I cambiamenti dell'essere 18 enne

di Peppe95_08
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Primo Giorno ***
Capitolo 2: *** secondo giorno ***



Capitolo 1
*** Primo Giorno ***


Era una sera d'estate, il cielo era stellato, ma non era quello di sempre, le stelle e la luna erano così brillanti quella sera, che la notte sembrava il giorno. Solo un bambino non si accorse di questo. Il bambino si chiamava Andrea ed aveva 10 anni; i suoi genitori morirono qualche anno prima. Fu affidato ad una famiglia affidataria il quale non era amorevole, come quella composta dai suoi genitori, ma era cattiva, piena di rancore verso il prossimo. Questi anni di tristezza provocati dalla famiglia affidataria, causarono al piccolo Andrea un blocco emotivo, rendendolo di ghiaccio, privo di sentimenti positivi. Era un bambino triste non sorrideva mai, non vedeva l'ora di abbandonare tutto e tutti e riniziare tutto da capo. Passarono gli anni e il senso di cambiamento, la speranza di iniziare una nuova vita crebbero dentro di lui. Restò con quella famiglia fino alla maggiore età. Il giorno del suo 18 esimo compleanno Andrea fece le valige e partì lontano da quella famiglia che per anni gli aveva rovinato la vita. Il giovane viaggiò da un paese all'altro alla ricerca di qualcosa di ignoto. Questo era un vuoto che aveva dentro di se. Arrivò il giorno dove lui disse: "Stop! Non voglio più scappare! Devo farcela senza scappare! POSSO FARCELA!". Queste parole le urlò alla luna, forse la stessa luna di otto anni prima.Il giovane ragazzo con la valigia in mano prese il primo aereo e si trasferì a Londra, una città giovane dove tutti sono accettati e non ci sono pregiudizi. Il ragazzo aveva un grande sogno nel cassetto, quello di diventare qualcuno, quello di essere ricordato dalle persone. Quando l'aero atterrò nell'aeroporto di Londra i passeggeri fecero l'applauso di benvenuto, e dagli altoparlanti si sentì la voce armonica della hostess: " Welcome To London". Queste dolci parole strapparono un sorriso al giovane, e come una reazione a catena tutti i passeggeri dell'aereo sorrisero.
Andrea aveva un dono, tutte le persone che gli stavano vicino diventavano automaticamente serene e felici. Con il suo sorriso illuminava il suo viso e quello dei suoi amici. Non si sa come facesse ma sta di fatto che tutti i suoi sorrisi erano uno spiraglio di luce nelle tenebre. Andrea non si accorse di quanto fosse fortunato ad avere quel dono. Quel dono era il pregio più grande che aveva. 

