When Jack met Sally...

di applestark
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Capitolo 1 ***
Capitolo 2: *** Capitolo 2 ***
Capitolo 3: *** Capitolo 3 ***



Capitolo 1
*** Capitolo 1 ***


Capitolo 1                                                                                                      "We can live like
                                                                                                               Jack and Sally if we want."

                                                                                                            
                                                                                                                                            (Blink 182, "I miss you")
                      

Sally   
    
                                                                                                                  2005


-Stasera ti passo a prendere, Sally! Dobbiamo festeggiare la fine di questo dannatissimo liceo, okay?-
Queste furono le parole della mia migliore amica , gridate mentre sfrecciavamo veloci per le strade di Baltimora sul suo scooter malandato.
-Amanda, dimentichi che io ho un anno in meno- risposi, strillandole all’orecchio per far prevalere la mai voce sul vento.
-Giusto, va bene, scialla Sally, scialla. Stasera andiamo al concerto dei Blink 182 con il mio nuovo ragazzo-
Inarcai un sopracciglio in una strana espressione, fortuna che Amanda non mi vide.
-Uno nuovo?-
-Si, si chiama Jack Barakat e gioca a fare la rock star con i suoi tre amichetti, mi pare si chiamino All time low-
-Figo-
-Come tutti i tipi con cui me la spasso io, insomma.-
-Mi sembra ovvio- risposi in tono ironico.
Cavolo, beata lei, Amanda. Sempre con uno diverso…mentre io, io non avevo nemmeno ancora dato il mio primo bacio.
Non parlai per il resto del viaggio verso casa, in periferia.
Quando finalmente scesi da quella specie di rottame salutai Amanda con un cenno della mano.
-Ti passo a prendere alle nove, non metterti quegli orribili maglioncini con le renne-
-Certo…- sospirai, deglutendo e tirando giù anche quell’ennesima sua offesa riguardo al mio modo di vestire.
Cosa c’era di male nelle renne? O nei cagnolini? O nei quadrettoni?
Entrai in casa sbattendo la porta e salii al piano di sopra alla ricerca di qualche vestito decente.
 
Alle nove circa ero seduta sul davanzale della mia piccola camera da letto con addosso un paio di jeans attillati blu scuro, una camicia in jeans e un paio di scarpe da ginnastica malandate.
Non sapevo cos’altro aggiungere per essere carina almeno quanto Amanda, infondo dovevamo andare a un concerto.. il concerto di una band che nemmeno conoscevo! Ma che però sembrava interessante, dai racconti di Amanda.
Sgattaiolai in bagno e frugai tra i trucchi di mia madre e presi una matita nera, la osservai a lungo , la maneggiai e poi presi a farmi una linea leggera sull’occhio destro, per vedere se mi donava.
“Wow” dissi a me stessa, facendo  una strana smorfia, l’occhio sembrava molto diverso, il nocciola dell’iride ora sembrava marrone scuro, però sembravo più grande, e magari quel look mi avrebbe aiutata a trovare un ragazzo.
Feci la stessa operazione anche all’altro occhio e poi passai al mascara, che pennellai sulle ciglia prima che Amanda mi chiamasse a gran voce dal piano di sotto.
-Arrivo arrivo- mi lamentai, presi la tracolla dalla mia camera e scesi all’entrata, dove trovai Amanda scambiare qualche chiacchiera con mia madre, che fumava una sigaretta in veranda.
-Noi andiamo- dissi, avvicinandomi alla mia amica e trascinandola fuori con me.
-Ehm che te ne pare?- balbettai, indicandomi.
-Insomma…meglio del solito-
Amanda sorrise con sufficienza ed io feci lo stesso. Lei ovviamente era molto carina, indossava una minigonna nera, un top che le metteva in risalto le tette enormi, i capelli erano ricci e vaporosi, al contrario dei miei che invece erano spaghetti.
-Sali in macchina, andiamo con il mio ragazzo-
-Okay, aspetta…com’è che si chiamava?-
-Jack- rispose, io aprii lo sportello e mi gettai in auto, curiosa di conoscere il nuovo tipo di Amanda.
 
Quel Jack, Barakat mi pare, non aveva chiuso bocca nemmeno un attimo durante il viaggio per giungere al centro di Baltimora, dove avrebbe preso luogo il concerto dei Blink.
La maggior parte delle sue parole erano volgari, o stupide, o idiote…eppure mi faceva ridere, e tanto.
I suoi capelli andavano in  direzioni strane, le sue sopracciglia erano scurissime e gli occhi sembravano quelli di un cerbiatto.
Aveva sorriso quando gli avevo detto il mio nome, e il suo non era stato un sorriso stupido, mi chiedevo come mai.
Lui ed Amanda sembravano abbastanza affiatati, o almeno, in quel senso.
In quel dannato viaggio mi ero sentita di troppo una decina di volte, ma avevo cercato di non farci troppo caso.
Una volta arrivati a destinazione scendemmo tutti dall’auto e Amanda mi si avvicinò per sistemarmi la camicetta di jeans e sbottonarmi qualche bottoncino, prontamente lo sguardo di Jack si era posato su di me ed io ero arrossita…
-Oh! Dimenticavo, Jack ti presento Sally, la mia migliore amica- disse Amanda, sorridendo ad entrambi.
-Piacere di conoscerti Sally, sbaglio o già ti ho chiesto il nome? Beh, io direi di andare comunque, non vorrei perdermi l’inizio dello spettacolo…-
Disse il ragazzo, quasi come se intendesse dire un’altra cosa, non so, aveva utilizzato un tono sospetto.
Prontamente Amanda gli si era appiccicata al braccio ed io li avevo seguiti, in silenzio.
 
 
ALL THE SMALL THINGS, TRUE CARE TRUTH BRINGS…
 
Una folla che non avevo mai visto prima canta e urlava quella canzone, che sembrava così diversa da quando l’ascoltavo nel mio mp3.
Adesso tutto era più reale, più vero, gente che saltava, che fumava, che si ubriacava, che si sbaciucchiava con estranei… insomma, un vero e proprio spettacolo per me che non avevo mai visto niente di genere.
Alla mia destra Amanda stringeva tra le mani l’ennesima bottiglia di birra, che si era scolata da sola come se fosse succo di frutta.
In quel momento capii a cosa si riferiva quando mi raccontava delle sue “sere pazze”, e quasi fui spaventata da quel comportamento.
Alla mia sinistra, invece, Jack saltava e cantava urlandomi in un timpano, imitando di tanto in tanto il verso della chitarra con la sua voce.
-Tesoro, ti stai divertendo?- mi gridò Amanda, passandomi una bottiglietta di birra, facendomi cenno di bere.
Non avevo mai provato alcolici prima, chiusi gli occhi e sulle prime note di What’s my age again ne bevvi un lungo sorso, sentendo immediatamente la gola diventarmi di fuoco.
-Ti piace? Tienila!-
Annuii appena, giusto il tempo di berne un altro po’, e Amanda era in un angolo a sbaciucchiarsi con un ragazzo alto e muscoloso, capelli biondi e t-shirt bianca in stile bagnino.
Non era Jack… Mi voltai verso di lui confusa e lo trovai che ancora saltellava, leggermente su di giri anche lui.
Era davvero complicato per me capire i miei coetanei, ero talmente diversa da loro…talmente lontana, forse sbagliata.
 
