Can i feel it?

di DansEyes
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Heart ***
Capitolo 2: *** I Killed Laura Palmer ***
Capitolo 3: *** Carpe diem? ***
Capitolo 4: *** Irreverence ***
Capitolo 5: *** flaw ***
Capitolo 6: *** there's a Hole in my soul ***
Capitolo 7: *** blue jeans ***
Capitolo 8: *** Elly ***
Capitolo 9: *** Are you a king? ***
Capitolo 10: *** Words are Words ***



Capitolo 1
*** Heart ***


"this is your heart...can you feel it?"


troppo semplice da dire ...ma mi faceva sentire bene. 
adoravo questa frase, il modo in cui lo diceva, e perchè lo diceva. 
amavo il fatto che non si stancasse mai di dirmela. 
amavo il fatto che per me avesse due significati, rispetto alle persone normali. 
per me significava sentire il suo amore e sentirmi viva. 
ma fa male quando qualcosa a cui sei abituata non c'è più...non puoi più riviverla o risentirla.
io sto male ... 
sia dentro che fuori. 
 

Ormai era da anni che credevo che il dolore, il quale portavo dentro, non sarebbe mai finito finchè il mio cuore non sarebbe morto....
ma adesso non posso più vivere sapendo che il mio cuore non batte più d'amore.
non ha più l'amore che lo faceva sopravvivere. 
 


I giorni passavano sempre con il pensiero che stavo sprecando la mia vita ...che mi stava scivolando via dalle mani.

cercavo sempre di fare quello che fin dall'infanzia avevo sempre sognato: salire sulle montagne russe, buttarmi da un ponte con il bungee jumping, visitare la Nuova Zelanda, comprarmi un vestito costoso ecc. 

ma non ero mai felice quando riuscivo a fare una di queste cose.
mi mancava sempre qualcosa...
qualcosa d'importante ...
qualcosa che mi avrebbe fatta risentire viva ...
qualcosa come l'amore.  






 


 






Salve a tutti :) 
allora questo è il primo capitolo della mia ff sui Bastille ,che tra l'altro è la prima in assoluto che esiste su di loro *-*
è un pò corto questo capitolo ,ma è per non svelarvi troppo ...
so che qualcuna di voi starà pensando che è un pò strana, però continuate a leggerla quando pubblicherò ancora capitoli,  capirete meglio la storia e la Protagonista. 
bè spero vi sia piaciuta ...e spero che lasciate una recensione qui sotto anche corta, per dire cosa ne pensate :)
grazie della lettura, e ciao da Suitcase.

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Capitolo 2
*** I Killed Laura Palmer ***



                         






                       








Era il 23 aprile 2010 ..me lo ricordo ancora quel giorno come se fosse ieri. 
 
Negli ultimi anni ero riuscita a realizzare uno dei miei tanti sogni che avevo sempre avuto. studiare letteratura inglese all'università.
 
Jane Austen era la mia eroina ...
aveva passato la sua vita a raccontare l'amore in tutte le sue forme, ma lei non l'aveva mai provato sulla sua pelle; eppure se n'è andata col sorriso sul viso. 
Ero convinta che sarebbe stato così anche per me...
ormai mancava poco. 
 
Quella mattina c'era uno splendido sole che illuminava tutto il parco dell'università. 
Decisi così di prendere la macchina fotografica e d'immortalare quei bellissimi angoli di natura presenti intorno a me. 
 
C'erano circa una ventina di alberi di ciliegio disposti su due file che creavano uno splendido scorcio. 
Tra essi, alla fine della specie di corridoi che creavano, si poteva intravedere la porta d'ingresso del college, da dove entrava ed usciva qualsiasi tipo di persona. 
Puntai la macchina fotografica proprio su quel punto, ed entrai nel mio mondo. 
 
*Signora sulla quarantina, capelli rossi non naturali; ragazza sui 19 anni maglietta a fiori e minigonna di jeans; anziano brizzolato con gli occhiali ed una montagna di libri dentro la borsa a tracolla di cuoio; ventenne abbastanza robusto con capelli neri come la pece con uno passo veloce; ragazzo molto alto, capelli marroni, tagliati dietro e i restanti portati davanti in una specie di ciuffo un po’ bizzarro, maglia nera con scritto "I killed Laura Palmer" ...*
 
D'improvviso ritornai nel mondo reale, risvegliata  da quella scritta ...
 
io adoravo Twin Peaks e soprattutto Laura Palmer, era come se la conoscessi, sapevo tutto di lei, avevo persino il suo ritratto in casa, avevo letto il suo diario almeno una cinquantina di volte, molto probabilmente perché capivo il suo dolore, e perché aveva avuto una vita travagliata, simile alla mia, solo con problemi diversi. 
 
Ritornai con lo sguardo sulla porta d'ingresso ...
e comparve sul mio viso un piccolo sorriso, provocato dal continuo toccarsi i capelli del ragazzo. non smetteva un attimo di farlo... 
 
Capì subito che si sentiva a disagio o era nervoso per qualcosa. Era fermo in piedi vicino alla parte destra della porta d'ingresso. 
 
Girava la testa da tutte le parti, come se stesse cercando qualcuno con lo sguardo, finché non si fermò puntando gli occhi su una ragazza che si stava avvicinando a lui.
lo abbracciò e iniziarono a parlare. Poi lui prese un respiro profondo ed entrarono nella scalinata che portava alle aule. 
 
Conclusasi quella scena mi distesi completamente sull'erba e guardai il cielo nel quale non compariva neanche una nuvola; il mio viso era coperto dall'ombra dell'albero al quale ero vicina. 
I rami si muovevano mossi dal vento e il sole passava attraverso le foglie. 
Sentii il mio cuore battere profondamente, erano anni che non succedeva. 
 
Chiusi gli occhi e rimasi ferma in quella posizione. 



 





Salve ccomi con il secondo capitolo :)
"I killed Laura Palmer" ....si è proprio lui il ragazzoHAHAHAH *-*
bè spero vi sia piaciuto (lol) e spero tanto che laciate una recensione qui sotto, ci tengo davvero tanto <3
vi prego recensite !!
grazie delle lettura ...ci vediamo al prossimo capitolo :)

 

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Capitolo 3
*** Carpe diem? ***



Ormai si era fatto tardo pomeriggio, e per tutto il giorno non feci altro che pensare a quella scritta sulla maglietta, e al fatto che ormai erano anni che non leggevo il libro di Laura Palmer.

La mattina dopo, come mio solito, mi alzai e mi preparai per andare al corso delle 9.00. Aprii la porta di casa e la chiusi dietro di me.

Quando all'improvviso mi ricordai subito d'aver lasciato dentro, una cosa importante.  Rientrai, presi il libro che avevo lasciato sul tavolo della cucina la sera prima, e lo infilai nella borsa. 

Un'altra mattina tra corsi e professori logorroici era finita e mi sentii sollevata dal fatto che il giorno dopo sarebbe stato sabato, niente corsi!

Scesi in cortile, tra la massa di persone che si dirigeva alla mensa, finiti i corsi e notai una panchina vuota dalla parte opposta alla mensa, dove non c'era anima viva. 

