Lili

di Portos
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Lili ***
Capitolo 2: *** Ritrovarsi ***
Capitolo 3: *** La cena fra amici... ***
Capitolo 4: *** Stravolgimenti ***
Capitolo 5: *** E adesso? ***
Capitolo 6: *** Capitolo 6: Sassinamento ***
Capitolo 7: *** Confusion ***
Capitolo 8: *** Sorprese ***
Capitolo 9: *** Capitolo 9: Compagni ***
Capitolo 10: *** Capitolo 10: Sentimenti ***
Capitolo 11: *** Capitolo 11: Intramezzo ***
Capitolo 12: *** Dont'lose your Head ***
Capitolo 13: *** Extra Magical.... ***
Capitolo 14: *** Veleno ***
Capitolo 15: *** Aspettando ***
Capitolo 16: *** Pioggia ***
Capitolo 17: *** Muro di suono (Colour and sounds) ***
Capitolo 18: *** Capitolo18: Color and Sounds (muro di suono) parte 2 ***
Capitolo 19: *** Capitolo 19: Incerto ***
Capitolo 20: *** Capitolo 20: Faith ***
Capitolo 21: *** Capitolo 21: American Woman ***
Capitolo 22: *** Capitolo 22: Say you, say me ***
Capitolo 23: *** Capitolo 23: Condensa su vetro ***
Capitolo 24: *** Capitolo 24: Red Color and Sax Blues (Addio Londra) ***
Capitolo 25: *** Capitolo 25: Try (Prima parte) ***
Capitolo 26: *** Capitolo 26: Gridare al centro del mondo ti amo (parte 2) ***
Capitolo 27: *** Capitolo 27: Pensieri ***
Capitolo 28: *** Capitolo 28: Wacth the sunrise ***
Capitolo 29: *** Capitolo 29: Storie del passato ***
Capitolo 30: *** Capitolo 30: Gigli ***
Capitolo 31: *** Capitolo 31: L'amore serpeggia fra i vicoli ***
Capitolo 32: *** capitolo 32: In the (Le vite degli altri) ***
Capitolo 33: *** Capitolo 33: Le vite degli altri (Acqua Scura) ***



Capitolo 1
*** Lili ***


 

Capitolo 1 : Nuovo lavoro

 

Per Lili Hopper Evans il risveglio al mattino presto, era una delle cose che detestava di più al mondo...

E si sa, la tentazione era forte di rimanere a sonnecchiare nel suo comodo letto, invece di doversi alzare.

La ragazza sbatté le palpebre e sbuffò.

Seppur svogliatamente, la ragazza s’impose di alzarsi, prima che qualche prodigo rompiscatole lo facesse prima di lei, quindi scalciò via le coperte e prima che potesse riaddormentarsi nuovamente, era già in piedi.

Senza dimenticare, il cattivo umore che si portava dietro o forse anche un pizzico di ansia, perché si trattava del suo primo giorno di lavoro.

Le lancette della sveglia ammaccata segnavano le sette e qualche minuto e i primi raggi del sole filtravano dalle tapparelle.

Fece una doccia veloce poi si vestì, con una semplice maglietta viola, jeans neri e scarpe da ginnastica.

“Buongiorno Lil” la salutò sua madre in cucina. Un buon odorino di uova e bacon aleggiava per la cucina e lo stomaco di Lili si mise a brontolare.

“’Giorno Ma” biascicò, con la voce ancora impastata dal sonno, dandole un bacio sulla guancia.

“Mmm.siamo nervose per il primo giorno eh?”

“Già…”

“Magari incontrerai qualcuno di famoso, speriamo solo che non sia uno fuori di testa”

“Non spero proprio di no”

Lili sedette al tavolo.

Ellen Evans mise in tavola la colazione: uova fritte e bacon, prima di sedersi.

“Ma' oggi sei al lavoro, fino alle due?”

“Sì e tu?”

“Mh...non lo so” rispose Lili, con la bocca piena.

“Non si mangia con la bocca piena, ah e mi raccomando telefona a tuo padre”

Lili alzò gli occhi al cielo, non le piaceva essere trattata come una ragazzina di undici anni.

“E non fare quella faccia”

Lili alzò le mani in segno di resa, Ellen fece un mezzo sorriso.

“Mi devo sempre ricordare che non sei una ragazzina” la prese in giro.

“Infatti, non sono marmocchia”

“Uh, sei sempre così antipatica di primo mattino? Il famoso piede sinistro funziona”

Lili sbuffò vagamente divertita.

Finirono di mangiare un po' in fretta, poi Ellen s'alzò e sparecchiò la tavola.

“Ci vediamo stasera”

“Buon primo giorno di lavoro”

Lili incrociò le dita scherzosamente, ridendo.

“Ciao mamma”

La ragazza prese le chiavi della macchina e la borsa con gli effetti personali.

L'auto era una scassata Chevrolet Verde del'64, comprata da suo padre Greg ad un'asta giudiziaria.

Da circa quattro anni e mezzo, sua madre Ellen si era trasferita con la figlia in un piccolo appartamento nel centro di Londra, dopo il divorzio del marito, Greg.

La donna aveva trovato impiego come infermiera in ospedale mentre la figlia aveva frequentato la scuola per truccatrici.

Per i primi tempi Ellen era contraria, poiché desiderava che la figlia si cercasse un lavoro come commessa o studiasse almeno come maestra.

Fortunatamente, Greg aveva appoggiato Lili, nella sua decisione ed Ellen, di fronte a tanta cocciutaggine si era arresa.

Adesso suo padre si era risposato una seconda volta, con una vedova e si era trasferito a Dover.

Lili inserì la macchina nel quadro dell'accensione, girò la chiave.

Il motore partì, tossicchiando.

Inserì la prima marcia, diede un colpo d'acceleratore e partì verso destinazione.

 

Arrivò dopo una mezz'ora di viaggio: per un pelo era riuscita ad evitare di restare imbottigliata nel traffico cittadino.

Lili tirò un profondo sospiro. Sentiva le mani tremarle, il cuore batterle all'impazzata. E rimase impalata con il naso all'insù a fissare l'edificio degli studios e ripetendosi un’infinità di volte che doveva star calma e che sarebbe andato tutto bene.

Non si era accorta di essere completamente immobile, sino a quando la guardia che stava nella guardiola non la chiamò due o tre volte.

“Signorina? Ha bisogno di qualcosa?” disse l'uomo in tono gentile.

Lili si riscosse dai suoi pensieri.

“Mi scusi, signore”

“Ha bisogno di qualcosa?”

“Sono nuova qui...sono la nuova truccatrice...mi chiamo Lili Evans Hopper” balbettò Lili, sentendosi un'idiota completa.

“Può mostrarmi il pass e un documento d'identità? Sono le procedure” rispose l'altro.

Lili frugò nella borsa di pelle e li consegnò.

“In effetti, mi avevano detto che ci sarebbe arrivata una nuova truccatrice...” disse la guardia controllando i documenti.

“Sembrano a posto. Benvenuta signorina Evans Hopper”

L'uomo le restituì i documenti.

“Se le servono informazioni passi dalla reception, là troverà la signora Grace Hamilton che saprà aiutarla. La troverà sulla destra vicino all'entrata”

“Grazie”

“Signorina?”

Lili si voltò di scatto.

“Sì”

“In bocca al lupo”

“C-Crepi” balbettò Lili, sempre più in ansia.

La giovane con passo veloce percorse i pochi metri che la separavano dagli studios.

Fece un altro paio di respiri profondi, imponendosi di rimanere calma.

Entrò.

Ha detto che dovrebbe essere...sulla destra...la signora Hamilton Grace...o qualcos'altro? Non ricordo come si chiama...pensò Lili, con il cuore in gola.

Il panico prese il sopravvento, quando in reception non trovò nessuno ma solo un cartello con su scritto: “Torno subito”.

O accidenti! E adesso che faccio? Maledizione, maledizione...perché succedono sempre tutte a me?

Ma Lili non si perse d’animo, forse chiedendo a qualcun altro, avrebbe potuto ottenere qualche informazione.

“Rogeeer! Rimetti a posto il caso che hai fatto!”

Lili trasalì spaventata.

Si girò di scatto e si trovò a fissare un tipo, alquanto strano, appena uscito dal camerino: portava lunghi capelli neri che gli scendevano lungo le spalle, numerose collane d’argento e le unghie smaltate di nero.

Indossava una camicia bianca aperta sul petto e un paio di pantaloni neri aderenti.

“Dolcezza vuoi mettere a posto quella roba?”

Dolcezza? Chi è la...

La riposta arrivò da un attraente biondino che uscì dalla stanza adiacente.

“Non mi scassare le palle, Freddie” replicò l'altro con fare annoiato.

“Roger non mi fare incazzare! Fila a mettere a posto il casino che hai combinato” strillò il moro.

“Ma vai, adesso vado a prendermi un caffè e poi arrivo”

“No lo fai subito!”

“Non sei mica mia madre, tu”

Lili sbatté le palpebre incredula. Ma questi due da dove diavolo erano usciti?

“Chissene frega! Avanti fila”

“Vaffanculo Freddie”

“Specie di testa di legno bionda, vai immediatamente”

“Non ti sento, tanto non ti sento” replicò il biondo, chiamato Roger tappandosi le orecchie.

“Piantala di fare il cretino”

Dal camerino da dove, era uscito il moro saltò fuori un altro ragazzo. Era altissimo, dalla corporatura ossuta, una gran massa ricciuta in testa e l’andatura dinoccolata. Aveva un aspetto gentile e calmo.

Che gigante...questo...

Lili si sentì piccola piccola, nel suo metro e settanta, scarso.

Lui la notò.

“Ciao, posso aiutarti?”

“Sa-salve, sono...cioè sto cercando la signora Hamilton...sono la nuova truccatrice...ma non ecco non c'era nessuno” disse Lili, dovendo alzare lo sguardo per poterlo guardare negli occhi.

Il gigante sorrise.

“Sei tu la nuova truccatrice?”

“Già...mi chiamo Lili. Lili Hopper-Evans e lei...tu?”
“Io sono Brian May” rispose il gigante, senza smettere di sorridere.

Si strinsero la mano.

“Quindi saresti tu la nostra nuova truccatrice” osservò Brian.

“Già…e gli altri due che litigano?” indicò la ragazza.

“Quello biondo si chiama Roger Taylor, l’altro Freddie Mercury, non preoccuparti quei due fanno sempre così”

“Be’ bene….”

“Rog! Qualche volta ti apro quella testa di cavolo per guardarci dentro!” strillò Freddie.

“Stai zitto, Old Queen”

“Cretin’Rog!” replicò Freddie punto sul vivo.

Brian alzò gli occhi al cielo.

“Ehi voi due, volete piantarla? Qui c’è una persona che dovreste conoscere”

“Chi?” fecero in coro gli altri due.

“Lei. È la nostra nuova truccatrice…volete farla scappare?”

Lili fece un sorriso incerto.

“Be’ ciao io sono Freddie e questo è Roger” disse Freddie sorridendo, poi si strinsero la mano.

“Tesoro scusaci, per il litigio di prima ma questa di cavolo fa un sempre un sacco di casino”

Roger gli rifilò un’occhiataccia.

“Di nulla”

“No, scusate la domanda cretina…ma siete un gruppo?”

“Sì, tesoro ci chiamiamo “Queen”, io sono il cantante. Il ricciolo è il chitarrista, Roger è il batterista e John, che non hai ancora conosciuto è il bassista” disse Freddie.

La ragazza annuì. Sentendosi un po’ più rincuorata.

“Che genere suonate?”
“Rock”

“Forte, mi piace”

“Anche tu hai un bel nome…Lili” osservò Freddie, con fare galante.

“Non ci fare caso…fa sempre così con tutti” rise Brian.

“Guardati tu…comunque, ritornando al discorso di prima…”

“Senti, devi andare con il coordinatore vero?” lo interruppe Brian.

“Sì, devo andare un attimo a parlare con lui. Qualcuno mi potrebbe indicare la strada?”

Il solito cavalier servente Brian si offrì di accompagnarla.

“Mi sa che il nostro timidone lo conoscerai dopo…” disse Freddie.

“Per me va benissimo”

“Ehi, qualcuno di voi non la va a cercare, adesso?”

“Vado io!” si propose Roger, scattando in avanti.

“Non vado io, tu intanto vai rimettere a posto il casino che hai combinato, amore?”

“Old Queen, piantala di chiamarmi con quel nomignolo stupido”

“Bah, quanto sei noioso”

Freddie s’allontanò con passo svelto, con espressione imbronciata.

“Ah, quando quello si mette in testa qualcosa è impossibile fermarlo” commentò Roger, roteando gli occhi.

“Ma dai…anche tu però non scherzi, Rog”

“Hai voglia di litigare pure te?” lo rimbeccò l’altro.

Lili sospirò. In meno di dieci, i tre avevano già litigato e chissà quanta pazienza bisognava avere con questi qui.

“Qualche problema?” chiese Roger, inclinando leggermente la testa. I suoi meravigliosi occhi verde-azzurro la fissarono vaamente divertiti.

“Ah, no”

“Visto che non Freddie, non arriva posso accompagnarti se vuoi” propose Brian, tornando all’attacco.

“Ehm…grazie…”

“Tesorini, siamo arrivati!” annunciò Freddie. Aveva preso per un braccio il bassista e lo stava quasi trascinando di peso.

“Non siamo mica al mercato, Freddie” si lamentò John Deacon.

“Eddai, non ti lamentare, Deaky. Lili vieni un po’ qui?”

“Ciao io sono Lily”

“C-Ciao io sono John Deacon”

Lily sgranò gli occhi e sfilò la mano da quella di John.

“Non è possibile…”

Fine capitolo 1

 

Nota au: eccoci con un'altra storia! Godetevi la lettura delle più stupide ff del 2011.

A proposito di Old Queen, quando Freddie era ancora negli Ibex, gli altri componenti lo chiamavano in quel modo, per via dei suoi atteggiamenti...e va be'.... e l'ho dovuto rip., scusatemi...


 

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Capitolo 2
*** Ritrovarsi ***


 

Capitolo 2: Ritrovarsi

“John Deacon…sei proprio tu? Non ci credo ”

Lili non poteva credere ai propri occhi, ma il bassita le guardava perplesso.

“Perché?”

“Come non ti ricordi?” disse la ragazza, alzando entrambe le sopracciglia.

“Ehm…non lo so…” disse John confuso. Il viso della ragazza gli appariva famigliare, ma non riusciva ricordare dove diavolo l'avesse visto.

“Ero l’amica di tua sorella Julie, alle medie: la famiglia Evans, che abitava nella villetta alla tua” disse Lili, sospirando.

John si sbatté una mano sulla fronte imbarazzato, tornagli finalmente in mente in mente i lontani ricordi di gioventù, Freddie fece un sorriso a trentasei denti. E guarda il nostro Deaky!

“Sì! Sì! Oh, Santo Cielo, scusami...me ne ero scordato. Tu e Julie trascorrevate un sacco di tempo insieme!”

“Già, già quanto tempo, eh?”

“Che sorpresa, rivederti, Lili. Ti trovo bene”

“Invece tu non sei cambiato di molto eh?” disse Lili, con un sogghigno.

“Oh, eh certo…” balbettò il bassista, grattandosi la testa e arrossendo un po’.

“Adesso sono il bassista dei Queen, strano eh? Comunque sono contento di rivederti, Lili”

Brian decise saggiamente di lasciare soli, i due e trascinò dietro anche il cantante e batterista.

“Anch'io. Quindi adesso tu, saresti la nuova truccatrice?”

“Già, dopo il divorzio dai miei genitori ho studiato per diventarlo”

“I tuoi hanno divorziato?” fece eco John stupito.

“Diversi anni fa, ma lasciamo stare va’…aah, scusami” esclamò Lili, agitando le mani, per far disperdere il discorso.

“Di nulla, ma perché non ci raccontiamo un po’ davanti ad un caffè, qualche volta?”

“Ok, va bene…aspetta mi accompagneresti dal coordinatore? Sono terribilmente in ritardo, scommetto”

“No, non sono nemmeno le otto”

“Ah, be’ mi ci accompagni?” chiese Lili.

“Per me va bene, tanto per adesso non ho nulla da fare…” mormorò il bassista.

“Certo che è strano, tu che fai lo rock star...non ti ci immaginavo”

“Scusa perché?”

“Non mi fraintendere, John ma eri sempre così timido...”

“Ah! Lo sapevo...me lo dicono sempre tutti” sospirò John, scuotendo la testa sconsolato.

“Eddai ti stavo solo prendendo in giro...sei davvero un tesoro” ridacchiò Lili.

“Smettila” borbottò il bassista. Impedendosi di arrossire, una seconda volta.

Lili gli tirò una pacca sulla spalla.

 

“Roger mi spieghi, cosa cavolo stavi cercando? Sei peggio di un tornado che entra in casa di qualcuno” si lamentò Freddie.

“Solo le mie bacchette” rispose il biondo, scuotendo la testa.

“Per un paio di bacchette?”

Il biondo roteò gli occhi.

“Sei palla unica, questo non te lo ha mai detto nessuno?”

“Sì, mi spiace ma non sei l’unico, perciò fila a rimettere a posto, mio caro” disse Freddie, agitando il pollice per aria, poiché non era un tipo facile all’arresa.

Brian giocherellava con la biro, intendo a farsi le parole crociate, facendo finta di nulla anche se in realtà si stava divertendo un mondo a sentirli litigare.

“Che noioso!” s’arrese Roger, alzando le braccia al cielo.

“Ritenta un'altra volta, amore”

“Freddie non scassare le scatole, per una volta? Ti prego”

“Il grande Roger che dice ti prego, memorabile!”

Il biondo alla fine s'arrese, uscì sbattendo la porta. Agitando le mani per aria.

“Oh meno male”

Brian alzò lo sguardo dal giornale di enigmistica e sorrise.

“Certo che ce l’hai proprio con lui, eh?”

“Non è vero, perché?” replicò Freddie con un tono di voce da persona più innocente del mondo.

“Sarà da ieri che lo perseguiti, ma cosa hai?”

“Non tentare di analizzarmi, Brian”

“Non sono mica Sigmund Freud”

“Eeh?! Chi diavolo è sto tizio?”

Brian soffocò una risata.

“Non sai chi è, che asino!”

“Senti chi parla…il secchione da 101 lode” replicò il cantante. Non voleva mica ammettere la sua ignoranza, su certe cose.

“Sinceramente sono un secchione, al contrario di voi” replicò Brian, con un sorrisino di superiorità.

Cosa che Freddie, aveva subito imparato a detestare.

“Piantala di fare il gasato, mio caro” gli disse semplicemente, cercando di nascondere l'impulso di tirargli qualcosa in testa.

“Hai un'espressione leggermente omicida, eh?” lo prese in giro Brian.

“Dolcezza, una di queste volte di faccio fuori” rispose l'altro con una certa calma.

 

Il primo giorno di lavoro, per Lili passò alla velocità della luce: le venne presentato

il resto dello staff, dove svolgere le proprie mansioni, l'orario di lavoro e che per la prima settimana sarebbe stata affiancata da un suo collega più esperto.

A fine giornata, non si sentiva stanca ma le era rimasta ancora qualche traccia di eccitazione nervosa, primo perché (forse) era riuscita a realizzare quello che voleva, a dispetto di sua madre e secondo la cosa più inaspettata era aver ritrovato un suo vecchio amico.

Sull'uscita si trovò John e Roger che stavano discutendo, Freddie e Brian si erano dileguati prima del tempo.

“Ehilà! Come andata?” chiese Roger sorridendo.

“Solo il primo giorno se sopravvivo, Roger...giusto? Non sono molto brava con i nomi”
“Il solo e unico”

La ragazza scosse la testa.

“Si vede...”

Già, perché è dannatamente carino, le suggerì una vocina dispettosa, ma Lili preferì subito metterla a tacere.

Il biondo scoppiò a ridere, divertito.

Roger allungò una mano e le diede un buffetto sulla guancia.

La ragazza rimase di sale, a quel gesto scherzoso. Non molto a dirla tutta.

“Ci si vede. Ciao Lili, John...”

“Ciao...”

John tirò su con il naso rumorosamente.

“Senti che dici di andarci a mangiare un boccone? Tanto mia madre tornerà per le dieci e mangerà qualcosa al volo”

“Conosco un locale ehm carino...se ti va, ci andiamo?” disse John timidamente.

“Per me va bene” disse Lili.

Anche per nascondere il fatto, di non voler mostrare la sua scassata Chevrolet del'64, infatti l'aveva parcheggiata il più lontano possibile da occhi indiscreti perché un po' si vergognava a mostrarla.

La carrozzeria dell'auto (o ferrovecchio) urgeva di una bella ridipinta per via del colore che si stava

scrostando, senza contare tutti i bolli sul cofano, le serrature che s'aprivano e si chiudevano quando volevano anche in fondo rimaneva un regalo di suo padre, no?

“Così potrai raccontarmi tutto quello che hai combinato, ok?”

“Come se avessi commesso chissà quale crimine. Per caso è una vendetta, signor Deacon?”

“In effetti, sì” ammise l'altro.

“Allora se vuoi vendicarti, ti offro la cena” disse John.

“Non mi sembra il caso, scherzavo. Basta solo che si mangi bene”

“Non è male e non costa molto”

“Così potrai sapere tutto quello che ho combinato, in questi lunghissimi anni”

John si mise a ridere.

Il sole stava tramontando dietro di loro, mentre le ombre s'allungavano sempre di più.

“Guarda quanto siamo alti!” disse Lili, indicando le loro riflesse sull'asfalto.

“Ma dai, sono solo le ombre”

“Aspetta, aspetta ma quanto sei diventato alto, te?” chiese ad un certo punto.

John non ebbe tempo di protestare che Lili gli mise gli le mani sulle spalle e s'alzò sulle punte dei piedi.

“Sei troppo alto, tu!” esclamò la ragazza.

John si era trovato il viso di Lili, vicino al suo.

Il bassista si ritrovò a specchiarsi negli occhi di Lili, di un blu scuro simili ad una gentile notte d'estate.

Il suo cuore cominciò a battere veloce. Ma mai una volta si erano trovati così vicini, quasi da potersi...potersi...

“Ma...ma...non è vero...” balbettò John.

“Perché non diminuisci, un po' di statura? Come minimo sei uno e settantacinque” constatò Lili, con fare da medico.

La ragazza s'era poi allontanata, con gran sollievo del povero bassista.

“Sbrighiamoci o non troveremo un tavolo libero” disse John, conservando un briciolo di calma.

Una folata di vento passò tra loro. Portandosi via tutti i pensieri, di quella giornata.

 

Fine Capitolo 2

 

Nota au extra magical pazz: Ed eccoci di nuovi qui, un altro capitolo...spero che non sia, insomma avete capito, speriamo. Spero che i personaggi siano venuti almeno decentemente...a proposito, Sigmund Freud è il padre della psicanalisi.

A presto Portos.

 

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Capitolo 3
*** La cena fra amici... ***


 

Capitolo 3: La cena fra amici...

 

“Be’ ti do un passaggio, fino là” disse John.

“Per me va bene, tanto la macchina ehm…l’ho lasciata lontano” disse Lili, con un sorrisino imbarazzato.

“La macchina?”

“Sì, sì ma non ho molta voglia di andarla a prendere…è che l’ho lasciata parecchio lontano” si giustificò Lili.

“Scusa ma che auto hai?”

Lili si bloccò a mezz’aria.

“Lasciamo stare, per favore…non ora, ti dispiace?”

“Ok, va bene…però mi piacerebbe vederla una di queste volte, la tua macchina”

Non ci sperare troppo…

“Andiamo?”

John si mise a giocherellare con il mazzo di chiavi che aveva in tasca.

“Certamente ci vorranno solo dieci minuti, da qui”

Videro nuovamente Roger correre nella loro direzione.

No, ti prego fa’ che non l’abbia vista quello scassone di macchina. Ti scongiuro, ti scongiuro e ancora ti scongiuro.

“Ma siete ancora qui?”

“Non si può dire lo stesso di te, Rog”

“Ho dimenticato la giacca, in studio di registrazione” rispose il biondo, con una stretta di spalle.

“Noi stavamo andando a mangiare un boccone, vuoi venire?”

“No grazie Lili, vado a casa”

John fece per proseguire quando…

“Ah, sapete per caso di chi è la Chevrolet verde? Il custode ha detto che bisognerebbe spostarla, perché deve chiudere i cancelli”

Lili roteò gli occhi.

“Mh, mi sa che devo assentarmi un attimino…arrivo subito”

“Quella macchina è tua?”

La schiena della ragazza s’irrigidì di colpo.

Maledizione mi hanno scoperto…no, adesso si metteranno a ridere a tutto spiano

“Arrivo subito” ripeté in tono secco.

“A-ah, beccata”

“Senti…non devi prenderti la tua giacca?”

John sbatté le palpebre, leggermente irritato.

Lili s’allontanò, con Roger al seguito.

“Cavoli non dirmi che la tua auto è un Chevrolet del 64’?”

“Allora? Sai che roba”

“Le ho dato un’occhiata prima…”

Lili alzò un sopracciglio, in un’espressione scocciata.

“Perché non lasci stare le macchine altrui?”

“Oh, ci ho solo dato un’occhiata” ripeté il biondo senza scomporsi.

“Scusami ma c’è John che mi aspetta…e ho quella stupida roba da spostare”

Lili lo superò, ma tanto Roger non mollò la presa.

“Primo non è una stupida macchina, secondo John può aspettare tanto non muore e terzo posso vederla meglio?”

“Non dirmi che sei un appassionato di macchine tu?”

Roger fece un gran sorriso.

“Indovinato. Dipende dalle macchine che trovo, Lili”

Lili inserì la chiave nella serratura. Con un po' di giocoforza riuscì a far scattare la serratura.

“Però non sarebbe, se le ridassi una ridipinta e una riparata ai bolli, hai per caso sbandato dentro ad un pollaio?”

“Hai finito?” lo rimbeccò l'altra, prima di entrare nell'abitacolo.

“Stavo solo scherzando, comunque a giudicare sembra che sia completamente originale”

“Oh, grazie tante” sbuffò Lili ma lei lo ignorò deliberatamente e tirò a sé la portiera, chiudendola con forza (con un certo nervoso).

Il motore della macchina s'accese con un rombo.

Sotto gli occhi divertiti del batterista. Lili inserì (non senza fatica) la retromarcia. Diede gas e la Chevrolet mandò una nuvola di gas, la quale investì in pieno il povero batterista.

Lili sgommò via (si fa per dire), accorgendosi solo dopo, di aver combinato l'involontario dispetto.

Parcheggiò in un altro posto, fortunatamente lontano da occhi indiscreti e fece ritorno da un seccato John.

“Roger starà a tossire per mezz'ora, ho paura di averlo gassato un po'” annunciò Lili, mordendosi un labbro. Non le sembrò il momento di andare a vedere come stava Roger.

“Cosa?”

“Non so, credo di averlo gassato un pochino. Non l’ho fatto apposta…cavoli”

Il bassista si mise ridere, tanto avere le lacrime agli occhi.

“Piantala di ridere!” strillò Lili imbarazzata.

“Ma come hai fatto? Povero Roger lo hai affumicato!”

“E la smetti dai!”

“Senti possiamo andare? Qui facciamo notte?” s'affrettò John, prima che il batterista tornasse a rompere le scatole.

“Se la pianti di ridere...”

Lili lanciò uno sbuffò poi finalmente partirono, con mezz’ora di ritardo.

 

Non ci volle molto a raggiungere il locale.

“Eccoci arrivati”

“Carino, non ci avevo mai messo piede dentro” commentò Lili, con un sorriso.

Scesero dalla macchina.

“Troppo lontano?”

“Sissignore, guarda che non abito mica tanto vicino da dove ho appena iniziato lavorare” rispose Lili, sospirando.

I due entrarono.
Il locale si presentava bene. Era carino dall'arredamento rustico, piuttosto intimo adatto piuttosto adatto ad una cena informale per una coppia, che ad una cena fra amici.

Presero un tavolo in fondo alla sala, dove era più tranquillo, anche se la sala era riempita a metà.

Dopo aver consultato il menù, il cameriere prese le ordinazioni.

“Be’ ci vorrà un po’…prima che arrivino le ordinazioni, che mi racconti di bello?” attaccò John.

“Non ti annoio mica?”

“No, no ma raccontami di te”

“Dopo le medie, ho provato a frequentare il liceo, dove mi aveva iscritto mia madre ma ho scoperto di non essere, diciamo proprio adatta...poi una mia amica mi ha detto del corso da truccatrice. Cos' mollato il liceo dopo un anno, ho fatto quella scuola che mi pareva più adatta...”

“Al liceo? Alle medie, tu non sopportavi nemmeno un po’ le materie umanistiche, figurarsi la matematica, senza contare che litigavi con le prof ogni santo minuto”

“Grazie, quanto sei prodigo ad avermelo ricordato, John. E tu allora? Razza di secchione”

“E allora?”

“Lasciamo stare, altrimenti ci mettiamo a litigare. Sì, comunque ho trovato da fare questo corso e mia madre non voleva assolutamente che lo facessi”

“Perché?” domandò John. Ricordava vagamente, Ellen la madre di Lili: una persona piuttosto autoritaria e un po' fredda a volte.
“Te l’ho detto mia madre desiderava, che mi trovassi un lavoro sicuro, non aveva tutti i torti. Per fortuna mio padre mi ha appoggiato e sono riuscita a farcela ma ad un patto. Se non mi bocciavano, avrei dovuto cominciare a cercarmi un lavoro”

“E invece ce l’hai fatta”

“Già, comunque dopo il quinquennio della scuola, insomma ho provato a cercare qualcosa in questo ambito, ma trovavo solo piccole cose come lavorare in teatro e cose del genere…mia madre cominciava a stufarsi…ma io tenuto duro e alla fine ho vinto io…cioè si fa per dire…”

“Non so cosa dire, le faccio i miei complimenti. Mi ricordo di tua madre, era piuttosto autoritaria”

“Autoritaria? Questo sì, non sai che litigate…ma le voglio bene lo stesso” rispose Lili, mentre rigirava con la forchetta il pezzo di bistecca fredda.

“Adesso voglio sapere tutto di te, John e non lasciare alcun particolare!” esclamò subito dopo, con uno slancio di entusiasmo.

“Tu-tutto?” balbettò il bassista, di nuovo preso dalla timidezza.

“E scusami, mi hai fatto raccontare tutta la mia vita o quasi…”

“Be' ecco...dopo aver frequentato la Grammar School di Leichester e aver fondato un band chiamata gli Art, in cui sono stato quattro anni come bassista ma poi mi sono congedato: dovevo andare a Londra, per studiare al Chelsea College, per un corso di elettronica. L' trovai un'altra band, indovina un po'?”

“I Queen”

“Già, mi proposero un provino e passai e pensare che nel'69 giravo con un parka di due taglie più grandi su una scassatissima vespa suonando il basso...”

Nell'ultima frase, inutile dire che il nostro bassista divenne color porpora, accompagnato dalle risate di Lili.

“I Queen. Cioè volevano chiamarsi “The grand dance” o roba del genere...poi Freddie ha avuto l'idea, di chiamarci Queen”

“Scusami, ma “The Grand Dance” non mi somigliava ad un nome un po' da un pub?”

“Su questo hai ragione”

“Certo, chiamarvi Queen...be' ma che vi importa?”

“Ah, già per certe annotazioni....capisco neanche Roger e Brian volevano chiamarsi in quel modo...”

“Lo sai cosa ha pensato Brian, la prima volta che visto Freddie?”

“No”
“Questo è uno zingaro, che sa usare le cassette da stereo”

“Posso chiederti una cosa?”

“Dimmi”

“Ma perché, Freddie chiama tutti con quegli appellativi: “Tesoro”, “Amore” o “Dolcezza”?”

“Eh? Ma che razza di domande fai?”

“Solo per pura curiosità, John. Ti preeego”

Di sicuro, il bassista non seppe resistere a quegli occhioni blu, puntanti dritti sui suoi.

Se avesse continuato a fissarlo in quel modo sarebbe svenuto. Come minimo.

“Perché...non lo so. Sembra che sia un suo vizio...una volta ha chiamato Roger...”Dolcezza Bionda”...”

“Dolcezza Bionda? Oh, Cielo...”

John abbassò la testa imbarazzato.

“E un altra volta ci ha chiamati, Darling. Anzi spesso ci chiama Dear...”

“Freddie è un tipo davvero eccentrico”

“Fin troppo...”

“E Julie tua sorella?”

“Sta benone, si è sposata e ha dei figli”

“Woua! Così giovane eh?” fece Lili, strizzando un occhio.

John arrossì leggermente.

“Oh..già be'...sì, sai lei vive a Londra”

“Ma dai!”

“Qualche volta devo andarla a trovare e porc! Mi sono dimenticata di mio padre!” disse Lili, passandosi una mano fra i capelli.

“Cioè?”
“Dovevo chiamarlo, adesso lui sta a Dover. Lui si è risposato...con una vedova, però a volte io...scusami”
“Da quanto tempo non vedi tuo padre?”
“Non saprei...è passato un sacco di tempo”

Finirono di cenare, poi John pagò la cena nonostante le proteste di Lili.

“La prossima volta offrirai tu” le disse semplicemente.

John la riaccompagnò al parcheggiò negli studio, ora deserto.

Il cielo si era fatto scuro, una pallida luna piena era sorta ma di stelle nemmeno l'ombra...

“Ti posso accompagnare a casa?”
“No, ho la macchina qui grazie”

Lili si morse il labbro.

“Ehm...grazie per la cena...John sei stato carino...” mormorò la ragazza.

“Oh...è un piacere...”

“Non credevo che ci saremmo ritrovati, dopo tutto questo tempo”

“Ma che razza di discorsi fai? Sembra che non ci vediamo da trenta secoli, questo è proprio da te, mia cara ragazza”

“Pfui! E allora? Non prendermi in giro, John. Perché non posso essere contenta di aver ritrovato un amico?”

“Se la metti così...”

Lili gli si avvicinò un po'. S'alzò sulle punte e gli schioccò un bacio sulla guancia.

“Grazie di tutto” disse la ragazza correndo via, per raggiungere la Chevorolet.

John rimase lì. Si sfregò con la mano la guancia, non se lo aspettava un gesto del genere.

“Accidenti...”

 

Fine capitolo 3

 

Extra magical pazz au: eccoci alla fine! Del 3 capitolo...che casino...spero solo che non faccia troppo orrore...

Per la Cath: ti mando quelli di Er, per rianimarti. Se non ti fa impressione il sangue ovvio...e cosa ha nella testa Freddie, chi diavolo lo sa?

Per quanto riguarda John Deacon ha davvero frequentato quelle scuole, non sono di mia invenzione.

E anche la storia del parka, pare che esista davvero.

 


 

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Capitolo 4
*** Stravolgimenti ***


 

Capitolo 4: Stravolgimenti

 

“Scusami mi sono dimenticata di chiamarti, stai bene?”

Lili si morse il labbro. Soffocando un senso di colpa.

“Sto benone. Sono un po’ stanco per via del lavoro e tu, come te la stai cavando?”

“Bene, ho ritrovato un mio vecchio compagno di scuola, sai quel John Deacon?”

“Oh, santo Cielo...certo che mi ricordo di lui! Adesso cosa combina?”
“É diventato il bassista dei Queen, papà” rispose in tono laconico Lili.

“Per l'amor del Cielo, tua madre non aveva tutti i torti a dire che ce n'è di gente strana in giro” commentò Greg.

“Papà!” lo riprese la figlia, in tono scocciato.

Lili si passò una mano fra i capelli.

“Scherzi a parte, come sta tua madre?”

“Benissimo. Adesso lavora al reparto di chirurgia come infermiera”

“E tu con il tuo nuovo di zecca?”

“Mi devo ancora ambientare, ma spero di poterci rimanere per un bel po'...e poi ho incontrato un sacco di gente nuova, più o meno simpatica”

Lili raccontò il resto della giornata, lavorativa ma evitò accuratamente dello “scontro” con Roger, delle sue prese in giro da pollaio e dell’incontro degli altri tre tipi: cosa avrebbe pensato suo padre?

“Sono orgoglioso di te, Lili. Mi raccomando comportati bene”

“No grazie a te, che mi hai aiutato. Lo so che mamma non ha tutti i torti che avrei dovuto trovarmi un lavoro sicuro”

“Ellen non avrà tutti i torti è vero, ma tu sei persona adulta che sa prendere le proprie decisioni. Non avevi promesso di non tornare sull’argomento?”

“Certo, certo”

Lili lanciò un’occhiata all’orologio sulla parete. Le lancette segnavano le nove e qualche minuto di sera, Ellen non era ancora tornata.

“Sai una di queste volte, dovrei venirti a trovare”

“Non sarebbe male. Mi farebbe piacere, tra un impegno e l’altro dovremmo riuscire ad incontrarci, purtroppo non saprei quando” rispose Greg sospirando.

Lili strinse la cornetta, con forza.

“Lili?”

“Sì, scusa ma ti devo salutare…buonanotte”

“’Notte papà. Ti voglio bene”

“Anch’io te ne voglio un casino” rispose Greg.

“Allora ci sentiamo dopodomani?”
“Ok, mi racconterai tutto vero? Mi raccomando comportati bene”

“Certo” rispose Lili, incrociando le dita dietro la schiena.

“Ciao”

“Ciao, tesoro. Saluta la mamma” disse Greg, prima di riattaccare.

Oh, accidenti...ma perché mio padre doveva andare via così lontano, per forza? Bel posto Dover.

Davvero...maledizione, a volte vorrei che le cose fossero andate in modo diverso.

Come lo vorrei...

Lili provò un vago senso di tristezza: sbuffò.

Ad interrompere quei pensieri poco allegri fu lo sbattere della porta d'ingresso. E la voce di Ellen, la quale l'annunciava il suo ritorno.

Ciao mamma”

Lili. Allora come è andata la tua prima giornata di lavoro?”

La ragazza le raccontò brevemente (quasi) per filo e per segno la “fatidica prima giornata di lavoro”

e soprattutto l'incontro con John Deacon.

Non appena Ellen, lo sentì nominare, scoppiò a ridere.

Oh, Santo Cielo...quel ragazzino era così tranquillo, tu avevi una cottarella per lui ai tempi delle medie”

Lili arrossì leggermente.

Era una cosa da niente...poi in seconda media, mi sono messa con quell'altro tipo”

Ricordo, che però ogni volta trovavi una scusa per andare a casa loro” raccontò Ellen, ridendo.

Non c'è bisogno” replicò Lili, sedendosi.

Sua sorella Julie, dove sta adesso?”
“A quanto pare, sembra che sia sposata con figli” rispose Lili, con una stretta di spalle.

Ellen sospirò.

Sentiva i muscoli tesi e un mal di ti testa alla base del cranio.

In quel periodo provava sempre una certa stanchezza, per dirla tutta: il lavoro di infermiera che la occupava per tutta la giornata.

E soprattutto provava un po' di ansia per il fatto, che sua figlia Lili avesse scelto una strada rischiosa, come il lavoro da truccatrice anche se da una parte le augurava di poter andare avanti dall'altra sperava che cambiasse idea e si trovasse qualcosa di più sicuro.

E dove siete andati a mangiare?”
“In un locale
carino, si chiama Moe's” rispose Lili.

Ellen sbadigliò.

Oh, tra le altre cose...ho chiamato papà, ha detto che sta bene insomma nulla di nuovo. Mi ha detto anche di salutarti”

Grazie per avermelo detto, tesoro”

La donna s'alzò dalla sedia.

Vado a dormire sono a pezzi, tra corse a destra e manca...”

Ma almeno sei riuscita a mangiare qualcosa?”
“Sì, con un paio di colleghe...ma se non sto' attenta, ingrasserò” disse Ellen, lasciandosi la maglia.

Lili alzò gli occhi al cielo.

 

Buongiorno miei tesori adorati”

A momenti, Lili non si fece andare di traverso il caffè. Forse non si sarebbe mai abituata al quel tipo

di saluto.

Buongiorno Freddie”

Ciao” salutò Brian, scambiando un'occhiata incerta con la ragazza.

Oggi viene quel fotografo, lo sapete?” annunciò Freddie, battendo le mani.
“Chi?”

Mick Rock, tesori”

Lili alzò un sopracciglio, in un'espressione del tipo: chi diavolo è sto tizio?

Si tratta di un fotografo, molto particolare dolcezza” rispose Freddie, con tono da uomo di mondo.

E allora verrebbe a fotografare un brutto come te?” replicò Brian

Freddie fulminò il chitarrista con un'occhiataccia.

Specie di pioppo troppo cresciuto, a te dovrà scalare l'Everest per fotografarti”

La povera truccatrice rischiò di strozzarsi con la bevanda, per la seconda volta.

Oddio guarda che combini!” disse Brian, scuotendo la testa.

Guarda te, con le tue stupide battute...Lili stai bene?”

Certo, sono ancora viva”

Ah meno male, non mi piace avere morti sulla coscienza” commentò Freddie.

Be' tanto meno me” concordò Lili, con un cenno della mano.

Brian sorrise.

Chiunque tu sia, tesoro” rispose Freddie ammiccando.

Lili alzò gli occhi al cielo.

Circa dieci minuti giunsero un assonnato John giunse nell'atrio.

Il bassista cacciò uno sbadiglio poco educato.

Ciao Deaks”

Ciao ragazzi” biascicò John.

Mi sa che hai bisogno di un po' caffè, mio caro” osservò Lili, alzando un sopracciglio.

Ehi, non è per caso Freddie ti sta già contagiando con i suoi “amore”, “caro” e via dicendo?”

Brian ti ricordo che il signor Freddie è ancora qui”

Lili ne approfittò, per sgattaiolare di nascosto. Sperava di non incontrare Roger, soprattutto dopo lo scontro della sera prima.

Non è molto carino che al primo incontro, gassare qualcuno con il gas di scarico, specialmente se la tua macchina è uno scassone completo.

 

Dove andata?”

Lili a quanto pare è scappata” osservò Freddie.

Che palle...” sbuffò John.

Siamo di cattivo umore, eh?” lo prese in giro Brian.

No, affatto”

Alla fine dopo un quarto d'ora, giunse anche Roger.

Il solito ritardatario...”

Oggi sei proprio in vena, di pigliare per i fondelli tutti?” lo rimbeccò Freddie.

Brian lo ignorò deliberatamente.

Siete tutti di cattivo umore?” s'intromise Roger, il suo umore pareva già piuttosto storto di prima mattina.

Non ti preoccupare, Rog” aggiunse Freddie.

Gente che fugge...” mormorò Brian.

Chi scappa?”

Lili”

Perché?”

Boh”

Signori avete intenzione di fare salotto?”

La voce gracchiosa della signor Hamilton giunse sgradita alle loro spalle: stava seduta dietro al bancone della reception.

Era una donna piuttosto alta, secca. Un viso arcigno con una voce gracchiante, piuttosto sgradevole.

Portava un paio di occhialetti rotondi perennemente appoggiati sul naso.

Andiamo via subito, signora” disse Brian, con un sorriso di circostanza.

Certo, certo...” disse la signora Hamilton.

Il gruppo s'allontanò.

 

Era mattina particolarmente, carica quella.

Il capo dello staff prese da parte Lili e le comunicò che sin da subito che le avrebbe affiancato un collega più anziano, per primi giorni e non per la prossima settimana.

La ragazza ne fu contenta.

Così le venne assegnata, una certa Emma Marlowe. Una delle più vecchie del gruppo del gruppo.

 

La seduta di trucco iniziò.

A Lili venne assegnato il chitarrista.

Fammi bello, mi raccomando” rise Brian.

