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di missgenius
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Nightmare ***
Capitolo 2: *** L'idea geniale ***
Capitolo 3: *** Una vera amica ***
Capitolo 4: *** La serata ***
Capitolo 5: *** Sorprese ***
Capitolo 6: *** Nuove missioni ***
Capitolo 7: *** Non ce la faccio... ***
Capitolo 8: *** La chiamata ***
Capitolo 9: *** Incubo ***
Capitolo 10: *** Fantasmi ***
Capitolo 11: *** Ricordi ***
Capitolo 12: *** Dialoghi ***
Capitolo 13: *** E' sconsigliato ***
Capitolo 14: *** Sfogo ***
Capitolo 15: *** Wedding day ***
Capitolo 16: *** Fury ***
Capitolo 17: *** Dialoghi 2 ***
Capitolo 18: *** Buio ***
Capitolo 19: *** Funerale ***
Capitolo 20: *** Funerale parte 2 ***
Capitolo 21: *** San Pietroburgo ***
Capitolo 22: *** Addio ***
Capitolo 23: *** Ricordi dolorosi ***
Capitolo 24: *** Costante ***
Capitolo 25: *** Cioccolata a mezzanotte ***
Capitolo 26: *** E'difficile ***
Capitolo 27: *** Triskelion ***
Capitolo 28: *** Ritorno ***
Capitolo 29: *** The call ***
Capitolo 30: *** Ivan ***
Capitolo 31: *** Fight ***
Capitolo 32: *** Lacrima di felicità ***
Capitolo 33: *** Epilogo ***



Capitolo 1
*** Nightmare ***


Si svegliò di soprassalto e si mise a sedere, tutto sudato e col respiro affannoso. Il cuore gli batteva ancora in gola. Si guardò intorno e le pareti chiare della sua camera da letto si illuminarono lievemente della luce che proveniva dalla porta finestra.
“Loki?” la voce di Sif lo raggiunse ovattata. Si girò a guardarla e due occhi verdi e preoccupati lo raggiunsero. “L’hai… sognato di nuovo?” Loki tornò a guardarsi le mani, ora tornate normali, e fece segno di sì con la testa. Sif si mise a sedere e gli cinse le spalle. Loki chiuse gli occhi e fece un respiro profondo. Gentilmente lo fece distendere di nuovo e iniziò ad accarezzargli il viso. Si girò verso di lei e la abbracciò, stringendola forte come fosse la sua unica ancora di salvezza. Mise il suo viso nell’incavo del suo collo e ne respirò a pieni polmoni il profumo. Una sola lacrima scese giù dalla sua guancia.
 
Appena sentì il respiro di Sif farsi lento e regolare, si sciolse dall’abbraccio attento a non farla svegliare. Già bastava lui a soffrire d’insonnia, almeno lei si meritava un po’ di riposo. Si alzò dal letto. Ormai dormire per quella notte non se ne parlava. Aveva bisogno d’aria. Uscì a piedi nudi verso la terrazza. Incredibile come anche in piena notte New York fosse sempre piena di vita, di rumore. Dopo quello che aveva sognato era proprio quello di cui aveva bisogno.
 
La sala del trono era completamente vuota. Non l’aveva mai vista così. Il silenzio regnava sovrano, sentiva solo il rumore delle sue scarpe mentre si avvicinava. Chissà dove saranno tutti. Lentamente iniziò a camminare verso l’enorme trono che dominava con la sua presenza la stanza. Lo attirava come una sirena. Voleva sedersi lì solo per un attimo per vedere che cosa avrebbe provato se fosse stato lui re. Padre non lo avrebbe mai saputo. Mancava poco a sedersi, che il pianto di un bambino ruppe quell’innaturale silenzio. Iniziò a cercarlo dappertutto ma senza risultati. Più cercava, più quel pianto si faceva forte, disperato. Alla fine lo trovò, proprio dietro il seggio. Un bambino di poco più di due anni, con i suoi stessi capelli corvini, piangeva abbandonato in una pozza di sangue. Loki si rese conto che il sangue gocciolava dal bambino stesso ,pieno di ferite. Il bimbo si girò verso di lui, e lo guardò con i suoi occhi. Con i suoi stessi occhi di ghiaccio carichi di disperazione. “Padre, perché mi hai ucciso?” disse con una flebile voce. Loki indietreggiò con orrore e vide le sue mani e lo scettro sporchi di sangue. Buttò via lo scettro e provò a scappare ma si ritrovò Naim davanti, il sangue formava una scia dietro di lui. “Hai ucciso il tuo stesso sangue. Sei un assassino.”
Loki iniziò a correre più forte che poteva verso la porta e intanto risuonava per la stanza la voce carica d’odio di Sif che gridava “Assassino, assassino!”. Finalmente riuscì ad arrivare alla porta. La aprì e trovò il vuoto, precipitando nel nulla.

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Capitolo 2
*** L'idea geniale ***


Loki e Sif raggiunsero gli altri nel grande salone della Stark Tower. Dopo quello che era successo quasi sei mesi prima, era rimasta un abitudine quella di fare colazione tutti insieme. Tony stava provando a cucinare delle omelette, segno che era di ottimo umore. Pepper, già pronta di tutto punto, mandava alcune mail dal tablet. Steve seduto al divano con un bicchiere di latte in mano faceva zapping tra i vari notiziari mantenendo però il volume al minimo. Thor si stava sbafando due piatti di frittelle insieme Jane che beveva del caffè, mentre Clint e Natasha appollaiati su uno sgabello stavano mangiando dei cereali. “Buongiorno piccolo cervo temevo proprio che stamattina dessi forfait. Ho una magnifica idea e le magnifiche idee, soprattutto se sono quelle mie, non possono aspettare più di dieci minuti prima di essere messe in atto perché sennò poi diventano idee vecchie e le idee vecchie…” “Grazie al cielo sei arrivato” disse Natasha con uno sbuffò “ stavo per rompergli il collo con le mie mani se non la finiva subito con questa ‘idea geniale che ha avuto stanotte’!” “Aspettavo fossimo tutti per dirla anche perché odio ripetermi due volte.” “Allora parla, uomo di metallo, siamo tutti orecchie.” Disse Thor togliendo per un attimo l’attenzione dalle sue frittelle per concentrarsi su Tony. “Okkeei ci siete tutti allora? Capitan Ghiacciolo mi ascolti?” “ Non ne posso fare a meno, Stark. Purtroppo.” Rispose Steve con un ghigno in faccia. “Non è giusto, quell’uomo sta iniziando a rispondere a tono! Pensavo fosse il genere del ‘porgi l’altra guancia’ perché…” “Tony se non la finisci subito e sputi il rospo giuro che ti ritroverai una freccia piantata nel bulbo oculare fra due secondi.” Disse Clint con tono gelido. “Stavo finendo! Comunque va bene… allora stavo pensando a qualcosa per fare pubblicità alla fondazione e magari trovare sostenitori e mi è venuta in mente….” Fece una pausa per creare suspense “di organizzare una serata di beneficienza!” “Sarebbe la prima a cui parteciperesti senza essere minacciato” sorrise Pepper mentre versava del succo d’arancia a Loki. “Non mi sembra un’idea malvagia ma noi cosa c’entriamo in tutto questo?” disse Sif. “Come cosa c’entrate? Sarete gli ospiti d’onore! Pensate… Con il famoso Capitan America e il misterioso dottor Lawson a presenziare verranno un sacco di persone. Lo so che non amate molto il pubblico ma sarà una serata per divertirvi. Occhio di Falco e la Vedova Nera non sono mai andati a qualche serata di gala senza dover uccidere qualcuno, presumo. Prendetela come una serata diversa!” Clint e Natasha lo guardarono impassibili e qualcosa passò tra loro con un piccolo sorriso di Nat. “Per me va bene” disse Loki con la sorpresa di tutti. Tony pensava che ci sarebbero volute almeno due ore prima di farlo crollare. Persino Sif era sorpresa. “Che c’è?” alzò le mani “ L’avete detto voi che mi devo aprire al mondo e poi sarà utile per la fondazione”. “Allora anche io ci sto” disse Sif stringendogli appena la mano. “Anche noi, in effetti sarà strano divertirsi” disse l’agente Barton. “Va bene, verrò anche io” disse Steve. “Non so proprio esattamente che cosa sia una serata di beneficienza ma se tutti partecipano io non posso di certo esimermi.” Disse Thor con un sorriso da stupido sul viso. Loki si batté una mano in faccia e lo guardò sorridendo. In fondo lo voleva bene anche perché era così impreparato. “Beh, io vado. Farò ritardo in ospedale. Ci vediamo più tardi” Baciò leggero Sif sulle labbra, afferrò la giacca e prese l’ascensore per l’ultimo piano.

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Capitolo 3
*** Una vera amica ***


Sif raggiunse l'ufficio di Pepper e bussó.
''Avanti'' disse una voce dall' interno.
Spinse la porta ed entrò. Pepper era al telefono ma le fece cenno con la mano di sedersi in una delle poltroncine davanti la scrivania.
''Certo signor Grey avrà il suo contratto firmato entro le cinque di questo pomeriggio. Lo farò firmare personalmente al signor Stark.'' la voce professionale di lei non lasciava intravedere lo stress che invece in quel minuto le formava piccole rughe d'espressione negli occhi azzurri. E la gravidanza non rendeva di certo le cose più facili.
''Certo signore, riferirò. La ringrazio una buona giornata anche a lei. Arrivederci''. Con un gesto secco chiuse la chiamata e si mise più comoda sull'enorme sedia.
''Giornata pesante?''
''Già e per ora non ho nemmeno la pazienza di stare ad ascoltare tutti! Ho appena finito di organizzare la serata di beneficenza per la settimana prossima e sono stanchissima.''
''Beh è normale nelle tue condizioni. Anche a me succedeva spesso di non riuscire a fare niente per giornate intere tranne stare sdraiata a guardare le rose in giardino....'' la voce le si spense via via che i ricordi tornavano alla mente. Pepper le strinse una mano e le sorrise comprensiva.
''Comunque non penso tu fossi venuta da me per parlare di questo. C'è qualcosa che volevi dirmi?''
''In effetti sì, riguarda la serata di beneficienza...''
''Non dirmi che tuo marito ci ha ripensato e non vuole venire più!''
''Oh no stranamente sembra contento di questa serata. Credo che avere qualcos'altro per la testa non possa che fargli bene. Solo che avevo bisogno del tuo aiuto per un piccolo particolare. A quanto ho capito sarà un'occasione piuttosto elegante... Ed io non ho la minima idea di cosa indossare.'' ammise tutto d'un botto. Pepper sorrise.
''Dai non dirmi che ad Asgard non avete mai organizzato qualche serata importante''
''Sì ma allora io ero una dei guerrieri, la cosa più elegante che abbia mai indossato è stata una tunica bianca. Di solito portavo sempre l'armatura.''
''Ho capito. Qui ci vuole un bel vestito da sera. Hai impegni prr questo pomeriggio?''
''No ma non ti preoccupare se non te la senti posso farmi aiutare da Natasha.''
''Per me è un piacere e poi mi sono stufata di rispondere al telefono anzi....'' schiacciò un bottone sulla scrivania e una voce un po' metallica rispose.
 ''si signora Stark?''
''Esther cancella tutti gli appuntamenti per oggi pomeriggio. Ho un impegno molto importante.'' fece l'occhiolino a Sif.
''Ah per piacere chiama la signorina Romanoff e chiedile se mi può raggiungere in ufficio.''
''Subito signora' 'e si interuppe la comunicazione.
''In tre ci divertiremo di più''.
''Grazie mille Pepper sei una vera amica''
 
 
''Ha preferenze signora?''
''in effetti sì... Vorrei qualcosa di bianco...''
 
Loki, Tony e Clint erano seduti al piano bar perfetti nei loro smoking neri, aspettando le loro rispettive dame. Thor era andato con Jane a prendere il dottor Selvig e Darcy
mentre Steve invece era andato a prendere a Beth, alla quale in un modo sconosciuto a Steve ma del quale era sicurissimo c'entrasse Tony, era arrivato quella mattina un invito e un abito da sera per la serata. Bruce, che per una volta si era convinto ad andare in un posto con tanta gente, era lì con loro che aspettava pazientemente mentre beveva camomilla, non si poteva sapere mai. Tony continuava a rigirarsi tra le dita il bicchiere di scoth che si era riempito prima. ''Che ore sono?''
Clint guardò pigramente il suo orologio.
''Le sette e venti. Ciò significa che sono passati solo cinue minuti da quando me lo hai chiesto l'ultima volta.''
Loki li guardava divertito.
'' Ma quanto ci mettono?? Davvero Pep non ha mai perso così tanto tempo per prepararsi!''
''Beh forse perché era solo lei. Ti ricordo che ci sono tre donne lassù a prepararsi...''
Disse Bruce mentre sorseggiava la sua camomilla. E faceva bene. Tony gli aveva organizzato un bello scherzetto mandando l'invito anche a Betty. Ok forse avrebbe dovuto avvertirlo prima per evitare sorprese ma così che gusto c'era? E poi in fondo il nostro bravo dottore aveva cominciato a vivere abbastana bene la sua convinvenza col simpatico omino verde quindi ricominciare era possibile dopotutto.
Finalmente il rumore di una porta che si apriva al piano superiore li raggiunse. Contemporaneamente i tre girarono la testa.
Lo spettacolo era abbagliante. La prima a scendere fu Pepper, con un vestito monospalla beige pieno di strass e lungo fino ai piedi, i capelli raccolti di lato. Il suo pancione usciva fuori da quel meraviglioso abito a sirena. Dietro di lei Sif. Un abito lungo, bianco con le maniche lunghe a sbuffo. Il davanti un incrocio di fili argentati con pietre rosse. I capelli tutti raccolti in un elaborato chignon. E a chiudere Natasha con una scollatura mozzafiato nel suo abito rosso fuoco.
Bruce osservò i suoi amici.''Ragazzi i questo momento rimpiango di non avere una macchina fotografica per farvi una foto. Siete rimasti imbambolati!''
I tre si svegliarono dallo stato di trans in cui erano caduti.
''Scusate se vi abbiamo fatto aspettare ma la parrucchiera stava uscendo pazza non sapevo come farmi i capelli'' disse Pepper.
'' Figurati, Pep'' disse Tony alzandosi dallo sgabello seguito dagli altri due. Si mise davanti a lei e notò qualche di strano. Gli arrivava al naso. Alzò lo strascico del vestito e vi trovò un paio di deliziose ballerine in Tinta col vestito.
'' Ho le caviglie troppo gonfie'' gli disse in un sussurro.
Loki si avvicinò a Sif, emozionata come se avesse dovuto superare un esame.
''Allora? Come sto vestita in stile midgardiano?''La scrutò ancora per qualche secondo soffermandosi sulla scollatura vedo non vedo.
''Beh direi che faresti impallidire d'invidia persino Balder!'' le poggió un discreto bacio all' angolo della bocca.Clint si avvicinò a Natasha, con un sorriso sornione.'' Buon anniversario tesoro.''
''Anniversario??? Anniversario di che??'' Tony si girò sconvolto.
''credi che glielo dovremmo dire?'' disse Natasha con una con una finta aria di sufficienza. Client la cinse con un braccio attirandola a sé con un sorrisino. ''Perché no? In fondo stasera non ho proprio voglia di fingere. Beh...''fece una pausa vedendo come tutti si erano messi in attesa
 ''Io e Natasha siamo sposati. È successo precisamente tre anni fa a Budapest. Ragazzi vi presento la signora Barton.''
'' cosa??!?!'' Tony assunse un' aria melodrammatica ''e dopo tutto questo tempo non mi hai mai detto niente? A me,che sono il tuo migliore, beh quasi amico??''
Clint alzò un sopracciglio.
''Ok ci conosciamo da meno di un anno, però perché tutto questo segreto?''
''Le relazioni tra colleghi non sono vietate, sono 'sconsigliate'.'' disse Nat con uno sbuffo. ''Far finta di niente era l' unico modo per farci restare insieme durante le missioni''
'' Questo mi fa intuire che Monocolo non sappia niente di questa faccenda...'' disse Tony con un ghigno, che già si stava appassionando a questa storia.
''Ora ne è a conoscenza e anche se non ne è entusiasta davanti al fatto compiuto non può più fare niente.'' rispose Clint.
''Moltoo interessante...comunque non pensavo che l'avrei mai detto ma, sbrighiamoci o arriveremo in ritardo!'' Pepper rise. Da quando aveva saputo che sarebbe diventato padre era diventato un po' più responsabile. Oh ma solo un poco.

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Capitolo 4
*** La serata ***


La serata fu un vero successo. C' erano tutti, ma proprio tutti. Si ballò, si sherzó e soprattutto si bevve. Tony fece in modo che i bicchieri non rimanessero mai vuoti. Solo Pepper ovviamente rimase l'unica sobria. Insieme a Steve anche se per altri diversi motivi. Bruce e Betty dopo essersi ritrovati tra mille lacrime da parte di lei e di abbracci, sparirono meno di dieci minuti dopo, Dio solo sa dove. Troppe erano le cose da dire e di certo una sala piena di centinaia di persone non aiutava. Loki e Sif, o meglio Lucas ed Amy, furono i veri vip della serata e se la seppero cavare alla grande. Clint e Natasha, per la prima volta nella loro vita, si preoccuparono solo di stare insieme senza dover pensare se il loro obiettivo stesse scappando o solo andando al bagno, se qualche cecchino li stesse puntando o se la pistola nella giarrettiera fosse a corto di proiettili.. Tornarono a casa completamente brilli, ridendo come due adolescenti alla prima cotta mentre si baciavano in ascensore.

 
 
 
Natasha non si sentiva così viva, così libera di essere se stessa da... Dalla notte delle loro nozze. Anche se in un angolo della sua mente prevedeva tutte le difficoltà che avrebbero inevitabilmente incontrato. Invece ora no. Ora era tutto perfetto. Tutti lo sapevano, non doveva nascondersi a nessuno. Il mondo era in salvo, non c'era nessuno da uccidere o da salvare, l'indomani non si sarebbe dovuta svegliare alle cinque per partire per qualche missione, si trovavano nella loro camera da letto in quella che ormai chiamava casa e non in qualche lurido motel di strada. Ed erano perfettamente in pace col mondo. Esistevano solo lei e Clint. E quello splendido vestito Armani che ora giaceva abbandonato su una sedia.
 
''Beh direi che la tua strabiliante e meravigliosa idea si sia rivelata un vero successo.'' disse Pepper ridendo mentre si liberava i capelli da tutte le forcine.
''Tesoro, le mie idee sono sempre un successo!''
''Già, come quella di creare una culla a forma di armatura per insegnare subito a JR come si usa?''
''Beh quelli si chiamano incidenti di percorso. Ripensandoci non era proprio una grande idea, dovrà avere almeno cinque anni prima di poter usare un'armatura''
''Tony!!'' Pepper lo raggiunse scandalizzata.
''Ehi sto scherzando'' disse subito lui alzando le mani con la sua espressione da cucciolo abbandonato. Pepper si avvicinò a lui a letto e si sdraiò accanto. Le luci si spensero. Dopo alcuni minuti di silenzio...
''Pep e se non riuscissi a proteggerlo?''
Pepper riconobbe subito il tono di disperazione nella sua voce. Si avvicinò ancora di più a lui prendendogli le mani e portandosele al pancione.
''Questo non succederà mai, non riusciresti a permetterlo. E poi avrà l'intero team degli Avengers come zii, quindi è praticamente impossibile che possa accadergli qualcosa.'' fece una pausa cercando i suoi occhi color nocciola. ''e noi abbiamo fiducia in te.''
Tony sorrise dolce e delicatamente la baciò. Un movimento improvviso li fece separare.
''Hai sentito??'' disse Pepper agitata.
'' È...è stato lui?''
''Sì ha scalciato!''
Un altro piccolo movimento si fece sentire. '' È... Meraviglioso.'' disse Tony mentre guardava gli occhi lucidi di Pepper. Si abbassò e diede un bacio al suo pancione. ''Ehi campione mi senti? Ti devo dire una cosa. Vi amo con tutta la mia vita a te e alla tua mamma e non permetterò mai che qualcosa vi accada. È una promessa.''
Pepper gli accarezzò i capelli con la mano sorridendo dolce.
''Però ora, Howie, chiudi gli occhi che papino deve fare alcune cosine con la mamma.'' Pepper lo guardò con gli occhi lucidi, sorridendo. Non sarebbe cambiato mai. E nemmeno avrebbe voluto che cambiasse. ''Ti amo.'' gli disse semplicemente.
 
''Te l' ho mai detto che stai divinamente vestita di bianco?'' disse con voce suadente Loki mentre col naso le abbassava una spallina del vestito. Sif rise.
''Credo di sì, ma non ricordo quando...''disse mentre sospirava voluttuosamente.
Le lunghe braccia di suo marito le cinsero i fianchi mentre le baciava il collo. Si girò a fronteggiarlo.
''E a te te l'ho mai detto che ti amo?''
Loki fece un sorriso amaro. '' Sì e non se dire purtroppo o grazie a Odino.''
Sif gli allacciò le braccia al collo. '' Io opterei per la seconda opzione...'' si alzò in punta di piedi e lo bació.
 

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Capitolo 5
*** Sorprese ***


Due settimane dopo.
 
Natasha uscì dal bagno.
''Ho un ritardo.'' disse.
 Clint alzò gli occhi dal libro che stava leggendo a letto. Era sempre stata precisa come un orologio svizzero.
''Cosa??''
''Ho. Un. Ritardo.'' la sua voce aveva assunto il tono glaciale delle occasioni in cui non doveva perdere la calma. Idem per Clint.'' Di quanto?''
'' Cinque giorni.''
''Um... Cosa vuoi fare?''
Natasha si diresse verso il letto e si accoccolò contro di lui.
'' Prima di tutto domani compro un test. Poi si vedrà. È inutile fare tante congetture se dovesse risultare un falso allarme.''
'' Va bene...'' Clint annuì impercettibile e spense la luce dell' abatjour.
'' Tu lo vorresti?''
Natasha aprì gli occhi appena chiusi e trovò Clint che fissava il soffitto. Restò a guardarlo per qualche secondo prima di rispondere.
'' Non lo so. Non sono stata addestrata per questo...''
Clint fece sorriso sghembo.
'' Nessuno è addestrato per questo. Dicono sia un istinto naturale.'' si voltò a guardarla. La luce della Luna che entrava dalla finestra le illuminava il viso addolcendo la sua espressione di solito tesa.
Natasha abbassò gli occhi.'' Davvero non lo so Clint. Un figlio non è mai rientrato nei nostri piani! Che vita potremmo dargli? Che madre sarei? La mia mi ha venduto alla Red Room quando avevo otto anni. Cosa insegnerò a mio figlio, a uccidere? Perché io so fare solo questo Clint so uccidere e basta! Sono sporca di tutto il sangue che ho versato! Da tutto quel rosso non può uscire nulla di puro, nulla di bianco. Io distruggo, non posso creare nulla di buono!'' la voce spezzata e gli occhi lucidi, Clint rimase sorpreso da quella reazione che non si aspettava. La abbracciò e la strinse a sé.
''Qualsiasi decisione tu prenda io ti sosterrò'' Natasha affondò il viso nell' incavo del suo collo.
'' Sei troppo buono con me.''
'' No, semplicemente ti amo troppo per vederti soffrire. È il tuo corpo. Devi decidere tu.''
Clint non le disse di desiderare quel bambino più di ogni altra cosa al mondo.
 
Natasha si guardò allo specchio. Quel piccolo test in mano le pesava più di un bazooka. Ripensò alla notte precedente. Quando era stata l'ultima volta che aveva pianto? Dopo la telefonata di Phil che l'avvisava che suo marito era stato compromesso?
Phil.
Era l'unico che sapeva allo S.H.I. E.L.D. di loro due. Per questo la aveva chiamata subito quando era successo tutto quel macello. Chissà cosa avrebbe detto in quell' occasione. Prima li avrebbe sgridati per aver permesso che accadesse. Poi con la sua faccia gentile e il suo solito sorriso bonario avrebbe fatto gli auguri ai futuri genitori e avrebbe comprato un orsacchiotto gigante da regalare al bambino da cui si sarebbe fatto chiamare zio. Natasha sorrise con amarezza a quel pensiero.
''Nat, allora?'' Clint bussò impaziente alla porta del bagno e Natasha si riscosse.
''Eccomi!'' prese il test senza guardare e uscì fuori. Clint cercava di nascondere l'agitazione. Si guardarono negli occhi e si diressero verso il ripiano della cucina.
'' Ok, al tre alzo la mano. Uno, due,...tre!''
Guardarono entrambi quelle due stanghette.
Natasha non odiò mai così tanto il rosa.
 

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Capitolo 6
*** Nuove missioni ***


Natasha senza dire niente si allontanò e uscì. Clint in silenzio la guardò allontanarsi senza provare a fermarla. La conosceva bene, aveva il bisogno di stare sola a riflettere. E sperava prendesse la decisione giusta. Ritornò con lo sguardo al piccolo oggetto abbandonato sul ripiano. Lo prese tra le mani e rilesse 'Incinta di due settimane'.
Un piccolo sorriso gli illuminò il viso. Non aveva mai veramente avuto una famiglia. La sua era scomparsa troppo presto, costringendolo a vivere in un orfanotrofio. Un posto freddo, sporco in cui si educavano i bambini a suon di cinghiate. Quanto ne aveva prese lui? Tra le tante cicatrici della sua schiena c' erano anche queste. Poi era scappato e si era unito al circo... E poi lo S.H.I.E.L.D. l' aveva arruolato. La sua famiglia era Natasha. Natasha e quella sgangherata ciurma di amici della Stark Tower. E avrebbe tanto voluto che ne facesse parte anche quel bambino. Avrebbe voluto dargli quello che a lui era stata negata nell' infanzia. Una madre, un padre che ti fanno dormire con loro nel lettone quando fai brutti sogni, che ti consolano quando ti fai male e ti abbracciano quando sono fieri di te. Capiva ciò che voleva dire Natasha. Ma le cose erano cambiate ora. Ora facevano parte dei Vendicatori, avevano una casa, non si nascondevano più dietro facciate di indifferenza. Il rosso stava scomparendo dai loro registri.
Voleva quel bambino.
Desiderava tenerlo in braccio, istruirlo, riconoscere il lui le migliori qualità proprie e di Natasha. Già, Natasha. L' ultima parola l' aveva lei. E non era sicuro di ciò che avrebbe deciso.
 
 
Intanto Natasha era andata nella terrazza della Stark Tower. Seduta ad osservare la città ai suoi piedi si sentiva tranquilla. Cercava di non pensare a quello che invece avrebbe dovuto. Lei non avrebbe potuto essere una madre. Lei era la Vedova Nera! Non aveva assolutamente esperienza con i bambini. Diciamo che non era nata con l' istinto materno.
Sentì un rumore dietro di lei. Clint le si avvicinò e di sedette a guardare il cielo accanto a lei.
'' Come stai?''
Natasha si schiarí la voce roca prima di rispondere.
''Bene''.
Clint sorrise. Non le credeva neanche un po'.
'' Hai deciso?''
'' No''
Clint si girò a guardarla. Aveva l' espressione impassibile tipica di quando doveva mantenere la calma.
'' Tu lo vuoi?.''
'' Non te lo dirò. Deve essere una tua decisione. Non voglio influenzarti.''
'' Grazie tante'' disse lei con tono seccato.
Lui le prese la mano. '' Sappi solo che ti amo.''
Natasha poggiò la testa sul suo petto, chiuse gli occhi e prese un respiro profondo.
'' Non diciamolo a nessuno per ora, ok? Io ci penserò...''
'' Va bene.''
 
Clint non seppe dire se si svegliò per il telefono o per il movimento brusco di Natasha che si alzò per andare in bagno a vomitare. Rimase un attimo intontito non sapendo a chi dare retta per prima, se a Nick Fury o a sua moglie. Prese il telefono in mano e rispose mentre si dirigeva verso il bagno.
'' Qui agente Barton''
'' Barton sono Fury. Abbiamo bisogno di te per una missione....''
''Ehm.. Sarò subito disponibile direttore, può richiamare tra cinque minuti?'' e detto questo senza tante cerimonie chiuse il telefono in faccia a un contrariato Nick.
Natasha era piegata in due sul wc, le si avvicinò e le tenne i capelli. Era pallidissima e quasi non si reggeva in piedi. Quando finì di rimettere, la fece sdraiare a letto e le mise un panno bagnato sulla fronte. Si sedette accanto a lei nel letto e rimase a guardarla.
Appena tornò a un colore normale le chiese ''Come va?''
Natasha non aprì gli occhi. ''Meglio...''
Il cellulare ritornò a squillare. Clint sbuffo e andò a recuperarlo dal bagno dove l' aveva lasciato prima.
'' Barton si può sapere cos'è successo?''
Clint si rimise seduto accanto a Natasha che lo guardava incuriosito.
'' Niente signore un piccolo incidente. Mi dica pure.''
'' Spero niente di grave! Da quando abitate con quel megalomane e quello psicopatico non so mai che cosa possa accadere!''
Clint sorrise per come definiva Tony e Loki. '' Grazie per il pensiero signore ma mi stava dicendo di una missione...''
'' Sì, i Dieci Anelli sono tornati a farsi sentire. Ci sono stati attacchi terroristici in Azerbaigian. Tu, Stark e Rogers andrete subito lì per scoprire e distruggere la loro base operativa.''
'' Va bene. Quando partiamo?''
'' Domani all' alba.''
 

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Capitolo 7
*** Non ce la faccio... ***


'' Tony ti prego non fate nulla di avventato! Mi serve un marito vivo fra due settimane!''
'' Tranquilla tesoro!! Sarò qui ancora prima che tu possa dire ' Tony sei la mia vita!'
'' Certo come no!'' Pepper rise cercando di nascondere la tensione. Due settimane mancavano al parto ma il medico le aveva detto che poteva nascere anche con qualche giorno di anticipo, il cielo non volesse che Tony fosse proprio in missione!
'' No,sul serio stai attento...''
Tony le si avvicinò e le diede un bacio. ''Pep, tesoro. Non potrei perdermi questo evento per nulla al mondo!''
 
 
Clint tese l' arco per vedere se era tutto a posto. Natasha gli arrivò alle spalle con le braccia strette al petto. Clint alzò gli occhi e gli sorrise. '' Come va?'' a pranzo non aveva toccato cibo aveva solo bevuto una tazza di tè.
'' Molto meglio, penso che a cena mangerò...''
'' Meglio così'' iniziò a preparare il borsone con lo stretto indispensabile per pochi giorni.
 '' Ho una cosa per te...''
Clint si girò di fronte a lei.
'' Beh mi sono ricordata che per il nostro anniversario non ti ho regalato niente....''
''Ah, non eri tu il mio regalo?'' disse con voce suadente prendendole le mani.
Natasha rise. '' No quello era un bonus...''
'' Devo dire di averlo apprezzato molto!'' disse ridendo.
Natasha uscì dalla tasca dei jeans una collannina con un piccolo ciondolino. Lo aprì e dentro c'era una loro foto.
'' Lo so che non è proprio nel mio stile ma quando l' ho visto mi è piaciuto.''
Clint lo osservò ridendo. ''È... Strano. Ma mi piace!'' e se lo mise al collo. Aprì il medaglione e osservò la loro foto. Poi guardò il viso della sua compagna. Aveva un espressione seria e non lo guardava più negli occhi. '' Devi dirmi qualcos'altro?''
'' Ho deciso. Io...non voglio...non posso...tenere questo bambino.''
Guardava per terra.
Il sorriso di Clint si spense lentamente. Avrebbe dovuto aspettarselo eppure una parte di lui continuava a sperare.
'' Va bene.'' disse serio.
'' Mi dispiace. Non ce la faccio.''
'' Tranquilla Nat'' la abbracció e le posò un bacio sui capelli. Era molto deluso ma non lo avrebbe fatto vedere. Sapeva che nemmeno per lei era stata una scelta facile. Aveva dei sentimenti, anche se molti la ritenevano insensibile.
'' Sta attento. E non farti uccidere.''
'' Tornerò sempre per te. Te lo prometto.''
 
Natasha si sentiva malissimo. Sia fisicamente che moralmente. Benché fosse mattina inoltrata era ancora a letto. Un letto vuoto visto che Clint era partito diverse ore prima. La sera prima a cena non c' era stata molta conversazione. Per quanto cercasse di apparire normale, lei lo conosceva troppo bene.
Aveva visto lo sguardo di Clint quando glielo aveva detto. E quello l'aveva ferita più di un'arma. Ma cosa poteva farci? Era la decisione migliore per tutti, compreso il bambino. Che genitori avrebbe avuto? A scuola quando gli avrebbero chiesto ' che lavoro fanno i tuoi?' cosa avrebbe risposto? Sono una coppia di assassini provetti?? No, no era semplicemente inconcepibile. Certo Clint ce lo vedeva a fare il padre, era sempre stato molto paziente con le reclute, un punto di riferimento per molti. Lo immaginava con un bimbo in braccio, un bimbo con i capelli rossi e gli occhi azzurri. Con un respiro profondo cercò di scacciare via quella immagine dalla sua testa. Fece scendere una mano sotto la sua maglietta e la posò sul suo ventre.
'' Mi dispiace piccolo, ma credimi è meglio per te. Non sarebbe bello avermi per madre.''
Sospirò e si riproverò mentalmente. Stava iniziando a parlargli! No doveva agire subito. Quel pomeriggio sarebbe andata in clinica e avrebbe... Sì insomma quello che doveva fare. Sui alzò dal letto e si vestì in fretta.
''Jarvis?''
'' Sì agente Romanoff?''
'' Per piacere puoi prenotare una visita ginecologica al Mercury a nome della signora Barton?''
'' Certo agente, sarà fatto immediatamente''
Per quella mattina aveva già vomitato abbastanza, doveva mettere qualche cosa sullo stomaco. Sì preparò un toast e si mise a rassettare un po' la casa.
Quando fu ora di pranzo si diresse verso il grande salone. Capitava spesso quando erano in missione che Pepper e Sif mangiassero insieme. Oggi sarebbe stata con loro.
Raggiunse la sala da pranzo. Sif era entusiasta e stava dicendo qualcosa a Pepper che felice l' abbracció per quanto permetteva il suo enorme pancione che Natasha si ritrovò a fissare.
'' Natasha!'' la voce di Sif la risvegliò da quella trance.
''Ehi!'' cercò di sembrare normale.'' Cos' è tutta questa felicità?''
Sif gli corse incontro e la abbracciò. '' Natasha! Sono incinta!''
Natasha involontariamente si irrigidì. ''È... Fantastico. Ma come è stato possibile?'' ben conoscendo i problemi dell' amica.'' Non riusciamo a spiegarcelo. Un piccolo miracolo è l' unica soluzione!''
''E Loki? Lo sa?''
'' Certo gliel'ho detto poco fa prima che ritornasse in ospedale... Era felicissimo....''
'' Sono... Sono davvero contenta per voi. Ve lo meritate dopo tutto quello che avete passato.''
'' Grazie... Io... Non pensavo potesse succedere più... Sentir crescere una vita dentro di te e poi farla nascere... È una sensazione impagabile.'' a Sif brillavano gli occhi. Aveva sofferto tanto la perdita dei suoi figli.
Pepper si avvicinò e le posò una mano alla spalla. '' Hai ragione Sif... Poi se il padre è l'uomo che ami... È un miracolo fare una cosa così bella, così perfetta insieme.''
''E pensare che io nemmeno lo volevo un figlio...''
''Davvero?'' Natasha era quantomeno stranizzata. Dopo aver perso Naim e Maliah aveva visto il dolore dell' amica e di Loki nel non poterne avere altri.
'' Beh se mi avessi conosciuto poco tempo fa non mi avresti mai potuto vedere con un bambino in braccio! Insomma, dai facevo parte dei tre guerrieri, l' unico scopo della mia vita era combattere. Ero come te. Quasi un maschiaccio. Beh con l' unica differenza che io non ero sposata.... E quando poi ho scoperto di essere incinta... Ero spaventata da morire. Per un secondo mi era passato per la mente che avrei potuto pure abortire, nessuno avrebbe saputo niente e tutto sarebbe tornato alla normalità, se quella si poteva definire normalità.... Ma non potevo uccidere NOSTRO figlio, avevo ucciso tante persone prima, ma non anche nostro figlio... Sapevo che se lo avessi fatto avrei convissuto per tutta la vita con il senso di colpa. I bambini non si buttano via solo perché sono scomodi e ci fanno paura.''
Natasha non resistette più. Sì sedette sul divano e si prese la testa fra le mani.
Sif e Pepper si avvicinarono preoccupate.
'' Tutto apposto, Natasha? Sei terribilmente pallida...'' Pepper le si sedette accanto.
Natasha si girò verso di lei e le guardò il pancione.
'' Credo di essere spaventata da morire.'' disse con voce rotta.
 

