Call me Jo(el)

di Heart InRussia
(/viewuser.php?uid=133706)

Disclaimer: Questo testo proprietà del suo autore e degli aventi diritto. La stampa o il salvataggio del testo dà diritto ad un usufrutto personale a scopo di lettura ed esclude ogni forma di sfruttamento commerciale o altri usi improri.


Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Call me Joel ***
Capitolo 2: *** Part of the queque ***
Capitolo 3: *** You know I'm blind ***
Capitolo 4: *** A better place to play? ***
Capitolo 5: *** She makes me laugh ***
Capitolo 6: *** Walking On By ***



Capitolo 1
*** Call me Joel ***


Quella mattina non era la solita mattina, Jo lo capì dal modo in cui Sally puliva il bancone.

E da come la salutò.

-Bensvegliata, signorina!- Disse con un sorriso luminosissimo.

-Ci sono novità?- Chiese diretta, prendendo una brioche. Erano le nove del lunedì mattina, e si sentiva stanchissima.

-Arriva un gruppo oggi! Si fermano da noi per qualche settimana!

-Wow- disse senza troppo entusiasmo. Poi recepì cosa significava.

-Quindi vado a fare l’uomo del magazzino?

-Esatto, Jo. Soldi in arrivo per te.

Era decisamente una buona notizia.

E poi rompeva un po’ la monotonia della routine.

-E a proposito, come sei messa a soldi?

-Mi mancano 800 pounds per comprare il biglietto aereo e per assicurarmi qualche giorno in appartamento. Non so di là quanto costino, ma conto di arrangiarmi.-

Un giorno avrebbe ringraziato Sally come quella donna meritava. Le doveva tutto. Le doveva quindici dei suoi ventanni. Le doveva il fatto di avere un tetto sotto cui dormire e un pasto caldo. E anche il lavro, anche se come barista non prendeva uj granchè. Ma era già molto.

Sally lasciò lo straccio e prese a guardarla negli occhi. –Si fermano più di qualche giorno, Jo. Devi essere brava.-

-Certo!-mugugnò con la brioche in bocca- è facile! Cappellino, abiti larghi. Voce da uomo. Non capiranno mai!-

-Non devono capirlo. Il facchino è un lavoro da uomo, non devono avere dubbi. Tu limitati a portare i caffè e a spostare i cavi o chessoiocosadevifare. Non parlarci, sentirebbero la voce da ragazza. E tieni tutto pulito.

-Posso comunque dormire in studio, no?-

-Si, non penso ci siano problemi. Vieni a lavorare qui comunque durante il giorno.

-Giusto.

Quanto lavoro.

Però le servivano quei soldi.

-Meglio che vada a cambiarmi, allora.

-Bravissima. Per pranzo saranno qui. E per quell’ora per me ti chiamerai Joe, e ti presenterò alla troupe come il mio nipote sedicenne. Mi raccomando.

-Ma certo. Grazie Sally.

La baciò sulla guancia e uscì dal bar, verso lo studio di registrazione. Non le aveva neanche chiesto come si chiamavano.

 

 

-Hii-iiii

Esclamò qualcuno entrando nel bar, ed era un qualcuno con un borsone in mano.

Jo lanciò un occhiata veloce allo specchio dietro il bancone per controllare che fosse tutto okay.

Capelli raccolti sotto il cappello da baseball, visiera quasi sugli occhi. Felpona e pantaloni della tuta che qualcuno doveva aver dimenticato li qualche anno prima.

Scarpe del fratello di Sal. Perfetto, pensò.

-Ehiiii, Liiiaaam-

Sorrise Sal di fronte a lei. Un gruppo di quattro-cinque persone era entrato rumorosamente nel locale, semi deserto come sempre a quell’ora, e la donna stava entrando nella nota fase del oh-my-gosh-sei-il-mio-ospite-preferito.

-How’r you?

Disse quel Liam. Jo teneva gli occhi bassi come da copione ma le sembrò dalla voce e dal fare che si trattasse di qualcuno di giovane.

-Da quanto tempo! Felicissima di avervi qui ragazzi.

-You know, il tour è stato devastante, ora per qualche tempo non voglio più sentire parlare di alzataccie… Voglio dormire  e basta.

Intanto altri individui si erano avvicinati e appoggiati al banco.

Sal  riempì quattro calici di birra e glieli passò, chiedendo intanto se già stavano preparando qualcosa di nuovo.

-Sì, pensavamo di iniziare a scrivere il secondo album.- Rispose qualcuno più in là, una voce più profonda.

-Ma è magniiii-fico-sorridette Sal- la sala di registrazione l’avete già vista, no? I vostri alloggi son qua sopra, si entra da quella scala,e cco.

-Ehi, cos’è questo cosetto?- Esclamò il ragazzo di fianco a lei, Liam.

-Ah sì, questo è uno dei membri dello staff! Sapete, darà una mano coi lavori in studio… E’ solo un ragazzino ma se la dovrebbe cavare. E’mio nipote Joel.

-Ciao, Joel! Non mi guardi in faccia?

-Scusi, signore- rispose Jo, tenendo lo sguardo basso e sentendosi in imbarazzo-Io…lei… lei mi mette un po’ in soggezione.

Di solito quegli egocentrici cedevano subito a dei pseudocomplimenti.

Infatti funzionò. Liam scoppiò a ridere.

-Mi piace! Dai, sopporteremo questo coso. Mi dai un’altra birra?

Jo sorridette tra se e sé. Andata.

 

Ritorna all'indice


Capitolo 2
*** Part of the queque ***


aaa

I primi giorni non furono semplici semplici.

Per quanto avessero più uomini al loro servizio, gli Oasis si dimostrarono abbastanza capricciosi.

Volevano il caffè, la birra, il pranzo e il letto pronto agli orari che inventavano loro, diversi ogni giorno. Volevano che lo studio di registrazione (un nome molto elegante per un magazzino in disuso, ma Sally sarebbe stata in  grado di vendere cactus ai beduini) aperto quando volevano loro, e solo per loro.

Volevano le loro t-shirt da quattro soldi pulite in due ore.

Se la tirano un po’ troppo per essere un gruppo al primo album. Di tutti quelli che lavoravano lì, solo Sal sapeva chi davvero lei fosse. E se il pomeriggio lavorava in studio, la mattina era la barista Joe. Per fortuna il gruppo la sera usciva, così poteva andare a dormire presto, o avrebbe dormito sul bancone.

Lavorava e basta, ma ogni giorno si ripeteva che ne valeva la pena. Le importava proprio raccogliere il suo gruzzoletto per prendere un aereo e andare via da lì, e basta.

Via da quella realtà che non le era mai appartenuta, straniera ovunque andasse. Un giorno sarebbe partita, avrebbe cercato seriamente lavoro, avrebbe messo radici. Non sapeva dove o quando, ma era certa che era quello che le spettava fare.

Era passata ormai una settimana, quando quella sera come al solito rientrò in  magazzino stanca e pronta per coricarsi.

Non ne poteva più dello stress. Quel pomeriggio aveva dovuto prendere il furgoncino per andare in città a comprare la birra preferita di Liam, come se l’avesse divertita girare conciata com’era per la città. Inoltre aveva dovuto cercare una cartina di quel posto, sconosciuto ai turisti e dimenticato dall’uomo e provvedere a comprare ciò che mancava in dispensa.

Mai più, pensò, mentre lasciava le scarpe all’ingresso.

Stava per entrare nello stanzone che usava come appartamento e mangiare un panino in pace quando sentì un rumore.

Un suono. Una chitarra.

Qualcuno stava suonando.

Bè, non che le dispiacesse. Le avrebbe fatto compagnia durante la cena, sempre che non si fosse fatta scoprire. Attraversò la grande sala dove spesso i  gruppi si svaccavano, e aprì pianissimo la porta che dava sulla stanza dove dormiva.

Un ragazzo che doveva avere non troppi anni più di lei era curvo sulla sua chitarra, e suonava lentamente, come a cercare una nota.

Sembrava molto concentrato. Jo rimase a fissarlo dal suo spiraglio della porta semi-socchiusa. Solo quando lui alzò il volto si ricordò che era il fratello del cantante. Cosa ci faceva ancora lì?

Il ragazzo sembrò rinunciare a trovare la sua nota, perché riprese a suonare una delle canzoni che in quel periodo sentiva spesso eseguire dal gruppo. Era una melodia molto dolce, e il testo iniziava con  Sitting on qualcosa.

Non che si potesse fermare ad ascoltarli, non ne aveva il tempo ma forse quella sera avrebbe avuto un’esibizione solo per sé. Si sentì bene.

E lui canticchiava, suonando piano. Ripercorreva il testo, ricordava le note e proesguiva tranquillo, dimentico di tutto in un universo personale. La canzone si interruppe di colpo, e lo sentì esclamare “Cazzo!”

Mi ha vista pensò, e spaventata richiuse la porta di colpo.

Seguì silenzio.

-C’è qualcuno?- chiese la voce, al di là del muro.

Cazzo, cazzo, cazzo.

Dei passi.

Che faccio?

Istintivamente, aprì la porta. Tanto valeva manifestarsi.

Il tipo era lì, a pochi passi da lei. Era la prima volta che guardava uno degli Oasis negli occhi.  Come prima impressione non l'avrebbe definito il classico bello e dannato (un altro Stuart Sutcliffe, per intendersi), ma le piacque quello sguardo sveglio. Ed era un ragazo con una chitarra , il che valeva tutta la sua stima.

-Ehm…-graaaande commento Jo. Ora sì che si è capito qualcosa.

-E tu che ci fai qui?-le chiese.

Suonava male “Io qui ci dormo?”

Forse sì. Meglio non dirlo.

-Dormo qui la sera.-Jo, non capisci un cazzo.

-Ah.-

La guardò sorpreso, e aggiunse, con un cenno alla chitarra: -Ti…da fastidio?-

-Oh, NO!-

 Jo si interruppe, perché nella foga non aveva tenuta bassa la voce e la risposta le era venuta naturale. Non doveva farsi riconoscere. Riprese a usare toni bassi:-Mi fa piacere. Mi fa compagnia. Resta pure se vuoi.

Lui scrollò le spalle. –Sei… il nipote della bionda, no?

-Ah-ha.

In un angolo della stanza si trovava un piccolo frigo, che aprì e da cui estrasse un panino.

-Quanti anni hai?

-Quin…Sedici!

-Ah! Anch’io alla tua età lavoravo.Ti piace qui?

-Sì, dai. E poi di solito ascolto buona musica.

L’altro sorrise. –Non mi ricordo il tuo nome.

-Joel! E tu..?

-Sono Noel.- Gli porse la mano.

Jo pregò che la sua fosse abbastanza rovinata da non sembrare femminile, e strinse la destra del chitarrista. Quindi si sedette per terra, la schiena appoggiata al muro, seguito dall’altro che riprese la chitarra e si accomodò vicino alla parete opposta.

-Ti piace anche quello che suono?

Jo scrollò le spalle ( sembrava una cosa molto da ragazzo) e deglutì il primo morso. –Sì. Ma non capisco perché ti sei interrotto.

-Non so come andare avanti. Ehi Joel, ne capisci di musica?

Che domanda difficile. Sembrava una prova.

-Credo di sì. Cioè, mi piacciono i Beatles e conosco tutti i loro album. Son sul quel genere lì.

