La Verità

di Infinite Sky Driver
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Colore di luna ***
Capitolo 2: *** Non sogni, ma verità parallele ***
Capitolo 3: *** Oro e Zaffiro ***
Capitolo 4: *** Crushing glass ***
Capitolo 5: *** La Notte Rossa #1 ***
Capitolo 6: *** La Notte Rossa #2 ***



Capitolo 1
*** Colore di luna ***


INFINITESKYDRIVER
Un grazie immenso al mio fratellone Wingsam, che mi ha sopportata nel mio tragico momento di panico nella scelta del titolo, e nella creazione del banner,. Grazie fratellone! Mi ispiri sempre un sacco! <3 






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Il mare, com’è risaputo, acquieta l’animo umano.

Non tutti gli umani, però, si lasciavano trasportare dal dolce suono delle onde sulla sabbia, dal tiepido vento caratteristico dei luoghi marittimi, dalla piacevole sensazione della morbidezza sotto i propri piedi, dalla fugace consapevolezza dell’attesa.

Almeno, non lui.

La luce era talmente poca che a stento distingueva i contorni delle cose, non che gli servisse molto, dopotutto quella piccola spiaggia libera era sgombra, nessun ostacolo l’avrebbe messo in pericolo, niente ci sarebbe stato fra lui e ciò che sarebbe arrivato. La luna faceva capolino dietro le nuvole notturne, a piccoli intervalli, ma sembrava che l’agglomerato gassoso si stesse diradando, poiché la luce leggera ed azzurra dell’astro era sempre più presente, per sempre più tempo.

Si passò una mano fra i capelli, impaziente.

Come poteva aspettare ancora? Quanto attendeva quell’incontro?

Era troppo ormai che i suoi occhi non venivano allietati da quella magnifica visione, la visione della perfezione, dell’amore, della divinità incarnata.

Si vergognò per un piccolo istante di essere uomo. L’umano è così imperfetto, preda di stupide ossessioni e vene egoistiche, avidità e cattiverie.

No, ciò che stava venendo da lui non era niente di tutto ciò.

Aveva smesso da tempo, ormai, di reputarlo impossibile, poiché non poteva essere impossibile una creatura talmente perfetta. Si crede che non esista la perfezione, in quanto gli umani siano peccatori dal principio.

Infatti. Lui non era umano, lui non era peccatore. Lui era divino, era immorale, era impossibile, era tutto ciò che agli occhi pare perfezione.

Non avrebbero potuto incontrarsi in un momento che non fosse quello. Solo in quei momenti per lui era possibile avvicinarsi alla mortalità terrena. Per questo, desiderava ardentemente che arrivasse la notte, per poterlo ammirare, per poter incontrare un essere fantastico, un essere che gli aveva rubato il cuore.

Il suo sentimento, però, non era legato all’aspetto dell’altro, o alla sua origine, o alle sue caratteristiche, bensì da ciò che i loro sguardi intrecciati avevano creato.

E proprio mentre si passava distrattamente una mano sul braccio scoperto, vide nel mare un’increspatura anomala, agognata, desiderata. Smise di respirare per qualche secondo, riprendendo solo nel momento in cui si accorse che il suo cuore batteva ancora, e infinitamente più veloce di prima.

Le onde si alzavano e si abbassavano, e quella figura avanzava tranquilla, verso di lui, sulla spiaggia.

Da lontano pareva che la sua pelle fosse azzurra, della stessa composizione dell’acqua, ma mano a mano che si avvicinava a colui che lo attendeva impaziente, grazie all’azione della luna la sua pelle assumeva un colore rosa pallido.

I capelli chiari, alquanto lunghi per un ragazzo, si appiattirono al capo, cadendo appena sulle spalle; gli occhi allungati, tracciati dal pittore più esperto, racchiudevano un paio di occhi dalle iridi blu, che si accesero di infinite sfumature nel vedere il ragazzo sulla spiaggia; il suo corpo snello era fasciato perfettamente in un abito chiarissimo, reso aderente dall’acqua; sul torace prendeva una forma simile ad una camicia sbottonata sul petto, mentre le gambe erano coperte da un paio di pantaloni anch’essi attillati ma morbidi e dall’aria decisamente comoda. Il tutto non faceva che rendere la sua figura ancora più attraente.

L’altro giovane si avvicinò con cautela all’acqua, senza nascondere il suo sguardo pieno di stupore nel vedere tanta bellezza, mai si sarebbe stancato di vederlo, mai avrebbe pensato che ogni volta sarebbe stato sempre più bello.

Quando i due furono abbastanza vicini da permettersi di parlare sottovoce, il ragazzo arrivato dal mare prese parola.

“Jong-hyun”

 La sua voce uscì leggera, ma bassa. Una delle cose che l’altro amava di lui era quanto la sua apparenza ingannasse. Si poteva pensare avesse una voce cristallina, alta e femminea, mentre invece le sue corde vocali producevano un suono roco e basso, seducente ai limiti del possibile.

Jonghyun sorrise inoltre per il modo in cui l’accento cadeva sull’ultima parte del suo nome, donandogli un’aria Fantastica. Gli prese una mano, mantenendo quell’espressione, e gli diede un bacio sulle nocche bianche, seguendo poi la linea delle dita affusolate con la punta del naso.

“Kibum, ti stavo aspettando”

Kibum corrispose il suo sorriso in modo talmente dolce che Jonghyun mai aveva ammirato in alcuna creatura. In quel momento capì nuovamente per quale motivo l’amava. Il biondo mantenne quell’espressione, mentre il suo sguardo vagava sul corpo del compagno; si soffermò più tempo sui capelli, distendendo maggiormente  il proprio sorriso. Passò distrattamente alcune dita fra le ciocche corte che splendevano contro la luce lunare.

“Hai visto Kibum? Cosa ho fatto per te?” Jonghyun pareva un bambino, mentre a stento si tratteneva dal saltellare sul posto per la felicità.

“Sei così buffo, Jonghyun”

Ma il ragazzo non si sentì offeso per le sue parole, anzi. Le pronunciò con un tale amore negli occhi che provò un immenso desiderio di fare sue quelle labbra pallide a forma di cuore.

Si era tinto i capelli. Mai avrebbe pensato di fare un cambiamento così drastico nella sua vita, ma per il suo Kibum l’avrebbe fatto. Precedentemente, la sua capigliatura scura e corta lo soddisfaceva in quanto molte persone lo trovavano attraente. Da quando aveva scoperto però che Kibum amava le sfumature della luce prodotta dalla luna, esattamente durante il loro precedente incontro, non aveva dubitato nemmeno per un secondo a tingere i propri capelli di un biondo platino, in modo che rispecchiasse il più possibile quel colore chiaro e scintillante che caratterizzava la notte ed i loro incontri segreti.

“Lo sai, perché mi piace tanto questo colore?” Sussurrò Kibum, ad un soffio dalle labbra del ragazzo che stava di fronte a lui.

Jonghyun si limitò a scuotere velocemente la testa, attendendo la spiegazione.

“Perché questo è il colore dei nostri incontri. E’ il colore della magia, della creazione, del segreto. E’ il colore del nostro amore”

Abbassò di poco lo sguardo per incrociare gli occhi dell’altro, in quanto, seppur più grande di un anno di lui, era più basso di qualche centimetro. Perdevano molto tempo a guardarsi negli occhi, a lasciar dialogare le proprie porte dell’anima, perché quando la loro connessione diveniva forte, non c’erano bisogno di parole.

Non ci fu infatti bisogno di permessi, né di consensi, quando Jonghyun passò una mano sulla guancia del biondo, con delicatezza, con calore, avvicinandosi sempre di più al suo viso, catturando le sue labbra con le proprie in un bacio che sapeva di sale.

Kibum era a conoscenza del fatto che a Jonghyun non piacevano molto i gusti salati,- visto che lui era appena emerso dall’acqua di mare non poteva fare molto per togliere dalla sua bocca quel gusto- così permise immediatamente il contatto tra le loro lingue, in modo che il dolce sapore del maggiore lo invadesse completamente, donandogli quell’ebrezza talmente piacevole da dimenticare persino il proprio nome.

Jonghyun aveva baciato alcune persone, prima di Kibum, ma la prima volta che ebbe la stessa esperienza con lui, gli parve di non averlo mai fatto davvero prima. Il loro contatto non era portato da un semplice istinto, bensì da una forza irrefrenabile e paradisiaca. Appena le loro bocche si sfioravano, in entrambi si accendeva un fuoco greco, impossibile da placare, inestinguibile, carico d’emozioni.

Kibum mordicchiò distrattamente il labbro inferiore di Jonghyun, prima di appoggiare una mano sul suo petto largo e muscoloso. Le mani del maggiore si strinsero invece ai suoi fianchi, attirandolo a se.

“Jong…” Sorrise il più piccolo.

L’altro sorrise di rimando. “Perché sorridi?”

Kibum lo fissò negli occhi, le sue iridi blu splendevano, le pagliuzze azzurre erano incantevoli e scintillanti.

“Non dovrai aspettare molto”

“Aspettare molto? Per cosa?” Prese a posargli piccoli baci sul collo, lasciando che la voce gli uscisse bassa e roca, spezzata dall’emozione.