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Capitolo 8
*** La chiamata ***


'' Legolas mi ascolti? Clint??''
Clint si girò di scatto verso Tony.'' Scusa Stark... Hai detto qualcosa?''
'' Se ha detto qualcosa??? È da quando siamo partiti che non la smette di parlare!'' disse Steve esasperato.'' ma non credo che tu ne abbia afferrato molto...''
Clint sorrise amaro. '' No in effetti non ho sentito niente. Stavo pensando.''
'' Questo è un evento raro davvero'' disse Tony beccandosi una occhiataccia di Clint.
''Comunque stavo dicendo che appena nascerà mio figlio voi sarete i suoi padrini. Questa mi sembra una cosa abbastanza importante da ascoltare, soprattutto visto che...''
Clint si bloccò un attimo.'' Tony, tu lo volevi questo bambino?''
Tony, che non si aspettava una domanda del genere, rimase un attimo in silenzio con la bocca aperta non terminando la frase. Nemmeno Steve si aspettava una cosa del genere e rimase a guardare i due immobile.
Tony si riprese, e prese un respiro.
'' No. Non lo volevo.'' disse serio guardandolo negli occhi.
'' Lo immaginavo...'' Clint tornò a guardare fisso davanti a lui con una mano a sorreggere la testa.''E cosa ti ha fatto cambiare idea?''
Tony si schiarí la voce. Non era facile parlare dei propri sentimenti, ma il tono con cui Clint glielo aveva chiesto lo aveva persuaso che sotto ci fosse qualcosa.
''Beh lo so che sembreró sdolcinato ma... Insomma tutto questo è un miracolo! Sono riuscito a creare qualcosa di bellissimo con la donna che amo. Queste sono state le parole di Pepper che sono riuscite a convincermi. Anche se mio padre è stato un fallimento come tale io non dovevo per forza essere come lui. E poi basta fare il ragazzino! Devo prendermi le mie responsabilità... È successo e non potevo buttarlo come fosse spazzatura. Beh si insomma queste sono state più o meno le motivazioni...'' disse leggemente imbarazzato.'' Poi l' ho sentito muoversi. Ed è stato allora che ho capito veramente che amo quel bambino come sua madre.''
Clint lo guardava serio.
'' Ehi Barton, che succede?'' la voce gentile di Steve lo fece convincere ad aprirsi.
''Natasha è incinta...''
'' Complimenti questa è una bellissima notizia...!''
''...e non vuole tenerlo.'' Guardò l' orologio. '' Anzi credo che a quest' ora abbia già provveduto''
''Oh''. Steve abbassò gli occhi. Ai suoi tempi una decisione del genere era impensabile.
'' Mi dispiace. I figli sono una benedizione di Dio, diceva sempre mia madre''
''E tu lo volevi?'' chiese Tony per la prima volta senza ironia.
'' Sì. Non volevo costringerla, ma speravo fino all'ultimo che decidesse diversamente.''
'' Capisco... Beh in effetti penso che per una donna la scelta sia un po' più difficile di quanto possa esserlo per noi.'' Tony non sapeva cosa dire per potergli risollevare il morale. In questo genere di cose non era mai stato bravo.
''I signori passeggeri sono pregati di allacciare le cinture di sicurezza. Fa qualche minuto avrà luogo l' atterraggio.''
I tre si girarono verso l'altoparlante.
'' Beh siamo arrivati. Meglio concentrarci sulla missione ora'' disse Steve cercando di tornare alla sua solita cordialità.
'' Hai ragione, Rogers. Rimuginare non servirà a cambiare le cose.'' Clint sospirò pesante e si andò a sedere sulla poltroncina. Estrasse il ciondolo da sotto la maglietta e guardò la foto.
'' Ti amo lo stesso'' bisbigliò.
 
 
 
 
''Oh Natasha mi dispiace per quello che hai passato in questi giorni... Deve essere stato terribile.'' la voce di Pepper era ancora più difficile da accettare perché era completamente sincera. Dopo quello che aveva quasi fatto forse non meritava tanta compassione.
'' Ti prego Natasha, non fare questo errore. Lo so che hai paura, che non ti senti pronta, né la persona adatta. Ma se lo facessi ti sentiresti in colpa per tutta la vita. E sai che parlo perché l' ho provato sulla mia pelle...'' la voce di Sif si spense.
Natasha la guardò un attimo prima di imprecare a mezza voce '' Maledetti ormoni'' e si mise a piangere silenziosa.
Dopo qualche secondo si riprese e guardò le amiche.
'' Jarvis, puoi disdire per piacere l'appuntamento di oggi?'' disse con voce rotta.
Sif l'abbracciò sorridendo.
 
Era stata un' egoista. Aveva pensato solo a lei, a quello che provava, a quello che avrebbe passato. Nessun riguardo per Clint, no a lui non aveva pensato per niente. Un enorme, enorme egoista. E suo figlio. Già, suo figlio. Era così strano pensarlo così. Strano... Ma mi piace pensò tra sé. Come il ciondolo che aveva regalato a Clint.
Lei amava Clint.
 Lo amava davvero, più di ogni altra cosa al mondo. Era il suo migliore amico, il suo confidente, il suo amante. E le aveva salvato la vita. Aveva dato un senso alla sua volta.Ed ora che lui le stava facendo il più bel regalo che potesse mai farle, lei lo stava buttando perché non si sentiva all' altezza. Chi era lei per decidere anche della vita di Clint? Sì perché anche della sua vita si trattava eccome! Lui voleva quel figlio. Glielo aveva letto negli occhi. Doveva dirglielo subito, non farlo stare nemmeno un secondo di più con quel peso nel cuore che sicuramente provava. Ancora seduta tra le amiche prese il cellulare dalla tasca dei jeans.
'' Devo dirlo a Clint'' disse mentre prendeva il numero. La altre due donne si guardarono complici.
''Il numero da lei chiamato potrebbe essere spento o al momento irraggiungibile. La preghiamo di riprovare più tardi.''
Natasha allontanò il cellulare dall' orecchio contrariata. ''È irraggiungibile... ''
'' Beh chissà in quale angolo di deserto si trova e non c'è campo...'' disse Pepper.
'' Signora, il signor Stark la sta chiamando sulla linea privata.'' la voce metallica di Jarvis irruppe nella stanza.
''Ah bene, trasferiscila sul monitor.'' con un tocco della mano un ologramma azzurrognolo si alzò dal tavolo. Natasha e Sif rimasero sul divano per concederle un po' di intimità. Nel mentre Loki, con un sorriso che non gli aveva mai visto prima, e Bruce entrarono dall' ascensore.
'' Buongiorno a tutti!''
sì, era decisamente di ottimo umore, pensò Natasha.
Sif gli fece un cenno con la mano a indicare la chiamata in corso e subito si zittì sorridendo. Arrivò da Sif, le prese una mano e gliela baciò adorante a mo' di saluto.
L'immagine di un Tony in un'armatura piuttosto malconcia, con un grosso livido sullo zigomo e un espressione terribilmente seria produsse un effetto immediato.
'' Tony! Cosa ti è successo? Stai bene?'' chiese Pepper preoccupata visibilmente.
'' Niente di grave tesoro, solo qualche graffio'' cercò di fare un sorriso. '' Senti Natasha é lì nei paraggi?'' tornò terribilmente serio.
'' Sì, è proprio...''
'' Che c'è Tony?'' Natasha si era alzata preoccupata e si era messa accanto a Pepper.
Tony la guardò triste negli occhi con la bocca aperta come se non riuscisse a trovare le parole. Per qualche secondo ci fu solo il silenzio. Poi prese qualcosa alla sua destra e la fece vedere.
Un piccolo ciondolo annerito dondolava dalla sua mano.
Allora Natasha capì.
'' Ti prego, no...'' disse immobile.
'' Mi dispiace tantissimo...'' disse lui con voce stanca, abbassando gli occhi.
 

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Capitolo 9
*** Incubo ***


Tutto intorno a lei sembrò girare, le gambe non la ressero più e se non fosse stato per Loki che prontamente l'afferrò sarebbe crollata a terra. Non percepì niente di quello che Tony continuava a dire, della bomba che avevano lanciato sulla loro base mentre lui e Steve erano a fare un giro di ricognizione, di come Clint era rimasto lì a sistemare le ultime cose, di quanto l'esplosione era stata forte e di quanto fossero state inutili tutte le ricerche fatte fino ad ora che gli avevano provocato un incontro ravvicinato con i ribelli.
No.No.
No.
Clint non poteva essere morto.
No.
Lui le aveva promesso che sarebbe ritornato. Sempre.
Dolore
In quel momento sentiva solo dolore. Iniziò a piangere senza alcun ritegno mentre la facevano sedere sul divano. All' improvviso un forte dolore al basso ventre le riportò un briciolo di lucidità. Sì piegò su se stessa.
 No. Non poteva perdere anche l' ultima cosa che la legava all' uomo che amava. Quasi il bambino avesse capito e si stesse ribellando le fitte divennero insopportabili.
'' Il....bambino....'' riuscì a dire.
Sif riconobbe subito quel gesto di dolore a lei purtroppo familiare.
'' Loki, Bruce dovete fare qualcosa. È incinta.''
'' Cosa?!?'' Bruce era scioccato. Ciò nonostante fu rapido a riprendersi. '' Loki portiamola nella sala operatoria.''
Loki annuì, la sollevò fra le braccia e la portò di peso mentre ancora piangeva.
 
 
Bruce uscì dalla stanza con fare preoccupato.
'' Come stanno?'' Pepper si alzò dal tavolo. Tony aveva richiamato, ed era anche lui collegato a sentire le ultime novità.
'' Beh il bambino grazie al cielo c'è ancora ma è molto a rischio. Se non vuole rischiare di perderlo dovrà stare in assoluto riposo in questi giorni. Ora le ho dato dei leggeri sedativi. La aiuteranno a dormire un po'.''
Sif era seduta nel divano poggiando la testa sulla spalla di Loki che la abbracciava con un braccio.
'' Povera Natasha. Mi dispiace così tanto. È un enorme lutto per tutti noi.'' disse con voce triste. Loki la strinse un po' più forte e le baciò i capelli.
'' Clint lo sapeva che aspettava un bambino?'' chiese pensieroso.
'' Sì, ma credeva che avesse abortito... '' disse Tony. '' Era molto giù di corda sull' aereo e si e confidato con me e Cap.''
 Pepper chiuse gli occhi. Era una situazione drammatica.
''E cosa le ha fatto cambiare idea?'' intervenne Bruce togliendosi gli occhiali.
'' Clint lo voleva...'' disse Sif con voce stanca. Loki la guardò.
'' Tu come ti senti invece?''
Sif ricambiò lo sguardo e cerco di abbozzare un sorriso. '' Triste... Ma bene.'' e si posò le loro mani intrecciate sul ventre. Loki le guardò e fece un piccolo sorriso. Non meritava tutta quella fortuna che aveva. Clint, un uomo molto più virtuoso di lui, era morto senza sapere di avere ancora quel bambino che desiderava e sua moglie aveva perso l' uomo che amava. In confronto la sua vita era perfetta. Strinse Sif un po' di più.
'' Ti amo.''
 
 
''Cliiint!!!'' Natasha si svegliò col suo stesso urlo. Aveva il respiro corto. Aveva fatto un incubo orrendo. Era incinta, ma Clint moriva in missione prima che riuscisse a dirglielo. Ma che sogni! Sì girò per accoccolarsi contro suo marito.
Ma non trovò nessuno.
Quello non era il suo letto.
E a pensarci bene quella non era nemmeno camera sua.
 Il rumore di una porta cha si apriva, rivelando un Bruce preoccupato la riportò violentemente alla realtà. Le lacrime uscirono da sole, senza che potesse esercitare alcun controllo.
'' Natasha, ti prego...'' Bruce si avvicinò a lei.'' devi calmarti. Ne va del bene del bambino.   devi stare in assoluto riposo o c'è il rischio concreto di perderlo.''
Quelle parole ebbero un effetto immediato che fermarono i violenti singulti lasciando solo un pianto silenzioso. Bruce si sedette a bordo del letto. Avrebbe voluto dire qualcosa per farla stare meglio, ma cosa c'era da dire in situazioni del genere? Così le prese una mano e se la lasciò stringere. Natasha si girò a guardarlo. Aveva gli occhi rossi e gonfi. '' Non voglio perdere anche il bambino...''
Bruce sorrise gentile.'' Non succederà se farai quello che ti dirò... Sta tranquilla...''
 
Natasha si svegliò. La luce filtrava dalle tende chiare. Bruce era seduto una sedia accanto al suo letto che dormiva con la testa appoggiata su una mano.
La nausea ricominciò; e per la prima volta fu felice di averla. Sì mise una mano sullo stomaco e chiuse gli occhi facendo un respiro profondo. Il suo bambino. Il loro bambino. Le lacrime ormai erano diventate parte di lei.
No, si disse. Doveva essere forte. Per il bambino. Clint le avrebbe detto questo.
 
''Allora Natasha, per prima cosa niente sforzi, devi stare a riposo a tempo indeterminato
Poi, assolutamente vietati alcol e caffè, e medicinali forti. Cerca di mangiare più del solito, soprattutto tanta frutta e verdura. E per finire prendi una di queste una volta al giorno. Sono zinco e magnesio. Ti faranno bene.''
Lei, rannicchiata sul divano avvolta in un plaid, annuì con sguardo vacuo. Erano passati solo due giorni, e sembrava passato un secolo da quando aveva saputo. Quando ancora la terra girava per il verso giusto.

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Capitolo 10
*** Fantasmi ***


Tre giorni prima.
'' Noi siamo andando Legolas! Mi raccomando non aprire agli sconosciuti!'' disse Tony con la sua solita ironia mentre volava via con Steve al seguito.
Clint li guardò sorridendo e ritornò dentro a finire di montare le pistole e l' arco. Aveva quasi finito quando si ritrovò a pensare Natasha e a quello che stava facendo. Stava bene? Aveva sensi di colpa o sotto quel punto era rimasta la stessa donna insensibile che aveva deciso di risparmiare una vita prima? No. Non doveva pensare così. Era sta una decisione difficile.
Guardò il telefono e decise di chiamarla.
'' Il cliente da lei chiamato è irraggiungibile...''
Clint imprecò a mezza voce. Non c' era campo lì dentro. Guardò lo spiazzale dalla finestra. Provare non costava niente. Prese di nuovo il cellulare e uscì fuori.
Tutto accade così velocemente che non si rese subito bene conto di ciò che stava succedendo. Qualcuno lo attaccò alle spalle, mise un sacco sulla sua testa,un coltello puntato alla gola e un paio di manette alle braccia. Inutile ogni tentativo di ribellione che finì con un forte colpo in testa che gli fece perdere i sensi.
Sì risveglio poco tempo dopo quando gli tolsero il sacco dalla testa. La luce lo colpì come una scheggia nell' occhio.'' Bene, bene ma chi abbiamo qui? Occhio di Falco, che piacere rivederti. O forse no, non è affatto un piacere.''
Clint cercò di mettere a fuoco l' immagine davanti a lui, anche se il sole in controluce rendeva un po' difficile la cosa. Quando finalmente vide l' uomo che era di fronte rimase allibito
''Brian Gamble! Ti credevo morto. Ti ho visto cadere dentro quel burrone.''
Era incredulo, ma al contempo una rabbia fredda lo stava facendo fremere.
''Avrei dovuto farlo quando ne avevo la possibilità. Giusto per essere sicuri.''
Un ghigno malefico gli attraversò il volto.
'' Già che peccato davvero! Toglietegli tutto ciò che può sembrare una trasmittente e poi date una pulita a questo posto.''Gli uomini iniziarono a perquisire, togliendogli pistole, radio, auricolare e pure la collana.''E questa che cos' è? No, non me lo dire! Tu e la Vedova Nera??? Certo che ti sei proprio rammollito agente Barton. Niente sentimenti. Non era questa la prima regola?'' disse con astio mentre Clint ribolliva dentro di rabbia.
'' Inutile, visto che tanto ti crederanno morto. Non esisterai più per nessuno. Ti ricorda niente questo Falco? Preparati a soffrire.'' e detto questo gettò la collana dentro la casa.
'' Andiamo! Fra poco questo posto diventerà un inferno!''
'' Cosa hai intenzione di fare brutto bas...''
Ma non ebbe il tempo di finire la frase che due uomini gli rimisero il sacco in testa e lo sollevarono di peso. Sentì solo una forte esplosione.
 
Quando finalmente arrivarono nel posto che Clint immaginò la loro base, gli tolsero il sacco. Brian era davanti a lui che lo guardava come si guarda un trofeo.
''Ok Falco, mettiti comodo, fai come se fossi a casa tua. Ah, già mi scordavo che non puoi! Che sbadato, vero?'' Brian rise con un sorriso terribilmente ipocrita.
'' Vedo che il tempo non è stato clemente con te. La vecchiaia si fa sentire. Quanti anni sono passati? 15?''
'' Diciassette, per la precisione.'' disse Gamble a denti stretti. '' Già, diciassette anni che penso a come potermi vendicare di te e di tutto lo SHIELD.''
''E sei giunto solo ora alla conclusione? Ti facevo più svelto.''
'' Non sei nella condizione ideale per fare battute agente Barton.''  disse serio guardandolo negli occhi. Un uomo gli si avvicinò puntandogli un fucile nella gola.
Clint guardò l' uomo, poi di nuovo Gamble.'' E la tua vendetta riguarderebbe i Dieci Anelli?''
''I dieci Anelli? Io? Ma mi hai visto bene? Sono uno scienziato io!''
Clint non capiva.
'' Ehi Falco, mi sa che il tuo cervello ha preso troppa aria. Non hai ancora capito? Mi serviva qualcosa per attirarvi. E cosa meglio di quella banda di terroristi che occupa gli incubi di quel miliardario da strapazzo?''
Rise tra se, a complimentarsi di quella trovata geniale.
'' Cosa vuoi fare?''
'' Beh, aspettare qualche giorno. Far credere che tu sia morto. E per far sparire i tuoi amichetti dalle vicinanze ho già preparato la fantomatica base dei Dieci Anelli da far distruggere.'' si mise a camminare in tondo con le mani dietro la schiena quasi stesse riflettendo sul da farsi. Clint era ancora inginocchiato  a terra con le mani legate.
Gamble sembrò ritornare alla realtà, e si avvicinò a lui. '' Il resto te lo dirò quando sarà il momento. Sai ho costruito un giocattolino davvero divertente che non vedo l' ora di provare con te!'' rise di nuovo.'' Portatelo nel suo alloggio!''
Un altro uomo lo fece alzare di peso e lo condusse fuori. Pote così vedere dove si trovava.    In mezzo al deserto, nascosti da basse montagne, l'insediamento era perfettamente mimetizzato con l' ambiente. Dal satellite sarebbe risultato invisibile. Molti uomini armati giravano per il campo, troppi per affrontarli da solo e non aveva nemmeno il suo arco. Lo portarono in un piccolo container di metallo. Per fortuna all' ombra. Quando fu dentro gli tolsero finalmente le manette e lo chiusero dentro. Clint si guardò intorno mentre si massaggiava i polsi. C' erano tre piccole aperture sui lati. Mentre ancora si tastava il polso con le dita sfiorò qualcosa di duro. Guardò il punto. Peccato che quel piccolo chip di segnalazione che aveva sottopelle fosse perfettamente inutile adesso. L' unico che sapeva della sua esistenza era morto.


Nda:Allora, perdonate questo obbrobio non sono brava a fare scene d'azione... l'unica annotazione Brian Gamble è il personaggio cattivo che Jeremy interpreta in SWAT.... è questo è il tutto. Ringrazio tantissimo chi segue, chi legge e soprattutto chi recensisce per aiutarmi! :)
 

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Capitolo 11
*** Ricordi ***


Ormai era buio fuori. Natasha guardò fuori dalla finestra, lentamente il tempo era passato, ignaro del suo cuore che faticava a ricomporsi. Scostò il lenzuolo e si mise a sedere. Guardò il piatto della cena ancora integra sulla sedia davanti il letto. Sif glielo aveva portato prima, quando non aveva trovato la forza per unirsi a loro, ma aveva lo stomaco chiuso e un nodo stretto alla gola che gli aveva impedito di mandar giù la qualunque. Si portò una mano allo stomaco e sospirò. Doveva sforzarsi. Per lui.
 Spizzicò un po' di sushi e si ritrovò parecchio affamata finendo di mangiare tutto il contenuto del piatto.
Poi portò il piatto vuoto in cucina e fece ritorno in camera da letto. Uscì fuori dalla porta finestra e rimase ad ammirare il cielo notturno di New York. Non si vedevano le stelle. Solo la Luna piena si ostinava a continuare a brillare imperterrita nonostante tutte le luci della città. La Luna piena.
Quella sera a Budapest c' era la Luna piena.
La missione era stata una delle più difficili della loro vita. Sì erano ritrovati a cadere nella trappola come due reclute alle prime armi. Quello che era successo dopo era stato un inferno. Le pallottole volavano come coriandoli. Avevano rischiato serio, coprendosi le spalle reciprocamente, finché le frecce e i proiettili erano finiti, entrambi feriti in modo serio, lei al braccio e lui alle gambe. Sì erano messi dietro quel blocco di cemento superando di guadagnare un po' di tempo.
'' Mi sa che ci siamo. Se non moriamo ora, possiamo ritenerci invincibili.'' disse lei cercando disperatamente qualche altro caricatore .''Guarda il lato positivo delle cose Nat...'' disse lui con un sorriso tirato.'' almeno se dovessimo morire insieme, l'altro non dovrebbe soffrire ulteriormente.''
'' Non sei molto d'incoraggiamento.'' rinunciando a cercare e abbandonando il capo contro la sua spalla.
'' Però preferirei che tu sopravvivessi. Ti amo troppo per vederti morire così.'' Natasha non ebbe il tempo di capire che lo vide prendere una freccia da chissà dove, alzarsi e dirigersi correndo verso il nemico.
'' Clint!!''
Fortunatamente un aereo dello SHIELD era arrivato giusto in tempo ed aveva recuperato tutti e due prima che i sicari li uccidessero. In infermeria non si erano scambiati una parola, solo lunghe occhiate e sorrisi stanchi senza farsi notare dagli altri. Quando finalmente lo avevano finito di medicare si era diretto nel suo lettino, con l'aiuto di una stampella, dove lei aspettava che le disinfettassero un taglio alla guancia.
''Ehi...'' disse mentre si sedeva accanto a lei. ''Ehi...! Rispose con un sorriso. ''Sei stato uno stupido oggi! Avresti potuto farti ammazzare sul serio.''
Clint la guardò e fece spallucce. Le si avvicinò e le bisbigliò all'orecchio ''Appena finiscono raggiungimi nella mia stanza.'' e senza aggiungere altro si alzò e si diresse zoppicando nei lunghi corridoi della loro base.
 
Entrò senza bussare, trovando Clint fuori al balcone che guardava la Luna piena. Lo raggiunse mettendosi accanto a lui poggiata alla ringhiera. Quasi sembrava non si fosse accorto della sua presenza.
''La Luna è meravigliosa stasera.'' disse per rompere il silenzio.
'' No. No se il confronto è con te.'' e si girò a guardarla.
Natasha si sentì le farfalle nello stomaco, come una bambina alla prima cotta. E in fondo al suo cuore ringraziava Dio di provare ancora dei sentimenti. Clint era l'unico che la trattava come una donna, che aveva fatto uscire quella parte più profonda di lei che credeva ormai morta da tanto tempo, quella che arrossiva per un complimento sincero e che la faceva emozionare quando la baciava. L' amore è per i bambini. E lei era ritornata una bambina.
''Ti amo '' bisbigliò ''e oggi mi hai fatto spaventare da morire. Clinton Francis Barton   giurami che non lo farai mai più.''
Clint sorrise al sentire il suo nome completo.
'' Lo giuro. E giuro anche di amarti, di rispettarti, di proteggerti e di aver cura di te finché non morirò...'' le prese le mani.'' Natasha, per una volta sola non pensare a quello che dicono gli altri, fregatene degli ordini e dei consigli...'' la guardò negli occhi.
''Sposami.''
Natasha era rimasta imbambolata senza riuscire a dire niente per qualche secondo, guardandolo come se non avesse compreso quello che aveva detto. Finche sentì una voce dire sì. La sua voce.
 
Rientrò dentro e si diresse a passo svelto verso l'armadio di Clint. Lo aprì, e una ventata del suo profumo la colpì in pieno. Cercando di resistere al dolore che cercava nuovamente di impossessarsi di lei, fece un respiro profondo e chiuse gli occhi per qualche secondo. Quando fu sicura che non avrebbe pianto li riaprì. I suoi vestiti erano sistemati ordinatamente come l' ultima volta che lui li aveva messi dopo aver preparato il borsone, una settimana prima. Non poté fare a meno di pensare che se tutto fosse andato bene, lui sarebbe ritornato l'indomani insieme a Tony e Steve. Gli avrebbe detto che aveva deciso di tenere il bambino e avrebbero iniziato a fare i preparativi, tipo scegliere il nome e comprare il corredino. Strinse forte i pugni mentre cercava di far tornare indietro le lacrime. Doveva trovarle. Sapeva che le aveva lui e conoscendolo c'era solo un posto in cui poteva averle messe. Si abbassò delicatamente senza fare movimenti bruschi fino ad arrivare alla base dell'armadio. La custodia del suo arco era lì come ad aspettare che qualcuno che non sarebbe mai ritornato la aprisse. Con tocco leggero, quasi con la paura di poter intaccare quest'ultimo spazio che ancora sapeva solo di lui, la aprì. Un piccolo scatolino blu era incastrato. Lo prese, ormai con le lacrime che scorrevano liberamente, e lo aprì. Le due fedi brillavano, come quando subito dopo il matrimonio erano state riposte là. Prese la sua e vi lesse dentro. '' Ti amo. Clint.''
Con mano tremante se la infilò al dito sinistro. Poi prese quella di lui. La stessa frase solo da parte di lei. Era troppo larga per lei, così sciolse la sua collanina e ve la infilò a mo' di ciondolo, prima di rimetterla. Fece un altro respiro profondo. Sì alzò e uscì una delle sue felpe. La indossó. Ancora profumava di lui. Andò a letto stringendosi a questa per non affondare nel buio. Si portò una mano al ventre.

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Capitolo 12
*** Dialoghi ***


Nda: allora piccolo capitolo che non doveva esserci, ma è venuto dopo aver letto '' Lettera a un bambino mai nato'' di Oriana Fallaci , da cui prendo stile e diverse frasi. Ovviamente nulla mi appartiene. Qui Natasha parla con suo figlio. Può darsi che ne farò altri. Boh vedremo! :-) Sai bambino, non è che non ti volevo. Ma ho paura. Una paura in cui mi perdo. Non è paura degli altri. Io non mi curo degli altri. Non è paura del dolore. Io non temo il dolore. È paura di te, del caso, di quella goccia di vita scappata dal nulla per agganciarti al mio ventre. Non sono mai stata pronta ad accoglierti; tuo padre sì invece. Ed è per lui che ho deciso che nascerai. Perché sei parte di lui, e io lo amavo, l' unica persona che io abbia mai amato. La vita è una tale fatica, bambino. È una guerra che si ripete ogni giorno, e i suoi momenti di gioia sono parentesi brevi che si pagano a un prezzo crudele. Prendi me per esempio. Non meritavo la felicità che avevo, e la sto ripagando tutta. Lo dico senza offesa, bambino, metterti al mondo, lo giuro, non mi diverte. Non mi vedo camminare per strada col ventre gonfio, non mi vedo allattarti e lavarti e insegnarti a parlare Ho un lavoro io. Un lavoro terribile, che condizionerà anche la tua vita. E non posso cambiare, non so fare altro. Eppure lui mi diceva sempre che non sono un’arma, sono un essere umano. Ecco mi sento già confusa, disorientata. Forse perché non posso confidarmi con nessuno al di fuori di te. Tuo padre, il mio migliore amico, non è qui con me. E a dirti la verità non potrà mai più essere con me e con te. Sai bambino, per quanto stia soffrendo per questo, una parte delle mie lacrime sono anche per te, per te che non conoscerai la persona meravigliosa che ti ha dato la vita e te l'ha salvata subito dopo. E che non sapeva che tu ci fossi ancora. Ti sarebbe piaciuto. Già lo so, vi sareste adorati. Tu ci avresti unito ancor di più, me ne rendo conto forse troppo tardi. Papà ti avrebbe insegnato a tirare con l'arco, come aveva imparato lui quando era piccolo. Avresti dormito insieme a noi, quando ci sarebbero stati i temporali e papà ti avrebbe stretto forte per far scappare i brutti sogni. Saremmo andati in vacanza al mare, e mentre voi avreste giocato a fare castelli di sabbia, io vi avrei fatto tante foto, che poi avrei messo nel mio borsone quando sarei andata in missione. E poi tuo padre ti avrebbe fatto le frittelle al mattino, prima di accompagnarti a scuola. E noi lo avremmo preso in giro in russo perché era ridicolo col grembiule e lui avrebbe fatto l'offeso perché non avrebbe capito una parola. Chissà magari avresti avuto anche un fratellino più in là. Sì, saremmo stati felici. Io, te e papà. Quasi mi suona bene. Te e papà. Riesco a vedervi giocare. E un piccolo sorriso mi incurva le labbra. Ma ritorno bruscamente alla realtà mentre mi giro e trovo il letto vuoto. La vita, ti dicevo, è una guerra, una battaglia senza esclusione di colpi. Ed è una guerra ingiusta. Perciò siamo rimasti solo tu ed io. In questo enorme letto, troppo grande per me. Certo siamo una ben strana coppia, io e te. Tutto in te dipende da me e tutto in me dipende da te. Se tu ti ammali io mi ammalo, se io muoio tu muori. Per questo non posso fare quello che vorrei. Ora ci sei tu. E in fondo non mi dispiace non essere sola.

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Capitolo 13
*** E' sconsigliato ***


 
Clint aprì gli occhi all' alba. Non aveva dormito bene a causa del freddo della notte desertica. Cercò di riscaldarsi facendo qualche giro all' interno del piccolo spazio. Poi si fermò davanti alla finestra ad ammirare l'alba. Cercava di non rendersi preoccupato, qualcosa avrebbe escogitato per scappare. Forse.
 
'' Phil, ti posso parlare un secondo?''
L' agente Coulson aveva alzato lo sguardo dalla pila di documenti che avevano requisito agli ungheresi il giorno prima.
''Barton, certo. Ti serve qualcosa?'' disse l' agente impeccabile nel suo completo nero, anche se si trovavano in un bunker preso come base dopo una estenuante missione in cui avevano rischiato di morire.
'' No, ecco...'' Clint si sentiva leggermente imbarazzato. Non sapeva da dove iniziare e il sorriso gentile di Coulson non migliorava di certo la situazione.
Si sedette accanto a lui in quella specie di archivio polveroso. '' Lo so che è sconsigliato e tutto il resto ma...''
'' Tu e l'agente Romanoff alias Natasha state insieme.'' Phil rise sornione sotto i baffi gustandosi la perfetta faccia di 'e tu come cavolo fai a saperlo?' di Clint.
'' Ehi vedi che tutti lo sanno allo SHIELD, o almeno se ne pettegola da morire. Tutti lo sanno, nessuno dice niente, ma tranquillo a Fury ancora non è arrivata questa voce, niente di grave se riuscite a non farlo notare anche perché poi sennò...''
'' Ci sposiamo.''
Questa volta fu il turno di Clint di godersi la perfetta faccia di Phil nella versione ' dio mio, dimmi che non dici sul serio'.
'' Questa è una cosa grave.'' pausa di qualche secondo per assimilare la notizia.'' E io che dovrei fare, da testimone?''
Clint ci pensò un attimo su.
'' Non sarebbe un'idea malvagia. Comunque ho un altro favore da chiederti.''
Prese un piccolo oggetto che era rimasto nella sua tracolla.
'' Questo è un piccolo souvenir che ho preso dai nostri amici ungheresi.'' una specie di pistola e un minuscolo telecomando.
''E perché non hai consegnato tutto?''
'' Phil, smettila un attimo di fare il mio superiore ed entra nella vesti del mio amico.
Coulson chiuse la bocca e lo guardò di sottecchi.
'' Ok, continua.''
Clint lo ringraziò mentalmente e fece un sorriso storto.
''È un localizzatore sottopelle. Non è rilevabile dai metal detector perché è fatto di materiale plastico. La particolarità è che funziona solo quando vuoi tu. Grazie a questo.''e prese tra le mani il minuscolo telecomando.''appena si accende diventa visibile dappertutto anche nelle zone schermate dove falliscono i normali segnali satellitari. Usa una tecnologia diversa. Mi serve che me lo impianti e che tu tenga il telecomando.''
Clint lo guardava serio cercando di capire cosa avrebbe fatto.
Coulson abbassò gli occhi e sospirò.
''Perché lo dici a me?''
''Perchè so che vuoi bene davvero a Natasha e perché sei l' unico di cui mi fido ciecamente. Se un giorno non dovessi ritornare so che ti prenderesti cura di lei.''
Phil fece un altro profondo sospiro e guardò verso i piccoli arnesi.
''Per questo le relazioni tra colleghi sono sconsigliate. Ti portano a fare cose che non dovresti pur di non perderla.''
Prese la pistola col microchip e glielo impiantó nel polso. ''Ovviamente Nick non ne saprà mai niente. Beh che dire? Auguri! A quando il lieto evento?''
Clint sorrise più apertamente ora. Lo guardò negli occhi.
''Grazie.''
 
Il rumore improvviso della serratura che scattava lo fece girare di colpo disperdendo i ricordi come una bolla di sapone.
Un uomo entrò portando acqua e cibo. ''Prendi, il capo ti vuole in forza oggi.''
Dopo che ebbe finito fu portato, sempre con le manette e la compagnia di quattro uomini, da Gamble in una specie di laboratorio.
''Falco! Che piacere vederti! Spero che tu abbia passato una buona nottata...mi servi fresco stamattina!''
''Che intenzioni hai?'''' Beh sai, se non fosse stato per te e la squadra delle tutine nere a quest'ora sarei seduto come vicepresidente al Pentagono.''
''Non penso che creare armi nucleari difettose per i sovietici per apparire come il salvatore della nazione fosse una situazione ideale per farti entrare nel Pentagono.''
Gamble si sedette su una sedia accanto a Clint. Sorrise.
''Beh punti di vista... La cosa più importante è che ora sono costretto a vivere come un fuggitivo grazie a voi'' disse con finta cordialità.
''Comunque... Sai ho scoperto che non sono l'unico nemico dello SHIELD...e di comune accordo ci siamo organizzati per la nostra piccola vendetta. Io ho chiesto soltanto che mi dessero te.''
Clint lo guardò.
''Cosa vuoi fare, uccidermi?''
''Ucciderti??? Noo e a cosa mi servirebbe?? Ormai tutti credono che tu sia morto! Non esisti più.''
''Mi verranno a cercare.''
''Oh, io non ci conterei molto. Proprio stamattina un aereo con i tuoi amichetti è partito verso New York. Stark ha fretta di vedere nascere il suo erede. Non ne dubito che abbia lasciato così le ricerche!''Una morsa lentamente andò a chiudersi nello stomaco di Clint che solo ora iniziava a rendersi cono della gravità della situazione. Ma non lo diede a vedere.
''Cosa intendi fare allora con me?''
''Sì,sì ora te lo mostrerò sii paziente!'' disse ridendo alzandosi e andando vicino a una struttura coperta da un telo bianco.
''Da quando Stark ha abbandonato il settore delle armi la domanda nel mercato nero ha subito un impennata. Qualcosa mi sarò pure dovuto inventare, no?''
'' Quindi hai creato qualche nuova arma nucleare da poter vendere? E dove sarebbe la vendetta da parte tua?''
''Ahah vedo che centri subito il punto. No, in effetti ci ho messo un po' per trovare la mossa giusta da fare. E per prima cosa avevo bisogno di sapere che cosa succedesse alla base nemica. Come ti ho detto non sono l' unico nemico dello SHIELD...''
Brian si avvicinò a un tavolino e accese un portatile poggiato sopra. L'immagine della sala riunioni dei vendicatori apparve sul desktop. Poi la sala comandi. La palestra. La mensa.
Ogni stanza era controllata.
''Eh già. Non bisogna fidarsi mai di nessuno.'' Gamble gli si mise accanto poggiandogli una mano sulla spalla. '' Lo SHIELD è pieno di mie talpe. So tutto quello che succede lì dentro!''
Clint lentamente metteva alcuni tasselli a posto.''Ecco come sapevi dove era la nostra base..''
'' Facciamo progressi Falco!''
'' Se hai le tue talpe a cosa ti servo io?''
''O beh, dicevamo prima delle armi. Ho visto quelle della fase 2. Eh già tu e i tuoi amici avete fatto davvero un bel lavoro a New York che non c'è stata l'occasione per utilizzarli. Pensa un po', avere quella armi, e spararle su Iraq, Pakistan,Cina, India... E ovviamente i colpevoli sarete voi. Il governo smantellerà tutta la vostra organizzazione.''
''Si scatenerà una guerra mondiale!''
'' Già e anche una corsa agli armamenti! Un' idea geniale!''
'' Sei un pazzo!''
'' Silenzio! Io sono uno scienziato!'' urlò.
Clint respirò profondamente. Le situazione era delicatissima.''E io in tutto ciò a cosa ti servo, se hai già le tue talpe?''
'' Ecco così ti voglio, sagace e perspicace. Purtroppo solo gli agenti di livello 8 possono entrare nel database per avere i codici di accesso. Oh guarda, tu sei un agente di livello 8!
Che fortuna!'' disse ridendo per la battuta.
Clint tirò un sospiro di sollievo tra sé. Questo voleva dire che le sue talpe non erano ai vertici dell' organizzazione. Lì dentro solo in dodici erano di livello 8 escluso Fury.
'' Io non ho i codici di accesso.''
'' Si certo e mia nonna è la regina d' Inghilterra. Avevo previsto questa tua risposta. Ed è per questo che ho creato questo giocattolino.''
Con fare teatrale alzò il telo bianco rivelando un aggeggio meccanico di dubbio uso.
'' Vedi, ancora la sto perfezionando ma ho bisogno di qualcuno che mi faccia da cavia. Capiti proprio a fagiolo. Ecco a te la macchina che legge il pensiero! Sì lo so il nome non è un granché, ci sto ancora pensando.'' Gamble si rabbuiò un po' come se la scelta del nome fosse davvero una cosa di estrema importanza.''Comunque'' sembrò risollevarsi '' il fatto sta che questa macchina riesce a captare gli impulsi nervosi e trasformarli in dati. Con lei posso intrufolarmi nel tuo cervello da uccello e prendere tutto ció che mi serve.''
' No, non di nuovo!' pensò Clint. Gli era bastato una volta e non intendeva ripetere l'esperienza. Gamble era pure un pazzo con manie di ricchezza e frequenti sbalzi d'umore, ma era anche un brillante scienziato che sapeva il fatto suo.
'' E se io mi rifiutassi?''
Brian lo guardò con un sorriso di cattiveria pura. Ritornò al computer di prima e schiacció un tasto.
''Ora che ho scoperto il tuo segretuccio non ti conviene fare tanto il difficile.
Natasha apparve nello schermo. Stava parlando con Fury.
Il cuore di Clint inizió a battere più forte.
Era terribilmente pallida e due profonde occhiaie e un paio di occhi spaventosamente rossi facevano capire che aveva pianto parecchio. Non l'aveva mai vista così provata. Continuava ad annuire nel vuoto, inespressiva, con le braccia incrociate sul petto in un tentativo di darsi forza mentre Nick parlava. E... quella che brillava alla mano sinistra era la fede?? All' improvviso la vide accasciarsi sostenuta appena in tempo tempo da Fury che urlò qualcosa alla sua sinistra.
Un nodo gli si strinse alla gola. Fece un passo istintivo verso il computer, bloccato subito dalle manette.
Era angosciante vederla così. Avrebbe voluto abbracciarla, dirle che non era vero niente, lui non era morto, che ci sarebbe stato ancora per prepararle le frittelle la mattina e che avrebbe rinunciato per sempre ad avere figli se questo la faceva sentire meglio. Non poteva sapere che lui in quel momento la stava guardando mentre lei era distrutta dal dolore.
Non si sentiva l'audio, che era stato tolto. Brian schiacció un altro tasto e lo schermo ritornò nero. Il ghigno malefico era ancora là. '' Che scenetta patetica! Tutto questo per uno come te? Chissà che ci trova...''
Clint era troppo preso a cercare di memorizzare quella sua ultima immagine che non sentí nemmeno la frase provocatoria.
''Quindi decidi, o fai il bravo e mi dai quei codici, o te li leggo a forza con la mente e la tua gentile pulzella continuerà a vivere. Benché sia la miglior assassina del mondo non potrà difendersi da chi non si aspetta.''
 

