”
“Sarah?”
Disse poi Selene con voce flebile
“Sarah sapeva più di tutte noi”

 


“Isaac non era a scuola oggi”
Disse Scott camminando velocemente per i corridoi della scuola seguito da Stiles.
“Dici che sta succedendo qualcosa?”
Scott annuì pensieroso. I due si fermarono davanti alla porta di un’aula vuota. L’attenzione di Stiles fu catturata da un volantino lì attaccato accanto alla porta. Lo prese fra le mani guardando le foto di Erica e Boyd impresse sul foglio bianco con sotto la scritta “Scomparsi”. Scott posò una mano sulla spalla del ragazzo per smuoverlo.
“Andiamo”
Stiles annuì e appese nuovamente il volantino, poi entrò in aula e chiuse la porta. Allison e Lydia erano sedute davanti ad un pc acceso.
“Che fate?”
Disse perplesso Scott. Pensava che Allison gli avrebbe semplicemente consegnato una copia del bestiario, quando la ragazza gli aveva detto di incontrarsi in un’aula e di portare Stiles, aveva capito che c’era qualcosa sotto.
“Ci rendiamo utili”
Disse Lydia con ovvietà. Allison distolse lo sguardo dal pc e si alzò in piedi avvicinandosi a Scott.
“Lydia mi ha raccontato tutto. So che avevo detto che non volevo essere coinvolta, ma a quanto pare c’è in gioco molto più di quanto pensassi..”
“In realtà ancora non sappiamo un granchè..”
Ammise Scott.
“Comunque, avete scoperto qualcosa?”
Allison scosse la testa.
“No, l’adorabile signorina White, la minore insomma, non è sul bestiario.”
Disse poi Lydia ancora seduta. Stiles intanto aveva preso il posto di Allison e sfogliava le pagine del bestiario al pc.
“Siete sicure?”
Disse il ragazzo divorando quelle pagine.
“Sentite qua. ANGUANE: Le Anguane attirano l’attenzione dei viandanti con modi cortesi ed affabili; la loro voce è dolce, carezzevole e rassicurante. Chiedono loro se hanno perso la strada o se hanno bisogno d’aiuto. I modi sono affabili e cortesi e non inducono certo al dubbio o al sospetto. Ma è soprattutto il loro aspetto a rassicurare il viandante. La loro bellezza è straordinaria, il fascino irresistibile ed è facile per il povero disgraziato precipitare nella trappola. Sono alte, statuarie; le linee dei corpi sono morbide e sinuose; la pelle, al chiaro di luna, è di seta rosata e i capelli sono una cascata morbidamente arruffata e dagli argentei riflessi. Il disgraziato cede alle loro lusinghe e si lascia trascinare, felice e ignaro. Appena, però, la favolosa creatura interrompe il suo gioco perverso e riprende l’orrido aspetto, quel che accade, non è dato sapere. Nessuno di quegli sventurati, si dice, è mai stato in grado di raccontare quanto gli è capitato. Di una cosa, però, sono tutti sicuri: le Anguane non uccidono, come fanno altri geni malefici: il loro scopo è solamente incutere terrore.”
Scott ci pensò un po’ su.
“Beh gentile è gentile..quando vuole. Bella è bella..ha la pelle chiara..”
“La storia del viandante metaforicamente può essere estesa a quella dell’essere umano. Lei è una psicologa giusto? Il suo compito è aiutare chi ha smarrito la strada..”
Lydia scosse la testa.
“No. E comunque se proprio voleste definire la sua pelle, il termine giusto sarebbe diafana.”
Allison si morse le labbra per soffocare una risata.
“Alcune caratteristiche sono giuste, ma non ci siamo. Leggi qui. Dal latino anguis, cioè serpente. Sono geni malefici, creature favolose tipiche della mitologia alpina; creature con la capacità di trasformazione e metamorfosi. Vivono nelle acque, (di fiume, di fontana, di sorgente) ma di notte amano assumere sembianze di donne bellissime e vagano per boschi, foreste e luoghi isolati alla ricerca di vittime. A volte si mettono sul ciglio della strada con uno strumento in mano e cantano, con voce melodiosa ed invitante. Disturbano chiunque attraversi il loro cammino, soprattutto se si imbattono in Fate e perfino Streghe e da quegli scontri non sono mai le Anguane ad avere la peggio. Le vittime preferenziali, però, sono viaggiatori, vagabondi e viandanti. Non mi pare che di giorno assomigli ad un serpente e non mi pare se ne vada in giro con una bacinella d’acqua”
“Beh è un vecchio libro, sai..l’evoluzione della specie..”
Lydia guardò malissimo Stiles.
“Fidati, non è un’Anguane”
Stiles sbuffò e ci riprovò.
Fatoa, per latini, greci e romani, era il nome del Genio Femminile dotato di poteri sovrannaturali. Le Fate hanno molti nomi, ma quello più consono alla loro natura è certamente “Dame degli Elementi”, poiché gli elementi della Natura, e cioè Acqua, Fuoco, Terra e Aria, fin dai tempi più antichi ed in ogni cultura, hanno sempre fatto parte della Magia e la Magia e sempre stata parte integrante della vita quotidiana. I poteri delle Fate sugli elementi della natura sono straordinari.”
“No. Non ci siamo ancora Stiles. Come la metti con la forza? E la capacità di lottare? E poi fate? Sul serio?”
Disse Lydia seria. Stiles sbuffò e tornò a leggere le pagine del bestiario.
Dal greco nimpha, il termine letteralmente significa “fanciulla in età da marito”. Personificazione delle forze della Natura, le Ninfe erano parte integrante di essa e, di conseguenza, avevano con la Natura un rapporto particolare: fiumi e laghi, mari e monti, prati e sorgenti, boschi e alberi… tutti avevano la propria Ninfa protettrice. Erano fanciulle bellissime e dotate di straordinari poteri. Di animo gentile, erano sempre pronte a rendersi utili a Divinità e uomini…
Stiles sbirciò nella direzione di Lydia che sembrava annoiata.
“Che c’è?”
Lydia continuò a guardarlo perplesso.
“Non ti chiederò il perché sei convinta che nemmeno questo sia giusto..magari è una strega..ma è un bestiario o un libro di favole?”
Il ragazzo mentre parlava sembrò aver trovato qualcosa di più interessante.
Le vile (Veela, villi o willi, al singolare vila) sono creature fatate femminili, simili alle ninfe greche o agli elfi. A seconda delle varie culture e tradizioni popolari, assumono nomi e caratteristiche diverse. Controllano le tempeste, e vivono nei prati, negli stagni, nei boschi, sugli alberi, sui monti, sulle nuvole e negli oceani. Possono assumere diverse forme, e apparire ai viaggiatori sotto forma di cigno, cavallo, lupo, oltre che come bellissime donne. Il mito dice che vivono nei luoghi naturali più puri: montagne, foreste, stagni, mari, prati e radure, e addirittura sugli alberi. Le loro figure sono associate alla danza e al canto, che esse compiono in gruppo: le loro movenze e le loro voci, chiamate la 'Danza delle Veela', scatenano forze magiche che possono conquistare i viaggiatori che assistono al rituale. Queste forze sono in grado di inebetirli. La versione celtica di questa figura si chiama vilia; è una bellissima donna dei boschi, abile seduttrice, detta anche "strega dei boschi".”
“Che intende per seduttrice? Attraverso il canto o altro? Ricordi? E’ praticamente in grado di renderci..impotenti solo guardandoci negli occhi.”
Disse Scott collegando le varie caratteristiche alla sua esperienza diretta con lei e quel poco che Derek gli aveva raccontato.
“Intendi affascinarvi come facevano le sirene nell’odissea?”
Disse Allison ragionandoci su.
“Io direi più come le Ondine. Le Sirene hanno intenti malvagi.”
Tutti si voltarono verso Lydia senza capirla.
“Sono la versione buona delle Sirene. Non mi da l’impressione di essere cattiva, ok?”
“L’impressione di? E fammi capire hai letto tutto il bestiario in un weekend?”


Disse Stiles shoccato.
Lydia alzò le spalle e arricciò le labbra.
“Non ho letto solo quello. La mitologia è interessante, dovreste fare un salto in biblioteca ogni tanto..”
Stiles era sempre più shoccato così come il resto del gruppo.
“Che c’è? I compiti scolastici mi annoiano.”


Il ragazzo scosse la testa e tornò a leggere.
Ma le Veela non presentano soltanto questo aspetto piuttosto truce, o almeno, terrificante: sono in grado di rapportarsi e aiutare gli uomini e le donne, curandoli o risolvendo i loro dubbi sugli avvenimenti futuri, purchè loro non si menta o si inganni. Infatti le Veela di alcune leggende riescono ad avvicinarsi agli uomini così tanto da prenderli come 'mariti' e generare figli misti.”
Stiles fece una faccia e un verso poco carino e andò avanti.
Gli spiriti che vivono sulla terra hanno le loro case nei boschi di montagna e sono molto legati alla natura, amano cantare e ballare, e sono anche forti guerrieri. Essi cavalcano il cervo e proteggono la natura. Si suppone che conoscano tutti segreti del bosco e delle erbe aromatiche e siano in grado di preparare le tisane curative.
Scott annuì.
“Direi che ci siamo!”
Esclamò convinto, Lydia lo fece tornare velocemente con i piedi per terra.
“La descrizione è ottima, ma non credo sia tutto qui.”
Allison incrociò le braccia disperata tanto quanto gli altri.
“Che intendi dire?”
“Io credo che sia una sorta di ibrido”
“Ok è disgustoso”
Disse Stiles facendo una faccia disgustata. Lydia scosse la testa.
“Non in quel senso Stiles! Se ci pensate da quello che sappiamo un po’ di tutte queste caratteristiche sembrano appartenerle. Però c’è sempre qualcosa che non ha di un determinato essere, oppure ha qualcosa in più di quell’essere stesso.”
“In realtà non sappiamo quali di queste caratteristiche possiede davvero, sono solo supposizioni”
Disse Scott sospirando. In fondo era così, era la verità.
“Cosa ci fate voi quattro qui?”
I quattro ragazzi sussultarono. Erano così presi dalle loro congetture che nemmeno Scott si era reso conto che qualcuno aveva aperto la porta. Davanti si trovarono Diana.
“Tra poco inizierà la mia lezione, sono certa che vi stavate affrettando per non mancare”
Disse la donna sorridendo ai quattro ragazzi. Lydia e Stiles si alzarono velocemente recuperando il pc e le loro cose, poi uscirono velocemente dall’aula, seguiti da Allison. Scott sostò qualche secondo di più e si scambiò una strana occhiata con la donna. Aveva una strana sensazione quando era in sua presenza, era quasi un disagio e lo provava anche a lezione. Provava la stessa cosa nei confronti di Selene ed era ancora più accentuata rispetto a quella che provava con Diana. Il ragazzo dopo poco uscì dall’aula seguendo gli altri senza però menzionare la cosa.

