Disaster in the new game: beta tester's adventures

di arimika
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Prologo ***
Capitolo 2: *** Capitolo 1 ***
Capitolo 3: *** Avviso ***
Capitolo 4: *** Capitolo due (parte prima) ***



Capitolo 1
*** Prologo ***


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Anno 2020
LOCALITA’: laboratorio della Pokémon Company.

- Il videogioco è stato inviato con successo ai candidati?

- Sì signore.

- Bene che il gioco comici.


MONDO

Dodici ragazzi sono stati scelti come Beta Tester del nuovo Pokémon The Great Challenge,  che uscirà in allegato con la nuova console VCG01 (Virtual Control Game).

Queste novità sono  ancora un segreto per tutto il mondo.

Il VCG01 ha la straordinaria capacità di creare direttamente nella mente del protagonista  il videogame.

Il funzionamento è semplice: basta infilare un semplice apparecchio nell’orecchio ed il gioco partirà direttamente con la sua canzoncina che nessuno tranne l’interessato può sentire.

I medici interpellati reputano questo gioco sicuro nonostante il dispositivo controlli il cervello e gli organi di senso.

I ragazzi lo provano, ma qualcosa va storto: dopo pochi istanti il corpo scompare.

Il video game si rivela essere un’arma mortale: cosa succederà ai ragazzi imprigionati nel gioco? E soprattutto, come funziona questo? Come si può scappare?

‘’Lotta, vinci, allenati, muori’’
 

 

ANGOLO AUTRICE

Ciao a tutti ragazzi! Benvenuti in questa mia storia ad OC… la prima in effetti.  Scrivo tutto direttamente qui, anche se, ovviamente, queste cose saranno spiegati anche nel corso del videogioco.

A quanto pare stanno andando molto di moda ed io per prima partecipo ad una, quindi mi sono detta ‘’ perché non provo anch’io?’’ ed ecco il risultato della mia mente: dodici ragazzi intrappolati in un videogioco Pokémon diverso dai precedenti.

Qui gli HP dei Pokémon sono gli HP del PG (personaggio giocante), azzerati gli HP anche il giocatore muore e deve ricominciare tutto daccapo. Ma, l’essere intrappolati nel gioco e perdere tutti gli HP significa perire anche nella realtà.
Per poterne uscire bisogna vincere la Lega dei Pokémon e diventare Maestro Pokémon sconfiggendo il campione di Sinnoh.
Il videogioco è ambientato nella regione sopraccitata, nonostante questo saranno presenti tutti i Pokémon dalla prima alla quinta generazione.

Il vincitore o la vincitrice verranno sorteggiate così come le coppie se volete che ci siano.
Cercasi SOLO PNG, le iscrizioni per i PNG sono miste.
 I Beta tester saranno decisi in base all’ordine di arrivo delle schede dei vostri OC ed alla disponibilità dei posti (numero maschi/femmine, sì o no alla coppia).

Compilate il seguente modulo ed inviatemelo nel modo che preferite.
Nome:
Cognome:
Età e compleanno:
Descrizione fisica:
Segni particolari:
Abbigliamento solito:
Accessori indispensabili (elastici, cappelli, bracciali etc):
Foto (facoltativa):
Carattere:
Hobby:
Pokémon iniziale (da scegliere tra quelli di tutte le regioni) e mosse:
Pokémon preferito (da scegliere tra il Pokémon iniziale e gli altri):
Gli altri Pokémon che l’OC catturerà con le loro mosse (5, eventualmente chiederò io ulteriori Pokémon da mandare al centro Pokémon):
Storia:
Famiglia:
Altro:
Coppia (si/no, in caso di sì verrà sorteggiata, oppure specificate il personaggio del VIDEOGIOCO Pokémon Diamante-Perla- Platino e se la volete Het, Yaoi o Yuri):  

 

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Capitolo 2
*** Capitolo 1 ***





  Sotto il gazebo di casa Serafin una ragazza dai colori scuri e dalle mille lentiggini stava leggendo l’ultimo libro del suo autore preferito. Era arrivata a metà del racconto in meno di tre ore tanto la trama e lo stile dello scrittore le piacevano: la storia era avvincente e i colpi di scena si susseguivano senza tregua lasciandola con il fiato sospeso e il desiderio di sapere il continuo a ogni capitolo.

- Mei!- gridò un bambino uscendo dall’imponente edificio qual era la loro casa, la ragazza non lo sentì.-  Mei!- le urlò ancora correndole incontro.

Distratta dalle urla che interrompevano la sua pace e la lettura girò la testa e vide il fratello che le stava venendo incontro.
Mentre lo aspettava, Mei posò il libro sul tavolo vicino al centrotavola creato dalla madre che non era altro che una composizione floreale con tulipani e girasoli.
Quando, con il fiatone, il piccolo fu arrivato, le consegnò un piccolo pacchetto di carta marrone e una lettera indirizzata a lei.

- Sei proprio un bravo bambino Akira, grazie per avermeli portati- disse prendendo le cose che il piccolo le stava porgendo sorridendo sornione e accarezzando i suoi corti capelli neri.La ragazza tolse l’involucro dal pacco, vide il contenuto e regalò al mondo uno dei suoi più bei sorrisi.



 
   La fabbrica abbandonata era sempre stata il ritrovo dei bulli della sua scuola.

Lei non era una bulla ma, semplicemente, un’impicciona senza scampo: le piaceva ascoltare le conversazioni degli altri senza che loro se ne rendessero conto e più di una volta aveva litigato con i suoi migliori amici per questo.
Era sera tardi e quei ragazzi se la stavano ridendo alla grossa ricordando ciò che avevano fatto alla loro vittima quella mattina.

Quando finalmente la ragazza nascosta nell’ombra decise che per quella sera era abbastanza iniziò a dirigersi con cautela verso l’ingresso.
Inciampò diverse volte nei lacci degli stivali che lasciava aperti maledicendosi più e più volte per quelli e la sua goffaggine.
All’ennesimo rumore sospetto i bulli iniziarono a cercarla mentre lei si appiattì contro una parete temendo il peggio, uno le si avvicinò pericolosamente, ma fortunatamente non la vide.
Dopo qualche minuto di silenzio, capì che per quella sera i ragazzi se n’erano andati quindi uscì di corsa dall’edificio tra la polvere e le ragnatele, scavalcò con facilità il cancello sgangherato, ma cadendo si sbucciò un ginocchio.
Imprecò in maniera poco fine: era la terza ferita che si faceva quel giorno!

