La Verità di Infinite Sky Driver (/viewuser.php?uid=130139)
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Colore di luna ***
Capitolo 2: *** Non sogni, ma verità parallele ***
Capitolo 3: *** Oro e Zaffiro ***
Capitolo 4: *** Crushing glass ***
Capitolo 5: *** La Notte Rossa #1 ***
Capitolo 6: *** La Notte Rossa #2 ***
Capitolo 1 *** Colore di luna ***
INFINITESKYDRIVER
Un grazie immenso al mio
fratellone Wingsam, che mi ha sopportata nel
mio tragico momento di panico nella scelta del titolo, e nella
creazione del banner,. Grazie fratellone! Mi ispiri sempre un sacco!
<3
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Il mare, com’è risaputo, acquieta
l’animo umano.
Non tutti gli umani, però, si lasciavano
trasportare dal
dolce suono delle onde sulla sabbia, dal tiepido vento caratteristico
dei
luoghi marittimi, dalla piacevole sensazione della morbidezza sotto i
propri
piedi, dalla fugace consapevolezza dell’attesa.
Almeno, non lui.
La luce era talmente poca che a stento distingueva
i
contorni delle cose, non che gli servisse molto, dopotutto quella
piccola
spiaggia libera era sgombra, nessun ostacolo l’avrebbe messo in
pericolo,
niente ci sarebbe stato fra lui e ciò che sarebbe arrivato. La
luna faceva
capolino dietro le nuvole notturne, a piccoli intervalli, ma sembrava
che
l’agglomerato gassoso si stesse diradando, poiché la luce
leggera ed azzurra
dell’astro era sempre più presente, per sempre più
tempo.
Si passò una mano fra i capelli, impaziente.
Come poteva aspettare ancora? Quanto attendeva
quell’incontro?
Era troppo ormai che i suoi occhi non venivano
allietati da
quella magnifica visione, la visione della perfezione,
dell’amore, della
divinità incarnata.
Si vergognò per un piccolo istante di
essere uomo. L’umano è
così imperfetto, preda di stupide ossessioni e vene egoistiche,
avidità e
cattiverie.
No, ciò che stava venendo da lui non era
niente di tutto ciò.
Aveva smesso da tempo, ormai, di reputarlo
impossibile,
poiché non poteva essere impossibile una creatura talmente
perfetta. Si crede
che non esista la perfezione, in quanto gli umani siano peccatori dal
principio.
Infatti. Lui non
era umano, lui non era peccatore. Lui
era divino, era immorale, era
impossibile, era tutto ciò che agli occhi pare perfezione.
Non avrebbero potuto incontrarsi in un momento che
non fosse
quello. Solo in quei momenti per lui
era possibile avvicinarsi alla mortalità terrena. Per questo,
desiderava
ardentemente che arrivasse la notte, per poterlo ammirare, per poter
incontrare
un essere fantastico, un essere che gli aveva rubato il cuore.
Il suo sentimento, però, non era legato
all’aspetto
dell’altro, o alla sua origine, o alle sue caratteristiche,
bensì da ciò che i
loro sguardi intrecciati avevano creato.
E proprio mentre si passava distrattamente una
mano sul
braccio scoperto, vide nel mare un’increspatura anomala,
agognata, desiderata. Smise
di respirare per qualche secondo, riprendendo solo nel momento in cui
si
accorse che il suo cuore batteva ancora, e infinitamente più
veloce di prima.
Le onde si alzavano e si abbassavano, e quella
figura
avanzava tranquilla, verso di lui, sulla spiaggia.
Da lontano pareva che la sua pelle fosse azzurra,
della
stessa composizione dell’acqua, ma mano a mano che si avvicinava
a colui che lo
attendeva impaziente, grazie all’azione della luna la sua pelle
assumeva un
colore rosa pallido.
I capelli chiari, alquanto lunghi per un ragazzo,
si appiattirono
al capo, cadendo appena sulle spalle; gli occhi allungati, tracciati
dal
pittore più esperto, racchiudevano un paio di occhi dalle iridi
blu, che si
accesero di infinite sfumature nel vedere il ragazzo sulla spiaggia; il
suo
corpo snello era fasciato perfettamente in un abito chiarissimo, reso
aderente
dall’acqua; sul torace prendeva una forma simile ad una camicia
sbottonata sul
petto, mentre le gambe erano coperte da un paio di pantaloni
anch’essi
attillati ma morbidi e dall’aria decisamente comoda. Il tutto non
faceva che
rendere la sua figura ancora più attraente.
L’altro giovane si avvicinò con
cautela all’acqua, senza
nascondere il suo sguardo pieno di stupore nel vedere tanta bellezza,
mai si
sarebbe stancato di vederlo, mai avrebbe pensato che ogni volta sarebbe
stato
sempre più bello.
Quando i due furono abbastanza vicini da
permettersi di
parlare sottovoce, il ragazzo arrivato dal mare prese parola.
“Jong-hyun”
La sua voce
uscì
leggera, ma bassa. Una delle cose che l’altro amava di lui era
quanto la sua
apparenza ingannasse. Si poteva pensare avesse una voce cristallina,
alta e
femminea, mentre invece le sue corde vocali producevano un suono roco e
basso,
seducente ai limiti del possibile.
Jonghyun sorrise inoltre per il modo in cui
l’accento cadeva
sull’ultima parte del suo nome, donandogli un’aria
Fantastica. Gli prese una
mano, mantenendo quell’espressione, e gli diede un bacio sulle
nocche bianche,
seguendo poi la linea delle dita affusolate con la punta del naso.
“Kibum, ti stavo aspettando”
Kibum corrispose il suo sorriso in modo talmente
dolce che
Jonghyun mai aveva ammirato in alcuna creatura. In quel momento
capì nuovamente
per quale motivo l’amava. Il biondo mantenne
quell’espressione, mentre il suo
sguardo vagava sul corpo del compagno; si soffermò più
tempo sui capelli,
distendendo maggiormente il proprio
sorriso. Passò distrattamente alcune dita fra le ciocche corte
che splendevano
contro la luce lunare.
“Hai visto Kibum? Cosa ho fatto per
te?” Jonghyun pareva un
bambino, mentre a stento si tratteneva dal saltellare sul posto per la
felicità.
“Sei così buffo, Jonghyun”
Ma il ragazzo non si sentì offeso per le
sue parole, anzi.
Le pronunciò con un tale amore negli occhi che provò un
immenso desiderio di
fare sue quelle labbra pallide a forma di cuore.
Si era tinto i capelli. Mai avrebbe pensato di
fare un
cambiamento così drastico nella sua vita, ma per il suo
Kibum l’avrebbe fatto. Precedentemente, la sua capigliatura
scura e corta lo soddisfaceva in quanto molte persone lo trovavano
attraente.
Da quando aveva scoperto però che Kibum amava le sfumature della
luce prodotta
dalla luna, esattamente durante il loro precedente incontro, non aveva
dubitato
nemmeno per un secondo a tingere i propri capelli di un biondo platino,
in modo
che rispecchiasse il più possibile quel colore chiaro e
scintillante che
caratterizzava la notte ed i loro incontri segreti.
“Lo sai, perché mi piace tanto questo
colore?” Sussurrò
Kibum, ad un soffio dalle labbra del ragazzo che stava di fronte a lui.
Jonghyun si limitò a scuotere velocemente
la testa,
attendendo la spiegazione.
“Perché questo è il colore dei
nostri incontri. E’ il colore
della magia, della creazione, del segreto. E’ il colore del
nostro amore”
Abbassò di poco lo sguardo per incrociare
gli occhi
dell’altro, in quanto, seppur più grande di un anno di
lui, era più basso di
qualche centimetro. Perdevano molto tempo a guardarsi negli occhi, a
lasciar
dialogare le proprie porte dell’anima, perché quando la
loro connessione
diveniva forte, non c’erano bisogno di parole.
Non ci fu infatti bisogno di permessi, né
di consensi,
quando Jonghyun passò una mano sulla guancia del biondo, con
delicatezza, con
calore, avvicinandosi sempre di più al suo viso, catturando le
sue labbra con
le proprie in un bacio che sapeva di sale.
Kibum era a conoscenza del fatto che a Jonghyun
non
piacevano molto i gusti salati,- visto che lui era appena emerso
dall’acqua di
mare non poteva fare molto per togliere dalla sua bocca quel gusto-
così
permise immediatamente il contatto tra le loro lingue, in modo che il
dolce
sapore del maggiore lo invadesse completamente, donandogli
quell’ebrezza
talmente piacevole da dimenticare persino il proprio nome.
Jonghyun aveva baciato alcune persone, prima di
Kibum, ma la
prima volta che ebbe la stessa esperienza con lui, gli parve di non
averlo mai
fatto davvero prima. Il loro contatto non era portato da un semplice
istinto,
bensì da una forza irrefrenabile e paradisiaca. Appena le loro
bocche si
sfioravano, in entrambi si accendeva un fuoco greco, impossibile da
placare,
inestinguibile, carico d’emozioni.
Kibum mordicchiò distrattamente il labbro
inferiore di
Jonghyun, prima di appoggiare una mano sul suo petto largo e muscoloso.
Le mani
del maggiore si strinsero invece ai suoi fianchi, attirandolo a se.
“Jong…” Sorrise il più
piccolo.
L’altro sorrise di rimando.
“Perché sorridi?”
Kibum lo fissò negli occhi, le sue iridi
blu splendevano, le
pagliuzze azzurre erano incantevoli e scintillanti.
“Non dovrai aspettare molto”
“Aspettare molto? Per cosa?” Prese a
posargli piccoli baci
sul collo, lasciando che la voce gli uscisse bassa e roca, spezzata
dall’emozione.
