There's something in the water

di aki_penn
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** There's something in the darkness ***
Capitolo 2: *** There’s something in the wine ***
Capitolo 3: *** There’s something in the vapour ***
Capitolo 4: *** There’s something in the water that makes me love you like I do ***



Capitolo 1
*** There's something in the darkness ***


Nickname su forum e EFP: aki_penn
Titolo della storia: There’s something in the water
Personaggi principali: Soul e Maka.
Personaggi aggiuntivi: di sfondo sono presenti quasi tutti, gli unici che interagiscono, anche se molto poco, sono Tsubaki, Kirikou, Kim, Stein, Azusa e Thunder.
Avvertimenti:  AU, lime(?)
Genere: commedia, romantico
Trama: Maka Albarn ha come unico scopo quello di partecipare ai regionali di nuoto, per poi passare ai nazionali e magari alle Olimpiadi; Soul Eater, nel suo completo rosso di bagnino, è dell’idea che ci siano cose migliori che fissare tutto il giorno una linea di piastrelle blu infondo alla vasca della piscina olimpionica.  
Note dell’autore: La storia è ambientata totalmente in uno stabile sportivo, che sia nell'atrio, negli spogliatoi o nella piscina olimpionica, dove sono ambientate comunque la maggior parte delle scene. Non la considererei una song-fic, nonostante il titolo sia preso da Something in the water di Brooke Fraser. Come mio solito non riesco a limitare la presenza dei personaggi, e ce ne sono un sacco, ma posso assicurare che siano più che altro di sfondo. C’è anche una ridicola citazione di Harry Potter. Soul e Maka l’hanno letto, in questa fic (eheh).
(La storia è composta da quattro capitoli ed è stata già interamente scritta, perciò non interferirà con quello che sto scrivendo al momento.)
 

Prima classificata al contest “Soul/Maka in AU contest” indetto da Mimi18. <3

 

There’s something in the water

 