 

“Vedrai. Ma sarai molto felice”

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::INFINITESKYDRIVER CORNER::

Eccoci qui riuniti! Visto che non riesco a stare troppo tempo lontana dalle Jongkey, e questa cosa mi è venuta in mente ieri notte verso le due..beh, ho approfittato. Al momento questa storia nasce come one-shot, ma sono propensa ad un seguito, molto, molto, probabilmente, se mi arriveranno ispirazioni al riguardo. (Spero tanto di si perchè mi piace già ewe)

Non so minimamente se possa piacere un continuo, se si, fatemelo sapere magari con una recensione, anche piccola, ma le gradisco sempre ewe

E' alquanto..."Soprannaturale", mi piace e spero tanto che sia piaciuta anche a voi lettori, davvero! Critiche, consigli e pareri sono sempre ben accetti °3°

Vi ringrazio per aver scelto di leggerla e chissà, magari scriverò un continuo già questa notte, non lo so, magari nemmeno vi ha incuriosito ;u; Mi faccio sempre prendere dall'ispirazione, questa storia è nata così (Non è vero, è nata perchè volevo scrivere una Jongkey da troppo tempo e ci ho pensato fino a che il cervello non mi ha accontentato BD) Quindi.....per ora, grazie per aver letto!

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Capitolo 2
*** Non sogni, ma verità parallele ***


INFINITESKYDRIVER
Vorrei ringraziare tutti coloro che hanno letto il primo capitolo, coloro che hanno recensito e coloro che hanno inserito questa storia tra preferiti, seguite e ricordate, un grazie immenso! Non sapete quanto mi faccia piacere! Direi che ogni capitolo avrà un ringraziamento particolare. Se nel primo ringrazio mio fratello per la sua pazienza, in questo ringrazio i miei recensori del primo capitolo (HaruHaru19jong_4everTemperinaluna8029) che - seppur inconsapevolmente- mi hanno dato la voglia di continuare.








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Jonghyun si svegliò di soprassalto.

Era, come sempre, nel suo letto. Le lenzuola gli si erano infilate tra le gambe durante la notte, perciò era sudato oltre ogni immaginazione.

Cercò di srotolarsi da quel fagotto di tessuto azzurro, imprecando a bassa voce già appena sveglio.

“Per fortuna che il buon giorno si vede dal mattino”, pensò il ragazzo, sbuffando.

Si diresse velocemente in bagno, amava allietare la pelle dal caldo torrido estivo che lo assaliva già dal primo mattino. Lanciò uno sguardo fuori dalla finestra, non doveva essere poi molto tardi, poiché il sole non era alto in cielo e i raggi penetravano attraverso il vetro, scaldando ed illuminando le chiare piastrelle del pavimento lucido del locale.

Preferì una doccia fredda, almeno si sarebbe svegliato e i muscoli si sarebbero tolti di dosso quel lieve senso di torpore che ogni giorno d’estate li afflosciava.

Appena uscito dalla doccia, gocciolante, rimase un momento a fissare il suo corpo ben allenato, attraente, scolpito ed assolutamente perfetto. Si sorrise, grazie all’immagine riflessa sullo specchio posto di fronte a lui, si stupì di quanto quella sua espressione fosse ammaliante.

Si, la modestia era una dote di cui Kim Jonghyun non ne possedeva nemmeno una briciola.

Lasciò i capelli scuri bagnati, si sarebbero probabilmente asciugati prima di uscire di casa. Si passò comunque una mano tra i ciuffi ribelli, scuotendo quella chioma scura e lucente, in un’azione che ricordava vagamente quella compiuta dai cani nel tentativo di scrollarsi di dosso l’acqua dal pelo.

E così faceva Jonghyun ogni mattina, agitando la testa in quel modo estremamente buffo, mentre si aiutava in quell’impresa con una mano.

Una volta vestito, si diresse in cucina per la colazione. I suoi genitori ancora dormivano, perciò decise di fare piano. Si preparò del caffè mentre sbirciava fuori dalla finestra il sole che si alzava lento.

La seconda cosa che detestò di quella mattinata, dopo le coperte, avvenne appena guardò l’orologio.

Segnava le otto e quaranta.

Sputò buona parte del caffè che aveva in bocca e dal bicchiere che aveva in mano sembrò scoppiare uno tsunami, grazie al movimento brusco del suo braccio.

Ma Jonghyun era troppo impegnato a scappare fuori di casa per accorgersi che la sua maglia era ormai più simile al manto dei dalmata, piuttosto che alla precedente trama monocolore, bianca.

Per fortuna nella zona in cui abitava non mancavano mai i bus che portavano alla città, per cui non dovette aspettare molto alla fermata. Avrebbe saltato la prima ora, questo era certo. Forse anche la seconda, se il bus non si dava una mossa.

Picchiettò a terra con un piede per tutto il tragitto, guadagnandosi delle occhiatacce dal signore che stava seduto di fronte a lui. Continuava a guardarlo dalla testa ai piedi con un’espressione circospetta, come se avesse avuto davanti un clown, o qualcosa di simile.

Il bus era all’ultima fermata prima della sua scuola, e Jonghyun finalmente guardò l’orologio sospirando di sollievo. Mancavano cinque minuti. Avrebbe fatto in tempo.

Avrebbe fatto in tempo se non avesse visto.

Avrebbe fatto in tempo se il suo cuore non avesse perso qualche battito.

Avrebbe fatto in tempo se non avesse notato quel particolare, fra la massa.

Lo sguardo perso fuori dal finestrino agganciò una figura nota.

Il bus fu troppo veloce perché potesse vederne i particolari, ma Jonghyun giurò di aver visto un ragazzo dai capelli biondissimi, abbastanza lunghi. Un’acconciatura troppo esemplare per essere adottata da più di uno o due ragazzi in quella cittadina.

Qualcosa si mosse, in fondo all’anima di Jonghyun. Qualcosa di prepotente, qualcosa di forte, ma anche di inafferrabile. Quel dettaglio gli diceva qualcosa, ma più cercava di afferrare il concetto e più questo si allontanava da lui.

Poi, in un secondo, ricordò.

Il suo sogno.

Come aveva fatto a dimenticare quel sogno che sembrava essere durato un’eternità?

Com’è che si chiamava quel ragazzo venuto dall’oceano? Qual’era il suo nome? Perché non riusciva a ricordare?

Il suo sguardo si spostò indietro, cercò di individuare un volto, ma l’automezzo aveva percorso troppi metri e ormai le persone avevano tutte facce diverse da quella interessata.

Si rilassò sul sedile, seppur questo fosse scomodo, e tenne gli occhi fissi sul pavimento.

Il sogno di quella notte non era stato un caso isolato. L’aveva fatto altre volte, in precedenza. Non gli aveva mai dato molta importanza, anche se in fondo, nel suo cuore, sentisse quanto invece fosse importante e sentiva un incredibile dolore al petto ogni qual volta sottovalutava la valenza di quelle visioni notturne.

Lui non era affatto un tipo così sdolcinato, pieno di sentimenti e soprattutto, non era attratto da quel ragazzo sconosciuto. Non aveva mai avuto problemi con il suo stesso sesso, certo, ma questa era rimasta una sua idea nascosta, sempre tenuta segreta quando andava a scuola o aveva rapporti con altre persone.

Lui era normale, e voleva rimanere tale per il resto della sua vita.

“Hei, tu, mi senti?”

Jonghyun si riscosse, puntando i suoi grandi occhioni neri sul volto dell’anziano che gli sedeva di fronte.

“E’ questa la tua fermata, no? Ti sto tenendo l’autobus fermo da un minuto, muoviti a scendere!”

“Oh..si, grazie” Jonghyun farfugliò qualcosa e si inchinò brevemente, prima di uscire veloce dalle porte scorrevoli.

Corse dentro il cortile del liceo, dove molti studenti passavano le loro ore buche stesi sul prato a prendersi il sole, o a leggere, molti si dirigevano in caffetteria, altri in biblioteca, altri ancora correvano come lui, verso la propria classe.

Entrò appena prima dello squillo della campanella. Salvo.

Con un sonoro sbuffo, si sedette accanto alla finestra, vicino al suo compagno di banco che lo guardava divertito.

“Cos’è, hai fatto a botte con qualcuno?” Ridacchiò Minho con la sua solita voce profonda.

“Cosa?” Jonghyun era stremato dopo la corsa, nemmeno si accorse delle allusioni del suo migliore amico.

“La tua maglia” Sussurrò l’altro indicando con un cenno il suo torace.

Jonghyun si guardò notando solo in quel momento le enormi macchie marroni, di diverse misure, sulla sua maglia bianca.

“Oh mer..”

“Signor Kim!” Il professore si sedette alla cattedra, con un sorriso. “Vedo che il suo linguaggio è già deplorevole dal mattino”

Una risatina collettiva percorse la classe.

Jonghyun si guardò un po’ attorno infastidito, per poi togliersi quella maglia di dosso, rimanendo in maniche corte.

“Veda di non distogliere l’attenzione delle signorine della classe, signor Kim” Disse scocciato il professore con lo sguardo fisso sul registro, intento a iniziare l’appello.

Minho gli diede una gomitata giocosa, complice, e Jonghyun sorrise ammiccando ad un paio di compagne di classe che si sciolsero definitivamente sulle loro sedie di fronte a quella distesa di denti bianchi e perfetti.

 

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“Perché alla prima ora non c’eri, Jonghyun?”

“Mi sono svegliato tardi” Cercò di liquidare le domande di Minho con quella risposta semplice e chiara.

“Non capisco comunque  le macchie” Ridacchiò il moro, decisamente più alto del suo compagno, anche se entrambi stavano seduti diritti.

“Ho visto che era tardi e così mi sono rovesciato il caffè addosso, ho perso l’autobus e..”

“E..?” Minho sembrò interessarsi appena sul volto dell’amico passò un’ombra di incertezza.

“E ho corso fino a qui”

Minho parve deluso da quella risposta, chissà cosa credeva.

Jonghyun si morse le labbra, indeciso se parlare dei suoi sogni e di ciò che aveva visto prima a Minho. Dopotutto gli aveva già parlato dell’argomento quando aveva sognato per la prima volta quello strano ragazzo biondo. Ricordava l’enfasi durante la spiegazione, di come gli sembrasse assolutamente reale tutto quello che aveva vissuto la notte.