Mi ci sedetti guardandomi intorno e notai uno stormo di rondini che volavano tra gli alberi, sembrava quasi che stessero giocando a nascondino. 

Amavo leggere in mezzo alla natura, ed infatti tirai fuori il mio libro: "Il diario di Laura Palmer" 

ricominciai a leggerlo e a rivivere pian piano le stesse sensazioni che provai la prima volta che lo lessi, lo stesso giorno in cui i medici mi dettero gli esiti degli esami. 

Pensavo che mi avrebbe fatto sentire bene rileggere uno dei libri che avevo sempre amato, ma invece stavo male più di prima. I miei occhi incominciarono a riempiersi di lacrime che lentamente iniziarono a scendere sulle mie guance. Immediatamente presi la manica della mia maglia e le asciugai . 

Feci dei respiri profondi e portai la mano sul cuore ...batteva ancora. 

Chiusi il libro e mi alzai dalla panchina, dirigendomi alla mensa. 

Mi sedetti ad un tavolo, mentre continuavo la mia lettura. 

 

Ormai erano le 2.00 e dovevo andare in segreteria a ritirare la tessera per la biblioteca, che era scaduta il giorno prima. 

Arrivai alla porta e sembrò che tutto il college stesse facendo la fila per chiedere qualcosa a Miss Goulding (la signora della segreteria). 

Rimasi in fila per un po’, finché non mancavano finalmente due persone davanti a me. 

Si erano fatte le 2 e 15 ed io avevo molto urgenza d'entrare in biblioteca, per svolgere il compito assegnatoci dal professore di grammatica inglese. 

Dentro la mia testa continuavo a sbuffare, e a preoccuparmi di non farcela. 

Quando improvvisamente sentii alle mie spalle una voce abbastanza roca avvicinarsi al mio orecchio. 


"Credo di non aver mai visto nessuno piangere mentre leggeva il diario di laura palmer"


Riuscii quasi a sentire il mio cuore che aumentava il battito. Mi girai alzando gli occhi fino al suo viso.

C'era quel ragazzo che avevo visto il giorno prima ...e che mi aveva fatta quasi ridere. 

"Come?"

"Almeno...mi è sembrato piangessi, però non ne sono sicuro"

"No non stavo piangendo" 

I suoi occhi blu mare fissarono i miei. Distolsi subito lo sguardo e mi rigirai davanti a me. 

"Il prossimo !!"

Finalmente riuscii a prendere la tessera, la misi in borsa, ringraziai la signorina Goulding, e me ne andai. 

Notai che il ragazzo, mente camminavo per andarmene, mi guardò con la coda dell'occhio ma girai l'angolo e non ci pensai più. 

***

 

Passò così un altro giorno della mia inutile vita. 

Un pianto ...e una lettura. Ecco quello che ero riuscita a fare in una intera giornata. 

Ne ero delusa. Ogni istante era perso e questo mi faceva così male. 

"Carpe diem" cogli l'attimo. 

E’ da quando ero piccola che questo era il mio motto. quella semplice parola avvolte mi faceva rialzare e affrontare cose spiacevoli, ma che alla fine riuscivo sempre a compiere. 

E adesso ...distesa sul mio letto, a pensare, a far scorrere i pensieri dentro la mia mente. Il problema è che erano troppi. Erano troppe le cose a cui stavo pensando. 

Quando d'improvviso mi soffermai su una cosa ...su quel ragazzo, o meglio sulle parole che mi aveva rivolto. Non so bene il perché ma ne rimasi colpita in qualche modo.    

Poi ripensai alla mia macchina fotografica e corsi verso la borsa per cercarla. Scorsi tutte le foto che avevo fatto, finché non trovai quelle del ragazzo. Mi sedetti sul letto a le osservai attentamente.

Ricomparve nuovamente il sorriso sul mio viso. Scossi la testa e riposai la macchina fotografica. 

 

Decisi di rimandare i pensieri ad un altro giorno e di andare a dormire. 

 







OK ecco il terzo capitolo che come tutti gli altri non è un gran che HAHAHAH
il bello però viene dopo ...quindi aspettate ahaha <3
vi scongiuro anche stavolta di lasciare una RECENSIONE !!! please per me è davvero importante <3
baci e a presto xxx

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Capitolo 4
*** Irreverence ***


                         




                              








Sabato, finalmente.

Amavo quel giorno: la sera uscivo cercando di fare qualsiasi cosa mi fosse possibile. 

Ma come sempre da sola. 

 


Ormai ero abituata a quella situazione. 

Era la mia vita; senza amici, ma era sempre e comunque la mia vita. 

Li avevo allontanati tutti senza alcuna eccezione. 

Avevo paura potessero soffrire e così li ho abbandonati.

Anche se loro non volevano abbandonare me. 

"Vogliamo starti vicina" me lo ripetevano ogni giorno.

Ma come si fa a stare vicino a persone come me? Significherebbe essere masochisti, volersi fare del male da soli. 

non riuscivo a capirli. 


Poi con ogni persona con cui iniziavo a fare amicizia, appena me ne rendessi conto, li abbandonavo. 

 

Questo mi faceva soffrire di meno, mi faceva sentire più sollevata. 

Faceva avere meno pressioni sul mio cuore. 

 


***

 


Oltre alla fotografia, la mia passione più grande era la musica. 

Mi faceva sentire bene ed era il miglior rimedio per dimenticarmi di tutto e di tutti, almeno per qualche ora. 

Ogni volta che potevo andavo sempre ad ascoltare nuovi gruppi o musicisti. 

Mi piaceva variare generi: sull'I-pod infatti avevo una play-list molto particolare "Green Day, Ed Sheeran, Rihanna, Elton John, Mika e per finire Amy Winehouse.

E così quella sera decisi d'andare nel mio locale preferito a sentire della buona musica.

 


***

 


Mi sedetti ad uno dei tavoli vuoti rimasti; dopo pochi minuti un uomo (probabilmente il proprietario del locale) salì sul piccolo palco con un microfono in mano. 

"Bene ...salve a tutti, come va? Stasera si esibiranno qui su questo palco giovani artisti pieni di talento. Il primo a salire qui è un giovanissimo ragazzo, ha soli 23 anni e ha già creato cinque testi magnifici . Stasera ci farà ascoltare proprio uno di questi: il nome è "Irreverence" e lui è Dan Smith!! Fategli un caloroso applauso"

L'uomo scese e vidi una pianola posta in mezzo al palco; dietro ad essa c'era un ragazzo che a prima vista e al buio non riuscii a riconoscere ma una volta puntati i riflettori sul palco, quell'immagine mi colse di sorpresa.

"Salve ...stasera suonerò un mio pezzo "Irreverence" eh bè sperò vi piaccia ...grazie" fece un piccolo sorriso e passò la sua mano tra i capelli, che avevo l'impressione li avesse copiati dal professor Frankestein.

La timidezza con cui aveva detto quelle parole provocò una piccola risata al pubblico, persino a me. 