Piuttosto cercherò di non combinare casino” replicò Lili, dissimulando l'ansia.

Il chitarrista soffocò una risata.

Emma fu di grande aiuto a Lili, dandole alcuni preziosi consigli.

Il fotografo che dovrebbe venire oggi, ha già fotografato un sacco di gente famosa” disse Emma.

Persino David Bowie”

David Bowie?” fece Lili, sollevando entrambe le sopracciglia.

Già”

C'è sempre mia cugina Sam che va ai suoi concerti” raccontò Emma.

Una volta ci sono andata anch'io, lo ammetto...è un tipo veramente strano, molto strano” disse Lili

scuotendo la testa.

In effetti è un tipo particolare, con una musica tutta sua”

Lili terminò il suo lavoro: era venuto piuttosto bene, per essere una novellina.

Devi solo alleggerire un po' la mano. Non male” constatò Emma.

Lili sorrise. Per una volta tanto poteva dirsi soddisfatta del suo lavoro.

Sarò l'uomo più bello, persino di Freddie”

Brian hai visto che razza di denti ha? Non che sia brutto ma...” disse Lili agitando le mani.

Shht! Non farti sentire o quello è capace di farti un sacco di dispetti”

Brian scosse la testa, insieme ai riccioli.

Lili, ti prego non fare più battute o finirò per morire, ti prego”

Non devi morire ti prego, ho appena fatto un buon lavoro, almeno spero” replicò Lili.

Ti ringrazio, ma sappi che non alcuna intenzione di farlo...”

Scusate avete finito di chiacchierare?” s'intromise Emma.

Lili si scusò.

Non ti preoccupare” rispose la collega più vecchia.

C'è da sistemare altro” annunciò subito dopo.

Chi?”
“Il signor Roger Taylor”

Lili divenne di tutti i colori, sotto lo sguardo interrogativo di Emma e Brian. Che guaio e adesso?

 

Fine capitolo 4.

 

Nota au:

Mick Rock è un fotografo specialmente di rock star, come i Queen David Bowie e persino Lady Gaga. Tutt'ora mi pare che lavori ancora. Tra le altre cose è stato anche amico di Freddie Mercury e forse anche di David Bowie.

 

Per il resto, buona lettura della più stupida ff del 2011. Se qualcuno ha suggerimenti da dare li dia, grazie. Portos.

 


 

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Capitolo 5
*** E adesso? ***


 

Capitolo 5: E adesso?

 

Tutto a posto?”
“Sì” rispose Lili, mordendosi un labbro.

Davvero?”

Certamente...” insistette Lili, annuendo con forza.

Sembri pallida...”

Eddai, andiamo se no qui facciamo notte'” disse Lili, marciando via. Lasciando un Brian alquanto perplesso.

Si trasferirono da Roger.

Ciao bel biondo” disse Emma, con un sorriso sghembo.

Ciao Emma.”

Il batterista fece un mezzo giro di sedia. I suoi occhi si posarono su Lili.

La ragazza, in quel momento, avrebbe preferito sprofondare sotto tre metri di terra.

Ciao” la salutò Roger, con fare un po' offeso.

Ehm...ciao...” disse Lili incerta.

Ma il biondo rimase buono almeno per la seduta di trucco. Le mani di Lili tremavano, che quasi sbagliò il lavoro.

Ehi rilassati, non è che ti morde” disse Emma.

Lili non era affatto della stessa opinione, ma si limitò ad alzare un sopracciglio.

Emma s'allontanò per un attimo, poiché un collega la chiamò per un qualcosa.

Posso chiederti una cosa?”

Cosa c'è?”
“Vedi la mia macchina....ha il tubo di scappamento un po' vecchio, mi spiace se ieri ti ho gassato”

mormorò Lili.

Il batterista scosse la testa.

Scuse accettate...comunque cosa hai combinato a quella povera macchina?”
“Sì, cosa poi? Ti aspetti, come in quei film esca fuori da un fienile con tanto di galline o qualche altro animale da cortile sulla tettoia? Non ci sperare, troppo”

Roger scoppiò a ridere in una fragorosa risata, diverse teste si girarono nella loro direzione.

“Piantala!” mormorò Lili.

Solo dopo cinque minuti dopo Roger riuscì a calmarsi.

“Sei adorabile, Lili...non ho mai conosciuto una tipa come te” mormorò Roger, con un largo sorriso.

“Piantala di prendermi in giro”

“Scusami, ma stavo solo scherzando non ti offendere”

“Di nulla...”

La ragazza riprese a truccarlo.

“Certo che fai delle battute fuori dal comune tu. Di dove sei?” osservò Roger.

“Sono nata a Liverpool, ma adesso sto' qui a Londra”

“Oh capisco...quelli di Liverpool, possiedono un senso dell'umorismo particolare” ammiccò il biondo.

“E tu di dove sei?”

“Dersingham, Nordfolk”

“Bel posto”

“Ti piacerebbe andarci un giorno magari?”

“Certo non sarebbe malvagio...”

“Mi piacerebbe visitare anche la Cornovaglia...hanno detto che è molto bella”

Guarda io sono cresciuto a Truro”

Ho come il sospetto...che lei abbia un po' troppa fortuna, signor Taylor...” commentò Lili, con un sorrisino obbliquo.

Guarda che anche Londra, non è male” replicò il biondo.

Lili cominciava a sentirsi a proprio agio, a parlare con quel ragazzo.

La chiamano la città-cosmopolita”

Un turista del mondo”

Una volta sono sono stato a Dover, non mi è piaciuto un granché” disse Roger.

Lili abbassò le palpebre e fece un sorriso tirato.

Sai li ci abita mio padre, si è trasferito lì dopo il divorzio dai miei...oh accidenti”

Lili si strusciò la manica della camicia sull'occhio.

Sai anch'io sono figlio di divorziati”

Ma dai...però a me mi manca mio padre un casino, oh scusami...ecco abbiamo finito”

Roger s'alzò dalla sedia.

Anche a me, è successo la stessa cosa. É normale non ti preoccupare”

Il batterista allungò una mano e le rimise a posto una ciocca di capelli dietro l'orecchio sfuggitale dalla treccia.

 

Ehi mi stai ascoltando...?”

Freddie schioccò la lingua contro il palato, alquanto con fare irritato.

John teneva lo sguardo fisso su Lili e Roger. Alquanto seccato.

“Deaky tesoro, pronto ci sei?”
“Se, se scusa cosa c'è?”

“Da circa mezz'ora stai fulminando il biondo, posso sapere il motivo?” chiese Freddie con non-chalange.

Lasciami in pace, Freddie” replicò John, in tono laconico.

Oh, quanto sei scorbutico, amore”

Scusa ma con quel nomignolo non ci chiamavi già Roger?”

E allora?”
Che faccia di bronzo...ma di più così non si può...

Gettò ancora un'occhiata acida a Roger, che stava parlando ancora con Lili.

Accidenti a te, Roger Taylor cosa vuoi combinare?

 

Fine capitolo 5.

 

Nota extra pazzoide magical: John morde nell'aglio...uh, che gusto. Ma la cattiveria non fa parte, del mio modo di essere, anche se mi piacerebbe esserlo di più.

Il biondo batterista è nato a in Dersingham, Nordfolk poi ha trascorso l'adolescenza a Truro.

Saluti dal pollaio (Cath tu lo sai di cosa si tratta, vero?)


 

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Capitolo 6
*** Capitolo 6: Sassinamento ***


 

Capitolo 6: Scassinamento

 

“Psst! Non starli a fissare troppo, mio caro o altrimenti li consumi” mormorò Freddie all’orecchio di John.

Il bassista fece quasi un sobbalzo.

“Smettila”

Un altro sorrisino malefico del cantante si fece spaziò tra le labbra.

“E cancellati quel sorriso dalla faccia” borbottò John in tono seccato.

“Ah, questo la dice lunga…! Sei geloso

“Che…che stai dicendo…?” scandì John, alzando entrambe le sopracciglia. Il sorriso di Freddie s'allargò ancora di più.

“Mmm...sei davvero adorabile, Deaky”

Il povero bassista si colorò di rosso.

“Piantala di prendermi in giro...”

“Sei adorabile, sei carino quando sei geloso”

“E tu sembri un maniaco pervertito, quando cominci a perseguitare qualcuno con i tuoi “mio caro”

o “dolcezza”” replicò John sbuffando.

Freddie rimase ammutolito. Non si sarebbe mai aspettato una risposta del genere proprio da John, poi.

Il bassista aveva una lingua un po’ troppo lunga alle volte, qualcuno avrebbe dovuto accorciargliela un po’ magari con un bel paio di cesoie, pensò Freddie.

John gli scoccò un'occhiata seccata, come per dire “cosa vuoi?”

Il cantante fece una smorfia.

 

“Ah, Lili hai finito?” chiese Emma di ritorno.

“Da mo'”

“Molto bene, ho ancora da darti dei consigli”

 

John provò un certo sollievo quando Lili, s'allontanò dalla postazione e si congedò da Roger.

Freddie continuava a guardarlo con aria divertita.

“Hai finito?”

“Scusami...non ti offendere, dolcezza”

John sbuffò, preferendo allontanarsi.

 

Sì, era geloso. E allora?

Accidenti a Freddie...lui sapeva leggere i sentimenti delle persone con una certa facilità, non gli piaceva soprattutto perché si divertiva un mondo a prenderlo in giro d'altronde anche lui farsi beccare, mentre fissava con insistenza la ragazza che chiacchierava amabilmente con il batterista, era proprio da poco furbi.

John sospirò.

Voleva, che la cosa rimanesse semplicemente lì dove era, tantomeno l'interessata non doveva sapere nulla.

Semplicemente non se la sentiva, di rivelarlo e per nulla al mondo avrebbe rivelato quel segreto.

“Mmm...John cosa è quella faccia depressa?”

John alzò la faccia.

Lili. L'oggetto dei suoi pensieri.

“Scusa non dovevi essere al lavoro?”
“Per il momento sono in pausa...” disse la ragazza, con una stretta di spalle.

“Oh...invece noi tra dieci minuti iniziamo” replicò John.

“Mh, in bocca al lupo”

“Non vado mica a scalare una montagna” esclamò il bassista.

“Però cerca di diventare più bello degli altri mi raccomando”

“Ehm...ok...” balbettò John.

“Scherzo, sei già bello così” rise Lili.

“Ok, grazie” disse John con un'espressione stralunata in faccia.

Lili gli prese la faccia tra le mani.

Hai proprio una faccia da schiaffi” osservò la ragazza.

John sentì la pelle fredda delle mani di Lili, contro la sua. Rabbrividì. Il suo cuore prese a battere all'impazzata.

Primo non ho una faccia da schiaffi, secondo sei entrata in una ghiacciaia? Terzo scusami ma mi rovini il trucco”

Il bassista gliele afferrò togliendosele dalla sua faccia.

Inaspettatamente, non le lasciò andare ma le strinse fra le sue, trasmettendo un po' di calore.

Scusami, non voglio rovinarti nulla...” mormorò Lili, non sapendo esattamente cosa dire.

Un gesto del tutto inaspettato, da parte di John.

Di nulla. Di solito dormi nel freezer?”

““Uhm sì, solitamente”

John sentiva il cuore battere sempre più forte, ma non voleva lasciare le mani di Lili.

Non credevo che avessi le mani così calde...lo sai? Scusami...”

Sì, mi fai morire...se dici così...maledizione...

No, affatto...guarda che tu non scherzi”

Oh, be' anche tu, John” replicò Lili, ridendo.

Ed è per questo che io...

“Adesso non cominciare per favore” finse di lamentarsi John.

Lili nascose l'ombra di un sorriso.

“Sembri una vecchia di cent'anni”

“Io? Non è vero!”

“Invece sì!”
Lili si mise a ridere tra i denti. Le sarebbe piaciuto rimanere ancora lì, per un po'.

Senza dover fare i conti del disagio crescente, inaspettatamente provato verso il bassista.

“Credo...sarà meglio che vada...scusami” disse Lili, all'improvviso.

Lasciò la presa di John, spezzando l'incantesimo.

“Ci si vede dopo”

John annuì leggermente, poi osservò Lili allontanarsi con passo svelto.

 

Nota au extra macigal pazz: spero che non sia troppo svenevole, cacchio. In fondo l'amore fa fare cose folli, vero?

Grazie, ci sentiamo presto.

 


 

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Capitolo 7
*** Confusion ***


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Capitolo 7: Confusion

 

Tre mesi dopo.

“Non ci pensare troppo, Lili”

Emma si passò una mano fra i capelli neri tagliati aggressivamente corti.

“Dici?”
“Almeno un ragazzo l’ho trovato, ma sono sempre dell’idea che single non è male”

“Ah, be'...siamo negli anni 70', va di moda” replicò Lili, con un'alzata di spalla.

Emily sorseggiò con calma il suo cappuccino.

“Mmm...però di ragazzi carini, ce ne sono in giro, no?”

Negli ultimi mesi Lili ed Emma avevano legato molto, scoprendo di avere parecchie cose in comune.

Ogni mattina si ritrovavano, in un piccolo café nelle vicinanze degli studio, dieci minuti prima di andare al lavoro.

“Sì, dipende dai gusti” rispose Emma.

Lili alzò un sopracciglio.

“Cioè?”

“Be’, lascia che ti spieghi…un uomo prima di tutto deve avere un sacco, moltissimi soldi, secondo deve accontentare noi ragazze in tutti capricci e terzo se è carino o bello, ancora meglio” spiegò Emma in tono pratico.

Lili sgranò gli occhi.

“Santo Cielo, concetto molto…pragmatico”

“Oh, niente frivolerie”

Lili appoggiò una mano sotto al mento.

Non amava molto mostrare il suo lato romantico, di cui Emma a quanto pareva ne era priva ma forse solo in apparenza, ma Lili sognava di incontrare l’anima gemella.

Aveva avuto delle storie, non molto importanti fino ad ora ed ora aspirava magari qualcosa di più.

“A proposito, tu hai qualcuno, insomma, a cui fai il filo?”

Lili venne colta di sorpresa.

Per un momento abbassò gli occhi, fissando l’orlo del proprio bicchiere vuoto.

“No” mentì.

Emma bevve un sorso di cappuccino.

“Non ci credo”

Lili l’ignorò, per controllare l’orologio. Le lancette segnavano quasi le otto del mattino.

“Em, sbrighiamoci, piuttosto” disse Lili. Tanto a Emma, non sarebbe riuscita a cavarle un bel niente di bocca.

Pagarono le consumazioni, dopo di che si recarono, come al solito al lavoro.

 

“Non vuoi proprio dirmelo?”
“No, no e ancora no” rispose Lili, scuotendo con forza la testa.

Emma alzò le mani in segno di resa.

“Siamo pronte?”

Lili alzò gli occhi al soffitto.

“Oggi faremo la conoscenza di David Bowie, dolcezza” disse Emma, saltellando su un piede.

“Ah, sei cotta di lui?”

Emma si bloccò a mezz'aria.

“No, ma sono una sua fan scatenata” rispose la collega.

“A che ora dovrebbe venire?” chiese con-chalance Lili.
Emma fece una smorfia. Certe volte, Lili mancava proprio di entusiasmo.

“Ohilà ciao tesorini” salutò Freddie, scuotendo la mano. Camminava come se stesse percorrendo il red carpet, ma le due giovani non ci fecero molto caso.

“Ciao Freddie”

“Freeddiee! Non siamo si certo in un concertoo!” gli urlò dietro Brian, seguito da un risata.

“Guardati tu, tesoro caro” replicò Freddie, senza sbattere ciglio.

“E piantala, maniaco”

Freddie gli fece un gestaccio.

“Cosa cavolo copi le battute di John?”

“Ah, perché ti ha già classificato lui in quel modo?”

“Andiamo Emma, abbiamo di meglio da fare vero?” intervenne Lili, in mezzo alla discussione.

“Già...con il mio adorato David Bowieee!”

Lili alzò gli occhi al cielo, per la seconda volta.

“Ciao Lili, Emma”

John si materializzò con la sua (solitissima) tazza di caffè, uscito da qualche parte.

Forse l'unica parte di normalità, in tutto questo caos, pensò Lili.

“Ciao John, i tuoi colleghi stavano già discutendo. Non lo so, certe battute se le pensano tutta la notte e poi le sparano al mattino”

“Che battute?” fece Emma.

“Quella del maniaco, poi Freddie ha detto...qualcosa ma li ho completamente ignorati”

John aprì la bocca per dire qualcosa, ma la richiuse, saggiamente.

Emma s'umettò le labbra.

“Mmm...oggi sarà un lunga giornata” decretò Emma.

Non hai tutti i torti, cara mia...pensò Lili.

 

Allora tesori cari siete pronti?”

Un altra session di lavoro da incubi” commentò in tono acido con Roger.

Oh, il batterista sembra in depressione oggi” disse Brian, alzando un sopracciglio.

Freddie si voltò in direzione di John.

Tu che dici?”

Andiamo, no?”

Oh, cosa farei senza i miei tesorini?” chiese Freddie in tono ironico.

Venne sistematicamente ignorato dai colleghi e affini, certo che a volte essere una rock star è davvero dura.

Poco dopo iniziarono la session di studio e i primi litigi.

Non si riusciva a terminare una parte di canzone, soprattutto per via del volume che Brian lo voleva più alto e Freddie lo voleva più basso.

No, ti ho detto di no!”

Allora fallo più alto, cazzo. Non si sente una sega di riff se non alzi il volume”

Questa è la mia canzone!”

Ho capito, ma devi alzare il volume! Altrimenti non senti un cavolo, quante volte te lo devo ripetere? Ho tutto il tempo del mondo!”

Se va un po' giù non importa!”

Invece sì!”

No!”
“No, no, no. Dolcezza, non è quello che voglio io!”

Chissenefrega! Il volume deve rimanere alto!”

Qualche volta ti ammazzo, Brian poi ti scarico nel Tamigi! Tieni quel fottuto volume abbassato!”

E io ti fucilo all'alba! Alzalo!”

No!”

Sì!”
“Ma che cazzo vuoi? Una mandria di gnu alla carica?” urlò Freddie, alzandosi bruscamente dalla sedia.

Poi se ne andò sbattendo la porta.

 

“Dovesti ancora passarci del fard, Lili”

“Ok”

Con cura passò il pennellino sullo zigomo di uno dei ballerini.

“Sei nuova?” le domandò il cantante in tono ironico.

“Sì, più o meno” rispose Lili.

“Come più o meno?”
“Sono quattro mesi che lavoro qui”

“Mmm...interessante. Di dove sei?”

“Di Liverpool, signor Bowie”

“Chiamami David, signor Bowie è da vecchi”

Poi rivolse il suo sguardo ad Emma e i due si misero a chiacchierare tranquillamente.

David Bowie.

Somigliava ad una figura vagamente eterea, con un viso dai tratti affilati e i capelli rosso scuro, non molto lunghi, portati all'indietro.

I suoi occhi verdi si muovevano i continuazione come se dovessero cogliere ogni singolo movimento.

Si muoveva con una certa grazia, quasi felina. Non bello, ma molto affascinante.

Emma tacque e David ritornò di nuovo a Lili.

“Come ti chiami?”
“Lili...Evans Hopper, David”

“Lili, Lili bel nome, anche se non uno dei miei preferiti” disse David, facendo schioccare la lingua contro il palato.

“Non piace a molti, un nome un po' inusuale” commentò Lili.

Il cantante sorrise e guardò Lili, attraverso il riflesso dello specchio.

La truccatrice sbatté le palpebre.

“Devo andare, Lili. Signorina Emma”

Emma gli fece un saluto con la mano.

 

“Oh, Santo Cielo sono a pezzi”

Alla fine alla spuntarla, era stato Freddie, dopo aver battagliato per l'intera mattinata contro Brian, per uno maledettissimo riff.

Il povero chitarrista alla fine, era stato costretto a cedere.

John e Roger erano ancora in stanza di mixaggio, per aggiustare alcune cose.

Brian era sparito da qualche parte.

Freddie ricordava solo che aveva borbottato un: “vado a prendere qualcosa”.

Si rilassò su una sedia, con le mani intrecciate in grembo.
Il suo stomaco cominciò a brontolare, velocemente guardò l'ora.

Le lancette dell'orologio segnava la mezza, a volte il tempo passava velocissimo quasi da non accorgersene.

 

Ciao ragazza con la macchina da pollaio”

Lili fece una smorfia.

Ciao biondastro”

Oh, come siamo velenose di prime mattina” la prese in giro, Roger sedendosi al tavolo, dove Lili stava mangiando.

Non altro da fare, biondo?”

Mi chiamo Roger”

So benissimo, come ti chiami”

Non ti ho invitato”
“Lo so, ma che ci posso fare?”
“Lasciarmi in pace, biondino” rispose secca Lili.

Eddai non ti arrabbiare”

Pagliaccio”

Mi hanno detto di peggio grazie”

Lili sospirò. Rigirò l'insalata con la forchetta.

Tipo?”
“Ah, ma allora ti interessa?”

Dicevo solo per dire...” replicò Lili.

Invece era piuttosto interessata a scoprirlo.

Non sopporto Freddie, quando mi chiama amore o addirittura mi chiama amore caro, bleaah!”

Lili si mise a ridere.

Roger passò l'ora del pranzo a raccontare gli aneddoti più stupidi che erano capitati alla band.

 

Accidenti, perché finiva sempre in quel modo? Faceva di tutto per mandare via, Roger ma lui riusciva sempre a trovare il modo di ritornare.

Ottimo pranzo, devo dire” commentò Roger.

Per forza, ti sei fatto fuori un sacco di roba!”

Io? Ma se sono sempre...”

Lo sappiamo, già da tre mila anni” disse Lili sbuffando.

Roger le fece la linguaccia.

Marmocchio”

Mmm...c'era una cosa che ho notato prima, ma volevo esserne sicuro” disse ad un certo punto Roger, interrompendo la conversazione di poco prima.

Cosa?”

Il batterista avvicinò il viso a quello di Lili.

Hai davvero gli occhi blu scuro, davvero belli” esclamò Roger ammirato.

La ragazza scosse la testa.

Non è vero, mi prendi in giro?”
“No”

Roger le sollevò il mento.

Non li avevo visti mai da vicino”

La sua voce era ridotta ad un sussurro. Il cuore di Lili accelerò di battiti, cosa diavolo stava per capitare?

Va bene adesso, sei contento, lasciami stare...per favore”

Roger non rispose.

Le dita dita di Lili si chiusero intorno al polso di Roger.

Dai lasciami stare...”

E perché mai dovrei?” le rispose con un sorriso biricchino.

Lo sai”

Lili tolse la mano di Roger dal mento.

Sono in ritardo col lavoro”

Io non credo proprio...mancano ancora dieci minuti”

E allora, ho da fare”

Roger s'avvicinò di un altro passo.

Dimmi cosa hai di tanto urgente”

Lili arrossì leggermente. Colta di sorpresa, bugia.

Roger piegò la testa di lato. Somigliava ad un gatto con quegli occhi verde-azzurro, un dannnato gatto che gioca col topo.

Nulla, in particolare”

Capisco”

Devo andare, dai”

Il batterista la colse di sorpresa, dandole un lieve bacio vicino all'angolo della bocca.

Cretino!” esclamò Lili rossa in faccia, lo spinse via da sé. Poi corse via.

 

Più tardi...

Ehi Lili stai bene?”

Sì, John sto bene, sono solo stanca” disse Lili.

Invece si sentiva confusa, stranamente confusa...per il comportamento di Roger poco prima.

Accidenti a quel batterista. Perché ogni volta sentiva le farfalle nello stomaco, non appena lo vedeva?

John la guardò di sottecchi. Lili sembrava più pensierosa del solito.

Stai bene?” le chiese una seconda volta.

Sì, non ti preoccupare, John. Sei sempre stato troppo gentile...”

Senti chi parla, piuttosto ci vediamo domani mattina?”
Il bassista annuì.

Un po' deluso, perché aveva gentilmente declinato l'invito di cenare in quel locale dove erano andati a mangiare la prima volta.

Tra l'altro quello che gli dava più fastidio, era che Roger si avvicinava sempre troppo a Lili.

Un'altra giornataccia ci aspetta” disse scherzosamente John.

Già”

 

Fine capitolo 7

 

Nota au: Piccolo enigma c'è una frase nel testo, detta da Freddie sapete dire quale è? Una frase veramente stupida...scusate la modificata, ma ne aveva bisogno purtroppo è un mio vizio.


 

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Capitolo 8
*** Sorprese ***


 

Capitolo 8: Sorprese

 

“Buongiorno Lili”

“Ciao Ma'” rispose la figlia, con un lungo sospiro.

“Uhm, sbaglio o sei di cattivo umore più del solito?” scherzò Ellen, servendo la colazione.

“Sono solo un po' stanca...”
“Allora come procede il tuo nuovo lavoro?”

“Ho conosciuto un sacco di gente nuova, ma'. Ci sono davvero tipi strampalati”

“Tipo?”

“David Bowie”

“Chi diavolo è?”

“Sembra che sia un cantante di moda. Mamma tu sei ferma ai tempi di Ben E. King”

“Eh no giovanotta! Non si criticano i gusti dei propri...”

“Vecchi?”

“Genitori” la corresse Ellen.

“Non sono mica così anziana, mia cara...oh a proposito lo sai chi è stato ricoverato in ospedale?”

“Ma se ci vanno trecentomila persone...”

“Be' tra la stratosferica cifra, c'è anche la madre di Cole, il tuo vecchio compagno di scuola di terza media”

“Oh, mio Dio, la madre di Nathan? Susan...Una dannata pettegola”

“Deve affrontare una piccola operazione. Quando mi ha visto, alè mi ha riconosciuto subito, poi mi ha subissato di domande, a 360 gradi”

“Urgh!”

“Già, mi ha chiesto di te, anche”

“Ehm, tu cosa le hai risposto?”
“La verità, no?”

“Come ha reagito?”
“Non ci credeva, sulle prime poi si è convinta, in pratica le ho raccontato tutta o quasi la trafila”

“Oh, capisco”

“Mi ha detto che suo figlio invece lavora, come impiegato delle poste...sembra che ti trovi bene. Poi mi riferito che suo figlio vuole organizzare una rimpatriata tra vecchi compagni, quindi è riuscito a

rintracciare quasi tutti”
“E tu che le hai detto?”

“Che saresti stata felice di partecipare”

Lili inclinò la testa all'indietro. Non le erano mai piaciute molto le rimpatriate tra compagni di scuola.

“Quindi?”
Ellen s'alzò dalla sedia. Prese una busta dal tavolo.

“Oh, grazie”

“Aprila”
Lili lanciò un sospiro. Sua madre lo aveva fatto in buona fede, quindi non ce l'aveva con lei ma se le avesse chiesto almeno qualcosa prima.

La ragazza lesse a voce alta il biglietto.

“Domani?”

“Mmm...mettiti qualcosa di carino e vacci, no?”

“Se lo dici tu...”

Finì fare colazione in completo silenzio.

 

“Non ci posso credere...non ci vuoi andare? Perché?” esclamò Emma, spalancando gli occhi color nocciola.

“Non è quello, ma preferirei essere con qualcuno”

“Scherzi, pensa magari al più figo della scuola è li che ti aspetta...se ci vai sola”
“Vola basso, Emma” replicò Lili, scuotendo la testa.

“Io volo alto su queste cose!”
“Fantasticaci meno, invece. Chissà chi potrei incontrare di poco piacevole”
“L'incubo della metropolitana, in persona. Ma non dire sciocchezze”

Lili sbuffò.

“Non hai un cavaliere che ti possa accompagnare?”
“Non attaccare con questa storia, Emma. Se non trovo nessuno pazienza telefonerò, dicendo che non posso venire”

John si materializzò alle loro spalle, come un fantasma.

“Ragazze, stavate parlando di rimpatriate?”

“E tu da dove salti fuori?”
“Il fantasma di John Deacon?” strillò Emma, prendendosi un bel coccolone.

Lili gli diede un pizzicotto sul braccio.

“Ahio!”
“No è vivo” constatò Lili, in tono sarcastico.

“Ma certo che sono vivo! Cosa vi aspettavate, fossi tornato dall'aldilà?”

“Certamente”

“Anch'io...ma perché mi devi dare i pizzicotti?”
“Scusami...era solo una constatazione di fatto”

“Ti ringrazio tanto” replicò John, massaggiandosi la parte offesa.

Basta già, Freddie

“Va bene, siete tutti di cattivo umore stamattina?”

“No”

Emma scosse la testa.

“Prima stavate parlando di rimpatriate tra vecchi compagni?”

“Sì, delle medie”

“Quindi hai ricevuto l’invito, anche tu, Lili?”

“Me lo ha dato mia madre stamattina…ti ricordi dei Cole?”
John annuì.

Lili gli raccontò brevemente il fatto.

“Io ci vado tranquillamente, domani non ho particolari impegni, tu? Ah forse viene anche Julie”

“Grazie per avermelo detto, sarò ben felice di venire, allora!”

“Bene” disse John. Evitando accuratamente di mettersi a saltellare dalla gioia.

 

John sorrise tra sé e sé.

Lili aveva accettato misto ad un' eccitazione nel rivedere i proprio compagni di scuola.

“Come mai tutta questa allegria?”

“Ciao Fred”
“Freddie, grazie” lo corresse il cantante.

“Allora come mai tutta questa allegria?”

Il bassista roteò gli occhi.

“Sono affari miei” farfugliò John imbarazzato.

“Sei adorabile”

“Piantala Freddie, sembri un maniaco”

“Ma che ho fatto? Mi dai pure del maniaco?”

“E se tu mi lasciassi in pace...”

“Io sono fatto così, tesoro non posso cambiare personalità...non sono mica camaleontico”

“Mah, tu e le tue teorie strampalate”

“Ehi, ehi, dolcezza io sono serio, quando parlo del presente Freddie Mercury, sia ben chiaro”
“Booom! Questa è veramente grossa, persino per uno studio!” esclamò qualcuno alle loro spalle.

Stizzito il cantante si girò di scatto: Brian e Roger stavano ridendo a crepapelle.

“Il duo Maylor più stupido di tutta l'Inghilterra” commentò Freddie.

John taceva, sperando che non avessero sentito l'intera conversazione.

 

Quando si è carichi di lavoro, il tempo passa alla velocità della luce.

Lili quasi si stupì di questo, guardando l'orologio le cui lancette segnavano le sei del tardo pomeriggio: avevano passato mattina e pomeriggio a truccare prima un band per la loro primo set fotografico, poi un altra per il loro primo video, comparse comprese.

“Esco con il mio ragazzo stasera” annunciò Emma dandosi una ripassata di rossetto sulla labbra.

“Dove andate di bello?”
“A cena al Moe’s poi a ballare. Tanto lui ha la serata libera”

“Non è male come locale, ci siamo stati io e John, un po’ di tempo fa” ricordò Lili.

“In nome dei vecchi tempi, eh?”

Lili si limitò ad annuire.

“Comunque John è veramente un tipo simpatico, peccato per la sua timidezza”

Sin dai tempi delle medie, John, Deaky per gli amici, era sempre stato un ragazzo piuttosto timido e tranquillo e un po’ lo prendevano in giro, per questo lato del suo carattere ma lui non era mai stato un tipo da farsi mettere i piedi in testa, anzi appariva sempre sicuro di sé.

Lo stesso dicasi per sua sorella Julie.

“In effetti, io e lui andiamo piuttosto d'accordo”

“Comunque è sempre gentile, chissà quante ragazze gli muoiono dietro...”

“Sì, è vero”
“Dai! Qualunque ragazza con un animo romantico, le piacerebbe un tipo del genere”

“O come Brian?”
“Quello sembra più un poeta vagabondo, se mi passi l'espressione”

“Io lo trovo molto carino invece, ma non è il mio tipo” rispose Lili, scrollando le spalle.
“Sì, il batterista è il mio preferito...peccato che sia uno...insomma, lui corre dietro un sacco ragazze” sospirò Emma, con finto sconsolamento.

“In effetti...bisogna stare attente, ad un tipo del genere...”
Però per Lili, rappresentava qualcosa in più che un semplice amico, un po' le fece male sentire quello che disse Emma, ma non lo diede a vedere.

“Per ultimo rimane Freddie”

Emma, a momenti, non lasciò cadere l'eyeliner nel lavabo.

“Sei impazzita?”
“No”
“Gli hai mai visto i denti?”
Lili annuì.

“Il nostro Freddie pare che lo chiamino “denti di tricheco”, pare che ogni notte debba limarseli se no, crescono troppo, questa è l'inquietante voce che gira qui” raccontò Emma ridendo.

Lili si limitò a scuotere la testa.

“Questa non la sapevo”

“Ma dai...”

Lili provò ad immaginarsi Freddie mentre si passava la lima sui denti, alle quattro del mattino.

“Perché non se li fa correggere?”
“Ha una paura fottuta di un cambiamento di voce”

“Cazzo” esclamò Lili, facendo una smorfia.

“Infatti”

Le due amiche uscirono dal bagno. Incrociarono Freddie all'uscita.

“Oh salve fanciulle”
Lili s'umettò le labbra, per non mettersi a ridere in faccia al cantante, poiché non riusciva a smettere di immaginare Freddie con la lima, Emma era dello stesso parere.

“Ciao Freddie, a domani”

“A domani, tesori”

“Lilii...a...andiamo vero?” balbettò Emma, non riuscendo a trattenersi dal ridere.

“Certo”

L'ignaro Freddie se andò fischiettando allegramente, senza sospettare delle risate delle due truccatrici alle sue spalle.

 

Casa Deacon

Julie Deacon sorrideva alquanto divertita.

“Allora stasera, verrai?” le chiese suo fratello, per l'ennesima volta.

“Sì, stasera i bambini staranno con Jessie, stai tranquillo. Come mai tanta fretta?”

“Lo sai, Julie”

“Il solito motivo” rispose John con una stretta di spalle.

“Lo avrai ripetuto cinquantamila volte, ma quando ti deciderai una buona volta a parlarle?”
“Cioè...dirglielo? Io, non lo so...”

“Senti diciamocelo, sei cotto da una vita di quella ragazza. Deciditi!”

A volte Julie non aveva proprio peli sulla lingua.

John si sentì in imbarazzo.

“Lo so, lo so”

“E allora sbrigati nasone!” strillò Julie, stringendogli il naso.

“Ahio! Piantala Julie!”

“Non saprai finché non lo dirai, John” riprese Julie, in tono più serio.

 

Fine capitolo 8.

 

Nota au pazz: la follia corre sul filo, maledettissimo capitolo del cavolo. Non farà troppo schifo?

A proposito Ben E. King, era un cantante l'autore di “Stand by me” del 1964, se non sbaglio.

Esiste una leggenda riguardante, il Freddie sul fatto che ogni notte dovesse limarsi i denti, in più aveva paura di farseli correggere per via di un cambiamento di voce...A presto Portos, con tutte le assurdità del caso.


 

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Capitolo 9
*** Capitolo 9: Compagni ***


   

 

Capitolo 9: Compagni

 

Lili parcheggiò la sua scassata macchina, più lontano possibile, nel timore che qualcuno potesse scoprire il suo piccolo segreto.

Mentre guidava, si era chiesta, in tutti quegli anni come se fossero cambiati i suoi compagni, quali lavori svolgessero o altri pensieri del genere.

Quella sera, aveva deciso di vestirsi in modo semplice, con un top all'americana, una giacchetta color beige, un paio di jeans neri e scarpe col tacchetto sempre nere.

Con sé portava un piccola borsa color sabbia.

Un po' di trucco e i capelli castani, dai riflessi rossi lasciati sciolti sulle spalle.

Percorse un isolato prima di raggiungere, il locale.

Eccoci qui.

 

“E quindi...ti stavo dicendo...”

John si stava annoiando ad ascoltare le chiacchiere di Nathan Cole, il quale gli stava raccontando metà della storia della sua vita.

Tamburellava nervosamente le dita sul bicchiere pieno d'aranciata, si ritrovò ad invidiare Julie, che stava parlando con Beth Lois.

A dirla tutta, non vedeva l'ora di vedere Lili.

Come Dio volle, l'oggetto dei suoi pensieri si materializzò proprio, in meno di cinque secondi.

Cole s'interruppe. Voltò la testa, si stampò il miglior sorriso, poi mollò John.

“Carissima Lili, da quanto tempo”

Cole stampò due sonori baci sulle guance della ragazza.

John fece una smorfia. Sicuramente, sarebbe andato lì...e che vuoi combinare, mio caro John?

In quel momento una fastidiosa vocina decise di fare capolino.

“Oh be' stai molto bene, mia cara”

“Grazie Nathan. Ti trovo bene”

“Be' scusami, non ti posso lasciare sulla soglia, accomodati”
“Grazie”

Lili fece un sorriso di circostanza.

John s'avvicinò a grandi passi ai due.

“Ciao Lili”

“John” fece Lili, con un lieve cenno del capo.

Per fortuna entrò un'altra coppia. Vi furono altri scambi di saluti, sorrisi e una pioggia di “come stai?”. Che noia.

“Bello, questo locale” commentò Lili, ad un certo punto con il naso alzato per aria.

“Era di mio padre, adesso lo possiedo io” fece Nathan orgoglioso.

“Quindi hai pensato di tenere la rimpatriata qui dentro?” domandò John.

“Certo”
“Ah, Lili ho saputo che mia madre ha incontrato Ellen, lavora in ospedale...insomma mi hai raccontato tutto. Anche di John, naturalmente”

“Ah, bene” dissero in coro i due un po' imbarazzati.

“Non posso dirvi che fortuna avete”
John alzò gli occhi al cielo.

Che palle questo!

Julie venne incontrò al fratello.

“Ciao fratellino”

“Guarda un po' chi c'è qui?”
John indicò Lili, con il dito indice.

Il viso solitamente quieto, di Julie s'illuminò.

Le due amiche si riabbracciarono, tra esclamazioni di gioia.

“Ho un sacco di cose da raccontarti!”

“Allora dimmi tutto per filo e per segno”

Con dispiacere del bassista, Lili venne trascinata via Julie.

“Sono diventate entrambe carine” commentò Cole, grattandosi il mento.

Sì, ma lascia stare Lili. Io sono...

“Sì, ma non sono il mio tipo” concluse subito.

Inutile dire, che John tirò un sospiro di sollievo.

“Tutto a posto?”
“Sì, sì. A proposito hai organizzato un bel programma stasera”
“Come proprietario di questo locale...”. E riattaccò con la solita lania, John desiderò che gli venisse un bel crampo alla lingua.

 

Ciao Beth”
“Oh Evans” rispose Beth Lois.
Julie si era allontana un momento per prendersi qualcosa da bere, al bancone.

“Non dire niente, quella pettegola di Julie, mi ha raccontato tutto” disse Beth, in tono pragmatico.

“Grazie. Tu che fai adesso?”
“Studio all'università, a Liverpool. Giurisprudenza, voglio diventare giudice”

“Complimenti”
“Di niente, Evans”

“Ho sentito che tu lavori con quel Deacon. Sì, è fatto carino”

Lili si strinse nelle spalle. Sì, vero trovava John Deacon, carino e un po' le piaceva, ma nulla di più.

“Sì. Ma è sempre rimasto piuttosto timido, un po' contorto, forse”

“Io adoro i musicisti” languì Beth, gli occhi neri spalancati in un'aria sognante.

“Infatti suona il basso” disse Lili, alquanto divertita.
“Ma dai...lo hai mai visto suonare?”
Lili fece un rapido scorrimento mentale.
“No, mai”

“Ma come? Peccato...” sospirò delusa, Beth.

“Ehi, Lois...vieni qui un momento! Ci sono Anne e Matt, che ti vogliono salutare!” la chiamò Cole.

Beth si congedò.

Lili si ri accommiatò con John.

“Uff!”
“Tutto a posto?”
“Sì, ho appena scoperto che Lois, ha un debole per te, John” raccontò Lili, in tono ironico.

John arrossì lievemente.

“Ma...ma cosa dici?”
“Lois, è carina”
“Non è il tipo...grazie...”

“In effetti, è un tipo tutto strambo”

“Lo so. Scusami se ti ho messo in imbarazzo”

“Non importa”

“Be' pensiamo a divertirci” disse Lili sospirando.

“Vai ad un funerale, per caso?” l'attaccò a prenderla in giro John.

“No. Quello lo imbucherei” rispose prontamente.

“Senti non parlare di quello, sai perché?”

Lili gli fece cenno di abbassarsi, poi gli si accostò.

“Porta sfiga”
Nel ritrovarsela così vicina, il cuore di John minacciò di scoppiare da un momento all'altro.

“D-Davvero?”

“Sì” ridacchiò Lili.

“Ma dai peggio che un gatto nero”

“No! Quelli lasciali stare”

“A proposito, Julie mi ha fatto vedere le foto dei tuoi nipoti, complimenti sono uguali a te, complimenti”
Lili gli spettinò i capelli lunghi in un gesto scherzoso.

John aprì la bocca per protestare, ma la richiuse. Quei gesti d'affetto spontaneo, però gli piacevano anche se un po' lo imbarazzavano.

Vamos!”

“Non parlare spagnolo, ti prego Lili hai una pronuncia terribile”

“Deaky, tu sei stonato come una campana” ribatté Lili, piccata.

“Non ho una voce così terribile”
“No, sembri una campana scordata”

“Parla quella pronuncia perfetta”

“Senti vuoi chiudere quella boccaccia?”
“Sei tu che hai iniziato!”

Lili gli diede un colpetto sul braccio.

“Perché mi picchi?” finse di lamentarsi John.
“Somigli a Roger, in questi casi”
“Tzè!”

Lili fece una smorfia.

“Senti andiamo, salutare gli altri?”

“Se proprio ci tieni, andiamo” rispose il bassista, con un sospiro.

Per fortuna, Cole richiamò l'attenzione dei presenti annunciando che di lì a poco ci sarebbe stata la cena e quindi i presenti si sarebbero potuti accomodare.

 

Deaky finì accanto a Matt e ad Anne, non facevano altro che tubare come piccioncini (da far venire il diabete), Cole e un altro compagno di classe piuttosto simpatico, di nome Mark., invece Lili finì con Julie e Beth.

La cena si svolse tra scherzi, risate e cin cin di bicchieri nell'arco di un'ora e mezza.

 

Erano le undici e mezza quando Lili e John lasciarono il locale.

“Non abbiamo fatto tanto tardi” commentò John, alzando gli occhi al cielo scuro, leggermente velato.

“No, non direi”
“Allora come ti è sembrata, questa serata?”
“Non male”
“Ah, questi sono i tuoi standard?” domandò la ragazza, con una risata.

“No...”

“Senti mi accompagneresti alla macchina?”

“Va bene, hai paura di cascare per terra?”
“No, in genere non bevo molto...solo un paio di bicchieri...devo anche guidare”

“Ah, proposito dove hai lasciato la macchina?”

“Oh…ehm…l’ho lasciata…un po’ lontano” balbettò la ragazza imbarazzata.

“Tanto lo so, che si tratta di un vecchia Chevrolet”

La povera Lili divenne di tutti i colori. Il segreto era stato scoperto.

“Scommetto che è stato quell’impiccione di Roger, a dirtelo”

“No, l’ho vista per caso…cioè ho visto te…che ci salivi sopra, un tardo pomeriggio. Comunque sembra davvero uscita da un pollaio” commentò John ridendo.

“Razza di bassista disgraziato! Una persona non si può neanche…insomma ma che ti importa? C’è già Roger, che non fa altro che prendermi in giro!” esclamò Lili ma John continuava a ridere divertito.

“Non ti offendere, ho solo fatto un commento”
“Tra un po' ci farete la foto di gruppo sopra, ci vedo già ci vedo il titolo sopra...“Queen

sopra macchina, da pollaio”, oh accidenti!”

