Fearless

di MiHyeon
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Capitolo 1. ***
Capitolo 2: *** Capitolo 2. ***
Capitolo 3: *** Capitolo 3. ***
Capitolo 4: *** Capitolo 4. ***
Capitolo 5: *** Capitolo 5. ***



Capitolo 1
*** Capitolo 1. ***


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Jonghyun venne svegliato dal leggero ticchettare sul legno scuro della porta della sua camera.
Socchiuse gli occhi, mugugnando infastidito e rigirandosi tra le lenzuola; la sveglia sopra la sua scrivania segnava quasi le nove di mattina.
La prima persona che gli venne in mente fu la sua vicina di appartamento: quasi quotidianamente, quella giovane studentessa si recava alla sua porta chiedendo qualcosa che aveva accidentalmente dimenticato di acquistare al supermercato il giorno prima.
Jonghyun era un ragazzo sveglio, però, e non gli ci sarebbe voluta di certo una laurea in psicologia per capire che la ragazza aveva una cotta per lui ed ogni scusa era buona per fermarsi a parlare, dopo aver recuperato l'ennesimo prodotto dalla casa del ragazzo.
Il bussare continuava imperterrito e il moro alzò la voce, avvisando che stava andando ad aprire.
Però c'era ancora qualcosa che non gli era chiara. La nebbia provocata dal profondo sonno dal quale era stato svegliato ancora gli impediva di ricordare quell'importante dettaglio che era entrato a far parte della sua vita da un po di tempo.
Si alzò controvoglia dall'accogliente letto, ignorando di essere vestito solamente di un leggero paio di pantaloni troppo larghi per lui, ed andò ad aprire la porta della sua camera.
Ma quando la sua calda pelle toccò la fredda maniglia della porta e il suo sguardo si puntò nel vuoto fuori di essa, il sonno sparì, lasciando spazio a quella sensazione d'angoscia che si imposessava di lui ogni volta.
Prese un profondo respiro, chiudendo gli occhi per qualche secondo, prima di riaprirli sperando di ritrovarsi nuovamente nel suo letto, desiderando che tutto quello fosse solamente un sogno.
"Di nuovo.." mormorò rabbrividendo. "Ti diverti così tanto, non è vero?" chiese al vuoto della sua casa, che poi tanto vuoto non era..
Si diede dello stupido per aver pensato a quella  ragazza che più che corteggiarlo passava per la classica persona priva di quel briciolo di memoria di cui tutti sono dotati. Nemmeno aveva le chiavi di casa sua, tra l'altro.
 
Jonghyun era sempre stato un ottimo studente, aveva sempre buoni voti a fine semestre, ma a lui non piaceva studiare. Odiava davvero farlo, pensava che tutta quella roba non gli sarebbe mai servita nella vita, in quanto è quest'ultima che ti insegna come comportarti e non delle parole che devi memorizzare, scritte su un'inutile libro. Studiava perchè non vedeva l'ora di finire gli anni d'obbligo e poi trovarsi un appartamento in città per i fatti suoi, trovarsi un lavoro e divenire così indipendente, trovarsi una ragazza e mettere su famiglia. Aspirava solamente a questo, non voleva nulla di entusiasmante o particolare per sè.
Si era trasferito in quella città lontana dal suo luogo di nascita da sei mesi ormai, e non poteva che amare la sensazione di libertà che si era andata a creare attorno a lui.
Da qualche settimana, però, nel suo appartamento stavano accadendo cose davvero strane.
Poteva benissimo ricordare quella volta in cui, entrando in cucina dopo la doccia mattutina che quotidianamente faceva, aveva trovato l'acqua del rubinetto del lavandino aperta. Era rimasto cinque minuti buoni a fissarla, confuso. Com'era possibile, se lui quella mattina non c'era ancora andato?
Poi c'era stata anche una notte in cui aveva faticato davvero tanto ad addormentarsi- gli erano stati offerti troppi caffè quel giorno-, e proprio mentre sentiva di star per cadere tra le braccia di Morfeo, la porta del bagno si aprì, provocando quello scricchiolio che lui aveva sempre trovato inquietante e odioso.
Gli passarono velocemente in testa più immagini, ad esempio sua madre che aveva bisogno di utilizzare il bagno, il gatto che aveva sete, i ladri entrati per rubare tutta la sua ricchezza.
Si era poi alzato velocemente accendendo man mano le luci di ogni stanza in cui passava, e più passi faceva, più si rendeva conto di quanto i suoi pensieri fossero stati insensati.
Mise i piedi a terra, fuori dal letto; non abitava più con i suoi genitori ormai, che diavolo andava a pensare?
Si alzò in piedi, accendendo la luce del comodino e sistemandosi i calzini che aveva cercato di sfilarsi prima di entrare in quello stato di semincoscienza; non aveva un gatto, e non ne aveva mai avuto uno, anche se li trovava davvero affascinanti.
Rabbrividì e prese l'appendiabiti attaccato alla maniglia dell'armadio, aprendo la porta della sua camera e uscendo nel corridoio, accendendo la luce; a meno che non fossero stati armati, quei ladri non avrebbero avuto scampo!
Ma l'unica cosa che trovò fu la porta del bagno scostata, nessun gatto, ladro o madre venuta per le vacanze invernali. Controllò tutte le stanze, trovando tutte le finestre serrate per non far spifferare all'interno dell'appartamento il vento gelido di quel periodo.
Era tornato a letto più confuso che mai, faticando nuovamente per prendere sonno.
Aveva anche perso il conto, ormai, di tutte le volte che aveva visto la tenda che divideva la cucina dal salone, muoversi da sola sempre con lo stesso ritmo, senza mai fermarsi.
Per non parlare del fatto che da qualche mattina veniva svegliato dall'incessante bussare sulla porta della sua camera, che, una volta alzato, puntualmente cessava.
 
Non aveva mai creduto a certe cose prima, ma ormai era più che convinto che in quella casa ci fosse qualcosa. Uno spirito, magari?
Aveva visto diversi film sul genere, in passato, e ora li trovava totalmente diversi da ciò che stava vivendo lui: che fosse uno spirito buono, quindi?
Scosse la testa, mentre si preparava il caffè, non prima di aver acceso la TV e di averla sintonizzata sul suo canale di musica preferito, ancora con i capelli bagnati a causa della doccia.
 
Che fosse solamente tutto frutto della sua immaginazione?
Con questo timore, aveva deciso di non farne parola con nessuno, per evitare di essere preso per pazzo.






N.d.a
I'm here with a new fanfiction!
Sì, sono consapevole del fatto che ne sto inziando troppe, ahahah, ma riuscirò pian piano a continuarle tutte.
Beh, riguardo Fearless che posso dire.. Sarà una mini long- esiste questo termine?. Sì, non sarà composta da tanti capitoli, una decina all'incirca, e tutto perchè ho voglia di scrivere qualcosa su questo argomento, senza scendere molto nei particolari. Sembrerà strano come ragionamento, lo so. Ma è una storia troppo lunga da spiegare... Quindi, vorrei descrivere questa cosa vissuta, in parte, in prima persona, senza farne poi chissà cosa, ecco perchè non sarà lunghissima. Spero di essermi spiegata, se così non è, più in là capirete meglio, ne sono certa.
Beh, spero sia di vostro gradimento. Colgo l'occasione per ringraziare tutte le ragazze che stanno seguendo le mie altre ff, le hanno aggiunte tra le seguite e le hanno recensite.

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Capitolo 2
*** Capitolo 2. ***


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Alla fine, forse, l'unico che pensava fosse diventato pazzo, era proprio lui.
 
Dopo due mesi di convivenza aveva iniziato a non far più caso agli strani e quotidiani avvenimenti.
Gli era capitato spesso, mentre cenava, di buttare uno sguardo alla tenda di plastica colorata e di rimanere alcuni minuti incantato a fissarla nel suo incessante dondolìo, sentendosi sempre più assonnato, mentre tutte le preoccupazioni scivolavano via. La trovava quasi rilassante.
A volte, stanco dopo una giornata di stressante lavoro, si gettava a peso morto sul divano con gli occhi fissi su di essa e la guardava fino ad addormentarsi, cullato dal suo movimento.
Non poteva vedere, però, che non appena il suo corpo si rilassava e il respiro si faceva pesante e regolare, questa lentamente smetteva di oscillare, fino a restare immobile.
 