 

 



These chords make her so happy,

Especially when he plays them that way

Well she says she makes him so happy,

Complimenting him all day

Well i don't love you,

But i love your songs

Well i don't love you,

But your words make me feel like i belong

She begs him to keep playing these chords even

Though him and them are getting a little tired

 

 



Per poco non sarei scoppiata a ridere a tal punto da farmi sentire in tutta la sala: si stava ancora toccando i capelli. 

Dall'inizio della canzone l'aveva fatto almeno una decina di volte.

Era una cosa strana ...ma mi piaceva. 

 

 


And he employs her to keep saying that stuff because

Her hollow words are keeping him inspired

Well i don't love you,

But your songs are keeping me amused

Well i don't love you,

But you'll do as an adequate muse

Well i love the opticians,

'cos it's not your fault if your eyes are bad

And they can't make you feel guilty,

and they're hardly gonna blame your mum and dad

 

 



Non guardava mai davanti a se, sempre e solo la sua tastiera; altro segno evidente della sua timidezza.

Non avevo mai conosciuto un ragazzo timido ed era una cosa che mi incuriosiva. 

Quel suo lato mi faceva sorridere.

 

 


The doctors and the dentist,

Can see how much you indulge

By laughing at what condition you're in,

They can tell what you never divulge

And it's up to you to look after yourself,

Which is so boring, ring, ring, bring me down.

Well i don't love you, but i love your songs

Well i don't love you, but your words make me feel like i belong

 

 




Finita la canzone tutti applaudirono e lui ringraziò almeno per almeno tre volte, d'averlo ascoltato quella sera. 

Poi si alzò e se ne andò.






 

SALVE GENTEEEE !! 
OK perdonate immensamente il mio ritardo nel pubblicare la storia, ma ho avuto un pò da fare.
mi farò perdonare promeso ;)
cmq sia, finalmente vediamo il nostro ragazzo della maglia "I KILLED LAURA PALMER", nelle vesti di Dan Smith ;)
Bè ditemi che ne pensate, ci tengo davvero !!
---------------------------------> RECENSITE !!!!
GRAZIE <3
(ps: ho certo di farlo più lungo perchè alcuni di voi, pensavano che i capitoli, fossero troppo corti !! ah e poi spero non ci siano errori )
BYeee <3 

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Capitolo 5
*** flaw ***















Era il lunedì dopo e come sempre dovevo andare ai corsi di letteratura.

Quel giorno erano in programma Edgar Allan Poe, Agatha Christie, e Arthur Conan Doyle.
Amavo i gialli e i libri che, in qualche modo, incutevano paura.

Ero infatti un'appassionata di film horror, ma dei veri horror, no degli splatter dove all'improvviso puoi perdere una gamba oppure vedere tutto il tuo fegato spalmato a terra. Al solo pensiero mi vengono i conati di vomito.

I film horror, insieme alla fotografia e alla musica, erano le tre cose che amavo di più e a cui non sarei riuscita a rinunciare.

***

"Bene ragazzi...a domani"

Quella frase mi scosse e uscì dai miei pensieri; mi alzai dal banco e mi diressi verso il corridoio.

Tutti i corsi erano finiti e gli studenti uscivano a gruppi, dalle aule.

Io come quasi sempre, scesi in cortile.
Questa volta però la luce era oscurata da nuvole grigie, che formavamo come uno strato solido tra i raggi del sole e il terreno.
Sembrava fosse autunno o persino inverno: mi metteva tristezza.

***

Percorrevo il piccolo sentiero che attraversava il parco e che portava alla mensa.
Il mio passo era più lento del solito.

Tenevo la testa chinata in avanti, mentre guardavo i miei piedi mettersi uno davanti all'altro a ritmo di una canzone lenta; una di quelle che alle volte ti fanno anche piangere.
Mi sentivo così praticamente ogni giorno, da circa un anno; e la cosa che mi faceva più male è che nessuno, che mi stesse intorno, se ne rendesse conto. Nessuno.
Cosa mai avrei potuto pretendere? Ero da sola...

***

Alzai la testa e guardai il parco, mentre qualcuno si avvicinava in diagonale al sentiero; solo dopo averlo osservato attentamente, mi resi conto dall'andatura del suo passo e dal continuo toccarsi i capelli, che quello era il ragazzo della t-shirt e del concerto. Non alzò lo sguardò e rimase con la testa china.
Poi sorpassò il sentiero e si diresse verso una panchina vuota a un lato del parco.

Proseguii il sentiero osservandolo, distolsi poi lo sguardo quando il mio corpo sorpassò la linea d'aria della panchina ...ma improvvisamente mi fermai.
Mi voltai e mi diressi lentamente verso la panchina, rivolta di spalle a me, dove era seduto il ragazzo.
Ancora oggi cerco di capire il perché di quel gesto inaspettato.

Arrivata alla panchina, mi misi in piedi di fianco a lui.

"Credo di non aver mai visto nessuno essere così timido mentre cantava una propria canzone" dissi di getto.

Immediatamente gli occhi blu del ragazzo passarono dal libro che stava leggendo ai miei.
Il movimento delle sue sopracciglia e dalle fossette profonde, che si erano formate sulla sua fronte, mi fece capire che non aveva capito le mie parole.

"Almeno...mi è sembrato fossi timido, però non ne sono sicura"

Comparve sul suo volto un minuscolo sorriso, quasi impercettibile.

"Non ero timido" Pur essendo in piedi, la mia altezza era tanto la sua da seduto.

"Oh bè ...mi devo essere sbagliata, mi dispiace" dissi distogliendo il mio sguardo dal suo.

"Davvero sembrava fossi timido?" I suoi occhi e il tono della sua voce si fecero insicuri; come se avesse capito che la sua timidezza traspariva da tutti i pori.

"A me è sembrato...ma sai, sbaglio molte volte, non saprei ..." dissi quasi ridendo.

"Credo che allora questa volta tu abbia avuto ragione" sul suo volto comparve un enorme sorriso, e contemporaneamente i suoi occhi blu si illuminarono. Era qualcosa di meraviglioso.

"Probabilmente" ammisi.

Sorrisi il più naturale possibile; ci guardammo nuovamente negli occhi, e mi girai verso il sentiero per andarmene.





I'M BACK CON UN NUOVO CAPITOLO !!!
allora spero che vi piaccia anche se so che fa shcifo u.u 
comunque sia grazie la lettura e le meravigliose recensioni che avete lasciato *-* 
*si commuove*
bè spero vi piaccia questo capitolo che ho chiamato FLAW riferendomi al difetto di dan, la timidezza (anche se non lo considere un difetto, anzi è qualcosa di meravigloso) 
VI PREGO DI RECESIRE ANCHE QUESTO CAPITOLO :D CI TENGO MOLTO !!
*Recensiteeee*
baci baci xxx

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Capitolo 6
*** there's a Hole in my soul ***


Ormai si era fatto tardi, ma prima di ritornare a casa, il professor Meccley aveva fatto riunire tutti quelli del suo corso per programmare meglio gli ultimi corsi prima degli esami del trimestre.
Spiegò molto sinteticamente il programma e poi se ne andò, come se la cena lo stesse aspettando a casa già pronta.