John abbassò la testa, poi la la scosse.

“Eh, va be'”

Raggiunsero la macchina.

“La macchina da pollaio” disse John, alquanto divertito.

“Ah, lo sai ci tengo le galline anche sopra il tetto che covano” disse Lili in tono acido.

John trattenne a stento una risata.

“Be' scherzi a parte, è stata una bella serata non trovi?”
“Sì” disse Lili, sollevata dal fatto che avesse piantato lì con la presa in giro.

“Una chevrolet del 64', non male...dovresti farla riparare”
“Mah, non credo...appena posso la cambio, un po' mi spiace...”

“Tu ti fa troppi problemi, Lili” la interruppe John, schiacciandole un dito contro la guancia.

Ad un certo punto, John non resistette alla tentazione.

Fece scorrere le dita lungo gli zigomi, per poi toccare la guancia sino a scendere lungo il mento per poi costringerlo ad alzarlo leggermente.

Lili si sentì come percorrere da una scarica elettrica.

“John...”
Ma il bassista non rispose, assumendo un'espressione indecifrabile.

“Dai, che ti prende?”
 

Lei non sapeva, non conosceva i sentimenti che provava nei suoi confronti. E se lui avesse provato a dirglielo? Ci sarebbe riuscito? Come avrebbe reagito lei?

John decise che per il momento, avrebbe tenuto le cose per sé, avrebbe aspettato.

“Questo è il ricambio, per l'altra volta”

Le diede un bacio su un guancia.

“Dai! Ma che combini?” disse Lili, la quale un po' turbata, si portò la mano dove le labbra di John prima l'avevano toccata.

“Buonanotte Lili” disse solo, prima di allontanarsi velocemente.

La ragazza si passò una mano fra i capelli, prima di prendere le chiavi e sgommare (?) via, il prima possibile.

 

“A volte chi lo capisce il mondo, un po' va di qua', un po' va di là...”

Brian sorrise alquanto divertito. Nei tre mesi, che erano trascorsi il chitarrista e Lili, stavano coltivando una sincera amicizia.

“Scusa Lili, oggi filosofeggi?”
“No”

“Stai filosofeggiando, dolcezza. Sai che palle” aggiunse Freddie, prima di pescare un biscotto al formaggio che sua madre gli aveva preparato.

“Scusami, ma mi interessava l'argomento” intervenne Brian.

“Filosofia? Bleaah! Non studiavi astrofisica, tesoro?”
“Astrofisica?” fece eco Lili, rigirando l'insalata.

Brian fece un sorriso di circostanza, solitamente lo faceva prima di lanciarsi in una delle sue mirabolanti spiegazioni.

“Studio le stelle, pianeti”

“Fico” commentò la truccatrice.

“Grazie...”
“Tesoro, non ascoltarlo, finirà per annoiarti con le sue noiose cose scientifiche, meglio parlar d'altro”

“Stronzo” disse il chitarrista, in ton soave.

“Dovresti dirlo mentre canti, tesoro”
“Allora pagami, per l'esclusiva”
Freddie gli agitò il dito davanti.

“Tch, thc non sborserò nemmeno una sterlina, tanto ti sento già cantare tutto il giorno, a che mi serve?”
“Ah, ah sei molto divertente”

Lili li osservò senza parlare: trovava divertente, vedere quando si scambiavano frecciatine velenose tra loro due.

“Oh, è arrivato il biondastro” si limitò a dire Freddie, con la bocca piena.

Lili roteò gli occhi.

Roger appena vide i tre, fece un sorriso che andava da un orecchie all'altro.

“Ciao bellezze”

“Ciao amore”
Brian e Lili si scambiarono un'occhiata incerta.

“Freddie piantala, non sono mica sposato con te? E che cazzo!”

Il cantante non parve molto offeso.

“Lo so, sto già con Mary. Se stessi con uno come te, a quest'ora sarei già morto e sepolto, da tempo”

Seconda occhiata, incerta tra Brian e Lili.

“Primo, tu non sei una ragazza carina. Secondo, sei davvero uno stronzo patentato” rispose Roger, scuotendo la testa.

“Oooh, amore caro c'è già stato un altro prima di te, Brian”
“Ma tu devi arrivare prima di me?” si lamentò Roger, rivolgendosi al chitarrista.

“E allora? Se sei un asino patentato, che ci posso fare?”
“Lili tesoro, non fare molto caso a queste cose...” intervenne Freddie, con non chalance.

La ragazza si limitò a scrollare le spalle.

“Scusa Lili, ma da quanto sei qui?”
“Mmm...sono circa quattro mesi...” rifletté Lili.

“Santo Cielo, hai ottima resistenza!” esclamò Roger divertito.

“A sopportare te, è davvero dura”

“Perché sei così tanto cattiva, con me?”

“Non sono cattiva, ma lasciami in pace solo” lo liquidò Lili

“Dai, amore lascia stare la ragazza”

Roger la smise subito, poi lanciò un’occhiataccia a Freddie.

“Io mi chiamo R-o-g-e-r, non amore!”

“Sì, lo so amore”

“Piantala!”

“Dolcezza bionda, Amore, Pucci. Se vuoi posso continuare per ore!”
“Taci per ore Freddie!”

Brian sbuffò. Non si poteva mai pranzare, in pace una volta tanto? C'erano sempre quei due di mezzo...

In mezzo, alla confusione, Lili si ritrovò a pensare a John, al suo strano comportamento, la sera della rimpatriata ma soprattutto quello sguardo indecifrabile...

Lili aveva la netta sensazione che ci fosse qualcos'altro sotto, pur conoscendo John, sapeva che il bassista non amava esternare molto i proprio pensieri.

Quindi non sarebbe stato facile...

 

Lili fu la prima a terminare il pranzo ed Emma saltò fuori al momento giusto.

“Ehi, Evans. Indovina?”
“Chi abbiamo?”
“Il signor Mike Jagger”

“Ah, ma è quello dei Rolling Stone!” esclamò Lili.

“Già”
Le due colleghe s'allontarono a passo svelto, discutendo e prendendo decisioni, per il primo pomeriggio.

 

Fine capitolo 9.

Nota au: eccoci al nono cap., maledettamente lungo come al solito; oggi non ho molto da aggiungere a presto. Portos.

Ho notato qlche errore…mmm, ho modificato solo un po’ sorry.  

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Capitolo 10
*** Capitolo 10: Sentimenti ***


  

Capitolo 10: Sentimenti

 

“No! Lo slide deve stare così, non quel coso orrendo svolazzante” (Brian)

“Quella è la mia traccia di basso!” (John)
“Senza contare che la batteria scompare!” (Roger)
“E io mio fottuto piano ando cazzo lo mettiamo?” (Freddie)

“Freddie sembri uno scaricatore di porto!” (Brian)
“Taci! Specie di cespuglio!”(Freddie)

Normale litigio di prima mattinata.

Emma entrò in sala di mixaggio, con il vassoio con il caffè.

La scena pareva davvero surreale: dall'altra parte del vetro i quattro musicisti si stavano mandando a quel paese, Mike Stone il tecnico del suono seduto davanti al mixer, leggeva alcuni fogli con una concentrazione da monaco certosino.

“Mike?”
Il tecnico del suono distolse lo sguardo dai fogli. Sorrise.

“Ti ho portato il caffè”

“Grazie tante” rispose Mike.

Emma posò il vassoio sul bancone.

“Come fai ad ignorarli?”

“Quei quattro? Ci ho fatto l'abitudine, Em” rispose Mike, con un sorrisetto compiaciuto.

“Ma sono sempre...?”
“Oggi, sono meglio del solito”

“Ah...”

Emma si congedò da Mike, con un breve saluto prima di tornare in sala trucco.

 

Lili incrociò lo sguardo di Emma.

“Wow! Hai uno sguardo di chi ha visto un Ufo” commentò Lili.

“No, in cinque anni ne ho viste ma questa le supera tutte”
Lili s'incuriosì.

“Cioè?”

Emma raccontò brevemente.

“Ooh, questo sì che è da pazzi”

“Puoi dirlo forte”

“Questi litigano come dei pazzi, lui pacifico come Buddha”

“Adesso non esagerare! Dai...”
“Ma se era così!” replicò Emma.

“Io trovò strano il cantante che ti piace tanto, quel Bowie. Ha modo tutto strano di essere””

Lili inclinò la testa leggermente.

“Oltre tutto è anche brutto, sembra un alieno, è strabico e bianchiccio”

Emma incrociò le braccia al petto.

“Non so tu dove abbia preso queste idee, ma ti consiglio immediatamente di levartelo dalla testa”

Lili si finse dispiaciuta.

“Oh, mi dispiace”

“Smettila”

“E perché mai? In più ha una voce lamentosa”

“Lili Hopper-Evans non arriverai a domani mattina” la minacciò Emma.

“Io ci arrivo, eccome”
Un colpo di tosse interruppe le due ragazze. Il signor David Bowie era lì presente, da una decina di minuti, indossava un camicia bianca e pantaloni beige eleganti, scarpe con fibbie.

Lili s’irrigidì di colpo.

“Signorina Evans la debbo sentitamente ringraziare dei complimenti che mi ha detto” commentò Bowie, un tantino irritato.
“E poi dove salta fuori che io sono alieno, bianchiccio e con una voce lamentosa? Non manca che sono pure strabico!”

“Mi dispiace…” iniziò Lili, giocherellando nervosamente con il ciondolo al collo.

“No, mi stava solo prendendo in giro me”

“Solo te?” fece il cantante.

“Già, già. No perché…io…” balbettò Emma.

“Cosa?”

“Lei ascolta sempre le sue canzoni, la stavo prendendo in giro solo per quello” disse Lili, improvvisamente.

Bowie sorrise.

“Va bene, per questa volta passi”

“Mi scusi signor Bowie non volevo prendere in giro”

“Ti ho detto di chiamarmi David. E non prendere in giro, Emma” disse Bowie, come se stesse parlando ad una ragazzina di dodici anni.

“Ok. Scusa Emma”

“Be' ragazze al lavoro” esclamò Bowie, battendo le mani.

Emma e Lili lanciarono un sospiro all'uinisono.

“Non vi piace il soggetto?”
“Come soggetto sei un figo, Dave, ma la voglia di lavorare è poca” rispose Emma.

“Mmm...un grosso gatto” intervenne Lili, lasciandoselo sfuggire.

“Un grosso gatto?”

Lili si morse il labbro, accorgendosi troppo tardi della gaffe.

Bowie si mise a ridere per la seconda volta.

“Questa non l'ho mai sentita!”

Lili divenne di tutti i colori. Per fortuna, solo c'erano una sbigottita Emma e un Bowie che la fissava con uno sguardo, della serie: “Ma questa da dove diavolo è uscita?”

 

“No! John ti dico che se è così!”

John roteò gli occhi infastidito.

“Sì, va bene...ma la traccia di Roger e la tua “soffoca” la mia. Si sente poco sulla tracklist” spiegò John.

“Mmm...allora alziamo il volume, qualcosa si sente”

“Certo, come no” rispose John in tono seccato.

“Oh, ma sei sordo?” chiese Brian sventolandogli le mani davanti.
“Ci sento benissimo e tantomeno sono cieco”

“Eccola la senti?”
“Poca poca”
“Quanto sei noioso! Io lascio così!”
“No, sfuma in questo punto...almeno lascerai il mio basso”

“Sei rimbambito o sei innamorato?” lo prese in giro Brian.

John deglutì a vuoto. Sentì un rimescolio allo stomaco.

Lo sapeva già da un sacco di tempo.

In un primo tempo, pensava che quel sentimento fosse sopito, ma quando lei era di nuovo tornata, lentamente si era risvegliato.

Comunque sentiva sempre il desiderio, di andare lì e confessarglielo. Ma...

John si riscosse dai suoi pensieri.

“Mmm..forse hai ragione Deaks” commentò Brian, passandosi una mano sotto il mento.

John s'agitò sullo sgabello, improvvisamente a disagio.

Brian gli lanciò un'occhiata interrogativa.

“Te lo avevo detto” disse John, con un sorriso un po' teso “Be' andiamo in studio a rifinirla” aggiunse.

Brian annuì.

“Quindi dovrei sfumare, qui e qui?”
“Sì”

In fondo, non era male lavorare con il bassista ogni tanto, certo non mancava di pignoleria, ma un po' di calma ci voleva, prima di ogni litigata ovvio e John compensava proprio questa parte, con il suo carattere.

Visto da un occhio esterno, poteva quasi risultare un fuori luogo, invece era tutto il contrario: aveva occhio per gli affari, combinato ad un strano ingegno per l'elettronica.

“Mmm...”

John si limitò ad alzare un sopracciglio.

“Dovremo farlo poi sentire a Freddie e a Roger”

“Ovvio”
“Non mi prendere per il culo, Brian” si limitò a dire il bassista.

Accidenti che linguaccia!, pensò il chitarrista.

Mike entrò in studio.

“Ciao ragazzi”

“Ciao, abbiamo risolto almeno, credo, il problema”
“Togli il credo”

Il tecnico del suono sorrise.

“Manca anche l'altra metà!” esclamò Freddie, seguito da Roger con un bicchiere di caffè bollente in mano.

“Oddio” disse Brian.

“Allora?”
“Risolto”

“Bene, miei cari fatemi sentire l'orchestra” disse Freddie alzando le braccia. Improvvisò i gesti di un direttore di orchestra.

Tanto per prenderlo, in giro Mike lo imitò, rendendolo molto più goffo.

“Ehi!” protestò Freddie.

Brian soffocò una risata, dietro ad un colpo di tosse.

“Non sembro una scimmia, Mike. O almeno dalle mie parti non si vedono cose del genere!” commentò in tono altezzoso il cantante.

Mike continuò nella sua imitazione, tra le risate e le proteste di Freddie.

 

A metà pomeriggio l'intero staff si prese una pausa.

Lili si massaggiò i muscoli del collo indolenziti, mentre nell'altra teneva una lattina di coca cola, ormai calda. Senza contare l'avanzare del malumore.

“Ehi tutto a posto?”

“No, sono a pezzi. Non vedo l'ora che sia finita” sbuffò Lili.

“Resisti sono le quattro del pomeriggio” rise John.

“Senti bello, tu puoi dormire come e quando ti pare. Noi no”

John non ci fece molto caso. Lili era sempre stata un po' lunatica, di carattere.

Lili alzò il collo.

“'Fanculo” borbottò sottovoce.

“Uhm...mordi, vero?”
“No, no rimani pure...” disse Lili.

“A che ora finisci il turno?”
“Non lo so, spero di finire un po' prima. Non hai idea...dormirei anche in piedi”
“Non credo, crolleresti per terra”

“Sei di grande sostegno morale, tu”

“Scherzavo”
“Meno male” borbottò Lili.

Lili finì di bere la bevanda.

“Ho sempre avuto un caratteraccio, vero?”

“Tu sei sempre stata un bella persona, allegra e con uno strampalato senso dell'umorismo” disse John distogliendo lo sguardo.

Ed è per questo, che io ti amo...da tanto tempo...

“Dici davvero? Grazie” fece Lili, un po' stupita.
“Oh, di niente” disse il bassista, arrossendo leggermente.

“Fine pausa gente!” disse il capo staff.

Lili lo salutò, con dispiacere di John.

 

Era ancora viva a quanto pare...

Lili era davvero felice di essere uscita. Si sentiva veramente esausta, non ci avrebbe scommesso

nemmeno una sterlina, che sarebbe crollata sull'uscio di casa.

La macchina come al solito distava piuttosto lontano, anche a dispetto della vergogna che provava

di mostrare la macchina, cominciava pensare seriamente a lasciarla più vicino.

In effetti sarebbe stato un tantino più saggio.

Si fermò un attimo per cercare le chiavi nella borsa.

La sua attenzione venne attirata, da un insolito personaggio così insolitamente nervoso, fumava nel cortile.

Roger.

Il batterista tirava una boccata di fumo dalla sigaretta o un sospiro nevrotico.

“Roger?” lo chiamò Lili, in tono interrogativo.

“Ciao Lili”

“Ciao Roger”

“Torni a casa, con la tua macchina da pollaio?”
“Va a fanculo tesoro” replicò Lili in tono acido.

Roger sorrise.

“Se proprio acida!”
“Io?”
“Siamo solo io e te

Lili s'umettò le labbra secche. Cominciava ad avvertire una certa tensione allo stomaco.

Roger buttò il mozzicone per terra e lo schiacciò sotto la scarpa.

“Mmm...”

Una macchina verde arrivò nel cortile, rallentò un poco sino a fermarsi.

“É arrivata” sbuffò Roger.

La portiera s'aprì.

Una moretta di media statura, vestita con un paio di jeans e una maglietta verde acido uscì dalla macchina.

Sul viso era stampato un'espressione alquanto corrucciata.

“Roger!”

“Dominique” fece il batterista, in tono irritato.

“Ti posso parlare un attimo?”
Roger sospirò.

“Non è il posto adatto, né tantomeno il momento”

“No invece mi ascolti! Roger...”

“Per favore, lo sai. É finita”

Lili fece allontanarsi il più lontano possibile, non volendo intromettersi fra i due ex.

“Ehi tu!” la chiamò Dom.

Lili fece un mezzo giro.

“Sì?”
“Tu sei la sua ragazza, per caso?”
“No! Sono solo di passaggio...” esclamò Lili.

“Davvero, lasciala stare Dom”
“Be' buonanotte, scusate...” disse Lili.

“Ciao Lili”
Dom lanciò un'occhiata nervosa a Lili.

“Lasciami in pace, Dom è finita punto. Non me la sento, di tornare insieme...a te”
Dom scosse la testa.

“Sei proprio uno stronzo!”
“Passi che sono anche uno stronzo, arrogante e tutto, quello che vuoi”
Dom scosse la testa.

“Tanto lo sapevo, che eri uno stronzo Roger, ma non fino a questo punto”

“Grazie! Lo sapevamo entrambi che non avrebbe funzionato!”

“Per te! Non avrebbe funzionato, ma per sì!”
“Come al solito è colpa mia?” rispose Roger, allargando le braccia.

“Non sto dicendo questo!”

“Lasciami in pace, Dom è finita!”

La moretta s'irrigidì di colpo.

“Ti detesto!”

“Amen”
Dom con passo stizzito, salì in macchina e ripartì.

 

Lili aveva sentito l'intera discussione.

Tornò indietro.

“Ehm...stai bene?”
Roger si passò una mano sul collo a disagio.

“Cazzo, hai sentito l'intera discussione”
“Già. Tutto a posto?”
“Sì, sì”
Lili si rilassò un poco.

“Dom è la mia ex, è ancora innamorata di me...” confessò Roger, a mezza bocca.

La truccatrice si limitò ad annuire.

“Lo so, scusami ti sto raccontando i fatti miei e mi dispiace per la discussione”

“Non importa davvero. A volte capita, di fare delle sciocchezze quando si è ama ancora qualcuno” disse Lili ad un certo punto.

“A te è mai capitato?”

“Una volta, mi ero convinta che fosse la persona giusta, ma mi sbagliavo. Ma è storia vecchia”
Roger infilò le mani in tasca.

“Per me non tanto”

“Passerà prima o poi”

“Boh” fece Roger, stringendosi nelle spalle.

“Mmm..già”

Lili stava per andarsene.

“Lili...aspetta”

Roger sentiva di essere arrivato in un punto, in cui non sarebbe tornato.

La ragazza si voltò. Una folata di vento passò tra loro.

“Volevo solo....”

Il batterista s'avvicinò a Lili.

“...salutarti”

Roger di scatto le prese il viso fra le mani e la baciò d'impulso sulle labbra.

 

Attrazione. E paura.

Questo quello che provava Lili nei confronti di Taylor.

Da una parte avrebbe voluto respingerlo, ma dall'altra sentiva un qualcosa che lo trascinava verso di lui. Doveva prendere una decisione. E la prese. A dispetto di tutto.

Roger fece scivolare le mani lungo la schiena della ragazza, stringendola di più a sé, non volendo lasciarla andare via almeno per adesso.

Indugiò delicatamente sulla sua bocca, ma Lili divenne più esigente, ricambiandolo a sua volta.
 

Stretti l'uno all'altro. In un rimescolio di emozioni sbilanciate, da parte di entrambi. Ed il loro respiro parve intrecciarsi l'uno all'altro.

 

Via via il bacio divenne più lento ed incalzante. Toccando e sfiorando nei punti più nascosti, portando con sé un qualcosa di dolce ma allo stesso tempo amaro.

 

Si separarono, un po' malincuore (soprattutto per Roger), pochi minuti dopo.

“Oh accidenti...” disse Lili, scuotendo.

Certo che il biondastro baciava veramente, come pochi.

 

“Oddio scusami” mormorò Roger. In verità, per nulla pentito.

“Ehm...buonanotte...”

Lili si congedò lasciando Roger, solo nel cortile.

 

Nota au: Eccoci qui! Finally sto' bacio del cavolo è arrivato! Be' almeno un po' di progresso lo abbiamo fatto, no? Lo so le solite modifiche…lo so…
 

Mike Stone era tecnico del suono, deceduto nel 2002 per una malattia degenerativa ai muscoli.

Lavorò con i Queen negli anni 70' tra cui “Nigth of the Opera”.

É stata una persona davvero meravigliosa.


 

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Capitolo 11
*** Capitolo 11: Intramezzo ***


 

Capitolo 11: Intramezzo

Lili sorseggiò con calma il caffè nero.

“Dici?”

Brian stava appoggiato contro la parete a braccia incrociate.

“See! Non appena mi giro non salta fuori lui?”
“E tu prima lo avevi insultato per bene, mh” disse Brian, annuendo.

“Non ci può una tale massima di sfiga” commentò la truccatrice, con un sospiro.

Brian si morse il labbro incerto.

“Tanto lo so, che ti stai trattenendo dal ridere”

“No, ma mi stupisce il linguaggio che hai usato contro Bowie, è alquanto originale!”

Lili quasi rischiò di strozzarsi con la bevanda, per fortuna tiepida.

“Scusami”

“Non dire più battute del genere, grazie”

La porta del cucinino s'aprì rivelando la presenza di Freddie, in compagnia di una ragazza attraente dai lunghi capelli scuri e dai vivaci occhi color nocciola.

“Ciao dolcezze”
“Freddie, ciao Mary”
“Ciao”

“Oh Lili, questa è la mia ragazza Mary Austin e questa è la nostra truccatrice Lili Evans Hopper” disse Freddie con un sorriso.

Le due si strinsero la mano.

“E così tu saresti la ragazza di Freddie?”

“Sì. E tu da quanto lavori qui?”
“Sono circa sei mesi, quasi” rispose Lili.

“C'è ancora rimasto del caffè?” domandò Freddie, con una voce da ragazzino viziato.
“L'ho fatto dieci minuti fa”

Freddie fece una smorfia disgustata.

“Lo fai troppo forte, mio caro”
“E allora fattelo da solo” rispose il collega, sbuffando.

“Io?”

Della serie: una leggenda come me deve preparare il caffè?!
“Freddie...” iniziò Mary.

“Ho capito, ho capito me lo faccio!” sbuffò il cantante.

“Attento che morde!” lo prese in giro Brian.

“Senti dolcezza, vuoi tacere per un millesimo di secondo?”
“No”

Lili finì di bere il caffè. Posò la tazza nel lavabo.

“Ciao ci vediamo dopo”

“Ecco la prevenzione di fuga, se per caso ci fosse qualche scoppio di gas improvviso: cantante, chitarrista, truccatrice e fidanzata ufficiale di Freddie, scusa Mary, trovati senza vita sotto le macerie

dell'edificio. A quanto pare il cantante si stava preparando il caffè...”

Lili scuoteva la testa.

Freddie stava fissando Brian, con espressione omicida a sua volta, Mary tra il divertimento e la preoccupazione.

Brian sorrideva rilassato.

Freddie preparò il caffè.

“Mmm...io nel frattempo scompaio...ho fare...” disse Lili.

Sgusciò via, appena in tempo.

 

Lili guardò in direzione del cucinino. Non giungeva alcun rumore.

Brian sarà ancora vivo? Pensò Lili, un po' preoccupata per l'amico.

“Lili?”
La ragazza si voltò.

“John fai assolutamente attenzione, Freddie è in modalità omicida”
“Eeeh? Scusa ma stai bene?” fece John.

“Macché! Freddie non voleva fare il caffè, Brian lo ha preso in giro”

John annuì.

“Normale prassi”

“Ah ecco...tu però rimani sempre così, guai a te se diventi come Fred”

“Manco a pensarci!”
“Tu mi piaci per così come sei, non cambiare John. Lo penso davvero...” mormorò Lili, con le guance colorate per l'imbarazzo.

Il cuore di John fece una capriola.

“Davvero?”
“Sì, lo dico davvero. Però non farmi ammettere certe cose!”
“Grazie”

John non disse nulla. No, lui non voleva esserle solo amico, qualcosa di più e in quel momento.

“Io ti piaccio davvero?” domandò John per la seconda volta, socchiudendo leggermente le palpebre.

“Certo, perché dovrai raccontarti una balla?”

“Perché non lo so”

“Cretino”

“Oh, grazie, tante”
“Eddai piantala ti prendermi in giro!”

John non disse più nulla.

“Mi stanno aspettando. Ci vediamo dopo”

“Ciao”
 

Trascorsa la mattina, le due amiche di comune accordo decisero di ritrovarsi in un locale poco distante, dagli studio.

Ordinarono un toast a testa e succo d'arancia.

“Mh, non abbiamo molto tempo” disse Lili, guardando l'orologio.

“Sì, ma godiamoci il pranzo”

“Non ti preoccupare, Em. Abbiamo tempo”

“Allora l'argomento della giornata?”
Lili si strinse nelle spalle.

“Scegli tu”
“Non ho molta di parlare, oggi”
Emma poggiò i gomiti sul tavolo, inclinandosi leggermente in avanti.

“Senti qui è vietato fumare?”
“No”
“Ti spiace se fumo?”
“No”

“Oggi sei tutta un “no”?”

Emma tirò fuori dal pacchetto una sigaretta. Se l'accese.

“Non sapevo che fumassi”

“Ci sono cose, che di me non conosci ma tanti segreti”

Lili rise.

“See! Del tipo dark lady?”
“Ma va'”

“Ti immagini?”
“No”
Il cameriere servì i toast e il succo d'arancia, poco dopo.

“Che schifo, riesci a mangiare dopo aver fumato?”
“E allora?”

Emma addentò il panino con voracità. Lili si lasciò a scappare una risata.

“Eh, dispetto della dieta”

“Vai a farti un giro sul tetto, alle tre mattino Evans”

“Non sono mica un gatto!”

“Era il mio personalissimo modo di mandarti a quel paese, Lil” rivelò Emma con la bocca piena.

“Ah, proposito lo sai che Freddie stamattina ha preparato il caffè?”
Emma posò il toast nel piatto e innalzò le mani al cielo.

“Dio sia lodato!”

Diversi commensali si girarono a guardarle.

“Oh, cazzo Emma ci stanno guardando!” sussurrò Lili.

“Fa niente e poi?”
“Brian ha cominciato a prenderlo per i fondelli, dicendo che l'intero studios sarebbe saltato per aria...tutti morti”
Emma agitò l'indice.

“Ecco dove stava il trucco”

“A proposito la conosci Mary Austin è la ragazza di Freddie”
Emma alzò gli occhi al cielo.

“Oh, Dio. Mi sta sullo stomaco”
“Perché?”
“Appiccicosa, Noiosa. Stile francobollo”

Oh my godness

Emma passò il resto del pranzo a criticare Mary.

 

“Qualche volta, uno dei vo due finirà per farsi male”

Roger fissava alquanto divertito Freddie e Brian.

“E tu non vedi l'ora di vedere il disastro non è vero?” commentò acido Freddie.

“Ma dai”
“Qualcuno vuole, i biglietti?” fece John.

“Io! Quanto?”
“Sono dieci sterline”

See! Ciao Deaks” rispose Brian.

“Da quando in qua sei diventato così avido?”
“Non dire cavolate, Freddie non sono mai stato avido”
“Semmai veniale” lo corresse Roger.

John gli rifilò un'occhiataccia. Che noioso, ma non stava mai zitto questo?

“Deaks è incazzato”

“Non è vero”

“Sì, povero tesoro”

Il bassista ignorò deliberatamente il cantante. Sinceramente, nella sua mente contorta pensava ad altro...
 

Nota au extramagical paz: be' capitolozzo breve, breve. Non ho molto tempo per scrivere oggi, pazienza, a presto Portos.

Ho preferito cambiarlo un poco, non mi piaceva molto I'm sorry.


 

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Capitolo 12
*** Dont'lose your Head ***


  

Capitolo 12: Don't lose your head

Scenetta simpatica

“Mi sembri un po' troppo allegro, Deaky tesoro” osservò Freddie.

John smise di fischiettare.

“E allora?”

“Ah, niente. Di solito, sei sempre cupo, mio caro” ridacchiò Freddie.

“Ah, il ritorno di Freud” sospirò Brian
“Chi diavolo è Freud?” domandò John, facendo il finto tonto.

La testa di Brian, per poco non rischio di scollarsi dal collo.

“Non sapete chi è?!”
“No” esclamarono in coro i due candidamente.

“Aaah, asini! É il padre della psicanalisi!” disse un Brian tutto scandalizzato.

“Ehi gente, che cazzo è la pscicanialisi?” intervenne Roger, chiudendo la porta.

“Psicanalisi, cretino!”

“Io preferisco cantare, giocare a Scarabeo, flirtare e bere champagne” commentò Freddie, come se fosse la Regina in persona.

“Booom! Ragazzi, Freddie non vuole far sapere al mondo che è un somaro!” urlò Brian.

“Zitto!” strillò Freddie.

Gli altri due seguirono la scenetta in silenzio.

La porta della stanza s'aprì. Mike si sporse.

“Scusate, ma Freddie è un somaro? Per quale motivo state urlando?”

“Ah...”

“Niente” disse John, con una stretta di spalle.

Mike si strinse nelle spalle e richiuse la porta.

Freddie fulminò Brian.

“Io ti impicco! Poi ti scarico nel Tamigi: tu, il tuo Freud e la Red Special”

“Oh, bello non te la prendere, con la mia bambina! Io prendo la tua mezz'asta e te la sfascio su quella testa dura che tu ritrovi!”

Mike aprì la porta una seconda volta.

“Brian hai una bimba? Non lo sapevo!”

“No, la sua bimba è la Red Special” rispose Roger in tono cospiratorio.

“Scusami Brian, non credevo che fossi...mmm...attaccato alla tua chitarra”

Mike richiuse la porta.

Seguirono risatine diaboliche alle sue spalle.

“Biondastro dei stivali, maledetto batterista era il caso di andarglielo a raccontare?” sibilò Brian.

Roger lo guardò con espressione annoiata.

“Perché?”
“Mike viene chiamato “il pettegolo degli studios!”

“Oooh, povero tesoro!”

“Freddie chiudi quella boccaccia!” strillò il povero chitarrista, immaginando chissà quale catastrofe.

 

Mike si passò una mano fra i ricci.

Certe volte non li capiva i Queen, per via delle loro strampalate abitudini.

Come faceva Brian a chiamare la chitarra Red Special, la sua “bimba”? Freddie non sapeva chi fosse Sigmund Freud, neppure Roger lo sapeva e John se ne stava perennemente zitto.

 

Accidenti a quell'impicciona di Julie.

Perché cavolo aveva avuto la maledettissima idea di invitare Lili a cena?

La situazione per lui stava cominciando a diventare un po' alla volta precaria e la adorata sorellina ci si metteva ancora?

Da una parte, gli faceva piacere ma dall'altra lo seccava parecchio che Julie, non gli avesse detto niente.

John sospirò seccato.

Freddie e Roger gli passarono davanti, così presi a litigare da non accorgersi del bassista, seduto sul

bancone.

“Roger! Maledizione! Sei un maledetto casinista!”

“Non rompere Freddie!”
“Possibile, non mi ascolti mai tu! É la terza, fottutissima terza volta che combini un casino del genere!”

“Non rompereee!”

Non si poteva nemmeno starsene per i cavoli suoi? Dovevano fare sempre casino, quei due? pensò John piccato.

“Roger! Sei morto! Mi dispiaceranno per tutte le tue adorate fan, ma ti faccio secco!”
“Hai solo da provarci!”
John sbatté le mani sul tavolo. S'alzò dal tavolo.

“Rogerastro!”
“Freddastro!”

“Voi due piantatela! Non ne posso più dei vostri strilli, sembrate due donne isteriche!” esclamò John, perdendo la pazienza.

Roger e Freddie si voltarono verso di lui. Guardandolo stupefatti.

“Wow! John non credevo che riuscissi ad arrabbiarti in quel modo!”

“Già, dolcezza! Finalmente!” trillò Freddie.

Questi due li uccido immediatamente, poi li scarico...(sapete, per l'ennesima volta dove).

Come se non bastasse anche Lili saltò fuori.

“Ehi, ma chi urlava?”

“Ciao Lili, il nostro John stava provando la parte di Tarzan” raccontò Freddie divertito.

“Ah...”
Lili evitò accuratamente di incrociare lo sguardo con Roger.

“Non è vero, Lili non ascoltarli”

“Fate quello che volete, anzi il casino...” disse la ragazza con un'alzata di spalle.

Sentiva un certo disagio crescente, il biondo la stava fissando.

“Be' ciao ragazzi”
“Ciao tesoro”

“Ciao”
Roger ne approfittò per svincolarsi.

John non disse nulla, ma sentì di nuovo la gelosia affondare i denti, lanciò un'occhiataccia al collega.

“John ma perché non glielo dici?” disse Freddie, in tono improvvisamente serio.

Il bassista voltò la testa di scatto.

“Perché no” rispose John scuotendo la testa.

“Adesso non cominciare Deaks, vai e glielo dici. Punto”

“Per te magari è semplice, per me no” replicò John seccato.

“Guarda che neanche per me è semplice, pensano che io sia...una persona in realtà non sono affatto, insomma certi stronzi la pensino come vogliano, nel frattempo io mi comporterò anche peggio. E anche quando mi sono innamorato di Mary ci ho messo un po' di tempo a frequentarla da solo, alla fine ci ho messo del mio”

John sbatté le palpebre. Freddie non rivelava quasi mai, questa parte così intima di sé, era così strano starlo ad ascoltare...

“Non so da quanto tempo tu, insomma sia quel che sia. Credo che tu sia importante per lei..quindi lo sai bene che devi fare, John Deacon. Dico bene?”

“Ho capito, grazie Freddie”

“Visto? Sono più figo di Freud in persona!” esclamò Freddie.

John nascose una risata, dietro ad un colpo di tosse.

“Ah, però dolcezza mi devi spiegare chi cazzo è sto' Freud”
“Allora Sigmund Freud era...” attaccò John.

Freddie ascoltò con molto interesse, la lezione del prof. Deaks.

 

 

 

John finalmente riuscì a chiedere alla ragazza se fosse venuta a cena, a casa di Julie, per la sera seguente.

Lili accettò con entusiasmo.

 

L'agognata sera giunse.

John era chiaramente teso. Continuava ad andare avanti e indietro, nel salotto.

“Ehi, John datti una calmata, vuoi consumare il pavimento?” lo riprese Julie, ormai quasi preda del maldimare, nel vedere John girare continuamente.

John si fermò all'improvviso.

Guardò il pavimento perfettamente intatto poi sua sorella.

“E allora? Il pavimento mi sembra in perfette condizioni, così pure tu, sorellina” replicò John sbuffando.

“Sei lì, in completo affanno, stai tranquillo!”

“Ma che ne sai tu?”
“Ti devo sedare per caso? Te ne do una dose massiccia come si con i cavalli”

“Ah, grazie tante sorella, poi come fai?”

“Non lo so, ti ficco in qualche armadio, così da lì non esci per qualche ora”

Il campanello suonò.

“John stai calmo o ti lego ed imbavaglio”
“Bah!”

Julie andò ad aprire la porta.

Lili li salutò.

Dopo i soliti noiosi convenevoli, Julie fece accomodare Lili.

Durante la cena, John dovette sorbirsi le prese in giro, di sua sorella mentre raccontava di lui appena diciottenne che girava con un insulso parka ed uno scassatissimo vespino ante guerra e le risate divertite di Lili.

“Così impari a dirmi che ho la macchina da pollaio” ghignò Lili.

“L'auto pollaio?”
“La tua amica ha Chevrolet del 64' tutta bollata” rivelò John sogghignando.

Lili fece un leggero sobbalzo sulla sedia.

“E tu sembri uscito dall'Urss con quel vespino ed il parka!”

“Psst! Dopo ti faccio vedere la foto!”

John alzò lo sguardo.

“Non oserai!”
“Dai, dai voglio vederla!” esclamò Lili.

“No! Sorella altrimenti saranno guai per te!”

Detto fatto, Julie s'alzò dalla sedia. Andò in salone, prese da uno dei cassetti dell'antica scrivania un album di foto.

“Ehm...non vorrai mica vederla?” mormorò John.

“E perché no?”

“Perché...sono cose private...no?”
“Ma scusa ti conosco da una vita, non puoi lasciarmi vedere una foto?”
John sbuffò.

Julie ritornò con l'album aperto.

Le mostrò la foto.

Un John Deacon, con un buffissimo cappello in testa, vestito con un parka a verde scuro a losanghe, lungo sino alle ginocchia, seduto su un vespino.

Un sorriso si formò sulle labbra dell'amica.

“Sei molto più carino adesso, ma qui sei un po' strano” commentò Lili.

“Strano?”
“Mah ha non so che di...vagabondo...o qualcosa del genere, ma senza cattiveria”
Julie soffocò una risata maligna dietro ad un colpo di tosse, il suo prodigo fratellino le lanciò diverse occhiate in tralice.

“Scusa, John non volevo offenderti”
“Di niente, macchina da pollaio”

“Vai a quel paese, John”
“Sto qui dove sono, grazie”
“E devi vedere le foto dei gemelli!” esclamò Julie, saltellando da un piede all'altro.

“Ancora? Le hai fatte vedere a tutti!”

Julie fece finta di averlo sentito, così mostrò anche le foto, tutta orgogliosa dei suoi figli.

“Somigliano a te, John! Hanno lo stesso naso”

Il povero bassista sospirò.

 

Le lancette dell'orologio segnavano le undici meno un quarto.

Lili si batté le mani sulle gambe, prima di alzarsi dal divano.

“Be' grazie per la serata, è stata divertente” disse Lili, ai due fratelli.

“Oh sì, be' grazie tante voi due vi coalizzate, per prendermi per il culo! Non fate finta di niente!”

“Io vado!”

Lili aprì la porta.

Non appena messo piede fuori dalla porta...una corrente fredda la investì in pieno, poi tre secondi dopo lo scrosciare della pioggia.

“Oh meraviglioso! Si è messo pure piovere” esclamò Julie, guardando la finestra.

Le gocce d pioggia picchettavano con forza contro il vetro, il vento scuoteva con forza i rami degli alberi.

“Ragazza non puoi tornare a casa, piove che Dio la manda!”

“E adesso? Julie non ti posso disturbare oltre...”

“Puoi passare la notte da noi, abbiamo una camera degli ospiti”
“Ma...”

“Lili, non fare cominciare...”

“Non...”
“Lili...mia sorella ha ragione. Puoi rimanere per una notte” mormorò John.

“Ok, contro voi teste di cavolo più dure di Londra non ci si può combattere!” s'arrese Lili.

Era quasi l'una, quando Lili si svegliò di soprassalto.

Un tuono, uno stramaledettissimo tuono, a seguire ne arrivò un altro ancora più forte.

Lili rimase seduta ad ascoltare il rumore della pioggia.

Sentì i passi di qualcuno che ciabattava in corridoio, un tonfo, qualcuno che imprecava sottovoce.

“Merda! Non può esserci un altro black out!”

Lili s'alzò dal letto. Un black out?

“Merda!” esclamò John nel buio, a mezza voce.

“John!” bisbigliò Lili.

“Eh?”
“Sono Lili! C'è un blackout?”

“Eh? Julie sei la solita fifona...torna a dormire!” esclamò John stordito dal sonno.

“Sono Lili!”
“Chi?”
“Oh ma sei sordo? Sono L-i-l-i!”

John si ravvide.

“Oddio scusa! Che c'è?”

“Appena saltata la luce”
“Oh merda...di nuovo?”

 

“Dove sei Deaks?”

“Sono davanti alla camera degli ospiti”

“Ah...ti spiace se ti raggiungo?”

“Rimani lì, Lili”

Un altro tuono irruppe.

“Si tratta di un semplice temporale” disse John, infastidito.
Lili non disse nulla. Sgattaiolò via.

“John dove sei?”
“Sono qui, stai lì. Vado a controllare di sotto”

“Aspettami!”

“E rimani lì!”
“Oh ma vaff! Detesto i temporali!” si lamentò Lili.

Un po' a tentoni, John la raggiunse e quasi le andò a sbattere addosso.

“Ahio!”
“Scusami!” mormorò John.

“Senti vado a guardare il contatore, tu rimani qui”

“No, piuttosto vengo con te”
Il cuore prese a battere velocemente.

“No”

“Va bene, da...dammi la mano”

Per fortuna, il buio pesto nascose con grande maestria la faccia color porpora del bassista.

John le prese la mano ed intrecciò le dita alle sue.

“A-andiamo a prendere la mia torcia”

I due si mossero zigzagando per il corridoio, cercando di non sbattere contro qualche ostacolo.

“John? Scusami ma detesto i temporali”

“Ma dai”
“Be' anche tu avrai paura di qualcosa no?”

Per fortuna, trovarono subito la torcia.

“Dove si trova il contatore?”

“Di sotto in cantina”

“Oh”

John accese la torcia.

Il fascio di luce della torcia illuminò una porzione di pavimento.

“Metti i passi dove li metto io, Lili”
Possibile che non riuscisse mai a dirle di no? Accidenti, oh accidenti.

A metà della loro impresa, quella maledetta corrente elettrica fece il suo ritorno.

“Evvai!”
John stringeva la mano ancora a Lili. Ed era restio a lasciarla andare.

“Scusami!”
“Di niente...”
John a malincuore dovette lasciarle la mano.

Un altro dannato tuono.

“John...” disse Lili.

“Eh, dimmi”
“Posso dormire da te? Giuro che non ti disturbo”

John si voltò di scatto. Il cuore gli martellava sempre più forte.

“Senti mi dispiace, lo so...non voglio sembrare...”
“Oh, quanto sei noiosa! Non ti scusare!” esclamò John roteando gli occhi.
 

“Primo non ti agitare troppo, perché ho il sonno leggero”

“Secondo?”
“Non parlare o borbottare, sempre nel sonno” continuò John.

“Va bene”

“Buonanotte Lil”
“'Notte John”

 

Il bassista appoggiò una mano sotto al mento. Non riusciva a prendere sonno.

Abbassò lo sguardo sulla donna che amava.

Se ne stava tutta rannicchiata contro di lui, con la testa reclinata leggermente all'indietro, i lunghi capelli scompigliati.

Sentiva il suo respiro leggero soffiargli sul collo.

John con le punta delle dita, fece scivolare via alcune ciocche di capelli finitele quasi negli occhi.

Socchiuse leggermente gli occhi, ignorando il battito del cuore.

Lili si rigirò nel sonno, dandogli la schiena.

Lili..non ti agitare!” mormorò John.

John fece scivolare pian piano un braccio intorno a Lili, stringendola a sé, non resistendo alla tentazione di farlo.

Prima di addormentarsi le diede un lieve bacio sulla tempia,

Lasciando che fuori piovesse a dirotto.