01.   There’s something in the darkness
Maka Albarn si avviò a passo di marcia verso la porta a vetri della piscina. Il buio notturno era spezzato solo dalla luce dei lampioni. Era buio anche oltre la porta dello stabile, il guardiano, il signor Free, aveva chiuso da parecchio tutte le uscite e i bambini che avevano sguazzato nell’acqua della piscina olimpionica erano ormai a letto, non c’era più nessuno schiamazzo che potesse disturbarla.
Tirò fuori le chiavi dalla tasca dei pantaloncini e le infilò nella toppa. Una volta entrata si voltò e si affrettò a digitare il codice dell’allarme 42-42-564 sulla tastiera in bella vista accanto alla porta. Rimase a guardare la lucina gialla lampeggiante divenire verde. Giusto.
Si passò una mano sulla faccia e si avviò verso il quadro elettrico. Si grattò la testa, pensierosa, cosa le aveva detto Stein mentre le consegnava furtivamente le chiavi della piscina? Il terzo interruttore a destra era per lo spogliatoio delle donne, e il quinto per accendere la prima fila di neon della piscina principale. Era da sola, non le serviva tanta luce, le bastava averne abbastanza da vedere dove andava, tanto per non inciamparsi in un trampolino. Per di più doveva evitare di attirare l’attenzione, anche se non stava facendo granché, se l’avessero trovata di notte a sguazzare nella piscina olimpionica, sarebbe stata in un bel guaio.
Si avviò verso lo spogliatoio guidata unicamente dalle luci verdognole d’emergenza, il neon l’accecò, ma stropicciandosi gli occhi non perse molto tempo a depositare lo zaino su una panca di legno e a sfilarsi la canottiera, aveva già indossato il costume intero per abbreviare i tempi. Infilò le mani a conca nella cuffia di silicone e se la mise in testa. Avrebbe potuto non mettersela, dato che era la sola, quella notte, in piscina, ma non era tipo da transigere alle regole solo perché nessuno poteva redarguirla.
S’infilò le infradito di gomma viola e si avviò verso la piscina. Solo l’ultima linea di neon era accesa e la sala aveva un’aria desolata.  Si passò le mani sulla cuffia liscia e notò l’assenza dell’acqua fredda nella canaletta d’entrata. Si diresse alle docce e aprì il getto d’acqua, lasciando che le scendesse sul corpo. Rabbrividì per un secondo, ma non lo diede a vedere, come se qualcuno potesse guardarla e avere qualche cosa da ridire.
Si stiracchiò e salì sul trampolino numero quattro, le corsie erano separate dal solito filo di galleggianti bianchi e rossi. Fissò il numero quattro che stava proprio di fronte a lei, dall’altra parte della vasca e sospirò, prima di chiudere gli occhi, piegare la schiena in avanti e allungare le braccia. Si sbilanciò in avanti e in un secondo sentì il freddo compatto dell’acqua che le scorreva addosso.
Strinse i denti, mentre l’ossigeno le usciva dal naso e tornò in superficie per fare una bracciata a sinistra, una a destra, una a sinistra e una di nuovo a destra, tirò su la testa abbastanza per prendere un po’ d’aria e la reimmerse velocissima, mentre l’acqua le scorreva addosso fredda e i piedi sferzavano la superficie mossa della piscina.
Il resto della vasca fu come un sogno, ancora coi brividi e la pelle d’oca, ma con l’adrenalina e il sangue in circolo. Allungò per l’ultima volta la mano, aspettandosi di toccare le piastrelle fredde della piscina, per poi fare una capriola e continuare a nuotare, senza fermarsi,  e afferrò qualche cosa che sicuramente non era una piastrella, riaffiorò mollando subito la presa.
Ci mise un attimo per mettere a fuoco cosa aveva appena toccato, l’acqua le era rimasta appesa sugli occhi, in mezzo alle ciglia. Si passò l’avambraccio sulla faccia e fissò lo sguardo al bordo della vasca, tenendosi a galla con i piedi.
Un ragazzo con il costume rosso e i capelli chiarissimi, con le gambe a mollo nell’acqua, la guardava seduto sul bordo “Ehi!” strillò Maka, tirandosi indietro, a un metro da lui. Era la sua gamba quella che aveva toccato al posto delle piastrelle.
“Che cacchio ci fai tu qui?” sbottò. Soul alzò le spalle “Potrei farti la stesa domanda” aveva indosso dei bermuda rossi e basta, ma non pareva si fosse già buttato per farsi una nuotata.
Maka arricciò il naso “Sono qui per allenarmi, presto  ci saranno le regionali. C’è sempre troppo casino in piscina e poi ho anche l’università” brontolò, gonfiando le guance.
“Ma se il padrone della piscina ti ha riservato una corsia per quando ti vieni ad allenare” ridacchiò Soul “Solo perché sei amica di Kid” aggiunse poi.
“Anche tu sei amico di Kid” lo rimbeccò Maka.
“Sì, ma io non ho mica una corsia tutta per me!”