Restava comunque un punto interrogativo nella sua testa, ed era proprio per questo che quel giorno aveva deciso di recarsi alla biblioteca della sua città.
Sperava di trovare qualche informazione e spiegazione riguardo ciò che gli stava accadendo. Ormai, aveva scartato l'idea della spiegazione razionale, e, una volta arrivato, si recò immediatamente al reparto che riguardava il Paranormale.
La scelta di un solo libro fu difficile, così ne scelse tre e cercò un banco vuoto e abbastanza lontano dagli altri studenti intenti a studiare. Decise che forse sarebbe stato meglio consultare i volumi direttamente nell'edificio: chissà, magari se lo avesse fatto nel suo appartamento, si sarebbe verificato qualcosa di altrettanto strano, attirato, magari, dal solo fatto che lui si stesse informando sulla cosa.
La maggior parte dei capitoli trattavano apparizioni dei cosiddetti fantasmi, possessioni, poltergeist e credenze varie.
Lui non aveva mai visto chi era a fargli quegli scherzi ogni giorno- e neanche voleva farlo, se proprio doveva essere sincero-, quindi scartò quella possibilità, insieme alla possessione e alle ormai vecchie storie di vampiri o mostri, che non facevano proprio al caso suo. 
Invece, aprì il libro al capitolo riguardante i Poltergeist, incuriosito; non ne aveva mai sentito parlare, e magari avrebbe potuto aiutarlo.
Sbuffò, invece, quando lesse che questo era un termine derivante dal tedesco, e che significava 'spirito rumoroso', e che esso era capace di, ad esempio, spostare oggetti, provocare suoni terribili, interrompere la corrente elettrica o di far materializzare oggetti.
Fece mente locale, alzando lo sguardo e puntandolo nel vuoto. Nessuno di questi esempi coincideva con quello che lui aveva visto, anche se forse la porta, l'acqua della cucina e la tenda potevano essere considerate come uno spostamento d'oggetti. Non era molto sicuro della cosa, però.
Chiuse con un tonfo sordo il volume che stava leggendo, ignorando gli sguardi delle altre persone che si erano spostati automaticamente su di lui a quel suono, e avvicinò il secondo libro.
Questo era interamente dedicato agli spiriti, e Jonghyun si stupì di leggere quante tipologie di essi esistessero. Questi erano divisi in tre ordini, in base al livello evolutivo dello spirito.
Quelli del terzo ordine erano chiamati Spiriti Imperfetti, a loro volta suddivisi in diverse categorie. Dalle caratteristiche di ogni tipologia emergeva il loro 'carattere' egoista e ignorante, ma quelli che più colpirono il moro furono gli Spiriti Picchiatori e Perturbatori, infatti essi sono in grado di creare effetti fisici come colpi o spostamenti anomali di corpi solidi.
Il secondo ordine riguardava gli Spiriti Buoni, che, come aveva potuto immaginare dal nome, godevano nell'aiutare e proteggere gli uomini; ma da quanto leggeva, nessuno di questi si manifestava, o forse era una caratteristica talmente ovvia degli Spiriti da essere omessa.
L'ultimo ordine era quello degli Spiriti Puri: questi hanno abbandonato ogni tipo di impurità e il loro compito è quello di assistere gli uomini nel superare prove terrene e incitare a operare il bene.
 
Jonghyun si ritrovò a sbuffare nuovamente, mentre un senso d'angoscia mista a delusione si impossessava di lui. Per un attimo aveva creduto di poter trovare una spiegazione a tutto, in uno di quei libri.
Poi il suo sguardo cadde sul terzo volume che aveva scelto e che stava giusto per dimenticare, ma lo prese pensando che gli avrebbe dato un' occhiata veloce prima di tornare a casa e concedersi un po di riposo. Tutta quella storia lo stava facendo sentire sempre più stanco, come se fosse in grado di risucchiargli tutta l'energia.
Il terzo volume riguardava le esperienze di molte persone riguardo il paranormale.
Nell'indice c'erano scritti dei nomi stranieri, e a fianco il tipo di esperienza. Erano di ogni genere, e ad alcune Jonghyun non sapeva se credere o meno, gli sembravano così irreali.
Ne lesse velocemente qualcuno, aprendo una pagina a caso e sentì il battito cardiaco accellerare, mentre scorreva con gli occhi lungo la pagina.
 
 
 
Stava salendo le scale che lo conducevano al suo appartamento, con passo lento e lo sguardo perso nel vuoto. Aveva letto troppe cose nelle ultime due ore, e ne era rimasto letteralmente sconvolto.
Non bastava tutta la storia riguardo cose a cui prima non aveva mai creduto, no, ci si erano andate a mettere anche donne che di notte sentivano sussurrare il loro nome, o si svegliavano e vedevano uomini misteriosi nelle loro camere da letto, che, una volta accesa la luce, sparivano nel nulla.
Aprì piano la porta del suo appartamento, infilando velocemente una mano, facendola scorrere lungo la parete fino ad arrivare all'interruttore. Lo accese, e quando la luce riempì l'appartamento entrò, chiudendosi la porta alle spalle ed appoggiandosi su di essa.
Immediatamente il suo sguardo si posò sulla tenda e si lascio sfuggire un sospiro di sollievo quando la trovò ferma, come dovrebbe sempre essere dopo una giornata fuori casa.
Sorrise, magari era stata davvero tutta una sua immaginazione.
Poi, però, il suo sorriso si spense non appena sentì dalla sua camera il rumore di qualcosa che cadeva. L'istinto lo guidò verso la fonte del rumore e, una volta entrato nella sua stanza- non prima di aver lanciato un ultima occhiata alla tenda ed essersela lasciata poi alle spalle-, vide la sua matita, quella che preferiva usare per disegnare nel tempo libero, a terra. Era una cosa che amava fare fin da bambino, e con il tempo era riuscito a migliorare la sua tecnica anche senza bisogno di corsi.
Lentamente si avvicinò alla sua scrivania e si chinò per raccoglierla, guardandola come se fosse l'oggetto più raro che fosse mai esistito.
Eppure era convinto di averla rimessa nell'apposito portapenne.
Scosse la testa rimettendola al proprio posto, decidendo di non pensarci ulteriormente.
Uscì dalla camera fischiettando forte, pronto ad andarsi a prendere un bel bicchiere d'acqua fresco. Si immobilizzò, però, una volta entrato in cucina, con lo sguardo rivolto verso la tenda.
"Sta.. dondolando." rise nervoso Jonghyun, a metà tra il disperato e l'incredulo.
Non sempre sono spiriti cattivi, aveva letto quel giorno, e a volte cercano solamente un modo per comunicare con gli umani. E in tutte le testimonianze presenti in quel libro, le persone avevano sempre cercato di comunicare con loro, ad esempio attraverso il dialogo. Quindi, perchè non poteva provare anche lui?
.. Ma che cosa avrebbe potuto dirgli, 'Non voglio farti del male'? Che diavolo, era lui a doversi sentir dire certe cose, non lo spirito che era piombato in casa sua!
Sospirando si avvicinò al lavandino, decidendo invece di prepararsi un tè, sperando che almeno quello l'avrebbe rilassato. Lanciò nuovamente un'occhiata alla tenda, e la vide dondolare in modo strano, come quando un ragazzino, al parco giochi, prende in mano una corda e inizia a girarci intorno lentamente. La tenda stava ruotando piano su se stessa, sembrava quasi danzare.
"Senti, è stata una giornata stressante, d'accordo? Non ho voglia di giocare.." parlò piano, quasi con timore. "Quindi ora mi preparo un tè, e poi me ne vado a letto." continuò poi con un tono di voce più normale e sicuro. Prese un pentolino e la tazza, poi andò ad aprire lo sportello della credenza. Scorse con lo sguardo lungo le varie confezioni che aveva, canticchiando piano, senza però trovare ciò che stava cercando. Corrugò la fronte, eppure ricordava di averne comprato una scatola. Alzò lo sguardo sul ripiano più alto e sbuffò, socchiudendo gli occhi. Certo, l'aveva comprata, sì, ma aveva anche ben pensato di metterla nell'ultimo ripiano, quello più alto, perchè tanto sapeva che non lo avrebbe mai usato.
Si maledì mentalmente per aver preso l'altezza di sua madre, in quel momento.
Si stava avvicinando al tavolo per prendere una sedia su cui salire, quando sentì dietro di lui un fruscio, come di una busta di carta che cadeva. Si immobilizzò, trattenendo il fiato per qualche secondo, con gli occhi sgranati fissi di fronte a lui. Si voltò piano, rilasciando il respiro che aveva trattenuto, mentre il suo sguardo si posava sulla bustina di tè caduta sulla credenza.
Deglutì, rimanendo a fissarla per qualche secondo, prima di farsi coraggio ed avvicinarsi. La prese ed alzò lo sguardo verso la confezione aperta del tè. 
E' messa in piano, come può essere caduta?, si chiese, guardando ciò che riusciva a vedere dell'apertura posta sulla parte superiore della scatola.
"L'hai.. l'hai presa tu?" balbettò, voltandosi inconsciamente verso al tenda colorata, vedendola fermarsi piano. "G.. razie." continuò, incredulo.
La sua attenzione fu poi catturata da un ombra che vide passare sulla parete davanti a sè, nello spazio tra gli sportelli alti e la credenza, poi, un' altra bustina di tè cadde sopra la sua testa, facendolo sussultare. "Ehi ehi, ne basta una!" rise, mentre la prendeva e la tirava sull'alto ripiano.
Fece qualche passo avanti il lavandino ed iniziò a riempire d'acqua il pentolino che aveva preso, quando, nuovamente, la bustina cadde.
Jonghyun sospirò,  non riuscendo a trattenere un sorriso. "Lo vuoi anche tu?" chiese al vuoto. "Non credo potrai berlo, sai.." rise di nuovo, mentre immergeva la bustina nell'acqua e andava a cambiarsi in camera, non prima di aver rimesso l'altra nel mobiletto e di aver chiuso l'anta, scuotendo la testa divertito.