Il sole era già calato, e l'università al buio sembrava un castello abbandonato dei film.
Percorrevo il corridoio dell'arcata a fianco del parco. Anche se l'università non era completamente vuota, e intorno a me c'era ancora qualche persona, accelerai il passo, perchè non amavo essere circondata dal buio; pur vivendoci ogni giorno, avvolta dall'oscurità della solitudine.

Sentiì dei passi dietro di me aumentare, e delle voci farsi sempre più vicine; improvvisamente sentiì chiamare il mio nome, mi girai di scatto, e mi trovai d'avanti Juliette e Arthur.

"ciao...come va?"

anche se il mio viso non assunse un'espressione di perplessità, dentro di me lo ero eccome.

"..bene grazie...voi?"

"tutto bene grazie!!" disse Juliette sorridendo "senti io e Arthur ci eravamo chiesti se ti andasse di venire ad un festa, stasera."

Le miei labbra si aprirono leggermente come se non sapessi cosa dire; il che era vero.

" emm so che può sembrare una proposta un pò azzardata, ma sai... è che ci piacerebbe conoscerti meglio"

Sul viso d'entrambi comparve un sorriso, quasi come d'affetto.
Quanto tempo era passato dall'ultima volta che qualcuno mi aveva rivolto un sorriso del genere? pieno d'affetto? non riuscì a ricordarlo.

Riflettei per qualche secondo, e poi presi la mia decisione.

"mi dispiace ragazzi, ma sono abbastanza stanca questa sera; sopratutto dopo il monologo del professor Meccley"

"ah capito ..."

dalla loro espressione capì che erano rammaricati

"comunque se poi ti venisse voglia di venire, la festa è alle 21.00 in fondo alla strada, nella piccola casa che affittano agli studenti"

"ah si ..ho capito" sorrisi leggermente.

"perfetto ...allora poi facci sapere se cambi idea !! ci piacerebbe molto vederti lì"

"certo vi farò sapere, grazie ragazzi ..."

"bene allora noi andiamo, ci si vede"

Pirma di girarsi, mi guardarono sorridendomi ancora. poi ripresero a parlare lungo il corridoio. Non riuscivo bene a capire quello che era appena accaduto; insomma li conoscevo solamente di vista, c'eravamo parlati si e no due volte per discutere sugli esami; ma niente di più.

La mia faccia per tutto il tragitto verso casa aveva assunto un'espressione stranita. Ripensavo continuamente al perchè quei due ragazzi volessero fare amicizia con me. Probabilmente avevano notato il fatto che stavo sempre per conto mio e alle feste del campus non c'ero mai.

Mi aveva fatto davvero piacere quell'invito, ma l'avevo rifiutato non tanto per la stanchezza, ma per quello che dopo avrei dovuto fare: avrei dovuto riallontanare altre persone dalla mia vita, e non ero sicura che ce l'avrei fatta anche stavolta.












NEW CAPITOLO:
so che è passata meno di un 'ora dall'aver pubblicato il 5 capitolo, ma non vedo l'ora di farvi leggere i capitoli *-*
spero che vi piaccia, perchè per un pò di tempo, non ne pubblicherò altri purtropo :(
mi dispiaceeeee
Comunque sia vi prego di R E C E N S I R E !!!
per è importante :)
grazie della lattura, spero di aggiornare presto
baci <3 xxx

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Capitolo 7
*** blue jeans ***


                





                  





"Drrriinnn"

Immersa come sempre tra i miei pensieri il trillo del timer per il tè mi fece ritornare sulla terra. Girai la testa e vidi la piccola pentola emanare vapore bollente. Afferrai la presina di tessuto e versai il liquido caldo dentro la tazza. Mi avvicinai al balcone vicino alla cucina. Spalancai le ante e vidi davanti a me lo splendore della città, illuminata dalle luci serali. 

Mi venne subito in mente una delle tante serate passate con i miei vecchi amici al liceo. 

Pur di divertirci, andavamo in qualunque luogo. 

Una sera andammo persino in uno di quei posti per innamorati, nel mezzo di una strada sterrata, a spaventarli. Credo di non aver mai riso tanto in vita mia quanto quella sera; tornai a casa con la mascella dolente. 

Ricordare mi faceva male, ma cercavo sempre di rifugiarmi con la mente nei vecchi ricordi, nel tentativo di riviverli . 

Mi mancavano i miei amici ...tanto. 

In tutti quegli anni avevo pensato più volte di stringere amicizia con qualche ragazza gentile del campus, ma poi mi appariva sempre la loro faccia, il giorno in cui le avrebbero detto che me n'ero andata.

Bevevo lentamente il tè, mentre stavo appoggiata alla ringhiera del terrazzo con i gomiti. 

Poi all'improvviso pensai a cosa avrei dovuto fare. Volevo davvero andare a quella festa, anche solo per vedere qualcuno e non restare segregata in casa. Decisi allora che ci sarei andata, ma cercando d'evitare Juliette e Arthur, anche se erano stati tanto carini con me. 

Infilai i leggins colorati e una camicia nera quasi trasparente e di un tessuto leggero. Mi legai le converse, misi un filo di trucco e mi feci una treccia laterale. 

Presi la borsa. Chiusi la porta a chiave e mi diressi verso la piccola casa.

Appena arrivata si percepiva già l'aria di festa. C'erano ragazzi in giardino con bicchieri di plastica in mano, che chiacchieravano e si muovevano a passo con la musica che usciva dall'interno dell'abitazione. Mi avvicinai lentamente alla porta d'ingresso, guardandomi in torno. All’entrata c'erano dei ragazzi appoggiati al muro. Notai subito i loro sguardi ma io non li incoraggiai ed entrai subito. Cercai di trovare un posto dove sedermi in pace. Mi feci spazio tra la massa di persone sparse per i corridoi, e trovai una specie di panchina di fianco alle scale. 

Dopo circa quattro minuti lì seduta, mi ero già pentita d'aver preso la decisone d'andare alle festa. 

Come potevo divertirmi se il mio intento ero quello di non parlare con nessuno? 

Di colpo mi sentii chiamare d'alto delle scale. Mi girai e c'erano Juliette e Artur che stavano scendendo i gradini per raggiungermi. 

"Ehi allora sei venuta!!"

"Ehh si ...scusate se non vi ho avvisato, ma è stata una decisione improvvisa"

"No no non ti preoccupare" 

Sul viso di Juliette comparve un grosso sorriso, che mi contagiò subito. 

"Vuoi qualcosa da bere?" disse mostrandomi la birra che teneva in mano

"No grazie. Sono astemia. Magari un succo di frutta"

"Certo ...lo vado a prendere"

Arthur si fece spazio tra le persone nel tentativo di andare verso la cucina. 

Non capivo bene una cosa di loro due; sembravano come la luna e il sole, come la luce e il buio, eppure stavano sempre insieme come degli amici inseparabili. 