-Amanda è…è con un altro- avevo detto a Jack, quando mi aveva chiesto che fine avesse fatto la mia amica.
-Oh beh, me l’aspettavo- aveva semplicemente risposto, poi aveva lanciato la bottiglietta di birra a terra e gli era finito del vetro nella mano.
Il sangue mi faceva impressione, di solito svenivo quando ne vedevo anche solo una goccia, eppure in quel preciso istante, mentre io sbiancavo e iniziavo a sudare freddo, Jack mi guardava con gli occhi da cucciolo spaventato e i Blink attaccavano con I miss you.
-Io… a me il sangue fa schifo- balbettai, ricambiando il suo sguardo perduto.
-Cosa?- aveva detto, non si sentiva quasi niente con tutto quel fracasso e la splendida canzone di sottofondo.
-Lascia stare- dissi quasi a me stessa, poi presi a frugare nella mia borsa e gli passai dei fazzoletti di carta per tamponare sulla ferita che si era fatto al centro del palmo.
Mi guardò grato, attirando la mia attenzione quando Mark cantò “We can live like Jack and Sally if we want”.
Aprii la bocca come per dire qualcosa, ecco come mai mi aveva sorriso quando mi ero presentata!
Voleva farmi notare la sincronia dei nostri nomi... mi limitai a sorridergli e trovai un cerotto proprio tra le mille cose che mi portavo sempre dietro per paura che potesse succedere qualcosa, glielo mostrai e lui per la felicità mi abbracciò sollevandomi da terra.
-Dammi la mano- gli dissi, lui mi mise di nuovo a terra e gli applicai il cerotto sulla ferita abbastanza profonda che si era procurato.
-Ti brucia?- chiesi preoccupata.
-No, va tutto bene- mi aveva risposto, stringendomi da dietro e facendomi cenno di ascoltare la canzone.
Non ero mai stata a distanza così ravvicinata ad un ragazzo.
In quel momento il cuore prese a tamburellarmi nel petto per la gioia, Amanda si stava ancora succhiando la faccia con quello sconosciuto nell’angolo, ubriaca da paura.
Invece io ero con il suo ragazzo Jack, mi stava stringendo, aveva posato la testa sulla mia spalla e sembrava una specie di orso bruno, dolce da morire.
 
Era circa mezzanotte quando il concerto si concluse, la folla iniziò ad uscire fuori dall’enorme spaziale dove si era tenuto il tutto, la maggior parte dei ragazzi erano ubriachi e Amanda era entrata in auto con la comitiva di quel ragazzo, lasciandomi lì impalata con l’enorme paura di non sapere come tornare a casa.
-Quella è una stronza- aveva esclamai Jack quando gli avevo detto di essere seriamente spaventata.
Ero una ragazza troppo ansiosa, troppo ingenua.
-Lei è…è particolare è…-
-Stronza. Tranquilla comunque, non ho bevuto apposta. So com’è fatta Amanda, ti accompagno io a casa-
-Te ne sarei grata- sussurrai, abbassando lo sguardo sulle mie scarpe malandate.
-Sally, si tratta di un passaggio, niente di che-
Mi sorrise, ed io pensai in cuor mio che quel sorriso avrebbe avuto la forza di illuminare l’intera città * .
-E va bene, grazie mille allora-
Jack scrollò le spalle e mi  tenne la mano per tutto il tragitto verso la sua auto, parcheggiata molto lontano da lì.
 
 
-Amanda mi ha detto che hai una band- esclamai non appena fui entrata in macchina, seduta accanto a lui nei sedili anteriori.
-Si, siamo gli All time low e abbiamo avuto un contratto con una casa discografica-
Sgranai gli occhi. –Sul serio?-
-Serissimo! Siamo quattro e spacchiamo tutto, fidati- disse strizzandomi l’occhio , come per fare colpo su di me.
Forse non sapeva che “colpo” l’aveva già fatto quando mi aveva sorriso, durante il concerto.
O meglio, quando mi aveva fatto notare il legame tra i nostri due nomi.
-Figo, allora un giorno verrò a un vostro concerto-
-Ti riserverò un posto in prima fila, Sally-
-Grazie, Jack-
Restammo in silenzio per una manciata di minuti, io avevo lo sguardo fisso sul finestrino, il sonno iniziava a farsi sentire, considerando che non ero solita avere quel tipo di orario.
La mano di Jack invece sembrava non poter stare ferma sul volante, visto che ogni tanto sentivo le sue dita solleticarmi la gamba.
Io non proferivo parola, mi limitavo solo a sorridere perché infondo non mi infastidiva per niente.
Improvvisamente Jack cambiò rotta, accostando alla prima stradina buia e isolata.
Un colpo al cuore mi fece sobbalzare, che cosa voleva fare?
Migliaia di brutti pensieri mi affollarono la mente… ma perché mi ero fidata di uno sconosciuto?
Ora mi avrebbe uccisa, trucidata, violentata…
Immaginai già mia madre piangere sulla tomba, Amanda fare il suo discorso falso al funerale…
La macchina fu ferma, Jack si tolse la cintura di sicurezza ed io mi ritrovai rannicchiata su me stessa ad occhi chiusi…
-Sally?- chiese, ridacchiando.
-Nonfarmidelmale- sussurrai a denti stretti, seriamente spaventata.
- Piccola… oddio, sei così tenera!-
Mi voltai verso di lui e lo guardai negli occhi, ancora con il terrore negli occhi.
-Io…-
-Quando , baciare una persona, è stata una cosa brutta?-
“Vuole baciarmi?” pensai, ma non ebbi il tempo di replicare perché la sua mano si era già fatta strada lungo la mia schiena, si era fermata poco sopra il mio sedere e le sue labbra erano sulle mie.
“Oddio” pensai “Il mio primo bacio…”
Lasciai che premesse la sua bocca sulla mia e ricambiai insicura quel bacio che fu il più bello della mia vita.
Il più ingenuo, il più dolce, il più inaspettato.
Non ricordo nient’altro di quella sera, perché dopo il bacio mi addormentai, crollando nel sonno più profondo.
So solo che al mattino ero nel mio letto, rannicchiata sotto le coperte con ancora le scarpe ai piedi.
Era stato forse un sogno quello?
Ebbi la certezza che fu tutto reale solo perché a Jack doveva essere sfuggito un foglietto dalla tasca, su cui era scritto a caratteri cubitali “Jack will conquer the world”.
Strinsi tra le mani quel bigliettino e tornai a dormire, speranzosa di sognare ancora… di lui , perché una cosa era sicura: Jack forse non avrebbe conquistato il mondo, ma il mio mondo… quello già gli apparteneva.