 

 

“Ma si, Minho, dai! Hai presente quando fai quei sogni più vividi degli altri? Ti sarà già successo, no?”

“Hum, probabile”

“Quelli che capisci che non possono essere sogni, troppo reali, troppo consistenti, che magari ti pizzichi e ti fai male, e dici che allora non è un sogno ma è la realtà. Mi sono documentato, sai? Ho letto su internet alcune notizie. Dicono che si chiamino sogni lucidi. Perché non sono proprio sogni, ma sono verità parallele”

Minho aveva alzato un sopracciglio, confuso.

“Ah si?”

“Si, io lo vedevo, Minho. L’avevo davanti a me! Ed era troppo bello per essere una creazione della mia mente, capisci? Una bellezza così non può essere inventata dalla mente dell’uomo, ma...ma…Minho, io credo sia reale”

“Reale?”

“Minho, mi segui? Lui! E’ reale, non me lo sono inventato! Io lo conosco davvero!”

“Jonghyun, ti sei reso conto che mi stai parlando di un ragazzo, vero? Uno sciupafemmine come te! Stento a riconoscerti, amico mio” Rise il gigante, dandogli una pacca sulla spalla amichevolmente.

 

Jonghyun si era sentito ferito ed incompreso dalle sue parole, perciò stentava a parlarne ancora.

Quel ragazzo non se l’era immaginato… o forse si? La sua mente l’aveva identificato come un ragazzo più alto di lui, ma più piccolo d’età. Ma nel suo sogno si rivelava come divinità. Forse non lo era? Forse era solamente una sua fervida immaginazione notturna? Magari le divinità nemmeno esistevano, e certamente non avevano quella forma. Le divinità sono anime austere ed egoiste, come dicono gli antichi testi greci. Il suo cuore però non era della stessa idea. Gli stava suggerendo di crederci, poiché ciò che aveva visto numerose notti, compresa quella appena passata, era vero.

Magari la sua mente gli stava giocando brutti scherzi, ma lui voleva credere a tutti i costi al suo istinto.

Minho probabilmente pensava si trattasse di una sciocchezza, ma in fondo al cuore lui sapeva che ciò che sentiva era vero, palpabile e pronto a rivelarsi al mondo.

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“Dai, Jonghyun, muoviti!”

La giornata era via via migliorata. Non era perfetta, certo, tra il risveglio, il ritardo, la maglia, e alcuni votacci durante la mattinata, ma era pur sempre una bel giorno estivo, soleggiato e piacevolmente tranquillo.

Jonghyun si mise lo zaino in spalla, camminando fuori dall’aula. Gli studenti si riversavano nei corridoi dopo la fine delle lezioni, quelli che avevano anche il pomeriggio si dirigevano fuori per pranzare.

Jonghyun vide Minho in fondo al corridoio, intento a raggiungere l’aula ristoro per primo, in cerca dei pasti migliori, così Jonghyun abbandonò la sua andatura spavalda e si mise a correre verso di lui.

A malapena mantenne l’equilibrio quando dall’angolo sbucò un ragazzo dell’ultimo anno e scontrarono con le spalle.

Jonghyun si voltò per vedere se l’altro fosse in difficoltà, infatti era caduto, ma stava già rimettendosi in piedi. Il moro gli porse una mano, scusandosi, ma si fermò appena vide il sorriso splendente dell’altro.

“Tranquillo, sto bene” E i suoi occhi si ridussero a due piccole fessure, in quel sorriso.

Jonghyun lo corrispose. Avrebbe volentieri scambiato due chiacchiere con quel ragazzo. Qualcosa lo spingeva a farlo, ma al suono del suo stomaco brontolante preferì privilegiare il bisogno di cibo e mettere a tacere quei gorgoglii, piuttosto che parlare con un perfetto estraneo. Perciò si  inchinò appena e scappò via, verso il suo migliore amico.

Aspettare due minuti ancora sarebbe stato insensato, per Jonghyun. Ma solamente perché non sapeva.

Il ragazzo con cui si era scontrato si lisciò i pantaloni e passò le mani tra i suoi folti capelli scuri dalle sfumature rossicce. Continuò quindi il suo tragitto fino ad arrivare alla segreteria.

Salutò con un cenno una donna seduta alla scrivania, alquanto anziana. Sembrava aver trascorso la maggior parte della sua vita in un ambiente come quello.

“Jinki, buongiorno!” Lo salutò gioiosa, stava per alzarsi e salutarlo, ma lui la fermò con un cenno della mano, sempre sorridente.

“Nonna, stai pure tranquilla” Si abbassò lui a darle un bacio sulla guancia, prima di dirigersi verso la stanza accanto, quella del preside.

Sentì che l’uomo stava parlando, così bussò prima di entrare sulla possente porta di legno di ciliegio, nonostante fosse ormai sua abitudine frequentare quel luogo, vista la sua carica di rappresentante d’Istituto.

“Permesso”

“Oh, Jinki, Vieni pure”

Il preside parlava con un nuovo arrivato, probabilmente.

Il ragazzo se ne stava tranquillo, seduto sulla poltrona, e appena Jinki apparve nella saletta, questo si girò a guardarlo, curioso.

Il ragazzo in piedi si permise di rimanere un attimo ad ammirarlo.

Doveva ammettere che si trattasse di una persona dalla bellezza folgorante. Pochi individui avevano avuto quell’effetto su di lui, suo fratello era uno dei pochi sulla lista.

I suoi occhi felini si puntarono in quelli curiosi di Jinki, che si avvicinò per stringergli la mano.

Doveva essere più piccolo di lui, perché appena si avvicinò, balzò in piedi e si inchinò salutandolo con un “Jinki hyung, felice di fare la tua conoscenza”

Jinki sorrise genuinamente.

“Il piacere è mio…ehm tu sei?”

Il ragazzo gli strinse la mano, sorridendo, procurando un enorme vuoto allo stomaco dell’altro.

“Kibum, io sono Kim Kibum”




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::INFINITESKYDRIVER CORNER::

Sono sincera nel dire che non sapevo se avrei scritto un seguito..

Ma eccomi qui! Diciamo che...non mi piaceva l'idea di lasciarla così, e sarebbe stato un peccato non sviluppare la storia che avevo in mente di costruire sulla base del primo capitolo. Alla fine era solo un sogno, nnnnaaaaaah. Che cosa crudele...non capisco perchè devo sempre frantumare i sogni di sti poveri ragazzi.
Ma sta qui il bello, no? Comunque mi sento cattiva, si. Si meritano un lieto fine, o forse no... *SUSPANCE*

Come sempre, mi fa piacere sapere commenti, pareri o tutto quello che volete! Non mi resta che darvi l'appuntamento al prossimo capitolo e grazie per aver letto! :D

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Capitolo 3
*** Oro e Zaffiro ***


INFINITESKYDRIVER
Benvenuti al nuovo capitolo di..."La verità"! Vi ringrazio, chiunque legga, e pure chi ha messo questa storia fra seguite, ricordate e già (quanta felicità mi date, non avete idea.) tra le preferite! *piange*
Visto che l'ispirazione per questa storia è prepotente, mi vedo costretta ad aggiornare già con il terzo capitolo, ma non mi dilungo in spiegazioni inutili.
AVVERTIMENTI PRE-CAPITOLO: Non abbiate paura se non capite di cosa parlano i personaggi in certi punti. Tutto sarà spiegato -u-
Detto questo, Buona lettura <3
(Non ho in mente ringraziamenti particolari, perciò salto al prossimo capitolo :'D)









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Kibum si diresse a passo svelto verso la biblioteca.

Jinki era stato molto gentile con lui, indicandogli la posizione di ogni classe, ogni luogo d’informazione, conosceva quel posto alla perfezione, quasi ci fosse nato. Doveva essere portato per il ruolo di leader, pensò mentre varcava la soglia dell’edificio.

Una ragazza dietro il bancone sollevò lo sguardo dal libro che stava leggendo e gli sorrise affabile, notando fin da subito l’espressione alquanto sbalordita del biondo.

“Posso aiutarti?”

La sua voce giunse flebile alle orecchie di Kibum, che si guardò intorno un paio di volte prima di capire da che direzione arrivasse quel suono. Appena la notò arrossì, imbarazzato.

“Si, hem, cerco qualche libro di mitologia”

“Mitologia..” Digitò qualche tasto al pc sottile e moderno che aveva di fronte a sé, sulla scrivania, per poi tornare a guardarlo.

“Mitologia di che tipo?”

“Mitologia greca”

“Bene” Passarono alcuni istanti nei quali Kibum abbassò lo sguardo sul legno del bancone d’ingresso battendovi su ritmicamente le dita con un movimento leggero e delicato e mordendosi distrattamente le labbra.

“Secondo piano, a destra” Gli sorrise la commessa, guardandolo.

“Grazie mille” Ancora con le gote arrossate si inchinò, prendendo poi la strada che gli aveva indicato la giovane donna.

Quest’ultima, attratta dal giovane uomo che aveva appena aiutato, continuò a seguirne la figura, rapita e sbalordita dalla grazia con la quale posava i piedi a terra, senza nemmeno far rumore. Non le era capitato spesso, nella vita, di incontrare individui del genere, conosceva solamente una persona che rispecchiasse in qualche modo le stesse qualità;  i ragazzi che vedeva abitualmente erano sempre stati alquanto grezzi e virili in ogni gesto, parola o sguardo, per questo era rimasta attonita dal rossore che aveva imporporato le guance di quell’individuo che era prossimo alla soglia dell’età adulta. Per di più era la prima volta che lo vedeva da quelle parti, era sicuramente un nuovo studente.

