Insegnami ad Amare

di Clawdia
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Prologo ***
Capitolo 2: *** The First Time Ever I Saw Your Face ***
Capitolo 3: *** Breathe ***
Capitolo 4: *** Only If For A Night ***
Capitolo 5: *** It's All Over ***
Capitolo 6: *** Just Give Me A Reason ***
Capitolo 7: *** Patience ***
Capitolo 8: *** Girl On Fire ***
Capitolo 9: *** What The Hell ***
Capitolo 10: *** Get The Party Started ***
Capitolo 11: *** Please Don't Leave Me ***
Capitolo 12: *** Fuckin Perfect ***
Capitolo 13: *** How to Save a Life ***
Capitolo 14: *** Survivor ***
Capitolo 15: *** Blame It On The Alcohol ***
Capitolo 16: *** How Will I Know ***
Capitolo 17: *** Love Song ***
Capitolo 18: *** The Truth About Love ***
Capitolo 19: *** Try ***
Capitolo 20: *** Songbird ***
Capitolo 21: *** Never Let Me Go ***
Capitolo 22: *** Waiting For Love ***
Capitolo 23: *** Origin of Love ***
Capitolo 24: *** Fix You ***
Capitolo 25: *** Paradise ***
Capitolo 26: *** Feel Good Time ***
Capitolo 27: *** Diamonds ***
Capitolo 28: *** Hello, I Love You ***
Capitolo 29: *** Make You Happy ***
Capitolo 30: *** One in a Milion ***
Capitolo 31: *** This Is Love ***
Capitolo 32: *** Hurricane Drunk ***
Capitolo 33: *** One and Only ***
Capitolo 34: *** "I Don't Believe You" Part 1 ***
Capitolo 35: *** "I Don't Believe You" Part 2 ***
Capitolo 36: *** What I Wouldn't Do ***
Capitolo 37: *** Happy ***
Capitolo 38: *** All I Want For Christmas Is You ***
Capitolo 39: *** White Christmas ***
Capitolo 40: *** La Valse d'Amélie ***
Capitolo 41: *** La Valse Des Vieux Os ***
Capitolo 42: *** La Valse Des Monstres ***
Capitolo 43: *** L'autre valse d'Amèlie ***
Capitolo 44: *** This Is The New Year ***
Capitolo 45: *** Funhouse ***
Capitolo 46: *** How We Do ***
Capitolo 47: *** Clocks ***
Capitolo 48: *** Party in the USA ***
Capitolo 49: *** Marry You ***
Capitolo 50: *** Change Your Life ***
Capitolo 51: *** Good Old Days ***
Capitolo 52: *** Run ***
Capitolo 53: *** I Belong To You ***
Capitolo 54: *** Mine ***



Capitolo 1
*** Prologo ***


Santana alzò il suo diploma all'aria con uno splendido sorriso stampato sul viso.
La sua pelle color caffè faceva risaltare quelle bianche perle fin oltre la decima fila, e ancora oltre, e ancora oltre. La sua felicità, la gioia del momento e la sua emozione sarebbe potuta risaltare in ogni parte di quell'enorme sala. C'erano decine e decine di altri ragazzi della sua stessa età su quel palco ma lei spiccava su tutti. Anche chi non la conosceva si sentiva irrimediabilmente attratto, incuriosito o semplicemente affascinato da lei, dal suo sorriso, dal suo modo di portare quella splendida divisa rossa e quel cappellino così fastidioso ma che sull'ispanica faceva la sua bella figura.
Aveva passato anni in quella scuola, aveva vissuto così tante cose che faticava a ricordarle ma sapeva che il McKinley le sarebbe sempre rimasto nel cuore. Era parte di lei, un piccolo tassello della sua vita e niente e nessuno avrebbe potuto scacciarlo via dalla sua mente.
Mentre tornava al suo posto, smanacciando verso la sua famiglia e lanciando sorrisi a  chiunque la fissasse, ripensava al giorno in cui aveva fatto coming out.
Era stato una liberazione poter ammettere al mondo intero quello che era realmente, cosa le piaceva realmente. Aveva lottato dentro se stessa per mesi, aveva tentato di nascondere quello che invece sembrava provare e si era sminuita per troppo. 
Alla fine, la notizia aveva occupato la bocca di tutti solo per qualche settimana, aveva sofferto inizialmente certo ma ne aveva anche tratto beneficio. 
Sorrise ancora verso le macchine fotografiche mentre un nuovo ragazzo, sconosciuto, prendeva il suo diploma e andava a cercare il suo posto affianco agli altri.
Come dimenticare tutte le ragazze che era riuscita a portarsi a letto? Il suo fascino aveva contribuito, la sua voce, il suo viso, il suo corpo. Ma forse più di tutto aveva aiutato la novità, il fatto che fosse una delle prime lesbiche dichiarate della scuola. 
Venivano da lei per un'avventura, per una sola notte, per un momento di evasione e poi scappavano, tornavano ad esser insoddisfatte accanto ai loro uomini. Santana le capiva, aveva vissuto così a lungo prima di rivelarsi per quello che era e le andava bene vivere così alla giornata, senza doversi preoccupare di nessuno se non del proprio piacere.
Aveva poche persone di cui realmente preoccuparsi. Poche persone si meritavano le sue reali attenzioni e tra questi c'erano i suoi compagni del Glee Club. Senza di loro probabilmente non sarebbe andata da nessuna parte, non avrebbe fatto le conquiste che era riuscita a concludere. Ma se avesse dovuto scegliere una persona tra loro, se avesse dovuto decidere chi meritasse di più non aveva alcun dubbio. Increspando le labbra si voltò alla ricerca del viso che tra quelle uniformi rosse spiccava di più, a suo giudizio. La cercò per alcuni secondi senza alcun risultato e poi ecco che due occhi azzurri fecero capolino a tre file di distanza.
Erano così grandi e profondi che vi ci sarebbe potuta annegare dentro, i ciuffi biondi ricadevano lunghi oltre le sue spalle delinando il suo chiaro viso delicato. Sorrideva anche lei, come tutti, come chiunque in quella sala ma il suo appariva certamente il sorriso più bello.
Brittany.
Questo era il nome della sua migliore amica. La vice cheerleader, la sua inseparabile compagna durante le ore passate dell'aula delle New Directions. 
Non aveva mai pensato di portarla a letto, era l'unica ragazza che forse non aveva mai considerato di sedurre. Non tanto perché non fosse bella, anzi, la trovava incredibile, ma perché non voleva che il loro rapporto si limitasse al sesso.
Lei era la sua unica, vera amica del suo stesso sesso, e non avrebbe cambiato quel legame per nulla al mondo, non voleva rovinare l'amicizia più importante della sua vita.
In realtà c'era un altra persona a cui era molto legata. Una delle poche persone ad averla capita realmente, per com'era e non per come appariva. Si chiamava Matt e stava poco lontano da lei, anche lui nella sua uniforme rossa e con il suo bel sorriso appariscente.
Si era trasferito al McKinley il secondo anno ed era entrato prepotentemente nella sua vita. 
Era il suo amico, il suo confidente, una delle poche persone che non la giudicava mai.
Santana era una stronza, sapeva di esserlo e non si vergognava nell'ammetterlo, tutti la credevano una senza cuore, un mostro. Solo lui sapeva come stavano le cose in realtà.
Solo lui sapeva che la sua rabbia e il suo esser stronza equivaleva a una pungente difesa contro le avversità del mondo e che anche quando appariva prepotente in realtà era solo perché le interessava davvero.
Brittany e Matt erano i nomi delle persone più importanti della sua vita ora.
Alzò ancora il diploma e sorrise.
Aveva un futuro radioso davanti. Avrebbe potuto diventare una star di Broadway grazie alla sua splendida voce o magari una famosa attrice di Hollywood per le sue doti recitative.
Aveva un carattere forte, che le avrebbe aperto molte porte nel mondo lavorativo e anche se aveva inizialmente scelto un College, questo non significava che avrebbe rinunciato ai suoi sogni. Non l'avrebbe mai fatto! Niente era più forte delle sue aspirazioni e del suo futuro.
Quando partì l'ultima canzone. Quando Puck attaccò con il suo assolo di chitarra si ritrovò a pensare a quanto tutto questo le sarebbe mancato, a quanto avrebbe rimpianto il suo strapotere nei corridoi, le ragazzine nel suo letto, Brittany.
Ma questo era nulla rispetto alla sua grande paura, era nulla rispetto al terrore piùforte della latina così tornò subito a sorridere largamente. Si, anche Santana Lopez aveva paura di qualcosa e anche se odiava ammetterlo purtroppo era qualcosa di incontrollabile.
Santana aveva paura dell'amore. Aveva paura di innamorarsi di qualcuna. 
Per questo le avventure le andavano bene, per questo non voleva impegnarsi con nessuna.
Sapeva che con il suo carattere e il suo essere, avrebbe finito per far soffrire chiunque e che la passione l'avrebbe consumata all'interno rendendole impossibile vivere. 
Se davvero si fosse innamorata di una persona, Santana sapeva che sarbebe stato per tutta la vita e che non avrebbe potuto mai dimenticarla. Questa era la sua grande paura.
Per questo si teneva così a distanza da Brittany senza neanche saperlo, era il suo corpo a imporglielo, era la sua mente. 
Ancora non sapeva di star lentamente maturando dei sentimenti verso la sua unica migliore amica e ancora ignorava che questi erano ricambiati confusamente dalla bionda.
Quando la cerimonia finì tutti si dispersero raggiungendo i propri amici, le proprie famiglie, i propri parenti. Solo la mora andò a cercare per primo Matt, stringendolo in un forte abbraccio, poi Brittany lascindole un delicato bacio sulla guancia. Aveva le lacrime agli occhi ma doveva trattenersi, Santana Lopez non aveva mai pianto di fronte a nessuno.
Quello era un gran giorno per lei e non voleva rovinarlo così.
Finalmente avrebbe potuto volare libera, vivere pienamente la sua vita e desiderava farlo da così tanto tempo che le sembrava impossibile fosse già arrivato il suo momento.
Corse da sua madre, la strinse e rimase in quell'abbracciò per alcuni minuti.
Si, Santana Lopez era pronta per il mondo e chissà...forse anche per l'amore.
 
7 Anni Dopo
 
«Andiamo San, offro io!»
«Vuoi solo vedermi ubriaca.»
«No. Giuro. Dai, è il giorno del mio compleanno, dov'è il mio desiderio?»
Santana gli allungò un pugno al viso ma Matt fu abbastanza veloce e pronto per schivarlo, aveva sempre avuto degli ottimi riflessi facendo parte della squadra di Hockey.
«Mancato! Ora bevi.»
«Sei insopportabile.»
«Sai bene che senza di me non potresti vivere.» continuò lui ridacchiando mentre le passava un braccio intorno al collo e le sussurrava qualcosa all'orecchio in modo che nessuno potesse sentirlo. Non che ce ne fosse davvero bisogno, la musica era già molto alta di per se.
«E poi, se non bevi un po', non riuscirai a portarti a letto quella rossa vicino al bancone.»
Santana si passò la lingua sulle labbra dopo aver buttato giù quel bicchierino di rum, odiava quel liquore ma dato che il suo amico lo adorava ed era il suo compleanno, doveva fare come diceva lui. Erano rimasti solo loro due, certo Quinn e Kurt erano in ritardo ma sapevano entrambi che alla fine si sarebbero ritrovati soli al bancone. 
«Da quanto mi sta fissando?»
«Direi svariati minuti! Le daresti il colpo di grazia con una bella canzone.»
La mora rise e gli assestò un altro colpo, questa volta andando a segno e costringendolo a toccarsi il petto con fare dolorante.
«Non andrò al karaoke!»
«Perché no? Sai di essere stupenda quando canti su quel palchetto.»
Non aveva tutti i torti. Riusciva sempre a zittire l'intera sala e ad ottenere tutti gli occhi per lei. Era maga in questo e Matt lo sapeva bene, proprio per questo pensava che una sola canzone sarebbe bastata per far avvicinare la rossa che a quanto pareva aveva tutta l'intenzione di non passar la notte sola ad ubriacarsi.
«Non ho molta voglia!»
Matt sorrise e le diede una pacca sulla spalla senza impedirsi di alzarsi sorpreso.
«Tu hai sempre voglia San. Ci penso io.»
«Non ci provar...» provò ad alzarsi anche lei ma il suo amico era molto più veloce.
Scavalcò qualche poltroncina, parlò con l'uomo dietro la pianola e subito tornò indietro con un bel microfono senza fili in mano. Odiava quando faceva così.
«Per te, mon amour.»
«Il francese non ti salverà dalla lenta morte che ti infliggerò tra qualche minuto.» sussurrò Santana con il suo tono più pungente mentre lo superava per raggiungere le scale del piccolo palco. Stava praticamente alla fine della sala, posto al centro di quel lato e sopraelevato in modo tale che tutti potessero vedere chi si esibiva. 
Mise il microfono nell'asta e si preparò a cantare qualsiasi cosa sarebbe uscita sul megaschermo, dopotutto Santana Lopez conosceva qualsiasi testo e canzone.
Eppure l'aria si fermò. Tutto si fermò. I secondi trascorsero immobili quando la porta si spalancò acogliendo l'ingresso di una simpatica coppia di fidanzatini. Questo si poteva evincere dalle loro mani, strette insieme in una sorta di morsa complicata, e dai loro sguardi così ridenti e felici di trovarsi nello stesso momento nello stesso posto.
Il ragazzo non era nulla di particolare, aveva dei capelli neri tagliati corti su quella testa apatica, degli occhi verdi, una carnagione abbronzata e dei lineamenti mascolini.
Il suo corpo era snello e sembrava anche muscoloso a giudicare da come il tessuto si tendeva sul suo petto e sulle braccia. Indossava degli abiti normali, che non sarebbero saltati all'occhio a nessuno e non c'era niente in lui che poteva attirare l'attenzione.
Lei invece...aveva dei biondi capelli che le scendevano oltre la schiena con delicatezza e degli occhi di un azzurro cielo o mare, così profondi e grandi che Santana probabilmente vi sarebbe caduta dentro se non si fosse aggrappata all'asta del microfono. 
I suoi lineamenti erano dolci, soffici, come anche il suo sorriso incantevole. Era alta, magra, perfetta in ogni suo piccolo dettaglio, vestita con abiti semplici ma per nulla banali che mettevano in risalto il suo corpo meraviglioso.
Quando la canzone partì, l'unica cosa che Santana seppe fare fu sussurrare a bassa voce il suo nome, un nome che non aveva dimenticato e non avrebbe mai potuto dimenticare.
«...Brittany...»

Angolo dell'Autrice
Questa è la mia prima fanfiction sulla coppia che più amo in Glee.
Si, questo parte tutto da un viaggio mentale che mi son fatta qualche settimana fa e alla fine mi ha preso così tanto che ho cominciato ad abbozzare qualcosa. C'è un nuovo personaggio e ci son delle modifiche alla storia originale, lo so. Ma questa è una storia differente dall'originale, è ambientata totalmente nel futuro, tra 7 anni appunto e nel prossimo capitolo verrà narrata in prima persona, dal punto di vista di Santana.
Spero vi possa piacere, vi sia piaciuta e vi piacerà! Grazie a chi la leggerà e perderà tempo tra queste frasi :)

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Capitolo 2
*** The First Time Ever I Saw Your Face ***


Brittany.
Era là, di fronte a me a parecchi metri di distanza.
Se avesse alzato lo sguardo probabilmente mi avrebbe visto impietrita con l'asta del microfono tra le mani e lo sguardo perso nel vuoto. Ma era troppo impegnata per cercarmi.
Lei non sapeva che io ero là, l'unica cosa di cui si doveva preoccupare era sorridere a quella sorta d'uomo che l'accompagnava tenendo stretta la sua mano. Aveva forse paura che allentando la presa sarebbe potuta scappare?
Non aveva nulla di speciale, nulla in lui avrebbe colpito l'attenzione.
Certo, son lesbica ma non per questo non so riconoscere il bello oggettivo negli uomini e quel ragazzo non era assolutamente alla sua altezza. Lei meritava qualcuno, incredibilmente affascinante, e misterioso e sexy e...lei meritava il meglio.
Quel pensiero mi fece scuotere ancora una volta e la mia mente cominciò a vagare rapida tra i miei ricordi passati ma non potevo permettermelo, non ora. Se per sbaglio avesse alzato gli occhi e mi avesse vista in questo stato probabilmente mi sarebbe corsa incontro e non era quello di cui avevo bisogno. Sentì le note della canzone che quell'idiota di Matt aveva scelto per me cominciare a sollevarsi per l'aria ma non mi misi a cantare. 
Come avrei potuto?
Feci qualcosa molto più alla Santana Lopez. Il mio nome mi doveva precedere ovunque.
Mollai tutto là. Microfono, asta, canzone e palco e mi precipitai verso quello che sembrava il bagno più vicino, immersa nella folla, nascosta alla sua vista.
Matt mi seguì dapprima con lo sguardo poi avvertì la sua presenza dietro di me, un fare interrogativo solo nel respiro che avvertivo sempre più vicino. Sentì la sua mano sulla spalla e infine i suoi occhi furono sui miei mentre richiudeva la porta del bagno delle signore, fortunatamente vuoto, alle nostre spalle.
«Che ti è preso?» mi chiese tenendomi per le spalle e sollevandomi il mento «Ti ho vista sbaincare là in alto, ho temuto stessi per svenire. Cosa è successo?» mi ripetè.
Io però non sentivo bene. Cioè, capivo alla perfezione ma la mia mente non riusciva a collegare le parole per una possibile risposta tanto si muoveva veloce alla ricerca di qualche pensiero decente su ciò che avevo appena visto. Lei era là. Cazzo. Lei era nel mio stesso locale. Da quanto tempo non la vedevo? Mesi? Anni?
Dios. Era così difficile ricordare le date esatte, anche se sapevo che erano ben scolpite nella mia mente. Troppo il dolore, troppa la fatica nel tornare a quei momenti.
«Lei.» riuscì solamente a farneticare mentre tentavo di riprendere il controllo del mio corpo.
Tremavo impercettibilmente, e sudavo anche freddo. Dios, mi faceva ancora quest'effetto?
«Cosa?»
«Lei è qui.» dissi ancora provocando una nuova espressione confusa su quel bel visino.
Gli occhi azzurri del mio amico si fecero sempre più sottili e due piccole rughe comparvero sulla sua fronte. Era così dannatamente sexy. Se non fosse stato un uomo, gli sarei saltata addosso seduta stante, anche nelle condizioni in cui mi trovavo.
«San, cazzo! Lei chi?»
Lo fissai per alcuni secondi senza proferire più parola riuscendo a fermare i tremori.
Mi si era impastata la bocca, sentivo la lingua asciutta e nella testa regnava la pace.
Come un silenzio, come la calma prima dell'arrivo dell'uragano, della tempesta tropicale, della stagione delle grandi piogge che avrebbe sconvolto il paese.
«Brit...» le parole mi morirono in gola. Deglutii e ci riprovai ancora una volta, con più convinzione, con uno sforzo maggiore. «Brittany.»
Lo vidi sbiancare velocemente, quasi quanto me su quel palco qualche minuto prima.
La sua espressione cambiò numerose volte, sino a che non si stabilizzò a metà tra il serio e il preoccupato mentre mi fissava e stringeva sempre più.
«Vuoi che vada a parlarci?»
«NO.» gli urlai contro mettendoli una mano sul petto come a spingerlo lontano.
Era fuori questione. Avrebbe sicuramente capito che dietro tutto c'ero io e osservare la sua reazione era una delle cose che mi spaventava di più al mondo. No.
Non avremmo parlato con Brittany, nessuno dei due. Non quella notte.
«Vuoi che faccia qualcosa?»
Il suo sguardo era così dolce e preoccupato che non riuscii a impedirmi di posarli una mano sulla guancia per rincuorarlo e trovar conforto io stessa. Dios, che cosa mi stava succedendo?
Ancora? Come poteva farmi sempre lo stesso effetto, dopo tutto questo tempo?
«Accompagnami a casa.»
«Sarà fatto!» disse lui prendendomi per il polso e trascinandomi fuori.
Mentre camminavamo, mentre ci celavamo nella folla per evitarla la mia mente continuava a vagare e a bussare alla porta dei miei ricordi che tenevo chiusa con attenzione.
Madre de Dios. Non avevo alcuna intenzione di tornare a quei ricordi.
Non il giorno del compleanno di Matt. Cazzo! Il suo compleanno!
Fu un pensiero che mi colpì come un fulmine a ciel sereno e quando aprì gli occhi nuovamente conscia della situazione mi ritrovai dentro un taxi. 
«Ho rovinato il tuo compleanno! Dios!»
«Non ti preoccupare. Avrò un sacco di compleanni da festeggiare. Stai calma, appoggiati al sedile, io chiamo Quinn e Kurt per avvisarli del cambio di programma.»
Era sempre così calmo, così controllato. Non si arrabbiava mai per nulla e mi perdonava qualsiasi cosa gli facevo. Ancora non so cosa avevo fatto per meritarmi una persona come lui. Posai la testa a un lato di quello scomodo sedile e mi rivolsi verso il finestrino mentre sentivo Matt comporre il numero della mia bionda amica al telefono. C'era freddo, molto freddo nell'aria come di consueto nei primi giorni di Febbraio. 
Febbraio. Non era forse a Febbraio che avevo visto il suo viso per la prima volta?
La sorte alle volte è davvero beffarda! Quel pensiero fece irrimediabilmente scattare la serratura dei miei ricordi e subito la mia mente tornò a quel giorno lontano.
 
11 Anni Prima
Quel giorno faceva freddo. Molto freddo. 
Ricordo ancora che stavo fissando i vetri delle grandi finestre della Palestra mentre insieme alla Coach Sue attendevamo l'arrivo delle nuove matricole. Io ero entrata di diritto nella giuria che insieme alla perfida professoressa dai biondi capelli avrebbe deciso delle sorti di quelle ingenue e timide ragazzine che sfilavano davanti a noi. Era stato il mio carattere e la mia lingua tagliente a farmi guadagnare una sorta di stima da parte della Coach, anche se questa si divertiva sempre a demolirmi e affibiarmi soprannomi sempre nuovi.
Era la metà del semestre, e avevamo bisogno di nuove cheerleader dato che i duri allenamenti della Silester avevano portato un numero imprecisato di ochette ad abbandonare la squadra. Come se potessero vivere senza la popolarità che la divisa donava, povere illuse sfigate!
Entrarono una alla volta e fu una catastrofe. Alla Coach non ne andava bene nemmeno una.
«Scusa, questo è il provino per diventar Cheerleader non per il ruolo della piccola fiammiferaia! Trovati qualcosa di decente da mettere! IL PROSSIMO!»
«Stai scherzando vero? IL PROSSIMO!»
«Bravo. Eccellente. Divino. Bella...CAGATA! IL PROSSIMO!»
«Non posso giudicarti perché devo assolutamente correre al bagno a rimettere il tacchino che ho mangiato a pranzo. Uno spettacolo rivoltante. Lopez, urla per me.» mi disse alla fine scomparendo oltre gli spalti e probabilmente raggiungendo per davvero il bagno.
L'ennesima ragazzina dalle belle speranze se ne andò tra le lacrime e io reggendo il suo grande megafono strillai a pieni polmoni.
«IL PROSSIMO!»
Si, avevo ancora molto da lavorare se volevo diventare come Sue ma...non me la cavavo male. Potevo incutere lo stesso tipo di terrore nelle persone, mi bastavano poche semplici parole ben mirate alla distruzione della loro autostima e il gioco era fatto. Dios, quant'ero abile con le parole, e non solo...
Fu allora che vidi il suo viso per la prima volta.
La sua pella aveva un colore pallido ma non bianco come si sarebbe potuto pensare, era di un rosato delicato, un colore tenue che si spandeva lungo tutto il suo corpo fasciato solamente da degli shorts e una maglietta senza maniche abbastanza aderente.
Aveva un fisico spettacolare, era slanciata, magra, con delle gambe lunghe e sottili e le curve al posto giusto anche se, in effetti, in quanto a seno non era ben dotata.
Il viso era di una tenerezza unica. Il taglio di quegli occhi così blu e il suo sorriso delicato impostavano i delicati lineamenti proporzionati e perfetti. I capelli erano raccolti in una cipolla dietro la nuca, di un biondo pacato. Era veramente una bella ragazza.
«Il mio nome è Brittany Pierce, e son qua per fare il provino.»
Cominciò a muoversi a ritmo della musica che si era portata dietro e sentendo quel richiamo mi ritrovai ben presto Sue alle spalle. Per lei non ci furono insulti, non ci fu niente di niente.
Semplicemente mi strappò il megafono dalle mani dandomi della ladra deportata denotando il suo razzismo per nulla pesato e vi urlò dentro come tutte le altre.
«AVANTI BIONDINA, LIBERA LA PISTA! IL PROSSIMO!»
Sapevo che ce l'aveva fatta. Sarebbe stata una cheerleader e avremmo lavorato insieme.
Non mi sarei mai scordata il suo nome, ne il suo viso. 
Brittany Pierce.

Angolo dell'Autrice
Eccoci qua, al primo Capitolo che in se è la continuazione del Prologo.
In questi primi ci saranno molti flashback del passato di Santana, tutti riguardanti Brittany logicamente in modo tale che potremmo conoscere la loro storia in modo più dettagliato. Perché in questi 7 anni son successe parecchie cose e verranno delineate anche cose accadute molto prima! Ogni capitolo avrà come titolo una canzone che lo rappresenta, in questo caso ho scelto una meravigliosa performance di Glee, che mai scorderò ma nei successivi saranno diverse e ne indicherò autore e brevemente il contenuto :)
Spero vi possa piacere e ringrazio già tutte le persone che leggono la mia storia o la recensiscono o la aggiungono a preferite, ricordate, seguite etc etc, per me significa molto :) 
Alla prossima :D

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Capitolo 3
*** Breathe ***


 
«Allora io ti lascio qua. Riesci a salire le scale?»
«Mi hai preso per una nonnetta rachitica? Certo che ci riesco! Sto bene.»
Mi ritrovai subito i suoi occhi tra i miei e mi attirò per darmi un bacio sulla guancia.
«Sappiamo entrambi che non è così. Buonanotte.»
«Non so di cosa parli...» dissi io chiudendogli lo sportello in faccia e provoncando un suo gesto di disappunto che sfociò in un ghigno. Ma non era offensivo, era il nostro ghigno di saluto, il nostro ghigno della buonanotte. Come potevo non ricambiare?
Dopo averlo dunque salutato per bene infilai le chiavi nella serratura e salì le scale del palazzo sino a raggiungere il quarto piano ed arrivare al mio appartamento. Avrei potuto prendere l'ascensore ma il mio corpo aveva bisogno di muoversi, di scacciare via la confusione e il nervosismo. Dovevo respirare. 
Lentamente, velocemente. Dovevo solo ricordarmi di respirare.
Dios. Odiavo quella ragazza! Perché doveva esser sempre così fottutamente complicato?
Mi chiusi la porta dietro e mi lasciai cadere a terra con le spalle contro lo stipite. Le mie ginocchia cedettero per un momento e rimasi così a terra. 
Respirare. Dovevo respirare.
«Puta!» gridai rialzandomi e lanciando le chiavi sul tavolo. Mi tolsi il cappotto e lo depositai nell'attaccapanni più vicino per poi fiondarmi letteralmente sul mio divano.
Mi sfilai i tacchi e le calze per restare con quell'abito aderente così nel buio più totale.
No, avevo bisogno di qualcosa. Mi sarei depressa così!
Corsi in cucina e mi presi una birra dal frigo, più il telecomando della tv che subito si accese appena posai un dito sul tasto. Cosa mi avrebbe potuto distrarre più di un film?
Respira Santana. Respira. Continuavo a ripetermi facendo zapping.
Eppure non riuscivo a togliermi dalla testa quei capelli biondi, quegli occhi azzurri e soprattutto quel sorriso, il sorriso che per molto tempo aveva dedicato solo a me.
Mi sentii d'un tratto avampare di gelosia verso il ragazzo a cui erano rivolte le sue attenzioni. Avrei voluto distruggerlo, insultarlo fino a che le sue orecchie non avessero cominciato a sanguinare. Desideravo tanto strappargli quella scopa sporca dalla testa e prenderlo a pugni come solo nel mio quartiere mi avevano insegnato a fare.
«Dios!» esclamai rendendomi conto dei miei pensieri.
Fantasticavo di far soffrire il ragazzo di Brittany. Ero gelosa.
Ero gelosa di una persona che si era allontanata da me solo per colpa mia.
Come potevo esser gelosa di chi non doveva più significare nulla nella mia vita? No mi stavo ingannando, non poteva essere così! Allora perché mi ero scolata così velocemente quella birra e sentivo ancora la gola ardere. La tv non stava aiutando, proprio per nulla.
Dovevo respirare e calmarmi. Forse dovevo dormire.
Ma non avevo sonno, i miei occhi non volevano chiudersi e il cervello non voleva staccare la spina. Diavolo, quanto odiavo la mia continua ossessione per il passato!
La rividì ancora sorridere, nella mia mente. Ma non eravamo più nel locale dove avrei dovuto festeggiare con Matt il suo compleanno e lei non era in compagnia di quel rospo travestito da uomo.
 
10 Anni Prima
«Brittany che fai, non vieni?»
«Non mi sento tanto bene Santana. Dillo tu alla Coach.»
Mi slanciai in avanti afferrandole il polso e costringendola a guardami.
«Mi farà il culo, e lo sai bene. Mi vuoi davvero tanto male?»
Lei fece di no con la testa e la vidi mettere immediatamente il suo broncio da conquista. Quando assumeva quell'espressione mi era davvero difficile continuare a prevalere su di lei, mi superava in scaltrezza e abilità.
«Ti voglio bene Santana.»
«Quanto bene?» chiesi io tentando di tirarla verso l'uscita, senza grossi risultati.
«Non abbastanza da riuscire a portami a letto, ma a sufficienza per considerarti un amica.»
Rimasi totalmente spiazzata dalla sua risposta. Era la prima persona che mi dava un etichetta simile, anzi la seconda ma Matt non faceva testo, lui era speciale.
«Come sai che non riuscirò a portarti a letto?» chiesi io senza farmi prendere in contropiede e continuando a tirarla via. 
«Vuoi portarmi a letto? SANTANA!» Mi diede un colpo alla testa con la mano libera e mi costrinse a prendere le distanze. Quella ragazzina era fuori di testa. Ma forse era proprio per quello che mi era così simpatica.
«No che non voglio. Insomma guardati, non hai seno, non hai culo. Non sei il mio tipo!» risposi ridacchiando maliziosamente mentre mi immaginavo ben altro tipo di ragazza.
Lei si limitò ad imitarmi, regalandomi il suo primo magico sorriso. Era incredibilmente bello, grande e contagioso e subito mi ritrovai ad imitarla quasi come una scema.
«IDIOTA! Andiamo o la Coach si arrabbierà!»
«Vieni allora?»
«Sei riuscita a farmi sorridere veramente, meriti un premio Lopez!»
Risi ancora una volta. Incredibile come riuscisse a mettermi di buon umore.
«Vedi di non farmi fare flessioni inutili allora. Muoviamoci!»
Le dissi prendendola per la mano e cominciando a correre per i corridoi alla ricerca della strada più veloce per raggiungere la palestra.
 
Giorni Nostri
Riemersi da quel ricordo e mi accorsi di star quasi singhiozzando. 
Non potevo piangere, non per lei, non ancora.
Presi istintivamente il mio cellulare e velocemente mi mossi nella rubrica fino a trovare il numero, comporlo e attendere in religioso silenzio.
«Matt. Non sto bene. Vieni a casa!»
Chiusi senza nemmeno dargli il tempo di rispondere. Sapevo che sarebbe arrivato nel giro di mezz'ora. Lui c'era sempre stato per me!

Angolo dell'Autrice
Ho aumentato il carattere a 14, spero che ora si veda un po' meglio :)
Detto questo eccoci con il secondo capitolo il cui titolo è appunto Breathe, una splendida canzone di Anna Nalick che vi consiglio di ascoltare. Io sono letteralmente una drogata di questa canzone e mi è sembrata molto adatta per questo capitolo di sconvolgimento, poi fatemi sapere voi :)
Purtroppo non so ora, tra quanto potrò postare, con l'inizio della scuola i tempi si allungheranno ma tenterò almeno di pubblicare anche il terzo in modo tale che si possa avere una visione sul passato più chiara.
Ancora grazie a tutti :)

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Capitolo 4
*** Only If For A Night ***


La luce del sole che filtrava tra le tende cominciò ad infastidire il mio riposo.
Non sembravano tirate male ma vi era uno spiraglio che permetteva il passaggio dei caldi raggi del sole e io non avevo alcuna voglia di alzarmi. Non ancora.
Mi rigirai dall'altro lato trascinando con me un ingente quantità di coperte e mi ritrovai con la faccia contro una schiena che non ricordavo di aver ospitato nel mio letto. Non era sicuramente la mia, sarebbe andato contro tutte le leggi umane per questo mi allarmai alzandomi di scatto e lasciandomi sfuggire un impercazione.
«Dios.»
Vidi il viso di Matt distendersi e corrugarsi mentre le sue palpebre si sollevavano lentamente e a più riprese. Probabilmente stava ancora mettendo a fuoco la situazione, cosa che in effetti stavo facendo anche io.
«San. Dormi.» disse con la voce impastata tornando a cacciar la testa sotto il cuscino.
«Matt, noi non abbiamo...» chiesi portandomi le mani alla testa.
Avevo un grande dolore proprio in corrispondenza della fronte e quella manciata di bottiglie sul tavolino dall'altra parte della stanza poteva esser un indizio sulla causa.
«Certo che no! Torna a dormire.»
Sembrava veramente scocciato così lo ascoltai, tentando di capire cosa fosse successo la notte prima ma davvero non ricordavo nulla. Così alla fine era riuscito a farmi ubriacare, o ero stata io, per mia volontò a scolare quelle bottiglie di birra? Provai a contarle ma dall'angolo visivo in cui mi trovavo non riuscivo a vederle tutte. Dios, erano almeno una decina. Che diavolo mi era passato per la testa?
Ricorda Santana, ricorda. Mi ripetevo spremendomi le meningi. Ma avevo un vuoto totale e così la mia mente tornò a vagare, tornò indietro e al posto di ricordare il buio di quella notte si spostò su momenti più soleggiati.
 
9 Anni Prima
 
«Penso di esser la prima ragazza che entra in questa stanza senza secondi fini.»
«Cosa intendi per secondi fini?» chiesi chiudendo la porta. Non volevo che i miei genitori ci disturbassero, avrebbero potuto esser molto petulanti vedendo che era la prima volta che portavo un amica femmina a casa. Dios, se lo erano!
«Che non vuoi portarmi a letto.» rise lei già seduta sul mio bel cuscino.
«A me sembra che tu già ci sia, nel mio letto!»
La vidi cambiare espressione e tornare a ridere molto velocemente. Aveva un viso incantevole e sarei rimasta a guardarla per ore. Ma avevamo cose più imporanti di cui parlare.
«Concentriamoci San. Abbiamo le Regionali e se non impariamo quella dannata coreografia la Coach ci scannerà!»
«Oh, più a me che a te fidati. Son il Capitano, se qualcosa va storto la colpa è mia!»
Brittany si alzò e mi diede una pacca al sedere, con fare divertito. Era la prima volta che succedeva una cosa del genere e non mi sentivo chiaramente eccitata o provocata.
Era un gesto in amicizia, come io avrei potuto fare con Matt o Puck o Quinn. 
Oddio, Quinn me la sarei volentieri portata a letto se non avesse avuto un carattere così simile al mio e una figlia già al seguito ma poco importava.
«Segui le mie mosse e non ci sarà pericolo.»
Sbuffai con un ghigno malvagio nel viso.
«Chi ti credi di essere? Ti ricordo che son Capitano per una ragione.»
Attaccai la musica mettendo il CD nello stereo e da lì partì una sorta di sfida tra me e lei, a suon di danza, a suon di passi, a suon di movimenti. Eravamo entrambe brave, ma Brittany se la cavava molto meglio di me. Aveva il ballo nel sangue, le scorreva nelle vene ed era peggio dell'ossigeno per lei.
Passammo le ore così, a ridere e divertirci e sudare molto, ma stranamente non per attviità che solitamente svolgevo con altre ragazze in quella stanza. Adoravo Brittany. Era la mia unica vera amica e pensavo lo sarebbe stata per anni. 
«Hai visto...solo per una notte...sei riuscita a superare uno dei tuoi limiti...» mi disse ansimando poco prima di rimettersi il giubotto e andarsene. Inizialmente non capì e le spostai i capelli in modo da oscurargli la visuale e farla ridere ancora, poi però compresi.
«Solo per questa notte però!»
Già. Una notte di cui avrei ricordato chiaramente ogni dettaglio.
 
Giorni Nostri
 
Non certo come la notte appena passata che tentavo di ricordare.
Dios,  era inutile, avrei dovuto aspettare qualche ore per scoprirlo, quando Matt si sarebbe svegliato a meno che non si fosse ubriacato anche lui.
Così aspettai. In silenzio, stringendomi tra le mie coperte sino a che non mi riaddormentai cadendo in un sonno tormentato dal vuoto.
«San. Santana!»
I miei occhi si aprirono sui suoi e fui certa di non trovarmi più in un sogno.
Erano azzurri ma non erano come quelli che mi erano apparsi qualche secondo prima.
«Ci sono...CI SONO!» urlai lanciandomi letteralmente fuori dal letto e prendendo con foga i miei vestiti. Ero in mutande e reggiseno e volevo parlare con lui velocemente e vestita.
«San non ce n'è bisogno!»
«Si invece, non so cos'è successo ieri notte e...»
«Dai ma come puoi pensare di esser andata a letto con me? Mi hai distrutto l'autostima una volta e ci son passato sopra dopo mesi, non potrebbe mai riaccadere!»
Già. Aveva ragione. Come avevo anche solo potuto immaginare una scena simile?
Dios, era l'alcol e il mal di testa senza dubbio la causa! 
Ero stata a letto con Matt una sola volta, poco prima del mio coming out e avevo definitivamente scoperto di esser lesbica proprio con lui. Quando gliel'avevo detto era rimasto settimane senza sapere cosa fare ma poi aveva alzato la testa e ci eravamo aiutati a vicenda. Il nostro rapporto d'amicizia era nato proprio così. Non avrebbe mai potuto sopportare che lo sminuissi un altra volta, no era impossibile.
«Ma allora che è successo?» chiesi senza potermi più trattenere con una gamba dentro il pantalone e l'altra ancora all'aria.
«Abbiamo parlato. Mi hai raccontato per l'ennesima volta del perché tra te e Brittany non ha funzionato, di quando lei ti aveva lasciata la prima volta e anche la seconda. Di come ti sentivia persa e di quanto tu ora ti stia risentendo così.»
Lo vidi abbassare la testa e capì che era la verità. Avevo parlato di Brittany da ubriaca.
Dios, era una pessima cosa. Non potevo crederci, stava succedendo di nuovo e io non potevo far nulla per impedirlo. Rimasi con la bocca spalancata, senza sapere cosa dire.
Ero sorpresa da quelle rivelazioni, anche se non avrei dovuto esserlo poi tanto.
Ero stata innamorata di quella ragazza per tanto tempo e la cosa mi aveva distrutta molto più di quanto l'alcool avrebbe potuto fare in quella sola notte.

Angolo dell'Autrice
Ed eccomi di ritorno, con un piccolo Capitolo che devo dire non risolve nulla ma rende le cose abbastanza più chiare, il prossimo Capitolo illustrerà ancora più cose sul passato di Santana e Brittany. 
ll titolo si rifà a una canzone di un gruppo che personalmente adoro, i Florence + The Machine che a mio parere fanno della musica stupenda. Amo questa canzone e l'ho trovata abbastanza adatta a questa parte per cui.
Le vostre recensioni mi rendono veramente felice e mi piace uno scambio di opinioni con chi legge la mia fan fiction per cui spero continuiate così :) 

 

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Capitolo 5
*** It's All Over ***


 
6 Anni Prima
Adoravo stare con Brittany.
Tutto ciò che il mio corpo chiedeva era di passare sempre più tempo con lei.
Da quando avevamo preso il diploma erano cambiate molte cose nel nostro rapporto e anche se confusamente ci eravamo ritrovata l'una tra le braccia dell'altra. Avevo così iniziato una relazione, con l'unica migliore amica che avevo, rischiando tutto per lei.
Era successo di botto, anche se in realtà ci erano voluti anni per portarci a quel gesto.
Eravamo in un locale, in una delle nostre solite serate rimpatriata a cui tutto le New Directions avrebbero dovuto partecipare. Purtroppo gli assenti erano parecchi.
Rachel e Kurt si dilettavano a New York come se non ci fosse un domani, compiere un percorso così lungo solo per una birra tra amici era impensabile. Puck, che sentivo frequentemente via telefonica, non poteva lasciare il suo lavoro a LA per noi e Mercedes purtroppo lo seguiva a ruota. A fine serata ci ritrovammo solamente io Brittany e Matt e per una strana coincidenza c'erano due macchine e tre persone. Il destino? Forse.
«Non c'è problema ragazzi, il prossimo treno partirà tra un ora e voi potete andare tranquillamente!» 
Brittany sapeva esser molto convincente quando parlava ma non fu una di quelle volte.
«Sei fuori di testa? Ti accompagnamo noi!» dissi immediatamente senza accettare alcuna replica. Sapeva esser eccessivamente cordiale quando voleva ma io la conoscevo bene.
«Facciamo che l'accompagni tu. Io ho...un impegno.»
Mi voltai quasi schifata verso di lui. Oh, sapevo a che tipo di impegno si riferiva.
Una ragazza, probabilmente bella e formosa lo attendeva a casa e lui non vedeva l'ora di svignarsela con una relazione mordi e fuggi proprio come facevo io. Eravamo davvero compatili, anche se Matt non si limitava a questo. Lui aveva avuto le sue storie importanti!
«Vai, vai a trombare tu! Ci penso io a Brit.»
Lo vidi farmi il "nostro" saluto e correre subito alla macchina.
«E vedi di non farmi diventare zia!»
Non sarei mai potuta diventarlo. Non eravamo legati dal sangue, ne parenti acquisiti, era semplicemente una cosa che gli ripetevo ogni volta.
«Tranquilla San!»
Un rombo e si incalanò in corsia lasciandoci sole.
Brittany tentò di liberarsi dal mio passaggio ancora per qualche minuto ma alla fine ci ritrovammo entrambe in strada, cinturate e dirette verso casa sua.
«Non ti saresti dovuta disturbare, con quello che costa la benzina.»
«Disel. La mia macchina è un Disel, non c'è pericolo!»
«Hai capito San.»
«Sei tu che non capisci, non mi costa nulla darti uno strappo!»
Vidi i suoi occhi puntarsi sul mio viso, ma non potevo ricambiare il suo sguardo. Quinn aveva rischiato molto grosso quando l'aveva fatto e non volevo ripetere la sua esperienza.
«Uno strappo da 30 minuti almeno.»
«Cosa vuoi che siano? Ora mettiamo musica e passano in un lampo.»            
Con la coda dell'occhio la vidi giocare nervosamente con le mani mentre si rimetteva al suo posto e finalmente chiudeva la bocca. Si posò al finestrino e cominciò a seguire i contorni del paesaggio notturno. Era così bella concentrata, quando pensava assumeva un aria pacifica.
I miei pensieri vagarono molto, troppo e alla fine tornai a considerare la cosa che mi tormentava già da parecchio tempo. Era possibile che mi piacesse?
Possibile che dopo anni, stessi cominanciando a provare interesse per lei?
Nessuna situazione fu imbarazzante quanto i minuti che seguirono. Ne io ne lei cantammo una sola delle canzoni che diedero alla radio. Nessun commento, nessuna indicazione o esclamazione. Solo il rumore della mia guida e dei suoi sospiri riempiva l'abitacolo dell'auto.
E infine, quando parcheggiai davanti a casa mia la vidi slacciare la cintura velocemente e girarsi verso di me con foga.
«Grazie mille del passagggio!» lo urlò tutto d'un fiato e aprì lo sportello ma io fui più veloce e e bloccai il polso costringendola a girarsi.
«Brittany che hai? C'è qualcosa che ti turba?» 
Lei rimase a fissarmi senza dir nulla.
«Sono la tua migliore amica, a me puoi dire tutto!»
Spalancò la bocca, ma non riuscì a dire nulla, si guardò le mani nervosa e poi tornò su di me.
«Niente. Ma son felice di averti qua con me.» lo disse in un modo che mi fece quasi rabbrividire, con una dolcezza negli occhi che non mi pareva di aver mai visto prima.
Sorrisi e mi sporsi stampandole un bacio sulla guancia, rimasi così per alcuni secondi e poi mi allontanai. Quello che non avrei mai immaginato però fu la sua reazione.
Sentì la sua mano farsi spazio dietro la mia nuca, fece pressione e mi attirò a se baciandomi sulle labbra delicatamente ma allo stesso tempo con un certo trasporto.
Vidi una lacrima rigarla una guancia e istintivamente mi ritrassi per asciugargliela.
Ero sconvolta. Non sapevo cosa dire. Cosa fare. Come muovermi.
«Perché piangi?»
Lei mi strinse in un abbracciò e mi accarezzò la schiena.
«Perché per me non possiamo più essere migliori amiche.»      
Fu il modo in cui lo disse a smuovere qualcosa dentro di me. Mi sentì importante, bella e interessante allo stesso tempo e senza che nessuno mi avesse fatto un complimento. Le presi il viso tra le mani e questa volta fui io a baciarla.
Perché si, ero sconvolta, ero sorpresa e sopraffatta ma di una cosa ero certa, avevo adorato quel bacio. 
 
Giorni Nostri
«Alla fine hai solo detto che ti mancavano i suoi baci!»
Spalancai gli occhi più del normale mentre mi passavo nervosamente le mani tra i capelli.
Matt mi aveva appena raccontato i miei deliri notturni e non ero sicura di aver fatto bene a chiedergli di non trascurare nessun dettaglio.
I suoi baci? A me mancavano i suoi baci? Per favore! Avevo conosciuto decine di baciatrici più esperte e brave di lei. Brittany non era nulla a confronto.
Ma allora perché avevo detto quelle cose? Dios, che confusione!
«E come ti son sembrata?»
«Deliravi. Però mi sembravi abbastanza sincera.»
«Sincera?» sbraitai senza ritegno facendolo sorridere. 
«Non stavi inventando nulla, era il tuo cuore a parlare!»
«Ma quale cuore, io non ho un cuore! Matt non torniamo a queste cazzate.»
Questa volta fu lui ad alterarsi e il suo sorriso scomparve velocemente. Si alzò dal divano e mi venne incontro, anche se il mio sguardo lo tenne a distanza.
«San, mi hai già raccontato tutto quello che ho sentito ieri notte e non voglio sentirti dire queste cose. Solo perché Brittany ti ha detto delle cose orribili non è affatto giusto che tu le creda!»
«Lei ha ragione Matt. Chi sono io? Santana Lopez? Cosa ne ho fatto della mia vita? Nulla!»
«Hai fatto il tuo College, hai trovato lavoro come segretaria in uno studio abbastanza importante. Decine di persone vorrebbero che tu incidessi un disco e anche se non hai ricevuto proposte interessanti da Broadway non significa che tu debba scartare tutte quelle di Hollywood. Sei richiesta Santana. Questo non mi sembra nulla!»
«Ma chi ho al mio fianco? Chi mi vuole bene?»
«Io!» urlò lui prendendomi per i polsi, non voleva essere violento ma avevamo fatto quel discorso già altre volte e odiava la poca stima che avevo di me stessa.
«Oltre a te? Si, ci sono i nostri amici del Glee ma li vedo raramente, non ho fatto nessuna nuova conoscenza importante e continuo a portarmi a letto giovani sconosciute.» 
«Stiamo parlando di ieri notte o abbiamo cambiato discorso? Fammi capire»   
Mi accasciai sul divano portandomi le mani al viso. Non sapevo nemmeno io quello che stavo dicendo e soprattutto perché. Eppure ogni volta tornavo a quel discorso, a quel fottuto discorso. 
«Non lo so Matt, sono solo confusa. Non pensavo che dopo due anni vederla mi potesse fare quest'effetto.»
«Lo so. Lo so.» mi disse stringendomi tra le sue braccia.
«Potresti parlarne, avvicinarti, magari vedere come reagisce. Non mettere in dubbio te stessa solo perché è tornata lei.»
«E che a volte mi sento insoddisfatta dalla mia vita. Avvicinarmi? A che scopo? Tra noi è finita Matt, è finita molti anni fa!» conclusi cacciando la testa contro il suo petto e lasciando che finalmente una lacrima liberatoria mi rigasse le guancie. Perché mi sentivo così male?
Perché Brittany riusciva a farmi questo? Proprio non riuscivo a capirlo!             

Angolo dell'Autrice
Nuove informazioni, nuove cose e dio quanto amo il rapporto tra Matt e Santana. Si, è un personaggio inesistente in Glee ma ho pensato che per una storia simile avesse bisogno di una spalla più stabile su cui posarsi per cui...
Siamo al primo bacio, ma dato che la storia è basata sul presente e non sul passato non ci saranno grandi descrizioni, il prossimo Capitolo sarà semplicemente distruttivo :P
La canzone è interpretata dalla bellissima Amber/Mercedes, un capolavoro!

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Capitolo 6
*** Just Give Me A Reason ***


Premessa 
Questo è un Capitolo molto lungo e molto complesso e devastante e...insomma io lo amo! La canzone è tratta dal nuovo album di Pink, presto uscirà come suo nuovo singolo ed è un duetto con il cantante dei Fun, il significato è perfetto :)
Aspetto grandi commenti su questa parte :)

 
Passarono una manciata di giorni da quella serata nefasta.
Mi ripresi abbastanza bene, tornai a lavoro senza problemi e mi limitai a pensare a Brittany solo la notte, quando mi ritrovavo sola tra le coperte calde. 
Probabilmente era stato un episodio isolato, uno sfortuito scontro che non sarebbe mai dovuto accadere ma che circostanze sconosciute avevano aggravato. Si, doveva esser sicuramente così. Io e Matt tornammo al locale, puntammo le nostre prede e da bravi cacciatori quali eravamo riuscimmo a portarci a casa le due ragazze più belle presenti.
Non tutte quelle che rimorchiavo erano lesbiche ma, una notte con Santana Lopez era qualcosa di irrinunciabile. Oh, non voglio vantarmi ma, oggettivamente possedevo una bellezza che avrebbe fatto sbiancare i più incalliti ruba cuori. La mia belle ambrata, i miei occhi profondi e il mio fisico da urlo facevano il resto, mi bastava davvero poco per riuscire ad ottenere l'attenzione di qualcuno che mi incuriosiva.
Andammo avanti così per quasi due settimane, ignorando quello che mi era successo.
Era più semplice fingere che non fosse mai accaduto nulla, era molto più semplice scolarsi l'ennesimo margarita pretendendo di dimenticare l'accaduto.
«San vacci piano, di questo passo ti dovremo raccogliere da terra!» mi disse Kurt ridacchiando mentre si stringeva ad uno strano biondino che dovevano avermi persentato ad inizio serata ma che non meritava di esser ricordato. Porcellana era molto cambiato.
Quei sette anni gli avevano donato caratteristiche che prima non aveva e se continuava ad esser delicato e irriverente come al solito, per contro aveva cominciato a vestirsi in modo molto più simile a Matt. Portava dei completi eleganti ma casual, ed era veramente cresciuto bene, pure io faticavo a negare il suo fascino. 
Il suo unico problema era Blaine. L'ex usignolo gli mancava da morire e anche se lui non aveva paura di ammetterlo non poteva certo restare ad attenderlo in eterno.
Kurt diceva sempre che se erano destinati a stare insieme prima o poi si sarebbero rincontrati. Una frase che sinceramente, io non condividevo per nulla.
«Oh dubito che mi aiuteresti! Sarai sicuramente troppo impegnato con il tuo amichetto.»
le parole mi uscirono come un fiume in piena che straripa. Vidi i suoi occhi ingrandirsi e poi tornare alla loro forma normale per aprirsi in un sorriso.
«Potrebbe darsi.» ridacchiò dando una pacca al suo amico. Non mi stava simpatico per nulla e se avessi continuato a bere probabilmente avrei fatto nero quell'anonimo biondino.
«Tranquilla, ci penserò io a te.»
Mi voltai incontrando gli splendidi occhi della mia stronzetta preferita. Quinn.
Era bello averla al nostro tavolo, era una che sapeva tenermi testa e quando mancava la sua assenza si faceva sentire eccessivamente.
«Si, certo!»
«Stronza.» mi disse.
«Puta.» le risposi io di getto.
Subito due grandi sorrisi si allargarono sui nostri visi e mi ritrovai a ridere sguaiatamente.
Dios, avevo una risata veramente strana quando i fumi dell'alcool cominciavano ad annebbiarmi la mente ma ero felice che lei fosse qua.
Non riuscimmo a continuare il nostro discorso fatto d'insulti che subito Matt tornò dal bancone con un altro giro di margarita posato sopra un vassoio. Ormai eravamo di casa e andar a prendere i nostri shottini era la norma.
«Per Quinn, per Kurt, per Logan e per me!»
Portarono tutti in alto i bicchieri e per un attimo mi sentii fuori posto. Mi avevano escluso.
«Stronzo dove dovrebbe essere il mio?»
Mi fece la linguaccia e ignorandomi mandarono tutti giù il loro bicchierino.
Che palle! Io ero stata allontanata da questo giro senza alcuna ragione e la cosa mi infastidiva eccessivamente.
«Non voglio accompagnarti a casa, quindi tu hai finito e penso anche noi.»   
Gli altri annuirono sorridendo proprio mentre partì una canzone che ben conoscevamo.
We Are Young.
I ricordi fluirono veloci e tutti ci ritrovammo trasportati all'interno di quel ritmo. Le nostre labbra si muovevano veloci e i nostri occhi scorrevano dall'uno all'altro.
Dios, amavo quella canzone. Amavo essere giovane e aver ancora tutta la vita davanti.
Quando finii ci sentimmo semplicemente svuotati o almeno, io mi sentivo così.
Oddio, propriamente svuotata no, anche perché avvertivo un ingente richiesta provenire dal mio corpo e non sarei più riuscita a trattenermi ancora.
«Vi dispiace se mi allontano un attimo? Stronzetta accompagnami al bagno.»
 «Devi far fuori un po' d'alcool?»
Ci allontanammo e la tirai per una mano ridendo.
«Cavolo Fabray, fai sembrare elegante anche una pisciata!»
«E tu sei una grezza schifosa!»
«Son realista.» dissi senza perdere la mia risata sempre più contagiosa.
Superammo una decina di persone e finalmente raggiugemmo le porte colorate dei servizi del locale, sfortunatamente circondate da una fila che pareva immensa. Io non potevo aspettare però, così superammo tutti tra urla e strattoni, fottendocene di tutto e appena una cabina si aprì mi ci fiondai dentro. Sentì Quinn appoggiarsi allo stipite e cominciar a farfugliare qualcosa. Si, avevo bevuto abbastanza per quella serata! Mi dovevo fermare o sarei seriamente finita a terra. Ad un tratto la sentì fare uno strano movimento oltre la porta e la sentì pensare ad alta voce.
«Ma quella...no, non può essere. Brittany?»
Cosa? Il mio cuore ebbe un tuffo e mi gettai immediatamente fuori dandole quasi un colpo al muso. Lei si schermò con le mani ma subito mi prese la testa portandola verso il punto ove stava fissando anche lei.
«Non è forse Brittany quella?» mi chiese preoccupata.
I miei occhi si fermarono troppo a lungo sul suo corpo, sulla linea della sua schiena.
Si, era certamente lei quella seduta al tavolo e al suo fianco, c'era ancora l'odioso e odiato insipido accompagnatore. 
«Potreb...» le parole mi morirorno in gola.
L'uomo infatti ci indicò e la scena si mosse come a rallentatore. I nostri occhi si incrociarono. Il blu di Brittany si specchiò nel mio iride scuro e nessuna delle due riuscì a mascherare il suo stupore. Varie espressioni passarono sul suo viso mentre il mio cuore si era fermato.
Quinn mise fine a tutto alzando la mano in segno di saluto però e subito Brittany fece lo stesso. L'illusione finii e il sogno tornò realtà.
«Dios, che fai?»
«La saluto. Brittany è stata anche una mia amica!» disse rendendosi conto di quello che aveva appena fatto. Aveva discollegato il cervello per qualche secondo sicuramente, Quinn sapeva bene quello che aveva passato per cui le sembrava impossibile un gesto così. Oppure tramava qualcosa che...sarebbe rimasto celato ai miei pensieri.
«Ci sta facendo segno di avvicinarsi, andiamo?»
Me lo chiese con una faccia da cucciolo bastonato che non le avevo mai visto.
Oh dannazione, sarei voluta fuggire ovunque, andare in qualsiasi altro posto.
Anche all'inferno se sarebbe bastato per allontanarmi da lei e invece le parole mi uscirono dalle labbra senza neanche rendermene conto.
«Andiamo.»
No? Ma che cazzo facevo? DIOS! Pensai tentando di calmarmi.
Eppure il mio cuore non la voleva finire di martellare nel petto, non voleva rallentare.
Perché mi stava succedendo tutto questo? Era solo Brittany, era solo una ragazza con cui ero stata, una delle mie tante relazioni. In realtà era stata l'unica ma...
Raggiungemmo il suo tavolo dopo pochi minuti e la vidi aprirsi in un grande e sincero sorriso, come se la mia presenza non la turbasse minimante. Si, lo devo ammettere, la cosa mi infastidì in modo eccessivo.
«QUINN! SANTANA!» ci urlò contro lanciandosi sulla bionda.
Aveva abbracciato prima lei di me. Prima lei di me!
«Che bello vedervi!» continuò finalmente staccandosi da lei e avvicinandosi a me.
La vidi interrogarsi per un attimo poi mi abbracciò, in modo appena accennato e i nostri occhi si incrociarono ancora. Fu troppo, la mia mente tornò di nuovo indietro nel tempo.
 
5 Anni Prima
«Come? Come hai potuto?»
«Io...non...»
«COME?»
Vidi due lacrime rigarle in viso e mi sembrò come se il mondo fosse finito.
Lei piangeva, stava piangendo ed ero stata io a farle questo. Che senso aveva vivere se lei mi odiava sino a questo punto? Che senso poteva avere tutto quello che avevo fatto?
«Non lo so.»
«Come puoi non saperlo? COME CAZZO PUOI NON SAPERLO?»
Urlava, si portava le mani ai capelli e si muoveva frenetica. Avrei accettato i suoi pugni, i suoi schiaffi, qualsiasi cosa che avesse potuto farmi più male di quanto già non stessi e invece continuava a non  darsi pace. No, era ma che doveva colpire! Ero io la colpevole!
«Ero...è stato un incidente.»
«UN INCIDENTE?» Mi urlò a denti stretti facendosi più vicina. Sentì il suo cuore battere forte, probabilmente le sarebbe uscito dal petto.
«Ho perso il controllo Brit. Ero...non ero in me!»
«Oh, allora tutto si spiega, allora possiamo continuare a vivere come se niente fosse.»
«Non ho detto questo. Non...ti prego non piangere.»
La pregai, la intimai. Stavo morendo dentro. Ogni sua lacrima mi uccideva, era come una spada che mi trafiggeva al cuore. Sapere che io la stavo facendo stare così male mi stava distruggendo. Avrei cancellato tutto, avrei voluto non esser mai uscita quella notte.
Avrei voluto ignorare il mio fallimento e tornare a casa senza soffermarmi al bar.
Dios, l'avrei voluto. Avrei venduto la mia anima per tornare indietro e cancellare tutto.
«Non piangere? NO. IO PIANGO SANTANA!»
«Mi...mi fa male vederti così...» dissi con la voce spezzata. Stavo per piangere anche io?
Dios, era possibile che vederla stare così mi stesse lentamente logorando?
«Ti fa male? Avresti dovuto pensarci prima. IO PIANGO SANTANA! Piango perché sto morendo lo capisci? Come puoi anche solo pensare di chiedermi una cosa simile?»
Stetti in silenzio e la fissai. I suoi occhi rossi e gonfi erano cattivi, aspri come non lerano mai stati e mi chiesi per un attimo dove fosse sparita la mia Brittany.
«Non so cosa dire, non so come scusarmi ma ti prego...non piangere più.» 
Ci riprovai ancora una volta, ma peggiorai solo la situazione.
«Non sai cosa dire? SANTANA, TU MI HAI TRADITA. Non c'è nulla da dire.»                            
Ci fissammo, in silenzio. Solo i suoi singhiozzi ci scuotevano. L'aveva ripetuto ancora, era esplosa e le lacrime avevano bussato ancora ai suoi occhi. Fiumi di lacrime.
Era stato tutto un fottuto errore. Ancora non capivo come fosse successo.
Ero stata rifiutata per l'ennesima volta a Broadway, lei mi aspettava nel suo appartamento sotto le coperte, voleva sapere assolutamente che risposta avevo ricevuto. Ma io ero delusa, ero a pezzi e aveva stoltamente pensato che un bicchierino mi avrebbe tirato su di morale.
I bicchieri si erano poi moltiplicati. I ricordi erano confusi ma avevo dormito con un altra ragazza quella notte, questo lo sapevo bene.
Avevo tradito molte altre persone, non era certo la prima volta ma la mattina dopo quando avevo messo insieme i tasselli per poco il mio cuore non si era fermato. Mi ero sentita per la prima volta un mostro, un essere orrendo che non si meritava l'amore di nessuno. Si, perché Brittany mi amava, era stata lei a dirmi "ti amo" qualche mese prima senza ottenere alcuna risposta. Si era accontentata solo del mio "mi piaci anche tu."
Non riuscivo a dire ti amo, io non riuscivo ad ammettere di essere innamorata perché nascondere le mie emozioni e i miei sentimenti mi aiutava a resistere al mondo.
Avrei potuto nasconderglielo, avrei potuto far finta di niente ma ero uno straccio, non riuscivo nemmeno a guardarla negli occhi e alla fine glielo avevo detto.
Qualcosa si era rotto in lei. Forse il suo cuore, forse solo un meccanismo del suo corpo.
Ed allora mi ero sentita morire anche io.
«Hai ragione. Sono solo un mostro, un errore, ti ho solo rubato tempo! Io...me ne andrò, ti lascerò sola e non mi vedrai mai più te lo prometto!»
Le lacrime crebbero ancora e si avvicinò per posarmi una mano sulla gamba.
«Lo capisci che non è questo che voglio? Lo capisci che dentro di me sto lottando per combattere la confusione che ora sento? Vorrei che fossi lontana milioni di chilometri ma allo stesso tempo non riesco a immaginare la mia vita senza di te.»  
Mi stava chiedendo una conferma. Mi stava dando la mia ultima possibilità.
Lei mi amava, non era disposta a perdermi ne ancora a perdonarmi ma forse se io mi fossi mossa bene, se le avessi detto quello che provavo ci avrebbe lavorato. Avrebbe passato i giorni a convivere con il mio errore e prima o poi sarebbe riuscita a fidarsi di me.
«Aiutami Santana, dammi una sola ragione per cui non dovrei lasciarti. Ti prego.»
I suoi occhioni si posarono sui miei. Avrei dovuto dire quelle due semplici parole, quelle poche sillabe e probabilmente avrei avuto la mia possibilità. Ti amo.
Era così semplice, era così veloce. Spalancai le labbra, schioccai la lingua ma...nulla uscì dalla mia bocca. Non ero capace di farlo.
 Trattenni ancora le lacrime e tirai su con il naso. Le posai una mano sulla guancia.
«Non posso dirlo!»
La sua espressione cambiò. Si fece cattiva, severa e altre lacrime le rigarono le guance.
Prese tutta l'aria che aveva e mi indicò la porta.
«Allora vattene, lasciami sola ti prego. LASCIAMI SOLA!»
Si accasciò a terra, l'unica cosa che avrei voluto era correrle incontro e abbracciarla ma sapevo che non sarebbe servito. Il suo cuore stava tentando di allontanarmi e io dovevo rispettare la sua volontà. Mi chiusi la porta alle spalle e subito due lacrime rigarono finalmente anche le mie gote. Io e Brittany ci eravamo lasciate.
 
Giorni Nostri
 
«Da quant'è che non ci vediamo? Anni?» chiese sempre con il suo sorrisone.
Io non riuscivo a parlare. Il mio corpo tentava ancora di trattenere le lacrime e anche se non capivo perché mi stesse succedendo questo rimasi in silenzio.
«Già! Ci sono anche Kurt e Matt al nostro tavolo, se volete avvicinarvi.»
«Oh. Splendido! Andiamo Wren?»
Wren. Già lo odiavo. Il mio cuore lo odiava con tutte le sue forze. La mia mente lo aveva già ucciso in svariati modi. Ero gelosa. Ero fottutamente gelosa e non avevo un fottuto motivo per esserlo. Lei mi aveva chiesto una sola ragione per restare ed ero stata io ad andarmene.
«Allora vi aspettiamo là!»
Quinn mi tirò via senza preavviso e ci ritrovammo in mezzo alla folla.
La vidi farsi vicina e mi sussurrò all'orecchio.
«Smettila di far la cretina. Mostrati felice, mostrati perfetta! Vuoi una possibilità?»   
Che cazzo stava farfugliando? Cosa intendeva?
«Cosa?»
«Sei sconvolta, si vede. Ma se vuoi un altra possibilità fidati di me!»
Voleva forse farmi tornare con Brittany? Oddio che illusa! Io non la volevo nemmeno.
«Ne ho avute ben due di possibilità!»
Come dimenticare? Ero stata veramente abile a sprecarle. Vidi però un sorrisone comparire sul suo viso proprio poco prima di raggiungere il tavolo.
«Non c'è due senza tre.»

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Capitolo 7
*** Patience ***


 
«Quinn, che cazzo vuoi fare?»
«Lascia a me il controllo per una volta.»
Mi lanciò letteralmente contro la mia poltroncina e sbattè un pugno sul tavolino. Si schiarì la voce e la vidi fissarmi ardentemente prima di parlare.
«Ragazzi sta arrivando Brittany, qualche secondo e sarà qua, ricomponetevi!»
Kurt tolse per un attimo la gamba dalla coscia del suo nuovo ragazzo, l'amica non aveva idea del fatto che lui e Blaine non stessero più insieme. Forse era stata informata, ma non era il caso di rinvangare tale argomento, non davanti al biondino. O almeno, questo pensai io quando vidi la sua reazione! Matt si limitò a voltarsi verso di me, piegò un angolo della bocca nella mia direzione e si lasciò cadere sullo schienale.
«Sicura?»
«E un idea di quella cazzo di Fabray! Ha in testa segatura, dios!»
«Ma tu stai bene?» mi chiese ignorando completamente la mia frase.
Oddio, adoravo quel ragazzo, nessuno si preoccupava così per me come lui. Ma non c'era nulla di che preoccuparsi, ero stata colta di sorpresa la prima volta. Lo stupore mi aveva catturato poco fa ma ora ero più che pronta a ritrovarmi Brittany davanti.
Non mi faceva alcun effetto, lei non influiva più nella mia vita e io stavo bene anche senza di lei. Molto meglio!
«Ho tutto sotto controllo. Non scapperò questa volta.»
Sorrise e lo vidi cercare la mia mano. Forse voleva darmi un po' di coraggio, forse solo farmi sentire che per qualsiasi cosa lui sarebbe stato là a supportarmi. Cosa avevo fatto per meritarmi una persona così stupenda?
Proprio mentre pensavo a quanto ero stata fortunata Quinn tossì vistosamente avvisandomi che la felicissima coppia di findanzatini era a pochi passi da noi. Il biondino di Kurt, Logan mi pare, prese due sedie nei dintorni e le avvicinò al tavolino che circondavamo.
«Eccoci!» disse strizzando gli occhi in un sorriso e mostrando fieramente la sua mano stretta a quella del sudicio compagno. Anche lui abbozzò una sorta di sorriso smorfioso e si posizionò dietro il suo culo come un cagnolino con il padrone. Brittany invece era sempre la solita. Si allungò per salutare tutti, dispensando strani commenti sul loro aspetto.
«Kurt, hai per caso preso gli abiti dall'armadio di Matt?» chiese ridendo costringendo il giovane amico che aveva rinnovato solamente il suo guardaroba. Brittany era così...semplice. Diceva quello che pensava e provava senza troppi convenevoli. A scuola, l'avevano scambiata per tanti anni per stupida, ma poi anche lei era maturata, anche lei aveva avuto il suo momento di crisi superandolo brillantemente e a quanto ne sapevo era riuscita a finire il Collage e trovare un ottimo lavoro come designer di moda. 
Era cresciuta, anche la piccola e ingenua Brittany era diventata un adulta, anche se conservava tuttora il suo essere così innocente.
«Ragazzi, è così bello rivedervi!»
Disse euforica costringendomi a tornare alla realtà. Vidi Matt alzarsi e rispondere al suo abbraccio in modo abbastanza freddo rispetto al solito.
«Anche per noi. Sei completamente sparita.»
Vai così Matt! Vai così! Ero entusiasta che il mio amico non fosse dalla sua parte ma spudoratamente dalla mia e che non fosse poi così felice di vederla. Avevano condiviso dei bei momenti al Glee Club ma questi si erano polverizzati dopo i miei racconti di parte.
«Già.» disse lei tirando fuori la lingua e massaggiandosi la nuca con una mano sola.
«Il lavoro mi ha completamente assorbita, non trovavo nemmeno il tempo per la mia vita sociale.»
Quinn ridacchiò accavallando le gambe dato che era tornata a sedersi.
«Non avrei mai immaginato di sentirti parlare in questo modo! Il mondo del lavoro ti ha proprio cambiata Brit.»
Sentì il suo sguardo posarsi su di me e accolsi quella frecciata in modo naturale.
Sorridevo costantemente da ormai un minuto buono, ero falsa e stupida ma non riuscivo a far altro ne a cambiare espressione facciale.
«Incredibile eh? Oh.» disse battendosi poi una mano sulla fronte. Il suo odioso ragazzo le aveva pizzicato vistosamente il braccio e si apprestava a farsi sempre più vicino con la sedia.
«Lui è il mio...ragazzo.» 
Non fidanzato dunque. Mi beai di quella parola e esultai vistosamente all'interno della mia mente. Per contro, rimasi completamente neutra all'esterno.
«Wren, questi son i miei amici di cui ti parlo sempre. Quinn, Kurt, Matt e Santana.»
Il giovane si illuminò come sentii il mio nome, cosa veramente strana o che per lo meno mi fece riflettere. Strinse la mano a tutti seguendo l'ordine, era uno schifoso precisino, e alla fine arrivò a me. Strinsi più forte che potevo mentre lo vidi aguzzare la vista ancora una volta verso il mio viso.
«La famosa Santana!»
Il volto di Brittany avampò ma riuscì immediatamente a controllarsi e tornare normale.
Famosa? Bene! Quinn sorrise sorniona e perfino Matt dovette trattenersi dallo scoppiar a ridere sguaiatamente di fronte a tutti. Io ero in estati, Dios. Ero famosa. Brittany parlava di me e... No. Non me ne doveva importare nulla. Pensai tornando in me.
Diedi un colpo al mio amico ridanciano e ignorai lo sguardo insistente della stronza Fabray.
«Famosa? Mi può far un autograf...AHI!»
Tutti gli occhi si voltarono verso di noi. Dios. Matt era così idiota a volte e io non sapevo proprio resistere a colpire i suoi bei pettorali.
«Allora, cosa ti porta nella Grande Mela Brit?»
«Mi son trasferita qua!»
Per poco non mi soffocai nella mia stessa saliva. COSA?
Tentai elegantemente di mascherare il mio sconvolgimento ma probabilmente con scarsi risultati dato che Quinn mi diede un colpo alla gamba da sotto il tavolo.
«Un offerta di lavoro interessante?» continuò la bionda che ormai monopolizzava il discorso.
«Ormai è così che gira il mondo. In più Wren vive a New York e volevo solo poter trovare qualcosa più vicino a lui.»
L'essere sorrise come un deficiente e lasciò un delicato bacio sulla guancia della ragazza.
Kurt sorrise e così fece anche Quinn, solo io e Matt restammo totalmente perplessi da quel gesto che ci pariva osceno ed esagerato. Mi sentivo avampare una rabbia dentro che, non sapevo nemmeno perché tornava a ribollire.
«Quindi ci vedremo più spesso ora?»
Kurt si intromise interessato. Era sempre un piacere avere qualche vecchia conoscienza con cui passare le serate.
«Credo proprio di si, adoro questo locale.»
Perfetto! Dovevano proprio venire a far i piccioncini nel mio locale preferito? Pensai.
Dios. Odiavo quella situazione, odiavo il fatto di rivedere Brittany, soprattutto se lui le avrebbe ronzato sempre attorno.
«Ottima scelta, è il miglior locale di tutta la zona.» dissi di botto.
Non so nemmeno cosa mi prese, le parole semplicemente mi uscirono spontaneamente.
La mia mente non controllava più la mia lingua, era la seconda volta che succedeva.
Tutti restarono a fissarmi, Brittany più di tutti quasi sorpresa dalla naturalezza con cui l'avevo detto e mi accorsi subito del pollice in alto che Quinn mi esibiva di nascosto.
Quella ragazza era un idiota, una vera idiota!
«Ci venite spesso?»
«Ogni venerdì e sabato notte. Diciamo che è il nostro rituale!» 
Matt si sentiva veramente a suo agio nel rispondere a tono a Brittany senza però apparire scortese o scontroso in alcun modo.
«Potremmo farne parte.» disse Wren, il simpaticone dai capelli scuri.
Certo. Magari poi avremmo dato vita a un nuovo Club, io avrei fatto da madrina ai loro figli e probabilmente sarebbero tutti vissuti felici e contenti e io l'avrei presa in...Dios!
«Chissà...»  risposi maliziosa. Ora stavo entrando anche io nella mentalità giusta e anche se ad ogni occhiata della bionda il mio cuore accellerava senza controllo stavo gestendo la situazione in modo impeccabile. Dovevo solo aver pazienza.
Stare attenta e cogliere ogni occasione mi avesse servito.
«Comunque lui è il mio nuovo ragazzo Brit, Logan!» 
Kurt ne uscì dal nulla, forse per sdrammatizzare un po' e per alleggerire l'aria troppo pesante.
Quinn pareva divertirsi molto dato che mi sorrideva di continuo, Matt invece era il mio protettore, la mia guardia del corpo.
«Oh. Tu non...»
«Non più.» disse subito.
«Pensavo sarebbe durata per sempre.» continuò lei lasciando che i suoi occhi si posassero sui miei per una frazione di secondo che mi parve un eternità. Il cuore fece un altro salto.
«Ma son felice di far la tua conoscienza.»
Il suo sorriso mi apparve così bello. Così perfetto. Le sue labbra liscie e morbide.
E io ero là, ferma e immobile ad attendere che tutto finisse.
Dios, volevo assolutamente portarmi qualcuna a letto, volevo sfogarmi velocemente e in modo animalesco. La Santana Lopez che era in me stava emergendo veloce e anche questa volta non riuscivo a capirne il motivo.
«Wren tu cosa fai nella vita?»
ANCORA. Parlai di nuovo senza motivo o ragione e i miei occhi da vipera si posarono sulla preda. Il giovane tossicchiò un attimo prima di inumidirsi le labbra screpolate e parlare.
Aveva una voce sgradevole e inspida. Come il suo aspetto dopotutto.
«Sono un Web Creator. Ho conosciuto Brittany proprio al lavoro!»
Che casualità!
«Interessante.» commentai fredda. 
Matt mi strinse la mano sussurrandomi di finirla mentre Quinn mandò giù ciò che restava nel suo bicchiere sorridendo soddisfatta. Kurt semplicemente si era appiattito sulla sedia e sembrava proprio che Brittany non la finisse di osservarmi.
«Tu invece?» mi chiese con tono quasi stizzito.
«Segretaria. Non è molto ma mi pago da vivere.»
Ero un iceberg. Una montagna. Niente avrebbe potuto scalfirmi.
«Oh, ma guarda che ore si son fatte! Wren dovevamo già essere a casa!» gridò Brittany controllando il suo cellulare. La sua voce mi sembrò stridula e falsa così come l'espressione che lanciò al suo compagno per convincerlo a prendere le proprie cose ed andarsene.
Non so perché ma provai una soddisfazione esagerata per quella reazione.
«Non è nemmeno l'una!» provò a protestare Quinn.
«Domani devo andar a lavoro prima del solito e...non vorrei ignorare la sveglia.»
Kurt rise sbuffando e diede un colpetto alla bionda che ormai stava già indossando il suo cappotto. Fuori ci doveva essere molto freddo.
«La solita Brit.»
Lei sorrise. Ancora una volta facendomi perdere battiti al cuore.
«Già! Ragazzi è stato...un piacere rivedervi. Ci teniamo in contatto?»
«Certo. Fatevi vedere.» rispose Matt divertito mentre continuava a darmi colpetti con il gomito e lasciava passare la coppia che in fretta e furia si dileguò.
«Cosa le è preso?» chiese Kurt ridacchiando mentre la osservavamo varcare la soglia. 
Quinn si limitò ad accavallare nuovamente le gambe e spostarsi un ciuffo dalla fronte.
«Penso non sia stata abbastanza calma e paziente.»
Il suo sguardo tagliente mi prese in pieno.

Angolo dell'Autrice
Nuovo Capitolo! Il primo senza dei flashback ma non volevo renderlo troppo lungo e inoltre un primo faccia a faccia meritava tutto lo spazio possibile. Varie reazioni, nuove considerazioni e dio quanto amo Quinn. Questo personaggio avrà gradualmente più spazio e ne vedremo delle belle! La canzone è Patience dei Guns n Roses un gruppo che amavo tantissimo un tempo e diciamo che essenzialmente ho scritto tutto questo con la canzone nelle cuffie perciò...:)
Ringrazio chiunque recensisca e legga la mia fanfiction, è molto importante sentire dei pareri per me :)

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Capitolo 8
*** Girl On Fire ***


Cominciai a veder Brittany ovunque. Sempre più spesso.
Quando non lavoravo o mi prendevo una pausa di qualche minuto la sua presenza sembrava perseguitarmi. Inizialmente pensai mi stesse pedinando poi compresi che non poteva essere così. Dopotutto lei aveva un ragazzo, orrido, ma pur sempre un ragazzo e riallacciare i rapporti con noi gli avrebbe permesso di entrare nella nostra cerchia.
Si, era fantastico. Brittany come amica. Non era quello che volevo?
 
«Finirà male, me lo sento!» disse Matt mentre praticamente scavava solchi nel pavimento da quanto camminava nervosamente in cerchio.
«Piantala!» gli urlai io finendo di rigarmi gli occhi con quella splendida matita nera che avevo comprato giusto una settimana prima. Come fosse finita nell'appartamento del mio amico era ancora un mistero.
«Come fai a stare così calma? Brittany è tornata!»
Lo diceva come se ne avesse paura. Come se fosse una persona di cui diffidare quando invece ricordavo bene le grandi risate che si erano fatti a scuola.
«Non ci sono problemi, io sto benissimo Matt.»
«Certo, per questo hai indossato il vestito più scollato che hai? Per questo ogni volta che la vedi sbianchi impercettibilmente per qualche secondo? San.»
«Te l'ho già detto. Son rimasta sorpresa le prime volte ma ora è tutto a posto. Io e Brittany siamo solo amiche, torneremo a essere come un tempo.»
Lo sentii ridacchiare nervosamente ma ero troppo impegnata a manovrare saggiamente il mascara per preoccuparmi della sua espressione e del suo sarcasmo.
Dios, quanto si preoccupava.
«San, sei sempre stata brava a mentire ma quando si parla di Brittany il tuo muro cede.
Non tornerete ad essere come un tempo, non è possibile. E lo sai perché? Lo sai?»
Mi voltai apaticamente verso di lui anche se in realtà il mio cuore aveva preso a battere più forte e il respiro a farsi più insistente.
«Perché tu ci tieni a lei, perché tu sei innamorata di lei da anni!»
«Non è vero. Non è così! Mi piaceva e molto, ma non ha nulla di diverso da tutte le mie storie passate.»
«Oh andiamo. Quelle non erano storie erano scopate!»
Il suo tono si fece più grave e mi costrinse a guardarlo. Stava cominciando ad arrabbiarsi e non ne capivo sinceramente il motivo. Ero io quella che si sarebbe dovuta comportare in quel modo, ero io l'irrazionale e la rabbiosa.
«Stronzo!»
«Santana è così! L'unica storia che hai mai avuto è stata con Brittany. Siete state insieme per quasi un anno ai tempi del College. Hai dormito con la stessa ragazza per un anno!»
«E non era nemmeno brava a lett...»
«Appunto!» mi bloccò mentre la mia mente già stava tornando a vagare in quei momenti. In quei felici momenti della mia vita. Quando avevo una persona che mi amava al mio fianco, quando tutto sembrava così semplice. Ci baciavamo, non ci importava di quello che pensavano gli altri, facevamo sesso continuamente anche se lei diceva sempre che era amore. Io non ne capivo la differenza, non l'avevo mai capita!
«Le cose non torneranno come prima perché tu provi ancora così tanti sentimenti per lei e sono sicuro, dato come ha reagito, che sono ricambiati!»
«NO ES LA VERDAD!» urlai alzandomi in piedi e lasciando libero il guinzaglio della Santana Lopez rabbiosa di un tempo. La mia mente si muoveva veloce, ma volevo solo urlare.
«Lei ha un ragazzo. Un ragazzo. Sorride, è felice. Lei non ha bisogno di me!»
«Probabilmente è innamorata di quello sfigato, si, hai ragione.»
Il mio cuore si fermò. Se anche Matt pensava che tra quei due potesse esserci davvero qualcosa allora era finita. Lui sapeva fiutare i sentimenti da chilometri di distanza.
No. Non doveva importarmene. No.
«Però, son anche sicuro che se tu gli parlassi di quello che provi, se per una volta riuscissi ad esser onesta con te stessa e con lei. Probabilmente sceglierebbe te!»
O, era un duello quindi? Una lotta per il cuore di Brittany?
Ma io non lo volevo. Io stavo benissimo senza!
«Cazzate!» mi voltai, i tacchi già cominciavano a rigarmi il tallone e volevo uscire subito. Usicre da quella casa e da quella discussione ma Matt mi prese per il polso.
«Senti. Io tengo a te Santana. Non penso di aver mai tenuto a un altra ragazza come a te.
Il nostro legame è speciale, noi siamo amici, veri amici, e questo non potrà mai cambiare.
So tutto di te, ogni più piccolo particolare e conosco la tua storia per cui parliamoci chiaro.»
I suoi occhi si specchiarono nei miei. Dios, era così affascinante quando parlava così.
Profumava di qualcosa, ma non riuscivo a capire cosa. La mia mente era ferma.
Attendevo solo le sue parole, come incantata.
«Non voglio vederti soffrire. Non voglio più vederti piangere, urlare o deprimerti. Brittany ti ha già fatto questo, ben due volte e se anche tu hai sempre avuto una grossa fetta di colpa non te lo sei mai meritato davvero. Ti scotterai, di nuovo. Brittany per te è come fuoco, e tu non riesci a capire quanto possa bruciare ancora dentro di te!»
Lo fissai. Provai a ribattere ma le parole mi morirono in gola. 
Aveva ragione, aveva fottutamente ragione.
«Siete state bene insieme per un anno. Pensavo non vi sareste mai separate, pensavo che finalmente avessi trovato la persona giusta ma poi, per un attimo, hai commesso un errore e non ti è stato perdonato. Hai passato mesi a piangere Santana, mesi! Quando Broadway ti ha chiamato tu non hai saputo rispondere perché eri distrutta. Poi ti sei ripresa, sei tornata a vivere, son tornate le ragazze e i tuoi insulti gratuiti ma...non eri più la stessa.»
Lo vidi soffermarsi un attimo a pensare come continuare.
Probabilmente mi sarebbero uscite grosse e calde lacrime molto presto.
«Brittany è il tuo punto debole. Lo so. E se lei non accetta il fatto che non sai esprimere i tuoi sentimenti non è giusto che ti forzi anche a vederla di continuo. Non è corretta!»
Avrebbe voluto continuare. Ero sicura che avrebbe parlato anche della seconda volta che io e Brittany eravamo state insieme ma non lo fece. Forse per risparmiarmi, forse solo perché sapeva che mi sarei dovuta truccare di nuovo se avessi pianto.
«Grazie Matt.» 
Lo strinsi in un abbraccio. Posai il mio viso sulla sua spalla mettendomi in punta di piedi e restai così per alcuni secondi. Non volevo staccarmi, era così bello.
Però il sogno non poteva durare.
«E ora andiamo a stravolgere New York City! Hai ragione, Brittany non riuscirà a farmi soffrire di nuovo e le dimostrerò quanto sto bene anche senza di lei!»
Lo vidi sorridere e probabilmente mi chiamò stronzetta. La testa stava archiviando nuovamente i meandri del mio passato. Della nostra prima storia. Di quei baci, di quelle notti, di quelle serata passate solo a parlare. Si, ero stata innamorata di Brittany ma non ero riuscita a dirglielo perché quelle parole non volevano uscire dalla mia bocca. Avevo commesso degli errori, ma chi non commetteva degli sbagli nella vita?
Era malsano per me ricordare fatti accaduti 5 anni prima, per cui li avrei archiviati tutti.
Sapevo che rivedere i suoi biondi capelli mi avrebbe fatto tornare di nuovo indietro nel tempo, ma non così lontano per lo meno. 
Mi sistemai così il rossetto e uscì di casa per una nuova e incantevole serata.
La prima del mese di Marzo.

Angolo dell'Autrice
NUOVO CAPITOLO! Piccolo questa volta e con un grandissimo spazio a Matt che ho usato per chiarire bene come stanno le cose per Santana. Diciamo che lui è come la sua coscienza, nessuno la capisce meglio di lui! E comunque Matt non ha poi torto a sostenere "sento che andrà male" Ho specificato il mese dato che è passato un po' di tempo dalla prima volta che San ha rivisto Brit e ha avuto tempo di pensare a lungo a lei quindi...vedremo :)
Inutile dirlo, non vedo l'ora che Naya canti Girl On Fire per poterla sentire

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Capitolo 9
*** What The Hell ***


«Oh, siete arrivati finalmente!»
«SANTANA. MATT.»
Non riuscimmo nemmeno a sederci al nostro solito posto che mi ritrovai una piccola giovane stella dello spettacolo attaccata al collo. In realtà con le sue braccia da nana riusciva a stringere sia me che Matt facendoci sfiorare le fronti l'uno con l'altra.
«Siete qua! Siete davvero qua, oddio è così bello vedervi. Da quanto non ci vediamo? Secoli?»
«Ok Berry, fine delle smancerie!» dissi io allontanandola ma non eccessivamente.
Ero felice di rivederla. Si, Rachel Berry tutto sommato mi mancava. 
Chi potevo sminuire o prendere in giro se non una piccola nana ebrea dal nasone che aveva però avuto grande fortuna nel mondo dello spettacolo e lavorato a Broadway già tre volte?
«Rach, è così bello! Ti ha chiamato Quinn?» 
Matt si dimostrava molto più affettuoso di me in queste occasioni. Non riusciva proprio a staccare gli occhi dal fisico della Berry che, devo ammetterlo, non era niente male.
Era radiosa, luminosa come un albero di Natale il 24 Dicembre e proprio non riusciva a chiudere quella piccola bocca rosata.
«Colpa mia!»
Kurt alzò la mano dal suo posto. Oggi non c'era il biondino con lui.
Una scocciatura in meno pensai lasciandomi cadere sullo schienale e accavallando immediatamente le gambe. La mia stronzetta preferita si avvicinò oscurandomi la visuale di una Berry canterina e Matt ascoltatore.
«Ancora niente Brittany.»
«Non ti ho chiesto nulla!»
La vidi sorridere mentre si inumidiva le labbra con un probabile super acolico.
«Non ce n'è stato bisogno.»
«Puttana!» le sussurrai dandole un colpetto alla spalla e lei si limito a mandarmi mentalmente a quel paese. Oh, com'era discreta la mia Quinn.
Eravamo gli irriducili più Rachel quella notte e la nana stava dando letteralmente show con i suoi racconti. Dios, doveva esser stupendo aver a che fare con quel mondo.
«...poi mi hanno detto: alza di un ottava Berry o lo spettacolo andrà in fumo! Son tutti molto cordiali con me e sapevano benissimo che avrei potuto alzarla molto di più. Ormai mi rispettano...»
«O forse ti evitano!» aggiunsi io impedendole di continuare.
Tutti risero, lei compresa e non potei far a meno di notare quando anche Rachel fosse cresciuta con il tempo. Certo era sempre una nana, aveva sempre un nasone dato che non aveva voluto sentir parlare di chirurgia plastica, ma in lei era cambiato qualcosa.
Non era più l'egocentrica ragazzina dai vestitini con le renne ma una splendida donna che si avviava al successo conscia dei rischi del suo mestiere.
In quel momento la invidiai. Invidiai Rachel Berry. Ma fu solo un attimo.
«Kurt, mi evitano?»
«Possiamo cambiar discorso?» 
Ridemmo ancora una volta mentre Rachel colpiva scherzosamente il suo migliore amico.
Quei due erano inseparabili e Kurt aveva conservato il suo solito umorismo pungente.
La mora stava per riattaccare l'interessantissimo discorso sulla sua vita quando i suoi occhi si posarono su qualcos'altro. Qualcosa di meno effimero e più...biondo.
«Ma quella è Brittany?»
Mi voltai lentamente e convenni che aveva ragione. Era proprio lei quell'angelo fasciato in un bianco vestito ma io non ero da meno e questa volta non sobbalzai alla vista.
Ero là per dimostarle qualcosa, ero là per vincere il nostro duello psicologico.
«La nostra Brittany? Cosa le è successo?»
«MAGIA.» urlò Quinn rischiando di far cadere Matt dalla sedia per le risate. 
Quei due erano in gran sintonia, si divertivano davvero tanto ad esser i migliori amici della sottoscritta e penso fossero anche usciti insieme qualche volta. 
«Rachel Berry? OH MIO DIO!»
Brittany si gettò sulla nana travolgendola. Effusioni a non finire e grandi abbracci si susseguirono. Solo una cosa mi sorprese davvero, non c'era il baldo paladino della giustizia.
Non c'era la scopa vivente. Brittany era sola.
«Vederti è...fantastico...sei bellissima! Se ci fosse stato Wren, desidera conoscerti da praticamente sempre!»
«Wren?» chiese lei ancora scombussolata da tutti quegli abbracci tornando a sedersi.
«Il mio ragazzo.»
Ok. Lo devo ammettere. La cosa mi infastidii parecchio ma l'occhiata che mi lanciò Rachel mi diede la conferma che Matt e Quinn non erano i soli a credere che io provassi ancora qualcosa. Mi mostrai gelida, una roccia scolpita.
«Oh tu, fidanzata?»
«Già! E dimmi dove hai lasciato Finn?»
Rachel rise nervosamente. Sapevamo tutti che quello era un argomento delicato ma certamente lei non poteva sospettarlo.
«Io e...Finn. Ecco noi, ci siamo presi una pausa.» 
Il viso della mia amica si fece quasi scuro e vidi gli occhi farsi lucidi. Dannazione. Brittany combinava solo guai ovunque andasse!
«Non...non lo sapevo. Scusami Rach.»
«Tranquilla. Noi non abbiamo rotto solo...siamo un po' confusi.»
Quinn si mise in mezzo velocemente per sviare il discorso e vidi Kurt poggiare la mano su quella di Rachel e sussurrarle all'orecchio parole di conforto. 
Lei non era confusa, era quel merluzzo, quello stoccafisso a nutrire dei dubbi.
Rachel era ormai una donna di successo, si stava lanciando nel panorama di Broadway e purtroppo aveva trovato sempre meno tempo da dedicare alla balena spiaggiata. Questa ne aveva risentito, erano cominciate le litigate, i dubbi e alla fine aveva chiesto una pausa.
Erano in pausa da ormai 3 mesi. Kurt mi aggiornava spesso della sua situazione ma io non me ne ero preoccupata eccessivamente sino a quel momento.
«E tu Brit, come mai senza accompagnatore stanotte?» chiesi tagliente riemergendo dai miei ricordi. Era il mio momento, era la mia notte. Avevo Matt a destra, Quinn a sinistra. Il diavolo era dunque supportato dai suoi sostenitori.
«Non si sentiva bene, ma mi ha pregato di venire lo stesso. Ci tiene molto a me, abbastanza da stare a casa da solo pur di vedermi felice. Son proprio fortunata.»
Uno a zero per la biondina.
Ero stata veloce ad attaccare e mi sentii come se mi avessero colpito in pieno viso.
Lo stomaco mi si ingarbugliò e il caldo mi attanagliò completamente. Dios, perché mi faceva quell'effetto?
«Molto fortunata!»
«San e tu invece? Non parliamo da...millenni!»
La Berry tendeva sempre ad esagerare ma giuro che sarei andata a stamparle un bacio in bocca per l'occasione che mi aveva servito.
«Io? Oh mi sto concentrando sul mio lavoro ma non eccessivamente.»
«Sarai distratta da molte cose immagino.» commentò Brittany sfuggente.
«Più che cose...persone!»
Uno a uno e palla al centro.
Vidi il suo viso perdere la solita espressione, ma fu solo un attimo.
«SEI FIDANZATA?» Mi urlò dietro la Berry come se non potesse credere alle sue parole.
«No. Diciamo che ho una storia in ballo ma non voglio sbilanciarmi.»
Due a uno. Brittany fece una pressione esagerata sul bicchiere senza rendersi conto che fosse di plastica e che si notava con quanta forza lo stesse stringendo.
Quinn sorrise impercettibilmente, Matt si limitò a ridacchiare sotto i baffi.
Non era vero, non avevo alcuna relazione ma mi stavo veramente divertendo!
Ero nel mio regno. Non eravamo più nel locale, eravamo all'Inferno.
 
4 Anni Prima
 
«Santana lascia perdere, è troppo bella per te!»
«Quinn perché non vai a farti fottere e mi lasci in pace? Nessuna è troppo bella per Santana Lopez!» Liberarmi della Fabray era sempre difficile. 
Lei restava sempre sola, non aveva mai voglia di cercarsi un compagno per la notte a meno che non fossero loro a trovarla per cui mi restava attaccata come una cozza allo scoglio.
Mi mossi comunque nel mio vestito aderentissimo e lungo poco oltre il mio sedere splendidamente fasciato dalla stoffa color rosso fuoco. Ero una fiamma che si insinuava tra la folla. Posai il braccio sul bancone e feci un cenno al barista.
«Due chupito, grazie.»
La donna si voltò. Aveva degli occhi di un castano appariscente e i capelli si intonavano perfettamente al mio vestito, solo di una sfumatura più scura. Era bella da mozzare il fiato e il suo corpo, mi parlava da praticamente mezz'ora. Avevamo giocato con gli sguardi da allora e avevo deciso che era arrivato il momento della mia mossa.
«Cosa ho fatto per meritarmi un giro gratis?»
«Oh, non è una questione di cosa hai fatto ma di cosa farai.»
Il suo viso si allargò in un sorriso malizioso. Era fatta. Un altro pesce nella rete infernale di Santana Lopez. Dopo gli inutili convenevoli pagai il barista e ci allontanammo, anzi lei fece qualche passo poi si fermò. Aveva dimenticato qualcosa al tavolo dove stava ma mi avrebbe raggiunta subito all'uscita. Il bacio al profumo di rosa che mi lasciò confermò le sue intenzioni.
Fu allora che la vidi. Fu allora che incrociai il suo sguardo.
Lei si pietrificò davanti a me, i suoi occhi piantati sui miei e io non potei far altro che avvicinarmi come attirata da una melodia misteriosa.
«Ciao.» mi disse a fatica. Sentivo il suo cuore battere all'impazzata, o forse era il mio?
«Ciao.»
«Anche tu a Los Angeles?»
Feci spallucce. Ero venuta solamente a trovare Mercedes con Quinn.
«Così pare.»
Restammo in silenzio. Fissandoci per alcuni minuti.
Il mio regno era svanito. Le fiamme del mio vestito praticamente scomparse.
Poi prese l'iniziativa.
«Vuoi bere qualcosa? Sono sola.»
Il mio corpo si mosse in automatico. Mi ritrovai al bancone con lei senza nemmeno accorgermene. La rossa non riuscii più a trovarmi e così Quinn. Passai l'intera serata con Brittany e anche tutte le ore che seguirono.

Angolo dell'Autrice
Siiiiiii :) Son riuscita ad aggiornare molto velocemente, e se tutto va bene domani dovreste avere un altro Capitolo, anche se non son proprio sicura di farcela :) Eccoci qua, con un nuovo personaggio: Rachel <3 
Il duello inizia, non sarà troppo lungo e il passato torna sempre più velocemente ad affacciarsi sul presente!

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Capitolo 10
*** Get The Party Started ***


«E così hai una storia in ballo eh?» 
La voce di Brittany era tenue e sottile, incerta e sorpresa e ogni piccola sfumatura non faceva altro che rendermi sempre più felice. Vederla così...colpita, era una goduria.
Kurt aprì la bocca per parlare, probabilmente per chiedermi a suo modo chi fosse questa sconosciuta di cui non aveva mai sentito parlare ma vidi il piede di Quinn muoversi più veloce delle sue parole e il mio piccolo amico gay maledire la bionda in aramaico antico.
«Già. Non ho ancora idea di come andrà, non ho fretta.»
«Conosco questo tuo lato pigro.»
Era una frecciata? Era davvero una frecciata sulla nostra prima rottura e forse anche sulla seconda? Istintivamente mi premetti le unghie nella carne del braccio e comparvero subito dei piccoli segni rossi che mi avrebbero marchiato per tutta la notte.
«E com'è questa fortunata ragazza?» chiese Quinn tentando di alleggerire l'aria pesante e darmi l'occasione di difendermi meglio. Probabilmente voleva anche mascherare quel confronto tra noi due in una discussione di gruppo ma era lei a tener le redini. 
Quinn aveva appena dato inizio alla festa.
«Mora. Alta. Formosa.» commentai solamente per lasciar lavorare con la fantasia l'immaginario dei presenti. Matt rise, ancora e senza farsi troppi problemi.
«Io l'ho vista, e posso confermare.»
Mi voltai verso di lui sorpresa. Mi stava davvero supportando sino a quel punto?
OH MATT!
«Ha degli occhi stupendi e un corpo da paura. I suoi capelli son lisci molto più dei miei e penso che vi piacerebbe molto.»
«L'ha conosciuta Matt e non io?»
Quinn si mostrò veramente seccata. Si morse il labbro di un rosso acceso e portò le mani ai fianchi. La sua voce petulante venne fuori immediatamente per rendere quello sceneggiato ancora più credibile. Solo Kurt si limitava ad osservare, anche se probabilmente aveva capito il gioco ma quella che mi faceva più sorridere, dopo Brittany, era Rachel.
Sembrava sul punto di esplodere dalla curiosità o forse voleva solamente parlare di cosa tutto era riuscita a fare in questi mesi a lavoro.
«Mi sento ferito. Come tuo più vicino amico gay avresti dovuto dirmelo!»
«Già, strano che tu non ne abbia parlato con Kurt...» commentò Brittany aguzzando gli occhi e continuando a stringere il suo bicchiere di plastica. Gelosa eh?
«Scusami Porcellana. Avrei voluto ma non volevo che si sapesse in giro. Diciamo che è una cosa privata...»«PRIVATA? Santana non sarà una donna sposata!»
Ecco l'uragano Rachel Berry alla carica. Però erano divertenti le sue uscite colorate e tutti sorridevano quando pareva cadere dalle nuvole. Povera nanetta.
«No. No. Nessuna fede al dito. Non è una storia di molta importanza.»
«Come al solito.» commentò la bionda sorseggiando l'ultimo goccio del suo drink.
Due a Due e si va ai tempi supplementari.
Brittany era veramente abile, forse dopotutto la cosa non la infastidiva poi tanto come sembrava se era così abile a rispondere ai miei colpi. Ma quella era l'ennesima frecciatina mirata e non riuscii a vederci più.
«Cosa intendi?» chiesi sporgendomi in avanti senza che il mio cervello potesse capire a cosa stavo andando incontro. Quinn mi diede un colpetto alla schiena, Matt trattenne il fiato e perfino Rachel assunse la sua faccia preoccupata.
«Semplicemente che non ti è mai importato troppo di nessuna storia.»
«Sai che non è vero!» le parole mi uscirono di getto mentre mi sporgevo sempre di più.
«Ah no?» continuò invece lei portandosi in avanti «Hai mai provato dei sentimenti per qualcuno? Hai mai sentito qualcosa oltre al puro piacere fisico San?»
Mi aveva chiamato San. O DIOS! Mi sentii avampare completamente. 
Mi stava accusando, di fronte ai miei amici, di fronte ai nostri amici di essere un mostro senza cuore, una macchina fredda e incapace di provare sentimenti.
«Certo!»
«Quando?»
Le domande fluivano veloci così come le mie risposte.
«Tempo fa.»
«Per chi?»
Non riuscii a controllarmi. Non so cosa mi stava prendendo ma non potevo fermarmi. Ormai stavo ballando in quella danza d'insulti e accuse e non potevo tirarmi indietro. Sorrisi impercettibilmente prima che la mia lingua tracciasse il contorno delle mie labbra e si muovesse poi per l'ultima battuta.
«Per te!»
La vidi indietreggiare soddisfatta ma allo stesso tempo sorpresa. Io stessa provai una strana sensazione in seguito a quelle parole e subito calò il silenzio. Quinn era letteralmente sbiancata, Kurt e Rachel avevano finto una discussione intima mentre invece sentivo benissimo i loro occhi su di noi. Matt semplicemente aveva sospirato.
Mi accorsi solo allora di quello che era successo, solo in quel momento misi in moto il mio cervellino e mi accorsi delle dichiarazioni fatte. Il mio cuore battè all'impazzata, avevo davvero ammesso di aver provato qualcosa solo per Brittany? DIOS!
«Credo di dover andare un attimo al bagno. Mi scusate?»
Quinn e Rachel risposero all'unisolo e la vidi scappare velocemente da me per rifugiarsi in qualche strana cabina dei servizi igienici. Matt mi diede un colpo.
«AHIA! Che fai?»
«Io? Tu che fai! Ti rendi conto di cosa è successo?»
«Matt ha ragione San, hai appena ammesso di aver provato qualcosa per lei.»
Rachel si fece avanti, o quella parte della storia lei la conosceva.
«Per la prima volta nella tua vita.»
Impallidii tentando di rispondere ma non trovando le parole.
Cazzo! Non era possibile! Io non...madre de dios!
«Merda.»
«Puoi dirlo forte latina!» urlò Kurt mentre si voltava freneticamente alla ricerca della bionda.
«Dovresti raggiungerla...»
«Cosa? Sei pazza?»
«San, non pensi di averla presa in contropiede? Lei stava solamente tentando di smascherarti e invece tu le hai finalmente risposto sinceramente. Non credi che in questo momento sia molto più che confusa?»
La guardai attentamente. Ma che diavolo stava dicendo?
«Questa è la tua occasione. Puoi riprendertela!»
Riprenderla? E chi la voleva? Io no. Io no di certo.
Anche se...quei suoi capelli soffici, i suoi occhi profondi, la sua pelle profumata. 
Il mio cuore batteva ancora forte ma non era sicuramente per quello, io non provavo niente per Brittany, io non ero più innamorata di lei e...No.
Basta mentire. Avevo fatto la mia mossa, senza nemmeno accorgermene e non potevo tirarmi indietro, anche continuare a negare i miei sentimenti sarebbe stato stupido.
Si, mi ero dimenticata di Brittany per ben due anni, ma quando l'avevo rivista e i miei occhi avevano incrociato i suoi mi ero sentita come al tempo del nostro Diploma, come il giorno successivo al nostro primo bacio. Io tenevo tanto a Brittany, più di quanto avrei mai tenuto a qualsiasi altra ragazza e forse, se c'era una possibilità di riprenderla ora dovevo sfruttarla.
«Tu che dici?» chiesi perdendo totalmente la sfacciataggine che avevo avuto in quei minuti.
Matt sbuffò, si guardò le mani e evitò per tutto il tempo il contatto visivo.
«Sai bene come la penso. Fa quello che ti senti.»
Kurt mi fece segno di raggiungerla e vidi Rachel sorridere allegramente verso Quinn nonostante la bionda fosse interessata a ben altro. Non erano mai state grandi amiche ma nell'ultimo periodo si sopportavano molto più che in passato.
Mi mossi automaticamente. Ero in ballo e dovevo muovermi veloce. 
Lasciai persino la mia borsetta là e tentai di oltrepassare la folla che sembrava a dir poco indemoniata in quel momento. Persi alcuni minuti per colpa di un lurido idiota e del suo drink. Il mio vestito si bagnò totalmente e fu solo il pensiero e la paura per quello che stavo per fare ad impedirmi di distruggerlo psicologicamente e mandarlo all'ospedale.
Respiravo velocemente, anzi ansimavo. Ero in preda al panico.
Cosa avrei dovuto dire? Mi sarei dovuta dichiarare? Non sapevo nemmeno io cosa provavo in quel momento, come avrei potuto dirglielo? No, dovevamo solo parlare. Avviare un discorso, affrontare l'argomento senza peli sulla lingua. Mi affannai per trovarla ma nei bagni non sembrava esserci più. Forse se n'era andata, forse ci aveva lasciati tutti così.
Ora che avevo trovato la forza, ora che la mia mente si era arresa alla semplice verità non potevo fermarmi. Non le volevo dire che l'amavo, che ero sempre stata innamorata di lei ma semplicemente continuare il nostro confronto senza frecciatine, senza i commenti del resto del gruppo e concentrandoci solo su di noi. Dios, quanto era difficile cercarla con quei trampoli, e dove diavolo era finita? Ad un tratto, mentre spintonavo un corpulento e sgradevole omaccione che si era messo davanti a me intravidi i suoi capelli stupendi. La sua pelle comparve poco dopo e infine i suoi occhi fecero capolino dal nulla.
Sorrisi largamente mentre smanacciavo verso di lei ma Brittany sembrava non vedermi, sembrava esser concentrata su qualcosa molto più in basso. Mi spostai di qualche passo e infine riuscii a focalizzare bene la scena.
 Wren era inginocchiato davanti a lei, un gruppo di osservatori li aveva circondati e Brittany con la mano sulla bocca lo fissava senza sapere come muoversi. Una piccola scatolina spiccava tra le mani di lui e un grande diamante era il semplice contenuto.
In ginocchio. Scatolina. Diamante.
«No...» pensai ad alta voce perdendo tutto il mio colore ed immobilizzandomi sul posto.
Brittany si fece più vicina e gli accarezzò una guancia, da quella distanza non riuscivo a capire cosa si dicevano ma non avrei comunque potuto farlo. Ero in tilt.
Non sentivo più alcun rumore. 
«No...no...»
Il giovane si alzò esultante e sfilò l'anello dalla scatolina lanciandola letteralmente oltre le sue spalle incurante dei poveri ballerini e frequentatori del locale.
«Rifiutalo. Scappa. Vai...no...»
Brittany allungò la mano e fu semplicemente troppo da vedere.
Mi dovetti appoggiare ad un muro per impedire alle vertigini di farmi stramazzare a terra a far compagnia a tappeti e polvere. Gli infilò l'anello all'anulare e poi la baciò. Lei ricambiò e presto venne sollevata in aria tra gli applausi generali.
Sentii una lacrima rigarmi la guancia.
«No...»
No! Non potevo piangere davanti a tutti. Non potevo sgretolarmi per una cazzata simile.
Io non volevo Brittany. Io non l'avevo mai voluta. Wren se la poteva tenere.
Lui poteva fare tutto quello che voleva, potevano sposarsi e avere tanti bei bambini.
A me cosa importava?
Mi voltai verso il mio tavolo e incrociai lo sguardo disperato di Matt. Si stava già alzando per venirmi a recuperare, forse per stringermi in un abbraccio. Ma io non avevo bisogno di un abbraccio perché la mia festa era finita ancora prima di iniziare.
Ripresi la mobilità del mio corpo e avanzai a lunghe falcate spintonando chiunque si mettesse sul mio cammino. A debita distanza dai felici novelli fidanzati imboccai la strada per la porta di uscita mentre sentivo le grida del mio amico che mi chiamava.
No, non potevo fermarmi. Avevo bisogno di stare da sola!
Non mi voltai, non mi guardai indietro e solo mentre oltrepassavo la soglia mi accorsi che Brittany mi aveva notata. Fu solo un secondo, poi fui fuori.