-Io e te ci capiamo. Magari puoi darmi qualche consiglio.

-Sal!

Jo entrò nel bar, vestita da Jo, radiosa in volto. Erano le sei di mattina e il mondo era ai suoi piedi.

-Ehi, piccola!

-Sal, non hai idea di cosa mi sia successo!

-Calmati, non mi va di sentire la gente agitata a quest’ora. Prendi il caffè con me?

-Si si si okay, ascolta, non  hai idea!

Che le importava del caffè?

Andò avanti a parlare, anche se Sally non aveva chiesto nulla. –Ieri sera si è fermato a suonare al capanno Noel,Noel Gallagher, il chitarrista… Abbiamo parlato tutta la sera di musica!

Sally sorrise all’entusiasmo della ragazza. Sembrava emanare luce con quell’aria stupita e gioiosa insieme, gioiosa di aver trovato qualcuno con cui parlare della sua passione. Nessuno ascoltava musica, lì.

-Jo, calmati.

-Ma è fantastico! Lui ne sa un sacco! Abbiamo parlato tutta sera dei Beatles e della loro musica!

-Jo, ricorda che sei un ragazzo.

-Io non…

-Fa così perché ai suoi occhi sei giovane e inesperto, non fidarti troppo di lui…Non sa chi sei.

Non le importava.

Prese il caffè pensando a quanto era stato bello parlare con qualcuno, sentendosi se stessa sotto quello stupido cappellino da baseball.

 

Il primo del gruppo a entrare nel bar fu Liam, alle nove, e sembrava lievemente ubriaco. Strafatto, sentenziò Jo tra sé e sé, in piedi dietro il bancone, i capelli castani raccolti in una coda.

-Una birra-chiese il giovane.

-Sì signore.

-Signore?- Liam scoppiò a ridere. -Ma se avrai la mia età!

-Suonate oggi?-chiese Sally.

-Non lo so, decide il capo lì.-Liam continuava a fissare Jo.-Vuoi venire a sentirci?- Le chiese.

La bionda scoppiò a ridere e con fare pacato si intromise:-Non dire sciocchezze. Tuo fratello ha espressamente chiesto un clima di concentrazione per voi, nessuna distrazione. Solo uomini.

Adorava Sally anche per quella capacità di indovinare i clienti e difenderla sempre, evitandole situazioni imbarazzanti.

-Saresti stata una bella distrazione-ammiccò il ragazzo, prima di lasciarsi cadere su una sedia.

La ragazza si sentì a disagio,  colpita da quello sguardo invadente. Sussurrò a Sally che sarebbe andata a sistemare le camere, e si allontanò in fretta dal bar.

 I clienti la infastidivano. Quelli dai complimenti gratuiti e dagli occhi indiscreti. Quelli che prendevano a fissarla finché lei non guardava altrove.

Ecco a cosa pensava mentre puliva le scale dell’albergo sopra il bar, a quanto rischioso fosse a volte per le ragazze fare lavori in cui erano continuamente esposte a gente come Liam Gallagher.

 

Hi, everybody!

Mi rendo conto di aver pubblicato questo capitolo molto presto e la verità é che volevo completare il primo e dare più un'idea della vicenda. 

Non voglio che sia banale, believe me. E'una storia che mi é venuta in mente qualche mattina fa lungo il tragitto per andare in università e volevo proporvi una fiction che non durasse molti capitoli ma potesse essere interessante. Grazie a chi ha letto o addirittura già recensito, conto di finire questa fiction prima di Agosto e spero di avere vostri pareri :) Al momento trovo molto difficile capire se i personaggi restano nei loro binari e cerco di evitare di creare degli Out of Character.So che difficilmente viene spontaneo scrivere una recensione, perciò sappiate che apprezzo moltissimo chi perde dei minuti per scrivermi qualcosa. E ovviamente anche il fatto che siate arrivati fin qui a leggere mi lusinga molto.

Grazie guys

Spero di ritrovarvi al capitolo 3 :)
buona settimana!

 

Ritorna all'indice


Capitolo 3
*** You know I'm blind ***


Alle sette e mezza le registrazioni terminarono e il gruppo uscì dal magazzino per cenare.

Finalmente libera.  Jo si lasciò scivolare lungo il muro e si sedette per  terra. Era a pezzi.

Aveva passato il pomeriggio a spostare casse, preparare panini, collegare cavi.

E ora avrebbe dovuto pulire il magazzino, ma non ne aveva voglia.

I colleghi la trattavano come il piccolino del gruppo, quindi era privilegiato e più coccolato rispetto agli altri, ma aveva comunque molto da fare. Troppo.

Essere Joel è faticoso, rifletté.

Avrebbe preferito mille volte essere al bar con Sally e sfogarsi, come normalmente (prima del loro arrivo) avrebbe fatto ogni sera. Avrebbero bevuto qualcosa insieme col locale chiuso e si sarebbero raccontare la giornata.

Avrebbe voluto togliersi il cappello e sciogliere i capelli, ma aveva paura che arrivasse Noel.

Andò al frigorifero nell’angolo e prese un panino per sé. Aveva una fame allucinante.

SI augurò che il lavoro le facesse smaltire tutto quello che mangiava.

Che vita. Forse un giorno tutto ciò le sarebbe sembrato lontano anni luce, ma al momento era davvero pesante. Quando la band fosse partita, avrebbe dormito due giorni almeno di fila, senza dubbio.

La porta si aprì.

-Sei tornato!- Esclamò contenta.

Noel alzò le spalle e afferrò una chitarra appoggiata alla parete, prima di sedersi qualche metro davanti a lei.

-E’ stata una giornataccia- disse semplicemente.

Benvenuto nel club.

Non le sembrava cortese fare domande, quindi tacque e andò avanti a mangiare il panino.

-E mio fratello è un coglione.

-Si sa- rispose Jo senza pensarci.

Poi realizzò cosa aveva detto e se ne pentì subito. Due occhi spalancati ricambiarono il suo sguardo spaventato. Avvampò, e nell’imbarazzo abbassò la visiera sugli occhi.

-Scusami, non volevo…Non intendevo! Non lo penso!

Il ragazzo scoppiò a ridere fragorosamente.

La ragazza si sentì mancare il fiato. Sono un idiota. Sono un idiota. Sono un idiota. Non sapeva cosa dire e più ci pensava e cercava idee più si sentiva il cervello vuoto.

-Scusa, mi dispiace un sacco… Perdonami. Non avrei mai voluto dirlo. Solo che lui stamattina al bar…

Okay, cosa stava dicendo?

Jo, calmati si impose.

-Che ha fatto?- Chiese Noel continuando a sorridere- Ci ha provato con la barista?

-Io.. Non lo so, credo…

-E’ un classico. Ma di noi tutti, non devi farci caso. – Parve interrotto da qualche pensiero. -Sei strano Joel. O sei strano o sei stupido.

Molto bene. Cosa aveva fatto di storto quel giorno?

Si tirò la visiera sugli occhi, e incrociò le braccia al petto. -Magari mi ha dato fastidio- disse semplicemente.

-E’ la tua ragazza?- Gli chiese l’altro, divertito.

Aveva proprio l’aria strafottente.

-Non devi guardarmi così, come se fossi un bambino- rispose lei, sinceramente irritata.

-Ma tu sei un ragazzino. Non offenderti-

Poi avvertendo il suo disagio cambiò argomento:- Ehi, mi aiuti col testo di questa canzone?-

Suonò qualche accordo. Suonava e accompagnava con le spalle quella melodia, canticchiando a bassa voce senza parole.

-Mi piace- disse Jo- Vuoi fare un testo serio?

-No, non credo. Perché?

-Non mi sembri uno da testi seri. Anzi, non mi sembri uno serio.

La ragazza sorrise e lui ricambiò di istinto. Ma il suo sorriso era incrinato e lei avvertì che, per qualche misterioso motivo, lo aveva messo a disagio.

 

 

Continuava a suonare da tutta mattina, e iniziava a sentirsi infastidito. Insomma, capiva che l’ispirazione andava seguita e sapeva che Noel al lavoro significava qualcosa di buono ma la cosa lo irritava. In quei momenti non c’era per nessuno e Liam provava quella sensazione (da lui così odiata) di essere un estraneo con suo fratello.

-Haven’t ya finished yet?

Chiese sottolineando quell’ultima parola. Probabilmente l’avrebbe fatto scazzare, ma almeno avrebbe ottenuto la sua attenzione.

-Liam, via.- Infatti.

Il ragazzo spense la sigaretta e andò a sedersi di fianco al chitarrista, in quello spazio isolato dietro la sala studio (alberi, terreno secco e niente altro)-Ma perché ci vuole così tanto?

-Non so, non trovo il testo. Non mettermi pressione.

-Nessuno ti mette pressione! Ma di solito focalizzi tutto subito, ecco.

-Non è sempre facil, non ho la testa sgombra.

-Mah- si rialzò e si passò una mano tra i capelli-bevi un po’ di più, fumati qualcosa, non pensarci.

Sempre così, senza pensare, scappando da tutto. Certo che anche per lui a volte era questa la soluzione, ma quella volta sentiva che stava aggirando il problema, lo rimandava scappando dai suoi pensieri in testa.

Con suo fratello non si poteva parlare e lui voleva capire, conoscere cosa lo rendeva così inquieto.

 

Nei giorni successivi Noel le parve spesso sovrappensiero. Tornava tutte le sere, ma a volte lo vedeva chiudersi in un guscio e di colpo parlare con meno naturalezza. La musica andava avanti, ma non trovava le parole.

Magari provava a inserirne qualcuna, ma poi confessava a Jo (anzi, a Joel) che gli sembrava senza senso e abbandonava.

-Per qualcuno deve avere un senso questo testo, anche se gli altri non lo capiscono. -disse una volta.

-Non sono d’accordo- affermò lei.- Molte cose sono senza senso.-

-Quando è così, mi rifiuto di capirle. Ma se le scrivo io voglio che dicano qualcosa. Devono dirmi qualcosa.

Non rispose. Entrambi si chiusero in un silenzio di pensieri tutti loro.

-Hai sentito gridare ieri?-Chiese dopo qualche istante

-No, in realtà-rispose lei stupita-cosa è successo?

-Niente, solite cose.

Quando diceva così era perché aveva litigato col fratello, ormai lo sapeva. Aveva assistito poche volte a quegli scontri, ma non restava mai a sentirli. Si sentiva a disagio, molto.

Le ricordava qualcosa che voleva dimenticare, di quando era bambina. Stava male quando due litigavano.

Noel prese un respiro profondo:- Joel-chiese esitante-se mai tu volessi parlare con qualcuno… con me puoi farlo. Sei uno in gamba. Lo so che ti da fastidio quando litighiamo. Perché non lo dici mai? Perché non me ne hai parlato?

-Perché sei gentile con me?-sbottò lei. Se ci teneva davvero, poteva evitare di picchiare Liam sotto ai suoi occhi. Perché faceva la parte del buono?

-Mi ascolti quando suono, mi tieni compagnia, mi ospiti qui. E non ho mai visto qualcuno così chiuso in se stess…

-Piantala. Qual’è la verità?

La verità, pensò Noel, è che c’è qualcosa di te che mi sfugge.