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Capitolo 3
*** Capitolo 3. ***


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Solitamente Jonghyun non vedeva l'ora che arrivasse il fine settimana per staccare dal lavoro e rilassarsi a casa senza pensieri.
Il sabato e la domenica per lui erano come un miracolo. In base al suo umore decideva se passarlo in casa a non fare nulla, o se uscire con i suoi amici.
Non era il tipico ragazzo che ogni fine settimana andava a ballare- a dire la verità le discoteche non gli piacevano nemmeno molto. Era un tipo tranquillo, e tutto quel chiasso e l'ammasso di gente lo innervosiva; qualche volta, però, giusto per divagarsi un po, decideva di accettare gli inviti del suo migliore amico, che a differenza sua, adorava scatenarsi sulla pista. La maggior parte delle volte il risultato finale era all'incirca così: Minho che si divertiva al centro della sala, accerchiato da ragazze, e Jonghyun seduto su uno dei divanetti a bordo pista a guardare il suo amico ballare e ubriacarsi, mentre sorseggiava la sua bevanda analcolica. Anche se ultimamente, ogni volta che uscivano, si trovava sempre attorno un ragazzino dai capelli castani mossi, che puntualmente finiva per sparire insieme al più grande.
Quella domenica però si sentiva stanco, ma non fisicamente. Sentiva la testa pesante, nonostante la sera prima non avesse nemmeno bevuto. Ricordava che Minho gli aveva offerto più di una volta dei drink,che lui aveva rifiutato, dal momento che l'avrebbe anche dovuto accompagnare a casa.
 
Alzò le braccia stiracchiandosi e sbadigliando rumorosamente, prima di appoggiarsi alla scrivania con un sonoro tonfo.
Sentiva alcune ciocche dei suoi capelli ancora umidi sfiorargli il collo e, per quanto la cosa potesse infastidirlo, non aveva neanche la voglia di asciugarli.
Era la sua classica giornata No.
Sbuffò spostando il suo sguardo sui fogli bianchi sistemati disordinatamente ad un angolo della scrivania. Li fissò per qualche minuto con sguardo assente, prima di prenderne uno ed afferrare la matita.
Ne mordicchiò la punta guardando la pagina bianca, cercando di focalizzarsi su qualcosa da ritrarre.
Quella notte aveva dormito davvero poco, e probabilmente era proprio per quello che si sentiva strano. Si era rigirato nel letto almeno venti volte, senza trovare la posizione adatta che lo aiutasse a prendere sonno, e dopo il centesimo sbuffo che cacciava fuori aveva deciso di controllare che ora fosse.  Era riuscito a portare via Minho dalla discoteca che erano ormai le due passate, era stanco ed aveva voglia di dormire, nonostante non ci riuscisse. Mentre si voltava nuovamente per controllare il display del cellulare, aveva visto con la coda dell'occhio ai piedi del suo letto una sagoma più chiara rispetto al buio della sua camera, ma non appena si era voltato, questa era sparita, lasciandolo stordito.
Aveva continuato a fissare quel punto della stanza per qualche secondo, confuso, prima di accendere la luce, e sedersi sul letto.
Pensò che probabilmente era dovuto alla stanchezza, tutte quelle luci intermittenti della discoteca l'avevano sicuramente stordito.
 
Iniziò a far scorrere la matita sul foglio senza seguire un'immagine precisa, fermandosi di tanto in tanto per bere dalla sua adorata tazza verde. Nel mentre, faceva spostare lo sguardo dai vari post it attaccati alla bacheca di fronte a lui, alle foto che Minho l'aveva praticamente costretto a farsi, e a quella cornice che gli piaceva tanto, quella che gli aveva regalato sua madre quando aveva appena quindici anni, quando le aveva mostrato per la prima volta una delle sue opere.
Era rettangolare e a contornarla c'era qualche centimetro di specchio; Jonghyun la adorava.
Ad un tratto, mentre stava gustando il suo caffè, sovrappensiero, il suo sguardo catturò un'ombra scura che passava velocemente sulla parete di fronte a lui. Socchiuse gli occhi, appoggiando la tazza sul tavolo, sospirando. Non era la prima volta che la vedeva, e ormai non gli dava più poi tanto peso.
"Buongiorno, eh." mormorò con voce ancora roca. 
Dopo quell'episodio della bustina di tè, non si sentiva nemmeno stupido o a disagio a parlare con quella cosa. A volte gli teneva compagnia, quando era solo.
Finì velocemente il suo caffè e si alzò, andando a mettere la tazza nel lavello. Sorpassò la tenda che stava nuovamente dondolando da sola e sospirò.
"Cos'avrà questa tenda che ti piace così tanto, eh?" chiese, mentre tornava in camera sua, strusciando i piedi a terra svogliatamente. Si sedette nuovamente sulla sedia, passandosi una mano tra i capelli. "Sai, sarebbe carino se invece di giocare con il mio arredamento, ti facessi almeno vedere, non trovi?" disse, riportando gli occhi sul disegno che aveva iniziato. Definì qualche contorno con la matita, continuando a borbottare. "Perchè non lo fai? Fatti vedere."
Inclinò il collo facendolo scroccare, iniziando a sentirsi più rilassato, quando il suo sguardo si posò sulla cornice a specchio di fronte a lui. Il suo cuore perse un battito, mentre sentiva il sangue gelarsi nelle vene. Sgranò gli occhi, urlando e voltandosi di scatto, respirando affannosamente.
Il volto di un ragazzino era riflesso sulla superficie. Aveva un' espressione seria ed era pallido da far paura, e lo stava fissando, alle sue spalle, a qualche metro da lui.
Si voltò velocemente, ma dietro di lui non c'era nulla e riflesso sullo specchio neanche. Il cuore batteva velocemente contro il suo petto, mentre ci poggiava sopra una mano cercando di calmarsi.
"C.. cazzo!" balbettò con gli occhi sgranati, fissi sul tavolo. La matita gli cadde di mano, mentre questa continuava a tremare.
  
 
 
Una volta ripreso dallo shock, si rese conto di non voler restare un minuto di più in quella casa. Aveva così afferrato il suo cellulare, componendo il numero di Minho- fallendo nel suo intento per almeno tre volte di seguito.
Ignorando le sue lamentele, l'aveva praticamente costretto a passare il resto della giornata con lui, lontano da lì.
 
