Balance

di stylinsonsupporter
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Capitolo 1. ***
Capitolo 2: *** Capitolo 2. ***



Capitolo 1
*** Capitolo 1. ***


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Capitolo 1.
 

Un piede inarcato fuoriuscì dal bordo del letto, le dita solidamente permute sul pavimento in legno duro. Il sonoro crack delle dita sembrava assordante nel silenzio della stanza. Il piede sinistro seguì il destro, ripetendo il movimento fino a che ogni dito ebbe rilasciato un sonoro, piacevole scoppiettio.
L’anca destra roteò, snap.
L’anca sinistra roteò, snap.
Entrambi i piedi erano nettamente premuti sul pavimento prima di piegare le punte delle dita, craaaaaaaack!
 
Il giovane ragazzo protese i suoi piedi con un sospiro soddisfatto e si raddrizzò sul letto. Fece schioccare il collo da una parte e dall’altra; i crack accompagnati suonavano estremamente rumorosi nella sua testa. L’agile giovane portò un braccio dietro la testa per far schioccare la spalla prima di ripetere l’azione anche con l’altra. Una torsione della colonna vertebrale con le braccia ancora dietro la testa rilasciò una serie di crack rumorosi.
Si raddrizzò, di fronte allo specchio a figura intera davanti al suo letto.
 
Prese visione del suo corpo magro e muscoloso. Lentamente, si sollevò in piedi. Con una postura impeccabile, il ventenne fece qualche passo verso lo specchio, ammirando il modo in cui la sua pelle in superficie era increspata a causa della tensione muscolare.
Con soltanto i boxer indosso, poteva vedere le curve di ogni arto, sottili e asciutte.
 
Una mano si estese contro lo specchio, mantenendosi con la pressione delle dita e  diventando la posa di danza perfetta. L’altra mano era premuta lateralmente, formando un’impeccabile posa.
Il piede destro era agevolmente spostato dietro di lui in posizione. Piegando il ginocchio, il ragazzo si spinse e girò su sé stesso una, due, tre volte. Il suo piede posizionato accanto al ginocchio con le dita perfettamente arcuate e le braccia che formavano un cerchio sciolto al suo petto. Tre rotazioni e aprì la posizione, con le braccia estese dietro la testa e la gamba che si mosse per superare un angolo di novanta gradi con l’altra, prima di ficcarla dietro assumendo la posizione d’attesa per completare con altri due giri.
 
Dopo il giro, si stabilì con una gamba destra distesa dietro di lui in un angolo netto, facendo uscire la punta del piede con facilità.
 
Louis Tomlinson incontrò il suo sguardo fisso nello specchio ancora una volta, sorridendo e sciogliendo la posa. Si passò una mano sulla fronte con disinvoltura, la tensione dei suoi muscoli disegnò una goccia di sudore che cadde da sopra il sopracciglio. Soddisfatto dal suo pre-riscaldamento, Louis si allontanò dallo specchio e si poggiò alla sbarra che aveva fatto montare in camera sua. Posando con delicatezza una mano su di essa, Louis cominciò il vero riscaldamento mattutino.
Compì diverse ripetizioni di pliés, relevés, tendus e rond de jambes.
Era in procinto di eseguire un developeé, in cui il piede scivola lungo la sua gamba nuda stendendo un angolo al suo fianco, che provavano la sua flessibilità per la decima volta quando un forte rumore risuonò nel soggiorno dell’appartamento.
 
La gamba di supporto di Louis si spostò leggermente e lui fu costretto a terminare il movimento prematuramente. «Maledizione, Zayn!», fece Louis, uscendo dalla sua stanza e dirigendosi verso l’ingresso dove il suo coinquilino pareva svenuto sul divano.
Una lampada era caduta sul pavimento, probabilmente il moro l’aveva gettata per sbaglio.
«Vattene», si lamentò l’amico mezzo addormentato.
«Tu, signorino», continuò Louis «hai interrotto il mio developeé e per questo meriti di soffrire.»
«Sono le cinque del mattino, cazzo», piagnucolò Zayn prendendo il cuscino più vicino a sé schiacciandoselo in faccia.
«Me ne sono accorto.»
«Torna a dormire, allora.»
«La perfezione non conosce sonno», Louis strappò il cuscino dalla faccia di Zayn –con molto dispiacere di quest’ultimo. «Tra l’altro, hai la scuola fra poche ore, dunque non ti farebbe tanto male essere già sveglio.».
«Ma non ho dormito», gli occhi scuri ed assonnati di Zayn erano spalancati, mentre prendevano confusamente conoscenza dell’ambiente attorno a lui.
«E di chi è la colpa?», Louis non riusciva a trattenersi dal curvare e flettere le sue dita dei piedi a tempo con il battito del suo cuore. Solo perché stava avendo problemi con Zayn, non significa che lui non potesse continuare con la sua routine.
«C’era questa ragazza, Rhonda», cominciò il moro e le mani di Louis scattarono alle sue orecchie.
«Non voglio sapere, non voglio sapere. Se non lo sento non sarà un mio problema», cantilenò, rifiutando qualsiasi cosa Zayn stesse per dire. Il più giovane rise, con la gola piena di parole non dette.
«Chi sei tu, mia madre?», scherzò il ragazzo, scuotendo la testa. Era soltanto un anno più giovane del ballerino, dopotutto. «In più aveva soltanto pochi grammi, così…», Zayn fu interrotto da una mano che si posava sulla sua bocca.
«Non sarò tua madre ma, in qualità del più vecchio dell’appartamento, mi sento comunque parzialmente responsabile per i tuoi modi selvaggi… quindi questo discorso non servirà a nulla », disse Louis fingendo autorità.
«Come vuoi tu, ma impara a vivere un po’ di più, Piedini fatati*».
 
Louis scoccò un’occhiata al suo coinquilino; in ogni modo, il nomignolo gli ricordò che non aveva ancora terminato il suo riscaldamento quotidiano. Dopo una doccia e una colazione per lo studente universitario, il ballerino tornò di nuovo nella sua stanza per finire l’allenamento.
Dalla fine del suo grand battements, Louis si era dato da fare. Finì in fretta il suo allenamento e crollò prontamente nel suo giaciglio felice. Ballare gli portava tanta adrenalina, anche solo i semplici riscaldamenti. Solo al pensiero dell’allenamento che avrebbe praticato quel giorno, il suo cuore raddoppiava i battiti.
Percorse lentamente la strada verso il bagno, riprendendo fiato con l’abilità di cui solo un ballerino allenato poteva vantarsi, e fece una rapida doccia.
Neppure lo spazio piuttosto angusto della doccia riusciva a trattenerlo dall’eseguire i suoi relevés, passando da piede piatto a punta.
Quando fu sufficientemente pulito, Louis tornò nella sua camera, con un asciugamano legato in vita.
 
