This is history, right here, right now...

di Windofchange
(/viewuser.php?uid=278720)

Disclaimer: Questo testo proprietà del suo autore e degli aventi diritto. La stampa o il salvataggio del testo dà diritto ad un usufrutto personale a scopo di lettura ed esclude ogni forma di sfruttamento commerciale o altri usi improri.


Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Questione di attimi ***
Capitolo 2: *** Quando tutto cambia ***
Capitolo 3: *** Visite ***
Capitolo 4: *** Verità nascoste ***
Capitolo 5: *** Caos ***
Capitolo 6: *** Fantasmi ***
Capitolo 7: *** Brutti ricordi ***
Capitolo 8: *** Ferite aperte ***
Capitolo 9: *** Pensieri e parole ***
Capitolo 10: *** Ricaduta ***
Capitolo 11: *** Distruzione ***
Capitolo 12: *** Confusione ***



Capitolo 1
*** Questione di attimi ***


1.        Questione di attimi
 
 
NOEL
 
Era una  sera come tante altre. O almeno così sembrava.
Noel era appena rientrato a casa, dopo una serata passata a chiacchierare davanti a una bionda media con il suo produttore. Avevano parlato del tour appena concluso, e a quanto sembrava non era andato così bene dal punto di vista del fatturato. Certo non erano più i tempi dei concerti degli Oasis, questo Noel lo sapeva, ma era contento di poter fare finalmente la sua musica senza quel pazzo di suo fratello.

-Ciao amore- gli sussurrò nel dormiveglia Sarah sentendolo entrare in camera.
-Ciao tesoro-, gli rispose Noel sottovoce dopo essere andato a controllare i bambini che dormivano nella loro camera. Si infilò nel letto accanto a Sarah abbracciandola e si addormentò.
 
Dopo un' ora circa una musica lontana sembrava voler entrare nella testa di Noel. Inizialmente pensava fosse solo una musica in sottofondo nel suo sogno, che era confuso e senza un significato logico, ma poi la musica si fece sempre più insistente e sempre più forte, fino a quando si accorse che il suono non veniva dalla sua testa ma dal cellulare sul comodino, che per sbaglio aveva lasciato acceso.
Prima di rispondere guardò l’ora. Le 4:15…chi poteva chiamarlo a quell’ora?? Il numero sul display era sconosciuto, ma qualcosa gli disse di rispondere alla telefonata.
 
-Pronto?- fece Noel con la bocca ancora impastata e la voce non proprio da cantante rock.
-Noel Gallagher?-
-Si sono io, chi è?-
-Sono il dottor  Haller del GS Hospital. Volevamo informala che sua madre è ricoverata nel reparto di rianimazione, questa notte ha avuto un malore e adesso è sotto controllo qui da noi-  

Noel non riuscì a proferire parola, ma penso che gli sarebbe fottutamente piaciuto che quella musica fosse stata davvero solo il sottofondo di un suo sogno.
 
 
LIAM
 
Dio com’era sbronzo.
Era completamente ubriaco e se n’era accorto quando qualcuno (non ricordava assolutamente chi fosse) gli chiese di intonare una delle sue canzoni più famose e lui non si ricordava nemmeno le parole.
Il locale era pieno di gente, Nicole aveva deciso di stare a casa con i bambini ma lui aveva preferito uscire.
Di certo non pensava di arrivare a fine serata completamente ciucco.
“Ehi Liam, dove cazzo vai?” chiese allegro Jim, uno che conosceva da poco ma che era diventato un assiduo compagno di bevute nelle sue serate al pub.
“Al cesso, perché, devo chiedere il permesso?” sbiascicò il cantante.

Si fece strada tra la folla, pestando qualche piede e ricevendo qualche gomitata, poi quando finalmente raggiunse i bagni si chiuse dentro e vomitò tutto quello che aveva in corpo. Aveva di nuovo esagerato, cazzo. Sperò che non ci fosse in giro nessun paparazzo se no domani sarebbe stato su tutti i giornali e sua madre l’avrebbe chiamato disperata ricordandogli che a quarant’anni suonati si comportava ancora come un ragazzino di sedici. Per non parlare di quel bastardo di Noel, che peggio ancora, avrebbe dichiarato a tutti i giornali quanto fosse insostenibile lavorare insieme a uno che pensa solo a bere  e a drogarsi.
Rimase dentro al bagno un quarto d’ora circa, seduto sul pavimento sudicio e con questi pensieri che gli giravano per la testa. Pensare a Noel lo faceva ancora star male, mai si sarebbe aspettato che il fratello abbondonasse la band e che, soprattutto, abbandonasse lui.
Si rialzò a fatica, ora le gambe reggevano un po’ di più, si sciacquò la faccia ed uscì dal bagno.
Passò giusto a salutare Jim e qualche altro amico e poi s’incamminò verso l’uscita, aveva bisogno di aria fresca e di farsi una fottuta dormita.

Grazie a Dio casa sua distava solo dieci minuti dal locale, se no non ce l’avrebbe mai fatta  a tornare indietro nello stato in cui era. Quando finalmente vide il portone di casa sua tirò fuori le chiavi, le guardò tutte una ad una e quando trovo quella giusta la infilò nella toppa, o meglio, fece vari tentativi finchè senti un “click” famigliare.
Proprio mentre stava per raggiungere l’ingresso il telefono squillò.
“Chi cazzo è che rompe i coglioni a quest’ora” disse a denti stretti tirando fuori il cellulare dalla tasca. Era un numero che non conosceva, quindi decise che era troppo ubriaco per rispondere e che chiunque fosse avrebbe aspettato. Zoppicando entrò in camera da letto, si tolse la maglietta e si sdraiò sul letto senza neanche infilarsi sotto le coperte. 

Ritorna all'indice


Capitolo 2
*** Quando tutto cambia ***


2.       Quando tutto cambia


 
NOEL


 
Nonostante il medico gli avesse detto di non precipitarsi in ospedale, Noel si era già alzato per prepararsi ad uscire.
Non gli importava che fino alle 9 non potesse vedere sua madre, avrebbe aspettato fuori ma almeno sarebbe stato lì vicino a lei. Che poi non aveva mai capito a che cazzo servivano gli orari di visita negli ospedali, cioè se uno alle sei del mattino vuole andare a trovare qualcuno che non sta bene non può? Ma che cazzo di regola è??
-Amore,  vuoi che vengo con te?- chiese Sarah visibilmente agitata.
Anche per lei il risveglio non era stato dei migliori. Voleva bene a sua suocera, una donna forte che aveva cresciuto tre figli da sola e che nonostante il successo planetario dei figli non si era mai montata la testa.
- No tesoro tu stai a casa coi bambini, io ho già chiamato Paul, anche lui sta andando là quindi non sarò da solo-
La mano di Noel tremava mentre si allacciava la cintura dei pantaloni e Sarah se ne accorse. Si alzò dal letto e lo abbracciò. – Amore stai tranquillo, vedrai che si riprenderà in fretta-
-Speriamo- fu la risposta del cantante. Non era mai stato un tipo molto espansivo, specialmente quando qualcosa lo preoccupava. Preferiva di gran lunga tenersi tutto dentro e sfogarsi attraverso le sue canzoni.
Finì di vestirsi, andò in bagno giusto per darsi una lavata e in meno di cinque minuti era pronto. Torno in camera per prendere il portafoglio che aveva dimenticato sul comodino.
-Ma Liam lo sa?-chiese lei con un filo di voce, lo sguardo basso come se avesse paura di fare una domanda sbagliata al momento sbagliato.
Noel era ancora girato di schiena, con il portafoglio tra le mani. Non si mosse, ma dopo qualche secondo disse -Non ne ho idea-.
-Noel, per favore, chiamatelo, dopotutto è sua madre-
-Magari l’ha già chiamato Paul, o sicuramente l’ospedale, di certo non sarò io ad avvertirlo, non sono mica il suo cazzo di segretario- si girò a guardare la moglie, con uno sguardo infastidito ed irritato allo stesso tempo. Non capiva perché gli facesse ancora certe domande, lo sapeva che da più di tre anni a questa parte c’erano stati ben pochi contatti tra i due, quindi certe domande non avevano senso. Lo facevano solo incazzare.
 
Prese il giubbotto dall’attaccapanni. -Io vado- disse baciandola sulla guancia -ci vediamo dopo se vieni lì. Per il momento non dire nulla ai bambini, almeno finché non ci dicono nulla di più preciso ok? E cerca di dormire qualche ora almeno tu- La sua espressione si era addolcita, mentre le accarezzava i capelli.
-Ok, tranquillo- lo abbracciò -chiamami se hai bisogno-. Noel uscì, prese il telefono e chiamò Paul.
 -Ehi, sei già lì?-
-No sto andando adesso, mi metto le scarpe ed esco di casa tu?-
-Sono appena uscito, ci vediamo lì tra dieci minuti? -
-D’accordo-
 
 
LIAM
 
Nicole si avvicinò con cautela, mordicchiandogli l’orecchio. Con l’altra mano gli accarezzava il petto, ma Liam sembrava dormire beatamente senza accorgersi di nulla. Erano le nove, ma per Liam potevano essere si e no le cinque del mattino talmente aveva sonno. Era sempre così quando faceva nottata in giro per locali, anche se raramente in vita sua si era alzato dopo le dieci del mattino.
-Ehi Liam- gli sussurrò dolcemente -svegliati dai, io tra un po’ devo uscire, poi è tutta la mattina che ti suona il telefono-
Aprì a fatica un occhio, la luce era fastidiosissima, ma le effusioni di Nicole cominciavano a fargli effetto.
Si girò verso di lei e l’abbraccio -Ciao gattina, vieni qui- le sue mani percorrevano il  corpo ancora tonico della moglie, ma una presa decisa sul suo polso lo bloccò. -No, no, non c’è tempo adesso, devo prepararmi e uscire, se ti ricordi abbiamo dei figli e devono andare a scuola, mica posso poltrire tutto il giorno come te!- disse alzandosi di scatto dal letto.

Il telefono di Liam squillò di nuovo.
-Cazzo Liam rispondi a quel dannato telefono prima che lo sbatta fuori dalla finestra-.
Notò che aveva dormito con i jeans addosso e che il suo cellulare si trovava ancora in tasca. Forse il numero che lo stava chiamando era quello che aveva già tentato di chiamarlo ieri notte.
-Pronto- rispose il cantante.
-Buongiorno, sono il dottor Heller del GS Hospital. Volevamo informala che sua madre è stata ricoverata qui questa notte a causa di un malore, avevo già tentato di chiamarla prima per avvisarla. Adesso è sotto controllo nel reparto di rianimazione-.
 
 
 

Ritorna all'indice


Capitolo 3
*** Visite ***


3.       Visite



NOEL
 
Noel e Paul camminavano fianco a fianco nel lungo corridoio dell’ospedale. Il reparto di rianimazione si trovava al primo piano,  dopo un atrio costituito da una specie di centro informazioni e di vari slogan salutistici appesi al muro. Lo sguardo di Noel si focalizzò sulla classica scritta “il fumo uccide”, e pensò come facesse ad essere ancora vivo, dopo tutte le sigarette e le varie droghe che aveva assunto fino ad oggi.

-Scusi, stiamo cercando Peggy Gallgher, ci hanno avvertito che è stata ricoverata qui stanotte-  disse Paul alla prima infermiera che vide passare nel corridoio.
-Ah, si eccovi… certo, seguitemi- la donna sembrò un attimo spiazzata e le sue guance diventarono leggermente rosse. Probabilmente non aveva a che fare tutti i giorni con delle rock star nel suo reparto.
Li guidò verso un corridoio più piccolo, dicendo che proprio per evitare l’assalto dei giornalisti avevano posizionato loro madre più lontano possibile dal corridoio principale. La stanza era la numero 6, ma l’infermiera disse loro che dentro potevano stare solo dieci minuti perché la donna non doveva affaticarsi.
A Noel tremavano le gambe, e si sentiva lo stomaco completamente sottosopra.

Entrarono, e subito si accorsero che Peggy era cosciente. Era immobile, pallida, ma appena vide i due figli entrare il sorriso di sempre le illuminò il viso.
-Noel, Paul, siete arrivati!- disse la donna con un filo di voce.
I figli si posizionarono subito uno da un lato e uno dall’altro lato del letto, stringendole le mani.
-Si mamma siamo qui. Come stai? Ci hai fatto morire di paura!- iniziò Noel abbassandosi sul letto e baciando la madre in fronte.
-Sto bene adesso, non preoccupatevi-
-No mamma, d’ora in poi tu non starai più a casa da sola, verrai a vivere a casa di uno di noi- proseguì Paul che nel frattempo prese una sedia e si riposizionò a lato del letto.
Noel penso che in quel “uno di noi” rientrava anche Liam: d’un tratto si immaginò la scena di suo fratello che rientrava a casa alle sei del mattino vomitando e sua mamma che appena sveglia faceva stretching  e si preparava il the per colazione... Sicuramente la convivenza non avrebbe funzionato.
-Ma figurati se io vengo a vivere da voi. Sarei soltanto un impiccio. E poi io voglio continuare a vivere come e dove ho sempre vissuto, lo sapete- rispose prontamente la donna.
 Eccola, non si smentiva mai mamma Peggy. Non avrebbe abbandonato Burnage e  la sua casa per nulla al mondo. Anche quando i figli le avevano proposto di trasferirsi in nuova casa pagata completamente con i soldi del loro successo, lei aveva scosso il capo testarda come sempre.  Forse era anche questo lato del suo carattere che la rendeva una donna tanto speciale.
-C’è anche Liam?-
-Arriverà mamma- disse Paul troncando sul nascere ogni possibile domanda. La madre soffriva molto della situazione che si era creata tra i due fratelli, ma nonostante avesse più volte cercato di fare da intermediaria come in passato, questa volta non ci era riuscita. La testardaggine era una delle cose che i suoi figli avevano preso da lei, ma non pensava fino a questo punto.
I dieci minuti passarono e l’infermiera entrò in stanza per ribadire che adesso la donna aveva bisogno di un po’ di risposo.
-Mamma siamo qui fuori, non ce ne andiamo. Tu ora dormi un po’, se hai bisogno basta che fai un fischio- disse scherzando Noel.
-Ok- acconsentì Peggy.
I figli si avviarono verso la porta, ma proprio quando erano sulla soglia la madre chiamò a sé il minore.
-Noel…-
Si voltò subito, lo sguardo attento e ancora un po’ preoccupato  -Dimmi mamma-
-Siccome dovrò stare qui ancora un po’, avresti voglia di passare poi da casa a prendere le mie cose? Avrei bisogno di lavarmi e di cambiarmi…è sempre tutto al solito posto-
- Certo mamma, più tardi passo e ti porto tutto-
Così anche Noel uscì e si sedette nella piccola sala d’attesa che c’era fuori dalla stanza della madre.


 
LIAM
 
L’agitazione aveva preso il sopravvento sulla ragione. Liam stava praticamente correndo fuori da casa sua, l’unica cosa che si era ricordato di prendere uscendo da casa erano i suoi soliti occhiali che per fortuna riuscivano a mascherare i suoi occhi azzurri preoccupati.
-All’ospedale. Subito!- comandò all’autista appena riuscì a fermare il primo taxi. Forse era stato un po’ sgarbato, ma non se ne preoccupò. In più aveva dormito poco, motivo che giustificava benissimo la sua poca voglia di fare conversazione o di essere forzatamente gentile.
Si accasciò sul sedile posteriore dell’auto, cercando di tranquillizzarsi un attimo.
Chissà se i suoi fratelli erano già lì. L’autista cercava di evitare le strade più trafficate per fare prima, ma a Liam sembrava di stare facendo il viaggio della speranza. Dopo un quarto d’ora l’autista accostò davanti all’ospedale, Liam pagò e uscì cercando di non dare troppo nell’occhio. L’ultima cosa che voleva era qualche fan scatenato che lo fermava per un autografo. Questa sarebbe stata un ottima motivazione per dare un calcio in culo a qualcuno.

Seguendo le indicazioni appese al muro, salì al primo piano. Il cuore gli martellava forte nel petto e non riusciva a calmarlo. Chiese alla prima infermiera che incontrò dove fosse la stanza di sua madre, e questa lo accompagnò gentilmente verso la stanza numero sei. Liam riconobbe a qualche metro da lui le due figure di Noel e Paul sedute su delle sedie arancioni, in quella che sembrava una piccola sala d’attesa. Loro non lo avevano ancora notato, erano intenti a chiacchierare a bassa voce e avevano due bicchieri in mano, probabilmente stavano bevendo il caffè del distributore automatico.