-Non capisco che intendi. Non posso essere gentile?

-Scusami se sono scortese nel dirlo, ma non mi va che qualcuno reciti con me. Questo non sei tu, ti vedo tutto il giorno e in questo momento non sei la persona che conosco. Sto bene in tua compagnia, ma ti considero amico, non qualcuno con cui fingere.

-Ehi, ho solo detto che con me puoi parlare-

-Parlare di che? Cosa vuoi sapere? Perché di colpo inizi a farmi domande? Non ho niente che non va, perché credi che io debba parlare?

-Perché sei saltato su?

-Siete tutti uguali, cazzo!

Si alzò, arrabbiata, e uscì dalla stanza. Se solo si fosse girata, avrebbe visto Noel Gallagher sorridere, dopo giorni.

 

I don't bellieve in everything I see
You know I'm blind, so why'd you disagree? 

 

Riiiii eccomi qua!!!!

So di essere un po’ in anticipo, ma ho realizzato che devo far stare tutto in meno di dieci capitoli entro Agosto, e non ho tutto questo tempo.

Innanzitutto vorrei ringraziare di cuore chi ah recensito:

FraRose che ha fatto un’analisi davvero molto acuta e per nulla superficiale e che ha avuto la cortesia di scrivermela tutta…Mi ha fatto pensare a un po’ di cose, tra cui come appare la fic e come potrei farla proseguire (anche se so già come andrà a finire –eheh- ho ricevuto spunti interessantissimi). Davvero grazie per la cura e il cuore con cui hai letto questi primi capitoli!

 

Windofchange  che segue con attenzione e mi fa sapere subito il suo parere…E’importante capire se Noel e Liam ci stanno simpatici in tutta questa vicenda, e mi fido moltissimo di un giudizio attento come il tuo, a cui non sfugge nulla!

Thebeatgoesonx  che mi fa i pollici in su per questo inizio… Ecco, io spero che questo capitolo non sia l’inziipo di una delusione ma ti ringrazio tanto per il tuo super sostegno!!

RemeberWhen che è stata la primaaaaaaa e che ha recensito immediatamente con grande entusiasmo, mentre mi chiedevo come avevo reso il secondo capitolo. Meno male che c’eri :D

 

Non sapete che bello sia stato ricevere le vostre recensioni e sapere che ne pensate… Non è da tutti fermarsi e perdere tempo ed energie per mettere giù quello che si pensa della storia e sono fortunata ad avere come lettori voi che lo avete fatto J per non parlare dei giudizi bellissimi e sorridenti che mi avete lasciato…. Davvero GRAZIE

Un ringraziamento va ovviamente anche ai lettori silenziosi, che se anche non giudicano però ci sono e hanno dedicato un po’ del loro tempo a Noel, Sally, Liam e Jo!

 

A proposito di questo capitolo:

non che sia successo molto, è soprattutto di passaggio e in preparazione al prossimo (che pubblicherò Martedì prossimo, il 9):

Noel è sempre più pensieroso e, no romanticone, non è chesia innamorato ;) ma solo un po’ confuso da qualcosa (tanananaaaa suspanceee) che si scoprirà il prossimo capitolo

Liam capisce che qualcosa non va (ebbene sì!!Non è così stupido) ma non ha tutta questa voglia di stare a pensarci… anzi, non capisce perché il big brother debba stare a pensarci e non faccia invece finta di nulla

 Jo è in  una situazione non facile, perché se all’inizio si era trovata bene con Noel ora si rende conto che qualcosa non è come dovrebbe essere: si confida di meno, cerca di farle domande…

 

Insomma….

 

La causa di tutto è il grande Gallagher!!!!!!!!!!!!!

Alla fine sorride, perché….be, non ve lo posso dire ora, se no poi chi legge il prossimo capitolo? E io vorrei che gli stessi fantastici lettori che mi han seguita  fin qui  leggessero anche il capitolo 4, in cui si capiranno tante cose!

A settimana prossima ragazzi,

spero di trovarvi!

Ritorna all'indice


Capitolo 4
*** A better place to play? ***


 Eccomi!

Mi sono resa conto di avere ancora  a disposizione poco tempo per finire la storia, e quindi pochi capitoli. Quindi mi scuso in anticipo per la lunghezza di questo!

Come vedrete le vicende di Jo, Sally e Oasis qui procedono di molto.

Non faccio altri commenti, ma anzi aspetto i vostri, dato che ho visto che capite molto bene ( e più di me) i personaggi! Ho preferito scrivere lìintroduzione anziché il commento finale al capitolo stavolta, proprio perché credo che questo non vada commentato da me  ma da chi lo legge.

Vorrei ringraziare in particolar modo FraRose, Mrclean e WIndofchange che mi hanno detto la loro e che ormai stanno facendo amicizia coi personaggi... I vostri commenti mi aiutano sempre tanto,mi fanno capire ogni volta qualcosa di più sulla storia! Siete fantastici e quello che scrivete é sempre un piacere da leggere!

Un ringraziamento sincero e detto col cuore va anche a voi lettori silenziosi, che state leggendo queste righe e ti sei fermato/a qualche minuto per dedicare attenzione a questa storia, staccandoti dal mondo per un istante. Spero che questo capitolo ti piaccia e se mi vorrete scrivere mi faraà tantissimo piacere.

Passo la parola al racconto, mettetevi comodi, accendete il condizionatore, rilassatevi e.... se volete fatemi sapere!

Il giorno dopo iniziò come un pessimo giorno.

Sally non disse nulla, vedendo l’amica così di malumore. Era meglio non indagare, quando Jo era girata.

Alle otto il bar aprì e la donna sperò che non si presentasse Liam: era diventato parecchio invadente nei riguardi della sua collega, ultimamente. Sentì il telefono suonare, e fece segno a Jo di andare ad accogliere lei gli eventuali clienti.

Jo annuì.

Era stufa di quella routine.

La sera precedente l’aveva proprio scazzata, aveva ancora nelle orecchie le parole di Noel. Aveva di colpo iniziato a fingere con lei, non era più spontaneo come i primi giorni e lei non  capiva dove avesse sbagliato. La cosa che la irritava moltissimo era l’aver capito che lui non si fidava di lei, quando invece all’inizio la ragazza pensava di aver trovato in lui un potenziale amico.

la solita, commentò ironica tra sé.

La porta si aprì, e decise che comunque avrebbe dovuto indossare la maschera del oggi-va-tutto-bene, soprattutto perché era al lavoro. Quella sera ne avrebbe parlato con Sally.

Era immersa nei suoi pensieri quando si accorse di aver davanti un Noel Gallagher che la fissava.

Avvampò di colpo. -Ehi- disse.

Poi si ricordò che Jo teoricamente non lo conosceva né ci aveva mai parlato.- Buongiorno-si corresse.

-Ciao- rispose lui sorridente-sei nuova qui?-

Si ricordò che per loro era un classico provarci con la barista [ipse dixit]. Ancora, si comportava come se avesse avuto un copione.: non era Noel il potenziale amico, spontaneo e naturale, ma il chitarrista di una rock band che recitava la sua parte...

-Sì, e tu?-

Sally era rientrata. Salvami, pensò la ragazza.

-Noeeel, che piacere! Non ti si vede mai da queste parti!

-Sì, commentavo con la tua collega che entrambi non ci siamo mai visti.

-Sarà che a volte torna tardi la sera-inventò la donna-e capita che arrivi tardi al mattino.

-Capisco.- tornò a rivolgersi a lei-E cosa si fa la sera, da voi?

Al largo amico. –Si fa-rispose enigmatica-ieri sera, ad esempio, ero con un amico.

Era una mezza verità, ma per lui avrebbe dovuto essere un gigantesco KEEP OFF  che si andava formando sopra la sua testa.

Amico, capito? Un ragazzo di cui non ti dico il nome né l'identità, e dato che per te sono una ragazza qualunque dovresti pensare che dico ‘amico’ ma magari è qualcosa di più. Non  mi conosci e ti dico che ero con un ragazzo, sloooggia!

Non sloggiò.

Sembrava sempre più di buonumore.

Ordinò una birra e si sedette al bancone, perso d’un tratto nei suoi pensieri. Mentre serviva altri clienti, Jo lo vide salutare gli altri Oasis che scendevano dalle camere. Ogni tanto i loro sguardi si incrociavano, ed imbarazzata sentiva di arrossire ogni volta.

 

Erano le due, e vestita da Joel si dirigeva verso lo studio.

Oggi i ragazzi suonavano, e gli uomini del magazzino dovevano occuparsi di aprire la sala di registrazione effettiva. Tutto perché gli oasis avevano deciso di incidere qualche pezzo.

Jo, quasi arrivata, abbassò la visiera sugli occhi. Non sarebbe stato un pomeriggio facile, l’aspettava un lavoro faticoso: scatoloni da aprire, strumenti da spostare e scaricare dal loro camion, e avrebbe dovuto comportarsi come un ragazzo, fisicamente più forte di quello che lei non era.

E poi doveva stare attenta a Noel che era strano.

Sospirò, guardando la porta verde presso cui era giunta.

Si va in scena, pensò mentre abbassava la maniglia.

 

-Stoooop!- Gridò Liam nel microfono.

Smisero tutti di suonare e alzarono i loro sguardi su di lui. –What’s on?-chiese il batterista.

-Succede-rispose seccato- che avere questi che ancora lavorano mi da fastidio. Sono le quattro cazzo, son qui da due ore, cosa stanno facendo? Dico a voi!

Jo e i due uomini che stavano scaricando insieme a lei gli scatoloni dal furgone lo guardarono perplessi.

-Anche tu-riprese il cantante rivolto a lei-si può sapere che hai? A guardarti sembra che la roba pesi chissà cosa. Vi voglio fuori dalle palle entro un’ora, okay?-

Aveva gli occhi quasi coperti dalla visiera, e comunque Jo non abbassò lo sguardo. Che isterico di un Gallagher, pensò tra sé e sé.

L’altro era sempre più arrabbiato, tanto che prese a camminare verso lei e  gli altri due- Per esempio, quella che hai in mano ora, quella cassa che tieni nello scatolone, è davvero così pesante, ragazzina?

Il collega di lei le lanciò uno sguardo comprensivo, come a dire: non prendertela. Figurati, pensò lei, se solo sapesse la verità.

Liam le strappò la roba dalle mani:- Non mi sembra che ci vogliano cinque fottuti minuti per ognuna di ste cose per trasportarle fin qui! Mi ascolti?-

Le prese il polso, con forza, e la costrinse ad alzare lo sguardo. –Vi voglio fuori di qui, tutti e tre!-

Vide qualcosa cambiare nei suoi occhi. Per un attimo sembrò stupito. Le mollò la presa, come se il suo braccio scottasse, e subito tornò dagli altri del gruppo, calmissimi.

-Soprattutto tu!- Gridò ancora, dandole le spalle.

 

Finalmente arrivarono le sette ( e mai cinque ore le erano parse così lunghe), e perciò la fine della sessione.

Non vedeva l’ora di stare da sola. Liam era stato insopportabile tutto il pomeriggio, chiamava loro tre per le cose più stupide, e le sembrava di aver svolto i compiti più pesanti proprio lei.

Uscì dal salone ed entrando subito nel magazzino si chiuse la porta alle spalle.