La sua casa era a un paio di chilometri di distanza, e si avviò di buon passo verso la sua abitazione.

Era quasi l’alba quando finalmente lesse ‘’Tsukine’’ sul citofono; il postino era già passato per cui ritirò la posta e appoggiò il tutto sul tavolo della cucina senza nemmeno controllare, dopodiché andò in camera sua e mise gli auricolari con dei simpatici fiocchetti nelle orecchie ascoltando la sua musica preferita a tutto volume.

 

    - Per oggi l’allenamento è concluso!- disse un anziano signore con il volto scottato dal sole e rugoso per gli anni.

- Sì Sensei. – gli risposero gli allievi inchinandosi per rispetto prima di congedarsi.

Camminarono sul tatami in religioso silenzio che venne, altrettanto religiosamente, interrotto nello spogliatoio.

- Oggi il maestro ci ha fatto penare!- si lamentò uno con il fiatone.

- Sì, ma solo perché la prossima settimana ci sarà il torneo- due ragazzi si sorrisero a vicenda, poi quello che stava parlando continuò indicandone un terzo che aveva i capelli neri brezzolati e gli occhi color nocciola- ed il qui presente Max Sparks quest’anno deve assolutamente stravincere.

- Eh sì, noi dobbiamo morire per il nostro campione!- commentò un altro ragazzo provocando uno scoppio di ilarità generale.

L’interessato si voltò sorridendo: quell’anno sarebbe stato il migliore sul tatami del torneo nazionale, niente e nessuno avrebbe potuto impedirgli di ottenere la sua sudata e meritata vittoria.
Dopo anni di allentamento il Sensei l’aveva finalmente reputato in grado di partecipare alle regionali e, dopo la sua schiacciante vittoria su un energumeno, alle nazionali.
Non si sarebbe lasciato perdere per nulla al mondo la sua opportunità.




‘’ Fu così che il sogno dei due fu finalmente realizzato. Fine’’
 

La ragazza seduta alla sua scrivania aveva passato le ultime sei ore a scrivere le ultime pagine del suo libro per poter consegnarlo l’indomani al suo editore.
Uscì i fogli da un’antica macchina da scrivere, che nonostante avesse più di quarant’anni funzionava ancora perfettamente, anche se contrastava con l’arredamento della casa: era più adatta ad un museo che all’uso quotidiano.

Stiracchiò le braccia e si alzò lieta di avere finalmente terminato il suo lavoro. Sbuffò e spostò dietro l’orecchio un ciuffo dei  suoi bellissimi capelli indaco.
Prese in mano il manoscritto e rilesse con attenzione tutte e duecento le pagine da lei scritte negli ultimi sei mesi.
Sorrise in un moto d’orgoglio e scrisse il suo nome sulla prima pagina del racconto.
Indossò una giacchetta ed uscì fuori da quella che era la sua abitazione.
Camminò fino all’ingresso della sua Casa Editrice tra le strade affollate della sua caotica metropoli.

Raggiunse l’edificio a dieci piani, la porta scorrevole si aprì da sola permettendole di entrare e fu accolta dal consueto quanto penetrante odore di amuchina.
Salutò la segretaria che sedeva al bancone dell’ingresso.

- È pronto il vostro nuovo romanzo signorina Tachibana?

- Sì, può gentilmente chiamarmi il direttore editoriale?

- Certa…

- Sono già qui signorina Tachibana.- disse interrompendo la donna un ometto calvo e tarchiato con degli antiestetici occhiali da vista che stonavano con l’abbigliamento ed il suo comportamento formale.- prego si accomodi nel mio ufficio per le pratiche burocratiche.- lei lo seguì ed iniziò a firmare i consueti documenti che già altre due volte aveva compilato- bene! Deve dirmi altro signorina?- le chiese quando ebbe finito.

- Sì, per quanto riguarda il termine del prossimo romanzo, la data sarà questo stesso giorno dell’anno prossimo. Nel prossimo semestre sarò molto occupata, di conseguenza non potrò pubblicare altro.

- Ed i vostri fan? A loro non pensa?

- La prego di avvertirli.

- Ma… lei non può…

- Sì che posso, nel contratto è scritto. Avverta loro che Tachibana Airi Yume tornerà nelle librerie a partire dall’anno prossimo.

La ragazza uscì dall’edificio salutando chi incontrava e lasciando il capo editoriale basito di fronte alla fermezza della ragazza prodigio che a soli quattordici anni aveva debuttato ottenendo un successo internazionale.


 

    Era appena entrato nel bar più IN della città. Qui la gente più sofisticata o semplicemente chi ci teneva a far colpo veniva a sorseggiare il tè. Era di lusso, con grandi dischi di vinile appesi alle pareti, poster e statuette dei cantanti più famosi disposti in vetrinette. Gli mancavano solo le magliette con la scritta Hard Rock Caffè e sarebbe potuto benissimo essere uno di quei bar tanto famosi nel mondo intero.
Si avvicinò ad un tavolo e si sedette vicino all’aria condizionata: faceva molto caldo.
Non si capacitava ancora di come fosse arrivato ad accettare quell’appuntamento: probabilmente la calura gli aveva fatto male, nonostante tutto si era ritrovato nel bar più figo della città e questo era già un miracolo per lui. Poi si ricordò: lei doveva dirgli qualcosa di importante.
Stava aspettando da una mezzora quando controllò l’orologio, erano passate le cinque da un bel pezzo e della brunetta ancora non c’era l’ombra.
Era tentato di andarsene quando la vide entrare di corsa nel locale con fare trafelato. Le fece un leggero cenno con la mano che quella vide e si avvicinò al tavolo.

- Arachnia! Sei arrivata finalmente!- le disse a rimprovero.

- Scusami Gerard! Stavo giocando a Pokémon Giallo e non ho visto l’orologio.- gli rispose sorridendo.

- Vieni, siediti. Allora cosa dovevi dirmi?- le chiese subito fissandola nei grandi occhi marroni.

- Ah si. – frugò nello zainetto che aveva portato con sé ed estrasse dei documenti- queste sono le pratiche che il rettore dell’università mi ha dato per te.