Selene era nel parcheggio della scuola mentre si stava dirigendo verso la sua auto quando una voce attirò la sua attenzione.
“Sai, l’altro giorno ti ho vista uscire dal loft di Derek. Ma non ero certo fossi tu.”
Selene si guardò intorno finchè non scrutò la figura di Peter che stava facendo qualche passo in avanti prima di fermarsi. Selene invece indietreggiò di qualche passo.
“Cosa vuoi?”
Disse la ragazza per niente amichevole.
“Oh andiamo, lo so che non ti sono mai piaciuto..”
“Forse perché hai una cattiva influenza su Derek?”
Peter sorrise appena.
“Non credi di esagerare un po’?”
L’uomo fece qualche passo in avanti finchè una linea orizzontale di fuoco viola si disegnò per terra. Quando raggiunse da parte a parte la strada si spense trasformandosi in sorbo.
Peter mantenne il suo sorrisetto.
“La tecnica del sorbo, avrei dovuto aspettarmelo.”
“Non te lo ripeterò ancora. Cosa vuoi?”
Disse la ragazza sentendosi più al sicuro.
“La domanda giusta è, Selene, cosa vuoi tu.”
La ragazza non rispose sperando che l’uomo arrivasse dritto al punto.
“Derek non si ricorda di te..credo tu l’abbia notato”
La ragazza socchiuse gli occhi e sospirò. Perché tutti le facevano notare quello stupido particolare? Forse perché tutti sapevano quanto fosse importante.
“Ma non prendertela. Mia sorella..Talia era così protettiva con i suoi figli. Più di quanto una madre normale possa fare. Sai essendo un licantropo aveva l’istinto materno di una donna, ma anche quello di un animale come il lupo, ma anche quello di un’alfa. Quindi puoi capire quanto non sopportasse l’idea che suo figlio a quindici, sedici anni dovesse sopportare troppo in così poco tempo..”
Selene non staccò lo sguardo da lui nemmeno un secondo.
“Ok, forse è anche perché sapeva la tua natura e quella della tua famiglia.. Non mi sono mai spiegato perché vi abbia lasciato legare così tanto se sapeva..”
“Sapere cosa? Cosa sono?”
Disse la ragazza spavalda, convinta che lui non sapesse assolutamente nulla.
“Oh Selene, io lo so. Io non brancolo mai nel buio. Bene dopo la mia meravigliosa entrata in scena, posso anche andarmene. Spero tu abbia una splendida giornata”
L’uomo sorrise appena e si allontanò sotto lo sguardo vigile della ragazza. Selene si precipitò in macchina e partì di corsa davvero spaventata. Stava perdendo tutta la sua sicurezza se mai ne avesse avuta un po’.
La ragazza arrivò davanti alla sua grande villa bianca come il latte, sembrava quasi eterea. Dopo aver lasciato l’auto nel vialetto della sua casa, Selene si avviò verso la riserva. Erano passati dieci anni dall’ultima volta che aveva percorso quella strada, ma era come se il tempo non fosse mai passato..allo stesso tempo però sembravano passati secoli. Quando si fermò, quando la fitta foresta le permise di godere di quello scorcio di distesa senza vegetazione, l’immagine che aveva nella sua mente non era quella che lo sguardo riceveva realmente. La casa era praticamente distrutta, c’erano ancora i segni dell’incendio avvenuto anni prima, era completamente spenta, era morta. Quel pensiero le fece uno strano effetto perché se dieci anni prima le avessero chiesto come descrivere quella casa, avrebbe risposto viva.
“Ormai è proprietà della contea. Non mi sono rimasti nemmeno i resti”
Selene si irrigidì non appena riconobbe la sua voce. Aveva usato un tono molto meno aspro rispetto a quello di tutte le altre volte in cui l’aveva visto precedentemente. Inoltre sembrava quasi aver intrapreso una conversazione familiare, questo fece pensare a Selene che forse il passato era tornato a galla.
“Forse è meglio così. Non è esattamente lo specchio di ciò che era anni fa”
“No. Non lo è affatto”
Selene riuscì a percepire la presenza di Derek proprio accanto a lei ormai, ma evitò caldamente di guardarlo.
“Perché non me lo hai detto”
A quelle parole Selene si voltò verso il ragazzo dispiaciuta.
“Derek come avrei potuto? Non mi avresti creduto. Avevo capito che non ricordavi niente. Selene non è un nome che si sente tutti i giorni, mi hai detto una volta. Non penso tu abbia incontrato molte Selene negli ultimi dieci anni tanto da non ricordarti più di me.”
Disse la ragazza ironica.
“Si, l’ho detto. Comunque non intendevo questo. Io ti ho detto che ero un licantropo. Ho condiviso con te questa cosa, la mia famiglia mi avrebbe ucciso se avesse saputo che ti avevo raccontato tutto e lo sapevi. Tu invece non mi hai detto niente..qualsiasi cosa tu sia.”
“Perché non lo sapevo nemmeno io Derek. Questo è uno dei motivi per cui siamo andati a New York.”
Derek la guardò perplesso più confuso e anche più irritato di prima.
“E’ complicato”
“Perché non inizi dall’inizio. Non dovrebbe essere così difficile”
“Non trattarmi come una sconosciuta. Non trattarmi come un nemico”


“Perché no? Sono dieci anni che non ti vedo, posso ancora fidarmi di te?”
“Certo che puoi”
Disse la ragazza quasi come se fosse ovvio.
“Le cose sono cambiate dall’ultima volta, io sono cambiato dall’ultima volta in cui ci siamo visti”
Selene scosse la testa.
“No. Non è così Derek. Sei cambiato molto prima e tu lo sai meglio di me”
A quelle parole il ragazzo abbassò lo sguardo sapendo che aveva ragione.
“Mi accompagneresti in un posto?”
Derek sollevò nuovamente lo sguardo e lo posò sulla ragazza.
“Devi dirmi la verità se vuoi che mi fidi di te”
“Per favore, Derek”
Un tempo, quel Derek che lei conosceva, non le avrebbe mai detto di no, avrebbe fatto i salti mortali pur di non vederla delusa. La cosa era però reciproca, era questo che probabilmente aveva reso il loro rapporto così solido. Selene sperò che un briciolo di tutto ciò fosse ancora rimasto.


“Dov’è che dovresti andare esattamente?”
Selene gli sorrise appena e si incamminò seguita dal ragazzo. I due non si dissero altro, camminarono semplicemente. I tragitti che loro percorrevano insieme erano sempre pieni di parole, di urla, di scherzi. Derek non era sempre stato così taciturno e cupo, lei lo sapeva, ma sapeva anche che quando accadono ti cambiano per sempre. Derek riconobbe il sentiero per il cimitero in breve, sapeva anche dove era diretta la ragazza accanto a lui a cui rivolgeva, di tanto in tanto, qualche occhiata. Aveva fin troppe domande e fin troppo poco tempo, eppure voleva davvero capire se c’era ancora quella ragazzina con cui si intratteneva più del dovuto nei corridoi della scuola prima delle lezioni, che ti scrutava con quegli occhi limpidi quando non capivi una non tanto elementare equazione di matematica, che era più intelligente di tutti gli esseri viventi che avesse mai incontrato, che era diventata ormai di famiglia per la sua di famiglia che era tanto particolare. Selene si chinò sulla lapide togliendo un po’ di erbacce che erano state lasciate lì troppo a lungo.
“Ho saputo dell’incendio”
“Già..beh nemmeno io sono un gran frequentatore di questo posto nonostante le numerose lapidi”
Selene si alzò e lo guardò seccata.
“Smettila.”
“Tua madre è qui con te e Diana?”
Selene scosse a testa.
“E’ morta qualche anno fa”
“Hai preso il suo cognome. Prima era un altro”
Disse Derek indicando la lapide. Sarah Sullivan.
“Si. Lo abbiamo cambiato quando siamo andate a New York. Purtroppo lei non ha mai avuto occasione di poterlo fare, com’era giusto che fosse.”
“Selene, dovremmo..”
“Lo so. Non adesso.”
Derek sospirò seccato.
“Io direi che adesso è il momento giusto”
“Ti dirò tutto, te lo prometto, ma per il momento devi fidarti di me. E devi stare alla larga da loro”


“Chi? Deucalion e il suo branco di fanatici”
“Esattamente”
“Hanno due dei miei. Appena uno dei loro spostamenti in piena notte fallisce..”
“Cosa? Derek possono ucciderti in un secondo. Non sono come..”
La ragazza esitò un momento.
“Come me? Sono più forti? Più veloci? Lo so. Non posso lasciarli lì”
“Non voglio che tu li lasci lì, solo..ho bisogno di tempo”
“Tempo per cosa? Devo semplicemente fidarmi di te? Non abbiamo più quindici anni, non è più questione di chi tra i due riesce meglio in qualcosa”
“Derek c’è qualcosa che non quadra e tutto questo, tutto il lottare con loro, tutte le loro idee non saranno niente se quello che credo vogliono fare è vero”
“Vogliono chi? Perché sei così criptica.”
“Perché non lo so nemmeno io cosa sta per accadere”
Il suono del telefono li interruppe. Derek lo prese in mano e rispose.
“Ok, arrivo.”
Il ragazzo guardò Selene con determinazione.
“Hai un giorno. Devo andare, ma appena ci rivedremo mi racconterai tutto.”
Selene non rispose, ma si limitò a guardare Derek allontanarsi.


ANGOLO DI ARI

Bene eccoci qui, niente io spero di avere notizie da voi più che altro :3

Nel prossimo capitolo scopriremo nuove informazioni, anche su Erica e Boyd e il loro destino.

Inoltre sapremo qualcosa in più su Selene e anche sul suo passato a Beacon Hills *^*

Spero possiate farmi sapere qualcosa, alla prossima

-Ari

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Capitolo 6
*** Capitolo Quinto ***


 

 

You Are My Wonderwall

 

CAPITOLO QUINTO

L’aria era fredda e pungente, si sentiva profumo di inverno e nonostante la lunga corsa il caldo che percepiva su tutto il suo corpo non era abbastanza. Il fumo bianco che usciva dalla sua bocca ne era una prova. Sentiva il suo petto bruciare, mentre il cuore batteva forte a causa dello sforzo fisico elevato al quale lo aveva sottoposto..e forse non solo per quello. Si sentiva un odore acre dovuto all’umidità, alle foglie secche e al terriccio tutto intorno. Continuava a guardarsi intorno, avrebbe davvero voluto che i suoi occhi potessero vedere più di quello che umanamente potevano fare al buio. Probabilmente si sarebbe sentita più al sicuro. Un rumore poco confortante si propagò per il bosco facendola sobbalzare. La ragazza si guardò intorno stringendo appena le maniche del giubbotto che le cadevano abbondantemente sulle mani.
Poi sorrise fra sé e sé.


“Derek? So che sei tu, andiamo vieni fuori.”
Un altro rumore. Si fece seria improvvisamente un po’ spaventata.
“Ok Derek, mi stai spaventando..a morte! Sarai contento, vieni fuori ora ti prego”
“Accidenti, non eri tu quella impavida e senza paure?”


Selene sussultò non appena si trovò davanti il suo migliore amico che sembrava essere comparso improvvisamente dal nulla. Dopo essersi ripresa lo guardò torva e lo spinse un po’.
“Mi hai spaventata! E’ buio, avevi detto che mi saresti stato dietro e..beh sai che potrebbe esserci qualsiasi cosa in questo bosco”
Derek sorrise divertito scuotendo la testa.
“Oh andiamo, c’è solo la mia famiglia a Beacon Hills, non ci sono altri licantropi, te l’ho detto un milione di volte..loro non ti farebbero del male, sei di famiglia ormai”
“Beh, se sapessero che io so quello che non dovrei sapere non sarebbero così contenti”
Derek scosse la testa alzando gli occhi al cielo.
“Non lo scopriranno”
“Ok, ora andiamo, domani ho il corso avanzato di chimica..”
Derek guardò Selene sconcertato.
“Un altro? Quanti corsi avanzati segui ora? Oltre a fare ginnastica artistica, arti marziali e tiro con l’arco? Sicura che la tua famiglia non sia una famiglia di cacciatori?”
Selene rise di gusto.
“No, assolutamente no, te lo assicuro.”
Derek si fece serio d’un colpo e tirò via la ragazza da vicino all’albero accanto a lei prima che la freccia si conficcasse dritta nella corteccia. Selene sbiancò impaurita.
“Ok Selene, dobbiamo correre va bene? Più veloce che puoi. Non lasciare la mia mano ok?”
“Ma..chi..”
“ORA!”
Il ragazzo prese a correre tirando dietro di sé una ragazzina impaurita che riuscì a sentire indistintamente alcuni spari. Selene si coprì la testa d’istinto con la mano libera e cercò di correre più che poteva, sapeva che Derek si stava trattenendo, ma era comunque troppo veloce per lei. I due non rallentarono nemmeno una volta usciti dalla riserva, riuscirono a fermarsi solo quando furono davanti alla grande casa della ragazza. Selene si sedette stravolta sui gradini che portavano al portico. Era senza fiato, le sembrava che la sua testa sarebbe esplosa da un momento all’altro o che il cuore le sarebbe uscito fuori dal petto impazzito.
Allentò la stretta della sciarpa e si tolse il cappello di lana gettandolo accanto a lei.
“Stai bene? Sei tutta intera?”
Chiese Derek preoccupato afferrandola per le braccia. Selene si limitò ad annuire, non aveva la forza, né il fiato, per rispondere. Derek sospirò sollevato, il solo pensiero che a causa sua potesse esserle successo qualcosa lo faceva stare male.
“Chi..chi erano?”
Disse la ragazza a fatica.
“Cacciatori..”
Selene lo guardò sconcertata.
“Che problemi hanno?”
Disse poi lei seccata.
“Non hanno un..com’è che l’hai chiamato?”
“Codice”
“Si esatto, quella roba”
“Dovrebbero..”
“Dovrebbero? Dovrebbero? Ci hanno quasi ucciso, oh e per la cronaca, io sono perfettamente umana, senza offesa”
Derek dapprima guardò la ragazza perplesso poi scoppiò a ridere.
“Che c’è? Cos’è che ti diverte tanto? Il fatto che io sia spaventata a morte o che sia assolutamente sconcertata dal poco rispetto per le leggi, seppur implicite, di un altro..mondo?”
“Diciamo entrambe le cose. Devo andare, sicura di stare bene?”
“Hai intenzione di ritornare lì dentro?”
Disse Selene preoccupata indicando la riserva.
“Puoi restare qui, Derek saranno ancora lì”
“Non preoccuparti, so cavarmela. Se non mi vedi entro un paio di giorni puoi iniziare a preoccuparti”
Disse il ragazzo sarcastico e mentre la ragazza lo guardava seccata e preoccupata allo stesso tempo, si allontanò per tornare verso casa.