"Hyung?"
"Vienimi a prendere."
"... Cosa?"
"Vienimi a prendere."
"Hyung, sono ad un appuntamento, io-"
"Minho, devo uscire da qui."
 
La sua voce doveva essere sembrata davvero disperata, tanto che dopo un attimo di silenzio, Minho aveva chiuso la chiamata, e dopo neanche mezz'ora era sotto casa sua.
Jonghyun aveva indossato le prime cose che gli erano capitate sotto mano, senza neanche guardarsi allo specchio, troppo spaventato all'idea di farlo.
Uscì velocemente dal suo appartamento, sentendosi più sollevato quando sentì la porta di casa chiudersi alle sue spalle. Sospirando iniziò a scendere le scale, rimanendo sorpreso quando, a metà di esse, trovò il suo migliore amico che le stava velocemente salendo.
"Hyung, si può sapere che sta succedendo? Ero ad un importante appuntamento, e non mi capita spesso, sai." 
Jonghyun continuò a scendere rapidamente, mentre il ragazzo lo seguiva.
"Non voglio stare lì dentro." rispose freddo.
"Ma perchè? Cos'è successo, Hyung?"
"Dopo, dopo te lo dirò. Ma ora andiamocene." si era fermato, voltandosi per guardarlo negli occhi, con un' espressione disperata e sconvolta in viso.
Aveva visto Minho annuire lentamente, confuso, prima di sorpassarlo ed aprirgli il portone dell'edificio, facendolo uscire.
La sua macchina era parcheggiata disordinatamente tra le strisce bianche, e Jonghyun si chiese come mai Minho avesse addirittura lasciato lo sportello aperto. Attento com'era alla sua auto, non era di certo un comportamento da lui.
Poi capì il perchè: il tanto famoso ragazzino castano era seduto al lato del guidatore, mentre si mordeva un labbro e dondolava nervosamente una gamba. Sembrava irritato e vagamente preoccupato.
Oh, ecco di che appuntamento parlava il suo amico.
Salì sui sedili posteriori senza dire nulla, mentre Minho prendeva posto al volante.
"Umh, Hyung, lui è Taemin; Taemin, Jonghyun." fece velocemente le presentazioni, tenendo d'occhio il più grande dallo specchietto retrovisore.
"Piacere!" sorrise il ragazzino, voltandosi appena. 
Jonghyun annuì abbozzando una risposta, prima di tornare a guardare fuori dal finestrino.
Beh, almeno Minho si era degnato di presentarglielo, dopo tutte le volte che l'aveva visto. Non aveva mai avuto l'occasione di parlarci, certo, ma questo perchè Minho lo scaricava per appartarsi con lui non appena riusciva a scorgerlo tra la folla.
I ragazzi iniziarono a chiacchierare tra di loro, e Jonghyun ringraziò mentalmente il suo migliore amico per questo. Non aveva voglia di parlare di nulla in particolare, però sentire loro conversare allegramente lo faceva stare meglio, anche se nella sua mente non riusciva a cancellare ciò che aveva visto.
Mentre guardava il paesaggio della sua città scorrere velocemente attraverso il vetro, pensò che si sarebbe dovuto godere quell'uscita appieno, senza pensare a nulla.
Sembrava così facile dirlo.
 
Dopo un'oretta i tre ragazzi si trovavano seduti attorno ad un tavolo all'entrata di un bar fuori città.
Taemin e Minho continuavano a chiacchierare cercando di tanto in tanto di far intervenire anche Jonghyun che lentamente si era rilassato, e ora scherzava tranquillamente con loro.
L'ambiente tranquillo che aveva trovato con i due lo stava facendo sentire davvero bene, tanto da riuscire a trovare simpatico persino il ragazzino dalla voce soave. Si era ritrovato a ridere senza riuscire a smettere dopo aver alluso ad una loro eventuale relazione, vedendoli ammutolirsi e arrossire, mentre Taemin abbozzava un sorriso voltandosi a guardare distrattamente la strada.
"Vado a prendere qualcosa, voi cosa prendete?" chiese subito dopo il ragazzo, cercando di cambiare discorso, alzandosi in piedi. "Offro io!" aggiunse poi, sorridendo ai due.
Una volta deciso- e ignorato le proteste di Minho- il castano rientrò nel bar mettendosi in coda avanti il bancone.
"Jonghyun," iniziò Minho schiarendosi la voce e avvicinando appena la sedia alla sua. "Mi vuoi spiegare, per cortesia? Non ci sto capendo nulla!"
Il moro si guardò nervosamente attorno, mordendosi un labbro, indeciso se raccontare tutto o meno. 
"Io.. Solo, non prendermi per pazzo." mormorò, tamburellando con le dita sul tavolo.
"D'accordo, ma prima che torni Taemin, possibilmente." disse l'altro, gettando un'occhiata all'interno del locale.
"Ho visto un ragazzino, oggi." sussurrò.
Minho alzò un sopracciglio, sbuffando una risata.
"La tua vicina ha avuto un figlio? Non è così traumatizzante, sai-" ridacchiò, scuotendo la testa divertito. Jonghyun scosse la testa, spingendolo delicatamente.
"Non hai capito."
"Come al solito." Sbuffò l'altro, ironicamente.
"Era sullo specchio, in camera mia!"
Minho aveva spalancato gli occhi, guardandolo confuso, boccheggiando. Jonghyun socchiuse gli occhi, prendendosi la testa fra le mani. Ecco, doveva immaginarselo che non l'avrebbe creduto. Si pentì di avergliene parlato, si pentì di aver chiesto proprio a lui di uscire, infondo poteva anche prendere la sua macchina e andarsi a fare un giro; solo che non aveva voglia di rimanere da solo, se lo avesse fatto non avrebbe fatto altro che rimuginare su quello che era successo, mentre lui voleva solamente distrarsi.
"Hyung, mi stai prendendo in giro? Che diavolo stai dicendo?" chiese piano l'amico, guardandolo scettico.
Jonghyun guardò altrove, evitando il suo sguardo, mentre sospirava silenziosamente.
"Ecco qua!" Taemin intervenne appoggiando sul tavolo un vassoio con le loro ordinazioni. Li guardò entrambi sorridendo, mentre si sedeva, notando l'aria tesa tra i ragazzi. "Che succede?" chiese poi.
"E' tutto ok, Taemin. Grazie." sorrise Jonghyun, prendendo l'alto bicchiere dal vassoio d'argento. Minho lo imitò, lanciandogli di tanto in tanto occhiate confuse.
Il ragazzino fece spallucce e prese un sorso della sua bevanda dalla cannuccia, prima di iniziare a chiacchierare allegramente come qualche minuto prima. Jonghyun si intromise nel discorso, mentre questa volta era Minho a rimanere più sulle sue, incredulo dopo racconto del suo amico.
 