Ad un tratto si girarono e dopo tre anni gli occhi azzurri di Noel e Liam si incrociarono.
Entrambi si guardarono per qualche secondo, poi Noel abbassò gli occhi sul bicchiere che aveva in mano e diede l’ultimo sorso.
-Ciao- pronunciò Liam con la sua solita espressione strafottente, ovviamente più rivolta a Noel che a Paul.
-Ciao- rispose il più grande con un leggero movimento del capo - la mamma è lì, ti sta aspettando.
Noel non accennò neanche ad un saluto, ma Liam non ne rimase sorpreso: sapeva benissimo quanto fosse rancoroso e fottutamente orgoglioso il fratello.

Liam entrò, e il sorriso di Peggy si accese per la seconda volta. – Liam, sei arrivato anche tu, vieni qui-
Il piccolo dei Gallagher si commosse appena vide la madre. Le era sempre stato molto affezionato, e vederla pallida e fragile su quel letto gli spezzò il cuore.
-Mamma…- non riuscì a dire nulla perché sapeva che se avrebbe continuato a parlare sarebbe scoppiato in un pianto a dirotto. Si limitò a sedersi accanto a lei e a stringerle la mano.
- Stai tranquillo, i medici hanno detto che mi riprenderò -
Liam le strinse ancora più forte la mano – Scusami se sono arrivato tardi, non avevo sentito il telefono e ho risposto dopo se no  mi sarei precipitata qui lo sai..-
La madre lo interruppe- lo so, lo so, non preoccuparti…-
-Ho avuto tanta paura che fosse stato troppo tardi, che fosse come quando eri stata male tanti anni fa…-
-Ma per fortuna sono ancora qui, non vi libererete di me tanto facilmente- sdrammatizzò Peggy sorridendo e cercando di tranquillizzare il figlio.
Liam la guardò come se fosse la cosa più preziosa al mondo, e forse lo era davvero.
Stettero in silenzio qualche secondo, poi Liam, che sapeva quanto la sua voce piacesse alla madre, intonò sottovoce le note di una canzone.

Don’t go away, say what you say, say that you'll stay, forever and a day in the time of my life...
cause I need more time, yes I need more time just to make things right… 


-Allora vuoi proprio farmi piangere- disse Peggy con gli occhi lucidi-  e comunque queste frasi forse dovresti dirle anche a qualcun altro, non solo a me. Sarebbero proprio azzeccate in questo momento- accennò un mezzo sorriso, come  se volesse dirgli qualcosa senza essere esplicita.
-Sono qui per te, mamma, non per lui. E noi vogliamo solo che tu ti riprenda- Lo sguardo del cantante era serio e dolce, ma ad un tratto si mise a ridere – Che poi quello è talmente stronzo che se gli dovessi cantare quelle frasi come dici, due secondi dopo  mi chiederebbe come minimo i soldi per i diritti d’autore-
Anche Peggy scoppiò a ridere, Liam aveva davvero un gran senso dell’umorismo e riusciva a trasmetterlo alle persone che lo circondavano.
-Tornerò più in forma di prima, è una promessa. Però ho bisogno che tu mi faccia un favore-
-Dimmi-
-Siccome dovrò stare qui ancora un po’, avresti voglia di passare poi da casa a prendere le mie cose? Avrei bisogno di lavarmi e di cambiarmi…è sempre tutto al solito posto-
-Certo mamma, passo io-
-Grazie tesoro. Ora mi riposo un po’-  concluse la donna visibilmente soddisfatta. Liam baciò la madre e si avviò verso la porta. L’idea di vedere di nuovo Noel in sala d’attesa lo innervosiva un po’…lui avrebbe anche potuto continuare ad ignorarlo ma prima o poi avrebbero dovuto rivolgersi la parola. E allora si che sarebbero stati cazzi amari.
Aprì la porta…ma con sua grande sorpresa Noel non c’era più.
 
 

Ritorna all'indice


Capitolo 4
*** Verità nascoste ***


4.       Verità nascoste
 

Noel entrò in cortile e si avviò verso il classico ripostiglio dove la madre teneva le chiavi di casa.
Solo una volta lo cambiò, ma solo per paura che quello stronzo di suo padre le trovasse, nel caso in cui gli fosse venuta la malsana idea di tornare a casa.
Aprì la porta d’ingresso e subito lo investì il profumo che da sempre contraddistingueva la casa dove era cresciuto. Non sapeva cosa fosse (a Noel ricordava l’odore dei dolci fatti in casa) ma ogni volta che sentiva quel profumo gli tornava in mente la sua infanzia. Notò che tutto era in ordine come sempre; posò la giacca sulla poltrona e andò al piano di sopra per cercare tutto il necessario da portare a sua madre. Non poteva fare a meno di notare che c’erano foto di lui e di quel cazzone di suo fratello ovunque.
“Mamma, quand’è che ti deciderai a toglierle dai muri? Almeno, visto che ci siamo separati, non mettere foto dove siamo insieme” bisbigliò tra se e sé Noel. Cominciò a frugare nei vari cassetti nella speranza di trovare qualcosa di decente (sua madre ci teneva a non apparire mai trasandata in pubblico) quando sentì un colpo secco provenire dal piano di sotto.
Gli sembrava fosse stata la porta d’ingresso. Mollò tutto  e si avvicinò al corridoio che dava sulle scale.
-Paul, sei tu??- urlò.
-No-
Ovviamente riconobbe subito a chi apparteneva quella voce. Si affacciò sulle scale e sotto c’era Liam con ancora il giubbotto addosso che guardava verso di lui.
Lo sguardo di Noel si indurì –Che ci fai qui?-
-Mamma mi ha detto di passare di qui…giusto per prendere le sue cose e portargliele in ospedale- rispose Liam con le mani affondate nelle tasca del suo solito giubbotto verdone.
-Ha detto la stessa cosa anche a me - scosse il capo con il suo solito ghigno - lo ha detto a tutti e due con la speranza di farci incontrare. Ci prova sempre, non molla mai- Alzò gli occhi al cielo con un atteggiamento a dir poco scazzato, per poi tornare a frugare nei vestiti della madre.
-Beh, a quanto pare è riuscita nel suo intento. Visto che sei in camera io nel frattempo racimolo qualcosa in bagno- Liam si tolse il giubbotto ed andò in bagno. Riuscì a trovare un beauty case e ci infilò tutto quello che poteva essere utile a Peggy: spazzolino, dentifricio, spazzola, shampoo , sapone, varie creme e barattolini che sua mamma teneva sul lavabo. Non aveva voglia di leggere cosa fossero, ma Liam pensò che se le aveva sempre sottomano voleva dire che le usava, no?

Una volta finito, cominciò a girovagare per la casa. C’erano foto degli Oasis appese ovunque, e non si sa come ma gli venne su un po’ di nostalgia. Chiaramente c’erano anche immagini di famiglia, compresa una in cui erano tutti al completo, suo padre incluso. La guardò per un secondo, poi distolse lo sguardo e si chiese come facesse sua madre a tenere ancora una foto di quel bastardo in casa.
-Hai fatto serata ieri, eh?! Si vede!- Liam non si era accorto che il fratello lo aveva raggiunto e che lo stava osservando. 
Aveva i capelli un po’ spettinati, il colorito pallido e gli occhi stanchi. Questo era il motivo per cui (oltre al fatto che facevano molto rockstar) andava ormai anche a pisciare con gli occhiali da sole.
-Non mi vedi da tre anni e questa è l’unica cosa che sai chiedermi? Non sei cambiato affatto, il solito egoista di merda- Liam aveva di nuovo adottato il suo atteggiamento da spaccone che gli riusciva in modo naturale quando parlava con il fratello. Ora si trovavano in salotto e Liam faceva finta di guardare le foto e i mobili come se fosse la prima volta, tutto pur di non guardare negli occhi il fratello. Non voleva dargli questa soddisfazione, anche se a dirla tutta aveva una gran voglia di litigare.
-Oh beh anche tu non sei cambiato affatto, sempre in giro ubriaco e fatto come una merda, complimenti- dire che Noel stava ridendo di lui era poco. Tuttavia cercò di mantenere il controllo.
-E tu che ne sai eh? Ti informi su di me?? Allora non ti sono così indifferente dopotutto….- smise di vagare per la stanza e si appoggiò con la schiena al muro, cercando di darsi un tono.
-Non ho bisogno di informarmi, basta guardarti in faccia, guarda in che stato sei-
-E tu ti sei guardato allo specchio? Da quando te ne sei andato sembri uno che va a cantare in qualche fottuto ospizio per i compleanni dei vecchi. Meglio essere un ubriacone come me che un testa di cazzo noioso come te!!-
Noel non si mosse. Era in piedi, di fronte a lui, con un espressione divertita dipinta sul volto, ma in realtà dentro fremeva dalla rabbia.
Liam nel frattempo aveva ricominciato a fare su e giù per la stanza nella speranza di calmare i nervi, ma la rabbia che aveva accumulato era troppa e sentiva il bisogno di tirare fuori tutto.
-Io lo sapevo che tu stavi già lavorando al tuo cazzo di album da solista, me lo sentivo, ma non ti ho detto nulla, ti ho lasciato fare, pensavo che fosse soltanto uno dei tuoi momenti da  fottuto lunatico come sei. Non avrei mai immaginato che ti attaccassi ad una delle litigate più scialbe che abbiamo mai avuto per trovare la scusa di prendere ed andartene…..-
-Ehi, io non avevo bisogno di trovare nessuna scusa, mi facevi girare talmente tanto i coglioni in quel periodo che quella sera non ne potevo davvero più, nessuna scusa…-
-Non dire stronzate, lo sapevamo tutti che non vedevi l’ora di andartene e di cominciare a cantare le tue canzoncine da solo..-
-Si, ma solo perché lavorare con te era diventato insopportabile! Sempre ubriaco, non ti andava mai bene un cazzo, saltavi le date dei concerti…ero stufo dei tuoi atteggiamenti da ragazzino infantile quale sei, perché non cresci un po’?!?-
-Da che pulpito viene la predica!!! Io devo crescere, quando tu ti rifiutavi di prendere il mio stesso aereo o di alloggiare nel mio stesso albergo??? Ma fammi il piacere Noel, neanche i bambini si comportano così…valle a raccontare a qualcun altro queste cazzate che non ci crede nessuno…- Liam dal nervoso aveva messo una mano in tasca e si era tirato fuori una sigaretta. Aveva bisogno di calmare i nervi.
-Comunque complimenti, davvero, hai messo su una bella orchestra- proseguì Liam dando un tiro alla sigaretta appena accesa –Hai fatto bene ad andartene. Non abbiamo bisogno di te. Le vendite stanno andando bene lo stesso. Ti prego solo di non buttare merda sulla MIA band però…e non inventarti cose del tipo che io salto i concerti perché sono troppo ubriaco o puttanate del genere…-
-Senti- Noel si avvicinò a Liam. Non sapeva perché aveva cominciato questa discussione, immaginava che sarebbe andata a finire così e non ne aveva nessuna voglia, però ormai non riusciva più a tirarsi indietro- mi sembra di averti chiesto scusa pubblicamente per quella storia del mal di gola eccetera eccetera, ma entrambi sappiamo che la sera prima eri fottutamente sbronzo..-
-Ok ma non c’entra nulla con il mal di gola…-
-Fammi finire! E poi, sei tu che in ogni intervista spari merda su di me e sulla mia band, ogni scusa è buona per insultarmi…ora ne ho davvero le palle piene…-
-Si io ti insulto, tu invece spari le tue frecciatine di merda, pensi che non capisca che sono rivolte a me???-
-E allora?? Tu mi insulti in tutti i modi e io non posso lanciarti le frecciatine?? Tu sei fuori cazzo…-
-Non è la stessa cosa Noel, io posso farlo- Ad un tratto lo sguardo di Liam si fece più arrabbiato.
-Ah tu si e io no?? Che cazzo significa scusa??- Anche Noel cominciò ad alterarsi più del dovuto, la distanza tra i due diminuiva mentre la tensione aumentava sempre di più.
- Hai capito bene Noel, io si e tu no!-
-Ah si, e dove cazzo  è la differenza??-
-LA DIFFERENZA E’ CHE IO NON TI AVREI MAI LASCIATO!!- Liam buttò fuori tutto il rancore che aveva in corpo, riducendo al minimo la distanza dal fratello . Ora erano occhi negli occhi, ma quelli di Liam sembravano spiritati, come se fossero posseduti da qualcosa più grande di lui.
 –Non ti avrei mai lasciato io!! Mai!!- Si guardarono ancora per qualche secondo senza dire nulla. Noel aveva un espressione tra lo stupito e lo spaventato. Non aveva mai visto il fratello con un’espressione così ferita e così incazzata allo stesso tempo. Liam, dall’altra parte, aveva il respiro affannoso da quanto aveva urlato e sentiva che la rabbia avrebbe potuto trasformarsi in lacrime represse da un momento all’altro.
Distolse lo sguardo dando le spalle a Noel. Non sapeva neanche lui perché aveva reagito così. Tirò un pugno al muro per sfogare la rabbia accumulata,  maledicendosi poi mentalmente per il male alla mano che gli aveva provocato.
 Le parole che gli erano uscite sembravano così vere da far paura anche a lui. Non avrebbe mai abbandonato Noel, gli aveva sempre voluto troppo bene nonostante le incomprensioni e i litigi, e il fatto che Noel se ne fosse andato per lui significava che questo sentimento non fosse corrisposto. Noel non lo stimava e non lo apprezzava, e questo faceva male più di un pugno contro il muro.  
Scattò giù dalle scale, prese il giaccone e si avviò a passi veloci verso la porta.
-Liam!!- urlò Noel, invano.
Lo sbattere della porta d’ingresso gli fece capire che se n’era già andato.
 
  

Ritorna all'indice


Capitolo 5
*** Caos ***


5. Caos



Urla, cori, accendini accesi  
                                                                                                  
-QUESTA E’ L’ULTIMA PER STASERA, BUONANOTTE-

La folla urlò ancora di più, lui impugnò la chitarra…1,2,3…

“Slip inside the eye of your mind, don’t you know you might find a better place to play…”

Noel aveva lo sguardo sognante, sotto di lui luci di accendini che si muovevano al ritmo delle sue note.
Era a Londra, gli avevano chiesto di fare un piccolo concerto il cui ricavato andava in beneficenza. Nonostante il suo tour fosse finito da poco, non ci pensò due volte ad accettare.  
Ma proprio mentre cantava quella canzone, gli venne in mente tutta la scena di due giorni fa.
 
Era in giro con Sarah, erano andati a mangiare in un ristorantino di lusso e i bambini erano con la tata. Ogni tanto si meritavano qualche momento di tranquillità.
-Bello qui, mi piace. Si mangia anche bene. Ma è la prima volta che vieni anche tu o lo conoscevi già questo posto?? Non te l’ho mai sentito nominare..-
-No, anche per me è la prima volta. L’altro giorno parlavo con  Jeremy e me l’ha consigliato-
-Mmh, Jeremy ha buon gusto allora.. -sorrise lei, stringendogli la mano. A volte si domandava come facesse dopo tutti questi anni ad essere ancora così innamorata di Noel come il primo giorno – guarda che ti si sta illuminando il cellulare-
Noel scrutò il telefono che lampeggiava sul tavolo -Oh che palle, ma chi è?…è Russell...pronto?-
Sarah finì di mangiare la fragola che aveva nel bicchiere, sperando che la conversazione non tirasse troppo per le lunghe.
-No no tranquillo…dimmi…..no non credo, non sono dell’umore in sto periodo lo sai… stasera poi sono a cena con Sarah…tra l’altro non gli avevo neanche risposto….ma a che ora vai? Boh, senti, se cambio idea te lo dico, tanto devo ancora chiedere anche a Sarah cosa vuole fare…ah ah, sei proprio un cazzone -rise improvvisamente -dai ci sentiamo, ciao!- Mise giù la telefonata e infilò il telefono in tasca.
-Cosa voleva?-
-Mi ha chiesto se andavo alla festa di Tom, dei Kasabian. Mi aveva invitato ma io mi ero dimenticato di rispondergli. Russell me l’ha ricordato-
-Vuoi andarci?-
-Non lo so…tu vuoi andarci?-
-Io sinceramente no, sono un po’ stanca…ma se tu vuoi andare non c’è problema-
-Non lo so…non sono molto dell’umore…-abbassò lo sguardo, guardando il piatto vuoto sul tavolo. Aveva la faccia stanca, un po’ di occhiaie, si vedeva che non dormiva da qualche giorno ormai.
-Secondo me ti farebbe bene, così ti svaghi un po’…- Sarah avrebbe voluto tornare a casa con lui, ma sapeva che con Russell si sarebbe divertito. Quei due ormai facevano coppia fissa, ed era contenta che Noel avesse trovato una persona di cui fidarsi. E poi Russell piaceva anche lei, insomma, le sembrava un tipo a posto.
Noel finì l’ultimo sorso di vino che aveva nel bicchiere, rimuginandoci su. Si, forse incontrare un po’ di gente e fare due risate con Russell non gli avrebbe fatto male.
-Ma si dai, usciamo-
Pagarono il conto e uscirono.
Noel accompagnò Sarah a casa (non si fidava farla girare da sola di notte, ovviamente) poi andò al locale dove si era dato appuntamento con Russell.