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Capitolo 14
*** Sfogo ***


 
Pepper si fermò davanti la stanza di Natasha. Il silenzio che si percepiva era inquietante, era tutto troppo calmo. Reggendo con una mano sola i libri in equilibrio sul pancione bussò con l'altra mano.
''Avanti'' rispose una voce monocorde dalla stanza.
Pepper cercò di stamparsi in viso un sorriso rassicurante ed entrò.
Natasha era seduta su una poltroncina davanti la porta finestra a guardare fuori. Indossava un enorme felpa grigia dentro la quale sembrava volesse scomparire visto come vi infilava testa e mani. Capì subito che doveva essere di Clint.
 Natasha si girò verso di lei e Pepper poté così notare le enormi occhiaie scure e gli occhi rossi di chi ha passato la notte a piangere. Lei conosceva bene questa faccia, quella che aveva avuto per tre mesi quando Tony era stato rapito in Afghanistan. Tre mesi terribili. Quasi per esorcizzare il pensiero si portò la mano libera al pancione. Di riflesso Natasha seguì il movimento con gli occhi stanchi.''Ehi, come va?'' chiese Pepper con un sorriso.
Natasha scrolló le spalle e ritornò a guardare il vuoto davanti a sé iniziando a giocherellare con la fede. Pepper la notò e rimase a bocca aperta, ma non disse niente per delicatezza.
'' Lo so cosa stai pensando.''
Pepper trasalí nel sentire la sua voce. Era... Non era sua. Sembrava provenire dagli inferi.
'' L' ho messa perché me lo fa sentire più...reale. Che non è stato tutto un sogno dal quale mi risveglierò tra poco.'' fece una piccola pausa e fissò la mano sinistra.''Sai non l' avevo mai indossata prima. Non so nemmeno… nemmeno bene il perché l'abbiamo fatta fare visto che sapevano che non l' avremmo mai indossata. È strano avere qualcosa al dito.''
Pepper le si avvicinò e le posò una mano sulla spalla con fare materno.
'' Dopo un paio di giorni ti ci abitui. Anche per me all' inizio era strano, soprattutto per Tony. Mi innervosiva da morire, stava tutto il tempo a giocherellarci. Ora ha smesso grazie al cielo. Forza dell' abitudine.'' fece un sorriso.
Natasha ricambió con una smorfia.
Pepper si voltò e posò i libri sul letto, liberandosi finalmente di quel peso.
'' Cosa sono?''
'' Libri. Pensavo ti annoiassi a stare tutto il giorno a letto seguendo gli ordini ferrei di Bruce. Così ti ho portato qualcosa da leggere. Non sapevo cosa preferissi perciò ti ho portato diversi generi. Brönte, Hosseini, Christie, insomma un po' di tutto.'' accennò con la mano ai vari volumi sparsi sul letto.
'' Grazie, lo apprezzo molto.''
Pepper la scrutò in viso.
'' Come ti senti?''
Natasha la guardò un attimo prima di scappare verso il bagno con la mano a coprire la bocca. Pepper cercò di raggiungerla in più velocemente possibile per quanto il suo pancione di nove mesi glielo concedesse.
Quando arrivò Natasha stava vomitando anche l' anima sul wc.
Le si avvicinò e le tolse i capelli dalla fronte. Quando finì la vide accasciarsi sul pavimento e iniziare a piangere. Le bagnó un asciugamano e gliela passó sulla fronte madida di sudore, senza incontrare resistenza. Nel suo pianto sembrava quasi che non esistesse più niente intorno a lei. Pepper con cautela si sedette accanto e la abbracciò accarezzandole i capelli con fare rassicurante.
'' Posso solo immaginare il dolore che provi. Sfogati, piangi. Ti sentirai meglio.''
E Natasha ubbidì.
 
 
Calmata la crisi di pianto Natasha si era sdraiata a letto. Sif le aveva portato la colazione e si era seduta insieme a Pepper sulla sponda del letto a vederla mangiare.
'' Mi fa piacere vedere il tuo appetito, buon segno. Io da quando sono incinta mangio tantissimo, Loki dice che sono un pozzo senza fondo!'' disse Sif cercando di sollevare un po' la situazione.  Natasha abbozzò un sorriso mentre mangiava il terzo cornetto. Era vero, aveva una fame da morire. All' improvviso un bussare alla porta fece alzare contemporaneamente tre teste. Fece capolino Loki.
''È permesso?'' disse con un timido sorriso. Lui e Bruce entrarono nella stanza.Bruce si avvicinò e le posò un bacio tra i capelli. Loki invece rimase un po in disparte non sapendo bene cosa fare.
'' Ehi ti puoi avvicinare,  non mordo mica. E poi nelle condizioni in cui mi trovo mi verrebbe difficile la qualsiasi.''
Loki rise un po' più apertamente questa volta avvicinandosi e poggiando le mani sulle spalle di sua moglie.'' Scusami, non sono mai stato bravo a dare conforto agli altri. E siccome ho pure giurato che non avrei mai più raccontato bugie, non so che dire.'' Sif gli prese la mano. ''Ti volevo ringraziare per l'altro giorno... Vorrei ringraziare tutti voi... Non ho mai avuto qualcuno che si prendesse cura di me....apparte...Clint ovviamente..''
abbassò gli occhi. ''È bello avere qualcuno che ti vuole bene.''
Sif si avvicinò ad abbracciarla. E Loki per un istante si sentì felice… nessuno l’aveva  mai ringraziato per qualcosa.
Natasha si portò una mano alla testa.
''Che scortese, non vi ho nemmeno chiesto come sta il vostro bambino...''
Vide gli occhi di Loki illuminarsi di pura gioia mentre reprimeva malamente un largo sorriso e stringeva ancora di più la mano di Sif. Quest'ultima posò la mano libera sul braccio di Natasha. '' Sta tranquilla. Dopo tutto quello che hai passato era il minimo. Comunque va tutto bene. Sono costantemente sotto controllo a causa dei miei precedenti, ma finora tutto bene.'' il loro sorriso lo dimostrava.
Bruce si schiarì la voce per attirare l' attenzione.
'' Ragazzi, ho anche io un annuncio da fare. Io e Betty ci siamo rimessi insieme.''
''Oh Bruce, ma è fantastico! Sono così felice per te!'' Pepper era entusiasta.
'' Ho preferito dirvelo ora prima che venga Tony e inizi a fare le sue battutine. Non vorrei far innervosire l'Altro alla presenza di ben tre donne incinte!''
Natasha si rabbuiò un po' a quelle parole.
'' Pepper?''
Sì girò.
'' Sì?''
'' Appena atterra Tony puoi farlo venire qui? Devo parlargli.''

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Capitolo 15
*** Wedding day ***


Non era stato difficile per Phil ottenere qualche giorno in più per ' sistemare le cose' in Ungheria. E in quei tre giorni che Fury gli aveva concesso avevano organizzato un matrimonio. Lui, Natasha e Phil. Le fedi erano state una sua idea, aveva insistito perché fosse il suo regalo di nozze. Una piccola chiesetta dietro la basilica di Santo Stefano. Un luogo scoperto per caso qualche settimana prima, quando si erano dovuti nascondere la dentro per non far saltare la copertura. Per lui era la prima volta che metteva un completo elegante non per lavoro. Semplice, blu scuro. Alla fine Phil glielo aveva fatto veramente da testimone, sempre nel suo completo impeccabile nero. Natasha era uscita quella mattina, dopo la colazione. Prima di uscire dalla porta la aveva fatta voltare.
''Ehi, oggi ci sposiamo.''
Lei aveva fatto un sorriso divertito e gli aveva dato un bacio a fior di labbra. Da allora non l' aveva più vista.
 Era in piedi davanti il prete, (l' unico che parlasse inglese in tutta l' Ungheria, arrivato lì solo per loro e anche per questo doveva ringraziare Coulson), con Phil accanto all' ora di pranzo per assicurarsi che non ci sarebbe stato nessuno, e si sentiva un perfetto idiota. Come gli era venuto in mente di chiederle di sposarlo?? E la cosa più stupefacente era che lei aveva detto di sì. Lei gli aveva detto di sì. Mentre poteva dargli semplicemente un bel calcio dove sapeva e far finta di niente. Lei aveva detto di sì. O mio Dio. Si stava sposando davvero. Con Natasha. La donna che amava. All' improvviso il cuore iniziò a battere più forte, quasi avesse finalmente compreso dove si trovava e soprattutto il perché si trovava lì. Il rumore di una porta che si apriva lo fece voltare. E il cuore se ne andò per i fatti suoi come se vivesse di vita propria. La prima vista di Natasha sulla porta della chiesa lo aveva lasciato in uno stato altamente instabile. Il sorriso che ne ornava le labbra e la luce che aveva negli occhi mentre si avvicinava mostrava tutta la gioia e la fiducia che lei aveva in lui. Doveva essere indietreggiato o aver ondeggiato, non sapeva dirlo, ma aveva sentito la mano di Phil per un attimo sul braccio. Natasha indossava un abito bianco semplicissimo, di raso, maniche corte, scollatura a v non eccessiva, stretto in vita, leggermente a svasare. Il velo appuntato nei capelli raccolti in uno chignon, le copriva il viso, ma non abbastanza per non notare gli occhi che brillavano. Il bouquet era composto da cinque rose rosse. Quando arrivò accanto a lui, per un attimo in suo cervello rimase ingolfato sul da farsi tanto era preso. Ma per fortuna fu solo un attimo. Le alzò il velo e si guardarono. Non c' erano bisogno di parole tra di loro, si capivano al volo. Ognuno leggeva le emozioni dell' altro. Il prete si schiarí la voce e staccando malvolentieri gli occhi,  rivolsero la loro attenzione al piccolo omino che gli stava davanti, ancora un po' confuso da quella situazione, ma pronto a fare il suo dovere senza fare tante domande grazie anche alla bella mazzetta che gli avevano dato prima.
Clint si era voltato verso il sacerdote, dedicando tutte le sue facoltà, quelle che riusciva a distogliere dalla sposa, ad ascoltare le parole che avrebbero unito lui e Natasha.
'' Miei diletti, siamo qui riuniti sotto lo sguardo del Signore per unire questo uomo e questa donna nel sacro vincolo del matrimonio, che è una nobile istituzione voluta da Dio al tempo dell'innocenza dell'uomo, rappresentando in noi la mistica unione che esiste tra il Cristo e la sua chiesa...''
Clint non poteva guardare che negli occhi di Natasha, in piedi accanto a lui. La calma bellezza di lei agiva su di lui placando la corsa del suo cuore, mentre le parole della cerimonia nuziale aleggiavano su di loro.
'' Vuoi tu prendere questa donna come tua legittima sposa per vivere insieme secondo la volontà di Dio nel sacro vincolo del matrimonio? La amerai e...''
Sì, Natasha.
''... servirai, onorerai e sosterrai in salute e malattia...''
Sì, amore mio.
''...e rinunciando a tutte le altre, ti dedicherai a lei sola, finché morte non vi separi?''
'' Sì'' rispose lui, con voce forte.
Completamente, per sempre.
Il sacerdote si rivolse poi a Natasha. Le sue ciglia si abbassarono ma Clint poté vedere la sua felicità.
''Vuoi tu prendere questo uomo come tuo legittimo sposo, per vivere insieme secondo la volontà di Dio nel sacro vincolo del matrimonio? Gli ubbidirai, e lo servirai, onorerai e sosterrai in salute e in malattia, e rinunciando a tutti gli altri, ti dedicherai a lui solo, finché morte non vi separi?''
'' Sì''
Al cenno del sacerdote, Clint si mise a fianco di Natasha. Delicatamente, il sacerdote mise la mano di lei in quella di lui.
Le parole continuavano a fluire....di avere e sostenere...nella buona e nella cattiva sorte...
Il suo cuore era pieno di amore, mentre pronunciava ogni frase, guardandola nel profondo degli occhi.''...di amare e assistere, finché morte non ci separi, secondo il sacro vincolo del matrimonio; e con questo impegno la mia parola.''
Lentamente sciolse le dita dalle sue. Natasha prese la sua mano destra.
'' Io Natalia Alianovna Romanova, prendo te Clinton Francis Barton, come mio legittimo sposo...''
Il senso dei voti sussurati, che era in lui che poneva la sua fiducia, minacciò di annientarlo.
Phil prese gli anelli dal taschino della giacca.
''Con questo anello io ti sposo, col mio corpo ti adoro, e tutti i miei beni dono a te.''
Infilò il cerchietto dorato al suo anulare, sistemandolo delicatamente prima di portarsi la mano alle labbra, senza mai distogliere lo sguardo dal suo viso.
Per tutti i loro domani sarebbero stati un corpo e un'anima.
Mancava soltanto una cosa.
''...io vi dichiaro marito e moglie. Lo sposo può baciare la sposa.''
Sì girò verso di lei e la baciò delicatamente, in un bacio veloce ma intenso.
Mentre si dirigevano all' uscita della chiesa Natasha si fermò di botto e si girò verso Phil. Poi si rimise dritta e lanciò il bouquet che venne preso per riflesso da Coulson, che appena capì cosa aveva fatto lo lasciò cadere nemmeno fosse una bomba. Le risate degli sposi riecheggiarono per tutta la chiesa.''Ragazzi! Già vi sto facendo sposare senza dir niente a nessuno, sono vostro complice, se Fury lo scopre mi scuoia, vi sto coprendo in questo giorni, ho trovato il prete, vi ho fatto le fedi ma il bouquet no!''
Nda...Alloraaaaaa che dire libro che leggo ispirazione che trovo! Questa scena di matrimonio è nel libro Quello che resta di Pamela Aiden... Mi piaceva troppo per non utilizzarla anche se penso che sia uscita una cosa del tutto smielosa e tremendamente OOC... Beh pazienza, chi è che non piange ai matrimoni????XD spero che vi sia piaciuto. Recensite please per farmi sapere la vostra opinione!!! Ci conto!! :-)

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Capitolo 16
*** Fury ***


'' Signora, il signor Stark è atterrato.'' la voce di Jarvis fece alzare Pepper dalla rivista che stava leggendo. '' Grazie Jarvis... Lo aspetto qui''
Aveva lasciato Natasha in piscina. Bruce le aveva consentito un po' di movimento senza esagerare. D'altronde la capiva. Già per lei era difficile stare senza fare niente ed era solo l'amministratore delegato di una delle più importanti aziende mondiali, figurarsi per una super spia, nonché assassina provetta e membro dei Vendicatori. La ammirava per essere stata una settimana senza muoversi dal letto. Beh certo, il dolore doveva aver contribuito in maniera notevole. Avrebbe voluto poter fare qualcosa di più per lei. Un piccolo dolorino al basso ventre precedette l' entrata nel salone di Tony.Corse verso di lui per quanto potesse, ma Tony fu più veloce ad arrivare e a stringerla per quanto poteva. Chiuse gli occhi aspirando l'odore di dopobarba e sandalo che le era mancato tanto. Con una mano delicatamente gli sfiorò lo zigomo spaccato.  E pensare che sarebbe bastato un tanto così per perderlo per sempre... Tony si staccò dall'abbraccio giusto quel tanto che gli permise di baciarla. Poi la guardò.'' Mi sei mancata.''
''Anche tu ci sei mancato...''Tony si mise all' altezza dell'enorme pancione.''Ehi campione! Che si dice lì dentro? Sicuramente starai stretto ormai, sei fatto molto più grande! Ti sei preso cura della mamma come ti avevo detto? Sì? Bravo, bravo...''
Pepper rise sommessamente nel sentire il bambino che si muoveva alla voce del padre. Gli prese le mani e se le portò al viso.
'' Tu invece come stai?''
Vide l' espressione si Tony rabbuiarsi lentamente.'' Bene...!''Ma non si convinse nemmeno lui stesso.
'' Tony...''
'' Perfettamente impotente. Non ho potuto fare niente. Nemmeno riportare un corpo su cui piangere... Come sta Natasha?''
'' Ha passato giorni difficili... Oggi è il primo giorno che esce da camera sua. Bruce le ha concesso un po' di movimento, è andata in piscina. Mi ha chiesto di parlarti non appena fossi arrivato. Penso che abbia molte cose da chiederti.''Tony annuì leggermente perdendo lo sguardo nel vuoto. 
'' Vado subito da lei, devo darle una comunicazione visto che a quanto pare risulta irraggiungibile al cellulare.'' le diede una bacio a lei e uno al bambino e si diresse al 37 simo piano, la palestra.

Natasha galleggiava a pelo d'acqua facendo il morto. Chiuse gli occhi e cercò di svuotare la mente, di non pensare a niente. Lo sciabordio dell'acqua aveva un effetto rilassante, erano giorni che non si rilassava così. 
Phil aveva pensato proprio a tutto. Pure l' hotel prenotato sotto falso nome per la prima notte di nozze, prima di ripartire l'indomani e far finta che nulla fosse successo.Era distesa sul suo petto, dopo aver fatto l' amore, mentre lui le disegnava piccoli cerchi sulla schiena nuda con le dita. Era notte fonda ormai ma la necessità di prolungare quell' attimo rendeva impossibile dormire.'' Se morissi che cosa faresti?.''
Era stata lei a chiederlo. Il motivo? Semplice curiosità per una eventualità che sarebbe potuta accadere anche il giorno dopo.Clint fermò il movimento rotatorio e la fissò.
''Morirei con te.''Natasha si appoggiò si gomiti per alzarsi e guardarlo in faccia.
'' Davvero?''
'' Non ho nessuno apparte te. Per chi dovrei continuare a vivere? Sei la ragione di ogni respiro che faccio.''
Natasha rimase senza parole. Sì avvicinò e lo baciò con lentezza prima di approfondire quel bacio. Si staccò solo un secondo, il tempo necessario per dire ''Ti  amo.''

Quando entrò, Tony trovò Natasha che galleggiva. Gli occhi chiusi e il respiro regolare sembrava quasi un peccato rivelare la sua presenza e rovinare quel momento di serenità.si schiarì la voce.
La donna alzò la testa rossa dall'acqua e incontrò lo sguardo stanco di Tony.
''Agente Romanoff...''
'' Ciao Stark...''
Natasha si girò e nuotó verso il gradino per uscire fuori, niente sforzi eccessivi come uscire dalla piscina con un colpo di reni. Tony si avvicinò.
'' Prima cosa.. Fury ti vuole vedere subito. Ha provato a contattarti al cellulare ma è spento a quanto pare. Ha detto che si tratta di una questione molto importante. Seconda cosa...beh ti devo fare le mie felicitazioni. Ho saputo del bambino...''
'' Fury lo sa?''
'' No.''
Natasha di mise l' accappatoio sopra il costume bagnato.
'' Comunque grazie... Te l'ha detto Pepper... quel giorno?''
 '' No.'' Tony fece una pausa aspettando. '' In realtà è stato Clint a dirmelo...'' 
Natasha si fermó di botto mentre si dirigeva verso la doccia. Tony poté solamente vedere le sue spalle che si alzavano e si riabbassavano in un sospiro profondo
.'' Avevamo deciso di non parlarne con nessuno...''
Tony le si avvicinò e le porse la collanina ormai nera.
''Penso che questa ti appartenga...''
Natasha si girò a fronteggiarlo allungando la mano e prendendola. Resto a fissarla per un attimo che durò un' eternità.
'' Raccontami tutto.''
L'acqua calda non riusciva a sciogliere quel nodo che le si era formato all' altezza del respiro. Non riusciva a respirare. Poggiò la fronte nella parete e lasciò che il mondo le cadesse addosso. Fury voleva vederla. Quante volte era stata lei al suo posto? Ogni volta che un agente decedeva in missione venivano contattati i parenti più prossimi per dare la notizia e i resti di ciò che restava dei loro cari. Questa volta era lei la povera vedova a cui dare la notizia. E non c' era nemmeno un corpo su cui piangere. Non che ciò l' avesse trattenuta dal piangere. Chissà come avrebbe reagito Fury appena avrebbe saputo del bambino. Già masticava amaro il fatto che fossero sposati.
Clint.
Mi manchi, mi manchi tanto.
Fece scivolare una mano sul suo ventre, mentre sentiva il rumore dell'acqua che sbatteva sulle collane.
Mi dispiace Falco, non posso mantenere la nostra promessa. Sono sicura che capisci il perché...

Sì vestí più comodamente possibile. Era una settimana che non usciva. D'altronde non avrebbe dovuto uscire. Ma questa questione doveva essere chiusa il più presto possibile. Il suo capo doveva essere informato. Prima finiva meglio era per lei e per il bambino.
Prese l' ascensore fino al garage dove prese una delle macchine che Tony gli aveva messo a disposizione.Ci mise un' ora ad arrivare alla base dello SHIELD fuori città. Entrò cercando di ostentare la stessa fredda sicurezza di sempre. Ma non poté fare a meno di notare come tutti bisbigliavano al suo passaggio.
Forza.
Forza, hai affrontato cose ben peggiori di queste Natasha.
Un uomo alto e biondo le si avvicinò.
'' Agente Romanoff.''
'' Agente Lee''
'' Sono dispiaciuto della tua perdita Natasha. Mancherà a tutti noi.''
'' Grazie Jake.'' fece un respiro profondo. ''Sai dirmi dov'è Fury?'''' Vieni ti accompagno da lui.''
'' No.''
Ci mancava solo che tutto lo SHIELD sapesse della sua gravidanza. Non doveva saperlo nessuno finché fosse stato possibile mantenere il segreto. Non voleva altra compassione.
'' Posso andare anche da sola. Dimmi solo dov'è''Jake scrollò le spalle un po' offeso.'' Nella sala comandi.''
Natasha si incamminò a passi decisi verso la sala in questione. Quando entrò Nick stava parlando con la Hill  mentre una decina di agenti era ai computer. Quando Fury si accorse della sua presenza le si avvicinò guardandola preoccupato col suo unico occhio buono. 
Fece un cenno e tutti uscirono dalla stanza.
'' Natasha...''
Lei lo fermò con un cenno della mano.
'' La prego, si risparmi la solita solfa. La conosco bene anche io.''
Fury la fissò per qualche secondo.
'' Il dispiacere che provo è sincero. Abbiamo perso uno dei nostri migliori agenti, nonché un brav'uomo. Non credere che per me sia una routine. Ogni volta è una perdita. In questo caso ancora più sentita.''
Natasha si strinse le braccia al petto, abbassando lo sguardo.
'' Ti ho chiesto di venire per un' altra questione comunque.''
Lo guardò di nuovo in viso.
''Il funerale.''
Il cuore di Natasha perse un battito.
'' Di solito non ci interessiamo, ma in questo caso è diverso. Barton riceverà la sepoltura che merita un eroe. L' eroe che era. Tu sei la sua unica parente ancora in vita. Ho bisogno del tuo consenso per potercene occupare noi.''
Lei annuì vaga, mentre sentiva le forze venire meno e la testa girare. 
Poi fu solo il buio.
'' Hill!! Hill!''
Maria fu lì in un attimo. Rimase interdetta davanti allo spettacolo che le si presentò. ''Aiutami a portarla nel mio ufficio. Non voglio che gli altri la vedano così.''
'' Certo signore.''
Le sostenne la testa mentre Nick la portava di peso sul divanetto della stanza.
'' Vai a chiamare Backer ma... Con discrezione.''
Maria uscì silenziosamente dalla stanza senza far notare agli altri vari agenti quello che stava succedendo lì dentro.
L' agente Romanoff che sveniva davanti al direttore Fury.
Nick cercò di farla rinvenire con un po' d' acqua sulla faccia.
'' Natasha? Natasha svegliati..!''
Lei apri a fatica gli occhi e subito una smorfia di dolore le si formò in viso. Portò una mano al ventre.
'' Il bambino...'' mormorò pianissimo.
''Cosa?'' Nick si avvicinò per cercare di sentirla meglio.
'' IL BAMBINO!!'' Natasha urlò questa volta alzando la testa contro di lui prima di riaccasciarla sul bracciolo e richiudere gli occhi per cercare di calmare la crisi di panico che stava avendo.
In quel momento entrò il dottor Backer seguito da Maria.'' Cosa è successo? ''
Nick li guardò con espressione confusa.'' Ha detto 'il bambino'...''
Maria si avvicinò. ''È incinta?!''Il dottore le si mise accanto.
'' Agente Romanoff ho bisogno della tua collaborazione per aiutarti''
Natasha aprì gli occhi.
'' Di quante settimane è?''
'' Cinque...'' disse tra i denti.
'' Senti dolori al basso ventre?''
Iniziò delicatamente a palparla.
'' Dobbiamo portarla in ospedale.'' disse serio voltandosi verso Fury.
'' In ospedale?? Al, non voglio peggiorare le cose esponendola così. Non puoi fare quello che devi fare qui?''
Il dottor Backer si girò.
'' Si dà il caso che il nostro pronto soccorso non annoveri fra i suoi settori ginecologia prenatale.'' disse con una punta di sarcasmo.

Bruce salì in fretta gli scalini che portavano alla hall dell' ospedale. Si guardó intorno confuso tra le tante persone che andavano e venivano. Una mano che lo salutava colpí la sua attenzione. 
'' Eccoti qui finalmente! Pepper è entrata poco fa in sala travaglio e Tony sta dando di matto. Solo tu puoi riuscire a calmarlo.''
Bruce si avvicinò al dottor Loki - cioè Lucas - sorridendo.
'' Steve mi ha chiamato poco fa. Poveretto cosa deve aver subito...''
Loki sorrise invitandolo ad accompagnarlo sopra. Presero l'ascensore e si diressero al terzo piano. 
'' Sif è già qui... Io ti devo lasciare devo andare al mio reparto. Il reparto di ostetricia è là in fondo accanto alla ginecologia.''
'' Ok grazie,... Lucas. Ci vediamo più tardi.''
Loki fece un cenno con la mano e si diresse nella parte opposta del corridoio.

Bruce si incamminò dentro quei corridoi rosa. All' improvviso il vibrare del cellulare lo fece fermare.
'' Pronto?''
'' Bruce? Sono Natasha...''
'' Natasha! Hai già finito con Fury..?''
'' Bruce ascolta. Ho avuto un piccolo problema con il bambino...'' le voce le tremava in maniera impercettibile.''... Mi stanno portando in ospedale per farmi fare dei controlli. Potresti...potresti venire anche tu?''
'' Cosa è successo??'' Bruce si preoccupò immediatamente sentendo il tono di lei. 
'' Sono quasi arrivata. Sono al Mercy.. Mi puoi raggiungere là?''
'' Io.. Sono già qui. A Pepper le si sono rotte le acque. Siamo tutti qua, stavo appunto per chiamare per avvisarti.''
'' Io sono giù.''
''Ok sto arrivando.''Chiuse la comunicazione e si diresse veloce come era arrivato nella direzione opposta.
La vide mentre entrava sorretta dall' agente Hill.
Le corse incontro e si mise un suo braccio intorno al collo.
'' Che cosa è successo?''
'' Ho... Ho avuto dei dolori. E sono svenuta. Ora sto meglio.''
Bruce notò dietro quella facciata che cercava di emanare sicurezza una profonda paura.
'' Tranquilla, sono sicuro che va tutto bene.''

'' Signora Barton,'' il dottor Richardson entrò nella stanzetta dove Natasha era rimasta ad aspettare sul lettino insieme a Bruce con una cartelletta tra le mani,''capisco che vi siate presi un bello spavento, cose come queste possono passare per cose ben più gravi. È il vostro primo figlio?''
Bruce arrossì leggermente abbassando lo sguardo.
''Ehm, no io non sono il padre. Solo un amico.''
Natasha prese la parola.
'' Sì è il mio primo figlio. Come sta il bambino? È tutto apposto?''
L'ansia ora era palpabile nella sua voce.
'' Sì stia tranquilla. Le sue sono state delle normali contrazioni uterine, che vengono causate dall' ingrossamento dell' utero. È normale averle per tutto il periodo della gravidanza. Non deve assolutamente preoccuparsi. Se ci dovessero essere delle perdite ematiche allora sì che ci sarebbe di preoccuparsi.''
Natasha lasciò andare il respiro che aveva trattenuto fino ad allora.
'' Comunque se la può fare stare più tranquilla potremmo fare un' ecografia. Può vedere il suo bambino.''
'' Ora?''
'' Sì, certo. Di solito si fa la prima ecografia durante la quinta-sesta settimana.''
'' Ok... Sì voglio vederlo.''

Natasha si mise sdraiata nel lettino della stanzetta buia. Bruce l'aveva accompagnata. Si mise comoda e si alzò la maglietta. Le misero le tovagliette protettive e le spalmarono il gel. Rabbridí leggermente al contatto.
Il dottor Richardson le si mise accanto e accese lo schermo davanti a lui. 
Le poggiò  la sonda sul ventre e iniziò a spingere delicatamente.
All' inizio era tutto nero ma poi iniziò a prendere forma qualcosa. 
'' Quel puntino nero è suo figlio. Per ora è lungo appena sei millimetri. Questo è il periodo in cui in proporzione crescono di più.''
Natasha guardava lo schermo con meraviglia. Si girò a guardare Bruce. Sorrideva mite coprendosi la bocca con la mano. Era sempre una cosa che lo lasciava estasiato il formarsi della vita. Ma ritornò a guardare lo schermo e si trovò a sbattere forte gli occhio per cercare di mandare via le lacrime. 
'' Clint sarebbe stato felice di essere qui, al posto mio.''
La voce calma di Bruce le fece rompere del tutto gli argini.
Bruce e Natasha raggiunsero gli altri nella sala d'attesa. Steve e Sif si alzarono e li raggiunsero. 
'' Credo che siate arrivati giusto in tempo, Pepper stava iniziando a spingere e ci hanno fatto uscire fuori. Dentro è rimasto solo Tony.''
Sif era raggiante. Abbracciò Natasha e la accompagnò a sedersi accanto a lei.
'' Tu come stai?''
'' Bene, ho fatto la prima ecografia ed è tutto apposto. Mi sento più sollevata.''
'' Sono contenta, ci hai fatto spaventare quando Bruce ci ha avvertito...'' 
Le parole furono interrotte dal pianto di un bambino.



Nda... Alloraaaaa ecco qua il piccolo Howard Anthony Stark jr!!!! Un bell' applauso! Ok ok ora basta applausi... XD ok ora seriamente... Capitolo partorito con Pepper... Insomma io non so assolutamente niente di parti, ecografie ecc. quindi mi affido ai libri e a quella santa cosa che si chiama Wikipedia. Che altro dire ? Beh mi rendo conto che forse sono stata un po' molto OOC ma mi scuso con la Marvel non sono riuscita a fare di più, specialmente Fury e Nat. Comunque... Ho talmente tante idee che mi sta venendo un po' di confusione su come impostarli. Più che altro sono tutti flashback quindi ho paura che potrebbero rallentare lo svolgimento degli eventi... Non so datemi consigli voi! Grazie a tutti quelli che seguono, che l' hanno messa tra le preferite e anche i lettori silenziosi. Vi prego recensite, recensite, recensite!!! Ho bisogno del vostre opinioni!!!!! Alla prossima!! :-)
Miss Genius
'

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Capitolo 17
*** Dialoghi 2 ***


 
Sai bambino, non lo ammetterò mai ad anima viva ma oggi mi hai fatto spaventare da morire. Sì, da morire. Ho avuto paura di perder anche te.
E non lo posso permettere.
Ora sono distesa a letto. Mi rigiro tra le mani le tue foto. Beh solo una è la tua vera foto. Quel puntino nero di sei millimetri. Quel puntino nero che mi ha fatto battere forte il cuore.
 Sif è venuta a farmi un po' di compagnia oggi. Me le ha portata lei le altre ' foto'.
La prima ti ritraeva come eri quando c' era il tuo papà.
A tre settimane sembravi un fiore misterioso, un'orchidea trasparente. In cima si scorgeva una specie di testa con due protuberanze che diverranno il cervello. Più in basso una specie di cavità che diventerà la bocca. A tre settimane sei quasi invisibile, dice la didascalia sotto la foto. Due millimetri e mezzo. Eppure cresceva in te un accenno di occhi, qualcosa che assomiglia a una spina dorsale, a un sistema nervoso, a uno stomaco, a un fegato, a polmoni. Il tuo cuore c' era già, ed era grande. In proporzione nove volte più grande del mio. Questo me l' ha detto Sif con gli occhi luccicanti..
Il tuo cuore, che pompa sangue e batte regolarmente già dal diciottesimo giorno. Come ho potuto anche solo pensare di buttarti via?
Poi Sif prende un' altra foto. Eccoti a sei settimane, ripreso di spalle.Ecco questo potresti essere tu.
Mentre ti guardavo, la paura mi è passata, con la stessa rapidità con cui mi era venuta.
Ci sei, e stai bene.
Ora sei diventato più bellino. Non più strano fiore, sembri già una creatura con quel testone calvo e rosa. La spina dorsale è ben definita, una striscia bianca e sicura nel mezzo, le tue braccia non sono più protuberanze confuse ma ali.
Sì sì, ti sono spuntate le ali.
Viene voglia di accarezzarle. Di accarezzarti.
Come si sta lì nell' uovo?
Secondo la fotografia, sei sospeso in un diafano uovo che mi ricorda tanto quell' orrenda sfera di cristallo con dentro una rosa che ci aveva regalato Phil per il nostro primo anniversario. Beh, ovviamente tu sei molto meglio di quella rosa.
Sif poi è uscita ma mi ha lasciato le foto dicendomi che così sarei stata meno sola.
In effetti è vero bambino. Ti fa sentire più vicino.
Scusa se ti chiamo bambino, non so ancora se sei maschio o femmina. E dovrò aspettare ancora quattro mesi prima di saperlo. Non ho preferenze. A dir la verità come già sai, non eri proprio nei miei piani. Se tu fossi un maschietto, penso che ti chiamerò come tuo padre.
Clinton Francis Barton Jr.
Involontariamente prendo il ciondolo che ho al collo. E guardo la foto. Io e lui sorridenti all' uscita di quella chiesa in Ungheria. Penso l'abbia fatta Coulson col cellulare.
Sembrano passati secoli, una vita fa.
Lo sai qual era una delle cose che amavo di più di tuo padre?
Era il fatto che mi faceva sentire normale.
Nella mia vita disastrata lui era il mio porto sicuro, l' orizzonte per non perdersi, per non impazzire
Eravamo una coppia normale che il sabato sera esce a mangiare qualcosa, che litiga per scegliere che film noleggiare il venerdì e che prima di andare a dormire si dà il bacio della buonanotte.
Lui era un marito normale che prepara la cena alla moglie che torna tardi da lavoro, che lascia una rosa sul letto per ogni anniversario, che ti guarda ammirato quando esci dalla doccia.
Ovviamente tutto questo quando non eravamo in missione.
Sai era davvero bravo a cucinare.
Quando la prima volta preparò per me eravamo al ritorno da San Pietroburgo.
Un giorno ti racconterò anche questo, bambino.
Quando gli chiesi dove avesse imparato mi disse che da piccolo stava sempre in cucina con sua madre.
Però sai ora che ci penso ci sarebbe anche un nome femminile.
Edith.
Era il nome di tua nonna.
Doveva essere una donna straordinaria per aver avuto un figlio come lui.
Mi sarebbe piaciuto conoscerla.
Il suo nome significa ' colei che lotta per la felicità'. Sono sicura che tuo padre avrebbe voluto così se fosse stato qui.
Sì, ne sono assolutamente sicura.
Per quanto non siamo mai stati una coppia...' tradizionale', lui ci avrebbe tenuto che tu avessi il nome della prima donna che abbia mai amato.
Spero che tu non dovrai lottare come ho fatto io, come abbiamo fatto noi.
Perché a volte nella lotta si perde.
Vorrei che tu fossi felice. E che avessi una vita normale come tutti i bambini dovrebbero avere.
Potrai decidere tu cosa fare da grande, senza avere già un futuro scritto, come me. Io non ho avuto possibilità di scelta.
Se vorrai essere una ballerina, una maestra, un cuoco, un astronauta io ti sosterrò.
 
Pepper è ancora all'ospedale. Sicuramente diventerete compagni di giochi con il piccolo Stark. L' ho visto quando Tony è uscito dalla stanza. Un sorriso da ebete in viso e lo sguardo adorante verso quel piccolo fagotto che teneva in braccio. Un fagotto con i capelli neri, le guancie paffute e gli occhi azzurri della mamma.
Spero che prenda da lei anche il carattere. Un Tony Stark è già abbastanza per questo mondo.
 
Bambino, fra qualche giorno ci sarà il funerale.
Mi dispiace che anche tu debba partecipare.
 
 
 
Nda...OOC all'infinito!!!!!!! Continua la serie dedicata a ' Lettera a un bambino mai nato' di Oriana Fallaci. Lo so che avevo promesso altro ma pensandoci questo capitolo è un collegamento per quello che accadrà dopo. Non sono molto convinta ma è uscito questo :/ comunque...Eeeem i nomi so che a qualcuno potranno non piacere ma che porti pazienza. L' idea di Clint bravo a cucinare l' ho trovata molto in altre storie e mi piaceva
Credo di aver detto tutto... Ringrazio la mia fedele recensista ( si dice così?? XD) paoletta76 ( come farei senza di te??? XD) e.... AH dimenticavo la cosa più importante... Qualcuno mi sa dire come si fanno a mettere le immagini??????