“Layla? Mi stai a sentire?”

Si riscosse dai suoi pensieri trovandosi davanti l’alta figura del rappresentante d’Istituto accompagnato dal fratello minore. Non aveva appena confermato di conoscere solamente una persona che rispecchiasse le qualità rare del giovane che aveva appena aiutato?

Ebbene, eccolo lì, sorridente e affabile come sempre da quando l’aveva conosciuto: Lee Taemin, fratello più piccolo del leggendario Lee Jinki, ovvero il migliore studente dell’intera scuola fin dal primo anno.

Proprio quest’ultimo le sventolò una mano davanti agli occhi ridendo, appena si perse nuovamente, questa volta però nel dolce sorriso del ragazzo più giovane.

“Layla Collins, ti pagano per rimanere qui a guardare il vuoto? Se l’avessi saputo avrei fatto domanda anche io alla biblioteca” La voce calda e spiritosa del rappresentante invase le orecchie della ragazza, che una volta per tutte si decise a tornare alla realtà.

“Jinki! Che posso fare per te?”

“In realtà dovresti consigliare qualcosa a mio fratello, si sta lamentando del fatto che la nostra casa non è abbastanza colma di libri, che li ha già letti tutti almeno cinque volte e che dovremmo averne molti di più e di molti più argomenti” disse gesticolando in una specie di parodia del discorso che probabilmente gli era stato fatto dal più piccolo.

Taemin sorrise compiaciuto, spostando il peso da un piede all’altro, guardando prima uno poi il suo compagno.

“Beh, non posso dargli torto!” Rise Layla. “Abbiamo aggiornato di recente il reparto gialli, ma anche la narrativa, la poesia e l’epico.” Continuò.

“Daremo un’occhiata allora, grazie” Taemin parlò per la prima volta da quando erano entrati, la sua voce rilassò istantaneamente i muscoli della ragazza dietro il bancone, che non riuscì a smettere di sorridere e si diede della stupida per quel comportamento infantile.

Si salutarono, poi, mentre si dirigevano tra gli scaffali della biblioteca.

Taemin liquidò quasi subito il fratello, dicendogli che aveva voglia di gironzolare da solo fra tutta quella moltitudine di pagine stampate, Jinki non fece poi troppe storie, dopotutto era già maggiorenne e diventava sempre più autosufficiente, anche se Taemin sarebbe per sempre rimasto il suo fratellino minore bisognoso di protezione.

“Ci troviamo all’ingresso fra dieci minuti, ok?” il maggiore gli disse quelle parole mentre vagava già con gli occhi sui vari titoli dei tomi di storia che gli aveva chiesto il professore per l’indomani.

“Certo, come vuoi.”

Taemin incrociò le mani dietro la schiena e cominciò a camminare tra i corridoi, senza davvero essere interessato ai volumi sugli scaffali. Aveva già letto moltissimi di quei libri, li conosceva a memoria e voleva controllare se fosse arrivato qualche nuovo acquisto nelle sezioni indicategli dalla bibliotecaria.

Salì le scale, constatando che a quell’ora tarda del pomeriggio non c’era nessuno all’interno della libreria.

Arricciò le labbra infastidito da quel pensiero. Per lui un libro era come un pasto principale della giornata, non capiva come facessero alcune persone ad ignorare la lettura in quel modo.

Passò distrattamente le dita sul dorso dei libri che trattavano di racconti fantastici, all’inizio del secondo piano. Forse era troppo duro con i suoi coetanei, o meglio, compagni di classe.

In realtà lui non era davvero il ragazzo che tutti conoscevano.

Lee Taemin aveva un grandissimo segreto custodito molto bene agli occhi della gente; non ne aveva mai parlato con nessuno, nemmeno con i genitori ed il fratello. Era un segreto più grande di loro, che non erano pronti a capire, comprendere ed accettare. Quindi perché dare loro una preoccupazione inutile? Sarebbe andato avanti con la sua vita fino a quando l’avrebbe ritenuto necessario, poi, un giorno, avrebbe finalmente parlato con la sua famiglia. Quel giorno, aveva sempre pensato dovesse arrivare in un futuro molto, molto lontano, anche se da qualche tempo, sentiva una strana sensazione – proprio su questo argomento- affiorargli alla bocca dello stomaco: quasi agitazione, leggera ansia, un misto di felicità e sorpresa.

Nell’ultima settimana questa situazione non era cessata nemmeno durante la notte, mentre dormiva. Il sonno era leggero, la sera prima di dormire si sentiva vagamente eccitato per qualcosa che non era nemmeno successa e la mattina si ripeteva che “Quello sarebbe stato un giorno memorabile”.

Rise di sé stesso. A volte si sentiva ancora un bambino, nonostante i suoi diciannove anni. A volte, per fortuna casi isolati, gli saliva in gola un groppo troppo potente per essere celato. Doveva quindi chiudersi nella sua stanza, a piangere, a scrivere, a meditare, a ricordare.

La nostalgia era tanta. A volte non pensava davvero di riuscire ad andare avanti.

Ogni volta, però, dopo qualche ora passata a sfogarsi, Jinki bussava dolcemente alla sua porta, entrando solo dopo il suo consenso. Gli sorrideva caloroso, andandosi a sedere proprio accanto a lui. Lo abbracciava, lasciando che le lacrime tornassero a scorrere copiose sulle sue guance da bambino, mormorandogli parole di conforto, che solo un fratello può dare.

“Tu sei speciale, Taemin. Non c’è motivo perché tu ti senta triste e solo. Ci sono io con te e non ti abbandonerò mai.”

Taemin si stringeva nel suo abbraccio, ritrovando quella serenità perduta.

Sono speciale, fratello. Nemmeno immagini quanto hai ragione.

 

 

 

Kibum non ci mise molto a trovare i libri che gli interessavano. Fin da piccolo era stato colpito dalle leggende europee, dell’Irlanda, dei Paesi Nordici, della Grecia!

Quanta magia, in quei racconti, quante creature straordinarie.

A volte si immaginava tra quei Dei così altezzosi e superbi. Si diceva sempre che avrebbe insegnato a tutti cosa voleva dire la modestia, la saggezza, l’aiuto verso il prossimo, la nobiltà. Lui si, che sarebbe stato un buon Dio.

Avrebbe avuto i suoi templi, avrebbe fatto visita ai ragazzi che più gli piacevano e più devoti.

Eh già. Dai ragazzi.

Perché si, Kibum era omosessuale.

Certo non l’aveva e non l’avrebbe mai detto a nessuno.

Si vergognava di questo.

Non tanto perché si vergognava di se stesso, ma si vergognava della reazione delle persone. Ogni volta che faceva nuove conoscenze continuavano a ripetergli che la sua bellezza andava ben oltre i normali canoni dei giovani della zona, che di sicuro aveva molte ragazze candidate al fidanzamento.

Lui si limitava a sorridere, distogliendo lo sguardo, dicendo qualche parola di circostanza. Sapeva che se avesse parlato dei suoi gusti sessuali le persone avrebbero iniziato a guardarlo in modo strano, a giudicarlo, a disprezzarlo. E lui, in tutta sincerità, non aveva voglia di sentirsi al centro dell’attenzione.

A lui piacevano i ragazzi, l’aveva capito già  da molto tempo, da quando aveva visto per la prima volta un film alla tv.

____

 

“Kibum, cosa guardi di bello?”

“Un film, mamma! Vieni anche tu, dai!”

“Non spingere, non spingere, arrivo” La mamma ride, amo quando ride con me.

Ci sediamo sul divano, io sulle sue gambe, lei mi carezza i capelli in un movimento lento e pieno d’amore.

Le immagini sullo schermo hanno come protagonista una giovane ragazza, più giovane della mamma ma bella quanto lei. Ma la storia non si incentra su di lei, bensì su un ragazzo, che sfida innumerevoli nemici pur di salvare la persona che ama.

“Vedi Kibum? Il ragazzo farebbe di tutto per la persona che ama, un po’ come papà fa con me” E sorride.

Io la guardo, poi torno a fissare lo schermo.

Guardo l’uomo. Affascinante, bello, coraggioso. Anche io mi sento solo, come la ragazza. Anche io voglio trovare qualcuno che mi ami proprio come lei. Anche io voglio essere salvato.

___

 

Kibum aveva nove anni quando capì che qualcosa era diverso, in lui.

Di certo, formulando quei pensieri, non si era mai chiesto se fosse sbagliato o giusto, semplicemente si era fidato del proprio cuore, perché i suoi sentimenti erano così, e mai li avrebbe forzati.

Si accorse di aver viaggiato con la fantasia quando si ritrovò per la quinta volta sulla stessa riga della pagina.

Decise che avrebbe preso quel libro per portarlo a casa e leggerlo, quando il suo sguardo fu tentato da un particolare che spuntò alla fine del corridoio.

Kibum stava seduto a terra, con la schiena contro l’alto scaffale. Girò la testa alla sua destra, osservando il ragazzo che aveva appena imboccato quella stradina senza uscita.

Il suo stomaco fece una giravolta su se stesso, appena i loro occhi si incrociarono, il biondo giurò di aver visto una scintilla color oro attraversare quelle iridi tanto profonde.

I due si fissarono, sentendo le viscere contorcersi e dimenarsi. Ogni fibra del corpo di Kibum lo invitava ad alzarsi e correre da lui, perché finalmente si erano incontrati! Dopo così tanto tempo!

Naturalmente Kibum non ascoltò quest’intimo desiderio e con estrema difficoltà distolse lo sguardo dall’altro.

Si sentiva andare a fuoco mano a mano che sentiva i passi avvicinarsi, anch’essi ora più decisi e netti sul parquet del pavimento.