- Grazie Arachnia. Questo è per te.- le porse un sacchetto- non pensare a male, mia madre mi ha letteralmente ordinato di comprarti qualcosa per sdebitarmi.

La ragazza aprì immediatamente il regalo, quando vide la collanina con il ciondolo a forma di ragno saltò addosso al ragazzo che stava guardando i documenti di ammissione abbracciandolo in un gesto tanto per lei naturale quanto per lui imbarazzante.

- Ehm… Arachnia potresti spostarti?- le chiese lanciandole un’occhiata spaventata.

- Zitto plebeo, questo è un privilegio che ti sto concedendo, approfittane.- disse lei accoccolandosi sul suo petto.

Arachnia Zirneklis non era intenzionata ad allontanarsi dal suo cuscino amico Gerard Wheatherly.


 
    Era la prima volta che Xain Woods si trovava in difficoltà in una partita a scacchi. Stava vincendo, quello sì, ma il distacco non era notevole e questo non riusciva a perdonarselo.
Il ragazzo seduto dall’altro lato del tavolo in mogano la guardava con un sorriso snervante che lei non riusciva più a sopportare. Spostò un ciuffo dei suoi disordinatissimi capelli marroni scuro per calmarsi e successivamente un pedone in avanti di due caselle.

Il giovane di fronte a lei la guardava imperturbabile. Lei spostò di nuovo lo sguardo sul gioco e si accorse di aver commesso un errore, uno sbaglio imperdonabile, ma era troppo tardi.

- Scacco matto- commentò quello approfittando della mossa dell’avversaria.

Al loro livello ogni sbaglio si pagava caro, Xain lo sapeva bene e non riusciva a perdonarsi per quello. Era la finale, aveva buttato alle ortiche sei ore della sua vita perdendo in modo tanto miserabile il torneo.

Scattarono le foto, lei sorrise con la coppa piccola ed il suo attestato a certificare il suo umiliante secondo posto.

- Ci vediamo al prossimo torneo- le disse quello porgendole la mano, quasi a rincarare la sua dolorosa sconfitta.

- Certo- disse lei con il più falso dei suoi sorrisi.

La ragazza si voltò ed uscì dalla stanza senza voltarsi indietro inghiottita dall’oscurità dell’hotel più lugubre dell’intera Roma.


 
    Quella ragazza era semplicemente troppo carina, non c’era altra soluzione, non avrebbe potuto fare altro.
Quando le si era avvicinato l’aveva bellamente salutata.

- Ehi ciao angioletto, come ti chiami? Io sono CJ.- le chiese presentandosi.

La ragazza aveva dei lineamenti delicati oltre che due grandi occhi azzurri e dei biondi capelli lisci ad incorniciarle il volto.  Indossava un cappellino grande di paglia per riparare la pelle diafana dal sole ed un vestitino rosa confetto con la gonna a balze.

- I-io sono Monica.- gli rispose quella balbettando.

- Bene Marilena, che dici? Non fa troppo caldo? Che ne dici di venire a bere qualcosa con me?- la prese per mano cercando di portarla verso il bar più vicino dove sarebbero stati al riparo dalla calura pomeridiana.

- Ehm, non posso, sto aspettando una persona. E comunque non mi chiamo Marilena!- disse quella ritirandosi dal contatto con il moro.

Lui la guardò con i suoi occhi verde acqua e si sentì toccare ad una spalla, si girò ed un pugno lo colpì in pieno volto.

- Così impari a molestare la mia ragazza.- un ragazzo aveva abbracciato la giovane.

- E tu non lasciarla troppo tempo al sole che la sua bellezza sfiorisce.- gli rispose rabbioso e contrito

Quella sera aveva dovuto mettere della carne sull’occhio che era diventato gonfio e livido, maledisse mentalmente i rimedi del Vecchio, come chiamava suo padre, che era fissato per i metodi di cura risalenti all’epoca della Seconda Guerra Mondiale.
OC: Christopher Jeremia Willsock                      AUTORE: Cristo96
 



    - Ci vediamo stasera Autumn!

- Certo- rispose la ragazza raccogliendo le sue cose dall’armadietto e salutando l’amica.

Aveva i lunghi capelli rossi sciolti, con i boccolo che le ricadevano qua e là e gli occhi grandi e spiritati. La frangetta le copriva gli occhi di un apparente insolito colore: erano viola.
Indossava come al suo solito una gonnellina a balze nera e una maglietta rosa cipria.

- Ti aspetto alle otto sulla collina dietro casa mia.

Erano le sei del pomeriggio di un sabato sera. Quella notte ci sarebbe stata una tempesta meteorica e per nulla al mondo Autumn Brighton aveva intenzione di perdersela.
Era un fenomeno raro che si ripeteva con difficoltà; era rimasta affascinata dai video e dalle foto delle più recenti che ritraevano una pioggia di stelle.
Quella notte sarebbe valsa la pena di passarla in bianco.

Finalmente la sera arrivò e con lei anche le meteore. In migliaia solcarono il cielo lasciando la rossa e la sua amica a bocca aperta.
Nel buio della notte comparivano colorate scie luminose in uno spettacolo di luci stupendo e meraviglioso.
L’alba le colse ancora intente a rimirare le stelle.


 
     Era da circa mezz’ora che camminava e non era ancora arrivato, si maledisse per la ventesima volta in cinque minuti per non aver aspettato l’autobus e accorciato di molto il tempo da impiegarci.
Doveva essere di ritorno a casa entro un’ora o non avrebbe fatto in tempo, non che ai suoi genitori importasse poi così tanto che lui fosse a cena puntuale, ma quella volta avevano ospiti importanti: dovevano incontrarsi con i genitori di quella che a breve sarebbe dovuta essere la sua promessa sposa.
La famiglia in questione era molto ricca ed il loro matrimonio avrebbe portato molti vantaggi; quella cena era… come dire… una sorta di incontro prematrimoniale.
E lui ne aveva le tasche piene di tutta quella roba da ricchi e aristocratici.
Una goccia d’acqua bagnò la punta del suo naso, in breve scoppiò un acquazzone e lui, come fortuna voleva, non aveva portato con sé l’ombrello. Iniziò a correre e quando fu finalmente arrivato, dieci minuti dopo, era bagnato come un pulcino, sempre meglio di apparire di fronte ad una fumetteria in una limousine.
Entrò nel negozio in silenzio strisciando le scarpe sullo zerbino e biascicando qualche parola di scusa per il pavimento bagnato.
Si recò nell’area delle nuove uscite e controllò i manga presenti. Poco male se si era bagnato tutto, ora avrebbe acquistato l’ultimo numero del suo preferito.