Primo Giorno a Londra


Andrea ormai ha 18 anni, è in giro per Londra per cercare un lavoro e una sistemazione.
Vagò per i vari locali della città, quando ad un certo punto, dopo l'ennesimo "ci serve gente con esperienza",si mise a passeggiare e a canticchiare, quando svoltò l'angolo e proprio dietro quell'angolo c'era il proprietario di una casa discografica. Il proprietario della casa discografica era un signore sulla 50 ina ben curato, non dimostra più di 30 anni. Era' alto circa 180 cm, con gli occhi verdi e i capelli brizzolati, sembrava avesse una piccola cicatrice sulla guancia, e si domandava: " chissà come si sarà fatto quella cicatrice?". Dopo pochi istanti, il signore, fermò Andrea e gli chiese :
 - come ti chiami?,
Andrea rispose :
- Il mio nome è Andrea e il suo?
Il proprietario rispose :
- Il mio è Gianni, piacere. Sei nuovo qui?
Andrea rispose:
- Si, è il mio primo giorno a Londra, perché mi chiede questo?
Gianni rispose:
 - Quindi non sai chi sono, giusto?
Andrea annuì con la testa. Gianni gli disse:
 - Se ti dicessi che sono il proprietario di una casa discografica e mi piace come canti? Vorrei proporti un colloquio nel mio studio insieme a vari agenti, ti potrebbe interessare?
Andrea era senza parole, questa botta di culo fu l'evento più importante di quel giorno. Rimase a bocca aperta e a stento riusciva a respirare. Dopo alcuni istanti di silenzio Andrea disse a con un tono forte e pacato:
- Yes, vorrei tanto diventare un personaggio famoso e lei mi sta offrendo questa opportunità non voglio sprecarla. La ringrazio di cuore. Dove ha il suo studio? Il mio studio di trova vicino a Park Lane, quando sei lì chiamami che ti vengo a prendere, questo è il mio numero, ti aspetto domani alle 3:00 P.M. Rispose Gianni voltando le spalle e andando per la sua strada. Andrea era il ragazzo più felice di Londra. Chi l'avrebbe mai detto che il suo primo giorno sarebbe stato quello perfetto?
Si sono fatte ormai le 8 di sera e lui non aveva ancora un posto dove stare, così si andò nel primo Hotel che vide e ci passò la notte. L'hotel era a quattro stelle, nel centro di Londra, con una vista mozzafiato. La sua camera era la numero 602, una stanza singola molto carina. Arrivato in camera, il suo primo pensiero fu quello di guardarsi allo specchio e farsi un sorriso a 96 denti, dalla felicità il suo sorriso gli arrivò nella fronte. Dopo esserci compiaciuto 10 minuti allo specchio si cambiò, si guardò allo specchio e disse: - Da domani non sarò più il comune Andrea alto 175 cm, occhi verdi, moro; ma sarò Andrea il cantante. Questa voglia di cantare gli dava la forza di andare avanti anche quando tutto gli andava contro. La musica quel dolce suono che accende ogni singola cellula del tuo essere. La musica è la forza del mondo. con questo pensiero Andrea stanco della giornata durissima, si addormentò di colpo con il cellulare nella mano destra.

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Capitolo 2
*** secondo giorno ***


Si fece mattina. La splendida città di Londra risplendeva sotto un sole raggiante. Alle sette e mezzo del mattino, il cellulare suonò. Andrea aprì gli occhi e controllò il cellulare, c’era un messaggio di Francesca, una sua compagna del liceo. Forse l'unica persona a dargli una mano quando era in difficoltà. Era una ragazza acqua e sapone, alta 155 cm circa, capelli biondi e con degli occhioni color miele. Era una bella ragazza, non aveva mai niente fuori posto, era la classica ragazza semplicemente stupenda. I suoi amici la chiamavano: "La Principessina". La sua semplicità la rendeva unica, non era come le ragazze della sua età, quelle che prima di uscire dovevano mettersi quintali di trucco e dovevano essere super appariscenti, lei non ne aveva bisogno, era stupenda,  non le serviva il trucco per essere appariscente.
Nel messaggio c’era scritto:
-  Ciao, Andre, come stai? Spero tu abbia trovato la tua strada, mi manchi. Sperò di   poterti vedere presto. Un bacio Francesca.
P.S.
Fatti sentire quando puoi.
Andrea si alzò dal letto e si sedette sulla sedia vicino alla finestra, prese il cellulare e si mise a rileggere quel messaggio. In quel momento il suo cuore non esitò a provare uno strano effetto, era una sensazione piacevole, forse era felicità oppure era qualcosa di più. Il suo corpo in una frazione di secondo iniziò ad urlare “QUALCUNO SI RICORDA DI ME, SA CHE ESISTO, NON SI E’ DIMENTICATA!” questo pensiero fece crescere in lui una sensazione mai provata prima, quel modo in cui le ha scritto quel messaggio sembrava così amorevole e familiare, di questi messaggi non riceveva mai. Dopo questi pensieri, prese il cellulare, andò su rispondi e si mise a scrivere:
-         Ciao, Franci, sto benone grazie, te? Non ci crederai mai …  ho avuto un colloquio di lavoro con una casa discografica, devo andarci oggi alle tre del pomeriggio, non mi era mai capitato una fortuna del genere. Mi fa piacere sentirti, pensavo che tutti si fossero dimenticati di me, ma tu mi hai fatto ricredere. Perché non vieni a trovarmi quando finisci gli studi? Se vieni ti dedicherò una canzone e quella canzone sarà la nostra.
Un Abbraccio Andre.
 