“Vedrai. Ma sarai molto felice”
____________________________________________
::INFINITESKYDRIVER CORNER::
Eccoci qui riuniti! Visto che non riesco
a stare troppo tempo lontana dalle Jongkey, e questa cosa mi è
venuta in mente ieri notte verso le due..beh, ho approfittato. Al
momento questa storia nasce come one-shot, ma sono propensa ad un
seguito, molto, molto, probabilmente, se mi arriveranno ispirazioni al
riguardo. (Spero tanto di si perchè mi piace già ewe)
Non so minimamente se possa piacere un
continuo, se si, fatemelo sapere magari con una recensione, anche
piccola, ma le gradisco sempre ewe
E' alquanto..."Soprannaturale", mi piace
e spero tanto che sia piaciuta anche a voi lettori, davvero! Critiche,
consigli e pareri sono sempre ben accetti °3°
Vi
ringrazio per aver scelto di leggerla e chissà, magari
scriverò un continuo già questa notte, non lo so, magari
nemmeno vi ha incuriosito ;u; Mi faccio sempre prendere
dall'ispirazione, questa storia è nata così (Non è
vero, è nata perchè volevo scrivere una Jongkey da troppo
tempo e ci ho pensato fino a che il cervello non mi ha accontentato BD)
Quindi.....per ora, grazie per aver letto!
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Capitolo 2 *** Non sogni, ma verità parallele ***
INFINITESKYDRIVER
Vorrei ringraziare tutti
coloro che hanno letto il primo capitolo, coloro che hanno recensito e
coloro che hanno inserito questa storia tra preferiti, seguite e
ricordate, un grazie immenso! Non sapete quanto mi faccia piacere!
Direi che ogni capitolo avrà un ringraziamento particolare. Se
nel primo ringrazio mio fratello per la sua pazienza, in questo
ringrazio i miei recensori del primo capitolo (HaruHaru19, jong_4ever, Temperina
e luna8029)
che - seppur inconsapevolmente- mi hanno dato la voglia di continuare.
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Jonghyun si svegliò di soprassalto.
Era, come sempre, nel suo letto. Le lenzuola gli
si erano
infilate tra le gambe durante la notte, perciò era sudato oltre
ogni
immaginazione.
Cercò di srotolarsi da quel fagotto di
tessuto azzurro,
imprecando a bassa voce già appena sveglio.
“Per fortuna che il buon giorno si vede dal
mattino”, pensò
il ragazzo, sbuffando.
Si diresse velocemente in bagno, amava allietare
la pelle
dal caldo torrido estivo che lo assaliva già dal primo mattino.
Lanciò uno sguardo
fuori dalla finestra, non doveva essere poi molto tardi, poiché
il sole non era
alto in cielo e i raggi penetravano attraverso il vetro, scaldando ed
illuminando le chiare piastrelle del pavimento lucido del locale.
Preferì una doccia fredda, almeno si
sarebbe svegliato e i
muscoli si sarebbero tolti di dosso quel lieve senso di torpore che
ogni giorno
d’estate li afflosciava.
Appena uscito dalla doccia, gocciolante, rimase un
momento a
fissare il suo corpo ben allenato, attraente, scolpito ed assolutamente
perfetto.
Si sorrise, grazie all’immagine riflessa sullo specchio posto di
fronte a lui,
si stupì di quanto quella sua espressione fosse ammaliante.
Si, la modestia era una dote di cui Kim Jonghyun
non ne
possedeva nemmeno una briciola.
Lasciò i capelli scuri bagnati, si
sarebbero probabilmente
asciugati prima di uscire di casa. Si passò comunque una mano
tra i ciuffi
ribelli, scuotendo quella chioma scura e lucente, in un’azione
che ricordava
vagamente quella compiuta dai cani nel tentativo di scrollarsi di dosso
l’acqua
dal pelo.
E così faceva Jonghyun ogni mattina,
agitando la testa in
quel modo estremamente buffo, mentre si aiutava in quell’impresa
con una mano.
Una volta vestito, si diresse in cucina per la
colazione. I
suoi genitori ancora dormivano, perciò decise di fare piano. Si
preparò del
caffè mentre sbirciava fuori dalla finestra il sole che si
alzava lento.
La seconda cosa che detestò di quella
mattinata, dopo le
coperte, avvenne appena guardò l’orologio.
Segnava le otto e quaranta.
Sputò buona parte del caffè che
aveva in bocca e dal
bicchiere che aveva in mano sembrò scoppiare uno tsunami, grazie
al movimento
brusco del suo braccio.
Ma Jonghyun era troppo impegnato a scappare fuori
di casa
per accorgersi che la sua maglia era ormai più simile al manto
dei dalmata,
piuttosto che alla precedente trama monocolore, bianca.
Per fortuna nella zona in cui abitava non
mancavano mai i
bus che portavano alla città, per cui non dovette aspettare
molto alla fermata.
Avrebbe saltato la prima ora, questo era certo. Forse anche la seconda,
se il
bus non si dava una mossa.
Picchiettò a terra con un piede per tutto
il tragitto,
guadagnandosi delle occhiatacce dal signore che stava seduto di fronte
a lui.
Continuava a guardarlo dalla testa ai piedi con un’espressione
circospetta,
come se avesse avuto davanti un clown, o qualcosa di simile.
Il bus era all’ultima fermata prima della
sua scuola, e
Jonghyun finalmente guardò l’orologio sospirando di
sollievo. Mancavano cinque
minuti. Avrebbe fatto in tempo.
Avrebbe fatto in tempo se non avesse visto.
Avrebbe fatto in tempo se il suo cuore non avesse
perso
qualche battito.
Avrebbe fatto in tempo se non avesse notato quel
particolare, fra la massa.
Lo sguardo perso fuori dal finestrino
agganciò una figura
nota.
Il bus fu troppo veloce perché potesse
vederne i
particolari, ma Jonghyun giurò di aver visto un ragazzo dai
capelli
biondissimi, abbastanza lunghi. Un’acconciatura troppo esemplare
per essere
adottata da più di uno o due ragazzi in quella cittadina.
Qualcosa si mosse, in fondo all’anima di
Jonghyun. Qualcosa
di prepotente, qualcosa di forte, ma anche di inafferrabile. Quel
dettaglio gli
diceva qualcosa, ma più cercava di afferrare il concetto e
più questo si
allontanava da lui.
Poi, in un secondo, ricordò.
Il suo sogno.
Come aveva fatto a dimenticare quel sogno che
sembrava
essere durato un’eternità?
Com’è che si chiamava quel ragazzo
venuto dall’oceano? Qual’era
il suo nome? Perché non riusciva a ricordare?
Il suo sguardo si spostò indietro,
cercò di individuare un
volto, ma l’automezzo aveva percorso troppi metri e ormai le
persone avevano
tutte facce diverse da quella interessata.
Si rilassò sul sedile, seppur questo fosse
scomodo, e tenne
gli occhi fissi sul pavimento.
Il sogno di quella notte non era stato un caso
isolato. L’aveva
fatto altre volte, in precedenza. Non gli aveva mai dato molta
importanza,
anche se in fondo, nel suo cuore, sentisse quanto invece fosse
importante e
sentiva un incredibile dolore al petto ogni qual volta sottovalutava la
valenza
di quelle visioni notturne.
Lui non era affatto un tipo così
sdolcinato, pieno di
sentimenti e soprattutto, non era attratto da quel ragazzo sconosciuto.
Non
aveva mai avuto problemi con il suo stesso sesso, certo, ma questa era
rimasta
una sua idea nascosta, sempre tenuta segreta quando andava a scuola o
aveva
rapporti con altre persone.
Lui era normale, e voleva rimanere tale per il
resto della
sua vita.
“Hei, tu, mi senti?”
Jonghyun si riscosse, puntando i suoi grandi
occhioni neri
sul volto dell’anziano che gli sedeva di fronte.
“E’ questa la tua fermata, no? Ti sto
tenendo l’autobus
fermo da un minuto, muoviti a scendere!”
“Oh..si, grazie” Jonghyun
farfugliò qualcosa e si inchinò
brevemente, prima di uscire veloce dalle porte scorrevoli.
Corse dentro il cortile del liceo, dove molti
studenti
passavano le loro ore buche stesi sul prato a prendersi il sole, o a
leggere,
molti si dirigevano in caffetteria, altri in biblioteca, altri ancora
correvano
come lui, verso la propria classe.
Entrò appena prima dello squillo della
campanella. Salvo.
Con un sonoro sbuffo, si sedette accanto alla
finestra, vicino
al suo compagno di banco che lo guardava divertito.
“Cos’è, hai fatto a botte con
qualcuno?” Ridacchiò Minho con
la sua solita voce profonda.
“Cosa?” Jonghyun era stremato dopo la
corsa, nemmeno si
accorse delle allusioni del suo migliore amico.
“La tua maglia” Sussurrò
l’altro indicando con un cenno il
suo torace.
Jonghyun si guardò notando solo in quel
momento le enormi
macchie marroni, di diverse misure, sulla sua maglia bianca.
“Oh mer..”
“Signor Kim!” Il professore si sedette
alla cattedra, con un
sorriso. “Vedo che il suo linguaggio è già
deplorevole dal mattino”
Una risatina collettiva percorse la classe.
Jonghyun si guardò un po’ attorno
infastidito, per poi
togliersi quella maglia di dosso, rimanendo in maniche corte.
“Veda di non distogliere l’attenzione
delle signorine della
classe, signor Kim” Disse scocciato il professore con lo sguardo
fisso sul
registro, intento a iniziare l’appello.
Minho gli diede una gomitata giocosa, complice, e
Jonghyun
sorrise ammiccando ad un paio di compagne di classe che si sciolsero
definitivamente sulle loro sedie di fronte a quella distesa di denti
bianchi e
perfetti.
_______________
“Perché alla prima ora non
c’eri, Jonghyun?”
“Mi sono svegliato tardi” Cercò
di liquidare le domande di
Minho con quella risposta semplice e chiara.
“Non capisco comunque le
macchie” Ridacchiò il moro, decisamente più
alto del suo compagno, anche se entrambi stavano seduti diritti.
“Ho visto che era tardi e così mi
sono rovesciato il caffè
addosso, ho perso l’autobus e..”
“E..?” Minho sembrò
interessarsi appena sul volto dell’amico
passò un’ombra di incertezza.
“E ho corso fino a qui”
Minho parve deluso da quella risposta,
chissà cosa credeva.
Jonghyun si morse le labbra, indeciso se parlare
dei suoi
sogni e di ciò che aveva visto prima a Minho. Dopotutto gli
aveva già parlato
dell’argomento quando aveva sognato per la prima volta quello
strano ragazzo
biondo. Ricordava l’enfasi durante la spiegazione, di come gli
sembrasse
assolutamente reale tutto quello che aveva vissuto la notte.