 


Era buio e non si sentiva ancora il minimo rumore o suono di ogni genere tutto intorno. Nel momento in cui però Derek udì qualcosa iniziò la sua corsa seguito da Isaac e Cora sperando di riuscire ad avvicinarsi abbastanza stavolta.
Il ragazzo si fermò davanti ad una macchina. 

 All’interno riconobbe Scott con Stiles. Scott scese rapidamente vedendo Derek allontanarsi e con lui anche gli altri due.

“Ma che..”
Anche Stiles era sceso dall’auto affiancando Scott.
“Torna a casa, li seguo”
“Co-cosa? Scott, aspetta..”
Il ragazzo non riuscì nemmeno a farsi sentire dall’amico che già era sparito dal suo quadro visivo.
Scott rincorse gli altri che avevano un po’ di vantaggio su di lui, ma riusciva comunque a percepirli, anche lui arrestò la sua corsa quando riuscì a scorgere la figura di Derek e quella di Cora ed Isaac fermi davanti ad un magazzino abbandonato.
“Derek!”
Il ragazzo non si girò nemmeno.
“Che succede?”
Scott si avvicinò cercando risposte.
“Sono qui”
“Cosa? Chi? Gli Alfa?”
“Ed Erica e Boyd probabilmente”
Aggiunse Isaac guardando il ragazzo. Scott osservò tutti un po’ shoccato.
“Non potete..non potete entrare così, cosa volete fare? Combattere? Avete detto voi che sono molto più forti di voi. Derek sono molto più forti di te. Vi farete ammazzare tutti.”
“Non lascerò Erica e Boyd ancora in mano loro, ok?”
“Ci deve essere una soluzione. Un’altra soluzione”
“Scott, non ce ne sono. Se vuoi aiutarmi entra e combatti, altrimenti torna a casa.”
Detto ciò Derek irruppe all’interno del magazzino seguito da Isaac e Cora. Scott ci pensò un secondo poi li seguì.

Derek continuò a camminare spedito e tirò fuori gli artigli fino a quando non vide Deucalion affiancato da Kali, così si fermò.
“Dove sono”
Disse il ragazzo senza porre una domanda, ma piuttosto facendolo sembrare più un ordine.
“Speravo che questo periodo di calma ti sarebbe servito per riflettere. Speravo soprattutto che riflettessi nel modo giusto. Il tuo atteggiamento però mi fa pensare che tu non sia qui per unirti a noi”
Derek guardò Deucalion convinto più che mai.
“Ti ho già specificato che non mi unirò mai a voi”
“Non ci resta che ucciderti allora”
Disse Kali senza troppa delicatezza avviandosi nella direzione di Derek. Intanto Deucalion scrutava i ragazzi alle spalle di Derek incuriosito da Scott. Aveva tenuto d’occhio Derek per molto tempo e insieme a lui anche tutti quei ragazzini. Solo Scott aveva catturato la sua attenzione. Era un leader per natura e per quanto si sforzasse di essere un ragazzo normale, per quanto desiderasse esserlo, in realtà era nella sua natura essere un licantropo ed era nella sua natura essere un leader. Magari era davvero ciò che pensava. Magari non era solo una leggenda. Se così fosse stato, allora Scott avrebbe potuto rappresentare un problema. O forse un buon acquisto? Ci stava ancora pensando, al momento lo avrebbe sacrificato volentieri per avere Derek, per avere un Hale nel suo branco. Ma i tempi si stavano allungando, più di quanto avrebbe mai pensato e questo non faceva che accrescere la sua curiosità, ma allo stesso tempo il pericolo. Voleva lasciare Beacon Hills il più presto possibile, e data la presenza di altre creature che non pensava di dover mai trovare sul suo cammino, il suo bisogno di andare via diventava sempre più forte.
“Kali”
Deucalion richiamò la donna che si fermò. Non staccò un attimo lo sguardo da Derek che era già pronto a lottare, poi però si voltò verso Deucalion.
“Portateli qui”
Scott si guardò intorno sorpreso da quella decisione, forse non aveva tutti i torti per una volta. Quando però vide i corpi senza vita di Erica e Boyd abbandonati per terra dovette ricredersi per un momento o forse anche più.
Derek dal canto suo, nonostante avesse sperato che i due fossero ancora vivi un po’ lo sentiva, sentiva che le probabilità che fossero già morti erano molto alte, ma non voleva accettarlo, ma ora avrebbe dovuto farlo.
Derek ringhiò contro il gruppo di Alfa ormai al completo che aveva davanti.
“Non essere sciocco Derek. Non potresti mai farcela. I ragazzini che hai intorno non possono aiutarti. Noi possiamo. Possiamo aiutarti a liberarti di questo peso. Devi solo volerlo anche tu. Uccidili e unisciti a noi”
“Cosa del concetto non mi unirò mai a voi è così difficile da comprendere?”
“E cosa del concetto non hai molta scelta non è chiaro per te?”
Deucalion fece cenno agli altri componenti del branco che uscirono dal magazzino tranne Kali che attese lì porgendo il suo braccio a Deucalion.
“Guarda la fine che hanno fatto. In fin dei conti sei stato tu. Puoi farlo concretamente questa volta. Ti assicuro che dopo ti sentirai libero, libero di un peso enorme e soprattutto molto più potente di così”
Detto ciò l’uomo uscì dal magazzino accompagnato da Kali.
“Li lasci andare così?”
Disse Isaac a Derek un po’ perplesso e incredulo.


“Predilo”
Rispose Derek mentre lui si avvicinava al corpo senza vita di Erica. Del suo bel visto non era rimasto molto di riconoscibile. Il ragazzo la osservò per qualche secondo sentendosi terribilmente in colpa. Deucalion non aveva tutti i torti, in fondo era colpa sua. Prese fra le sue braccia il corpo della ragazza e si avviò verso l’uscita sotto lo sguardo sconfitto del resto dei ragazzi.

 


Selene scalciò via le coperte mettendosi a sedere sul suo letto. Non riusciva a chiudere occhio, aveva troppi pensieri per la testa, Avrebbe voluto mettere a soqquadro la casa e cercare qualsiasi cosa, qualsiasi indizio, avrebbe voluto prendere quello stupidissimo libro di pelle che sua sorella consultava spesso, ma che da un po’ di tempo sembrava essere completamente sparito. La ragazza uscì dalla sua camera addentrandosi nel corridoio buio. Scese lentamente le scale della sua fin troppo grande casa, continuò a camminare sicura, ma silenziosa fino ad arrivare davanti ad una grande porta di vetro opaco e con dei disegni colorati, uno di quei vetri che non ti permette di vedere al di là, ma che ti lascia intravedere solo delle ombre. Selene sperò che la porta fosse aperta. Poggiò la sua mano sulla maniglia spingendola. Riuscì a percepire lo scatto che le indicava che la porta era stata lasciata aperta, così vi si addentrò all’interno chiudendo la porta alle sue spalle. Si avvicinò alla scrivania dello studio della sorella accendendo la lampadina che c’era lì in modo da illuminare la stanza per poter vedere meglio, ma non eccessivamente per non destare sospetti.
Selene iniziò a frugare nei cassetti, nella libreria cercando qualcosa, un indizio, ma nulla. La ragazza si sedette sul’ampia poltrona in un angolo della stanza raccogliendo le ginocchia al petto. Mentre era sovrappensiero notò qualcosa di strano nella parete in fondo alla stanza. Era completamente di legno, ma qualcosa non andava. Corrucciò la fronte e si alzò avvicinandosi alla parete. Passò una mano sul legno liscio e fresco, fino a quando non trovo una specie di nodo, un asse un po’ più sporgente. Cercò di fare pressione, di tirarlo, senza molto successo. Ci picchiettò un po’ su e riuscì a sentire un suono strano, c’era sicuramente un vuoto, doveva sicuramente contenere qualcosa. La ragazza guardo con determinazione il punto concentrandosi sulla sua forza, poggiò nuovamente le dita sottili su quella sporgenza tirandola via. Finalmente riuscì a tirare via quel pannello. Quando guardò dentro riuscì a scorgere il libricino che tanto stava cercando. Nel momento in cui le sue mani stavano per toccare quel libricino sentì dei rumori provenire dall’esterno. Qualcuno si stava avvicinando alla stanza, sicuramente era sua sorella. Selene guardò la sua misera camicia da notte di seta. Di sicuro non poteva nascondere nulla lì.
Intanto i passi si facevano sempre più vicini e nel momento in cui Diana aprì la porta quello che trovò fu sua sorella seduta alla sua scrivania che scriveva qualcosa su un foglio.
“Selene, che fai qui?”
La ragazza alzò i suoi grandi occhi blu sulla sorella e poi alzò il foglietto e la penna.
“Avevo finito la carta”
Disse alzando le spalle come se fosse una cosa normale.
“E dimmi, a quest’ora della notte perché ti serviva così urgentemente prendere degli appunti?”
“Niente di grave, davvero”
Selene si alzò portando via con sé il foglietto, in cui non c’era nulla di utile e tornò di sopra. Intanto Diana diede un’occhiata alla stanza non trovando niente fuori posto. Chiuse la porta e anche lei tornò di sopra.

 


Il mattino seguente Selene era a scuola, aveva qualche appuntamento con alcuni studenti un po’ particolari, ma a metà giornata sarebbe stata libera. Aveva intenzione di ritornare a casa e prendere quello stupido libro. Diana sarebbe rimasta a scuola fino a sera a causa di impegni scolastici, quindi era abbastanza tranquilla a riguardo. Non appena però le sue ore finirono si catapultò fuori dal suo studio per tornare a casa.
“Selene!”
La ragazza si sentì chiamare e voltandosi trovò Liam che le porgeva dei fogli sorridente.
“Credo tu abbia perso qualcosa per strada.”
Selene sorrise all’uomo di fronte a sé.