Una rapida occhiata all’orologio disse a Louis che avrebbe dovuto cominciare a raccattare le sue cose per uscire e dirigersi allo studio. Andando verso il suo armadio, Louis aprì un po’ di cassetti –sapeva che avrebbe avuto bisogno di quei vestiti. Tirando fuori un paio di pantacollant neri opachi, sudaticci e aperti sui piedi dai cassetti, il moro scansionò la stanza alla ricerca di una camicia da indossare.
Trovò una camicia grigia ed attillata appesa al pomello, ai piedi del suo letto.
La tirò su, infilando ai piedi un paio di Toms bianche. Afferrò il suo amato maglioncino bianco lavorato ai ferri e il suo cappellino grigio e proseguì la sua via verso il soggiorno.
 
Zayn teneva la televisione a basso volume. Sembrava pulito, notò fieramente Louis, supponendo che aveva seguito i consigli del più grande.
«Ho fatti dei toast per te, se li vuoi», suggerì Zayn, mordendo il suo pezzo abbondantemente spalmato di marmellata.
Come previsto, quando Louis entrò in cucina, un piatto di toast con la sua marmellata preferita cosparsa in modo uniforme sulle fette, era posizionato al centro del bancone.
Ancora sorprendentemente caldi, ne prese un pezzo dal piatto e l’addentò.
Per tutte le seccature che Zayn comportava, era un eccellente coinquilino.
«Allora io esco», Louis richiamò l’attenzione del suo compagno, parlando a bocca piena «grazie per il pensiero, amico.»
«Quando vuoi, piedini fatati
 
 
Prendendo la borsa contenente le sue scarpe e tutto l’altro equipaggiamento e i vestiti di cui avrebbe avuto bisogno, Louis lasciò l’appartamento.
Finiti i toast, in ascensore si mise a fischiettare la melodia de “Il lago dei Cigni”, distrattamente appoggiato all’angolo.
Louis si sistemò il berretto sui capelli, utilizzando lo specchio dell’ascensore per ammirarsi in tutte le angolazioni.
Sicuramente stava rivestendo il superficiale stereotipo di un ballerino, ma doveva apparire al meglio del meglio, giusto?

La passeggiata dallo stabile allo studio fu molto breve; questo era il motivo per cui aveva cercato un appartamento vicino. Assicurarsi una compagnia di danza veniva prima di tutto, le disposizioni di vita più tardi.
Mentre usciva di casa, si sistemò il borsone su una spalla. Grazie alla sua postura impeccabile, era stato usato come modello per dei disegni. Oggi non era diverso da ogni giorno in cui attraversava la folla illuminata di persone che lavoravano nelle strade di Londra. Pensò anche di aver sentito un fischio quando passò davanti ad un gruppo di ragazzi, ma rivolgendo un’occhiata al gruppetto di fannulloni e notando che non gli stavano prestando attenzione, Louis iniziò a dubitarne.
 
Il mattino era brillante e la pallida luce del sole rendeva quel giorno sorprendentemente caldo per un giorno autunnale in Inghilterra.
Louis sorrise; si prospettava una bella giornata, se lo sentiva.
Rallentò il passo, godendosi il modo in cui i raggi del sole venivano assorbiti dal tessuto del suo maglione.
Se avesse fatto più caldo, non avrebbe nemmeno avuto bisogno degli indumenti.
 
Louis diede una rapida occhiata al suo orologio, controllando se aveva il tempo per prendere qualcosa da bere. Non doveva essere allo studio prima alle 7, per una volta un orario generoso, come aveva garantito il suo insegnante di danza.
Notando che il tempo era passato molto più in fretta di quel che si aspettava, Louis rifiutò il tè e proseguì per la strada un po’ più velocemente.
 
Riusciva sempre a sapere quando si trovava nelle vicinanze del Grand Theater grazie ai rumori provenienti dal parco di Skate in fondo all’isolato, che era sempre chiassoso.
Le imprecazioni per un trick non riuscito, l’amichevole chiacchiericcio senza preoccuparsi del tono di voce, lo scorrere delle ruote sul cemento… il tutto raggiunse le orecchie di Louis che alzò gli occhi al cielo.
Un “Cazzo!” esclamato a voce particolarmente alta lo fece ridacchiare.
Trovava troppo ironico il fatto che alcuni fra i più incivili e giovani cittadini si trovassero all’incrocio della sua compagnia, che era la vera definizione dell’eleganza.
Almeno, i guai e le follie che faceva la compagnia di Skater offriva se non altro qualcosa di divertente da guardare, ammise Louis.
 
Lasciò che i suoi occhi scorsero sui pochi skaters che si stavano allenando un po’ prima della scuola.
Louis avrebbe detto che erano pazzi se anche lui non avesse avuto un hobby a cui si dedicava ad ogni ora del giorno.
Un giovane ragazzo, lo skateboard in una mano, se ne stava sulla cima di un’alta rampa, dandogli le spalle.
I capelli ricci erano raccolti in un berretto e i pantaloni erano sul punto di cadere dai suoi fianchi stretti. Nella sua testa, quel ragazzo si adattava allo stereotipo dello skater punk.
Si fermò per guardarlo, certo che avrebbe fallito. Dopotutto, il talento che si poteva trovare in un parcheggio era ben poco. Incrociò le braccia al petto nel momento in cui lo skater poggiò a terra il suo skate.
 
Vi saltò sopra, percorrendo la rampa fino al lato opposto a velocità crescente. Sentì una corrente d’aria, stando sul bordo sorprendendo Louis, e si girò per prendere ancora più velocità sulla via del ritorno. Quando raggiunse la cima, Lou guardò scioccato come uno dei ragazzi si aggrappò alla rampa sollevando il proprio corpo e tenendo nell’altra mano lo skateboard.
 
