Game of Hearts

di kiara_star
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Doveri da frontman ***
Capitolo 2: *** Dediche inopportune (molto inopportune) ***
Capitolo 3: *** L’arte dell’essere bastardo ***
Capitolo 4: *** Psicoanalisi 40% ***
Capitolo 5: *** Dime que me quieres ***
Capitolo 6: *** Red carpet ***



Capitolo 1
*** Doveri da frontman ***


1 Salve a tutti! Mi presento a voi con un storia un po’ WTF, perché cerca di mescolare due fra le coppie RPS che preferisco, e cioè l’Hiddlesworth e la Farrelleto.
Tutto nasce da qualche tweet idiota scambiato con ELE106 che alla fine ho deciso di prendere sul serio (purtroppo per voi).
Non ho mai trattato Jared e Colin però siccome sono per le sperimentazioni, ho scritto la storia dal punto di vista di Jared (per la serie “iniziamo bene”).
Proprio per questo motivo, ho dovuto invadere questa sezione, visto che inserirla nella Hiddlesworth sarebbe stato poco coerente. Perdonatemi >.<
Comunque, se ancora non siete scappati via, vi do qualche nota:
- Tutto si svolge ai giorni nostri, in un’ipotetica serata di Gala che non ha nome -e neanche senso onestamente. (Non mi andava di informarmi molto, per cui prendete tutto per buono u.u) Ed eventuali date citate posso essere inesatte.
- Ci sarà la gentile partecipazione di Billie Joe Armstrong nonché di Elsa, la meravigliosa consorte di Chris.
- Uso di linguaggio scurrile (obbligatomi per rispettare il carattere di alcuni personaggi.)
- Sì, il titolo è un omaggio a quella magistrale opera che è Game of Thrones.
- Mi auguro che tutti conosciate Chris Hemsworth e Tom Hiddleston perché, se così non fosse, state vivendo MALE! (Ad ogni modo CLICCA&SHIPPA)

Non so se Colin e Jared conoscano personalmente Tom e Chris, per cui mi sono inventata di sana pianta tutto, amicizie e conoscenze comprese, varie ed eventuali (Eh?)

Disclaimer: I personaggi protagonisti di questa storia sono persone realmente esistenti ma tutti i fatti narrati sono frutto della fantasia.

Vi auguro una buona lettura e non insultatemi troppo!
kiss kiss Chiara







1. Doveri da frontman

Jared digrignò i denti davanti allo specchio. Diede un’attenta controllata e poi chiuse l’acqua poggiando lo spazzolino nel bicchiere alla sua destra.

«Sbrigati lì dentro!» La voce proveniva dall’esterno del bagno ma non se ne curò. Si strinse la coda e sistemò alcune ciocche dietro alle orecchie. Forse avrebbe dovuto tagliarli. «Io scendo, ci vediamo lì.» Si voltò verso il vetro della porta per poi aprirla ed affacciarsi appena con la testa.
«Non mi aspetti?» chiese con un che di offeso.
Colin si stava sistemando l’orologio. «No» ribatté secco afferrando poi la giaccia ed indossandola. Jared era ancora in boxer a guardarlo parecchio accigliato. Colin sorrise, «Non sarebbe appropriato. Ti pare?»
Lui sbuffò. «’Fanculo.» E tornò in bagno.
«Sbrigati!» Si sentì raccomandare prima di udire la porta della camera chiudersi.

Sotto il completo nero di Westwood, Jared scelse di indossare una semplice t-shirt di cotone color grigio fumo con lo scollo a V - che le camicie e le cravatte se le mettesse quell’irlandese ed il resto di quelle pecore che avrebbe incontrato di lì a poco.
Il suo cellulare squillò. Era Shannon.
«Avresti dovuto esserci tu qui, bastardo!»
«Buonasera anche a te, fratellino.»
Jared soffiò con il naso e si sedette sul letto. «Che c’è?»
«Volevo sapere come andavano i preparativi per la grande serata.»
«Fottiti, Shan.» Shannon rise e Jared soffiò di nuovo dal naso.
Andare a quella cerimonia era solo un’offesa per lui ed il resto della band. Prima gli offrivano di esibirsi e alla fine venivano meno per preferire quel nano civettuolo di Armstrong ed i suoi compari. “Sarebbe poco professionale non andare”, gli era stato fatto notare, e a nulla era servito sottolineare che i primi ad essere stati poco professionali erano stati gli organizzatori. “Andrò io in rappresentanza di tutta la band, si era offerto suo fratello, per poi tirarsi indietro scaricando sulle sue spalle un tale onore. Tomo aveva fatto finta che il discorso non lo riguardasse ed aveva continuato a succhiare rumorosamente dalla cannuccia del suo enorme milkshake.
Traditori!
«Stavo giusto andando, non sia mai che arrivi in ritardo» sospirò sarcastico.
«Allora divertiti anche per me, fratellino.» Jared lo mandò a quel paese un’ultima volta e si alzò dal letto ancora disfatto.
Avrebbe potuto mandare tutto all’aria e ‘fanculo alla professionalità, ma poi aveva saputo che Colin sarebbe stato presente ed aveva deciso di fare il frontman responsabile e devoto alla sua band. In fondo, per i baci di Colin, ne valeva la pena - e non solo per quelli.
La loro storia era andata avanti per qualche tempo, dopo le riprese di Alexander. A dirla tutta, Jared non sapeva neanche se avesse potuto realmente definirla una storia, era certo che Colin non l’aveva mai fatto.
Poi si erano visti e sentiti sempre più di rado. "Occasionalmente" era il termine corretto. Perché era solo in determinate occasioni che le loro vite si incrociavano per qualche ora: serate di gala, premiere, concerti, eventi benefici, party di compleanno di grandi nomi.
Non c’erano telefonate, non c’erano i “mi sei mancato.” Non più, oramai non più da tanto. C’era un letto quando andava bene, o le mattonelle di un bagno ed i sedili in pelle di una limousine, negli altri casi. Poi ognuno continuava per la sua strada aspettando la prossima occasione.
Quella volta era andata bene.
Uscì dalla stanza e scese nella hall per poi immergersi nella notte multicolore di New York.

I paparazzi e i fans, erano come molliche di pane da seguire per giungere alla casetta di marzapane o al castello. Forse. Jared quella favola non se la ricordava poi tanto bene.
Tante piccole teste che creavano un lungo serpente umano. Tante facce, tanti sorrisi, tante storie diverse. A Jared piacevano le storie, piaceva la gente. Le persone erano interessanti.
L’autista guidò per tutto il tragitto restando in assoluto silenzio e lui gliene fu grato, visto che quando si sarebbe fermato, avrebbe avuto talmente tante voci nelle orecchie da ricordare quel breve viaggio con rammarico.
Arrivò sul red carpet e prese un profondo respiro mentre la portiera gli veniva aperta.
Un mare di flash lo investì insieme al suo nome urlato da ogni dove.
«Da questa parte, Jared!» Si concesse ad ogni fotografo con generosità ma scelse poche interviste ed in tutte parlò solo del nuovo lavoro della band e della sua ultima interpretazione.
«Sei innamorato?»
Sorrise in modo studiato. «Della mia musica.»
Ai successivi “Jared” era già entrato in sala.
C’erano un paio di giornalisti che facevano veloci interviste a chiunque gli capitasse a tiro. Cercò per quanto possibile di evitarli, ma uno di loro aveva messo le sue grinfie su Colin e lui non poteva perdersi il suo gesticolare e la sua parlantina veloce che il più delle volte mandava in confusione chi lo ascoltava. Ghignò quando ad una frase di Colin, che ovviamente non poteva udire, vide il giornalista assottigliare lo sguardo con la chiara espressione di chi non ha capito nulla.
Trovò i suoi occhi alla successiva domanda e gli sorrise sapendo bene che non sarebbe stato ricambiato. Colin infilò le mani nelle tasche del suo completo e rispose con la solita mitraglietta.
Jared si diresse verso il tavolo che gli era stato destinato. Prima di arrivarci, però, fu costretto a stringere numerose mani e a sorridere ad ogni frase e a ringraziare e a ringraziare ancora. Non era piacevole.
Il suo tavolo si trovava nel lato destro, quasi a metà della sala, e lui aveva la visuale del palco alla sua sinistra. Afferrò il cartoncino con il suo nome e lo rigirò fra le dita prima di rimetterlo al suo posto. Non sapeva chi altro ci sarebbe stato seduto lì con lui a condividere quella serata, ma gliene importava poco. Tutto ciò che contava era che sul cartoncino alla sua destra ci fosse scritto “Colin Farrell”.
Una bella coincidenza. Una bella coincidenza che aveva il nome di Catherine Willsard, membro dell’organizzazione della serata ed ex di Jared. Ora amica, ottima e cara amica.
Si versò dell’acqua accavallando le gambe e poggiando un braccio sullo schienale della sedia. Si guardò in giro bagnandosi le labbra. Le solite facce, le solite voci, ah, la solita noia.
Intravide la testa nera ed appuntita di Billie Joe - solo perché non c’era gente a coprirgli la vista, dato che era alto quanto la sua chitarra - e si disse che avrebbe dovuto cantargliene quattro per avergli fregato l’esibizione. L’avrebbe anche preso a calci nel culo fino a rompersi un piede se non fosse che lo adorava. Di certo, se al posto dei Green Day ci fosse stato qualcun altro, neanche Colin sarebbe bastato a calmare la sua ira.
«Sembri uno che aspetta di essere rimorchiato.» Il suo accento irlandese gli arrivò ironico alle spalle.
Sorrise e poggiò il bicchiere sul tavolo voltandosi a guardarlo. «Forse lo sono» ammiccò.
Colin si sedette ed annui con un ghigno. «Buona fortuna, allora.» Lo sospirò senza troppa emozione ma Jared ridacchiò lo stesso.
«Con chi cavolo siamo?» Chiese poggiando il mento nel palmo della mano.
«Leggi i segnaposto.»
«Non mi va. Fallo tu» brontolò beccandosi un’occhiataccia da parte di Farrell, ma alla fine lo vide raccogliere i cartoncini e leggeri. Colin era molto attraente quella sera. Aveva una leggera barba curata ed i capelli tirati indietro in modo elegante. Li stava brizzolando un po’ ai lati, ma era solo un fascino in più. Il completo blu notte in cui era stretto, lo fasciava in modo aggraziato ma virile allo stesso tempo. Jared pensò che sarebbe stato divertente sgualcirglielo un po’, magari più tardi.
«Hiddleston.» Il primo nome lo ignorò. «Non capisco perché ci abbiano infilato qui sotto.» Alzò annoiato le spalle all’annotazione di Colin sul loro posizionamento nella sala ed aspettò che leggesse anche gli altri due cartoncini. «Hemsworth e... Ah, sua moglie, credo.» Jared si illuminò.
«Oh, Chris» sospirò e Colin lo guardò interrogativo. «L’ho incontrato tempo fa. È simpatico. Ah, meno male.» Diede un’altra occhiata in giro sperando di vederlo, ma forse non doveva essere ancora arrivato. Non sarebbe stato difficile adocchiarlo, non passava di certo inosservato.
«Simpatico... Solo?» La voce di Colin aveva una nota divertita che fece sorridere anche lui.
«È sposato.»
«Non mi pare che questo ti abbia mai fermato.» Gli diede un leggero pugno sulla coscia.
«Coglione» sibilò con un sussurro e Colin rise voltandosi anche lui verso la folla.
«Anche Tom è simpatico.»
Jared gli lanciò un’occhiata di sufficienza. «Chi?» chiese falsamente sapendo benissimo che si riferiva ad Hiddleston.
«Ci siamo incrociati a Londra in un paio di occasioni. È una persona deliziosa.»
«Deliziosa? Mh... Mi sta già sulle palle.» Sentì Colin ridere ma non ricambiò.
Che voleva dire deliziosa? Le persone non sono deliziose. Le ciambelle sono deliziose, i muffin, i foulard etnici sono deliziosi. Da quando Colin usava aggettivi come quello? Sulla sua lingua suonavano proprio male.
«Quando lo conoscerai cambierai idea.» Farrell gli soffiò quella frase dandogli le spalle e Jared sollevò la fronte diffidente.
«A me basta che ci sia Hemsworth con cui farmi due risate» sentenziò e Colin continuò a dargli le spalle.
Aveva incontrato Chris un paio di volte, non di più, ma gli era stato simpatico a pelle da subito. Era un ragazzone dalla battuta facile e che sapeva metterti a tuo agio nonostante dovessi guardarlo con il naso all’insù. Jared adorava le persone con questa capacità. Chris gli aveva fatto i complimenti per la sua musica e lui l’aveva invitato ad un concerto a Los Angeles. Gli aveva risposto che non sapeva se poteva andare perché in quel periodo sarebbe stato da qualche parte in Europa a girare qualcosa con qualcuno - i dettagli non se li ricordava. Di fatti al concerto, Chris non andò, e Jared si dimenticò di averlo invitato. Gli tornò in mente solo in quel momento. Anche sua moglie era una persona affabile. Sarebbero stati un’ottima compagnia per quella serata soporifera che gli si prospettava.
Colin si alzò, «Vado a fare una telefonata.»
«Lavati le mani dopo.»
Sulla faccia dell’irlandese, Jared lesse un “fottiti” grande come l'Empire State Building. Sorrise soddisfatto e lo vide sparire nella folla. Guardò l’orologio, non era ancora iniziato e quel Gala lo aveva già annoiato.
«Posso?» Si sentì chiedere da un occhialuto fotografo. Sorrise e gli concesse un paio di pose eleganti. Dopo qualche scatto, l’uomo ringraziò e passò alla sua prossima vittima.
Peccato che Colin non ci fosse, avrebbero potuto farsi fotografare insieme. Quasi sorrise di sé per quel pensiero così stupido e inopportuno, come se a Colin fosse importato realmente di quel genere di cose. Lui era diverso, lui conservava gelosamente nel cassetto del comodino una vecchia foto scattata durante le riprese di Alexander, in cui Colin rideva mentre lui gli arruffava i capelli tinti, quegli orribili capelli tinti. Ogni tanto gli capitava di guardarla, ogni tanto pensava di gettarla, ogni tanto lo faceva, poi la raccoglieva dal cestino e la ributtava nel cassetto senza più guardarla per interi mesi.
Prese a chiacchierare con i vicini di tavolo - produttori di una serie che lui neanche si ricordava andasse ancora in onda. Ma non erano molto stimolanti e così preferì la compagnia del suo bicchiere d’acqua. Si chiese come mai a quelle dannate cerimonie rimpinzassero i tavoli di inutili bottiglie d’acqua invece che di vino o champagne. Non c’era da stupirsi che ai party che ne seguivano, tutti finivano con lo sbronzarsi in modo indegno. Se non puoi sopportare una serata, allora puoi solo cancellarla. Era abbastanza ovvio.
Cercò Colin ma non lo trovò. La sua telefonata doveva essere un’intercontinentale...
Si domandò se non fosse stato bloccato da qualche giornalista - di nuovo. Era per questo che lui aveva preferito sedersi al tavolo invece di girovagare stupidamente come una zanzara; rischiavi sempre di finire in qualche placcaggio fastidioso.
Mentre tentava di trovare la testa scura di Colin, intravide quella bionda di Chris. Era appena entrato nella sala con un braccio attorno alle spalle di sua moglie ed un sorriso sulle labbra. Portava i capelli sciolti che gli sfioravano appena le spalle. Un completo elegante grigio chiaro ed una candida camicia sbottonata in buona parte. Nessuna cravatta. Si ritrovò a sorridere, lo aveva capito subito che era un tipo con cui si andava d’accordo. Sua moglie era stretta in un tubino dorato che le sottolineava il fisico minuto ed armonico. Capelli biondi più corti del marito che le davano un’aria molto sexy. Formavano davvero una bella coppia, almeno esteticamente.
Vide Chris sciogliere il suo braccio per stringere la mano di qualcuno. Notò che era meno “grosso” dell’ultima volta che l’aveva incontrato, ed il viso rasato sembrava ringiovanirlo.
Spostò lo sguardo alla sua destra quando avvistò Colin tornare. Si stava chiudendo il secondo bottone della giaccia.
«Ti sei lavato le mani?» chiese quando gli si sedette accanto. Colin non rispose e si limitò a fargli un gestaccio da sotto al tavolo. Jared tornò a guardare Chris. «Solo tu indossi la cravatta come un idiota» sospirò.
«La indossano tutti. Sei tu ad esserti vestito come un cafone.»
Gli lanciò un’occhiataccia. «Neanche Chris la indossa, e non mi sembra proprio abbia l’aria di un cafone» sibilò indicandoglielo e Colin seguì la direzione del suo indice.
Jared studiò il suo viso, ma come aveva imparato bene, Colin Farrell era tanto espressivo sul set quanto imperscrutabile nel privato. E il suo viso rifletteva il suo stesso cuore.
«È sua moglie?»
«Mh...» mugugnò come risposta.
«Cavolo se è sexy!»
Sospirò annoiato. «Se fossi in te, terrei a freno gli ormoni. Lui ti spaccherebbe la faccia in meno di un secondo.» Ed anche io. Lo pensò ma se lo tenne per sé.
Colin sorrise e si sistemò meglio sulla sedia.
Mentre tornava a guardare verso l’ingresso i nuovi arrivi, Jared si trovò a storcere il naso. «C’è anche il tuo amico delizioso.» Enfatizzò l’ultima parola mentre Hiddleston entrava in sala con un sorriso luminoso - ed irritante - sulle labbra. Jared lo studiò con un che di indispettito. I corti capelli castani in perfetto ordine, il viso liscio e rilassato, il completo di un blu più chiaro di quello di Colin che gli ricadeva in modo fastidiosamente impeccabile. Cravatta e camicia. Ebbe la conferma che gli stava decisamente sulle scatole.
Buttò un occhio al tavolo e notò solo allora che, secondo la disposizione dei posti, Tom gli sarebbe stato seduto accanto, mentre Colin avrebbe diviso il fianco con la moglie di Chris.
Afferrò il segnaposto di Hiddleston in meno di un secondo. «Passami quel coso!» ordinò indicando quello alla destra di Colin, e Colin lo guardò confuso.
«Cosa?»
«Quel coso, il segnaposto.» Colin guardò il segnaposto e poi di nuovo Jared. Jared guardò Tom che si stava avvicinando e di nuovo Colin e mentalmente bestemmiò.
«Perché?»
«Passami quel cazzo di cartoncino e basta!» Per sua fortuna Farrell non volle indagare oltre e gli passò ciò che gli aveva richiesto.
Buttando ancora un occhio all’inglese che si era fermato a chiacchierare con qualcuno, fece il veloce scambio in modo da avere i coniugi Hemsworth alla sua sinistra.
«Sei da curare. Spero tu te ne renda conto» sentenziò Colin intuendo finalmente le sue intenzioni.
«Non lo voglio seduto accanto.»
«Ma se neanche lo conosci?»
«E non lo voglio conoscere! E poi eviterò di farti ammazzare da Chris per aver sbirciato tutta la serata nella scollatura di sua moglie.» Colin continuò a guardarlo interdetto e scosse la testa.
Hiddleston aveva finito la sua chiacchierata - purtroppo - e Jared lo vide avvicinarsi al loro tavolo. Merda! Avrebbe dovuto scambiare anche i segnaposto di Chris e di sua moglie, almeno avrebbe potuto chiacchierare con il biondo in modo più “intimo”. Eh sì, era anche un modo per far irritare Colin. Ovviamente.
«Ehi, Colin!» La voce di Hiddleston gli arrivò come una passata di unghie sulla lavagna.
«Tom, come stai?» Colin si alzò e si scambiarono un abbraccio. Lui guardò la scena in silenzio senza sforzarsi di assumere un’espressione meno acida.
«Condivideremo questa serata. Bene, sono contento!» E quello era uno delizioso? Per Jared lo era come un calcio nelle palle, di punta.
I suoi occhi incrociarono quelli di Tom e questi gli sorrise.
«Tom, conosci Jared?» Anche Colin iniziava ad essere insopportabile. Ma che aveva quella sera? Si era fatto un clistere di “rompiamo le palle a Jared”?
«Non ho avuto ancora il piacere, ma adoro i tuoi lavori.» Datemi un secchio, devo vomitare...
Gli sorrise solo per educazione e gli allungò una mano senza preoccuparsi di alzarsi né di ringraziarlo.
«Jared» alitò vago. Tom la strinse con decisione e continuò a sorridergli a sua volta.
«Tom Hiddleston.»
Aveva dita lunghe ed affusolate. Si chiese se suonasse qualche strumento.
Tom si sedette al suo posto - o meglio a quello destinatogli negli ultimi secondi - ed iniziò subito a chiacchierare con Colin.
Jared non sapeva come avrebbe fatto ad affrontare quella stramaledetta serata senza decapitare almeno uno dei presenti, e Hiddleston aveva anche soppiantato Armstrong in cima alla sua sanguinaria lista di persone da uccidere prima dell’alba.
«Buonasera.» Per fortuna Chris era giunto a risollevarlo con il suo bel sorriso da californiano adottivo.
«Buonasera» rispose cortese alzandosi prima degli altri.
«Jared! Non ero sicuro fossi tu.»
«Sono un po’ dimagrito.»
«L’avevo sentito dire.» Chris ridacchiò e lo abbracciò amichevole. Poi salutò anche sua moglie con un bacio sulla guancia.
«Sei stupenda.»
«Oh, grazie. Ma confesso che sono due notti che non dormo.» Le sorrise e le fece posto cosicché potesse accomodarsi. Si sedette a sua volta incrociando lo sguardo di Tom. Non gli fu concesso molto per poterlo decifrare ché lo aveva già distolto.
«Sono Colin, piacere.»
«Chris, piacere mio.» I due si strinsero la mano senza bisogno di intermediari.
Colin si presentò anche a sua moglie sparando il suo sorriso da irishman che Jared, in quel momento, avrebbe voluto stamparsi sulla suola della scarpa.
Chris si rivolse poi ad un esageratamente sorridente Hiddleston. «Piacere, Chris Hemsworth!» Tom rise e gli strinse la mano e Chris si sedette con un ghigno divertito.
«Smettila, non vorrai farti già conoscere?!» Lo riprese bonariamente la moglie ma il biondo continuò a sorriderle sornione. Jared studiò incuriosito l’espressione sul viso di Hiddleston.
Buttò giù un sorso d’acqua. Forse quella serata non sarebbe stata proprio così noiosa.




