In volo verso il futuro: le Ali Nere.

di Soul of the Crow
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Una richiesta d'aiuto proveniente dal futuro ***
Capitolo 2: *** Dove ci troviamo? ***
Capitolo 3: *** Benvenuti tra le Ali Nere ***
Capitolo 4: *** La decisione degli ex Emissari ***
Capitolo 5: *** La prima partita ***
Capitolo 6: *** Sogni, scoperte e annunci ***
Capitolo 7: *** Primo giorno libero (Parte 1) ***
Capitolo 8: *** Primo giorno libero (Parte 2) ***
Capitolo 9: *** Secondo giorno libero (Parte 1) ***
Capitolo 10: *** Secondo giorno libero (Parte 2) ***
Capitolo 11: *** 200 anni tra passato e futuro: allenamenti e misteri (Parte 1) ***
Capitolo 12: *** 200 anni tra passato e futuro: allenamenti e misteri (Parte 2) ***
Capitolo 13: *** Troppi segreti da nascondere: l'Oracolo e la cerva ***
Capitolo 14: *** Troppi segreti da nascondere: Yoru e il coniglio di peluche ***
Capitolo 15: *** La prima missione (Parte 1) ***
Capitolo 16: *** La prima missione (Parte 2) ***
Capitolo 17: *** I primi segni della verità ***
Capitolo 18: *** Il Popolo del Cielo Nero e i Keshin Ancestrali ***
Capitolo 19: *** Consigli preziosi ***
Capitolo 20: *** Segreti e Aiutanti ***
Capitolo 21: *** Finalmente si parte! ***
Capitolo 22: *** Una via d'uscita? ***
Capitolo 23: *** Sguardi reali e voci... buone o malefiche? ***



Capitolo 1
*** Una richiesta d'aiuto proveniente dal futuro ***


Avviso: nell’angolo autrice a fine capitolo ci sono delle note che chi mi ha spedito gli OC nel prequel di questa long, cioè l’Avvento del Sole Nero, deve leggere.



Come ben sappiamo, la Holy Road era terminata con la vittoria della Raimon e il Fifth Sector era solo un lontano ricordo.
Dall’inizio dell’estate, Gouenji aveva deciso di attuare un programma di educazione all’attività calcistica in tutto il Giappone con l’aiuto dei membri della Raimon e molti altri ragazzi; anche gli ormai ex Emissari del Sole Nero avevano potuto partecipare a quel progetto, e da un paio di mesi le cose procedevano per il meglio. Nessuno degli ex Emissari sapeva che, insieme ai calciatori della Raimon, sarebbero stati coinvolti nuovamente in una lotta contro nuove organizzazioni e nuove squadre di calcio, stavolta provenienti da un’epoca molto lontana dalla loro, ma senza il loro aiuto sarebbe potuta cambiare per sempre.


Nell’Hokkaido… 200 anni nel futuro… Nei sotterranei di un edificio abbandonato…

Il luogo dal quale sarebbe partita la richiesta d’aiuto per gli ex Emissari era un faro situato su un promontorio a nord dell’isola di Hokkaido, e come per la Villa del Sole Nero parecchi anni prima, era protetta da una barriera, sebbene questa non fosse fatta dell’energia che creava i keshin, ma non era il caso di soffermarsi su questi particolari; quella costruzione era rimasta inutilizzata da anni, eppure qualcuno continuava a vivere nei sotterranei. Del resto, quell’edificio era l’unico luogo in cui si poteva trovare un po’ di tranquillità: il Giappone era stato “sottomesso” ad un’altra organizzazione, e come il Fifth Sector utilizzava il calcio per imporsi, ma metteva a rischio la vita di tutti coloro che capitavano a tiro. Qualcuno si era attivato per fermare quella catastrofe, ma i molti tentativi servivano a poco e chi abitava in quel faro lo aveva capito molto tempo prima.
Quel qualcuno si trovava in una delle molteplici stanze che facevano parte dei livelli sotterranei di quel faro: le pareti di metallo erano completamente bianche, e non era presente nessun elemento che desse un po’ di colore a quella sala. Certo, erano presenti diversi macchinari tecnologici, tra i quali un’enorme lastra metallica sul lato nord della stanza, un tavolo rettangolare e undici sedie, ma il grigiore del metallo regnava sovrano lì; la costruzione si trovava su un promontorio, e quindi era possibile vedere il paesaggio esterno, sebbene consistesse semplicemente nell’enorme distesa blu del mare.
In quel momento, un uomo sulla trentina vestito con uno smoking bianco, una camicia nera e scarpe dello stesso colore era seduto al tavolo e stava lavorando al portatile, ma fu interrotto dal rumore della porta automatica, unico ingresso per la stanza, che si apriva e faceva entrare un ragazzo sui tredici anni: aveva i capelli folti, e tenuti spettinati, di un colore biondo castano, di cui alcuni ciuffi gli ricadevano sull’occhio destro. Gli occhi erano azzurri, il viso possedeva tratti leggeri e delicati, la carnagione leggermente pallida e la corporatura abbastanza esile. Indossava una camicia a maniche lunghe con alcuni strisce bianche e blu, jeans scuri e scarpe sportive dello stesso colore delle strisce della camicia. Il ragazzo non si diresse subito dall’uomo, ma avanzò verso la finestra, aprendola, e mettendosi ad osservare quella vasta superficie blu increspata ogni tanto dalle onde.
- Nostalgia della tua vecchia vita? - la voce dell’altro individuo presente nella stanza lo distolse dai suoi pensieri.
- Un po’ sì. E lei ne ha? - gli chiese a sua volta il castano, decidendosi a guardare il volto di quello che era il proprio capo.
Il biondo non rispose e riabbassò lo sguardo sul portatile, ricominciando il suo lavoro; i due passarono diversi minuti in silenzio, quando il rumore di un allarme li distrasse entrambi:
- Sarà un intruso? - pensò a voce alta il trentenne.
- Non è detto. - replicò il ragazzo, per poi dirigersi verso il lato ovest delle stanza dove si trovava un televisore con schermo al plasma e un pannello metallico su cui si trovavano diversi pulsanti. Il castano premette alcuni tasti e sullo schermo comparvero quattro immagini, visibili grazie alle telecamere poste all’esterno dell’edificio: su una di esse, quella dove si vedeva l’entrata del faro, c’era anche l’immagine di una ragazza dai capelli rossi e gli occhi color cioccolato che stava guardando verso la telecamera.
- è tutto a posto signor Phoenix. È Isako; deve aver compiuto la missione che le ha affidato. - lo informò il castano.
- Sho, quante volte ti ho detto che non è necessario che mi dai del “lei” o del “signore”? Comunque, fai entrare Isako. - Sho annuì a quella richiesta e premette un pulsante verde sul pannello che avrebbe disattivato temporaneamente il campo di forza che proteggeva il faro e permesso alla collega di entrare.
Dopo pochi minuti, la porta automatica si aprì nuovamente e sulla soglia era comparsa una ragazza sorridente: come si poteva vedere dall’immagine delle telecamere, aveva la carnagione pallida, i capelli color fuoco e gli occhi marroni, e nonostante avesse soltanto un anno in meno del ragazzo dai capelli castani, sembrava ancora una bambina perché era abbastanza bassa e aveva delle lentiggini ben evidenti sul viso. Indossava un maglione piuttosto largo color verde cinabro, dei pantaloncini bianchi, degli stivali di camoscio e un cappuccio color panna sulla testa che lasciava intravedere diversi ciuffi dei capelli rossi.
- Grazie per avermi fatto entrare Sho. Sai dov’è il capo? - gli chiese lei con il sorriso che non lasciava il suo volto, ma lui si sbatté una mano sul volto, stupito dall’ennesima dimostrazione di sbadataggine della collega.
- Ufff… Per l’ennesima volta, è al solito posto. - le rispose il castano, per poi indicarle con lo sguardo l’uomo seduto al tavolo: va bene che indossava degli abiti che si confondevano abbastanza facilmente con le pareti della stanza, ma dopo alcuni mesi si chiedeva se l’amica lo avesse mai capito o semplicemente se lo scordava ogni volta che glielo diceva. All’inizio capitava che anche lui si confondesse, ma il loro capo aveva pur sempre i capelli biondi, la carnagione leggermente abbronzata e gli occhi marroni, seppure il destro fosse tagliato diagonalmente da una cicatrice e grazie a queste caratteristiche aveva smesso di confondersi dopo alcuni giorni.
Nel frattempo, la ragazza si era avvicinata a Phoenix e lui la raggiunse poco dopo:
- Ho piazzato i dispositivi come mi ha chiesto. - riferì la rossa all’uomo, sempre conservando il sorriso sul volto.
- Isako, l’ho detto a Sho e lo ripeto anche a te: non è necessario che mi chiamate dandomi del “lei”, anche se la scelta sta a voi.
In ogni caso, grazie per aver svolto l’incarico; mi auguro che non ci siano stati intoppi. - la ragazza abbassò lo sguardo dopo quella frase, segno che probabilmente c’era stato un inconveniente.
- Per la verità, c’è stato un minuscolo problema: “lei sa chi” hanno cominciato a darsi da fare. - lo informò lei.
L’uomo sgranò gli occhi e riprese il suo lavoro:
- Non credevo che si sarebbero attivati così presto… Solo che non hanno calcolato la nostra presenza dal momento che entrambe le organizzazioni che stanno distruggendo il Giappone ci credono morti. - dopo quella frase, spense il computer con un sorriso soddisfatto.
- Ehm… Signor Phoenix, è sicuro che questa sia la soluzione migliore? Nel senso, potevamo trovare qualcuno che ci aiutasse anche qui, non era necessario contattare qualcuno appartenente ad un’altra epoca. - disse perplesso il castano.
- Se ben ricordi, il passato degli ex Emissari del Sole Nero è una delle prime cose che hanno cercato di modificare, ma hanno fallito grazie al vostro intervento. So quali sono i veri motivi che stanno spingendo “voi sapete chi” a cambiare la storia, ma non approvo questi metodi e tutta questa storia potrebbe sfuggire loro di mano; gli ex membri della Confraternita del Sole Nero sono le persone più adatte a cui chiedere. - gli spiegò il biondo, ma spostando lo sguardo sui due giovani colleghi, notò una certa stanchezza nel volto di Isako:
- Hai dovuto fare parecchi viaggi in questi giorni. È meglio se riposi un pò. - le consigliò Phoenix, e mentre la ragazza se ne andava per dirigersi alla sua camera da letto, Sho sembrò ricordarsi di un particolare e chiese al proprio capo:
- Mi scusi, vorrei andare a controllare se Nakagawa e Shadow sono pronti per quando arriveranno gli ospiti, sempre se è possibile. -
L’uomo annuì, e dopo aver fatto un piccolo inchino, anche il castano se ne andò; quando fu uscito, Phoenix volse lo sguardo verso una delle finestre:
- Sarà che si sono uniti a questa causa, ma mi pare ovvio che non si fidano molto di me. - pensò lui, portando una mano al medaglione che portava al collo:
- Ci sono già andate di mezzo fin troppe persone. Non posso permettere che si continui così. -


Intanto… Nel corridoio fuori dalla stanza…

Nonostante l’amica fosse uscita prima di lui, Sho la raggiunse senza troppi problemi a causa dell’evidente stanchezza di Isako: va bene che la ragazza era abituata a tutti quei viaggi nello spazio-tempo tra un’epoca e l’altra, ma farne troppi in pochi giorni poteva essere piuttosto stancante.
- Isako, hai trovato… Beh, lo sai no? - le domandò lui, pensando che l’altra ci arrivasse, ma lo sguardo triste che le rivolse poco dopo era una risposta più che sufficiente.
- Mi spiace. Non si trovava nemmeno là; magari potremo chiedere ai futuri ospiti se… -
- No. Non ci pensare nemmeno. Non lo abbiamo mai fatto sapere al Signor Phoenix, e ci comporteremo allo stesso modo anche con gli ex Emissari del Sole Nero. - decise lui, interrompendola.
La rossa annuì, per poi dirigersi nuovamente verso la sua stanza; il castano proseguì verso un altro corridoio. Per l’arrivo degli ex Emissari, dovevano essere pronti.


200 anni prima… A Tokyo… A casa di Lorella Gold e Rinako Suzuki…

Lory e Rin erano tornate a casa loro da un bel po’ dopo una giornata passata ad allenare alcuni bambini che abitavano in una scuola elementare della loro città, aiutate anche da altri dei loro compagni ex Emissari.
Lorella stava utilizzando il suo portatile, senza essersi accorta che su di esso era stato applicato un minuscolo dispositivo su cui era presente il marchio di una sfera rossa con due ali nere con alcune piume argentate, quando ricevette un e-mail da un mittente sconosciuto. All’inizio non la lesse, ma dopo pochi secondi, sullo schermo del pc comparve l’immagine presente sul dispositivo, anche se era più grande, e l’e-mail si aprì, rivelando il contenuto.
- Rin! Vieni presto! - la chiamò la bionda, e dopo poco tempo, la ragazza dai capelli a caschetto comparve sulla soglia.
- Perché mi hai chiamato? - le domandò subito la Suzuki.
- Guarda. Quest’e-mail è diretta agli ex Emissari del Sole Nero. - le rispose l’altra, così la corvina si avvicinò per leggere il contenuto del messaggio:
“Ex Emissari del Sole Nero, spero che voi stiate bene, anche se non mi avrebbe stupito il contrario. Potrà sembrarvi strano, ma vi sto scrivendo da 200 anni di quello che voi definireste il futuro, e grazie ad un dispositivo molto potente sono riuscito a far arrivare quest’e-mail ad ognuno di voi.
Comunque, in quest’epoca due organizzazioni stanno utilizzando il calcio per una lotta che prosegue da molti anni, ma qualcuno tra loro ha deciso di cancellare lo sport che vi piace, e che siete riusciti a salvare dal Fifth Sector, ricorrendo a tecnologie avanzate che permettono di viaggiare nel continuo spazio temporale e ha cercato di cancellare il calcio e le vostre vite, dal momento che avete contribuito a salvare questo sport. Alcuni miei colleghi hanno agito per fermarli, ma non potremo continuare da soli ancora per molto: ci serve il vostro aiuto.
Non mi aspetto che mi crediate, del resto può sembrare strano sentirsi raccontare certe cose da un giorno all’altro, ma ci farebbe piacere se decideste di collaborare.
Incontriamoci allo Spiraglio di Luce delle Ali Nere tra un quarto d’ora.
Cordiali saluti,
Marcus Phoenix”.
Il messaggio terminava lì, ma le due non fecero in tempo a dire o fare alcunché che una luce si sprigionò dal portatile della Gold, avvolgendole completamente. Dopo qualche minuto, in quella stanza non rimase altro che il portatile ormai spento.


Angolo di Emy
Il tanto atteso sequel de “L’Avvento del Sole Nero” è finalmente arrivato.
Avrei alcune cose da dire che la riguardano: innanzitutto, ringrazio le oltre 1000 visite del primo capitolo e chiunque ha inserito la storia tra le preferite/ricordate/seguite.
Comunque, ho notato che molti degli autori che mi hanno spedito l’OC nella scorsa long, non si sono più fatti sentire se non per i capitoli iniziali. Capisco che non tutti abbiano tempo, ma farsi sentire ogni due o tre capitoli per dimostrare che il mio lavoro gli importa almeno un po’.
Di conseguenza, ho preso una decisione: ho dovuto eliminare alcuni degli OC che mi sono stati spediti, più precisamente quelli degli autori che hanno smesso di seguire la fic dopo il primo capitolo, poi ho deciso di applicare alcune eccezioni.
Oltre ai miei OC apparsi nella long del Sole Nero, come Lorella Gold apparsa in questo prologo, gli OC che mi sono stati mandati da altri autori e che rimarranno sicuramente sono i seguenti:
-    Kaori Kira è l’OC di Wind_ e a lei sola appartiene
-    Rika Ryuu è l’OC di Summer 38 e a lei sola appartiene
-    Aster Kazetsuki è l’OC di _Nyarlathotep_ e a lui solo appartiene
-    Haily Shan è l’OC di Lullopola e a lei sola appartiene
-    Aoiri Ryudekazi è l’OC di Lullola e a lei sola appartiene
-    Rinako Suzuki è l’OC di Light Blue e a lei sola appartiene
-    Hiroae Kamekage è l’OC di princess the ripper e a lei sola appartiene
-    Kuromi Tsukikage è l’OC di Purple_Rose e a lei sola appartiene
-    Erika Dance è l’OC di _Cupcake_ e a lei sola appartiene

Le due eccezioni che ho voluto applicare, ma non sono sicura se tenere questi OC o no, sono riferite a:
-    Hayley Brown è l’OC di Miele_ e a lei sola appartiene
-    Emily Black è l’OC di Inception_ e a lei sola appartiene
Gli altri OC presenti nella fic del Sole Nero sono tutti a rischio, a meno che gli autori/autrici non dimostrino di seguire almeno per stavolta.

I nuovi OC apparsi in questo capitolo sono:
-    Marcus Phoenix e Sho Shibuya sono gli OC di FaGammaVoloso e a lui solo appartengono
-    Isako Okada è l’OC di Slash_ e a lei sola appartiene

Grazie a chi deciderà di recensire e seguire.
Baci
Emy

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Capitolo 2
*** Dove ci troviamo? ***


Nell’Hokkaido… 200 anni nel futuro… Non lontano dal faro… Nella foresta…

Era stato un fascio di luce a portare via Lory e Rin, ma quando il bagliore si affievolì, le due non si trovavano più nella camera della Gold: davanti a loro si ergeva una parete rocciosa dalla cui cima sgorgavano le acque di una cascata, le quali si riversavano poi nel fiume che si trovava immediatamente sotto di essa. Le Emissarie si trovavano su una zona di terra battuta sulla riva del corso d’acqua.
L’acqua e il cielo, prima tinti di sfumature arancioni e rossicce, si stavano colorando di blu scuro, segno che il Sole stava calando per lasciare il proprio posto alla Luna.
- Chissà come siamo finite qui… - pensò a voce alta la bionda, guardandosi intorno e cercando di scorgere un dettaglio che la potesse aiutare ad identificare quel luogo, ma non riconosceva nessun particolare di quel paesaggio.
- Deve essere stata quella luce. - affermò la corvina, per poi aggiungere:
- Dopo qualche anno passato nella Confraternita del Sole Nero, ho imparato che niente accade per caso, quindi dobbiamo capire perché ci troviamo qui. - appena si accorse di aver nominato quella vecchia organizzazione, il suo primo pensiero fu quello di tapparsi la bocca, ma ormai l’altra la aveva sentita.
In cuor suo, sperava che la cugina non si fosse scordata quello che avevano dovuto subire: ne avevano dovute passare di tutti i colori per soddisfare l’ambizione di una donna, che alla fine li aveva puniti e imprigionati in un Incubo che avrebbe rischiato di non avere una fine. Inoltre, avevano visto molte persone morire in quella villa.
- No… - quel sussurro di Lorella interruppe il filo dei pensieri dell’altra:
- Non credo che me lo dimenticherò tanto presto, e potrebbe essere lo stesso anche per te e gli altri. Preferirei dimenticare quella brutta esperienza, ma non è qualcosa che si può scordare da un giorno all’altro. - aveva risposto come se fosse stata in grado di sentire ciò che la corvina pensava, ma quest’ultima era sicura di aver percepito una nota di tristezza nella voce dell’altra, oltre al fatto di aver visto un’espressione malinconica sul suo volto.
Nonostante la bionda avesse superato la paura del rumore degli spari, la cugina aveva avuto la possibilità di vedere l’ormai ex capitano degli Emissari del Sole Nero in quello stato, ma forse perché lei era stata una dei più scossi dalle vicende degli ultimi mesi d’esistenza della Confraternita: Lory aveva sempre cercato di rimanere allegra e sorridente nonostante tutto quello che era successo in quel periodo, ma Rin non aveva mai capito se quello era il suo modo per affrontare quelle situazioni difficili o se era quel tratto della sua personalità era solo una maschera, anche se sperava fosse la prima opzione. Un’altra cosa che non comprendeva erano quelle espressioni malinconiche; Rinako era sempre stata calma e posata, ma a dispetto dell’apparenza fredda e distaccata, era molto gentile con le persone a cui voleva bene: avrebbe voluto aiutare la cugina, ma se questa non le diceva qual era il problema, poteva fare ben poco.
Suzuki si avvicinò all’altra, la quale continuava a guardare l’acqua del fiume:
- Mi dispiace Lory. Non avrei dovuto farti ricordare quella storia. - mormorò Rinako.
Dopo lunghi istanti, la bionda si voltò completamente: sembrava essersi calmata, ma quell’espressione aveva un che di triste.
- Non ti devi preoccupare Rin. Quella Confraternita appartiene al passato, e spero che quelle vicende non si debbano ripetere. - disse Lorella, per poi cambiare discorso:
- Tra non molto il Sole calerà completamente. Credo sia meglio cercare un riparo. - l’altra annuì a quella proposta, incamminandosi lungo il sentiero che s’inoltrava nel bosco dietro di lei seguita poco dopo da Gold.
Nessuna delle due sapeva che la loro ricerca sarebbe durata molto meno di quello che pensavano; Sho le aveva tenute d’occhio per tutto il tempo, pur essendo rimasto nascosto tra i cespugli. Avrebbe dovuto esserci anche Isako con lui, ma si stava ancora riposando alla base segreta:
- Non so cosa sia peggio: le vicende del Sole Nero di un paio di secoli fa o quello che sta succedendo adesso. - sussurrò appena il castano, ma qualcuno riuscì a sentirlo ugualmente:
- Quello che era successo in quell’organizzazione è sempre stato un mistero per tutti: a parte “tu sai cosa” che adesso è in nostro possesso, non è rimasto niente che riguardava loro. - era una voce meccanica, sembrava appartenesse ad un robot, ma era un po’ più bassa e profonda del normale.
Il ragazzo alzò lo sguardo verso l’alto e vide, su un ramo dell’albero immediatamente vicino a lui, un aquila completamente nera, tranne per gli occhi rossi, la pancia e alcuni punti delle ali che erano bianchi.
- Questo lo so anch’io Shadow. - disse Shibuya all’uccello nero, per poi tornare ad osservare le due ragazze:
- Ora che abbiamo qui due ex Emissarie, potrebbe essere anche un’occasione per farsi raccontare qualcosa di più. - realizzò lui, per poi cominciare ad incamminarsi, rimanendo comunque nascosto nella boscaglia.
- è meglio se le seguiamo. Dobbiamo assicurarci che raggiungano la base come il capo ci ha chiesto. - c’era qualcosa d’insolito nel tono che aveva usato il suo padrone e l’animale lo percepì:
- Perché parli sempre con quel tono di Marcus Phoenix? A volte ti comporti come se ti pugnalasse alle spalle quando meno te lo aspetti. -
Il volto di Sho si rabbuiò improvvisamente, e istintivamente il ragazzo si toccò il braccio sinistro: se lo era fratturato non molto tempo prima, quando loro avevano scoperto lui e Okada insieme a quell’uomo dai capelli biondi.
- è vero che collaboriamo con lui da qualche mese, ma non so… Ho come l’impressione che stia nascondendo qualcosa a me e Isako. - gli rispose il castano continuando a camminare, mentre Shadow si alzava in volo.
Passò una mezz’oretta dall’inizio della passeggiata, e anche se Lory e Rin non lo sapevano, si stavano allontanando fin troppo dal posto in cui dovevano andare:
- Credo sia il momento di agire. - nonostante stesse continuando a volare, l’aquila sapeva che il suo padrone poteva sentirlo perché quest’ultimo aveva con sé quello che a prima vista sembrava un normale auricolare nero, ma in realtà era un dispositivo che gli permetteva di comunicare con lui a distanza.
- Lo so, ma vacci piano. Penso che il capo preferisca vedere gli ex Emissari sani e salvi. - dopo quell’ultima frase, l’aquila si avvicinò alle due ragazze, pur mantenendosi ad una certa distanza, e dal suo becco uscirono due aghi, uno colpì il braccio di Lorella e l’altro la spalla di Rinako. Quali effetti avrebbero avuto le sostanze di cui erano imbevuti quei due oggetti? Beh, le due ex Emissarie lo avrebbero scoperto presto.
- Mh, Rin? Come ti senti? - le chiese d’un tratto Gold.
L’altra sbadigliò prima di rispondere:
- Ti sembrerà strano, ma mi sento un po’ stanca. Non importa però, dobbiamo proseguire fino a quando non troveremo un posto in cui trascorrere la notte. -
Le due camminarono un altro po’, fino a quando la bionda non rischiò di cadere a terra e l’altra dovette reggerla per un braccio:
- Lory? Ehi Lory, cosa ti succede? Mi vuoi rispondere o no? - Suzuki continuò a chiamare l’altra per diverse volte, e quando decise di guardarla in volto, si accorse che si era soltanto addormentata, ma non potevano di certo fermarsi lì, così Rin si caricò un braccio di Lorella sulla spalla per sostenerla e riprendere a camminare, ma dopo qualche passo sentì le palpebre farsi pesanti:
- No… Non adesso… Non mi devo mettere a… - riuscì a compiere qualche altro passo, prima di chiudere gli occhi e lasciarsi cadere a terra insieme alla cugina.
Quando accadde, Sho uscì dal suo nascondiglio tra i cespugli e Shadow si avvicinò in volo fino a posarsi sul braccio del suo padrone:
- Non credevo che sapessi usare anche quegli aculei imbevuti di sostanze soporifere. - disse il castano leggermente sorpreso.
- è una delle modifiche che il signor Phoenix ha apportato alle mie funzioni. - gli rispose l’aquila.
- Chissà cos’altro avrà fatto a te e a Nakagawa… - pensò Shibuya, per poi emanare un’aura verde dalla mano, la quale si accumulò sopra di lui e le due ragazze, creando un portale che mostrava l’immagine di un faro completamente bianco, anche se l’aspetto poteva sembrare alquanto fatiscente: in molti punti di quella torre mancava la vernice, e nei pressi della cima mancavano diversi mattoni ed erano cresciute delle piante rampicanti. L’edificio era circondato da un muretto dello stesso colore della costruzione, interrotto da un’arcata di pietra sotto la quale si trovava un cancello di ferro arrugginito. Lui, Isako e il capo dovevano vivere nei sotterranei di quel luogo da parecchi mesi: non si poteva certo definire un hotel di lusso, ma non avevano altra scelta.
Ad un certo punto, l’energia verde avvolse Sho, il suo animale partner e le due ex Emissarie, facendoli levitare fino a farli entrare nel portale; quando accadde, il varco d’aura verde sparì.


Una mezz’oretta dopo… All’interno del faro…

La prima cosa che Lorella capii al suo risveglio era che non si trovava più in quella foresta dove lei e Rin erano capitate. I motivi? Anche se continuava ad avere una gran voglia di dormire, non aveva più freddo e sentiva di essere avvolta in qualcosa di morbido e caldo.
Ad un certo punto, si rese conto che qualcosa le stava scuotendo la spalla insistentemente, ma smise dopo alcuni secondi; la bionda pensò che avrebbe avuto un po’ di tranquillità, ma si sbagliava di grosso perché una voce femminile, allegra e squillante, le arrivò alle orecchie:
- Lory! Dai Lory svegliati! Ci sei o no? -
Lorella mugugnò qualcosa d’incomprensibile, e si voltò dalla parte opposta rispetto a quella da dove proveniva la voce; peccato che anche la persona a cui apparteneva quest’ultima non aveva intenzione di arrendersi facilmente:
- Eddai capitano. Ti devi svegliare! - all’ennesima esclamazione, un’altra voce femminile, più calma della prima, s’intromise:
- Hiroae, dovresti lasciarla risposare un po’. -
- Ma Kaori! Io sono stanca di aspettare! -
- Ti ricordo che anche tu non volevi che ti svegliassi. -
Era inutile: se continuavano ad alzare la voce e a discutere, non sarebbe mai riuscita a riposare un po’. Aprì stancamente gli occhi, e quando le immagini diventarono abbastanza nitide, si accorse di trovarsi su un letto e di essere avvolta in una coperta candida; pochi secondi dopo, vide davanti a lei un viso pallido coronato da occhi color ghiaccio e contornato da capelli neri, alcuni intrappolati in una coda di cavallo alta, con alcune ciocche di un bel verde acceso.
- Finalmente ti sei svegliata Lory! - la salutò la ragazza.
Gold sbatté alcune volte gli occhi per capire se stava sognando oppure no, ma quel volto e quella voce non le lasciavano molti dubbi:
- H- Hiroae? Sei tu o sto sognando? - le domandò la bionda, ma quando l’altra la abbracciò, o meglio la stritolò, si rese conto che era tutto vero.
- Hiroae, rischi di soffocarla se continui così. Lasciala respirare un po’. - la riprese l’altra voce femminile tranquilla.
Dopo quella frase, Lorella sentì la presa di Hiroae stringersi ancora, ma per sua fortuna delle mani riuscirono a liberarla; ad aiutarla era stata una ragazza dai capelli color castano dorato, una caratteristica fisica abbastanza comune, ma quegli occhi color acquamarina erano inconfondibili: si trattava di Kaori Kira.
- K- Kaori? Anche tu qui? - chiese Gold, ancora più sorpresa di prima.
Si guardò intorno, e si rese conto di trovarsi in una stanza quadrata: il verde e il viola si alternavano sulle quattro pareti, e vicino ad ognuna erano presenti un letto, un armadio e un comodino.
Ad un certo punto, si ricordò di un particolare:
- Oh no, dov’è finita Rin? -
- Non mi pare un buon modo per salutarci. È un mesetto che non ci vediamo. - le ricordò la ragazza con la coda.
- In ogni caso, tua cugina si è svegliata prima di te ed è uscita a fare quattro passi. - le rispose la ragazza dagli occhi color acquamarina con un sorriso rassicurante sul volto.
Passarono alcuni minuti, trascorsi i quali le tre sentirono una voce maschile proveniente da un punto imprecisato:
- Ex Emissari del Sole Nero, come prima cosa mi voglio scusare per i modi che io e i miei colleghi abbiamo usato per farvi finire qui. Vi ho spiegato la situazione in linea generale nei messaggi che vi ho mandato, ma alcune cose ho preferito tralasciarle perché sarebbe stato meglio spiegarvele di persona. Vi aspetto nella sala comune delle Ali Nere; qualcuno tra poco passerà a prendervi dalle stanze in cui vi trovate per condurvi là. A presto. - dopo quella comunicazione, la voce sparì.
- Vedo che ti sei svegliata Lory. - constatò un’altra voce femminile. La chiamata in causa si girò verso la direzione dalla quale proveniva, e vide Suzuki sulla soglia:
- Rin, stai bene allora! - esclamò felice la bionda, per poi alzarsi di scatto dal letto, ma quando cercò di mettersi in piedi, barcollò leggermente e cadde seduta sul letto.
- è la prima volta che ti vedo così attaccata al letto: non ti è mai piaciuto dormire più del necessario. - la prese in giro Rinako, ma nessuno sembrava averla ascoltata perché gli sguardi delle compagne erano rivolti su un punto molto vicino alle sue gambe: quando la ragazza dai capelli a caschetto guardò nello stesso punto, notò quello che sembrava un coniglio di peluche verde dagli occhi neri e il naso arancione che si reggeva in piedi davanti a loro ed era molto più grande di un coniglio normale.
Dal momento che nessuna delle ragazze sembrava voler parlare, fu proprio l’animale a parlare:
- Perché mi guardate in quel modo? - chiese con tono seccato, sbattendo una zampa per terra in segno d’impazienza.
- Sentite, non ho voglia di perdere tempo con voi. Avete sentito la comunicazione del capo, no? Vi devo portare alla sala comune delle Ali Nere quando i vostri amici si trovano già là. Sbrighiamoci! - ordinò alle quattro, le quali, pur rimanendo sorprese del fatto che il coniglio avesse parlato, lo seguirono fuori dalla stanza.


Angolo di Emy
Spero che questo capitolo vi sia piaciuto e anche di non aver fatto troppi errori.
Giusto per informarvi, sono arrivata a scrivere il quinto capitolo, ma devo ancora controllare gli altri.
Oh, prima che me ne dimentichi:
-    Shadow è l’OC di FaGammaVoloso e a lui solo appartiene.
-    Nakagawa è l’OC di _Slash e a lei sola appartiene.
Grazie a chi recensisce e segue.
Baci
Emy

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Capitolo 3
*** Benvenuti tra le Ali Nere ***


A differenza della stanza in cui si trovavano fino a pochi minuti prima, i corridoi dove stavano camminando da alcuni minuti erano piuttosto monotoni: erano illuminati da luci a neon, rivestiti da lastre metalliche bianche ed erano interrotti ogni tanto da quelle che sembravano essere delle porte di ferro. Inoltre, il fatto che fossero tutti uguali dava l’idea che formassero una specie di labirinto che non aveva nulla da invidiare a quello formato dai sotterranei della Villa del Sole Nero. Dopo qualche altro minuto, il gruppo arrivò davanti ad una porta di ferro sulla quale si trovava un simbolo noto alle ragazze: la sfera rossa con due ali nere che presentavano alcune piume argentate.
- Quello è lo stesso simbolo comparso nell’e-mail che ho ricevuto! - esclamò Kaori riconoscendo il segno.
L’animale sembrò non fare una piega a quell’affermazione, e continuò ad avanzare verso la porta; questa si aprì di scatto, rivelando una sala molto simile a quella in cui si riuniva il club di calcio della Raimon, ma c’era ugualmente qualche differenza: i muri e il pavimento erano rivestiti di piastrelle bianche, al centro della stanza c’era un tavolo blu con alcune sedie dello stesso colore, mentre gli armadietti e le poltroncine erano color sangue. Sull’unica parete libera dagli armadietti era presente un televisore con schermo al plasma.
Gli altri ex Emissari erano tutti lì: c’era chi se ne stava per i fatti suoi ad ascoltare la musica con l’mp3 come Rika e Aster, e chi chiacchierava con gli altri come Kuromi e Haily, ma sembravano stare tutti bene.
Il coniglio verde se ne andò subito dopo, e quando le ultime quattro Emissarie entrarono furono travolte da Erika e Ilary:
- Finalmente siete arrivate! - le salutò Dance, abbracciando Kaori e Hiroae come se non le vedesse da una vita. In effetti era un bel po’ che non le vedeva: le ex Emissarie che erano state mandate alla Raimon erano rimaste nei pressi di Tokyo, mentre lei era dovuta andare ad Osaka insieme a Hayley, e ci era dovuta rimanere per un bel po’.
- Mancavate solo voi. Andiamo! - White trascinò Kamekage e Kira con sé verso Tsukikage e Shan, mentre Lory e Rin andarono da Ayla e Alan. Cominciarono a parlare di quello che avevano fatto in quei due mesi, escludendo il programma d’educazione al calcio di cui erano tutti al corrente, passando diversi minuti in un clima di serenità che non avevano più avuto l’occasione di avere dai tempi in cui si trovavano ancora all’orfanotrofio.
Dopo qualche minuto, la porta si aprì nuovamente e fecero il loro ingresso nella stanza un ragazzo dai capelli castani e gli occhi azzurri seguito da un’aquila nera, una ragazza dai capelli rossi e gli occhi color cioccolato insieme al coniglio verde e anche un uomo dai capelli biondi e gli occhi scuri, vestito di tutto punto; quest’ultimo si diresse verso il televisore, mentre i due ragazzi appena entrati con i loro animali si sedettero al tavolo, lasciato libero fino a quel momento.
- Come vi avevo detto nella comunicazione di qualche minuto fa, adesso vi spiegherò tutto, ma prima lasciate che mi presenti: io sono Marcus Phoenix, il capo dell’organizzazione delle Ali Nere. Il posto in cui vi trovate adesso è lo Spiraglio di Luce delle Ali Nere, cioè la sede di quest’associazione. - cominciò lui, per poi guardare chi era seduto al tavolo:
- Loro invece sono alcuni dei miei colleghi. -
- Piacere, il mio nome è Sho Shibuya. - si presentò il castano, alzandosi e voltando lo sguardo verso l’aquila nera che si era posata sulla sua spalla:
- Lui è il mio partner androide, Shadow. - quest’ultimo si limitò a far scorrere lo sguardo sugli ospiti, per poi fare un cenno con la testa.
Quando il ragazzo si risedette, fu il turno della rossa:
- Ciao a tutti. Mi chiamo Isako Okada. - disse lei con un sorriso allegro sul viso, mentre stringeva tra le braccia il coniglio verde:
- Questo coniglio è F… - l’animale sgusciò dall’abbraccio della padrona, e quando tornò a terra, saltò e diede un colpo in testa alla ragazza davanti agli sguardi, alcuni stupiti e altri divertiti, dei presenti, per poi tornare a terra:
- Cosa ci eravamo detti? Non voglio che pronunci il mio nome completo! - la rimproverò il coniglio, ma Isako sembrò non ascoltarlo perché lo prese nuovamente tra le braccia, stringendolo ancora più forte di prima:
- Scusatelo. Si comporta sempre così. Comunque, lui è il mio partner androide Nakagawa. - concluse lei, per poi risedersi.
- Sono curiosa di sapere cosa c’è dietro tutta questa storia, ma almeno ora sappiamo perché quel coniglio è in grado di parlare. - pensò Lory, in attesa di ascoltare ciò che i nuovi arrivati avevano da dire.
Dopo quella presentazione, l’uomo premette un pulsante blu su una lastra metallica quadrata vicino alla tv, la quale si accese per mostrare un filmato di ragazzi che sembravano avere l’età degli ex Emissari: alcuni avevano delle specie di divise rosse e bianche, mentre altri indossavano tute nere e grigie. Sembrava formassero due gruppi ben distinti, e i membri di uno cercavano di colpire quelli dell’altro gruppo utilizzando dei palloni da calcio avvolti da una specie di luce arancione, e sembravano non accorgersi del fatto che stavano distruggendo diversi edifici. Il video proseguì ancora per qualche altro istante, e quando le immagini sparirono dallo schermo, Phoenix cominciò a parlare:
- Quello che avete appena visto era un video girato da un membro delle Ali Nere qualche giorno fa a Tokyo. Come avrete capito, era riferito alla situazione di cui vi ho parlato nei messaggi: quei ragazzi apparsi nel filmato appartengono a due organizzazioni distinte, la Feida e l’El Dorado, ma la loro lotta dura da parecchio tempo e Tokyo è solo una delle tante città che rischiano di essere distrutte… -
- Avrei una cosa da chiederle riguardo a quei messaggi: se ci troviamo davvero 200 anni nel futuro rispetto alla nostra epoca, anche se la cosa continua a sembrarmi strana, come ha fatto a mandarceli e a farci finire qui? - gli domandò Haily interrompendo il discorso, ma subito si tappò la bocca: c’erano delle volte in cui Pandora si arrabbiava come non mai se qualcuno osava interromperla, e chissà cosa poteva fare quell’uomo. Già li aveva fatti ritrovare tutti lì, e sicuramente poteva fare molto di più. A molti degli ex Emissari bastò osservarla per capire a cosa stesse pensando, e anche se certe volte la ragazza dagli occhi grigi dava troppo sfogo all’immaginazione, non era escluso che il biondo potesse comportarsi nello stesso modo della Signora del Sole Nero.
Dopo qualche istante di silenzio, ma che per i presenti erano parsi molto lunghi, Shan si decise a guardare Marcus: aveva un’espressione indecifrabile sul volto, ma non sembrava essere stato infastidito dall’interruzione. Dopo qualche altro secondo, sembrò che l’uomo stesse per rispondere, invece si rivolse ad Aster:
- Kazetsuki, ti consiglio di osservare con più attenzione l’oggetto grazie al quale sei venuto al corrente della situazione. Potresti vedere qualcosa che prima non hai notato. - gli consigliò.
Il ragazzo dagli occhi color cenere, che aveva smesso di ascoltare la musica per sentire il discorso di Phoenix, prese il cellulare dalla tasca dei pantaloni e cominciò a rigirarselo tra le mani e osservarlo attentamente; come il trentenne aveva previsto, non gli ci volle molto per trovare il “qualcosa” di cui gli aveva parlato: si trattava di un chip, e nonostante fosse piccolo, su di esso era ben visibile il simbolo delle Ali Nere:
- Mi faccia capire. È grazie a questi dispositivi che è riuscito a farci finire qui? È impossibile! - affermò l’albino.
Prima che il biondo potesse rispondere, Aster sentì Isako ridacchiare:
- Che hai da ridere? - le domandò lui leggermente irritato perché gli sembrava che quella ragazza si stesse prendendo gioco di lui, ma cercò di non darlo a vedere.
- Niente, niente, non c’è bisogno che ti arrabbi. - gli rispose come se avesse capito che quella risatina di prima non gli aveva fatto piacere.
Quella conversazione non stava cominciando nel migliore dei modi, e prima che potesse cominciare a degenerare, il collega di Okada s’intromise e riprese la spiegazione:
- Che voi ex Emissari crediate o no, ci troviamo davvero 200 anni nel futuro rispetto alla vostra epoca. Comunque, in questo lasso di tempo sono state fatte molte scoperte in ambito tecnologico e quei dispositivi ne fanno parte. - il castano guardò il proprio capo come per dirgli che poteva continuare il discorso da dove era stato fermato.
- Tornando alla tua domanda Haily, è proprio grazie a quei chip se vi ho fatti finire qui: sfruttano una tecnologia simile a quella usata per i viaggi spazio-temporali. Li abbiamo programmati in modo da farvi finire in quest’era, ma non sono perfetti: avevamo programmato anche il luogo in cui vi sareste dovuti trovare, ma deve esserci stata un’anomalia da qualche parte e siete finiti in posti diversi, così ho mandato alcuni membri di quest’organizzazione a cercarvi. Sapevo che non li avreste mai seguito normalmente, così ho chiesto loro di addormentarvi prima di portarvi qui.
Tornando all’argomento di cui stavo parlando all’inizio, l’El Dorado ha sempre saputo che la Feida è nata a causa del gioco del calcio e, avendo riscontrato delle difficoltà nello sconfiggere i membri di quest’associazione, ha pensato di eliminare questo sport dalla storia per non dover affrontare nessuna battaglia di calcio contro di loro.
Grazie ad una spia infiltrata nell’El Dorado, un paio di mesi fa abbiamo scoperto della prima fase del loro piano: cancellare la storia dell’incontro di voi ex Emissari con il calcio. I membri delle Ali Nere hanno cercato d’impedirlo, ma i nostri avversari sono riusciti ugualmente ad applicare una modifica nel passato e noi lo abbiamo scoperto troppo tardi. Hanno fatto in modo che Pandora Sunlight vi cancellasse dai ricordi di chi vi è stato accanto durante l’Holy Road, anche se quella donna è scomparsa comunque. - il biondo fu nuovamente interrotto, ma stavolta era stata Hayley:
- Ci sta prendendo in giro!? Prima ci dice che i suoi colleghi sono riusciti a far andare le cose per il meglio, e adesso arriva questa “bella” notizia? - sbottò Brown.
- Per caso è successo qualcosa anche alle nostre famiglie? - gli chiese Kaori, e sebbene stesse cercando di rimanere calma, c’era un’evidente nota di agitazione nei suoi occhi color acquamarina. Del resto, tutti gli ex Emissari avevano dovuto vivere per qualche anno lontano dalle loro famiglie, e Pandora li aveva minacciati di far del male ai loro familiari se loro non avessero deciso di farsi sottoporre agli allenamenti della Confraternita del Sole Nero; stavolta non era certo, ma potevano esserci andati di mezzo anche in questa storia.
- Potete stare tranquilli. Non siamo riusciti a far niente per i membri della Raimon, ma le vostre famiglie sono al sicuro. - li informò Marcus, mentre prendeva dal taschino della giacca uno braccialetto grigio e nero con un paio di pulsanti azzurri.
- Questo è un Time Bracelet. Permette di viaggiare nel tempo come quei chip, ma non presentano alcun tipo di difetto di funzionamento; inoltre, salvaguarda chi lo indossa dagli effetti delle modifiche nelle linee temporali. Abbiamo dato ad ognuno dei vostri familiari uno di questi, così loro non hanno subito conseguenze a causa di quel cambiamento nel continuo spazio temporale. -
- Che cosa vuole di preciso da noi? - Emily pose la domanda che molti avrebbero dovuto fare a quell’uomo sin dall’inizio, ma c’erano ancora molte cose che non sapevano e nessuno doveva aver pensato ancora all’obiettivo di Phoenix e del loro ruolo in quella vicenda.
- Finora la Feida non ha causato alcun tipo di problema nel continuo spazio temporale, mentre l’El Dorado sì. Come vi avevo spiegato nei messaggi, noi membri delle Ali Nere non possiamo continuare ad andare avanti da soli, e poiché voi siete rimasti coinvolti in questa storia, il vostro aiuto sarebbe più che gradito. La mia idea è quella che voi formiate un’altra squadra chiamata “I Messaggeri delle Ali Nere” per affrontare quella dell’El Dorado: la Protocol Omega.
So che potrebbe non essere una decisione facile da prendere per voi, e non ho intenzione di obbligarvi a decidere così su due piedi, ma immagino avrete capito che il corso degli eventi è stato alterato e non sarà facile farlo tornare come dovrebbe essere: vi darò tempo fino a domattina per decidere. Tuttavia, se non vorrete aiutarci, vi rispedirò nella vostra epoca, ma in questo caso non posso assicurarvi che la vostra storia tornerà normale.
Beh, spero che qualsiasi decisione prenderete sia quella giusta per tutti. A domani. - li salutò lui alla fine, per poi uscire dalla stanza seguito da Sho e Isako e lasciando a Nakagawa e Shadow il compito di riaccompagnare gli ex Emissari nelle stanze a cui erano stati assegnati.


Lungo il corridoio che portava all’ufficio di Marcus Phoenix…

- Certo che non ha proprio lasciato scelta ai nostro ospiti. Scommetto che decideranno di aiutarci e noi potremo dire addio ai nostri problemi. - disse felice la rossa.
- Non è detto che sarà così. Ammetto che gli ex Emissari possiedono tutti un grande talento, ma qui non si trovano nella loro epoca: la Fiamma del Sole Nero che alimentava i loro poteri potrebbe non essere stata ancora ritrovata in quest’era, e di conseguenza, la sua forza non è stata risvegliata. Molto probabilmente quei ragazzi potrebbero avere qualche difficoltà. - le spiegò l’uomo, senza però riuscire a smorzare l’entusiasmo di Okada o far sparire il suo sorriso.
- Non importa. Sono sicura che ce la faranno! - affermò lei.
- Parli come se sapessi già che accetteranno, ma l’unico che è riuscito a risolvere i suoi problemi è stato Nakagawa: se non fosse che il suo corpo è fatto di metallo, sarebbe rimasto soffocato a causa dei tuoi abbracci. - le disse Shibuya scherzoso, nonostante il suo umore non fosse alle stelle come quello della collega.
- Cos’hai detto? Sho, sei veramente cattivo! - esclamò lei con un tono che poteva sembrare infantile per chiunque la stesse ascoltando, ma l’altro emise una lieve risata divertita.
- Comunque… - Phoenix attirò l’attenzione su di sé utilizzando quell’unica parola:
- Nessuno di voi due ha tutti i torti. Non sappiamo ancora se accetteranno o no, ma non penso che vorranno lasciare le cose come stanno. - suppose lui, per poi aggiungere:
- Avevo già pensato ad una partita d’allenamento per cominciare, ma mi servirà la collaborazione degli altri membri delle Ali Nere. - dopo quella frase, volse il suo sguardo verso Isako:
- Potresti andare a riferire a Yuki di farsi trovare alla sala d’allenamento con la sua squadra? - le domandò lui.
La rossa annuì energicamente, per poi avviarsi verso un’altra zona dei sotterranei; in quel corridoio erano rimasti soltanto il ragazzo dai capelli castani e il trentenne.
- Beh, se non ha bisogno del mio aiuto, io vado a dormire. - lo avvisò Sho, ma quando stava per incamminarsi nella stessa direzione in cui era andata Okada, il biondo lo richiamò:
- Questo pomeriggio pensavo che non avessi nulla, ma ora ne sono convinto: non ti convince ancora che io abbia chiesto aiuto a te e Isako di aiutarmi in questa storia. Non è vero? - Shibuya sgranò gli occhi: sarà che il suo capo non poteva vederlo perché era girato di spalle, ma non aveva mai capito come facesse quell’uomo a sapere come si sentisse una persona rimanendo con quest’ultima per poco tempo.
- Anche se fosse così, ormai non ha molta importanza. Le auguro solo di non fare mosse false: anche se la mia amica si fida ciecamente di lei, io non riesco a fidarmi completamente. - ammise il castano rimanendo girato di spalle. Passarono alcuni istanti di silenzio, i quali furono rotti dal rumore dei passi del ragazzo sul pavimento metallico:
- Buona serata. - un ultimo sussurro per chiudere quella conversazione e i due s’incamminarono in direzioni diverse.