In sostanza, il ragazzo dai capelli scuri aveva fatto una verticale e, quando si era piegato, lo skate era di nuovo sotto i suoi piedi e stava pattinando a metà della rampa.
I pochi ragazzi raccolti diedero cenni di apprezzamento quando il ragazzo dai capelli ricci diede un calcio allo skate e lo prese al volo con la mano.
Louis sbatté gli occhi un paio di volte.
Non aveva mai visto nessuno fare un trick come quello, figuriamoci restare sul bordo per più di un minuto. Dunque forse c’era qualcuno con un briciolo di talento nella comunità di Skaters; peccato che solo Louis e alcuni ragazzi fossero lì a testimoniarlo.
 
Scrollando le spalle, Louis procedette per il retro del teatro, vicino agli spogliatoi; inspirò a fondo il familiare odore di pulito mentre abbandonò il borsone sotto una sedia.
Gli altri ballerini maschi stavano arrivando e offrivano a Lou piccoli cenni o dei sorrisi, che lui vedeva attraverso lo specchio. Voltandosi, in alcuni dei loro volti poteva leggere segni di gelosia e di stupore. Louis conosceva il motivo: nonostante fosse nuovo nella compagnia, aveva velocemente occupato un posto privilegiato nel cuore dei suoi istruttori, grazie al suo talento e dedizione.
 
Louis stava per diventare un successo, e tutti gli altri ballerini lo sapevano.
 
Tirando fuori le sue scarpe dal borsone, se ne stava appollaiato sulla sedia di fronte al grande specchio. Si sfilò le Toms e si chinò per mettere le scarpette, con un sorriso.
Flettendo e puntando le dita dei piedi un paio di volte fino a che la pelle era di suo gradimento, si alzò. Un’occhiata fugace alla stanza attorno a lui gli mostrò i ballerini intenti a cambiarsi, cosa che ovviamente non avevano fatto a casa come aveva invece fatto lui. Gli altri stavano esercitando i loro pliés nella stanza piuttosto ristretta.
Ritenendosi pronto, Louis uscì, in rotta verso la grande sala studio dove tutti i ballerini si incontravano.
 
Le ballerine che incontrava nei corridoi erano molto più genuine nei saluti. Molte di loro arrossivano quando le salutava con un occhiolino sfacciato o un sorriso smagliante.
Comunque, Louis non lasciava che i loro comportamenti lo influenzassero troppo; probabilmente, era solo perché era quello nuovo.
Quando entrò nella stanza vide i suoi compagni ballerini impegnati in varie fasi di stretching. I suoi occhi scannerizzarono l’intera stanza alla ricerca del loro istruttore per iniziare il riscaldamento, ma non c’era.
 
 
Nell’angolo, con la gamba sollevata in un bellissimo tratto, c’era Marius Stanimir. Il viso di Louis s’illuminò alla vista del suo insegnante preferito.
Marius avrebbe guidato i ballerini maschi quando si sarebbero divisi e non nascondeva di avere una particolare predilezione per Louis. Ed era un bene, dato che Louis nutriva un profondo rispetto nei confronti del ballerino.
Marius aveva visto il mondo nella sua carriera da ballerino, e veniva anche presentato come uno dei migliori ballerini del nostro tempo.
Ed era ancora fantastico, anche se il suo insegnamento era tutto da seguire.
 
Gli occhi nocciola di Marius incontrarono lo sguardo di Louis e il più anziano sorrise caldamente. L’altro ricambiò prima di avvicinarsi al gruppo di ballerini in fase di riscaldamento.
Avevano già fatto le ripetizioni, e Louis si sentiva già pronto.
Lasciò soltanto un po’ di distanza fra lui e la maggioranza dei suoi coetanei. Avanzando verso il centro diviso con facilità, Louis si allungò verso i piedi e, con uno strattone soddisfacente, sciolse i muscoli della schiena.
 
Diverse posizioni di stretching dopo, Madame Dominika entrò nella stanza gesticolando. Tutti i ballerini scattarono in piedi e fecero inchini e riverenze in segno di rispetto. Il pianista si trascinava dietro di lei, completando la presenza dominante dell’insegante
 
«Buongiorno, compagnia», disse clamorosamente e un coro di saluti si levò.
Lì, nessuno poteva bighellonare.
Dominika batté le mani –un segno per i ballerini di prendere posto ad una delle tante sbarre presenti nella stanza. Louis si posizionò ad una sbarra, con due ballerini accanto e quattro sul lato opposto. Con una nota vibrante del pianoforte, la musica del riscaldamento iniziò.
 
Quando ballava, il tempo pareva trascorrere molto più veloce del normale. Louis era nel suo elemento, si godeva il calore che scorreva nel suo corpo e la tensione delle membra al loro pieno potenziale. Era sempre lui quello con la gamba più alta, le dita dei piedi più arcuate, il plié più profondo.
Semplicemente, Louis adorava il balletto.
Non era colpa sua, metteva tutto sé stesso in ogni movimento, gli altri pensavano che si stesse soltanto mettendo in mostra.
Onestamente, non gliene poteva fregare di meno, fino a che avrebbe potuto ballare.
 
Dopo un lungo riscaldamento e una veloce visita dal loro maestro di ballo per discutere di un importante annuncio per quanto riguardava gli orari di quest’anno per i fine settimana, i ballerini si divisero per essere allenati individualmente.
I ballerini maschi, vennero accompagnati fuori da Marius. Erano stati sistemati in una stanza più piccola, dato che erano in numero minore.
Questo per Louis era un bene, dato che lo studio alternativo aveva un ampio pannello di finestre che offrivano una bella vista sulla strada di fuori.
C’erano stanze più intime per i solisti e le coppie, ma la stanza finestrata adibita ai maschi era la sua preferita.
 
Durante le esercitazioni quotidiane, che erano iniziate dividendo i ballerini in gruppi di 3 o 4 elementi per essere valutati, l’attenzione di Louis era andata alla deriva di fuori, come sempre.
Il parco di Skate era incluso nella sua visuale e il moro non poteva fare a meno di controllare se il bravissimo skater fosse già andato a lezione. Con grande stupore di Louis, poteva distinguere una figura smunta che non poteva essere altri che il ragazzo di stamattina.
Qualcuno stava saltando la scuola.
 
Il gruppo di Louis venne chiamato ed eseguirono la sequenza in modo impeccabile, guadagnando dei piccoli cenni da Marius.
Louis sorrise orgoglioso, osando occhiate a destra e a sinistra per vedere come se l’erano cavata gli altri ballerini.
Non erano lontani dalla posa finale di Louis, forse avevano bisogno di qualche dritta su come mettere  il piede o una postura più sollevata.
 