Non ne poteva più, avrebbe solo voluto urlare qualcosa, qualcosa di offensivo.

Non era molto femminile ma tirò un pugno contro il muro. Chi credeva di essere? E gli altri che lo lasciavano fare? Era arrabbiatissima.

Sentì la porta dietro di lei aprirsi.

-E’permesso?-chiese Noel. Non l’aveva mai chiesto. Era venuto a fare il bravo ragazzo dopo un pomeriggio ad osservare i suoi maltrattamenti?

-NO!- Gridò lei.

La porta si chiuse.

SI girò stupita, ma vide che il ragazzo se l’era chiusa alle spalle.

-Devo parlarti.-

Appoggiò la schiena al muro e incrociò le braccia. –Va bene, signore-disse contrariata. I capi erano loro, erano loro che pagavano, il cliente ha sempre ragione, eccetera eccetera. Chissà cosa voleva chiederle, capriccioso di un musicista! A lei sarebbe bastato rimanere sola. Andare a correre magari, o scoppiare a piangere o qualsiasi cosa che la aiutasse a sfogarsi.

Il ragazzo le si avvicinò. Sembrava aver dimenticato cosa dire. –Io..mi dispiace per Liam.

-Non ti credo- ribatté sincera- siete tutti fatti a quel modo. Il nostro lavoro è lasciare che pensiate solo a voi stessi!

-Non è sempre così- ribatté il chitarrista sereno. –Per esempio, lascia che ti tolga quel groviglio di polvere che hai sulle spalle.

Si mosse svelto, allungando velocemente il braccio verso di lei. Sentì che qualcosa che non doveva succedere stava accadendo, e cioè il cappellino le stava scivolando dalla testa.

I lunghi capelli castani si sciolsero sulle spalle e sentì il viso molto più libero, gli occhi non più nascosti. Jo si rese conto che Noel la stava guardando sorridente, il berretto in mano.

-Ma che…- L’aveva fatto apposta.

-Ecco cosa stava succedendo-commentò lui.

Non sapeva che fare. Si passò una mano tra i capelli, realizzando che era stata scoperta. –Shit-disse.

Era paralizzata. E ora?

Parlare con Sally?

Cosa ho fatto?

-E’ tutto a posto- le disse l’altro.- L’avevo capito. Oh bé, a meno che tu non mi stia per dire che hai una sorella gemella che ho incontrato stamattina.- Jo era di pietra. Lui capendolo le fece gesto di mettersi comoda:-Siediti un momento, dai.-

-Io… tu.. cosa?

Si sedette davanti a lei.

Ancora spiazzata lo imitò.

-Ora tutto si spiega-iniziò Noel- stavo iniziando a preoccuparmi.

Lo guardò senza capire.

Sorrise –I discorsi che facevi, il modo di sorridere, ogni tanto, sai, arrossivi… O eri un ragazzino innamorato di me o una ragazza.-

-Ma…-

-Perché pensavi che non l’avrei capito? Per esempio sono un musicista, so riconoscere i vari tipi di voci. Il tuo non era maschile.-

-Da quanto..?-

-Da qualche giorno. Ho iniziato a far caso a un po’ di cose. Mi trovo bene a parlare con te, ma eri troppo…strano. E a volte dicevi cose che tra amici non si direbbero mai, eri un ragazzino troppo femminile. Ti ho tenuto d’occhio, ci ho pensato e ho provato a fare un’ipotesi…credo che la cosa più divertente sia stata venirti a vedere stamattina.-

-Tu..-

-Dai, si capiva che mi conoscevi, e la barista non l’avevo mai vista! E poi, quando mai uno scazzato si lascia avvicinare come te due minuti fa? Non puoi nascondere chi sei, neanche vestendoti da ragazzo!-

Si prese la testa tra le mani. E ora?

-E’perché tu mi hai parlato… Non se ne sarebbero accorti. Non dirlo a nessuno, o io perdo il lavoro-disse.

-Nessun altro segreto? Non sei, che so, la nipote che non sapevo di avere?

-Zero. Non ridere,è una cosa seria!

-Non ne parlerò con nessuno, resterà tra noi.-

Stava per aggiungere qualcosa, ma prima che aprisse bocca lei si era mossa di scatto per riprendere il berretto. Non funzionò, perché alzò prontamente il braccio.

-NOEL!-

-Continueremo a trovarci, non è un problema per te, vero?-

Lo guardò scocciata. Non era in  vena di fare promesse, quel giorno stava sbagliando tutto.

-Okay, okay-disse lui rialzandosi- i patti sono questi. Io non lo rivelerò a nessuno, ma tu non smetterai di essere il mio interlocutore della sera. Ho davvero bisogno del tuo parere per la canzone che sto scrivendo, gli altri se ne sbattono.-

-Mi ridarai il cappellino?- chiese Jo. Le faceva piacere che ci tenesse  a lei.

-Forse-sorrise enigmatico.- Se mi accompagni a cena.-

-Non se ne parla!-gridò stupita. Voleva farla scoprire?

-Almeno vieni con me, si saranno già messi a mangiare! Ti prendi un panino e torni qui.-

CI pensò un attimo, poi allungò la mano.- Andata!-

 

Il locale sembrava affollato, così Jo decise di raggiungere Sally e di raccontarle tutto, prima di farsi dare qualcosa da mangiare.

Aveva mantenuto la promessa, ora poteva anche separarsi da lui, ma..-Dov’è Liam?-

-Già- rispose Noel-e la tua amica bionda?-

-Magari è sul retro. Vieni con me.

Si allontanarono dalla sala, piena delle chiacchiere dei commensali, per inoltrarsi nel silenzio del retro-bar, verso la cucina. Mentre si avvicinava alla stanza dove si cucinava, sentì una voce maschile parlare da dietro la porta e si fermò. Era Liam.

-Non mi avevi detto che era una ragazza!

Trattenne il respiro. Come faceva a saperlo? Guardò il suo compagno, ma Noel alzò le spalle.

-Non fa nessuna differenza-disse Sally da dentro.

-Sì, sì invece! You know, dici una cosa al magazziniere un attimo, lo guardi negli occhi e capisci di averla già vista. E dove l’avevo vista? QUI, Sally, una donna! Ma ti sei chiesta cosa avrei potuto…

Il fratello del cantante decise di aprire la porta ed entrare in cucina, e lei lo seguì, sempre più confusa.

-Che sta succedendo?- Esordì il più vecchio dei due Gallagher.

-Jo!- Esclamò stupita la donna. Poi si sedette su una sedia che aveva vicino, e con calma disse:-Okay, forse è il caso di spiegarsi.

-E’ lei, no?- le chiese brusco il giovane, indicando la ragazza.

Lei capì cosa intendeva, e rassegnata si tolse il berretto, sistemando subito dopo i capelli come poteva.- Sì.

Anche lui si sedette. Noel prese posto di fianco a Sally, e anche gli altri due si sedettero.

-Lasciami spiegare, Liam.-Esordì la donna.-Jo, non ti avevo detto una cosa sugli Oasis.  Io e lui ci conoscevamo già. Era passato qui qualche anno fa quando tu eri ancora da mio fratello, e…

-Lei cosa?- Fu Noel a chiedere, stavolta.

-Lasciami andare avanti.  Jo è stata adottata da mio fratello e sua moglie quando aveva cinque anni. Mi  ha raggiunto per lavorare compiuti i diciotto, quindi due anni fa. Qualche tempo fa, dicevo, avevo conosciuto qui Liam. Nel momento in cui mi ha chiamato per avvisarmi che sarebbe tornato, gli ho chiesto il favore di prendere nello staff una persona in più e…

-Favore-la imitò beffardo lui- Mi hai ricattato.

-Quella partita di erba era abbastanza ingombrante, Gallagher, e alla polizia non ho mai detto nulla!

Jo trasalì. Liam aveva spacciato?

Nessuno dei due Gallagher sembrò stupirsi, perciò rinunciò a fare domande.

-Comunque non mi aveva detto che fosse una ragazza.- commentò il giovane.

-Neanche un ragazzo-ribatté pronta Sally.

-Non può lavorare con noi. Non è un lavoro da donna e poi non mi concentrerei molto, mi darebbe fastidio!

-Ma ho bisogno di quel lavoro!-pigolò la ragazza, inserendosi per la prima volta nel discorso.

-Non so che dirti, piccola.

-No Gallagher, don’t let her down. Hai promesso.  Jo-l’amica si rivolse a lei-c’é comunque bisogno di qualcuno che faccia le pulizie lì, no? e ti farò fare qualche turno in più al bar.

-Aspetta- disse Noel- c’è anche da considerare il fatto che per star lì a suonare occupiamo una parte dello spazio in cui dorme. Quindi mi sembra giusto pagarle l’affitto, non credi Liam?

L’idea era quasi paradossale per lei, ma per come la stava salvando Jo avrebbe voluto correre ad abbracciare il ragazzo, il cuore colmo di gratitudine.

-Si può fare-rispose l’altro. Si rivolse a lei- Guarda che se ti ho intorno mi fa solo piacere, eh!

-Finiscila, Gallagher!- Rispose secca.

I  due più vecchi nella stanza sorrisero.

Il ragazzo sembrava seccato:- Ah, e scusa Noel se ti ho rivelato la vera identità di uno di quelli che tu mi fai pagare!

Noel, che si stava alzando per uscire in quel momento, alzò le spalle:-veramente mi sta aiutando a scrivere una canzone. Nessun problema Liam, c’ero arrivato da solo e già qualche giorno fa.

Il fratello non poté far altro che tacere.

 

 

 

-E quindi sei la nipote della bionda?-chiese Noel qualche sera dopo.

Ormai avevano preso l’abitudine di cenare insieme, e si ritrovavano prima. In quel periodo avevano parlato molto di più rspetto a quando era Joel.

-Mmm.. non proprio-rispose- Le cose sono andate così:-si fermo e deglutì il panino prima di iniziare a spiegare- sono rimasta orfana a due anni. Il fratello di mia mamma mi ha preso in casa, ma dato che non era un molto a posto non me la devo essere passata molto bene. Ricordo molto poco di allora, ma non  ho dimenticato che mi picchiava spesso quando tornava a casa. Una volta è passato di qui e si è fermato al bar di Sally, e deve aver dato spettacolo. Preso dalla sbornia mi ha dimenticata qui, e lei ha deciso di provare a tenermi, dato che suo fratello e sua moglie non avevano figli. Il tribunale le ha dato ragione. Fatti i diciott’anni sono tornata qui, per mettere insieme dei soldi e partire.

Disse tutto d’un fiato, e glielo disse perché era Noel e poteva sapere quelle cose, ma non voleva passare troppo tempo sull’argomento.

-Anch’io avevo un padre violento-rispose semplicemente lui, guardando le corde della chitarra che stava riaccordando- e quindi hai vent’anni, uh?

Apprezzò molto che avesse capito. –Non uno di meno-

-Ti facevo più giovane-

-Me lo dicono spesso. E tu scusa, quanti anni hai?

Lui sorrise con un angolo della bocca e alzò lo sguardo verso di lei:- Ventisette.

-Sì, più o meno ti davo quell’età.  Ma a parlare con te non sento i sette anni di differenza!

-E’ un bene che ci siano. E’ più facile parlare senza che tu, ecco, ti faccia strane idee su di me, che tu sia spaventata dalla mia età.