Angolo di Emy
Spero che siate riusciti a capire la spiegazione, anche perché ho fatto parecchia confusione mentre lo scrivevo.
Comunque, vi volevo dire che, nei casi migliori, riuscirò a postare un capitolo al giorno oppure un giorno sì e uno no, ma non è certo.
Grazie a chi recensisce e segue.
Baci
Emy

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Capitolo 4
*** La decisione degli ex Emissari ***


Il giorno dopo… Nella sala comune delle Ali Nere…

Dopo essere stati lasciati soli da Marcus, Sho e Isako, gli ex Emissari si erano trattenuti ancora un po’ nella sala comune per discutere sulla proposta di Phoenix. Come qualcuno si sarebbe immaginato che accadesse, c’era chi sosteneva che fosse meglio accettare, anche perché le cose non sarebbero tornate normali in caso di una risposta negativa da parte loro; altri ritenevano che fosse meglio rifiutare la proposta del leader delle Ali Nere perché lui era il classico lupo travestito da pecora e avrebbe giocato loro un brutto tiro quando meno se lo sarebbero aspettato. Alla fine, non riuscendo a mettersi d’accordo, fu stabilito che ognuno avrebbe utilizzato quelle ore che li separavano dal giorno seguente per pensarci con la propria testa e, nell’eventualità in cui avessero deciso di accettare la proposta del capo delle Ali Nere, sarebbero dovuti andare alla sala comune. Se qualcuno avesse rifiutato, avrebbe dovuto riferirlo al trentenne.
La mattina seguente, tutti gli ex Emissari si erano ritrovati alla sala comune e, prima che arrivasse Phoenix, si fermarono ancora a parlare di quell’offerta da parte dell’uomo dai capelli biondi: c’era ancora chi sospettava di Marcus, così si erano messi d’accordo per alcune condizioni da proporgli se voleva che lo aiutassero.
Qualche minuto dopo aver terminato alcuni preparativi, il capo dell’organizzazione delle Ali Nere entrò nella sala comune con una scatola tra le mani e, stranamente non era accompagnato da uno dei suoi colleghi, si diresse verso il tavolo:
- Devo ammetterlo: sono piuttosto stupito che tutti voi abbiate deciso di accettare la mia proposta. - cominciò il biondo, ma com’era successo per il discorso della sera prima, iniziarono anche le interruzioni da parte degli ex Emissari:
- Questo è vero, ma qualcuno di noi… - disse Rika osservando Emily:
- Non si fida ancora di lei. Se vuole dimostrarci la tua buona fede, dovrà rispettare alcune piccole condizioni. - concluse, ma l’uomo continuava ad avere un’espressione neutra: probabilmente si era aspettato qualcosa del genere da parte dei suoi ospiti.
Prima che rispondesse, un piccolo sorriso comparve sulle sue labbra, ma non era possibile capire se quella era un’espressione divertita a causa della proposta degli ex Emissari o chissà cos’altro.
- Confesso che mi avrebbe stupito se aveste deciso di ascoltarmi senza farvi problemi, ma se questo è l’unico modo per dimostrarvi che potete fidarvi di me, sono disposto ad accettare qualsiasi condizione mi proporrete. - rispose Marcus con tono fermo e deciso, guadagnandosi delle occhiate sorprese da parte di alcuni ex Emissari, ma da parte di altri ottenne… Dei ghigni? Per quale motivo?
A risvegliarlo dai suoi pensieri ci pensò Lorella:
- Molto bene. Le condizioni sono solo due: la prima è che non dovrà sottoporci a torture uguali e/o simili a quelle che dovevamo subire noi alla Villa del Sole Nero; per la seconda, dovrà garantirci la totale incolumità per le nostre famiglie: non dovrà coinvolgerli in alcun modo in questa storia. - gli spiegò semplicemente lei.
- Sottoporvi a delle torture non è mai stato nei miei piani. Per quel che riguarda le vostre famiglie, se non ricordo male, ve ne avevo già parlato ieri sera. - rispose senza farsi troppi problemi, ma ciò provocò nuovamente la comparsa di sorrisi maligni sul volto di alcuni degli ex Emissari: era evidente che c’era qualcosa che non gli avevano ancora detto.
Quel timore divenne realtà quando Kuromi parlò:
- Infatti è così, ma come le abbiamo detto poco fa, ne dovrà fare di strada per ottenere la nostra fiducia, e se non rispetterà queste due condizioni… Beh, Sho e Isako potrebbero subire delle piccole conseguenze. - lo informò lei: ecco spiegato il perché di quei ghigni. Sarà che Shibuya gli aveva detto la sera prima che non si fidava del tutto di lui, e sotto sotto anche Okada poteva nutrire dei dubbi nei suoi confronti, ma non poteva certo permettere che accadesse loro qualcosa, qualsiasi fossero queste “conseguenze”.
Ciononostante, decise di non esitare a chiedere in cosa consistessero di preciso: da quando aveva creato quell’organizzazione segreta, si era ripromesso di non mostrare ripensamenti di alcun tipo e fino a quel momento il problema non si era riproposto.
- Oltre ad esserci informati ognuno sulle decisioni degli altri, stamattina ci siamo messi a cercare i tuoi due colleghi e abbiamo usato su di loro un incantesimo speciale. Non abbiamo intenzione di attivarne gli effetti… A meno che lei non decida di rompere il nostro accordo. Insomma, dipende tutto da lei. - gli spiegò Aster con una semplicità incredibile visto quello di cui aveva appena parlato.
- Non avreste mai il coraggio di fare del male a qualcuno. È vero che Pandora Sunlight è stata in grado di fare di tutto e di più, ma non penso proprio che lo stesso discorso valga per voi. - affermò il biondo.
- Non ha ascoltato? Quello che faremo dipenderà solo da lei. - ripeté Rin.
Marcus strinse i pugni: continuava a pensare che gli ex Emissari non fossero in grado di ferire qualcuno, ma non poteva permettere che accadesse qualcosa di male a Sho e Isako.
- Va bene. - sospirò alla fine l’uomo, per poi aggiungere poco dopo:
- Dal momento che tutti avete deciso di entrare a far parte dei Messaggeri delle Ali Nere, e l’El Dorado potrebbe decidere di manipolare anche le vostre menti una volta che entreremo in azione, gli scienziati di quest’organizzazione hanno creato questi. - dopo quella frase, prese un orologio elettronico nero con alcuni pulsanti colorati.
- Questi orologi sfruttano la stessa tecnologia dei braccialetti del tempo, ma hanno anche altre funzioni; per ora vi basti sapere che il pulsante rosso vi permetterà di viaggiare nel tempo, quello verde di far apparire le divise da calcio al posto degli abiti normali e quello bianco di vedere una mappa olografica di alcuni posti in cui vi trovate, ad esempio quella di questi sotterranei. -
- Ci sono altre funzioni? - domandò curiosa Aoiri, mentre Phoenix prendeva la scatola e distribuiva gli orologi agli ex Emissari.
- Certo che ci sono. - le rispose semplicemente lui, continuando il suo lavoro.
- Non ce le può dire? - gli chiese Haily con un tono misto tra la curiosità e l’impazienza.
Marcus non le rispose subito; prima finì di consegnare gli orologi ai presenti:
- Mi spiace. Non vi dirò nulla per ora, e poi che gusto ci sarebbe se ve lo dicessi subito? - disse con un tono quasi scherzoso, per poi avviarsi verso l’uscita della sala comune.
- Allora? Andiamo o avete intenzione di rimanere qui tutto il giorno? - domandò alla fine ai ragazzi.
- E dove ha intenzione di portarci? Spero che non si tratti di una foresta, di una grotta e nemmeno in cima ad un vulcano. - disse Tsukikage, sperando che non stessero andando veramente in uno dei posti che aveva elencato. Pandora li mandava più volte in uno di quei luoghi, e puntualmente loro finivano per ferirsi in qualche modo a causa dei metodi di quella donna.
- Non ti preoccupare: non andremo in nessuno di questi posti. Ci stiamo dirigendo nella sala d’allenamento. - le rispose lui con tono rassicurante, per poi uscire dalla stanza.
Gli ex Emissari lo seguirono solo dopo qualche secondo, e ognuno di loro vedeva sui volti dei propri compagni una nota di preoccupazione; qualsiasi cosa avesse in mente quell’uomo, per nessuno era più possibile tornare indietro.


Circa dieci minuti dopo… Alla sala d’allenamento…

Il leader delle Ali Nere aveva condotto i ragazzi attraverso i corridoi, e grazie ad un ascensore, erano giunti al secondo piano sotterraneo. In seguito, il gruppo era arrivato davanti ad un’altra porta, ma come per alcune stanze che avevano visto durante il tragitto, era accessibile solo decodificando una password di una serratura elettronica:
- Avrei una domanda: noi non conosciamo il codice d’accesso, quindi come facciamo ad entrare se volessimo allenarci prima del suo arrivo? - domandò Rika a Phoenix, il quale continuava a premere i pulsanti sul pannello accanto alla porta.
Com’era successo per Shan nella sala comune, il biondo rispose solo dopo aver terminato il lavoro e quindi dopo che la porta si fu spalancata davanti al gruppo:
- Nell’eventualità in cui l’El Dorado o la Feida rischiassero di trovarci, ho fatto in modo che alcune sale rimanessero sigillate grazie a quei pannelli, anche perché il loro contenuto era importante e non deve finire nelle mani sbagliate. - la informò lui, ma Ryudekazi gli fece notare una cosa:
- La domanda non era quella. Come facciamo ad accedere a questo posto senza la password? -
- Per quello non c’è problema. La lascerò aperta. - la liquidò velocemente lui, e subito dopo, la porta metallica si spalancò davanti al gruppo, rivelando una stanza dall’aspetto piuttosto familiare per le ex Emissarie che erano state mandate alla Raimon:
- Mi sembra di essere tornata alla nostra vecchia scuola! - esclamò Hiroae mentre entrava correndo nella sala.
- Dici? - cominciò Kira osservando la sala d’allenamento:
- Mmm… è abbastanza simile al campo da calcio interno della Raimon, ma qui mancano le tribune. - le fece notare lei, e sebbene entrambe non avessero tutti i torti riguardo all’aspetto della stanca, c’erano comunque delle differenze: le pareti erano rivestite anche lì di lastre bianche e grigie, ma quelle due tinte ormai presenti quasi ovunque nei sotterranei, facevano risaltare sia il verde del campo di calcio e il blu delle porte sul campo e delle panchine.
- Buongiorno. - dissero all’unisono due voci, una maschile e una femminile.
Quando i nuovi arrivati si voltarono verso la direzione dalla quale proveniva, videro Okada e Shibuya con i loro animali androidi al seguito.
- Buongiorno anche a voi. - li salutò Marcus visibilmente felice e sollevato che i due stessero bene, ma i suoi colleghi non sembravano capire il motivo di quell’espressione.
- Possiamo cominciare o no con questo allenamento? - gli ricordò Ryudekazi.
Il trentenne volse lo sguardo verso la ragazza che aveva appena parlato: dal tono di voce le era sembrata leggermente impaziente, una cosa piuttosto strana visto che prima nessuno di loro moriva dalla gioia dopo aver saputo dell’allenamento, ma forse si comportava così solo perché non sapeva cosa li aspettava.
L’uomo si rese conto che non era il momento per pensarci, anche perché non avevano tempo da perdere, così si diresse verso le panchine ai lati del campo da calcio dopo aver fatto cenno agli ex Emissari di seguirlo; una volta arrivati abbastanza vicini, notarono sei ragazzi e cinque ragazze sui tredici anni, ognuno dei quali aveva i capelli corti più o meno fino alle spalle e la pelle chiara, che indossavano quelle che sembravano divise da calcio, le quali consistevano in una maglia a maniche lunghe bianca, i pantaloncini neri e le scarpe presentavano una specie di disegno di ali argentate. Sulla maglietta della divisa, all’altezza del cuore, era presente il simbolo delle Ali Nere.
- Phoenix, ci deve spiegare come stanno realmente le cose. - tagliò corto Fiammetta.
- Appunto, chi sono loro? - gli chiese Ayla.
- Mi pare abbastanza ovvio: sono gli altri membri delle Ali Nere di cui vi ho parlato e la squadra di calcio di cui prima quest’organizzazione disponeva.
Li avevo mandati nelle varie città del Giappone per cercare di fermare gli scontri tra la Feida e l’El Dorado, ma alcuni di loro sono stati infortunati gravemente. Si sono ripresi non molto tempo fa, ma da allora ho preferito farli lavorare come spie nelle due organizzazioni nemiche. - le rispose lui.
- Come mai adesso sono qui? - gli domandò Alan.
- Mi pare abbastanza ovvio: oggi ho deciso di farvi disputare una partita d’allenamento contro di loro. Non ho un’idea molto chiara riguardo alle vostre abilità, anche perché avete giocato pochissime volte insieme dato che Pandora vi aveva sparpagliati nelle altre squadre. - si prese una breve pausa, durante la quale spostò lo sguardo sui membri di quella che ormai era diventata la squadra di riserva delle Ali Nere:
- Loro hanno raggiunto un livello di preparazione fisica molto simile a quello dei giocatori dell’El Dorado e della Feida. Con questa partita, io mi farò un’idea sulle capacità di voi ex Emissari, mentre voi vi preparerete per quello che affronterete in futuro. - li informò il biondo.
- Se queste due organizzazioni hanno giocatori così forti, cosa pensa che potremo fare noi? - gli fece notare Giada.
- Eddai sorella! Vedrai che non sarà così male! - esclamò Marina, aggrappandosi al braccio della ragazza dai capelli rossi.
- Beh, credo che tu abbia avuto la risposta che volevi Quatlane. - le rispose Marcus, per poi sedersi su una delle due panchine insieme a Sho e Isako.
- Voi ex Emissari formerete la Squadra A, mentre i vostri avversari saranno la Squadra B. Fate del vostro meglio! - li incitò Phoenix, ma Katia gli si parò davanti:
- Noi ex Emissari siamo ventiquattro e i membri della Squadra B sono solo undici. - gli fece notare lei.
- Lo vedo anch’io e ho già pensato alla vostra formazione per questa partita d’allenamento, sempre che tu e i tuoi amici abbiate intenzione di fidarvi del sottoscritto. - la informò lui, ma l’altra era convinta di aver sentito una leggera nota di provocazione in quella voce e strinse i pugni. Normalmente la ragazza dai capelli viola era calma, ma era meglio non provocarla in alcun modo. Per fortuna, Sibyl la prese per un braccio e la allontanò dall’uomo prima che potesse accadere qualcosa.
- Quale sarebbe questa sua idea? - gli chiese allora la ragazza dai corti capelli color notte e gli occhi color prato.
Marcus spiegò velocemente la nuova formazione per la squadra A, e i giocatori scelti si schierarono subito in campo; le squadre avevano divise abbastanza simili, ma quella della Squadra A era costituita da una maglia color notte con pantaloncini bianchi e sulle scarpe era presente ancora quei segni a forma di ala, ma erano color neve. L’unica cosa rimasta uguale all’uniforme della Squadra B era il segno delle Ali Nere e la sua posizione sulla maglia.
La Squadra A avrebbe schierato una formazione 4 - 4 - 2 con i seguenti giocatori in campo:
- Portiere: Fiammetta Rossi (n°1)
- Difensori: Haily Shan (n°6); Hiroae Kamekage (n°3); Rika Ryuu (n°18); Lorella Gold (capitano; n°13)
- Centrocampisti: Kaori Kira (n°9); Kuromi Tsukikage (n°8); Rinako Suzuki (n°10); Aoiri Ryudekazi (n°12)
- Attaccanti: Aster Kazetsuki (n°11); Hayley Brown (n°7)
La Squadra B avrebbe schierato una formazione 4 - 3 - 3 con gli unici giocatori possibili:
- Portiere: Chikyu (n°1)
- Difensori: Yami (n°2); Mizu (n°3); Hana (n°4); Tsu (n°5)
- Centrocampisti: Hoshi (n°6); Sora (n°7); Hikari (n°9)
- Attaccanti: Yuki (capitano; n°8); Kaen (n°10); Kori (n°11)

La partita stava per cominciare.


Angolo di Emy
L’aspetto preciso dei componenti della Squadra B li metterò molto presto, ma ho preferito lasciarlo per il prossimo capitolo. Spero che capirete.
Grazie a chi recensisce e segue.
Baci
Emy

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Capitolo 5
*** La prima partita ***


La partita d’allenamento cominciò con il calcio d’inizio da parte della Squadra A: Hayley passò la palla ad Aster, il quale cominciò la sua corsa verso la porta avversaria seguito da Brown, Kuromi e Rinako; superò Kaen, un ragazzo dai capelli rossi lunghi fino alle spalle e gli occhi color blu petrolio, e Kori, una ragazza dai capelli color blu ciano e gli occhi dello stesso colore di quelli dell’altro attaccante, i quali erano rimasti fermi senza motivo. Il ragazzo dagli occhi color cenere giurò di aver visto un ghigno sul volto dei due attaccanti avversari, ma si disse che non era il momento adatto per pensarci; i quattro superarono anche la terza attaccante Yuki, una ragazza dai capelli a caschetto blu e gli occhi grigio perla, la quale sembrò avere la stessa reazione delle due punte della Squadra B, ma a differenza di questi ultimi, si decise a parlare:
- Hoshi. - si rivolse lei ad un ragazzo dai capelli color grigio metallo, di cui un ciuffo dorato era ben evidente sulla testa e gli occhi dello stesso colore:
- Ferma la numero 8. E tu Hikari… - stavolta fu il turno di una ragazza dai capelli biondi e gli occhi di un azzurro molto chiaro, quasi bianco:
- Pensa alla numero 10. Non devono passare! - ordinò lei. I due si limitarono ad annuire, per poi correre verso Tsukikage e Suzuki.
- Toglietevi di mezzo! - disse loro Rin, ma i due non sembravano voler lasciare loro un modo per andarsene. Poco dopo, i quattro furono raggiunti da Sora, un ragazzo dai capelli azzurri corti piuttosto spumosi e gli occhi color cielo.
- Non sei nella posizione più adatta per dare ordini. - la informò quest’ultimo, per poi schioccare le dita e far comparire delle nuvole candide sopra di loro.
- Non credere di spaventarci con qualche nuvoletta! - gli disse Kuromi con una punta d’ironia nella voce, senza sapere che gli avversari non avevano ancora finito.
Subito dopo, Hoshi evocò delle stelle argentee che cominciarono a roteare intorno a lui, per poi emanare un’aura dorata che si riversò nelle stelle e mandandole all’interno delle nuvole create dal ragazzo dai capelli azzurri:
- E ora il tocco finale! - annunciò la ragazza dai capelli biondi, per poi circondarsi di un’aura bianca e chiudere gli occhi. Quando li riaprì pochi secondi dopo, l’energia si accumulò nelle mani di Hikari, la quale la usò per scagliare un raggio color neve verso le nuvole, e da esse cominciarono a sentirsi il rumore dei tuoni:
- E ora che dovrebbe succedere? - domandò Suzuki.
Non ottenne risposta dai tre, i quali si allontanarono di qualche metro dalle due:
- Bravi, bravi, scappate pure. - li prese in giro la ragazza con la treccia, ma l’altra notò che, sul viso dei tre centrocampisti avversari, era comparso un sorriso poco rassicurante:
- è un bene che Kuromi-chan riesca ancora a scherzare, ma non me la sento di fare lo stesso. È meglio che stare attenti con questi qui. - rifletté la ragazza dai capelli a caschetto, mentre osservava le nuvole che sembravano acquisire una tonalità più scura e continuavano ad emettere quei suoni che annunciavano l’arrivo di una tempesta:
- Almeno una di voi due l’ha capito. - mormorò Yuki, la quale si era avvicinata alle due ex Emissarie, e nonostante avesse appena sussurrato quella frase, le due avversarie riuscirono a sentirla ugualmente:
- Che cosa hanno fatto i tuoi amici? - Rin non ottenne risposta verbale a quella domanda, poiché l’altra si limitò ad un sorriso maligno prima di volgere lo sguardo sulle nuvole create da Sora, le quali stavano diventando sempre più scure e i rumori erano sempre più forti.
- Ora, se non vi spiace, devo andare ad occuparmi dei vostri amici. - le informò, per poi rivolgersi ai difensori:
- Yami, tu vieni con me! Gli altri fermino i due attaccanti! - ordinò la blu, per poi dirigersi a grande velocità verso la porta avversaria seguita poco dopo da un ragazzo dai capelli nero violacei con alcune ciocche argentate e gli occhi scarlatti.
Perse nell’osservare l’incredibile velocità dei due, si erano dimenticate per un attimo dei tre centrocampisti avversari e fu proprio uno di loro a riportarle alla realtà:
- Volevate sapere che cosa avevamo in mente? Adesso lo scoprirete. - le avvisò lui.
Pochi secondi dopo, il rimbombo si sentì ancora e le due ex Emissarie volsero nuovamente lo sguardo verso le nuvole: queste erano diventate completamente grigie e da esse cominciava a sprigionarsi una luce azzurra.
- Ufff… Non so te Rinako, ma io sono stanca di aspettare. - cominciò Tsukikage, per poi posare una mano sul campo di gioco e riversare al suo interno un’aura verde scura. Poco dopo, dal terreno spuntarono delle liane gigantesche che iniziarono ad attaccare i tre avversari:
- è meglio sbrigarsi Sora. Credo che una di loro si sia arrabbiata. - gli consigliò la bionda.
- Per una volta sono d’accordo con lei. - aggiunse il ragazzo dai capelli color metallo.
Il diretto interessato annuì e, con uno schiocco di dita, fece diradare le nubi, rivelando una grossa sfera azzurra avvolta d’aura dorata e argentata; pochi secondi dopo, Sora si circondò d’energia dello stesso colore del cielo nelle giornate serene e saltò, raggiungendo il globo luminoso:
- Luce Eterna delle Stelle! - gridò lui colpendo la sfera con un calcio, ma questa si divise in decine di globi azzurri più piccoli. Alcuni si diressero verso le Radici Assassine, danneggiandole gravemente e lasciando solo dei minuscoli pezzi di liana ormai privi del loro bel colore verde; altri andarono verso Tsukikage e Suzuki, mentre gli altri due rispettivamente da Kaori e Aoiri, le quali si erano avviate per contrastare Yuki e Yami.
- Oh no! Le mie liane! - esclamò la ragazza con la treccia, disperata per quello che era appena successo: nessuno era mai riuscito a sbarazzarsi così in fretta delle Radici Assassine, nemmeno gli altri ex Emissari.
- Sta tranquilla. Quei globi di luce non riusciranno nemmeno a toccarci. Heaven’s Time! - disse la ragazza dai capelli a caschetto, per poi schioccare le dita e sospendere momentaneamente il tempo: ad eccezione di Rinako, gli altri rimasero paralizzati e accadde lo stesso anche per le sfere della Luce Eterna delle Stelle.
Suzuki sospirò sollevata nel vedere quello che era successo, ma era un po’ dispiaciuta per i suoi compagni:
- Mh, a quanto pare solo io sono immune dagli effetti di questa tecnica, ma almeno ha funzionato. - pensò lei, facendo scorrere lo sguardo sui presenti nella sala d’allenamento.
Qualcosa però non andava come si aspettava: l’effetto della sua tecnica speciale durò molto meno del normale e i globi luminosi si avvicinarono ancora più velocemente di prima.
- E ora cos’è successo!? - esclamò lei sorpresa da quello che era successo. Non aveva mai avuto quel tipo di problema con le sue tecniche speciali, ma non fece neanche in tempo a capire ciò che era successo che le sfere di luce colpirono lei e Kuromi, mandandole nella loro metà campo, e lo stesso accadde a Kira e Ryudekazi, le quali però furono sbattute violentemente contro i muri della sala d’allenamento, spianando la strada a Yuki e Yami.
- è impossibile che siano riusciti a sbarazzarsi di loro così facilmente. In quale situazione siamo finiti, si può sapere? - pensò Lorella, sconcertata dall’accaduto, ma allo stesso tempo confusa dalle scelte prese da Marcus Phoenix: se i membri della Squadra B erano forti come le squadre dell’El Dorado e della Feida, e loro avevano tutte quelle difficoltà solo in una partita d’allenamento, cosa avrebbero potuto fare contro i loro futuri avversari? E poi perché quell’uomo aveva messo lei e Hiroae in difesa se erano entrambe attaccanti?
A distoglierla dai suoi pensieri ci pensò il capitano della Squadra B:
- Non preoccuparti. Avrai le risposte alle tue domande… - cominciò con tono gentile la ragazza dagli occhi grigio perla, mentre Yami la raggiungeva, ma era avvolto da un’aura oscura:
- Quel giorno però non sarà questo e stai sicura che vi stracceremo! - dichiarò alla fine, per poi saltare, mentre il compagno le mandava delle sfere viola ricavate dall’energia oscura di cui si era circondato in precedenza. Quando Yuki si trovò abbastanza in alto, emanò un’aura blu gelida che avvolse i globi oscuri:
- Gelo Oscuro! - gridò lei, espandendo ancora l’energia fredda in modo da scagliare le sfere in direzione dei difensori della Squadra A.
- Eh no! Non permetterò che tu ci colpisca. Spade della Verità! - disse Rika, facendo comparire dieci spade che si diressero verso i globi gelidi. Se tutto fosse andato come previsto, le lame avrebbero dovuto trafiggere le sfere e disintegrarle, ma lo scontro avvenne senza che le armi o i globi d’energia si danneggiassero: le spade riuscirono solo a deviare la traiettoria del Gelo Oscuro, mandando le sfere contro il soffitto della stanza, il quale si congelò subito:
- Com’è possibile? - domandò Ryuu sorpresa, e Lory non sapeva cosa pensare: quei ragazzi li facevano sembrare dei principianti e, a quanto pare, non si facevano scrupoli a ferire qualcuno durante una partita. Inoltre, qualcosa stava influenzando le loro tecniche speciali. Se fossero andati avanti così, molto probabilmente non avrebbero avuto speranze contro i loro avversari.
Mentre Kaen e Kori si avvicinavano alla porta difesa da Fiammetta, Hayley e Aster non avevano avuto particolari problemi nella metà campo avversaria, ma restavano ancora da superare tre difensori:
- A questi ci penso io. - decise lei, per poi far comparire una donna dai lineamenti indefinibili poiché era fatta d’energia infuocata, la quale si riversò nel corpo di Brown, avvolgendola d’aura rossa:
- Ora vedrete di cosa siamo capaci noi ex Emissari. - disse ai membri della Squadra B rimasti, per poi rivolgersi ad Kazetsuki:
- Dammi la palla! - gli ordinò lei, e l’altro obbedì, anche se a malincuore perché non gli era mai piaciuto che qualcuno gli desse ordini.
L’altra annuì, per poi alzare il pallone, circondandolo d’energia rossa; poi saltò, raggiungendo la palla che si era avvolta anche dalle fiamme:
- Colpo di Calliope! - gridò lei, per poi calciare il pallone, il quale generò delle fruste di fuoco per colpire i difensori avversari:
- Mi spiace dirvelo, ma siete degli ingenui se pensate di batterci così facilmente. - li avvisò Tsu, un ragazzo dagli occhi color smeraldo e i capelli spettinati color muschio, per poi rivolgere uno sguardo ad Hana, una ragazza dagli occhi color verde chiaro e i capelli rosa con alcune ciocche rosse. Quest’ultima si limitò ad annuire, per poi schioccare le dita e far alzare un vento che portava con sé fiori rosa e rossi:
- Il fuoco può bruciare i fiori e gli alberi, ma non riuscirà a distruggere anche questo. - sussurrò lei, mentre il ragazzo dai capelli verdi dava un pugno al terreno, evocando così un’enorme quercia; la ragazza dai capelli rosa con un semplice cenno della mano, fece dirigere il vento contro l’albero, avvolgendolo nei petali e nel profumo dei fiori.
Nello stesso istante in cui le fruste di fuoco si avvicinarono ai difensori della Squadra B, la brezza che portava con sé i fiori cominciò a soffiare sempre più forte:
- Non avete mai sentito dire che il fuoco brucia il legno? State solo sprecando tempo! - fece notare loro Hayley, ma i due non la ascoltarono; nello stesso istante in cui le fruste colpirono i diretti interessati, il profumo si fece stranamente più intenso e si sprigionò anche una strana luce rosa e verde che abbagliò i presenti; dopo qualche minuto, il bagliore si affievolì lentamente, permettendo alle squadre di vedere cosa fosse successo: lui aveva la palla vicino ai piedi e l’altra attaccante della Squadra A era accasciata sul terreno, apparentemente priva di sensi.
Il ragazzo vide anche che i difensori e il portiere avversari ridevano a quella scena e che l’albero c’era ancora.
- Com’è possibile!? Quella tecnica avrebbe dovuto incenerirlo! - affermò lui.
- Se la cosa ti fa piacere, ti diremo noi cosa è successo. - cominciò il portiere Chikyu, un ragazzo dai capelli castani, alcuni dei quali raccolti in un codino, e gli occhi di un bel verde scuro.
- Sarà meglio per voi. - li ammonì l’albino, ma l’irritazione mista all’incredulità ancora presenti nel suo tono, fecero scappare una risata a Mizu, una ragazza dai capelli turchesi lunghi fino alle spalle e gli occhi color verde acido.
- Arrabbiarti non ti servirà a niente. Se ti comporti così, fai solo ridere. - lo schernì lei, ma il portiere della Squadra B la fulminò con uno sguardo, e anche se riuscì a zittirla, non era riuscito a cancellare il ghigno divertito dal suo viso:
- è stato il potere del Profumo della Natura di Hana e Tsu. L’albero impedisce a chiunque di avvicinarsi e, se rischia di essere colpito, il profumo dei fiori diventa molto più forte e può anche addormentare chi l’ha attaccato. Tuttavia, se si sfrutta troppa energia per addormentare gli avversari, l’albero scompare e la stessa tecnica non si può più utilizzare per un po’. Per farla breve, è inutile che cerchi di abbattere questa quercia. - gli spiegò semplicemente il ragazzo dai capelli castani, senza sapere che, tra le intenzioni dell’avversario, non c’era quella di lasciar perdere:
- Dal momento che il fuoco e il caldo non sono riusciti a fermarvi, preparatevi a conoscere il freddo dei venti del nord. - Kazetsuki schioccò le dita, facendo alzare il vento, i quali si diressero subito verso il pallone, congelandolo; l’albino alzò la palla e, grazie all’aiuto delle correnti d’aria evocate poco prima, si sollevò fino al pallone per colpirlo con una rovesciata.
- Northern Winds! - gridò lui, mentre la palla, accompagnata dal vento freddo del nord, si dirigeva verso l’albero. Al momento della collisione con la corteccia della quercia, l’albero si aprì, rivelando nuovamente la luce rosa e verde del Profumo della Natura:
- Eh no! Non permetterò che usiate lo stesso trucco su di me! - dichiarò lui, circondandosi di un’aura bianca gelida e, di conseguenza, far soffiare il vento ancora più forte di prima.
Passarono diversi minuti in cui non successe nulla di particolare: era diventata ormai una lotta tra il profumo dei fiori del sonno di Hana e Tsu e il vento gelido di Aster. Tutti gli altri membri delle due squadre, eccetto Brown perché ancora addormentata, si erano fermati per osservare chi sarebbe uscito vincitore da quella lotta. Ad un certo punto, la corrente d’aria gelida e il profumo scomparvero nel nulla, così come la luce proveniente dall’albero, il quale si era improvvisamente seccato ed era caduto:
- Mh, strano: la mia idea era sradicare quell’albero, non inaridirlo. - si disse Kazetsuki leggermente perplesso, ma aggiunse nella sua testa:
- Non importa. Almeno quei quattro la smetteranno. - pensò soddisfatto, mentre si godeva le espressione stupite disegnate sul volto di Chikyu e dei tre difensori avversari, ma dopo qualche istante si accorse di un particolare: quei quattro non stavano guardando lui, ma una strana luce flebile nera e una dorata più forte sopra l’albero.
- E questa luce da dove è comparsa? Mmm… Non so perché, ma ho l’impressione di averla già vista da qualche altra parte… - rifletté l’albino, mentre continuava ad osservare quell’accostamento di colori per cercare di ricordare, ma all’improvviso, la luce divenne più forte e qualcuno giurò di sentire la terra tremare:
- Capo, è quello che penso che sia? - gli domandò Sho, rimasto a guardare la partita seduto alle panchine insieme a Isako, Marcus e anche i due androidi. C’erano anche gli ex Emissari, ma erano rimasti ad una certa distanza da loro.
- Credo proprio di sì, ma non capisco perché si trovi qui. - mormorò appena il biondo, ma poco dopo quella risposta, ci fu una lieve scossa sismica e la luce, soprattutto quella dorata, cominciò a diventare abbagliante:
- Non so voi, ma tutto questo non mi piace. - disse Okada impaurita, mentre stringeva ancora di più Nakagawa tra le braccia.
- E va bene. - decise Phoenix, per poi alzarsi e dire alle squadre, ma rivolgendosi a tutti i presenti:
- Dobbiamo andarcene. Non è sicuro rimanere qui! - nessuno degli ex Emissari comprendeva il perché di quell’ordine, soprattutto dopo tutta l’insistenza di fare quella partita, ma quelle scosse sembravano non essere un buon segno, così si diressero tutti verso l’uscita della sala d’allenamento.
Beh, tutti tranne Kazetsuki: era rimasto fermo dove si trovava, quasi come se fosse ipnotizzato da quelle due luci, ignorando i passi dei compagni e degli avversari che si stavano dirigendo fuori dall’aula e le parole di chi gli diceva che dovevano andarsene, ma lui non li ascoltava. Ad un certo punto, il silenzio riempì la stanza, ma una voce femminile arrivò alle orecchie del ragazzo:
“Quando gli undici poteri si risveglieranno, si avvicinerà il momento in cui coloro che erano stati i servitori del Sole Nero dovranno fare i conti con loro stessi e ciò che vogliono davvero: solo allora capiranno qual è il loro vero potenziale e a proteggere la squadra che attraverserà il tempo come un tuono”.
Poco dopo aver sentito quelle frasi, il buio e il silenzio avvolsero tutto nel loro abbraccio.


Angolo di Emy
È stata una partita a senso unico, ma come era stato detto nelle frasi in corsivo, gli ex Emissari non conoscono ancora i loro veri poteri. Avete capito cos’era in realtà la luce nera e dorata?
Grazie a chi recensisce e segue.
Baci
Emy

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Capitolo 6
*** Sogni, scoperte e annunci ***


Aster non riusciva a vedere altro intorno a sé poiché era completamente circondato dal buio; inoltre, ogni tanto avvertiva anche una strana sensazione di freddo glaciale, seguita subito dopo da una di un caldo infernale, alle quali succedeva una raffica di vento:
- Dove sono finito? Stavo per colpire l’albero creato dalla tecnica speciale di Hana e Tsu con il Northern Winds, poi è comparsa quella strana luce nera e dorata… - rifletté lui, cercando di ricordare quello che era successo in precedenza, ma ad un certo punto, ci fu un’altra brezza, ma c’era qualcosa di strano in quella corrente d’aria rispetto alle precedenti:
- Luce e tenebre… Credo di sapere chi ha generato questa folata di vento. - pensò, mentre osservava le particelle dorate e violacee che danzavano intorno a lui spinte dai soffi di vento.
Pochi istanti dopo, vide una figura splendente di una luce bianca e pura che avanzava lentamente verso di lui e, man mano che si avvicinava, si sentivano anche raffiche di vento sempre più forti e frequenti; dopo alcuni minuti, l’individuo misterioso fece la sua apparizione: il buio di quel posto creava un forte contrasto con l’armatura bianca e i lunghi capelli biondi dell’uomo. Non era possibile distinguere il volto a causa della maschera che gli copriva il viso, ma che permetteva ugualmente di scorgere gli occhi color sangue; inoltre, le braccia erano avvolte da vortici dello stesso colore delle particelle dorate e viola scuro portate poco prima dalla brezza.
- H- Huayra? Come mai ti trovi qui? Non ti ho nemmeno evocato! E poi che posto è questo? - gli chiese sorpreso l’albino dopo aver riconosciuto il proprio avatar.
- Come ben sai, sono una manifestazione della tua energia spirituale e questo è il luogo in cui risiedo quando non mi evochi e dove mi rigenero se indebolito durante uno scontro tra keshin: ci troviamo nella tua mente. - gli rispose calmo l’altro.
- E da quando puoi parlare? - gli chiese il ragazzo.
- Si tratta di “telepatia”, sempre se si può definire così. Comunque, non mi era possibile utilizzarla troppo a lungo a causa della presenza della Fiamma del Sole Nero: era un potere troppo grande e fortemente in contrasto con quello degli avatar, tanto da impedirci di sfruttare al massimo le nostre qualità. Inoltre, non permetteva a chi si trovava vicino ad essa di utilizzare il proprio keshin e ne bloccava i poteri; per questo le gemelle Sunlight hanno sempre dovuto ricorrere ad Avatar Proibiti, ma erano troppo potenti per controllarli e li imprigionarono nella pietra, bloccando la loro energia con rune antiche.
Una volta lontano da quella fonte di poteri, sei riuscito ad evocarmi, ma credo che gli altri non abbiano avuto la stessa fortuna… - prima che potesse finire la spiegazione, Kazetsuki lo interruppe:
- Ti riferisci ai keshin degli altri ex Emissari con “altri”? Scusa se te lo dico, ma mi pare piuttosto strano: hanno pur sempre gli Avatar Proibiti con loro e non hanno mai avuto problemi a controllarli. -
- Sono molte le cose che tu e gli altri non sapete. I Keshin Proibiti vi sono stati utili è vero, ma esattamente com’è successo per te, stanno rischiando di sostituire quelli originali. Per quelli di voi che non sono mai riusciti a sviluppare un proprio avatar il problema non si pone, ma chi possedeva già un’energia abbastanza forte per creare un keshin prima della missione del Sole Nero, potrebbe correre dei rischi. A questo punto, si può solo sperare che la voce che hai sentito avesse ragione sul vostro conto. - gli rispose Huayra.
- Sai a chi apparteneva? - gli domandò Aster, riferendosi alla voce che aveva sentito durante la partita.
- No, ma dovresti aver riconosciuto quella luce. Non è la prima volta che la vedi e credo non sarà l’ultima. Non so se anche i tuoi amici hanno sentito quella voce, ma molti possedevano ancora gli Avatar Proibiti e dubito che ci siano riusciti. - dopo quell’ultima frase, il ragazzo avvertì nuovamente quelle sensazioni di gelo e calore, scomparse da quando aveva visto l’avatar; in quel momento però quest’ultimo aveva lo sguardo rivolto verso due piccole luci, una rossa e una blu, ben visibili nel buio che li circondava.
- Tsk. Non ci voleva. - mormorò il keshin, ma il suo padrone lo sentì ugualmente.
- Di che parli? - l’albino doveva ammettere di essere abbastanza stupito di sé stesso: non gli era mai piaciuto porre o ricevere troppe domande, ma sembrava che lui e i suoi compagni sapessero fare solo quello da quando erano finiti in quell’epoca.
- Ti basti sapere questo: nessuno di voi è ancora pronto per scoprire i propri veri poteri, e vale lo stesso per te a causa di coloro che hanno generato quelle due luci. - lo informò l’avatar, mentre sulla sua schiena partiva un bagliore nel quale erano evidenti sei figure nere, probabilmente erano le sue ali rimaste nascoste perché dello stesso colore del paesaggio che li circondava.
- Ho solo un’ultima raccomandazione da farti: continua a migliorare e aiuta i tuoi compagni. Fino alla comparsa degli Undici Supremi, è tutto ciò che potete fare. - quelle furono le ultime parole di Huayra, prima che la luce sprigionata dalle sue ali diventò troppo forte perché Kazetsuki potesse tenere gli occhi aperti e perché il buio potesse continuare a resistere.


Tre giorni dopo la partita… Di sera… Nell’infermeria dell’Organizzazione delle Ali Nere…

Quando Aster riaprì gli occhi, si rese conto di non trovarsi più con Huayra, ma in quella che doveva essere una delle stanze dello Spiraglio di Luce delle Ali Nere a causa delle pareti rivestite di lastre metalliche e anche dalle luci a neon sul soffitto. Si trovava disteso su qualcosa, ma probabilmente non si trovava più nella sala d’allenamento.
- Ben svegliato Aster! - esclamò una voce maschile allegra.
L’albino si alzò subito, tenendo una mano a massaggiare la testa, e si accorse di trovarsi in una stanza che somigliava molto ad un infermeria, ma c’erano diversi lettini oltre a quello su cui si trovava lui: a occhio e croce, avrebbe potuto ospitare una decina di persone.
Si voltò verso la direzione dalla quale proveniva la voce e vide l’ultima persona che avrebbe voluto vedere in quel momento: si trattava di Alan Wing, ex membro dei Quattro Grandi degli Emissari del Sole Nero. Il suo aspetto non era cambiato molto rispetto alla fine della Confraternita, a parte la pelle che era diventata un po’ più scura, i capelli erano leggermente più corti e un ciuffo spuntava ben evidente sulla sua testa e un codino che gli arrivava fino alle ginocchia, ma il motivo per cui Kazetsuki non voleva vederlo in quel momento era legato ad alcuni poteri che possedeva l’argenteo: la telepatia e la possibilità di vedere i sogni altrui. Se riusciva ancora ad utilizzarlo, doveva aver visto e sentito la sua conversazione con Huayra, quindi non era escluso che avesse deciso di dirlo agli altri quanto prima, ma lo stesso Aster non sapeva se il suo keshin avesse veramente cercato di comunicare con lui o se fosse stato solo uno strano sogno.
- Qualcosa non va? - la voce di Wing riportò l’albino alla realtà.
- No no, è tutto a posto. Piuttosto, potresti spiegarmi come sono finito in quest’infermeria? E che ne è stato della partita? - gli chiese subito Kazetsuki e l’altro si concesse una breve risata:
- Non hai mai fatto tutte queste domande a qualcuno in una volta, a parte al tuo keshin quando parlavate nella tua mente. - a quella risposta, l’albino sgranò gli occhi: i suoi timori avevano trovato conferma. E se Alan avesse deciso di dirlo a qualcun altro?
- Non mi hai ancora detto perché mi trovo qui. - gli ripeté Aster.
- Ti ci abbiamo dovuto portare io e Sho. Se ben ricordi, in campo era comparsa una strana luce nera e dorata, così Phoenix ci aveva avvisato di andarcene, ma tu eri rimasto a fissarla. Le scosse sismiche sono ricominciate e dopo un po’, tu hai preso i sensi. A parte te, ci sono stati alcuni infortunati a causa delle tecniche dei membri della Squadra B, ma non era niente di troppo grave.
In ogni caso, era ora che ti svegliassi: sono passati più di tre giorni da quando ti sei addormentato. - gli spiegò l’argenteo, per poi avviarsi verso l’uscita della stanza:
- E a nessuno di voi era passata per la testa l’idea di svegliarmi? - domandò il ragazzo dagli occhi color cenere con una punta d’irritazione nella voce, anche se gli sembrava impossibile che fosse passato tutto quel tempo mentre lui dormiva.
L’altro scrollò le spalle come se non gli importasse:
- Invece di arrabbiarti, sarebbe meglio raggiungere l’ufficio di Phoenix. Ci deve spiegare alcune cose, ma ha preferito attendere che ci fossimo tutti. - lo informò il ragazzo dagli occhi dorati, mentre usciva dall’infermeria, seguito poco dopo dall’altro.
- Oh, sta tranquillo: non ho intenzione di parlare del tuo sogno agli altri... - disse Alan al compagno di squadra mentre s’incamminavano verso la destinazione:
- Anche perché credo che qualcuno lo sappia già. - aggiunse senza farsi sentire dall’altro.


Una decina di minuti dopo… Nell’ufficio di Marcus Phoenix…

Quando i due erano arrivati, ad attenderli c’erano tutti gli altri ex Emissari, Sho e Isako con i rispettivi partner androidi e Marcus Phoenix. C’era chi era seduto al tavolo e chi era rimasto in piedi ad osservare il soffitto o il paesaggio fuori dalle finestre dell’ufficio, ma come aveva detto Wing, nessuno di loro sembrava stare troppo male. Nessuno fece caso ai nuovi arrivati, fino a quando il leader delle Ali Nere non alzò lo sguardo verso la porta:
- Vedo che stai bene anche tu. In un certo senso ne sono sollevato, anche se sono stato io a chiedere a Yuki e agli altri di comportarsi in quel modo, anche se penso che abbiano voluto sfogarsi un po’ visto che sono mesi che svolgono solo compiti che loro definirebbero “noiosi”… - disse lui, e come se fosse stata richiamata dalle sue parole, la porta automatica si aprì nuovamente e il capitano della Squadra B entrò nell’ufficio, anche se stavolta indossava una felpa argentata col simbolo delle Ali Nere al centro del petto e pantaloni color blu scuro.
- Oh, Yuki… Stavamo giusto parlando di te e della tua squadra… - seguì un’altra interruzione da parte della diretta interessata:
- Sì sì, ho capito dove vuole arrivare. Potremmo aver esagerato un po’, ma lo abbiamo fatto per prepararli a ciò che li aspetta: sa anche lei che molti membri dell’El Dorado sono spietati e non esitano ad usare mezzi come questi per vincere una partita. - gli ricordò lei, per poi aggiungere:
- Comunque, sono andata a controllare poco fa “lei sa cosa” e non penso che potrà esserci utile ancora per un pò. Se i lavori procedono senza intoppi, sarà pronta in meno di tre giorni. -
- Potrei sapere a cosa si sta riferendo? - s’intromise Aster.
- Dovresti calmarti un po’. Credo che tu ti sia alzato dalla parte sbagliata del letto dell’infermeria. - commentò Kuromi.  
- A differenza di te non mi sono infortunato e poi mi sembra di essere sempre l’ultimo che viene informato. - ribatté l’albino.
- Non è il caso di discutere su qualcosa del genere! - esclamò Aoiri.
- Adesso basta! Vi state comportando come dei bambini! - aggiunse Kira, ma Tsukikage e Kazetsuki non sembravano volerla ascoltare.
- Ehm… - esalò dopo qualche istante di silenzio Marcus, attirando nuovamente l’attenzione su di sé:
- Ho preferito aspettare che ci foste tutti prima di dirvelo: da quando è comparsa quella strana luce durante la partita d’allenamento, si sono verificate diverse scosse. Durante il pomeriggio di quello stesso giorno, sono tornato lì insieme a Sho e Isako e abbiamo trovato la sala d’allenamento danneggiata; ho già predisposto che tutti gli androidi di quest’organizzazione andassero a ripararla, e nonostante lavorino da più di tre giorni, è chiaro che ci vorrà ancora qualche tempo prima che torni ad essere utilizzabile. Fino a nuovo avviso, vi concedo del tempo libero. - spiegò lui, ma quando ebbe finito, notò che sui volti degli ex Emissari erano dipinte delle espressioni piuttosto sorprese che aveva visto molte volte da quando erano finiti lì:
- Sentite, probabilmente voi continuate a pensare che io possa comportarmi come Pandora, ma se non vi fidate, potete anche tornare nella vostra epoca.
Io non ho intenzione di comportarmi come quella donna che non ha fatto altro che servirsi di voi, ma siete liberi di non credermi; vi consiglio di usare questo tempo libero per riflettere, ma chi vuole rimanere dovrebbe cercare di ambientarsi.
Questi sotterranei comprendono quattro piani e le stanze, dal promontorio in cui ci troviamo adesso, sono disposte proseguendo verso l’entroterra. Potete andare in tutte le sale, ma vi chiedo di stare lontani dalla sala d’allenamento per non ostacolare i lavori di riparazione; inoltre, potete anche uscire dallo Spiraglio di Luce delle Ali Nere, ma se deciderete di farlo, dovrete stare attenti: nessuno sa dell’esistenza di quest’organizzazione e preferirei che le cose rimangano immutate il più a lungo possibile. Se volete, potete andare. - gli ex Emissari se ne andarono subito dopo senza proferire parola, fino a quando gli unici a rimanere nella stanza furono Phoenix, Sho, Isako, Yuki e i due animali androidi:
- Non sarà stato un po’ duro con loro? - gli fece notare Okada.
- Come ho detto poco fa, se il fatto di riportare alla normalità la loro storia non è una motivazione sufficiente per spingerli ad affrontare questa situazione, io non intendo trattenerli. Hanno già accettato di aiutarci, ma credo che quella partita abbia insinuato dei dubbi in alcuni di loro: ora che sanno qual è il potenziale degli avversari che dovranno affrontare, sanno che hanno bisogno di migliorare se vogliono vincere per riportare tutto alla normalità. - le spiegò il biondo, per poi rivolgersi ai colleghi:
- Anche voi potete prendervi qualche giorno libero fino a quando gli androidi non mi riferiranno che la sala d’allenamento sarà tornata a posto. Ve lo meritate dopo tutti questi giorni di lavoro. - dopo quell’ultima frase, anche i tre ragazzi rimasti e gli androidi se ne andarono, lasciando solo il trentenne, il quale portò lo sguardo fuori dalla finestra:
- Loro hanno ancora la possibilità di riavere indietro i loro cari, ma c’è chi non ha la stessa fortuna. Spero che non decidano di sprecare quest’opportunità. - pensò lui, portando una mano al medaglione che portava al collo. Il motivo di quel pensiero era legato a qualcosa contenuto in quel ciondolo, l’ultimo legame che gli era rimasto col suo passato, buio come il Sole ormai calato all’orizzonte.  