Vennero rilasciati con un cenno per il gruppo successivo. Louis tornò alla finestra per guardare lo skater. Se ne stava seduto sulla ringhiera di una rampa, dondolando distrattamente le gambe.
Era solo nel parco e stava quasi sicuramente prendendo una pausa.
Louis sollevò la testa, ancora confuso dal perché quel ragazzo aveva completamente catturato la sua attenzione.
Poi, con sorpresa del ballerino, il viso del ragazzo si girò in direzione dell’accademia di danza.
Louis si allontanò, sentendosi esposto.
Camminò verso la finestra, sfilandosi i pantaloni della per andare a lavorare un po’ e raggiungere gli altri ballerini che parlavano di tipi di collant.
E le persone si chiedono da dove vengono gli stereotipi dei ballerini, pensò Louis con un ghigno.
 
Fece un altro po’ di stretching fino a che Marius fece un gesto a tutti i ballerini di alzarsi per imparare una nuova routine. Dal momento che non avevano alcuno spettacolo su cui lavorare, si occupavano di questo fino all’ora di pranzo.
Come al solito, la maggior parte dei ballerini sparivano per la pausa pranzo. Louis, dopo essersi cambiato le scarpe, lasciò la struttura per dirigersi verso il suo ristorante preferito per una zuppa e un’insalata, Pret a Manger.
Attraversando il parco skate, il ballerino con poté fare a meno di dare una sbirciatina alla rampa dietro la quale aveva visto il ragazzo. Onestamente, non che fosse interessato, voleva soltanto vedere il punk che veniva sgamato a saltare la scuola, giusto?
Il parco era completamente vuoto, per la delusione di Louis. Dopotutto, forse un po’ gli interessava.
 
Dopo una ciotola di zuppa italiana e una bella insalata, Louis era nuovamente in studio per lavorare faccia a faccia con Marius.
L’uomo aveva gentilmente offerto aiuto, nonostante Louis non fosse un principiante, per dare al giovane ragazzo un’istruzione individuale fino a che non fosse pronto per uno spettacolo della loro portata.
Alcuni dei ballerini erano stati dimessi per quel giorno o erano tornati a lavorare in gruppo.
 
Questa era la parte del giorno che Louis aspettava di più.
Le combinazioni e la routine che Marius aveva disegnato per lui erano tra i suoi preferiti.
Dopo aver fatto delle correzioni e avergli insegnato qualche nuovo passo, l’ex ballerino andò andato al pianoforte a suonare per Louis –i suonatori erano assunti per suonare nei grandi gruppi.
Le dita di Marius erano abili quanto i suoi piedi e la musica su cui Louis ballava era entusiasmante.
 
Il giovane ballerino dovette lottare un po’ con alcune sequenze difficili, che spesso richiedevano una correzione, che aveva però preso con grazia.
Sul suo viso vi era un sorriso durante l’intera durata della lezione, saltava e roteava in una bellissima composizione di delicatezza e potenza.
Louis era davvero una visione sulla pista da ballo.
Eppure, ogni volta che Marius gli mostrava un passo, non poteva fare a meno di paragonare la perfezione di quell’uomo con la sua danza.
Aveva molta strada da fare, era certo di questo.
 
I due s’intrattennero a lungo dopo che gli altri ballerini se ne furono andati.
A Louis non interessava se la sua giornata era solo danza; si stava allenando per quello, per ciò che voleva essere.
Alla fine, però, Marius disse a Louis di fermarsi.
 
«Sembra che stavolta le mie dita si siano consumate più dei tuoi piedi, Louis», scherzò Marius, facendo scroccare le nocche con un sussulto.
Louis sorrise, passandosi il dorso della mano sulla fronte sudata.
Si era tolto più vestiti possibile, rimanendo solo con i collant e le scarpette da ballo, con cui aveva danzato tutta la sera.
Louis rimase senza fiato quando guardò il suo mentore.
 
«Domani alla stessa ora?», disse in un sospiro.
L’uomo annuì, raccogliendo le sue cose.
«Grazie», aggiunse Louis e Marius si voltò.
Il ballerino fece un profondo inchino a cui l’insegnante rispose chinando il capo con rispetto.
 
«Mi ricordi me, sai», commentò l’istruttore mentre i due si dirigevano verso lo spogliatoio.
«Quindi, mi dica», fece spiritoso Louis, afferrando i suoi vestiti «ha qualche idea di come sarà lo spettacolo?»
Louis sperava che la sua vicinanza a Marius potesse fornirgli informazioni interne.
Sarebbe stata dura, ma poteva valerne la pena.
In tutta risposta, l’altro ridacchiò, «Sì, ma non te lo dirò. Dovresti muoverti, sta facendo buio.»
Louis sospirò platealmente.
Molto dura.
 
«A domani!», il ballerino dagli occhi azzurri lo salutò con un gesto, tornando in camerino.
Sfilò i collant dal suo corpo sudato e li cacciò in borsa. Rientrando nelle sue Toms, si ricordò di dover prendere degli antidolorifici che la lezione extra avrebbe sicuramente richiesto.
Quando si rialzò, fu sorpreso di trovare un post-it appiccicato allo specchio.
Si chinò per leggerlo: Professor Pet.
Quello scarabocchio era indecifrabile, e Louis lo strappò con uno sbuffo. I ballerini erano così dispettosi, a volte.
Louis raccolse in fretta il resto delle sue cose, si tirò il cappello sulla testa e uscì.
 
Uscendo dall’edificio, con l’irritazione che gli pulsava nelle vene, Louis notò con una smorfia che era diventato molto buio.
Odiava tornare a casa tardi.
Non che avesse paura, precisiamo. Ok, forse un pochino, ma solo perché, mentre tutti gli altri ballerini erano muscolosi e forti, Louis non sapeva fare a botte.
Accelerò il passo finché non si trovò nelle vicinanze di casa sua. Eppure, questo non aveva impedito a Louis di udire lo scorrere delle rotelline degli skateboard nel silenzio dell’isolato, mentre tornava al suo appartamento.