“Tu sei il bagnino, che te ne fai?” sbottò Maka, Soul si accigliò  “Beh, anche a me piace nuotare!” ribatté lui, questa volta un pochino offeso.
“E’ per questo che sei qui a quest’ora?” domandò lei, aggrappandosi al bordo con la mano. La risposta del ragazzo si fece attendere un secondo in più del dovuto “Sì”
“No” lo corresse Maka, e fece due bracciate a dorso “Sei qui per una ragazza” esclamò e la sua voce rimbombò nello stanzone dai soffitti alti. Soul si alzò in piedi con un balzo “No che non sono qui per una ragazza”
“E invece sì, e lei ti ha dato buca!” ridacchiò rischiando di bere l’acqua piena di cloro.
“Ehi, no, non è andata così!” sbottò, correndo dall’altra parte della vasca e rischiando di cadere, e pensare che passava tutta la giornata a redarguire i bambini che trottavano lungo il bordo.
Maka si appoggiò di nuovo al margine della vasca, avrebbe dovuto nuotare per allenarsi, ma Soul non sembrava intenzionato a lasciarla andare, dato che era in ginocchio sulle piastrelle, dall’altra parte della vasca, ad aspettare il suo arrivo.
“Non mi hanno dato buca” sentenziò ancora. Gli avevano dato buca, Blair, insegnante di acqua gym aveva fatto tanto la gatta morta e poi gli aveva mandato un messaggio dicendo che si era fermata in un night club, Dio solo sapeva a fare cosa, Soul non era neanche troppo ansioso di venire a saperlo. In ogni modo non era per nulla cool che Maka lo prendesse in giro!
Maka alzò le sopracciglia “Allora perché non stai nuotando?” chiese poi lei, tirandosi un po’ su, facendo forza sulle braccia.
Soul alzò le spalle “Sono appena arrivato”
“Vuoi fare a gara?” chiese poi lei, strafottente. Soul scosse la testa “No, perché dovrei, non devo dimostrare il mio talento battendomi contro una donna!” ghignò lui, cercando di assumere un’espressione di superiorità, nonostante fosse a carponi sul pavimento.
“Hai paura di perdere?” domandò lei. Soul la fissò “Assolutamente no!” esclamò, tronfio.
“Allora vieni giù” propose Maka, divertita, allontanandosi un po’ dal bordo per lasciarlo tuffare. Soul la guardò male, prima di buttarsi, semplicemente alzandosi e facendo un passo in avanti. Maka si coprì la faccia, mentre il corpo di Soul creava un’onda, nell’acqua non troppo mossa della piscina.
“Che era quello?” sbottò lei.
“Un tuffo a candela” ribatté il ragazzo, strafottente.
“Hai cinque anni?” continuò la ragazza. Soul mostrò la lingua “E tu ne hai settanta, sei sempre lì a fare la bisbetica, per la miseria!”
“E non hai la cuffia!”
“Sono il bagnino, faccio quello che mi pare!” esclamò Soul, arrossendo un poco. Maka si incupì, ma alla fine si aggrappò al bordo appoggiandoci contro i piedi, pronta a darsi la spinta.
“Mamma mia, come sei sempre di fretta”
“Sono qui per allenarmi” lo rimbeccò Maka, molleggiandosi e guardando l’altro lato della vasca.
Soul la guardò, con aria esasperata, non era nei suoi piani tuffarsi, non era nemmeno troppo sicuro di avere un asciugamano nel suo armadietto personale.
“Bah” sbuffò, mettendosi in posizione.
“Tre, due, uno” non aveva quasi chiuso la bocca che già si era lanciata a dorso lungo la piscina e quando si ritrovò finalmente con la schiena appoggiata alla piastrelle fredde del bordo a Soul mancavano ancora alcune bracciate.
Si voltò prima di arrivare alla fine e la raggiunse nuotando a cagnolino.
“E tu saresti un bagnino?” lo prese in giro Maka, divertita. Soul fece una smorfia “Che vuoi, di solito sto all’asciutto”  sbottò lui, cercando di fingere che quella sconfitta non gli scottasse. Maka piegò la testa da una parte, assolutamente non intenzionata a lasciarlo stare.
“Oh, quindi uno fa in tempo ad annegare che ti staresti ancora tuffando” lo incalzò. Soul la guardò con aria di sufficienza “Non ci si mette così poco ad annegare” ribatté piccato “Comunque anche io nuotavo…prima” borbottò, passandosi la mano tra i capelli bagnati.
“E perché hai smesso?” chiese Maka, appoggiandosi con la guancia alla parete e guardandolo.
Soul si aggrappò al bordo e facendo forza coi piedi si tirò su tanto da poter appoggiare un ginocchio sul pavimento e uscire, schizzando Maka d’acqua. Lei non ci fece troppo caso e alzò lo sguardo per continuare a guardarlo.
“Se sei sempre preso dagli allenamenti l’unica cosa che vedi è la linea di piastrelle di colore diverso in fondo alla vasca. A fare il bagnino posso guardare tutte le tette che voglio” rispose con un sorrisetto sul viso. Maka lo fissò con severità. “Fatti tuoi” soffiò, per poi lanciarsi di nuovo a nuotare. Soul la guardò  procedere a pelo d’acqua a gran velocità e sospirò. No, probabilmente non aveva un asciugamano.
 