Lo osservò sorpresa da quel cambio di ton o nel loro discorso. Ecco, quello era Noel, prima serio e che poi buttava tutto sul ridere.- Io mi farei strane idee su di me? Sbagliato, ragazzo! Sei tu  che rischi di crollare!

Gli tirò un cuscino in faccia mentre lui scoppiava a ridere. –Forse, se non ti avessi conosciuto come Joel. E’ un buon deterrente essere un ragazzo per non farmi provare attrazione. Anche se- si interruppe per guardarla, già divertito- hai un modo molto affascinante di pronunciare quel ‘Gallagher’. Com’è che fai?- Noel imitò una ipotetica Jo che, con tono basso e caldo, diceva- Galla-gaa.

-Non ho quel tono da battona!- replicò Jo divertita-Sei uno stupido!

-Piano coi termini, potrei offendermi! –Noel ormai aveva appoggiato la chitarra per terra e continuava a ridere, tenendo tra le mani il cuscino che aveva appena ricevuto in faccia.

-Comunque-riprese lei, più seria-anche a me va bene chiarire subito che al momento ho bisogno di parlare con un amico e basta. L’amore incasina troppo tutto.

-E’vero- disse l’altro, più pensieroso-Messo nelle mani sbagliate ti fa perdere le persone. O forse le metti alla prova, e vedi davvero come sono.

-Allora solo amici, Noel.

-Solo amici, Jo. Se ce la fai, si intende.

Una felpa che doveva essere stata dimenticata da qualche avventore anni prima lo andò a colpire sopra la fronte, mentre lei scoppiava a ridere ancora.

 

-Devo trovare il testo, ho la musica ma non le parole.

-Ti aiuto io!

Si andò a sedere di fianco a lui dopo essersi raccolta i capelli.

Ormai Giugno era arrivato, e la sua mise tipica era canotta-calzoncini-elastico pronto sul polso.

Lui teneva un bloc-notes tra le mani, e pensieroso giocava con la matita.

-Hai in mente un tema, o un argomento preciso?

-No, per nulla. Ma non mi importa che abbia senso. Questo testo lo scriviamo io e te, venga fuori quello che deve essere, basta che stia bene con gli accordi.

-Non saprei. Mmm. Tu sei bravo coi testi, guarda se hai qualche idea. Gira l’occhio musicale che hai verso il tuo cervello.

-Questa è buona- disse mettendosi  a scrivere.

-Cosa?

-Segue molto bene.

E in una calligrafia poco curata e frettolosa lasciò sul foglio bianco:

slip inside the eye of your mind

-Senti che suona?- e iniziò a canticchiare quelle parole.

-Bé, direi che è stato facile! Ho solo dovuto dire la mia…

-Magari saresti un’ottima autrice di testi e ancora non lo sai, ci hai mai pensato?

-Smettila di prendermi in giro!- E ridendo, gli prese dalle mani il taccuino.

Glielo ridiede dopo averci scritto, e ironica gli disse:- Ecco, perché non metti anche questo?

 

Don’t you know you may find a better place to play?

 

Noel lesse e sorrise. –Prova con might, suona meglio -commentò correggendolo.- e comunque puoi piantarla con ste commedie, lo so che ti fa piacere stare al fianco di un grande musicista.

-Dove, dove? Non lo vedo!- gli rispose, guardandosi intorno per poi sorridergli.

-Simpatia da ventenne, proprio.

-C’mon, Gallagher!- Gli passò una mano tra i capelli per scompigliarli, poi si alzò per andare a prendere da bere.- Vuoi acqua o birra?

-Quando mai ti ha chiesto acqua il Gallag-aaa?

 

Ritorna all'indice


Capitolo 5
*** She makes me laugh ***


Non che Noel Gallagher avesse molte certezze in quel periodo, ma sapeva che su alcune sentenze non avrebbe mai cambiato idea.

Per esempio, il fatto che Liam fosse un ingombrante egocentrico, e fosse geloso di lui perché era il suo fratello maggiore. Voleva attenzioni su attenzioni specie da parte sua per sentirsi a posto, ma erano passati i tempi in cui era il piccolo della famiglia e andava (per quanto possibile) viziato.

O che tra donna e uomo per lui non ci sarebbe mai stata una vera e propria amicizia e che spesso si trattava di mero interesse. Do ut des. E che quel “des” si riferisse a favori, soldi o sesso poco importava, erano variabili intercambiabili, il succo della questione era che non c’era una vera fiducia alla base del rapporto, né nulla di gratuito.

Questo in realtà era stato un po’ messo in crisi dal rapporto con Jo: sentiva che c’era fiducia reciproca e non avrebbe rinunciato volentieri a incontrarla, ma non dimenticava che le basi per potersi vedere serenamente erano state gettate quando lei era ancora Joel.

E ovviamente non dubitava che ogni donna sognasse ad ogni aperti un grande, favoloso Amore.

-Che cosa? –Chiese Jo quella sera, incerta se aveva capito giusto.

Uno dei clienti abituali le aveva regalato una confezione di matite quella mattina (lasciate dalla nipote qualche giorno prima), e ora mentre lui suonava si era persa a disegnare, come una bambina. Perlomeno non faceva le case col tetto a punta e le finestre quadrate.

-Ma sì-sorrise Noel- il principe azzurro, o come cazzo si chiama. Siete convinte che un giorno arriverà l’uomo perfetto e che non darà mai mai mai problemi.

Tacque. –Non saprei, non  penso che esista qualcuno capace di non dare problemi. Tutte le relazioni comportano un minimo di fatica, non trovi? Fatica a capirsi, a rispettarsi, a non esigere egoisticamente tutto e subito.

-Dunno. Viviamo in una società che ci insegna ad esigere tutto e ad averlo immediatamente, senza guardare all’altro.

Stava disegnando una spiaggia col sole che sorgeva e giudicava il disegno piuttosto buono. Alzò un attimo lo sguardo:-Bè, non tutti. Se tu volessi qualcosa da me me lo chiederesti,no? Senza significati strani!-Aggiunse in fretta.

Il ragazzo sogghignò. -Immagino di sì, perché ci conosciamo da un po’ e mi trovo bene. Ma se fossi mio fratello ti illuderei per ottenere quello che voglio.

-Povero Liam- sospirò Jo.  Colorare l’orizzonte di blu la rilassava. -Noel, levati quell’espressione dalla faccia!

Lui rideva. -Sei forte!

Afferrò il bloc e una matita, e lo aggiunse al testo:

Levati quell’espressione dalla faccia Noel

Non mi brucerai mai il cuore

 

 Poi glielo lanciò. Lui lesse e intonò per l’ennesima volta la canzone, inserendoci quelle strofe, ma non riuscì a proseguire molto perché scoppiarono a ridere ancora.

 

 

 

Quel giorno erano andati a fare qualche intervista, perché Jo li vide rincasare tardi. Non era la prima volta che succedeva, ma era la prima che Noel entrava nello studio dopo aver passato la giornata fuori.

-Ehi, che succede?

 

### Il dj lanciò un’occhiata all’orologio: erano in onda da dieci minuti ed erano volati, ancora senza nessuna pausa.

Liam e company erano semplicemente un gruppo comico e lui stava ridendo da ancora prima che iniziasse l’intervista.

-Ci scrive una fan da Londra- Disse nel microfono, aprendo un nuovo argomento- e come un po’ di ragazze a questa parte, vorrebbe sapere come va nel privato.

-Lasciaci il tuo numero, piccola!- gridò Liam, provocandò l’ilarità generale.

-Seriamente, ragazze- intervenne il fratello- se non volete farvi male e se il vostro ottico di fiducia è ancora di vostra fiducia, non passate nei pressi di Manchester quando torniamo a casa e soprattutto non nei paraggi del Kid!

-Dice così solo perché è perso-rispose l’altro a tono

-Woo Noel, e di chi?

-Della mia chitarra, è ovvio. –lo interruppe il fratello maggiore-E ora, pubblicità!-

Non era previsto ovviamente, ma il dee jay si strinse nelle spalle e fece segnale alla regia, ancora divertito da quel primo quarto d’ora.

-Liam, devo parlarti.###

Il ragazzo si sedette per terra sbuffando, mentre lei chiudeva la porta con le due solite mandate che metteva di notte.

-Ho litigato con quella testa di c-

-Ancora?-

-Non lo sopporto.

 

### -Oho, adesso vorrai dirmi che non è vero! Ti rode che ti abbia chiuso la bocca, doesn’t it?

-Shut your mouth-replicò scocciato-non ho bisogno di dirti nulla. Non siamo tra amici Liam, siamo in diretta cazzo, e l’ultima cosa di cui ho bisogno è che qualcuno creda alle tue stronzate mandando paparazzi in zona!

-La verità bruucia, ah? Ti urta se non sai cosa dire!

-Liam, vedi di fare il bravo fino a fine trasmissione. Poi se ancora pensi di poter rispondere per me me lo dici finito il programma.

-Ma che male c’è?

-A far cosa, a raccontare palle in diretta?

- Any publicity is good publicity, ed è tutto vero. Se lei ascoltasse la trasmissione lo troverebbe romantico-disse ghignando. ###

Rimase un po’ a guardare il muro.

A lei non l’avrebbe mai raccontato. Doveva ancora decidere  lui che pensarne.

-Posso dormire qui?

-Certo, tiro fuori un’altra brandina. Ma siete riusciti ad andare al programma?

-E’nato tutto lì, domani saremo su qualche quotidiano di sicuro. “I complessati e malati di mente fratelli Gallagher” eccetera.

Gosh.

-E il viaggio di ritorno?

-Ho preso un pullman. E anche lì avrei potuto ammazzare qualcuno, quella ragazzina si stava per prendere un occhio nero.

Queste fan, pensò tra sé e sé Jo.- Non accusarle, per loro sei quasi una divinità-

-Certo che lo sono per loro, ma non lo sopporto! I mean, mi dà quella sensazione di potere che amo, che tutti amiamo! Ma potrebbero  capire che la loro vita non finisce e non ha il suo senso in un drogato o bevuto che suona strafatto in diretta nazionale!

La ragazza tacque, e appoggiato il materassino davanti a lui gli si siedette a fianco, appoggiandogli una mano sulla spalla.

-Forse un giorno ti abituerai, e penserai di essere la persona che loro vedono in te-

-Non ci vedono una persona. Loro- gesticolò sulla sua fronte, disegnando un’ipotetica aureola- loro credono che io sia qualcuno oltre il genere umano. Sono esattamente fatto della loro pasta, coi miei casini e i miei problemi, canto perché è il mio lavoro e quello che voglio fare. Punto! Non posso essere me stesso e basta, senza il peso di dover essere un fottutissimo esempio?

-Hanno quindici anni, Noel.

-Tu ne hai venti! Non possono essere come te?

Appoggiò la testa sulla sua spalla. –Forse gli piace credere che tu sia super. Han bisogno di un punto di riferimento, qualcuno da amare e difendere.

-E’ inquietante che quel punto debba essere io, isn’t it?

Jo chiuse gli occhi, sentendo la stanchezza di quel giorno pesare tutta sulle sue palpebre. -No, c’è anche Liam.-scherzò.

Il ragazzo le cinse le spalle e iniziò a giocherellare coi suoi capelli. –Sei stanca Jo, dormi.