-Ehi, quanto tempo, allora sei ancora vivo!!- Russell era dall’altro lato della strada, aveva dei pantaloni neri strettissimi, una maglietta rosso fuoco e un giubbottino nero di pelle. Secondo i suoi standard, era quasi vestito decentemente.
-Si, sono stato un po’ impegnato..- Noel lo raggiunse sorridendo, abbracciandolo per salutarlo.
-Lo so Noel, mi spiace…vedrai che si rimetterà..- Gli diede una pacca sulla spalla, in fondo gli dispiaceva davvero vederlo così giù di morale –Stasera ti faccio divertire io, andiamo dentro-
Appena varcarono la porta sorvegliata da tre bodyguards, la quantità di gente presente all’interno li risucchiò. Si fecero strada a fatica tra i vari tavoli, la musica a tutto volume rimbombava nelle orecchie e la gente sembrava divertirsi.
Avvistarono Tom seduto su un divanetto in mezzo ad altra gente, quindi si avvicinarono per salutarlo.
-Guarda un po’ chi ti ho portato…- disse ridendo Russell, portando avanti Noel con un braccio.
-Noel!!! Non è così che si fa eh, io ti invito e tu neanche rispondi?? Sei proprio uno stronzo amico!- Lo abbracciò, contento di vederlo. Era già mezzo ubriaco, con la barba incolta e l’aspetto un po’ trasandato.
-Hai ragione- si staccò Noel - chiedo umilmente perdono! Ma sono qui no?? Dai offrimi da bere- Noel aveva deciso di punto in bianco che quella sera avrebbe dovuto divertirsi e non pensare a nulla. Si sentiva carico.
-Con molto piacere- Tom si girò, prese un bicchiere dal tavolo e lo riempì di champagne porgendolo a Noel, poi fece lo stesso per Russell e per lui stesso.
-Ragazzi…alla nostra!-
-Alla nostra!- ripeterono in coro gli altri due.
Cominciarono a parlare di musica, poi Noel e Russell si allontanarono per fare un giro nel locale.
Parlarono con la maggior parte degli invitati, per lo più gente famosa, fino a quando Noel vide un volto famigliare.
-Gem!!- era in piedi, a due metri dal bancone, stava parlando con un tizio pelato che non aveva mai visto prima-
Gem, in mezzo al casino generale, si sentì chiamare, e appena vide Noel si scusò con il tizio e gli andò incontro.
-Noel, speravo che ci fossi anche tu, quanto tempo cazzo!!- si strinsero in un abbraccio sincero, d’altronde erano stati nella stessa band per 10 anni.
-Sono contento di vederti, come stai?- Noel era palesemente felice di vederlo, avevo lo sguardo attento e l’espressione allegra, forse come non aveva da tempo. Si misero a chiacchierare del più e del meno, senza tirar fuori l’argomento Oasis, se no sarebbero finiti a litigare o ad intristirsi.
-Sono qui con Liam, lo hai visto?-
Noel se l’era immaginato, ma aveva sperato fino all’ultimo che non ci fosse  –No, non l’ho visto-
-Dovrebbe essere lì…si è là al bancone- lo indicò Jem.
Noel lo intravide: jeans scuri, maglietta grigio chiaro, seduto su uno sgabello al bancone. Probabilmente si sentì osservato, perchè si girò e incrociò lo sguardo di Noel, il quale si voltò immediatamente dall’altra parte.
-Gem, raggiungo Russell, magari ci si becca più tardi ok?- disse porgendogli la mano per salutarlo. Non voleva essere brusco con lui, ma non aveva nessuna voglia di incontrare suo fratello.
-Certo..- Gem rimase un attimo spiazzato, notò subito che Noel aveva cambiato umore in meno di un minuto, e capì anche che la causa era Liam. Avrebbe voluto dirgli che prima o poi avrebbero dovuto chiarire, parlarsi, ma lasciò perdere, tanto con quei due non c’era nulla da fare.

Era passata una settimana da quando aveva discusso con Liam a casa di sua madre, e da allora non si erano né visti né sentiti. Si erano solo incrociati in ospedale.
A dir la verità Noel avrebbe voluto dirgli qualcosa, anche solo mandargli un messaggio, ma poi l’orgoglio e la rabbia glielo avevano impedito. Le parole sono difficili da dimenticare.
Passò un’altra mezz’ora, Noel era al quinto bicchiere di champagne e cominciava a sentire il bisogno di andare via di lì. Lui e Russell si erano allontanati un po’ dalla folla, stavano parlando con uno che diceva di essere il batterista di non so quale band, quando ad un tratto vide Liam avvicinarsi a lui.
Pregò soltanto che non fosse più ubriaco di quel che sembrava.
-Non è il caso che scappi quando mi vedi, non ti mordo mica. Tanto ora me ne vado, puoi girare tranquillo- parlò sottovoce, quasi sussurrandogli nell’orecchio.
Sbiascicava leggermente, ma tutto sommato era ancora abbastanza sobrio. C’erano stati momenti peggiori.
-Fai bene ad andartene, sei troppo sbronzo. Hai bisogno di una bella dormita- Noel si portò il bicchiere alla mano, ma non ci arrivò mai perché Liam glielo tolse di mano, lo bevve tutto d’un fiato e poi lo gettò a terra rompendolo in mille pezzi. Aveva lo sguardo cattivo e soddisfatto come un leone che ha appena agguantato una gazzella.
-Cazzo fai, idiota?- Noel lo guardò sconcertato, gli occhi azzurri spalancati e l’espressione smarrita. Alcuni tizi a fianco a loro si girarono a guardarli, compreso Russell.
-Forse hai sbagliato, l’idiota non sono io ma quel coglione con cui giri sempre- allungò un braccio ad indicare proprio Russell, che si avvicinò a Liam con l’espressione più tranquilla che avesse mai avuto.
-Ci sono problemi Liam? Dimmi- Incrociò le braccia al petto da persona superiore, tanto che Noel (che aveva capito come si sarebbe messa la situazione) cercò di mettersi in mezzo per calmare le acque. Invano.
-No nessun problema, mi stai solo parecchio sul culo, tutto qui- Liam era più basso di Russell, ma nonostante ciò lo guardava con quella sua solita aria da schiaffi.
-ehi Liam, piantala cazzo!- urlò a mezza voce Noel.
-Tu invece non mi stai sul culo, anzi, mi stai simpatico- Non si capiva se Russell facesse sul serio o se invece lo stava solo provocando. Liam gli fece un mezzo sorriso, poi tornò serio e gli diede uno spintone, facendolo andare addosso ad una ragazza dietro di lui. Russell non si aspettava questa mossa, quindi prese la rincorsa e lo spintonò a sua volta. La rabbia cominciava a salirgli.
Si guardarono furiosi l’un l’altro, come due tigri nella savana, poi Liam sferrò il pugno che avrebbe dato inizio alla rissa. Continuavano a strattonarsi, andando a finire addosso alla gente intorno a loro che urlava e si allontanava per paura di essere colpita. Noel cercò di mettersi in mezzo ma il risultato fu quello di ricevere un pugno involontario da uno dei due.
Ad un tratto riconobbe un amico di Russell, un certo Mike, che si scaraventò addosso a Liam per tirargli un pugno fortissimo sul fianco, tanto da fare rimanere quest’ultimo senza fiato.
-Che cazzo fai, brutto testa di cazzo??- Noel gli si avventò contro con tutta la forza che aveva in corpo (che per fortuna non era molto) e gli rifilò un pugno secco nello stomaco.
-Provaci un’altra volta e vedi, brutto coglione-
Liam nel fratttemo si era accasciato a terra dal colpo ricevuto, ma cercava di rialzarsi per proseguire la scazzotata. Per fortuna l'alcool che aveva in corpo non lo aiutò
 Noel guardò Russell e gli si avvicinò, aveva un labbro che sanguinava e il respiro affannato.
-Senti, non avrei mai voluto che succedesse tutto questo, mio fratello è un coglione lo sai-
Russell si asciugò il sangue con la mano –Non preoccuparti, non è colpa tua. E sappi che non gli do il colpo di grazia solo perché è tuo fratello- Era visibilmente incazzato, e le mani gli tremavano ancora. -Vado a pulirmi sto sangue in bagno e poi me ne vado-
-ok, io porto fuori lui prima che combina altri casini. Ti chiamo-

Aiutò Liam a tirarsi, su prendendolo dal braccio, per poi trascinarlo fuori da lì. Una volta in strada lo massacrò di insulti.
-Sei proprio una gigantesca testa di cazzo!!! Perché fai ancora ste stronzate?? Non ti sono bastate tutte le botte che ti sei preso negli ultimi quarant’anni???-
Liam gli camminava di fianco, aveva la maglia sporca di sangue, un labbro gonfio e la testa che gli pulsava.
-Non cambi mai…coglione , sto parlando con te!!!! Perché ti sei comportato così???- Noel lo tirò per un braccio, costringendolo a guardarlo negli occhi.
Liam aveva lo sguardo triste, sembrava quasi sull’orlo delle lacrime. Noel non lo aveva mai visto così, specialmente dopo una rissa in cui l’adrenalina gli girava ancora a mille. Di solito aveva lo sguardo allucinato, e non solo a causa delle droghe.
Poi, improvvisamente, Liam lo abbracciò. 
Gli mise un braccio intorno al collo, uno intorno alla vita e lo strinse forte. Aveva il viso affondato nell’incavo della sua spalla, lo sentiva respirare forte ma non piangeva.
-scusami Noel- Gli sussurrò quasi in maniera impercettibile all’orecchio- Scusami-
Noel rimase immobile, impassibile, fermo con le braccia lungo ai fianchi. Liam gli accarezzò i capelli, poi sciolse l’abbraccio e si allontanò senza dire nulla.
 
 
La voce della folla lo riportò alla realtà…
“….her soul slides away…but don’t look back in anger…don’t look back in anger…I heard you say….at least not todayyyy”
 


Non era ancora pronto a perdornarlo.
 
 

Ritorna all'indice


Capitolo 6
*** Fantasmi ***


6.        Fantasmi



Quello era un periodo nero per Liam.
Niente andava come doveva andare: sua mamma era ancora in ospedale, il nuovo disco non ingranava e ultimamente era sempre ubriaco. Di consueguenza aveva sempre i paparazzi alle calcagne, pronti a metterlo in prima pagina ad ogni mossa sbagliata. E nonostante fosse ormai abituato ad essere al centro dell'attenzione dei giornalisti, doveva ammettere che la cosa lo faceva incazzare parecchio.

Era un lunedì mattina, il giorno più odiato dalla maggior parte della popolazione mondiale.
Ma non da Liam, che alle undici e mezza si trovava ancora a letto a smaltire la sbronza della sera prima.
Sentì aprire la porta della camera, il che significava che Nicole era rientrata a casa dalla palestra o da qualche stupido corso che faceva con le sue amiche. Pensiero che fu subito confermato dal fatto che indossava una tuta blu aderente e scarpe da ginnastica, oltre ad avere i capelli raccolti in una comoda coda di cavallo.
-Ma sei ancora nel letto?? Cazzo Liam, ma quand'è che cambierai un pò? Non è che puoi ubriacarti tutte le sere, io non ce la faccio più!- si piegò per raccogliere i vestiti che il marito aveva sparpagliato per la stanza- almeno cerca di non seminarmi tutte le cose per casa, ci sono già i tuoi figli che fanno abbastanza casino, ci manchi solo tu!- 
Liam era a pancia in su, con lo sguardo rivolto al soffitto e l'espressione impassibile. Era a petto nudo (vizio che aveva sin da ragazzino, sia d'estate che d'inverno dormiva senza maglia) con le coperte che gli coprivano appena l'ombelico. Nicole si fermò un attimo per guardarlo, incredula.
-Ehi sto parlando con te, mi stai ascolando??-
-Si Nicole, si!- Si voltò verso il comodino, giusto per accertarsi che le sue sigarette fossero ancora lì. Aveva già una maledetta voglia di accendersene una.
-Ecco, oltre ad ascoltare però gradirei che ogni tanto mettessi in atto quello ti dico,  non mi sembra di chiedere troppo, porca puttana-
Liam non sopportava parlare appena sveglio, men che meno farsi rimproverare come i ragazzini. 
-Nicole, ti ho già detto che ho sentito, che cazzo c'è ancora??-
-C'è che ho bisogno che tu cambi, non eri così fino a qualche tempo fa, io capisco che tutta questa situazione ti stia stressando, ma se continuo così dovranno ricoverare anche me!!!-
-Senti, non ti faccio mancare nulla mi sembra, quindi vedi di non fare la martire della situazione. Non casca il mondo se ogni tanto vado a divertirmi, anzi, sei sempre stata la prima ad unirsi ai giochi, quindi smettila di fare la santarellina di turno!- le rivolse un'occhiata maliziosa, come se lei capisse benissimo quello che voleva dire. Nicole aveva sempre amato i party e gli eccessi, e Liam aveva sempre adorato questo suo carattere festaiolo così simile al suo.
-Si, ma quando è troppo è troppo Liam. Ultimo avvertimento!!-
-Vaffanculo Nicole, mi hai rotto le palle!!- scese dal letto, si infilò di gran fretta un paio di jeans, una maglietta, prese le sigarette e se le mise in tasca.
-Dove cazzo vai ora??-
-Esco, non ne posso più di litigare con tutti-
-Bravo, vattene, tanto così mi sei solo d'intralcio-
Andò in bagno a lavarsi velocemente, poi prese la giacca e gli occhiali ed uscì.