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Capitolo 2
*** There’s something in the wine ***


02.  There’s something in the wine
Maka procedette veloce lungo il bordo della vasca, diretta all’ombrellone del bagnino. Aveva il labbro superiore leggermente alzato, in un’espressione di evidente fastidio. Soul ridacchiò, trovandosela davanti.
“Questo è imbarazzante” proruppe lei, sedendosi nell’unica sedia libera. Lui rise più forte. “Un po’, ma il signor Shinigami non mi pare troppo preoccupato” disse, indicando l’uomo che stava dicendo “E va bene, se la piscina è vuota possiamo usarla per gli skateboard, no?”
“Non è questo il problema, oggi è l’inaugurazione…” stava dicendo il signor Sid, il segretario.
“Dì, la verità, Sid, non sai usare lo skateboard? Guarda che potresti usare i pattini…” disse l’uomo, cercando di essere gentile. Sid arrossì e annaspò “Signore, questa è una piscina!” sentenziò, come si poteva discutere con uno così?
Maka, che si era voltata a guardarli, tornò ad appoggiare i gomiti sul tavolo e guardare Soul “Non ci posso credere” sospirò e appoggiò anche la fronte al tavolo.
Soul, stravaccato e senza maglia alzò le sopracciglia, divertito “Cosa ci vuoi fare. La Shibusen è sempre piena di sorprese…cosa ti puoi aspettare da uno così?”
Maka alzò la testa per guardarlo sottecchi “Cosa intendi?”
“La sai la storia del signor Shinigami?” domandò Soul, con gli occhi spalancati, e Maka fece segno di no con la testa.
Soul increspò le labbra, pronto a raccontare una storia divertente e bizzarra allo stesso tempo “Ha vinto quattro ori di seguito, ai suoi tempi. Ai Giochi Olimpici, intendo”  disse sporgendosi in avanti sul tavolo, tanto che per poco il suo petto nudo non sfiorò la plastica liscia.
Maka sgranò gli occhi e si protese in avanti a sua volta “Davvero?” chiese. Soul ghignò e si lasciò di nuovo cadere sulla sedia “Giuro. Lo chiamavano il nuotatore mascherato” spiegò. Maka fece una smorfia e si irrigidì, dopo quel particolare le sembrava di essere presa per i fondelli “Mi prendi in giro?” chiese, acida.
Soul alzò le spalle e scosse la testa “Giuro. Si presentava alle gare con maschera e mantello, come lo vedi adesso” disse, indicando il signor Shinigami che, coperto completamente da un manto nero, chiacchierava amabilmente col signor Sid.
“Tra l’altro doveva essere un bell’impiccio. I giudici di gara lo perquisirono per vedere che non avesse delle pinne nascoste sotto i vestiti, ma niente… Mi stupisce che tu non sappia queste cose, se punti ai mondiali…” la prese in giro lui, divertito. Maka arrossì “E tu perché lo sai?” chiese, guardinga, stringendo il tavolo con la mano.
“Beh, te l’ho detto che nuotavo, mi sembrava il minimo interessarmi di quello che ha fatto il padrone della piscina in cui mi allenavo…no?” disse, strafottente.
Maka sbuffò “Parla quello che a smesso di nuotare per guardare le tette” lo rimbeccò “Sarai contento oggi, sono anche fuori dall’acqua, tutte quelle tette”
Soul aggrottò le sopracciglia “L’ho detto per dire, quella storia delle tette, Maka” disse lui, serio.
Si guardarono. Maka accavallò le gambe e il vestitino bianco di pizzo sangallo svolazzò, l’aveva vista solo un paio di volte prima d’allora con qualche cosa che non fosse il costume da bagno. Lo sguardo di lei era truce. Soul sbuffò e si indicò la cicatrice, con l’aria di uno che sta  disquisendo di ovvietà “CRASH!!” urlò solo, ma a voce così alta che Maka sobbalzò e per poco non volò giù dalla sedia.
Un paio di pensionati che erano passati per scroccare il buffet dell’inaugurazione si voltarono a guardarli, ma, qualche metro più in là, Tsubaki, che prendeva il sole sull’erba, non sembrò nemmeno notarli e continuò a spalmarsi la crema solare.
Maka sbatté le palpebre un paio di volte, perplessa “Hai fatto un’incidente?” domandò. Soul alzò un sopracciglio “Pensavi che la cicatrice me la fossi disegnata addosso?”
“No…in effetti, no” ammise lei.
“In moto” aggiunse poi Soul e Maka riprese subito la sua aria da maestrina, sbuffando e guardando per aria “Lo dico sempre che le moto sono pericolose”
“Lo dice sempre anche mia nonna, che coincidenza” la canzonò Soul e si prese un bel calcio negli stinchi. “Ahi!” gracchiò, massaggiandosi la parte lesa “E comunque una volta ci sei venuta in moto con me. Ti ho riportato a casa dopo la festa in piscina a casa di Kid, tra l’altro anche quella sera avevi il costume olimpionico…le ragazze normali usano il bikini…”
Maka gonfiò le guance e gli rispose con stizza “Io punto ai regionali, ho solo costumi olimpionici. Con l’acqua ci vuole serietà!”
Soul fece un gesto simile a quello di scacciare le mosche, per poi dire “Ma quale serietà, Tsubaki e Black*Star stavano pomiciando dentro a un cespuglio, quella sera!”