 
Erano le sette di sera quando Jonghyun rientrò in casa. Aveva sperato fino all'ultimo minuto che Minho riaccompagnasse a casa il ragazzino prima di lui, così da poter rimanere soli e chiarire. Era sicuro che il suo amico lo avesse preso per pazzo, e quando fermò l'auto sotto casa sua, Jonghyun ebbe come l'impressione che stesse cercando di liberarsi di lui il prima possibile.
Salì le scale del suo appartamento più lentamente del solito, fermandosi a parlare con chiunque incontrasse del condominio, persino con la sua vicina studentessa.
Non aveva nessuna voglia di tornare lì dentro, fosse stato per lui non sarebbe più rientrato in casa sua.
Cercò di pensare ad altro, mentre vedeva la porta del suo appartamento avvicinarsi.
Prese un profondo respiro ed aprì la porta, facendo qualche passo e chiudendosela alle spalle. Il suo appartamento era normale, come l'aveva lasciato quando era velocemente uscito. Non c'era nulla che non andava. Gli sembrava quasi surreale; era tutto immobile e silenziosamente irreale.
Gli scappò un sorriso felice mentre lasciava le chiavi sul mobiletto all'entrata. Passare la giornata fuori gli aveva fatto davvero bene.
Esitò prima di entrare in camera sua, passando prima per il bagno, poi andando in cucina a prendere un sorso d'acqua, finchè infine non si rese conto di doverci entrare, se non voleva restare per il resto della sua vita vestito in quel modo. Le scarpe iniziavano a fargli male e cominciava a sentire davvero caldo.
Quando vi entrò non trovò nulla di strano, come nel resto di casa. Seppur con poco coraggio, si avvicinò alla scrivania, andando a specchiarsi sulla cornice. Si toccò il viso, guardandosi attentamente: effettivamente era piuttosto pallido anche lui, aveva davvero un'aria stravolta.
Spostò lo sguardo dietro di lui, e non vide nulla. Il cuore batteva veloce, ma voleva una conferma. Pensava fosse davvero inutile farlo, ma si sedette comunque, sospirando con gli occhi chiusi, prima di tornare a guardare lo specchio. Non c'era nulla, solo parte del suo volto riflesso,e il resto della camera alle sue spalle.
Sbuffò una risata, grattandosi il collo, mentre faceva scorrere distrattamente lo sguardo su ciò che aveva di fronte. Si sentiva davvero stupido in quel momento.
"Sono un coglione." si disse. Si stava alzando quando notò un foglio a terra. Si avvicinò per raccoglierlo, probabilmente gli era caduto quando si era alzato di fretta dalla sedia per fuggire da quel posto. Lo prese tra le mani sospirando, voltandosi per appoggiarlo sopra la scrivania, quando i suoi occhi caddero su un angolo piegato del foglio. 
Odiava quando si arricciavano gli angoli, non riusciva a sopportarlo. Un foglio con un angolo arricciato era un foglio da buttare, pensava.
Quando lo sistemò, però, non potè evitare di farlo cadere dalle mani. Scoperta la parte di foglio nascosta, trovò una piccola scritta. La calligrafia era disordinata, e Jonghyun dovette faticare prima di riuscire a comprendere ciò che vi era scritto.
Quando ci riuscì le sue mani si aprirono di scatto, lasciandolo scivolare a terra.
Non avere paura.
 
"Come posso?!" gracchiò Jonghyun con gli occhi lucidi, prendendosi la testa fra le mani.

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Capitolo 4
*** Capitolo 4. ***


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Jonghyun era seduto sulla poltrona della sala, le gambe strette al petto e il viso, con tanto di espressione da cucciolo bastonato- o disperato?- appoggiato sulle ginocchia. Fissava il vuoto davanti a sè, ignorando quanto quella posizione rannicchiata lo facesse sembrare un ragazzino in piena crisi adolescenziale.
Poteva sentire gli occhi troppo grandi del suo amico fissi su di lui.
Contro ogni sua previsione, dopo essersi lasciato andare, sfogandosi dallo stress e tutta l'agitazione accumulata in quei pochi giorni, aveva sentito il fastidioso trillare del campanello di casa sua; si stupì quando, una volta chiesto chi fosse, cercando di mascherare la voce tremante e spaventata, Minho gli ordinò di aprirgli il portone a farlo salire immediatamente.
Il ragazzo non ci pensò due volte, felice che il suo amico non l'avesse preso per pazzo- perchè se era tornato significava questo, giusto?-, e soprattutto perchè la voglia di rimanere solo in quella casa diminuiva sempre di più.
Quando aprì la porta del suo appartamento, Minho lo sorpassò, entrando senza neanche chiedere il permesso e Jonghyun lo lasciò passare, ignorando il suo aspetto leggermente trasandato.
Appena si voltò, vide il suo amico al centro della stanza con le braccia incrociate ed un' espressione più terrificante che seria; per un attimo pensò che di lì a poco l'avrebbe aggredito, lanciandogli addosso insulti per aver rovinato la sua bella uscita.
Con sua sorpresa, invece, Minho parlò con voce calma, con la stessa con cui ci si rivolte ad un bambino svegliato dal suo primo incubo.
"Jonghyun, spero che la tua storiella del ragazzino sia abbastanza convincente per permettermi di scusarti dall'avermi mandato in fumo la serata." disse, tendendo lo sguardo fisso nel suo.
 
Così Jonghyun l'aveva fatto sedere sul divano, iniziando a raccontargli ciò che era accaduto: dalla porta del bagno, alla bustina di tè, all'apparizione, senza tralasciare nessun particolare.
Ed ora erano ancora lì, in silenzio da qualche minuto, ma Jonghyun non se ne curava e non ne era infastidito, gli bastava stare con qualcuno per sentirsi più a suo agio. Il raccontare tutto al suo amico l'aveva fatto rilassare, nonostante non sapeva se l'avesse creduto o meno. L'altro non aveva detto nulla, seguendo attentamente il suo discorso, e il moro giurò di aver visto la sua espressione passare dal sospettosa all'incredula.
Minho, d'altro canto, più il racconto del suo amico andava avanti, più si sentiva a disagio e, ad ogni minimo rumore, esterno o interno che fosse, saltava sul posto guardandosi attorno nervoso.
Le sue reazioni avevano fatto più volte ridacchiare Jonghyun, ma cercava di trattenersi per non irritare ulteriormente l'altro.
Poi Minho sospirò pesantemente, passandosi una mano tra i capelli.
"Quindi sei convinto di avere uno.. spirito, in questa casa?" chiese, nonostante la risposta fosse più che ovvia, difatti il ragazzo annuì. "Potrebbe esserci una spiegazione razionale a tutto questo." disse, e Jonghyun se la sarebbe sicuramente aspettata una risposta del genere, da uno come Minho.
"Trovala." lo incitò, senza reale interesse. Avrebbe potuto dire ciò che voleva, ma lui era sicuro di ciò che aveva visto e sentito.
Minho sembrò rifletterci su qualche secondo, poi prese parola.
"Per la porta del bagno, uno stupido spiffero basta per farla aprire, così come per far muovere la tenda."
"Sono certo che le finestre fossero tutte chiuse quella sera, e ho visto la tenda fermarsi di fronte ai miei occhi, poco prima che la bustina cadesse."
"Non puoi sentire un leggero spiffero, magari c'era e non te ne sei reso conto." sorrise, come se lo volesse rassicurare. "Magari un' impercettibile scossa di terremoto ha fatto sì che la bustina cadesse e-"
"MINHO SO COSA HO VISTO." urlò infine spazientito Jonghyun.
Ci si era rovinato il cervello per pensare ad una spiegazione razionale di tutto quello, e il risultato qual'era stato? Che non esisteva niente di razionale in tutta quella faccenda, nè uno spiffero o un terremoto silenzioso, nè un'ombra o un riflesso dovuto alla stanchezza.
Calò nuovamente il silenzio tra di loro. Jonghyun continuava a fissare il vuoto, sempre nella stessa posizione- non si sentiva quasi più le gambe, ma non aveva voglia di muoversi-, e Minho che si era zittito subito dopo la sfuriata del suo migliore amico, con lo sguardo basso. Allungò poi una mano fino a raggiungere il foglio che l'altro gli aveva mostrato, e prese ad esaminarne la scrittura. Il suo cervello stava lavorando e Minho sapeva che sarebbe arrivato ad una conclusione soddisfacente per entrambi, ma il lavoro non era ancora completato e la risposta era ancora offuscata alla sua mente, anche se la sentiva così vicino.
Jonghyun iniziava a pentirsi di aver urlato a quel modo all'altro. Solitamente era un tipo calmo, e quello non era di certo un comportamento da lui. Era tutto dettato dallo scompenso che gli avevano portato quegli insoliti fatti e sperava che anche il suo migliore amico l'avesse capito.
Mentre Minho continuava a fissare il foglio, con la fronte corrucciata e l'aria di uno che si sta sforzando per arrivare ad una conclusione, il moro pensò che sarebbe stato meglio scusarsi.
 
"Minho- ah.." iniziò, ma l'altro alzò improvvisamente lo sguardo puntandolo nel suo, gli occhi illuminati da una strana luce.
"Taemin." disse soltanto, mentre un sorriso spuntava sul suo volto; Jonghyun lo guardò confuso. "Forse ho ciò che ti serve."
 