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Capitolo 18
*** Buio ***


Clint cercò di non respirare troppo profondamente. Le costole che sicuramente, constatò, erano incrinate, lo tenevano troppo rigido per permettersi di dormire comodamente. E Il buio intorno a lui lo faceva sentire ancora più imponente. Ormai aveva perso il conto dei giorni, da quando lo avevano messo là dentro. Un giorno, tre settimane, forse anni. Il buio non lasciava scampo. Nemmeno un rumore che potesse far intuire qualcosa. Nemmeno i pasti erano regolari. Una specie di bunker sotterraneo senza aperture, solo un enorme porta di ferro blindata. Ok, forse tentare di fuggire senza nemmeno un' arma, uno contro tutto e in mezzo al deserto non era stata una delle due idee migliori. Ma aveva preferito tentare piuttosto che lasciare che Gamble mettesse le mani nella sua testa di nuovo.
Era stata un esperienza terribile.
Lo avevano legato a un lettino con delle cinghie. Poi Gamble gli aveva riempito la testa di elettrodi.
A nulla i suoi tentativi di liberarsi. Si era beccato un pugno nello stomaco da uno degli uomini.
'' Falco, Falco non peggiorare la situazione.'' Brian si era messo al controllo della macchina.'' Se collaborerai presto sarà tutto finito e potrai... Tornare a casa.''
 '' Meglio morire che aiutarti.''
Gamble fece spallucce.'' Come vuoi .'' e schiacciò un bottone.
Clint non seppe dire se la testa prima gli implose e poi iniziò a pulsare vertiginosamente oppure il contrario. Fatto sta che iniziò a gemere dal dolore. Si trovò immobilizzato, incapace di fare il benché minimo movimento. Gli occhi bruciavano come se fossero accecati dalla luce.
''Oh bene, bene. Come è bello vederti soffrire! Sai pensandoci potrei farci l' abitudine. Comunque bando alle ciance cervello di gallina, dammi i codici e tutto quello che sai sulla fase due. È il minimo dopo tutto che mi hai fatto.''
Clint si rese conto, con l' ultimo barlume di coscienza che gli rimaneva, che all' interno della stanza non c' era più nessuno apparte loro due.
'' ...e ti dirò di più. Sai non l' ho mai detto a nessuno, ma con te siamo vecchi amici quindi certe confessioni si possono fare....'' si avvicinò a Clint che lo guardava con gli occhi sbarrati incapace di muoversi. Si abbassò fino ad essere al livello del suo orecchio.
'' Dentro l'edificio che hai fatto scoppiare oltre alle mie armi e ai miei progetti... C' era la mia compagna. E mio figlio di otto anni.'' lo guardò con odio puro prima di ritornare alla sua postazione dietro il monitor.
'' Quindi... Cercherò di fare il meno delicatamente possibile.''
 
Clint cercò di mettersi meglio a sedere ma un forte dolore alla spalla lo costrinse a rimanere giù.
''Accidenti!'' imprecò tra i denti. Forse le costole non erano le sole cose rotte.
 
Gamble aveva spaziato nei  sui ricordi, dai codici che aveva finalmente ottenuto, fino a che si era interessato particolarmente di Natasha.
''Oh, ma che abbiamo qui?? La tua Natasha incinta? Oh peccato che abbia abortito... Mi sarebbe piaciuto enormemente poterla uccidere davanti ai tuoi occhi con vostro figlio
in grembo... Sai proprio per essere alla pari con te.''
Queste parole gli avevano fatto gelare il sangue. Per un attimo pensò che forse Natasha aveva fatto la scelta più saggia.
'' Sai ora che ci penso forse c'è ancora qualcosa che posso fare...'' un ghigno gli si disegnò in faccia.
''Comunque questo per oggi mi basta, sei così fuso che non riesco più a vedere chiaramente!''
Detto questo finalmente la testa tornò al posto giusto, cioè sopra il suo collo. Riuscì a respirare normalmente e si maledisse per aver accettato quella missione quando sarebbe dovuto rimanere a casa e tentare di convincere Natasha a provare almeno a costruire una famiglia. Privo di forze, gli uomini lo dovettero trascinare per riportarlo alla sua cella- container. Esausto, crollò prima che potessero chiudere la porta. Il respiro affannoso e gli occhi che bruciavano, gli ci volle qualche secondo prima di vedere il vassoio con l'acqua e un po' di cibo. Bevve l'acqua tutta d'un sorso e si distese per terra in un sonno innaturale.
 
Il mattino seguente si svegliò intorpidito per aver dormito in quella posizione.
No, non avrebbe potuto sopportare un' altra 'seduta', tanto più se quel pazzo era interessato a Natasha.
Non poteva permetterlo.
Così quando i suoi uomini erano venuti a prenderlo, aveva messo in atto il suo piano per fuggire. Piano fallimentare ovviamente.
Messi a terra i due, in breve era stato circondato da una quindicina di uomini armati fino al denti, che lo avevano portato legato davanti a Gamble.
'' Occhio di gallina che cosa mi combini? Pensavi davvero di scappare??'' lo guardò con espressione fintamente incredula. '' Povero illuso, ma d'altronde come si dice la speranza è l' ultima a morire.'' poi fece un cenno con la testa. Due uomini lo alzarono dalle braccia mentre gli altri iniziarono a prenderlo a pugni e a calci sotto lo sguardo compiaciuto di Brian.
Poi era stato portato lì, e a poco a poco era scivolato nel buio che lo circondava. Non seppe quanto dormì, o se era semplicemente svenuto quando riaprí gli occhi.
Un vassoio con ancora meno acqua e cibo del solito era appena accanto la porta. Cioé esattamente all'opposto di dove si trovava lui. Provò ad alzarsi ma subito tutto il suo corpo si ribellò. Non c' era una parte che non gli facesse male. Si rimise nella posizione in cui era prima. Per passare il tempo si mise a catalogare le lesioni.
Allora, almeno due costole incrinate. Interessante. Doveva stare attento a respirare perché non ci voleva niente per perforarsi un polmone.
Poi, spalla sinistra lussata. Ottimo, proprio quello che ci voleva per usare il suo arco al meglio.
Un enorme taglio sulla gamba destra. Di bene in meglio. Non ci sarebbe voluto molto prima che si infezionasse.
Per concludere abrasioni, contusioni ed ecchimosi varie.
Non doveva avere un gran bell'aspetto.
 
Rimise la testa contro il muro freddo, chiudendo gli occhi e cercando di rilassarsi.
Conosceva solo un modo per rilassarsi.
Pensarla nei loro momenti felici.
 
Si fissò a lungo nello specchio cercando di non fissare quell'immagine all'idea che aveva di sé stessa. Il tubino nero le stava attillato mettendo in evidenza agli occhi più esperti che la conoscevano la lieve rotondità del suo ventre di sette settimane. Un ultimo sospiro, mentre si metteva il cappellino con la veletta netta.
Beh, pensò con una punta di ironia, oggi impersono alla lettera la Vedova Nera.
Uscì dalla sua stanza, prese l' ascensore e scese al piano di Tony. Gli altri erano tutti là, ad aspettarla.
Il cielo era ovviamente nuvoloso, gravido di pioggia, conscio anche lui che quella giornata era impossibile provare un po' di felicità.
 
Nda... Salveeeee a tuttiiiiiii!!! Come va?? A me è iniziata la scuola la settimana scorsa quindi non potrò assicurare aggiornamenti regolari regolari, ma cercherò di fare il possibile.... Allora per questo capitolo ringrazio la mia professoressa di educazione fisica che il primo giorno ( ebbene sì il mio liceo è l' unico nel quale il primo giorno di scuola si inizia il nuovo programma! -.-") ha spiegato i traumi! Muah muah muah (risata cattiva alla Megamind, avete presente?) va bene lo ammetto sono stata molto cattiva con il nostro amoruccio... Beh pensate questo, appena torna ( ooopsss ho spoilerato!!! Vabbè dai seriamente qualcuno pensava che non mettevo un letto fine??? XD) stavo dicendo, anzi no meglio che non vi dica niente.... Ah ah ah oggi mi sento particolare cattiva XD Cooomuunquueeeee.... vi prego recensite, fatemi un regalo di incoraggiamento per l'inizio di quest'ultimo periodo scolastico!!! Per me sarebbe un record personale arrivare almeno a 4 recensioni in un capitolo.... Bontà vostra, ma mettetevi una mano sulla coscienza per quanto sto soffrendo da una settimana a questa parte e fatemi felice!! X)
 
Ps. Ok ho finito ho avuto un attimo di vittimismo, perdonatemi.... XP comunque una domanda... Cosa ne pensate del nuovo trailer di Thor 2??? I love Tom!
 

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Capitolo 19
*** Funerale ***


Salve a tutto sono ritornata finalmente!!!!! XD   * i cieli si aprono rivelando dei dodo che cantano inni celestiali* ahahah scusatemi tutti ma come ho spiegato non è dipeso da me... Comunque bando alle ciance passiamo subito al nuovo capitolo che come ho promesso voglio dedicarlo alle mie due carissime Erika e paoletta, per il loro incoraggiamento e la loro assidua partecipazione a questo mio pazzo, pazzo progetto. Ho promesso lacrime ma purtroppo mi sono resa conto di non essere molto brava con l'angst... Beh insomma io ci ho provato ragazze!! X-) ci vediamo a fondo capitolo… Allons-y!!
 
 
 
 
Alcuni giorni prima.
 
L'uomo si diresse a passo lento verso il chiosco sulla spiaggia per prendersi un drink.
Anche se era solo in maniche di camicia e bermuda, il caldo di un pomeriggio assolato di Miami si faceva sentire con prepotenza.
''Tesoro?!''Una voce ben conosciuta lo fece voltare. Anne era appena uscita dall' acqua, si stava sistemando meglio sulla sdraio. ''Potresti prendermi qualcosa anche a me?''
'' Ma certo.''
Si girò di nuovo verso il ragazzo.
'' Un Martini Soda e un Diesel, per favore.'' disse facendo un sorriso mite.
'' Subito, signore.''
Mentre aspettava si voltò a guardare la gente intorno, che come lui si godeva delle splendide vacanze senza pensieri per la testa.
Presi i due cocktail si diresse verso i lettini.
Anne si tolse gli occhiali da sole.'' Grazie mille!'' e gli schioccò un bacio a stampo.
Rimase un attimo a contemplarla, finché si staccò da lei e si sdraiò sul suo lettino a godersi il suo drink.
'' Che ne dici di spalmarmi un po' di crema sulla schiena??'' gli sorrise provocante ''e magari dopo potrei ricambiare il favore...''
L' uomo sorrise.
'' Beh, penso che sia una fantastica idea la prima parte... In quanto alla seconda sai che non posso ancora esporre la cicatrice al sole...'' disse mentre prendeva il tubetto di crema.
'' Lo so, infatti intendevo ricambiare in un altro modo....''
Lo squillo del telefono interruppe il rossore che si stava diffondendo sul suo  volto.
Contrariato si alzò per prenderlo.
Lesse il nome sul display.
'' Scusami, il lavoro.''
''Uffa, ma devi proprio rispondere?? Dopo l' incidente mi avevi detto che ti avevano dato sei mesi di malattia!''
'' Lo so... Per questo devo rispondere, deve essere successo qualcosa di grave per chiamare.''
Anne lo guardò allontanarsi.
'' Pronto?''
''Agente, chiedo scusa per l' interruzione. So che avevi chiesto di non essere contattato ma...ho una notizia da darti.''
'' Mi dica, direttore.''
'' Una spiacevole notizia. L'agente Barton è...caduto in missione. Una tremenda esplosione in Azerbaijan.''
''...'' solo un respiro bloccato dall' alta parte.''...'' un altro attimo di silenzio incredulo.
''Quando...quando è successo?''
'' Tre settimane fa. Ho provato a contattarti prima, ma avevi il telefono spento.''
Si maledisse mentalmente per aver voluto isolarsi da tutto il mondo in quei giorni.
''E Natasha?''
''Per le prime due settimane si è chiusa a casa a detta di Stark. È stata molto provata, anche per altre situazioni di cui mi ha pregato di non farne parola con nessuno. Credo che se vorrà sarà lei stessa a dirtelo.''
'' Questo vuol dire che....?'''' Sì, giovedì prossimo ci saranno i funerali al Green Wood di New York. È l'occasione per riapparire. Ritorni operativo a pieno titolo. Abbiamo bisogno di te.''
'' Sì, direttore Fury.''
Phil chiuse la comunicazione.

Se un giorno non dovessi ritornare so che ti prenderesti cura di lei.
 

Clint si svegliò dal sonno agitato in cui era caduto poco prima. Non era facile trovare una posizione che andasse bene per tutte le cose rotte che aveva. Era passata una settimana dalla sua malandata fuga. In quei giorni non aveva visto ne sentito nessuno, per cui fu sorpreso quando una volta riuscito ad aprire gli occhi si ritrovò davanti a Gamble in persona, scortato da alcuni uomini.
'' Clint dormi ancora??? Non sai che chi dorme non piglia pesci?? Dai oggi è un giorno molto importate per te, non vorrai perderti lo spettacolo...''
Senza tanti preamboli i due uomini lo presero di peso, facendolo gemere dal dolore, e lo portarono nel luogo che ormai conosceva bene.
Si meravigliò quando al posto di legarlo al lettino lo fecero sedere su una sedia davanti al computer.
 
La massa di ombrelli neri di dirigeva lentamente all'interno del cimitero, seguendo il sentiero centrale. Natasha cercava di ignorare gli sguardi di compassione che tutti le rivolgevano.
Avrebbe voluto urlare di smetterla, avrebbe voluto urlare che stava bene, che non aveva bisogno della pena di nessuno, che era forte, che ce l'avrebbe fatta anche da sola. Ma non riusciva. Non ne aveva la forza.
Solo Pepper accanto a lei che le teneva l'ombrello non la osservava.
Cosa voleva vedere quella massa di agenti in divisa?
Se la famosa Vedova Nera si sarebbe messa a piangere al funerale di suo marito? Se era debole? Se anche lei era fragile?
No, il suo volto di pietra non lasciava trapelare nessuna emozione.
Non avrebbe dovuto accettare la proposta di Fury.
Avrebbe preferito di gran lunga una cosa molto più intima, in un cimitero sconosciuto, senza tanta gente intorno.
Solo le persone a cui sapeva che Clint teneva. Guardava fisso davanti a sé, a quella bara vuota avvolta nella bandiera, portata a spalla da Tony, Bruce, Steve e Thor.
''Agente Romanoff....''
Una voce sottile la fece voltare verso una ragazza che aveva visto qualche volta in palestra, Jade forse.
'' Sono in pena per la tua perdita, ti faccio le mie più sentite condoglianze.''
'' Grazie'' disse con tono duro senza cambiare espressione. Le rivolse appena uno sguardo girandosi di nuovo.
 
Troppe, troppe persone.
 
Sembrava che tutti quelli che avessero mai avuto contatti con Clint erano presenti. Tante facce mai viste prima, apparte il dottor Selvig e pochi altri agenti che conosceva solo di vista. Intanto la pioggia era andata via via scemando, diradandosi in una nebbiolina che avvolgeva tutto il paesaggio.
Il punto che Fury aveva scelto si trovava in un angolo appartato, sotto una grande quercia, lontano dalle folle che ogni giorno riempivano il cimitero.
 
Un nodo allo stomaco le si formò quando i suoi occhi lessero il nome inciso sulla lapide candida e la frase che aveva fatto incidere.
Qualcuno la fece sedere nella prima delle sedie bianche sotto il piccolo gazebo, davanti al piccolo rialzo di legno, nemmeno fosse stato uno spettacolo teatrale.
Non si accorse nemmeno del prete che iniziò l'omelia.
Natasha lo degnò appena di uno sguardo.
Clint non era mai stato una persona religiosa. Avrebbe riso solo all'idea.
Le parole scorrevano incomprensibili mentre continuava a guardare la bara davanti a lei.Poi finalmente un movimento le fecero capire che aveva finito, lasciando il posto a  Fury che prese la parola.
Guardò i presenti col suo unico occhio buono, indugiando un secondo di più su Natasha, come per controllare che non svenisse di nuovo all'improvviso.
'' Tutti qua conoscevamo Clint Barton. Uno dei nostri migliori agenti, ma soprattutto un brav' uomo. La dimostrazione che c'è sempre un' altra chance. Avevo grande stima di lui. Era una persona da conoscere. Ligio al dovere, negli anni che ha lavorato per lo SHIELD ha trasgredito gli ordini di sua volontà solo una volta.'' e guardò eloquentemente Natasha.
''Aveva avuto una vita difficile, solo negli ultimi anni l' avevo visto diverso, l'avevo visto...vivo. E penso che tutti quelli che lo conoscevano potranno dire lo stesso. Oggi stiamo ricordando un eroe. Un eroe. Mancherà a tutti.''
Fece una piccola pausa, stringendo leggermente il piccolo leggio.
''Riposa in pace, Barton.'' Indugiò un altro secondo in più.
Scese facendo fare uno svolazzo al suo impermeabile nero.
Mentre Tony si stava alzando per fare il suo intervento, Natasha lo fermò con un gesto della mano. Sotto lo sguardo stranito di tutti si alzò e andò sopra. Non sapeva nemmeno bene lei il perché lo avesse fatto. Di sicuro non era la persona che fa vedere anche per sbaglio i propri sentimenti a chicchessia. Ma non poteva, non riusciva a stare in silenzio in quella occasione. Era il padre di suo figlio, era l’uomo che amava.
Lo meritava.
Guardò gli altri. Pepper, Tony, Bruce, Steve, Sif, Thor e persino Loki, che sembrava leggerle l' anima con quel suo sguardo così limpido.
E forse lo stava facendo abbastanza facilmente.
 
Aprì la bocca per parlare richiudendola subito dopo per abbassare lo sguardo.
Prese fiato e guardò gli altri in pieno volto.
'' Tutti voi sapete quale è stata l' unica volta che Clint ha... deciso diversamente rispetto agli ordini. Mi ha risparmiato la vita.''
Fece un sorriso amaro.
''Pensandoci non so ancora bene il perché l'abbia fatto. È stato uno stupido.''
Gli occhi le diventarono ludici. Prese un respiro veloce.
'' Eravamo a Lisbona. La prima volta che l' ho visto. Mi ha aiutato a raccogliere delle monete che mi erano cadute. Tipico suo. Aiutare l'obiettivo da eliminare.''
Si asciugò velocemente con una mano una lacrima che aveva iniziato a scendere.
''Sapete, la prima impressione che mi ha dato è stata la sicurezza.'' fece una piccola pausa.
'' Sicurezza.'' ripeté con sguardo perso nel vuoto.
Si schiarí la voce roca.
'' Non mi sarei mai dovuta fidare!'' disse poi all' improvviso a denti stretti.
'' Lui non è qui.’’ tirò su con il naso mentre tornava a guardare giù con le labbra strette per cercare di trattenersi.
''Me l’aveva promesso…Bugiardo!!'' e scoppiò a piangere con una mano sopra la faccia, fregandosene degli sguardi scioccati che tutti le rivolsero.
Si riprese quasi subito scendendo velocemente dal rialzo e camminando a testa alta verso l'esterno. Bruce fece per alzarsi ma fu fermato dalla mano di Sif.
''Lasciala un po' da sola.''
Bruce la guardò per un attimo prima di annuire.
 
''Bugiardo!!''
Clint aveva gli occhi lucidi, la bocca aperta come se volesse urlare, ma nessun suono usciva dalla sua bocca. Rimase a fissare la scena, mentre anche gli altri si alzavano dalle sedie. Poté vedere Loki mano nella mano con Sif, Bruce, Tony che teneva Pepper per la vita con un braccio, Thor, Jane... Tutti stavano andando via, anche Fury in lontananza. La misteriosa talpa invece era ancora seduta lì, al suo funerale.
Ma l' unica cosa a cui riusciva a pensare in quel momento era Natasha, alle sue parole, alle sue lacrime. L' aveva vista piangere solo una volta  da quando la conosceva. Era stato... scioccante.
Poi Brian si avvicinò e spense il computer.
'' Beh, che ne dici?? Devo dire onestamente che avrei preferito qualcosa di più semplice, niente discorsi soporiferi, gazebo, fiori... Si, insomma niente di pomposo. Comunque, ci ha pensato la tua dolce signora quindi non posso che imputare a lei la colpa. Per fortuna che potremo farle pagare anche questo.
A quelle parole la testa di Clint scattò subito verso di lui con uno sguardo di odio puro.
'' Non osare toccarla o giuro...''
'' Certo certo, immagino tutto quello che mi farai, ma tranquillo vecchio mio non ce ne sarà bisogno... Ho trovato qualcuno molto più interessato di me a fare questo...a me piace molto di più vedere soffrire te.''
Da un angolo buio della stanza uscì un uomo corpulento, tarchiato, con un che di familiare.
''Agente Barton, finalmente ci incontriamo.''
Non l' aveva mai visto prima, di questo era sicuro, ma il marcato accento russo non prometteva nulla di buono. Alla mente tornarono come flash i ricordi dell' ultima volta che era stato in Russia. E un brivido freddo lo attraversò da cima a fondo.
'' Finalmente incontro l' uomo che ha ucciso mio fratello.''
L'uomo si avvicinò di più a lui. Gli occhi piccoli e il naso storto, di chi l'ha avuto rotto molte volte.
''Occhio di Falco posso presentarti Igor Bolchoiv?''
Clint lo guardò sconvolto.
No, non poteva essere.
''Esatto, io sono suo fratello. Dimitri. Dimitri Bolchoiv. Te lo ricordi vero?'' fece un sorriso tirato.
Clint lo guardò e per un attimo fu attraversato da un sentimento che aveva provato poche volte nella sua vita.
Paura.
Bolchoiv lavorava per la RED ROOM.
 
NDA….alloraaaaaaaaaaa prima di tutto un ringraziamento alle Blackeyedsheeps che mi hanno permesso di utilizzare la loro storia su come e quando si sono incontrati la prima volta come ispirazione per le parole di Natasha… Un ben tornato a Phil che dopo aversi fatto piangere a tutti per un mese è ritornato in formissima in Agents of SHIELD…eee quello che dovevo dire l’ho già detto prima credo quindi non mi dilungherò ancora molto… l’unica cosa ci terrei a ricordarvi che una recensione non costa nulla, ma felice molti autori (me compresa XD)
Bye!

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Capitolo 20
*** Funerale parte 2 ***


Natasha era in piedi davanti a quella fossa, mentre la tromba suonava e un silenzio irreale aleggiava nell' aria. Guardava fisso la bara che era stata calata poco prima. Aveva smesso di piangere, ma gli occhi rossi e lucidi... No, quelli non se ne andavano. Ma non le importava. Aveva persino accettato il braccio di Bruce intorno alle spalle. Fino a qualche mese prima gli avrebbe probabilmente rotto l'arto se avesse osato toccarla. Ora accettava con gratitudine, ringraziando Dio, di avere qualcuno vicino.
Per quanto fosse sempre stata estremamente indipendente e capace di badare a se stessa, ora non era più da sola.
Il pensiero andò alla piccola vita che stava crescendo dentro di lei.
Il loro bambino.
Una mano si posò involontariamente sul suo ventre.
E un'altra lacrima solitaria scese giù dalla sua guancia.
Bruce le strinse un po' più forte il braccio.
Il momento era arrivato. Prese il pugno di terra dal cumulo e la tirò con forse un po troppa forza verso il basso, allontanandosi il più possibile mentre anche gli altri facevano lo stesso e quella bara vuota veniva seppellita.
'' Natasha?'' Tony le si avvicinò con cautela sotto la quercia.
''Natasha, noi stiamo andando...''
Lei si girò verso di lui.
''Sì... Sì, ora vengo. Cinque minuti. Prima devo... Fare una cosa''
Tony annuì, guardandola negli occhio capendo cosa volesse fare e nell'andarsene allontanò le ultime persone rimaste per lasciarle un po' di privacy.
 
Natasha si avvicinò alla lapide.
' La vita può allontanarci, l'amore continuerà.'
'' Spero ti piaccia questa frase. L' ho scelta io. È di una canzone che ho sentito una volta, credo durante una missione in Italia. A me piaceva.''
Fece un sorriso amaro.
'' Chissà per quale stupida mi prenderesti, parlare con una lastra di marmo...''
Guardò per un attimo la suddetta.
'' Però ho bisogno di parlarti dovunque tu sia. Non abbiamo parlato molto gli ultimi giorni. Credo che questo sarà tra i rimorsi che mi porterò per tutta la vita.''
Tirò su col naso.
'' Lo so, è stata tutta colpa mia. Ma ero spaventata! Sono spaventata! Mi hai lasciato da sola, con un bambino! Io, che non...''
Chiuse gli occhi e fece un respiro profondo, calmandosi.
''Beh, tuo figlio...nostro figlio sta bene. Stiamo bene. Ora sono di otto settimane. Nascerà in estate. Ho fatto l' ecografia, ho sentito il suo cuore battere. È stato bellissimo.''
'' Ho pensato già a dei nomi, lo sai che non sono mai stata portata per queste cose, ma conoscendoti penso che ti piaceranno. Se sarà un maschietto si chiamerà come te. Non posso immaginare la mia vita senza un Clint Barton.''
Fece una smorfia.
'' Se invece sarà una femminuccia, vorrei chiamarla come tua madre, so quanto tenevi a lei. Edith Barton.''
''Oddio, sono sicura che nemmeno tu mi vedi sul serio con un bambino in braccio. Ma così sarà e spero soltanto di riuscire a dargli quell'amore che merita. Non sarò una buona madre, questo lo so in partenza, ma cercherò di fare il mio meglio. Tu invece saresti stato bravissimo.''
Fece una pausa abbassando lo sguardo.
''Però non ci sei. E mi manchi. Mi manchi tantissimo.''
Fece un respiro.
'' Ho anche messo la fede, ti piace?'' alzò la mano sinistra, la voce le si ruppe, e ricominciò a piangere silenziosamente.
'' Phil avrebbe pagato per potermela vedere addosso.''
'' In effetti non avrei mai pensato che te la saresti infilata.''
Natasha si girò di scatto verso la voce che non poteva, che non avrebbe dovuto ascoltare più.
''Phil?!''
L'uomo si avvicinò mettendosi davanti a lei sorridendo gentilmente.
'' Ciao Natasha.''
Poi accade qualcosa che non si sarebbe mai aspettato.
Natasha corse verso di lui, gettandogli le braccia al collo.''Ehi, piano. Non penso di poter resistere a un altro attacco del genere.'' disse ridendo.
Natasha si staccò da lui guardandolo come se fosse tornato dall' oltretomba, come in effetti era stato.
''Tu... Sei morto. Cosa... Come...''
''È una lunga storia. Diciamo che la notizia della mia morte è stata molto...ingigantita.''
Natasha fece il primo sorriso sincero della giornata.
''Fury?''
''Beccato.''
'' Gli altri lo sanno?''
'' Sì, sono andato a salutarli prima di raggiungerti. Pepper non si staccava più dal mio collo. E Loki è diventato più pallido del solito, credevo sarebbe svenuto. Gli sarò sembrato un fantasma venuto a fargli pagare tutte le sue colpe.''
''Ha già sofferto abbastanza. È una persona totalmente diversa ora.''
'' Sì, lo so. Mi sono tenuto aggiornato in questi mesi. Mi dispiace per lui.''
Smise di ridere. Il silenzio cadde fra loro per qualche secondo.
'' Hai...sentito quello che ho detto?''
'' No.''
Natasha alzò un sopracciglio.
'' Ok, forse solo una parte. Credo di doverti fare i miei auguri.''
''Grazie...è stata una notizia sconvolgente per tutti. Io per prima. Non mi sentivo... pronta. Non mi sentivo... adatta. Per niente.''
Con un' occhiata eloquente gli fece capire quali erano state le sue intenzioni.
Phil annuì leggermente.
''E Clint?''
Fece un sorriso dolce.
''Lo conoscevi bene quanto me. Lui non mi ha voluto costringere a fare niente. Capiva le mie motivazioni. Ma glielo si leggeva in faccia che.... Non lo saprà mai.''
''Oh.''
Phil la guardò un attimo e la abbracciò.
''Mancherà anche a me.''
 

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Capitolo 21
*** San Pietroburgo ***


ECCOCI QUA! Nuovo capitolo! L’ispirazione è arrivata come una cacca di colomba dal cielo! (Ok forse non è proprio un bel paragone ma rende bene l’idea XD)….qui si ritorna al passato come avevo già accennato… il punto di vista di Clint si alterna a quello di Natasha (in corsivo per chi avesse dubbi) …e non mi pare di dover aggiungere nient’altro… spero che vi piaccia e che mi facciate sapere che ne pensate… un ringraziamento speciale sempre alle mie due FANTASTICHE Erika e paoletta e anche a  ciliegina66, DarthGiuly, Irina_Yermolayeva, Laurii ,Luna_Bella, Panna_Deps, slytherine_in love, Stein,_Firestorm_ che l’hanno messa tra le preferite e   Cassie_A, darkronin, Ehzra ,Elengarden, Enigmista96, IsaB74, Lisetta_Moony, micialisa ,Mumma, nakimire, obiwankenobi ,Saeros25, savazzzz, Smile n Freedom ,Yugito e zoss che l’hanno messa tra le seguite e infine  hihari_chan che l’ha messa tra le ricordate.
 
Due anni.
Due anni da quando Clint aveva abbassato per la prima volta l' arco.
Erano diventati... Come si dice? Amici?
Probabilmente era ciò che si avvicinava maggiormente al loro strano rapporto basato sul cameratismo e quel loro guardarsi reciprocamente le spalle.
Finora le missioni a cui erano stati assegnati non erano state niente di eclatante. Due o tre giorni al massimo.
Lei era stata 'affidata' a lui. Ne avrebbe risposto personalmente se qualcosa fosse andato storto.
E Clint non era mai stato più contento di questa responsabilità.
Ogni giorno era una sorpresa con Natasha. Nuove schermaglie, nuove battutine sarcastiche che lo avrebbero lasciato col cervello a girare in tondo per capire come rispondere.
 Poi c'era lei, lei in tutta la sua interezza, che lo faceva sudare quando si metteva quegli abiti succinti per la copertura di turno, nemmeno fosse stato un adolescente, quegli sguardi dopo una delle sue pessime battute nei quali ogni tanto vedeva...affetto?
 E la sua bocca.
Oh, sì quella bocca.
A volte mentre lei era distratta si ritrovava a fissarle immaginandone il sapore, la consistenza.
E quanto amava quando alzava l' angolo delle labbra per cercare di dissimulare un sorriso, quando lui la faceva ridere. Avrebbe passato tutta la sua vita a fare il buffone per lei se quello era il risultato.
Da quando c' era Natasha...aveva iniziato a vivere.
Ad aspettare con impazienza che venisse il giorno successivo solo per la prospettiva di vederla, di sentire che battuta cattiva gli avrebbe fatto, di sapere cosa avrebbe mangiato a mensa possibilmente con lui.
L' amava?
Non lo sapeva se questo era amore.
 
Erano stati convocati da Fury in persona quella mattina. ''Ho una missione per voi.'' aveva detto guardandoli col suo unico occhio buono.
Gli aveva dato i fascicoli mentre si accomodavano sulle poltroncine davanti la scrivania.
'' Questa volta sarà diversa. La situazione è molto delicata. Il nostro uomo si chiama Dimitri Bolchoiv.''
A quel nome Clint percepì chiaramente Natasha irrigidirsi e diventare più impassibile di quanto non fosse normalmente.
Fury continuò.
'' Natasha, tu lo conosci. Lavora per la Red Room.''
Lei alzò la testa.
''Sì, lo conosco molto bene. Cosa dobbiamo fare?''
''Bolchoiv ha aperto un'attività in proprio, crediamo per finanziare la Red Room. Prostituzione minorile. Rapisce o compra ragazzine appena adolescenti da famiglie povere dell' est Europa per poi rivenderle a sfruttatori sia europei che americani.''
Clint non poté fare a meno di notare come a quelle parole la mano di Natasha si era stretta spasmodicamente intorno alla cartelletta.
'' Se riuscissimo a incastrarlo riusciremmo a bloccare un importante fonte di ricchezza per l'organizzazione, oltre ovviamente a salvare migliaia di ragazzine da un futuro penoso. Romanoff, tu conosci quell' ambiente, tra pochi giorni ci sarà un incontro d'affari, potrai scoprire facilmente dove e quando si terrà senza dare nell' occhio. Barton, tu agirai sotto copertura come possibile acquirente. Frequentalo, ottieni la sua fiducia. Quando sarà il momento mettetelo sotto torchio, cercate di ottenere più informazioni possibili. Più conosciamo il nostro nemico più saremo in grado di eliminarlo una volta per tutte.''
Clint non riusciva a capire il silenzio di Natasha, di solito domandava tutti i particolari della missione, invece era ferma immobile, leggermente pallida, soprappensiero.
'' Va bene, direttore. Quando e dove partiamo?''
'' San Pietroburgo.'' la voce di Natasha lo riscosse. ''È lì che Dimitri predilige fare affari. Diceva che lo ispira.''
Clint la guardò cercando di capire, peraltro senza successo, cosa si nascondesse dietro quello sguardo vuoto. Non era rabbia, nemmeno tristezza o malinconia, come a volte gli era capitato di vedere. Era.. Il nulla.
'' Il vostro volo è stasera alle 19.00. Avete già una stanza prenotata a nome dei coniugi Evans. Buona fortuna.''
Natasha si alzò velocemente dalla sedia e uscì dalla stanza senza fare alcun rumore.
Clint fissò un attimo Fury.
'' Grazie signore.''
 
 
''Allora, amico mio. Quante te ne servono?''
Clint cercò di reprimere quel senso profondo di ripugnanza che quel verme schifoso gli ispirava. Prese il bicchiere di vodka e se lo portò alla bocca con nonchalance.
'' Un centinaio. Ho in mente grandi affari per la mia città. ''
Bolchoiv gli sorrise scoprendo i denti neri.
''E il pagamento?''
''500.000, come avevamo pattuito. Metà ora e metà quando avrò ricevuto le ragazze''
'' Mi piaci Evans. Si vede che te ne intendi. Ti posso assicurare che sono di prima qualità. Non tratto roba scadente, io. D' altronde sono abituato ad avere solo il meglio.''
Clint fece un altro sforzo immane per non rompergli il collo mentre il verme aspirava profondamente dal sigaro cubano che aveva appena acceso. Lui aveva declinato l'offerta volendo passare subito agli affari.
''Anzi proprio perché mi stai simpatico, te ne voglio offrire subito un assaggio, per renderti conto.''
Si rivolse a uno dei suoi scagnozzi in russo, che uscì subito dopo dalla stanza.
Ritornò poco dopo seguito da due ragazzine, una rossa e una bruna, potevano avere al massimo sedici anni. Erano spaventate da morire, con quegli occhi sgranati ancora innocenti che non sapevano cosa li attendeva.
'' Queste sono appena arrivate.'' ammiccò nella sua direzione. '' io le preferisco rosse, se non ti dispiace.''
Clint fece un sorriso impassibile.
''Nessun problema.''
 
Furono portati in una camera da letto adiacente al locale, probabilmente da utilizzare per gli 'assaggi'. Quando la porta si rinchiuse dietro di loro, la ragazza iniziò a piangere pronunciando parole in russo disperatamente.
''Ehi, tranquilla non intenzione di farti alcun male. Sono qui per aiutarti. Non piangere.''
La ragazza smise di parlare guardandolo persa ancora con gli occhi rossi.
'' Capisci quello che dico? Capisci l' inglese? Ho bisogno del tuo aiuto. Sono un amico.''
La ragazza non dava alcun segno di aver capito.
Clint alzò gli occhi al cielo, iniziando a girare per la stanza.
'' Perché Natasha non c'è mai quando serve?''
'' Io...io capisco.''
Barton si voltò di scatto verso la voce tremula.
Aveva ancora gli occhi lucidi, ma si era calmata.
''Oh, grazie al cielo! Come ti chiami?''
''Alexis.''
'' Io sono Clint. Ti voglio aiutare ma ho bisogno del tuo aiuto.''
'' Tu amico?''
'' Sì, si sono un amico! E ti prometto che andrà tutto bene, se ti fidi di me.''
 
Natasha li aveva raggiunti di nascosto dalla finestra e aveva parlato con Alexis. Si erano fatti dire tutto, da come venivano rapite al luogo dove le portavano, mentre aspettavano di essere vendute.
L'atteggiamento di Natasha in quei giorni era stato freddo e calcolatore al limiti dell' umano, a parere di Clint. Sembrava più che mai determinata a portare a termine con successo questa missione. Aveva detto che conosceva Dimitri, ma non sapeva di che natura erano stati i loro rapporti. E nemmeno aveva avuto il coraggio di chiederglielo.
 
 
La neve che cadeva rendeva un po' più fastidioso l'appostamento sopra quel tetto.
Clint finalmente si era cambiato ritornando nella sua uniforme e al suo arco.
Il piano era semplice, Alexis sarebbe ritornata al luogo in cui venivano segregate accompagnata da due uomini di Bolchoiv e seguita a vista da Natasha. Lui aveva avvisato Fury, e aspettava Coulson con i rinforzi per fare una bella retata. Dimitri ci sarebbe rimasto con un palmo di naso e avrebbe sicuramente avvertito qualcuno dell' alto, commettendo qualche passo falso.
Semplice e lineare, niente sarebbe andato storto, se solo le cose fossero andate come dovevano andare.
L'arrivo di Dimitri non era proprio previsto quella sera. Natasha era dentro a controllare che le ragazze stessero bene e che non ci fossero vie di fuga alternative.
Subito cercò di raggiungerla con l'auricolare.
'' Natasha, il nostro uomo sta entrando. Sta attenta a non farti vedere.''
'' Non ho bisogno di raccomandazioni paparino. So fare il mio lavoro.'' disse acida
'' Scusami se mi preoccupo per te, non era nelle mie intenzioni.'' rispose sarcastico.
Silenzio dall' altra parte. Aveva interrotto la comunicazione.
Quella donna lo faceva impazzire.
 
Natasha era ben nascosta dietro un angolo a sentire la voce di quell' uomo.
Com'era possibile che a distanza di anni ancora il cuore le si fermava in gola? Questa volta però era diverso. Non era più una bambina, era una donna, una donna che covava una rabbia spaventosa.
Sapeva qual era il piano.
Lo sapeva. Avrebbe dovuto seguirlo.
Ma non poteva lasciarlo così. Non dopo tutto quello che aveva fatto.
Non dopo tutto quello che le  aveva fatto.
Non l' avrebbe fatta franca come l'ultima volta. Non glielo avrebbe permesso.
Avrebbe avuto la sua vendetta.
 