“È lo stesso!” sbuffò Maka, che non voleva sentirsi dare torto. Soul ridacchiò felice di averla fatta arrabbiare.
“Quindi non è per scelta…” ricominciò lei a bruciapelo, senza che lui se l’aspettasse. Soul fece una smorfia “All’inizio no, ma quello che penso riguardo al fissare tutto il giorno il fondo di una vasca rimane. Nuoto ancora, ma perché mi piace sguazzare e poi ho scoperto che preferisco il pianoforte”
Maka piegò la testa da una parte “Perché devi essere sempre così rigida e scettica?” domandò Soul, retorico, stravaccandosi ancora di più sulla sedia di plastica.
Erano seduti a un tavolo con un ombrellone, nonostante fossero al chiuso, la parete di vetri della piscina era aperta, lasciando libero accesso al giardino pieno di gente.
“Dovresti rilassarti, almeno nel giorno dell’inaugurazione della nuova piscina all’aperto a forma di fagiolo!” scherzò.
“Kid dice che è un otto. E comunque è vuota” commentò Maka, cercando di tagliare corto tutto quell’ottimismo, ma stava sorridendo pure lei.
Più in là il signor B.J., l’idraulico,  correva come un pazzo avanti e indietro per capire cosa fosse successo, seguito da un’instancabile Blair che, pur non capendo un tubo di idraulica, era molto curiosa a riguardo.
“Credi che risolveranno mai questa cosa?” chiese Maka, voltandosi a guardare il signor Sid che discuteva con Azusa. Ignorò suo padre che ci provava con un paio di ragazze accorse per l’inaugurazione.
“Che c’è di male negli skateboard?” continuava a chiedere il signor Shinigami.
Maka si grattò la testa, mentre dietro di lei si giungeva alla conclusione che qualcuno avesse dimenticato di pagare la bolletta dell’acqua.
“Io propongo di riempirla di palline di plastica colorate!” esclamò Terza Tripoca, Soul e Maka non avevano mai capito troppo bene che ruolo avesse nell’amministrazione, ma ciò che era certo era che fosse sempre presente.
“Che idea brillante!” gridò il signor Shinigami, eccitatissimo.
Soul ridacchiò “Ti pare normale che taglino l’acqua proprio il giorno dell’inaugurazione?”
“Ti pare normale che taglino l’acqua in una piscina? D’estate, per di più?” fece Maka, sventolandosi con la mano.
“Caldo?” chiese lui, che si godeva, a petto nudo, il venticello che veniva da fuori. Sul prato Tsubaki stava protestando imbarazzata sul metodo di Black*Star nello spalmare la crema “Non sotto il costume, ti prego, dai, siamo in mezzo alla gente!” e se fosse stata cinque ore sotto il sole cocente non sarebbe potuta diventare così rossa.
Maka fece una smorfia e incrociò le braccia, fissandoli con aria di rimprovero “Animale” biascicò “Non capisco come quello sia riuscito a diventare il capo della squadra di pallanuoto!” borbottò.
“È bravo” disse semplicemente Soul, guardandola sorridente. Maka riportò il suo sguardo sul bagnino “E poi le tette piacciono a tutti…dovresti andare a prendere il sole anche tu…ma immagino che tu abbia il costume olimpionico…sei l’unica che è ancora bianca…”
“Fatti i fatti tuoi, dovrei mettermi un bikini per farmi toccare le tette da una scimmia?” brontolò Maka. Soul scosse la testa “Tu non le hai le tette, sarebbe difficile”
Si beccò un altro poderoso calcio sotto il tavolo, tanto forte che lo fece quasi piangere, ma ne era valsa la pena.
“Perché vuoi uomini riuscite a pensare solo a quello?” sbottò e lanciò un’occhiata infuocata d’odio a suo padre, che stava cercando di palpare il sedere a una ragazza. Soul trattenne le lacrime e sospirò “Eddai…tu non li guardi proprio i ragazzi? I bagnini al mare?”
“Cos’hanno i bagnini? A parte il costumino rosso e il moscone?” chiese lei, un po’ scocciata, cercando di dimenticare di quando aveva conosciuto Gopher, il bagnino della stazione balneare del signor Noah, che invece aveva un costumino zebrato.
Soul, divertito, si indicò con i due pollici, baldanzoso, come se non aspettasse altro “I bagnini sono dei fighi, sanno nuotare, salvano la gente, hanno le spalle larghe. Non lo guardavi Baywatch?” chiese, sfrontato.
Maka arricciò il naso, indugiando sul petto di Soul solo un secondo, figurarsi se si preoccupava di un po’ di addominali sviluppati e per delle spalle da nuotatore “Ma figurati. Piuttosto, vorrei dell’acqua. Ho davvero sete…” proferì.
Soul si alzò piano della sedia, la pelle nuda a contatto con il sedile di plastica era piuttosto fastidiosa “L’unica acqua disponibile in questo momento è quella del bar, ma Kim la vende a peso d’oro. E’ un’aguzzina…però al buffet in giardino c’è la sangria, se vuoi…”
Maka si alzò a sua volta, togliendosi il vestitino bianco, vinta dal caldo “Nemmeno per sogno, guarda quelli là, ci dev’essere qualche cosa nel vino per avere idee del genere!”
Soul rise, mentre in giardino il signor Sid faceva segno di parcheggiare a un camion pieno di palline colorate. “Io lo trovo geniale!”
 