“Ma
si, Minho, dai! Hai presente quando fai quei sogni
più vividi degli altri? Ti sarà già successo,
no?”
“Hum,
probabile”
“Quelli
che capisci che non possono essere sogni,
troppo reali, troppo consistenti, che magari ti pizzichi e ti fai male,
e dici
che allora non è un sogno ma è la realtà. Mi sono
documentato, sai? Ho letto su
internet alcune notizie. Dicono che si chiamino sogni lucidi.
Perché non sono
proprio sogni, ma sono verità parallele”
Minho
aveva alzato un sopracciglio, confuso.
“Ah
si?”
“Si,
io lo vedevo, Minho. L’avevo davanti a me! Ed era
troppo bello per essere una creazione della mia mente, capisci? Una
bellezza
così non può essere inventata dalla mente
dell’uomo, ma...ma…Minho, io credo
sia reale”
“Reale?”
“Minho,
mi segui? Lui!
E’ reale, non me lo sono inventato! Io lo conosco davvero!”
“Jonghyun, ti sei reso conto che mi
stai parlando di un
ragazzo, vero? Uno sciupafemmine come te! Stento a riconoscerti, amico
mio”
Rise il gigante, dandogli una pacca sulla spalla amichevolmente.
Jonghyun si era sentito ferito ed incompreso dalle
sue
parole, perciò stentava a parlarne ancora.
Quel ragazzo non se l’era immaginato…
o forse si? La sua
mente l’aveva identificato come un ragazzo più alto di
lui, ma più piccolo d’età.
Ma nel suo sogno si rivelava come divinità. Forse non lo era?
Forse era
solamente una sua fervida immaginazione notturna? Magari le
divinità nemmeno
esistevano, e certamente non avevano quella forma. Le divinità
sono anime
austere ed egoiste, come dicono gli antichi testi greci. Il suo cuore
però non
era della stessa idea. Gli stava suggerendo di crederci, poiché
ciò che aveva
visto numerose notti, compresa quella appena passata, era vero.
Magari la sua mente gli stava giocando brutti
scherzi, ma
lui voleva credere a tutti i costi al suo istinto.
Minho probabilmente pensava si trattasse di una
sciocchezza,
ma in fondo al cuore lui sapeva che ciò che sentiva era vero,
palpabile e
pronto a rivelarsi al mondo.
______________________
“Dai, Jonghyun, muoviti!”
La giornata era via via migliorata. Non era
perfetta, certo,
tra il risveglio, il ritardo, la maglia, e alcuni votacci durante la
mattinata,
ma era pur sempre una bel giorno estivo, soleggiato e piacevolmente
tranquillo.
Jonghyun si mise lo zaino in spalla, camminando
fuori dall’aula.
Gli studenti si riversavano nei corridoi dopo la fine delle lezioni,
quelli che
avevano anche il pomeriggio si dirigevano fuori per pranzare.
Jonghyun vide Minho in fondo al corridoio, intento
a
raggiungere l’aula ristoro per primo, in cerca dei pasti
migliori, così
Jonghyun abbandonò la sua andatura spavalda e si mise a correre
verso di lui.
A malapena mantenne l’equilibrio quando
dall’angolo sbucò un
ragazzo dell’ultimo anno e scontrarono con le spalle.
Jonghyun si voltò per vedere se
l’altro fosse in difficoltà,
infatti era caduto, ma stava già rimettendosi in piedi. Il moro
gli porse una
mano, scusandosi, ma si fermò appena vide il sorriso splendente
dell’altro.
“Tranquillo, sto bene” E i suoi occhi
si ridussero a due
piccole fessure, in quel sorriso.
Jonghyun lo corrispose. Avrebbe volentieri
scambiato due
chiacchiere con quel ragazzo. Qualcosa lo spingeva a farlo, ma al suono
del suo
stomaco brontolante preferì privilegiare il bisogno di cibo e
mettere a tacere
quei gorgoglii, piuttosto che parlare con un perfetto estraneo.
Perciò si inchinò appena e
scappò via, verso il suo
migliore amico.
Aspettare due minuti ancora sarebbe stato
insensato, per
Jonghyun. Ma solamente perché non sapeva.
Il ragazzo con cui si era scontrato si
lisciò i pantaloni e
passò le mani tra i suoi folti capelli scuri dalle sfumature
rossicce. Continuò
quindi il suo tragitto fino ad arrivare alla segreteria.
Salutò con un cenno una donna seduta alla
scrivania,
alquanto anziana. Sembrava aver trascorso la maggior parte della sua
vita in un
ambiente come quello.
“Jinki, buongiorno!” Lo salutò
gioiosa, stava per alzarsi e
salutarlo, ma lui la fermò con un cenno della mano, sempre
sorridente.
“Nonna, stai pure tranquilla” Si
abbassò lui a darle un
bacio sulla guancia, prima di dirigersi verso la stanza accanto, quella
del
preside.
Sentì che l’uomo stava parlando,
così bussò prima di entrare
sulla possente porta di legno di ciliegio, nonostante fosse ormai sua
abitudine
frequentare quel luogo, vista la sua carica di rappresentante
d’Istituto.
“Permesso”
“Oh, Jinki, Vieni pure”
Il preside parlava con un nuovo arrivato,
probabilmente.
Il ragazzo se ne stava tranquillo, seduto sulla
poltrona, e
appena Jinki apparve nella saletta, questo si girò a guardarlo,
curioso.
Il ragazzo in piedi si permise di rimanere un
attimo ad
ammirarlo.
Doveva ammettere che si trattasse di una persona
dalla
bellezza folgorante. Pochi individui avevano avuto quell’effetto
su di lui, suo
fratello era uno dei pochi sulla lista.
I suoi occhi felini si puntarono in quelli curiosi
di Jinki,
che si avvicinò per stringergli la mano.
Doveva essere più piccolo di lui,
perché appena si avvicinò,
balzò in piedi e si inchinò salutandolo con un
“Jinki hyung, felice di fare la
tua conoscenza”
Jinki sorrise genuinamente.
“Il piacere è mio…ehm tu
sei?”
Il ragazzo gli strinse la mano, sorridendo,
procurando un
enorme vuoto allo stomaco dell’altro.
“Kibum, io sono Kim Kibum”
____________________________________________
::INFINITESKYDRIVER CORNER::
Sono sincera nel dire che non sapevo se
avrei scritto un seguito..
Ma eccomi qui! Diciamo che...non mi
piaceva l'idea di lasciarla così, e sarebbe stato un peccato non
sviluppare la storia che avevo in mente di costruire sulla base del
primo capitolo. Alla fine era solo un sogno, nnnnaaaaaah. Che cosa
crudele...non capisco perchè devo sempre frantumare i sogni di
sti poveri ragazzi.
Ma sta qui il bello, no? Comunque mi sento cattiva, si. Si meritano un
lieto fine, o forse no... *SUSPANCE*
Come sempre, mi fa piacere sapere
commenti, pareri o tutto quello che volete! Non mi resta che darvi
l'appuntamento al prossimo capitolo e grazie per aver letto! :D
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Capitolo 3 *** Oro e Zaffiro ***
INFINITESKYDRIVER
Benvenuti al nuovo capitolo
di..."La verità"! Vi ringrazio, chiunque legga, e pure chi ha
messo questa storia fra seguite, ricordate e già (quanta
felicità mi date, non avete idea.) tra le preferite! *piange*
Visto che l'ispirazione per questa storia è prepotente, mi vedo
costretta ad aggiornare già con il terzo capitolo, ma non mi
dilungo in spiegazioni inutili.
AVVERTIMENTI PRE-CAPITOLO: Non abbiate paura se non capite di cosa
parlano i personaggi in certi punti. Tutto sarà spiegato -u-
Detto questo, Buona lettura <3
(Non ho in mente ringraziamenti particolari, perciò salto al
prossimo capitolo :'D)
_______________________________________________________
Kibum si diresse a passo svelto verso la
biblioteca.
Jinki era stato molto gentile con lui,
indicandogli la
posizione di ogni classe, ogni luogo d’informazione, conosceva
quel posto alla
perfezione, quasi ci fosse nato. Doveva essere portato per il ruolo di
leader,
pensò mentre varcava la soglia dell’edificio.
Una ragazza dietro il bancone sollevò lo
sguardo dal libro
che stava leggendo e gli sorrise affabile, notando fin da subito
l’espressione
alquanto sbalordita del biondo.
“Posso aiutarti?”
La sua voce giunse flebile alle orecchie di Kibum,
che si
guardò intorno un paio di volte prima di capire da che direzione
arrivasse quel
suono. Appena la notò arrossì, imbarazzato.
“Si, hem, cerco qualche libro di
mitologia”
“Mitologia..” Digitò qualche
tasto al pc sottile e moderno
che aveva di fronte a sé, sulla scrivania, per poi tornare a
guardarlo.
“Mitologia di che tipo?”
“Mitologia greca”
“Bene” Passarono alcuni istanti nei
quali Kibum abbassò lo
sguardo sul legno del bancone d’ingresso battendovi su
ritmicamente le dita con
un movimento leggero e delicato e mordendosi distrattamente le labbra.
“Secondo piano, a destra” Gli sorrise
la commessa,
guardandolo.
“Grazie mille” Ancora con le gote
arrossate si inchinò,
prendendo poi la strada che gli aveva indicato la giovane donna.
Quest’ultima, attratta dal giovane uomo che
aveva appena
aiutato, continuò a seguirne la figura, rapita e sbalordita
dalla grazia con la
quale posava i piedi a terra, senza nemmeno far rumore. Non le era
capitato
spesso, nella vita, di incontrare individui del genere, conosceva
solamente una
persona che rispecchiasse in qualche modo le stesse qualità; i ragazzi che vedeva abitualmente erano
sempre stati alquanto grezzi e virili in ogni gesto, parola o sguardo,
per
questo era rimasta attonita dal rossore che aveva imporporato le guance
di quell’individuo
che era prossimo alla soglia dell’età adulta. Per di
più era la prima volta che
lo vedeva da quelle parti, era sicuramente un nuovo studente.