Fuori si stava bene, erano solo i primi di marzo ma non faceva freddo, stranamente l'aria era già primaverile.
Camminava per strada, con le mani in tasca e la sua solita andatura dinoccolata. Era visibilmente stressato. Aveva paura che sua madre non si riprendesse, i medici dicevano che si sarebbe ristabilita ma la crisi respiratoria che aveva avuto aveva portato altre piccole complicazioni, motivo per cui era ancora in ospedale dopo ben due settimane. Lui andava a trovarla appena poteva, sua mamma sembrava sempre allegra ma sotto sotto Liam sapeva che anche lei era spaventata dal tempo che passava e che la faceva invecchiare sempre di più, giorno dopo giorno. Inoltre anche le cose nel gruppo non andavano alla grande, non erano ancora riusciti a comporre niente di eccezionale e Liam si era promesso di non incidere nulla se non qualcosa di assolutamente innovativo. 
Era stanco delle critiche, l'altro album non aveva ottenuto il successo sperato e  aveva deciso di produrre qualcosa di figo, ma non era così facile. Si erano trovati tutti insieme per cercare di fare uscire delle nuove idee ma fin'ora non era uscito nulla di convincente. Ovviamente tutto questo stava creando un certo "mood" negativo in tutto il gruppo, cosa che non facilitava per nulla la situazione.
A complicare le cose ovviamente ci si metteva anche Nicole. Liam capiva che anche lei era stanca e che meritava il giusto aiuto, ma in questo momento lui non poteva darle più di così. Il problema era che lei non lo capiva. Nicole aveva cercato di stargli vicino, ma poi aveva cominciato a fare i capricci come una bambina, dicendo che in fin dei conti sua mamma stava abbastanza bene e che quindi lui avrebbe potuto dedicarsi un pò di più a lei alla sua famiglia.
Liam aveva bisogno solo un pò di comprensione, una spalla su cui piangere, qualcuno che lo abbracciasse e che gli dicesse che andava tutto bene. Aveva bisogno di qualcuno che capisse quello che stava passando e che cercasse di tirarlo su da una situazione che ormai gli era sfuggita di mano.
E tutto questo l'aveva cercato in Noel, forse involontariamente. Una volta i due fratelli si capivano anche senza parlarsi, ed era consapevole che per quanto litigassero, Noel sarebbe stato al suo fianco a consolarlo se ne avesse avuto il bisogno.  
Ma purtroppo le cose erano cambiate.
Sapeva che il fratello soffriva quanto lui per la situazione della madre, e il giorno in cui avevano parlato la prima volta a casa di Peggy, Liam si era lasciato andare più del dovuto, facendo chiaramente capire a Noel tutto il dispiacere che provava. Aveva sperato a lungo in un suo qualsiasi gesto di riavvicinamento, ma nulla di tutto ciò era successo. I tre anni e mezzo passati senza parlarsi non avevano placato il rancore di Noel, e Liam aveva capito che il fratello non aveva nessuna intenzione di perdonarlo. Anche alla festa di Tom l'incontro non era andato certo nel migliore dei modi, soprattutto perchè Noel si era presentato con quel coglione patentato di Russell che Liam proprio non sopportava. Aveva promesso a se stesso di non mettergli le mani addosso, proprio perchè sapeva che il fratello si sarebbe allontanato ancora di più. Ma poi quell'idiota l'aveva provocato e, complice anche l'alcool, la tentazione di tirargli un cazzotto sul grugno era diventata irresistibile. Non si era pentito di quello che aveva fatto, ma conosceva suo fratello troppo bene e non gli avrebbe perdonato neanche questo. Aveva provato poi a chiedergli scusa, lo aveva persino abbracciato, ma la sua reazione indifferente non lasciava nessun dubbio: non lo avrebbe perdonato, nè adesso, nè forse mai.

Mentre camminava, Liam decise di andare a trovare sua madre. Salì su un taxi e raggiunse l'ospedale, avviandosi verso il reparto di rianimazione dove Peggy era ancora ricoverata.
Ma non sapeva che la sorpresa più grande lo aspettava proprio lì.
Salì le scale, salutò con un cenno l'infemiera e si prese un caffè alle macchinette. Proseguì verso la camera, aprì la porta e il bicchiere gli cadde quasi dalle mani.
 
Seduto, di fronte al letto della madre, c'era suo padre.

Ritorna all'indice


Capitolo 7
*** Brutti ricordi ***


7. Brutti ricordi
 
 

Cinque paia di occhi azzurri che si guardavano l'un l'altro, tutti nella stessa stanza, come non succedeva da moltissimo tempo ormai.
 
Thomas Gallagher sedeva su una vecchia sedia verde proprio di fronte al letto di Peggy, al centro di quella stanza bianca tipica degli ospedali.
Indossava jeans sgualciti, maglione blu di lanetta con la cerniera e scarpe da ginnastica bianche. Era invecchiato parecchio dall'ultima volta che Liam lo aveva visto, la pelle si era raggrinzita, i capelli si erano diradati, ma manteneva sempre quel colorito rosa da classico irlandese o da classico bevitore accanito. Forse aveva anche messo su qualche chilo, in effetti il doppio mento una volta non era così pronunciato.
-Ciao Liam-
Liam pensò che l'ultima volta che sentì quella voce fu quando il bastardo rintracciò lui e Noel facendosi pagare da un giornale in cerca di scoop. Al solo pensiero lo stomaco gli si rivoltò. Liam sbattè la porta alle sue spalle chiudendola, senza rispondere al saluto. Nella stanza c’erano anche Noel e Paul, entrambi lontani dal padre e appoggiati alla parete opposta a dove si trovava Liam.
-Liam, come stai? Vieni qui-
Peggy si illuminò appena vide il figlio, ma si notava che la sua espressione era preoccupata e un anche un pò spaventata. Sicuramente mai si sarebbe aspettata questo genere di visita. Il figlio si avvicinò alla madre dandole il solito bacio sulla guancia, poi indurì lo sguardo e si rivolse ai due fratelli.
- Lui che cazzo ci fa qui, qualcuno me lo spiega?-
Entrambi i fratelli avevano la stessa espressione smarrita e nervosa che aveva Liam. Anche loro se lo erano trovati in camera appena arrivati in ospedale, ma nessuno dei due aveva ancora capito il vero motivo della visita.
-Ne sappiamo tanto quanto te, Liam, siamo appena arrivati anche noi e ce lo siamo trovati qui. Perchè non glielo chiedi a lui?- disse astioso Paul guardando verso il genitore.
Liam non se lo fece ripetere due volte, si avvicinò a Thomas per guardarlo meglio negli occhi e anche per cercare di intimorirlo un pò. La giacca di pelle nera e gli occhiali da sole che ancora non si era tolto lo aiutavano ad avere quell’aria da duro che a Liam piaceva tanto quando doveva attaccar briga con qualcuno.
-Mi spieghi che cazzo ci fai qua??-
-Ho sentito dai telegiornali che tua madre non stava bene, quindi ho pensato di passare a trovarla, stai tranquillo Liam, non è successo niente-
Liam notò che anche la voce era invecchiata parecchio, se la ricordava diversa e questo lo spiazzò per qualche secondo. Erano davvero passati così tanti anni dall'ultimo volta che aveva parlato con suo padre?? Ad ogni modo non si fece distrarre.
-Invece è successo che hai pensato male, non me la bevo sta cazzata, non te n'è mai fregato un cazzo nè di noi nè di lei quindi dimmi perchè sei qui-
La strafottenza di Liam cominciava ad uscire come un fiume in piena, esteriormente poteva sembrare quasi tranquillo ma dentro fremeva come un animale in gabbia. Aveva il busto piegato in avanti in segno di sfida e il mento in tensione come gli succedeva sempre quando era incazzato. Nella stanza la tensione si poteva tagliare con un coltello.
-Te l'ho già detto-
-Pensi di potermi prendere per il culo eh??-
Thomas dal canto suo non sembrava per nulla a disagio, era sempre seduto e sosteneva lo sguardo di Liam senza nessun timore. Gli anni passati lontano dai figli non avevano significato nulla per lui. Li vedeva in televisione e sui giornali, ma non gli erano mai mancati molto. Thomas era sempre stato un tipo indipendente, poco legato alla famiglia, sia a quella che si era creato con Peggy sia alla sua originaria, che viveva ancora in Irlanda, eccetto i suoi genitori che erano già morti da parecchio tempo ormai.
-Basta per favore, smettetela- disse Peggy stizzita con quel filo di voce che le rimaneva. Aveva paura che tra i due scattasse una lite, e conoscendo sia Liam che il marito la sua paura era del tutto sensata. -Thomas per favore vai via, parleremo poi un'altra volta-
-Mamma ma di che cazzo dovete parlare eh?? Tu non ci rimani da sola con lui!- Liam sbottò anche con la madre, girandosi verso di lei, innervosito da tutta quella situazione che si stava creando intorno a lui.
- Ma almeno tu lo sai cosa ci fa qua?-
Peggy Gallagher sospirò prima di parlare, come se si stesse togliendo un macigno dal petto -E' venuto per parlarmi di una questione, una questione che riguarda solo noi due- Peggy fece una strana smorfia, come per far capire al figlio che gliene avrebbe parlato ma che quello non era proprio il momento. Ma Liam, da testa di cazzo qual'era, non ci pensava neanche minimamente a far uscire il padre dalla stanza, non fino a quando non gli avesse detto il vero motivo della visita. Almeno gli avrebbe spaccato la faccia subito, se no quello se ne sarebbe andato e non si sarebbe più fatto vedere per almeno altri dieci anni.
-No, se riguarda anche te riguarda anche me, quindi vedi di dirmelo se non vuoi finire anche tu su un letto d'ospedale-Liam tornò a guardare verso il padre con lo sguardo più incazzato che mai.
-Esatto, mamma di qualunque cosa dobbiate parlare dobbiamo esserci anche noi- stranamente Noel diede ragione al fratello, era la prima volta che Liam lo sentì parlare da quando era entrato nella stanza.
-Allora si può sapere che cazzo vuoi si o no?? – chiese Paul al padre facendo eco alla richiesta di Liam.
Thomas e Peggy si guardarono in silenzio, come a chiedersi quale fosse la decisione più giusta da prendere.
-Beh, in fin dei conti non c’è nulla da nascondere, prima o poi avrei dovuto parlarne anche con loro. Sono venuto qui per dire a vostra madre che, nel caso le succedesse qualcosa, a me spetta la metà del suo patrimonio-
Nella stanza scese il gelo più assoluto. Le parole di Thomas riecheggiarono nelle orecchie dei figli come pura follia, pura fantascienza.
Liam si avventò sul padre, lo prese per il collo della maglia e lo sollevò sbattendolo contro il muro.
-Tu, brutto bastardo, come osi venire qui a parlare di soldi quando mia madre è su un letto d'ospedale eh??-
Noel e Paul intervennero prontamente per dividere i due, ma Liam sembrava un cane feroce. Noel riuscì ad allontanare Liam mentre Paul teneva fermo il padre dalla parte opposta.
-Non t'azzardare a dire un'altra stronzata del genere se no vedi che fine fai. Vattene pezzo di merda!- gli ringhiò ancora Liam con un po’ di fiatone. Si tolse gli occhiali per far vedere al padre che non stava per niente scherzando.
-Tu non sei nessuno per dire cosa mi spetta o cosa non mi spetta, è chiaro? D'altronde lei è sempre mia moglie!!- Thomas aveva la maglia tutta storta e le sue guance erano diventate ancora più colorite. Sapeva che i figli avrebbero avuto una reazione negativa ma, nonostante ciò, non pensava che arrivassero a mettere le mani addosso ad un uomo di oltre 70 anni.  
-Vedi di andartene prima che succedano altri casini!! E cerca di portare più rispetto per nostra madre. Lei non ti darà niente, tu non sei più nulla per noi da sempre, ma non ti fai schifo da solo per venire qui a reclamare soldi? Sei solo una nullità!- disse Paul allontanandosi dal padre, anche lui sconvolto da tutta la situazione che era venuta a crearsi.
Noel si sentì in dovere di difendere i fratelli. Non aveva parlato fino a questo momento, non perchè non avesse nulla da dire, ma perchè non c'era neanche una parola da sprecare per un vecchio miserabile come suo padre. Si avvicinò al genitore, cercando di mantenere la calma per non far uscire tutta la rabbia che aveva in corpo. Parlò piano e lentamente, scandendo bene le parole come fanno nei film.
-Se torni un'altra volta, sappi che te ne pentirai amaramente. Non osare ad avvicinarti più a nostra madre e neanche a me o ai miei fratelli. Tu per noi sei morto dal giorno che te ne sei andato. Non ci hai mai cercato, non hai mai chiesto di noi o dei tuoi nipoti, quindi non ti spetta proprio un cazzo di nulla. I soldi del successo mio e di Liam non li vedrai neanche tra un milione di anni, sono stato abbastanza chiaro??-
Thomas era ancora paonazzo a ansimava dalla rabbia.
-Sei solo una nullità, uno schifo d'uomo che non vale un cazzo. Un'ubriacone di merda- proseguì gesticolando Liam incapace di tacere.
-Anche tu sei sempre ubriaco, leggo le notizie sui giornali. Da qualcuno devi pur aver preso- ridacchiò Thomas, contento di poter mettere in cattiva luce il figlio minore.
- Io non ho preso proprio un cazzo da te, grazie al cielo!!! Tu non sei mio padre, non lo sei mai stato! Mi fai schifo, vorrei non averti mai avuto come padre!-
- E io vorrei che tu non fossi mai nato, anzi a dir la verità, tu sei stato solo uno sbaglio, non saresti mai dovuto venire al mondo, non ti volevamo neanche, vero Peggy? Diglielo- Liam rimase ammutolito, incapace di rispondere a tanta cattiveria. Noel spintonò Thomas contro il muro e cercò con tutte le sue forze di trascinarlo fuori dalla stanza, aiutato da Paul.
-Ora hai rotto il cazzo, vattene. Non sei un genitore, sei soltanto uno stronzo bastardo di merda. NON FARTI MAI PIU’ VEDERE!-
Paul le Noel lo tenevano per le braccia, finchè Thomas non fu definitivamente cacciato fuori. Li guardò con lo sguardo infuocato come le sue guance, incapace di proferire parola. Poi si voltò, incamminandosi verso l'uscita. I due fratelli lo guardarono allontanarsi, entrambi con la speranza che non si fosse fatto rivedere mai più. Rientrarono dentro, Peggy piangeva in silenzio e Liam cercava di consolare la madre, anche lui visibilmente scosso.
- Lo sapevo che sarebbe andata a finire così, non dovevo permettergli di entrare-
-Mamma, cosa avresti potuto fare, sei qui su un letto d'ospedale, non puoi neanche alzarti- la rassicurò Liam accarezzandole una mano.
-Avrei dovuto chiamare un'infermiera, avrei dovuto farlo cacciare- continuò lei tra i singhiozzi- Liam, non credere a quello che ha detto tuo padre. Anche se non ti abbiamo cercato, non ho mai rimpianto quella decisione, capito?-
-Certo, mamma, lo so. Stai tranquilla, è solo un coglione- La baciò sulla guancia per farla calmare un pò. Liam era consapevole che la madre non la pensava come quel coglione di suo padre, lei lo adorava, ma sentirsi dire certe cose da una persona che ti ha messo al mondo non fa piacere, anche se quel genitore è un padre di merda. Prese i suoi occhiali e si avvicinò alla porta. -Ora devo andare, ci vediamo magari domani ok?- fece un mezzo sorriso, poi uscì chiudendosi la porta alle sue spalle.
Noel aspettò un secondo, indeciso sul da farsi, poi si avviò anche lui fuori dalla stanza. Liam, sentendo sbattere nuovamente la porta, si voltò e vide Noel avvicinarsi a lui.
- Senti…stai bene? Non fare caso a quello che dice quel coglione ok?- Noel non sapeva cosa dire, voleva solo assicurarsi che stesse bene. Non sapeva neanche lui perché.
Liam non sapeva cosa rispondere. Da una parte era ancora un pò scosso dalle parole dal padre, dall'altra era contento che Noel lo avesse difeso.
-Si. E tu stai bene?
Noel annuì con la test. Si guardarono ancora negli occhi, quegli occhi così simili eppure ancora maledettamente distanti.
Poi Liam si girò e continuò a camminare verso l'uscita, mentre Noel rimase fermo a guardare il fratello allontanarsi sempre di più.
 

Ritorna all'indice


Capitolo 8
*** Ferite aperte ***


8.      Ferite Aperte


 
NOEL



 
Il fumo della sigaretta cominciava lentamente ad invadere la stanza, creando una nebbiolina fastidiosa. Noel era seduto sulla sua sedia, la chitarra appoggiata vicino a lui e la sigaretta tra le mani.
-No ragazzi, non mi piace per un cazzo-
-Perché no?-
-Mah non lo so…le parole mi piacciono, ma il ritmo ha qualcosa che non va..-
-Secondo me è perfetta-
Noel aspirava lentamente la nicotina dalla sua sigaretta, la barba leggermente incolta e lo sguardo basso, pensoso.
-Va beh, ormai è tardi, andate pure a casa. Ci penseremo domani, io nel frattempo vedrò di inventarmi qualcosa..-
Gli altri del gruppo uscirono lentamente dallo studio, dopotutto contenti di finire prima e di godersi un po’ la giornata.