Angolo di Emy
Non so voi, ma mi pare che Phoenix non abbia tutti i torti…
Comunque, ci sarà un po’ di relax per gli ex Emissari, e sarà una buona occasione per descrivere alcune sale presenti nello Spiraglio di Luce delle Ali Nere.
Grazie a chi recensisce e segue.
Baci
Emy

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Capitolo 7
*** Primo giorno libero (Parte 1) ***


Il giorno dopo… Al primo piano sotterraneo dello Spiraglio di Luce delle Ali Nere… Nella stanza di Isako…

Erano le sette del mattino e molti stavano ancora dormendo, una cosa piuttosto strana perché i rumori che gli androidi avevano fatto di notte durante le riparazioni della sala d’allenamento, come boati o una serie di altri suoni insoliti, si erano uditi ogni due per tre, nonostante quest’ultima stanza si trovasse al secondo piano sotterraneo mentre le camere da letto erano al primo. Molti degli ex Emissari avevano cominciato a chiedersi se quei robot la stessero riparando o distruggendo, ma si sperava che sapessero quello che dovevano fare.
Il pensiero di qualcun altro però era altrove e si trattava di Isako, la quale si trovava ancora nella sua camera da letto; a differenza degli ex Emissari e dei membri della Squadra B, lei e Sho avevano delle stanze singole. L’arredamento della sua camera  consisteva in una scrivania, un armadio, un comodino in legno d’abete e un letto, ma i colori che dominavano in quel luogo erano il rosso delle pareti e il verde del soffitto e delle coperte. In quel momento, Okada era intenta ad preparare uno zaino con provviste e alcuni strumenti elettronici che le sarebbero serviti; la notizia di quei giorni liberi era stata un colpo di fortuna e aveva la possibilità di assentarsi per un po’ e continuare la sua ricerca. Proprio quando aveva finito con la sacca, Shibuya entrò nella stanza in compagnia di Shadow, il quale si trovava sulla spalla del proprio padrone:
- Certo che non perdi tempo. - commentò il castano, mentre l’altra si caricava lo zaino sulle spalle.  
- Continuerò a cercare finché non lo avrò trovato e non provare a fermarmi. - lo avvisò lei.
- Nel caso tu non l’abbia notato, ora che gli ex Emissari sono arrivati, dovremo essere ancora più cauti. Spero solo che il capo non sospetti niente. -  
- Non capirà mai quello che vogliamo fare, e poi… - la rossa si fermò un attimo per prendere tra le braccia il suo coniglio androide e stringerlo come faceva sempre:
- Ci sono anche Nakagawa e Shadow ad aiutarci. Non corriamo alcun pericolo. - affermò fiduciosa, per poi rimettere a terra il suo coniglio androide e infilarsi un orologio uguale a quello che possedevano gli ex Emissari, rimasto sul comodino fino a quel momento.
- Tu che hai intenzione di fare oggi? Non sappiamo quanto ci vorrà perché la sala d’allenamento venga riparata, ma è meglio sfruttare l’occasione. Perché non vieni con me e mi aiuti? -
Quest’ultimo sospirò rassegnato: avrebbe voluto darle una mano con le ricerche, ma non gli era mai stato possibile per diverse ragioni.
- Isako, mi piacerebbe aiutarti, ma è meglio se uno di noi rimane qui. Mi è sempre sembrato un po’ strano che Phoenix ci avesse voluti aiutare dopo tutti i guai che gli abbiamo fatto passare, e se sparissimo entrambi… Beh, non credo che stiamo facendo niente di male con le nostre ricerche, ma preferirei che non lo sapesse. - il ragazzo si prese un attimo di pausa prima di continuare:
- Piuttosto, sei sicura di voler andare? Non ti sei mai concessa un attimo di tregua, soprattutto da quando l’El Dorado ha cominciato ad alterare il corso degli eventi. Sai anche tu che fare troppi viaggi nel tempo in un breve periodo, soprattutto in luoghi ed epoche molto distanti tra loro, non va affatto bene; è vero che anch’io faccio la mia parte cercando di localizzare “tu sai chi” da questa base, ma dovresti riposare. - le consigliò sinceramente preoccupato, ma l’altra scosse energicamente la testa e prese nuovamente tra le braccia il coniglio verde, stringendolo ancora più forte di prima:
- Te lo scordi! Ti ho già detto che non mi fermerò e non perché me l’hai chiesto tu! - ripeté lei convinta.
Passarono alcuni istanti di silenzio durante i quali i due ragazzi continuavano a fissarsi, l’uno per capire se l’altra era decisa di andare avanti nonostante la stanchezza, e l’altra con la solita determinazione che aveva continuato a mostrare durante quel progetto segreto; ad un certo punto, Shibuya guardò la sua aquila nera, il quale annuì con un cenno della testa per poi alzarsi in volo e posarsi sulla spalla di Okada:
- Vedo che è inutile cercare di dissuaderti, ma cerca di stare attenta. - disse il castano, rompendo il silenzio che si era creato.
- Stai tranquillo. Ti prometto che lo ritroverò! - affermò lei.
- Di questo non ho alcun dubbio, ma mi sentirei più tranquillo se Shadow venisse con te: abbiamo continuato a monitorare te e Nakagawa da quando abbiamo cominciato le ricerche e registrato ogni luogo ed epoca in cui sei già stata. Dovrebbe aiutarti per non fare viaggi a vuoto. - il ragazzo volse allora lo sguardo sull’aquila androide:
- A questo punto, la affido a te Shadow. Fai del tuo meglio come sempre. - il diretto interessato rispose con una specie di saluto militare utilizzando un’ala.
- Adesso però è meglio andare. Ci vediamo tra un paio di giorni. - lo salutò lei con un sorriso, per poi scomparire nel nulla grazie ad una luce rossa.


Un’oretta dopo… nella mensa delle Ali Nere…

Se si escludeva la zona in cui era presente la cucina, le pareti erano coperte da una serie di piastrelle bianche e verdi alternate tra loro, il pavimento era fatto di mattonelle arancioni e tutto era illuminato da luci a neon. Inoltre, nella sala erano presenti sei tavoli rossi con sedie bianche.
Alcuni degli ex Emissari e dei membri della Squadra B si erano ritrovati lì e, dopo aver stabilito i turni per cucinare e pulire, si erano riuniti in piccoli gruppi ai tavoli e chiacchieravano sereni tra il profumo del tè caldo oppure il sapore della marmellata e del pane o la dolcezza del latte e dei cereali; non tutti però si potevano definire tranquilli: un esempio era Aster, preoccupato che Alan potesse dire qualcosa della sua “conversazione” con Huayra. Come Emily Black che si era seduta lontana dagli altri, e ogni tanto sgranocchiava un biscotto o beveva un sorso di tè nero, Kazetsuki ne aveva approfittato per prendere in disparte l’ex membro dei Quattro Grandi, il quale beveva tranquillo il tè verde che l’albino gli aveva portato poiché avevano stabilito che avrebbe dovuto occuparsi lui di cucinare per quel giorno con il contributo di Katia e Sibyl, anche se quest’ultima era uscita dalla mensa da diversi minuti e non era ancora tornata:
- Alan, sai che non mi piace sprecare parole, quindi arriverò al sodo: che cosa sai di preciso del sogno che ho fatto ieri? - gli domandò Aster.
Inizialmente l’argenteo fece finta di non sentirlo e continuò a bere tranquillo il suo tè, ma ad un certo punto, decise di rispondere:
- E va bene. Ero andato in infermeria per controllare che ti fossi svegliato, e che tu ci creda o no, quando sono arrivato ho avvertito una forte emanazione d’energia spirituale proveniente da un keshin e, sapendo che molti dei nostri avatar erano rimasti inattivi a causa della Fiamma del Sole Nero… -
- Immagino sia una delle tante cose che hai sentito della chiacchierata tra me e Huayra. - lo interruppe il ragazzo dagli occhi color cenere.
- No, lo sapevo già. - rispose l’altro, ricominciando a bere il tè.
- Cosa!? Mi prendi in giro per caso!? - gli chiese stupito l’albino, ma si tappò subito la bocca, ricordandosi che era meglio che gli altri non sapessero ancora di quella situazione, almeno fino a quando non sarebbe riuscito a capirci qualcosa di più.
- Ehm… No, non ti prendo in giro. E comunque, solo i Quattro Grandi lo sapevano: erano state Pandora e Nori a confidarcelo, ma in fondo non abbiamo mai usufruito molto del potere degli avatar. -
Kazetsuki annuì brevemente: sarebbe stato meglio saperlo, ma era anche vero che non avrebbe fatto una grande differenza perché la preparazione fisica ottenuta con gli allenamenti di Pandora aveva permesso loro di giocare contro i SEED senza alcun problema.
- Tornando al discorso di prima, è successa una cosa strana: non ho mai avuto problemi con i miei poteri, ma sembra che sia successo qualcosa e non sono riuscito a sentire alcune parti del discorso. In ogni caso, Huayra ha ragione su alcune cose: la Fiamma del Sole Nero ci ha dato poteri incredibili, ma tutto ha un prezzo, e noi ex Emissari lo abbiamo dovuto pagare impedendo ai nostri avatar di manifestarsi nelle loro vere sembianze. - detto questo, si prese un’ultima pausa per finire di bere il tè, per poi continuare la spiegazione:
- Inoltre, mi è parso di capire che tu sia stato l’unico ad aver risvegliato il tuo vero keshin… Beh, non so se ti piacerà saperlo, ma le cose non stanno esattamente così. - normalmente l’albino si sarebbe stupito a quell’affermazione, ma in quei giorni aveva avuto una sorpresa dietro l’altra e una in più o in meno non avrebbe fatto molta differenza. Le parole del suo avatar lo avevano confuso un po’, ma a chi doveva credere? A uno spettro che se ne stava bello e tranquillo nella sua testa tutto il tempo, o ad uno dei compagni di squadra di cui non era nemmeno a farsi un’idea chiara?
In mezzo a quei pensieri, non si era accorto che Wing si era dileguato e che stavano facendo il loro ingresso nella mensa Sibyl, Rin e Lory, ma la terza non aveva un bell’aspetto date le occhiaie appena accennate e l’aria assonnata. Era chiaro che non aveva dormito per tutta la notte, anche se non era l’unica: altri dei presenti si trovavano in condizioni più o meno simili a quelle della bionda, ma quei rumori provenienti dalla sala d’allenamento dovevano averli tenuti svegli per buona parte della notte.
- Era ora che tornassi Sibyl. - disse Herzen, avvicinatasi al gruppetto con un paio di tazze in mano.
- Scusami Katia, ma già che c’ero ne ho approfittato anche per cercare Isako e Sho.
Ho incontrato lui mentre io e le altre stavamo tornando qui e ci ha detto che Okada era partita stamattina presto per tenere d’occhio l’operato di El Dorado e resterà fuori per un paio di giorni. Lui invece arriverà tra poco. - l’altra annuì a quella spiegazione, per poi dare le tazze a Suzuki e Gold.
Moonlight assunse un’espressione pensierosa, come se stesse cercando di ricordare qualcosa, poi fece scorrere lo sguardo sui presenti e quando vide Aster, sembrò ricordarsi di un particolare:
- Poco fa abbiamo incontrato Hana e Tsu. Quando ti è possibile, vorrebbero che ti recassi alla serra. - lo informò, per poi tornare in cucina.
- Prima il mio keshin, poi Alan e adesso anche quei due. Cosa vuole il mondo da me? - borbottò il diretto interessato, per poi dirigersi all’uscita della mensa. Non sapeva cosa volevano da lui i due difensori della Squadra B, ma tanto valeva farla finita quanto prima.
Passarono alcuni minuti tranquilli, quando una voce maschile conosciuta a chiunque fosse presente nei sotterranei divenne udibile decise di fare un annuncio:
- Buongiorno membri delle Ali Nere. Mi volevo scusare per il rumore che hanno fatto gli androidi durante le riparazioni, ma non hanno potuto fare diversamente.
Ah, prima che me ne dimentichi, so che a qualcuno di voi potrebbe non piacere stare al chiuso troppo tempo, ma per oggi è meglio se non uscite, ammesso che non preferiate ritrovarvi sotto la pioggia. Beh, vi auguro una buona giornata. -
- Non è giusto. Non voglio stare qui tutto il tempo! - si lamentò Haily.
- Non possiamo farci niente Hai-chan. Non credo che la pioggia ti darà ascolto. - commentò Rika, mentre Kuromi era intenta ad osservare Aoiri, la quale continuava a mangiare i suoi biscotti con un sorriso sulle labbra. Si chiedeva ancora come faceva l’amica ad essere così sorridente la mattina quando lei aveva dormito poco o niente a causa del rumore causato dagli androidi:
- Ari, da quel che ricordo tu puoi modificare le condizioni climatiche. Non è che potresti fare qualcosa per questa pioggia? - le chiese ad un certo punto Tsukikage.
- Mi spiace, ma non mi è possibile. -
- Eddai Aoiri-chan. Provaci almeno! - la supplicò Shan.
- Non è che non vi voglia aiutare, è che non posso proprio. Prima di venire qui, mi ero accorta che c’era un temporale, così ho provato a far smettere di piovere e diradare le nuvole, ma è già tanto se sono riuscita a far sparire il vento e anche un po’ della pioggia. Mi dispiace… - il sorriso era sparito per lasciare il posto ad un’espressione leggermente triste, alla quale si aggiunse quella sconsolata di Haily, ma anche Lorella aveva sentito quello che Ryudekazi aveva detto: nonostante fosse ancora assonnata e non era riuscita a capire alcune parole, ciò che aveva sentito, e quello che aveva visto da quando era finita in quell’epoca, le era sufficiente per capire che c’era qualcosa che non andava: prima qualcuno cambiava la loro storia, dopo loro finivano in un’altra epoca e da lì niente è andato per il verso giusto. Che altro doveva accadere?


Angolo di Emy
Eh già, finora ci sono stati solo inconvenienti, ma chissà se gli ex Emissari avranno il tempo di pensarci o se deciderò di aggiungerne qualche altro…
Comunque, volevo dirvi che domani andrò al mare, ma anche là dovrei riuscire ad aggiornare.
Grazie a chi recensisce e segue.
Baci
Emy

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Capitolo 8
*** Primo giorno libero (Parte 2) ***


Al quarto piano sotterraneo… Nella serra…

Come Sibyl gli aveva detto, Aster si era recato nel serra dell’Organizzazione delle Ali Nere: era una sala ampia, ma era molto diversa dalle altre stanze. Una volta entrato, notò una parete di vetro che, probabilmente, divideva quella zona del vivaio da un’altra; inoltre, il pavimento era di roccia e i muri non presentavano lastre metalliche: dietro il ragazzo era ancora presente una parete rocciosa, ma davanti a lui vedeva le onde del mare e il cielo grigio, quindi i muri dovevano essere fatti di un qualche materiale trasparente simile al vetro. Stesso discorso per il soffitto: una parte era costituita dalla roccia del promontorio, mentre il resto era trasparente ed era costellato qua e là da tracce d’acqua lasciate dalla pioggia. Intorno a lui invece c’erano diversi banconi di metallo sui quali si trovavano diverse piante da fiore; a causa dell’assenza della luce del Sole, la serra era illuminata da luci a neon.
Ad un certo punto, udì due voci femminili, una delle quali sovrastava l’altra e non sembrava volersi fermare; si guardò intorno per un po’, fino a quando vide due figure non lontano da lui: queste erano Hana, la quale indossava una tuta simile a quella che aveva visto addosso a Yuki il giorno prima, e continuava ad osservare Hayley, la quale sembrava rimproverarla di qualcosa data l’espressione arrabbiata dell’ex Emissaria e quella leggermente stupita della ragazza dai capelli rosa.
La loro conversazione non gli riguardava, ma Hana gli doveva parlare, quindi si avvicinò alle due:
- Ti ripeto che non so come sia potuto accadere. - disse la rosa.
- A causa della tecnica tua e del tuo amico, sono rimasta addormentata per un bel po’! - esclamò la rossa.
- Non esagerare. Hai dormito solo un paio di giorni, anche se è strano: io e Tsu abbiamo usato il Profumo della Natura molte volte sugli altri membri della Squadra B, ma sono rimasti svenuti solo pochi minuti o al massimo un paio d’ore. - si giustificò l’altra.
- Non prenderti gioco di me! -
- Non avevo intenzione di farlo! -
Ok, era vero che Hana e il suo amico avevano addormentato Hayley e volevano fare lo stesso con lui, ma quella discussione era inutile e ridicola:
- Ragazze. - le chiamò Kazetsuki e le due si ammutolirono.
- Che cosa ci fai qui? - gli domandò subito l’ex Emissaria.
- Sibyl mi ha detto che Hana e Tsu mi dovevano parlare. Tu perché ti trovi qui? -
Dopo quella frase calò il silenzio, ma durò solo pochi secondi quando Brown prese parola:
- Ufff… E va bene. Me ne vado. - detto questo, s’incamminò verso l’uscita della stanza.
Quando se ne fu andata, la rosa si lasciò sfuggire un sospiro di sollievo:
- Era ora che se ne andasse. Non la smetteva più. -
- Senti Hana, non sono qui per perdere tempo. Che cosa mi dovevate dire tu e… Ehi, dove stai andando? -
- Dobbiamo andare da Tsu. Vieni con me o preferisci aspettare tutto il giorno? -
Stavolta fu l’albino a sospirare rassegnato, per poi seguire l’altra che lo condusse in quella che doveva essere un’altra sezione del vivaio perché lì erano presenti solo alberi con frutti non ancora maturi e il pavimento era di terra battuta, attraversato da sentieri di mattonelle di pietra per arrivare da una parte all’altra di quella sezione. Lì trovarono il ragazzo dai capelli e gli occhi verdi che annaffiava alcuni degli alberi.
- Tsu, siamo arrivati! - lo chiamò Hana e il verde interruppe quello che stava facendo:
- Ci avete messo un po’… -
- Lo so, ma Hayley non mi ha fatto passare un bel quarto d’ora: ce l’ha ancora con noi perché la avevamo addormentata. - si giustificò la rosa.
Aster aveva cominciato ad osservare il paesaggio fuori dalla grande vetrata: se Phoenix ci teneva a mantenere segreta l’Organizzazione delle Ali Nere, non aveva pensato che qualcuno potesse notare quella serra? Sarebbe stata una cosa piuttosto insolita quella mezza cupola di vetro in mezzo al nulla.
- Non ti preoccupare: nessuno può vedere questo vivaio dall’esterno. - gli rispose il verde come se fosse riuscito a leggergli nel pensiero.
- E mi spieghi come è possibile? Non credo che una cupola di vetro passi inosservata. - affermò il ragazzo dagli occhi color cenere.
- Il faro e i sotterranei sono protetti da una barriera che, oltre ad impedire l’ingresso nella base ad ospiti indesiderati, crea una specie di illusione che nasconde la cupola di vetro e le finestre. Per farla breve, chiunque si trova all’esterno vede solo un normale promontorio e un faro dall’aspetto fatiscente. - gli spiegò Hana.
A quelle parole, Kazetsuki si ricordò di un particolare: anche la villa del Sole Nero aveva una barriera che aveva le stesse funzioni.
- Non mi avete ancora detto perché mi avete fatto venire in questo posto. - ricordò lui ai due membri della Squadra B.
- I motivi sono due: vogliamo scusarci, anche da parte dei nostri compagni, per quello che è successo durante la partita d’allenamento. Era un po’ che non giocavamo una partita vera e credo che ci eravamo lasciati prendere la mano. Il secondo motivo è che… - Tsu prese una cesta, che fino a quel momento l’albino non aveva notato, contenente delle foglie essiccate e un vaso di vetro che conteneva dei fiori ormai secchi e privi di petali.
- Vorremmo che tu portassi questi nella mensa. Sibyl ce li aveva chiesti qualche giorno fa, ma dovevamo prima farli essiccare in un’altra sezione della serra. -
- Io mi chiedo perché quella si ostina a voler utilizzare questi per preparare il tè. - pensò a voce alta il ragazzo dagli occhi color cenere.
- Secondo lei usare le foglie e i fiori danno una maggiore efficacia agli infusi che si ottengono.
In ogni caso, se ci pensi tu, noi copriremo il tuo turno per il pranzo e la cena. - gli promise la ragazza dagli occhi verdi.
L’ex Emissario borbottò un “va bene” e se ne andò con la cesta e il vaso.
I due membri della Squadra B rimasero ad osservarlo fino a quando non lasciò il vivaio:
- è lui allora uno degli ex Emissari di cui parla il “tu sai cosa” che è in possesso di Phoenix. - disse ad un certo punto il verde.
- Sì, e se quello che ci ha detto è vero, Aster ha bisogno di capire il proprio vero potenziale più di quanto ne abbiano bisogno gli altri ex Emissari messi insieme. Il suo keshin ha provato a dirgli qualcosa, ma deve essere stato interrotto. - aggiunse la rosa.
- Beh, noi sappiamo che non è l’unico a possedere un vero avatar. Gli ex Emissari Minori e gli ex Quattro Grandi hanno risvegliato i loro keshin, ma questi non riescono ancora ad assumere la loro vera forma; inoltre, c’qualcuno tra gli ex Emissari Maggiori che sta cercando di occultare il proprio avatar: evidentemente non vuole che si faccia vedere. - dopo quella frase, Tsu riprese il lavoro che aveva interrotto quando la compagna e Kazetsuki erano arrivati e così Hana tornò nella sua sezione della serra.
- Chiunque sia questa persona, non dovrebbe nascondere il proprio keshin. Secondo l’oggetto che ci ha mostrato il capo, occultare un avatar potente può scatenare ripercussioni su chi lo deve evocare. - pensò la rosa.


Quello stesso pomeriggio… Al terzo piano sotterraneo… Nell’auditorium…

Se si escludevano le pareti dalle lastre bianche ormai diffuse ovunque nei sotterranei, il pavimento di quella sala era di parquet nero e, divise da una specie di corridoio che conduceva fino al palcoscenico, c’erano una cinquantina di sedie rosse disposte in file. Sul palco troneggiava un pianoforte a coda nero.
Kaori si era diretta lì, sia perché voleva stare in un posto lontano dai rumori provenienti dalla sala d’allenamento, sia perché voleva trovare un posto in cui poter suonare, dal momento che il programma d’educazione al calcio la aveva tenuta impegnata per buona parte del tempo e non aveva avuto un minuto libero in quei due mesi.
- Non credo che Phoenix scherzasse sul fatto che i nostri amici ci hanno dimenticati, ma quanto vorrei che non fosse mai successo niente. - pensò triste Kira, facendo scorrere le dita di una mano sui tasti bianchi del pianoforte, per poi sedersi sullo sgabello di fronte allo strumento musicale.
Ad un certo punto, cominciò a far scorrere lo sguardo sulla stanza e dopo un po’ sentì il rumore di passi che si stavano avvicinando a lei, ma non fece in tempo a capire di chi si trattava che si ritrovò due ragazze davanti e, fortunatamente, erano due ex Emissarie: Erika Dance e Giada Quatlane. Nell’osservare quest’ultima, notò che i capelli rossi non erano più raccolti in una cosa, ma erano lasciati sciolti sulle spalle; inoltre, sembrava aver acquisito un colorito leggermente più scuro, e non era più pallida.
- Che cosa ci fate qui? - chiese gentilmente la ragazza dagli occhi color acquamarina.
- Facevamo un giro e siamo capitate qui. Non che ci sia molto da fare qua dentro. - le rispose semplicemente Erika.
- E poi ti abbiamo vista venire qui e speravamo di sentirti suonare. - aggiunse Giada.
Kira annuì, mentre le altre si avviavano verso i posti a sedere:
- Aspettate. Perché non suonate anche voi? Vi ho sentite poche volte durante il periodo del Sole Nero, ma devo dire che siete molto brave. -
Quatlane si limitò a scuotere la testa, mentre Dance mormorò qualcosa come “Oggi non ne ho molta voglia”, così Kaori prese lo sparito dell’Ode al Cielo, recuperato dalla sua stessa epoca dopo la partita d’allenamento contro la Squadra B perché non era riuscita a trovare una copia, e quando cominciò a suonare la prima parte della melodia, note alte e una musica allegra si diffusero nella sala:
- Beh, forse i miei amici ex Emissari e Shindou sono le uniche cose buone che il periodo del Sole Nero mi ha dato, ma lui probabilmente non si ricorderà nemmeno di me. - pensò lei, e quasi senza accorgersene, saltò una parte dell’Ode al Cielo e le note basse erano comparse e quelle alte erano quasi sparite.
Le altre due ex Emissarie però sembravano essersi accorte di quel brusco cambiamento, ma rimasero ad ascoltare fino alla fine: alle note basse se ne erano aggiunte alcune alte, ma rimanevano comunque poche, e ad un certo punto comparivano grossi contrasti nella comparsa tra le note alte e basse. Una volta che la melodia s’interruppe, Giada ed Erika tornarono sul palco, trovando Kaori ansimante:
- Che ti è successo? Sembra che tu abbia corso chissà quanto. - commentò la rossa.
- è che non ho mai suonato l’Ode al Cielo andando oltre la parte della “Malinconia”. - rispose Kira, ma le altre due sembravano non capire cosa intendesse:
- L’Ode al Cielo o anche Canto dei Guardiani del Cielo è composto da cinque parti, ognuna delle quali è associata allo stato d’animo di una persona in relazione all’aspetto che il cielo può assumere con le variazioni del clima: la prima parte si chiama “Allegria” ed è costituita interamente da note alte per simboleggiare il cielo limpido durante le giornate di Sole; la seconda si chiama “Calma” in cui si aggiungono alcune note basse, ma sono talmente poche che non si notano neanche, e indicano le nubi che si stanno aggiungendo in cielo nonostante questo rimanga azzurro. -
- Non credo di aver sentito quella parte mentre suonavi: sei passata dalla prima ad una che sembrava più malinconica. - la interruppe l’altra ragazza dai capelli castani.
- La terza parte si chiama appunto “Malinconia”: è riferita al cielo plumbeo e quindi è composta soltanto da note basse. La quarta è denominata “Tristezza” e con l’aggiunta di poche note alte a quelle della “Malinconia”, indica la pioggia che comincia a cadere; la quinta e ultima parte è la “Paura” e, come avrete notato, sono presenti grossi contrasti nella comparsa tra le note alte e basse per simboleggiare la presenza di venti, tuoni e della pioggia che cade sempre più fitta.
Come vi ho già detto, queste ultime parti non le ho mai suonate prima per un semplice motivo… -
- Eseguivi i vari pezzi al pianoforte a seconda di come ti sentivi, e dal momento che non provavi tanto spesso tristezza o paura, non suonavi quasi mai gli ultimi due pezzi. - dedusse Giada ad alta voce.
Kaori assunse un’espressione del tipo “ E tu come facevi a saperlo?” e l’altra rispose:
- Semplice intuito. -
- Così per curiosità, perché hai deciso di suonarli stavolta? - le domandò Dance.
Non ci fu risposta a quella domanda e Kira prese ad osservare lo spartito:
- Mentre suonavo me lo sono chiesta anch’io, ma forse l’ho fatto a causa della situazione in cui ci troviamo: noi ex Emissari abbiamo perso le nostre famiglie a causa del Fifth Sector, rischiavamo di perdere i nostri parenti adottivi a causa di Pandora e potremo perdere per sempre i nostri amici a causa di El Dorado. Non voglio che accada. - pensò lei e la sua mente corse nuovamente a Takuto: come stava? Gli era successo qualcosa di male a causa dell’organizzazione che aveva modificato il corso degli eventi? La aveva davvero dimenticata?
L’unica cosa certa era che non avrebbe trovato presto una risposta a quelle domande.


Di sera… In un paese dell’Hokkaido…

Nonostante il vento non avesse smesso di soffiare, la pioggia aveva quasi finito di cadere, così Rika e Rin avevano deciso di uscire per fare un giro. Come aveva detto Phoenix, qualcuno di loro detestava stare rinchiuso in casa troppo a lungo e loro erano tra quelle e quella poteva essere una buona occasione per vedere com’erano cambiate le cose rispetto al loro tempo.
Erano arrivate in un paese non molto lontano rispetto a dove si trovava la Villa del Sole Nero nella loro epoca, grazie ad una funzione dell’orologio che avevano ricevuto pochi giorni prima: avevano scoperto che il pulsante blu permetteva di teletrasportarsi in ogni posto che volevano, purché si trovasse in quell’epoca. Il paesaggio era abbastanza cambiato: le case sembravano fatte di uno strano materiale lucido bianco, presentavano poche finestre e alcune avevano addirittura la forma di una mezza cupola. Avrebbero voluto fare un po’ di shopping, ma i pochi negozi che avevano trovato erano chiusi.
- Comincio a credere che il bianco e il grigio siano diventati una moda qui. - disse Ryuu, rompendo il silenzio che si era creato e rotto soltanto dai passi delle due ex Emissarie nelle strade quasi deserte della cittadina. Era ancora estate dopotutto e, da quel che sapevano, in quella stagione l’Hokkaido era spesso meta di turisti, ma forse la distruzione che stavano portando la Feida e l’El Dorado aveva spinto molti a chiudersi in casa a causa della paura.
- Non sempre fuggire è la risposta giusta e noi lo sappiamo bene. Queste persone non hanno molta scelta, e probabilmente se avessimo lasciato al Confraternita avremmo avuto salva la vita, ma Pandora ci avrebbe rintracciate in ogni caso e avrebbe potuto far del male ai nostri parenti. - aggiunse Suzuki.
- In ogni caso, la situazione in cui ci trovavamo noi alla Confraternita e ciò che stanno provando queste persone non credo sia paragonabile. Phoenix ci aveva detto che finora non ci sono state vittime nelle lotte tra la Feida e l’El Dorado, e spero che questo punto non cambi. - le due continuarono a camminare fino a quando solo il vento rimase a far loro compagnia.
Dopo qualche minuto, notarono che un ragazzo dai capelli argentei appena scompigliati, la carnagione chiara e gli occhi color sangue che stava camminando nella direzione opposta alla loro e che trasportava alcune buste di plastica. L’aspetto era piuttosto singolare, ma c’era qualcosa di familiare nei lineamenti del viso, almeno secondo le due ex Emissarie; nonostante ciò, nessuno dei tre sembrava volersi fermare, almeno fino a quando il ragazzo non decise di parlare, pur senza guardare le due ragazze:
- Rika, Rinako, so bene che ci siamo conosciuti neanche una settimana fa, ma un saluto sarebbe gradito. -
- Come fai a sapere i nostri nomi? Non ti abbiamo mai visto! - affermò Ryuu, la quale si decise a girarsi, insieme a Suzuki, verso l’interlocutore. Quest’ultimo fece lo stesso e, una volta posate le buste per terra, premette un pulsante verde sul suo orologio e il suo aspetto mutò subito: i suoi occhi diventarono azzurri e i capelli castani, mentre un ciuffo di questi ultimi andò a coprire parzialmente l’occhio destro.
- Adesso mi riconoscete o no? -
Le due non riuscivano a credere a quello che avevano appena visto, anche se in quel breve periodo avevano avuto una sorpresa dietro l’altra:
- Sho, sei davvero tu? Mi spieghi come hai fatto? - gli chiese Rika incredula.
- Il pulsante verde dell’orologio permette anche di creare un’illusione ottica in modo che gli altri pensino che abbiamo un aspetto diverso. - le rispose lui, mentre prendeva le buste da terra.
- E perché devi utilizzarla?  - domandò Rin.
L’altro sembrò incupirsi a quella domanda, ma non diede una risposta a Suzuki e riprese a camminare, raggiunto poco dopo dalle due ex Emissarie:
- Ho detto qualcosa che non dovevo? - gli chiese Rinako sinceramente preoccupata.
- No, non ti preoccupare. - mentì lui: c’era un motivo preciso se agiva in quel modo, e solo Isako, Marcus e i membri della Squadra B lo conoscevano, ma non si sentiva ancora pronto per dirlo a qualcun altro.
Mentre i tre continuavano la passeggiata, due figure femminili rimaste nascoste in un vicolo li avevano osservati tutto il tempo:
- Sho Shibuya, ho come l’impressione che tu e Isako dovrete vuotare il sacco molto presto, e lo stesso discorso vale per la Squadra B e il vostro leader. - disse la prima figura.
- Infatti, ma dovremo aiutarli anche noi. Gli Undici Supremi compariranno a breve, ma anche gli ex Emissari del Sole Nero dovranno essere pronti per allora. - le ricordò la seconda figura, più bassa della prima.
- Questo lo so anch’io, ma Marcus Phoenix è in possesso dell’unico oggetto che potrebbe indicare agli ex Emissari la via che devono seguire per raggiungere il loro potenziale più alto. Adesso è meglio che ce ne andiamo. - dopo quell’ultima frase, le due sparirono nel nulla, mentre il vento rimaneva l’unico a popolare le strade di quel paese.


Angolo di Emy
Vi consiglio di prestare attenzione alle ultime parole di Hana e Tsu, ma le due figure misteriose… Beh, vi dico solo che non sarà l’ultima volta che le vedremo.
Il capitolo in sé però non mi pare molto bello: quelli precedenti mi soddisfavano un po’ di più, ma io ho fatto quello che potevo.
Grazie a chi recensisce e segue.
Baci
Emy

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Capitolo 9
*** Secondo giorno libero (Parte 1) ***


Di mattina… Allo Spiraglio di Luce delle Ali Nere… Nella mensa…

Durante la notte non c’erano stati boati, probabilmente gli androidi stavano portando a termine il loro compito, ma non fu questo a svegliare i membri delle Ali Nere: a farlo, ci pensò una melodia dolce e lenta di un flauto, udibile sia nelle stanze sia nei corridoi.
- Questa sveglia è stata senz’altro meglio dei rumori provenienti dalla sala d’allenamento. - disse Rin, lasciandosi cullare da quel suono.
- Devo ammettere che hai ragione. Non ho mai sentito un suono che mi facesse sentire così tranquillo. - ammise Sho, mentre si recava al tavolo di Alan e Aster:
- Mi chiedo però chi sia a suonare. Siamo già tutti qui. -
- Come? Non l’hai notato? - s’intromise Kaori, ma dall’espressione confusa dell’altro, dovette indicare con lo sguardo il posto vuoto accanto a Suzuki.


Nel frattempo… Nella foresta che circondava il faro… Nei pressi di una cascata…

Come gli ex Emissari dovevano aver capito, era stata proprio Lorella a suonare la melodia che li aveva svegliati: normalmente non avrebbero potuto sentirla perché era un po’ lontana dalla base delle Ali Nere, ma grazie ad uno dei suoi poteri, la musica si era diffusa in ogni posto si trovasse ad una certa distanza da lei.
In quel momento, la bionda era seduta vicino a un fiume, più precisamente lo stesso posto dove era finita insieme a Rinako quando si era ritrovata in quell’epoca: l’aria mattutina era fresca, le foglie degli alberi e i pochi ciuffi d’erba erano ancora bagnati da alcune gocce della pioggia del giorno prima, il terreno era leggermente umido, e il vento soffiava leggermente, ma si stava comunque bene. Alcuni uccelli si erano messi a cinguettare allegramente, ma Gold non ci badava: quando suonava, non c’erano molte cose che potessero distrarla. Eseguire una melodia ogni tanto riusciva a farle dimenticare per un attimo i suoi problemi e a calmarla; era un’abitudine che aveva sin da prima di entrare nella Confraternita del Sole Nero, ma dopo essere stata reclutata da Pandora per l’allenamento per diventare Emissaria, i momenti in cui poteva suonare erano diventati pochissimi. Durante e dopo la missione contro il Fifth Sector era riuscita a suonare qualche volta, ma prima di finire in quell’epoca, tutte le volte che eseguiva una melodia col flauto, con lei c’era sempre qualcun altro:
- Chissà come sta adesso Taiga… - pensò lei guardando immediatamente un punto imprecisato vicino a lei, ma senza smettere di suonare. Per un istante, le sembrò di vedere il bel capitano della Kidokawa Seishuu insieme a lei; ora che ci pensava, era proprio vicino ad un corso d’acqua nel quartiere della scuola in cui era stata mandata da Pandora che aveva passato alcuni momenti speciali con Kishibe: lei gli aveva detto la verità sul suo conto, o almeno una parte della verità, e dopo la Holy Road, si erano ritrovati sempre in quel posto, nonostante il programma di educazione al calcio li avesse tenuti lontani la maggior parte del tempo.
Ad un certo punto, ci fu un soffio di vento gelido e Lorella dovette tornare alla realtà: Taiga non era con lei in quel momento e probabilmente gli ex Emissari stavano per affrontare un’impresa molto più grande di loro.
- La partita dell’ultima volta è stata un disastro completo. Non siamo riusciti a combinare niente e sembra che i nostri poteri non funzionino come dovrebbero, ma forse erano solo quelli a permetterci di giocare in quel modo contro i SEED. - disse tra sé e sé la bionda dopo aver smesso di suonare il flauto, senza sapere che qualcuno la aveva ascoltata:
- A volte ti fai troppi problemi Lorella. - la chiamata in causa sussultò: conosceva fin troppo bene quella voce femminile, fredda come solo le nevi dell’Hokkaido sapevano essere. Ad un certo punto, sentì dei passi leggeri e avvertì un’aura a lei familiare che non faceva che dare conferma alla sua teoria: si trattava di una cerva, avvolta da una strana energia argentata, che portava al collo una cordicella alla quale erano infilate tre sfere di legno alternate a piccoli anellini d’argento.
- Ancora tu? Per quanto tempo hai ancora intenzione di seguirmi e come hai fatto a raggiungermi in quest’epoca? - le domandò l’ex Emissaria senza scomporsi: non era la prima volta che riceveva una visita di quell’animale, e anche se all’inizio si era un po’ spaventata nel constatare che la cerva le potesse parlare e che lei fosse l’unica a poterla vedere, col tempo aveva finito per farci l’abitudine.
- Ormai dovresti aver capito che non sono un animale comune. Ti ho seguita da quando mi hai evocato la prima volta, e continuerò a comparire fino a quando non capirai l’errore che hai commesso a… - cominciò l’animale, ma fu interrotta dalla ragazza:
- Non penso che ne avrò l’occasione: dopo quello che ho fatto, non sono del tutto convinta che lui mi stia cercando. Probabilmente anche lui era uno dei tanti che mi definivano “strana” e ha preferito evitarmi quando ha saputo dei miei poteri e della tua esistenza. -
- Non credevo che avessi così poca fede in qualcuno. Comunque, sai che non potrai continuare a scappare dai problemi; la sorte ti ha condotto in quest’epoca, ma dalla partita d’allenamento sei stata assalita dai dubbi: tu e i tuoi amici non siete riusciti a fare niente, ma del resto ognuno di voi deve ancora scoprire il proprio vero potenziale. Inoltre, credi di non essere riuscita a fare niente come capitano, e non hai mai capito perché Nori ti abbia affidato quel ruolo… -
- Basta! - sbottò la bionda, scattando in piedi e avvicinandosi all’animale:
- Tutte le volte che sei comparsa, da prima che entrassi nella Confraternita del Sole Nero e anche durante e dopo quel periodo, e persino negli ultimi due mesi, non hai fatto altro che rimproverarmi per gli stessi motivi. Dici che ho fatto degli errori, ma se l’unica cosa che sai fare è criticarmi, puoi anche sparire! - la cerva indietreggiò di qualche passo, come intimorita da quello scatto d’ira, ma si riavvicinò poco dopo:
- Per il momento, non posso dirti nient’altro. Non ho abbastanza tempo. - la informò l’animale, e la ragazza vide che il corpo della cerva stava diventando un po’ più trasparente; quando l’animale fece per andarsene e addentrarsi nel bosco, si voltò un’ultima volta verso la ragazza:
- Oh, e riguardo a Kishibe Taiga… Sta tranquilla. Lo rincontrerai molto prima di quando pensi. - la cerva fece appena in tempo a vedere l’espressione sorpresa e leggermente imbarazzata di Lorella, prima di scomparire in un fascio di luce argentea tra i cespugli.
- Credo di sapere di cosa parla, ma non avrò comunque la possibilità di rimediare. Non pensare che ti evocherò ancora, cara la mia cerva: mi hai già causato problemi in passato e non voglio che qualcun altro finisca male, sia che si tratti di un amico o di un nemico… - pensò Lory, lasciandosi cadere a terra e cominciando a guardare la cordicella:
- Tuttavia, tu e il mio flauto siete tutto ciò che mi è rimasto del periodo in cui sono rimasta con lui… - pensò lei, stringendo tra le mani lo strumento musicale, per poi ricominciare a suonare.


Quel pomeriggio… In una pianura erbosa del bosco…

Haily e Aoiri si erano recate lì per fare un picnic: non avevano intenzione di passare un’altra giornata nei sotterranei e stare un po’ all’aperto non poteva fare che bene.
Camminarono per circa un paio d’ore nel bosco prima di trovare un luogo adatto dove iniziare a mangiare, cioè una radura erbosa circondata dagli alberi, non molto lontana dalla cascata dove Lory si era messa a suonare il flauto quella mattina; anche in quel momento, si poteva udire quella melodia:
- Stavolta il clima ha deciso di sorriderci Aoiri-chan. - disse felice Shan, mentre sistemava sul terreno un telo a quadretti blu e gialli.
- Infatti, e finalmente abbiamo avuto l’occasione di uscire un po’. - fece Ryudekazi, prendendo dagli zaini due bottiglie, un paio di bicchieri e alcuni panini avvolti nella stagnola. Quasi distrattamente, l’altra si mise a guardare il cielo, privo di nuvole e dominato dal Sole splendente:
- Mi ero stancata di vedere quasi sempre il bianco e il grigio della base segreta. Spero che il Sole non cali troppo presto. -
All’inizio, Ari non si curò troppo di quello che l’amica aveva detto, ma alla parola “Sole”, le venne in mente un viso chiaro come la Luna, circondato da capelli del colore che il cielo stava assumendo in quel momento, con l’aggiunta di occhi del colore del cielo limpido e senza nuvole.
- Taiyou… Chissà come sta ora… - sospirò leggermente triste la blu.
- Ehm, Aoiri-chan… - esalò la castana dopo un po’:
- Stai cercando di togliere qualcosa dallo zaino quando non è rimasto nulla. - Aoiri sembrò tornare alla realtà e si accorse che la compagna di squadra aveva ragione.
- Eh eh… Scusami Hai-chan. Ero sovrappensiero. - disse Ryudekazi con una risata leggermente nervosa, per poi cominciare a mangiare come l’amica.
- I panini che hai preparato sono buonissimi Aoiri-chan. - disse Shan con un sorriso dopo diversi minuti.
- Chiunque è capace di prepararli Hai-chan. Questo lo sai. - replicò l’altra, mentre versava del succo d’arancia da una delle bottiglie in un bicchiere.
- Sì, ma ultimamente nessuno riusciva a preparare niente di buono. Era evidente che erano stanchi, stressati o comunque avevano la testa da tutt’altra parte; stamattina tu mi eri sembrata tranquilla e forse è per questo che sei riuscita a fare un buon lavoro. -  
L’altra si mise a guardare nuovamente il cielo:
- Ora che ci penso, i primi tempi alla Confraternita del Sole Nero eravamo tutti preoccupati che Pandora potesse fare qualcosa alle nostre famiglie e non riuscivamo mai a combinare niente di buono durante le prime settimane di allenamenti.
Questa volta, il fatto di esserci ritrovati in un’altra epoca e dover affrontare sfide forse più difficili di quelle della Holy Road potrebbe aver stressato qualcuno, ma dopo quello che è successo durante la partita d’allenamento, altri potrebbero essersi sentiti improvvisamente impotenti o scoraggiati di fronte agli scarsi risultati ottenuti contro la Squadra B. Inoltre, a causa dei boati della sala d’allenamento, nessuno è riuscito a chiudere occhio. Forse è per questo che molti non sembrano essere al massimo della loro forma e non riescono a fare le cose per bene. - suppose la blu senza distogliere gli occhi dal cielo.
La castana si limitò ad annuire: in effetti, Ryudekazi non aveva tutti i torti. Un esempio lampante di quello che aveva detto era Lorella: quasi tutti gli ex Emissari sapevano che suonava quando non si sentiva tranquilla; anche nella melodia che aveva suonato quella mattina c’era una nota d’inquietudine.
- Ora che ci penso, Phoenix ci aveva dato questi giorni liberi anche per decidere cosa fare. Io pensavo di rimanere, anche perché non credo che abbiamo molta scelta. - esalò Shan dopo alcuni minuti di silenzio.
- Vale lo stesso per me. A prima vista quell’uomo non mi è sembrato affatto ai livelli di Pandora, e nonostante ci abbia detto che non si sarebbe comportato come lei, preferisco aspettare prima di decidere cosa pensare di lui. - disse Aoiri, per poi bere un sorso di succo d’arancia.
- Vedo che non sono l’unico a non fidarsi completamente del capo. - s’intromise subito dopo una voce maschile, anche se l’effetto iniziale fu solo quello di rischiare di far andare di traverso a Ryudekazi la sua bevanda.
Le due si guardarono intorno, senza però vedere chi avesse parlato, fino a quando Sho non comparve a pochi metri da loro con un quaderno nella mano:
- Sho! Mi hai fatto prendere un colpo! - esclamò la blu, la quale sembrava essersi tranquillizzata.
- Scusatemi, non era una mia intenzione. -
Haily lo squadrò da capo a piedi e si accorse di alcuni particolari:
- Che ci fai qui e dov’è Shadow? -
- Dal momento che ci sono stati concessi un paio di giorni liberi, ho deciso di lasciare un po’ di tempo libero anche alla mia aquila. - mentì lui: era meglio se gli ex Emissari rimanevano all’oscuro delle ricerche sue e di Isako, soprattutto dopo quello che Marcus aveva detto riguardo alla Feida e l’El Dorado.
- Sono venuto qui perché pensavo di poter trovare ispirazione per un nuovo disegno, anche perché non sarei riuscito a combinare niente rimanendo chiuso nei sotterranei. -
- Disegni spesso? - gli domandò Aoiri.
- Soltanto nei pochi minuti di tempo libero che ho ogni giorno, anche se preferirei avere la possibilità di farlo più spesso. -
- Perché non ti siedi con noi? Hai detto di non essere riuscito a combinare niente finora. Mangi qualcosa, recuperi energie e forse troverai l’ispirazione per un nuovo disegno. - lo invitò la blu con un sorriso.
Il ragazzo sembrò pensarci un attimo, poi annuì e si sedette sul telo insieme alle due ex Emissarie:
- Posso vedere gli altri disegni che hai fatto? - gli chiese Hai-chan.
Shibuya si limitò ad annuire, consegnandole il quaderno che la ragazza dai capelli castani cominciò subito a sfogliare: una gran parte dei disegni era fatta soltanto con la matita o col carboncino, ma alcuni sembravano essere stati colorati coi pastelli. Erano soprattutto rappresentazioni di paesaggi, solo raramente c’erano delle persone raffigurate sui quei fogli. Dal sorriso che vedeva sul volto di Shan e di Ryudekazi che ogni tanto guardava, il ragazzo poté capire che quei lavori erano di loro gradimento e provò un senso di soddisfazione al riguardo, ma ad un certo punto, sul suo viso comparve un’espressione leggermente malinconica che le ex Emissarie sembrarono non notare: un soggetto di quei disegni era l’oggetto delle ricerche sue e di Isako, un’altra era qualcuno da cui Sho si era dovuto separare e probabilmente e ce la aveva con lui e l’ultimo era qualcuno da cui Shibuya si era dovuto separare da piccolo e di cui gli erano rimaste solo poche foto, ma le due ragazze presenti non potevano saperlo.


Nel frattempo… Nel passato… A Tokyo… A casa di Yamato Kazetsuki…

La situazione nel futuro non si poteva definire completamente tranquilla, ma anche nell’epoca a cui appartenevano gli ex Emissari la calma era andata a farsi benedire, almeno per quel che riguardava i due allenatori della squadra degli Emissari del Sole Nero: si erano accorti sin dal primo momento della scomparsa degli ormai ex Emissari, ma non avevano potuto avvertire nessuno perché la notizia di ragazzi che sparivano nel nulla non sarebbe stata credibile per nessuno e avevano dovuto arrangiarsi come sempre.
Nikora si era diretta a casa del collega perché quest’ultimo la doveva informare su una cosa importante, anche se non aveva specificato di che si trattava di preciso:
- Potresti spiegarmi perché mi hai fatta venire fin qui Yamato? - chiese impaziente Violet.
- Dovresti calmarti Nikora. - la riprese l’altro senza scomporsi.
- E come faccio? I ragazzi sono spariti e tu te ne stai bello e tranquillo come se niente fosse! -
Il verde sospirò rassegnato, poi prese il cellulare per spiegare alla viola il motivo per cui la aveva chiamata:
- Questo messaggio mi è arrivato lo stesso giorno in cui ci siamo accorti della sparizione dei ragazzi. -
Il contenuto del messaggio era:
“Ex Guardiani del Sole Nero, sappiamo che gli ex Emissari sono arrivati degli strani messaggi e sono spariti quando li hanno ricevuti. Possiamo darvi qualche informazione al riguardo; se vi interessa, presentatevi tra una settimana alla scuola media Raimon alle 21.30 e assicuratevi che nessuno vi segua”.
- Un momento. Il giorno in cui dovremo incontrare queste persone è stasera. - notò Nikora.
- Non è che io mi fidi molto di questo messaggio, ma un paio di giorni fa mi hai detto che la Fiamma del Sole Nero non ha dato segnali riguardo alla presenza degli ex Emissari, e poiché i loro poteri sono legati ad essa, deve essere successo qualcosa di particolare che ha causato un’interferenza. Se finora quell’oggetto non ci ha voluto aiutare, questa potrebbe costituire l’unica soluzione al problema. - suppose Yamato.
L’altra annuì, ma il verde notò che non sembrava essere molto convinta su quello che dovevano fare. Non che lui lo fosse.
- Senti, abbiamo ancora tempo prima dell’incontro con queste persone. Tanto vale pensarci un po’ e, se vogliamo davvero incontrarli, andremo nel luogo dell’appuntamento all’ora stabilita. Va bene? - le propose lui.
La viola annuì con un leggero sorriso, poi si diresse all’uscita di casa Kazetsuki.
Ciò che i due Guardiani non sapevano, era che il tempo non era dalla loro parte.