Angolo dell'Autrice
Fatemi sapere che ne pensate. La pace...e poi la tempesta!
Alla prossima :)

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Capitolo 11
*** Please Don't Leave Me ***


BUM
 
Un suono fin troppo forte del normale mi svegliò di soprassalto.
Fui catapultata dal mio sogno pacifico e angelico alla mia realtà fatta di tende tirate, ombra e calde coperte invernali in poco meno di un secondo. Mi guardai attorno esausta e poi tornai a cacciare la testa sotto il cuscino e chiudere le palpebre.
 
BUM
 
Un altro colpo mi fece sussultare.
Qualcuno bussava alla porta e sembrava parecchio insistente dato che se ne seguirono altri tre prima che tornasse il silenzio. Prima o poi se ne sarebbe andato dato che non avevo alcuna voglia di accorrere ad aprire. Non avevo alcuna intenzione di lasciare il mio letto.
Mi tirai le coperte sin oltre la fronte e inspirai l'aria calda massaggiandomi la pancia scoperta.
Anche quella notte avevo dormito con solo l'intimo addosso.
 
BUM BUM 
 
Due colpi.
Poi un terzo e un quarto e un quinto e ancora. Ancora, ancora e di nuovo.
Sembrava che chiunque stesse sbattendo la propria forte mano contro il legno della mia porta non avesse alcuna intenzione di demordere e nemmeno io l'avrei fatto.
Mi rigirai e sbuffai constatando che la mia mente stava cominciando a svegliarmi.
Passarono svariati minuti ma i colpi continuavano a susseguirsi così alla fine scocciata lanciai via le coperte e mi misi in piedi.
«MADRE DE DIOS! ESTO ES UN MUNDO DONDE YO NO PUEDE...» 
Lo spagnolo era una lingua che davvero mi si addiceva per insultar le persone e varie e sgradevoli parole si susseguirono veloci prima che riuscissi a raggiungere, scocciata, il pomello della mia porta. Ansimai e girai nello stesso istante tirandola verso di me e scoprendo la figura di Matt accigliata oltre la soglia.
«Che vuoi?» chiesi scocciata massaggiandomi un occhio cisposo.
«Che voglio?» disse lui severo, anzi arrabbiato. Solo io dovevo esser arrabbiata! Mi aveva appena svegliato e non dovevano essere nemmeno le otto del mattino.
«Santana sono tre giorni che non ti vedo e non ti fai sentire. Hanna ha chiamato per chiedermi se ti sentissi poco bene dato che son due giorni che non vai a lavoro!
Volevo solo controllare che non fossi morta in qualche angolo della tua casa...»
«Bene. Son viva! Ora puoi andare.»
Chiusi la porta ma all'ultimo secondo lui mise in mezzo il piede impedendomi di sbatterlo fuori. Odiavo quel lato di Matt! Era terribilmente insistente, schifosamente insistente.
«Oh non ci provare nemmeno stronzetta! Ora io entrerò, che tu lo voglia o no.»
Fece pressione e mi sbalzò letterlamente lontano riuscendo a chiudersi poi la porta alle spalle e catturare il mio sguardo. Era così arrabbiato, così serio. DIOS!
«Mi spieghi che CAZZO stai facendo?»
«Dormivo.»
«Non hai capito. Per quale ragione sei sparita?»
Lo fissai contrariata e incrociai le braccia al petto.
«Conosci la ragione.»
«Brittany?»
Quel nome ebbe lo stesso effetto di un colpo di pistola. Mi sentii trapassare da parte a parte. Il dolore si impossesso nuovamente di me rendendomi davvero difficile trattenere quella lacrima che mi rigò la guancia.
«Avevi detto che non ti importava di...»«MENTIVO!»
Mi ritrovai ad urlare senza nemmeno rendermene conto. Non riuscivo a dormire bene e lo scarso riposo mi stava letteralmente facendo impazzire.
«Non ho fatto altro che pensare a lei in questi giorni. Il solo sentirla parlare mi fa battere il cuore come nessun altra è mai riuscita a fare. Mentivo a te, a lei, a tutti e anche a me stessa. Tentavo di negare qualcosa che invece sapevo benissimo di non poter controllare. 
Io son sempre stata innamorata di Brittany. Io non potrò mai disinnamorarmi di lei!»
«San, lo sapevo. Io l'ho sempre saputo ma tu continuavi a negare! Alla fine mi ero convinto davvero che non ti importasse più così tanto di lei. Non avresti mai dovuto illuderti...»
«Ma è successo! Quinn mi ha detto quelle cose, mi ha fatto segnali per tutto il tempo che siamo state insieme e lei...Oh vedevo Brittany ovunque in città, ormai era il mio incubo.
Pensavo di poter resistere, di poter attendere che le acque si calmassero e invece son sbottata. Mi son illusa in pochi minuti di esser ricambiata e la mia mente ha agito velocemente abbassando tutte le mura che avevo innalzato. 
Questo è il risultato!»
Dissi indicandomi. Ero un cadavere ambulante.
Gli occhi cisposi, rigati dalle occhiaie e senza nemmeno un filo di matita, i capelli che sembravano un nido d'uccello e nessuna energia in corpo.
«Come posso aiutarti?»
«Si sposeranno?»
La domanda mi uscii spontaneamente senza che nemmeno potessi oppormi.
Era successo ancora una volta. DIOS! Avevo lasciato che Brittany tornasse a farmi del male senza nemmeno rendermene conto e in molto meno tempo rispetto alle volte precedenti.
«Si. Ma tra parecchi mesi! Sembra che lui voglia affrettare le nozze.»
«Certo. Lei è stupenda e lui osceno! Logico che vuole sposarsela...»
«Sembra felice.»
Un altra lacrima mi rigò la guancia ma Matt fu più veloce.
«Una felicità simile a quella di una persona che si sta accontentando. Io non credo voglia vivere con quel noioso web creator, io credo che abbia solo bisogno di un amore passionale.»
«Ogni riferimento a cosa e persone è puramente casuale vero?»
Lui sorrise tristemente. Si, avevo capito a chi si riferiva. Il nostro amore era stato una passione quasi devastante. Io e Brittany ci eravamo ritrovate un anno dopo aver rotto, precisamente 4 anni fa ed eravamo tornate ad esser amiche, ma con particolari benefici.
Scopamiche ci avrebbero definite. Lei stava lavorando e aveva bisogno di scappare dallo stress, io volevo solo portarmi a letto qualcuna e dimostrare a me stessa che con lei poteva essere anche solo sesso. Così non era stato ma i nostro momenti erano stati fugaci e intensi.
 
4 Anni Prima
Io e Brittany ci stavamo baciando.
Eravamo rientrate entrambe presto  quella sera, lei era distrutta dal lavoro e io semplicemente avevo tentanto l'ennesima domanda per un corso di teatro alla quale però non ero riuscita ad accedere. Volevo solo sfogarmi, solo fuggire dalle delusioni di quei giorni.
Così l'avevo presa tra le braccia, l'avevo baciata e trascinata in camera da letto.
L'avevo sbattuta contro il muro e le avevo portato una coscia all'altezza del mio fianco.
La mia lingua famelica si muoveva velocemente mentre sentivo il mio corpo chiedere sempre di più, sempre maggior contatto. Brittany rispondeva bene al mio tocco. 
La sentivo gemere e sospirare lentamente ad ogni mio morso, bacio o carezza e il suo controllo andava lentamente sgretolandosi.
«Vuoi che ti tolga la maglietta?» chiesi sospirando e cercando i suoi occhi.
«Fallo. Ti prego.»
O dios, quanto mi eccitava sentirle quella voce roca e supliccante.
Le tolti il top aderente che nascondeva le sue forme poco prosperose ma non meno perfette e le sfilai anche i jeans in poco meno di una manciata di secondi.
In intimo la scagliò letteralmente contro il letto, famelica mi buttai su di lei e continuai a baciarli il collo mentre la senti ìvo respirare sempre più velocemente. Annaspava sotto il mio tocco e la cosa mi eccitava oltre ogni modo facendomi colorare ben presto di un rosso incandescente le mie gote caffè latte.
«Com'è andata la tua giornata?» le chiesi scendendole a baciarle il seno e poi l'addome fermandomi infine al bordo dei suoi slip mentre la sentivo fremere.
«Bene...ho...lavorato molto e...San!» urlò quando smisi di baciarle l'inguine e risalii sino a strapparle l'ennesimo bacio sulle labbra.
«Dimmi?»
«Tu mi torturi!»
Risi mentre tentava di sfilarmi quella ormai superflua maglietta che ancora indossavo.
«Io? Non so di che parli!»
Mi ritufai sul suo collo e una volta che fummo totalmente nude dammo un senso a quel letto fin troppo freddo sino a quel momento. Inutile dire che feci aver a Brittany gli orgasmi più belli della sua vita e che alla fine sfociai anche io in un appagato gemito roco.
Restammo in silenzio senza dir nulla per un po', solo il nostro ansimare e sorridere scandiva il passaggio delle ore. 
«Come son andata?» mi chiese ad un tratto sorprendendomi completamente. Aveva preso veramente seriamente la nostra nuova situazione. Risi mentre cercavo di nuovo i suoi occhi.
«Bene. Ma c'è molto da migliorare Signorina Pierce!»
«Oh e lei potrebbe aiutarmi Professoressa Lopez?» mi chiese mordendosi le labbra e facendomi eccitare nuovamente. Dios! L'avevamo appena fatto e ci stava di nuovo riprovando? 
«Non credo di aver mai visto un alunna applicarsi così tanto!»
«Spero mi metterà dei buoni voti a fine anno.»
Ridemmo insieme mentre le nostre labbra si scontravano ancora.
La mia mano corse al suo sedere e la sua mi avvicinò ancora tirandomi per un fianco.
«Seconda ora!» urlò lei prendendo il controllo e mettendosi sopra di me.
«Spero che la ricreazione suoni il più tardi possibile!»
La feci ridere come mai e poi si dedicò al mio collo già martoriato dai suoi succhiotti.
Non riusciva proprio a controllarsi, pareva dover marchiare il territorio dove passasse.
Eppure quando stavamo insieme non era così possessiva, così passionale o istintiva.
Era semplicemente Brittany, la dolce Brittany che adoravo.
Si, era solamente sesso!
O almeno così pensavo prima che i nostri rapporti si approfondissero. Inizialmente fu davvero solo sesso, lei era come un animale, una ragazza irriconoscibile e a me la cosa andava veramente bene. Cominciammo però a trovare anche tempo per le parole e per momenti più intimi e sentimentali. Discorrevamo del più e del meno, ci vedevamo anche quando non ce ne era davvero bisogno e addirittura passavamo anche intere giornate insieme. Ci vollero solo 6 mesi prima di arrivare ad un nuovo punto di rottura, sino ad allora, ce la spassammo veramente alla grande. Poi tornarono le lacrime, le proteste e le urla.
Ancora Brittany chiedeva da me qualcosa di più, un livello di relazione che io non ero disposta a concederle. Non ero ancora pronta, non mi sentivo affatto sicura.
Avrei sicuramente rovinato tutto di nuovo, volevo solo che le cose restassero com'erano.
 
«A te andrà pure bene ma io voglio qualcosa di più Santana. Presto compirò 22 anni e vorrei una relazione stabile, vorrei certezza e una persona al mio fianco!»
«Hai me! Io ti starò sempre accanto ma...non mi sento ancora pronta per quello che mi chiedi. Io non son quel tipo di persona Brittany, io non son una che riesce ad impegnarsi come tu vorresti.»
«Allora credo che non ci sia altra soluzione!» disse chinando la testa verso il basso.
Dios. Non ci vidi più, sapevo cosa stava per dire e non volevo sentirlo.
«No. NO! C'è sicuramente un altra soluzione, ci deve essere. Perché non riesci ad accontentarti di quello che abbiamo? Perché vuoi rischiare di rovinare tutto?»
«Perché io e te siamo diverse. Io voglio costruire una famiglia un giorno e vorrei cercare qualcuno disposto ad accompagnarmi in questa avventura.»
Restammo in silenzio a fissarci. Stava succedendo di nuovo.
«Brittany, non mi lasciare!»
«Cosa dovrei fare San? Non voglio restare in eterno la tua scopamica.»
«Va bene, allora potremmo cominciare ad uscire, potrei provarci e...»
«No. Io voglio qualcosa di più!»
«Cosa vuoi Brittany?»
«San voglio certezze e...io non mi fido più di te come prima.»
La fissai quasi sconvolta mentre mi ammetteva quelle cose. Era sbottata completamente, come se in quei mesi precedenti si fosse semplicemente tenuta tutto dentro.
«Oh. Il tradimento. Non riesci proprio a passarci sopra?»
«No. A meno che tu non mi dica ciò che voglio sentire.»
Fu allora che scattai. Che mi sentii ferita, mi sentii quasi presa in giro da lei.
Stava succendendo esattamente la stessa cosa che era capitata la prima volta che c'eravamo divise e se io ero cresciuta anche se di poco Brittany era rimasta la stessa cretina. Avevo 21 anni, un intera vita davanti e non mi sentivo ancora pronta ad aprirmi con nessuno, per quale ragione avrei dovuto mentire su una cosa simile? Non potevo dirglielo! Lei lo sapeva, lei mi conosceva eppure continuava a forzarmi.
«DIOS BRIT! Perché non provi a capirmi? Perché per una volta non ti metti nei miei panni? Perchè deve tutto girare semplicemente attorno a te? Siamo in due. Siamo io e te! Cazzo, io tengo a te, tantissimo, ma non posso dirtelo! Io non sono una di quelle persone che si lasciano andare all'affetto o all'amore. Io non sono ancora in grado di amare. Non è per colpa della mia famiglia, o del mio passato, o del mio orientamento sessuale. Io sono così!
Ti prego, continuiamo questa storia, vediamo come va e tra qualche tempo ne riparleremo ma...non lasciarmi!»
I suoi occhi si fecero rossi e colmi di lacrime. No. Stava per dirlo.
Stava per dire quelle parole che la mia mente avrebbe immagazzinato per sempre.
«Devo farlo!»
 
Giorni Nostri
«Devi farlo!»
«No Matt, io non posso passarci sopra anche questa volta!»
«Allora va e prenditela!»
Stavamo litigando come non avevamo mai fatto prima. Lui sembrava estremamente preoccupato ed irato che non riuscissi a capire quanto grave fosse la situazione. Avevo di nuovo messo da parte la Santana Lopez per dar vinta a una sorta di seconda me.
Ero inerme, mi sentivo così debole e dolorante.
«Lei ha scelto lui!»
«Ha scelto lui perché tu non sei mai riuscita a dirle che la ami.»
«Ma perché è così importante? Perché bisogna per forza etichettare i sentimenti?»
«Perché i sentimenti ti danno forza Santana! Non sono io a doverti spiegare il perchè.»
«Nemmeno tu lo sai, ammettilo. AMMETTILO.»
Lui mi si fece sempre più vicino e mi strinse per le spalle.
«Io lo so San. E doversti capirlo pure tu!»
«Non è vero! MENTI!»
Avevo completamente perso il controllo. Vedevo solamente tutto muoversi troppo velocemente, i miei pensieri sviare da una parte all'altra e non potevo far a meno di prendermela con l'unica persona che mi sopportasse. Ero così arrabbiata con Birttany e con me stessa, ero così offesa per il suo comportamento, così delusa da me per aver perso ancora una volta l'unica persona che desideravo davvero.
«Forse è il caso che io me ne vada. Forse è il caso che ti lasci a pensare Santana perché se non prenderai una decisione sarai solamente tu quella a soffrire. Ti ho vista piangere così tante volte per colpa sua che ormai non ce la faccio davvero più! Devi risolvere questa cosa con Brittany, devi farlo perché io non sono più disposto a dispensarti i miei consigli, ad esser la tua spalla quando so che finirò solamente per vederti stare peggio. 
Risolvi questa cosa Santana!»
Se ne andò urlandomi contro. Tratteneva le lacrime a malapena.
DIOS! Perché ero così stupida? Perché allontanavo le persone? Lui mi voleva un bene dell'anima eppure non riusciva a sopportare quello che stava accadendo di nuovo.
Dovevo risolvere la questione, dovevo farlo!

Angolo dell'Autrice
Nuovo Capitolo! E devo dirlo, mi è davvero piaciuto molto il risultato finale. Mi aspettavo molto peggio dato che ho difficoltà ad immaginarmi una Santana talmente distrutta dal dolore. La canzone è Please Don't Leave Me di P!nk e credo che si rifaccia perfettamente alla situazione sia presente che futura dato che si sovrappongono la storia di Matt a quella di Brittany. E così ora quasi tutti i buchi del passato son stati riempiti, per lo meno gli eventi più importanti :)
Fatemi sapere cosa ne pensate, al solito adoro tutti i vostri commenti e recensioni :)
P.S. Il prossimo Capitolo sarà lunghissimo e devastante, credo di non aver mai scritto nulla di più triste però è un tassello importante di questa storia e tenterò di descriverlo al meglio. Preparatevi psicologicamente. Alla prossima :)

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Capitolo 12
*** Fuckin Perfect ***


Restai dentro casa per intere settimane.
Non riuscivo ad uscire, non riuscivo a trovare le forze per mettermi ancora una volta tutto alle spalle. Mi ero protetta per così tanto tempo, avevo insabbiato ogni vicenda riguardante lei per anni e proprio quando mi ero decisa ad abbassar le mie difese ero stata colpita e ferita mortalmente, di nuovo.
Non potevo sopporarlo! Non potevo sopportare nemmeno che Matt mi avesse abbandonato. La notte osservavo lo schermo del mio cellulare ma non trovavo mai un suo messaggio o una sua chiamata o una sua registrazione vocale nella segreteria. Dopo quel nostro diverbio si era completamente estraniato dalla mia vita e forse aveva fatto bene.
Brittany se la spassava con il suo amico, ne ero praticamente sicura. Già me la immaginavo a sfoggiare con le sue raffinate colleghe quello splendido anello al dito.
DIOS! 
Non avevo toccato cibo per giorni. Mi sentivo così debole. Il dolore mi stava lentamente consumando e non avevo nemmeno le forze per alzarmi così semplicemente restavo dentro il mio letto. Dalla mattina alla sera.
Infine, allo scadere della mia terza settimana qualcosa cambiò. Qualcosa cambiò in me e in tutto ciò che mi circondava perchè il mio telefono squillò.
Mi precipitai letteralmente fuori dalle lenzuola, corsi a per di fiato sino al soggiorno e recuperai il mio ricevitore affannata. 
«Pronto Matt, senti mi dispiace io non...» 
Due calde lacrime mi rigarono gli occhi ma si fermarono velocemente e tornarono alla loro sede perché non fu la voce del mio amico a rispondere dall'altra parte.
«Matt? Parlo con la Signorina Lopez?»
Io tentai di riprendere il controllo velocemente schiarendomi la gola davanti a quella voce sconosciuta e metallica che giungeva dalla cassa.
«Si, sono io. Mi scusi.»
«Sono Jack Dawson, un addetto dello studio in cui lavora. Signorina Santana Lopez ci risulta che lei sia assente da ben due settimane, può confermare?»
La sua voce era glaciale, era severa e allo stesso tempo apatica.
«Si io...io posso sp...»
«Ha per caso un certificato medico da presentare?»
«Io non...senta se m...»
«Signora Lopez questo è il mio lavoro. Mi dispiace veramente comunicarle quello che le sto per dire ma i miei superiori mi hanno ordinato di farlo. Domani dovrebbe passare a liberare la sua scrivania, è stata licenziata.»
Quelle parole mi caddero addosso senza lasciarmi alcuna possibilità di ripresa.
Il colorito che era ricomparso nelle mie gote quando avevo deciso di alzarmi dal letto quella mattina era scomparso sostituito da uno slavato pallore. La mandibola mi cadde senza nemmeno render conto e lanciai il telefono dall'altra parte della stanza con furia.
Perchè? Perché stava andando tutto così fottutamente storto?
«Mi hai persino fatto perdere il mio cazzo di lavoro! DIOS!»
Bestemmiai in spagnolo e anche pesantemente prima di riprendere un briciolo di controllo.
Brittany. Era sempre e solo colpa sua. Non ero riuscita in nulla da quando aveva posato le sue labbra sulle mie. Ogni porta mi era stata chiusa e lei mi aveva lasciato due volte.
Milioni di ragazze avrebbero fatto la fila per poter stare al mio fianco, decine sarebbero state le mie schiave in eterno ma a lei non andava bene perché io non sapevo dirle ti amo.
CHE CAZZATA! Che enorme cazzata! Io non ero pronta.
Non lo ero mai stata probabilmente mai lo sarò!
Avevo guardato il soffitto per giorni in attesa di una qualche risposta, in attesa di un qualche segno ma nulla di tutto questo era capitato e se la detestavo con tutto il mio corpo in realtà ciò che provavo verso di lei mi stava consumando. 
La gelosia mi annebbiava completamente, mi rendeva la visione del mondo buia e oscura.
Mi sentivo ardere di invidia e di dolore. Provavo dolore ad ogni passo.
Non avevo più Matt, non avevo più un lavoro, non avevo una ragazza, non avevo la mia famiglia con me e nemmeno un sogno da realizzare. Santana Lopez sarebbe andata avanti comunque, anche senza tutte queste cose ma...come posso anche solo sperare di poter andar avanti senza Brittany?
Lei. Lui. Sposati.
Il solo pensiero mi faceva contorcere lo stomaco oltre ogni limite.
Mi ero depressa per lei. Non avevo mangiato per lei e il mio corpo appariva scarno e magro anche se le mie forme non avevano perso nulla. Mi sentivo debole e ferita.
Non avevo quasi più lacrime, avevo inzuppato lenzuola e decine di fazzoletti che ancora stazionavano nella mia sconvolta camera da letto. 
Fu allora. Fu quando mi sedetti con le ginocchia strette al petto che mi balenò in testa uno strano pensiero. Ero una fallita. Non era nulla e mai lo sarei stata.
Sarei voluta tornare al mio Diploma, a quando tutto poteva esser modellato ma non aveva senso. Ho 25 anni! Non son riuscita a incidere un disco, a lavorare a Broadway o in qualche importante progetto cinematografico. Ho sempre trovato lavori di merda e ho perso anche un semplice impiego come quello di segretaria. Vado ancora a letto con ragazze occasionali e vogliose e che mi abbandonano sempre il giorno dopo.
Avevo Matt, avevo la mia spalla ma...era scomparso anche lui assorbito dal vortice dei miei errori, dei miei disastri, di tutto ciò che riuscivo a rovinare. Tutto quello che toccavo si rompeva, moriva, si ammalava. Non era giusto che continuassi a infettare chi mi stava vicino, non era giusto che Santana Lopez infangasse il suo buon nome e il suo orgoglio in questo modo. Non ero una fallita, non sono una fallita!
Tremai mentre consideravo davvero l'idea che la mia mente aveva elaborato. 
Non era la giusta via da percorrere ma dovevo farlo, dovevo per me e per gli altri. Sarebbe stato tutto più semplice, non avrei più sofferto, non avrei più pensato a Brittany felice con un altro, felice senza di me. Le sue parole mi tornarono forti nella mente.
Io non ero abbastanza, io non sapevo amare. Io ero solamente un errore.
Camminai lentamente mentre lo stomaco si contorceva e mi costringeva a trattenere i conati che mi scuotevano. Vomitai due volte prima di arrivare ai cassetti della cucina ma non avevo alcun cibo da rimettere per cui semplicemente sputai saliva e un impasto dei residui dei giorni prima. Le mie mani tremavano ma ero sicura, non volevo ricredermi e non avrei mai potuto. Molte volte ricordo che mio padre l'aveva detto. Santana, il tuo orgoglio ti ucciderà. Il tuo distacco sarà la fonte della tua rovina.
Presi tutte le bianche scatoline che c'erano e le feci maldestramente cadere a terra rovesciandone i contenuti sul pavimento. Pillole. Pillole ovunque.
Avevo qualsiasi tipo di medicinale, per qualsiasi evenienza, dopotutto casa mia era parecchio frequentata e se fosse capitata un emergenza dovevo trovarmi impreparata.
Un periodo, quando avevo rotto con Brittany la prima volta Quinn mi aveva consigliato dei calmanti e dei leggeri sonniferi per dormire la notte. Li avevo usati, ma non eccessivamente considerandoli inutili e stupidi. Forse però, ora avrei riveduto la mia opinione.
Raccolsi tutto quello che potevo nei miei pugni e mi avviai cadendo più volte sino a lanciarmi completamente sul mio letto matrimoniale.
No, non era così che volevo finire ma...quale altro modo per fermare quel dolore? Come impedire la mia rovina? Stavo decadendo, di nuovo e non sapevo se sarei riuscita a rialzarmi ancora. Forse dovevo gettare la spugna, si dovevo farlo!
Mi tolsi la giacca, poi la maglietta e infine la canotta. Calai i pantaloni dopo essermi sfilata le scarpe e le calze e mi avviai così nel bagno che poco distava dalla mia camera.
Accesi il getto della doccia e mi rannicchiai vicino al lavandino.
Quali avrei dovuto prendere? Quante? 
Non riuscivo a credere di star davvero per fare una cosa del genere ma...ero distrutta, stavo soffrendo, morivo dentro ancora. No, dovevo farlo. Non c'era altro modo!
Qualsiasi sarebbe andata bene. Presi tre pastiglie colorate e le ingurgitai veloce, poi due pillole bianche e due capsule di calmanti. Non sapevo nemmeno cosa stavo ingurgitando se non un misto tra sonniferi e calmanti di vario tipo. Mandai giù anche un sorso d'acqua e poi nuda mi chiusi la tenda della doccia alle mie spalle. Mi rannicchiai a terra, con il culo sul piatto doccia e inspirai a fondo prima di stringermi le gambe al petto e chiudere gli occhi.
Sarei stata bene. Non me ne sarei manco accorta. Il mio cuore spezzato si sarebbe solamente fermato e io avrei potuto sentirmi finalmente in pace. 
No, non potevo vivere in un mondo dove non riuscivo a realizzare i miei sogni.
No, non potevo vivere in un mondo dove nessuno stava al mio fianco.
No, non potevo vivere in un mondo in cui Brittany era sposata con qualcun'altro.
No, non potev...
 
---
Mi trovavo in paradiso. O forse all'inferno. Non riuscivo a capirlo.
Regnava un silenzio divino, angelico ma anche la tenebra più totale. C'ero solo io, immersa nel buio, muta ad osservare il nulla che mi circondava. Mi sentivo in pace con me stessa, con la mia anima e non provavo alcuna sensazione.
Avevo scordato il dolore, il benessere, l'amore e la gelosia. Nulla aveva senso in quella dimensione buia dove mi trovavo. Eppure ad un tratto, dopo ore forse sentii il mio nome risuonare per l'aria. Era scandito lentamente, come un sussurro, un bisbiglio.
Poi aumentò di tonalità. Divenne sempre più forte fino ad esser assordante.
Mi chiamava continuamente, non c'era un secondo di silenzio ormai, non più.
SANTANA. SANTANA. SANATANA. SANTANA.
Si, conoscevo il mio nome ed era davvero fastidioso sentirlo così.
Poi qualcosa mi colpì in testa, era umida e fredda. Una goccia d'acqua.
Prima una, poi due e poi tre. Infine cominciò una pioggia che mi travolse in pieno mentre ancora sentivo quella voce sempre più forte chiamare il mio nome. 
Fradicia tentai di scappare, di correr lontano da quel tono disperato ma era impossibile, mi perseguitava ovunque. E proprio quando stavo per rispondere esausta riconobbi a chi apparteneva quel tono, quel timbro, quelle parole.
Matt.
 
Aprii gli occhi di scatto e mi lanciai letteralmente in avanti ritrovandomi tra le braccia del mio giovane amico che piangeva senza ritegno ed urlava il mio nome.
«SANTANA! TORNA DA ME TI PREGO. SANTANA!»
«...non...urlare...» bisbigliai con la bocca impastata e la mente completamente annebbiata. Non riuscivo nemmeno a capire dove mi trovavo, tutto quello che sentivo erano le sue braccia forti che mi stringevano e la pioggia che cadeva su di me.
«SANTANA! SANTANA! ODDIO SANTANA! GUARDAMI, GUARDAMI!»
«io...ti...sto guardando...»
«NON CHIUDERE GLI OCCHI! NON TI AZZARDARE A CHIUDERE GLI OCCHI PUTTANA, HAI CAPITO? FALLO E TI RIEMPIO DI BOTTE!»
La sua espressione cambiò come anche la stanza. Mi trascinò di corpo fuori dal mio bagno, si perché mi trovavo proprio dentro la doccia del mio bagno e mi portò come un peso morto sino al divano del salotto. Non riuscivo a muovermi, ero come paralizzata mentre tentavo ancora di riprendere il controllo della mia lingua.
«GUARDAMI! SANTANA! NO...NON CI PROVARE.»
Mi diede uno schiaffo e subito tornai vigile spalancando gli occhi. Mi aveva fatto male ma l'avevo sentito solo per un secondo, poi più nulla.
«Pronto? Mandy? Ti prego, ho bisogno di te è un emergenza. Si, ti dico subito dove...»
Mi persi lasciandolo parlare con una probabile puttanella da portarsi a letto. Ero così stanca, così confusa. Dove mi trovavo? Era casa mia? Come aveva fatto Matt ad entrare?
Mi voltai verso la porta trovandola letteralmente scardinata. La porta era a terra.
Risi incontrollatamente anche se dalla mia bocca non uscii che qualche rantolo.
Vidi Matt riattaccare e prendermi il viso tra le mani, facendolo mi spostò tutti i capelli sugli occhi. Quei bagnati e umidi capelli scuri. Quella chioma che era stato il mio orgoglio. Il simbolo del mio fascino e del mio potere. Dovevo essere ancora molto annebbiata, anzi lo ero totalmente, perché chiesi qualcosa che nemmeno la mia mente si aspettava.
«Matt...»
«SI SANTANA. CI SONO. SONO CON TE.»
«...tagliali...»
Il suo viso cambiò e si dipinse di una confusione estranea alla vicenda. Era distrutto. Gli occhi rigati, le lacrime che ancora rigavano il suo viso e i vestiti completamente fradici.
«Cosa?»
«...i miei capelli...tagliali...non...mi...li odio...»
«Santana stai delirando. GUARDAMI. Non penso sia una buona idea.»
Scattai. Gli diedi un colpo sulla spalla e piansi, calde lacrime rigarono le mie guance anche se io non sentii assolutamente niente. Urlavo, mi dimenavo.
«...tagliali...li odio...li odio...io non sono questa...tagliali.»
«Santana. Perché?»
«...io...non voglio...non voglio morire...»
Matt mi strinse a se. Mi strinse forte e pianse anche lui sulla mia spalla. 
No, non volevo morire ora che lui era al mio fianco. Ero stata stupida, accecata dal dolore e dalla situazione. Stupida.
«...ti prego...tagliali...»
«Vuoi dimenticare? Vuoi che tutto questo non sia mai successo?»
Matt mi capiva. Quel ragazzo mi capiva davvero.
Annui mentre tentavo ancora di prender il controllo sul mio corpo e presto lo vidi tornare con un paio di forbici da cucina. Si, volevo un taglio netto!
«Sta ferma, te li accorcerò di qualche centimetro...»
«NO!» urlai.
«Alle...orec...» indicai le mie orecchie e lui storse il naso. Pensava che me ne sarei pentita.
«Ti prego...ho bisogno...di...non pensare...fallo!»
«Spalle! E non son più disposto a negoziare. GUARDAMI!»
Mi urlò ancora contro poi sentii quelle cesoie far il loro lavoro, tagli veloci e precisi e i miei capelli umidi si sparsero tutti intorno a me. Piansi, più di una volta mentre vedevo le mie ciocche nere abbandonarmi ma continuavo ad incitarlo in un modo o nell'altro.
Alla fine, quando non ci fu più nulla da tagliare dato che non aveva intenzione di salire oltre le spalle semplicemente mi prese in un abbraccio e mi cullò tra le sue braccia in attese che arrivasse qualcuno e poco prima che mi riaddormentassi.
 
---
Mi sentivo come se un camion mi fosse passato sopra. 
Ero completamente stordita e confusa, non riuscivo ancora a capire dove mi trovassi e doveva essere la terza o qualta volta che svenivo. Sentivo una leggera pressione alla mano, probabilmente doveva essere Matt al mio fianco, non mi aveva mai lasciata. Quando però mi voltai, quando riuscii a trovare le forze per ruotare la testa su quello sconosciuto cuscino bianco scorsi dei capelli chiari far capolino dalle lenzuola. Un profumo di fiori mi travolse e le sue palpebre chiuse incorniciate da un leggero filo di eyeliner non mi lasciarono dubbi.
«Q...Qu...Quin...» 
La bionda scattò subito veloce stringendo più forte la mia mano e non feci nemmeno a tempo a mettere a foco il suo viso, segnato da tracce rosse create dalla sua posizione sulle mie lenzuola che subito vidi due grosse lacrime rigarle le guance. Si lanciò letteralmente su di me e mi abbracciò ancora più forte, come forse non aveva mai fatto.
Non ricordavo di aver mai visto Quinn in quelle condizioni, non ricordavo che si fosse mostrata così affettuosa con me nemmeno una volta. Solitamente ci punzecchiavamo, ci stuzzicavamo.
Io le ricordavo che le sue tette erano state profanate decine di volte da una piccola mini Fabrey e lei contava tutte le puttanelle che mi ero portata a letto. Eravamo fatte così. Eravamo donne forti e non davamo show ma questa volta, il suo autocontrollo era come svanito.
«Santana. Quanto mi hai fatto preoccupare!»
«Ah...Ah...per qual...che ora...»
Quinn sbiancò e diminuì la presa sulla mia mano. Si leccò le labbra e un poco a disagio provò a dir qualcosa che sapvo già mi avrebbe sconvolto.
«Ore? San...sei stata in coma per giorni.»
Giorni? No. Non era possibile. Avevo chiuso gli occhi solo per poco.
«Hai lottato tra la vita e la morte per tre giorni, poi ti sei stabilizzata, hai cominciato a riprendere conoscienza e sei rimasta sveglia sempre più. Non ricordi?»
«Io...non...no.» ammisi alla fine scuotendo la testa.
Pessima idea. Fu come se un auto mi passasse all'interno della mente.
«Son venuti Kurt e Rachel, Matt ha passato qua dei giorni. Mercedes è stata qua ieri e così anche Puck, sarebbero rimasti se il lavoro non glielo avesse impedito.»
«Brittany?»
Le parole mi uscirono di getto. Veloci e rapide.
Quinn forse se lo aspettava, si era preparata, dato che non fece nemmeno una smorfia.
«San, non lo abbiamo detto a tutti. Lo sappiamo solo noi!»
«Cosa?»
«Oltre a me e quelli nominati non lo sa nessun altro. Il tuo è stato un ricovero segreto.»
«Seg...»
«Non è stata una mia idea ma di Matt. Pensava che se tutti avessero saputo una cosa del genere ti avrebbero trattato diversamente e tu ne avresti sofferto ancora.»
Una lacrima mi rigò la guancia. Ero distrutta. Mi sentivo un fantasma.
Eppure c'erano così tante persone che si preoccupavano per me, così tante persone che erano corse al mio capezzale proprio quando ne avevo più bisogno. E senza giudicarmi.
«Ma non parliamo di questo. Ora devi riprenderti. Devi riprenderti così potrò darti un sonoro schiaffone per la cazzata che stavi per fare.»
Lo disse in un modo così dolce che all'inizio nemmeno ne capii il vero significato.
Fabrey colpiva ancora. E anche se confusa, stanca e dolorante non riuscii a trattenermi.
«Gran cazzata eh?»
«Chi avrei preso per il culo se non te? Chi mi avrebbe accompagnato per le vetrine? Chi avrebbe badato a Beth in mia assenza? Chi avrei schiaffeggiato nei giorni di noia? Senza di te la mia esistenza non avrebbe avuto senso, e ora ho anche questo taglio di capelli da pagliaccio da giudicare per cui...»           
Era una grande dimostrazione d'affetto la sua. Quinn era proprio come me.
Quinn non sapeva esporsi, non voleva farlo perché era stata bruciata una volta.
Quelle frasi, all'apparenza così pungenti erano in realtà le cose più belle che la mia amica potesse dirmi e così mi sciolsi.
«Grazie Q, Ti voglio...bene anche io.»     
Ancora le lacrime occuparono le nostre guance poi ci stringemmo in un abbracciò.
«Posso...chiederti un favore?»
«Dimmi San.»
«Potresti portarmi carta e penna?»
La frase mi uscii così spontanea che per un attimo mi apparve di aver la mente libera.
Fu solo un secondo però.
«Vuoi scrivere una lettera?» mi chiese Quinn asciugandosi le lacrime.
Sorrisi. Per la prima volta da quasi tre settimane.
«No. Una canzone.»     

Angolo dell'Autrice
Questo non è un capitolo, questo è IL capitolo. Penso di non essermi mai emozionata tanto come in questa parte. Il fulcro della storia, la vera svolta nella vita di Santana. Ci ho pensato a lungo prima di ideare questa storia e quando l'ho fatto in un modo o nell'altro ad un certo punto questo sarebbe dovuto accadere. Il dolore ci può distruggere, è un fatto. Non son mai stata in questo modo, non mi son mai sentita così a pezzi ne ho mai considerato il suicidio ma ho letto abbastanza per esserne informata e ho passato del tempo accanto ad una mia amica che per un certo periodo si è trovata in uno stato depressivo preoccupante e non è stato piacevole.
Spero di aver reso nel migliore modo possibile le paure, le contraddizioni, le emozioni di Santana!
Fatemi sapere cosa ne pensate, mi piacerebbe davvero una recensione su questo Capitolo.
Ovviamente come titolo ho scelto la canzone più adatta di Pink ad esprimere questo avvenimento.

Alla prossima :)

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Capitolo 13
*** How to Save a Life ***


Rimasi in ospedale per quasi due settimane. I medici volevano tenermi in osservazioni e purtroppo quelle pillole avevano avuto degli effetti abbastanza rilevanti sul mio organismo.
Nessuno riusciva ancora a capire come fossi riuscita a sopravvivere ma Quinn mi disse che probabilmente era stato tutto merito di Matt. Era arrivato davanti al mio appartamento pochi minuti dopo il mio tentato suicidio. Si era pentito di avermi lasciata da sola, sapeva bene che ero troppo orgogliosa per tornare così aveva deciso di fare un passo verso di me. Quando non aveva sentito alcuna mia risposta aveva subito pensato al peggio. Forse perché aveva già visto prima quell'espressione nei miei occhi e sapeva quanto stessi nuovamente soffrendo, forse perché immaginava che non sarei riuscita a reggere ancora un dolore simile o forse semplicemente perché l'istinto gli suggeriva così. Aveva sfondato la porta con qualche spallata, era grosso e forte, merito dei suoi anni come capitano della squadra di football, e quando mi aveva vista in quelle condizioni, sdraiata priva di sensi sotto la doccia aveva tentato in ogni modo di rianimarmi. Se non mi avesse tenuta sveglia, se fosse arrivato anche solo una decina di minuti più tardi probabilmente sarei morta. Avrei occupato il freddo tavolo di un obitorio, o forse già il buio e chiuso spazio di una bara.
E invece ero relegata in un lettino, circondata dai miei amici più importanti che si davano il cambio quotidianamente. Quinn e Matt erano due costanti, non c'era giorno che non passassero per salutarmi, per aggiornarmi e spronarmi a riprendermi presto. Mercedes mi fece addirittura due visite! Viveva a Los Angeles e si spostava di rado a NY ma per una tettona come me, mi disse, avrebbe fatto tutto il possibile. Io e Beyonce eravamo rimaste molto in contatto, i nostri caratteri forti si erano scontrati ben più di una volta. Puck, appiccicoso come al solito, non aveva fatto altro che raccontarmi di tutte le sue storie e aveva anche trovato il tempo per vedere Beth.
Due piccioni con una fava insomma!
Rachel e Kurt si erano liberati di tutti i loro impegni lavorativi per poter stare un po' con me e avevano provato a tener la mia mente impegnata con i loro discorsi musicali. La nana era stressante, troppo logorroica, ma era bello sentirla al mio fianco. Quel calore, quelle amicizie che non mi avrebbero mai abbandonata. Infine, alla fine della mia degenza fui dimessa dall'Ospedale e tornai finalmente a casa. Inutile dire che nessuno voleva lasciarmi sola e dato che sembrava che nessun altro avesse abbastanza tempo libero per controllarmi Quinn si trasferii da me.
La mia casa, silenziosa e tranquilla fu trasformata in una baraonda. Beth aveva ormai quasi 10 anni, era un pericolo e parlava tantissimo, più che una Quinn 2.0  somigliava tantissimo alla Berry. 
«Sai perchè siamo qui vero?»
«Certo! Non riesci più a mantenere la tua bettola e son l'unica idiota che ti accoglie!»
«Stronza!»
«Quinn certo che so perché siete qui. Puoi stare tranquilla però, non riproverò a...togliermi la vita.» dissi abbassando la voce.
«Ho capito quanto sbagliato fosse quel gesto e ora la mia voglia di lottare è tornata!»
Quinn mi guardò sorridendo. Era molto felice delle mie parole e non aveva mai creduto che potessi ritentare un simile atto. Anche lei mi conosceva molto bene, le nostre menti erano molto simili.
«Ne son felice. Anche perché se ti trovassi io in quelle condizioni ti prenderei a schiaffi così forte che probabilmente moriresti per le mie percosse piuttosto che per i sonniferi.»
Ridemmo assieme. Sapevo che diceva la verità! Quinn era sempre stata un eccellente schiaffeggiatrice ed era anche molto brava a scherzare sull'accaduto.
«Però ora dobbiamo concentrarci San. Hai perso il lavoro e non credo tu possa vivere a lungo senza uno stipendio su cui contare.»
«Non è per questo che ci sei tu Fabray? Senti. Ne abbiamo già parlato, mi inventerò qualcosa, troverò dei soldi in un modo o nell'altro no?»
«No. Però se ti mettessi una bella minigonna e scendessi in strada potresti guadagnare bene.»
«IDIOTA!» le urlai lanciandole il libretto con il quale stavo trafficando e prendendola in pieno viso. CENTRO PER LA LOPEZ!
«Ahi! Questo cos'è?» disse lei prendendolo tra le mani.
Era grosso e stracolmo di pagine, ce ne dovevano essere diverse centinaia. Quello era il mio libro segreto, il posto dove sfogavo i miei sentimenti ma in un modo particolare.
«Da quando lo hai?»
«Direi, dalla prima volta che Brittany mi ha lasciata. Matt me lo consigliò!»
Quinn si sedette continuando a sfogliarlo. Sembrava veramente interessata e io la lasciai fare, dopotutto non avevo alcuna fretta di scrivere ancora. Avevo riempito decine e decine di pagine d'inchiostro in quei giorni. Mi ero sfogata totalmente riempiendo le mie giornate a lasciar liberi i miei sentimenti e comporre così quei testi.
«San. Sono stupende!»
«Ne dubitavi Fabray?»
«No. Dico sul serio.» continuò lei con gli occhi incollati a quelle frasi.
«Credo di aver capito come salvare la tua vita!»
«Io non devo esser salvata da nessuno!»
Quinn si alzò ridacchiando, sembrava quasi che le avessero dato una gran botta in testa. O che si fosse bevuta un po' troppi shottini.
«No infatti, sarai tu stessa a salvarti!»
«Non ti seguo.»
«QUESTO!» gridò con il libricino tra le mani.
Lo sventolava come se fosse un Dio sceso in terra.
«Hai mai pensato di comporre testi per cantanti?»
Quell'idea mi folgorò. Avevo capito dove voleva arrivare, avevo collegato finalmente quello che Quinn aveva già fatto prima di me. Potevo trovare un lavoro. Potevo provare ad entrare nel mondo discografico con i miei testi, con QUEI testi e dato che sembravo particolarmente ispirata poteva davvero funzionare. DIOS, ero quasi morta. Avevo così tanto materiale da trascivere che ne avrei avuto per mesi interi. 
«Quinn tu...» lasciai la frase a metà per cercare le parole. Ovviamente la bionda fraintese.
«San ha tutto un senso, pensaci bene...»
«SEI UN GENIO.»
Dapprima mi guardò sorpresa poi mi corse incontro e cominciammo a saltare dalla felicità. Era un idea veramente geniale, era qualcosa che pur stupido, pur avventato e folle poteva funzionare e dato che una parte di me era morta quel giorno rinascendo in un modo diverso non esitai nemmeno un secondo. La vecchia Santana probabilmente avrebbe scartato quella proposta, o ci avrebbe pensato per giorni. Ma ora ero rinata. Ero nuova. 
Cosa avevo da perdere?
 
---
«Compositrice?»
«Già!»
«Non è geniale?»
Matt tentò di prendere spazio allontanandoci. Io e Quinn sapevamo essere molto invadenti e dato che Beth non sarebbe uscita da scuola prima di qualche ora avevamo trovato il tempo per andare a trovare il nostro amico preferito. Effettivamente non era stata una grande idea, o almeno lui non era sembrato per nulla felice di vederci dato che aveva compagnia. Mi ero completamente dimenticata che ora non era più solo. Già, il mio migliore amico usciva con una ragazza, una splendida ragazza e per giunta medico, quindi molto intelligente. Era stato per merito suo che il mio ricovero si era mantenuto segreto e che ero stata soccorsa così velocemente. Si erano conosciuti al bar, nello stesso modo in cui Matt abbordava qualsiasi ragazza che lo interessasse. Era scoccata la scintilla, erano riusciti e la cosa si era trasformata velocemente da una notte e via a una sorta di relazione. Comunque, liberato il campo dalla giovane ormai prossima ad andar a lavoro, io e Quinn ottenemmo Matt tutto per noi.
«Non so.»
«Cosa c'è da sapere? L'idea è perfetta!»
«Quinn io ci rifletterei un attimo. San esci da una situazione delicata e un insuccesso non...»
«Oh andiamo Matt. Non trattarmi da malata cronica, depressa e suicida. Ok, lo sono, ma la sto superando, lo ho superato e questo sarebbe un grande salto. SONO SANTANA LOPEZ. Io non fallisco mai!»
Il giovane sorrise largamente sentendo quelle parole.
«Non credevo ti avrei sentito dire una cosa del genere tanto presto. Ti stai riprendendo bene eh?»«Diciamo che Fabrey sta funzionando come anti depressivo!»
Quinn rise e mi diede una pacca sul culo strappandomi un urlo di sorpresa. Odiavo quando faceva così, era fin troppo violenta!
«Sei sicura del tuo successo?»
«Al cento per cento!»
«Questi son i suoi testi.» esclamò Quinn veloce consegnandole il mio libricino. Dios, non era di dominio pubblicò e anche se era Matt a leggerlo la cosa mi infastidiva. C'era la mia anima là dentro, tutta la mia mente e i miei sentimenti. Credo però che mi sarei dovuta abituare, se il progetto fosse andato in porto probabilmente più di due persone avrebbero letto le mie opere.
Matt rimase a fissarlo per alcuni minuti. Il silenzio era estenuante.
«Capovolo Lopez! Sei un artista con le parole!»
«Lo son sempre stata.»
«Si, con gli insulti. Ma questi testi sono...incredibili!»
«L'unica pecca è l'assenza di canzoni d'amore.» fece notare Quinn mostrandogli grosso modo i miei testi più riusciti. Mi sentii quasi presa di mira.
«Non riesco a scrivere sull'amore!»
«Dovresti.»
Matt si lasciò andare ai suoi pensieri. Sapeva che non avrebbe dovuto tirare in ballo Brittany ma non potè impedirselo. Contro ogni mia aspettativa però, io rimasi quasi indifferente. Il mio corpo e la mia mente non volevano proprio occuparsi di lei. Ora dovevo rinascere davvero.
Dovevo salvarmi la vita!

Angolo dell'Autrice
Ora ci saranno dei Capitoli di minore importanza atti ad impostare la storia ma questo...mi è piaciuto parecchio. Quinn sarà sempre più presente togliendo un po' di spazio alla dominante figura di Matt :) Chissà se la nuova Santana riuscirà a colmare le lacune di quella vecchia e se i suoi sogni saranno forti abbastanza! :)
Alla prossima!

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Capitolo 14
*** Survivor ***


Le settimane successive si susseguirono velocemente. Senza darmi nemmeno la possibilità per rendermi conto dell'imminente arrivo di Maggio e ormai dell'estate. Uscivamo di casa continuamente, giravamo i posti più stravaganti della città e cominciai ad entrare in un giro di persone che mai avrei pensato di conoscere. Quinn e Matt furono veramente abili a trovarmi i giusti collegamenti e anche io mi diedi abbastanza da fare.
In qualche modo riuscivano sempre a occuparmi la giornata, a tenermi costantemente attiva senza darmi la possibilità di ripensare a quel grande errore che avevo quasi commesso.
La notte però era un altra questione. Era il mio momento. Erano gli attimi dove potevo essere interamente me stessa e liberarmi sulle bianche pagine dei quadernetti stropicciati. Le parole erano come fiumi in piena, uscivano di getto dalla penna e la mia mente le legava veloci in frasi sconsclusionate e musicali. Quei testi, quei quaderni, quell'inchiostro.
Quella ero io. 
Quella era la nuova Santana. La Santana sopravvissuta.
Per quanto riguarda i miei capelli invece, diciamo che desideravo tenerli com'erano.
Quinn si oppose più volte sottolineando quanto fossero ridicoli ma io...volevo solamente qualcosa che mi ricordasse quanto avevo rischiato e quanto fosse bello esser ancora qua.
Brittany era l'ultimo dei miei pensieri. Certo ogni tanto mi soffermavo a sognarla o immaignarla ancora con quello stoccafisso a scegliere un grosso anello scintillante ma non me ne importava veramente. Non ora per lo meno. Mi ero messa al primo posto in un modo totalmente nuovo e non avevo assolutamente tempo per preoccuparmi di lei.
 
---
«Quello blu o quello rosso?»
«Mi stai veramente facendo questa domanda?»
Quinn alzò il sopraccigliò abbastanza per farmi capire che probabilmente non aveva intenzione di rispondermi per cui feci da sola. Lanciai a lei il mio abito scuro tenendo per me le fiamme del carminio. Quello era un giorno importante e avevo bisogno di tutto il supporto possibile, sia che venisse da una persona a me cara come la mia miglioer amica, che da due dei miei abiti preferiti.
«Credi davvero che dovremmo puntare subito così in alto?»
«Hai paura di cadere San?»
«Non più. Solo che forse dovremmo cominciare con qualcosa di più abbordabile.»
«San, noi siamo dive. Noi puntiamo al massimo!»
«Il tuo massimo è Beth. Vorrei ricordartelo.»
Sentì la sua mano colpirmi il fondosciena con forza e gridai dalla sorpresa.
«Ehi!»
«Hai appena parlato male di mia figlia.» mi rispose lei mantenendo alto il tono di voce.
«Esagerata!»
Grugnii e si sfilò via anche l'unico indumento che la copriva. Nonostante avesse avuto una bambina Quinn aveva ancora un fisico invidiabile e per quanto non ci fosse mai stato nulla tra di noi, non potevo nascondere che qualche pensierino su di lei l'avevo fatto.
«E comunque dove l'hai lasciata oggi?» chiesi accorgendomi solo in quel momento del silenzio che regnava nella casa. Quinn mi sorrise mentre entrava in quell'abito attillato.
«Puck è passato a prenderla mentre dormivi. Probabilmente saranno in giro per la città con un hot dog in una mano e tante buste nell'altra.»
«Son proprio felice che quell'idiota abbia trovato un lavoro come si deve!»
«Non ha mai puntato a nulla e invece ha faticato più di tutti.»
«Certo che però proprio non ce lo vedo in giacca e cravatta dietro una scrivania a scrivere uno di quei suoi articoli. Cioè, è sempre stato appassionato di sport, ma non pensavo ne avrebbe fatto la sua professione!»
«Chi si immaginava poi che il suo sgrammaticato modo di scrivere potesse trasformarsi sino a quel punto? Sai ogni tanto con Beth leggiamo i suoi articoli e...son veramente accattivanti!»
Già Puck aveva trovato veramente qualcosa di soddisfacente. Sicuramente migliore del solo pulire piscine per tutta la vita. 
«Se ce l'ha fatta lui, per me non dovrebbe essere un problema!»
Quinn si chiuse la zip con uno scatto e mi diede una pacca sulla spalla sorridente.
«Questo è lo spirito! Hai preso tutto?»
Mi guardai intorno alla ricerca della mia borsa, ma una volta presa anche quella non ci fu più nulla a trattenermi ancora. 
«Occhiali da sole e andiamo Q.!»
 
Entrammo nella Casa Discografica solo dopo una mezz'oretta. Quel giorno sembrava proprio che il traffico di New York si fosse praticamente dimezzato. Ottimo no?
Una volta dentro fummo indirizzate verso un apatico ufficio con una targhetta consumata sulla porta dello stipite e dopo le dovute presentazioni Quinn mi lasciò per sedersi nella sala d'ingresso e io strinsi la mano di quello che porbabilmente era uno scopritore di giovani talenti.
«Il mio nome è Timothy High ma tutti mi chiamano Tim per cui non vedo per quale ragione tu non dovresti farlo.»
«Tim è un vero piacere conoscerla.»
Lascia la sua mano e andai ad accomodarmi sulla sedia davanti all'enorme scrivania che separava me e l'uomo.
«Anche per me signorina...?»
«Lopez. Santana Lopez e dato che tutti mi chiamano San non vedo perché lei non potrebbe.»
L'uomo rise, divertito dalla mia brillante parlantina e vidi per la prima volta i suoi denti aguzzi sbucare da quella grande bocca screpolata. Aveva dei capelli lunghi di un castano slavato raccolti in una coda mal fatta e degli occhiali da sole scuri a coprir gli occhi completamente.
Era tarchiato e abbastanza pienotto. Però, il suo viso e la sua voce mi mettevano veramente a mio agio.
«Dunque mi è stato riferito che lei abbia un particolare talento. E come ben sa tutto ciò che di brillante si collega all'universo musicale è ben accetto in questo luogo.»
«Se proprio devo dire la verità, sinceramente non so cosa tutto cercate in questo posto ma ho qualcosa da proporle.» La mia voce era ferma, il mio sguardo assottigliato.
Puntavo decisamente subito a ciò che volevo.
«Sarebbe?» mi chiese invece l'uomo incuriosito.
«Un contratto.»
Tim scoppiò in una sonora risata come pronunciai quelle parole facendomi innervosire.
«Signorina Lope...Santana lei è molto divertente.»
«Ti prego Tim, dammi del tu!»
«Ohoh, vedo che tu già lo stai facendo per cui...» fece una pausa e mi fissò.
Portò le mani alle stecche degli occhiali e se li tolse lentamente mostandomi per la prima volta i suoi occhi profondi e color cenere.
«Vedi Santana, questa è un posto di lavoro serio e un contratto è qualcosa su cui bisogna lavorare. Prima di tutto non ho la più pallida idea di ciò che tu sia in grado di fare, secondo perché ci vogliono anni per ottenere un lavoro fisso qua dentro. Mi hanno detto che componi testi, è esatto?»
Annui muovendo la testa ma non proferii parola.
«Bene. Vedi, un cantante particolarmente talentuoso può puntare ad un contratto in brevi tempi ma, un paroliere, un compositore di brani, può avanzare una richiesta simile solamente dopo un anno come minimo e almeno una canzone da lui composta nella Top 100. Questa è la nostra politica, e dato che siamo una delle etichette musicali più importanti credo che non troverai di meglio.»
«Capisco perfettamente e non ho alcuna intenzione di cercare altrove. Voglio questo posto e sappia che lo otterrò. Ho avuto delle difficoltò ultimamente, pensi che se non fosse stato per la mia bionda amica di prima probabilmente non sarei in questa Casa ora ma è successo e...voglio sfruttare la mia occasione.»
Il suo sguardo mi fece perfettamente capire che le mie parole avevano colpito. Catturavo totalmente la sua attenzione e non certamente per via della mia scollatura. 
«Bene Santana. Mi fai vedere le tue opere allora?»
Tirò fuori dal nulla degli occhiali da vista molto sottili e vidi i suoi occhi spalancarsi completamente quando lasciai sulla scrivania il malloppo di fogli che avevo scritto. Erano quasi un centinaio di pagine, rilegate per argomento oppure data. 
«Vedo che sei stata ispirata ultimamente...»
«Ci può giurare.»
Già, un mancato suicidio è qualcosa su cui dilungarti eh?
Prese le pagine e si sedette comodo sulla sua poltrona sfogliando e muovendo velocemente gli occhi sui segni da me precedentemente tracciati. La sua espressione cambiava lentamente ma non riuscivo davvero a decifrare cosa stesse pensando.
«Le dispiace se vado un attimo alla toilette?»
Il suo viso riemerse confuso da quei fogli.
«Certo, certo. In fondo al corridoio, ultima a destra.»
Ringrazia sorridente e mi chiusi la porta alle spalle. Non avrei sopportato un altro secondo in quella stanza, con quel silenzio a fissar la sua professionalità che tentava di demolire il mio talento. No, avrei atteso in bagno. O magari...
«Santana cosa...» Quinn fece per alzarsi ma io la intimai a restare dov'era e veloce l'affiancai su quelle comode poltroncine.
«Hai già fatto? Come è andata?»
«Ancora non lo so, sai gli ho dato molto materiale da visionare.»
La stronzetta rise divertita.
«Oh si, sicuramente l'avrai spaventato. Penso che nessuno si presenti con così tanti fogli tutti in una volta.»
«Un punto in più per me no?»
«Certo.» rispose lei senza togliermi gli occhi di dosso.
Era veramente raggiante. Forse perché vedeva quanto tenessi a questa cosa, forse perché credeva davvero che avessi grandi possibilità in questo settore. Dopotutto era stata lei la prima a leggere ciò che avevao scritto e raramente si dilungava a farmi i compliementi. Eppure quella volta aveva definito i miei testi...GENIALI.
«Tu cosa fai qua? Trovato qualcosa di divertente?»
«No. Ho sentito Kurt al telefono, penso che usciremo insieme stanotte.»
«Ha di nuovo litigato con Mister Simpatia?»
«Non si è dilungato ma credo proprio di si!»
«Mbe, è proprio stupido da parte sua tentare di trasformarlo in un Blaine 2.0.»
«SAN!»
Risi e le diedi un colpetto veloce. Forse sarei dovuta rientrare ma non avevo fretta.
«Non negare. L'hai pensato anche tu quando l'altro giorno è arrivato vestito in quel modo e con il collo fasciato da un farfallino.»
«Potrei aver notato qualche punto in comune.»
«Ahahahaha si certo. Chi saremo?» chiesi di getto alzandomi lentamente.
«I soliti credo. Io, te, Matt e Kurt.»
«Rachel?»
«Dubito. La telefonata di Finn l'ha intristita troppo.»
Il tono di Quinn cambiò impercettibilmente. Sapeva che probabilmente la sua amica non sarebbe mai tornata con l'amore della sua vita e questo le faceva male. Anche se non voleva ammetterlo e avrebbe negato in ogni lingua.
«Sempre la solita! Senti ne parliamo dopo? Torno dentro!»
Mi allontanai ma non abbastanza per fingere di non sentire il suo incoraggiamento.
«FALLO NERO!»
 
Richiusi ancora una volta la porta alle mie spalle e lasciai le braccia dietro la schiena.
Tim mi attendeva a braccia conserte, posato sulla scrivania e con gli occhiali in mano. I miei fogli erano stati riposti con cura sopra la mia sedia e lo vidi sospirare quando entrai.
«Santana siediti per favore.»
Il suo tono era serio, la sua espressione controllata. Non presagiva nulla di buono.
Lo sapevo, lo sapevo che avrei dovuto provare con qualcosa di più semplice. Sapevo benissimo che avrei dovuto prendere per buono l'avvertimento e il campanello d'allarme che suonava nella mia testa.
«Senta Tim...ho capito e...»
«Ssssh. Mi faccia parlare.» disse posando la schiena contro lo schienale e sospirando ancora.
Feci come aveva detto. Non pronunciai nemmeno una parola anche se quando fu lui ad aprir bocca avrei voluto urlare con tutto il fiato che avevo.
«Parliamo del contratto?»

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Capitolo 15
*** Blame It On The Alcohol ***


«Propongo un brindisi per Santana!» 
La fastidiosa voce di Quinn mi martellò il timpano costringendomi a prendere il calice ormai già a metà e alzarlo in aria fino a farlo scontrare con altri quattro suoi simili.
«Che possa sfondare nel mondo della musica e...far il culo a tutti!»
«QUINN!» le urlò contro Matt ridacchiando prima di mandar giù il suo spumante in un sorso solo. Kurt lo imitò velocemente e così Quinn, io e infine Mandy.
La giovane che ormai il mio migliore amico sembrava portare ovunque si era ben inserita nel nostro gruppo. Mi aveva salvato la vita, come poteva non starmi simpatica?
Inoltre era una bellissima ragazza, così bella che gliel'avrei volentieri rubata se non avessi intuito che per Matt quella potesse diventare una storia importante, anche se lui continuava a negare.
I capelli rossi le scendevano sino oltre le spalle e gli occhi azzurri mi ricordavano tantissimo quelli di Brittany. Non provavo nostalgia o gelosia o dolore. Notavo semplicemente le somiglianze.
«A me!» conclusi io posando infine il mio calice sul tavolino e passandomi la mano sulla bocca.
Era il terzo brindisi che facevamo e morivo dal terrore che presto Quinn ne avrebbe potuto proporre un altro. Certo, volevo festeggiare. Ma non volevo ridurmi a un vegetale!
«Allora San, cosa si prova ad aver tra le mani un contratto dopo un solo colloquio di lavoro?»
Kurt era molto divertito. Forse per via dell'alcol, forse per via della sua nuova vita da single.
«Ci si sente...completi!»
«Capisco benissimo cosa intendi.»
Evidentemente però la stronzetta non era dello stesso parere dato che mi chiede di esser più precisa quando tentavo di dar voce alle mie sensazioni. Non capii se fosse una frecciatina o solamente una constatazione ma andai avanti.
«Quinn che ti devo dire? Da quando mi son diplomata non son più riuscita a raggiungere un traguardo che mi soddisfasse o...»
«A insultar qualcuno con tanta classe?»
«No. O sentirmi realizzata.» 
Quinn sapeva esser veramente un idiota quando beveva. Dios, in effetti lo era anche da sobria.
«Oggi è il primo giorno dopo anni che finalmente qualcosa mi appaga sino a questo punto!»
«Devi aver proprio fatto del brutto sesso per parlare così San!»
«FABRAY! Molla quella bottiglia o giuro che te la rompo in testa!»
Quinn rise e io la imitai. Eravamo fatte così, o tutto o niente. O odio o amore, o nel nostro caso amicizia. Eravamo talmente simili che ci scornavamo ogni volta che ci ritrovavamo nella stessa stanza. Mandy ci osservò ridacchiando per tutto il tempo mentre mi rubava Matt per parlottarci fitto fitto nemmeno si trovassero un confessionale.
«Propongo un altro giro!» urlò ad un tratto Kurt riempendo abilmente i nostri bicchieri e convincendoci a far prima il quarto, poi il quinto e infine anche il sesto giro.
Poi fu la stanza a cominciar a girare. Le bollicine fecero effetto presto e noi ci ritrovammo a urlare, ridere, cantare e continuare a bere come solo i peggiori ubriaconi potevano fare.
 
«Voi due! O bevete con noi...o prendetevi una stanza!»
«San non rompere.» tentò di zittirmi Matt alzando una mano ma Kurt fu più rapido. Dios, era uno spasso vederlo alzare il gomito.
«La Lopez ha ragione! Siete un ora che vi stuzzicate...e passate al sodo!»
Mandy arrossii vistosamente prima di nascondersi contro il petto del ragazzo ridacchiando. Eravamo molto naturali e sfacciati ma diamine avevo avuto un lavoro. Avevo un fottuto contratto e avrei veramente fatto il culo a chiunque si fosse messo sulla mia strada.
«CANTIAMO?» mi urlò in un orecchio Quinn prendendomi per mano e tentando di trascinarmi verso il karaoke ma io mi ero già sdraiata sulla mia poltroncina per far resistenza.
«Quinn sei una pessima madre! Le madri non bevono, le madri non trascinano le amiche ubriache al karaoke, le madri non...bevono.»
«L'hai già detto San. E poi...anche tu sei una pessima amica di una pessima madre di un pessimo...pessimismo!»
«Cosa?» urlò Kurt prendendo Quinn per la vita e riuscendo così a tirarmi in piedi.
«Dios, non ci capisco più niente!»
«CANZONE!»
«Si, facciamo un Musical! Facciamo un Musical!»
«Voi due siete...pazzi se pensate di portarmi a cantare! Non se ne parla...»
Tentavo di dimenarmi ma il mio cervello era nuvoloso e faticava a reagire. Erano due contro uno dato che gli altri due osservavano la scena divertiti e probabilmente considerando il nostro consiglio.
«SANTANA LOPEZ! Hai visto la morte, hai mangiato pillole come pane e...ora...ora non vuoi cantare una stupida...canzone con me?»
«Con noi!» aggiunse Kurt singhiozzando. Aveva il viso di un rosso carminio, i capelli disfatti e la cravatta allentata. Quinn per contro aveva una semplice spallina abbassata e il trucco lievemente sbavato. Io...io com'ero? Ero bella? Ero sexy? Sembravo sobria?
In quel momento non me ne fregò più nulla! Volevo il successo, volevo una nuova vita e tutto quello che mi importava ora era divertirmi. Mi lasciai così trascinare dai due verso i microfoni e a pieni polmoni svuotai la mia felicità su quel pubblico festante che ci incitò forte. Applausi scrosciarono una volta terminato, applausi che non si fermavano. E la gente girava, così come la stanza, così come me. Anche da ubriachi eravamo i migliori! Io ero la migliore...io ero...migliore!
 
---
Quando cominciai a riprendere coscienza avvertii un martello pneumatico in azione.
All'inizio credetti che avessero cominciato ancora una volta i lavori in strada ma solo dopo qualche secondo mi resi invece conto che proveniva solamente dalla mia testa.
Era un dolore lancinante, intenso e veramente fastidioso. 
Ci misi almeno una manciata di minuti prima di capire dove mi trovassi. La mia mano penzolava dal divano, strisciando contro il tappeto e avevo "elegantemente" sbavato il cuscino che qualcuno doveva avermi portato. Scostai la copertina tentando di mettermi seduta e di scacciare i capogiri e la nausea che mi infastidivano ad intermittenza.
Kurt era sdraiato a terra a pancia in su, con l'ombelico scoperto e le braccia oltre la testa. Era in boxer e non ricordavo di avergli mai visto addosso la maglietta che portava.
Quinn poco lontana in mutande e reggiseno aveva fatto cadere la sua coperta e si rotolava sul divano dall'altra parte della stanza che solo allora riconobbi essere familiare.
Ero stata in quel salotte decine di volte. Era casa di Matt.
Mi alzai a fatica per raggiungere il bagno e potermi lavare il viso, avevo un pessimo aspetto e stare in piedi certo non aiutava i miei capogiri ma quando tornai dal mio divano trovai il mio miglior amico ad attendermi. Reggeva un vassoio con sopra tre tazzine di caffè fumante e una scatolina di aspirine. 
«Credo di amarti...» gli soffiai sul collo dandogli un impacciato bacio sulla guancia.
«Dovresti amarmi!»
Mandai giù il caffè e la pastiglia velocemente. Desideravo solamente sentirmi bene e tentare di mettere a fuoco gli avvenimenti della notte precedente. Dios che casino!
Quinn e Kurt si svegliarono qualche minuto dopo e mi imitarono. Anche loro avevano un pessimo aspetto e la stronzetta avrebbe dovuto recuperare Beth tra meno di una manciata dìore quindi doveva riprendersi in fretta.
«Ve la siete proprio spassata voi tre!»
«Abbassa la voce Matt o potrei impazzire!» Kurt si tappò i timpani e si lasciò cadere all'indietro. Non ricordava una simile bevuta da...anni? Probabile.
«Cosa abbiamo fatto?» chiese invece Quinn tossendo e provando a scacciare la nausea.
«Avete svuotato quasi cinque bottiglie di spumante. Avete importunato l'addetto al karaoke una decina di volte e il pubblico si è totalmente innamorato di voi. Avete cantato divinamente anche se probabilmente non capivate nemmeno cosa stavate facendo.»
Sbuffai contrariata. Davamo sempre il nostro meglio quando stavamo peggio. 
E la situazione era anche parecchio buffa se qualcuno ci avesse visto ora.
«Io ho riaccompagnato Mandy a casa, son tornato a prendervi e vi ho portati qua. Avete vomitato non so quante volte prima di stabilizzarvi e potervi mettere a dormire.»
«Saresti un grande padre.»
Kurt sorrise e così feci io. Quinn era veramente divertente nella scarsa riconoscenza nei suoi confronti. Riusciva sempre a sfottere tutto e tutti quasi al mio livello e in questo caso, sapeva bene che non mi sarei mai permessa di dire una cosa del genere, così...
«Sarò anche un bravo zio, quando Beth mi chiederà di...»«Scherzavo!»
Scoppiammo tutti a ridere. Anche se questo peggiorò soltanto la situazione. Dios, stavo malissimo e questa volta non era nemmeno colpa di Brittany. Maledetto alcol!
Nemmeno mi resi conto dello schermo illuminato del mio cellulare infilato tra i cuscini del divano, nemmeno mi resi conto di quella chiamata persa. La testa mi faceva così male che una volta svanito il dolore non mi preoccupai di mettermi a cercare il ricevitore ma corsi subito agli studi. Avevo del lavoro da svolgere e l'avrei fatto dopo una sbronza come da sobria!
Non lessi quel numero. Andai troppo di fretta per scorgere il nome di Brittany che illuminava ad intermittenza il mio schermo. Il telefono rosso accanto al suo numero.

Angolo dell'Autrice
YEAH! Il periodo di transizione è finito, ora tornerà Brittany tra i pensieri della nuova San e vedremo. Effettivamente manca ancora un piccolo salto temporale ma ormai ci siamo quasi e devo dirlo...scrivere questo Capitolo è stato veramente divertente :)

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Capitolo 16
*** How Will I Know ***


Non mi ubriacai più da quel giorno. Certo, continuai ad avere le nostre particolari serate, con Quinn che si distendeva lontana per qualche ora da Beth, Kurt che tornava ad assaporare le gioie della vita in solitudine, Mandy che sempre più entrava nella vita di Matt. Ogni tanto Rachel ci degnava della sua presenza, la crisi con Finn non sembrava passare ma finalmente la piccola nana stava cominciando a riprendere la consapevolezza che lei poteva brillare anche senza di lui, anche senza nessuno. Io la stimavo molto per questo, anche se notavo ancora una certa dipendenza dal cetaceo credevo davvero che avrebbe sfondato più di tutti.
Puck e Mercedes erano una variabile ma da quando avevo tentato di...trovar una veloce soluzione ai miei problemi erano sempre più presenti. La mia amica nera più figa riusciva sempre a strapparmi grosse risate con i suoi discorsi e quando prendeva in mano il microfono dava il meglio di se. Puck...era il solito idiota anche se maturato psicologicamente.
A casa Quinn si stabilii in modo permanente e i nostri litigi aumentarono nettamente, così come i nostri momenti d'affetto. Uscivamo sempre più di frequente, ci rinnovammo completamente il guardaroba e riuscii addirittura a combinare alla mia stronzetta preferita un appuntamento con uno dei ragazzi più fighi della città. Non che lei non lo fosse ma...senza il mio aiuto non sarebbe mai riuscita a portarselo a letto, cosa che infatti successe dopo sole due settimane di frequentazione. Le mie battute sulle giuste precauzioni però non durarono a lungo, così come la loro storia. Lui non intendeva avere qualcosa di serio, Quinn invece erano anni che cercava un compagno valido che potesse amare Beth come lei faceva.
Comunque questo non la buttò giù, anzi se possibile la caricò ancora di più!
Io invece...io lavoravo come una matta. 
Passavo le mie giornate insieme a Tim High, seguita da lui in ogni passo mentre mi insegnava come muovermi nel settore. Mi trovò qualche aggancio, qualche ingaggiò e in poco meno di due mesi già tre delle mie canzoni riuscirono ad entrare in classifica. Come disse Tim, era un successo senza precedenti e presto il mio nome cominciò a risuonare veloce. Dios, in effetti non proprio il mio nome. 
Avevo infatti deciso di optare per un nome d'arte, non tanto perché non desiderassi tutti parlare di me quanto perché volevo preservare la mia privacy. Sia Quinn che Matt l'avevano ritenuta una cosa abbastanza saggia per cui avevo seguito il mio istinto e i loro consigli.
Ad Agosto riuscii a comporre e rivendere così tanti dei miei testi che persino un cantante in vetta alle classifiche decise di rivolgersi a me per una nuova hit.
Si, stavo spaccando il culo a tutto e tutti. I contanti presto cominciarono ad abbondare e la mia ispirazione pareva non scomparire mai. Ero una miniera d'oro. Ero una fottuta miniera d'oro per Tim, per cui proprio non capii il motivo di quell'incontro.
Avevo appena terminato le mie vacanze estive insieme ai miei amici quando ricevetti quella telefonata e un appuntamento per la settimana successiva. Doveva parlarmi con una certa urgenza e davvero non riuscivo ad immaginarne il perché!
 
«Sono felice che tu sia venuta subito San!»
«Sai com'è Tim. Un messaggio con su scritto "sto morendo, vieni a salvarmi" avrebbe avuto meno effetto della tua scelta di parole e tono!»
«Scusami ma...ormai è quasi Settembre e non potevo perdere altro tempo.»
Mi accomodai ancora incuriosita e sospettosa del modo in cui Tim mi stesse trattando. Ormai quell'ufficio era come la mia seconda casa, avevo davvero dato fondo a tutto quello che avevo per cui era veramente difficile che mi stesse licenziando.
«Lei vuole te.»
Io sobbalzai.
«Cosa?»
Di chi stava parlando? Di chi cazzo stava parlando? E perché diavolo il mio cuore batteva così forte! Lei. Lei. Lei. Brittany? No, era impossibile. Probabilmente la mia ex migliore amica e ragazza se la stava spassando tra abiti da sposa e anelli e come avrebbe potuto contattare Tim o sapere del lavoro che stavo svolgendo?
«Lei Santana, cazzo Lei!»
«Cazzo Tim lei chi? Non farmi spaventare!»
Erano settimane che non pensavo a Brit. Anzi mesi. Avevo passato così tanto tempo concentrata solamente a godermi la vita dopo il mio tentato suicidio che...mi ero completamente dimenticata del motivo che mi aveva spinto a una soluzione tanto drastica.
Da quanto non la vedevo? Da quanto non la sentivo? La mia mente non si posava su un suo pensiero da...troppo tempo. Ero arrugginita, quasi impreparata.
«La Regina delle classifiche San. Mel vuole te!»
Quando sentii il suo nome per un attimo mi rilassai. Non era Brittany. Non mi aveva cercata, non aveva provato a mettersi in contatto con me e questo mi aiutava solamente a comprendere quanto mi avesse dimenticata. Focalizzare chi invece mi voleva fu più difficile.
In quegli anni la musica era cambiata, i cantanti erano cambiati e così le teste delle classifiche. Da qualche anno però si era affermata una giovane ragazza che era riuscita a piazzare al numero #1 della Top100 ben 10 canzoni, un impresa praticamente incredibile. Ormai era la regina incontrastata del suo settore musicale e chiunque avrebbe voluto collaborare con lei. Tutto quello che toccava...diventava oro e se io ero già oro...
«Mi prendi in giro?»
«Ho la faccia di uno che ti prende in giro San? Ha chiamato due giorni fa!»
Non ci vidi più. Dalla mia sedia scattai in avanti roveschiando tutto quello che c'era sulla scrivania e allacciando le mie braccia ambrate al collo del mio tarchiato mentore.
Io amavo quell'uomo. Lavorativamente parlando.
Risi, piansi forse urlai e lui fece tutto questo con me perché sapevamo entrambi che quello era il balzo. Che quella era la mia occasione di sfondare davvero. Se Mel fosse riuscita a piazzare al numero #1 anche una canzone scritta da me...allora tutti mi avrebbero voluta.
Tutti avrebbero richiesto di me!
«FATTI DARE UN BACIO IN BOCCA TIM!»
«Ahahahah San son sposato e tu sei lesbica. Però sulla guancia va bene!»
Glielo stampai senza spostarmi di un millimetro e restammo in quella posizione per minuti, forse decine di minuti, forse un ora o anche più. Era incredibile. Era impossibile.
Quando mi staccai, fu solo per correre al telefono e far fondere il mio cellulare.
 
«Quinn, Quinn mi senti? Lurida stronza mi senti? Allora sturati le orecchie, prepara lo champagne migliore che abbiamo perché stanotte andiamo a ubriacarci!
Sisi, so che avevamo detto che non avremmo più bevuto sino al...»
Dall'altra parte la sentii urlare dalla felicità, probabilmente aveva capito le parole così io battendo le mani e letteralmente sollevandomi da terra continuai a ridacchiare.
«DIOS! Si Quinn, faccio il salto! DIOS! Mel vuole me, Mel la numero uno della classifica, Mel il Re Mida della musica odierna. Vuole me...DIOS STAPPA QUEL FOTTUTO CHAMPAGNE!»
Quinn non sapeva cosa dire. Urlava e basta e probabilmente Beth si sarebbe chiesta se fosse per caso impazzita ma a me non importava nulla non me ne importava nulla.
Chiusi la chiamata e cercai ancora nella rubrica. Proprio non mi ritrovavo in quel nuovo cellulare e dire che erano passati praticamente tre mesi da quando l'avevo dovuto comprare.
Perdere il mio amato e vecchio modello era stato traumatico, ma in quell'ultima notte di buio totale proprio non ricordavo dove l'avessi poggiato ne nessuno l'aveva mai ritrovato. Alla fine ero stata costretta a comprarne uno nuovo, rifarmi la rubrica e cercarmi i contatti di tutti come una povera disperata!
«Matt pronto? Si. Son io. Sei in casa? Ti devo parlare e prepara lo spumante!»
La sua voce si assottigliò, forse c'era Mandy addormentata vicino a lui. Eppure non sembrava troppo entusiasta di sentirmi.
«Benissimo! Anche io ti devo parlare San.»
Ero troppo euforica. Troppo felice ed eccitata per accorgermi del suo strano tono. Di come le sue corde vocali vibrassero lentamente. C'era qualcosa di particolare nella sua frase ma io mi limitai solamente a chiudere la chiamata. Se solo avessi saputo cosa aveva da dirmi.
Se solo avessi immaginato che la sua notizia sarebbe stata grande quanto la mia sarei andata da lui? Si, probabilmente ci sarei andata comunque. AVEVO UN FOTTUTO CONTRATTO CON LA REGINA DELLE CLASSIFICHE! Santana Lopez avrebbe brillato, o meglio Snix l'avrebbe fatto!
---
«Ti rendi conto di quello che ti ho detto? Mel! MEL!»
«San ho capito!»
«No tu non hai capito un cazzo. Se avessi capito avresti alzato il tuo culo da quel divano e staresti saltando con me per la casa mandando giù litri di spumante. Hai idea di cosa significhi questo per me?»
Matt sorrise ma non riuscii a convincermi. Era veramente svogliato. Che si fosse mollato con Mandy? Non avevo voglia di chiederlo, ero troppo felice per me!
«Certo il tuo nomigliolo sarà sulla bocca di tutti. Snix sarà famosa in tutto il mondo!»
«Non stiamo parlando del mio alter ego malvagio Matt, stiamo parlando del mio nome d'arte e anche se le due cose coincidono significherà la svolta della mia carriera!»
«Sono felice!»
Diedi un colpetto nervoso contro il pavimento.
«Davvero? No, perché non me lo stai dimostrando!»
Mi fermai ad osservare solo in quel momento la casa. Era come svuotata, come se qualcuno fosse passato e avesse preso quasi tutto il mobilio. I miei occhi si spalancarono e finalmente la mia mente si preoccupò non solo di me stessa.
«Che cosa è successo qua?»
«Volevo parlarti proprio di questo!»
«Oh mio dio, Mandy ti ha lasciato?» dissi portandomi le mani alla bocca ma lui storse il naso e scoppiò a ridacchiare poco convinto.
«No, non è così!»
«DIOS, è incinta?»
«No, San...»«Malata?»
«SANTANA! Lasciami parlare un attimo!»
Il suo urlo mi riportò per un attimo alla realtà e mi lasciai cadere sulla sua poltrona per avere il tempo di ascoltarlo in tutta comodità.
Lui intrecciò le mani e cominciò.
«Hai presente il mio divano blu?»
«Certo! Ho passato anni su quel divano...ma...dov'è?»
«Ecco, infatti. Due giorni fa io e Mandy abbiamo...sfondato una molla.»
Lo guardai accigliata e sperai proprio che non me lo stesse dicendo. Non mi stava raccontando una delle sue avventure sessuali vero?
«Ma questo non è importante. Ho chiamato la ditta e son venuti qua a prelevarlo ieri. L'hanno smontato e preso pezzo per pezzo e...»
«Hai intenzione di raccontarmi i singoli passaggi della smantellazione di un fottuto divano quando io ho appena stipulato un contratto con la regina delle classifiche?»
Il mio tono mi ricordò tanto i tempi in cui rispondevo a quel modo alle studentesse spaventate avvolta nella mia stupenda uniforme da cheerleader.
«Ho trovato questo.» 
Si frugò in tasca e ne fuoriuscì un modello di cellulare che...ben conoscevo. 
«IL MIO TELEFONO! DIOS!»
Feci per prenderlo ma lui spostò la mano in alto. 
«Ho trovato il tuo caricabatterie e l'ho messo in carica. L'ho acceso ieri notte, volevo farti una sorpresa, volevo chiamarti per farti sapere che l'avevo trovato ma...qualcuno ha fatto una sorpresa a me!»
«Che intendi?» chiesi.
«Ricordi il giorno che vi siete sbronzati? L'hai perso quel giorno.»
«Certo che lo ricordo. Cioè ricordo solo...di essermi sbronzata.»
«Bene. Quella notte hai ricevuto una chiamata da Brittany.»
Il mio cuore mancò un battito. Lo sentii andare a vuoto e poi presi fiato. I miei occhi si spalancarono e persi completamente la mia espressione accigliata. Avevo pensato a lei per la prima volta proprio quella mattina. Era forse un segno? Era forse destino?
«Non andare in panico San. Non so cosa volesse, non ho idea del perché abbia chiamato ma c'è solo quella. Non ha più tentato di contattarti da allora.»
Dovevo ancora preoccuparmi di respirare. Quella ragazza aveva ancora il potere di togliermi il respiro dopotutto ma non sentivo più dolore, non avvertivo più quelle emozioni che mi attanagliavano lo stomaco. Sentivo solamente una cosa...la sua assenza.
«Ha chiamato...» sussurrai tenendo gli occhi spalancati. «Pensi che dovrei richiamarla?»
Matt mi guardò a lungo prima di sospirare e sorridere mentre si distendeva.
«Sai, avevo paura di dirtelo ma...l'hai davvero superata! Normalmente ti avrei risposto negativamente ma, penso sia la cosa migliore. Chiamala.»
Non pensavo che avrebbe mai potuto essere d'accordo con me, ma in effetti aveva ragione.
Non sapevo perché ma Brittany non era più un desiderio bramoso per me, non era una cosa che dovevo possedere. Era semplicemente una persona, una ragazza.
«Lo farò.» feci per alzarmi ma poi mi fermai con il sorriso sulle labbra.
«Non abbiamo bevuto lo spumante!»
Matt rise e andò in cucina, finalmente pienamente partecipe del mio successo.
Io dovevo solo stare calma e sarebbe andato tutto bene. Ne ero sicura.

Angolo dell'Autrice
Sembra proprio che anche dopo tutto questo tempo a Santana il nome Brittany faccia ancora troppo effetto eh? Il prossimo Capitolo vedrà infatti il ritorno in carne ed ossa di Brit e scopriremo cosa prova ora San. Fatemi sapere come avete trovato questo però :)

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Capitolo 17
*** Love Song ***


Il telefono sembrava squillare a vuoto.
Una volta mandato giù l'unico bicchiere di spumante che Matt mi aveva offerto avevo infatti deciso di non perdere altro tempo e chiamare subito Brittany. Ero rientrata a casa, mi ero spogliata e sdraiata nel mio letto matrimoniale e ora...attendevo solo lei.
«Pronto?»
La sua voce mi fece quasi rabrividire e per qualche secondo persi la cognizione del tempo e anche l'uso della parola. Recuperai tutto abbastanza velocemente sbloccando le mie sinapsi.
«Brittany?»
«San, pensavo fossi scomparsa!»
Pensava fossi scomparsa? Lei pensava a me? Lei aveva pensato a me in quei giorni?
Oddio e perché la mia mente si stava riempiendo su domande su di lei. Io avevo superato la cosa no? Brittany era un tassello importate, non potevo negarlo ma...davvero volevo ripercorrere una strada che quasi mi aveva portato alla morte?
«Io...avevo perso il cellulare...» blaterai quasi balbettando.
«E vedo che ora lo hai ritrovato.»
«Già.» sospirai prima di rendermi conto di quanto stupida le stavo sicuramente sembrando.
«Senti Brit, ti ho chiamato per un informazione. Qualche mese fa ho ricevuto una tua chiamata notturna e...non ho mai potuto chiedere per quale ragione l'avessi fatto.»
La sentii sospirare dall'altra parte del ricevitore. No anzi, stava ansimando, respirava silenziosamente ma molto veloce e per una che ormai si accorgeva anche dei dettagli più rilevanti fu facile notarlo.
«Forse avevo solo bisogno di sentirti...»
ll mio cuore si bloccò. Ancora una volta. Come tante altre volte ed era sempre lei a fermarlo. Cosa, cosa stava tentando di dirmi? Che senso aveva quella frase? Che senso?
«Cosa?» chiesi quasi urlando senza potermi più trattenere e scattando in avanti. Le mie mani erano diventate così umide all'improvviso che il telefono quasi mi scivolò.
«Io...oh no nulla. Penso di aver semplicemente parlato ad alta voce e...mi manchi, come amica. Sto per sposarmi e credo di aver pensato che una chiacchierata come ai vecchi tempi potesse tirarmi su di morale.»
Il suo discorso era così sconclusionato, non aveva molto senso a dirla tutta.
«Sei triste?» chiesi ancora.
Ansimò ancora, forse maledii qualcuno dall'altra parte del ricevitore.
«No, no. Come potrei? Io lo amo. Lui ama me. Tutto è perfetto!»
Sembrava quasi una frase fatta. Come se la stesse dicendo per convincermi o meglio convincere se stessa!
«Brit sicura di stare bene?»
«Certo San...io...dev'essere l'ansia del matrimonio sai? Perché tu e Quinn non passate un giorno, mi farebbe molto piacere passar un giorno con voi e...devo ancora consegnarvi gli inviti.»
Oh, quindi ci saremmo state anche noi a questo mitico evento. Il mio intestino si ingarbugliò ancora di più, anche se non so come fosse possibile e avvertii ancora quella sensazione fastidiosa molto simile a gelosia.
«Perché no? Teniamoci in contatto e organizzeremo.»
«Grazie San...» la sentii esitare, ma alla fine parve sciogliersi. «Sei la migliore.»
«Anche tu Brit!»
Chiusi la chiamata con il sorriso sulle labbra. Era davvero successo? Davvero stava accadendo quello che mi stavo immaginando? Brittany...lei aveva cercato me. Aveva avuto un momento di sconforto e aveva pensato a me. Quindi lei ci teneva. Quindi forse lei non voleva sposarsi o meglio non lo avrebbe fatto se ci fossi stata io.
E...stavo davvero tornando a considerarla? Non l'avevo pensata per mesi e ora bastava il suo nome e una sola chiamata per far battere ancora il mio cuore. La vecchia Santana probabilmente avrebbe lasciato correre, avrebbe ignorato tutto e sarebbe andata avanti ma io, dopo aver affrontato la morte, non ero disposta a farlo. Non ero disposta ad aspettare e vivere per il futuro. Era il presente quello che volevo? Si. Io stavo letteralmente distruggendo il presente. Avevo un lavoro, avevo un contratto e probabilmente il mio nome sarebbe divenuto famoso a breve. Si, dovevo chiarire la questione.
«Pronto?»
«Fabray, muovi il tuo culo e torna subito a casa!»                    
---
«Hai chiamato Brittany?»
Quinn mi guardava con gli occhi spalancati. Aveva corso per raggiungere velocemente il nostro isolato con le buste della spesa che minacciavano di rompersi da un momento all'altro. Ma lei era venuta, era venuta per me perché ci teneva. Birttany invece non aveva mai provato ad avvicinarsi da quel giorno che, maldestramente, avevo rivelato i miei sentimenti. Quindi perché ora? Perché sentivo di nuovo quello sfarfallìo nello stomaco?
«Già. Senti come ti ho detto Matt ha pensato fosse una buona idea, abbiamo parlato tranquillamente e poi ci ha invitate un giorno da lei.»
«Per far cosa di preciso?»
«Non so. Forse, vuole solo riallacciare i rapporti con le sue migliori amiche!»
Il modo in cui lo dissi, o forse solamente la semplicità con cui mi esposi lasciarono Quinn senza parole. Rimase a fissare i miei grandi occhi scuri per un tempo che parve infinito e poi si lasciò andare in un sospiro.
«Andremo. Ma a una condizione...»
«Quale?»
«Che voi due non rimaniate mai da sole.»
«Fabray, andiamo, credi davvero che non riesca a controllarmi dopo tutto quello che è successo? Hai davanti a te la nuova Santana.»
Quinn sorrise, quasi impercettibilmente. Gli angoli della bocca si rivolsero verso l'alto.
«Certo. Ma credo che qualsiasi Santana, sia del passato che del presente che del futuro perda completamente la bussola davanti a Brittany.»
Ridacchiai insicura. Sapevo che poteva aver ragione ma allo stesso tempo non volevo dimostrarglielo. Quando sentii la suoneria del mio cellulare ringraziai il cielo.
«Salvata in corner!» mi urlò contro mentre mi allontanavo.
«Pronto Tim.»
«San, hai un minuto?» la voce pacata del mio collega mi riportò nella mia realtà lavorativa.
«Certo, dimmi pure.»
«Ho parlato con Mel!»
«COSA?»
Urlai così forte che persino Quinn fece un salto dal divano rischiando di cadere a terra. Mi maledii mandandomi a quel paese poi tornò a concentrarsi sulle sue braccia doloranti.
«Ci avrei dovuto parlare IO con lei.»
«San lo so però sembra che non sia interessata a conoscere chi scrive le canzoni, non ho ancora capito se solamente per egocentrismo o un fatto lavorativo.»
«Tutte scuse, ti riempirò di colpi una volta alla Casa!»
«Oh no. Invece credo che mi amerai. Abbiamo firmato il contratto!»
«Senza di me? Ti ammazzo!»
«Ascoltami. Ascoltami! Tu non lo avresti mai firmato, è stato un bene che non ci fossi.»
«Che cazzo dici? Pensi che avrei rifiutato un contratto con Mel. Lo avrei firmato ad occhi chiusi!» 
Storni il naso mentre aspiravo voracemente ossigeno. Come poteva anche solo pensare che per qualche sciocchezza potessi strappare un contratto simile?
«Mel vuole da te una canzone d'amore!»
E fu allora che il mondo mi crollò addosso. Avevo fatto di Snix una scrittrice pura, pensatrice, capace di scavare nell'Io più profondo e di esaminare il mondo con gli occhi oggettivi di una coscienza esterna proprio perché non ero in grado di scrivere dell'amore. Come potevo scrivere di qualcosa che nemmeno io capivo? Come? 
«Tim. Io non posso scrivere una canzone d'amore.» ammisi sconfitta.
«Lo so San. Ma ci ha dato un largo termine, abbiamo due settimane! Non è importante di quale parte dell'amore scrivi, se una delusione o una gioia. Vuole solo che il protagonista della sua canzone sia l'unico sentimento in grado di smuoverla.»
«DIOS! Mel non ha mai cantato canzoni d'amore!»
«Proprio per questo ha scelto te per la sua prima volta. San, se tu riuscissi a scriverla e questa canzone entrasse al numero #1 probabilmente la tua carriera spiccherebbe il volo!»
«Lo so. Lo so.» dissi scarmigliandomi i capelli e dandomi dei colpetti alle guance. 
Una canzone d'amore. Non era tanto difficile. Potevo mentire, potevo fingere di averlo provato e studiare su altri testi per arrangiare qualcosa di decente.
«Ci lavoreremo insieme San, ti seguirò passo per passo e riusciremo a scrivere una cazzutissima canzone d'amore.»
«Ci vediamo domani?» continuai ignorando la sua frase. Stava andando tutto così bene, erano stati dei mesi fantastici e ora...ora tornava Brittany e cominciavano i guai.
«Solita ora. Comincia a pensare a qualcosa eh.»
«Ciao stronzo!»
Chiusi il ricevitore. Porca puttana, capitavano tutte a me. Possibile che tra tutti i testi esistenti sulla terra quest'idiota volesse proprio una canzone d'amore? L'unico tipo di canzoni che proprio non riuscivo a scrivere? Mi affacciai in salotto e vidi Quinn sdraiata sul divano con un espressione incuriosita.
«Tira fuori un po' di vodka!» le dissi lasciandomi cadere sulla poltrona.
«No Santana. Basta alcol, ti portò un bitter e ne parliamo da sobrie.»
«Hai sentito tutto vero? DIOS!» imprecai stringendo i denti e facendo lavorare il mio cervello.
«Già! Ti aiuterò io a scrivere una canzone d'amore, non quel ciccione del tuo collega!»
«Non offendere Tim puta!»
Quinn rise in lontananza. La sua risata più dolce e contagiosa e quasi mi fece tornare il sorriso. Si, dovevo essere positiva. Sarebbe andato tutto bene. Avevo tempo, tanto tempo e potevo lavorarci insieme a tante altre persone. Ero Santana Lopez, ero oro e avrei sfondato tutto! Certo non pensavo che avrei iniziato da un piccolo appartamento del centro, sul cui citofono già stavano vicini due cognomi fastidiosamente familiari: Pierce-Smith.

Angolo dell'Autrice 
Devo dirlo, le vostre splendide recensioni mi hanno spinta a finire velocemente il capitolo e pubblicarlo subito. Per il prossimo dovrete aspettare almeno 2-3 giorni :) Santana si trova proprio in un bel casino eh? :)
Com'è stato risentire Brittany e come l'avete trovata? Non vedo l'ora di scrivere di più su di lei, avverrà presto. Ahahahahahahah :) 

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Capitolo 18
*** The Truth About Love ***


«Suona.»
«Perché dovrei suonare io?» 
La voce stridula e gracchiante della versione più stronza di Quinn mi trapanò il timpano destro. Dovetti chiudermelo con una mano per evitare la rottura completa.
«Perché si!»
«San non fare la bambina, l'idea è stata tua quindi suona!»
«Sei la mia migliore amica, dovresti far quello che ti chiedo dopo...» lasciai una pausa strategica a seguir le mia parole e subito vidi i suoi occhi vorticare verso l'alto.
«Sappi che non potrai usare questa scusa all'inifito Lopez.» mi rispose acida premendo il citofono e avvicinando l'orecchio all'apparecchio. 
Pierce-Smith. Che pessimo accostamento. Suonava veramente male. Immaginare Brittany come la Signora Smith era inaccettabile. Possibile che tra tutti i cognomi esistenti quel rifiuto di Wren dovesse portare proprio il più comune d'America? Quel ragazzo era uno stereotipo vivente e anche se avevo quanto meno accettato l'idea del suo matrimonio, non potevo sopportare che stesse con un essere simile. L'odiavo in ogni sua sfumatura.
«San smetti di pensare al ragazzo di Brit.»
Quinn mi tirò via dai miei pensieri.
«Non sto pensando a lui!»
«Oh andiamo so...»«Si? Chi è?»
Una tenera e dolce voce ci costrinse a voltarci tutte e due verso l'apparecchio. La riconobbi subito e il mio cuore fece inevitabilmente un salto. Brittany. Dunque eravamo davvero arrivati a questo? Un incontro nel suo appartamento, nell'appartamento che sicuramente divideva con...Wren. Che nome osceno. Chiamerei così solo il mio...bruco!
«Siamo Santana e Quinn. Aprici su!»
La mia bionda preferita e no, non parlo di Quinn, ridacchiò dall'altra parte e con uno scatto metallico ci aprì la porta. Saremmo dovute salire sino al quarto piano ma dato che l'ascensore non sembrava funzionare optammo per le scale.
«Comportati normalmente. Non menzionare il tuo quasi suicidio e non metterti troppo in mostra. Non lasciare che la vecchia Santana prenda il sopravvento.»
«QUINN! Andiamo, saprò cavarmela egreggiamente. Perché tu e Matt avete così poca fiducia in me?» esclamai ad un tratto soffocata da tutti gli avvertimenti e le raccomandazioni che mi avevano fatto in quelle ore precedenti.
«Noi ci fidiamo di te. Tanto. Ma è di Brittany e di quello che ti scatena che non possiamo fidarci. Saremmo molto stupidi a farlo dopo il vostro passato.»
«Il passato è passato. Lasciami fare e andrà tutto bene!»
Lo dissi convinta. Una luce brillava nei miei occhi e ci credevo davvero. Forse fu questo a convincere quella stronzetta a starsi zitta almeno sino alla porta d'ingresso. Forse fu questo a spingerla a bussare senza che nemmeno dovessi chiederglielo.
Brittany ci comparve davanti in tutta la sua bellezza. I suoi capelli erano raccolti in una coda frettolosa, il viso addolcito da un leggerissimo filo di trucco e addosso degli abiti comuni ma allo stesso tempo non banali. Dei jeans non troppo aderenti, una maglietta lunga e larga che metteva in risalto il suo seno e la lucentezza della sua pelle che sbucava da una spallina mancante. Era davvero bella ma...sembrava molto stanca.
«RAGAZZE!» urlò abbracciandoci forte.
Il suo profumo mi inebriò ma questa volta non persi la testa, la osservai semplicemente stupita da tanto calore e affetto.
«Entrate, forza forza, non fate caso al disordine!»
«Oh tranquilla Brit, son abituata a quello di Santana.»«QUINN!» le dissi dandole un colpo con il gomito e richiudendomi la porta alle spalle. L'appartamento di Brittany era un totale disastro. Vi erano scatoloni e fascicoli ovunque, abiti e riviste e scarpe e tonnellate di pacchi e...di tutto! Era parecchio spazioso ma con tutta quella roba dava una sensazione di chiusura.
«I preparativi del matrimonio fervono e...non ho molto tempo per organizzarmi.»
«Posso capire!» l'ennesima frecciata di Quinn mi fece quasi maledire me stessa. Non sarei mai dovuta venire con lei. Mai!
«Venite. Sedetevi qua!»
Ci fece accomodare su due comode poltroncine vecchio stile e si preoccupò subito di servirci qualcosa. Tre tazze di caffè si materializzarono davanti a noi senza che nemmeno avessimo avuto il tempo di rendercene conto.
«Se non ricordo male per te Quinn caffè corto con un cucchiaino di zucchero.»
«Esatto!» esclamò lei entusiasta prendendo il mano il piattino e rivolgendo alla nostra cara amica uno dei suoi sorrisi migliori.
«E per te San lungo e senza zucchero.»
Quinn tossicchiò debolmente e ne compresi subito il motivo. Brittany ricordava benissimo quali erano i miei gusti ma, purtroppo o per fortuna erano cambiati. Dopo il mio piccolo incidente infatti avevo deciso di fregarmene delle mie diete eccessive o di molte delle regole che mi ero imposta. Il caffè non doveva solo essere una sveglia supplementare, doveva essere un piacere e me ne ero privata per troppo tempo.
«Veramente ora ce ne metto un cucchiaino e mezzo.»
Vidi una strana espressione comaprire sul suo volto non appena conclusi la mia frase. La presi in contropiede, certo, ma mai mi sarei aspettata quel volto. Era così strano che cambiassi? Così anormale che potessi variare le mie abitudini?
«Oh. Ok.»
Dopo aver aggiunto quello che richiesi presi anche io la mia tazzina e cominciai a sorseggiarlo lentamente. Anche questo la sorprese e non poco dato che sentii il suo sguardo per tutta la durata del caffè. Era quasi snervante e il mio cuore martellava ritmicamente.
«Allora Brit, come procede questo matrimonio?» chiese ad un tratto Quinn per allentare la tensione. Lei si distese, ma notai subito che qualcosa non andava nella sua voce.
«Tutto benissimo. Wren è adorabile e mi fa sentire veramente una principessa. Non credo di esser mai stata trattata così da nessun altro.» fece un pausa guardandosi intorno. Se voleva cominciare con le frecciatine non era un buon momento e soprattutto non avrebbe sortito alcun effetto. Ero arrabbiata, mi sentivo stranamente gelosa ma no, non mi sarei mostrata impulsiva come in precedenza.
«Ormai manca solo un mese e abbiamo preparato quasi tutto. A breve vi arriveranno gli inviti, avrei voluto consegnarveli oggi ma Wren ha pensato fosse meglio spedirli per tutti.»
Sempre lui. Le tarpava le ali? Le impediva di decidere cosa era meglio per lei? Io non l'avrei mai fatto. Le avrei dato libertà, l'avrei resa la donna migliore del mondo e sarebbe stata lei a deisderare che l'avessi più per me. Ma perché pensavo queste cose? Lei era impegnata. Quell'anello sfavillante ne era la prova.
«Uao Brit! Hai un anello da paura.» esclamai quasi rendendo vera quell'affermazione.
Lei arrossi debolmente e allungò la mano fino a che non sfiorò la mia. Un scintilla, un fulmine a ciel sereno. La vidi rabbrividire ma io rimasi impassibile e questo scatenò in lei nuovamente una sorta di sorpresa.
«Hai ragione San, è davvero stupendo!»
Io e Britt ci guardammo negli occhi sorridenti. I suoi bei occhi azzurri, in cui mi ci sarei potuta perdere sempre. Eppure sembravano così stanchi, così opachi. Velati da una strana ombra.
«Brit qualcosa non va? Sei strana, mi sembri...provata!»
Quinn mancò un respiro e per poco non le andò la saliva di traverso. Non si sarebbe mai aspettata un uscita simile e probabilmente nemmeno Brittany dato che ritrasse veloce la mano e non riuscii a chiudere la bocca in tempo per mascherare il suo sconcerto.
«Io non...no son solo...stanca. Son molto stanca. I preparativi e il lavoro mi stanno distruggendo.»
«Sicura che non sia perché in realtà non desideri sposarti?»
Dios. Ma che stavo dicendo. Quinn mi diede un calcio da sotto la sedia ma io sentivo di aver totalmente in mano la situazione. Ero seria, ero dolce ed erro preoccupata. Non mi stavo introducendo nel discorso in quel modo per un mio tornaconto, volevo solamente sapere perché la mia amica appariva così. Io volevo il meglio per lei. Il meglio!
«Io non...San come puoi pensare una cosa simile?»
«Non fraintendermi. Non ci sto provando con te, questo non è il mio disperato tentativo di farti scaricare il tuo simpatico ragazzo che tra l'altro ho odiato dal primo minuto che ho visto.» Quinn questa volta mi mollò un vero e proprio calcione rischiando probabilmente di rompermi qualcosa. Non capiva. Nessuno capiva che quello che stavo facendo era dettato dal mio cuore e dalla mia ragione e che non avrei mollato. Io e Brittany eravamo migliori amiche, le migliori amiche si dicevano tutto no? Certo non lo eravamo più ma non capivo perché non potessi esser schietta con lei!
«Mi stanno chiamando, scusate un attimo.» disse ad un tratto la stronzetta tentando di defilarsi, forse per lasciarmi campo libero, forse solo per comunicare a Matt che ero impazzita.
«L'ho odiato e lo odio. E che cognome è Smith? No davvero è pessimo! Ma non è questo il punto. Il punto Brit è cosa ti rende davvero felice. Wren ti rende felice? Se la risposta è si allora giuro che riuscirò a farmelo piacere proprio in tempo per il matrimonio. Ma se la risposta è no allora dovresti annullare tutto e cercare qualcuno che riesca a soddisfare le tue aspettative. Qualcuno che non ti stanchi, che ti porti sempre a gridare che la vita è bella. Io ora mi sento così Brit. Non perché ho qualcuno che mi completa ma perchè finalmente sto capendo la verità del mondo e sto finalmente trovando il mio posto nella società!»
Feci una piccola pausa. I suoi occhi piccoli mi fissavano stupidi. Tratteneva il respiro da parecchio tempo, presto sarebbe diventata blu.
«Ho trovato un lavoro. Ho trovato il lavoro della mia vita! Scrivo canzoni, sono una compositrice, un paroliere. E davvero adoro quello che faccio, credo di aver trovato il tassello giusto! Quinn e Beth vivono con me da mesi ormai ed è incredibile quanto tutto ciò mi vada bene, dividere il mio appartamento con loro. Sopporto persino Beth e ci sono giorni dove mi diverto sinceramente a giocare con lei. Ho accettato Mandy, la ragazza di Matt ed è la prima volta che mi piaccia davvero una delle sue fidanzate. Esco tanto, vivo. Brittany io sono felice e voglio davvero che lo sia anche tu!»
Mi fermai ad osservarla e la trovai senza parole. Si limitava a fissarmi.
«Tu scrivi...canzoni?»
Oh dunque non aveva ascoltato nulla del discorso precedente? Dannazione e dire che mi ero impegnata tanto. Avevo lasciato parlare solamente il mio cuore!
«Si, so che sembra stupido dato che non riesco ne a cantare ne a scrivere canzoni d'amore ma...non l'ho mai fatto e penso che mai lo farò.»
«Sai, non ho mai capito perché non sei mai stata in grado nemmeno di cantarle, eri così brava e riuscivi a render tutto accattivante che...» la fermai mettendole la mano sulla sua.
Avvertii ancora il contatto, i nostri occhi si specchiarono.
«Canterò una canzone d'amore solo quando mi renderò conto di amare una persona.»
Silenzio. Respiri.
Dios, sarei potuta restare a fissarla per ore. Il mio cuore avrebbe potuto martellare così per anni e...arrivò Quinn! DANNAZIONE QUINN!
«Chiamata terminata. San ha finito con le dichiarazioni e le domande imbarazzanti?»
Risi, ma solo per non piangere. Volevo davvero che Brittany si aprisse con me ma quella stronza aveva rovinato tutto. 
«Sei cambiata molto San.» sussurrò lasciandosi cadere sulla poltrona.
Io mi aprii in un sorriso e la imitai.
«Non ne hai idea!»
 