Clint era entrato di fretta nell' edificio dopo che aveva sentito il colpo di pistola. Natasha non rispondeva e il suo cuore aveva perso un battito.
Lo spettacolo che gli si presentò davanti in qualche modo lo tranquillizzò.
Certo, Natasha si era fatta scoprire (e questo era un male, visto che nemmeno avrebbero dovuto scoprire che era ancora viva) ma era legata ad una sedia circondata dagli uomini di Bolchoiv e Dimitri in persona davanti a lei.
Un suo cliché, prima li faceva parlare dandogli la sensazione di avere la meglio, poi li stendeva. Diceva che la sedia era uno dei suoi strumenti preferiti.
Parlavano in russo e ovviamente lui non capiva un acca.
Accidenti, avrebbe dovuto impararlo prima o poi.
 
 
''Oh, Natalia, non puoi capire che felicità provi nel rivederti. Ti credevano tutti morta a Lisbona. La Red Room non è stata per niente contenta della tua disertazione. E a me hai spezzato il cuore.''
'' Non sono più Natalia, quella persona non esiste più ora.''
Cercava di apparire il più sicura possibile anche se il nodo allo stomaco si era fatto ancora più stretto.
'' Ne sono passati di anni da quando ci siamo visti l'ultima volta.''
Si avvicinò sfiorandole il viso, che lei prontamente allontanò.
'' Non ti azzardare a toccarmi.''
'' Sei così bella... Sai ne ho provate molte altre dopo di te, ma tu... Tu avevi quell'energia, quella forza che mi fai eccitare al solo pensiero.''
Natasha per tutta risposta gli sputó in faccia.
Dimitri chiuse gli occhi e fece un respiro profondo, prima di aprirli e darle uno schiaffo che la lasciò per un attimo senza fiato.'' Le rosse sono rimaste le mie preferite. Ora ti do una sistemata io, mio piccolo fiore. Ti sarà mancato dopo tutto questo tempo...! Oh appena lo saprà Ivan, la piccola figlia prodiga che torna a casa dopo tutto questo tempo. Mi pagherà una fortuna...''
 
Clint era rimasto di sasso davanti a quello schiaffo. Non tanto per lo schiaffo in sé ma per la reazione anomala di Natasha.
Era rimasta ferma immobile, senza rispondere né a parole, né a gesti con lo sguardo completamente perso, di una bambina punita. Di sicuro aveva ottenuto le informazioni di cui avevano bisogno, perché non finiva di fingere? Di solito era questo il momento prima che le cose si facessero troppo serie. E in quel momento le cose si stavano facendo troppo serie mentre le intenzioni del verme si facevano chiare. La stava trascinando verso un' altra stanza.
Clint si mosse nervoso sulla passerella dove era appostato incerto sul da farsi.
Era tutto un piano? Se avesse fatto qualcosa che avrebbe intralciato i suoi propositi probabilmente si sarebbe ritrovato con una costola rotta.
 
''Ehi tu! Fermo!!''
Cavolo.
Una, due frecce. E altrettanti cadaveri. Ma ormai tutti gli uomini si erano dati l'allarme e lo stavano braccando, eppure in quel momento riusciva solo a preoccuparsi di Natasha.
 
Gli uomini dello Shield erano arrivati appena in tempo per permettergli di andare di corsa a cercarla.
 
Una freccia e il corpo senza vita di Dimitri cadde su di lei.
Clint fu subito lì per toglierglielo di dosso, per poi girarsi arrossendo verso il muro. Le passò il cappotto che era sulla sedia.
Non riusciva a parlare, non riusciva a muoversi, non sentiva nulla.
Si alzò traballante dal letto e si mise il cappotto.
 
Clint abbassò gli occhi, non aveva il coraggio di vederla scappare via.
 
 
''Dov'è la Romanoff?''
Un agente si era fatto più vicino mentre lui ritornava dentro ad aiutare gli altri.
Clint si fermò un attimo.
''È andata via, doveva dare un ultima occhiata ai documenti di Bolchoiv.''
L' altro annuì distratto.
 
 
L'appartamento era silenzioso mentre senza dare nell' occhio rientrava in camera.
Si tolse subito il cappotto e la biancheria e si infilò sotto la doccia. Si sentiva sporca. La vergogna per ciò che era appena successo le pesava come un macigno sul petto.
 
Clint tornò all'appartamento alcune ore dopo, non sapendo se prevaleva in lui la paura o il sollievo di trovarla là. Non riusciva ancora a capacitarsi di ciò che era successo.
La sua mente girava per riuscire a capire da dove era iniziato tutto.
La casa era buia e silenziosa ma i segni della sua presenza erano chiari e in qualche maniera confortanti.
Cercò nelle altre stanze; il bagno era pieno di condensa, e in camera sua c' erano vestiti sparsi.
Si era fatta una doccia ed era uscita.
Si, ma dove?
Si sedette sopra il suo letto con la testa fra le mani.
Che fare?
Doveva aiutarla, anche se lei sicuramente non avrebbe voluto.
Semplicemente doveva. Il suo cuore glielo imponeva.
E forse stava capendo anche il perchè.
Anche se ormai era notte fonda, si rimise il cappotto e uscì nella fredda notte russa a cercarla.
Aveva bisogno di lui anche se ancora non lo sapeva.
 
 
Il bar era piccolo e assolutamente anonimo, l'ideale per una spia. E lei era là, nell'ultimo tavolo più appartato possibile. Clint si avvicinò, accorgendosi della bottiglia quasi vuota di vodka accanto a lei. Aveva un bicchiere mezzo pieno in mano e sembrava spendere tutta la sua attenzione a studiare il bicchiere per accorgersi di lui.
Le si sedette di fronte nel sedile e stettero in silenzio per qualche minuto mentre lei si ostinava ancora a non guardarlo negli occhi.
Clint abbassò gli occhi e fece un respiro profondo.
''Nat...ti prego guardami.''
Natasha lo ignorò per alcuni secondi finché si girò lentamente verso di lui, guardandolo imbronciata come una bambina a cui avevano tolto un giocattolo.
''Che ci fai tu qui?'' disse con la 'c' strascicata di chi aveva bevuto una bottiglia di vodka.
''Sempre a controllarmi! Ma a te nessuno a insegnato a non rompere le scatole, perché le mie si sono rotte molto tempo fa!''
Era ubriaca, realizzò Clint.
Fantastico, una Natasha lucida è già difficile da trattare, figurarsi una ubriaca.
Mentre si portava il resto del bicchiere alla bocca lui gli fermò il braccio.
L'occhiata che diede avrebbe potuto spaventare il demonio.
''Lasciami.'' lo guardò con sfida e con provocazione se lo tracannò tutto d'un fiato. Si stava per riempire l'altro bicchiere quando Clint le prese la bottiglia.
''Tasha, sei ubriaca! Non pensi di averne bevuto abbastanza? Ti posso assicurare che domani mattina ti sentirai uno schifo. Anzi dovremmo andare subito in ospedale per farti controllare...'' disse a voce più bassa.
''Ehi, non sono così ubriaca! Sto benissimo, non vedi??'' e provò ad alzarsi dalla sedia per ricadere malamente.
''Non sto parlando di questo e tu lo sai... Quello che è successo prima...con Bolchoiv. Dobbiamo farti controllare in infermeria.''
Clint la guardò negli occhi per cercare di capire come avrebbe reagito. Quello che successe dopo lo lasciò completamente senza parole.
Natasha scoppiò a ridere, sghignazzando come mai l'aveva vista fare, nemmeno quando fingeva.
''Ahahaha...tu hai pensato che lui....?? Ahhahah.... No, lui era ancora...era ancora all'inizio..lui...ci mette almeno un'ora per finire i preliminari...lui...non aveva ancora...''
Poi Clint si accorse che quelle che stavano uscendo ora non erano lacrime dal ridere.
Natasha poggiò la testa sulla mano e continuò a piangere singhiozzando.
Clint le si avvicinò cauto e la cinse in un abbraccio, non sapendo bene quale sarebbe stata la sua reazione.
Natasha, non oppose resistenza, anzi si lasciò cullare dolcemente da lui mentre gli bagnava tutto il maglione con le lacrime.
''Dimmelo Natasha, dimmi cos'è successo alla Red Room. Ti prego, voglio solo aiutarti.' Poggiò la guancia sui suoi capelli rossi e non poté fare a meno di notare che non erano mai stati così vicini, in tutti i sensi.
 
''Non...non riesco a salire le scale...'' disse Natasha con gli occhi semichiusi. Clint la sosteneva per la vite, come aveva fatto per tutto il tragitto al ritorno.
''Nessun problema.'' con un movimento fluido la prese in braccio.
Natasha sospirò poggiandosi al suo petto. La testa le stava scoppiando, eppure il suo profumo era così buono. Sapeva di... Non so che, così familiare che per un attimo pensò che ci si doveva sentire così a tornare a casa.
 
Salì fino al loro appartamento e si diresse direttamente in camera da letto.
Si sdraió ancora abbracciato a lei a letto, era stata una giornata a dir poco sconvolgente ed era stanco morto.
''Buonanotte Tasha...''
In risposta ebbe un mugugno indecifrabile.
Sorrise mentre la guardava. E in quell'attimo realizzò.
''Natasha...''
''Umh..?''
''Ti amo.''
Lei aprì gli occhi e lo guardò. Le labbra carnose leggermente socchiuse, Clint pensò che mai come in quel momento aveva desiderato baciarla.
Le si avvicinò lentamente e chiuse gli occhi quando finalmente le toccò. Erano ancora meglio di quanto si aspettasse.
 
 

PS RAGAZZEEEEEEEEEEEEEEEEEE avete visto già Thor 2??? Se sì fatevi sentire vorrei sapere le vostre impressioni e soprattutto cosa ne pensate del finale!! FATEMI SAPERE!! Ciao ciao

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Capitolo 22
*** Addio ***


Poi Natasha ritornò alla realtà.
E la realtà era che Clint le aveva detto le due parole più pericolose del mondo.
Ti amo.
E lo aveva baciato.
Mio Dio, l'aveva fatto davvero?
Poi era crollata, vinta dalla stanchezza.
E ora quella vocina che aveva abilmente scacciato ritornò prepotente nella sua testa, senza più alcol a offuscarla e ancora peggio mentre si trovava tra le sue braccia.
Era felice, tra le sue braccia.
Anche tu lo ami.
Lo hai sempre saputo, ma non avevi nemmeno il coraggio di ammetterlo con te stessa.
Lo ami.
E questa consapevolezza ti spezza il cuore perché sai che per te non ci può essere lieto fine.
Perché quello che tocchi rovini, e lui è troppo importante.
Si alzò cercando di divincolarsi dal braccio di Clint intorno alla sua vita senza svegliarlo.Aveva bisogno di una doccia.
Sì, una doccia.
E nel mentre avrebbe deciso sul da farsi.
 
Il rumore dell' acqua corrente lo svegliò di colpo, o forse la sensazione di vuoto accanto a sé.
Si girò stordito per cercarla. Quando si rese conto che era in bagno si passò una mano sugli occhi per fare andare via quegli ultimi brandelli di sonnolenza.
Si alzò.
Poi un pensiero lo fece fermare.
Glielo aveva detto veramente? L' aveva baciata sul serio?
Si leccò le labbra, il suo sapore indugiava ancora.
Un sorriso da ebete prese forma  sul suo viso quando si rese conto che non era stato un altro dei suoi sogni per cui sarebbe morto piuttosto che raccontarli.
Canticchiando una canzone, scese le scale e uscì a prendere qualcosa per la colazione.
 
 
Il profumo di caffè le fece brontolare lo stomaco mentre finiva di vestirsi. Aveva sentito Clint uscire e poi ritornare ma non avrebbe mai immaginato quello che si trovò davanti una volta entrata in cucina.
La penisola era piena, letteralmente di ciambelle.
Alzò lo sguardo su Clint, che la guardava con un sorriso imbarazzato e un espressione da colpevole talmente dolci che il suo cuore si incrinò un attimo, ciondolando sulla decisione che aveva preso.
''Buongiorno... non sapevo esattamente come ti piacessero allora ho preso tutti i gusti che avevano. C'è una caffetteria nell'isolato davvero ben fornita. E soprattutto con una commessa che parla inglese. Se non fosse stato per lei sarei ancora lì dentro. Comunque, ho preso pure il caffè. Macchiato. Come al solito.''
Natasha prese il bicchiere che le stava porgendo.
''Grazie, ma non dovevi preoccuparti. Io mi adatto a tutto.''
'' Beh, io no e dopo una missione la legge impone che ci si merita una super colazione con tutto ciò che piace.''
''E quale sarebbe questa legge?'' disse alzando un sopracciglio.
'' La mia ovviamente.'' rispose mentre addentava una ciambella al cioccolato.
Natasha alzò l' angolo della bocca, in un sorriso.
Bevve il suo caffè, e mangiò una ciambella con glassa al pistacchio.
Clint la osservava silenzioso, mentre pensava a una qualsiasi scusa per poter parlare di quello che era successo la sera precedente.
Lei si girò.
'' Perché mi guardi?''
'' Perché sei bellissima.''
Un altro sopracciglio alzato dall' altra parte.
''Ok, risposta pessima. Riprovo. Ehm... Perché non ti ho mai vista con i capelli alzati e un enorme felpona e nonostante tutto sei sexy?''
Natasha guardò un attimo l'espressione confusa e scoppiò a ridere, non una risata finta, come quelle che faceva quando doveva avvicinare un obiettivo, ma una risata vera, gutturale, bassa e calda che le illuminó gli occhi.
Lui ne rimase incantato.'' Non ti ho mai sentito ridere... Cioè ridere così.''
 
Ridere, sarò sorpreso poi a vederti ridere
Senza il bisogno di dover decidere per chi se non per me.
 
Natasha lo guardò stringendo le labbra.
Lui le si avvicinò e la baciò delicatamente, quasi a chiedere il permesso.
 
E tu baciami qui
Che l'ultimo sia e poi che senso avrà?
Tanto basta così.
 
Lei si allontanò, ancora con gli occhi chiusi.
Quando li riaprí, Clint era ancora troppo vicino
 
È che nella mia vita non pensavo di trovare mai più
Quello che nel giro di un' ora mi hai già dato tu.
Vuoi vedere che ti amo?
 
Non doveva... No. Si allontanò da lui.
''Clint, dobbiamo parlare. A proposito di ieri sera.''
Lo vide subito farsi attento.
''Natasha io...''
''No, ti prego fammi parlare.'' prese un respiro ''Quello che è successo ieri non sarebbe mai dovuto accadere. È stato un errore da parte di entrambi. Quindi.. Basta così. Finiamola qui e facciamo finta che non sia mai successo. Sono stata benissimo, ma il nostro rapporto deve rimanere al livello amicizia.''
L'espressione incredula di Clint, le incrinò il cuore.
'' No, Natasha quello quello che è successo ieri non è stato un errore. É stato giusto e...bellissimo. E se solo tu volessi potrei passare ogni notte della mia vita come questa.''
Le prese una mano, guardandola negli occhi.
''Natasha, io ti amo... E me ne sono accorto solo adesso, ma...''
Lei ritrasse la mano, come se quel tocco la facesse scottare.
''Se mi amassi veramente, capiresti che è meglio così. L'amore è per i bambini. E noi non siamo bambini. Siamo spie. Abbiamo delle regole. Non possiamo permetterci di essere così compromessi. Se le relazioni tra colleghi sono vietate un motivo ci sarà. E lo sai bene anche tu cosa dice il regolamento.''
''Al diavolo il regolamento, Nat. Non venire proprio tu a parlare di regole a me. Non abbiamo mai seguito quello stupido libretto. E poi le relazioni non sono espressamente vietate... Sono sconsigliate. E con te mi sono compromesso dal momento in cui ho deciso che non saresti morta.''
Natasha si girò verso la finestra, non riusciva a sopportare il suo sguardo.
Clint sospirò e abbassò la testa.
 ''Natasha per te sarei disposto a prendere tutti i provvedimenti disciplinari che Fury si possa inventare. Ma ti prego, dammi una possibilità.''
Natasha chiuse gli occhi prima di parlare.
''No.''
Un attimo di silenzio.
''Perché? Io.. Io ho bisogno di te... Perché ti amo. Non c'è nulla di complicato.'' lui al contrario di lei non riusciva a nascondere la voce incrinata.
Dovette attingere a tutte le sue riserve per non urlare Anche io e buttarsi tra le sue braccia per sentire ancora il suo profumo di casa. Invece strinse ancora di più le braccia intorno al corpo e fissò un punto non ben definito fuori.
''Io no.''
Sentì Clint avvicinarsi a lei a grandi passi. La fece girare verso di lui.
''Non ti credo. Non dopo quello che è successo ieri. Non dopo quello che hai detto.''
Natasha sentiva le sue difese crollare poco a poco.
'' Ero ubriaca.''
'' Se tutto quello che è successo ieri per te non è stato niente dimmelo di nuovo guardandomi negli occhi.''
Natasha lo guardò mordendosi forte il labbro. Inghiottì e con voce ancora più forte disse
''È stato un errore.''
Il volto di Clint la prese alla sprovvista. Il dolore, la delusione.
Doveva rimanere impassibile. Un piccolo vacillamento e tutto ciò per cui si era convinta sarebbe stato inutile.
Si allontanò da lei con espressione grave, si girò dandole le spalle.
''Torno al quartier generale. Mi farò riassegnare.''
Prese velocemente il suo borsone, si infilò il cappotto e si diresse verso la porta.
Lei non si era ancora mossa e come in un sogno lo stava vedendo andare via.
Le rivolse un ultimo sguardo prima di chiudere la porta.
''Ti auguro di essere felice Nat. Addio.''
'' Lo sto facendo per tutti e due. Un domani mi ringrazierai per questo.''
Clint la guardò negli occhi con un sorriso triste.
''No, Natasha.''
Appena la porta si richiuse, si accasciò al pavimento con la testa fra le mani.
 
E intanto farò a pugni contro il muro
Per riaverti ancora qui.
 
 
Ti amo troppo per questo ti lascio andare.
È meglio così.
Mi dispiace ma ti non meriti una persona come me.
Ho paura che diventi una cosa seria. E io non posso affrontare una cosa seria.
Non è colpa tua, sono io che ho dei problemi e rovino sempre tutto.
Tutto quello che tocco si sporca. E non voglio che anche tu faccia questa fine.
Chi mi sta troppo vicino finisce per scottarsi.
L' amore è libertà, quindi ti lascio libero.
Ho passato dei bellissimi momenti, ma non ho più nulla da offrirti. Niente per cui ti valga la pena di stare insieme a me. Non voglio farti soffrire. Davvero, è meglio così.
Non posso cambiare. So soltanto far soffrire.
Di solito ci si dice addio per un amore finito. Io ti dico addio perché il nostro non è mai iniziato
 
Senza di noi c'è la libertà.
 
 
 
Nda. Salve a tuttiiiiiiiii!!! Eccomi qua! Come state??? Spero che tutte voi stiate passando dei bellissimi giorni... Comunqueeee passiamo al capitolo... Scena per cui mi sono scervellata un pochino ( un mese) e alla fine è uscita sta cosa.. Non sono molto convinta, anzi diciamo per niente.
Le parti in corsivo sono frasi di alcune canzoni che sentendole mi sono venuti istintivamente in mente loro… Basta così di Giuliano Sangiorgi ft. Elisa e Vuoi vedere che ti amo di Gianluca Grignai ft. L’Aura…. La parte finale scritta in grassetto e corsivo sono  pensieri di Natasha subito dopo… sapete quando capita che vi vengono in mente tante frasi sconclusionate perché non riuscite a formulare un pensiero decente?? Ecco la stessa cosa… che dire.. spero di pubblicare il resto il più presto possibile.
Saluti a tutti!!
 

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Capitolo 23
*** Ricordi dolorosi ***


Clint le aveva inchiodato addosso uno sguardo comprensivo che non recava traccia di pietà ma tutta la considerazione che può avere un vecchio amico. O qualcosa di più.
Lei aveva calmato i singhiozzi, riprendendo a respirare normalmente.
''La mia prima vera missione l'ho avuta a 10 anni.'' cominciò, guardando al di là della sua spalla per cercare di conservare un brandello di qualcosa che almeno assomigliasse alla dignità. ''Ivan Vasilyen...''
Clint annuì, lo conosceva, aveva letto il suo rapporto, era il capo della Red Room.
''Dovevo rubare alcuni documenti di un mafioso russo, era la prima volta che ero da sola a Mosca. Feci in fretta e poi...ero una bambina, non avevo mai visto la Piazza Rossa. Mi misi a girare per vedere il Cremlino, la Cattedrale di San Basilio, la Galleria di Tret'jakov... Quando ritornai alla base era tardi. Ivan mi disse che avevo svolto la missione perfettamente, ma che avevo perso troppo tempo a tornare. Io mi scusai, gli dissi il motivo per cui avevo ritardato, ma non volle ascoltare.''
Natasha fece una pausa e fece un respiro profondo. Clint le strinse la mano. 
Lo guardò con gratitudine e ricominciò.
''All'epoca Dimitri era, insieme a suo fratello ,il braccio destro di Ivan. Addrestravano noi ragazze in tutto ciò che poteva esserci 'utile'. Ci raggiunse e mi portarono in una stanza. C'era un tavolo e mi disse di sedermi. Lo feci, non volevo dispiacerlo di nuovo. Non mi allarmai nemmeno quando mi legò le braccia dietro la schiena. Capitava che lo facesse per addestrarci. Poi si mise seduto in un angolo. Ero così stupida, mi sentivo più sicura perché lui era là. Ma quando Dimitri mi abbassò i jeans lui non fece niente. Non fece niente nemmeno quando lui si abbassò i pantaloni. E non fece niente nemmeno dopo. Rimase lì a guardare mentre venivo violentata.''
Clint era rimasto di ghiaccio, al contrario delle violente emozioni che invece sentiva. 
Natasha fece una risata, un suono cupo che sperò di non dover sentire piu. ''Lo consideravo la cosa più simile a un padre allora. Mi aveva allevato, mi aveva cresciuta. Per tutto il tempo che Dimitri...fece i suoi comodi, io piansi, implorandolo di farlo smettere. Mi faceva male. Quando finalmente finì, mi lasciarono là, distesa sul tavolo. Rimasi lì,  aspettando di morire o qualcuno che mi venisse a cancellare la memoria. Passarono due ore, due lunghissime ore, ma nessuno venne. Avrei dovuto portarmi quei ricordi per tutta la vita. Era questa la mia punizione. Quando lo realizzai mi alzai i jeans e mi trascinai nella mia camera. Mi sentivo sporca. Ma non mi fu permesso di lavarmi fino al giorno successivo. Mi rannicchiai in un angolo del letto e chiusi gli occhi sperando di non svegliarmi mai più.''
Clint la strinse più forte a sé. La rabbia lo accecava. Non avrebbe mai più permesso che succedesse qualcosa del genere. 
Mai più.
''Non ho mai più commesso errori, eppure Ivan mi diceva che potevo fare sempre meglio, che non avevo dato il mio massimo.''
Natasha aveva ancora lo sguardo perso nel vuoto.
''...e ogni volta la punizione era sempre la stessa. E lui era sempre lì, seduto in quell' angolo..''
Clint non resistette più. Si costrinse a parlare nonostante la rabbia nel petto e il nodo in gola che gli aveva creato.
''Per quanto Nat? Per quanto tempo è andata avanti così.''
Natasha fece un sorriso tirato. ''Fino a quando avevo 15 anni. Quel giorno Ivan era troppo occupato per sedersi a guardare. Sapevo che era la mia unica chance di scappare. Riuscì a stordire Dimitri giusto il tempo necessario. Da allora mi misi in proprio. Il resto tu lo sai.''
Clint annuì leggermente, mentre la sentiva rilassarsi sul suo petto. Si girò per poterla guardare meglio. Le mise una mano intorno il viso e con il pollice iniziò a sfiorarle la linea della mandibola.
''Mi dispiace, mi dispiace tantissimo...'' sussurrò.
Natasha gli sorrise dolcemente. '' Non voglio la tua pietà Clint... Volevo solo che tu capissi.''
''Non provo pietà per te, non potrei mai. Ma non sopporto che tu abbia dovuto soffrire per tutti quegli anni.'' la guardò intensamente negli occhi.
Sorrise incerta mentre la confusione dell' alcol iniziava a farsi sentire.
Clint si riscosse. ''Andiamo a casa...''



NDA..sono tornata presto :-) appena scritto (l' ho già detto  l'ispirazione và alla grande per ora)capitolo breve ma di fondamentale importanza. Storia ispirata da una ff del sito inglese. Spero che sia piaciuto per quanto tratti una tematica delicata... mi dispiace se posso aver urtato la sensibilità di qualcuno... come sempre spero che qualcuno mi faccia sapere le sue opinioni... una recensione, anche piccola, anche per dirmi che è meglio se mi do all' ippica! XD PLEASEE

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Capitolo 24
*** Costante ***


Clint si diresse a passi meccanici verso la base. La mente turbinava senza riuscire a capire che cosa aveva sbagliato, cosa era successo.
Lei era l'unica che lo conoscesse veramente, lei era l'unica che conosceva.
Da quando c' era lei si era fermato dal suo continuo scappare, si era concesso una lunga, vera sosta. Una sosta, senza pensare, senza farsi tanti problemi, ed era stato così naturale che... Che ora non riusciva a pensare che fosse finita. Lei... Lo aveva visto. Si, ne era assolutamente sicuro. Non era stata sincera. Quelle parole non erano vere.
Non potevano esserle.
Il suo sguardo la tradiva.
Ed era arrabbiato. Sì, arrabbiato con lei.
Perché non le permetteva di entrare nel suo cuore?
Quello che lei chiamava errore era la cosa che più comunemente le persone normali chiamavano amore. Perché doveva essere così difficile?
Coulson si accorse subito che c' era qualcosa che non andava dal momento in cui Clint  entrò e gli chiese di poter partire con un certo anticipo rispetto agli altri.
Non l'aveva visto così cupo dai tempi in cui lo aveva reclutato dal circo in cui lavorava. Certo non era mai stato Mr. Allegria, ma c' era qualcosa di strano.
E poi dov' era Natasha?
Erano inseparabili da quando erano diventati partner.
Lo avvicinò mentre si stava prendendo un caffè nella macchinetta.
''Ehi Barton...Dov'è la Romanoff?''
Clint smise di mescolare e rimane a guardare il bicchierino come se avesse potuto ottenere la risposta così.
'' Non lo so. Credo che arriverà più tardi.''
Il tono di voce lo tradì.
Phil lo fermò per la spalla.
''Ehi Barton, tutto apposto? Sai che se è successo qualcosa devi riferirmi. Natasha sta bene?''
Clint si scrollò la mano dalla spalla delicatamente.
'' Sì.. Credo..'''' Cosa è successo?''
'' Niente, assolutamente niente.'' disse un po' alterato. ''...è questo il problema..'' aggiunse a voce più bassa ritornando a guardare il suo bicchierino. Phil lo guardò stranito.
''E tu? Tu stai bene?''
'' Certo, certo, tutto apposto. Sono solo un po' stanco.''
Phil lo lasciò andare e lo guardò mentre a testa bassa si dirigeva all' uscita. 

Una testa rossa lo bloccò in un abbraccio inaspettato.
''Alexis!''
La ragazza gli sorrise a trentadue denti.
'' Clint! Grazie! Tu salvato me!''Clint le sorrise e le scompigliò i capelli.
''Beh, te l'avevo promesso, e io mantengo le mie promesse. Ora cosa farai?''
L'agente May uscì dal corridoio.
'' Non abbiamo trovato parenti ancora in vita. La porteremo con noi e la affideremo a una casa famiglia. Qui non ha un futuro. Gli uomini di Bolchoiv potrebbero cercare vendetta.''
Clint si allontanò dalla ragazzina.
''Agente May..''
''Agente Barton...''
L' uomo ritornò a guardare Alexis che lo guardava emozionata, contenendo a stento l'emozione.
'' Grande notizia! Sono felice per te.. Ora devi imparare bene l'inglese e magari tu potresti insegnarmi qualcosa in russo...''
''Certo, ma dove è Natasha? Io voglio ringraziare...''
Il sorriso di Clint si spense veloce come era apparso.
''Beh, io ora devo andare. Ci vediamo alla base allora...''
Con un cenno della testa salutò anche Melinda, che rimase a guardarlo insieme a una confusa Alexis.
'' Vieni, andiamo fra qualche ora  l'Helicarrer ci verrà a prendere, meglio che inizi a prepararti.''
Clint si mise a guardare fuori dalle finestre dell'aereoporto mentre aspettava l'imbarco. Non poteva far finire tutto così. Le doveva parlare. In qualche maniera. Una chiamata? Guardò il cellulare.
No, lei non le avrebbe risposto.
Un incontro era fuori questione nel modo più assoluto.
Lo sguardo gli cadde su un signore che usciva da un negozietto dell'aereoporto con in mano buste e francobolli.
E se...
In fondo peggio di così non poteva andare.
Non voleva pensare a quello che gli aveva detto. Si concentrò su i momenti meravigliosi  che gli aveva regalato, e sperò che perdendo l'opportunità di vederla di persona per un' ultima volta, sarebbe rimasta per sempre.
Prese carta e penna e iniziò a scrivere.

Natasha camminava lentamente fra le strade affollate di Manhattan, incurante di chi le passasse vicino. Perché quel peso al cuore non se ne andava? Perché continuava a pensare a quei baci che si erano scambiati, alla sua mano che le carezzava il viso, come se aspettando con un sorriso triste le avrebbero potuto ridare la sua pace? La sua salvezza. Si, era irrimediabilmente compromessa, un punto di non ritorno nel quale si era gettata solo un attimo, giusto il tempo di assaporarlo, per un attimo eterno per poi ripiombare nell' oscurità.
Nella mancanza di Clint. Sull'Helicarrer molti erano stati gli sguardi straniti quando Coulson aveva detto che Barton era già partito con quasi un giorno di anticipo rispetto alla squadra. Natasha si morse la lingua pur di non chiedere dove fosse andato. Per un attimo le venne in mente di chiamarlo. Una breve telefonata per assicurarsi che stesse bene. Ma subito la pateticità della cosa la fece desistere. Si era limitata a chiudersi nella sua stanza e a sfogarsi in palestra con una povera recluta che dovette subire l'ira repressa della Vedova Nera. All'uscita era stata intercettata da Coulson.''Romanoff?..''
Lei si era girata nell' espressione più neutrale possibile.
''Sì?''Vide Phil esitare per un nanosecondo.
''Tutto bene?... Ti vedo un po'...''
'' Sono solo stanca.'' tagliò corto lei.
Phil sorrise stretto. ''Certo. Vai a riposare allora.. Fra un paio d'ore atterriamo.''

Natasha salì a passi lenti e strascicati gli ultimi scalini che la dividevano dal suo appartamento. Si era fatta lasciare da un taxi due strade prima, aveva fatto un po' di spesa e aveva preso qualcosa da mangiare velocemente in un take away. Erano sei mesi che non aveva una pausa abbastanza lunga tra una missione e l'altra da permetterle di andare a casa. Prese le chiavi ed entrò. Un sacco di posta per terra per poco non la fece inciampare. Imprecando la spinse in un angolo con il piede e ci buttò sopra il borsone.
Non si accorse della lettera con il francobollo russo arrivata con posta prioritaria quella mattina.

Si sdraiò sul divano chiudendo gli occhi. Aveva mangiato e pulito a fondo casa. Finché aveva le mani impegnate riusciva a non pensare. Il problema era che erano le sei del pomeriggio e lei aveva esaurito le cose da fare. E mancava ancora molto prima di andare a dormire. Troppo tempo. Lo sguardo le scivolò verso l'ingresso. Il borsone. Doveva ancora disfarlo! Con rinnovata energia di alzò e lo prese, rivelando le buste. Si piegò a raccoglierle.
Pubblicità, bolletta, bolletta, pubblicità....all'improvviso si bloccò a mezz'aria con la bocca aperta mentre vedeva la calligrafia e l'indirizzo. Lasciò cadere le altre lettere e il borsone mentre con mani tremanti e con il respiro mozzato apriva la lettera.

Natasha, questa lettera dovrebbe arrivarti domani se le poste sono veloci come dicono. Lo so, una lettera non è quello che ti saresti aspettata. E in effetti non so nemmeno come mi è venuta questa idea. Forse scrivendo ho più coraggio per riuscire a dire quello che voglio. È quello che voglio dirti è che quando sto con te, anche quando stiamo in silenzio, provo di tutto. E mi chiedo, senza capire bene, quello che senti tu. A volte mi sembra di essere ricambiato. Mi confondi, perché non riesco a capirti. Per questo mi sono sempre accontentato di quel poco che mi davi, per non rovinare tutto. Fino a ieri sera. Mi dispiace, non avrei dovuto. Ma non ce l'ho fatta più.
Non sono un santo e tu lo sai meglio di me, conosci la mia storia e sai che non sempre ho fatto scelte sagge nella mia vita. Ma sono pronto a dimostrarti che c'è altro e vorrei tanto regalarti tutto ciò che di meglio mi porto dentro e cancellare il resto, i miei, i tuoi errori. Ma tu sei fredda e ti circondi di barriere che non mi permetti di superare. Mi hai detto che vuoi rimanere al livello amicizia. So che ti sembrerà scontato, ma so che da amici non potrebbe funzionare. Gli amici si perdonano. Mentre a te ti amo. Quando provi un' attrazione così forte da non riuscire più a pensare a niente quando sei vicina, tranne a quanto sei speciale. E a come mi fai sentire quando vedo che stai bene. Con te accanto posso rinunciare a tutto. Tanto tutto senza te vicino è niente.
Ti prego, se quello che ho letto nei tuoi occhi era tutto falso e sono sicuro che non è così, dimmelo. Incontriamoci alla base alle 17.45. Se invece il tuo pensiero non è cambiato, una tua parola per chiedermi di sparire, di dimenticare, mi farà tacere per sempre.
Possiamo ricominciare da capo, tu ed io. Possiamo cambiare insieme in meglio, se solo tu lo volessi.
Ti amo.                   
                                                                                                    Clint
La lettera non era nemmeno arrivata a terra che Natasha stava correndo giù per le scale.

Clint guardò per la centesima volta l'orologio. Le 18.30. Fece un lungo sospiro e ricacciò indietro quella voglia matta che aveva di urlare. Si alzò dalla sala d'aspetto della base. Il suo volo sarebbe partito tra venti minuti. Non era per una missione, il direttore Fury gli aveva dato alcune settimane libere e lui aveva scelto di cambiare aria possibilmente in un posto al caldo. Aveva sperato fino all'ultimo, ma ormai il messaggio era chiaro. Non ci sarebbe mai stato un noi.
Si mise il borsone in spalla e si diresse verso l' uscita.

Natasha smise di correre nei momento in cui entrò alla base e si rese conto della pazzia che stava facendo. Senza farsi notare entrò in una stanza in cui non c'era nessuno e si appiattì control il muro respirando profondamente. Lo avrebbe fatto veramente? Il suo cuore urlava di lasciarsi andare a quel primo sentimento che provava dopo tanti anni e che la rendeva così felice. La sua mente le diceva che non sarebbe mai potuto accadere, perché lei sarebbe sempre stata quella che era e il suo passato l'avrebbe seguita ovunque fosse andata, qualsiasi cosa avrebbe fatto.
'' Non posso, non posso. Non si cambia. Non io.'' mugulò ad occhi chiusi.
''Quando diciamo cose tipo '' Le persone non cambiano'', facciamo impazzire gli scienziati, perché il cambiare è letteralmente l' unica costante di tutta la scienza.'' la voce di Coulson la fece sobbalzare. ''L'energia, la materia, cambiano continuamente, si trasformano, si fondono, crescono, muoiono. È il fatto che le persone cerchino di non cambiare che è innaturale, il modo in cui ci aggrappiamo alle cose come erano invece di lasciarle essere ciò che sono, il modo in cui ci aggrappiamo ai vecchi ricordi invece di farcene dei nuovi, il modo in cui insistiamo nel credere, malgrado tutte le indicazioni scientifiche, che nella vita tutto sia per sempre. Il cambiamento è costante. Come viviamo il cambiamento, questo dipende da noi. Possiamo sentirlo come una morte o possiamo sentirlo come una seconda occasione di vita. Se apriamo le dita, se allentiamo la presa e lasciamo che ci trasporti, possiamo sentirlo come adrenalina pura, come se in ogni momento potessimo avere un' altra occasione di vita, come se in ogni momento potessimo nascere ancora una volta.'' 
Natasha lo guardò basita.
''Che c'è? Leggo molto.'' disse facendo spallucce e sorridendo.
''Non ti negare questa opportunità di essere felice, Natasha.''
Lei sorrise. '' Grazie.'' e scappò via verso la sala d' attesa.