Angolo di Emy
Un pizzico di enigma in ciascuno dei pezzi: cosa voleva di preciso la cerva da Lory? A chi si riferisce Sho con gli ultimi soggetti di cui ha parlato? Chi ha contattato Yamato e Nikora? Per le prime due domande ci vorrà un po’ di tempo, ma per la terza si saprà qualcosa nel prossimo capitolo.
Alcune cose si sapranno prima e altre dopo, ma arriverà un momento adatto per tutte.
Grazie a chi recensisce e segue.
Baci
Emy

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Capitolo 10
*** Secondo giorno libero (Parte 2) ***


Quel pomeriggio… Nel futuro… Allo Spiraglio di Luce delle Ali Nere… Al terzo piano sotterraneo… Nella biblioteca…

Quella stanza era un po’ più grande dell’auditorium, il soffitto era bianco e il pavimento di parquet, ma non era possibile vedere le pareti perché erano coperte da scaffali di legno contenenti libri di ogni genere. Nei pochi punti lasciati liberi dalle librerie, c’erano tavoli con alcune sedie di legno.
Kuromi si era diretta lì, pensando che era il luogo adatto per poter trovare un po’ di tranquillità: quella mattina ci era riuscita, anche grazie al fatto che non c’erano stati boati a causa delle riparazioni della sala d’allenamento e alla melodia eseguita da Lory che ancora riusciva a sentire.
- Mi chiedo come faccia a continuare a suonare. Nessuno riesce ad andare avanti così per ore. - si disse Tsukikage, seduta ad uno dei tavoli e china su un romanzo giallo.
- Infatti, ma c’è un piccolo segreto riguardante quella musica. - le disse Herzen, avvicinatasi con alcuni libri in mano e affiancata da Moonlight.
- E tu come fai a saperlo? -
- La abbiamo vista suonare poche volte durante il periodo del Sole Nero, ma quando la musica si fa più lieve, vuol dire che ha smesso di suonare e si sta riposando. In questi casi, è l’eco dei suoi poteri che consente alla melodia di essere udita in luoghi lontani da dove Lory. - le spiegò la viola.
- Spero solo che non voglia passare il resto della giornata a suonare. Sprecherebbe solo tempo. - commentò la ragazza con la treccia.
- Ognuno può passare il proprio tempo libero come preferisce, e poi lei suona solo quando ha bisogno di tranquillizzarsi. Potrebbe essere un suo modo per allentare la tensione accumulata in questa settimana a causa di questa storia. - replicò la blu, senza distogliere gli occhi da un libro che aveva cominciato a leggere.
- Per come la vedo io, sta solo perdendo tempo. Voi perché vi trovate qui? Credevo che fossero tutti usciti. -
- Non è così. Alcune persone hanno deciso di restare qui. - ribatté Katia, decidendosi finalmente ad aprire un libro.
- I membri della Squadra B ne sono un esempio lampante: escludendo Yuki, gli altri non si sono mai mossi dalla base segreta. Anche tu non sei mai uscita da qui, ma sembra che due dei Quattro Grandi abbiano intenzione di portarti fuori da questo posto. - la informò Sibyl.
- Chi sono e dove si trovano di preciso adesso? - le domandò Tsukikage, curiosa di sapere cosa si sarebbe inventata la blu. Sapeva che quella ragazza disponeva di una limitata preveggenza, e fino a quel momento le sue predizioni erano sempre state esatte, ma i loro poteri lì non funzionavano bene e poteva essersi immaginata anche quello che aveva detto poco prima.
- Sono Ayla Moon e Fiammetta Rossi. La prima si trova fuori dallo Spiraglio di Luce delle Ali Nere, mentre la seconda è in questa biblioteca e si sta avvicinando a noi. - continuò Sibyl.
Subito dopo, calò il silenzio: le ex Emissarie Minori si erano rimesse a leggere, ma sull’espressione di Kuromi c’era ancora un leggero stupore, anche se le due compagne di squadra non la potevano vedere perché concentrate sulla lettura.
Dopo alcuni istanti, Tsukikage decise di rimettersi a leggere, dicendosi che non era la prima volta che quelle due dicevano cose insolite come quelle; almeno, il suo intento era rimanere lì, ma qualcuno non era dello stesso parere:
- Ciao Kuromi! - una voce femminile allegra dietro di lei la fece sobbalzare sulla sedia, ma sembrò paralizzarsi poco dopo sul posto, tanto da non riuscire a voltarsi per sapere chi le avesse parlato.
- Non dovresti spaventarti. Sibyl in fondo ti ha avvisata che stavo arrivando. - dopo quella frase, la ragazza con la treccia si voltò lentamente, fino a trovarsi davanti una Fiammetta Rossi con i capelli neri e non più arancioni, sempre legati con diversi fermagli, e un paio di occhiali da vista.
- Fiammetta!? Mi hai fatto prendere un colpo! E ora che ti guardo meglio, che è successo ai tuoi capelli e perché porti gli occhiali? -
Prima che continuasse con quella serie di domande a raffica, l’ex membro dei Quattro Grandi si decise a rispondere:
- Lascia che risponda a queste domande, poi potrai farmene altre. Il mio aspetto è stato influenzato dai poteri del Sole Nero e i miei capelli erano diventati di quello strano colore, mentre gli occhiali li ho messi un mese fa perché ho scoperto di soffrire di miopia.
Torniamo al motivo per cui sono venuta qui: volevo chiederti se volevi venire con me e Ayla a prendere un gelato, tanto per non sprecare questa giornata di Sole. Volevo invitare anche alcuni membri della Squadra B, ma sembrano essersi volatilizzati. - la invitò l’africana con un sorriso.
Kuromi ci pensò un po’, poi annuì: non le andava molto di uscire, ma quello che chiedeva era avere un po’ di calma, e forse avrebbe avuto più fortuna a trovarla senza quella strana aura di mistero che le due ex Emissarie Minori sembravano emanare ogni volta che le incontrava:
- Bene. Andiamo! - Rossi prese l’altra per mano e la trascinò fuori dalla biblioteca.


Di sera tardi… Nell’epoca degli ex Emissari… In un cimitero di Okinawa…

Era stata in diversi periodi storici da quando era cominciato il progetto segreto suo e di Sho, ma Isako non aveva ancora trovato tracce della persona che cercava. Era come se quella persona si fosse volatilizzata, ma non aveva intenzione di fermarsi fino a quando non avesse ottenuto dei risultati.
In quel momento, era finita nell’epoca da cui provenivano gli ex Emissari, più precisamente ad Okinawa; nonostante la dura giornata di ricerche, anche lì non aveva avuto molta fortuna: cominciava a sembrarle evidente che i poteri speciali di cui lei e Sho disponevano e tutte le tecnologie in possesso delle Ali Nere non sarebbero riusciti ad aiutarli. Il vero problema, almeno dal punto di vista dei due animali androidi, era un altro: la rossa aveva viaggiato fin troppe volte nel tempo e una buona parte dei luoghi e delle epoche storiche che aveva raggiunto erano molto distanti tra loro. Di conseguenza, la sua salute ha finito per risentirne: aveva il volto arrossato, la fronte imperlata di sudore, continuava ad ansimare e ogni passo dava l’impressione di costarle molta fatica, ma Isako era talmente decisa a portare avanti quel progetto che non sarebbe mai tornata nella sua epoca senza aver ottenuto un risultato.
I due androidi però non erano dello stesso parere:
- è evidente che sei stanca. Dovremmo tornare a casa perché tu possa riposare. - le disse preoccupato Nakagawa, mentre cercava di liberarsi dall’abbraccio della padrona: sarà che aveva l’aria stanca, ma quella ragazza non accennava a mollare la presa.
- Di solito non do ragione a quel coso dalle orecchie abnormi, ma stavolta ha ragione. Inoltre, Sho mi ha detto di tenerti d’occhio: dovresti tornare alla base segreta. - le consigliò Shadow, il quale volava immediatamente vicino alla rossa.
Okada si limitò ad accennare un “no” con la testa a causa della stanchezza, e quasi senza accorgersene, si ritrovò a passeggiare all’interno di un cimitero:
- E ora come ci sono arrivata qui? - sussurrò lei dopo diversi minuti, mentre si guardava intorno, vedendo solo una miriade di lapidi e pochi sentieri di terra battuta.
- Se non lo sai tu… - si limitò a dire l’aquila nera, mentre il coniglio verde era riuscito a liberarsi dall’abbraccio della padrona.
- Ma ti sei vista? Devi tornare subito allo Spiraglio di Luce delle Ali Nere! Ti stai comportando come una sciocca! Continuerai appena starai meglio! Ehi Isako, mi stai ascoltando o no? - nonostante i rimproveri di Nakagawa, la rossa continuava a camminare e i due la seguirono da una parte all’altra del cimitero fino a quando non si fermò:
- Era ora. - disse Shadow senza smettere di volare, mentre l’altro animale androide si avvicinava alla padrona.
- Adesso ce ne andiamo. Dammi quell’orologio! - le ordinò il coniglio verde, ma l’altra continuava ad osservare un punto fisso davanti a sé:
- Che ci fa Yuki qui? -
La rossa aveva ragione: davanti a lei c’era il capitano della Squadra B, la quale indossava un top bianco, una felpa blu, jeans neri lunghi fino alle ginocchia, scarpe da ballerina dello stesso colore del top, diversi braccialetti azzurri, una cavigliera e un ciondolo a forma di fiocco di neve dello stesso colore. Inoltre, aveva tra le mani un mazzo di gigli e di amarilli bianchi e continuava ad osservare la lapide che aveva davanti:
- Che cosa ci fa qui? Non esce mai dallo Spiraglio di Luce delle Ali Nere. - affermò Nakagawa.
- Non accade mai a meno che Phoenix non glielo dica. Forse ha scoperto qualcosa delle tue ricerche e l’ha mandata a spiarti. - aggiunse l’aquila.
- Aspettate. Non è detto che sia così… Per caso riuscite a vedere i nomi scritti sulla lapide? - domandò Okada ai due androidi, i quali annuirono e si avvicinarono al capitano della Squadra B, cercando di stare attenti a non farsi sentire dalla blu.
Al centro della lapide c’era scritto “Famiglia Misaki” e quattro nomi sotto ad altrettante foto si trovavano ai quattro angoli della lastra di pietra: la prima ritraeva un uomo pallido dai corti capelli neri e gli occhi color perla, Akihiro Misaki; la seconda una donna dalla carnagione non troppo scura, lunghi capelli blu notte e gli occhi color tramonto, Tsukiko Misaki; la terza, posizionata sotto a quella di Akihiro, un ragazzo più o meno della stessa età di Yuki dai capelli scuri, la carnagione abbronzata e gli occhi arancioni, Hayato Misaki; nell’ultima foto invece non era raffigurato nessuno, ma dal nome e dalla data incisa nella lapide, si trattava di Yukiko Misaki e aveva la stessa età di Hayato. Se si consideravano tutte le date presenti sotto le foto, quelle persone erano morte nello stesso giorno.
I due continuavano ad osservare il capitano della Squadra B, la quale aveva posato il mazzo di fiori sulla tomba e continuava a guardare le tre foto con una certa malinconia, e ogni volta che vedeva lo spazio senza foto, si intravedeva una punta di rabbia nel suo sguardo:
- Se fossi stata più forte, forse voi vi trovereste ancora qui. Perdonatemi. - sussurrò Yuki triste, come se fosse convinta che le persone delle foto potessero sentirla.
I due androidi erano perplessi: cosa aveva a che fare il capitano della Squadra B con la famiglia Misaki?
Non fecero in tempo a trovare una possibile teoria che sentirono un tonfo alle loro spalle: si trattava di Isako, la quale era stesa a terra, rossa in volto e ansimante. Purtroppo per loro, anche la ragazza dai capelli blu se ne era accorta:
- Nakagawa e Shadow, che cosa ci fate qui? Per caso mi stavate spiando? - domandò loro Yuki con una punta di rabbia mista ad irritazione nella voce.
- Adesso non è il momento! Non vedi che Isako sta male? - le fece notare il coniglio verde, ma il capitano della Squadra B non sembrava mostrare alcuna particolare reazione di fronte alla collega. L’aquila pensò che il nome “Yuki” le si addiceva alla perfezione: quella ragazza dagli occhi grigi poteva dimostrarsi fredda come la neve.
- E va bene, ma quando saremo arrivati alla base, esigo delle risposte da voi due. -
- Tu non ci puoi dare ordini! - la rimproverò Shadow, mentre la blu si caricava un braccio di Okada sulle spalle e attivava il suo orologio del tempo. I quattro sparirono dal cimitero in una luce rossa.


Alle 21.30… A Tokyo… Alla scuola media Raimon…

Quella scuola e le vie che la circondavano avevano un aspetto completamente diverso a quell’ora: durante l’anno scolastico erano tranquille e piene di studenti allegri o meno, ma di notte ed erano illuminate solo dalla fioca luce dei lampioni, avevano un’aria abbastanza macabra. Yamato e Nikora erano arrivati un po’ prima, sperando di trovare già i mittenti del messaggio, ma non fu così, e anche quando l’ora prestabilita era ormai scoccata, non c’era alcun segno delle persone misteriose.
- Sarebbero già dovuti arrivare. Mi chiedo che cosa aspettano. - disse impaziente la viola.
Come se fossero stati richiamati dalla voce della donna, due individui comparvero sotto la luce di un lampione, a pochi metri di distanza dai due trentenni: avevano un’altezza media, ma non era possibile capire chi fossero a causa dei lunghi impermeabili e dei cappelli che indossavano:
- Così vi siete presentati entrambi. - constatò il primo dall’impermeabile blu. La voce era maschile, ma aveva qualcosa di strano… Sembrava che qualcosa la stesse alterando per renderla irriconoscibile.
- Perché ci avete contattati? - domandò subito Kazetsuki.
La seconda persona misteriosa, che indossava un impermeabile viola, ridacchiò prima di rispondere:
- Quando sai quello che vuoi, non perdi proprio tempo, eh Yamato? - anche stavolta era una voce maschile, ma i due adulti non la riconobbero.
- Come fai a sapere il mio nome? -
- Calmo, una domanda alla volta. - dopo quella frase, il primo individuo misterioso cominciò a parlare:
- Gli ex Emissari sono stati portati in un’altra epoca per partecipare ad una lotta per salvare il passato, il presente e il futuro da due organizzazioni che cercando di distruggersi utilizzando il calcio. Queste due associazioni si chiamano Feida ed El Dorado, ma la seconda intende eliminare la prima facendo sparire il calcio da ogni periodo storico e ha causato dei problemi anche in quest’epoca; per portare a temine questo compito, ha fatto in modo che tutti quelli che conoscessero gli ex Emissari li dimenticassero, ad eccezione delle loro famiglie, anche se non sappiamo come sia possibile, e di voi perché dotati dei poteri del Sole Nero che vi hanno resi immuni alle modifiche del continuo spazio temporale. Gli ex Emissari si stanno preparando per affrontare l’El Dorado e fare in modo che tutto torni normale. -
- E vi aspettate che crediamo ad una storia così strana?. - lo interruppe Violet.
- E quello che è successo ai detenuti nella Sala dell’Inferno del Sole Nero non lo era? - s’intromise la seconda persona misteriosa.
I due ex Guardiani sgranarono gli occhi e si scambiarono un’occhiata.
- Chi siete veramente voi due e come fate a sapere di quel posto? - chiese Nikora ai due.
I due ridacchiarono, ma il secondo individuo non diede la risposta che la donna si aspettava:
- Questo non ve lo possiamo spiegare, ma vi posso garantire che un giorno saprete tutto di noi.
Passando alla seconda domanda… Come ben sapete, ciò che è accaduto lì ha portato alla scomparsa di molti Emissari, più precisamente quelli che si avvicinavano troppo a scoprire i veri piani di Pandora. Lei usava su di loro il Bocciolo della Rosa Nera, facendoli scomparire per evitare che parlassero; al contrario di quello che quella donna voleva, alcuni di loro non sono completamente spariti, anche se non si trovano più in quest’epoca. Anche voi eravate finiti lì, ma l’intervento dei vostri keshin ha sconvolto i piani di Pandora, anche se ciò li ha fatti cadere in uno stato dormiente e alcuni dei vostri poteri sono stati influenzati dal Bocciolo. Quella donna dovette usare un incantesimo su di voi per farvi dimenticare quella storia, ma svanì quando gli ex Emissari erano finiti nella Prigione dell’Eclissi Eterna. -
- Tuttavia... - lo interruppe ad un certo punto la prima persona misteriosa:
- Il Bocciolo della Rosa Nera è finito nel periodo storico in cui sono finiti gli ex Emissari, ma abbiamo scoperto che la quantità d’energia che ha accumulato, tramite la Fiamma del Sole Nero, è troppa e potrebbe distruggere qualsiasi cosa si trovi lì se non verrà fermato. Per farla breve, questa faccenda rischia di portare ad un “futuro morto”. -
- Quindi voi vorreste che li raggiungessimo per aiutarli? Anche se quello che state dicendo è vero, non sarà un’impresa facile: i nostri poteri non funzionano come dovrebbero e la Fiamma del Sole Nero non vuole collaborare. - li informò Yamato.
- La Fiamma del Sole Nero si sta comportando così a causa dell’odio e della disperazione delle persone coinvolte nella guerra che si sta svolgendo a 200 anni nel futuro. Quell’oggetto può assorbire i sentimenti di ciò che gli sta intorno: l’oro simboleggia i sentimenti positivi e la luce, mentre il nero rappresenta le emozioni negative e le tenebre. Questi colori sono fondamentali per mantenere l’equilibrio delle persone che possiedono i suoi poteri nelle varie epoche, ma a causa del Bocciolo della Rosa Nera, il nero rischia di sovrastare l’oro e le doti magiche donate dai poteri della Fiamma del Sole Nero ne risentono.  
Come raggiungere gli ex Emissari? Beh, la soluzione è molto più vicina di quello che credete. Addio. - dopo quella spiegazione da parte del secondo individuo, gli incappucciati sparirono nel buio della notte, lasciando soli i due ex Guardiani del Sole Nero.
- Non so te Yamato, ma io sono ancora più confusa di prima. - ammise la donna dai capelli viola.
- Anch’io non so bene cosa credere Nikora, ma quei due ci hanno dato quella che potrebbe essere un’informazione utile. Se il Bocciolo della Rosa Nera ha davvero qualcosa a che fare con tutto questo, dovremo recuperare i documenti riferiti all’ Incubo dei Petali della Rosa. - decise Kazetsuki dopo alcuni secondi di silenzio e senza distogliere lo sguardo dal punto in cui le persone misteriose erano scomparse.
- Quei documenti sono andati persi tempo fa! Credevo che te ne ricordassi! - replicò lei.
L’altro si girò finalmente verso la viola e scosse la testa, per poi sorridere:
- E io ti dico che ti sbagli. Se ben ricordi, c’è stata solo una persona che ha lasciato la Confraternita del Sole Nero di sua spontanea volontà e non ha subito conseguenze gravi; quel qualcuno ha portato con sé i documenti relativi all’Incubo dei Petali della Rosa per evitare che cadessero in mani sbagliate.
Io so dove abita quella persona. Se per te va bene, ci andremo domani, almeno ci toglieremo un dubbio riguardo a questa storia. -
La donna continuava a fissare il verde con un’espressione leggermente sorpresa:
- Fammi capire: ci siamo fatti chissà quanti problemi per cercare quei documenti, e tu mi dici solo adesso che sai chi li possiede? Mi puoi spiegare in che modo ragioni? -
L’altro si limitò a sorridere divertito, anche se c’era una nota di nervosismo in quella risata:
- Ti confesso che mi era passato di mente, ma scommetto che non ti dispiacerà incontrare la persona in questione. -
Violet sbuffò, poi i due s’incamminarono verso le rispettive abitazioni.
Un solo pensiero occupava la mente dei due: “Aspettateci ragazzi. Stiamo arrivando.”


Angolo di Emy
Sono stati dei giorni liberi pieni di mistero, a mio parere è stato così soprattutto per Yamato e Nikora.
Ci tenevo a dire che, salvo imprevisti, i due individui misteriosi appariranno solo alla fine della fic; per il resto del tempo, verranno solo nominati di tanto in tanto.
Grazie a chi recensisce e segue.
Baci
Emy

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Capitolo 11
*** 200 anni tra passato e futuro: allenamenti e misteri (Parte 1) ***


La mattina seguente… Nel futuro… Nella sala d’allenamento delle Ali Nere…

Ogni guasto della stanza era stato riparato completamente e quel posto era tornato come doveva essere, ma erano state aggiunte delle nuove attrezzature: un macchinario, dotato di una miriade di pulsanti e su cui si trovava uno schermo olografico, era stato posizionato accanto alle panchine; inoltre, ad una certa altezza da terra, al centro del campo da calcio, fluttuava un dischetto metallico che emetteva una fioca luce rossa.
- Grazie al lavoro degli androidi, oggi potremo ricominciare gli allenamenti. Come vi avevo già detto, i membri di Feida ed El Dorado hanno grandi abilità fisiche e hissatsu molto potenti, e nonostante la preparazione fisica che avete ricevuto alla Confraternita, è evidente che ci sono ancora degli aspetti su cui lavorare. A questo proposito, ho fatto installare dagli androidi delle nuove apparecchiature. - spiegò Phoenix, per poi osservare attentamente i presenti, notandone molti avevano un’aria confusa e a tratti timorosa, probabilmente perché non sapevano cosa li attendeva.
Si disse che ormai non c’era molto da fare: lui sapeva che ogni azione aveva le sue conseguenze, e se quei ragazzi avevano deciso di presentarsi, avrebbero dovuto andare fino in fondo a quella lotta; prese un auricolare bianco da una delle tasche della giacca, poi lanciò un’occhiata a Shibuya, il quale si limitò ad annuire e si mise all’orecchio il dispositivo che gli permetteva di comunicare con Shadow.  
- Dal momento che molti di voi avessero problemi simili, quindi vi allenerete in gruppi. Per cominciare… - si fermò nuovamente per osservare gli ex Emissari:
- Aster Kazetsuki, Giada Quatlane, Katia Herzen, Sibyl Moonlight e Hayley Brown, potreste dirigervi verso quel disco al centro del campo da calcio? - chiese gentilmente.
I chiamati in causa, chi un po’ titubante e chi timoroso su quello che il leader delle Ali Nere aveva in mente, fecero com’era stato detto e appena si trovarono tutti nel punto prestabilito, il dischetto brillò, circondando i cinque ex Emissari e pochi metri del campo di calcio in una cupola rossa.
- A cosa servirebbe quella? - domandò Kaori.
- Quella cupola darà ai vostri amici l’illusione di trovarsi in un ambiente del mondo reale, anche se si tratterà chiaramente di una proiezione olografica a cui potremo apportare modifiche, ma non crediate che vi lascerò fuori dalla festa perché vi allenerete anche voi. - li informò il biondo, estraendo dall’altra tasca della giacca altri dischi, uno blu, uno verde e uno giallo, e lanciandoli sul campo da calcio. Questi andarono a posizionarsi in punti diversi e crearono cupole degli stessi colori dei dischetti metallici.
- Adesso vi dirò i gruppi in cui vi dividerete, mentre le istruzioni per l’allenamento ve le illustrerò quando sarete entrati nelle cupole. Ricordare, queste ultime non vi permetteranno di uscire prima che una determinata sessione di allenamento non sarà terminata e nemmeno di vedere o sentire cosa accadrà nelle altre cupole, almeno non avrete distrazioni di alcun genere. Tuttavia, io e Sho vi terremo d’occhio grazie all’altro macchinario, e con l’aiuto dei nostri auricolari, collegati ai dischetti e alle cupole, potremo comunicare con voi. -
L’allenamento poteva cominciare.


Nella cupola rossa…

Quando la luce svanì, Giada, Aster, Hayley, Sibyl e Katia si ritrovarono in un’ampia distesa innevata, interrotta ogni tanto da alcuni abeti. Il cielo era coperto da nubi e il vento soffiava. Una parte della pianura era illuminata di blu, lasciando intravedere una specie di sentiero luminoso.  
- E lui che ci aveva detto che non ci avrebbe spedito in posti strani. - commentò Quatlane.
- Beh, noi alludevamo al mondo reale, non a quello virtuale. - le ricordò Moonlight.
- Silenzio voi due! Sarà che il freddo non mi dispiace, ma non ho intenzione di rimanere qui a lungo. Se quello che ha detto Phoenix è vero, può comparire qualcosa di strano da un momento all’altro. - le riprese l’ex membro dei Quattro Grandi, togliendosi gli occhiali da sole, data la scarsa luce presente in quel posto.
- Se ti lamenti quando non abbiamo ancora iniziato, chissà cosa dirai quando avremo finito. - s’intromise Katia.
Brown si limitò a sbuffare. Herzen, soprattutto per alcuni dei suoi modi di fare, non le era mai andata molto a genio, sia durante sia dopo il periodo della Confraternita del Sole Nero; tuttavia, da quel momento avrebbero dovuto far parte dello stesso gruppo durante gli allenamenti, quindi avrebbe dovuto cercare di sopportare la sua compagnia.
- Beh, secondo voi che dobbiamo fare? - domandò dopo un po’ Hayley, ma dalle espressioni dei suoi compagni, dedusse che nessuno di loro le avrebbe potuto rispondere.
- Vi do il benvenuto in quello che, per un po’ di tempo, sarà il posto dove vi allenerete. - la voce di Marcus riecheggiò all’interno della cupola.
- Dovreste aver sentito quello che ho detto ai vostri compagni, quindi veniamo subito al sodo. Dovrete correre nella neve seguendo il percorso di luce blu, mentre calciate i palloni che potrete far apparire utilizzando il pulsante nero dei vostri orologi. Man mano che andrete avanti, noterete degli abeti su cui si trovano dei punti rossi: quelli sono bersagli che dovrete colpire coi palloni, ma vi consiglio di prendere bene la mira e di sferrare un colpo abbastanza forte. Se sbaglierete… Anzi no, credo che scoprirete da soli cosa accadrà in quel caso. -
- E come pensa che faremo a muoverci? Questa è neve, non certo erba o terra! - ribatté Sibyl. In effetti, la cosa non si prospettava molto facile: ognuno degli ex Emissari aveva i piedi e le caviglie immersi nella neve. Come se non bastasse, il vento sembrava soffiare sempre più forte.
- Sono sicuro che non avrete problemi. Oh, mi ero dimenticato di dirvi una cosa: per questo allenamento ho impostato i dischetti perché il livello di difficoltà aumentasse nel caso in cui decidiate di utilizzare delle hissatsu, ma sta a voi decidere cosa fare. -
Gli ex Emissari seguirono le istruzioni e, una volta che i palloni si furono materializzati, cominciarono a correre seguendo le tracce di luce blu che trovavano, ma si resero conto che sarebbe potuta essere un’impresa più complicata del normale: sembravano rischiare di affondare ad ogni passo che facevano e la luce blu del sentiero ogni tanto scompariva e riappariva in punti molto lontani rispetto a dove si trovavano gli ex Emissari; per farla breve, i cinque girarono per più di due ore senza aver trovato un solo bersaglio. Almeno fino a quando…
- Ehi ragazzi. Ne ho trovato uno! - li chiamò Katia, e il reso del gruppo notò che c’era un punto rosso luminoso sull’albero vicino al quale si trovava la viola.
- Finalmente uno dei famosi bersagli. Colpiamolo e passiamo subito al prossimo. - decise Brown, calciando poi il suo pallone, ma commise un errore e colpì l’abete poco più sopra del punto rosso, causando l’emissione di bagliori luminosi prima deboli, poi sempre più forti.
- Sembra che il periodo passato nei sotterranei del Sole Nero ti abbia causato qualche altro problema alla vista, oltre ad averla resa molto sensibile alla luce. Non credevo che una come te avrebbe commesso un errore tanto banale. - la schernì Katia con un leggero ghigno sulle labbra.
- Faresti meglio a stare zitta! Non sarà certo il problema alla vista che m’impedirà di andare avanti. - replicò Brown.
- Dici? Io ho qualche dubbio… - ribatté l’altra.
- Ragazze! Non credo sia il momento adatto per una discussione. - le riprese Kazetsuki.
- E perché? - chiesero all’unisono, ma quando si voltarono verso l’albino, videro Aster che continuava a saltare da un punto all’altro di quella zona, intento a schivare delle sfere rosse.
- Credo sia la conseguenza dello sbaglio di poco fa. - constatò Quatlane.
Intanto, Katia e Sibyl stavano cercando di colpire il punto rosso, ma i palloni sparivano ogni volta che una di quelle sfere color sangue li sfiorava.
- Ho idea che quei tiri non fossero abbastanza forti. - osservò Hayley.
- Beh, se ognuno farà per conto suo, potremo arrivare alla fine dell’allenamento senza aver ottenuto nulla. Dal momento che sembra impossibile centrare quel punto da lontano, qualcuno dovrebbe avvicinarsi per colpirlo. - rifletté ad alta voce Kazetsuki.
- Sì, ma chi va? Sappiamo già che Hayley non è in grado di farlo, soprattutto visto quello che è successo poco fa, e noi altri abbiamo le mani legate per colpa di questi globi rossi. - gli ricordò Herzen, eseguendo una capriola all’indietro per evitare un’altra sfera.
La diretta interessata sembrò volerla incenerire con lo sguardo, ma la viola non ci fece caso.
- Io dico che dovrebbe andare Giada. - consigliò Moonlight, mentre saltava per schivare alcuni globi luminosi.
- E perché proprio lei? Posso benissimo farcela anch’io! - replicò l’ex membro dei Quattro Grandi.
- Forse Sibyl non ha tutti i torti. - Brown rivolse un’occhiata sorpresa ad Aster: non si sarebbe aspettata quelle parole da lui.
Il ragazzo si accorse dell’espressione della compagna, e decise di spiegare:
- Finora quelle sfere hanno colpito tutti quelli che hanno sbagliato la mira oppure hanno perso i palloni a causa della collisione di questi ultimi con i globi rossi. Dal momento che Giada non ha ancora tirato, non è mai stata bersagliata da quelle sfere, e potrà avvicinarsi senza problemi. -
Hayley si limitò a stringere i pugni, poi annuì, anche se leggermente seccata:
- Uff… E va bene. - sbuffò lei, per poi guardare Quatlane, la quale la osservava come se cercasse una specie di permesso per agire:
- Allora? Cosa stai aspettando ancora? Sbrigati! - a quelle parole di quella che una volta era una dei suoi superiori, l’ex Emissaria Minore si mise a correre verso l’abete per quanto la neve glielo permettesse. Come avevano detto i suoi compagni, le sfere rosse non avevano mai tentato di colpirla e quando si trovò abbastanza vicina all’albero, alzò il pallone e saltò, per poi calciare la palla, mandandola verso il bersaglio, e sperando che nessun globo rosso fuoriuscisse da esso per interferire; per sua fortuna, ciò non accadde e il pallone colpì il punto rosso, il quale smise di brillare e fece scomparire le sfere che stavano per raggiungere i suoi compagni.
- Ce l’hai fatta! - esclamò felice Sibyl, correndo verso Giada.
Anche gli altri si avvicinarono alle due, partecipi di quel piccolo risultato, ma consci del fatto che quello era solo un primo passo: l’allenamento era ancora lungo.


Nel frattempo… Nella cupola gialla…

Se era stato il freddo ad accogliere gli ex Emissari nella cupola rossa, in quella gialla c’era un cielo limpido, la luce del Sole cocente, un clima caldo e un’enorme distesa sabbiosa.
Fiammetta si trovava da sola davanti ad una porta di un campo di calcio, coi piedi quasi interamente coperti dalla sabbia del deserto: quello era il posto in cui si sarebbe dovuta allenare, ma non capiva perché si trovava proprio lì e nemmeno cosa fosse successo ai compagni che si trovavano nella cupola con lei.
- Anche per te è ora di cominciare Fiammetta. - riecheggiò la voce del leader delle Ali Nere.
- Prima potrebbe dirmi perché mi trovo qui e perché sono sola? -
- Certamente. La cupola in cui ti trovi serve per allenare i portieri, ed è meglio che tu e gli altri tuoi compagni vi alleniate singolarmente. Tra poco farò apparire un ologramma dell’attaccante più forte della Protocol Omega perché tu possa imparare a parare i suoi tiri, ma sta attenta: l’immagine olografica avrà tutte le abilità della persona reale, quindi non sarà meno pericoloso del normale.
Ho impostato il deserto come luogo dell’allenamento il deserto perché la sabbia opporrà una certa resistenza ai tuoi movimenti, quindi le cose saranno un po’ più complicate. Tieniti pronta. - dopo quella frase, un ragazzo dai capelli viola, la carnagione lievemente abbronzata e gli occhi grigi inespressivi comparve davanti a Rossi.
- Questo è Alpha, il capitano della Protocol Omega. - la informò l’allenatore dei Messaggeri delle Ali Nere.
- E va bene. Vediamo cosa sa… - neanche il tempo che la ragazza potesse terminare la frase che l’ologramma calciò il pallone. L’africana cercò di buttarsi verso destra per prenderlo, ma si ricordò della presenza della sabbia, la quale riuscì a rallentarla: si era trattato di pochi secondi, ma bastarono perché il pallone entrasse in porta, per poi scomparire. Forse era un altro ologramma.
- Ok, è stato un piccolo contrattempo, ma adesso devo stare più attenta. Forse è anche colpa del fatto che, da quando sono entrata nella Gassan Kunimitsu, non ho più avuto occasione di esercitarmi come portiere. - pensò lei, mentre il calciatore olografico tirava un’altra volta:
- Non sbaglierò nuovamente. - disse Fiammetta, saltando per cercare di afferrare il pallone, ma quando riuscì ad afferrarlo, questo le sfuggì dalle mani e sbatté contro la traversa della porta.
- Ero convinta di averlo preso… Che è successo? - si domandò lei, osservandosi distrattamente le mani coperte dai guanti blu, i quali presentavano lievi bruciature.
- Guarda un po’… Questo non è mai accaduto se non quando paravo i tiri degli ex Emissari alla Confraternita. - dopo quell’ultima frase, si rimise in posizione.
Arrivò il terzo tiro, e stavolta il colpo non sembrava essere diretto alla porta, ma proprio al portiere; quest’ultima sembrò accorgersene, ma non ci diede troppo peso: era un allenamento e doveva fare il possibile per completarlo al meglio. Quando il pallone fu abbastanza vicino, lo prese e lo strinse per evitare che le sfuggisse ancora dalle mani; riuscì a fermarla con non pochi sforzi, ma delle nuove bruciature sui guanti, stavolta un po’ più marcate, si aggiunsero a quelle già presenti.
- Mi voleva colpire, questo era più che evidente, ma non è niente che non possa sopportare: è vero che ho subito di tutto e di più al Sole Nero, ma non permetterò che quella difficile preparazione vada sprecata. - pensò Fiammetta, mentre il pallone scompariva dalle sue mani e lei si preparava per il secondo tiro.


Intanto… Nel passato… Tra le vie di Tokyo…

Yamato e Nikora si erano ritrovati davanti a casa Kazetsuki, poi il verde la aveva condotta tra le vie della città per portarla dalla persona che doveva avere i progetti dell’Incubo dei Petali della Rosa. Stavano camminando da una ventina di minuti, e nonostante la donna avesse continuato a chiederglielo, il trentenne non le aveva ancora dato una risposta esauriente.
- Almeno mi puoi dire dove mi stai portando? - gli domandò ad un certo punto Violet, sia perché si meritava almeno quella risposta sia nella speranza di spezzare la monotonia delle risposte che Yamato le aveva dato.
L’altro si limitò a mormorare un “Tra poco lo vedrai”. Infatti, dopo un’altra decina di minuti di cammino, arrivarono davanti a quella che doveva essere la loro destinazione: una casa a due piani bianca e dal tetto nero. Il cancello di ferro che permetteva l’accesso all’abitazione era aperto: che il proprietario della casa li stesse aspettando?
- Andiamo. - disse il verde, e seguito dalla viola entrò nella casa, divisa dal cancello dell’entrata solo da un giardino con alcuni cespugli di rose bianche e un piccolo pesco in fiore. Si ritrovarono in un salotto dalle pareti color neve, costellate da fotografie incorniciate che raffiguravano una miriade di paesaggi, e dai mobili in mogano. C’erano anche un paio di poltrone verde scuro e un divano dello stesso colore, davanti ai quali si trovavano un tavolino di legno e un televisore a schermo piatto. La poca luce presente filtrava da una finestra, davanti alla quale si trovava una donna che continuava ad osservare il cielo fuori dalla finestra comodamente seduta su una sedia: sembrava avere circa trent’anni, era alta e dal fisico ben proporzionato, aveva lisci capelli color pesca che le arrivavano a metà schiena, la carnagione chiara e gli occhi color blu elettrico. Indossava un top bianco, una giacca rosacea a maniche lunghe aperta sul davanti, una gonna lunga verde e scarpe da ballerina nere.
- Non vi aspettavo così presto. - li salutò la donna misteriosa senza voltarsi verso i nuovi arrivati.
- è passato un po’ di tempo dall’ultima volta che ci siamo visti. Ti pare questo il modo di salutare tuo fratello e una tua amica? - le fece notare l’uomo dai capelli verdi.
Violet sgranò gli occhi per la sorpresa:
- Cara Nikora, sarà che sono passati alcuni anni da quando me ne sono andata dalla Confraternita, ma non credo sia un motivo valido per esserti scordata della sottoscritta. - dopo quella frase, la donna dai capelli rosa si decise a voltarsi e Nikora sbatté un paio di volte gli occhi per assicurarsi di quello che stava vedendo: prima non se ne era accorta, ma ora che guardava meglio la donna dai capelli color pesca, si accorse che gli occhi e alcuni tratti del viso erano simili a quelli di Yamato, sebbene ci fossero ugualmente delle differenze.
- Io… Io… Adesso mi ricordo di te. Tu sei Momoka! - esclamò la viola e il verde sorrise, anche se quasi impercettibilmente:
- Ti ci è voluto un po’, ma alla fine te ne sei ricordata. - le disse, per poi rivolgersi alla rosa:
- Avrei preferito che ci rivedessimo in circostante tranquille sorellina, ma a quanto pare non ci è ancora possibile. -
L’interlocutrice si limitò ad annuire, per poi dirigersi verso una delle poltrone e invitare i due ex Guardiani del Sole Nero a sedersi:
- Immagino sia successo qualcos’altro che riguarda il Sole Nero. Me ne ero andata perché non sopportavo più di vedere Pandora che torturava quei ragazzi, ma sembra che chiunque sia entrato nella Confraternita, rimanga legato ad essa per sempre. Che cosa volete di preciso da me? -


Angolo di Emy
Diamo il benvenuto ad un’altra dei miei OC: Momoka Kazetsuki, sorella minore di Yamato ed ex Guardiana del Sole Nero, ma non preoccupatevi perché vedremo anche come se la caveranno gli ex Emissari con gli allenamenti. Come vi sono parsi finora?
Oh, prima che me ne dimentichi, d’ora in poi risponderò alle recensioni solo quando posterò un capitolo.
Grazie a chi recensisce e segue.
Baci
Emy

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Capitolo 12
*** 200 anni tra passato e futuro: allenamenti e misteri (Parte 2) ***


Intanto… Nel futuro… Nella sala d’allenamento delle Ali Nere… Nella cupola blu…

Kaori, Rinako, Aoiri, Kuromi, Ayla e Alan, erano finiti in una radura erbosa, sovrastata da un cielo coperto di nuvole, e circondata da una rigogliosa foresta tropicale.
- Cosa dovremo fare qui? - domandò Ryudekazi.
- Mi piacerebbe saperlo. Eppure noi che gli avevamo detto che non volevamo essere spediti nuovamente in posti insoliti, anche se questo è niente rispetto a quelli in cui ci mandava Pandora. - commentò Tsukikage, osservando il bosco fitto e buio.
- Ehm… - li interruppe la voce di Marcus:
- Credo di poter rispondere alle vostre domande. Dovrete addentrarvi nella foresta mentre calciate i palloni che potrete far comparire grazie al pulsante nero dei vostri orologi; oltretutto, dovrete cercare di evitare di scontrarvi con le piante e raggiungere una zona erbosa situata oltre il bosco che vi circonda. Per arrivarci, dovrete trovare dei cespugli dai fiori viola e seguirli. Come avrete notato, gli alberi intorno a voi sono molto alti e, a causa degli intrecci formati dai rami e delle nuvole che ricoprono il cielo, non filtra luce nella foresta; inoltre, il terreno è fangoso in molti punti, quindi le cose saranno un po’ più complicate. Buona fortuna. -
- Non mi sembra un allenamento troppo difficile. - constatò Kira, guardando i compagni come se cercasse una sorta di conferma a quello che pensava, ma qualcosa non tornava: se si contava anche lei, erano solo in quattro nella pianura.  
- Che fine hanno fatto Ayla e Alan? - chiese Kaori alle altre.
Aoiri e Kuromi si guardarono intorno perplesse, come se non si fossero accorte della mancanza dei due ex membri dei Quattro Grandi, mentre Rin rispose:
- Li ho visti dirigersi all’interno del bosco quando Phoenix ha finito di spiegare il modo in cui avremmo dovuto svolgere l’allenamento. -
- O probabilmente Alan è entrato nella foresta senza pensarci due volte e Ayla l’ha seguito per evitare che finisse in qualche guaio. - la corresse la ragazza con la treccia.
- Non capisco perché ti lamenti. Ormai sai come sono fatti quei due. - s’intromise Ari, per poi aggiungere:
- Piuttosto, dovremo preoccuparci che ci hanno precedute. Sappiamo che sono tra i migliori per quel che riguarda la velocità e non hanno problemi a vedere al buio, quindi si troveranno fuori dalla foresta in poco tempo. -
- Che ci facciamo ancora qui? Diamoci una mossa! - dopo quell’ultima frase della ragazza dagli occhi color acquamarina, le quattro si separarono e si addentrarono nella boscaglia.
Poco dopo essere entrate, ognuna di loro si accorse che portare a termine quell’esercizio sarebbe potuta essere un’impresa più complicata del previsto: sembrava che comparissero sempre più alberi ad ogni passo che facevano, e anche se non capivano il motivo per cui il leader delle Ali Nere aveva detto di non colpire le piante, non era nelle loro intenzioni scoprirlo.
Aoiri, che non aveva ancora trovato nemmeno un fiore viola ed era rimasta a vagare per un tempo indefinito nella boscaglia, si ricordò di un allenamento che aveva svolto durante il periodo del Sole Nero: era stata mandata insieme ad altri quattro Emissari in una foresta per svolgere un esercizio simile a quello che Phoenix aveva spiegato, e ogni volta che qualcuno finiva contro un albero, questo si animava grazie ai poteri del Sole Nero per catturare il malcapitato con i rami e sbatterlo violentemente a terra.
Preoccupata che potesse accadere nuovamente una cosa del genere a lei o ai suoi compagni, non si accorse di essersi scontrata con qualcosa e cadde seduta sul terreno:
- Ahi, che male… - si lamentò una voce maschile.
- Te la sei cercata. Dovresti stare più attento. - lo rimproverò una voce femminile.
Anche se leggermente intontita a causa dello scontro, la blu riconobbe le due voci e una volta riaperti gli occhi, si ritrovò davanti Alan seduto a terra che si stava massaggiando la testa e Ayla che gli rivolgeva uno sguardo severo:
- Per fortuna siete voi. - sospirò sollevata la ragazza dagli occhi gialli, mentre la compagna la aiutava ad alzarsi e l’argenteo si rimetteva in piedi.
- Se non fosse stato per questo qui… - cominciò la ragazza dagli occhi color zaffiro, indicando con lo sguardo Alan:
- A quest’ora ci troveremmo già fuori da questo posto. Ha trovato i fiori viola di cui Phoenix ha parlato e voleva informare anche te e le altre, almeno nessuno avrebbe dovuto continuare a girare a vuoto in questa specie di giungla. -
Aoiri annuì felice, ma sul suo viso comparve subito un’espressione perplessa:
- C’è qualcosa che non va? - le domandò il ragazzo dagli occhi dorati.
- Non capisco a cosa può servirci questo esercizio, tutto qui. - rispose semplicemente l’altra.
I due ex membri dei Quattro Grandi si scoccarono un’occhiata reciproca, ma decisero di spiegarle cosa pensavano:
- Avevamo notato qualcosa d’insolito negli alberi durante il tragitto. Eravamo rimasti bloccati nel fango… -
- Più che altro tu stavi per affondare nella fanghiglia e io ho dovuto passare chissà quanto tempo per riuscire a tirarti fuori, anche se quelle mi sembravano sabbie mobili e non della semplice melma. - lo corresse Moon e l’ex Emissaria Maggiore notò che le divise dei compagni erano sporche di fango, ma a differenza di Ayla che aveva solo le scarpe infangate e qualche macchia sulle gambe, Alan era coperto di fango fino alle ginocchia.
- Sì sì. Come vuoi. - la liquidò lui, per poi continuare il discorso:
- Dopo quell’imprevisto, ci è sembrato che gli alberi si stessero muovendo, ma non ci abbiamo fatto caso; ci siamo fermati dopo un po’ per una pausa, e quando stavamo per ricominciare a correre, una pianta di fronte a noi si era spostata alla nostra destra. Probabilmente correre ed evitare gli alberi può servire per migliorare l’abilità nel dribblare l’avversario, ma anche la velocità e l’agilità. -
Ryudekazi si fermò un attimo a riflettere, dicendosi che i due potevano non avere tutti i torti:
- Beh, mi avete cercata per avvertirmi, no? Troviamo le altre e andiamocene da questo posto! - decise, per poi avviarsi con i due ex membri dei Quattro Grandi alla ricerca delle compagne.


Intanto… Nella cupola verde…

Lory si era ritrovata su una zona rocciosa insieme ad Haily, ma non c’era traccia elle altre ragazze entrate con loro nella cupola verde: a far compagnia alle due c’erano soltanto una porta di un campo da calcio, la Luna che dominava la volta celeste, assistita da numerose stelle, e il rumore delle onde del mare. Un momento… Il suono delle onde?
La bionda si diresse ai limiti della zona rocciosa, scoprendo che si trattava di una specie di scoglio circondato dal mare illuminato dall’astro notturno che gli donava sfumature chiare e brillanti; si accorse della presenza di quelli che sembravano essere altri due scogli non molto lontani da quello su cui si trovava. Mentre osservava serena quella sfera luminosa nel cielo, si ricordò di un particolare:
- Entrambe le volte in cui lei è apparsa, c’era una Luna come questa. Spero che non decida di comparire anche stavolta, ma non è detto che lo farà se non suono il flauto. - pensò Gold, cercando di evitare di pensare ancora a quella storia, ma il suono di qualcuno che si tuffava nell’acqua la riportò alla realtà; era vero che uno dei suoi poteri le permetteva di udire qualsiasi rumore intorno a lei, anche se molto flebile, ma a volte credeva che certi suoni fossero solo frutto della sua immaginazione.
- Ehi Lory! Come va? - una voce femminile fece sobbalzare il capitano dei Messaggeri delle Ali Nere, ma era sicura che non era stata Shan a parlare e sullo scoglio non c’era nessun altro.
- Ehi! Non mi vedi? Sono quaggiù. - Lorella osservò il mare intorno alla piana rocciosa, e nonostante il buio, poté vedere due occhi azzurri che la fissavano divertita.
- Era ora sorella! Ci hai messo un po’, ma mi hai vista. - disse la stessa voce che la bionda aveva sentito poco prima, e questa riuscì a capire chi si trovava davanti:
- Marina!? Dov’eri finita e che ci fai in acqua? - le domandò Gold, mentre veniva raggiunta dalla castana:
- Mi ero ritrovata su uno scoglio con Erika, e non vedendovi con noi mi ero messa a cercarvi. Ho trovato anche Rika e Hiroae, ma si trovano sul terzo scoglio. Quanto al perché mi trovo in acqua… Il motivo è semplice: adoro nuotare. Fosse per me, ci starei per tutto il giorno, anche se questo posto è una proiezione olografica. -
- Scusate… - la interruppe la voce del biondo:
- Come avrete notato, vi allenerete divise in coppie; tra poco, farò apparire degli ologrammi dei giocatori della Protocol Omega in possesso di tutte le abilità delle persone reali. Cercheranno di segnare nelle porte che si trovano su ognuno degli scogli, e voi dovrete semplicemente impedire che facciano goal. Inoltre, dovreste evitare di cadere in acqua, ammesso che non preferiate farvi un bagno.
Oh, Marina… Questa prova sarà abbastanza impegnativa. Ho visto che ti piace stare in acqua, ma adesso è meglio che torni dalla tua compagna. Se hai voglia di nuotare, ti ricordo che c’è una piscina al secondo piano della base segreta e potrai andarci una volta terminato l’allenamento. -
- Uffa… Perché mi deve rovinare il divertimento. - sbuffò Sevenseas, ma obbedì e nuotò verso lo scoglio dove si trovava Erika Dance.
Dopo qualche altro istante, la luce della Luna divenne stranamente più forte e davanti ad Haily e Lorella comparve l’ologramma di un ragazzo dai corti capelli castani, la carnagione chiara e gli occhi color argento violetto. Aveva con sé un pallone da calcio.
- Questo deve essere il nostro avversario. - constatò la castana e subito dopo il calciatore olografico cominciò a correre verso di loro.
Le due ragazze si piazzarono davanti a lui per fermarlo, ma furono superate come se niente fosse e il ragazzo si ritrovò davanti alla porta:
- Come ha fatto? Nessuno è così veloce! - esclamò la bionda, avviandosi insieme alla compagna per recuperare la palla.
Il loro avversario era ormai pronto per tirare quando le due riuscirono a raggiungerlo e posizionarsi davanti alla porta; Hai-chan scattò per prendergli il pallone prima che potesse calciarlo, ma il castano non si curò della sua presenza e sferrò un colpo che centrò Shan allo stomaco e la fece sbattere contro la traversa della porta.
- Haily, come ti senti? - le chiese preoccupata Lory, avvicinatasi alla compagna ancora dolorante, la quale dovette farsi aiutare dal capitano dei Messaggeri delle Ali Nere per riuscire a rialzarsi.
- Ne ho subite di peggio da Pandora. Non permetterò a quell’ologramma di fermarmi. - affermò la castana, ma si vedeva che non si era ripresa dal colpo precedente.
Intanto, il loro avversario aveva tirato un’altra volta, ma il colpo era diretto all’angolo della porta nonostante quest’ultima fosse sguarnita; Gold saltò e cercò di bloccarlo con un calcio, ma il tiro non sembrava voler perdere potenza. Dopo un tempo indefinito, la bionda riuscì a fermare il pallone, ma una volta tornata a terra perse l’equilibrio e cadde in ginocchio.
- è riuscito a ferire Hai-chan e il suo tiro non era affatto male. Se è riuscito a fermarci così facilmente, vuol dire che dovremo lavorare molto di più per affrontare la Protocol Omega. - si disse Lorella, chiedendosi se anche le altre avessero riscontrato lo stesso problema.