Prese il materiale che aveva distrattamente tralasciato in giro.
“Ti ringrazio. Sono di uscita di corsa e non me ne sono nemmeno resa conto.”
“Non credo che il materiale di una psicologa debba andare in giro in questo modo.”
“No infatti”
Selene riprese a camminare verso l’uscita affiancata dall’uomo.
“Finito le tue lezioni?”
Chiese lei per non sembrare scortese. Era di fretta, aveva tante cose a cui pensare, ma Liam era stato talmente gentile con lei in quelle settimane nonostante non fosse propriamente un’insegnante della scuola, che le sembrava poco educato liquidarlo in così poco tempo.
“Per oggi ho dato si, tu?”
“Si..non avevo granchè da fare. Torno a casa, anzi dovrei..”
“Si, certo. Oggi niente caffè in sala professori”
Selene sorrise un po’ più rilassata.
“Oggi il caffè non è decisamente consigliato per me. Ma possiamo tornare alle vecchie abitudini domani”
“Si certo, o magari prima o poi si potrebbe estendere ad una cena”
La ragazza restò spiazzata, non sapeva esattamente cosa dire. Non aveva di certo voglia di infilarsi anche in una situazione del genere..situazione semplicemente umana, ma che avrebbe potuto portare ad un migliaio di conseguenze negative. Le bugie, i segreti, il magone. No, ci era già passata, come poteva ricominciare da capo?
Selene stava per aprire la bocca quando Liam sembrò quasi distrarsi e posare lo sguardo alle spalle della ragazza. Ormai erano fuori della scuola ancora davanti all’ingresso. Selene si voltò scorgendo Derek un po’ più in là ai piedi dei gradini. Li osservava tenendo lo sguardo sui due, serio e con le mani nelle tasche del giubbotto di pelle.
La ragazza tornò a dargli le spalle e sospirò.
“Tutto ok?”
Chiese Liam un po’ più serio. Dalla sua faccia si capiva stesse pensando a qualche ex ossessivo o robe del genere.
“Si, si non preoccuparti, è tutto ok. Devo proprio andare”
La ragazza si voltò nuovamente lanciando un’occhiataccia a Derek, poi senza dire nulla entrò nella macchina del ragazzo. Derek dal canto suo dopo aver lanciato un altro sguardo all’uomo in cima alle scale seguì Selene e partì rapidamente.
I due rimasero in silenzio per un po’ in auto, finchè Derek non lo ruppe.
“Sono morti. Lo sapevi vero?”
Selene aveva lo sguardo rivolto verso il suo finestrino e, quando lui parlò, i suoi occhi si addolcirono un po’.
“Lo sospettavo.”
“Lo sapevi. Non so perché, ma so che lo sapevi.”
“Lo sentivo, si. Non riesco a spiegarti tutto quello che riesco a fare, ma si, lo sentivo”
“Sapessi almeno cosa sei”
Selene si voltò verso il suo interlocutore che continuava a guardare la strada davanti a sé senza distrarsi nemmeno un secondo.
“Sai chi sono. Questo dovrebbe essere abbastanza”
I due non si dissero altro finchè non arrivarono al loft di Derek.
“Cosa vuoi Derek?”
“Te l’ho detto. E’ ora di iniziare a parlare”
“Tutto questo è inutile”
Selene scosse la testa e si diresse verso l’uscita del loft. Derek la bloccò prendendola per le braccia e stingendo la presa.
“Derek, lasciami.”
Derek strinse ancora di più la presa, mentre Selene evitò di fare qualsiasi cosa per non perdere il controllo dei suoi poteri.
“Derek! Mi fai male”
Il ragazzo ringhiò appena e la lasciò andare, più arrabbiato con se stesso che con chiunque altro. Non riusciva semplicemente a farsi valere, non riusciva nemmeno a farsi dire qualcosa da una ragazza qualunque. Probabilmente la risposta era proprio lì. Non era una ragazza qualunque né umanamente parlando, né sentimentalmente. Derek si avvicinò al tavolo in fondo alla stanza e appoggiò i palmi su di esso.
“Cosa ci è successo?”
Disse quasi retorica la ragazza passandosi una mano sulla testa.
“Siamo cresciuti, siamo cambiati. Ci siamo allontanati”
Selene si avvicinò al ragazzo e posò una mano sul suo braccio, poi ne posò una sul suo viso facendo in modo che la guardasse.
“Fidati di me, ok?”
“Non riguarda solo me. Ho..ho delle responsabilità. Dei ragazzi dipendono da me. Ne ho già persi due”
“Lo so. Derek c’è qualcosa che non va. Mia sorella mi sta nascondendo qualcosa, e ho bisogno di scoprire di cosa si tratta”
“Cosa c’entra questo con me, con Deucalion e il suo branco.”
Disse Derek prendendole la mano che riusciva ancora a sentire sul suo viso per spostarla.
“Che ci fa lei qui?”


I due si voltarono verso l’ingresso trovandolo sovraffollato. A parlare era stata Cora, ma il resto era lì che li guardava sorpresi e curiosi.
“Lei è Cora vero?”
Disse Selene allontanandosi un po’ da Derek. La ragazza dall’altra parte della stanza corrucciò la fronte e la scrutò meglio, quasi cercando di capire cosa ci fosse di tanto famigliare.
“Che ci fate qui?”
Disse Derek guardando non tanto sua sorella, quanto Scott, Stiles e Isaac.
“Eravamo venuti per parlare con te. Di ieri e di lei.”
Disse Scott facendosi avanti. Selene alzò gli occhi al cielo.
“Cosa volevate dirgli di tanto importante? Delle ricerche che stavate facendo tu, il tuo amico e le vostre fidanzatine a scuola?”
“Loro non sono le nostre..”
“Non ora Stiles.”
Lo interruppe Scott.
“Stiamo solo cercando di scoprire cosa sei, cosa vuoi e quanto dobbiamo preoccuparci di te, oltre che di un branco di Alfa fuori di testa.”
“Oh. E cosa avreste scoperto?”
“Diccelo tu”
Si intromise Derek sperando che, vedendosi alle strette, la ragazza avrebbe parlato.
“Sei una strega?”
Disse Stiles stanco di tutta quella tensione. Voleva solo sapere, come il resto del gruppo d'altronde, così inizio a dire cose senza senso.
“Ti prego, Stiles. Non offendermi”


Disse la ragazza quasi offesa dal paragone.
“Una fata, una ninfa, ti prego, credo che impazzirò se leggerò un altro stupido libro mitologico”
La ragazza scosse la testa, mentre Scott la guardò meglio.
“Non sei nemmeno una Veela, giusto?”
Disse poi.
“Avete studiato molto, lo apprezzo davvero.”
“Lydia ha ragione, vero?”
Selene al nome della ragazza prestò più attenzione a Scott.
“Lydia è una ragazza molto particolare..e interessante”
Disse lei più seria. Stiles corrucciò la fronte e completò il discorso di Scott.
“Ha detto che sei un..ibrido”
Il ragazzo pronunciò l’ultima parola con un velo di incertezza.
“Potevate cercare un nome migliore.”
Selene sospirò. In fondo quella volta non se la sarebbe cavata come l’ultima volta.
“Ma il senso è quello. Sono una Guardiana. Non ho nemici, non ho alleati. Ho solo un padrone, l’equilibrio. Ho solo un’ancella, la luna. Le streghe mi temono, la natura mi serve, i lupi mi rispettano, gli uomini mi venerano. Non c’è creatura sovrannaturale e non che non abbia bisogno di me. Servo l’equilibrio di questo mondo, sono al di sopra di ogni morale, sono al di sopra di ogni cosa.”
Tutti si sentirono stranamente confusi, il modo in cui aveva detto quelle parole sembravano quasi una cantilena, una dolce sinfonia da cui lasciarsi trascinare. Lei piano si fece avanti avvicinandosi a Scott.
“Scott?”


Stiles richiamò l’amico e si guardò un momento intorno, l’attenzione di tutti era completamente calamitata su di lei. C’era qualcosa che non quadrava, quello che aveva detto sembrava più un rompicapo che una spiegazione, senza contare il fatto che sicuramente stava utilizzando la capacità propria delle Sirene, delle Ondine e delle Veela di inebetire le loro vittime.
“Tu sai che è così Scott, lo percepisci ogni giorno a scuola.”
Selene si voltò un momento verso Derek.


“Parleremo ancora. Quando saremo soli”
Derek corrucciò la fronte, ma fu una frazione di secondo. Selene lanciò qualcosa per terra e poi intorno verso dei punti imprecisati. Una luce accecante si propagò per il loft rendendo impossibile a chiunque di tenere gli occhi aperti. Nel momento in cui riaprirono i loro occhi Selene non c’era più.

 


Liam Price as Matt Davis 
Per quanto riguarda la piccola Selene ho pensato a Selena Gomez. Non so l'ho guardata un pò e ho pensato che ptesse somigliarle. Lo so, lo so non ha gli occhi chiari, ma ehi nemmeno Ian Nelson (Derek da adolescente) li ha U_U LOL 
Vi metto una foto delle due vicine così da rendere un'idea. Alla prossima, Ari

 

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Capitolo 7
*** Capitolo Sesto ***


 

 

 

You Are My Wonderwall 

 

 

CAPITOLO SESTO

Selene non prese fiato sin da quando era uscita dal loft di Derek. Aveva corso attraversando praticamente tutta la città. La sua auto era rimasta nel parcheggio della scuola, ma non aveva nessuna intenzione di recuperarla. Il suo obiettivo era arrivare a casa il prima possibile. Diana era bloccata a scuola e quello era il momento perfetto per recuperare il libro. Purtroppo la ragazza non aveva calcolato i diversi ostacoli sul suo cammino. Da Liam a Derek. La ragazza scosse la testa e quando finalmente vide la sua casa, tirò un sospiro di sollievo. Una volta entrata e dopo aver chiuso la porta alle sue spalle, la sua gatta si strofinò contro le sue gambe in cerca di un po’ di coccole.
“Non ora Luna.”
Selene si precipitò nell’ufficio della sorella, rimosse senza troppa difficoltà l’asse mobile. Purtroppo quello che vide non era ciò che si aspettava o meglio ciò che avrebbe voluto vedere.
“Dove diamine è?”
Disse in preda al panico la ragazza. Selene infilò la mano nel vano sperando quasi che il libro si materializzasse all’improvviso. La ragazza sentì miagolare il suo gatto e si voltò.
“Selene? Sei tu?”
La ragazza sbarrò gli occhi riconoscendo la voce della sorella. Luna miagolò ancora. In quel momento Selene capì che il suo gatto non era alla ricerca di coccole, voleva solo avvertirla che non era sola in casa.
“Selene?”
Diana vide sua sorella chiudere la porta del suo ufficio con Luna tra le braccia.
“Perché eri di nuovo nello studio? Ancora carta?”
Selene scosse la testa.
“No. Luna si era infilata dentro. Dovresti chiudere la porta.”
“Già..”
“Diana, la lampada è apposto e..”
Selene corrucciò la fronte vedendo Liam sbucare all’improvviso.
“Liam..che..che ci fai qui?”
Prima che l’uomo potesse dire qualsiasi cosa Diana lo interruppe.
“Oh beh è una storia divertente! Liam era ritornato a scuola perché aveva dimenticato i compiti da correggere a casa e ci siamo incrociati. Gli ho chiesto che fine avessi fatto, dato che la tua auto era ancora nel parcheggio..”
Selene sospirò sapendo dove sarebbe andata a parare la sorella.
“Così Liam si è offerto di portarla qui dato che io avevo la mia. Ovviamente tutto dopo avermi detto che eri andata via con un ragazzo molto alto, moro, occhi verdi, un po’ imbronciato..sai il tipico ragazzo che ha l’aria da lupo solitario.”
Diana calcò le ultime due parole guardando fisso sua sorella.
“Credo che andrò”
Disse Liam cercando di sfuggire a quella situazione.
“Perché non resti a cena invece?”
Chiese Diana sorridente.
“Sei la tipica persona di cui mia sorella dovrebbe circondarsi.”
Dopo quella frase calò improvvisamente il silenzio, un po’ per tensione, un po’ per imbarazzo.
“Dai scherzavo! Ti devo un favore. Per aver riportato l’auto di Selene e per aver aggiustato la lampada nel salotto. Giuro che le mie lasagne sono ottime”
Diana guardò Liam gentilmente e poi guardò la sorella allo stesso modo.
“Diana ha ragione, dovresti restare.”
Disse Selene sorridendo e cercando di sembrare convincete.
“D’accordo”
Liam si trovò costretto ad accettare. Certo dopo aver buttato lì, poche ore prima, un invito andato a vuoto alla ragazza che aveva di fronte si sentiva un po’ confuso. Anche se tecnicamente erano stati interrotti prima che lei potesse dire qualsiasi cosa, anche un no. Diana prese a braccetto Liam trascinandolo in cucina, mentre Selene rimase lì qualche altro secondo. Sospirò e accarezzò Luna.
“La prossima volta sii più esplicita”
Disse alzandola all’altezza del suo viso.
“Vuoi togliermi dai guai, ma sei pur sempre un gatto. E io sto parlando con un gatto. Dovrei essere da ricovero.”
La ragazza lasciò andare la sua gatta che le fece le fusa e poi si allontanò prendendo a girovagare per la casa.