Nota au: Ma spero che funga sto capitolo! Non sarà mica troppo da diabete? Be' buona lettura...a presto, Portos.

Scusasse per l'ennesima volta...e maledizione! Mi lasciate un commentino pleasee! 

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Capitolo 13
*** Extra Magical.... ***


 

Capitolo 13: Extra Magical...

Il mattino. Maledetto mattino.

Quasi dispiaceva alzarsi, ma se proprio si doveva, giusto?

John lanciò un sospiro. Di malavoglia, aprì gli occhi ancora carichi di sonno, si stropicciò la faccia.

La sua improbabile vicina, Lili sonnecchiava ancora.

John si levò sedere.

“Lili svegliati” disse il bassista.

Seguì un lungo lamentoso: “Nooo”

“Detesto il mattino” decretò con voce biascicata Lili.

“Be’?”
“Buongiorno”
“Buongiorno” rispose lei, passandosi una mano fra i capelli.

Lili si stirò i muscoli ancora intorpiditi.

John sbadigliò rumorosamente.

“Non ho voglia di alzarmi, ma perché diavolo mi hai svegliato?”

“Perché è ora di alzarsi, tesoro”

Lili si girò a guardarlo. Era davvero irresistibile con quell’espressione assonnata.

I capelli disordinati, da sotto le palpebre gli occhi risplendevano ancora di quella luce pigra e soddisfatta, tipica del risveglio dopo una notte di sonno e le sue labbra leggermente socchiuse.

La ragazza prese il cuscino e glielo tirò in faccia.

“Ti detesto”

“Poverina” replicò lui, posando il cuscino in grembo.

“Comunque sta' notte russavi...”

“Non è vero!”

“Sembravi una sega per tronchi”

“Neanche tu scherzi!”

“Oh, quanto sei adorabile, Deaks”

John fece un’espressione inorridita.

“Cazzo, Lili sembri quel maniaco di Freddie!

“Ecco chi era la battuta del maniaco sei stato tu!”

“E allora?”
“Ma povero Freddie!”

John borbottò qualcosa di incomprensibile.

“Sei soddisfatta adesso?”
“Solo perché ho scoperto questo? Voglio sapere tuttooo di te” lo prese in giro Lili.

“Ho anche i miei segreti”

“Ah ecco…tipo che russi come un assassino?”
“Piantala…” disse John.

“Ah, per stanotte...grazie”

“Be' non ti ho mai sentito ringraziare”

“Dio santo! Non ti lamentare poi” si lamentò Lili, allargando le braccia.

“Stavo scherzando”

“Sarà meglio”

Lili s'alzò dal letto.

Si chinò in avanti, gli posò un leggero bacio sulla guancia.

“Ci vediamo dopo”

Lili si voltò e sorrise. Uno dei quei sorrisi di semplici gioia.

John annuì brevemente. Avvertì uno nodo allo stomaco.

Oh, accidenti e ancora accidenti...ma perché mi fai questo effetto?

Una volta cambiatasi d'abito, Lili andò in cucina dove trovò Julie intenta a cucinare.

“Ma buongiorno”
“Salve sono capitata qui per caso”

“Oh ed ecco il prodigo fratello!”

Lili nascose una risata dietro ad un colpo di tosse.

“Ma buongiorno sorellina” seguitò John in tono seccato.

“Ti aiuto?”
“Sì, prepara il caffè Lil e tu, John apparecchia”
“Oh, comincia a dare ordini di primo mattino” si lamentò John.

Lili non disse niente, limitandosi a mettere il caffè sul fuoco.

“Eccoci qui!”

Julie e l'amica osservarono divertite John che girava intorno al tavolo con i piatti in mano, come il perfetto prototipo di uno zombie.

“Cosa diavolo gli è successo? Sembra uno morto in piedi” sussurrò Julie.

“E io che ne so?”

“Non è che per caso si è messo a fare cose strane, tipo girare come un sonnambulo per tutta la casa, poveretto...una volta gli è capitato di andare a sbattere contro le porte di casa...”

Lili si portò una mano alla bocca e John rifilò un'occhiataccia a Julie.

“Non raccontare niente, sorella”

Lili si mise a ridere.

“Perché il nostro prodigo John...lasciamo perdere”

Alla veloce, finirono di preparare colazione.

“Allora quali sono i tuoi programmi oggi?” le domandò scherzosamente Julie.

Lili inghiottì un boccone.

“Non lo so ancora, ma devo riportare l'auto a mia madre”

“La vecchia Chevrolet, l'hai lasciata a tua madre?”

“Non fare quella faccia” ribatté Lili in tono piccato.

John si limitò ad alzare un sopracciglio.

“Secondo tanto oggi ho la giornata libera...credo che andrò a farmi un giro, giù in centro”

“Peccato, avrei voluto venire anch'io ma non posso, ma hai un incontro segreto per caso?”

Lili si mise a ridere.

“No, magari mi piacerebbe”

“Ah..scoperta! E dimmi c'è qualcuno che t'interessa?”
Lili si mise sulla difensiva.

“Ehi, ehi...non così veloce ok?”

“Allora c'è qualcuno?” insistette Julie con un sorriso.

John faceva finta di niente, ma era interessato eccome.

“Diciamo di sì, ma non è detto”
“A-ah, scoperta”

Il bassista sorbì lentamente il caffè, spostando lo sguardo da Lili a Julie.

“Un nome?”
“Neanche per sogno!” esclamò Lili.

Peccato.

Questi segreti...cambiando argomento che farai per Natale?”

Non lo so, ho di mezzo il lavoro” rispose Lili un po' seccata.

Sarebbe un peccato, non è vero John?”

Già” rispose il fratello, lanciandole un'occhiata in tralice.

Lili li guardò interrogativa.

Dipende da quello che si può fare”

Io lo trascorrerò in famiglia” annunciò Julie.

Beata tu”
“John ma perché siamo così sfigatii” disse Lili, poi appoggiò il capo contro la spalla del bassista.

Su forza”
“Un attimo, sei così comodo”

John aprì la bocca per dire qualcosa ma la richiuse.

Dai così me lo ammazzi!” rise Julie.

Lili si tirò su.

Non posso manco lamentarmi?”

Su dai dai” rispose John, battendole una mano sulla spalla.

Grazie tu sei sempre di sostegno”

Non ce di che, Lil” rispose lui.

I tre terminarono di fare la colazione verso le nove e mezzo.

“Devo scappare, gente” annunciò Lili, un po' dispiaciuta.

“Di già?”

“Siete davvero gentili, qualche volta vi inviterò fuori a pranzo, per ricambiare il favore!”

“Ci mancherebbe” fece John.

“Ci becchiamo in giro” disse Julie, abbracciando l'amica.

“Certo, non mi sembra il caso di essere così tragici!” esclamò Lili ridendo.

“Ti anche lasciato il mio numero di casa, se volessi chiamare”
“Grazie!”

Poi scribacchiò qualcosa su un pezzo di carta e lo diede a Julie.

“Chiama quando vuoi”

“John tanto noi ci vediamo sempre” disse Lili, battendogli scherzosamente la mano su un braccio.

“Ciao ci si vede, allora”

Lili aprì la porta ed uscì fuori.

Fine capitolo 13.

 

Nota au: Ed eccoci qui. Capitolo da sbudellamento forse troppo mah calmo?, mah. Tanto continuerò a (lasciamo perdere) anche l'anno nuovo, cioè nel 2012.

Come a solito buona lettura, a presto Portos.  

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Capitolo 14
*** Veleno ***


 

Capitolo 14: Veleno

 

Il 24 dicembre-Casa Hopper

“Non posso, purtroppo ho parecchio da fare”

Quelle parole furono scandite con un sonoro sbuffo.

“Peccato, speravo che mi potessi venirmi a trovare” rispose la voce dall’altro capo del telefono.

Lili sentì suo padre sospirare.

“Non ci posso fare nulla”
“Non perdere l’allegria figlia” la esortò scherzosamente Greg.

“Grazie”

“Tua madre sta bene?”
“Sì, per lo meno lei è casa, alla notizia che io invece non lo sono, non è rimasta molto contenta”

“Lili, conosci tua madre…è fatta a modo suo” la giustificò Greg, ridacchiando.

“Lo so, lo so”

“Papà?”
“Sì?”
“Perché ti sei trasferito così lontano?” domandò Lili, per l’ennesima volta.

Greg non rispose. Trascorse una manciata di secondi.

“Lo so, mi mancate tanto tu e la mamma, ma mi conveniva accettare l’offerta di tua zia Beth”

“Va bene” s’arrese Lili, agitando una mano.

“E tu dove trascorrerai le vacanze?” chiese subito dopo la figlia.

“Nello stesso posto”

“Capisco” rise Lili.

“Non mi annoierò, vedrai”

“Questo dovrei dirlo io, veramente” replicò Lili, senza smettere di sorridere.

“A proposito hai ricevuto il mio regalo?”
“Sì, ma mia madre lo ha già prontamente imboscato”

“Imboscato? Non sei più una ragazzina” concordò Greg, con una nota ironica nella voce.

“E io ho imboscato il mio per lei, ho spedito quello per te…”

“E allora, cos’è?”
“Papà, tanto non te lo dico”

“Senti ti devo salutare, questa volta. Ti voglio bene e auguri”

“Anch’io, tanti auguri”

Posò la cornetta. Ignorò quel vago senso di tristezza impossessatosi di lei

Intercettò lo sguardo di sua madre Ellen. In mano teneva una bacinella, con il bucato da stendere.

“Tutto a posto?”
“Sì”
“Conosco quello sguardo…” attaccò sua madre, scuotendo la testa.

Ellen posò la bacinella per terra e abbracciò forte la figlia.

 

Dopo le festività del Natale e di Santo Stefano, era subentrata una specie di tranquillità, quasi noiosa: i Queen erano partiti in tour, il lavoro per lo staff di truccatori proseguiva con il solito tran-tran.

Lili giocherellava con la cannuccia del bicchiere, con espressione vagamente pensierosa.

“Ehi ragazza sembri giù di corda” commentò Emma, con un sorriso.

“Un po'”

E chi avrebbe mai detto che sarebbe stato per via di un certo biondastro...e chi l'avrebbe mai detto?

Stavano cominciando pian piano a frequentarsi, ma col poco tempo a disposizione, non erano riusciti a combinare un vero e proprio appuntamento.

E Lili non vedeva l'ora di rivederlo.

“Hai un'espressione davvero strana, lo sai?”

“Dici?”
Emma annuì.

“Mmm...se vuoi ne possiamo parlare”

Lili alzò un sopracciglio.

“Lo so che sei curiosa, ma visto che ho bisogno di un consiglio, quindi...oppure vuoi iniziare tu?” fece Lili.

Emma si strinse nelle spalle.

“Hai presente Mike?”
“Sì, vagamente l'ho presente”

“Be' è già da qualche mese ci vediamo assiduamente”

“Come amico o qualcos'altro?”
“Prima come amico, è tutto successo in fretta...adesso sto cominciando a provare qualcosa per lui”

Lili si morse il labbro.

“Sapevo che tu stavi già con un altro, ma...Mike lo sa?”
Emma annuì.

“Lo sa, merda”
“Come ti sembra?”

“Sulle prime non sembrava coinvolto, adesso però lo è molto di più” raccontò Emma.

Lili giocherellava con la cannuccia.

“Che devo fare?”
“Quello dipende da te: se ti piace tanto, lascia il tuo ragazzo e mettiti con Mike, cioè il salto nel buio, un classico, oppure molli Fidanzato ufficiale e Mike te ne stai da sola, o lasci Mike e...bla e bla...” disse Lili, con una stretta di spalle.

Emma l'ascoltò, esterrefatta.

“Che accozzaglia di consigli mi stai dando?”
Lili si strinse nelle spalle.

“Boh, non sono molto brava nei consigli, vero?”

“Affatto”

“Però almeno sii onesta con il tuo ragazzo, quello ufficiale intendo” disse Lili.

Emma dovette impedirsi di tirarle un calcio allo stinco.

Lili fece un lungo respiro.

“Io sto cominciando a frequentare Roger, da poco...” disse tutto in fiato.

Emma rischiò di farsi di traverso il succo, rovesciandone un po' sul tavolo.

Lili le passò un tovagliolino.

L'amica posò il bicchiere e asciugò il tavolo.

“Perché quella reazione?”

“Ti piace?” rispose con una domanda Emma.
“Sì, molto. Diciamo molto”

Lili fece una smorfia.

“É reciproco?”
“Forse sì, forse no”

Lili poggiò una mano sotto al mento.

“Però ti piace, eccome” la prese in giro Emma.
L'amica afferrò il bicchiere pronta a tirarglielo in testa.

“Em, chiudi quella boccaccia”

“Poi sono affari miei o no?”

“Li hai appena messi in piazza, dolcezza”
“Non si può dire di te” controbatté Lili ridendo.

Emma s’alzò dalla sedia.

“Oggi non abbiamo molto da fare...”

“Fantastico”

Emma sbatté velocemente le palpebre.

“E dove vive?”
“A Dover, dove lavora come farmacista” rispose Lili.

“Bel lavoro”

“Sempre lontano, ormai non ci vediamo molto” osservò in tono pensieroso Lili.

 

Flashback

“É da mezz'ora che siamo sotto al vischio...che aspetti, insomma?”
“A fare che..?” la prese in giro John.

“Piantala o me ne vado...”
“No, aspetta!”
“Non ci vuole tanto a farlo!”

Come se per te fosse facile!

“Senti vuoi baciarmi oppure no?”

“Se è questo che vuoi...”

Lili poggiò le mani sulle spalle di John, sollevandosi sulle punte, gli sfiorò leggermente le labbra con le proprie.

Al diavolo!, pensò John in quella frazione di secondo e aderì la sua bocca contro quella di Lili, il più possibile.

Il baciò non molto molto, poiché Lili si scostò subito da lui, con espressione scocciata e John non nascose la delusione.

“Ehm...”

“Scusa” mormorò John. Peccato...

“La prossima volta ti tiro un calcio” lo minacciò lei.

“Senti specie maniaco devo scappare, ciao”
Specie di maniaco? Ma questa da dove usciva?

Ma il giovane non ebbe tempo di controbattere, che l'altra era già sparita.

 

In limousine, da qualche parte a Londra...

Brian si stava sbellicando dalle risate, Freddie scuoteva la testa, John era del colore di un pomodoro, Roger un'espressione stralunata.

John inventane un'altra ti prego!”

“No...”
“Cazzo Deaks, potevi stare zitto? In genere è quello che fai di solito...”

“Freddie per caso fai quello del telefono?”
“No!”

“John la prossima volta ti do fuoco! Ti uccido!” esclamò Freddie agitandosi sul sedile.

“No! Ma dovevi proprio tirarla fuori la storia del maniaco?”
John continuava a non rispondere.

Il povero autista si ritrovò a pensare di aver caricato quattro completi fuori di testa...

 

Fine capitolo 14

 

Nota autore: un capitolo più scemo, cretino del solito...e va bene.

Oh m..., ma siamo già nel 2012? Non è che per caso siamo finiti come in Star Trek, che andiamo avanti e indietro nel tempo? (si prega di non leggere la nota insulsa). A presto (dalla cantina, sempre più sottotono) Portos... 

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Capitolo 15
*** Aspettando ***


 

Capitolo 15: Aspettando

 

Brian Harold May cacciò uno sbadiglio senza troppa eleganza, sotto lo sguardo divertito di Roger e Lili.

Si stava svolgendo la solita parte del trucco. John e Freddie nel frattempo li aspettavano, annoiati sul set, per girare il video.

“Bri è rimasto praticamente tutte le sere in piedi fino alle tre di notte, non ha fatto altro che perfezionare le cose, durante il concerto” raccontò Roger ridendo.

“Brian sei davvero troppo” commentò Lili, con un sorrisetto maligno.

“Devi vederlo! Questo, quello! Ha persino...” continuò Roger.

“E allora? Che cavolo ve ne frega a voi?” sbuffò il chitarrista, interrompendo il collega.

“Non te la prendere, collega. In fondo non è colpa tua, se devi controllare duecento volte la stessa cosa...”

Il riccio si ritrovò immerso di frecciatine velenose da parte del batterista, poiché era risaputo che lui era perfezionista fino alla nausea, spesso fino a scontrarsi con gli altri tre, ma la mazzata gli arrivò da parte della giovane truccatrice.

“Il vostro è un matrimonio musicale difficile, non è vero?” azzardò Lili.

“Per favore non dargli una definizione del genere!” disse Brian sconsolato.

Gliene avevano dette di tutti i colori ma questa era la più grande di tutte!

“See, se ti sentisse Freddie attaccherebbe con frasi idiote del tipo: “Oh io sarei il miglior marito (o la moglie) tra noi quattro, tesori!” Ma te lo immagini? Robe da incubo, quindi no grazie” disse Roger scuotendo le mani.

“Senti visto che io sono “sposato musicalmente” , ben inteso, con questo cretino, Freddie chi si prende?” domandò Brian ridendo, indicando il batterista.

Roger fulminò il compare con un’occhiataccia. A tale risposta la truccatrice tracciò una riga con la matita sullo zigomo di Roger.

“Scusa!”

“Roger ti sei dato al carboncino?” chiese ironicamente Brian.

“Ma che cazzo, scusa tesoro, ma devi stare proprio a sentire le stronzate che Brian dice?” esclamò Roger scocciato.

“E allora qualcuno mi vuole rispondere alla mia domanda?” disse Brian., non volendo essere accantonato in un angolo.

“Io preferisco lei! Che John si becchi quello svitato di Freddie!” disse Roger.

Detto questo s’alzò dalla sedia di scatto e gettò le braccia al collo della ragazza.

“Lo sapevo” sospirò Brian.

“Bene scappiamo? Addio moglie Bri”
Brian scosse la testa.

Roger prese per mano Lili e corse via, trascinandola via di peso.

“No! Ehi che sta facendo?” esclamò Lili, lasciando cadere la matita.

Ma il batterista non l’ascoltò neppure, correndo via con la sua prigioniera improvvisata, sotto lo sguardo divertito dei colleghi.

E non appena si trovarono soli...

“Sei matto?” strillò lei divertita, mollandogli uno spintone su una spalla.

“Sì sono matto, matto”

“Che ne dici di lasciarmi andare?” disse Lili scuotendo la testa.

“Non ci penso nemmeno”

Roger sorrise.

“Tu sei matto…” ripeté Lili alzando gli occhi al cielo.

“E allora bacialo questo pazzo”

“Ti bacerò solamente…se mi lasci andare…” mormorò Lili.
“Ma guarda che mi tocca fare...” disse Roger, con un luccichio dispettoso negli occhi.

Poi chiuse gli occhi e baciò la truccatrice sulle labbra, lasciandosi andare a quel dolce arrendersi.

Lili sentì le labbra calde di Roger posarsi sulle sue.

Si godevano quei pochi momenti insieme, fatti di qualcosa di fugace, poiché il tempo era ladro per entrambi.

“Dannazione a te, Roger Taylor” mormorò Lili, poggiando la fronte contro la sua.
Roger ne approfittò per rubarle un altro bacio.

“Ladro!”
“Argh vedrai! Senti venerdì prossimo sei libera? Sera inteso”

“Certo”
“Ti va di uscire con il Rogerastro?”
“Certo che sì!” esclamò Lili entusiasta.

“Be' basta solo decidere dove...” ridacchiò Roger.

“Ok, tu avrai il compito di trovare un locale decente” disse Lili.

 

Come al solito, dopo una lunga giornata di lavoro, Lili uscì stanchissima, ma entusiasta del fatto che venerdì potesse uscire con Roger.

Il prodigo John invece si era deciso a sfruttare quel piccolo momento, senza che il suo collega, se ne accorgesse per scambiare quattro parole con Lili, nella hall deserta.

“Non mi sembrava il caso di accompagnarmi, John” disse subito Lili.

John evitò accuratamente di esprimere la propria delusione.

“Be' volevo essere gentile tutto qui, come è andata oggi?”

“Bene. Io, Rog e Brian abbiamo discusso del vostro matrimonio”

John credette di aver sentito del “nostro matrimonio”.

“Ah, perché pensano che noi due stiamo insieme?” chiese John imbarazzato.

“No! Del vostro matrimonio musicale, che stronzata...Roger è sposato con Bri, Freddie starebbe con te...” disse Lili, mettendosi a ridere.

“Freddie sarebbe troppo” disse John con un sorrisino.

Ma per favore ma chi si prende l'onere? Io no grazie! Tanto ci sta già Mary!

John si morse il labbro.

“Sai è da tanto che io…” attaccò a dire il bassista, poi si rese conto di quello che stava per dire, per riuscire a fermarsi appena in tempo.

“Che cosa?” fece eco Lili.
“No, niente” rispose lui a disagio.

“Uffa, John non interromperti sempre! E dimmelo no?”

“Non è importante davvero” mormorò John distogliendo lo sguardo.

Lili lo guardò per trenta secondi, poi sospirò.

“Ti sto mettendo a disagio?”
“No”
“E allora perché quella faccia?” gli domandò Lili, sbattendo le palpebre.

“Mi stai facendo l'interrogatorio?”

“Un po', mio caro bassista”

“Allora ti interessa anche il soggetto?” ghignò John.

“Sorvoliamo? Non risponderò a tale domanda” rispose Lili, sulla difensiva.

John alzò gli occhi al cielo.

“Perché sei così curioso nei miei confronti?” inistette Lili.

John venne colto alla sprovvista.

“Nulla” mentì il bassista.

“In genere non desto molto interesse”
“Che ottimismo! Se per caso ci fosse un tizio che magari è interessato a te, da un po', diciamo?”

Questa volta toccò a Lili rimanerci sorpresa.

“Non lo so, tu sai chi è?” rispose Lili, roteando gli occhi.

John chinò leggermente il capo.

“Ti sei mai chiesta se io...oh maledizione!”

“Qualcosa non va?” domandò Lili preoccupata.

“Sì qualcosa che non va c'è!”
Lili lo guardò, senza capire.

“Perché mi venga un accidenti...” disse John a mezza voce.

“Niente, io vado” disse poi il bassista.

“Ciao”
“Ciao Lili”

Lili guardò John, mentre andava via.

Mi sembra così strano...ma non è che...io gli insomma...naaa ?

 

Nota autore: eccoci qui! Capitolo breve... come al solito.

Il nostro Bri, era un davvero uno che controllava fino alla nausea, particolari su particolari.

Per quanto riguarda, il povero John sembra diventato il bersaglio di qualche soap opera, Santo Cielo...prima o poi, doveva accadere.

Forse nel prossimo, spero ancora di scrivere ancora...sarà un pochino più movimentato...Non schiatterò, prometto.

A presto Portos. Livello 1 della cantina...


 

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Capitolo 16
*** Pioggia ***


 

 

Capitolo 16: Pioggia

Stavano girando il video promozionale e di tanto i truccatori s'aggiravano qua e là per dare qualche aggiustata al trucco e John guardava di traverso Lili.

Perché cavolo imbastiva delle prese in giro del genere? Solo lei riusciva a volte a tirare fuori, con permesso, certe idiozie e lui stesso le trovava alquanto irritanti.

“Non dirmi sei incazzato per quello” attaccò la truccatrice, accorgendosi degli sguardi di John.

John sospirò.

“Potresti evitare semplicemente di sparlarle così grosse?”sbuffò il bassista.

Lili alzò gli occhi al cielo e incrociò le braccia al petto.

“Quanto sei petulante! Guarda che se la pianti va bene, altrimenti me ne vado...”

“Non credo” ridacchiò John afferrandole una ciocca di capelli.

“Lasciami andare...”
Non vorrei mai che tu andassi via.

“...i capelli o ti pesto!”
“Perché invece non vuoi baciarmi?” disse John, con un sorrisetto sardonico.

“Non ci penso nemmeno” rispose Lili, in tono sarcastico.

John fece una faccia sconsolata.

“Non ci provare nemmeno a fare quell'espressione!”

“Davvero?”
“Davvero” convenne Lili.

John si alzò dalla sedia.

“Mmm...guarda che faccia contrariata hai” la prese in giro John.

“Tu semmai...”

“E senti per favore non dire che sto con Freddie perché non è assolutamente vero”

Lili alzò un sopracciglio.

“Potrei farmi un'idea sbagliata?”

Il povero bassista aprì la bocca per dire qualcosa poi la richiuse.

Lili sorrise.

“Ok, chiedo scusa”

“Sarà meglio che chiedi scusa...ma per favore...Freddie? Sarebbe insopportabile, ha un ego più grande del K2”

“Che mi tocca sentire...povero Freddie”

“Non ne soffrirà più di tanto” disse il bassista in tono indifferente.

“Perché tu ne soffriresti tanto John? Ti conosco abbastanza bene, anche tu stai fresco”

John le allacciò le braccia intorno al collo.

“Oh povero me...cosa mi tocca sentire”

Il bassista sospirò.

“Posso sposarti?”

“No, mi spiace ma in questo momento sono occupata...chiaro?” rispose Lili, piegando la testa di lato.

“Tanto lo so chi è il fortunato”

“Boh...”
“Roger” disse John, con una smorfia.
“Non è lui...sorry”

John si morse il labbro.

“Tientelo stretto”

“John so bene quello che devo fare...stai tranquillo” rispose Lili.

 

Studio ( pausa di riflessione?)

“Marito e moglie?” fece eco Freddie alquanto stupito.

“Già, la nostra amica non si risparmia nulla” commentò Brian, con un sospiro seccato, dopo avergli raccontato della stupida battuta.

“Ehm...chi sarebbe la moglie? Cioè io sarei il marito o la moglie?” chiese con insistenza il cantante.

Brian aprì la bocca per dire qualcosa, ma la richiuse.

Riflessioni davvero profonde, Fred...

“Ho capito io sono il marito e la mia mogliettina chi cazzo sarebbe?” disse Freddie.

“John”
“Ah, quel maledetto! Solo perché ha ridotto la mia Bo Rhap lo avrei ammazzato!” arieggiò Freddie con la sua aria da prima donna. (eh, eh, eh...qualcuno di moi conoscenza porta il soprannome di Primadonna, non è vero?)

“Che noia!” sbuffò Brian.

“Ti spiace se mi prendo Roger?”
“Amore? Fai pure...” rise Brian.

“Oh Cielo, non dirmi che anche tu...adori chiamare gli altri con i nomignoli...”

Freddie lo guardò scandalizzato.

Brian fece uno balzo dallo sgabello.

“Non ci pensare nemmeno!” ribatté punto sul vivo.

“Hai ragione quel compito spetta a me” sospirò Freddie, come se si trattasse qualcosa di molto gravoso.

“Senti, non me ne frega un emerito cazzo di niente, di come chiami la gente, Fred” concluse Brian, imbracciando la sua Red Special.

Fred ignorò la frecciatina.

“Scusa, ma te la sempre dietro la tua “bimba”?” domandò Freddie con un sorriso a trentasei denti.

“Muori” rispose Brian.

“Uh, direi che la risposta è positiva” ridacchiò il cantante.

“Senti perché non raggiungi la tua amante, tanto se John è tua moglie? Tu e Roger siete uguali nel rompere i coglioni” ribatté Brian.

Freddie si stava divertendo un mondo a sentire quei discorsi completamente privi di senso.

John saltò fuori al momento sbagliato.

“Oh è arrivata tua moglie, la signora bassista” annunciò Brian.

John aggrottò la fronte.

“Ma che? Sono appena le undici, ma vi siete dati già a qualche festino a base alcool?” domandò il bassista.

Freddie sospirò.

“Poverino, non lo sa ancora vero?” rise Brian, guardando Freddie.

“Qualcuno di nostra conoscenza ha detto che siamo sposati…fra di noi” raccontò Freddie ridendo.

“Lo so invece!” ribatté John, con un certo imbarazzo.

Manco ci piova! Che le gira per quella testa? Pensò John alzando gli occhi al soffitto.

E poi arrivò anche il romp…Roger.

“Ah ecco, l’amante invece” commentò Brian.

Roger spedì immediatamente il Riccio a farsi fottere, ricordando immediatamente la frase.

“Amore, tesoro uno e due facciamo ancora qualcosa?” iniziò Freddie battendo le mani.

“See! Però ora basta con ste' battute cretine” disse John. Voleva dire a doppiosenso.

 

Emma storse il naso.

“Uao...bel tipo”

Lili incrociò le braccia al petto, sbuffando come una ragazzina annoiata.

“Conosco la tua proverbiale antipatia verso Rog, però non ti fasciare la testa prima di rompertela”

“Esci con lui....in pratica il primo appuntamento?”
“Quasi” rispose Lili con un'alzata di spalle.
“Fantastico” fece Emma, grattandosi la testa.

“Beh...”

“Hai già deciso che indossare?”
Lili fece il gesto del “time-out”. (Si tratta di una mossa dell'arbitro quando ferma una partita o una determinata azione tra giocatori n.d.a.)

“Non lo so, aspetta non correre troppo”

“A-ah...fanciulla sei così indecisa?”

Lili annuì.

“Aahh certa gente, siete proprio ingenue voi...”

“Ma che vuoi? Tu hai una trentina d'anni fatti e strafatti!” replicò Lili con un sorrisetto sardonico.

Emma la squadrò in modo omicida.

“Ops!”

“Se oserai ancora rivelare la mia età giuro su Dio che ti ammazzo” la minacciò la collega.

“Ecco perché a Mike piacciono più vecchie!”

“Sta' zitta o ti strozzo con le mie mani!” esclamò Emma allungando le mani intorno al collo della collega.

“Ragazze!”

Le due vennero interrotte da un altro collega disturbato dai loro schiamazzi.

“Scusaci”

Le due ripresero a lavorare ma non prima che Emma fulminasse Lili con un'occhiataccia finale...

e quest'ultima pensò di essere veramente in pericolo di vita.

Accantonò subito quel pensiero, pensando a Roger.

Insomma qualcosa di molto più piacevole che venire ammazzati dalla propria amica, giusto?

“Comunque dovrai fare attenzione a gente fuori di testa e quant'altro” rise Emma.

“Intendi dire che...Roger può essere una specie di calamita per folli?”

“Più o meno” annuì Emma.

Lili scosse la testa.

“Povero Mike...come fa a frequentarti?”

Emma le fece un gestaccio.

“Scusa non volevo essere...così impicciona” rise Lili.

“Ne avrai di tempo per esserlo” rispose Emma.

“Oh grazie tante”

“Prego”
“Comunque avete già deciso dove trovarvi?”
“No. Ha voluto che fosse una sorpresa...l'avrò tempestato di domande su domande ma non ha ceduto di un millimetro. Anche se è stata colpa mia a dargli quell'ordine...” raccontò Lili.

“Sei veramente un controsenso” sospirò Emma.

“Se sono fatta così che ci posso fare?” sbuffò Lili.

“Però credo che tu piaccia a Roger proprio per questo” ammiccò Emma.

Lili arrossì.

“Dici?”

“Sei di tutti i colori...”

“Taci!” sibilò l'altra.

“Piccola vendetta per prima...”
“Pfui!” fece Lili.

 

Casa Evans

Il venerdì arrivò inaspettatamente veloce.

Lili stava consumando il pavimento del corridoio dell'ingresso, innervosendo anche sua madre, tra l'altro.

Ellen seduta sulla poltrona in salotto, guardava la televisione.

“Vuoi smetterla?” la riprese la donna, per la quarta volta.

“Per favore...” ribatté Lili.
“Senti con chi devi uscire tanto ansiosamente? Almeno è uno furbo?”
“Mamma! Lo frequento da poco!” aveva sbuffato Lili, come se fosse stata un'adolescente annoiata.

“Ah, quando aspettavi a dirmelo?” fece l'altra sorpresa.
“Be' sono adulta!”

“E io sono una vecchia bietola...” aveva sospirato sua madre.

“Manco a dirsi, tuo padre mi portava sempre in posti che piacevano solo a lui” aveva commentato Ellen, scuotendo la testa, non appena saputa la notizia.

“Mamma...” ribatté Jillian, fermandosi un attimo.

“E quando avrebbe detto che ti sarebbe venuto a prenderti?”

“Adesso!”
“Uff...che fatica, se continuerai così consumerai il pavimento” la prese in giro Ellen.

Lili non ebbe tempo di rispondere, il campanello suonò.

“Ciao”
“Divertiti”

“Non mi aspettare alzata” disse Lili, prima di dare un bacio a sua madre.

Lili scese le scale.

Trovò Roger che la stava aspettando.

Indossava un paio di jeans, una maglia pesante con la zip e una maglietta nera sotto e scarpe comode. Se ne stava appoggiato contro l'auto, a braccia incrociate con la sua solita aria da strafottente.

“Ciao”
“Ciao” rispose Lili nervosa.

I due ragazzi salirono in auto.

“Ehi biondo dove mi stai portando?”
“Un segreto e poi non chiamarmi biondo, chiamami per nome!”
“Certo che a uno come te non si dice di no!” ride Lili.

Rog si strinse nelle spalle.

“Ti piace italiano?”
Lili sorrise.

“Ehm...non lo conosco, a dir la verità ho solo provato cinese, thailandese”

“Sembri uno dei quei personaggi dei polizieschi che li vedi in ufficio che mangiano solo quella roba” commentò Roger ridacchiando.

Lili ebbe voglia di tirargli una gomitata, non lo fece solo perché Rog stava guidando.

“Sei offesa?”
“No...sei uno stronzo”
Roger scoppiò in una risata incredula.

“Se proprio ci tieni tanto a saperlo...sono le tue battute pessime” rispose Lili con una punta di sarcasmo.

“Be' io non capisco cosa giri nella testa...”
“La modestia non è il tuo forte”

“Oooh eddai stavo scherzando” rispose il batterista.

L'auto svoltò in direzione a sinistra.

“Siamo quasi arrivati...tesoro”

“Ok, biondo”

Roger parcheggiò l'auto.

“Si chiama Gigi's...si tratta di un ristorante italiano appartiene ad un famiglia che è emigrata qui tanti anni fa. Io li conosco bene...”

Lili sorrise.

“In pratica da quando eri un marmocchio di cinque anni? Certo che conosci un sacco di posti strani tu...”

Roger le prese una mano, ignorando le frecciatina.

“Andiamo?”

 

Il proprietario del ristorante che li accolse era un signore sulla sessantina, basso e tarchiato con due grandi baffi, da tricheco.

Aveva un forte accento italiano, nonostante vivesse a Londra da parecchi anni.

I piccoli occhi vispi si muovevano in continuamente, spesso accompagnato da un continuo sfregarsi di mani.

“Ehi Roger...peste della Cornovaglia! E chi è questa elegante madama?” lo salutò Tony con un gran sorriso.

“Ciao Tony!”

...Poi seguirono i soliti convenevoli e le presentazioni.

Tony si informò molto discretamente anche sulla sua famiglia, di come stesse lui e della sua carriera di Queen.

“Scusate non voglio farvi aspettare...” concluse.

“Di nulla” fece Roger.

Il locale somigliava ad uno di quelli che si vedono nei film degli anni 50' e aveva un non so che di piacevole.

Le piastrelle del pavimento a scacchi dai colori bianco e nero, i tavoli di legno scuro erano coperti da una tovaglia rossa e una sotto bianca, in un angolo troneggiava un divano a due posti color beige,

un lungo bancone sempre di legno lucido, dietro una lunga fila messa in ordine di bottiglie di vino e liquori vari.

L'illuminazione era data un grande lampadario a cristalli, il quale strideva non poco con il resto dell'arredamento.

Alcuni clienti seduti agli sgabelli seguivano senza molto interesse una partita di calcio alla televisione, mentre altri seduti ai tavoli parlavano tra di loro tra un tintinnio di forchette e altro.

Un cameriere li condusse al tavolo prenotato, poco dopo prese anche le ordinazioni, tra cui anche una bottiglia di vino.

“Senti perché non mi racconti qualcosa di te?”

“Non c'è molto da dire...” si difese la truccatrice.

“Oh eddai scommetto che sei interessante”

Lili gli raccontò brevemente alcune cose di sé...dai film alla musica che ascoltava e nella credenza persino degli ufo.
Roger spalancò gli occhi.

“Non ci credo!”

“Anch'io credo nell'esistenza degli ufo” disse Roger giocherellando con la forchetta.
“Direi che abbiamo molto in comune” azzardò subito dopo il biondo.

Lili sorrise.
“Senti ti posso chiedere una cosa?”
“Dimmi”

“Perché i tuoi genitori hanno divorziato?”
Lili sospirò.

“Tanto lo sapevo che me l'avresti chiesto...i miei hanno divorziato cinque anni fa, il loro matrimonio cominciò a non funzionare...sai i soliti problemi? Il resto non lo conosci già”

“Capisco, lo è stato anche per i miei” sospirò Roger.

“Io ero comunque abbastanza grande...da poter uscirne come dire...comunque fa male” ammise Lili con un leggero sospiro.

“Pensa a me...io e mia sorella Claire...”
“Hai una sorella?” esclamò Lili sorpresa.
“Sì, si chiama Claire. Una vera peste...ed è più piccola di me di un paio di anni”

“Comunque sei molto bella, stasera” aggiunse Roger, cambiando argomento.

“Davvero?”
“Uffa quanto sei noiosa”

“Roger Meddows-Taylor il buffone della Cornovaglia” disse Lili, prima di mettersi a ridere.

“Perché mi chiami buffone?”
“No scherzo, sei il più bel tipo che abbia mai incontrato”

“A-ah vedo che lo hai ammesso!” disse Roger.

“Ehi, ehi vacci piano!”

“Hai mai provato la pasta con le polpette?” domandò il biondo con uno slancio di entusiasmo.

“No...”

“Provale, provale”

“In genere non ti avevo mai visto...sembri un bambino!” rise Lili.

“Non è vero...” mormorò Rog imbarazzato.

...Ed il resto della cena passò piacevolmente.

 

“Allora?” domandò Tony.

“Bene...” fece la ragazza si sentiva un poco ebbra per il vino.

“Già”
“Ah, me lo ricordo...questa testaccia bionda che correva ovunque!”

Alla fine l'uomo si congedò dai due ragazzi e Rog pagò il conto, prima di uscire.

 

Il tempo per una volta si era dimostrato mite, in quel nuovo anno senza nevicate o gelate su Londra, lasciando che ci fossero delle belle giornate, anche con la solita nebbia poi sfortunatamente il tempo era di nuovo bizzarramente cambiato...preannuncio proprio per il venerdì brutto tempo.

Una leggera brezza serale li accolse quando uscirono dal ristorante, il cielo cominciava ad oscurarsi con nubi cariche di pioggia conferendo alla città un aspetto inquietante.

“Spero di farcela si sta facendo brutto” osservò Roger.

“Sarà meglio sbrigarci” mormorò Lili, nuvolette bianche di vapore uscirono dalle sue labbra.

Lili si passò le mani sulle braccia, sentiva freddo nonostante fosse già per coperta.

Il prodigo Roger borbottò qualcosa d'incomprensibile, prima di sfilarsi la giacca e mettergliela sulle spalle.

“Ma...”
“Non dire niente, ma credo...senti che ne che dici di andare a prendere un caffè a casa mia?”
Lili annuì, ma le fece uno strano effetto avere la giacca di Rog indosso.

“Bene andiamo, non abito molto distante da qui”

“Rog grazie, ma la tua giacca?”

“Tienila tu”

I due salirono n macchina alla veloce, mentre cominciava a piovere.


Alla fine Roger e Lili uscirono di corsa dalla macchina, venendo centrati in pieno dalla fastidiosa pioggerellina.

Imprecando e a tentoni, il batterista riusci a trovare la chiave del portone e ad entrare.

“Vuoi qualcosa?” domandò subito dopo Roger.
“Un po' di caffè, grazie...uffa peccato...che il nostro appuntamento sia andato un po' così...”

“Che ci vuoi fare?” mormorò il batterista.

Roger da sotto le folte ciglia bionde ancora imperlate di pioggia fissò Lili a lungo.

“Niente. Senti non possiamo stare qui...prenderemo freddo...” disse Lili, buttandola sul casuale.

“Hai ragione”

“Devo cambiarmi se non ti dispiace...tu mettiti comoda”

“Ti aspetto qui”

“Come vuoi”

Rog ritornò dopo dieci minuti, indossava un paio di jeans comodi e una maglia dalle maniche lunghe.

“Si mangia bene dove siamo andati prima...” osservò Lili in tono casuale.

“In effetti me la cavo bene nel girare i locali”

“Pure vicino a casa tua, sei uno che non conosce la modestia”
“Grazie, ma cosa ho fatto di male per meritarmi un frasario del genere?” esclamò Roger armeggiando con la caffettiera.

“Scherzavo”

“Sai comunque sai sei un tipo divertente tu” continuò lui, inclinando la testa da un lato.

Lili fece una smorfia.

“Mi piaci molto anche per via di questo...”

Lili non seppe che dire.

Roger si avvicinò lentamente. Un ciuffo di capelli umidi gli coprì un occhio.

“Ma dai...”

Il biondo non disse niente.

Non fu chiaro chi dei due fece la prima mossa o forse per il vino bevuto, ma si trovarono troppo vicino, tanto troppo vicino.

Quasi un furioso baciarsi, di vestiti che cadevano uno dopo l'altro, quasi strappati di dosso. I passi che seguivano verso la camera da letto.

E il caffè andò a farsi benedire.

 

La luce liquida, quasi beffarda della luna lasciava le proprie tracce di luce sui loro profili, quando Lili si vegliò quasi di soprassalto.

Si mise a a sedere, poi stirò i muscoli intorpiditi e cacciò uno sbadiglio, ricordando di essere nell'appartamento di Roger.

Si coprì con il lenzuolo e osservò quest'ultimo profondamente addormentato. Ora dormiva girato su un fianco verso di lei, rannicchiato quasi su se stesso.

Era così dolce vederlo dormire...la sua espressione rilassata, con quella ciocca di capelli biondi finitagli sulla fronte.
Senza poter resistere alla tentazione, la giovane gliela spostò.

Roger possedeva una bellezza piuttosto raffinata, con la sua muscolatura agile e aggraziata, la pelle chiara e mani sottili, forti.

La ragazza sarebbe rimasta per ore a guardarlo, pensò ironicamente che l'avrebbe consumato con lo sguardo.

Lili si abbracciò le ginocchia.

Lanciò un'occhiata alle lancette fosforescenti della sveglia, le quali segnavano le quattro e mezzo del mattino.

“Mmm..” fece Roger.

Lili sorrise.

“Lil perché non dormi?” mormorò Roger con la voce impastata dal sonno, con gli occhi ancora chiusi.

“Non lo so, mi sono svegliata all'improvviso” mormorò la ragazza.

“Ho sentito muoverti...”

“Torna a dormire Roger” disse lei, socchiudendo le palpebre.

“Uh che imperativo mia dolce signora” la prese in giro.

Roger aprì gli occhi. Alzò un gomito, mettendolo sotto al mento.

“Yawn...sono le due del mattino...”

“Veramente sono le quattro” lo corresse Lili.

“Comunque...devo dire...”

Roger le sfiorò leggermente un braccio.

“Tu mi piaci...”

“Anche tu mi piaci” ridacchiò Lili imbarazzata.

“E ora per favore torna a dormire” le ordinò il batterista con dolcezza.

“Non ne ho molta voglia”

“Fai quello che ti pare, yawn” sbadigliò Roger.

“Non ti sai mica offeso?” fece Lili.

“Ehi ti sembra che io sia uno che mi offenda tanto facilmente?”

“Un po'”

“Ecco, adesso puoi tornare a ronfare?”
“Seee”

Roger chiuse gli occhi, riaddormentandosi in maniera scomposta.

Un gesto insospettato, quando Roger si appoggiò contro la schiena, nascondendo la faccia fra i capelli, con un braccio le circondò le spalla.