Arthur era un tipo abbastanza di poche parole, mentre Juliette ne diceva anche troppe. Lei era una ragazza alta e magra, sempre con il sorriso stampato sul viso, mente lui un tipo muscoloso e molto alto, ma con un'espressione facciale che sembrava stesse sempre pensando a qualcosa. 

"Toglimi una curiosità ...da quanto vi conoscete tu e Arthur?" chiesi a Juliette mentre si sedeva accanto a me. 

"Credo da circa da 3 anni...perché?"

"Bè ecco, è che sembrate molto affiatati come amici"

"Si è vero" rispose dopo una lunga risata 

"Tu invece? "

"Io cosa?"

"Cioè qui al campus hai qualche amico o migliore amico?"

Quella domanda mi colse alla sprovvista e non sapevo cosa risponderle. 

Poi vidi Arthur avvicinarsi con i bicchieri in mano, mezzi traboccanti. Mi avviai verso di lui afferrando il mio bicchiere e ringraziandolo. 

 

***

 

"Sai che mi ha detto Ralph?" chiese Arthur a Juliette

"No cosa?"

"Gli mancano solo due esami e poi comincerà la tesina: tra qualche mese molto probabilmente prenderà la laurea"

"Davvero? che bello!! Però mi mancherà quel ragazzo è l'anima di tutto il college"

"Di chi state parlando?" chiesi intromettendomi nel discorso.

"Di lui" Arthur puntò il dito verso un ragazzo non molto alto che stava salutando alcuni ragazzi a pochi metri da me. 

"Hey Ralph... vini qui"

Il ragazzo si girò e con un enorme sorriso si diresse verso l'amico.

"Allora te ne vai?" disse Juliette 

"Dove?" la guardò un po’ perplesso.

"Intendo dire ...che hai finito gli esami tra poco, non vero?"

"Oh si ..per fortuna ..un altro anno a studiare Wilde e mi sarei buttato giù dalla finestra del professor Meclyed"

Scoppiai a ridere insieme agli altri due per quelle parole.

"Come tutti noi durante le sue lezioni, insomma" dissi sorridendo

"Ahaha direi di si"

"Ah ciao io sono Ralph ...piacere" mi porse la mano.

"Ecco ...ora non te lo stacchi più di dosso. una volta che l'hai conosciuto è peggio di una sanguisuga in cerca di qualcuno con cui ridere o testare le sue nuove battute"

"Vedo che hai una buona opinione di me, Arthur"

Scoppiammo tutti a ridere. 

"Anzi guarda, ora vado ...che devo salutare quell'ubriacone di Cambell"

Ci fece segno con la mano e s'immerse tra la folla.

 

Dopo qualche minuto Juliette ed Arthur si allontanarono per parlare con alcuni dei loro amici ed io rimasi lì seduta ad osservare tutti i tipi di persone che mi passavano davanti, senza però poterne udire i discorsi per colpa della musica a tutto volume che proveniva dalle casse in salotto.





 

Slaveeeeee
allora ho aggiornato finalmente :D
e stavolta spero d'avervi accontentato in fatto di lunghezza del capitolo lol
comunque sia, che ne pensate? 
Ralph credo sia il pezzo meglio u.u hahaahah
bè lasciate una recensione anche minuscola ma lasciatela vi prego !!
RECENSITE !!! :D
grazie mille per la lettura a presto
baci baci xxx

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Capitolo 8
*** Elly ***


Ero li seduta ad annoiarmi, così mi diressi verso la cucina per prendere ancora da bere.
Quello, probabilmente, era il luogo più tranquillo della casa finché non entrarono alcuni ragazzi che indossavano delle maschere di alcuni cartoni animati.
Ridevano e alle volte urlavano al posto di parlare normalmente. 
Erano ubriachi e non era difficile capirlo.
Dopo essermi versata la bevanda nel bicchiere e riposta la bottiglia in frigo, mi girai verso di loro. 
Anche se ubriachi, erano abbastanza tranquilli, probabilmente ridevano solo un tantino forte.
Uno di loro quello con la maschera di Goku di Dragonball prese dal frigo quattro lattine di birra e le porse agli altri.
In quel momento passai tra uno di loro per poter ritornare nell'altra stanza, ma uno di loro mi fermò.
"Hey ti piace la mia maschera?" disse mentre se la levava. 
"Tieni..." disse porgendomi la maschera.
La presi in mano e la guardai.
"Provala vediamo come stai !!"
"Povera ragazza. Lasciala stare Simon, di sicuro ci avrai come minimo vomitato dentro" disse uno degli amici.
Le risate di quel piccolo gruppo rimbombarono tra le pareti.
All'inizio lo guardai perplessa, ma poi posai il bicchiere sul tavolo che era in mezzo alla cucina e la indossai.
"Come sto?" dissi ridendo
"Sei più bella di prima " disse ridendo, il ragazzo che si doveva quindi chiamare Simon
"Sei proprio un cretino. Sta scherzando !!" disse l'amico con tono di scuse.
"Non ti preoccupare ..credo che abbia ragione, questo naso mi dona molto" dissi toccando il naso della maschera su cui era ritratto topolino.
tutti scoppiarono a ridere.
Mi tolsi la maschera e la restituii al ragazzo.
"Io vado, ciao" dissi sorridendo.
"No non andare. Non ci siamo nemmeno presentati, io sono Mike e loro sono Peter, Campbell, Paul e quello scemo di Simon" 
"Qual’è il tuo nome?"
" Topolino "
Le loro risate si sentirono in tutta la casa.
"Che bel nome !!" disse tra le sue risate  "hai un secondo nome, Topolino?"
 
"Elly... Ora devo andare scusate" salutai con la mano e me ne andai.
Tutti mi salutarono e continuarono a ridere.
 
***
 
Mi sedetti di nuovo nello stesso punto precedente, con la bibita in mano. 
Tra quei quattro ragazzi ce n'era uno che aveva attirato particolarmente la mia attenzione. 
Ma non capivo il perché. Sapevo solo che aveva al braccio sinistro un nastro legato a braccialetto e che ero sicura d'averlo già visto su qualcuno.
Dopo poco però smisi di pensarci e continuai a osservare le persone che mi circondavano.
Era divertente cercare di capire chi fossero dal loro modo di camminare di relazionarsi con la gente e dai loro vestiti.
 