Da quel momento in poi fu Quinn a dettare i ritmi ma ogni volta che Brittany mi lanciava uno sguardo io mi rianimavo. Sentivo letteralmente l'energia fluire dentro di me come se solo il suo tocco potesse risvegliare sopite sensazioni. Lasciai che la bionda monopolizzasse il discorso, io mi limitavo a ridere o sorridere o tossire o dire la mia. Per il resto ero dentro il mio mondo, nella mia mente dove stavo macchinosamente elaborando la mia nuova teoria.
I miei sentimenti per Brittany non erano cambiati. Era così ovvio. Non sarebbero mai cambiati e se per anni avevo sempre tentato di negarli non vedevo perché avrei dovuto continuare. No, ora ne avevo la certezza. Ora che mi ero ricordata nuovamente di Brittany capivo che volevo facesse parte della mia vita. Ero però anche abbastanza saggia da capire che ci saremmo distrutte, che sarebbe finita come le altre volte per cui desideravo solamente un rapporto d'amicizia. Eppure mentivo ancora. Tentavo ancora di ingannarmi.
DIOS. Sono Santana Lopez e mai e dico mai avrei potuto esser nuovamente amica di Brittany.
La verità era un altra. La verità era che i miei sentimenti non erano cambiati nel corso di sette lunghi anni, che si erano conservati immutati nel tempo e non erano mai scomparsi. Semplicemente si erano limitati a nascondersi per mesi o anni a seconda del periodo. Ogni volta che tornava, che qualcuno la nominava, che i miei occhi si posavano nuovamente su quel dolce viso allora era come se un interruttore si riaccendesse. I sentimenti tornavano, quasi più forti di prima ma il mio orgoglio riusciva a tenerli chiusi in me. 
Ora non avevo più un orgoglio da difendere. Cioè, lo avevo, ma non dopo quel suicidio.
No, non era rimasto intatto. Non avevo più bisogno di lottare dentro di me. Non avevo più necessità a nascondere ancora una volta cosa provavo io per lei. 
Si, era sempre stato così, lo era sempre stato. Ed era proprio per questo che dovevo tirarmi indietro, proprio per questo dovevo farmi da parte. Io volevo farla felice e se Wren la rendeva felice allora non aveva nemmeno senso tentare. Io avrei dovuto renderla felice, io desideravo dannatamente di renderla felice. 
Strinsi le nocche e mi assentai ancora dalla discussione. Dios, era così ovvio. Così logico.
Come avevo fatto a non capirlo? Questa era la sola verità!
Io amavo Brittany.

Angolo dell'Autrice
Come avevo promesso. Eccoci qua, ai primi punti di svolta, perché questa storia fin ora è cominciata come una Brittana, è andata avanti dedicandosi solo a Santana ed ora è giunto il momento di tornare Brittana ancora <3 Che ne pensate? Finalmente Santana è riuscita ad ammettere a se stessa quello che prova e ha avuto una discussione con Brittany come si deve. Ora che succederà? DIOS! Ho già il capitolo quasi pronto dato che ero ispiratissima, se riesco ma non prometto nulla potrei postare di notte il proseguo :)

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Capitolo 19
*** Try ***


Qualcuno bussò alla porta.
Alzai la testa dalla rivista di moda che pigramente reggevo tra le mani e decisi di alzare il mio culo dal divano per andare ad aprire. Quinn era uscita con Beth per passare qualche giorno da Puck lasciandomi sola dunque era improbabile che fosse lei. Poteva essere solo una persona, e guardando dallo spioncino trovai le mie conferme.
«San sono arrivato appena ho potuto.» mi disse Matt con un sorriso non troppo convinto stampato in viso mentre entrava nel mio appartamento.
«Mandy ha detto qualcosa?» dissi chiudendo la porta.
«Mi hai praticamente scritto che si trattava di vita o di morte. Pensi davvero che mi sarebbe importato di quello che diceva?»
Storsi il naso e lo guardai accomodarsi sul mio bellissimo divano, proprio dove prima avevo scaldato con il mio posteriore un discreto cerchio di stoffa.
«Avete per caso litigato?»
«No ma le cose non vanno benissimo. Sento che mi nasconde qualcosa!»
«Perché non me lo hai detto subito?» urlai balzandogli letteralmente addosso.
Dios, una cosa del genere l'avrei dovuta sapere molto prima.
«Perché lei mi piace San, e quando qualcosa non va nelle mie relazioni solitamente diventi iper protettiva e ti trovo a pedinare le mie ragazze in incognito.»
«Lo avresti fatto anche tu se...»«Ma non l'ho mai fatto!»
Ci guardammo negli occhi e scoppiammo a ridere nello stesso istante. Si, Matt mi era mancato parecchio e da quando era arrivata Quinn in casa avevo avuto sempre meno occasioni per vederlo. Sembrava come se anche lui avesse paura di starmi vicino. Inizialmente aveva detto che era solo un immaginazione poi però mi aveva confidato che nel primo periodo aveva davvero avuto paura. Ogni volta che mi guardava vedeva il mio corpo privo di vita dentro quella doccia e davvero non riusciva a capacitarsi di quanto avesse sbagliato quella volta. Ora ci sentivamo molto spesso ma vuoi per quel bradipo della Fabray, vuoi per l'arrivo di Mandy le nostre serate si erano dimezzate.
«Ma dimmi, perché siamo qua? Mi hai fatto fare una corsa solo per sentire della mia vita?»
«Nono, ovviamente no. Mettiti comodo.»
Mi raschiai la gola preparandomi per parlare. Sapevo che probabilmente non l'avrebbe presa bene, sapevo che si sarebbe arrabbiato, che avrebbe tentato di dissuadermi ma, non potevo tenerlo ancora per me e volevo aspettare qualche altro giorno prima di dirlo a Quinn.
«Amo Brittany.»
Lui non mosse un muscolo. Restò semplicemente a fissarmi, in silenzio e impassibile.
I suoi occhi si specchiarono nei miei e non potei far a meno di aprire la bocca quasi per esortarlo a parlare anche se, non mi uscì un solo suono. Poi ad un tratto allargò le braccia posandole sui cuscini alti del divano e contro ogni mia aspettativa sorrise.
«Era ora!»
Spalancai gli occhi oltre il possibile. Che cazzo aveva detto?
«COSA?»
Lui per contro ridacchiò in modo buffo e continuò a fissarmi giocondo.
«San so da anni che tu ami Brittany.»
«Non...non è vero. Io non te l'ho mai detto e...»
«Calmati.» mi esortò ridendo mentre mi posava una mano sulla spalla
«Non c'è stato bisogno di dirlo. Era evidente, solo tu non riuscivi a rendertene conto.»
«Ma allora perché...»«Perché non te l'ho mai detto? Perché non ti ho mai incoraggiata?»
Annui senza la possibilità di rispondere, mi avrebbe zittita immediatamente.
«Eri orgogliosa. Eri troppo orgogliosa per ammetterlo e costringerti a farlo non ti avrebbe aiutata in alcun modo. Probabilmente mi sarei solo beccato qualche insulto e nulla più. Ho aspettato anni che tu lo ammettessi e alla fine è successo proprio ora.»
«Già, ora che è troppo tardi.» sbuffai quasi innervosita da quella situazione. Non ero arrabiata con Brittany, come avrei potuto? E non lo ero nemmeno con quel verme di Wren, non aveva fatto nulla di sbagliato. Ero solamente incazzata con me stessa, per il mio ritardo.
«Troppo tardi?» disse lui sorridendo. «Tardi per cosa?»
«Per averla Matt. Son stata così stupida!» continuai io sbattendomi una mano sulla fronte.
«Oh si, sei stata tremendamente stupida ma non mi sembra che sia troppo tardi.»
Lo guardai tenendo gli occhi spalancati e con un espressione che verosimilmente equivaleva a un "che cazzo stai dicendo?".
«A quanto mi risulta non è stato celebrato ancora nessun matrimonio. Brittany non ha una fede al dito ne ha firmato alcun contratto che le impedisca di cambiare idea.»
Lo disse con così tanta naturalezza che per un istante quasi dimenticai di aver di fronte Matt. Il ragazzo che mi aveva sconsigliato di riavvicinarmi, che ogni volta che mi si accostava mi sussurrava di allontanarmi il più possibile o mi chiedeva come stessi. Lui che avrebbe fatto di tutto per separarci e per evitare che provassi dolore ora mi diceva quelle cose?
La mia faccia probabilmente lo esortò a continuare o quanto meno a spiegarsi.
«San sappiamo entrambi che Brittany ti ha rovinata. Ti ha portata a fare cose che non avrei mai immaginato e ti ha, per certi versi, cambiata ma...non possiamo nemmeno negare che il suo amore sia puro  e che tu lo ricambi totalmente. Io voglio il meglio per te, così come tu lo vuoi per lei. E io so che al tempo, lei non era ciò di cui avevi bisogno. Tu non eri pronta, non avresti mai ammesso i tuoi sentimenti e la stessa situazione si è ripresentata mesi fa. Ora invece, sei matura, sei diversa. Sei cresciuta in così poco tempo che perfino io stento a crederc,i ma tu sei fatta così. La passione ti consuma e brucia veloce, così è stato il tuo cambiamento.»
Le sue mani si allacciarono intorno al mio collo e la mia guancia presto si ritrovò sulla sua spalla. Non mi ero nemmeno accorta che mi stesse sussurrando quelle cose a una distanza tanto ravvicinata che potevo sentire il suo respiro sulla pelle. 
«Matt, lei è felice. Wren la rende felice. Io non voglio rischiare di mettere in pericolo la sua felicità.» trattenevo con difficoltà le lacrime. Non mi ero mai resa conto di quanto il mio amico riuscisse a capirmi così internamente. Mi aveva compresa più lui di me stessa.
Era il mio angelo custode, era la mia anima gemella. Se non fossi stata lesbica si intende.
«No San. Lei crede di essere felice, lei pensa che quella sia felicità!»
Mi allontanai per poterlo fissare. Cosa stava tentando di dirmi ancora?
«Wren la rende felice, è vero. Ma lei si accontenta di un livello di felicità che resta nella media, quello per cui tutti si accontentano. Tu eri la sua kriptonite ma ora equivali alla felicità allo stato puro. Tu sei passione e sei amore Santana. Lei sa bene queste cose, ma le ignora perché sa bene che negando i tuoi sentimenti non riuscireste mai a costruire una famiglia.»
«Io voglio una famiglia. Io voglio lei, lei sarà la mia famiglia.»
«Allora devi dirglielo! Lei lo deve sapere, deve conoscere tutte le sue opzioni prima di sposarsi. Se sapesse quanto la ami le sue certezze crollerebbero.»
«Lo pensi davvero?» chiesi acquistando una certa sicurezza. Poteva avere ragione. Matt doveva avere ragione. Era giusto che sapesse quello che provavo, era giusto che tentassi. Cosa sarebbe potuto andare storto? Mi sarei bruciata? Oh, poco importava dopo aver provato le fiamme dell'inferno. Non avevo nulla da perdere e l'amavo davvero.
«Ne son sicuro!»
Lo guardai. Avevo la sua benedizione!
Questa volta fui io ad abbracciarlo, stringendolo forte a me.
«Allora lotterò per lei!»
 
---
«Questa cazzo di canzone! DIOS!» mi morsi il labbro prima di lasciarmi cadere sul letto.
Diamine non potevo continuare così. Avevo in testa così tante cose che non riuscivo nemmeno a tirarne fuori mezza parole per il testo che avrei dovuto comporre per Mel.
Avevo bisogno di qualcosa con il botto, avevo bisogno di ispirazione!
«Hai detto qualcosa?»
«No. Mi manca la fottuta ispirazione!»
Matt si rigirò dall'altra parte sbadigliando. Avevamo passato l'intera nottata a parlare e anche la mattina successiva. Ora che stava facendo di nuovo buio avevo provato a mettermi a lavorare ma non era uscito nulla dalla mia testa.
«Vuoi trovare l'ispirazione?» mugugnò lui sommessamente.
Io gli strinsi le mano e lo pregai quasi in ginocchio.
«Si ti prego. Portami l'ispirazione!»
«Dammi un attimo.» si sporse da un lato e recuperò il suo cellulare dal comodino. Lo vidi trafficare e poi portarselo all'orecchio. Fece due squilli prima di attaccare a parlare.
«Pronto. Ciao bella, si son Matt. Senti ti andrebbe di venire al solito locale stanotte? Si, giusto per prendere qualcosa e festeggiare il tuo imminente matrimonio.»
Quella parola fece scattare qualcosa dentro di me, ma fu troppo tardi. Matt mi respinse e impedii al mio assalto di chiudere la chiamata così riuscii a dare un orario e salutarla dolcemente. Salutare Brittany.
«CHE CAZZO FAI?» gli urlai contro mettendomi a cavalcioni sopra di lui.
«Hai detto di voler lottare per lei no? E hai anche detto di voler l'ispirazione! Io ti sto servendo la tua occasione su un piatto d'argento. Come dicono gli italiani, due piccioni con una fava.»
«Te la do io la fava, in testa!»
Cercai di lanciargli il cuscino ma lui fu abile ad evitarlo. Cominciammo un inseguimento che si concluse in salotto e alla fine restammo sul divano mezzo nudi a parlare. Più passavano le ore più sentivo l'ansia salire e il sangue ribollire nella mia mente. Non avrei mai potuto superare questa cosa. Non avrei.
E invece mi ritrovai fuori senza nemmeno accorgermene. Dei jeans attillati e una maglietta a fasciarmi completamente. Dei tacchi non esagerati ai piedi e una borsa di marca al braccio.
Matt mi camminava di lato e sorrideva divertito. Sapeva a cosa saremmo andati incontro ma non aveva paura. Lui sapeva che avrei davvero lottato e non solo per la mia ispirazione.
Avrei davvero lottato per Brittany quella sera? Ci avrei provato con tutte le mie forze!

Angolo dell'Autrice
Si, son molto cattiva ad aver diviso il Capitolo ma sarebbe venuto fuori qualcosa di infitamente grande per cui ho deciso di suddividerlo e fidatevi di me è venuto molto bene :) Come promesso ecco 2 capitoli in un giorni, mi sento molto ispirata, sarà perché son totalmente presa da questa storia e voglio sapere cosa ne pensate su come sta andando avanti :) Detto questo Matt mi è mancato molto, a voi? Il prossimo Capitolo sarà una bomba e se avrò tempo potrei postarlo domani, ma non ne ho idea, vedremo. Sino ad allora ciao :)

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Capitolo 20
*** Songbird ***


«Pronta?» mi chiese quello stronzo di Matt ridacchiando mentre stringeva il pomello della porta del nostro locale preferito. Io tremavo, internamente ed esteriormente e ansimavo.
«Siamo ancora in tempo ad andarcene vero?»
«Muoviti idiota! Pensa al tuo lavoro.»
Non seppi a cosa si stava riferendo. Se a Brittany o se alla canzone che dovevo comporre. Ma forse le cose erano collegate, forse era proprio per questo che Matt aveva fatto quella chiamata.
Lui pensava che dichiarandomi l'ispirazione mi sarebbe tornata. Lui sapeva che io scrivevo solo di ciò che avevo provato e anche se l'amavo disperatamente e avevo ronnegato per anni questo sentimenti non l'avevo mai veramente espresso. Io non sapevo cosa significava amare. Brittany me lo avrebbe insegnato o sarei rimasta ancora ignorante per anni?
«Su, vieni.»
Mi trascinò letteralmente verso il bar e ordinò due aperitivi poco alcolici giusto per una chiacchierata preparatoria. Non avevo idea di quello che mi stava per dire ma se aveva una buon idea da suggerirmi, un discorso già preparato io ero pronta ad ascoltarlo. Brittany però arrivò qualche istante dopo mandandando a fanculo tutti i miei progetti. Era con Wren.
MERDA, MERDA, MERDA. NO. Si era portata dietro lui. 
«CAZZO!» esclamai sputando il sorso di analcolico che avevo bevuto dentro il mio bicchiere ormai vuoto e costringendo Matt a voltarsi preoccupato.
«Che c'è?»
«Lei è qua!» dissi solamente.
Lui si voltò e sorridente le lanciò un saluto. Lo vidi trafficare con lei, forse dandole segnali e alla fine capii che le aveva solamente indicato il tavolo che ci avevano riservato. Oddio, saremmo andati là e sarei andata totalmente nel panico. Ero la maga degli insulti, sapevo destreggiarmi meglio di chiunque altro in discussioni improbabili e demoralizzavo anche i più sicuri di se ma non ero mai stata brava a parlare dei miei sentimenti e i precedenti ne erano la prova.
Cosa avrei fatto ora che anche lui era qua? No, no. Non potevo farlo oggi. Non oggi.
Chiusi inavvertitamente gli occhi  e solo quando Matt mi tirò per il braccio me ne accorsi.
«Matt io non posso. Non, non ce la farò mai. Lei, guardala risplende, non ha bisogno di me e...»
«Piantala! Calmati! Non devi farti problemi solo perché Wren è qua, tu non ti fai mai problemi! Si te stessa e parla con il cuore, sai benissimo che puoi farlo e sai farlo meglio di chiunque!»
Io scossi la testa ancora con gli occhi chiusi.
«Io non so parlare di sentimenti Matt, io non so come dirgli che la amo.»
«A me l'hai detto!» continuò lui senza distogliere lo sguardo da me. Lo sentii farsi sempre più vicino fino a che le sue labbra non sfiorarono il mio orecchio.
«Se non sai come parlare, canta. Canta Santana. Sei sempre stata la migliore tra tutti noi!»
«Sai benissimo che non so cantare canzoni d'amore e...»
«Fa di questa una stupenda prima volta allora.»
Io lo guardai seria. Diceva davvero! Cantare? Io. Io. Io potevo farcela? 
«Non conosco nessuna canzone da cant...»«Ricordi la nostra canzone? Quella che ci recitevamo sempre come poesia quando tentavi di tirarmi su di morale? Falla diventare la vostra canzone!»
«Io non...»
«Prendi una decisione San!» disse lui serio e mandò giù tutto d'un fiato quello che restava della sua bevanda prima di allontanarsi lasciando la mancia e raggiungere in poche falcate gli altri due che ci attendevano da qualche minuto. Ora ero sola. Sola con me stessa.
Potevo ignorare quello che ci eravamo detti, andare semplicemente al tavolo e far finta di nulla. Brittany si sarebbe sposata nel giro di un mese e io mi sarei messa il cuore in pace.
Ma era davvero questo quello che volevo? Era questo? Non volevo lottare? Valeva così poco l'amore che provavo per lei? NO. Io l'amavo. Sapevo di amarla. Ogni singola fibra del mio corpo, ogni muscolo, ogni cellula. Negarlo mi aveva segnata, mi aveva marchiata ma ora non avevo più intenzione di nascondere quello che sentivo. Ero arrivata così vicina alla morte, così vicina a lasciar cadere quel grande segreto che ormai dovevo rischiare tutto quello che avevo.
Se mi avesse rifiutato? Se fosse sinceramente innamorata di Wren? Se il suo amore per lui superasse quello per me? Erano solo frasi ipotetiche. Io dovevo tentare. Lo avevo promesso a me stessa e a Matt. Era il mio momento!
Andai lentamente verso l'uomo che gestiva il karaoke e gli spiegai velocemente cosa intendevo fare. Lui annui quasi divertito e commosso al tempo stesso dal mio gesto, per cui abbassò il volume della musica in sala e mi indicò una sorta di scalinata rialzata su cui avrei potuto cantare. Vi era una parte del locale più altra delle altre e totalmente libera. Mi diede un microfono e mi fece segno di continuare per la mia strada. Non so perché mi permise una cosa del genere, forse perché non c'erano che venti persone in tutto il locale quella sera e non sembravano certo interessate a lui, forse solo perché ero bella o forse...chissà. Lo sentii accendere il suo microfono e dargli due colpetti con la mano.
«Signori, in questa nottata di Settembre sembra proprio che qualcuno abbia deciso di dire qualcosa a una persona speciale. Per cui ascoltiamo tutti cosa ha da dire questa splendida signorina!» 
Si voltò verso di me e sorrise. Premette un pulsante, roteò un po' con il cursore del computer e infine sentii quella musica cominciare. Quella canzone che avevo sentito decine di volte nella mia testa. Quella che era stata per anni la melodia che legava me e Matt. Non ci legava per il significato, non ci era mai importato di quello. Ci eravamo semplicemente conosciuti con quella canzone in sottofondo. In un bar, in un locale di Lima e nessuno dei due aveva più dimenticato quel testo o quei suoni. Quando eravamo tristi o qualcosa andava storto allora ci ricordavamo di quel momento e ne recitavamo il testo ma ora era completamente diverso. Non stavo pensando al nostro passato, non ripensavo a quel giovane ragazzino dal grande sorriso sghembo. Pensavo solo a Brittany, pensavo solamente a lei mentre cominciavo a cantare con tutta l'energia che avevo.
 
For you, there'll be no more crying, 
 
No, non avrei pianto più. Non volevo più versare lacrime. Non volevo correre dietro al suo ricordo o al suo pensiero. Non volevo sognarla, non volevo immaginarla, non volevo solamente bramarla. La volevo con me. Volevo che fossero lacrime di felicità quelle sul mio viso così come sul suo. Non volevo vederla triste, non volevo vederla stanca o stressata. Volevo solo il suo sorriso, il suo splendido e bel sorriso. Quello stesso sorriso che mi aveva rivolto la prima volta che c'eravamo parlate.
 
For you, the sun will be shining, 
And I feel that when I'm with you, 
 
Mi ero sempre sentita così. Sempre. Quando ero con lei il resto perdeva importanza. Inizialmente avevo pensato fosse il vero senso dell'amicizia ma quando poi mi aveva baciata in macchina quel giorno le cose erano lentamente cambiate. Quando baciavo lei non sapevo più nemmeno dove mi ritrovavo e non mi importava del mondo, non mi importava di quello che m icircondava o di chi ci stesse guardando. Finché lei era con me, io stavo bene. E solo quando mi lasciava allora me ne accorgevo. Cercai i suoi occhi, il suo sguardo e li trovai immediatamente.
I suoi zaffiri erano puntati verso di me, grandi e spalancati così come la sua bocca. Forse incredula, forse incapace di capire che la stessi davvero dedicando a lei. Si, ero immobile, i miei occhi solo sul suo viso. Cantavo pensando e guardando solo lei.
 
It's alright, I know it's right 
To you, I'll give the world 
to you, I'll never be cold 
 
Le avrei dato tutto. Perché sapevo che i miei sentimenti per lei erano giusti, perchè sentivo che finalmente ero in grado di rispondere a quella domanda che aveva anticipato le nostre rotture.
Si, io l'amavo. Si, ero disposta a tutto per lei. Si, avrei fatto qualsiasi cosa mi avesse chiesto.
Avrei dato tutto per lei, ogni mia energia, ogni forza. Per lei avrei fatto di tutto e mi faceva male essermene resa conto solo così tardi, in un modo all'apparenza così stupido. Ma lei era tutto per me ed ero disposta a qualsiasi cosa. Ero cambiata, sarei cambiata ancora.
 
 
'Cause I feel that when I'm with you, 
It's alright, I know it's right. 
 
Si Brittany, mi sentivo così con te. Volevo il mio futuro con te e questo non poteva essere sbagliato. La fissavo, senza mai distogliere lo sguardo mentre le note mi passavano veloci tra le mani e la mia voce continuava in quel crescendo di emozioni e tonalità. Sapevo cosa sarebbe venuto dopo ma non riuscivo a decifrare la sua espressione, ancora con la bocca spalancata e gli occhi che non riuscivano a staccarsi da me. Di sfuggita vidi Wren guardarsi intorno e Matt sorridere entusiasta del mio lavoro. Dovevo continuare, dovevo avanzare. Ripresi fiato e mi portai una mano sul petto sino a sfiorarmi la maglia.
 
And the songbirds are singing, 
Like they know the score, 
 
Loro stavano cantando. Io stavo cantando ma non era una canzone. Era la mia supplica, erano i miei sentimenti era il miglio modo per esprimermi, per dimostrarle quello che provavo. E ormai c'ero, orami dovevo andare avanti, dovevo dirlo. Dovevo dirlo a lei. 
Una lacrima mi rigò la guancia ma fu veloce e molto piccola, probabilmente nessuno se ne sarebbe accorto. Nessuno.
 
And I love you, I love you, I love you, 
Like never before. 
 
TI AMO BRITTANY. TI AMO! Ero stata in silenzio pe troppo tempo e dirlo, ripeterlo e ripeterlo ancora non potevano che fare bene al mio corpo. L'avevo amata così tanto per così tanto tempo che ormai mi sembrava semplicemente di esser già nata per amarla. E dire che qualche giorno fa continuavo a negare quello che provavo, continuavo a far finta che non esistesse. Il mio tentato suicidio era stato il primo passo, là mi ero accorta di amarla davvero ma non avevo avuto la forza di ammetterlo e proprio per questo ero quasi morta. Mi era stata data un altra possibilità però, una possibilità che non volevo sprecare.
 
 
And I wish you all the love in the world, 
But most of all, I wish it from myself. 
 
Prendi il mio amore. Ti prego accettalo. Accetta le mie scuse Brittany. Non pensavo che a questo. A quello che aveva passato quando avevo negato i miei sentimenti a come si era sentita. In quell'istante la capii, capii ogni sua azione e compresi che aveva solamente portato a questo.
Le vidi scendere una lacrima, poi due e infine tre mentre si portava le mani alla bocca e ansimava lentamente. Era positivo? Cosa significava? Nemmeno Wren lo sapeva dato che la fissò quasi sconvolto forse comprendendo il significato di quel momento. Lei le aveva mai raccontato di noi? Che avrebbe fatto? Si sarebbe intromesso?
 
 
And the songbirds keep singing, 
Like they know the score, 
 
Ma non mi importava di Wren. Non mi importava di lui ne di nessun altro oltre Brittany.
La vidi alzarsi, scattare in avanti. Nessuno poteva fermarla, nessuno avrebbe potuto.
Perché c'era qualcuno in quella stanza oltre noi due?
 
And I love you, I love you, I love you, 
Like never before, like never before.
 
Vidi Matt tenere Wren per una manica e sorridere nella mia direzione. Ci avrebbe pensato lui, il mio angelo custode, lui avrebbe risolto la burocrazia. E mentre io cantavo le ultime note e la canzone si avviava verso la fine Brittany continuava a piangere e correre verso di me. Arrivò alla scala e ne salii ogni gradino con una lentezza che mi parve eccessiva. Infine a un passo da me mi diede un sonoro schiaffone davanti a tutti e lasciandomi completamente senza parole.
Dunque finiva tutto così. Lei mi rifiutava, io mi umiliavo in pubblico e...
«Perché diavolo ci hai messo così tanto?»
Non potei rispondere. Brittany si lanciò su di me e mi chiuse le labbra con le sue. Mi cinse il fianco con la sua mano e io non potei che lasciarmi andare al bacio e dischiudere la bocca. Le passai il bacio dietro il collo e la attirai verso di me. 
Cosa stava succedendo intorno a noi? C'era musica? C'era baccano? Wren era corso a separarci o Matt era riuscito a bloccarlo assestandogli un pugno sul viso? Non capivo più nulla, l'unica cosa che sentivo oltre il corpo di Brittany contro il mio e le sue labbra che si muovevano lentamente era un cinguettio melodioso.

Angolo dell'Autrice
Ho faticato tanto per questo capitolo, per giungere a questo capitolo ma il percorso si è completato e finalmente ci siamo giunti. Mi piacerebbe davvero sapere cosa ne pensate, se vi sia piaciuto. Ho scelto una canzone epica, la mia preferita appartenente alle Brittana. Non so quando posterò, questo fine settimana son un po' incasinata ma prometto di non tardare troppo. Grazie come sempre :)
PS: IO AMO BRITTANY E SANTANA!

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Capitolo 21
*** Never Let Me Go ***


Continuammo a baciarci per minuti, ore, giorni. Ormai avevo perso completamente la cognizione del tempo. Tutto quello che sapevo era solamente che non avrei mai voluto allontanarmi da lei. Le avevo catturato la testa con la mia mano e le mie labbra si muovevano lente sulle sue mentre le nostre lingue si accarezzavano. Era una sensazione stupenda, mi sentivo così leggera e felice che avrei potuto volare via da un momento all'altro. Ma sapevo bene che non poteva durare, sapevo che certamente qualcuno avrebbe disapprovato di veder due lesbiche dar spazio ai proprio sentimenti davanti a tutti.
Perciò fui io più rapida di loro. Scostai il mio viso delicatamente dal suo e le lasciai una bacio sulla guancia prima di cercare i suoi occhi.
«Brit, forse...dovremmo andare...da un altra parte.» le soffia sul viso ancora ansimante.
Quel bacio mi aveva letteralmente consumata, privata di ogni energia.
Lei per contro mi guardava come se dovesse mangiarmi, e i suoi occhi continuavano a cadere sulla mia bocca inequivocabilmente.
«Da un altra parte...certo!»
Mi prese per mano e senza nemmeno accorgermene mi ritrovai fuori. In un punto completamente differente del locale. Erano i bagni? Non sapevo dirlo dato che Brittany non mi dava un attimo di tregua. Si fiondò nuovamente sulle mie labbra facendomi colpire con le spalle il muro della stanza. Dios quanto la desideravo. L'attesa aveva ingigantito la cosa e sembrava proprio che anche lei la pensasse allo stesso modo.
Semplicemente chiusi gli occhi e artigliandole i fianchi risposi con passione al suo bacio ignorando tutte le preoccupazioni che mi annebbiavano la mente.

---
Matt
«Ho detto di farmi passare idiota! Non lo ripeterò!»
«Oh ora si che mi hai messo paura!»
Quella sorta di scorfano continuava a provare a raggiungere la mia bella Santana e Brittany probabilmente impegnate a scambiarsi ben più di semplici parole. Era veramente insistente, diamine lo sarei stato pure io se la mia promessa sposa a un mese dalle nozze avesse baciato in pubblico un altra ragazza. Inizialmente Wren era sbiancato, poi aveva spalancato la bocca e infine era passato alle mani. Vi era un solo problema, ero ben più forte e piazzato di lui.
«Senti Matt, laggiù c'è la mia fidanzata. Devo andare a parlarle!»
«In questo momento credo che lei non ne abbia alcuna voglia. Come hai potuto vedere si è lanciata spontaneamente sulla mia amica.»
Lo vidi cambiare colore ancora una volta, i pugni sempre più vicini al mio viso.
«Cosa hai detto?»
«Quello che hai sentito bello. Fattene una ragione, la tua fidanzata potrebbe averci ripensato!»
«No, lei è sicuramente confusa. Santana l'avrà corrotta in qualche modo, l'avrà ingannata di nuovo ma non permetterò che me la porti via.»
«Buffo. Penso che lei la pensi allo stesso modo.»
Vedeva Wren come un intruso. Come colui che stava portando via la sua Brittany. Sicuramente avrebbe apprezzato quello che stava per succedere e se anche quel verme avesse tentato solamente a sfiorarmi lo avrei centato con un destro preciso.
«Matt ti prego!»
«Mi dispiace amico. Non ti permetterò di interromperle!»
«Lei la sta usando. Santana la rovinerà e soffrirà nuovamente. Lei tornerà da me!»
«Oh allora che problema c'è? Torna a casa e aspettala se ne sei così sicuro!»
«Non posso!»
«Devi! Non ho alcuna intenzione di spostarmi, la mia amica, la mia migliore amica ha appena superato la sua paura. Ha ammesso di amarla e tu non hai la più pallida idea di quanto tempo io abbia aspettato di sentire quelle parole per cui prendi il tuo culo e parcheggialo altrove.»
Il suo braccio scattò veloce ma io lo fui di più. Abbassai la testa schivando il suo pugno e lo colpì precisamente sul plesso solare facendogli sputare tutta la saliva che aveva in bocca. Strinse i denti e si accasciò tenendosi la pancia. Ci avrebbero buttato fuori dal locale, ne ero sicuro ma per lo meno Santana avrebbe potuto godersi Brittany senza problemi. Quelle due si erano rincorse per troppi anni, era tempo che trovassero la felicità.
E poi, desideravo dare un pugno a questo stronzo da settimane!
«Matt che cazzo fai? Uscite subito dal mio locale!»
«Credo di aver un po' esagerato Frank, scusa, ce ne andiamo.» sorrisi e lui scosse semplicemente la testa. Conoscevamo il proprietario da anni e aveva sicuramente capito come erano andate le cose. Mentre uscivo vidi Wren trascinato da un omone che continuava a rantolare e dimenarsi.
«Voi non capite...devo vedere la mia...fidanzata.»
Si, fidanzata. Considerala pure ex coglione! Ora che Santana si era dichiarata non c'erano più possibilità per lui e il fatto di saperlo con certezza mi fece sorridere ancora di più!

---
Santana

«Quindi tu mi ami?»
Gli occhi di Brittany erano così grandi e così belli. Sembravano due zaffiri e io mi ci ero completamente persa dentro quando sorridendo e arrossendo nello stesso momento mi fece quella domanda. Ci eravamo allontanate da qualche secondo e sicuramente il pavimento del bagno non era il luogo più romantico per una discussione simile ma non mi importava nulla.
Se c'era lei, qualsiasi posto andava bene.
«Così sembra.» sussurrai io guardando verso il soffitto.
Avvertii subito il suo gomito tra le mie costole e scoppiai in una risata divertita mentre mi massaggiava il punto dove mi aveva colpito. Mi allungai leggermente per cercare le sue labbra e poi catturare il suo sguardo.
«Si, ti amo.»
Lei rabbrividii al sentir quelle parole. Probabilmente le facevano ancora un certo effetto.
«E tu?» le chiesi mordicchiandole l'orecchio.
Mi sfiorò il braccio con la mano e mi baciò il collo.
«Credo di non aver mai smesso di amarti!»
Quella risposta mi prese di sorpresa. Una lacrima rigò la mia guancia quasi inavvertitamente e subito lei se ne accorse. Mi strinse e mi continuò a baciare lievemente le gote.
«Non piangere San.»
«Oh no Brit, piango dalla felicità. Lasciami piangere!»
La strinsi di rimando e restammo abbracciate a sfiorarci per parecchi minuti. Ci sussurrammo all'orecchio di amarci per così tante volte che praticamente ne persi il conto e continuare a ripetere quelle due semplici parole mi liberò sempre di più il cuore e l'animo.

Alla fine, quando il mio posteriore si era ormai congelato diventando un tutt'uno con il pavimento decisi che era tempo di alzarci e di uscire da quei servizi. Prima o poi qualcuno sarebbe entrato e avremmo potuto dire addio all'atmosfera romantica che regnava.
«Posso venire da te?»
Mi chiese facendo fermare il mio cuore per qualche secondo. Non mi aspettavo una simile richiesta, non ero minimamente preparata, non ancora per lo meno!
«Io...non...ecco...» balbettai senza possibilità di controllo. Dios, quella ragazza mandava il mio cervello a fanculo e non c'era modo di fermarla.
«Non ho intenzione di tornare al mio appartamento. Non voglio tornare da Wren!»
Giusto. Loro vivevano insieme. Loro si stavano per sposare.
Cosa avevo fatto? Avevo rovinato un amore? OH SI! E sinceramente la cosa non mi pesava.
Le presi una mano e le sorrisi, come potevo non farlo ad un angelo così bello.
«E io non ho alcuna intenzione di lasciarti da sola stanotte. Vieni!»
Le stampai un tenero bacio sulle labbra e insieme uscimmo prima da quel bagno stranamento vuoto poi dal locale fin troppo pieno. Le strade ci attendevano, ma solo finché non ci sedemmo sui sedili di un taxi e dopo aver dato il mio indirizzo tornammo a fraternizzare in modo molto intimo.
«Hai idea di quanto ho atteso questo momento? Di quanto ho sperato accadesse?»
Delineai con la lingua il contorno delle sue labbra prima di lasciarmi cadere sul sedile e pensarci un attimo su.
«Qualche mese?» affermai sorridendo.
Lei rise di rimando e mi travolse completamente prendendomi il viso tra le mani.
«Sette fottuti anni!»
Poi mi baciò con passione.

«Questa è casa tua dunque?»
«Già.» dissi lasciandole la mano e permettendole di vagare per il mio appartamento.
Non ci era mai entrata. L'ultima volta che era entrata in una delle mie camere risaliva ad anni prima e sicuramente non era la stessa in cui ci trovavamo ora. Avevo l'attitudine a cambiare appartamento con una certa frequenza anche se non mi spostavo mai di molto.
«Spazioso.» disse lei avviandosi verso il bagno.
Per fortuna che il giorno prima mi ero messa a pulire il casino che avevo lasciato. Se così non fosse stato probabilmente Brittany si sarebbe ritrovata a navigare tra le mie magliette sporche e le decine di scarpe spaiate sul pavimento. Mentre lei si dava all'esplorazione io lentamente stappai una bottiglia di vino che Quinn si era portata dietro da casa sua e ne versai un po' in due grandi calici che non ricordavo nemmeno di avere. Li posai sul tavolino davanti al mio divano e mi sedetti in attesa. Non avevo alcuna fretta dopotutto, avevo ancora il sapore delle sue labbra sulle mie e mi bastava solo quello per esplodere di felicità.
«Oh. Vuoi farmi ubriacare Santana Lopez?» chiese sbucando all'improvviso da un muro e facendosi sempre più vicina. Io non potei riuscire a trattenere un sorriso e le depositai il calice tra le mani facendole spazio al mio fianco.
«Non era proprio quella la mia intenzione.»
«Ah no? E qual'era?»
Mi lanciò uno dei suoi sguardi più seducenti mentre assaporava delicatamente il vino che le avevo versato. Sembrava solo desiderare che le saltassi addosso e sinceramente anche io avrei voluto tanto assecondarla ma...c'era qualcosa che volevo maggiormente.
«Brit non ho intenzione di venire a letto con te stanotte!»
Lo dissi tutto d'un fiato. Con la voce che mi restava e le ultime forze. Avrei sicuramente cambiato idea se lei si fosse comportata a quel modo e avessi cominciato a ragionare con il basso ventre.
«Oh.» rispose lei sorpresa allontanando il bicchiere dalle sue labbra.
I suoi occhi si fecero più grandi e la sua mente cominciò ad elaborare mille spiegazioni ma io la fermai subito. Non volevo che si facesse viaggi mentali inutilmente, volevo chiarire subito.
«Non fraintendermi. Non c'è cosa che desidererei di più di toglierti quei bei vestiti che indossi ma, non ho aperto il mio cuore a te così per finire la notte come con tutte le altre. Non voglio rovinare questa serata, questo momento, con del sesso.»
La guardai seria ma poi mi aprii in un sorriso. Non riuscivo davvero a concentrarmi con lei nei dintorni e la sua espressione inizialmente confusa si stava rischiarando.
«Del bellissimo, favoloso, eccitante sesso. No, per ora non lo voglio. Voglio te e non voglio sminuire quello che provo portandoti a letto stanotte. Voglio fare le cose per bene Brit.»
Misi una mano sulla sua e cercai ancora una volta quei grandi occhi azzurri. Erano lucidi, tenevano a stento le lacrime e io stesso non riuscivo a credere quanto facile mi fosse parlare con il cuore in mano dopo averle detto finalmente quello che provavo.
«Ti amo Brittany. Voglio iniziare tutto da capo con te. Voglio fingere che tutto quello che ti ho fatto passare, tutto il dolore e la sofferenza che ti ho arrecato possano scomparire. Voglio rimediare a quello che ho fatto e non ripartire da dove avevamo chiuso.»
Mi inumidii le labbra e ripresi fiato. Dios, non potevo fermarmi ora. Non ora.
Portai il bicchiere alla bocca e ne bevetti un sorso mentre la mia mano si soffermava ora sul suo avambraccio e una lacrima le rigava la guancia delineando il contorno della sua bocca aperta in un sorriso, un meraviglioso sorriso.
«Voglio una seconda possibilità. Voglio renderti la persona più felice del mondo, voglio amarti e voglio essere amata. Voglio imparare ad amare. Voglio fare l'amore con te e baciarti ogni mattina e passare ogni giorno con te.»
Una lacrima rigò anche la mia guancia. Non riuscivo più a controllarmi, non era la mia mente a dire quelle cose ma solamente il mio cuore. Stavo esplodendo. Tutto quello che avevo trattenuto e nascosto per anni ora veniva fuori tutto in una volta.
«Voglio che tu mi guarisca. Che mi renda una persona migliore, una persona degna di te.
Sono pronta a cambiare, l'ho già fatto e posso farlo ancora. Non ho intenzione di sprecare un solo minuto senza di te.»
Si, forse avrei dovuto parlare del motivo che mi aveva spinto a quelle confessioni. Forse avrei dovuto dirle che l'idea di perderla e di vederla felice insieme ad un altro uomo mi aveva spinta quasi al suicidio ma non era il momento. Prima o poi gliene avrei parlato. Non ora.
«Vuoi darmi una seconda possibilità Brit?» le chiesi con la voce strozzata come se temessi la sua risposta, come se avessi perso ogni mia forza nell'aprirmi a lei.
La vidi posare il bicchiere di vino sul tavolino, prendermi le mani e portarsele alla bocca.
Poi sospirò e si allontanò per un attimo da me.
«Si. Voglio darti una seconda possibilità Santana. Si.»
Sentii la mente volare lontano, il cuore diventare così grande che probabilmente sarebbe esploso da un momento all'altro. Mi sporsi per baciarla ma lei mi mise un dito sulle labbra e mi intimò a restare al mio posto.
«Prima però, voglio aver anche io l'occasione di dirti alcune cose.» disse vedendomi confusa. Dopotutto l'avevo travolta come un fiume in piena, era giusto che anche lei parlasse. Io l'avrei ascoltata e avrei atteso palpitante la fine di quel discorso per poterla baciare.
«Mi sono innamorata di te quando ancora eravamo a scuola. Ti vedevo così forte, così decisa, così sicura di te e a tuo agio che mi contagiavi. Mi mettevi allegria e mi facevi desiderare di essere come te! All'inizio credetti di aver trovato in te un idolo, un modello. Poi però cominciai a provare una sorta di gelosia nei confronti delle ragazze che dicevi di esserti portata a letto.»
La vidi roteare gli occhi al cielo e io sorrisi in modo buffo.
«Te ne portavi a letto a decine in quel periodo. Ricordi?»
«Come dimenticare!»
Subito mi diede un colpo alla spalla e risposi piccata.
«Scherzavo. Ahi!» risi.
«Credetti fosse normale, essendo la tua migliore amica volevo proteggerti, ma più passava il tempo più mi accorgevo di desiderare la tua presenza, di restare senza fiato quando sbucavi seminuda dallo spogliatoio. Sorridevo quando tu sorridevi ed ero triste quando tu tenevi il broncio. Piccole cose lo so. Molto piccole. Ma furono i primi sentori!»
Prese fiato e si guardò intorno alla ricerca del suo calice. Oh si, anche io avevo avuto bisogno di un po' di vino per distendermi e continuare.
«Dopo il diploma ci perdemmo un po' di vista e fu allora che compresi la portata dei miei sentimenti. Non ero lesbica, non lo sono nemmeno ora. A me piacevano e piacciono i ragazzi, non ho mai provato attrazione per le ragazze ma tu, eri la mia eccezzione. Riuscivi a farmi scigoliere e allora il sesso non aveva più importanza. Quando mi son dichiarata e ti ho baciato è stato il giorno più bello della mia vita. Siamo state insieme e ho cominciato ad amarti davvero ma ero molto giovane e ancora non capivo del tutto quel sentimento. Quando mi hai tradito, per me è stato semplicemente troppo.»
La guardai chinare la testa e rabbuiarsi. Subito portai una mano sotto il suo mento e lei lasciò che le depositassi un tenero bacio.
«Scusami.»
«Tranquilla, è superata ormai.»
Riprese fiato e continuò da dove si era fermata.
«Ho sofferto così tanto. Non riuscivo ad accettare la cosa e son rimasta sola per tanto tempo. Poi ho cominciato a frequentare altre persone ma nessuna riusciva a colmare il vuoto che tu avevi lasciato. Quando sei tornata ancora mi ero ripromessa di non innamorarmi ancora, di non lasciare il controllo della situazione al mio cuore ma fu impossibile. Persi completamente la testa e per la prima volta compresi appieno l'amore che provavo nei tuoi confronti. Per questo ti forzai, per questo chiesi di ricevere amore indietro e di far diventare la nostra una relazione. Sapevo che ti avrei perso se l'avessi fatto ma non riuscii ad impedirmelo. Così ti lasciai ancora una volta.»
Perse la voce per un secondo ma poi riprese.
Quel riassunto della nostra storia mi stava colpendo molto. Ricordava così bene degli avvenimenti passati e anche se non capivo perché lo stesse facendo la lasciavo parlare.
«Non hai idea di quello che ho provato quando mesi fa ti ho vista in quel locale. Non hai idea di come io mi sia sentita. Credevo davvero che Wren potesse soddisfare i miei desideri, potesse essere l'uomo con cui passare il resto della mia vita ma poi...sei tornata tu. Tutto si è incasinato e ho perso nuovamente la testa. Ero calma, ma solo all'esterno, dentro ribollivo e lottavo. Le cicatrici si son riaperte e tu sei entrata nuovamente nel mio cuore.»
Sorrisi, ma un altra lacrima mi rigò l'altra guancia.
«Non avrei mai mollato Wren. Mi sarei sposata con lui anche se sapevo di amare te di più, con più forza, con più naturalezza e passione. Son stata molto male per questo, davvero. E quando sei apparsa alla mia porta rispondendo a quella chiamata persa in un momento di sconforto, ho creduto di farla finita e dirti la verità ma...avevo troppa paura di restare fregata un altra volta.  Mi dispiace davvero di averlo pensato. Quello che so ora è che quando hai cominciato a cantare quella canzone il mio cuore si è fermato. Il tempo si è fermato e tutti son spariti. Vedevo solo te e ho rivissuto tutta la nostra storia ancora una volta. Nella mia mente è come apparso un interrogativo: andare o no?»
Sorrise, anzi scoppiò in una dolce risata pre pianto.
«Sappiamo entrambe come è andata!»
«Già» dissi io con la voce strozzata.
«Santana io ti amo come se non ci fosse domani. Questo amore potrebbe consumarmi ancora ma io credo in te, credo nel tuo amore ed è per questo che voglio darti un altra possibilità. Voglio amarti ed insegnare a farlo, voglio passare il mio tempo con te. Lascerò Wren, fanculo quel falso matrimonio! Tutto quello che ho passato, tutte le mie sofferenze sono nulla in confronto a quello che tu potresti dare amandomi.»
«Non ti deluderò, lo prometto.» dissi io riprendendole le mani con la massima serietà.
Lei per contro mi guardo sorridendo e avvicinò il suo naso al mio.
«Oh, ne sono sicura.» sussurrò sulle mie labbra prima di baciarmi.
Lentamente. Con trasporto.
Le nostre lingue si sfiorarono ancora mentre assaporavo ogni secondo di quel contatto.
Portai la mano dietro la sua schiena e lei mi attirò a se. Poi, quando finalmente stavo velocizzando le cose, quando stavo lasciando cadere ogni mia resistenza e decidendomi a togliergli quegli insulsi abiti lei si staccò dandomi un ultimo bacio a stampo e si alzò.
«Niente sesso stanotte Santana. Avrai la tua seconda possibilità a partire da domani, incominceremo da zero.»
«Sì!» annuii io convincendomi. «Te ne vai quindi?»
«No.» disse lei togliendosi le scarpe.
«Pensi di riuscire a dormire con me al tuo fianco?»
Sorrisi e la strinsi a me.
«Ci posso provare.»

Andammo a letto insieme. Ma non per far sesso o l'amore. Solo per dormire e stringerci forte.
Volevo davvero fare le cose per bene, non avevo fretta e volevo davvero la mia sana relazione.
Avrei cominciato tutto da domani, avrei cominciato tutto da zero sorprendendola come se nemmeno ci fossimo mai conosciute. Penso che quel gioco sarebbe durato solo fino alla nostra nuova prima notte. Chissà quanto avrei resistito? Oh ma ora non importava. No, non ora che Brittany addormentata mi stringeva il braccio posando il suo petto contro la mia schiena e sussurrava il mio nome nel sonno. La sua voce era così dolce, così innocente e sensuale allo stesso tempo che mi mandava in brodo di giuggiole. E fu allora che ebbi l'illuminazione, fu alle 4 di notte che presi il mio diario dal comodino e cominciai a tracciare con la penna nera dei solchi colorati sul foglio. Sempre di più. Ancora e ancora fino a quando non riempii pagine intere e crollai tra le braccia di morfeo cullata dal respiro di Brittany sul mio collo.
«Non lasciarmi mai più.» sussurrai un secondo prima di addormentarmi.
 
Angolo dell'Autrice
Eccomi di ritorno :) Vi sono mancata? A me voi tanto!
Volevo cogliere l'occasione per ringraziare tutti coloro che mi lasciano dei pensieri, delle recensioni su ciò che scrivo. Davvero vi adoro e se riesco a continuare questa storia così velocemente è anche grazie a voi :D
Detto questo, per farmi perdonare di questi 5/6 giorni di attesa ho scritto uno dei Capitooli più lunghi della storia, ma credevo ce ne fosse bisogno e ho introdotto anche la visione di una persona che non sia Santana, in questo caso Matt. Questo capitolo per me è molto importante, ci ho passato un po' di tempo e credo che questa sarebbe stata la reazione più appropriata. Fatemi sapere se vi è piaciuto :)
Alla prossima!

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Capitolo 22
*** Waiting For Love ***


Prefazione dell'Autrice
Salve a tutti :) Scusate il ritardo ma l'adsl mi ha funzionato veramente male in questi giorni, ora però son tornata. Ho scritto alcuni capitoli mentre non c'ero quindi preparatevi a una sorta di overdose di parti per questa settimana, tenterò di distribuirle al meglio :D Detto questo il Capitolo mi è piaciuto molto e spero piacerà anche a voi che leggete e lasciate sempre dei vostri pareri. Adoro leggerli <3

«Buongiorno.» le sussurrai all'orecchio dandole un bacio sul collo.
Lei si girò verso di me e pigramente provò a svegliarsi senza troppo successo. Allacciò le braccia intorno al mio collo e mi baciò ancora ad occhi chiusi.
«Giorno.» sussurrò anche lei.
Io risi e le diedi un pizzicotto alla guancia.
«Forse è il caso di andar a lavarti i denti eh!» 
Per tutta risposta un cuscino mi arrivò sul viso e non potei più riuscire a stare calma. Mi ci lanciai contro e la strinsi a me sino a spingerla fuori dal letto. Lei rise e si arrabbiò ma sostanzialmente stampandomi un altro bel bacio accolse il mio consiglio e si chiuse in bagno.
«Ah e tra parentesi, pure tu non sei un bello spettacolo la prima mattina.»
Risi ancora più forte portandomi le mani alla pancia e corsi verso il salotto. Avevo lsciato là i miei vestiti buoni per la giornata lavorativa che stava cominciando. Diedi minuti, un quarto d'ora e fui pronta. Qualche secondo ancora e Brittany uscì dal bagno cambiata e profumata con un bel sorrisone stampato sul viso.
«Ora si ragiona!» le urlai contro mentre la superavo per poter aver accesso ai miei servizi.
«Sai sto pensando di rimangiarmi quello che ho detto ieri. Fanculo la seconda possibilità!»
La sentii ridacchiare subdolamente mentre mi marcavo gli occhi con la matita e allo stesso tempo mi passavo un po' di phard sul viso.
«Scherzavo. E poi teoricamente la mia possibilità non è ancora iniziata!»
«Oh e quando dovrebbe cominciare?» mi chiese una volta sulla porta. Presi la mia borsa a tracolla e gli occhiali da sole senza risponderle.
«Stasera, 8 in punto al solito locale. Da là avrà inizio la nostra relazione.»
«Fantasia portami via eh?»
Risi chiudendomi la porta alle spalle. 
«Ne riparleremo.»
 
---
 
«Cosa te ne pare?» chiesi rannicchiandomi nella stretta seggiola che stava dall'altro lato della scrivania. Tim alzò lo sguardo dallo stropicciato foglio che gli avevo passato e mi guardò con un espressione indecifrabile stampata in viso. Un angolo della bocca si azò assimetricamente verso l'alto e presto anche l'altro lo seguii veloce.
«Ti amo!» mi sussurrò scoppiando a ridere e facendomi finalmente sciogliere in un sospiro di sollievo. Avevo scritto almeno una decina di diversi testi quella notte. Brittany mi aveva ispirato così tanto che avevo ritenuto fosse giusto portare avanti il mio lavoro e dato che non restavano poi così tanti giorni...
«Ti fisserò un appuntamento con Mel.»
«Oh Tim, son impegnata!»
Lui rise portandosi una mano sul grande pancione e massaggiandolo a fondo.
«Un appuntamento lavorativo.» continuò lisciandosi la barba e voltandosi per aprire uno dei grandi cassetti dell'archivio. Probabilmente cercava la cartella riguardante il mio conrtatto con la numero uno in questione.
«E da quando saresti impegnata mia cara?» soffiò ad un tratto guardandomi con la coda dell'occhio. Questa volta fui io a ridere e divertita guardai l'orologio che mi circondava il polso.
«Dalle 8 di stasera.»
«E la fortunata sarebbe...?»
Risi, ancora. Tim era veramente uno spasso. Era schietto e diretto e non si faceva mai alcun problema a indagare sulle questioni private delle persone. Adoravo quel suo lato curioso.
«Si chiama Brittany.»
«Bel nome.» sussurrò lui leccandosi il pollice e passandolo sulle decine di pagine catalogate all'interno del fascicolo che aveva appena posato sulla scrivania. Sapevo che voleva sapere qualcosa di più e sbuffai indispettita, ma divertita allo stesso tempo.
«Eravamo compagne di scuola. Nella stessa squadra di cheerleader e nel Glee Club.»
«Pensi possa essere una cosa seria?» mi chiese allora cogliendomi di sorpresa. Pensavo che il nostro giochetto sarebbe continuato ancora per parecchio tempo.
«Sì.»
I suoi occhi si specchiarono nei miei e per un attimo vidi tutta la serietà dell'uomo che avevo davanti. Un uomo vissuto, un uomo che ne aveva passate tante e che sicuramente avrebbe potuto darmi degli ottimi consigli. Invece scoppiò ancora in una grassa risata.
«Dille allora di non lasciarti. Questi testi son favolosi e se perdessi la tua musa ispiratrice io mi ritroverei senza la mia gallina dalle uova d'oro!»
Risi anche io e gli diedi una pacca sulla spalla.
«Glielo riferirò!»
«Chiederò a Mel un appuntamento per la prossima settimana, qualche giorno in particolare?»
«Fai un po' tu. Mi fido di te!»
«Tieniti queste frasi ad effetto per stasera San. Non avrai un aumento da me!»
Tornammo a ridere ancora una volta. Dios, amavo quel lavoro e amavo l'ambiente in cui mi ero ritrovata. E amavo Brittany, ma questo non centrava molto con questo no?
 
---
 
Le 8 in punto. 
Ero al locale, puntuale come sempre ma lei ancora non era arrivata.
Avevo specificato luogo e ora con attenzione, avevo controllato che avesse capito. Eppure quando l'orologio scoccò ancora un altro minuto cominciai a dubitare delle mie parole. Forse avevo sbagliato, forse ricordavo male.
Il panico mi avvolse, le mie più grandi paure cominciarono ad impossessarsi di me a cominciare dalle gambe per proseguire lungo il mio petto e chiudersi intorno al collo.
La porta si spalancò proprio quando il respiro aveva iniziato a mancare.
Brittany apparve in tutto il suo splendore fasciata in un aderente abito viola che le arrivava fino a metà coscia e delineava il suo splendido corpo. I capelli erano raccolti in uno chignon elegantissimo e il trucco leggero le incorniciava perfettamente il viso. Delle ballerine erano state la sua scelta per i piedi, non aveva mai avuto la passione per i tacchi ma poco male, era più alta di me di qualche centimetro e io l'avrei recuperata facilmente così.
Si avvicinò da me lentamente e quando fu a portata di bacio si limitò a posare le sue labbra sulla mia guancia per qualche secondo e poi sedersi nella sedia libera affianco alla mia.
Era il nostro primo appuntamento. Giusto!
«Sei stupenda.»
«Ti ho tolto il respiro per caso?» mi chiese notando che respiravo ancora a fatica. La paura cominciava a scomparire e al suo posto mille emozioni si impossessavano della mia mente.
«Quasi.» sussurrai sorridendole e costringendola ad imitarmi preso.
«Anche tu sei bellissima.» disse sfiorandomi il braccio e costringendomi a specchiarmi in quegli occhi color oceano.
«Grazie.» 
«Grazie a te.» disse passandosi velocemente la lingua sul labbro. Oddio era terribilmente eccitante. Lo era sempre stata ma ora che era qua per me...Dios!
«Allora, dove hai intenzione di portarmi? Resteremo qua?»
«Assolutamente! Vuoi qualcosa da bere?»
«Un aperitivo andrà bene, scegli tu per me.» 
Io sorrisi. Era davvero così strano, così formale. Sembravano davvero strette nei nostri ruoli da primo appuntamento eppure era allo stesso tempo divertente.
«Portaci due devil.» esclamai rivolta al bel barista al bancone.
Tornai a concentrarmi su di lei praticamente subito. Non avevo intenzione di sprecare un solo minuto della sua preziosa compagnia.
«Andiamo a cena.»
«A cena?»
«Spero tu non abbia mangiato!»
Vidi il suo volto distendersi. No, non aveva ancora consumato l'ultimo pasto del giorno e sorseggiando il nostro drink sapevo benissimo che non vedeva l'ora di farlo in mia compagnia.
 
«Questo posto è...»
«Incredibilmente romantico?»
Brittany annui senza staccare gli occhi dalle pareti rosso tramonto che ci circondavano. Vi era una ventina di tavoli precisamente identici al nostro, con le tovaglie del medesimo colore di una stoffa pregiata e una candela accesa al centro. Le sedie erano rivestite di un carminio sbiadito ma molto elegante e tutto il personale era vestito di tutto punto. Una leggera musica classica aleggiava in sottofondo ed eravamo praticamente in compagnia di sole coppie. Matt mi aveva parlato di quel posto qualche mese fa e ci eravamo andati un giorno insieme per poter constatare la situazione. Ci piaceva scoprire nuovi posti e la cucina ci era piaciuta così tanto che ogni tanto ci fingevamo fidanzati e andavamo fin là per provare qualche nuova specialità.
«Il propietario è italiano. Un cuoco eccellente!»
«Oh, ci sei già venuta?» mi chiese quasi preoccupata per l'atmosfera che regnava. Era dannatamente intima, eccitante e romantica. Mi affrettai subito a chiarire la cosa.
«Si, ma solo con Matt. Non ti preoccupare.»
«Bene Santana.»
Notai subito il tono con cui marcò il mio nome per intero.
«Puoi chiamarmi San se vuoi.» le sussurrai ridacchiando.
«Non so se sia il caso. Questo è il nostro primo appuntamento dopotutto!»
«Possiamo trovare un compromesso. Tu mi chiamerai San se io ti chiamerò Brit.»
I suoi occhi luccicarono di felicità e divertimento.
«Si può fare.»
In quel preiso istante un bellissimo giovane cameriere ci portò i menù e una bottiglia d'acqua naturale che avevo richiesto al nostro arrivo, il vino non avrebbe tardato così come una ciotola di pane. Erano molto professionali nel loro lavoro.
Ordinammo abbastanza velocemente, prendemmo entrambe solo un secondo e il dolce. Una mousse di cioccolato bianco da dividere in due. Stavo proprio facendo le cose per bene!
«Allora San, di cosa ti occupi?» mi chiese sorridendo. 
«Faccio parte di una casa discografica. Essenzialmente sono una compositrice e mi diletto nello scrivere i testi per i cantanti bisognosi.»
Brittany strinse gli occhi e storse il naso. Non ci credeva?
«Sei seria?» chiese rompendo per un attimo il magico incanto del nostro gioco.
«Serissima.»
«Quindi quello che stavi scrivendo ieri a letto non era un diario?»
Mi morsi il labbro dalla sorpresa.
«Eri sveglia?»
«In dormiveglia. Volevo osservarti dormire.»
Mostrai i miei bei denti bianchi in un sorriso malizioso.
«Quindi mi spiavi?»
Lei fece spallucce.
«Sei stata tu ad invitarmi nel tuo letto. Io ne ho solo approfittato.»
«E com'era la visione?»
«Favolosa.»
Il mio cuore perse un battito. La sicurezza delle sue parole e del suo sguardo mi fecero venire i brividi. Era così bello, non potevo credere di amare davvero una persona. Di amare Brittany.
«Ne sono lieta!»
Lei rise ma non riuscì a dire quello che probabilmente voleva perché ci servirono la cena.
Mangiammo ridacchiando e parlottando fitte tra noi. Stuzzicandoci e allo stesso tempo fingendo ancora che quello fosse davvero un appuntamento per conoscerci. Come se giò non conoscessimo tutto dell'altra, quasi tutto.
«Oh andiamo come puoi paragonare la montagna al mare? L'aria fresca, la brezza del mattino, l'odore d'erba e fiori umidi. Non c'è sfida!»
«Il sole caldo sulla pelle, la sabbia massaggiante e l'acqua fresca. Sei impazzita! Il mare è il luogo migliore dove stare.»
«Quando uno ha un fisico mozzafiato da mostrare probabilmente si...»
«Se non ricordo male tu non hai nulla di cui vergognarti, anzi...»
Brittany rise e arrossii allo stesso tempo e io anneggai la mia risata mandando giù l'ultimo sorso di vino che era rimasto nel nostro bicchiere. Ci avevano portato il dolce solo da pochi minuti ma ancora nessuna delle due si era avventurata verso di lui.
Eravamo troppo impegnate a continuare quelle stupide discussioni.
«Non far la spiritosa San. Sappiamo bene chi ha il corpo migliore tra noi due.»
«Certo. TU!» 
La indicai divertita quasi alzandomi dal tavolo e prendendo tutta per me la coppa al cioccolato. Avevo pagato in anticipo, lasciando anche una lauta mancia per cui nessuno mi fermò o tentò di bloccarmi per aver preso una misera coppa di vetro. Brittany per contro colta di sorpresa non potè far altro che inseguirmi con il fiatone corto ma un vantaggio di centimetri non indifferente. Correre con i tacchi era un impresa.
Quando due braccia pallide mi strinsero il petto gridai divertita e mi lascia catturare.
Avevo fatto un solo isolato, ero sttaa davvero patetica.
«Hai dimenticato il cucchiaino.» disse lei ansimando e sventolandomi davanti due piccole posate luccianti. Oddio, io amavo il suo umorismo e amavo lei. Risi e ne afferrai uno al volo per avanzare ancora di qualche metro e andarmi a sedere sul gradino di una casa vuota.
Le luci spente mi assicurarono che nessuno sarebbe passata da là.
«Non mangiartelo tutto!» mi intimò Brittany sedendosi al mio fianco e in un attimo divorammo tutto il contenuto di quella misera coppa. Era delizioso e vederla mangiare a pochi centimetri da me mi accese qualcosa dentro. Un desiderio difficile da spegnere. Era così sexy, qualsiasi cosa facesse era terribilmente sexy.
«Mi hai offerto un drink, la cena e anche il dolce. Come primo appuntamento non c'è male!»
«Oh ma la prossima volta pagherai tu, stanne pur certa.» dissi sventolandole davanti il mio cucchiaino ancora sporco. Lei lo leccò velocemente facendomi quasi sussultare. Dios, non poteva fare così e anche se sapevo che non l'aveva fatto con malizia, non potevo certo ignorare segnali simili.
«Vedremo. Per ora c'è un modo per sdebitarmi?»
Cercò i miei occhi e li trovò rapidamente. I suoi zaffiri erano così grandi, mi ci sarei potuta perdere dentro con troppa facilità. Erano una trappola di cristallo, erano una debolezza. Erano la luce che attirava la falena, erano la mia rovina e la mia gioia. E lei era là, davanti a me, seduta sopra un gradino di chissà quale abitazione fasciata nel suo abito aderente. 
Così bella, così dolce, così...mia.
Ci avvicinammo senza nemmeno rendercene conto. Lentamente. Senza chiudere gli occhi o respirare ancora. Eravamo semplicemente due ragazze che si scambiavano il loro primo bacio al loro primo appuntamento. Era il mio bacio. Avrei dovuto dare tutta me!
Le nostre labbra si stavano per sfiorare quando un colpo di clacson ci spaventò portandoci ad allontanarci velocemente. I fari di un taxi giallo si puntarono su di noi e Brittany si lasciò andare alla rabbia.
«Che cazzo vuole questo?» esclamò.
«Vuole te. L'ho chiamato io.» dissi invece lentamente. Si, avevo detto al tassista di passare precisamente a quell'ora a prenderla per riportarla a casa. Volevo fare le cose per bene, le volevo fare davvero. Lei mi guardò sorpresa, probabilmente senza sapere cosa dire o come comportarsi. Non se lo aspettava. Forse già si immaginava nuda nel mio letto.
«La nuova Santana pensa che questo sia il modo migliore per chiudere il nostro primo appuntamento.»
Lei sorrise, non troppo convinta e annuii alzandosi e passandosi una mano sul fondoschiena per pulirlo dalla polvere che vi si era depositata.
«Ci vedremo domani?»
«Certamente.» dissi io depositandole un bacio sulla guancia e aprendole la portiera.
Lei delusa entrò nel taxi e mi guardò ancora sconvolta. No, non era assolutamente andata come se l'era immaginata e non poteva credere che stesse finendo così.
Io la salutai dolcemente quando la macchina partii e lasciai che svoltasse l'isolato per scoppiare in una risata incontrollabile. Il suo viso. I suoi occhi. Si sarebbe dovuta vedere.
Una bambina a cui i genitori avevano negato di mangiare un dolce!
 
---
Brittany
 
Non era vero. Non era possibile. Ma quanto era stata stupida?
E questo era un primo appuntamento? DANNAZIONE! Ci conoscevamo da sempre, ci eravamo baciate così tante volte e con così tanta passione. Eravamo andate a letto insieme decine e decine di volte e lei chiudeva questa splendida serata mettendomi in un taxi e dandomi un bacio sulla guancia? Ma che cazzo aveva in testa Santana?
L'amavo, l'amavo tantissimo ma comportarsi così non aveva certo aiutato a mettere la sua possibilità in buona luce. La nuova Santana era troppo strana. Non era questo il modo di finire la serata. Non così. 
Per tutto il tragitto non potei far a meno di maledire me stessa e le mie stupide aspettative.
Voleva fare le cose per bene, voleva prendersela con calma e godersi ogni momento.
Dopotutto mi aveva dichiarato il suo amore. Aveva affermato di amarmi ed era stata la sua prima volta. Non avrei dovuto forzare le cose e nemmeno arrabbiarmi. Era nuova in questa situazione, forse non riusciva nemmeno a ritrovarcisi. Dovevo essere paziente e concederle i suoi spazi ma...il mio corpo la pensava diversamente. Avevo bramato le sue labbra per tutta la sera, avevo desiderato un suo tocco, il suo sospiro sul mio collo. Ero pazza di quella ragazza e lei sembrava non capirlo. 
Scesi dal taxi già pagato con l'amaro in bocca e mi fermai davanti alla porta di casa.
Non era stata una brutta serata dopotutto e dovevo capirla. Dovevo apprezzare il suo nuovo modo di fare e dimenticarmi della Santana pazza ed eccitante che mi ero aspettata quella notte. Aprii la borsa e cercai le chiavi, era davvero un casino là dentro. Quando pensai di averle trovate però due braccia mi spinsero contro il vetro e velocemente mi fecero voltare. Chiusi gli occhi e mi preparai già ad assestare un pugno nello stomaco del mio assalitore quando due labbra profumate bloccarono la mia bocca. Una delle sue mani ambrate mi catturò la testa, l'altra scese alla vita attirandomi a se. Il mio vestito aderii al suo e il profumo di Santana mi travolse. Spalancai gli occhi incredula, incapace di comprendere tutto quello che stava accadendo ma le sue palpebre rimasero calate e la sua lingua dischiuse le mie labbra prendendosi il permesso di entrare. Continuò a baciarmi con passione anche se io non ricambiavo, troppo sorpresa per capacitarmi della situazione. Poi il desiderio ebbe la meglio e intrecciai le braccia al suo collo e ricambiai il bacio. Ansimò di desiderio e aumentò la velocità del bacio sfregando le sue labbra sulle mie sempre più velocemente. Era feroce, era passionale ed era là per me. Dopo un minuto che mi parve infinito si staccò per riprendere fiato, la bocca arrossata dalle mie labbra. Mi guardò maliziosamente e si avvicinò ancora sino a sfiorarmi l'orecchio.
«La nuova Santana desiderava baciarti così da quando ti ha vista entrare al locale.»
«Perché non lo hai fatto allora?» ansimai sulla sua spalla mentre mi baciava delicatamente il collo provocandomi una scossa di brividi allucinante.
«Perchè voglio fare le cose per bene.»
Avvicinò le sue labbra alle mie e mi stampò un lungo e delicato bacio prima di allontanarsi ancora. Solo allora vidi un secondo taxi fermo poco lontano da casa mia.
«Buonanotte Brittany. Ti amo.»
«Buonanotte Santana. Ti amo anche io.» riuscii solamente a dirle ancora completamente assorbita dal suo bacio. Scomparve senza perdermi di vista un attimo dentro quella macchina e poi nel traffico lasciandomi sola al buio. Entrai allora nel mio appartamento e richiudendomi la porta dietro le spalle finalmente ricaddi a terra. Le gambe non mi reggevano più e non riuscivo nemmeno a togliermi quel sorriso dal viso. Come avrei fatto a dormire ora? 
 
---
Santana

 
«La amo.» sussurrai a me stessa avvolgendomi nelle coperte.
Ero stata impulsiva? No, non credo. Avevo fatto semplicemente quello che la mente e il corpo mi avevano suggerito e anche se non riuscivo a dormire per la felicità ero totalmente travolta dalle mie emozioni.
«La amo.»

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Capitolo 23
*** Origin of Love ***


Fu la suoneria del telefono a svegliarmi quella mattina.
Avevo rimandato il mio turno lavorativo e la riunione con Tim al pomeriggio in modo tale da poter passare qualche ora in più accoccolata a letto tra le mie fresce lenzuola. Per questo alle dieci passate stringevo ancora il mio cuscino e respiravo lentamente. 
Allungai una mano ancora con gli occhi chiusi e premetti istintivamente il ricevitore. Me lo portai all'orecchio e tentai di mascherare il più possibile la mia voce ancora roca.
«Pronto?» sussurrai assonnata.
Dall'altra parte avvertii una sorta di gridolino felice, quasi una risata e capii subito ch si trattava di Brittany. Questo mi svegliò un poco ma non esageratamente, diciamo che mi permise quanto meno di aprire gli occhi e mettere a fuoco la stanza.
«Tu sei completamente pazza!» urlò divertita.
Già mi immaginavo la sua faccia, il suo sorriso, il suo profumo.
«Si. Di te.» biascicai con la bocca impastata girandomi dall'altro lato.
«Mi son arrivati i fuori. Sei fuori!» 
Non riusciva quasi a controllare la sua felicità e fu allora che capii a cosa si stava riferendo.
Avevo ordinato un mazzo di fiori molto colorato il giorno prima, precisamente al pomeriggio e con una lauta mancia avevo pagato un fattorino per recapitarglielo il mattino seguente. Dentro vi avevo scritto un semplice bigliettino. 
Ti amo, S. 
«Ti son piaciuti?» chiesi sorridendo e sbragandomi completamente in preda ai sentimenti.
«Molto! Quasi non posso credere che tu non sia mai riuscita ad avere una relazione.»
«Mi sto sforzando per te. Non l'avrei mai fatto con nessun altra.» continuai io.
La sentii respirare lentamente. Uno colpo di porta, un rumore di tacchi e scale.
«Non ne sono molto sicura. Ahahaha. Comunque sto uscendo. Ci sentiamo dopo? Ah, Santana.»
«Si?» chiesi io maliziosa.
«Ti amo anche io!»
Chiuse la chiamata lasciandomi con un sorrisone stampato sul viso e non potei far a meno di prendere il mio cuscino e stringerlo forte tra le mie braccia come fosse stata lei. Dios, era questo che si provava? Ero follemente innamorata ma c'erano momenti in cui ancora non riuscivo a ritrovarmi o a capirmi. Ero completamente assorbita da lei, troppo per i miei gusti.
Ma l'amavo e non ci potevo fare nulla!
Mi riaddormentai senza nemmeno accorgermene e sognai Matt. Fu abbastanza veloce, non ricordo nemmeno cosa ci dissimo ma quando mi svegliai di nuovo corsi subito al cellulare.
Non l'avevo ancora sentito dal giorno in cui avevo baciato Brittany. Erano passati quasi 3 dì.
Che pessima amica, probabilmente lui stava cercando di darmi un poco di spazio e privacy e io non gli facevo nemmeno uno squillo? Dios! Tutta colpa di Brittany. Occupava completamente la mia mente e non mi lasciava pensare liberamente.
Non mi rispose, il che mi parve strano all'inizio ma quando suonò il campanello una mezz'oretta dopo compresi che probabilmente non aveva intenzione di parlarne al cellulare.
«Ehi.» mi disse una volta spalancata la porta.
«Ehi.» gli risposi io sorridendo debolmente e invitandolo ad entrare. 
Ci abbracciamo immediatamente e restammo così per qualche decina di secondi.
 
«...e quando ho visto Brittany baciarti, giuro di aver esultato. Ahahahahahha dovevi vedere la faccia di Wren, è sbiancato completamente! Si è dimenato, ha provato a raggiungervi ma non gliel'ho permesso.»
«E vi hanno sbattuti fuori dal locale?» chiesi io confusa.
«Già ma non preoccuparti, ho fatto un salto nell'appartamento di Mandy.»
«Avete chiarito?»
Ricordavo che Matt mi aveva parlato dei sospetti che aveva su di lei da un po' di tempo.
«Non proprio, è stato solo sesso. Son giorni che non parliamo e lei continua a nascondere qualcosa, anche se non capisco cosa!» si grattò la testa inarcando le sopracciglia e assumendo un espressione triste. Ci teneva a quella ragazza e si vedeva.
«Non pensi che dovresti parlargliene?»
«Dici?»
«Credo sia la cosa migliore da fare.»
«E se scappasse da me?» 
Oh, era questa la sua più grande paura. Matt era fatto così. Si era innamorato poche volte nella sua vita, ma quando teneva a una ragazza, quando davvero si rendeva conto di provare dei sentimenti profondi allora era sempre lei a chiudere la storia facendolo soffrire come un cane. Per questo odiavo quasi sempre chiunque lo affiancasse. 
«Non ti sta già scappando?» gli chiesi io retoricamente convincendolo un po' di più.
«Deciderò che fare San e ti farò sapere subito. Ma torniamo a parlare di te, allora com'è stato con Brit? Erano anni che non...»«Ferma un attimo!»
Matt si zittì veloce e mi fissò confuso.
«Io e Brit non siamo andate a letto insieme.»
«COSA?» esclamò lui urlandomi e spalancando completamente gli occhi. Bell'amico. Aveva davvero una bassa considerazione di me. Andiamo il sesso non era la cosa più importante del mondo no?
«Per te il sesso è la cosa più importante al mondo e non lo hai fatto con la ragazza che ami?»
Ecco. Appunto! Che coglione! Matt alle volte sapeva proprio completare i miei pensieri.
«Non ho mai detto essere la cosa più importante e soprattutto proprio perché la amo non volevo rovinare tutto con del sesso.»
«Rovinare tutto?» mi guardò ancora più sorpreso di prima senza sapere nemmeno come continuare. Poi si spinse in avanti e mi prese il viso tra le mani.
«Che ne hai fatto della mia Santana? CHE NE HAI FATTO DI SESSO ESTREMO LOPEZ?»
Lo schiaffo che gli mollai lo prese in pieno volto anche se probabilmente se lo aspettava. Rise massaggiandosi la guancia ma non si allontanò di un millimetro da me sino a quando non gli diedi un colpo alla spalla costringendolo a risedersi sul divano.
«COGLIONE!»
«Violenta!»
Ci guardammo e scoppiammo a ridere insieme. Io un po' meno di lui.
«Matt io la amo. Non voglio affrettare le cose, mi ha dato un altra possibilità e voglio sfruttarla.» dissi io tentando di spiegargli la mia situazione.
«Santana che gioca senza usare la carta del sesso. Questa la voglio proprio vedere!»
Mi fissò divertito e poi incrociò le braccia al petto pensieroso.
«Quindi state insieme ora?»
«Già!»
«Hai bisogno di qualche dritta?» mi chiese senza prendermi in giro. Io scossi la testa rifiutando il suo aiuto e gli sorrisi dolcemente.
«Voglio fare tutto da sola con lei. Poi ho delle buone idee!»
 
---
Camminavo al fianco della mia ragazza, prese a braccetto. Lei all'altra mano reggeva una cartelletta da lavoro ed era vestita in abiti molto rigidi mentre io mi trovavo molto a mio agio nel solito stile casual.
«Non sapevo saresti venuta a prendermi.»
«Non ne avevo intenzione sino a...» guardai l'orologio al mio polso sorridendo divertita «...circa mezz'ora fa. Mi è venuta voglia di vederti e così...»
Mi sporsi per darle un bacio sulla guancia in cui mi soffermai più del dovuto. Non mi dava fastidio scambiare effusioni in pubblico, semplicemente non sapevo come Brittany avrebbe reagito. Le nostre precedenti storie erano state una adolescenziale e fin troppo giovanile e l'altra completamente segreta. Non avevo idea se avesse intenzione di uscire davvero alla luce del sole per cui mi limitavo a piccole cose. A me non avrebbe dato alcun problema, ero una lesbica dichiarata da anni, chiunque mi conosceva sapeva com'ero fatta.
«Ottima idea!» rispose lei soffiandomi sul collo e guidandomi verso casa sua. Certo, in taxi era tutta un altra cosa e avrei dovuto memorizzare quel percorso per poterlo raggiungere. Aveva scelto un appartamento in centro a una decina di isolati dal posto di lavoro, una bella pensata per chi doveva disporre di un bel gruzzoletto. Brittany era così sveglia!
«Siamo arrivate San, non sbuffare. Giuro di vestirmi veloce, una doccia e son fuori!»
Dios, avrei potuto farle compagnia in quella doccia no? No. Che andavo a pensare.
Le cose per bene, ogni cosa al suo tempo. Com'è che dice quel detto? L'attesa vale quasi più del momento stesso. Veramente non son sicura che fosse proprio così ma attualmente aderiva fin troppo bene alla mia situazione e io la desideravo ardentemente anche solo dopo due giorni. Avevo già visto il suo incasinato appartamento ma a quanto sembrava si era già disfata di tutte le cose inerenti al matrimonio. Era stata davvero veloce! Non le avevo ancora chiesto se avesse sentito Wren in effetti, ma dato che vivevano insieme e di lui non sembrava esserci traccia ipotizzai l'avesse fatto. 
Mi sedetti allora sul suo divano, sbragandomi logicamente e attesi di sentire l'acqua scorrere per distendermi ulteriormente e fingere che immaginarla nuda sotto la doccia non mi provocasse alcuna sensazione. DIOS!
Quella sera non saremmo andate a cena ma semplicemente in un locale per un drink e non il solito locale. Non avevo alcuna intenzione di ubriacarmi, in più avevo promesso a Quinn di stare sobria e dato che sarebbe tornata di lì a due giorni non dovevo esagerare.
 
Brittany fu davvero veloce. Si preparò in meno di mezz'ora, un impresa epica per una ragazza e così fummo di nuovo fuori, sui sedili di un taxi a scambiarci teneri baci sulle labbra.
Scendemmo al nostro indirizzo e subito ci catapultammo dentro un localino niente male con una splendida musica in sottofondo e un gruppo che sembrava molto giovane ed emozionato. Ci sedemmo su un tavolino, due comode poltroncine accarezzavano i nostri posteriori e subito mi affrettai a mettere la mia mano sulla sua.
«Ti piace?» le chiesi guardandomi intorno, non era molto affollato quella sera.
«Carino. La prossima volta però scelgo io. Sei già 2 a 0 per quanto riguarda le nostre uscite.»
Già, in effetti non le avevo dato la possibilità di scegliere, ma ero io quella che doveva rimediare non certamente lei.
«Ai tuoi ordini.» dissi strappandole l'ennesimo bacio prima che ci consegnassero due bicchieri colmi di un liquido rosato. Brittany si allungò verso la cameriera che veloce si stava già allontando ma io la bloccai in tempo.
«Qua funziona così. Paghi solamente l'ingresso e non ti preoccupare, l'ho fatto io per te. Ti servono tre consumazioni, le prima due analcoliche e la terza lievemente alcolica poi se ne vuoi ancora devi pagare ulteriormente. Per il resto puoi passare tutto il tempo che vuoi qua dentro, bella atmosfera, bei tavolini. Belle ragazze!»
Le dissi cercando i suoi occhi. Non fu difficile trovarli e subito il mio scuro iride si specchio nel suo azzurro mare. Era stupenda.
«Concordo, c'è un ottima vista!» continuò lei prendendo il calice e guardandomi maliziosamente mentre ne mandava giù un sorso. Si leccò le labbra soddisfatta e ci mi fece eccitare più di quanto quel vestitino che indossava non stesse già facendo.
«Ma...è buonissimo!» 
«Te l'ho detto.»
«Non credevo avessi ragione.»
Le diedi un colpetto leggero, in modo da non farle troppo male ma che non passasse inosservato. Lei mi rispose piccata con un "ahi" esagerato e io le depositai subito un bacio.
«Così la bua guarisce presto.»
«Stupida!» disse lei rendendomi il colpo ma purtroppo per lei i miei riflessi erano migliori. Lo schivai, le afferrai il polso e l'attirai a me per il primo vero bacio della serata. Lasciai che le mie labbra aderissero perfettamente alle sue e solo dopo che assaporai a lungo il suo nuovo rossetto decisi di lasciarla andare. Brittany prese fiato completamente spiazzata dalla mia audacia mentre io risi di quella visione.
«Vuoi vedermi morta!»
«Non prima del terzo drink.» ridacchiai io mordicchiandole il collo e tornando a fissarla divertita. La serata iniziava davvero bene. Mi bastava semplicemente averla affianco.
 
«Non ci posso credere. Tu e Matt siete rimasti davvero così legati?»
«In tutti questi anni non ci siamo mai persi di vista. Sempre insieme. Come si dice, siamo anime gemelle!» dissi io facendo spallucce e sorseggiando ciò che restava della mia ultima consumazione.
«Mmmmm...» mugungò lei specchiandosi in quella pozza colorata dentro il suo calice.
Io mi voltai incuriosita a fissarla.
«Che c'è?»
«Mi è sempre piaciuto pensare che noi due, fossimo anime gemelle!»
Oh. Teoria interessante. Spalancai gli occhi e la fissai posando il mio calice a un lato del tavolino e accavallando le gambe. Vidi il suo sguardo posarsi sulla mia pelle scoperta e sorrisi senza nemmeno rendermene conto.
«Davvero? Come mai?»
«Anime gemelle, due persone destinate ad appartenersi no? Pensaci. Eravamo amiche, così diverse ma così vicine. Sei stata la mia migliore amica per anni e poi questo sentimento si è amplificato. Ci siamo messe insieme e son stati i mesi più belli della mia vita poi dolorosamente ci siamo lasciate ma...ci siamo ritrovate ancora. E ancora. E ancora una volta.» 
Annui a tutto il suo ragionamento. In effetti aveva senso.
«Guardaci ora. Siamo insieme dopo tutto questo tempo anche se non siamo sempre state così vicine no?»
«Hai ragione. Anime gemelle...» dissi pensando a voce alta.
«Vuoi essere la mia anima gemella?» le chiesi allora portandomi a pochi centrimetri dal suo volto e puntando i miei occhi sulle sue labbra arrossate dai baci precedenti.
«Devo pensarci.» finse lei stringendosi le braccia al petto.
«Penso di sapere come convincerti!» risposi io maliziosa eliminando la distanza che ci separava e catturandole le labbra. Le dischiusi velocemente accarezzandole con la lingua e poi quando incontrai la sua fu beato oblio. Il mondo intorno a me scomparve e chiudendo gli occhi presi il ritmo di quella danza lenta e veloce in cui ero entrata. Le misi una mano dietro al collo mentre lei mi prese per un fianco senza staccarsi un attimo. Non presi nemmeno respiro, restavo in apnea ad assaporare le sue labbra, il suo sapore e sentire la sua lingua muoversi così vicina alla mia mi stava eccitando dannatamente. Forse era anche un po' colpa di quell'ultimo pizzico d'alcol ma dopo tutto eravamo al nostro secondo appuntamento e ci conoscevamo da una vita. Eravamo pratiche dei nostri rispettivi corpi!
Proprio quando la mia mano stava scendendo sempre di più oltre la sua schiena sentii una strana suoneria richiamarmi alla realtà. La mia suoneria. DIOS!
Ignorai i primi squilli sino a che non si spense girando la testa seguendo il profilo di Brittany e mordendole dolcemente un labbro fino a farla ansimare contro di me. Spinsi la sua testa verso la mia e la ripresi a baciare velocemente, con sempre più passione. Puntuale tornò quella dannata suoneria a rompere ma la ignorai per la seconda volta. Ci fu una terza e poi una quarta e alla quinta chiamata maledii tutti gli dei spagnoli che conoscevo e mi staccai a malinquore dalla mia bionda.
«Forse è il caso che tu risponda San...» mi soffiò ancora stordita per il bacio una Brittany abbastanza sconvolta. I capelli le si erano un po' rovinati a causa della mia mano famelica.
«MADRE DE DIOS!» premetti il pulsante del ricevitore notando con la coda dell'occhio che la chiamata era di Matt «Spero che tu abbia un valido motivo per disturbarmi altrimenti giuro che ti chiuderò il telefono in faccia stupido idiota di un Matt!!»
Lui non rispose ma si limitò a respirare. Capii subito che c'era qualcosa che non andava.
«San, ho bisogno di te.»
Bastò solamente questo. Il suo tono affranto, la sua voce, le sue parole. 
Brittany era davanti a me, probabilmente una nottata bollente nel suo letto pure ma Matt aveva bisogno di me e lui c'era stato quando i ruoli erano stati invertiti. Non potevo ignorarlo e Brittany avrebbe sicuramente capito.
«Brit io...»
Lei mi anticipò mettendomi un dito sulle labbra e poi stampandomi un delicato bacio.
Mi prese la borsa e passò il cappotto.
«La tua faccia parla da sola. Hai un emergenza e devi risolverla, vai!»
Trattenni quasi una lacrima per la sorpresa che mi fece. Lei mi capiva. Lei mi capiva davvero come Matt. Allora forse la teoria delle anime gemelle non era poi così tanto campata per aria. La attirai a me per un ultimo bacio poi le sfiorai l'orecchio con le labbra.
«Ti amo. E ti accompagnerò a casa.»
La bionda provò a protestare ma fu tutto inutile. Pagai il taxi e la lasciai davanti ai gradini di casa sua. Ci salutammo dolcemente e sentii quasi le farfalle nello stomaco e una strana tristezza impossessarsi di me man mano che la vettura si allontanava ma ora dovevo pensare solamente a Matt. L'inizio della mia d'amore non poteva esser ostacolato da niente o nessuno ma se c'era lui di mezzo, potevo e dovevo assolutamente fare un eccezione.

Angolo dell'Autrice
DIOS. Che sarà mai successo a Matt? Lo scoprirete molto persto :)
Come detto, ho un paio di capitoli pronti e li voglio diluire in questi giorni, fatemi sapere cosa ne pensate. E grazie a chiunque recensisca o legga o segua o metta tra le preferite e ricordate. Io vi amo tutti <3

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Capitolo 24
*** Fix You ***


«Stai scherzando vero?» chiesi sconvolta, ancora incapace di accettare la cosa.
«No. Non so che fare San!»
Matt si strinse la testa tra le mani di fronte a me. Aveva gli occhi cerchiati di viola, probabilmente aveva pianto ma da quando ero arrivata era sempre rimasto forte.
Frequentava Mandy da parecchio tempo ormai e, anche se lo negava, era diventata lentamente sempre più importante per lui. L'aveva presentata a me, a noi. E anche se non avevo mai avuto modo di poter parlare da sola con lei o di trascorrere intere giornate insieme usciva praticamente con il nostro gruppo. Non l'avevo oggettivamente accettata dato che non l'avevo mai considerata una minaccia o una possibile ragazza per lui. Mi aveva salvato la vita quel lontano giorno ma, non avevo mai davvero pensato a lei come la persona stabile al suo fianco. Quella che cercava da sempre!
«Io, non so cosa dire.»
«Ha parlato lei per entrambi. Vuole chiuderla. Cazzo vuole chiuderla!»
Sbatte il pugno sul divano e si voltò dall'altra parte. Era incazzato nero ma allo stesso tempo affranto perché capiva che sarebbe stato veramente difficile ribaltare la situazione.
«Non mi ha mai dato un segnale. Non mi ha mai detto nulla! Ha atteso tutto questo tempo prima di parlare e perché poi...per dirmi che...la odio!»
«Matt...»
«Sanana non capisci. Ha un fottutissimo cancro. Come...come può non avermelo detto?»
«Forse aveva paura di spaventarti.» sussurrai mettendogli una mano sulla spalla.
«Allora perché lasciarmi ora?»
Incrociai gli occhi al cielo. Non riuscivo ad odiarla, mi era davvero difficile. Sapevo perché lo stava facendo, avevo capito benissimo per quale motivo allontanava Matt.
«Perché non vuole farti soffrire.» imprecai a denti stretti.
«Ma io sto soffrendo cazzo!»
«Lei pensa che così soffrirai di meno. Probabilmente durerà una settimana o due. Se invece restassi al suo fianco invece la sofferenza si prolungherà per mesi interi e c'è la possibilità che lei muoia, segnandoti per sempre probabilmente.»
«Ma non mi interessa. Non mi interessa cazzo!»
«Come può non interessarti Matt? Quella ragazza è un pericolo per il tuo cuore e lei è stata così lucida da capirlo prima di chiunque.»
L'ammiravo. Aveva fatto un gesto incredibile ma sembrava proprio che Matt non riuscisse ad accettarlo e davvero non capivo perché.
«Io la amo Santana. Dio la amo!» fece una pausa e mi guardò negli occhi «Mi son reso conto di amarla il giorno che ti ha riportato in vita, che ti ha trascinato dal regno dei morti al nostro. Avresti dovuto vederla, avresti dovuto essere cosciente per poterla osservare.»
Restai immobile, senza respirare.
«Non volevo dirtelo perché sapevo che avresti indagato. Avresti voluto scoprire quando era nato questo sentimento e sarei stato costretto a ritornare su un fatto tanto triste ma...cazzo, mi sta lasciando! La persona che amo mi sta lasciando ed è la seconda volta che succede!»
«Matt...» sussurrai io cingendogli il collo con le mie braccia.
Si, io ero stata la prima. Aveva scambiato la nostra amicizia, il collegamento incredibile che avevamo per amore e quando io gli avevo rivelato la mia sessualità ci aveva messo parecchio tempo a recuperare. Ma io ero sempre stata al suo fianco e lui al mio. L'avevamo superata, eravamo andati avanti e così aveva trasformato quell'amore in affetto incondizionato e profondo. Ora però, un altra scottatura avrebbe potuto distruggerli il cuore.
«Io non voglio perderla. Non mi interessa del cancro. Ormai la medicina ha fatto passi da gigante e so, so che possono salvarla!»
«Certo. Può curarsi, può guarire del tutto ma...»«No San! Io ti ho vista morire e tornare a vivere. Lei può salvarsi, ne sono sicuro!»
Come potevo discutere? Come potevo controbattere? Sarei dovuta morire quella notte e invece ora ero là a stringerlo tra le mie braccia e consolarlo. Così cambiai discorso e mi concentrai su un altro particolare.
«Lei sa che la ami?»
«No. Non le ho mi detto nulla per non affrettare le cose. Volevo godermi per bene la nostra relazione ma le ho confidato di esser innamorato.»
«Quindi conosce i tuoi sentimenti?»
«Più o meno. Forse non ricambia e ha preferito farla finita così.»
«No. Non credo! Io penso che anche lei ti ami. Ho sempre considerato il suo sguardo eccessivo ma dato come stanno le cose, potrebbe aver fatto tutto questo proprio perché ti ama. Proprio perché vuole il meglio per te preferisce allontanarti.»
«Ma non ha senso!» urlò lui spingendo il viso nella mia spalla.
«Cosa ha senso in amore?»
Bella Santana! Avevo perfettamente ragione questa volta e lui lo capii.
«Dovresti tornare da lei ora. Dirle quello che senti e dimostrarle che sei pronto a lottare per lei. Non perdere altro tempo!»
Lui mi fissò silenzioso. Era scosso ma stava considerando la mia proposta.
«Hai ragione. Io...devo andare da lei. Non le devo dare la possibilità di alzare le sue difese e abbandonarmi così. Lei ha bisogno di me!»
Sarebbe stato distruttivo? L'avrei per per sempre? Non mi importava. Non volevo vederlo così e soprattutto credevo davvero che avrebbe sopportato quella battaglia. I suoi occhi erano strani e anche il suo sorriso ma non gli impedii di uscire. Gli chiesi solamente di chiamarmi per farmi sapere. Forse non avrei dovuto permettergli di andare via in quelle condizioni ma...era pur sempre una situazione disperata. Troppo disperata. Mi stavo deprimendo solamente a pensarci per cui non mi feci troppi problemi a prendere il ricevitore e attaccarmi alla cornetta.
«Pronto?»
La sua voce melodiosa mi riportò subito in paradiso.
 
---
Avvertii una strana sensazione alla base del collo. Una pressione esagerata sulla pancia mi costrinse a stropicciare gli occhi e mettere a fuoco la situazione. Il profumo di lenzuola pulite mi invase le narici seguito immediatamente da quello di pino silvestre proprio dei bagnischiuma.
Mi voltai lentamente incontrando i suoi occhi color oceano già spalancati ed intenti ad osservarmi, un sorriso le incurvava le labbra verso l'alto e il suo respiro mi travolse. Incastrai le mie labbra sulle mie muovendole lente prima di staccarmi e svegliarmi per bene.
«Buongiorno dormigliona.» mi sussurrò Brittany all'orecchio continuando a stringermi a se. Sentivo le sue forme aderire alla mia schiena ma in un modo così intimo e dolce che mi sentivo come a casa. 
«Buongiorno.» soffiai io stiracchiandomi e tornando a cingerle il collo prima di depositarle un altro bacio a fior di labbra. «Che ore sono?» chiesi pigramente specchiandomi nei suoi zaffiri.
«Ora di alzarti San. Tra meno di un ora dovresti essere a lavoro.»
Schiaffarmi la realtà in faccia in quel modo non era affatto giusto.
«Mmmm. Non voglio!» dissi io facendo il verso a una bambina viziata e girandomi dall'altra parte ma lei mi afferrò e mi costrinse a guardarla. Era molto divertita e molto più sveglia e lucida di me.
«Devi. Non puoi fare tardi, stasera voglio portarti fuori!»
«Oh. E dove signorina Pierce?»
«Segreto!» ridacchiò lei sfiorandomi il naso con un dito e scostandomi senza preavviso tutte le lenzuola lasciandomi inerme e scoperta.
«Ti odio.» imprecai mettendomi a sedere. Lei in risposta mi schioccò un bacio sulla guancia e si alzò. Era vestita e pronta per uscire, probabilmente si doveva essere svegliata molto prima di me.
«No. Tu mi ami!» prese la sua cartelletta da una sedia del soggiorno e spalancò la porta.
«Vengo a prenderti alle 9, non tardare!» 
E sparì. Proprio come era arrivata.
Sgattaiolando nel mio letto la notte e andandosene via furtiva la mattina.
Non che quella notte fosse cambiato qualcosa. Avevo semplicemente bisogno di lei, delle sue braccia strette intorno alla mia vita. Quella tristezza precedente mi aveva costretta a richiamare la mia dose di felicità tascabile.
Non feci nemmeno a tempo a lavarmi il viso che sentii nuovamente il telefono squillare.
DIOS. Non ce la potevo proprio fare quel giorno.
«Pronto?»
«Santana!» quasi non riconobbi la voce di Matt. Il ricordo del suo tono depresso della notte prima ancora impresso nella mia mente mi impediva di collegare il suo viso a quella voce ora così eccitata e alta. 
«M...Matt?»
«Si sono io grande stronza! Avevi ragione cazzo, avevi fottutamente ragione!»
Matt così felice e così volgare era qualcosa di preoccupante. Molto preoccupante.
«Avevo ragione? Non ti seguo.» chiesi nella speranza che spiegasse meglio e si desse una calmata. Stava respirando? Difficile dirlo. Sicuramente stava saltando dall'altra parte del ricevitore.
«Lei mi ama. Io amo lei. Noi ci amiamo!»
«Son felice per t...»«Le ho chiesto di sposarmi!» urlò veloce.
Per un secondo non compresi quello che aveva detto. Rimasi semplicemente immobile a condividere la sua felicità e il suo slancio. Il mio sorriso però si smaterializzò rapido, gli occhi aumentarono la loro circonferenza e la mia bocca si spalancò incredula. 
«COSA HAI FATTO?» urlai allontanando il ricevitore dal mio orecchio.
DIOS. Ma stava scherzando?
«Le ho chiesto di sposarmi. Santana la amo!» 
«MA CHE HAI IN TESTA? SEGATURA? CAZZO!»
«Dovevo provarle il mio amore. Dovevo dimostrarle quanto tenessi a lei!» continuò lui in una tonalità che non intendeva spiegarsi ma rendermi partecipe della sua enorme cazzata.
«E tu la sposi. Logico! CI SONO MILLE MODI PER DIMOSTRARE AMORE!»
«Nessuno forte come il matrimonio! SANTANA DAI!»
«Santana cosa? Tu sei uscito fuori di testa!» 
Allargai le braccia dimenticandomi che non poteva vedermi e continuai a inveire contro il telefonino in spagnolo. Ma che cosa aveva pensato?
«Lei ti allontana perché ha una malattia mortale e tu le chiedi di sposarla? Ma davvero? Sei proprio un genio Matt!»
«Mandy non sta morendo. Ha un cancro. L'hanno preso in tempo e lo stanno monitorando. Aspetteremo, pregherò ogni notte e dato che una settimana fa l'hanno messa in lista d'attesa per un fegato sano io son sicuro che lo avrà e potremo vivere serenamente. Da marito e moglio!»
«Che dici? DIOS! E se invece dovesse morire?» non volevo essere tanto rude ma, il pensiero di vedere il mio migliore amico lacerato dal dolore era insopportabile. Lo sentii respirare per la prima volta, pensare quasi.
«Sarò vedovo. Ma avrò fatto tutto quello che il cuore mi diceva senza pentirmene mai.»
«Un bel gesto proprio. Si, gran bel gesto!» dissi sarcastica. Dios, ora si che odiavo Mandy.
Se fosse morta, se avesse allontanato il mio amico...
Già immaginavo telefonate distrutte di un Matt insonne, lo vedevo all'ospedale a reggere la mano della sua moglie malata. 
«Se Brittany si ammalasse, se si ritrovasse nella stessa situazione non faresti lo stesso San? Non faresti di tutto per tenertela vicina? Non le prometteresti amore eterno? Non firmeresti qualsiasi scartoffia esistente pur di passare ogni attimo con lei? Nella buona e nella cattiva sorte! Te ne andresti San? Lasceresti che lei ti abbandonasse di nuovo?»
Quelle parole mi immobilizzarono. Feci per rispondere ma non trovai la voce. Non riuscii ad immaginare una risposta giusta, una risposta intelligente. Avrei semper scelto lei. Brittany.
Ora che era mia, ora che l'amavo, ora che lei amava me e non c'era più nulla a separarci non avrei impedito a una stupida malattia di allontanarci. CAZZO! Matt aveva ragione.
«Credi davvero che il vostro amore sarà più forte della sua malattia?»
«Cazzo si, San. SI! Ma non deprimermi, non farmi domande che già io non mi son posto. Ieri hai parlato chiaro, ieri mi hai incoraggiato ad espormi e io l'ho fatto. Fammi fare dunque ancora una cosa stupida.» lo sentii esitare o forse solamente prepararsi «Vuoi essere la mia testimone?»
Per poco non caddi a terra dalla sorpresa. DIOS. Ma che aveva? Che gli aveva fatto Mandy? Un tempo Matt era uno che sapeva come darti simili notizie.
«Tu mi vuoi uccidere!»
«No mi servi viva. Chiederò anche a Noah e credo sarebbe bello se tu accettassi!»
«Io...io non so che dire.»
«Santana non sono dell'umore di ricevere un no. Sei la mia migliore amica, lo sei sempre stata, davvero pensavi che avrei chiesto a qualcun altro?»
Cavolo, Matt era davvero bravo con le parole pensai mordendomi il labbro. Lo adoravo.
Aveva reso la mia vita migliore, la sua sola presenza aveva dato uno scopo, un senso ai miei giorni e ora si sposava. Con una malata di cancro. E voleva me come testimone di quest'unione. Era troppo, era troppo tutto insieme ma...come rispondere di no?
«E sia. Ma giuro che se ora mi dici che il matrimonio è domani prendo un taxi e vengo a castrarti seduta stante. Questo tuo entusiasmo ti potrebbe rendere padre in troppo poco tempo e voglio evitare di ritrovarmi una nipotina per casa!» dissi sorridendo per la prima volta da quando mi aveva chiamato.
«TI AMO SANTANA!»
«No. Tu ami Mandy, hijo de puta!»
Lo sentii ridere forte dall'altra parte. Doveva aver ricevuto una bella botta in testa.
Proprio quando mi contagiò, voltandomi, scorsi con la coda dell'occhio l'orologio a muro sbiancando immediatamente.
«DIOS! Matt scusami ma devo lasciarti, se non esco farò ritardo a lavoro e stasera ho un appuntamento con Britt e...»
«Non chiederle di sposarla eh!» mi gridò lui ridendo divertito.
Io scossi la testa.
«Se non siamo ancora state a letto insieme! Fammi il piacere e vedi di ritornare il mio normale e pacato migliore amico. A presto idiota!»
«Ti adoro stronza!»
 Mentalmente gli feci un ghigno e mi richiusi la porta alle spalle con la borsa tra i denti, la braghetta dei pantaloni ancora aperta e un elastico poco in grado di domare i miei capelli.
Il mio amico si stava per sposare. Il mio amico avrebbe avuto al dito un anello. E io uscivo con Brittany quella notte. Si, era un giorno particolare quello!      