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Capitolo 2
*** Capitolo 2 ***


Capitolo 2                                               
 
                                                                                                                                     " Don’t make this easy  
                                                                                                                                     I want you to mean it,
                                                                                                                                  Jasey...say you’ll mean it."
                                                    

                                                                                                                                                                 (All time low, "Jasey Rae")
 

 2009
 
Sally
 
 
La folla era in delirio, New York non aveva occhi che per gli All time low.
Ero circondata da ragazzine urlanti, ragazzi ubriachi e davanti ai miei occhi avevo quattro pazzi che sapevano coinvolgere il pubblico come non avevo mai visto prima.
Un cantante con una voce non indifferente, arrapante come pochi e allo stesso tempo dannatamente dolce in acustica, un chitarrista di cui ricordavo fin troppo bene le facce buffe, un bassista muscoloso e senza maglia e un batterista che suona come un matto nella penombra.
Quei quattro ce l’avevano davvero fatta, avevano pubblicato degli album, le loro canzoni erano diventate conosciutissime e anche se Jack Barakat  non mi aveva riservato nessun posto in prima fila quella band mi piaceva da matti.
Ero a quel concerto con il mio ragazzo Nathan, che aveva conosciuto manco a farlo apposta Jack , tramite un amico in comune, un certo Vinny.
Avevo passato la notte a chiedermi come sarebbe potuto essere rivedere Jack, visto che avevo passato numerose estati ancora a sperare che tornasse a Baltimora o qualcosa del genere.
L’effetto era stato peggiore di quanto mi aspettassi perché a vederlo suonare su quel palco acclamato da migliaia di persone mi aveva fatto venire un piccolo colpo al cuore, un crick, un “bang!”, insomma, uno scoppio.
Ovviamente cercavo di non farci troppo caso e mi dimenavo insieme al mio ragazzo a cantare quelle squisite canzoni.
-Cazzo, cazzo, Sally! – esclamava Nathan, mentre io venivo quasi spiaccicata dal troppo pogo.
-Nathan? Cos’hai?-
-Gli All time low spaccano!- gridava lui urlacchiando come una delle ragazzine che si toglievano i reggiseni per lanciarli a Jack , che a quanto pare aveva ancora la fissa delle tette.
 
Alla fine dello show, passata la mezzanotte, il mio ragazzo mi stava trascinando come un sacco di patate verso il backstage dove doveva andare a salutare il suo nuovo amicone Jack.
Io mi ero rifiutata di tenergli compagnia, ma Nathan aveva insistito così tanto che alla fine l’avevo seguito, anche per cercare di non destare sospetti.
Ogni volta che finiva un concerto ricordavo di quando Jack mi aveva accompagnata a casa e allora avevo un po’ di nostalgia, che cercavo di nascondere per bene.
L’enorme stadio dove si erano esibiti gli All time low era semivuoto in quel momento, tutta la folla di fans piangenti ed emozionati si era dissolta nel nulla , ed anche io volevo dissolvermi in quel momento, peccato che non mi era possibile.
Dovevo solo sperare che Jack non si ricordasse di me, infondo ero cambiata tanto!
Cioè, non mettevo più quei ridicoli maglioncini con le renne, avevo messo su qualche chilo e le tette si erano ingrossate, non tantissimo ma…quel che bastava per essere più attraente.
Per rendere i capelli più ordinati avevo fatto la frangetta e dei brufoli nemmeno più l’ombra!
-Sally, a cosa pensi?- domandò Nathan, sventolandomi la mano davanti al viso.
-NIENTE.- dissi mostrandogli un sorriso a 32 denti, un po’ finto ma….comunque efficace.
-Ehilà Nathan!-
Alzai immediatamente lo sguardo, si trattava di Vinny, quell’amico in comune.
-Ciao, come va? Lei è la mia ragazza, Sally-
Alzai la mano in cenno di saluto. –Salve-
-Ciao, venite pure, vi stavamo giusto aspettando-
Nathan mi mostrò un enorme sorriso e mi prese la mano mentre entravamo nel backstage, dove tutti gli organizzatori che avevano contribuito alla realizzazione del concerto stavano sistemando attrezzi, strumenti ecc.
Al primo camerino, proprio dove fuori era scritto a caratteri cubitali BARAKAT, Nathan bussò più volte, insistentemente.
-Io vado dagli altri, vi aspettiamo- esclamò Vinny prendendo a correre verso la fine dello stretto corridoio che portava al resto della band.
-Chi cazzo è?-
Riconobbi quella voce da subito.
-Sono Nathan- rispose il mio ragazzo con quell’espressione da  idiota in volto, caspita, ma perché mi ero messa con quello lì?!
Il cuore prese a battermi a mille quando lentamente quella porta si stava aprendo…
1…2…3
Presi un enorme respiro e… eccolo.
Capelli scompigliati, occhioni da cerbiatto, t-shirt bagnata , fronte sudata e barbetta incolta sulle guance.
Caspita.
-Ehi amico- salutò Nathan con una pacca sulla spalla e mi rivolse uno sguardo sospetto, inarcando le sopracciglia folte e scure.
Anche io lo guardavo in quel modo, ne ero certa, visto che Nate aveva una faccia da punto interrogativo.
-Jack ti presento Sally, la mia ragazza-
Allungai una mano verso quella del chitarrista e ricordai di quando si era ferito con la bottiglia di vetro della birra.
-Io… ti conosco, Sally!-
-Come?- fece il mio ragazzo, guardandomi male.
-Ehm…tre anni fa forse, a una festa forse…noi…- presi a balbettare, agitata e in ansia, ma perché l’aveva detto? Perché?!
 Fortunatamente Alex Gaskarth mi salvò la vita, comparendo magicamente in mezzo a noi proprio nel mentre di una situazione imbarazzante.
-Nathan devi assolutamente venire con me!-
Sorrisi a 32 denti al mio ragazzo e lui se ne andò con il cantante scuotendo la testa più volte.
 