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Capitolo 2
*** Dediche inopportune (molto inopportune) ***


2





2. Dediche inopportune (molto inopportune)

“Ti odio” digitò da sotto al tavolo e poi inviò. Destinatario, Shannon Leto.
Alzò poi gli occhi al resto dei commensali - si potevano chiamare così anche se stavano bevendo solo della dannatissima acqua calda?
Erano tutti occupati a parlottare dei loro rispettivi pargoli, eppure quel single represso di Hiddleston ci metteva bocca. Lui, invece, se ne stava ad ascoltare Colin ed i suoi occhi luminosi sentendosi bene e male allo stesso tempo, perché quel suo amore così forte era una lama dritta nel petto. Era felice di vederlo così innamorato dei suoi figli, ma ugualmente provava rabbia per non essere riuscito neanche una volta ad avere da lui un briciolo di quel feroce amore. Le briciole, questo gli aveva chiesto un tempo e Colin, semplicemente, aveva detto no. Poi Jared aveva capito che non gli sarebbero mai bastate e si era quasi sentito sollevato per quella umiliante negazione. Adesso era diverso, adesso non c’era più cuore. Almeno così tentava di convincersi.
L’irlandese ed Elsa monopolizzarono la discussione lasciando a Chris solo qualche battuta su quanto sua moglie fosse tremenda e severa con lui quando si trattava della loro bambina. Tom sorrideva ad ogni sua parola.
Jared, nascosto dietro all’ennesimo bicchiere d’acqua, li osservava silente. Chris aveva la sua stessa abitudine di tirarsi i capelli dietro alle orecchie, mentre Hiddleston si passava spesso le dita sul collo con un’espressione così civettuola che avrebbe potuto fargli concorrenza! Sì, Jared possedeva una sana autocritica.
«Quando ho saputo che avrei presentato il premio con Chris, sono stato davvero felice.»
«Vorrei poter dire lo stesso.» Tom rise - civettuolo - e Chris stirò le labbra con fare divertito.
Chris e Tom avevano girato un paio di film insieme, quei blockbuster di supereroi, e sembravano molto amici, molto complici, molti intimi, troppo per essere seduti allo stesso tavolo con la moglie di uno di loro, ma lei sembrava non farci caso.
Jared guardò Elsa che parlava con Colin - se non la finiva di fare lo splendido, non sarebbe arrivato vivo in hotel! - poi guardò Tom che guardava Chris che guardava il palco ancora vuoto.
L’espressione negli occhi di Hiddleston, una storia vecchia come il mondo. Un tempo era stata anche la sua.
Sentì un fastidio allo stomaco e prese un lungo respiro versandosi altra acqua.
«Ti sei scolato un'intera bottiglia.» La voce di Colin lo raggiunse sommessamente.
«Ho sete.»
«E sei annoiato.»
Gli lanciò uno sguardo sottile, «Sono aridamente annoiato, sì» alitò buttando giù un sorso con fare dispettoso. Colin sorrise e scosse la testa e Jared avrebbe solo voluto fermare quel sorriso sulle sue labbra, ma ahimè, la serata era ancora dannatamente lunga. «Allora, che premio presenterete?» La sua domanda era diretta a Chris ma, chissà perché, fu Hiddleston a rispondere.
«Miglior serie comica.» Ma non gli faceva male la mascella a sorridere in continuazione?
«Ancora non ho capito cosa c’entriamo noi con le serie comiche» alitò Chris in sua direzione con un’espressione spavalda che lo fece sorridere.
«Purtroppo la categoria “Muscolo D’Acciaio” non l’hanno ancora inventata.» Tom tornò ad infilarsi rubandogli l’attenzione di Hemsworth.
«In quel caso non avresti potuto presentarla con me, Dio gracile.» Tom rise di cuore e Jared finì il suo bicchiere senza riuscire ad afferrare la battuta di Chris.
«E tu, che ci fai qui, Mr. Leto?» Mr. Leto? Ma voleva perderlo per il culo o cosa?
Sollevò le labbra da un solo angolo e guardò Tom negli occhi.
«Dovevamo suonare - io e la band - ma all’ultimo minuto ce l’hanno messo in quel posto per far esibire Armstrong ed i suoi amichetti.»
«Jared non l’ha presa bene» sottolineò beffardo Colin, come se non fosse già palesemente chiaro dall’espressione scazzata sulla sua faccia.
«Comunque hanno insistito che fossimo ospiti ed io l’ho preso in quel posto due volte, perché mio fratello e Tomo mi hanno dato buca.» Fu grato che Colin non avesse fatto qualche battutaccia delle sue, di certo se fossero stati soli non si sarebbe lasciato scappare un banalissimo “Strano che non ti sia piaciuto” a cui lui avrebbe dovuto rispondere con un altrettanto banalissimo “Fottiti”.
«È un peccato. Mi sarebbe piaciuto sentirvi suonare.» Jared non credette a quel sorriso - di nuovo - e non si chiese se Tom l’avesse capito.
«Sono venuto a vedervi una volta, ma non sono riuscito a salutarti.» La frase di Chris lo sorprese. Che fosse quella volta a Los Angeles?
«Dove?» chiese.
«A Melbourne. Eravamo lì per qualche giorno e voi avevate una serata.» Doveva essere il concerto del mese scorso. Perché nessuno lo aveva avvisato che Hemsworth era lì? Gli avrebbe fatto piacere salutarlo. «La tua crew mi disse che eri impegnato.»
«Li licenzierò tutti appena torno.» Chris rise ed anche Elsa. Colin si limitò a sollevare un sopracciglio e Tom... beh, Tom lo guardava con un’espressione che non gli piaceva. Sembrava gentilezza, ma a lui fece venire un brivido lungo la schiena.
«Quando tornammo a LA, Chris non faceva che ascoltare il vostro cd in continuazione.» Lo informò Elsa e lui spostò di nuovo lo sguardo sul viso di Chris che si era riparato dietro ad un bicchiere senza però riuscire a nascondere l'imbarazzo. «E canticchiava» aggiunse ancora lei.
«Oddio!» sbottò Tom esagerando. «Non avrei voluto essere nei tuoi panni, Elsa.»
«Oh, Tom, non puoi capire.»
«Ma piantatela! Io canto bene, certo non come Jared, ma me la cavo.»
«Adesso non avrò pace finché non ti avrò ascoltato, Chris» affermò facendolo sorridere con una punta di insospettata timidezza. Sentì lo sguardo di Colin bruciargli una guancia e si voltò a guardarlo tronfio. Te l’avevo detto che era simpatico.

Il resto degli ospiti era diviso fra chi sedeva come loro e chi invece gironzolava per i tavoli, uno di questi era Billie Joe Armstrong - meglio conosciuto come “la seconda vittima nella lista nera di Jared Leto”- che Jared si vide sbucare da dietro e poggiargli entrambe le mani sulle spalle.
«Come va, dude?» gli sospirò ad un orecchio.
«Vai a farti fottere, Armstrong» sospirò a sua volta e lo sentì ridere. «Tu e i tuoi amici mi dovete delle scuse, le dovete a tutta la band.» Si voltò con il busto e fissò il collega nelle sue iridi chiare. «Non è corretto fregare le esibizioni altrui.»
«Fosse stato per me, sarei rimasto in California a grattarmi le palle piuttosto che venire a sciogliermi il culo in questa cazzo di New York.» Ladies and Gentlemen, Sir. Billie Joe Amrstrong!
Jared si lasciò sfuggire un risolino e non riuscì a tenersi la maschera dell’incazzatura, perché era difficile resistere a persone come Billie, persone che avevano fatto del “I don’t give a fuck” uno stile di vita. Non si era neanche preoccupato di presentarsi ed aveva iniziato a chiedere come andasse la serata.
«Sembra promettere bene.» Gli aveva risposto Chris e Jared aveva avuto la tentazione di dire ad Hemsworth di alzarsi solo per far sentire Armstrong ancora più tappo di quello che già non era. Sarebbe stata una bella scena, ma almeno per un po’, doveva continuare a comportarsi decentemente, o perlomeno provarci..
«Che canzone suonerete?» aveva chiesto un civettuolo Hiddleston. Billie si era grattato la testa con la faccia corrucciata.
«Oddio, sai, dovevamo fare un pezzo, ma credo che alla fine ne faremo un altro. Forse.» Tom aveva annuito e Jared si era chiesto perché, visto che quel idiota di Armstrong non gli aveva risposto per niente.
«Sarà una bell’esibizione.» E Colin aveva dovuto metterci il carico da novanta. L’avrebbe pagata anche lui, a tempo debito ed in separata sede, ma avrebbe pagato tutte le occhiate alla moglie di Chris, le battutine fra amichetti con Hiddleston e le prese per il culo a sue spese.
«Speriamo, amico. Noi faremo del nostro meglio, come sempre.» Mentre lo guardava chiacchierare con i suoi coinquilini di tavolo, Jared pensò che il rehib avesse fatto sicuramente bene alla salute di Billie, ma aveva peggiorato il suo gusto nel vestire - se mai ne avesse avuto uno- perché, diciamocelo, era vestito decisamente di merda. Abbinare una camicia a pois nera e bianca con una giacca a righe vinaccia su un paio di pantaloni di pelle ed una cravatta zebrata a strisce oblique, era un qualcosa che potevi fare solo sotto acido, e siccome Billie era pulito, non aveva neanche questa scusante. Il suo era decisamente un gusto di merda. «Ora vado prima che Mike mi dia per disperso. Lo avevo accompagnato a pisciare ma poi me la sono squagliata perché uno ha iniziato a toccarmi il culo e, cazzo, non era il mio tipo!» Un riso collettivo si levò dal tavolo e Jared si divertì a guardare le sfumature di rosso che avevano avvolto le gote di Tom. Oh, déi, era dannatamente inglese! Non gliene mancava una per davvero.
«In bocca al lupo per l’esibizione.» Gli sospirò velenoso e Billie gli sorrise.
«Te la dedicherò, honey.»
«Non ci provare!» Conosceva le dediche di Armstrong ed erano di quelle che ti mettevano in un maledetto imbarazzo e Jared certo era uno difficile da imbarazzare, perciò i suoi timori dovevano dirla lunga.
«Oh, sì.» Gli lasciò un risolino sornione e si allontanò con un vago “Godetevi la serata” rivolto al resto degli ospiti.
«Giuro su dio che lo prendo a calci sul serio se fa una stronzata!» ringhiò dopo che il testone appuntito di Billie si era dileguato fra la gente.
«Beh, è carino da parte sua farti una dedica.» E dal tono con cui l’aveva detto, Jared capì che Tom era sincero, e capì inoltre, che non conosceva per nulla Billie. Lui sì, lo conosceva abbastanza per considerarlo una stronza.
Avevano diviso il palco diverse volte e lui aveva imparato tanto di quel piccolo ometto iperattivo. Come quella volta in Italia, quando nel backstage lo aveva sentito tirare delle bestemmie che non avrebbe mai creduto di poter udire in vita sua, perché non aveva potuto esibirsi a causa del tempo. E dopo era quasi scoppiato in lacrime[1]. Billie non celava le sue emozioni ed era questo che faceva un artista. Jared ci era sempre riuscito finché non aveva incontrato Colin ed aveva capito che non tutto si può vivere al 100%, che determinate emozioni le devi celate o negarle, che se vuoi sopravvivere devi essere disposto a portare qualche maschera. Il guaio era che alla fine non riuscivi più a distinguere la maschera dalla tua vera pelle.
Spesso si era chiesto come sarebbe andata se Colin fosse stato più simile a Billie, come avrebbero vissuto il loro legame. Se forse...
Ma non si era mai risposto. Quella risposta, gli avrebbe potuto fare tremendamente male.