Guess who's back?
Salve ragazze :)
Eccoci ritornate con un'altra traduzione *rolleyes* AHAHAHA sì, ormai ci siamo appassionate e non smettiamo più.
Dunque, abbiamo trovato questa fanfiction sempre grazie ad un trailer su youtube (li andiamo cercando, non possiamo farci niente, li amiamo çç) e leggendola ci siamo dette che dovevamo tradurla, assolutamente.
Insomma, l'amiamo :)!
Speriamo solo che Balance diventi un successo, perché merita davvero molto (:
Quindi, questo capitolo è solo per introdurre ovviamente, nel prossimo troverete anche Harold c:
Ma non vogliamo anticiparvi nulla uu!
Come sempre fateci sapere cosa ve ne pare, noi amiamo tradurre e ci piace sentire i vostri pareri (:
Intanto vi lascio qui alcuni link:


  • QUI trovate il trailer della fanfiction. 
  • QUI trovate la storia originale e anche le altre fanfiction dell'autrice.
  • QUI il permesso dell'autrice
E ultima cosa, passate anche dall'altra fanfiction che traduciamo, cliccate qui :) 
Niente, abbiamo finito, inviateci i vostri pareri :3
Tanti bacini♥
Giulia, Mila, Sere, Bea.



*Nell'opera originale Zayn si rivolge a Louis con l'appellativo di "Twinkle Toes" che letteralmente sarebbe "dita scintillanti" riferito a un buon ballerino. Non avendo una traduzione vera e propria, ci siamo prese la libertà di tradurla con "piedini fatati" che ci stava piuttosto bene a nostro parere :) Niente, volevamo solo precisarlo (?)

p.s.: il banner non è fatto da noi, abbiamo preso quello dell'autrice :)

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Capitolo 2
*** Capitolo 2. ***


Capitolo 2.
 

«Oh, bentornato!», disse Zayn dal divano, prendendo un enorme morso di cibo cinese. Louis aveva appena varcato la soglia di casa e si stava sfilando il maglioncino bianco.
Come entrò in sala, lanciò al ragazzo un sorriso compiaciuto, appendendo il capo alla spalliera di una sedia.
 
«Grazie, amico», ringraziò, sfilandosi le Toms per lasciar respirare i suoi piedi nudi.
«Ti ho ordinato del riso. E' lì sul tavolo e dovrebbe essere ancora caldo», aggiunse e Louis si alzò entrando in cucina. Come previsto, una scatola bianca aperta, proveniente dal suo ristorante cinese preferito, campeggiava sul bancone. 
Afferrò le bacchette e si accertò di prendere anche un cucchiaio, nel caso non riuscisse a mangiare con i bastoncini.
 
«Alla salute», disse poi, cadendo di peso su una poltrona in pelle nel soggiorno, beandosi della sensazione della sua schiena nuda a contatto con il materiale della poltrona. 
«Allora, come è andata la giornata?», domandò il bruno educatamente, accavallando le gambe sul tavolino al centro della stanza.
Louis sospirò, inclinando la testa all'indietro e riflettendo sugli eventi della giornata
«La data dello spettacolo verrà detta alla fine della settimana», cominciò Louis, decidendo che era la notizia più importante.
«Oh, figo», rispose l'altro, ovviamente senza capire quanto quella news fosse rilevante.
«Il che significa, nel caso te lo stessi chiedendo, che decideranno chi sono i nostri mentori. Probabilmente non mi sarà consentito di continuare le mie lezioni con Marius», aggrottò la fronte, realizzando la seconda frase per la prima volta.
 
«Ma se sei avvantaggiato ce la farai, giusto?», chiese Zayn, portandosi una forchettata di fritto alle labbra «Non hai nulla di cui preoccuparti.»
Louis ridacchiò, trafiggendo una manciata di riso con un bastoncino.
 
«Sono un novellino lì, Z», spiegò «Sarò fortunato se avrò un ruolo secondario, magari un balletto di gruppo se andrà bene.»
Zayn alzò gli occhi al cielo e scoccò un'occhiata all'amico.
 
«Onestamente, sembra che tu pensi di non aver alcun talento.»
 
«Parlando di talento», iniziò Louis, volendo portare la conversazione su un argomento che non lo riguardasse «Oggi ho visto un ragazzo allo Skate Park che è veramente riuscito ad impressionarmi. Per un attimo, chiaramente, però l'ha fatto.»
Zayn inarcò un sopracciglio, interessato. 
«Ah, sì? Non uno delle solite schiappe?», Louis scosse la testa, masticando il cibo soprappensiero. Il ragazzo era strano, questo è certo. Un vago ricordo del volto del ragazzo dai capelli ricci s'infilò fra i suoi pensieri. Strinse gli occhi cercando, nella sua testa, di cogliere i dettagli dello sconosciuto.
 
«Eh», Louis si strinse nelle spalle, trovando che quel pensiero gli stava rubando un minuto di troppo «Probabilmente non lo vedrò di nuovo, stava marinando la scuola e non l'ho più rivisto nel pomeriggio. Povero ragazzo, probabilmente l'hanno sgamato.»
Louis evitò di menzionare il rumore delle rotelle che avevano echeggiato in tutto l'isolato durante il suo tragitto verso casa. Non poteva essere lo stesso ragazzo, no?
 
«Ricordo i giorni in cui marinavo la scuola», ricordò Zayn malinconicamente. Louis scoccò un'occhiata al suo compagno di stanza.
«Vuoi dire la settimana scorsa?», lo accusò con un sopracciglio alzato.
Zayn rise, sporgendosi per afferrare una bottiglie di birra, «volevo dire prima dell'università, coglione.»
«Quindi l'anno scorso. Dev'essere piuttosto difficile per te ricordare un tempo così lontano, dato i tuoi modi festaioli», lo prese in giro. Dal suo posto sul divano, Zayn gli fece il dito medio.
Louis ridacchiò, concentrandosi nuovamente sul suo cibo. Zayn accese la tv e si mise a guardare il telegiornale della sera.
 
"L'aumentano dei sospetti sull'attività di una gang in città ha allarmato la polizia. Le pattuglie verranno incrementate fino a che questa tendenza non mostrerà segni di declino...", spiegò la bionda giornalista.
Sullo schermo vennero trasmesse immagini di alcuni graffiti e di un ragazzo costretto ad entrare in un'auto della polizia. Louis si mise in ascolto, interessato.
«Piedini fatati?», Zayn guardò il suo amico con le sopracciglia corrugate «Farai così tardi anche domani?»
«Non dirmi che sei preoccupato per me», lo schernì Louis, ignorando la domanda del ragazzo «è solo una notizia.»
In ogni caso, quando la telecamera inquadrò una strada vuota e, in lontananza, si udirono i suoni di una sparatoria, Louis non poté fare a meno di sentirsi un po' nervoso.
«Vengo a prenderti domani», decise Zayn con un cenno del capo «non perché sono preoccupato, ma perché mi devi una cena.»
Louis roteò gli occhi, ma sorrise con gratitudine al suo compagno.
«Faresti meglio a non andare a scuola domani notte, non mi dispiacerebbe aiutarti a marinare», lo rimproverò il più grande, portando l'ultima cucchiaiata di riso alla bocca per poi gettare il contenitore nel cestino sotto il tavolino.
«Nah, non farò tardi questa volta. Peccato però, di notte sono molto più attivo», rispose Zayn, alzandosi per mettere tutta la spazzatura in una busta vuota.
«Oh credimi, lo so.»
 