***
 
*Drriiinn Driinnn Driinnnnn*
Lasciai squillare il cellulare in attesa che finisse al più presto per poi poter continuare a dormire: ma subito dopo ricominciò a riprodurre quel suono assordante; allora ancora con gli occhi appannati e i capelli scompigliati, mi diressi verso la borsa che avevo lasciato su una sedia vicino al letto. 
"Pronto?"
"..." non sentii niente, solo il silenzio.
Mi sarei aspettata chiunque dall'altra parte del telefono ma non lui.
"Elly..." 
Quella voce mi provocò come uno strizzò al cuore.
Le mie pupille si spalancarono.
"...Jack ?" mi guardi con lo sguardo in torno, un po’ confusa.
"Perché mi hai chiamata?"
Passarono alcuni secondi prima che sentii un respiro dall'altra parte della cornetta.
"Per sentirti..."
"Non capisco cosa ci sia da sentire !!" fui obbiettiva.
"come stai ?"
"Jack ..." il mio tono era come quando cerchi di rimproverare un bambino perché è tropo appiccicoso, ma poi lo lasci fare.
"come sempre... tu?"
"Bene. Sei a Londra ora vero?"
"Si ...perché?"
"Come stanno andando gli studi?" Arricciai le sopracciglia a quella domanda.
"Normale ...anche se credo mi stia venendo la voglia d'abbandonarli" 
"Perché? Non ti trovi bene?"
"No ...mi trovo bene, i professori sono molto professionali e simpatici... "
"E allora?"
Il mio petto si alzo e presi un respiro profondo.
"Jack... mi hanno chiamata qualche settimana fa..."
"Cosa ti hanno detto?"
"Cosa vuoi che mi abbiano detto... non mi avrebbero chiamato se fosse andato tutto liscio"
Dopo quelle parole ci fu il silenzio.
"Dii qualcosa !! Non credo tu mi abbia chiamata per sentire il silenzio."
"Cosa vuoi che ti dica? mi sento impotente, vorrei poterti aiutare, fare qualsiasi cosa per te, ma non so cosa. Mi manchi tanto, ogni giorno di più, non voglio che mi allontani ancora, voglio essere li per te... "
Il suo respiro si fece più profondo fino a sentire piccoli gemiti di pianto.
"Jack ...io...io...vorrei stare con te, passare le giornate come due fratelli comuni, ma te lo spiegai un anno fa quello che avevo deciso di fare e non credo che le cose cambieranno proprio adesso. Mi dispiace tanto ..mi manchi da morire ...vorrei solo poterti abbracciare, ma ...ma non voglio che tu soffra. "
Non riuscii a trattenere le lacrime che immediatamente caddero sul mio viso.
"Io soffro di già ...non ce la faccio più: mi manca così tanto la mia sorellina. Mi mancano le risate, i guai in cui ci cacciavamo, le litigate...ti prego ho bisogno di te."
"Anche tu mi manchi ...non immagini neanche quanto, ...ma..."
"Allora non allontanarmi, lasciami venire lì, per qualche giorno, e se poi vorrai ancora restare da sola, io rispetterò la tua scelta."
"Jack..." mi morsi il labbro e dissi la cosa più naturale che potessi dire in quel momento "Si ok ..va bene"
 
La telefonata si concluse di lì a poco. Jack aveva deciso di venirmi a trovare qui a Londra per 4 giorni. 
Non ero riuscita a fermalo, perché non volevo farlo. Era un anno che non lo vedevo e non lo sentivo. Mi mancava così tanto mio fratello. Mi mancavano le persone che prima erano nella mia vita.
 

 





LEGGI !!!
Mi scuso infinite per l'assenza, ed il ritardo, ma ho avuto molto da fare. 
Allora che ne pensate? vi piace questo nuovo capitolo? 
e sopratutto che ne pensate di Elly? <3
mi raccomando ...vi prego. RECENSITEEEE
R-E-C-E-N-S-I-T-E 
PLEASEEE !! <3 GRAZIE DI CUORE, AGGIORNERO' PRESTO <3 
BYE

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Capitolo 9
*** Are you a king? ***


I metri che separavano la camera da letto al bagno erano pochi, ma mi sembravano infiniti.

Anche se quella telefonata mi aveva svegliata completamente, ero comunque esausta. 

 

Aprii la porta, e sciacquai la faccia; alzai lo sguardo e guardai i miei occhi riflessi sullo specchio.

Dopo la serata precedente, che era finita con il mio ritorno a casa verso l'una di notte, riaccompagnata da Arthur e Juliette, l'ultima cosa che avrei sperato sicuramente era ricevere un telefonata da mio fratello alle 7.00 del mattino. 

Se fossi stata più lucida o comunque, energica, sicuramente non l'avrebbe avuta vinta, avrei fatto di tutto purché non venisse a Londra...lui era l'ultima persona che avrei voluto vedere.

 

Io e lui eravamo sempre andati d'accorso. il nostro amore era qualcosa di magnifico; ogni volta che uno dei due combinava un guaio o aveva bisogno d'aiuto, l'altro accorreva subito. 

Ma il nostro rapporto si era un po’ sbriciolato col passare degli anni. Lui aveva deciso di fare il meccanico per macchine da corsa a Manchester, abbandonando me e i miei genitori, e venendoci a trovare solamente durante le feste o le vacanze. 

Poi una volta scoperta la mia malattia, le cose sono andate peggio. Era ritornato a casa per me, ma io lo allontanai (come feci con tutti coloro che mi volevano stare accanto); finché un anno fa decisi di trasferirmi per conto mio a Londra, senza vedere più nessuno.

*Perché mi hai chiamata Jack? Pff sei sempre stato testardo, ma responsabile allo stesso tempo. Vorrei solo che tu non mi avessi chiamato... Vuoi proprio soffrire, eh Jack?*

Scossi la testa. Passai l'asciugamano sul viso bagnato e camminai verso la cucina. 

Non sapevo se fossi arrabbiata, contenta o rammaricata per le parole che avevo detto a Jack "si ok ..va bene" 

No non andava bene!

Ma ero contenta infondo, anche se avrei potuto evitarlo.

 

****

 

 

Il rumore delle lancette dell'orologio della cucina rompevano il silenzio di quella stanza.

Guardai l'orologio che segnava le 11.00 a.m. e subito mi ricordai che avevo la mattina libera.

Aprii il frigorifero in cerca del latte: presi la scatola di cartone, ma mi accorsi subito dal peso, che come mio solito, l'avevo riposta vuota.

Mi allungai verso alto, in punta di piedi, afferrai il contenitore di vetro per i biscotti, che ovviamente era completamente vuoto, ad eccezione delle piccole briciole sul fondo.

*Dovrei cercarmi una coinquilina, almeno farebbe lei la spesa al posto mio*

Voltai nuovamente lo sguardo sull'orologio e corsi verso la camera da letto, afferrai i vestiti, la borsa, le chiavi e scesi di casa.

 

Starbucks distava solo pochi isolati. 

Entrai, e notai subito l'immensa fila che andava dalla cassa, alla porta d'ingresso.

Mi morsi il labbro e sbuffai. 

Con la testa cercai se nella stessa via ci fosse qualche altro caffè : ma sembrò che quello fosse l'unico nelle vicinanze.

Feci la fila per circa una decina di minuti, e appena fu il mio turno, presi la mia solita cioccolata e un chunk da portar via. 

Afferrai il  bicchiere e mi diressi nuovamente verso casa.

Il mio passo era veloce, anche se dovevo evitare le persone che mi camminavano incontro.

Arrivai alla fine di un marciapiede, dove le persone stavano aspettando che scattasse il verde del semaforo, per poter attraversare la strada.

Continuai a sorseggiare la cioccolata, finché improvvistamente mi accorsi che quello che stavo bevendo era caffè. 

Scattò il verde ed io ripresi velocemente il passo attraversando la strada.

Una volta dall'altra parte, (sempre mentre camminavo), guardai la confezione della bevanda.