“Layla? Mi stai a sentire?”
Si riscosse dai suoi pensieri trovandosi davanti
l’alta
figura del rappresentante d’Istituto accompagnato dal fratello
minore. Non aveva
appena confermato di conoscere solamente una persona che rispecchiasse
le
qualità rare del giovane che aveva appena aiutato?
Ebbene, eccolo lì, sorridente e affabile
come sempre da
quando l’aveva conosciuto: Lee Taemin, fratello più
piccolo del leggendario Lee
Jinki, ovvero il migliore studente dell’intera scuola fin dal
primo anno.
Proprio quest’ultimo le sventolò una
mano davanti agli occhi
ridendo, appena si perse nuovamente, questa volta però nel dolce
sorriso del
ragazzo più giovane.
“Layla Collins, ti pagano per rimanere qui a
guardare il
vuoto? Se l’avessi saputo avrei fatto domanda anche io alla
biblioteca” La voce
calda e spiritosa del rappresentante invase le orecchie della ragazza,
che una
volta per tutte si decise a tornare alla realtà.
“Jinki! Che posso fare per te?”
“In realtà dovresti consigliare
qualcosa a mio fratello, si
sta lamentando del fatto che la nostra casa non è abbastanza
colma di libri,
che li ha già letti tutti almeno cinque volte e che dovremmo
averne molti di
più e di molti più argomenti” disse gesticolando in
una specie di parodia del
discorso che probabilmente gli era stato fatto dal più piccolo.
Taemin sorrise compiaciuto, spostando il peso da
un piede
all’altro, guardando prima uno poi il suo compagno.
“Beh, non posso dargli torto!” Rise
Layla. “Abbiamo
aggiornato di recente il reparto gialli, ma anche la narrativa, la
poesia e l’epico.”
Continuò.
“Daremo un’occhiata allora,
grazie” Taemin parlò per la
prima volta da quando erano entrati, la sua voce rilassò
istantaneamente i
muscoli della ragazza dietro il bancone, che non riuscì a
smettere di sorridere
e si diede della stupida per quel comportamento infantile.
Si salutarono, poi, mentre si dirigevano tra gli
scaffali
della biblioteca.
Taemin liquidò quasi subito il fratello,
dicendogli che
aveva voglia di gironzolare da solo fra tutta quella moltitudine di
pagine
stampate, Jinki non fece poi troppe storie, dopotutto era già
maggiorenne e
diventava sempre più autosufficiente, anche se Taemin sarebbe
per sempre
rimasto il suo fratellino minore bisognoso di protezione.
“Ci troviamo all’ingresso fra dieci
minuti, ok?” il maggiore
gli disse quelle parole mentre vagava già con gli occhi sui vari
titoli dei
tomi di storia che gli aveva chiesto il professore per l’indomani.
“Certo, come vuoi.”
Taemin incrociò le mani dietro la schiena e
cominciò a
camminare tra i corridoi, senza davvero essere interessato ai volumi
sugli
scaffali. Aveva già letto moltissimi di quei libri, li conosceva
a memoria e
voleva controllare se fosse arrivato qualche nuovo acquisto nelle
sezioni indicategli
dalla bibliotecaria.
Salì le scale, constatando che a
quell’ora tarda del
pomeriggio non c’era nessuno all’interno della libreria.
Arricciò le labbra infastidito da quel
pensiero. Per lui un
libro era come un pasto principale della giornata, non capiva come
facessero
alcune persone ad ignorare la lettura in quel modo.
Passò distrattamente le dita sul dorso dei
libri che
trattavano di racconti fantastici, all’inizio del secondo piano.
Forse era
troppo duro con i suoi coetanei, o meglio, compagni
di classe.
In realtà lui non era davvero il ragazzo
che tutti
conoscevano.
Lee Taemin aveva un grandissimo segreto custodito
molto bene
agli occhi della gente; non ne aveva mai parlato con nessuno, nemmeno
con i
genitori ed il fratello. Era un segreto più grande di loro, che
non erano
pronti a capire, comprendere ed accettare. Quindi perché dare
loro una
preoccupazione inutile? Sarebbe andato avanti con la sua vita fino a
quando l’avrebbe
ritenuto necessario, poi, un giorno, avrebbe finalmente parlato con la
sua
famiglia. Quel giorno, aveva sempre pensato dovesse arrivare in un
futuro
molto, molto lontano, anche se da qualche tempo, sentiva una strana
sensazione –
proprio su questo argomento- affiorargli alla bocca dello stomaco:
quasi
agitazione, leggera ansia, un misto di felicità e sorpresa.
Nell’ultima settimana questa situazione non
era cessata
nemmeno durante la notte, mentre dormiva. Il sonno era leggero, la sera
prima
di dormire si sentiva vagamente eccitato per qualcosa che non era
nemmeno
successa e la mattina si ripeteva che “Quello sarebbe stato un
giorno
memorabile”.
Rise di sé stesso. A volte si sentiva
ancora un bambino, nonostante
i suoi diciannove anni. A volte, per fortuna casi isolati, gli saliva
in gola
un groppo troppo potente per essere celato. Doveva quindi chiudersi
nella sua
stanza, a piangere, a scrivere, a meditare, a ricordare.
La nostalgia era tanta. A volte non pensava
davvero di
riuscire ad andare avanti.
Ogni volta, però, dopo qualche ora passata
a sfogarsi, Jinki
bussava dolcemente alla sua porta, entrando solo dopo il suo consenso.
Gli
sorrideva caloroso, andandosi a sedere proprio accanto a lui. Lo
abbracciava,
lasciando che le lacrime tornassero a scorrere copiose sulle sue guance
da
bambino, mormorandogli parole di conforto, che solo un fratello
può dare.
“Tu sei speciale, Taemin. Non
c’è motivo perché tu ti senta
triste e solo. Ci sono io con te e non ti abbandonerò mai.”
Taemin si stringeva nel suo abbraccio, ritrovando
quella
serenità perduta.
Sono speciale,
fratello. Nemmeno immagini quanto hai ragione.
Kibum non ci mise molto a trovare i libri che gli
interessavano. Fin da piccolo era stato colpito dalle leggende europee,
dell’Irlanda,
dei Paesi Nordici, della Grecia!
Quanta magia, in quei racconti, quante creature
straordinarie.
A volte si immaginava tra quei Dei così
altezzosi e superbi.
Si diceva sempre che avrebbe insegnato a tutti cosa voleva dire la
modestia, la
saggezza, l’aiuto verso il prossimo, la nobiltà. Lui si,
che sarebbe stato un
buon Dio.
Avrebbe avuto i suoi templi, avrebbe fatto visita
ai ragazzi
che più gli piacevano e più devoti.
Eh già. Dai ragazzi.
Perché si, Kibum era omosessuale.
Certo non l’aveva e non l’avrebbe mai
detto a nessuno.
Si vergognava di questo.
Non tanto perché si vergognava di se
stesso, ma si
vergognava della reazione delle persone. Ogni volta che faceva nuove
conoscenze
continuavano a ripetergli che la sua bellezza andava ben oltre i
normali canoni
dei giovani della zona, che di sicuro aveva molte ragazze candidate al
fidanzamento.
Lui si limitava a sorridere, distogliendo lo
sguardo,
dicendo qualche parola di circostanza. Sapeva che se avesse parlato dei
suoi
gusti sessuali le persone avrebbero iniziato a guardarlo in modo
strano, a
giudicarlo, a disprezzarlo. E lui, in tutta sincerità, non aveva
voglia di
sentirsi al centro dell’attenzione.
A lui piacevano i ragazzi, l’aveva capito
già da molto tempo, da quando aveva
visto per la
prima volta un film alla tv.
____
“Kibum,
cosa
guardi di bello?”
“Un
film,
mamma! Vieni anche tu, dai!”
“Non
spingere, non spingere, arrivo” La mamma ride, amo quando ride
con me.
Ci
sediamo
sul divano, io sulle sue gambe, lei mi carezza i capelli in un
movimento lento
e pieno d’amore.
Le
immagini
sullo schermo hanno come protagonista una giovane ragazza, più
giovane della
mamma ma bella quanto lei. Ma la storia non si incentra su di lei,
bensì su un
ragazzo, che sfida innumerevoli nemici pur di salvare la persona che
ama.
“Vedi
Kibum?
Il ragazzo farebbe di tutto per la persona che ama, un po’ come
papà fa con me”
E sorride.
Io
la guardo,
poi torno a fissare lo schermo.
Guardo
l’uomo.
Affascinante, bello, coraggioso. Anche io mi sento solo, come la
ragazza. Anche
io voglio trovare qualcuno che mi ami proprio come lei. Anche io voglio
essere
salvato.
___
Kibum aveva nove anni quando capì che
qualcosa era diverso,
in lui.
Di certo, formulando quei pensieri, non si era mai
chiesto
se fosse sbagliato o giusto, semplicemente si era fidato del proprio
cuore, perché
i suoi sentimenti erano così, e mai li avrebbe forzati.
Si accorse di aver viaggiato con la fantasia
quando si
ritrovò per la quinta volta sulla stessa riga della pagina.
Decise che avrebbe preso quel libro per portarlo a
casa e
leggerlo, quando il suo sguardo fu tentato da un particolare che
spuntò alla
fine del corridoio.
Kibum stava seduto a terra, con la schiena contro
l’alto
scaffale. Girò la testa alla sua destra, osservando il ragazzo
che aveva appena
imboccato quella stradina senza uscita.
Il suo stomaco fece una giravolta su se stesso,
appena i
loro occhi si incrociarono, il biondo giurò di aver visto una
scintilla color
oro attraversare quelle iridi tanto profonde.
I due si fissarono, sentendo le viscere
contorcersi e
dimenarsi. Ogni fibra del corpo di Kibum lo invitava ad alzarsi e
correre da
lui, perché finalmente si erano incontrati! Dopo così
tanto tempo!
Naturalmente Kibum non ascoltò
quest’intimo desiderio e con
estrema difficoltà distolse lo sguardo dall’altro.
Si sentiva andare a fuoco mano a mano che sentiva
i passi
avvicinarsi, anch’essi ora più decisi e netti sul parquet
del pavimento.