- Ehm… - un borbottio lo fece girare. Sulla porta c’era una ragazza dai capelli neri che lo guardava imbarazzata- ciao, sono la figlia dei proprietari. Ecco… se devi comprare quel manga paga a me il suo prezzo di copertina.

- Certo- rispose quello porgendoglielo e dandole i soldi.

Lui fece per andarsene ma fu fermato da lei.

- Ecco… Come ti chiami?- gli chiese.

- Philip.- gli rispose quello eludendo con gli occhi lo sguardo di quella.

- Bene Philip, so che sei un cliente abituale perciò… ecco… tieni!- gli diede un ombrello e sparì nel retro rossa in viso.

- Grazie – biascicò a mezza voce spostando una ciocca dei suoi capelli rossi a lato della faccia e si avviò sotto il diluvio verso casa sua sotto un ombrello con i fiorellini.

 
 
 
    Era tutto una questione di secondi, di attimi, di momenti: trovare il soggetto e fotografarlo non era affatto semplice.
Essendo molto bravo non si stupì quando gli chiesero di fare alcune foto al panorama offerto dalle strade di Kyoto.
Aveva viaggiato qualche ora e, in compagnia della sorellina Robyn, erano finalmente arrivati alla città dei mille templi. Si recarono subito all’hotel dove avevano prenotato e pagarono per la notte.

- Io esco- le annunciò alla fine scoprendola a specchiarsi; in fondo non erano così diversi loro due: avevano gli stessi capelli neri leggermente mossi, medesimi occhi quasi neri e stessa carnagione abbronzata.

- Ok Clark, io dopo vado a comprare qualcosa di buono da mangiare.

Depositatele valigie, il ragazzo iniziò a scattare numerose foto ai giardini semplici in stile giapponese tradizionale, ai meravigliosi fiori che erano sbocciati nonostante fosse una giornata coperta e nuvolosa e agli edifici dai rossi tetti spioventi.

Ma mancava ancora qualcosa in quelle foto… poi vide un albero di ciliegio e premette il bottone della macchina fotografica, ora sì che le sue foto erano complete.
Tornò all’hotel e fu così che quella sera si addormentò per la stanchezza e la pancia troppo piena di onigiri.
 


       Concentrati. Tira di più la corda. Mira bene.

Erano questi i commenti che Reira Akai si sentiva dire da quando aveva incominciato a tirare con l’arco i suoi dardi.
Ora, alla ‘’veneranda’’ età di diciotto anni poteva finalmente affermare di non avere più bisogno di un maestro che la correggesse due volte ogni tre secondi.
Quella volta aveva voglia di qualcosa di diverso, prese l’arco e montò a cavallo e si esercitò nel lanciare le sue frecce su bersagli in movimento. La sua mira non si poté dire delle migliori in quel caso, ma ogni volta la saetta centrava una qualsiasi parte colorata: non se l’era cavata male dopotutto.
Ma questo a Reira non bastava e si ripromise di esercitarsi e migliorare.
Il vento si alzò e la ragazza dai capelli rossi a caschetto decise che era tempo di ritornare a casa. Riportò l’animale nella scuderia, accarezzò la sua testa e passò la mano sui suoi finimenti prima di abbandonarlo con un semplice ‘’Grazie’’.
Si cambiò la tenuta da cavallerizza e indossando quella da kendo: questa volta Kenta non avrebbe potuto batterla tanto facilmente!



 

OC: Mei Serafin                                                        AUTORE: Ronniestregatto
OC: Tsukine Giulia                                                  AUTORE: Lady_Kitsune
OC: Max Sparks                                                       AUTORE: PRINCE OF FLAME
 OC: Airi Yume Tachibana                                      AUTORE: Fear
OC: Arachnia Zirneklis                                           AUTORE: Euphemia         
OC: Gerard Wheatherly                                          AUTORE: arimika
OC: Xain Woods                                                      AUTORE: FrecciaDiLuce
OC: Christopher Jeremia Willsock                      AUTORE: Cristo96
OC: Autumn Brighton                                             AUTORE: PervincaViola
OC: Philip Evans                                                     AUTORE: f9v5
OC: Clark Bale                                                        AUTORE: Novalis
OC: Reira Akai                                                        AUTORE: Class of 13 
 

 
 
 Allora... ciao a tutti! E con questo capitolo ho presentato tutti i Beta Tester, mi scuso con Class of 13 per aver usato il suo OC come Beta Tester, al posto di PNG, ma mi sono accorta di avere un deficit di personaggi.
Con questo non dico che gli altri due personaggi che sono PNG siano stati sfavortiti, semplicemente ho fatto un sorteggio ed è uscita lei. In ogni caso anche i PNG avranno un ruolo importante durante lo svolgimento del gioco.
Spero di non essere caduta nell'OOC, grazie a chi ha messo questa storia tra seguite e preferite, a chi ha recensito e a chi mi ha inviato il suo personaggio.
arimika




 
 
 

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Capitolo 3
*** Avviso ***


Per motivi personali il prossimo capitolo sarà pubblicato tra un mese, forse due.
Chiedo prematuramente scusa per l'attesa.
Sperando nella vostra comprensione,
Arimika

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Capitolo 4
*** Capitolo due (parte prima) ***



Or bene ragazzi, eccomi qua! Mi scuso per l'enorme ritardo, ma si sa... tra vacanze studio e normali, non ho avuto molto tempo per scrivere.
Questa è la prima parte del secondo capitolo e riguarda l'arrivo e la scelta degli Starter... gli OC presenti sono Ren Serafin di Ronnie Stregatto, Anita Serently di A c q u a m a r i n a_, Luna Tsuyuki di Luna Sutcliff , CJ di Cristo96, Giulia Tsukine di Lady_Kitsume e Gerard Weatherly (il mio) in più ci sarà l'entrata in scena dell'eccentrica Professoressa Mitami che consegnerà gli Starter ed il Pokédex.
Spero che con questa prima parte di capitolo mi perdonerete l'abnorme ritardo.
Enjoy it.
PS. Se volete recensire mi farebbe molto piacere e se avete altri OC che volete inviarmi mandatemeli (mi mancano i rivali, ovvero nove PNG), la scheda è nel prima capitolo.