-Tornando a noi…-
-Jack?-
Stavo giocando a fare la gnorri, ma ovviamente non stava andando così bene.
-Sally , tu sei quella del concerto dei Blink, l’amica di Amanda. Ho chiesto a quella troia che fine avessi fatto e mi ha detto che tipo ti eri trasferita in Alabama e…-
Lo bloccai posando una mano sul suo braccio, lui rimase in silenzio e mi guardò con fare interrogativo.
Dovevo ammettere che era proprio carino, a volte si perdeva in una mimica facciale davvero tenerissima.
-Sono davvero stata in Alabama, per dei problemi con…mia madre, io…io ho vissuto lì a lungo- balbettai, quella era una storia che non conosceva nessuno, non me la sentivo di certo di raccontarla a Jack. Non in quel momento, non senza la confidenza necessaria.
-Ah okay allora-
-Adesso ci siamo rincontrati- esclamai portandomi le mani sulla testa, ebbi paura che una strana luce in quel momento stesse facendo brillare i miei occhi, così abbassai lo sguardo.
-Infatti…è tutto così strano. Cosa fai nella vita, Sally?- mi chiese, passandosi un asciugamano tra i capelli scompigliati e bagnati dal sudore e dall’acqua che si era buttato sulla testa durante il concerto.
-Prima di tutto complimenti Jack, tu e All Time Low ce l’avete fatta! Ora siete famosi e una folla di giovani vi acclama…-
-Sally…ti ho chiesto di parlare di te. –
Mi guardò inarcando un sopracciglio, io rimasi ferma immobile a chiedermi il perché della sua obbiezione.
-Scommetto che dopo andrai via, non so se ci vedremo ancora e sinceramente voglio che mi racconti qualcosa di te…-
Non potevo crederci, stava dicendo davvero quella cosa apparentemente….romantica? Era romantica? Cercai di non pensarci troppo, d’altronde avevo un ragazzo, Nathan sarebbe potuto spuntare da un momento all’altro.
-Sto studiando Scienze della Comunicazione al college, ma mi piacerebbe intraprendere la strada nella carriera musicale, ovviamente non come cantante. Per adesso sono manager del gruppo punk rock di Nathan-
-Figo. Molto figo. Beh allora abbiamo la possibilità di rivederci se tutto ti va bene-
Scrollò le spalle, sorridente come suo solito, ed io feci lo stesso.
-Non puoi semplicemente chiedermi il numero, se batti tanto sul “rivederci”?-
Non riuscii a trattenere per me quella domanda, che uscì dalla mia bocca come se niente fosse, come una folata di vento.
-Che ne dici se andiamo a farci un giro da queste parti?-
“Non hai risposto alla mia domanda” pensai, ma per il resto mi limitai ad annuire.
Avevo incontrato Jack Barakat da circa venti minuti e già mi sentivo strana, come se fossi ritornata indietro nel tempo a riprendermi uno dei pochi ricordi felici che avevo avuto.
-Dove andiamo?- gli chiesi e lui si guardò intorno con fare interrogativo.
-E’ molto tardi, ti dispiace se ci mettiamo qui a…chiacchierare?-
-Come due vecchi amici?- Sorrisi e lo seguii, lui si appoggiò alla sua auto con le braccia incrociate.
-No- rispose, sorridendo da gnorri.
-Come no?!-
-Credi davvero che un uomo e una donna possano essere…amici?-
Corrugai la fronte in un’espressione del tutto confusa.
-Ovvio che ci credo!-
-Nah- scosse la testa –I maschi…vogliono sempre portarsi a letto l’amica, capisci?-
-Cosa…cosa dici?!-
Spalancai gli occhi, ciò che diceva mi stava confondendo ancora di più… oh, ma perché ero andata a quel dannato concerto con quel mio dannato fidanzato???
-Dico che per noi ragazzi…un’amica non è mai solo un’amica-
Incrociai le braccia al petto e mi avvicinai a lui, per guardarlo meglio negli occhi mentre faceva quei discorsi.
-Quindi ora tu…ed io…tu…-
-Si, vorrei portarti a letto-
Era tranquillo, talmente tanto che scattai come una molla e gli presi i lembi della t-shirt con le mani, con uno sguardo furioso e i denti stretti.
-SEI UN MAIALE!-
-No! Ho solo detto la verità, Sally!-
-Sei un maiale comunque!-
-E va bene allora…scherzavo, ma non farmi male- borbottò, prendendomi entrambi i polsi per farmi smettere di dargli pugni nello stomaco
Opposi qualche secondo resistenza e poi rimasi immobile, lasciandomi abbracciare da Jack che mi prese tra le sue braccia posando il mento sulla mia testa.
-Non è vero che scherzavi- mormorai, rimanendo ferma ferma come se fossi una specie di gattina tra le sue braccia.
-Ti importa così tanto adesso?-
Alzai lo sguardo per guardarlo negli occhi, quei due pozzi scuri e profondo.
-No, dovevamo chiacchierare no? Allora chiacchieriamo.- dissi accennando un sorriso che probabilmente non vide, visto che stavo con la testa sul suo petto, completamente rannicchiata tra le sue braccia forti.
-Okay beh allora…sono quattro anni che non ci vediamo giusto? Oh cavolo, ti ho riconosciuta subito perché i tuoi occhi non sono per niente cambiati, quindi…-
-Nemmeno tu sei cambiato, voglio dire, ora sei più…figo. Sei una rockstar, le tue fans ti amano..-
-Tu sei una mia fan?-
Rise, ed io lo seguii a ruota.
-Considerami tale, ma non mi spoglierei per te-
Mi lasciò andare improvvisamente , tanto che inciampai e lo guardai torva. –Non c’è bisogno che lo faccia tu, posso farlo anche io-
-Jack?- sospirai, portandomi le mani sul viso per non fargli vedere che ero tremendamente arrossita in quel momento.
-Oh ti prego! Stai sprecando una grande opportunità, al tuo posto altre ragazze già mi sarebbero saltate addosso-
-Io non sono come il resto delle ragazze, caro Barakat!- dissi risoluta, mentre lui mi prendeva le mani per potermi guardare negli occhi, con un sorriso da cucciolo stampato sulle labbra.
-Lo so, lo so. –
-Oh bene!- esclamai, lasciando che lui mi prendesse il volto tra le sue mani grandi e da musicista.
-Che ci fai con quel Nathan?-
-E’ carino, è l’unico ragazzo con il quale sono riuscita a stare dopo tanto tempo…-
Socchiusi gli occhi e ripensai ai motivi che mi avevano spinta , forzatamente, a trasferirmi in Alabama con degli anziani, i miei zii… erano pensieri che mi rattristavano, e probabilmente Jack se n’era accorto, perché cambiò argomento.
-In un film adesso io e te ci saremmo già baciati-
Arricciai il naso in una strana smorfia e lo guardai negli occhi. –Il mio ragazzo potrebbe arrivare da un momento all’altro-
-Sai quanto mi importa di quello?!- borbottò, facendomi ridere così tanto da avere i dolori allo stomaco.
-Non ridere- replicò più tardi dandomi uno scherzoso morso sulla guancia.
-Eh!!!!-
-Sally…-
Mi prese di nuovo il viso tra le sue mani grandi, mi guardò a lungo con i suoi occhi grandi e scuri da cerbiatto e poi mi resi conto che ero nel suo meccanismo, nel suo gioco…ed uscirne sarebbe stato molto, molto difficile.
Non opposi più nessuna resistenza e le sue labbra furono sulle mie prima che potessi focalizzare bene quel momento.
Presi un enorme respiro, lui sorrise e poi ci baciammo.
Non fu solo lui, ma io contribuii attivamente a quel contatto, meraviglioso scambio di sentimenti che non avevo provato con nessun’altro prima d’ora.
Le ginocchia presero a tremarmi , sentii come se stessi per cedere tra le sue braccia, e lui era lì per prendermi, non farmi cadere, stringermi…
Era così diverso.
Senza nemmeno accorgermene la partita l’aveva vinta lui, non avevo scommesso niente e pure in quel momento giocavamo d’azzardo con molto impeto.
Giacevo sui sedili posteriori della sua auto , la stessa che ci aveva visti scambiarci per la prima volta un bacio, ma questa volta era molto di più.
Potevo sentire le sue mani esplorarmi provocandomi brividi lungo la spina dorsale.
Avevo paura, e non se perché era la prima volta che mi trovavo in una situazione del genere oppure perché Nathan, il mio ragazzo, sarebbe potuto arrivare da un momento all’altro.
Un passo dopo l’altro Jack mi condusse per mano verso un’esperienza che non avevo mai sperimentato prima.
E fu bellissimo, perché non sono mai riuscita a cancellare quel ricordo.
Ma come si dice, la notte è arcana e l’alba cancella tutte le meraviglie. La polvere magica che avevamo usato per volare quella notte al mattino era semplicemente polvere grigia e ammassata in un angolo.
Le lacrime iniziarono a rigarmi il volto non appena capii che ovviamente per Jack Barakat era finita lì, che non ero ne la prima ne l’ultima che si sarebbe portato a letto solo perché la testa così gli suggeriva di fare.
Era questione di…testa, non di cuore.
Ed avevo giocato solo io quella carta.
C’ero io, che non ero mai andata con qualcuno senza essere davvero innamorata.
C’ero io, che stavo perdendo lentamente la ragione per quel ragazzo dai capelli scompigliati…
Io… che non ero altro che una delle sue puttane.
-Non farla facile, Sally…- mi diceva, con quell’espressione da bambino stampata in volto… aveva avuto la sua bambola e adesso si era scocciato perché non ero la sua preferita.
-Okay, ho capito, vado via. Addio Jack.-
Queste erano state le sue ultime parole che gli avevo rivolto, mi ero rivestita in fretta e furia ed ero corsa via , ero fuggita  correndo e gettandomi nel primo autobus che mi avrebbe portato a cas
Non avevo nemmeno il coraggio di guardare in faccia il mio ragazzo in quel momento, la vergogna prese il sopravvento su tutto.
Una canzone degli All time low mi rimbombava nella testa… faceva così
“Don’t make this easy, I want you to mean it…
Jasey, say you’ll mean it…
You’re dressed to kill, I’m calling you out, don’t waste your time on me”.
Ecco cos’ero…
L’ennesima Jasey Rae.
 