Lentamente, fra varie chiacchiere, la serata iniziò. Tutti si accomodarono nei rispettivi tavoli e sul palco iniziarono ad alternarsi volti più o meno noti. Le classiche battute studiate a cui si rideva solo perché c’era una telecamera a riprenderti, ma Jared non se ne curò e rise solo quando gli andava, purtroppo per lui, poco.
Si stava presentando il premio per la novità più interessante del panorama televisivo, quando si voltò verso Chris per chiedergli quando sarebbe toccato a loro. Era curioso di vederli sul palco a rendersi ridicoli, perché alla fine era quello che facevano tutti quei presentatori improvvisati.
«Nella seconda metà della serata.» Gli aveva risposto e Tom aveva annuito sorridente. Jared si chiese se almeno Hiddleston si rendesse conto di essere un vero sfacciato nel guardare in quel modo Chris davanti a sua moglie. Quando gli sguardi "sognanti" continuarono per il resto della serata, si rispose che semplicemente Tom era uno a cui piaceva il rischio - o era uno stupido.
«Fra poco ci sarà la tua dedica.» Colin gli sospirò all’orecchio.
«Non vedo l’ora» rispose ironico gettando un occhio al tavolo di Armstrong, ora occupato solo da un paio di uomini che dovevano essere componenti della sua crew. Billie e gli altri erano di certo già nel backstage e all’appello mancavano anche le rispettive compagne, ma Jared non le aveva viste neanche prima. Forse non li avevano accompagnati. Ma alla fin fine, a chi importava?!
Un applauso collettivo e ci fu una pausa. Le telecamere si spensero e sul palco si iniziò a sistemare l’attrezzatura dei Green Day. Osservò la scena con una certa acidità che gli saliva dallo stomaco. Avrebbero dovuto esserci loro su quel fottuto palco! Avrebbe voluto suonare e cantare al massimo, avrebbe voluto farlo davanti a Colin - per lui.
Billie si stava sistemando gli auricolari e provava la sua chitarra. Metà degli ospiti era in piedi.
«Non essere così incavolato. Magari fanno una pessima figura e tu avrai la tua vendetta.» Si voltò verso Colin e gli sorrise dando un’occhiata in giro. Tom e Chris stavano chiacchierando e sembravano lontani dal resto del mondo, Elsa non c’era, forse era andata in bagno o roba simile.
«Se non dovessi avere vendetta, dovrei scaricare la rabbia in qualche altro modo.» Gli lanciò uno sguardo che Colin ovviamente afferrò. Lo vide eseguire il suo stesso controllo con gli occhi prima di avvicinarsi al suo viso, ma non troppo per essere considerato ambiguo. Colin in quelle cose era dannatamente bravo.
«Io ho qualche idea» sussurrò lascivo.
«Ah, si?» Colin si umettò le labbra ed annui. Jared sentì lo stomaco contorcersi. «Allora tienile calde per dopo... Potrebbero tornare utili.» La sua frase era quasi un lungo ansimo che parve avere l’effetto desiderato sul suo compagno dato che quest’ultimo inghiottì vistosamente. Gli sfiorò un ginocchio con il proprio, protetto dalla lunga tovaglia, e Colin gli restituì quel gesto prima di tornare con gli occhi al tavolo mentre mandava giù dell’acqua. Sorrise soddisfatto e lo imitò. Quando tornò al resto degli ospiti, incrociò lo sguardo di Tom. Non si chiese se avesse intuito qualcosa, di certo era troppo occupato a sbavare dietro alla bocca di Chris per vedere altro.
«Sai, Jared, ammiro molto il tuo camaleontismo, la tua capacità di piegarti completamente nel ruolo. Anche per il tuo ultimo film hai fatto un lavoro straordinario. Davvero fantastico!» Tom sviolinò quelle parole con apparente sincerità, i suoi occhi sembravano puliti, eppure Jared non riuscì ad impedire ad una fastidiosa diffidenza di sfiorarlo.
«Grazie, Tom» rispose educato, «Per Dallas ho fatto un lavoro molto profondo. È stato qualcosa di intenso sia a livello fisico, ma soprattutto a livello emozionale.» Inchiodò gli occhi nei suoi e lo vide annuire. Che nascondi, dandy?
«Fra l’altro, sta anche molto bene con la gonna.» Si intromise Colin scatenando un risolino generale.
Che coglione! Ma si ritrovò a sorridere comunque.
«Ho visto qualche foto in rete e devo dar ragione a Colin. Hai delle belle gambe.» Anche Chris ci mise la sua e la cosa lo fece sorridere ulteriormente. Aveva capito quanto Hemsworth fosse uno che si integrasse con facilità e questo gli era piaciuto. Lo stesso doveva aver pensato Colin, che continuò a ridacchiare sincero. Nessuna gelosia, eh? Sei uno stronzo!
«Grazie, ragazzi. Vorrà dire che nel tempo libero inizierò ad esibirmi come drag queen.» Chris rise ancora e anche Tom, anche se sembrava avesse qualche pensiero per la testa.
«Non lo facevi già?» chiese Colin e lui gli mostrò il dito medio senza preoccuparsi di celarlo agli altri.
«Ti basta come risposta?» E l’irlandese gli regalò un sorriso soddisfatto.
«Formate proprio una bella coppia. Ve l’hanno mai detto?»
Jared fulminò Tom con un’occhiata sprezzante. «Più di una volta a dire il vero» affermò sapendo bene quanto Colin odiasse quel suo modo di fare. Infatti smise di ridere e si stampò un sorriso forzato chiedendo a Chris se Elsa non si fosse persa. Jared continuò a tenere gli occhi in quelli di Tom finché non fu quest’ultimo a spostare lo sguardo sulla figura di Elsa appena tornata al tavolo.
«Colin si stava preoccupando» ghignò Chris mentre sua moglie si sedeva.
«E tu no?»
«Oh, io stavo per ordinare champagne e due spogliarelliste.» Lei gli assestò un leggero schiaffo mentre Colin sembrava aver ritrovato il buon umore. Chris le prese la mano e le baciò il palmo dolcemente. Jared vide Tom mandare giù un nodo e sorridere solo con le labbra.
Provò tristezza.

Tutti stavano tornando ai loro posti e Jared fece in tempo a correre in bagno e a tornare prima del nuovo inizio.
«Hai bevuto come un cammello.» Lo rimproverò Colin quando si sedette.
«È per questo che hanno inventato i bagni.»
Le telecamere si riaccesero ed un nuovo applauso accolse Armstrong e la sua band.
«Sei pronto?» Si sentì chiedere dall’irlandese.
«Magari è una bella dedica» aggiunse Chris ed Elsa gli accarezzò un braccio con fare materno.
«Ignorali, Jared.»
«Ti adoro» sospirò lanciandole un bacio con le labbra e lei ricambiò. Chris improvvisò una scenata di gelosia a cui non credette nessuno. Tom stavolta non rise.
La musica partì e tutti tornarono con gli occhi sul palco. Ma dopo qualche secondo, Billie fece segno alla band di fermarsi e tutti gli strumenti smisero di suonare all’unisono.
«Questa sera dovevamo suonare X-Kid, ma siccome è una serata speciale, abbiamo deciso di cambiare il repertorio.» La sala iniziò a rumoreggiare incuriosita e Jared già si vedeva le facce della regia e degli organizzatori con un enorme incognita terrorizzata stampata sopra. Ben gli stava, così imparavano a preferirgli Billie-pazzo-Joe. «Questo pezzo si chiama Fuck Time e lo dedico al mio intimo amico, Jared Leto.» Al semplice pronunciare il suo nome, la sala esplose in applausi e fischi di allusione, anche se il discorso di Armstrong era palesemente ironico. Si ritrovò ad accarezzarsi un sopracciglio mentre una telecamera lo puntava. Dannato Billie Joe! L’avrebbe strangolato sul serio! «Jay, questa è per te, per ringraziarti della meravigliosa notte appena trascorsa.» SEI MORTO! Partirono altri applausi misti a risate e Billie ridacchiò in sua direzione. Lui si limitò a stirare le labbra solo perché aveva quella maledetta telecamera sulla faccia.
La musica ripartì e dovette subirsi attentamente tutta la dedica, gemiti osceni di Armstrong inclusi, con quella fottuta luce rossa che si accendeva ad intermittenza.
Alla fine, anche se avrebbe di certo ucciso quel nanerottolo appena gli sarebbe stato possibile - aveva scansato Hiddleston sulla cima della blacklist ed ora occupava primo, secondo e terzo posto a pari merito - doveva ammettere che era stata un’esibizione divertente, anche se quel “oh Jared Jared it’s fuck time” preferiva che glielo dicesse qualcun altro...
«È stato magnifico! Non credi?» Colin ridacchiò e lui buttò giù un sorso d’acqua, tanto aveva la vescica di nuovo vuota. Sapeva che quel dannato se l’era goduta indegnamente, e dai sorrisini degli altri ospiti anche loro avevano trovato divertente il tiro di Armstrong.
«Se ci fate caso, l’unico nome che suona bene nella canzone è Jared.» Fece notare Chris con un piglio di finta sorpresa. Colin, ovviamente gli diede corda.
«È vero. Proviamo con Chris ad esempio: “Chris Chris it’s fuck time!” Oh, cazzo, suona proprio di merda!» Tutti risero alla faccia disgustata di Colin, Chris incluso.
«Neanche Colin suona bene» insinuò Elsa.
«Oh, se lo dici tu credo suonerebbe magnificamente, tesoro» maliziò Colin ben consapevole che Chris gli avrebbe rifilato un’occhiataccia mascherata da sorriso e di fatti ridacchiò colpevole.
«A questo punto proviamo con Tom.» Jared si era stancato di essere bersagliato e pensò bene di tirare dentro anche quel santo di Hiddleston che se ne stava a ridacchiare con il suo sorriso smagliante e l’occhio in adorazione - indovinate di chi? - ed era per questo che decise di levarsi una piccola soddisfazione. «Avanti, Chris, prova con Tom.» Hiddleston lo fulminò con lo sguardo continuando a tenersi un sorriso che però era palesemente forzato. Jared bevve altra acqua e ghignò.
Chris annuì convinto e si volto verso il collega. Tom deglutì e Jared ghignò ancora.
«Oh Thomas Thomas it’s fuck time!»
«Suona bene!» rise Elsa sbattendo le mani e Colin alzò un bicchiere in segno di vittoria. Chris rise trionfante e Jared non ghignò più. Negli occhi di Tom un’espressione che semplicemente gli colpì lo stomaco come un pugno.
Era stato un vero bastardo.






>>>








[1] Jared si riferisce allo sfortunato Heineken Jammin Festival del 2010 in cui i Green Day non poterono esibirsi a causa della tromba d’aria che si abbatté su Parco San Giuliano.




NdA.
Il nuovo gioco del giorno è sostituire un nome qualsiasi a “baby” nel ritornello di FUCK TIME. Divertimento assicurato ^w^
Ok, la smetto >///>
Allora, giusto per info (e per pubblicità alla mia band del cuore >.>) QUI trovate la canzone dedicata da Billie, e QUA la canzone che avrebbero dovuto suonare *sospira innamorata*
Grazie per aver letto anche questo capitolo e ci vediamo alla prossima.
La serata è appena iniziata...
Kiss kiss Chiara

p.s. AMATELO! ->

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Capitolo 3
*** L’arte dell’essere bastardo ***


3





3. L’arte dell’essere bastardo


Dopo la premiazione del Miglior Red Carpet Outfit – e Jared si chiese se fosse una presa per il culo o altro – un uomo si avvicinò al loro tavolo per informare Tom e Chris che dopo sarebbe toccato a loro.
«Buona fortuna!» gli augurò mentre i due, seguiti da Elsa, si alzavano per dirigersi nel backstage.
«Ti dedicherò la presentazione.» Chris gli strizzò un occhio e lui gli sorrise divertito. Colin aveva bevuto tutto il suo bicchiere d’acqua in un solo sorso.
«Simpatico, vero?» alitò mentre i tre si allontanavano. «Molto simpatico... » E si voltò verso Colin con un’espressione sprezzante sul viso.
«Sei unico.»
«Oh, grazie!»
Colin ghignò e scosse la testa. «Non era un complimento» gli fece presente guardandolo dritto negli occhi. Jared si perse per qualche attimo senza riuscire ancora a spiegarsi come potesse fargli un simile effetto anche se non l’aveva visto per quasi un anno. Forse era proprio quella la ragione.
Fino al giorno prima quasi non si ricordava chi fosse Colin Farrell - a beautiful lie - poi l’aveva rivisto ed era stato come tornare indietro di quasi un decennio e la cosa lo terrorizzava a morte.
Stirò le labbra in un sorriso per non lasciargli modo di leggergli dentro, purtroppo lui non era bravo come Colin nel celare le emozioni, almeno quando si trattava di lui.
Tornò con lo sguardo alla destra del palco. Chris stava parlando con Tom ed Elsa li ascoltava sorridente. Di tanto in tanto, Hiddleston gli poggiava la mano sul braccio e la ritirava.
«Guardalo! Non sa neanche darsi una regolata.» Era quasi imbarazzante guardarlo.
«Di chi parli?» gli chiese Colin.
«Davanti alla moglie, poi! È incredibile!» Colin portò gli occhi nella sua stessa direzione e sospirò.
«Che altro ti stai inventando adesso?»
«Io non mi sto inventando proprio niente.» Lo fulminò con un’occhiataccia, «È il tuo delizioso amico che sta sbavando su Chris da quando ha messo il culo su quella sedia.»
«Ma chi, Tom? Ma come ti viene in mente una cosa del genere?!» Colin fece attenzione a non alzare la voce, ma Jared percepì chiaramente che trovava la sua confidenza assurda.
Oh, Colin, adorabile ottuso.
«Ma non hai notato come lo guarda?»
«Onestamente no. Ero impegnato a "notare" qualcun altro e mi chiedo quanto ne valesse la pena a questo punto.» Ecco, si era incavolato.
Jared sospirò e si morse l’interno del labbro. Colin buttò giù un altro bicchiere.
Dannazione, sapeva essere più permaloso di lui, il che era tutto dire.
«Dicevo solo che è palese che ha un interesse particolare per Chris.» Cercò di essere calmo e meno insopportabile – sì, alle volte ammetteva anche a se stesso di essere un vero rompicoglioni – ma la vena di irritazione ancora non aveva abbandonato quegli occhi scuri. «Non sto dicendo che è sbagliato o altro. Cazzo, sono l’ultima persona a poter dire una cosa simile.» Sorrise amaro ma vide Colin scostare lo sguardo.
«Forse lo è, lo sarebbe nel caso fosse così... Chris è sposato e sembra anche felicemente.» “Gli rovinerebbe solo la vita.Avanti, dillo ad alta voce!
«Non si sceglie chi amare, idiota.» Gli occhi di Colin furono sui suoi, ma stavolta fu Jared a spostarli sulla bottiglia trasparente di fronte a lui. «Dopo tutto questo tempo ancora devo sentire questi fottuti discorsi.» Si stava agitando. Non aveva più voglia di starsene seduto lì su quella sedia, in quella sala soffocante con tutta quella gente di plastica, con Colin ed il suo sguardo colpevole. Voleva tornarsene a LA e chiudersi in studio a suonare fino a farsi sanguinare le dita. Voleva continuare a scappare dal suo cuore che non faceva altro che torturarlo, continuando a battere per qualcuno che, semplicemente, non aveva mai saputo che farsene.
«Jared, non credo sia il momento né il posto adatto per discutere di-»
«Per me possiamo anche non discuterne proprio più.» Lo interruppe e tornò a guardare verso il palco.
«Jared...»
«Fa’ silenzio, voglio vedere la premiazione.» Mandò giù un nodo rancido e cercò di non badare troppo agli occhi che iniziarono a bruciare. Cercò di non sentire il sospiro di Colin alle sue spalle. Cercò di reprimere la voglia di voltarsi ed urlargli che nonostante tutto, riusciva ancora a spaccargli il petto in due.

Elsa era tornata e si era seduta al posto di Chris per poter avere una visuale migliore del palco. Provò una certa invidia nel suo sguardo luminoso.
Avrebbe mai potuto guardare così apertamente qualcuno? Qualcuno lo avrebbe mai guardato così?
Con gli occhi di Elsa, con quelli di Tom, occhi così chiari che leggerci dentro, per Jared, era stato quasi troppo semplice.
«Sono agitati?» Le chiese Colin.
«Oh, Chris di certo, ma lo nasconde bene e poi c’è Tom con lui a tranquillizzarlo.»
«Sono molto amici.» Si intromise mentre seguiva il contorno del bicchiere con l’indice.
Elsa sorrise dolce. «Per Chris è come un fratello. Un altro!» E mentre lei informava Colin della famiglia numerosa degli Hemsworth, Jared pensò che di certo Tom non lo considerava un fratello, a meno che non fosse a favore dell’incesto...
Per tutta la sera aveva studiato Hiddleston, era vero, Colin aveva ragione ad essersela presa, però per lui non era una semplice e banale curiosità, era qualcosa di diverso. Per tutta la sera, aveva assistito alla rappresentazione di ciò che era stata la sua vita per anni.
Il modo in cui Tom guardava Chris, il modo in cui gli sorrideva, il modo in cui semplicemente lo ascoltava parlare, lui li conosceva dannatamente bene. Erano lontani eppure ancora gli facevano male.
Era altresì logico che Colin non se ne fosse accorto. Non si era reso conto dei suoi occhi, come avrebbe potuto vedere quelli di Tom?
Guardò il bicchiere d’acqua e ingoiò un’imprecazione. Avrebbe dato qualunque cifra per qualcosa di più forte, qualcosa che gli bruciasse la gola e lo stomaco e, magari, quella stupida tristezza.
Un altro applauso e Chris e Tom fecero il loro ingresso sul palco.
Sembravano a loro agio ma di tanto in tanto uno cercava lo sguardo dell’altro.
«Sono onorato di presentare questo premio e di farlo con il mio caro amico, Chris Hemsworth» iniziò Hiddleston e ne seguì un breve battito di mani. Chris tirò le labbra e prese la parola.
«Ed io sono onorato che tu sia onorato, Tom.» Ci fu un piccolo risolino collettivo mentre l’inglese ridacchiava imbarazzato.
Altre frasi di rito, altri applausi, altri sguardi di intesa.
Come poteva Elsa non vederli? Forse era fatta della stessa pasta di Colin, forse semplicemente, era il suo amore a renderla cieca.
Jared si chiese se non fosse il suo animo cinico a renderlo capace di carpire con tale facilità le emozioni altrui. Quando metti a tacere il tuo cuore, è più facile sentire il battito di quello degli altri.
Sullo schermo alle spalle dei due si alternarono i nomi di vari candidati.
«And the award goes to... » Chris aprì la busta ma lasciò che fosse Tom a leggere il nome. Partì un caloroso applauso ed i legittimi vincitori salirono sul palco per ritirare il premio. Jared sbatté le mani stancamente ed aspettò che le telecamere si spegnessero di nuovo per andare in bagno.
Aveva bisogno di gettarsi un po’ d’acqua fredda sul viso, aveva bisogno che quella serata finisse quanto prima.