 

“Buongiorno”

Il saluto venne quasi ignorato dalla giovane donna, ma Roger guadagnò un complimento di primo mattino.

“Non sapevo che fossi così bello” disse Lili, sorridendo.

Roger si mise a ridere.

In effetti era una visione scioccante per il cuore, trovarsi a tu per tu, Roger con indosso i pantaloni del pigiama e la casacca con i bottoni tutti slacciati, i capelli biondi spettinati, appena sveglio.

“Grazie”

“Ok, buongiorno”
“Ho già preparato un po' di caffè se vuoi...”

“Cos'è tutta sta gentilezza?” domandò l'altra in tono sospettoso.

Roger sospirò uscì cavallerescamente dalla stanza.

Lili recuperò si rivestì e in meno di cinque minuti arrivò in cucina.

Roger stava mescolando lo zucchero quando lei gli allacciò le braccia intorno alla schiena e vi nascose la faccia.

“Che sonno...dimmi che hai fatto un po' di caffè!”

“Ho capito ma...non mi usare come cuscino, dolcezza!” esclamò il biondo.

“Oh ma sei!”

“E va be' almeno ti rivesti?”

“No, credo che rimarrò tutto il giorno così”

“Ti odio”
“Grazie”

“Prego...tu e la tua goliardia da strapazzo!”
“Senti chi parla...” mormorò il biondo di rimando.

“Comunque carino il tuo tatuaggio sulla spalla, dove l'hai fatto?” continuò Roger.

Lili fece finta di niente. Certi segreti non li avrebbe confessate neanche sotto tortura!

 

Fine capitolo 16

Nota autore:

Eccomi qui. Dopo un casino di cose da fare, sono tornat'! con un capitolo ancora più insulso dei precedenti.

Spero non stia diventando un guazzabuglio, ma ho come l'impressione che lo stia diventando (ride) ma ringrazio quelli che mi leggono sempre e chi mi commenta che ha una pazienza infinita, la storia non è ancora finita...continuerò finché l'ispirazione non andrà a farsi benedire.

Intanto scrivo sempre nell'angolo un sacco di scemenze, per puro sadico divertimento.

Ho modificato il capitolo lo so, che quando uno legge aspetta di trovarsi sempre il solito, pardonne moi con il mio vizio di m...ma non mi piaceva...lo so.

Non hate me pleaaaseeeee....però ho notato come delle incongruenze...ma comunque...ho allungato il capitolo spero di non aver esagerato...

E soprattutto una gran maledizione a qualcuno che ascolto sempre quando scrivo perché troppo canta bene! Guarda che mi fai fa'!

(Si sta riprendendo da una brutta polmonite che si è beccato e ha rischiato di morire...adesso sta bene ed ha pure ripreso a cantare! Ringraziando il Cielo ventimila volte. E meno male! Damn a te, perché guarda cosa succede!)

Il fatto è che bevo troppo caffè...7 tazze al giorno... Sono fusa? No? Sì? Non lo so...oh cacchio.

Due chicche sui Queen:

Il Johnnastro aveva ridotto Bo Rhap, ma Freddie aveva detto che si doveva ascoltare o niente

Sembra che il nostro Rog, creda davvero negli ufo, ha una sorella minore che si chiama Claire, i suoi divorziarono quando lui era un adolescente.

Anche Freddie aveva una sorella minore si chiama Kashira. Sposata con un inglese, suo marito si chiama Roger Cook, se non sbaglio.

Lei è il ritratto sputato di Freddie, di fatti sembra di vedere lui al femminile e i due fratelli erano molto legati...

Tra l'altro la madre di Freddie è ancora viva, il padre Bomi è deceduto nel 2003.

 

A presto Portos (dal livello 2 della cantina).  

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Capitolo 17
*** Muro di suono (Colour and sounds) ***


Capitolo 17: Sound and Colours (Muro di suono) Parte 1

 

(There's lie in my head and thief on my bed, G.M.)

 

Sua madre stava ancora dormendo, per via del turno notturno in ospedale, quando Lili tornò a casa, verso le nove e mezzo.

Telefonò a suo padre, chiacchierando piacevolmente per una decina di minuti, quindi decise di mettere a posto casa e fare la spesa.

Con un brivido compiaciuto non fece altro che pensare alla pensare che all'appuntamento con Roger...per tutto il tempo. Rischiando anche di distarsi troppe volte.

Ellen si svegliò piuttosto tardi.

“Ciao”
“Ciao Lili”
“'Ma vuoi un po' di caffè?”
Ellen annuì.

Lili preparò del caffè, mentre Ellen sedeva pesantemente su una sedia.

“Come è andato il turno?”
“Ho passato l'intera notte in pronto soccorso, Dio che roba”

“Chissà quanto sangue”
“Lascia perdere!” esclamò Ellen, agitando le mani, avvertendo un senso di nausea al solo ricordo.

“Scusa”
“Di niente. Abbiamo avuto persino un ustione di terzo grado”

Lili fece un'espressione schifata.

“Meno male che non sono un medico” commentò Lili.

Ellen si mise a ridere.

“Senti io più tardi esco, vieni con me?”
“No, mi devo incontrare con le mie amiche questo pomeriggio ma grazie lo stesso”

“Ah, mamma....”
“Sì, figlia?”
“Avrei intenzione di prendere un'altra macchina, quell'altra sta in piedi per miracolo” annunciò Lili, in tono del tutto casuale.

Ellen sospirò.

“Be' a quanto pare...se ci riesci fai pure...”

“Mamma, sto già mettendo via i soldi”
“Quella macchina non sta molto in piedi, neh?”

“Non subito intendo, mamma non ridere...”
“No, stavo pensando: quando tuo padre Greg la trovò, fu un grande amore per quella Chevrolet! Io gli dissi di non prenderla, sembrava uscita da un pollame”

Lili scosse la testa sconsolata.

“Non ti prendono in giro per caso? Con la storia del pollaio?”
“Indovinato”

Ellen si mise a ridere.

“Come è andato con l'appuntamento?” domandò Ellen con un sorrisetto compiaciuto.

“Bene”

“Sei mica uscita con quella macchina orrenda?”

“No. Scherzi? É nel garage ben nascosta!”

“Roger?”
“Deve andare a New York, non so per cosa..., quindi non ci vedremo per un po'” sospirò Lili.

Ellen alzò gli occhi al soffitto.

“E poi?”
“Boh” rispose la truccatrice con un'alzata di spalle. Non aveva alcuna voglia di parlare di Roger.

Il rapporto con Ellen cominciava a diventare piuttosto altalenante negli ultimi tempi,

specialmente da quando Lili aveva cominciato a lavorare allo studios.

Lili sospettava che sua madre ce l'avesse ancora un po' con lei, per via delle scelte fatte, ma al diavolo si trattava della sua vita!

Se avrebbe sbagliato, pazienza, sarebbe partita da zero.

Forse Lili non si considerava una persona forte, ma sapeva comunque ottenere quello che voleva.

 

Il giorno dopo, il capo staff annunciò al gruppo, che i Queen sarebbero andati in concerto proprio a Liverpool. Quindi alcuni di loro sarebbero andati là.

Lili amava molto quella città, un giorno sperava di tornarci a vivere di nuovo, non appena si sarebbe resa economicamente indipendente.

“Ehi!” la chiamò allegramente David Bowie, che di tanto in tanto lì a fare due saluti a qualche vecchio amico che lavorava lì.

“Ciao David” disse Lili.

“Sempre impegnata come al solito?”

La truccatrice lo trovava un tipo piuttosto simpatico, molto bizzarro nonostante le voci da corridoio che giravano su di lui.

“Già, come al solito”

“Ehm...scusate, qualcuno ha visto il mio libro?” intervenne Brian.

David si girò. Studiò da capo a piedi, quel gigante con una testa riccia, uguale a quella del defunto Jimi Hendrix. Dall'aria simpatica.

“Salve...” disse Brian un po' a disagio. Non gli piaceva essere osservato in quel modo.
“Ciao”

Il chitarrista recuperò il libro, lasciato su uno dei ripiani.

“Ehm...Lil, ci vediamo dopo a pranzo?”

“Certo a dopo”

Brian andò via con il libro.

“Carino il tipo” osservò David.

“Già”
“Ha un bel paio di occhi verdi”

Lili si strinse nelle spalle.

David scoppiò in una risata. Scompigliò scherzosamente i capelli alla ragazza, prima di congedarsi.

 

“Non ci credo...”
Brian sospirò lasciandosi andare contro lo schienale della sedia.

“Ma che hai, tesoro?” gli domandò Freddie.

Il cantante, in vena di compagnia, si era aggregato a Lili e Brian, a pranzo.

“Sei stato oggetto di studio di Bowie, cosa vuoi di più?”

“Bowie? Quello con l'occhio cieco? Uomo bellissimo...” sospirò Freddie con fare sognante.

“Bleah, hai sempre avuto un pessimo gusto in fatto di uomini Fred” commentò Lili.

“Perché?”
“Bowie è brutto come un alieno bistrato con troppo mascara” disse Brian.

Freddie ci rimase di sale. E male.

“Mi sa che l'astrofisica ti stia dando alla testa...”

“Quella è la mia passione, Lili, non me la toccare” sbuffò il chitarrista, incrociando le braccia al petto.

Freddie stava infilzando un po' troppo rumorosamente la bistecca.

“Vuoi martoriarla per caso?”

“Brian Harold May chiudi quella bocca, zippatela” rispose Freddie seccato.

L'altro lo ignoro alla grande, mettendosi a chiacchierare con la truccatrice del più e del meno.

“Scusa ma perché non te la sei presa con Lili, anche?”
“Ehi, ehi! Quello è solo il più punto di vista!” si difese la truccatrice agitandosi dalla sedia.

“Tu esci con il mio amore, quindi abbi un po' di riguardo per lui” sussurrò Freddie con fare da primadonna.

“Non è il tuo amore primo, secondo ci esco io non tu” lo corresse Lili.

“Le donne e la gelosia” disse Brian.

“Sarai adorabile come persona, tutto quello che vuoi ma come grillo parlante fai pietà”

Freddie guardò Lili per tre lunghi secondi.

“Grazie” rispose Brian, cercando di non apparire troppo scortese.

“Bri, scusami tanto...ma davvero”
“Ho capito, sei gelosa se tocchi il tuo Rog”

Lili lo ignorò.

“Si è offesa, poverina. Brian cattivo non si fanno queste cose!” lo bacchettò il cantante.

“Ho solo detto la verità”
“Una grande stronzata” intervenne Lili sbuffando.

“Ehi, dolcezza hai ingoiato una boccetta di veleno?” chiese Freddie, alzando un sopracciglio.

“Sì”
“Brian, sono capace di rispondere, infatti la risposta è sì cioè no”

“Deciditi!”
“No”
“Comunque Amore emana un sacco di feromoni...”

“Freddie!” esclamò Lili scandalizzata, Brian sputò via l'aranciata dal bicchiere.

“Ho detto solo la verità”
Nel frattempo nello studio, John e Roger dovevano terminare alcuni pezzi.

Il batterista sentì un brivido lungo la schiena.

Una smorfia gli contrasse il viso.

“Tutto bene?” domandò John.

“Sì, sì...”

Invece sospettò, non andava bene per niente.

 

Ed eccolo. Il palco, il concerto dove i Queen, avrebbero suonato la sera stessa a Londra.

I ragazzi si sentivano come a casa, con un senso di nervosismo poiché sarebbero venuti conoscenti amici e famigliari a vederli.

Cosa occorreva per essere una rock star? In un certo senso occorrevano molto il senso del rischio, tanta fiducia nelle proprie capacità e un molta ma molta fortuna.

 

Liverpool.

C'è chi diceva che chi fosse nato in questa città possedesse uno strano senso dell'umorismo.

Quella sera la band faceva tappa proprio in quella città.

I preparativi per il concerto stavano terminando, dopo un lunghissimo lavoro di preparazione per lo stadio, ora toccava ai roadies e ai vari tecnici, ad assicurarsi che tutto fosse a posto con le spie e gli amplificatori, gli strumenti musicali e gli effetti speciali come le luci e il fumo, insomma che tutto filasse liscio come l'olio.

Senza contare tutti gli altri i controllori della sicurezza, i truccatori e i costumisti.

Insomma a tutti toccava un certo ruolo.

E poi c'era la band...tutti i loro famigliari, amici, parenti.

 

“Nervosi?”

Emma si accese una sigaretta. Lanciò un'occhiata divertita all'amica.

Lili stava controllando per l'ennesima volta, l'occorrente.

“Emma, cosa c'è?”
“Niente”

Lili riavvitò il tappo del mascara.

“Vedi è un po' come essere in studio...non essere così nervosa”

Lili si guardò le mani. Tremavano leggermente. Infilò le mani le mani nelle tasche dei jeans.

“Non ti succederà niente...a meno che crolli il palco, Freddie o qualcun altro decida di piantare in asso tutti quanti” sospirò Emma, prima di mandar fuori una boccata di fumo.

“Mi pare di capire che sia successo”

“Uhm sì, se riuscirai a restare, qui, mia cara ne vedrai...soprattutto la regina Freddie. Una volta ha fatto un tale casino...”

S'interruppe un attimo per tirare un'altra boccata.

“Dicevo? Una volta, ha deciso di fare sciopero, perché il signorino non se la sentiva di andare sul palco. Eh, Brian e Roger gli hanno dato qualche parola di incoraggiamento, Fred si è dato una calmata...alla fine il concerto si è fatto e concluso”

“Ehm...John?”
“Quello se ne è rimasto per i fatti suoi” rispose Emma.

“Una gran bella storia” commentò Lili, alzando le spalle.

“Capricci”

“Quindi se deciderai di rimanere...provvedi di armarti di pazienza, molta fortuna. Quello che ti voglio dire è preparati a queste scene”

Lili si umettò le labbra.

“Sai mia madre, non voleva che facessi questo lavoro. Magari qualcosa di più pratico, come maestra o commessa, ma credo che adesso sia orgogliosa o almeno spero. Per risponderti alla seconda non me andrò tanto facilmente”

“Non male ragazzina” ridacchiò Emma.

“Oh, ma che discorsi...siete ad corso di educazione sentimentale?” domandò Jack, uno dei truccatori dal fondo.

“Sta zitto Jack Oakley” gli intimò Emma, Lili si mise a ridere.

Jack borbottò qualcosa di incomprensibile.

Emma si passò una mano fra i capelli. Voleva provare a portarli più lunghi di come li portava di solito.
“Ehi guarda che vai bene così” rise Mike, saltando fuori da qualche parte.

“Ma che ne sai tu?” disse Emma, tirandogli un buffetto sulla spalla.

Mike le mise un dito sotto il mento.

“Non ti preoccupare, vai già bene così. E non fumare, dolcezza”

“Io fumo come mi pare, Mik”
Mike fece un'espressione rassegnata.

“Fa come vuoi, dolcezza”

Detto questo, le rubò un piccolo bacio, prima di tornare al lavoro.

“Mi verrà il diabete, sembrate due piccioncini” commentò ad voce alta Lili con un sorrisetto.

Chiudi quella ciabatta” sentenziò Emma, senza irritarsi.

Negli ultimi mesi, Emma aveva trovato il coraggio di lasciare il suo ragazzo e di restare finalmente con Mike.

Non affatto facile, ma alla fine era meglio così che prolungare una storia senza niente purtroppo l'ex di Emma non aveva accolto bene la notizia, ma prima o poi avrebbe dovuto farlo. O forse no?

Adesso come ti va con Mike?”
“Non chiedo di meglio” rispose Emma, continuando a sorridere.

Oh, capisco”
“E tu con il biondastro?”
“Va'”

Cosa saranno tre mesi?”
“Due”
“Se per caso fa qualche cosa di strano, rimettilo in riga, dolcezza” l'avvertì Emma.

Lili giocherellò con il tesserino, appeso alla tasca della blusa.

Lo so”
Roger saltò fuori esattamente tre secondi dopo.

Ciao”

Ciao ragazze ancora a cazzeggiare?” fece il batterista a mo' di saluto.
“Già”
“A parlar male di me?”
“Anche quello” disse Lili.
“Ehi, ehi assumiti le tue responsabilità!” esclamò Emma agitando un dito minacciosamente.

Ah sei tu che hai iniziato, io non c'entro niente” si difese Lili.

Mmm...eddai non bisticciate”

Roger abbracciò la truccatrice e le posò il mento sulla spalla.

Certo”

Mmm...io vado a aiutare con Peter forse ha bisogno di una mano” decise Emma.

Hai intenzione di tenermi così per tutto il tempo?”

Se potessi, sì”

Oh benissimo” rise Lili, sciogliendosi dall'abbraccio.

Vai già via?” disse Roger dispiaciuto.

No”

Il batterista sorrise. L'attrasse di nuovo a se.

Bene, abbiamo un po' di tempo per noi?”
“Direi di sì”

Lili giocherellò con il primo bottone della camicia bianca di Roger, lo guardò negli occhi e lo baciò di nuovo.

 

Nota autore: Defibrillatore! Defibrillatore! Defibrillatore! Sblueeergh...Santo Cielo, quanto miele, sto scrivendo sempre peggio...sblueeergh...Portos è morta stecchita. Secca. Alla giovane età di // //// :( anni...ormai dovrebbe dire veneranda! ;)

Morta. Morta. É mortaaa...perché scrive troppo da diabete...amen.

L'autore Portos risorgerà come qualcuno di nostra conoscenza? Non verrà nominato, perché sembrerebbe un tantino ehm...poco conveniente...

L'autore morto di diabete ringrazia.

Please, qualcuno mi recensisce? Sblueeerggghhhh...comunque adesso cercherò di descrivere meglio sto cazzo di capitolo, che palle! 

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Capitolo 18
*** Capitolo18: Color and Sounds (muro di suono) parte 2 ***


 

Capitolo 18: Colours and Sounds (Muro di suono) parte 2

 

Proprio in fondo al cuore, senza pudore (una frase da una canzone di Battisti)

 

Tutto era pronto.

Venivano consegnati i rispettivi strumenti e...

Prima seguiva un colpo di batteria, dai lati del palco entravano John e Brian, in mezzo al fumo e ai giochi di luce ( o al ghiaccio secco, ma spesso causava problemi a Freddie o qualcuno della band) poi entrava Freddie con la mezz'asta, cantando a squarciagola.

Iniziava il concerto.

Nell'aria si poteva avvertire una fortissima carica, una miriade di sensazioni tutte di diverse.

A volte belle, che ti lasciavano i brividi addosso e una specie di stordimento.

 

Il pubblico? Accecali, assordali più che puoi.

E comunque tutti e quattro a loro modo interagivano con il pubblico chi più, chi meno soprattutto Freddie ci parlava, un po' meno Brian.

John era timidissimo, Roger dietro alla batteria non poteva far molto.

Dietro alle quinte il tecnico del suono, quelle luci e la crew di roadies si assicuravano che tutto andasse per il meglio.

 

Per i Queen valeva la stessa cosa.

A volte si urlavano contro, sfasciavano i camerini o Freddie si inalberava con le sue scenate.

 

E poi ogni tanto ci si poteva staccare.

In alternanza, due rimanevano sul palco, gli altri due andavano a riposarsi qualche minuto.

 

Poi a fine concerto si facevano le valutazioni.

I quattro si chiudevano nella cosidetta Casa delle bambole discutendo tra loro, a volte capitava che qualcosa fosse andato storto altre era andate male.

Si discuteva dell'errore poi si cercava di correggerlo e di non ripeterlo più.

 

Il bello dell'incertezza.

 

Per Lili, era la prima volta che li sentiva suonare, si era trovata un posticino dove poterli ascoltare liberamente, senza essere disturbata.

Sono bravi eh?” commentò Emma, alle sue spalle.

Molto” mormorò Lili, con l'orecchio teso.
“Già” disse una terza voce maschile. Apparteneva ad un ragazzo molto alto, sull'1.90 circa, dall'aria tranquilla.

Ciao Pete”

Ciao Emma, salve”
“Salve” disse Lili.

Emma fece brevemente le presentazioni.

Così tu saresti l'assistente di Fred?”

Già. Ho sentito parlare di te, dicono che sei la ragazza di Roger” disse Phoebe.

Ah...e che dicono?”
“Nulla di particolare” rispose Phoebe con non chalange.

Ripresero a guardare Freddie, conciato in quel modo con quei costumi orrendi che saltellava qua e là intratteneva la folla (lamentandosi spesso che i suoi capelli avessero bisogno della lacca!), s'attaccava al piano, Brian un pochino più calmo ogni tanto sorrideva, John strimpellava il basso, Roger suonava, seguendo i suoi ritmi.

E poi si guardavano negli occhi, ognuno cercava lo sguardo dell'altro, come una consapevolezza per non perdersi nel ritmo del suono.

Io sono qui.

 

Il concerto terminò due ore dopo.

I fan ne uscivano entusiasti, i Queen esausti venivano subito caricato nelle limousine alla veloce dove si dirigevano o in albergo o in aeroporto.

 

Erano le nove e mezza di sera, quando arrivarono in albergo,

c'era sempre da capire quale sotterfugio Rog aveva usato, ma in fondo che gliene importava?

E comunque a causa della notorietà, dei concerti e impegni vari riuscivano a vedersi poco, quindi appena potevano si vedevano, sembrava tutto relativamente tranquillo e i due ragazzi salirono in camera.

“Wow, non credevo che fosse così stressante” commentò Lili con un sorrisetto.

“Certo che è stressante!”

Non appena furono in camera, Roger si sbatté sotto la doccia, per togliersi di dosso il sudore, la stanchezza del concerto.

Lili aspettava seduta sul letto, guardandosi intorno.

Certo, che è davvero fortunato rispetto all'albergo a due stelle dove stavano loro, pensò con una punta di invidia.

La camera era molto più spaziosa, un arredamento di buon gusto...insomma uno non può avere tutte le fortune!

Dopo quasi un quarto d'ora Rog uscì dal bagno.

Indossava una maglietta nera, un paio di jeans e scalzo, i capelli ancora umidi, emanavano un buon profumo.

“Sono stanco morto”

“Eh...io non molto, ho cazzeggiato tranquillamente per quasi due ore” rispose lei di rimando.

“Oh, ma cosa sentono le fosche orecchie!” strillò Roger divertito.

“Sembri mia madre, non fa altro che...”

“Perché? Non mi sembra di averla vista nei paraggi”

Lili si strinse nelle spalle.

“Lei non verrebbe mai ad un concerto...è fatta tutta all'antica”
“Oddio, mi sembra di vedere la mia” esclamò inorridito Roger.

“Mia madre non voleva che facessi questo lavoro, come ho già detto voleva che io facessi altro...anzi sto diventando vecchia con sta storia. Solo mio padre, mi ha sostenuto...essendo due teste di cavolo uguali”

“Wow...nemmeno io dovevo diventare un batterista, ma un dentista!”

Lili lo guardò inorridita. Me lo immaginate con un trapano in mano?

“Tu?”
“Io. Non fare quella faccia, dolcezza...tantomeno Freddie, Brian o poi lui ha litigato con suo padre per via dell'università e John, quello certe volte non lo capisco”

“Fidati, è sempre stato così” disse Lili con una lieve nota di tenerezza nella voce.

“Ah sì?”

Lili si rese conto di aver commesso un errore, ma non seppe stabilire se Rog se ne fosse accorto.

“Be' ci conosciamo da molto tempo, tutto lì”

Bugiarda.

“Eh...Freddie, io e Brian ci conosciamo ai tempi dell'università, John è arrivato per ultimo. Pensa che noi avevamo fondato un gruppo chiamato Smile, con un tizio di nome Tim Staffell, no?

Ogni tanto saltava fuori un tizio, che girava già solo lui, Freddie all'epoca si faceva chiamare Freddie Bulsara...insomma era un vero rompiballe, diceva come muoverci, sottolineava sempre che dovevamo mettere la drammaticità...insomma”

“E poi?”
“Realizzammo una registrazione per la Mercury Americana, che fu disastrosa. Ne stamparono solo 10 copie. Tim lasciò disgustato ed era suo diritto visto che gli era stato offerto di unirsi agli Humpy Bong che avevano avuto una hit ed erano stati a Top Of The Pop...e mancava il bassita anche! Cambiammo diversi finché non conoscemmo John in una discoteca, era perfetto! Alla fine lo convincemmo a venire con noi e divenne l'ultima dei Queen”

“Questa parte la so...è troppo divertente per i litigi! Queen è un nome un po'...strano”
“Ehi, ehi non sai quale fatica...”

Roger la guardò come un gatto che gioca al topo.

“Bene, ora mi devi confessare come ti sei fatta quel tatuaggio. Voglio saperlo”
Lili scosse la testa.

“E va bene...avevo diciassette anni. Dopo una festa, io e una mia amica eravamo completamente sbronze, siamo andate in un negozio di tatuaggi e ce lo siamo fatte fare, lei ha scelto la croce, io la rosa” confessò Lili sbuffando.

Roger si mise a ridere fino alle lacrime.

“Ebbene hai finito?”

Il batterista era troppo occupato a finire di asciugarsi le lacrime dagli occhi.

“Perché tu di tatuaggi nei hai?”
“No”

“E se osi dire qualcosa a qualcuno ti ammazzo” concluse Lili in tono serio.

Santo Cielo...”

A proposito, cosa diavolo hai detto in giro di noi due?” sussurrò Lili.

Roger si lasciò andare ad un sospiro.

Uhm...sei di cattivo umore o sbaglio?”

Perché non ti fermi in albergo con me, questa notte?” disse Roger.

Lo fai suonare, come qualcosa di strano, purtroppo Fred aveva ragione” lo prese in giro la truccatrice, con largo ghigno.

L'altro la guardò stranito.

Cosa ha detto?”
“Ha detto che hai...niente...”

Dimmelo”

Lili, con una gran fatica per non mettersi a ridere, glielo disse in un orecchio.

Povero caro.

Maledetto! E tu sei stata ad ascoltare le stronzate che dice quello lì?”

Anche Brian, lo ha sentito”

Oh merda! Fantastico...possibile che quell'emerito stronzo non possa tenere quella bocca chiusa?”

Eh, eh in effetti non ha tutti i torti”

Roger scrollò la criniera bionda.

“Lo sai hai un buon profumo...” mormorò Lili.

Il biondo si stese sul letto, incrociò le braccia sotto la nuca.

“Parole impudenti, di una buona o cattiva ragazza”

Lili scosse piano la testa.

Dannazione. Perché?

Le piaceva dannatamente Roger, ma una parte pensava al suo caro amico John sotto ad un'altra luce e lei sapeva che a volte il cuore poteva rivelarsi infingardo o portatore di verità.

E John? Provava gli stessi sentimenti nei suoi confronti?

Lili avrebbe potuto fidarsi, in quella una ragnatela?

“Tutto ok?”
Lili sorrise.

Gli occhi di Roger, come un cielo così terso che se lo guardi troppo a lungo ti fa male la vista.

“Sì”
Lili scivolò accanto a lui.

Il biondo la strinse a sé, rimanendo un per un po' così stretti l'uno all'altro senza parlare.

La consapevolezza, dei propri sentimenti.

Lili premette le labbra contro quelle di Roger, senza pensare a niente. Fu un bacio semplice, tenero allo stesso tempo.

Poco più tardi decisero di cenare in camera.

Quella notte la luna piena somigliò ad una caramella per schiarirsi la gola che scivolava giù dolcemente nello stomaco.

 

A malincuore, Lili dovette far ritorno a Londra, dove era prevista una tappa del concerto.

Per lo meno, si aveva la mattinata libera...

Quindi tutti ne approfittarono chi per dormire di più o chi per visitare la città, per fare compere rastrellando i negozi di musica, di abbigliamento.

Lili andò via dalla camera d'albergo, verso le nove e mezzo del mattino.

Emma e Mike erano già assenti da un pezzo.

Lili decise di andare a far colazione in uno dei bar, prese cappuccino e brioche, nel frattempo decise

dove andare a fare un giro.

Un rombo di una moto a grossa cilindrata attirò la sua attenzione. Una Harley Davidson nera e argento.

Lili ammirò per un attimo la moto.

Il tipo si tolse il casco, rivelando men che meno di essere John.

“John?”
“Ciao, vuoi venire a farti un giro?”

“Dove diavolo l'hai preso questo gioiellino?” domandò Lili ignorando la domanda.

“Mia. L'ho fatta riparare da poco da un mio amico, dai vieni ti faccio fare un giro se vuoi” rispose John.

Lili incrociò le braccia.

“Scusami ma stai occupando inutilmente il suolo pubblico”

John non era un tipo da demordere.

“Allora?”
Lili sbuffò. Non aveva voglia di restare tutto il giorno ad essere tormentata di quello stupido bassista, che purtroppo le piaceva tanto.

“E va bene!” sbuffò Lili.

John le passò il casco da passeggero.

“Sei hai paura, stammi vicino”

“Ah, per forza...cosa devo fare secondo te?” rispose Lili con la lingua fra i denti.

La truccatrice si aggrappò con forza alla vita di John, mentre la moto partiva a tutto gas.

E senza contare che il bassista trovò immensamente piacevole, trovarsela così vicino.

 

John sapeva il fatto suo.

Schivò con due o macchine in mezzo al traffico, muovendosi a zigzag.

Lili lanciava strilli simili a quelli di un aquila, a tutto andare, non si sentirono in alcuno modo...

si poteva definire un rapimento in piena regola?

Raggiunsero il ponte di London Bridge, da lì si aveva una magnifica vista del Tamigi.

I due scesero dalla moto.

John si tolse il casco, poi senza farsi vedere osservò Lili sfilarsi il casco, scuotere i lunghi capelli e poi sbuffare.

C'era sempre stato qualcosa in lei che lo aveva attratto.

Qualcosa di buffo, dolce con tutte le sue strampalerie e con tutti i suoi difetti, ne faceva tesoro dei sorrisi che gli faceva o della luce che baluginava quando lo guardava.

E poi...

Lo facevano impazzire quei piccoli gesti, di come scioglieva i capelli o li raccoglieva, di quando o quando lo sfiorava, se accidentalmente o che lo facesse apposta...?

John abbassò le palpebre.

Decise di accantonare quei pensieri, sinceramente poco lucidi.

“Finalmente hai accettato” disse il bassista con un gran sorriso.

“Non ti riconosceranno mica vero? Sei una rockstar con una tipa anonima in compagnia”

John la guardò di brutto.

“Non è vero”

“Un bel posto, complimenti...se per caso decidessi di buttarmi di sotto sarebbe l'ideale” scherzò Lili assumendo un tono macabro, guardando le chiatte e qualche battello che solcava le calme acque del fiume, il sole di metà mattina

risplendeva illuminando le increspature dell'acqua.

“Non ci pensare nemmeno!” esclamò John allarmato.

“Cretino! Che vai a pensare?” disse Lili sorridendo e gustandosi l'espressione incazzata di John.

“Bah!”

“Sei offeso?”

“No”

Lili continuò a pungolarlo divertita.

“E adesso si offende!”

Lili mise i gomiti sul muretto di pietra, girò la testa.

“Uffa”
“Cosa c'è?”

Guardò John, dritto negli occhi. I loro visi erano così vicini da potersi toccare.

“Ah sì?”
“Non sono offeso”

“Già, penso che sia una grande cavolata...”

John non ci pensò due volte, le sfiorò le labbra con le proprie.

Nessuno dei due disse niente.

Le loro labbra si toccarono ancora una volta.

Finché John non strinse a sé la donna che amava in ungesto impulsivo e la costrinse ad appoggiarsi a lui, mentre schiacciava la bocca contro la sua.

Lili per sorreggersi dovette passargli le braccia intorno al collo, piegando leggermente la testa all'indietro.

Denti, labbra e lingua si cercarono, si unirono cercandosi l'uno all'altro, qualcosa di dolorosamente dolce.

Per la prima volta, John decise di arrendersi al sentimento, non gli importava più nulla né dei sensi di colpa, né della sua timidezza. Né degli sguardi stupiti altrui.

John concluse il bacio con un lungo morso gentile al labbro inferiore, prima di lasciarla andare.

“Oddio...che diavolo ho fatto” mormorò Lili, portandosi le mani alla bocca.

John la guardò un po' stralunato.

“Bellissimo...”

“Bellissimo? Ti ho appena baciato...mi stai pigliando per i fondelli?”

“Sarà meglio andare” disse John, senza nascondere un certo compiacimento.
“Non fare quel sorriso!” esclamò Lili, imbarazzata.

“Io?”
“Secondo te? Chi ho baciato tre secondi fa?”

“E che sai...tu...”
“Senti andiamo” tagliò corto lei, interrompendo l'incantesimo.

John le sfiorò una spalla.

“Scusa”

John affondò le mani nelle tasche della giacca. Il momento rimandato...peccato.

“Torno in albergo, prendo un taxi” disse Lili.

 

Nota autore: Uargh! Capitolo di m...a! La storia fa vomitareeee....lalaaaaa...

Let's dance di Bowie...dura ben 7 minuti!

Soprattutto qualcuna che ha il vizio di mettere David Bowie dappertutto...non è vero?

Il titolo del capitolo fa schifo.

E intanto, spero solo di poter continuare a scrivere...pardon me per la descrizione del concerto ma pensavo di poterlo...meglio. Ci sarebbe troppo, quindi lo descritto un po' alla Carlona.

 

 

  • Cmq Brian e Freddie erano sempre loro che parlavano al pubblico.

Figurarsi John sarebbe fuggito a gambe levate...mentre Roger bastava vedere quando suona la batteria, muove sempre quella boccaccia. Sembra una cernia! Oh my god!

 

  • La casa delle bambole era una piccola stanza dove i Queen si cambiavano d'abito, si riposavano o venivano a risistemarsi.

E comunque io non sono mai andata ad un concerto di loro, sigh. Ma conosco un po' di cose...boh, non lo so.

 

  • Per esempio il padre di John Arthur che era un elettricista ebbe un infarto, mentre stava lavorando da un traliccio, se non sbaglio aveva 42 anni, lasciando due figli Julie (del 56') e John ('52) e la povera madre. Accidenti che brutta roba, una vera merda.

  • Tim Staffell è diventato un grafico pubblicitario, ma ora sarà in pensione

  • Uno dei primi bassisti se ne andò via perché voleva fare musica psichedelica, con robe degli ufo...ma non so chi è? Qualcuno me la sa dire? Grazie.

  • Mike Grose che fine ha fatto? Boh

  • Ratty è diventato fotografo,

  • Crystal fa il giardiniere in Australia,

  • Mike Stone è deceduto di malattia forse sclerosi,

  • Mack continua a fare il produttore,

  • Brian Zellis (roadies di Brian) non lo so,

  • Trip Kahalf non lo so. Lo sapete che ha soprannominato Elvis Presley di Auschwitz, Brian Z., perché si vestito come “The King?” Bah...

  • John Deacon è ancora nel mondo degli affari, suo figlio Cameron si è sposato nel 2009 e frequenta ancora Brian e Rog, forse

  • David Bowie è scomparso dalle scene, anche se prima ha fatto delle collaborazioni con gli Arcade Fire. É felicemente sposato ed ha una figlia e un altro figlio, nato dal primo matrimonio che ha esordito come regista.

  • Phoebe pare che viva felicemente in Islanda o Irlanda, boh comunque sta bene

 

  • Se non sbaglio il Rog, ha un tatuaggio a forma di drago sulla spalla sx, penso che se lo sia fatto tatuare negli anni 90.

  • Ratty aveva spesso la passione di comprare chitarre elettriche, il quale erano le sue passioni...e poi puntualmente Ratty gliele regalava, poiché Brian usava sempre la scusa di doverle provare!

 

Mi sa che tutto sto' romanticismo mi verrà il diabete...aahh! Qualcuno recensisce please? Mi hanno lasciato indietro...o dimenticato?? Che palle!

Ho chiamato Fred, str...non lo penso davvero. George Michael è tutta colpa tua, a proposito! Solo tua!

Le Harley sono le mie moto preferite...cioè chissenefrega!

Addio Portos.


 

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Capitolo 19
*** Capitolo 19: Incerto ***


Capitolo 19: Incerto

 

John scosse la testa.

Errore amico. Un fottuto errore.

Non gli importava nulla di aver baciato, la ragazza del suo collega e compagno di band. Punto.

Guardò Lili che s'allontanava.

Ok, forse uno sbaglio l'aveva commesso però.

 

Qualche giorno dopo, Lili si trovava di nuovo alla grigia Londra a casa sua.

Oh e allora come è andata?”

Ellen posò la tazza di the sul piattino.

Bene” rispose Lili, smettendo di giocherellare con la biro.

Casino, casino e ancora casino, Li ho visti in televisione, bei tipi...soprattutto il riccio, che non mi ricordo”
“Brian”

Bene, non ho visto John ma dove stava?”

Sulla scaletta della batteria, non ama farsi vedere” rispose Lili con un'alzata di spalle.

Non ci credo. Mia figlia, una testa di legno autentica come suo padre, conosca della gente del genere...”

Megera”
Ellen alzò il sopracciglio.

Come prego?”

Ehm...vecchia malvagia considerata strega, dieci orizzontale” disse Lili.

Ah, tuo padre ha chiamato” annunciò Ellen.

Che?”

Ieri sera”

Che ha detto?”
“Perché non gli telefoni? Sarà un paio di settimane che non lo senti”

Mmm...già”

Troppo concentrata, sulla vita propria sentimentale?” la prese in giro sua madre.

No...”

Bugiarda. La sua vita stava diventando una vera confusione.

In un certo senso affascinante, perché le sembrava strano che fosse capitato a lei, una ragazza piuttosto comune, piuttosto scapestrata, con una scassatissima macchina.

Di sicuro sua madre era la persona meno adatta a parlarne, con il suo pragmatismo mentre suo padre abitava troppo lontano, la bolletta del telefono troppo cara per poter analizzare la situazione.

Brian no. Quello aveva per la testa per chitarre, stelle e pianeti.

Freddie, forse. Quello parlava sempre per enigmi.

Roger, no. Tantomeno John.

Una persona rimaneva, la solita cara vecchia Emma. Magari avrebbe rincontrato di nuovo l'alieno, Bowie.

Lili tracciò un cerchio con la biro in un angolo della pagina.

Il telefono squillò.

Con rapidità, alquanto spaventosa, Ellen andò a rispondere.

Pronto?”

Sì. No...sua madre, giovanotto. No, figurati te la passo subito. Lili c'è Brian, il riccio...ti cerca”

Lili s'alzò dalla sedia.

Raggiunse l'ingresso e rispose alla chiamata.

“Ehilà!”
“Oh ciao...quella era tua madre, vero?”

“Bri, che scoperta, Che c'è?”
“Senti ho qualcosa che potrebbe interessarti...e tra l'altro mi devi ancora quel libro che ti ho imprestato”

“Ops...è un quasi un mese, te lo porto. Ho finito di leggerlo” disse Lili con un sorriso.

“Ti è piaciuto?”

“Molto” rispose entusiasta Lili.

“Bene, ci sentiamo domani al lavoro allora?”

“Sì, devo ancora finire di registrare alcune delle mie tracce...tanto gli altri sono in giro” rise Brian dall'altro capo del filo.

Roger la sera prima le aveva detto che forse sarebbero andati a New York o da qualche altra parte.

“Va bene” mormorò Lili.

E inevitabilmente il pensiero andò a John. Sospirò.

“Ehi tutto bene?”
“Non proprio” rispose Lili con franchezza.

“Be' ci sentiamo domani”

 

Il mattino seguente, Lili restituì il libro a Brian, poi si chiuse nel cucinino, pensando a cosa fare.

“Ehi tutto bene, dolcezza?”

La domanda di Freddie la riportò alla realtà, Lili sorseggiava il caffè fingendo una certa calma, in realtà sentiva lo stomaco in subbuglio.

Freddie pareva un po' innervosito dal suo silenzio, le lanciava occhiate di sottecchi.

“No”
“Ah ecco iniziamo bene” commentò Freddie.

“Be' come dire, sto facendo un gran guazzabuglio...un fottuto casino”
“Dimmi, ti ascolto”

“Hai presente quando incontri qualcuno dopo tanto e...e...scopri di amarlo da sempre?”

Freddie annuì.

Allora non si era sbagliato! Sia l'uno che l'altro si amavano...solo che c'era un problema.

“Perché non glielo hai mai detto?” domandò Freddie.
“Perché pensavo che lui...non provasse niente” rispose Lili scrollando le spalle.

“Ti sbagli, John è piuttosto timido, non parla molto e ho visto come...insomma voi due siete pazzi l'uno dell'altro” disse Freddie senza mezzi termini.

Lili buttò il caffè nel lavandino, le era passata la voglia.

“E adesso?”
“Santo Cielo, Lili non potevi commettere peggior errore...con am...volevo dire Roger” disse Freddie, senza peli sulla lingua.

“Hai ragione” disse Lili. Si sentiva in colpa verso Roger ma faceva di tutto pur di non farlo vedere.

Bel casino.

“Grazie per il consiglio” disse Lili con un sorriso un po' mesto.

Tuttavia desiderosa di starsene un po' sola, decise di andare in un camerino a rimettere a posto alcune cose che aveva lasciato in giro.

“Ciao” disse una voce alle sue spalle.

Lili sussultò spaventata, poi si girò di scatto e si trovò John.

Era dannatamente imbarazzante incontrare qualcuno che hai baciato, due giorni prima, specialmente se scopri che sei innamorata di lui con il sospetto di essere ricambiata?

Un bacio fra innamorati.

“Che cosa vuoi?” disse Lili, cercando di ignorare il battito furioso del cuore.

“Ehi, ehi ti ho fatto qualcosa?”

“No”

“Senti mi dispiace per l'altra volta”
“Amen. Mettiamoci una pietra sopra” disse Lili stringendosi nelle spalle.

“Io invece volevo parlare proprio di questo...” disse John abbassando la voce.

“Oh no”

“E se io dicessi che per me, è stato importante?” insistette John.

“Il fatto è che noi siamo amici, John nulla di più e tantomeno altre stronzate come...”

“Invece per me lo è perfettamente!”

Lili chiuse gli occhi.

Non dirmelo, non parlare...per favore non rovinare tutto ora.

“Per favore non insistere”

John non voleva starsene zitto.

“Insisti su delle cose che non ci sono!”

“L'ho fatto, perché...” mormorò John.

“Lasciami in pace” disse Lili voltandogli le spalle.

John sospirò.

“Perché non mi lasci in pace? É stata una cazzata, fra amici...semplici amici”
John non disse niente.

Le sembrò fragile in quel momento e allo stesso tempo più cara che mai, che le allacciò le braccia intorno alla schiena e la strinse a sé.

John nascose la faccia fra i capelli, cercando di non ascoltare il battito sordo del cuore, poteva sentire tutta la tensione sulla schiena di Lili.
“Scusami tu, non voglio spaventarti” mormorò John.

Lili si liberò dalla stretta di John con gentilezza. Poi si voltò a guardarlo negli occhi.

“Va bene così, va bene” disse la truccatrice prima di andarsene, lasciandolo da solo.

 

Lili sbuffò.

Perché voleva rendere le cose sempre più difficili? Non la poteva lasciarla lasciare in pace una volta per tutte?

 

Nota autore morto in pensione: sbluerrgh...non ci posso credere ho confezionato un'altra stronzata di capitolo.

Non recensite, grazie.  

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Capitolo 20
*** Capitolo 20: Faith ***


 

Capitolo 20: Faith

 

Prologo

 

Ragazzi mi dispiace ma devo annunciarvi che ci sono brutte notizie”

L'avvocato John Reid fissò per un lungo attimo i ragazzi.