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Capitolo 3
*** There’s something in the vapour ***


03.  There’s something in the vapour

Soul si grattò la testa, ormai fuori era buio, le giornate si accorciavano e arrivava presto la notte. In montagna aveva già nevicato, probabilmente non ci sarebbe voluto ancora molto prima che nevicasse anche nella loro città.
Black*Star sbraitava da dentro la vasca. Solo mezz’ora prima Stein aveva beccato lui e Tsubaki a pomiciare nella doccia. Lei era scappata a casa rossa come un peperone, lui invece non sembrava per nulla turbato dalla cosa. Una volta era entrato in piscina senza costume perché se l’era dimenticato, scatenando il panico tra le ragazze di acqua gym. Tsubaki l’aveva picchiato con una tavoletta di plastica dei bambini. 
Crona, in quel momento, sguazzava apatico nella corsia dei bimbi, indossando il suo consueto salvagente. Aveva sentito dire in giro che la signorina Medusa volesse doparlo per fargli vincere i regionali, ma gli sembrava che a Crona proprio l’acqua non piacesse. Tanto che indossava la muta anche in piscina, sembrava proprio un caso perso.
Stein stava camminando a bordo piscina, si era tolto gli occhiali, si appannavano col vapore. Stava parlando con Marje, che si occupava dell’amministrazione. Appoggiò la testa alla mano a conca e si chiese dove fosse Maka. Due settimane prima il signor Albarn aveva accennato a un week end in baita, pareva che la signora Albarn sarebbe tornata in patria per qualche giorno, ma erano ormai passati quindici giorni. Non aveva mai passato così tanto tempo senza vederla, o intravederla.
Si chiese se fosse stato così strano chiederlo al suo allenatore, ma Stein si diresse in direzione degli uffici. Kid, poco distante, stava misurando l’altezza d’acqua della piscina dei bambini.
“A me sembra che non vada bene!” borbottò. “Smettila di rompere le scatole e vai a fare qualche cosa di più utile…tipo, guarda, c’è una piastrella di meno su quella parete!” esclamò Liz, esasperata, cercando di far nuotare a dorso Angela Leon.
“Dove? Dove? DOVE, CAVOLO!? Chiamate un piastrellista! Il signor B.J.!”
“Il signor B.J. è un idraulico” fece notare pacatamente qualcuno, che venne ignorato.  In realtà non c’era nessuna piastrella mancante, ma ciò bastò per tenere impegnato Kid per un bel po’ di tempo, dato che si mise a contarle una per una.
Soul si stiracchiò sulla sedia, strisciando le infradito sulle piastrelle del pavimento. Gli faceva un po’ male la schiena, aveva bisogno di fare un giro, era stanco, l’unica cosa che avrebbe voluto fare era una nuotata nella corsia del nuoto libero, dove Patty sbaragliava la concorrenza schizzando d’acqua i nonni venuti a fare un po’ di movimento.
Sbirciò l’orologio appeso al muro, era quasi l’ora del cambio con Kirikou, finalmente avrebbe potuto schiarirsi  un po’ le idee in acqua!
Alzò lo sguardo fino ai gradoni che sormontavano la piscina, dove di solito i genitori guardavano i figli sguazzare nella piscinetta insieme a Liz.
Aggrottò le sopracciglia, la figura che intravedeva in mezzo al vapore aveva un qualche cosa di familiare. Si allungò ancora un po’ in avanti, come se potesse cambiare qualche cosa, data la distanza, ma gli sembrò comunque di distinguere due codini biondi.
“Ehi” fece Kirikou, con i suoi bermuda rossi e il fischietto appeso al collo. Soul si scrollò, preso alla sprovvista “E’ finito il tuo turno, Soul, vai pure a farti una nuotata, ci penso io adesso” commentò, pulendosi gli occhiali appannati nella maglietta che si era scordato sul tavolino dei bagnini, la sera prima.
“Sì” disse solo, alzandosi e dirigendosi verso gli spogliatoi, li superò aprendo la porta nonostante Ox fosse completamente nudo e nel bel mezzo della stanza.
Kim urlò “Ox, copriti! Per cortesia!” e quello scappò subito in un angolo, mentre Soul procedeva verso l’ufficio amministrativo dove stava la scala che portava al piano di sopra.
“E tu assicurati che la gente copra le proprie nudità, prima di aprire le porte!” sbraitò anche in direzione di Soul, reggendo una confezione da sei cole, da portare al bar della piscina.
“Quante storie, come se non l’avessi mai visto nudo” commentò pacato, senza nemmeno girarsi.
“STAI ZITTO!” strillò lei, di rimando, diventando fucsia. Medusa, che stava leggendo il quotidiano nella sala d’aspetto, in attesa che suo figlio finisse la lezione, ridacchiò.
“Ehi, con quelle infradito mi bagni tutto l’ufficio, Soul!” esclamò Azusa, distogliendo la propria attenzione dal computer solo per un attimo.
“Scusa, dopo asciugo” ribatté lui, con l’aria di uno che non l’avrebbe fatto. Aprì la porta e si trovò sui gradoni che sovrastavano la piscina. C’era solo una persona, una persona coi codini biondi che non l’aveva sentito arrivare.
“Maka?” chiamò. Lei si girò di scatto, colta alla sprovvista “Soul” biascicò. Lui la guardò per qualche secondo, il motivo per cui era sparita per due settimane era chiaro.
“Come te lo sei fatto?” chiese, indicando il gesso.
“Lo stupido week end in montagna di mio padre” ringhiò. Teneva la gamba appoggiata su una sedia di plastica presa dal bar e le stampelle lasciate cadere sui gradoni in cemento.
“Sciando?”
Maka annuì “Mi ha convinta lui. Pensava che stando tutti insieme davanti al camino avrebbe potuto riconquistare la mamma, ma certo! Che idea meravigliosa…ed ecco cosa mi è successo”
Grugnì, fissando la piscina, quasi odiandola, perché non poteva averla.
S’imbronciò, mentre Soul si sedeva accanto a lei, schizzandola con le infradito bagnate. Lei si irrigidì un poco.
 “Dovrei tagliare le gambe a tutti i miei pantaloni, per mettermeli” lamentò, cambiando discorso. “Poco male, tu ti metti sempre la gonna, praticamente…no?” fece lui, con un sorrisetto. Si domandò come facesse a non avere caldo, con quel maglioncino. Maka sbuffò.
“Mancherò ai regionali e ai nazionali…” disse lei, senza guardarlo, ma con decisione.
“Sì, credo che finirà così” fece lui, tranquillo, dondolandosi un poco. Maka tirò un pugno non troppo forte sui gradoni “Cacchio”
“Maka…è solo un anno…no?” fece, poi prese, tra l’indice e il pollice, il polpaccio ingessato della ragazza “frattura scomposta? Ti è uscito l’osso?”
Maka scosse la testa, i codini svolazzarono e Soul alzò le spalle “Allora la tua carriera da nuotatrice non è mica compromessa”
Maka boccheggiò, voleva dire qualche cosa, ma sembrava quasi che facesse fatica a tirarselo fuori dalla bocca “Ci metterò un anno” fece, con un tremito.
“Maka…è solo un anno…non tutta la vita”
Si morsicò il labbro e forse non avrebbe davvero voluto sputare veleno, come poi fece “Solo perché tu non puoi nuotare e qualsiasi cosa ti potrebbe andare bene non significa che vada bene anche per gli altri” disse, a voce bassa e sibilante, alzando il dito per indicarlo. Soul tese la mascella e le afferrò il polso. “Non ho detto questo. Mi pare che tu non abbia altra scelta…o mi sbaglio? Se vuoi stare a roderti il fegato fissando la piscina nella quale non puoi entrare fai pure, ma magari puoi decidere che passerai questo mese facendo altre cose che ti divertono, perché se non hai nessun altro interesse allora sei tu quella che si arrende”
Maka strappò il proprio polso dalla presa di lui e si imbronciò, incrociando le braccia.
Rimasero in silenzio per un po’.
“Senti…anche io mi sono sentito un po’ perso all’inizio…ma poi ho scoperto che amo di più sguazzare senza competere con nessuno, che senso ha nuotare se non ti godi l’acqua? Non dico che devi smettere, ma dovresti smetterla di viverla in questo modo”
Maka mosse il piede sano e mise il broncio, cercando di non guardarlo “Non mi dire quello che devo fare!”
Soul le afferrò i codini, tirandola un po’ verso di sé, mentre lei si dimenava “Su, su! Sei così seria che un Dissennatore morirebbe di fame, se ti incontrasse!” esclamò lui.
“Smettila di dire cretinate! E non tirarmi i capelli!”
“E’ l’assoluta verità” commentò lui pacato, prima di venir colpito da un Maka-chop che lo lasciò esanime, sdraiato sui gradoni.
La ragazza cercò di accavallare le gambe, rendendosi poi conto che non poteva. Si morse il labbro e ricominciò a guardare la piscina.
“Dico sul serio quando dico che dovresti distrarti. Tanto in piscina non ci puoi entrare lo stesso, finché hai il gesso. ‘Sta sera al cinema fanno una maratona di film horror …” disse, incrociando le braccia, da sdraiato, ma guardandola sottecchi.
Maka si rigirò a guardarlo, dondolandosi un po’, per quel che poteva “O magari tu preferisci i film polpettone…”
Maka ridacchiò.
 