Alle 12.00… Nell’ufficio di Phoenix…

Gli ex Emissari avevano completato l’allenamento mattutino e sarebbero tornati nella sala d’allenamento dopo un’oretta circa, lasciando il tempo a Sho e al leader delle Ali Nere di andare nell’ufficio di quest’ultimo per guardare i filmati degli allenamenti nelle cupole, effettuati grazie ai dischetti, in modo da rilevare eventuali errori compiuti dagli ex Emissari o se qualcuno di loro presentasse delle lacune da colmare per evitare che potessero rappresentare un problema nelle partite future.  
I due avevano visto tre video, e ora stava guardando quello dell’allenamento nella cupola blu; Shibuya aveva osservato ogni particolare dei precedenti filmati senza una particolare espressione: quello era solo il primo di tanti giorni di allenamenti e sapeva che non ci sarebbero stati dei risultati immediati. Sin dalla partita contro la Squadra B, gli era parso evidente che le cose per gli ex Emissari non sarebbero state semplici.
Si era accorto che il trentenne aveva guardato tutto con una sorta di delusione negli occhi:
- Non sembra essere soddisfatto di qualcosa. Non è che si aspettava già dei risultati? - gli domandò, conscio del fatto che Marcus non poteva essere così ingenuo, ma sinceramente curioso di conoscere il motivo di quell’espressione sul volto del leader delle Ali Nere.  
- Per ottenere dei risultati sono necessari tempo e impegno, ma non sono deluso per questo. Nonostante ciò che avevo detto un paio di giorni fa, mi è parso evidente che alcuni di loro fossero ancora convinti che li avrei sottoposti agli stessi allenamenti di Pandora Sunlight, mentre altri mi sono sembrati ancora confusi a causa dei risultati ottenuti contro la Squadra B. Probabilmente, questi fatti non hanno permesso loro di concentrarsi e svolgere gli esercizi al meglio.
Abbiamo ancora molta strada da fare e non parlo solo degli allenamenti. - gli rispose l’uomo con una certa rassegnazione nella voce senza staccare gli occhi dal televisore.
Sho si vide costretto ad annuire, poi tornò a guardare il video.
Per un tempo indefinito, nessuno dei due parlò, poi una luce rossa invase la stanza e si udì una frase da parte di una voce femminile: “Era ora. Ce la abbiamo fatta”. I due si voltarono verso la direzione dalla quale proveniva, accorgendosi della comparsa di Nakagawa, Shadow e Yuki, la quale reggeva Isako, tenendo un braccio di Okada sulle spalle per evitare che cadesse. Quest’ultima aveva assunto un colorito molto simile a quello dei suoi capelli, teneva gli occhi chiusi, e nonostante sembrava essere svenuta, si capiva che il suo sonno non era tranquillo a causa dell’espressione sofferente sul viso.
- Oh no Isako! - esclamò allarmato il castano, correndo verso i nuovi arrivati. Alla fine, uno dei suoi timori si era avverato: l’amica si era affaticata troppo ed era crollata.
Phoenix mise una mano sulla fronte di Okada, scoprendola molto calda:
- Ha la febbre. Eppure sapeva che troppi viaggi nel tempo in un breve periodo possono nuocere alla salute... - disse il biondo con una punta d’amarezza nella voce.
- Bisogna portarla subito in infermeria. - aggiunse subito dopo.
- Non credo che sia una buona idea. C’impiegherei troppo tempo ad arrivare al secondo piano, e se gli ex Emissari si sono infortunati durante gli allenamenti, potrebbero trovarsi ancora lì. È meglio portarla in camera sua, almeno li riuscirà a riposare un po’. - replicò Sho.
L’uomo rifletté un attimo, rendendosi conto che il ragazzo non aveva tutti i torti. Alla fine annuì, e i due androidi e Shibuya, con in braccio la ragazza dai capelli rossi, si diressero verso la stanza di quest’ultima.
- Dovresti rimanere ad occuparti di lei fino a quando non starà un po’ meglio. - gli consigliò il biondo.
L’altro borbottò un “va bene” prima di uscire dalla stanza. Anche il capitano della Squadra B stava per andare a riposare, ma Marcus non era dello stesso parere:
- Aspetta Yuki. Perché non l’hai portata subito qui? Ti sarai pure accorta che stava male. - la rimproverò lui.
- In mia difesa, io ho cercato di tornare in quest’epoca, ma l’orologio del tempo di Isako ha deciso di non aiutarmi. Scommetto che quella ragazza si è sentita male a causa dei troppi viaggi nel tempo e il suo orologio è andato in tilt per lo stesso motivo. - dopo quella frase, la ragazza sbatté l’orologio della Okada sul tavolo, per poi andarsene.
Una persona qualunque non si sarebbe accorta di nulla, ma il leader delle Ali Nere si era reso conto della nota di rimprovero nella voce solitamente fredda e distaccata della blu: era più che ovvio che lo riteneva responsabile del carico di lavoro che era finito sulle spalle della rossa, e sinceramente non se la sentiva di darle torto. Prima e dopo l’arrivo degli ex Emissari, lui e i suoi colleghi avevano lavorato molto più del normale; i membri della Squadra B ormai non riscontravano più i malesseri dovuti ai troppi viaggi nel tempo, ma non si poteva dire lo stesso per Sho e Isako e avrebbe dovuto immaginare che un problema del genere sarebbe potuto succedere.
- D’altra parte Yuki ce l’ha con me da un bel pezzo. è anche colpa mia se si è ritrovata in quest’epoca ed è rimasta coinvolta in questa guerra, ma per lei e i membri della Squadra B non mi è più possibile rimediare. È vero che potrei tornare indietro nel tempo per sistemare le cose, ma non sarebbe lo stesso: certe cose non si possono cancellare e ciò che è successo a loro è una di queste. - l’uomo strinse il medaglione che portava al collo come succedeva ogni volta che qualcosa andava storto:
- Per Sho e Isako è diverso… è vero che ho commesso degli errori in passato, ma mi ero ripromesso che almeno a loro non sarebbe successo niente di male. - aggiunse ad alta voce, mentre ponderava l’idea di andare a controllare le condizioni di Okada dopo gli allenamenti pomeridiani.
Non si era accorto che una ragazza, diventata invisibile grazie ai suoi poteri, aveva ascoltato ogni singola parola che aveva detto e visto ogni particolare dei filmati degli allenamenti degli ex Emissari:
- Marcus Phoenix, sembra che la sfortuna la stia perseguitando: ogni volta che vuole fare in modo che non succeda qualcosa ai suoi colleghi, ottiene l’effetto opposto. In ogni caso, il giorno della verità arriverà molto presto: il Sole Nero ha già mietuto troppe vittime, e se lei e i membri delle Ali Nere non riuscirete a fermare il Bocciolo della Rosa Nera, sarà troppo tardi per tutto e tutti. - dopo quella frase, la figura misteriosa se ne andò dalla sala.
Era il tempo di fare visita ad altre persone, ma non in quel luogo o in quell’epoca.


Angolo di Emy
All’inizio della fic mi ero scordata di dirlo, ma per una mia scelta, gli ex Emissari sono cresciuti di un anno, quindi ecco le età degli ex Membri della Confraternita del Sole Nero ancora presenti nella fic:
- Rika Ryuu, Aoiri Ryudekazi, Rinako Suzuki, Erika Dance, Aster Kazetsuki, Emily Black, Kaori Kira, Hayley Brown, Alan Wing, Katia Herzen, Giada Quatlane: 14
- Kuromi Tsukikage, Lorella Gold, Ayla Moon, Fiammetta Rossi, Sibyl Moonlight, Marina Sevenseas: 13
- Hiroae Kamekage, Haily Shan: 12
- Yamato Kazetsuki, Nikora Violet: 32
- Momoka Kazetsuki: 31
Gli allenamenti mattutini sono finiti, ma cosa stanno facendo gli ex Guardiani del Sole Nero?
Oh, se qualcuno di voi se lo stesse chiedendo, la ragazza che ha parlato alla fine era una delle figure misteriose apparse nel primo giorno libero degli ex Emissari.
Grazie a chi recensisce e segue.
Baci
Emy

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Capitolo 13
*** Troppi segreti da nascondere: l'Oracolo e la cerva ***


Dopo mezz’ora… Al secondo piano sotterraneo… Nella mensa…

A causa dei membri della Squadra B che avevano visto le condizioni di alcuni dei Messaggeri delle Ali Nere, questi ultimi erano stati “obbligati” a fermarsi in infermeria, ma ora si trovavano tutti nella mensa; nessuno però sembrava pensare molto a mangiare: erano tutti occupati a parlare degli allenamenti di quella mattina, e tra chi aveva avuto un pizzico di fortuna in più rispetto ad altri, erano tutti più o meno sullo stesso piano.
- Non ce la faccio più… E pensare che dovremo tornare tra la neve e il gelo… - sussurrò Sibyl tremante, come se sentisse ancora il freddo della radura innevata della cupola rossa, mentre si stringeva le braccia con le mani per riscaldarsi un po’.
- So che non ti piace il freddo, ma abbiamo accettato di aiutare quel tipo, quindi dovremo andare fino in fondo. - le spiegò gentilmente Katia, per poi chiederle:
- Piuttosto, come va la mano? Una delle sfere rosse ti aveva colpita. -
Moonlight si guardò per un attimo la mano, sulla quale era presente una scottatura ora nascosta dalla fasciatura:
- Hikari ha esagerato a farmi fermare in infermeria. Non era niente di grave, ma devo ammettere che quelle cupole sono strane: Phoenix ci ha detto che davano l’illusione di essere ambienti veri, ma le ferite che alcuni di noi hanno riportato dimostrano che quegli ologrammi erano molto reali… Beh, per quanto si possa definire “reale” un’immagine. -
- Beh Sibyl… - Rika raggiunse le due ex Emissarie Minori:
- Sugli ologrammi ti devo dare ragione. Io ho dovuto allenarmi su uno scoglio in mezzo al mare, ma quando mi hanno colpita e fatta cadere in acqua, ero bagnata anche dopo essere uscita dalla cupola. Per “ferite”… Beh, possiamo considerarci fortunati: questi sono solo graffi paragonati a quello che ci faceva Pandora. -
La blu si limitò ad annuire: non le piaceva un granché ripensare a quel periodo, e soprattutto a quella donna, ma cominciava a credere che quegli anni avrebbero accompagnato per sempre la memoria di tutti gli ex membri della Confraternita.
- Non dovresti essere così dura con gli altri Rika. - s’intromise Kaori, mentre porgeva una tazza di tè caldo a Moonlight.
- In fondo tu e quelli mandati nella cupola verde siete stati più fortunati; il problema più grande che potevate riscontrare era quello di bagnarvi un po’.
Che dovrei dire io che sono finita in una foresta dove compariva un albero ad ogni passo!?
L’unica cosa che non capisco è perché Phoenix ci ha detto di non scontrarci con le piante: ho urtato un albero mentre correvo e non mi è successo niente. -
- Non è che quello ha scherzato, come abbiamo fatto noi alla partita contro la Squadra B riguardo all’incantesimo su Sho e Isako? - rifletté a voce alta Herzen.
Ryuu borbottò un “Forse sì o forse no”, ma non sembrava avere un’aria molto convinta sulla supposizione della viola. Kira invece rispose:
- Non saprei, ma credo sia meglio non abbassare la guardia per il momento. -
Passarono diversi minuti senza che accadesse nulla di particolare, fino a quando Lory, ancora nella cucina della mensa, non vide una figura aurea argentata a lei nota vicino alla porta d’ingresso; disse a Rin di voler andare a chiamare i membri della Squadra B per il pranzo e uscì dalla sala, trovando la cerva argentea:
- Che cosa ci fai qui? Gli altri potrebbero vederti e non voglio avere problemi. - le fece notare la bionda, cercando di non farsi sentire dai suoi compagni nella mensa.
- Mh. - esalò dopo un po’ l’animale:
- Non vuoi avere problemi? È strano sentirlo da parte tua. Da quando hai compiuto quella scelta, ti sei complicata ancora di più la vita, e la comparsa di Marcus Phoenix e delle Ali Nere è stato un imprevisto che non mi aspettavo, ma potrebbe aiutare te e gli altri ex Emissari. -
- E adesso cosa c’entrano i miei amici con la nostra questione? -
La cerva s’incamminò tra i corridoi, e Lorella la seguì, probabilmente l’animale sapeva che i compagni di Gold avrebbero potuto sentirla e voleva allontanarla un po’ dalla mensa:
- Probabilmente lo scoprirete presto, oppure sarà quell’uomo a dirvelo, ma ti posso anticipare qualcosa: non so se i collaboratori di Phoenix lo sanno, ma il leader di quest’organizzazione possiede un oggetto che, oltre ad aver creato una barriera che protegge questo posto, è la chiave che permetterà a voi ex Emissari di raggiungere il vostro vero potenziale. Anche la voce che avete sentito durante la partita contro la squadra B ne era cosciente, ma forse aveva poco tempo e non è riuscita a dirvi molto al riguardo. -
Lory la guardò stupita, probabilmente perché non si aspettava che la cerva fosse presente anche a quell’incontro, ma si riprese dopo pochi attimi per chiederle:
- E cosa sarebbe di preciso questa chiave? -
L’animale argenteo si girò verso la ragazza e si avvicinò, cominciando ad osservarla attentamente:
- Credevo che mi avresti chiesto qual è il potere a cui mi riferivo. Non l’hai fatto perché sei più interessata all’oggetto tra le mani di Phoenix o perché hai già un’idea riguardo questo potere? - le domandò la cerva, senza però ottenere risposta dalla bionda, ad eccezione di un sguardo tra lo stupito e il… Triste?
Avrebbe voluto continuare ancora la conversazione, ma si sentì debole: per lei era il momento di andare, così proseguì per il corridoio fino a dissolversi in un fascio di luce color argento.
Lory rimase ferma dove si trovava, per poi portarsi le mani al petto e abbassare lo sguardo divenuto ancora più triste di come lo era poco prima, e di cui l’animale d’aura argentata sicuramente si era accorto:
- Non ti ho chiesto quale fosse quel potere perché credo di sapere la risposta, almeno nel mio caso: ho deciso spontaneamente di rinnegare quel potere perché ha rovinato chi mi stava intorno diverse volte, sia che si trattasse di amici sia di nemici. Non credo di volere che accada ancora… E per quel che ti riguarda, cara cerva, se sei stata mandata da chi penso io, smetti di apparire perché non voglio che la tua padrona compaia ancora per portare sventura. - pensò lei, per poi tornare dai suoi compagni.


Alle 13.00… Nel passato… A casa di Momoka Kazetsuki…

Dopo essersi fatta spiegare la situazione, Momoka era andata a recuperare i progetti e i documenti relativi all’Incubo dei Petali della Rosa di cui era riuscita ad impadronirsi tempo prima, ma dovette farsi aiutare dagli altri due ex Guardiani per riuscirci. Il motivo? A causa delle continue pressioni da parte di Pandora, la donna dai capelli rosa aveva nascosto i documenti alla base della Confraternita, all’insaputa della stessa leader del Sole Nero, ma l’edificio era ridotto ad un cumulo di macerie e ciò aveva causato non poche difficoltà nel ritrovamento del materiale sull’Incubo dei Petali della Rosa.
Insomma, dopo una mattinata passata a cercare tra le macerie di quel posto rimasto nascosto agli occhi di tutti per anni, i tre erano riusciti a trovare ciò che cercavano, per poi tornare a casa della minore dei Kazetsuki per consultarli:
- Mi chiedo come tu abbia fatto a nasconderli alla base del Sole Nero senza essere scoperta. - disse Yamato, mentre sfogliava un libro sul quale erano riportati i risultati degli esperimenti del Bocciolo della Rosa Nera, i pochi successi, i molti tentativi e gli ancora più numerosi fallimenti.
- Ho anch’io i miei segreti, ma questi documenti non sono tutti quelli che riguardavano quel progetto: la maggior parte di essi è andata perduta a causa delle esplosioni avvenute nella Sala dell’Inferno del Sole Nero. Piuttosto, mi pare strano che nessuno di voi si sia accorto della mia presenza quando sono tornata per nasconderli… Fratellone, ho come l’impressione che tu stia perdendo colpi. - rispose la sorella con tono scherzoso.
- Chissà se quei ragazzi si ricordano ancora di me… Dopotutto me ne sono andata poco tempo dopo l’arrivo degli ex Emissari che sono ancora vivi. - pensò poi, ma non voleva illudersi: la notizia del furto di quei progetti si era diffusa rapidamente e Pandora doveva aver usato un incantesimo sui membri della Confraternita perché dimenticassero quella storia, in modo da occuparsi del ladro -o della ladra in quel caso- con le sue stesse mani.
- Se ci penso, mi sembra ancora impossibile che la donna che mi ha invitata a far parte della Confraternita, e che per un certo periodo è stata una buona leader, fosse diventata anche il motivo che mi ha convinta a lasciare il Sole Nero. È incredibile fino a che punto Pandora si era lasciata guidare dalla disperazione…
In ogni caso, anch’io non ho scusanti: nonostante quella donna mi avesse privata della maggior parte dei miei poteri, non ho aiutato quei ragazzi quando sono stati mandati nella Prigione dell’Eclissi Eterna. Mi auguro solo che il Sole Nero non abbia lasciato dei marchi indelebili dentro di loro… -
- Credo di aver trovato qualcosa. - la voce di Nikora distolse la rosa dai suoi pensieri. La donna dai capelli viola le stava mostrando un foglio ingiallito su cui si trovavano delle immagini affiancate da parole incomprensibili a causa delle zone strappate: la prima raffigurava un grosso bocciolo di rosa dai petali scuri, protetto ulteriormente da alcune foglie, ma se lo si osservava meglio, si capiva che era composto da diverse parti meccaniche; la seconda rappresentava lo stesso bocciolo ormai diventato una rosa nera, ma al centro era presente una zona scura, una specie di camera di contenimento formata da tre petali e una figura diafana ovale al suo interno.
- Ricordate cosa ci ha detto Pandora la prima volta che ci ha mostrato il Bocciolo? “La Fiamma del Sole Nero è comparsa in ogni epoca in cui stava per accadere un evento determinante per tutto e tutti. Ho fatto realizzare il Bocciolo proprio per difendere quest’epoca da una minaccia che sta per incombere su di noi.” Allora non era ancora impazzita e il Bocciolo della Rosa Nera non era un’arma per sbarazzarsi di quelli che rischiavano di scoprire il suo nuovo piano di sbarazzarsi di Daigo Senguuji, quindi doveva esserci un fondo di verità nelle sue parole.
E i due individui misteriosi di ieri sera avevano detto che la soluzione per trovare gli ex Emissari era molto vicina a noi. E se si riferissero ai poteri della Rosa e del Sole Nero combinati? - continuò la viola, ma sul volto del maggiore dei Kazetsuki era dipinta un’espressione poco convinta:
- Quindi credi che basterebbe creare un portale simile a quelli che utilizzava Pandora per attivare il Bocciolo, usandolo per raggiungere gli ex Emissari invece che per distruggere qualcosa? Non la vedo così facile, e poi i nostri poteri non funzionano bene in questo periodo. - provò a contraddirla Yamato, ma l’altra non era disposta ad arrendersi:
- Sarà che il periodo del Sole Nero appartiene al passato, ma sono delusa da te Yamato: non credevo che l’allenatore degli ex Emissari del Sole Nero rinunciasse così facilmente a perseguire un obiettivo. - lo provocò Violet.
- Non mi sto tirando indietro. Sto solo dicendo che potrebbe non essere un’impresa facile. - replicò lui.
- Se non ci provi non lo potrai mai sapere. Allora? -
A Momoka sfuggì una risata: certe volte la infastidivano scene come quella, ma dall’altra era felice perché lo considerava un segno che il periodo del Sole Nero non aveva cambiato suo fratello e la sua amica.
La “discussione” tra gli altri due ex Guardiani del Sole Nero si prolungò per altri minuti, ma alla fine la viola riuscì ad avere la meglio:
- E va bene. Diamoci una mossa. - si arrese il verde sospirando rassegnato.
- Beh, vi aiuterò anch’io. Non ero stata sottoposta a quell’esperimento come voi due, ma un aiuto in più non guasta mai. - aggiunse la minore dei Kazetsuki.
I tre allora si circondarono d’energia, rispettivamente viola glicine per Nikora, verde smeraldo per Yamato e rosa pesca per Momoka, poi ognuno di loro fece comparire una sfera luminosa dello stesso colore della propria aura tra le mani; da esse, partirono dei raggi che andarono a convergere in un punto sopra il tavolino del soggiorno, creando un ovale dai colori variegati. Dopo qualche minuto dall’inizio di quella procedura, l’ovale avrebbe dovuto diventare più grande, invece la sua dimensione continuava a variare in modo irregolare.
Passarono altri minuti, e quando i tre sembrarono ottenere l’effetto voluto, una luce blu notte invase la stanza; dopo pochi secondi, che agli ex Guardiani del Sole Nero sembrarono durare un’eternità, il bagliore si affievolì lentamente, rivelando la sparizione dell’ovale luminoso e dei raggi di luce:
- Che cos’è successo? Dov’è finito il portale? - domandò la minore dei Kazetsuki.
- Ho una domanda migliore. Che fine hanno fatto i documenti sull’Incubo dei Petali della Rosa? - chiese Violet dopo aver notato la sparizione delle scartoffie e del libro dal tavolino.
- Vi posso rispondere io: quello non si poteva nemmeno definire un portale e l’ho fatto scomparire prima che diventasse pericoloso a causa della sua instabilità. Per quel che riguarda i documenti… Beh, guardate davanti a voi. - disse loro una voce femminile.
Quando i tre adulti guardarono nella direzione indicatagli, videro una persona di altezza media, ma il suo aspetto era indefinibile a causa del suo abbigliamento: indossava una maglia bianca con maniche che diventavano larghe all’altezza dei gomiti, dei guanti senza dita blu, una sciarpa nera simile ad un mantello e un cappuccio blu che occultava il volto, una lunga gonna a portafoglio nera e delle scarpe da ballerina bianche. Teneva nella mano sinistra una falce costituita da un bastone bianco sulla cui cima si trovava una clessidra, contenente delle piccole sfere blu, alla quale era collegata la lama di un metallo molto scuro, mentre l’altro braccio era occupato a reggere un libro e dei fogli, probabilmente i documenti che gli ex Guardiani stavano consultando poco prima.
- Ho avuto fin troppe sorprese in questi giorni. - pensò l’uomo dai capelli verdi, per poi domandare alla nuova arrivata:
- Chi sei e perché ci hai interrotti? -
- Io sono Yoru, l’Oracolo della Notte Eterna.  Non vi dirò altro sul mio conto, ma sappiate che il vostro modo di agire è sbagliato: non è così che riporterete a casa gli ex Emissari, anche se è meglio che rimangano nel futuro per il momento. - li ammonì lei.
A quel punto, Yamato si alzò in piedi e si avvicinò a Yoru:
- Beh, per aiutarli possiamo contare solo sulle nostre forze, e non li riporteremo a casa restando fermi. Adesso restituiscici quei documenti. - le ordinò il verde, ma l’altra gli puntò la falce alla gola in un chiaro invito a non avvicinarsi:
- Non costringermi ad usare le maniere forti. Sono venuta qui proprio per prenderli, ma non preoccuparti: me ne sbarazzerò personalmente, anche perché non vi serviranno a molto. - dopo quella frase, le palline presenti nella clessidra s’illuminarono, generando dei fasci luminosi blu che abbagliarono gli ex Guardiani del Sole Nero.
Quando la stanza fu libera dalla luce, Yoru era già sparita e sul tavolino si trovava un mucchietto di cenere, una pianta di amaranto che sfoggiava graziosi fiori viola, tre anelli d’argento che emanavano un’aura color notte e un foglio di carta che il maggiore dei Kazetsuki non esitò a prendere:
“Come promesso, mi sono liberata di quei documenti. Ho deciso di darvi qualche piccolo aiuto: gli anelli che vi ho lasciato vi permetteranno di raggiungere qualsiasi luogo o epoca in cui si trova anche solo una piccola parte dei poteri del Sole Nero, ma non sarà prudente per voi usarli fino a quando l’energia blu non sarà scomparsa. Inoltre, se volete ricongiungervi con gli ex Emissari, dovrete risvegliare gli spiriti che vi hanno permesso di preservare l’equilibrio tra la parte buona e quella malvagia del Sole Nero.  
Oh, un’ultima cosa, non provate a cercarmi perché non ci riuscirete, ma un’informazione ve la posso dare: troverete tutte le risposte nel cuore dei messaggeri dell’eternità. È lì che ci rivedremo, insieme agli ex Emissari.”
Il verde si lasciò sfuggire ad un sospiro rassegnato: credevano di aver trovato qualcosa di utile, invece erano molto lontani dal loro obiettivo. Cos’altro sarebbe dovuto accadere?


Angolo di Emy
Scusate se non aggiorno da un po’, ma non ho più molto tempo…
Comunque, vi avviso che i tre ex Guardiani del Sole Nero usciranno di scena, e poiché ci sono stati molti misteri in questi capitoli, ho deciso di darvi una piccola soddisfazione con l’apparizione di una delle persone misteriose del primo giorno libero degli ex Emissari cioè Yoru. La rivedremo anche nel prossimo capitolo.
Oh, se qualcuno se lo stesse chiedendo, l’Oracolo e la cerva non si conoscono.
Grazie a chi recensisce e segue.
Baci
Emy

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Capitolo 14
*** Troppi segreti da nascondere: Yoru e il coniglio di peluche ***


Di sera… 200 anni nel futuro… In una casa disabitata nella periferia di Tokyo…

Dopo la visita agli ex Guardiani del Sole Nero, Yoru era andata a controllare la situazione di Feida ed El Dorado, poi era tornata allo Spiraglio di Luce delle Ali Nere per controllare Phoenix e dare un’occhiata agli allenamenti degli ex Emissari. Per farla breve, anche per lei era arrivato il momento di riposarsi dopo una lunga giornata, così si era diretta nell’abitazione, stranamente simile a quelle della sua epoca d’origine, dove risiedeva da quando aveva saputo della lotta tra due delle tre organizzazioni che doveva sorvegliare da diverso tempo: aveva due piani, le pareti chiare, il tetto grigio scuro e un terrazzo al secondo piano, ormai quasi completamente ricoperto dall’edera. La casa era circondata da un’inferriata con un cancello di metallo dotato di una serratura elettronica, ma poiché questa era fuori uso da un bel pezzo, alla ragazza bastò forzare il cancello per entrare e così fece anche con la porta d’ingresso dell’abitazione. Si ritrovò così nella sala da pranzo, e per un attimo la sua mente ritornò al giorno del suo arrivo in quella casa: alcuni muri e il giardino erano distrutti, e gli strati di polvere e le ragnatele avevano invaso ogni stanza. Dal momento che avrebbe dovuto rimanere lì per un po’, Yoru aveva dato una ripulita qua e là e aveva usato i suoi poteri per rimettere a posto le pareti, il giardino e alcuni elementi del mobilio, ma aveva aggiunto un tocco personale per evitare che qualcuno si accorgesse dell’improvviso cambiamento d’aspetto della casa: uno scudo d’energia attorno all’abitazione che solo lei poteva superare, e chi si trovava all’esterno della barriera vedeva solo l’edificio ancora distrutto.
- Tutti questi viaggi nel tempo sono davvero stancanti. Spero che solo di non dover continuare così ogni giorno. - si disse lei, per poi salire al piano superiore in quella che al suo arrivo in quella casa le era sembrata una stanza per gli ospiti: le pareti erano bianche, il soffitto blu, erano presenti anche una scrivania, un armadio in legno di ebano e un letto dalle coperte blu notte. C’era una finestra dalla quale entrava la luce rossastra del Sole che stava per tramontare, la quale donava alle pareti tonalità calde, ma quei giochi di colori stridevano fin troppo col resto dell’arredamento della stanza. Anche se poteva sembrare una cosa sciocca, Yoru detestava quel momento della giornata e quei contrasti che riusciva a creare nel cielo… Tutto a causa di un avvenimento verificatosi nella sua epoca d’origine.
- Il Sole che tramonta rispecchia quello che è successo a me: come il Sole, ho raggiunto il massimo livello immaginabile, ma sono giunta al tramonto non per mia scelta, ma perché ho compiuto un passo falso. - pensò la ragazza, mentre posava la falce accanto al letto; poi schioccò le dita e si circondò di un fascio di luce blu, in modo da far apparire degli altri vestiti al posto di quelli che indossava poco prima: un abito bianco senza spalline lungo fino alle ginocchia, sul quale era raffigurata una pianta di amaranto dai fiori viola, una giacca blu a maniche corte aperta sul davanti, delle calze viola e degli stivali a sandalo neri fasciavano ora l’esile figura di Yoru; a completare il tutto vi erano degli orecchini pendenti, entrambi della forma di lancette d’orologio dei minuti nere, una spilla a forma di lancetta d’orologio delle ore bianca con una perla sferica nera, un ciondolo con un piccolo medaglione che ricordava la clessidra collegata alla falce della ragazza e un paio di perle blu a goccia.  
- E ormai sono diventata come il Sole quando è notte: sono comunque presente, ma nessuno può vedermi. - completò a voce alta, per poi dirigersi verso la scrivania e prese uno specchio rimasto nel cassetto del mobile; per pochi attimi, le sembrò di rivedere sé stessa prima di giungere in quell’epoca: una ragazza dalla pelle insanamente pallida, i capelli lunghi e ondulati color viola scuro e gli occhi blu notte… Beh, forse quello era l’unico dettaglio rimasto invariato nei due anni -o forse erano tre- in cui era rimasta bloccata in quell’epoca. Ora, i suoi capelli erano corti fino alle spalle pur essendo rimasti leggermente mossi, e la sua pelle non aveva più lo stesso colorito non dissimile da quello cadaverico.
Se qualcuno la avesse vista, avrebbe sicuramente pensato che ci fosse un’ombra di dispiacere sul viso dell’Oracolo, ma non avrebbe avuto completamente ragione: nonostante quello che le era successo anni prima, non riusciva a pentirsi della sua scelta. Ciò che non le piaceva era quello che era successo dopo il suo arrivo in quel tempo e nella città che rischiava di diventare una landa desolata:
- Uff… E pensare che posso tornare nella mia epoca d’origine quando voglio, ma quel maledetto potere mi ha posto una restrizione: non potrò tornare nel mio tempo e rimanerci finché gli Undici Supremi non torneranno per portare fine a questa guerra. Posso solo sperare che gli ex Emissari mi abbiano sentita durante la partita contro la Squadra B: solo loro possono fare in modo che i Supremi si riuniscano. - si disse, lasciandosi cadere sul letto vicino alla falce, e immediatamente il suo sguardo cadde sull’arma:
- Yoru, l’Oracolo della Notte Eterna… La calma e razionale persona che ero prima di questa storia non si sarebbe mai inventata un’assurdità del genere. -
- Sono cambiate molte cose da quando questa tragedia è cominciata. Questi cambiamenti hanno coinvolto anche te e non mi riferisco solo al tuo aspetto. - le disse dopo un po’ una voce gentile femminile. La viola si alzò di scatto dal letto e afferrò la falce, pronta a difendersi, ma non fu necessario poiché sulla soglia della camera comparve lo spettro che Yoru aveva incontrato da quando era arrivata in quella casa: nonostante si trattasse di una figura quasi diafana, si capiva che si trattava di una donna dai capelli castani leggermente mossi, gli occhi color cielo sereno e la carnagione normale. La ragazza sospirò, in parte sollevata che non si trattasse di un nemico, ma anche scocciata perché molto probabilmente non avrebbe riposato nemmeno quella sera.
- Scusami per averti spaventata. - le disse cordiale la trentenne, ma la quattordicenne si limitò a squadrarla e a sedersi nuovamente sul letto, mentre la donna si diresse fluttuando verso la viola.
- Se è qui per chiedermi se ho tenuto d’occhio la Feida, l’El Dorado e le Ali Nere, mi permetta di rispondere: le prime due stanno ancora combattendo e non si sono accorte delle Ali Nere. Gli ex Emissari devono ancora lavorare su diversi aspetti, ma hanno grandi potenzialità e credo che saranno in grado di affrontare i membri delle altre due organizzazioni a breve. -
La donna sorrise.
- Hai molta fiducia in loro, ma del resto una volta eri una di… -
- Non pronunci più quella frase, anzi, non la pensi nemmeno! Non voglio più che qualcuno nomini quel periodo! - sbottò Yoru, per poi dirigersi verso la finestra per evitare di guardare la sua interlocutrice.
Anche stavolta lo spettro si diresse verso la ragazza:
- Perdonami. Non era mia intenzione ferirti. - si scusò la donna, e la viola si voltò verso di lei, giusto il tempo di vedere la figura diafana dell’altra accennare un inchino in segno di scuse.
Yoru la squadrò nuovamente, notando che sembrava essere diventata più trasparente dal giorno in cui erano arrivati gli ex Emissari, poi si diresse verso il letto e recuperò la falce:
- Prima del mio arrivo in questo periodo storico, eri una semplice illusione nata dalla tristezza di una persona; grazie ad uno dei poteri che ho acquisito quando sono finita qui, sono riuscita a farti diventare uno spettro per farti rimanere qui, ma ti devo ricordare un particolare… - e indicò con lo sguardo la clessidra sulla falce:
- Le perle contenute in quest’oggetto indicano il tempo che ti rimane prima di sparire nuovamente. Più gemme finiranno nella parte inferiore della clessidra, meno tempo ti rimarrà per restare qui e vedere un’ultima volta chi noi sappiamo.
Ora mi serve una risposta da te: hai ancora intenzione di andare avanti? Dopotutto, se qualcosa va storto e perdiamo ancora tempo, tu sparirai e non potrò farti tornare una seconda volta perché subirò dure ripercussioni a causa dei nuovi poteri di cui dispongo. -
La donna fantasma non rispose subito e le due continuarono ad osservarsi per un tempo indefinibile, uno sguardo color notte in apparenza freddo, ma desideroso di ottenere risposte, e uno azzurro normalmente sereno e gentile, ma in quel momento era indecifrabile.
- Ufff… Sembra che tu non mi voglia rispondere. - fu Yoru a rompere il silenzio, avendo capito che non avrebbe ottenuto quella risposta tanto presto. Si diresse verso la finestra, accorgendosi che il cielo si stava tingendo di macchie scure, segno che la notte si stava avvicinando.
- Ora che ci penso… - ricominciò la donna fantasma, e la viola sperò che volesse darle quella risposta:
- Nell’antichità gli Oracoli erano fonti di saggi consigli, profezie o addirittura volontà degli Dei. Anche se in un modo diverso, io ti considero uno di essi: hai aiutato molte persone, me compresa, da quando sei finita qui, anche se hai cercato di farti notare il meno possibile. L’unica cosa che non capisco è lo pseudonimo che hai scelto… “Yoru” significa “notte” se non sbaglio, ma non mi sembri qualcuno che si può paragonare a quel momento della giornata, almeno se si conta come ti sei sempre comportata fino ad… - non fece in tempo a terminare la frase che notò uno sguardo triste e deluso nel volto della ragazza riflesso nel vetro della finestra. Lo spettro allora scomparve, mentre la ragazza tornò a guardare il paesaggio fuori dalla finestra:
- Avevo ragione: non credo che mi darai quella risposta tanto presto.
È bene che tu sappia che non ho fatto mai niente a caso da quando mi trovo in quest’epoca e così vale per la scelta dei nomi con cui mi sono presentata alle poche persone che mi hanno notata.
Yoru, l’Oracolo della Notte Eterna… Hai già capito il motivo per cui ho scelto la definizione di “oracolo”; l’eternità è un riferimento al mio nuovo potere di viaggiare nel tempo e al mio keshin, il signore incontrastato dello scorrere del tempo. Per quel che riguarda la “notte”… Come la notte, per alcuni posso rappresentare un momento per riflettere su ciò che si ha fatto durante il giorno, mentre per altri posso costituire solo un brutto periodo da superare il prima possibile. O almeno, questa è la definizione che mi attribuiva lei. - disse l’Oracolo, non curandosi del fatto che quello spettro potesse sentirla o meno. Dopo un po’, si distese sul letto per cercare di riposarsi, ma conscia del fatto che tutti avevano ancora molta strada da fare prima che la guerra potesse finire.


Alcune ore più tardi… Allo Spiraglio di Luce delle Ali Nere… Nella stanza di Isako…

Ormai il blu della notte aveva preso il suo posto nel cielo e, cosa strana in quel periodo, non si udiva alcun urlo di dolore o boati, forse Feida ed El Dorado avevano deciso di prendersi una pausa dai lunghi scontri che vedevano i loro membri nemici ogni giorno.
Anche alla base delle Ali Nere era tutto a posto, dal momento che tutti erano sprofondati nel mondo dei sogni, o almeno sarebbe stato così ancora per poco: Sho e i due androidi erano rimasti per buona parte del pomeriggio a prendersi cura di Okada, e anche adesso si trovavano lì: Shibuya si era addormentato su una sedia vicino al letto dell’amica, Shadow appollaiato sulla spalla del padrone e Nakagawa sul letto della partner stavano facendo riposare i loro sensori; solo la rossa sembrava essere l’unica che non riusciva a stare tranquilla: non si era ancora svegliata da quando era tornata in quell’epoca e anche in quel momento continuava a lamentarsi nel sonno. Ad un certo punto, un gemito più forte degli altri fece svegliare il castano e fece passare i due androidi dalla modalità riposo a quella operativa.
- P… Perché… Perché ci… Ci… Vuoi cacciare… - la voce di Isako era poco più di un sussurro, ma gli altri riuscirono a sentirla ugualmente.
- E io che avevo appena cominciato a far riposare i miei sensori visivi. - si lamentò l’aquila nera, alzandosi in volo e illuminando la stanza di una luce rossa emessa dagli occhi.
- Sta in silenzio pennuto. Sta dicendo qualcos’altro. - lo zittì il coniglio verde, mentre cercava l’interruttore per la luce facendosi strada con un bagliore arancione proveniente dai suoi occhi.
- No… No, aspetta… Aspetta… Non… Non te ne andare… No! - la rossa aprì, o meglio sgranò, gli occhi nello stesso momento in cui Nakagawa accese la luce e Sho vide una certa paura sul volto dell’amica, probabilmente dovuta all’incubo che stava vivendo poco prima, ma anche un po’ di confusione, forse perché si aspettava di trovarsi ancora nel luogo in cui aveva perso i sensi.
- D- Dove m- mi trovo? - balbettò la ragazza, cercando di mettersi seduta, ma un dolore alla testa la fece sdraiare nuovamente.
- Nella tua camera allo Spiraglio di Luce delle Ali Nere. - le rispose semplicemente Shibuya, mentre osservava una certa delusione prendere il posto della confusione sul volto di Okada.
- Ufff… E adesso che ne sarà delle ricerche? - si chiese lei in un fil di voce, facendo sospirare rassegnato Sho, il quale si chiedeva come facesse l’amica a pensare ancora al loro progetto segreto viste le sue condizioni.
- Beh, credo che per un po’ dovrai lasciarle perdere. - a quelle parole, l’altra sgranò gli occhi e si mise seduta di scatto:
- Cosa? Non posso! -
- Hai ancora qualche linea di febbre e rimarrai qui fino a quando non starai meglio. Non penso che “tu sai chi” ci sfuggirà se entrambi ci prendiamo una pausa, non ti pare? -
Dopo alcuni istanti, la  ragazza annuì, anche se appariva ancora leggermente contrariata e si sdraiò nuovamente:
- Molto bene. Vuoi qualcosa da mangiare? - le chiese il ragazzo alzandosi dalla sedia.
Isako scosse la testa: non aveva fame, ed era abbastanza sicura che il mal di testa non la avrebbe lasciata dormire un attimo di più.
- Piuttosto, è successo qualcosa di particolare mentre dormivo? A proposito, quanto tempo ho dormito? - gli domandò lei, pensando che forse sarebbe stato meglio mettere da parte per un momento l’argomento del loro progetto segreto.
Sho annuì, informandola sull’andamento degli allenamenti degli ex Emissari e che, a detta di Yuki che la aveva riportata in quel periodo storico, dormiva dal giorno precedente.
- Comunque, adesso è meglio che torni in camera mia e ti lasci riposare. - disse ad un certo punto il ragazzo, per poi rivolgersi all’androide di Okada:
- E tu assicurati che non si muova. -
Il coniglio verde annuì, mentre Shibuya e la sua aquila lasciavano la stanza; solo allora la rossa si alzò, e nonostante la stanchezza dovuta alla febbre e ai rimproveri del suo partner androide, si diresse verso la scrivania e prese un peluche bianco a forma di coniglio dalla folta chioma verde e gli occhi rossi:
- Non importa quanto dovrò faticare. Prima o poi io e Sho riusciremo a ritrovarti… Fey. - pensò lei con un sorriso, e quasi senza accorgersene, tornò a dormire senza smettere di sorridere e stringere il morbido peluche.


Angolo di Emy
Ho deciso di darvi qualche altra piccola soddisfazione: la prima riguardante Yoru (Forse lo avrete già capito, ma quello non è il suo vero nome; inoltre, considerando l’aspetto dell’Oracolo, non vi ricorda qualcosa riguardo il prequel di questa long?), la seconda riguardante la persona che cercando Sho e Isako: il nostro Fey Rune, cioè la stessa persona a cui apparteneva il peluche bianco di Okada.
Grazie a chi recensisce e segue.
Baci
Emy

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Capitolo 15
*** La prima missione (Parte 1) ***


Erano passate poco più di tre settimane, e se su alcuni fronti c’erano state delle novità, su altri non era cambiato niente: El Dorado e Feida continuavano a combattersi, ma data l’intensità delle battaglie era probabile che non si fossero accorti della presenza delle spie delle Ali Nere -i membri della Squadra B, ad eccezione di Hana, Tsu, Yami e Chikyu che si occupavano di altri tipi di ricerche- che li osservavano nelle rispettive sedi e qualche volta durante gli scontri.
Anche gli ex Guardiani del Sole Nero erano stati molto impegnati in quel periodo: erano tornati nella zona dove prima era presente la Villa del Sole Nero, e dove era ancora presente la barriera che aveva nascosto l’edificio tempo prima, per allenarsi indisturbati e risvegliare i loro keshin.
Nel frattempo, Isako si era completamente ripresa e, insieme a Sho, aveva ricominciato a portare avanti il loro progetto segreto e le ricerche sull’operato di El Dorado e Feida, ma anche gli ex Emissari aveva avuto il loro bel da fare: avevano continuato ad allenarsi nelle cupole e, almeno secondo il parere del leader delle Ali Nere, erano pronti per un confronto con la Protocol Omega.


Al primo piano della base delle Ali Nere… Nell’ufficio di Marcus Phoenix…

Per gli ex Emissari la convocazione presso l’ufficio del leader di quell’organizzazione era stata l’unica novità in quelle settimane, constatare che era presente anche Yuki, che non aveva mai partecipato a quegli incontri, era stata un’altra sorpresa, ma presto avrebbero scoperto che quei particolari erano insignificanti rispetto alla notizia che stavano per ricevere.
- Immagino che vi stiate chiedendo perché vi abbia convocato dopo tutto questo tempo… - cominciò Phoenix per rompere il silenzio creatosi:
- Beh, oggi assegnerò ad alcuni di voi la prima missione per sconfiggere la Protocol Omega. Da quel che mi hanno riferito, si sono recati in un periodo storico non molto distante dal vostro per modificare l’incontro col calcio di un giocatore con cui qualcuno di voi avrà sicuramente avuto a che fare: si tratta di Tsurugi Kyousuke, l’ace striker della Raimon. -
Sentire quel nome causò, come ormai sembrava solito accadere, delle reazioni diverse da parte degli ex Emissari: alcuni -le ex Emissarie mandate alla Raimon- sgranarono gli occhi e assunsero delle espressione sia sorprese sia preoccupate, altri si limitarono ad abbassare lo sguardo, altri ancora si dimostrarono indifferenti alla notizia.
- Prima di annunciarvi i nomi di coloro che partiranno, avrei qualcosa da mostrarvi. - il trentenne spostò lo sguardo dai Messaggeri delle Ali Nere al capitano della Squadra B, la quale si limitò ad annuire e si avvicinò al pannello accanto al televisore con schermo al plasma, prese un cavo che si trovava subito vicino ad esso, e lo collegò al tablet che aveva tra le mani; subito sul televisore comparve l’immagine di alcuni giocatori in divisa gialla e blu schierati di fronte ad altri che indossavano delle divise nere e grigie.
- Ma quella è… - esalò Kaori, riconoscendo l’uniforme gialla e blu.
- Esattamente. È l’uniforme della Raimon, ma per spiegarvi cosa c’entrano con questa storia, è meglio ripartire dall’inizio. - tutti gli ex Emissari si voltarono nuovamente verso Phoenix in segno di attenzione:
- Come vi avevo già spiegato, Sho e Isako erano riusciti a rimettere a posto molte modifiche apportate da El Dorado, ma alcuni eventi ormai erano stati alterati e non sarebbe stato possibile rimetterli a posto senza creare altri disordini nel continuo spazio temporale. Poco prima che finiste in quest’epoca, si è quindi creata un’altra linea temporale nella quale la vostra esistenza è stata… - si prese un attimo di pausa, probabilmente per scegliere le parole più adatte:
- “messa nell’ombra” dalla Protocol Omega per evitare un’interferenza da parte vostra nel loro operato. Ora vi spiegherò cos’è successo secondo la nuova linea temporale: vi avevo già detto che l’El Dorado ha spinto Pandora ha cancellarvi dalla memoria dei vostri amici, e anche se Yamato Kazetsuki e Nikora Violet sono riusciti a salvarvi ugualmente, non avete partecipato alla Holy Road. Inoltre, la Signora del Sole Nero vi ha fatti scomparire tutti prima che Kaori Kira riuscisse a curare Shindou Takuto; di conseguenza, lui è finito in ospedale, e non potendo giocare la finale, il suo ruolo di capitano è passato a Matsukaze Tenma. - il biondo notò chiari segni di preoccupazione nel viso di Kaori. In effetti, osservando la linea originale degli eventi, si era accorto che quella ragazza sembrava abbastanza vicina a Shindou, ma l’uomo sapeva che la ragazza non aveva motivo di stare in pensiero:
- Anche se il numero nove della Raimon si è ripreso completamente dopo poco più di un mese… - un certo sollievo comparve sul viso di Kira, anche se l’angoscia sembrava non volersene andare.
- Il ruolo di capitano è rimasto a Matsukaze e lui ha guidato la Raimon alla vittoria contro la Dragonlink.
Come ben saprete, i membri della Raimon erano stati convocati per partecipare la progetto d’insegnare il gioco del calcio in alcune scuole del Giappone, ma il problema “Protocol Omega” si è recentemente ripresentato: l’El Dorado ha cercato di modificare l’incontro col calcio di Matsukaze Tenma, e in seguito quello di Endou Mamoru per evitare che rianimasse la passione per il calcio della Raimon… -  
- Per “recentemente”, immagino che si riferisca a pochi giorni fa. - lo interruppe Aster.
Il leader delle Ali Nere annuì e vide l’albino stringere i pugni; inoltre, notò che gli stava rivolgendo uno sguardo che, se prima freddo e tagliente come il ghiaccio che Kori e Yuki usavano nelle loro hissatsu, ora sembrava stare per cedere il posto ad una fiamma ardente di rabbia, seppure piuttosto tenue rispetto ai colpi di cui sapeva capace Kaen ogni volta che s’infervorava durante uno scontro.
- E perché non ci ha fatti intervenire? - disse Alan, più che altro per evitare un possibile sbotto di rabbia da parte di Aster, dovuto al fatto che a tutti loro era stato nascosto un problema che li riguardava particolarmente:
- Non eravate ancora pronti. - si limitò a dire lui dopo un po’ il biondo.
- Che differenza avrebbe fatto farci partire prima pochi giorni fa? -
Dopo quell’ultima domanda di Lory calò il silenzio; dopo alcuni minuti, che sembrarono molto lunghi per i presenti, il capitano della Squadra B decise di rompere il silenzio:
- è un po’ strana la domanda che hai fatto Lorella Gold. Dovreste esservene già accorti quando Pandora vi aveva imprigionati nel corso originale degli eventi: pochi giorni, ore, minuti o addirittura pochi secondi possono fare una grande differenza. In quell’occasione, i vostri amici sono riusciti a salvarvi dall’Incubo di Pandora, ma adesso sono loro ad aver bisogno del vostro aiuto. -
- Esattamente. - prese parola Phoenix:
- Vi chiedo comunque di perdonarmi per non avervene fatto parola prima, ma non ho potuto fare diversamente. So che avreste preferito intervenire, ma il tempo non è dalla nostra parte e dobbiamo sfruttare al meglio ogni momento che abbiamo a disposizione.
In ogni caso, torniamo al discorso di prima: la Protocol Omega è stata mandata nel vostro tempo, o comunque in epoche piuttosto vicine ad essa. Yuki vi ha mostrato quell’immagine perché anche i membri della Raimon sono stati in qualche modo avvertiti della situazione e hanno deciso di affrontare El Dorado, impedendo che il calcio venisse cancellato dalle loro menti e, in seguito, hanno permesso ad Endou Mamoru di poter dare inizio al suo progetto di riportare alla luce il club di calcio della sua scuola. - - Ehm… - un’altra interruzione, stavolta da parte di Rinako Suzuki:
- Come mai ha detto che solo alcuni di noi partiranno? -
- Per un motivo molto semplice… - s’intromise Okada:
- Non avevamo calcolato la presenza di quei ragazzi, ma poiché anche loro vogliono sconfiggere El Dorado, ci siamo detti: perché non stringere un’alleanza con loro? -
Sui volti di alcuni ex Emissari si disegnò un sorriso, ma solo perché non sapevano che stavano per ricevere una delusione.
- Tuttavia, dovrete mantenere segreta la vostra identità. - li ammonì Shibuya.
- Se dobbiamo allearci con loro, perché non possiamo fargli sapere chi siamo? Non lo trovo giusto! - ribatté subito Haily.
Solo lei aveva parlato, ma probabilmente anche gli altri ex Emissari erano contrari a quella decisione.
- Perché potrebbe causare un altro problema al continuo spazio temporale. - replicò il leader delle Ali Nere:
- Riflettete: secondo il nuovo corso degli eventi, loro non si ricordano di voi. Anch’io voglio che le cose tornino alla normalità, e con tutta probabilità, l’El Dorado eliminerà le modifiche che ha fatto applicare alla linea temporale se sconfiggeremo la Protocol Omega; tuttavia, perché questo accada è necessario evitare di compiere mosse avventate. - - Mmm… Anche se non sminuisce il fatto che ha permesso che i nostri amici venissero coinvolti in tutto questo, il suo ragionamento non è del tutto sbagliato. - rifletté Rika.
L’uomo si lasciò andare ad un sospiro, e sperando che nessun altro lo interrompesse nuovamente, ricominciò a parlare:
- Forse sarete stanchi di sentirvelo ripetere, ma ve lo voglio chiedere nuovamente: avete intenzione di andare avanti e affrontare l’El Dorado, oppure lascerete che tutto ciò che voi e i vostri amici avete costruito con impegno e fatica vada perduto per sempre? -
Il silenzio invase nuovamente la stanza per un tempo indefinibile, poi si udirono alcuni mormorii tra gli ex Emissari, fino a quando Kuromi non prese parola:
- Può lasciarci un attimo di tempo per pensarci? -
Marcus acconsentì e i Messaggeri delle Ali Nere uscirono dalla stanza, lasciandolo in compagnia di Sho e Isako, entrambi con espressioni sorprese dipinte sul volto, e di un capitano della Squadra B che li osservava sorridendo divertita:
- Cosa avete? Non vi aspettavate quelle parole? - fece presente loro la blu.
La rossa sbuffò, mentre il castano la ignorò e si rivolse al trentenne:
- Ci dica la verità, in fondo noi siamo stati i primi a cui si è rivolto per questa storia delle Ali Nere. Ha detto quelle parole perché ci tiene che le cose tornino come dovrebbero essere o voleva semplicemente trovare un modo per convincere gli ex Emissari ad aiutarci? -
Il biondo non rispose subito. Si alzò e si diresse verso una delle finestre della stanza, dalla quale si poteva vedere il mare azzurro e il cielo limpido e privo di nuvole.
- Ti devo far presente che non ho costretto né voi né i membri della Squadra B a seguirmi. È vero che non avevate molta scelta, poiché non vi restava un posto dove andare dopo quello che è successo poco più di un anno fa, ma vi ho sempre lasciato libera scelta e, se siete ancora qui, è solo per vostro volere.
Per quel che riguarda gli ex Emissari, è vero che rischiano molto, ma sono certo di una cosa: dopo la morte di Nori, Pandora li voleva trasformare in soldatini nelle sue mani per eliminare El Dorado, torturandoli in caso di fallimento o disobbedienza, e ricattandoli, minacciando di fare del male ai loro amici e alle loro famiglie. Tuttavia, il legame con le persone a cui tengono, e forse una mera speranza che la Signora del Sole Nero capisse i suoi errori, ha permesso loro di resistere all’influenza di Pandora. Nonostante la diffidenza che sembrano mostrare nei confronti di molte persone dalla scomparsa di quella donna, e il distacco che hanno utilizzare nei confronti delle loro famiglie per evitare che corressero troppi rischi, l’esperienza nella Confraternita non li ha cambiati per sempre. -
- E noi faremo in modo che superino completamente quell’esperienza, giusto? - gli domandò Okada.
- Non credo che i segni lasciati dal Sole Nero spariranno completamente, ma non potranno continuare così per sempre. Non sarà semplice, ma qualcosa riusciremo a fare. - affermò lui.
Nello stesso momento, Gold rientrò nell’ufficio:
- Ci abbiamo pensato un po’, e la nostra scelta non è cambiata. Ora però può dirci chi ha intenzione di mandare in missione? -
- Certamente. Informa Kaori Kira, Rika Ryuu, Haily Shan, Kuromi Tsukikage e Hiroae Kamekage di attendere fuori dall’ufficio: tra poco manderò Isako e Nakagawa per accompagnarle a destinazione.
In quanto a te e gli altri, dirigetevi al campo d’allenamento; tra non molto io e Sho vi raggiungeremo lì. -
Il capitano dei Messaggeri delle Ali Nere annuì, e uscì dalla sala seguita subito dopo dalla rossa e dal castano coi rispettivi androidi.
Anche Yuki stava per andarsene, ma si fermò di scatto.
- C’è qualcosa che ti turba? - gli chiese il leader delle Ali Nere, il quale si stupì della sua stessa domanda: era molto strano che quella ragazza si preoccupasse per qualcosa o qualcuno, specie dopo quello che le era accaduto poco più di un anno prima.
- Anche se non sono più la stessa che ero prima di arrivare in quest’epoca, sono certa di una cosa: questa battaglia sarà molto difficile per tutti, e lei sa bene a cosa mi riferisco. - rispose lei, per poi inchinarsi leggermente e andarsene.
Marcus sospirò rassegnato. Era tornata la solita ragazza fredda quanto la neve di cui il suo nome portava il significato, e anche se aveva capito cosa intendeva, non se la sentiva di ammetterlo nemmeno a sé stesso.
Yoru, che aveva osservato e ascoltato tutto restando nascosta come sempre, sorrise tristemente:
- Marcus Phoenix… Ogni volta che la ascolto, mi pare sempre più evidente che lei è una delle persone che ha bisogno d’imparare una lezione importante in quest’organizzazione. Lei, Sho e Isako avete perso qualcuno che vi stava molto a cuore, e anche se nessuno di voi lo sa, quel qualcuno è ancora legato a voi, ma solo per merito di due fattori: i poteri del Sole Nero con cui siete entrati in contatto tempo fa, e il fatto che non volete che quelle che ormai sono diventate delle ombre vi abbandonino per sempre.
Beh, ora è tutto nelle sue mani e in quelle degli ex Emissari; prima o poi anch’io scenderò in campo, ma per adesso è meglio che resti ad osservarvi. - stava per andarsene, quando chissà cosa fece voltare Phoenix nella direzione dove si trovava l’Oracolo, ma lei sparì appena in tempo.
- Mmm… Cos’è stato? Ufff… Forse è solo stanchezza, ma non mi posso riposare ora. - pensò lui, per poi dirigersi al campo d’allenamento.