Quando Taemin si trovò di fronte a lui, si
chinò,
raggiungendo l’altezza del suo viso.
Ora era impossibile impedire a se stesso di
guardarlo.
Appena incrociò di nuovo i suoi occhi, ecco che il colore
mutava, dal nocciola
quasi all’oro, con un baluginio misterioso.
Di sicuro era più piccolo di lui,
osservando bene le
fisionomie ancora in cambiamento del suo viso.
“Ci conosciamo?”
Le parole del ragazzo gli attraversarono il corpo
come una
scarica elettrica e lo colpirono come una doccia fredda.
“Ah..ehm…si…no..non
credo”
“Io sono Taemin” Disse quello, con un
largo sorriso
splendente.
Kibum si sentì piccolo di fronte a
quell’espressione. Una
nostalgia mai provata affiorò dal petto e si sentì sul
punto di piangere dalla
commozione.
Cosa diavolo gli prendeva?!
“Io sono..”
“Kibum, si, lo so” E il suo sorriso si
allargò ancor di più.
“Sono il fratello di Jinki, Lee Jinki. L’hai conosciuto
vero?”
“Si…Jinki..” Ora che ci
pensava, era quello il nome del
rappresentante d’Istituto tanto gentile con lui.
Aveva scordato ogni particolare della sua vita in
pochi
secondi? Terra chiama Kibum, terra chiama Kibum!
“Si, Jinki, lo conosco” Disse
finalmente senza balbettare.
Doveva ritrovare un minimo di lucidità se
non voleva
sembrare un idiota. Osservò ancora un poco il volto di Taemin,
rosso, sembrava
agitato quanto lui.
“Stavi andando via? Ti posso
accompagnare!” Balzò in piedi e
porse una mano al biondo, ancora seduto, che l’accettò
forse troppo in fretta.
“Con piacere Taemin”
Si diressero a grandi passi verso le scale che
davano sul
piano inferiore, sui loro volti era stampato un enorme sorriso e
incredibilmente, dopo anni, sentirono che il vuoto che sentivano dentro
era
diminuito.
Jinki stava conversando con Layla quando vide il
fratello in
compagnia del nuovo studente.
“Oh..Kibum, giusto?” Jinki, seppur
l’avesse accompagnato per
tutto il giorno qua e là, non seppe nuovamente cosa dire di
fronte a tanta
bellezza genuina.
Kibum sorrise, inchinandosi brevemente.
“Ho incontrato Taemin di sopra, e mi ha
detto di essere tuo
fratello” Sorrise.
Jinki guardò perplesso entrambi.
“Perché, vi conoscevate
già?”
“Si!” Risposero all’unisono i
due, per poi sembrare confusi.
“Cioè..no.” Corresse Taemin per
entrambi. “Però ora ci
conosciamo!”
Jinki si grattò la mascella, alzando le
sopracciglia, guardò
Layla che invece fece spallucce, nella sua stessa situazione.
“Beh, comunque ora dobbiamo andare Taemin,
su, ci aspettano
a casa”
“Si, vado anche io” Kibum
guardò fuori dalla porta mentre
Layla tamburellava le dita sul pc in attesa della conferma del noleggio
del
libro.
Fuori, le nuvole che prima erano fortunatamente
lontane,
avevano raggiunto la città e una leggera pioggia cadeva ora
sulla terra secca. I
tre salutarono la bibliotecaria e uscirono, prendendo dagli zaini i
rispettivi
ombrelli.
“Ci vediamo, è stato un piacere
Taemin. Jinki-hyung.” Kibum
si lanciò sotto la pioggia con grazia, dopo che si furono
salutati.
“Allora Taemin, trovato qualcosa?”
Jinki aprì l’ombrello
camminando sotto la pioggia, pensando che il fratello lo seguisse, ma
Taemin
rimase al suo posto, ancora intento a studiare la figura del ragazzo
che si
stava allontanando a passo spedito. Rammentò lo sguardo che si
erano scambiati:
gli occhi di Kibum avevano brillato d’azzurro intenso, e la
spiegazione poteva
soltanto essere una.
Le sue non erano sensazioni infondate. Era “Quello”, il giorno tanto speciale, ora
lo sapeva.
“Beh? Taemin?”
Il giovane sorrise, correndo sotto
l’ombrello del fratello,
sotto la pioggia.
“Oh si. Ho trovato finalmente ciò che
cercavo da tanto tempo.”
____________________________________________
::INFINITESKYDRIVER CORNER::
Una
new entry nel
capitolo! Taemin! 8D (si, si, non potevo non inserirlo, eddai.) E'
misterioso,
il ragazzo.
Cosa
vuol dire che è speciale? Tutti siamo
speciali. Ma scommetto che lui risponderebbe "Beh, io sono MOLTO
speciale". Direi che..lo scopriremo solo vivendo. Cit.
CanzoneFamosa
Sono
già al terzo capitolo......incredibile.
L'ispirazione non mi ha abbandonata! *_* Devo festeggiare!
Perchè se alla fine
questa storia viene fuori sputata sputata a come l'ho immaginata, beh,
viene
fuori una bella cosa ewe
Kibum
incontra Taemin e sembrano conoscersi? Ma
prima non si conoscevano....vi è mai capitato? Scommetto di si.
Incontrare una
persona e dire "Ma io ti conosco!" E invece non vi siete mai visti in
tutta la vita xD
In
seguito le cose si faranno più interessanti,
ora che i personaggi sono legati tra loro...non mi resta che darvi
l'appuntamtno al prossimo capitolo.
Come
sempre, se avete pareri, idee, o qualunque
cosa, recensite °u°
Haloa!
<3
|
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Capitolo 4 *** Crushing glass ***
INFINITESKYDRIVER
Eccoci al quarto capitolo
de "La Verità"! Voglio come sempre ringraziare chi ha recensito
e inserito
questa storia tra preferite, seguite e ricordate. Non sapete che gioia
mi date, sono felicissima davvero ç_ç Ma ringrazio anche
chi semplicemente legge!
Ieri ho visto "The Hunger Games", perciò dedico un
Non-ringraziamento a quel film che mi è piaciuto un sacco. Avrei
scritto tutto questo ieri, ma avendo viso il film, sono entrata
nell'ottica avventura/foresta/giochi omicidi, quindi il capitolo
sarebbe venuto fuori totalmente di un altro genere, rispetto alla trama
della storia.
Perciò.. il mio Non-ringraziamento va al mitico film "The Hunger
games" <3
_______________________________________________________
Il mare era relativamente calmo, quella
notte, così come il
suo animo.
Se ne stava seduto sugli scogli,
com’era ormai sua
abitudine, nell’attesa della venuta del suo amante.
Osservava ammirato i giochi delle onde che
sovrapponendosi
creavano sfumature bianche e azzurre, splendenti sotto la luce chiara
della
luna.
Nell’attesa, il tempo sembrava
infinito e lo sguardo di Jonghyun
volava sull’orizzonte, a volte sul bagnasciuga, nell’attesa
di veder spuntare
quella chioma bionda che con il passare dei giorni aveva imparato ad
amare.
Aspettò qualche ora, perso in
visioni improbabili, fino a
quando una mano si adagiò sulla sua spalla, delicata.
Jonghyun girò il capo, incontrando
subito gli occhi blu di
Kibum.
Aprì la bocca per salutarlo, ma la
voce non venne fuori,
troppo emozionata per uscire allo scoperto e farsi udire da una
creatura tanto
sublime. Fu infatti Kibum a rompere il silenzio, con un sorriso.
Un sorriso non può rompere il
silenzio, voi direte.
Ma quello di Kibum, lo rompeva eccome.
Così tanta era la
dolcezza e la comprensione del suo sguardo, assieme alla piega
sorridente delle
labbra, che il silenzio si crepava, come una pallottola cerca di
sfondare un
vetro infrangibile, per poi dare il colpo di grazia con due fossette
createsi
accanto alle guance.
Jonghyun rimase folgorato da quella
visione, sentì il cuore
estremamente simile a quel vetro infrangibile, mentre la pallottola di
Kibum
era stata capace non solo di frammentarlo in innumerevoli schegge
trasparenti,
ma anche a farlo cadere al primo colpo, permettendo così alla
luce di entrare a
fondo nella sua anima.
Ogni incontro era così, per loro.
Sensazioni, emozioni, amore
puro, incantamento, estasi.
Visto l’improvviso mutismo di
Jonghyun, il più piccolo
parlò, con la sua voce bassa e gentile.
“Hai visto, Jonghyun? Non ti avevo
mentito”
Il maggiore rimase perplesso, senza capire,
probabilmente il
suo cervello doveva rimettersi in moto dopo gli ultimi minuti di
inattività.
“Mentito su cosa?”
“Sul fatto che saresti stato molto
felice”
Jonghyun ricordò in un secondo
quella mattina della
settimana precedente, in cui aveva visto un ragazzo dai capelli biondi
così
simili ai suoi.
“Eri tu, Kibum? Eri davvero
tu?” Gli occhi scuri si
illuminarono, assumendo un colorito insolito, marrone argentato.
Kibum sorrise ancora, questa volta per
prenderlo in giro.
“Jonghyun…tu sei sempre troppo
distratto. Finchè non sarai
tu a fare il primo passo, io non potrò fare nulla,
capisci?”
Jonghyun non capiva. Perché non
rispondeva mai alle sue
domande? Perché gli rispondeva con altre domande? Non ci stava
capendo nulla!
“Kibum, sii meno sibillino e parlami
con chiarezza.”
Il biondo rise, divertito.
“Vediamo se riesci a farmi
parlare..”
Detto questo si alzò, correndo verso
la spiaggia.
Mentre si allontanava, il maggiore
sentì continuare il suono
acuto della sua risata e si decise ad inseguirlo. Li aspettava una
notte di
puro piacere.
“Kim Jonghyun!”
“Si?! Presente!” E balzò in
piedi, trovandosi in classe, di
fronte al professore di biologia.
I ragazzi della classe sogghignarono divertiti
dalla scena.