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Capitolo 4
*** There’s something in the water that makes me love you like I do ***


   04.There’s something in the water that makes me love you like I do
Soul si chinò sulle piastrelle della piscina per guardare Thunder che sguazzava. “Ecco, questa te la presto io, ma portatela da casa la prossima volta, il regolamento della piscina è molto rigido riguardo alle cuffie, la signorina Azusa ha anche messo delle multe per i trasgressori” spiegò, mentre più in là, il direttore, il signor Shinigami, insisteva per lanciarsi in piscina vestito “Almeno le scarpe se le tolga” chiese gentilmente il signor Sid, che teneva le redini della piscina al posto dello scalcinato direttore mascherato.
“Non mi piace la cuffia” replicò Thunder “E vorrei provare a fare il bagno con le scarpe strane di Crona!” fece il bambino, imbronciandosi. Soul scosse la testa “Quelle sono pinne, e te le faranno usare solo nel corso avanzato” ribatté Soul, cercando di non mettersi a litigare, tra l’altro quello era il fratellino del secondo bagnino, Kirikou.
“Ma Crona non sa neanche nuotare! Ha il salvagente!” ribatté, a ragione, il ragazzino. Soul alzò gli occhi al cielo “Questa è una questione più delicata” fece poi lui “parlane con tuo fratello” concluse, sbolognando ogni responsabilità al povero Kirikou.
Maka entrò in piscina zoppicando, accompagnata da Tsubaki, che guardava con apprensione la stampella “Dici che sia il caso di usarla qui? E’ tutto bagnato…” fece, premurosa. “Magari se mi stai di fianco e mi tieni un po’ va tutto bene” fece lei, con un sorriso. Tsubaki annuì e l’afferrò senza troppa decisione per un gomito.
Una delle due gambe era molto più magra dell’altra e Maka non si azzardava ancora ad appoggiarla per terra.
“Non vedo l’ora di fare un tuffo!” esclamò poi, con gli occhi che le brillavano, mentre Soul continuava a discutere con Thunder in lontananza, e non dava segno di averle viste.
“Noi non li batteremo! Li uccideremo! E faremo vedere chi sono gli Dei della pallanuoto!!” strillava Black*Star dall’altra parte della piscina, Tsubaki si coprì la faccia, fingendo di non conoscerlo, mentre gli altri giocatori alzavano le braccia e applaudivano. Il signor Stein fumava seduto su una seggiolina di plastica, in barba al divieto.
“Allora Thunder, vai e nuota…mi sembra che la tua insegnante ti stia aspettando, no?” continuò Soul, indicando Jacqueline che salutava Thunder dall’altra parte della vasca. Thunder sbuffò e si infilò la cuffia, prima di partire a nuotare a dorso in quella direzione. 
Soul sbuffò e si rialzò, a stare chinato in quella posizione gli era venuto male alle gambe.  Si voltò, deciso a tornare al suo posto di bagnino, ma si ritrovò occhi negli occhi con una biondina che pareva proprio Maka “Bù!”
Sobbalzò sbilanciandosi all’indietro e l’unica cosa che gli venne da fare fu allungare il braccio verso Maka e portarsi dietro anche a lei, sul fondo della piscina.
L’impatto della schiena con l’acqua fu doloroso, morbido quello di Maka col suo petto, mentre affondavano nel blu.
Soul aprì gli occhi, non lo faceva mai in piscina, tutto quel cloro gli dava un fastidio assurdo, Maka era sfocata e bionda, addosso a lui. Si avvicinò a baciarla, chiuse gli occhi e non seppe dove, forse sul collo, forse sulla guancia, forse sulla bocca, premette le labbra contro la sua pelle e quando riaffiorarono si erano già staccati, anche se lui continuava a tenerla stretta, in modo che non fosse lei a dover muovere le gambe per stare a galla. Maka tossicchiò e ridacchiò tenendosi stretta al suo collo, per non affondare. Gli anni di nuoto gli avevano dato addominali e gambe abbastanza sviluppati da tenere a galla entrambi senza troppa fatica.
“Ehi, da quando si sta in piscina senza cuffia?” esclamò Kirikou, che era arrivato proprio in quel momento per il cambio di turno. Tsubaki pareva in preda al panico “Maka? E’ tutto a posto? La gamba?”
Kirikou soffiò nel fischietto facendo portare a chiunque potesse le mani sulle orecchie, per difendersi da quel frastuono.
“Soul…sei anche il bagnino…” aggiunse sconsolato.
“Kirikou…dai, siamo caduti…non dirlo ad Azusa…che non ce ne liberiamo più” e così dicendo allungò Maka verso il bordo che di si appoggiò con la schiena e con un colpo di reni ci si issò, seguita da Soul, ginocchio dopo ginocchio.
Tsubaki aiutò l’amica a tirarsi su, senza dover appoggiare il piede per terra “Stai bene?”
Maka sorrise a annuì, fradicia, la schiena era percorsa da un brivido. “Sono solo caduta in acqua” e sembrava molto più contenta di quanto non fosse stata nell’ultimo mese.