CAPITOLO DUE.

Avventura di Giulia Tsukine.... 1- Luna Tsuyuki e Charmander.



Il congegno era depositato su un tavolo di fronte a lei. Quella strana macchinetta non le trasmetteva niente di buono e la lettera che lo aveva accompagnato non la faceva affatto stare tranquilla. Doveva dar retta alle parole scritte o fidarsi del suo istinto?
Decise di rimandare a dopo un succo di frutta l’ardua sentenza, quindi depositò quella sottospecie di chip sul letto ed andò nel piano inferiore dove stava la cucina. Aprì il frigo e prese una bottiglietta di ACE. Si guardò intorno con fare circospetto, poi tornò di sopra e si chiuse in camera.
Finito il drink tornò a concentrarsi sull’affare tecnologico recapitatole, si armò di cacciavite e pazienza per provare a smontarlo, ma riuscì solo a scalfirlo. Rattristata per il fallimento disatteso infilò l’apparecchio all’interno del suo orecchio credendo che testarlo non le avrebbe potuto nuocere.
Caricò la cartuccia rotonda che conteneva Pokémon the Great Challenge all’interno del congegno. Ed il gioco partì.

‘’ Prego pensare il proprio nome’’ gracchiò una vocina metallica e dopo poco ‘’Bene Giulia Tsukine la vostra partita sta per iniziare. Caricamento in corso…’’

Una ragazza si materializzò davanti a lei in uno spazio vuoto, blu con gli 1 e gli 0 dei dati che si muovevano a gran velocità in quelli che parevano delle strisce di larghezza di due metri..
Aveva i capelli lunghi fino alle ginocchia rosso fuoco e la carnagione chiara. I suoi occhi erano di due colori diversi, che quasi non parevano pixelati, quello di destra azzurro, l’altro rosso sangue. Indossava un vestitino corto rosso che le donava molto con un girocollo nero fermato da una spilla rossa.
Sembrava una ragazza molto carina, ma d’altro canto era solo un PNG, di questo Giulia ne era certa.

-  Sono Luna Tsuyuki, la tua rivale in questo gioco. - una vocina chiese a Giulia se volesse parlare con lei, la ragazza annuì - Non ho voglia di parlare con te Giulia Tsukine, vai dalla Professoressa Mitami e non rompere - ma ricevette soltanto una risposta sgarbata.

La bionda rimase di sasso, un PNG che trattava male un giocatore? Era una cosa inammissibile!

La solita voce metallica rimbombò ‘’ Raggiungi la Professoressa Mitami, lì ti verrà spiegato il funzionamento del gioco. Per muoverti non devi far altro che provare a camminare, il tuo corpo nel mondo reale  rimarrà immobile’’.

Giulia provò ad avanzare e scoprì con piacere che poteva muovere il suo corpo pixelato come voleva senza alcun impedimento. Si guardò: indossava gli stessi vestiti con cui  aveva iniziato il gioco, si toccò i capelli e notò con piacere che erano i suoi. Non era la mente di un avatar, era lei stessa il PG.
Intorno alla bionda e alla rossa iniziò a delinearsi il paesaggio: un prato con l’erba alta e rigogliosa, alti e forti pini, tante macchie di colore e qualche bacca, un cielo azzurro e qualche Pokémon che si intravedeva nella boscaglia, uno stormo di Farfetch’d che volava verso il Sole e alcuni Bellosom che giocavano indisturbati.
Giulia si beò del panorama, poi corse nella direzione indicatale dalla freccia che stava sopra la sua testa. Passò vicino ad alcuni Oddish che al suo passaggio scavarono una buca e si seppellirono sottoterra lasciando solo le foglie fuori per mimetizzarsi. La ragazza sorrise ed arrivò in quella che la vocina sopra la sua testa chiamò Sabbiafine.

Si trattava di un agglomerato di poche case abitate da qualche PNG adulto, un centro Pokémon, un negozio per acquistare alcuni oggetti e la spiaggia dove sulla sabbia zampettavano allegramente dei Wingull.
La ragazza entrò nel Centro Pokémon, una signora dal giovane aspetto stava seduta vicino ad un computer e stava parlando con qualcuno. La bionda si schiarì la gola per attirare l’attenzione di quella, che si girò.

- O bene- proruppe quella- ciao George, ciao!- salutò riferita alla persona con cui stava parlando- bene Giulia, io sono la Professoressa Mitami. Ora ti darò il tuo Pokémon iniziale, altrimenti detto Starter. Scegli con attenzione, my dear. La tua scelta può ricadere sul tipo acqua, tipo fuoco e tipo erba. Scegli con attenzione il tipo, poi passeremo alla scelta tra i Pokémon di quel tipo, my dear.

- Uhm… come fa a sapere il mio nome?- chiese quella realizzando come l’aveva chiamata.

- Vuoi un consiglio, my dear?- le rispose quella con un’altra domanda ignorando completamente le parole della ragazza.

- Sì.

- Bene, per me ti troveresti meglio con un Tipo Acqua che con un tipo erba, fuoco poi non ne parliamo, my dear.

- Ok, scelgo il Tipo Fuoco!

- Ma se ho detto Tipo Acqua, my dear!

- Voglio un Tipo Fuoco. Quali sono i Pokémon tra cui devo scegliere?

- Ok. Venite fuori piccolini.- lanciò in aria quattro sfere da cui uscirono un Charmander, un Cyndaquil, un Torchic, un Chimchar e un Tepig.- la tua scelta sarà uno di loro, my dear.

- Bene voglio lui!- indicò la piccola lucertolina arancione che se ne stava rannicchiata in un angolino.

Si avvicinò e lo prese in braccio, era più piccolo del normale e la sua posizione fetale non rendeva di certo giustizia alla sua corporatura. Con le zampe anteriori cercava di raggiungere la Professoressa e si divincolava dalla presa della ragazza. Sembrava dire che non volesse stare con lei.
La donna spostò all’indietro un riccio arancione della sua chioma disordinatissima, sorrise dolcemente e prese in braccio il piccolo Pokémon, quindi gli disse qualcosa all’orecchio e tornò calmo.