Quello stesso pomeriggio… 6 anni prima rispetto all’epoca degli ex Emissari… Nello stadio della Raimon…

In un fascio di luce rossa generato dall’opzione dei viaggi nel tempo dei loro orologi, i membri delle Ali Nere scelti per la missione arrivarono a destinazione, augurandosi di essere arrivati in tempo per la partita:
- Così questo è lo stadio della Raimon sei anni prima del nostro tempo… Siamo sicuri di essere finiti nel periodo giusto? A me sembra uguale a quello della nostra epoca. - constatò Hiroae guardandosi intorno.
- è arrivata Capitan Ovvio. - commentò Ryuu con una punta di acidità nella voce, causando uno sbuffo contrariato da parte della compagna.
- Hiroae… - intervenne Kaori:
- Anche se non condivido i modi di Rika, su una cosa ha ragione: è vero che niente rimane uguale per troppo tempo, ma non credo che sei anni siano bastati a cambiare questo posto. Sarebbe stato diverso se fossimo andati qualche anno più indietro. -
- Oppure abbiamo semplicemente commesso uno sbaglio nell’impostare questi stupidi orologi. - replicò Kuromi, mentre cercava di rialzarsi perché si era ritrovata sdraiata su alcune sedie delle tribune.
- Non è colpa nostra se siete delle incapaci. Nei due giorni liberi avreste dovuto esercitarvi nell’utilizzo degli orologi, invece né voi né i vostri amici avete mosso un dito! - le rimproverò Nakagawa, cercando di divincolarsi dall’abbraccio della padrona.
- Scusaci tanto. - disse Ryuu con un finto tono dispiaciuto, per poi aggiungere:
- Non sappiamo qual è la tua idea di “giorno libero”, ma noi preferivamo rilassarci dopo tutte le cose strane che ci erano successe nel giro di pochi giorni, e comunque noi non siamo ai tuoi ordini quindi vedi di moderare il tono, stupido coniglio dalle orecchie sproporzionate! -
A quel punto, l’androide fece per liberarsi dalla presa di Okada, ma quest’ultima lo trattenne per evitare che facesse una stupidaggine.
- Scusate… - s’intromise Haily quasi timidamente:
- Guardate nel campo da calcio. -
Gli altri membri delle Ali Nere si voltarono nella direzione indicata e videro la Raimon contro la Protocol Omega che avevano già cominciato a giocare.
- Credo che siamo arrivati tardi. - constatò Kaori.
- Non è ancora detto, ma dobbiamo sbrigarci. - ribatté Hiroae, ma quando stava per cominciare a dirigersi verso il luogo dello scontro, la rossa la prese per un polso fermandola:
- Aspetta. Ricordi quello che ci ha detto il capo? Non possiamo permetterci di compiere mosse avventate, e poi ci sono ancora delle cose che non sapete riguardo a come gioca questa squadra. -
- Di che parli? - le chiese Ryuu.
- Beh… Diciamo che sono state fatte diverse scoperte che hanno permesso di sfruttare al meglio alcune potenzialità che i giocatori manifestano durante le partite, ma perché possiate capire cosa intendo, è meglio stare a guardare. - le rispose sedendosi su uno dei posti:
- Oh Rika, Sho mi ha detto che l’hai visto usare la modalità verde per il camuffamento durante i giorni liberi che il capo ci aveva dato tempo fa. -
L’interlocutrice annuì.
- Beh, è meglio che la attiviate anche voi quando scenderete in campo. Mi spiace per i vostri amici, ma non possiamo rischiare che la Protocol Omega ci scopra. - non sembrava molto convinta di quello che diceva, ma nessuna delle ex Emissarie ci badò.
Solo Nakagawa conosceva il vero motivo di quel tono di voce, e si trattava di un ragazzo dagli occhi color verde acqua e i capelli a forma di orecchie di coniglio dello stesso colore che, forse per una casualità, Isako aveva visto quando erano arrivati.
- Vorresti andare da lui, ma continui a pensare alle parole del capo, non è vero? - sussurrò il coniglio androide, sedendosi accanto alla padrona.
Lei annuì, anche se sembrava non aver ascoltato la seconda parte della frase dati i suoi occhi colmi di felicità che continuavano ad osservare il ragazzo dai capelli color prato.
- Fey… Finalmente… -


Angolo di Emy
Avrei voluto mettere qui la partita, ma sarebbe uscito troppo lungo.
Non credo di avere altro da dire, a parte una cosa: se gli ex Emissari non parteciperanno ad una partita, non credo che starò a descriverla nei minimi dettagli.
Grazie a chi recensisce e segue.
Baci
Emy

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Capitolo 16
*** La prima missione (Parte 2) ***


Il primo tempo era quasi finito, ma nessuna delle due squadre era riuscita a prevalere: il ragazzo dai capelli viola e gli occhi inespressivi che le Messaggere delle Ali Nere sapevano essere Alpha era riuscito a segnare, utilizzando un tiro potenziato da una sorta di armatura comparsa poco dopo l’entrata in scena del suo keshin Tenkuu no Shihaisha Houou. Dal canto suo, la Raimon era riuscita a pareggiare poco prima dello scadere del primo tempo grazie ad un tiro hissatsu di Tenma.
Anche per le ex Emissarie però era arrivato il momento di entrare in scena.


Dalla Raimon…

I membri della squadra stavano ancora discutendo su un modo per poter ribaltare il punteggio e cercare di rompere quella situazione di stallo che si era creata, ma la soluzione arrivò solo quando le Messaggere delle Ali Nere scesero dalle tribune con alcuni agili balzi, stando attente a non farsi male, e atterrarono di fronte alla squadra gialla-blu:
- E voi chi siete!? - domandò Matsukaze stupito dall’entrata in scena di cinque ragazze dai capelli argentei, la pelle pallida e gli occhi color sangue in divisa blu e bianca.
Le ex Emissarie invece non mostrarono nulla di particolare, almeno non apertamente: Kuromi e Haily erano indubbiamente contente di vedere che l’ormai neo capitano della Raimon stesse bene, così come Kaori era felice di sapere che ciò che le aveva detto Phoenix riguardo a Shindou fosse vero, ma per il momento era meglio non svelare le loro vere identità. Anche se preferivano che le cose non stessero in quel modo, ogni cosa che vedevano le convinceva sempre di più che il pericolo in cui tutti loro correvano e le parole del leader delle Ali Nere erano reali, quindi era meglio non svelare le loro vere identità per il momento; l’attenzione di Rika era rivolta a qualcun altro: un ragazzo dai capelli blu e gli occhi castani in cui intravedeva alcune somiglianze con Kyousuke. La aveva visto alcune volte in ospedale insieme a suo fratello quando faceva ancora parte della Confraternita del Sole Nero e doveva spiare Kyousuke per conto della Signora del Sole Nero: si trattava di Yuuichi Tsurugi. D’altra parte il fatto che fosse lì la lasciava perplessa: prima dell’estate, Kyousuke le aveva detto che suo fratello doveva fare un intervento che avrebbe potuto permettergli di tornare a camminare, ma non poteva essere già guarito e tornato a giocare a calcio.
Una luce rossa però distolse le ex Emissarie dai loro pensieri: era Isako, la quale si era teletrasportata vicino a loro, con il sorriso allegro di sempre e un Nakagawa dall’aria contrariata tra le braccia.
- è un piacere conoscervi di persona, Raimon Eleven. - esordì la rossa.
- Tu e le tue colleghe non ci avete ancora risposto. - la interruppe Fey.
Okada si limitò a stringere le braccia intorno al corpo del suo androide e ad abbassare lo sguardo. Alle Messaggere delle Ali Nere sembrò di vedere una delusione, espressione quasi inedita sul volto di Isako, almeno dal punto di vista delle altre ragazze, ma nessuna ci diede troppo peso anche perché la delusione fu subito rimpiazzata da un altro sorriso:
- Diciamo che siamo qui perché condividiamo il vostro scopo: la sconfitta di El Dorado e il ripristino dell’originale linea temporale. Siamo i Messaggeri delle Ali Nere, molto piacere. - gli rispose inchinandosi leggermente.
- Permetteteci di giocare al vostro fianco e per quel che riguarda i tuoi dupli… - rivolgendosi al ragazzo dai capelli verdi:
- Non credo che ce ne sarà bisogno. -
- Ma contando anche voi rimarremo comunque in dieci. - le fece notare un orso di peluche blu che non aveva notato prima, forse perché era molto basso, forse perché era troppo concentrata su Fey per preoccuparsi del resto.
Doveva trattarsi di un androide come Nakagawa, non c’era altra spiegazione.
- Rimango della mia idea: non ci sarà alcun problema, non è vero ragazze? -
- Puoi dirlo forte. - la appoggiò Hiroae.
Le altre si limitarono ad annuire convinte.
- Beh, se non ci sono altre obiezioni, possiamo cominciare. - detto questo, la rossa si sedette sulla panchina vicino all’orso blu, osservando l’ingresso della Raimon e delle compagne in campo.
- Avevi la possibilità di giocare? Perché non l’hai… - il coniglio androide si fermò quando notò che la sua padrona continuava a tenere lo sguardo fisso sul ragazzo dai capelli verdi. Già… Lui… Per quanto gli fosse possibile in quanto androide, non riusciva a non detestare, anche se in piccola parte, quel ragazzo e quel nome.


In campo…

Con soli dieci giocatori, la squadra Raimon - Ali Nere mise in campo la seguente formazione:
- Portiere: Nishizono Shinsuke (n°20)
- Difensori: Rika Ryuu (n°18); Haily Shan (n°6); Kuromi Tsukikage (n°17)
- Centrocampisti: Kaori Kira (n°13); Shindou Takuto (n°9); Matsukaze Tenma (n°8)
- Attaccanti: Hiroae Kamekage (n°3); Fey Rune (n°11); Tsurugi Yuuichi (n°10)
Il numero dieci passò la palla a Fey, il quale cominciò a correre, ma fu subito raggiunto da due attaccanti avversari: Einamu e Alpha.
- Passala, sono libera! - lo chiamò la numero tre, ma il verde non le diede ascolto e passò il pallone a Yuuichi, il quale era però circondato da una ragazza dai capelli biondi lunghi raccolti da un lato e gli occhi blu e un ragazzo dai capelli e gli occhi viola scuro. Ciò causò la perdita della palla che finì ai piedi di una ragazza molto bassa, dai capelli chiari e il viso nascosto da un casco bianco.
- Perché non mi hai ascoltata!? - disse Hiroae a Rune in tono di rimprovero, ma l’altro si limitò a tornare nella sua metà campo.
Kaori si diresse a contrastare Alpha, ma Shindou provò ad anticiparla, con l’unico risultato di rallentarla e impedirle di agire; non molto dopo, il capitano della Protocol Omega tirò verso l’alto, e quando Rika saltò per prenderla, Fey la usò come trampolino per cercare di arrivare più in alto, ma non abbastanza per impedire che il pallone fosse recuperato dal numero undici della squadra avversaria.
- Che cos’hai fatto!? - si arrabbiò Ryuu, mentre Haily la aiutava ad alzarsi da terra.
Dalla panchina della Raimon la situazione era più che evidente: i membri della squadra gialla-blu e quelli delle Ali Nere non riuscivano a collaborare.
Okada rimase ad osservare nella speranza che le cose cambiassero almeno un po’, ma dopo parecchi minuti le parve chiaro che quella speranza era destinata a non concretizzarsi e ormai mancava molto poco alla fine del secondo tempo.
- Non so come la vedi tu Isako, ma non so se quei ragazzi riusciranno a fermare El Dorado se continuano a rifiutare la nostra collaborazione. - le fece notare Nakagawa.
- Ufff… Normalmente direi che sei il solito pessimista… - esalò lei dopo un po’.
- Ehi! -
- Stavolta però hai ragione. - dopo aver lasciato il coniglio androide a terra, la ragazza si avvicinò un po’ al campo:
- Ehi, membri della Raimon. Non so se non ve ne siete accorti, ma voi e le Ali Nere condividiamo lo stesso obiettivo! Continuare a giocare in questo modo non ha senso e voi lo sapete! - gridò lei con un insolito tono imperioso che le ragazze delle Ali Nere non si sarebbero aspettate di sentire dalla rossa.
- E se far tornare normale la linea temporale non è un motivo sufficiente per convincervi che dovete collaborare… Beh, continuate pure in questo modo! - tornò alla panchina e ricominciò a stringere Nakagawa, stavolta con più forza di prima, un po’ per l’ansia di vedere un possibile fallimento della missione ancora prima che entrasse nel vivo, un po’ per evitare di avere un altro piccolo scatto d’ira.
Nel frattempo, Einamu continuava la sua corsa verso la porta difesa da Shinsuke, almeno fino a quando Rika non gli si parò davanti:
- Coltre delle Illusioni! - una foschia color oltremare circondò il numero undici della Protocol Omega e intorno a lui comparvero molte copie illusorie del numero 18 della squadra Raimon - Ali Nere. Prima che potesse fare qualcosa, le illusioni lo colpirono con un calcio, facendolo uscire dalla nebbia e lanciando la palla a Ryuu.
- Che bella tecnica Rika. Quando l’hai imparata? - le disse Shan felice.
- L’allenamento con gli ologrammi forse non è stato del tutto inutile, ma dovremo pensarci da sole a concludere la partita. - poi passò il pallone a Kuromi:
- Sei sicura? Forse dovremo collaborare… -
- Ehm, ti ricordo che poco fa hanno sbagliato un semplice passaggio e uno di loro mi ha usata come trampolino e non è nemmeno riuscito a prendere la palla! - disse calcando l’ultima frase, segno che era più il secondo fatto ad averla irritata.
- Lo so anch’io, ma… -
- Ragazze smettetela! - s’intromise Kaori.
- Ha ragione, altrimenti finiremo per litigare anche tra noi e non credo sia il caso. - aggiunse Kamekage.
Le altre si limitarono ad annuire.
- Beh, a questo punto penso non ci rimanga molta scelta. Dovremo cavarcela da sole. - decise Kira, correndo verso la porta avversaria, mentre Rika e Haily tornavano in difesa.
Kuromi sospirò:
- Come sempre del resto… - diede la palla ad Hiroae, la quale si circondò di una scia di fuoco e piume arancioni, mentre alcuni centrocampisti avversari correvano nel tentativo di fermarla:
- Spero che Rika non creda di essere l’unica ad essere migliorata e ora vediamo se sono riuscita a perfezionare questa tecnica… Piume di Fenice! - con un gesto della mano, comandò il fascio infuocato in modo che colpisse gli avversari, poi alzò il pallone e le fiamme la portarono fino alla centrocampista dagli occhi acquamarina, rimasta con soli tre difensori e un portiere, la quale era intenta ad osservare tristemente la Raimon e in particolare Shindou:
- Anche se non si ricordano di noi, è triste vedere tutto questo… Credevo che almeno una traccia di noi fosse rimasta nelle loro memorie, un po’ come il cielo nuvoloso: nonostante il grigiore delle nuvole, qualche spiraglio d’azzurro sereno continua ad esistere.
Sembra che Phoenix ci abbia azzeccato ancora: non si ricordano di noi. - quando ricevette la palla dalle Piume di Fenice di Kamekage, si circondò di scie azzurrine e note musicali bianche e blu scuro. Kaori alzò la palla, la quale fu seguita dai fasci luminosi azzurri e le note musicali, poi saltò:
- Pianissimo. - sussurrò lei sferrando il colpo, il quale sprigionò una musica molto lenta e triste, e allo stesso tempo il pallone, come se fosse guidato dalla melodia, fluttuò lentamente verso la porta e imprigionò i difensori avversari in reti di luce azzurra per evitare che interferissero.
L’ultimo ostacolo rimasto era Zanou, un ragazzo forzuto dagli occhi scuri e i capelli color foglia di tè:
- Keeper Command 03! - un’onda d’urto, generata dall’energia caricata dai pugni del portiere, cercò di bloccare il tiro di Kaori, ma ad un certo punto le note musicali si riversarono nel pallone, facendolo esplodere d’energia e permettendogli di superare l’onda d’urto: 2 - 1 per la Raimon - Ali Nere.
Il fischio dell’arbitro segnò la sconfitta della Protocol Omega, ma Isako non poteva dire di essere soddisfatta di ciò che era successo, così si mise l’auricolare per parlare con il leader delle Ali Nere:
- Capo, immagino che abbia visto ciò che è successo. -
- Credevo che saresti stata felice per questa vittoria. - commentò lui.
- Lo sono infatti, ma… -
- Non ti è andato giù il fatto che la Raimon e le ragazze non abbiano collaborato, ma ho l’impressione che non sarà l’ultima volta che dovremo allearci con la Raimon, quindi dovremo tenerci preparati. Nel frattempo, tu e le altre tornate qui: per oggi vi siete meritati un po’ di relax. -
Poco dopo, il campo rimase vuoto… O almeno così sembrava: Yoru si trovava sulle tribune e non si era persa un secondo della partita. Non era da sola: con lei c’era una figura che la sovrastava in altezza, avvolta in un lungo mantello bianco con un cappuccio che gli occultava il volto, e un lungo bastone nero.
- Così non va affatto bene. La Raimon e le Ali Nere hanno vinto, ma non potranno mai andare avanti se continuano così, soprattutto perché dovranno allearsi ancora. Non credi Saturno? -
L’uomo si limitò ad annuire, continuando a reggersi col bastone:
- Sì, ma non so se qualcuno sia riuscito a sentirti quando hai parlato loro tramite la luce durante la partita tra le Squadre A e B. è vero che gli Undici Supremi devono essere risvegliati, ma anche gli ex Emissari devono evocare un potere nascosto. - da sotto il cappuccio, Yoru guardò in modo strano il suo accompagnatore, più che altro per il tono che quest’ultimo aveva usato: era distaccato e freddo, cosa insolita visto che l’argomento riguardava anche lui.
- Per farla breve, dovranno fare la stessa cosa che ho fatto io per liberare te: fare i conti con loro stessi, sapere cosa davvero vogliono e liberare degli antichi spiriti dalle loro catene. -
- Comunque, perché quella donna fantasma non è qui? - chiese lui guardandosi intorno.
- Mi pare di averti già spiegato come stanno le cose: se la persona che devo portare con me in un viaggio nel tempo non ha un potere simile a uno di quelli che ho io, mi è impossibile portarla con me. Anche quelli come me hanno dei limiti in fondo. - rispose vagamente offesa, sbattendo il bastone della falce a terra per creare un portale blu notte:
- Vuoi già tornare al rifugio? -
- Tu sei uno spettro, non ti serve dormire, mentre a me sì. E ora datti una mossa se non vuoi rimanere qui. -
L’uomo ghignò seguendo Yoru:
- Io sono il signore dello scorrere del tempo. Non potresti tenermi bloccato in quest’epoca anche se ci mettessi tutta la tua forza di volontà. - un bagliore di luce blu segnò la partenza delle ultime persone rimaste in quello stadio.


Angolo di Emy
Lo so, sono in un ritardo terribile, ma tra le verifiche e la mancanza d’ispirazione non sono riuscita a scrivere. Avevo già un’idea, ma c’era sempre qualcosa che non mi andava bene e ho sempre dovuto cambiare qualcosa.
Vi chiedo di perdonarmi, e se la storia non v’interessasse più, cercherò di farmene una ragione.
Grazie a chi recensisce e segue.
Baci
Emy

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Capitolo 17
*** I primi segni della verità ***


Nel passato… Allo stadio dell’Holy Road…

- Non ho ancora capito perché stavolta ha deciso di farci venire qui. - quella domanda di Lory ruppe il silenzio che si era creato da quando gli undici ex Emissari scelti nella partita contro la Squadra B erano giunti in quell’epoca, accompagnati da Sho, Isako e dallo stesso Phoenix. Quest’ultimo in particolare dava l’aria di essere parecchio impaziente: continuava a guardare un punto fisso nel cielo e ogni tanto batteva il piede a terra oppure, con un po’ più d’attenzione, si poteva notare che le braccia, tenute incrociate, sembravano tremare.
- La Protocol Omega è giunta qui per stravolgere un altro evento. Credevo di averlo già detto. - ripeté l’uomo con un tono d’ovvietà.
- Credo che Lory intendesse dire: come mai siamo in undici se la scorsa volta ha mandato cinque persone a giocare contro El Dorado? - precisò Rin.
Il trentenne non distolse lo sguardo dal cielo, come si aspettasse di vedere qualcosa di particolare da un momento all’altro:
- Come vi avevo già spiegato prima che partissimo, Yuki mi ha riferito che El Dorado vuole far diventare proibito il calcio in Giappone. E come ha deciso di portare a termine questo compito? La Protocol Omega si sostituirà alla nazionale giapponese e infortunerà i membri di quella statunitense, oltretutto commettendo anche alcune irregolarità nel gioco. -
- Non ha ancora risposto. - gli fece notare Fiammetta nell’atto di infilarsi i guanti da portiere.
- Vi ho fatti venire qui tutti e undici per due motivi: ho fatto in modo che giochiate al posto della vera nazionale giapponese, così quelli di El Dorado dovranno rivedere i loro piani e, se tutto andrà bene, eviteremo che modifichino nuovamente l’ordine degli eventi.
Il secondo motivo è che ho visto ciò che è successo durante la partita insieme alla Raimon: nonostante sia ancora del parere che sia meglio unire le nostre forze alle loro per battere la Protocol Omega, mi è chiaro che non è ancora il momento adatto. -
Ad un certo punto, vide una sfera luminosa gialla nel cielo:
- Sono arrivati. Preparatevi. - li informò, ma poco dopo quell’azione, una luce gialla si sprigionò dal campo dal calcio, facendo emergere la figura di una ragazza dai capelli turchesi, alcuni dei quali erano raccolti in due trecce e occhi viola che si guardava intorno e s’imbronciò quando notò la presenza delle Ali Nere:
- Ufff… Allora siete voi quelli che ci hanno intralciato la volta scorsa… - il broncio si trasformò in un sorriso divertito:
- Beh, peggio per voi. Vi riserverò la sorte che avevo in mente per la nazionale americana. - schioccò le dita e dietro di lei comparvero gli altri membri della Protocol Omega, ma le ragazze che avevano già affrontato quella squadra si resero conto che c’erano dei volti nuovi nella squadra avversaria.
- Cos’è successo ad Alpha? - s’intromise Shibuya.
- Come posso dire… Il Presidente l’ha “licenziato” e con lui altri membri della vecchia Protocol Omega. È stato un vero peccato. - il tono usato dalla turchese e il sorrisino facevano pensare tutto, tranne che fosse realmente dispiaciuta dal “licenziamento” del collega.
- Beh, a quanto pare dovremo interpretare la parte dei giocatori della nazionale americana. Non era nei piani del Presidente, ma non importa perché io, Beta, e la Protocol Omega 2.0 vi batteremo ugualmente. -
- Questo è ancora da vedere. - ribatté Aster, causando una risatina da parte della ragazza dai capelli turchesi che non fece presagire nulla di buono a Lory, ma non rimase a rifletterci troppo perché le due squadre si diressero subito in campo.
Le Ali Nere usarono la stessa formazione della partita contro la Squadra B, mentre la Protocol Omega schierò i seguenti giocatori:
- Portiere: Zanou (n°1)
- Difensori: Medam (n°2); Ward (n°3); Gaura (n°4)
- Centrocampisti: Dream (n°5); Kuosu (n°6); Orca (n°7); Neira (n°8)
- Attaccanti: Reiza (n°9); Beta (capitano; n°10); Einamu (n°11)
- Alla fine le cose sono andate come credevamo. - constatò Okada.
- Già. L’El Dorado non è affatto cambiato: anche se i loro membri hanno grandi capacità fisiche, mi sembrano delle macchine spietate e pronte a fare di tutto per il loro leader Toudou Hekkichi. - commentò Sho.
- Lui però sembra non considerarli affatto e ciò che è successo ad Alpha lo dimostra: se lo deluderanno, li “butterà via” come delle bambole che si sono rotte. - aggiunse con una punta di disprezzo della voce.
La rossa si lasciò sfuggire un sorriso leggermente malizioso:
- è questo a dispiacerti o il fatto che tu te ne sia dovuto andare e hai lasciato la povera, piccola, innocente Beta da sola? -
- Isako, è successo diversi anni fa e non mi va di riprendere l’argomento. Senza contare che lei adesso penserà che sono un… -
- Protocol Omega, Ali Nere, fermatevi! - ci pensarono due cose ad interromperlo: una voce maschile a lui nota e la comparsa della persona a cui apparteneva. Si trattava di Fey seguito dal resto della Raimon.
- Capo, ci sono degli ospiti. - lo chiamò Okada.
Marcus li raggiunse subito:
-Mi duole dirlo, ma stavolta non sono ospiti graditi. Nakagawa, Shadow! - i due androidi arrivarono, uno correndo e l’altro volando.
- Dovete impedire che i membri della Raimon interferiscano nella partita, ma non fate loro niente di male. -
Alla richiesta del leader delle Ali Nere, i due androidi si diressero verso il gruppetto; Nakagawa emise delle onde sonore dalle orecchie per stordirli, giusto il tempo che bastava per permettere a Shadow di mettersi in una posizione adatta per la seconda fase: l’aquila emise dal becco una serie di raggi luminosi che crearono una cupola abbastanza grande da contenere gli “intrusi”.
- Ci spiace di darvi questo benvenuto, ma la vostra presenza non è richiesta. - disse loro il coniglio verde con tono aspro, per quello che la sua voce robotica gli permetteva.
- Che cosa volete farci? - domandò Rune, ancora leggermente frastornato dalle onde sonore.
- Se non vi intrometterete, niente di niente. E fossi in voi eviterei di toccare la cupola, ammesso che non preferiate farvi del male. - li minacciò l’aquila nera, per poi tornare insieme a Nakagawa dai rispettivi padroni.
- Se sta per dirci che quei metodi erano un po’ eccessivi… -
- Forse qualche giorno fa lo avrei detto Shadow… - cominciò il trentenne, per poi incamminarsi verso le panchine seguito a ruota dai colleghi:
- Adesso però potrebbe essere l’unico modo per loro di rimanere incolumi. -


Verso la fine del primo tempo…

Trattandosi di una sorta di “forma evoluta” della precedente Protocol Omega, gli ex Emissari credevano che avrebbero avuto qualche difficoltà in più durante il gioco, ma questo inaspettatamente si era rivelato equilibrato per buona parte del tempo: le Ali Nere, grazie all’allenamento di Phoenix e anche a quello delle sorelle Sunlight quando facevano ancora parte della Confraternita del Sole Nero, erano riusciti a tenere il passo con la squadra di El Dorado e ad attuare diversi tentativi d’attacco. Erano riusciti a tirare molte volte, e anche se alcune volte stavano per segnare, s’intrometteva sempre il nuovo capitano della Protocol Omega 2.0 a fermarli.
D’altra parte, i membri della squadra di El Dorado non si erano fatti scrupoli a commettere irregolarità, anche se l’arbitro e chiunque si trovasse nello stadio sembrava non accorgersene; fortunatamente, nessuno degli ex Emissari si era infortunato, ma quei tentativi di ferire gli avversari erano riusciti a permettere alla Protocol Omega 2.0 di aprirsi una breccia nella zona difensiva delle Ali Nere e a tirare. Gold, Kamekage e Rossi avevano avuto non pochi problemi: le prime due perché continuavano ad avere problemi, non avendo mai giocato in difesa né durante né dopo il periodo della Confraternita, mentre Fiammetta aveva dovuto faticare molto, sia perché era molto tempo che giocava come attaccante e non come portiere, sia perché aveva dovuto compensare agli errori delle due compagne. In ogni caso, erano riusciti a resistere senza subire goal.
Il primo tempo era quasi finito e la palla era in possesso di Rinako, la quale cercava di farsi strada tra i difensori avversari, anche se questi non avevano intenzione di mollarla:
- Ammetto che non ve la cavate male, ma saremo noi a vincere. Heaven’s Time! - con uno schiocco di dita, la ragazza paralizzò i difensori Ward, una ragazza dalla corporatura robusta, la pelle scura quanto i capelli e gli occhi gialli, e Gaura, un ragazzo anche lui di corporatura grossa, gli occhi neri e i capelli blu e azzurrini legati in un lungo codino.
Quando li ebbe sorpassati, schioccò nuovamente le dita, annullando il blocco temporale e generando un turbine che spazzò via i due difensori.
- E ora Death Dragon! - disse lei, evocando un dragone nero con spine dorsali azzurre che spaventò i restanti difensori e, con un ruggito, impedì al portiere Zanou di utilizzare una hissatsu di respingere il tiro: 1 - 0 per le Ali Nere. L’arbitro fischiò.
Le squadre tornarono alle rispettive panchine, ma Beta era tutt’altro che contenta e si stava sfogando con Orca, una ragazza dai capelli rosa e la pelle scura.
- Quegli idioti sono riusciti a segnarci un goal. Io non sono una perdente come Alpha, mi rifiuto di perdere contro quegli inetti! - e vedendo da lontano che alcuni degli ex Emissari se la ridevano, e anche se la cosa la irritò in parte, le fece venire una piccola idea: usando il suo Sphere Device, che in quel momento era in modalità controllo mentale perché nessuno si accorgesse delle azioni irregolari, creò un raggio viola che illuminò per pochissimi secondi i suoi avversari e un rumore elettronico proveniente dal suo auricolare le disse che aveva raggiunto il suo scopo:
- Raccolta dati confermata. Al momento, il soggetto con un quantitativo d’energia più alto è l’attaccante n°11. -
Beta fece uno dei suoi soliti sorrisini e Orca, notandolo, le domandò:
- Che piano hai in mente? -
- Ho usato per analizzare brevemente i nostri avversari e trovare quello che avesse molta energia instabile dentro di sé. Mi chiedo cosa succederà… - e si mise a fissare Kazetsuki con un ghigno malefico sul volto:
- Se noi faremo impazzire quel ragazzo in modo che dia libero sfogo a quell’energia. -
- Diamoci da fare allora. Hai per caso in mente qualcosa in particolare per questo scopo? - le chiese ancora il numero 7 della Protocol Omega 2.0
Beta annuì, e dopo averglielo spiegato, tornarono in campo per il secondo tempo.


Il calcio d’inizio stavolta spettava alla squadra di El Dorado, ma Hayley prese subito la palla e si diresse verso la porta per segnare il secondo goal seguita da Aster e da alcuni centrocampisti, quando si ritrovò circondata insieme alle altre ragazze:
- E io che pensavo di riscattarmi per quello che è successo contro la Squadra B, ma se perdiamo adesso non ne avrò più l’occasione. Aster, tua! - gli lanciò il pallone, poi saltò, ma fu raggiunta subito dagli avversari e dall’alto vide che Kaori e Kuromi non erano messe molto meglio di lei.
- Siete un po’ troppo appiccicosi per i miei gusti, ma questo dovrebbe fermarvi. Dark Freedom! - i difensori che la circondavano cominciarono a lamentarsi e tenersi le mani sugli occhi, persero l’equilibrio e caddero a terra.
- Mai sfidarmi. - commentò Brown, ritrovandosi davanti Beta con un’insolita espressione aggressiva sul viso:
- Ma fammi il piacere! In confronto a me siete tutti delle nullità! - una nebbiolina blu violetta apparve dietro di lei:
- Vieni a me Kokuu no Megami Atena! - una donna dagli occhi chiari come il ghiaccio, un lungo vestito bianco e nero e due pistole, una blu e una rossa, comparve dal nulla, ma non era ancora finita:
- Armor Mode! - la keshin si divise in fasci di luce che avvolsero il capitano della Protocol Omega 2.0, la quale ora indossava un vestito simile a quello della sua avatar.
- Il vestito non è male, ma non cambia nulla. - affermò la Messaggera delle Ali Nere, evitando un calcio di Beta con una capriola. Quando stava per tornare a terra, trovò ad attenderla la turchese che stavolta riuscì a colpirla violentemente alla schiena e, poco prima che toccasse il suolo, la prese per il colletto della maglia e la lanciò, facendola finire al centro esatto del campo.
- Strano, prima non aveva tutta questa forza… - sussurrò Lii-chan, cercando di alzarsi e ignorare il dolore alla schiena, soprattutto visto che Beta si stava avvicinando nuovamente a lei:
- Questo si chiama Keshin Armed. Permette di utilizzare il keshin come se fosse un’armatura e incrementare le capacità fisiche del giocatore. -
- Vuoi uno scontro tra Keshin Armed? Bene, te lo daremo. - disse Tsukikage avvicinandosi con Kira:
- Affrontatemi pure tutte insieme se preferite. - le provocò Beta.
- Te la sei cercata. Esci Regina delle Galassie! - cominciò Hayley.
- Vieni a me Kaze Segugio Custode degli Elementi! - disse invece Kaori.
- Tocca a te Strega Viola! - aggiunse Kuromi.
Dalle tre si sollevò la caratteristica nebbia blu violetta dei keshin, ma ad un certo punto, dal terreno comparvero delle catene avvolte da un’energia nera e dorata che imprigionarono le tre ragazze e le loro compagne, fermandosi improvvisamente poco prima di raggiungere Kazetsuki, ancora occupato a mantenere il possesso di palla, e Lorella nella zona delle Ali Nere, dopodiché le catene si dissolsero nel nulla.
- Che cos’è successo? - domandò Kaori leggermente confusa. Si sentiva strana, come se fosse ancora stretta da quella catena la cui energia portava con sé i colori del Sole Nero.
- Non lo so, ma non fa differenza. - affermò la numero 7 delle Ali Nere, ma quando provò a rievocare la nebbia del keshin, si ritrovò nuovamente avvolta da quelle strane catene che si dissolsero nuovamente dopo pochi secondi.
- Eh? Come mai non è successo niente? - chiese Kuromi.
- Non lo so, ma quelle catene mi stanno facendo un grosso favore. - un’onda d’energia partita da un punto ignoto si espanse su tutto il campo da calcio, bloccando gli ex Emissari a terra; il capitano della Protocol Omega 2.0 allora si decise ad osservare Aster: nonostante fosse schiacciato a terra come il resto dei suoi compagni, le rivolgeva uno sguardo del tipo “Appena riesco a liberarmi, ti farò vedere quello che so fare”, ma la ragazza ghignò soddisfatta:
- Non credevo bastasse così poco per farlo irritare, ma adesso è il momento del tocco finale. - una volta recuperata la palla dall’attaccante n°11 delle Ali Nere, si diresse verso la porta degli ex Emissari:
- Shoot Command 07! - gridò la turchese, schiacciando il pallone e dividendolo in due, uno azzurro e uno rosso, i quali si levarono in aria; Beta poi saltò, colpendo entrambi i palloni con una rovesciata a due piedi, ma le due palle si riunirono poco dopo a formare un potente colpo.
Fiammetta cercava di alzarsi, ma quella strana onda di poco prima la teneva bloccata e il pallone si avvicinava sempre di più.
- Che cosa faccio? Non riesco nemmeno a muovermi e non so perché, ma mi sento stanchissima… -


Nel frattempo… Fuori dal campo…

Dalle panchine, l’allenatore e i due manager delle Ali Nere assistevano impotenti alla scena:
- Capo, quelle catene e quella strana onda… Non pensa che siano… - cominciò Isako, ma fu interrotta dall’interlocutore:
- Sì. “Il giorno in cui compariranno i primi Keshin Ancestrali, l’eco del loro potere antico raggiungerà coloro le cui anime sono state corrotte dai Keshin Proibiti, imprigionandoli. Solo chi non ha in sé uno dei Keshin Proibiti rimarrà libero…” -
Non molto lontano da loro, anche Yoru e Saturno stavano facendo un discorso simile e anche la ragazza era intenta a recitare quel passo del libro che lei stessa aveva fatto trovare a Phoenix:
- “E quando tutte le anime corrotte in precedenza avranno fatto i conti con loro stesse, i Keshin Ancestrali, antichi membri della prima civiltà a controllare il potere della Fiamma del Sole Nero, potranno tornare e trasmettere la loro forza e conoscenza ai membri della civiltà che è andata avanti per innumerevoli anni senza di loro.” -
Intanto, si udì un fischio, segno che Beta era riuscita a segnare il goal del pareggio.
- Ebbene, che aspetti Saturno!? Libera subito le Ali Nere! - gli ordinò la viola.
- Sei sicura? Ti rammento che potrei scatenare il risveglio di uno dei Keshin Ancestrali e tu non sai quello che accadrà se il loro riposo viene turbato. -
- è un rischio calcolato, e in ogni caso potremo pensarci noi se qualcosa va storto. E ora datti una mossa! -
L’uomo incappucciato sospirò, sbattendo poi il bastone a terra e creando un’onda d’urto che liberò gli ex Emissari, ma su Lory e Aster ebbe un effetto aggiuntivo: i due si circondarono di aure, argentea per Gold e bianca con scintille azzurre e rosse per Kazetsuki.


In campo…

Da quando era comparsa quell’energia argentata, Lorella aveva cominciato a sentirsi strana: era come se qualcosa dentro di lei, qualcosa che aveva cercato di reprimere, volesse uscire. Nonostante tenesse gli occhi chiusi, nella mente le apparve un’immagine a lei nota: la cerva d’argento.
- Il momento si sta avvicinando Lorella. -
- La vuoi smettere di usare la telepatia con me!? E poi ti ho già detto che non intendo fare i tuoi comodi: non risveglierò tu-sai-chi! - replicò lei con un tono che non ammetteva repliche, il quale scatenò una specie di risolino nell’animale.
- Io invece credo che dovrai risvegliare la mia padrona molto presto. A presto. -
“Strano” pensò Lory: la cerva non era mai stata così arrendevole. Aveva qualcosa in mente, ma non fece in tempo a domandarsi cosa che si svegliò, priva della compagnia dell’energia argentea e, si augurava, anche della cerva.
Aster non aveva avuto la stessa fortuna: era accasciato a terra e continuava a tenersi la testa tra le mani, e ogni tanto emetteva delle urla di dolore, causando sconcerto e una certa paura da parte dei compagni che lo osservavano e cercavano di avvicinarsi a lui per aiutarlo.
- Aster, come ti senti? - le domandò preoccupata Suzuki.
- Adesso vedi di svegliarti. Ti ricordo che abbiamo una partita da vincere! - gli fece notare Hayley.
- Andatevene! Non avvicinatevi! - gridò loro Kazetsuki, seppure tenendo gli occhi chiusi.
- Non so voi, ma forse dovremo andarcene: non sembra stare molto bene. - affermò Kaori avvicinatasi al gruppetto.
Le altre due annuirono, anche se Lii-chan sembrava leggermente contrariata: non le era mai piaciuto ritirarsi da una partita di calcio poiché pensava fosse un comportamento da vigliacchi, ma la salute di u compagno veniva prima in momenti come quelli.
Ad un certo punto, il ragazzo smise di urlare e spalancò gli occhi, mentre dal suo corpo fuoriuscivano due sagome, una rossa e una blu, dalla forma sospettosamente umana; la prima emetteva delle spine infuocate e l’altra delle lame di ghiaccio, ma entrambe sembravano avere un unico obiettivo: le persone che si trovavano nello stadio, sia i giocatori sia il pubblico, e più le urla si levavano dalla folla, più le due figure continuavano ad attaccare. Si fermarono solo quando l’attaccante n°11 delle Ali Nere richiuse gli occhi e le due portatrici di quell’incubo di fuoco e ghiaccio durato poco tempo, un tempo interminabile per tutti i presenti, sparirono e rientrarono nel corpo del ragazzo.
La partita finì con un pareggio, ma per gli ex Emissari rimanevano delle incognite: che cos’era successo ad Aster? E quelle catene che li avevano imprigionati?
Entrambe domande di cui Phoenix sapeva la risposta o aveva già qualche idea al riguardo.


Angolo di Emy
Spero di aver descritto bene la partita e immagino che anche voi vi stiate ponendo gli stessi quesiti degli ex Emissari, ma ho deciso che nel prossimo capitolo vi darò un’altra piccola soddisfazione: una parte riguardante i Keshin Ancestrali, nominati qui e che rivedremo ancora nella storia.
Grazie a chi recensisce e segue.
Baci
Emy

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Capitolo 18
*** Il Popolo del Cielo Nero e i Keshin Ancestrali ***


Tre giorni dopo… Alla base delle Ali Nere… Nell’ufficio di Phoenix…

Dall’incontro contro la Protocol Omega 2.0, una sorta di clima di nervosismo aleggiava alla base delle Ali Nere: anche se la partita era finita con un pareggio, i Messaggeri avevano cominciato ad allenarsi con più impegno; la Squadra B doveva tenere d’occhio l’operato di El Dorado e Feida, ma tra tutti Phoenix sembrava il più inquieto tra tutti. Non aveva smesso di lavorare un attimo da quando erano tornati: cercava di tenere aggiornato il programma delle cupole olografiche perché gli ex Emissari dovevano tenersi pronti per affrontare difficoltà sempre maggiori, dare un contributo nell’opera di spionaggio grazie alle telecamere che Yuki aveva installato alla base di El Dorado e cercare di accedere a dei file strettamente segreti che aveva trovato il giorno prima, e malgrado l’assistenza di Shibuya e Okada, non aveva ancora ottenuto risultati in quest’ultimo punto.
Un pensiero però continuava ad occupare la sua mente: il passo di un libro, recapitatogli poco più di un anno prima da un misterioso mittente, che si era ritrovato a pronunciare durante la partita precedente. Ad un certo punto, interruppe il lavoro al computer e uscì dalla stanza, tornando poco dopo con un libro tra le mani; quando lo posò sul tavolo, divenne visibile l’immagine di una sfera metà bianca e metà nera circondata da un ramoscello con sedici lunghe foglie stilizzate.
- Ha deciso di ridare una spolverata a questo libro, eh? - cominciò il castano.
- Visto quello che è successo nell’ultima partita, non abbiamo altra scelta. - detto questo, aprì il tomo e tutti e tre rilessero le parole che ormai conoscevano a memoria:
“Oh, tu che stai leggendo queste parole, permettimi di presentarmi: io sono l’ultimo testimone di ciò che successe ad una civiltà scomparsa a causa di stolti bramosi di ricchezza e potere. Se le tue motivazioni sono giuste, ti concederò il privilegio di accedere alle mie conoscenze, ma se utilizzerai le nozioni che ti sto per fornire per turpi fini, la stirpe a cui appartieni subirà una fine dolorosa: sparire per sempre ed essere dimenticata da tutti.
Se sei deciso a continuare a leggere, volta la pagina e saprai del destino dei membri di quella civiltà.”
Il trentenne però richiuse il libro e si diresse verso l’uscita della sala:
- Cosa vuole fare? - gli domandò Isako.
Il biondo si lasciò andare ad un sospiro:
- Come ho già detto, non ci rimane scelta. In fondo, avrei dovuto immaginare che si sarebbe potuto verificare qualche imprevisto e credo che valga lo stesso anche per gli ex Emissari. E poi anche loro hanno a che fare col contenuto di questo libro e credo abbiano il diritto di conoscere qualche piccolo segreto delle Ali Nere. -
- Non penserà di dire loro “lei sa cosa” riguardo me e Isako, perché in quel caso può considerarci fuori da questa storia! - sbottò il castano in un insolito scatto di rabbia, alzandosi e sbattendo una mano sul tavolo, tanto da far sobbalzare anche la rossa.
Marcus si avvicinò e gli posò una mano sulla spalla:
- Mi pare di avervi già detto che il vostro segreto era al sicuro con me e mi avete garantito che voi avreste fatto lo stesso. Inoltre, mi siete sempre stati leali da quando siete entrati a far parte delle Ali Nere e non mi avete mai dato un motivo per dubitare di voi; questo basta perché mi fidi. - Phoenix si allontanò, ma prima di uscire dall’ufficio si voltò nuovamente verso i colleghi, come invitandoli a seguirlo.
Shibuya non s’incamminò subito, ma rivolse uno sguardo sorpreso all’amica, la quale si limitò a sorridergli per poi seguire l’adulto fuori dalla stanza.