“Ti sei tolta il gesso” constatò Soul, seduto a gambe incrociate per terra, intento a strizzarsi i bermuda. Maka lo guardò sottecchi “Questa mattina”
Kirikou diede uno sguardo veloce alla piscina “Lui è entrato senza cuffia, non la voglio nemmeno io!” sbraitò Thunder, lanciando via il proprio copricapo.
Il ragazzo sospirò, sarebbe stato un turno estenuante “Soul…vai ormai tocca a me, arriverai un quarto d’ora in anticipo la prossima volta…va bene?” disse Kirikou, che era in vena di far del bene. Soul ghignò alzandosi e diede una manata sulla spalla all’amico “Grazie”
“Credo che dovresti andare ad asciugarti. O vuoi sguazzare con Liz nella vasca dei piccoli? Non ti faccio nuotare in quella dove non tocchi” fece lui, con aria da despota.
“Tanto è meglio che col piede non tocchi niente” ribatté lei, mostrandogli la lingua, stando in piedi su una gamba, come un fenicottero.
Soul alzò le sopracciglia “Beh, allora non ti farò toccare per terra con nessuno dei due piedi” fece lui a mo’ di sfida e si avvicinò prendendola in braccio, mentre lei si dimenava.
“Piantala!” sbottò Maka mettendogli una mano in faccia, nel disperato tentativo di liberarsi “Questo è il tipo di cose che fa Black*Star quando è in vena!” sbottò, arrossendo, adirata. Un’altra che arrossì  fu Tsubaki, che si coprì prontamente la faccia con le mani. Soul attraversò tutta la piscina con una scalpitante Maka in braccio, che gli tirava i capelli e che cercava di colpirlo in tutti i modi.
Andò dritto fino agli spogliatoi, indugiando nella zona delle docce, prima di depositarla a terra.  Maka zampettò su un piede solo, come un buffo pennuto.
Si grattò la testa, imbarazzata “Brutto cretino” esclamò, mentre lui rideva “E dai! Black*Star lo fa sempre!”
“Appunto per questo!”  ribatté lei, tonalità pomodoro. Non ebbe modo di dire altro perché lui le prese il viso tra le mani e la baciò con impeto. Maka boccheggiò a occhi chiusi, quando lui si allontanò sempre tenendole il viso tra le mani.
Fece un sorrisetto, Maka amava e odiava quei suoi maledetti sorrisini da saputello. “Non è un po’ scomodo stare su una gamba sola?” chiese, languido.
Maka lo guardò male “Vuoi che appoggi quella rotta?” fece lei, indispettita.  Soul sbuffò, con aria di superiorità “Figurati! Non sai cosa si dice di noi bagnini?”
Maka gonfiò le guance, stizzita “Di sicuro so che tu sei un deficiente!” sbottò lei, mentre lui rideva e l’afferrava per le gambe, sollevandola di nuovo da terra. La schiena di Maka cozzò con malagrazia contro il muro piastrellato. E la lingua di Soul andò subito a lambire il suo collo.
“Sono felice che ti sia messa il costume a due pezzi, finalmente si vede qualche cosa di un po’ meno serioso” disse a bassa voce, spingendosi contro di lei. Maka gli mordicchiò il labbro, appena lo ebbe di nuovo davanti “Non vedo cosa ti cambi. E smettila di giocare coi laccetti dei costume, che, se non mi tieni su, casco per terra!” disse, con voce stridula, affondando di nuovo il volto nell’incavo del collo. Soul ridacchiò, ma un secondo dopo urlarono entrambi, e non di gioia. Per poco Soul non fece cadere Maka per terra, mentre l’acqua gelida della doccia, che sembrava essersi aperta come per magia, scrosciava su di loro. Maka spense il getto con un colpo secco ed entrambi guardarono il corridoio delle docce comuni, dove stava in piedi un tranquillissimo Stein, in bermuda e sigaretta “Sono sicuro che il tritone e la sirenetta abbiano una vasca da bagno anche a casa, se vogliono provare il brivido di amoreggiare in un posto bagnato e pieno di piastrelle che provino in un bagno privato” e così dicendo se ne andò divertito.
Nessuno dei due ebbe la forza di ribattere, ma Maka voltò di nuovo lo sguardo verso Soul e scoppiò a ridere “Oh…devi  essere proprio un bel tritone…molto virile, con il tuo tridente e la coda di pesce!” disse passando distrattamente la mano sopra l’ombelico di lui, la imbarazzava anche solo pensare il fatto che le piacessero i suoi addominali appena accennati, era una cosa da ragazzina scema, ma si sentiva bollire quando li toccava, e Soul lo sapeva.
Soul arrossì “Ma smettila…”
“Allora era questo che si dice dei bagnini…beh, dove hai messo il tuo tridente?”
“Lo vuoi sapere?”
“Oh, cavolo…Soul…” sbottò stufa, non aspettandosi che lui rigirasse la presa in giro contro di lei, mentre lui la rimetteva per terra. “No, non lo vuoi sapere, lo sai già” e Maka gli tirò un pugno nello stomaco.
 

 
 

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