Angolo dell'Autrice
Si, mi piace incasinare le cose, mi piace raccontare una storia d'amore seguendo tutti i passi e senza affrettare le cose ma se c'è un altra cosa che mi piace è di parlare di problemi seri. Il suicidio e ora una malattia come il cancro, una lotta sullo sfondo, un amore che supera anche questa malattia. Lo credete possibile? Io si. Ed è per questo che ho vooluto inserirlo ma senza pesare eccessivamente sulla storia. Io ormai mi diverto come una pazza a scrivere i dialoghi di San e Matt, sono perfetti <3 Fatemi sapere cosa ne pensate come al solito :)

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Capitolo 25
*** Paradise ***


Camminavamo vicine io e Brit. 
La mia mano intrecciata alla sua, le borse a un lato, fasciate nei nostri abitini ci aggiravamo per il parco buio e solitario. La luna, piena quella notte, faceva capolino da un cielo stellato e illuminava il nostro profilo e lo scuro laghetto che troneggiava al centro dell'enorme distesa di erba bagnata. Si poteva percepire l'odore di foglie fresche, di terra, di muschio, d'aria pulita.
Non ero mai venuta di mia spontanea volontà in quel meraviglioso parco di cui poteva vantarsi New York. Solitamente era Quinn a costringermi, desiderosa di un po' di compagnia e supporto per l'instancabile Beth. Quella biondina adorava correre e gironzolare ovunque, l'avevamo persa innumerevoli volte e trovata altrettante.
Ora invece. Ora volevo davvero stare dove mi trovavo. Non volevo fuggire a casa a consolarmi tra le braccia di un anonima ragazza serale o andare per locali con Matt e Kurt. No, quella notte volevo davvero passarla in quel parco, accanto alla mia ragazza.
«Vieni.» mi sussurrò accellerando il passo e costringendomi a imitarla.
Ci eravamo già tolte i tacchi e correvamo così a piedi nudi, una sensazione di libertà impagabile.
Quando fummo sulla riva del lago artificiale Brittany finalmente rallentò il passo, ansimò un poco e poi andò a sedersi con i piedi che sfioravano l'acqua. Si vedeva il fondo ornato da sabbia e sassolini, ma poi tutto diventava torbido e impercepibile.  
«Siedi!» mi intimò battendo un paio di volte la mano sulla terra umida. Mi sarei sicuramente sporcata il vestito, un vestito che non mi era certo costato poco, ma non mi importò. Mi sedetti e le passai uun braccio dietro la schiena sino a costringerla a voltarsi e accettare il mio bacio.
Nulla di eccessivo. Mi bastava passare le labbra sulle sue per emozionarmi.
«Ti ho già detto che ti amo?» le sussurrai in preda al mio lato romantico.
«Giusto due o tre volte!» ribeccò lei divertita a una mia gomitata leggera.
«Idiota.» sussurrai baciandole il collo e portandomi poi le braccia intorno alle ginocchia. Fissai il lago davanti a me e tentai di liberarmi di tutti i pensieri che avevano occupato la mia mente.
Avevo passato una bellissima serata, il mio cuore si era fermato così tante volte che avevo seri dubbi sul suo corretto funzionamento. E lei era così bella.
«Matt si sposa!» dissi ad un tratto senza nemmeno accorgermene. Dios, non sapevo neppure da dove mi era uscito ma non potevo trattenerlo ancora a lungo vero?
Brittany sorriso al chiaro di luna e mi diede un colpetto.
«Ero sicura ci fosse qualcosa! Prima eri così pensierosa.»
«Oh scusami. Non volevo io...» «San non scusarti. Mi basti anche così!»
Sorrisi e subito mi seguii lei.  Era così perfetta, quasi stentavo a crederci.
«Sei arrabbiata?» mi chiese guardando anche lei davanti a se.
«Dovrei?»
«Dipende.» fece una pausa «Sapevi dei suoi sentimenti?»
«Si. Ma non da molto!»«E lui ti aveva accennato a questa possibilità?»
«Assolutamente.» marcai io scuotendo la testa e provocandole una risatina dolcissima.
«Allora hai ragione ad esserlo.»
«Vero?» continuai io voltandomi verso di lei, felice che finalmente qualcuno mi capisse e che fosse proprio lei a farlo. «Non sono una cattiva persona a provar rabbia verso di lui?!»
«No. Non lo sei San.»           
«Lo sapevo! Cioè non può svegliarsi così da un giorno all'altro, dirmi che la ama e poi telefonarmi per chiedermi di fargli da testimone...non può!»
«Ti ha chiesto di essere il suo testimone?» mi chiese lei come se non avesse sentito nient'altro, sventolando i suoi biondi capelli al vento e sorridendo con uno strano luccichio negli occhi.
«Si.»
«CHE DOLCE!» gridò portandosi le mani al viso. Dios, si stava davvero emozinando?    
«No. Non è dolce, è stupido! Non può sposarsi così da un momento all'altro.»
«Se lui ci crede, perché no?»
«Perché non è pronto, io non sono pronta e poi...sarà una vita difficile, soffrirà e...»
«San dici così solo perché tieni a lui!» constatò lei quasi rimproverandomi.
Mi misi allora sulla difensiva, chiudendomi a riccio.  
«No. Lei è malata. Lei ha il cancro!»
Brittany si zittì per un secondo. Probabilmente non si era aspettata una simile uscita ma ci mise un attimo a ritrovare il suo equilibrio e la sua parlantina.
«E allora?»
«Come allora? Brittany è malata!»
«Dunque ha meno diritto di amare?»    
Persi la risposta, ma la ritrovai veloce.
«Non volevo dire questo. Solo che lui ci rimarrà malissimo quando...»
«Morirà? San ormai la medicina ha fatto passi da gigante. Possono curarla lo sai.»
«Ma se non dovessero farcela?»
Brittany mi strinse forte a se. Capiva bene quello che sentivo, capiva quello che stavo passando e che non riuscivo a capire. Così felice e così preoccupata, così indecisa su una cosa e sicura su un altra.
«Allora ci sarai tu! Dovrai rimboccarti le maniche e dare il meglio di te. Come Matt ha fatto con te no? Certo, non ti ha salvato la vita ma tu se andasse alla deriva dovrai riportarlo a galla.»
Sentii un nodo alla gola. Brittany non sapeva cosa aveva fatto Matt per me. Non aveva idea di come aveva determinato la mia vita. Dovevo dirglielo, dovevo raccontarle ora tutto quello che era successo. Doveva sapere perché ero cambiata così tanto per lei. Era il momento giusto. Noi due, un lago, la luna e una discussione seria. 
Aprii la bocca per parlare ma lei me la chiuse con un bacio improvviso. La sua lingua accarezzò la mia e attirandomi a se mi portò via ogni parola. Chiusi gli occhi e mi godetti quel bacio come se non ci fosse un domani. Come se solo le nostre labbra che si sfioravano e assaporavano potessero portarmi in un mondo nuovo dove regnava pace e serenità. Brittany era il mio Paradiso e non era ancora tempo di riportare a galla il mio Inferno.

Angolo dell'Autrice 
Non ho molto tempo, nuovo capitolo e poi di corsa a studiare ma...grazie per tutto il supporto. Abbiamo superato i 60 per chi segue e per me è un grande traguardo, grazie davvero *-* Per ogni parere, per ogni visualizzazione...io scranio, mi rendere felice :D
Spero vi piaccia questo capitoletto.

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Capitolo 26
*** Feel Good Time ***


Prefazione dell'Autrice
Eccomi qua :) Spero possiate perdonare il ritardo ma la scuola mi sta veramente uccidendo...ci vorrebbero le gocciole! No ok, questa era pessima e mi ritiro per sempre...AHAHAHA!
Volevo solo ringraziare tutti, cavolo recensioni, seguite, visualizzazioni, ogni cosa mi invoglia davvero a continuare perché ormai son totalmente assorbita da questa storia. Questo Capitolo in particolare è uno dei miei preferiti, non tanto per quello che c'è scritto ma per come il tutto veniva scritto. Poi...la biondina che torna mi fa sempre impazzire.
Spero possa piacere anche a voi, fatemi sapere :)

Passai un altra notte solitaria. O meglio la prima, dato che Brittany mi aveve sempre fatto compagnia sotto le lenzuola ma ancora non avevamo passato DAVVERO la notte insieme.
La mia bionda mi riaccompagnò a casa, mi lasciò un bacio sulle labbra e poichè non la invitai a salire se ne andò a bordo di quel taxi giallo. Non desideravo stare sola, ma avevo bisogno di prendermi il mio momento e pensare un po'. Erano successe così tante cose quel giorno e il messaggio di Tim che aveva ricevuto durante il mio appuntamento non mi faceva ben sperare. Avrei dovuto presentarmi in ufficio mezz'ora prima del solito e le parole che aveva scelto gli davano un tono preoccupato. Come se già non lo fossi di mio! 
Matt si sposava con una donna malata di cancro. Brittany credeva che il mio cambiamento dipendesse solo dalla forza di volontà e non eravamo ancora andate a letto. Nemmeno ai tempi della scuola riuscivo a restare a bocca asciutta al terzo appuntamento. Amavo davvero quella ragazza, e rendermene conto era sempre una sorpresa.
Andai a dormire con mille pensieri per la testa ma nessuna soluzione all'orizzonte. Semplicemente avrei dovuto preoccuparmi meno per gli altri e lasciar vivere la loro vita come avevano fatto con me. Matt non era stupido e mai l'amore avrebbe potuto accecarlo al punto di scegliere qualcosa dannoso per se stesso. Se la sarebbe cavata, come sempre.
Brittany avrebbe accettato quello che mi era successo, dopotutto lei non ne aveva davvero colpa e ormai era una cosa passata. Io invece? Quando avrei portato le cose con Brittany al livello successivo? Come era possibile che le sussurrassi continuamente dolci ti amo e non avessi ancora fatto ne sesso, ne l'amore con lei? Dios. Era incredibile! Eppure il mio corpo me lo imponeva, il mio spirito e la mia anima chiedevano molto di più di una semplice attrazzione fisica. Voleva esplorare Brittany completamente prima di dedicarsi al resto.
Un resto che, attendevo con ansia e desiderio.
 
Come immaginato Timothy non aveva buone notizie. A lavoro scoprì che Mel aveva letto i miei testi, incredibili e rivoluzionari per una che non aveva mai scritto canzoni d'amore, ma che non riteneva all'altezza della sua prossima hit. Inutile nascondere la mia delusione, i miei occhi e gli angoli della mia bocca tendevano verso il basso e non potevo fare a meno di battere nervosamente le dita sulla scrivania. Tim però aveva anche un altra notizia, migliore certamente della precedente. Mel aveva notato il mio potenziale e credeva che con un altra settimana sarei riuscita a comporre ciò che cercava. 
Avrei potuto tentare ancora e sconvolegerla ma se i testi impregnati del mio amore per Brittany non le erano piaciuti cos'altro potevo inventarmi?
«Fai un full-immersion nella vita della tua ragazza. Dedicati solo a lei! Il resto verrà da se.»
«Dici? La cosa non mi dispiace!»
Il mio vecchio amico sorrise sghembo come al solito prima di esplodere in una risata potente.
«Fidati di me. E portatela a letto...»
Dios. Certe volte sapeva essere davvero volgare, proprio come me. Aveva il tatto di un elefante e proprio per questa nostra similitudine andavamo così d'accordo. Passammo il resto delle mie ore lavorative a strutturare altri testi e vedere nuove opportunità minori da considerare poi, come al solito, presi le mie cose e lasciai lo studio.
Non vedevo l'ora di tornare a casa, sdraiarmi semi nuda sul mio divano e bere una coca ghiacciata. Leggere una rivista, mettere un po' di musica rilassante e magari messaggiare con la mia ragazza in santa pace. Non chiedevo di meglio!
Lo ottenni? Certo che no.
Appena aprii la porta Beth mi si lanciò letteralmente addosso attaccandosi, come una cozza allo scoglio, alle mie gambe. 
«ZIAAAAA!» gridò sfregandomi il suo muso umidiccio sui pantaloni «Mi sei mancata!»
Ecco, alle volte Beth sapeva essere davvero una rompipalle ma sicuramente sapeva scegliere con cura le parole. Era davvero in brava in questo a differenza della madre.
«Ehi latina! Bentornata eh? Bell'accoglienza!»
Incrociai le braccia al petto sbuffando, ma senza pesare troppo sulla piccola bambina che ancora mi circondava. A lei regalai un tenero bacio sulla fronte, se lo era meritato.
«Senti Fabray, mi hai detto chiaramente che saresti tornata domani sera. Che colpa ho io se i tuoi neuroni funzionano a scatti e la tua mente si fonde?»
«Cosa sono i neuroni zia San?» chiese Beth con la piccola bocca spalancata e i suoi chiari occhietti curiosi spalancati. Io le scompigliai i suoi soffici capelli dorati divertita.
«Sono...piccole cose che abbiamo nella testa. E che alla tua mamma funzionano molto male, ma è difficile da capire per te.»«Oh! Quindi mamma deve andare a farsi aggiustare la testa?»
L'innocenza con cui lo chiese mi fece scappare una risatina che Quinn non mancò di farmi notare con il suo sguardo accigliato e le minacciose mani sui fianchi.
«Si, ma forse è meglio che ora vai in camera a giocare no? La zia e la mamma devono litigare un pochettino.»
Beth si staccò finalmente dalle mie gambe facendo riprendere la circolazione. Mi regalò uno dei suoi migliori sorrisi sdentati e si avviò verso la sua cameretta proprio come da me suggerito. «Però dopo farete la pace!»
Quella bambina era mitica. Certi giorni, oltre ad odiarla per la sua iperattività, l'adoravo.
«Perché non hai avvisato che tornavate oggi? Mi sarei potuta organizzare!»
«Si, ho notato. Hai mangiato parecchio in questi giorni eh? Il frigo è vuoto!»
«Non ho avuto tempo di far la spesa, ma non evitare la mia domanda.»
Quinn sbuffò passandosi una mano tra i capelli e andando a sedersi sul divano.
«Noah ha avuto dei problemi con un articolo ed è dovuto tornare prima a lavoro. Siamo rimaste un giorno a casa sua da sole, poi ho deciso di tornare.»
«E non potevate fare un salto nella VOSTRA casa?» chiesi marcando chiaramente una piccola parte della mia frase. Una parte che non sfuggì alla mia stronzissima amica.
«Ti infastidiamo per caso? Brittany sta da te ora?»
 Sorrisi sfottendola e dandole un colpetto sulla spalla prima di lanciarmi su di lei e occupare il lato opposto del mio comodissimo divano. Era così soffice, sembrava una nuvola.
«No, non sta da me. Ma potrebbe passarci molto tempo se è quello che chiedi.»
«Racconta!» disse incrociando le gambe e sfregandosi le mani curiosa «Cosa mi sono persa?»
«Direi non molto.» soffiai io guardando verso l'alto «Se ignoriamo un bacio davanti a tutti compreso il suo fidanzato, ex fidanzato. Una pomiciata nei bagni di un locale, tre appuntamenti e due notti passate accoccolate sotto le lenzuola.»
Quinn urlò incontrollata correndo ad abbracciarmi. Circondò il mio collo e mi strinse forte più volte prima di trovare la calma e il buon senso di farmi respirare.
«Lo sapevo. Io e Matt lo sapevamo!»«Si, Matt mi ha messo al corrente!»
La bionda rise senza controllo continuando a saltellare sul divano e abbracciarmi ad intervalli irregolari. Era fuori di se, gli occhi con quella strana luce emozionata non si staccavano da me, nemmeno un secondo.
«E com'è stato? Com'è stato farlo con lei dopo tutto questo tempo? Bacia bene come sempre?» il suo sguardo malizioso andava fermato subito.
«Bacia da dio. Ogni istante con lei è stato stupendo ma...non siamo ancora passate al sodo.»
Vidi la sua espressione cambiare velocemente, così come aveva fatto Matt quando gli avevo comunicato la grande notizia e come Brittany la prima notte che aveva passato da me.
«Cosa intendi? Non hai ancora sperimentato l'areodinamica posizione che...»«NO!»
La bloccai subito mettendole una mano sulla bocca. Beth aveva aperto proprio in quel momento la camera della sua stanzetta e anche se non si era uscita questo non significava che non potesse sentirci. Non volevo traumatizzare una bambina con le mie prodezze di letto. 
«Intendo dire che non abbiamo ancora fatto...» mossi la mano un paio di volte lasciando la frase in balia di se stessa nella speranza che Quinn afferrasse il concetto ma la sua espressione da stupida confermò il contrario. «Niente sesso Quinn, niente sesso!»
«Ah.» si limitò a dire lasciandosi sfugire una strana esclamazione. La vidi osservarmi come uno scienziato studia una cavia da laboratorio dopo i suoi esperimenti. I suoi occhi passarono dai miei, alla mia bocca, al mio seno e alla mia pancia perfetta. Poi risalirono veloci, molto veloci e mi ritrovai senza nemmeno rendermene conto le sue mani sulle braccia.
«COSA?»
«Oh andiamo! Dovete piantarla con questa storia, possibile che ogni persona a cui racconto della mia vita privata abbia una così bassa considerazione di me?»
Quinn mi zittì prima che potessi continuare, era in preda alla tremarella.
«Qui non si tratta di bassa considerazione, qui si tratta di te. Santana Lopez. Prontoooo? La ragazza tutta sesso e chiesa, cioè sesso e casa. Sei cresciuta a pane e sesso!»
«La vuoi finire? OH! C'è una bambina là, tua figlia per l'esattezza e poi non è vero!»
«Non è vero? Se chiedessimo a Beth risponderebbe allo stesso modo!»
Risi nervosamente. Quella battuta era veramente bella ma non potevo darle questa soddisfazione. Non ora!
«Si, è vero. Il sesso è sempre stata una cosa che mi ha molto interessato in passato ma...è Brittany. Ha mollato il suo fidanzato per me! Merita l'attesa. Perché nessuno sembra capirlo?» 
Quinn scosse la testa senza però staccare le sue schifose e sudaticcie mani dalle mie braccia ambrate. Chi era ora la cozza? Lei e sua figlia erano uguali!
«San, io capisco ma...avete passato la notte insieme. Abbracciate. E hai detto di essere al terzo appuntamento cioè, qui non si tratta più di tenere a una persona quanto di forzare l'attesa.»«Che dici? Parla come mangi Fabray!»
Odiavo quando incominciava i suoi discorsi filosofici senza ne capo ne coda.
«Le hai detto che la ami no? Era l'unico modo per riaverla indietro. Glielo ripeti di frequente?» la domanda mi fece arrossire lievemente. Dios, Quinn era così pratica di questo argomento, ma io non ero abituata a parlare dei miei sentimenti con altri.
«Si.»«Quanto spesso?»
Ci pensai un attimo. La risposta arrivò veloce.
«Molto.»
Quinn si battè una mano sulla faccia e mi guardò contrariata. Se la prendevano sempre tutti con me, qualsiasi cosa facessi. UFFA!
«E non ti è balenato in quella testa tanto carina quanto vuota che probabilmente lei si stia preoccupando del fatto che tu non l'abbia ancora sfiorata? Voglio dire, lei ti conosce, conosceva la vecchia Santana e la nuova non si distacca poi tanto dall'originale. Esteriormente è sempre la stessa e non siete più a scuola, avete più di vent'anni. So che son l'ultima a dover parlare ma...io credo che lei si stia chiedendo il perché di quest'attesa!»
Feci per rispondere, un attacco violento e distruttivo alla Santana Lopez di Lima Heights ma...semplicemente non mi uscì nulla. Mi trovai quasi d'accordo con lei. Dopotutto quello che diceva aveva senso. Brittany poteva aver avuto una sana vita sessuale prima di lasciare il suo fidanzato e ora io, la stavo costringendo a struggersi per me e desiderarmi senza mai potermi avere davvero. Le dicevo che l'amavo, che l'amavo con ogni fibra del mio corpo ma poi non glielo dimostravo minimamente. Certo, la baciavo come se non ci fosse un domani, ma le cose erano diverse.
«Dios! Dici?»
«Non so cosa pensa lei. Ma io, mi porrei la domanda.»
«Quindi dovrei affrettare le cose?»
Quinn sorrise dandomi un buffetto sul naso.
«Non affrettare. Goderle per come arrivano. Se accade, non attendere e cogli l'attimo. Tu dovresti capirlo meglio di chiunque altro. Hai fatto la brava ormai, ha capito che le tue intenzioni sono serie. Io non tirerei molto per le lunghe.»
Le diedi un colpetto sorridendole.
«Stupida!»
«Come faresti senza di me?!»«Vivrei da dio!»
«Sisi! E a lavoro? Come va con Timothy?» chiese cambiando argomento.
Restammo sul divano per ore. Beth non ci interruppe che per pochi minuti, riuscimmo a parlare e raccontarci quasi tutto quello che ci eravamo perse l'una dell'altra. Già, Quinn era tornata e sapevo che mi avrebbe aiutato più di chiunque altro con Brittany!
 
---
 
«Sei incantevole stasera.» mi sussurrò Brittany sfiorandomi la mano e incrociando i suoi spettacolari occhi azzurri nei miei. Era lei la più bella tra le due, sembrava un angelo sceso in terra. Tutto ciò che mancava erano due paia di ali e un aureola a cerchiarle la testa, ma poco importava, per me era divina. Quel vestito aderiva perfettamente al suo corpo ed era un richiamo fin troppo  evidente. Metteva in mostra le sue forme, risaltava ogni suo dettaglio.
Era favolosa, poco da dire!
«Grazie, anche tu.» risposi replicando a quella carezza e prendendo la sua candida mano nella mia.  Avevo accetato il suo invito o cena per distraermi e per godere ancora di lei.
Non avevo intenzione di riferirle quello che Tim mi aveva suggerito ne di metterla al corrente di troppi fatti riguardanti Matt o dei discorsi miei e di Quinn così avevamo semplicemente sparlato per tutta la serata divertendoci come matte. Eravamo sempre le due pazze inseparabili dei tempi della scuola ma quando Brittany mi guardava con quegli occhi e mi diceva quelle semplici parole, io mi scioglievo come neve al sole.
«Devi tornare presto a casa? Sai con Beth e Quinn immagino non potrai più fare i soliti orari.»«No, cosa dici.» affermai io quasi gonfiandomi il petto orgogliosa.
«Ho pagato quella casa con i miei soldi e non ho alcun limite di orario!»
«Oh.» sussurrò lei con un espressione quasi...dispiaciuta? Si. Dannatamente si. I suoi occhi persero un po' di colore, gli angoli della bocca si rivolsero per qualche secondo verso il basso.
Era davvero dispiaciuta che potessi tornare a casa a qualsiasi ora volessi? 
La frase di Quinn rimbombò forte nella mia testa e per un istante, un solo semplice istante, credetti che Brittany desiderasse ardentemente la mia compagnia quella notte e sperasse che con Beth e Quinn avrebbe avuto a disposizione la scusa per un invito. Non so nemmeno perché fui così audace con lei, non so cosa mi portò a quello slancio ma alla fine allontanando la mano dalla sua le rivolsi un occhiata maliziosa.
«Voleva per caso propormi qualcosa Signorina Pierce?» soffiai seducente incatenando i suoi occhi ai miei. Avevo un potere e un talento naturale nel conquistare l'attenzione.
«Io...ehm...si.» balbettò lei dolcemente ricordandomi la giovane Brittany con la coda di cavallo e l'uniforme della squadra.
«Qualcosa che ha a che fare con casa tua?» continuai rincarando la dose.
«Potrebbe darsi. Nel caso lo fosse...» rispose veloce lei cominciando a capire il mio gioco «...quale sarebbe la sua risposta Signorina Lopez?»
«Credo affermativa.»
«Crede?» mugolò sfiorandomi con il piede la mia caviglia e facendomi quasi sobbalzare.
I suoi occhi ormai si specchiavano sui miei.
«Ne son sicura!» affermai quasi senza fiato mentre avvertivo solo allora l'enorme tensione sessuale che si era creata nel giro di pochi secondi. Dios, desideravamo troppo noi stesse.
Avevamo tentato di resistere, di aspettare, io soprattutto ma bastava una scintilla per dar vita ad un incendio. Ci alzammo velocemente riprendendo le nostre cose e pagando il conto.
Fui io a chiamare un taxi mentre Brittany mi baciava lievemente sul collo e facendomi sospirare numerose volte tanto che l'uomo credette lo stessi prendendo in giro.
Mi aveva artigliato i fianchi e non sembrava disposta a lasciarli tanto presto. Quando incontrai le sue labbra, per la decima o undicesima volta nella serata, fu come se non ci fossimo mai baciate così consapevoli della nostra passione. Delineai il contorno della sua bocca con la lingua poi incontrai la sua in un oblio di eccitazione e gioia. Affondai la mano nei suoi capelli mentre la sua scendeva verso il mio posteriore provocandomi nuovi brividi.
Restammo così per alcuni minuti. Minuti in cui io persi totalmente il respiro. Recuperarlo tra i sedili di quell'auto giallastra e non proprio impeccabilmente pulita non era semplice. Non con la mano di Brittany sulla mia coscia scoperta, non con il suo respiro profumato a così pochi centimetri da me. Ero esplosa. Non avevo più voglia di controllarmi e volevo dimostrarle a fatti quanto davvero l'amassi non solo a parole.
Che Quinn avesse giocato un ruolo fondamentale non era da escludere e la maledissi prima di ringraziarla dolcemente e tornare a concentrarmi sulla mia bionda.
Quando pagò l'autista per poco non scoppiai d'impazienza nell'attenderla sulla porta di casa.
«Prendi le chiavi ti prego.»
Lei rise beffarda fissandomi quasi incredula. Avevo negli occhi un desiderio che doveva esser colmato. La sua presenza mi aveva accompagnata per quei giorni, la sua pelle, i nostri contatti, i nostri baci e le nostre discussioni. Ma se c'era qualcosa che desideravo fare con Brittany era amarla totalmente. Volevo farlo con lei e volevo che lei mi insegnasse come fare.
«Santana Lopez che mi prega? Questa me la devo segnare!»
«Brittany non fare la spiritosa. Andiamo!»
Lei mi fermò ancora continuando a ridere divertita sotto i baffi. I suoi occhietti vispi mi stavano dando sui nervi, non potevo resistere ancora. Non dopo quello che era successo prima e che la mia mente stava immaginando.
«Pensavo volessi andarci piano con me.» disse sorniona con il sorriso sulle labbra e un tono così malizioso da farmi perdere la testa. «Pensavo non volessi portarmi a lett...»
Non riuscii a finire la frase. Le mie labbra la fermarono prima e il mio impeto la costrinse ad appiattirsi contro il muro e godere inerme del mio bacio appassionato. La consumai letteralmente spalancandole la bocca e travolgendola senza possibilità di resistere. Quando mi allontanai da lei, con un sonoro schiocco la vidi spalancare gli occhi come non mai.
«AIUTAMI A TROVARE QUELLE CHIAVI!» mi gridò senza accorgersene strappandomi una grossa risata e costringendomi a frugare insieme a lei in quella borsa disordinata.

Angolo dell'Autrice
PS: Son crudele a interromperlo ora eh? :P

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Capitolo 27
*** Diamonds ***


Tenevo Brittany stretta tra le braccia. Eravamo sedute sul suo grande letto matrimoniale.
Lei era ancora completamente vestita mentre io...avevo perso il mio indumento. Il mio completo intimo rosso spiccava eccessivamente in quel buio carico di tensione. Sentivo i suoi occhi passare in rassegna ogni mio centimetro di pelle. Avevo i brividi e non riuscivo a far nient'altro se non fissare i suoi occhi meravigliosi mentre lei posava il mio vestito a un lato del pavimento. Le sue mani catturarono poi il mio viso e con un sospiro mi ordinò: «Baciami»
Le mie labbra scesero lente sulle sue assaporando ogni istante prima che la mia lingua sfiorasse dolcemente la sua mentre i nostri respiri cominciavano ad aumentare. 
Avvertii il suo tosso sui fianchi e mi trascinò sopra di lei, i capelli scuri ricadevano sul suo viso ma ciò che le importava era solo ricambiare il mio bacio che continuava a crescere.
Presi fiato per un secondo prima di venir riassorbita nuovamente da Brittany che sempre più veloce ribaltava le posizioni, si toglieva il vestito e tornava su di me famelica.
Dios, quella ero io. Quello era il mio ruolo. Si erano per caso invertite le parti? 
Le strinsi il suo sedere perfetto tra le mani sentendola gemere lievemente prima di riprendere il comando e baciarle il collo con passione. Portò le braccia sopra la testa ma io le tenni ferme sulle lenzuola con una mano sentendo il suo respiro sempre più veloce.
Era un turbinio, erano azioni sconnesse che si legavano rapide.
Non avevo il tempo di pensare, lei non me lo lasciava mentre mi graffiava la schiena tracciando dei piccoli solchi rossi come inchiostro su un foglio bianco. 
I brividi mi percorsero completamente e approfittando del mio stordimento la mia bionda tornò ad invertire le posizione per l'ennessima volta cominciando a baciarmi sul viso, sul collo, sul petto e poi sempre più in basso sino a sfiorare il bordo delle mie mutandine e risalire in ordine inverso a quello precedente. Ero così eccitata. 
Ogni secondo, ogni suo movimento, il suo semplice contatto. 
Chiusi gli occhi per godere a meglio di quelle sensazioni e lei riprese a baciarmi massaggiandomi un fianco. Carezzandolo con la mano e poi marchiandolo con le unghie.
Era questo che volevo? Era così che volevo la mia prima nuova volta con la mia Brit?
Feci uno sforzo sovraumano per ribaltare ancora una volta i nostri ruoli e tirarla verso di me in posizione seduta mentre occupavo con il mento lo spazio libero sulla sua spalla.
Sorrisi soffiandole sulle pelle e impedendole di riprendere la foga che ci aveva contraddistinte sino ad allora.
«Brit.» sospirai con la voce spezzata.
«Mmm.» si limitò a mugolare lei baciandomi la nuca scoperta e distraendomi ancora.
«Voglio fare l'amore.»
La mia frase parve colpirla particolarmente perché non avvertì un seguente bacio umido. Allontanò di qualche centimetro le sue labbra, il tanto che bastava a soffiare su di me.
«Sei sicura?»
«Avremo tempo per la passione. Oh...ne avremo!» gemetti sentendo la sua mano sganciare il reggiseno ma non agire per toglierlo definitivamente.
«Voglio che questa volta sia speciale. Tu sei speciale.»
«Sai come si fa?» sussurrò totalmente eccitata mentre i suoi zaffiri si posavano sulla mia schiena ormai libera da ogni impaccio. Solo pelle ambrata.
«Vuoi mostrarmi?» dissi io a bassa voce baciandole la spalla e sorridendo.
Lei mi prese la testa fra le mani con tanto impeto che credetti avesse ignorato la mia proposta ma poi...mi guardò in un modo tale che...persi completamente la cognizione del tempo e dello spazio. Aveva importanza sapere dove ci trovavamo? Aveva importanza che quella non fosse davvero la nostra prima volta? Prima di allora io e Brittany non ci eravamo mai guardate allo stesso modo e dimenticai all'istante tutto quello che in quegli anni avevo imparato. Le sue labbra combaciarono con le mie ma non si mossero, si limitarono a stare là, perfetto accessorio indispensabile. Lentamente invece, con i polpastrelli che sfioravano la mia pelle lasciando incandescenti scie di calore, mi sfilò via il reggiseno lasciandolo cadere oltre il letto. Non si mosse. Non si sporse per osservarmi ma continuò a baciarmi ad occhi chiusi mentre avvertivo per la prima volta le sue labbra muoversi come la sua testa. Incantata seguì quel ritmo melodioso sino a cominciare una danza, un antico sortilegio.
Quando la sua lingua sfiorò la mia, alcuni minuti dopo ansimai per la sorpresa costringedomi finalmente a imitare ciò che Brittany aveva fatto con me. Le sfilai il reggiseno tremante e la attirai contro di me per sentirla più vicina. Fu lei ad attirarmi su di se e farmi distendere a letto mentre al posto di starmi sopra si disponeva al mio fianco. Non interruppe il bacio anzi lo approfondì ancora accarezzandomi il sedere così lentamente che nemmeno mi accorsi di non aver più alcun indumento. Il suo ritmo era così debole ma così coinvolgente. 
Ogni mia fibra era concentrata in quel bacio, in quei contatti leggeri e fugaci. Per cui quando le sue labbra si allontanarono dalle mie quasi piansi per il peso della loro assenza. Un attimo dopo e le sentii sul collo, la punta della lingua sulla mia pelle mi fece sussultare mentre le spingevo la schiena contro di me scendendo sempre più in basso.
Ero stordita. Stavamo procedendo così lentamente ma allo stesso tempo il mio respiro non era mai stato così veloce. Il mio corpo mai così unito al suo. Sentivo tutto l'amore che provavo per lei espandersi in quell'istante verso di lei. Così quando fece calare le lenzuola contro di noi e mi guidò verso la mia prima vera volta provai delle sensazioni così forti da farmi credere di non aver mai fatto veramente sesso con nessuno.
 
«Ti amo.» mi sussurrò baciandomi il collo paonazza. Il suo petto si alzava e abbassava velocemente mentre tentava di riprendere fiato e io la imitavo alla perfezione. Sorridevo, come un ebete, con il palmo della mano sulla guancia e il gomito sul cuscino. A pochi centimetri dal suo viso sudato e sfatto e allo stesso tempo bellissimo.
«Ti amo anche io.» dissi posandole un bacio sulle labbra e lasciandomi poi cadere su quel morbido e profumato cuscino. Aveva una fragranza molto simile all'ammorbidente, eppure sentivo distintamente anche il profumo di Brittany e il mio stesso. Avevo appena fatto l'amore e...DIOS! L'avevo adorato. Avevo provato così tante sensazioni, così tante emozioni che...a confronto il solito sesso mi sembrava nulla. Lei era così bella. Perfetta. Al mio fianco mentre ancora sentivo le sue mani su di me, i suoi baci umidi, le sue labbra calde.
«...è stato...» tentai di dire senza parole «WOW!»
«Non riesco a credere che tu non l'avessi mai fatto.» disse invece Brittany senza perdere il suo sorriso e specchiandosi su di me «Sei stata fantastica!»
«Tu lo sei stata. Tu sei...oh Brit tu mi annebbi la mente.» ridacchiai posandole una mano sulla nuca e attirandola verso di me. La bacia dolcemente mentre artigliai i suoi fianchi con la mia gamba. I nostri bacini vicinissimi.
«Mmm Santana?» mormorò lei chiudendo gli occhi e assaporandomi ancora una volta.
«Che c'è? Voglio solo imparare velocemente. Non sopporto di non essere brava quanto te.»
La mia risposta parve piacerle così tanto che gridai sorpresa quando mi tirò sulle sue braccia facendomi aderire al suo corpo e stringendomi tra le sue braccia.
«Penso che non avrai bisogno di tanto tempo. Sei perfetta.» mi soffiò sulle labbra.
«Ho molto da imparare» mormorai maliziosa mentre mi sentivo sempre più eccitata dal nostro contatto e abbassando lentamente le mie mani.
Brittany gemette mentre le baciavo il collo e la stuzzicavo.
«...non così tanto...» sussurrò chiudendo gli occhi e lasciandosi trasportare ancora dalla nostra antica danza e portandomi a sorridere divertita e emozionata sulla sua pelle.
---
 
«Santana!» le sentì dire voltandomi un attimo per incontrare i suoi occhi.
«Che c'è?» soffiai sulla sua pelle vedendo subito la pelle d'oca che le provocai.
«Tu mi ucciderai.» sussurrò portandosi una mano sul viso e costringendosi a chiudere gli occhi mentre le baciavo l'interno coscia lentamente. Io ridacchiai divertita.
«Che colpa ne ho se sei non riesco a fermarmi?»
«Troppa! Ti sei ostinata a starmi lontana per così tanti anni e ora hai intenzione di recuperare tutto in un giorno?» mi chiese sorridendo e inarcandosi ogni volta che i miei baci salivano.
«...è un idea!»
«Oh dio.»
Lei gemette poco dopo quando mi ritrovai fra le sue gambe. Ma non rimasi là a lungo, risalii lasciandole una striscia di baci sino a ricongiungermi alle sue labbra. 
«Voglio fare ancora l'amore con te. Per la terza volta. Ti voglio Brittany!»
«L'attesa ti ha distrutta eh?» mi chiese ridacchiando e ricevendo solo un altro bacio leggero.
«No. Sei tu ad avermi conquistata. Ora mi sarà impossibile staccarmi da te.»
Sussurrai prima che lei mi saltasse letteralmente sopra tenendosi i capelli con una mano.
«La cosa è reciproca.» 
Mi baciò, questa volta leggermente più passionale delle altre due volte mentre mi strinse le natiche fremente di me. Io rabbrividì a quel contatto e chiusi gli occhi in balia del piacere.
«Son pazza d'amore per te San. Ho così tanta paura che...» la baciai impedendole di continuare la frase, poi posai le mie labbra sulla sua fronte e stampai i miei occhi sui suoi.
«Prometto di non lasciarti mai. Non avere paura Brit.»
Questo bastò. Mi ripersi ancora una volta in lei e la bionda in me.
Eravamo in totale simbiosi. Eravamo un tutt'uno sotto quelle lenzuola e nessuna delle due, io ne ero certa, avrebbe lasciato quel letto con facilità. 
Possibile che fosse diventata così tanto per me in così poco tempo? In realtà sapevo bene che non era così. I miei sentimenti erano maturati con il corso degli anni e stavano fuoriuscendo tutti in quei giorni, frementi e ormai impazienti. Ero totalmente controllata dalle emozioni e da quello che avevo represso. Desideravo lei più di qualsiasi altra cosa. 
Eravamo perfette e desideravo che potessimo risplendere così per sempre.

Angolo dell'Autrice
ECCOCI QUA. Son stata crudele prima? Spero ora di aver descritto proprio quello che Santana provava. Per lei che è nuova in questa cosa ma allo stesso tempo così esperta è tutto straordinario. Che belle che sono <3
Grazie a tutti come al solito, le vostre recensioni sono stupende :)

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Capitolo 28
*** Hello, I Love You ***


Quella mattina mi svegliai dolcemente.
Il sole filtrava debolmente dalla grande finestra oltrepassando le colorate tendine che in qualche modo lo limitavano e oscuravano. Una frizzante aria mattutina mi accarezzo la schiena nuda mentre la mia mente cominciava a mettere a fuoco la situazione. Sentivo la bocca impastata e le palpebre pesanti ma con il passare dei minuti cominciavo a prendere confidenza con il mio corpo. Mi ero addormentata in un letto che non era il mio.
Un letto che profumava di me e di qualcun altro. Una persona che dormiva teneramente a mio fianco, con il mio braccio stretto sul petto. I capelli scarmigliati le ricadevano ad un lato e la sua pelle sapeva ancora di buono. Le diedi un bacio sulla nuca e mi liberai della stretta per poter stiracchiarmi e riprendere anche l'ormai defunta circolazione del mio braccio destro.
Mugolai tirandomi le lenzuola sino al mento e poi guardai il soffitto in silenzio.
Avevo fatto l'amore con Brittany. Avevo fatto l'amore con Brittany 3 volte quella notte ed era stata una delle cose più belle che avessi mai provato. Certo, non posso dire che fosse una delle ragazze più abili con cui fosse stata. Per quanto riguardava il sesso, avevo avuto a che fare con delle vere tigri, ben più simili a me, ma lei...era così dolce, così delicata. Non avevo mai provato sensazioni simili con nessuno prima, nemmeno anni prima con lei stessa. Ora tutto mi appariva diverso, più roseo, più tenero, tutto profumava d'amore. Ero cambiata io? Si. Ma ero davvero cambiata così tanto? Davvero riconoscere l'amore che provavo aveva fatto questo con me?
«A cosa pensi?» 
La voce di Brittany mi riportò alla realtà strappandomi ai miei pensieri. Mi voltai lentamente incrociando i suoi occhi azzurri come il cielo e sorrisi istintivamente.
«Ehi, ti sei svegliata.» dissi avvicinandomi sino a far combaciare le mie labbra con le sue. Lei rimase sospesa in quel casto bacio qualche secondo prima di allontanarsi leggermente e restituirmi il sorriso. Era veramente un angelo.
«Già. Buongiorno.» mi sussurrò soffiandomi sul viso e depositandomi un altro tenero bacio che durò qualche secondo. «Buongiorno.» replicai io attirandola a me e approfondendo quel contatto. Le passai una mano tra quei capelli profumati e con l'altra delineai la linea del suo fianco. Era così perfetta, così stupenda. Ci allontanammo naturalmente, Brittany recuperò un lembo del lenzuolo per potersi coprire e ci voltammo nello stesso momento viso contro viso.
«Dormito bene?» chiesi intrecciando la sua mano nella mia.
«Mi prendi in giro?» sbuffò mostrandomi le piccole occhiaie che le cerchiavano quegli zaffiri luminosi «Non mi hai lasciato riposare un attimo!» Sbuffò, ma si poteva capire dalla sua espressione gioconda che non diceva sul serio.
«E ti è dispiaciuto?» 
«Non ho detto questo!» confermò lanciandomi un occhiata maliziosa che mi fece rabbrividire di felicità. Lei voleva me. Lei amava me.
«Come hai visto imparo in fretta!» esclamai ridacchiando e lasciandomi cadere sul cuscino. I capelli in un disordine tale da apparir quasi uno spaventapasseri.
«Sei sempre stata portata.» disse lei scoppiando a ridere e contagiandomi velocemente.
«Già!» mi portai la mano alle labbra e la baciai dolcemente.
«Quindi ora che si fa?» 
Lei mi guardò per un attimo confusa tentando di cercare il senso in quella frase.
«Cosa intendi?»
«Noi due. Cosa facciamo ora? Tu...sei la mia ragazza?» sussurrai quasi impaurita che potesse negare tutto, affermare che era stato bello ma che finiva con quella notte. Dopotutto ero abituata ad esser un esperimento, una cosa da una botta e via ma ero io a scaricare di solito, non accadeva quasi mai il contrario.
«Se tu lo vuoi...» biascicò lei lasciando la frase a metà per specchiarsi nei miei occhi. Il suo splendido viso brillò ancora di più e non potei far altro che sporgermi verso di lei per catturare quelle splendida labbra rosate in un bacio passionale che si protrasse per numerosi minuti.
«Quindi ora ho una ragazza! Aiuto...» ansimai ad un tratto staccandomi da lei e ricevendo subito un debole colpo alla testa. Brittany sembrava molto divertita.
«Pensa di poter sopportare una cosa simile signorina Lopez?» chiese ridacchiando e con un tono di voce di un ottava più bassa.
«Ci posso provare! Per lei invece signorina Pierce? La gente di New York era abituata a vederla con un uomo dopotutto.»
«Penso che resisterò alle occhiate di invidia che mi attendono.»
Io mi illuminai allontanandomi ancora un po' da lei per ricercare il contatto visivo.
«Invidia?»
«Sei la lesbica più ambita di tutta New York.» ammise allargando le braccia e facendomi capire che parlava seriamente. Lei temeva di poter perdere me? O DIOS. Era tutto il contrario!
«Anzi, mi correggo...» la guardai confusa mentre quell'espressione apatica si apriva in uno stupendo sorriso malizioso. La sua mano mi spinse contro di lei e presto il mio petto fu contro il suo. Le nostre labbra incatenate in un bacio dolce e passionale allo stesso tempo.
«...eri!»
Ridacchiai soffocando il mio divertimento nelle sue labbra delicate. Quello era senza alcun dubbio uno dei risvegli più belli di tutta la mia vita. Nessuna Quinn a rompere le palle di prima mattina, nessuna Beth urlante e piagnucolona che scorrazzava per la casa. Nessun Matt euforico o depresso o semplicemente desideroso di una bella chiacchierata. Solo io e lei. A casa sua, nel suo letto, sotto le sue lenzuola. 
«Potrei abituarmi a tutto questo.» mugolai mentre la sua bocca indugiava sul mio collo.
«Lo spero proprio.» sospirò lei continuando nell'impresa di torturarmi e farmi lentamente sciogliere tra le sue braccia. Sapevo che mi sarei dovuta alzare entro una decina di minuti o avrei mandato a puttane l'appuntamento lavorativo di quella mattina. Con Tim doveva studiare una strategia invincibile, parlare di progetti, di marketing, di canzoni e...DIOS! Brittany non poteva far così. Non la mattina! Non aveva detto che voleva dormire?
No, forse non l'aveva detto in questo modo!
«Sei così bella!» sussurrò mentre scendeva sotto le lenzuola provocandomi un gemito di piacere. Ok, forse Brittany non era entrata nella top ten delle più grandi belve da letto della mia vita storia sentimentale fatta di lenzuola e cuscini ma sicuramente in questo momento era l'unica che sapeva farmi un tale effetto.
«Britt...» provai a dire tremante «...devo andare a lavoro...vorrei restare ma...AH!»
Gridai per la sorpresa mentre la sentivo muoversi sotto di me, dentro di me.
«Non ci metterò molto!» soffiò ridacchiando e facendomi morire dentro. Tim mi avrebbe uccisa, anzi mi avrebbe devastata, fatta a pezzi e poi avrebbe bruciato tutto.
«Ti odio!» sussurrai a denti stretti chiudendo gli occhi.
«Oh no...» disse invece lei prima di riprendere a torturarmi di piacere «...tu mi ami!»                
 
---
 
Uscì dal suo appartamento solo mezz'ora dopo. Non mi sarei mai dovuta fidare del "non ci metterò molto" di Britt. Non era mai ne puntuale ne profondamente sincera. Certo, la cosa non mi era dispiaciuta affatto anzi, probabilmente potendo scegliere, sarei arrivata in ritardo milioni di volte a quell'appuntamento. Mi sentivo travolta da così tante emozioni che persino sul sedile di quel taxi era difficile comprenderle. Le mie paure trovavano fondamento, l'amore mi travolgeva, era pura passione, mi consumava senza darmi la possibilità di andarci piano o riflettere con calma. Forse era questo che provava ora Matt con Mandy, forse per questo le aveva chiesto di sposarla da un giorno all'altro. L'amore faceva fare cose veramente stupide e io mi sentivo una tale idiota che...ma ero felice. Ero felice come non lo ero da tanto, troppo tempo e se finalmente la mia vita stava prendendo un senso, se finalmente tutto prendeva forma lo dovevo tutto a Brittany. Certo, se avesse saputo che il culmine del mio cambiamento era avvenuto dopo il mio tentato sucidio dubito ne avrebbe gioito ma, era davvero tutto merito suo.
Già, Brittany era la cosa migliore che le era capitata. Era la sua ragazza e non l'avrebbe lasciata fuggire di nuovo.

Angolo dell'Autrice
Eccomi qua :) Avevo il Capitolo pronto da sabato notte ma ho preferito aspettare dato che causa studio penso che il prossimo arriverà verso venerdì/sabato! Una bella discussione Brittany e Santana sotto le lenzuola ci sta sempre e ora che stanno davvero cominciando a vivere la loro storia mi sembrava anche dovuta. Spero vi sia piaciuta, fatemi sapere cosa ne pensate :)             

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Capitolo 29
*** Make You Happy ***


I giorni volarono. Il mio lavoro volava. Io volavo.
Ero come in una realtà parallela dove qualsiasi cosa non poteva raggiungermi. Solo i caldi e umidi baci di Brittany potevano riportarmi indietro, solo la sua voce soave e dolce, solo il suo respiro.Og ni notte la passavo con lei, stretta tra le sue braccia rosate. Mi accucciavo sul suo petto e restavo in dormiveglia fino a che Morfeo non mi prendeva con se. Era una cosa magnifica che andava oltre ogni mia aspettativa.
Trascurai un po' i miei amici, lo devo ammettere, ma Quinn fu molto felice di questo cambiamento. Poteva stare sola in casa con sua figlia, anche se continuavo a non capire perché non fosse tornata alla sua vera abitazione. Dopotutto io ero fuori pericolo no?
 
Lunedì circa, mentre mi rivestivo nel bagno della mia ragazza, il telefono vibrò forte annunciando un messaggio in arrivo. Matt tentava di riportarmi fuori da quel mondo d'amore, baci, sesso e...altro amore? In un modo o nell'altro comunque ci riuscii e senza neanche accorgermene mi ritrovai seduta sul suo nuovo divano per passar una delle nostre solite serate insieme. Non nego che mi fosse mancato ma...volevo Brittany più che mai in questo periodo.
 
«Smettila di messaggiare con Brittany!» mi urlò contro alla fine prendendomi il telefono e spegnendolo contro la mia volontà. Ero stata un po' assente fin da quando ero entrata ma la mia bionda preferita non la finiva di stuzzicarmi per vie telematiche e così...
«Daaaaai Matt!» provai a lamentarmi io ma lui fu più veloce a bloccarmi. «No, siamo qua per parlare e lo faremo. Non hai nulla da raccontare al tuo buon vecchio amico?»
Lo guardai con il broncio, ma non riuscii a tenerlo a lungo. Dios, Matt ci sapeva veramente fare e sapeva soprattutto come prendermi. Scoppiai a ridere nel preciso istante in cui i suoi denti bianchi come perle fuoriuscirono delicatamente da quelle labbra perfette.
«Sisi, ho parecchio da dirti.»
Lui si sfregò le mani divertito e non mi lasciò il tempo di continuare.
«Sento odore di bollino rosso. Staimo per parlare di un argomento vietato ai minori?»
«Idiota!» dissi cercando di colpirlo alla testa inutilmente. «Comunque si.»
Arrossii velocemente. Non mi era mai successo, non per argomenti simili. Io e Matt ne parlavamo così di frequente che oramai ci avevamo fatto l'abitudine.
«Santana Lopez che si imbarazza? Questa me la devo segnare!»
«Finiscila subito...o giuro che non racconto nulla.»
Matt mi raggiunse buttandomi letteralmente dall'altra parte del divano. Se non mi fossero piaciute le ragazze e lui non fosse stato il mio più intimo e migliore amico qualcuno avrebbe persino potuto pensare che stessimo flirtando.
«Parla Lopez!»
Gli risi in faccia, a pochi centimetri dalla sua bocca e lo dovetti spintonare indietro per prendermi un po' di spazio e potermi sedere a gambe incrociate di fronte a lui.
«La amo Matt, la amo!» cominciai sognante passandomi le mani tra i capelli «Non ho la più pallida idea di quello che mi sta succedendo ma per me sta diventando come aria. Penso a lei in continuazione, cerco di ritagliarmi ogni minuto superfluo per passarlo con lei...io mi sento persa quando non è con me.»
Mi guardai attorno confusa per un attimo. Si, forse avevo decisamente bisogno di una conversazione simile e dato che Quinn mi avrebbe leggermente giudicata, Matt era perfetto.
«Pensi sia una cosa normale?»
«Santana sei innamorata di Brittany. Il tuo mondo ormai ruota intorno a lei, certo che è normale, è la stessa cosa che sto provando io con Mandy ora!»
«No, capiscimi. Io so quanto mi piace Brittany da sempre, è una cosa che negavo ma interiormente lo sapevo. Quello che non capisco e come sia stato possibile che dal giorno in cui mi son dichiarata tutto questo mi abbia travolto...così velocemente.»
Ero veramente allibita. E se c'era qualcuno che poteva aiutarmi chi meglio di lui? Ci trovavamo in una situazione molto simile se si esclude la proposta di matrimonio e la malattia.
«Hai represso i tuoi sentimenti per...anni? La tua più grande paura era tale per una ragione. San tu sei fatta così, ogni emozione ti consuma. Odi più di chiunque e così allo stesso modo ami. Credo che tutto questo ti abbia travolto dal nulla proprio perchè hai negato di amarla per troppo tempo e ora hai bisogno di sentirla vicino a te.» 
Si passò la lingua sulle labbra e continuò a parlare, con la sua voce seducente che sapeva guidarmi in modo saggio verso la soluzione ai miei problemi.
«Inoltre non sei mai stata innamorata di nessun'altro e immagino tu abbia il terrore inconscio di perderla. Per questo non puoi stare senza di lei.»
«Mmmm...potresti aver ragione sai?»
«San so di averla. Ti ricordo cosa ho fatto!»
In quel momento me lo ricordai anche io.
«IDIOTA!» gli urlai colpendolo al petto e non debolmente. Ero un ottima schiaffeggiatrice ma non me la cavavo male anche con le altre tipologie di colpi.
«Come sta Mandy?» chiesi allacciandomi allora a quel discorso. «Bene!»
Esclamò illuminandosi e prendendomi le mani tra le sue.
«I dottori credono di poter operare chirurgicamente e toglierlo del tutto. Certo, è un operazione rischiosa e richiederà dei trattamenti ma poi...lei sarà salva!»
«Quindi vi sposerete su un lettino d'ospedale o...»«COGLIONA!»
Questa volta fui io a beccarmi un colpo, alla testa, forte. Odiavo essere toccata in quel modo e lui lo sapeva bene. Il mio sguardo tagliente bastò a farlo scusare.
«E tu invece?» chiese poi ironicamente lanciandomi un occhiata maliziosa.
«Se hai così tanta paura di perdere Brittany e senti di amarla così profondamente quando le chiederai di sposarti?» 
Restai senza parole. Ma che domanda era? CHE CAZZO DI DOMANDA ERA?
Portai il mio dito indice a pochi centimetri dalla sua faccia, glielo puntai contro e poi alzai il sopracciglio con fare indagatore. 
«Punto primo. Santana Lopez non si sposerà mai! Punto secondo. Non ho intenzione di mettere un anello al dito ad una ragazza solo perché ho paura di perderla. Punto terzo.»
Presi aria, avevo bisogno di ossigenarmi il cervello e ricompormi per un attimo.
«FATTI I CAZZI TUOI MATT!»
 
Restammo a parlare e cazzeggiare a quel modo per delle ore. Persi completamente la cognizione del tempo, rimasi dal mio amico a cena e poi lo lasciai proprio allo scoccare della mezzanotte. Mi sentii Cenerentola per una volta nella mia vita e dato che avevo totalmente ignorato Brittany per tutta la sera, contro la mia volontà, mi affrettai a farle uno squillo sul cellulare. 
«Hey, dov'eri sparita?» rispose soavemente facendomi tremare per un attimo.
Il tassista mi guardò confuso, come se non potesse credere che una donna come me potesse vacillare per una semplice telefonata ma poi tornò a fissare la strada.
«Scusami, ero da Matt. Serata tra amici!»
Sapeva di che parlavo e non aveva alcuna ragione di esser gelosa di lui.
«Avete parlato di Mandy? Come sta?» chiese preoccupata.
Già, parlavo molto di quella ragazza quando stavamo sole. Il fatto che potesse monopolizzare il mio migliore amico mi dava sui nervi ma quello che le era capitato era crudele e non potevo far altro che stare in pensiero per lei.
«Sembra bene...ma ti racconterò tutto dopo. Dove sei?»
La sentii ansimare per un attimo dall'altra parte del ricevitore, la immaginai mordersi il labbro e per un attimo dovetti accavallare le gambe per reprimere l'eccitazione che solo quel pensiero mi mise in corpo.
«Sono in ufficio San, penso che dovrò trattenermi a lungo stasera.»
Per un attimo non seppi cosa dire. Sinceramente non me l'aspettavo, non aveva mai fatto tardi per lavoro ed era una novità così...
«Oh.»                            
«Si, abbiamo trovato degli errori in alcuni fascicoli e con alcune mie colleghe stiamo ricontrollando tutto. Ne avremo per delle ore!» 
«Se vuoi posso aspettarti. Andrò a farmi un giro e...»«No San, non voglio farti aspettare per poi vedermi crollare a letto.»«Sai bene che a me basta anche solo stringerti tra le braccia.»
Mugolò felice e ridacchiò lievemente, in quel dolce modo che la contraddistingueva.
«Ti amo.»
Anche quell'uscita mi sorprese. Sembrava come inebriata da...me?
«Anch'io bionda.»«Però oggi credo che dovrò condannarti a Quinn.»
Questa volta fui io a ridere.
«Sei crudele!» «Lo so. Prometto di farmi perdonare domani.»
«Dovrai fare i salti mortali per me Pierce!»
Il suo tono da dolce e preoccupato si fece malizioso, troppo per i miei gusti.
«E non mi limiterò a quello...»
«Non parlarmi così o giuro che vengo a prenderti ora in ufficio!» 
Lei rise ancora ma poi sentii una sua collega richiamarla al lavoro. La stavo importunando e non era giusto impedirle di continuare quello che stava facendo. Brit lo capì al volo.
«Tranquilla, resterei con te al telefono per ore ma...facciamo così. Come tornò a casa ti chiamo e poi domani mattina vengo a prenderti agli studi.»
«Mi sembra una bella cosa si.»
«San...» esitò lei poco prima di chiudere la chiamata.
«Si?»
«Tu mi rendi felice.»
 
Potrei parlarvi di quanto Quinn mi ruppe le palle quella sera. Di quanto Beth frignò perché una sua compagna le aveva rubato un oggetto all'apparenza insignificante. Di quanto erano buoni gli spaghetti o dei programmi che vidi in tv ma...sicuramente nulla quella notte potè togliermi l'enorme sorriso che Brittany aveva dipinto sul mio viso.        

Angolo dell'Autrice
Eccomi, venerdì come promesso <3
In questo momento sto fangirlizzando come una pazza per il nuovo episodio di Grey's Anatmoy ma non centra molto per cui se scriverò cose stupide è colpa dela Calzona! Ahahahahhahahahaha eccoci qua, questo Capitolo pur comunque essendo la normale serata tra Matt e Sa racchiude comunque qualcosa di importante, di parecchio importante. Santana sta finalmente arrivando non solo ad accettare il suo amore ma anche a comprenderlo e poiché siamo ormai prossimi al 30esimo capitolo, la storia si avvia ormai, non dico verso la conclusione, ma verso la metà inoltrata. Spero che vi stia sempre piacendo, che non vi abbia deluso e che sia sempre in grado di emozionare. Le Brittana son qualcosa di unico, qualcosa che anche se i RIB hanno rovinato parzialmente sento dentro ogni volta. Ogni loro sguardo, ogni loro tocco mi emoziona come quasi nessun'altra coppia riesce a fare e tento sempre di scriverlo e passarlo a voi.
Detto questo fatemi sapere se vi è piaciuto questo capitolo e ringrazio tutti per le recensioni :) Purtroppo non son riuscita a rispondere come sempre, la scuola mi sta assorbendo, ma prometto che risponderò a chiunque mi recensisce come al solito, anche meglio :D   

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Capitolo 30
*** One in a Milion ***


«Santana!»
Il mio nome urlato a quel modo mi riportò alla realtà bruscamente. Troppo bruscamente.
CAZZO! Mi morsi il labbro accorgendomi di aver volato dal letto trascinandomi dietro tutte le lenzuola annesse e di esser ora intrappolata in una ragnatela fin troppo stretta.
Misi a fuoco la situazione velocemente mentre i miei occhi si abituavano alla luce del giorno.
«DIOS FABRAY!»
«Ah, ora sarebbe colpa mia?» protestò lei che si trovava seduta sul MIO materasso, con la MIA colazione e una MIA maglietta addosso.
«Non era forse la tua petulante vocina quella che mi ha fracassato un timpano?» chiesi retoricamente tentando di liberarmi da quella trappola di seta. «La delicatezza dell'elefante Fabray!» continuai poi tra me e me ma senza moderare il tono.
«Non è colpa mia se Brittany ti tormenta anche la notte.»
«Che dici?»
«Oh San, non fare la finta tonta. Ti stavi rigirando tra le coperte sussurrando il suo nome quando sono arrivata e se non ti avessi fermata io mi saresti saltata addosso.»
«Ma che cazzo dici?» chiesi ancora inarcando il sopracciglio. Non ricordavo nulla di quello che stava sostenendo e poichè a dar aria a quella boccuccia tanto carina era la mia migliore amica dovevo pur difendermi in qualche modo.
«Chi credi di prendere in giro San? Ieri hai mantenuto la stessa faccia da ebete per tutta la serata, non hai controbattuto a nulla ne risposto acidamente alla piccola Beth che per poco non si è spaventata e in più te ne sei andata con il sorriso tra le labbra fluttuando tra i tuoi pensieri.
Non ci vuole un indovino per capire la ragione di tanta spensieratezza!»
Arrossì. Violentemente e senza potermi controllare. La mia mente aveva finalmente collegato quello che la biondina stava dicendo e il sogno spinto che stavo vivendo sommato alle considerazioni di Quinn mi fece dubitare per un attimo, ma solo per un attimo, delle mie azioni.
«E con questo? Non son sonnambula Quinn. E non parlo nel sonno...»
«Oh si che lo fai! Ok, è vero, non ti ho mai vista così spiritata come stamattina e sicuramente quei capelli da spaventapassero non aiutano...»«EHI!» la bloccai io lanciandole la prima pantofola che mi capitò tra le mani. «...ma parli nel sonno continuamente.» rispose lei evitandola e tornando composta. Io spalancai gli occhi incredula.
«Io...non è vero. Non ho mai parlato nel...»«No, ma hai iniziato!»
«E quando, di grazia?» sbuffai io finalmente libera dalle mie lenzuola e pronta ad addentare il caldo cornetto che la mia amica mi aveva portato.
«Da quando sei quasi morta.»
Lo disse fredda. Senza alcun colore nel tono, senza alcun acidità nella voce. Semplicemente lasciò che la sua lingua delineasse quella frase e la sua bocca la liberasse nell'aria.
«Parli. Parecchio. Ti ho ascoltata parlare e lamentarti e...piangere così tante volte! Ti son stata affianco per tutto il periodo della tua riabilitazione.»
«Sei seria?» chiesi io incredula. Avevo canalizzato il mio tentato sucidio, non poteva più scuotermi come prima e anche se Ottobre era genuinamente arrivato ancora alcuni particolari della vicenda in se riuscivano a farmi rabbrividire.
«Mai stata più seria. Perché credi che non sia ancora tornata a casa mia?»
«Illuminami.»
«Matt mi ha chiesto di restare. Mandy ci disse che avresti avuto qualche trauma particolare e che finché non lo avessi superato noi saremmo dovuti restare al tuo fianco. La parlantina sciolta ti contraddistingue ed è...anche il tuo trauma.»
«Quindi mi stai dicendo che son mesi che parlo nel sonno?»
«Già.» ammise lei annuendo.
«Ogni notte?»
«Per quanto ricordo...»
«OH MERDA!» imprecai a denti stretti «Perchè diavolo non me lo hai mai detto?»
«Non pensavo ce ne fosse bisogno! Le prime settimane son state abbastanza drammatiche ma poi ti sei ripresa alla grande e non ho nemmeno più fatto caso a tutte le cose che dicevi.»
Tentai di ricompormi ma era impossibile. La mia sveglia era arrivata, gelida e glaciale.
«E di cosa parlo?» deglutii sperando di sbagliarmi.
«All'inizio di tante cose, brutta stronza!» continuò Quinn facendomi sorridere tristemente, probabilmente non avevo detto cose troppo dolci sul suo conto «Poi...essenzialmente solo di Brittany.»
«MADRE DE PUTA! HIJO DE...»«San odio quando parlì in spagnolo, ti prego.»
«PORCA PUTTANA!» urlai allora io nel mio impeccabile americano.
«Mi correggo, torna a parlare in spagnolo.» si lamentò lei tappandosi le orecchie e tentando di sfuggirmi. Cioè, io parlavo nel sonno. Io parlavo di Brittany. Io avevo dormito CON Brittany.
«TU TI RENDI CONTO DI COSA SIGNIFICA QUESTO VERO?» continuai a gridare seguendola sino alla cucina. Beth era andata a scuola già da qualche ora per cui niente o nessuno avrebbe potuto trattenermi. 
«Oh Sannie...dubito avresti rinunciato a dormire con lei per questa stupidaggine.»
«Stupidaggine? STUPIDAGGINE? Brucia Fabray!» intimai prendendo l'accendigas e puntandolo contro la sua esile figura dorata.
«Santana Lopez. Allontana da me quell'arnese o giuro che...»«Che cosa? Cosa?»
«Vado a dire a Brittany di quanto starebbe bene nuda, su un tavolo...con della panna e...»
«FABRAY TI AMMAZZO!!» 
Il mio spirito animalesco venne fuori. Quinn era una cazzo di spia! La mancai di poco saltando sul divano, la rincorsi intorno al tavolo facendo cadere sedie, soprammobili e tutto quello che mi intralciava ma lei era troppo scattante, troppo veloce e furba per farsi prendere.
Finimmo in camera da letto, coperte di piume, con in mano due cuscini rotti.
La classica mattinata con quell'idiota della mia migliore amica criticona, stupida, spiona, eccentrica, materna, premurosa e cogliona. 
 
---
 
«Non capisco dove stia il problema San.» mi disse ad un tratto Matt provando a fermarmi ma io ero così nervosa che avrei scavato un solco in quel pavimento lucido. Un grande solco.
«Come puoi non capire?» chiesi senza fermarmi e maledicendo in spagnolo qualsiasi entità mi venisse in mente, qualsiasi cosa la mia testa collegasse a un insulto.
«Lei mi ha sicuramente sentito parlare nel sonno. DIOS! E dire che ieri mi son pure addormentata sorridendo pensando a lei...»«Informazione dell'ultima ora San: tu pensi sempre e solo a lei da settimane!» 
Ignorai il tono spavaldo e divertito del mio miglior amico per riprendere quella spettacolare curva che il tavolo mi permetteva di fare. Ero diventata veramente brava a muovermi per quell'appartamento. Mi bruciavano i piedi, la mente e le mani.
«Santana io penso che dovresti rilassarti. Cosa avresti potuto dire di così stupido?»
La voce di Mandy fece capolino tra i miei pensieri. Con la testa posata delicatamente sulle gambe del mio migliore amico giocava con la sua mano mentre i suoi occhi azzurri si posavano su di me. Mi sembrava di aver lo sguardo di Brittany addosso e in quel momento non era una sensazione così piacevole. Già, ormai quella rossa passava la maggior parte del tempo in quell'appartamento, ancora qualche settimana e si sarebbe trasferita. Ne ero sicura.
«Senti Mandy, io ti voglio bene ok? Sei molto importante per il mio migliore amico, sei simpatica, ti ho persino accettata con affetto ma...ti prego non ti ci mettere pure tu!»
«Non vuoi i miei consigli?» ridacchiò sporgendosi per dar un buffetto a un Matt gioioso.
«In questo momento? Posso essere sincera con te bellezza? NO!»
Risero. Ancora. Di me.
Oh quei due si amavano troppo ed erano totalmente ubriachi l'uno dell'altro. Non potevo certo sperare che mi capissero. Cosa avrei potuto dire di così compromettente? Essenzialmente tutto!
Avevo sognato così tante e così vividamente in quei giorni che...temevo davvero quale parte del mio essere avesse trovato Brittany in quelle notti. La Santana tigre, la Santana fragile, la Santana stronza e manipolatrice o la Santana felice? DIOS. Era un bel problema.
«Per stare in questo stato San, forse è meglio parlarle no?»
Matt aveva un tempismo del cazzo. Ma in quel momento la sua insinuazione mi parve quanto meno utile e positiva. Già, potevamo parlarne in modo maturo. Potevamo discuterne da adulte e avrei potuto spiegarle che c'era stato un equivoco, che quello che aveva sentito non lo pensavo.
Dopo quello che mi aveva detto la notte prima, dopo che ero diventata la sua felicità, non ero assolutamente pronta a vedermi rinfacciare stupide cazzate che avevo liberato nel sonno.
«Hai ragione!» mormorai correndo a prendere il mio cellulare.
«Visto amore? Ho ragione!» le sussurrò all'orecchio sorridente «Il mio fidanzato è un genio.» soffiò invece lei prima di catturare le sue labbra con un bacio all'apparenza innocente ma che ben presto cominciò ad approfondirsi sempre di più.
«Vi prego non amoreggiate sul divano. DI NUOVO.» marcai componendo quel sobrio messaggio alla mia bella biondina. Non potevo solo scriverle "dobbiamo parlare" o sarebbe andata nel panico. Dovevo trovare qualcosa di efficace come...
 
«"Voglio vederti, posso passare da te?" DAVVERO?» gridò ridendo Matt quando gli porsi lo schermo del mio vecchio telefonino. Io storsi il naso e lo fissai acidamente.
«San, la prima cosa a cui mi fa pensare questo messaggio è...sesso!»
«MATT!»«IDIOTA!» Urlammo contemporaneamente io e Mandy in una nuova e strana intesa. 
«Vediamo cosa ti risponde no?» ridacchiò ancora lui mentre riprendeva il viso della rossa tra le mani stampandoci sopra le sue labbra.
«Voi due mi fate ver...OH HA RISPOSTO!» gridai eccitata battendo le mani.
«...di già?» chiese Mandy riemergendo da quel bacio con la bocca arrossata.
«"Certo, anche io ho un immensa voglia di vederti...e non solo"» mentre lo leggevo mi accorsi che avrei dovuto starmene zitta e mi morsi la lingua troppo tardi. Matt scoppiò in una risata fragorosa trascinando ben presto Mandy con lui mentre le mie guance si imporporavano velocemente. 
«CAZZO! Ha davvero pensato al sesso.»
«Sei Santana Lopez. A cos'altro potrebbe pensare?» continuò lui prima di riceversi un pugno sulla spalla così forte da costringerlo a interrompere le sue effusioni amorose.
«AHI!»«Mandy fai la crocerossina e occupati tu di lui, io devo andare dalla mia ragazza.» mormorai aspra rimettendomi il giubotto e chiudendomi la porta alle spalle.
«Vieni qua malatuccio...» le sentì però dire prima di uscire.
Quei due erano diabetici. Non che io e Brittany non lo fossimo ma, il fatto che ci ritrovassimo entrambi nelle stesse situazioni mi faceva sorridere o quanto meno pensare. E se...No, no. Dovevo preoccuparmi solo di Brittany in quel momento e prepararmi un mitico discorso.
 
---
 
Arrivai al suo appartamento piena di dubbi e paure. No, non sarei mai dovuta venire così, forse avremmo potuto semplicemente parlarne per telefono. La porta era aperta e stringendo la maniglia capì che avrei preferito un bel ricevitore telefonico tra me e lei. Sarei stata più misurata, calma e pacata e...MADRE DE DIOS!
La mandibola mi cadde sino a sfiorare, metaforicamente parlando, le punte di quelle ballerine scure che mi rivestivano i piedi. Avrei sbavato e si, l'avrei fatto molto volentieri se non avessi avuto un po' di autocontrollo. I miei occhi si incollarono subito a quel corpo, a quelle forme.
Pelle candida di un color latte ovunque. Brittany mi aveva attesa sveglia e...DIOS!
Sdraiata sul divano, i capelli slegati ricadevano oltre le spalle, un filo di trucco sul viso e un intimo rosso di pizzo come unico indumento. Voleva farmi morire sulla soglia?
«Chiudi la porta.» mi sussurrò seducente spogliandomi con lo sguardo mentre io, ancora balbettante e sconvolta, trovai un modo per tirarmi dietro quel pezzo di legno.
Era stupenda, terribilmente sexy e dolce allo stesso tempo. Il suo viso d'angelo mi stava annebbiando la mente. Si alzò lentamente e con poche falcate mi si portò a un soffio. Avvertì le sue labbra sul mio collo e poi il suo respiro caldo.
«Volevo farmi perdonare per ieri. Mi dispiace così tanto!»«Non...non dispiacerti...» sussurrai io scossa dai brividi mentre sentivo le sue mani allontanare dal mio corpo il giubotto.
«...le tue parole mi hanno ripagata di tutto...»«Quali?» mormorò lei interrompendo quella scia di baci che avevano scandito ogni centimetro di pelle dal collo all'orecchio.
«Io ti rendo felice.» soffiai io tentando di resisterle, tentando di parlarle.
«Molto, molto felice San.» 
Anche la mia giacca cadde a terra lasciandomi solo con una sottile maglia bianca. Si intravedeva già il colore del mio reggiseno e Brittany si fece sempre più calda e vicina. Mi strinse i fianchi, mi portò sul divano e mi si sedette sopra continuando a baciarmi. Avrebbe voluto spingermi verso il basso, potermi sovrastare completamente ma...per quanto eccitata non glielo potevo permettere.
«Brit senti...»«Mmm» esordì lei sulla mia pelle.
«Volevo parlarti di...una cosa.» DIOS. Mi avrebbe fatta impazzire se continuava così.
«Non può aspettare?» chiese innocente sbottonandomi i jeans.
«No...io...non credo.» Stavo ansimando? Cazzo. Avrei perso il controllo!
«Dimmi.»
La sua voce roca e eccitante, quel suo potere intriso nelle corde vocali. Avrei voluto rivoltarla, prenderla tra le mie braccia e farla mia ora ma...non potevo. Non ero venuta qua per questo.
La voce e la risata di Matt mi tornarono a ronzare in testa così decisi che non dovevo farmi deconcentrare dal sesso, da del bellissimo, eccitatente, sensualissimo sesso.
«Io e te abbiamo dormito insieme...tante volte no?»
«Si. Mi piace pensare che...potremmo farlo ancora.» continuò con quel tono sensuale.
E no. No. NONONO. Non avrei potuto reggere un secondo di più se non la finiva di parlare così e sopratutto di sfilarmi via gli indumenti.
«Bene. Ecco...per caso...ho parlato nel sonno mentre dormivo?»
Alla mia domanda sentì il suo bacio finire lentamente, le sue labbra allontanarsi dal mio collo ormai umido e il suo viso cercare i miei occhi. Il respiro accellerò, così come il cuore.
«No, ecco...vedi. Te lo chiedo perché...diciamo che...Quinn.» stavo balbettando? Stavo incespicando nella mia stessa frase mentre il cuore mi batteva così forte che pensavo stessero suonando un concerto nel mio corpo?
I suoi occhi si specchiavano nei miei. Quell'impenetrabile azzurro cielo sul castano.
«Quinn mi ha fatto notare che...dico delle cose nel sonno. Parlo. Dico cose stupide e senza senso e...»«Non sono senza senso San. E non sono stupide!» disse finalmente recuperando il suo autocontrollo e tornando a ragionare con la mente e non con...avete capito!
«Io ecco. Brit che ho detto? Cosa...cosa hai sentito in queste notti?»
La vidi farsi indagatrice, quasi distante per un attimo mentre con i suoi palmi caldi mi sfiorava le braccia scoperte in modo lento e dolce.
«Tante cose. Tante...» lasciò la frase a se stessa facendomi tremare. Ero fottutamente nervosa.
«Oh Dios! Ti prego dimenticale...per favore io...» Il suo dito fu più veloce. Mi impose il silenzio sfiorandomi le labbra e catturandomele poi in un tenero bacio. Si portò a qualche centimetro da me, i suoi occhi ancora spalancati nei miei.
«Dovrei dimenticare tutto quello che hai detto? Dimenticare quante volte hai sussurrato di amarmi, di esser follemente innamorata di me? Dell'effetto che ti faccio? Di come le tue mani sudino, il tuo viso cambi colore, i tuoi occhi si spalanchino e la salivazione aumenti?»
No. Non potevo esser stata davvero io a dirle quelle cose. Non ero io, non ero...
«Mi hai detto che quando mi vedi il tuo cuore batte forte, troppo forte. Che vorresti potertelo strappare via e dimenticare quel suono martellante. Mi hai detto che faresti l'amore con me ogni giorno dell'anno. Che mi vorresti al tuo fianco, nuda o vestita, sempre.» 
Sorrise, eccitata, emozionata...commossa. I suoi occhi cominciarono ad inumidirsi, a bagnarsi, sino a che una piccola lacrima di felicità non le rigò la guancia destra e poi la sinistra.
«No San. No, non sono disposta a dimenticare perché quando dormi è il tuo cuore a parlare e anche se gli stai dando voce da sveglia non posso rinunciarci. Ti amo troppo, qualsiasi cosa tu abbia detto, di compromettente o meno, io l'ho scordata subito sostituita da queste cose.»
«Non posso credere di averle dette davvero.» sussurrai sfiorandole il viso.
«Perché?»
«Perché è esattamente quello che provo!» e facendomi vicina spinsi le mie labbra sulle sue. Le lasciai là, immobili per svariati minuti prima di allontanarmi per poterla fissare ancora.
«Tu mi rendi felice Santana e sai perché?»
Sorrisi scuotendo la testa, non ne avevo la minima idea.
«Perché quattro notti fa, stringendomi forte contro il tuo petto, respirando forte tra i miei capelli mi hai sussurrato la cosa più dolce del mondo.»
Annaspai per un attimo, sapevo cosa stava per dirmi. Sapevo cosa le avevo detto.
Nello stesso istante, nello stesso momento le nostre labbra scandirono quelle parole.
«Che sono una su un milione.»
«Che sei una su un milione.»
Ci guardammo. Per attimi che parvero infiniti, per istanti che divennero anni. I nostri occhi si incollarono, iride contro iride. Il cielo si specchiava nella terra immobile. E poi semplicemente i nostri visi si fecero ancora più vicini. Io portai la mia mano dietro la sua nuca e la attirai a me mentre lei ridendo soavemente mi liberava finalmente di quei jeans ingombranti.
Qualche secondo e la maglietta finì sul pavimento a far compagnia alle scarpe e al reggiseno. Il suo bel completino intimo rosso restò sul suo corpo ancora per poco. E mentre finalmente ci sdraiavamo sul divano, mentre finalmente ricambiavo i suoi baci con passione e le nostre lingue si sfioravano in quella danza di fuoco Brittany rise sulle mie labbra.
«E anche che ti piace tanto la panna...»
Il mio colorito cambiò violentemente. Avrei dovuto cucirmi le labbra le notti seguenti.
«NO. Allora tu hai...» non feci in tempo a finire la frase, non feci in tempo a dire più nulla. Brittany mi attirò ancora una volta sopra di se zittendomi per svariate ore. 
Le parole non dette si rispecchiarono in quegli atti, il nostro amore reso ancora più forte e consolidato e io...lentamente, avvolta da quel vortice di passione, compresi finalmente cosa significava amare una persona. E io amavo lei.

Angolo dell'Autrice
Come si dice? POTERE DELLE RECENSIONI. Avevo questo Capitolo a metà da finire, pensavo di farvelo avere martedì ma...leggendo le recensioni mi son emozionata, tanto e ho deciso di fare uno sforzo e finirlo ed eccolo qua. Il 30! Ci ho messo tutta me stessa e spero che davvero possa piacervi tanto, io lo adoro <3
Oh siete in 70 a seguire questa storia, siete taaaaaantissimi e vorrei ringraziarvi uno per uno. Ringrazio chi recensisce lasciandomi il suo mitico e bellissimo parere, chi segue, chi la mette tra le ricordate o i preferiti o anche chi solo la legge. Grazie :)
Detto questo vi lascio alla lettura e in particolare mi piacerebbe davvero sapere come vi è sembrato questo capitolo!

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Capitolo 31
*** This Is Love ***


«Ehi...» soffiò Brittany sul mio collo.
Non pensavo si sarebbe svegliata tanto presto, non dopo quella notte di passione e amore che avevano trascorso sveglie l'una nell'altra. Quando infine si era addormentata stremata tra le mie braccia, ero stata fulminata dalla sua bellezza e facendo piano avevo preso una penna e un foglio di carta. Avevo bisogno di mettere per iscritto le parole che scorrevano nella mia mente.
«Ehi!» le rispose posando le mie labbra sulle sue. Era un movimento così naturale ormai.
«Che fai?» mi chiese ancora in dormiveglia abbracciandomi stretta. E dire che non mi aveva lasciato un attimo in pace quella notte. Una cozza allo scoglio. No, non posso paragonare Brittany ad una cozza perché non si somigliano nemmeno per sbaglio. Facciamo come un koala allora!
«Ti dedico una canzone d'amore!»
«Oh...» disse stringendomi ancora di più e costringendomi a mollare carta e penna per concentrarmi su qualcosa di più...umano.
Le passai le mani dietro la nuca e catturai le sue labbra in un bacio lento e dolce a cui però lei si sottrasse dopo qualche secondo.
«Sai mica che ore sono?»
«IDIOTA!» urlacchiai tornando a sovrastarla e baciarla con più passione. Questa volta si lasciò andare rispondendomi e afferrandomi per il sedere.
«EHI!»
«Si?» chiese divertita a un soffio da me.
«Maniaca!» ridacchiai io.
«Oh San, dopo ieri notte mi sembra che l'asino stia dando del cornuto al bue!»
«E da quando hai capito il senso di questo proverbio?»
«IDIOTA!» mi gridò allora lei replicandomi e scaraventandomi sotto il suo corpo.
La pressione delle labbra sul mio collo divenne sempre più forte, sapevo che mi avrebbe lasciato un succhiotto ma non aveva poi molta importanza dato che ormai la pelle di Brittany somigliava a quella di un dalmata. Ci pensai proprio mentre le stringevo i capelli tra le mani.
Quella notte mi ero data davvero da fare.
«Ecco! Ora ti ho firmata pure io!»
Risi divertita.
«Un autografo?»
«Per quando sarò famosa e ora...» sussurrò all'orecchio prima di lanciarmi lontano tra le imprecazioni e alzarsi, nuda, dal suo letto «...devo andare a cambiarmi!»
«A maledetta...come hai fatto a vedere l'orologio?»
Si, avevo tentato di distrarla di proposito. Si avevo tentato di oscurarle la visuale.
Sapevo che sarebbe già essersi dovuta trovare in strada per lavoro, ma non potevo resisterle, non potevo sopportare che se ne andasse così presto.
«Ho un talento per questo San!»«E non solo!» continuai io ormai sola in quel grande, grandissimo letto.
«Sai che non posso arrivare in ritardo vero?»
«Si.»
«E allora non fare quella faccia da cucciolo bastonato che mi fai tenerezza. Anche tu dovresti cambiarti, hai un incontro tra meno di un ora!»
«Fanculo l'incontro!» gridai io lanciando via le coperte e correndole dietro.
«SAN!»
«Voglio stare con te.» mugolai io. 
Già, volevo solo stare con lei. Avevo perso manciate di anni senza e ora non potevo farne a meno. Non oggi per lo meno, non dopo che avevo capito quanto grande fosse il mio amore.
«Ti prometto che ci vedremo stanotte va bene?» sussurrò lei baciandomi la punta del naso e infilandosi degli stretti pantaloni scuri.
«Mmmm...va bene.»
Già, mi arresi. Ma solo perché non volevo litigare per una stronzata simile e anche perché Mel mi aspettava per il nostro ultimatum e non avrei dovuto far tardi. Assolutamente!
 
---
Mel fissava il mio testo da alcuni minuti in silenzio. In un fottuto silenzio.
Tim si limitava a sorseggiare la sua tazza di caffè bollente ma entrambi sapevamo che non sarebbe riuscito a mandarne giù nemmeno un goccio fino a che quella ragazzina, all'apparenza tanto viziata, non avesse dato il suo responso.
Già, avevo visto la famosa Mel solamente alla tv e non avevo mai realmente avuto la possibilità o l'interesse di approfondire la sua conoscenza. Eppure mi colpì subito la sua...arroganza.
Era una noiosissima bambinetta viziata! Ok, hai vent'anni e sei già tra le cantanti più famose del secolo ma non per questo il resto del mondo deve farti schifo. CAZZO!
Mi dava sui nervi, mi dava sui nervi. Non riuscivo a controllarmi e Tim l'aveva capito.
Mi aveva redarguito con due magistrali colpi agli stinchi per evitare che usassi su di lei il mio sarcasmo eccessivamente pungente e ridotto i miei interventi al minimo indispensabile.
Quasi mi pentivo di consegnare a lei uno dei miei testi, era così...giovane e viziata.
Aveva avuto tutto dalla sua carriera e ne avrebe avuto tanto ancora ma per questo io, che le componevo un testo, dovevo esser ritenuta inferiore? SIA MAI!
«Si, credo possa andare.»
«Possa andare?» chiesi io quasi balbettando.
«Si. Mi aspettavo qualcosa di diverso, di più grintoso ma...anche questo va bene!»
Oh no, questo era troppo. Questo era decisamente troppo. Avevo lavorato a quel testo da settimane, avevo messo là dentro tutti i miei viscerali sentimenti per Brittany e a lei andava SOLAMENTE bene? Timothy l'aveva definito il mio capolavoro, uno come pochi.
«Son felice che ti vada bene, felice che tu l'abbia apprezzato con così tanto entusiasmo dato che io ci ho passato la notte sopra e...AHI!»
Quel coglione del mio capo mi pestò il piede così forte che gridai per il dolore. 
«Siamo entrambi al settimo cielo per la sua decisione!»
«Bene! I dettagli burocratici gli risolverete con i miei collaboratori immagino?»
«Come concordato!» rispose lui con il suo falso sorriso e quel tono adulatore.
Maledetto! Il mio piede bruciava di dolore. Ma quanto cazzo calzava? 50? MERDA!
«Allora credo che il mio lavoro qua sia finito...» lasciò la frase senza conclusione, come se io avrei dovuto pendere dalle sue labbra e concluderla ma no, non stavo scodinzolando per lei.
«Già.» mi limitai a commentare ignorando quanto mi facesse male.
«Be, è stato un vero piacere.»
Mi allungò la mano, in segno di sottomissione?
«Così non posso dir...»«Cosa?»
«Anche per me. Un grande, grandissimo piacere!» dissi riscuotendomi dai miei pensieri e intimorita che Tim potesse fare il bis e decidere di distruggermi completamente.
Osservai il suo posteriore allontanarsi sculettando sino ad un auto sportiva parcheggiata là fuori che non tardò a sgommare via. Aveva perfino un culo di merda!
«Ma che cazzo ti è presto?»
«Oh Tim, non farmi la predica...» provai a lamentare ma lui mi impedì ogni via di fuga
«San avresti potuto mandare a monte il lavoro più importante della tua vita!»
«Forse non son più disposta a vendere in saldo i miei sentimenti così! A lei!»
«Nemmeno la conosci!» mi corresse lui.
«Non ne ho bisogno. Hai visto anche tu come si è comportata hai visto che...»
«Stronza? Manipolatrice? Arrogante? Viziata? Si, ho visto ma è una star. Ha avuto successo ed è la più richiesta sulla piazza e tu non sei in grado di rifiutarla. Non ancora San!
Tu devi pensare alla tua carriera, devi pensare a questo lavoro seriamente. Dopo che ti sarai fatta un nome allora potrai scegliere a chi offrire i tuoi servigi ma ora...ora sei solo in vendita!»
Sbuffai.
Aveva ragione e la mia impulsività avrebbe potuto distruggere tutto.
Era solo che...dopo quella notte. Dopo Brittany! Non riuscivo a credere che un testo su di lei sarebbe stato attribuito a quella viziata.
«Mi sento tanto una puttana!»
«Benvenuta nel club.» disse lui dandomi una pacca sulla spalla.
Sapeva sempre sdrammatizzare, sempre trovare le parole giuste. Avevamo una connessione noi, qualcosa che i caffè successivi e il lavoro minore avrebbero rievocato nelle ore successive.
 
---
Quando tornai a casa non ero ancora riuscita a sbollire. Sentivo che ci fosse qualcosa di sbagliato nell'affidare il mio cuore a una ragazzina simile ma una volta saputa la cifra che avrei ricevuto avevo accettato il tutto. Questo mi dava ancora più sui nervi perché confermava quello che Tim mi aveva sottolineato. Ero in svendita!
Certo, non lo sarei stata per sempre, forse avrei trovato acquirenti migliori ma...attualmente la cosa non mi andava per nulla bene. DIOS, sono Santana Lopez, non una troietta qualunque! Mi chiusi la porta alle spalle senza preoccuparmi del casino che avrebbe fatto e subito sentì Quinn maledirmi dall'altra parte della casa.
I suoi biondi capelli raccolti in un oscena codetta casalinga mi si pararono davanti nel giro di dieci secondi, anzi forse meno. Il ciglio che aveva non preannunciava nulla di buono.
«SANTANA LOPEZ! Beth si è appena addormentata!» gridò intimandomi però il silenzio, lei si che era un vero genio. Io feci spallucce e avanzai ma purtroppo non fu così semplice superarla.
«E non farmi quella faccia!»
«Io faccio tutte le facce che voglio Fabray!»
«Qualcuno è nervosetto qua eh?» mi fece notare seguendomi sino alla cucina. Mi fissò in silenzio, come se stesse cercando di capire quale malattia mi affliggesse.
«Non è per Brittany vero?» chiese ad un tratto sedendomi davanti.
Avevo fame ma allo stesso tempo non ne avevo. Avrei dovuto mangiare qualcosa!
«No, no. Lei è perfetta, lei è stata...perfetta!»
«E allora?»
Mi arrovellai le mani per un po', poi alla fine mi decisi. Se c'era qualcuno che poteva aiutarmi ce l'avevo proprio davanti ed era meglio sfogarsi prima con lei che direttamente con Brit.
«Sono...sono furiosa!» cominciai spettinandomi i capelli, sentivo tutto fuori posto «Ricordi che oggi avevo quel colloquio finale con Mel no?»
«Oh giusto. Mi era passato di mente, è andato male?»
«No, anzi, è andato alla grande. Mi compra il testo e sarà la sua prossima canzone.»
La vidi farsi d'un tratto molto più rilassata, forse temeva che una delusione lavorativa potesse ributtarmi giù. Poi alzò i pugni festante.
«E allora perché quel muso lungo e quel tuo atteggiamento da "non avvicinatevi o vi distruggerò con la sola forza del pensiero"?»
Certo che ne aveva di fantasia. Ma da dove cazzo se le tirava fuori quelle frasi?
«Perché ho affidato i miei più profondi sentimenti per Brittany a una stupida, viziata, arrogante, presuntuosa mocciosetta qualunque. Ok, sarà pure famosa in tutto il mondo ma ci ha trattati da merde tutto il tempo e ha avuto il coraggio di sostenere che quel testo non fosse poi granché! Ci ho messo dentro tutto Quinn, tutta me stessa!»        
«Insomma, ti senti messa in vendita.»
«Sapevo che mi avresti capita!»
«Vieni qua...» disse tirandomi anormalmente a se e stringendomi in un abbraccio.
Sia chiaro, io e Quinn non eravamo quel tipo di amiche. Non ci consolavamo tra lacrime e strette amorevoli nei momenti del bisogno. Noi eravamo realiste, gettavamo in faccia la realtà e ci comportavamo sempre da stronze ma...a volte, molto raramente, ci concedevamo anche un po' di normalità. Avevo abbracciato Quinn in quel modo per la prima volta quando Beth si era dovuta sottoporsi a un operazione chirurgica, nulla di grave, ma che aveva visto la giovane madre in preda a una crisi di nervi. La bionda mi aveva dispensato simili effusioni amichevoli in corrispondenza alla seconda rottura con Brittany e al mio fallimento a Broadway. Erano stati momenti veramente critici e lei c'era stata, così come Matt.
Ma dato che il mio migliore amico ora aveva problemi ben più grandi di cui preoccuparsi e non potevo stressarlo continuamente Quinn era la spalla su cui piangere. No, non piansi questa volta ma il suo abbraccio ebbe il potere di calmarmi.
«Grazie.» sussurrai allontanandomi dopo qualche minuto.
«E di che?»
«Di non aver fatto la stronza!»
Lei rise, la sua dolce risata contaggiosa.
«Se l'avessi fatto avremmo litigato e il tuo spagnolo avrebbe svegliato Beth! Voglio godermi un po' di tv in santa pace per stanotte quindi ho pensato a cosa fosse meglio per me...»
«STRONZA!» le dissi spalancando gli occhi.
Sapevo che stava scherzando ma era comunque un opportunista del cavolo.
«Ahahaha. Cosa ci vuoi fare!»
«Certo che tu e la vita sociale siete una cosa sola eh?» la punzecchiai io quando la vidi andare verso il divano in cerca del telecomando. Già, era da parecchio tempo che Quinn non usciva seriamente con qualcuno.
«Sai com'è, è difficile trovare il tempo per conciliare l'amore e una figlia.»
«Difficile, non impossibile.»
«Oh San, andiamo non fare la Guru dell'Amore perché fino a qualche mese fa l'unica vita sociale che avevi era il sesso.»
«Una vita sociale che tu puoi avere solo in sogno!»           
 Evitai quel cuscino per un soffio. Quinn aveva una precisione e una velocità invidiabile e ci saremmo messe a lottare sino alla morte se qualcuno non avesse suonato il campanello.
La mia mente collegò subito le due cose e anticipai la bionda gettandomi sulla porta.
«Per me!»
«Solo a pensare a Brittany ti torna subito il buon umore. Ma vai a farti un giretto Santana!»
Che tenera. Mi voleva proprio bene!
Quando spalancai la porta e mi ritrovai davanti il mio angelo per poco non persi il respiro.
Era incantevole. Portava dei jeans stretti e un cappotto scuro che le metteva in risalto le curve al posto giusto. Era incantevole.
«Pronta?» mi chiese notando che indossavo ancora i miei abiti da lavoro. Non che non potessero esser riciclati anche per un uscita dato che erano abbastanza eleganti ma...
«Mi dai un attimo?» sussurrai posandole un bacio sulle labbra «Accomodati. Quinn sta iniziando la sua serata da zitella!»
Risi molto mentre lo dissi e quando corsi in camera mia scorsi con la coda dell'occhio un sorriso fin troppo largo sul viso di Quinn. Avrebbe avuto Brittany da sola per qualche minuto, chissà che cosa le avrebbe detto?
 
---     
«San finiscila...» ridacchiò lei sotto le mie mani.
Si, ero stata abbastanza veloce a toglierle quei bei vestiti. Avevamo cenato in un ristorantino niente male, ci eravamo spostati da lei e non avevamo nemmeno fatto a tempo a chiudere la porta che...be, la mia parte più conosciuta aveva preso il sopravvento!
«Non fin quando non mi dirai che diavolo ti ha detto Quinn!» ridacchiai invece io.
Mi specchiai nei suoi occhi, i suoi bellissimi occhi azzuri. Quasi più del sesso o dell'amore con lei, adoravo i momenti immediatamente dopo. Quando sentivo il suo profumo addosso e potevo averla tutta per me tra le lenzuola.
«Io invece vorrei parlare del tuo lavoro...»
«Basta lavoro! Ne ho già parlato per ore con Tim e quella viziata mocciosa.»
«Si...sai sono un po' gelosa.»
Spalancai gli occhi allontanandomi un po' per fissarla. Ma non poteva mordicchiarsi in labbro in quel modo, non se davanti a me e soprattutto nuda.
«Di chi? Di quella bambinetta?»
«Ha solo pochi anni meno di te San.»
«Ma resta una bambina!»
«Ha passato più ore lei con te che io in tutto il giorno!» mugugnò lei divertita e allo stesso tempo delusa. Non poteva dire sul serio. Anzi, sapevo che stava mentendo. Sorrisi, mi tirai indietro i capelli e semplicemente tornai ad avvicinare il mio viso al suo
«Si, ma lei non può fare questo...» la baciai, lentamente e in silenzio «E questo...» le presi una mano e me la portai dietro la nuca, rabbrividì a contatto con la sua pelle.
«E soprattutto questo...» l'altra mano gliela posai invece sul mio...
«Santana!» 
«Cosa? Mi palpi il culo ogni giorno e ora...»
«No, non è per quello. Mi sto immaginando lei che fa queste cose però!»
Mi scoppiò a ridere in faccia, con quel musino dolce e tenero.
«Ma smettila. Quella non potrà mai! Sarò anche in vendita, ma non in quel senso.»
«Ti compro io!» mi sussurrò all'orecchio prima di salirmi sopra e baciarmi con passione.
Le sue mani esplorarono il mio corpo sino a quando non fui io ad impedirglielo.
«Dimmi di Quinn!»
«Non voglio pensare a lei in questo momento...» rispose languida ma i suoi occhi da cerbiatto ferito non mi incantarono. «Allora qua abbiamo finito.»
Chiusi gli occhi e incrociai le braccia mentre lei mi guardava dall'alto chiedendosi se fossi seria o meno. Alla fine si arrese, come normale e sbuffò rumorosamente.
«Mi ha solamente detto che se provo a farti del male mi sfigurerà il viso.»
«DIOS. PUTA COME HA OS...»«E anche che questa volta mi ami davvero.» 
Mi fermai. Il mio spagnolo interrotto così bruscamente. Quinn aveva assicurato a Brittany i miei sentimenti? Non che ce ne fosse bisogno ma...corrispondeva praticamente ad una benedizione e se Quinn approvava finalmente la nostra relazione...
«Oh si, ti amo.»
Mi tuffai nelle sue labbra lasciando le altre parole al vento.
Quinn non era mai stata contro Brittany ma nemmeno a favore. Dopo il mio tentato suicidio poi le cose erano anche peggiorate, temeva che lei potesse distruggermi ancora e per questo si era tenuta lontana dalla biondina. Ma ora, avrei potuto anche invitarla a cena da noi senza problemi, senza spiacevoli commenti o frecciatine. Restava solo Matt dunque e poi, la nostra relazione sarebbe passata all'ennesimo livello successivo. Già, la mia vita stava davvero andando avanti e anche se da un lato mi stava svendendo dall'altro mi stavo svestendo...e non solo di tutti i muri che mi ero costruita attorno. Se sapete che intendo...

Angolo dell'Autrice
ECCOCI QUA! Avevo il capitolo pronto da due giorni ma avevo finito i giga di adsl per cui...ero impaziente di postarlo.
Voi non avete idea di quanto le vostre recensioni significhino per me, mi emozionano, mi fanno sorridere, mi rendono felice e questa storia e anche merito vostro :)
Detto questo, avevo tanta voglia di introdurre qualche problemino nel lavoro di Santana che sarà poi trattato meglio nei prossimi capitoli, ora volevo solo dare spazio, tanto spazio a Brittany e Santana ed esaminare ogni loro istante insieme per cui...Spero vi piaccia :)

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Capitolo 32
*** Hurricane Drunk ***


Il tempo passò veloce. 
Ci scorreva addosso tra notti di passione, giornate di risate e d'amore così. Rapido.
Nemmeno mi accorsi del nostro primo mese insieme, e poi del secondo.
Semplicemente godevamo della presenza dell'altra alla giornata, non c'era mai un vero piano futuro, un qualcosa di grande su cui basarsi ma stavamo insieme e questo bastava.
Lei mi presentò a qualche sua collega, a sue amiche che nemmeno pensavo conoscesse e anche se la mia cerchia era abbastanza ristretta io le feci conoscere Tim. Inutile dire che si piacquero da subito, ridevano così spesso di me che la cosa cominciava a darmi sui nervi.
Vivevamo ognuna nella propria casa, ma passavamo più tempo assieme che se avessimo convissuto. Quinn non ne voleva ancora sapere di andarsene, forse su consiglio di Matt che più si avvicinava quel suo matrimonio più sembrava impazzire di gioia, e Brittany non voleva accellerare troppo le cose. Forse aveva paura che se avesse fatto pressione sarei fuggita di nuovo ma la cosa le andava bene. Ci bacevamo e ci tenevamo per mano in pubblico senza più problemi, eravamo l'una la ragazza dell'altra e ormai nessuno mi vedeva più in giro senza di lei. Certo, c'erano settimane dove non ci vedevamo proprio ogni giorno ma dopotutto alle volte era piacevole aver qualche momento di solitudine o da passare con gli amici.
Lavorativamente invece...era tutto un disastro!
 
«SAANTANA!»
«Si?»
«Hai controllato l'arrangiamento? Proprio non mi piace e non riesco a spiegarmelo. Sai bene che il tuo aiuto è fondamentale prima dell'incisione della canzone per cui...puoi restare anche stanotte a rivederlo?»
Presi un bel respiro. Con Mel a così poca distanza avrei potuto far qualcosa di cui mi sarei pentita molto presto, o forse no. Un pungo ben assestato su quel nasino perfetto, o su quegli occhi da cerbiatto braccato dai cacciatori.
Avrei potuto ucciderla, avrei potuto strozzarla e far finta che non fosse successo nulla ma...il suo agente stava vigile a una decina di metri da noi, Timothy era seduto sulla scrivania affianco alla mia e mi fissava divertito così...semplicemente respirai.
«Veramente avrei altri piani per questa notte e...»
«Nulla che non si possa disdire vero?»
La sua vocina petulante penetrò sin all'interno delle mie orecchie.
DIOS NO! Quella ragazza stava cercando di sucidarsi era evidente. Non bastava aver lavorato e composto una canzone per lei, ora che finalmente aveva deciso di inciderla doveva lagnarsi con me dei suoi fallimenti. Pensava che dato che avevo scritto io il suo testo, io dovessi lavorare per arrangiarlo alla sua voce, bella, ma sicuramente non degna di quei posti.
Avrebbe potuto avere un orda di tecnici ad aiutarla ma no...lei doveva rompere le palle a me. Certo, Tim mi aveva detto che spesso i cantanti chiedevano l'aiuto dei compositori o i loro consigli su come orientarsi musicalmente ma...Mel era fatta e finita, aveva tutto quello che serviva per cavarsela da sola.
«Veramente, sarebbe una cosa piuttosto importante!»
«Più della mia canzone?»
Si, più della tua fottutissima canzone. Ecco come avrei dovuto risponderle.
Invece sorrisi, contai sino a dieci e tentai di assumere il tono meno distruttivo possibile.
«No, certo che no.» masticai a denti stretti.
«Bene. Perché penso che la tua intera carriera dipenda da questo quindi...»
OK. Non ci vidi più, mi alzai di scatto pronta a metterle le mani addosso quando Tim si lanciò sulla ragazza per farle da scudo fingendo invece di esser inciampato.
«Son proprio distratto. Scusa Mel! Santana sa quanto significhi per lei questo contratto, sta tranquilla ci penseremo noi all'arrangiamento.»
«Bene. Ve ne ho lasciati una decina, sarebbe bello sapere quale ritenete migliore.»
Anche strozzarti sarebbe stato bello, molto bello.
Tim me la portò via con qualche altra scusa e dopo una mezz'ora tornò solo e sconsolato.
«San devi resistere e...»«No, tu non hai capito! Io quella l'ammazzo se continua a comportarsi così! Porca puttana...cazzo, potrebbe avere quell'arrangiamento pronto da giorni se solo avesse voluto!»
«Vuole il tuo parere.»
«No, quella vuole solo divertirsi e farmi impazzire. Cosa dirò a Brittany eh?»
«La verità! Che quella mocciosetta ti ha costretta a star alla scrivania e che ti farai sentire sul tardi.» disse facendo spallucce.
Certo, era semplice. Con Natale sempre più vicino le avevo promesso una bella cenetta romantica in uno splendido ristorante. Avremmo dovuto festeggiare i nostri due mesi e mezzo ma sembrava proprio che non avremmo potuto.
Quando la chiamai non nascose il suo dispiacere e questo mi fece sentire ancora più incolpa. Inutile dire che maledissi quello scarto di cantante in ogni lingua una volta dopo essermi scusata una decina di volte con la mia bionda preferita. 
«DIOS!»
 