Poco dopo… Nell’infermeria delle Ali Nere…

Dal momento che non poteva far muovere dall’infermeria gli infortunati, Phoenix decise di tenere lì la spiegazione, facendo in modo che si dirigessero lì anche i Messaggeri che non avevano partecipato alla missione; chi si trovava nella sala d’allenamento avrebbe seguito grazie a Nakagawa e Shadow, i quali avrebbero ripreso la spiegazione e la avrebbero inviata al macchinario che controllava le cupole olografiche.
- Beh, immagino che qualcuno di voi si sia posto delle domande in seguito ad alcuni avvenimenti verificatisi nell’ultima partita… -
- Può cominciare col dirci perché ci troviamo ancora qui. Non ci è successo niente di grave! - cominciò Fiammetta.
Marcus allora fece scorrere lo sguardo sulle tre ragazze ancora bloccate sui lettini dell’infermeria: Rossi aveva le mani fasciate a causa delle scottature che si era procurata nel tentativo di parare il Shoot Command 07 di Beta, mentre Brown era seduta sul letto e, nonostante sembrasse voler tenere nascosta la sua condizione, il leader delle Ali Nere sapeva che la schiena le faceva ancora male a causa dei colpi ricevuti dal Keshin Armed dell’avversario. L’ultima era Lorella, la quale dormiva da quando erano tornati indietro dalla partita contro El Dorado. Phoenix aveva notato quella strana aura argentea, e a quanto pare doveva aver prosciugato ogni energia della ragazza.
- Se ciò che vi è successo significa “niente di grave”… - commentò l’adulto con una punta d’ironia, per poi continuare:
- Comunque, vi ho già raccontato quello che è successo dopo la partita: la Protocol Omega 2.0 ha raggiunto il suo obiettivo e adesso nella vostra epoca tutti odiano il calcio; il resto ve lo lascio immaginare. -
- Oh, tornando alla tua domanda Fiammetta… - aggiunse ad un certo punto, ricordandosi della domanda del portiere:
- Non vi farò muovere da qui finché non vi sarete riprese completamente. -
- Anche Aster si è infortunato, eppure è tornato ad allenarsi dopo un giorno. Perché noi siamo ancora bloccate… Ahi! - un lamento troncò il discorso di Hayley, la quale si distese nuovamente dolorante.
- Quel lamento è una risposta sufficiente. - si limitò a dire lui con un pizzico di severità nella voce:
- E poi l’ho fatto uscire perché, a differenza di voi, non sembrava essersi fatto nulla. Non vi trovate in una brutta situazione, ma non intendo farvi giocare finché non starete bene. - la risposta gli fece guadagnare qualche occhiata sorpresa di alcuni dei presenti e l’uomo si ritrovò nuovamente a pensare: “Si può sapere cosa faceva di preciso Pandora a questi ragazzi?”, ma si ricompose subito dopo.
- Comunque, uno di voi potrebbe svegliare Lorella? Vorrei che ascoltasse. -
- Non ce n’è bisogno. - sussurrò la diretta interessata, aprendo stancamente gli occhi e cercando di mettersi seduta.
- Come ti senti? - le domandò Kaori.
- Un po’ meglio grazie. - rispose la bionda. Nella sua voce e negli occhi però si poteva ancora leggere la stanchezza.
- Per quello che sarai riuscita a riposare con Fiammetta e Hayley che continuavano a parlare, anche se a me sembrava stessero gridando. - ghignò Kuromi, guadagnandosi un’occhiataccia da parte delle dirette interessate.
Il trentenne si schiarì la voce per ottenere nuovamente l’attenzione degli ex Emissari:
- Avrei preferito aspettare un momento migliore per parlarne, ma quello che è successo contro la Protocol Omega 2.0 mi ha spinto a rivedere il mio piano… - si fermò un attimo per permettere a Nakagawa e Shadow di prepararsi: le orecchie del coniglio diventarono degli altoparlanti e il becco dell’aquila si trasformò in una specie di telecamera. Erano pronti a riprendere tutto.
- Bene. Possiamo cominciare. - Marcus mostrò il libro ai ragazzi.
- Vi ricorda qualcosa il simbolo sulla copertina? - chiese, ma come si aspettava, ottenne una risposta negativa da parte dei presenti.
- Shadow, potresti sovrapporre quest’immagine a quella di cui ti ho parlato poco fa? - come risposta, dagli occhi rossi dell’aquila partì un fascio luminoso che colpì la figura sulla copertina, mutando la parte chiara della sfera e le sedici foglie che la circondavano da bianche in dorate, rendendola spaventosamente simile ad un Sole dorato e nero con sedici raggi.
- Oh no… Quello è… - esalò Haily tremando leggermente.
- Sì. Il simbolo della Confraternita del Sole Nero. - completò la frase Phoenix, osservando per un attimo gli sguardi sorpresi e confusi dei ragazzi.
- Ma… Che significa? - chiese Aoiri senza riuscire a cancellare l’espressione sorpresa dal viso.
- è meglio che parta dall’inizio: questo libro mi è stato recapitato qualche tempo fa ed grazie ad esso che sono venuto a conoscenza di voi e di molti dettagli riguardanti la Confraternita del Sole Nero, alcuni dei quali credo vi siano sconosciuti. - aprì il libro, soffermandosi sulla pagina che seguiva quella che aveva letto poco prima nel suo ufficio e cominciò ad alta voce:
- “Quella che adesso è conosciuta come “Fiamma del Sole Nero”, una volta si chiamava “Globo del Cielo Nero”, una sfera di fuoco nero avvolta da energia bianca, due colori per due spettri che albergavano in quelle fiamme. Quegli spiriti possedevano conoscenze e poteri inimmaginabili e li avrebbero condivisi con chi avrebbe donato loro un simbolo che portasse l’equilibrio tra le due parti e che avrebbe fornito protezione ad un futuro possessore del Globo da chiunque covasse il male nel cuore.  
Passarono anni, ma la loro conoscenza continuava a rimanere un mistero, poiché molti faticavano anche solo ad avvicinarsi al braciere in cui ardeva quella sfera; dopo un tempo indefinito, sul braciere comparve l’immagine di una sfera metà bianca e metà nera, circondata da un ramoscello con sedici foglie, come prova che qualcuno era riuscito a domare il potere del Globo. L’uomo che ci era riuscito era giunto presso la fiamma solo con la volontà di salvare il proprio popolo, ormai privo di molti dei suoi membri a causa di una malattia che sembrava incurabile. Offrì un ramo di nespolo, ritenuto un simbolo di protezione contro gli spiriti maligni e la magia nera, al Globo del Cielo Nero e i due spettri gli fornirono indicazioni per creare la cura alla malattia che affliggeva la sua gente.
Viste le persone che prima di lui avevano cercato di impadronirsi del loro potere, i due spiriti del Cielo Nero erano rimasti molto colpiti dall’animo di quell’uomo: non avevano percepito alcuna malvagità in lui. C’era solo un’infinità tristezza per le sorti in cui versava il suo popolo, di cui si ha perso il nome da tempo e che noi definiremo “Popolo del Cielo Nero”, e seppure possedesse quella pecca, gli spiriti lo seguirono, aiutandolo a guarire la sua gente e fornendogli conoscenze e tecnologie che, col tempo, avrebbero permesso al suo popolo di prosperare ed espandersi.” -
- Mi sembra strano che due spiriti che hanno eliminato chiunque si avvicinasse a loro, abbiano ceduto così facilmente. Scommetto che da allora è capitato un inconveniente dietro l’altro. - disse con ovvietà Ryuu.
- Più o meno, ma ti consiglio di stare ad ascoltare.
“Quella civiltà divenne però l’obiettivo di coloro che bramavano il potere del Globo del Cielo Nero e il capo di quel popolo era conscio di un fatto: il potere di cui la sua gente disponeva non doveva essere usato per causare sofferenza o i due spettri della fiamma avrebbero ricominciato ad attaccare chiunque avessero ritenuto malvagio. Allora scelse alcuni membri della sua gente, tra uomini e donne, chi più giovane e chi più anziano, perché la difendessero.
Per lungo tempo, sembrava che niente potesse turbare il Popolo del Cielo Nero , ma non sapevano che il vero nemico si celava tra loro… - un’altra interruzione, stavolta da parte di Hiroae:
- Scommetto che si trattava di un traditore tra i soldati: si sarà venduto a qualcuno che voleva il potere del Globo per sé, ma alla fine si sarà ritrovato a mani vuote. -
- Non esattamente.
“Sembrava che molti si fossero dimenticati che quel Globo aveva una volontà propria: col tempo, la parte malvagia aveva assorbito molti sentimenti negativi che aleggiavano sia nel Popolo del Cielo Nero sia tra i loro nemici, diventando incontrollabile. Non ci volle molto perché scatenasse la sua punizione: sprigionò alte fiamme, nere come la parte malvagia e ardenti più del normale fuoco, che divorarono i membri del Popolo del Cielo Nero e i loro oppositori. Come sempre, l’unico vincitore era stato il Globo.” -
- Avrei una domanda: il Popolo del Cielo Nero è scomparso davvero o qualcuno è riuscito comunque a salvarsi? E cos’è successo al Globo del Cielo Nero dopo quell’evento? - domandò ad un certo punto Erika.
- Tra poco ve lo dirò.
“Tutto era stato raso al suolo, migliaia di corpi giacevano senza vita sulla terra consumata dalle fiamme. Solo nel capo del Popolo del Cielo Nero era ancora presente il soffio della vita, ma quando vide le condizioni in cui versava la sua gente, espresse un ultimo desiderio al Globo: la possibilità di trarre in salvo il suo Popolo o almeno alcuni di loro se non era possibile restituire la vita a tutti.
Il Globo del Cielo Nero lo ascoltò, ma poiché la parte malvagia ormai predominava su quella buona e l’equilibrio era stato rotto, fece come preferiva; strappò al sonno eterno alcuni dei soldati, dei civili e lo stesso capo del popolo, ma li rese degli spettri, sottoponendoli ad alcune privazioni… Tuttavia, non ho intenzione di svelarti quali fossero; ti basti sapere che, per siglare quel patto, il Globo si trasformò in una fiamma e la parte bianca divenne dorata come il frutto di un nespolo, misteriosamente sopravvissuto alla strage, che il capo del Popolo del Cielo Nero aveva offerto alla sfera infuocata.” -
- Per farla breve, il capo di quel popolo non ottenne ciò che voleva. Alla fine lui e alcuni membri della sua gente non sono realmente rimasti in vita. - concluse Fiammetta.
- A quanto pare no, e comunque questo libro non contiene alcun dettaglio su questo “prezzo” da pagare. - affermò Phoenix, per poi aggiungere:
- La storia però non è ancora finita: “Lui e i membri del suo popolo sarebbero sopravvissuti come Avatar Ancestrali, ma quella che era diventata la “Fiamma del Sole Nero” aveva garantito la sopravvivenza di alcuni nemici del Popolo del Cielo Nero come Avatar Proibiti, ma erano troppo potenti a causa del loro odio e furono relegati in luoghi remoti della Terra, senza sapere quale fosse il reale motivo per cui fossero stati graziati dagli spettri del Globo, o almeno dalla sua parte malvagia. I due spiriti invece scomparvero e nessuno seppe se avrebbero mai fatto ritorno.” -
- Io però non ho ancora capito cosa ha a che fare questa storia con noi. - s’intromise Hayley.
- L’ultima parte dovrebbe chiarirvi le idee: “Il giorno in cui compariranno i primi Keshin Ancestrali, l’eco del loro potere antico raggiungerà coloro le cui anime sono state corrotte dai Keshin Proibiti, imprigionandoli. Solo chi non ha in sé uno dei Keshin Proibiti rimarrà libero, e quando tutte le anime corrotte in precedenza avranno fatto i conti con loro stesse, i Keshin Ancestrali, antichi membri della prima civiltà a controllare il potere della Fiamma del Sole Nero, potranno tornare e trasmettere la loro forza e conoscenza ai membri della civiltà che è andata avanti per innumerevoli anni senza di loro.”
Credo che quella strana onda d’energia e le catene siano stati generati proprio dai Keshin Ancestrali: probabilmente alcuni di voi ne ospitano uno. Nei vostri corpi però potrebbero essere rimaste delle tracce dei poteri dei Keshin Proibiti, anche se li avete persi tempo fa, e le catene vi hanno bloccati per impedirvi di usarli. Non so dire se sia stato un bene o no che vi abbia fermati, ma lasciate che vi dica una cosa: affrontare un Keshin Armed, pensando solo di minacciare l’utilizzatore con Avatar quasi inesistenti è stato da incoscienti. - riferendosi chiaramente a Brown, Kira e Tsukikage.
- Allora… - esalò ad un certo punto Isako:
- Visto che Lory e Aster sono gli unici che non sono stati imprigionati, significa che loro hanno già degli Avatar Ancestrali? - chiese alla fine con curiosità ed eccitazione nella voce.
- Potrebbe essere. Lorella, tu ne sai qualcosa? - le domandò Sho e sul viso di Gold comparvero i primi segni dell’ansia.
- Oh no. E adesso cosa faccio? Non posso dire loro della cerva! - pensò la bionda, stringendo le lenzuola del letto dell’infermeria. Nessuno lo sapeva, ma lei conosceva già parte di quella storia. Le era stata narrata anni prima, il giorno in cui incontrò per la prima volta un Keshin Ancestrale…
Qualcosa però la salvò da quella situazione: era un urlo proveniente dagli altoparlanti di Nakagawa.
- Cosa succede adesso? - si chiese Marcus.
- Capo? Capo mi sente? - si trattava di Yuki, alla quale era stato affidato l’incarico di controllare gli allenamenti dei Messaggeri.
- Aster è impazzito! È stato colpito durante l’allenamento nella cupola rossa, gli è comparsa intorno una strana aura, e adesso sta danneggiando il campo di calcio! - la comunicazione terminò lì, e sebbene il capitano della Squadra B volesse lasciar intendere di non avvicinarsi alla sala d’allenamento, molti dei presenti nell’infermeria di recarono lì.


Pochi minuti dopo… Al campo d’allenamento…

Una volta arrivati, capirono che Yuki non esagerava: Kazetsuki stava lottando contro il capitano della Squadra B, mentre un’energia sia rossa sia azzurra che circondava il ragazzo stava emettendo fruste d’energia che colpivano ciò che capitava a tiro.
- Cosa gli è preso? - domandò il leader delle Ali Nere a Rin, la quale aveva creato uno scudo d’energia per proteggersi dalle frustate.
- Non lo sappiamo di preciso. Sappiamo solo che quell’aura l’ha circondato quando l’abbiamo colpito: è stato un errore, ma temo si sia innervosito e ha cominciato ad azzuffarsi con Yuki che ha cercato di calmarlo. - spiegò lei, mentre Kazetsuki continuava ad attaccare, sia con hissatsu sia con calci e pugni la blu, ma lei lo evitava con abilità ed eleganza.
- Ehm, capo… - lo chiamò Okada.
- Lasci fare a noi. -
- Voi siete dei manager, non dei calciatori. Non potete competere con quei due. - affermò Alan, facendo ridacchiare Shibuya.
- Questo è quello che credi tu. Andiamo Isako! - i due si avvicinarono ai due litiganti e Yuki lo interpretò come un segno che doveva spostarsi.
- E ora a noi Kazetsuki. - disse il castano.
- Mh. - cominciò l’altro:
- Quel ghiacciolino mi è sfuggito, ma voi due non avrete la stessa fortuna. - dalla voce sembrava leggermente stanco: anche se non aveva lottato a lungo contro Yuki, quell’aura doveva essergli costata parte della sua forza, ma schioccò le dita e le fruste si prepararono a colpire i due manager.
- Barriera Oceanica! - urlò Isako, mentre dalle sue mani scaturiva un getto d’acqua che si frappose tra lei e le fruste infuocate, spegnendole.
- Air Cut! - Sho saltò, e dal suo piede partì un raggio d’energia bianca che, appena toccò il terreno, si trasformò in una forte raffica di vento che sbatté Aster contro il soffitto della stanza.
- Tutto qui? - li provocò lui, tornando a terra e rievocando le fruste d’energia:
- Le solite minacce… Un po’ di originalità no, eh? - un ciclone di fuoco circondò la rossa, risucchiandola e facendola apparire alle spalle di Kazetsuki per colpirlo con un calcio, ma lui la bloccò appena in tempo e, prendendo la ragazza per un braccio, la lanciò contro il muro.
La ragazza già si aspettava all’impatto con la dura superficie della parete, ma Shibuya sfrenò la sua corsa con una raffica di vento che la fece cadere a terra, salvandola dallo schianto:
- Rock Tower. - disse poi il castano, facendo emergere sotto i piedi di Aster una colonna di roccia. Con un calcio, colpì il pilastro, facendolo crollare per far cadere Aster, ma l’albino riuscì a rimettersi in piedi appena in tempo, anche se perse leggermente l’equilibrio poco prima di atterrare.
I tre ripresero a lottare sotto lo sguardo delle Ali Nere, ma anche degli ormai onnipresenti Yoru e Saturno:
- Non se la cavano male, ma ne hanno di strada da fare. - commentò la viola rivolgendo uno sguardo al collega, e anche se non poteva vederlo in faccia, sapeva che moriva dalla voglia di fulminarla.
- Non ci credo… Sei ancora arrabbiato con me? Vedila in questo modo: il libro di Phoenix è solo una copia, quello vero ce l’abbiamo ancora noi. Farò apparire sul suo libro solo alcune cose, ma non svelerò tutti i dettagli sul Popolo del Cielo Nero: quello spetta a te. - gli ricordò, ma l’altro si era messo ad osservare i tre litiganti.
- E io ti avevo avvertita che, usando i miei poteri, avrei potuto far comparire quelle due. Come intendi rimediare? - gli rinfacciò lui.
- Non è ancora diventato un problema, e poi sai che ci vogliono condizioni speciali per bandire dei Keshin speciali dal corpo di una persona. Per ora, potresti addormentarlo? - gli chiese, e lui non seppe rifiutare.
Alzò il bastone, dal quale partì un raggio che colpì Kazetsuki e lo fece cadere a peso morto sul terreno, mentre Yoru estraeva dalle pieghe del mantello il vero libro del Cielo Nero e lo aprì, facendo fluire la sua aura per illuminare alcune pagine:
- E ora credo sia il momento di aggiungere qualche parola al libro di Phoenix… - disse, e come sempre si dileguò dopo aver ottenuto ciò che voleva, non prima di aver visto il tomo di Marcus illuminarsi, segno che era andato tutto come doveva.


Angolo di Emy
Forse non è il caso di chiederlo, ma come vi è sembrata la storia della Fiamma del Sole Nero? E ora, avete qualche idea più chiara riguardo Saturno e la cerva argentata di Lorella?
Grazie a chi recensisce e segue.
Baci
Emy

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Capitolo 19
*** Consigli preziosi ***


Nella mente di Aster…

Non apriva gli occhi, gli sembrava che gli fossero state incollate le palpebre, non poteva o forse non voleva aprirli. Sapeva che sarebbe successo qualcosa di strano se si fosse svegliato, del resto non succedeva altro da giorni: prima si era ritrovato 200 anni nel futuro, anche se non ricordava di aver chiuso gli occhi allora…
- Aster… Aster... -
La seconda volta si era ritrovato nella foresta e poi alla base delle Ali Nere; a meno che non fosse diventato sonnambulo, qualcuno doveva averlo portato lì. Forse Sho e Isako, oppure uno dei membri della Squadra B.
- Aster… Aster… Svegliati! -
La terza volta non era successo niente di particolare, anche perché aveva passato buona parte della notte a pensare alla proposta di Phoenix e a quello che gli era successo nell’arco di due o tre giorni.
- Aster! Insomma apri gli occhi! -
Ah sì, anche l’incontro con Huayra era stato insolito…
- Sono stanco di ripeterlo! Apri gli occhi! -
Un momento. Quella voce che lo chiamava… La aveva sentita solo una volta, ma era certo che fosse quella del suo keshin. Perché non lo lasciava in pace?
- Non ho intenzione di aspettarti in eterno sappilo! Non lo avrei mai detto, ma sei più pigro tu di un bradipo! -
Ok, non era un granché come insulto, ma non riusciva a riposare con la voce del suo avatar che lo disturbava, così l’albino si decise ad aprire gli occhi seppure con lentezza, ritrovandosi circondato da una specie di coltre di un lieve colore argenteo con alcune particelle color oro e altre nere, ma di Huayra non c’era traccia.
- Huayra, Huayra dove sei? Ormai mi hai svegliato, quindi vedi di farti vedere! - disse lui, non riuscendo però a modulare la voce in modo convincente. Con una mano sfiorò di poco la coltre, scoprendola più spessa di quel che sembrava; la toccò un altro paio di volte e capì che era piuttosto rigida: se non fosse che aveva quel colore, avrebbe detto che si trattava di vetro. Un attimo! Che gli era successo di preciso? Perché si trovava in quella specie di gabbia?
Dopo qualche attimo, quello che gli bastava per svegliarsi completamente, vide altre particelle luminose venire verso di lui e dal buio comparve l’avatar che lo aveva svegliato dal torpore, ma aveva qualcosa di diverso: le correnti d’aria che circondavano le braccia vorticavano lente, due delle sei ali erano congelate, e la parte della maschera che copriva la guancia destra era stata rotta.
- Era ora che arrivassi Huayra. E ora fammi…  -
- Adesso è meglio che tu rimanga lì, almeno finché quelle due saranno ancora nei paraggi. -
Di fronte all’espressione interrogativa del padrone, il keshin si scostò leggermente per mostrargli due punti luminosi, uno rosso e uno blu, che si avvicinavano, ma solo quando furono abbastanza vicini, il ragazzo comprese qual era il problema. Erano due donne, entrambe dotate di un fisico slanciato e formoso e di armature, ma c’erano delle differenze: una aveva lunghi capelli biondi e occhi fiammeggianti, così come la frusta spinosa che teneva in mano e l’aura che la circondava, mentre l’altra aveva i capelli e gli occhi dello stesso colore del ghiaccio, e lo stesso valeva per le lame che fluttuavano vicino a lei e per l’energia che la avvolgeva.
- Chi sono queste due? E che ci fanno nella mia testa? -
- Loro sono Yasei Kasai no Shihaisha Zyra… - cominciò, voltandosi verso la donna dall’aura infuocata:
- E Ishi Kori no Shihaisha Irelia. - concluse alludendo all’altra, la quale lanciò un’altra lama gelida che Huayra parò con una delle ali, aggiungendone un’altra a quelle inutilizzabili.
Aster intanto osservava, e notò delle schegge nella “gabbia”: probabilmente Huayra voleva impedire che la infrangessero per qualche motivo che lui non comprendeva; ad un certo punto, si ricordò di un particolare:
- Anche nel tuo nome c’è la parola “Shihaisha”: Kaosu Kaze no Shihaisha Huayra. C’è un qualche legame tra te e quelle due? -
L’altro non rispose subito, poiché era occupato a bloccare le due donne con le correnti d’aria, cercando di parare le lame di ghiaccio di Irelia col rischio di rendere inutilizzabili le ultime ali che gli rimanevano, e fermare coi suoi vortici i colpi di frusta di Zyra e finendo col danneggiare l’armatura e la maschera che non poteva permettersi di perdere, fino a quando la donna di fuoco non sfruttò un attimo di distrazione del cavaliere per colpire la “gabbia” e causare una scheggia abbastanza profonda da colpire lo stesso Kazetsuki, il quale si sentì stranamente stanco come se stesse per ricadere nel sonno che lo cullava prima che Huayra lo svegliasse.
- Noi tre Shihaisha siamo Keshin Ancestrali. Cerca di rimanere te stesso e non farti soggiogare dai nostri poteri o farai una brutta fine! Ricordalo Aster! - furono le ultime parole dell’Avatar Ancestrale prima che il ragazzo si assopisse.


Pochi minuti prima… Nell’infermeria delle Ali Nere…

Gli ex Emissari erano tornati in infermeria per riportarci Kazetsuki che aveva nuovamente perso i sensi, ma Phoenix li aveva subito rimandati ad allenarsi e i feriti erano tornati alle loro camere con qualche aiuto; ormai erano rimasti solo il leader delle Ali Nere, i due manager coi loro androidi e Yuki a sorvegliare Aster, anche se la blu era andata nel laboratorio della base, per poi tornare con alcune corde per legare l’albino, probabilmente nel timore che impazzisse nuovamente:
- Non penso sia il caso di legarlo Yuki. - la riprese Phoenix.
- Lei non ha rischiato di essere colpito. - ribatté la blu, continuando il suo lavoro.
- Non dovresti arrabbiarti Yuki-chan. Non credo che tu sia stata ferita. - s’intromise Isako, ma si ritrasse appena vide lo sguardo duro dell’altra.
- Non mi sembra di averti detto che potevi permetterti certe confidenze. -
- Su ragazze, non mi pare il momento per una discussione inutile. - cominciò Sho, ma nella mano del capitano della Squadra B si accumulò dell’aura color zaffiro che si trasformò in una lancia di ghiaccio e la puntò alla gola del castano.
- Yuki, adesso stai esagerando. E vedi di sciogliere quei nodi! - la rimproverò Marcus, cercando di modulare la voce in modo convincente.
- Le ho già detto di… -
Un gemito li riscosse lievemente dalla loro discussione e li fece voltare verso Kazetsuki, il quale stava lentamente aprendo gli occhi, tornati color cenere.
- Potete smetterla di gridare? - chiese debolmente lui, ma Yuki poté giurare di aver sentito una sorta di durezza, un po’ insolita dato lo stato in cui si trovava.
- Mh… Va bene. Yuki, slegalo per favore. - le chiese nuovamente il leader delle Ali Nere, stavolta più gentilmente.
Lei sbuffò, ma quando stava per obbedire, l’ex Emissario si mise a sedere e, con un semplice strattone, si liberò delle corde con cui era stato legato:
- Non bastano un paio di nodi a imprigionarmi. Se ci tieni ghiacciolino, provaci ancora quando avrai imparato almeno a legare insieme due corde. - la schernì lui, per poi prendere la lancia alla blu, cominciando a comprimere le due estremità, per poi schiacciarla tra le mani fino a quando dell’arma non rimasero che minuscole schegge che andarono a posarsi sul pavimento immacolato e si sciolsero.
Con un fare meccanico, Aster si alzò e si diresse fuori dall’infermeria, mentre Yuki era ancora intenta a fissare la pozza d’acqua in cui si erano trasformati i pezzi di ghiaccio della sua lancia, a causa della mancata protezione prima fornita dall’aura blu:
- Yuki-chan? È tutto a posto? - le chiese preoccupata Okada, stringendo Nakagawa.
L’altra si limitò a stringere i pugni, sbattendone uno contro il muro per la rabbia, per poi alzare il viso e guardare il leader delle Ali Nere:
- Capo, se quello prova ancora a chiamarmi “ghiacciolino” o distruggere le mie armi, dimenticherò che è qui per aiutarci e gli riserverò un trattamento speciale col mio Keshin Armed! - esclamò arrabbiata, sedendosi su uno dei lettini e incrociando le braccia al petto.
- Credo che la ragazza stia esagerando. - Sho, Isako e Phoenix sentirono un’acuta voce femminile, più che altro un eco; la rossa e il leader cominciarono a guardarsi intorno per capire chi fosse, mentre Shibuya non reagì. Sapeva bene chi aveva parlato.
- Hai ragione. In fondo le ha solo rotto una lancia, ma è un po’ strano: non ricordavo avesse ancora questi sbalzi d’umore. - un altro eco di una voce femminile, ma era diversa dall’altra.
Vedendo le espressioni interrogative sul volto degli altri presenti, Yuki cominciò a capire cosa stesse succedendo e sospirò sconsolata:
- Sono ancora i vostri Keshin, vero Sho e Isako? - la blu appoggiò i gomiti sulle ginocchia e la testa tra le mani annoiata.
Il castano si limitò a sbuffare:
- Voi due, fatevi vedere per favore. - dietro di lui comparve un’aura verde acqua dalla quale emerse una donna dalla pelle azzurra come la lancia che aveva in mano, gli occhi chiari, i capelli blu come le ali poste sulla schiena e alla vita; anche la gonna era della stessa tonalità, ma possedeva anche diverse decorazioni dorate, lo stesso colore dell’armatura che proteggeva il petto e la testa: era una dei suoi Keshin, Saphira Goddess of Storms.
Da Isako si generò un’energia azzurra dalla quale comparve una giovane donna dalla pelle costituita da scaglie azzurrognole, i capelli lunghi e lisci color verde oliva e gli occhi privi di pupille e iride, avvolta in un lungo abito bianco. Era una dei Keshin della ragazza: Doride la Ninfa del Mare.
- Saphira, Doride, incontrarvi è sempre un piacere… - le salutò Marcus con un piccolo inchino:
- Ma dovreste farvi vedere sin dall’inizio. È un po’ strano parlare con qualcuno che non si può vedere. -
- Se si riferisce a me capo, conosce bene il mio problema: anche se parlassero o diventassero visibili, vedrei delle ombre che emettono dei brusii. - gli ricordò la blu con un tono misto tra fastidio e ovvietà.
L’uomo si lasciò andare in un sospiro:
- Se quella ragazza sta cercando di farmi sentire in colpa… Beh, ci sta riuscendo. - mormorò lui.
- Comunque… - prese parola Saphira:
- Siamo qui per parlarvi di Kazetsuki. Immagino abbiate notato quello che gli è successo. -
- Eccome se lo abbiamo notato. Prima d’ora è sempre svenuto dopo la comparsa di quelle strane aure. - disse Sho.
- Non ci riferivamo solo a questo. Avete visto i suoi occhi, no? - intervenne Doride.
La rossa annuì, per poi aggiungere:
- Sì… Erano di un colore diverso dal solito e… Non so, ma sembrava che ci fosse qualcos’altro: mi ha dato l’idea di essere capace di farci la stessa cosa che ha fatto alla lancia di Yuki. - tremava leggermente durante il racconto e stringeva ancora il suo androide, il quale non si scostò come era solito fare. La sua padrona sembrava davvero spaventata e non se la sentiva di lasciarla così.
- Non hai il senso della misura. - sentenziò dura Saphira.
- Invece Isako non ha tutti i torti: hai visto anche tu quello che è successo e anche che il libro del Cielo Nero si è illuminato prima che Kazetsuki perdesse i sensi. -
A quelle parole dell’altra donna Avatar, il leader delle Ali Nere sgranò gli occhi e aprì il tomo, notando che Doride aveva ragione:
- “è tempo che i Keshin Ancestrali si risveglino dal loro sonno e che gli Undici Supremi giungano in quest’epoca per salvarla dalla crisi in cui si trova da anni.
Per i Supremi, dovrai tornare indietro nel tempo e convincere Master D a svelarti chi aveva scelto per ricoprire quei ruoli e fare in modo che concedano il loro potere ai Prescelti; per quel che riguarda i membri delle Ali Nere, perché la loro confusione svanisca e le loro vere potenzialità smettano di giacere, dovranno aiutare i Prescelti nella loro missione. C’è però un dubbio che occupa la tua mente riguardo ad uno dei tuoi compagni… Ebbene, permettimi di illuminarti: dentro di lui albergano tre Keshin Ancestrali, uno è sempre stato lì, gli altri due hanno raggiunto il primo senza essere benvenuti, e rimarranno nella sua mente ancora per qualche tempo. Il resto lo scoprirai in seguito, e andando avanti ti svelerò il modo per risvegliare gli Avatar Ancestrali.” -
- Forse è questo quello che è successo: due Keshin Ancestrali potrebbero aver preso il controllo della mente di Aster. - concluse Isako.
- Mmm… Potrebbe essere, ma non dobbiamo prendere conclusione affrettate. Saphira, Doride, voi che ne… - stava per rivolgersi alle due Keshin, ma quelle erano già spariti e il ragazzo se ne uscì con un “Ufff… Mai una parola per avvertire quando se ne vanno…”
- Questo è vero, ma ritengo che l’ipotesi di Isako non sia completamente sbagliata visto come si stanno mettendo le cose. - decise Phoenix nell’atto di chiudere il libro e uscire dall’infermeria:
- Isako, Sho, dobbiamo andare. -
- E dove dovreste andare? - domandò Yuki, rimasta in silenzio dalla comparsa di Saphira e Doride.
- Dobbiamo tornare in un’epoca in cui Master D era ancora vivo. -
- Non vorrà davvero dare di nuovo ascolto alle parole di quel libro!? Non fanno che succederci cose strane da quando ci è stato recapitato! - esclamò la blu, quasi stupita dal comportamento del proprio superiore.
- Già, ma ormai una in più o una in meno non penso faccia differenza. Non credi? - replicò l’altro sorridendo.
Il capitano della Squadra B rimase ad osservarlo per un po’, poi uscì dall’infermeria sbuffando “Beh, io resto a tenere sottocontrollo quello là.”
E mentre gli altri presenti attivavano gli orologi del tempo, una figura esile avvolta in un mantello che fluttuava fuori dalla finestra, con un sorriso divertito, attivava il potere delle perle contenute nella clessidra della sua falce; quando vide gli orologi emettere un lieve bagliore blu, se ne andò: il suo piano sarebbe andato come previsto.  


7 anni nel passato rispetto all’epoca degli ex Emissari… In un punto imprecisato dell’Africa Centrale…

A causa dell’intromissione, i membri delle Ali Nere non arrivarono esattamente dove avevano previsto: avrebbero dovuto trovarsi in una sorta di ospedale in cui Master D era ricoverato, e invece i due manager delle Ali Nere coi rispettivi androidi si erano ritrovati immersi nel verde.
- Ok, che è successo? - chiese Sho, mentre cercava di rialzarsi da terra, azione leggermente impeditagli dai grandi cespugli verdi dove era caduto.
- Non lo so, ma è un posto carino. - affermò Isako, accarezzando i petali di un fiore rosso su un cespuglio e respirandone il profumo. Per quanto le piacesse andare nella serra dello Spiraglio di Luce perché le dava la sensazione, seppure lieve ma piacevole, di ritrovarsi in mezzo al verde che, nella sua epoca, stava lentamente scomparendo, uno dei motivi per cui adorava viaggiare nel tempo era visitare posti come quello, in cui la natura e il verde che tanto le piacevano non avevano ancora ceduto il passo alla tecnologia.
- Sarà, ma dobbiamo trovare Master D. E già che ci siamo… - il ragazzo si spolverò la camicia dalle foglie e da alcuni petali che gli erano finiti addosso con la caduta:
- Vediamo di ritrovare il capo. -
Okada si riscosse solo in quel momento e notò che l’amico aveva ragione: c’erano solo loro due e i loro androidi. Nessuna traccia di Phoenix.
- Ufff… A volte sei proprio noioso Sho. Dovresti rilassarti un po’ ogni tanto. - lo rimproverò scherzosamente lei, cominciando però ad incamminarsi tra la boscaglia e i cespugli, seguita subito dopo da Shibuya.
- Secondo me invece troppi viaggi nel tempo ti hanno dato alla testa ragazzina. - ribatté Shadow, posandosi sulla spalla della rossa.
- Shadow, non tormentarla ancora. Si è già ammalata una volta e non penso desideri ripetere l’esperienza. - intervenne il castano, mentre l’aquila androide riprendeva il suo posto sulla spalla del padrone.
- Ti devo ricordare che è andata avanti coi viaggi nel tempo, nonostante i tuoi avvertimenti e conscia di farsi del male. Come fai a fidarti ancora di lei!? -
Sho lo liquidò con un “Mi fido e basta. Dovresti cominciare a fare lo stesso”, poi i membri delle Ali Nere continuarono la camminata tra la foresta cosparsa di piante rigogliose e diversi fiori, fino a quando una luce davanti a loro penetrò tra gli alberi, segno che la foresta terminava in quel punto, e i due si ritrovarono davanti in una radura circondata dal verde e, in lontananza, un piccolo edificio, apparentemente l’unico elemento artificiale in quel posto.
- L’ospedale dovrebbe essere quello, sempre se i nostri orologi funzionano ancora bene. - Okada si mise in cammino per raggiungere la costruzione, ma il collega la precedette, mettendosi a correre e uscendo dai cespugli, per poi saltare; in primo luogo, la rossa si chiese cosa stesse succedendo, almeno fino a quando non vide una sfera bianca con alcune parti di diversi colori sfrecciare verso di lei per poi essere fermato da Shibuya, cominciò a porsi una domanda:
- Ancora le Ali Nere eh? Credevo che non vi sareste fatti vedere dopo quello che ho fatto al vostro amico, e invece eccovi qui… - e il quesito di Isako trovò la risposta: una ragazza dagli occhi viola scuro, capelli turchesi raccolti in trecce e un ghigno sul volto.
- Quindi sei stata tu a far uscire di testa Aster! - la accusò la rossa.
- Chi? Il vostro compagno? Beh, diciamo che ho solo dato un piccolo contributo. -
- Smettila di scherzare e dicci di preciso cos’è successo! - le ordinò il castano stranamente alterato.
La turchese mise un piccolo broncio:
- Che cattivo! Non dovresti trattarmi così, sai Delta… -
“Delta? Quindi quella ragazza è…”
- Non provare a chiamarmi ancora in quel modo. Ho tagliato i ponti con Toudou tempo fa! - il filo dei pensiero di Okada fu interrotto ancora dal collega, ancora più arrabbiato dopo aver sentito quel nome.
- Beh, se riuscirete a battermi, smetterò di chiamarti in quel modo e vi dirò anche cos’è successo a… Come si chiama… Aster, giusto? - propose lei, sempre con quel sorriso canzonatorio.
- Va bene. - decise il castano, lasciando la rossa attonita: era raro vedere Sho così arrabbiato, anche se forse non avrebbe dovuto stupirsi molto. Sapeva cosa si celava dietro quel nome.
Beta ghignò, indicando ai due dei ragazzi in tenuta gialla e blu: era la Raimon. Sarebbe stato meglio regolare i conti con Beta per conto loro, ma giunti a quel punto, dovettero adeguarsi alla situazione, sperando che quei ragazzi non rovinassero tutto.


Poco lontano dal luogo dello scontro…

Vedere Kazetsuki fuori dai gangheri per l’ennesima volta e delle nuove parole sul libro del Cielo Nero in così poco tempo era stato insolito, ancora di più che gli orologi si fossero guastati di nuovo, ma trovarsi separato dai suoi compagni di viaggio, in una foresta talmente fitta da non lasciar filtrare molti raggi di sole e davanti ad una persona incappucciata con tanto di mantello e bastone… Beh, aveva senz’altro coronato la sua giornata in quanto stranezze.
- Marcus Phoenix, giusto? Io e la mia padrona ti stavamo aspettando. - cominciò l’incappucciato.
- Chi sei e come fai a sapere chi sono? -
- Io e la mia padrona siamo al corrente di tutto ciò che succede nelle varie epoche storiche, ragion per cui siamo gli unici ad essere a conoscenza di tutto ciò che le organizzazioni impegnate in questa lotta desiderano sapere. -
- Ti chiedo di arrivare al punto: vorrei ritrovare i miei compagni quanto prima. -
Alla figura col mantello non sfuggì la preoccupazione nel tono di Phoenix:
- è piuttosto curiosa la tua preoccupazione verso quei ragazzi. Se non erro, quando eri ancora dalla loro parte, pareva non ti curassi oltre il necessario di ciò che succedeva intorno a te. - l’ultima frase fece sussultare leggermente il trentenne, per poi fargli abbassare lo sguardo.
- Già. Non mi preoccupavo troppo, forse perché credevo che loro fossero dalla parte giusta, ma… Non ho intenzione di ripetere ancora quell’errore. - sentì un leggero colpo alla testa, e vide che l’incappucciato si era avvicinato molto a lui. Forse lo aveva colpito col bastone per tornare ad avere la sua attenzione, ma non bastava che lo chiamasse?
- Hai detto che stai cercando i tuoi compagni, no? Vai da quella parte e uscirai dalla foresta. Trovarli poi dovrebbe essere facile. -
L’altro annuì, cominciando ad incamminarsi, poi gli tornò in mente un particolare:
- Non hai ancora risposto alla mia… - quando si voltò, l’altro era già sparito, ma per un attimo gli sembrò di sentire ancora la sua voce:
- Se non starai attento, finirai per perdere tutto un’altra volta. Continua per la strada che ritieni sia giusta e non dimenticare il reale significato delle Ali Nere. -
Annuì ancora, come se il suo interlocutore fosse ancora lì, poi tornò sui suoi passi, inconscio del fatto che un’altra figura con un mantello e armata di una falce aveva ascoltato tutto:
- Ottimo lavoro Saturno. Adesso è il mio turno. Mi spiace solo che dovrò mostrarmi a tutti prima del previsto, ma non ho molto da perdere: il mio compito è far emergere le loro potenzialità e non parlo solo dei Keshin Ancestrali. Non importa se dovrò ostacolarli per riuscirci. -


Angolo di Emy
Mi scuso ancora per il tremendo ritardo, ma in questi mesi a scuola non mi hanno lasciato un momento di pace e ho avuto pochissimo tempo anche per scrivere.
Comunque, ecco svelato parte dell’arcana riguardante lo stato in cui si trova Aster. Presto la sua testa diventerà un campo di battaglia per quei Keshin Ancestrali, che ne dite?
Grazie a chi recensisce e segue.
Baci
Emy

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Capitolo 20
*** Segreti e Aiutanti ***


Nel campo da calcio vicino all'ospedale...

Il primo tempo tra la Raimon - Ali Nere e la Protocol Omega 2.0 si era concluso con un 2 - 2 per i gialli blu grazie ai tiri Keshin Armed di Matsukaze e Tsurugi, mentre i goal di El Dorado erano stati segnati da Einamu e Beta. Almeno dal punto di vista dei due membri delle Ali Nere, non era stato semplice raggiungere quel punteggio: loro avevano cercato di dare il loro contributo, ma la Raimon non era ancora disposta a fidarsi e la sconfitta subita contro El Dorado subita giorni prima non era stata d’aiuto.
Shibuya e Okada erano però rimasti stupiti da un particolare: i Keshin Armed della Raimon. Non si erano aspettati che riuscissero a svilupparli in così poco tempo: quei ragazzi avevano del potenziale, ma c’era ancora chi era preso da altre preoccupazioni, come Shindou Takuto, e ciò gli non impediva di utilizzare la Armor Mode. Le Ali Nere erano anche al corrente del rapimento di Endou Mamoru e, da quello che avevano potuto notare osservando gli ex Emissari, quell’uomo era stato in grado di far emergere le vere capacità e la voglia di giocare della Raimon. Probabilmente il suo rapimento aveva avuto conseguenze su chi aveva aiutato, e i membri delle Ali Nere, in particolare le ex Emissarie mandate alla Raimon, ne erano la prova: dapprima si erano semplicemente rattristate, ma durante gli allenamenti non riuscivano a concentrarsi e commettevano errori tutto sommato banali. Chissà se come si erano sentiti i membri della gialla blu…
- Adesso basta. Credo che ora sia il mio turno. - disse una voce glaciale proveniente dal campo, rimasto deserto da quando le squadre si erano fermate in attesa del secondo tempo. Tutti si voltarono e i due membri delle Ali Nere identificarono Aster nel ragazzo che aveva parlato e purtroppo notarono che i suoi occhi avevano nuovamente cambiato colore: un’iride rossa come le fiamme pronte a bruciare tutto ciò che incontrano, e l’altra azzurra e fredda quanto il ghiaccio e la neve che ricoprivano l’Hokkaido durante l’inverno.
Lo sguardo dell’ex Emissario si posò allora sulla Protocol Omega 2.0, più precisamente su Beta che ghignava compiaciuta:
- Guarda un po’ chi è tornato. Perché non mi fai divertire un altro po’? - in una nebbiolina violacea, la ragazza attivò il proprio Keshin Armed:
- Fammi vedere che sai fare! -
- Non me lo faccio ripetere. Glacial Storm! - intorno a lui si formarono diverse lance di ghiaccio che si scagliarono sul capitano della squadra di El Dorado, ma lei riuscì a respingerli, a volte con capriole altre volte con calci; tuttavia, le schegge delle lance frantumate si trasformarono in una bufera che avvolse i due, isolandoli dagli altri.
- Come mai stai facendo questo? Hai paura che i tuoi due amici vengano colpiti? -
Dopo quella frase, gli occhi di Aster tornarono normali:
- Non vedo perché dovrei risponderti. Non credo ti sia importato molto della sorte del precedente capitano della Protocol Omega quando hai detto che è stato “licenziato”, quindi perché dovrei spiegarti le mie ragioni? - le fece notare, per poi aggiungere:
- Ah, ora che ci penso, potresti spiegarmi perché hai chiamato Sho “Delta”? -
Per la prima volta da quando era cominciato lo scontro, un’espressione sorpresa prese posto sul volto della turchese, ma venne sostituita quasi subito da un sorriso malefico:
- Se t’interessa tanto, perché non lo scopri da solo? Ti posso solo dire che io e lui abbiamo un conto in sospeso. Allora, vogliamo continuare a combattere o no? -
Lui annuì, mentre un’energia color cenere e parte delle correnti d’aria della bufera si accumulavano nelle sue mani in una sfera; ad un certo punto, il globo d’energia andò a posizionarsi davanti al ragazzo e, con l’aiuto del vento accumulato, creò un vortice che si diresse verso Beta, ma molto prima di raggiungerla, le correnti d’aria si dispersero e tutto ciò che raggiunse l’altra fu una semplice brezza.
- Com’è possibile? L’Howling Gale ha fallito… - e mentre la turchese si abbandonava alle risate, altre due voci femminili si fecero strada nella sua mente:
- Pensavi davvero che ti avremmo lasciato usare ancora il potere di Huayra!? Ci credevi così ingenue? -
- Ora che lui è allo stremo delle sue forze, è il nostro momento. E vedi di capire una cosa: finché ci saranno Ghiaccio e Fuoco continueranno ad esistere, il Vento non potrà più soffiare! -
Dopo quella frase, gli occhi dell’albino cambiarono di nuovo colore e lui, con un semplice cenno della mano, fece dissolvere le correnti d’aria:
- Il vento e il ghiaccio non hanno funzionato. Non importa: ho altri mezzi per fermarti ragazzina! - la avvertì, mentre evocava delle fiamme che si convogliarono in una sfera davanti a lui; poi, con un pestone al terreno, creò un solco fino a Beta dal quale cominciò a sgorgare della lava:
- Incinerate! - e infine calciò la palla di fuoco verso la turchese, ma questa la bloccò con un calcio:
- Ah ah ah! Se è tutto ciò che sai fare, battere te e quegli idioti dei tuoi compagni sarà una passeggiata! -
Il ragazzo non si scompose; nel frattempo, due aure dalla forma vagamente umana, una rossa e una azzurra, fuoriuscirono dal suo corpo:
- Irelia, privala del Keshin Armed. - ordinò alla figura azzurra, la quale scacciò la sfera infuocata calciata in precedenza dal padrone con diverse lame di ghiaccio, per poi manovrarle in modo che colpissero il capitano della Protocol Omega 2.0.
- E tu Zyra… - si rivolse alla figura rossa, per poi lanciare un fugace sguardo al quaderno che una delle manager della Raimon teneva tra le mani; Sho però si rese conto dell’oggetto dello sguardo e le fiamme che circondavano l’aura rossa lasciavano intendere quali fossero le intenzioni dell’albino:
- Kazetsuki, non ci provare nemmeno. Stai mettendo a rischio la missione! -
- Tsk. - il Messaggero ghignò e, con un cenno della testa, Zyra si avvicinò alle manager:
- Cosa vuoi che m’importi? Ho più potere di quanto immagini e le Ali Nere vinceranno sicuramente il conflitto con me al loro fianco. Inoltre, Zyra e Irelia mi hanno detto cosa contiene quel quaderno. La Raimon ed l’El Dorado non saprebbero che farsene senza capire il contenuto, tanto vale distruggerlo. Noi ne faremo comodamente a meno. - con uno schiocco di dita, la figura energetica rossa alzò la sua frusta per svolgere il suo compito…
“È fatta” si disse Aster, già pregustando la vista di quel libricino ridotto a un cumulo di cenere, e le facce deluse dei presenti, in particolare quella del capitano della Protocol Omega 2.0, così avrebbe finalmente deciso di pensarci un po’ di più prima di provocarlo. Man mano che l’arma di Zyra si avvicinava all’obiettivo, più il senso di soddisfazione dell’albino cresceva. Mancavano pochi centimetri perché si avverasse ciò che aveva previsto quando nell’aria riecheggiarono due voci femminili:
- Profumo d’Inverno! -
- Tenebre della Notte Eterna! -
Sebbene le voci fossero state udite da tutti i presenti, non riuscirono a capire a chi appartenessero di preciso, anche se i due manager delle Ali Nere ebbero la sensazione di aver già sentito la prima di esse, ma non fecero in tempo a trovare una risposta che, da un punto imprecisato sopra le loro teste, si generò una sfera scura, la quale cominciò ad espandersi fino ad inglobare completamente il campo e parte della foresta intorno a loro, creando una cupola in cui sarebbe regnato il buio se non fosse stato per il Sole che splendeva all’esterno.
- Ufff… Non si vede niente. - si lamentò Sho.
- Dobbiamo andarcene da qui. Quest’oscurità non è normale. - affermò l’aquila posandosi sulla sua spalla, mentre il suo padrone continuava a cercare di riattivare il suo orologio, ma questo continuava ad emettere insolite scintille e bagliori blu. Non potevano essersi inceppati ancora!?
Neanche il tempo per dire “Temo che non ce ne andremo tanto presto”, che un vento gelido si diffuse nella cupola: inizialmente si trattava di una leggera brezza, ma a poco a poco divenne più insistente e tra le correnti d’aria cominciarono ad apparire anche diversi pezzetti di ghiaccio simili ai grossi petali di fiori:
- Io sto cominciando ad aver freddo. - tremò Isako, abbracciando Nakagawa, il quale continuava a ripeterle inutilmente frasi del tipo “Che ci posso fare io?” oppure “Se vuoi scaldarti, cercati una borsa dell’acqua calda, basta che la smetti di stringermi”.
Passarono alcuni minuti durante i quali non successe niente, ad eccezione dell’aumento d’intensità del freddo e del vento; dopo un tempo imprecisato, si diffuse anche uno strano profumo nell’aria e allora i due manager delle Ali Nere si accorsero di quello che sta succedendo: molti dei presenti tremavano sul posto e sembrava si reggessero a stento in piedi, ad alcuni cedettero le ginocchia e altri ancora caddero a terra. Questi ultimi aumentarono di numero, finché Okada e Shibuya non rimasero gli unici che non si erano accasciati al suolo; persino i loro androidi erano finiti a terra e non si muovevano.
- Isako? Isako, ci sei ancora? Credo di sapere cosa sta succedendo… Isako? - il castano sentì uno strano rumore alle sue spalle e notò che l’amica era stesa a terra con il suo coniglio androide ancora stretto tra le braccia. Si avvicinò a lei, scuotendola leggermente per le spalle nel tentativo di svegliarla, ma fu inutile; dopo qualche attimo, anche lui sentì le palpebre farsi pesanti e la voglia di chiudere gli occhi aumentare sempre più.
“Non devo addormentarmi” continuava a ripetersi, nella speranza di non addormentarsi per paura di non svegliarsi molto presto, ma c’era una cosa che non sapeva: quel buio, quel vento freddo e il profumo non erano comuni, e sembrava non sarebbero cessati finché non si sarebbero addormentati tutti. Difatti, dopo qualche altro minuto, anche lui perse i sensi; solo in quel momento nella cupola allora entrò più luce, permettendo di distinguere due sagome: una alta che normalmente avrebbe avuto un bastone con sé, ma in quel momento stava trasportando qualcosa sulle spalle; la seconda era più bassa e reggeva un’arma la cui lama scintillava grazie ai pochi raggi del Sole penetrati in quel posto. Si fermarono a qualche metro di distanza da Aster, steso anche lui a terra: a causa di quei petali e quello strano vento, le due aure si erano dissolte.
- Non hai prestato ascolto alle mie parole Yoru. Il mio intervento in quella partita ha scatenato il risveglio di quelle due interferenze. Zyra e Irelia non dovrebbero nemmeno esserci tra i Keshin Ancestrali! -
- Ti chiedo di stare tranquillo Saturno. È vero, forse avrei dovuto prestare più attenzione al tuo avvertimento, ma ti assicuro che la comparsa delle “interferenze” non costituisce un intoppo nel piano: dovremo solo aspettare che la soluzione che ho preparato e Aster s’incontrino poi il resto verrà da sé.  -
In quel momento, il vento cessò e si udì il rumore di passi lesti che si avvicinavano a loro, poi non sentirono più niente, ma la luce che filtrava nella cupola permise ai due di vedere una sagoma compiere un salto e impugnare un oggetto apparentemente affilato mentre continuava ad avvicinarsi; quando fu a pochi centimetri da Yoru, quest’ultima alzò la falce per respingere l’oggetto misterioso, scoprendolo essere una lancia di un materiale quasi trasparente che si conficcò nel terreno per poi sgretolarsi lentamente fino a sciogliersi in una pozza d’acqua, mentre la figura ignota li stava raggiungendo con rapidi e misurati balzi.
- Volevi sorprendermi… - dalla penombra emerse una figura snella e proporzionata avvolta da una tuta aderente blu scura, un vestito azzurro lungo fino a metà coscia, stivali alti dello stesso colore e un’armatura, che proteggeva petto, spalle e braccia, di un materiale talmente liscio e perfetto da sembrare ghiaccio. A completare il tutto vi erano delle ali quasi evanescenti e dotate di varie sfumature di colori simili all’aurora boreale, un cerchietto bianco tra i corti capelli blu oltremare e una lancia simile a quella scagliata in precedenza contro l’Oracolo.
- Yuki? - concluse la viola, abbassando l’arma notando che l’altra ragazza faceva lo stesso con la propria, segno che si era calmata.
- Lascia stare i convenevoli Yoru. - la riprese l’altra con l’aria di chi non aveva né tempo né voglia di ascoltare qualcuno perdersi in chiacchiere, poi volse lo sguardo di quell’ombra che sapeva essere il Keshin Ancestrale dell’Oracolo:
- Non ti vedo chiaramente Saturno, ma so bene cosa, o meglio chi, stai trasportando. Mettilo subito giù. - quella minaccia non spaventò minimamente l’incappucciato, ma egli obbedì ugualmente e posò per terra il suo “carico”: si trattava di un uomo ben noto al capitano della Squadra B, ma non lo aveva mia visto in quelle condizioni. Al contrario dell’uomo solare, e tuttavia anche saggio e risoluto quando la situazione lo richiedeva, che la ragazza conosceva come Marcus Phoenix, c’era un uomo dall’aria provata, sudato e ansimante. In sintesi, non si trovava in condizioni diverse da quelle in cui si era trovata Okada l’ultima volta che si era presa la febbre ed era toccato a lei riportarla alla base.
- Non dirmi che si sente così perché ha preso un colpo di calore perché non ci crederò mai. - disse dopo un po’ la blu.
- Beh… - cominciò la viola, mentre osservava l’altra trascinare i due manager e i loro androidi fino ad Aster, per poi avvicinarsi a Phoenix:
- Diciamo che abbiamo fatto in modo che gli salisse qualche linea di febbre. Non credevamo che sarebbe addirittura svenuto. - Yuki si caricò un braccio del suo capo sulle spalle per poi tornare dai suoi compagni svenuti, fermandosi solo quando si trovò esattamente di fianco all’Oracolo.
- So bene che tu e il tuo collega avete ogni potere possibile e immaginabile, ma non siete affatto bravi a nascondervi lo sapete? -
L’unico effetto che ebbe quella frase fu quello di far sorridere divertita Yoru che, come al solito, aveva già la risposta pronta.
- So che non puoi vedere Saturno e gli altri keshin speciali a causa del tuo piccolo problema, ma quella che deve stare attenta tra noi due sei tu: non penso che Phoenix sarà contento di sapere la verità riguardo al fatto che conosci l’Oracolo e non gliene vuoi parlare. Oppure che gli hai tenuto segreta la verità sulla tua miracolosa guarigione e le bambole vuote che stai manovrando a tuo piacimento. - sibilò e facendo sgranare gli occhi alla blu, la quale dovette trattenersi dalla voglia di puntarle addosso un’altra arma di ghiaccio.
- Non provare a definire i membri della Squadra B delle “bambole vuote”! Prova anche solo a pensarlo e ti assicuro che il tuo Keshin Ancestrale e i tuoi trucchetti con la falce non basteranno a salvarti! - replicò secca l’altra, per poi schioccare le dita con la mano libera; il vento e i petali di ghiaccio circondarono lei e gli altri membri delle Ali Nere, mentre una luce azzurrina si generò dalle ali dell’armatura del capitano della Squadra B. Dopo qualche altro attimo il bagliore li avvolse completamente, trasportandoli via da quel luogo.
L’Oracolo rimase a fissare ancora un po’ il punto in cui le Ali Nere erano sparite, per poi dirigersi verso la manager della Raimon, una ragazza dai capelli e gli occhi color blu cielo, che custodiva il Libro dei Campioni:
- Non negherò mai quello che ho detto Yuki. Prima o poi dovrai fare i conti con la realtà, ma dovresti stare più attenta a ciò che fai: per raggiungere quest’epoca hai dovuto usare il tuo Keshin Armed Ancestrale, e mi auguro che tu non debba mai usare i veri poteri di cui disponi. Nelle condizioni in cui ti trovi, anche una sola volta potrebbe esserti fatale e stavolta nemmeno io e Saturno potremo aiutarti. - pensò, mentre strappava il quaderno dalle mani dell’altra, incenerendolo con una fiamma blu creata con la falce.
- Saturno, tu riporta la Protocol Omega alla sede di El Dorado, poi raggiungimi nell’epoca dei ragazzi della Raimon. Abbiamo ancora una faccenda da sbrigare. -
Poco dopo, la cupola e gli ultimi rimasti imprigionati al suo interno lasciarono quell’epoca. Solo gli ultimi soffi di brezza fredda erano rimasti in quel luogo, gli unici testimoni del passaggio delle tre squadre.