«Vuoi qualcosa per dessert, Lou?», Zayn era andato in cucina per buttare l'immondizia. Louis esaminò le poche cose che potevano mangiare per dessert. Appuntandosi mentalmente di andare a fare la spesa il prima possibile, Louis rifiutò.
"Penso che ci sia una bella doccia che mi sta aspettando", pensò invece, alzandosi con uno strattone. Anche il minimo riposo portava i suoi muscoli ad intorpidirsi.
L'esercizio costante tendeva a fare questo effetto.
 
Sentendo un lieve scoppiettio alle sue spalle, la testa di Zayn sbucò dalla porta.
«Prendi anche i tuoi antidolorifici, ok?», quella frase parve turbare il ragazzo di Bradford, di solito non era così irritabile. Borbottando un vago assenso, Louis si diresse verso il bagno, in un disperato bisogno del caldo massaggio di una buona doccia assieme alle sue pillole.
 
***
 
Il calore del giorno se ne andò, portandosi dietro il sole.
Un freddo pungente stroncava la pelle scoperta del gruppetto di ragazzi accalcati nel parco di Skate.
Il leader del gruppo, un moretto allampanato con le punte dei capelli tinte di varie tonalità, fece cenno agli altri di avvicinarsi.
Gettando diversi sguardi taglienti attorno a loro per assicurarsi di essere soli, i ragazzi si riunirono tra di loro.
I loro respiri parevano degli sbuffi, che si mescolavano fra loro al centro della piccola cerchia.
«Tutti conoscete il piano, giusto? Distruggete tutto ciò che quegli spocchiosi figli di puttana amano», ringhiò il ragazzo mezzo tinto, indicando con la mano un'accozzaglia di strumenti che avevano portato.
«Perché?», esitò una voce delicata. Era come se non avesse nemmeno voluto ascoltare.
«Cosa?», fu l'amara risposta. Il gruppo lanciò uno sguardo nella direzione da cui era provenuta la voce.
«Che cosa ti hanno fatto?», il timido biondino che parlava gettò un'occhiata al teatro vuoto. Si mordicchiava le labbra fra i denti mentre si voltava verso l'inquietante gruppetto.
«Stiamo solo facendo il punto. La città ama il balletto, sì? L'espressione artistica e tutte quelle stronzate. Beh, è la stessa cosa che facciamo in modo diverso no? Ci esprimiamo artisticamente e finiamo come Matt», il ragazzo si passò una mano fra i capelli, preso dal suo discorso «Così stiamo andando a far capire loro che si sono messi contro la gente sbagliata, e che ciò che facciamo noi è giusto.»
«Distruggendo un edificio perfetto...», sospirò il biondo.
«Zitto», sussurrò qualcuno accanto al biondo.
«Meglio che ascolti il tuo amico», lo avvertì il leader «o te ne vai. Credo che tu già conosca le conseguenze.»
Un brivido scosse l'intero gruppo e l'atmosfera si fece più tesa. Gli occhi marroni fissavano quelli blu del biondo, in una battaglia di ingegni.
Il biondo fu il primo a distogliere lo sguardo, abbassando la testa, remissivo.
«Altre domande?»
«Posso prendere io la mazza?», chiese il ragazzo dai capelli ricci accanto al biondo, scatenando un coro di risate.
«Ne avrai quante ne vuoi, ora andiamo.»
 
 
Carichi di armi di ogni tipo e forniti di bombolette di vernice spray di tutti i colori, la banda partì verso il teatro. Grazie ad un piede di porco entrarono nello stretto corridoio sul lato dell'edificio e s'intrufolarono dentro.
Era un palazzo vecchio, completamente privo di qualsiasi forma di allarme. Era stato proprio quell'errore di valutazione a permettere ai ragazzi di dare libero sfogo sulla proprietà.
Dipinsero immagini oscene sulle pareti, distrussero gli specchi con martelli e pugni, le finestre vennero spaccate a colpi di mazza.
 
Non ebbero il tempo per distruggere completamente il posto; vi erano alcuni punti che erano stati programmati per la notte. Comunque, il danno sarebbe stato costoso. Tutto sarebbe potuto essere sostituito o coperto, ma ci sarebbero voluti tempo e denaro, e questo era tutto ciò che importava.
Il suono stridulo delle sirene della polizia in lontananza interruppe i loro atti di vandalismo. Numerosi "Codice rosso, via!" echeggiarono per l'edificio e tutti si affrettarono ad evadere attraverso le finestre rotte e le porte scardinate. 
I sospiri dei poliziotti sostituirono il rumore delle sirene quando la banda se ne andò.
 
Un ritardatario, seduto nel camerino che gli era stato ordinato di radere al suolo, contemplava il grande specchio incorniciato da luci. Appoggiati sul tavolo, di fronte a lui, vi erano cataloghi di danza, segnalibri e post-it scritti con calligrafia disordinata. Opuscoli di balletti erano stati amorevolmente fissati sotto lo specchio, come a ricordare a tutti i ballerini che vi stavano davanti quali erano i loro obiettivi, i loro sogni.
 
Uno squillo più forte di un'auto della polizia costrinse il ragazzo ad uscire. Scagliò la mazza contro lo specchio, numerose schegge volavano in tutte le direzioni, disseminando solo ricordi e creando una ragnatela di vetro sul pavimento. Il ragazzo uscì.
Nella fretta, il cappellino che aveva indossato quella mattina scivolò dai suoi riccioli scuri, finendo sul pavimento, evidente.
 
***
 
«Oh mio Dio!», sentì gridare Louis quando raggiunse la fine dell'isolato, diretto allo studio. Era arrivato presto, non era nemmeno riuscito a vedere Zayn uscire dalla classe. Era una mattinata frizzante, contando il ritmo vivace con cui era uscito di casa.
 
Sentendo il grido angoscioso, Louis decollò in una corsa verso il teatro. Era tutto stranamente silenzioso: niente cinguettio degli uccelli, niente ruotare delle rotelline degli skateboard, nessun amabile chiacchiericcio mattutino.
 