- Charmander è un po’ troppo timido per quelli della sua specie, ma saprà rivelarsi un ottimo alleato, trattalo bene!- fece una pausa- questo è il tuo Pokédex- le consegnò una piastrina elettronica. -Puntala su un Pokémon e ti dirà varie informazioni, catturali e ne avrai anche di più! Lo scopo della tua missione  è catturare tutti e 210 Pokémon regionali e tutti e 651 Pokémon nazionali. Quelli leggendari appariranno solo una volta se sarai fortunata. In bocca al lupo e, che l’avventura cominci, my dear!

Giulia fece rientrare il suo Charmander nella Pokéball che le era stata appena consegnata ed uscì salutando la Professoressa Mitami. Uscendo incontrò la rossa che si era presentata come la sua rivale.

- Tu sei? Sei…

- Luna Tsuyuki, la tua rivale. Quale Pokémon hai scelto?

- Un Charmander, tu?

- Io ho già la squadra al completo, ma per essere la tua rivale al momento ho solo un Pokémon! Ovvero il mio Starter, Lucario.

- Lucario… ma non è uno Starter lecito!

- Svegliati sono un PNG! Non un giocatore come te.

- Dai cavolo, non è assolutamente giusto! In quel caso avrei scelto… che so… uno Zorua!

- Smettila di perderti in chiacchiere inutili! Hai mai giocato agli altri giochi Pokémon?

- Certo, ho la collezione completa di essi! So tutto, compresi i trucchi… Ops! Questo non dovevo dirlo.- si corresse sperando che la PNG non avesse sentito.

- Allora non hai bisogno di me, se non sai qualcosa e ricorda solo se non SAI, e non NON TROVI qualcosa chiamami: sul tuo Pokédex c’è la funzione Pokégear, che ti permetterà di chiamarmi ogni volta…

- Bene! Ciao Luna!- disse Giulia correndo via verso Giubilopoli sul sentiero 202.

- Quella ragazza è completamente andata!- commentò tra sé e sé la rossa vedendo quella correre via. – si divertirà, ohh se si divertirà con le informazioni in suo possesso… 




Avventura di Gerard Wetherly- 1. Ren e Chitù.

Si era perso. Di nuovo.

Versò sulla sua testa il contenuto della borraccia che aveva trovato nello zainetto assegnatogli all’inizio del gioco, infradiciandosi i capelli. Ora parevano ancora più lisci e lucidi rispetto a quanto non fossero già in precedenza. La camicia si attaccò alla veste e si fece più aderente mettendo in bella mostra il fisico scolpito che tanto piaceva e faceva sospirare le ragazze. Il sole si ammirava sui suoi capelli mostrandone il vero colore: il blu scuro che tutti confondevano con il nero, i raggi mostravano solo i riflessi blu mentre i capelli sottili sembravano neri.
Si stropicciò gli occhi stanchi e assonnati, erano ore che vagava su quella montagna alla ricerca di una qualche forma di vita, invano. La cosa forte era che, contrariamente al resto dei videogiochi, lui la avvertiva la stanchezza fisica. Troppo stanco si fermò vicino ad un sasso più grosso degli altri e vi si sedette sopra, appoggiò la schiena e si addormentò.
Ristorato aprì gli occhi, ma contrariamente a quanto si aspettava non era più vicino al burrone dove per poco aveva rischiato di cadere, ma vicino ad una città.

- Ciao!-  lo salutò una voce maschile - Io sono Ren Senerif e sono…-prese la mano di quello dai capelli neri e gliela strinse calorosamente senza ottenere un’altrettanta vigorosa stretta- … e sono il tuo rivale in Pokémon The Great Challenge. Ah, una cosa mi dispiace Gerard Weatherly, sarò io il più forte tra noi due! Una domanda, com’è che hai impiegato tanto a raggiungermi? Il tuo arrivo a Sinnoh è registrato otto ore fa, mentre per arrivare qui dal luogo in cui sei apparso ci si impiega solo dieci minuti prendendo l’unico sentiero che c’era.

Il ragazzo era un tipo bassino, dalla carnagione pallida e i capelli neri corti e spettinati tenuti malamente in alto, solo qualche misera ciocca gli ricadeva scomposta sulla fronte e ai lati del viso creando un netto contrasto con due grandi occhi rossi. Indossava una t-shirt bianca e dei jeans neri che richiamavano il colore dei suoi capelli. Nel complesso si poteva considerare carino.

- Ehm…

- Che c’è, il gatto t’ha mangiato la lingua?

- No… no… non è questo, è solo che…

- È solo che, cosa? – lo incitò quello avvicinandosi di più a lui.

- Mi sono perso, tutto qui.- Gerard mise il broncio.

- E tanto ci voleva! Dai seguimi, devi ancora scegliere il tuo primo Pokémon, sai vero su quali può ricadere la tua scelta?

- Sì, tipo Acqua, Fuoco o Erba delle prime cinque generazioni!

- Bene, ora seguimi, la Professoressa Mitami ti sta aspettando.

Il PNG condusse Gerard attraverso le strade della rocciosa Rupepoli. Qui si vedevano possenti Pokémon che scalavano le incolte pareti scoscese del Monte Corona. Vi era un casinò dove, nonostante fosse ancora primo pomeriggio (erano le quattro), vi erano avventori che tentavano la fortuna e perdevano tutti i loro averi. Due imponenti body guard stazionavano di fronte a quella che senza dubbio doveva essere la Palestra a giudicare dal disegno di una Pokéball che imponente dominava l’entrata.

- La Capopalestra lì è Marzia.- gli disse Ren indicandola.- è molto forte e in molti hanno perso contro di lei. È l’icona di questa città: tutti la adorano. Non tanto perché è tenera, ma per la sua temerarietà e fierezza: è una combattente di arti marziali molto esperta, è molto piccola di altezza, ma come lotta lei non riesce nessuno, taluni ritengono che sia addirittura imbattibile.

Passarono vicino a molte casette con il tetto viola spiovente, i camini che lo bucavano innalzandosi verso il cielo e piccole vasche contenti dei fiori colorati, principalmente margherite, iris e tulipani, appese ai davanzali davanti alle tende rosate con decorazioni floreale ricamate a mano. Una vecchietta sedeva su una veranda intenta a lavorare a punto croce una tovaglia disegnando, con l’abile ed esperta mano, Foongos e Amoongus, Pikachu e Chimchar, Milotic e Staravia, Relicanth e Victrebeel, in un allegro Carnevale di decine di Pokémon, forse l’anziana stava lavorando da anni a quel tessuto, forse stava ritraendo tutte le specie presenti nel Pokèworld. Alcuni bambini stavano giocando con le statuette dei Pokémon leggendari regionali Giratina, Palkia e Dialga, probabilmente intagliate da qualche Guardaboschi intenerito dalle risate e dai giochi dei piccoli, simulavano le epiche battaglie avvenute tra i tre grandi in passato, le epopee degli avventurieri che erano stati al loro cospetto.