Erano giorni che provavano, Noel aveva deciso di rimettersi a lavorare, nonostante avesse concluso un tour da poco. Ma ogni canzone scritta non sembrava mai trovare la melodia adatta, ogni pezzo gli sembrava troppo lento, troppo pop, troppo da stadio…insomma, era insoddisfatto e Noel Gallagher aveva imparato a cercare la perfezione, soprattutto nel lavoro.
Prese in mano la chitarra, ricominciando a strimpellare nella speranza che gli tornasse l’inspirazione. Tutto era ben chiaro nella sua mente, ma non riusciva a trasformarlo in musica, ogni suono gli risultava imperfetto. Le canzoni che aveva scritto parlavano di vita vera, di situazioni realmente accadute, e nell’ultimo periodo gli erano successe cose davvero inaspettate, come rivedere suo padre. Noel era rimasto abbastanza scosso da quell’incontro, non perché era anni che non lo vedeva, ma perché lui lo aveva totalmente rimosso dalla sua vita, come se non fosse mai esistito. E rivederlo lì, vicino a sua madre, gli aveva fatto tornare in mente tanti ricordi che aveva tentato di rimuovere.
Ripensava alle violenze che aveva dovuto subire sua madre quando Thomas tornava a casa ubriaco, tanto da non reggersi quasi in piedi, ma con la forza in corpo per sfogare tutta la sua frustrazione. Oltre a sua madre, anche lui e Paul avevano avuto un’infanzia difficile per colpa delle botte del padre, e questo era forse uno dei motivi che li aveva fatti crescere abbastanza legati: combattere il dolore in due sembrava più sopportabile.
L’unico che si era salvato da Thomas era Liam, che più di qualche ceffone o qualche spintone non aveva mai ricevuto. Ma Noel si ricordava benissimo quanto la situazione avesse influenzato la sua crescita: di notte si intrufolava nel suo letto piangendo, spaventato dalle urla che arrivavano dal piano di sotto, e lui lo consolava per tranquillizzarlo, abbracciandolo fino a che non prendeva sonno.
Una volta Noel, dopo essersele prese di santa ragione, si era chiuso a chiave in camera, finchè sentì bussare. Non voleva aprire a nessuno ma Liam insistette così tanto che si alzò per aprire la porta: suo fratello entrò con le mani piene di medicinali e creme, dicendo che gliele aveva portate per farlo guarire presto. Lo abbracciò così forte da fargli quasi male.
Pensando a questi aneddoti della sua infanzia, si stupì di come fosse cambiato Liam in tutti questi anni. Com’era possibile che quel bambino tremante da consolare fosse diventato uno stronzo col quale si rivolgeva la parola a malapena? Ma forse, in cuor suo, Noel sapeva benissimo che il fratello era solo una maschera sotto la quale si nascondeva una profonda insicurezza.

Lo squillo del cellulare risvegliò Noel dai suoi pensieri. Era Sarah, che voleva sapere che fine avesse fatto suo marito. Noel ritirò la chitarra, chiuse tutto e si avviò a casa. Fuori il tempo era sereno, si stava bene anche solo con il maglioncino, e Noel aveva poca voglia di chiudersi in casa. Si ritrovò così a camminare per le vie della città, aiutato da occhiali e cappello per non farsi riconoscere dai passanti.
 


LIAM


 
Chiuso dentro la sua auto, Liam attendeva che i suoi figli uscissero da scuola. Non era ovviamente in mezzo a tutti gli altri genitori, e Lennon e Gene sapevano esattamente dove si appostava il padre ad aspettarli. Uscirono tra gli ultimi, ed entrambi si diressero in direzione del grosso albero alla sinistra dell’edificio, sotto lo sguardo di qualche curioso che sapeva perfettamente che i figli di Gallagher andavano in quella scuola.
-Ehi, ciao, com’è andata?- Disse Liam mentre salivano in macchina.
-Bene, per fortuna non sono stato interrogato di niente- Lennon si mise davanti come al solito, mentre Gene si toglieva la cartella per posizionarla di fianco a lui nel sedile posteriore.
-E a te, Gene?-
-Tutto bene papà, niente note e niente voti-
-Ottimo. L’importante è che a scuola non seguite l’esempio del vostro vecchio, mi raccomando-.
Liam accese la radio, nonostante lui preferisse di gran lunga ascoltare qualche cd dei suoi, al contrario dei figli che invece volevano sempre ascoltare le ultime novità.
-Mai che mettano qualche nostro pezzo, sti cazzoni!- disse a bassa voce Liam, stufo di non sentire mai qualche loro singolo per radio.
Arrivarono a casa, scesero dall’auto e si avviarono tutti e tre verso la porta. Proprio in quel momento a Liam suonò il telefono.
-Pronto?-
-Salve Sig. Gallagher, sono il dottor Haller. La chiamo per dirle che sua madre ha avuto un peggioramento..- Liam non ascoltò neanche la fine della frase, saltò in macchina e si diresse all’ospedale.
 
 
Stessa scena di qualche settimana prima.
Percorreva il corridoio trafelato, mancava ancora poco ad arrivare in reparto. L’ansia gli attanagliava lo stomaco e la camminata tranquilla e dinoccolata aveva lasciato il posto ad un’andatura quasi militaresca.
Finalmente vide la stanza numero 6.
-Mamma..- disse appena aprì la porta. Peggy dormiva, o almeno così sembrava, con la mascherina dell’ossigeno appoggiata sul viso pallido e un tubo che gli usciva dalla bocca. Noel era accanto a lei e gli teneva una mano.
-Ha avuto una forte crisi respiratoria oggi” gli disse il medico controllando la cartellina che teneva in mano - e abbiamo dovuto intubarla. Appena si riprenderà dovremo decidere se intervenire o meno e poi darle una giusta terapia che la aiuti a riprendersi..” Liam si avvicinò al letto titubante.
-Quindi si riprenderà, vero?- chiese poi a bassa voce.
-Penso di poter essere abbastanza positivo, ma tutto dipende da come supera questa crisi. Ora per favore uscite dalla stanza, deve riposare-.
Per una volta ubbidienti, i due fratelli si sedettero nella sala d’attesa, aspettando di poter entrare nuovamente. Erano uno di fronte all’altro, con un tavolino basso in mezzo che li divideva.
-Paul dov’è?- chiese Liam.
-Era fuori città, mi ha detto che appena rientrava ci raggiungeva qui- .
Noel sembrava più magro di quello che era, seduto su quella sedia in quell’atrio dalle pareti bianche. Guardava per terra, lo sguardo perso e preoccupato.
Liam sembrava la sua immagine allo specchio, stessa posizione e stesso sguardo, solo con i capelli un po’ più lunghi. Non si guardavano, ma il silenzio non era piacevole per entrambi.
-Dici che si riprenderà?-
-Certo che si riprenderà- sbottò quasi Noel guardandolo fisso -ci vuole solo un po’ più di tempo…e bisogna che comincino a dargli una terapia da subito, prima che accada un’altra volta-
Liam sospirò, alzandosi in piedi e avvicinandosi alla finestra. Passarono in silenzio gli altri cinque minuti, ognuno perso nei proprio pensieri, poi Noel ruppe il ghiaccio.
-Come va il disco?- Liam, appoggiato al muro sempre vicino alla finestra, si voltò piano a guardarlo.
-Benissimo…davvero benissimo-
Noel sogghignò. Conosceva abbastanza bene il fratello per capire che in realtà era preoccupato e che non stava andando per il verso giusto.
-Anch’io ho ricominciato a scrivere, ora stiamo mettendo giù qualche pezzo-
-Uao!- fu la risposta ironica di Liam, e Noel capì che avrebbero dovuto trovare un altro argomento, se no sarebbero finiti di nuovo a litigare. Si alzò anche lui dalla sedia, giusto per sgranchirsi un po’ le gambe. Camminò su e giù per un po’, poi si mise dall’altra parte della finestra, di fronte a Liam.
-Liam, non possiamo continuare così, lo sai anche tu-
-Così come?-
-Così, che non ci parliamo, o se lo facciamo cominciamo subito a litigare-
-E da quando ti dispiace?- Lo aggredì subito Liam. Noel sospirò.
-Senti, sto solo dicendo che potremmo anche mettere le nostre stronzate da parte e parlarci come due persone civili, facciamolo almeno per la mamma-
Liam si raddrizzò, pronto a sferrare l’attacco.
-Se lasciare me e il gruppo è stata solo una stronzata per te, hai fatto bene a dirmelo. Tu adesso te ne esci fuori che dobbiamo ricominciare a parlare, ma quando te lo chiedevo io no, vero? Non ti immagini nemmeno quanto ci sono stato male, e ora tu vorresti che ci comportassimo come niente fosse?? No amico, proprio no, cazzo-
-Ehi, non ti sto dicendo di fare come niente fosse, ti sto solo chiedendo di comportarci come due adulti, sempre senza mettere i nostri dissapori di mezzo. Non mi sembra di chiedere chissà cosa!!- Anche Noel si stava scaldando, non capiva perché doveva sempre essere così frustrante parlare con suo fratello.
-Tu non ti rendi conto…non puoi sempre decidere tutto tu…non sei più The Chief, almeno non per me!-
Noel si allontanò e si rimise a sedere sulla sedia. –Ok Liam, come non detto. Pensavo che almeno in questa situazione avessi messo un po’ di quel tuo cazzo d’orgoglio da parte, ma vedo che non è così, sei rimasto il solito coglione di sempre-
Liam non ci vide più, lo prese per il collo della maglia e lo appiccicò al muro .
-Coglione ci sarà quel tuo amichetto idiota con il quale diverti tanto, capito?-
Noel lo spintonò, tentando di allontanarlo da lui, ma Liam era forte fisicamente e lo continuava a tenere imprigionato tra il suo corpo e il muro.
-Liam, lasciami- gli ringhiò in faccia, sperando di intimorire un po’ il fratello, inutilmente.
-Chi è il coglione, allora?-
-Lasciami, cazzo!- Noel per liberarsi gli sferrò un pugno, che lo colpì nella parte bassa della mascella. Liam lo lasciò e si prese la faccia tra le mani, piegato leggermente in avanti. Noel lo guardava ancora immobile, non sapendo cosa fare. Inaspettatamente Liam gli si fiondò addosso, cercando di colpirlo a tradimento, ma Noel riuscì a difendersi, schivando il pugno del fratello e cercando di tenerlo fermo.
-Ma che cazzo state facendo??-
Si girarono entrambi. Era Paul, che li guardava con una faccia sconvolta.
-Siamo in un ospedale cazzo. Smettetela di comportarvi da fottuti idioti!! Non avete neanche un po’ di rispetto per vostra madre??-
Liam e Noel si divisero ma continuavano a guardarsi in cagnesco.
-Ho bisogno di fumarmi una sigaretta, ci vediamo dopo- Le mani di Liam tremavano visibilmente, così come quelle di Noel, che esausto si lasciò cadere sulla sedia.
 
 

Ritorna all'indice


Capitolo 9
*** Pensieri e parole ***


9         Pensieri e Parole




 
Paul sedeva di fronte al fratello, immobile.

Ancora non si capacitava di come quei due idioti avessero potuto menarsi in un ospedale con sua madre nell’altra stanza che stava male..a questo erano arrivati? A non sopportarsi a tal punto che tutto passava in secondo piano, anche il buon senso in una situazione così difficile? Era furioso di questi continui litigi, anche se, a dirla tutta, aveva sempre sofferto la complicità dei suoi due fratelli.
Inutile negarlo, loro erano talmente legati l’uno all’altro che lui sapeva perfettamente di essere per Noel meno di Liam e per Liam meno d Noel. Magari, se non fossero stati in una band internazionale insieme, le cose non sarebbero andate così, ma dopo 18 anni di vita in comune è naturale che nasca un’affettività maggiore. Chissà, forse se anche lui avesse avuto successo nel loro stesso campo sarebbe stato considerato molto di più, ma pensare che tre fratelli arrivino al successo è quasi impossibile.

-A che pensi?-
Noel interruppe il corso dei pensieri di Paul.
-Niente…pensavo che siete due mongoloidi-
-Beh, non è una novità- rispose l’altro con un sorriso sghembo.
Noel si era leggermente calmato, le mani avevano smesso di tremare e il cuore aveva rallentato un po’…se continuava ad agitarsi in quel modo gli attacchi di panico gli sarebbero tornati nel giro di una settimana.
-Vuoi un caffè?- chiese al fratello alzandosi dalla sedia per sgranchirsi le gambe.
-Ma quale caffè???Tu una camomilla dovresti prendere!! No, niente caffè, e vale anche per te!-
-Oh Paul cazzo non rompere, non ho più 12 anni. Anche se in questo momento avrei più bisogno di alcool che di caffè, in effetti…-
Paul scosse la testa e Noel gli sorrise, dandogli una pacca sulla spalla mentre si avvicinava alla macchinetta. Infilò le monetine, estrasse il suo caffè e si mise vicino alla finestra a sorseggiarlo.
Ancora non li facevano entrare nella stanza, chissà quanto avrebbero aspettato.

-Ma Liam dove cazzo è andato a fumare che non torna più??- esclamò improvvisamente irritato Paul, tanto da far sobbalzare Noel.
-Non ne ho idea…-
-Saranno passati più di venti minuti…-
-Magari se n’è andato…-
-Non credo…mamma sta male, non se ne andrebbe..-
Noel finì di bere il suo caffè, buttò via il bicchiere e disse – Senti, io vado a cercarlo-