Quando Taemin si trovò di fronte a lui, si chinò, raggiungendo l’altezza del suo viso.

Ora era impossibile impedire a se stesso di guardarlo. Appena incrociò di nuovo i suoi occhi, ecco che il colore mutava, dal nocciola quasi all’oro, con un baluginio misterioso.

Di sicuro era più piccolo di lui, osservando bene le fisionomie ancora in cambiamento del suo viso.

“Ci conosciamo?”

Le parole del ragazzo gli attraversarono il corpo come una scarica elettrica e lo colpirono come una doccia fredda.

“Ah..ehm…si…no..non credo”

“Io sono Taemin” Disse quello, con un largo sorriso splendente.

Kibum si sentì piccolo di fronte a quell’espressione. Una nostalgia mai provata affiorò dal petto e si sentì sul punto di piangere dalla commozione.

Cosa diavolo gli prendeva?!

“Io sono..”

“Kibum, si, lo so” E il suo sorriso si allargò ancor di più. “Sono il fratello di Jinki, Lee Jinki. L’hai conosciuto vero?”

“Si…Jinki..” Ora che ci pensava, era quello il nome del rappresentante d’Istituto tanto gentile con lui.

Aveva scordato ogni particolare della sua vita in pochi secondi? Terra chiama Kibum, terra chiama Kibum!

“Si, Jinki, lo conosco” Disse finalmente senza balbettare.

Doveva ritrovare un minimo di lucidità se non voleva sembrare un idiota. Osservò ancora un poco il volto di Taemin, rosso, sembrava agitato quanto lui.

“Stavi andando via? Ti posso accompagnare!” Balzò in piedi e porse una mano al biondo, ancora seduto, che l’accettò forse troppo in fretta.

“Con piacere Taemin”

Si diressero a grandi passi verso le scale che davano sul piano inferiore, sui loro volti era stampato un enorme sorriso e incredibilmente, dopo anni, sentirono che il vuoto che sentivano dentro era diminuito.

Jinki stava conversando con Layla quando vide il fratello in compagnia del nuovo studente.

“Oh..Kibum, giusto?” Jinki, seppur l’avesse accompagnato per tutto il giorno qua e là, non seppe nuovamente cosa dire di fronte a tanta bellezza genuina.

Kibum sorrise, inchinandosi brevemente.

“Ho incontrato Taemin di sopra, e mi ha detto di essere tuo fratello” Sorrise.

Jinki guardò perplesso entrambi.

“Perché, vi conoscevate già?”

“Si!” Risposero all’unisono i due, per poi sembrare confusi.

“Cioè..no.” Corresse Taemin per entrambi. “Però ora ci conosciamo!”

Jinki si grattò la mascella, alzando le sopracciglia, guardò Layla che invece fece spallucce, nella sua stessa situazione.

“Beh, comunque ora dobbiamo andare Taemin, su, ci aspettano a casa”

“Si, vado anche io” Kibum guardò fuori dalla porta mentre Layla tamburellava le dita sul pc in attesa della conferma del noleggio del libro.

Fuori, le nuvole che prima erano fortunatamente lontane, avevano raggiunto la città e una leggera pioggia cadeva ora sulla terra secca. I tre salutarono la bibliotecaria e uscirono, prendendo dagli zaini i rispettivi ombrelli.

“Ci vediamo, è stato un piacere Taemin. Jinki-hyung.” Kibum si lanciò sotto la pioggia con grazia, dopo che si furono salutati.

“Allora Taemin, trovato qualcosa?” Jinki aprì l’ombrello camminando sotto la pioggia, pensando che il fratello lo seguisse, ma Taemin rimase al suo posto, ancora intento a studiare la figura del ragazzo che si stava allontanando a passo spedito. Rammentò lo sguardo che si erano scambiati: gli occhi di Kibum avevano brillato d’azzurro intenso, e la spiegazione poteva soltanto essere una.

Le sue non erano sensazioni infondate. Era “Quello”, il giorno tanto speciale, ora lo sapeva.

“Beh? Taemin?”

Il giovane sorrise, correndo sotto l’ombrello del fratello, sotto la pioggia.

“Oh si. Ho trovato finalmente ciò che cercavo da tanto tempo.”


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::INFINITESKYDRIVER CORNER::

Una new entry nel capitolo! Taemin! 8D (si, si, non potevo non inserirlo, eddai.) E' misterioso, il ragazzo.
Cosa vuol dire che è speciale? Tutti siamo speciali. Ma scommetto che lui risponderebbe "Beh, io sono MOLTO speciale". Direi che..lo scopriremo solo vivendo.  Cit. CanzoneFamosa
Sono già al terzo capitolo......incredibile. L'ispirazione non mi ha abbandonata! *_* Devo festeggiare! Perchè se alla fine questa storia viene fuori sputata sputata a come l'ho immaginata, beh, viene fuori una bella cosa ewe
Kibum incontra Taemin e sembrano conoscersi? Ma prima non si conoscevano....vi è mai capitato? Scommetto di si. Incontrare una persona e dire "Ma io ti conosco!" E invece non vi siete mai visti in tutta la vita xD
In seguito le cose si faranno più interessanti, ora che i personaggi sono legati tra loro...non mi resta che darvi l'appuntamtno al prossimo capitolo.
Come sempre, se avete pareri, idee, o qualunque cosa, recensite °u°
Haloa! <3

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Capitolo 4
*** Crushing glass ***


INFINITESKYDRIVER
Eccoci al quarto capitolo de "La Verità"! Voglio come sempre ringraziare chi ha recensito e inserito  questa storia tra preferite, seguite e ricordate. Non sapete che gioia mi date, sono felicissima davvero ç_ç Ma ringrazio anche chi semplicemente legge!
Ieri ho visto "The Hunger Games", perciò dedico un Non-ringraziamento a quel film che mi è piaciuto un sacco. Avrei scritto tutto questo ieri, ma avendo viso il film, sono entrata nell'ottica avventura/foresta/giochi omicidi, quindi il capitolo sarebbe venuto fuori totalmente di un altro genere, rispetto alla trama della storia.
Perciò.. il mio Non-ringraziamento va al mitico film "The Hunger games" <3









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Il mare era relativamente calmo, quella notte, così come il suo animo.

Se ne stava seduto sugli scogli, com’era ormai sua abitudine, nell’attesa della venuta del suo amante.

Osservava ammirato i giochi delle onde che sovrapponendosi creavano sfumature bianche e azzurre, splendenti sotto la luce chiara della luna.

Nell’attesa, il tempo sembrava infinito e lo sguardo di Jonghyun volava sull’orizzonte, a volte sul bagnasciuga, nell’attesa di veder spuntare quella chioma bionda che con il passare dei giorni aveva imparato ad amare.

Aspettò qualche ora, perso in visioni improbabili, fino a quando una mano si adagiò sulla sua spalla, delicata.

Jonghyun girò il capo, incontrando subito gli occhi blu di Kibum.

Aprì la bocca per salutarlo, ma la voce non venne fuori, troppo emozionata per uscire allo scoperto e farsi udire da una creatura tanto sublime. Fu infatti Kibum a rompere il silenzio, con un sorriso.

Un sorriso non può rompere il silenzio, voi direte.

Ma quello di Kibum, lo rompeva eccome. Così tanta era la dolcezza e la comprensione del suo sguardo, assieme alla piega sorridente delle labbra, che il silenzio si crepava, come una pallottola cerca di sfondare un vetro infrangibile, per poi dare il colpo di grazia con due fossette createsi accanto alle guance.

Jonghyun rimase folgorato da quella visione, sentì il cuore estremamente simile a quel vetro infrangibile, mentre la pallottola di Kibum era stata capace non solo di frammentarlo in innumerevoli schegge trasparenti, ma anche a farlo cadere al primo colpo, permettendo così alla luce di entrare a fondo nella sua anima.

Ogni incontro era così, per loro. Sensazioni, emozioni, amore puro, incantamento, estasi.

Visto l’improvviso mutismo di Jonghyun, il più piccolo parlò, con la sua voce bassa e gentile.

“Hai visto, Jonghyun? Non ti avevo mentito”

Il maggiore rimase perplesso, senza capire, probabilmente il suo cervello doveva rimettersi in moto dopo gli ultimi minuti di inattività.

“Mentito su cosa?”

“Sul fatto che saresti stato molto felice”

Jonghyun ricordò in un secondo quella mattina della settimana precedente, in cui aveva visto un ragazzo dai capelli biondi così simili ai suoi.

“Eri tu, Kibum? Eri davvero tu?” Gli occhi scuri si illuminarono, assumendo un colorito insolito, marrone argentato.

Kibum sorrise ancora, questa volta per prenderlo in giro.

“Jonghyun…tu sei sempre troppo distratto. Finchè non sarai tu a fare il primo passo, io non potrò fare nulla, capisci?”

Jonghyun non capiva. Perché non rispondeva mai alle sue domande? Perché gli rispondeva con altre domande? Non ci stava capendo nulla!

“Kibum, sii meno sibillino e parlami con chiarezza.”

Il biondo rise, divertito.

“Vediamo se riesci a farmi parlare..”

Detto questo si alzò, correndo verso la spiaggia.

Mentre si allontanava, il maggiore sentì continuare il suono acuto della sua risata e si decise ad inseguirlo. Li aspettava una notte di puro piacere.

 

 

 

“Kim Jonghyun!”

“Si?! Presente!” E balzò in piedi, trovandosi in classe, di fronte al professore di biologia.

I ragazzi della classe sogghignarono divertiti dalla scena.