Alzò lo sguardo al suo riflesso e respirò a fondo. Non riuscì a dedicarsi neanche un secondo ché l’intero bagno fu preso d’assalto da gente con la vescica piena - e probabilmente anche le palle - e con il bisogno di affrontare quella serata a modo loro.
Si stava ancora asciugando le mani con una salvietta quando udì il rumore dei primi tiri. Ebbe una piccola tentazione nel vedere le sottili strisce bianche, ma decise che sebbene quella serata potesse essere facilmente catalogata sotto al didascalia “Da Non Ripetere”, non era ancora così disperato da doversi stordire con quella roba.
Uscì dal bagno e si avviò al suo tavolo.
Chris e Tom erano tornati e stavano parlottando con Elsa e Colin, quest’ultimo sembrava aver ritrovato un po’ di buon umore. Buon per lui, pensò.
«Ottima presentazione!» Sorrise accomodandosi sulla sua sedia.
«Grazie» rispose un altrettanto sorridente Tom. Chris mimò un inchino e non aggiunse nulla.
Colin lo guardò silente. “Sì, sto bene” gli rispose con uno sguardo, “Ho imparato a stare bene.” Non seppe se avesse compreso anche la seconda.


Come tutte le cose noiose, anche quella serata parve passare con la stessa velocità di una testuggine zoppa, ma per fortuna arrivò il momento dei saluti. L’applauso partì per l’ultima volta e sembrava il più carico fino a quel momento, forse anche il resto degli ospiti aveva trovato quel gala di una noia storica. Jared batté i palmi con forza mentre si annotava mentalmente che appena ne avesse avuto occasione, avrebbe dovuto stringere le mani attorno al collo di Shan e tenerlo così per almeno dieci minuti buoni.
Non riuscì a seminare giornalisti e fotografi stavolta e dovette subirsi domande e flash che avrebbero catturato un viso decisamente stanco.
«Dove si va?» Sentì parlottare alle sue spalle.
«L' after-party è una noia mortale. Jimmy ne organizza uno nel suo attico.» Capì che parlavano di Jimmy Stans, il produttore ultramilionario. Lo conosceva, era un vero viscido, però sapeva dar vita a delle belle feste.
Non sprecò tempo ad ascoltare altro e cercò con gli occhi Colin nella coltre di teste. Quando lo individuò, preferì avvicinarlo anziché sbracciarsi per farsi vedere - anche se sarebbe stato molto divertente godersi la sua espressione imbarazzata e soprattutto scazzata.
Colin stava parlando con Hiddleston che Jared aveva visto sparire poco prima nella folla ed aveva sperato di non doverlo più rivedere, ed invece eccolo ancora lì, appena uscito dalla sua scatola di “Barbie-Ken 2013”! Se ne sarebbe mai liberato?! Damerino inglese del cazzo!
«Dov’eri finito? Ti ho cercato ovunque!» esordì quando riuscì a districarsi fra la gente e a raggiungere i due.
Colin lo guardò interrogativo con la fronte corrucciata. «Io? Sei tu che ti sei dileguato all’improvviso!»
«Stavo parlando con uno di Rolling Stone.» Tom ascoltò il loro scambio di battute con l’evidente impressione di chi si sente di troppo. Jared pensò che era un’impressione decisamente corretta. «Comunque, non andiamo al after-party, ho sentito dire che è una rottura» sospirò continuando ad ignorare lo spilungone inglese.
«Chi te l’ha detto? »
«Ne stavano parlando due» fece vago e Colin sospirò.
«Due? E da quando dai ascolto a quello che dicono “due”?» Da quando sono stato costretto a subirmi nell’ordine: una serata fottutamente noiosa, una dedica fottutamente oscena davanti a tutta la fottuta America e la presenza fottutamente stucchevole di questo fottuto idiota di Hiddleston!
Preferì limitarsi a sbuffare.
«Jimmy Stans organizza un party nel suo attico. Io vado lì» E tu vieni con me. Non c’era bisogno di aggiungerlo, Colin sapeva bene che se non l’avesse fatto gliel’avrebbe fatta pagare amaramente.
Il loro accordo era questo: il tempo che abbiamo sfruttiamo al meglio. Le litigate e i romanticismi sono per le coppiette annoiate.
Jared aveva firmato con il sangue e si chiese se quel taglio sul dito si sarebbe rimarginato un giorno o l’altro.
«Ok… Tom, che fai? Vieni con noi?» Motherfucker! Era un colpo basso!
Serrò la mascella e sperò che quello rifiutasse.
«Oh, non lo so. Volevo chiedere-»
«Che faceva Chris?» terminò la frase per lui e si godette la sua faccia improvvisamente nervosa. Andiamo, ammettilo che gli muori dietro, santo iddio!
«Sta salutando qualcuno...» Tom sorrideva imbarazzato e sì, gli aveva dato il tormento tutta la sera e no, non ne aveva alcun rimorso. Quando avrebbe capito che era meglio levarsi dalle palle, sarebbe stato sempre troppo tardi.
«Piantala!» Si sentì afferrare ad un gomito mentre Colin glielo bisbigliava all’orecchio approfittando di una distrazione dell’inglese.
Lui scrollò il braccio e si liberò. «Piantala anche tu.»
«Di fare cosa?» Non gli poté rispondere a causa dell’arrivo di Chris ed Elsa, ma i suoi occhi erano bastati a far capire ciò che intendeva, sempre che Colin avesse avuto intenzione di capirlo.
«Chris, Colin e Jared vorrebbero andare ad un party – in un attico, giusto?» Tom sembrava essersi ripreso grazie alla semplice presenza di Chris.
«Sì, è a casa di Jimmy Stans» rispose un Colin ancora infastidito però estremamente bravo a nasconderlo.
«Quel Jimmy Stans?» Elsa sembrava incuriosita e Colin assentì con la testa.
«Sarebbe divertente, ma noi dobbiamo tornare in albergo» li informò Chris.
«Già, India è con la tata ma non vorrei fare troppo tardi. Tu capisci.» Colin aveva annuito dolcemente alle parole di Elsa, Jared aveva represso uno sbadiglio e Tom… oh, Tom aveva la faccia di uno a cui è morto il gatto ma si sente troppo grande per piangere. Se non lo avesse trovato insopportabile, Jared quasi si sarebbe intenerito.
«Sarà per la prossima volta» sorrise Chris per poi strizzare un occhio all’amico. «Non fare danni, fratello» lo raccomandò stringendogli una spalla.
«Farò del mio meglio» alitò sorridente Tom, ma quando Chris e sua moglie si allontanarono, di quel sorriso non restò che un blando riflesso.
«Allora, vieni con noi?» Colin tornò all’attacco e Jared si morse un angolo della bocca per tacitarsi prima di farla grossa.
No, Jared, non farlo!
«Forse è meglio che torni in albergo anche io.» Purtroppo il morso non bastò e sapeva bene che se ne sarebbe pentito, ciò nonostante la sua lingua si mosse ugualmente.
«Ti divertirai, fidati. I party di Stans sono leggendari. Non puoi dire di aver vissuto veramente New York se non sei stato almeno una volta nel suo attico.» E magari troveremo qualcuno che ti dia una botta, così ti leverai quell’espressione da vedova che hai sulla faccia!
Tom lo aveva guadato sorpreso e sembrava grato per quella piccola apertura. Probabilmente aveva capito che non gli stava troppo simpatico e di certo non si aspettava che cercasse di convincerlo ad unirsi a loro.
«Va bene, grazie per l’invito.»
Colin gli diede una pacca sul braccio e gli sorrise. «Vedrai, sarà una serata da non dimenticare.»
«Sicuramente.» Ma nel dirlo, Jared aveva tenuto lo sguardo fisso in quello di Colin.
Se non ricordava male, Jimmy nel suo attivo aveva delle belle camere da letto.

Finalmente nella limousine, Jared poté sentire sotto al palato il sapore appagante di un buon champagne. Solo Tom gli fece compagnia dato che Colin ormai era diventato il santo protettore degli astemi.
«Qualcuno dovrà spiegarmi come mai ci sono solo delle bottiglie d’acqua a queste dannate cerimonie!» Espose i pensieri che lo avevano bombardato ogni volta che si trovava sulla lingua quel liquido insapore.
«Non sarebbe carino vedere gente ubriaca che barcolla prima di salire sul palco.»
«Si vede che non sei mai stato ad un concert rock, Tom, altrimenti troveresti la cosa molto carina...» ridacchiò e Colin sorrise scuotendo la testa. Hiddleston condivise quel sorriso e mandò giù l’ultimo sorso di champagne e rimase poi a stringere il bicchiere vuoto fra le lunghe dita.
Jared era più che sicuro di sapere a cosa, o meglio dire a chi, stesse pensando. Eh no, non se l’erano portato dietro per passare il resto della sera a dovergli tirare su il morale!
«Un altro giro! Ne abbiamo bisogno dopo questa rottura di coglioni che hanno avuto il coraggio di chiamare Gala!» Gli riempì di nuovo il bicchiere ignorando le sue richieste di non esagerare e poi colmò anche il suo per poi sollevarlo in alto: «Alla notte folle che ci aspetta - andiamo, prendi un bicchiere e brinda con noi, non fare l’asociale Farrell!» Aveva dato una decisa gomitata all’irlandese seduto al suo fianco e di fronte Tom aveva riso.
«Sì, ma te lo bevi tu dopo.» Colin si era riempito metà bicchiere ed aveva poggiato la grossa bottiglia nel suo cestello d’acciaio.
«Oh, io butto giù tutto, dovresti saperlo.» Forse Tom non avrebbe afferrato la sottile battuta, ma di certo Colin l’aveva capita fin troppo bene perché quel luccichio nei suoi occhi castani lo conosceva perfettamente.
«A questa notte folle, allora!» Gli fece eco l’irlandese e poi i tre cozzarono i cristalli facendoli tintinnare nel lussuoso abitacolo.
Prima di arrivare all’attico, avevano svuotato l’intera bottiglia di champagne e dato che erano solo in due a bere, era un buon risultato. Hiddleston sembrava reggere bene l’alcol e non l’avrebbe detto. Chissà che altre doti nascondeva sotto quell’apparenza da dandy perfettino. Per lui era diverso, lo champagne era poco più di acqua sporca, ci voleva ben altro per atterrarlo.
L’auto si fermò sotto al palazzo e la portiera si aprì. Colin fece una battuta decisamente poco divertente a cui Tom rise in modo esagerato. Ops, forse non lo reggeva poi così tanto bene...
Quando l’inglese scese dalla limousine, Jared guardò verso Colin. «Nel caso, lo riporti tu nel suo albergo, ok?» Non voleva nessuna responsabilità, in fondo era un suo amico, no? O conoscente o quello che era. Almeno arrivavano dallo stesso continente, ed era già qualcosa.
«Scordatelo! Sei tu che lo stai facendo bere.» Scesero anche loro due. «Preparati a tenergli la testa mentre vomita, Leto» alitò divertito Colin sistemandosi la giacca stropicciata dal viaggio in auto.
«Sì, credici! Per me può anche finire violentato nel cesso. Non me ne potrebbe fregare di meno.»
«Che pezzo di merda...» sospirò Colin mentre lo sorpassava con un ghigno sornione ed affiancava Tom. Jared sorrise della sua lingua velenosa e bugiarda e guardò verso l’alto del palazzo illuminato.
Ma sì, sarebbe stata una serata interessante dopotutto.






>>>










NdA.
Lo so cosa state pensando: chi darà una botta a Tom?
No, scherzo (ma neanche tanto…)
Anche se sembra che la nostra coppietta Hiddlesworth sia appena scoppiata, abbiate fiducia, questa bestia di autrice cercherà di non deludervi – troppo.
Ok? *w*
La vera serata inizia ora…
kiss kiss Chiara

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Capitolo 4
*** Psicoanalisi 40% ***


Psicoanalisi a 40°





4. Psicoanalisi 40%


La musica era indecente e la casa già strapiena. Metà delle facce che riconobbe erano quelle sedute con lui a quel gala, il resto, attori cani e soubrette ancora più cagne che si strusciavano addosso a chiunque per attirare attenzione e magari conquistare qualche particina in una lurida commediola trash, ma c’era il bancone bar a venti metri ed era questo che contava.
Vide Jimmy seduto su un divano con due ragazze accanto. Aveva le mani sulle cosce di entrambe ed un’espressione disgustosa sulla faccia raggrinzita. Un vecchio porco sulla settantina.
Quando sarebbe stato più sbronzo l’avrebbe anche salutato, ma per adesso era troppo ancorato al terreno.
«Vado a prendere da bere» aveva urlato all’orecchio di Colin per farsi sentire.
«Ok» gli aveva risposto lui per poi indicargli un divanetto abbastanza appartato nell’angolo sinistro della grossa sala. «Siamo là.» Jared annuì mentre Colin trascinava Hiddleston attraverso la folla.
Si infilò nella gente che si dimenava sudaticcia a tempo di quella schifezza che osavano chiamare musica e riuscì ad arrivare quasi incolume al bancone. Faceva già tremendamente caldo e si disse che doveva liberarsi di quella giacca il prima possibile e, se fosse stato fortunato, si sarebbe liberato anche del resto.
«Dammi una tequila e due, anzi, tre bicchieri.» Il ragazzo dietro al banco stava per preparare lo shot quando Jared lo bloccò. «La voglio tutta e piena fino all’orlo.» Il giovane annuì e tirò da sotto al banco una bottiglia integra. Jared l’afferrò con un sorriso e prese i tre bicchierini con le dita libere.
«Grazie.» Gli strizzò l’occhio e vide il ragazzo arrossire.
Ah, come erano carini i verginelli!
Cercò di arrivare al divanetto ma stavolta sembrò più difficile del previsto. Rischiò di farsi cadere la bottiglia più volte mentre veniva spintonato a destra e a manca.
«’Fanculo!» ringhiò quando si trovò schiacciato fra due schiene sudate. «E levatevi dalle palle!» Forse non lo avevano sentito, di certo però il gomito che gli aveva rifilato con forza gli era arrivato bello chiaro.
Ad ogni modo, riuscì a farsi spazio e ad arrivare al famoso divanetto. Era abbastanza grande e oltre a Colin e Tom c’erano un altro paio di facce che però non gli parve di riconoscere. Poggiò la bottiglia ed i bicchieri sul tavolino di vetro di fronte e si tuffò fra i due separandoli.
«Ho fatto una sudata!» esordì sfilandosi la giacca e gettandola con poca cura sullo schienale.
«Potevi prendermi una tonica.» Jared guardò Colin con sufficienza e ghignò.
«’Fanculo la tua tonica, Farrell. Prenditela da solo se la vuoi, noi beviamo solo roba seria.» Svitò velocemente il tappo e riempì i tre bicchieri.
«Lo sai che non posso.» Colin sembrava intenzionato a fare il guastafeste quella sera. Non voleva di certo riportarlo sulla vecchia strada, ma lo sapeva bene che un paio di bicchieri li poteva reggere.
«Avevo solo due mani.» Allungò un bicchiere a Tom che lo ringraziò con un sorriso e poi tornò a godersi l’espressione corrucciata di Colin. «Mi spieghi dove me la infilavo la tua tonica, eh?» Andiamo, te l’ho servita su un piatto d’argento! Ma l’irlandese non parve voler cogliere, forse era la presenza di Tom, forse semplicemente aveva voglia di farlo lo stronzo. Si alzò sistemandosi ancora la giacca e si infilò nella folla, probabilmente in direzione della sua tanto agognata tonica. «Idiota» brontolò buttando giù il suo shot. Anche Tom aveva bevuto il suo e Jared gli allungò quello che aveva lasciato l’idiota.
«Non reggo bene la tequila.» Aveva declinato l’inglese però lui gli aveva infilato lo stesso il bicchierino fra le dita.
«Meglio, basterà una bottiglia sola.» Riempì anche il suo e lo cozzò contro quello di Tom. Lo fissò negli occhi e sorrise sottile. «Ai gentleman inglesi.»
Tom rise ed annuì. «Ai rocker camaleontici.»
Mandarono giù insieme l’alcol e Jared si chiese se dopo quella bottiglia sarebbe stato ancora in grado di dire "camaleontici".