Il punto è che non aveva idea di dove si fosse cacciato. Sicuramente non era uscito dall’ospedale, Paul probabilmente aveva ragione, quindi cercò qualche uscita che conduceva all’esterno.I corridoi degli ospedali gli sembravano infiniti, con quelle pareti bianche che gli trasmettevano un senso celato di angoscia. Dopo aver girato prima a destra e poi a sinistra, vide un portone con il simbolo delle scale antincendio.
Lo aprì, e infatti, seduto sul primo scalino, c’era suo fratello.
-Eccoti- disse piano, mentre il portone si richiudeva da solo alle sue spalle.
-Cosa vuoi?- chiese Liam senza neanche girarsi, con la sua sigaretta tra le dita.
-Niente, volevo solo sapere dov’eri-
Noel si sedette sul suo stesso gradino, però un pò distante da lui. Entrambi guardavano di fronte, dove la facciata interna dell’ospedale rifletteva la luce di un pallido sole di Aprile.
-Senti Liam…sono stanco. Davvero. Non mi importa di avere ragione, se vuoi che ti chieda scusa, ti chiedo scusa. Però non voglio più litigare-
Mentre parlava, Noel si era voltato a guardare il fratello, il quale continuava a fissare dritto. Seguirono alcuni attimi di silenzio, tanto che Noel pensò di aver parlato troppo a bassa voce.
-Non voglio avere ragione-
-Allora cosa vuoi?-
-Voglio capire-
-Capire cosa??-
Ok, Noel stava perdendo di nuovo la pazienza., ci voleva poco. Con Liam non si arrivava mai alla fine di niente.
-Capire perché ti sei comportato così…quando te ne sei andato. Perché?-
Liam parlava con un tono molto pacato, quasi freddo, rassegnato. Noel sbuffò. Era esausto.
-Il perché te l’ho già detto. Non andavamo più d’accordo nel gruppo, tu pensavi sempre e solo a divertirti e a sballarti mentre io ormai ero cambiato, non avevo più voglia di fare quella vita…anche la tua voce era cambiata…-
-…ancora sta stronzata della voce- lo interruppe brusco Liam, per la prima volta irritato da quando era iniziata la conversazione.
-Si Liam, ammettilo. Tutto quel fumo e quelle droghe ti hanno rovinato la voce, cazzo!-
Liam scuoteva la testa con un sorrisetto finto, ma in cuor suo sapeva che il fratello aveva ragione.
-Tutto questo mi aveva portato ad un punto di esasperazione- proseguì Noel - …ok, forse quella sera ho esagerato, forse tornassi indietro non lo rifarei, ma ormai l’ho fatto. Punto. Non possiamo metterci una pietra sopra??-
-Noel ,ancora con sta pietra sopra. Forse non hai capito che a me sta cosa ha fatto incazzare parecchio. Dici che se tornassi indietro forse non lo rifaresti, ma in questi quattro anni non mi hai mai detto di esserti pentito di quella scelta. Quindi è quello che volevi. Non volevi più lavorare con me. Non mi volevi più tra i piedi. Neanche al di fuori del lavoro, e questa forse è la cosa che mi ha fatto più incazzare-
-Aspetta, i giornali sanno che io e te non ci parliamo da 4 anni ma tu sai che non è così…per messaggio ogni tanto ci sentiamo no? Lo sai che io non ho mai voluto escluderti del tutto. Ok, all’inizio si, è vero, te l’ho detto, ne avevo i coglioni pieni di te, ma poi mi sembra che passato il primo periodo ogni tanto ci sentivamo no?..-
-Si appunto, per il messaggio di auguri a Natale o ai compleanni dei bambini…bel rapporto, cazzo-
Questa fu la prima volta che Liam si girò verso il fratello, riservandogli un’occhiata gelida.
Noel sospirò di nuovo, cercando di trovare in qualche area remota del suo corpo ancora un briciolo di pazienza.
-Avresti anche potuto cercare di avvicinarti tu come una persona civile, invece che tampinando il mio cellulare pieno di messaggi del cazzo. Ma chi sei, un fottuto maniaco??-
-Ero incazzato ok?? Volevo fartela pagare!! Poi…mi fai incazzare… perché esci con quella gente, eh?? Sono dei coglioni…non capisco che cazzo ci fai in mezzo a loro… e più che altro cosa ci trovi in loro..- Liam gesticolava pesantemente, come per aiutarsi a trovare una spiegazione che per lui non c’era.
-Sono simpatici, tutto qui. Mi fanno divertire quando ho voglia di svagarmi un po’-
-Ma smettila…stronzate!!!-
-Senti Liam, di chi frequento io non ti riguarda- Noel cercò di essere abbastanza perentorio al riguardo, per non proseguire su quell’argomento che lui proprio non aveva voglia di toccare. - Io sono venuto qui per dirti che mi dispiace e che sono stanco di tutti questi litigi-
-E di quello che devo dirti io non ti interessa?- Liam d’un tratto lo guardò dritto negli occhi e Noel rispose alla sua domanda senza esitazione.
-Dimmi, ti ascolto-
-Io posso anche capire che eri stufo, o che volevi fare la tua cazzo di carriera da solista (perché nessuno me lo leva dalla testa sta cosa) però possibile che non ti è mai passato per l’anticamera del cervello che a me la tua decisione avesse potuto farmi davvero male? Non ti avrei rotto i coglioni così tanto dopo che te ne eri andato… no? E come conseguenza tu ti sei allontanato ancora di più..-
- Liam, sinceramente l’unica cosa che pensavo era che non volevi proseguire da solo perché non eri in grado di cavartela senza di me…non avresti avuto un grande successo da solo…-
-Stronzate. Ok, te ne rendo atto, i Beady Eye non sono neanche da paragonare agli Oasis e le tue canzoni sono più belle delle mie, però non è questo. Il successo mi interessa fino a un certo punto, sono talmente ricco sfondato che potrei non alzare più un dito fino a quando campo, però il modo in cui hai abbandonato la band e me dopo 18 anni non mi è andata giù per un cazzo..-
-Il mio non voleva essere un abbandono, non ne potevo più e basta-
-Chiamalo come vuoi, però te ne sei andato!!- Liam continuava a battere sullo stesso tasto, perché aveva la sensazione che Noel non afferrasse il concetto.
-Vero...ma allora perché tu non hai provato a cambiare quando ti dicevo di smetterla di fare il cazzone?? Magari adesso saremmo ancora insieme a suonare..-
- Cazzo Noel, vuoi sempre avere ragione!!- sbottò Liam, alzandosi improvvisamente e appoggiandosi alla ringhiera. Noel di tutta risposta lo seguì.
- Non voglio avere ragione Liam, però sto cercando di farti capire che forse anche tu hai sbagliato qualcosa. A 40 anni non puoi più comportarti come quando ne hai 18, e io non ne potevo più di farti da balia-
-Tu non mi facevi da balia… eri solo sempre pronto a rimproverarmi, mai un cazzo di complimento-
-Non li meritavi Liam…eri sempre ubriaco o fatto, saltavi le date dei concerti o offendevi il pubblico..-
-Magari se tu fossi stato un po’ più comprensivo io sarei cambiato…-
-Non ti credo Liam, ti conosco troppo bene…e poi comprensivo su cosa, visto che ti comportavi da idiota tutto il tempo??-
-Resta il fatto che io a te una cosa del genere non te l’avrei mai fatta Noel… e soprattutto non me ne sarei fregato di te per i quattro anni successivi…-
Noel abbassò la guardia, scuotendo la testa per cercare di convincere il fratello-…non è vero che me ne sono fregato di te Liam…-
-Si che è vero, non mi sembra di averti sentito bussare alla mia porta, nonostante io cercassi all’inizio di parlarti.. te ne sei proprio sbattuto i coglioni come se non fossi mai esistito…-
-…non è vero… Liam, ero solo stufo e avevo bisogno di starti lontano per un po’ ma ti giuro che per me non è mai cambiato nulla nei tuoi confronti..-
-Puttanate.. l’indifferenza l’hai sempre riservata a persone delle quali non te n’è mai fregato un cazzo, tipo papà…ma vedo che ormai ti sono indifferente anch’io, quindi ho capito…-
-Per favore, ora smettila di dire certe stronzate e ascoltami…-
-Non c’è niente da dire, ho capito…-
Noel si avvicinò al fratello, alzando la voce per farsi ascoltare.
-Liam ascoltami cazzo!!!-
Liam, con le spalle rivolte al muro, si zittì.
-Mi manchi. E non sai quanta fatica faccio a dirtelo, mi conosci. Ma mi manchi sul serio. Va bene, avevo bisogno di starti lontano, ma non potrei mai immaginare una vita dove tu non mi rompi i coglioni alle nove del mattino come da 30 anni a questa parte-
Noel voleva guardarlo negli occhi, ma ogni tanto abbassava lo sguardo perché dire quelle cose lo imbarazzava, ma sapeva che era indispensabile fargliele sapere.
-Ho esagerato, e non voglio rischiare di perderti del tutto…questa situazione della mamma mi ha fatto riflettere cazzo…ho cominciato a pensare e a pensare…cioè…una notte un cazzo di medico mi chiama per dirmi che mia madre è stata ricoverata…e io non posso pensare…cioè, ho pensato che una cosa del genere sarebbe potuta succedere anche a te…non siamo immortali no?- Noel gesticolava parecchio, ma Liam era troppo occupato ad ascoltare quelle parole che uscivano a fatica per accorgersene…
-Ho pensato che… se mi avessero chiamato dicendomi che avevi fatto un incidente…o che eri in overdose per quelle droghe di merda che ancora ti prendi…- ora la voce di Noel tremava chiaramente -…o che peggio ancora…-
Noel guardava in basso, la sua voce non riusciva più ad emettere alcun suono, mentre Liam era ancora li fermo in silenzio ad ascoltarlo.
Allora Noel d’impulso lo abbracciò, passandogli un braccio intorno al collo e uno intorno alla vita.
-Io non so cosa avrei fatto Liam…non lo so…-
Si stringevano così forte da farsi quasi male, e Noel si diede mentalmente dello stupido per aver fatto passare tutto quel tempo.
-Ma non è successo niente di tutto questo Noel…stai tranquillo…io sto bene…- Liam gli accarezzava i capelli, cercando di tranquillizzarlo. Non immaginava che Noel stesse male a causa di questi pensieri, e sinceramente, non ci aveva mai riflettuto sopra più di tanto…forse perché in cuor suo sapeva che prima o poi si sarebbero riappacificati. Ma se, come aveva pensato Noel , qualche evento non programmato glielo avesse impedito? Al solo pensieri lo stomaco gli fece male e si strinse a Noel ancora più forte.
-Lo so, ma se ti fosse successo qualcosa?- Noel gli parlava piano, con la faccia affossata nell’incavo della sua spalla - Non me lo sarei mai perdonato, davvero…lo so che non te lo dimostro mai, ma non ti immagini nemmeno quanto ci tengo a te…-
-Lo so Noel ,lo so…-
-E allora promettimi che la smetterai di farti di tutte quell sostanze di merda che ancora ti prendi...ti prego...-
Liam sorrise, da una parte contento che il fratello si preoccupasse per lui nonostante i suoi 40 anni suonati - Ora mi chiedi troppo...-
-No Liam, dico sul serio...smettila con quella roba...non voglio che ti succeda qualcosa...ti ricordi come stavo male io? A quest'ora sarei già morto...e non voglio che capiti la stessa cosa anche a te- Noel si era staccato da lui ma rimanevano sempre vicini, solo che ora si guardavano occhi negli occhi. Liam sospirò.
-Non posso prometterti nulla, ma ti giuro che ci proverò...-
-Ok...-
-E poi..- Liam proseguì - scusami se sono stato un cazzone in questi ultimi...40 anni.- Risero entrambi, ma Noel sapeva quanto gli costava dire questo - No davvero...a volte ho esagerato, lo ammetto, ma non volevo ferirti sul serio...lo sai meglio di me...-
Noel lo guardò, e decise che ormai ogni parola sarebbe stata inutile...sapevano perfettamente i pensieri e le emozioni che vi erano uno nell'altro. Gli passò una mano dietro la testa, giusto per avvicinarlo un minimo e dargli un bacio sulla guancia.
Poi aprì il portone -Dai Liam, torniamo dentro-

Ritorna all'indice


Capitolo 10
*** Ricaduta ***


10           Ricaduta


 
Quello era un giorno decisamente fantastico. Sua madre era stata dimessa il giorno prima dall’ospedale e lui e Noel avevano finalmente chiarito.
Liam si sentiva leggero quella mattina, come non succedeva da tempo. Aveva deciso di andare a fare colazione al pub vicino a casa, con la solita birra e la solita brioche. Il tempo fuori era grigio, ma non gli importava; dentro era euforico come non mai.
Quando uscì dal pub chiamò Paul.
-Ehi amico dove sei, dalla mamma?-
-Non ancora, devo sbrigare alcune cose…tu sei in giro?-
-Si, volevo passare a trovarla, ci vediamo da lei?-
-Ok, tra un’ora o due penso di liberarmi. Credo ci sia anche Noel-
-Ok, a dopo allora-


Ogni volta che tornava a casa della madre, sentiva un’enorme sensazione di nostalgia dentro di sé. Non sapeva neanche lui spiegare il motivo di quella nostalgia, visto che non aveva dei grandi ricordi della sua infanzia, ma quel posto gli faceva provare un calore che non provava neanche a casa sua. Chissà, forse perché per vent’anni aveva girato tutti gli alberghi del mondo.
Entrò dal cancello senza suonare, si era portato dietro le chiavi per evitare di disturbare la madre, percorse il cortiletto che lo separava dalla porta d’ingresso e bussò piano alla porta.
-Ehi mamma..- disse entrando Liam, togliendosi la giacca per metterla sull’attaccapanni. La porta era aperta, poiché aveva avvertito Peggy che sarebbe arrivato a breve. Già dall’ingresso notò che la casa era ordinatissima come sempre, grazie anche alla donna delle pulizie che era venuta a pulire durante il suo ricovero.
-Liam, sono qui..-
Entrò in salotto, dove Peggy sedeva sul divano intenta a leggere un giornale. Appena lo vide lo mise via, facendo accomodare il figlio vicino a lei.
-Come stai oggi, meglio?- le chiese mentre si metteva accanto a lei, contento di vederla finalmente a casa sua e non più tra quelle quattro mura bianche.
-Si, ogni giorno sempre meglio, grazie al cielo. Anche se dovrò fare la cura per un bel po’..-
-Devi portare un po’ di pazienza, ma l’importante è che tu stia bene..-
Parlarono del più e del meno per un pò, mentre la televisione accesa faceva da sottofondo alla loro conversazione. Tornarono anche al giorno in cui Tommy andò a farle visita, e lei lo rassicurò che non aveva la minima intenzione di lasciargli la metà del suo patrimonio, nonostante per la legge fossero ancora marito e moglie.

Dopo un po’ sentirono sbattere la porta d’ingresso, e capirono che erano arrivati anche gli altri due Gallagher.
-Ciao mamma..- dissero entrando in salotto Paul e Noel, che da quando abitavano vicini viaggiavano quasi sempre insieme…Noel non aveva la patente e Paul gli dava volentieri un passaggio per andare a trovare Peggy.
Liam e Noel si strinsero la mano per salutarsi, poi Noel si mise comodo sulla poltrona accanto al divano, mentre Paul si sedette sulla sedia del tavolo che troneggiava in mezzo alla stanza.
Rimasero lì per un po’, come non facevano da tempo ormai, a chiacchierare come nelle più normali famiglie, nonostante di normale la loro non avesse proprio nulla.
-Torno subito..-disse alzandosi Liam dirigendosi verso bagno, e Noel notò qualcosa di diverso quando tornò. O meglio, Noel notò qualcosa che anche lui conosceva molto bene…Liam era andato in bagno a sniffare.
Lo capiva da come continuava a tirare su col naso, dalla sua espressione, dai continui movimenti delle mani e dalle sue pupille dilatate…conosceva suo fratello troppo bene, lo avevano fatto insieme talmente tante volte che per lui era praticamente impossibile non accorgersene…e chiunque pratico di quel tipo di sostanza se ne sarebbe accorto. A Noel salì improvvisamente un nervoso irrefrenabile, visto la promessa che gli aveva fatto una settimana prima. Noel gli aveva parlato con il cuore in mano, cercando di fargli capire quanto gli facesse male tutta quella roba e di quanto avesse paura che un giorno ci sarebbe rimasto sotto, ma niente, lui continuava come se niente fosse.