 
 
 
 
 

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Capitolo 3
*** Capitolo 3 ***


Capitolo 3
                                                                                                                     "You said just friends and no strings
                                                                                                                but that leaves loose ends for old flings
                                                                                                                 get back to old days and old flames
                                                                                                                    you never let burn out."
                                                                                                               
                                                                                                                        
    (All time low, "Return the favor")
                                                                                                               
2013

Jack


-Dobbiamo per forza portarci lei in tour, Matt?!- urlo al nostro manager, oltre che amico, il quale sta organizzando un tour con i fiocchi per il ritorno sulle scene degli All time low.
-Sally Parker è brava, bella e talentuosa. Non ho nessun altro!- esclama lui in risposta, agitandomi davanti agli occhi un articolo del Rolling Stones che parla proprio di Sally.
Sally Parker. Proprio lei. La ragazza-maledizione che incontro ogni quattro anni e che porta scompiglio nella mia dannata vita ogni santa volta.
-Che ne dici dei One Direction?? Harry… quello è un pezzo di figo!-
Matt alza gli occhi al cielo e sbuffa, ho appena sparato una cazzata e me ne rendo conto.
-Credo che le vostre fan non saranno più così felici se ad aprire i vostri concerti ci saranno i One Direction, caro Barakat-
Prendo un enorme respiro e mi gratto la nuca, dalla porta della nostra camera d’albergo fa capolino Alex, il quale mi sorride a trentadue denti, chiedendomi con un cenno che problema mi sta affliggendo.
-Matt vuole che ad aprire i nostri concerti  sia Sally Parker-
-Lo so, è grandioso! Quella ragazza ha grinta da vendere-
-Contavo su di te, Lex- farfuglio, mentre Matt sorride soddisfatto e batte il cinque a Gaskarth.
-Sono fregato, non è vero?-
-Si amico. Vedrai che non ci pensa nemmeno a te, tranquillo-
Il mio migliore amico cerca di consolarmi, ma non ci riesce proprio bene visto che mi porto le mani sulla testa come per sopprimere tutti i brutti pensieri.
-Ho paura che lei non voglia nemmeno vedermi!-
-Non sei costretto a dormire con lei, la sistemiamo con la sua manager in una zona del tour bus distante da te, va bene ?- interviene Matt, salutandomi con una pacca sulla spalla e sparendo via dalla camera.
Mi butto sul letto e prendo un cuscino per portarmelo davanti al volto.
Ho fatto un gran guaio. Non tanto nel 2004…o 2005, non ricordo bene, quanto quattro anni fa.
Non avrei mai dovuto farlo con Sally, non se le mie intenzioni erano quelle di abbandonarla al suo destino il mattino seguente.
-Jack, ascoltami. Non puoi crogiolarti in questo dolore troppo a lungo però eh…-
Guardo Alex negli occhi, è sempre vispo e simpatico come sempre, riesce a cogliere un lato positivo in ogni cosa e forse dovrei ritornare ad essere anche io così.
Sono molto famoso per la mia fama di idiota, di dodicenne in un corpo da venticinquenne, sono una specie di clown…eppure, quando si tratta di Sally so essere davvero serio.
Non avevo la coscienza pulita, ed ogni volta che ci ripenso sto male.
-Va bene, direi di… andare a berci un bel po’ di birre ora. Così non ci penso-
-Perfetto, recuperiamo Zack e Rian e andiamo-
-Ben detto!- esclamo, con la speranza che qualche Stella possa farmi scordare i conti con il destino che dovrò affrontare il mattino seguente, quando partiremo per il tour. E quando Sally Parker, a distanza di anni, busserà di nuovo alla mia porta, con quel sorriso che no ho saputo dimenticare.
 