Un giro, due, tre, al quarto, gli parve che Tom perdesse colorito.
«Tutto ok?» Non aveva intenzione di collassargli addosso, vero? Perché poteva anche schiumare ché lui si sarebbe limitato a spostarsi sul divano accanto.
L’inglese si portò una mano sulla fronte ed annuì, ma forse era meglio rallentare un po’ il ritmo. Si sdraiò sullo schienale mentre i due di fianco aveva iniziato a pomiciare senza pudore. Gli dedicò giusto il tempo di un’occhiata annoiata.
«È un peccato che Chris non sia potuto venire...» sospirò tanto per aprire l’unico discorso che sapeva lo avrebbe interessato. Da quel lato della sala la musica arrivava meno caotica e si poteva quasi parlare indisturbati, se non fosse che quelle poche note che continuavano ad urtare i suoi poveri timpani non fossero atroci come uno spillo sotto le unghie.
«La sua bambina viene prima di tutto, è normale. Chris è un buon padre.» Sul viso di Tom un sorriso dolce ed uno sguardo triste. Jared lo studiò ed annuì. No, lui voleva vederci chiaro. Doveva sapere se era stata solo una sua impressione - e quindi Colin aveva ragione a definirlo un visionario del cazzo - oppure c’aveva preso e quei due non la raccontavano proprio tutta.
«Siete molto amici tu ed Hemsworth, non è così?»
«È un fratello per me.» Si lasciò sfuggire un risolino e Tom lo guardò interrogativo.
«Non dire cazzate.» Ghignò sicuro.
«Scusa?» No, la parte del finto tonto non funziona, carino!
«Andiamo, Hiddleston! Mio fratello, io, non lo guardo in quel modo.»
Gli occhi chiari di Tom si velarono di nero. «In quale modo?»
Quelli di Jared erano due fiamme ardenti. «Come se me lo volessi scopare seduta stante.»
Forse doveva aver perso un altro grado di colore, pensò all’espressione agghiacciata sul suo viso.
«Perdonami, ma devi aver frainteso, Jared!» La sua risata nascondeva altro e lui lo percepiva chiaramente. Notò che Hiddleston continuava a guardare il bicchiere vuoto e lo riempì insieme al suo.
«Guarda che ti capisco.» Glielo porse con un sorriso sornione. «Chris è un tipo che ti alza l’ormone e non solo quello!» E mandò giù il suo shot mentre il viso di Hiddleston riprendeva colore, troppo, in quel momento era quasi porpora. Teneva lo sguardo sul bicchiere ancora colmo mentre lui aveva poggiato il suo vuoto sul vetro del tavolo.
«Io gli voglio bene, ma non come intendi tu.»
Jared sbuffò tirandosi qualche ciocca dietro alle orecchie. «Butta giù quella tequila e ne riparliamo.»
Ma dove si era cacciato Colin? Era andato in Antartide a prendere quella fottuta tonica? «Dai, forza!» Lo incitò e in quell’esitazione c’era tutta una storia mai confessata. Quando le labbra di Tom baciarono il bicchiere e la sua gola sussultò, si disse che presto l’avrebbe ascoltata.

Tom aveva continuato a negare anche al successivo giro e Jared si era chiesto cosa avrebbe ceduto prima, se la sua stupida ostinazione o il suo stomaco. Propendeva decisamente per la prima.
«Se ti fai problemi perché non ci conosciamo, ti dico subito che non me ne frega un emerito cazzo di andare in giro a raccontare i fatti vostri e poi molto probabilmente dopo stasera neanche ci rivedremo più. Non farti problemi e sbottonati pure.»
«Jared, tu sei una persona molto simpatica, ma ti chiedo cortesemente di smetterla con questa storia. Io e Chris siamo solo dei buoni amici e non capisco perché debba esserci per forza qualcosa di sordido sotto.» Sordido? C’era ancora qualcuno che usava quella parola? «In fondo anche tu e Colin siete amici ed avete una splendida intesa. Per questo io dovrei fare assurde insinuazioni, onestamente, di cattivo gusto?»
OH. MY. GOD!
«Prima di tutto non so come puoi fare ancora certi discorsi dopo tutta quella tequila, e secondaria cosa, io e Colin siamo il peggiore esempio che potessi fare.» Ridacchiò scorgendolo nella folla! Ah, aveva beccato quel porco di Jimmy, questo voleva dire che non lo avrebbe mollato molto presto. Ben gli stava, così imparava a voltare le spalle al divertimento come un repubblicano del cavolo!
«Che vuoi dire?» A quella domanda lo guardò malizioso.
«Prova a pensarci, vedrai che ci arrivi.» E dal rossore comparso presto sulle sua faccia capì che sì, c’era arrivato.
«Oh, Jared, io non...» Sembrava sinceramente imbarazzato ed anche in colpa.
«Ma non credere chissà che. Ogni tanto ci piace superare quella linea. Tutto qui» mentì con un sorriso, sentendo però una presa fastidiosa allo stomaco e di certo non era la tequila. Non si preoccupò di quella mezza verità, in fondo la diceria che lui e Colin avessero avuto un flirt sul set di Alexander girava da parecchio, per quanto Colin si ostinasse a far finta di nulla.
Tom abbassò lo sguardo ed inghiottì altro imbarazzo.
«Te l’ho detto, parla tranquillamente. Fra un po’, se Dio vuole, saremo tutti ubriachi e neanche ci ricorderemo di questo discorso o di qualsiasi altro.»
«Jared...» Intravide una crepa nella sua corazza e ne approfittò.
«Un altro giro?» Afferrò la bottiglia ambrata e la scossa un po’. Tom annuì debolmente e lui riempì i bicchieri.
Fino al ritorno di Colin doveva pure ammazzare il tempo in qualche modo, no?

«È da tanto che vi conoscere?»
«Qualche anno. Lavoriamo spesso insieme ed ogni volta che è possibile ci vediamo anche solo per una birra.» Jared annuì e si voltò a guardarlo. Tom aveva lo sguardo fisso sulla gente eppure sembrava guardare altrove.
«Non è successo nulla fra di voi?» Erano entrambi stesi spalle al divano e Tom ruotò di poco la testa per incontrare i suoi occhi.
«Che vuoi dire?»
«Oh, andiamo, neanche le occhiate di Chris sono da fratello, almeno che voi non abbiate un’idea perversa dell’essere fratelli...» Sorrise diabolico e Hiddleston distolse nuovamente lo sguardo ma non negò. Allora c’aveva visto proprio giusto: non era qualcosa a senso unico.
«Una sera, dopo un party per una premiere de The Avengers, eravamo tutti un po’ alticci ed io più degli altri. Avevo avuto un riscontro inaspettato dal pubblico e - insomma ero il cattivo e a momenti avevo più fans dei buoni!» Tom si lasciò sfuggire una risata triste e Jared aspettò che continuasse. «Ad ogni modo, io e Chris avevamo le camere adiacenti. Eravamo a Mosca... Volevo ancora festeggiare, così lo trascinai in camera mia con una vodka ghiacciata a seguito.» Il racconto si fermò e lo sguardo di Hiddleston si perse su un punto imprecisato della sala.
Ma che voleva fermarsi proprio ora che la cosa diventava interessante? Eh, no!
«L’avete fatto?» Lo vide sobbalzare.
«Ch- No! No! Certo che no!» Forse l’avevano sentito anche dall’altra parte della sala per quanto aveva urlato, di certo i due a fianco l’aveva sentito perché avevano smesso di pomiciare e li avevano guardati male, poi se n’erano andati magari alla ricerca di un posto più tranquillo. Jared tornò a fissare il volto arrossato dell’inglese.
«Allora che è successo?» Forza, Hiddleston, i particolari! Tutti!
Lui trasudava curiosità da ogni poro, l’altro sembrava sul bordo di un precipizio e non sapeva se buttarsi o tirarsi indietro. «Che cazzo è successo in quella stanza?» Jared non aveva mai amato molto le attese, soprattutto quando la ricompensa non era poi così ghiotta, perciò non si era curato di essere meno rude e soprattutto meno indiscreto. La discrezione era un qualcosa che donava ad una persona soltanto, benché quest’ultima sembrava non apprezzarla mai abbastanza.
Gli occhi chiari di Tom furono di nuovo sui suoi. «Ci siamo baciati.» Ah, finalmente!
«Solo?»
Tom deglutì. «Più volte...» Avrebbe voluto chiedergli anche “dove”, ma era quasi certo che a quella domanda Hiddleston non gli avrebbe risposto o, nella migliore delle ipotesi, sarebbe diventato rosso Valentino dai capelli in giù - e la bottiglia di tequila era ancora troppo piena.
«Capisco.» Almeno si era tolto la soddisfazione di sapere se quella pseudo relazione - lo era? - era da classificare sotto “Pateticamente platonica” o “Sex-party”... più o meno.
«La mattina dopo, Chris voleva parlarne ma io ho insistito per lasciare tutto alle spalle. “In fondo eravamo ubriachi” dissi.»
«È una scusa che funziona sempre.»
«Già.»
Anche lui e Colin l’avevano usata la prima volta e poi la seconda e la terza, alla fine era stato più facile ammettere che se finivano avvinghiati ad ogni pausa delle riprese era solo perché lo volevano entrambi, e dato che sul set non girava niente al di fuori di acqua e bottiglie di sali minerali, sarebbe stata anche una scusa ridicola.
«Quando è successo?»
«Un anno fa, circa.» Tom sorrise triste. «Non credo neanche che lui se lo ricordi più...»
Ma quanto era ingenuo quello lì?
«Certo che se lo ricorda e di certo gli piacerebbe rifarlo, e magari fare anche il resto.» E riecco il porpora.
Hiddleston, fatti controllare la pressione che questi continui sbalzi non sono normali.
«Sì, come no... »
Ah, santa pazienza. «Senti, se a lui non fosse piaciuto, o peggio gli avesse fatto strano, per non dire schifo, a quest’ora non ti guarderebbe neanche in faccia.»
«Ma noi siamo amici e Chris-»
«Oh, Hiddleston, ma quanto cazzo sei idiota?!» Non era riuscito a regolare la voce né l’irritazione e Tom lo aveva guardando interdetto per qualche attimo.
«I-io... non capisco quello che vuoi dire.» Di’ piuttosto che non vuoi capire!
Magari stava sbagliando tattica, magari quella tequila era diventata piscio e quindi inutile, magari Colin avrebbe fatto meglio a mollare quel catorcio di Jimmy e a riportare il suo culo irlandese su quel divano, magari Jared non aveva tutta quella pazienza che aveva creduto, magari se avesse tirato un pugno sulla faccia di Hiddleston si sarebbe anche sentito meglio.
Sospirò a lungo e lo guardò tenere gli occhi fissi sul tavolo. «Ascolta il consiglio di uno che ha qualche anno di più: se Chris non provasse le stesse cose che provi tu, ti avrebbe allontanato ed ignorato, invece guarda come ti tratta. Stasera mi sono chiesto come faccia sua moglie a non accorgersene...» Tom lo aveva guardato ancora confuso anche se Jared si era reso conto che le sue parole per lui non erano una sorpresa. Si stava solo riempiendo la testa di scuse per non vedere la realtà, in fondo era quello che faceva anche lui quando si diceva che Colin non era per nulla importante, che poteva sopportare quelle squallide rimpatriate occasionali, che quando all’alba lo vedeva andare via, non gli sarebbe mancato. «Se non si è fatto problemi lui, con una moglie ed una figlia, non vedo perché debba fartene tu.»
L’inglese abbassò di nuovo lo sguardo. «Non sono uno che rovina la serenità di una famiglia, non per una cosa tanto stupida e di poca importanza.» Non ci pensò due volte, gli diede uno schiaffo alla nuca e butto giù un altro orrendo shot.
Tom aveva gli occhi sgranati ed un “perché?” stampato sulla fronte umida.
«I tuoi sentimenti non sono cose stupide o di poca importanza. Non dire altre cazzate.»
«Ma- »

«Se non li rispetti tu per primo, non puoi pretendere che lo faccia qualcun altro.» Quante volte se l’era urlato nella testa? Contro lo specchio? Davanti all’ennesima foto dell’ennesima fiamma di Colin? Eppure non si era mai dato ascolto, chissà perché Hiddleston avrebbe dovuto farlo, ma soprattutto, chissà perché si stava prendendo la briga di dirglielo. Chi lo conosceva? Chi se ne importava di quello che avrebbe fatto della sua vita una volta finita quella serata? Forse era solo un modo per parlare a se stesso con meno falsità, forse un altro modo per farsi ancora male.
«Non voglio trasformare la nostra amicizia in qualcosa di... di...»
«Di squallido? Di sporco? Puoi trovare tutti gli aggettivi che ti pare, ma tu lo sai che è questo che vuoi. Prenditelo e non pensarci più.»
«È quello che hai fatto tu?» Nella sua voce un tono d’accusa, ma Jared aveva abbastanza dignità consumata da non importarsene. Sì, era egoista e viziato e prendeva quello che voleva senza farsi problemi o questioni morali. Quando si trattava di Colin e di poterlo avere anche per poche ore, la morale non aveva importanza. Non gli fregava nulla della sua famiglia, dei suoi figli, della sua reputazione o della sua immagine da bello e dannato da difendere ad ogni costo. Lui gli aveva sacrificato tanto, quei due rischi Colin doveva prendersi senza battere ciglio.
«Sì, è quello che ho sempre fatto ed è quello che dovresti fare anche tu. ‘Fanculo al resto.»
Tom lo fissò in silenzio per qualche secondo poi scosse la testa crollando con le spalle sul divano.
«Come potrei anche solo guardarmi in faccia? Come potrei guardare Elsa e... Non sarebbe giusto.»
«Allora consideralo solo un amico e smettila di struggerti come una checca. Posso assicurarti solo una cosa: un giorno rimpiangerai di aver barattato i tuoi sentimenti per una cosa così inutile come la correttezza.»
Le parole avevano un sapore amaro sulla sua lingua e scivolavano via quasi non fosse lui a pronunciarle.
«È un rischio che voglio correre.» Lo aveva guardato con la coda dell’occhio ed aveva deciso che no, Hiddleston non aveva le palle.
Perché io ce le ho? Se fosse così, a quest’ora non sarei ancora la sua scopata d’albergo una volta ogni sei mesi.
«Come vuoi.» Aveva solo voluto anticipargli un qualcosa che lo aveva travolto e di cui pagava ancora il prezzo. «Ti do solo un consiglio: non aspettarti che un bel giorno Chris capisca qualcosa e molli tutto per te. Non lo farà, non lo fa mai nessuno.» E non importa quando spergiurino mentre ansimano fra le tue gambe...
«Non oserei chiedergli nulla di simile né tanto meno glielo permetterei.»
Sorrise amaro. «Ti sorprenderesti di scoprire quanto invece vorresti vederglielo fare.» Tom non rispose e Jared non parlò più.
Continuarono a mandare giù uno shot dietro l’altro forse condividendo entrambi il desiderio che salissero presto alla testa e che annebbiassero tutto, magari un po’ di quella nebbia sarebbe calata anche nel loro petto.

Colin sbucò fra la folla e si diresse verso di loro, ma non sembrava solo. Jared assottigliò lo sguardo e per poco la tequila non gli andò di traverso. Diede una gomitata allo sterno di un depresso Hiddleston.
«Che c’è?» Gli chiese quest’ultimo, ma fu Colin a rispondere per lui.
«Guardate chi ho raccattato.»
«Chris!» Jared si chiese se Tom fosse ancora in grado di respirare.
Il biondo si stagliava al fianco di Colin con i capelli ora raccolti in una coda morbida che lasciavo qualche ciocca sfuggire all’elastico. Li salutò con un gesto della mano poi guardò la bottiglia a metà sul tavolo e di seguito guardò Tom.
«Tu non reggi la tequila» sorrise divertito mentre Hiddleston prendeva a ridacchiare imbarazzato e… terrorizzato? Forse. Jared pensò che temeva che potesse aprire bocca e sputtanarlo senza ritegno. Sarebbe stato divertente e se lo sarebbe anche meritato ma no, non era sadico fino a questo punto.
«Come mai sei qui? Sei evaso?» scherzò verso l’australiano. Colin si accomodò al suo fianco e se lo tirò dietro.
«Sono stato graziato.»
«È stata Elsa, giusto?» sorrise Tom e Chris annuì senza aggiungere altro. Restarono a fissarsi sorridenti per qualche attimo e Jared ne approfittò per rivolgersi a Colin.
«Ottimo lavoro» gli sospirò all’orecchio ed ovviamente l’irlandese non riuscì ad afferrare quella frase e lo guardò sospetto passando con lo sguardo dalle sue labbra ai suoi occhi. Che cazzo di tonto, sei!? «Hiddleston te ne sarà grato.» Gli chiarì e lo vide aprirsi in un sorriso diffidente senza chiedere oltre.
«Allora, come sta andando la serata?» Chiese Chris e mentre Colin si affrettava ad informarlo, Jared si sentì toccare un gomito.
«Ehi, Jared, quello che... insomma, di cui stavamo parlando e tu, cioè...» Avanti, prova a dire “camaleontico” adesso!
Gli sorrise ma non lo lasciò continuare.
«Caro Chris, visto che sei fresco come una rosa, che ne diresti di andare a prendere qualcosa di altrettanto fresco?» Lo invitò muovendo la tequila ancora a metà. «Questa è diventata imbevibile.»
«Io sto bene così» sentenziò Colin tenendosi stretta la sua stramaledetta tonica.
«Qualche richiesta in particolare?» chiese il biondo mentre si alzava dal divano.
«Stupiscici» sospirò ghignando e Chris sorrise per poi guardare verso Tom.
«Ce la fai a reggerti in piedi?» L’inglese annuì e si alzò, ma dovette poggiarsi sulle sue spalle per non barcollare. Jared non riuscì a sentire cosa gli avesse detto, ma Chris aveva riso sorreggendolo con un braccio attorno alla vita e si erano infilati nella folla.
«Cupido, a mio confronto, è una checca incapace con delle orride mutande» affermò sprofondando con le spalle sul divanetto. Colin lo guardò silente e Jared ascolto quella muta domanda. «Come al solito, avevo ragione.»
«E cioè?»
«Tom e Chris, gli sguardi languidi, l’aria elettrica, i sospiri...» enfatizzò ogni parola come stesse descrivendo una scena da girare ma di tutta risposta Colin rise scuotendo la testa.
«Santo Dio, ancora con questa storia? Ma non ti ha stancato?»
Si alzò con le spalle ed avvicinò il viso al suo. «Secondo te di cosa abbiamo parlato io ed il tuo inglesino mentre tu eri in Alaska a mungere ghiaccio per la tua fottuta tonica?» La musica continuava a martellare ma in quel momento Jared sentiva solo il suo cuore battere furente nel petto.
«Te l’ha detto lui?» Quando Colin gli porse quella domanda il suo fiato gli scaldò le labbra. Poteva spingersi appena e sarebbero state sue.
«E.s.a.t.t.o.» sussurrò in un caldo gemito decidendo di negarsi quella voglia e si ritrasse fino a poggiare nuovamente la schiena contro il divano. Colin si allentò il colletto della camicia. «Dovresti toglierla» gli suggerì riferendosi alla cravatta che sembrava strangolarlo. Se vuoi lo faccio io... Avrebbe voluto proporsi.
«Come hai fatto a capirlo?» Si ritrovò a sorridere soddisfatto davanti alla sua espressione incredula e quasi sconcertata.
«Pensavo mi conoscessi bene.»
«E purtroppo è così ma...» Colin si umettò le labbra ed il suo sguardo si addolcì. «Riesci sempre a sorprendermi, Jared Leto.»
Lo vedi? Basta così poco per rendermi felice e tu ancora fatichi a capirlo.