Spiegò loro la situazione non facile, il fatto degli accordi delle royalties ed il fatto che avrebbero dovuto trascorrere un anno fuori dall'Inghilterra, per via dell'esenzione fiscale, seduti tutti e cinque in una Rolls-Royce con le facce preoccupate, sotto una fitta neve. E in seguito si sarebbero prese decisioni molto delicate.

 

Un mese dopo l'annuncio, Roger prese una decisione inaspettata, mon appena trovò il tempo lo comunicò a Lili.

Verresti con me in Monaco?”

Il batterista non era mai stato così serio in vita sua.

Lili lo guardò con espressione sbalordita.

Dove? Monaco, ma stai scherzando?”
“Non avevi detto che ti sarebbe piaciuto viaggiare?” ribatté il biondo con un largo sorriso.

Per quale motivo dovresti andare fin là?”

Roger spiegò a grandi linee che avevano dei grossi problemi economici e per esenzione fiscale dovevano stare fuori dall'Inghilterra.

Questo lasciò Lili alquanto basita.
“Così su due piedi?”

Sì! O se non puoi pazienza...” rispose lui alzando le spalle.

Come si dice dammi ventiquattrore, lo sai che non è facile per me, il mio lavoro è persino instabile forse più del tuo”
“Hai incontrato me” rise Roger.

Lili sorrise, prima di abbracciare il batterista.

Sono fortunata, davvero fortunata”

In un certo senso.

In realtà, nella sua mente, lo voleva più di qualsiasi altra cosa, una follia per qualcuno che conosceva da tanti anni, John.

D'altro canto voleva anche stare con Roger.

E ignorando i vari segnali che la sua coscienza le mandava tramite sensi di colpa verso Roger.

Allora?”
“Dammi tempo, mio caro”

Quella stessa sera, dopo aver chiamato suo padre che non sentiva da parecchio tempo, Lili non ebbe affatto il coraggio di comunicargli la notizia.

Purtroppo non poté nasconderlo a sua madre.

Quando lo seppe, Ellen rischiò di rovesciare il the dalla tazza.

Piantò i suoi duri occhi castani in quelli della figlia, la quale si sentì come uno che ne appena combinata una grossa.

Lili tu sei pazza!”

Mamma...”
“Hai ventisei anni d'accordo, ma non può seguire un ragazzo fino là!”

Sì, che posso”
“E il tuo lavoro? Come farai?”
“Mi troverò qualcosa là...tanto non sono nemmeno fissa dove sono!” esclamò Lili.

Questo lo so, ma come farai? Se succede qualcosa che diavolo farai?”

Il solito pragmatismo di sua madre. Accidenti.

Ascoltami bene non puoi seguire uno...così, lui potrebbe piantarti in asso da un momento all'altro”

Lili sapeva che sua madre aveva ragione.

Non avrebbe mai confessato, che lo faceva non tanto per Roger ma a John, all'uomo che amava voleva stargli accanto anche non trovava il coraggio di confessargli quello che provava.

Comunque io ci andrò”

Ellen imprecò.

Fa come ti pare, ma sappi che stai facendo una grandissima stronzata, mia cara Lili”

Certo”
“Per te la porta sarà sempre aperta, ma hai troppi sogni per la testa” disse sua madre con un sospiro.

Lili scosse la testa.

Non voleva saperne, quindi decise di chiudere la discussione come era iniziata.

Vado a fare due passi” borbottò Lili.

Lili, sei sicura di farlo?” mormorò Ellen preoccupata.

La truccatrice la guardò per un lungo istante, ma non le diede risposta.

 

Dopo le solite prove al concerto a Londra, i Queen decisero di prendersi una pausa.

John si mise a ingozzarsi di noccioline e Brian con grande impegno, a tormentare Ratty

con la storia delle chitarre.

Freddie e Roger erano seduti vicini alla gradinata del palco, in mezzo a gente che si muoveva come un nugolo impazzito di api.

Scommetto che glielo hai chiesto, eh?”
Freddie fece un sorrisetto sornione, intuendo la situazione, Roger allungò le gambe sugli altri gradini, gettò la testa indietro.

Una boccata di fumo gli uscì dalle labbra.

Sì, ma lei ha detto che ci deve pensare”

Credo che accetterà” disse ad un certo punto il cantante.

Dici?”
“Oh, amore mio, le conosci le donne...prima tentennano poi la loro decisione l'hanno già presa” esclamò Freddie.

Roger lo squadrò per qualche secondo.

Boh, a me piace stare insieme a lei” mormorò il biondo, forse in vena di confidenza.

Quindi hai deciso di portarla giù a Monaco...bel coraggio se lei ti seguirà” commentò Freddie.

Uno dei lati nascosti della truccatrice era proprio quello di fare follie come quelle. Follie per amore.

Mmm...spero di sì”

Ehi! Quindi hai deciso di lasciarmi?” disse Freddie triste.

Cosa?”
“Sei cattivo e dire che io volevo sposarti, Roger!” dichiarò Freddie con un sorriso da pubblicità di un dentifricio.

John alquanto sensibile a certe battute, rischiò di strozzarsi.

Stronzo! Manco fosse fra cent'anni!”

Cattivo ti odio!”

Parecchie teste si voltarono ad osservare i due, a seguire una marea di risate.

Ehi Roger sposi anche me?” trillò Crystal dall'altra parte del palco.

Vaffanculo!” strillò il biondo. Tipico di Roger, bisognava dire.

Freddie si stava spanciando dalle risate.

Roger continuò a fumare, cercando di evitare pensieri omicidi.

 

Lili hai dimenticato questo”

La voce di John risuonò fin troppo chiara nelle sue orecchie. E il cuore non poté fare a meno di mettersi a battere forte.

Lascialo pure lì”
Ed eccoli di nuovo soli.

Senti ho saputo che verrai con noi a Monaco” disse John.

Voleva sapere, doveva sapere.

Forse per puro desiderio egoistico, forse per l'idea di perdere qualcosa che per lui era prezioso.

Non è detto che venga, ma forse è un sì” rispose Lili.

Bene sono contento per te” disse il bassista, senza trovare le parole per dire veramente quello che pensava, si sentì felice.

Lili si strinse nelle spalle.

Mia madre ha detto che sono pazza, ma sono decisa a farlo”

Pazza?”
“Sì”

Non so come spiegarlo, ma non voglio perdere certe cose...ho fatto troppa fatica a costruirle”

Lili si meravigliò di quello che stava dicendo.

Era vero, incontrare quella banda di quattro, di Emma, di Mike e di altri le avevano dato uno gran scossone nella vita.

Quindi ci seguirai anche nel gorgo, fantastico. Sei fuori di melone”

E perché? Lo sai bene, quale altro motivo lo faccio?”

No”

Io lo faccio per te! Voglio che ti sia da incoraggiamento ma non pensare che io...io lo faccia per altro!” esclamò Lili, lasciandosi sfuggire quelle parole di bocca.

John rimase sorpreso questo non se l'aspettava.

Tu sei pazza a venire a Monaco, non lo fare per me!”

Me l'ha chiesto Roger e sono stanca di stare a Londra” rispose Lili con foga.

John non perse l'occasione di abbracciarla.

Grazie dolcezza” mormorò John.

Era così piccola e dolce che avrebbe continuato a stringerla all'infinito.

Ho capito..ma adesso lasciami andare” disse Lili con le braccia lungo i fianchi, cercando di non ricambiarlo.

Se gli avesse detto la verità che sarebbe successo?

I sentimenti non sfumano così facilmente e lei lo stava provando sulla sua pelle.

Stava commettendo un errore dietro l'altro, così minacciava di far saltare via un delicato equilibrio.

 

Nota autor: da qui inizieranno molte cose. In un certo senso, ci sono molte cose da fare e da finire e non so da quale idea del cavolo sia nata questa cosa.

A presto Portos.

Più avanti nella storia spiegherò meglio la situazione...a presto P.


 

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Capitolo 21
*** Capitolo 21: American Woman ***


 

Capitolo 21: American Woman

 

Se pensava che la discussione pensava che fosse terminata, Lili si sbagliava di grosso.

Telefonò di nascosto a Rog e quando seppe la notizia, il ragazzo ne fu molto felice.

“Ci si vede dopodomani ok?”
“Sì”
“Tutto a posto, dolcezza?”
“Mah...”

“Hai litigato con tua madre vero?” intuì il biondo.

“Sì, non vuole che ti segua ma io lo faccio...”

“Ho capito ne discuteremo più tardi” concluse Roger con un sorriso.

“Ciao”
“Ciao”

Lili posò la cornetta sulla forcella.

“Lili hai preso già gli accordi a quanto vedo” mormorò Ellen scuotendo la testa.

“Mamma...”
“Sei davvero sicura?”
“Sì”
Il suo sì apparve o almeno cercò di apparire deciso.

“Uguale a tuo padre a quanto vedo” sospirò Ellen scuotendo la testa.

Lili non l'ascolto nemmeno, andò in camera: le valigie, sul letto, erano quasi pronte per un nuovo viaggio.

Ellen scosse la testa.

Sapeva come sarebbe andata a finire: male.

Il ragazzo l'avrebbe mollata e lei sarebbe dovuta tornare indietro in lacrime, buttato via soldi e tempo.

Sua figlia era sempre stata una persona impulsiva ma mai così incosciente da prendere simili decisioni, aveva già accettato il fatto che Lili fosse diventata una truccatrice, dopo aver mollato la scuola.

“Cosa cavolo c'entra papà?”
“Lo faccio per il tuo bene, testa di cavolo”

“Mamma”

“Cristo Santo, vuoi davvero seguire una rock star in un luogo del genere? Sei pazza, quello...”

“Smettila! Con quella pazza di là e di qua, questa è la mia vita...se sbaglierò, pazienza” esclamò Lili ad un certo punto.

“Oh sì e ad un certo punto che farai? Ti sveglierai una mattina e troverai tutto cambiato? E che cosa farai, se sarai sola?” sibilò Ellen sarcastica.

“Non sono sola! Ho della gente affidabile”

“Quindi ti assumerai i rischi?”

Lili scosse il capo.

“Mamma, so che avrei dovuto essere una persona diversa con un lavoro normale, ma io ho scelto di

fare quello che volevo. Forse questo mi ha dato l'occasione che aspettavo da una vita e poi sinceramente voglio viaggiare un po'”

Ellen non seppe che dire.

“Ho il turno in ospedale, ci vediamo dopo” mormorò la donna.

 

Verso le tre del pomeriggio del giorno dopo, Emma e Lili discutevano come al solito, dopo la solita pausa-caffè-sigaretta.

“Cosa fai non fumi più?”

Lili aveva notato alcuni cambiamenti dell'amica.

“No” rispose Emma.

“Mike?”

“Un po' per l'uno un po' per altro”

“Cioè?”

Lili aggrottò leggermente la fronte. Vai a sapere che...

All'improvviso, Emma divenne bianca come un lenzuolo lavato, poi assunse un colore verdognolo.

Si portò le mani alla bocca.

“Cristo!”

Lili trascinò la collega nel primo bagno libero, dove Emma diede di stomaco.

Non appena si sentì meglio, Emma si accasciò contro la parete del bagno mentre Lili bagnava una pezzuola con dell'acqua fredda.

“Sono incinta di tre mesi, cazzo” annunciò Emma, roteando gli occhi.

Lili sgranò gli occhi, facendoli diventare simili a due biglie blu.

“Oh meerdaaaa! Sei incinta?” quasi urlò Lili, come se già non fosse abbastanza pesante la notizia.

“Ehi dai fallo a sapere a tutti quanti!”

“Scusa”

Emma si passò una mano fra i capelli, sospirando. Ora si sentiva meglio, ma non molto nell'animo.

“Da quando? Almeno Mike lo sa?” mormorò Lili con un sorriso mesto.

“Pensavo che fosse un ritardo, invece quando sono andata dal medico mi ha detto che aspetto e Mike non niente”

Lili sospirò.

“Diglielo. É un bravo ragazzo”

“Non lo so, se lui mi lasciasse?”

“Mike non sembra il tipo di persona che ti pianta in asso, tesoro”

“E tu che mi dici?” disse Emma, cambiando argomento subito.

Lili si strinse nelle spalle.

Se Emma non voleva affrontate l'argomento in quel posto, non aveva tutti i torti.

“Io andrò a Monaco con Rog ma questo lo sai già” annunciò Lili.

Emma si passò la pezza bagnata sulla fronte.

“Ma?”
“Mi sono accorta di molte cose, in questi mesi, sto combinando un sacco di fottuti casini...hai presente John?”
“Sì”

“Ci siamo baciati”
“Che cosa?”
“Ho baciato John!”

“Wow, almeno come lo fa?”
“Emma, cosa ti interessa della bocca di quello lì?”

“Boh. In effetti è piuttosto carino, ma non è niente in confronto a Rog, come bellezza e poi è strano...visto che voi siete amici...”
“E che diavolo sei, una che ha agenzia di cuori solitari?”
“Quasi”

“Senti Lili, non sei una fanciulletta alle prime armi, sei una persona di quanti anni?”
“Lo sai quanti anni ho, ne ho ventisei”

“Mettici una pietra sopra”

“Certo, come se per te fosse facile”

Lili si passò una mano sul collo, evidentemente a disagio.

Emma spalancò la bocca.

“Ah ecco, ma non è finita” disse Lili appoggiandosi alla porta.

““Porca p....! Spara, spara”
“Entrambi siamo innamorati, l'uno dell'altro, sembra che le cose stiano andando in questo modo che non mi piace”

Emma si rialzò in piedi non appena poté.

“Cazzo, mi stai dicendo che tu ami John?”

“Moltissimo, lo amo da impazzire, fanculo che situazione di merda! E poi c'è mia madre che mi rompe i coglioni, perché dice che sono folle a seguire Roger...non hai mai accettato...” esclamò Lili scuotendo la testa.

In quel momento voleva piangere, mandare tutto al diavolo.

“Andrà tutto bene, andrà tutto bene” mormorò Emma.

“Lo spero”

Emma le diede una pacca sulla spalla. Già, lo sperava anche lei.

“Da quanto tempo vi conoscete?”
“Siamo stati compagni di scuola, io sono molto amica di sua sorella Julie...ci siamo ritrovati dopo molto tempo”
“Capisco. Sai ha capito subito che John be' lui...si vede lontano mezzo miglio che è cotto di te”

Lili allargò le braccia.

“E da cosa?”
“Da come ti guardava, anche tu però non scherzi”
Lili poggiò la fronte contro le piastrelle. Santo Cielo si stava davvero facendo scoprire da tutti.

Complimenti!

“Già, gli ho pure detto che vengo a Monaco per lui”

“Ecco”

Lili sorrise.

“Certo che siamo poco oneste con i nostri uomini, vero?”

“Infatti, tu ne hai due” rispose Emma con un ghigno.

Lili sbuffò.

Ne era certa, a Monaco non sarebbe stata una passeggiata.

 

Nota autore: Oh cavolo, che razza di capitolo...sembra uscito da una sit-com del cazzo.

Vista la statua di Freddie il 30 settembre a Montreaux! Evvai! Tiè! Unico indizio scarpe blu da ginnastica elettrico e borsa di Hello e qualcosa.

Follia.

A presto Portos.


 

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Capitolo 22
*** Capitolo 22: Say you, say me ***


 Capitolo 22: Say you, say me


“Non siamo mica in bordello!”
Emma alzò un sopracciglio.
“Io non mi stavo riferendo a quello” ribatté la collega.
Emma si rialzò in piedi.
“Forza, ah Lili...stai lontano da John, potreste commettere l'errore di fare un qualcosa di cui vi pentireste” sussurrò Emma.
“Per entrambi?”
“Io parlo con te, ma equivale per tutti e due. Non importa chi sei o cosa fai, Lili” continuò Emma.
“Ecco vale anche per te, allora! Visto che tu sai, dillo a Mike”
“Ragazze! State facendo una convention là dentro?” disse una terza voce maschile, proveniente dalla soglia del bagno.
Lili ed Emma uscirono.
“Che c'è?”
Cazzo, era proprio l'ultima persona che voleva vedere, Mike.
Emma s'irrigidì.
“Tutto bene?”
Lili le lanciò un'occhiata.
“Sì”
“Io vi lascio soli”
Salutò Mike ed Emma.
Con passi lenti e misurati, Lili percorso il corridoio di linoleum.
Emma aveva ragione.
Sia Lili che John non erano tipi da una nottata e via, un'avventura come si soleva dire.
Provavano sentimenti, da ricercare nelle radici del passato.
John non aveva smesso mai di amare quella ragazzina con gli occhi blu, strampalata e testarda e Lili
quel ragazzino smilzo con tanti sogni nel cassetto.
Sia l'uno che l'altro si sentivano realizzati sul piano lavorativo, ma su quello sentimentale erano un disastro.
Ora si erano ritrovati dopo anni, una rock star e una truccatrice.
Due persone adulte.
Senza dimenticare che si erano baciati.
Ok, forse un bacio non è un granché a pensarci.
Però assume un significato speciale se in quel momento la persona che stai baciando è la persona che desideri e ami.
La preoccupazione doveva forse riservarla a Emma, piuttosto.
Emma era incinta. Confusa, su tutto su Mike e sul suo futuro.
Sperava solo che non commettesse qualche sciocchezza, nella speranza che si trattasse di qualcosa di passeggero ma solo il fatto che avesse smesso di fumare, quando si era accorta di aspettare, era un segnale positivo.
Lili si morse un labbro.
Emma aveva ragione su una cosa però.
Doveva stare lontano da John, qualcosa di cui vi pentireste entrambi.
Che cosa?
Del sesso facile? Dopo le loro strade si sarebbero bruscamente divise? No.
Legami.
Lili pensava che John fosse davvero la persona con cui stare, realmente ed emotivamente.
E viceversa. Ed era proprio questo il problema.
Roger? Lo avrebbe mollato come un perfetto idiota?
“Ehi”
Lili si riscosse dai suoi pensieri, troppi ultimamente.
“Ciao Brian”
Il riccio accennò ad un sorriso.
“Stai bene?”
“Sì”
“Ho saputo che verrai con noi a Monaco”
“A quanto sembra”
“Una decisione coraggiosa, ragazza” commentò Brian.
“La fai sembrare una frase fatta di “Lassie”
“Non mi piacciono quel tipo di cani, lo sai?”
Lili alzò un sopracciglio.
“Tanto per dirtelo, ho un gatto che sia chiama Maculay”
“Oh”
“Ah, comunque, sappi una cosa te la rivelo sul momento...Monaco sarà solo una tappa, forse ci trasferiremo a Montreux” sussurrò Brian.
Lili ci rimase di sasso.
“Vedi là si trovano gli studi, proprio vicino al lago di Ginevra”
“Ah...”
“Be' sentirai molto francese” commentò il chitarrista. Come se quello fosse la cosa più importante!
Lili sorrise incerta.
“Devo andare, ti saluto”
“Ciao”


Roger poggiò la testa contro la finestra.
Il contatto fresco del vetro gli schiarì le idee.
Ultimamente si sentiva frustrato sia per la situazione del cazzo, senza uscita che si era venuta a creare, sia il nervosismo della partenza per Monaco per poi passare agli studi di Montreux.
“Uomo depresso a ore dieci”
John lo scrutò a lungo, con i suoi verde-castano.
“Vaffanculo John” sbuffò Roger, sentendo l'impellente bisogno di fumare.
“Scusa, sei di cattivo umore, eh?”
“Secondo te? Situazione di merda, non si può nemmeno stare in pace...cazzo!” esclamò il batterista
guardandolo negli occhi.
John piegò la testa leggermente di lato.
“Lo so”
Sedette sul davanzale accanto al batterista.
“Se dovessimo perdere tutto?”
“Non accadrà vedrai, ce la caveremo come abbiamo sempre fatto, no?”
L'altro si strinse nelle spalle.
John guardò di sottecchi Roger.
Provò una fitta di senso di colpa, verso il collega.
A Liverpool...
“Per lo meno, c'è Lili”
“Buon per te”
Sentì i denti della gelosia affondargli nello stomaco.
“Ma è vero che tu e lei siete amici da tempo?”
John deglutì a vuoto, ma cercò di mantenere un'espressione neutrale.
“Ebbene? Sì, ma lei...è...è solo un'amica”
“Ok, visto che passate parecchio tempo insieme” osservò Roger in un tono casuale.
“Può darsi”
Roger si strinse nelle spalle.
Non poteva negare, ma c'era qualcosa che sembrava innervosiva John, soprattutto da quando era tornato da Liverpool e lo disturbava il fatto che avesse scoperto a fissare di sottecchi Lili, più di una volta.
Forse era solo gelosia?
“Mmm...”
“Che c'è?”
“Niente, stavo pensando”
Roger gli tirò una pacca sulla spalla.
“Continua a pensare eroe!”
Dopodiché il batterista s'allontanò per andare a fumarsi una sigaretta, con le mani infilate nelle tasche posteriori dei jeans.
Freddie entrò nello stanzotto.
Aveva i capelli scarmigliati come se avesse preso la corrente elettrica, gli occhi lucidi e un foglio in mano.
“Che faccia” rise John.
“Tesoro, quando sono in cerca di ispirazione sono sempre così” rispose Freddie con un sorriso.
“Allora come va?”
“Che cosa?”
“Tra te e Lili, dolcezza” rispose Freddie abbassando la voce.
“Ah...perché?”
“Ehm...Lili non è molto felice di questa situazione, dolcezza”
“Neanch'io credimi”
Freddie posò il foglio sul tavolo.
“Sta attento, conosci Roger se questa storia verrà fuori saranno guai per tutti” sospirò Freddie.
“Lo so, ma che ci posso fare? Sono innamorato di lei” mormorò John, passandosi una mano sulla faccia.
“Cazzo”
“Lei ha detto che siamo solo amici, ma non ci penso proprio! Non voglio essere suo amico” esclamò John in tono accorato.
Freddie sospirò.
La situazione era già molto delicata di per sé.
“Non c'è proprio niente che si possa fare?”
“No”
“Lo sai che Lili rischia? Per ora non ci sono voci di corridoio ma se per caso saltasse fuori questa storia, sarebbe una casino”
“Lei perderebbe la faccia, non dico altro e pensaci bene, prima di fare qualche stronzata”
John annuì.
Sapeva bene.
Già Roger cercava di nascondere la propria storia in tutti i modi dai paparazzi o tablioid scandalistici.
Ma come poteva fare?
Di sicuro reprimere i propri sentimenti, sarebbe stato un grosso errore, quindi occorreva soltanto cautela.


Poche ore dopo, la giornata stava volgendo al termine.
Lili percorse i pochi metri che la separavano dalla macchina, adesso non la nascondeva più, come un tempo.
I preparativi per il viaggio erano quasi terminati, fra una settimana sarebbe partita alla volta di Monaco per poi raggiungere Montreaux.
Non si accorse che andò quasi a sbattere contro il batterista.
“Roger? Che ci fai qui?”
“Ciao, vai casa?”
“Sì”
“Stai bene?”
Lili si strinse nelle spalle.
“Certo”
I raggi del sole morente si proiettarono sui capelli di Lili, negli occhi facendoli risaltare.
Erano a disagio entrambi: non volevano andare via, ma allo stesso tempo desideravano di essere lontani.
Roger attirò a sé la ragazza prima di baciarla leggermente sulle labbra.
Non si erano accorti di una presenza, all'interno dell'edificio. John che li stava osservando.
Presto o tardi i suoi sentimenti sarebbero straripati come un fiume in piena.
Nota autore: che finale di capitolo scemo.
E va bene siamo sempre qui come promesso sono andata avanti.
Ah, comunque Brian negli anni 70' aveva un gatto di nome Maculay che dormiva sempre nei cassetti.
Infatti il chitarrista aveva allestito uno spazio persino per il gatto... una specie di tavolo enorme dove ci teneva anche il servizio da te! Fate voi!
A presto P.  
 

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Capitolo 23
*** Capitolo 23: Condensa su vetro ***


 Capitolo 23: Condensa su vetro


3 ore prima


Un solitario bassista se ne stava seduto sul davanzale della finestra.
John Deacon alitò sul vetro. Subito una piccola condensa si formò sul vetro.
Con un dito scrisse una frase: “I love you”.
Gli scappò da ridere.
Si sentì vagamente stupido a pensare di essere innamorato come un adolescente, ma quel sentimento gli dava un po' di forza vista la situazione.
“Ehi John!”
Il bassista si voltò. Era Lili.
Senza alcuna cautela la ragazza si avvicinò a lui.
“Ehi ma dove eri finito?”
“Oh niente”
Lili spostò lo sguardo sulla piccola condensa sul vetro mentre la scritta si cancellava, ma si poteva intuire chiaramente c'era con la scritta.
“Ehm...innamorato andiamo?”
Provò una stretta al cuore, quando vide la piccola scritta sul vetro.
John scese lentamente.
“La sezione di trucco, gli altri ti aspettano”
John si limitò ad annuire.
Lili non sapeva cosa dire, non voleva stare in silenzio.
“Ok non posso cazzeggiare nemmeno in santa pace?”
“No. Ma che stavi facendo?”
“Oh niente”
“Certo, certo...andiamo innamorato”
John tacque di colpo.
Lili gli lanciò un'occhiata incerta.
“Non hai idea di quanto...”
“Sta zitto” soffiò Lili, prima di afferrarlo per la camicia e baciarlo sulle labbra.
John obbedì, oh se obbedì.
La ricambiò.
Il bacio non durò molto ma riuscì ad essere intenso. Le dita di Lili si serrarono ancora con più forza sulla camicia di John. Lo voleva, lo voleva disperatamente.
Se prima era un qualcosa di sfocato, adesso pareva chiaro ad entrambi, commutandosi in un desiderio muto, doloroso e furtivo.
Lili fu la prima a togliersi di dosso, così aveva iniziato.
“Scusa”
“Ehi aspetta...”
Lili gli voltò le spalle. Gli occhi gonfi di lacrime.


1 ora e mezza prima


Emma sentiva come se il suo stomaco le andasse su e giù come un'altalena.
Corse in bagno a vomitare per la seconda volta.
Dannate nausee mattutine.
“Emma stai bene?” domandò Mike sulla soglia del bagno.
“No”
“Ti porto da un medico”
“No, per favore”
Mike raggiunse Emma. Si inginocchiò vicino a lei.
“Cosa c'è che non va?”
“Niente”
“Emma...non iniziare, ne abbiamo già parlato se hai qualche problema dimmelo” disse Mike.
Emma non ebbe tempo di rispondere, che riprese a andare di stomaco.
“Si vede lontano qualcosa che non va, ti porto da un medico. Emma stai di merda, non lo vedi?”
“No” riuscì a mormorare la donna.
“Piantala di protestare, si può sapere che ti succede?”
Emma si alzò barcollando.
Si allontanò.
Paura, incertezza.
Se Mike l'avesse abbandonata con il bambino in arrivo? Come avrebbe reagito alla notizia che lui sarebbe diventato padre?
Istintivamente si portò le mani alla pancia, l'istinto di una madre che protegge il figlio.
“Allora?”
Bella domanda. A cui occorreva una risposta.
Emma alzò la testa. Le lacrime le punsero gli occhi.
Il battito del cuore aumentò.
“Non hai mica qualche cosa di grave? Dimmelo...” mormorò il tecnico.
“No, non sono malata sto bene”
“Allora che cazzo è? Sei strana ok? Ti sei allontanata da me...in questi mesi...”
“Sono incinta”
Le parole uscirono di bocca inaspettate prima che lei riuscisse a fermarle.
“Cosa?”
Emma respirò a fondo.
All'improvviso il soffitto prese a vorticare, le gambe cedettero di schianto, poi il mondo divenne nero.
E le urla di Mike di sottofondo.


Adesso


Lili e Mike si trovavano si trovavano nel corridoio dell'ospedale dalle pareti color bianco sporco, vicino alla camera di Emma dove stava riposando.
“Sì, tu sapevi di questa storia?”
Lili annuì. Si sentì in colpa verso Mike, ma non voleva tradire della promessa.
“Scusami”
“Evans mi nascondi che la mia ragazza aspetta un bambino? Perché non me l'hai detto?”
Lili sospirò.
“Aveva paura che tu la lasciassi”
“Perché è incinta?” fece eco Mike incredulo.
“Non lo so. Ti prego ma non lasciarla sola”
“Ehi, ma che succede?”
Una terza voce maschile li fece voltare.
“John?”
“Ho visto l'ambulanza e hanno spedito me” spiegò il bassista.
Lili deglutì a vuoto. Fantastico.
Evitò di guardare John dritto negli occhi.
“Emma è svenuta. I medici vogliono tenerla in osservazione per oggi, sai per via del bambino” spiegò Mike.
Il tecnico del suono era incazzato con Lili per non aver detto niente, felice ma confuso per il fatto che stesse per diventare padre.
John fece un gran sorriso.
“Complimenti”
“Merda che casino” sbuffò Lili.
“Tu mi avessi detto qualcosa!” esclamò Mike.
“Io non vado a sbandierare...niente in giro, se Emma mi ha chiesto di non farlo ci sarà un buon motivo!”
“Un buon motivo? Io non sapevo niente!”
“E allora chiedilo alla diretta interessata non a me!” ribatté Lili allargando le braccia in un gesto di esasperazione.
“Ehi basta adesso, siamo in un ospedale...Mike, Lili datevi una calmata” intervenne John.
“Una calmata?”
“Già, una calmata?”
“Eh basta voi due!” esclamò John.
Lili tacque e Mike si addossò alla parete a braccia incrociate.
Uno dei medici si avvicinò.
“Chi è Mike Stone?”
“Io”
Subito lo sguardo del medico si spostò verso John. Gli scappò un sorriso.
“Lei è John Deacon dei Queen?”
John ricambiò il sorriso imbarazzato.
“Lei è davvero bravo lo sa? Sono andato a qualche vostro concerto, siete bravi”
“Grazie”
“Bene, per quanto riguarda la paziente...” iniziò l'uomo recuperando un tono professionale.
Si sentì tutti gli sguardi apprensivi addosso.
“Sta bene, dev'essere stato lo stress, devo solo riposare”
“Quando la dimetterete?”
“Penso verso le due del pomeriggio” rispose il medico.
Mike si sedette su una delle sedie.
“Ti porto un caffè, Stone” disse Lili.
“Grazie Evans...scusa se mi sono arrabbiato con te” mormorò Mike.
Lili s'allontanò.
“Aspetta Lili!”
“Stai bene?”
“Sì, sono solo stanca...”
“Non ti devi scusare con Mike anche se è comprensibilmente incazzato, non dire niente, tesoro” mormorò John.
Emanavano un dolce tepore le braccia di John che la stringevano.
Lili chiuse gli occhi, perdendosi quel piccolo senso di protezione.
Poi andarono a prendere il caffè al bar interno. Le loro dita erano allacciate l'una all'altra.


Nota autore: il capitolo potrà sembrare disordinato e senza senso, ma ho voluto fare così.
Troppi zuccheri.
La prossima volta “partiranno” davvero per Monaco!
A presto, Portos.
Vero nome: R'b'n...sfigat'!

 

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Capitolo 24
*** Capitolo 24: Red Color and Sax Blues (Addio Londra) ***


   Capitolo 24: Red Color and Sax Blues (Addio Londra)
Come da sunto prima della partenza a Monaco, non appena si seppe la notizia che Emma fosse incinta, grazie a John, Mike venne tempestato da strette di mano e pacche sulle spalle.
La stessa cosa toccò anche alla povera Emma, Ellen e Lili litigarono un'altra volta e infine i Queen si preparavano a partire, insieme a tecnici e famigliari e/o fidanzate.
Il contdown era iniziato...


“Allora non siamo ancora partite?”
Ellen se ne stava appoggiata allo stipite della porta con una tazza di caffè in mano e un'espressione indecifrabile.
“Mamma, sono in ritardo devo andare” rispose Lili allacciandosi una scarpa.
“Certo, buon lavoro. A proposito Monaco?”
Le spalle della figlia si irrigidirono per un attimo.
Ellen sospirò.
Ultimamente Lili appariva nervosa, distratta e qualche volta con sbalzi di umore, ma Ellen non osava chiedere niente.
“Oggi facciamo la riunione” rispose semplicemente la ragazza.
“Buon per te”
Lili non l'ascoltò più di tanto. Non aveva voglia di mettersi a discutere di altro con sua madre.
“Certo, ci si vede”
Detto questo prese la borsa e le chiavi dell'auto.


Roger si passò una mano fra i capelli biondi.
Con la testa china sul foglio, nella mano destra giocherellava con la biro in cerca di una qualche ispirazione.
La sua mente vagava altrove.
Un miscuglio di pensieri.
I primi riguardavano la prospettiva di lasciare l'Inghilterra e lo spaventava non poco.
I secondi Lili.
Perché aveva la fastidiosa sensazione che la ragazza nascondesse qualcosa? O comunque la tormentava.
E quello toccava anche John.
Il bassista era dannatamente bravo a nascondere i propri sentimenti dietro alla solita timidezza, ma quando stava con la truccatrice sembrava diverso: in poche parole si comportava come se fosse ben più di un semplice amico.
“Merda”
Prese il foglio e lo accartocciò.
La questione si stava complicando più del dovuto.
“Ehi ma che faccia da funerale, tesoro”
Freddie comparve sulla soglia della saletta con un sacchetto dei panini in mano.
“Beh...”
“Tutto bene?”
“Boh, che cazzo sei? Uno psichiatra Freddie?”
Freddie si limitò a stringersi nelle spalle.
“Sei preoccupato”
“Certo che lo sono!” ribatté Roger alzando le sopracciglia.
“Calma, calma...amore mio ti ho portato il pranzo! Proprio come una brava mogliettina!” trillò Freddie alzando il sacchetto.
Brian e John nell'altra stanza fecero finta di niente come al solito. (Come al solito?)


David Bowie fece uno sprout con il caffè.
“Ehm...David non ci fare caso” commentò Lili oltrepassando la soglia della saletta.
I due avevano appena sentito i commenti di Freddie, gli urli di Roger che doveva chiudere quella ciabatta, seguito da uno stronzo.
“Ma quei due hanno una storia?”
“No! Roger sta con me” esclamò Lili incredula.
“Ah...il delizioso biondino sta con te?”
“Certo. Usciamo da un po'”
“A proposito la tua amica Emma?”
“Ehm...aspetta un bambino”
David sorrise.
“Mike Stone è un bravo ragazzo...” osservò David con un sorriso rilassato.
Lili non aveva mai capito che tipo di persona fosse Bowie: prima poteva essere freddo come il ghiaccio, poi si rilassava e diventava alla mano.
Si vedeva lontano un miglio che quell'uomo non rappresentava molto la normalità e le voci che giravano su di lui non erano affatto lusinghiere.
“Puoi dirlo. Non ti doveva aspettare la costumista?”
“Sì, adesso vado. É stato un piacere, Lili”
“Ciao”
Seguirono altre urla isteriche di Roger, Freddie che rideva e gli ripeteva : “Zucchero ti adoro”.
Molto probabilmente anche lo sbattere di una porta chiusa, Brian e John alquanto disturbati.
David si congedò e Lili arrivò puntuale alla riunione.
Si discussero delle ultime decisioni da prendere, di chi voleva andare e chi no, c'era anche Emma la quale accettò di venire.


“Sei sicura?”
Emma addentò il panino al prosciutto, ogni tanto anche la nausea le dava tregua.
La situazione si stava appianando con Mike nonostante ancora qualche piccola divergenza.
Il tecnico non si sentiva molto a suo agio nei panni di futuro padre, forse perché non si sentiva ancora pronto e lo stesso sentimento lo coltivava anche Emma.
“Certo”
“Se è maschio o femmina che nome gli darai?”
“Che palle Lili! Me l'avranno già chiesto in duecento” sbuffò l'amica.
“Scusa”
“Di niente. Ma provaci tu ad essere incinta...adesso che tutti lo sanno grazie a John”
“Ehm...non vorrei avere quel genere di esperienza”
“Perché?”
“Be' non te lo saprei dire...ma se fossi davvero come dici tu, non saprei davvero che fare”
“Cazzo, non saprei neanch'io”
Emma si immaginò qualcosa del genere: lei nei panni di una giovane donna incinta contesa che non sa come fare, perché vuole tenere il piede in due scarpe.
“Che situazione di merda”
“Scusa ma non credi che il bambino senta “tutto”?” ghignò Lili.
“'Affanculo” rispose Emma.
“Grazie stronza”
“Prego cretina”
“E basta vaffanculo!”
“Ma sei tu che cominci sempre!” ribatté Emma ridendo.
“Uffa che palle”
“A proposito ho visto che stai cominciando una relazione illecita con John” mormorò Emma.
“Non chiamarla così”
“Ah no?”
“Certo che tu non ascolti mai nessuno, eh?”
Della serie evviva l'imprudenza?
“Tu verrai a Monaco?”
“Sì”
“Ma col bambino?” domandò Lili.
“Non ti preoccupare, andrà tutto bene”
Sarebbe stato bello se fosse andato tutto bene, pensò Lili. Peccato che fosse l'esatto contrario.
“Hai di nuovo litigato con tua madre, anche?”
“Si vede tanto?”
“Sì”
“Vedi mia madre come sai, fino alla nausea, non voleva che facessi sto cazzo di lavoro e adesso pretende che rimanga a Londra, ma vaffanculo!”
Emma posò il panino mezzo mangiucchiato nel piatto.
“Bene”
“E il bello che si ostina a ripetermelo duecento volte!”
“Lo fa per il tuo bene...è solo preoccupata per te” disse Emma.
“Hai ragione, ma io...non voglio stare in una categoria così ferma, insomma io fare altro...voglio essere folle”
“Sembri quasi il Joker”
“Voglio essere anche il Joker”
“Tanto non credo diventeremo due matte travestite con i capelli verdi e le cicatrici” commentò Emma.
“Ci bastano già i nostri panni”


Verso sera, Lili attraversò il parcheggio.
Il buio saliva sempre di più, allungando le ombre e rendendo più aspra l'aria.
La truccatrice si strinse il cappotto ancora di più, rabbrividendo dal freddo.
“Lili! Aspetta un attimo!” esclamò una voce maschile, a lei familiare dolorosamente familiare.
Tuttavia rimase stupita, di vedere John raggiungerla nel parcheggio deserto.
“Ma che ci fai qui?”
“Niente, volevo solo...salutarti”
“Ci vediamo domani in aeroporto, okay?”
“Senti, Julie mi ha chiesto di salutarti” attaccò lui, cercando un qualche modo di trattenerla.
“Be' grazie John, le telefonerò” mormorò la truccatrice.
John si avvicinò a Lili, superando il limite che doveva mantenere.
“Sono molto felice...che tu venga a Monaco, Lili...davvero” disse John imbarazzato.
Lili scosse la testa. Prima di abbracciare istintivamente il bassista a cui voleva bene ma che lo amava da morire.
John le nascose il volto nei capelli, chiudendo gli occhi. Andava bene così, anche se aveva un milione da cosa da dire, da fare...ma per ora andava bene così.


Quella sera Lili chiamò Julie al telefono.
Passarono quasi un'ora a parlare fra di loro dove Lili confessò di essere innamorata di John.
“Lo sapevo già”
“Si vedeva così tanto?”
“Confermo. Vi siete anche baciati vero?”
Lili non rispose. Come diavolo faceva a sapere? Forse John glielo aveva detto?
“John non ammetterebbe mai certe cose, ma si tratta solo di intuito femminile. Allora quante volte?”
“Due credo”
“Lili sei sicura di voler veramente farlo? Credo che andare a Monaco sia una pessima idea” disse Julie in tono sincero.
Lili lo sapeva già. Era una pessima idea voler partire a tutti i costi là, ma ormai aveva già preso la decisione.
“Lo so, anche mia madre l'ha detto”
“Tua madre è una rompicoglioni” sentenziò Julie.
“Santo Cielo che cazzo devo fare? Non posso rinunciare a partire, capisci?”
“Testa di cavolo parti allora, magari servirà a qualcosa” sbottò Julie.
“Prima mi dici che è una pessima idea, poi cambi versione?”
“Ok, da un parte potrebbe servire, forse”
Lili emise un verso di frustrazione.
“Ci sentiamo presto, Julie”
“Ciao, scrivimi una cartolina”
Lili terminò la chiamata. Quella notte non chiuse molto occhio.
Erano quasi le sei del mattino Ellen ciabattava in giro per la cucina e Lili sedeva in cucina con una tazza di caffè forte in mano.
Roger sarebbe passato di lì a poco a prenderla con tutti i bagagli.
“Non hai dimenticato niente, vero?” domandò Ellen. Una domanda puramente casuale, senza fondi di ironia o sarcasmo.
“No, tranquilla, mamma” rispose Lili socchiudendo leggermente gli occhi. Si sentiva a disagio in cucina.
“Bene, quando passerà Roger?”
“Fra poco”
“Mi raccomando fai attenzione quando sarai là”
“Sì, sì lo so”
Ellen si lasciò sfuggire un sospiro. Testarda come suo padre, pensò, quando si metteva in testa chi la fermava più? E poi che senso aveva seguire a tutti costi una rockstar come quelli dei Queen, Roger Taylor dall'altro capo del mondo?
Sperava che la figlia cambiasse idea, invece non era successo.
“Almeno sei davvero sicura di quello che vuoi fare?”
Lili finì di bere il caffè.
“Mamma sono una persona maggiorenne posso fare il ca...quello che mi pare? E sia se voglio farlo lo farò!” esclamò Lili, come se non fosse abbastanza chiaro.
Ellen non disse niente.
“Mamma, se ho deciso di fare qualche stronzata o puttanata, me ne assumo le responsabilità”
“Parli così ma poi? Sei sicura?”
“Ciao mamma”
Lili abbracciò la madre velocemente, prima di darle un bacio sulla guancia. Troncando l'ennesima discussione sul nascere, quindi prese bagagli documenti e uscì.
Preferì aspettare di sotto, per fortuna l'aria non era molto fredda, ma Lili preferì chiudersi il cappotto lo stesso.
Guardò il Big Ben che segnavano le sei e tre minuti. Chissà per quanto tempo dovrò star fuori.
Stava per lasciare Londra, per andare in un posto che non conosceva.
Lontano da casa.
Solo per seguire Roger (anche se nel suo cuore, ironicamente, seguiva John) e di non voler avere rimpianti per dopo.
Non le importava di commettere un madornale errore a seguire Roger, visto che lei era una persona come tante altre.
Riconobbe il rumore dell'Aston Martin di Roger.
Lei si avvicinò mentre il batterista abbassava il finestrino.
“Sei in anticipo. Pronta?” le disse.
Addio o arrivederci Londra a chissà quando, pensò Lili.


John si passò una mano fra i capelli.
Era incredibilmente nervoso, anche se non lo dava a vedere.
Perché aveva la sensazione che il loro mondo sarebbe stato stravolto? Che cosa sarebbe accaduto, adesso?


E, dopo aver messo più o meno tutto, finalmente venne il momento di lasciare Londra.


Nota autore: Che palle, finalmente...lo so il cap. è un sfilacciato, ma chi mi legge è sa che scrivo così. Adesso le cose saranno un po' difficili...per tutti.
Alla prossima...che palle sta storia è dal febbraio 2011 che la scrivo!!!