Nda. Salve a tutti!! Come state?? Spero bene! Io ancora mi devono riprendere dalle ultime tre puntate di Agents of S.H.I.E.L.D! XD Comunque bando alle ciance... Passiamo al capitolo... Molto profondo che spero vi sia piaciuto. La lettera di Clint è tratta dalla canzone Tutto non è niente dei Modà... Fantastici. La battuta sul cambiamento di Phil è tratta da un episodio di Gray's Anatomy, non mi chiedete chi come o quando perché non lo so, però mi piaceva un sacco. Ho voluto inserire la May ( che tra parentesi odio) perché era l' unica che mi veniva in mente da inserire e perché penso in seguito di inserire qualche riferimento alla serie. Grazie a chi segue, legge e recensisce. Mi farebbe molto piacere sapere cosa ne pensate! :-)

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Capitolo 25
*** Cioccolata a mezzanotte ***


 
Vuota. Completamente vuota. Guardò l'orologio. Le 18.45.
Il suo cuore, così vivo fino a qualche minuto prima, era diventato una pietra fredda e immobile dentro al suo petto.
In ritardo. Lo aveva perso, perché era in ritardo.
Come una vita fa, tutte le colpe di una bambina in ritardo tornarono a pesarle opprimenti.
Rimase ferma immobile ad osservare quelle poltrone vuote.
Si costrinse a respirare, mentre sentiva la gola farsi sempre più stretta.
Avrebbe voluto urlare, avrebbe voluto spaccare tutto. Ma si costrinse a stare immobile.
Uscì fuori richiudendo la porta alle sue spalle.
Era stata una pazzia. Un' assurda e infantile pazzia.
Chiuse gli occhi quell' attimo necessario per riprendersi e fare finta di niente.
Fare finta che l' unica persona che avesse mai amato non fosse uscito per sempre dalla sua vita.
Riprese a camminare per i corridoi bianchi e asettici, non curandosi di nessuno, anche perché il suo sguardo glaciale scoraggiava chiunque volesse anche solo avvicinarla.
''Natasha!! Aspetta, Natasha!''
Una vocina in russo fu l'unica cosa che la potesse far girare senza uccidere nessuno.
Alexis si avvicinò correndo con un sorriso così sincero, che per un attimo Natasha si rese conto che il mondo stava continuando a girare.
Si costrinse a sorridere mentre la ragazzina si avvicinava a lei mantenendosi però a distanza.
''Alexis... Come stai?'' cercò di controllare la propria voce.
'' Bene, il viaggio è stato fantastico, non avevo mai preso qualcosa che volasse...''
'' Ho saputo che andrai in una casa famiglia... Sono felice per te.''
'' Natasha.. Io ti volevo ringraziare. Quello che tu e l' agente Barton avete fatto per me e per tutte noi… non ci sono parole per ringraziarvi. Clint è stato fantastico! Lui mi ha aiutata quando avrebbe potuto semplicemente approfittarne... È stato meraviglioso. Ovviamente anche tu sei stata fantastica...e.. Beh, insomma, grazie.''
'' Non mi devi ringraziare... Abbiamo fatto solo il nostro dovere.''
'' Sì, ma ti ringrazio lo stesso. Potrò avere un futuro qui. Da grande voglio diventare come te. Una donna forte che difende i deboli!''
Lo sguardo di pura ammirazione che le rivolse le fece stendere le labbra in un sorriso appena più sincero.
'' Ci sono molti modi di diventare una donna forte che difende i deboli senza dover diventare come me. Credimi non è una bella cosa essere come me.'' la sua voce divenne un sussurro.
Vide la ragazza abbassare un attimo gli occhi.
'' Va tutto bene?''
'' Sì, solo che...'' esitò un attimo ''...ho un po' di paura. E se nessuno mi volesse? Se non riuscissi a fare quello che voglio? Non ho nessuno.. Non..'' la voce le tremò e per un momento Natasha si rivide in lei. Una ragazzina spaventata, sola, con un mondo da combattere. Presa da un impulso inspiegabile le si avvicinò e la abbracciò.
''Sshh.. Sta tranquilla... Sono sicura che conquisterai tutti. E poi non sarai mai sola. Se un giorno dovessi aver bisogno sappi che saremo sempre qui. Combatti per i tuoi sogni e non lasciare mai che nessun' altro possa distruggerli,  come hanno fatto a me..'' disse a voce più bassa.
Alexis la strinse un po' più forte.
''Grazie....''
Rimasero così per qualche secondo, finché si staccarono, entrambe con gli occhi lucidi. Natasha fu la prima a rompere il silenzio.
'' Quando andrai?''
''L'agente May mi accompagna domani mattina.''
''Beh, allora ci vediamo.''
'' Sì..'' la ragazza sorrise e si allontanò.
Natasha la guardò un attimo prima di girarsi per continuare ad affrontare la sua vita fallimentare.
 
Clint gettò con foga la valigia in un angolo della sua stanza, imprecando in tutte le lingue che conosceva - troppo poche per la rabbia che aveva in corpo-. Si lasciò cadere sul letto, passandosi una mano sul viso. Sembrava che niente nella sua vita potesse andare bene.
Niente.
Persino il volo che lo avrebbe potuto portare lontano da quella dannata città era stato annullato per guasti tecnici. Ovviamente dopo averlo fatto aspettare per due ore in aeroporto. Il prossimo sarebbe partito solo la mattina dopo.
Il destino si stava prendendo gioco di lui?
Ne era certo.
Aveva bisogno di bere. Qualsiasi cosa pur di non pensare, per offuscarsi la mente.
Si alzò, dirigendosi verso la mensa, nell' angolo più nascosto conosciuto solo dagli agenti di livello sette in su, dove veniva nascosta la 'roba forte'. Ormai erano le dieci e la base, di solito piena di agenti nei loro impeccabili completi neri, era piacevolmente deserta. Ma quando arrivò la luce era già accesa. Incuriosito, si avvicinò alla porta senza farsi sentire, per scoprire chi fosse il suo compagno di scorribande notturne.
Trovò una affaccendata Alexis che cercava tra gli scaffali e le mensole.
Si poggiò allo stipite della porta, incrociando le braccia e non potendo fare a meno di sorridere mentre la ragazza sbuffava e si metteva le braccia sui fianchi.
'' Non è un po' troppo tardi per essere ancora sveglia?''
La ragazza sussultò spaventata portandosi una mano al petto.
''Clint!''
''Scusa, non ti volevo spaventare...'' si staccò dalla porta e le si avvicinò.'' Che stavi cercando?'' continuò, indicando con un cenno la credenza aperta.
Alexis sorrise imbarazzata.
''Cioccolata... calda. Tu sapere dove è?''
''Um.. Cioccolata, cioccolata... Credo che debba essere...''
Andò verso lo scaffale più alto tirando fuori una scatolina blu.
''Eccola! Il latte?''
''È qui! Io fare pure per te..!'' e si mise a trafficare tra bollitori e fornelli.
''Veramente io...'' Clint cercò di ribattere.
Alexis si voltò e gli sorrise.
''Va bene, preparane due.''
 
Dieci minuti dopo erano seduti fianco a fianco sul bancone a bere una cioccolata calda. Erano passati secoli da quando l'aveva mangiata, non aveva mai tempo.
''Mia mamma preparava sempre me, quando io stanca o triste.'' disse la ragazza mentre si avvicinava la tazza bianca alle labbra, rompendo il silenzio.
Clint la guardò, giocherellando con il manico.
''Sei triste?''
Lei fissò il bordo della sua tazza.
'' No. Solo preoccupata.''
''È normale... Stai per iniziare un' altra vita. Anche a me è successo, sentirmi così, sai anche io ho chiuso una volta la mia vita per ricominciare tutto da capo. È dura, ma sono sicura che ce la farai. Sei una ragazza coraggiosa. Ho fiducia in te.''
Alexis lo guardò sorridendo.
'' Grazie... Io spero..''
''E poi... Sta tranquilla. Qualsiasi cosa avessi bisogno puoi contare su di me.''
Lei rise. ''È stessa cosa detto me Natasha.''
''L'hai incontrata sull' Helicarrer?'' cercò di mantenere il tono il più neutrale possibile, mentre prendeva un altro sorso della bevanda.
'' Sì, ma oggi detto me questo. Combatti per tuoi sogni. È stata forte.''
Il cuore di Clint perse un battito. Si avvicinò alla ragazza.
''È stata qui? Oggi Natasha è stata qui?''
Alexis lo guardò confusa.
'' Sì, era uscita da stanza in fondo…'' indicando la sala d'aspetto '' …era triste, ma con me stata gentile. Lei abbracciato me.''
''Alexis, ascoltami, è molto, molto importante. Che ore erano?''
'' Quasi sette. Perché?''
Clint era già in piedi e si stava mettendo il giubbotto.
'' Grazie, grazie Alexis.'' con un sorriso radioso le diede un bacio sulla fronte prima di allontanarsi correndo.
Lei rimase interdetta con la bocca aperta.
''Prego...''
 
Salì gli scalini a tre a tre, l'ascensore era troppo lento, come lo era stato il taxis che lo aveva portato lì. Se solo il tassista avesse saputo chi stava portando, non avrebbe fatto tanto il gradasso. Ma non gli importava.
Doveva andare subito da lei. Era venuta. Lei era venuta. Era venuta!
Potevano ricominciare, un'altra volta, una nuova vita.
Insieme.
 
Arrivò davanti al portoncino, col fiatone. Guardò l' orologio al polso. Erano le dieci e mezza. Forse era tardi, forse non c' era. Forse era semplicemente una pazzia. Forse avrebbe dovuto andarsene e lasciare le cose come stavano.
Bussò con decisione e rimase ad aspettare senza respirare.
Passò un minuto, senza che sentisse nulla, nemmeno il minimo rumore.
Poi finalmente uno schiocco della serratura, e vide la porta aprirsi.
E lei era lì, con i capelli spettinati in una coda di cavallo fatta alla bell'e meglio, una camiciona a quadri e i pantaloni della tuta, e gli sorrideva, come se non sapesse bene come si fa. Poteva leggere la sorpresa nei suoi occhi...lucidi?
Si schiarì la voce per rompere il silenzio.
''Ehi...''
'' Ciao... Non sei... Non sei più partito?''
'' No... Il volo ha subito un ritardo... Dubito che partirò fra breve..''
''Vuoi entrare?'' quel sorriso ancora a fior di labbra.
'' Mi piacerebbe molto...''
Natasha lo prese per il bavero della giacca e lo baciò con disperazione, trascinandoselo dentro l'appartamento e chiudendo la porta dietro di sé
 
 
Nda. Allora ragazze, sono riuscita a mettere le immagini…!!! Mi sento una genia!! Andate a vedere gli altri capitoli con le immagini nuove!! speriamo bene! Questa gif mi ha ispirato questo ultimo capitolo della serie flashback… Piccole annotazioni… ovviamente i dialoghi tra Alexis e Natasha sarebbero in russo, ma per comodità vostra e mia, li ho tradotti simultaneamente. XD Non pensavo che questa ragazzina avrebbe avuto un ruolo così importante per la storia, spero di non averla fatta troppo inverosimile, mantenendomi in una parvenza di IC! Comunque dal prossimo capitolo riprenderemo la storia da dove l’avevamo  lasciata, cioè Clint che ha incontrato il fratello di Dimitri, pieno di cattive intenzioni, e Natasha che ha rincontrato Phil e ora deve riprendere la sua vita. Grazie mille alle persone fantastiche che hanno recensito l’ultimo capitolo e vi invito con tutto il cuore a dirmi cosa ne pensate anche di questo capitolo…. Hope you enjoy!! J

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Capitolo 26
*** E'difficile ***


Natasha entrò nel suo appartamento alla Stark Tower seguita da un Phil più silenzioso del solito. Il tubino nero, i tacchi, il cappotto, tutto sembrava la volesse soffocare. Si diresse senza tante cerimonie in camera da letto per spogliarsi, mentre Coulson si sistemava in salotto. Si chiuse le porta alle sue spalle e chiuse gli occhi.
Anche questa era passata. Doveva solo resistere... Doveva solo resistere per tutta la vita.
Non pianse, per quella giornata aveva esaurito tutte le lacrime.
Doveva guardare al futuro, a quella che sarebbe stata la sua vita, al suo bambino.
Non avrebbe passato il resto dei suoi giorni a piangere per chi non c' era più.
Aveva delle altre priorità, aveva persone che avevano bisogno di lei, aveva suo figlio.
Si spogliò e si mise comoda, togliendo i tacchi con i piedi e buttando quelle scomode torture in un angolo della stanza. Andò nel bagno e faticò a riconoscersi allo specchio, in quella figura pallida ed emaciata, con le occhiaie nere e gli occhi rossi. Si sciacquò la faccia per cercare di cancellare i segni delle ultime dodici ore, con scarsi risultati. Ritornò di là, trovando Phil in cucina a preparare del the.
''Credo che ne abbiamo bisogno tutti e due...''disse lui quando si accorse che lo stava fissando. ''Oppure hai voglia di qualcosa in particolare?''
'' No, no.. Il the è perfetto...'' rispose, mentre si andava ad accoccolare sul divano.
Phil si avvicinò al divano con le due tazze fumanti in mano.
''In effetti non mi pare che tu abbia avuto molte voglie ultimamente...''disse squadrandola critico mentre le porgeva la tazza fumante.
Natasha non resse lo sguardo d'accusa e abbassò gli occhi.
'' Non sono stata molto bene...ultimamente.'' rimarcò sull'ultima parola.
'' Non essere sciocca Natasha, non puoi lasciarti andare così. Non puoi. Per lui. Per loro.'' Guardò eloquentemente la sua piccola pancia, invisibile sotto la felpa. D'istinto si poggiò una mano sul ventre con fare protettivo.
'' Non mi sto lasciando andare. Ti giuro che sto facendo tutto il possibile, veramente. Ma è difficile, maledettamente difficile.... Svegliarsi la mattina aspettando di trovarmelo accanto e invece scoprire un letto vuoto. E vorrei starmene tutto il giorno lì ad illudermi che se riprovo ad aprire gli occhi lo ritroverò, e invece non posso perché devo andare ,correndo, verso il bagno a vomitare quello che non sono riuscita a finire di mangiare il giorno prima! E rendermi conto ogni maledettissimo giorno, che sto per affrontare da sola qualcosa molto più grande di me, per cui non sono pronta,  non sono adatta, in cui so già che fallirò, e allo stesso tempo volere riuscirci con tutta me stessa, desiderare che mio figlio possa non odiarmi un giorno, quando sarà grande... Quindi non dire a me di non lasciarmi andare Phil, perché ci sto provando, d'accordo?? Ci sto provando!''
Natasha si accasciò come se lo sfogo l'avesse privata delle sue ultime forze. Si rannicchiò con le gambe strette al petto, cullandosi come se fosse una bambina
Phil rimase in silenzio incapace di controbattere.
Prese un respiro e rilassò i muscoli tesi delle spalle.'' Non ce la faccio Phil, non ce la faccio. Come riuscirò a...a sopportare tutto questo?''
Lui la guardò triste.
''Come? Non c'è un come. Puoi solo riuscire a vivere giorno per giorno. È ogni giorno sarebbe una vincita.''
Lei fece un ultimo sospiro prima di riuscire ad alzare gli occhi dal suo thè.
''Basta parlare di me. Tu piuttosto. Tu eri morto. Penso che tu abbia molte più cose di me da raccontare.''
Phil accavallò le gambe.
''Beh in effetti sì, ero morto. Il mio cuore ha smesso di battere per quaranta secondi. Fortuna che i paramedici sono arrivati subito. E poi il direttore è stato così gentile da mandarmi in vacanza per tutto il tempo della riabilitazione.''
''Dove sei stato?''
''Tahiti. È un posto magico.'' disse lui con un luccichio negli occhi.
''E bravo Fury... e mentre noi eravamo distrutti dalla tua perdita tu eri seduto su una spiaggia a prenderti il sole...davvero notevole.''
'' Alla fine sono i risultati quelli importanti. E devo dire che avete fatto un ottimo lavoro a New York. Non pensavo teneste così tanto a me.''
'' Già... È stato un ottimo stimolo. Non avevo mai visto Stark così motivato per qualcosa che non fosse se stesso o Pepper.''
''L'ho visto.. Wow mi ritengo onorato....'' cercò di ridere e fu incoraggiato dalla vista di un piccolo sorriso sulle labbra di Natasha.
''Ora cosa farai?''
'' Ho in mente un piccolo progetto…beh a dire la verità qualcosa di abbastanza grosso. Una squadra tutta mia, una squadra un po'... particolare, composta da elementi personalmente scelti da me. Questa mia 'morte' mi ha fatto riflettere sulla mia vita. Voglio riprovare a costruire alcuni rapporti che pensavo di non poter avere più. Cercare di salvare il salvabile prima che sia troppo tardi.''
Un lampo di incomprensione saettò nello sguardo di Natasha, prima di essere sostituito da una vaga rassegnazione.
''Spero per te che almeno tu ci riesca. Sai bene che per qualsiasi cosa puoi contare su di me. Sempre se sarò in grado di farlo...'' disse alludendo al suo stato.
Phil sorrise gentile. ''Grazie, ti terrò in considerazione.''
Guardò l' orologio al polso.
''Beh, meglio che vada, devo andare a svuotare ancora il mio ufficio e...''
Si interruppe a metà frase come colpito da un pensiero improvviso.
''E cosa?...''
Si risvegliò ma come se stesse cercando di ricordare qualcosa, un dettaglio importante.
Poi scosse la testa. '' Niente, niente... Pensavo solo che nel mio ufficio ci sono molte cose che dovrei controllare...''
Lei annuì poco convinta.
''Allora vado... Verrò a trovarti... A trovarvi..'' disse con un sorriso.
''Grazie Phil...'' lei ricambiò mesta il sorriso.
Un ultimo cenno di saluto prima che le porte dell'ascensore si chiudessero dietro a lui.
Coulson prese il cellulare dalla tasca e velocemente compose il numero.
Come aveva fatto a non pensarci  prima?
Come se la sua testa non avesse avuto la concentrazione necessaria per ricordare.
Ultimamente, beh, da quando era 'ritornato', faceva fatica a ricordare alcune cose, che poi ritornavano all'improvviso nei momenti più improbabili.
''Agente McDovel? Sono Coulson... Sì, senti, devo farti una domanda sul caso Barton. Il corpo è stato ritrovato?''
 
 
 
NDA. Salve popolo di Efp! Sono ritornata dopo secoli, e di questo mi scuso! Vi ricordate quella bella colombella che mi donava ispirazione??? Beh, ecco diciamo che è andata verso luoghi più caldi e decisamente molto più lontani da me! XC comunque, alla fine, dopo aver strizzato i miei neuroni, è uscito questo capitoletto, per la gioia delle mie meravigliose lettrici, finalmente riambientato nel presente della storia, che ora porterà alla fase clou..(cioè il ritorno del nostro amoruccio)..! Prima precisazione... I rapporti che Phil vorrebbe ricostruire sono quelli con Skye che nella bellissima storia di Paoletta 'Under the SHIELD'  è la sua figlioletta. Seconda precisazione... Ovviamente tutti sappiamo qual è il progetto di cui parla Phil! XD
Dopo di ciò finisco il mio sproloquio (che già vi vedo come vi siete rotti le scatole XD)
e finisco col dire che:
1° Pao grazie mille per il tuo continuo sostegno e incoraggiamento! Ti voglio bene! :)
2° Dedicato alle mie due fantastiche, meravigliose, uniche… Eli e  Deb..Grazie di tutto! Vi amo troppo!

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Capitolo 27
*** Triskelion ***


Il Triskelion si ergeva alto e imponente su New York. Phil ripensò a tutte le volte che aveva attraversato l'imponente ingresso, ma mai come ora con così tanta urgenza. O almeno l'urgenza che aveva dentro. A passi rapidi si inserí nel traffico di agenti, addetti e operai, per dirigersi verso il 38 piano. Uffici speciali. Tra cui c'era anche il suo. Mentre l'ascensore saliva, quasi non si accorse dello skyline di New York che gli passava davanti agli occhi, tanto era preso dai suoi pensieri.
Il rilevatore. Perché non ci aveva pensato subito?
Clint non poteva essere morto così senza lasciare alcuna traccia. Le dinamiche dell' esplosione non lo convincevano.
Doveva subito controllare, doveva trovarlo. Speró con tutta l'anima che Maria Hill non avesse fatto toccare nulla della sua preziosissima collezione vintage.
Finalmente le porte si aprirono.
Ignorò  la voce di Sitwell che lo chiamava dall' altra parte del corridoio  e si fiondò dentro il suo ufficio.
Chiuse la porta a chiave per assicurarsi che nessuno potesse vedere quello che stava per fare. Prese la piccola moto di latta che teneva in un piedistallo sulla libreria e delicatamente fece pressione sul sedile, rivelando il piccolo compartimento dove il quel momento giaceva il piccolo aggeggino che non vedeva da almeno tre anni e mezzo. Lo prese in mano, soppesandolo qualche secondo prima di schiacciare il tasto centrale.
Aspettò qualche secondo.
Niente.
Il peso al cuore ritornò prepotentemente, dopo il barlume di speranza che aveva avuto.
Lo abbandonò sul tavolo, sedendosi sulla poltroncina e incrociando le mani sotto il mento.
Niente.
Sentiva gli occhi pungere fastidiosamente, mentre continuava a fissare il vuoto.
Bip.
Riabbassò gli occhi sperando di non aver sentito male.
Bip. Bip. Bip.
Una lucina rossa iniziò a lampeggiare.
Lo afferrò con tutt'e due le mani dirigendosi come un lampo verso la porta, una mano al telefono.
''È un emergenza, chiamatemi subito Fitz-Simmons e fate venire il direttore Fury in laboratorio. Credo che Barton sia ancora vivo.''

Correva. Correva più veloce che poteva. Doveva raggiungerla. Stavano arrivando. Loro stavano arrivando e lei non lo poteva immaginare. Perché non arrivava mai?  La neve gli sferzava il viso, gli occhi. Non riusciva a vedere. Doveva arrivare prima che la Red Room arrivasse a lei. L'avrebbero uccisa. E lei era sola.
 Doveva proteggerla. 
Doveva difenderla.
Dio Santo, ormai era troppo stanco, aveva il respiro corto, i polmoni bruciavano e lui ancora non era arrivato. 
Dov'era il suo arco? Dov'era la sua faretra?
Finalmente l'ombra scura dell'edificio si stagliò nell' oscurità.
Era arrivato.
Un urlo lacerò l' aria.''Natasha!!!''
Cercò di andare da lei, Dimitri la voleva, le avrebbe fatto di nuovo del male e questa volta non lo poteva permettere.
''Natasha! Natasha!''
La sentiva ancora urlare.
E non riusciva a sopportare quel suono.
''Sono qui! Sto arrivando!''
Dimitri era arrivato ed era da lei.
Ma una decina di uomini lo bloccarono.
Non poteva muoversi.
Si dimenava, cercando di liberarsi, cercando di raggiungere lei.
Combatté mentre sentiva la voce di Dimitri che si sovrapponeva a quella di Natasha.
No. No. Non poteva succedere di nuovo.
Glielo aveva promesso.
Poi all' improvviso sparirono tutti.
Il silenzio era surreale.
Si avvicinò lentamente alla porta.
Aveva paura di aprirla.
La scostó delicatamente, cercando di non fare rumore.
Natasha era lì, ferma, immobile, con le braccia e le gambe assicurate alla testiera del letto, con ciò che le rimaneva della sua biancheria intima.
La bocca aperta con un rivolo di sangue che le scendeva sul collo.
E gli occhi vuoti, inespressivi.
Morta.
E Dimitri era lì, che la guardava sogghignando, soddisfatto di ciò che aveva fatto.
Fu un attimo prima che con un urlo animalesco gli fu di sopra.

Bip. Bip. Bip.
Un rumore lo svegliò da quel terribile incubo.
Bip. Bip. Bip.
Clint, ancora scosso dal sogno, si passò una mano sugli occhi cercando di cancellare quelle immagini orrende dal suo cervello.
Respira, Clint.
Respira.
Ma non troppo profondamente, mentre sentiva la costola scheggiata premere contro il suo polmone.
Poi un attimo di lucidità.
Si guardò il polso.
Bip. Bip. Bip.
O mio Dio.
Come...come poteva essere?
Solo una persona poteva fare funzionare quel coso. E si dava il caso che quella persona fosse bella e sepolta da più di un anno.
O no?
Speró solo che il rumore non attirasse visite indesiderate.
Anche se ormai erano passate più di tre settimane, se aveva tenuto bene il conto,
 da quando Gamble gli aveva 'presentato' Igor Bolchoiv, nessuno era più venuto a prelevarlo. Era stato messo in una cella scavata nella caverna, dove le giornate erano scandite solo dal passaggio dell' uomo che gli portava da mangiare.
Durante tutto quel tempo aveva pensato a cosa potessero avere in mente.Aveva sentito movimenti,e non c'erano più state 'sedute'. Quindi si preparavano a spostarsi. Almeno una parte dell'accampamento.
Volevano ritornare a New York per prendere Natasha? 
Volevano far partire i missili da lì in modo da non dare alcun dubbio sulla loro origine?
Insomma,  qualcosa stavano organizzando. Per di più c'era la misteriosa talpa che imperterrita continuava ad occupare i suoi pensieri. Forse sarebbe stata lei a rapirla? A trarla in inganno?
No, Natasha era troppo furba.
Magari quando meno se lo fosse aspettato.
Magari proprio ora, mentre ancora soffriva per lui.
Di una cosa comunque sia era certo.
La volevano viva. E questo di per sé era incoraggiante.
E.. Si guardo il polso che ancora lampeggiava impercettibilmente...prima o poi l'avrebbero trovato.
Era meglio di quanto osasse immaginare quella mattina.

Nda Salve ragazzuole!! :-) come state?? Non mi dilungo in sproloqui perché non ho molto tempo, dirò solo che ringrazio al solito tutti quelli che hanno recensito lo scorso capitolo, questo capitolo è stato molto sofferto perché diciamo che mi era venuto il blocco dello scrittore... anche se piccolo e non è nulla di speciale è MOLTO importante ai fini delle storia... l' ispirazione è venuta quando lunedì ho visto The Winter Soldier... Oddio è stato sconvolgente!! Dovete andare a vederlo!!! Per chi l'avesse visto passate da me a dirmi cosa ne pensate!! A fast kiss! ☆☆

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Capitolo 28
*** Ritorno ***


''Frena, frena Coulson. Stai dicendo che Clint è ancora vivo?''La voce incredula di Tony rispecchiava esattamente il pensiero degli altri uomini presenti nella stanza.
''Stark, se stessi zitto per almeno cinque minuti di fila forse potremmo capire quello che Phil vuole dire.'' lo interruppe Steve. Bruce trattenne un sorriso, che mascherò guardando per terra.
Con le mani incrociate sul petto fece un segno a Phil di continuare.
''.. Come stavo dicendo, il rilevatore ha iniziato a emettere il segnale di riconoscimento. In teoria, sì, Barton dovrebbe essere ancora vivo.''
''Lo hai detto a Natasha?'' Bruce lo guardò con apprensione.
Phil ricambió lo sguardo. ''No. Non voglio...crearle illusioni. Se dovesse risultare falso il riconoscimento. Ha gia sofferto abbastanza e non credo che questa ansia possa essere di beneficio per il bambino.''
Bruce annuí leggermente.'' Certo che voi midgardiani avete uno strano modo di morire. Non si sa mai quando lo fate sul serio, o se ricomparirete da un momento all'altro magicamente. E poi dite che siamo noi quelli strani. Lady Natasha dovrebbe sapere ciò che riguarda il suo consorte.''
Thor quasi non si accorse della gomitata che suo fratello gli tirò in mezzo alle costole.
'' Sì in effetti, breakpoint, ci divertiamo proprio un sacco a morire e far perdere le nostre tracce alla gente...'' disse con uno sbuffo Tony, guardando in alto.''..ma sono d'accordo con Coulson. Per ora è meglio non dire niente alla Vedova nera.''
'' Ma se non è morto, perché non si è messo in contatto con noi? Lo abbiamo cercato per giorni, nessuna traccia di lui.'' continuò Steve.
Bruce si pizzicò la base del naso. '' Qualcuno lo tiene prigioniero. Qualcuno che lo conosce, che sa chi rappresenta.''
''Um, no, no. Che se ne dovrebbero fare di lui? Non darebbe informazioni nemmeno sotto tortura, e se così fosse a quest'ora sarebbe già morto. Non hanno chiesto né riscatto, né qualsiasi cosa potesse essergli utile.''
'' Una vendetta personale.'' la voce di Phil risuonò pensierosa.
''È l'unica cosa che può spingere i suoi rapitori a tenerlo ancora in vita. Vogliono vederlo soffrire.''  Loki guardò distrattamente in un punto imprecisato davanti a sé.
''È stato possibile rintracciare la sua posizione?'' chiese Tony.
Il telefono di Phil squillò.
Riconobbe subito il numero.
''Ora lo sapremo.''
Prese la chiamata.
''Agente Fitz? Dimmi tutto.''
L'espressione di Phil cambiò radicalmente.
'' Cosa??''
Gli altri lo guardarono. Lui chiuse la chiamata.
''Si sta muovendo. A velocità di crociera. A un'altezza di 20.000 metri. E si sta avvicinando a New York..''
''È su un aereo...''
Lui annuì. ''Ma che cosa stanno venendo a fare a New York? Non credo proprio a dargli un passaggio fino a casa.''
Loki si schiarí la voce con un discreto colpo di tosse.
'' Io so che cosa stanno venendo a fare.''
Tutti lo guardarono.
Lui continuò un po' imbarazzato.
'' Ho controllato la sua mente.'' spiegò. ''L' unica cosa che può farlo soffrire, l' unico suo punto debole è..''''...Natasha.''disse Phil prima di alzarsi velocemente dalla sedia per raggiungerla.
Tutti seguirono il suo esempio.
''Jarvis, dov'è l'agente Romanoff?''
''È uscita signore, due ore e quarantasette minuti fa, per l'esatezza. Ha preso la sua vettura dal garage e si è diretta a nord.'' rispose impeccabile la voce metallica.
''E non sai dove è andata?''
''Non ne sono a conoscenza signore. Ha ricevuto una chiamata da una linea privata che non mi è stato possibile riconoscere, sistema Odyseuss, e mi ha disattivato.''
''Perché lei lo può disattivare e noi no?'' chiese piccato Steve.
''Ehi, mi aveva minacciato che se non le avessi lasciato la sua privacy mi avrebbe bucato un occhio con un coltello da burro mentre dormivo. Quella donna è pur sempre una macchina di morte ambulante...'' disse Tony alzando le mani a mo' di difesa.
''L' hanno chiamata dal quartier generale. Quella linea privata è quella che usano gli agenti di livello 9 e 10. Ma non si stanno incontrando al Triskelion. L' edificio si trova ad ovest.''Si guardò in giro nel salone vuoto.
'' Non capisco. Non sono a conoscenza di un qualsiasi suo intervento. È in congedo per maternità rischiosa, anche se ufficialmente lo è per lutto. Solo poche persone sono a conoscenza delle sue reali condizioni.''
Il telefono squillò di nuovo.
''Si, Fitz?''
Il mormorio concitato che proveniva dall'altro capo del telefono non prometteva nulla di buono. Non gli diede il tempo di finire che si diresse correndo verso l' uscita.
''È una trappola! Dobbiamo raggiungerla subito!''


Caffè.
Odore di cibo caldo, uova, bacon.
Odore di casa.
Un letto sfatto.
Natasha che dormiva rannicchiata contro di lui.
E lui che la guardava ammirato, come se fosse la più bella e perfetta delle opere d' arte, incapace di staccare lo sguardo solo per un secondo.
Avevano passato due giorni a fare l'amore, chiusi in quel piccolo appartamento, estranei da tutti, dal mondo, dal tempo, da loro stessi.
Avevano spento i telefoni, ed era successo il miracolo.
Le accarezzò di nuovo la linea della mandibola, indugiando sul mento delicato, pensando per la centesima volta che non stava sognando, quando i suoi occhi si aprirono.
'' Buongiorno...'' le labbra increspate in un sorriso, l'espressione di chi ha avuto una notte serena.
''Buongiorno..'' non riusciva a fare a meno di sorriderle.
Lei si stiracchiò. ''Ma che ore sono?''
Lui si era sporto per guardare l'orario segnato dalla sveglia nel comodino.
'' Mancano dieci minuti a mezzogiorno.''
''Oddio, erano secoli che non dormivo fino a così tardi...Um, credo che dovremmo alzarci, quantomeno per preparare qualcosa da mangiare...''
'' Ci penso io... Tu vai a farti una lunga doccia rilassante, ti cambi, e poi mangiamo, che dici?''
Lei lo aveva guardato con un sopracciglio alzato e un espressione poco convinta.
''Tu che cucini?? Ok, forse è meglio se ordino dal take away che c'è in fondo alla strada...''
Lui si era finto offeso. '' Dubiti delle mie capacità culinarie, agente Romanoff?''
Lei si era poggiata con i gomiti sul suo petto, guardandolo negli occhi.
''Sì.''
Non aveva più resistito e l'aveva baciata, di nuovo, come se fosse sempre il primo.
''Scomettiamo un invito a cena, se perdo ti prometto che ti porto al ristorante.'' le aveva sussurrato sulle labbra. Lei aveva fatto finta di pensarci un po'. ''Ok, ma sappi che mi accontento solo del meglio.''
Poi si era alzata in un unico movimento fluido, si era messa una maglia larga e si era diretta pigramente verso la porta del bagno. Prima di chiudere si era girata verso di lui che ancora la fissava come un adolescente.''Barton, hai 45 minuti per sorprendermi.'' ed aveva chiuso la porta.
Si era alzato e si era diretto in cucina.

L'espressione di Natasha quando entrò in cucina non aveva prezzo.
La voleva stupire e ci era riuscito.
Aveva apparecchiato il tavolo per due ed aveva accesso una candela trovata per sbaglio mentre cercava un vassoio per il dolce.
Le rose rosse comprate dal fioraio all' angolo della strada completavano il tutto.
Lei aveva ancora i capelli umidi e profumava di pesca e gelsomino. Si era seduta sulla sedia che galantemente le aveva spostato e lo guardava mentre iniziava a prendere le portate dal forno.
''Signorina Romanoff, per lei oggi ho preparato un menù da far invidia a Gordon Ramsey...Per primo, una specialità italiana, lasagne alla bolognese, per secondo bistecca ai ferri con contorno di piselli e patate e fantasia di verdure, e per finire come dolce...'' fece un gesto teatrale con la mano ad indicare la sua opera ''...mousse di fragole con tanta, tanta panna.''
Lei, a bocca aperta, non seppe reprimere una risata.
'' Come... Come hai fatto?''
''Ho scoperto che il supermarket qua sotto è davvero ben fornito...'' le aveva risposto con un sorriso mentre le impiattava le lasagne.
Ne assaggiò una forchettata abbondante.
''Dio, Clint, sono buonissime..dove hai imparato a cucinare così?''
Aveva sorriso, vederla felice lo faceva stare bene.

''Sai che se te lo dico poi sarò costretto ad ucciderti, vero?''
Lei aveva sorriso, e si era poggiata la testa sul polso a guardarlo.
''Tanto lo sai che mi uccideranno lo stesso alla fine, no? Quando si renderanno conto che non farò mai più nulla per loro. E tu non hai fatto niente per proteggere me, per proteggere tuo figlio...!''
''Cosa?? Ma di che stai par...''
L'appartamento non c'era più, tutto era diventato buio, nebuloso.
Natasha sembrava un fantasma, sempre più lontana e irraggiungibile.
E ad un tratto ricordò, lei, la Red Room, le violenze, e il suo bambino che non era riuscito a proteggere dalle insicurezze della madre, che non c'era più, che non sarebbe mai nato.
Natasha iniziò ad allontanarsi sempre più, dandogli le spalle.
Le correva dietro, doveva raggiungerla.
La fece voltare tirandole il braccio.
E lei si era girata.
''Clint, svegliati.''
''Cos..''
''Clint, svegliati! Clint! Siamo arrivati!''


''Clint!''
Barton aprì a fatica gli occhi, come se ogni palpebra pensasse un quintale.
Gamble era lì davanti a lui con i resti della colazione, che lo guardava come si guarda un pacco di Natale appena prima di aprirlo.
''Finalmente ti sei svegliato, avevo paura di averti dato una dose eccessiva di sedativi e che non ti saresti potuto alzare per il grande evento, perdendoti tutto il divertimento!''
Clint cercò di parlare ma si sentiva come se avesse sabbia in bocca e ovatta in testa. Anche pensare a come era finito su quell'...aereo, immaginò dal rumore, gli costava una fatica immane.
L' ultima cosa che ricordava era l'uomo che gli aveva portato da mangiare. Poi niente. Sicuramente era stato drogato attraverso il cibo, più un' altra dose che gli avevano fatto endovena a giudicare dal buco che aveva sul braccio.''Dov...e..sia...mo?'' cercò di dire.
''Uuummm allora...credo proprio che stiamo per atterrare. Stiamo per incontrare la tua dolce metà. Siamo vicini a New York.''
L'effetto fu immediato.
Cercò di alzarsi, ma il movimento brusco gli fece girare la testa e venire la nausea.
''Se fossi in te eviterei. Gli effetti collaterali dureranno ancora per minuti. Ti consiglio di stare seduto e goderti il resto del viaggio.''
Clint cercò di respirare e mantenere la mente lucida.
Doveva elaborare un piano, qualcosa, qualsiasi cosa, per proteggere Natasha.
Iniziò a guardarsi intorno e gli si mozzò il respiro.
Lo stemma dello Shield aleggiava sopra la testa di Brian.
 

Angolo dell'autrice pazza (che sono io!)