“Signor Kim, vedo che la mia lezione è molto noiosa e complicata per lei. Vorrà dire che oggi pulirà tutta la classe fino alla chiusura.” L’ometto alzò un sopracciglio soddisfatto, annunciando la fine della lezione proprio sul suono della campanella.

“Dannazione..” Jonghyun si lasciò cadere sulla sedia passandosi le mani sul viso, ancora rilassato per la bella dormita appena interrotta.

“Hei, si può sapere che ti succede? E’ da una settimana che arrivi presto e ti addormenti sul banco”

Minho sembrava davvero preoccupato. Prese lo zaino in spalla e si avviò alla porta, con un sospiro liberatorio.

Jonghyun non gli rispose, aveva la mente altrove, ancora impegnata a coordinare le gambe nella corsa per la cattura di Kibum.

“Beh, vedi un po’ tu se hai voglia, alle sei vado agli allenamenti, ti aspetto li”

“Si, si, certo..” Mugugnò il moro, appoggiando la fronte al banco.

Nell’ultima settimana, ogni sogno aveva sempre lo stesso protagonista: Kibum, e il luogo era sempre lo stesso. Che dormisse di giorno, o di notte, si trovava sempre in quella spiaggia, illuminata dalla luce della luna.

Non riusciva a capire. Quel ragazzo sul marciapiede era davvero lui? Perché non gli forniva qualche informazione in più, dannazione!

Kim Jonghyun, devi andare a mangiare e smettere di pensare a lui.

Proprio mentre usciva dall’aula, si scontrò con un altro ragazzo, che perse solamente l’equilibrio per un attimo.

“Scusa, non ti avevo vist-, oh.” Jonghyun si ritrovò nuovamente di fronte il rappresentante d’Istituto, questa volta accompagnato da uno studente che aveva visto raramente.

“Dobbiamo smetterla di finirci addosso in questo modo” Scherzò Jinki, ridendo. “Comunque io sono Lee Jinki, piacere” E gli porse una mano gentilmente.

Jonghyun si inchinò riconoscendo in lui un ragazzo più grande, per poi stringergli la mano.

“Jonghyun, Kim Jonghyun”

Jinki lo squadrò mantenendo la sua aria spensierata, poi gettò uno sguardo al compagno alla sua destra.

“Lui è Taemin, mio fratello”

Taemin gli sorrise, ma non si inchinò, mantenendo un contatto diretto con il suo sguardo.

“Piacere!”

Jonghyun rimase impalato a fissare come si estendeva il sorriso di quel ragazzino, in un modo che giurò di aver già visto.

“Oh, p-piacere..mio”

Il fratello di Jinki lo osservò per un momento, sorridendo poi furbescamente, come se fosse stato a conoscenza di un segreto che solo lui in tutto il mondo sapeva. Per un attimo i suoi occhi furono attraversati da un lampo dorato, ma un secondo dopo, erano tornati scuri, furbi.

“Stai andando a mangiare?” Jinki irruppe nei suoi pensieri con violenza, strappandolo da quello stato di semi coscienza in cui era caduto alla vista degli occhi del più giovane dei tre.

“Si, oggi..oggi devo lavorare qui”

“Ahi ahi, eccolo qui il dormiglione della lezione di bio”

“Come lo sai?” Jonghyun aggrottò le sopracciglia, visibilmente sorpreso.

“Mentre venivo qui, ho incrociato il professore che, per caso, si lamentava di un alunno che da una settimana si addormenta durante la sua lezione”

“Oh, beh, si…è una noia”

Jonghyun non poteva dire che lo faceva apposta a svegliarsi presto e a dormire in classe. A scuola arrivava con i primi studenti proprio per scorgere una faccia conosciuta, che però non era mai arrivata, ma dopotutto non poteva nemmeno essere sicuro che l’avrebbe incontrato a scuola; durante la lezione dormiva per vedere Kibum almeno in sogno.

Si sedette al tavolo tra questi pensieri, senza notare che Jinki e Taemin gli si erano posizionati di fronte, con il loro pranzo.

“E’ così noiosa?”

La voce di Taemin lo sorprese.

Gli entrò nei padiglioni auricolari calda e dolce come il miele d’estate, si ritrovò a fissare quegli occhi scaltri con una tale intensità che quasi si dimenticò di parlare.

Che diavolo gli succedeva? Era come se i suoi sensi divenissero più lenti nella loro risposta, come entrare in uno stato di rilassamento. Sentì di poter parlare liberamente, che sarebbe stato capito, che loro erano le persone giuste.

Senza pensare, gli rispose.

“E’ che sogno una persona. Una persona che non conosco. Io e.. questa persona siamo amanti, e che amanti. Tutte le notti ci incontriamo sul mare e parliamo, e ci guardiamo e…” Si perse tra i mille ricordi di Kibum, ma si riprese in fretta.

“Ma..ma non capisco! Mi aveva detto che sarebbe successa una cosa importante e che sarei stato felice. Mi dice che non sono attento, che sono distratto! Ma cosa dovrei vedere di così importante?!” Alzò la voce di molti toni, esasperato, attirando l’attenzione delle persone accanto.

Jinki si guardò attorno arrossendo lievemente per quella scena cui non era abituato. Le persone li stavano guardando circospetti, alcuni in piedi, alcuni ai tavoli. Proprio mentre Jonghyun diceva di essere distratto, dietro di lui passò il nuovo studente, Kibum, con il suo vassoio in mano, diretto all’uscita della mensa che dava sul giardino.

Il biondo guardò la schiena di Jonghyun con un sorriso sarcastico in volto, poi si accorse della presenza di Jinki e Taemin al tavolo di quel ragazzo. Sorrise ad entrambi, in un modo più caloroso al più piccolo, e i fratelli lo corrisposero. Poi se ne andò fuori a mangiare.

“…e cosa dovrei fare? Io non lo so davvero!” Jonghyun si prese la testa fra le mani.

Taemin lo guardò mentre addentava il suo panino. Aspettò di mandare giù il boccone e parlò.

“Per me vuole dire che sei semplicemente distratto. Che dovresti fare attenzione alle più piccole cose. E’ ovvio che stia aspettando te. Quindi forse vuole dirti che lui non può venire da te in prima persona, ma tu devi trovare lui. Non credi?”

Le parole del più giovane furono di una tale semplicità che gli altri due lo guardarono stupiti. Sembrava aver capito tutto del discorso insensato di Jonghyun, anche se non aveva ascoltato più di mezza frase. Come aveva capito che si trattava di un “lui”? Non aveva nessun problema a riguardo? Non si sentiva in imbarazzo a trattare quell’argomento?

Il moro sussurrò un “hai ragione” appena accennato, poi finalmente si decise a cambiare discorso, evitando possibili discorsi sui suoi gusti sessuali.

“E voi? Dai, raccontatemi qualcosa, io nemmeno so perché vi ho parlato di questo mio gran segreto..”

Fu Jinki a prender parola.

“Beh, io sono all’ultimo anno e sono rappresentante, i miei genitori sono persone semplici, mia mamma è una pittrice, mio papà è musicista. Lavorano spesso assieme, chiamano mia madre per alcune mostre in gallerie d’arte, mentre mio papà offre sottofondo musicale, che sembra una cosa semplice, ma ti assicuro che suonare ininterrottamente il pianoforte per mezza giornata, è stancante”

Taemin lo guardò complice, avvicinandosi di più a lui, e il fratello maggiore lo notò.

“Questo nanerottolo qui, invece, i miei lo hanno adottato quando io avevo quattro anni. Siamo una famiglia e per me è davvero mio fratello di sangue.” Si guardarono negli occhi sorridendo.

“Non so nemmeno com’è successo, in realtà. I miei erano tristi, in quel periodo. Io ero sempre malato. Avevo quattro anni quando mi venne la febbre peggiore della mia vita, durò quasi un mese. Un giorno però, mi sono svegliato e stavo bene. Nella mia mente avevo inciso un indirizzo. Mia madre e mio padre sono rimasti senza parole, visto che andavo avanti da parecchio con quella situazione, così siamo andati nel luogo dell’indirizzo. Magari ci avrebbe dato una risposta.” Jinki si fermò un istante, forse ricordava quel giorno con tristezza, forse ancora stentava a crederci.

“Fatto sta che una volta arrivati, ci trovammo di fronte l’orfanotrofio di Seoul. Entrammo e, appena fummo accolti dalla proprietaria, tutti e tre andammo verso una culla, dove dormiva un bambino. Taemin”

Taemin sorrise felice, quella storia doveva piacergli molto.

“Io dico sempre che è stato lui a chiamarci” Lo prese in giro suo fratello, e Jonghyun non poté fare a meno di pensare che forse era proprio così. Che era stato Taemin a chiamarli, allo stesso modo in cui Kibum aveva chiamato lui.

“E’..una storia sensazionale” Disse Jonghyun semplicemente.

“Da quel giorno, Taemin è diventato la mia speranza. Ho imparato da lui che non bisogna mai arrendersi, ma continuare a lottare per ciò che si vuole, anche se tutti ti danno contro e ti ritrovi da solo. Taemin mi ha insegnato che non si è mai soli.” Jinki guardò avanti a sé, commosso dalle sue stesse parole.

Nel suo sguardo si poteva vedere la forza e la perseveranza di chi non ha mai mollato e mai mollerà.

Il moro lo guardò ammirato. Voleva essere come lui. Si sarebbe impegnato ogni giorno.

Taemin l’aveva chiamato a sé, anche Kibum ci stava provando, ma lui non era mai stato in ascolto.

Prese un respiro e chiuse gli occhi.

Quando li riaprì, puntò lo sguardo sicuro prima in quello di Jinki e poi in quello di Taemin.

Ora era in ascolto.

Avrebbe trovato Kibum.