-MARTHA, CAZZO. NON MI AVEVI DETTO CHE ERANO GLI ALL TIME LOW.-
Sento qualcuno gridare ripetutamente questa frase e, avendo da subito riconosciuto la voce stridula e femminile, mi nascondo dietro Zack che con la sua muscolatura mi da una certa sicurezza.
-Jack, hai paura di una ragazza?- chiede il bassista, ed io rispondo con un sorriso forzato.
“Sono terrorizzato, non ho paura!” penso, nel sentire ancora Sally che per poco non tira i capelli della sua manager e la licenzia… sono spaventato anche per quella povera ragazza, sinceramente.
-Oddio Jack, la vedo proprio brutta- mi dice Matt passandomi accanto.
Gli mostro il dito medio, è tutto ciò che si merita. Sapeva benissimo dei precedenti accaduti tra me e Sally e il fatto che aveva combinato me e lei in un tour… era stato davvero cattivo da parte sua. Non gliel’avrei mai perdonato, ma nonostante queste non ci davamo a botte…come invece stavano facendo Sally e la sua manager Martha Collins.
-Beh ragazzi, siete pronti?- esclama Matt con un enorme sorriso, quando la scenetta tra le due donne è quasi finita ci avviciniamo a loro ed io cerco di tenere sempre lo sguardo basso, concentrato sull’asfalto grigio delle strade di Baltimora.
-Certo, scusami se la  mia bambina capricciosa si fa sentire- dice Martha a denti stretti, è una ragazza proprio bella, ha i capelli lunghi e scuri, gli occhi marroni e un fisico da paura.
Sally è dietro di lei, le braccia incrociate al petto e un broncio esorbitante.
Non appena la vedo sento qualcosa muoversi dentro di me. Non so se è vergogna oppure ammirazione, infondo i suoi occhi grandi e nocciola sono ancora lì, a celare chissà quale segreto.
Sally non si era mai mostrata davvero con me, sapevo così poco di lei e l’avevo lasciata fuggire via…quel pensiero mi rammaricava ogni giorno sempre di più, e non sapevo cosa farci.
-Va tutto bene- dice Matt alla collega e i due iniziano a parlare di date, città, eventi…roba che non mi interessava più di tanto, non in quel momento.
Alex , Zack e Rian erano impegnati a discutere proprio con Martha e Matt, ma gli unici distanti miglia eravamo io e Sally, entrami fingevamo che non fosse successo niente, eppure continuavo a sentire un peso sulla coscienza, un senso di accidia, di impotenza…
-Ciao Sally, ti ricordi di me?-
Alex si volta verso la ragazza e le rivolge la parola. Mi gratto la nuca nervoso mentre il mio amico mi fa cenno di avvicinarmi, come quando alle elementari vuoi far pace con il tuo compagno di banco ma hai troppo orgoglio per recarti da lui da solo e allora chiedi aiuto al tuo migliore amico…
Ma non ero più un bambino, quindi l’atteggiamento di Lex mi fece solo irritare.
-Certo, Alex. Come stai?-
Gli sorride e si avvicina per salutarlo con un abbraccio, ignorandomi completamente.
-Che mi dici di Nathan?-
“Oh, quel coglione del suo ragazzo…” penso, nervoso.
-Era il mio bassista fino a… cinque giorni fa. –
-E…?-
-Si deve sposare.-
Alex spalanca gli occhi. –Cosa?-
-Esatto. Beh fatti suoi, è stato rimpiazzato-
Sorride, sembra così matura adesso, così cresciuta… I suoi capelli sono lunghi e castani, sulle punte schiariti dal sole. Probabilmente è stata al mare di recente perché ha le guance rosse e le braccia dorate.
E’ molto bella.
-Beh non pensarci, vedrai che ci divertiremo un mondo- le dice Gaskarth, sorridendo e poi voltandosi di nuovo verso Matt e gli altri.
Il momento imbarazzante durò ancora molto, per fortuna il tour bus arrivò e noi ci buttammo immediatamente dentro, non avrei resistito un momento di più a stare lì a guardarla, a fingere che non fosse mai successo niente, che non ci fossimo mai visti prima.
 
 
 