 

Si svegliò il mattino dopo nel suo letto, come sempre. Doveva averla portata lì lui.

Appoggiato alla parete opposta, un materassino con le coperte sfatte era stato usato per dormire da qualcuno. Jo immaginò che dovesse averla messa a dormire e fosse andato a coricarsi lì.

Si girò sull’altro fianco, decisa a dormire ancora un po’.

 

Nel retro del bar invece stava Sally con Noel. Il ragazzo si era svegliato presto quella mattina ed era andato a fare colazione lì, trovandosi addosso lo sguardo indagatore della donna, sorpresa di non vederlo scendere le scale ogni mattina.

Così, complice l’ora e il fatto che erano soli nel locale, le aveva spiegato che aveva dormito su uno dei materassini allo studio, e Sally l’aveva trascinato nel retro, dicendo che doveva spiegarli qualcosa lontano dallo sguardo dei clienti.

-Non mi piace come ti stai comportando con lei, Noel

-Ma è tutto okay. Nessuno di noi due ci ha visto nulla di male .

-Non è un ragazzo, you know, e quella tra voi due non è un’amicizia tra due maschi. Ti sembra un  uomo, Noel?

-No,e..-

-Neanche a me. E’una ragazza e piuttosto carina, non puoi trattarla come-

-Non sei sua madre! E comunque sono un uomo, non un ragazzino in balia dei suoi ormoni. Sono decisamente in grado di tener divisi i concetti di “essere amici” e “provarci con qualcuna”

-Sarai anche un uomo- sibilò lei seccata-ma lei no. E non deve farsi strane idee sul tuo conto

-E’ quello che le ho detto e…

-Un conto è dirlo Gallagher, un conto è realizzarlo! Non ti perdonerei mai quello che stai facendo se venissi a scoprire che si è presa una cotta per te e non vuole dirlo!

-Cosa posso fare?-chiese esasperato-mi trovo bene a parlare con lei, non voglio smettere!

Sally sembrò calmarsi. Doveva averci già pensato, perché solo qualche secondo dopo propose:- Lasciala partire qualche giorno.

-Cosa?

-E’ la soluzione ideale. Qualche giorno di stacco vi allontanerà un po’ da quest’abitudine che avete preso di raccontarvi tutto, in modo che resti qualcosa di sano e non si trasformi in dipendenza. E se vi sentirete bene comunque sarete più convinti del fatto che potete restare amici.

-Non saprei..-

-Non è una proposta amichevole, Noel. E’ quasi mia figlia quella ragazza. Non te ne andrai di qui se non sarai pronto a supportare questa proposta davanti a lei.

Capisco da chi ha preso, pensò il ragazzo. –Andata- disse.

Sally sorrise sorpresa, riconoscendo una tipica risposta di quella ragazza che ora voleva proteggere.

 

-Partire?

Jo la guardò perplessa, seduta al bancone. Sally sorrideva come la mattina che erano arrivati gli Oasis:- Sì, non ti sembra una buona idea? I ragazzi prima di qualche settimana, o mese, non se ne andranno, non perdi molto se per qualche giorno vai a trovare Paul.

Paul era suo fratello.

Le sarebbe molto piaciuto rivedere il padre adottivo.

Mentre meditava di dire sì, sentì aprirsi la porta e vide Noel all’ingresso.

-Ehi, Gallagher!

Il ragazzo le sorrise e si avvicinò.

-Prendo un caffè anch’io,- chiese sedendosi al bancone.

-Sally dice che se voglio posso partire qualche giorno. Riesci ad aspettare per la canzone?

-Direi di sì, piccola. E tu resisterai senza di me?

-Credo di potercela fare, sì.-sorrise ironica, un sopracciglio alzato.

La donna che stava preparando il caffè dando loro le spalle sorrideva tra sé e sé. Forse non aveva motivo di preoccuparsi. Comunque qualche giorno di stacco non avrebbe fatto male alla sua piccola collega.

 

Nel pomeriggio comunque la prese da parte.

-What’s up Sal?

-Devo parlarti.

Andarono nel retro del bar, in cucina. Si sedettero al tavolo dove un  tempo cenavano insieme, e sospirando la donna aprì il discorso:- Jo, non voglio che tu pensi che non mi fido di te, non prenderlo come un rimprovero, ma non mettere la tua vita in mano a dei musicisti, perché la butteranno via.

La ragazza alzò un sopracciglio, sorpresa. L’altra proseguì: -Lo vedo che ti stai affezionando a loro. Tu e Noel avete un bel rapporto, okay, ma a volte penso che corriate troppo. Non è gente che prende noi comuni mortali sul serio.

Jo si stizzì:-Io non mi faccio prendere la testa da nessuno, Sal! So riconoscere le persone. Non ho intenzione di farmi usare!

-Ecco, è questa tua sicurezza che un po’ mi spaventa! Non impariamo mai a conoscere gli altri del tutto. Non permettere che qualcuno ti prenda per gioco, quando tu ti fidi di lui.

-Non..

-Sfruttiamo questi giorni via. Cerca di staccarti un po’ con la testa da questi ragazzi, io li osserverò e cercherò di capire se vedo in lui-scusa, in loro, un atteggiamento più serio di quello che temo. Ho paura Jo, ho paura che sia in  grado di farti soffrire.

-Non sono innamorata di lui, Sal.

La guardò comprensiva. –Allora sii razionale, e pensa a quello che ti ho detto. Non fare cazzate, bimba.

E dopo averle passato affettuosamente la mano nei capelli, usciì dalla stanza, lasciandola a pensare.

 

Partì quel pomeriggio alle sette, senza salutare nessuno (nessuno),le parole di Sally ancora in testa. SI fidava moltissimo della sua amica e avrebbe messo Noel-cioè, gli Oasis-alla prova, non facendosi sentire per una settimana. Era decisa, se al suo ritorno non  avessero dato prova di nostalgia non era un rapporto serio.

Furono i giorni più lunghi che ricordasse di aver mai vissuto. Già il martedì si chiedeva se fosse possibile che fossero trascorse solo ventiquattro ore dal suo arrivo. E che mancassero cinque eterni giorni alla sua partenza.

Le aveva fatto molto piacere rivedere Paul e Jane, certo, ma dopo aver riassunto come procedeva su da Sally e raccontato un po’ di sé aveva esaurito tutte le cose da dire.

Il viaggio di quattro ore in pullman era stato meno noioso di quella mattinata alla spiaggia.

Il vento soffiava inclemente, e fare il bagno o prendere il sole era impensabile.

Faceva già il countdown per il suo discorso. Ogni cosa che osservava le sembrava qualcosa da raccontare a Sally, o  a Noel. Ogni passante che vedeva aveva qualcosa che le ricordava gli Oasis.

La marca di birra, il tipo di felpa, il modo di camminare.

Tutti avevano qualcosa di Noel.

Incrociò le braccia al petto, sconsolata, chiedendosi se su le cose andavano meglio.

 

 

 

“Le cose procedono sempre meglio per gli Oasis!” squillò entusiasta il giornalista nel microfono, dall’alto della sua postazione  tv. Era appena entrata nel bar e ora fissava lo schermo incuriosita. Nel riquadro apparvero i quattro ragazzi-un colpo al cuore. Che nostalgia.

-Puoi alzare?-chiese all’uomo dietro al bancone prima di sedersi e seguire la trasmissione.

“Siamo in diretta Live dagli studi di Galsgow, dove uno dei gruppi più famosi della Britannia ha accetattato stamattina di essere  intervistato per la prima volta dopo il ritiro in località ignota! Non è così Noel?”

“Non temere Nick, torneremo in questo nowhere appena finito qui!” replicò il chitarrista acquistando il primo piano della trasmissione. Jo beveva quelle immagini e quella voce sperando che l’intervista durasse il più possibile.

“Stiamo procedendo con il nuovo album e al momento ne siamo molto soddisfatti” Sorrise dentro di sé, pensando che forse in quel lavoro era considerata anche la canzone che stavano scrivendo insieme.

“Ma è magnifico! Tra quanto sarà possibile rivedervi per i fan? A quando l’uscita?”

Il ragazzo si passò una mano sulla nuca qualche secondo, prima di dire in tono tranquillo: “Questo non te lo posso dire…Manterremo la suspance fino all’ultimo e nel frattempo, fossi in un ragazzino inglese, controllerei di aver già acquistato Definitely Maybe!”

Seguì risata da copione dell’intervistatore: “Sempre in vena! Avete già pensato al tour?”

“Actually we’re soon leaving for U.S., I think”.

Quelle parole colpirono Jo come un pugno in faccia. CHE COSA?

Non gliene aveva mai parlato, né lui negli altri. Non ne sapeva nulla. Stavano per partire per andare oltreoceano?

Aveva deciso di andare via e non aveva detto nulla?

Le sembrò che il sangue avesse smesso di correrle nelle vene mentre una voce lontana chiedeva “Davvero? Un tour in America? MA questo, wow!, è grandioso!”

“Sì-sorrise il musicista-lo è, lo pensiamo anche noi.”

 

 

Camminava tra le vie di quel paese che conosceva come le sue tasche con un’aria sconvolta.

Ecco come stavano le cose, questo era cosa succedeva a fidarsi degli altri. Le parole di Sally le rimbombavano nelle orecchie: non mettere la tua vita in mano a dei musicisti. Per fortuna era partita e l’aveva ascoltata.

Da quanto l’avevano deciso?

Se fosse stata lì in quel momento sarebbe stata ignara di tutto? Noel sarebbe passata a trovarla senza dirle nulla, lasciandole credere che lui e gli Oasis sarebbero rimasti lì fino a nuovo avviso? E anzi, da quanto lui le parlava e continuava a comportarsi da amico pur sapendo che tempo qualche giorno e non si sarebbero rivisti?

Erano amici?

No, lei si confidava con lui e aveva fiducia, mentre Noel le aveva tenuta nascosta una cosa così importante. Del resto, pensò con un sorriso amaro, le rockstar non fanno amicizia, non legano. Loro  hanno il mondo ai loro piedi e tutti gli altri son numeri, e io e lui parlavamo perché su non c’è nessuno.

Non si finiva mai di imparare.

Sally aveva sempre mantenuto un filo di diffidenza, ci aveva preso fin da subito, perché li conosceva e aveva presente quel genere di persone. Sally era l’unica con cui ora avesse voglia di parlare, e che sapeva che l’avrebbe potuta confortare.

 

“NOOO WAYYY” Gridò Liam mettendosi le mani tra i capelli.

I compagni intorno avevano lo stesso  atteggiamento incredulo e dispiaciuto insieme, la sensazione di un pugno in pancia era condivisa da tutti.

 

 

Scusate il ritardo, ci sono! Mi perdonate il silenzio di questi ultimi giorni?

E di aver chiuso con la suspance?

E’ giusto così, che il capitolo termini ora e voi possiate immaginare come va avanti. Ma non odiatemi, aggiornerò prestissimo, mercoledì!, con la fine della fic (EBBENE SI!!!)

Anche per i ringraziamenti seri lascio un po’ di silenzio (solo, un enorme GRAZIE a Bemya, Fra Rose e Windofchange per le recensioni J )

 e lascio la parola all’ultimo capitolo e ancora prima a voi.