L’umore di Noel cambiò così come la sua espressione e capì che doveva assolutamente uscire da quella stanza.
-Liam, posso parlarti un attimo?- chiese abbastanza freddamente al fratello, alzandosi dalla poltrona.
-Si…- rispose Liam un po’ preso alla sprovvista, seguendolo. Noel andò fuori, nel cortiletto davanti alla porta d’ingresso. Appena Liam si chiuse la porta dietro di sé, Noel si girò verso di lui guardandolo dritto negli occhi.
-Meno male che mi avevi detto che provavi a smettere di farti, sei andato a sniffare nel bagno…cazzo Liam, che bisogno avevi??- gli gridò sottovoce, cercando di non farsi sentire dalla madre.
Liam lo guardò a bocca aperta, non capendo quale fosse il problema.
-Cosa??Non capisco…che ho fatto?-
-Se non sbaglio mi avevi promesso che ti saresti calmato con tutte quelle droghe…e invece ti trovo nel bagno di nostra madre che vai a farti?? Dio mio Liam, sei messo male…-
-Infatti non ti avevo detto che avrei sicuramente smesso, ti avevo detto che ci avrei provato…-
-Sei hai bisogno di farlo in un normalissimo pomeriggio vuol dire che non ci stai molto provando. Se non ricordo male l’ho fatto anch’io per anni, quindi so quando uno ha intenzione di smettere o no…-
-Secondo me tu sei solo invidioso che non ti ho invitato..- rise Liam, avvicinandosi al fratello per dargli uno spintone e cercando di sdrammatizzare la situazione, ma Noel fece qualche passo indietro per evitarlo.
-No Liam, non sto scherzando e non ho voglia di scherzare..-
Liam tornò serio, ma sinceramente non aveva nessuna voglia di litigare su una cosa così insignificante per lui…insomma, per lui quella era la normalità.
-Senti, io ti avevo detto che ci avrei provato, ma non ci vuole una settimana per smettere dopo anni, no? Anche tu non hai smesso dal giorno alla notte…-
-No Liam, non è stato facile ma almeno cercavo di evitarlo in settimana, visto che non avevo nessun bisogno di tirarmi su. Tu invece non mi sembri molto intenzionato a smettere…-
Erano uno di fronte all’altro, abbastanza vicini per non dover alzare troppo la voce. Liam sospirò, assumendo un’espressione tra l’arreso e il comprensivo.
-Ok ti prometto che quando torneremo a suonare insieme proverò a smettere…ma ripeto, proverò…-
Noel lo guardò, prima esterrefatto e poi incredulo.
-Aspetta un attimo…io non ho mai detto che io e te avremmo di nuovo suonato insieme…- si interruppe, giusto per vedere la reazione di Liam, visto che lui non si ricordava di aver mai parlato di un’eventuale riunione del gruppo.
Sul volto di Liam scese un’ombra di delusione mista ad amarezza, e a Noel in quel momento gli si spezzò il cuore.
-Come no Noel…ehi, abbiamo fatto pace no?-
-Si Liam ma…questo non implica che io e te torneremo a suonare insieme. Io volevo chiarire la situazione tra di noi ma…voglio continuare con il mio gruppo, non voglio riformare gli Oasis. Mi sembrava fosse chiaro-
Liam si appoggiò alla staccionata che delimitava il cortiletto, totalmente incapace di proferire parola. Si accese una sigaretta, sintomo che il nervoso stava tornando al galoppo. Tutta l’euforia di questi giorni era svanita, lasciando il posto ad una cocente delusione. Aveva pensato che ora che le cose si erano aggiustate sarebbero tornati a cantare insieme come ai vecchi tempi…non aveva dubitato nemmeno un istante che Noel volesse continuare con i suoi High Flying Birds.
Noel era di fronte a lui e lo guardava, ma non sapeva cosa dire.
-Perché non vuoi riformare il gruppo Noel? Io pensavo che era quello che volevi anche tu…sicuramente ti divertivi più con noi che con loro…e poi faremmo soldi a palate…- Liam parlava piano, cercando di convincere il fratello.
Noel sospirò guardando in basso, come se per terra potesse trovare una risposta valida da dare a Liam.
-Lo so che faremmo soldi a palate, ma..la verità è che io ora sto bene così. Tornare insieme significherebbe tornare a litigare, e siccome ci siamo appena chiariti non voglio litigare un’altra volta. Sai bene anche tu che se tornassimo nello stesso gruppo finiremmo di nuovo a prenderci a mazzate, quindi…io non voglio tornare a lavorare con te.-
Liam si sentì come una donna abbandonata il giorno prima del matrimonio. Tutti quegli anni insieme non significavano nulla per Noel e lui doveva metterselo in testa. Si sarebbero continuati a vedere così, a casa della madre o ai compleanni dei bambini. Al solo pensiero gli veniva da ridere…
Sorrise amaro prima di parlare - Io…non lo so Noel, non ho parole…- Liam si portò una mano tra i capelli, sorridendo tra se e se, i pensieri confusi nella testa – tutto quello che dovevo dirti te l’ho detto una settimana fa in ospedale. Ci tenevo a riappacificarmi con te, ma pensavo che avremmo anche riformato il gruppo. Siamo nati per fare questa cosa insieme, l’abbiamo sempre fatta e …non capisco perché ora non la vuoi più, anche dopo che ci siamo chiariti. Io non ti riconosco più Noel…forse tu sei davvero diventato uno di quei perfettini del cazzo che odio tanto…- diede una boccata alla sigaretta, stava cominciando a sentire il desiderio di ferire il fratello profondamente, ma cercò di trattenersi.
Noel lo interruppe brusco, ma senza alzare la voce.
-O forse sei tu che ti rifiuti di crescere. Basta con tutto questo alcool e queste droghe, non sei più un ragazzino che puoi ancora permetterti di fare figure di merda in giro…a una certa età si diventa solo ridicoli-
-Non so quante volte me l’hai già ripetuto Noel e ora basta, mi fai solo pena! Quindi se smettessi di farmi e diventassi un uomo responsabile, prenderesti in considerazione l’idea di tornare a suonare insieme??- Si staccò dalla staccionata, avvicinandosi a Noel con la sua movenza irriverente che lo contraddistingueva.
L'altro ci pensò su un attimo, senza abbassare lo sguardo. –Forse no, o magari si, chi lo sa. Certo che, all’idea di vederti di nuovo su un palco strafatto che non ti reggi in piedi…beh, capirai che non mi alletterebbe l’idea di essere su quel palco con te..- sorrise amaro al fratello, senza perdere un minimo del suo autocontrollo.
-Sai caro Noel Gallagher che ti dico?? Che sta storia della cocaina e delle altre cazzate sono solo scuse…tu non vuoi mai più tornare in un gruppo con me, è questo il punto cruciale..-
-Liam, non c’entrano le scuse, ti ho già detto che vorrei che smettessi perché ti fanno male tutte quelle merde che prendi, e dopotutto sei sempre mio fratello.. ti ricordi quando ero stato male io? Credevo che mi sarebbe venuto un infarto, ed è un miracolo che non mi sia venuto davvero. Perché non lo capisci??-
-Si si come no. Risparmiati il discorsetto. Io torno dentro-

Buttò via la sigaretta, mentre Noel rimase fermo lì fuori a pensare ancora per qualche istante. Dopo quattro anni di silenzio erano riusciti di nuovo a rovinare tutto in una sola settimana…probabilmente c’era qualcosa che non andava in loro, forse il loro destino era quello di non andare d’accordo e nulla lo avrebbe cambiato, neanche tutta la buona volontà di questo mondo. Quando tornò dentro incrociò Liam che prendeva la giacca dall’attaccapanni e usciva, passandogli a fianco senza degnarlo di uno sguardo.
 

Ritorna all'indice


Capitolo 11
*** Distruzione ***


11. Distruzione





Sbattè così forte il cancello dietro di sé che probabilmente era saltata la serratura..ma non gli importava.
Era arrabbiato come non mai, tutti questi giorni persi a fantasticare su dove fare il primo concerto del tour per poi scoprire che il signorino voleva continuare a cantare da solo. Ma vaffanculo!
S’incamminò verso la strada principale per prendere un taxi, in quel momento voleva soltanto andarsene a casa.
Appena salito, si appoggiò allo schienale e guardò fuori dal finestrino cercando di calmarsi, ma non riusciva a contenere tutta l’adrenalina che la rabbia gli aveva scaturito. Come sempre, tutti i suoi sogni si erano infranti a causa di quel coglione di Noel…non poteva crederci di essersi illuso così facilmente. Doveva aspettarselo che l’idiota non avesse voglia di riformare gli Oasis, chi avrebbe voglia di tornare a splendere di luce riflessa quando già si risplende di luce propria?? Ormai Noel vestiva perfettamente il ruolo di cantante e non lo avrebbe abbandonato tanto facilmente.
Con questi pensieri in testa, Liam si accorse che il sole stava cominciando a tramontare e all’improvviso l’idea di andarsene a casa non gli sembrò così brillante.

-Scusi, cambio di programma, mi può portare ad Ashton Rd?- chiese avvicinandosi all’autista, che lo guardò con la coda dell’occhio dallo specchietto.
-Certo, nessun problema-


 
Giunti a destinazione, Liam pagò il taxi, scese e suonò il campanello della casa di fronte. Notò anche che l’abitazione era piuttosto modesta, per quel che guadagnava il proprietario.
-Jim sono Liam- disse appena sentì la voce dell’altro al citofono. Jim si affacciò sulla porta, aprendo il cancelletto per permettere a Liam di entrare.
-Ehi stronzetto, che ci fai qui??- Si salutarono stringendosi la mano, mentre Jim lo guardava un po’ sorpreso. Difficilmente Liam si presentava a casa di altri senza preavviso, lui preferiva di gran lunga trovarsi direttamente al pub.
Liam gli si avvicinò, guardandolo con quella sua espressione furba -Hai un po’ di roba buona??-
Jim rise, capendo finalmente il motivo di quella visita -Cazzo se ce l‘ho amico, che domande fai!-
-Dai allora vestiti che stasera ci scassiamo. Chiamo anche gli altri-




 
Due ore dopo Liam, Jim, Andy e Gem erano tutti seduti intorno al tavolo di un pub in stile irlandese poco distante da casa di Jim, intenti a tracannare birra e vino.
Il locale era pieno e ogni tanto qualcuno si fermava a chiedere di poter fare delle foto, ma in linea generale la gente era troppo occupata a divertirsi per badare a loro, quindi li lasciavano tranquilli.
-Ehi amico, portami un’altra birra…anche per i miei amici qui- ordinò Liam al primo cameriere che vide passare, facendogli il gesto di portare da bere per tutti.
-Cazzo Liam sei bello euforico stasera- disse Gem, che gli era seduto di fianco, strattonandolo scherzosamente - che ti è successo?-
-Niente – rispose Liam tranquillo e sorridente – voglio solo divertirmi con i miei veri amici-
-Non avevi detto due giorni fa che volevi diventare una persona seria, smettere di bere e bla bla? Tranquillo, tanto non ti aveva creduto nessuno – continuò a sfotterlo Gem, divertito dalla piega che stava prendendo la serata. Era tanto che non passava del tempo in compagnia del gruppo.
Liam tornò serio un secondo, ricordandosi del motivo per il quale aveva fatto quella promessa non mantenuta. Gli altri non sapevano nulla della breve riappacificazione che aveva avuto con Noel qualche giorno fa, era una cosa che per il momento doveva rimanere tra loro. E meno male, pensò tra sé e sé, visto com’erano andate di nuovo le cose. M agli altri aveva comunque annunciato che voleva davvero darci un taglio con le droghe e tutto il resto. Tutto per quel cazzone di Noel!
-Già, ho cambiato idea, mi conoscete- prese in mano la birra e bevve tutto d’un fiato.
-Ehi calma calma amico, nessuno te la ruba la tua birra- Andy cercò di togliergliela dalle mani per scherzare, ma Liam riuscì comunque a svuotare il bicchiere.
-Aaaaah ora si che sto bene! Jim, non dovevi darmi qualcosa tu??-
-Ci puoi scommettere, andiamo in bagno-
 

Due ore dopo Liam riusciva a malapena a sbiascicare qualche parola.
Vagava per il locale con un bicchiere di whisky in mano, andando a sbattere di tanto in tanto contro qualcuno che lo mandava a quel paese. Grazie al cielo era troppo sbronzo per poter replicare, altrimenti ne sarebbe scaturita una rissa con i controfiocchi.
Trovò finalmente un divanetto vuoto e decise di stendercisi sopra, d’altronde non vedeva dove stava andando e quindi una sosta non gli avrebbe fatto male. Non capiva dove fosse e non riusciva a trovare nessuno che conosceva. Aveva la nausea e ogni tanto vedeva tutto nero. Appena si coricò chiuse gli occhi e dimenticò tutto il mondo intorno a lui.


 
-Dove cazzo è Liam?? Non riusciamo a trovarlo-
-Non lo so ragazzi, è mezz’ora che non lo vedo più neanch’io- disse Jim appoggiato al bancone del pub mentre stava ordinando nuovamente da bere.
Andy e Gem si guardarono, stupiti che nessuno riuscisse a capire dove si fosse cacciato.
-Ehi ma cosa gli hai dato? Non è che è in bagno a vomitare l’anima?- gli chiese di nuovo Gem, un po’ infastidito dall’atteggiamento menefreghista di Jim.
-Ragazzi lui ha sempre retto tutto quello che gli ho dato. A sto giro ha solo voluto provare due pasticche nuove…fidatevi, roba buona!-
-Sei proprio un coglione, così come quell’altro che non riusciamo a trovare- Gem scattò subito in bagno, ma anche lì nessuna traccia di Liam.
Decise di setacciare il locale, ma era difficile con tutta la gente che c’era, sembrava un pazzo. Ad un tratto vide un braccio che penzolava sotto un tavolo, si avvicinò e vide che era proprio lui che dormiva sul divanetto.
-EHI Liam, sveglia cazzo- lo schiaffeggiò piano per farlo riprendere, aveva un colorito verdastro e sembrava esamine.
-Liam dai cazzo, svegliati!!- continuava a schiaffeggiarlo e a scuoterlo dalle braccia, ma non apriva gli occhi.

Panico.

-Ehi amico non farmi scherzi, svegliati su!- Lo mise a sedere, aveva paura che dovesse vomitare e finisse per soffocare, ma ancora non riusciva a svegliarlo. 
Arrivò anche Andy, con lo sguardo terrorizzato appena lo  vide Liam in quello stato su quel divanetto. Tra l’altro una piccola folla si era raccolta intorno a loro e Gem pregò solo che tutto questo non finisse sui giornali.
-Andy portiamolo fuori, non si sveglia-
A fatica riuscirono a trascinarlo fuori, appoggiandolo al muro del locale che dava, per fortuna, su una strada poco trafficata.
-Ma respira?- Andy aveva gli occhi ancora più grandi del solito, sembrava spaventatissimo ma dovevano entrambi riuscire a mantenere la calma.
-Si respira. Provo a chiamare Nicole- Gem si allontanò giusto di qualche passo ma il telefono risultava staccato.
-Porca troia non risponde!!Non possiamo mica portarlo a casa in questo stato, ci saranno anche i suoi figli in casa-
-Ma se fosse grave? Portiamolo all’ospedale-
-No, si creerebbe uno scandalo allucinante, deve solo riprendersi, ma ci vorrà un po’.
 
 



GIORNO DOPO

 
Liam sentiva caldo, come se qualcosa gli stesse scaldando il corpo dal busto in giù.
Sbattè appena le palpebre, con la testa che gli pulsava come non mai. Di fronte a lui notò un armadio bianco e grigio a tre ante, ma non lo aveva mai visto prima in vita sua, per cui si chiese dove fosse finito. Provò ad alzare la testa dal cuscino per dare un’occhiata intorno a lui e finalmente capì quella sensazione di calore.
Vicino al letto in cui era sdraiato c’era una finestra con la persiana semi-chiusa dal quale entrava qualche raggio di sole. Fuori sembrava una bellissima giornata ma lui si sentiva uno straccio. Aveva i capelli appiccicati alla fronte, la bocca impastata e un’emicrania che si faceva sentire ogni volta che sbatteva le ciglia.
-Buongiorno, principessa-
Si girò di scatto (maledicendosi per l’acuta fitta alla tempia) e vide Noel seduto sulla sedia vicino a lui che si stava accendendo una sigaretta.
-Cazzo ci fai tu qui? Dove siamo??-
Liam cercò di tirarsi su appena appena con i gomiti, aveva la voce roca e gli occhi che proprio non ce la facevano ad aprirsi del tutto.
-Siamo a casa di Gem, questa è la stanza degli ospiti.-
Noel fumava tranquillo e ora Liam cominciava a ricordare qualcosa. Si ricordò di essere andato a casa di Jim per chiedergli della roba e poi di essere andato al pub con gli altri…però i ricordi erano confusi e ancora il cervello non riusciva a mettere insieme tutti i pezzi.
-Ho sete- esordì Liam, con quel filo di voce che ancora gli era rimasta dopo la notte di fuoco precedente. Il pensiero andò subito anche alle sue corde vocali, che sicuramente non avevano gradito il trattamento ricevuto.  Sperò solo che ciò non influisse troppo negativamente sulla sua voce.
Noel si alzò di malavoglia per avvicinarsi ad una scrivania che era proprio in fronte al letto di Liam, stappò una bottiglia e versò dell’acqua dentro ad un bicchiere di plastica, per poi porgerlo al fratello e tornarsi a sedere.
Liam bevve come un assetato nel deserto, e appoggiò il bicchiere sul comodino vicino al suo letto.
-Non hai niente da dire?- chiese Noel dopo una boccata di fumo.
-Tipo?-
-Non lo so…ti sei divertito ieri sera?- proseguì il maggiore con voce sarcastica.
Liam ci pensò un attimo, e piano piano cominciò a ricordare qualcosa in più della serata. Ma aveva già capito dove voleva andare a parare Noel.
-Senti, ero al pub con gli altri, abbiamo bevuto un po’ e ci stavamo divertendo..-
-Già, ho visto quanto vi stavate divertendo- spense la sigaretta nel posacenere -tanto che Gem mi ha chiamato alla 3 del mattino per dirmi che eri esanime su un marciapiede!-
-Gem esagera, cazzo, non ero esanime…-
-Ehi ti ho visto con i miei occhi quando sono arrivato qui. Manco coi ceffoni ti svegliavi!!-ora Noel cominciava ad alzare la voce- eri impasticcato come una merda. Tanto che eravamo indecisi se chiamare l’ambulanza!-
Liam si era quasi completamente svegliato e cercava di ricordarsi cos’era successo il giorno prima, e l’ultimo ricordo che aveva era quello di essere andato in bagno con Jim.
-Si ok, forse ho esagerato un pochetto....-
Noel si alzò di scatto, avvicinandosi a Liam prendendolo per la maglietta.
-Vuoi morire Liam?? Dimmelo, su, vuoi morire??-
Liam si paralizzò, rimanendo immobile con il viso a pochi centimetri da quello di Noel. Erano occhi negli occhi ed aveva lo sguardo sbarrato dallo spavento tanto da non riuscire a parlare.
-Su avanti, dimmelo, VUOI MORIRE??-
Lo spavento e l’inaspettata reazione si tramutò in un improvviso fastidio per quella vicinanza non autorizzata... perché cazzo gli urlava in faccia appena sveglio??
-NO, NON VOGLIO MORIRE! Lasciami!!-
Noel gli lasciò la maglietta e si allontanò da lui, facendo qualche passo indietro.
-E allora, se non vuoi morire, evita di farti trovare come un tossicodipendente sui marciapiedi fuori dai pub, se no giuro che se non ti ammazzi con le tue mani lo faccio io!!-
Liam si alzò leggermente con la schiena, quel tanto che le forze gli permettevano visto che era sveglio si e no da dieci minuti.. Ricordava la visita al bagno insieme a Jim, le pasticche che aveva preso e anche il malessere che era venuto fuori dopo, tanto da non fargli ricordare come fosse arrivato a casa di Gem. Ma sinceramente non credeva di essere stato tanto male da farsi trascinare fuori da un locale a peso morto. Forse Noel stavolta aveva ragione, ma mai lo avrebbe ammesso davanti a lui, specialmente dopo la scenata appena fatta.
E comunque adesso stava bene, quindi non aveva senso che suo fratello lo sgridasse come un ragazzino di 15 anni.
-Guarda che hai poco da prendertela con me, nessuno ti ha messo in mezzo e Gem non avrebbe dovuto neanche chiamarti-
-E invece meno male che almeno qualcuno ha un po’ di cervello! Cos’è, c’entra con la litigata che avevamo appena avuto?
Liam alzò un sopracciglio, quasi divertito.
-No… non crederti così importante-
-E ALLORA SMETTILA DI AUTODISTRUGGERTI!!!-
Noel prese la giacca che era appoggiata sullo schienale della sedia, andò verso la scrivania e bevve anche lui un bicchiere d’acqua.
-Non pensavo che la canzone che avevo scritto per te 15 anni fa potesse essere ancora attuale…anzi, speravo ti aiutasse a capire…e invece mi sbagliavo, non hai mai capito un cazzo. Ciao-
Posò il bicchiere che aveva ancora in mano e uscì dalla porta.