Passai ore ad ascoltare quelle canzoni. Tutte simili, tutte prive di quel qualcosa che avrei invece aggiunto io per quel pezzo. Quella canzone meritava di esser speciale, di possedere il tocco d'amore che mi aveva permesso di scriverla ma Mel non sembrava in grado di darglielo. Forse ero io ad avere aspettative troppo alte, forse ero io che mi illudevo.
Alla fine, ne scelsi una a caso. Avrebbe dovuto presentarla di lì a due giorni e...aveva invitato pure me e Tim, favoloso. Chissà che avrebbe detto il suo produttore! Oh ma a me che importava? Io avevo venduto il mio testo e in teoria tutto sarebbe dovuto finire là.
Eppure il denaro aggiuntivo che ci aveva proposto mi aveva fatto gola e dato che segretamente stavo raccogliendo un po' di soldi per il regalo di Natale per la mia amata non potevo certo rifiutarli. Eppure era riuscita a tenermi lontana dalla mia Brittany!
Mi fasciai il collo con la mia sciarpa pesante e richiusi lo studio ormai rimasta sola. Tim aveva raggiunto la sua famiglia a casa un ora prima incaricandomi di controllare per bene lo studio, cosa che avevo fatto un attimo prima di uscire.
Fuori la strada imbiancata dava colore alla città. Già, il tempo si era calmato e il cielo scuro minacciava il ritorno della neve in poco tempo. Avrei dovuto affrettarmi ma non avevo chiamato alcun taxi così decisi di farmela a piedi. 
Avevo bisogno di camminare e sbollire un po', pensare per conto mio quanto questa palla al piede di Mel mi stesse rendendo il lavoro insopportabile e trovare una soluzione.
Dios, amavo quello che facevo ma avere a che fare con lei...mi faceva sbarellare.
Proprio dopo una decina di minuti, ancora immersa in questi pensieri vidi un ragazzo ubriaco venire verso di me completamente coperto da un cappotto nero e perfino incappucciato.
Un ladro? Uno stupratore? Un assassino? Mi allarmai preparandomi già a tirar fuori le mani e la mia arma segreta. Un stupendo calcio in mezzo che avevo perfezionato con il passare degli anni e usato abbastanza spesso durante le mie scorribande in discoteca. Quando però finalmente il lampione sul marciapiede illuminò quella figura barcollante scorsi nel suo viso dei lineamente conosciuti. Marcati, ma in modo leggero e quella carnagione così chiara che...
«KURT?» gridai sbracciandomi e regalandogli la mia occhiata più sorpresa.
«Santana? Santana Lopez? Diabla? Sei tu? TU. TUTUTU. Vieeeni qua!» le sue braccia mi avvolsero e strinsero in una morsa fortissima. Il suo viso così vicino al mio profumava di...alcool. Tanto alcool.
«Kurt ma che ci fai qua? Hai bevuto?»
«Io? Chi? Noooo! Stronzetta cosa pensi eh?» barcollò proprio finendo la frase e dovetti allungarmi per sorreggerlo. Si, doveva aver bevuto veramente parecchio. Si sentiva dalla voce così innaturale e da tutte quelle effusioni. Io e lui non avevamo quel tipo di rapporto.
Ora che ci penso, era quasi un mese che non vedevo Kurt. Certo ci eravamo sentiti al telefono e via internet ma era diverso dalla realtà.
«Tu stai male. Molto!»
«Naaaa. Tu stai male. Dove diavolo eri finita? La più arrapata ragazza di New York si è dat...data una calmatina eh? Brittany è brava a letto?»
Ma che domande erano? 
Spalancai gli occhi e la bocca senza poter fare altro.
«Sei con qualcuno?»
«No. Io no. Nono. Proprio no. Tu?»
«Ti sembro accompagnata? Vieni.»
Lui si allontanò di un passo e mi guardò puntandomi il dito contro.
«Ci stai provando con me Santana?» disse con la sua vocina da divo ubriaco.
«Perché io sono gay e tu sei lesbica e...non siamo fatti per stare insieme...e poi non mi piace la...»«KURT! Andiamo!» Lo tirai per un braccio.
Qualche coppietta si stava avvicinando nella notte e non volevo certo che orecchiassero le cazzate che aveva da dire. Era comunque un ragazzo con una futura carriera molto brillante davanti e dare show non sarebbe servito. In più molte persone mi conoscevano e tornare a dar spettacolo non sarebbe sicuramente piaciuto ne a Quinn ne a Brit. Lo presi sotto braccio e me lo portai sino a casa. Inutile dire che non restò in silenzio nemmeno un attimo.
Quell'idiota sapeva essere molto logorroico da ubriaco e così presto venni a sapere molte cose. Era uscito per farsi una bevuta con degli amici e aveva visto una personcina a lui non molto congeniale, un certo ragazzo molto basso e poco elegante. Aveva alzato il gomito, aveva perso la cognizione dello spazio e si era ritrovato in strada a camminare. Doveva aver fermato qualcun'altro prima di me e probabilmente avrebbe dovuto recuperare le sue cose domani ma...non me ne preoccupai quando me lo caricai di peso sino al mio appartamento.
Per fortuna che Kurt teneva alla forma!
Quinn già dormiva quando entrammo e così Beth per cui gli misi una mano sulla bocca e lo trascinai sino al mio letto. Gli tolsi le scarpe non dopo poche proteste e poi lo infilai a letto completamente vestito. Spogliare Porcellana era fuori discussione!
«Non lasciarmi anche tu!» mi disse però poco prima di uscire dalla stanza. Gli occhi rigati dale lacrime che presto sostituirono il riso. Si, sapevo come si sentiva il mio amico gay e no, non l'avrei abbandonato io. Mi misi al suo fianco, ancora vestita anche io e gli tenni la testa tra le gambe per tutto il suo sfogo.
«Perché fa così male dopo tanto tempo? Perché ci innamoriamo così pronfondamente di una persona e poi non riusciamo a passarci sopra?» mi chiese alla fine, chiudendo gli occhi ormai stremato e al limite delle sue energie.
«Non lo so Kurt. Siamo strani!»
«Parla per te. Io non sono strano...ho solo qualche problema di...troppo.» sussurrò stringendosi ancora più forte e crollando nel giro di qualche minuto in un sonno profondo.
Sembrava quasi un bambino così spettinato e con le guance segnate dalle lacrime. Per fortuna che non aveva sentito il bisogno di vomitare senno...
Una nottata tranquilla eh?
Mi liberai della sua stretta con qualche difficoltà e una volta fuori richiusi la porta e andai a sedermi sul divano, non prima di aver preso il mio cellulare.
«Brit, sei sveglia?»
«San...» mugolò la sua voce addormentata dall'altra parte del ricevitore.
«Sono le due passate...che ci fai...ancora in piedi?»
«Ho avuto un incontro ravvicinato con un Kurt ubriaco, possiamo rimandare anche la colazione di domani?»
La sentì respirare dall'altra parte, probabilmente stava dormendo in piedi.
«Non riuscirai a scapparmi per sempre.» sussurrò strappandomi una risatina.
No, non volevo scapparle anzi...volevo solo stringerla tra le mie braccia ma dopo un incontro talmente rapido e sconvolgente con un Kurt in quelle condizioni non potevo certo sbatterlo fuori di casa la mattina seguente.
«Vedremo...» le dissi ridacchiando prima di mandarle la buonanotte e lasciarla.
Mi addormentai così, con il telefono stretto sul petto e fu così che mi ritrovò Quinn al mattino. Mi lanciò praticamente un piatto d'acqua in faccia...che idiota!
«DIOS! MA CHE DIAVOLO FAI?»
«Metodo di risveglio Fabray!» gridò quella a voce fin troppo alta. 
«Sai dove te lo metto questo metodo?» gracchiai raschiandomi la gola.
Di prima mattina avevo qualche difficoltà a trovare una tonalità decente.
«Che ci fai sul divano? Perché non hai dormito nella tua camera?»
«Abbiamo un ospite.» dissi io alzandomi e stiracchiandomi.
Mi faceva male tutto il collo, colpa di quegli scomodi cuscini e indirettamente anche del piccolo gay che mi aveva rubato la camera.
«Un ospite?»
Quinn mi guardò confusa e si affrettò a seguirmi sino alla mia porta. Posai le dita sulla maniglia e l'abbassai di scatto aprendo le tende di quel palcoscenico.
«SORPRESA!» gridai per svegliarlo e svegliare me stessa allo stesso tempo.
«KURT?»
Il nostro dolce e tenero amico ubriacono alzò la testa di scatto.
Si leccò le labbra, sbattè gli occhi qualche volta e poi alzò una mano verso di noi.
«Ehi stronzette!»
 
Angolo dell'Autrice
Cavolo come passa il tempo. Ormai è quasi Natale, ormai Brittany e Santana stanno insieme da quasi 3 mesi, un grande traguardo no? E allora perché Quinn si ostina a rimanere? Perché Mel continua a rompere le palle alla povera latina? E soprattutto Kurt sbucato dal nulla avrà un ruolo importante in questa storia? Già, il piccolo e tenero Kurt è tornato. Dopo qualche capitolo iniziale dove si divertiva con i nostri eroi ora ha finalmente trovato la strada del ritorno ed eccolo qua. Vi fa piacere riaverlo indietro?
Poche Brittany e Santana qua e speravo che il capitolo riuscisse meglio ma prometto che i prossimi saranno ben più corposi :D

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Capitolo 33
*** One and Only ***


«Cioè tu hai passato la notte tra locali, completamente sbronzo, girando per le strade di New York come un vagabondo senza meta?» 
Quinn sbattè gli occhi ancora confusa. Non riusciva proprio a capire come potesse esser vera la storia che le avevo realizzate e anche se un Kurt ancora reduce dagli effetti della notte precedente tentava di spiegarglielo da una decina di minuti pareva non volerlo accettare.
«Kurt Hummel ubriaco. Solo. Per le strade. No, questo non sei tu. Non scherziamo!»
«Nemmeno Quinn Fabray dodici anni fa si sarebbe immaginata madre di una splendida bambina, casalinga, single e sicuramente non in carriera.»
«Ehy Porcellana, vacci piano!» lo ammonì io notando che stava toccando un tasto dolente.
Si, io, Kurt e Quinn eravamo decisamente i migliori a rimarcare i difetti altrui e sapevamo esser molto pungenti e allo stesso tempo esilaranti quando volevamo. Aggiungete dell'alcool non ancora smaltito e un tentativo di difesa più disperato e...eccovi servito il Kurt di ora!
«Scusa Q. è che...non me la sto passando troppo bene ultimamente e mi manca solo che una delle mie amiche mi faccia la paternale.»«Ma io non...»
Bastò un semplice sguardo per zittire la bionda, un semplice e affilato sguardo.
«Perché non ti sei fatto sentire?»
«Mi sentivo un po' messo da parte, aspettavo che voi lo faceste per me e...non ho pensato che tu fossi così totalmente immersa nell'amore per Brittany, Matt si stesse infilando in un matrimonio simile a una bomba ad orologeria e tu Quin ti sentissi ancora così responsabile per quello che è successo da non uscire nemmeno una sera.»
Vidi il volto della mia stronza bionda preferita trasformarsi velocemente. Era rilassata, certo confusa e sorpresa ma distesa e tranquilla e poi...tutto cambiò. Parve intimare a Kurt in silenzio e quando questo non riuscì a fermarsi abbassò la testa impercettibilmente.
«Cosa?» chiesi inarcando le sopracciglia.
«Come cosa? Matt si sta per sposare con una malata terminale, tu non fai altro che divertirt...»«No! Vai alla parte della Fabray!»
Il mio tono si fece cattivo, adirato.
«Oh tu non hai...» chiese confuso lasciando la frase per aria e incontrando lo scuotersi desolato della testa della mia amica. Io sbattei le palpebre tornando un po' indietro.
Eravamo tutti seduti sopra il mio letto ma, in quel momento sentì tanta distanza frapporsi tra me e Quinn. Forse troppa.
«Perché non mi hai mai detto nulla?»
«San io non...»«Ma è vero? Questo è il motivo per cui ancora hai lasciato casa mia?»
Ci specchiamo rispettivamente negli occhi dell'altra. Il silenzio e Kurt quasi dispiaciuto che ci fissava facevano solo da contorno mentre nella mia mente ronzavano mille pensieri.
«Si.» si limitò a dire Quinn non riuscendo più a sostenere il mio sguardo.
«MA CHE CAZZO HAI IN TESTA? SEGATURA?» gridai, come non facevo da tanto tempo.
La mia mano si mosse veloce, ancora più veloce di qualsiasi altra parola e delineò i suoi contorni sulla guanci di Quinn, quella superficie rosata che presto avrebbe cambiato colore.
Lo schiaffo che gli diedi la lasciò confusa per un attimo, ma il successivo abbraccio in cui la strinsi la fece totalmente uscire di testa.
«Pensi davvero che sia colpa tua? Ma come diavolo puoi anche solo ipotizzarlo?»
«Io...son stata io a spingerti nuovamente verso Brittany. Mia è stata l'idea di tentare di avvicinarvi quando sapevo bene cosa tutto era successo e poi...io ti ho dato quei farmaci per...» si interruppe ormai vicina alle lacrime e sapendo quanto la bionda odiasse mostrarsi così fragile davanti a noi continuai io «...dormire Quinn. Mi hai dato quei farmaci per aiutarmi a dormire, per tranquillizarmi quando Brittany era il mio unico pensiero. Non potevi pensare che sarei uscita di testa, avrei assunto per qualche ora il guscio da pazzoide e avrei fatto quello che ho fatto. Non puoi ritenerti responsabile, no! Poi...se devo dirla tutta, è merito tuo se io e Brittany siamo insieme ora. Certo, non hai l'esclusiva ma...mi hai aiutata.»
Fu Quinn a tirarmi in un abbraccio in quel momento. Un tenero e caldo abbraccio che forse aveva cercato per mesi. Non ci eravamo mai dette la verità. Lei non mi aveva mai spiegato per quale motivo si era trasferita da me se non che era stato Matt a consigliarglielo. Ora invece, credevo che il mio migliore amico non centrasse proprio nulla.
«Oh che momento!» Kurt si fiondò su di noi circondandoci ma subito fu rispedito indietro. Ci asciugammo a tempo di record i nostri occhi umidi e come ai bei vecchi tempi, rispondemmo all'unisolo. «KURT FUORI! Finché non confessi...non hai il diritto di abbracciarci così!»
«Siete proprio due stronze!»
Ci guardammo negli occhi e scoppiammo a ridere, allentando finalmente la tensione. Certo, ancora dovevo digerire la cosa ma...finalmente tutto stava prendendo senso.
«Grazie.»
«Perrò avete ragione, è il caso che vi spieghi un po' di cose no?»
«Vai little gay!» detta da me quella frase faceva tanto ridere. L'asino che da del cornuto al bue. Ehi, ma perché continuo a usare questo detto? 
 
Nei minuti che seguirono. Ma che dico, nelle ore che seguirono Kurt vuotò totalmente il sacco in una di quelle chiacchierate che ci mancavano da mesi. Era stato prima mollato da uno dei suoi ragazzi, poi lui a sua volta ne aveva scaricati altri due prima di rendersi conto di una cosa che aveva tentato di nascondere a lungo. Blaine gli mancava, tanto, troppo. Nessuno era come lui, e ricercare le sue qualità, i suoi pregi e i suoi difetti nei ragazzi con cui usciva era dannatamente sbagliato e immorale. Lui voleva solamente Blaine ed era stato davvero difficile ammetterlo, quasi quanto per me con Brittany. Si erano amati per anni e poi, per una stupida cazzata si erano divisi. Fin quando Rachel era stata al suo fianco però non c'era stato alcun problema, ma ora che si era ritrovata a preparare il suo prossimo spettacolo per Broadway, lontana da Finn e dai suoi problemi ma così anche da Kurt, il mio tenero gay friend preferito si era ritrovato solo. Rachel mancava dal loro appartamento da due settimane, non sarebbe rientrata prima de altre due e questo lo aveva fatto cadere nuovamente nelle sue pene d'amore. Il resto poi, era storia. Un lavoro che andava ma non come sperava, l'opportunità della vita che continuava a tardare e quella notte alcolica che sarebbe potuta finire molto male.
Ora, non so nemmeno da dove venne fuori la mia voce, non so perché discollegai il cervello a tal punto ma il piccolo Hummel mi ricordò così tanto la mia situazione che senza accorgermene mi ritrovai a far restar tutti di sasso.
«Perché non ti trasferisci qua per due settimane?»
Notando che nessuno parlava e si limitavano semplicemente a fissarmi dovetti continuare.
«Dato che io e Quinn ci siamo chiarite e che...penso tu possa tornare a casa ora. Kurt potrebbe restare con me, tenermi compagnia per due settimane e poi tornare dalla Berry.»
Quinn mi si lanciò contro portando le sue labbra sulla mia fronte e non per un bacio d'affetto. 
«Santana ti senti male? Hai la febbre?»
«Stronza! No, sto solo tentando di liberarmi della tua marmocchietta e di far un favore a lady Hummel, è così strano?» Quinn annuì ma la lasciai perdere girandomi invece verso Kurt.
«Allora?»
Lui sorrise, incredulo e battè le mani.
«Dammi il tempo di recuperare le mie cose e sono da te.»
«Logicamente non dormiremo insieme e...tu non porterai nessuno a casa!»
Ridemmo tutti e tre. Speravo che avrebbe rispettato quelle regole dato che io ero seria.
«E anche tu rispetterai questa cosa?»
«Io?» mi puntai il dito contro il viso «Io son la padrona di questo posto, e non ti prometto nulla. Su, corri a cambiarti che ti accompagno a casa.»
Kurt non se lo fece ripetere due volte, mi strinse in un abbraccio fugace e si lanciò direttamente in bagno per avviare uno di quei suoi tanti trattamenti di bellezza per la pelle. Ci avrebbe impiegato minimo mezz'ora per prepararsi.
«Hai fatto una bella cosa.» sussurrò Quinn senza fissarmi apertamente.
«Ma sei pronta ad avermi fuori di casa? Sei sicura di voler rinunciare a tutto questo?» disse sottolineando il suo corpo e ridacchiando. «IDIOTA!» 
«Mi consumi troppa corrente e tua figlia fa troppo casino. Vi voglio solo mettere alla porta!»
Si, come se fosse realmente così. Quinn si alzò per andare a finir di fare quello che aveva iniziato prima, ma sapevo che presto avrebbe cominciato anche a far i bagagli.
«Però, potrai tornare a trovarmi quando vorrai.»
«Sappi che lo farò. Ora che Matt si sposa, qualcuno dovrai pur avere.» 
«Ooooh.» mugugnai io lasciandomi cadere sul letto. «Non ricordarmi quello sciagurato!»
 
---
 
«Sia chiaro Kurt, ti porto con me solamente perchè non mi fido a lasciarti da solo e perchè non voglio ritrovarmi altre decine di tuoi prodotti comparire sui miei scaffali.»
«Certo tranquilla, sarò invisibile. Poi tra due giorni dovrò tornare anche io in teatro quindi non pensare che ti starò addosso.»
«Bene, perché il pensiero di te addosso a me mi fa rivoltare lo stomaco!»
Si, quella gomitata al fianco me la meritai tutta.
«STRONZA!»
 
Si, portare Kurt a lavoro non era stata forse la mia idea migliore ma...avevo bisogno di qualcuno che mi aiutasse a resistere a Mel, o quanto meno a prenderla per il culo.
Quello sarebbe stato uno degli ultimi giorni in cui l'avrei vista ed ero veramente di buon umore. Perché mi avesse invitata a vederla incidere la canzone era ancora un mistero.
Mistero che risolvemmo una volta entrati all'indirizzo che mi aveva recapitato.
Eravamo davanti a una sala immensa, con un grande palco e tutti gli strumenti per un live in piena regola belli collegati. Una ventina di sedie stavano avanti già occupate da alcune persone che Timothy mi aveva detto essere molto di spicco. 
«Cosa diavolo...» non riuscì nemmeno a terminare la frase che quell'odiosetta di Mel sbucò dal nulla arrivandoci alle spalle.
«SANTANA! Sei venuta.»
Kurt scoppiò a ridere e dovetti colpirgli la caviglia per farlo smettere. Gli avevo parlato di quanto mocciosa fosse ma forse non si era immaginato a quel punto. Era vestita in un modo...orribile, che nemmeno io da ubriaca e un trucco esagerato le ricopriva quel visino presuntuoso.
«Come mi avevi chiesto no? Per il contratto no?»
«Si, il contratto. Vieni! Ti ho tenuto un posto avanti!»
«Ho portato anche un amico. Sai, dato che io non ho lavorativamente nulla da fare qua, ho pensato non potesse essere un problema.»
Ok, l'occhiata che gli rivolse un po' mi impaurì. Quella ragazza era terribilmente ambigua.
«Nessun problema. Vieni.»
Perché non usasse il plurale era un altro mistero. Ci accompagnò sino alla prima fila e ci lasciò dicendo che si sarebbe esibita con il singolo da me preparato davanti a una ventina di produttori famosi. Il motivo era sconosciuto.
Cioè, non era normale. Avrebbe semplicemente dovuto inciderla e basta, perché fare quel macello? Perché organizzare quella pagliacciata?
Quando la vedemmo sparire dietro le quinte sentì Kurt sussurrarmi all'orecchio.
«Qualcosa mi dice che quella là ci sta provando con te.»
«COSA...» vidi tutti girarsi verso di me, così abbassai la voce «...cosa cavolo dici?»
«Andiamo. Non mi ha squadrato nemmeno per un momento, era totalmente incantata. Da te. E parliamoci chiaro, hai mai sentito di un cantante che organizza una cosa simile? E soprattutto che invita il suo compositore?»
«Io non...oh andiamo, non è lesbica.»
«Come fai a saperlo?»«Sono un esperta in questo campo ti ricordo!»
Lo vidi sghignazzare e poi farsi ancora più vicino.
«Forse Brittany ha reso inutilizzabile il tuo gay radar allora...AHI!»
Un altro calcio come quello alla caviglia e avrebbe avuto un livido per giorni. No, Mel non era lesbica, lei semplicemente si sentiva superiore a tutto e tutti e voleva dimostrare la sua grandezza. Certo che, anche Brittany aveva sollevato qualche dubbio ma solamente perché nel mio passato ero stata io ad assecondare chiunque, soffiando sul fuoco e quindi riuscendo sempre a far convertire etero ferventi in curiose donne per una notte.
«Dico solo per dire...» aggiunse poi scusandosi divertito e tornando perfettamente al suo posto. Tempo dieci minuti e qualsiasi produttore di un certo nome stava seduto su quella sedia. Chissà che diavolo aveva promesso quell'idiota a quegli uomini e poiché una sua canzone era sempre un successo assicurato non dubitavo che erano accorsi come cani richiamati dall'odore di carne fresca.
Quando salì sul palco quasi mi spaventai, stava seriamente guardando me? Oh no. Kurt non poteva aver ragione. Non era giusto, non avevo flirtato manco un po', anzi se possibile l'avrei incenerita.
«Bene, ci siamo tutti vedo. Vi ho chiamato qua perché sto per lanciare il mio nuovo singolo e ho deciso di presentare a tutti voi una grande, grandissima compositrice che lo ha scritto per me.»
NO, NO NO NO. Proprio no!
Cazzo! Vidi con la coda dell'occhio Kurt ridere veramente di gusto. No, aveva vent'anni. Era una mocciosetta, era odiosa, non l'avevo degnata nemmeno di uno sguardo. MA COME CAVOLO FACEVO? 
«Quella ragazza là!» disse indicandomi mentre io tentavo di nascondermi con le mani. «Si fa chiamare Snix ed è una delle più competenti compositrici con cui io abbia mai potuto lavorare.»
Ma quella parlava sul serio? Ma davvero? Ma quale competenza! Sarei voluta sparire e Kurt che sghignazzava al mio fianco non era affatto d'aiuto.
«Sarà grazie a lei che questa canzone diventerà un successo e son qua anche perché ho deciso di cambiare casa discografica e produttore per rilanciare la nuova Mel! Per cui ora mi esibirò davanti a voi con il mio singolo in anteprima assoluta.»
«Ok esser famose e odiose, ma la tua amica è proprio pazza!» rise Kurt sul mio orecchio.
«Non. è. mia. amica.» scandì bene io ormai in preda al panico. Dio mio no!
Tutto ma non questo. Certo, ora quei produttori si sarebbero potuto rivolgere a me per i loro cantanti, tante case discografiche mi avrebbero cercata ma non così. Non volevo far carriera in questo modo e quando Mel cominciò a cantare non so cosa mi trattenne dal prendere i piedi ed andarmene. Ma cosa stava facendo? Si, aveva una bella voce ma...non aveva nemmeno lontanamente inquadrato il significato di quella canzone e l'arrangiamento era totalmente diverso da quello che le avevo suggerito, come da lei richiesto.
Era...una canzone orrenda. Dubito avrebbe mai avuto un minimo di successo se non fosse stata lei a cantarla e il fatto che il testo fosse stato rovinato in quel modo mi stava dando sui nervi. Anche Kurt si accorse di quanto spreco c'era stato e mi rivolse un occhiata confusa mentre commentavamo mentalmente lo scempio alla quale stavamo assistendo.
Ma davvero questa qua dominava le classifiche?
Tempo di finire la canzone e tutti scoppiarono in un applauso, non convintissimo, ma nemmeno troppo blando. Stavano solamente fingendo per prenderla con se. Che schifo.
«Grazie, grazie. Vorrei dedicare questa canzone a colei che l'ha scritta per me e...vorrei anche invitarla sul palco a cantarla per voi!»
Cosa? COSA? CHE CAZZO! Kurt si voltò verso di me totalmente sopreso ma io a bocca spalancata ero almeno dieci volte più sconvolta di lui.
«Dovete sapere che questo arrangiamento è una MIA idea, alcune parole del testo son state adattate da ME e che per questo credo sia mio dovere darle merito cantando invece la SUA versione.»
Ok. Ora non stavo più capendo!
Mi alzai ancor prima che lei potesse scendere dal palco e prendendola per un attimo in disparte mi scatenai come mai avevo fatto.
«Che cazzo stai facendo?»
«Oh non ti scaldare Santana. Ti sto solo aiutando.»
«Aiutando? Ma che cazzo dici?»
Lei mi squadrò dall'alto in basso, il suo sguardo quasi maligno come mai l'avevo visto.
«Pensi che non mi sia accorta di come mi guardavi? Tu mi odi e io odio te. Sono famosa, son bella e fascinosa ma non mi hai nemmeno calcolato e se non fosse stato per Tim probabilmente avresti persino rotto un contratto da capogiro come il mio.»
«E quindi? Cazzo è lavoro!»
«No. Nessuno mi ha trattato così!»
Ma che stava dicendo? Se avevo tentato di far la buona per tutto il tempo.
«Così ho pensato di ritirarmi io dall'affare ma poi...il tuo testo era veramente valido e ho pensato a qualcos'altro. Perché non umiliarti in pubblico e dimostrarti quanto il tuo lavoro sia inferiore al mio? Ho scartato il tuo pessimo arrangiamento e ho modellato il tuo testo.
Sono Mel e tu non sei nessuno, dovresti pensarci prima di far la preziosa con me.»
«Preziosa? Ho solo tentato di sopportarti nel modo migliore possibile. Non mi son mai comportata male nei tuoi confronti.»
«Lo so. Lo so bene. Ma non mi stimavi e non mi amavi e questo mi ha dato sui nervi.»
Ok. Era ufficiale. Quella ragazza era pazza e montata a tal punto da farmi venir voglia di mollarle uno schiaffo. Non mi sarei mai potuta tirare indietro, non ora. Ci avrei fatto una pessima figura e chiamando tutti quei produttori voleva solamente mettermi in ridicolo.
Era proprio una calcolatrice, forse l'avevo sottovalutata, ma per lo meno non si era innamorata di me e questo era un gran passo.
«E va bene...datemi quel fottuto microfono!»
Salì sul palco. Parlai con i musicisti per qualche minuto illustrando velocemente cosa avrebbero dovuto fare e dando loro la base che invece io avevo studiato. Si, non sarebbe stato un successone ma non mi sarei mai fatta umiliare da lei.
Kurt mi guardava eccitato, batteva le mani e leggendo il suo labbiale compresi quello che stava tentando di dirmi.
«Vai e rompile il culo. Tu sei la Sola e Unica Santana Lopez.»
Già, se lo avesse urlato avrebbe avuto più effetto ma ero terrorizzata. Sentivo i suoi occhi e vedevo il sorrisetto di Mel sul mio viso. Odiosa. Odio. L'avrei presa e strozzata sul posto.
Stavo per scendere e mollare tutto, rifiutandomi categoricamente quando ecco che partì la base e i musicisti riuscirono ad entrare bene nel ritmo. Lasciai passare qualche secondo poi tentai di svuotare la mente, concentrarmi sul vero significato di quel testo e dimostrare a Mel che non solo perché era famosa poteva umiliarmi.
Brittany. Il pensiero mi fulminò. Il suo sguardo, i suoi occhi, la sua bocca, il suo corpo. L sua risata, le sue parole dolci, il suo sorriso. Tutto comparve sbattendo fuori il resto. E allora cominciai a cantare e lasciai che la musica mi travolgesse, che le parole si diffondessero dentro di me e poi al di fuori. Ogni emozione, ogni sensazione venne rivelata e quando alla fine, con le ultime note, finì di cantare rivolgendomi verso Kurt lo vidi alzarsi in piedi, quasi saltare e cominciare a battere le mani forte e urlare, qualcosa che non capivo. Tutti lo seguirono. Prima uno, poi due, tre e così via. Un applauso scrosciante, come uno di quelli che non sentivo da anni. Ed era così bello stare là sopra, così appagante. Mi sentì realizzata e finalmente dove dovevo stare. Inoltre, guardare Mel che sconvolta fissava quella massa urlante di produttori entusiasti fu qualcosa che mi ripagò di tutto.
Io sorrisi e mi limitai a sussurrare al microfono una semplice parola.
«Grazie.»                 
 
Angolo dell'Autrice
Si, lo so ancora pochissima Brittana ma...avevo davvero bisogno di questi Capitoli e giuro che con il prossimo mi farò perdonare, anche se non del tutto :) Si, son cattivella ma la storia ormai è avviata e c'è bisogno di vedere come tutto si evolve. Posso dirvi che non il prossimo, ma il prossimo ancora sarà un capitolo dedicato tutto a Brittany e che ho in mente delle cose molto carine. Be, che dire, come sempre grazie a tutti e fatemi sapere come vi è sembrato :)                                  

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Capitolo 34
*** "I Don't Believe You" Part 1 ***


«Dio Santana. Sei stata...FANTASTICA!» mi disse Kurt abbranciandomi una volta scesa da quel palchetto della vergogna. Già, avevo distrutto tutto. Avevo infranto i sogni malvagi della mia simpaticissima cliente che non tardò molto ad avvicinarsi. Sorrideva, ma sapevo bene che in realtà stava morendo dentro a sentir i commenti entusiasti di tutte quelle persone che lei stessa aveva invitato solo per mettermi in cattiva luce nel settore in cui lavoravo.
«Sappi che non è finita qua Santana. Renderò la tua vita un inferno e...»
«E io salirò ancora su un palco per darti una lezione mia cara. Sappi che il mio lavoro per te è finito quindi posso tranquillamente dire quello che ho pensato e tenuto dentro per parecchie settimane.» Sorrisi, mi sporsi in avanti per sfiorarle l'orecchio con le labbra in modo tale che potesse sentirmi solo lei. 
«Vaffanculo stronza.»
La vidi sparire poco dopo, livida in viso. Le nocche strette in pugni di rabbia e il passo accellerato dall'odio che provava nei miei confronti. Santana Lopez aveva demolito un altra mocciosetta, di nuovo come ai bei tempi! Per i minuti successivi venni semplicemente presa di mira da tutti quei produttori. Mi si avventarono con i loro biglietti da visita, mi proposero carriere brillanti, lodarono la mia voce e mi definirono una cantante nata. Qualcuno disse che avrei sicuramente avuto lo stesso successo di Mel, qualcuno che probabilmente l'avrei superata senza grossi problemi con un viso così bello e una voce così potente.
«Portami via di qua...» sussurrai a Kurt mentre tentavo di scampare ad altri due novelli ragazzoni armati di numeri di telefono, ipad e quant'altro.
«Scusate! Io e mia sorella ora dobbiamo andarcene, abbiamo un impegno urgente. Si, lei, si permesso, permesso...ecco grazie. Addio a tutti!»
Sentì la sua mano fredda sulla mia e cominciammo a correre, fuori da quello studio, oltre il marciapiede, per tutta la via sino a che non svoltammo per una stradina riparata e scoppiammo in una risata incontrollabile sino a che non fummo costretti a sederci per terra. Un asfalto tutt'altro che lindo e asciutto.
«Fratello? Ahahahahahah saresti stato più credibile come sorella Hummel!»
«Fanculo Lopez! Cosa mi sarei dovuto inventare? Dovevo spacciarmi per il tuo ragazzo? Nessuno ci sarebbe cascato, sei lesbica dalla punta dei piedi sino a quella dei capelli...»
«E tu gay sino al midollo.»
Ci guardammo. Occhi contro occhi. Il fiato che ancora tentava di ristabilizzarsi.
E poi semplicemente scoppiammo nuovamente a ridere e parlammo di quello che era successo per delle ore. Camminammo tanto, ci fermammo in un parco. Si, Kurt mi era mancato. Qualcuno libero, che potesse seguirmi ovunque, come la mia ombra. Matt era stato per me quella figura per anni ma ora...ora stavamo crescendo entrambi.
«Ti rendi conto di aver smerdato la più grande troietta dello spettacolo?»
«Si e mi sento immensamente bene!»
«La vecchia Santana Lopez ogni tanto torna eh?»
Risi e lui con me. Kurt riusciva davvero a capirmi, eppure non eravamo certo stati grandi amici in periodo scolastico.
«Puoi dirlo forte!»
Alla fine della giornata lo liquidai con una scusa per potermi fiondare a casa di Brittany, segnale che parve abbastanza ovvio. Lui si limitò a ridacchiare ed esortarmi ad andare a "festeggiare degnamente". Diceva che Brit sarebbe stata felicissima per come sarebbe cambiata la mia vita e fu allora che collegai le cose. Fu quando mi avviai verso casa sua che capì cosa intendesse porcellana. Cambiare. Ancora.
Desideravo davvero diventare una cantante? Era stato così per così tanto tempo. Avevo sofferto così tanto che ora, quando mi sembrava semplice raggiungere ciò che volevo, non riuscivo a capire perché mi entusiasmasse così poco.
Forse in realtà conoscevo il motivo però non volevo ammetterlo così spudoratemte.
La bionda significava per me più di qualsiasi cosa e in quei mesi che eravamo state insieme ne avevo avuto la conferma. Era diventata la cosa più importante. Persino del lavoro!
Quando mai Santana Lopez era arrivata in ritardo per una ragazza. Ma lei non era "una" ragazza, lei per me era "LA" ragazza.
«Pronto Brit, sto venendo da te. Ho tante cose da raccontarti.» ridacchiai al telefono.         
---
 
«Perché noi cominciamo sempre a parlare e poi io mi ritrovò nuda e ansimante al tuo fianco? Me lo spieghi?» 
Ridacchiai prima di voltarmi verso di lei. Era così bella. Nuda, con i capelli in disordine e il corpo sudato. Era mia. Brittany era mia. 
«Non saprei...» mentì io ricevendo per tutta risposta un colpo alla spalla.
«Ahi!»«Te lo meriti! Con tutte le cose belle che ti son successe!»
«Belle? Andiamo, ho solo fanculizzato la famosa Mel. Cosa ci trovi di bello?»
La domanda era retorica. Godevo dannatamente per esser riuscita in qualche modo a sbatterle in faccia il suo stesso gioco, a rivoltarle contro il piano.
«Non parlavo di Mel sciocchina. Parlavo di tutte quelle offerte, di quelle decine di bigliettini da visita che avevi in tasca. Diventerai una cantante, ci credi?» 
Rise e si sporse per baciarmi. Le sue labbra mi inebriarono e lasciai che quel bacio durasse più di quanto ci fossimo aspettate.
«Frena. Chi ha detto che diventerò una cantante?»
«Oh andiamo San, non esser pessimista. A quanto mi hai raccontato son rimasti tutti impressionati e dubito sarà difficile farti esordire!»
«Nono, intendevo un altra cosa.»
La guardai spostandole una ciocca dagli occhi mentre il suo sorriso mi accecava.
«Perché dovrei voler diventare una cantante?»
La sua espressione cambiò. Sorpresa.
«Stai scherzando vero? Se ricordo bene è dai tempi della scuola che desideravi la fama.»
«Si ma...è passato tanto tempo.»
«San andiamo. Cantare è sempre stato il tuo sogno!»
«Mmmm...non sono sicura di voler rinunciare a quello che ho per far la cantante.»
Vidi il suo viso cambiare ancora, avvertì i suoi muscoli tendersi e ritrarsi. Si allontanò si mise una coperta addosso e poi mi tornò vicino. Con una strana espressione.
«Stai parlando sul serio? Davvero non vuoi accettare quelle offerte?»
«Non vedo perché dovrei. Ho già tutto quello di cui ho bisogno. Un bel lavoro, te.»
«Si ma potresti avere molto di più. Uno stipendio da sogno, una vita da favola...»
«E perdere te? Non se ne parla.»
Perché non riusciva a capire? Perché mi stava forzando? 
«Tu non mi perderai. Andiamo non cambierà mica tutto.»                                                                                                                                                                        «No. Se non consideriamo i lunghi mesi che starò via per lavoro, le sere passate per feste e locali a sponsorizzare i miei dischi. Già, sarò sempre con te.»
«San, io ti amo. Pensi davvero che non ti aspetterei?»
Vidi i suoi occhi addolcirsi ma questa volta ero io a non capire e non voler accettare.
«Non lo metto in dubbio, ma son io che non posso stare senza di te per così tanto. Dai amore, ti prego non parliamone più, non penso prenderò in considerazione quelle offerte. Voglio solo stare un po' con te, posso?»
La vidi annuire controvoglia e poi distendersi al mio fianco. Le passai un braccio intorno alla vita e le depositai un tenero bacio sul collo prima di chiudere gli occhi e addomentarmi.
Non sapevo che lei sarebbe rimasta a guardarmi così per tutta la notte. Non sapevo che per lei non era finito nulla e che non accettava il fatto che rinunciassi ad un futuro radioso solo per lei. Eppure era una cosa così romantica!
 
---                           
La guardavo. Distesa al mio fianco.
Dormiva.
Era così bella. Con quella sua carnagione scura profumata. Quei grandi occhi chiusi e quei lineamenti delicati e rilassati che accompagnavano il suo sonno. I capelli in disordine erano solo un effetto collaterale di quello che avevamo fatto prima, quello che amavo. Io amavo lei, amavo tutto di lei. Era stata il mio sogno proibito per tutto il periodo della scuola. Non che me ne fossi accorta subito, non che avessi compreso davvero quanto fosse importante ma era stata la mia più colossale cotta. Convincerla di quanto la volessi non era stato facile, perderla per ben due volte mi aveva rotto il cuore ma ora...lei era qua. Davanti a me.
Dormiva.
Allora perché non riuscivo a dormire? Perché non riuscivo a capire perché volesse abbandonare il suo futuro per me? No. Io la amavo e l'avrei amata in qualsiasi caso. E volevo il meglio per lei. Quel lavoro non era il meglio! Mel l'aveva dimostrato, quella stronza che ci aveva provato e vedendosi rifiutata, vedendo che la mia ragazza non la venerava come un dio aveva deciso di distruggerla. Ma lei era una potenza, era una forza della natura.
Lei avrebbe sovvertito tutti gli stereotipi, avrebbe ispirato le folle come da sempre voleva fare e avrebbe finalmente sentito risuonare il suo nome per la città.
Io dovevo aiutarla. Dovevo far in modo che cedesse. 
Parlare era impossibile, ne ero consapevole. Avremmo solo finito per litigare per cui presi una strana decisione, qualcosa che in effetti non era usuale per me. Quanti anni erano che non avevamo una discussione seria? Ora ne avevo bisogno.
Mi alzai senza svegliarla e mi rivestì lentamente. Dovevano essere solo le 6 del mattino e non avevo intenzione di disturbarla dopo tutto quello che aveva affrontato e le emozioni che l'avevano probabilmente scossa. Prima di lasciarla però le diedi un bacio sulla fronte e la sentì parlare nel sonno. Non che lo facesse spesso ormai ma...sentire il mio nome mi riempiva sempre il cuore di gioia.
Chiusa la porta alle spalle raccolsi i capelli in una coda e tenendo il cellulare in bocca per tutto il tempo riuscì finalmente a digitare il numero che ricordavo a fatica.
«Pronto, sono Brittany.»
Feci una pausa per sentire la sua reazione e poi continuai.
«Sei solo? Posso passare?»
Risposta positiva.
Tempo una decina di minuti e a bordo di un taxi rovinato mi ritrovai a pochi isolati da quella bella costruzione scura. Qualche gradino, pochi secondi in ascensore. Pochi passi, due colpi alla porta e poi lo vidi comparire dalla soglia. I capelli smossi dal sonno, gli occhi rigati dalle occhiaie del mattino e un pigiama blu. Abbozzò un sorriso e mi fece segno di entrare non prima però di avermi salutato con un po' di distacco.
«Ciao Brittany.»
Io tentai di sorridere naturalmente.
«Ciao Matt.»

Angolo dell'Autrice
CAMBIO PROSPETTIVA. MI SPOSO. No aspetta, nessuno si sposa. Però il cambio della voce narrante c'è stato. Siete pronte ad esplorare l'Io di Brittany in una discussione che potrebbe cambiare molte cose. Questo è solo la prima parte di un capitolo che ho dovuto dividere per argomenti e lunghezza. Preparatevi perché ci stiamo avviando sempre più verso le parti salienti <3
Detto questo. CHI STA SCRANIANDO PER NAYA? NAAAAAAAYA AL GIFFONI. OMG. Chi ci andrà? Woooooooow <3
E cercate la canzone del titolo, di Pink, è qualcosa di stupendo! Fatemi sapere come sempre se il Capitolo vi è piaciuto e cosa vi aspettate dal futuro, per ora dico solo, alla prossima :)

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Capitolo 35
*** "I Don't Believe You" Part 2 ***


«Immagino che sarai venuta qua per una ragione.» sussurrò Matt chiudendosi la porta alle spalle ed invitandomi a prender posto nel suo bel divano colorato.
«Non ti preoccupare, accomodati pure. Mandy non c'è e non arriverà prima di pranzo. Abbiamo tutto il tempo che serve, nessuno ci disturberà.»
«Vedo che sei molto preparato.» gli feci notare io sottolineando con quanta calma avesse accetato la mia presenza in casa sua a quell'ora del mattino.
Lui fece spallucce e si lasciò cadere sulla poltrona di fronte a me.
«Sapevo che prima o poi avremmo dovuto parlare quindi...»
«Già.»
Accavallai le gambe e cercai i suoi bellissimo occhi.
Come ragazzo Matt era sempre stato quello ideale. Per tanto tempo avevo creduto che lui e Santana si sarebbero trovati un giorno, ignoravo quanto Santana fosse certa della sua sessualità. Era un bravo ragazzo, quel tipo che aiuta sempre i più deboli. Bello, affascinante e all'occorrenza misterioso. Un sorriso impeccabile, i capelli sempre in ordine.
Era l'uomo perfetto.
Avevamo perso i contatti la prima volta che io e Santana ci eravamo lasciate. Lui aveva smesso di guardarmi nello stesso modo, cominciando a considerarmi come una minaccia. Era diventato iperprotettivo nei confronti della mia latina e anche se non c'era mai stato odio o astio tra di noi, mi aveva trattato più freddamente dei tempi scolastici in cui eravamo tutti amici, come fratelli, sempre insieme.
«Sai che non mi piaci vero?»
Annui velocemente. Sapevo cosa pensava di me.
«Ma sai anche che cambio giudizio facilmente...» lasciò la frase a metà e spalancai gli occhi.
Stava davvero tentando di rendere le cose più semplici? Voleva darmi un altra opportunità? Non feci in tempo a chiederglielo dato che mi anticipò.  
«Allora, di cosa esattamente volevi parlarmi?»
La sua voce calda mi richiamò allora al presente. A quella stanza, in quella casa, a lui. A quello che era successo e al motivo che mi aveva spinto a lasciare il letto a quell'ora.
«Io son qua...per parlare di Santana.» cominciai venendo subito interrotta da una sua risatina divertita «Brit. Era logico che avremmo parlato di lei!»
In effetti. Sicuramente non ero venuta a disturbarlo a quell'ora per sapere i dettagli del suo matrimonio o informarmi sulla sua saluta. Che stupida Brit!
«Hai ragione.»
Mi schiarì la gola. Tornai a cercare i suoi occhi.
«Ti ha raccontato cosa le è successo ieri?» chiesi cominciando ad introdurre la situazione.
«Vagamente. Sai, io e San preferiamo parlarne faccia a faccia e non c'è stata occasione. So solo che ha fanculizzato la stronzetta e cantato in pubblico.»
Era già qualcosa, sapeva abbastanza per i suoi gusti.
«Bene. Dopo aver cantato davanti a quei produttori ha ricevuto una miriade di offerte di lavoro. Non come compositrice, ma come cantante. Gente che a quanto ho capito le avrebbe fatto incidere un disco anche sul momento e avrebbe puntato tutto sulla sua carriera futura.»
«Ne sono felice.» sorrise lui interrompendomi ancora. Sbuffai e scossi la testa.
«Aspetta. San non ha intenzione di considerare nessuna di queste offerte. Lei non vuole nemmeno lontanamente rischiare per diventare una cantante.»
Gettai la frase così, sganciai quella bomba di proporzioni gigantesche immediatamente in modo da aver più tempo per pensare a come agire ma la reazione di Matt mi lasciò senza parole. Fece spallucce, come prima, sbattè le palpebre qualche volta e incrociò le braccia al petto mantenendo la sua espressione rilassata.
«E questo sarebbe il problema di cui mi volevi parlare? Seriamente Brit? Non ci vedo nulla di strano, Santana è grande e vaccinata può prendere le sue decisioni da sola ormai.»
«Forse non hai capito quello che ho detto. Stiamo parlando di Santana, la nostra Santana. Quella che per tutta la vita non ha fatto altro che sognare fama, denaro e una carriera.»
«Si, penso di averla presente. Non è forse quella ragazza che sta con una biondina ora?»
Sbuffai esasperata. Matt non mi stava affatto prendendo sul serio e la cosa mi innervosiva. Sapevo che prendeva tutto sul ridere, soprattutto ora che la sua situazione non era certo così divertente ma...mi infastidiva.
«Matt non sto scherzando!»
«Nemmeno io Brit. Le persone cambiano. Santana lo ha fatto e ha tutto il diritto di scegliere cosa è meglio per lei.»
«Oh ma lei non è in grado di capirlo ora! Ha paura di perdermi, è per questo che non prende nemmeno in considerazione uno di quei fottuti bigliettini e io...non posso permetterle di buttare via un occasione così grande per me.»
«Non capisco. Lei ti ama Brit, le ci son voluti anni per ammetterlo e ora tu non riesci ad accettare che per una volta, voglia mettere te davanti alla carriera?»
«Si, so che sembra stupido ma...io ci tengo davvero a lei. Io tra dieci anni mi immagino ancora con lei e non voglio vederla chiudersi in se stessa per il dolore di un rimpianto.»
«Non succederà!» mugugnò Matt bloccandomi subito.
«Come fai ad esserne sicuro?»
«Conosco Santana!»
«Anche io la conosco e...»«No Brit, ascoltami. Se Santana ha deciso così, tu dovresti rispettare la sua scelta. Se lei ama il lavoro che ha ora...»«MA NON LO AMA!»
Mi alzai senza nemmeno rendermene conto. Scattai in avanti e alzai troppo la voce. Non volevo giuro, solo non capivo perché Matt potesse prenderla con filosofia. 
«Non è vero. Sai bene quanto fosse eccitata per quel lavoro, una semplice difficoltà, alla quale tra l'altro non si è persa d'animo, non le impedirà di amarlo.»
«Ma lei ha sempre desiderato diventare una cantante. Cosa può essere cambiato?»
«Come puoi non capirlo Brit?» questa volta fu lui ad alzarsi. Il suo sguardo più serio.
«Lei ti ama. Ha ammesso di amarti. Ha ammesso una cosa che io sapevo provava da anni. Santana Lopez ha affrontato i propri sentimenti e tutto quello che vuole ora...sei tu. Non potrebbe sopportare la distanza, non potrebbe sopportare interi giorni senza di te. Lei vuole te, lei sceglierebbe sempre te. Lei ha bisogno di te!»
«Bisogno di me? Matt io la amo. La amo più della mia stessa vita e come se non ci fosse un domani ma continuo a non capire. Perché non potrebbe sopportare periodi di lontananza? Io non la tradirei mai e so che anche per lei è così. Ci rafforzerebbe e basta, e poi non dovrebbe viaggiare così tanto. Io potrei seguirla ma ci vorranno comunque anni prima di affermarsi.»
Quando conclusi quella frase vidi i suoi occhi farsi più piccoli , la sua espressione confusa mentre cercava parole che non riusciva a trovare.
«Aspetta. Lei non te l'ha detto?» 
Mi immobilizzai. Allargai le braccia e scossi la testa.
«Detto cosa?»
Vidi la sua bocca spalancarsi e la mano chiudersi in un pugno prima di chiudersi nel palmo aperto dell'altra e posarsi sulle sue labbra. Sospirò e si lasciò cadere di nuovo su quella poltrona polverosa.
«Non te l'ha detto...» sussurrò più a se stesso che a me.
Io battei i piedi innervosendomi.
«Cosa non mi ha detto?»
«Il perché ha paura della distanza.»
Inarcai le sopracciglia e storsi gli occhi continuando a non capire. Mi spostai un ciuffo di biondi capelli dal viso e presi ossigeno.
«Dovrei saperlo?»
«Non so. Ma credo che sia mio dovere riferirtelo in quanto è stata mia decisione quella di tenertelo nascosto.»
«Matt mi stai mettendo paura...»
L'uomo fece un sospiro e si rialzò ancora. Si avvicinò, mi mise le mani sulle spalle facendomi ancora più paura. I suoi occhi si velarono di tristezza.
«Quello che ti sto per dire è una cosa riservata, non la sa praticamente nessuno e...»
«Matt ti prego...» singhiozzai cominciando seriamente a spaventarmi.
«Santana, ha avuto dei problemi tempo fa.»
Persi il respiro. Si parlava della mia ragazza. Si parlava di qualcosa che non mi aveva detto.
«Che...che tipo di...problemi?» tentai di chiedere mentre mi sentivo tutto farsi più pesante.
«Grossi problemi Brit.»
Mi abbracciò, mi prese tra le sue braccia e lo sentì prendersi un attimo in silenzio.
«Santana ha provato a suicidarsi Brittany.»
Ed eccolo. Il fulmine a cielo aperto. La crepa nel muro. La morte. Il dolore. La sofferenza improvvisa. Qualcosa che non avresti nemmeno immaginato. Mancai un battito e mi strinsi ancora più a Matt, come era possibile? No, non era vero. La mia Santana non avrebbe mai potuto fare una cosa del genere.
«Si sentiva male e...non avevamo capito la gravità della situazione. Io mi ero allontanato un po' da lei, il lavoro andava di merda, tutto sembrava uno schifo nella sua vita e...ha fatto una cazzata.»
Sentì una lacrima rigarmi la guancia. Poi un altra e un altra ancora mentre Matt continuava a sussurrarmi dolcemente all'orecchio quelle frasi che mi ferivano come una lama.
«L'ho trovata io. Mandy l'ha soccorsa, l'abbiamo portata d'urgenza in ospedale e dopo un paio di giorni era fuori pericolo. Abbiamo pensato che fosse meglio non dirlo a nessuno.»
«Perché?» chiesi in un singhiozzo.
«Santana stava già male così. Essere compatita non l'avrebbe aiutata, la conosci. Inoltre...non pensavo potesse sopportare l'idea di vederti al suo fianco solo per questa storia, perché magari ti sentivi colpevole.»
«Io...non ne avevo idea e...» continuavo a piangere lentamente.
«Già. Da quel giorno San è cambiata, ha fatto di tutto per dare una svolta alla sua vita ed è per questo che è sparita per un po' di tempo. Ti ha dimenticata, si è concentrata sul resto.»
Matt si staccò un po' e mi asciugò le lacrime che finalmente si erano decise a fermarsi.
Prese le mani si sedette al mio fianco sul divano senza mai lasciare i miei occhi.
«Quando ti ha rivisto però...ha capito che tu eri la sua vita. Che tu eri la cosa per cui lottava e son stato io a suggerirle di infischiarsene del tuo ormai ex ragazzo e rivelarti i suoi sentimenti. Lei l'ha fatto. Non voleva perderti, non voleva rimpiangere.»
«Lei ha tentato di suicidarsi...»
«Ma ha rialzato la testa e ora è più forte di prima Brit. Non rifarebbe mai una cosa simile. Quinn ha vissuto da lei per controllarla e, anche per un altra ragione più personale di cui non devo parlartene io e pensa che abbia recuperato completamente.»
«Si ma...io...io devo andare.» dissi scattando in piedi.
Nella mente avevo mille parole, mille domande, mille risposte. Sentivo un tale disordine, un tale casino dentro la mia testa che...dovevo prendere aria. No, dovevo parlare con Santana. Avevo bisogno di sentirmi dire che era tutto uno scherzo, che Matt aveva mentito.
«Senti Brit io...» tentò di prendermi per la mano ma io lo evitai «Ti prego, cerca di capirmi, ho bisogno...di stare sola Matt.»
Lui annuì esitante e mi lasciò uscire dalla porta. Mi lasciò correre per la città e gridare al mondo i miei problemi. Mi lasciò disperarmi seduta su una panchina per ore. Quando ritrovai la forza di muovermi, la voglia di risposte stava già calando la notte.
Trovai Santana ad aspettarmi a casa, non doveva essere andata a lavoro. La sua espressione così felice, il suo viso così disteso. Eppure aveva tentato di sucidarsi. Eppure...
 
«Ho parlato con Matt oggi!» dissi quasi subito.
Lei si irrigidì e scosse la testa contrariata.
«Non avresti dovuto. Era per la storia del mio futuro?»
Annui, senza potermi impedire di singhiozzare. Per fortuna non mi sentì.
«Oh Brit. Non dovevi, ne abbiamo già parlato ieri notte e...»«Mi ha raccontato tutto!»
Non so perché sbottai. Forse avevo solo bisogno di dirglielo, di gettarglielo in faccia.Volevo che lei mi rendesse partecipe dei suoi pensieri, delle sue emozioni.
«Tutto...» lasciò la frase a metà mentre già intravedevo la sua tensione «Tutto!» confermai io seria e per nulla disposta a girarci attorno. Avevo passato l'intera giornata a pensarci.
«Oh. Non avrebbe dovuto...»
«E perché no? Ero l'unica cogliona a non saperlo vero?»
Mi stavo arrabbiando. Stavo lasciando che la rabbia controllasse il mio dolore e non era la cosa giusta da fare. Era successo anche la prima volta che l'avevo mollata e anche la seconda. Non volevo che ci fosse una terza...proprio non volevo ma...
«Britt...» disse lei precipitandosi verso di me e cercando il mio viso, cosa che non gli permisi di fare. «Brittany ascoltami ti prego. Io...cercavo solo il momento adatto per dirtelo.»
«Certo Santana. Stiamo insieme da quasi tre mesi, ci frequentiamo da molto no? Ne hai avute di occasioni per dirmi una cosa del genere.» risposi fredda.
«Hai ragione. Avevo paura che saresti scappata.»
«Dimmi una cosa.» dissi ignorandola. 
La mia mente stava macchinando troppo velocemente. Non riuscivo a gestire questa cosa.
Collegai tutto. Tutto! Lei non poteva accettare di diventare quella carriera, non poetva sopportare di starmi lontana perché si sarebbe depressa e avrebbe tentato di nuovo il sucidio. Lei mi voleva affianco solamente per poter vivere. L'amore la rendeva schiava. Io ero la sua padrona? Senza di me non avrebbe saputo cosa fare? CAZZO! Ero diventata come eroina per lei? Non ero altro?
La mia mente mi consigliava in modo pessimo. Ero confusa. Ferita. Sconvolta.
«Non accetti l'offerta di diventare una cantante perchè ti terrebbe lontana da me?»
La vidi rifletterci un attimo, poi chinò la testa e mi prese le mani.
«Si, Amore.» mi chiamò così per la prima volta, ma ero troppo a pezzi e confusa per poterle dare importanza «Io senza di te non sono nulla.»
«Bene.» sussurrai alzandomi. Gli occhi vitrei. Non riuscivo nemmeno a piangere.
«Allora è finita!» vidi i suoi occhi spalancarsi e la mascella cadere.
«No Britt ma che dici?»
«Santana. Io ti amo, ti voglio bene. Non posso accettare il male che ti ho fatto e che ti potrò fare. E se davvero sono io a impedirti di avere un futuro...allora, penso che tu debba imparare a fare a meno di me.»
«Non puoi essere seria. Britt...» si alzò per cercare di farmi ragionare ma io scattai in avanti correndo, non riuscivo più a trattenere le lacrime. No, non potevo rompere di nuovo con lei. Non ero in grado di sopportarlo. Ero così confusa, la testa pesante, mille pensieri. Era successo tutto così velocemente.
«Lasciami San...» gridai prima di aprire la porta e correre giù per le scale. Nemmeno avevo sentito il tuono che aveva scosso il cielo, nemmeno avevo visto le nuvole scure.
 
---
 
Brittany mi aveva lasciata. Di nuovo. Per la terza volta.
Sconvolta rimasi imbambolata ad osservare la porta socchiusa e ad ascoltare il rumore dei suoi passi. Non poteva lasciarmi perché l'amavo troppo ma forse...forse aveva travisato le mie parole. Forse non mi ero espressa bene. Forse la notizia del mio tentato suicidio l'aveva sconvolta a tal punto da costringerla a fare una cosa simile. Lei pensava di essere la causa di tutto, lei pensava che fosse colpa sua quello che mi era successo e quello che avrei perso. 
No. Non le avrei permesso di scappare. Non le avrei permesso di lasciarmi. No.
Non questa volta! Strinsi le nocche e cominciai a correre, prima lentamente, poi sempre più veloce intravedendo l'uscita dell'edificio.
«Non ti permetterò di fuggire di nuovo!»

Angolo dell'Autrice
Prometto solennemente di postare domani il continuo. Non perdetevelo! Cosa succederà ora? Santana riuscirà a impedire a Brittany di lasciarla? Un amore così forte può davvero rappresentare un pericolo? Fatemi sapere cosa ne pensate :)
Grazie per tutte le recensioni come sempre, siete uniche *-*

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Capitolo 36
*** What I Wouldn't Do ***


Prefazione dell'Autrice
Come promesso, ecco il Capitolo. Mi son sentita un po' cattiva a farvi soffrire proprio prima di un puntata come quella di ieri notte ma...purtroppo è così che la storia deve andare e spero mi perdonerete. Voglio darvi un consiglio per questo Capitolo. Il Titolo non è messo a caso, come anche qualsiasi altro titolo. What I Wouldn't Do di Serena Ryder è la canzone con cui l'ho scritto e leggerlo con quel sottofondo rende molto, molto di più. Per cui se posso darvi un consiglio, cercate la canzone e leggetelo con le cuffiette tra le orecchie. E se vi andasse, leggete anche il significato. Sembra scritta dalla Santana di questa storia. Ma ora basta convenevoli...che il Capitolo cominci!
 
What I Wouldn't Do
 
«Brittany, fermati ti prego!» gridai rincorrendola fuori. No, non l'avrei lasciata scappare, non avrei permesso all'unica cosa importante nella mia vita di fuggire così.
I suoi capelli biondi si muovevano scomposti davanti a me, sentivo il suo respiro affannato a una ventina di passi e la vedevo affannarsi per seminarmi. Ma non ci sarebbe riuscita, non avrei mollato, non ora ne quando i miei polmoni avrebbero cominciato a bruciare. No, io ero solita lottare per quello che volevo. E Brittany era ciò che più desideravo al mondo. Avrei fatto qualsiasi cosa per lei.
Nemmeno mi resi conto della debole pioggerelina che aveva iniziato a scendere giù. Il cielo completamente coperto, non una stella, solo un manto d'oscurita e nuvole cariche d'acqua.
«Brittany!»
«Santana lasciami in pace.» la sentì urlare mentre svoltava per una via più stretta rischiando di travolgere un allegra coppietta che rientrava a casa. Lasciarla in pace? No. MAI.
Non risposi ma continuai a correre a per di fiato, presi quella curva con una velocità che non ricordavo di aver mai posseduto e recuperai qualche metro. 
La pioggia cominciò ad aumentare e i passanti aprirono i primi ombrelli, solo noi due pazze e sconvolte continuavamo a correre come forsennate ignorando il diluvio che stava per cadere giù. Si, perché per noi il diluvio era già sceso!
«Brittany, ti supplico...fammi...fammi parlare.»
«Vattene!»
«Brit!»
Ormai cominciava a mancarmi il fiato ma non l'avrei mai mollata. Non mi sarei fermata. Non le avrei lasciato spazio o tempo per pensare. No, ero Santana Lopez. Non lasciavo tempo a nessuno, io travolgevo tutti. Quando accadevano le cose ero la prima ad agire, la prima a commentare, la prima a progettare e ideare una soluzione. Risolvevo problemi ancora prima che questi si creassero. Mi schermavo da pericoli che nemmeno si erano presentati.
Io ero fatta così. Ero passionale, ogni emozione prendeva totalmente il controllo di me.
Odio, amore, speranza, tristezza, felicità, sicurezza, pessimismo. Ogni cosa riusciva a impossessarsi del mio corpo e oscurarmi la mente. Io ero Santana Lopez e non avrei lasciato fuggire Brittany Pierce per una cosa simile. Non ora che avevo più che mai bisogno di lei.
«Amore ti prego...» gridai ancora senza ottenere risposta o alcun effetto.
Lei continuava a correre imboccando strade sempre più strette nella speranza che io rinunciassi o che riuscisse a seminarmi e continuammo così per decine di minuti. Almeno fino a quando, completamente fradice, non incontrammo un vicolo cieco. Brittany si fermò spalancando la bocca e restando a fissare immobile il muro che si ergeva davanti a lei.
Io semplicemente squadravo ansimante le sue spalle umide.
«Britt...»
«NO SAN. DEVI ANDARTENE!»
«No, non me ne andrò. E puoi urlare quanto vuoi, niente cambierà la mia decisione.»
«Decisione?» si girò. Il trucco sbavato dalle lacrime, un espressione così triste che ricordavo di aver visto solo un altra volta nella vita. Si avvicinò a me pericolosamente mentre la pioggia ci impediva quasi di fissarci troppo a lungo.
«La tua non è una decisione è un bisogno. Un fottuto bisogno!»
«Io ti amo.»
«Si, mi ami. E questo ti impedisce di vivere Santana. Sei ossessionata da me a tal punto da non riuscire a pensare a cosa è meglio per te...te ne rendi conto?» si mise una mano sulla bocca e tentò di controllarsi. Presto sarebbe scoppiata a piangere e quando provai a sfiorarle la guancia lei indietreggiò.
«Io ti amo.»
«CAZZO SANTANA. Hai rinunciato ad una carriera da cantante per me. Hai rinunciato al tuo sogno per me. Come puoi fingere che sia normale?»
«Brittany, io ti amo. Voglio stare con te. Questo ti sembra strano?»
Lei scosse la testa e si strinse i capelli grondanti.
«No, non è strano. Rinunciare al lavoro della propria vita, a una carriera e ad un futuro radioso solamente perché hai paura di allontanarti da me. Questo è strano.»
«Io ti voglio restare accanto, sempre e...»
«Tu mi vuoi accanto? No. Tu hai bisogno di me accanto a te.»
 Mi sentì esplodere. Non era vero quello che stava dicendo.
«Cosa sono per te Santana? Una malattia per cui non trovi la cura? Una...una fottuta droga?»
Non riuscì più a trattenersi. Vidi nuove lacrime mischiarsi alle gocce di pioggia fredda che scendevano. Ci saremmo ammalate, ci saremmo sicuramente prese una polmonite.
«Ti prego, non tornare su...»«Sul tuo suicidio?»
«Non sono morta Brit, sto bene.»
«Ora stai bene ma prima? Io...tu hai tentato di ucciderti per colpa mia.»
«Tu non hai alcuna colpa, ok?» la strinsi per le spalle, le mie mani come tenaglie.
«Ero io ad esser sbagliata, era tutto ad esser sbagliato. Non voglio parlare del passato, non voglio ricordare quello che ho fatto e tutti i miei errori ma...»
«Cazzo San. Hai fatto bene a non dirmelo per tutto questo tempo. Pensi davvero che sarei rimasta con te sapendo di...»«SMETTILA!»
Urlai, le urlai in faccia come mai prima. Non riuscì più a controllarmi. Non ci riuscivo più.
Le diedi uno schiaffo talmente forte da far impallidire quelli di Quinn e nemmeno mi scusai.
«VUOI CHIUDERE QUELLA FOTTUTA BOCCA? DIOS BRITTANY. FAMMI PARLARE!»
Si portò una mano sulla guancia sorpresa e si scostò una ciocca dagli occhi.
Presi un bel respiro, provai a calmarmi. Impresa impossibile.
«Io ti amo Brittany Pierce. Ti amo come non ho mai amato nessuno, ti amo così tanto che credo davvero che il mio cuore possa esplodere. Sei il mio primo pensiero, sei la mia prima preoccupazione, la mia prima gioia. Quando tutto va male, basta vedere te per riportare le cose sulla retta via. Io ti amo e questo non cambierà. Ti amo di un amore così forte, così travolgente, così potente che ogni giorno mi consuma e mi cambia. Tu hai avuto il potere di cambiarmi, tu sei riuscita dove chiunque aveva fallito.»
Strinsi le nocche, livide ormai per il dolore e lei sbattè le palpebre, ormai gli occhi irritati da tutta quell'acqua sporca che veniva giù.
«Si, è vero. Innamorarmi è sempre stata la mia più grande paura. Son fuggita da questo sentimento per così tanto tempo e...io so il perché. So bene per quale ragione rappresentava la mia più grande paura. Brittany io vivo tutto al massimo, io vivo alla giornata e godo le cose al cento per cento. Ho sempre saputo che se avessi amato, non sarei riuscita a combattere contro questo sentimento, sapevo bene che mi avrebbe controllato per sempre. Non è una cosa che ho deciso io. Non è una cosa che hai deciso tu, semplicemente è successa. Ci siamo innamorate, a distanza di giorni, mesi, anni. Io e te. Solo questo. Due ragazze. Due persone.»
La fissai. I suoi occhi scuri come il mare fissi suoi miei mentre due grandi lacrime le rigavano ancora quelle guance che avevo colpito poco prima.
«Son stata male Brittany. Son stata molto male per la nostra storia ma tu puoi dire il contrario? Puoi negare quanto dolore ti abbia arrecato? Tutti sbagliamo e io ammetto i miei errori. Ho sbagliato a voler togliermi la vita. Ho sbagliato a dar così poca importanza a un dono così grande ma tu non sei la causa. Non ho desiderato la morte solo perché non potevo avere te. Volevo morire perché non mi sentivo più nulla, sentivo che di Santana Lopez era rimasto solo il guscio. Matt mi ha salvato. Quinn mi ha supportato e tutti voi mi avete aiutato a capire quanto mi sbagliassi. Se anche tu ora mi lasciassi, se tu decidesti di lasciarmi sappi che mai e poi mai farei ancora una cosa simile. Ho capito i miei errori Brittany.»
La vidi aprire la bocca ma la interruppi ancora.
«Ti ho nascosto questa cosa perché sapevo avresti reagito male. E posso accettarlo. Posso capire quanto questo ti spaventi ma non puoi darti le colpe per qualcosa di cui non sei responsabile. Io sono fatta così. Io voglio te e se ho la fortuna di averti, se ho il privilegio di poterti stare accanto voglio sfruttarlo al massimo delle mie possibilità. Voglio starti accanto ogni giorno, baciarti ogni momento. Voglio fare sesso con te, voglio fare l'amore con te. Non voglio mai litigare, non voglio che la distanza possa incrinare il nostro rapporto. Non voglio più farti soffrire e non voglio più soffrire io stessa. No, non sono disposta ad accettare un bellissimo lavoro, che mi darebbe tutto dalla vita e tanti soldi da comprare interi villaggi se a rischio ci fosse il nostro rapporto. E non dirmi che la mia carriera da cantante non influirebbe su di noi. So bene quanto ami il tuo lavoro. So bene quanto tu abbia faticato per affermarti, per dimostrare al mondo che Brittany Pierce non è stupida. No, tu non lo sei. Sei la persona più intelligente e fantastica che io abbia mai incontrato.»
Mi feci ancora più vicina, le spostai una ciocca dal viso mentre la pioggia mi impediva quasi di fissarla. Gli abiti bagnati, fradicia.
«Tu mi hai detto che per te sto rinunciando al mio sogno. E che non sei disposta a metterti tra la mia vita e la mia carriera. Tu pensi davvero che per me importi più il lavoro del mio amore per te? Non puoi sbagliarti più di così. E poi, io non sto rinunciando al mio sogno.»
«San...» mormorò lei senza voce «...la musica, ispirare le persone, diventare una stella. Non era forse questo il tuo sogno?»
«Forse anni fa, forse qualche mese fa questo era davvero il mio sogno. Volevo solo farmi un nome, diventare qualcuno, mettere su tanto denaro e portarmi a letto bellissime ragazze.
Ma ora sono cambiata io ed è cambiato anche il mio sogno.»
Fu allora che la strinsi forte in un abbraccio, uno di quelli che ti tolgono il respiro, che ti consumano, che ti fanno piangere ed emozionare. Che ti lasciano il segno per sempre.
«Tu sei diventata il mio sogno Brittany. Una vita per sempre con te al mio fianco è il mio sogno. Amarti è il mio nuovo sogno. Meritarti è il mio sogno. Tu sei il sogno.»
Sentì le sue mani cadere dal mio corpo, mi spinse indietro e cercò i miei occhi a bocca aperta. Sconvolta, non sapeva cosa dire, ne cosa fare, ne cosa...
«Amami Brittany, fai avverare il mio sogno. Sii il mio sogno.»
«Oh Santana...» mugolò prima di lasciare che le sue labbra bagnate dischiudessero le mie. Prima che le sue mani si infilassero sotto i miei abiti bagnati. Prima che le nostre lingue si incontrassero e che i miei occhi non si specchiassero nei suoi. Brittany soffocò in quel bacio tutto ciò che aveva sopportato per quelle ore, da sola, confusa. Non sapeva ancora come avrebbe fatto ma sapeva che il mio amore era puro. Le mie parole erano riuscite a sciogliere i suoi dubbi e la sua mente probabilmente si svuotò nel preciso istante in cui delicatamente feci aderire la sua schiena al muro e continuai a rispondere al bacio con passione. 
«Ti amo. Ti amo. Ti amo. Non voglio lasciarti, non voglio...Ti amo.» piangeva sulle mie labbra alternando un bacio ad un sospiro. Lei voleva me. Io le carezzavo la testa sussurrandole di far silenzio e di baciarmi. Già. La pioggia scendeva giù, ma come quella volta, come il nostro primo vero bacio in quel locale, io non mi accorgevo più di nulla. Con lei al mio fianco avrei potuto fare di tutto. Con lei a baciarmi, io mi sentivo semplicemente realizzata. Avevo tutto dalla vita, avevo lei.

Angolo dell'Autrice
Perdonata? Fatemi sapere cosa ne pensate e se vi è piaciuto :)

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Capitolo 37
*** Happy ***


No, io e Brittany non ci lasciammo quel giorno anzi se è possibile quegli avvenimenti che si erano susseguiti per due dì ci resero ancora più unite. Certo sapevo che ci sarebbe voluto qualche tempo prima di passare sopra la storia del mio tentato sucidio, per questo non forzai le cose. Lasciai che tutto facesse il suo corso e mi dedicai completamente al mio lavoro. Se Brittany mi avesse visto realizzata lavorativamente oltre che in amore probabilmente la cosa le sarebbe pesata di meno agli inizi. Sapevo che prima o poi non sarebbe contata più nulla.
E così passarono prima i giorni, poi le settimane.
Composi altre canzoni per parecchi cantanti, certo non affermati come Mel che tra parentesi fu costretta a incidere il mio testo dato lo show che aveva fatto e che se le era ritorno contro.
Il mio nome, o meglio quello di Snix sarebbe stato sulla bocca di tutti da là a un mese, o almeno così diceva Tim e avrei avuto decine di offerte e contratti. Avrei lavorato con gente che amavo a distanza e probabilmente il mio lavoro avrebbe cominciato a prendere il volo.
Già. Tutto andava per il verso giusto e...ormai mancavano solo quattro giorni a Natale. Per cui, dato che Brittany era impegnata a svolgere le ultime scartoffie in ufficio e Quinn era impegnata invece a comperare i regali per tutti come da tradizione decisi di andare a trovare Matt.  Avevamo deciso di passare una giornata insieme dato che ci eravamo visti molto di sfuggita ultimamente e avevamo bisogno di aggiornarci. Lui si sarebbe sposato nel giro di un mese mentre io mi ritrovavo sempre più coinvolta sentimentalmente, a livelli che non avevo mai sperimentato per cui...
A già, quasi dimenticavo. Kurt si trasferì permanentemente a casa. La Berry ebbe qualche problema con le prove e dovette allungare il suo periodo di lontananza forzata per almeno un altro mesetto buono per cui proposi alla mia porcellana di star con me. Passammo delle nottate a base di film e vino incredibili, feci shopping, dibattemmo e mi divertì a prendere di mira sconosciuti come ai bei vecchi tempi. Ero la sua spalla e lui la mia dato che mi dava una grande mano a lavoro quando non doveva correre in teatro. Ricucire il rapporto con Kurt era stata una bellissima cosa e anche se non mi sembrava giusto lasciarlo a casa quel giorno, fu lui a intimarmi di dedicarmi a Matt in solitudine.
 
«Dovremmo andare a prendere i vestiti sai?»
«Hai perfettamente ragione.»
«Potremmo chiedere a Kurt...»
«Si, e potrei chiamare Puck!» commentò lui girandosi dall'altro lato.
Il suo letto matrimoniale era veramente comodo e dato che il pranzo ci aveva riempiti totalmente avevamo pensato di sdrairci un po' a parlare.
«PUCK. Da quanto è che non vedo quella cresta?»
«Mesi?»
Ridemmo. Già. Puck era scomparso, assorbito dal lavoro e dalla sua nuova vita. Lui era andato avanti, aveva superato tutto anche se...
«Pensi che se ci mettessimo d'impegno riusciremmo a far finire lui e Quinn nel guardaroba a...sai cosa...» feci io segno con la mano.
«Molto probabile. Fabray ha bisogno di una scopata?»
Risi ancora. Il tono con cui l'aveva detto era troppo esilirante.
«DECISAMENTE!»
«SAN!» gridò lui dandomi un colpo e spingendomi verso il bordo del letto.
«Ahahah è la verita. Ne ha bisogno!»
«Lei avrebbe bisogno di una figura stabile e lo sai!»
«Puck potrebbe diventarlo...se solo lei gli desse un occasione.»
Lo sentì sbuffare al mio fianco. Lo faceva sempre quando cominciavamo quell'argomento.
«Ancora questa storia? San, Quinn e Puck non torneranno mai insieme.»
«Ma perché?»
«Non c'è un perché...è semplicemente così!»
Mi girai cercando i suoi occhi.
«Lo dicevi anche di me e Brittany eh!»
«E ora scopate come ricci...cazzo ho proprio un pessimo intuito!»
Ricci? DIOS MATT! Presi il cuscino e feci per lanciarglielo, cosa che sarebbe riuscita se lui non mi avesse prima dato un calcio e fatta cadere a culo in terra.
«STRONZO!»
«Non è forse vero?»
«Non è solo una scopata, noi ci amiamo.»
Lui annuì strafottente e mi restituì il cuscino con cui l'avevo quasi colpito.
«Lo so. Quindi si è ripresa dalla storia del suicidio?»
«Diciamo. Probabilmente le serve ancora un po' di tempo ma...penso che l'abbia superata.» 
«Sai bene che non mi scuserò mai abbastanza per esser stato io a dirglielo vero?»
Lui cercò i miei occhi. Ancora. Quando mi parlava dal cuore, quando voleva dire davvero ciò che provava voleva sempre avere un contatto visivo. Diceva che riusciva a trasmettere le sue emozioni meglio che con qualsiasi altra parola. Si era già scusato numerose volte per aver detto di quella storia a Brittany ma io non mi ero mai arrabbiata con lui per cui perdonarlo era stato abbastanza semplice.
«Già!»
«Quindi ora scopate regolarmente?»
Ritiro tutto quello che ho detto!
«Sei un coglione!»
«Molta gente pensa invece che sia un dio!»
«Si certo. Sicuramente la tua fidanzata...»«Perché mai?» chiese lui perdendosi per un attimo.
«Non sei il suo dio del sesso?» continuai io con la voce maliziosa ricevendomi una pacca sulla pancia che mi fece perdere il respiro per un attimo. Che idiota!
«Probabile!»
«Com'è Mandy a letto? Brava?»
«Segreto!» disse lui portandosi un dito sulle labbra.
«Non vale! Io ti dico sempre di Brit...» protestai io mettendomi con il viso sul suo petto.
«Si certo. Tu la ami, le palpi il culo, le togli il reggiseno, la baci ovunque...Quello non è sesso San, è una noia totale!»«RIPETILO SE HAI IL CORAGGIO!»
Affondai le unghie sulla sua pelle strappandogli un urlo di dolore misto a sorpresa. Lui mi spinse lontano ma non riuscii a liberarsi di me. Lo presi per la caviglia e ci stampai i miei bei denti bianchi mentre lui mi colpiva forte sul culo. 
«AHI SAN! AHI MI STACCHI LA CAVIGLIA!» gridò rischiando di darmi un calcio sul viso che evitai per un soffio. «Quella è l'idea!»
«Smettila, smettila...dai perdono. Ti chiedo perdono!» mi alzai lasciando andare la sua povera gamba e tornai con le spalle contro la tastiera del letto.
«Perdonato.»
«Che puttana che sei...potevi farmi male!»
Gli stampai le mie mani sulla nuca.
«Richiamami puttana e...» ma non riuscii a finire la frase.
Il suono del campanello ci fece sussultare, forse perché non ce lo aspettavamo, o forse solo io non pensavo di sentirlo. Matt si lanciò giù dal letto a velocità sueprsonica superando alcune sedie e fiondandosi alla porta.
«Ma non avevi detto che Mandy aveva delle visite da fare?» gli gridai ancora sdraiata a letto prima che potesse aprire. La serratura scattò e si udirono dei passi.
«Fa strano rivederti così sai?» sentii dire ad una voce fin troppo familiare.
Una voce dolce, soave, stupenda e che mi rallegrava sempre le giornate. Una voce che avrei sentito per ore. Mi catapultai fuori dal letto gettandomi contro lo stipite della porta e affacciandomi in soggiorno.
«Brittany?»
I suoi occhi blu sorpresi quanto i miei si posarono sul mio corpo.
«Santana?»
«MATT!» gridò quell'emerito idiota facendosi doppiamente beffa di noi. Che cosa aveva archittetato quella mente malata? La mia bionda aveva detto che sarebbe stata via per del lavoro, io che sarei uscita a far un giro. Era Matt il suo lavoro?
«Che ci fai qua?» chiesi ancora prima che il mio cervello potesse pensare a qualche altra soluzione possibile. Lei si portò le braccia al petto come soleva fare per difendersi.
«Io...»
«Brittany è qua perché glielo ho chiesto io. Le ho telefonato ieri e detto di passare per poter parlare nuovamente faccia a faccia come l'altra volta!»
«Ah! E perché a me non l'hai detto?» chiesi ancora rivolta verso il mio amico.
«Per poter avere anche te qua e farvi una sorpresa! Forza muovi quel culo latino che ti ritrovi e vieni a sederti qua. Devo parlare ad entrambe.»
Parlare? Ad entrambe? Brittany era confusa quanto me ma si lasciò cadere sul divano prima di incrociare le gambe e attendermi al suo fianco. Che cosa aveva in testa? E cosa voleva chiederci? E soprattutto...ma era proprio il momento? Dios! Se aveva intenzione di fare un discorso su quanto quella situazione ancora lo spaventasse l'avrei ucciso.
Andai comunque ad affiancarmi a Brit e subito le lasciai un bacio sulla guancia.
«Bene, mi dispiace avervi attirate qua con l'inganno ma...volevo che nessuna delle due fosse preparata e poi avevo anche bisogno di qualche ora solo con te San. Come hai vecchi tempi!»
Sorrise, in tutto il suo splendore. Ma io non ero dello stesso umore per ricambiare. 
Ero confusa, sorpresa, curiosa e...tante altre cose tutte insieme.
«Ma non perdiamoci in preamboli inutili...voglio essere chiaro.»
Fece una pausa e sbattè le mani alle ginocchia prima di cercare gli occhi azzurri della mia ragazza, la MIA ragazza.
«Tu non mi sei mai piaciuta!» 
CAZZO DICEVA? Scattai in avanti per saltargli al collo ma lui mi fece segno di stare ferma dove stavo e di non interromperlo.
«In realtà quando facevamo parte entrambi del Glee Club mi eri molto simpatica, ridevamo, stavamo insieme e ti consideravo una buona amica. Quando però ti sei messa con San per la prima volta ho cominciato a sviluppare una sorta di odio nei tuoi confronti. Forse era gelosia, forse solo un istinto protettivo che non pensavo di avere ma quando la lasciasti tutto questo si amplificò. Da allora non son più riuscito a vederti per come eri veramente. Ti ho sempre considerato solo e solamente la stronza Brittany spacca cuori. Son sempre stato dalla parte di Santana, forse non sempre giustamente ma è così...»
Ok. Ora lo avrei ucciso. Giuro. Avrei tirato fuori un coltello, preso la rincorsa e poi perforato il suo petto se non avesse finito di demoralizzare la mia povera cucciola.
«Quando ti ho rivista quest'anno mi son spaventato. Sapevo cosa potevi fare a San, l'ho sempre saputo e temevo di rivederla crollare ancora per causa tua. Capirai che quando questo è realmente successo io mi sia sentito una merda vero? Sentivo di non aver fatto tutto il possibile per averla protetta ancora.»
Brittany annuì. Seguendo perfettamente il suo discorso.
«Ehi, io son qua con voi!» mi lamentai io dato che parlavano di me in terza persona.
«Poi però...ho capito. Ho realizzato quanto Santana avesse bisogno di te. All'inizio ho provato a negarlo, alla fine era impossibile. Vi siete riavvicinate, siete tornate insieme e ora vi amate dopo tanti anni.»
Fece un altra pausa sfiorandomi per un secondo con il suo sguardo.
«Tu non mi piaci Brittany, ma credo che questo potrebbe cambiare! Sento che il mio muro di difesa si sta indebolendo e non provo più quella stretta d'odio a vederti per cui...credo di star provando a mettere da parte tutto quello che è successo in questo tempo per ricostruire qualcosa di simile ad un amicizia. Sempre se tu me lo permetterai!»
«Certo! Io...ti capisco Matt. Tu sei il suo migliore amico ed è normale preoccuparsi per il suo bene ma ti prometto che non le farò mai del male.»
«No ma state scherzando vero? Questa cosa è imbarazzante!»
Protestai. Mi sembrava di satre in un film dell'ottocento. Quando sarebbe sbucato mio padre per condere la mia mano? Eppure continuavano ad ignorarmi.
«Voglio crederti. Voglio tornare a quando mi piacevi e ci proverò!» si battè la mano sul petto e vidi un sorrisino dipingersi sul volto di Brittany. Ma seriamente? Il mio amico ci stava dando la sua benedizione? Dopo quella di Quinn anche Matt? Non che non fossi felice però...era così imbarazzante e ambigua come cosa!
«Detto questo sapete entrambe che mi devo sposare no?»
Annuimmo insieme. Io sconvolta per quel teatrino, Brittany veramente partecipe.
«E che la mia futura moglie sta facendo delle sedute di chemio per controllare il suo tumore e prepararsi poi ad un rischioso intervento di chirurgia vero?»
Io annuii ancora cosa che non fece Brit. In effetti non era stata aggiornata di tanti dettagli, non avevo trovato l'occasione epr riferirglieli. Mandy avrebbe atteso solo due settimane dopo il matrimonio prima di sottoporsi ad un rischioso intervento con il quale sarebbe potuta riuscire a guarire praticamente completamente.
«Ecco. Come sapete il matrimonio è tra meno di un mese e noi siamo abbastanza impegnati con i preparativi per cui mi chiedevo...vorreste darci una mano?»
«COSA?» chiesi io spalancando la bocca «CERTO!» rispose invece Brittany entusiasta.
«Bene!» disse sorridente Matt ignorando totalmente la mia affermazione. Ero trasparente?
«Non sono molte le cose di cui dovrete occuparvi. Ritirare l'abito da sposa, chiamare il ristorante e poi inviare gli inviti e...»
«Ehi frena frena Matt! Ti ho parlato di quell'altra cosa vero?»
«Certo San, ma tutto combacierà a perfezione. Fidati!»
Brittany si lanciò praticamente su di lui emozionata. Non sapevo quanto amasse i matrimoni e probabilmente organizzativamente era pure davvero brava. Cominciò a far domande su domande e in poco tempo venni messa da parte per lasciar spazio ai due novelli amici. Ridevano e mentre la mia bionda prendeva appunti notai che probabilmente Matt aveva escogitato tutto, si era informato e ci aveva scaricato quella responsabilità. Maledetta Fabray, lei sicuramente doveva sapere la passione organizzativa di Brit...DIOS!
Gli lasciai stare per un po'. Non mi dispiaceva che parlassero, soprattutto dopo quello che aveva detto ma...allo stesso tempo mi chiedevo cosa intendesse con quella frase. Come potevano combaciare le cose se...
Quando infine la mia bionda ci salutò depositandomi un tenero bacio sulle labbra, lasciandoci soli presi Matt per il colletto della maglietta attirandolo verso di me.
«Ti ricordi del mio regalo di Natale vero?» gli chiesi strizzando gli occhi arrabbiata.
Lui fece spallucce, sorrise e mi scompigliò i capelli.
«Tranquilla Lopez...potete fare tutto per telefono e poi...per il vestito non ci saranno problemi.»«Certo, se non che non portemmo ritirarlo!»
«Potrete, potrete.»
Sbuffai e assunsi il mio tono arrogante.
«Ma se non ci saremo nemmeno!»
«Sarete nel luogo giusto!»
«Matt cazzo...» impercai a denti stretti «Ho risparmiato dei mesi per potermi permettere questo viaggio e...»«Appunto!»
«Cosa?»
Lui rise. Sorrise come un ubriaco e mi si fece ancora più vicino abbracciandomi forte.
«Santana io mi sposo!» non riuscii a restare con il broncio. Ricambiai e lo sentì quasi commuoversi. Probabilmente non doveva esser semplice per lui abbandonarsi così totalmente ad un altra persona ma stava succedendo e voleva rendermi partecipe. Forse tutta quella storia dell'organizzazione era solo un modo per poter interagire con Brittany, farmi felice e potermi far sentire parte di quel suo momento. 
«E l'abito è a Parigi.»
Spalancai gli occhi e sorrisi.
«Sei un maledettissimo calcolatore!»

Angolo dell'Autrice
Allora, come va? Cosa significherà tutta questa storia? E di che parlano Santana e Matt?
Tra parentesi, amo questi momenti a tre e questo è solo il primo <3 Il prossimo Capitolo sarà mooooolto meglio, questo ci ho messo un po' a scriverlo causa studio ma è la prefazione per qualcosa di migliore quindi tenetevi pronti.

 

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Capitolo 38
*** All I Want For Christmas Is You ***


«Ci sentiamo dopo allora? Ti amo.» mi sussurrò baciandomi delicatamente la guancia.
Io mi sporsi in avanti per poterle rendere quel bacio ma Britt non attese che riuscissi a liberarmi dalle coperte e furtiva, come una ragazzina che nasconde le sue scapatelle ai genitori, si avviò velocemente verso la porta di casa con ancora le scarpe in mano.
Si era alzata presto quella mattina, essendo il 23 Dicembre aveva le ultime pratiche da sbrigare prima di andare in ferie e avrebbe lavorato tutta la sera. Era un gran sacrificio ma per averla con me sino al 3 Gennaio era più che ben disposta a sopportare che scappasse presto da casa lasciandomi sola in quel grande letto matrimoniale.
Mi rigirai tra le coperte quando sentì il rumore della serratura che si chiudeva e inspirai il suo odore, quello che aveva lasciato su quelle coperte disfatte. Mi ci strinsi completamente, ancora ad occhi chiusi e completamente in dormiveglia mentre mi avvicinavo al cuscino dove era stata la sua testa sino a poco prima che si cambiasse.
«Mmmmm...» mugolai felice inumidendomi le labbra e immaginando di averla ancora con me. Di poterla stringere come quella notte, di baciarla, di far l'amore con lei e...
«Se n'è appena andata e già ti manca?»
Sobbalzai a sentire quella voce e spalancando gli occhi e contemporaneamente tirandomi le coperte sino al petto scorsi per la prima volta la presenza di Kurt completamente vestito e preparato che mi osservava dallo stipite della porta.
«Da...da quanto tempo eri là?» balbettai tentando di mettere a fuoco la situazione.
Kurt sorrise, un misto tra divertimento, malizia e felicità.
«Abbastanza...»
«Oh Kurt!» dissi lanciandoli un cuscino e nascondendomi sotto le coperte. Lui però era già preparato, lo schivò e veloce si lanciò sul mio lettone facendomi tremare. I suoi occhi vispi sbucarono tra le lenzuola nel giro di qualche secondo. Se non fosse stato gay quanto me avrei pensato che ci stesse seriamente provando.
«Dai San...son venuto qua per te!»
«Non per spiarmi dunque?»
Lo sentì ridacchiare lievemente mentre tentava di incontrare i miei occhi.
«Non solo...»
«Che volevi?»
Finalmente riuscì a liberarmi e mi ritrovai quasi a tette al vento per la forza che mise nel tirare le coperte. Brutto idiota! Strinsi forte il tessuto e mi misi a sedere a letto mentre guardavo la sua espressione trionfante. Cacciò una mano nel gilet, frugò per qualche secondo e poi tirò fuori una busta di carta allungata.
«Per te!»
Io presi la busta rapida capendo a cosa si riferiva e aprendola ne tirai fuori due biglietti aerei. Proprio come gli avevo richiesto qualche giorno prima, era stato davvero bravo. Inutile, non riuscì a trattenermi e anche se ero nuda gli gettai le braccia al collo tirandolo verso di me.
«Grazie, grazie, grazie...» farfugliai affondando il mento sulla sua spalla.
«Ahahahha non c'è di che bellezza. Tu mi stai offrendo il soggiorno, io ricambio volentieri facendoti qualche commissione no? E ora toglimi queste tette dal petto!»
Risi anche io mentre mi staccavo e continuavo a ringraziarlo a distanza. Non pensavo sarebbe davvero riuscito ad ottenerli, non con così poco tempo di preavviso ma avevo studiato quel regalo da parecchio tempo. Brittany se lo meritava e anche io a dir la verità.
In più si era messo pure Matt di mezzo e quindi...
«Nono, questo vale molto di più. Cosa posso fare per te?»
«San andiamo...ho un lavoro, vivo da te, mi hai aiutato in questo momento di solitudine. Non c'è nulla che tu possa fare ancora. E ora scusami ma...sai non tutti possono permettersi di poltrire a letto sino a tarda mattinata.»
«Scappi a lavoro?»
«Già! Ho delle prove in teatro oggi.»
Mi diede un bacio sulla guancia, come Brittany poco prima e poi una pacca sul fianco. Tempo qualche secondo e sentì per la seconda volta la porta chiudersi alle mie spalle. No, Kurt meritava qualcosa di più da me. Mi aveva aiutata, mi aveva fatto compagnia ed era sempre stato disponibile ritornando ad essere uno dei miei amici più vicini in quelle settimane. E io sapevo perfettamente cosa fare per aiutarlo.
Presi il telefono, ancora addormentato sul mio comodino e composi velocemente il numero di Matt. Sapevo di trovarlo sveglio, ricordavo mi avesse detto di dover fare gli ultimi controlli con Mandy prima delle vacanze.
«San...ciao.»
«Ciao, dove sei di bello?»
«Clinica. Sono in sala d'aspetto! A cosa devo questa chiamata mattiniera?»
«Ricordi i compiti che hai affidato a me e Brittany?»
Lui rimase a pensarci un attimo, lo sentii schioccare la lingua veloce.
«Certo e son entusiasta del fatto che tu abbia accettato così facilmente.»
«Bene. Posso chiederti se tra gli invitati risulta anche un certo Blaine Anderson?»
«Mmmmm non mi pare di averlo invitato. Sai, sono anni che non lo vedo ne lo sento e questo non è certo il matrimonio del secolo.»
«Son io però a fare questa lista, è un favore troppo grande chiederti di aggiungere una sedia per lui al ricevimento?»
«Stai per caso tentando di incastrarlo con Kurt?»
Io risi tentando di sdrammatizzare mentre mi passavo una mano tra i capelli.
«Cosa ti viene in mente Matt? Penso solo che porcellana ne sarebbe felice.»
«Mmm, tu non me la conti giusta. Perché no? Una rimpatriata che male può fare? Aggiungilo!»
«Ti voglio bene Matt.» dissi mandandogli un bacio.
«Anche io Lopez!» commentò lui prima che gli chiudessi la chiamata.
Oh si. Kurt ne sarebbe rimasto soddisfatto e lo avrei ripagato della mano che mi aveva dato a preparare il mio regalo per Brittany. Glielo avrei dato la notte della vigilia. Avremmo cenato a casa sua e tra un bacio e l'altro l'avrei sorpresa non solo con il mio nuovo completino in pizzo rosso ma anche con qualcosa di più...materiale.
 
---
«San, dai posso sbirciare?» mi chiese Brittany tentando di togliersi le mie mani dagli occhi ma io fui irremovibile, le diedi un buffetto sul collo e negai con forza. Delicatamente, la aiutavo ad orientarsi portandola nel mio appartamento che era stato allestito per l'occasione. Kurt era partito per passare la vigilia con la sua famiglia, insieme a suo padre e l'adorabile madre di Finn che, probabilmente sarebbe stato a casa. Il piccolo porcellana si era dileguato con una missione e credo che la piccola Berry lo avrebbe ringraziato, chissà che lavata di capo che avrebbe fatto al suo fratello acquisito. Comunque ero rimasta sola, avevo intimato a Quinn di starmi alla larga per quella notte che avrebbe passato insieme alla sua figlioletta e Matt non si sarebbe fatto vivo, troppo impegnato con la sua futura mogliettina.
Eravamo solo io e Brittany.
Quando spalancai la porta e le permisi finalmente di vedere, di capire dove si trovava e di focalizzare cosa aveva davanti per poco non mi sciolsi anche io che lo avevo preparato. 
Un tavolino elegantemente apparecchiato, con una candela al centro e un secchio di champagne a lato troneggiava nella sala, dei petali di rosa rossa partivano dall'entrata sino ai piedi di questo e una lieve colonna sonora risuonava in sottofondo. Non ricordavo di che film fosse, ma mi era piaciuta da morire.
«Oh mio...» mormorò la mia bionda portandosi prima le mani sulla bocca e poi cercando le mie labbra. Mi strinse per i fianchi attirandomi a se e io ricambiai dolcemente il suo amore, ma senza permetterle di strapparmi i vestiti. Non prima di cena.
Me lo ero ripromesso e mi sarei controllata a tutti i costi. Cosa veramente difficile con lo scollo che mi mostrava però. DIOS BRITTANY!
«Venga signorina.» le sussurrai sul collo facendola rabbrividire e depositando il suo cappotto da una parte oltre il divano. Mano nella mano azzerammo la distanza da quel tavolino e spostandole la sedia la feci sedere con galanteria. Ma quanto ero cambiata? Santana Lopez che accompagnava una sua ragazza e che addirittura l'aiutava a sedersi? Chissà cosa avrebbero detto Quinn e Matt, quali stronzate avrebbero inventato. Meglio non pensarci!
«Gradisce un po' di champagne?» continuai io mantenendo quella terza persona che pareva piacere molto alla mia splendida bionda. I suoi occhi azzurri incorniciati da quel trucco leggero erano più perfetti di sempre. Il suo sorriso mi incantava, era difficile impedirsi di saltarle addosso e baciarla tutta ma...io ci dovevo riuscire.
«Si, molto.» annui lei porgendomi il calice.
Sorseggiammo alcool costoto in quei bicchieri raffinati per un po' prima di mangiare. Per tutta la cena ci limitammo a frasi veloci, una conversazione sfuggente fatta di sguardi maliziosi, gambe che si sfioravano sotto il tavolo e sussulti. Le nostre mani allacciate, impossibile dividerle e così mangiavamo lentamente limitate dalla possibilità di usare solo l'altra restante. Sorridevo e lei ricambiava, la sua pelle a contatto con la mia. I suoi occhi.
Lo champagne. Tutto sembrò passare così velocemente e quando allontananno i piatti ormai sazie restammo senza più possibilità di distrarci, immerse in quella tensione infinita.
 
«Questo è il nostro primo Natale insieme.» disse ad un tratto Brit senza staccarmi gli occhi di dosso. Il tono dolce e soave. Aveva ragione, non eravamo mai state insieme per quella festività e poi, non in questo modo.
«Il primo di tanti no?»
«Lo spero. L'ho chiesto a Babbo Natale!» continuò facendomi l'occhiolino.
No, la mia Brit non credeva ancora a quel grande uomo vestito di rosso, purtroppo l'età adulta, le responsabilità, la durezza della vita aveva colpito anche lei allontanandola da tutte le sue splendide stranezze che me la facevano piacere ancora di più. Eppure in lei quell'eterna bambina riviveva ancora.
«Hai scritto la letterina?»
«No San. Secondo te? Ho già tutto. Cos'altro potrei volere per Natale?»
Rimasi per guardarla un po' sorpresa. Lei si limitò a stringermi un po' più forte la mano e leccarsi le labbra troppo lentamente.
«Ho la ragazza che amo e che ho sempre desiderato al mio fianco, che mi ricambia e vuole stare davvero con me. Ho un bel lavoro, tante ferie davanti e ho ritrovato i miei vecchi amici. Se ci mettiamo anche il fatto che Matt voglia chiarire le nostre faccende irrisolte allora...è proprio il Natale perfetto!»
Addio autocontrollo. Non dopo una simile frase, non dopo che tutto quello che sentivo io lo sentiva anche lei. Non dopo che avevo ulteriormente capito quanto fossimo simbiontiche.
Mi sporsi in avanti, spostando la candela ormai ridotta a pochi centimetri di cera dalla mia traiettoria e catturando le sue labbra in un bacio leggero. C'era troppa distanza tra di noi, ma posai comunque la mano sulla sua guancia calda chiudendo gli occhi.
«Non vorrei passarlo con nessun altro oltre te questo Natale Brit...» sussurrai staccandomi e restando a pochi millimetri dai suoi occhi.
«Mmm...» momorò la mia bionda posando la fronte sulla mia «E io ti amo Sanny!»
E quel nomignolo? Da dov'era uscito? Però...mi piaceva. San alle volte poteva risultare duro, formale e poi lo usavano praticamente tutti. Sanny poteva essere solo nostro no? Mi sporsi ancora riportando le sue labbra sulle mie e tentando di approfondire il bacio.
«Sai, non mi importa di quello che è successo prima. Non mi importa di tutto quello che ci è accaduto prima di adesso! Il primo ricordo che voglio avere di noi è quello di te, su quel palco, quella notte, che canti e mi dici di amarmi.»
Mi allontanai sorpresa. Non avevamo più parlato della questione del mio tentato suicidio e anche se sapevo che la stava superando non me lo aveva ancora confermato.
«Io ti voglio Sanny, ti voglio tutta per me.» soffiò sulle mie labbra prima di esser lei ad avanzare e coinvolgermi in un bacio passionale. Il suo profumo era delizioso. La sua pelle così calda, la sua bocca così delicata che...
«Brit...aspetta.» dissi staccandola a malincuore. I suoi occhioni da cerbiatto così confusi.
Io sollevai un angolo della tovaglia tirando fuori una busta rossa luccicante.
«Ormai la mezzanotte è passata. Questo è il mio regalo di Natale, auguri amore.»
Il mio cuore mancò un battito quando la chiamai così. Era davvero il mio amore.
Brittany spalancò ancora di più i suoi grandi occhioni azzurri e arrossì vistosamente. La vidi pensarci un attimo, poi fuggì senza nemmeno prendere in considerazione la mia busta e tornare con un pacchettino dello stesso colore.
«Questa è una parte del tuo regalo...»
Io restai paralizzata. Mi aveva comprato qualcosa. Lei, mi aveva preso qualcosa.
Certo, non era la prima volta che una ragazza mi faceva dei regali ma...Brittany era diversa dalle altre. Mi si bloccò il respiro e il cuore nello stesso momento. Mi dovetti ricordare come si respirava velocemente o sarei morta entro poco.
Presi quella scatolina e la scartai veloce, curiosa e emozionata e subito mi ritrovai tra le mani due piccoli orecchini d'argento. Erano...perfetti. Stupendi!
«Britt io...sono meravigliosi, grazie.» sbattei le palpebre più di una volta ancora incredula.
«Li ho visti due giorni fa e...ho pensato subito a te. Ti aiuto a metterli...» si offrì eliminando finalmente quel tavolo tra i nostri corpi. Sentì il suo petto aderire alla mia schiena e le sue labbra sul mio collo prima che mi facesse indossare il suo regalo. Il riflesso della finestra ghiacciata mi permise di vedere quanto bene mi stavano e quanto belli erano.
Avrei voluto baciarla con passione, toglierle quel vestito e fare l'amore con lei sul pavimento del soggiorno ma...«Ora tocca a te aprire il tuo regalo!»
«Già!» annuii lei battendo le mani eccitata e prendendo la busta tra le mani.
Quando vide quei due biglietti, quando vide quei due New York-Parigi sbucare da quel semplice rivestimento di carta per poco non svenne. La bocca si spalancò, le parole le morirono in bocca e io morì con lei. Vederla così...mi fece emozionare ancora di più.
«Tu...Sanny...noi? Parigi?»
«Ho risparmiato abbastanza per potercelo permettere. Ehi, io ti pago il viaggio, il resto lo dividiamo da brave fidanzatine però.» dissi tentando di sminuire il tutto.
«Partiamo...domani?»
«Sera. Ho già la valigia pronta, ti aiuterò a fare la tua e...tranquilla, torneremo prima che le tue ferie siano finite. Non vorrei mai che ti cacciassi in qualche guaio per colpa mia.»
Lei continuò a guardarmi senza sapere cosa dire. Era sconvolta dall'emozione.
«Sai, ho pensato che con tutte questi amici e il lavoro non siamo ancora riusciti a goderci un po' di tempo solo per noi e...» non riuscii a finire la frase. Due calde labbra mi bloccarono.
Le mani di Brittany scattarono dietro la mia nuca, tra i miei capelli, intrappolandomi e attirandomi contro di lei mentre le nostre lingue si incontravano. Quello non era un semplice bacio di ringraziamento, quel bacio diceva molto di più. E mentre la passione cominciava a travolgermi lei interruppe il nostro contatto per parlarmi sul collo e farmi rabbrividire.
«Grazie amore, ti amo e...non vedo l'ora di camminare per Parigi mano nella mano con te. Ora però...ho un altro regalo per te.»
«Oh già...gli orecchini erano solo una parte, non dovevi spendere tanto però?»
Da che pulpito. Avevo speso una fortuna per quel viaggio ma per Brittany ne valeva assolutamente la pena. Lei mi prese le mani e le posò sui suoi fianchi sorridendo.
«Ecco il tuo secondo regalo. Vuoi scartarlo?»
Il suo sguardo malizioso mi fece perdere totalmente il controllo. Il suo tono mi eccitò senza più via di ritorno e famelica mi slanciai sul suo collo mentre le mie mani già cercavano frenetiche la lampo di quel vestito che prestò calò sul pavimento.
Pochi secondi e scaraventai Brittany sul mio letto e mi fermai un attimo per osservarla consumata dai sentimenti e dalla passione. Indossava un completino di pizzo rosso che...DIOS. Che corpo che aveva la mia ragazza! E possibile che avesse scelto la mia stessa biancheria intima? Le nostre menti erano collegate.
«Buon Natale Sanny.» sussurrò roca Brittany spostando i cuscini per farsi spazio.
«Il miglior Natale di sempre...» sussurrai invece io salendo a quattro zampe sul materasso e incastrandomi sopra di lei. Mani contro mani, pelle contro pelle, labbra contro labbra.
Cos'altro potevo desiderare come regalo? Grazie Babbo Natale!   