 

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Capitolo 25
*** Capitolo 25: Try (Prima parte) ***


 Capitolo 25: Try (Prima parte)
Studio di Montreaux
Dopo aver sistemato diverse questioni di carattere burocratico i Queen e tutto il loro seguito erano finalmente giunti a Montreaux.
Il viaggio era stato lungo, pesante e da vomitare. Lei se l'era cavata abbastanza bene, ma Emma e alcuni dello staff si erano sentiti male e avevano vomitato diverse volte.
Erano passati già due giorni dal loro arrivo in quella piccola città, purtroppo nessuno aveva ancora
il tempo di andare a visitarla.
Senza contare che si dovevano ancora abituare al jet leg, alla città...insomma ne avevano abbastanza anche per loro.
Lili si stirò i muscoli delle braccia intorpiditi.
“Ciao!”
John la travolse in un grossolano abbraccio, quasi rischiando di farla cadere.
“Ehi, ehi che hai?”
“Niente, come stai oggi?” domandò John senza spostarsi di un millimetro.
“Bene”
In realtà non si erano parlati durante il viaggio.
Quindi decise di allontanare gentilmente John da sé, vedendo la figura di Roger proprio sulla soglia.
E a giudicare dall'espressione che aveva sulla faccia, non sembrava molto felice di vedere il collega.
Lili si mise a giocherellare con il manico della borsa a disagio.
“Eravate qui” disse semplicemente il batterista raggiungendoli.
John fece un sorriso tirato. Lanciò un'occhiata a Lili, ma non venne ricambiato.
Roger abbracciò Lili, come per dire: “Sta lontano da lei”.
“Allora come è andato il viaggio?”
“Bene, a parte il vomito che ha infestato l'aereo...direi bene”
John desiderò essere da un'altra parte.
Freddie aveva ragione, se non metteva un po' di razionalità o freddezza avrebbe fatto una cazzata.
“Senti perché non andiamo a farci un giro?” propose la truccatrice desiderosa di allontanarsi da lì.
Roger e John dovettero dire di no, poiché dovevano finire alcune cose allo studios.
E fu una vera benedizione, trovare anche Mike ed Emma che si tenevano per mano.
“Oh la signora, come va?”
“Bene, Taylor...cazzo ho vomitato anche l'anima” commentò Emma scuotendo la testa.
“Wow sei diventata uno scaricatore di porto?” domandò John, cercando una piccola distrazione, ovviamente.
“Certo” rispose Mike con un ghigno.
“Quando diventerò una palla completa di avviso ok?” fece di rimando Emma.
“Be' il matrimonio?”
“Roger! Non voglio un matrimonio...non adesso”
“Ci penseremo più avanti, ok”
“Ehi Lili dovremo sposarci noi, metter su famiglia alla svelta così li battiamo!” esclamò Roger.
Lili alzò gli occhi al cielo.
“No, ho solo ventisei anni non voglio figli per adesso” rispose Lili scuotendo la testa.
“Lo sapevo”
John scambiò una breve occhiata con Lili. Fu abbastanza intensa da mettere a disagio entrambi.
Roger colse quella occhiata.
Si morse il labbro. C'era qualcosa che non andava.
Decise di aspettare a parlarne.
Magari era solo...
Quando John e Roger furono soli nella stanza del mixaggio, Brian e Freddie erano da un'altra parte a comporre dei pezzi, regnava uno strano silenzio.
Il batterista fissò per qualche secondo, John.
Pareva così concentrato.
“Ehi John” lo chiamò all'improvviso.
“Sì?”
“Ti posso chiedere una cosa?”
“Dimmi”
“Tu e Lili da quanto vi conoscete?” buttò lì per lì.
John si strinse nelle spalle.
“Da ragazzini”
“Oh da molto quindi” rispose Roger facendo finta di niente.
“Scusa perché mi domandi queste cose?” fece John girandosi a guardarlo.
“Niente, ma che tipo era da piccola?”
John rise di cuore.
“Completamente scalmanata, ne combinava una dietro l'altra insieme a Julie”
Rog annuì.
“Completamente pazza”
“In un certo sì” concordò John abbassando le palpebre.
“Sono felice che mi abbia seguito fino a qua, tu sei contento?”
“Io? Che c'entro?” si difese il bassista.
Lo sapeva Roger cominciava a sospettare qualcosa...
John preferì tornare al lavoro.
Diverse ore dopo, Lili se ne stava sola in spiaggia ad osservare il Lago di Ginevra. Il sole stava morendo dietro alle nuvole.
E la luce andava a frammentarsi sull'increspatura dell'acqua. Lo stridio dei gabbiani.
Lili posò le braccia sulle ginocchia.
“Ciao” disse una voce alle sue spalle.
Lei girò lo sguardo.
Era John.
Teneva le mani nelle tasche posteriori dei jeans scoloriti e sorrideva.
Nota autore: il chap è cortissimo...ma volutamente.
Cosa si diranno nel prox chap, seguite la telenovela se volete!
A presto Portos.
 

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Capitolo 26
*** Capitolo 26: Gridare al centro del mondo ti amo (parte 2) ***


 

Capitolo 26: Gridare al centro del mondo ti amo (seconda parte)

 

“Posso?”

“Che domande, la spiaggia è di tutti”

John prese posto accanto a Lili su un piccolo masso semi sepolto dalla sabbia e da altri sassi.

“Tanto per iniziare una conversazione” commentò John con un sorriso.

Era contento finalmente di stare solo con lei, senza che non ci fosse nessuno fra le scatole, chissà se lei era della stessa idea.

“Allora come va?”

“Bene. Scusa ma ci siamo visti tutto oggi. E tu?”

“Sto bene”

Lili guardò il lago per un po'.

“Posso dire una cosa?”

“Prego”
“Che sono fottutamente felice di aver lasciato Londra, per aver voluto seguire il ragazzo, il mio ragazzo” disse Lili, senza guardare John negli occhi.

John scoppiò a ridere. Era proprio tipico suo, esprimersi a volte in quel modo così sistematico.

“Se vuoi che io sia il tuo ragazzo dillo pure” scherzò il bassista, anche se in realtà non lo faceva affatto.

“Non ci tengo” ribatté Lili scostandosi una ciocca di capelli finitale in un occhio.
Il vento prese a scompigliarle i capelli e John desiderò passarci una mano fra essi, ma nascose l'ombra del desiderio dietro ad uno sguardo indifferente.

“Come puoi dire questo? Mi ferisci!”

Lili scosse la testa.

“Eh no, eh no anche se...”
Lili s'interruppe, prima che potesse innescare una conversazione da troppo tempo rimandata.
“Che tu stia con qualcuno o cosa...tu sei importante per me. Non mi stancherò mai di ripetere che sono felice che sia qui. Lo so che un concetto noioso...”

Non fece in tempo a dire altro, la ragazza gli diede un abbraccio scomposto anche per via della posizione scomoda, John respirò piano, mentre circondava la schiena della donna che amava di più al mondo.

“Grazie”

Il vento si agitò ancora di più.

“In tutti sensi se vuoi...” mormorò John prendendola in giro.

“No”

John fece un mesto sorriso.

Lili aprì la bocca per dire qualcosa, ma la richiuse.

Seppur di malavoglia si sciolse dall'abbraccio e dal calore del bassista che emanava.

John non aveva alcuna intenzione di lasciarla andare, così le prese una mano e ne fece appoggiare il palmo sul petto all'altezza del cuore.

“Ehm...che stai facendo?”

“Niente, niente”

Dopodiché John decise di lasciar perdere altri pensieri, strinse a sé di nuovo Lili e si godette il bacio, tutte le sensazione che ne derivavano, lo stesso si poteva dire della truccatrice, anche se lei non l'avrebbe mai ammesso.

Si premette ancora di più a lei, rabbrividendo.

Le braccia, le mani si sostennero e si accarezzarono come se dovessero memorizzare ogni particolare del rispettivo amato.

Se fosse davvero successo, quali conseguenze sarebbero accadute? Pensò il bassista.

Di sicuro, non si poteva comandare l'amore o il desiderio, ma usare cautela, se no si rischiava di ferire quelli che si avevano intorno

Tuttavia né John né Lili volevano cautela in quel momento, volevano ben altro che il loro cuore agognava da tanto tempo.

Lili interruppe il bacio. Le girava la testa e il maledetto tarlo del senso di colpa scelse proprio di tormentarla.

I s'allontanarono ma rimasero ugualmente troppo vicino.

“Sai per il fatto che tu sei importante per me?”

Lili annuì.

“Il fatto che voglio essere onesto, che sei ad una delle persone a cui tengo di più, che sei la donna più pazza che conosca e quella persona sei tu Lili e io sono innamorato di te”

Lili chiuse gli occhi.

Le fece male sentirlo dire, nonostante conoscesse la risposta, nonostante volesse fare ben altro.

In altre circostanze sarebbe stata ben felice di rispondergli di sì, quindi scelse di non rispondere, nonostante lo sguardo di John che le chiedeva di rispondere alla stessa domanda.

“Sappi che volevo solo dirtelo” mormorò il bassista con una velata delusione.

“Da quanto tempo?”
“Sono anni...sai, pensavo che quel sentimento fosse sparito, ma quando sei comparsa tu mi sono incasinato davvero”

“Io...torno in albergo...” balbettò la truccatrice, non volendo più ascoltare.

John non cercò di fermarla. In fondo, perché avrebbe dovuto?

Prese un sasso e lo gettò in acqua.

 

Nota autore morto con un pugnale piantato nel cuore.

Ecco dopo 26 capitoli! Santo Cielo non ci credo ancora, evviva! Evviva! Ho scelto di farlo un po' amaro perché devo capire come condurre i giochi.

Il titolo del capitolo è un libro giapponese uscito qualche anno fa, una storia d'amore un po' strana e alquanto macabra, per i miei gusti.

Già e che mi sono letta Yukio Mishima? Che devo dire?

E va be'...

A PRESTOOOOOOOOOOOOOO! Portos, dal repartin...

Le altre storie arriveranno presto...

 


 

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Capitolo 27
*** Capitolo 27: Pensieri ***


 Capitolo 27: Pensieri


“Ehi buongiorno”
Lili alzò lo sguardo verso Roger ai piedi del letto. Indossava una maglia dalle maniche lunghe e un paio di jeans. I capelli biondi spettinati.
“Ciao, miss Jetlag vuoi ancora dormire?”
“No, non credo” rispose Lili gettando le coperte da un lato.
“Ho preparato un po' di caffè...se ti va”
“Grazie”
Lili scivolò giù dal letto. Quella notte non aveva chiuso occhio dopo la conversazione con John avuta nel tardo pomeriggio.
“Ti amo”
Entrambi sapevano la risposta a tale domanda.
“Stai bene?”
Lili alzò lo sguardo. Gli occhi blu erano cerchiati di scuro e la bocca era piegata in una smorfia all'ingiù.
“Sì”
“No, niente...” fece Roger stringendosi nelle spalle.
“Tu stai bene?”
“Io sì. Più o meno, adesso risistemeremo le cose, ok?”
Sistemare le cose.
“Certo”
Lei si passò una mano fra i capelli lunghi. Forse stava cercando di ricordarsi di qualcosa.
Roger andò in cucina.
Praticamente adesso convivevano in quell'appartamento che lui aveva affittato con vista sul lago, anche se stava pensando seriamente di acquistarlo non appena avrebbe sistemato tutto.
Si versò una tazza di caffè.
Accidenti.
La storia con Lili durava da un anno giusto.
L'intesa, il sesso andavano a meraviglia ma certe volte aveva come l'impressione che stessero correndo troppo. Ed entrambi erano giovani quindi potevano decidere della loro vita, anche se sinceramente aveva fatto un gran bel salto nel buio.
Non credeva che Lili avrebbe accettato così, mollando tutto per seguirlo. Un gesto davvero inconsueto per una ragazza?
Lili arrivò in cucina strascicando i piedi.
Indossava ancora il pigiama, nonostante fossero già le nove e mezza.
“Ehi oggi hai intenzione di poltrire?”
“Credo di sì” rispose Lili distratta.
E poi c'era qualcosa che Roger non riusciva proprio ad ignorare.
Sospetto.
Riguardava John e Lili.
Che ci fosse feeling fra i due si vedeva chiaramente, ma a Roger era parso di scorgere ben di più.
Perché aveva la netta sensazione che quei due non fossero esattamente due amici di vecchia data?
E se fossero in...
“Pronto?”
Lili fece finta di bussargli sulla tempia, questo interruppe i suoi pensieri.
“Oh salve, Blue Eyes
“Ciao ne stavi impalato lì in piedi” commentò Lili con una risata.
Roger si strinse nelle spalle.
“A che stavi pensando?”
“Niente”
Lili gli circondò la vita con un braccio.
“Ti amo” disse la truccatrice. I suoi occhi erano due ampolle scure indecifrabili.
“Anch'io”
Per Lili quelle parole furono sincere a...metà.
Lei amava Roger, ma non come John.
Il sentimento che provava per quel dannato bassista era sincero, forte anche se imperfetto.
“E allora sia, cazzeggiamo tutto il giorno”
“Verso le undici devo uscire con Emma” rispose Lili.
“Oh, non voglio sapere che cosa combinate voi donne con lo shopping pre-maman” commentò Roger con un ghigno.
“Scemo”
Lili gli tirò una sberla.
“Ah voi donne siete terribili! Ahio e smettila di picchiarmi!”
“Hai finito?”
“No!”
“E allora nemmeno io!”
“Piantala di ribattere semp...”
Lili venne interrotta da un bacio di Roger.
Due mani si portarono al viso.
Succedeva sempre così.
E scompostamente raggiunsero il divano.
In quel momento per entrambi ci fu solo ad ascoltare i loro battiti e i loro respiri.


Rimasero abbracciati, sul divano.
Per fortuna era abbastanza grande per entrambi. Roger era sveglio, disteso a bocconi e i capelli gli nascondevano la faccia.
Un braccio le circondava un fianco e la mano premeva contro la schiena nuda.
“A cosa stai pensando?”
Roger si mise la mano sotto al mento.
Lili si strinse nelle spalle.
Per il momento stava bene così, sentiva la mente libera da qualsiasi pensiero.
“Sei silenziosa...”
“No, sto bene così”
“A be' siamo...”
“Ho capito non c'è bisogno di dirlo!” esclamò Lili.
“Scusa, non ti volevo prendere in giro, dolcezza. Ma sei così carina quando ti arrabbi...”
“Farò finta di non aver sentito”
Lili disegnò un piccolo cerchio con un dito sulla spalla di Roger.
“Ok, ma il fatto di essere sen...”
“Devi proprio dirlo? È colpa tua se sei troppo se...”
“Sensuale? Sexy”
Lili scoppiò in una risata.
“Certo, come no!”
Lili preparò dell'altro caffè, un ora più tardi.
Roger sorbì il caffè con calma. Non gli piaceva bere caffè, da buon inglese preferiva il the ma ogni tanto quella bevanda lo teneva sveglio.
“Ehi...”
La truccatrice giocherellava distrattamente con una biro. Indossava una camicia blu che le stava di un paio di taglie più grandi e metteva in risalto i suoi grandi occhi blu.
“...quella è la mia camicia!”
Lili fece un sorrisetto.
“Ti spiace se l'ho presa?”
Roger aprì la bocca senza sapere che dire. Questa sì che era bella! La sua ragazza si divertiva a rubargli le camicie.
“Sì”
“Eddai ti spiace se la metto per un po'?”
“No” rispose Roger. In effetti gli faceva un effetto strano che Lili se la indossasse per dispetto.
“Ha un buon profumo”
Lili strusciò una guancia contro la stoffa.
Roger sospirò, a volte non riusciva a dire di no a quegli occhi blu.
“Ok...te la presto, ma solo per oggi”
“Grazie”
Dopo aver rubato un bacio a Roger, Lili s'infilò la giacca ed uscì.


Verso le undici Emma e Lili si ritrovarono nella piazza principale.
Lili si stirò le braccia intorpidite.
“Dormito troppo?”
“No, neanche più di tanto. Come stai mamma?”
Emma si passò una mano sul ventre ingrossato.
“Bene. Anche il bambino sta bene”
Lili accennò ad un sorriso.
“Mike?”
“Mike è sempre lo stesso, adesso non potrà spassarsela più di tanto”
Lili alzò gli occhi al cielo. Pregò brevemente per Mike.
“Già. Sai non è tanto male essere incinte, ha i suoi vantaggi” rise Emma.
“Certo. A parte quando ti toccano la pancia” sospirò Lili.
“See. Ne ho già mandati via talmente tanti...”
Lili si strinse nelle spalle.
Emma le lanciò un'occhiata di sottecchi.
“A proposito ti posso parlare?” chiese Lili in tono serio.
“Dimmi, se riguarda John...sono tutta orecchi!”
Ci fu un accenno di sorriso da parte dell'amica.
“Alla fine si è dichiarato...ha detto che è innamorato della donna più pazza del mondo, sarei io”
“Oh e tu che gli hai detto?”
Emma si trovò a pensare che John doveva essere pazzo, completamente pazzo.
Lili scosse la testa.
Non gli aveva detto nulla, ma se era vicina a dirgli sì.
“Nulla. Mi sta come...”
“John non è cattivo, ma quando si tratta qualcosa di personale può diventare...testardo”
“Già. E non solo quello...”
Lili interruppe la frase. Non solo quello. Non solo.
“Oddio no! Se tu e lui, insomma sarebbe una mezza catastrofe lo sai?” esclamò Emma spalancando gli occhi scuri.
“No, ma che hai capito?”
“Scusa, ma ti dirò sinceramente di stare lontano da John”
Lili scrollò le spalle. Non aveva molta di parlare del casino in cui ci era finita.
Emma, dal canto suo, preferì lasciar perdere anche lei.
“Questi uomini! Persino io ho lasciato il mio ex per stare con Mike, povero Josh si è sentito un po' male...”
Lili fece un sorriso sornione.
“Non mi avevi mai parlato di lui. Io ho messo in pratica tutto sulla piazza!”
Emma sbuffò.
“Forse non è il momento di parlarne?”
“No, adesso mi dici qualcosa di lui” insistette Lili con un ghigno.
“Visto che la metti così. Io e il mio tipo, un ragazzo di nome Josh che faceva il meccanico stavamo insieme da tre anni, quando siamo entrati, be' in crisi...e poi ho conosciuto Mike”
“E poi?”
“Non è stato subito un colpo di fulmine...ci siamo accorti di piacerci l'uno l'altro dopo un po', ma io stavo con Josh. Quindi abbiamo iniziato a frequentarci...di nascosto. In seguito ho lasciato Josh e non fare quella faccia grazie”
“E il tuo ex come la presa?”
“Non facevamo altro che litigare...io continuavo a negare che c'era Mike, alla fine ci siamo lasciati in malo modo e io sto con Mike...la cosa migliore che abbia mai potuto fare”
Lili la guardò con aria pensierosa.
“Adesso...sei felice?”
“Sì. In verità non pensavo di avere figli...ma quando sono rimasta incinta, non ho mai pensato per un attimo di fare del male...”
“Hai ragione è pur sempre tuo figlio...o figlia o se vi ritroverete la casa piena zeppa di gemelli!”
Emma alzò gli occhi al cielo. Quando Lili ne usciva con quelle battute...le trovava veramente stupide!
“Stavo scherzando, Emma” si difese Lili.
Emma alzò un sopracciglio.
“Va bene ti perdono. Devo andare in quel negozio che mi ha indicato...di là”
Le due amiche imboccarono un piccolo vicolo, per poi sbucare nella piazza del mercato, dove alcuni turisti di origini tedesche stavano girando mentre una guida spiegava le bellezze del luogo.
“Ora che ci penso...è già da un po' che non telefono a mio padre” disse Lili in tono distratto.
“Scommetto che non sa nemmeno che sei qui”
“Sono stata così occupata con quei due, che non glielo manco detto...quanto sono scema” si commiserò la truccatrice scuotendo la testa.
“Occupata con quei due...senti stasera telefonagli, ok?”
Emma entrò nel negozio.
Con grande sorpresa di Lili, Emma chiese in un buon france di vedere alcuni articoli.
“Non sapevo che parlassi francese”
“I miei mi hanno spedito in Francia in una noiosa vacanza studio” spiegò Emma seccata.
Lili non riusciva ad immaginarsi la sua amica in versione studentessa che imparava il francese.
Emma non le aveva mai parlato della sua famiglia.
Ma da quello che aveva capito doveva essere benestante, anche se non andava d'accordo con i suoi genitori.
Un po' come lei.
Era passata una settimana da quando erano arrivati e Lili non si era ancora decisa a far pace con sua madre...


“Di chi è questo?”
Freddie soppesò il piccolo astuccio nero in mano.
“Credo di sapere chi è...” mormorò John con un sorriso mesto.
Erano passati due giorni da quando lui si era “dichiarato” a lei.
Non c'era stata risposta dall'altra parte e questo l'aveva lasciato in sospeso, ma una parte sospettava che il sentimento fosse ricambiato.
Dall'altra contava lo fermavano i sensi di colpa verso Roger, verso la band quello che era...diventato, verso la donna che amava poiché se ne avesse rotto i delicati equilibri sarebbe stato un casino.
“John che c'è stavolta?”
Freddie sollevò i grandi occhi scuri e scrutò l'amico.
“Niente”
“Ho capito glielo hai detto?”
“Sì” mormorò il bassista senza alcuna timidezza.
“Ebbene?”
John si umettò le labbra.
“Mi ha detto niente”
Freddie posò l'astuccio.
“Un po' di vigliaccheria non guasta mai”
“Non lo so...”
Il cantante spostò lo sguardo verso la finestra.
“La domanda da un milione di sterline è: quanto sei disposto a perdere?”
“Ma che dici?”
Freddie si strinse nelle spalle.
“Un sacco di cazzate, credo”
“Può darsi...ma sta attento John o se farai qualche stronzata io ti vengo a cercare...”
Una volta solo John prese l'astuccio.
Voleva una risposta.
Quel piccolo astuccio rappresentava una scusa o un qualsiasi altro valido motivo per rivederla.


Nota autore: ebben questo è un capitolo di transizione...ne succederanno delle belle nel prossimo, almeno spero.
Se per caso il rating dovesse salire, ma non credo o almeno non lo so, perché sta diventando qualcosa di strano? Boh, e chi se ne frega!
Qualche prewiew?
John è pazzo...Lili pure (no mi spiace anche se ha gli occhi blu non è un Cas in gonella, Freddie fa il guardiano, Brian comparirà di nuovo, Greg padre comparirà di nuovo pover uomo...manca da un po'...Sono proprio fuori di testa?
Buon 2013, ma vaffanculo ma il 13 doveva essere? Porta sfiga! Il 2014 è lontannooo
A presto P.

 

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Capitolo 28
*** Capitolo 28: Wacth the sunrise ***


  

Capitolo 28: Watch the sunrise

 

Freddie agitò la biro con fare inquieto.

Guardò il foglio davanti a sé dove aveva scritto qualche frase per una nuova canzone.

L'ispirazione non arrivava, pensò annoiato.

“Ehi...sono due ore che sei lì, niente genio?” domandò scherzosamente Brian con una bottiglia di birra in mano.

“E tu? Ti fai la birra a quest'ora?” ribatté Freddie alzando un sopracciglio.

“Può darsi. A proposito Ratty e Phoebe dovrebbero tornare fra poco, sai per alcune cose che ci servivano?”

“Certo e Crystal?”

“Crystal ci sta provando con qualcuna, penso...dovremmo registrarlo e farlo sentire a Rog”

Freddie si stirò le braccia intorpidite. Avrebbe fatto meglio due passi se no gli si sarebbe ammuffito il cervello nello studio.

“Oh, oh voglio vedere chi ha per le mani!”

Freddie si alzò dalla sedia.

Raggiunse il corridoio, seguito da Brian dove Crystal stava parlando con una deliziosa brunetta. Indossava un abito stampato a fiori.

“Chrissie!” esclamò Brian.

La giovane si voltò e il suo sguardo si illuminò in un sorriso.

“Brian!”

Chrissie Mullen si spostò un ricciolo dalla fronte, prima di essere abbracciata da suo marito.

“Quando sei arrivata? Stai bene?”
“Sì, stai tranquillo sono arrivata quattro ore fa, non ero sola”

“Ma potevi chiamarmi! Mollavo tutto e venivo a prenderti!” ribatté Brian.

Chrissie accarezzò il viso del marito.

Gli altri presenti fecero dei sorrisini tra il divertimento e l'imbarazzato: non era raro vedere il chitarrista dei Queen che si scioglieva come un cioccolatino non appena vedeva la moglie.

“Tranquillo. A proposito, ciao Freddie...mi presenti gli altri?”

Brian eseguì le presentazioni.

“Cacchio Brian potevi pure presentacela tua moglie!” esclamò Crystal con un sorriso a trentadue denti.

“Sì, lo so”

“Freddie dove è Mary?”

Freddie fece un sorrisetto tirato e rispose che che la sua ragazza era rimasta a Londra: era chiaro a tutti che era successo qualcosa ma nessuno osava chiederglielo.

Brian, più che desideroso di stare con sua moglie, prese Chrissie per mano.

I due uscirono per strada.

 

Roger sarebbe stato impegnato con le registrazioni, quindi John decise di approfittarne per fare una scappata a casa di quest'ultimo.

Tra le mani stringeva nervosamente il piccolo astuccio nero.

Forse era ancora troppo presto o forse non avrebbe dovuto presentarsi nemmeno?

 

Da quanto tempo non sentiva più la voce di suo padre, Lili avvertì un nodo allo stomaco.

“Ciao papà”

“Ehi, ehi pensavo che non mi chiamassi più! Ho provato a casa...ma tua madre mi ha detto che te ne sei andata via di casa, dove sei?”

“A Montreux, in Svizzera”

Greg rimase in silenzio per lungo minuto, come se cercasse di assimilare la notizia.

“Ah e come mai?”
Lili gli raccontò tutti gli avvenimenti accaduti nelle ultime settimane, che le parevano essere scivolate via troppo in fretta.

“Santo Cielo, ne combini una più del diavolo!” esclamò Greg ridendo, forse ancora un po' shockato.

“Ehm già...”
“Ascolta ti posso solo consigliare di ponderare le tue scelte con calma almeno per il futuro”

“Lo so”
“E sei sicura di entrambi...?”
“No, lascia perdere papà” mormorò Lili.

“Uhm...non sono mai stato bravo con i consigli d'amore, quindi non lo so, ma sono sicuro che con chi deciderai di stare sarà una buona scelta”

“Lasciamo stare, tu cosa combini?”
“Sono le stesse cose, non ho la tua vita così eccitante. Sai fra un po' devo tornare a Londra”
“Oddio”

Sentì Greg ridere dall'altro capo del telefono

“Non ti preoccupare”
“Vorrei tanto rivederti, mi manchi da morire”

“Anche a me. E so che hai anche litigato con mamma, vero?”

“Sì, da allora non ci siamo più sentite...io le voglio bene, ma non sopporto le sue...”
“La conosci, è sempre tua madre e in fondo non aveva tutti i torti” replicò Greg tranquillo.

Lili strinse la cornetta del telefono, con forza.

“Lo so. A proposito scusa se non ti ho chiamato ultimamente ma ho avuto molto da fare, qualche volta finirò sul serio per impazzire!”
Greg rise di nuovo.

“E mi raccomando fa pace con tua madre e chiamala, non lasciarla sola”

Lili avvertì una fitta di senso di colpa.

“Lo farò, la chiamerò domani presto”

E lo farai le disse la coscienza.

Qualcuno bussò alla porta.

“Devo andare papà, ti saluto...ciao, qualcuno ha bussato”

“La prossima volta chiamo io, ok?”

“Ok, ti voglio bene”

“Anch'io, anch'io”

Lili posò la cornetta sulla forcella domandandosi chi fosse a quell'ora.

Si sentì mancare l'aria dai polmoni quando vide John sulla soglia di casa, con il suo astuccio.

“John?”
“Ciao Lili, ti ho portato questo...l'hai dimenticato al lavoro”

“Oh...”

Lili prese l'astuccio.

“Grazie”

Entrambi erano a disagio.

“Vuoi entrare?”

Il bassista non se lo fece ripetere due volte e oltrepassò la soglia.

“Vuoi qualcosa?”

“Mi va bene, una coca grazie” rispose John.

Lili aprì il frigo.

“Allora è qui che vivi...ops convivi con Roger?” domandò John con una punta di ironia.

“Sì”

“Credo che abbia intenzione di comprare l'appartamento”

L'altro sorbì lentamente bevanda. La ragazza lo fissava da sotto le palpebre, ma non riuscì ad interpretare i suoi pensieri.

“Comunque qui a Montreaux, non è male...”

John sorrise.

“A proposito Julie mi ha chiamato ieri sera e mi ha detto di salutarti e mi ha lasciato questo numero per chiamarla” annunciò John con un sorriso.

“Sei gentile”
“Be' sono un gentleman, no?” rise John.

Lili alzò gli occhi al cielo, prese il post-it e lo appiccicò sul telefono.

Stettero un po' in silenzio come immersi nei propri pensieri.

“Sai, Lili non credevo che avessi seguito Roger qui a Montreaux” disse John buttandola sul casuale.

“E allora? É il mio ragazzo che dovevo fare?”

“Niente, ehi la mia era solo un'osservazione!”

“Scusa, ma tanto per essere sinceri...non le sentivo più di stare a Londra”

John sorrise.

“Ottimo”

“Mia madre ha detto che sono pazza...ma io l'ho fatto senza pensarci”

“Bel tipo! Certe volte sei talmente matta da fare cosa che non sono normali”

“Ecco perché sto con uno come Roger...” sospirò Lili.

“Su, su forza e coraggio!” le disse John battendo una mano sulla spalla.

Lili alzò le mani come segno di resa.

“Aspetta un po'”

“Che cosa?”
John posò la lattina.

“Solo un attimo, mi dai la tua mano?”

“Ma che stai dicendo...?”
“Solo un esperimento”

Lili sbuffò, ma obbedì.

Poggiò il gomito sul tavolo, con la mano aperta.

“Allora?”

John unì il suo palmo a quello di Lili.

“Lo sapevo...hai sempre avuto le mani fredde” rise il bassista.

“Io?”

Lili intrecciò le dita a quelle di lui, in gesto intimo. No, proprio non riusciva a star lontano.

“Eh...lo so che sei a disagio con me, Lili e forse ne hai tutto il motivo” sussurrò il bassista osservando le mani intrecciate.

Lili si strinse nelle spalle.

“Ma farò di tutto per comportarmi come un buon amico, ok?” provò a dire John. O mentire.

In parte era solo la verità.

“Io farò la stessa cosa”

A John suonò come un'ammissione.

Lui era stato onesto a dirle dei propri sentimenti, forse lo aveva fatto tardi e in circostanze non chiare, ma per lo meno si era tolto il peso di dosso.

Perché Lili si ostinava a tenere in piedi la relazione con Roger, ben sapendo che prima o poi sarebbe venuto a saperlo, rischiando di rovinare i rapporti?

“La stessa cosa?” la stuzzicò John.

Lili non rispose. Decise di non rispondere.

“Già”

“Eppure le cose stanno così e non si possono cambiare”

“Sai mi spiace di non aver detto prima quello che provavo”
É proprio necessario parlarne?”

“No. Scusami non volevo...sono stata io a iniziare, a volte sono un po' stronza” rispose Lili cercando di rompere la tensione.

Non ci fu un momento di indecisione, da parte di nessuno dei due.

“Non lo so, se è colpa di...”
La frase venne interrotta dalla bocca di John sopra la sua.

Fu un bacio affamato e dannatamente reale.

Lili s'allontanò di scatto, interrompendo il contatto, poco dopo. Ecco cosa succedeva quando stava sola con quel dannato bassista.

S'alzò dalla sedia.

“Forse è meglio che vai via”

“Hai ragione, scusa” disse John, andando vicino alla porta.

Le sue mani si poggiarono sul pomello della porta.

“Perché ti scusi?”

“Potrei far del male a te a Roger” disse piano il bassista, voltandosi e concedendosi una risata amara.

Lili lo afferrò per il colletto della camicia, costringendolo ad abbassarsi ad arrivare al livello del suo viso, ignorando la solita vocina velenosa nella testa che le urlava di smetterla.

Non ci volle molto a trovare la strada per la camera da letto.

Come entrambi volessero recuperare in quei gesti, l'amore e il desiderio che non avevano condiviso finora.

E non importava se fosse giusto o sbagliato, perché non volevano perdersi un'altra volta tra qualche carezza impacciata o un bacio che rivelava molto di più che con le parole.

Le dita cominciarono a slacciare i bottoni della camicia o ad infilarsi sotto la maglia per sentire la pelle sotto ai polpastrelli che ad ogni lascito richiedeva sempre di più.

I muscoli divennero tesi, le labbra bagnate di saliva, piccoli segni di morsi sparsi qua e là.

Guardami Lili, guardami” disse John ad un certo punto.

Lili aprì gli occhi. E lo guardò. Gli posò una mano sul petto nudo, avvertendo il battito forte e solido del cuore.

“John...” mormorò con la voce arrochita.

Volevano spingersi oltre.

E anche gli abiti divennero d'impaccio.

Lo so...” rispose John sfiorando la pelle tesa sopra le costole, per poi scivolare lungo la spina dorsale e scendere verso i fianchi.

Un gemito di sorpresa sfuggì dalle labbra della truccatrice, come colta di sorpresa.

Sulle prime non lo sentirono.

Al quarto squillo di campanello, Lili e John interruppero ogni contatto a malincuore.

Lili si rivestì in fretta e furia.

Mi spiace...”

John sedette sul letto.

Sentì la truccatrice discutere con qualcuno. Doveva trattarsi della vecchia vicina di casa...alquanto impicciona.

La truccatrice tornò indietro.

Si fissarono per un lungo istante, come a disagio.

Non ti scusare Lili”

John le toccò la mascella prima di andar via dall'appartamento.

“Non ti scusare”

 

Nota autore: ok, ok, ok time out...la storia ha preso una brutta piega, mmm, ha preso una brutta piega! Accidenti ma che razza di...?

Ho modificato il chap perché ora è meglio più stronziano di così!!!

Forse il capitolo sarà un po' scontato però mi è venuta fuori così...amen. Portos Repose in Peace! Davvero? Qualcuno mi porta i fiori virtuali?


 

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Capitolo 29
*** Capitolo 29: Storie del passato ***


 

Capitolo 29: Storie del passato

 

“Altro che jetlag...mi sa che tu sei una gran pigra e basta!”

Lili scoppiò a ridere. Aveva una gamba attorcigliata nel lenzuolo, sopra i pantaloni corti indossava una delle maglie di Roger.

Il batterista invece era visione interessante da vedere solamente coperto da un lenzuolo in giù e basta.

“Non sono pigra, mi piace semplicemente...starmene qui”

“Cazzeggiare” la corresse il batterista ridendo.

“Invece no, abbiamo così poco tempo per stare....insieme” mormorò Lili roteando gli occhi.

Roger sorrise.

“Ti manca già Londra o Montreaux?”

“Non lo so”

“Io...vorrei tornare a Londra, qui non mi sento molto a mio agio” ammise il batterista scostandosi una ciocca di capelli dalla fronte.

“Non lo sapevo. Sai non ci ho pensato due volte a...”
Gli occhi di Roger si ridussero a due fessure.

“...seguirmi?”

Lili ricambiò il suo sguardo.

“Può darsi”
“O forse volevi seguire qualcun altro?”
La truccatrice aprì la bocca per dire qualcosa poi la richiuse. Se fosse venuto a sapere di quello che era successo fra lei e John, la settimana prima.

Senza contare tutte le volte, che doveva soffocare quei dannati sensi di colpa, ogni volta che vedeva Roger. Le veniva voglia di scappare lontano tutto da tutti.

“E chi avrei dovuto seguire?”
“Non lo so” rispose Roger in tono improvvisamente serio.

“E che ti devo dire?”

“Niente, ma sono felice che tu lo abbia fatto”

“Davvero?”
“E perché...sto bene insieme a te e a te è lo stesso no?”

Cazzo, cazzo, cazzo.

“Sì”
Sì, lei l'aveva fatto anche per Roger....ma il vero destinatario del messaggio era qualcun altro: John.

Lili annuì. Si sentì veramente una stronza.

“Fra un po' dovremo partire per altri concerti quindi starò via per un po'”

“E scommetto che avrai un sacco di ragazze che ti corteggeranno”

“Un sacco di pollastre che mi cadranno ai piedi” disse Roger immaginandosi chissà cosa.

“Speriamo che non siano troppo carine”
Roger sorrise.

“Sei gelosa?”
“No”

“Sei gelosa” affermò il batterista

“Anche io, mi toccherà girare con gli Stones e forse anche Bowie”

“Oddio! Praticamente Mick Jagger e David sono sessuomani patentati!” saltò su Roger allarmato.

“Roger!”

“Ehi baby ti stavo solo mettendo in guardia!”

“Purtroppo ci lavoro con loro, tesoro”

Roger si rotolò in mezzo alle lenzuola come un grosso gatto sull'erba. Ah beata lei, che si poteva vedere il batterista offrire quello spettacolo.

“Mi sa che sei più pervertito tu: sembri una spogliarellista” commentò la truccatrice con una risata.

“Tanto sono già spogliato... be' a parte i boxer”

“Oh cazzo, ma che mi tocca sentire” urlò Lili tappandosi le orecchie.

Roger le chiuse la bocca con un bacio.

Lili lo respinse mettendogli una mano sul petto.

“Cosa? Non ti piaccio più?”

“No, guarda ho deciso di scappare con il cretino che passa...”

Il batterista inclinò con la testa di lato.

“Oh, davvero?”

 

Forse dovremo rimanere amici”

Amici? Pensa a me io faccio moltissimo sesso...e nessun legame, almeno non ho di questi problemi”

Lili quasi rischiò di sputare via il caffè.

Ok”

Scusa tesoro a volte ho la tendenza ad esagerare”

Se lo diceva lui...pensò la truccatrice.

E con Mary?”

Non è andata molto bene, ma siamo ottimi amici” rispose Freddie con un sorriso enigmatico.

Lo so che potrei sembrarti stronzo, dolcezza, ma pensa anche a Rog, credo che lui ti...lo sai tu questo, ma pensa anche ai problemi che potresti portare sia te che a lui...e a John. Piuttosto dovresti far correre la cosa su binari separati, non credi? Certo, lo stesso vale anche per John e Roger...”

Lili fece scivolare le mani sul voltante.

La conversazione del giorno prima non era andata molto bene, dovette ammettere.

Far correre le cose su binari separati?

Sì, ma così doveva delle spiegazioni a Roger...e lei era troppo vigliacca per dire che voleva lasciarlo

per un altro.

Per di più una persona che avrebbe visto tutti i santi giorni e la responsabilità andava sia a lei che a John...merda!

Perché certe cose devono essere fottutamente complicate, come quelle dannate telenovelas?

 

Questa volta si trovavano a Berlino.

La band aveva fatto tappa lì, prima di ripartire per altri due giorno a Bonn.

Come al solito mancava il tempo di visitare con calma la città o di stare insieme insieme ai propri cari.

Dietro alle quinte, Lili stava seguendo uno dei soliti concerti della band.

“Love of my life...”

Fu strano sentire il pubblico cantarne la maggior parte del testo, con foga. Brian e Freddie ne erano i trascinatori.

“Come ti stavo dicendo...oh ciao”

Lili si girò.

L'ultima persona sulla terra che voleva vedere: John Richard Deacon.

“Ciao”

Fra i due aleggiò un'aria imbarazzata, colta da un'occhiata interessata anche da parte di un terzo: un tizio dall'aspetto magro, capelli lunghi e la faccia da ratto.

“Ehilà, la ragazza di Rog?”

“Ciao Ratty”

“Che ci fai qui?” domandò John incuriosito.

“Niente”
“Quella primadonna di Freddie, lo sappiamo che piace a tutti quando canta” commentò Ratty.

“Può darsi”

“Può darsi? Cazzo, tesoro tu hai idea di quanto sia gasato quel tipo. Anche Brian è pignolo da morire, il tuo ragazzo non fa che flirtare con tutte le tipe che vede, John non fa che scordare il basso...”

Lili alzò gli occhi al soffitto ops...al cielo.

“Ratty!” esclamò John.

“Mi sa che vuoi due siate ubriachi”

“Perché ho detto Rog gira intorno a tutte le tipe? O altro?” fece eco Ratty con un ghigno, prima di sparire.

“Te lo dirò prima o poi”
“Ci conto, dolcezza!”

Ratty, richiamato al lavoro, decise di lasciare i due soli.

“Tipo simpatico, vero?” domandò John, non sapendo come interrompere la tensione.

Lili gli diede le spalle.

“Sì...è simpatico”

John si umettò le labbra secche.

Un silenzio calò fra loro, interrotto solamente dal vociare dei tecnici e da qualche altro rumore.

Passò qualche minuto.

Partì dell'altra musica.

John sentì qualcosa muoversi nello stomaco. Non seppe identificarlo con attenzione.

“Sai una cosa?”

Un attimo di silenzio.

“Perché tutte le volte che ti vedo...mandi all'aria tutti i miei propositi?”

John rimase in silenzio. Non sapendo sinceramente che diavolo rispondere.

“Non so più cosa fare con te”

“Lili...”
“Da quando sei ricomparso nella mia vita mi hai portato un gran casino...”
Lili scosse il capo.

“Neanch'io so cosa più fare con te”

La prese per entrambe le braccia, costringendola a voltarsi.

“Che disa...”
Parole interrotte a metà. Bel modo di zittire una persona, pensò John ironico.

Il respiro si infranse sulle sue labbra.

Un bacio che sapeva di casa, nonostante fossero lontani da casa, che riconfermava l'amore che entrambi provavano l'uno per l'altro.

John in quel momento si promise che l'avrebbe protetta qualsiasi cosa fosse successa.

“Ehi dove sei finit...”
“Oh no...” mormorò Lili lasciando John all'improvviso.

Qualsiasi cosa.

 

Nota autore: Solo una cosa, poi scompaio nel buio. Più di una volta il caro Freddie disse che le prime file del pubblico fossero brutte! Cos'è dovevano superare un casting di bellezza? Oh santo Cielo...ma Fred non si è mai guardato allo specchio?

Be' ci si rivede dolcezze...Portos, blessato.


 

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Capitolo 30
*** Capitolo 30: Gigli ***


 

Capitolo 30: Gigli

 

“Oh cazzo”
Ratty batté le palpebre, guardando i due con aria perplessa. Per un attimo credette di aver visto male.

Si ricredette.

“Ops io non ho visto niente”borbottò il roadies prima di eclissarsi.

John si diede una manata in fronte.

“Siamo due idioti” mormorò Lili con un sorriso tra il mesto, forse vagamente divertito.

“Coglioni”

“Mettila come vuoi”

E come al solito, uno dei due si eclissava lasciando le parole a metà.

 

“Ehi Ratty hai visto un fantasma?” domandò Roger, notando lo sguardo stralunato del roadied.

Sì, ho appena visto John che si stava baciando...la tua ragazza.

“No” rispose Ratty perplesso.

Quindi era lei che tradiva lui?

Ok, Roger flirtava parecchio. E qualche volta be' ci era andato vicino, con qualcuna. Ah c'era stata una sera con quella mora che non faceva altro che strusciarglisi addosso e poi anche quell'altra bionda, Rog le aveva scritto l'autografo sulle tette.

“Pronto?”

Quindi...

“Eh?”

“Troppe tette e culi?”
“'Affanculo Rog” si limitò a borbottare prima di tornare al lavoro.

Il giorno dopo, Ratty prese da parte John incuriosito da quei due, volendo sapere di questa storia.

“Cosa?”
“Tu e Lili insomma...la tipa di Rog”

John sospirò.

“Quanto ti piace?”

Era uno che andava subito al sodo, Ratty.
“Ho come l'impressione di essere parecchio innamorato di lei” commentò John passandosi una mano fra i capelli.

“Ottimo”

“A dir la verità ci stiamo frequentando di nascosto”

“Oh cazzo”

“Sì”

“In effetti con quegli occhi blu e con quel cor...”
“Ehi!”
“Ehm...ecco...cazzo, la ragazza di Rog...e tu in un triangolo?”