“Signor Kim, vedo che la mia lezione
è molto noiosa e
complicata per lei. Vorrà dire che oggi pulirà tutta la
classe fino alla
chiusura.” L’ometto alzò un sopracciglio
soddisfatto, annunciando la fine della
lezione proprio sul suono della campanella.
“Dannazione..” Jonghyun si
lasciò cadere sulla sedia
passandosi le mani sul viso, ancora rilassato per la bella dormita
appena
interrotta.
“Hei, si può sapere che ti succede?
E’ da una settimana che
arrivi presto e ti addormenti sul banco”
Minho sembrava davvero preoccupato. Prese lo zaino
in spalla
e si avviò alla porta, con un sospiro liberatorio.
Jonghyun non gli rispose, aveva la mente altrove,
ancora
impegnata a coordinare le gambe nella corsa per la cattura di Kibum.
“Beh, vedi un po’ tu se hai voglia,
alle sei vado agli
allenamenti, ti aspetto li”
“Si, si, certo..” Mugugnò il
moro, appoggiando la fronte al
banco.
Nell’ultima settimana, ogni sogno aveva
sempre lo stesso
protagonista: Kibum, e il luogo era sempre lo stesso. Che dormisse di
giorno, o
di notte, si trovava sempre in quella spiaggia, illuminata dalla luce
della
luna.
Non riusciva a capire. Quel ragazzo sul
marciapiede era
davvero lui? Perché non gli forniva qualche informazione in
più, dannazione!
Kim Jonghyun, devi andare a mangiare e smettere di
pensare a
lui.
Proprio mentre usciva dall’aula, si
scontrò con un altro
ragazzo, che perse solamente l’equilibrio per un attimo.
“Scusa, non ti avevo vist-, oh.”
Jonghyun si ritrovò
nuovamente di fronte il rappresentante d’Istituto, questa volta
accompagnato da
uno studente che aveva visto raramente.
“Dobbiamo smetterla di finirci addosso in
questo modo”
Scherzò Jinki, ridendo. “Comunque io sono Lee Jinki,
piacere” E gli porse una
mano gentilmente.
Jonghyun si inchinò riconoscendo in lui un
ragazzo più
grande, per poi stringergli la mano.
“Jonghyun, Kim Jonghyun”
Jinki lo squadrò mantenendo la sua aria
spensierata, poi
gettò uno sguardo al compagno alla sua destra.
“Lui è Taemin, mio fratello”
Taemin gli sorrise, ma non si inchinò,
mantenendo un
contatto diretto con il suo sguardo.
“Piacere!”
Jonghyun rimase impalato a fissare come si
estendeva il
sorriso di quel ragazzino, in un modo che giurò di aver
già visto.
“Oh, p-piacere..mio”
Il fratello di Jinki lo osservò per un
momento, sorridendo
poi furbescamente, come se fosse stato a conoscenza di un segreto che
solo lui
in tutto il mondo sapeva. Per un attimo i suoi occhi furono
attraversati da un
lampo dorato, ma un secondo dopo, erano tornati scuri, furbi.
“Stai andando a mangiare?” Jinki
irruppe nei suoi pensieri
con violenza, strappandolo da quello stato di semi coscienza in cui era
caduto
alla vista degli occhi del più giovane dei tre.
“Si, oggi..oggi devo lavorare qui”
“Ahi ahi, eccolo qui il dormiglione della
lezione di bio”
“Come lo sai?” Jonghyun
aggrottò le sopracciglia,
visibilmente sorpreso.
“Mentre venivo qui, ho incrociato il
professore che, per
caso, si lamentava di un alunno che da una settimana si addormenta
durante la
sua lezione”
“Oh, beh, si…è una noia”
Jonghyun non poteva dire che lo faceva apposta a
svegliarsi
presto e a dormire in classe. A scuola arrivava con i primi studenti
proprio
per scorgere una faccia conosciuta, che però non era mai
arrivata, ma dopotutto
non poteva nemmeno essere sicuro che l’avrebbe incontrato a
scuola; durante la
lezione dormiva per vedere Kibum almeno in sogno.
Si sedette al tavolo tra questi pensieri, senza
notare che
Jinki e Taemin gli si erano posizionati di fronte, con il loro pranzo.
“E’ così noiosa?”
La voce di Taemin lo sorprese.
Gli entrò nei padiglioni auricolari calda e
dolce come il
miele d’estate, si ritrovò a fissare quegli occhi scaltri
con una tale intensità
che quasi si dimenticò di parlare.
Che diavolo gli succedeva? Era come se i suoi
sensi
divenissero più lenti nella loro risposta, come entrare in uno
stato di
rilassamento. Sentì di poter parlare liberamente, che sarebbe
stato capito, che
loro erano le persone giuste.
Senza pensare, gli rispose.
“E’ che sogno una persona. Una persona
che non conosco. Io
e.. questa persona siamo amanti, e che amanti. Tutte le notti ci
incontriamo
sul mare e parliamo, e ci guardiamo e…” Si perse tra i
mille ricordi di Kibum,
ma si riprese in fretta.
“Ma..ma non capisco! Mi aveva detto che
sarebbe successa una
cosa importante e che sarei stato felice. Mi dice che non sono attento,
che
sono distratto! Ma cosa dovrei vedere di così
importante?!” Alzò la voce di molti
toni, esasperato, attirando l’attenzione delle persone accanto.
Jinki si guardò attorno arrossendo
lievemente per quella
scena cui non era abituato. Le persone li stavano guardando
circospetti, alcuni
in piedi, alcuni ai tavoli. Proprio mentre Jonghyun diceva di essere
distratto,
dietro di lui passò il nuovo studente, Kibum, con il suo vassoio
in mano, diretto
all’uscita della mensa che dava sul giardino.
Il biondo guardò la schiena di Jonghyun con
un sorriso
sarcastico in volto, poi si accorse della presenza di Jinki e Taemin al
tavolo
di quel ragazzo. Sorrise ad entrambi, in un modo più caloroso al
più piccolo, e
i fratelli lo corrisposero. Poi se ne andò fuori a mangiare.
“…e cosa dovrei fare? Io non lo so
davvero!” Jonghyun si
prese la testa fra le mani.
Taemin lo guardò mentre addentava il suo
panino. Aspettò di
mandare giù il boccone e parlò.
“Per me vuole dire che sei semplicemente
distratto. Che
dovresti fare attenzione alle più piccole cose. E’ ovvio
che stia aspettando
te. Quindi forse vuole dirti che lui non può venire da te in
prima persona, ma
tu devi trovare lui. Non credi?”
Le parole del più giovane furono di una
tale semplicità che
gli altri due lo guardarono stupiti. Sembrava aver capito tutto del
discorso
insensato di Jonghyun, anche se non aveva ascoltato più di mezza
frase. Come
aveva capito che si trattava di un “lui”?
Non aveva nessun problema a riguardo? Non si sentiva in imbarazzo a
trattare
quell’argomento?
Il moro sussurrò un “hai
ragione” appena accennato, poi
finalmente si decise a cambiare discorso, evitando possibili discorsi
sui suoi
gusti sessuali.
“E voi? Dai, raccontatemi qualcosa, io
nemmeno so perché vi
ho parlato di questo mio gran segreto..”
Fu Jinki a prender parola.
“Beh, io sono all’ultimo anno e sono
rappresentante, i miei
genitori sono persone semplici, mia mamma è una pittrice, mio
papà è musicista.
Lavorano spesso assieme, chiamano mia madre per alcune mostre in
gallerie d’arte,
mentre mio papà offre sottofondo musicale, che sembra una cosa
semplice, ma ti
assicuro che suonare ininterrottamente il pianoforte per mezza
giornata, è
stancante”
Taemin lo guardò complice, avvicinandosi di
più a lui, e il
fratello maggiore lo notò.
“Questo nanerottolo qui, invece, i miei lo
hanno adottato
quando io avevo quattro anni. Siamo una famiglia e per me è
davvero mio
fratello di sangue.” Si guardarono negli occhi sorridendo.
“Non so nemmeno com’è successo,
in realtà. I miei erano
tristi, in quel periodo. Io ero sempre malato. Avevo quattro anni
quando mi
venne la febbre peggiore della mia vita, durò quasi un mese. Un
giorno però, mi
sono svegliato e stavo bene. Nella mia mente avevo inciso un indirizzo.
Mia madre
e mio padre sono rimasti senza parole, visto che andavo avanti da
parecchio con
quella situazione, così siamo andati nel luogo
dell’indirizzo. Magari ci
avrebbe dato una risposta.” Jinki si fermò un istante,
forse ricordava quel
giorno con tristezza, forse ancora stentava a crederci.
“Fatto sta che una volta arrivati, ci
trovammo di fronte l’orfanotrofio
di Seoul. Entrammo e, appena fummo accolti dalla proprietaria, tutti e
tre
andammo verso una culla, dove dormiva un bambino. Taemin”
Taemin sorrise felice, quella storia doveva
piacergli molto.
“Io dico sempre che è stato lui a
chiamarci” Lo prese in
giro suo fratello, e Jonghyun non poté fare a meno di pensare
che forse era
proprio così. Che era stato Taemin a chiamarli, allo stesso modo
in cui Kibum
aveva chiamato lui.
“E’..una storia sensazionale”
Disse Jonghyun semplicemente.
“Da quel giorno, Taemin è diventato
la mia speranza. Ho
imparato da lui che non bisogna mai arrendersi, ma continuare a lottare
per ciò
che si vuole, anche se tutti ti danno contro e ti ritrovi da solo.
Taemin mi ha
insegnato che non si è mai soli.” Jinki guardò
avanti a sé, commosso dalle sue
stesse parole.
Nel suo sguardo si poteva vedere la forza e la
perseveranza
di chi non ha mai mollato e mai mollerà.
Il moro lo guardò ammirato. Voleva essere
come lui. Si
sarebbe impegnato ogni giorno.
Taemin l’aveva chiamato a sé, anche
Kibum ci stava provando,
ma lui non era mai stato in ascolto.
Prese un respiro e chiuse gli occhi.
Quando li riaprì, puntò lo sguardo
sicuro prima in quello di
Jinki e poi in quello di Taemin.
Ora era in ascolto.
Avrebbe trovato Kibum.