Salve ragazzuoleee, how are you? Niente chiacchiere questa volta mi contengo.... Innanzitutto mi scuso per il ritardo, purtroppo questi giorni sono stati davvero brutti per me a causa di situazioni molto spiacevoli...Anyway, it's the life so let's go on! Parliamo del capitolo, che non mi piace un granché, but....solo questo è uscito so... Per i più perspicaci ( cioè coloro che hanno visto Cap America 2) avranno già intuito che cosa sta succedendo...per coloro che ancora non l'hanno visto....correte SUBITO al cinema oppure non leggete il prossimo capitolo, perché conterrà pesanti spoiler...Ancora sconvolta per le recenti rivelazioni di Agents of Shield, invito tutti coloro che hanno una teoria su Ward (un qualsiasi modo per 'salvarlo') a contattarmi, sapete come! :-) Aaah piccola chicca che facevo notare l'altro giorno alla mia paoletta, è il ciondolo a forma di freccia che ha Nat durante il film....hihihih io l'avevo detto! XD

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Capitolo 29
*** The call ***


Una folata di vento che proveniva dalla finestra le provocò un brivido sulla nuca. Aprì lentamente gli occhi, cercando di mettere a fuoco la stanza da letto. Allungò una mano dal lato di Clint, per avvicinarsi a lui e rubargli un po' di tepore. Ma la sua mano toccò solo la federa tiepida. Si alzò a sedere sul letto per cercare di capire dove fosse,anche se già lo immaginava. Cercò di aguzzare l'udito per confermare il suo pensiero. Un brusio sommesso dall'altra stanza le fece nascere spontaneo un piccolo sorriso.
Si alzò dal letto e a piedi scalzi senza fare il minimo rumore si diresse lì. 
Clint teneva in braccio la loro creatura, appoggiata sulla sua spalla con la piccola boccuccia aperta e gli occhi chiusi. Mormorava cose senza senso, mentre le passava un mano con movimenti circolari sulla piccola schiena e la cullava passegiando per la stanza.
''Da quanto tempo sei sveglio?'' sussurrò nell'oscurità per non svegliare la piccola.
Clint si girò a guardarla. Le sorrise tranquillo.
''Non riuscivo a dormire...e sono venuto a controllarla. Anche lei era sveglia e pimpante.''
Natasha si avvicinò a lui, guardando la bambina che dormiva serena. Le carezzò delicatamente la testolina coperta da folta peluria rossa. Poi tornò a guardare suo marito che continuava a guardare sua figlia adorante.
''È bellissima....''
''Ne sei proprio cotto, papino!'' rise leggera.
''E chi non lo è? È fantastica...''
Natasha si soffermò di nuovo a guardarla, per poi guardare Clint.
''Già...lo è. Ed ha anche un padre fantastico.''
Lo vide rabbuiarsi.
''Lo pensi sul serio?''
''Clint...''
''Lo sai...io vorrei solo...non ripetere gli errori del mio di padre. Vorrei...fargli..se fosse ancora vivo vorrei dimostrargli che non sono diventato come lui. Che io amo mia figlia e che non permetterò mai che le accada nulla. E soprattutto che io non le farò mai nulla.''
Si girò a guardarla.
''Sai forse è questo uno dei motivi per cui l'ho voluta così tanto.'' disse riferendosi alla piccola.''Secondo te sono un egoista?''
Natasha si avvicinò a lui poggiandogli una mano sulla guancia.
''No. Penso che tu sia una persona troppo buona, quello che hai fatto lo hai fatto per amore. L'hai amata sin da subito, prima ancora di me. Non sei un egoista. Sei una bella persona. Migliore di me. Per questo ti amo.''
Clint recuperò la sua ironia.
''Ah non per il mio fascino indiscusso e perché ho un bel sedere?''
Natasha sorrise storta e sbuffò guardando in alto.
Stando attenta a non svegliare la bambina si alzò in punta di piedi e lo baciò.
''Si anche per quelli...'' disse con un sorriso malizioso quando si staccò.
Clint la guardò come se fosse la cosa più preziosa del mondo.
Un vagito della bambina fece voltare entrambi.
La piccola iniziò a piangere.
''Shhh, no, no, tesoro, tranquilla, ci sono mamma e papà qui con te.'' disse lui riprendendo a cullarla.
Natasha li guardò ancora per qualche secondo, prima di rendersi conto che qualcosa non andava. C'era caldo, troppo caldo.
Nonostante i pantaloncini e la leggera canotta che indossava, stava sudando.
''Clint...''
Lui rimase fermo alla finestra, dandole le spalle
''Clint!''
Ma lui non si girava. C'era davvero troppo caldo, la temperatura era intollerabile, l'aria irrespirabile.  Cercò di raggiungerlo ma all'improvviso la stanza era diventata enorme, lunga, stretta. 
E dal calore inumano.
Iniziò a correre per raggiungere lui, sua figlia. Ma più andava veloce più loro si allontanavano. E più loro si allontanavano e più lei correva. Quasi non sentiva più la sua voce, che le arrivava ovattata, mentre invece stava gridando.
''Clint!!!!Clint!!!!!''
Lui si girò un attimo e la guardò negli occhi, prima di stringere la bambina a sé ed essere avvolto dalle fiamme.

Aprì gli occhi di botto, felice di essersi svegliata da quell' incubo. Le pareti chiare della sua stanza erano ancora avvolte dall'oscurità, segno che l'alba era ancora lontana e che lei avrebbe dovuto affrontare un altro numero imprecisato di ore durante le quali lo avrebbe risognato. E finché erano bei ricordi, come quando aveva cucinato e le aveva raccontato della sua famiglia, poteva andare, anzi bramava quei pochi momenti in cui poteva vedere ancora i suoi occhi grigi, o il suo sorriso, quello che riservava soltanto a lei. Ma gli incubi, come quello che aveva appena avuto, in cui lo vedeva bruciare e lei si ritrovava impotente mentre lo vedeva morire...Sbarrò ancora di più gli occhi rifiutandosi di dormire. Guardò l'orologio del comodino, erano le cinque. Immaginava peggio.Si alzò dal groviglio di lenzuola che era diventato il suo letto e si diresse verso il bagno per sciacquarsi la faccia. Sentiva ancora quel calore innaturale su di sé.
Guardò il suo riflesso allo specchio. 
Questa era la prima volta che sognava anche il suo bambino, o bambina, insieme a Clint.E si sentiva strana. Ricordava bene la sua testolina rossa e la piccola bocca paffuta. E un calore diverso si irradiò nel suo petto. Lo voleva, la voleva, proteggere, stringere tra le braccia, e dimostrare che poteva dare affetto. Anche lei desiderava dare quell'affetto che non aveva mai ricevuto.
Si sfiorò il piccolo rigonfiamento che aveva sul ventre, sospirando.
Avrebbe fatto qualsiasi cosa per lui o lei.
Si diresse di nuovo a letto, provando a rilassarsi. Niente stress.
Gli faceva male.
Natasha ripensò a tutto quello che le avevano detto in ospedale in occasione della sua ultima visita.
Il bambino e la madre condividono tutto, anche le emozioni e le sensazioni.
Dopo aver passato tutta la vita ad essere in mistero per coloro che cercavano di capirla, ora c' era qualcuno che provava tutto quello che stava vivendo.
''Ciao piccolo...''
Le avevano detto anche che è importante che il bambino possa udire la voce della sua mamma che si rivolge affettuosamente a lui.
La sua mamma, cioè lei.
''Sai stanotte ti ho sognata. Non so sei sei una bambina, è ancora presto per saperlo, ma nel sogno lo eri. Eri davvero una bella bambina, con i miei capelli e le sue labbra...''
Si perse dietro ai suoi pensieri per un attimo.
''Sai ieri nei libri che mi ha dato zia Pepper ce ne uno che mi ha colpito molto. Vuoi che te lo legga?'' 
Ok, si sentiva una stupida a fare domande a una creaturina che non poteva rispondergli.
Si girò verso il comodino e prese il libro.
''Cime Tempestose di Emily Brönte...la storia è molto triste, ma ci sono alcune frasi che mi hanno colpito molto...''
Iniziò a sfogliare le pagine.
''...non saprà mai quanto lo amo, e non perché sia bello, ma perché lui è me più di me stessa. Di qualunque cosa siano fatte le nostre anime, la sua e la mia sono le stesse...''
''Se tutti gli altri perissero e lui restasse, anch'io continuerei a esistere; e se tutti gli altri restassero e lui fosse annichilito, l' universo mi diverrebbe totalmente estraneo: non mi sembrerebbe di farne parte.''
''Il mio amore per lui rassomiglia alle rocce eterne sotto terra: una sorgente che dà poca gioia visibile, ma necessaria.... Egli è sempre, sempre nella mia mente: non come gioia....ma come mio stesso essere.''
''Il mondo intero è una spaventosa collezione di ricordi, e ognuno di essi grida che lui è esistito, e io l'ho perduto! Devo costringermmi a respirare, devo quasi ricordare al mio cuore di battere...''
La voce le si spezzò e le lacrime che teneva da settimane ormai proruppero senza che lei potesse fare niente.


Si risvegliò alcune ore dopo allo squillare incessante di un telefono. Aprì subito gli occhi.
Non era il suo cellulare, lo Stark phone gentilmente regalatole da Tony, ma IL cellulare.
Si alzò rapidamente, nonostante il giramento di testa che questo le provocò.Lo raccolse dalla console. 
''Jarvis, disattivati.''
''Subito signora.''
Rispose alla chiamata della linea sicura dello Shield.
'' Qui agente Romanoff.''
''Romanoff, sono l'agente Sitwell...deve venire subito. Abbiamo novità sull'agente Barton...''


Angolo dell'autrice pazza ( che sono io!)
Okok...mi sto andando a nascondere dietro lo schermo dal lancio  dei pomodori marci. Lo so, sono sadica, a far finire il capitolo così! Mi dispiace, aspettavate finalmente un incontro tra i nostri due e invece...li faccio soffrire ancora! Ragazze, che volete che vi dica... L'ispirazione mi ha fatto scrivere questo...! Per ora i miei feels sono ancora disperati and so.... Che dire di più? Ah, ovviamente le citazioni come ho già detto sono di Cime Tempestose (libro che amo e le cui parole sembrano essere fatte apposta) le ho solo leggermente modificate per adattarle al ruolo maschile... e ovviamente avete capit che cosa farà l'agente Sitwell!...E niente, spero comunque che a qualcuno possa essere piaciuto almeno... Ringrazio tutti quelli che hanno recensito e recensiranno, che seguono, che preferiscono o leggono solamente
Siete tutti fantastici! :*

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Capitolo 30
*** Ivan ***


Clint.
Vivo.
Clint.
Forse vivo.
VIVO.
Forse.
Forse.
Questi erano gli unici pensieri che riusciva a formulare nella sua testa mentre correva con la sua auto per la superstrada, direzione una vecchia base Shield utilizzata ora come laboratori. Solo in un secondo momento si era resa conto della stranezza della richiesta di Sitwell nel farla andare così lontano, ma d'altronde stavamo parlando di uno dei bracci di Fury, la spia delle spie. Non poteva pretendere la normalità. È poi lui era un agente di livello 10 tanto quanto lei. Avrà avuto i suoi buoni motivi.
Ma quell' uomo dalla testa a forma di uovo non le era mai piaciuto. Sin da quando era entrata a far parte dello Shield non le era mai piaciuto il suo sguardo.Lo avrebbe definito... Calcolatore, freddo. Lo stesso che aveva lei fino a qualche tempo prima, quando ancora credeva a tutte quelle storie con cui le avevano riempito il cervello. Non si fidava di quell' uomo come persona.
Trust in the system.
Ma come agente doveva.
Trust in the system.
Questo è ciò che la avrebbe detto Coulson. Un pensiero improvviso le fece aggrottare le sopracciglia. Perché non era stato Phil a chiamarla? Sarebbe stata la persona più adatta nel darle notizie riguardanti Clint.
Belle o brutte che fossero.
Trust in the system.
Trust in the system
.
Il dubbio si insinuò.
Forse avrebbe dovuto chiamarlo.Tanto per stare sicuri.
Accostó la macchina al margine della strada, recuperando la borsa che aveva gettato frettolosamente nel sedile posteriore. Imprecò a mezza voce quando si accorse, dopo aver cercato per cinque minuti buoni, di aver dimenticato il cellulare a casa.
Mise le mani sul volante, guardando la strada che si stagliava di fronte a lei. Mezz'ora e avrebbe potuto avere delle risposte.
Mezz'ora solamente. 
Notizie.
Sitwell.
Clint.
Era un buon compromesso. Poteva accettarlo.
Riaccese il motore e partì.

Le guardie all' ingresso non ebbero nessuna reazione al suo ingresso nel laboratorio, mostrando loro il suo pass di livello dieci. Salvo forse uno strano sguardo negli occhi, ma di cui Natasha non si curò più di tanto. Doveva sapere. Subito. Ne aveva bisogno, come l' aria nei polmoni.
Entrò, dirigendosi subito nella sala ricerca, incurante delle persone che le camminavano vicine, forse un po' troppo interessante, il solito capannello di scienziati e ricercatori Shield che non sanno mai farsi i fatti propri. Era sicura che avrebbe incontrato lì Jasper Sitwell.
È lui era proprio là. Davanti a uno schermo gigante intento a controllare la posizione di qualcosa,le sembrò di intravedere un jet dello Shield, prima che lui chiudesse il tutto con un gesto secco della mano, appena si accorse della sua presenza.''Agente Romanoff...''
''Sitwell...''
Lui si avvicinò  e fece uscire i due agenti che erano con lui con uno sguardo di intesa, prima di parlare di nuovo.
Natasha sentì all'improvviso un brivido sulla schiena, i sensi all'erta, il suo istinto di spia che le diceva che c'era qualcosa che non andava. Che non andava per niente.
Represse questa sensazione.
Non essere stupida. È un agente tanto quanto te. Avete operato insieme in più missioni. 
''Allora quali sono queste novità di cui mi dovevi parlare?''
Lui la guardò con uno strano sorriso in viso
''Lo abbiamo trovato. Vivo.''
Quelle quattro parole le fecero dimenticare tutto il resto, tutti i pensieri inopportuni che le erano sorti. Un sorriso le nacque spontaneo. Si appoggiò pesantemente allo schienale della sedia per sorreggersi, mentre chiudeva per un attimo gli occhi assaporando quell'attimo di pura felicità.
Clint vivo.L' uomo che amava vivo.Il padre di suo figlio vivo.
Non riusciva a pensare ad altro.
La gioia che provava quasi la sopraffece, rischiando di mettersi a singhiozzare davanti a quell' uomo, e agli agenti entrati nel frattempo.
Le ci volle qualche secondo per riuscire a formulare un pensiero che non fosse 
Vivo.Alzò la testa e inchiodò il suo sguardo in quello del suo interlocutore.
''Dove...dov'è?''
Sitwell, rimasto fino a quel momento in silenzio ad osservarla, si riscosse.
''Oh, sì. Lo abbiamo recuperato qualche ora fa, non aveva mai lasciato l'Azerbaijan. Era stato rapito. Per fortuna abbiamo molti... contatti. Ora è su un jet. Atterrerà fra poco più di un' ora.''Ecco spiegato cos'era quel jet che stava vedendo prima sullo schermo.
'' Posso vederlo? Possiamo attivare il collegamento?'' non riuscì a nascondere quell' odiosa nota implorante nella sua voce.
L'agente Sitwell trattenne a stento un sorriso. Un sorriso che se Natasha fosse stata più lucida avrebbe subito catalogato come subdolo. 
Si avvicinarono entrambi allo schermo, quando vide entrare un'agente alto, moro, visto qualche rara volta al Triskelion.
''Agente Ward, prego entra. Stavamo appunto per attivare il collegamento.'' disse Sitwell rivolgendosi al nuovo arrivato.
Ma non fece nemmeno caso a quello che l' altro rispose quando iniziarono ad arrivare i primi segnali. Quando finalmente l'immagine si stabilizzó, il cuore perse un battito ma ciò che vide all' apparire della prima immagine chiara la lasciarono basita. Clint era vivo, sì, ma attaccato al muro con delle manette, visibilmente malconcio e ferito che guardava verso l'obiettivo con espressione addolorata.
''Che cos...''Non ebbe il tempo di finire la frase che il forte odore del cloroformio la investì, facendole perdere i sensi. L'unica cosa che sentì prima di sprofondare fu la voce di Sitwell.
''....i vecchi metodi funzionano sempre. Heil Hydra!''

Quando finalmente poté uscire fuori dall'aereo, gli sembrò che fosse passata un'eternità da quando ne era salito l'ultima volta, tre mesi prima.
 Non capiva più niente. Perché, perché mai Brian Gamble lo aveva trasportato su un aereo dello Shield? Solo in un secondo momento si ricordò di tutto quello che gli aveva detto a proposito della talpa. 
O Santo Iddio. 
Cercò di esaminare la situazione mentre lo portavano fuori. Doveva mantenere la concentrazione, mente fredda e lucida, ed elaborare un piano.
Allora, prima cosa.
Dove si trovava? 
New York non era. Almeno non nell' immediata periferia. 
Il sole accecante di un deserto gli ferì gli occhi.
Cercò di portarsi un braccio al viso per ripararsi, ma le manette e il forte dolore che gli provocò il movimento alla costola, gli fecero abbassare di nuovo il braccio.
Quando si abituò alla luce, quello che vide lo lasciò interdetto. Case di legno, come non ne vedeva da quando abitava ancora nello Iowa, e manichini.
Una città per i test nucleari?
Vide diversi uomini uscire dalle case al loro arrivo.
Tutti enormi, con la mimetica. Dei soldati. Uno si avvicinò a Gamble.
Fece loro cenno di seguirli. ''Da questa parte.'' 
Lo seguirono dentro un abitazione. A differenza delle altre in cui aveva sbirciato Clint, qui non c'erano manichini. L'uomo si fermò davanti a una leva. La tirò, facendo iniziare ad abbassare il pavimento. La piattaforma portava al centro operativo sotto terra. Sicuramente i bunker anti nucleare. Dove essere un luogo molto vasto, dietro la porta che già si trovava a notevole distanza, c'erano altre stanze. 
Poté vedere centinaia di uomini tra soldati che si allenavano e scienziati alle prese con delle voluminose apparecchiature, che avevano tutta l' aria di essere mediche. Alcuni uomini erano seduti su delle poltroncine, attaccati ad una flebo...arancione?
Il liquido andava a confluire in una specie di placca metallica che aveva sul braccio.
Clint guardò disorientato la scena fino che sentì la puntura di una siringa sul braccio, e crollò sul pavimento. 

La prima sensazione che Natasha avvertí, segno che stava lentamente tornando alla realtà, fu il profondo fastidio di avere polsi e caviglie bloccate.
Aprì lentamente gli occhi, trovandosi in una stanza buia, sdraiata su un letto. Dalle imposte chiuse poteva vedere un tenue raggio di sole che arrivava fino ai suoi piedi.
Cos' era successo?
Poi in un attimo tutto le tornò alla mente.
La chiamata di Sitwell, la base...
Clint vivo!
E per un attimo la sua mente si oscurò.
Perché Sitwell le aveva fatto questo? 
....Heil Hydra!
Fu come se le avessero dato un pugno allo stomaco.
L'Hydra non esisteva più da almeno settant'anni, Steve lo aveva distrutto. O no?
E anche quando cosa avrebbero mai potuto volere da lei? Un lampo di lucidità le fece pensare che forse quella di Clint era stata solo una finta per farla cadere nella trappola?
Il suo cuore si rispezzó in tanti piccoli pezzi.
No. No. Lui era vivo. Doveva essere vivo. Per lei. Per loro.
Cercò di ricomporsi, doveva utilizzare tutte le sue capacità al meglio per uscire di lì.
Si esaminò i ganci che la tenevano. Non c'era nessun modo per allentarli, né qualcosa che riuscisse a utilizzare per liberarsi. Era completamente immobilizzata. Come quando la immobilizzavano durante...
La porta che si apriva rivelò quelli che erano i suoi pensieri.
Ivan Petrovich entrò nella stanza.
L' uomo che aveva considerato come un padre per gran parte della sua vita ora stava lì a guardarla come se avesse ritrovato il suo giocattolo preferito.
''Natalia...''
Lei trattenne il respiro, con gli occhi sgranati dalla sorpresa.
Sul viso lo stesso sorriso di quindici anni prima, solo le tempie imbiancate e le rughe intorno agli occhi tradivano il tempo passato. Per il resto era rimasto lo stesso uomo che aveva guardato per tre anni mentre veniva violentata.
'' Non sono più Natalia. Quella persona è morta molto tempo fa. Mi chiamo Natasha.''
disse, ritrovando voce ed espressione fredda e indecifrabile.
Ivan la guardò e rise.
''E questo fa di te una persona migliore? Pensi che aver cambiato nome e nazionalità possa cancellare quello che sei?'' il tono di voce suadente, le si avvicinò, fino a che Natasha poté sentire il suo alito sul suo viso.
'' Tu non sei niente. Senza di me saresti finita morta congelata in un vicolo di Mosca se non avessi convinto quella pezzente di tua madre ad affidarti a me. Tu mi devi tutto. Tu mi appartieni!''
Natasha gli sputò in faccia e strinse i denti, continuandolo a guardarlo fisso negli occhi.
'' Io non ti devo proprio un bel niente.''
Lui chiuse gli occhi e sorrise mentre con una manica del maglione si puliva la faccia.
''Pensavi di poter espiare le tue colpe diventando un agente dello Shield?'' pronunciò le ultime parole con sarcasmo.
''Tu sei, sei stata e rimarrai per sempre una macchina, un' arma, un'assassina. Una mia creazione! E io rivoglio indietro le mie cose!''
Si allontanò di botto, prendendo una sedia e sedendosi di fianco a lei.
Lei continuava a stare zitta guardando il soffito sopra di lei.
''Non sono tua.'' disse lei con un sibilo.'' Ci è voluto un po' di tempo per rintracciati, lo ammetto.'' alzò le mani a mo' di resa, come se lei non avesse parlato.
''Devo dire che chiunque sia stato ha svolto un egregio lavoro, sei scomparsa dalla faccia della terra. Fortunatamente abbiamo trovato una convergenza d' interessi che ha permesso a tutti di uscire soddisfatti da questa storia.''
Doveva fare qualcosa, qualunque cosa.
''L'Hydra avrà capitali da investire, io riavrò te e quel pazzo di Gamble avrà la sua vendetta su tuo... marito.'' poggiò i gomiti sulle ginocchia e si sporse verso di lei.
''Pensavi davvero di vivere il tuo per sempre felici e contenti con quell' Occhio di Falco? Il matrimonio... Il bambino?''
Natasha non poté fare a meno di fare una minuscola smorfia. Ovvio che se ne era accorto. Quell' uomo la conosceva meglio di chiunque altro. E la paura si imposessò di lei. Non per la sua vita. Non aveva paura di morire. Per la sua creatura. Per suo figlio.
''È stato un errore. L'ho tenuto solo per Clint.'' non dimostrare mai attaccamento a qualcosa che devi proteggere.
'' Certo, Clint...Peccato, mi stava simpatico quel Barton... Arco e frecce, niente male. Non si trova nemmeno così lontano, appena proprio sotto di te... Nel bunker. A dir la verità non ho idea di cosa gli stiano facendo.''
Lei si girò di scatto per vedere dalla sua espressione se diceva il vero.
Lui non nascose un ghigno alla sua reazione.
''Sei diventata una debole... Ora capisci perché il primo insegnamento che ti ho dato era non provare sentimenti? Provoca solo danni. Avrò molto lavoro da fare per riportarti al tuo livello.''
'' Non succederà mai, per niente al mondo potrei ritornare da te. Piuttosto preferisco morire!''
''Oh, ma questo lo so... Infatti non ho nessuna intenzione di minacciare te, so benissimo che non funzionerebbe. Ti ho insegnato bene. Ma ho trovato la tua debolezza.''
Lei strinse forte le labbra fino a farle diventare bianche.
''È nelle mani di un pazzo psicopatico che lo odia. Puoi decidere. O ritorni con me e lui vive, o ti rifiuti e morite... Tutti e tre.'' disse guardando al suo ventre. Si alzò dalla sedia e si diresse alla porta.''Hai un quarto d' ora per pensare. Ma sarò buono. Se ritornerai senza crearci ulteriori complicazioni, ti darò il siero. Non ricorderai assolutamente nulla. Non sentirai o proverai assolutamente nulla. Proprio come i bei vecchi tempi. Te lo ricordi vero? Lo abbiamo potenziato. L'effetto non dura più solo per pochi giorni, ma interi anni. ''
Natasha lo guardò.
Qualcuno ti ha mai preso il cervello per giocarci, te lo svuota e lo riempie con qualcos'altro. Ti sei mai sentita annientata?
Mi è successo lo sai.

''E mio figlio che fine farebbe?'' nascose benissimo il tremito della voce.
'' Non si butta niente che provenga dalla Vedova Nera. Aspetteremo che nasca e lo addestreremo perché prenda il tuo posto quando non sarai più in grado di svolgere le tue... mansioni.''
Un minuscolo movimento involontario del sopracciglio la tradì.
''È inutile scappare, non c'e assolutamente niente con cui potresti liberarti. E diversi uomini sono qui fuori, dei soldati davvero dotati. Ho avvertito tutti loro che sei capace di tutto. Hanno l'ordine di non parlarti.''
''Mi troveranno.''
'' Io non penso proprio. Ufficialmente sei in missione d'urgenza in Cambogia, dove fra due giorni rimarrai uccisa da un attentato terroristico. Il tuo corpo sarà ritrovato, carbonizzato, riconosciuto dagli agenti sul posto e mandato ai tuoi ' amici' di New York. E questa sarà la fine della Vedova Nera.''
Uscì sbattendo la porta e lasciando Natasha con una minuscola lacrima che minacciava di uscire.

Angolo dell' autrice pazza ( che sono io!)
 Coff coff** si schiarisce la voce non sapendo bene da dove iniziare** Bene, bene, bene.... Prima cosa! Il capitolo doveva arrivare 'al sodo' lo so, ma sarebbe risultato qualcosa di proporzioni assurde, che ancora non ho scritto, per confusione di idee su come si salveranno tutti quanti! Per cui invito tutte le persone che vorrebbero che questa storia continui, a darmi suggerimenti su come volete che la storia vada avanti! :-) mi aiutereste parecchio! Già la mia cara Paoletta mi ha dato dei suggerimenti di cui ho fatto tesoro e si co sto elaborando, le mi piacerebbe sapere anche il vostro pensiero! Spero proprio che ad aiutarmi sarete in tante! Seconda cosa! Eeeem diciamo che ho un po' stravolto personaggi e situazioni. Ci troviamo nella base Hydra dove in Agents of SHIELD Phil viene torturato. Ovviamente ho inserito anche i soldati con Centipede...muah, muah! Se non avete capito bene i collegamenti tra le varie organizzazioni criminali ve le spiego...Gamble vuole vendetta su Clint e lo Shield, per farlo si è aggregato all'Hydra, il cui scopo è comunque indebolire sempre più la parte sana dello Shield, quindi gli conviene mettere fuori giochi due dei migliori agenti, facendoli addirittura diventare una minaccia per lo Shield, quindi in cambio di risorse hanno ridato la 'figliola prodiga' a Petrovich ( questo personaggio l'ho preso dal comic verse ma l'ho adattato, insieme alla storia del siero che agisce per 'annientarti')... Non potevo non inserire Ward nella storia, per il quale ho in mente grandi cose! oddio 'ste note sono più lunghe del capitolo! :-) ultima cosa... Se pensate che stia rendendo i personaggi eccessivamente OOC ditemelo, vi prego!!!
Grazie mille chi legge e risponde! :-)

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Capitolo 31
*** Fight ***


Tony si diresse a passi veloci verso il suo laboratorio dove teneva le armature.
''Tony,  tesoro ha visto per caso Natasha? Stamattina dovevamo andare in ospedale per il controllo, ma non risponde al cellulare....''
La voce di Pepper gli fece fare velocemente dietro front.
'' Ho appena controllato anche a casa sua. Non c'era nessuno.''
''Eemm...si ecco lei..''
''Tony che succede? Dov'è Natasha?'' la voce di Pepper salì appena appena di tono.
Lui le si avvicinò conciliante.
''Pep, tesoro, sta tranquilla... Tutta la situazione è perfettamente sotto controllo...''
''Crediamo sia stata rapita dalle stesse persone che centrano con la scomparsa di Clint,  ora stiamo organizzando una spedizione di ricerca per riuscire a trovare dove si trovano e portarli in salvo.''
Loki entrò dalla porta principale, incurante dello sguardo assassino di Tony.
''Cosa????? Clint è vivo????''Tony si sbatté una mano sugli occhi.
''E tu cosa aspettavi a dirmelo, un invito scritto?!?''
Il pianto di Howie fu l' unica cosa in quel momento capace di indurre Pepper a rimandare la morte di Tony per qualche secondo. Uscì per andare a prendere il bambino dalla sua culla.
Tony si girò verso Loki.
''Dovevi proprio uscirtene cosi??''
Loki lo guardò con aria innocente.
''Uscirmene? Ma se sono appena entrato!''''Ah-ah, molto divertente, principe dei miei stivali. Ora dovrò chiedere perdono implorando per una settimana. Stavo per dirglielo un po' più dolcemente.''
Loki fece spallucce.
'' Comunque ero venuto per dirti di sbrigarti, gli altri aspettano solo noi sul tetto.''
''Noi? Eh, no ghiacciolino tu devi rimanere qui!''
''Assolutamente no! Io vengo! Credi che non sappia difendermi o esservi d'aiuto? Posso essere un valido sostegno. Ancora non mi credete in grado, vero?''
''Per tuo padre e tutta la tua famiglia! Quanto sei permaloso! Se mi facessi ogni tanto finire di parlare.... So benissimo che sai difenderti e sei un valido sostegno. Proprio per questo ti sto chiedendo di rimanere qua.''
Gli si avvicinò e gli prese le spalle, parlando sotto voce per non farsi sentire da Pepper che stava ritornando.
''Loki, sei intelligente, lo sai anche tu che in questa storia c'è qualcuno all'interno dello Shield, l' unico che avrebbe potuto utilizzare e manomettere i loro sistemi. Lo Shield, la stessa organizzazione che ci controlla. Nella torre. Non posso lasciare Pepper e mio figlio alla loro mercé. Devi proteggerli. Si insospettirebbero se li facessi andare via. Devi restare. Per loro e per Sif. Nemmeno loro possono rischiare. Mi sto fidando di te, Loki. Ti sto affidando la cosa più preziosa sulla faccia della terra.''
Pepper entrò e lui si allontanò.
''Tesoro, stasera prometto che ti spiego tutto, ora devo andare.'' 
Lui iniziò ad allontanarsi, seguito da lei.
'' Tony! Tony!''
Pepper si avvicinò a Loki.
'' Puoi tenerlo un minuto, devo dire una cosa a Tony.''
E detto questo gli lasciò il bambino tra le braccia.
Fu così improvvisa e veloce che non sapeva come reggerlo. Howie aveva ancora i piccoli occhi azzurri semichiusi. Lo prese meglio e venne ricompensato con un piccolo sbadiglio.
Il cuore per un attimo gli si contrasse, ripensando all'ultima volta che aveva tenuto in braccio suo figlio.
No, non sarebbe successo di nuovo. La sua principessina aveva un eroe questa volta a difenderla.


'' Signore, ho perso il segnale.''
Phil toccò il proprio auricolare, proprio mentre stava salendo sul aereovelivolo.
'' Cosa vuol dire che hai perso il segnale?''
Gli altri si fermarono ad ascoltare.
''Che l'ho perso signore. Un attimo prima era sullo schermo e un attimo dopo no.''
''Cosa è successo?''
''A meno che non sia morto...''
''No, assolutamente, lui non può essere morto, non a questo punto della partita.'' si massaggió stancamente gli occhi.
''...allora immagino che sia entrato dentro una zona schermata, signore.''
Aprì di botto gli occhi, animato da nuova energia dall'avere almeno una traccia da seguire.
''Dobbiamo vedere tutte le possibili aree nel giro di tre kilometri intorno a dove abbiamo captato l'ultimo segnale.''
''Già fatto, signore. L' unico luogo che ho trovato è una vecchia città fantoccio utilizzata per sperimentazione nucleare, ormai abbandonata. Non era raro che creassero dei bunker sotto le case, a prova di bomba e radiazioni. Immagino che si trovi lì. Ho già impostato le coordinate del vostro quinjet per raggiungerlo.''
'' Ottimo lavoro agente Fitz,  mi ricorderò di te in futuro.''


Seduto sul sedile del quinjet tra Steve e Thor,  Bruce iniziava a sentire una certa claustrofobia. Si passò per l'ennesima volta un dito nel colletto della camicia, cercando di stare calmo il più a lungo possibile. Era preoccupato per Natasha. Lui più di tutti gli altri. Come amico. Amico stretto. E come medico. Non sapeva se il bambino ce l' avrebbe fatta a resistere a questo stress.
La voce di Phil lo risvegliò da quei pensieri.
''Ho inserito il pilota automatico. Tra un' ora dovremmo arrivare a destinazione.''
'' Bene, così ora puoi spiegarci cosa hai scoperto con i tuoi amici fantasmi, venuti con te dalla tomba.'' Tony teneva il casco sotto il braccio e ci mancava poco che iniziasse a sbattere il piede.
Phil lo guardò male. 
'' Il matrimonio non ti ha affatto migliorato Stark, lo sai? Comunque l' agente Fitz era riuscito ad entrare nel database dove sono contenuti tutti i dati relativi alle missioni in corso. Solo pochi hanno l' autorità necessaria per poterle organizzare. Non sempre Fury è presente e se la situazione è critica queste persone prendono la direttiva. Ognuno è indipendente dall'altro. L'ho fatto entrare con i mie codici d'accesso. Posso vedere le missioni in corso degli altri, ma non nei dettagli né tantomeno chi è stato ad organizzarla. L'agente Romanoff risulta operante in Cambogia, motivi terroristici, partenza stamattina. Nessun programma di recupero.''
''Ma lei non può essere in missione, perché solo tu, Fury e la Hill sapete che per ora non può andare.'' concluse Steve guardandolo.
Phil annuì greve.
'' Ragazzi, io non so cosa sta succeddendo e nemmeno che cosa troveremo una volta arrivati. Tutta questa storia... Non so come spiegarla razionalmente senza dover amettere..''
''... Che c'è almeno una talpa tra i pezzi grossi.'' disse Bruce finendo la frase.
Lo guardò negli occhi senza rispondere, ma il suo silenzio fu piu che eloquente.


Brian guardava l'uomo con il lupetto nero davanti a lui con un misto di divertimento e ammirazione.
''Quindi a quanto ho capito con questo vostro... Centipede, lui resterà sempre cosciente di quello che farà?''
L'altro uomo ghignò. ''Esattamente.''
''Controllarlo, e costringerlo a fargli fare quello che volete coscientemente, pena il fare del male alla Romanoff che anche quando non si ricorderà di lui. È crudele.''
Sorrise con una luce pazza negli occhi. ''Mi piace!''
L'altro allungò la mano.
''Allora è fatta?''
''È un piacere contrattare con te, John.''

Natasha allungò il collo, per cercare di vedere fuori dalla finestra e cercare di intuire da quanto tempo si trovasse in quella posizione. 
Erano passate solo due ore da quando aveva detto di sì a Ivan. Era l'unico modo per guadagnare tempo. Per riuscire a scappare. Nel momento in cui l'avrebbero liberata avrebbe cercato di stendere quei uomini, liberare Clint e trovare un mezzo di fuga. Più semplice a dirsi, che a farsi. Ripensò a quello che le aveva detto Bruce, non doveva fare movimenti bruschi, grandi sforzi o prendere colpi. Poteva rischiare la vita di suo figlio per salvare quella dei genitori?
Questo era quello su cui continuava a rimuginare da quando Ivan era uscito dalla porta. La risposta di Clint, se le fosse stato vicino, invece che chissà a quanti metri sotto di lei, le arrivò nitida in testa. Dio solo sa che cosa gli stavano facendo.
Sentì dei rumori fuori dalla porta, di pugni ben assestati e due corpi che si accasciavano a terra. Un barlume di speranza la ravvivó, facendole credere che fossero venuti per lei.
All' improvviso la porta si aprì di botto rivelando un uomo alto e moro, che aveva già visto.
Ward.
''Agente Romanoff, so cosa pensi, sei  confusa e hai molte domande, ma ti prego, fidati di me e rimanda le domande a un altro momento.'' le si avvicinó velocemente.
''Perché mai dovrei fidarmi di te? Sbaglio o sei quello che mi ha drogata?''
''Se non avessi buone intenzioni non farei questo.''
Con una piccola chiave recuperata dalla tasca dei pantaloni le aprì le manette a polsi e caviglie. Natasha se li massaggiò velocemente mentre si alzava dal letto e seguiva l' uomo.
'' Non ho capito molto bene per chi lavori tu.'' aveva detto in tono sarcastico.
''Avevo detto a dopo le domande.'' Ward si era abbassato sull' uomo che aveva?steso prima, recuperando le loro pistole e dandone una a Natasha.
''Tieni, nelle tue condizioni meglio avere qualcosa per proteggerti.''
Lei la prese senza battere ciglio.
''Ora dobbiamo sbrigarci, ho mandato un segnale allo Shield, ma ci vorrà almeno un'ora dalla base più vicina.''
''Dov'è Clint?'' iniziò lei, seguendolo in un dedalo di corridoi di legno e manichini.
''Stiamo andando proprio da lui. Non volevo far saltare la mia copertura, ma stanno agendo più in fretta di quanto pensassi e ho divuto affrettare un po' le cose.''
Alcuni uomini si avvicinarono. 
''Ehi, voi!''
Ward la prese per un braccio con la pistola puntata dietro la schiena.
''Dove stai andando con la prigioniera?'' chiese un uomo in russo.
''Il Chiaroveggente mi ha dato ordine di portarla da lui. Vuole estorcele alcune informazioni prima di lasciarla totalmente alle vostre cure e dimentichi tutto.''
''Noi non siamo stati informati.''
''Non è un problema mio. Io rispondo ai miei ordini, voi ai vostri.''
E detto questo spinse bruscamente Natasha continuando a camminare.
'' Chi diavolo è il Chiaroveggente? Sitwell?''
'' Ti prego,  dopo ti darò tutte le risposte, sappi solo che sono un infiltrato di Fury e Barton si trova in grave pericolo, dobbiamo salvarlo prima che lo usino come cavia di laboratorio e lo facciano diventare un mostro.''
Clint si risvegliò col rumore persistente si un bip. Aprì un occhio, poi l'altro. Come pensava era un elettrocardiogramma attaccato al suo braccio. Due persone, un uomo e una donna, con lunghi camici bianchi gli davano le spalle mentre armeggiavano con dei computer. 
'' Il paziente si è svegliato, possiamo iniziare con l'impianto oculare.''
''Co..cosa...'' iniziò a biascicare.
Cercò di scrollarsi di dosso quella sonnolenza che gli ottenebrava il cervello.
Con scarsi risultati per altro.
La donna gli si avvicino con una siringa in mano.
''Stai fermo, farà meno male.''
La lucidità gli venne improvvisamente quando vide l'ago enorme che puntava dritto nel suo bulbo oculare destro.
''No, no..!'' iniziò a divincolarsi dalla poltrona. Riuscì a sentire che uno dei legacci della caviglia era allentato.
L'altro uomo si avvicinò per cercare di farlo stare fermo, giusto il tempo necessario per riuscire a liberare la gamba e allontanarlo con un calcio allo stomaco che lo fece finire a terra. La donna intanto spaventata, era uscita fuori dalla stanza asettica dando l'allarme. Aveva poco tempo e sapeva che sarebbe stata la sua unica possibilità. Con il peso del corpo riuscì a ribaltare la poltroncina, facendo cadere a terra un tavolino con strumenti medici. Riuscì a recuperare un bisturi e tagliare i legamenti ai polsi. 
Quando fu in piedi, non poté far a meno di piegarsi in due. La costola ora era sicuramente rotta. Prese fiato, concentrandosi. Non aveva tempo per pensare al dolore. Si rialzò portandosi dietro il bisturi come arma improvvisata.