 


“Abbiamo bisogno di qualcuno che sappia cosa diavolo sta succedendo”
Disse Scott esasperato


“Abbiamo bisogno di qualcuno che sappia cosa fare”
Derek era davanti alla grande finestra del suo loft che guardava nell’oscurità che ormai era calata sulla città dato l’orario. Il sole aveva lasciato il posto ad una brillante, seppur in modo moderato, mezza luna.
La luna piena era vicina e sapeva che non era un buon segno. Non quando un branco di Alfa ti rivendica al loro fianco e ad ogni luna piena acquista forza.
Cora appoggiata al davanzale accanto a Derek, lanciò un’occhiata al fratello. Sapeva che era confuso quanto loro e per quanto gli altri lo vedevano come un Alfa sbruffone e un po’ egocentrico a momenti, e debole e inesperto in altri, lei sapeva quanto lui stesso era preoccupato per quella situazione e quanto era preoccupato per tutti loro.
“Cosa consigli di fare?”
Disse poi rompendo il suo silenzio forzato rivolgendosi a Scott.
“Dobbiamo parlare con qualcuno che ne sappia più di noi”
“Intendi il tuo capo?”
“Si”
Derek alzò gli occhi al cielo un momento. Poi guardò Cora che ricambiò il suo sguardo.
“Che c’è?”
Disse Stiles dando voce alla domanda che chiunque lì avrebbe voluto fare, dato che tutti avevano notato quelli sguardi.
“Niente”
Disse Cora staccandosi dalla finestra e avanzando per potersi muovere insieme agli altri.
“Bè ci sarebbe un problema..”
Tutti fissarono Scott. Tranne Stiles che sembrava preso da tutt’altro, sembrava preso dai suoi pensieri.
“Deaton non è città al momento”
Cora alzò gli occhi al cielo.


“E’ serio?”
Sussurrò la ragazza guardando il fratello scocciata.
“Va bene Scott, cercherò di scoprire qualcosa.”
Disse poi Derek lasciando perdere il commento sarcastico e acido della sorella.
“Scusate..”
Il gruppo si voltò verso la porta d’ingresso dove si erano palesate Lydia e Allison.
“Che ci fanno ora loro qui?”
Chiese Derek a Scott che lo guardò sorpreso e innocente.
“Non preoccuparti, avrei fatto volentieri a meno di trovarmi in una casa, se così possiamo definirla, che non sa nemmeno cosa sia il buongusto, ma ehi non farò la schizzinosa, dato che sono qui solo per portare questo”
Disse Lydia indicando un libro che aveva in mano.
“A lui”
Disse indicano poi Stiles che sembrò improvvisamente riprendersi e tornare nel mondo reale, mentre tutti lo guardavano.
“Si, già..”
Il ragazzo avanzò prendendo il libro dalle mani della ragazza e lo aprì velocemente.
“Dove lo hai trovato?”
Chiese Scott non riconoscendolo tra quelli che avevano consultato.
“In biblioteca.”
“In realtà io l’ho trovato in biblioteca”
Sottolineò Lydia che strappò il libro dalle mani di Stiles.
“Era qui”
Disse poi indicandogli la pagina.
“Che succede?”
Disse Allison verso i due che sembravano parlare di qualcosa che solo loro potevano conoscere. E bè era così.

 


“Così ho capito che quella non era assolutamente la mia strada e ho deciso che l’insegnamento era decisamente più per me”
Diana e Selene risero al racconto di Liam. Ormai avevano finito di cenare, ma una chiacchiera aveva tirato l’altra e avevano continuato a rimanere a tavola comunque.
“Non pensavo avessi un passato così avvincente”
Disse Diana sorseggiando un po’ di vino.
“Questo rivede la mia posizione di candidato perfetto per girare intorno a tua sorella?”
“Ehi, sono qui. Non parlate di me come se non ci fossi”
Disse Selene scuotendo la testa. Non sapeva se essere imbarazzata, divertita o lusingata da tutte quelle attenzioni.
“No, c’è di peggio. Mia sorella in passato non era molto brava a scegliersi gli amici.”
Disse Diana calcando l’ultima parola.
“E’ migliorata quando ci siamo trasferite a New York”
Aggiunse poi.
“Eri l’unica alla quale le mie compagnie non piacevano.”
Disse scontrosa Selene, dopo di che bevve un po’ dal suo bicchiere per ingoiare il rospo e non litigare di nuovo con sua sorella davanti a Liam.


“Assisterei volentieri ad un’altra scenetta di casa White, ma dovrei proprio andare. Domani ho la prima ora.”
“Ti accompagno fuori”
Selene si alzò dopo l’uomo di fronte a sé e, dopo aver indossato una giacca, lo seguì fuori. Diana intanto si fece seria d’improvviso.

 

 


“Ecco. Non ho nemici, non ho alleati.”
Stiles sfogliò le altre pagine fino ad arrivare ad un’altra con una nota scritta a fondo della pagina con una calligrafia fine ed elegante.
Ho solo un padrone, l’equilibrio. Ho solo un’ancella, la luna.
Il ragazzo proseguì in quel modo e ad ogni pagina scritta trovava una frase di quello che Selene aveva detto.
“Sembra quasi una descrizione ricorrente”


Osservò Allison che ormai si era unita agli altri.
“A me sembra quasi una sorta di giuramento e un rompicapo”
Disse Lydia dopo essere stata in silenzio per troppo tempo.
“Che intendi?”
Disse Derek incuriosito dalla teoria della ragazza che si meravigliò del semplice fatto che lui stesse prestando attenzione a quello che dicevano.


“Non è una descrizione che tutti darebbero. Sembra quasi come se fosse un’antica filastrocca. Andiamo voi licantropi per descrivervi usereste tutte queste parole?”
“Magari è solo un po’ fanatica”
Si intromise Isaac.
“Sono d’accordo con Lydia”
Disse Stiles sfogliando per l’ennesima volta il libro.
“Un momento”
Il ragazzo si avvicinò a Lydia facendole leggere il contenuto delle varie pagine in cui c’erano le scritte.
“Pronto? Potreste coinvolgerci nei vostri macchinosi pensieri?”
Disse Cora esasperata. Stiles chiuse il libro.
“Credo che il concetto di ibrido non sia così lontano dal concetto di Guardiana.”
Disse il ragazzo passando il libro a Scott che cominciò a sfogliarlo insieme ad Allison e Isaac.
“Non ha nemici e non ha alleati perché lavora per l’equilibrio appunto. Immagino tra il mondo sovrannaturale il non sovrannaturale.”
Disse poi Lydia.
“La questione della luna non è chiara. Probabilmente prende forza dalla luna o non saprei. In questo somiglia un po’ ai licantropi”
Aggiunse Stiles.
“E tutta la storia le streghe mi temono, la natura mi serve eccetera eccetera?”
Chiese Cora curiosa. Stiles e Lydia si guardarono.
“Credo che stia a simboleggiare il fatto che abbia parecchie capacità. Come se prendesse qualcosa da ognuno di loro. Per quanto riguarda la morale e il resto non ci sono indizi sul libro che possano ricondurre a qualcosa di preciso. Alla fine propriamente sulle Guardiane non c’è nulla. Sono solo supposizioni e collegamenti”
Scott chiuse il libro.
“E’ meglio di niente”
“Si, ma non ci aiuta molto.”


Disse poi Derek palesando la sensazione di tutti.

 


“Ti chiedo scusa a nome di mia sorella.”
Disse Selene una volta uscita da casa. Liam rise appena e si diresse verso la macchina affiancato dalla ragazza.
“Non preoccuparti. E’ un po’ iperprotettiva.”
“E’ solo prevenuta”
“Nei confronti del ragazzo di stamattina?”
Selene abbassò lo sguardo non rispondendo alla domanda.
“Non ne vuoi parlare. Capisco”
“E’ solo che..è una storia lunga e complicata. Ci conosciamo da anni e Diana non lo ha mai visto di buon occhio. E per nessuna ragione plausibile.”
“Proprio nessuna?”
Selene lo guardò perplessa e divertita.
“Da che parte stai?”
Disse sarcastica.
“Dalla mia”
Selene lo guardò più perplessa di prima e più seria.
“Che intendi?”
“Che cerco di eliminare la concorrenza anche se probabilmente non è corretto”
“No non lo è. Da uomo adulto non mi aspetto un atteggiamento del genere”
Disse sarcastica la ragazza appoggiando la schiena contro la monovolume dell’uomo.
“Mi fai sentire vecchio”
Selene rise scuotendo la testa.
“Scherzavo”
Disse con fare innocente lei.
“Derek non è il mio fidanzato o qualsiasi cosa del genere, né lo è mai stato. E’..qualcosa di diverso.”
“Abbiamo un nome”
Disse lui per alleggerire la tensione.
“Non credo esista realmente l’amicizia tra due persone di sesso opposto”
Aggiunse poi.
“Siamo cresciuti insieme. Tutto qui. Dovrei proprio rientrare”
Disse Selene per troncare la discussione.
“Non volevo insinuare nulla e non volevo infastidirti sul serio, mi dispiace”
“E’ tutto ok. Ma devo comunque rientrare. A domani.”
Selene avanzò spedita verso la porta della sua casa. Una volta all’internò sentì sua sorella parlare vivacemente al telefono.
“A Selene ci penso io..no. Ho detto che va tutto bene ok?”
Selene si avvicinò circospetta per poter sentire meglio.
“La luna rossa è vicina. Possiamo farcela. Ti richiamo io.”
Diana chiuse la chiamata e Selene, nascosta dietro una delle colonne dell’ingresso sospirò. Poi si avviò velocemente verso le scale per salire al piano di sopra e andare in camera sua.
“Ehi!”
La ragazza fu bloccata a metà del suo percorso dalla sorella.
“Perché sei andata via con Derek?”
“Diana, seriamente, smettila.”
Diana prese prepotentemente per un braccio Selene.
“E’ un licantropo. Hai presente si? Non me ne frega niente del passato. Il presente è ciò che conta. E noi ora siamo quello che siamo e loro non possono avvicinarsi a noi.”
Selene strattonò la presa della sorella liberandosene.
“Non è esattamente così e lo sai bene”
“Dio Selene non farti coinvolgere. Non puoi. E’ esattamente il tuo tipo io lo so. Bello, tenebroso, scontroso, avete un passato da far invidia ai Promessi Sposi, ma NO. Non puoi. La storia di Isabelle dovrebbe ricordarti perché le Guardiane non possono avere relazioni con uomini che non siano solo e soltanto esseri umani”
Selene rise sarcasticamente.
“Stai davvero rivangando una storia di 800 anni fa? Perché poi esattamente? Non c’è niente fra me e lui, vorrei solo poter ritrovare la persona a cui volevo bene e che mi ha supportato quando papà se ne è andato di casa, quando mi sono fatta male durante le gare di ginnastica artistica, quando avevo uno stupido concorso di scrittura o i test provinciali di matematica. Quella persona che mi è stata vicina durante la malattia di Sarah e che il giorno del suo funerale mi ha tenuto la mano. Di sicuro quella persona non eri tu nonostante tu sia mia sorella.”
Detto ciò la ragazza riprese a salire le scale.
“E per la cronaca, la storia di Isabelle non è il motivo per cui noi non possiamo stare con altri esseri sovrannaturali. Quella regola c’era già allora. Quella storia insegna tutt’altro.”