Che ne pensate? Vero che Noel ha fatto un po’ un’infamata a non dire nulla della partenza a Jo? E no, nessun buonismo, la sua è stata una decisione presa coscientemente… Io la chiamo paura!

E che ne pensate di lei? Come dovrebbe comportarsi? [Valigia e biglietto di sola andata per le Bahamas, ndA]

Aspetto i vostri pareri…lasciatene, è la penultima volta che potete commentare!

Grazie per essere arrivati fin qui con la lettura!

Siete fantastici

 

A mercoledì!

Ritorna all'indice


Capitolo 6
*** Walking On By ***


“NOOO WAYYY” Gridò Liam mettendosi le mani tra i capelli.

I compagni intorno avevano lo stesso  atteggiamento incredulo e dispiaciuto insieme, la sensazione di un pugno in pancia era condivisa da tutti.

“Come ha potuto sbagliare così?” gridò Alan, furioso. Noel non aveva neanche il coraggio di parlare.

Lo stesso telecronista non riusciva a nascondere la delusione nella sua voce per il mancato gol: “Rete mancata per il Manchester, sembrava proprio un gol già fatto..”

Il retro del bar (uno dei pochi luoghi dotati di televisore in quel paesino) risplendeva della luce azzurrognola emanata dall’apparecchio mentre i cinque ragazzi raccolti attorno al tavolo osservavano con sgomento come procedeva il match.

“E’ lo squillo di un telefono, questo?” chiese Paul

“Perché non va a rispondere?” commentò irritato Liam.

Ma Sally doveva essere alle prese con le varie ordinazioni, e così fu Noel, sconsolato, ad alzarsi per rispondere al telefono. Dopotutto stava prestando loro il televisore su sua richiesta, non potevano essere maleducati.

Raggiunse il corridoio, dove impietoso l’apparecchio continuava a squillare, e afferrò la cornetta.

-It’s me- disse semplicemente.

-NOEL?

-Jo?

-Cosa ci fai…Dov’è Sally?

-Non lo so. E’ successo qualcosa?

Okay, avrebbe dovuto essere calma, cortese e gentile eccetera eccetera, ma quel tono la faceva innervosire al massimo: perché si comportava come nulla fosse?

-Sì, cioè penso di sì, ma mi sarei aspettata di sentirmene parlare da te e non da un programma televisivo.

-Cos..?

-Noel, state partendo? Perché era quello che diceva il chitarrista degli Oasis oggi in diretta tv. A meno che tu non abbia un fratello gemello che suona nel tuo gruppo, in quel caso tutto okay chiaramente.

-Ma cosa stai dicendo?

-Vuoi negarmi di avere affermato che state facendo i bagagli?

-No! Ma..

-Perché avresti potuto dirmelo.

La ragazza decise di non dire più nulla, perché era giunta sul limite del discorso civile che precedeva gli insulti pesanti. Doveva essere corretta, continuava a ripetersi.

Lui sentì che aveva smesso di parlare e prese la parola:- Io te ne avrei parlato, non vedo perché tu debba aggredirmi così. Lunedì saresti tornata e ti avrei avvisato.

Okay, ogni buon proposito era ufficialmente saltato.

-Perfetto, cioè io mi aspetto di tornare a casa e rivedervi tutti e ora so che quello che mi attende sono un paio di valige e voi che ve ne partite sorridenti per chissà dove! Perché si sa, è normale non parlarne affatto e mi va bene essere considerata meno che un giornalista, intendendo che il primo canale sa già oggi che ve ne andate e con lui mezza Inghilterra, io lo scoprirei lunedì proprio perché vi vedo andare! Chiaro!

-Devi capire che…

-Lo capisco benissimo, ci sono delle priorità e un intervistatore qualsiasi merita più di me di sapere subito le cose. Andrebbe benissimo, certo, se ti chiamassi Paul Mc Cartney e io non ti conoscessi e non mi stessi trattando come quella che lo avrebbe saputo per caso, perché non è importante!

-Te l’avrei detto!- Noel alzò la voce come stava facendo lei. Che razza di discorsi gli stava facendo?

-Non capisci proprio…-Non avrebbe pianto al telefono, non avrebbe fatto trasparire che stava malissimo, ma non riusciva a impedire che la rabbia le facesse dire quello che le stava a cuore:- il punto è che pensavo che tu mi dessi il valore che io do a te.   Il punto è che io mi sono fidata di te, e tu non mi dici una cosa così importante!  Magari se avessi deciso di tornare qualche giorno più tardi non ti avrei più rivisto. E questo a te va bene, è okay, io posso parlarti di me ma tu mi tratti come se fossi una sconosciuta. Anzi, mi consideri anche meno, perché allo sconosciuto ne hai parlato oggi. Chissà da quanto avevate deciso, e non me ne hai accennato nulla! E ora passami Sally, che voglio parlare con lei.

-Bè, Sally può aspettare!- replicò lui, gridando. Se ne rese conto e abbassò la voce di qualche tono prima di rispondere, cercando di mantenere la calma:-Non venire a farmi queste ramanzine. Stai ingigantendo la questione e dandole significati  che nessuno le ha dato! Se io notassi tutte ste cazzate come fai tu non sarebbe più finita! Domenica sei sparita di colpo, nessuno ti ha sentito in questi giorni, vorresti dirmi che Lunedì saresti passata a salutarmi? Ti stai comportando come se non te ne fregasse nulla tu in prima persona, e non ne faccio una tragedia! Aspettavo che tornassi per parlartene e te l’avrei detto!

-Perfetto, l’ho scoperto anche da sola. Posso anche non tornare, ora.

-Esatto, non disurbarti ad avvisare quando torni!

E furioso Noel chiuse la chiamata.

Era  fuori di sé. Uscì a grandi passi dal corridoio, senza sapere cosa fare ma deciso a uscire da lì.

Una voce dal tono argentino continuava a descrivere l’andamento della partita.

 

 

 

 

 

 

 

Le cose andavano benissimo per Noel, osservarono i ragazzi. Dalla sera della partita si era isolato e passava tutto il tempo a scrivere, e dava insomma prova di aver recuperato molta della sua creatività.

Venerdì mattina addirittura aveva pronta una canzone.

-Well done, chief!- lo accolsero i ragazzi in studio. Erano  stufi di suonare sempre  i soliti pezzi e quel giorno sarebbero andati in radio, quindi un brano nuovo di cui parlare era l’ideale.

Noel si sedette sulla sua sedia, imbracciando la chitarra, e nel giro di qualche minuto gliela cantò tutta, poi spiegò loro come l’avrebbero interpretata.

Era perfetta. Lui si sentiva perfettamente a suo agio in quel pezzo, sentiva che lo esprimeva.

Agli altri piaceva, era qualcosa di nuovo e a pennello per gli Oasis insieme.

Tutti, tranne lui forse, pensarono la stessa cosa di quel testo.

Nessuno, ovviamente, aveva intenzione di chiedere cos’era successo la sera che era sparito (anche se era chiaro che qualcosa aveva dato origine a quella chiusura), né dove era stato quella notte, né perché era ricomparso il giorno dopo e, senza salutare, aveva deciso di chiudersi a scrivere.

-Aspetterei a farla leggere ad altri, quando torna- suggerì semplicemente Paul, e gli altri annuirono.

Liam approvò con un cenno della testa e basta, per non rovinare nulla e non litigare. Il concetto era stato espresso in modo troppo gentile per i suoi gusti. Se avesse detto la sua, gli avrebbe chiesto di smetterla di far finta di niente.

-Ye, I mean, rientra nelle canzoni che parlano di questioni da amici…come Acquiesce in un certo senso, doesn’t it?

Ma ancora prima di ricevere risposta, sentì che stava mentendo. Il fratello strinse i pugni nelle tasche.

 

 

Il sesto giorno, quasi fine settimana, le era divenuto insopportabile per quanto era stato lungo e infinito. Scalpitava per tornare a casa. Sentiva che un richiamo fortissimo la portava naturalmente a tornare lì con i pensieri, nel bene e nel male, e anche se si sentiva ferita e puntava a non incrociare nessuno al ritorno sapeva che era lì casa sua.

 

 

Senza Jo intorno, non riusciva ad andare avanti con quel testo. Gli erano venute in mente poche frasi, a caso: “Mettetevi davanti al camino”, citazione di sua mamma per una volta che avevano fatto la foto insieme, e una di John Lennon riguardante la sua manifestazione pacifica con Yoko, “Inizierò una rivoluzione dal letto, dato che dite che mi è partita la testa”.

Stop.

Zero idee.

Aveva lasciato il taccuino in camera di Jo, insieme all’altro testo, perché ormai era quello il luogo in cui scriveva meglio.

Chiuse la porta con due mandate, deciso a non mettere più piede in quel posto.

 

Domenica. Il giorno dopo sarebbe partita e tornata a casa. Si sarebbe svegliata anche bene forse, se non avesse fatto quell’incubo.

Rientrava in camera, appena tornata dal viaggio,e trovava Noel intento a suonare. Non l’aveva salutata subito, all’inizio l’aveva ignorata, per poi guardarla e dirle: Jo, avevamo deciso di essere solo amici.

Nel sogno negava che fosse andata diversamente, per lei era un amico, ma lui scosse il capo. ‘Ti avevo chiesto di resistere senza di me, e non ce l’hai fatta. . Perché dai, la sfuriata che mi hai fatto era proprio da innamorata persa. Sei proprio una ragazzina di vent’anni’.

Jo si svegliò addolorata, e per tutto il giorno ripensò  a quel sogno.

 

 

E finalmente arrivò lunedì. Salutò tutti, rianimata dal sollievo di tornare a casa, arrivò il momento di salire sul pullman e di riconoscere dal finestrino i suoi luoghi, arrivò il momento di scendere davanti al bar di Sally e di dirigersi verso il magazzino.

Chissà perché pensiamo che i momenti che attendiamo non arriveranno mai. Arrivano sempre, dall’inizio dei nostri giorni.

Girò due volte la chiave nella porta, incerta di cosa avrebbe trovato dentro, ma una volta aperta si rese conto che non c’era nessuno, dovevano essere andati da qualche parte.

Meglio.

Arrivata in camera lasciò cadere il borsone a terra prima di rendersi conto dei due fogli che stavano in mezzo alla stanza.

Il primo era quello della loro canzone. Non era proseguito molto.

Il secondo era un testo nuovo.

Lo afferrò emozionata, riconoscendo la calligrafia.

 

Rockin’ chair-oasis

n.g.

 

Ho più anni di quelli che vorrei avere,

questo posto non ha più nulla da darmi

e’ tutta la vita che cerco un modo diverso

Non mi importa se è per il tuo carattere

Mi sento male per te , mi tratti male

È tutta la vita che cerco di realizzare un giorno migliore

Ed è abbastanza dura rimanere solo  seduto qui vicino al telefono

Ad aspettare che i ricordi ritornino

E’ abbastanza dura sedersi qui, suonare seduto al tuo posto

C’è un po’ troppo da affrontare se non ci sei.

 

Non avrebbe voluto leggere quello che aveva letto. Non avrebbe voluto vedere più di quello che c’era.

Le era mancato il fiato dalla prima riga, e all’ultima le veniva da piangere. SI stava illudendo in modo vertiginoso, si disse, se pensava che davvero fosse per lei. Non era possibile.