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::INFINITESKYDRIVER CORNER::
Eccoci
alla rubrica "Cosa facciamo capitare a questi sventurati?"
Abbiamo
capito tutti che la fortuna NON è dalla parte del nostro
Jonghyun. Taemin ed il suo passato, la prima parte è stata
rivelata!
Kibum e Jonghyun riusciranno a vedersi, finalmente? Già due
occasioni mancate, per loro.
Senza dare troppi
spoiler, al prossimo capitolo!
Haloa!
<3
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Ora
che ci penso...un ringraziamento ce l'ho.
Oggi,
in South Korea, è il 18/07/2013, un giorno speciale.
E'
il compleanno di Lee Taemin.
Quindi
il mio ringraziamento va proprio a TAEMIN, oltretutto mio bias, senza
il quale questa storia nemmeno esisterebbe. Perciò dedico questo
capitolo a lui.
Grazie
Taemin per la tua gioia. Grazie per la tua perseveranza e per la tua
speranza. Grazie per essere fiero di ciò che fai, perchè
anche noi siamo fieri di te. Grazie per avermi fatto conoscere emozioni
e sentimenti che vanno al di là dell'immaginazione. Grazie
perchè al tuo ventunesimo compleanno, sei ancora il bambino
giocoso e spensierato che nel 2008 esordì con i suoi 4 compagni disagiati come te. Grazie,
perchè mi hai fatto scoprire quant'è bello vedere le cose
sempre con un sorriso sincero. Grazie, perchè semplicemente
esisti.
Grazie, Taemin.
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Capitolo 5 *** La Notte Rossa #1 ***
INFINITESKYDRIVER
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Taemin si pentì tardi della sua scelta.
Lo capì solamente quando apparve una donna
sulla soglia
della porta di fronte a lui. Giovane e bella, dai lunghi capelli
castani, lisci
e fluenti.
Si irrigidì immediatamente di fronte a quel
volto.
Con non poca fatica, cercò di tornare il
solito ragazzo
sorridente. Fece un leggero inchino e fu tentato dal voltarsi e
andarsene di
corsa, ma la voglia di incontrarlo era forte.
“Hem, salve. Sono un amico di Kibum.
E’ in casa, per caso?”
Il suo sorriso sembrò convincerla.
“Oh, si, te lo chiamo subito. Ma non stare
lì, entra, dai”
Aprì la porta, facendogli cenno di entrare.
E così era quella, la sua casa. Lì
che era venuto ad
abitare.
Si guardò un po’ intorno, notando
varie cornici appese,
alcune appoggiate su degli scaffali.
“Vieni pure, Taemin”
La donna lo accompagnò in soggiorno
sospingendolo con una
mano tra le scapole.
Quel contatto fece intuire molte cose al ragazzo,
che
sorrise mestamente, comprendendo subito quale fosse la natura della
donna e
probabilmente del marito: il suo tocco era gentile, delicato; non
apparivano
segni di rabbia o incomprensione. Quella famiglia, di sicuro, era una
di quelle
dove i genitori spingono i figli a seguire i propri sogni e li
sostengono in
tutte le loro scelte. Una famiglia perfetta per Kibum.
Mentre la madre andava al primo piano per chiamare
suo
figlio, Taemin si permise di sbirciare un po’ qua e là.
Dovevano essere dei
tipi nostalgici, le foto erano ovunque e ritraevano marito e moglie
appena
sposati, i due assieme a Kibum, qualche parente in pose divertenti e
molte,
moltissime foto di ogni genere di Kibum.
Taemin si fermò davanti ad una in
particolare.
Doveva essere stata scattata durante una vacanza:
l’ambientazione era marittima, Kibum era ritratto di profilo,
seduto sul
limitare della spiaggia, l’acqua gli lambiva le gambe poggiate a
terra. Il
cielo illuminato dai chiari raggi del sole all’alba, donava
un’aria dolce al
volto del ragazzo, che probabilmente aveva intuito di essere mira di un
obiettivo e aveva girato il capo, sorridendo come un bambino, mostrando
la
perfetta dentatura.
I suoi capelli non erano biondi, ma castani e
abbastanza
corti e scompigliati, un ciuffo gli avrebbe coperto la fronte, se non
fosse
stato per il gel che lo teneva alto e disordinato.
“Taemin?”
La sua voce arrivò inaspettata alle
orecchie del più
piccolo, che indietreggiò imbarazzato per essere stato scoperto
in un momento
così impiccione.
“Oh, ciao, io.. stavo guardando le
foto” Si tolse subito
dall’imbarazzo.
“Ho notato” Rise Kibum.
Rimase poi in silenzio a guardarlo, in attesa di
una
spiegazione del perché fosse venuto a trovarlo
all’improvviso.
“Ho guardato il tuo indirizzo su internet,
non ti ho spiato,
lo giuro” Taemin si permise di scherzare, visto che il biondo
sembrava
apprezzare ogni sua battuta. Infatti questo soffocò una risatina
in gola.
“Perché questa visita?”
“Beh, volevo chiederti se questa sera ti va
di venire al
locale dove lavora mio fratello.”
Kibum si sorprese di quella richiesta. Usciva
raramente, la
sera, e sempre solo con persone che conosceva da moltissimo tempo.
Quella
proposta però era allettante, proprio perché lo stava
chiedendo Taemin.
“Beh, dovrei.. chiedere ai miei
genitori”
“Suvvia, hai diciotto anni Kibum, e poi
sarai con me”
Sorrise ammaliatore il piccolo.
“Mh..” Il biondo ci pensò su,
poi si diresse in cucina sotto
lo sguardo attento di Taemin.
“Mamma, questa sera volevo andare con Taemin
al locale di
suo fratello. Torno per le undici, d’accordo?”
La donna parlò a bassa voce, probabilmente
indaffarata in
alcune faccende domestiche, e dopo poco Kibum tornò in salotto
con un’aria
soddisfatta.
“Dimmi l’ora e il posto”
Jonghyun non capiva come facesse ad essere
così difficile
studiare il corpo umano. Finchè si trattava di sistemi,
apparati, cellule e
argomenti simili, ci stava. Ma addentrarsi addirittura nelle formule
chimiche
della riproduzione cellulare dei tessuti ossei, o i nomi di azioni
delle leve,
beh, era davvero troppo.
Minho era accanto a lui, tranquillamente disteso
sul tappeto
e già al capitolo venti.
Jonghyun guardò insoddisfatto la propria
pagina: capitolo
tre.
“Ma come diamine fai, tu? Riesci a farti
entrare in testa
queste cose?” Disse spazientito al più giovane, che
ghignava divertito dell’espressione
imbronciata dell’altro.
“Sei tu che non ti applichi, hyung”
“Applico? Io mi applico in cose ben
più sensate di questa…
questa… roba” Prese il malloppo di fogli pinzati assieme e
lo lanciò lontano,
infastidito.
“A proposito di cose sensate, questa sera in
città c’è la
Notte Rossa”
“La notte
che?” Jonghyun
rise di gusto. Aveva sentito parlare di notte bianca, ma della notte
rossa, era
la prima volta.
“I locali rimangono aperti fino a tardi
lasciando che
cantanti o musicisti, famosi e non, prendano parte alla competizione.
Questa
sera ci sono le eliminatorie e questo fine settimana ci saranno le semi
finali.
Jong! Tu sei sia cantante e sia musicista, diamine, devi
partecipare!”
Jonghyun aggrottò le sopracciglia, pensando
a ciò che gli
aveva appena detto l’amico.
“Non so nemmeno quali sono le regole e i
generi” Borbottò
andando a riprendersi i fogli caduti accanto alla parete.
“Bisogna iscriversi entro la mezz’ora
dall’inizio della gara.
I generi sono principalmente rock, e cose del genere” Minho
vaneggiò con una
mano, facendo capire che non s’intendeva delle definizioni dei
generi musicali
nello specifico. “Notte rossa, per un motivo, no?”
Giusto. Aveva senso.
Avrebbe anche potuto partecipare. Magari con una
sua
canzone. Ne aveva composte alcune per voce e chitarra elettrica, anche
se senza
batteria sarebbe stato svantaggiato.
Si grattò il mento, pensandoci un attimo.
“Non so..”
Minho lo guardò spazientito.
“Cavolo, Jonghyun, sei un genio con la
chitarra e lo sai.
Buttati!”
“Devo pensarci, Minho.”
“Si, dici sempre così, ma alla fine
le cose non le fai mai.
Devi smettere di pensare troppo alle cose e prendere le
opportunità al volo,
altrimenti ti sfuggiranno dalle dita e ti troverai con niente, alla
fine.”
Jonghyun strinse le dita attorno alla carta
stampata. Era
vero.
Ricordò cos’aveva pensato qualche
giorno prima, alla mensa,
riguardo Kibum.
Forse quello sarebbe stato un inizio. Forse
intendeva
proprio quello, nel dirgli che doveva stare più attento.
Più attento alle occasioni che gli si
presentavano.
“Bene allora. Portami l’amplificatore
in garage. Voglio che
la gente si faccia una bella idea di cos’è davvero il
rock” Si alzò dal divano
senza aspettare Minho, afferrò deciso la sua chitarra elettrica
che se ne stava
appoggiata accanto alla libreria del salotto e si diresse deciso fuori
casa,
per prepararsi a quella sera.
Le luci psichedeliche rendevano la visuale poco
comprensibile.
Era tutto nuovo, per lui. Non aveva mai messo
piede in un
locale del genere, e la cosa lo metteva in difficoltà. Taemin
capì i suoi
pensieri e gli afferrò un lembo della maglia per poi avvicinarsi
al suo
orecchio per parlare.
“Andiamo verso il bancone, ti va? E’
li mio fratello!” Urlò
per farsi sentire e Kibum annuì.
Appena si appoggiarono al marmo chiaro del
bancone, Kibum si
sentì in salvo. Aveva qualcosa a cui aggrapparsi,
un’ancora di salvezza in
mezzo ad alcool, luci scarlatte e canzoni che di armonico avevano ben
poco.
“Hei, fratellino!” Jinki si
pulì le mani con l’asciugamano
che portava legato in vita e scompigliò i capelli di Taemin, che
gli dedicò un
ampio sorriso, guardando poi verso il palco mentre afferrava il
bicchiere di
vetro contenente il suo solito the al limone che Jinki preparava
appositamente
per lui.