Raggiungendo finalmente la sua meta, Louis riuscì a capire perché. 
Il teatro, il suo teatro, era un relitto.
Vetri rotti giacevano a terra e un disegno grezzo era stato dipinto sull'erba del prato con diversi colori.
La parola "froci" era stata dipinta su tutte le principali porte d'ingresso. Artisticamente erano impeccabili, certo, ma erano comunque terribilmente offensivi. Il respirò gli si mozzò in gola, delle lacrime spuntarono ai suoi occhi.
Era tutto uno scherzo malato, un sogno.
 
Marius era su un lato,  mentre conversava con la polizia, quindi Louis si avvicinò a Madame Dominika. Stava imprecando in russo, in sintonia con la facciata del teatro alla pallida luce diurna.
«Cosa è successo, Madame?», domandò Louis sommessamente, gli occhi fissi sulla struttura smantellata.
«Vandali, sporchi vandali», sputò fuori lei. Il moro scosse la testa.
«Quanto è ridotta male?»
«Possiamo ripararla», spiegò la donna, osservando i ballerini stupiti che si avvicinavano «ma ci vorrà del tempo. Andremo avanti come previsto fino ad allora.»
La sua forza è leggendaria, notò Louis con un piccolo inchino.
Non c'era modo che lui stesse senza ballare.
Che sia in uno studio immacolato o in una stanza distrutta, sarebbe rimasto vicino alla sua compagnia.
 
Sembrava che la maggioranza dei suoi compagni fosse d'accordo, anche se vi erano lamenti addolorati e grida di rabbia, scandite dal pesante silenzio del palazzo.
 
«Potete andare a casa per oggi», disse Madame Dominika quando tutti si calmarono «siete invitati a restare e ballare; alcune stanze sono state risparmiate. Ho il sospetto che la maggior parte di voi avrà bisogno di tempo per recuperare. Vi chiedo anche se avete intenzione di restare in questa società: comprenderemo se qualcuno di voi deciderà di proseguire danza altrove mentre affrontiamo questo momento difficile.»
 
Mormorii sommessi si spargevano nel gruppo che si era appartato per parlare fra loro. Come previsto, la maggioranza si diresse verso le auto parcheggiate e le fermate degli autobus.
Louis, così come pochi altri, restarono ad aspettare, sistemandosi le borse sulle spalle e calciando le schegge di vetro. La signora sorrise.
«Venite con me», disse.
Li condusse verso l'uscita laterale che era, per fortuna, priva di calunnie (anche se una delle porte era stata buttata giù), e il piccolo gruppo procedette all'interno.
Istintivamente, Louis si separò dal gruppo di quasi sole donne per entrare nello spogliatoio maschile.
 
Il cuore gli balzò in gola mentre osservava il danno.
Le sedie erano rovesciate, i vasi rotti e, peggio ancora, un paio di scarpette da ballo completamente distrutte.
Con attenzione, Louis si fece strada verso il posto che ormai gli apparteneva. Non curandosi del pericolo, spazzò via i pezzi di specchio rotto dai suoi cataloghi e locandine.
Mentre li stringeva con cura, una scheggia trafisse il palmo della sua mano. Lasciò cadere tutto ciò che aveva con un sussulto, guardando mentre i fogli si spargevano a casaccio sul pavimento.
Si chinò a raccogliere i suoi tesori, quando lo vide.
 
Un cappellino ossessivamente familiare giaceva proprio sotto la sedia, chiaramente lasciato lì per sbaglio.
Louis lo raccolse assieme alle sue cose, si sedette su una sedia non rovesciata prima di esaminarlo con una sensazione di terrore.
 
Sì, aveva già visto quel cappello.
Apparteneva allo skater punk, quello che era riuscito ad impressionarlo l'altra mattina. Sapeva molto poco di quel ragazzo, a parte la sua abilità sulla rampa, tuttavia, in qualche modo, ora Louis si sentiva personalmente coinvolto.
Era un criminale.
 
Un inspiegabile senso di colpa prese piede quando Louis toccò il cappello. Se avesse detto a qualcuno del rumore di rotelline che aveva sentito rincasando, tutto questo casino si sarebbe evitato? Era stato lui stesso a pianificare ed eseguire quell'atto vandalico al suo amato edificio?
 
Se avesse avuto la possibilità d'impedirlo... Louis rabbrividì solo al pensiero.
 
Usando la sedia come supporto, Louis infilò le scarpette. Pregò che nessun pezzo di vetro lo graffiasse quando attraversò nuovamente la porta. Al posto della disperazione, vi era una gran furia in Louis, quando guardò i volti induriti dei suoi istruttori e compagni di ballo.
Quel ragazzo aveva distrutto il loro futuro con la sua maledetta bravata, e meritava di essere catturato.
«Ho trovato questo», annunciò Louis, gettando l'oggetto fra le mani di Marius «potrebbero trovare qualche capello che ci riconduca all'identità o qualcosa del genere, giusto?»
 
Il più anziano annuì prima di indietreggiare e raggiungere i poliziotti in attesa.
Una scintilla di vendetta si agitò dentro Louis quando vide i suoi compagni avvicinarsi alle sbarre stroncate e gli studi dipinti.
 
Alcune fra le stanze private erano state risparmiate. Avevano ancora un paio di pianoforti, gli altri erano stati ricoperti di graffiti. Fortunatamente, tutti gli strumenti funzionavano ancora.
Volutamente o meno, quando il primo accordo richiamò i ballerini per iniziare il riscaldamento, Louis fu contento per miracolo.
 
La giornata trascorse in un attimo. I poliziotti occasionalmente allontanavano Madame Dominika per qualche breve interrogatorio. Ad un certo punto lei indicò Louis e l'uomo baffuto fece un cenno d'approvazione. Louis ricambiò goffamente, prima di tornare a concentrarsi sul suo battement.
 
Per il pranzo, il gruppetto decise di ordinare a domicilio, non sapevano se fossero stati in grado di sopportare lo shock di avvicinarsi al loro amato teatro per la seconda volta in un giorno.
Dividendo una salutare pizza, i ballerini si stesero sul pavimento della sala prove. Il chiacchiericcio era volutamente leggero, tutti evitavano accuratamente di parlare di ciò che era successo.
 