Andrea posò il cellulare sul letto e andò a farsi una doccia fresca per svegliarsi. La doccia durò 20 minuti, uscito dalla doccia si lavò i denti, si asciugò e si mise un paio di jeans, una camicia a quadri rossa e le converse rosse. Si spruzzò il “One Million” il suo profumo preferito, prese la tracolla e via, in giro per Londra.
Alle undici di mattina. il suo cellulare suonò ancora, era la sua amica Francesca. Senza neanche aver aperto il messaggio, aveva già il batticuore. Pensò subito: “chissà cosa mi avrà scritto” e una vocina interiore gli rispose: “Vai su visualizza idiota!”. Così fece, andò su visualizza e nel messaggio c’era scritto:
-         Mi farebbe piacere venire a trovarti, forse un giorno ti farò una sorpresa, aspettati di tutto. Un bacio
Rimase meravigliato da quelle parole. Qualcuno che voleva andare da lui; non se lo sarebbe mai immaginato. A quel messaggio rispose con un bel : “ TI ASPETTO. Ciao bella!          A presto”.
Il tempo tra un messaggio e l’altro volò. Si fece ora di pranzo. Andrea vide un ristorantino Italiano molto carino, non lontano dal Park Lane. Entrò nel locale e chiese un tavolo. Il cameriere aveva un accento Napoletano, si avvicinò a lui e disse:
-         Uè Uagliò, cosa desidera?
Andrea ci mise un po per capire quelle strane parole. Dopo qualche minuto sfogliò il Menù e scelse un piatto tipico napoletano. Il primo piatto consisteva in delle reginette con melanzane, salsiccia e mozzarella di bufala, con una puntina di sugo. Questo primo fu talmente abbondante che Andrea non riuscì a prendere il secondo. Si rilassò una mezz’oretta, dopo di che, si alzò e andò verso la cassa e domandò il conto. Aveva speso solo 20£, il prezzo era ottimo. Dopo aver pagato, riprese la sua passeggiata per la città, avvicinandosi sempre di più al Park Lane. Guardò l’ora sul cellulare e vide un messaggio, subito pensò “chi sarà mai? Forse è Franci”. Prese il cellulare per controllare chi fosse. Questa volta non era lei, ma il suo gestore telefonico, con il seguente messaggio:
-         Gentile utente la invitiamo a ricaricare la sua scheda sim, per poter usufruire della promozione “Messaggia con tutti a 0 €/cent”. Grazie e arrivederci.
 