Jonghyun alzò di scatto la testa dalle sue ginocchia, guardando stupito l'altro.
"Quindi mi credi?" gli chiese, sgranando gli occhi, con espressione seria.
"Il fratello di Taemin è appassionato di Paranormale! Se solo tu ci parlassi, lui potrebbe aiutarti o qualcosa del genere."
"Quindi mi credi?" ripetè il ragazzo moro, un sorriso appena accennato sulle labbra.
Minho annuì, dicendo che l'indomani avrebbe parlato con il ragazzino e gli avrebbe spiegato la faccenda.
"Probabilmente vi dovrete incontrare per parlarne meglio, sai.." disse poi, vedendo Jonghyun annuire. Sorrise pensando che, mentre quei due avrebbero discusso riguardo quella storia, lui avrebbe finalmente potuto recuperare l'appuntamento andato in fumo con Taemin.
 
 
 
"Sono così sollevato, Minho- ah!" sorrise Jonghyun, trattenendo uno sbadiglio e stendendosi. 
L'altro stava fermo, fissando apaticamente il soffitto della camera del suo amico, voltato sul fianco sinistro. Per la seconda volta in una giornata, il moro l'aveva costretto con lui. Questa volta però non per una semplice uscita, ma per l'intera nottata. 
Avevano già dormito insieme in passato, il problema non era di certo dormire con un altro ragazzo- non è proprio questo la persona per cui hai una cotta?-, la cosa imbarazzante era che il suo migliore amico aveva ben deciso di rintanarsi dietro di lui, accucciato alle sue spalle, con le braccia che gli cingevano la vita e il viso affondato nei suoi lunghi capelli castani.
Minho pensava fosse più un comportamento da Taemin, quello, che da un ormai quasi ventiduenne.
Quando poi sentì il viso del ragazzo strusciarsi sul retro del suo collo, si decise a prendere parola.
"Hyung, è proprio necessario?" chiese voltandosi appena, nonostante fosse consapevole del fatto che non avrebbe potuto vedere l'altro in viso, tanto gli era attaccato.
Jonghyun non rispose, respirò solo più profondamente, facendo rabbrividire il ragazzo tra le sue braccia.
"Hyung!" lo scosse appena, cercando di svegliarlo.
Il più grande borbottò qualcosa di incomprensibile, allentando la stretta attorno la sua vita, così Minho colse l'occasione per voltarsi a fronteggiarlo. Solo data la vicinanza del momento potè vedere chiaramente le occhiaie appena accennate del suo amico, alle quali precedentemente non aveva fatto caso, segno che la scorsa notte aveva dormito davvero poco, e si pentì di averlo risvegliato per un suo capriccio, ora.
Jonghyun lo guardava con gli occhi socchiusi e stanchi, adesso che c'era qualcuno con lui, si sentiva protetto da qualsiasi cosa, cattiva o buona che fosse, e la stanchezza iniziava a farsi sentire pesantemente. Quando sentì una mano del suo amico scorrergli tra i capelli lisci, sospirò chiudendo nuovamente gli occhi.
"Minho- ah..?" lo chiamò dopo qualche minuto.
"Mh?"
"Vedi di non sfogare i tuoi istinti repressi con me, d'accordo?" disse piano, prima di addormentarsi.
Minho si trattenè dallo scoppiare a ridere, limitandosi a strizzare gli occhi, sorridendo con le labbra serrate per non lasciar sfuggire alcun suono e non disturbare nuovamente il sonno del suo migliore amico.
 
 


 
 
 
 
Era di ritorno dal suo turno lavorativo, ma non si sentiva davvero stanco: quel giorno non c'erano stati molti clienti al discount dove lavorava, per cui la giornata non era risultata stressante come al solito. Provava una certo appagamento per aver portato a termine un'altra giornata e per aver svolto il suo dovere.
Si sentiva rilassato, nonostante tutto, e pensò che questa sensazione fosse dovuta alla nottata passata relativamente bene e probabilmente anche alla tisana che Minho gli aveva preparato quando alle quattro di mattina l'aveva svegliato per l'ennesima volta, convinto di aver sentito un rumore.
Si era più volte domandato se ci avesse aggiunto dei tranquillanti o qualcosa di simile, notando il modo attento con cui il suo amico seguiva ogni suo movimento, mentre lui sorseggiava quella bevanda.
Salì le scale del palazzo canticchiando mentre si rigirava le chiavi di casa tra le mani.
Una volta uscito dal negozio dove lavorava, aveva trovato un messaggio di Minho: il fratello di Taemin era entusiasta della notizia e avrebbe cercato di liberarsi entro la fine della settimana.
Jonghyun era felice di questo. Certo, era consapevole del fatto che parlare con quel ragazzo non avrebbe cacciato lo spirito da casa sua, però sapeva, e sperava in cuor suo, che  l'avrebbe aiutato ad affrontarlo. Era inutile negarlo, ormai, quel ragazzino pallido voleva qualcosa da lui, che fosse anche solamente per spaventarlo, ma ci doveva essere qualcosa sotto. 
Altrimenti, perchè proprio lui?
Il suo appartamento era freddo quella sera, ma non importava, fuori era piuttosto caldo, decise così di aprire solo qualche finestra, giusto per far entrare dell'aria pulita. Si piantò poi al centro della sala stiracchiandosi e passandosi una mano tra i capelli.
Alcune ciocche si erano allungate e ora gli solleticavano la base del collo: avrebbe dovuto prendere appuntamento dal parrucchiere al più presto, prima che si fosse ritrovato ad uscire con il codino come Minho. A lui non sarebbe stato bene come al suo migliore amico.
 
Guardò l'orologio e si diede una controllatina intorno: erano quasi le nove, e quel giorno era trascorso normalmente, nulla di strano. Jonghyun non poteva che esserne felice, anche se sapeva che prima o poi qualcosa sarebbe accaduto. Qualcos'altro.
Optò per una doccia veloce prima di stendersi sul divano e vedere un po di TV, solo con un' asciugamano attorno la vita, fino ad addormentarsi, cullato da un vecchio film comico.
 
Venne svegliato qualche ora più tardi da una sorta  di ronzio accompagnato da quello che sembrava un leggero fischio. Mugolò sventolandosi una mano avanti il viso, come a scacciare quel brusio prodotto probabilmente da un insetto, ma niente, quel suono continuava fastidiosamente; gli ricordava terribilmente quella sensazione che si prova pochi attimi prima di svenire. Si voltò verso la finestra della sala e guardò fuori: il cielo era totalmente buio, sarebbe stato difficile capire quanto avesse dormito. La TV era ancora accesa e stava trasmettendo ora una pubblicità di moda.
Provò ad alzarsi e notò che, nonostante continuasse a sentire quel ronzio nelle sue orecchie, non aveva mancamenti.
Decise di ignorarlo, alzandosi per accendere la luce della sala. Si appoggiò contro lo stipite della porta, sbadigliando e stropicciandosi gli occhi. Spense il televisore, rendendosi conto di non avere nemmeno la voglia di vestirsi per andare a letto- tantomeno di recuperare la cena saltata-, e mentre stava muovendo gli ultimi passo verso l'uscita della stanza, provò una strana sensazione, impossibile da spiegare anche a sè stesso. Era come se quel ronzio soffuso si fosse accentuato, rimanendo però sempre molto leggero nelle sue orecchie. 
Toccò l'interruttore e la casa calò nel buio, la sua mano destra era protesa verso quello del corridoio, e non seppe nemmeno lui perchè lo fece, ma, voltando appena il capo dietro di sè, con la coda dell'occhio potè distinguere nitidamente una sagoma chiara, poco più alta di lui. Era vicino al divano, dove poco prima era steso, e stava ferma, immobile mentre lo guardava.
Jonghyun poteva sentire il suo cuore battere sempre più velocemente, ma non riusciva- o non voleva?- staccare gli occhi da quella figura; un volto che man mano appariva sempre più nitidamente, come se prendesse lentamente sicurezza. E Jonghyun lo riconobbe e lo identificò come il riflesso del giorno precedente.
I suoi occhi iniziavano a far male per l'innaturale posizione, così come il suo cuore che ormai contava troppi battiti al secondo: sarebbe voluto scappare, voltarsi, accendere la luce ed urlare, ma qualcosa in lui gli diceva che se lo avesse fatto, probabilmente sarebbe tutto finito.
Il suo respiro diventava sempre più irregolare, anche se cercava in tutti i modi di mantenersi il più silenzioso possibile.
Non riuscì a trattenersi ancora a lungo: quell'immagine ormai nitidissima sembrava così reale che iniziava ad impressionarlo. Quando poi vide un angolo della bocca di quella figura muoversi, alzandosi appena, ed una fossetta formarsi sulla sua guancia, sbattè forte la mano al muro, facendo sì che la luce illuminasse nuovamente quella stanza, e così come il chiarore divenne padrone di quell'ambiente, in un attimo la sagoma sparì e con lei anche quel fastidioso brusio alle sue orecchie.
"Oh, ti prego!" gemette Jonghyun, voltandosi verso il divano e appoggiandosi al muro, cercando di riprendere fiato. Fissò il vuoto davanti a sè per diversi minuti, colpito da più emozioni contemporaneamente: era spaventato, diamine, aveva visto di nuovo quel ragazzo che poi era misteriosamente sparito.
Era soddisfatto di sè: era riuscito a mantenere un contatto visivo con quella cosa, senza scappare o mettersi ad urlare, come era già successo.
E l'altra emozione cos'era, felicità? Sicurezza?
Era rimasto lì a fissarlo, non aveva cercato di fargli del male, gli aveva sorriso.
 