Entrambi sapevano bene a quale canzone si riferiva Noel.


Here's another sunday morning call 
You hear your head a-bangin' on the door 
Slip your shoes on and then out you crawl 
Into a day that couldn't give you more 
But what for? 

And in your head do you feel 
What you're not supposed to feel? 
And you take what you want 
But you don't get it for free 
You need more time 
Cos your thoughts and words won't last forever more 
But I'm not sure if it'll ever work out right 

But it's ok...it's all right 

When you're lonely and you start to hear 
The little voices in your head at night 
You will only sniff away the tears 
And you can dance until the morning light 
At what price? 

And in your head do you feel 
What you're not supposed to feel? 
And you take what you want 
But you don't get it for free 
You need more time 
Cos your thoughts and words won't last forever more 
But I'm not sure if it'll ever work out right 

But it's ok...it's all right 

And in your head do you feel 
What you're not supposed to feel? 
And you take what you want 
But you don't get hope for free 
You need more time 
Cos your thoughts and words won't last forever more 
But I'm not sure if it'll ever ever ever work out right 
Will it ever ever ever work out right? 
Will it ever ever ever work out right? 




 
 
Ciao a tutte!!!
La canzone  è Sunday Morning Call. Ho deciso di inserirla nel capitolo perché Noel disse che il testo riguardava una persona autodistruttiva, che conosceva bene….. quindi sembra proprio che parli di Liam! Di seguito il link dell’intervista:http://www.youtube.com/watch?v=1Ru3OAuK6D0

Grazie a tutti coloro che recensiranno o semplicemente leggeranno ;)
Kiss kiss!!
 
 
 
 
 
 

Ritorna all'indice


Capitolo 12
*** Confusione ***


Il fumo della sigaretta mi annebbia la vista così come i pensieri.
E’ un giovedì qualunque di un mese qualunque, ormai ho perso la cognizione del tempo.
Sono a casa,stravaccato sul letto mentre il televisore a 60 pollici che si trova sulla parete di fronte a me trasmette a tutto andare canzoni moderne di ragazzini che non hanno nulla da dire.
A parte questo, la casa è silenziosa: i ragazzi sono a scuola e Sarah dev’essere andata a fare shopping o palestra.
In questo periodo non ho proprio nulla da fare, sono quei mesi lunghissimi in cui non sono in tour e non ho in progetto niente di niente, se non stare spaparanzato sul divano e bere fiumi di birra. D’altronde l’ultimo album e l’ultimo tour sono andati abbastanza bene, perciò ora posso anche godermi un periodo di meritato riposo.
A dirla tutta, mi annoio parecchio in questi giorni, anche se sono contento di stare un po’ con la mia famiglia e i miei figli.
Tutto questo “dolce far niente” ha però un effetto negativo su di me….ovvero, ho troppo tempo libero per pensare!
Ultimamente ho un sacco di pensieri che mi frullano per la testa, tanto che spesso non riesco neanche a prendere sonno.
Continuo a chiedermi se questo è davvero quello che voglio fare, se ho sbagliato a lasciare perdere il gruppo, mio fratello e tutto il resto. Sono pieno di dubbi, ed è molto strano visto che non ho mai avuto nessun ripensamento in vita mia. Ovviamente davanti alla stampa non ammetterò mai una cosa del genere, anzi, però non capisco come mai tutta questa confusione. In fin dei conti ho scelto io di buttarmi in questa cosa, ed è una decisione presa secoli fa: finalmente ero libero di decidere tutto io, i testi, gli arrangiamenti, cosa mettere in play-list, come girare i video e altre cazzate del genere. Forse sotto sotto era sempre quello che avevo voluto fare, ho sempre saputo di essere una specie di lupo solitario, per cui non mi capacito di questa sensazione di inadeguatezza, come se stessi sbagliando qualcosa o non stessi seguendo la strada giusta.
Fanculo, non devo più pensarci. Saranno pensieri dovuti alla mezza età.
Mi alzo e vado in salotto a prendere un’altra birra.
Squilla il telefono e controllo chi è prima di rispondere. E’ il mio manager.
- Ehi amico come stai?- rispondo sforzandomi di avere una voce allegra.
-Io bene, e tu, sfaticato che non sei altro?-
Rido, è consapevole della mia totale e completa pigrizia quando non lavoro.
- Me la sto godendo Jamy, adesso vado a riempire la mia jacuzzi e ad aprire una cazzo di bottiglia di champagne!-
-Bravo, ma prima di affogarci dentro ricordati di me, dato che ti sto aiutando a guadagnare tutte quelle bottiglie di champagne-
-Ehi adesso non te la tirare troppo ok? – ribatto sorridendo – comunque…che mi dovevi dire? –
- Ascolta…se non sei troppo impegnato a sguazzare nello champagne volevo parlarti di una cosa, un progetto che mi è venuto in mente per te. Che ne dici di passare da me? –
Rifletto un attimo.
- Ma adesso?-
- Beh se vuoi si – tossicchia – io sono a casa.
-Ok amico, tempo di darmi un’aggiustata e arrivo –

 
Un’ora dopo scendo dal taxi che mi ha lasciato a 500 metri dalla casa di Jamy.
Oddio, non si può proprio definire casa. E’ un mega villone con un giardino stratosferico davanti: fontane piene di pesci, siepi curatissime e tutto il resto. Non ho mai capito di cosa se ne faccia di tutto sto giardino...ma chi si crede di essere, Michael Jackson??
Tuttavia, non è certo grande come casa mia. Si e no sarà forse sarà la metà.
- Sono Noel – dico appena mi risponde al citofono.
I cancelli automatici si aprono e mi faccio strada tra tutto quel verde.
Jamy mi aspetta sulla soglia, con indosso un vecchio paio di jeans logori e una polo giallo senape. Certo che con tutti i soldi che ha potrebbe anche badare un pochettino di più al look.
-Entra vecchio mio – mi accoglie dandomi una pacca sulla spalla e facendomi entrare.
Il chiarore del salotto, dato dall’arredamento beige, i muri bianchissimi e i tappeti color panna mi abbagliano la vista, mentre un forte odore di incenso mi invade le narici.
- Che stavi facendo qui che c’è una puzza d’incenso terribile? Stavi meditando?? – lo prendo in giro mentre lo seguo verso il suo divano immacolato.
-Ma va, quella matta di mia moglie va pazza per l’incenso ed è sempre lì ad accenderne uno in ogni stanza –
Mi accomodo sul divano mentre lui mi passa un bicchiere di vino che aveva già preparato prima del mio arrivo. Direi che mi conosce molto bene.
 - Allora – lo incalzo io andando direttamente al sodo – di che mi volevi parlare?
Sorseggio il mio vino e poso il bicchiere sul tavolino di fronte a me, ovviamente color beige. Lo guardo di sottecchi aspettando la sua risposta.
- In questi giorni ho pensato un po’ al prossimo progetto – si appoggia allo schienale del divano incrociando le gambe – e a come organizzare la prossima tournée per renderla più interessante rispetto a quelle precedenti, insomma, per cambiare un po’.. –
Lo guardo in silenzio, curioso di sapere dove voglia andare a parare.
- Dato che ultimamente hai ripreso un po’ i contatti con Damon Albarn, Bono ecc, sarebbe interessante fissare qualche data (non in tutte ovviamente) dove fare degli specie di duetti in cui tu e la “special guest” di turno cantate insieme qualche canzone…. il pubblico impazzirebbe perché avrebbe l’occasione di pagare un solo biglietto per sentire Noel Gallagher e un altro cantante famoso, quindi secondo me le vendite aumenteranno di sicuro  –
Si ferma e prende fiato, mentre io sono ancora immobile sul divano che lo fisso.
- Che ne pensi Noel? –
Sospiro, indeciso sulle parole da usare. Se devo essere sincero, questa non me l’aspettavo proprio.
-Allora…prima di tutto, per l’ultimo tour ho fatto sold out in dieci minuti. Poi, questa è stata un’idea tua o dei tuoi collaboratori? –
- Beh, diciamo che l’abbiamo pensata insieme – ribatte Jamy sorseggiando il suo vino.
- Ok.. – mi passo una mano tra i capelli – punto numero due: come mai quest’idea? Cioè, secondo voi non sono andato abbastanza bene nell’ultimo tour, la gente si sta annoiando di me..? – gli domando alzando leggermente il tono.
- Ma no Noel – riprende calmo scuotendo la testa – non è per questo. E’ che tu sei un solista ormai, canti stando fermo sul palco e i tuoi concerti sono tutti così. Ovviamente la gente adora te e le tue canzoni, non sto dicendo che si stanno annoiando di te, anzi, però daresti una sferzata di energia alla tua immagine! –
Parla in maniera convincente ma qualcosa non mi torna. Perché dovrei duettare con altri cantanti durante il mio tour? Chi cazzo li ha invitati? Oddio, ho rispetto per loro, soprattutto per Bono, ma quelle sono le mie date.
-Senti Jamy, non è perché non voglio dividere l’incasso con loro o perché non li ammiri, ma questa storia non mi piace. Perché mai dovrei invitare una special guest al mio concerto? Sono io la special guest cazzo! – mi do un tono sorseggiando il mio vino – vengono per ascoltare le mie canzoni, se vogliono ascoltare Bono che si comprino un fottuto biglietto per gli U2 –
Mi guarda spazientito, come se non capissi a cosa sto rinunciando negando di aderire al loro progetto.
-Secondo me potrebbe essere una buona opportunità – continua.
- No Jamy, e mi stupisco di te – sbotto alzandomi in piedi – non mi conosci abbastanza, cazzo! Lo sai che non sono il tipo, mi sono separato dalla band più grandiosa degli anni 90 per fare quello che sto facendo, mi faccio il culo come non me lo sono mai fatto visto che devo fare tutto io, e l’idea di duettare su un palco mi fa venire da vomitare – passeggio lentamente su e giù (stando attento a non calpestare il tappeto) mentre il nervoso inizia a salirmi per davvero.
- Ma dimmi la verità – mi fermo e lo fisso negli occhi – perché ve ne siete usciti con questa storia? Pensate che sia finito? Che mi sto ammosciando? –
Distoglie gli occhi dal mio sguardo e si alza raggiungendomi. Siamo uno di fronte all’altro adesso.
- Noel , te lo ripeto, non pensiamo tu sia finito, sei un cantautore fantastico, forse uno dei migliori di sempre – prosegue – ma forse è arrivato il momento di fare un leggero cambiamento. La gente adora ancora gli Oasis, e tanti vengono ai tuoi concerti per riascoltare le vostre vecchie canzoni e ritrovare la magia di quegli anni –
Cazzo, adesso mi fa anche venire la malinconia oltre che il nervoso.
- Perciò abbiamo paura che a lungo andare, mettendo sempre più canzoni recenti degli High Flying Birds, la gente si stanchi. E siccome questo ancora non è successo, cerchiamo di non farlo accadere giocandoci qualche carta in anticipo –
Ho il cervello che lavora a tutta velocità, mentre cerco di assimilare il suo discorso. Ma non c’è niente da fare, per me sono tutte cazzate.
-No, no e poi no! – mi allontano da lui di qualche passo – ditemelo subito che non credete più nel mio lavoro e basta. Queste prese per il culo non mi piacciono e non voglio essere trattato come l’ultimo dei coglioni! –
- Noel non ti incazzare cazzo… -
- Non ti incazzare?! – gli rivolgo una delle mie peggiori occhiate – come faccio a non incazzarmi? Il mio manager pensa che io sia prossimo al fallimento e non dovrei incazzarmi?? Non volevo più stare in una band, anzi, non voglio più stare in una band, tu lo sapevi meglio di chiunque altro, e adesso mi proponi dei cazzo di duetti con special guests? –
- Non è stata solo un’idea mia, è venuta fuori anche parlando con gli altri.. –
- Peggio ancora!! Sentite, per me siete tutti fuori, non voglio più che lavoriate per me. Andatevene tutti a fanculo!! – gli urlo in faccia per poi girarmi e dirigermi verso la porta.
-Noel aspetta, ragioniamo un attimo.. –
Non lo ascolto nemmeno. Esco e attraverso il giardino, una volta uscito chiamo un taxi e mi ci fiondo dentro accasciandomi sullo schienale.


Ho sbagliato a fidarmi di loro cazzo! Eppure lavoravamo bene insieme…perché allora questa idea di merda?? Cos’ho sbagliato? Il tour è andato bene, abbiamo fatto un palata di soldi e le recensioni sono state positive (non ovviamente come me le sarei aspettate io, ma ho abbassato le mie pretese di perfezione).
Perché sta andando tutto storto? Quella sensazione mi attanaglia la gola, si rifà di nuovo strada dentro me… pensa Noel, pensa.
Ora dovrò trovarmi un altro manager….sempre quando mi tornerà l’ispirazione per produrre un altro album.
Il senso di angoscia non mi lascia in pace, e una volta arrivato a casa mi ributto sul letto. Non so quanto tempo rimango lì fermo a pensare. Ho un vortice di emozioni che mi ballano dentro, e non so più cosa sia giusto e cosa sia sbagliato.
Sento Sarah rientrare a casa con i ragazzi, quindi mi dirigo al piano di sotto per salutarli.
- Ehi, di ritorno finalmente –
Saluto i piccoli con un bacio sulla testa, e accarezzo i capelli a mia moglie -Che avete fatto? –
- Io shopping – sorride mostrandomi le scarpe nuove di zecca – e loro erano in palestra  ad allenarsi –
Amano talmente tanto fare sport che non so come facciano ad essere miei figli.
- E tu, che hai fatto oggi? –
- Lasciamo stare.. giornata di merda –
-Perché?? –
- Non ho voglia di parlarne adesso, me ne torno in camera –
Mi conosce troppo bene e sa che quando sono di questo umore non deve farmi domande.
Risalgo al piano di sopra e per la terza volta in questa giornata mi ributto sul letto. Decido di fare un po’ di zapping, ma i pensieri continuano a non darmi tregua…sono giorni che ci penso, giorni che mi arrovello il cervello.
Poi all’improvviso, è come se qualcuno mi tirasse un pugno nello stomaco. Tutto d’un tratto so quello che dovrei fare.
Mi alzo e faccio rapidamente alle scale.
- Amore io esco, devo fare una cosa –
Molla le borse da svuotare e mi guarda sorpresa – Dove vai?? –
- Poi te ne parlo –
Esco di casa e prendo nuovamente un taxi ( non avere la patente è una gran rottura di palle), e quando sono quasi arrivato prendo il telefono e lo chiamo.
- Liam sono io. Sono quasi sotto casa tua, aprimi che devo parlarti di una cosa importante –
 
 
 

Ritorna all'indice


Questa storia è archiviata su: EFP

/viewstory.php?sid=1727040