Superarono un grande edificio da dove molte persone entravano e uscivano chi a mani vuote chi con grandi buste contenenti oggetti per Pokémon, per se stessi e la casa. C’erano vetrine che esponevano cappelli, borse, Pokéball, vestiti e accessori, bancarelle dove si comprava da mangiare con pomodori e ortaggi provenienti da Pratopoli, venditori ambulanti che elogiavano la loro merce. A seconda del piano si trovavano tipi di prodotti completamenti differenti tra loro sia di buona che di pessima qualità.

Salirono poi una lunga gradinata e si trovarono di fronte al Centro Pokémon di Rupepoli, all’interno, in un’area separata dal resto dell’edificio, stava la Professoressa Mitami. Aveva i capelli arancioni raccolti in una coda dalla quale diversi ciuffi le ricadevano disordinati, gli occhi verde chiaro brillavano mentre controllava i moduli e i fogli con l’andamento delle sue ricerche; indossava un camice bianco da sopra a dei pantaloni grigi aderenti e una maglietta arancione che metteva in risalto le sue curve prosperose.

- Tu devi essere Gerard, piacere io sono la Professoressa Mitami, my dear.- gli porse la mano affinché gliela stringesse, ma lui, troppo imbarazzato, rimase rigido e fermo al suo posto, la donna capendo che non c’era storia ritirò l’arto e sbuffando portò un ciuffo dietro l’orecchio- Ora ti darò il tuo Pokémon iniziale, altrimenti detto Starter. Scegli con attenzione, my dear. La tua scelta può ricadere sul tipo acqua, tipo fuoco e tipo erba. Scegli con attenzione il tipo, poi passeremo alla scelta tra i Pokémon di quel tipo, my dear. 

- Erba- rispose lui a bassa voce.

- Bene, i Pokémon sono: Treecko, Chikorita, Bulbasaur, Turtwig e Snivji, my dear.

- Se possibile…. Vorrei Chiorita.

- Bene- gli rispose quella prendendo la Pokéball designata- lui è Chikorita, my dear. – lanciò la Pokéball in aria e quella si aprì rivelando al mondo digitale un dinosauretto in miniatura verde foglia chiaro, gli occhi rossi e una grande foglia verde sulla testa lunga quanto il corpo del piccolo.

- È un maschio o una femmina?

- Femmina, my dear.

- Allora il tuo nome sarà Chitù, piccolina! – rispose quello prendendo in braccio la creaturina, che calma, si lascò avvolgere dalle esili braccia del ragazzo.

- Questo è il tuo Pokédex- disse poi consegnandogli una piastrina elettronica. - Puntala su un Pokémon e ti dirà varie informazioni, catturali e ne avrai anche di più! Lo scopo della tua missione  è catturare tutti e 210 Pokémon regionali e tutti e 651 Pokémon nazionali. Quelli leggendari appariranno solo una volta se sarai fortunato. Puoi usare il Pokédex anche come cellulare, quindi non esitare a chiamare me o Ren se hai necessità- a quelle parole Senerif fece una smorfia scocciata- In bocca al lupo e, che l’avventura cominci, my dear!

- Grazie, Professoressa Mitami. – disse lui inchinandosi, poi prese la Pokéball e il Pokédex  e si avviò verso l’uscita- grazie ancora e arrivederci.- fu seguito dall’altro ragazzo all’esterno del Centro Pokémon.

- Direi che possiamo salutarci qui.- disse il rivale.

- C-credo di sì- gli rispose Gerard mentre accarezzava la testa della piccola Chitù- arrivederci Ren!

- Arrivederci, ah! Una cosa- disse mentre stava camminando verso Evopoli- non vincerai mai la Lega di Sinnoh: il vincitore indiscusso qui… sono io!- poi inforcò la sua bicicletta, una mountain bike rosso brillante e si avviò pedalando verso la zona della pioggia, verso il luogo dove si sarebbe tenuto il primo incontro in palestra: a Mineropoli.

Gerard mise giù la piccola Chitù e guardò la mappa, una vocina gli disse di andare a Rupepoli, cercò la città, era a sud-est rispetto a dove si trovava lui. Iniziò a camminare pregando di essersi diretto nella giusta direzione, ma, ahimè, stava andando in direzione di Nevepoli.  



Avventura di Cristopher Jeremia Willsock- 1. Anita e Karyu.

- Karu!- una ragazza stava camminando nei pressi di Flemminia, vicino ai campi e alla pensione per Pokémon.

Stava percorrendo la strada urlando a squarciagola il nome del suo compagno d’avventura: il piccolo si era allontanato da lei mentre si riposavano sull’erba del percorso e quando lei s’era svegliata, era sparito nel nulla.
Il Pokémon disperso si chiamava Karu ed era lo Starter di Anita Serently, un piccolo Torchic raccolto in un bosco e salvato da un gruppo di cattivi dalla ragazza. Il pulcino giallo se l’era svignata per andare da qualche parte e lei era preoccupatissima.
Lo cercò tra gli arbusti, tra i cespugli di bacche, venne inseguita da un gruppo cospicuo di Beedrill per essere entrata nel loro territorio, bagnata da un Magikarp selvatico, finché non inciampò in una radice vicina al luogo dove si era riposata e lì lo vide. Il piccolo monello si stava riposando tra le foglie vicino a dei torsoli di bacche, doveva essere stato attirato dall’aroma a cui non sapeva resistere: la Baccapesca era la sua preferita!
La ragazza era combattuta tra il rimproverarlo e il perdonarlo, quando il suo istinto materno scelse per lei. Raccolse il Pokémon e tenendolo tra le braccia si avviò verso Flemminia dove la Professoressa Mitami le aveva detto di aspettare il PG assegnatole.
 