Con il passare dei minuti, la paura diminuì fino a sparire, lasciando spazio a quella strana felicità mista a sicurezza che gli permise di dormire senza preoccupazioni, almeno per quella notte.








N. d. a
Finalmente sono riuscita ad aggiornare, yeee!
Chiedo scusa per l'immenso ritardo, ma il capitolo era iniziato da un po, mancava solo il tempo e l'ispirazione giusta.. in più l'ansia per il mio esame si era aggiunta alle cose. 
Spero di riuscire ad aggiornare più velocemente ora, continuando anche le altre storie.
Beh, del capitolo che posso dire.. L'ho finito di scrivere alle 2 di notte, ero talmente contenta di averlo finalmente finito che nemmeno volevo mettermi a letto.
Molte di voi l'hanno già capito e io ho voluto dare un indizio in più per scoprire chi è questa 'entità', se così vogliamo chiamarla.
Spero vi sia piaciuto, vi ringrazio per seguire sempre le mie storie, averle aggiunte tra le preferite/ seguite/ ricordate, e per averle recensite.

Chu
~

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Capitolo 5
*** Capitolo 5. ***


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Jonghyun si accorse di essersi fatto un'idea totalmente sbagliata riguardo Jinki quando il ragazzo iniziò a raggruppare i fogli che aveva sparpagliato sul tavolo del bar in cui si erano incontrati e  aveva incrociato le braccia sopra di esso, chiedendogli di spiegargli ogni minimo particolare di quella storia. Pensava che il fratello maggiore dei Lee avesse ben pensato di passare la maggior parte del tempo a parlargli dei propri studi, e quella domanda lo prese alla sprovvista, facendolo improvvisamente come risvegliare.
Chiuse gli occhi e si lasciò andare, mantenendo un tono di voce piuttosto basso- Jinki era seduto al suo fianco, d'altronde, e non aveva bisogno, nè voglia, che lo sentissero tutti.
 
 
Minho era passato a prenderlo stranamente in orario- ma nulla era davvero così strano quando di mezzo c'era Taemin- e insieme erano andati in quel bar non molto conosciuto, dove però la qualità del cibo era ottima. Non avevano parlato molto durante il tragitto, Jonghyun si era limitato ad ascoltare la radio impostata su una stazione dove trasmettevano le ultime hit del momento, e ad annuire quando Minho gli spiegava i suoi piani, uscendosene per esempio con un 'Io e Taemin ce ne andiamo, più tardi' e 'Tieni occupato Jinki finchè non torniamo'.
Arrivati, la prima cosa che in lontananza notarono furono Taemin e un ragazzo che a prima vista non dimostrava più di vent'anni, già seduti ad un tavolino davanti il bar con due bicchieri mezzi vuoti poggiati di fronte. Erano intenti a chiacchierare tra di loro, il più piccolo ridacchiava di tanto in tanto, portandosi una mano davanti alle labbra. Si guardava attorno spesso, probabilmente impaziente di poter stare col proprio fidanzato- perchè non diciamoci cavolate, nonostante Minho lo negasse continuamente, questo erano.
I suoi occhi si illuminarono improvvisamente quando, voltandosi nella loro direzione, probabilmente attirato dal rumore prodotto dei loro passi, vide la figura di Minho. Non che il ragazzo passasse inosservato, era uno dei pochi ventenni che Jonghyun conosceva a superare il metro e ottanta.
Il ragazzino si alzò di scatto, prendendo dopo qualche istante il braccio del fratello che si guardava attorno spaesato, tirandolo in piedi con sè. Una volta che gli furono stati indicati i due ragazzi a piedi, sorrise e fece un leggero inchino, salutando.
Jonghyun sorrise al ragazzo, aspettando di sentire la voce di Taemin presentarli. Lo guardò con la coda dell'occhio quando questo non avvenne, sospirando quando lo vide perso nello sguardo del proprio migliore amico, nelle stesse condizioni.
Ridacchiò imbarazzato e porse la mano al ragazzo che aveva davanti, inchinandosi leggermente, presentandosi. La somiglianza tra Taemin e Jinki non era molta, pensò mentre si sedevano attorno al tavolo, avevano giusto la stessa tinta. Aggrottò le sopracciglia chiedendosi per un attimo se fossero davvero fratelli, scuotendo poi la testa quando si rese conto del pensiero insensato che stava facendo.
Inizialmente parlarono un po del più e del meno, Jonghyun scoprì che in fin dei conti Taemin non era così male come pensava- non che avesse pensato chissà cosa di lui, in realtà. Entrambi i fratelli Lee avevano preso un appartamentino in città, per avere quella libertà in più che a casa con i genitori non avevano, e quanto sembrava Minho e Jinki si conoscevano già da un pezzo, dal modo in cui scherzavano.
Ad un tratto sentì Taemin schiarirsi la voce e alzarsi- Minho bevve l'ultimo sorso della propria bevanda e lo imitò l'istante dopo.
"Noi facciamo un giro, così potete parlare con calma." disse sfoderando un sorriso angelico, intrecciando le dita di Minho alle proprie. Salutarono e fecero per avviarsi lungo il vialetto da dove erano arrivati poco prima Jonghyun e Minho, vennero però fermati dalla voce di Jinki che riprese il ruolo del fratellone protettivo.
"Taemin, tra un' ora ti voglio qui." disse serio, picchiettando l'indice sul tavolino. Il ragazzino sbuffò e annuì mentre già gli dava le spalle, attaccandosi al fianco di Minho.
Jonghyun ridacchiò guardando Jinki davanti a sè scuotere la testa e prendere una busta dalla tracolla poggiata a terra, i capelli castani fino al collo che gli cadevano sul viso mentre si chinava di lato.
Prese un respirò prondo e guardò Jonghyun, poggiando la busta sul tavolinetto.
"Taemin- ah mi ha detto che hai avuto esperienze di paranormale.." mormorò piano, vedendo l'altro annuire e aprire la bocca per iniziare a parlare. "Prima di tutto, t'interesserà ben poco, ma lasciami spiegare a grandi linee cos'è effettivamente il paranormale." abbassò lo sguardo e estrasse dei fogli dalla busta, poggiandoli sul tavolo.
 