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::INFINITESKYDRIVER CORNER::

Eccoci alla rubrica "Cosa facciamo capitare a questi sventurati?"

Abbiamo capito tutti che la fortuna NON è dalla parte del nostro Jonghyun. Taemin ed il suo passato, la prima parte è stata rivelata!
Kibum e Jonghyun riusciranno a vedersi, finalmente? Già due occasioni mancate, per loro.
Senza dare troppi spoiler, al prossimo capitolo!
Haloa! <3

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Ora che ci penso...un ringraziamento ce l'ho.

Oggi, in South Korea, è il 18/07/2013, un giorno speciale.

E' il compleanno di Lee Taemin.

Quindi il mio ringraziamento va proprio a TAEMIN, oltretutto mio bias, senza il quale questa storia nemmeno esisterebbe. Perciò dedico questo capitolo a lui.

Grazie Taemin per la tua gioia. Grazie per la tua perseveranza e per la tua speranza. Grazie per essere fiero di ciò che fai, perchè anche noi siamo fieri di te. Grazie per avermi fatto conoscere emozioni e sentimenti che vanno al di là dell'immaginazione. Grazie perchè al tuo ventunesimo compleanno, sei ancora il bambino giocoso e spensierato che nel 2008 esordì con i suoi 4 compagni disagiati come te. Grazie, perchè mi hai fatto scoprire quant'è bello vedere le cose sempre con un sorriso sincero. Grazie, perchè semplicemente esisti.

Grazie, Taemin.

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Capitolo 5
*** La Notte Rossa #1 ***


INFINITESKYDRIVER









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Taemin si pentì tardi della sua scelta.

Lo capì solamente quando apparve una donna sulla soglia della porta di fronte a lui. Giovane e bella, dai lunghi capelli castani, lisci e fluenti.

Si irrigidì immediatamente di fronte a quel volto.

Con non poca fatica, cercò di tornare il solito ragazzo sorridente. Fece un leggero inchino e fu tentato dal voltarsi e andarsene di corsa, ma la voglia di incontrarlo era forte.

“Hem, salve. Sono un amico di Kibum. E’ in casa, per caso?”

Il suo sorriso sembrò convincerla.

“Oh, si, te lo chiamo subito. Ma non stare lì, entra, dai”

Aprì la porta, facendogli cenno di entrare.

E così era quella, la sua casa. Lì che era venuto ad abitare.

Si guardò un po’ intorno, notando varie cornici appese, alcune appoggiate su degli scaffali.

“Vieni pure, Taemin”

La donna lo accompagnò in soggiorno sospingendolo con una mano tra le scapole.

Quel contatto fece intuire molte cose al ragazzo, che sorrise mestamente, comprendendo subito quale fosse la natura della donna e probabilmente del marito: il suo tocco era gentile, delicato; non apparivano segni di rabbia o incomprensione. Quella famiglia, di sicuro, era una di quelle dove i genitori spingono i figli a seguire i propri sogni e li sostengono in tutte le loro scelte. Una famiglia perfetta per Kibum.

Mentre la madre andava al primo piano per chiamare suo figlio, Taemin si permise di sbirciare un po’ qua e là. Dovevano essere dei tipi nostalgici, le foto erano ovunque e ritraevano marito e moglie appena sposati, i due assieme a Kibum, qualche parente in pose divertenti e molte, moltissime foto di ogni genere di Kibum.

Taemin si fermò davanti ad una in particolare.

Doveva essere stata scattata durante una vacanza: l’ambientazione era marittima, Kibum era ritratto di profilo, seduto sul limitare della spiaggia, l’acqua gli lambiva le gambe poggiate a terra. Il cielo illuminato dai chiari raggi del sole all’alba, donava un’aria dolce al volto del ragazzo, che probabilmente aveva intuito di essere mira di un obiettivo e aveva girato il capo, sorridendo come un bambino, mostrando la perfetta dentatura.

I suoi capelli non erano biondi, ma castani e abbastanza corti e scompigliati, un ciuffo gli avrebbe coperto la fronte, se non fosse stato per il gel che lo teneva alto e disordinato.

“Taemin?”

La sua voce arrivò inaspettata alle orecchie del più piccolo, che indietreggiò imbarazzato per essere stato scoperto in un momento così impiccione.

“Oh, ciao, io.. stavo guardando le foto” Si tolse subito dall’imbarazzo.

“Ho notato” Rise Kibum.

Rimase poi in silenzio a guardarlo, in attesa di una spiegazione del perché fosse venuto a trovarlo all’improvviso.

“Ho guardato il tuo indirizzo su internet, non ti ho spiato, lo giuro” Taemin si permise di scherzare, visto che il biondo sembrava apprezzare ogni sua battuta. Infatti questo soffocò una risatina in gola.

“Perché questa visita?”

“Beh, volevo chiederti se questa sera ti va di venire al locale dove lavora mio fratello.”

Kibum si sorprese di quella richiesta. Usciva raramente, la sera, e sempre solo con persone che conosceva da moltissimo tempo. Quella proposta però era allettante, proprio perché lo stava chiedendo Taemin.

“Beh, dovrei.. chiedere ai miei genitori”

“Suvvia, hai diciotto anni Kibum, e poi sarai con me” Sorrise ammaliatore il piccolo.

“Mh..” Il biondo ci pensò su, poi si diresse in cucina sotto lo sguardo attento di Taemin.

“Mamma, questa sera volevo andare con Taemin al locale di suo fratello. Torno per le undici, d’accordo?”

La donna parlò a bassa voce, probabilmente indaffarata in alcune faccende domestiche, e dopo poco Kibum tornò in salotto con un’aria soddisfatta.

“Dimmi l’ora e il posto”

 

 

Jonghyun non capiva come facesse ad essere così difficile studiare il corpo umano. Finchè si trattava di sistemi, apparati, cellule e argomenti simili, ci stava. Ma addentrarsi addirittura nelle formule chimiche della riproduzione cellulare dei tessuti ossei, o i nomi di azioni delle leve, beh, era davvero troppo.

Minho era accanto a lui, tranquillamente disteso sul tappeto e già al capitolo venti.

Jonghyun guardò insoddisfatto la propria pagina: capitolo tre.

“Ma come diamine fai, tu? Riesci a farti entrare in testa queste cose?” Disse spazientito al più giovane, che ghignava divertito dell’espressione imbronciata dell’altro.

“Sei tu che non ti applichi, hyung”

“Applico? Io mi applico in cose ben più sensate di questa… questa… roba” Prese il malloppo di fogli pinzati assieme e lo lanciò lontano, infastidito.

“A proposito di cose sensate, questa sera in città c’è la Notte Rossa”

 “La notte che?” Jonghyun rise di gusto. Aveva sentito parlare di notte bianca, ma della notte rossa, era la prima volta.

“I locali rimangono aperti fino a tardi lasciando che cantanti o musicisti, famosi e non, prendano parte alla competizione. Questa sera ci sono le eliminatorie e questo fine settimana ci saranno le semi finali. Jong! Tu sei sia cantante e sia musicista, diamine, devi partecipare!”

Jonghyun aggrottò le sopracciglia, pensando a ciò che gli aveva appena detto l’amico.

“Non so nemmeno quali sono le regole e i generi” Borbottò andando a riprendersi i fogli caduti accanto alla parete.

“Bisogna iscriversi entro la mezz’ora dall’inizio della gara. I generi sono principalmente rock, e cose del genere” Minho vaneggiò con una mano, facendo capire che non s’intendeva delle definizioni dei generi musicali nello specifico. “Notte rossa, per un motivo, no?”

Giusto. Aveva senso.

Avrebbe anche potuto partecipare. Magari con una sua canzone. Ne aveva composte alcune per voce e chitarra elettrica, anche se senza batteria sarebbe stato svantaggiato.

Si grattò il mento, pensandoci un attimo.

“Non so..”

Minho lo guardò spazientito.

“Cavolo, Jonghyun, sei un genio con la chitarra e lo sai. Buttati!”

“Devo pensarci, Minho.”

“Si, dici sempre così, ma alla fine le cose non le fai mai. Devi smettere di pensare troppo alle cose e prendere le opportunità al volo, altrimenti ti sfuggiranno dalle dita e ti troverai con niente, alla fine.”

Jonghyun strinse le dita attorno alla carta stampata. Era vero.

Ricordò cos’aveva pensato qualche giorno prima, alla mensa, riguardo Kibum.

Forse quello sarebbe stato un inizio. Forse intendeva proprio quello, nel dirgli che doveva stare più attento.

Più attento alle occasioni che gli si presentavano.

“Bene allora. Portami l’amplificatore in garage. Voglio che la gente si faccia una bella idea di cos’è davvero il rock” Si alzò dal divano senza aspettare Minho, afferrò deciso la sua chitarra elettrica che se ne stava appoggiata accanto alla libreria del salotto e si diresse deciso fuori casa, per prepararsi a quella sera.

 

 

Le luci psichedeliche rendevano la visuale poco comprensibile.

Era tutto nuovo, per lui. Non aveva mai messo piede in un locale del genere, e la cosa lo metteva in difficoltà. Taemin capì i suoi pensieri e gli afferrò un lembo della maglia per poi avvicinarsi al suo orecchio per parlare.

“Andiamo verso il bancone, ti va? E’ li mio fratello!” Urlò per farsi sentire e Kibum annuì.

Appena si appoggiarono al marmo chiaro del bancone, Kibum si sentì in salvo. Aveva qualcosa a cui aggrapparsi, un’ancora di salvezza in mezzo ad alcool, luci scarlatte e canzoni che di armonico avevano ben poco.