Afferrò il testo e corse fuori dal magazzino, senza neanche chiudere la porta a due mandate.

 

Vide che era tornata, i suoi bagagli e la porta aperta, ma non ebbe notizie di lei per tutto il giorno.

Nessuno sapeva dove fosse finita.

Sally trovo un post-it sulla porta del bar:  “Don’t worry”.

The Chief, alle diplomatiche domande degli altri sul perché non si fosse fatta vedere, alzò le spalle. Del resto era stato lui a dirle che non l’avrebbe aspettata.

 

 

 

 

Noel riguardò l’orologio quando sentì battere la seconda volta. Non aveva visto male, erano davvero le due di notte.

Dal momento che Domenica avevano fatto serata e lunedì si era alzato alle cinque di pomeriggio non lo infastidiva il sonno, quanto non capire cosa potesse essere successo.

Indossò una maglietta a caso e i pantaloni della tuta e andò ad aprire.

Non poté dire nulla, perché Jo gli fece cenno di star zitto e lo prese per mano, conducendolo fuori da lì.

Era una notte estiva, e si stava benissimo-Jo gli camminava a fianco e non proferiva parola.

Il ragazzo non connetteva bene, non capiva cosa stava succedendo. Decise di interrompere il silenzio e chiedere dove stessero andando.

-Non lo so-disse lei neutra.

Noel le cinse le spalle. -vieni con me.-

 

Non capì neanche lei come, ma nel giro di dieci minuti si era trovata sul furgoncino degli oasis, Noel alla guida. Non sapeva dove la stesse portando. Non sapeva perché l’aveva svegliato. Anzi, lo sapeva, ma non voleva esprimere a parole quel pensiero. Voleva rivederlo e le mancava da morire.

Dopo un quarto d’ora in silenzio il furgoncino si fermò.

Noel la fece scendere, e si accorse di essere davanti a una spiaggia. Si sedettero lì, davanti al mare, e lui le porse una lattina di caffè. Nessuno dei due aveva sonno, comunque.

-Ciao anche a te-esordì lui sottovoce.

-Scusami. Io… sono arrivata ieri pomeriggio-

-lo so.-

-E sono sparita.-

-Lo so.-

-Sono andata a camminare un po’ nei dintorni.-

-Perché?-

-Dovevo schiarirmi le idee.-

Noel aprì la lattina e ne bevve un sorso. Jo capì che avrebbe dovuto continuare.

-Io… mi dispiace per quella scenata. Non avrei dovuto comportarmi come una bambina. Per piacere, non lasciare che rovini il nostro rapporto.

Lui annuì.

-Sai, son venuto qui dopo quella chiamata. Per calmarmi. Ci ho pensato su un po’ma la verità è che non ho idea di quello che stai pensando ora. Tornando indietro non avrei detto quelle cose.

Seguì silenzio, carico di molte cose che avrebbero voluto dire ma rimasero inespresse.

Lei non voleva lasciare le cose indefinite o che smettessero di intendersi come era sempre stato tra loro. Magari era un idiota, ma non voleva che non sapesse che sentiva il bisogno di averlo vicino. Non voleva negargli la possibilità di riparare, se era disposto a farlo.

Sospirò e lasciò uscire dalla sua bocca quello che voleva dire:-Ho trovato la tua canzone e non so se l’ho capita. E Noel, mi sei mancato un sacco.-

Non seppe più che dire. Lo stomaco le si era chiuso, le parole le sentiva rimbombare nelle orecchie e forse avrebbe voluto non dirle. Sperava non si arrabbiasse.

Il ragazzo le cinse le spalle, e voltatosi verso di lei le spostò i capelli per darle un bacio sulla fronte.

Si appoggiò a lui. Non era cambiato nulla tra loro.

-Sì che l’hai capita. Io l’ho capita subito dopo averla scritta. E questi sette giorni sono stati infiniti.-

-Anche per me… Ho sentito come più lunghi questi sette giorni che gli anni che ci dividono.

Qualcuno sospirò sopra la sua testa. –Non andartene più, Jo.

-Non pensare mai più che sono scortese.

Il ragazzo sorrise. -Non so se stiamo parlando della stessa cosa, ma sento che non siamo più amici.

Capiva. –La tua amicizia non mi basta più, Gal.

-Mi avevi detto che quando si vive qualcosa di più si rovina tutto.

-Ma forse questo è lo stadio superiore. Il punto di non ritorno è già stato passato. Sei la persona che voglio come amica, ma ti voglio accanto come più di un amico.

-Sei brava a parole. Io so solo che sono arrivato a un punto in cui non vorrei mai farti soffrire. E voglio che tu parta con me e con gli altri.-tacque, indeciso se dirlo o no, e optò per il sì -Sono crollato abbastanza presto con te.

Stava bene tra le sue braccia.

-Che bel posto  è questo-disse qualche minuto dopo-è buio, ma mi sembra giorno.

Si voltò per baciarlo sulla guancia. –Vorrei che durasse per sempre.

-Non hai ancora visto l’alba-disse lui sorridente.

 

Il giorno dopo fu Sally la prima a dare l’allarme. Mancavano tutti e due, e non  erano nei paraggi.

-AH, quel furbo di mio fratello che sparisce con quella bella f-

-LIAM, per piacere! Sono due persone dotate di buon senso, dove possono essere finiti?

-Il furgoncino è sparito, lo sai?

A Sally venne un colpo.

Se è fuggito con lei, se l’ha portata via facendole credere chissà cosa, così, per un avventura, pensò,appena torna lo uccido.

Fu l’omino che riforniva di birra a dirle di averli visti.

C’era una coppia addormentata, l’una nelle braccia dell’altro, giù alla spiaggia.

 

 

 

 

-Dai, seriamente, come vi siete conosciuti?

Paul Gallagher guardò incuiosito la cognata, che sorrise:- così, ti assicuro.

Erano appena tornati dal viaggio di nozze, ma nessuno aveva scoperto che Noel si fosse sposato fino a 24 ore prima. A sentire questa Joanna, solo la sua amica Sally e Liam, che avevano fatto da testimoni, avevano saputo la notizia in anticipo.

E ora erano passati a trovarlo a Manchester.

Una figura entrò in sala. Paul lo interpellò:- Ehi Noel,  è vero quello che afferma tua moglie? Il bar, la canzone, e tutto il resto?

Il fratello si buttò sul divano, di fianco alla ragazza, e la abbracciò attirandola a sé con il braccio destro.

-Sì, a meno che non ti abbia detto che ha chiesto lei di sposarla o che abbiamo fatto tutto in fretta perché era incinta. In quel caso mentirebbe.

Jo sorrise:-Non l’ho detto.

-Però è vero-proseguì Paul-che vi siete conosciuti solo un anno fa. Cioè torni dal tour e-bum!- ti sposi.Come mai così in fretta?

-Non saprei. Forse per sentirle dire il suo nome da sposata. Hai notato come lo pronuncia?

Il ragazzo imitò un tono basso:- Ciao, sono Joanna Gallag-aa.

Scoppiarono a  ridere e lei gli tirò un finto pugno sulla guancia.

Alla radio passava l’ultima canzone degli Oasis.

 

 

 

Slip inside the eye of your mind 
Don't you know you might find 
A better place to play 
You said that you've never been
But all the things that you've seen 
They slowly fade away 
So I'll start a revolution from my bed 
''cause you said the brains I had went to my head 
Step outside, summertime's in bloom 
Stand up beside the fireplace 
Take that look from off your face 
You ain't ever gonna burn my heart out 
And so, Sally can wait 
She knows it's too late as we're walking on by 
Her soul slides away 
But don't look back in anger 
I heard you say 
Take me to the place where you go 
Where nobody knows if it's night or day 
Please don't put your life in the hands 
Of a rock and roll band 
Who'll throw it all away 
I'm gonna start a revolution from my bed 
''cause you said the brains I had went to my head 
Step outside, ''cause summertime's in bloom 
Stand up beside the fireplace 
Take that look from off your face 
''cause you ain't ever gonna burn my heart out 
So, Sally can wait 
She knows it's too late as she's walking on by 
My soul slides away 
But don't look back in anger 
I heard you say 
So, Sally can wait 
She knows it's too late as we're walking on by 
Her soul slides away 
But don't look back in anger 
I heard you say 
So, Sally can wait 
She knows it's too late as she's walking on by 
My soul slides away 
But don't look back in anger 
Don't look back in anger 
I heard you say 
At least not today.

Allora allora allora, prima cosa I ringraziamenti. Sì, perché siete stati i lettori più meravigliosi del mondo! Non ho mai ricevuto recensioni così belle come le vostre in questa fiction, ogni parere mi ha fatto un  piacere immenso, alcuni mi hanno commosso!

Avevo scritto questa fiction per buttare giù un’idea che avevo da tempo e non mi aspettavo di trovare lettori così fantastici come voi! Il complimento più bello sono state senza dubbio le recensioni attente che avete scritto, per nulla superficiali ma che anzi mi facevano notare un saccco di cose.

GRAZIE!

In particolare vorrei ringraziare

 

Mrclean, prima persona a recensire e che subito mi ha incoraggiata…. Grazie!!

RememberWhen, puntualissima ad ogni capitolo e che ha seguito fino alla fine, sempre con attenzione e con un sacco di complimenti.. che meraviglia aver lettori così *.*

Thebeatgoesonx che ha saputo controllare con un occhio la storia ed uno la grammatica, perciò ad ogni suo pollice alzato potevo star tranquilla e pensare che probabilmente ero sulla strada giusta…MITO!!

Windofchange che ormai conosce tutte le mie fiction e mi ha sempre tirato su il morale con le sue recensioni.. Meno male che ci sono persone così!!

FraRose, lettrice ed amica di cui aspetto sempre i pareri.. grazie davvero per tutto quello che mi hai scritto e per le tue recensioni attentissime e lunghe (che mi piacciono un sacco, perché così posso ragionare su un sacco di cose)

CharlieMadFerIt che mi ha lasciato il suo parere e inviato il suo supporto: grazie mille :D!

Bemya_, perché quando ho l’ “okay” da parte di una super fan degli oasis sono sempre più tranquilla e sono contentissima che stia leggendo la fic!

AliceLiddell sapere cosa pensavi della storia mi ha fatto un sacco piacere e ho apprezzato davvero molto che tu mi abbia fatto sapere il tuo parere anche se ti sembrava tardi! Grazie anche per aver compreso sia Noel che Jo..spero che la conclusione ti sia piaciuta!!

MustaineWife_MegadethLIfe la tua recensione è bellissima… spero di sentire il tuo parere su quest’ultimo capitolo, o anche sapere che l’hai letto, perché mi sa che abbiamo un punto di vista sulle fiction simile e perciç sapere che approvi è per me di grande conforto!

Un ringraziamento sincero e non detto “tanto per dire” va a TUTTI coloro che han letto la storia fino alla fine…. Avete dato un senso a questi capitoli! Se ho dimenticato qualcuno DITEMELO, ormai sto diventando mezza cieca!

Non so quando scriverò ancora, ma nel caso succedesse, mi piacerebbe avervi ancora come lettori. In ogni caso, siete stati una compagnia bellissima!

 

Ritorna all'indice


Questa storia è archiviata su: EFP

/viewstory.php?sid=1940232