Andrea ci rimase di sasso, prese il telefono e lo rimise in tasca. Il desiderio di sentire Francesca era talmente forte che non riusciva a pensare ad altro. Continuò a passeggiare pensando a lei, quando ad un certo punto, prese il telefono con uno scatto talmente veloce che nel giro di un secondo le stava già scrivendo il messaggio.
-          Ciao Franci, ti disturbo? Fammi gli auguri per il colloquio, ne ho bisogno! Andre.
Non fu lunga l’attesa della risposta, passarono si e no 2 minuti. Aprì velocemente il messaggio della sua Francesca dove c’era scritto:
-         Ma sei stupido? Non mi disturbi mai, puoi cercarmi a qualsiasi ora del giorno o della notte e io ti risponderò. Comunque buona fortuna piccolo Andre, spero che questo augurio ti possa servire. Ciao.
Leggendo questo messaggio, fece un sorriso di felicità che gli rimase stampato sul viso fino al colloquio. Si sono fatte ormai le tre meno dieci e lui si trova nel cancello del Park Lane. Prese il cellulare e chiamò Gianni. Rispose al secondo squillo con una voce sicura di se, disse: - Pronto! Chi parla?
Andrea rispose: - Salve! Signor Gianni, sono Andrea, mi trovo nel cancello del Park Lane. L’aspetto qui?
Si rispose Gianni
Passarono cinque minuti e arrivò Gianni con il suo fuori strada. Era un macchinone di grossa cilindrata, aveva la carrozzeria grigia metallizzata, con le rifiniture nei bordi dorate. Si fermò davanti a lui, salì in macchina e dritti allo studio. Non passarono molto tempo in macchina, lo studio era lontano cinquecento metri circa. Si trovava dentro un hotel lussuoso al piano terra. La studio era insonorizzato, sarà stato ampio cento metri quadri. La porta di ingresso era dorata con la maniglia di vetro trasparente. Ad Andrea gli sembrava un sogno, tutto questo era così strano. Se gliel’avessero raccontato, probabilmente, non ci avrebbe creduto. Era un piccolo pezzo di un grande puzzle da realizzare.
Gianni aprì la porta dello studio, al suo interno c’erano cinque console, tre sale di registrazione dove al loro interno vi erano strumenti musicali di ogni tipo, più due microfoni professionali. Alle console c’era Paolo, un ragazzo giovane, poteva avere al massimo trentasei anni. Aveva dei capelli lunghi neri, raccolti in una coda di cavallo; la barba folta e ben curata, il colore dei suoi occhi era talmente chiaro, che sembrava non avessero colore. Erano di ghiaccio! Aveva uno sguardo fisso e impenetrabile. Si alzò in piedi per stringere la mano ai due. Da dietro la console non sembrava essere alto, ma quando si mise in piedi, Andrea rimase sbalordito. Sarà stato alto due metri secondo lui. Indossava una t-shirt blu con dei pantaloni beige, con delle Vans blu ai piedi. Si avvicinò prima da Gianni e gli strinse la mano con una presa forte ed energica. Qualche istante dopo Gianni gli presentò Andrea, dicendo:
-         Questo è il nuovo talento!
Paolo rispose, voltandosi verso di lui
-         È vero? Tu sei la nuova rilevazione?
Andrea si racchiuse tra le spalle, come per dire:
-         Io? Io la nuova rivelazione? Fino a ieri ero una persona come le altre, e oggi mi chiamano nuova rivelazione?
Paolo gli richiese con un tono più forte:
-         Sei tu la nuova rivelazione? Si o no?
Andrea fu preso dal panico e rispose con voce rauca:
-         Si, posso esserlo! Sarete voi ad aiutarmi a diventarlo!
Paolo girò la testa da un lato, stette zitto qualche istante dopo di che, esordì con:
-         Mi piaci ragazzo, sei determinato e se ti metterai di impegno diventerai un grande! Quando vuoi possiamo iniziare il colloquio. Quale canzone vuoi cantare?
Andrea decise di cantare “Cambiare di Alex Baroni”.
Paolo gli disse:
-         Sei molto sicuro di te, vero? Sai che non è un bravo che tutti possono cantare?
Andrea rispose:
-         Si lo so, ma io sono tra quelle persone che riesce a cantarla come si deve. Vedrai!
Paolo gli gettò la sfida, dicendogli:
-         Ok! Voglio vedere!
Andrea entrò nella sala due, dove, dopo pochi istanti iniziò la base della canzone.
Inizia la base e il giovane cantante inizia a cantare:
-         Ti nasconderai, dentro i sogni miei ma io non dormirò, mi dovrà passare […]
Arrivato al primo ritornello, prese bene il fiato, ed esordì con voce possente:
-         AAAAAAA- MOOO-REEE, non mi provocare, arriverò fino alla fine di te […]
Per questo pezzo ci mise tutto il fiato che aveva nei polmoni.
Paolo si mise in piedi e gli fece un applauso, accompagnandolo attraverso un gesto di approvazione con la testa.
Terminata la canzone uscì dalla sala e rivolgendosi ai due, con un tono sfacciato:
-         Cosa vi è sembrato? Sono stato all’altezza?