La farsa durò molto poco.
Eravamo partiti da circa due ore e mancava poco per giungere a New York.
Rian già dormiva, aveva il sonno molto facile e tra l’altro russava da morire. Zack stava giocando alla playstation con Alex, a quanto pare stava perdendo il mio migliore amico, perché lo sentivo lamentarsi da matti.
Io ero in cucina con la testa appoggiata sulla tastiera del mio portatile, pronto a Twittare la prima cosa intelligente che mi fosse passata nella mente.
Ovviamente questa “cosa” non succede.
Rimango fermo immobile, inizio ad avere una certe sete e infatti mi alzo e prendo dal frigo una birra fresca, la stappo e iniziò a bere. Il liquido freddo mi congela la gola e mi da una sensazione di sollievo.
Quando sento dei passi felpati provenire dall’altra “stanza” mi irrigidisco e poso la bottiglia di birra sulla tavola. Mi siedo di nuovo e spengo il computer direttamente da vicino.
-Disturbo?-
Quella voce mi fa sobbalzare, deglutisco e borbotto un “avanti, non disturbi” quasi a me stesso.
La riconosco fin troppo bene. E’ sull’uscio della porta e mi guarda dalla testa ai piedi.
E’ strano come anni prima mi diceva di non voler essere una cantante. Mentre adesso me la ritrovavo star acclamata da migliaia di ragazzine che volevano imitarla.
Lei era lì in quel momento , con i suoi capelli lunghi e castani, gli occhi nocciola e un sorriso sghembo stampato sul volto.
-Ciao Jack- dice, avvicinandosi al tavolo e sedendosi proprio di fronte a me.
-Ehi- mi limito a dire, poi la guardo negli occhi e la trovo quasi triste. –Sally, questa volta nessuno mi ha detto “Jack ti presento Sally”-
Accenna una risata e io ne sono felice, a quanto pare le mie battute idiote fanno ancora effetto.
-Perché ormai non ce n’è bisogno. Tutti sanno tutto, Jack.-
Il suo tono è fermo, quasi duro, caustico…non si muove. E’ tesa come una corda di chitarra, il sorriso che aveva in volto è sparito.
-Sal…mi dispiace, io ti assicuro che non volevo, non avrei mai dovuto quella sera…-
Mi ferma, posando una mano sul mio braccio, che al suo tocco istintivamente ritraggo.
-Ti prego, risparmiami queste frasi già fatte, dette e stradette… ho riflettuto a lungo durante queste due ore e sono arrivata a una conclusione. Il non salutarci è molto infantile, farci dispetti rovinerebbe il lavoro… infondo non stiamo in vacanza, quindi… propongo di lasciarci tutto alle spalle e far finta di niente-
La fermezza con la quale fa quel discorso quasi mi spaventa.
-Finta di niente?- domando, e tutti i muri che si era creata crollando, perché vedo i suoi occhi brillare e sono sicuro che non si tratti della luce a neon.
-Come se non ci fossimo mai visti prima.-
La voce ha perso l’elasticità di un attimo prima, vorrei abbracciarla ma c’è qualcosa che mi ferma.
Non è la cosa giusta da fare.
-Va bene… va bene.-
Rimaniamo entrambi in silenzio.
Non so cosa dire. Mi sento un coglione in questo momento, non riesco a battere ciglio, sono così infantile certe volte… Sally è così distante, i suoi occhi sono vitrei adesso. Spero con tutto il cuore che nessuno venga in questo momento, o morirei di vergogna.
-Beh, io sono Jack Barakat comunque- dico accennando un sorriso infantile, spero di farla ridere con questa battuta ma ovviamente non ci riesco.
-Piacere di conoscerti, io sono Sally Parker- dice in tono spento, poi si alza e la vedo sparire lungo il corridoio che porta ai divanetti del tour bus.
Sospiro e mi abbandono ad altre birre, come se l’alcol potesse aiutarmi a superare una delle cazzate della mia vita.
E’ infantile da parte mia consolarmi con degli alcolici, eppure è l’unica cosa che so fare.Jack
-Dobbiamo per forza portarci lei in tour, Matt?!- urlo al nostro manager, oltre che amico, il quale sta organizzando un tour con i fiocchi per il ritorno sulle scene degli All time low.
-Sally Parker è brava, bella e talentuosa. Non ho nessun altro!- esclama lui in risposta, agitandomi davanti agli occhi un articolo del Rolling Stones che parla proprio di Sally.
Sally Parker. Proprio lei. La ragazza-maledizione che incontro ogni quattro anni e che porta scompiglio nella mia dannata vita ogni santa volta.
-Che ne dici dei One Direction?? Harry… quello è un pezzo di figo!-
Matt alza gli occhi al cielo e sbuffa, ho appena sparato una cazzata e me ne rendo conto.
-Credo che le vostre fan non saranno più così felici se ad aprire i vostri concerti ci saranno i One Direction, caro Barakat-
Prendo un enorme respiro e mi gratto la nuca, dalla porta della nostra camera d’albergo fa capolino Alex, il quale mi sorride a trentadue denti, chiedendomi con un cenno che problema mi sta affliggendo.
-Matt vuole che ad aprire i nostri concerti  sia Sally Parker-
-Lo so, è grandioso! Quella ragazza ha grinta da vendere-
-Contavo su di te, Lex- farfuglio, mentre Matt sorride soddisfatto e batte il cinque a Gaskarth.
-Sono fregato, non è vero?-
-Si amico. Vedrai che non ci pensa nemmeno a te, tranquillo-
Il mio migliore amico cerca di consolarmi, ma non ci riesce proprio bene visto che mi porto le mani sulla testa come per sopprimere tutti i brutti pensieri.
-Ho paura che lei non voglia nemmeno vedermi!-
-Non sei costretto a dormire con lei, la sistemiamo con la sua manager in una zona del tour bus distante da te, va bene ?- interviene Matt, salutandomi con una pacca sulla spalla e sparendo via dalla camera.
Mi butto sul letto e prendo un cuscino per portarmelo davanti al volto.
Ho fatto un gran guaio. Non tanto nel 2004…o 2005, non ricordo bene, quanto quattro anni fa.
Non avrei mai dovuto farlo con Sally, non se le mie intenzioni erano quelle di abbandonarla al suo destino il mattino seguente.
-Jack, ascoltami. Non puoi crogiolarti in questo dolore troppo a lungo però eh…-
Guardo Alex negli occhi, è sempre vispo e simpatico come sempre, riesce a cogliere un lato positivo in ogni cosa e forse dovrei ritornare ad essere anche io così.
Sono molto famoso per la mia fama di idiota, di dodicenne in un corpo da venticinquenne, sono una specie di clown…eppure, quando si tratta di Sally so essere davvero serio.
Non avevo la coscienza pulita, ed ogni volta che ci ripenso sto male.
-Va bene, direi di… andare a berci un bel po’ di birre ora. Così non ci penso-
-Perfetto, recuperiamo Zack e Rian e andiamo-
-Ben detto!- esclamo, con la speranza che qualche Stella possa farmi scordare i conti con il destino che dovrò affrontare il mattino seguente, quando partiremo per il tour. E quando Sally Parker, a distanza di anni, busserà di nuovo alla mia porta, con quel sorriso che no ho saputo dimenticare.
 