Angolo dell'Autrice
AUGURI! Ah no, aspettate...non è Natale ahahahhahahahahahah <3 Mi son lasciata trasportare, che ve ne sembra? Ho voluto inserire molte basi di quello che potrebbe essere il futuro matrimonio e quello che accadrà...sarà epico! E poi...pronte per un viaggio Brittana. Parigi, la città dell'amore, che succederà là? E non dimentichiamoci delle cose che Matt ha lasciato da fare a San e Britt...aveva davvero bisogno di una mano oppure...? Fatemi sapere cosa ne pensate, siete sempre bellissime e mitiche. Graaaaazie come sempre <3

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Capitolo 39
*** White Christmas ***


«Non hai ancora preparato i bagagli? Dai Britt...» mi lamentai battendo le mani ai fianchi. Saremmo già esser dovute partire, vedere che si stava ancora dando da fare con i vestiti mi diede un po' sui nervi dato che io ero riuscita sia a passare da Quinn e Beth che da Matt e Mandy. Avevo dato loro gli auguri più cari, scambiato qualche regalo e poi corsa fuori. La neve fioccava rapida e dovevamo assolutamente evitare il problema del traffico.
Peccato che la mia ragazza non la pensasse allo stesso modo.
«San è colpa tua, non mi hai dato un preavviso!»
«Oh andiamo, un vestito vale l'altro...per me sarai sempre bellissima.» sbuffai accostandomi e tentando di arraffare quanto possibile prima che lei controllasse tutto minuziosamente. Vidi il sorriso delinearsi sulle sue labbra rosate e velocemente mi schioccò un bacio sul collo.
«Ma voglio essere pronta a tutto e...»«A questo servono le carte prepagate!»
«Ma tu mi hai già pagato questo viaggio...»«Regalato.» precisai io mettendomi le mani sui fianchi per osservarla tirar fuori nuove scuse.
«Ok, regalato e non voglio farti spendere altri soldi per la mia roba.»
«Britt. Siamo una coppia adesso, è normale che voglia riempirti di cose e poi...chi ha detto che ti presterò la mia carta per i tuoi acquisti folli a Parigi? Serve già a me.» ribattei divertita cogliendole un altro sorriso. Lei fece per avvicinarsi, la bocca socchiusa, pronta a baciarmi in cerca delle mie labbra ma io non glielo permisi, mi impuntai e la scansai.
«Prima le valigie!»
«Oh Sanny...» provò a lamentarsi lei ma io fui irremovibile. Accellerò il passo, scelse una decina di altre cose e poi incartò qualche oggetto importante. Era il giorno di Natale, ma anche se la neve fioccava fuori dalla finestra l'atmosfera era completamente diversa. Eravamo frenetiche, emozionate e soprattutto...di fretta. Mangiammo un panino al volo e poi di corsa giù dalle scale. Chiuso bene l'appartamento, almeno fino al ritorno di Kurt e poi eccoci dentro un caldo taxi giallo.
«All'areoporto...» dissi sporgendo già delle banconote.
L'uomo annuì e diede gas concentrandosi poi sulla guida.
«Stiamo veramente andando a Parigi?» mi chiese Brittany trovando spazio sulla mia spalla.
«Me lo hai chiesto anche stamattina...»«Si, ma ero in dormiveglia e tra le tue braccia, cose che mi distraggono molto sai?» io sorrisi avvertendo il fiato sul collo.
«Posso immaginarlo. Sopratutto la seconda...» non feci in tempo a finire la mia frase che lei mi colpì forte con un pugno al fianco. «Sbruffona.»
«Ahi.» ridacchiai io massaggiandomi il punto dolente. Ma non mi aveva fatto davvero male.
«Comunque si, stiamo andando a Parigi Britt.» dissi dandole un buffetto sulla guancia e cercando i suoi splendidi occhi azzurri.
«La città dell'amore.»
Già. La città degli innamorati. La città mia e di Brittany quindi.
«Si. Ma non far strani pensieri, è un luogo come un altro.» continuai velocemente io ricevendo un altro colpo in tutta risposta.
«Potremmo andare in Italia la prossima volta.»«Italia?»
La vidi sorridere roteando i suoi occhietti.
«Già, so che si mangia molto bene, che il clima è caldo e che il mare è stupendo.»
«Oh dunque preferisci l'acqua e la pasta alla splendida Tour Eiffel?» chiesi retoricamente storcendo le sopracciglia.
«Si. L'Italia è un sogno!»«Ma davvero? A me non sembra.» commentai ricevendo il terzo colpo consecutivo. 
«Perché a te piacerà sempre e solo l'America.»
«Casa nostra Britt...» feci spallucce io «Devi ammettere che non è niente male!»
«Certo, certo ma...io vorrei visitare tutto il mondo a partire dall'Europa. Italia, Spagna, Grecia...»«Insomma sole, mare e cibo.»
«Mi stai dando della golosa?» chiese lei guardandomi storta e puntandomi contro l'indice.
Indicare dava senza dubbio più potere alla scena.
«Io? Non potrei mai.» lei mi sorrise accoccolandosi di nuovo su di me.
«Dico solo che se potessi scegliere tra visitare Notre Dame e mangiare un piatto di pasta al sugo, sceglieresti la seconda senza nemmeno pensarci.»
«Idiota!» mi disse assestandomi l'ennesimo colpo. Io arrancai un attimo, poi la circondai con un braccio e le baciai la guancia. Si, stavamo per andare a Parigi.
 
---   
 «Non posso credere di dover correre anche qua!» commentai trascinando velocemente il mio trolley lungo quell'enorme corridoio affollato. Brittany correva proprio affianco a me, il petto che si muoveva rapido e i capelli scossi dall'aria che passava attraverso quei finestroni aperti. Era inverno, perché avevano lasciato aperte quelle vetrate? Ma non c'era il tempo per congelarsi, non c'era tempo per nulla. Il nostro volo era stato annunciato già una prima volta e se non avessimo raggiunto il Gate in tempo altroché Parigi, avremmo vissuto una bella vacanza in areoporto.
«Pensa positivo Sanny, stiamo smaltendo il pranzo di Natale.»    
«Due panini al tacchino non necessitano di tutta quest'attività per esser bruciati!» mi lamentai ancora finalmente scorgendo un pannello elettronico su cui stava la scritta in codice del nostro volo. Non eravamo molto lontane, ancora un ultimo sforzo e saremmo arrivate.
Avevo progettato fin troppo quella vacanza per perderla a causa di uno stupido ritardo. Santana Lopez si sarebbe fatta valere!
«Permesso, permesso. Scusi. Scusi!» mormorai facendomi spazio tra tutti quei turisti e riuscendo finalmente a raggiungere la splendida hostess dell'imbarco. Aveva una gonna fin troppo corta e non riuscì a trattenere il mio occhio. Sentì subito la mano di Brittany sul mio fianco, forse preoccupata di far capire a quella donna che ero già impegnata. Come se ce ne fosse bisogno.
Quella mora ci prese i biglietti, ci rivolse un grande sorriso, un po' troppo lungo quello rivolto a me e poi ci lasciò entrare in quel corridoio stretto che portava sino al nostro aereo.
«Sbaglio o ho notato una punta di gelosia?» mormorai divertita e finalmente calma tentando di riprendere fiato. 
«No, volevo solo mettere in chiaro il nostro rapporto a quella donnetta.»
«A me non sembrava tanto male.» continuai io stuzzicandola.
Brittany mi guardò in cagnesco e fece qualche passo in avanti per tentare di seminarmi. Tentativo fallito dato che la presi per un braccio sbattendola quasi contro il muro in plastica e baciandola forte. 
«Non hai motivo di preoccuparti. Io voglio solo te.» sorrisi sul suo viso, lasciai che ci inebriassimo dei rispettivi profumi e infine mi staccai.
«Ma ora vediamo di salire su questo maledetto aereo!»
Ridemmo insieme e dopo aver salutato un altra simpaticissima hostess di bordo trovammo i nostri sedili, splendidi posti in prima classe che avevo faticosamente pagato e dopo aver messo i bagagli al loro posto ci sedemmo intrecciando le mani.
«Che la vac...» non riuscii nemmeno a terminare la frase che lo squillo del mio cellulare, stupidamente lasciato acceso e nella tasca del mio jeans mi fece sobbalzare.
«Pronto?» risposi senza nemmeno guardare il numero con un tono di voce moderato.
«Ehi bellezza, già arrivata in Francia?»
Matt.
«No stupidotto. Stiamo per partire e dovrei spegnere il cellulare quindi...»
«Tranquilla volevo solo salutarti prima del tuo arrivo in Europa. Mi raccomando fate attenzione, non fatevi rinchiudere in carcere per atti osceni in luogo pubblico e avvisami appena arrivate in albergo così potrò darti le istruzioni per il vestito di Mandy.»
«Simpatico come al solito.» commentai io sorridendo.
«Mi mancherai Lopez. Fai un buon viaggio.»
«Anche tu mi mancherai promesso sposo...» risi e chiusi la chiamata.
Già, il mio Matt. Lui ci sarebbe sempre stato, in qualsiasi momento anche se non avessi voluto, anche da sposato, anche con figli, sempre. Riallacciai la mia mano a quella di Brittany e cercai il suo sguardo. Misi la cintura, mi sdraiai lentamente sul sedile e finalmente potei dirlo.
«Che la vacanza abbia inizio!»

Angolo dell'Autrice
SI PARTEEEEEEE <3
Pronte per Parigi? 

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Capitolo 40
*** La Valse d'Amélie ***


Avvertii uno strano fruscio di seta sulla mia pelle nuda. 
Era tutto così confuso, mi sentivo così stanca e scombussolata che mi fu difficile addirittura aprire gli occhi e alzare la testa il tanto che bastava per mettere a fuoco la scena. Vidi solo il corpo perfetto di Brittany muoversi nella tenebra, qualche piccolo e silenzioso passo in avanti per poi...
Un esplosione di luce mi travolse completamente accecandomi. 
Mi trattenni dall'urlare con una forza che non sapevo essere mia e mi tirai le coperte sin oltre la testa mugugnando.
«Forza pelandrona, son le 10 del mattino!»
«Mmm lasciami dormire mamma...» brontolai io cacciando la testa sotto il cuscino. C'era troppa luce, troppa poca oscurità e fin troppo rumore proveniva da quel vetro spalancato sull'esterno. 
«Ma io non sono tua madre...» ridacchiò lei lanciandosi al mio fianco e costringendomi a lasciar andare quelle splendide lenzuola dorate. Portò le sue labbra sulle mie e mi sfregò vigorosamente la schiena. «Sono la tua splendida e meravigliosa ragazza.»
«Meravigliosa?» mormorai riuscendo finalmente a rendermi conto di dove diavolo mi trovavo. Il fuso orario mi aveva veramente buttato giù e dire che mi ero preoccupata per Brittany. In aereo non ero riuscita a chiudere occhi e quando invece avevamo messo piede sul suolo francese l'avevo esortata a chiamare velocemente un taxi, parlottare fitto con quell'omettino tarchiato, dato che io di quella strana lingua non ci capivo nulla, e poi raggiungere l'albergo. No, non avevamo allietato il nostro primo giorno con del sano, incredibile, favoloso sesso. E io me ne pentivo amaramente ma...avevo davvero bisogno di riposare. Mi ero cacciata una mascherina da notte sul viso per la luce che filtrava, avevamo tirato le tende e ci eravamo concesse quasi un intera giornata di sonno. Solo così ci saremmo potute riprendere velocemente da quei tempi così diversi e solo così sarei stata veramente pronta per Parigi. Sembrava proprio che il momento fosse arrivato!
«Già. Non dovrei sminuirmi vero? Insuperabile ragazza che oggi si merita un bel giro della città, non è vero?»«Verissimo.» le risposi sulle labbra.
«Però prima dovresti lasciare che la tua ormai povera e sconvolta ragazza si tiri su, si dia una rinfrescata e si metta qualcosa di decente addosso.»
«Per me potresti anche girare per Parigi così.» commentò maliziosamente quando uscì da sotto le coperte con solo la biancheria addosso. Che totale idiota! Ma quanto era carina.
«Così che tutti possano vedermi semi nuda? Non mi è sembrato che la pensassi allo stesso modo ieri prima di salire sull'aereo!»
Risi, sapevo già quale sarebbe stata la sua reazione e non potei far altro che attendere il suo sbuffo dal bagno lasciando la porta aperta.
«Me lo rinfaccerai a vita vero?»
«Per sempre! Ancora non capisco come tu possa essere gelosa. Sai bene che ti amo alla follia.»«Oh Sanny non lo so, è una cosa automatica.» rispose affacciandosi sulla soglia e guardandomi indossare dei jeans autunnali molto attillati.
«Mi piacciono molto.» 
Mi sorrise. I suoi splendidi occhi azzurri sui miei. Inutile dire che mi sciolsi e quando lei si avvicinò lentamente per baciarmi tirandomi per la nuca non potei far altro che ricambiare quel passionale bacio mattutino. Mi lasciai travolgere da lei, dal suo sapore e dalla sua lingua. Le nostre labbra aderivano così bene le une sulle altre che...
«Britt!» gridai spingendola per le spalle in modo da riprendere fiato.
«Scegli, Parigi o lunghe ore di sesso ora!»
«Sanny dai, sai che voglio vedere Parigi ma un bacetto innocente non potreb...»«Innocente?» mormorai incredula passandomi una mano sulle labbra arrossate. Spalancai gli occhi e la presi per le braccia accompagnandola fuori.
«Vai, vai. Corri alla reception o giuro che ti salto addosso e non ti faccio uscire da qua!»
Sentì la sua risatina divertita allontanarsi sino a chiudersi la porta alle spalle. Dios, ma come faceva ad essere così stupenda anche la mattina? Io avevo due occhiaie rilevanti e un lavoro di trucco da fare. Inutile dire che i miei occhiali da sole sarebbero stati compagni fidati di quella giornata e che l'unica cosa che mi importava a me di Parigi era Brittany. Che poi lei volesse fare la turista a tempo pieno era solo un modo per poter passare l'intera giornata con lei ed avere una sorta di vera convivenza. Non che ci pensassi davvero ma, oltre dormire nelle rispettive case e condividere qualche pasto io e la mia bionda ci limitavamo ancora alle semplici cene e uscite al parco. Dovevamo pur continuare a fare i nostri passi in avanti no?
«Parigi preparati...» mormorai allo specchio quando finalmente diedi l'ultimo tocco di matita al mio occhio e inforcai i miei occhiali da sole. «...Santana Lopez sta arrivando!»
 
---
Camminammo per tutto il giorno sotto quei pallidi e timidi raggi solari che pentravano dalla fitta coltre di nubi del ombroso cielo di Francia. Rientrammo in albergo solo la notte, passata la mezzanotte dopo aver fatto baldoria per la città che onestamente era una favola.
Si, mi ero follemente innamorata di Parigi e non era stata la presenza di Brittany ad influire così tanto sul mio giudizio, era quel posto ad esser magico.
Raggiunto il centro avevamo girato per le larghe strade affollate, visitato le vetrine dei negozi più colorati del posto e seguito il corso della Senna. Ci eravamo fermate per i bei parchi e avevamo fatto due tappe strettamente strategiche. Gli Champs Elyseè erano incredibili. C'era una vita che non avrei mai potuto immaginare, uno strano calore che si emanava da quelle vie e quei colori, quella folla, quelle strutture. Mi sembrava di essere al centro della civiltà, in luogo ove qualsiasi cultura si poteva riunire senza che nessuno avesse il coraggio di far notare quanto differenti fossero. Era una bella sensazione e anche se sapevo che probabilmente era irreale, ne godetti i suoi frutti seduta al tavolino di un costoso bar francese a sorseggiare un buon caffè mano nella mano con la mia ragazza. Ciò che però, veramente lasciò il segno fu il simbolo della città: la Tour Eiffel. Mai avevo visto un monumento talmente imponente e allo stesso tempo talmente leggero. Saliva verticalmente e con slancio verso l'alto, come se fosse la cosa più normale del mondo crescere vertiginosamente sino al cielo. 
«Vuoi salire?» mi chiese Britt vedendomi immobile con il naso per aria. Annuii immediatamente e prendendomi per un braccio la mia bionda mi trascinò su per gli scalini di quell'immensa costruzione. Era così assurdo correre così, con il fiatone, come due ragazzine per vedere chi sarebbe arrivata prima, ma ogni cosa era una sfida per noi dunque...
«Chi arriva ultima paga da bere!» gridò ridacchiando scartando in avanti ed evitando per un soffio di impattare su un baffuto signore stretto nel suo freddo cappotto. Saltavo scalini di proposito, correvo come se non ci fosse un domani mentre ridevo e gioivo nel sentirla fare la stessa cosa. Era così bella. Intravedevo i suoi occhi che mi cercavano, i suoi capelli che si muovevano scossi dal vento e poi quando alla fine feci il mio ultimo salto, il mio ultimo slancio raggiungendola e strappandole un grido riuscì a salire per prima su quel piano. Inutile dire che mi paralizzai all'istante, e nemmeno sentii l'abbraccio che Brittany mi regalava.
Si vedeva un incredibile parte della città, dall'alto, silenziosa. C'era una pace là sopra che nemmeno il brusio delle decine di turisti avrebbe potuto contaminare.
«Che vista...» mormorò Brittany lasciandomi un bacio sul collo e stringendosi ancora di più a me. Già, era incredibile, toglieva veramente il fiato. 
«Vuoi una rivincita? Saliamo sino all'ultimo piano e chi perde paga l'intera cena.» rilanciai io. Non mi bastava solo quella vista parziale, la volevo tutta. Ero ingorda sì, ma era uno spettacolo troppo bello per esser rovinato così. Lei mi guardò maliziosamente.
«Ostriche e Champagne?» 
Sorrisi, impercettibilmente mentre mi portavo una sua mano alle labbra.
«Certo madamoiselle.» risposi imitando l'accento francese di quelle simpatiche guide turistiche che tentavano di spiegare qualcosa ad un gruppo di cinesini. 
«Allora inizia a prendere la carta di credito!» gridò lei lasciandomi e cominciando ad accellerare il passo e ricominciare a far slalom tra la folla. Sicuramente se qualche guardia o controllore ci avesse viste ci avrebbe intimato di finirla ma...eravamo a Parigi. Eravamo innamorate e giovani, ci importava davvero di qualche regola? 
La rincorsi standole qualche passo dietro per tutti i gradini, sino a quando non la vidi ansimare, sino a quando non capii che come me cominciava ad accusare la stanchezza. Non era certo una passeggiata raggiungere la punta della torre correndo, soprattutto ad una tale pendenza e con così tanto slancio. Arrivammo con la lingua a penzoloni alla meta e ci arrivammo insieme, praticamente nello stesso momento.
«Dividiamo?»«Andata!» sorrisi io sporgendomi in avanti per poter finalmente vedere quello che cercavo. Era incredibile, si vedeva tutta Parigi! Anche Brittany questa volta non potè trattenersi dal restare immobile a fissare quello spettacolo che avevamo davanti. Mi prese la mano, la strinse e sorrise complemante ebra di quella sensazione incredibile. Eravamo sopra tutto, sopra qualsiasi altra cosa e tutto ciò che importava era quella vista. Eravamo noi.
«Facciamoci una foto!» sussurrò al mio orecchio arraffando la macchina fotografica e andando in cerca di un turista volenteroso che non tardò ad arrivare. Nel suo francese sporco gli spiegò come scattare e poi tornando al mio fianco mi strinse forte avvicinando il suo viso al mio e dandomi un leggero bacio sulla guancia. Il primo flash ci travolse completamente ed inaspettatamente e solo allora mi resi conto di star condividendo uno dei momenti più incredibili della mia vita con lei. Proprio con la mia Brittany. La seconda foto fu più divertita, eravamo semplicemente noi, con due sorrisoni, le mani spalancate al cielo e una faccia da idiote come se quello fosse il posto più divertente del mondo. La terza fu un bacio. La mia bionda mi prese il viso tra le mani e lasciò le sue labbra sulle mie.
«Mercì.» rispose quando l'uomo ci rese la fotocamera permettendoci di guardare quelle tre semplici prime foto del nostro arrivo a Parigi. In realtà Brit ne aveva scattato qualche altre lungo il nostro percorso precedente ma c'ero sempre io raffigurata, o qualche casa o qualche monumento. Quelle erano le nostre prime due foto insieme e se non mi confondevo erano anche le prime vere foto da quando avevamo cominciato ad uscire. La nostra relazione diventava sempre più reale e concreta ormai e Brit me lo confermò ulteriormente quando nel suo pessimo accento francese mi fece venire i brividi avvicinandosi al mio orecchio e sussurrando semplicemente «J'adore.»
 
---
«Cavolo, ancora non mi son ripresa da quello spettacolo.»
«Stiamo ancora parlando della Tour Eiffel?»
Risi. Già, era la terza volta che ne parlavo in 2 ore ma non potevo davvero farne a meno. Quando qualcosa mi restava impresso ne dovevo parlare, e se solitamente Matt stava al mio fianco ad ascoltare i miei deliri questa volta non poteva che esserci Britt.
«Già!»
«Sanny, ci siamo state due ore fa. Possibile che nessuno di questi altri monumenti ti abbia colpita? Ci son delle piazze meravigliosa e...»«Ma vuoi mettere mattonelle ricoperte da piccioni affamati con quel capolavoro di ferro e aria?» chiesi quasi sbalordita. Brit si limitò ad aumentare la pressione sulla mia mano, stavamo girando senza meta come la più comune coppietta esistente sulla terra e non avevamo altro di bello da fare o di cui preoccuparci se non di noi stesse. Certo, cercavamo un posto dove rintanarci per mangiare e poter parlare all'altro lato di un tavolino ma ci accontentavamo anche di sfilare davanti a quei negozi, a quelle case, a quelle persone. Chissà come doveva essere vivere a Parigi. Forse non era così bello come sembrava, forse non c'era tutta quella vita che avevo colto io.
«Ho capito. Vuoi tornarci dopo cena?»
«Dove?» chiesi cadendo dalle nuvole ormai troppo immersa nei miei pensieri. Sentii i suoi occhi sul mio viso e poi la vidi scuotere la testa.
«Alla Tour Eiffel, dove se no? Ho sentito che di notte è totalmente illuminata.»
«DIOS. Si, ti prego. Andiamoci!»
Risi ancora di più vedendola ridere di me. Era così bella, così dolce. Le stampai un bacio sulle labbra in mezzo a quella via, davanti a tutti, infischiandomi di quello che avrebbero potuto pensare. Eravamo in un paese libero, chiunque poteva far ciò che voleva ma sapevo che non eravamo accettate ne capite. Però...eravamo nella città dell'amore. Quale posto meglio di Parigi per sfogar i proprio sentimenti verso qualcuno?
«Mmmm andiamo a mangiare.» sussurrò lei allontanandosi un poco e tirandomi per la mano. Ridemmo e corremmo così, come due pazze per parecchio tempo prima di fermarci davanti ad un insegna colorata.
«Che te ne pare?» mi chiese lei cercando la mia approvazione.
I tavoli erano foderati con una tovaglia rossa, vi era una candela al centro e risuonava una leggera musica classica che dava una certa atmosfera.
«Dico che è perfetto!»
"La Belle Epoque" recava il cartello dell'insegna e così non ci pensammo due volte. 
Un odore delizioso ci travolse non appena spalancammo la porta e vidi Brittany sorridere ad un giovane cameriere che ci aveva tenute d'occhio sin da quando ci eravamo fermate alla vetrina. Era troppo carino per i miei gusti e il modo in cui ci guardava, non mi piaceva per nulla. Questi francesi, troppo passionali!
«Buonsoir madamoiselles.» esclamò nel suo perfetto francese lisciandosi quell'accenno di baffetti scuri e portando in avanti il petto elegantemente fasciato da una bianca camicia aderente. Brittany rispose con il sorriso, io mi limitai a far una debole smorfia. Ci pensò la mia ragazza a parlottare fittamente con lui, sempre con quello sguardo ebete affascinato dai suoi bei capelli biondi e gli occhi azzuri. No, decisamente avrei preferito quel camerire basso e tarchiato che stava servendo una coppietta poco più in fondo.
«Vieni Sanny, Marcel ci hanno dato quel tavolo là!»«Marcel?»
Brittany rise portandomi via dai miei pensieri e facendo la galante aiutandomi ad accomodarmi sulla sedia. «Si, Marcel, sarà il nostro cameriere per la cena.»
«Fantastic!» esclamai in un francese patetico mentre tentavo di ricambiare il suo splendido sorriso. Dios, quanti problemi mi facevo. Era solo uno stupido cameriere, che avremmo visto solo per un ora e che ci avrebbe servito i piatti. Davvero mi preoccupavo di lui? Che stupida.
Tentando di recuperare quel briciolo di sanità che ancora conservavo scacciai via i miei pensieri e tornai a concentrarmi sulla mia ragazza, la splendida bionda che mi stava davanti e la cui mano si incastrava perfettamente con la mia.
«Questo posto è così romantico!»
«Nulla a che vedere con casa mia arredata per Natale no?» chiesi io maliziosa riferendomi alla splendida cenetta a lume di candela che le avevo preparato alla vigilia.
«Quella è imbattibile.» confermò lei sfiorandomi la gamba con il piede. Oh, dunque era così? Voleva farmi eccitare ancora prima di cena? Pessima idea Brittany pensai mentre mi aprivo in un sorriso ancora più carico di malizia.
«Menù...» mormorò quel fastidiosamente bel cameriere avvicinandosi nuovamente a noi e regalando alla mia ragazza un altro dei suoi splendidi sorrisi. Lei rispose dolcemente, io mi limitai a sbottare irritata.
«Sanny che c'è? Non sarai mica gelosa?» constatò assottigliando gli occhi e fissandomi. C'era una traccia di soddisfazione nel suo tono e lo notai immediatamente.
«Gelosa? Per favore! Mi da solo fastidio non capire nulla di quello che dice.»
«Mmm...certo, certo.» annuì lei continuando a fissarmi. 
«Vedi, non capisco nulla di quello che c'è scritto!» sbottai ancora tentando di cammuffare la vera ragione per cui mi irritava quel cameriere. Britt mi toccò ancora con il piede e poi voltandosi per cercarlo lo richiamò al nostro tavolo, con sua grande gioia. Gli diede due colpetti alla spalla e facendolo abbassare gli disse a voce troppo bassa qualche cosa che logicamente, non compresi. Quello esultò festante, come un cagnolino che rivede il padrone mandandomi subito su tutte le furie e poi scomparì sorridente oltre il portellone delle cucine.
«Che gli hai detto?»
«Sorpresa!»
«Britt sai che non mi piacciono molto le sorprese vero?»
«Certo mia cara...» rispose prendendomi la mano e carezzandola qualche volta «So bene quanto tu ami il controllo su tutto ciò che ti sta succedendo ma...ora lo ho io. E sai perché? Perché tu non sai parlare il francese, sei gelosa di quel bel cameriere e non hai la più pallida idea di cosa mangierai per cena.»
La sua frase e il tono con cui lo disse mi diedero ancora più sui nervi. Sensazione contrastante dato che le sue dolci carezze alla mano mi avevano fatto venire la pelle d'oca.
«Ti rendi conto che tu stanotte non uscirai viva dal letto vero?» mormorai roca afferrandole il polso e costringendo a guardarmi negli occhi. Lei rabbrividì ma non distolse lo sguardo.
«Non avrai il controllo nemmeno là!» rispose tentando di fronteggiarmi, io mi sporsi in avanti, alzandomi un poco e raggiungendo con le labbra il suo orecchio «Si, ma so fare qualcosa alla francese meglio di chiunque in questo paese che...»«Voilà!» urlò il cameriere facendomi sussultare e ricadere pesantemente sulla mia sedia. Ma da dove diavolo era sbucato? Era entrato in cucina nemmeno pochi minuti prima ed era già tornato?
DIOS. Brittany ancora rabbrividiva eccitata per come l'avevo stuzzicata e se avessi avuto a disposizione qualche altro secondo probabilmente avrebbe smesso di farmi arrabbiare di proposito accogliendo le attenzioni di quel Marcel.
In mano portava due larghi piatti di spaghetti al sugo e incredibilmente anche una bottiglia di vino nero già stappata e che emanava un profumo delizioso.
Ci servii professionalmente, lanciando strani sguardi alla mia ragazza e poi se ne andò così come era arrivato, silenziosamente.
«Dunque spaghetti?»«Si! E polpette di secondo.»
«Non potevi scegliere qualche pietanza più...francese. A Marcel sarebbe piaciuto.» continuai sostenendo il suo sguardo. «Forse. Ma io son qua per te, non per lui.»
Oh si. Ora ragionavamo. Sentii ancora il suo piede sulla mia gamba e dopo aver preso un sorso di quel vino delizioso cominciammo a mangiare senza esser più interrotte da quell'aitante cameriere del c...
Parlammo del più e del meno, di cosa ci avrebbe riservato Parigi. Di cosa avremmo fatto una volta tornate e di cosa tutto ci era piaciuto di quella città. Essenzialmente lasciai parlare Brittany dato che tutto quello che avevo da dire io riguardava la Tour Eiffel e che non vedevo l'ora di tornarci una volta finito il pasto. Fui io a pagare, contrariamente a quanto deciso e fui ben felice di non lasciare alcuna mancia al simpaticissimo Marcel. Adieu!
«Dovremmo tornarci prima di andarcene. Ho mangiato benissimo.» mi sussurrò Brittany all'orecchio stringendosi nel suo cappotto mentre camminavamo verso la nostra prossima meta. «Scordatelo!» soffiai io sul suo collo dandole un colpetto ed intimandola ad aumentare il passo. La città di notte sembrava quasi trasformarsi. Una miriade di luci, di colori. Un atmosfera silenziosa e natalizia regnava incontrastata mentre la folla si riversava tra le strade e una coppia come noi non aveva alcun problema a confondersi. Quando ci sedemmo su una panchina a rimirare quel capolavoro in ferro totalmente illuminato, il mio cuore mancò un battito. Brittany illuminata da quelle luci era stupenda, quel posto era stupendo. Così, rubandole la macchina fotografica le scattai una foto di nascosto da un angolatura perfetta. Quella sarebbe stata mia perché quel momento era solo mio. I suoi occhi azzurri si voltarono poi verso i miei e le sue labbra mi reclamarono. Respirare produceva piccole nuvolette di vapore e ormai il buio totale rischiarato solo dalla corrente elettrica ci allontanava dagli sguardi dei curiosi. Nessuno avrebbe fatto caso a due donne che si baciavano dolcemente sotto quello splendore, la settimana di Natale, nella città dell'amore. Parigi era un incanto, ma Brittany era ancora meglio.
Passandole una mano dietro la nuca e carezzandole una guancia sorrisi meccanicamente al pensiero che quello era solo il primo di tanti magnifici giorni nella capitale.
 
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Facemmo l'amore numerose volte quella notte. Sotto le lenzuola, sul letto, con passione e lentezza e sempre conscie dell'amore che provavamo l'una per l'altra. Eravamo solo io e lei e nessun altro. Non c'era la stanza, non c'era alcun letto. Solo due corpi, solo due anime. Solo Brittany e Santana, due ragazze che ne avevano passate tante, che avevano lottato per il loro amore e che ora stavano raggiungendo la fine della loro odissea. Nemmeno mi accorsi del mio cellulare che si illuminava al buio, nemmeno mi accorsi della suoneria e della segreteria che partiva in automatico. Ero troppo impegnata a stringere la mia ragazza tra le braccia e ad addormentarmi sulla sua spalla per prendere il ricevitore e ascoltare il messaggio che Matt mi aveva lasciato.
 
«Ehi San, come si sta a Parigi? Già, forse ho calcolato male il fuso orario e probabilmente starai dormendo o ti starai rotolando con Britt da qualche parte, a proposito salutamela forte. Volevo solo dirti che ho chiamato la padrona dell'atelier e che mi ha confermato l'appuntamento per domani sera. Ti invierò le coordinate del locale via mail quindi dai un occhiata alla tua casella di posta, vi attende alle 5 del pomeriggio per cui vedete di non far ritardi o fermarvi a limonare in qualche angolino. Ti saluta tanto anche Mandy e quella stronza di Quinn ha detto di godersi Parigi anche per lei. Mi manchi San ma giuro che se mancherai l'appuntamento per il vestito da sposa della mia fidanzata verrò a cercarti per ucciderti! Stammi bene e divertiti. Buonanotte Lopez...o Buongiorno!»

Angolo dell'Autrice
DAY ONE. Paris is beautiful <3 Conoscete il film Il favoloso Mondo di Amélie? Io lo adoro e ho scritto questi capitoli riascoltandomi la colonna sonora del film per cui ho deciso di intitolarlo così <3 Allora come vi è sembrato questo primo giorno? Il secondo sarà ancora più incredibile o almeno lo spero :)

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Capitolo 41
*** La Valse Des Vieux Os ***


«Ancora non riesco a capire.» mormorai sbuffando e affrettando il passo. 
«Sanny non ti arrabbiare, dobbiamo solo prendere un vestito dopo tutto.» continuava a ripetermi invece Brittany cercando la mia mano che si muoveva febbrilmente lungo la tracolla della borsa al mio fianco.
«Si certo, ma perché ordinarlo proprio qua, perchè Parigi? In America avrebbe potuto averne a milioni di quegli abiti confezionati e perfetti per un matrimonio nel loro stile.»
La mia bionda mi sorrise, era divertita da quanto a me facesse innervosire quella storia. Già, non potevo sopportare di aver dovuto abortire la nostra visita alla Defence per uno stupido vestito che la sua fidanzata avrebbe indossato per un solo giorno nella sua vita. Ma perché tutte le donne davano così tanta importanza a quell'abito? Dopotutto sarebbe durato meno di 24 e poi avrebbe vissuto rilegato in un armadio ad ammuffire. Era un giorno come un altro, che cambiava se uno giurava amore al proprio partner quando in realtà quella promessa la scambiavano ogni giorno passato insieme? Proprio non capivo perché tutti ambissero al matrimonio. Personalmente, io non avevo alcuna intenzione di sposarmi!
«Cosa intendi con "il loro stile"?» mormorò lei tentando di comprendere la mia frase. In effetti non le avevo parlato approfonditamente di come si sarebbe svolta la cerimonia e dato che mi ero occupata personalmente degli inviti per non gravare sul suo pesante lavoro di desinger non era stata informata di ogni particolare come me.
«Una cerimonia sontuosa, come tutte le altre. Con centinaia di invitati, più della metà dei quali parenti degli sposi. I solito matrimoni prestampati.»
«Oh, Matt non mi è mai sembrato quel tipo...»«Infatti sta solo facendo quello che vuole Mandy.» sbuffai senza nemmeno accorgermene «Non che potesse far altro con una fidanzata in condizioni simili, è da capire e sinceramente capisco anche Mandy.»
«Già, vuole festeggiare con tutti i suoi conoscenti un momento felice, probabilmente teme possa anche essere uno degli ultimi.»
Mi voltai per cercare i suoi occhi sentendo quella frase. Brittany era diventata veramente profonda, e internamente era maturata tantissimo. Certo, anche io avevo avuto il mio cambiamento, ma lei aveva battuto chiunque.
«Ma non sarà l'ultimo. Lei si opererà, guarirà e ci tormenteranno con decine di marmocchi!»
«Sanny! Non parlare così dei tuoi futuri figliocci!» si lamentò ridacchiando.
«Figliocci?» sbiancai chiedendogli cosa volesse dire.
«Be, sei la sua testimone e sua migliore amica, penso che se mai avessero un bambino tu potresti essere una delle papabili candidate per madrina.»«Cazzo dici?» sbottai in una risata.
Certo, ricevetti un colpo di risposta, ma fu appagante vedere il suo sguardo offeso addolcirsi nuovamente con un mio tenero bacio.
«Tu mi affideresti un bambino? Andiamo Britt, so a malapena badare a me stessa. Non sarebbe affatto saggio ne intelligente.»«Stiamo andando a prendere un abito da sposa per un matrimonio in America qua a Parigi. Questo ti sembra intelligente?»
Ci pensai su un attimo. Effettivamente non aveva tutti i torti.
«Dios!» mormorai a denti stretti. Non avevo mai considerato quella possibilità. Mi andava bene sfoggiare il mio splendido abito rosso da testimone, mi andava bene presenziare alle loro nozze e firmare su quel grande libro oltre l'altare ma...madrina dei suoi figli. Questo proprio no.
Io e Matt avremmo dovuto trovare il tempo per un chiacchierata al nostro ritorno.
«E poi...io ti affiderei sicuramente dei bambini. Beth ti adora!» commentò prima di baciarmi sul collo e continuare un discorso che io pensavo fosse ormai morto.
«Ma Beth è un caso particolare, è cresciuta tra di noi, eravamo tutti così giovani.»
«Ed è una bambina splendida. Pensa cosa potresti fare ora che sei adulta!»
Gli occhi di Brittany parevano illuminarsi ogni volta che parlava, era così bella. Non riuscii nemmeno a pensare che ci fosse qualche secondo fine in quella discussione, non con una tale bellezza davanti, non con la mia splendida ragazza che mi rendeva impossibile ogni respiro. Ero su un altro mondo quando la guardavo, ero in paradiso.
«Io non sfiderei nuovamente la sorte...» commentai solamente prima di svoltare l'angolo.
«Io invece penso che saresti stupenda.» disse sorprendendomi mentre fissava verso il basso. Cosa avevo fatto di buono per meritarmi un simile angelo?
«Britt cosa intendi con...»«ECCOCI!» Gridò senza lasciarmi il tempo di finire la frase.
Alzai lo sguardo ritrovandomi davanti all'insegna del locale, si eravamo proprio nel posto giusto o almeno quella piccola vetrinetta con un enorme abito bianco su manichino lasciavano pensare bene. Suonammo il campanello due volte, dato che Brittany tradusse il cartelletto sulla porta, e a braccia conserte attendemmo l'arrivo di qualcuno. Qualcuno che non tardò a farsi avanti. La porta si spalancò debolmente e una testa di capelli rossastri fece capolino dallo spiraglio.
«Bounjour.» disse subito la mia bellissima bionda aprendosi in un sorriso insieme a tante altre parole dal suolo melodioso ma che per me non avevano senso. La donna ci fissò per qualche secondo impassibile, poi un enorme sorriso giallastro si dipinse sul suo viso e in un inglese veramente mal parlato ci intimo ad entrare.
«Oui, oui. Il monsier Matt mi ha parlato di voi. Madamoiselle Lopez?» chiese rivolgendosi verso una Brittany alquanto divertita, anche dalla mia reazione. Puntai il dito contro quella donnetta e gonfiai il petto.
«Sono io la signorina Lopez!» nessuno poteva confondere Santana Lopez con qualcun altra. Nemmeno Brittany poteva arrogarsi il diritto di fingersi me.
La donna, sempre sorridendo, fece le sue scuse e dopo essersi avvicinata ancora per osservarci meglio continuò a parlottare nel suo strano inglese sgrammaticato.
«Perdonate moi per...questo. Havec molto lavoro da svolgere!» 
C'era stoffa ovunque, di qualsiasi colore e gli aghi e gli spilli non si sarebbero contati sulle dita delle nostre mani messi insieme. Se consideriamo poi i nastri, le macchina da cucire e i manichini che occupavano gran parte dell'Atelier probabilmente definirlo un casino totale era sminuire.
«Il lavoro è quasi finito, manca poco. Ultimi tocchi e voilà!» mimò un passo di danza, poco aveva a che fare con un abito da matrimonio ma sentirle dire che il vestito non era ancora pronto mi diede ancora più sui nervi. Sapeva del nostro arrivo, ci aveva persino dato un fottutissimo appuntamento, ci saremmo perse un intera sera per quella cosa.
«Se potessi...utilizzare un modello de femme sarebbe fantastic. Ma ho solo manichini e...» la voce le si blocò in gola e distratta com'era dovetti voltarmi per capire cosa stava passando nella mente di quella sarta poco puntuale. I suoi occhi si erano soffermati su Brittany e sembravano non volersene andare più. Quei suoi iridi chiari, circondati da quei ciuffi rossastri si erano immobilizzati sulla mia ragazza e probabilmente neppure io sarei riuscita a schiodarli.
«Oh, oui, oui. Tu...» disse avvicinandosi alla bionda e toccandole i fianchi, squadrava ogni centimetro della sua pelle come se fosse uno di quei tanti manichini con cui armeggiava.
«Ehi, ehi.» mi lamentai io ma uno sguardo particolarmente ambiguo di Britt mi costrinse a fermarmi là, non voleva essere scortese con quella simpatica signore. Si, simpaticissima. Possibile che tutti i francesi avessero il potere di farmi innervosire?
«Perfetta. Tu sei perfetta madamoiselle! Con il tuo aiuto finiremo l'abito subitò...» prese la mia, e ripeto, mia ragazza per il polso e la tirò verso le tende che coprivano una parte di locale ma questa volta io fui più veloce e a nulla servirono le occhiate di Brittany.
«Senta, senta carissima signora. Noi siamo state mandate qua a prendere un abito e già il fatto che non sia pronto non rende la cosa migliore. Perché importunare la mia ragazza?»
La donna mi fissò a lungo prima di rispondere, gli occhi totalmente spalancati.
«Ragazza? Voi due...oh!» restò confusa da quella confessione ma poi tornai a vedere i suoi denti ingialliti dal tempo e il suo bel sorriso parigino.
«L'amour!» sospirò sognante prima di tornare ai miei occhi «Il signor Matt mi ha richiesto l'abito, ma ho avuto dei...problemi. Se la sua ragazza potesse aiutarmi le giuro che finirei in un attimo e potreste tornar a Paris! Vede, oui, el ha la stessa corporatura di Mandì!»
Mandy. Mandy. Perchè i francesi mettevano l'accento ovunque? Certo, la cosa mi dava fastidio ma non potevo darle torto. Brittany e Mandy si somigliavano, fisicamente parlando e anche i loro occhi avevano dei punti in comune. Erano slanciate, magre e le proporzioni tornavano quasi perfettamente. 
«Sanny dai, ci vorrà un attimo. Se aiuto questa signora potremmo tornare prima in città!»
«Si ma non mi piace l'idea che ci usi per il suo ritardo...»«Ormai siamo qua no? Dovremmo comunque aspettare a meno che tu non voglia vincere il premio di testimone peggiore dell'anno. Quindi perché no?»
Oh, avrei avuto milioni di risposte plausibili per una simile domanda ma il modo in cui la formulò, il tono che usò e soprattutto il suo sguardo mi travolsero completamente lasciandomi senza parole. Complice poi i lieve bacio che mi lasciò sulle labbra prima di sparire oltre quelle tende be...mi ritrovai ben presto seduta sopra una poltroncina piena di stoffa a leggere una rivista in una lingua incomprensibile.
«Ah, je m'apelle Amèlie.»«Piacere Amèlie, il mio nome è Santanà!» dissi tentando di imitare il suo accento per prenderla un poco in giro «E vedi di non pungere la mia madamoiselle con i tuoi aghi...» gridai prima che superasse anche lei le tende «...altrimenti ti mostrerò quanto di più brutto possa esportare Lima Heights in Francia.» sussurrai invece a me stessa.
Non che quella donan fosse antipatica, anzi era stata molto cortese e aveva un viso rassicurante cerchiato da quel paio di occhiali arrotondati ma...erano questi francesi che proprio non mi andavano giù. Prima ci provavano con la mia ragazza, poi la usavano per sopperire alle loro mancanze. Quale sarebbe stata la prossima? Me l'avrebbero rubata?
 
Restai su quella poltrona per un tempo che mi parve infinito. Non sapevo come passare il tempo e dopo aver riletto per la seconda quella rivista cominciai ad annoiarmi. L'unica cosa che mi venne in mente fu quella di comporre il primo numero della rubrica e farmi un allegra chiacchierata con un simpatico americano oltre oceano non curante delle alte tariffe.
«Qua parla il Pentagono. Francesi riconoscetevi!»
«Qua parla invece Napoleone, smettila subito di fare il coglione.»
«Ohooo addirittura la rima? Parigi ti sta ispirando vedo?»
«Matt, non prendermi per il culo per favore...» sussurrai sospirando e tentando di sbirciare oltre quei maledetti tendaggi ma senza grossi risultati.
«Noto un certo astio nella tua voce, è successo qualcosa?»«Qualcosa?» feci eco io.
«La vostra sarta è così professionale da dover usare Brittany come modello per l'abito della tua fidanzatina. Sto sacrificando una serata in giro per negozi per il tuo vestito, ti prego dammi qualche buona ragione per non prendere la mia ragazza e uscire da questo posto strappando ogni suo lavoro esposto.»
«Qualcuno non ha fatto sesso ieri notte?»
Ma che cazzo di domanda era? Poi sentirlo ridacchiare dall'altra parte del mondo era così irritante che...cominciai a ridere anche io. Cosa? Si, ero completamente impazzita.
«Idiota! No, ne abbiamo fatto ed è stato bellissimo ma...diciamo che la cucina francese non stimola la mia digestione.»«Pesce sullo stomaco?» chiese lui senza perdere il suo tono divertito. 
«Ma quale pesce, Brittany in uno slancio di ottimismo ha ordinato degli spaghetti, inutile dire che con l'italiano non c'è paragone. Mi son rimasti tutti sullo stomaco!»
«Ma sei sopravvissuta?»
«No guarda, son morta!»
Restò in silenzio per qualche secondo, poi lo sentii simulare un falso pianto dall'altra parte del ricevitore e mi immaginai la sua faccia disperata.
«Nooo, la mia migliore amica...come farò senza di lei all'altare?»
«Ti darò un calcio in culo quando saremo là dopo tutto questo casino. Spero ne valga la pena Matt perché altrimenti potrei scatenare l'inferno!»
«Lascia stare la Francia, non ne ha colpa. E poi fidati, ne vale assolutamente la pena, quel vestito è un incanto!»«Immagino, sei tu che qualsiasi cosa indossi Mandy la trovi irresistibile e non hai più un giud...» mi pietrificai all'istante solo alzando lo sguardo.
La voce mi morì in gola, strozzata da tutto quello che il panorama aveva da mostrarmi in quel momento. Matt provò a richiamarmi, con insistenza. «San, ci sei? Oh...San? Santana?» 
Io non c'ero semplicemente più. Io stavo volando, superavo il cielo, oltrepassavo le nuvole scure e poi quelle più chiare sino a raggiungere quei luoghi ove l'ossigeno si faceva rarefatto e si potevano scorgere le stelle al mattino. Ero in paradiso. Ero davvero in paradiso e quello davanti a me era semplicemente un angelo. Aveva lunghi capelli biondi raccolti in una traccia a un lato, due splendidi zaffiri azzurri e un abito di un bianco candido che fasciava tutte le sue forme. Era saggiamente ricamato ovunque, uno strato di veli lo ricopriva superiormente e lo strascico ricadeva sul pavimento. Lo scollo metteva in evidenza il suo seno, ma senza mostrarlo eccessivamente, inoltre risaltava il suo petto chiaro e quella collana di perle che evidentemente la donna le aveva fatto indossare come tocco finale.
«Certo, manca qualche rosa sui capelli, qualche...» continuò a parlare ma io non sentivo. Ero sorda, ero immobile davanti a lei, davanti al suo sguardo che reclamava un parere. Ma quale parere avrei potuto darle se mi aveva appena travolto? Il mio cuore si era fermato, per qualche istante, e ora sembrava voler recuoperare quei battiti tutti in una volta.
«Allora Sanny, come sto?» chiese nella sua voce paradisiaca facendo un giro su se stessa.
Io mi inumidì le labbra, tentai di muovere la lingua ma era come pietra. Era impossibile descrivere l'effetto che mi stava facendo, impossibile per me stessa capire quello che stava succedendo e perché non riuscissi più a controllare il mio corpo.
«Sei bellissima.» riuscii a dire dopo aver cercato a lungo le parole nella mia mente. Erano banali, erano sobrie e semplici ma erano quello che pensavo. Riassumevano tutto.
«Oui, fantastic. Questa creazione è bellissima!» 
«Già...» commentai ancora senza fiato. La donna parlottò un altro po' con la sua modella poi sparì ancora dietro le tende, forse alla ricerca di qualche altro particolare lasciando a Brittany la possibilità di farsi sempre più vicina e di intrecciare le braccia dietro alla mia nuca.
«Questo abito è incredibile vero? Mandy sarà incantevole.»«Tu lo sei!»
«Dici? Mi sembra un po' eccessivo.» commentò guardandosi un attimo ma io le ripresi il mento tra le mani costringendola a guardarmi. «No amore, sul serio. Sei perfetta!»
«Mmmm mi piace quando mi chiami così.» mugolò baciandomi dolcemente e soffocando tutte le parole che non avrei comunque saputo dire. Questo almeno fino a che quella donnina, che però ci sapeva fare, tornò e la intimò a cambiarsi. Aveva sentito un nuovo cliente e presto avrebbe dovuto occuparsi della sua prossima creazione. Aveva dedicato un oretta alla finitura di quell'abito, ora era pronto per essere incartato per il viaggio.
Tristemente dovetti separarmi dalla mia bella e non staccai nemmeno per un secondo lo sguardo da quell'incanto sino a che non scomparve alla vista. Allora e solo allora mi lasciai cadere sulla poltrona con il fiatone. Ero sconvolta...e il cuore mi batteva ancora fortissimo.
Che cavolo stava succedendo? Io amavo Brittany e qualsiasi cosa indossasse. Lei per me era perfetta sia con la tuta da ginnastica che con un costoso abito da sera da cui l'avrei liberata con gioia la notte ma...con quel bianco, con quei pizzi, con quei ricami e veli...aveva raggiunto una soglia di bellezza che non le avevo mai visto. Quel vestito per Mandy era sprecato, sembrava fatto apposta per la mia bionda!
Quando Britt tornò alla mia vista, purtroppo indossava gli abiti con la quale era entrata e sorridendo mi si fece vicino con in mano il vestito prima indossato ora ben celofanato e raccolto in quella confezione.
«Tutto pagato?» chiese lei alla donna ricevendo in risposta un sorriso. Si, Matt si era occupato di tutto, doveva solo mandare qualcuno a ritirarlo e questo era successo.
«Sono felice di avervi conosciuto e spero che un giorno possiate tornare da me!»
«Oh Amélie dubito torneremo, nessuno dei nostri amici si sposa quest'anno.» ridacchiai io dandole un amichevole pacca sulla spalla venendo però attirata nella sua morsa. Dandomi due baci infatti la donna mi sussurrò all'orecchio una frase che mi rimase in mente per tutte le ore successive.
«Non parlo di amici, parlo di voi madamoiselle!»
 
---
 
«Sanny andiamo, che hai?»
«Niente Britt, quante volte te lo devo ripetere?» mormorai io girandomi dalla sua parte del letto. Vederla in mutande e reggiseno, dopo una lunga ora di coccole e amore faceva sempre il suo effetto al mio povero cuoricino.
«Dai, perché non me lo vuoi dire? Sei stata silenziosa per tutta la serata, abbiamo girato per tuttoi il Quartiere Latino e non hai detto che una decina di parole. Perfino quando siamo passate sotto la Tour Eiffel per l'ennessima volta ti sei limitata a guardarla per qualche secondo...»
«Son stanca tutto qua!»
Mormorò maliziosamente percorrendo con il dito tutto il mio fianco facendomi rabbrividire.
«Però per altre cose non eri così stanca.»«Per quelle mai...» sussurrai io sporgendomi per baciarla ma lei non si lasciò fregare e mi respinse sul cuscino.
«No, userò l'arma del sesso per ottenere quello che voglio Sanny!»
«Niente sesso?» chiesi strabuzzando gli occhi e ricevendo come risposta un semplice cenno affermativo di testa. Oh che palle! Quando si metteva in testa una cosa era davvero difficile farla ragionare, in questo eravamo abbastanza simili!
«Cosa vuoi sapere?»
«A cosa stai pensando.»
Smanacciai prima di sospirare e guardare il soffitto.
«A tante cose. A noi, a Parigi, a te...a te con quell'abito bianco.»
«Ti ha colpito così tanto?» chiese lei divertita ridacchiando. «Eri stupenda!» rimarcai ancora.
«Oh be, pensa che non era nemmeno il mio tipo.»«Come no? Sembrava fatto apposta per te!»
«Si, ma non rientrava nei miei gusti!»
Questa volta fui io a ridacchiare e rigirarmi su un fianco con la mano a tenere la testa e il gomito poggiato sul cuscino ormai totalmente deformato.
«I tuoi gusti? Hai dei gusti in fatto di abiti da sposa?»«Certo!»
«Tu ti sei già immaginata il tuo matrimonio?» chiesi ancora senza perdere il sorriso.
«Quale ragazzina non l'ha fatto?» sussurrò semplicemente lei girandosi una ciocca di capelli tra le dita. «Cavolo...dai, sentiamo. Come sarà il tuo matrimonio allora bionda?»
«Ehi!» mi rispose dandomi un colpo ad una tetta e facendomi abbastanza male.
«Scherzavo, dai sentiamo.»
«Prima di tutto non vorrei una gran cerimonia. Mi basterebbe una cosa intima, in quelle piccole cappelle con i fiori hai presente?» feci di si con la testa e vidi i suoi occhi tornare a luccicare ancora «Un vestito bianco, semplicissimo ma con un lungo velo sul viso e un acconciatura elaboratissima. Vorrei un mazzo di fiori meraviglioso da poter lanciare alle mie amiche finita la cerimonia e tutti gli invitati vestiti a tema.»
«A tema?»
«Si, che so...tutti vestiti di viola. O tutti vestiti di rosso. Magari le ragazze di un colore e i ragazzi di un altro. Sarebbe carino!»
«Se lo dici tu...» risposi io rassegnata ma sorridente.
«E tu invece, come ti immagini il tuo matrimonio?»
La domanda arrivò quasi inattesa, ma sapevo che sarebbe potuta capitare. Dios, in effetti questa è una contraddizione!
«Sinceramente non ho mai pensato al mio matrimonio. Non ho mai sentito il bisogno di indossare un abito sfarzoso per promettere qualcosa a qualcuno.»
Brittany mi guardò in silenzio prima di ridacchiare e lasciarsi cadere sul cuscino.
«Che hai da ridere? Ehi?»
«Sei proprio un maschiaccio!» continuò lei senza riuscire a fermarsi. E io che pensavo si sarebbe perfino arrabbiata con me. «Non ho mai conosciuto nessuno che non si fosse immaginato il proprio matrimonio!»
«Mi stai dicendo che son strana?» chiesi io mettendole le mani addosso e sovrastandola con il mio corpo. Lottammo per un po' prima di riuscire a immobilizzarla con le mani alla tastiera del letto e io a cavalcioni su di lei.
«Si Santana Lopez, tu sei terribilmente strana!»
Non appena finii di parlare mi fiondai sulle sue labbra consumandole in un bacio appassionato e anche un poco animalesco. Avevo bisogno nuovamente di lei. Avevo bisogno dei nostri corpi che si fondevano, dei suoi gemiti e di sentirla ancora mia.
«Ed è per questo che ti amo!»«Salvata in corner Pierce...»
Lei ridacchiò sul mio collo e si lasciò baciare ancora.
«Sai, credo che se questo è quello che possiamo vivere a Parigi vorrei restarci per sempre!»
«Anche io. Ma ora lasciami mostrarti cos'altro Parigi ti può offrire.» e senza perdere altro tempo catturai le sue labbra in un altro bacio e la liberai dalla mia presa.
 
Angolo dell'Autrice
ECCOMI <3 Sbaglio o qua si sta smuovendo qualcosa? Vi è piaciuto il capitolo? Parigi...l'amour <3
Grazie a tutti per le meravigliose recensioni, a chi la segue o mette tra le preferite...siete mitici :)
 

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Capitolo 42
*** La Valse Des Monstres ***


 
«Ehi, ecco dov'eri. Ti cercavo!» mormorai nella penombra del soggiorno guardando Brittany appollaiata sul davanzale ad osservare il risveglio di Parigi con le ante della finestra spalancate. Filtrava una aria frizzantina e questo contrasto di temperatura mi aveva costretta ad indossare un altro giaccone sopra il mio già pesante pigiama.
«Scusa, non volevo svegliarti...»«Avresti dovuto. Mi son ritrovata sola in un letto troppo grande a chiedermi cosa avessi sbagliato durante la notte.» ridacchiai io raggiungendola lentamente e scatenando sul suo viso un abbozzo di sorriso.
«Ieri notte sei stata stupenda.» disse senza distogliere lo sguardo dalle case ammassate che si potevano ammirare dalla nostra camera.
«Ma?» chiesi non potendo ignorare il tono con cui mi aveva confermato la mia bravura a letto che lasciava trasparire un qualcosa di più. Brittany si voltò finalmente verso di me e i miei occhi scuri incontrarono il mare più azzurro. «Ma cosa?»
«Dai Britt, pensi di esser l'unica a capire quando c'è qualcosa che non va? A che stai pensando? E non provare a dirmi niente perché potrei riservarti una tortura peggiore di quella della privazione del sesso.» Mi riferivo logicamente alla persuasione della notte prima, a come Brittany mi avesse impedito di star sulle mie a perdermi nella mente per aprirmi invece con lei e condividere tutto quello che non poteva vedere.
Vidi i suoi occhi cambiare, così come la sua espressione poi tornò semplicemente a fissare l'esterno. Si inumidì le labbra con la lingua e piegò il collo, tutti movimenti che percepii sensibilmente dato che non avevo altro su cui concentrarmi.       
«Stavo pensando a quello che ci siamo dette ieri...» cominciò senza distogliere lo sguardo da quella piccola macchina rossa che si affrettava tra le strette stradine. «Al matrimonio, alle nostre aspettative, ai nostri sogni. Poi mi son rivista in quello specchio, con quell'abito bianco e i capelli acconciato grezzamente. La notte ha mescolato tutto nella mia mente, comprese le parole che ci siamo scambiate io e Amélie dietro le tende...»
Fece un sospiro e io sospirai con lei. All'inizio avevo seguito tranquillamente il suo discorso, poi tutto mi era scivolato tra le dita e la mia pelle aveva automaticamente perso colore.
«Cosa vi siete dette?» mormorai quasi tremando ma tentando di controllarmi.
«Poche cose. Quella donna ha un occhio incredibile San. Mi ha detto che secondo lei tu mi amavi alla follia, mi guardavi come poche altre persone guardavano il proprio amore e che allo stesso tempo aveva letto una sorta di paura o indecisione nei tuoi occhi.»
«Indecisione? No Britt io davvero...»«Lasciami parlare San.» disse voltandosi verso di me e catturandomi con il suo sguardo serio. Mi aveva chiamato nuovamente come tutti, non più con il diminutivo che solo lei poteva usare. Scese dal suo appiglio e cominciò a camminare verso di me.
«Ieri mi son resa conto che quello che ho sempre voluto potrebbe diventare reale. Ho trovato la persona che vorrei al mio fianco per sempre e con cui costruire una famiglia. Quell'abito mi ha fatto capire quanto desidererei vederti indossarne uno simile, davanti a me, vicino ad un altare e con un mazzo di fiori tra le mani.» 
Stava delirando, completamente. I suoi occhi luccicavano di quel bagliore profondo, una luce che solo in poche altre occasioni le avevo visto. E io? Io mi limitavo a degluttire e ansimare mentre sentivo ormai quelle parole scivolare sul mio corpo e infrangersi come onde sugli scogli. Brittany si piegò davanti a me, mettendosi in ginocchio e allungando le mani verso la tasca del suo grosso pigiama di lana.
«Per questo te lo chiedo a Parigi, nella città più romantica del mondo e poche ore dopo aver fatto l'amore con te. Santana Lopez, mia migliore amica, mio amore, vuoi sposarmi?» 
Quella scatolina comparve completamente dal nulla, un bellissimo diamante scintillante all'interno. Dove diavolo l'aveva comprato? E quando? Non ci eravamo staccate nemmeno un attimo e soprattutto non era possibile che avesse avuto il tempo per sceglierlo e comprarlo. Dunque era una cosa che aveva maturato da prima, dunque il viaggio le era servito come occasione per proporsi. Per chiedermi di esser sua moglie.
«Britt io...» mugolai senza riuscire a dire una sola parola. Ero pronta per un passo simile? Ero pronta per un impegno del genere? Erano passati così pochi mesi, ancora non sapevo se sarei riuscita a proteggerla da tutto il male che avrei potuto arrecarle, ancora non conoscevo i miei limiti. Si, io l'amavo, l'amavo profondamente e in una maniera così passionale da bruciare dentro per lei ma...non mi sentivo pronta per un impegno simile. Io la volevo, io volevo averla per me, per sempre, ma ora? In questo preciso momento? Con le idee così confuse da tutto? 
«San devi solo dire di si, solo prendere questo anello, lasciare che te lo metta al dito e giurare di essere mia per sempre!»«Ma io sono già tua, che bisogno c'è di un anello?» dissi quasi di botto e con le lacrime agli occhi. Fu allora che vidi il viso della mia bionda cambiare. La sua espressione dolce divenne d'odio, i suoi lineamente delicati si indurirono e rividi per la terza volta la faccia di chi mi aveva lasciata in passato. Quel dolore, quella tristezza, quella delusione che io avevo creato in lei. Io avev scatenato.
«Tu...tu...Santana non cambierai mai!» disse alzandosi e chiudendo quella preziosa scatolina davanti ai miei occhi «Potrai amare con forza, con ardore, con passione ma non sarai mai pronta veramente ad impegnarti nella vita, per te tutto resterà sempre e solo un gioco. Non troverai mai nessuno disposto ad aspettarti e sai perché? Perchè io voglio una famiglia, io voglio dei bambini, voglio una vita normale con la persona che amo e se tu non sei disposta a darmela conosco chi può farlo.» mi superò velocemente, avanzando verso la porta.
Non poteva dire sul serio. Non poteva davvero pensare quello che aveva detto e lasciarmi ancora sola in una stanza. Non poteva abbandonarmi a Parigi e soprattutto non poteva tornare da Wren! Mi voltai, per riprenderla, per fermarla ma le mie gambe sembravano incollate al pavimento, non riuscivo a muovermi o meglio ero troppo lenta e lei così veloce. Aprii la porta, mi fissò un ultima volta.
«Addio Santana.»
Io la guardai con le lacrime agli occhi, le braccia tese verso di lei e la mia voce straziante cominciò a gridare senza controllo. «No...no...no...NOOOO!»
 
«SANTANA!»
Aprii gli occhi di colpo tirandomi a sedere sul letto trascinando con me tutte le coperte. Ansimai guardandomi attorno e cercando di capire cosa fosse successo ma l'unica cosa che sentii furono le labbra di Brittany sulla mia guancia.
«Tranquilla, era solo un sogno. Solo un incubo...» mormorò su di me stringendomi per le spalle e tentando di regolare il mio respiro. Ero nella mia stanza, nel nostro letto. Eravamo nella nostra camera d'albergo a Parigi e io ero completamente imperlata di sudore.
«Cosa? Dove?» chiesi ancora rincoglionita da quell'incubo e dal sonno.
«Sono le cinque del mattino amore...» mormorò senza smettere di baciarmi e stringermi «Hai cominciato a muoverti nel sonno, a parlare e mi hai svegliata. Poi hai cominciato ad urlare e devo ammettere che mi hai davvero fatto paura. Stai bene?» 
Ci pensai su. Lei era al mio fianco, mi baciava e mi stringeva tra le sue braccia. Tutto quello che avevo visto non era successo per cui si, stavo davvero bene.
«Si, è stato solo un incubo.» affermai ripetendo le sue parole «Cosa hai sognato?»
«Sinceramente...» dissi cercando i suoi occhi preoccupati «...non me lo ricordo più.» mentii stampandole un bacio sulle labbra e tornando a sdraiarmi accanto a lei, lasciando che stringesse il petto contro la mia schiena e le sue braccia sul mio corpo.
«Ma ora ci sei tu con me. Quindi va tutto benissimo!» lei mi diede un altro bacio tra i capelli e restammo incastrate così sino a che non venne l'ora della colazione. Era stato solo un sogno, non era reale. Brittany era con me e non mi avrebbe abbandonata. 
Potevo tornare a riposarmi in tranquillità!
 
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«Ne sei sicura?» 
«Oh Brittany andiamo! Ho avuto un incubo, ora sto bene, davvero!» le legai la sciarpa al collo aiutandola a finire di vestirsi, cosa che sembrava non voler fare per impedirmi di uscire.
«Non ho intenzione di sacrificare il nostro terzo giorno in città per riprendermi da qualcosa che non è mai successo e che nemmeno ricordo.» 
Si, mentivo. Ma lo facevo per il suo bene, volevo solo vederla sorridere con in mano un croissant e una baguette. Dios, che stereotipi che avevo in testa! Veramente, in testa avevo ben altro ma era una mia abilità e una gran sfida riuscire a nasconderlo alla mia ragazza.
«Quindi sei perfettamente sicura di stare bene?» mi chiese ancora assottigliando gli occhi per cercare di guardare sempre più dentro di me. 
«Giuro!» Cazzo giuro Santana. Brava, brava! Così si fa!
Per contro però, vidi un sorrisone comparire sul suo viso e la sua velocità nel vestirsi aumentò nettamente tanto che in pochi minuti fummo nuovamente fuori a sguzzare per le pozzanghere e la neve di Parigi. Si, aveva nevicato tanto quella notte e ora tutto si era colorato di un bianco quasi fastidioso. Ci eravamo coperte per bene e oggi avevamo come meta principale una delle cattedrali più affascinanti d'Europa: Notre Dame.
Brittany aveva fatto molta pressione su quel posto, dato che a quanto pareva conosceva a memoria ogni battuta di quel film d'Animazione Disney di parecchi anni fa. Il fatto che non l'avessi mai visto, aveva scatenato in lei un moto di disgusto misto ad eccitazione. Ero io la sua sfida, e purtroppo a casa sua aveva una cineteca allucinante. Mi sarebbero scoppiati gli occhi a furia di vedere tutti quei film e dato che io non ero un amante del grande schermo...
«Sanny è stupenda, guarda!» gridò Brittany battendo le mani incredula di esser davvero là.
«Fammi una foto qua, e anche una lì e pure una...» si, stava andando letteralmente fuori di testa e quel suo sorriso, quel suo meraviglioso sorriso stava portando a fondo anche me. Se lei era felice allora lo ero anche io, se era euforica riusciva a contaggiarmi. Due idiote!
Praticamente le feci un calendario autunno inverno della Cattedrale di Nostra Signora che nemmeno le modelle più famose avrebbero potuto sognare. Incredibili foto artistiche, mie, sue, nostre. Tutto quel trambusto, la sua felicità, il suo entusiasmo mi permisero di poter pensare in pace senza essere scoperta. Certo ero partecipe, mi divertivo davvero con lei e la baciavo praticamente sotto ogni cappella interna ma...ero allo stesso tempo da un altra parte. A pensare a quel sogno, a quello che era successo e a quello che la mia mente aveva creato. No, Brittany non pensava quelle cose...ero io! La mia mente aveva sfornato quella strana versione della mia bionda ansiona di matrimonio, dunque io vi credevo. Era colpa mia? Quella confusione nella mia testa era frutto di un equivoco, di troppe chiacchierate cuore a cuore particolarmente importanti e di...DIOS!
«Questo posto era favoloso! Ci torniamo anche domani?» mi chiese ad un tratto risvegliandomi e facendomi notare che stavamo già tornando verso Place de la Concorde.
«Certo, anche se teoricamente domani dovremmo visitare il Louvre.» constatai io. Eravamo a metà del nostro soggiorno, saremmo dovute ripartire tra tre giorni, tornare in America alla nostra normalità. Già, il Capodanno lo volevo fare a casa, insieme a tutti i miei amici anche se l'idea di trascorrerlo solo con Brittany mi aveva tentato.
«Giusto, il Louvre! Sarà bellissimo!»«Come te!» dissi io senza potermi controllare.
I nostri occhi si incontrarono e Britt mi tirò per il colletto facendomi arrivare a pochi centimetri dalle sue labbra. «Signorina Lopez...ci sta provando?»«Non potrei mai.»
«Bene, perché sa qual'è una mia fantasia parigina?» risi sentendo il tono con cui la mia bionda stava provando a sedurmi. «No, quale?»
«Far l'amour in uno di questi vicoletti?» continuò indicando una di quelle strette viuzze solitarie che incontravamo inoltrandoci nella città. Inutile dire che la cosa mi eccitò molto e che al calar del sole fui così buona da accontentarla. Per poco non fummo scoperte ma...vuoi l'emozione, vuoi l'amore e vuoi l'ebrezza fu una delle cose più incredibili della mia vita. Brittany tentava di tirar fuori la vecchia Santana alle volte e mentre la baciavo sotto quel portico, mentre le mie mani oltrepassavano i suoi pantaloni stretti pensai che alla fine mi stavo preoccupando per nulla. Che Brittany mi avrebbe mai forzato a far qualcosa che non volessi e non mi avrebbe lasciato ad una risposta negativa. No, lei mi amava così come io amavo lei e tutto il resto poteva aspettare.
Anche se...qualcosa nella mia testa continuava a parlarmi di matrimonio. Quel vestito appeso al nostro armadio poi non aiutava proprio. Era così bello, mi ricordava così tanto la mia dolce biondina che sfavillava fasciata da quel tessuto bianco. Dios, stavo ancora pensando a questo? Basta matrimonio, basta vestiti da sposa. Tutto quello che dovevo fare era concentrarmi sulla mia ragazza che si sistemava il maglione lungo la via per tornare a casa e sui suoi occhi ridenti.
«Amo Parigi!»«Già, è un posto magico.» commentai passandole un braccio dietro la schiena.
Lei mi guardò, dolcemente e con i suoi occhi luminosi. «Dove tutto può succedere.»         
 
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Visitammo anche il Louvre. E il Museo d'Orsay. E tanti di quei ristorantini e posti che si vedevano solo nei film. Passammo un due giorni meravigliosi. Mi beai della sua compagnia, della sua vicinanza come mai prima. Ci baciammo, ci sussurrammo dolci parole d'amore e facemmo tanto, tantissimo sesso. Eravamo connesse in qualche modo e me ne accorsi sempre di più. Sapevamo cosa l'altra avrebbe preso, cosa sarebbe piaciuto visitare ad entrambe, quali pazzie avremmo potuto fare. Fotografai il suo sorriso così tante volte che ormai mi si stampò nella mente, indelebilmente per sempre. Godetti di ogni ora utile, di ogni attimo insieme e quando arrivava la notte e Brittany si addormentava tra le mie braccia...semplicemente vagavo. No, non riuscii a smettere di pensare a quello che avevo visto nei miei sogni e che, puntualmente tornava a farmi visita nel sonno. Era un pensiero fisso, qualcosa che non riuscivo ad eliminare e mi sembrava così stupido. Perché mi facevo tanti problemi quando sapevo che io non volevo sposare Brittany. Non ora. Forse mai. 
I matrimoni non mi piacevano, era un dato di fatto. Tutto aveva una fine! Questa era la mia filosofia di vita, il mio pensiero ma...a Parigi, stavo mettendo di nuovo in discussione tutto.
Se pensavo che tutto aveva una fine, come potevo invece credere che con Brittany sarebbe durata per sempre? Se il mio cuore si era fermato quando l'avevo vista indossare quell'abito bianco come potevo non desiderare di averla vestita così per me, nel nostro giorno? Tentavo di scacciare via questi pensieri ma l'atmosfera parigina rendeva molto difficile l'impresa.
Semplicemente pensavo che una volta tornati a casa non mi avrebbero più assillato e quelle immagini sarebbero lentamente scomparse. Così, con questi pensieri mi addormentai ansimante tra le braccia della mia ragazza, conscia che il giorno seguente, dopo un veloce saluto alla città, avremmo preso l'aereo per il ritorno. L'aereo della nostra normalità.
Volevo veramente tornare a casa? No. Volevo solo Brittany tutta per me!

Angolo dell'Autrice
Sarà che sto studiando talmente tanto che gli unici momenti liberi li uso solo per la scrittura. Sarà che avevo già in mente tutta la storia di Parigi o che son totalmente dipendente dalle Brittana ma...ECCO IL NUOVO CAPITOLO. Sper vi sia piaciuto, io ci ho messo davvero tanto per scriverlo, volevo dar una buona descrizione dei pensieri e le emozioni di San <3 Be, fatemi sapere :)

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Capitolo 43
*** L'autre valse d'Amèlie ***


Mi svegliai di soprassalto anche quell'ultima notte ma probabilmente facendo più silenzio del solito dato che Brittany mugugnò semplicemente qualcosa prima di girarsi dall'altra parte. Affannata tentai di ricompormi senza far troppo rumore e nello stesso tempo ad afferrare una sveglia o un orologio. Missione riuscita!
Guardai l'ora sul dispositivo digitale scoprendo che non erano nemmeno le sei del mattino, e dire che avevamo la sveglia tra due ore! Che diavolo, non riuscivo proprio a dormire!
Avevo sognato Brittany anche quella notte, Brittany e un vestito bianco.
Il che non doveva proprio esser un incubo no? E allora perché mi svegliavo così? Perché ogni volta qualcosa andava storto e io venivo sempre lasciata in lacrime da lei?
Mi voltai a cercare il suo viso, i suoi lineamenti, i suoi teneri occhi a riposo. 
Era così bella, così tenera quando dormiva. Il petto le si abbassava e alzava ritmicamente, teneva la bocca dischiusa e una mano sui capelli che le ricadevano buffamente sul viso. Sembrava un cucciolo indifeso stretta tra le sue coperte, con la mente che vagava in chissà quali meravigliosi sogni e ignorava invece quello che la sua ragazza stava sentendo.
E dire che nemmeno io riuscivo a capire. Che fosse il mio inconscio? Che fosse qualcosa della mia testa? Mi sembrava così stupido preoccuparsi di una cosa simile. 
Le stampai un bacio sulla fronte e la strinsi a me inspirando tra quel mare dorato. Avevo lei, la potevo tenere tra le mie braccia, perché perdevo anche solo tempo a pensare a una stupidità del genere?
 
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«Mi mancherà Parigi lo sai?»
«Certo che lo so! Mancherà anche a me...» dissi respirando per l'ultima volta quell'aria frizzantina prima di chiudere lo sportello del taxi e dare una lauta mancia all'uomo stretto nel suo grosso cappotto invernale. «All'areoporto!» dissi in un inglese francesizzato e quello dopo aver annusato il profumo dei miei soldi annuii mettendosi al volante.
«Se avessimo potuto restarci di più, sai che l'avremmo fatto!»
«Allora perché non passare anche capodanno qua?» chiese lei con i suoi grandi occhioni azzurri e il suo broncio da bambina. Era così tenera.
«L'avevo promesso a Matt e Quinn, sono i miei migliori amici!» confermai facendo spallucce. Già, sapevo che Brittany non mi avrebbe mai chiesto di scegliere tra lei e loro, perché sapeva che sarei stata malissimo. Gliene avevo parlato subito dopo averle regalato quel viaggio, restare in Europa anche per la fine dell'anno sarebbe stato il top ma...volevo stare con le persone che amavo. E se Brittany sarebbe potuta restare al mio fianco, i miei amici avrebbero festeggiato e ringraziato l'anno passato senza di me. Era una cosa che non potevo sopportare, non dopo tutto quello che avevano fatto per me. Matt c'era sempre stato, sempre. Per qualsiasi cosa, per un consiglio, per un aiuto, per una sbronza. Lui era la costante della mia vita, e ora che stavamo cominciando vite apparentemente separate non era disposta a rinunciare anche a quel momento, uno dei nostri momenti. E poi c'era Quinn, la ragazza che si era sentita in colpa per il mio gesto, la madre che aveva lasciato casa sua per trasferirsi da me e potermi supportare e controllare. Quella che mi aveva aiutato a riconquistare Brittany, lei che mi aveva dato l'idea per il mio lavoro. Dios, adoravo quella stronzetta e anche se non lo mostravamo spesso sapevo che anche lei teneva a rivedermi per quella festa di fine anno. No, non era nemmeno stato messo in discussione. Brittany si era limitata ad annuire e darmi un bacio sulle labbra. Dunque, perché tirarlo fuori ancora? Sicuramente voleva semplicemente iniziare un qualche discorso per cui le diedi corda.
«Perché ci son persone che ci aspettano in America e se non prendiamo questo volo non riusciremo mai ad arrivare per la fine dell'anno!»«Già, potevamo invitarli con noi.»
«E rovinarci questa vacanza in solitaria? Per nulla al mondo!» 
La mia bionda si slanciò verso di me regalandomi un lento bacio sul collo. 
«Hai ragione. A casa non abbiamo mai così tanto tempo per noi, o almeno, mai così tanta tranquillità come qua!»«Certo, viviamo in posti differenti, abbiamo abitudini diverse, è normale non passare tutto il tempo insieme come qua.»
La frase mi uscii spontanea ma quando mi riascoltai, quando focalizzai bene dove stavamo andando a parare l'immagine vivida di Brittany con il suo bell'abito da sposa e di me che spalancavo la porta di casa nostra si piazzò nella mia mente! Casa nostra. Era quello che intendeva? Era quello che mi stava chiedendo? No, sicuramente ero io ossessionata da tutta questa storia, non poteva che essere così!
«Oh cavolo. Non ricordarmi il lavoro! Dovrò tornare subito dopo l'1...che rompimento!»
«Così presto?» chiesi io sviando i miei pensieri. «Non hai molte ferie eh?»
«Sai com'è...il mondo della moda non dorme mai. Purtroppo le mie colleghe hanno bisogno di me e mi son presa tutti questi giorni solo per te.»«Anche per te!» dissi tentando di sminuire il suo gesto. Aveva fatto gli straordinari per poter star fuori sino a Gennaio.
«Già! Cioè amo il mio lavoro, non fraintendere ma...son stata così bene.»
«Anche io. E no, non ho assolutamente voglia di tornare a vedere il brutto muso di Tim!»
Scoppiammo a ridere insieme mentre Britt mi dava un pugno sulla spalla.
«Che idiota! Non poteva capitarti persona migliore...»«Il fatto che sia un uomo non influisce per nulla sul tuo parere vero?» chiesi io maliziosamente liberandomi finalmente da quel senso opprimente che aveva occupato il mio petto a sentirla avviare quella discussione. Si, mi sbagliavo di certo, Britt voleva solo far conversazione.
«Giusto un pochino.» mormorò sulle mie labbra prima di baciarmi. Il resto del viaggio lo passammo a scherzare, ridere e guardarci il paesaggio che scorreva a lato. Guardammo divertite tutte le foto fatte prima di arrivare in areoporto, alcune delle quali sarebbero state sicuramente da censurare.
 
«CORRI!» 
«Sappi...Brittany...Pierce...che ti ucciderò nel sonno...uno di questi...giorni!»
Non era possibile. Non era umanamente possibile. Ma perché riusciva sempre a convincermi a fare cose stupide che ci portavano a dover sempre e costantemente essere in ritardo? DIOS!
Sapevo che fermarci a baciarci nel bagno delle donne avrebbe portato solo guai, sapevo che quando Britt aveva bloccato la porta con il manico della scopa saremmo rimaste là per più di dieci minuti ma no, io dovevo assecondarla. Non che mi fosse dispiaciuto, anzi...era stato favolosamente eccitante ma...avevamo una certa età, non poteva farlo ovunque e non a rischio di perdere l'unico aereo che ci avrebbe permesso di passare l'ultimo dell'anno a casa.
«Oh andiamo, so che ti è piaciuto!»
«Si certo, ma a che prezzo?»
Lei rise e continuo a correre con la valigia che strisciava sul pavimento liscio dell'areoporto di Bercy. Era enorme, enorme!
«Pensa a quanti chili perderai!»«Tu faresti meglio a pensare a quanti colpi ti darò!»
«Uh, violenta San! Anche il sadomaso ora?»
Arrossii violentemente vedendo le persone affianco a noi sbiancare. 
«CORRI CHE TI AMMAZZO!»
L'avrei volentieri riempita di botte. Poi gliele avrei baciate e curate, ma prima volevo veralmente picchiarla. Ma che uscite erano? E da dove usciva quella Brittany così audace? Matt aveva ragione quando diceva che influenzavo le persone! Idiota!
Raggiungemmo il Gates giusto in tempo, come la volta precedente, ci dovevamo sempre far riconoscere, ma questa volta quando l'ennesima hostess stra carina ci guardò i biglietti storse il naso confusa.
«Non capisco...questi son due biglietti di prima classe vero?»
Io risposi automaticamente, senza nemmeno pensarci. «Certo.»
La donna si sporse al computer dove stava un altra bellissima ragazza dai capelli corvini che tristemente scuoteva la testa.
«Sul nostro monitor risulta un solo posto libero in prima classe!»
Io spalancai gli occhi e vidi Brittany far la stessa cosa tentando di ripredendere fiato.
«Come?» 
«Ci deve essere stato un disguido, il computer segnala due posti liberi in economy e uno in prima classe. Non so cosa dire, mi dispiace molto...»
«Nono, aspetti un attimo. Questo cosa significa? Che una di noi resterà a terra? Non se ne parla neanche quanto è vero che mi chiamo Santana Lopez!»
Brittany mi mise una mano sulla spalla sussurrandomi di calmarmi ma...come potevo? Quella ragazza voleva scherzare? Mai farlo con il fuoco.
«Io ecco...No. Potremmo...» restò a pensarci un attimo, si guardò intorno e poi guardò il suo orologio. «Penso che ormai i due economy non arriveranno, stiamo chiudendo il Gate. Una di voi potrebbe sacrificare il lusso per il viaggio no?»«No ascolta...» cominciai a dire ma Britt mi zittì mettendomi una mano sulla bocca «Va benissimo! Grazie!»
Mi tirò per il corridoio velocemente e solo dopo qualche passo mi diede la possibilità di parlare. Oddio, parlare....diciamo urlare.
«MA CHE CAVOLO?»«San finiscila. Preferivi non tornare?»
«No, avrei fatto scomodare qualcuno dalla prima e saremmo andate entrambe. Ancora qualche minuto e le avrei fatte ragionare a quelle due!»
«Oh ma per favore! Su, io andrò in economy e ci rivedremo alla fine del volo...»
«Non se ne parla!» sbottai serissima «Io ti ho regalato questo viaggio.»
«Ma io ti ho fatta arrivare in ritardo e...» la baciai forte quasi sbattendola contro il muro, lasciai che i suoi occhi si chiudessero e che le sue braccia scendessero sul mio corpo poi...mi allontanai. Velocemente, correndo.
«Io andrò in economy!»
«SANTANA!» gridò lei risvegliandosi da quel torpore e correndomi dietro, ma ormai ero troppo avanti. Andai dall'hostess e le diedi il mio biglietto spiegandole la situazione, cosa che le era già stata comunicata. Quella mi mostrò il mio posto, praticamente nella prima delle file e quando arrivò Brittany era ormai troppo tardi.
«Sai che te la farò pagare vero?» mi disse arrabbiata.
«No, sarò io a farla pagare a te!»
«Sacrificare un posto in prima classe per l'economy. Quanto mi ami Santana Lopez?» chiese sporgendosi in avanti per strapparmi un ultimo bacio prima di quelle ore di lontananza.
«Troppo Pierce, troppo.»
La presi per i fianchi e la baciai, questa volta ricambiata e non per imbrogliarla. Sarei rimasta tra le sue braccia per ore ma...il volo stava per partire, l'hostess aveva fretta e non penso fosse visto di buon occhio un bacio simile davanti a tanta gente.
«A dopo!» le sussurrai vedendola scomparire.
«Sto già contando i minuti...»
Un sorrisone mi si stampò sul volto a sentirle dire quella frase. Nemmeno l'economy mi avrebbe buttata giù, nemmeno quello stretto, affollato e tossico luogo. No, nemmeno...
«Sua moglie?»
Quasi mi spaventai sentendo quella vecchia voce far capolino dalla mia destra. Non avevo nemmeno considerato la persona che stava al mio fianco quando avevo messo la valigia nei ripiani sopra il sedile. Mi voltai per vedere chi aveva azzardato una domanda tanto indiscreta e davanti mi ritrovai una vecchia signora dai capelli bianchi come la neve. Aveva due enormi occhialoni sul naso, un viso segnato dal tempo e due occhi verdi ancora molto espressivi.
Indossava degli abiti di buon gusto, e una timida collana le segnava il collo.
All'inizio non riuscii nemmeno a rispondere. Come potevo? Non la conoscevo neppure.
Poi, quando le mie labbra si dischiusero...
«Scusi?»
«Oh, so di esser invadente ma...non ho potuto far a meno di osservarvi e anche ascoltarvi. Sa, a questa distanza e dato che una vecchia signora come me non ha alcuna idea su come affrontare un viaggio tanto lungo ho pensato di far un po' di conversazione.»
La guardai con gli occhi sbarrati tentando di capire se fosse pazza o solo molto loquace.
«Mi chiamo Amelia.» 
Amelia? Un altra? Non bastava già quella del negozio di vestiti? Troppe coincidenze per i miei gusti. Troppissime!
«Santana...» mormorai allungando la mano per stringere quella screpolata della mia invadente compagna di viaggio. «Lopez.»
«Un cognome ispanico. Ha parenti in Europa?»
«No...non credo.» mormorai tentando ancora di decifrarla.
«Peccato. Conosco parecchi spagnoli sa?»
Falsamente sorrisi. Sapevo che avremmo parlato per tutte quelle ore filate e non avevo alcuna volta di farlo per cui, quando comparve l'hostess a spiegarci come salvarci da un improbabile incidente quasi ringraziai il cielo. Restammo in silenzio ad osservarla giusto il tempo di decollare, quando l'aereo si stabilizzò infatti sentii nuovamente i suoi occhi sul mio viso.
«Dicevamo?»
«Sinceramente non ricordo.» mentii tentando di ottenere un po' di pace.
«Oh certo, della sua bellissima moglie!»
Oh cielo! Ancora?
«Non è mia moglie...» mormorai a denti stretti continuando a provar a metter fine a quello strazio. «Ah no?» esclamò spalancando gli occhi e fissandomi sorpresa.
«Strano...»
Ecco, questa sua parola attirò la mia attenzione. Non potei far a meno di cogliere il suo tono confuso e si passava nervosamente la mano sul collo. Mi voltai.
«Cosa c'è di strano?» chiesi quasi impertinente.
«Mi scusi, io non intendevo...sa, è che ho sempre avuto la particolare capacità di capire le persone ad un primo sguardo.»
«Ma non mi dica...» commentai ironica dandole spago.
«Si, è vero!» replicò lei seria. «Glielo posso provare.»
«Mi sorprenda!» dissi spalancando le braccia e arrendendomi. Tanto avrei dovuto passare più di dieci ore di volo al suo fianco, tanto valeva farla sfogare un po' per poi aver il tempo di riposarmi.
«Allora. Su di te direi...» ci pensò un attimo mentre continuava a scrutarmi fugacemente.
«Una persona orgogliosa, forte all'esterno non quanto all'interno. Convinta delle proprie idee, disposta a lottare, ma solo per quello che vuole. Fragile e bisognosa di affetto ma con un complesso di superiorità non indiffente. Ti piace per caso divertirti?»
La mandibola cedette lasciandomi così a bocca aperta davanti ai suoi occhi furbi. Aveva praticamente descritto...me. Come diavolo aveva fatto?
«Ma come...?»«Gliel'ho detto. Son brava a capire le persone. Sa, ho vissuto tanto e osservato centinaia di culture, quanto basta per capire che l'omofobia è una stupidaggine!» 
 Arrossì violentemente. Si riferiva al bacio di prima. Be, se credeva che Brittany fosse mia moglie.
«Cavolo. Ci ha preso in pieno!»«Grazie.» sorrise quella felice finalmente di avere un po' di attenzione. Oh si, aveva tutta la mia attenzione.
«E di Britt...della mia ragazza cosa ha capito invece?» chiesi in ansia per il suo "strano" di poco prima. «Vediamo.» mormorò sfregandosi il collo.
«Una persona sensibile. Un tempo debole ma che si è imposta di diventare forte. Spaventata dal futuro, impaurita dall'essere abbandonata forse.»
CAZZO. Era colpa mia? Brittany aveva paura di restare sola?
«Una persona che vuole certezze, vuole sicurezza. Una che ha bisogno di stabilità nel suo mondo. Ma anche molto solare, disponibile e...secondo me segretamente passionale.»
Mi fece l'occhiolino ma mi aveva praticamente persa alle prime cose. 
«Quindi ha pensato che fossimo sposate perché...» lasciai la frase a metà, in modo tale che lei potesse completarla. Quella non era una vecchia, era una saggia.
«...perché nei suoi occhi ho visto l'amore. Quello vero. E anche nei tuoi! Poi, baciarvi davanti a tutti ignorando i giudizi...diciamo che mi ha fatto cadere in tranello!»
«Ma uno può amare anche senza il matrimonio. Che male c'è? Proprio non capisco!»
«Non capisci? Ci hai pensato dunque?» 
La discussione stava degenerando. Sarebbe potuto degenerare e anche se quella davanti a me era solo una vecchia probabilmente molto curiosa che raccontava solo balle aveva dimostrato che in realtà sapeva vederci bene. E poi, non l'avrei mai più rivista in vita mia. Era solo una sconosciuta con il quale avrei passato metà giornata in tutta la mia esistenza. Si, era la persona aperta con cui sfogarsi un po'.
«Non ho dormito la notte pensandoci. Cavolo! Non mi son quasi goduta la vacanza...»
«Addirittura? Strana cosa. Si mia cara, l'amore fuori dal matrimonio esiste, ed è forte e per molte coppie funziona. Ma quando ho visto quella ragazza, ho pensato subito che avesse bisogno di unione su cui contare, su cui basarsi.»
«Quindi lei pensa che voglia sposarmi?»
«Non ho detto questo. Ho detto che prima o poi vorrà qualcosa di stabile!»
Mormorai voltandomi un attimo a pensare.
«E quando hai cominciato a pensarci se posso chiedere?»
«Ormai può chiedermi di tutto! Sinceramente? Forse è meglio che parta dal principio!»
Stavo per aprirmi ad una vecchia signora in economy? DIOS. Lo stavo proprio per fare.
E così gli raccontai brevemente la mia storia, tralasciando alcuni particolari e tentando di non dilungarmi molto anche se alla fine...occupai un ora intera.
«Tu mi stai dicendo che dopo tutto questo voi due non vi siete ancora sposate?»
«Oddio...è così grave?»
«Santana è una delle storie più incredibili che io abbia mai sentito!»
«Ed è positivo o negativo?» chiesi guardandola in attesa.
Lei scosse la testa afferrandomi per le spalle. Ah si, ormai ci eravamo pure tolte le cinture.
«Sei tu a dovermelo dire!»
«Oh ma io non so cosa fare. Ho così tanta confusione in testa! Fino a una settimana fa nemmeno ci pensavo, come ti ho detto il mio migliore amico si sposa e...la reputavo la cosa più stupida del mondo. Stanno insieme da così poco, la loro storia sembra destinata a finir male eppure...si sposano. Non è forse una cosa idiota?» chiesi retoricamente riprendendo subito la parola.
«Io e il matrimonio eravamo completamente agli opposti ma...quando ho visto Brittany con quell'abito, quando ho visto il suo sorriso tra quella stoffa bianca qualcosa è cambiato e non so nemmeno io cosa. Cioè...davvero sto considerando il matrimonio? Io che non ho mai avuto nulla di serio nella mia vita?»
«Questo non vuol dire nulla.»
«Certo che vuol dire qualcosa! Io rompo le cose Amelia, e quando provo a ripararle faccio ancora peggio. Brittany è la cosa migliore che mi sia capitata, non dico nella vita dato che quel posto è occupato dal mio amico Matt, ma in questi anni. Io, non so dove sarei senza di lei. Probabilmente a casa mia, sotto le lenzuola, insieme a una sconosciuta a tracannare alcool.» 
Feci una pausa.
«Non che ora sia astemia, chiariamoci ma...non avrei combinato nulla nella vita. Sarei ancora bloccata, con quel senso di inadeguatezza. Ora invece, guardami...ti sembro triste?»
I nostri occhi si incontrarono e dopo qualche secondo Amelia sorrise.
«Per nulla!»
«Esatto! Sono lavorativamente e sessualmente soddisfatta, ho un appartamento, ho dei soldi, ho il mio migliore amico e tante persone alla quale mi son riavvicinata. Tengo ai problemi di chi mi sta intorno e so cos'è l'amore. Brittany me lo ha insegnato in questi anni ma l'ho capito solo recentemente. Io le devo tante cose e amarla mi sembra il minimo ma...ho paura.»
«Paura di cosa?»
«Di illuderla. Ora...seguimi. Supponiamo di sposarci. Di metterci quei bei abiti bianchi da sposette e vivere la nostra luna di miele come tutti quanti. Quanto tempo ci daresti? Quanto tempo mi daresti?»
«Mi dispiace Santana ma non ti capisco. Tu ami Brittany, la ami alla follia. Perché mai il matrimonio dovrebbe rovinarvi?»
«Ma non è il matrimonio...sono io. Sono come una bomba ad orologeria. Io so di esser cambiata, tento di far le cose per bene, tento di godermi l'attimo e di essere buona ma...prima o poi farò qualche cazzata senza nemmeno rendermene conto. Io ne sono sicura!»
«Oh non dire stronzate!»
«Parli troppo male per essere una vecchia però sai?» dissi finalmente notando quanto Amelia fosse diversa dal resto delle persone presenti là dentro.
«E tu parli troppo per essere un orgogliosa sconosciuta!»
«Colpa tua!»«Potrei dire lo stesso sai?»
Oh si. Amelia e io eravamo compatibili. Eccome! Mi sembrava quasi di parlare con Tim, solo senza membro maschile e barbetta.
«Comunque cosa ti cambia se succedesse ora o da sposate.»
«Il matrimonio è una promessa, di eternità. La illuderei e ferirei ancora di più!»
«Non pensi forse di amarla per sempre?»
«Certo ma non ho firmato un documento, non l'ho detto davanti a centinaia di persone. Così si illude la gente, solo dandole certezze!»     
«Oh Santana...» rise lei battendo le mani e guardando verso il cielo. Cioè io le raccontavo tutti i miei sentimenti, le mie paure e i miei pensieri e quella rideva?
«Che c'è? Cosa c'è di tanto divertente?»
Lei continuò a ridere prima di tornare a guardarmi. 
«Se tutti si facessero i problemi che ti fai tu a questo mondo nessuno si sposerebbe mai. Pensi che le coppie che si giurano amore eterno non abbiano paura? Non siano terrorizzati all'idea che un giorno tutto possa svanire? Certo. Cavolo, è una cosa normale. L'amore arriva, ti travolge, poi passa, poi torna. Chissà! Il cuore non si comanda e soprattutto, non si fa ragionare al cuore.»
Mi guardò divertita, dandomi un buffetto sulla guancia.
«Tu pensi troppo bambina. Lasciatelo dire da una che ha più del doppio dei tuoi anni e che ha vissuto tante storie d'amore nella propria vita!»
«Non prendermi in giro.» mormorai incrociando le braccia.
«Non potrei mai.» mi continuò a fissare. «Tu ami Brittany?»
«Tanto.»«Ti sentiresti persa senza di lei?»«Certo!»
«E allora cosa aspetti?»
Io sbuffai ancora mentre la vedevo ridere.
«Non è così semplice...ooooooh ma perché non ho tutti i tuoi anni? Perché non ho la tua esperienza eh?»«Oh se vuoi fare a cambio io son disponibile! Non hai idea di quanto desideri tornare giovane!»«E ci credo.» mormorai impercettibilmente.
«Che insolente!» rise lei prima di coinvolgermi in quel momento.
Non toccammo più l'argomento, o meglio ci limitammo a sfiorarlo. Parlammo di tutto, di qualsiasi cosa. Fu la volta di Amelia a raccontare e scoprii che sua sorella amava una donna proprio come me. Che aveva avuto ben tre mariti, che amava leggere, che non aveva figli ma adorava i suoi nipotini e che stava tornando dal suo unico amore. Il suo cane!
Se vuoi qualcosa che non ti allontani mai, prendi un animale. Aveva detto prima di addormentarsi sul sedile e lasciarmi qualche ora di riposo. Dopotutto, presto sarebbe stato capodanno no? KABOM!
 
«Dunque prometti di farmi sapere gli sviluppi?»
 «Certo.»
«E di chiamarmi per farti sentire?»  
   «Mi hai scritto il tuo numero sulla mano, come potrei non farlo?»
«Perfetto! Allora stammi bene Santana.» disse abbracciandomi e dandomi un bacio sulla guancia. Io ricambiai, augurandole le stesse cose e salutandola mentre si allontanava.
«Amelia, una curiosità!» le urlai quando ancora poteva sentirmi.
«Quante altre persone hai conosciuto così?»«Decine bambina, decine!»
Risi. Si, quella donna era davvero particolare. Non so per quale ragione ma avevo sentito giusto sfogarmi con lei, raccontarle le cose più segrete. Era una sconosciuta ma allo stesso tempo sapeva metterti a tuo agio, ti capiva davvero.
Brittany interruppe i miei pensieri lanciandomisi contro.
«Ehy, dormito bene?» mi disse stampandomi un bacio a fior di labbra.
«Più o meno. Tu?»«Non ho fatto altro durante tutto il viaggio.» disse prendendomi la mano e portandosela al viso. Inutile dire che subito scorse il numero che vi era scritto.
 «Amelia? Mi devo preoccupare San?»
«Solo se pensi che una sessantenne possa farti concorrenza!»
Risi, forte. Quasi come una liberazione mentre camminavo di nuovo sul suolo di casa mia e contaggiata dal mio buon umore, Brittany mi seguì a ruota.  

Angolo dell'Autrice
E BOOM! Si, ok, adoro questo Capitolo. Sarà che Amelia e Amélie me le ero immaginate almeno 10 capitoli fa e non vedevo l'ora di tirarle in ballo ma...davvero, questo capitolo mi piace un sacco e spero che sia lo stesso per voi. Tutto dedicato a Santana, completamente. Ora spero sia più chiaro quello che prova, quello che sente e penso che anche lei un po' si sia chiarita le idee. Che un giorno Amelia possa tornare, anche solo telefonicamente, non lo escludo perché è divertente scrivere di una vecchia saggia che sa e ha visto tante cose. <3 
Allora, Parigi è finito e così questo è l'ultima Capitolo in cui potrò usaer i titoli della colonna sonora del Favoloso Mondo di Amelie, vi consiglio davvero di ascoltarla perché è un capolavoro. Ora si torna in America e nel prossimo capitolo...CAPODANNO <3
Grazie a tutti per le splendide recensioni, e a chi segue wow siete davvero 90? Grazie <3 Fatemi sapere come avete trovato questo capitolo!