La girai e notai che al posto d'essere scritto Elly il nome che avevo dato alla cassiera c'era la scritta "King" 

Ovviamente non solo durante la mia camminata di ritorno avevo scontrato almeno 5 persone, ma ero così sbadata d'aver preso il caffè di qualcun'altro.

Mi guardai intorno, e mi misi l'anima in pace riprendendo il passo veloce.

"Scusi"

"Mi scusi tanto"

"Mi dispiace" 

Alle mie spalle senti qualcuno scusarsi con le persone dietro di me.

Poi sentii una lieve pressione sulla mia spalla destra, da dietro e subito mi girai.

"Hey ciao" 

Davanti a me c'era Ralph.

Rimasi immobile e non dissi nulla.

"Scusa mi dispiace ma ecco, hai preso il mio caffè" dissi contorcendo la bocca.

Allungò leggermente verso di me il bicchiere che aveva in mano e sopra c'era scritto "King"

"Oh mi dispiace, non m'ero accorta quando l'ho preso." 

"Non ti preoccupare" mi rispose ridendo lievemente.

Ci scambiammo le bevande e poi improvvisamente mi ricordai d'averla già finita quasi tutta la sua.

Vedendo che la sua espressione si aggrottò sentendo il peso del bicchiere che gli avevo dato, mi scusai subito.

Lui sorrise e mi disse che era lo stesso.

"Tieni, prendi la mia" allungai il braccio porgendogli la cioccolata.

"Ahahah non mi piace la cioccolata calda" disse ridendo quasi a squarciagola.

"Ahaha ...mi dispiace davvero" 

"Tu eri alla festa l'altra sera non è vero?"

"Si si ci siamo visti ricordi? ero con Arthur e Juliette" 

"Certo certo, ma mi ricordo anche che non mi hai detto il tuo nome ahah"

Io con lo sguardo indicai il bicchiere che avevo in mano riferendomi al nome scritto sopra.

"Elly ! ahhh ahahah, capito"

"Piacere" 

"Io sono Ralph piacere mio." 

"Toglimi una curiosità, ma ti chiami king di cognome?"

"Come?"

"Si lì c'è scritto king ahahh" dissi indicando con li dito indice il suo caffè.

"ahahaah nono King non il è mio cognome!! ho fatto scrivere King perché si chiama così la mia band: o meglio si chiama to kill a king"

"Hai una band?" dissi quasi euforica.

"Si si ahahah"

Entrambi ci sorridemmo, ma poi io mi accorsi che eravamo in mezzo al marciapiede, d'intralcio alle persone che camminavano; e così mi spostai, guardando poi l'orologio.

"Oh mamma è tardissimo... scusa ma devo andare" 

"Se posso chiedertelo dov'è che devi andare?"

"Devo correre a casa, e poi andare a un corso all'università"

"Ah anche io stavo andando lì"

"Ah davvero? Solo che se venissi con me ci metteresti una vita ahahah"

"Bè non mi sembra, ho dovuto praticamente correre per poterti raggiungere prima"

Entrami ci mettemmo a ridere.

"Ok, ma ti dispiace se passo un secondo da casa? è qui dietro"

 

"No problem!"

 





Spazione autore:
salve !!!
prima di tutto devo scusarmi infinitamente per il mio ritardo disumano nel pubblicare il nuovo capitolo D:
PERDONATEMI.
secondo ..spero che la storia continui a piacervi e sopratutto il personaggio di Elly.
Prometto che nelle vacanze di natale pubblicherò un altro capitolo 
giuro !!!
ahaa a presto <3 e grazie per la lettura !!
se la storia vi piace o meno in qualsiasi caso vi prego di scrivere una recensione perchè mi aiuta a capire dov'è che sbaglio e dove sono più ferrata :D 
ciaoooo 

 

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Capitolo 10
*** Words are Words ***







La giornata era stata piacevole. Io e Ralph, prima dei corsi, parlammo del più e del meno, lo trovai un ragazzo molto simpatico con cui avrei voluto davvero fare amicizia. Lui però mi aveva detto che circa due mesi dopo avrebbe forse finalmente concluso la laurea e ne era entusiasta, anche se mi aveva svelato che non aveva la più pallida idea di cosa fare una volta fuori, faccia a faccia con la realtà del mondo.

***
Erano ormai circa le 16.00 e uscii dal college per tornare a casa: presi le chiavai dell'auto e misi in moto il motore, uscii dal parcheggio e percorsi Baker Street. Qualche minuto dopo, improvvisamente, mi squillò il cellulare, così allungai il braccio dentro la borsa, che avevo posato sul sedile vicino a quello del guidatore, e risposi frettolosamente.

"Pronto?"

"Pronto, parlo con la signorina Soyer?"

"Sì, sono io, lei chi è?"

"Salve, sono Winkson si ricorda di me?"

Dopo alcuni secondi di perplessità ricordai chi era.

"...oh certo, certo, come sta signor Winkson?"

"Bene grazie! Senta, l'ho chiamata perché ho letto il suo manoscritto e volevo parlarle."

Parcheggiai immediatamente nel primo posto libero che trovai per strada e mi dedicai solo alla telefonata. "Sì, prego, mi dica."

"Le dispiace se ci vediamo per parlare/chiacchierare?"

"No, certo, mi dica lei dove."

"Nel mio ufficio le va bene?" Mi morsi leggermente il labbro inferiore.

"In questi giorni sono molto presa tra corsi ed esami...le va bene davanti a un caffè, domani dopo pranzo?"

"Certo, perfetto!"

"C'è uno Shining tra Oxford Street e Tralgar Square, lì alle 14.30?"

"Molto bene! Ah, prima che mi dimentichi, lei per caso sta scrivendo anche qualcos'altro? Intendo manoscritti."

"A dire la verità sì, ma è quasi una bozza."

"Le dispiacerebbe se lo leggessi?"

"Ma...non credo ci sia molto da leggere..."

"Fa niente, mi interessa molto ciò su cui scrive, mi piacerebbe leggerlo. Domani, se non le reca disturbo, me lo porti pure."

"Va bene. Allora a presto signor Winkson"

"Certo, a domani, buona giornata!"

"A lei!" terminai la chiamata e rimasi alcuni istanti a guardare il vuoto davanti a me. Non so ancora se fossi incredula, entusiasta, oppure indifferente. Ripresi a camminare con l'auto, concentrandomi solamente su quello che mi avrebbe detto quell'uomo il giorno seguente.

***

Si era fatto molto tardi ed ormai erano circa due ore che tentavo di leggere e rileggere, sistemando errori e punteggiature del manoscritto che avrei dovuto portare a quell'uomo dodici ore dopo. Ero un po' agitata perché quello che stavo scrivendo non era qualcosa di straordinario, inoltre ero piena di curiosità per quel che mi avrebbe detto il signor Winson; però, da quel che avevo capito, gli piaceva il mio stile di scrittura e i miei argomenti letterari, ma non capivo se questo significasse che sarebbe voluto diventare il mio editore oppure fosse solo interessato ai miei scritti. Ero così sommersa dai pensieri che dovetti addirittura rileggere la stessa pagina almeno una decina di volte, finché non decisi di andare a dormire e aspettare che spuntasse il sole.