Inghilterra 1213

Isabelle era nel giardino della sua grande casa. Il sole era una rarità a Londra e quel giorno sembrava aver graziato la popolazione con la sua presenza. La giovane fanciulla lisciò nervosamente con le mani il suo bel vestito di seta azzurro pallido. Aveva dei lineamenti fini e dolci. Il suo viso era perfettamente equilibrato. Aveva grandi occhi color nocciola espressivi e vivaci. I lunghi boccoli biondi cadevano sulle spalle, solo alcuni erano tenuti insieme dietro alla nuca e incastrati perfettamente in una coroncina di nastri e stoffe pregiate tanto quanto il suo vestito. La sua era una famiglia facoltosa. Erano per la maggioranza donne e se prima le sembrava una cosa buffa, da un paio di anni aveva compreso il perché, aveva compreso la vera ragione.
Persa com’era nei suoi pensieri, nel momento in cui un sassolino cadde nella fontana accanto a lei, quasi sussultò. Ma quello era il segnale. Era il loro segnale.
La ragazza corse per quanto il lungo vestito le permetteva verso il cancello sul retro del giardino che si affacciava nel bosco. Isabelle lo lasciò leggermente aperto per quando sarebbe tornata indietro, anche se il suo desiderio era quello di non voler tornare. Desiderava solo poter scappare con lui, magari da qualche parte lontano da Londra, lontano da tutti.
“William? Siete voi?”
“Sono qui”
Isabelle si voltò vedendo poco distante il ragazzo più bello che i suoi occhi avessero mai visto. Alto, capelli color miele e occhi azzurri. Animo gentile e cortese, amava le attenzioni che le riservava.
“Siete in ritardo, Milady”
Disse lui porgendole una margherita di campo.
“Smettetela di chiamarmi così. Sarò pure di nobili origini, ma preferirei che voi mi chiamaste Isabelle. Non appartenete anche voi a una famiglia di alti ranghi?”
“E’ una questione di rispetto, Milady. Lei è comunque una nobildonna, più di me e della mia famiglia. E’ questo che la mia educazione mi impone e ho tutta l’intenzione di continuare in questo modo, finchè non vi convincerete che potrò chiedere la vostra mano a vostro padre.”
Isabelle scosse la testa sorridendo.
“William, sapete che mio padre non è il problema.”
“La chiederò a vostra madre allora”
Isabelle scosse la testa.
“E’ la nostra natura che ce lo vieta.”
Il ragazzo le accarezzò dolcemente il viso per poi posare delicatamente le sue labbra su quelle della ragazza.
“E’ ridicolo. Non riesco a comprendere il senso di questo divieto.”
“Nemmeno io. Ma è così. E’ sempre stato cosi William. Chi siamo noi per decidere che una Guardiana e un Licantropo possono stare insieme?”
“E chi sono loro per decidere che non possono?”
“William, noi non possiamo stare con nessun essere sovrannaturale, non è una cosa contro la vostra razza. Questo lo comprendete vero?”
Il ragazzo prese le mani di Isabelle e annuì.
“Si lo comprendo, Milady. Ma vorrei che voi poteste darmi fiducia. Fatemi provare. Non possiamo continuare in questo modo vedendoci di nascosto”
“Se rifiutassero?”
“Scapperemo. Ve lo prometto”
Isabelle guardò speranzosa William, poi lui udì un rumore proveniente dai boschi.
“Sta arrivando qualcuno”
“Ne siete certo? Io non ho sentito nulla”
“Fidatevi di me. Tornate a casa.”
Isabelle scosse la testa.
“Andate voi. Siete più veloce. Io sarò al sicuro. Nessuno può toccarci, ricordate?”
Il ragazzo annuì.
“Come preferite. State attenta. Ci vedremo questa sera come al solito”
La ragazza si guardò intorno attendendo che qualcuno si facesse avanti. Isabelle riuscì ad intravedere un paio di occhi rossi che si avvicinavano sempre più. Con un po’ di timore, ma con un’apparente decisione tese il braccio con la mano aperta e disegnò un confine. La striscia di fuoco viola in breve si trasformò in sorbo. Il giovane uomo si fermò e con lui il resto del branco; tutti avevano ripreso le loro sembianze.
Lui chinò il capo in segno di rispetto.
“Non volevo invadere il vostro territorio, Milady.”
“Non l’avete fatto. Ma capirete che non conoscendovi devo preservare la mia sicurezza.”
Disse con decisione la ragazza. Lui sorrise appena. Lei era certa che lui non sapesse chi fosse. Isabelle sapeva perfettamente che quello era il suo branco. Quello che non sapeva era che anche lui sapeva chi era lei.
“Abbiamo perso uno dei nostri. Probabilmente sarà qui intorno. Per caso lo avete visto”
“Se un licantropo mi avesse importunato o avesse provato a farmi del male, lo sapreste.”
“Lo saprei?”
“Si. Perché a quest’ora sareste già morto e non staremmo avendo questa discussione. Se non vi dispiace tornerei a casa.”
Il giovane uomo di fronte a lei mantenne fisso lo sguardo su di lei. Dopo poco però lo abbassò e chinò di poco il capo. Quelle erano le regole e doveva sottostarvi..almeno per il momento. Le Guardiane erano intoccabili. Nessuna creatura sovrannaturale poteva anche solo pensare di attaccarle. Loro erano al di sopra di ogni cosa. Isabelle si incamminò verso il sentiero che portava a casa quando fu fermata ancora una volta.
“Se mai doveste vederlo, spero siate così saggia e onorevole delle regole come lo siete stata con me.”
Isabelle aveva fermato il suo cammino, ma non si voltò verso di lui. Semplicemente corrucciò la fronte preoccupata, dopo qualche secondo riprese a camminare sotto lo sguardo del branco che si era lasciata alle spalle.

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Capitolo 8
*** Capitolo Settimo ***


 

 

 

You Are My Wonderwall

 

 

CAPITOLO SETTIMO

“Fai sul serio?”
Selene sbatté prepotentemente i suoi enormi libri scolastici dei corsi avanzati sui tavolini in legno nel cortile della scuola. Aveva un’espressione tra l’arrabbiata e il preoccupata e non sapeva quali dei due sentimenti palesare per primi. Dal canto suo, l’altrettanto giovane Derek Hale la guardava perplesso seduto comodamente sulla panca, mentre sorseggiava qualcosa dalla cannuccia nel grande bicchiere di carta.
“Cosa ho fatto stavolta?”
Disse scocciato più del solito di essere costantemente bloccato in quella stupidissima scuola. Selene tirò fuori dallo zaino un foglio con sopra una lista. In cima c’era il nome del ragazzo.
“Sei stato assegnato ad un tutor per recuperare chimica!”
“Cosa?”


Il ragazzo strappo il foglio dalle mani della ragazza e lo osservò.
“Mia madre mi ucciderà.”
“No io ti ucciderò. Sai che se volessi potrei diplomarmi l’anno prossimo con un anno di anticipo e filare dritta, dritta al college? Sai cosa? Ho rifiutato perché vorrei diplomarmi con te, ma se continui così la vedo davvero dura.”
Il ragazzo alzò gli occhi al cielo abbandonando il foglio sul tavolo e riprendendo il bicchiere.
“Non fare così!”
Selene si sedette di fronte a lui sospirando.
“Ascolta. Ti darò una mano io ok? Ma Derek, per favore, devi davvero impegnarti un po’. Sei semplicemente annoiato e lo capisco, ma sai meglio di me che devi solo studiare un po’ per riuscirci. Non sei stupido, lo so io, lo sai tu. E giuro che se non impari la tavola periodica entro la settimana prossima ti prendo a calci nel sedere!”
“Le tue costanti lezioni di arti marziali non ti serviranno, lo sai”
“Non mettermi alla prova”


La ragazza si alzò nuovamente, purtroppo sentì la testa girare per un secondo e appoggiò la mano sul tavolo. Derek a sua volta le afferrò il braccio.
“Stai bene?”
Selene annuì.
“Si. Sono solo un po’ stanca. Sarah..”
“Lo so..Laura me l’ha detto”
Derek anticipò Selene sul tempo. Sapeva quanto odiasse parlare di sua sorella e della sua condizione, così le evitò la sofferenza.
“Devo andare”
La ragazza accennò un saluto con la mano e si allontanò a passo spedito nella scuola.

 


“Ehi, Allison!”
Scott intravide la ragazza camminare da sola nei corridoi e approfittò per fermarla. La ragazza non appena si sentì chiamare si voltò.
“Ciao..”
“Stai bene?”
Allison alzò le spalle non capendo molto da dove provenisse quella domanda.
“Perché me lo chiedi?”
“E’ che..so che non volevi essere coinvolta e alla fine..”
“Mi ci sono coinvolta da sola. E comunque vi ho solo aiutato a cercare qualche informazione”
Disse la ragazza per sminuire la questione. Scott annuì.
“Certo. Hai detto qualcosa a tuo padre?”
“No. Non c’è bisogno che lo sappia.”
Allison riprese a camminare verso l’aula in cui si sarebbe tenuta la lezione di letteratura.
“Mi dispiace che..mi dispiace essere in questa situazione.”
Allison si fermò nuovamente.
“Che intendi?”
“C’è freddezza tra noi e odio questa cosa”
La ragazza sospirò.
“Lo so Scott. Ma le cose sono un po’ complicate e lo sai. Dobbiamo andare a lezione.”
Detto ciò Allison si voltò e si diresse nuovamente verso l’aula, ma questa volta da sola.

 