''Spero almeno che sia riuscito a liberarsi. Nella sala operativa ho fatto in modo di allentare uno dei ganci per tenerlo fermo. Ma quando l' hanno portato dentro, circa venti minuti fa, era ancora sotto effetto del sedativo che gli avevano iniettato.''
Ward parlava a voce bassissima, tanto che Natasha dovette affinare le orecchie per poter capire quello che aveva detto.
'' Natasha, i soldati che ti troverai di fronte non sono normali esseri umani. Sono per metà delle macchine, sono dei supersoldati con il vantaggio di essere praticamente privi di sentimenti. Hanno una forza sovrumana e una soglia del dolore inesistente. Evita un confronto diretto con loro in tutti i modi possibili. Non c'è assolutamente possibilità di uscirne vincitori. L'unico punto debole su cui puoi far leva è la testa. Cerca di sparargli nell' occhio dovessi trovarti vicino. Ti darà il tempo necessario per scappare. Sono...assurdi.''
Lei annuì seria.
'' Vivo alla Stark Tower con tre dei, un mostro verde, un milionario in armatura e un novantenne che sembra uscito da una rivista di moda... Sono abituata alle cose assurde.''
''Credimi, questa spero proprio che potrai inserirla tra le cose da raccontare.''
 Erano arrivati davanti a un enorme porta blindata. 

Clint si ritrovò circondato da una dozzina di uomini dopo neanche cinquanta metri. Era in un laboratorio, con macchine e scienziati che lo guardavano scioccati. Una voce scura provenne da qualche altoparlante sopra di lui. 
''Non uccidetelo, mi serve vivo, è la mia carta vincente nel reclutamento della Vedova nera.''
Russi.
Red room.
Natasha.
'' Clint!!''
Una porta spalancata e lei lì, insieme ad un altro uomo, pistola in pugno ed aria di chi ha ripreso  a respirare dopo ore di apnea.
''Natasha..''
La guardò per un attimo che parve ad entrambi un'eternità, assaporando tutti i dettagli che aveva serbato gelosamente nei momenti più bui.
I capelli rossi scompigliati, gli occhi verdi, quel neo sul collo.
Il suo cuore riniziò a battere veramente dopo tre mesi di finta vita.
In un attimo i soldati concentrarono la loro attenzione sui nuovi arrivati piuttosto che su lui, permettendogli di attaccare il più vicino.
Gli sferrò un pugno nella mascella, con la conseguenza di sentire le sue dita scricchiolare pericolosamente.
L'uomo lo guardò un secondo prima di afferarlo per il collo, sollevarlo da terra e scaraventarlo dieci metri più in là.
Si riavvicinò lentamente, mentre lui cercava di rimettersi in piedi e di trovare qualcosa da utilizzare come arma. La prima cosa che si trovò sotto mano fu una sedia, che ruppe prontamente in testa all'uomo, con l' unico risultato di rallentarlo per qualche secondo. Giusto il tempo necessario per sentire gli AC/DC riempire il laboratorio con le loro note.

Solo Thor e Steve avevano potuto in qualche modo fermare quegli uomini. Molti erano riusciti a scappare, specie i pezzi grossi. Solo Ivan Petrovich era stato catturato e assicurato a terra da un pugno ben assestato di Steve. Appena la situazione fu quel tanto sotto controllo da permettere loro di respirare, Natasha si mise alla ricerca, correndo di Clint. 
Lo vide mentre ancora stava disarmando alcuni uomini di Ivan.
Si buttò a capofitto su di lui, prendendolo di sorpresa, facendolo quasi cadere all'indietro e procurandogli un gemito di dolore.
''Ehi, vacci piano Nat. Non hanno potuto i terroristi, le bombe e i soldati-dio-solo-sa-che-cosa e ci vuoi pensare tu a finirmi?'' la strinse forte, beandosi del suo contatto.
Lei incapace di parlare, sarebbe scoppiata a singhiozzare, sussurrò solo uno 'scemo' sul suo petto.
''Ho avuto così tanta paura per te.''
''Io ti ho creduto morto per tre mesi!'' lo guardò con occhi lucidi. ''Io...io..''
''Sshhh...Lo so...'' un espressione di pura costernazione si dipinse sul suo volto, oscurando i suoi occhi, mentre le carezzava la testa con fare rassicurante.
Lo strinse forte, assaporando la sensazione di benessere nel sentirlo vicino, nel sentire il suo profumo, nel sentirlo vivo. Non disse più nulla, non avevano bisogno di parole loro due.
Lui chiuse gli occhi affondando il viso tra i suoi capelli e permettendosi un attimo di felicità. Se fosse dipeso da lui sarebbe stato così anche tutto il giorno, tutta la vita. Non sentiva più nessun dolore, né la costola rotta, né il tendine stirato della gamba.
Poi improvvisamente lei si allontanò quel tanto che bastava per guardarlo.
''Clint, io...''
Le si avvicinò per darle un bacio, troncando sul nascere qualsiasi discorso. 
Lei lo avvicinò maggiormente a sé, passandogli le dita tra i capelli della nuca. Dio, le sue labbra, baciarle, le sue mani, il suo tocco, gli era mancato come l'aria nei polmoni.
Per Natasha, era come rinascere.
Si staccarono solo quando furono a corto d'aria.
''Clint...'' sospirò ad occhi chiusi lei.
Poi fu tutto un battito di ciglia. Il suo urlo strozzato, la smorfia di dolore sul viso.
Una stilettata al basso ventre, prima che il sangue iniziasse a uscire, si accasciasse a terra e vedesse tutto nero.
''Nat! NAT! Qualcuno mi aiuti, Bruce!Bruce!'' gridò, vedendo il dottore vicino.
Lui gli fu subito accanto.
''Oddio...'' le controllò velocemente il polso. ''Natasha, Natasha!...Cos'è successo?''
''Non lo so, mi stava per dire qualcosa quando si è accasciata ed è svenuta...cos'ha, è ferita?''
 Bruce non rispose, guardando con orrore la macchia di sangue che si apriva sotto di lei.
''Aiutami a portarla fuori di qui. Ma delicatamente, dobbiamo metterla in piedi.''
Le prese un braccio e se lo portò alle spalle, cercando di farle fare il meno possibile movimenti bruschi.
Non si era accorto nemmeno del grido di Ivan.
 ''Ragazzetta inutile!''
La pistola che aveva uscito da chissà dove per puntarla verso di lei.
''Noo!!''
Un colpo.
Chiuse gli occhi, per riaprirli su un Clint immobile che si era messo davanti a lei e guardava il suo buco nel petto da qui si stava allargando una macchia scura.
''Clint!''
Un altro colpo di pistola.
Questa volta dell'agente Coulson verso Petrovich che cadde a terra con un tonfo sordo, definitivamente morto.
 Clint cadde sulle ginocchia, guardandolo con occhi sbarrati e mimando il suo nome con le labbra, prima di stramazzare per terra.
Phil corse verso di lui.
''Portala fuori e fa venire subito qualcuno per trasportarlo sul quinjet!''
Bruce annuì deciso, dirigendosi verso l'uscita e facendosi aiutare da Steve che era accorso al rumore degli spari.
Si accostò, sollevandogli il volto.
''C-credevo che ci si mettesse d-di più a rag-giungere il p-paradiso.''
''Ma che dici, idiota, sei ancora vivo e vegeto!'' si tolse la giacca, mettedola a mo' di cuscino sotto la sua testa.
Poggiò la mano sul suo petto per cercare di diminuire l'emorragia.
''A-allora t-tu sei un fan-tasma. S-sei venuto a-a ac-compagnarmi all'inff-ferno?''
'' Non dire sciocchezze. Io non ti accompagno proprio da nessuna parte, al massimo ora ti porto all'ospedale, perché devi riprenderti, dovrai occuparti di molte cose fra qualche mese. Non pensare di fartela franca.''
''È-è inutile. N- non credo di f-farcela a q-questo giro.'' guardò la mano di Phil diventata cremisi.
''Sì che ce la farai, guardami Clint, guardami!'' 
Stava iniziando a perdere i sensi.
''P-prenditi cura di l-lei...'' farfugliò.
''Tu non morirai, Clint'' lo prese per il viso, costringendolo a guardarlo ''... e lo sai perché? Perché adesso non è più solo lei. Sono loro. Tu non puoi morire, Clint, stai per diventare padre, Clint, anche se forse non avrei dovuto dirtelo io.''  cercò di sorridere.
'' Capito? Stai per diventare padre. Resisti, vecchio mio, resisti per Natasha, resisti per tuo figlio. Resisti, resta sveglio, resta con me, Barton. Quale tuo superiore ti ordino di resistere.''
Clint si aggrappò alla sua camicia, stringendola. Cercò di dire qualcosa, aprendo la bocca ma senza risultati.
Un smorfia che Phil interpretò come un sorriso gli sollevò gli angoli del viso e gli illuminò per un attimo gli occhi, prima che si girassero e si chiudessero definitivamente.

ANGOLO DELL'AUTRICE PAZZA ( che sono io!)
Ragazzeeeeee...!!!! Una settimana e sono in GERMANIA!!! Yeaaaaaaah!! Sono felicissima!!! Starò un mese! Quindi ecco a voi il capitolo che tutte stavate aspettando... Spero di poter scrivere il resto sull' aereo, tre ore e mezza di viaggio... Qualcosa dovrò pur fare! :-) spero di aggiornare una volta arrivata... Lo so, lo so, se non mi uccidete ora non muoio più. Capitolo, alquanto traumatico e difficile, dato l'alta concentrazione di personaggi, situazioni e scene d'azione in cui faccio schifo. Come vedete mi sono resa Ward buono!! :-) e c'è anche John Garrett...eeeem che altro, scena finale liberamente ispirata a Pearl Harbour...oddio, ci sarà mai una volta in cui non piangerò quando muore Danny??? Lo so che così ho leggermente sconvolto gli event di CATWS e di AOS...but... It's my story! :-) per critiche, suggerimenti e/o altro non esitate a scrivere! Sono a vostra completa disposizione. Aaaaah, ultima cosa... Capitolo dedicato a Thiare che mi aveva chiesto un apparizione del piccolo Howard Stark jr. Purtroppo non ho potuto fare di più visto che papà doveva andare a salvare zia Nat e zio Clint dagli uomini cattivi. Ma la mia prossima raccolta che farò sarà incentrata esclusivamente a tanto fluff e tanti tantissimi bimbi!
Ringrazio paoletta76, nali88 e hawrylak 1995 per aver recensito lo scorso capitolo!
You are fantastic!!☆☆
^_^

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Capitolo 32
*** Lacrima di felicità ***


Buio.
Freddo.
...diventare padre.
Lampi bianchi negli occhi.
...tuo figlio.
Rumori ovattati.
Voci.
Bambino...
Sempre più buio.
Mi dispiace non ce la faccio...
Freddo.
Buio.
...tuo figlio.
Vorrebbe lasciarsi andare. È tanto comodo.
Ma qualcosa glielo impedisce.
...padre.
Un pizzicore da qualche parte non specificata del corpo.
...padre.
Calore, caldo, sale dalla mano.
Ho. Un. Ritardo.
Sempre più caldo. Brucia.
Tu lo vorresti?
 C'è fuoco. Sta bruciando.
 Vorrebbe urlare, non ce la fa più.
Nessuno è addestrato per questo.
 Tutto sta bruciando, fa male, fa maledettamente male.
Natasha è incinta...
Basta, vi prego, basta.
...e non vuole tenerlo.
Sta andando a fuoco.
...non è più solo lei. Sono loro.
Vorrebbe urlare, chiedere che la smettano, ma non riesce a trovare dov'è la sua voce.
...resisti per Natasha, resisti per tuo figlio.
Non riesce a ricordare come si fa.
...tuo figlio.
Si trova all'inferno, ne è sicuro. In paradiso non si può soffrire così tanto.
Si muove, si contorce. Fa male.
Brucia, sta bruciando, ormai della sua carne non sarà rimasta che qualche mozzico.
...padre.
...tuo figlio.
E poi più nulla.
 
 
 
Sif uscì dalle porte dell'ascensore quasi correndo. Il corridoio dell'ospedale aveva lo stesso colore grigio degli altri piani. Un camice bianco alla fine del corridoio.
Si buttò al collo di Loki che la cinse con un braccio mentre l'altra andava automaticamente a carezzarle il pancione ormai evidente di sei mesi.
''Come stanno? Alla reception non mi hanno voluto dire niente, né di Natasha né di Clint''
Lui sospirò stanco.
''Sono vivi. Feriti. Gravemente. Ma vivi.''
''E il bambino?'' chiese, preoccupata dal fatto che non l' avesse nominato.
Loki la guardò triste, prendendole le mani e guardando il suo ventre.
''Natasha ha avuto un distacco della placenta. Di grave entità. Non sappiamo ancora con sicurezza se ce la farà. Ma mi meraviglierei se accadesse il contrario. Il bambino ha subito troppi traumi.''
Lei annuì triste.'' E Clint?''
''In terapia intensiva. Non ho idea di cosa abbiano fatto. Il personale medico dello Shield si è occupato di lui. Ma alcune voci di corridoio dicono che sia arrivato qui.. Morto. Un polmone perforato e una pallottola che gli ha sfiorato il cuore. A dir la verità fatico anche io a credere che ce l'abbia fatta, da mortale. Solo la camera della guarigione di Odino avrebbe potuto salvarlo.''
''I midgardiani continuano a meravigliarti per la loro tenacia, vostra altezza?''
Lui le sorrise.
''No, se hai qualcuno per cui combattere tutto è possibile.''
 
'' Voi dello Shield non volete proprio morire mai, vero? Ma che avete? Una specie di tessere fedeltà col destino? No, sai sarei interessato a farne una anche io che non si sa mai...''
Tony si affiancò a Phil che da fuori il vetro guardava Clint. Lui si girò.
'' Non pensare male, sono felicissimo che sia sano e salvo... Cioè proprio sano no, ma quantomeno salvo...''
'' Questa è la cosa più importante.''
''Sì, certo, ma anche il come ha la sua importanza.''
Phil si girò a guardarlo, mentre il bip dell'elettrocardiogramma faceva da sottofondo.
''Che intendi dire Stark?''
''Phil, Clint era morto. Sul Quinjet non aveva battito. Ha perso tantissimo sangue, più di quanto un normale essere umano possa sopportare. Come è possibile che sia lì e non qualche piano più giù, all'obitorio?''
''I dottori dello Shield hanno ottime capacità.'' rispose lui imperturbabile
''Non lo metto in dubbio...capacità di resurrezione.''
'' Non lo so cosa hanno fatto Tony. So solo che è vivo, e questo mi basta.''
''Ma non ti chiedi come abbiano fatto? Cioè, riesci ad essere così tranquillo?''
''Credi nel sistema. Certe domande non possono avere una risposta.''
La conversazione fu interrotta dall' arrivo di un uomo.
''Agente Ward...''
''Signore... Sono venuto a vedere come stanno.''
Indicò con un cenno Clint.
''Si riprenderà. Aspettiamo che esca dal coma.''
'' E la Romanoff? Credo di doverle spiegare un po' di cose.''
 
 
Natasha guardava fuori dalla finestra della sua camera concentrandosi sul sole che entrava dando allegria alla camera. Non riusciva a dare un significato a quello che provava. Sollievo misto a paura, felicita e tristezza.
Clint era vivo. Tirato per i capelli, e ancora non fuori pericolo del tutto.
Ma vivo.
Stessa sorte del padre aveva il suo bambino.
Appeso alla vita per un filo sottilissimo.
Sorrise.
Non si arrendeva, si aggrappava con tutte le sue forze a quel filo.
Il loro bambino.
Già poteva vedere in lui la determinazione a vivere che sia lei che Clint avevano.
Il bambino la sua parte l'aveva fatta.  Ora toccava a lei.
Ormai era una settimana che si trovava lì.
Dopo averle fatto esami più accurati la stavano tenendo sotto controllo per vedere se reagiva positivamente alle cure per ripristinarle il normale equilibrio ormonale. Nei prossimi giorni avrebbe potuto lasciare l'ospedale per ritornare a casa.
Quattro mesi di completo riposo. Nessuno, assolutamente nessuno sforzo.
O l'avrebbe perso. E questo non era tra le possibilità plausibili. Non dopo tutto quello che avevano passato.
L' agente Ward era passato a spiegarle finalmente tutta quella matassa ingarbugliata che era quella storia.
Fury aveva intuito che c' era una falla nel sistema, una parte marcia che stava sabotando l'intera organizzazione. E lui si era infiltrato nel suo stesso reparto. Nessuno si era mai esposto abbastanza da poter agire in maniera sicura con gli arresti. Fino al rapimento di Clint.
Un rumore alla sua destra la fece voltare.
La porta si aprì rivelando Bruce.
Ogni giorni la venivano a trovare.
Pepper col piccolo Howard, Sif, Loki, Steve...
''Ciao...''
Cercò di sorridere.
''Ciao mammina.'' lui sorrise radioso.
'' Cos'è tutta questa allegria, dottor Banner?''
''Ho due buone notizie. Una bella e una molto bella. Quale vuoi sentire per prima?''
Lei fece finta di pensarci su.
''Quella bella.''
Lui si sedette accanto a lei sulla sedia.
''Allora, ho parlato col dottor Jones e dice che domani puoi tornare a casa. Ti dimettono.''
''Ok, e quella bellissima?''
''Clint si è svegliato dal coma farmacologico. Sembra stare più che bene, considerato quello che passato. La prima cosa che ha fatto è stato chiedere di te.''
Natasha cercò di controllarsi, non strappandosi flebo e aghi e correndo giù dal letto fino a lui.
''Posso...posso andare da lui?''
Lui continuò a sorridere.
''Sì, ho già parlato con il dottore per il suo star bene, sta arrivando un infermiera per aiutarti. Però con la sedia a rotelle. Su questo il dottore è stato impassibile.''
''Certo.'' lei sorrise.
 
Tutto quello che ricordava del momento in cui s'erano salutati prima che Clint partisse per quella maledetta missione, era il suo sguardo spento dopo che lei aveva pronunciato quelle parole.
Non voleva tenere il bambino.
Non poteva esserci un dolore più grande, per il cuore di un padre. Ma questo lei riusciva a capirlo soltanto adesso, ora che lui era lì, davanti a lei.
''Signora Barton? Se vuole può entrare. Il signor Barton ha chiesto di essere svegliato appena fosse venuta.''
Lei si girò verso l'infermiera annuendo. Era rimasta a fissarlo dal vetro della sua camera.
La donna la fece entrare con la carrozzina, prima di uscire e lasciarli soli.
Lei si avvicinò di più a lui. Con una mano gli accarezzò il viso, sfiorandolo in un gesto che le era mancato da morire, la fronte corrugata, le profonde occhiaie scure, lo zigomo su cui erano stati dati alcuni punti, la linea della mandibola, per arrivare alle labbra, su cui indugiò, prima di depositargli un bacio leggero.
Dio, quanto gli era mancato. Come l'aria nei polmoni.
I suoi occhi si aprirono, occhi grigi come un cielo in tempesta.
''Ciao.'' disse lei con voce rotta.
''Ciao'' rispose in un bisbiglio, in uno sforzo per cercare di sorridere.
''Come ti senti?''
''Indubbiamente ho avuto momenti migliori, ma non mi lamento.'' disse con una smorfia.
Lei rise.
''Sei vivo. È questo l'importante.''
Un attimo di silenzio mentre si osservavano a vicenda.
Fu lei a rompere il silenzio.
'' Clint... Io... Io ho deciso di portare avanti la gravidanza. Ho voluto tenere il bambino. Quella mattina... Non ci sono riuscita. Ero spaventata a morte ma... Io non sono una vigliacca. Bisogna affrontare e vincere le proprie paure. Me lo hai insegnato tu.''
Clint le poggiò una mano sulla guancia, visibilmente emozionato.
'' Io fino all' ultimo ho sperato in una tua chiamata, in un tuo ripensamento. Prima dell' attentato ero uscito fuori per chiamarti. Perché non me lo hai detto subito?''
'' Perché...'' le si spezzò un attimo la voce al ricordo di quegli istanti terribili, quando aveva chiamato Tony.
'' Ho ricevuto prima un'altra chiamata.''
Lui annuì greve.
''Sono orgoglioso di te. E sono...enormemente felice della tua decisione...''
Iniziò a sorridere per quanto la mascherina dell'ossigeno glielo permettesse.
''È grazie a lui che non sono impazzita dopo la notizia della tua morte. Mi sono attaccata a lui come l'unica cosa che ancora mi legava a te...'' chiuse gli occhi non riuscendo a trattenere la profonda tristezza che la pervase.
''IO sono vivo grazie a te. Grazie a voi. Mi sono aggrappato al vostro pensiero nei momenti peggiori, quando la morte sembrava veramente l'alternativa migliore. E quando mi hanno sparato...''
Le strinse forte una mano. ''Stavo per dirtelo, prima di tutto quel pandemonio. Mi dispiace Clint.''
''Non importa. Lo rifarei volentieri per voi.''
Si accorse della fede che indossava.
Le alzò la mano per guardarla meglio.
''Erano secoli che non la vedevo. Erano dentro la custodia del mio arco, giusto?''
Lei annuì.
''Ho anche la tua qui.''
Si sfilò la collana dal collo. Prese la fede di lui e gliela infilò all'anulare, stando attenta alle flebo.
Lui la fissò un attimo prima di rivolgerle la sua attenzione di nuovo.
'' Quindi... Ora come state?''
''Beh, il bambino c'è, ma ho avuto un distacco della placenta. Per i prossimi quattro mesi, ovvero fino alla fine della gravidanza devo stare a completo riposo. Purtroppo non sono stata per niente bene in questi mesi, e il feto ne ha risentito.''
''Mi dispiace Nat, per non esserci stato.''
'' Non esserlo. Riprenditi ora. Abbiamo entrambi bisogno di te.''
  '' Sai già il sesso? Se è un maschietto o una femminuccia?''
''No, ho preferito aspettare che ci fossi pure tu.''
'' Quindi diventerò papà? Saremo una famiglia?'' disse lui in un sorriso.
''Immagino proprio di sì.'' disse lei sorridendo.
Gli prese la mano e la poggiò sulla lieve sporgenza del suo ventre.
''Ciao piccolo. Sono il tuo papà. Ancora non ci siamo presentati ufficialmente. Sai sono tanto felice del tuo arrivo. Però devi tenere duro. Lo so che è difficile, ma ti prego, non mollare. Qui fuori ti aspettiamo con ansia. Sia io che la mamma.''
Lui la guardò.
''Perché stai piangendo?''
Natasha non si era nemmeno accorta delle piccole gocce che scendevano sulle sue guance.
Le asciugò una lacrima col pollice.
'' Non lo so. Credo di essere felice.''
Natasha si sentiva strana. Piena di un qualcosa che le inondava cuore e testa, e non sapeva neanche dargli un nome. Non era mai stata amata, non così.
''Allora agente Romanoff, pronta per affrontare questa nuova missione?''
''Con te come partner, agente Barton?''
''Per sempre.''
 
 
 
 
 
ANGOLO DELL'AUTRICE PAZZA ( che sono io!)
Yes, I know… scusate per l’abnorme ritardoooooo!! Lo so, lo so faccio pena! Sono tornata solo la settimana scorsa e l’ispirazione ha tardato a venire…infatti questo capitolo non sarebbe mai stato scritto senza il prezioso aiuto della mia amata paoletta a cui va un ringraziamento GROSSO COSì!! TESORO SENZA DI TE NON SAREI MAI RIUSCITA  A  FARE  NIENTE!! Ringrazio al solito chi legge e chi recensisce…questo sarebbe ufficialmente l’ultimo capitolo…l’ultimo ‘capitolo’ sarà un bellissimo epilogo tutto fluffoso!! <3 eeeeemmm aaa piccola annotazione…per chi non avesse capito il farmaco miracolo che salva Clint è un certo medicinale famoso di AoS… un bacione a tutti!!

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Capitolo 33
*** Epilogo ***


Natasha cercò di pensare a tutto quello che era successo prima di arrivare a quel punto. Preferì sorvolare sulla prima parte per concentrarsi sul momento in cui avevano scoperto di aspettare lei. 
Avevano una certa influenza a quanto pare sul personale dell' ospedale. Certo non era da tutti far spostare una macchina per le ecografie in una stanza di rianimazione. Ma per far scoprire agli agenti Barton e Romanoff, membri del team di supereroi che aveva salvato il mondo da un invasione aliena,  di che sesso era il loro figlio tutto fu possibile. Distesa nel lettino accanto a Clint, una mano stretta alla sua ancora attaccata alla flebo, aspettò con pazienza che l'infermiera ripetesse le solite azioni a cui era già abituata, ovvero mettere il fazzoletto sotto il ventre, il gel freddo sullo stomaco e aspettare che le prime immagini a colori comparissero sullo schermo.
Quando qualcosa di rosa iniziò a spuntare Clint le strinse la mano.
Piano piano un visino tondo tondo comparve.
''Si sta...succhiando il pollice?'' disse Natasha guardando la piccola manina stretta a pugno davanti la bocca.
Clint era... Non avrebbe nemmeno saputo spiegare come si sentiva. 
Come se finalmente un pezzetto di sé che nemmeno sapeva di avere stava tornando al suo posto nel suo cuore. Era ipnotizzato a guardare suo figlio.
'' Ed ecco qui la parte che ci interessa...'' l'infermiera spostò la sonda cambiando angolazione all'inquadratura.
''È una bambina... '' disse Clint con la voce ridotta a un soffio.
''Già...i miei auguri.'' disse l' infermiera con un sorriso rivolgendosi a loro. ''Volete vederla ancora un po'?''
''Sì per piacere.'' Natasha si rese conto con una punta di emozione che sarebbe potuta rimanere lì a fissare la sua.... Bambina, per ore ed ore.
''È...è bellissima. Ha il tuo naso.'' disse Clint dopo qualche secondo di silenzio.
''Possiamo avere una fotografia?'' 

Dopo la miracolosa e a detta di molti inspiegabile, veloce ripresa di Clint, gli avevano concesso di passare il resto della convalescenza a casa, insieme alle sue donne. La bambina qualche settimana prima aveva deciso che era giunto il momento di farsi sentire. La prima volta che la sentì muoversi, rimase ferma immobile, come se la bolla di gioia incontrollata in cui si trovava potesse esplodere da un momento all'altro. Chiamò Clint, e dirigendosi piano verso la camera da letto, avevano aspettato pazientemente con la sua mano sul ventre, una buona mezzora priama che la principessa decidesse di salutare anche papà.
Beh, questo era successo settimane prima. A pochi giorni dal parto, diciamo che le notti di Natasha non erano delle più quiete.
Stando attenta alla ferita, si posizionò col capo sulle ginocchia di Clint.
''Ti prego dì a tua figlia che appena uscirà potrà iscriversi a tutti i corsi di danza che vorrà, ma che ora sua madre ha bisogno di dormire almeno un po'.'' 
Con una mano si strofinò gli occhi.
Clint la guardò con un po' di apprensione, ma subito dopo un dolce sorriso gli increspò le labbra.
''Posso provarci, ma non ti assicuro che verrò ascoltato.'' le lasciò un bacio sulla tempia.
Anche senza poggiare la mano, i movimenti della bambina erano ben visibili.
''Ciao piccolina...sono papà...''
Al suono della sua voce, la bimba si fermò. Nat sorrise, ancora con gli occhi chiusi.
'' Non devi far stancare tanto la mamma. Non è tanto carino non farla dormire, perché poi diventa tanto nervosa e allora ci deve pensare lo zio Bruce a farla calmare. Quando uscirai, giocheremo insieme. Poi ci sono anche i cuginetti con cui giocare, Howie e Katie. Ma ora è il momento che dormi un po' anche tu, così la mamma si riposa. Tra poco la potrai vedere anche tu, e sono sicuro che ti piacerà tanto quanto piace a me. È la mamma più bella del mondo!''
Natasha gli diede una cuscinata, ridendo.
Lui fece il finto offeso, ma non riuscì a trattenere un sorriso.
''Ehi, è vero!''
La guardò negli occhi, sorridendo.
''Grazie..'' disse infine Natasha dopo qualche secondo di silenzio.
''Ok, allora buonanotte Dorothy.''
Natasha sorrise, guardando in alto.
''Willermina''
''Philippa''
''Enrichetta''
''Thorina!''
Natasha non riuscì più a trattenersi scoppiando a ridere.
''Che c'è? Ho sempre sognato di chiamare mia figlia col nome di una divinità norrena!''
Natasha gli diede un' altra cuscinata.
''Sei uno stupido!''
''No, sono solo molto innamorato... Di voi.''
Delicatamente posò le sue labbra su quelle di Natasha che istintivamente lo strinse a sé.
La bambina cominciò di nuovo a scalciare. Lei si allontanò con un sorriso.
''Papino, credo che ti sei dimenticato di qualcuno...''
Clint afferrò subito.
''Oh, giusto! Scusami, tesoro, ma la mamma mi fa distrarre.''
Si abbassò col volto fino all'enorme pancione, sollevò la maglietta e vi posò un bacio.
''Buonanotte, piccola Edith.''
Natasha lo abbracciò forte, per quanto potesse.
''Edith Alexis Barton. Suona proprio bene.''


Quella mattina era iniziata al solito, con le innumerevoli andate al bagno e il dolore alla schiena. Certo, al solito, se non fosse stato per l'assurdo dolore alla schiena, e le acque che le si erano rotte sull'ascensore,diretti in ospedale, con uno Steve che era diventato color porpora e Tony dall'altoparlante che stava dando di matto per la tapezzeria che aveva appena cambiato, irrimediabilmente rovinata.
Beh, non bisognava essere esperti per capire che era entrata in travaglio. Con Clint, visibilmente alterato come se gli avessero fatto una doccia fredda, al suo seguito, la portarono in una stanza, dove avrebbe aspettato, aiutata dall' ostetrica, che si fosse dilatata abbastanza. 
Le contrazioni ormai erano una dietro l'altra, quando l'infermiera Catherine le disse che poteva spingere. Ogni spinta era una stritolata alla mano di Clint, che aveva preferito mettersi in modo da non dovere vedere proprio tutto. In effetti era pure leggermente impallidito.
Natasha ormai era completamente bagnata di sudore, era stanca e voleva semplicemente finire al più presto.
''Dai, Natasha, alla prossima conto fino a tre e spingi, ok? Uno, due, tre!''
Nat prese fiato, ansimando e spinse con tutte le sue forze. Un urletto le sfuggì dalle labbra.
Clint era ancora al suo fianco, non lamentandosi del fatto che la sua mano era diventata viola.
''Dai, Nat, stai andando benissimo, tesoro. Ancora pochi minuti e tutto sarà finito e potremo stringere Edith. Dai, lo so che ce la puoi fare. Abbiamo affrontato di peggio...''
Le scostò un ciuffo di capelli dalla fronte sudata.
Lei lo guardava, mentre prendeva fiato aspettando la prossima contrazione.
''Grazie di essere qui con me...'' ansimò.
''Ti amo, lo sai vero?''
Lei sorrise, anche se sembrò più una smorfia.
''Credo di essermene accort..aaaaa!''
''Natasha, c'è un piccolo problema.''
L'allarme crebbe in tutti e due.
''Che problema?'' fu Clint a parlare
''Niente di grave, ma la bambina non riesce a scendere bene. Dobbiamo farci aiutare dalla natura, devi alzarti in piedi. La forza di gravità dovrebbe aiutarla.''
Natasha annuì.
Mise una mano sulle spalle di Clint e si mise in posizione eretta.
''Devi muovere lentamente i fianchi, come se stessi ballando un lento. Ce la puoi fare?''
''Credo... Credo di sì.''
''Clint, aiutala. Come se ballaste.''
Lui annuì deciso.
Nat gli cinse il collo con le braccia e poggió stanca il volto sulla sua spalla. Lui le cinse i fianchi con delicatezza, e iniziò a muoversi a tempo di un lento immaginario, seguito docilmente da Natasha.
''Sai a cosa sto pensando?'' le parlò a bassa voce all'orecchio.
''A cosa?'' rispose lei in un bisbiglio stanco.
''All'ultima volta che abbiamo ballato così. Ti ricordi?''
Lei annuì stanca, sorridendo.
''Intendi alla serata di gala di Tony, la stessa serata dove probabilmente è stata concepita Edith?''
'' Proprio quella. É stata una serata molto... piacevole.''
Dondolavano ancora.
'' Non fatico a crederlo. Eravamo ubriachi fradici.''
''Ecco perché è stata concepita lei. Una bellissima dimenticanza. Ecco tutto finisce come inizia. È stata creata ballando, e sta nascendo ballando. Il ciclo della vita. Che meraviglia.''
Lei sorrise a tutte quelle chiacchiere.
Fece una pausa, prima di continuare.
''Lo rifaresti?'' una nota speranzosa aleggiava nella sua voce.
Natasha lo guardò in viso.
''Penso proprio di si, ma questa volta con cognizione di causa.''
Lui la baciò, allontanandosi immediatamente dopo a causa di una contrazione.
L'infermiera Catherine la fece distendere nuovamente sul lettino.

''Ecco, Natasha ci siamo, vedo la testa. Clint vieni a vedere tua figlia!''
Clint un po' titubante aveva fatto due passi in avanti. E tra lo sconcerto e la gioia aveva guardato quella testolina uscire fuori, tra le urla di Natasha.
''Nat, ha i capelli rossi! Dai piccola, un ultimo sforzo, tesoro!''


Quando quel pianto disperato si fece strada tra i suoi sensi, aprì subito gli occhi, annaspando per vederla, quasi fosse aria. Quando gliela misero in braccio, quel piccolo esserino viola, con un ciuffo di capelli rossi in testa, iniziò a piangere. E piangere. Come se non potesse fare altro nella vita. Clint accanto a lei non riusciva a dire niente solo ammirarle sgomento.
''Vuoi tagliare tu il cordone?''
Lui ancora intontito disse di sì, meravigliandosi della forbice tremante tra le sue mani.
E quando l'infermiera Catherine la prese per lavarla e pesarla, Natasha sentì un terribile vuoto al petto. La voleva di nuovo. La voleva vicina, la voleva tenere, e abbracciare e guardarla, e proteggerla e amarla per tutto il resto della sua vita
Ecco cosa significa essere madre.
Mezzora dopo, le avevano portato la bambina avvolta da un lenzuolino rosa. Pulita e profumata, l'aveva accolta in seno, guardandola meravigliata. Come potevauna cosa così piccola avere già un così forte ascendente su di lei? Anzi su di loro, alzando un attimo gli occhi su Clint adorante accanto a lei.
La bambina,ancora con gli occhi chiusi ricominciò a piangere.
Natasha guardò allarmata l'infermiera, non sapendo che fare.
Lei sorrise comprensiva, non era la prima mamma inesperta che vedeva.
''Ha fame..'' disse semplicemente.
Natasha la passò a Clint che, sorpreso, la prese con due mani tenendola a mezz'aria.
Natasha abbassò la maglietta e aprì il reggiseno.
Riprese la bambina e se la portò al seno in un movimento naturale, come se lo facesse da sempre.
Quando la sua boccuccia incontró il suo seno, provò un emozione che non aveva mai sperimentato prima. Quando la bambina iniziò a succhiare , mettendo su un espressione beata, sentì che il suo cuore poteva scoppiare da un momento all'altro. Troppo, troppo amore.
Clint le guardava estasiato.
''Siete...bellissime.'' disse con voce rotta dall' emozione.
L'infermiera Catherine li lasciò soli, dando alla famigliola un po' di intimità.
Quando Edithf fu soddisfatta, si staccò dal suo seno e facendo un piccolo sbadiglio aprì gli occhietti, rimasti fino a quel momento rigorosamente chiusi.
Un paio di occhietti grigi, come il mare in tempesta.
Gli stessi occhi dell'uomo accanto a lei, che ora erano lucidi e minacciavano di esplodere da un momento all'altro.
E fu in quell'istante, mentre sua figlia la guardava negli occhi a volerla studiare, che capì.
Sì, in quell'istante capì il perché.
Perché era stata abbandonata da sua madre, perché era cresciuta non conoscendo cosa fosse vivere, perché era diventata un'assassina, perché aveva quasi rischiato di morire tante di quelle volte, perché era entrata a far parte dello Shield, perché aveva sposato Clint, perché lo amava.
Il perché era davanti ai suoi occhi, avvolta da una copertina rosa.
Tanti anni di dolore, rinunce, perdite.
Tutto scompariva di fronte a sua figlia.
La sua bambina.
La sua piccola Edith Alexis.
La sua gioia di vivere.
Strinse forte la mano di Clint.
Lui la baciò.
''Grazie, sono l'uomo più fortunato del mondo ad avervi. Sono fiero di te. Ti amo, ti amo così tanto.''
Guardò di nuovo la bambina che ora guardava lui.
''Ciao Edith, sono il tuo papà.''
Sorrise all'espressione annoiata della bimba.
''Lo so, forse ti aspettavi di meglio, dopo aver visto la mamma...''
Natasha rise.
Lui le prese una mano e se la portò alle labbra. 
''Grazie per nostra figlia.''
''Grazie a te per avermela data. Ti amo anche io.''
Ritornò a fissare la bambina.
Erano una famiglia ora.
Era strano. Ma le piaceva.
Oh, sì, le piaceva tantissimo.





Angolo dell'autrice pazza (che sono io!!!)
O MIO DIO! Non posso credere di aver finito! Dopo più di un anno, questa storia è giunta al termine. O mio Dio veramente! Mammamia, questa storia lo amata veramente tanto e ci ho messo tanta tanta passione. Questa storia non sarebbe mai nata se non fosse stato per le bellissime storie di Paoletta, che sono state anche la causa della mia iscrizione a EFP...ed è proprio a lei che va il mio speciale ringraziamento come al solito, per l'incoraggiamento e la sua fedeltà nelle recensioni che mi hanno fatta tanto felice. Ringrazio inoltre Thiare e nali88 per le medesime ragioni, e tutti coloro che hanno recensito, preferito, seguito o anche solo letto. Ehi il primo capitolo ha più di 2300 visualizzazioni!!! Grazie mille a tutti voi!! Spero che questo epilogo vi sia piaciuto e che vi abbia emozionato tanto quanto mi ha emozionato scriverlo. Spero che vogliate essere così buoni da non farmi andare via senza nemmeno una recensione, anche una piccola piccola, almeno per dirmi i vostri pensieri finali! Pleaseeeeeeeeeee!! Mi farete tanto tanto felice!!!
Ragazzi vi salutooooooooooo!!!!

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