Era diventato tutto nero, poi era apparso lui.
Christopher Jeremia Willsock, si trovava in una città che già ben conosceva per aver giocato a Pokémon Platino. O meglio lui non si trovava in città, ma poco all’esterno della medesima. Più precisamente vicino ad una grotta, un antro da dove un mormorio incessante proveniva dai Pokémon che si muovevano al suo interno. Una scritta recante inciso ‘’Rovine di Flemminia’’ era appesa vicino all’entrata dell’antro.
Si mosse in direzione di quella che sapeva già essere la città di Flemminia, sgusciò tra gli alberi, saltò giù dai dossi e seguendo il sentiero giunse in città. La prima cosa che vide, ad eccezione degli imponenti alberi e dei Pokémon da cui si era nascosto perché indifeso, fu una ragazza seduta su un masso all’inizio del sentiero.
Aveva i capelli lunghi fino a metà della sua schiena mossi e neri con la riga sul lato sinistro, una maglietta a maniche lunghe bianca e uno scaldacuore nero che teneva appoggiato al suo zainetto giallo pallido dominato dall’immagine di una Pokéball, dei leggins neri lunghi fino a poco dopo il ginocchio e delle scarpe da ginnastica.
Quando le fu abbastanza vicino poté notare che stava leggendo un libro, che i suoi occhi che scorrevano veloci sulla carte bianca rigata erano di un acceso color blu mare, che la sua carnagione era olivastra e che al collo teneva una bizzarra collana con delle foglioline intrecciate ed al centro uno smeraldo.
Una ragazza decente, commentò tra sé e sé.

Si avvicinò di soppiatto alla giovane e picchiettò con l’indice destro la spalla di lei. Quella, spaventandosi, si girò di scatto e vedendo il giovane tirò un sospiro di sollievo. Senza dire una parola mise il libro che stava leggendo in borsa e rindossò lo scaldacuore.

 

- Tu sei Christopher Jeremia Willsock, dico bene?- chiese lei una volta pronta.

- Certo, ma chiamami CJ, e … posso sapere con chi ho l’onore di parlare?- disse lui ammiccando e prendendole la mano facendole imporporare le guance da un leggero imbarazzo.

- Io sono Anita Serently e sarò la tua rivale per questo gioco.

- Come sono fortunato!- gioì lui- ho una bella ragazza come rivale!- lei mascherò il rossore con la sua decisione ordinando silenziosamente alla pelle di tornare normale.

- Se vuoi seguirmi ti porterò dalla Professoressa Mitami, lì potrai scegliere il tuo Starter.- gli rispose.

- Certo! Anche se preferirei rimanere qui ad ammirarti e a parlare solo con te.- la ragazza si avviò cercando di far smettere di battere il cuore che minacciava di uscirle dal petto, non gli piaceva il tipo, ma tutti quei complimenti la mettevano in un imbarazzo tremendo.

Lo condusse cercando di rispondere il minimo possibile alle sue domande attraverso la città. Superarono le varie abitazioni fino ad  arrivare al Centro Pokémon, la classica costruzione uguale ovunque dove al banco stava un’infermiera Joy che si prendeva cura e rimetteva in sesto i Pokémon feriti, vicino alla donna dai capelli rosa ce n’era un’altra, molto bella a dirla tutta.
Quando i due entrarono quella si alzò da dietro al bancone ed andò loro incontro.

 

- Ciao Anita e benvenuto a te Christopher Jeremia Willsock, my dear! Io sono la Professoressa Mitami, my dear. Ora ti darò il tuo Pokémon iniziale, altrimenti detto Starter. Scegli con attenzione, my dear. La tua scelta può ricadere sul tipo acqua, tipo fuoco e tipo erba. Scegli con attenzione il tipo, poi passeremo alla scelta tra i Pokémon di quel tipo, my dear.

- Non c’è bisogno di scegliere il tipo: io voglio un Charmander.

- Bene, Charmander vieni a conoscere il tuo allenatore, my dear!- dicendo questo prese una Pokéball tra le dodici presenti e la aprì rivelando la presenza della piccola lucertola.

- Piacere di conoscerti Karyu, io sono CJ e sarò il tuo allenatore. – il Tipo fuoco rispose al giovane dandogli una zuccata.

- Questo è il tuo Pokédex- disse poi consegnandogli una piastrina elettronica. - Puntala su un Pokémon e ti dirà varie informazioni, catturali e ne avrai anche di più! Lo scopo della tua missione  è catturare tutti e 210 Pokémon regionali e tutti e 651 Pokémon nazionali. Quelli leggendari appariranno solo una volta se sarai fortunato. Puoi usare il Pokédex anche come cellulare, quindi non esitare a chiamare me o Anita se hai necessità, my dear. In bocca al lupo e, che l’avventura cominci, my dear!

- Ok, grazie mille dolcezza.- disse lui prendendo la sfera e il Pokédex- è stato un onore che spero di ripetere quello di incontrarla, si prenda pure il disturbo di contattarmi se desidera qualcosa, anche solo per incontrarci.

- Lo terrò presente, my dear.

Il ragazzo si allontanò seguito dalla mora uscendo dall’edificio.
 

- Stando a quanto dice la vocina che posso sentire solo io…

- Non la senti solo tu, ma tutti!

- Ok, bellissima. Devo andare a Mineropoli, tu invece dove andrai?

-  Tutti coloro che iniziano il proprio percorso come allenatori devono andare lì e, nonostante io sia un’allenatrice già da diversi anni, devo fare il tuo stesso viaggio poiché sono la tua rivale.

- Insomma vieni a Mineropoli?

- Sì.- annuì sconsolata quella.

- In questo caso, lo schianto che è la mia rivale verrà con me a Mineropoli, vedrai: ci divertiremo, me lo sento!

Sentendo quelle parole la ragazza si preoccupò non poco e si rinchiuse in una cappa di mutismo, sorda alle parole del suo compagno di viaggio fino a quando un piccolo versetto e un visino fecero capolino dallo zaino che portava.
Il suo piccolo Torchic si era svegliato e la prima cosa che fece fu salire sul capo della giovane. Lei sorrise vedendolo e lo aiutò a salire, poi riprese a camminare indicando al Pokémon tutti gli altri abitanti del Percorso in cui si imbattevano e giocando con lui sembrava essere tornata la bambina che a Olivinopoli l’aveva trovato ferito nel bosco e si era preso cura di lui. ‘’Piccolo Karu… diceva sempre… quante ne abbiamo passate per diventare amici come ora!’’ 






 

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