Selene mise a soqquadro l’ennesima stanza. Questa volta toccò alla biblioteca che avevano a casa. Ovviamente, come già immaginava, non c’era nemmeno l’ombra del libro che cercava. Aveva fatto molte ricerche sulla luna rossa, ma nessuna aveva portato a qualcosa di concreto. Aveva passato tutto il giorno su internet, aveva consultato i siti più strani, aveva cercato in tutti i libri che aveva trovato in casa, ma nulla. Solo brevi accenni. Ormai era sera ed era decisamente stanca di continuare a cercare. Il suo sguardo vagò fuori dalla finestra del salotto verso la luna ormai quasi piena. Ma non era solo quello. Aveva un colore molto più forte del solito, tendeva davvero al rosso. Attualmente era tra un giallo e un arancione. Questo significava che in un paio di mesi, la luna che la sorella attendeva sarebbe arrivata. La ragazza si strinse nelle spalle passando velocemente le mani sulle sue braccia nude nella vana speranza di scaldarsi. Aveva addosso la sua camicia da notte decisamente troppo sottile e ridotta per poterle dare calore, in più aveva i piedi scalzi. Selene salì al piano superiore ed entrò nella sua camera. Non appena però il suo sguardo catturò la presenza di qualcuno che non doveva essere lì sussultò.
“Oddio Derek, che ci fai qui? Mi hai spaventata a morte!”
Disse la ragazza posando una mano all’altezza del cuore che aveva preso a battere troppo forte a causa dello spavento. Derek osservava attentamente la camera della ragazza riconoscendola a malapena.
“Dire che è più spoglia di dieci anni fa sarebbe un eufemismo.”
Disse il ragazzo concedendo un’occhiata rapida a Selene per poi tornare a concentrarsi su altro.
“E anche tu”
Aggiunse poi osservando la gatta di casa sostare sulla porta della camera. Selene diede rapidamente un’occhiata al suo abbigliamento arrossendo leggermente. Prese la vestaglia abbinata al resto abbandonata sulla sedia e la indossò, poi si avvicinò al ragazzo dandogli un colpo.
“Non spaventare Luna”
Gli occhi di Derek diventarono rossi per qualche secondo e Luna miagolò incattivita prima di scappare al piano di sotto.
“Non gli sono mai stato simpatico fin dal primo incontro”
Disse lui sedendosi sulla panca sotto la finestra.
“Cos’è, hai preso la pillola del buon umore o forse un po’ di quel Derek che conoscevo c’è ancora?”
“Chi lo sa”
Disse Derek sarcastico allargando le mani in gesto di dubbio. Selene sospirò e si sedette accanto a lui. Il ragazzo passò una mano sul rivestimento in legno accanto a dove era seduto. Trovò il familiare asse un po’ più sporgente e lo tirò via di poco. L’ombra di un sorriso malinconico si fece spazio sul suo viso.
“Come stai?”
Disse la ragazza lanciandogli un’occhiata. Derek tornò serio rimettendo a posto l’asse.
“Non sono qui per parlare di questo”
I due si guardarono per qualche secondo, poi Selene alzò gli occhi al cielo.
“Cosa vuoi sapere esattamente?”
“Cos’è una Guardiana”
“Il nostro compito è quello di mantenere l’equilibrio naturale delle cose. Non solo tra mondo sovrannaturale e non. Ma anche fra il sovrannaturale stesso. Questo è il compito più difficile.”
Derek corrucciò la fronte
“Che intendi?”
“Hai idea di quante creature esistano al mondo? Probabilmente no. Nemmeno io ne avevo idea anni fa, eppure è così. Hai idea di quanti fanatici come Deucalion ci siano per ogni creatura? Ognuno vuole potere, nessuno deve ottenerlo davvero”
“Quindi cosa fate? Venite a punire chiunque ci provi?”
“Non decidiamo noi. Noi abbiamo solo il compito di eseguire gli ordini del Consiglio”
“Il Co..cosa?”
Selene sospirò.
“Non dovresti sapere tutte queste cose”
“Consolati con il fatto che non riesco a capire ancora nulla”
“E’ cominciato dopo il mio quindicesimo compleanno..”
Derek corrucciò la fronte pensieroso.
“E’ per questo che tua madre aveva tutta quella fretta di andarsene? Prima che compissi quindici anni? Mancava qualche settimana appena..”
“Ora ho un motivo in più per detestare il mio compleanno”
Disse lei sarcastica.
“Sai tutti quei giramenti di testa, il non riuscire più in ginnastica..tutte le volte che cadevo dalla trave, il mio attrezzo, non era mia incapacità, non era dovuto alla crescita e alla probabilità che la ginnastica non fosse per me, era a causa di tutto ciò. Solo e soltanto perché secoli fa chissà chi ha deciso che le nostre capacità si sarebbero sviluppate solo e soltanto dopo aver compiuto quindici anni.”
“Non avevi mai avuto..non avevi mai notato niente di strano prima?”
“Perché tu si Derek? Ci vedevamo tutti i giorni ad ogni ora umanamente possibile, hai mai notato qualche cambiamento?”
“A parte il nostro rapporto? No nessuno”
Selene corrucciò la fronte guardandolo un po’ arrabbiata.
“Cosa vorresti dire scusa? E guardami, odio quando non mi guardi mentre ti parlo!”
“Non sfogarti con me! Non sono io che ti ho portato a New York senza spiegazioni. Io sono quello che è rimasto qui. E quello a cui, per la cronaca, hanno cancellato i ricordi”
Derek si alzò nervosamente. Era più irascibile del solito e non riusciva a spiegarselo.
“Mi dispiace tanto se ho dovuto affrontare un milioni di problemi lontano da casa mia, dai miei amici, da te. E dopo poche settimane dalla morte di Sarah. Credi sia stata una passeggiata? Non tutti nascono sapendo già quello che sono e saranno per il resto della propria vita come te!”


“Almeno hai avuto dieci anni per riprenderti, io ci devo fare i conti adesso. Mi ritrovo investito da una marea di ricordi e di..”
Selene si alzò avvicinandosi a lui.
“Cosa Derek? Sentimenti? Puoi dirlo, sai? Non ti ucciderà. Se proprio vuoi arrivare alla radice del problema dovremmo parlare del tuo cambiamento dopo la morte di Paige”


“Tu non puoi capire”
“Non ci hai nemmeno provato Derek, non me lo hai mai voluto far capire!”
Disse la ragazza esasperata. Derek si avvicinò pericolosamente a lei facendola indietreggiare fino ad incontrare il muro.
“Perché stiamo discutendo di tutto ciò?!”
Disse lui tirando un pugno al muro intrappolando anche la ragazza sconvolta. Poi notò i suoi occhi rossi.
“Derek, c’è qualcosa che non va..”
Derek cercò di respirare profondamente e chiuse gli occhi.
“Lo so..è la luna. Fra un paio di giorni ci sarà la luna piena.”
“Non è solo questo, vero? Derek”
La ragazza posò una mano sul viso di lui che la guardò.
“E’ la luna. Posso sentirlo. La sento ogni secondo, da sempre, ma..questa volta..è da un po’ che è diverso”
“Dalla scorsa luna piena?”
Derek la fissò curioso.
“Sai qualcosa che non so?”
“Non hai notato che la luna ha un colore diverso?”
Derek fece qualche passo indietro e guardò fuori dalla finestra. La luna non era perfettamente piena, ma aveva un colore tendente all’arancione. Derek sembrò quasi ipnotizzato da quella sfera ancora non perfetta sospesa nel bel mezzo del cielo.
“Derek”
Selene lo richiamò. Poi provò a catturare la sua attenzione. Lo prese per un braccio e lo fece risedere.
“Volevi sapere come funziona giusto?”
“Cosa stai facendo?”
“Ti sto distraendo dalla luna.”
Derek corrucciò la fronte sorpreso e la incitò.
“Continua”
“Abbiamo diverse..capacità, chiamiamole così. Attingiamo da ogni creatura esistente. Abbiamo le abilità necessarie per difenderci dai predatori come i licantropi, abbiamo la capacità di dominare la natura come le streghe e siamo allenate fisicamente come i cacciatori, solo che abbiamo più forza.”
“Hai detto che dovete mantenere l’equilibrio. Ma se voi avete tutto questo potere..anche voi..”
“No. So cosa stai per dire non è così. Abbiamo più debolezze di quante tu possa immaginare. Ognuna delle creature esistenti sulla terra è in grado di ucciderci. Questo fa in modo che anche noi possiamo sottostare all’equilibrio che la natura ha creato. Potresti uccidermi con molta facilità Derek, credimi. Sono fragile come un essere umano. In più il morso di un Alfa ci uccide senza se e senza ma.”
“Non funziona esattamente così..”
“Funziona così per noi
Derek rifletté silenziosamente su quanto Selene gli aveva detto.
“Cosa c’entra la luna in tutto ciò..hai citato la luna l’altro giorno al loft”
“Come molte altre creature, diventiamo più forti con la luna piena. Nonostante il nostro potere discenda direttamente dalla natura. La luna però è nostra ancella in quanto ci rafforza.”
“Perché mi stai raccontando tutto?”
“Perché mi fido di te, Derek”
Disse con ovvietà la ragazza. Poi sospirò.
“Saranno passati anche dieci anni, ma se dovessi affidare la mia vita a qualcuno l’affiderei a te. E credimi ti ho detto più di quanto dovresti sapere.”
“Allora non ti dispiacerà dirmi nemmeno perché fino ad ora nessuno sembrava sapere nulla della vostra esistenza.”
Selene si alzò e si avvicinò alla libreria della sua stanza. Prese un grosso e vecchio libro e tornò a sedersi accanto a Derek.
“Qui c’è tutta la storia. Come puoi notare dal volume è davvero molto antica. Ma ricordando i tuoi precedenti scolastici credo ti farò un riassunto”
L’ombra di un sorriso apparve inaspettatamente sul viso di Derek.
“Credo resteresti davvero sorpresa di come siano cambiate le cose successivamente, ma accetto la proposta di un riassunto per comodità”
Selene sorrise e scosse la testa.

“Iniziamo col dire che dal medioevo le Guardiane si sono estinte. Si, molto tempo fa. E per estinte intendo che la nostra natura è rimasta latente. Nonostante ciò ogni donna appartenente a tale destino veniva informata di ciò di cui eravamo state private, la storia veniva comunque portata avanti in attesa di un ritorno manifesto della nostra natura. Ovviamente come puoi notare ciò è accaduto. E’ ricominciato con mia nonna, poi con mia madre e con me.”
“Per quale motivo la vostra natura era latente? Se nasci come creatura sovrannaturale dovresti semplicemente esserlo.”
Selene scosse la testa.
“Perché dovevamo proteggerci. Mia nonna non è stata l’unica ad essere tornata una vera e propria Guardiana. Tutta la sua generazione lo è stata. Da lì è ripartito tutto.”
“Perché?”
“Perché finalmente eravamo in numero sufficiente per svolgere da sole il nostro compito. Senza più bisogno che le streghe venissero viste come equilibratrici, esseri umani che facevano i cacciatori, e così via.”
“Temo di non capire..”
“In nostra assenza il nostro compito è stato suddiviso e affidato ad alcune tra le altre creature.”
“Hai detto che dovevate proteggervi..da cosa?”
“Da chi, sarebbe più corretto..Da voi”
Derek corrucciò la fronte perplesso e sorpreso.
“Licantropi?”
“Siamo state sterminate dai licantropi. Per questo le ultime Guardiane rimaste hanno reso latente la nostra natura e dispensato i nostri compiti ed alcune delle nostre capacità ad altri esseri sovrannaturali, in modo che l’equilibrio potesse essere mantenuto, in attesa che fossimo nuovamente in numero sufficiente per potercene occupare da sole”
“Perché proprio noi? Cos’è successo?”
Selene guardò Derek indecisa se continuare a raccontargli la storia o meno. Poi sospirò.
“Amore e potere non sono mai stati né saranno mai alleati”