Ma chi è questo buffone?, avrebbe senz'altro pensato Jonghyun se non fosse stato il diretto interessato in tutta quella faccenda. Jinki aveva iniziato a spiegargli il paranormale dalle origini- e già si stava chiedendo a cosa gli sarebbe servito- e le varie forme di paranormale.
Solo dopo dieci minuti trascorsi ad annuire e a far passare lo sguardo dal viso del ragazzo ai fogli a tratti sottolineati in giallo, Jinki prese un sorso della propria Coca- Cola, zittendosi. Raggruppò poi tutti i fogli e guardò un attimo il ragazzo al suo fianco, poggiandosi allo schienale della sedia.
Il bar quel giorno era pressochè deserto, eccetto per qualche famiglia di passaggio che si fermava per accontentare il proprio figlio con un cono gelato.
"Quanti anni hai?" gli chiese più per curiosità che per altro.
"Ventidue." risposte prontamente l'altro.
"In famiglia qualcuno ha.. determinate 'capacità'?" continuò Jinki mimando le virgolette con le dita. Si portò un dito sotto il mento, riflettendo "In quel caso potresti aver ereditato qualche potere da loro.."
Jonghyun si trattenne dal roteare gli occhi e sbuffare a quella parola. Gli sembrava di star parlando di un film di fantascienza o di qualcosa di comunque poco reale.
"Non che io sappia." disse solo, lanciando un occhiata al display del cellulare per controllare che ora fosse.
"Spiegami com'è andata." mormorò Jinki passandosi una mano tra i capelli, l'attenzione totalmente contentrata sul racconto che l'altro aveva intrapreso.
Jonghyun si ritrovò a raccontare nuovamente tutto dall'inizio, premurandosi di dirgli ogni particolare, senza tralasciare nulla. Il ragazzo annuiva, assottigliando gli occhi di tanto in tanto.
Quando ebbe finito di spiegare ci furono una manciata di minuti di silenzio. Il fratello di Taemin aveva abbassato lo sguardo fissando il nulla, concentrato a parer di Jonghyun.
"Hai mai pensato che possa avere bisogno di aiuto?" se ne uscì dopo, tornando a guardare un Jonghyun che lo fissava con gli occhi sgranati, indicandosi.
"E che vuole da me? Come posso aiutarlo?" parlò velocemente, leggermente agitato, Vedere Jinki alzare le spalle e sorridere lo fece innervosire anche, portandolo a mordersi le labbra.
"Questo devi chiederlo a lui."
 
Jonghyun era tornato a casa più preoccupato che altro, quel giorno.
Pensava che parlare con Jinki l'avrebbe aiutato a rilassarsi e a non avere paura dello spirito che lo seguiva- o che risiedeva in casa sua, ma che comunque voleva qualcosa da lui-,  invece ora era consapevole che avrebbe dovuto parlarci e chiedergli cosa voleva da lui, ma soprattutto perchè proprio da lui. 
Pensandoci bene era il modo migliore per avere risposte, piuttosto che andarle a cercare nei libri o in persone che c'entravano ben poco con quel ragazzino.
L'idea non lo entusiasmava particolarmente, però.
Rilassato nella vasca da bagno ripensava al pomeriggio trascorso, ad ogni parola che gli aveva detto Jinki e, sorrise, al piccolo battibecco tra i due fratelli quando Taemin era tornato ovviamente in ritardo con un segno rosso sotto l'orecchio che s'intravedeva tra le ciocche castane..
Socchiude gli occhi e sospirò restando in silenzio, l'unico rumore in tutto l'appartamento era il ritmico gocciolare del rubinetto della vasca. 
Jinki gli aveva detto che i momenti migliori per entrare in contatto con lo spirito, erano quelli di assoluta tranquillità. Si sarebbe dovuto mettere davanti allo specchio- il mezzo più semplice per loro per confrontarsi col nostro mondo, gli aveva spiegato-, rilassarsi e chiamarlo quando si fosse sentito pronto.
L'unico problema era che più ci pensava e più si agitava.
Rabbrividì non appena l'acqua iniziò a freddarsi, e si alzò, sciaquandosi velocemente. Si avvolse attorno un accappatoio e passò una mano sullo specchio per togliere il vapore che lo aveva totalmente appannato. Nel momento stesso in cui scoprì il suo volto, si fermò, lasciando la mano poggiata sul vetro. Iniziò a chiedersi cosa ci fosse dietro di sè, sotto quello strato di vapore.
E se togliendo la mano, nel riflesso, ci fosse stato di nuovo quel ragazzo? Come avrebbe reagito? E che cosa avrebbe dovuto dire o fare esattamente?
Deglutì e abbassò lo sguardo, preparandosi mentalmente e con parecchia difficoltà qualcosa da dire; non ricordava nemmeno più cosa gli aveva detto Jinki qualche ora prima. 
Prese un respiro profondo e tolse lentamente la mano, sbirciando il rifesso. Sospirò sollevato quando non vide nient'altro che le mattonelle del proprio bagno.
Si passò quella stessa mano sul viso, ridacchiando nervoso.
"Sei un coglione.." mormorò rivolto a sè stesso.
Scosse la testa e si asciugò i capelli col phon, canticchiando la prima canzone che gli passava per la testa, fischiettando quando non ricordava le parole.
Una volta vestito mise tutto al proprio posto e si diresse verso la sala. Accese la TV e poi tornò in cucina per prendersi un bicchiere di succo fresco, sbadigliando sonoramente. Guardando verso la televisione vide che stavano trasmettendo una serie a puntate di un telefilm di fantascienza. Aveva visto solo tre puntate di dieci che già avevano trasmesso, ma non aveva voglia di saltare ogni canale alla ricerca di qualcosa d'interessante. Rimise il cartone del succo nel frigorifero e si andò a stendere sul divano.
La protagonista del film era la classica sfigata di turno che abitava col padre- tipo abbastanza strano dato che era un fanatico di vampirismo ed era convinto che questi fossero nascosti tra i comuni mortali. Proprio per questo la ragazza era stata presa di mira dalla famiglia di due fratelli, entrambi innamorati di lei e, guarda caso, vampiri.
"Che stronzata." sbuffò Jonghyun poggiando il bicchiere vuoto sopra il tavolinetto davanti al divano. Arricciò le labbra e si stese su un fianco, già in procinto di addormentarsi dopo qualche minuto.
L'attimo prima di riuscirci, però, sentì un suono strano, come di qualcosa che raschiava contro una superficie. Schiuse gli occhi e si guardò attorno, non notando nulla di strano. Fece spallucce e tornò ad accoccolarsi al cuscino peloso sul quale era poggiato, pensando che probabilmente proveniva dalla TV, quando lo sentì di nuovo, ma stavolta più chiaramente.
Riaprì nuovamente gli occhi, stavolta di scatto, più sveglio e teso di prima. Lo sguardo gli cadde involontariamente sul tavolinetto ai piedi del divano, più precisamente sul bicchiere poggiato lì sopra. Lo guardò dondolare appena su sè stesso e girare, il vetro colorato che proiettava mille riflessi sulla superficie sotto di sè.
Strinse i pugni e si costrinse a respirare profondamente, restando in silenzio finchè l'oggetto non si mosse come se spinto di qualche millimetro in avanti, prima di fermarsi.
Si morse il labbro inferiore e si stese di nuovo, accorgendosi di star leggermente sudando.
"Allora c'eri davvero.." mormorò sentendo la voce gracchiare un poco. Lanciò un'occhiata alla tenda, aspettandosi quasi una risposta da essa, e la vide muoversi un'istante, come se quacuno ci fosse passato di fianco e l'avvesse sfiorata con la punta delle dita.
Sospirò accennando un sorriso- nonostante tutto il movimento della tenda lo faceva rilassare sempre-, alzandosi. Spense la TV ed esitò qualche istante prima di prendere il bicchiere in mano e lasciarlo nel lavello, riguardandolo un'ultima volta prima di spegnere tutte le luci e avviarsi in camera. Prima di infilarsi sotto le coperte guardò il piccolo calendario da scrivania, ricordandosi che quello successivo sarebbe stato il suo giorno libero. Sospirò e strinse i pugni, ripromettendosi che l'indomani avrebbe provato a mettersi in contatto con quel ragazzo.




N. d. a
CE L'HO FATTA.
Penso che mille scuse e regalarvi ogni vostro bias(?) non basti per farmi perdonare. Ultimamente sono successe così tante cose che scrivere, sinceramente, era l'ultimo dei miei pensieri.
Capitolo un po scialbo(?), il prossimo sarà diviso in due parti, e ho già in mente.. Deh, vabè. Se lo dico ora, inutile che lo scrivo, ma cercherò di farlo il più intenso possibile.
Per festeggiare il mio ritorno(?), ho creato una pagina su fb per tutte le mie fan(?)- giuro, sto scherzando! 
Per chi volesse mettere mi piace, se vi piacciono le mie ff- nonostante io non sia a livelli di tantissime altre scrittrici che amo.
Eccolo qua: 
https://www.facebook.com/GiiMoon-EFP-482278345298653/ , spero di vedere alcuni 'mi piace', mi farebbe davvero piacere.

Alla prossima~

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