“Hei, fratellino!” Jinki si pulì le mani con l’asciugamano che portava legato in vita e scompigliò i capelli di Taemin, che gli dedicò un ampio sorriso, guardando poi verso il palco mentre afferrava il bicchiere di vetro contenente il suo solito the al limone che Jinki preparava appositamente per lui.

“Kibum! Ci sei anche tu! Taemin è riuscito a convincerti eh?” Rise ad alta voce il ragazzo dietro al bancone, mentre preparava un drink per alcune ragazze a fianco del biondo.

“Eh…già..” Disse a bassa voce. Per un attimo si pentì di aver accettato. Quei luoghi non facevano proprio per lui. Troppe voci, troppo caldo, musica troppo alta.

“Non lasciarti ingannare. Questo posto di giorno è un normale locale tranquillo dove ci si può prendere un cappuccino e studiare ai tavolini” Taemin urlò di nuovo al suo orecchio, regalandogli poi un sorriso comprensivo.

Quello era un punto a suo favore.

 

Una voce si espanse nello spazio del locale.

Una voce roca e bassa, accompagnata da una chitarra acustica attaccata ad un amplificatore.

Le luci si spensero, lasciando solo un fascio chiaro al centro del palco, verso quel ragazzo.

Kibum girò il capo e lo vide.

Aveva gli occhi chiusi, suonava con forza le corde della chitarra che portava a tracolla.

Una melodia struggente e potente invase le orecchie di tutti i presenti, ammutoliti all’istante.

Il biondo schiuse le labbra, stupito da quella voce.

Quella voce.

Quella voce.

Quella voce…


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Capitolo 6
*** La Notte Rossa #2 ***


INFINITESKYDRIVER









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Le luci si spensero, lasciando solo un fascio chiaro al centro del palco. Poi, di nuovo buio.

La persona che stavano sedute ai loro tavolini smisero di parlare, bere, respirare, fare qualsiasi azione di senso compiuto. Nessuno si aspettava quel silenzio, almeno non quella sera.

Fu così che anche Kibum volse lo sguardo sul ragazzo che sedeva su un piccolo sgabello, sul palcoscenico.

Non si trovava poi così distante dal soppalco, riusciva a distinguere bene i contorni della sua figura, del suo volto, della chitarra che aveva in mano, anche se era in penombra.

Gli astanti cominciarono a scambiarsi dei chiacchiericci confusi, sottovoce, ignari dell’identità del ragazzo.

Pareva abbastanza alto. Le gambe erano fasciate da pantaloni probabilmente scuri. I capelli erano folti, scuri anch’essi.

Quando una luce rosata si accese ad illuminare la figura, a Kibum parve che la sua gola si stringesse su se stessa, impedendogli di respirare. Afferrò saldamente il suo bicchiere con acqua e limone e lo avvicinò alle labbra, per abbeverarsi. Caso vuole, che proprio in quell’istante il ragazzo iniziò a cantare una melodia calma e pacata, da poche parole, cariche d’emozione.

Kibum si scordò persino come si beveva.

Lasciò che il bicchiere stesse a mezz’aria, inclinato, con un rivolo d’acqua a scendere indisturbato sul suo petto e macchiargli tutta la maglietta bianca formando una grossa chiazza umida.

A contrario delle sue aspettative, i pantaloni dello sconosciuto erano bianchi, attillati e pieni di cerniere, che fasciavano perfettamente i muscoli di cosce e polpacci, finendo poi in scuri stivaletti borchiati.

-Jinki…ma quello è Jonghyun!-

-Jong..? Oh già! Non sapevo che suonasse-

Kibum guardò stranito entrambi i fratelli accanto a sé, poi tornò a squadrare la figura compostamente seduta di quel ragazzo. Gli ricordava qualcuno, quella voce l’aveva già sentita da qualche parte.

Ricordò improvvisamente il pomeriggio in cui era passato vicino al tavolo di Jinki e aveva sentito quel ragazzo urlare qualcosa d’insensato.

Lo guardò con interesse, posando il bicchiere sul bancone, senza curarsi di come avesse fatto a svuotarsi visto che la sua gola era ancora arida e sentiva uno strano pizzicore allo stomaco.

Si era fatto un’impressione sbagliata di quel Jonghyun: ora che l’aveva davanti, a una decina di metri di distanza, poteva ammirare la bellezza del ragazzo, le sue braccia forti stringere la tastiera della chitarra e con l’altra suonarne le corde con grazia. Era bello. Davvero molto bello.

Non pensò al fatto che Taemin si fosse messo a fissarlo con un sorrisetto divertito, non pensò al fatto che stava camminando lentamente verso una zona più ravvicinata e sgombera di gente, non pensò al fatto che ad ogni passo, il cuore accelerava e il viso gli diveniva rovente.

Sentì un richiamo verso quel Jonghyun. Sentì qualcosa di intenso salire dalle sue membra fino al cuore ed al cervello. Ciò che stava provando non era normale, non era ovvio e i pensieri che gli stavano affollando la testa non erano propriamente logici. Pensava al cielo, pensava al calore del sole, pensava alla vita, all’attrazione terrena, all’orizzonte.

Perché pensava a qualcosa come l’orizzonte?

Una linea di confine, un luogo impossibile da raggiungere, poiché l’orizzonte si sposterà sempre con te e non sarai mai in grado di arrivare alla tua meta. Una meta costantemente lontana, irraggiungibile.

Ma tutta questa magia era troppo perfetta, eterea ed inconsistente per mantenersi nel tempo.

Dal palco la musica terminò, l’esibizione però non era finita.

Jonghyun si alzò in piedi, afferrando il microfono e lasciando a terra la chitarra; le luci si tinsero di rosso sangue, donando alla sua pelle sudata un riflesso argentato che lasciò molta gente, Kibum compreso, a bocca asciutta. In quell’istante, molti capirono il vero significato di ‘Notte Rossa’.

La musica riprese con toni forti, le chitarre elettriche in sottofondo suonavano a ritmo con una prepotente batteria, una melodia invadente, che penetrava nelle orecchie e faceva battere il cuore a tempo con le percussioni. La gente iniziò a scatenarsi assieme al cantante, raggiungendo le estremità del palco e circondandolo mentre numerose mani si alzavano in aria e si agitavano tenendo il ritmo, incitando Jonghyun a dare il massimo. Le luci si alternavano al buio, le ombre si mischiavano con il rosso ed il corpo del moro pareva prendere fuoco a contatto con quelle tonalità scarlatte che illuminavano tutto il locale. La sua voce accompagnava perfettamente la musica in un mix di sensualità e decisione, i capelli sudati gli si appiccicavano sulla fronte e lui se li ravvivava con una mano, regalandosi look aggressivi.

Ad un tratto, si tolse la canotta nera che a malapena gli copriva il busto, lanciandola sulla gente, e i suoi muscoli furono alla mercé di tutti i presenti.

Fino ad un attimo prima, Kibum aveva lasciato ai margini del cervello i pensieri precedenti, che gli ricordavano antiche attrazioni legate a qualcosa di platonico, di surreale; appena la folla urlò compiaciuta del gesto di Jonghyun, il suo cuore perse un colpo.

Un’attrazione istintiva, quasi animale, lo invitò a saggiare ogni centimetro della sua pelle con gli occhi. Cercò di deglutire più volte, senza successo. Non riuscì a distogliere lo sguardo da quel fascio di muscoli che si muoveva sul palco; muscoli sudati, allenati, grandi e maschili. Osservò con una punta di desiderio il suo collo impreziosito da una vena che si gonfiava ad ogni acuto della canzone, disegnò un percorso invisibile sui pettorali, sugli addominali, sul ventre, dove anche lì spiccava qualche vena sopra ai muscoli, la cintura scura, le gambe proporzionate, che ora erano semi visibili grazie al sudore che rendeva quasi trasparente la stoffa dei pantaloni. Sentì il sangue ribollire quando risalì con gli occhi, curioso di vedere quanto quei pantaloni fossero trasparenti.

 

‘Kibum. Cosa stai facendo?’

Scosse la testa, come se fino ad allora qualcuno avesse comandato il suo corpo, mentre lui era rimasto relegato ai confini della coscienza, spettatore di tutta la scena. La realtà dei suoi pensieri gli piombò addosso come un macigno e l’imbarazzo lo travolse come mai gli era successo.

Arrancò verso il bancone, dove Taemin e Jinki parlavano tranquillamente, e prese la giacca.

Taemin riuscì ad afferrargli un polso prima che il biondo potesse fuggire da li.

-Kibum? Stai bene? Dove vai?- Chiese quasi urlando, per sovrastare quel rumore.

-Io..non…devo andare!- I suoi occhi erano luminosi, quasi blu elettrici, Taemin li incrociò solo per un attimo, ma capì che non poteva trattenerlo in quel luogo un attimo di più.

Lo lasciò andare, e Kibum sparì in mezzo alla folla, velocissimo.


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:::Angolino:::

Si, sono consapevole del mio estremo, enorme ed immenso ritardo nell'aggiornare questa storia. Ma tutto ha un perchè D8
Ho passato mesi, pensando di aver cancellato tutto. Quel piccolissimo ed insignificante tastino "canc", l'ho detestato. Quindi sono caduta in depressione da scrittrice. Chiedo umilmente perdono, ma ho ritrovato con estrema gioia questo documento solo poco tempo fa, e visto che l'ispirazione mi aveva ormai abbandonata del tutto...ci ho messo un po' a tornare a scrivere.
Beh, come dice Sherlock.. SHINee is back!

Spero che questo capitolo vi sia piaciuto, anche se è un po' piccolino, ma ad ogni passo in avanti..si scopre qualcosina in più, diciamo.
Fatemi sapere <3

[Ovviamente, Jonghyun si esibisce con qualcosa di simile ad Internet War. Se non fosse abbastanza ovvio.]

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