***

Come ogni mattina, esclusa la domenica, la sveglia interruppe il bellissimo sogno che stavo facendo, di cui ovviamente non avrei ricordato nulla. Feci colazione e rimisi subito le mani sul manoscritto della sera prima. Alle undici avevo un corso, così misi tutto nella mia borsa e corsi al college.

***

"Una cioccolata calda, grazie." La cameriera mi servì, presi la mia bevanda e tornai al tavolo dove il signor Winkson mi stava aspettando.

"Eccomi!" dissi mostrando un sorriso smagliante.

"Bene, per caso ha portato quello che le avevo chiesto?"

"Il manoscritto, intende?"

"Sì sì, proprio quello."

"Certo, tenga." presi dalla mia borsa il blocco di circa 60 fogli e glielo porsi. Lui iniziò a sfogliarli cercando di leggere i punti più importanti, mentre io gli ero seduta di fronte e non distoglievo un solo secondo gli occhi da lui, cercando di capire dal suo sguardo cosa ne pensasse del manoscritto. Era un uomo snello sui trentanove anni, portava i capelli neri un po' ricci ed i lineamenti del suo viso erano molto decisi. Per leggere portava dei piccoli occhiali di ferro che teneva quasi sempre sulla punta del naso. Mentre aspettavo che finisse di leggere, ripensai a come l'avevo conosciuto circa sei mesi prima ad un incontro di uno scrittore di cui ne era l'editore. Una mia cugina di secondo grado era venuta a Londra per alcuni giorni per lavoro e, poiché si conoscevano molto bene, me lo presentò. Io, all'inizio, gli parlai del fatto che stavo scrivendo una 'sorta di libro' – così è come lo definivo io, siccome non pensavo potesse essere considerato tale – su come le persone affrontano la malattia. Lui ne fu talmente colpito che mi disse che se volevo potevo inviarglielo, così lui l'avrebbe letto per dirmi il suo parere. Io ne fui entusiasta e spaventata allo stesso tempo, ma glielo spedii ugualmente. Non ebbi quasi più sue notizie. Lo chiamai una volta ma la sua segretaria mi informò che era in viaggio, così aspettai fino ad oggi. Chiuse il piccolo mucchio di pagine raccolte da alcune graffette, alzò il volto, appoggiò i fogli sul tavolo e iniziò a parlarmi con un ampio sorriso di apprezzamento.

"Mi piace, e anche molto."
Prima di lasciar trasparire il mio entusiasmo – caratteristica del mio carattere – rimasi calma e continuai ad ascoltarlo senza cambiare espressione del mio viso.

"Anche se è un abbozzo, proprio come mi aveva detto lei, credo che possa diventare qualcosa di davvero bello. Deve solamente lavorarci un po' sopra; dopo di che, sarò più che contento di leggerlo tutto e dirle il mio parere."

"Grazie."

"Sono contento che abbia continuato a scrivere, perché lei ha davvero molto talento." Disse sorridendomi.

"Io però le ho chiesto di vederci perché ho letto l'altro manoscritto che mi aveva dato alcuni mesi fa." Mi morsi il labbro e rimasi immobile in attesa che continuasse.

"Purtroppo mi dispiace di non averla chiamata prima, ma ho avuto molto da fare."

"Non si preoccupi."

"Devo essere sincero: essendo un editore, difficilmente m'immedesimo nei personaggi o nelle loro sventure perché cerco piuttosto di capire se ciò che leggo può arrivare o meno ad un lettore. Quando finalmente ho trovato il tempo ed il momento di leggere il suo scritto, ho provato come un profondo senso di angoscia se non addirittura di dolore per le vicende narrate. Le posso garantire che dopo tanti anni che faccio questo lavoro, non avevo mai letto nulla del genere. Non so se congratularmi o detestarla per il fatto che mi abbia quasi fatto piangere."

Ero impassibile udendo quelle parole...non riuscivo a capire ciò che dovevo fare, rimanevo inerme.

"Oro però le debbo porre una domanda che è da tanto che voglio farle: ciò che ha scritto è qualcosa che penso che una persona normale, senza che abbia provato quelle emozioni, non possa scrivere. Le volevo chieder quindi se lei è solo una brava scrittrice o qualcuno che usa la scrittura come sfogo personale." Lo guardai intensamente, poi risposi in modo deciso.

"Sono semplicemente me stessa mentre scrivo. Ciò che ha letto è ciò che penso e provo realmente quasi ogni giorno."
La sua figura non si irrigidì come mi sarei aspettata ma anzi, vidi un impercettibile sorriso venir fuori da quel volto all'apparenza freddo.

"Cosa vorrebbe farne di questo manoscritto?"

"Cosa intende?" chiesi perplessa.

"Sì, insomma, vorrebbe pubblicarlo?"

"Ad essere onesta non saprei. Sono una persona che non ama mostrarsi, sopratutto per quella che realmente è; pubblicare questo libro sarebbe come mostrare al mondo una parte di me che tengo ben nascosta, e che voglio rimanga tale."

"Capisco ..."

"Non dico che non mi piacerebbe, anzi, quando ero piccola era un po' il mio sogno quello di pubblicare un libro, ma ora non saprei proprio..."

"Ho un'idea: che ne dice se questo libro lo facciamo uscire, ma senza che nessuno sappia chi l'ha scritto? In tal caso lei vivrebbe la stessa vita che vive ora, senza mostrare questo suo lato nascosto, ma comunque non priverebbe il mondo di un tesoro tale come il suo libro." Riflettei alcuni istanti senza riuscire a prendere una decisione.

"Signor Winkson, ora come ora non so davvero cosa risponderle. Le dispiacerebbe se ci ragionassi sopra alcuni giorni?"

 

"Niente affatto, se è questo ciò di cui ha bisogno io non glielo nego. Però le ribadisco che ciò che ha scritto non è tanto un capolavoro quanto un'analisi profonda di ognuno di noi, che ora come ora, al mondo servirebbe più che mai."

 

"Grazie mille."

mi alzai dalla sedia guardando l'orologio; ringraziai nuovamente Winkson e uscii dal bar.


Spazio Autore:
Salveeee!!
Allora ..premettendo che questa ff è stata iniziata verso luglio, e non è ancora finita, dico solo che di questo passo ci metterò 3 anni a concluderla ahahah
No vi spiego ...in questo periodo non ho avuto neanche un minuto per poter pubblicare i capitoli che ho già scritto :c e mi dispiace infinitamente :((
Ovviamente il numero di persone che continuerà a leggere questa ff sarà diminuito da 20 a 1 D:
Ma vabbè ...spero solo che ci sia qualcuno che per caso si metta a leggerla e gli piaccia (anche se fa schifo u.u )
Concludo dicendo che vi lovvo tutti, e che anche se neutre o negative,o ancora meglio Positive, mi piacerebbe che lasciaste anche una piccola recensione giusto per farmi un'idea se continuarla oppure smettere categoricamente D: 
Pace e amore!

 

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