“Kibum! Ci sei anche tu! Taemin è
riuscito a convincerti eh?”
Rise ad alta voce il ragazzo dietro al bancone, mentre preparava un
drink per
alcune ragazze a fianco del biondo.
“Eh…già..” Disse a bassa
voce. Per un attimo si pentì di
aver accettato. Quei luoghi non facevano proprio per lui. Troppe voci,
troppo
caldo, musica troppo alta.
“Non lasciarti ingannare. Questo posto di
giorno è un
normale locale tranquillo dove ci si può prendere un cappuccino
e studiare ai
tavolini” Taemin urlò di nuovo al suo orecchio,
regalandogli poi un sorriso
comprensivo.
Quello era un punto a suo favore.
Una
voce si espanse
nello spazio del locale.
Una
voce roca e
bassa, accompagnata da una chitarra acustica attaccata ad un
amplificatore.
Le luci
si spensero,
lasciando solo un fascio chiaro al centro del palco, verso quel ragazzo.
Kibum
girò il capo e
lo vide.
Aveva
gli occhi
chiusi, suonava con forza le corde della chitarra che portava a
tracolla.
Una
melodia struggente
e potente invase le orecchie di tutti i presenti, ammutoliti
all’istante.
Il
biondo schiuse le
labbra, stupito da quella voce.
Quella
voce.
Quella
voce.
Quella
voce…
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Capitolo 6 *** La Notte Rossa #2 ***
INFINITESKYDRIVER
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Le luci si spensero, lasciando solo un fascio
chiaro al
centro del palco. Poi, di nuovo buio.
La persona che stavano sedute ai loro tavolini
smisero di
parlare, bere, respirare, fare qualsiasi azione di senso compiuto.
Nessuno si
aspettava quel silenzio, almeno non quella sera.
Fu così che anche Kibum volse lo sguardo
sul ragazzo che
sedeva su un piccolo sgabello, sul palcoscenico.
Non si trovava poi così distante dal
soppalco, riusciva a
distinguere bene i contorni della sua figura, del suo volto, della
chitarra che
aveva in mano, anche se era in penombra.
Gli astanti cominciarono a scambiarsi dei
chiacchiericci
confusi, sottovoce, ignari dell’identità del ragazzo.
Pareva abbastanza alto. Le gambe erano fasciate da
pantaloni
probabilmente scuri. I capelli erano folti, scuri anch’essi.
Quando una luce rosata si accese ad illuminare la
figura, a
Kibum parve che la sua gola si stringesse su se stessa, impedendogli di
respirare. Afferrò saldamente il suo bicchiere con acqua e
limone e lo avvicinò
alle labbra, per abbeverarsi. Caso vuole, che proprio in
quell’istante il
ragazzo iniziò a cantare una melodia calma e pacata, da poche
parole, cariche
d’emozione.
Kibum si scordò persino come si beveva.
Lasciò che il bicchiere stesse a
mezz’aria, inclinato, con
un rivolo d’acqua a scendere indisturbato sul suo petto e
macchiargli tutta la
maglietta bianca formando una grossa chiazza umida.
A contrario delle sue aspettative, i pantaloni
dello
sconosciuto erano bianchi, attillati e pieni di cerniere, che
fasciavano
perfettamente i muscoli di cosce e polpacci, finendo poi in scuri
stivaletti
borchiati.
-Jinki…ma quello è Jonghyun!-
-Jong..? Oh già! Non sapevo che suonasse-
Kibum guardò stranito entrambi i fratelli
accanto a sé, poi
tornò a squadrare la figura compostamente seduta di quel
ragazzo. Gli ricordava
qualcuno, quella voce l’aveva già sentita da qualche
parte.
Ricordò improvvisamente il pomeriggio in
cui era passato
vicino al tavolo di Jinki e aveva sentito quel ragazzo urlare qualcosa
d’insensato.
Lo guardò con interesse, posando il
bicchiere sul bancone,
senza curarsi di come avesse fatto a svuotarsi visto che la sua gola
era ancora
arida e sentiva uno strano pizzicore allo stomaco.
Si era fatto un’impressione sbagliata di
quel Jonghyun: ora
che l’aveva davanti, a una decina di metri di distanza, poteva
ammirare la
bellezza del ragazzo, le sue braccia forti stringere la tastiera della
chitarra
e con l’altra suonarne le corde con grazia. Era bello. Davvero
molto bello.
Non pensò al fatto che Taemin si fosse
messo a fissarlo con
un sorrisetto divertito, non pensò al fatto che stava camminando
lentamente
verso una zona più ravvicinata e sgombera di gente, non
pensò al fatto che ad
ogni passo, il cuore accelerava e il viso gli diveniva rovente.
Sentì un richiamo verso quel Jonghyun.
Sentì qualcosa di
intenso salire dalle sue membra fino al cuore ed al cervello.
Ciò che stava
provando non era normale, non era ovvio e i pensieri che gli stavano
affollando
la testa non erano propriamente logici. Pensava al cielo, pensava al
calore del
sole, pensava alla vita, all’attrazione terrena,
all’orizzonte.
Perché pensava a qualcosa come
l’orizzonte?
Una linea di confine, un luogo impossibile da
raggiungere,
poiché l’orizzonte si sposterà sempre con te e non
sarai mai in grado di
arrivare alla tua meta. Una meta costantemente lontana, irraggiungibile.
Ma tutta questa magia era troppo perfetta, eterea
ed
inconsistente per mantenersi nel tempo.
Dal palco la musica terminò,
l’esibizione però non era
finita.
Jonghyun si alzò in piedi, afferrando il
microfono e
lasciando a terra la chitarra; le luci si tinsero di rosso sangue,
donando alla
sua pelle sudata un riflesso argentato che lasciò molta gente,
Kibum compreso,
a bocca asciutta. In quell’istante, molti capirono il vero
significato di ‘Notte
Rossa’.
La musica riprese con toni forti, le chitarre
elettriche in
sottofondo suonavano a ritmo con una prepotente batteria, una melodia
invadente, che penetrava nelle orecchie e faceva battere il cuore a
tempo con
le percussioni. La gente iniziò a scatenarsi assieme al
cantante, raggiungendo
le estremità del palco e circondandolo mentre numerose mani si
alzavano in aria
e si agitavano tenendo il ritmo, incitando Jonghyun a dare il massimo.
Le luci
si alternavano al buio, le ombre si mischiavano con il rosso ed il
corpo del
moro pareva prendere fuoco a contatto con quelle tonalità
scarlatte che
illuminavano tutto il locale. La sua voce accompagnava perfettamente la
musica
in un mix di sensualità e decisione, i capelli sudati gli si
appiccicavano
sulla fronte e lui se li ravvivava con una mano, regalandosi look
aggressivi.
Ad un tratto, si tolse la canotta nera che a
malapena gli
copriva il busto, lanciandola sulla gente, e i suoi muscoli furono alla
mercé
di tutti i presenti.
Fino ad un attimo prima, Kibum aveva lasciato ai
margini del
cervello i pensieri precedenti, che gli ricordavano antiche attrazioni
legate a
qualcosa di platonico, di surreale; appena la folla urlò
compiaciuta del gesto
di Jonghyun, il suo cuore perse un colpo.
Un’attrazione istintiva, quasi animale, lo
invitò a saggiare
ogni centimetro della sua pelle con gli occhi. Cercò di
deglutire più volte,
senza successo. Non riuscì a distogliere lo sguardo da quel
fascio di muscoli
che si muoveva sul palco; muscoli sudati, allenati, grandi e maschili.
Osservò
con una punta di desiderio il suo collo impreziosito da una vena che si
gonfiava
ad ogni acuto della canzone, disegnò un percorso invisibile sui
pettorali,
sugli addominali, sul ventre, dove anche lì spiccava qualche
vena sopra ai
muscoli, la cintura scura, le gambe proporzionate, che ora erano semi
visibili
grazie al sudore che rendeva quasi trasparente la stoffa dei pantaloni.
Sentì
il sangue ribollire quando risalì con gli occhi, curioso di
vedere quanto quei
pantaloni fossero trasparenti.
‘Kibum. Cosa stai facendo?’
Scosse la testa, come se fino ad allora qualcuno
avesse
comandato il suo corpo, mentre lui era rimasto relegato ai confini
della coscienza,
spettatore di tutta la scena. La realtà dei suoi pensieri gli
piombò addosso
come un macigno e l’imbarazzo lo travolse come mai gli era
successo.
Arrancò verso il bancone, dove Taemin e
Jinki parlavano
tranquillamente, e prese la giacca.
Taemin riuscì ad afferrargli un polso prima
che il biondo
potesse fuggire da li.
-Kibum? Stai bene? Dove vai?- Chiese quasi
urlando, per
sovrastare quel rumore.
-Io..non…devo andare!- I suoi occhi erano
luminosi, quasi
blu elettrici, Taemin li incrociò solo per un attimo, ma
capì che non poteva
trattenerlo in quel luogo un attimo di più.
Lo lasciò andare, e Kibum sparì in
mezzo alla folla,
velocissimo.
____________________________________________
:::Angolino:::
Si,
sono consapevole del mio estremo, enorme ed immenso ritardo
nell'aggiornare questa storia. Ma tutto ha un perchè D8
Ho passato mesi, pensando di aver cancellato tutto. Quel piccolissimo
ed insignificante tastino "canc", l'ho detestato. Quindi sono caduta in
depressione da scrittrice. Chiedo umilmente perdono, ma ho ritrovato
con estrema gioia questo documento solo poco tempo fa, e visto che
l'ispirazione mi aveva ormai abbandonata del tutto...ci ho messo un po'
a tornare a scrivere.
Beh, come dice Sherlock.. SHINee is back!
Spero
che questo capitolo vi sia piaciuto, anche se è un po'
piccolino, ma ad ogni passo in avanti..si scopre qualcosina in
più, diciamo.
Fatemi sapere <3
[Ovviamente,
Jonghyun si esibisce con qualcosa di simile ad Internet War. Se non
fosse abbastanza ovvio.]
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