Inghilterra 1213

“Portate Isabelle e le bambine via da qui! ORA!”
“Mia signora..”
“Voi dovete seguire semplicemente i miei ordini. Il futuro deve essere salvaguardato. Il passato è passato. Io sono il passato e loro sono il futuro. Vi è chiaro adesso? Proteggete Isabelle e le bambine.”
“E le altre fanciulle?”
La donna si fece seria e triste allo stesso tempo.
“Per loro ormai è troppo tardi.”
Un altro ringhio seguito da un urlo arrivarono fino alla sala maggiore del grande castello che ospitava le Guardiane.
“Andate.”
La donna incitò la guardia che si precipitò verso le stanze di Isabelle. Lei e le sue sorelle minori dormivano in una delle zone più nascoste del castello. La guardia attraversò vari passaggi e corridoi che in pochi conoscevano. Nel momento in cui si trovò di fronte alla camera della ragazza trovò anche qualcun altro ad aspettarlo. La guardia non poté nulla contro di lui. Sapeva a cosa sarebbe andato in contro, sperava però di poter arrivare in tempo, di poter arrivare prima di lui, ma così non fu. Si augurò che la giovane Isabelle capisse cosa stava succedendo in modo da poter scappare e salvarsi.
La ragazza lontana dal frastuono e dagli avvenimenti del castello dormiva placidamente tra le candide lenzuola del suo letto a baldacchino. Fu svegliata dai segni di lotta fuori dalla sua porta. Capì in breve di essere in pericolo. Si precipitò verso la porta, cercò di aprirla senza successo. Erano soliti chiuderla dall’esterno. L’aveva dimenticato. Dei colpi alla porta la fecero allontanare dalla stessa, spaventata spostò il grande quadro accanto all’armadio e si addentrò nei corridoi bui del passaggio. Sapeva di dover arrivare dalle sue piccole sorelle prima di loro. Raccolse la lunga gonna della sua veste da notte bianca per facilitare la corsa disperata a piedi scalzi per quei corridoi. I lunghi boccoli biondi si muovevano ritmicamente insieme al suo corpo. Ogni tanto si voltava indietro sperando di sfuggire alla sua stessa morte. Nel momento in cui finalmente arrivò di fronte alle stanze delle sue sorelle cercò le chiavi sotto il mattone davanti alla porta. Qualcuno però la afferrò per le braccia. La ragazza si spaventò, poi quando si voltò riconobbe quel viso familiare che tanto amava.
“William! Oh cielo siete qui”
Isabelle senza nemmeno pensarci due volte lo abbracciò vedendo in lui quasi una speranza di salvezza. William dal canto suo, prima socchiuse un po’ gli occhi e ricambiò l’abbraccio, poi però si fece serio e freddo, sciolse l’abbraccio e la guardò fisso.
“Mi dispiace, Isabelle”
La ragazza corrucciò la fronte perplessa. Non riusciva ancora a capire cosa stesse succedendo. Quando poi gli occhi di lui diventarono rossi, lei sgranò i suoi e si allontanò facendo qualche passo indietro.
“Quando siete diventato un Alfa?”
Disse un po’ spaventata e un po’ confusa. Stava iniziando a mettere insieme i pezzi, ma non voleva ancora crederci.
“Non molto tempo fa..”
Disse lui facendo qualche passo avanti verso la ragazza. Isabelle scosse la testa.
“Non è vero. Ditemi che non è come credo.”
“Cosa?”
Disse lui avvicinandosi ancora, mentre lei fece nuovamente qualche passo indietro
“Che non mi avete usata solo per avere informazioni. Per potervi infiltrare nel palazzo senza difficoltà. Sapevate del sorbo, sapevate dello strozza lupo, sapevate delle guardie, sapevate del Consiglio che si sarebbe tenuto in questi giorni! Sapevate che eravamo quasi tutte qui..”
Il ragazzo si avvicinò ancora di più e l’afferrò con forza dalle braccia.
“Potete difendervi. Fatelo”
“No, non posso.”
Il ragazzo le ringhiò contro, ma lei non fece nulla. Non cercò di liberarsi, non cercò di difendersi. Semplicemente il suo cuore spezzato le procurava fin troppo dolore.
“Almeno non uccidete le mie sorelle. Sono poco più che bambine. Non sono nemmeno ancora delle Guardiane. Non sanno nulla. Se avete mai provato almeno qualcosa per me, risparmiatele, vi prego”
“Non riuscite a capire vero? Qui si tratta di potere.”
“No. E’ semplice umanità”
William allentò la presa sulla ragazza che ormai aveva gli occhi pieni di lacrime. Era confuso. Lo era ormai da un po’ di tempo, ma non aveva mai voluto ammetterlo. Lui si allontanò di qualche passo. Isabelle lo guardò sorpresa e anche lei fece qualche passo indietro sperando di averlo convinto.
“Perdoni i miei modi bruschi Milady, ma non abbiamo molto tempo”
Isabelle si voltò appena riconoscendo il giovane uomo con qui si era scontrata nel bosco. Lui la strinse in una morsa da dietro e passo il suo braccio intorno al collo della ragazza iniziando a stringere.
William restò lì immobile non potendo fare nulla. L’unica cosa che riusciva a vedere erano quegli occhi vivaci che aveva imparato a conoscere così bene spegnersi lentamente, mentre delle lacrime scendevano lungo le guance rosee che pian piano perdevano colore.
Prima che la ragazza potesse esalare l’ultimo respiro, il giovane che la stava uccidendo lentamente la morse per essere sicuro di non lasciarla in vita. Senza molto garbo lasciò la presa e il corpo della ragazza cadde per terra.
“C’è qualcun altro in queste stanze?”
“Ci penso io.”
Disse imperativo William bloccando la mano dell’altro che stava per posarsi sulla maniglia della porta. Lui annuì e si allontanò per tornare nella sala maggiore. William prese le chiavi delle stanze e aprì lentamente al porta.
“Chi è?”
Una voce spaventata e singhiozzante si fece sentire. Il ragazzo si aiutò con i suoi occhi per poter vedere al buio. Si avvicinò al comodino e accese una candela. La luce fioca mostro una ragazzina che teneva stretta una bambina completamente terrorizzata. La prima doveva avere si è no dodici anni, mentre l’altra sette o otto al massimo.
“Dovete scappare.”
“Cosa è successo?”
“Non c’è tempo!”
Disse bruscamente il ragazzo.
“Conosci i passaggi del castello?”
La ragazzina annuì.
“Sai chi cercare e come?”
La ragazzina annuì ancora.
“Appena il sole sorgerà uscite dal castello attraverso i passaggi. Chiaro?”
La ragazzina annuì ancora.
“E non guardarti mai indietro. Mai.”
Detto ciò il ragazzo uscì dalla camera e la chiuse a chiave dall’esterno. Si avvicinò al corpo di Isabelle e si chinò su di lei.
“Mi dispiace..”
Sussurrò appena, poi con le dita chiuse gli occhi della ragazza ancora aperti. Le accarezzò le guance che avevano perso il loro rossore e poi raggiunse gli altri

“Fantastico. Altri fanatici a caccia di potere nel medioevo.”
Selene sospirò tristemente.
“Ti prego, tutto ciò è molto triste.”
“Già..a quanto pare Romeo e Giulietta esistevano davvero”
“Non intendevo questo. Sai quante storie del genere esistono anche oggi? Tutto ciò mi ricorda semplicemente che anche chi ami di più può tradirti. Riponi la tua fiducia in qualcuno e poi vieni ripagato in questo modo..”
“Per questo io non mi fido di nessuno”
Disse Derek alzandosi.
“Selene, perché siete qui?”
“Non lo so..”
“Andiamo..lo sai. Non puoi semplicemente aver seguito tua sorella così, senza spiegazioni”
“La spiegazione che mi ha dato non è quella corretta. Sono sicura che lei abbia in mente altro, ma non ha nessuna intenzione di parlarmene.”
Disse con decisione la ragazza. Anche se in cuor suo lo sapeva, sospettava qualcosa. E anche Derek lo sapeva.
Tu cosa pensi?”
“Credo che sia qui per vendicarsi”
“Di cosa?”
Selene lo guardò eloquentemente.
“Di questo? Di quello che mi hai raccontato? Una storia di 800 anni fa?”


“Ci sono sempre stati dei gruppi ribelli intestini. Sono stati messi a tacere per molto tempo, ma credo che in fondo abbiano continuato la loro attività segretamente..”
“Perché proprio a Beacon Hills?”
“Perché qui c’è una concentrazione maggiore di energia sovrannaturale alla quale poter attingere..in più c’è il branco di Deucalion..problema di cui secondo me dovremmo occuparci davvero. Temo che il Consiglio non sappia nemmeno della loro esistenza..”
“Altrimenti sarebbero già intervenuti..”
Continuò Derek per lei.
“Esatto”
“Perché non li informi tu allora”
“Non è così semplice.”
“Cosa non è semplice? Hai detto che dovete mantenere l’equilibrio no? Faresti solo il tuo dovere”
“Non capisci. Se è davvero come penso e mia sorella è coinvolta in ciò che ti ho detto..anche noi abbiamo delle regole..e anche noi veniamo giudicate”
“Dal Consiglio?”
“Se mia sorella e le altre coinvolte in tutto ciò venissero scoperte verrebbero messe sotto processo. La pena non sarebbe così magnanima”
Derek corrucciò la fronte riflettendo sulle sue parole.
“Siete al di sopra di ogni morale. Non significa che qualsiasi mezzo per raggiungere l’obiettivo può essere messo in atto, tutt’altro. La vostra condotta deve essere superiore a quella di qualsiasi altro essere vivente”
“Non possiamo uccidere ad esempio, a meno che non si tratti della nostra stessa vita o per uno scopo superiore, ma poi dovremmo comunque sottoporci ad un processo. Non possiamo agire senza consultare il consiglio. Non possiamo prendere decisioni di nostra spontanea volontà quando si tratta di azioni di questo genere. Siamo delle semplici tramiti di una legge superiore, di un equilibrio superiore. Il nostro fallimento provoca un collasso in un sistema troppo grande.”
“Tutto questo è da pazzi, non so se ne sono consapevoli.”
Disse senza mezzi termini il ragazzo.
“Voi avete le vostre regole, noi le nostre”
“No. Voi pretendete di controllare ogni cosa”
“Quello che noi cerchiamo di evitare è una guerra Derek. Quella che ci è costata i nostri poteri per secoli. Ti sei mai chiesto perché esistono così tanti licantropi al mondo? Quanto sai della tua specie, Derek? Sapevi che prima del 1213 era vietato trasformare un essere umano in un licantropo? O nascevi sovrannaturale o umano. Ormai non c’è più controllo. Il sovrannaturale sta per diventare normalità e la normalità rarità. Questo è il risultato della nostra assenza per troppo tempo. Cosa credi che accadrà se Deucalion continuerà con la sua opera? Mettiamo il caso che trovi altre reclute, cosa credi che accadrà? Perché tu gli hai detto di no, ma appena troverà qualcun altro disposto a seguirlo o qualcuno che potrà essere interessante tanto quanto te, lo prenderà. Cosa pensi faranno le altre creature? Pensi davvero che staranno a guardare mentre lui diventa ogni giorno più forte?”
“E’ un po’ troppo..ampia come visione non credi?”
Selene scosse la testa.
“E’ questa l’unica visione che noi abbiamo. Ognuno di voi pensa in piccolo, pensa al proprio gruppo, al proprio branco nel tuo caso. Noi pensiamo a tutti.”


“Siete pazzi”
“Non mi aspetto che tu capisca. Ma anche gli uomini hanno bisogno di regole e di leggi. E’ per questo che esiste una costituzione, esistono i tribunali, esistono i giudici. Non è poi così diversa la questione. Il mondo sovrannaturale ha bisogno di ordine. Il caos porterebbe ad una guerra senza fine. I licantropi non sono gli unici ad essere sfuggiti al controllo. Solo lo hanno fatto più di una volta. Siete alquanto indisciplinati”
“Selene volete imporre qualcosa senza che nessuno ve ne abbia dato il diritto. E’..è tirannia”
“Derek nemmeno sapete che esistiamo. Noi lavoriamo dietro le quinte. Non ci intromettiamo nella vostra vita. Se volete uccidere, uccidete. Se volete trasformare qualcuno, lo fate. Qualcuno è mai intervenuto? No. Ma nel momento in cui qualcuno diventa una minaccia per un intero mondo o specie, allora è il caso di intervenire. Derek, se non lo facessimo noi lo farebbe la natura. Trova sempre il modo di ristabilire l’equilibrio e di solito non è mai piacevole..per nessuno.”
Derek scosse la testa ancora poco convinto. Non riusciva a vedere ciò che la ragazza diceva. Continuava a pensare semplicemente che si ergessero a giudici egocentrici e privi di umiltà.
“Se Deucalion ti lasciasse andare, ma tu fossi consapevole che recluterebbe altri dieci Alfa che diventerebbero esattamente come Kali, Ennis, i gemelli cosa faresti? Lo lasceresti andare? Come vivresti sapendo che altri dieci branchi e le loro famiglie e i rispettivi emissari sono destinati a morire?”
Derek non sapeva cosa rispondere era in lotta perfino con se stesso.
“Non..non sarebbe affar mio.”
“Davvero? Tutti quei licantropi uccisi, gente come te..come la tua famiglia.”
Derek sospirò nervosamente.
“Ok d’accordo preferirei ucciderlo io stesso piuttosto che sapere che altri debbano sottoporsi a tutto questo”
Noi non aspettiamo che qualcuno prenda coraggio e lo faccia..ammesso e concesso che ci riesca. Si scatenerebbe semplicemente una guerra e il mondo non può permetterselo. Ci sono già gli uomini che si imbattono in fin troppe guerre senza senso”
“Non credo davvero di riuscire a capire il vostro modo di vedere le cose.”
Disse sinceramente Derek avvicinandosi alla finestra.
“Devo andare”
“La prossima luna piena sarà anche peggio..”
Derek si voltò nuovamente verso di lei.
“Cosa sai di questo?”
“Ancora nulla.”
Selene sentì bussare alla porta alle sue spalle. Si voltò spaventata, nel momento in cui tornò a guardare Derek lui non c’era più. Solo il vento entrava dalla finestra aperta smuovendo la tenda bianca.

 


Il freddo era palpabile, c’era odore di bruciato, la testa le faceva male. Si sentiva completamente stordita. Si passò una mano sulla testa e sentì un bruciore. Si guardò la mano era sanguinante. Piano piano il suo campo visivo si estese sempre più, quasi come se prima non vedesse tutto ciò che aveva intorno. Desolazione. Si guardò intorno spaventata, respirava a fatica.

All’improvviso un fischio assordante la costrinse a chiudere gli occhi, quando li riaprì si ritrovò in camera sua seduta sul letto con il fiato corto. Un sogno? I sogni non esistono si disse.

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