-MARTHA, CAZZO. NON MI AVEVI DETTO CHE ERANO GLI ALL TIME LOW.-
Sento qualcuno gridare ripetutamente questa frase e, avendo da subito riconosciuto la voce stridula e femminile, mi nascondo dietro Zack che con la sua muscolatura mi da una certa sicurezza.
-Jack, hai paura di una ragazza?- chiede il bassista, ed io rispondo con un sorriso forzato.
“Sono terrorizzato, non ho paura!” penso, nel sentire ancora Sally che per poco non tira i capelli della sua manager e la licenzia… sono spaventato anche per quella povera ragazza, sinceramente.
-Oddio Jack, la vedo proprio brutta- mi dice Matt passandomi accanto.
Gli mostro il dito medio, è tutto ciò che si merita. Sapeva benissimo dei precedenti accaduti tra me e Sally e il fatto che aveva combinato me e lei in un tour… era stato davvero cattivo da parte sua. Non gliel’avrei mai perdonato, ma nonostante queste non ci davamo a botte…come invece stavano facendo Sally e la sua manager Martha Collins.
-Beh ragazzi, siete pronti?- esclama Matt con un enorme sorriso, quando la scenetta tra le due donne è quasi finita ci avviciniamo a loro ed io cerco di tenere sempre lo sguardo basso, concentrato sull’asfalto grigio delle strade di Baltimora.
-Certo, scusami se la  mia bambina capricciosa si fa sentire- dice Martha a denti stretti, è una ragazza proprio bella, ha i capelli lunghi e scuri, gli occhi marroni e un fisico da paura.
Sally è dietro di lei, le braccia incrociate al petto e un broncio esorbitante.
Non appena la vedo sento qualcosa muoversi dentro di me. Non so se è vergogna oppure ammirazione, infondo i suoi occhi grandi e nocciola sono ancora lì, a celare chissà quale segreto.
Sally non si era mai mostrata davvero con me, sapevo così poco di lei e l’avevo lasciata fuggire via…quel pensiero mi rammaricava ogni giorno sempre di più, e non sapevo cosa farci.
-Va tutto bene- dice Matt alla collega e i due iniziano a parlare di date, città, eventi…roba che non mi interessava più di tanto, non in quel momento.
Alex , Zack e Rian erano impegnati a discutere proprio con Martha e Matt, ma gli unici distanti miglia eravamo io e Sally, entrami fingevamo che non fosse successo niente, eppure continuavo a sentire un peso sulla coscienza, un senso di accidia, di impotenza…
-Ciao Sally, ti ricordi di me?-
Alex si volta verso la ragazza e le rivolge la parola. Mi gratto la nuca nervoso mentre il mio amico mi fa cenno di avvicinarmi, come quando alle elementari vuoi far pace con il tuo compagno di banco ma hai troppo orgoglio per recarti da lui da solo e allora chiedi aiuto al tuo migliore amico…
Ma non ero più un bambino, quindi l’atteggiamento di Lex mi fece solo irritare.
-Certo, Alex. Come stai?-
Gli sorride e si avvicina per salutarlo con un abbraccio, ignorandomi completamente.
-Che mi dici di Nathan?-
“Oh, quel coglione del suo ragazzo…” penso, nervoso.
-Era il mio bassista fino a… cinque giorni fa. –
-E…?-
-Si deve sposare.-
Alex spalanca gli occhi. –Cosa?-
-Esatto. Beh fatti suoi, è stato rimpiazzato-
Sorride, sembra così matura adesso, così cresciuta… I suoi capelli sono lunghi e castani, sulle punte schiariti dal sole. Probabilmente è stata al mare di recente perché ha le guance rosse e le braccia dorate.
E’ molto bella.
-Beh non pensarci, vedrai che ci divertiremo un mondo- le dice Gaskarth, sorridendo e poi voltandosi di nuovo verso Matt e gli altri.
Il momento imbarazzante durò ancora molto, per fortuna il tour bus arrivò e noi ci buttammo immediatamente dentro, non avrei resistito un momento di più a stare lì a guardarla, a fingere che non fosse mai successo niente, che non ci fossimo mai visti prima.
 
 
 
La farsa durò molto poco.
Eravamo partiti da circa due ore e mancava poco per giungere a New York.
Rian già dormiva, aveva il sonno molto facile e tra l’altro russava da morire. Zack stava giocando alla playstation con Alex, a quanto pare stava perdendo il mio migliore amico, perché lo sentivo lamentarsi da matti.
Io ero in cucina con la testa appoggiata sulla tastiera del mio portatile, pronto a Twittare la prima cosa intelligente che mi fosse passata nella mente.
Ovviamente questa “cosa” non succede.
Rimango fermo immobile, inizio ad avere una certe sete e infatti mi alzo e prendo dal frigo una birra fresca, la stappo e iniziò a bere. Il liquido freddo mi congela la gola e mi da una sensazione di sollievo.
Quando sento dei passi felpati provenire dall’altra “stanza” mi irrigidisco e poso la bottiglia di birra sulla tavola. Mi siedo di nuovo e spengo il computer direttamente da vicino.
-Disturbo?-
Quella voce mi fa sobbalzare, deglutisco e borbotto un “avanti, non disturbi” quasi a me stesso.
La riconosco fin troppo bene. E’ sull’uscio della porta e mi guarda dalla testa ai piedi.
E’ strano come anni prima mi diceva di non voler essere una cantante. Mentre adesso me la ritrovavo star acclamata da migliaia di ragazzine che volevano imitarla.
Lei era lì in quel momento , con i suoi capelli lunghi e castani, gli occhi nocciola e un sorriso sghembo stampato sul volto.
-Ciao Jack- dice, avvicinandosi al tavolo e sedendosi proprio di fronte a me.
-Ehi- mi limito a dire, poi la guardo negli occhi e la trovo quasi triste. –Sally, questa volta nessuno mi ha detto “Jack ti presento Sally”-
Accenna una risata e io ne sono felice, a quanto pare le mie battute idiote fanno ancora effetto.
-Perché ormai non ce n’è bisogno. Tutti sanno tutto, Jack.-
Il suo tono è fermo, quasi duro, caustico…non si muove. E’ tesa come una corda di chitarra, il sorriso che aveva in volto è sparito.
-Sal…mi dispiace, io ti assicuro che non volevo, non avrei mai dovuto quella sera…-
Mi ferma, posando una mano sul mio braccio, che al suo tocco istintivamente ritraggo.
-Ti prego, risparmiami queste frasi già fatte, dette e stradette… ho riflettuto a lungo durante queste due ore e sono arrivata a una conclusione. Il non salutarci è molto infantile, farci dispetti rovinerebbe il lavoro… infondo non stiamo in vacanza, quindi… propongo di lasciarci tutto alle spalle e far finta di niente-
La fermezza con la quale fa quel discorso quasi mi spaventa.
-Finta di niente?- domando, e tutti i muri che si era creata crollando, perché vedo i suoi occhi brillare e sono sicuro che non si tratti della luce a neon.
-Come se non ci fossimo mai visti prima.-
La voce ha perso l’elasticità di un attimo prima, vorrei abbracciarla ma c’è qualcosa che mi ferma.
Non è la cosa giusta da fare.
-Va bene… va bene.-
Rimaniamo entrambi in silenzio.
Non so cosa dire. Mi sento un coglione in questo momento, non riesco a battere ciglio, sono così infantile certe volte… Sally è così distante, i suoi occhi sono vitrei adesso. Spero con tutto il cuore che nessuno venga in questo momento, o morirei di vergogna.
-Beh, io sono Jack Barakat comunque- dico accennando un sorriso infantile, spero di farla ridere con questa battuta ma ovviamente non ci riesco.
-Piacere di conoscerti, io sono Sally Parker- dice in tono spento, poi si alza e la vedo sparire lungo il corridoio che porta ai divanetti del tour bus.
Sospiro e mi abbandono ad altre birre, come se l’alcol potesse aiutarmi a superare una delle cazzate della mia vita.
E’ infantile da parte mia consolarmi con degli alcolici, eppure è l’unica cosa che so fare.

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