Non lo disse, gli accarezzò semplicemente la mano e sperò che l’avesse udito lo stesso.






>>>










NdA.
Una mega standing ovation per il ritorno di Chris e per le orride mutande di Cupido!!!
Spero abbiate gradito anche questo ennesimo aborto capitolo.
Ancora due e finalmente mi leverò dalle scatole.
Piccola nota sul titolo: ovviamente il 40% si riferisce alla gradazione alcolica media della tequila che io, anche se non ne vado matta, bevo sempre e soltanto liscia senza puttanate varie che secondo me, invece di esaltarne il sapore, lo rovinano. Ecco, dopo questa lezione non richiesta di alcolismo-fai-da-te, vi saluto.
Kiss kiss Chiara

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Capitolo 5
*** Dime que me quieres ***


05





5. Dime que me quieres


Come tutti coloro che sparivano alla ricerca del nettare degli dèi, anche Tom e Chris parvero latitare per una vita, ma stavolta Jared sperò davvero che nessuno facesse ritorno. A fanculo l’alcol, ora che aveva il profumo di Colin ad avvolgerlo, poteva tranquillamente diventare astemio.
«E così si sono baciati...» Annuì con un ghigno soddisfatto. «Nient’altro?»
«Perché? Volevi sapere i dettagli sconci?» ridacchiò.
«Tu no?» Sul viso di Colin un sorriso che rispecchiava il suo.
«Hiddleston non si è sbilanciato. Avrei dovuto farlo bere di più.» Chissà quali altri segreti avrebbe sputato fuori.
«È tipico di Tom.»
«Tipico?» Alzò un sopracciglio con fare divertito. «Non mi sembra che lo conoscessi così bene da poter dire cosa sia tipico e cosa no.»
Colin si allentò il nodo della cravatta lanciandogli uno sguardo con la coda dell’occhio. «Di solito, quando incontri qualcuno la prima volta, non gli chiedi con chi va a letto, o con chi vorrebbe andarci.»
«Io lo faccio» affermò ovvio.
«Tu non fai testo. Tu sei un’eccezione al genere umano.» Si ritrovò a ridere però non gli risparmiò un pugno su una coscia. «Ahi! Guarda che stavolta era un complimento!» si giustificò Colin massaggiandosi la parte indolenzita.
«Mi perdonerai se faccio ancora fatica a distinguere gli insulti dai complimenti con quel tuo fottuto accento, poi! E comunque non suonava proprio come un complimento.»
«Ah si?»
«Ah sì!» Colin manteneva a stento un sorrisino mentre Jared riusciva a tenere la sua maschera da offeso senza problemi. Attorno a loro una mandria di gente che si dimenava in modo scoordinato neanche fosse posseduta.
«Comunque sei molto sexy stasera.»
Si trattenne dal non sorridere come un ebete. «Guarda che non stai recuperando, Farrell. Mi spiace.» E fu costretto a nascondersi dietro al bicchiere di una calda ed imbevibile tequila.
«Non volevo recuperare, volevo solo essere sincero - e poi che cazzo dovrei recuperare, me lo spieghi?» A quel tono isterico quasi sputò l’alcol che gli scivolò comunque un po’ sul mento. Accidenti a lui!
Si pulì con il dorso della mano mentre sentiva quegli occhi scuri su di sé.
«Che c’è?» chiese finendo di asciugarsi con le dita.
Colin scosse la testa. «Oh nulla, solo una piccola sensazione di dejà vu.» E poi il pervertito sarei io, giusto?
«Idiota...» sospirò fingendo un’offesa a cui ovviamente Colin non credette.

«Alla fine abbiamo deciso di andarcene.»
«E abbiamo mollato Zach davanti al locale che continuava a parlare senza rendersi minimamente conto che noi eravamo già saliti nel taxi.» Tom completò il racconto di Chris e rise con lui accompagnato anche da Jared e Colin.
«Che bastardi» sospirò sorridendo quest’ultimo.
«Oh, andiamo, è quello che volevamo fare anche noi con Tom.» Colin scoppiò a ridere e Jared gli crollò sulle ginocchia. Chris avvolse ridacchiando un braccio attorno alle spalle di Tom mentre l’inglese diventava sempre più porpora.
«Begli amici...» mugugnò con un sorriso, stretto nel caldo abbraccio del compagno.
Jared si asciugò una lacrima con l’indice e si tirò su ancora sghignazzando.
Quando i due erano tornati con le mani occupate da una vodka ghiacciata, aveva pensato bene che fosse meglio chiudere il suo alcol tour, perché mischiare tequila e vodka era da sempre una pessima idea. Tom non sembrava dello stesso parere perché ne aveva buttato giù un paio di bicchieri (ah, giusto, era la sua preferita) e Chris sembrava gradirla particolarmente, nonché reggerla di merda visto che era quasi più brillo di loro ed era lì da meno di un’ora. Colin aveva declinato ogni invito concedendosi solo un mezzo sorso per far contento Chris - si, come no...
«Adoro questa canzone!» sbottò d’un tratto l’australiano. I capelli umidi sulla fronte che neanche si preoccupava più di scostare, e la giacca gettata malamente sullo schienale del divano. «Balliamo?» La domanda era per Tom e Jared si ritrovò a reprimere una risata solo perché altrimenti avrebbe potuto vomitare anche gli occhi per lo sforzo, ma Tom scosse prontamente la testa con un’espressione terrorizzata neanche gli avesse chiesto di mettersi a 90° davanti a tutti. A quel punto Chris passò a Colin che però non gli fece neanche aprire bocca liquidandolo con un’occhiataccia ed uno: “Stai lontano dal mio culo, Hemsworth!” a cui non riuscì a resistere e per poco davvero non aveva sentito i conati salirgli dallo stomaco. Dannato Jimmy e la sua tequila da quattro soldi!
«Jared?» Gli occhi alticci di Chris erano un invito delizioso ma non ci teneva a dimenarsi al suono di quella musicaccia con un litro di tequila nello stomaco e soprattutto quattro occhi pronti ad ucciderlo all’istante, anche se sarebbe stato interessante farli morire un po’ di gelosia...
«Oh, tesoro, ti ringrazio dell’invito ma con ogni probabilità mi vomiterei addosso al primo giro. Sarà per la prossima.»
Chris sbuffò sonoramente e si alzò lo stesso. «Vado a trovare qualcuno che voglia divertirsi sul serio e – Ohi, Brian!» urlò verso la folla sventolando una mano chissà per salutare chi.
«È decisamente ubriaco» sentenziò Jared mentre Chris si infilava in quell’agglomerato di corpi sudati.
Tom sorrise scuotendo la testa. «No. Io l’ho visto davvero ubriaco e credimi, questo non è niente.»
«Wow! Allora quando torna gli facciamo finire tutta la bottiglia» aveva proposto guardando un divertito Colin.
«Certo, ma lo carichi tu in macchina quell’armadio, poi.»
«Oh, se lo caricherà Tom. Giusto?»
Tom aveva annuito ridacchiando. «Volentieri!»
Neanche tu sei ubriaco, vero, Hiddleston?
Lui gli aveva fatto scolare champagne e tequila per scioglierlo appena e a Chris era bastato un sorriso ed era diventato un imbarazzante budino brillo.
Trovò la cosa divertente e nostalgica allo stesso tempo. Gli tornò in mente quel party per la fine delle riprese di Alexander, dove lui e Colin avevano praticamente bevuto più del resto del cast e troupe messi insieme ed erano finiti con il rotolarsi su ogni superficie della camera da letto. Avevano riso tanto ed avevano fatto l’amore più volte senza mai sentirsi sazi. Quando arrivò l’alba, guardando il profilo assopito di Colin sotto i raggi di un tiepido sole, aveva creduto che sarebbe sempre stato così. Sciocco...
La musica sfumò ancora in un altro pezzo indecente e Jared guardò verso la postazione del DJ per vedere chi fosse quella bestia incapace alla console. «Ma questa è atroce? Ma che siamo in una balera?!» sospirò con un che di disgustato mentre veniva ignobilmente raggiunto dalle fastidiosissime note di una canzone latino americana. D’un tratto si sentì colpire forte lo sterno da una gomitata. Era stato Colin. «Ma che-» Non riuscì a terminare ché l’irlandese gli aveva afferrato il mento e gli aveva diretto il viso verso la pista rumorosa. Subito sgranò gli occhi e la bocca totalmente shockato. «E quello che cazzo è?» sbottò alla vista di un metro e novanta di australiano che si dimenava ritmicamente con un invidiabile movimento di bacino insieme ad una procace mora.
«Una patchanka o una bachata, non ne sono sicuro.» Si voltò quasi con comica lentezza verso il viso di Hiddleston che osservava con anormale interesse la scena.
«Per quale dannato motivo Chris sa ballare la bachata?» chiese ancora attonito. No, questo decisamente non se lo aspettava.
«Lunga storia...» rispose con un sorriso Tom mentre entrambi tornavano a guardare l’imbarazzante spettacolo.
«Andiamo Tom, portalo via da quella fottuta pista!» sospirò Colin passandosi le dita sugli occhi come a voler cancellare quell’ignobile vista.
«Io? E perché?»
«Certo, tu. È tuo fratello, no?» Tom sbatté le palpebre arrossate e Jared continuò. «Domani sarà sul tubo sotto il link: Hemsworth balla ubriaco una polka
«È una bachata.» Lo corresse Colin.
«È uguale.»
Tom continuava a passare con lo sguardo dalla pista, dove Chris si stava sbottonando la camicia strusciandosi insieme a quella mora, al viso di Jared sempre più deciso a non lasciarsi crollare dalle risate.
«È per la sua reputazione, Tom.» Alle sue spalle, Colin gli diede man forte, di certo divertito come lui per la bizzarra svolta che aveva preso la serata.
«Già!» assentì con vigore. Tom esitò qualche altro istante torturandosi il labbro inferiore con i denti, ma quando partirono fischi ed applausi all’ennesimo colpo di fianchi di Chris, si decise ad alzarsi. «Bravo! Vai e riportalo qui!» L’inglese annuì sistemandosi la giaccia e si infilò nella folla. Quei due erano meglio di qualsiasi coppia di comici che avesse mai solcato i palchi dei cabaret di tutta NY. «Guarda! Guarda!» Jared scosse il polso di Colin mentre Hiddleston cercava di avvicinarsi a Chris sussurrandogli qualcosa all’orecchio, ma di tutta risposta il biondo abbandonò la mora iniziando a ballare verso di lui e cingendogli addirittura la vita con un braccio mentre Tom sembrava stesse per avere un infarto da un momento all’altro.
«Santoddio!» Colin crollò sul divano sghignazzando e Jared gli si accasciò addosso con le risate che avrebbero potuto bloccargli la mascella. «Ora la moglie li castra tutti e due!»
Tentò di guadare attraverso le iridi sfocate dalle lacrime. «Cazzo, li stanno riprendendo!» Notò mentre partivano diversi flash dai vari smartphone.
«Sono sputtanati a vita!»
«Non riusciranno a racimolare più uno straccio di contratto.» Forse non era corretto ridere delle disgrazie altrui, ma al diavolo! Quella era una scena che meritava di essere incorniciata. «Ohi, Colin che dici, stasera lo fanno?»
«Ma perché non lo stanno già facendo? Guarda il culo di Chris! Ma dove l’ha imparato?»
Jared gli schiaffeggiò una coscia più volte mentre si asciugava le ennesime lacrime. «Sto male... Ora vomito di certo» balbettò alternando le parole a colpi di risate.
«Allora levati di dosso, Leto!» Colin lo scostò in modo brusco sghignazzando e lui gli tirò un pugnò su un fianco ancora ridendo.
«Almeno la canzone è finita.» Le note spagnole, o colombiane o portoricane – chi ne capiva la differenza? E soprattutto a chi importava? – terminarono con uno scroscio di applausi mentre Chris in camicia ormai mezza sbottonata, elargiva inchini a destra e a manca e Tom sembrava cercare il balcone aperto più vicino da cui gettarsi senza rimpianti.
«BIS!» urlò dal divanetto Colin amplificando la voce con l’aiuto delle mani. Qualcuno lo sentì e gli fece eco.
Jared guardò il DJ … No, non poteva davvero-
Immediatamente partì un’altra musica simile alla precedente con gioia estrema della folla, e di Hemsworth soprattutto, nonché per la disperazione palpabile di Tom, e lui e Colin pregarono intensamente di non soffocare per davvero dalle risate.