Ad un certo punto, però, allontanarono i loro pensieri già negativi e li indirizzarono verso qualcosa di più pessimistico: lo spettacolo ci sarebbe stato?
Marius si sporse per inserirsi nella conversazione, offrendo al gruppo un dolce sorriso.
«Ci sarà uno spettacolo. E prometto che la fedeltà che avete mostrato oggi nei confronti della compagnia non sarà dimenticata», spiegò. Marius sosteneva lo sguardo di Louis. «Si sistemerà tutto, e questo delitto verrà risolto.»
 
Come promesso, Marius permise a Louis di fare un faccia-a-faccia. La loro stanza era stata una fra quelle risparmiate e, nonostante Louis si separò un po' a malavoglia dal gruppo già guidato da Madame Dominika, non poteva nascondere il suo desiderio di ballare la sua routine con Marius.
Il pianoforte che l'uomo portò in stanza avevano alcune parole maligne scritte sulla superficie lucida, ma le chiavi erano ancora forti per sopportare la pressione delle dita.
Louis mise tutte le emozioni che aveva represso per tutto il giorno nella sua danza: ansia, tristezza, rabbia, paura.
Bruciava come un combustibile, stimolando i muscoli, e faceva del suo meglio per essere perfetto.
Iniziò a sudare molto presto e si cambiò diverse volte.
 
Il suo sangue pulsava al ritmo del pianoforte e, passo dopo passo, scorreva nel suo corpo come un fiume di energia. Volava al ritmo della canzone, il pericolo della spossatezza teneva non lo faceva pensare a ciò che era successo, come aveva fatto per tutto il giorno.
Louis aveva saltato più in alto, si era allungato il più possibile e aveva messo il cuore in ogni mossa.
 
Quando la canzone arrivò al termine, Louis era del tutto senza fiato come non lo era da un po'. Uscì dalla piroetta per terminare il movimento in una posa a tempo con l'ultimo accordo del pianoforte.
Gettando uno sguardo ad uno specchio per verificare la presenza di difetti nella posa e poi a Marius, Louis non riusciva a smettere di ansimare. Mantenendo la posa un attimo in più, non trovò nulla da correggere.
La stanza era silenziosa, tralasciando il ritmo sostenuto degli accordi morenti e il suo respiro affannoso.
 
Strisciando una mano sulla sua fronte, Louis ruppe la posa. «Meraviglioso», si congratulò sommessamente. Qualcosa in Louis scattò e corse verso l'uomo di cui si fidava, abbracciandolo in un turbine di emozioni.
 
Nonostante sapesse che fosse poco professionale, Louis si aggrappò a Marius, seppellendo il viso nell'incavo fra il collo e la spalla, avvolto da un calore confortante. Per quanto si sforzasse, il ballerino non riuscì a frenare l'ondata di lacrime che stava trattenendo dal momento in cui vide ciò che era rimasto del suo teatro, il suo rifugio.
Le braccia di Marius avvolsero Louis in modo sicuro. «Perché? Perché qui?», cantilenò fra i singhiozzi e l'insegnante lo strinse un po'di più.
 
Il balletto era la sua vita, il suo tutto.
Le cose stavano andando bene ed ora qualche maledetto ragazzino aveva messo tutto in attesa.
E per che cosa? Un po' di divertimento per una notte, frantumando i vetri e calpestando le speranze altrui.
Certo, le cose sarebbero migliorate.
Il denaro avrebbe sostituito ciò che era stato rotto, ma il senso di sicurezza? A teatro, Louis si era sempre sentito come a casa, al sicuro. Come poteva anche solo avvicinarsi di nuovo sapendo che in un momento qualunque qualche ragazzino all'incrocio della strada potrebbe stare tramando qualche piano criminale?
 
Louis si strinse al corpo tonico del suo istruttore, facendo del suo meglio per soffocare i rumori osceni che faceva quando tirava su col naso. «Mi dispiace», mormorò debolmente, soffocando una risatina a fior di labbra.
«Non esserlo», lo avvertì Marius «questo teatro è come un figlio, non essere dispiaciuto per esserci così affezionato.»
Louis si staccò, asciugandosi gli occhi arrossati. Guardò Marius che gli offrì un fazzoletto tirato fuori da chissà dove. Un sorriso triste gli illuminò il viso, accettandolo e soffiandosi il naso. «Tutto questo resta fra di noi?», domandò, anche se già conosceva la risposta.
 
«Certo, Louis.»
 
Gli diede un ultimo abbraccio, prima di tornare al centro della stanza. «Possiamo riprovare il mio Pas de Deux di nuovo? Penso di poter fare di meglio», chiese il ballerino, la voce gli stava tornando normale.
Marius iniziò a suonare le prime note proprio quando un uomo in divisa entrò in stanza.
«Abbiamo l'identità di uno dei sospettati», annunciò in tono burbero, guardando Louis che si drizzava nella sua posa d'apertura «un certo Harry Styles, è in custodia. Ci vuole solo qualche ricerca.»
 
«Grazie», disse Marius congedandolo con un cenno del capo.
 
Harry Styles, pensò Louis con una smorfia quando tornò in posa. 
Il nome del ragazzo che odiava era Harry Styles.


ARICIAO!
Siamo noi (: perdonate il ritardo immondo ma ci sono stati alcuni contrattempi che non stiamo qui a spiegarvi uu anyway, ecco il secondo capitolo :) compare il nostro caro Harry, seppur per poco. Personalmente ci piace parecchio, voi che ne pensate? Lasciateci i vostri pareri, come sempre uu.
Cogliamo l'occasione per ringraziare le già numerose persone che seguono questa storia :D 27 seguite solo per il primo capitolo è un numero straordinario, grazie veramente! Grazie anche alle 8 preferite, 5 ricordate e alle 5 personcine che hanno recensito il primo capitolo! Siete tutte splendide, grazie di cuore (:
Ah, l'ultima cosa: dato che alcune fra le traduttrici sono in vacanza, gli aggiornamenti saranno -ahimè- più irregolari! Ma non disperate, non vi lasceremo mai (sì, è una minaccia, temeteci.)
E questo è tutto :)! Fateci sapere cosa ve ne pare, leggere i vostri commenti è sempre bellissimo!
E se non l'avete già fatto, qui c'è il link dell'altra storia che traduciamo, è sempre Larry (ovviamente HAHAHA), e se vi va di dare un'occhiata passate pure, ci fa solo piacere :P
Kisseeeees xxx,
G. M. B. S.

Qui la fanfiction originale
Qui il video trailer
Qui il permesso dell'autrice

 

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