“Già”

“Non ci posso credere, potresti essere sulla prima pagina di qualche giornale scandalistico” commentò Ratty pensieroso.

“Ci mancherebbe, di' ma lei ricambia, come dire...”
“Sì”
“Signore!”

Ratty alzò le mani verso il cielo, come invocare qualcosa.

“Ratty vuoi far parte di qualche coro gospel?”

“No, amico sappi che faccio il tifo per te!” esclamò il capo dei roadies mollandogli una pacca sulla spalla.

“Come il tifo?”
“Roger mi sta sulle palle” confessò tranquillamente l'altro.

In effetti, Roger era arrogante, stronzo ed era un pallone gonfiato...ma rimaneva sempre un amico e un collega.

 

“Allora come è andato il concerto?”

“Bene. Ma tu non dovevi andare con gli altri gruppi?”
“C'è stato un cambio improvviso di programma, non so cosa quindi mi hanno di restare con voi” rispose Lili scrollando le spalle.

“Senti vado a fare una doccia, poi usciamo, ok?”

“Vai e non allagare il bagno”
“Serpe”

Roger prese la biancheria e abiti puliti, prima di sparire nel bagno.

Lili rimase seduta sul letto, a leggere annoiata una rivista comperata in qualche edicola, ascoltando di sottofondo lo scorrere dell'acqua nella doccia.

Qualcuno bussò alla porta.

La truccatrice mollò il giornale, buttò le gambe oltre al letto e andò ad aprire.

Non seppe se fosse stata una pigliata per i fondelli o un tiro mancino, di qualche entità superiore che le fece trovare alla porta, il bassista John Deacon.

Con aria imbarazzata i due si salutarono.

“C'è Rog?”
“Sì, ma è sotto la doccia”

“Bene. Dimmelo così...glielo vado a riferire”
John scosse il capo.

“No”

“Come vuoi...cos'è un segreto di stato?” lo prese in giro Lili, trattenendosi a stento dalla voglia di abbracciarlo, di sentirla contro di lei e dirgli che lo amava. E che voleva baciarlo come l'altra volta, al concerto.

“No. Volevo solo vederti”

“Ma se ci vediamo già sempre...”

John tolse una ciocca di capelli dalla faccia della truccatrice.

“Ehi...”

Roger spuntò all'improvviso. Con i capelli umidi e spettinati sul davanti, in maglietta e pantaloni neri.

“Ciao”

“Che ci fai qui?”

“Ti devo solo parlare”

“Mmm...”

“Dimmi” fece Roger. Circondò con un braccio Lili e la tirò contro di sé della serie: questo non è tuo territorio, baby.

John dovette dissimulare il fastidio. Della serie ma guarda questo.

“Se hai qualcosa da dire dillo”

“Be' io vi lascio soli” annunciò Lili sfilandosi dalla presa di Roger.

“Ehi asp...”

Lili sparì in camera, anche se avrebbe voluto chiudere la porta alle spalle non lo fece.

“Ehi guarda che mica te la rubo” scherzò John, in realtà voleva solo stuzzicarlo.

Roger alzò un sopracciglio.

“Se ci provi sei morto, Deaky”

“Oh-oh che paura, sei proprio geloso”

La faccia di Rog assunse un color rosa acceso.

“Non sono geloso e tantomeno di uno come te”

La miccia si accese.

“E allora? Siamo solo amici di amici”

Le parole alle orecchie del batterista risuonarono come non sincere.

“Be' comunque ti consiglio caldamente di stare lontano dal lei” sibilò Roger con gli occhi socchiusi come fanno i gatti quando si sentono minacciati.

“Ehi, ehi datti una calmata galletto. Ero solo passato a dirti una cosa, ma ho visto L...la tua ragazza

e ho allora ho chiesto di te”
Non fare il finto tonto...

Roger aprì la bocca, per dire qualcosa ma la richiuse.

“Scusa”
“Bene. Bisogna...”

 

Lili era rimasta ad ascoltare la conversazione.

Che situazione stupida...davvero stupida. E la colpa non da attribuire nient'altro che a lei a John, per dirla tutta.

Non era stato a Liverpool, ma da quando si erano rincontrati la prima volta e se le cose avessero preso un altro corso...a quest'ora non saremmo così.

Tuttavia le strappò un sorriso, pensare alla gelosia del biondino.

Lili per Roger provava un misto di amore, attrazione e amicizia, ma in maniera confusa. Prima una, poi l'altra.

E per John?

Un dolce, dolcissimo desiderio traditore.

Lo amava, ma non voleva che non fosse per una sola notte, ma qualcosa di più. E forse anche per dall'altra parte valeva?

Si coprì le mani con la faccia.

“Ehi tutto bene?” domandò Roger.

Lei annuì.

Il suo cuore batteva veloce più del solito.

“Allora usciamo?”

Lili non rispose, gli piantò la bocca addosso come placare i sensi di colpa, come le onde attratte da uno scoglio.

Roger ricambiò, senza dire niente.

Ti amo, ti amo, ti amo...ripeteva nella mente Lili. Ma nel fondo del proprio cuore sapeva che forse quel sentimento stava sfumando.

Sentì il calore delle mani di Roger sulla pelle della schiena, il suo corpo schiacciato contro il suo eppure in quel momento, avrebbe voluto essere da un'altra parte.

 

Nota autore sfigato, ultra iellato, sfigurato : ottimo lavoro. La cara traditrice e dolce Lili sta combinando un vero casino. E anche io. Oh fantastico! M...E va be' ciao.  

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Capitolo 31
*** Capitolo 31: L'amore serpeggia fra i vicoli ***


 

Capitolo 31: L'amore serpeggia fra i vicoli

 

“Ehi, ehi quanta foga!” rise il batterista. Con dolcezza allontanò da sé la ragazza che lo guardava con aria vagamente confusa. Sul gesto di prima.

“Scusa”
Lili prese per mano Roger e si mossero con cautela.

Entrambi stavano cercando di tenere segreta la relazione il più possibile, anche se le malelingue giravano spesso e volentieri.

“Dove andiamo?”
“Offri tu, vero, dolcezza?”

“Io?”
L'inverno si era ritirato presto lasciando spazio ad una timida primavera, le giornate che seguivano erano alternate da noiose piogge o soleggiate.

Lili gettò uno sguardo verso il batterista: adesso Roger portava i capelli tagliati corti, più lunghi dietro la nuca e si era irrobustito, tuttavia senza perdere quell'aria da elfo.

“A proposito la prossima settimana è il tuo compleanno?”
“Vedo che te ne sei ricordato”

“Non sono così stronzo!” esclamò il biondo voltando di scatto la testa.

“Lo so, è per questo che ti voglio tanto bene”

“Solo?”
“Sì, ok, ti amo anche! Contento?”

Roger sorrise soddisfatto.

“Sono proprio contento di essere il tuo ragazzo”

Lili alzò gli occhi al cielo.

“Questo sì che è imbarazzante”

“Ehi, ehi!”
“Non protestare, dolcezza, ti stavo solo prendendo in giro”

Prendendo in giro.

Oh be' quello lo stava già facendo, le ricordò velenosa la coscienza.

“Dolcezza, purtroppo devo tornare per le cinque alle prove, ma almeno abbiamo un po' di tempo per noi”

“Un'ora e mezza e io che volevo dare una bella occhiata in giro!” si lamentò Lili. Proprio quel giorno aveva trovato una mostra di quadri che lei aveva reputato interessante, si era procurata anche qualche dépliant.

“Peccato”

“Andiamo a mangiare qualcosa?”

“Ok...non mi andava di andare sola, ma pazienza”

Roger le tirò una pacca sulla spalla.

“Ci andremo un'altra volta, ok?”

Delusa, la ragazza scrollò le spalle: ah, il dovere!

 

Il giorno dopo, Lili ci andò da sola e per fortuna non distava molto dall'albergo dove alloggiavano, intanto Roger non era nemmeno rientrato: normale a volte.

Magari si sarà addormentato da qualche parte dopo qualche sbronza pesante, pensò Lili senza sospirare. Ormai ci si abituava a certe cose, anche se da una parte era davvero seccante.

Pagò il biglietto.

Ogni tanto era anche divertente comportarsi come una persona normale e la mostra si rivelò essere piuttosto interessante.

Certo, quello scemo del suo ragazzo (Rog) non pareva molto interessato all'arte contemporanea, anzi avrebbe osato dire che detestava tutto quello che si trattava di quell'argomento.

Peggio per lui.

Sussultò dallo spavento e solo un nodo alla gola le impedì di gridare quando due braccia la circondarono da dietro.

“Bubusettete!”

“Cazzo John!” sibilò Lili, con il cuore ormai perso chissà dove.

John Richard Deacon sorrise, il viso nascosto da un capellino e un paio di raiban.

“Ehilà”

“Co...cosa ci fai qui?”

“Secondo te? Mi sto ammirando i quadri oltre a te. Devo dire che sei davvero carina quando ti perdi a guardare qualcosa”

A malincuore il bassista la lasciò andare.

“Hai visto la parte dei nudi?”

“Cretino. Si l'ho già vista”

“Oh-oh...”
“Piantala di ridere!” sibilò Lili, cercando di resistere alla tentazione di tirargli un calcio negli stinchi.

“Scherzavo, vuoi vedere il resto?”

“Prima che ti pianti un calcio in culo sul serio”

John sospirò.

“Posso?”
“Mh?”

Il bassista le prese la mano, intrecciò le dita a quelle di Lili.

“Ma che fai?”

“Niente di male con la ragazza che mi piace tanto”

Lei arrossì un poco. La mano di John era ruvida, le dita più sottili rispetto a Roger.

“Non ti mollerò nemmeno per un minuto, contenta?”

Una volta finiti di vedere i quadri i due optarono per mangiare un sandwich ad un bar poco fuori.

Il cameriere prese le ordinazioni.

Quando si fu allontanato, Lili gli chiese se gli fosse piaciuta la mostra e che si mostrò stupita dal fatto che s'interessasse di quadri, lui rispose che per metà era noiosa e metà interessante.

“Ma scusa, non dovevi essere con gli altri?” domandò Lili con la bocca piena. Alla faccia della buona educazione.

“Diciamo che avanzavo del tempo. Cambiando argomento, sai ho telefonato a Julie e si è appena lamentata che non le telefoni o le scrivi!”

“Veramente le ho imbucato una lettera l'altro ieri, chissà quando arriverà...”
“E tua madre Ellen si lamenta pure lei che non la chiami, sai ha chiamato la mia dicendo che è molto preoccupata per te” spiegò il bassista, con un sorriso.

“Mia madre...ci siamo sentite qualche giorno fa”

“Tua madre, per quanto, per la ricordi non era mai stata troppo felice di lasciarti viaggiare sola” ridacchiò John.

“Amen. Mio padre se n'è andato fino a Dover e chi cavolo l'ha più visto?”
John finì l'ultimo boccone di sandwich.

“Quindi tu vai più d'accordo con tuo padre che con tua madre, be'...non è una cosa rara”

Lili inclinò il capo.

“Non ho mai avuto la possibilità di conoscerlo veramente, sai per via dell'infarto” mormorò John.

“Credo che oggi sarebbe fiero di te, no?”
“Penso di sì. Invece di te?”

“Papà Greg è orgoglioso che io faccia la truccatrice e mi ha detto che dovevo fare quello che sentivo...ovviamente nei limiti”
“Prima hai detto che abita a Dover...si è risposato?”
“Con una vedova di nome Susan e ha anche una figlia di nome Sarah ha quattro anni in meno di me, ma non ci siamo mai conosciute...”

“A proposito la prossima settimana è il tuo compleanno, vero?” chiese il bassista, cambiando argomento per la secondo volta, notando il disagio dall'altra parte.
“Compio ventisette anni”
John ebbe voglia di tirare via il tavolino e di baciarla sulle labbra, davanti a tutti. Alla faccia della buona educazione.

Rimasero in silenzio.

John si sfilò gli occhiali da sole. Il cielo si stava lentamente annuvolando.

“Oh!”

“Che c'è?”
“Di nuovo?” si lamentò Lili. Decisamente non era giornata.

“Mmm...offro io”
John prese per mano Lili, proprio come aveva fatto con Roger.

“Dove andiamo?”
“In qualche posto riparato, no?”

Lili lo seguì senza dire nulla, anzi non voleva pensare ad altro che a stare sola finalmente con lui.

Corsero un po' e si andarono ad infilare in un vicolo isolato sotto ad una tettoia di qualche palazzina.

Sì, quella era la strada opposta per tornare all'albergo.

“Dove diavolo siamo finiti?”

L'altro si strinse nelle spalle, non gliene fregava un cazzo.

“Credo...forse...tornare indietro?”

John scosse il capo. Le ciocche di capelli incollate alla testa, l'espressione indecifrabile negli occhi.

“No, non credo...nessuno ci sta cercando, adesso”

Lili si trovò con la schiena schiacciata contro il muro grezzo di mattoni e il petto di John che sfiorava il suo.

Inghiottì a vuoto. Prima o poi sapeva che sarebbero finiti così.

“Nessuno...” ripeté John. Una goccia simile ad una lacrima gli scivolò lungo la guancia.

“Perché mi hai portato qui?”

John se la tirò addossò con un gesto repentino.

“Magari vogliamo farci scoprire, non credi?”
“Se la metti così...”

“Sai perché ho piantato un casino così grande?” le domandò John serio.

“No”
“Non volevo rinunciare a qualcosa che per me...era importante e dall'altra avevo paura che tu non accettassi i miei sentimenti come persona, ma solo l'amicizia”

Lili si passò una mano sugli occhi. Emise una risata amara.

“Lo sai che sto facendo?” ribatté Lili.
“Sì”
“E allora perché non riesco a starti lontano, anche se dovrei”

John si allontanò da Lili.

No, neanche lui voler star lontano nonostante fosse combattuto dai sensi di colpa, dalla sensazione di far qualcosa di sbagliato.

“Mi sa che ci verranno a cercare”

John le scoccò un'occhiata.

“Almeno posso baciarti?”
“No, è meglio di no...mi dispiace” mormorò Lili, guardandolo restia.
E poi corse via. Decidendo di tornare in albergo.

“Scusa il ritardo...”

Lili aveva le guance rosse ed era con il fiatone. Gli abiti stropicciati e i capelli umidi di pioggia.

“Dove sei stata?”

“Ho incontrato un po' di casino, tutto qui”
Roger annuì.

Eppure c'era qualcosa che non andava, lo sentiva.

“Non mi pare molto che ci sia molto adesso...” commentò il biondo in tono casuale.

“E allora? Senti piove che fa schifo, la gente uscirà lo stesso”

Con un colpo secco chiuse la porta del bagno, troncando la discussione sul nascere.

 

Roger scosse la testa.

C'era qualcosa di strano in quella ragazza: si stava allontanando. E il guaio che entrambi avevano corso troppo in fretta con la loro relazione ma come si poteva stare con qualcuno con cui si è sempre via?

E forse Lili...si stava innamorando realmente di qualcun altro? Non avrebbe lasciato correre la cosa, questa volta e avrebbe lottato, decise infine.

Le dita si chiusero sulla maniglia

Aprì la porta di scatto, mandando una folata d'aria fredda.

“Ehi!” esclamò Lili rabbrividendo all'improvviso. Si strinse ancora di più l'asciugamano addosso, i capelli gocciolavano per terra.

“Scusa per questo...” mormorò Roger. La trascinò di peso nella doccia, ignorando le proteste di lei.

Trovò la manopola dell'acqua.

In meno di un minuto il getto dell'acqua calda, investì entrambi.

“Ma si può sapere che ti prende?”

Ora lei lo guardava tra lo stupore e il divertimento.

Gli abiti della batterista si incollarono come una seconda pelle, a fatica riuscì toglierseli.

Incastrò con il proprio corpo quello della truccatrice ancora avvolto nell'asciugamano che ben presto scivolò via.

Roger chiuse le labbra su quelle di Lili in un bacio possessivo, lasciando correre via tutto il resto.

 

“Ehi sei pieno di succhiotti sul collo, Freddie” notò Brian con un ghigno.

Il cantante lo ignorò, ma con un gesto secco si riavviò la sciarpa intorno al collo, nascondendo i segni di una qualche notte brava.

“Oh, davvero?”

“Fate gli affari vostri”

John tirò via la sciarpa mostrando tutti i segni rossi sul collo.

“Un principiante?”

“Vaffanculo!” urlò Freddie strappando la sciarpa di mano e rimettendosela addosso.

“Un principiante in genere lascia sempre quel genere di segni” spiegò Roger con un sorrisetto.
Brian e John si misero sghignazzare come due idioti.

“Spero che passiate le vostre notti in bianco!”

Con fare offeso di una regina d'altri tempi marciò da un'altra parte.

“Wow!” commentò Ratty spuntando fuori da qualche parte nel corridoio.

“Ratty! Non ci vedevamo dall'ultimo concerto” esclamò Brian senza smettere di sorridere.

“Sono passati solamente pochi giorni, sai?” gli fece notare il roadies scrollando le spalle.

“In effetti...”
“E dire che non sei diventato sordo, grazie ai suoi muri della morte”

“Ci sono abituato, John”

“Diverrai sordo prima dei trent'anni! E come faccio a confidarti i miei peccati?”
“Ratty è un prete?” domandò Brian passandosi una mano fra i capelli ricci.

“No, ma il nostro John ne ha parecchi”

“Di che tipo?”

John fulminò Ratty con uno sguardo.

Molte suonate, colpi e urlate dopo, i quattro Queen decisero di prendersi una pausa.

Con i capelli spiaccicati alla testa, Roger si buttò sul divanetto accanto a Freddie.

“Ti trovo sexy con quell'aria smarrita” commentò Freddie, prima di allungare la mano e scompigliargli i capelli biondi.

Per tutta risposta, l'altro lo respinse infastidito.

“Piantala”

“Uh...sei nervosetto eh?”

“Nervoso?”

“Roger, quando hai un problema, te lo si legge in faccia” insinuò Freddie avendo una gran voglia di stuzzicarlo.

“E chissenefrega” sbuffò il batterista, spostando lo sguardo da un'altra parte. Di sicuro, Freddie non avrebbe capito...anche se sospettava che fosse al corrente.

A far voltare di scatto le teste dei due musicisti verso la sala di registrazione fu una specie di violento stridio, a seguire un urlo: “John! Ratty!”

Freddie e Roger si scambiarono un'occhiata incerta, da un'altra porta spuntarono i tecnici Mike e Trip: “con un che cazzo succede?”

Ratty e John uscirono di corsa, ridendo come due matti. Brian, incazzato nero, imprecava come un dannato.

 

Nota autore Inc: e va neh...io non so bene, che diavolo avere scritto perché essere in uno stato di follia assoluta sgrammaticata.

E va be' c'è chi lo fa in salotto, in bagno...e chi nei vicoli! Amen....comunque è solo finzione per fortuna, meno male.

Il padre di John Arthur che era un elettricista ebbe un infarto, mentre stava lavorando da un traliccio, se non sbaglio aveva 42 anni, lasciando due figli Julie (del 56') e John ('52) e la povera madre.

Andate in pace, la scemenza è finita.

L'ansia mi mangerà le ossa, sbranerà la mia carne e ucciderà il mio cervello. Chi si salverà e chi no?

Non credevo, di quanto fosse difficile...che rabbia.

Già, chi si salverà veramente?

Odio cambiare, ma non mi piaceva la scena del vicolo...quindi se troverete cambiato abbiate pazienza.

A presto P.  

 

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Capitolo 32
*** capitolo 32: In the (Le vite degli altri) ***


   Capitolo 32: In the (Le vite degli altri) Part 1


Prologo
Non sapeva che ora fosse, quando accostò l'auto al marciapiede.
John non scese. Infilò le mani in tasca e sollevò il mento. Era davanti alla palazzina, l'appartamento di Roger e Lili stava al terzo piano e le luci spente.
Lili...
Stava succedendo alla fine.
Ora ne aveva la conferma. Sì, ora poteva averne la conferma. Presto o tardi, gliel'avrebbe portata via.


Dai! Roger fatti ancora un giro!”
La ragazza bionda con un profumo da quattro soldi gli inalò le narici. Era truccata in modo pesante quasi da sembrare un mascherone di carnevale, ma era carina sotto. Che gliene importava?
Ok”
In fin dei conti si stava divertendo lo stesso.


John è andato via prima del previsto” commentò Freddie con un ghignetto.
Brian scrollò le spalle.
In quel momento non era affatto interessato a quello che combinavano gli altri, con la testa riccia china sui fogli disordinati.
Honey arrivo subito, ciao Bri...buon divertimento”
Ciao, anche a te”
Freddie sorrise. Passò un braccio intorno alla vita di un giovane con i capelli scuri come il Jack Daniels, la famosa schiuma di wisky.


Roger si passò una mano fra i capelli biondi scompigliandoli ancora di più.
Lanciò un'occhiata a Lili seduta al tavolo a leggere un quotidiano. Lo stavo ignorando.
Ok, avevano discusso.
Non che litigassero davvero, più che altro discutevano e ognuno teneva alle proprie idee, cioè quel maledetto orgoglio del cazzo che ad entrambi tenevano più di ogni altra cosa.
“Io vado”
“Ciao”
Le dita di Roger si chiusero intorno alla maniglia della porta.
“Ehi sei ancora arrabbiata con me?” domandò tra il serio e il divertito.
Lili voltò la testa, lanciò un'occhiata oltre le sue spalle.
“No, mi spiace”
No, non era arrabbiata. Era incazzata con se stessa, perché non riusciva a prendere una decisione.
Lo aveva già provato un milione di volte nella sua testa, ma non era mai uscita oltre di quel passo, ma di sicuro non poteva buttare una storia così alla leggera.
“A dir la verità non ce l'ho con te”
“No?”
“No, io...no lascia stare”
Roger inclinò il capo di lato.
“Che c'è Lili?”
Lei lo guardo, i grandi occhi blu spalancati. Qualcosa si agitò nello stomaco del batterista. Non gli piacque quell'attesa.
“Non ho voglia di compiere ventisette anni e scusami per prima ma sono sotto pressione”
“Ok. Buon compleanno e anche a me spiace”
Non si sentì più tanto sollevato ma Roger preferì non indagare oltre.
“Va tutto bene?”
“Sì”
“No, no chiedevo solamente”
“Cosa?”
“Niente. A proposito stasera farò tardi...”
Lei scrollò le spalle.
“Sì, i ragazzi e devo stare in studio”
“Non puoi restare qui?”
“Scusa non posso”
“Tanto lo so che ci rimani, perché ci sono le groupies!” scherzò Lili.
Roger alzò un sopracciglio. Vero, quelle spesso si facevano un bel giro nello studio e anche qualcos'altro...preferì non scendere nei particolari.
“Che c'entrano loro?”
“Niente. Mai sai al concerto vedo quando ti si strusciano addosso...e dire che tu sei geloso di John!”
John.
Ecco il nocciolo della questione, sempre lui.
“Cos'è sei innamorata di lui?” la stuzzicò il biondo. Forse voleva vedere anche la reazione di lei.
E infatti qualcosa si increspò nel viso di Lili. Roger lo colse al volo e quello gli fece male.
“Perché mi sembra...di sì?”
“Vuoi farmi l'interrogatorio?”
Ecco, quando qualcosa non andava si metteva sulla difensiva.
“C'è sempre di mezzo John: è cotto di te da morire”
Lili scrollò le spalle.
“Sei geloso di John?”
“Cosa?”
“Sei geloso di John perché è un caro amico?”
Caro amico? Ma dove?
Persino le più voci maligne di corridoio riferivano che quei due si frequentassero ben più come amici e Roger, sulle prime non aveva dato ascolto, però si era accorto che qualcosa veramente non andava.
Lili sembrava farsi sempre più distante da lui o quando incrociava John gli sorrideva spesso. E con grande fastidio il feeling nato fra i due.
Eh sì. Il mostro dagli occhi verdi aveva trovato un'altra vittima.
“Non so tu dove voglia andare a parare caro mio, ma sappi che sbagli di grosso”
“Sbagliarmi di grosso?”
“Sei cieco” ribatté Lili poco convinta.
“Io? Cosa ti credi che ho visto...come lo guardi”
Lili batté le mani sul tavolo.
“Sei innamorata di lui” affermò il batterista per la seconda volta.
“Oh sì certo e magari potrei anche fuggire su un'isola deserta? Così magari ti faccio anche un favore...” sbuffò Lili.
Dio, era veramente delizioso quando era incazzato, con gli occhi spalancati e i capelli sparati per aria. Veniva quasi voglia di mangiarselo.
“Senti fa' quello che ti pare”
Roger prese la porta e se la sbatté dietro le spalle. Maledizione, maledizione...continuò a ripetersi.
Allora qualcosa c'era. I suoi sospetti erano confermati.


Più tardi, Lili si fece una doccia. L'aspettava un lungo pomeriggio di lavoro, ma prima di andare fece un paio di telefonate a casa, poi a suo padre.
Si recò al lavoro verso le due e mezzo.
Fu strano non trovarsi Emma, che gironzolava sempre in giro a dare ritocchi qua e là o a correggere i meno esperti o semplicemente a perdersi in chiacchiere.
Durante la pausa, si trovò un stanco ma ansioso Mike Stone. Il tecnico del suono era più giovane rispetto ad Emma, ma si sa l'amore è...senza occhi quindi...guarda che risultati.
“Oh daddy!”
“Evans” fece Mike a mo' di saluto.
“Come butta?”
“Papà fra meno di un mese”
“Complimenti”
“Ed Emma?”
“Nervosa, incazzata come una iena e grossa come una jeeep corazzata” spiegò Mike con un ghigno.
“Capisco. Scommetto che si lamenta anche del fatto che somiglia ad un pallone”
“No, ad una mongolfiera o una jeep corazzata” ribatté il tecnico accendendosi una sigaretta.
“Ooh!”
“A proposito mi ha detto di salutarti...e di venirla a trovare appena puoi”
“Contaci”
Lili finì il caffè. Ignorando la voglia di chiedere un tiro con la siga, anche se ne sentiva il bisogno.
“Ehi Mi...”
Spuntato fuori dal nulla, con dei fogli in mano John Richard Deacon fece la sua entrata. Entrambi si scambiarono un'occhiata carica di significato.
“Volevo prendermi una pausa anch'io”
“Bene, a quanto pare cazzeggiamo tutti quanti” convenne Lili ridendo.
“Molto divertente”
Mike finì la sigaretta.
“Be' io vi lascio soli: ho un sacco di lavoro da finire”
“Con chi?”
“Brian e i suoi maledetti riff...” sospirò Mike. Quell'uomo era adorabile con la sua pazienza infinita.
“Buona fortuna anche con Emma”
Il tecnico sorrise.
“Contaci”
E s'allontanò.
Lili si voltò a guardare John. Accidenti, parli del diavolo (il litigio di prima mattina) e spuntano le corna.
“Cosa devo fare con te?”
“Me lo hai già chiesto in precedenza e ti dirò perché non fuggi con me?”
“Fuggire?” fece eco Lili alzando un sopracciglio.
“Non sarebbe una cattiva idea”
“Dove andiamo?”
“Ti amo...non è già sufficiente?” sussurrò il bassista con un ghigno.
“Vuoi uomini siete tutti uguali” commentò Lili di rimando.
“Allora sei proprio incazzata con me, eh?”
“No...”
“E comunque ti ho già detto ti amo due volte o forse tre...”
Lei non stette più ad ascoltarlo e s'allontanò: questa volta sembrava peggio di una donnicciola innamorata.
Ok, anche lei si sentiva in modalità donnicciola innamorata?
La risposta era un chiaro e tondo: sì! Maledizione...
Più tardi e una doccia veloce negli spogliatoi, non sentendosi in vena di tornare a casa, Lili pensò di andare a trovare Emma. Anche se prima telefonò, le due si accordarono decidendo per le sei anche se perse mezz'ora a cercare almeno un piccolo regalo per la neo-mamma. Non poteva mica presentarsi a casa di Emma a mani vuote!
“Sei matta”
Emma afferrò i braccioli della poltrona e s'alzò a fatica. Oramai era al nono mese di gravidanza e il suo ventre gonfio sembrava un pallone da spiaggia. Mike ci aveva fatto centro con i paragoni. Anchse se appariva molto più bella rispetto a prima: si era fatta crescere di nuovo i capelli e il suo corpo da insetto stecco aveva ripreso una forma più rotonda. Persino i denti erano tornati bianchi, quando aveva smesso di fumare.
“Cristo Santo mi sento come se avessi venti massi sullo stomaco”
“Aspetta vuoi che ti aiuti?”
“Non sono mica una vecchia di novant'anni! Sono solo incinta di nove mesi...merda” imprecò la collega scuotendo la testa.
Lili finì di mangiare il suo sandwich al tonno.
“Allora quando cavolo ti deciderai a lasciare Roger?”
“Non lo so”
“Scusa, non hai detto che ami il bassista anziché il batterista?”
“Sì!”
“E allora lascia quell'idiota e mettiti con John!”
“Perché dai dell'idiota a Roger?”
“Uff...non fa altro che correre dietro alle groupies e loro non fanno che correre dietro a lui, anche prima che incontrasse te...”
“Ottimo”
“E comunque lo fa ancora”
Lili non disse niente, non occorreva dire niente.
Un po' barcollante Emma andò in cucina e preparò del caffè.
“Abbiamo anche litigato...per una sciocchezza stamattina e...”
“Tesoro, lui ti ha scoperto, non è vero?”
“A quanto sembra...”
“Merda”
“La finisci di imprecare?”
“Non ci fare caso”
“Ossignore” fece Lili roteando gli occhi all'insù. Ma cosa le toccava sentire?
“Mike non hai pensato di diventare sordo?”
“Sì...ehi! Non si prende una neo-quasi-madre per i fondelli!” esclamò Emma.
“Allora tu e Mike come ve la spassate?”
“Spassate?”
“Passate” si corresse l'amica. Si poggiò contro lo stipite della piccola cucina.
“Be'...alti e bassi” rispose Emma scrollando le spalle. In quel momento ebbe voglia di mettersi a fumare.
“Cioè?”
“Né io né io lui vogliamo sposarci, stiamo bene così anche se i genitori di lui vorrebbero il contrario...e poi sai tutte le stronzate per il nome del bambino, la stanza ne abbiamo e siamo stati sommersi di proposte e...che palle”
“Be' se lo dici tu e i tuoi?”
“I miei?” fece eco Emma con una smorfia.
Ora che ci pensava Emma non aveva mai parlato della sua famiglia, pensò Lili con una punta di tristezza.
“Io non vado d'accordo con i miei anzi non ci parliamo affatto”
“Scusa! Io non lo...sapevo”
“Figurati...sai i miei desideravano un figlio maschio e invece sono nata io. Non hanno avuto altri figli. Non facevamo altro che litigare su tutto e io appena ho potuto me ne sono andata” raccontò Emma scrollando le spalle. Il suo tono era distaccato come se stesse parlando di un'altra persona anziché di se stessa. Dopodiché lasciò cadere l'argomento.
“Però mi devi far vedere la camera dei bambini adesso!” saltò su Lili con un largo sorriso.
“E me lo chiedi adesso?”
“Ehi! Sono tornato....”
Mike si interruppe non appena vide, anche Lili appollaiata su una sedia.
“Non fare quella faccia, non stavamo facendo roba*” commentò Emma alzando un sopracciglio.
“Emma!”
“Oh be'...sarei la lesbica incinta più figa di tutta Montreux”
“Emma!” esclamò Lili di un tono più alto.
Mike alzò gli occhi al cielo: appena arrivato che diavolo gli toccava sentire? Si chinò e baciò sulla labbra la trentenne di cui era innamorato da un bel po' di tempo e ricambiato.
La caffettiera si mise a gorgogliare poco dopo.
“Stai seduta”
“Seduta?”
Lili si ritrovò a sorridere sotto ai baffi. Accidenti, l'indomita Emma si faceva domare da un uomo più giovane di lui.
“Non dovresti bere caffè, finirai per agitare te e il bambino”
Questa fu Emma ad alzare gli occhi al soffitto.
“Gesù sono solo incinta di nove mesi! Non sono mica in pericolo di vita e tu levati quel ghigno dalla faccia”
“Io?”
“Chi se no?”
La truccatrice più giovane capì che era il momento di levare le tende.
Nota autore: ehi, ehi not so fast! Allora? Vi piace il capitolo? O fa schifo? Portos è appena sfuggita da un maniaco omicida stile-Jason-di-Venrerdì-13! A presto Portos, la sventrata? No, sono ancora intera! Jared Padalecky ma non stava cercando te?! Oh mio Dio! C'è anche il mostro di Vidoq! Cazzoooooooooooooooo! Scappo!!!!!!!!!!
(*Limonando)


  

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Capitolo 33
*** Capitolo 33: Le vite degli altri (Acqua Scura) ***


 

Capitolo 33: Le vite degli altri (Acqua Scura)

 

Prologo.

 

Un macchina scura.

E un figura alta, molto probabilmente con le mani infilate in tasca. Osservava con aria distratta le finestre degli appartamenti.

Non rimase molto, forse per cinque minuti.

 

Invece Roger, dagli occhi color del cielo, non ricordava nemmeno come ci era arrivato in quel letto. Il corpo caldo della groupie addosso.

 

Sì, certo papà me la cavo bene”

Erano passati otto mesi, da quando Lili era andata via da Londra.

Gregory Hopper non era mai stato un tipo ansioso, piuttosto testardo. In quel momento si sentiva in ansia: sua figlia ne aveva combinate una delle sue.

Ok, aveva accettato benissimo che diventasse truccatrice, ma addirittura andare a vivere con Roger (o chi cavolo fosse) fino a Montreaux! Per la carità del cielo...era follia bell'e buona.

Nonostante avesse anche cercato di persuadere la figlia dal compiere tale atto, Lili gli aveva assicurato che stava andando tutto bene, ma nella sua voce gli era parso di sentire una nota di stanchezza.

 

Roger non era ancora rientrato.

Lili scrollò le spalle: normale routine, non vedersi per giorni o per ore. In genere, entrambi riuscivano a ritagliarsi un po' di tempo per loro ( o per stare con amici e parenti).

Comunque nessuno dei due si era fatto avanti, per scusarsi per la litigata, molto stupida tra l'altro.

Quando si erano incrociati nel corridoio, lui si era limitato a mettere il broncio come un bambino capriccioso e lei lo aveva bellamente ignorato.

Si preparò cena, a base di pasta col pomodoro, un coke diet e una bistecca ai ferri.

Verso le nove chiamò sua madre Ellen, dove la trovò mezza addormentata forse davanti al televisore: parlarono. Lili sapeva che ce l'aveva con lei, per quello.

Andò a dormire piuttosto presto.

Roger non rientrò, quella notte.

 

Ehi, tesoro”

Roger si passò una mano fra i capelli biondi spettinati. Per un attimo, pensò che la voce roca e sensuale che lo stava chiamando fosse di qualche ragazza, sì, magari...con i capelli rossi o color del miele, due bocce grosse come melo...

Mugugnò.

Ehi svegliati, tesoro. Vuoi che ti dia un bacio, B.B.A.?” (Bella Bionda Addormentata).

Un gran massa di ricci che ospitavano due occhi verdi e un ghigno largo quanto una vela tesa contro il vento, Brian Harold May posò la tazza di caffè al compagno che si era addormentato sui fogli.

Eh? Vuoi baciarmi?”
Freddie, Ratty e John soffocarono uno dopo l'altra una serie di risatine. Sembrava quasi un contesto...gay.

Sì”

Roger batté le palpebre. Tuttavia l'attività cerebrale del batterista non sembrava molto in funzione.

Fra due sec...”

Se Brian non si fosse scostato in tempo si sarebbe ritrovato a baciare Roger in bocca. Che schifo! E dire che non era neanche il suo tipo...

Coglione!”

Eh?”
“Coglione! Guarda che stavo scherzando!” esclamò Brian.

Roger sbuffò. Prese la tazza di caffè e ne bevve un sorso.

Grazie”

Ciao ragazzi” fece Lili, incrociando le braccia la petto.

Ciao, lo sai che il tuo Roger si stava per baciare Bri?” annunciò Freddie.

Be' pazienza”

Che cattivo, voleva tradirti” esclamò Ratty fingendosi scandalizzato.

Roger si alzò, ignorando gli altri. Prese per mano Lili e scoccò un'occhiataccia a John, come per dire: “Fuori dai piedi amico”. John fece l'indifferente.

Non appena furono lontani, Roger con la tazza e Lili si aspettava che dicesse qualcosa.

Ebbene?”

Mmm...sto caffè fa schifo”

No”

Da ieri che non ci parliamo più”

Roger si umettò le labbra nervosamente.

Ok, mi dispiace”

In realtà, gli dispiaceva un quarto di quello che aveva detto. Sapeva che stava solo dando voce ai suoi sospetti. Sospetti fondati.

Anche a me”
“Senti visto che sono stato io ad iniziare per primo, ti offro il pranzo”

A pranzo, Lili e Roger parlarono di più e del meno.

 

Ci aveva messo parecchio tempo, a trovare quel disco. Se non ricordava male, Lili adorava gli America e aveva trovato una rara edizione proprio di questi ultimi.

John dove l'hai scovato?”
“Sono un musicista, ricordi? Quindi posso trovare dischi, anzi me li tirano dietro”

Una risata vibrò nella gola della giovane donna.

Happy Birthday, da oggi hai ventisette anni. La mia ragazza ha ventisette anni”

Dopodomani” lo corresse Lili, prima di gettargli le braccia intorno al collo.

A proposito, domani sei libera?”
Lili annuì.

Perché non vieni ad ascoltare il disco a casa mia? Magari prima ci facciamo un giro...”

 

Dopo un giro vicino al lago di Montreaux, un gelato. Lili si sentiva felice, primo non era più uscita con Roger, per via degli impegni musicali e secondo stava finalmente con John, il loro primo appuntamento.

I due non si accorsero che qualcuno da lontano li stava osservando, con una macchina fotografica...e un ghigno stampato sul volto.

 

Il disco terminò un'ora e quattro minuti dopo.

Perfetto”

Eh, eh”

Lili alzò gli occhi al cielo, desiderando togliere quello stupido ghigno sulla faccia dell'altro.

Scherzavo” rise John. Si alzò, tolse il disco dal mangiadischi e lo ripose nella copertina.

“Lo so. Non a caso...mi dovevo innamorare di te, anche questo mi costerà, più di quanto mi possa permettere” ammise finalmente lei con un certo sollievo e con una punta di ironia.

“Ti dovrei ammazzare”

“E poi come farai senza di me?” ribatté Lili.

“Boh”

Lili afferrò un cuscino e glielo tirò addosso.

“Questo non vale!”

“Oh sì”

John le morse gentilmente il labbro inferiore, poi la trascinò giù sul divano. La bocca di lei brillò rossa alla luce soffusa della lampadina.

“Anche questo non è valido”

“Sì”

Lili si slacciò i bottoni della camicia, rivelando le linee del collo, la curva dei seni. La maglietta di John venne lanciata via rivelando la pelle abbronzata del suo torace.

Si fissarono per un lungo attimo.

Le iridi grigioverde e blu si scontrarono. Un rimescolio ai succhi gastrici, quando le lingue si toccarono, scontrandosi con i denti.

E Dio quel desiderio.

John lo sentì vibrare come un pugno nello stomaco.

Non provava un desiderio così intendo e disperato per qualcosa o qualcuno da anni, da quando, ancora ragazzino, si addormentava piangendo tutte le sere, di poter riavere indietro suo padre, anche solo per un giorno.

E anche lei lo provava, lo vide scintillare in quegli occhi blu.

Aiutò la sua compagna a liberarsi della camicia, poi cominciò ad armeggiare contro la cintura che entrambi finirono sul pavimento. Si sfilò i jeans aderenti.

Lili lasciò cadere sul pavimento con leggero fruscio la gonna, prima di spingersi contro di lui e baciarlo, per l'ennesima volta. Si liberarono anche della biancheria, che andò a far compagnia agli indumenti per terra.

E toccò al resto, dove le ombre si confusero insieme.

John le baciò la gola, le clavicole per poi scendere sempre più giù...sempre più giù, ascoltando i suoni dalla bocca di lei. E Lili fece lo stesso, ricambiando con tutto l'amore inespresso che ora si risvegliato e che era capace di dare.

Fu come essere in una giostra impazzita fatta di carne: sotto ai polpastrelli delle dita, la lingua che tracciava lievi cerchi, schiene inarcate, un nuovo rimescolio dei succhi gastrici, le dita intrecciate e i respiri spezzati.

E prima che John scivolasse dentro di lei, le disse che sarebbe andato tutto bene.

Due corpi scivolarono morbidi e sinuosi.

Fu come affondare giù nell'acqua scura e poi tornare su di colpo, ascoltando l'indifferente sciabordio delle onde.

Lili gridò il nome di John, tante volte sino a perdersi da qualche parte e poi..tornare forse da qualche parte.

 

Lili ricadde esausta sul corpo nudo di John. Entrambi sudati, quindi sarebbe occorsa una doccia ma a loro bastava così.

“Ehi”

“Ehi” fece John.

Lili sfiorò con un dito la cicatrice ormai ridotta ad una sottilissima linea bianca sul polso sinistro del bassista.

“Adesso non fa più male, vero?”

“No”
“Come te la sei fatta?”
“Ero ubriaco e ho rotto una vetrinetta, non ricordo molto. A parte tanto sangue da film splatter, Freddie che urlava e basta”

“Ci credo, Fred...”
“Stt...ora non parlare di lui, dolcezza” disse John. Questa volta doveva solo essere per loro.

“Come vuoi”
Lili si girò su un fianco. E guardò John.

“Hai una faccia...strana, sai?”

“Come?” fece eco la truccatrice, alzando un sopracciglia.

Ok, non poteva avere una faccia del tipo: “Ho trascorso un pomeriggio di sesso con la mia rockstar preferita”.

John lasciò cadere l'argomento.

“Credo che andrò a farmi una doccia”
“Perché non rimani qui piuttosto?”

Lei sospirò, prese la coperta e le tirò sopra. Il divano era abbastanza grande e comodo per entrambi.

“E va bene”
John prese un lembo della coperta e coprì entrambi.

“Non si vede niente!”

“Che paura!” esclamò Lili di rimando. Sentì il braccio di John premerle contro un fianco.

“Forse, ti perdonerei se mi dicessi ti amo tante volte!”

“Cosa? Sei cattivo!”

“Peccato...io ho sempre detto che tu mi piacevi!”

Lili scosse il capo frustrata.

“Magari mi potrei trovare un'altra rag...”

“Ti amo!”

“Non ho sentito...”

“Ti amo, ti amo, ti amo, ti am...”

Un lungo gemito sfuggì dalle labbra di lei, quando John riprese a baciarla. Si specchiò nei suoi occhi blu.

“Anche io ti amo Lili Hopper Evans, lo so da quasi una vita”

E poi ripresero dove si prima si erano interrotti in una lenta, costante e quasi insaziabile danza.

 

Nota autore: Sono perpless' o' bless. Che stronzata di capitolo, scene da menagrami, l'assassino con mot...Porc! Ancora tu! Che c...o, vuoi figlio di p...? (Portos fugge: oh, oh, oh).

A proposito Buon Compleanno George Michael, il mio puccioso tesoro fa 50 anni! Buona fortuna e George non ucciderti di nuovo o ci penso io! Cazzo, fai morire di paura tutti quanti ok? Ti pregooo!

Gli America erano un gruppo che si è sciolto, mi pare l'anno scorso, hanno pubblicato qualcosa come 25 dischi!

Ciao Portos.

(Ehi Ass-con-MotoSega-non-fare-pezzi-anche-il-povero-George!) 

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