«Bella esibizione!» Jared si accosto di più a Colin per permettere a Chris e Tom di sedersi.
«Oh, grazie» ridacchiò un alticcio e sudato Hemsworth mentre Tom si tamponava le tempie con un fazzoletto, e Jared era certo fosse più per l’imbarazzo che per quella specie di ballo coattivo. Santo dio, aveva ingurgitato da solo i tre quarti dell’alcol di tutta la sala e ancora si preoccupava di mantenere un decoro! Era quasi tenero da guardare.
«Sei un gran ballerino, biondone.» Colin si distese con il busto per assestare uno schiaffo sulla coscia del suddetto biondone che tornò a ringraziare, e poi lanciò un sguardo complice a Jared. Sì, è stato dannatamente divertente.
«Però anche Tom balla bene, anzi più che bene!» affermò ancora Chris stringendogli un braccio attorno al collo.
«Magnificamente!» Jared si sforzò di non ridere loro in piena faccia, non tanto per delicatezza, quanto per il fatto che rischiava sul serio di vomitare anche l’anima su quel divanetto. «Coraggio! Un brindisi ai nostri insospettati ballerini.» Riempì ogni bicchiere presente sul tavolo e stavolta anche Colin si accodò.
«Io penso che forse è meglio che io non bevo... no più...»
Guardò silente il viso di Tom che si grattava un sopracciglio continuando a farfugliare altre frasi sgrammaticate e poi fu Chris a dare inizio ad una risata collettiva riuscendo a tirarsi dietro quel poveraccio di Hiddleston che nel mentre si ritrovò con un bicchiere fra le dita. Magia Leto!
«Io brindo a questa serata che si è rivelata inaspettatamente divertente» affermò Jared alzando la sua vodka e poi invitò con lo sguardo Colin a fare lo stesso.
«Concordo.»
Non era partita nel migliore dei modi, ma come tutti gli spettacoli della vita, l’importante era regalare una degna chiusura che facesse dimenticare qualche battuta stonata di troppo.
«Tom, tocca a te» incitò l’inglese che Chris aveva deciso di liberare dal suo abbraccio stritola collo.
«Oh, ecco...» Cercò le parole guardando un punto indefinito del tavolo e poi riportò gli occhi lucidi su quelli degli altri. «Brindo ai nuovi incontri e a tutto ciò che possono insegnarti.» Jared si lasciò sfuggire un sorriso compiaciuto ed annuì. Sì, ma se stasera non te lo porti a letto, avrò parlato al vento...
«Vai Chris!» Colin esortò l’ultimo di loro e Chris gli regalò un sorriso esagerato alzando il suo bicchiere.
«Io brindo a Colin che c’ha provato spudoratamente con mia moglie ma che alla fine è andato in bianco.» Risata collettiva, occhiataccia di Jared. «Brindo a Jared, che è dannatamente simpatico e ha dei capelli fantastici.» Risata mista a fischi osceni di Colin. «Ed infine, brindo a Tom, il mio migliore amico, mio fratello…» Il sorriso sul suo viso sfumò appena. «Una persona meravigliosa senza la quale mi sentirei perso. I love you, mate.»
Silenzio.
Jared vide gli occhi di Tom farsi ancora più lucidi mentre abbracciava Chris con calore. «I love you too.» E in quel momento si voltò a guadare Colin che osservava la scena con una certa malinconia nascosta negli occhi che, per quanto profondamente scuri fossero, riuscivano a far trapelare sempre qualcosa nel momento in cui le difese erano basse. Quando si accorse che lo stava osservando si disegnò un sorriso e le rialzò. Jared si sentì malinconico e triste a sua volta. Lui non gli aveva mai detto qualcosa di così carino e intimo, neanche Colin lo aveva mai fatto, chissà perché...
Si erano detti altre cose, altre bugie, forse, a cui avevano voluto credere entrambi.
Colin gli aveva promesso che sarebbe cambiato, che non si sarebbero dovuti nascondere per sempre. Poi sei mesi dopo era andato all’altare con un’altra e lui aveva udito il suo cuore sbriciolarsi su quelle foto.
Jared gli aveva detto che andava bene così, che quella situazione la poteva sopportare, che non avrebbe voluto che la cosa si facesse davvero seria.
Forse sarebbe solo bastato essere semplicemente sinceri, almeno un po’, almeno una sola volta.
Spostò gli occhi al tavolo in disordine pensando che stava per arrivare il contraccolpo dell’euforia alcolica: una laconica depressione.
Merda. Santissima merda.
«Ehilà, gentaccia!» Non fu mai così grato come in quel momento di vedere il sorriso da schiaffi di Billie Joe.
«Armstrong!» Lo salutò un sorridente Chris e Billie lo guardò interdetto sbattendo le palpebre.
«Sei bello ubriaco, eh?» Chris gli rispose con un sorrisino che fu condiviso da Tom.
«Che ci fai qui, tappo? Non dovresti stare lontano da certa roba? Cos’è, vuoi tornare già in rehab?» sputò velenoso Jared. Nonostante tutto, ancora non gli aveva perdonato il tiro mancino a quel maledetto gala. Ma Billie la prese sul ridere e si accomodò accanto a Colin.
«Sto testando la mia resistenza alle tentazioni.»
«E come sta andando?» gli chiese l’irlandese.
«Di merda, direi, mi sono già fatto un paio di shots.» Sul viso di Billie un sorriso triste a cui Colin rispose con una pacca sulla spalla.
«All’inizio non è facile. Io ci sono ricaduto decine di volte.»
«È una vera merda» sospirò ancora il cantante passandosi una mano sulla fronte per scostare i capelli, poi tornò di nuovo a sorridere come niente fosse successo. Allora anche tu indossi qualche maschera... Siamo tutti uguali alla fin fine, si trovò a pensare Jared. «Come va? Vi ho visto ballare e volevo farvi i complimenti.» Chris ghignò e Tom arrossì appena. «Non tutti avrebbero il coraggio di rendersi così ridicoli. Vi stimo.»
Un risata unanime si alzò dal divanetto e stavolta anche le guance di Chris si tinsero di rosso.
«Anche tu sai renderti ridicolo molto bene, Armstrong» tentò di colpirlo ma quest’ultimo gli sorrise sornione strizzandogli un occhio.
«Detto da te è un complimento, piccola diva.» Se non ci fosse stato Colin a dividerli, il pugno di Jared avrebbe beccato in pieno lo sterno del cantante.
«Ahia!» lamentò l’irlandese a cui fu destinato per errore(?) il destro.
«Stasera ti rompo il culo per davvero, Armstrong!» lo minacciò con poca convinzione.
«Uh, è una promessa?» rise Billie facendo ridere anche un redivivo Colin alias “cuscino di protezione non autorizzato”.
«Sì, ti piacerebbe... ma per tua sfortuna non sei il mio tipo.»
«Che peccato» sospirò falsamente deluso l’altro.
«E qual è il tuo tipo?» si intromise un divertito Chris beccandosi un’occhiata da parte di Tom a cui ovviamente non poté dare la giusta importanza. Poi gli occhi chiari dell’inglese si posarono su quelli di Jared che però sorrise sghembo. Tranquillo Hiddleston, non mi sputtano così facilmente come qualcun altro...
«Perché? Vuoi sapere se hai qualche speranza, Chris?» Era bravo a sviare il discorso, in fondo aveva fatto fin troppe interviste per non sapere come scivolare via da una domanda pericolosa. Era perfino riuscito a scivolare via dai sentimenti. Era quello che credeva nei giorni buoni, nei giorni belli come una bugia.
Chris rise alzando le mani. «Io sono già sistemato, ma grazie per il pensiero.»
«Jared è convinto che tutti vogliano scoparselo» sospirò Billie Dannato Joe accavallando le gambe e guardandolo con occhi di sfida. La serata stava per sviare ancora e quella chiusura poteva essere meno piacevole di quello che aveva sperato e creduto cinque minuti prima.
«Ah sì?» chiese Colin con l’espressione di chi si sta divertendo sfacciatamente troppo in tutta quella situazione. Gran bastardo anche lui.
Billie Joe annuì. «Pensa che tutti vogliano farsi il suo culo da diva-» Stavolta neanche Colin riuscì ad impedire a Leto di assestare un pugno sulla coscia del californiano che iniziò a ridacchiare dolorante.
«Quante stronzate riesce a sparare quella bocca da succhiacazzi!?» ringhiò acido scavalcando letteralmente Colin per gettarsi addosso a Billie e riempirlo di pugni neanche fosse un punchball. Colin si ritrovò messo in mezzo e cercò di scivolare verso Chris per sfuggire a quella raffica che di certo avrebbe finito col beccare anche lui - di nuovo. Chris intanto se la rideva in compagnia dell’inglese che Jared udì intimargli di non fargli male. Cazzo, ma era quello il suo obiettivo!
Poi un urlo acuto gli si ficcò nelle orecchie quando riuscì a tirare una ginocchiata dritta fra le gambe di quel bastardo di Armstrong il quale aveva iniziato a rantolare con una mano fra le cosce cadendo malamente steso sul divanetto. Lui si era ritenuto abbastanza soddisfatto per alzarsi e versarsi della vodka che buttò giù velocemente.
«Cristo, Jared!» ansimò ancora Billie mentre Colin gli chiedeva come stesse.
«Sempre sia lodato» alitò lui freddamente mentre si sistemava i capelli leggermente, anzi decisamente scompigliati. Sciolse l’elastico e rifece la coda. Troppo alcol, troppo caldo, troppi coglioni girati.
Non gliene fregava una mazza se quel nano finocchio non avesse più potuto avere figli, in fondo era stato lui a cominciare. Non si dica che Jared Leto lasci le cose a metà.
Sorry, BJ.

«Tieni.»
«Grazie, amico.» Chris era andato a recuperare una tonica per ristabilizzare Billie Eunuco Joe, e Jared aveva pensato che fosse arrivato il momento di alzare i tacchi e tornarsene in albergo. Erano quasi le 4 e Colin aveva il volo alle 10. Si voltò a guardarlo mentre ascoltava altre cazzate sparate da quel tappo canterino. Chissà se lui ci stava pensando, chissà se almeno un po’ gli importava del fatto che non si sarebbero rivisti per chissà quanto tempo.
«Tutto bene?» La voce era quella di Tom che gli si era seduto accanto, visto che il suo posto era stato occupato dal nuovo arrivato.
Jared gli sorrise. «Sei preoccupato per me, Hiddleston? Non ti sarai affezionato, vero?!» Buttò giù un bicchiere che neanche si domandò cosa contenesse. «Io non amo avere animaletti da compagnia, sappilo.» Era stato decisamente sgarbato, ma non aveva poi molto controllo di ciò che diceva e di ciò che pensava soprattutto.
Tom annuì con un velo di sorriso e non disse più nulla. Jared gli lanciò un’altra occhiata e buttò giù un nuovo bicchiere.
«Vado in bagno» affermò alzandosi e barcollando appena.
«Tutto ok?»
Ridacchiò in direzione di Chris e gli strizzò l’occhio.
«Siete fatti l’uno per l’altro. Dico davvero! Siete... fottutamente perfetti insieme.» Rise ancora e non aspettò nessuna replica.

Trovò il bagno, trovò la porta aperta, trovò il cesso occupato ed allora vomitò nel lavandino accanto ad una che si stava incipriando il naso.
Si poggiò con i palmi sulla ceramica mentre la ragazza si allontanava con una faccia alquanto disgustata.
«Stronza...» brontolò fra sé mentre sentiva un'altra spinta allo stomaco.
«Lo sapevo che andava a finire così.» Voltò la testa di lato e incrociò gli occhi di Colin. Diede un’altra boccata. «Chi doveva tenere la testa a chi mentre vomitava? Non me lo ricordo.» La mano di Colin gli scostò qualche ciocca dietro alle orecchie.
«Fottit-» Ma il suo stomaco aveva deciso di uscire fuori dalla bocca senza permesso.
Colin aprì l’acqua e gli bagnò il viso.
«Avanti sciacquati la bocca, diva.» Gli lanciò un’occhiataccia livida ma sul suo viso trovò solo un’espressione dolorosamente dolce. Mandò giù dell’acqua e chiuse il getto. «Armstrong voleva venire a vedere come stavi.»
«Poteva farlo, avrei usato lui invece del lavandino.» Si asciugò le mani con una salvietta e si appoggiò spalle alle mattonelle azzurre. Colin ridacchiò ed annuii.
«Credo che avergli distrutto le palle - letteralmente - possa bastare, che dici?»
«Dico che si può sempre fare di meglio.» Si può sempre andare più giù del fondo.
«Come ti senti?» Le dita di Colin gli accarezzarono una guancia stanca.
Perché doveva sentirsi così ogni volta che lo faceva? Perché non riusciva a farne a meno? Era più la sofferenza che il piacere, erano più le lacrime che i sorrisi, e allora perché non riusciva a fare a meno di lui?
«Voglio tornare in albergo.»
«Ok.» Il braccio di Colin gli si avvolse attorno alle spalle e lui poggiò la testa sul suo petto lasciando che anche l’altro lo stringesse.
«Ti amo, Farrell.» La risposta che ricevette fu una muta carezza sui capelli.






>>>










NdA.
La serata giunge al termine e fra balli alquanto imbarazzanti e gente che mena e gente che si fa menare, stiamo per salutarci.
Vi ringrazio per il calore e l’entusiasmo con cui avete seguito questa storia, nata come un gioco e continuata con un po’ più di cuore.
Spero che anche questo capitolo non vi abbia deluso e che il finale possa essere altrettanto gradito.
Vi abbraccio tutte e ringrazio anche i nostri baldi protagonisti ignari di cotale obbrobrio scritto ai loro danni. Un bacio particolare a BJ, maltrattato anche troppo, ma solo perché fra tutti è colui che amo di più u.u
Come Jared mi confesso anche io.
Il titolo, per chi se lo stesse chiedendo, ha una doppia lettura: Dime que me quieres in spagnolo vuol dire “Dimmi che mi ami”, abbastanza intuibile, ma è anche il titolo della canzone che balla Chris. Sì, ho fatto le cose per bene e quindi ho trovato anche una canzone come soundtrack (sono senza vergogna, lo so u///u).
Io non ne capisco nulla di questo genere, per cui mi sono affidata ad un esperto mio fratello.
La trovate QUI se aveste voglia di farvi male o di farvi due risate, perché è ciò che ho fatto io mentre scrivevo quella scena. [Chris, Tom, forgive me]
Vi bacio tutte e vi appuntamento al prossimo ed ultimo capitolo.
LES QUIERO A TODOS <3
Kiss kiss Chiara

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Capitolo 6
*** Red carpet ***


06





6. Red carpet


«Lei continua a ripetermi che si fida di me, “Tesoro, so che puoi farcela.” Ma io non so se ci riesco, insomma, ho fallito per dieci anni perché adesso dovrei riuscirci? Trè dice che sono un coglione e in fondo è vero. Lo so che sono una testa di cazzo ma voglio cercare di non esserlo più, capisci? È come se la tua vita arrivasse ad un punto che non sai più dove stia andando o come se fossi in cima a qualcosa e ti chiedi: “che cazzo ci faccio qui? Perché ho scalato questa fottuta montagna?” È un martellare nella testa, capisci? Ancora e ancora e ancora e, non lo so, sarà che sono solo un fallito o forse potrei tentare di capire chi realmente sono. Ciò che sono è la musica che scrivo, ma la mia musica parla di me o sono io a parlare di lei? È una fusione di anima e cuore, ma alla fine è solo un vuoto da colmare e con cosa vuoi colmarlo? Con ciò che senti, e allora sbagli, perché i sentimenti sono caotici e ti fanno sbagliare e ti prendono allo stomaco e non ti danno tregua, capisci? In fondo tutto quello di cui hai bisogno è-»
«Armstrong, vuoi chiudere quella fottuta fogna?!» Billie non aveva fatto che parlare da quando avevano messo il culo in quella limousine. Aveva riempito l’abitacolo di racconti idioti e di you know fastidiosi che Jared era sicuro avrebbe sognato anche di notte.
Gli occhi verdi del cantante lo guardarono e finalmente tacque.
Dio, ti ringrazio.
«Comunque credo che tu abbia ragione.» Ora la voce era quella di Hiddleston. «Cosa siamo se non l’arte che portiamo in scena?»
«Esatto! Era questo che volevo dire, amico! Ognuno di noi-»
«Sentite voi due, se volete continuare con questi discorsi esistenziali, ditelo, così fermiamo l’auto e vi facciamo scendere, ok? Io e il mio mal di testa vogliamo silenzio. Riuscite a tenere quelle vostre bocche chiuse per dieci fottutissimi minuti? Chris, perché non gli ficchi la lingua in gola così se ne sta zitto e buono e la smette di dare corda a questo coglione di Armstrong?!»
«Jared!» L’ammonimento di Colin però arrivò tardi.
I suoi occhi passarono dal volto silente di Billie a quello paonazzo di Tom per finire su quello alquanto confuso di Chris.
Sì, buona notte Hemsworth...
Ok, era stronzo per natura, ma certo quella sbronza non aiutava.
Stava per tornare in albergo e gettarsi su quel letto come non ci fosse un domani, poteva pure sopportare altri cinque minuti di compagnia molesta, no?
In fondo Billie aveva solo voglia di sfogarsi, stava passando un periodo non troppo felice e questo lo sapeva. Hiddleston viveva in un limbo dantesco dove aveva deciso di mettere radici. Troppo codardo per ammettere i suoi veri sentimenti e troppo buono per afferrare ciò che voleva. Chris era Chris e, per quello che aveva capito quella sera, neanche troppo diverso da Colin. Forse solo più giovane e per questo più ingenuo. Magari se Hiddleston avesse cacciato le palle, le cose a loro due potevano anche andare bene.
Ma la testa pulsava, lo stomaco continuava a mandargli acido in gola e il traffico di New York era odioso come al solito. Non aveva tempo né energie per analizzare la vita degli altri, già faceva fatica a far andare dritta la sua senza troppe sterzate brusche, ed ogni volta che questo accadeva era perché c’era di mezzo lui.
«Scusa.» Tom aveva lo sguardo basso e si stava torturando un angolo della bocca. Chris al suo fianco lo guardava senza dire niente ma nei suoi occhi si percepiva la voglia di avvolgergli le braccia attorno.
«No, scusa tu, anzi scusatemi tutti, sono più stronzo del solito. È il prezzo dell’essere una diva.» Riuscì a recuperare un sorriso dall'inglese ed un’occhiata d’intesa da Billie. In fondo erano due teste di cazzo uguali.

«Prima fermata, a chi tocca?» chiese Colin quando l’auto si arrestò.
«A me.» Fu Armstrong ad alzare il suo braccetto tatuato. «Grazie per la compagnia e scusate le chiacchiere.» Jared annuì e gli tirò uno schiaffo amichevole su una spalla.
«Quando vuoi, dude
«Spero di beccarvi in giro.»
«È stato un piacere conoscerti.» Tom gli strinse addirittura la mano e lui era solo troppo ubriaco per pensare a qualche battutaccia da rifilargli.
«Piacere mio. Buona serata gente e, se fate un’orgia, chiamatemi, sarò lì in un secondo.»
«Sparisci Armstrong!» Jared aveva richiuso la portiera mentre Billie ancora rideva.
«Ma quanto cazzo parla quello lì?!»
«Ah, ora mi dai ragione?!» Colin alzò le spalle e si passò una mano dietro al collo. Non si era mai tolto né la giacca né la cravatta. Una volta in albergo l’avrebbe gettato di peso sotto la doccia e magari ci si sarebbe infilato pure lui.
«È un personaggio interessante.»
«No, è solo un idiota egocentrico che si crede il Sommo Poeta del nuovo millennio.» Tom aveva sorriso.
«Stavamo parlando di Billie, non di te.» E Colin era ancora in vena di prenderlo per il culo. Lui non aveva altrettanta forza di ribattere.
Si stese sul sedile con lo sguardo al tettuccio mentre sentiva Chris e Tom parlottare fra di loro.
«Che dicono?» sospirò in direzione di Colin. Era curioso di sapere se almeno i suoi sforzi erano serviti a qualcosa.
«Hemsworth dice che è tardi e che sveglierà sua moglie se rientra e-»
«E sta chiedendo a Tom se lo ospita nella sua stanza.» Sogghignò all’annuire di Colin.
Ottima pensata, Chris, non sei così ingenuo come credevo.
L’auto si fermò una seconda volta.
«Questo è il nostro» sorrise l’australiano recuperando la giaccia dal sedile. «Grazie per la compagnia. È stato un piacere, Colin.»
«Anche per me.»
Un attimo dopo un omone di quasi due metri lo stava stritolando fra due braccia troppo sudate. «Vengo a sentirvi la settimana prossima.»
«Ti dedicherò una canzone e senza "fuck".» Nonostante ci fosse molto da apprezzare, Jared si convinse che la vera bellezza di Chris era nel suo sorriso. Come quella di Tom era nella luce che aveva negli occhi. Forse troppo gentile per quello schifo di mondo, forse quella giusta per sopravviverci.
«Sono stato felice di conoscerti, Mr. Leto.»
«Alla fine posso dire lo stesso anche io, Hiddleston.»
Tom rise di nuovo ed annuì. «L’avevo capito che non ti stavo simpatico.»
«No, mi stavi proprio sul cazzo, ma sono lunatico e tu sei ubriaco, perciò ora siamo amici.»
Però cerca di non farti male, perché non ci sarà nessuno a leccarti le ferite a quel punto.
I due scesero davanti all’insegna del lussuoso hotel e stavolta fu Colin a chiudere la portiera.
«Guarda come sono disgustosamente carini...» sospirò guardandoli chiacchierare da dietro al vetro oscurato. «Un tempo anche noi eravamo così... credo.»
«Non lo siamo mai stati.» Sorrise amaro alle sue parole, ma in fondo era solo la verità. «Noi siamo sempre stati più intraprendenti.» Liberò una risata e continuò a guardare lo sfrecciare dei marciapiedi newyorkesi.