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Capitolo 44
*** This Is The New Year ***


«Sicura di aver preso tutto?»        
 «Certo, ho i regali per Matt e Mandy, quelli per Quinn e Beth, quello per Kurt e il pensierino per Rachel, pensavi davvero che me ne sarei dimenticata?» mi rispose Brittany incrociando le braccia al petto e guardandomi dare la mancia al tassista. Si, avremmo decisamente cominciato a pensare di comprare una macchina, o noleggiare per sempre un autista.
 «Bene, io ho quello di Puck e Mercedes!»
 «Quasi non ci credo che ci saranno anche loro, cavolo son secoli che non li vedo.»
 «Oh be, ti sei persa molto amore. Mer è una bomba! Non è cambiata di una virgola da quando stavamo a scuola insieme.» «E Puck?»
 «Vedrai!» esordii dandole un bacio sulle labbra e tornando a controllare che il vestito di Mandy non si spiegazzasse. Per l'occasione io e Britt avevamo scelto qualcosa di elegante, ma di non eccessivamente vistoso. Io portavo un abito viola e lei uno azzurro che si intonava perfettamente con i suoi occhi. La fasciava nei punti giusti, mettendo in mostra le sue forme ma senza ostentarle troppo, cosa che apprezzavo parecchio. Certo, ci amavamo e sapevo che non mi avrebbe mai tradito con nessuno, specialmente con uno dei miei amici ma...mi dava tremendamente fastidio quando vedevo l'occhio di Matt o Puck cadere sulle sue tette. Le sue splendide e bellissime tette. DIOS. Stavo ancora pensando a loro! Torna a concentrarti Santana! Tutta colpa del fuso orario, ci aveva letteralmente stese. Avevamo fatto in tempo a tornare a casa, distenderci un attimo, fare una doccia e poi prepararci per l'evento. Non era una cosa eclatante, non eravamo in centinaia ma casa di Quinn era la nostra tappa abituale per il cenone di fine anno. Una cena a cui solitamente, ci divertivamo sempre tanto. Ecco, questa volta avrei dovuto controllarmi, meno alcool, meno cazzate e soprattutto avrei dovuto tenere Matt e quella stronzetta bionda con la museruola. Il fatto che poi ci fosse anche la Berry e la sua amabile parlantina, Kurt e le sue battute esilaranti e quei chiacchieroni di Mer e Puck rendevano la cosa ancora più pericolosamente divertente.
«Non vedo l'ora di vedere che faccia farà Mendy!»
«Per cosa?» chiesi cadendo letteralmente dalle nuvole. Britt mi diede due colpetti al ginocchio.  «Per l'abito no? Sarà entusiasta!»«Oh certo!»
«E tu invece? Hai già scelto l'abito da testimone?»
«Non ancora e sinceramente non ho idea di quando ritagliarmi un attimo di tempo. Quinn ha proposto di accompagnarmi ma non ne abbiamo più riparlato!»
«Sai che se non fossi impegnata verrei io con te vero?»«Ricordamelo ancora.»
Sorrise dolcemente, vicino al mio viso. Ormai inebriate dall'atmosfera di casa e ancora reduci dalla luce parigina. La neve americana non sembrava risplendere di quel candore europeo ma sicuramente era tutta suggestione dato che la temperatura era fredda uguale. O almeno così constatammo una volta uscite da quel taxi e affannandoci per correre lungo il vialetto della grande casa della mia migliore amica. Quinn non aveva badato a spese, o meglio i genitori l'avevano molto supportata in questo progetto e ci doveva essere probabilmente anche lo zampino di Puck, ne ero sicura.
Arrivate all'ingresso ci guardammo, una davanti all'altra, così belle. Le presi la mano e sistemandomi un ciuffo dalla fronte diedi due colpetti allo stipite. Il tempo di battere le ciglia e ecco che subito la porta si spalancò. Una Quinn stretta in uno stupendo vestito dorato fece la sua comparsa, un trucco impeccabile e un'acconciatura fresca di parrucchiere. Mi si fiondò letteralmente sopra, artigliandomi con le sue braccia depilate e sorridendo come mai prima.
«BENTORNATE!» gridò staccandosi da me per replicarsi con Brittany, con un po' meno forza e slancio sicuramente. «Vi davamo già per disperse!»
«Il traffico...» commentò Brittany dandole la busta che avevamo preparato per lei. 
«Un regalino da Parigi!»«Per me? E Beth? Oh grazie ragazze!» sospirò la bionda quasi con le lacrime agli occhi. Cavolo, com'era emozionale! Merito dell'atmosfera natalizia?
«Beth amore, corri a vedere chi c'è!»
Quel piccolo ciuffo di capelli dorati, identica alla sua mamma e vestita elegantemente fece capolino dal nulla, forse da dietro quel gigantesco albero di natale che si intravedeva in lontananza. I suoi occhi chiari si illuminarono immediatamente e prendendo in parola la madre si buttò tra le mie braccia urlacchiando.
«ZIA SANTANA! SEI QUA!»«Già piccola, la zietta è tornata!»
«Mi sei mancata tanto...» sussurrò al mio orecchio senza allentare la presa e dandomi un bacio bavoso sulla guancia. Quella bambina era un amore.
«Com'era Parigi? Hai visto i gargoyle? Sei salita sulla torre di ferro? Com'erano i croissant? Hai incontrato un uomo con i baffi allungati?» Ed eccola qua. La piccola logorroica Beth, nemmeno il tempo di apprezzare il suo affetto che la sua boccuccia si era aperta all'istante.
Alle volte mi chiedevo se non fosse figlia della Berry!
«Parigi era stupenda, gargoyle praticamente ovunque! Niente baffi e tanta torre di ferro, non guardi cosa ti ho portato?» Subito le sue piccole manine rosate afferrarono la busta che teneva Quinn scartando a tempo record il suo pacchetto. Una grande palla di cristallo con la Tour Eiffel al centro comparve tra le sue mani e i suoi occhi si colorarono ancora di più.
«Ma è bellissimissima! Grazie Zia!» disse dandomi un altro bacio sulla guancia e cominciando a scuoterla forte.
«Di nulla cucciolo ma ehi...io ti devo presentare una persona. Ti ricordi di Brittany?»
Allungai la mano verso la mia compagna sino ad allora rimasta semplicemente ad osservare quell'incanto di bambina che mi regalava il suo affetto.
«Mmm...l'amica di mamma?» chiese portandosi infantilmente il dito sulle labbra.
«Esatto! Ora è la mia ragazza...» sussurrai sorridendo e vedendola imitarmi velocemente. Le si gettò contro con più forza di quanto aveva fatto con me. Oh, i bambini...
«Quindi ora sei la mia nuova zietta? Posso chiamarti Zia Britt?»
La vidi cercare il mio sguardo e io mi limitai ad annuire divertita. Beth era una boccata di aria fresca in tutto quel mondo di adulti complicati. Nel nostro mondo di adulti complicati.
«Certo.» mormorò la MIA bionda dandole un buffetto sul naso e decretando la nostra segreta fine.  Beth corse dentro stringendo il suo regalo e fiondandosi verso il salotto urlando. «ZIO MATT! Lo sai che ho una nuova zia? YEEEAH!»
«Quinn tua figlia è un amore...» mormorò Brittany senza perderla di vista. Io e la stronzetta ci limitammo a fissarci e ridere nello stesso momento.
«Quando dorme!» 
Finalmente, dopo averci fatte restare sulla prta tutto quel tempo, Quinn ci invitò ad entrare chiudendosi la porta alle spalle e ammirando il suo regalo. Era una bella borsa firmata, un pensierino che non potevo non farle. Inutile dire che lei mi ringraziò festante, aveva proprio bisogno di un nuovo accessorio dato che Beth gliene aveva distrutta un altra giocandoci.
«Venite mancavate giusto voi!»
Ci togliemmo i cappotti, li depositammo sull'attaccapanni e poi...BOM! Ci ritrovammo davanti ad una tavola imbandita davanti al suo grande camino e a una decina di persone che, calici alla mano, brindavano e parlavano animatamente.
«San!» gridò Matt correndomi incontro e stringendomi forte. Ricambiai sorridendo e inspirando la sua buonissima colonia. «Cavolo sei uno schianto! Un ritorno in grande stile!»
commentò dandomi uno champagne nemmeno toccato, e dire che eravamo noi in terra francese non certo loro. «Anche tu non scherzi stronzo! Sei elegantissimo!»
«Non potevo sfigurare accanto alla mia fidanzata no?» con la coda dell'occhio mi fece vedere Mandy, seduta sul divano intenta a trafficare con un libro davanti a Beth. Era bellissima, con i capelli di un rosso intenso perfettamente acconciati in una treccia atta a incorniciarle quel viso pallido ma elegantemente truccato. L'abito fasciava il suo corpo magro, di un colore verde chiaro. Se non fosse stata la fidanzata del mio migliore amico forse mi sarei perfino lasciata andare ad apprezzamenti più pesanti.
«Allora è vero che il fidanzamento rende più belli eh?»
«Ahahah che idiota! Allora che mi racconti?» disse dandomi una pacca sulla spalla. Stavo per rispondere quando vidi una mano sventolare forte in lontananza e riconobbi subito la Berry al centro di un gruppo formato da lei Kurt e Mercedes.
«Sai, credo ne dovremmo parlare dopo. Credi di poterti ritagliare una mezz'oretta per me?»
«Certo bellissima. Ora vado a salutare Brittany.»«Sarà meglio!» dissi minacciosa facendolo sorridere. Aspettai che lasciasse un bacio sulla guancia alla mia ragazza e cominciassero a conversare prima di quei raggiungere quei tre pazzi che già prevedevo avrebbero urlato a non finire.
«SANTANAAAA!» gridò la Berry attacandosi come una cozza allo scoglio. Non che stesse male nel suo abito argentato ma...era sempre inopportuna.
«Fa piacere rivederti anche a me Rachel!»«SEI STUPENDA!»
«Anche tu non sei male e saresti ancora meglio se abbassassi la voce.»
Rach mi guardò offesa dandomi un colpetto al braccio. 
«Kurt, Mer è così bello vedervi!»
Il mio amico gay preferito mi diede due baci frettolosi e poi una pacca sulla spalla, la mia amica color cioccolato invece si dilungò di più. 
«L'ispanica stronza è tornata eh?»«Anche la mancata Beyoncé è di nuovo dei nostri!»
«Sai com'è, almeno per la fine dell'anno! Mi mancavano i miei sacchi d'ossa bianchi!»
disse stringendo Rachel e Kurt che in effetti erano sempre stati troppo magri, oddio la nana era dimagrita tantissimo nell'ultimo anno mentre il nostro porcellana era sempre stato così. «Mi hanno comunque dato la buona notizia. Sai, Los Angeles non è poi così lontana!»
«Quale notizia?» chiesi io vedendo subito Rach e Kurt scambiarsi un occhiata divertita.
«Santana Lopez impegnata! Credevo non sarei rimasta in vita abbastanza per vederlo...»
Mercedes era una pazza. E mi faceva sempre tremendamente ridere. Come Quinn era una in grado di tenermi testa, in modo molto più dark. 
«Ci avresti creduto?»«All'inizio non ci credeva infatti!» commentò Kurt sventolandomi davanti il suo bicchiere a metà.  «Abbiamo dovuto convincerla noi!» continuò la Berry ridacchiando e stringendosi a Mer.
«Sono sinceramente felice per te! E penso proprio che andrò a rubartela subito, sono anni che non vedo quella biondina...» 
«Allora, com'è andato il viaggio?» mi chiese Rachel lasciando allontanare Mercedes.
Batteva le mani entusiasta con quei suoi occhi luccicanti e pieni di aspettative. 
«Benone. Ci siamo divertite molto! Il tuo spettacolo invece? Spero bene perché altrimenti avresti praticamente abbandonato Kurt per nulla...»
Ok. A Natale si è tutti più buoni, ma non potevo sopportare il fatto che il mio amico fosse stato messo un po' troppo da parte. La vidi sbiancare un attimo e cercare la sua mano.
«Kurt sa che mi dispiace da morire. Mi son scusata con lui almeno...»«Mille volta!» completò la frase lui «Alla fine, se vuoi superare Barbara hai davvero bisogno di pratica. Tanta pratica!» «KURT!» gridò Rachel divertita. «Che c'è? La pura verità!»
«Concordo con Porcellana questa volta!» dissi subito alzando le mani e assaporando per la prima volta in quella sera le frizzanti bollicine del mio drink.
«Tu sei sempre dalla sua parte!»
Alzai la mano con il palmo rivolto verso di lui.
«Potere dei coinquilini!»«Potere dei gay!»
«SIETE DUE IDIOTI!» rise forte la nana guardando batterci il cinque con tanto distacco. Si, lo eravamo davvero. Eppure con Kurt avevo stretto un bel rapporto in quegli anni, non quanto la Berry certo ma...comunque significativo.
«Nasona, Porcellana...vi dispiace se ve la rubo per un attimo?»
Non feci nemmeno in tempo a voltarmi. Avevo già riconosciuto quella voce calda, quel passo malandato e quella colonia non più da quattro soldi.
«NOAH!» gridai questa volta io gettandogli le braccia al collo. Non lo vedevo da troppo tempo, e si sa, i vecchi amici non si scordano mai. Considerato cosa c'era stato tra noi, anche se era durato il tempo di un battito d'ali, era pur sempre qualcosa che non si scordava.
«La mia latina caliente!» disse lui stringendomi e facendomi roteare una volta su se stesso. Era sempre stato molto forte, con quei suoi bei muscoli poi...ancora non capivo per qualche ragione Quinn non ci fosse mai tornata insieme. Era proprio carino!
«Pronto per portare Matt in qualche locale a luci rosse? Dobbiamo adempiere ai nostri doveri da testimone nel miglior modo possibile!» risi io dandogli una pacca sulla schiena.
«Oh Lopez sono un passo avanti io! Ho già prenotato qualche mia vecchia "conoscenza".»
«Carine?»«Da urlo bambola!» ci guardammo per qualche secondo e poi scoppiammo nuovamente a ridere attirando l'attenzione di tutti.
«Matt ci ucciderà!» «Se non lo farà prima Mandy. Quella ragazza è incantevole, ma si sa, le folli omicide si nascondono proprio sotto le mentite spoglie di perfettine dai capelli rossi!»
Stavo letteralmente per soffocare in quello champagne. Ma quanto mi era mancato il mio Puck? C'era sempre bisogno di lui!
 «Avevo pensato pure a te. Una bella moretta tutta forme ma...qualcuno mi ha detto che non ce n'è più bisogno. E con qualcuno intendo Quinn!» risi guardando la nostra amica lamentarsi con la nana per qualcosa relativo al passato. Già, non era mai riuscita a tenere la bocca chiusa troppo a lungo.
«Io passo fratello! Son una donna impegnata ormai!»«Ho visto. Brittany è bellissima!»
«Ehi tieni a bada Puckzilla! Lei è mia.» marcai puntandogli un dito contro il muso.
«Non c'è pericolo tranquilla. Poi non è il mio tipo!»
«Non ti piacciono le bionde?» 
Rise forte. Sapeva bene a chi mi stavo riferendo. Lo sapevamo entrambi.
«Ahaha. A parte gli scherzi, hai qualcosa in ballo?»«Magari. Son due mesi inattivo.»
«Addirittura?»«Son troppo preso dal lavoro!»
Spalancai gli occhi e gli diedi un altra pacca sulla spalla.
«E con questa le ho sentite tutte! Tu e Brittany che fate carriera, io impegnata. Quale sarà la prossima novità? Rachel sopportabile?»
«SANTANA. Guarda che ti sento, sono a due passi da te...»«Sisi Berry...»
Scoppiammo di nuovo a ridere. Questa volta forse troppo forte dato che Beth venne a dirci di abbassare la voce o Mandy non sarebbe riuscita a finire di raccontarle la storia. Puck si scusò dandole un bacio e prendendola in braccio, un segno mi fece capire che era arrivato il momento di passare un po' di tempo con la sua splendida figlioletta e io non dissi nulla dato che avevo perso di vista Brittany troppo a lungo. Eppure lei sembrava divertirsi molto, con Matt e Mercedes, chissà che le stavano dicendo?
«La cena è pronta!» disse però Quinn impedendomi di unirmi alla conversazione e costringendo tutti a prendere posto a tavola. Io rividi la mia compagna, logicamente, dato che eravamo state messe vicine e cercando la sua mano sotto il tavolo la trovai festante. 
«Che stavate dicendo di bello?» chiesi avvicinandomi al suo orecchio. Lei rise portandosi una mano alla bocca. «A casa ti racconterò! Comunque hanno gradito i regali.»
«Glieli hai dati senza di me? Britt!»«Scusami, mi son fatta trasportare dal momento.» disse dandomi un bacio. Scoppiammo nuovamente a ridere e poi...ci concentrammo sulla cena.
Quinn aveva preparato troppo cibo, troppo. Ci rimpinzammo sino a scoppiare di quelle delizie, perché stronza per stronza, la mia migliore amica era un ottima cuoca. Non levai la mano da quella di Brittany per tutta la durata della cena e ridemmo e scherzammo insieme agli altri ricordando vecchi e imabarazzanti aneddoti dei nostri bei tempi andati. Poi ci concentrammo su Mandy e Matt, straparlando del loro imminente matrimonio, e poi vennero le classiche domande di rito prima del fitto parlottio che preannunciava il brindisi.
Già, il tempo volava, e ormai era quasi mezzanotte. Quando la passavi con gli amici, sembrava che tutto accellerasse.
«Voi due dovete assolutamente provarlo! Io e Rach adoriamo quel ristorante...»
«Non so Britt, tu che ne dici?» chiesi guardandola divertita. «Se Kurt e Rach lo adorano, non vedo perché non dovremmo fidarci del loro giudizio.»«Forse perché son due artirsi esaltati, pazzi e ossessionati da qualsiasi cantante che abbia fatto la storia della musica?» dissi scatenando le occhiatacce dei nostri due amici e attirando l'attenzione di Mercedes.
«Ehi ex coda di cavallo vacci piano dato che potrei rientrare nella categoria!»
«Ma tu ci sei dentro Mer, sino ai piedi mia cara!»
Stavamo per ribattere ancora quando vedemmo finalmente Quinn alzarsi in piedi e sollevare un bicchiere. Era il momento, come ogni anno dunque.
«Posso avere la vostra attenzione? Mancano dieci minuti alla mezzanotte e vorrei fare un brindisi a questo momento, a tutti noi e ai bei vecchi tempi.» prese una pausa e ci fissò riempire i nostri calici sino a che non raggiunsero il suo nell'aria.
«Alle amicizie, quelle vere che non passano mai...» sussurrò guardandoci tutti «Ai nuovi amori, nella speranza che durino in eterno...» sentii i suoi occhi scrutarci forte e anche Mandy divenne rossa in volto accorgendosi che quella frase era riferita anche a loro.
«...e semplicemente a noi. CIN CIN!»
«CIN CIN.» gridammo tutti facendo sfiorare i nostri calici e mandando giù l'ennesimo bicchiere di champagne. Avrei dovuto darmi una regolata o sarei sicuramente finita a cantare mezzo nuda al karaoke. Cosa che logicamente dovevo impedire ad ogni costo! La tavola si svuotò e tutti corsero alle finestre, stavano per partire i fuochi d'artificio che da sempre illuminavano il cielo di New York quella notte e da casa di Quinn si vedevano almeno parzialmente. Tutti con i bicchieri di nuovo colmi, in attesa di quei pochi minuti che ci separavano al nuovo anno, ad un nuovo inizio. Un inizio che poteva significare tante novità no?
Brittany mi strinse a se appoggiando il suo viso sulla mia spalla e depositandomi un tenero bacio sul collo. «Capodanno insieme eh?»«Manca poco ormai!»
«Ti ho già detto quanto son felice di star qua con te?»
Gli altri cominciarono il conto alla rovescia, da sessanta secondi percisi.
«Una o due volte!» dissi io cercando il suo sguardo e girandomi per poterla osservare totalmente. «Allora te lo ripeto...» mi mise le mani dietro la nuca avvicinandomi a se.
«Santana Lopez, splendida latina, ex cheerleader e voce delle New Direction, impegnata nel mondo musicale e compositrice di canzoni, son felice di poter passare questa notte con te, e di poterne passare tante altre ancora. Tu sei mia e io totalmente tua. Non so davvero come ho fatto a starti lontana per tanto tempo.»«Non lo so nemmeno io. E Brittany...la cosa è reciproca!» dissi sporgendomi in avanti per catturare le sue labbra in un bacio mentre sentivo il numero cinque aleggiare nell'aria.
«Ti amo.»«Io ti amo di più.»
«UNO...YEEEEEEEEEEEEEEEEEEEEEEEEEEEEEEAH. BUON ANNO NUOVO! AUGURIIIIIIII!»
Ci baciammo nel preciso istante i cui quelle luci rischiararono il notturno cielo. Nel istante in cui tutti ci saltarono addosso per stringerci e augurarci un buon anno nuovo, mentre la musica si faceva più alta e sbucavano assordanti trombette di festa. Anche coriandoli...ma quella doveva essere opera di Beth. Eppure io e lei eravamo sole, eravamo l'una vicina all'altra e ci stavamo baciando. Che altro poteva importarmi? Il primo bacio del nuovo anno, il primo di tanti!
 
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«E come ti stavo dicendo quel tipo senza...»«Scusa Quinn?» le chiesi interrompendo quella frenetica discussione con Mercedes che durava da ormai fin troppi minuti.
«Hai messo Beth a letto?»
«Certo. Son le 3 del mattino ormai, è crollata una mezz'oretta fa. Perché?»
«Nulla, volevo solo parlarti un po'...»«Oh, giusto. Mer è un problema se...?»
«Tranquilla Quinn, vai pure! Io penso che mi avvicinerò a vedere se Rach e Kurt sono ancora attaccati al microfono...»
A giudicare da quelle voci impossibili da ignorare, sembrava proprio così. Presi per mano la mia amica e facendo segno a Matt di seguirci li portai sino alla camera di Quinn per poi richiudermi la porta alle spalle. Avevo lasciato Brittany a parlare con Mandy, quelle due sembravano essere davvero in sintonia, e dire che non si erano mai conosciute davvero bene prima. 
Stavano spaziando da un argomento all'altro e visto che non l'avrei lasciata sola, dopo esserle rimasta accanto a baciarci, parlare e ridere per le tre ore precedenti ora avevo davvero bisogno di fare un chiacchierata con i miei migliori amici.
«Allora San, di che si tratta?»«Già! Non tenerci sulle spine, è da quando sei entratat che devi dirci qualcosa no?»
«Sisi, volevo parlarvi del viaggio...» cominciai sorridendo e accogliendo i loro strani sbuffi irritati. No anzi, erano quasi divertiti. No, mi correggo ancora mi stavano prendendo in giro.
«Oh no...ti prego non ci interessa quante volte l'avete fatto tu e Brittany in un albergo francese...»«O in un bagno francese.»«O in un giardino francese.»«O sulla Tour Eiffel.»
«O nel Quartiere Latino.»«O...»
«LA VOLETE FINIRE O VI DEVO DARE UN PUGNO SUI DENTI? DIOS!»
Scoppiarono a ridere nel preciso istante in cui io scoppiai dal nervoso. Erano due idioti, due veri idioti. Come cavolo potevano essere i miei migliori amici? E poi quando si guardavano in sintonia godendo delle loro stupide battutine, be non era affatto divertente.
«Ahahaha calma San, ci stavamo solo prendendo un po' gioco di te...» disse Matt tentando di scusarsi. «Anche se sappiamo che poi non eravamo tanto lontani dal vero e...»
«FABRAY!»
«Scherzavo, scherzavo! Dai dicci quello che devi, non parleremo più.»
Matt mimò una chiusura lampo chiudendo la bocca.
«Promesso.»
Mugugnai offesa per un po', ma alla fine mi sciolsi. Avevo assolutamente necessità di parlare loro dei miei dubbi, di quello che mi era successo, dei miei incubi. Di Amèlie, di Amelia, di Brittany, del vestito, della torre, di quei giorni e quelle notti. E così...semplicemente mi lasciai andare e gli raccontai ogni cosa, ogni più piccolo particolare rivelante, tenendo logicamente per me quelli più intimi dato che non avevo voglia che scherzassero ancora su me  e Brittany che facevamo l'amore e alla fine, quando dissi che potevano parlare e dire quello che pensavano tutto quello che ricevetti fu semplicemente un Matt all'apparenza tranquillo che si sfogò di colpo.
«MA CHE CAZZO TI PASSA IN TESTA? RACCONTARE TUTTE QUELLE COSE AD UNA SCONOSCIUTA? POTEVA ESSERE UN OMICIDA!»
«O UNA POCO DI BUONO!» completò Quinn sorpresa quanto lui.
«Avresti dovuto parlarne subito con noi!»
«A quanto mi risulta voi non eravate ne a Parigi, ne sul volo di ritorno...per cui...»
«Per cui parli con la prima che capita? Seriamente San?»
«Oh Matt non rompermi i coglioni, so bene quanto ti preoccupi per me ma non c'è niente di cui temere questa volta, lo giuro. Vuoi invece dirmi cosa ne pensi di quell'altra cosa...del mio grande dubbio?»
«Che ti posso dire...è una cosa logica. Mi sembra perfettamente normale che tu te ne stia preoccupando. Non ci vedo nulla di strano sinceramente...» commentò quasi sorprendendomi. Certo non mi aspettavo qualcosa di così furioso per aver parlato con un estranea e così pacato per i miei pensieri sul matrimonio con Brittany.
«Poi ci sta il fatto che anche lui si sposa, la cosa può averti influenzata. E tu ami Brittany San, la ami praticamente da sempre...non vedo cosa ti terrorizzi così tanto!»
«Quinn non lo so...è tutto così...confuso! Maledetta vacanza...»
«Susu, basta rifletterci con calma e tutto si chiarirà e...» ma proprio mentre Quinn stava cercando di abbracciarmi, proprio quando stavamo per cominciare una vera discussione sentii la voce di Brittany provenire dal corridoio. La sentii scandire il mio nome.
«Cavolo! Pensavo che Mandy l'avrebbe tenuta impegnata per qualche minuto di più! Ne riparliamo dopo ragazzi, va bene?»
«Io penso che sia meglio parlarne in un momento più calmo. Senza doverci preoccupare di orecchie indiscrete no?» Matt aveva ragione, aveva sempre ragione.
«Perfetto! Dopo ci diamo una data?»
«Un orario.» confermò Quinn prima di lasciarmi uscire dalla stanza chiudendomi la porta alle spalle. Brittany mi vide proprio in quel momento.
«Dov'eri finita?» chiese dandomi un bacio sulle labbra. «Ti cercavo...»
«Stavo cercando una cosa...»«L'hai trovata?»
Io le strinsi forte la mano e ricambiai il suo bacio, le mie labbra furono subito sulle sue.
«Ora si!» e sorridendo, inebriandomi di nuovo di lei, come mai prima, tornai davanti al focolare a fissare quei due cretini di Rach e Kurt destreggiarsi tra le note di Rolling in the Deep.
 
Quinn
«Se ne è andata?»
Mi sporsi in avanti vedendola baciare Brittany con passione e poi allontanarsi ancora.
«Si, è lontana!» dissi chiudendo la porta e cercando i suoi occhi chiari e penetranti.
«Non posso credere che il tuo piano abbia funzionato!»
«Non so di cosa parli...» mentii lui fissando il soffitto. Oh che falso!
«Andiamo Matt, non mi inganni. Santana sarà pure accecata dall'amore ma io ci vedo benissimo. Un vestito ordinato da almeno tre mesi che magicamente non era ancora pronto? Brittany e Mandy con le misure perfettamente identiche? Vuoi farmi credere che sia stato tutto un caso?»
«Negare mi aiuterebbe?»
«Incredibile! Quando dicevi che sarebbe bastato mostrargli quello che poteva avere per desiderarlo non credevo che avresti avuto ragione...»
«Santana ama Brittany, lo sa lei, lo so io e lo sai tu.»
«E ti sembra giusto metterti in mezzo così?»
«Non mi sono messo in mezzo...» affermò lui alzandosi in piedi. Il suo sguardo furbo. Il suo viso delineato e quel completo perfetto gli facevano assumere sempre di più l'aspetto di un angelo.
«Ho semplicemente messo a Santana la cosiddetta pulce nell'orecchio. Ho insinuato un pensiero nella sua mente. Niente di più, niente di meno.»
«Dovresti lasciarle gestire da sola questa relazione. Non è più una ragazzina...»
«Certo, ma è pur sempre la mia migliore amica, la persona a cui tengo di più nella mia vita. Quinn, tu sai quanto io sia stato male per Santana in questi anni, soprattutto in quest'ultimo periodo e sai bene quanto sia felice del suo cambiamento. Proprio per questo non voglio che soffra, non ho intenzione di vederla morire dentro ancora una volta. Ho voluto prevenire prima di curare!»«Non ti seguo.» ammisi storcendo il naso.
In realtà lo seguivo benissimo. Volevo solo che mi spiegasse il suo piano, o meglio quello che lo aveva mosso ad architettare una cosa simile. Il vestito di Mandy era stato realizzato almeno un mese prima della partenza di Santana e Brittany, Matt aveva semplicemente chiesto un favore alla sua vecchia amica sarta che aveva confezionato un vestito scarno, ma praticamente uguale e l'aveva semplicemente messo indosso alla ragazza dai biondi capelli che gli aveva descritto.
«Brittany non è una persona da una relazione semplice. Lei ha sempre ricercato il suo punto stabile, la sua bussola nella tempesta, la roccia su cui sostare. Ha bisogno di un riferimento, di certezze, di qualcuno che la possa sostenere ora e sempre. E sappiamo bene che se anche ora dice di amare questa sua situazione, di adorare questa relazione in realtà la sua mente macchina già il momento in cui chiederà qualcosa di più a Santana. Non gliene faccio una colpa, la capisco. Certe persone hanno semplicemente bisogno di uno spiraglio di luce a cui aggrapparsi sempre. Dunque quanto tempo le dai prima di rendersi conto di voler mettere un dito all'anello di San? Un anno? Due? E quando arriverà quel giorno pensi che la nostra San sarà preparata?»
«In effetti...»«Non penso di aver fatto nulla di sbagliato. Certo, ho agito alle sue spalle e questo mi costa ma lei mi ha sempre aiutato, c'è sempre stata per me. E io voglio continuare a fare lo stesso. Non la sto obbligando a sposarsi, non le ho imposto il matrimonio. Ho semplicemente fatto in modo che ci possa pensare su e che quando Brittany glielo chiederà lei sia preparata.»
«Ora capisco...» dissi sospirando. Aveva perfettamente ragione. Sapevo benissimo che non sarebbe durata quella pace così perfetta nel loro rapporto. Sapevo come si sentiva Brittany, lo potevo capire meglio di chiunque altro dato che anche io non mi accontentavo più di relazioni instabili e cercavo qualcuno di importante con cui restare per tutta la vita. Con cui vivere!
Certo, si amavano ma nemmeno la passione più profonda poteva sostituire una famiglia, soprattutto dato che ci avvicinavamo sempre di più ai temuti 30 anni.
«E comunque tu dovresti essere l'ultima persona a parlare in questa stanza...»
Matt mi tirò fuori dai miei pensieri. Storsi il naso confusa.
«Che intendi?»
«Andiamo Quinn, nemmeno io sono stupido! Credo che tu abbia forzato la fortuna e il caso molto più di me nella relazione di Santana e Brittany...»
Spalancai gli occhi sorpresa. 
«Non capisco di cosa tu stia parlando!»
«Allora penso proprio di doverti rinfrescare la memoria. Sera al bar, Brittany che sbuca dal nulla dopo secoli...credevi davvero che non mi sarei informato?»
Come poteva? Come aveva? No era impossibile.
«Sai, quella notte che Santana ha dichiarato a Brittany il suo amore io e Wren siamo stati sbattuti fuori dal locale e il poveretto, in preda alla disperazione si è lasciato andare...»
«Davvero? E che ha detto di preciso?» 
«Ha parlato di come avrebbe dovuto sconsigliare alla sua ragazza quell'invito a passare la serata con i suoi vecchi compagni di scuola. Invito che logicamente nessuno di noi aveva inviato!»
«E io cosa dovrei centrare in tutta questa storia?» Cazzo. Non poteva averlo scoperto davvero.
«Nulla. All'apparenza, se non fosse che si è anche lasciato scappare il tuo cognome!»
«Oh merda! Sapevo che avrei dovuto dargli dati falsi!»
Lo vidi ridere di gusto mentre ammettevo la mia colpevolezza. Ma cosa potevo farci? Avevo saputo di Brittany e Wren qualche mese prima, di come la loro relazione si stesse facendo molto seria e trammite qualche mio contatto aveva perfino saputo che poteva esserci aria di matrimonio tra loro dunque...avevo semplicemente agito d'istinto. Vedere Santana così famelica, così all'estremo e in via di collisione contro il mondo mi aveva poi spronato a provare, a dar un ultima possibilità al loro rapporto. Avevo fatto di tutto per farle considerare la cosa e poi...semplicemente me ne ero tirata fuori, lasciandola vivere a lei soltanto. Non avevo cambiato nulla, non mi ero messa in mezzo. Avevo semplicemente riportato Brittany tra noi!
«Siamo due idioti lo sai? Preoccuparci di Santana come due genitori apprensivi ancor prima di noi stessi. Non siamo normali...» ammise Matt cominciando a muoversi verso la porta.
«Già ma lei ha sempre fatto lo stesso per noi no? Noi la conosciamo per quello che realmente è e sapevamo benissimo che poteva meritarsi molto di più di quanto aveva.»
«Entrambi sapevamo che lei e Brittany erano destinate.»
«Già, abbiamo solo dato un aiuto alla sorte.»
«Glielo diremo mai?» chiese ad un tratto aprendo la porta e gaurdandomi divertito. Io e Matt non avevamo un momento simile da...mesi.
«Magari tra vent'anni. Quando saranno più vecchi, annoiate nel loro matrimonio e con tanti pargoletti al seguito.»«Oddio! Santana madre...non ci posso nemmeno pensare!»
Risi, veramente di gusto mentre tornavamo nel salotto dagli altri.
«Che incubo!»
«Cos'è un incubo?» chiese Santana riemergendo dalle labbra di Brittany e facendo voltare tutti verso di noi. Io e Matt ci guardammo divertiti ma tentando di restare concentrati.
«Questo Capodanno senza di voi sarebbe un incubo!» dissi sorridendo e scatenando le grida emozionate di tutti i presenti. Già, un Capodanno fatto di dubbi, segreti...ma soprattutto tanta amicizia e amore. BUON ANNO A NOI!

Angolo dell'Autrice
AUGURI A VOI. <3
Questo Capitolo è uscito veramente lungo, con tanti personaggi e parecchi dialoghi ma...spero non sia troppo confusionario. Si scoprono dunque delle verità nascoste, e tanto per la cronaca, volevo inserire un momento Quinn/Matt da tanto tempo ma alla fine ho pensato di tenermelo per questo capitolo. La storia va avanti e io devo ringraziare tantissimo voi che mi lasciate delle recensioni meravigliose e mi spronate a scrivere e aggiornare sempre prima :) Fatemi sapere com'è stato questo capitolo :)

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Capitolo 45
*** Funhouse ***


 Da Capodanno il tempo passò veloce,  troppo veloce. Nemmeno mi resi conto di quanto duro fu tornare a lavoro, riabituarsi alla nostra vita quotidiana e routine. Presto, ci ritrovammo a poco meno di una settimana dal matrimonio e io non avevo ancora trovato l'abito da mettere, ne definito le modalità dell'addio al nubilato con Puck, ne finito di occuparmi degli incarichi che Matt mi aveva lasciato. Si, ero nella merda!
Ma c'era qualcosa che mi impediva di preoccuparmene, qualcosa che mi rendeva migliori le giornate anche quando le passavo interamente a lavoro, con un Tim fin troppo nervoso.
Brittany.
Aveamo praticamente passato ogni notte insieme e ogni mattina ci ritrovavamo sempre dall'altro lato del letto, strette in un dolce abbraccio che sapeva di noi. Nessuna aveva ancora avuto il coraggio di proporre una convivenza ma era come se lo fosse. Ogni attimo libero, se non con Quinn e Matt, era con lei e dato che Kurt passava sempre meno tempo a casa, completamente assorbito dalle prove per il suo musical, nessuno poteva disturbarci.
Anche quella mattina, quando aprì gli occhi vidi lei. La mia ragazza. Il mio angelo dagli occhi azzurri e i capelli dorati mandatomi dal cielo per inviarmi un segnale. Per far battere il mio cuore. E ora dormiva tra le mie braccia.
Era domenica, un giorno interamente per noi e sinceramente non avevo la minima idea di uscire fuori. Britt stava facendo gli straordinari a lavoro e anche se ogni suo attimo era per me, sapevo quanto le costasse e la innervosisse quest'accumulo di stanchezza. Lasciarla dormire era l'unica cosa che potevo fare, oltre a baciarla e consolarla si intende.
Kurt si era alzato di buon ora ed era corso via non prima di passare a salutarmi nell'imbarazzo più totale. Eravamo sole.
 
Mentre le sfioravo la schiena ascoltando il suo respiro caldo pensai alla mia settimana. Mi attendeva un vero e proprio tour de force per quella fredda fine di Gennaio.
Quinn e Matt mi avevano organizzato praticamente tutto, ogni giorno.
Lunedì saremmo dovute andare a prendere il vestito e no, non ci avremmo messo solo poche ore considerato quanto io e Quinn ci dilungassimo nello shopping. Martedì Matt voleva che lo accompagnassi a ritirare le fedi e mercoledì per lo smoking insieme a Puck. Giovedì avrei dovuto fare da baby sitter a Beth dato che sembrava proprio che Mandy avesse chiesto alla mia migliore amica e alla mia ragazza di unirsi insieme a sua sorella e ad una sua amica per andare a scegliere le bomboniere. Si, tutto all'ultimo minuto!
Il venerdì era palese, ci sarebbe stato il più grande addio al nubilato della storia per Matt e al celibato per Mandy, si anche là erano state invitate sia Quinn che Britt e poi sabato, il grande giorno. Il matrimonio!
Una settimana leggerissima mi attendeva, anzi ci attendeva e io non avevo alcuna voglia di lasciare quel letto e di smettere di accarezzare la mia ragazza. Restai a guardarla dormire per almeno un ora prima che questa si accorgesse della mia presenza e si svegliasse.
«Ehi.» sussurro stropicciandosi gli occhi.
«Ehi...» risposi io allungandomi per baciarla. Le sue labbra subito si incurvarono in un sorriso sotto le mie, almeno prima che la sua lingua ne delineasse il contorno.
«Buongiorno.» mormorai sorridendo a mia volta e lasciando che le sue mani si posizionassero dietro la mia nuca per attirarmi ancora più verso di se. Ancora non aveva messo a fuoco la situazione e già mi assaliva, si amavo la mia ragazza!
«Sai cosa renderebbe questo giorno ancora migliore?» sussurrò sbattendo le palpebre più volte e stiracchiandosi le braccia. 
«Cosa?» chiesi io sfiorandole la gamba.
«Io e te. E una bella doccia calda.»
«L'idea mi piace molto...» mormorai maliziosa togliendole le coperte e guardando il suo spettacolare corpo. Era veramente perfetta, o almeno i miei occhi la vedevano tale. Ancora stropicciandosi gli occhi mi portò tenendomi per la mano in bagno e senza nemmeno accorgermene mi ritrovai con le spalle contro le piastrelle fredde.
«Brrr...Britt congelo!»
«Ti riscaldo io...» soffiò lei sul mio collo prima di cominciare a baciarlo lentamente e poi con più foga e ardore e passione facendomi sospirare. Un getto d'acqua calda ci travolse lasciandoci per qualche secondo completamente in preda ai brividi e alla sofferenza ma...durò ben poco. Quando i nostri corpi si abituarono tornammo subito a noi.
La attirai verso di me stringendole i fianchi e catturandole le labbra in un bacio ben poco casto mentre la sentivo scendere sempre più in giù. Mi fece allacciare una gamba dietro la sua schiena e mi spinse ancora con più forza alla parete per potermi sovrastare.
Le sue labbra erano fameliche, così come la sua lingua ma era così piacevole. Mi sentivo fusa con lei, come se nessuno potesse mettersi tra noi, come se niente potesse mai ostacolarci.
«Questo è un buongiorno...» ansimai facendola sorridere prima di vederla tornare alla carica e tirarmi anche la sua gamba dietro la schiena prendendomi in braccio.
 
Già. Restammo in quella doccia per un tempo esagerato. Che sprecone!
Eppure era così piacevole stare così, vicine, amandoci, illuminate dalla luce del sole e riscaldate da quel getto d'acqua calda. Tutto andava per il verso giusto quando in silenzio, ci tenevamo per mano dopo aver fatto l'amore ben tre volte. Tutto era perfetto anche mentre tentando di asciugarmi i capelli Brittany mi aveva tolto l'asciugamano e fatta sedere sul cesto dei panni per continuare da dove ci eravamo fermate prima. DIOS. 
L'amavo in ogni modo possibile. Volevo unirmi a lei continuamente, e amarla e sentire il suo profumo su di me. Il mio nome gridato attraverso quelle labbra era decisamente più bello.
E quando stremate, ci lasciammo ricadere a letto, l'unico posto dove pareva non avessimo voglio di far l'amore crollammo immediatamente l'una nelle braccia dell'altra. In un sonno leggero e sottile che ben presto si interruppe a causa dei nostri stomaci.
«Colazione?»     
«Subito!»
Quelle piccole cose. Quelle insignificanti piccole cose. 
Erano loro a rischiararmi la giornata, loro a perfettemi di godere di lei al massimo. Vedere Brittany nel mio letto la mattina, potersi fare la doccia con lei, amarla, mangiare insieme prima di una lunga giornata...era questo che volevo. Io davvero volevo questo!
«A che pensi?» mi chiese ad un tratto facendomi riemergere dai miei pensieri.
Anche lavando le nostre tazze, dandomi le spalle, si era accorta che non l'assillavo come al solito, ne la raggiungevo per baciarle il collo da dietro.
«A questa settimana...a come le nostre vite cambieranno...»
«Sabato sarà un giorno molto importante per te. Il tuo migliore amico si sposa!»
«Ma non è solo per quello, non so. Sento come che lo perderò per sempre e allo stesso tempo lo avrò ancora più vicino.»
Brittany ripose le tazze grondanti d'acqua nello scolapiatti e mi si avvicinò, sedendosi sulla poltrona per potermi guardare meglio in volto.
«Cosa intendi?» mormorò tirandosi su il maglione che aveva indossato.
«Ho sempre creduto che io e Matt non ci saremmo separati mai. Che saremmo rimasti sempre insieme, che sarebbe stato sempre al primo posto qualsiasi cosa sarebbe accaduta. Invece guardaci ora...» feci una pausa sorridendo.
«Lui sta per sposare una ragazza che dovrò lottare con un cancro. Questo mi rende immediatamente la seconda nella sua classifica di importanza!»
Brittany sorrise per la dolcezza delle mie parole.
«E chissà, probabilmente tra qualche anno avranno un bambino. Il che mi renderà terza e se vorranno bissare scenderò addirittura dal podio!»
«Cavolo è un problema!» disse prendendomi in giro.
«Già. E sai qual'è la cosa peggiore?» continuai fissandola scuotere la testa.
«Che ormai è secondo pure lui!»
Scoppiammo a ridere mentre la vedevo avanzare sempre di più sino a che non fu abbastanza vicina da potermi depositare un bacio sulle labbra.
«Anche tu per me sei al primo posto!»
Io scoppiai a ridere e storsi gli occhi cercando di esser più seria possibile.
«E chi hai mai detto che sei tu ad avergli rubato il posto? Parlavo di Quinn e...AHI!»
Cavolo, perché doveva colpirmi ogni volta che facevo una battuta decente.
«Sono offesa!» disse sedendosi dall'altra parte del divano imbronciata.
Risi, era troppo carina e così non tardai a muovermi verso di lei a quattro zampe.
«Mi perdoni?»«NO!»  
Mi sporsi ancora di più facendomi spazio tra le sue gambe.
«Ora?»«No...»
Sorrisi prima di sfiorarle il viso e posare le labbra sulle sue.
«Perdonami...»«Non so...»
La baciai di nuovo, questa volta con più passione passandole una mano sotto il maglione.
«Possibile che tu debba sempre ricorrere al sesso per farti perdonare?»
Io le stampai un bacio rumoroso prima di correggerla con occhi incredibilmente dolci.
«All'amore Brittany, all'amore...»
 
Ok. Forse esagerammo quella mattina ma...non so. Ci eravamo entrambe svegliate vogliose di tanto amore...troppo. E l'amore passava anche per il desiderio no?
Ci stremammo, ancora, sempre di più fino a che davvero non riuscii più a continuare impedita dal fiatone e dalla stanchezza.
«Finirai per uccidermi!» le dissi quando la vidi portarmi il pranzo a letto. Non che ci fosse molto, giusto qualcosina per non morir di fame ma...l'apprezzavo meglio di una cena.
«Dobbiamo riprendere energia.» rispose maliziosa sedendosi affianco a me.
La cinsi subito con un braccio e le bacia il collo.
«Potrei non averne mai abbastanza lo sai?»
«Vedi di fartelo bastare, non hai molto in frigo...»«Non parlavo del cibo...»
«Idiota!» disse anche se mi resi subito conto che in realtà era molto felice.
Mentre mangiavamo continuammo a scambiarci teneri sguardi silenziosi, come se bastasse il semplice contatto visivo per parlarci.
«Sai, ieri ho sentito mia madre.»
«Oh, come stavano? Tutto bene?» chiesi sinceramente interessata.
La signora Pierce era sempre stata buona con me ed era una brava persona. Suo padre lo avevo visto molto meno, non a sufficienza per aver un opinione su di lui.
«Benone! Se la cavano in troppo bene, partiranno per una crociera il mese prossimo!»
«Hai capito i tuoi genitori...» dissi accompagnando l'affermazione con un fischio.
«Per una volta tanto.» rise e fui subito contaggiata.
«Le ho detto che siamo tornate insieme!» la gettò così. Tra un sorriso e una risata.
E a me bastò. 
«E che ha detto?»
Quando eravamo andate allo scoperto per la prima volta sua madre aveva avuto qualche difficoltà ad accettare la cosa. Aveva sempre saputo del mio orientamento sessuale, ma sia io che lei credevamo che sua figlia fosse etero perciò...
«Mi ha chiesto se ero sicura che fosse la cosa giusta...»
«Dopo quello che c'è stato tra noi è normale che sia preoccupata.» commentai.
Non si era mai intromessa tra me e Britt ma suppongo che non mi approvasse al cento per cento dopo che l'avevo fatta soffrire.
«L'ho rassicurata e l'ha presa molto bene. Ha detto che ha sempre creduto in noi!»
«Seriamente?» chiesi sinceramente colpita. Lei aveva creduto in noi? Cavolo! Avevo intuito che sapesse quanto Brittany mi amava ma...che avesse recepito pure i miei sentimenti?
«Si! Ero sorpresa quanto te...meglio no?»«Molto meglio!»
Mandai giù un sorso d'acqua e poi sorrisi istantaneamente.
«Sai, anche io ho parlato di te a mia madre.»
«Cosa?» gridò lei facendosi cadere la forchetta dalle mani. «Perché non mi hai detto nulla?»
«Aspettavo il momento giusto.»
Già. Avevo chiamato mia madre il giorno dopo capodanno per sapere qualche novità familiare dato che ci vedevamo ormai poco e niente da quando mi ero trasferita a New York. Ogni tanto, una volta o due al mese ci sentivamo per telefono, lunghe chiamate che duravano ora e finalmente, quella volta, avevo deciso di parlarle di Brittany.
«E che ti ha detto? Cosa pensa di noi? Di me? Oddio!»
«Britt...Britt...Amore calmati!» dissi prendendole le mani tra le mie e zittendola. Mia madre aveva sempre adorato Brittany ma non glielo avevo mai detto. Non c'era mai stata una presentazione ufficiale, si erano solo viste di sfuggita o in periodi in cui non sapeva di noi. Ero molto riservata sulla mia vita sentimentale con mia madre e anche con mio padre.
«Ha detto che non vede l'ora di poter stare un po' con te. Per davvero questa volta!»
«Davvero?» esclamò con un sorriso a cento denti, o almeno così mi sembravano, facendomi cantare il cuore di gioia. «Si! Vuoi le testuali parole?»
La vidi annuire velocemente e totalmente emozionata.
«"Mia figlia impegnata? Devo assolutamente parlare e stringere la mano alla ragazza che è riuscita a conquistare il suo cuore. E anche minacciarla!"»
«SAN!»
«Che c'è? Mia madre è una tipa divertente, sicuramente scherzava!»
«E se fosse seria?»
Risi divertita all'idea di mia madre che puntava un coltello contro Brittany. Era irreale!
«In tal caso ci sarò io a proteggerti!»
«Confortante...»
Questa volta fui io a colpirla e baciarla nello stesso istante.
«Pensi che non ne sarei capace?»
«Penso che se hai preso da qualcuno, quella è tua madre! Non voglio nemmeno pensare a cosa sia la mentore di Santana Lopez!»
«SEI UN IDIOTA!» le dissi dandole un bacio e facendole il solletico.
 
«Quindi ora i nostri genitori sanno di noi eh?»
«Già, siamo ufficialmente impegnate!»
«Che figo!»
Risi guardandola incuriosita.
«Cosa c'è di figo?»
«Potrò vantarmi nei locali e dire che sei ufficialmente la mia ragazza. Hai idea di quante morirebbero d'invidia? Ti ho tolta dal mercato!»
«Per favore...mi hai fatto un favore. Sarei scaduta presto...»
«Tu? Non scadresti mai!»
La guardai stringendole una mano e soffiando sul suo collo. Sdraiarsi di pomeriggio era un incanto, soprattutto con lei.
«Vuoi dirmi che anche quando avrò le rughe, mi vestirò larga e sarò costretta a nascondere tutte le imperfezioni del tempo tu mi troveresti ancora attraente?»
«Penso che potrei amarti anche se tu usassi il girello!»
«DIOS. NON CI PENSARE NEMMENO! QUALE GIRELLO?»
«Sei tu che hai iniziato!»
Mi avrebbe amata anche curva, anche vecchia e sclerata? Mi avrebbe amata anche con i capelli grigi o bianchi?
«E sai bene che ti amerei sempre. Quello che provo per te non è dettato dal presente, è qualcosa di reale e di eterno...e con eterno intendo sino alla morte.»
«Che si spera arrivi il più tardi possibile.» commentai stringendola a me.
Lei si limitò ad annuire e lasciare la testa sulla mia spalla.
«Penso che ti amerò anche quando avrai la dentiera Britt!»
«AHI! CHE CAZZO HO DETTO?» risposi gridando e massaggiandomi il braccio.
«Non voglio nemmeno immaginarmi con la dentiera! Che schifo...»
«Succederà!»
«Bleah!»
«Non mi vorrai al tuo fianco ad aiutarti a metterla bene?»
Risi divertita quando mi colpì di nuovo ma immediatamente la sentì stringermi forte e baciarmi il collo delicatamente.
«Io ti vorrò sempre.»
«Sai, anche se siamo due coglione e abbiamo rovinato tutto con le nostre cazzate...Questa potrebbe essere la cosa più romantica che ci siamo mai dette.»
«Concordo...»
Sorrisi specchiandomi nei suoi begli occhi azzurri. Occhi che sarebbero sempre rimasti tali.
Si, io volevo lei. Volevo stare con lei. Volevo vederla invecchiare.
Ora ne ero sicura più che mai...io volevo Brittany per sempre!

Angolo dell'Autrice
Essenzialmente in questo capitolo succede poco e nulla se non tante riflessioni e parecchio Brittana <3 Volevo staccare un attimo da tutto quello che si è succeduto prima di dar inizio alla folle settimana dei nostri personaggi preferiti che si ritroveranno a dover far i conti contro il tempo, i pensieri e l'amore <3 Grazie a chiunque recensisca e segua siete davvero tantissimi e spero che per questi grandi Capitoli che si avvicinano sempre più al finale rimarrete ancora con me. Alla prossima :D

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Capitolo 46
*** How We Do ***


«E così tu e Britt ieri vi siete date da fare eh?»
«Fabray!»
«Che c'è? Oh andiamo San, la gente non ci presta attenzione!»
No, certo. C'erano solo decine di persone su quel marciapiede che come noi tentavano di raggiungere uno di quei costosi negozi del centro. New York la mattina era un vero inferno, immaginatevi al pomeriggio!
«Diciamo che abbiamo passato del tempo insieme!»
«Tempo sotto le lenzuola.»
«Quinn dai...perché devi sempre sminuire tutto?»
Lei allargò le mani ridendo, come sentendosi colpita ingiustamente.
«Sminuendo? Non sto sminuendo. Penso che sia magnifico che tu e Brittany abbiate una regolare vita sessuale, penso sia stupendo!»
«Sei un idiota! E sai bene che sarebbe meglio che tu ti preoccupassi più della tua...»
«La mia?» chiese lei senza capire servendomelo su un piatto d'argento.
«Da quant'è che non fai un po' d'attiva fisica Fabray? Mesi? Hai bisogno di riprendere il ritmo e...AHI!»
Perché diavolo tutti mi prendevano a botte quando decidevo di scendere un po' nei particolari? Loro potevano. A me era vietato no? DIOS!
«Io sto bene così, ho una bambina, una casa, un...»«Tu hai bisogno di un uomo!»
La vidi sospirare, camminare a testa bassa e poi arrendersi all'evidenza.
«Cazzo se ne ho bisogno!»
 Scoppiai a ridere incontrollabilmente, stava per sfogarsi. Con me. All'aperto. In mezzo a tutta quella gente e se c'era qualcosa che mi divertiva erano gli sfoghi della mia migliore amica.
«Hai idea di cosa significa essere una madre single? La routine ti uccide! Vorrei solo un ragazzo con cui chiudermi in camera e fare follie.»
«Ti capisco...»«No San, tu non capisci. Se hai retto un mese senza fare sesso è molto!»
«In effetti dovrebbero darti una medaglia al merito per questa astienenza.»
«Mi ucciderà!»
«Vuoi che ti trovi qualcuno?»
Il suo sguardo bisognoso si posò sul mio. Solitamente ero io a combinare incontri per Quinn ma mi aveva sempre chiesto qualcuno che le desse una prospettiva, un futuro. Ora invece, pareva aver solo bisogno di carne fresca...chi era ora la dipendente da sesso?
«So che me ne pentirò ma...si, ti prego. Ho bisogno di rilassarmi, ho bisogno di mandar via lo stress e di sentirmi di nuovo amata!»
«Ma io ti amo Fabray...AHI!»
E due.
«Tu sei una cogliona e ami solo Brittany! Da quando state insieme sei sempre sorridente, si vede che fate tanto sesso!»
«Ora si spiega il tuo muso lungo bionda!»
«Presto dovrai spiegare il tuo occhio nero...»
Scoppiammo a ridere e cominciammo ad inseguirci come due ragazzine sino a che non cominciammo ad intravedere alcuni negozi interessanti. Eravamo uscite per prenderci gli abiti per il matrimonio, come eravamo finite a parlare delle nostre vite sessuali era un mistero ma...dopotutto dovevo aggiornarla continuamente ora che non vivevamo più insieme. Non che non mi mancasse, Kurt la sostituiva degnamente, ma avevamo una sorta di perfetta connessione prima.
Puntare le vetrine era un arte che avevamo imparato nel corso del tempo. Riuscivamo sempre a trovare i posti migliori così alla fine ci infilammo in una boutique che conoscevamo fin troppo bene e dopo aver ricevuto il via libera dalla commessa ci intrufolammo in quella miriade di abiti spettacolari.
 
«Hai un idea sul vestito? Matt ti ha detto qualcosa?»
«Carta bianca.»
«Dunque?» chiese la mia amica lasciando scorrere le sue mani sulla seta.
«Pensavo a qualcosa di rosso, di sobrio ma allo stesso tempo particolarmente elegante!»
«Il tuo colore!»
Scoppiai a ridere. Già, indossavo praticamente sempre quel colore, era quasi la mia firma.
Quinn mi sorrise e prendendomi per mano mi trascinò sino a dove sembrava proprio che il rosso dominasse.
«Anche tu lo vuoi rosso?»
«No, io penso punterò su un blu. Ma dobbiamo iniziare dalla testimone...è più importante.»
«Quale onore!»
Divise cominciammo ad accumulare più modelli possibili. Solitamente facevamo man bassa di abiti sino a che ormai stracolme non tornavamo al punto di partenza per confrontarli e vedere cosa scartare e tenere. Era quasi un rituale, un gioco che facevamo sempre.
«Allora. Pronta?»
«Inizi tu?»
«Che te ne pare di questo? Modello perfetto per una sfilata in Africa!»
Aveva così tante piume intorno legate senza alcuna logica che quasi mi strozzai dalle risate vedendo Quinn propormelo come una commessa produttiva.
«Oh questo, per un viaggetto in Arabia!»
Era un enorme tubo rosso. Non aveva nulla, non una scollatura, non uno spacco.
«O perché no...ti va un matrimonio sulla spiaggia?» disse tirando fuori un costume da bagno intero dello stesso colore. Che idiota!
«Hai di meglio? Prova a battermi!»
«Stupisciti Fabray! Per la donna che non deve chiedere mai, ma solo starsi zitta...»
Sfoggiai un modello veramente obrobriante che avevo trovato lungo il mio cammino, sembrava fatto ad occhi chiusi, o con una cucitrice impazzita.
«E questo completo autunno inverno!» aveva addirittura un ombrellino da mettere in testa.
«Oh ma se mi porti questo allora...» mi interruppe lei tirando fuori un cappello gigantesco con una rete rossa nemmeno fosse quello di un apicoltore.
«Più che un matrimonio sa di funerale!»«Il funerale della Regina di Cuori!»
Scoppiammo a ridere buttando da una parte tutte quelle creazioni malformate. Continuammo a scartare, scartare sino a che in mano non ci restarono quattro abiti stupendi che sembravano solo reclamare il mio corpo.
«Andiamo a provarli?»«CAMERINO HERE WE COME!»
Sembravamo due dive. I nostri modi di fare, i nostri occhiali da sole. E poi tutti non riuscivano a smettere di fissarci per cui...io e la Fabray eravamo merce pregiata!
«Tieni!» disse passandomi tutti gli abiti e sedendosi dall'altra parte della tendina.
«Allora, ora che ti stai spogliando posso anche chiedertelo no?»
«Cosa stronzetta?» dissi tirando giù il vestito che indossavo e togliendo l'altro dall'appendino.
«Ricordi il discorso di Capodanno? Ci son stati sviluppi?»
Feci passare la seta lungo i miei fianchi e portai su sino a che non feci combaciare ogni lembo al proprio posto. Uscì fuori e richiesi il suo aiuto, mentre mi tirava la zip presi aria.
«Nessuno sviluppo. Però ci ho pensato tanto...»
«Pensi che voglia chiedertelo?»
Sbiancai per un attimo mentre mi rimiravo allo specchio.
«Dubito. Anche se tutta quest'atmosfera felice...»
Quinn rise e mi fece fare un giro su me stessa. Ero incredibilmente bella, sembrava quasi che avessero cucito quell'abito sulla mia pelle. Ma dovevo conoscere ogni possibilità così rientrai dentro e me lo tolsi con una lentezza esagerata.
«Capito. Eviteremo di farle prendere il boquet!»
«Ahahahah tu mi capisci Fabray.» mormorai io non troppo sicura. Sapevo che forse ne avrei dovuto parlare con lei ma...non ne avevo poi così tanta voglia. Era qualcosa che volevo tenere per me, preferivo non aprirmi troppo.
«Invece parliamo del ragazzo che dovrei trovarti!»
«Spara...» ridacchiò lei mentre finivo di indossare anche l'altro modello e mi faceo aiutare a chiuderlo. Era spettacolare anche questo, aveva una scollatura perfetta e mi ricadeva così elegantemente che potevo sembrare la sposa e non la testimone.
«Non so, devi dirmi tu. Io non son pratica di ragazzi...»«Quasi dimenticavo.»
Spiritosona!
«Vediamo. Dev'essere alto, bruno, slanciato. Con un fisico scolpito e degli occhi penetranti...»«Si, gli occhi...»«SANTANA!»
Quasi mi graffiò mentre mi alzava l'ennesima zip facendomi ridere ma dolorosamente.
«Insomma, vuoi un modello!»«Voglio qualcuno di bello, che ci sappia fare. Ma che riesca anche ad affascinarmi...»«Che ne dici di Puck?» gettai la domanda così.
Come l'esca ad un pesce affamato che non avrebbe ragionato molto sul da farsi.
Dallo specchio vidi il suo sguardo cambiare, la sua espressione farsi confusa.
«Che c'entra Puck?»
«Be, è affascinante, alto, slanciato, moro. E diciamocelo...ha un fisico da sballo!»
«Puck è il padre di mia figlia!»«E anche il tuo ex...nonché prima volta.»
«Appunto, non si ricommettono gli stessi errori...»
«E se non fosse stato un errore?»
«San, sappiamo bene che lo è stato!»
Mi tolsi e misi l'ultimo vestito che avevamo scelto prima di uscire di nuovo dal camerino e poterla fissare negli occhi.
«Anche io pensavo la stessa cosa di Brittany. Pensavo che fosse solo uno sbaglio, un qualcosa su cui non ricadere eppure guardaci. La amo come se non ci fosse un domani.»
«Ma è diverso!»
«Cosa c'è di diverso?»
La vidi bloccarsi per un attimo, interdetta e impossibilitata a trovare una risposta che mi avrebbe soddisfatto. Si limito semplicemente a scuotere la testa e chiudermi la zip.
«Anche questo è veramente bello!»
«Già. Personalmente però preferivo il secondo...»«Lo prendi?»
«Prezzo?» Quinn rise guardando l'etichetta dell'abito.
«Comincia a tirar fuori la carta di credito!»
 
---
 
«Sinceramente però io preferivo quello con i riflessi bianchi!»
«Oh San non rompermi le palle. Son io quella che lo deve indossare al matrimonio...»
«Si ma sembri un merluzzo con quel vestito!»
Quando Quinn attaccava, lo faceva sempre con forza. Per poco non mi staccò la spalla!
«Sei fuori?»
«Mi hai dato del merluzzo! Mi sembra una reazione normalissima...»
«FANCULO FABRAY!»
«Stronza...» mormorò lei riponendo il portafoglio in borsetta e rimettendosi gli occhiali da sole. 
«E ora che facciamo?»
«Abbiamo finito molto prima di quello che pensavo!»
Già, solo due ore per sceglierci i nostri vestiti. Era quasi un tempo da record considerato i casini che combinavamo ogni volta ma noi eravamo fatte così. Teoricamente saremmo dovute tornare a casa ma...l'idea di passare una serata a sentire Kurt che provava qualche assolo non mi entusiasmava così come Quinn preferiva lasciare Beth dalla nonna ancora un po'.
«Potremmo prenderci un caffè...» proposi stringendomi nel mio cappotto invernale. Non ci avrebbe fatto per nulla male un po' di calore liquido.
«O una cioccolata. Perché no?»«Carlo?» chiesi senza nemmeno guardarla. Effettivamente conoscevo già la risposta. Ogni volta che dovevamo passare del tempo senza far nulla, per distrarci o parlare un po' la nostra meta era sempre la stessa.
«Andiamo!»
 
Amavo quel posto.
Non sapevo per quale ragione ma riusciva quasi a farmi sentire a casa. Un piccolo bar posto al centro e con uno spazio così ristretto e confortevole era una novità. Inoltre era un piccolo antro italiano in cui adoravamo ritirarci. Facevano il caffè più buono del mondo!
Solito tavolo, solito posto, solita perfetta accoglienza. Dopo aver ordinato e con un servizio impeccabile esser state servite ci ritrovammo a parlare dell'imminente matrimonio di Matt ignorando tutto quello che ci eravamo dette prima.
«Sarà indimenticabile!»
«Ci puoi contare...e non hai idea di come sarà il suo addio al...»
«Cosa avete preparato voi pazzi?» chiese senza nemmeno farmi finire la frase.
«Io so poco e nulla, se ne sta occupando Puck ma...sarà epico!»
«San devo preoccuparmi?»«Quinn!»
«No, sul serio. Sai conoscendo Noah sarà pieno di ragazza e dubito scarseggerà l'alcool per cui...»«E secondo te io potrei tradire Brittany? Dopo tutto quello che ho fatto per riprendermela?»
«Sappiamo entrambe che quando bevi non riesci a controllarti!»
«E entrambe sappiamo che amo Brittany alla follia. Non ti preoccupare...ho già detto a Noah di pensare solamente a Matt!»«E vedete di non esagerare nemmeno con lui...»
Io mandai giù l'ultimo sorso divertita.
«Ma è il festeggiato!»
«Si, ed è anche lo sposo. Dubito che Mandy voglia sposarsi con le corna!»
«Quello è l'ultimo dei suoi problem...»«SANTANA!»
Quinn mi guardò seria, quasi arrabbiata costringendomi a fare spallucce.
«Non si può nemmeno scherzare qua?»«Non su una cosa del genere!»
«Oh andiamo, mi avete esasperata con quelle frecciatine sul mio "errore" e ora non posso dire qualche sciocchezza su Mandy? Non è giusto!»
«Non fare la bambina...»«La difendi solo perché state diventando amiche. Mi sostituirai con lei vero? Vero? Ammettilo Fabray!»
Scoppiammo a ridere nello stesso momento in cui assunsi quel falso tono incazzato/piagnuccolante e subito attirammo l'attenzione di tutti i presenti.
«Sei un idiota! Nessuno potrebbe mai sostituirti!»
«Sarà meglio...»«Anche perché...non potrei fare questo.»
Le sue cinque dita mi si stamparono sulla guancia con uno schiocco sonoro. Si, stavamo dando show e Quinn era veramente brava a farlo ma...pensava davvero che l'avrei lasciata impunita? Illusa!
 
---
 
No, non avrei mai perso la mia migliore amica. Qualsiasi cosa sarebbe successa, qualsiasi cosa avessi fatto e quella mattina ne ebbi la conferma. Dopo averla riaccompagnata a casa, una volta rimasta sola in taxi cominciai a pensare, a lasciar vagare la mia mente. Un altro giorno era passato, uno in meno al matrimonio di Matt...
Viaggiai per qualsiasi campo desolato della mia mente e poi...mi decisi a far ciò che avrei dovuto fare già da parecchio tempo prima.
«Pronto Kurt? Sei in casa? Perfetto. Io sto tornando e avrei un nuovo favore da chiederti!»

Angolo dell'Autrice
Mi scuso per il ritardo ma...la scuola mi sta togliendo molto tempo e dato che siamo verso la fine mi è sempre più difficile riuscire a scrivere qualcosa di veramente buono. Questo non è il mio massimo, mi aspettavo qualcosa di più da questo Capitolo ma è sempre di passaggio anche se ci sono alcuni spunti interessanti. Siate buoni...:) Alla prossima :)

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Capitolo 47
*** Clocks ***


Oh si. Il tempo scorreva rapido. I giorni si susseguivano veloci.
Eravamo trascinati da quella folle settimana, assorbiti dallo scorrere dei secondi che ci travolgeva senza lasciar alcuno scampo. Fu così che senza nemmeno accorgermene mi ritrovai a fissare una spessa vetrina trasparente contenente decine di costosissimi anelli.
«San...San? Sei con noi?»
«Mm?»«Buongiorno bellezza! Mi spieghi che stai facendo?»
Sbattei le palpebre velocemente scollandomi la mano dalla mia guancia e tentando di apparire il più sveglia possibile. Ero finita in un altro mondo a fissare tutti quei diamanti, ero completamente disconnessa.
«Guardavo...questi.»
«Son bellissimi, ma lo sai che siamo qua per un altro motivo vero?»
Puck arrivò da dietro dando una pacca sulle spalle ad un Matt eccessivamente nervoso e lo strinse a se sino a soffocarlo. 
«Già! Siamo qua per prendere le fedi del nostro sposino preferito!»
«Ho dei pessimi testimoni...» lasciò correre lui liberandosi dalla stretta e dandomi un colpo alla spalla per svegliarmi del tutto. 
«Come ti permetti? Hai il meglio del meglio!»
Puck gongiò il patto orgoglioso di se stesso e io lo affiancai veloce.
«Il meglio del meglio?» ripeté lui ironico.
«La ragazza più desiderata di New York e lo scapolo d'oro di Los Angeles.»
«E com'è che io vedo solo un ex puttanella che fa la stronzetta innamorata e un ex teppistello travestito da giornalista arrapato?»
«MATT!» lo gridammo all'unisolo. E così calarono le nostre braccia senza dargli la possibilità di difendersi. Beccò quei due pugni in pieno!
«Dimenticavo...anche maneschi e bulli!»
«Non è che tu sia proprio lo sposo perfetto eh...»
«Ah no San? Io son il principe azzurro!»
Risi. Veramente di gusto, reggendomi alla spalla del mio amico ormai senza cresta.
«Si certo! E io sono Biancaneve!»
Una latina paragonata a quella amata icona Disney faceva veramente ridere. Le nostre pelli non sarebbero potute essere più differenti, per il colore si intende.
«A Biancaneve però piacevano gli uccell...»«NOAH MA SEI UN IDIOTA!»
«Ahahahah batti pugno fratello!»
Li vidi scambarsi un colpo soddisfatto davanti a me come ai vecchi tempi, come se fossero ancora due studentelli. Patetici.
«Siete rivoltanti! Me ne vado...» feci per andarmene ma subito le calde mani del mio migliore amico mi trattennero e sentì il suo petto combaciare con la mia schiena. Avvertì un odore di buono un dopobarba molto costoso e poi le sue labbra sfiorarono il mio orecchio.
«Tu non ti muovi. Ho bisogno di te!»
Già, ne avevamo già parlato. Io e Puck dovevamo accompagnarlo a ritirare le fedi e dato che era riuscito a prepararle in tempo di record non ci potevamo aspettare certo che la consegna fosse puntuale. L'orafo era sparito da almeno mezz'ora dietro al bancone, e di lui non c'era proprio alcuna traccia.
«Si, ma se quel vecchio non si muove giuro che ti lascio davvero...»
«Non lo farai invece!»«Hai Noah!»
«Si, ma non è te.»
Ok, lo ammetto. Quando mi faceva quegli occhi da cane bastonato misti alle sue movenze sexy non riuscivo proprio a resistergli. Mi strinsi a lui teneramente ma non durò a lungo, finalmente infatti quel bavoso e simpatico vecchietti sbucò dalla porta sul retro con in mano due fedi perfettamente rifinite.
«Ecco qua!» 
Matt mi lasciò tremante e si lanciò letteralmente verso il bancone con gli occhi fissi su quei due piccoli cerchi d'oro. Erano veramente stupendi. Allungai la mano per sfiorarli ma Puck mi fermò, non era il mio turno quello. 
«Sono meravigliosi...io, grazie!»«Grazie? Mi ha pagato per fare questo lavoro.»
«Si ma sono...cavolo!»
Matt era totalmente preda delle sue emozioni. Vidi addirittura i suoi occhi cominciare a farsi lucidi, il petto ad abbassarsi e sollevarsi sempre più velocemente. Stava andando nel panico più totale. Mi avvicinai, cercando la sua mano sotto il bancone in modo  che nessuno oltre Noah potessi vedersi e subito i suoi occhi azzurri si posarono sui miei. 
«Son perfetti.»
«Già. Li prendiamo?»
Sorrisi e così Puck. L'uomo ci fece una veloce e frettolosa ricevuta, il mio amico mise un po' di contante sul tavolo e riponendoli dentro una scatolina li presi e riposi in borsetta accuratamente. Io avrei dovuto portare i due anelli all'altare, sarei stata io a consegnarli poi al mio migliore amico. Era tutto così...surreale.
 
---
 
«Io sto per sposarmi. Cazzo! Ve ne rendete conto?» disse Matt sollevando la sua birra e guardandoci interrogativamente attraverso il tavolino ormai ben delineato da quelle bottiglie vuote. Avevamo deciso di prenderci una serata tra noi, qualcosa di intimo prima che il nostro amico si legasse definitivamente a un altra persona.
«La mia ombra si sposa! Dios Matt, non puoi fuggire?» chiesi un po' alticcia e posandogli una mano sul ginocchio divertita.
«Sai ci ho pensato...»«NOOOOOO! Non puoi amico...»
«Già idiota...come hai potuto pensare di lasciar la tua paziente sull'altare!»
Mi tappai la bocca maliziosamente. 
«Scusa promessa sposa...»
Lui rise, ma vidi la sua mano ben pronta a punirmi.
«Ci ho pensato vi dico! Questo è un grande passo, non è una cosa da cui si ritorna o almeno io vedo quest'unione come unica ed eterna. Non si ammettono seconde possibilità!»
Io e Noah ci guardammo, da quando Matt era tanto religioso? Non ricordavo di averlo mai visto tanto credente come in quel momento in cui tentava di spiegarci la sacralità del matrimonio. Che idiota!
«So che la figlia del diavolo e l'ex aiutante di Satana non possano capirmi...»
«BUUUUUU!» gridammo noi lanciandogli i tappi dell'ennesime bottiglie.
«...ma questo è quello che sento. Tanta paura. Una fottuta paura! Vorrei scappare, vorrei correre via e percorrere la strada più semplice. Dimenticare che sto per legarmi per il resto della mia vita a una sola persona, a una sola donna...»
«Fallo allora! Mandy mi è sempre stata simpatica...ma sai bene che ti preferisco da single!»
Gli feci l'occhiolino sempre più interessata, dopotutto non stavo scherzando. Forse colpa dell'alcool, forse semplicemente di quella serata. Non volevo lasciare il mio migliore amico.
«Non posso. Perché quando sento di voler fuggire, mi ricordo il volto della persona che sto per sposare. Il suo nome viene scandito nella mia mente e...non posso far altro che desiderare ardentemente che quel momento arrivi!»
«Oh...abbiamo un poeta tra noi!»
Risi. Puck era sempre il migliore!
«Si, prendetemi in giro voi due...» disse sorseggiando l'ultimo goccio di quella birra «Intanto sappiamo tutti come andrà a finire!»
«Come andrà a finire cosa?»
«Per voi!»
Lo guardai incuriosita cercando di tratteneremi.
«E come dovrebbe finire?»
«Tu ti ritroverai avvinghiato a Quinn nel guardaroba senza nemmeno accorgertene! E tu...» mi indicò con ancora la bottiglia in mano «Finirai per raggiungermi troppo presto.»
«Come fai a saperlo?» chiesi.
«Son cose che sento San! Chiamalo sesto senso!»
«COGLIONE!»
«Già...Matt questa era proprio grossa! Santana sposata...non ci crederebbe nemmeno quell'uomo laggiù...»
Che cazzo centrava poi quell'uomo? Mi voltai verso Noah interrogativa e subito lui colse quella perplessità nel mio sguardo.
«San sappiamo tutti che tu non sei fatta per le regole. Non sei una che ama esser rinchiusa in certi standard, non sei parte della massa! Senza offesa Matt...ma credi che se Mandy non fosse stata malata voi due vi sareste sposati così in fretta?»
Il mio amico ci pensò un attimo prima di rispondere, forse ponderando attentamente le parole da usare.
 «Probabilmente no. Ma credo che l'avrei sposata comunque un giorno all'altro. Sento che è quella giusta, quella che mi può completare.»
Già, con Matt avevamo parlato di Mandy così tante volte.
Era arrivata dal nulla, come una semplice ragazzina di passaggio, una con cui passare qualche nottata bollente e niente più. Ma poi si era andati oltre il sesso, avevano cominciato a parlare, gli appuntamenti si erano fatti più seri ed era arrivato perfino a presentarcela, a presentarla a me. Quando l'avevo vista entrare in quel bar avevo capito che non se ne sarebbe andata così presto dalle nostre vite. Io e Matt eravamo legati, eravamo quasi parte della stessa persona, in un rapporto che nessuno dei due sapeva definire.
Non era amore, non lo era mai stato. Non era attrazione, anche se entrambi ci riconoscevamo oggettivamente molto fascinosi. Non era amicizia, perché quello che avevamo superava ogni divario ed era differente dagli altri legami con la nostra cerchia.
Eravamo come fratelli, come legati da un filo indelebile che mai nessuno avrebbe potuto spezzare e ora...quel matrimonio. L'arrivo di Mandy. Sembrava che il nostro equilibrio si sarebbe rotto presto ma Brittany avrebbe bilanciato ancora tutto. Stavamo crescendo, stavamo cominciando ad entrare in quella parte della vita dove il bisogno di una persona al nostro fianco era grande...sapevamo che prima o poi sarebbe successo, ma forse nessuno di noi la pensava in quel modo.
Quando i nostri occhi si incrociarono, quando i suoi iridi chiari trovarono spazio nell'oscurità dei miei capì che non avevo nulla di cui preoccuparmi. Capì che aveva pensato le stesse cose, che aveva considerato tutto e deciso di non rovinare nulla. Che mi sarebbe sempre rimasto al mio fianco e che ero stata scelta come testimone proprio per sancire legalmente uno dei rapporti più importanti della sua vità. Così, alzando in alto la mia birra mi limitai a far scivolar fuori quelle parole dalla mia bocca.
«Al matrimonio del migliore amico che io abbia mai potuto desiderare.»
Matt alzò la bottiglia nello stesso momento e un attimo prima che anche Noah facesse scontrare la sua lo sentimmo ridere divertito.
«E all'addio al celibato straordinario che ci aspetta domani!»
Si, l'ultimo giorno prima del matrimonio...

Angolo dell'Autrice
Capitolo abbastanza corto ma ho già pronto il seguito che portei postare addirittura stanotte! Il titolo ha poco e nulla a che fare con il contenuto questa volta, semplicemente ho ascoltato questo capolavoro dei Coldplay per tutto il tempo che ho passato a scriverlo e quindi ho ritenuto di doverli omaggiare in qualche modo :D Direi che ci siamo, ormai siamo arrivati <3 Fatemi sapere che ne pensate e tenetevi pronti, l'addio al celibato sta arrivando!

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Capitolo 48
*** Party in the USA ***


«Kurt forza, alza il tuo calice. Dobbiamo fare il brindisi di apertura!»
«E ce ne saranno tanti altri Santana!»
«Non troppi eh. Io mi devo sposare domani!»
Alzammo il bicchiere nello stesso momento e i nostri occhi si puntarono su quelle bollicine.
«CHE LA FESTA ABBIA INIZIO!»
 
---
 
Quando aprì gli occhi avvertii una fitta lancinante alla testa che mi costrinse a premermi forte le tempie con entrambe le mani. Era un dolore indescrivibile, come un martello pneumatico all'interno della mia testa che non ne voleva sapere di spegnersi. Mi girai tirando verso di me le coperte ma una resistenza mi impedii dal potermi coprire completamente e evitare che quei timidi raggi di sole filtrassero dalle tapparelle. Che diavolo era? Lentamente, per via del mal di testa tentai di aprire gli occhi fino a quando non vidi una testa dorata comparire sul cuscino affianco al mio. Brittany doveva aver dormito da me ma...perché io non mi ricordavo di nulla? E soprattutto perché la testa mi stava per esplodere? Provai ad alzarmi sul posto, a portare almeno la schiena contro la tastiera dal letto ma fu un impresa che mi richiese almeno una manciata buona di minuti. 
«Britt ma cosa è...» mi arrestai. Pietrificai. Trattenni il respiro e mi tappai la bocca con la mano mentre sentivo il cranio dividersi in due parti. Dolorosamente.
Scorsi il viso di quella chioma dorata, le sue palpebre calate, il suo reggiseno bianco che si intravedeva tra le lenzuola ma...quella non era Brittany!
PORCA MERDA! Bestemmiai in ogni lingua nella mia mente e provai a focalizzare tutto, anche se con quel mal di testa era impossibile. Chi era quella ragazza? Che ci faceva nel mio letto? E...che diavolo di facevano quelle bottiglie a terra?
E poi ebbi un flash...un enorme, grandissimo flash.
L'ADDIO AL CELIBATO. IL FOTTUTISSIMO ADDIO AL CELIBATO! CHE CAZZO AVEVO FATTO?
Mi chiusi con forza la bocca tentando di evitare urla o pianti e lentamente, tentando di non svegliarla mi liberai da quelle lenzuola e avanzai a tentoni verso la porta socchiusa della camera. No, non era possibile. Non potevo aver davvero tradito Brittany, io non...NO!
Cazzo lo avevo promesso a Quinn, lo avevo promesso a me stessa...CAZZO!
Quanto avevo bevuto? A giudicare dal dolore...tanto. Troppo. DIOS!
Mi richiusi la porta alle spalle avanzando sino a trovare Matt ricurvo sul divano che trangugiava qualcosa di caldo. O che almeno emetteva vapore.
«Matt!» gridai subito pentenendomene. Era come se mille specchi avessero toccato terra e si fossero rotti nello stesso momento.
«Sssssh» intimò lui premendosi la testa e invitandomi ad avanzare. Era caffè quello?
«Cosa diavolo?»«Prendi! Bevi! Là ci son dei cornetti, mangia e prendi un aspirina!»
«Tu l'hai presa?» mormorai bestemmiando per il dolore.
«Si. E sta già facendo effetto ma non urlare...ne preparo un altro!»
Nemmeno il tempo di muoversi che scorsi un uomo uscire dal MIO bagno che si rinfilava la camicia dentro i pantaloni. Come ci vide sbiancò e facendo un veloce cenno corse via dalla porta principale precipitandosi sulle scale. Confusa e dolorante cercai lo sguardo di Matt.
«Ah non guardare me. Quello non era mio!»
«Nemmeno mio se per questo...» Puck uscì da un altra stanza massaggiandosi la nuca. Indossava solamente dei boxer che...non ricordavo appartenessero a lui.
«Se pensate che sia mio siete due idioti! Son lesbica...e l'alcol non cambia la mia sessualità!»
Gli sguardi dei miei amici tornarono dunque a vagare da altre parti, almeno fino a che non sentimmo una voce familiare arrivare dalle nostre spalle.
«Colpa mia...» sussurrò Kurt accomodandosi nel divano degli ubriachi con la sbornia dolorosa che attendevano solamente l'arrivo della manna dal cielo.
Vidi i suoi occhi da porcellana posarsi sul pacco di Puck. Oh, quasi la rima!
«E perché hai i miei boxer tu?»«Ehi Kurt, non scherziamo! Tu non sei il mio tipo...»
«Idiota! Me li devi aver rubati durante la notte...»
«Ma che CAZZO è successo stanotte?» gridai pentendomene ancora.
«SSSSSSSSSSSSSSSSH!» mi urlarono in coro Puck e Kurt facendomi arrabbiare ancora di più. Nessuno zittiva Santana Lopez ben due volte!
«Abbiamo esagerato. Una vodka tira l'altra, una spogliarellista pure e...»
Sbiancai sentendo Puck parlare in quel modo e vidi anche Matt tremare impercettibilmente.
«Ho visto una ragazza mora sgattaiolare via dal divano...e sul divano ho dormito io.»
Matt tremava. Molto vistosamente ora mentre versava i nostri caffè.
CAZZO. Dunque non ero l'unica ad aver...NONO. Io non avevo fatto nulla! Non era possibile!
«Calma, calma. Io qualcosa me la ricordo...» cominciò Kurt ottenendo tutta la nostra attenzione ma piegandosi sulla pancia un secondo dopo «...però credo di aver bisogno di un aspirina e caffè prima di mettere a fuoco tutto.»
Ne avevamo bisogno tutti ma io non ero per nulla calma. Non con quella ragazza che dormiva in camera mia! Matt ci costrinse a mangiare qualcosa, cibo che probabilmente avremmo vomitato entro breve e dopo aver ingoiato la pastiglia e mandato giù un caffè lunghissimo cominciammo a recuperare un poco di sobrietà!
«Forse dovremmo farci una doccia e...»«Puck...mi sposo questo pomeriggio! MI SPOSO TRA UNA MANCIATA DI FOTTUTE ORE. CHIUDI QUELLA CAZZO DI BOCCA E TROVIAMO UNA SOLUZIONE OK?»
Si, Matt stava scraniando. Anche lui aveva lo stesso tarlo che mi rodeva la mente.
«Allora, per quello che ricordo io dobbiamo essere entrati in almeno dieci locali, aver provato il loro alcolico migliore e ballato con le ballerine più attraenti. Ricordo anche di aver corso nudo in un parco e tanti palloncini...ECCO COME CI SIAMO SCAMBIATI I BOXER!» disse battendosi la testa e avvertendo subito troppo dolore. Nudi? Perché io non ricordavo nulla?
«Posso farvi notare che potrebbe essere stato il miglior addio al celibato di sempre?»
«ZITTO!» gridammo nello stesso momento io e Matt esasperati intimando Kurt a ricordare qualcosa di più, che potesse aiutarci a far mente locale.
«Tu hai parlato al cellulare San, per tanto tempo...mi ricordo solo che stavi imprecando in spagnolo o in arabo...oh bo! Tu Matt...sinceramente eri ubriaco fradicio, ricordo solo che ti trascinavamo da una parte all'altra!»
«Favoloso...» mormorò lui incrociando le braccia e dando un pugno alla spalla a Puck che era scoppiato in una grossa risata. Quanto a me...io ero corsa subito a cercare il cellulare. Magari c'era qualche indizio tra le chiamate ricevute o inviate che poteva farmi capire qualcosa. Trovai una chiamata persa e una ricevuta. Entrambe dal cellulare di Brittany. Inoltre c'era anche un messaggio in segreteria, appartenente alla prima chiamata, quella alla quale non avevo risposto.
«Vi dispiace se vado un attimo in bagno?» mormorai sbiancando e ottenendo gli assensi dei miei amici. Mentre me ne andavo sentii Matt sbottare.
«Correre nudi in un parco...questa me la spieghi Noah!»«Dovresti chiederlo al me ubriaco!»
Dovevo assolutamente vederci chiaro, e mentre gli altri continuavano a tentare di colmare i vuoti illogici della serata io mi chiusi in bagno e feci partire il messaggio di segreteria. Mai avrei immaginato di sentire quella voce, mai avrei pensato di dover costringere le mie orecchie a una simile tortura.
«Pronto Santana? Sono Wren.»
No cazzo. Non il verme, non l'essere senza spina dorsale che aveva tentanto di portarmi via l'unica cosa davvero importante. Non lui. Non ora. E che cazzo ci faceva con il cellualre di Brittany? La mia mente si intasava di domande e dato che il mal di testa non era passato del tutto be...non era una cosa salutare. No affatto!
«Si, probabilmente hai pensato che non mi avresti sentito mai più, che non sarei mai tornato a lottare per Brittany dopo l'umiliazione subita ma...ti sbagliavi. Sono tornato e ho riconquistato la mia donna! Andiamo...hai davvero creduto che qualcuna si poetsse interessare a te? Santana Lopez? Quella puttanella che tutti desiderano ma che dopo una notte dimenticano per tornare alle loro vite. Povera illusa...»
Ok. Il dolore si trasmutò velocemente in rabbia e le parole di Kurt che mi ritraevano bestemmiare e imprecare in spagnolo divennero più chiare.
«Tu non ti meriti una persona come Brittany. Lei è buona, dolce, bella, pensa al lavoro, rispetta tutti, è socievole, sorride. Tu...sei solo un essere inferiore che l'ha attratta per un po'. Ma ora è tornata da me...come vedi ho il suo cellulare. Ed è stata lei a chiedermi di fare questa telefonata!»
Strinsi le nocche fino a quando non sbiancarono e sentì quasi le mie unghie conficcarsi nella carne, le mie splendide unghie perfette. La sua voce aveva un suono strano, come se non fosse totalmente in se, come se un po' d'alcool le avesse innaffiate.
«Non avere un faccia a faccia è un peccato ma...ora Britt mi chiama, penso voglia salire in camera, lontana dalle sue amiche. Ci sentiamo presto perdente!»
Perdente? Perdente? QUEL VERME SMIDOLLATO MI AVEVA CHIAMATO PERDENTE? NO UN CAZZO! NONO! Non aveva capito che stava giocando con il fuoco! E perché diavolo Brittany aveva dato il telefono a quell'idiota, e perché era insieme a lui? Non credevo nemmeno a una parola di quello che aveva detto ma...il fatto che si trovasse con lei non mi piaceva proprio per nulla. Spalancai la porta incazzata nera, completamente in preda alla rabbia più feroce.
«Uh. Qualcuno è incazzato! Non dirmi che hai trovato la scritta sessualmente esplicita che ho fatto da qualche parte in casa tua e...?»«NO. Peggio. Ho trovato un messaggio di Brittany in segreteria e...indovinate chi era al telefono?»
«Brittany?» disse alzando la mano Kurt dimostrando che aveva ancora molto alcol in corpo.
«Secondo te se fosse stata Brittany lo avrei chiesto?»
Porcellana scosse la testa confuso e gli altri mi fissarono come merluzzi rincoglioniti.
«Wren. Il suo ex. Quell'ammaso d'ossa. Quell'invertebrato, quel...»
«Teoricamente se dici che è un ammasso d'ossa e poi un invertebrato ti stai contraddicend...»«NOAH NON ROMPERE LE PALLE CON QUESTA PRECISIONE! CAZZO!»
«Calma San, calma...stiamo cominciando a mettere al loro posto alcune cose...» disse Matt alzandosi e posando le mani sulle spalle per poi sfoderare il suo sorriso migliore.
«Io per esempio non ho tradito Mandy! SI!» Alzò un pugno al cielo, in preda alla felicità. 
«Per quanto ricordo quella moretta ha passato la notte nel mio letto, sicuramente si è addormentata sul divano quando è uscita a prendere acqua...» disse Puck venendo interrotto subito da Kurt «E io ricordo chiaramente che era praticamente svenuto quando lo abbiamo portato qua. Dubito fosse in grado di fare sesso!»
«Il matrimonio è salvo! Batti cinque...» 
Si, ufficiale. Matt era un coglione! Io mi limitai a ignorarlo, sedermi sul divano e scoppiare a piangere. Maledetta rabbia, maledetto sonno, maledetto alcol!
«San? Che c'è?» mi chiese avvicinandosi.
«Il tuo matrimonio sarà anche salvo...ma...ma la mia relazione è andata a puttane. Wren che mi chiama e mi insulta e...forse io ho tradito Brittany!» le lacrime continuarono a rigarmi le guance mentre Kurt mi sfregava la schiena teneramente.
«Bionda per caso?» chiese Puck senza scomporsi minimamente.
«...s...si.»
«Allora sta tranquilla. Non hai tradito la tua ragazza, è mia pure quella.»
Il mio cuore mancò un battito quando realizzai che ero rimasta fedele alla mai ragazza.
«E fidati di me...L'ho stesa! Non avrebbe mai potuto venir a letto con te. In effetti mi chiedevo perché stesse restando così tanto in bagno...»
«SEI UN EMERITO COGLIONE!» gridai lanciandomi contro e cominciando a colpirlo ripetutamente. «MA TI ADORO!» lo baciai in tutta la fronte e poi cominciai a saltare dalla gioia dimenticandomi per un momento il messaggio in segreteria. 
 «E ad onor del vero...» cominciò Matt costringendomi a fissarlo e vedere l'enorme sorriso sul suo volto  «Decine di ragazze ci hanno provato con te ieri notte.»
Kurt sorrise ancora di più.
«Ma tu le hai allontanate una ad una pur essendo ubriaca. O almeno così ricordo...»
Puck mi diede un bacio sulla guancia prima di lasciarmi totalmente senza parole.
«Santana che ama una ragazza al punto di ignorare tutte le altre anche da ubriaca. Questa è nella storia bellezza!»
Trattenni a stento le lacrime a vedere tre dei miei migliori amici fissarmi sorridendo, contemplando quanto ero cambiata, quanti passi avevo fatto. Quanto il tempo fosse passato!
«Devo chiamare Brittany!»
«Corri in bagno, noi diamo una sistemata qua e Noah andrà a invitare fuori la signorina...» disse Matt minacciandolo e lasciandomi digitare il numero della mia bionda ragazza. Due squilli a vuoto, poi tre, poi quattro.
«Pronto?» chiese con un tono quasi incazzato.
«Brittany meno male...pensavo di...»«Finita la notte di delirio?» chiese con un tono sempre più pungente e quasi offeso. 
«Cosa?» chiesi senza capire di che parlasse.
«La tua segretaria è stata mandata a casa?»
«Britt che stai dicendo?»
«Oh andiamo Santana! Ieri notte ti ho chiamata e a quanto pare hai lasciato che fosse la tua assistente a rispondere al posto tuo, una bella voce femminile.»
«No Britt c'è un malinteso...guarda che...»
«Come hai potuto?»
Me lo aveva chiesto davvero? Me lo aveva davvero chiesto? No. Stavo ancora sognando.
Non ci vidi più. Quando avvertì che il dubbio le stava rodendo la testa esplosi.
«Come ho potuto? Partendo dal fatto che non ho fatto un cazzo e che c'è solo un enorme fraintendimento vogliamo ricordare che il tuo fottuto ex ragazzo mi ha chiamato elencandomi cose poco carine sul mio conto e rimarcando che sarebbe salito in camera insieme a te? Oppure vogliamo parlare solo di una delle ragazze di Puck che deve aver risposto per sbaglio al posto mio?»
«Abbiamo incontrato Wren per caso. Era ubriaco, ci ho parlato, mi ha preso il cellulare senza che me ne rendessi conto e quando l'ho trovato dopo avergli mollato uno schiaffone ti ho subito richiamata ma...ehi, guarda chi risponde al telefono!»
«Brittany cazzo te l'ho appena detto. Era una delle ragazza di Puck, era con lui. Lo giuro cazzo!»«Dobbiamo parlare!» sussurrò senza smuoversi di un muscolo.
Si, dovevamo parlare. Come aveva potuto dubitare di me dopo tutti quei mesi dopo tutto quello che era successo? 
«Già. Al matrimonio?»
«Al matrimonio!»
Non ci salutammo nemmeno. Semplicemente chiusi il ricevitore e lanciai il telefono lontano. Mi presi un attimo prima di uscire dal bagno ma quando lo feci, avevo un espressione inferocita in volto. Kurt stava bevendo un altro caffè, Matt aveva cominciato a preparare i vestiti e Puck...lui si era addormentato sul divano.
«ANDIAMO A QUESTO FOTTUTO MATRIMONIO!»
 
---
 
Ma dovevo litigare con Brittany proprio in un giorno così importante? Mentre la macchina d'epoca che avevamo noleggiato si muoveva nel traffico di New York e noi tentavamo di raggiungere la chiesa con mezz'ora di ritardo non potevo far a meno di pensare.
Era il matrimonio del mio migliore amico, avrei rivisto persone che amavo e avrei speso tempo con tutti e...dovevo avvelenarmi il sangue per una cazzata? Avrei fatto da testimone. Avrei aiutato il mio amico a sposarsi...lei mi avrebbe dovuta supportare. E invece ci eravamo impuntate su cose stupide e ci saremmo tenute il muso. Ne ero praticamente sicura!
«Come sto?» mi chiese Matt tremante al mio fianco. Io gli strinsi meglio la cravatta e gli spostai un ciuffo dal viso. «Perfetto. Sei proprio un Principe!»
«Si. Il bell'addormentato!» commentò Puck ridacchiando e facendo sorridere anche Kurt che cominciava già ad avvertire la tensione del momento. Presto avrei visto i suoi fazzoletti comparire dal nulla, ne ero praticamente sicura. E considerato chi ci sarebbe stato a quel matrimonio be...ne avrebbe viste delle belle. Quanto a Puck si era bello tirato a lucido, forse anche per le inquadrate che gli avevo dato su Quinn. Nonostante si fosse portato a letto ben due ragazze quella notte, sapevo che Puck era un ragazzo su cui contare. Ecco forse avrei dovuto tenerlo lontano dall'alcool ma...era comunque il nostro Noah. Era cambiato certo, ma non radicalmente e se beveva come avevamo fatto, il suo fascino non passava inosservato!
La macchina si fermò finalmente, davanti a quella grande scalinata.
«San, non dimenticare questo...» disse Kurt mettendomi la mano in borsetta. Come potevo?
Che matrimonio di merda che si prospettava. Scendemmo dall'auto in quattro. 
Io con il mio fiammeggiante abito rosso, Kurt vestito di grigio, Puck di un favoloso blu elettrico e Matt di un elegante nero. Era uno schianto. L'unica anomalia? Avevamo entrambi gli stessi Ray-Ban scuri a coprire le occhiaie che il trucco riusciva solo in parte a mascherare. Io avevo optato per un trucco pesante ma gli altri...avevano quasi due segni violacei sotto gli occhi. I panda erano arrivati, i Blues Brothers avrebber raggiunto l'altare.
«Pronto?» mormorai stringendo la sua mano e cercando lo sguardo di Puck.
«Pronto!» rispose lui.
Noah rise e alzò il pugno in aria!
 
«Allora andiamo a celebrare questo matrimonio!»

Angolo dell'Autrice
ECCOCI. PRONTI PER IL MATRIMONIO DEL SECOLO? DIOS <3

 

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Capitolo 49
*** Marry You ***


La chiesa era ghermita di centinai di persone elegantemente vestite. I loro sorrisi, i loro sguardi, i loro occhi si puntarono tutti su di noi come entrammo in perfetto ritardo. Con Quinn nervosa nel suo meraviglioso vestito blu a tentare di calmare le acque sull'altare.
I suoi occhi chiari si specchiarono nei miei con un moto di sollievo non indifferente e poi ci corse letteralmente incontro stringendosi contro il mio corpo tremante d'ansia. 
«Si può sapere dove vi eravati cacciati? Mi stavo spaventando e...che cazzo sono questi occhiali da sole? Chi siete, i Blues Brothers?» 
Kurt rise sfilandoseli e mostrando le occhiaie che nemmeno il mio più funzionale correttore era riuscito a mascherare e si defilò ad un lato con la bocca spalancata mentre aveva scorto in lontananza un farfallino familiare. Puck non faceva che guardare Quinn, era stupenda e di una bellezza spaventosa. Si vedeva che non aveva fatto le ore piccole la notte prima e che il suo trucco era stato brillantemente studiato in calme ore di pacifica preparazione.
«Fabray non chiedere. Mandy c'è ancora?» chiese Matt sudando freddo.
«Certo che c'è! La vado ad avvertire, mettetevi su quel f...»«Siamo in chiesa!» commentò una probabile zia di chissà quale grado della nostra favolosa sposa sporgendosi verso il nostro gruppetto. I sorrisi che si dipinsero sui nostri volti si rivelarono falsissimi.
«...su quell'altare che noi arriviamo subito!»
«Ah Quinn...» dissi tirandola per il braccio lasciandoci superare da Matt e Puck che si apprestavano a prendere posto oltre la navata e sistemarsi le rispettive cravatte in ansia.
«Brittany come ti sembra?»
«Molto, molto incazzata. Mi spieghi che hai fatto?» sussurrò al mio orecchio.
«Niente. Non l'ho tradita, nemmeno da ubriaca...» dissi senza riuscire a togliermi un sorriso da ebete che poteva avere tanti significati. Quinn mi guardò senza capire per poi roteare gli occhi verso il cielo e sbuffare.
«Maledetti fraintendimenti! Dopo mi racconterai, ora ho una sposa da richiamare.»
La lasciai andare voltandomi ed apprestandomi a risalire sino all'altare dove il mio amico già attendeva. Aveva le braccia allacciate dietro la schiena, le mani tremanti che si incrociavano in un gioco nervoso di dita. Gli diedi un buffetto alla spalla e sorrisi.
«Andrà bene! Sarai un marito magnifico...e se vorrai farmi battezzare tuo figlio, io ci sono.» 
Maledetta Brittany e i suoi viaggi mentali parigini. Non so da dove mi uscì quella frase, nemmeno il tono che mantenni ma vidi Matt trattenere due calde lacrime e abbracciarmi forte.
«E non facciamo i sentimentali. Ti voglio una roccia!»
Lui rise e tornò al suo posto battendosi la mano sul petto e sistemandosi la camicia. Puck rise togliendosi gli occhiali e guardandoci divertito.
«Quasi dieci anni fa eravamo i single d'oro della scuola e guardatevi ora. Vi voglio bene stronzi!»
«Signorino siamo in una chiesa!» si lamentò subito un altra signora nelle prime file sgridando il mio ex crestuto amico e facendoci ridere di gusto. Già quante cose erano cambiate da quei tempi e quanto eravamo cambiati noi?
Il suono dell'organo ci richiamò all'ordine, fu come una scossa per le povere membra di Matt che subito ripresero vita e si voltarono verso l'entrata. Fu Quinn la prima ad entrare e andarsi a sedere affianco a Porcellana in uno dei banchi poco lontani dall'altare e poi Brittany e la sorella di Mandy. Vestite praticamente identiche, in un vestito che non ricordavo di averle mai visto addosso. Si avvicinarono  e si posizionarono praticamente sul nostro stesso piano, ma dal lato opposto. Sentì i suoi occhi sul mio corpo prima di incrociarli e mantenere lo sguardo fino a che non fu lei a distoglierlo reclamata dall'arrivo di una bianca figura. 
Una meravigliosa rossa, bella da mozzare il fiato stretta in un abito da sposa che ricordavo ben diverso da quello che aveva provato la mia ragazza a parigi, attraversava tutto il lungo corridoio. Matt mancò un battito e non lo sentii più respirare. Le mani strette, le nocche livide, gli occhi appannati dalle lacrime che tentava di trattenere per l'emozione. 
Al braccio di Mandy c'era suo padre, un uomo dai capelli grigi e il portamento elegante che non riusciva a nascondere il suo stato d'animo. Quando dando un bacio sulla guancia la lasciò tra le mani del mio amico, i due si scambiarono un occhiata complice. Si erano conosciuti quando lui gli aveva chiesto la mano, avevano parlato a lungo della sua situazione e Matt aveva dimostrato chiaramente quanto teneva a sua figlia. L'uomo gli aveva detto cosa aveva meritato sua figlia per trovare un ragazzo così e quella frase lo aveva portato nelle cime della mia classifica personale di suoceri migliori del mondo.
«Che ci fai qua?» chiesi a Brittany prima che Matt e Mandy ci raggiungessero, i loro occhi erano carichi di amori. Trasudava dai loro sguardi, da come si sfioravano, dai loro passi incerti. La bionda mi guardò ancora offesa.
«L'amica di Mandy si è sentita male all'ultimo. Ho dovuto sostituirla...»
«Sai che dobbiamo parlare vero?»
Brittany annuì proprio mentre i due ormai prossimi sposi si mettevano al centro di quell'ideale figura che formavamo. Il prete giunse dopo poco, aveva atteso rintanato in quella saletta oltre l'altare e ora era pronto.
«Oggi è un giorno importante. In questa chiesa, proprio sotto questo scuro cielo invernale questi due giovani innamorati hanno deciso di unirsi in matrimonio.»
Fu così che cominciò quella lunga cerimonia fatta di sussurri, sguardi, tocchi. Io e Brittany ci cercammo per tutto il  tempo, scambiandoci rapide e furtive occhiate incantate. Era bellissima, un trucco leggero accarezzava i suoi lineamenti, di una perfezione invidiabile. Eravamo solo noi due e loro in quella stanza, non c'era nessun altro. Il silenzio regnava e la mia mente poteva esaminare ogni meandro. Impuntarsi su una stronzata simile non aveva alcun senso ma...come aveva davvero potuto dubitare di me? Dopo tutto quello che avevo fatto, dopo ogni passo in avanti che avevo compiuto. Le avevo raccontato tutto, avevo accettato qualsiasi cosa e lavorato su me stessa ben prima di mettermi con lei. Come aveva potuto credere alla sua mente? Se ci pensavo mi veniva da piangere. Non riuscivo a capire cosa, ma qualcosa stonava in tutta quella situazione. La mia testa ci era tornata così tante volte che...bo. Avrei voluto fermare quella cerimonia prenderla a schiaffi e poi riempirla di baci. Ma avevo un po' d'orgoglio, e volevo assolutamente parlarne distaccatamente per capire bene le se ragioni. Per chiarire e poi riprendere da dove avevamo interrotto.
Mi ripresi proprio mentre Mandy finì di declamare la sua enorme promessa di matrimonio, qualcosa di inusuale e strappalacrime che aveva commosso praticamente tutti nei banchi. Vidi Quinn asciugarsi su un fazzoletto azzurro, Kurt che annegava nelle sue stesse lacrime, Rachel stretta sulla spalla di una Mercedes colpita. Poco lontano c'era Blaine, nel suo farfallino e con quel ciuffo di capelli che ben ricordavo e Mike di un eleganza impeccabile. Artie stava a un lato, sulla sua sedia a rotelle insieme a sua moglie. Finn era vicino al miglior ballerino asiatico del paese, nel suo completo scuro. Come avrebbe reagito la Berry era un mistero e fosse stato per me non l'avrei nemmeno invitato ma...Puck aveva fatto molta pressione. I due erano rimasti molto amici e dato che quell'ex balena spiaggiata passava tanto tempo a Los Angeles erano ancora in buoni contatti. Tutto il nostro mondo era là! Will non ce l'aveva fatta e così Tina e Sam. Eravamo tutti là per Matt, che proprio in quel momento cominciò la sua promessa soprafatto dalle emozioni.
«E io ti amo. So che probabilmente mi sarei dovuto preparare una grande promessa, scritta in un foglietto e l'ho fatto, giuro. Il problema è che ieri abbiamo avuto una lunga serata...» vidi Brittany sbuffare ironica. «...e credo di averlo perso.» Tutta l'assemblea scoppio in una risata controllata. Io e Puck ci guardammo, Matt stava facendo quello che gli riusciva meglio, improvvisare.
«In salute e in malattia, in ricchezza e in povertà, in qualsiasi situazione Mandy. Io ti amo e ti amerò e questa cosa non cambierà mai. Prometto di essere un buon marito, di invecchiare bene e di affascinarti sempre come la prima volta perché non mi stancherò mai di te. Voglio te e lotterò per te, lotterò con te. Puoi perdonarmi per essermi dimenticato il brillante discorso che avevo preparato? Davanti a se semplicemente perdo ogni concezione del tempo e dello spazio. Provo a parlare ma...» si fissarono negli occhi, Mandy ad un passo dalle lacrime mentre stringeva forte la sua mano. «...tu mi consumi le parole!»
Cercai gli occhi di Brittany, cercai il suo sguardo. Ma lei si limitò ad un occhiata veloce.
Si sporsero in avanti, pronti a baciarsi in uno slancio di passione che ormai gli aveva divorati ma il prete glielo impedì. Non almeno fino a che non avesse finito ogni passaggio di quella rigorosa cerimonia. E così io tornai su Brittany, su cosa significava per noi assistere dal lato opposto di quel sogno che si realizzava. Avremmo chiarito, io ne ero certa ma...Brittany aveva dubbi su di me? Di che tipo? Forse semplicemente non si sarebbe mai fidata veramente di me dopo quello che le avevo fatto. Forse...
«Vi dichiaro marito e moglie. Ora può baciare la sposa.»
Matt ridacchio. «Finalmente!» spostando quel fastidioso velo la attirò a se baciandola forte, infischiandosene di tutti quegli invitati e cominciando a stringersela a se. Mandy rispose con tanto entusiasmo che restarono così per alcuni minuti mentre tutti gli guardavano senza parole, io e Puck ridevamo e Kurt faceva partire un lungo applauso.
«Siamo sposati. Siamo sposati!» diceva Matt stringendole il viso, fronte contro fronte.
«Ti amo, ti amo!» ripeteva invece la rosse tornando a baciarlo.
 
«Presto saremo invasi da piccoli demoni rossi!» 
Puck. Unico Puck. Inimitabile Puck.
 
---
 
«E così mi son ritrovato lei davanti e...son rimasto quasi fulminato!»
Tutti risero intorno agli sposi. 
«Ci credo! Con una bella ragazza come lei...non che sia interessato...» disse Blaine provocando nuove risate. Dopo un pranzo faraonico ora tutti formavano i loro gruppetti. 
Il nostro era semplicemente intorno al più bel marito della sposa! Io e Brittany non eravamo ancora riuscita a trovare un minuto per noi, sembrava quasi impossibile in quella miriade di invitati ed ora...era semplicemente sparita. L'avevo cercata per venti minuti buoni prima di essere trascinata via da Puck e Quinn e riportata alla realtà.
«Hai un discorso da tenere tra pochi minuti. Brittany la cerchi dopo!»
«Fottiti Fabray! Mi hai detto così anche al pranzo, e quando tutti ballavano, ormai è quasi ora di cena e non ho ancora avuto un attimo con la mia ragazza...»
Puck spalleggiò la biondina «Ma Matt oggi è più importante, dai il tuo meglio Lopez!» disse spingendomi verso il microfono e costringendomi a far zittire l'intera sala. Vidi Quinn ridere e tenersi al petto del ragazzo divertita, nemmeno si rese conto di come la guardò Puck.
Restai davanti al microfono senza sapere cosa fare, poi i gestacci di Quinn dall'altra parte della sala mi convinsero a dare due colpetti e parlare. Dire qualsiasi cosa. Dovevo liberarmi di quell'impegno veloce e cercare Brittany, dovevo capire cosa stonasse anche se ero così felice per Matt. «Salve. Posso avere la vostra attenzione? Si, sono la testimone e mi hanno praticamente buttata qua a fare il mio discorso!» presi il calice che reggevo e lo alzai in aria.
«Volevo semplicemente prendere un momento per fare i miei complimenti alla coppia migliore che io abbia mai visto.» Mandy posò la testa sulla spalla di Mandy e rise, così come il mio amico che mi fissava divertito.
«All'inizio ero totalmente contro quest'unione. Non potevo davvero credere che il mio migliore amico avesse deciso di sposarsi, cominciavo a credere che avesse perso qualche rotella. Poi però gli ho guardati attentamente, ho guardato le loro anime. Sono fatti l'uno per l'altra, si amano in un modo così dolce e intenso...Sapete Matt è il mio migliore amico.»
Lo guardai, lasciando quelle parole sospese in aria.
«C'è sempre stato per me. Qualsiasi cosa facessi, in qualsiasi situazione mi cacciassi lui era sempre al mio fianco. Mi ha aiutato, supportato, criticato. Lui era là. E...credo che l'idea di doverlo condividere con un altra ragazza in principio non mi andasse tanto a genio. Eppure Mandy è una delle più dolci rosse con cui ho avuto a che fare, semplicemente così innamorata del mio amico che...tutte le mie barriere son venute a crollare. E ora guardateli...sposati, stretti in un abbraccio indissolubile. Non ho mai visto Matt così felice come ora, così completo. Per cui alziamo i nostri calici e brindiamo a loro!»
Tutti mi seguirono e solo allora scorsi gli azzurri occhi di Brittany.
«E ora...scusatemi...» mi mossi veloce, così come la vidi correre verso un altra parte della sala. Uscendo fuori dal locale, verso il giardino. Allora stava scappando? Mi era sfuggita per tutto quel tempo di proposito?
«Brittany...» mormorai prendendola per la mano.
Era in lacrime, tentava di nasconderlo ma il suo respiro irregolare mi colpì immediatamente.
«Hai fatto veramente un bel discorso. Davvero...»«Grazie!» 
«Senti Britt...noi dobbiamo parlare di quello che è successo ieri...»
Il suo sguardo cambiò. Cacciò dentro le lacrime e tornò seria.
«Senti, ci ho pensato e ti credo. Probabilmente quella ragazza stava con Puck la notte e...»
«Probabilmente? Brittany ma ti senti? Cazzo te l'ho detto che non era con me!» sbottai. Non lo feci di proposito, anche io volevo avere una pacata e matura discussione ma...mi fece sbarellare. 
«Si, lo hai detto! Ma...mettiti nei miei panni!»
«Ero nei tuoi panni. Il tuo fottuto ex ragazzo mi ha chiamata...» 
In quel momento ringraziai di trovarmi all'esterno e di non star dando show dentro.
«Ma è Wren. Andiamo sapevi benissimo che mentiva!»
«Certo, perché mi fido di te. La cosa mi ha infastidita, perché il solo saperlo vicino mi manda in bestia ma non ho dubitato di te...invece tu non ci hai nemmeno pensato!»
«Non è vero!» Brittany sbattè le mani contro le cosce. «Non ho fatto altro che pensarci durante la notte. Santana io so benissimo che non mi tradiresti mai ma...quante persone lo hanno fatto da ubriache? Semplicemente perdi il controllo, ti ritrovi come in un sogno e fare un passo falso è così semplice...»
«Brittany non l'ho fatto! Cazzo ti amo. Ti amo. Non ho mai amato nessun altra. Fanculo l'alcol, fanculo tutto. Niente mi potrebbe portare a tradirti ora...»
Vidi il suo sguardo farsi meno appuntito. Tirò un sospiro di sollievo e mi sorrise. La vidi avvicinarsi e stringermi a se.
«Lo so...io, mi dispiace. Mi dispiace di aver dubitato di te. Mi perdoni?» chiese con quella sua vocina dolce ma io...ero in un mondo tutto mio. Cosa stava facendo? Perché si stava comportando così? Perché non litigavamo? Perché non continuava ad urlare? Si arrendeva così? Accettava il fatto di aver creduto che il mio amore valesse meno di una bottiglia d'alcol? Mi scostai da quell'abbraccio confusa.
«No!» feci un passo indietro. «Sai che c'è Britt, ora ho capito cosa stonava, cosa non mi tornava in tutto questo. Sono sempre io a far tutto, a cambiare, a piegarmi, a chiedere perdono, a risolvere tutto. Quando mi sei venuta incontro? Quando? Sinceramente non ho voglia di perdonarti ora!» e lasciandola completamente di sasso mi voltai per raggiungere di nuovo la sala. Credevo davvero in quello che dicevo, sapevo che la mia mente aveva volutamente ignorato quello che ora mi appariva così chiaro. Certo, ero incazzata, offesa e amareggiata quindi probabilmente la cosa si stava ingigantendo ma...lei non era priva di colpa. Presi il primo calice che mi passò davanti e lo buttai giù tutto d'un fiato andando a cercare i miei due amici. Quinn era seduta con le gambe su quelle di Puck e ridacchiavano con Kurt e Mercedes davanti. 
«Dov'è Brittany? Vi abbiamo viste uscire insieme...» commentò la bionda ridacchiando pensando che probabilmente avessimo risolto tutto. Io mi limitai a far spallucce, gelida.
«Non lo so. E sai che c'è? Nemmeno mi interessa ora! Puck vieni a bere qualcosa?»
«Dopo ieri? Passo grazie!»
«Accompagnami almeno...» dissi prendendolo per la mano e tirandolo con me verso il buffet. Quinn mi guardò torva e confusa mentre Kurt mi seguiva con lo sguardo, a bocca spalancata. «Ma che cavolo...?»
 