I due si scambiarono uno sguardo di approvazione. Quello sguardo valeva più di mille parole. Paolo mise la mano sinistra nella tasca, da dove tirò fuori una bustina gialla. Quella busta era la classica busta per le lettere, la tese verso il giovane dicendogli:
-         Questa è per te, aprila quando sei in hotel.
Andrea non capii bene il perché dovesse aprirla in hotel, ma nonostante questo, la prese e la mise nella tracolla.
Ormai il colloquio era finito e il giovane cantante non sapeva se l’avessero preso o meno. Rimase nel dubbio. Gianni lo accompagnò al Park Lane, davanti al cancello. Scese dall’auto dopo averlo ringraziato. Quando girò le spalle per andarsene, Gianni abbassò il finestrino e gli urlò:
-         Ehi ragazzino, tieniti il telefono a portata di mano.
Il giovane tirò su il pollice per dire: “ok, va bene, lo farò!”
Si voltò e proseguì per la sua strada. Rientrò in hotel verso le nove di sera. Si fece una doccia veloce e poi scese nel ristorante dell’hotel per cenare. Ordinò una bistecca ben cotta, con dell’insalata. La cena andò avanti per quarantacinque minuti, dopo la bistecca decise di prendersi il dolce. Proprio quando chiese al cameriere il menù dei dessert, si ricordò di Francesca. Non aveva usato il cellulare per tutto quell’arco di tempo. Come primo pensiero, cercò subito il cellulare. Ma lo lasciò in camera dalla fretta. Si diresse in fretta in furia alla cassa per pagare, dopo di che, salì nella sua camera. Arrivò in camera prese la rincorsa e si lanciò sul letto per controllare il cellulare. Il cellulare era spento, entrò nel panico! Si alzò di scatto e prese il caricabatteria e lo mise sotto carica e subito schiacciò il tasto di accensione e si accese. Due minuti dopo il telefono iniziò a suonare, c’erano due messaggi tutti e due di Francesca. Nel primo messaggio c’era scritto:
-         Ciao Andre, come è andato il colloquio? Fammi sapere.
Il secondo diceva:
-         Ciao Andre, mandami l’indirizzo di dove alloggi. Sto prendendo l’aereo per Londra. Sarò lì verso le dieci e venti.
Quando Andrea lesse quel messaggio, ci mancò poco che gli venne un infarto. All’istante gli mandò l’indirizzo dell’hotel. Controllò l’ora, accidenti erano le dieci. Entrò nel pallone, scese giù nella hall e chiese se fosse possibile avere una stanza doppia. La signorina con un tono dolce, gli disse:
-         Certo, signore ne abbiamo una libera all’ultimo piano. La stanza è la 1002 al quindicesimo piano.
Andrea la prese al volo senza pensarci due volte.
Salì di corsa nella sua stanza singola, prese tutti i suoi effetti personali e via di corsa, al quindicesimo piano nella stanza 1002. Aprì la porta di quella stanza, era tre volte più grande della sua singola. Mise la valigia nell’armadio, sistemò lo spazzolino da denti, nel bagno. Quando finì di sistemare la camera, prese il cellulare e controllò i messaggi. C’era un messaggio di Franci dove gli faceva sapere che era atterrata e si stava andando da lui. Corse velocemente nel bagno, si lavò i denti, si fece una doccia più veloce della luce e si vestì con dei jeans stretti e una maglia nera, con una scritta sul petto, con le air max nere ai piedi. Quando finì di prepararsi si sedette sulla sedia della scrivania, accese il televisore, lo sintonizzò su mtv e si ascoltò della musica. Alle dieci e trentacinque sentì bussare alla porta, si alzò di scatto per andare ad aprire. Prima di aprire la porta guardo dallo spioncino ma non vedette nessuno. Decise di aprirla e nel momento in cui l’aprì dalla destra sentì un SORPRESAAA! Andrea si spavento alquanto, fece un balzo nel lato opposto e gli disse:
-         Ma sei pazza? Mi fai venire un infarto!
Francesca gli saltò addosso per abbracciarlo, lui aprì le braccia e la strinse forte a lei. La invitò ad entrare. Lei prese tutti e due bagagli ed entrò.  Li appoggiò dentro l’armadio. Indossava un vestito lungo fino al ginocchio turchese, un cappotto nero lungo, mantenuto con l’avambraccio, un foulard Burberry. Indossava degli orecchini a forma di cuore. Come trucco aveva solamente un filo matita blu scuro, con dell’ombretto che andava dal blu scuro vicino alle ciglia all’azzurro andando verso le sopracciglia. Ai piedi aveva dei tacchi, non erano alti, ma quel tacco la facevano sembrare altissima. Quando entrò in camera, dopo aver sistemato le sue cose, si misero sul letto e iniziarono a parlare. Si raccontarono le storie più assurde della loro vita. Quei racconti durarono quattro ore, quando si fecero le quattro meno dieci del mattino tutti e due crollarono in sonno profondo.
 

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