«Io dico 1000.»
«O 100 o niente.»
Sbuffò mentre i piani dell’ascensore si illuminavano uno dopo l’altro. «Hai paura di perdere, Farrell?»
«Come se mi preoccupassi di perdere 1000 dollari.»
«Oh, il ricco attore Colin Farrell in tutta la sua boria notturna.» Lo scrutò con la coda dell’occhio e lo vide sorridere. «Avanti, 1000 dollari che quei due scopano.» Avevano deciso di scommettere mentre Tom e Chris si dimenavano nel remake di Dirty Dancing, ma la cifra continuava a cambiare di volta in volta.
«Non lo faranno, ti dico. Conosco Tom, si ammazzerebbe piuttosto che creare qualche problema a quello che considera suo fratello.»
«Ed io conosco l’effetto della tequila mischiata alla vodka e a un desiderio tenuto soffocato nelle mutande per anni, e ripeto, anni.» Colin lo fissò negli occhi mentre le porte si aprivano. «Anni, Farrell.» Stavano per richiudersi quando l’irlandese le bloccò con una mano.
«5000 più “Sono una diva” al prossimo concerto.»
Jared gli restituì lo sguardo di sfida. «5000 più “Sì, ho avuto esperienze omo” alla prossima intervista.» Se doveva giocare allora bisognava farlo seriamente. Colin rimase silente per un po’ poi uscì dall’ascensore e lui lo seguì. «Te la fai sotto, lo so, sei un codardo e-» Si ritrovò premuto con la schiena contro la parete del corridoio e le sue labbra a zittirlo.
«Ci sto.»
«Perderai.» Colin sorrise e lo baciò ancora.
Barcollarono fino alla camera, poi niente doccia e niente riposo, solo il caldo abbraccio delle lenzuola umide sulla pelle, ed ovviamente il caldo abbraccio del suo corpo. Il regalo di un’altra notte rubata.

Jared raggiunse il balcone e si poggiò con i gomiti sulla balaustra. Il fumo della sigaretta di Colin gli arrivò sorretto dal vento.
«Amo New York, nonostante tutto.» Era sempre viva, era sempre pronta a cambiare e a lasciarsi cambiare. Era sempre pronta ad essere violata e distrutta e poi ricostruita e ricostruita ancora. New York viveva mille vite in una e allo stesso tempo rifletteva quelle di qualcun altro.
I capelli sciolti gli accarezzavano le spalle nude e l’aria albeggiante gli sfiorava il viso con una fresca carezza. Colin se ne stava seduto su una sedia di vimini, che aveva trovato orribile appena aveva aperto la portafinestra, eppure ora con lui seduto a fumare la sua sigaretta, sembrava quasi bella.
«Un giorno scalerò un palazzo a mani nude. Da solo.» Lo sguardo si perdeva sulle piccole luci che coloravano i grattacieli, su quelle che sembravano voler giungere al cielo, ma il cielo era sempre troppo in alto.
«E che farai una volta in cima?» Colin lo accostò e spense il mozzicone sulla balaustra.
«Mi siederò, chiuderò gli occhi e canterò.»
«Non ti sentirà nessuno se salirai solo, ti pare?» Gli aveva sorriso ed era tornato con gli occhi su quella grossa mela d’acciaio.
«Sentirà la mia anima e poi sarà lei a cantare per me ed io ascolterò.» Due braccia lo avvolsero e lui respirò a fondo un profumo che, sapeva, gli sarebbe mancato più dell’ossigeno stesso.
«Ora sei ancora a terra, marziano.» Un piccolo bacio al di sotto del suo orecchio destro. «Puoi cantare per me.»
«Tu hai smesso di ascoltarmi da tempo.» Sorrise alle prime luci dell’aurora che andava a rubare la scena alla notte appena trascorsa.
Colin gli baciò una spalla e sciolse l’abbraccio. «Vado a farmi una doccia.»
Eppure io continuo a cantare solo per te.
«He lives to run...» sospirò nella solitudine di una balconata affacciata su una meravigliosa New York.


***


«Forse dovresti infilarci un assolo nel mezzo.»
«Durante il bridge?» Jared annuì mentre Shan si rigirava una bacchetta fra le dita. «Potrebbe andare» sospirò poi picchiandola sul bracciolo della poltrona.
Lui continuò a pizzicare distrattamente le corde della sua acustica.
Il cellulare squillò tre volte nella sua tasca ma lo ignorò. Poco dopo si udì il suono sibillino di un messaggio.
«È Tomo che è rimasto a piedi. Ci scommetto la testa.» Shan continuava a picchiare la bacchetta con un piede sul tavolino di fronte e gli immancabili occhiali da sole anche se erano chiusi in uno studio, un vizio che Jared amava spesso imitare.
Poggiò la chitarra sul divano ed afferrò il cellulare.
Sorrise sghembo. «Recupera una ghigliottina perché hai perso, bro.»
Come al solito non rispondi. Ti ho fatto inserire nella lista degli ospiti. Non voglio un No come risposta.” Mittente: Chris H.
Shan si sporse verso di lui per sbirciare ma Jared nascose il cellulare contro il petto.
«È privato» affermò superbo vedendo suo fratello alzare le sopracciglia e poi alzare anche il culo dal divano.
«Vado a recuperare quell’idiota. Tu resta qui a crogiolarti nel tuo privato.»
«Permaloso.»
Ghignò al suo dito medio e poi lo vide sparire dietro alla porta.
Sono occupato. Non posso venire.” digitò velocemente.
Subito dopo, un altro paio di bip.
Hai un concerto tre giorni dopo. Ho controllato. Devi venire.
Rise nella solitudine dello studio e guardò per qualche attimo lo schermo con il messaggio. Sì, era libero e poteva andare però voleva farlo implorare un altro po’.
Dopo quella stramba serata lui e Chris era diventati parecchio amici. L’australiano era andato davvero al suo concerto la settimana successiva ma lui non gli aveva dedicato nessuna canzone, per fortuna non era permaloso come suo fratello. Quella stessa sera aveva anche saputo di aver vinto la sua scommessa ma il perdente aveva pagato pegno solo per metà, come se si fosse aspettato il contrario.
Dopo quel gala lui e Colin non si erano visti più. Solo un breve scambio di messaggi:
Ti mando il numero del mio conto. 5000 domattina.”
Stai barando.
Hemsworth è più loquace di Hiddleston.
Sei un fottuto bastardo, Leto.
Lo so. Paga.
Poi non aveva ricevuto risposta, solo un bonifico il giorno successivo di circa 4800 dollari - taccagno di un irlandese.
Il cellulare squillò di nuovo e stavolta rispose.
«Sei un tantino insistente.»
«Sei tu che mi costringi ad esserlo, Jay. È di venerdì ed è a LA. Non hai scuse.»
«Ho un festival in Olanda due giorni dopo.»
«Sono tre e non è in Olanda ma a Boston. Ho controllato sul vostro sito.» Beh c’era da dire che Chris era uno che faceva le cose per bene.
Sospirò sonoramente mentre si stravaccava sul divano di pelle. «Quando ti ci metti sei una vera spina nel culo, Chris.» Dall’altra parte non rispose nessuno e fu costretto ad arrendersi. «È una vita che non vado ad una premiere.»
«È come andare in bicicletta: basta risalirci su. Ora devo andare, ti aspetto.»
«Chris?» Ma aveva già riagganciato.
Ma che palle! Quando voleva era davvero un rompicoglioni.
Gettò il telefono su un cuscino e riprese a pizzicare le corde della sua chitarra.
La premiere di un filmaccio di supereroi non era proprio nelle sue corde, ma per Chris poteva anche farlo, ed inoltre ne avrebbe approfittato per tormentare un po’ Hiddleston. Non l’aveva più visto da quella sera ma era più che certo che non sarebbe stato difficile rompergli di nuovo le scatole. Lo aveva detto anche Chris: era come andare in bicicletta.


***


Si pentì non appena la cravatta iniziò a stritolarlo. Perché aveva indossato una dannatissima cravatta? Perché?
Ormai era fatta, tanto valeva tenersi le bestemmie per la visione di quel film.
Salutò alcuni fans dietro alle transenne. Firmò autografi e fece qualche fugace intervista.
«È insolito trovarti ad una premiere, Jared. Sei un fan di "Thor"?»
Sorrise umettandosi le labbra. «No, ma sono un fan di Hemsworth.»
La giornalista rise e lui fece una smorfia idiota verso la telecamera. Era sempre meglio che dire che non sapeva neanche di cosa parlasse quel film, poi era un sequel e quindi ci avrebbe capito ancora meno. Decise che avrebbe twittato per tutta la durata, tanto non ci avrebbe fatto caso nessuno.
Stava salutando un paio di colleghi quando il suo cuore si ammutolì per qualche secondo per poi salirgli in gola e riscendergli nello stomaco.
Di fronte a lui, intento a chiacchierare amabilmente con un giornalista, c’era Colin in tutto il suo fottutissimo splendore.
Cercò di continuare ad ascoltare le parole di Scott ma in realtà non le sentiva.
Chris non gli aveva detto che ci sarebbe stato anche lui. Chris era un bastardo con la faccia d’angelo. Chris, l’avrebbe pagata cara.
Stava rispondendo ad una domanda quando vide i suoi occhi nocciola raggiungerlo ed un sorriso obliquo piegargli le labbra, poi tornò alla sua intervista.
Sì, Chris l’avrebbe pagata cara.
Si ignorarono a vicenda per un’ora buona, in cui ci furono solo fugaci occhiate e Jared odiò ancora di più quella dannata cravatta. Un vociare più confuso si levò quando iniziarono ad arrivare, uno dopo l’altro, attori e addetti ai lavori del film. Chris sarebbe stato l’ultimo ad arrivare, ovviamente, e lui non aspettava altro che giungesse quel momento per rifilargli un pugno in un fianco anche a costo di fargli fare quella premiere in ambulanza.
«Chi si rivede.» La voce lo sorprese mentre tutta l’attenzione era rivolta ai nuovi arrivati. «Non ti sapevo amante di premiere.»
«Se avessi saputo di fare brutti incontri avrei saltato volentieri anche questa.» Lo sentì ridere e sorrise di riflesso. «Tu lo sapevi, non è così?» chiese assottigliando lo sguardo. Colin alzò le spalle spostando il suo verso la folla rumorosa.
«Tom ha detto che non era sicuro che venissi.» Poi gli sorrise ancora. «Hemsworth è infido, non fidarti.»
«No, è proprio un bastardo…» Dannato! Era stato scorretto. Avrebbe dovuto farsi amico Hiddleston invece che lui…
«Bella cravatta, Leto.»
«Di’ un’altra parola e ti ci strozzo.» Passò con gli occhi dal suo viso al resto del suo corpo e avrebbe solo voluto ringhiare. Colin stava da dio ed invece lui era infagottato in un soffocante Ferragamo della scorsa stagione.
Chris ti odio!
Le urla aumentarono in modo impressionante quando dall’auto nera scese Tom insieme al suo inseparabile sorriso.
«Il tuo cucciolo fedele» sibilò velenoso e Colin sorrise avvicinandosi al suo orecchio.
«Scommetto che il tuo bastardo non riceverà la stessa accoglienza.»
Voltò la testa ed incrociò i suoi occhi. «L’ultima volta che abbiamo scommesso hai perso e non ha neanche pagato pegno, Farrell.» E sapevi che non era solo un capriccio.
«Non c’era un termine per quello, sbaglio?» Che voleva dire? Corrucciò la fronte, mentre altri flash colpivano Hiddleston. «Allora, ci stai con la scommessa?»
«Quanto?»
«Sempre 5000…»
Ghignò guardando distrattamente ciò che accadeva sul red carpet. «5000 e…?»
«5000 più la visione del film. La vera visione, senza barare.» Si ritrovò il suo indice puntato contro e gli sfuggì una risata. Chris era il protagonista, era scontato che avrebbe vinto lui.
«Ci sto.» Tornò a guardare la passerella aspettando il momento in cui gli avrebbe sbattuto in faccia la sua vittoria. Ancora una volta.
Non dovette aspettare molto che l’auto nera si fermò davanti al tappeto rosso. La portiera si aprì e Chris scese in compagnia di sua moglie. Urla, altre urla, molte urla ma-
«Paga.»
«Aspetta! Stanno ancora urlando, li senti?»
«Paga, Leto.»
Spalancò la bocca incredulo mentre Colin si avviava all’ingresso del teatro e sbatté le palpebre interdetto.
Maledetto Chris, adesso gliene doveva due!

Dopo mezzora aveva già un mal di testa allucinante ed aveva dovuto trattenersi dallo sbadigliare ancora.
Perché la gente spendeva soldi per vedere una roba simile? Perché c’era gente - Hopkins, che cosa mi combini?! - che accettava ruoli in una roba simile? Perché Thor e Jane non avevano ancora scopato mezza volta? E perché portavano tutti dei sorci morti sulla testa? Ma soprattutto, perché Hiddleston non la smetteva di fargli venire il mal di mare con le sue sopracciglia?
Si passò due dita sulla fronte sprofondando nella poltrona. Sarebbero state le due ore più atroci della sua vita.

«Brutto bastardo!»
«Jay, non ti è piaciuto il film?»
«Mi hai fatto perdere 5000 dollari, sappilo!» Chris sorrise sollevando le sopracciglia ma lui evitò di dargli i dettagli, per quanto avesse voluto limare un po’ la sua autostima sbattendogli sui denti che il suo caro fratellino sollevava più consensi di lui.
Sbuffò e gli fregò il bicchiere di champagne buttandolo giù d’un fiato, poi gli posizionò nelle mani il vetro vuoto.
«Ti ha fatto proprio schifo, eh?» Gli sorrise ancora Chris mollando il bicchiere su un tavolo.
«Onestamente? Avrei voluto cavarmi gli occhi.»
«Ma piantala!» Gli arrivò una spallata che lo fece ghignare. Sì, il film era stato atroce, però era stato divertente vedere Chris saltellare per aria con un martello. Gli aveva fatto venire in mente diversi modi con cui usarlo, molti dei quali decisamente poco ortodossi. Per fortuna l’after party era decente anche se Colin continuava a lanciargli sorrisini soddisfatti dall’altra parte della sala.
«Scusami, devo prendere a calci un culo irlandese.»
«Non voglio trattenerti.» Chris rise e lui si allontanò verso quel ghigno da sbruffone.
Mentre attraversava la sala intravide Tom che chiacchierava con Elsa e si chiese quanta forza avesse quell’uomo per non prenderla per i capelli. Chris diceva che le cose erano complicate, che con Elsa era diverso, che con Tom era un’altra cosa. Diceva che sentiva di aver bisogno di entrambi e che non avrebbe mai potuto allontanare ne l’uno né l’altra. Lui gli rispondeva che era un egoista del cazzo e che stava solo ferendo coloro che diceva di amare, che prima a poi sarebbero stati loro due a dargli un calcio nel suo sedere palestrato. Chris sospirava e annuiva con occhi da colpevole. Lui si versava un altro shot.
La sera successiva il discorso era pressoché uguale.
«Jared, ti diverti?»
«Mi divertirei di più se ti ficcassi quel bicchiere da qualche parte.»
«Non ti chiederò dove.» Colin si sedette su una sedia e lui lo imitò. «Piaciuto il film? Devi dirmi com’è finito, mi sono addormentato quando quei due limonavano.»
Jared rise accavallando le gambe. «A dire il vero stavano lottando, ma ti concedo la svista. Era una scena un po’ ambigua.» Colin gli restituì il sorriso e spostò lo sguardo alla sua destra.
«Come quella sera, eh?» sospirò e Jared seguì i suoi occhi portandoli su Elsa e Tom che ora erano stati raggiunti da Chris.
«Certi film non possono cambiare... Attori diversi, stessa identica trama.»
«Stesso finale?» La domanda di Colin fece scostare lo sguardo sul suo viso. Jared ne seguì i contorni della labbra sorridenti ed alzò le spalle.
«Non lo so. Il nostro film non è ancora finito. Credo..» Non potrà mai avere fine finché i tuoi occhi calamiteranno i miei ed il mio cuore batterà forte solo al sentire il tuo nome.
Colin sorseggiò dello champagne e si alzò dal tavolo.
«Vai sul sito di Vanity Fair e poi vieni in bagno.» Non gli lasciò neanche il tempo di rispondere che si era infilato nella coltre di gente. Jared tirò fuori il suo smartphone ed aprì il browser. Quando la pagina del sito si caricò scorse finché un sorriso incuriosito si dipinse sul suo viso. Cliccò e lesse l’articolo.
«Che figlio di puttana» alitò scuotendo la testa.
Alla fine l’aveva pagata tutta la scommessa, alla fine riusciva sempre a fregarlo.
Infilò il cellulare in tasca e si alzò per andare a pagare un pegno non richiesto.
I suoi occhi caddero ancora una volta su Chris e Tom che chiacchieravano sorridenti. Elsa non c’era.
Qualsiasi fosse il finale e per quanta sofferenza avesse provocato e per quanta ne avesse provocata ancora, era un film che valeva la pena di girare, ed era più che sicuro che non si sarebbe rivelato un flop.
Aprì la porta del bagno e trovò il sorriso di Colin ad attenderlo.
«Perché finiamo sempre nei cessi?»
«Perché stranamente dai il meglio di te nei cessi.»
Rise, chiuse la porta alle spalle e fece girare la chiave.






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