Brittany li raggiunse poco dopo. Quando io ero ormai dentro quella folla, armata di un bel bicchiere di champagne francese. Trafelata si avvicinò subito a Quinn.
«Avete visto Santana?» chiese tra le occhiate generali.
«Che è successo?» 
«Ho fatto una cazzata! Ho fatto tante cazzate in verità ma...»
«Dubito che voglia starti a sentire ora.» disse Quinn guardandola triste.
«Si, ma devo parlare. Ora. Subito.»
«Dagli un po' di spazio. Vedrai che si calmerà, è Santana, ti ama.»
«Era parecchio incazzata. Probabilmente è solo esplosa...» commentò Kurt.
«Io...» tentò di mormorare prima che Quinn si scostasse e la invitasse a sedersi.
«Vieni, stai un po' con noi.»
Titubante, Brittany lo fece.
Io invece...ero in un mondo tutto mio. Con Puck intorno e Matt, rapito dalla sua sposa, al fianco. Mandai giù un altro bicchiere di champagne incazzata nera.
«Capite? Cioè lei si è scusata, per non avermi creduto. Lei non mi ha creduto! Cazzo come puoi pensare anche solo che...»«San si è scusata, è questo che conta. Non voleva ferirti...» commentò Matt tentando di togliermi il bicchiere di mano.
«Si certo. Non ha mai fatto nulla per me...»
«Non esagerare San.»«Puck tu non c'eri.»
«Ma io si. E stai dicendo solo tantissime cazzate! Sei arrabbiata, ti senti ferita, la tua mente sta reagendo in difensiva ma stai davvero esagerando. Brittany non ha mai fatto nulla per te? Ti stai sentendo? E SMETTILA DI BERE!»
Troppo tardi. Mandai giù anche quell'altro sorso. Perché stavo bevendo? Non lo sapevo.
Volevo solo sfogarmi, volevo incazzarmi, volevo prendere a pugni qualcosa.
Mi spostai, trascinandomeli letteralmente dietro come baby sitter mentre la mia testa continuava a rivoltarsi contro il mio cuore. Passai davanti al gruppetto dei miei amici seduti nella sala, Brittany era con loro. Afferrai un altro calice e guardandola nervosa lo mandai giù.
Stavo scoppiando, stavo esplodendo. Volevo solamente che tutto si fermasse, che qualcuno mi capisse, mi credesse. Volevo che qualcuno mi accettasse per quello che ero, senza cambiare, senza compromessi. Volevo me stessa. Vidi Brittany innervosirsi e alzarsi dalla sedia ma Quinn la trattenne. Il fumo dell'alcol cominciava ad annebbiarmi la testa, mi faceva dire cose stupide, mi faceva pensare cose stupide.
«Ok, ho aspettato abbastanza.»«Brittany!»
«Finiscila di fare l'idiota!» mi gridò riuscendo dove i miei amici avevano fallito e togliendomi il bicchiere di mano. «Altrimenti?»
«Oh vieni idiota!»
Idiota? IDIOTA? DIOS.
Mi prese per la mano e mi trascinò fuori. Provai a liberarmi, ma la sua stretta era forte e io non ero perfettamente nel pieno delle mie capacità. Era lei, era colpa sua. Io potevo incazzarmi quanto e come volevo.
«Cosa farai ora?» mormorai quando si richiuse la porta alle spalle «Dubiterai di me?»
Lo schiaffo che mi arrivò mi prese completamente di sorpresa e mi strappò per qualche attimo a quella confusione nella mia testa.
«No. Ti prenderò a colpi! Possibile che le parti si siano invertite? Non volevo forse parlarmi, non volevi forse chiarire?»
«Già volevo farlo ma poi...tu hai dubitato di me, davanti a ME!»
«Mi son scusata!» disse ad alta voce.
«Si, è vero. Ma son esplosa, non ho forse il diritto di esplodere? Mi è vietato? IO NON POSSO AVERE DEI RIPENSAMENTI? NON POSSO INCAZZARMI? NON POSSO AVERE IL MIO SPAZIO?» stavo gridando e piangendo allo stesso tempo.
«Cosa hai fatto per me Brittany? Cosa? La nostra storia ora mi sembra solo a senso unico e...» un altro schiaffo mi colorì la guancia.
«COSA HO FATTO? Santana ho fatto di tutto per te. Ho mollato il mio fidanzato, ho dimenticato tutto quello che era successo per noi, ho accettato il fatto che per me vuoi rovinarti la carriera. Ti amo, ti ho sempre amata e ho fatto follie per te. Sempre! Son andata contro la mia morale, contro i miei insegnamenti, contro i miei pensieri! Solo per te...solo perché ti amo. Perché tu sei la mia anima gemella.»
«Però non riesci a fidarti di me!»
«Ho fatto uno sbaglio. Un errore. Non mi è permesso compierne? Non puoi perdonarmi perché faccio uno sbaglio Santana? SONO UMANA CAZZO. Sono umana, faccio cazzate. Non hai idea di quante cose abbia sbagliato nella mia vita, di quanto io abbia dovuto faticare per correggere tutti i miei errori. Non hai idea di quello che ho passato quando tu non c'eri!»
«Nemmeno tu ne hai idea!»
Ci guardammo. Ci stavano urlando tutto. Stavamo urlando noi stesse. Ci stavamo aprendo come mai prima d'ora, come mai con nessuno. La nostra rabbia, le nostre incomprensioni tutto stava venendo fuori ora. In quel momento.
«No. Non ne ho idea. Ma mi sono messa nei tuoi panni, ho immaginato quello che avessi potuto passare e ho fatto di tutto per te. Ho fatto un errore, sono umana, sono una donna qualsiasi che ama un altra donna, andando contro al pensiero comune della società. Non è mai stato un problema per me, mai. Nemmeno quando eravamo a scuola. Eppure sai bene che non eravamo ben viste...sai bene quanto abbia fatto accecata dal mio amore per te. Io vivo per te Santana e non dire il contrario, non dire che non è vero. Non puoi giudicarmi per un errore compiuto in un momento di sconforto dopo aver incontrato il mio fottuto ex. Non puoi...»
La guardai. Finalmente libera da quel senso opprimente.
«Ero stupida Santana...lo ero!» cominciò lasciandomi senza parole.
«Tutti lo dicevano ma io non ci volevo credere. Per me semplicemente non era così. Io non ero stupida, ero Brittany! E funzionava, ha funzionato per tanto tempo ma...quando mi sono trovata nel mondo, da sola...Quello non era un mondo per Brittany! Sono cresciuta, ho lavorato così tanto su me stessa ma ci ho impiegato anni per formarmi, per diventare quello che sono ora. Tu sei cambiata così tanto, in così poco tempo...»
«L'ho fatto per me. Perché ho capito che c'era qualcosa di sbagliato in me, nella mia mentalità, nella mia vita, nel tutto. Son riemersa dal baratro per me. Ma quando ti ho rivista, quando ho risentito il tuo nome, quando ho sentito la tua vicinanza il mio corpo ha cambiato anche per te. Perché ti amava ancora prima che la mia mente se ne rendesse conto! Io ti amo Brittany, ti amo come non potrò mai amare nessun altra persona nella mia vita per cui prova a capirmi. Come ti sentiresti se io avessi creduto alle parole di Wren?»
Lei mi guardò e si avvicinò di un passo.
«Probabilmente una merda! Ma questo non ti da il diritto di considerarmi una cattiva persona, di giudicarmi, di apostrofarmi e additare il mio amore. Il mio amore non è minore del tuo. Solo perché non ho fatto tutto quello che tu hai fatto per me non significa che quello che provi tu è superiore a quello che provo io. Santana ti amo da quando ho memoria! Ero una ragazzina e il mio cuore è rimasto segnato da te per anni...NON PUOI SMINUIRE QUANTO TI AMO STRONZA!» gridò senza preavviso ad ormai un soffio da me.
«Non ti devi nemmeno permettere. E mi scuso, mi scuso ora e mi scuserò in ogni momento, in ogni lingua, in ogni modo possibile per aver dubitato di te ma...non provare a pensare che questo possa influire su quello che provo.»   
Si mise in ginocchio. All'inizio pensai le fosse caduto qualcosa.
«Sono una persona orribile per non averti creduto. Sono un mostro per quello che ho fatto ma tu non puoi sottrarti ad ogni giudizio allora. E se la vogliamo dire tutta, se vogliamo dirci tutta la verità ora dato che tu sei probabilmente bevuta e io ho avuto modo di incazzarmi, allora sappi che ti ho odiata. Per tanti anni! Ho odiato il fatto che mi avessi tradita, che mi avessi lasciata, che non riuscissi ad amarmi quanto mi amavo io. Ti reputavo una stronza senza cuore, una gelida e fredda che mai avrebbe amato nella sua vita. Ed è quello che sei ora no? Una stronza che non pensa alla sua carriera, che preferisce gli amici agli affetti, che dilapida il suo patrimonio in viaggi costosissimi, che si ingelosisce per nulla, si incazza, beve, piange, soffre, lotta e ha i suoi problemi ma io ti amo per questo. Io non ti amo perché sei bella, perché mi fai ridere, perché sto bene con te. Cioè, ti amo anche per quello e tanto, davvero tanto ma...il motivo per cui non ho pensato nemmeno un attimo a mollare Wren e baciarti davanti a tutti è che io amo anche i tuoi difetti. Ti amo per quello che sei e non voglio cambiarti, non voglio una Santana diversa. So che sarà difficile a volte, che litigheremo e questo non sarà solo il primo ma...voglio essere io la persona che ti farà incazzare, con la quale ti confronterai, che picchierai e che amerai.»
Si cacciò la mano in borsetta e tirò fuori una scatolina.
«L'ho comprato due settimane fa. Quando siamo tornate da Parigi! Sono umana Santana, sbaglio e tanto e voglio che sia tu a correggermi, voglio che sia tu ad urlarmi in faccia! Voglio essere quella che ti riporterà sulla retta via, che si scuserà eternamente per ottenere il tuo perdono, che dubiterà di te solamente perché dubita di se stessa! La vita va avanti, il mondo può essere un posto orribile a volte e anche io posso esserlo, lo riconosco solo ora ma...voglio essere orribile con te. Per il resto della mia vita!»
Ma che cazzo stava dicendo? Che cazzo di proposta era? Che cazzo aveva detto? Ma ero io quella ubriaca, ne siamo proprio sicuri?
Un anello bellissimo si rivelò davanti ai miei occhi lasciandomi senza parole. E lo ero da quando Brittany aveva cominciato ad urlare a scusarsi, a sfogarsi, a liberarsi contro di me.
«Non sei orribile!» dissi prendendole il viso tra le mani e baciandola con passione. Persi il controllo, semplicemente. Avrei voluto urlare ancora, più forte. Magari renderle uno schiaffo, tenerle il muso per qualche giorno, oppormi e negare le sue parole ma...non avevo seguito bene quello che aveva letto. Solo una cosa mi era chiara, lei mi amava.
«Io lo sono...» dissi inchinandomi a fianco a lei.
«Io lo sono. Non ti ho dato la possibilità di spiegarti bene, la mia mente aveva già fornito la risposta, aspettava solo che tu facessi un passo falso per poter esplodere. Brittany non hai idea di quanto la mia testa sia stata incasinata in questi giorni, di quanto io abbia pensato. Ero sicura, poi confusa, poi sconvolta, poi pensierosa e incredula. Ho dovuto rivedere me stessa, rivedere le mie priorità e questa cosa mi ha innervosita. Mi scuso per non aver accettato le tue scuse ma...ero incazzata, tanto e lo sono ancora a dire la verità. Sono incazzata con te perché mi hai dato della stronza, della fredda, dell'insensibile! Sono incazzata e te la farò pagare, sappilo! E sai perché sono incazzata con te?»
Misi la mano borsa e presi una scatoletta identica alla sua, aprendola e rivelando lo stesso preciso anello. Due anelli gemelli.
«Perché mi hai rubato l'idea! Qualche mese fa il matrimonio era l'ultima spiaggia. La cosa più orrenda del mondo, quella in cui non sarei incappata mai. Poi sei tornata tu, mi hai aperto il cuore e la mente, sei entrata dentro e non ne sei uscita più. Quando ti ho vista con quel vestito a Parigi ti ho desiderata tutta per me, ora subito. E andare contro la mia morale, contro quello che credevo e professavo...non era tollerabile. Così ho lottato con me stessa, sino a che il cuore non ha prevalso. Pensavo di dartelo dopo la cerimonia, magari mentre ci bacevamo in una stanza di quest'immenso locale...non credevo certo che te l'avrei dato dopo ben due schiaffi e averti praticamente dato dell'insensibile!»
«Mi hai fatta sentire una merda e...» cominciò «Oh fanculo. Non ho più voglia di parlare!»
Si gettò su di me, buttandomi sull'erba bagnata e baciandomi forte. Le sue labbra dischiusero le mie e la sentì cercare le mie mani. Noi due eravamo questo.
Mandy e Matt erano dolcezza.
Io e Brittany eravamo passione. In ogni cosa. Per qualsiasi motivo.
Amore e odio son così vicini dopo tutto. Quanto l'avevo temuta, odiata e evitata? Quanto desiderata, amata? Lei era mia, io ero sua. Qualsiasi cosa sarebbe successa. Anche dopo un litigio di proporzioni gigantesche come quello. Perché il nostro era amore.

Angolo dell'autrice
Sono svuotata. Ho dato tutto in questo capitolo e spero di non essere stata confusa. Queste recensioni le voglio proprio vedere *--*
Fatemi assolutamente sapere che ne pensate!

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Capitolo 50
*** Change Your Life ***


Quanto la vita può cambiare in un istante? Piccole cose, piccoli dettagli che stravolgono l'intero microcosmo in cui siamo inseriti. E mentre la baciavo, la stringevo tra le mie mani incurante dell'erba bagnata sulla quale stavamo mi accorsi di aver desiderato quel momento da sempre. Una persona che mi capisse, una persona che stesse sempre al mio fianco, che mi amasse incondizionatamente. Brittany era come aria per me. Ora, con quel suo anello al dito, quei due anelli gemelli la sua affermazione passata aveva finalmente senso. Tutto aveva finalmente senso per me. 
«Mmm devo fare una cosa!» dissi allontandola.
«Ora?» mi chiese lei tentando di ribellarsi. «Ora!»
«...» non disse nulla, mi lasciò un po' di spazio e io corsi subito a cercare il cellulare. Scorsi la rubrica e evidenziai quel numero. Premendo quel pulsante la mia vita sarebbe cambiata, completamente...e io lo volevo. 
«Pronto Amelia? Sono Santana. Ti ricordi di me?»
La sentì ridere dall'altra parte del telefono e rispondermi amorevolmente, come una vecchia amica che non sentivo da tanto tempo.
«Avrei un piccolo favore da chiederti...» guardai Brittany e lei mi rivolse uno sguardo confuso. Io mi limitai a sorridere, non riuscivo a fare altro.      
 
---
 
 «Ma dove eravate sparite? Siete scomparse almeno un ora fa! E perché i vostri abiti son sporchi di fango?»
Risi, insieme e complicemente con Brittany che stringendomi teneramente la mano al fianco cercava i miei occhi sorridenti. Eravamo così. Come ubriache. Come se qualcuno ci avesse colpito forte alla testa. Vedevo le stelle oltre il mio viso.
«Siamo state impegnate!» ci guardammo, ancora. E arrossimmo entrambe. Si, avevamo avuto molto da fare, molto da chiarire. 
«Ahn. Chiaro.» rispose laconica Quinn che nel frattempo sembrava essersi veramente divertita a scolar quanti più bicchieri possibili insieme a Puck, ma entrambi risultavano ancora stranamente coscienti e sobri, in qualche modo.
«Pace fatta tra le due amichette dunque?» chiese Noah ricevendo subito una gomitata dalla bionda al suo fianco.
«Strafatta!» 
Brittany mi anticipo. Si lasciò scappare una risata e subito ne fui contagiata.
«Che avete voi due? Cosa ci state nascondendo?»
«Nulla di importante Quinn, ma forse è meglio andare a chiamare gli altri...»
«Ah, gli altri chi? La Berry è uscita con Finn e nessuno gli ha più visti, Kurt e Blaine stanno parlando là in fondo insieme a Mercedes, molti se ne sono andati...»
«Di già? E Matt?»
«Santana la gente ha impegni! Il nostro sposino è abbracciato alla sua mogliettina.»
Li guardai. Lontano da tutti, lontano dal mondo. Le sue mani sulla sua vita, occhi contro occhi. Nient'altro. Era questo quello che provavano, era questo il loro amore. Armonia, sintonia, pace, silenzio. Differente da quello che provavo io, ma pur sempre un grande amore. Erano bellissimi.
«Non penso sia una buona idea disturbarli...avremo tempo Sanny.»«Già.»
«Tempo per cosa?» chiese Puck sempre più incuriosito ma questa volta fui abile a sviare il discorso. Molto abile.
«Per una cosa. Invece voi due? Siete insieme dalla cerimonia, che state combinando?»
Quinn si sentì punta nel vivo e arrossì debolmente, Noah si limitò a fare spallucce senza ostentare alcun imbarazzo.
«Ci è vietato stare insieme e parlare?»
«No amico mio, ma non so...siete particolarmente in sintonia.»
Già. Fin troppo. Ogni volta che ero andata con Quinn e Beth a trovare Puck a Los Angeles solitamente i loro contatti si limitavano a due baci sulla guancia, qualche saluto e frase di cortesia. Raramente capitava che discorressero tranquillamente in presenza della figlia, come una grande famiglia felice ma questo...era totalmente diverso.
«Cosa dici? Non è vero. Siamo pur sempre in buoni rapporti.» provò a protestare Quinn. Puck fu rapido, si alzò e corse via a prenderci qualcosa da bere, disse che aveva bisogno di bagnarsi la gola e trascinando in qualche modo Brittany con se mi lasciò qualche attimo sola con la mia amica. Attimo che la bionda temeva.
«Odio quando fa così. Fiuta quasi il tuo bisogno di parlare!»
«Noah ha un ottimo fiuto...e non solo.»«Oh San cosa sto facendo?»
«La cosa giusta. Flirtando con il tuo ex, padre di tua figlia e grandissimo figo!»
«Ma è Puck! Resterà sempre Puck! Vuoi per caso negare che all'addio al celibato abbia fatto qualche conquista?»
Risi. Già aveva fatto un delirio quella notte.
«No. Non lo nego. Ma era mesi che non usciva con una ragazza, credo abbia sentito l'inconscio bisogno di compagnia e poi lo sappiamo benissimo che ha sempre sentito qualcosa per te nel corso degli anni.»
«No no, è la cosa sbagliata!»«E allora perché mi sembri così radiosa?»
Quinn mi guardò contrariata. Sapeva che avevo ragione, sapeva che se fosse rimasta ancora con lui sarebbero finiti insieme e nonostante provasse ad allontanarsi, la sua compagnia quella sera, dopo tanto tempo sola, sembrava l'unica cosa veramente giusta.
«Siamo tornati!» esordirono Britt e Puck con quattro bicchieri in mano. Ancora qualche minuto e probabilmente l'avrei definitivamente convinta ma sembrava che non avessimo più molto tempo.
«E guardate chi vi ho portato...»
Il suo cravattino comparve dal nulla.
«KURT!» gridammo insieme io e la bionda ridacchiando. «Dove hai lasciato il tuo accompagnatore?»
«Ridi Santana ridi. Sappi che me la pagherai!»
«Pagarla? Veramente era un premio questo...» risi ancora.
Sapevo che aveva apprezzato la presenza di Blaine. Era stata la sua prima vera storia importante, quella che l'aveva segnato e per la quale non riusciva a restare indifferente. Kurt era andato avanti, era stato con molti ragazzi ma inevitabilmente nessuno di loro era chi desiderava al suo fianco. La sua idea era rimasta quella passata, il suo cuore si era fermato agli anni della scuola. In questo io e lui eravamo davvero molto simili!
«Si, infatti scherzavo. Grazie stronzetta!» disse sporgendosi e dandomi un bacio sulla guancia. Kurt Porcellana Hummel che si comportava tanto teneramente con me? 
«QUALCUNO SCATTI UNA FOTO. ORA!»
«Idiota! Mi fai subito pentire di quello che faccio...» scoppiammo tutti a ridere. Puck mentre posava la mano sulla gamba di Quinn senza nemmeno rendersene conto, Brittany bagnandosi le labbra con lo champagne.
«Ma dove lo hai lasciato?» chiese Quinn smettendo di flirtare per un po' con Puck.
«Purtroppo è appena andato via!»
«Poteva salutare eh! Ma almeno avete concluso qualcosa?»
«SANTANA!» mi gridò dandomi un colpo alla spalla.
«Ci siamo solo riscambiati i numeri di telefono.»
«WOAH!» gridai facendo ridere sia Noah che Britt. «VAI FRATELLO!»
Kurt si rifiutò di battermi il pugno, schifato ma sapevo che sotto sotto se la stava ridendo anche lui. Perché sapeva che da quel numero avrebbe potuto ricostruire qualcosa. Era un indizio, un inizio. Chissà come sarebbe andata per lui!
«E la Berry invece?» sbottai ricordandomi di quella nanetta. Mi mancava. In un quadretto simile la sua voce petulante era la cornice essenziale.
«Mercedes è andata a cercarla. Da quando è uscita fuori con Finn non è più tornata!»
«Spero che quell'idiota non le abbia fatto nuovamente del male, altrimenti...»
«Quinn, calmati, stiamo pur sempre parlando di un nostro amico.»
Brittany provò a calmare l'altra bionda ma era impossibile, c'erano giorni dove credevo davvero che la mia migliore amica provasse sincero affetto verso la Berry, un amicizia particolare che non avevo mai capito.
«Ma fanculo! Se la fa soffrire ancora andremo a cercarlo personalmente, vero Kurt?»
«Contaci!»
«Tu e la Berry. Non me la conterete mai giusta.» Quinn si allungò per darmi un colpo ma mi mancò. Sapevo quello che avevano passato. Sapevo che in qualche strano modo, la bionda si rivedeva tanto nella nana, seguiva i suoi passi nel mondo dell'arte e desiderava aver avuto la stessa forza e caparbietà che un tempo, insieme a me, aveva criticato.
«Spero tornino presto.» commentò Kurt prendendo una sedia e unendosi al nostro gruppo.
«Oh Mercedes ha un talento innato per convincere le persone...»
Già. Puck aveva ragione, sarebbero tornare presto.
«Ehi...che avete tutti da confabulare!» ci voltammo tutti nel preciso istante in cui sentimmo quella voce. Matt, stringendo la mano della sua Mandy, ci stava venendo incontro.
«Ecco i nostri sposini!» ciminciò Puck sollevando il suo calice vuoto. «Allora Mandy come ci si sente ad esser riuscita ad incastrare uno dei ragazzi più desiderati che conosco?»
La rossa rise portandosi una mano alla bocca. Era sempre delicata e tenera, qualsiasi cosa facesse ed era perfetta. Quasi non si intravedeva la malattia che l'avrebbe consumata se non fermata subito.
«Potente...»«Ehi!» gridò Matt tra le nostre risate «...e schifosamente felice.»
Lo tirò a se stampandoli un bacio sulle labbra, un bacio all'apparenza casto ma subito il mio migliore amico trasformò in qualcosa di più stringendola forte per i fianchi.
«Prendetevi una camera!» gridò Kurt e Puck cominciò ad urlare per incitarli.
Eravamo proprio degli idioti. Non eravamo cambiati di una virgola all'apparenza anche se tutti, al loro interno erano maturati. Erano arrivate le responsabilità, gli anni si erano susseguiti e il nostro mondo si era allargato. Eppure eravamo ancora noi stessi, dei piccoli ragazzi, degli amici che si beavano del tempo passato insieme.
«Oh, lo faremo molto presto!» disse Matt lasciando un bacio sul collo ad una Mandy più rossa del solito e non sui capelli. «Appena vi deciderete ad andarvene.» sospirò come se gli desse fastidio la nostra presenza. 
«Nessuno se ne andrà da qua...» scandì una voce alle nostre spalle. «...prima che le due dive facciano il loro trionfale ritorno!»
Mercedes avanzò dal nulla, stretta nel suo bell'abito viola e con un sorrisone stampato sul viso e così Rachel che correva già pronta a lanciarsi su di noi e ad asfissiarci con la sua parlantina. 
«Ho dovuto recuperare la Berry! Si era persa in un caffè...»
«Finn ha detto di amarmi ancora...» cominciò facendosi crollare il mondo addosso. E così tutto riniziava? Rachel che aveva seguito Finn per anni, che si era depressa per lui che era stata scaricata senza un apparente motivo ora tornava dal suo ex strisciante? No, non volevo tanto bene a Finn ma anche se c'erano persone che invece lo consideravano un grande amico non lo avrei mai accettato.
«E sapete cosa le ha risposto la nostra star?» chiese Mercedes già sogghignando.
«Di andare a quel paese! Se veramente mi ama avrà la sua occasione, ma solo dopo essersi fatto perdonare e avermi attesa per almeno un mese buono!»
«GRANDE NASONA!»«VAI RACHEL!»
Vidi Quinn e Puck sorridere soddisfatti, Matt annuire, tutti nel delirio più totale con Kurt che andava ad abbracciare e sollevare la sua migliore amica. Ora eravamo al completo. Eravamo tutti qua, ancora una volta, riuniti sotto quel cielo. E anche se molti dei nostri vecchi compagni se ne erano andati questo era ciò che era rimasto del mio passato e che ancora costituiva il mio presente. 
«Bene e ora che ci siete tutti potete anche andarvene e lasciarci soli! Come sapete io e Mandy staremo solo pochi giorni in Luna di Miele alle Hawaii dato che tra due settimane si dovrà sottoporre all'intervento più importante della sua e della mia vita.» disse dandole un bacio sulla mano e stringendola forte «Per cui non abbiamo tempo da perdere! Voglio portare a casa la mia sposa!»
«Per favore, e quella la chiami casa? Un appartamentino del genere! BUUUUH»
Puck era proprio fuori. Scoppiammo tutti a ridere mentre ancora una volta Matt ci intimava al silenzio. Sapevo già cosa stava per dire, ne avevamo già parlato.
«Vivremo là solo per qualche tempo. Abbiamo intenzione di comprare casa...»«Una grande casa!» continuò Mandy tutta emozionata.
«Dove far tanti bambini.» completò invece Quinn nascondendosi subito sulla spalla di Noah in una fragorosa risata. Era molto probabile!
«Sisi, prendeteci in giro voi...Ora andatevene! Non vi vogliamo più vedere scrocconi!»
Matt era il massimo. Lo era sempre stato e così mentre continuava a trovare ogni modo possibile per scacciarci io lo feci. Salì sopra la sedia su cui ero seduta, diedi due colpi al sedile e battendo le mani richiamai l'attenzione generale.
«Prima di andarcene però...vorrei dire due cose!»
Brittany mi sorrise radiosa.
«Innanzitutto vorrei rinnovare le mie congratulazione ai due sposini. Due persone che si amano e che faranno sempre parte della mia vita. Mandy non pensare di potermelo rubare, Matt sarà sempre mio, sappilo!»
Quinn scoppiò in un urlo divertito e Matt fece un inchino elegante. Lo sapeva, lo sapeva.
«E seconda cosa...questo matrimonio mi ha fatto riflettere. Anzi è da un po' che rifletto in realtà e tutto quello che mi è successo in questi mesi mi ha portata ad alcune conclusioni. Quello che ho fatto, le cose contro cui ho lottato, l'amore che ho trovato...La vita è breve mie cari amici, molto breve e sinceramente non ho intenzione di sprecare il tempo che ho in cazzate, serate a base di alcool e insulti. Cioè anche per quello, ma in minima parte. Voglio passare la mia vita con qualcuno al mio fianco, voglio avervi sempre con me. Voglio fare qualcosa che la cambi e la rinnovi nello stesso momento!»
Tutti mi guardavano confusi. Tutti tranne lei.
«Proprio per questo dopo averla insultata, sgridata, baciata e...oh tante altre cose, ho chiesto alla mia ragazza di diventare qualcosa di più. Le ho chiesto di sposarmi e lei lo ha chiesto a me!» mostrai l'anello che avevo indossato, il suo anello.
«COSA? CI STATE PRENDENDO IN GIRO?»
Oh Quinn. Brutta troietta di una Quinn.
«No Puta, non ti sto prendendo in giro! Voglio diventare sua moglie, voglio che lei diventi mia moglie.»«Ci sposeremo.» sussurrò Brittany trattenendo le lacrime e venendo subito sommersa dagli abbracci di chi aveva intorno. Quinn mi cercò subito con lo sguardo, con quel sorriso, quell'approvazione mista a incredulità e persino Matt lasciò per qualche secondo la mano della sua amata per prendermi in braccio e farmi vorticare.
«Sei una pazza, un idiota e una copiona...» mi posò a terra lasciandomi un bacio sulla guancia. «Ma ti voglio un mondo di bene e sono felicissimo per te!»
«Mandy qua tentano di rubarti la scena, fai qualcosa!»
Puck. Idiota!
«Bella! Dovrò tenere buono il vestito per il vostro matrimonio, vi prego fatelo in autunno per lo meno...troppo freddo a Gennaio!» Kurt sbuffò divertito ricevendo le occhiatacce dei due novelli sposi ma lo interruppi subito.
«Oh Kurt mi dispiace ma lo celebreremo in inverno!»
«No dai! Che palle...noi dovremmo passare il prossimo inverno di nuovo così?»  sbottò Mercedes indicando il grosso vestito che portava. Ma io scossi la testa.
«No, non il prossimo. Questo!»
Tutti mi fissarono sconvolti, senza sapere cosa dire.
«Ci prendi in giro?»
«Santana dice la verità! Ha fatto una chiamata ad una sua amica e ha prenotato una cappella per gli inizi di Febbraio!» disse Brittany venendo verso di me e cercandomi la mano.
«Cioè voi due vi sposerete tra due settimane o poco più?»«Già Berry, è un problema per te?»
«Io...no cioè...dovrei essere libera!»
«Bene...» disse Brittany ridacchiando «E voi altri?»
Tutti liberi. Sembrava che avessimo scelto il periodo perfetto! Mandy si sarebbe operata a metà Febbraio, avrebbe iniziato le prime sedute a fine Gennaio ma non sarebbero state ancora molto pesanti.
«Perfetto allora preparare i bagagli!»
«I bagagli?» chiese Quinn sempre più confusa! 
Io e Brittany ci guardammo divertite e all'unisolo gridammo «CI SPOSIAMO IN SPAGNA!»
 
---
Mezz'ora Prima         
 
«Già. Cioè lei ha chiesto a me di sposarla ma io volevo chiederglielo già da prima quindi...Ahahahah si siamo proprio collegate!»
Brittany mi guardò divertita e cominciò a baciarmi la mano.
«Dunque tu conosci qualcuno che potrebbe sposarci in fretta? Oh i tuoi parenti in Spagna certo che li ricordo...No, non penso sia un problema venire là!»
«Nessun problema...potrebbo fare pure la Luna di Miele amore mio.» disse Brittany ascoltando il mio discorso. Io annuì.
«Certo. Allora va bene, accetto la tua proposta! Ti richiamerò in questi giorni per sapere più dettagli e...Amelia? Grazie.»
Chiusi la chiamata sorridente. Si, volevo sposare la mia ragazza anzi...la mia fidanzata e la volevo sposare subito. Volevo dare una svolta alla mia vita, volevo tutto di lei ora.
«Sai che se ci sposiamo così presto non potremmo permetterci una casa tutta per noi vero?»
«Lo so...ma guarda Matt e Mandy, anche loro vivranno in appartamento per un po'.»
Brittany mi baciò debolmente.
«Già, chissà come reagiranno quando glielo diremo.»
«Andiamo a scoprirlo no?»         

Angolo dell'Autrice
OH SI L'HANNO SCOPERTO ECCOME! Ahahahhahahahahahhahahahah <3 Questo matrimonio finisce con il botto ma apre anche tante porte a tanti scenari...scenari che purtroppo non so quanto potranno essere trattati dato che siamo ormai alla fine mie care. Non ho idea di quanti altri capitoli ci saranno ma siamo in dirittura d'arrivo e mi dispiace troppo perché mi son affezzionata troppo a tutti questi personaggi...chissà. Ho un idea per continuare, magari una storia annessa a questa però ci dovrei pensare di più e cominciarla a estate quasi finita. Si vedrà! Volevo comunque ringrziare tutte voi che mi seguite, leggete la mia storia, la recensite e mi date i vostri splendidi pareri. Grazie <3

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Capitolo 51
*** Good Old Days ***


 «E la nostra Santana si sposa...» commentò divertita Quinn allungandomi le mani dal divano.
Era così radiosa, così felice. Sicuramente non solo per me.
«Si sposa in Spagna!» aggiunse Matt incrociando i suoi occhi chiari con i miei. 
«Già, perché proprio la Spagna?» chiese allora la bionda mettendosi a sedere.
Ne avevamo parlato tutta la notte, e tutto il giorno prima e quello prima ancora.
«Perché conosco una persona che potrà organizzare un vero matrimonio. Non qualcosa che il mondo ci ha concesso con disprezzo ma qualcosa che marchi per sempre il nostro amore!»
«E sarebbe?»
«Abbiamo una chiesetta e quello più vicino ad un prete che abbiamo trovato!»
«Come hai fatto?» mi richiese per l'ennesima volta il mio migliore amico.
«Te l'ho già detto, tutto merito di Amelia. Sinceramente non ho idea di come abbia fatto lei, figurati se mai sarei riuscita ad ottenere una cosa del genere!»
«Mi vuoi copiare il matrimonio quindi?»
Quinn scoppiò a ridere e gli laniò un cuscino contro.
«No...il mio sarà decisamente più bello!»
«Oh ma davvero? Voglio proprio vedere!»
«Be, non dovrai aspettare molto...» commentò la bionda battendo le mani «Partiamo tra due giorni! YEEEAH!»
Io e Matt ci guardammo divertiti. Non vedevamo Quinn così entusiasta, così gasata e anche giovanile da, tanto, tanto tempo e questo significava una sola cosa.
«Fabray tu invece non hai da raccontarci nulla?» chiesi alzando il sopracciglio e regalandole il mio miglior sguardo indagatore. Lei scosse la testa.
«Niente di importante!»
«Ah, ora scoparsi Noah non è importante...»«SAN!»
Volò un altro cuscino ma...per nostra fortuna Quinn aveva una pessima mira. 
«Noi non...oh andiamo, è successo solo una volta!»
«Dev'essere stato qualcosa di incredibile per averti reso così.» Che genio!
Battei pugno a Matt divertita e mi lanciai su Quinn per abbracciarla forte. Anche se lei tentava di scansarmi, di togliermi non ci sarebbe riuscita perché ero veramente felice per lei.
«Ti odio Lopez!»«No tu mi adori Fabray di merda!»
«Avrei fatto meglio a convincere Sue a non prenderti in squadra...»«Oh ma fammi il favore! Avete vinto tutti quei campionati solo grazie alla sottoscritta!»           
«Ragazze, ragazze! Non litigate, avremo tempo per farlo...e poi perché tornate a rivangare quegli anni passati, son stati stupendi ma non ci sono più. Concentriamoci sul futuro no!»
«Oh sul presente eh? Il nostro sposino!»
«Già! Il marito più bello d'America vuole fare un brindisi e ho anche una sorpresa per te!»
Io e Quinn ci guardammo, non sapevamo nemmeno di che stava parlando per cui quando fuggì verso la cucina restammo molto confuse. E soprattutto quella bottiglia di spumante da dove era sbucata? Non ricordavo di averne in frigo!
«A Santana, che finalmente ha trovato la sua metà. A noi che saremmo testimoni di uno degli eventi dell'anno...»«MATT!»«...e al futuro che vi attende! Questo è il mio regalo in anticipo, direttamente dalla Francia.» 
Un vestito comparve magicamente dal nulla, un grande vestito bianco dalle rifiniture meravigliose. Me ne innamorai all'istante, fu un colpo di fulmine.
«Che diavolo...» sussurrai avvicinandomi per toccarlo, aveva una stoffa incantevole, il solo toccarla mi dava pace. Ma...da dove era uscito anche quell'abito.
«Sai, dovresti solo dire...grazie Matt, sei il miglior amico che avessi mai potuto desiderare.»
«Come hai? Cioè tu...non capisco.» lo guardai confusa e lui si limitò a sospirare e trovare posto accanto a Quinn mentre mi continuavano ad osservare sorridenti.
«San, noi ti vogliamo bene. E siamo venuti qua per supportarti, per star a sentire le tue cazzate ma anche per liberarci di un grosso peso.» Si guardò con Quinn e sorrise mandando giù l'ultimo sorso. «Cercavamo solo il momento più adatto per dirtelo ma dato che ormai ci siamo...aspettare sarebbe una stupidata no?»  annuì.
«Abbiamo sempre vegliato su di te in questi anni, anche se tu credevi di proteggere noi, di occuparti dei nostri interessi.» Quinn mi sorrise passandosi una mano tra i capelli mentre io continuavo a non capire.
«Ho chiamato io Brittany la notte che vi siete riviste. Le ho telefonato dato che avevo saputo da alcune mie fonti personali del suo arrivo in città...»
«Tu cosa?» mormorai tentando ancora di elaborare.
«E io vi ho fatto provare un abito da sposa già finito e incartato. Ho chiesto alla proprietaria, una vecchia amica di famiglia, di prepararne un altro da rifinire addosso a Brittany.»
«Ma che...perché?»
«Perché sapevo quanto ancora tenessi a lei. Perché non mi andava giù il modo in cui ti stavi buttando giù e credevo che con l'arrivo di Brittany avresti reagito, in qualche modo. Non ero sicura ne speravo in una vostra riconciliazione ma...volevo davvero rivedere il sorriso dei tuoi giorni migliori.» 
«Io l'ho fatto per proteggerti. Perché ho inquadrato Brittany molto tempo prima di te e sapevo che un giorno ti avrebbe chiesto la mano e tu...non saresti stata minimamente preparata. Volevo solamente metterti la pulce nell'orecchio, farti riflettere e ti giuro che non credevo sarebbe successo tanto presto!»
Li guardai così. Senza sapere cosa dire.
Erano davanti a me i due ragazzini con cui avevo condiviso le mie giornate a scuola. Le costanti della mia vita. La giovane Quinn Fabray reginetta della squola, la stronzetta con la quale avevo sempre dovuto contendere i titoli migliori. La puttanella che aveva avuto una figlia e a cui era crollato il mondo addosso, ma era riuscita a rialzarsi più forte di prima. Il bellissimo Matt, il ragazzo con cui avevo perso la mia verginità, con cui avevo capito di essere lesbica che mi aveva aiutato in ogni passo della mia vita, la mia altra anima gemella, il mio migliore amico. 
Rivedevo i loro ricordi. Le loro proiezioni. Non erano cambiati di una virgola. Certo, erano una madre e un marito ma dentro, erano sempre quei due ragazzini che si affannavano per coprire e nascondere le mie cazzate, per sopportare i miei scleri, per supportarmi nelle mie battaglie. E allora la mia mente si disconnesse. Avrebbe voluto insultarli, fargli mille domande o forse più ma tutto divenne bianco, indistinto, inesistente.
Due calde lacrime mi rigarono le guance nel preciso istante in cui mi alzai per andare a stringerli forte, contro il mio petto, tenerli vicino a me ancora una volta. 
«Grazie. Grazie per esservi presi cura di me quando io stessa non lo facevo.»
Matt mi mise una mano tra i capelli, Quinn posò il suo mento sulla mia spalla.
«Io ci sarò sempre per voi. Come dai bei vecchi tempi.»                 
Era difficile trattenere le lacrime. Difficile accettare tanto amore in una sola volta.
Non ero emotivamente stabile, non ero pronta per questo affetto.
«E noi ci saremo sempre per te...»
Quinn mi strinse ancora più forte.
«Coglioni, stronzi, divertenti, affettuosi e protettivi, come ai vecchi tempi.»
 
---                                          
                                                
Mi rigirai nel letto per guardarla bene. 
La mia Brittany. L'amore della mia vita che dormiva al mio fianco.
Il suo profumo impregnava le lenzuola, in quel nostro momento di vita, di luce.
Mi avvicinai dandole un leggero bacio sulla spalla, non volevo svegliarla ma...avevo bisogno di lei. Avevo bisogno di sentire la sua bellissima voce melodiosa e di godermi ogni istante di quell'attesa che ormai era praticamente giunta al termine. L'aereo per la Spagna era prenotato per il giorno seguente, altri tre giorni e poi saremmo state sposate per sempre. Quelle settimane erano passate così velocemente, le nostre mani legate da quell'anello pegno d'amore. Avevamo passato ogni attimo insieme, ogni secondo possibile dando però anche spazio alle altre persone della nostra vita. I miei genitori non sarebbero potuti venire, così come quelli di Brittany che si erano però mobilitati per farci una grande sorpresa e ancora stavano preparando un pranzo infinito per il giorno seguente al nostro ritorno. Avevo letto negli occhi di mia madre un grande dispiacere ma...avrebbe recuperato tutto. O almeno così diceva. Brittany avrebbe avuto una suocera molto invadente una volta tornate in America e la signora Pierce non sembrava di meno. 
Il giorno che erano venuti tutti a trovarci mi aveva stretto per almeno dieci minuti tra le lacrime mentre continuava a ripetere che la sua bambina aveva finalmente trovato l'amore della sua vita. Era stata dolce, ecco forse un po' appiccicosa ma era una persona molto solare.
E così sarebbe stato il matrimonio più intimo della storia, solo noi e i nostri amici più stretti, quelli che avevano cambiato il nostro avvenire. Brittany aveva invitato due sue colleghe, non le conoscevo bene ma se erano legate dovevano venire e poi avrebbero fraternizzato bene con il gruppo, ne ero sicura. 
«Mmm» mugolò ad un tratto Brittany richiamandomi alla realtà e svegliandosi sotto i miei teneri baci. Subito cercò il mio collo, e le sue braccia si strinsero dietro la mia nuca.
«Buongiorno...» le soffiai contro prima di baciarle le labbra.
«...rno...ore?» chiese ancora travolta dal sonno dalla quale l'avevo sottratta.
«Le due, le tre. Quando sono con te perdo la cognizione del tempo...»
«...e hai voglia di romanticismo a quest'ora...mmm ti odio.»
«No, tu mi ami. E lo sai...» la vidi sorridere, il suo bellissimo sorriso splendente poi i suoi grandi occhi azzurri si aprirono. «No, ho deciso che non sposerò una che non mi lascia dormire...»
«Cosa? Vieni qua tu!»
Le saltai letteralmente sopra tentando di immobilizzarle le mani e di farle il solletico, cosa che proprio non riusciva a sopportare. Rise, per molto, mi chiese perdono, tentò in ogni modo di liberarsi. Ma io ero decisamente più forte e soprattutto in una posizione migliore.
«Non ho sentito bene...»
«Perdonami...ahaha...San perdonami!»
«Non sento...»
«Perdonami amore mio...»«Ora va meglio!» ridacchiai stampandole un bacio sulle labbra e tornando accanto a lei. Scoppiammo a ridere, ricevetti un colpo ma poi finalmente la strinsi forte ormai sveglia e cosciente.
«A che pensi?»«A tante cose Britt...a te!»
Lei si sporse per baciarmi, e continuò a sfiorarmi la spalla.
«Hai paura? Sei in ansia per...»«No, no, no. on vedo l'ora di sposarti.»
«E allora?» chiese dolcemente scendendo lungo i fianchi.
«Ricordi quando eravamo a scuola, tanti anni fa?»«Certo.»
«Quando ti sei accorta di esserti innamorata di me?» la gettai così.
Era una cosa che mi ero chiesta tante volte. E dato che presto sarebbe diventata mia moglie, volevo sapere ogni dettaglio della nostra storia. E questa era una delle poche cose che non sapevo. Lei rise, ridacchiò lasciandomi sulle spine.
«Sinceramente?»
«Sinceramente.»
«Una sera. Durante gli allenamenti con la coach Silvester.»
Sgranai gli occhi. Non che non me lo aspettassi, ma mi immaginavo più che si era accorta di amarmi riflettendo al buio nella sua cameretta, un po' come era capitato a me.
«Ti stupisce?»«Un po'.»
«Ci pensavo da qualche settimana ormai. Tentavo di decifrare cosa provavo per te. Ricordi? All'inizio pensavo di ammirarti, ti prendevo come idolo, come esempio...» annuì. Si ricordavo di questa storia. Me l'aveva detto almeno due volte.
«E quella sera...hai detto una cosa che mi ha fatto comprendere che era amore.»
«Ricordi cosa?»
Lei mi strinse ancora di più, a pochi centimetri dal mio viso.
«Certo. Stavi litigando con Quinn...»«Strano.» mormorai ridacchiando.
«E alla fine lei ti disse una cosa tipo: tu marcirai qua dentro per sempre se non ti dai una mossa!»
Erano frasi comuni, io e Quinn ci insultavamo ogni tre parole dunque non mi stupì.
«Tu la guardasti, ti voltasti e continuasti a fare il tuo esercizio e quando lei ti chiese per quale ragione l'avessi ignorata ti limitasti a fare spallucce.»
La guardai, emozionata mentre raccontava quest'aneddoto.
«Tu puoi pensare di me quello che vuoi, ma se c'è una persona che può conoscermi davvero quella sono solamente io. E no, le tue cazzate non mi interessano Fabray e sai perché? Perché sono Santana Lopez e un giorno diventerò qualcuno.»
Brittany si fermò ad osservarmi.
«Non avevo mai sentito parlare nessuno così. Eri così convinta, così sicura di te. Così bella e forte...mi innamorai all'istante.»  
«Per questa cazzata?»«EHI!»
Britt cominciò a rimepirmi di colpi, delicati certo, ma pur sempre colpi. Ridacchiammo e continuammo così fino a che non fu lei a starmi sopra questa volta.
«Non provare a sminuire quel momento, per me è molto importante.»
«Oh andiamo, ci tiravamo i capelli ogni giorno con Quinn e tu scegli proprio quel ricordo? Sarebbe stato meglio che te ne fossi inventato uno!»
«Non ti permettere!?»«Dai, capiscimi! Oggi ho sentito tante di quelle storie!»  
«Già! Ti rendi conto che stiamo insieme grazie a Quinn e Matt?»
Le avevo raccontato tutto subito. Come era arrivata avevo condiviso ogni parola e poi, Matt aveva lasciato pure il vestito da sposa provato da Brittany in Francia dunque...non avrei potuto tacere nemmeno se avessi voluto.
«Non li ringrazierò mai abbastanza!»«Se per questo, nemmeno io!»
«Tu dovresti ringraziare me!» risi. La mia bionda mi guardò divertita «In che modo?»
«La posizione potrebbe suggerirti qualcosa...» aggiunsi maliziosa.
Brittany mi lesse al volo, mi strinse le mani dietro la nuca e mi baciò con trasporto. Dischiuse le labbra sentì subito la sua lingua e beandomi ancora una volta del suo profumo mi lasciai andare completamente a lei.
Già, uno dei nostri ultimi momenti da fidanzate. Uno degli ultimi prima di venir divise per ben due giorni. Matt aveva lottato per avermi tutta per loro e l'aveva ottenuto. Le due sposine sarebbero dovute restare distanti prima della cerimonia, se possibile non si sarebbero nemmeno dovute incontrare. Non approvavo questa decisione ma sembrava che tutti gli altri lo facessero per cui alla fine ci eravamo dovute arrendere.
Così facemmo l'amore ricordando i bei giorni del passato. Quei momenti in cui eravamo ancora due giovani ragazzine desiderose di mettersi alla prova e vedere il mondo, di scoprire, di sognare, di lottare. Erano proprio dei bei tempi...ma non i migliori. Non per me.
A quel tempo avevo tutto, vero, ma non avevo l'unica cosa che continuava a mandarmi avanti ora: Brittany.          

Angolo dell'Autrice
Scusate l'immenso ritardo, davvero perdonatemi ma quest'esame in arrivo ormai mi sta consumando ogni energia e con se si era portato via anche l'ispirazione. Ora è tornata, tornata alla grande e siamo al rush finale. Siete pronti per la conclusione di questa storia? Io sinceramente no! Ma questi son dettagli vero? Ho in mente qualcosa, per il futuro, ma per ora mancano 2/3 capitoli alla fine. Dunque godiamoceli bene :) Per quanto riguarda il titolo avete mai sentito questa canzone? Non è famosa, è una traccia bonus dell'ultimo CD di P!nk ma...si perché no, ascoltatevela e leggete la traduzione. Io l'adoro e credo aderisca bene a questo capitolo.
Grazie mille a chi tutto mi segue, cavolo siete già più di 100, per me è un sogno *---* davvero! E grazie a chi recensisce, adoro leggere i pensieri che mi lasciate, sempre :)

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Capitolo 52
*** Run ***


Correre. 
Correre sempre.
 
Correre avanti, indietro. Senza fermarsi. Senza prendere respiro.
Correvo. Con una bottiglia in mano, una bottiglia stappata.
Correvo scalza, nei primi giorni di Febbraio, sopra l'erba fredda di un parco di cui nemmeno ricordavo il nome. Correvo libera, correvo con l'aria a scompigliarmi i capelli.
E i miei amici correvano con me. Al mio fianco, veloci, rapidi, sorridenti.
Ridevamo ubriachi. Ubriachi di vita, ubriachi di noi. Di quello che ci stava intorno.
Ebra di felicità cadevo, mi rialzavo, ridevo e tornevo a correre. 
Le braccia larghe, rivolte verso quella luna luminosa, teatro delle nostre scorribande notturne.
E gridavo, lasciavo al buio cielo quei pezzi di me. 
«SANTANA! SAAAAANTANA TI FERMI? Ferma dai ferma!»
«Oh Fabray sei già stanca? Fai movimento. Corri con me, corriamo!»
«Tu sei ubriaca fradicia...»«Si, lo sono. E sono felice di esserlo. TI AMO BRITTANY!»
«La volete finire voi due? La gente si sveglierà, ci sveglierà e noi svegli...cioè che cazzo? Non dobbiamo svegliare nessuno! Se arriva la polizia poi chi sa parlare spagnolo?»
«HOLA CHICA!»
Un urlo al mio fianco. Kurt rideva divertito mentre continuava a correre. 
I calzoni arrotolati sino al ginocchio, saremmo morti congelati? Probabile, non ci importava.
«Vi volete fermare? Giuro ragazzi, non ce la faccio più!»
«Ti prendo io QUINN!» vidi il mio amico caricarsela sulle spalle di peso e risi ancora più forte. 
Vivevo la pace, la libertà, la spensieratezza. Dov'era la tristezza ora? Dov'erano i miei problemi?
Spariti. Perché io avevo corso. Perché io  avevo lottato più forte di tutti.
«FERMI! TUTTI FERMI!» gridai lanciandomi per terra e finendo con il naso verso il cielo.
Non riuscivo a trattenermi, ridevo e bevevo. E ridevo ancora.
Loro rotolorano vicino a me, sorridenti, ebri.
Come ci eravamo finiti in quel parco? Il mio ultimo ricordo risaliva a un ristorante, un luogo ove avremmo dovuto festeggiare il mio ultimo giorno da donna libera in tranquillità e invece...
Avevo passato due giorni di attesa magnifici. Lontano dalla mia ragazza a sentire la sua mancanza, ad assaporare quegli attimi che ci separavano alla cerimonia. Non vedevo l'ora di toglierle quel velo di dosso, di baciare le sue labbra rosse e stringerla per sempre.
Sarebbe stata mia. E io sarei stata sua.
«Che facciamo ora?» chiese Matt carezzando i capelli di una Quinn ansimante.
«Un sorso?» chiesi offrendogli la bottiglia di liquore che portavo in mano.
Già. Dovevamo bere. Dovevamo brindare. 
Eppure non eravamo letteralmente bevuti. Eravamo semplicemente noi.
Un misto tra un po' d'alcool, tanta ansia, eccitazione e spavento. 
Era normale essere così tranquilla prima di un giorno così importante? Era normale che non avessi alcuna paura, alcun ripensamento...solo certezze. Lei era la mia certezza.
E volevo farlo sapere a tutta la Spagna, volevo correre e cercarla. Volevo inondare quel parco di tutto il mio amore, di tutto quello che avevo passato.
«Come ci siamo arrivati qua ragazzi?» chiese Matt bevendo dalla bottiglia.
Già. Come?
«Crescendo una figlia con tutto l'amore possibile e trascurando la mia vita sentimentale.»
«Gettandomi a capofitto nel lavoro.»
«Correndo.»
Scoppiammo tutti a ridere.
«Correndo? San hai capito cosa intendevo vero?»
«Certo. E questa è la mia risposta!»
«Hai passato 7 anni a correre?» mi chiese Kurt guardandomi. Io rimasi in silenzio a fissare il cielo. Quelle stelle, quella luna, quelle luci.
«Si amico mio. Ho corso. La mia vita è un eterna corsa. Una corsa contro il mondo, contro il tempo, contro me stessa, contro la vita stessa. Io corro, è quello che sono, è quello che faccio.»
«Non capisco.» mormorò Quinn ancora affannata.
«Guardatemi! Guardatemi. Gli anni sono volati, cosa ho combinato? Assolutamente nulla. E questo perché? Perché ho sempre corso. Perché non ho mai dato importanza a nulla, non mi son soffermata mai per impegnarmi in qualcosa e ora...io mi sto fermando.»
«Perché sei stanca?» chiese Kurt mandando giù un nuovo sorso.
Io sorrisi, anzi risi.
«No, perché voglio vivere. Voglio fermarmi a guardare il mondo.»
«E prima non ci sei riuscita perchè...» Quinn lasciò la frase a metà. Eravamo ubriachi. Dicevamo cose da ubriachi...o forse era la verità?
«Perché non avevo alcun motivo di fermarmi. Io amo la velocità. Sono una che si fa travolgere e travolge come voi ben sapete. Ora ho semplicemente trovato la persona per la quale lasciar perdere le corse.»«Ah, e noi cosa siamo? Merda?»
«Si Fabray...sei una merda!»                 
Tutti scoppiarono a ridere. Tutti tranne Quinn. Lei si limitò a colpirmi forte alla nuca.
«Ehy, dopo domani mi devo sposare e mi vuoi distruggere?»
«Tu distruggi la mia autostima!»«Io?»   
La guardai tornando lucida e le regalai un sorriso liberatore prima di mandare giù un altro sorso di quel forte liquore.
«Ho desiderato tanto la tua vita Quinn, tante volte mi son ritrovata a chiedermi perché non fossi rimasta io incinta a scuola.»«Stai scherzando? Crescere una figlia quasi da sola?»
«Avere una persona che ti ama incondizionatamente al tuo fianco. Tua figlia ti adora Quinn, sei la sua eroina, sei il suo tutto. Sei il centro del suo mondo e anche io volevo una cosa del genere.»«Tu odi i bambini!» mi corresse Matt sorridente «E non saresti mai potuta restare incinta dato che l'unico ragazzo con cui sei davvero stata sono io!»
«Fanculo! Capitemi dai...»
«Be...ora hai Brittany.»«Già ora ho lei. Ma non ho solo lei no?»
Mi voltai per fissarli.
Ubriachi fradici, umidi, bevuti e sorridenti. Erano là, davanti a me.
«Ho anche voi no? Vi avrò per sempre no?»                                      
Quinn si lanciò su di me. Stringendomi forte come poche altre volte aveva fatto. Matt la seguì immediatamente e Kurt...be lui si unì con tanta forza solo per schiacciarmi ancora di più sotto il peso di ben tre persone.
«TOUCHDOWN!» 
Si, erano ufficialmente dei coglioni!
«Certo stronzetta. Se non farai la preziosa, se non penserai solo a Brittany io ci sarò per sempre. Sei la mia migliore amica, sei come una seconda madre per mia figlia!»
«Oh be, per me sai bene quanto tu sia importante. Io ho bisogno di te San dunque...e poi quando diventerò padre sappi che avrò tanto bisogno di te!» 
«No ti prego...ahahaha non madrina! Ahi ahi, mi state schiacciando!»
«Zitta! La decisione spetta solo a me.»     
«Sembra che sia rimasto l'ultimo vero? Be, io sono il tuo amico gay, noi due ci dobbiamo pur beccare ogni tanto no? E poi hai pure riportato Blaine dal nulla al matrimonio quindi...»
«Non so di che parli...» mentì tentando di liberarmi di loro.
«Sei una pessima bugiarda!»
«Senti chi parla...quelli che hanno manovrato la mia vita!» 
Quinn e Matt si batterono cinque divertiti. Erano davvero orgogliosi di quello che avevano fatto e anche io lo ero. Tanto. Ora avevo finalmente una vita. O almeno l'avrei avuta.
Una vita da costruire, una vita da vivere.
Avevo un lavoro, un lavoro che amavo e che mi avrebbe portato la fama che desideravo senza però distogliermi dalla mia futura famiglia. 
Avevo degli amici che ci sarebbero stati per sempre. Che mi avrebbero aiutato nei momenti di difficoltà, in quelli più bui perché si, ce ne sarebbero stati. E tanti.
Ero cambiata certo, ma ero pur sempre Santana e per quanto amassi Brittany sapevo che avremmo litigato su cose stupide, avremmo fatto pace e poi ci saremmo di nuovo arrabbiate. Avremmo avuto diverse opinioni su come arredare la casa, avremmo lottato per qualche animale, ci saremmo incazzate e consolate a vicenda. Chissà, magari qualche notte avrei persino dovuto dormire sul divano, ne dovevo assolutamente scegliere uno comodo.
E loro mi avrebbero supportato. Sempre.
E poi avevo una persona d'amare. Una persona che mi avrebbe amata.
E queste erano semplicemente le cose di cui avevo bisogno ora. Le cose che mi avevano spinta a rinnovari, a mettermi in discussione, a superare i miei limiti.
«Credete che andrà tutto bene domani?»     
«Bo, non so. Però ho visto Brittany salire su un aereo diretta in Cina.»
«COSA?»
«AHAHAHAHAHA. Cosa può andare storto San? Ok, tutto. Però...dopotutto sei tu.
Siete tu e Brittany. La vostra storia d'amore è iniziata così tanti anni fa che...mi stupirei se il vostro fosse un normale matrimonio.»
«Dici?» chiesi ansante verso il mio amico.
«Certo. Voi dovete fare qualche cazzata. Altrimenti che matrimonio è? Devi renderlo, speciale, indimenticabile. Fallo tuo.»
Ci pensai un attimo. Si. Potevo decisamente fare mio il matrimonio. Ma come?
O le opzioni erano tante ma solo uno, ancora mezzo ubriaca e supina contro il cielo, mi convinse veramente. Le mie labbra si incresparono in un sorriso.
«Si. Indimenticabile.» 
«Hai avuto un idea?»
«Più che un idea!»
Ottenni subito l'attenzione di tutti.
Quinn, Kurt e Matt mi guardarono alzarmi e tirar via lo sporco dal mio vestito.
«Cosa?»
«Tutto deve chiudersi come è iniziato no?»
E con chiudersi non intendevo la fine di noi. Quanto l'epilogo di tutte le peripezie che avevamo compiuto. Di quanto ci eravamo rincorse, perse e ritrovate.
I loro sguardi erano confusi...non il mio.

Angolo dell'Autrice
Questo capitolo è stato scritto tutto di getto. Ero preda delle riflessioni di Santana. Il prossimo sarà il giorno del matrimonio visto da Brittany e visto da Santana e poi infine la cerimonia. DIOS. Siamo davvero alla conclusione <3 Graaaaazie per tutto il supporto :)

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Capitolo 53
*** I Belong To You ***


«Per quale ragione dobbiamo sembre ubriacarci?»
«Matt non è il momento di pensare al passato!»
«No prendiamoci un minuto. Seriamente è possibile che debba sempre finire così?»
                    
Mi voltai verso il mio migliore amico. Elegantissimo. 
Una camicia bianca gli fasciava il petto muscoloso e i pantaloni dello smoking gli stavano veramente da dio. I capelli sistemati con il gel, i suoi occhi fulminanti come al solito.
La giacca stava poco lontano, ora tentava inutilmente di allacciarsi la cravatta scura.
«Sei bellissimo...» mormorai facendo imprecare Quinn.
«Allora Santana, se continui così finirai per varcare la navata centrale truccata come un clown. Ti prego, è già la seconda volta che te lo dico...STA FERMA!»
Risi. Era inutile. Anche se la vedevo armeggiare con quella grande matita scura. Aveva letteralmente disseminato la scrivania di trucchi e probabilmente avrei dovuta fare come mi diceva ma non riuscivo a concentrarmi. Ero altrove. Ero in ansia, preoccupata, divertita.
Ero l'euforia fatta a persona. Sudavo e allo stesso tempo avevo freddo.
«San sta ferma o di qua non ne usciamo nemmeno tra un mese!»
«Ecco diglielo pure tu. Ho bisogno di professionalità e di calma e...Matt dai vieni qua che te la lego io quella cravatta!» Matt rise e si avvicinò battendo forte con le scarpe buone sul pavimento. Quinn li stirò il colletto, prese quella striscia di stoffa e gliela sistemò accuratamente lungo il petto. Un nodo perfetto.
«Siete bellissimi...»
«Oh madonna Santana. Riprenditi!»
Scoppiammo a ridere. Io e Matt. La biondina era troppo tesa e concentrata sul suo lavoro.
Avrebbe dovuto avere pace e invece. Io ero tutt'altro che la modella perfetta.
Ero in ansia. Arrossivo e sbiancavo di continuo. Non potevo davvero credere di essere seriamente arrivata a questo punto. Non capivo nemmeno perché avessi accellerato così tanto i tempi e poi...invece tutto mi apariva così chiaro. Sbuffavo, sospiravo.
«Allora San non ti sopporto più. Ferma!» mi intimò lei continuando a spargere il phard sulle mie guance, la mia pelle già scura. I cappelli acconciati elegantemente in una treccia raccolta sulla nuca. Ero incredibilmente bella dentro quell'abito bianco. Le mie forme erano messe in risalto ma allo stesso tempo nascoste da tutto quel candore e per la prima volta nella mia vita non rimpiangevo il rosso.
«Sono bella?» chiesi senza nemmeno rendermene conto.
Quinn sbuffò. Matt si limito a sbucare dal nulla mentre si infilava la giacca.
«La più bella...»
«Seriamente!»
«Sono serio. Il bianco ti dona tanto. Anche se certamente tu non sei l'icona della purezza.»
Scoppio a ridere della sua stessa battuta e anche Quinn, per quanto tentava di trattenersi non riuscì a nascondere il suo apprezzamento.
«E Brittany? Lei come sarà? Oddio sarà stupenda. Molto più bella di me...»
«San. Sono seria. Chiudi quella cazzo di bocca o giuro che ci rinuncio!»
«Fabray non mi capisci!»
«Io capisco che se non stai ferma ti lascerò senza trucco quindi...Matt, tu sei pronto, prendi e vai a vedere a che punto è l'altra sposa. Almeno così riuscirò a tenerla buona.»
«Facci sapere com'è!»
«No San. La sposa non può vedere l'altra sposa prima di entrare in chiesa.» gridò prima di chiudersi la porta alle spalle e scomparire. Ora ero in potere di Quinn. 
 
Matt fece un intero corridoio prima di raggiungere la stanza d'albergo giusta. Diede due colpetti e fu aperto da una Rachel meravigliosa. Stretta nel suo abito blu era un incanto.
«Com'è la situazione qua dentro?»
 
Brittany
 
«Una merda. Tutto è una merda!»
«Oh Britt non dire così...» tentò di consolarmi Sandy. Era sempre brava a dare consigli a lavoro ma...tentare di salvarmi da una crisi isterica era impossibile.
«Guarda. I capelli non vogliono restare su...sarò orrenda!» 
Matt mi guardò allargando le braccia. Gli occhi fermi sui miei.
«Io vedo solo un angelo!»
«Si certo. Sarò orrenda, sfigurerò accanto a Sanny e io...doveva essere tutto perfetto!»
Trattenni due calde lacrime e mi andai a sedere su una sedia. Si, doveva.
Tutto era stato fin troppo bello. E ora...
Ok erano solo dei capelli, era solo una schifosissima acconciatura ma per me era importante. Per me quel giorno era importante. L'avevo atteso da una vita, il mio cuore non faceva altro che saltare e fermarsi a intervalli irregolari. Avevo desiderato indossare un abito del genere fin da quando ero una cuccioletta. Immaginato il giorno del mio matrimonio in continuazione. Era come nelle favole. Una storia incredibile quasi fatata.
E Santana sarebbe diventata mia moglie, molto a breve. Incredibilmente bella, la sua pelle scura e profumata, i suoi occhi nocciola, i suoi capelli perfetti. I miei...oh i miei capelli!
«Brittany. Tutto è già perfetto, voglio dire cosa c'è di più perfetto di voi due? 
Vi amate, siete vestite da favola e vi preoccupate in continuazione di sfigurare davanti all'altra. Siete due bellezze diverse, io lo vedo bene.»
Lo ascoltai assorta. Aveva ragione. Aveva dannatamente ragione.
«Si ma...i miei capelli...»
«Che problema c'è? Ora mettiamo un po' di gel e vedrai che resteranno fermi!»
Gel. Un idea particolare ma...poteva decisamente funzionare.
«Sei un genio! Forza portatelo subito...» gridai appena vidi Mandy tornare dal bagno.
I suoi occhi si incrociarono con quelli dello splendido ragazzo che ci stava davanti e fu la fine. Restò incantata a guardare suo marito. Immobile, quasi senza fiato. 
Pochi secondi e già si baciavano stretti l'uno nell'altra. 
Erano tanto teneri...tanto davvero ma...
«Vi sembra il momento? FORZA!»
Matt si riscosse ridacchiando «Ora capisco perché San si è innamorata di te!»
Pure Rachel rise e insieme andarono a prendere quello di cui avevo bisogno. Inutile dire che...funzionò. Avrei pianto dalla felicità, se questo non avesse sbavato il trucco.
«Dunque voi siete pronti?»
Pronta? Lo ero. Da parecchi anni.
Attendevo quel momento da troppo. Ed ora ero pronta. E Santana era pronta.
Era il nostro momento. Il nostro giorno.
«Due minuti e siamo giù...» commentò Sandy cominciando ad arraffare tutto quello che ci saremmo dovute portare dietro. Matt annuì e lasciò un altro delicato bacio sulle labbra della moglie.
«Bene, allora vado ad avvisare Santana. Approposito, amore sei stupenda!»
Già Mandy in quell'abito blu era uno spettacolo. Avevamo fatto bene a far vestire tutti a tema. Era una cosa molto bella da vedere.
Matt sgattaiolò fuori mandando un altro bacio alla sua mogliettina e poi lo vidi scomparire.
«Ti ama tanto eh?»«Quanto Santana ama te credo...»
No. La mia latina mi amava anche di più.
 
Matt corse dalla parte opposta. Tornando da dove era partito e girando la maniglia sentì un imprecazione di Quinn provenire forte dalla stanza. Le solite.
«Allora? Là hanno finito!»
 
Santana
     
«Alto mare Matt, alto mare!»
«Be una scimmia potrebbe truccarmi meglio!»«Asco vaffanculo stronza!»
«Fanculo tu truccatrice fallita!»
«Ragazze, ragazze buone...non innervosiamoci. San sei meravigliosa anche così, ora fermati un attimo che Quinn ti da un ultimo filo di trucco e...» vidi vibrargli il telefono.
Lo prese e aprì la chiamata velocemente.
«Kurt. Si, quasi fatto. Certo...Oh le altre son appena uscite? Ok. Dacci cinque minuti e arriviamo. Inizia a parcheggiare qua davanti.»
«Le altre son già andate?» mormorò Quinn sistemandosi un attimo il vestito.
«A quanto pare. Muovetevi voi due!»
Mi arresi. Strinsi i denti e rimasi perfettamente immobile in modo tale da perfettere a Quinn di fare le sue diavolerie. Era veramente veloce e sinceramente avevo anche paura di guardarmi allo specchio quando... «FATTO! Non ci voleva molto no?»
«Allora Fabray se mi hai fatto il trucco che...WOW!» esclamai guardandomi riflessa.
Era qualcosa di veramente bello. Risaltavo. Il mio viso eleganemente disegnato.
«Ho un futuro ragazzi!» mormorò lei divertita riprendendo le sue cose.
«Già e ora muoviamo il culo o ciao ciao matrimonio!»
«Ok io recupero il boquet, tu prendi quello e...questo e quello...» Matt era ovunque. Insieme a Quinn presero di tutto e poi, aiutandomi a non sporcare l'abito, scendemmo di fretta le scale sino a raggiungere il parcheggio. La macchina scura di Kurt, vestito precisamente identico a Matt, ci aspettava poco lontano. Un attimo e fummo dentro.
«Dove porto queste meravigliose fanciulle e questo ragazzo sexy?»
«ALLA CHIESA!» gridammo in coro!
 
Brittany
 
«LA CHIESA. ECCOLA, ECCOLA!»
«Brittany non urlare.» mi gridò in un orecchio Rachel. Che coerenza.
«Come faccio? Sono nel panico!»
«Calma Britt, respira e andrà tutto bene...» Mandy era sempre così rilassata.
Io invece sentivo il cuore uscirmi dal petto. L'abito farsi troppo stretto. Mi mancava il fiato...sudavo e fuori c'era parecchio freddo. Avevo decisamente qualcosa che non andava.
Si, mi stavo per sposare. La cosa più bella della mia vita. Guardai la mia mano, l'anello di fidanzamento gemello al dito e pensai a quando ci sarebbe stata una fede. 
Sicuramente sarei svenuta. Ne ero sicura. Certa.
«Vi lascio là?» chiese Puck togliendosi quello stupido cappello da tassista che si era messo. Diceva di averlo preso la notte prima quando aveva perso il gruppo. Già, gli altri a quanto pareva erano corsi in un parco, a piedi scalzi e lui...lui si era perso. Li aveva ritrovati solo alcune ore dopo e avevano continuato a bere e bere. Non che per noi fosse andata diversamente. Non ricordavo di aver mai bevuto tanto...eppure io solitamente non toccavo mai una goccia. Era l'ansia a giocarmi questi scherzi, o forse solo Rachel e Mercedes che avevano tentato in ogni modo di farmi ubriacare?
«Cavolo Britt questo posto è stupendo. Le nostre colleghe ti invidieranno a vita!»
Già Sandy aveva ragione. Quel posto era un incanto. Non avevo idea di come Amelia, la conoscente di San fosse riuscita a trovarlo ma questo poco importava.
Quella chiesa sarebbe stata per sempre il nostro posto. 
«Prima le signore...» mormorò Puck facendo ridere tutte le aaltre mentre apriva lo sportello.
Il portone era già aperto e quello che sembrava un giudice di pace o forse solo un tarchiato vecchio con una fascia addosso ci attendeva all'ingresso.
«Sei pronta?» mi chiese Mercedes scendendo per ultima dalla macchina.
Annuì sbiancando. Un passo dietro l'altro e fui in chiesa.
 
Santana
 
«Ma porca di quella...»«SANTANA. STAI PER ENTRARE IN UNA CHIESA!» gridò Quinn dandomi un colpetto e facendomi ricadere sul sedile.
«Ok. Ho capito ma...mi spieghi come il tuo ragazzo è riuscito a districarsi in tutto questo traffico? Oggettivamente è impossibile!»
«San io sto facendo quello che posso...» disse Kurt svoltando in una strada in cui le macchine sembravano aver deciso di parcheggiare sulla carreggiata. Eravamo in ritardo.
Ero in ritardo al MIO matrimonio. Non era umanamente possibile.
«DIOS. Mi verrà una crisi di nervi!»
Matt si voltò dal sedile del passeggerò.
«Sta tranquilla, diamo il tempo a tutti di prepararsi no? Adesso li lasci disporre dentro, tutti con calma e pace e poi è fatta!»«Certo facile da dire per te...»
«Devo proprio parlare? Beth è andata con Puck e ho il terrore che non sia arrivata salva in chiesa.» Risi, nervosa. «Non scherziamo. Se non ci è arrivata Beth, non c'è nemmeno Britt!»
«Na. Britt ci sarà. Quella ragazza vuole metterti un anello al dito ad ogni costo...»
Gli diedi un colpo offesa.
«Sembra anche una cosa brutta.»
«Invece è una cosa bellissima. Forse mi sono espresso male...»
Quinn rise. Si, si era decisamente espresso molto male. Be noi ci eravamo quasi.
Io, Quinn, Kurt e Matt. Nell'altra macchina da otto posti Puck, Beth, Mercedes, Rachel, Brittany, Mel e Sandy. Ormai c'eravamo quasi.
Un matrimonio si sarebbe celebrato...sempre se riuscivamo ad arrivare.
 
Brittany
 
«Be...una sposa doveva aspettare all'altare. Questo si sapeva!»
«Certo ma mai avrei pensato fossi tu Britt...» si lamentò Rachel guardando l'orologio.
Dieci minuti di ritardo. Conoscevo bene Santana ma speravo che almeno per il nostro matrimonio andasse contro corrente eppure...l'attesa era snervante. Volevo solo vederla comparire da quella porta, volevo sentir suonare l'organo e specchiarmi nei suoi occhi.
Le altre avevano tutte già preso posto. Beth giochicchiava con le fedi accanto a suo padre.
Erano proprio simili anche se lei era il ritratto di Quinn.
«Quindi Amelia non potrà venire?» chiesi per distrarmi rivolta verso l'uomo tarchiato di nome Pedro che ci avrebbe dovute sposare.
«No. Si scusa tanto ma purtroppo ha avuto un contrattempo!»
«L'avrei voluta conoscere...»
«Oh ma ha anche detto che prima della vostra partenza si farà viva.»
Dunque l'avrei vista. La famosa Amelia.
Dovevo ringraziarla? Stringerle la mano? Ma perché ci pensavo?
Era il giorno del mio matrimonio e pensavo davvero a una donna che nemmeno conoscevo.
Dove diavolo era Santana. Avevo bisogno di lei. Avevo bisogno che il mio cuore si calmasse.
Invece suonava come un tamburo. Non riusciva a rallentare.
«Respira Britt» mormorò Sandy mettendosi al mio fianco. Il fatto che Jodi non fosse potuta venire mi aveva rattristato ma certo vedere Rachel così felice di prendere il suo posto da testimone mi aveva ripagato di tutto. E ora...mancava solo una cosa...
«Santana è arrivata!» gridò Mercedes camminando spedita verso di noi.
Si, lei era qua. L'avrei vista. Sbiancai di colpo avvertendo la tensione del momento.
Tutti si voltarono verso di me proprio in quel frangente.
«Pronta?» tentai di ignorare quella domanda. Non ne potevo più. 
Un po' di fantasia no?
 
Santana
 
«Allora ci siamo. Sorrisone, velo pronto. Boquet in mano. Ci siamo!» 
Matt mi prese per un braccio, mi avrebbe accompagnato lui sino all'altare per cui Quinn e Kurt fuggirono veloci dentro.
«Ha qualcosa da dichiarare prima di sposarsi?» mi chiese un secondo prima di varcare la soglia. Io risi, lo guardai e sussurrai solamente.
«Aiutami a non cadere.»
E poi la vidi. Là. Bellissima. Con i suoi capelli biondi e gli occhi azzurri. Il corpo stretto in un abito bianco, il SUO abito bianco. Era un angelo. Una visione paradisiaca che subito mi fece sciogliere ogni muscolo. La tensione sparì. Lei era là e io l'avrei stretta presto.
Come misi piede sulla prima mattonella della chiesa però un organò attaccò ad un volume eccessivamente elevato. Tutti si voltarono in direzione di quella musica non proprio a tempo ma sicuramente consona all'occasione e vidi Puck strizzarmi l'occhio. Lessi il labbiale.
«Una volta son stato con una pianista...»
Veramente pessimo. Ma apprezzai il gesto. Stava suonando per me. Stava suonando per me e Brittany. Stava suonando al MIO matrimonio. Suonava così strano.
«Se vuoi siamo ancora in tempo per fuggire...» sussurrò sorridendo Matt ormai a metà navata. Io risi. Era così stupido!
«Preferisco passare questa volta.»
«Allora signorina Lopez, è stato un piacere...ora la lascio in mani migliori.»
E mi lasciò il braccio. Fece qualche passo e raggiunse Quinn al lato dei testimoni. Al lato dove poco dopo mi misi io sfiorando con la mano quella di Brittany e salutandola dolcemente.
«Sei bellissima. Pronta?»
Lei si sporse verso di me sino a sfiorarmi l'orecchio.
«Sappi che se qualcun'altro mi chiederà se sono pronta riceverà un pugno in un occhio!
Ma ti amo. E sei bellissima.»
Incominciavamo decisamente bene.

Angolo dell'Autrice
Penultimo capitolo ragazzi :'( Scrivere queste cose mi distrugge ma allo stesso tempo mi emoziona. Siamo quasi alla fine. Un solo capitolo ci separa da questo epilogo. Siete pronte? OK si vi autorizzo a darmi un pugno in un occhio come Brittany <3 
Grazie a tutti :D

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Capitolo 54
*** Mine ***


«Bene cari parenti, amici, conoscenti. Siamo venuti qua oggi per queste due donne. Siamo qua perché Brittany e Santana hanno deciso di compiere un grande passo. 
Siamo qua per celebrare un matrimonio.»
 
Pedro si voltò verso il gruppetto dei nostri che ci guardava ammirato dalle prime file.
Beth con il vestito buono era seduta sulla panca di legno per poterci vedere e intrecciava le sue piccole manine rosate tra i capelli. I suoi grandi occhioni ci scrutavano ammirati.
Probabilmente invidiava i nostri vestiti, rifletteva su quanto anche lei un giorno avrebbe voluto indossare un abito del genere. Non si era mai chiesta per quale motivo avessi sempre portato ragazze a casa, non si era mai chiesta perché la zia San non le aveva mai presentato il suo uomo. Era una bambina, se una persona le stava simpatica, se le donava un po' di attenzioni e affetto tutte le altre cose erano superflue. E anche se cominciava a capire, anche se ormai stava crescendo e probabilmente Quinn aveva adempiuto ai suoi doveri di mamma moderna ci guardava con quel senso di ammirazione di una che ti stima. Di una persona che capisce quello che provi, che sa che non c'è nulla di più giusto che amare.
E io provavo tutto questo. Io ammiravo Brittany senza poter nemmeno parlare. La sua perfezione, la sua bellezza, il suo profumo. Era affianco a me e sarebbe stata solo la prima volta. Quello in cui ci stavamo affacciando era qualcosa di grande, una cerimonia del genere ma che probabilmente sarebbe stata allietata da tantissime scene improbabili dato che era un unione civile e sarebbero bastate due semplici firme. Ma quelle non era una questione di inchiostrio, carta e penna. Quella era una storia di cuori. La nostra era una storia d'amore.
«Care ragazze, oggi le vostre strade si incontrano e diventano una sola. Presto percorrerete per sempre lo stesso percorso e per voi comincerà un cammino di gioia, amore e responsabilità e se mai troverete degli ostacoli allora il vostro amore vi aiuterà a superarli. La vostra vita sarà sicuramente un eterna luna di miele per cui voglio farvi una richiesta.»
 
L'uomo guardò Brittany, un sorriso buono stampato sul viso. Era un uomo favoloso.
Non un prete, non un uomo di chiesa, semplicemente uno che aiutava gli altri. O almeno così me lo aveva descritto Amelia. Una persona che ci avrebbe aiutate a rendere quel momento, quella conquista ancora tardiva di uguaglianza per il mondo incredibilmente vicina al matrimonio di qualsiasi altro etero del mondo.
«Brittany S. Pierce vuoi prendere Santana Lopez come tua moglie per il resto della tua vita?»
Mi mancò la saliva. Sentì sempre più caldo, il vestito stretto, l'aria irrespirabile.
I suoi occhi cercarono i miei, luccicavano di luce e forse di lacrime. I suoi splendidi specchi, erano qualcosa che portava direttamente alla sua anima, qualcosa che mi aveva sempre parlato di lei, del suo essere, del suo io. Brittany mi prese la mano e sospirò emozionata.
«Più di ogni altra cosa al mondo.»
Il cuore si fermò. Tutto il mondo si fermò.
Cos'era il moto di rotazione confrontato all'amore di Brittany? Niente.
«E tu Santana Lopez vuoi prendere Brittany S. Pierce come tua moglie per il resto della tua vita?» Io sorrisi. Trattenendo le lacrime, trattenendo il respiro.
Dovevo semplicemente tentare di parlare, di mettere di seguito delle parole. 
Ma il mio cervello era fermo ai suoi occhi, al suo sorriso, al suo sguardo, al suo si.
E così mi limitai semplicemente a sussurrare senza fiato.
«...si...»
Pedro mi guardò quasi commosso. 
In lontananza, perché tutto mi appariva lontano sentì un pianto. Quinn.
Matt la stringeva alla spalla mentre tentava di consolarla ma era difficile. Era un pianto di gioia, era l'emozione che travolgeva anche la mia Quinn. La mia stronzetta preferita.
La ragazza che era stata sempre come la sorella maggiore che non avevo mai avuto, la mia nemesi, quella che non aveva mai provato a nascondermi i suoi pensieri o la sua verità. La mi protettrice, la mia speranza, la mia salvezza, la mia coinquilina.
Era Quinn. E lei piangeva, piangeva per me. Perché non riusciva a credere che io stessi davvero legando la mia vita a Brittany. Perché era così orgogliosa...
«Bene, potete scambiarvi le promesse ora e...» fece segno a Beth di muoversi e Puck le mise in mano un cuscinetto nella quale erano poste due fedi luccicanti. Nulla di complesso.
Due anelli d'oro con un incisione all'interno. Brittany e Santana. Questo.
Perché questo bastava. Eravamo solo noi, con il nostro amore, con i nostri problemi, con le nostre vite incasinate. Eravamo noi e nessun altro.
«Grazie piccola.» sussurrò l'uomo sfiorandole la testa e lasciandola tornare a posto.
Lei non smise un attimo di fissarmi. Quinn invece finalmente riuscì a trattenersi. 
Iniziò Rachel e probabilmente anche Sandy o almeno così sembrava.
«Brittany vuoi iniziare tu?»
Lei sorrise. Nel panico. Senza riuscire a staccare gli occhi da me. 
Si sporse e prese il mio anello tra le mani, era così piccolo ma così importante.
Era un simbolo, del nostro legame, della nostra unione. Anime gemelle.
Mi prese la mano tra le sue e mi regalò il suo sguardo migliore.
 
«Io Brittany S. Pierce, la stupidella della scuola, la piccola ballerina bionda che non riusciva mai a superare gli esami e che tanto ha lottato per riaverti, accolgo te Santana Lopez come mia sposa. E giuro, lo giuro davanti a te, davanti a lui e davanti a voi tutti. Giuro di esserti sempre fedele, di starti sempre accanto nella gioia come nel dolore, nella salute e nella malattia. Perché io so che ne passeremo tante, che dovremo convivere con tante difficoltà ma so anche che supereremo sempre tutto. Io sono Brittany e sono tua, lo sono completamente. Lo sono probabilmente da sempre. Io sono la tua anima gemella, tu sei ciò che serve a completarmi e prometto di amarti e onorarti per tutti i giorni della mia vita. Anche oltre se potessi. Prometto di cucinare, di pulirti i vestiti, di fare il bucato, di supportarti quando avrai bisogno di me e di dissentire quando crederò che tu stia sbagliando. E lo farò in ricchezza e in povertà. Ho il mio amore, non mi serve nient'altro.»
Una lacrima le rigò la guancia mentre mi metteva l'anello. Aderiva perfettamente, era stato creato appositamente per quel dito e solo lei poteva metterlo. Solo lei poteva avermi per sempre, per ogni istante della sua vita.
Tremante presi tra le mani quel cerchietto d'oro e lo fissai. Non mi ero preparata un discorso. O meglio si, lo avevo fatto ma ora mi ero dimenticata di tutto. Con Quinn che aveva ricominciato a piangere, Matt con gli occhi lucidi, Puck che mi guardava sorridente, Beth ammirava, Rachel e Mercedes commosse. Era troppo, era tutto troppo bello.
 
«Io Santana Lopez, la mangiafemmine della scuola, la migliore cheerleader del suo anno...» guardai l'altra mia bionda sorridendo «La peggiore amica della storia accolgo te Brittany S. Pierce come mia sposa. E prometto di esserti fedele, di non ricomettere gli stessi sbagli che commisi un tempo, di stare con te nella gioia e nel dolore, di aiutarti sempre e non scappare mai dalle situazione drammatiche. Ti starò accanto, ti stringerò, ti bacerò nella salute e nella malattia e lotterò sempre per te, sempre. Prometto davanti a voi di onorarti e amarti nella ricchezza così come nella povertà perché il mio cuore compenserà tutto, perché non ti farò mai mancare l'amore e la gioiai. Perché se tu sorriderai non sarà importante dove ci troveremo e in quali condizioni. Prometto di amarti e onorarti e...amarti per tutti i giorni della mia vita...» mi commossi.
Fu inevitabile. Due lacrime rigarono le guance e veloce la mano di Brittany le fermò.
I nostri sguardi si incatenarono e baciandola gliela presi per mettere l'anello al suo dito.
Finalmente mia. Finalmente nostro.
«Avendomi lo Stato dato il potere di unirvi in matrimonio questo è quello che farò. Dunque vi do la mia benedizione e vi unisco. Ora siete una famiglia! Ora siete moglie e...moglie.»
Vidi il suo sorriso farsi più largo e non potei più trattenermi, mi lanciai letteralmente su Brittany per darle un bacio come se non ci fosse un domani ma...Pedro mi fermò. Ridacchiando.
«Non ho ancora detto di baciare la sposa. C'è una cosa ancora...»
«Cosa?» mormorammo insieme io e Brittany guardandoci confuse e proprio allora lo sentì.
Un microfono si accese, più in alto dell'altare, all'ambone quella sorta di spazio ove tutti leggevano le proprie letture durante la messa. 
«Funziona? Mi sentite tutti?» risi osservando Matt girarsi la cravatatta al contrario e scompigliarsi i capelli. Piano piano tutti i nostri amici, tutte le persone che si erano riunite per noi si misero in fila dietro di lui lasciandoci ormai sole davanti a Pedro.
«Bene. Perché se pensavate che noi tutti non avessimo nulla da dire al vostro matrimonio sareste due pazze! Tutti noi vogliamo lasciarvi un ricordo indelebile di noi nella vostra unione e lo vogliamo fare prima che siate definitivamente moglie e moglie.»
Io e Brittany ci guardammo, questa volta commosse e sorridenti.
«Dunque sarò io a inziare. Il testimone della sposa. Il tuo migliore amico San.
Ti ho vista crescere, ti ho vista cambiare, ho assistito a ogni parte della tua vita eppure quasi non ti riconosco. Quasi non riesco a capacitarmi del modo in cui tu sia diventata questa stupenda persona. Lo eri, lo sei sempre stata per me ma...ora sei radiosa. Luminosa. Emetti luce propria e penso di parlare a nome di tutti quando dico che sei la Santana Lopez che tutti ci aspettevamo. Per cui voglio farvi gli auguri e benedire il vostro matrimonio, che possa durare per sempre...» fece per andarsene ma poi tornò ad impadronirsi del microfono
«E tra parentesi non sarà mai bello quanto il mio!»
Quinn diede un colpo al fianco e ridacchio divertita, ancora gli occhi gonfi.
«Non ho molto da dire. Solo una cosa. Ho pianto.
Santana io ho pianto per te. Quest'anno sono successe così tante cose e tutto ciò mi ha solo fatto capire quanto davvero io tenga a te. Quanto sia attaccata alla mia migliore amica.
Sei tutto quello che ho e non ti sei mai allontanata nonostante io non sia stata certo la migliore di sempre no?» la guardai ridacchiando e trattenendo una lacrima.
«Ti ho insultata, criticata, derisa e ora guardati...vestita di bianco, sopra un altare sposata con una delle ragazze più dolci e belle che conosca. Brittany io so quanto la ami e so che la tratterai sempre bene, non farti mettere i piedi in testa da quella leonessa e...» stava per scoppiare a piangere, tentò di resistere.
«Vedete di far qualcosa di bellissimo!»
«Brittany, sei la mia collega, la mia compagna di scrivania ma anche una delle mie più care amiche. Sei diventata così importante in così poco tempo e quasi non ci credo che tu ti stia sposando. Ma la ami e lei ama te e così chiaro dai vostri sguardi. Sarete felici, io ne sono sicura. Congratulazioni.»
«Be che dire...auguri bellezze. Se si è sposata Santana allora potremmo sposarci tutti no?»
Puck. Il solito stupido Puck.
«Tienitela stretta Brittany perché non troverai di meglio, io te lo posso assicurare. E tu latina, vedi di non combiare casini o mi costringerai a scendere da Los Angeles a venirti a cercare...anzi sarò molto più vicino di quanto pensi. Mi trasferisco a New York baby e lo faccio solo per voi due dunque...rendetemi orgoglioso!»
Noah scese dall'ambone lasciandoci tutte sorprese. Si trasferiva. Tornava da noi.
Quasi non ci credevo e fu davvero una bella scena vedere Quinn saltargli addosso e baciarlo appassionatamente. Cavolo doveva essere veramente sconvolta ma...sapevamo tutti che non si trasferiva davvero per noi due o meglio, ci speravo.
Kurt prese il microfono soffiandosi il naso. Gli occhi erano rosso sangue.
«Voi due mi ucciderete lo sapete vero? Se continuo così piangerò ogni mia lacrima.
Ma dobbaimo festeggiare no? Godiamoci questo giorno, godiamoci i pari diritti.
Santana mi ha aiutato quando avevo bisogno di qualcuno, senza di lei probabilmente non sarei qua ma solo a deprimermi per le vie notturne della città. E invece son qua e ho potuto assistere a uno dei matrimoni più belli di sempre.»
Matt si lamentò da dietro facendoci tutti scoppiare a ridere.
«Io credo in voi e ci sarò per qualsiasi cosa. Invidio il vostro amore e penso che lo coltiverete per sempre. Vi adoro ragazze!» ci salutò tornando a piangere e ricevendosi le pacche sulle spalle da tutti gli altri.
«Tu mi rubi la scena Santana. Sai, ti ho odiata. Ti prendevi sempre gioco di me...cosa che fai ancora sia chiaro. Ma poi non so perché qualcosa è cambiato. Siamo diventate amiche e anche se non hai mai smesso di prendere di mira Finn o il mio naso sapevo che quello era affetto. Perché noi ci vogliamo bene. E Brittany voglio un mondo di bene anche a te. Abbiamo perso i contatti in questi anni ma ora che li abbiamo riallacciati non ho intenzione di perderli ancora. Vi verrò a trovare sempre, canterò un assolo ogni Natale e...»«Rach dai basta...hanno capito!» disse Mercedes portandola via ormai in lacrime. La nasona era sempre la solita.
«Ho una sola cosa da dire a voi due bellezze. Perché voi sapete benissimo quello che penso quindi: Praise!» scoppiammo tutti a ridere. Ancora una volta. E poi vidi quella testolina bionda che a mala pena raggiungeva il microfono. Puck la prese in braccio sollevandola.
«Io non ho nulla da dire se non che è stato il matrimonio più fantafantastico del mondo. Zia San sei bellissima e Zia Britt anche tu sei un incanto, sembri Cenerentola! Anche io da grande voglio avere una cosa così bella, chissà se Lucas mi proporrà mai di sposarlo...»
Lucas? Puck la guardò interrogativo e Quinn spiegò da dietro le quinte. Era solo un compagnetto di scuola.
«Comunque sono strafelice e non vedo l'ora di venire a giocare nella vostra nuova casa e di avere dei cuginetti e di fare da baby sitter e di rompere qualcosa e di disegnare voi due e anche di correre per il giardino! Vi voglio tanto bene.»
Scoppiai a piangere. Davvero non riuscì proprio più a trattenermi, era troppo e tutto insieme. Brittany mi strinse forte e Pedro sorride.
«Credo che ora possa baciare la sposa!»
Catturai il viso di Brittany con le mani e la bacia appassionatamente. Gli applausi scrosciarono ma nulla era importante se non noi due. Le sue labbra sulle mie. Le sue mani sui miei fianchi. Il suo profumo. Tutto di lei.
Quando, parecchio tempo dopo ci separammo la sentì sussurrare con la voce roca.
«Ti amo.» e io non potei che farle eco. La vidi andare verso la navata ma la fermai con un braccio. «Aspetta, non è ancora finito!»«Come? Dobbiamo andare in ristorante, siamo già in ritardo e se vogliamo fare un...»«Britt guardami. Stai davvero pensando al cibo?»
«No.» ammise ridacchiando e sporgendosi per darmi un altro bacio. «Però voglio che questo giorno sia perfetto in ogni dettaglio. Tu sei perfetta e voglio solo questo!»
Sorrisi dandole un altro bacio. E in quel preciso momento tutti cominciarono ad andarsene. Sorrisi ancora quando Matt mi fece l'occhiolino e persino Pedro mi diede un colpetto alla spalla. Brittany confusa si guardava intorno e tentava di fermarli ma tutti semplicemente ridacchiavano e avanzavano verso la porta. Io la calmai con il mio sguardo più dolce e quando Puck tirò fuori una chitarra acusitica esordendo con «Spero di cavarmela ancora!» la vidi premersi una mano contro la bocca sorpresa e piangere ancora.
 
Matt intanto voltandosi verso di me, ultimo ormai nella chiesa chiuse le porte e sorride. 
Quinn gli si fece vicino.
«Tutto deve chiudersi come è iniziato. Intendeva davvero questo?»
«Credo proprio di si.»
«Santana è incredibile!»
«Oh e dovresti sentire in che modo ha utilizzato la sua licenza poetica sul testo di quella biondina!»«Che intendi dire?»
«Ha solo modificato qualche parola, per Brittany. Ma nulla di che!»
«Quella ragazza è incredibile.»
«No Quinn, quella ragazza è Santana Lopez!»
 
---
 
Ero là davanti a lei e indietreggiai. Feci dei passi indietro, scesi il primo gradino e mi accostai a Puck che finiva di accordare la chitarra mentre ancora Brittany mi guardava sconvolta e con le lacrime agli occhi. Tutto doveva chiudersi così come era iniziato. Certo, probabilmente avrei dovuto inserire un auto in tutto questo considerando il nostro primo bacio come inizio ma no...per me il nostro vero inizio, quello che ci aveva unite davvero, il mio inizio era stato Songbird. La canzone mia e di Matt, che avevo mutato per lei. Ora invece, volevo una canzone nostra, una canzone da sentire alla radio ogni giorno. E l'avevo trovata, avevo adattato a noi il testo e me ne ero completamente innamorata. 
«Questa è per te Brittany Pierce Lopez.» scandì il doppio cognome con enfasi.
Dovevo trattenere le lacrime o non sarei mai riuscita a cantarla per cui...quando Puck attaccò, cominciò ad arpeggiare su quelle corde delicate mi concentrai solo sulle belle cose che ci erano capitate. Sui nostri ricordi felici.
 
I were in college, workin’ part time, waitin’ tables
Left a small town, never looked back
You was a flight risk, with a fear of fallin’
Wonderin’ why we bother with love if it never lasts
 
Eravamo state al college insieme. Due semplici amiche che si erano trovate a vivere così tante situazioni insieme. Ad apprezzarsi, a non potere fare nulla senza l'altra. Quante ne avevamo passato? I duri allentamenti, i pomeriggi di compiti, le competizioni, il Glee Club. Accettarsi, viversi, rinnovarsi, credere in se stessi e superare tutte le difficoltà. Eravamo cresciute esteriormente e interiormente e poi, quel giorno, quel bacio. Aveva cambiato tutto.
Aveva invertito ogni mio pensiero. Eravamo state insieme, la mia prima storia. Il mio primo amore e anche se ero fuggita senza riuscire davvero a impegnarmi, anche se l'avevo allontanata da me lasciandola a pezzi mi ero scordata di lei. Avevo girato le spalle alla mia città, a lei. Il mio più grande errore della mia vita.
La guardai negli occhi mentre lei già piangeva, una lacrima calda a rigarle la guancia.
Troppe lacrime per essere un così bel giorno eppure...era quello che provavamo.
Amore. Tanto amore.
 
I say, “Can you believe it?”
As we’re lyin’ on the couch
The moment I could see it
Yes, yes, I can see it now
 
Si. Io ci credo.
No, non ci ho creduto fin dall'inizio ma ora posso vedere.
Ora posso vedere me e te. Posso vederci insieme, felici, realizzate.
Perché Brittany mi aveva fatto vedere, mi aveva aperto gli occhi sulla vita, sull'amore.
Avevo trovato un lavoro, avevo lottato per la mia vita, avevo fatto così tante cose in poco tempo che era così semplice credere. Lei era al mio fianco, lei era mia moglie.
Era chiaro.
 
You remember, we were sittin’ there, by the water
You put your arm around me for the first time
You made a rebel of a  man’s careful daughter
You are the best thing that’s ever been mine
 
Mi feci più vicina. Le lacrime ormai pronte a sgorgare mentre mettevo un passo dietro l'altro.
Lei si ricordava. Lei ricordava ogni nostro dettaglio. Ricordava il modo in cui si era innamorata di me, il nostro primo bacio, i nostri abbracci, tutti i nostri momenti. Lei si era innamorata di me, la latina più stronza che conosceva. E mi aveva sempre dato amore e importanza, aveva creduto in me quando ancora io non conoscevo tutte le mie possibilità.
Lei è la miglior cosa che sia mai stata mia. Perché lei è mia.
Lei porta il mio anello. Mia ora. Mia per sempre. Io e lei.
No, non era un semplice sogno adolescenziale. Non era una storiella, uno sfizio.
Non era finzione, la nostra storia era vera. Non ci mostravamo tanto in pubblico, non davamo vita a grandi effusioni ne eravamo costantemente al centro delle scene ma nel nostro piccolo era amore. E lei era mia. Mia.
 
Brittany Pierce we’re takin’ on the world together
And there’s a drawer of my things at your place
You learn my secrets and you figure out why I’m guarded
You say we’ll never make the other's people mistakes
 
La vidi tremare quando pronunciai il suo nome. Si, avremmo e avevamo preso il mondo insieme. Le avevo rivelato tutto, ogni mio segreto, ogni mio errore o problema.
Il giorno del mio quasi suicidio. Le avevo raccontato tutto. Ogni cosa.
Ero stata onesta, in tutto. Perché con lei potevo parlare, perché potevo sempre confidarmi ed era per questo che sosteneva che non avremmo mai commesso gli errori delle altre coppie. Il nostro matrimonio non sarebbe scoppiato.
Noi ci saremmo amate sempre. Firme indelebili nella nostra vita.
 
But we'll got bills to pay
We got nothin’ figured out
When it was hard to take
Yes, yes, this is what I thought about
 
Non sarebbe stata facile. Di questo ne ero sicura.
Perché avevamo caratteri affini...ma diversi. Io ero io e lei era lei. E avremmo lottato, avremmo litigato e ci saremmo arrabbiate come sempre. Le nostre liti, le nostre rotture erano ancora indelebilmente memorizzate nella mia mente. Ogni singola parola.
Ogni grido. Noi eravamo passione. Noi prendevamo tutto di petto.
Ma avremmo superato tutto. Tutto.
 
You remember, we were sittin’ there, by the water
You put your arm around me for the first time
You made a rebel of a man’s careful daughter
You are the best thing that’s ever been mine
 
Piangeva. Piangeva e sorrideva e io...cominciai a piangere. Però tentai di controllarmi.
Dovevo cantarla tutta. Era la mia dedica. Il mio regalo. I miei sentimenti.
Non ero mai riuscita a cantare una canzone d'amore prima di Songbird e ora...ora ero io.
Era lei. Lei era mia. E io volevo solo gridarlo al mondo. Volevo farlo sapere a tutti, volevo che il mondo si accorgesse di noi, della nostra felicità, del nostro amore.
Puck continuava a suonare guardandoci con quella sua aria da cucciolo e io le ero sempre più vicina. A un soffio. Meno di cinque passi. Se si fosse mossa, se si fosse sporta mi avrebbe presa. Ma io ero già sua e lei già mia. Che bisogno c'era?
 
Do you remember all the city lights on the water?
You saw me start to believe for the first time
You made a rebel of a man’s careful daughter
You are the best thing that’s ever been mine
 
Credimi. Non ti lascerò mai. Perché io ricordo tutto.
Questo dicevano i miei occhi. Questo i miei tocchi. Le sfiorai la spalla con la mano e lei rabbrividì completamente mentre si lasciava andare ancora una volta alle lacrime.
I suoi bei denti bianchi, le sue labbra in un sorriso. Era bella anche mentre piangeva.
Lei era sempre bella. La miglior cosa che sia mai stata mia. 
Avrei fatto di tutto per lei. Di tutto.
 
And I remember that fight, 2:30 a.m.
You said ‘verything was slippin’ right out of our hands
You ran out cryin’, and I followed you out into the street
 
Io ricordavo quella volta.
Quando lei mi aveva aggredito. Carica di paura, di rabbia ed era scappata. Nella notte, sotto la pioggia. Ma io non l'avevo lasciata scappare, non questa volta. Avevo corso dietro di lei, avevo stretto forte a me quella speranza perché non poteva finire tutto così.
Perché io l'amavo e avrei lottato per ciò che amavo.
La miglior cosa. Io mi sarei battuta per il meglio di me.
E così avevo fatto.
 
Braced yourself for the goodbye
‘Cause that’s all you’ve ever known
Then I took you by surprise
I said, “I’ll never leave you alone”
 
Era già pronta per l'addio. Era pronta a lasciarmi per il mio bene. Perché lei sapeva già tutto. 
Sapeva che mi avrebbe distrutto. Che sarebbe successo qualcosa. Che ci saremmo lasciate e invece io l'avevo zittita. Avevo preso il coraggio, avevo parlato con il cuore.
L'amavo e non l'avrei mai lasciata, lei era mia e io volevo solo lei.
Non volevo la fama, non volevo il denaro, non volevo un lavoro che mi portasse in giro nel mondo se non potevo avere lei. E se l'avevo la volevo tutta per me.
E ora avremmo avuto una vita insieme. Ora io e lei eravamo una famiglia.
Piansi, ancora mentre le sfioravo il viso e sentivo la sua mano carezzarmi la schiena.
 
You said, “I remember how we felt sittin’ by the water
And every time I look at you, it’s like the first time
I fell in love with a man’s careful daughter
She is the best thing that’s ever been mine”
 
Mia. Mia. Ora e sempre.
In salute e malattia. In ricchezza e povertà.
Nella buona e nella cattiva sorte.
Sempre.
Mia. Mia.
 
You made a rebel of a man’s careful daughter
You are the best thing that’s ever been mine
 
Il nostro futuro era radioso. Il nostro futuro ci attendeva. Perché ora appartenevo a lei.
E lei apparteneva a me. E io avevo la migliore cosa del mondo. I suoi occhi, i suoi capelli, la sua pelle, il suo sorriso, la sua anima, il suo amore. Tutto. Brittany e Santana.
 
Do you believe it?
We’re gonna make it now
And I can see it
I can see it now
 
Puck smise di suonare. Prese la chitarra in spalla e si dileguò silenziosamente.
Io la guardavo, lei guardava a me. Tentavo ancora di riprendere fiato quando mi strinse forte. E pianse sulla mia spalla, e mi baciò il collo, e rise.
«Ti amo Santana Lopez.»
«Lopez Pierce...» precisai stringendola forte.
«Ti amerei anche se non avessi un cognome!»
«Ma dato che ce l'ho...usiamolo no?» risi guardandola.
Così bella. Così mia.
«Ti amo Santana Lopez Pierce.»
«Ti amo anche io Brittany Pierce Lopez.»
Ci baciammo.
Un bacio appassionato. Carico di tutto quello che pensavamo.
Poi, quando le campane suonarono sulle nostre teste mi sciolsi in una risata.
«Dovremmo deciderci sull'ordine però. Credo che Lopez vada prima!»
Brittany rise e facendomi quasi perdere l'equilibrio mi diede un altro bacio.
«Abbiamo una vita per deciderlo. Perché tu sei mia!»
La guardai ancora. Io e Brittany. Brittany e me.
Già. Era così che doveva andare. Tra le lacrime e le risate.
«E tu sei mia.»

Angolo dell'Autrice
La fine è dunque arrivata. Ma questo non è un addio, è solo un arrivederci. Si, tornerò. Penso a fine estate ma questa storia avrà un seguito quindi se vorrete continuare a seguire le storie di queste due meravigliose ragazze potrete farlo.
Mi sono affezzionata immensamente ad ogni personaggio di cui ho scritto, a Santana prima di tutto, a Brittany, a Quinn e Matt, a Puck, a Kurt, a quel poco che si è visto di Rachel e Mercedes, a Mandy e a tutti quanti...
Ogni volta che cominciavo un capitolo, che sceglievo una canzone e tentavo di delinearne una storia seguendo bene la trama era come creare un nuovo mondo e tutto questo mi sarebbe mancato troppo. Proprio per questo ci sarà un continuo.
Questa parte però è davvero conclusa. Credo che Insegnami ad Amare si meritasse un finale, qualcosa di incredibilmente bello e significativo per dar ancora più importanza alla storia. E se Songbird è stata la canzone che ha dato inzio alla loro storia quale meglio di Mine per chiudere ora? Ho cambiato qualche parola, per farla ben aderire a loro due ma volevo davvero dare una scena migliore di quella che Ryan ha creato per questa straordinaria performance di Santana e dunque...ecco qua.

Vorrei ora ringraziare tutti. Vi vorrei ringraziare ad uno ad uno ma sarebbe praticamente impossibile.
Vorrei dunque ringraziare tutti coloro che anche solo una volta hanno perso tempo a leggere questa storia, per me è stato davvero molto importante. E a tutti quelli che l'hanno seguita e mi hanno sopportato per tutto questo tempo.
Un ringraziamento speciale va a chi tutto mi ha lasciato una recensione perché i commenti e i pareri sono ciò che davvero mi ha aiutato. Mi ha spinto a continuare, a tentare di migliorare. Mi facevano ridere o sorridere e mi esalatavano. Molte volte ho scritto i capitoli così ravvicinati proprio perché VOI mi davate la carica. E ora siamo alla fine e non posso far altro che dirvi un grandissimo GRAZIE. Perché voi amate Brittany e Santana e così io. Che altro dire...ormai ho finito le parole. Spero di risentirvi e rivedervi presto e spero anche che la prossima parte della loro storia possa essere bella quanto questa.
E ricordatevi...credete sempre nella Brittana :)
Clawdia 

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