Nell’epoca degli ex Emissari… Di sera… Al Kogarashi Manor…

L’Oracolo aveva riportato la Raimon in quel luogo, l’unico sicuro vista la situazione in quell’epoca dove il divieto di giocare a calcio regnava ancora sovrano. La padrona di quell’ “hotel”, Aki Kino, era appena arrivata nel salone comune con delle tazze di the per tutti; a Yoru parve un tentativo di tirare su di morale quei ragazzi che sembravano avere facce lunghe sei metri, ma a quanto pare non stava avendo l’effetto voluto, in particolare su Matsukaze e Shindou:
- Siamo riusciti solo a pareggiare e come se non bastasse abbiamo anche perso il Libro dei Campioni… - si disse il numero nove, stringendo la presa delle mani sulle ginocchia.
Se sul suo viso era dipinta un’espressione irritata e leggermente frustrata, su quella del capitano della squadra ce n’era una triste:
- Mi chiedo se Endou Daisuke stia bene… Abbiamo già perso l’allenatore Endou. Non voglio che sia accaduto qualcosa di male anche a lui. -
- Non è il momento di abbattersi ragazzi. - s’intromise Midori.
- Ha ragione. Troveremo un modo per far tornare l’allenatore. - l’appoggiò Aoi.
- Già, anche se il fatto che sia sparito non è colpa nostra. Le Ali Nere dovrebbero prendersi le loro responsabilità. - affermò Tsurugi, bevendo un sorso di the.
- Secondo me sei un po’ ingiusto con loro. Ci hanno aiutati una volta a sconfiggere la Protocol Omega. - replicò Fey.
- Davvero? L’ultima volta non mi pare che ci siano riusciti. -
Nel frattempo, la viola continuava a ripetere tra sé e sé “Quel tipo è un vero irriconoscente! Le Ali Nere lo aiutano a tornare nel club di calcio e lui ha pure la voglia di criticarli!” oppure “Gli ex Emissari s’impegnano eccome a rimediare ai loro errori! Siete voi che non vi accorgete che vi vogliono dare una mano!”.
In quel momento arrivò Saturno che informò l’Oracolo della buona riuscita del ritorno della Protocol Omega a El Dorado, ma lei lo ignorò, attirando l’attenzione del keshin sulla sua espressione arrabbiate e le occhiatacce che rivolgeva ai ragazzi della Raimon: quella era la stessa ragazza fredda e controllata che manovrava ogni situazione da dietro le quinte, e il vedere che aveva ancora la voglia di arrabbiarsi per semplici critiche nei confronti degli ex Emissari gli fece sfuggire una risata, anche se in parte non se la sentiva di darle torto: conosceva il reale motivo per cui la sua padrona aveva acconsentito a partecipare alla guerra in quel ruolo di “aiutante”.
La viola fece finta di non sentire la risatina dell’uomo e si diede dei leggeri schiaffi sulla faccia:
- Ok, vediamo di ricomporci. - poi si rivolse al collega:
- Hai portato ciò che ti ho chiesto? -
Lui annuì, prendendo dalle pieghe del mantello una gemma arancione esagonale con una “C” verde al centro e consegnandola alla padrona.
- Sono stupita Saturno. Non credevo che sapessi addirittura trasformare le persone in Chrono Stone. - ammise lei, rigirandosi la pietra tra le mani.
- Bene. Adesso è il momento della mia entrata in scena. - annunciò lei, per poi materializzarsi al centro del cerchio che formavano i divani del salone, generando uno spavento in alcuni dei presenti o semplici sussulti in altri.
- Scusate l’interruzione. Permettetemi di presentarmi: sono l’Oracolo della Notte Eterna. - si presentò lei con un piccolo inchino, stando attenta che la sciarpa e il cappuccio rimanessero al loro posto.
- D- Da dove s- sei spuntata? N- non ti a- abbiamo s- sentita entrare… - balbettò Shinsuke, ma lei lo fulminò con lo sguardo sebbene fosse abbastanza certa che non potesse vederla in viso.
- Ascoltate. Non importa come sia entrata. Sono qui perché… -
- Hai detto che sei l’ “Oracolo della Notte Eterna”. Ho già sentito il tuo nome nella mia epoca, ma non credevo esistessi veramente. - ammise il verde.
- Quindi voi vi conoscete? - gli domandò Tenma alquanto sorpreso dalla scoperta.
- No. Prima di partire per quest’epoca, io e Wandaba siamo venuti a sapere che una persona aiutava chi era stato ferito o aveva passato guai a causa di El Dorado: si trattava di qualcuno che si definiva un “Oracolo”, ma quel qualcuno non lasciava molte tracce dietro di sé. - gli spiegò Rune, mentre la ragazza di fronte a lui sbatteva per terra il bastone della falce per esigere silenzio, poi materializzò nelle sue mani due oggetti: in una la pietra datale da Saturno, nell’altra un medaglione blu scuro finemente ornato in argento, aperto per mostrare che in realtà si trattava di una bussola.
- Queste vi saranno utili. La bussola è un congegno che vi aiuterà ad evitare incidenti nei viaggi nel tempo con l’Inazuma TM Caravan, mentre la gemma… Beh, consideratelo uno modo per rimediare alla perdita del Libro dei Campioni, con l’unica differenza che vi sarà molto più utile, sempre che riusciate a farla collaborare. - le consegnò a Fey, poi schioccò le dita e cominciò a dissolversi lentamente:
- Aspetta! - la chiamò Matsukaze, ma lei non si voltò verso di lui.
- Tu aiuti chi ha avuto problemi con El Dorado. Perché non ci dai una mano? -
- è vero, aiuto le persone che soffrono a causa della difficile situazione nella epoca del vostro amico, ma vi avverto che questo è l’unico aiuto che vi darò. In un altro posto, in un’altra epoca, c’è qualcuno che ha più bisogno di me. - dopo quell’ultima frase lei e il suo keshin se ne andarono. “Probabilmente…” pensò Yoru prima di tornare nel futuro “Non capiranno mai il significato delle mie parole. Loro avranno quella Chrono Stone come aiutante. Il mio compito è proteggere le Ali Nere e sarà così finché i miei poteri non avranno svolto il loro dovere”.


Angolo di Emy
Sembra che Yoru nasconda molto più di quello che sappiamo: ha qualcosa a che fare sia con gli ex Emissari che con Yuki. State attenti a questi particolari perché più avanti verranno ripresi, anche se le cose non si metteranno bene per tutti.Per chi non lo avesse capito, le due hissatsu comparse senza nominare l’utilizzatore erano la prima di Yuki e la seconda di Yoru.
Grazie a chi recensisce e segue.
Baci
Emy

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Capitolo 21
*** Finalmente si parte! ***


La mattina seguente… Nell’ufficio di Marcus Phoenix…

Ormai era chiaro che la sfortuna avesse deciso di stabilirsi allo Spiraglio di Luce e chissà quando se ne sarebbe andata… Dopo ciò che era successo alle persone partite per l’Africa Centrale, la sconfitta contro El Dorado sembrava essere solo un piccolo imprevisto: Phoenix era tornato con la febbre alta, Sho e Isako col raffreddore, e i loro androidi erano stati affidati al capitano della Squadra B perché li controllasse visto che, dopo un’oretta dal loro ritorno, continuavano a bloccarsi, spegnersi e riavviarsi ogni due per tre. La blu era l’unica a sapere cosa fosse successo in realtà: il leader si era ammalato a causa dei poteri di Saturno e i due manager stavano male a causa degli sbalzi termici inaspettati che avevano dovuto affrontare (prima il caldo torrido dell’Africa e dopo la combinazione del suo vento gelido con la cupola scura di Yoru). Per gli androidi l’unica cosa che le era chiara era che chiunque avesse creato Shadow e Nakagawa avrebbe dovuto prendere in considerazione l’idea di costruirli con materiali e componenti elettronici meno sensibili a quelle variazioni di temperatura; tuttavia, il capitano della Squadra B non aveva detto niente riguardo al suo incontro con l’Oracolo. Prima o poi avrebbe deciso lei quando -e se- mostrarsi alle Ali Nere.
In ogni caso, Marcus fece radunare i Messaggeri nel suo ufficio la mattina dopo, ma per la prima volta dal loro arrivo, gli ex Emissari lo trovarono solo: era insolito vederlo senza Okada, Shibuya o Yuki che, da quel che si era capito, erano i suoi collaboratori più fidati. Parlando dei manager, Lorella e Rinako li avevano incontrati quella mattina presto per pura casualità ed era palese che avessero l’aria di aver passato la notte senza aver dormito bene, ma anche il leader non scherzava: aveva un’aria assonnata e sciupata, e a ciò si doveva aggiungere anche il colorito pallido dovuto al malessere. Al posto del solito smoking, indossava una camicia bianca e dei pantaloni neri che sembravano essere un po’ larghi. Quell’aspetto, e soprattutto quell’espressione, stonavano un po’ con quelle della persona che si era presentata agli ex Emissari quando arrivarono per la prima volta in quell’epoca: sorridente, tranquillo, leggermente rassicurante -a detta di un paio di loro- , ma quando c’era una missione in mezzo, si dimostrava saggio e pronto a saper cosa dire o fare in ogni occasione.
- Mi scuso se ieri non ho potuto informarvi su ciò che è successo durante la missione in Africa, ma… -
- Per quello non si deve preoccupare. Ieri Sho e Isako ci hanno raccontato tutto quello che hanno visto. - lo avvisò Lory.
L’uomo annuì leggermente: la sera prima, i due manager lo avevano informato riguardo a ciò che era successo mentre lui era smarrito nella foresta.
“Meglio, almeno potrò parlare senza peli sulla lingua” si disse. All’ultimo però si ricordò di un particolare e gettò una breve occhiata a Kazetsuki, il quale era appoggiato ad una parete, con le braccia conserte e gli occhi chiusi, e sembrava non prestare ascolto alla conversazione. Aveva una sorpresa per lui, ma gliene avrebbe parlato più tardi.
- Se le cose stanno così, non credo ci sia molto altro da aggiungere… Per Master D non credo che sia possibile porre provvedimenti, soprattutto senza sapere nemmeno dove sia finito, ma ieri sera ho trovato la soluzione per il Libro dei Campioni, anche se sarebbe stato meglio se qualcuno non lo avesse bruciato e non avesse rischiato di buttare alle ortiche quel poco che siamo riusciti a fare finora. - sentendo quel tono carico d’accusa nei suoi confronti, Aster riaprì gli occhi ormai eterocromi:
- Non mi parli in quel modo. Preferiva che fossero quelli di El Dorado a prendersi il libro? -
- Ti devo rammentare che allora quel libro serviva anche a noi! Era l’unico modo per sapere qualcosa sugli undici poteri per salvare quest’epoca! - sbatté un pugno sul tavolo e si alzò, ma un capogiro e la sensazione che gli mancasse l’aria lo costrinsero a risedersi:
- Senta… - s’intromise Emily, anche lei rimasta in disparte per tutto questo tempo:
- Forse Aster non ha tutti i torti. El Dorado ha perso un’arma su cui poteva contare. Lei invece ha detto di aver trovato una soluzione, quindi noi siamo in vantaggio rispetto a loro. - concluse con una certa soddisfazione.
Il biondo fece per controbattere, ma la prima parola venne soffocata da un forte colpo di tosse:
- Dovrebbe calmarsi. Nelle sue condizioni non le fa bene stressarsi troppo. Cerchi di vedere la sua malattia dal lato positivo. - aggiunse Erika, attirandosi addosso però alcuni sguardi che dicevano “E dove lo vedi tu un lato positivo in una malattia?”
Mentre Dance cominciava a fissarsi con insistenza i piedi nel tentativo di sfuggire alle occhiate dei compagni, e di conseguenza al leggero imbarazzo, Hayley accorse in suo aiuto:
- Credo intendesse dire che, a differenza di noi che dovremo sgobbare per migliorare e sconfiggere la Protocol Omega, lei potrà starsene comodo e tranquillo a riposare. -
L’uomo però scosse la testa e aprì il libro del Cielo Nero che aveva portato con sé:
- Mi spiace doverti contraddire, ma come voi non potrò proprio riposare in questi giorni, o almeno la mia testa non potrà farlo. -
- Come mai? - domandò Rin.
In risposta, lui prese il Libro del Cielo Nero -probabilmente la “soluzione” per le informazioni riguardanti gli undici poteri si celava tra quelle pagine- cominciò a leggere le nuove frasi apparse sul tomo:
- “Tre segni della cattiva sorte che vi perseguita: una missione fallita, la sparizione di un umano dalla sua epoca d’appartenenza e un libro prezioso dato alle fiamme. Sembra che abbiate ancora bisogno dei miei consigli, e nella mia bontà ve li fornirò. Nel Giappone feudale vi dovrete dirigere, per risvegliare tre entità e proteggerne altre due. Il primo potere: un regista che possieda buone capacità di visione e movimento. Chi riuscirà ad acquisire questo potere lo dovrete scoprire da soli, ma vi posso rivelare da chi lo otterrà: Oda Nobunaga, abile e sicuro nelle battaglie, ma incerto sull’avverarsi di un obiettivo. Quale sia questo scopo io non ve lo dirò, spetterà a voi farvi svelare in cosa consista. Proteggete queste persone, poiché non avranno scampo se i vostri nemici riusciranno a raggiungerli.
Tre Keshin Ancestrali, i cui poteri sono in parte ancora dispersi e di cui vi parlerò nelle pagine seguenti, si sveglieranno per aiutarvi nella vostra causa.
Messaggeri, la missione è vostra. Rimediate agli errori del passato se volete difendere il futuro.” -
- Ho controllato le pagine successive per trovare qualche indizio, ma ho trovato solo testi molto brevi al riguardo. Il primo dice:
“Un combattente, animato dall’ardore e il desiderio di difendere il proprio paese, decise di accompagnare il suo padrone in battaglia, ma ad ogni scontro, il signore si rese conto che mancavano delle qualità importanti a quel soldato, senza le quali non avrebbe potuto affiancarlo in una lotta. Gli ordinò di tornare indietro per difendere i cittadini, l’unica cosa che avrebbe potuto fare finché non avrebbe colmato le sue lacune, ma entrambi commisero degli errori gravi quel giorno: il padrone non aveva calcolato quanto fosse spavaldo e intraprendente il giovane che aveva appena cacciato, mentre quest’ultimo ignorò l’ordine affidatogli e si unì ad uno scontro tra la fazione del suo signore e quella delle terre confinanti. Combatté con coraggio, ma nella foga della battaglia, finì per non prestare attenzione a ciò che aveva intorno e si fece cogliere di sorpresa: una lama sottile, ma abbastanza lunga da trapassarlo da parte a parte si piantò nel suo petto, facendolo gridare di dolore, l’ultimo suono che avrebbe emesso in vita sua poiché nessuno accorse in suo aiuto. Crollò a terra, esausto e sconfitto, prossimo alla morte. Poi vide uno spettro dinanzi a lui, e infine il nulla…”
Passo al secondo:
“Una donna nell’autunno della sua vita, indebolita dal continuo avanzare dell’età e ferita da un dolore più grande, era distesa nel suo giaciglio ad aspettare la conclusione della sua vita. Persino ora che si trovava su quello che sarebbe diventato il suo letto di morte, stringeva una cetra donatale da un’amica parecchi anni prima; le due si incontravano spesso per suonare insieme e passare così piacevoli pomeriggi, ma più volte quegli incontri si ripetevano, tanto più alla prima parve evidente il distacco tra l’abilità sua e quella della sua compagna: pur essendo entrambe brave nel suonare quello strumento, lei sapeva che nemmeno la pratica le sarebbe stata utile per raggiungere il livello dell’amica. Quest’ultima morì pochi mesi dopo l’inizio di quegli incontri, e lei, almeno per onorarne il ricordo, tentò di suonare una delle sue melodie… Il risultato però non cambiava. C’era qualcosa che le mancava, ma nemmeno il passare dei giorni, dei mesi e degli anni le permisero di trovare una risposta; anche ora che era stesa nel suo letto, afflitta dalla stessa malattia che le aveva portato via la sua vecchia amica, non riusciva a capire cosa le mancasse. Quando il Sole tramontò, chiuse gli occhi sperando di riposarsi un po’, speranza resa vana quando notò uno spettro dinanzi a lei, e infine il nulla…”
L’ultimo testo invece è il seguente:
“Tra il profumo dei fiori di ciliegio, il cinguettio soave degli usignoli e le note di una melodia che sembrava composta dall’armonia degli esseri celesti, una giovane donna sfiorava i tasti del suo pianoforte con una maestria quasi innaturale perfino per i più grandi esperti. Un “prodigio” era la spiegazione che qualcuno si era dato e l’unica plausibile per descrivere quella donna. La diretta interessata sapeva solo che quella musica era ciò che la legava ancora al marito, partito per una guerra dopo un anno dal loro matrimonio; non ci volle molto perché si diffuse la voce che quell’uomo era solo fuggito per non poter ricambiare sua moglie in modo altrettanto speciale. Lei un prodigio, lui una persona comune: come trovare un modo per conciliare le parti? La donna però non prestava attenzione a quelle che sapeva essere voci infondate e continuava a sperare ogni giorno nel ritorno del marito, desiderio rimasto inascoltato per cinque anni, segnati dall’attesa e dalla melodia che lei suonava ad ogni anniversario dalla partenza del consorte. Alla sera del sesto anno, quando aveva appena terminato di eseguire quella musica, ricevette una triste notizia: suo marito era morto, il cuore trafitto fa un proiettile. Da quel giorno, si spense qualcosa negli occhi della donna prodigio, una luce che aveva sempre animato le sue espressioni ogni singolo giorno di quegli anni passati ad aspettare. Spinta dalla tristezza, fece qualcosa che non aveva mai fatto: suonare le ultime due strofe della melodia. Una intrisa di tristezza come un cielo coperto da nuvole cariche di pioggia e l’ultima carica di paura, come quella che possono provare i bambini durante i temporali, ma per lei era la rabbia per essere stata privata dal suo amato a causa di un mezzo ingiusto tanto per le persone quanto per il mondo. Non lasciò il pianoforte nemmeno quando si addormentò; solo un usignolo e i petali di ciliegio che il vento aveva usato per ornare i suoi capelli erano rimasti a vegliare sul suo sonno. All’alba del nuovo giorno, si ridestò e vide uno spettro dinanzi a lei, e infine il nulla…”
E questo è tutto. Sono storie curiose, non credete? -
Tutti rimasero in silenzio per un attimo, probabilmente in riflessione o semplicemente indecisi su cosa dire; dopo parecchi minuti, Hiroae ruppe quel silenzio che si era creato:
- A me non sembrano chissà cosa. E poi si sono concluse allo stesso modo: arriva uno spettro da chissà dove e il finale rimane in sospeso. Mi spiega che fine è questa!? Anche se… - si voltò un attimo a guardare l’amica dai capelli color nocciola, ancora impegnata a osservare la punta dei piedi nonostante il piccolo momento d’imbarazzo fosse passato, e Kaori, la quale si era rabbuiata all’improvviso. Osservandole, si accorse di un dettaglio:
- Ehi, Kaori-chan, Eri-chan, non credete che queste storie vi riguardino? Siete delle musiciste come le donne di quei racconti e guarda caso suonate gli stessi strumenti. -
- Non credo. E poi io suono l’arpa, non la cetra. - precisò Erika.
- Dettagli cara mia. E tu Kaori, che ne pensi? -
L’altra sembrò riscuotersi solo in quel momento dai suoi pensieri:
- Sinceramente non saprei che dire. Da quel che ho capito, la melodia della donna prodigio ha una qualche somiglianza con la mia Ode al Cielo, ma io non mi posso certo considerare un prodigio: suono perché mi piace e faccio semplicemente del mio meglio. E poi… Spero che tu non ti offenda Hiroae, ma il tuo ragionamento mi pare abbastanza superficiale: non è detto che queste storie siano collegate a noi per un paio di semplici coincidenze. -
Kamekage s’imbronciò leggermente: non era affatto soddisfatta delle risposte. Si ritrovò a dirsi “Che ragazze di poca fede… Come fanno a non accorgersi di nulla?” e poi anche “Come fa Kaori a sminuirsi in questo modo!? Secondo me non ha nulla da invidiare alla donna prodigio del terzo testo.”
Un battito di mani la fece tornare alla realtà: era stato Phoenix nel tentativo di riportare su di sé l’attenzione.
- Beh, su questo Hiroae non ha tutti i torti. Potrebbe esserci un collegamento tra voi e i vari racconti, ma in fondo… Chi sono io per stabilirlo? Comunque, Kaori Kira ed Erika Dance… - le due chiamate in causa si avvicinarono al tavolo:
- Dal momento che due delle storie sembrano riguardarvi, sarete voi le prime a partire. E tu Kamekage… - anche lei raggiunse le due compagne:
- Non saprei dire se il testo riguardante il combattente sia riferito a te o no, ma sembra che le tue compagne abbiano bisogno di essere spronate, quindi andrai con loro. -
- Agli ordini capo! - esclamò allegra lei facendo una specie di saluto militare.
- Bene, è tutto ciò che avevo da dirvi. - tutti fecero per andarsene, ma il biondo li richiamò:
- Ah, prima che me ne dimentichi… Kazetsuki? -
L’interpellato si voltò annoiato verso l’uomo, certo che avrebbe dovuto sorbirsi l’ennesima ramanzina inutile:
- Forse tu stesso non te ne sei accorto, ma negli ultimi tempi ti è successo qualcosa di particolare e questo fatto non si può certo definire positivo. Ciò che hai fatto non è di certo passato inosservato: hai scatenato quelle strane aure contro tutte le persone che si trovavano nello stadio dell’Holy Road, attaccato i tuoi compagni durante gli allenamenti e hai anche bruciato il Libro dei Campioni.  -
- Per farla breve sta cercando un pretesto per cacciarmi, o mi sbaglio? -
Aoiri allora si avvicinò ai due, frapponendosi tra il leader e il compagno di squadra:
- Allenatore, non può fare questo ad Aster. È uno dei migliori tra di noi e questo lo sa anche lei! Non può cacciarlo così! - lei conosceva molto bene le potenzialità dell’albino: era stato il periodo all’Arakumo Gakuen durante la missione del Sole Nero a farglielo capire.
L’albino però la scostò malamente, facendola cadere a terra e rivolgendole uno sguardo truce:
- Non mi serve l’aiuto di una che si deprime se i suoi poteri non funzionano per qualche giorno. - Ryudekazi si paralizzò nel sentire quelle parole, ma non dovette reggere quell’occhiataccia a lungo perché il ragazzo dagli occhi una volta color cenere si rivolse al biondo:
- Che cosa vuole fare allora? -
L’altro sospirò prima di rispondere:
- Innanzitutto, voglio che sia chiara una cosa: qui non siamo ad El Dorado. Ogni componente delle Ali Nere è importante e cacciare qualcuno per un unico fallimento è un fatto che ritengo inaccettabile e ingiusto.
Per quel che ti riguarda Kazetsuki, sappi che, da ora e fino a nuovo avviso, potrai continuare ad allenarti coi tuoi compagni, ma sarai esonerato da ogni missione. - si rivolse quindi alle tre che dovevano partire per l’epoca sengoku:
- Voi fareste meglio a sbrigarvi: Isako vi sta già aspettando nel Giappone della seconda metà del ‘500. E portate il Libro del Cielo Nero con voi. - la ragazza con gli occhi acquamarina annuì e prese in custodia il tomo, per poi teletrasportarsi a destinazione con le compagne. Marcus congedò tutti gli altri presenti e, un’altra volta, Yoru se ne andò insoddisfatta con un ultimo pensiero per la testa:
- Non pensavo che lo avrebbe addirittura esonerato dalle missioni... E di certo Aster non si libererà mai dalla maledizione delle due Keshin Ancestrali se rimarrà qui alla Spiraglio di Luce. Posso solo sperare che la situazione giri a favore del mio piano o saranno guai… Ormai non rimane più molto tempo… -


Nel Giappone dell’epoca sengoku…

Le ragazze mandate in missione si ritrovarono su una stradina di terra battuta, circondata da un lato da campi arati e dall’altro da lunghe file di alberi, da un lato si dirigeva verso le montagne e dall’altro portava verso delle abitazioni.
Tutte avevano già l’aspetto di quando si camuffavano, ma gli abiti, seppure fossero tutti dei kimoni con motivi floreali sulle maniche e fasce chiare legate in vita, presentavano comunque delle differenze: Kaori ne indossava uno color acquamarina decorato con fiori di ciliegio bianchi, mentre un nastro azzurro teneva i capelli della ragazza raccolti in una crocchia alta, ad eccezione di alcune ciocche lasciate libere. In quel nastro, la ragazza aveva nascosto il Libro del Cielo Nero, che aveva rimpicciolito subito dopo essere arrivata, in modo da evitare di perderlo da qualche parte o di farselo rubare; Erika ne portava uno rosso fuoco, abbellito da fiori di pesco, mentre i capelli erano costretti in codini lunghi fino a metà schiena da nastri rosati; infine Hiroae ne aveva uno viola scuro adornato da glicini color lilla e i suoi capelli erano legati in uno chignon. A completare tutto, calzini scuri e sandali.
- Beh, direi che possiamo metterci in viaggio. Spero solo che non daremo troppo nell’occhio. - si augurò Kira, guardandosi intorno per controllare che nessuno le avesse viste.
- Tranquilla. Vestite così siamo praticamente invisibili! - esclamò felice Hiroae, prendendo le due amiche per le mani e cominciando a trascinarle, anche se non ce n’era affatto bisogno.
- Aspetta. - le fermò Dance dopo pochi passi:
- Phoenix ci ha detto che Isako ci stava aspettando, ma qui non si vede. Dove sarà finita? -
In risposta alla sua domanda, i loro orologi s’illuminarono e comparve l’immagine olografica di Okada imbavagliata e legata ad un albero, subito rimpiazzata da un ghigno su un volto femminile pallido con occhi viola:
- Beta! - esclamarono all’unisono le tre Messaggere.
- Chi si rivede. Pensavo che non vi sareste più fatti vedere per la vergogna dopo ciò che ha fatto il vostro compagno… -
- Dicci cos’hai fatto ad Isako! - le ordinò Kamekage.
- Non parlarmi in quel modo! È una “vendetta” per aver provato a metterci i bastoni tra le ruote. Venite qui a riprendervela… Se proprio ci tenete. - la comunicazione si concluse in quel momento e subito Hiroae cambiò direzione e s’incamminò nella boscaglia:
- Ehi! Che stai facendo!? - le domandò la ragazza con la crocchia, liberandosi dalla presa della compagna.
- Ovvio no? Dobbiamo trovare Isako! -
- Hiroae… - la interruppe per un attimo Erika:
- Ricordi il racconto del combattente? Un attimo di distrazione ed è stato colpito alle spalle! E se questa fosse solo una trappola di Beta? -
La ragazza col chignon scosse la testa:
- Non credo. E poi i nostri orologi hanno memorizzato il punto dal quale è partita la chiamata. Daremo un’occhiata, tutto qui. -
Le altre due, anche se un po’ incerte, annuirono, e tutte cominciarono ad incamminarsi per trovare il posto dal quale Beta le aveva contattate; ci arrivarono in meno di dieci minuti e, con sorpresa, trovarono la vera Isako nelle condizioni in cui la avevano vista nell’ologramma; subito si avvicinarono per aiutarla a liberarsi:
- Grazie. - disse la rossa, massaggiandosi i polsi coperti dalle lunghe maniche verdi e decorate di gigli bianchi del kimono.
- Di niente. Piuttosto, come hai fatto a farti catturare? - le domandò la ragazza coi codini, porgendole l’orologio abbandonato per terra.
- Non so spiegarmelo nemmeno io… Stavo camminando e poi dei tizi vestiti di bianco sono spuntati dalla foresta… Non ricordo bene cosa sia successo dopo. So solo che mi sono ritrovata qui con Beta che continuava a deridermi. Per fortuna se ne è andata… -
Kaori si disse che probabilmente quegli aggressori dovevano averla colpita con un oggetto pesante in testa e la avevano trasportata lì, per poi legarla all’albero. C’era ancora un’incognita: cosa c’entravano quelle persone con Beta? Che fossero anche loro emissari di El Dorado?
Al contrario di Kira, Kamekage in quel momento non sembrava essere troppo interessata nel capire i motivi del gesto del capitano della Protocol Omega; fece per tornare indietro, ma il tempo di compiere un passo che si ritrovò una punta aguzza e lucente molto vicina al petto. Subito dopo, degli uomini in armatura che brandivano delle lance emersero dal bosco, ma avevano qualcosa d’insolito: espressioni vuote e sguardi assenti, come se non vedessero nemmeno coloro che stavano minacciando con le armi.
- Sono arrivate, coloro che vogliono attentare alla vita di Lord Oda Nobunaga. - disse uno con voce monotona.
- Dobbiamo catturarle. - pronunciò un altro, anch’esso senza un minimo accenno di emozione nella voce.
I nuovi arrivati continuavano ad avanzare, mentre nella mente della ragazze si fece largo una domanda:
- E adesso cosa possiamo fare? -


Angolo di Emy
Allora, cosa ne pensate di queste prime tre storie? Beh, aspettatevene altre prima di ogni missione degli ex Emissari.
Grazie a chi recensisce e segue
Baci
Emy

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Capitolo 22
*** Una via d'uscita? ***


Gli uomini in armatura non avevano smesso di avanzare fino a quando tra le punte delle loro armi e le ragazze non erano rimasti che pochi centimetri. Queste non potevano fare molto in quella situazione: se avessero utilizzato le hissatsu o i loro poteri del Sole Nero -anche se in quel periodo funzionavano una volta sì e una no- avrebbero certamente ferito i loro aggressori, e le espressioni sui visi di questi ultimi lasciavano intendere che era meglio non infierire ulteriormente.
- Ehi Isako. - mormorò Erika.
- Il leader ci ha detto che questi orologi hanno diverse funzioni. Sai se ce n’è una che può esserci utile adesso? -
- … - guardò un attimo gli uomini armati e, per un attimo, le parve di scorgere una scintilla gialla dorata nei loro occhi scuri eppure spenti:
“Ecco che cos’hanno” si disse la rossa, per poi rivolgersi alle compagne:
- Questi uomini sono stati ipnotizzati dallo Sphere Device di Beta. Quella vuole metterci fuorigioco senza nemmeno sporcarsi le mani! -
Dance le fece segno di abbassare la voce, ma l’altra non se ne curò.
- Beh, noi non abbiamo tempo da perdere con questi qui. - disse Hiroae, prendendo la lancia dell’uomo che la aveva minacciata all’inizio e spezzandola senza troppa fatica, per poi riservare lo stesso destino alle altre armi. In quel momento, si ritrovò a ringraziare i tanto odiati “allenamenti” di Pandora.
- Senti Isako, non possiamo ipnotizzarli anche noi? -
La rossa scosse la testa:
- Purtroppo non è possibile. Certo, il capo ha fatto installare quella funzione sugli orologi, ma ha difetti che non è mai riuscito a correggere: permette solo di liberare qualcuno dalla suggestione ipnotica, non di sottoporlo nuovamente ad essa. Inoltre, una volta attivata, il soggetto trattato continuerà ad avere in mente l’ordine ricevuto sotto ipnosi ancora per qualche ora; per farla breve, se li liberassimo, crederebbero comunque che siamo qui per uccidere Oda Nobunaga. - abbassò un po’ la testa in segno di scuse. Anche se quel piccolo problema non dipendeva da lei, le dispiaceva comunque che le cose non andassero mai come dovevano. Era in quel genere di situazioni che le mancava F… Cioè, Nakagawa. Lui sapeva sempre come consigliarla, mentre lei non mancava di combinare dei guai ogni volta, sia allo Spiraglio di Luce sia durante i viaggi nel tempo: ad esempio, una volta stava riparando un guasto ai sensori uditivi di un animale androide, ma all’ultimo si era ricordata di dover decriptare alcuni file che aveva recuperato da El Dorado e lasciò in sospeso ciò che stava facendo. Alla fine aveva svolto il lavoro di decriptazione, ma l’androide non aveva potuto svolgere efficacemente il compito di spia per giorni; ci era voluto tempo e fatica per riparare il guasto iniziale e i danni riportati in seguito all’attacco dei robot della sede nemica.
Durante i suoi viaggi aveva rischiato più volte di essere aggredita o addirittura catturata e, se non fosse stato per il suo partner, non sarebbe mai riuscita a… Un momento… “Essere catturata”…
In un attimo, Okada ebbe un lampo di genio e tornò a sorridere:
- Ma certo! Dobbiamo farci catturare! -
- Eh!? - esclamarono all’unisono le altre.
- Sei matta!? Ti sei già scordata il motivo per cui credono che ci troviamo qui!? Se riescono a prenderci... - tremò la ragazza col chignon, senza accorgersi di una minuscola scintilla color ebano che si allontanava da lei per poi cominciare a fluttuare tra gli alberi.
- è una buona idea invece. - s’intromise Kaori, ma osservando le espressioni dubbiose delle altre due ex Emissarie, dovette precisare:
- Questi uomini dovrebbero essere dei soldati e, molto probabilmente, sono al servizio di Oda Nobunaga, una delle entità che dobbiamo proteggere. Secondo la mappa segnata dall’orologio, ci troviamo ad Owari, un feudo controllato proprio da Nobunaga: lui dovrebbe avere un palazzo in cui risiedere in questa provincia.
Può darsi che Beta abbia attirato l’attenzione per allontanare queste guardie dalla residenza dello shogun e abbia approfittato di un attimo di distrazione per ipnotizzarli, poi ha rapito Isako e ha portato qui queste guardie perché ci catturassero una volta arrivate; tuttavia, se noi diamo loro ciò che vogliono, ci porteranno direttamente da Nobunaga e, avendolo sempre sotto gli occhi, potremo impedire che la Protocol Omega possa avvicinarsi a lui. -
Okada annuì vigorosamente: anche lei aveva pensato la stessa cosa, almeno la parte riguardante il motivo dell’aggressione nei suoi confronti.
- Isako… Kaori… - le chiamò la ragazza coi codini:
- Credo che vi stiate dimenticando qualcosa… Cosa faremo quando questi soldati gli spiegheranno il motivo per cui ci hanno catturate? - come per Hiroae, una piccola luce, però gialla, si separò dal suo corpo e cominciò a seguire l’altra, ma ancora una volta nessuno se ne accorse.
Intanto, la perplessità aveva rimpiazzato il sorriso della rossa, ma in effetti sarebbe stato troppo bello che, per una volta, non avesse dimenticato qualche particolare di un piano d’azione. Doveva ammettere di non essersi soffermata sul dubbio di Erika… Anzi no. Le era passata per la testa un’idea, ma Phoenix non la avrebbe approvata.
- Forse ho io la soluzione. - annunciò Kira dopo secondi che sembrarono interminabili per la manager. Le altre Messaggere vollero subito sapere cosa aveva in mente, ma lei si limitò a dire che glielo avrebbe spiegato una volta arrivate.
- E va bene… Ci arrendiamo. - dichiarò stancamente Okada, mentre le guardie abbassavano le armi -ormai semplici bastoni grazie a Kamekage- e condussero le quattro attraverso il bosco. Non passò molto prima che uscissero dalla selva e, dopo una breve camminata, giunsero in una radura dove vi erano altre quattro persone: un uomo, che poteva avere circa trent’anni, dai capelli scarmigliati color ebano tenuti su da una fascia blu, gli occhi di un grigio quasi bianco, la carnagione lattea deturpata sulla guancia e sul labbro inferiore da cicatrici ben visibili e i polsi costretti da una corda. Indossava una tenuta scura simile a quella dei ninja; una guardia che reggeva un grosso sacco su una spalla e un’altra che teneva tra le braccia una bambina pallida, apparentemente addormentata, con la testa coperta da un lungo pezzo di stoffa blu che fungeva da copricapo e avvolta da un soprabito grigio, decorato da diverse piume nere stilizzate, fin troppo lungo. Anche i suoi polsi erano immobilizzati.
Nemmeno il tempo di un saluto che i soldati che le avevano condotte lì legarono i polsi delle ragazze con delle funi, per poi ricominciare a camminare al seguito delle persone incontrate fuori dal bosco. Per tutto il tempo della passeggiata, non accadde nulla di particolare: la rossa continuava a tormentare Kaori perché le dicesse cosa voleva fare, purtroppo senza ottenere risultati; la ragazza con la crocchia pareva non sentirla nemmeno. Chissà a cosa stava pensando…
Erika sembrava più tesa delle corde della sua arpa e continuava a guardare Kira, forse augurandosi che quel gesto bastasse a farla parlare... Peccato che la sua muta richiesta non venne esaudita…
Hiroae, invece, era intenta a fissare il cielo e ogni tanto spostava lo sguardo sul paesaggio intorno a lei, osservando come il bosco si stesse lentamente diradando per lasciare spazio ad abitazioni, alcune delle quali abbastanza rudimentali. Il suo era un tentativo di distrarsi un po’ dalla noia e -non ebbe problemi ad ammetterlo a sé stessa- un po’ dal nervosismo: gli unici casi in cui si metteva a guardare il vuoto era perché era un po’ inquieta; non le piaceva pensare negativo, ma qualunque fosse il piano dell’amica, si augurava che funzionasse. In caso contrario… Beh, in situazioni come quella avrebbe voluto che la sua immaginazione avesse dei limiti.
Anche l’uomo dai capelli color ebano pareva essere rimasto coinvolto in quel clima di tensione, ma la sua attenzione era rivolta unicamente alla bambina, la quale non si era ancora ridestata pur non avendo smesso di gemere e lamentarsi; la ragazza col chignon provò a parlare al corvino, chiedendogli cose come ciò che era successo a lui e alla sua amica, come mai si trovavano lì con le guardie, ma ottenne solo risposte fin troppo brevi: era ovvio che non gli andava di parlare.
Dopo poco più di un’ora, il gruppo giunse nei pressi di un edificio molto più grande rispetto ai precedenti, circondato da diversi alberi che lasciavano intravedere solo un portone di legno sorvegliato da altre due guardie: dovevano essere arrivati a destinazione. Una sentinella e uno dei soldati della scorta si scambiarono qualche parola, poi il portone si spalancò per lasciarli passare; due guardie, una delle quali trasportava la bambina condussero le ragazze e il corvino giù per una scalinata che portava ad un piano con diverse piccole stanze spoglie protette da sbarre di legno, per poi far entrare il corvino in una e le ragazze in quella immediatamente accanto.
- Lord Oda Nobunaga sarà presto di ritorno dal suo viaggio. Fino ad allora resterete qui, poi si deciderà cosa fare di voi. - le informò un soldato, per poi sbattere non troppo delicatamente la bambina addosso ad Erika e chiudere la porta.
Non appena il rumore dei loro passi si fece lieve, le ragazze si adoperarono per sciogliere i nodi che tenevano imprigionati i loro polsi, mettendoci tra l’altro pochi minuti -erano stati fin troppo veloci a legarle per aver fatto un buon lavoro-. Allora Isako attivò il pulsante giallo del suo orologio e un’onda luminosa si espanse intorno a loro, riuscendo ad oltrepassare addirittura le pareti: una volta raggiunti i soggetti ipnotizzati, questi sarebbero stati liberati.
- Spero che Nobunaga arrivi in fretta. Non ne voglio più sapere di prigioni o simili dopo la storia del Sole Nero. - dichiarò Hiroae più che mai impaziente di andarsene: se ne sarebbero potute andare via in quattro e quattr’otto, ma avrebbero potuto attirare delle guardie, aggravando quindi la situazione già precaria.
- Sii paziente. Se quello che hanno detto è vero, tra non molto sarà qui… Per il resto lasciate fare a me: se tutto va come penso, molto presto questa “prigione” rimarrà solo un ricordo. - promise Kira.
- Ehm… Kaori… - la interpellò Dance, mentre cercava di far stendere la bambina in un punto libero di quella angusta camera.
- Non che dubiti della tua parola, ma c’è una cosa che dovresti vedere… - alzò lievemente una manica del soprabito, scoprendo così un segno su una delle mani della bambina, libere dalle corde grazie alla ragazza coi codini: una sfera metà chiara e metà scura circondata da un ramo con sedici foglie.
- C - Che cosa!? Q - Quello… è… è… - balbettò Okada, facendo per stringere qualcosa tra le braccia, ma trovò solo il vuoto.
- è il simbolo del Cielo Nero! Come mai questa bambina ha quel marchio? - si chiese la ragazza con la crocchia cercando di contenere lo stupore.
- Sapete cos’è quel segno? Strano, quasi nessuno ne è a conoscenza. Eh eh… - ridacchiò una voce maschile e c’era solo una persona che poteva essere stata a parlare…
- Sì, sappiamo cos’è il Cielo Nero. Beh, conosciamo una parte della sua storia… Piuttosto, come mai la tua amica ha quel simbolo? - gli domandò Hiroae dall’altra parte del muro.
- Punto primo: lei non è mia amica. È solo… -
- E già che ci sei, potresti rispondere alle domande che ti ho fatto quando i soldati ci stavano portando qua! -
- Ufff… Dicevo, lei è una semplice collega, e appena si sveglierà farà meglio a ringraziarmi: le ho evitato di essere scoperta e mandare a monte tutto. - sentenziò duro lui.
La ragazza coi codini, spinta da una strana curiosità, le tolse il copricapo e aprì un po’ il soprabito, comprendendo ciò che l’uomo voleva dire: la bambina indossava un vestito bianco con maniche larghe, stretto da un corpetto giallo dorato, oltre che una fascia ocra tra i capelli castani scuri e degli stivali fatti di vari pezzi di pelle. Sembrava uscita da un libro di fiabe; osservandola meglio, si accorse però che era leggermente accaldata e non aveva ancora smesso di gemere:
- Non ha l’aria di stare bene… - avvicinò una mano alla fronte e…
- Oh no… è caldissima! -
- Ah già, quella stamattina non stava troppo bene… Come se non bastasse, le è scoppiata la febbre poco prima che i soldati ci catturassero. Si deve essere stressata troppo in questi giorni, anche se non ho ancora capito il perché di tutta quell’agitazione. -
- Come fai a parlarne come se niente fosse!? Non t’interessa nemmeno un po’ che sia malata? -
- Guarda, mi preoccupo fin troppo per lei… Dovrebbe imparare a cavarsela da sola una volta tanto. Non potrò farle da balia per sempre! - concluse con uno sbuffo sonoro la risposta.
Intanto, Dance si era tolta i nastri dei codini e li aveva impregnati d’acqua coi suoi poteri: forse non sarebbe servito a molto, ma era comunque un inizio per farle abbassare la febbre.
- Da dove venite tu e questa bambina? - chiese ad un certo punto la ragazza col chignon all’uomo.
- Questo non ve lo dirò, ma se mi aiuterete a recuperare il contenuto del sacco che quelle guardie mi hanno requisito, forse potrei decidere di rispondere… A tutte le vostre domande… -
Hiroae borbottò un “Che opportunista!”, per poi chiudere la conversazione con un lungo sospiro, suscitando però una breve risata del suo interlocutore.
- Cosa c’è adesso!? - sbottò Kamekage.
- Shhh… Così non riuscirà mai a riposare… - sussurrò Erika, alludendo alla malata, cercando di suonare convincente.
Dopo un tempo indefinito, si udì un rumore di passi e la porta della cella si riaprì: era uno dei soldati che le avevano aggredite.  
- Sono venuto ad avvisarvi che Lord Oda Nobunaga è arrivato. È stato informato della vostra presenza e presto deciderà quale sorte destinarvi… Tuttavia, ha deciso di concedervi un incontro presso di lui perché possiate spiegargli alcuni fatti riguardanti l’atto che intendevate compiere. - si allontanò un attimo dall’uscio, per poi tornarvi con l’uomo dagli occhi grigi ancora legato; le quattro ragazze li raggiunsero, mentre Erika si voltava un attimo verso la castana: non le piaceva vederla soffrire in quel modo, ma per il momento dovevano lasciarla sola. Sperava solo di tornare lì presto…
Kaori sembrò capire come si sentisse l’amica e le mise una mano sulla spalla come per rassicurarla. Lo aveva detto: se tutto andava bene, presto sarebbero stati fuori di lì. Certo, la comparsa dell’uomo e della bambina era stato un piccolo imprevisto, ma forse poteva trovare un modo per aiutare anche loro.
Il soldato condusse il gruppo verso i piani più alti del palazzo, fino a quando non giunsero in una stanza molto più ampia dove li attendeva un uomo seduto sul pavimento, affiancato da altri: quello al centro aveva la carnagione chiara, gli occhi color sangue e i capelli castani scuri, alcuni gli ricadevano sulle spalle e altri erano raccolti in un codino alto. Indossava un’armatura nera tipica dei samurai sormontata da un soprabito viola, rosso e dorato; la guardia ordinò ai prigionieri d’inginocchiarsi, ma solo le ragazze obbedirono: il corvino era rimasto fermo, senza distogliere lo sguardo gelido come il ghiaccio allo shogun.
- Che cosa aspetti!? Inginocchiati davanti a Lord Oda Nobunaga! - lo minacciò il soldato puntandogli la lancia alla schiena, ma l’altro si liberò dei lacci ai polsi con un strattone, per poi girarsi e sferrargli un calcio all’addome, sfondando il metallo dell’armatura e facendolo cadere a terra dolorante. Schiacciò anche le sue mani con un piede per sottrargli l’arma, per poi puntarla contro lo shogun; era stato talmente veloce che le Messaggere non ebbero il tempo materiale di fermarlo.
Con uno scatto fulmineo si avvicinò al castano e fece per piantargli la lancia nel petto, ma l’altro si alzò e tese una mano davanti a lui. Le ex Emissarie non seppero trovare una spiegazione per quello che successe subito dopo: tra la punta dell’arma del ninja e la mano dello shogun si generò una specie d’onda d’energia che bloccò la lancia del corvino, il quale non parve molto sorpreso del finale. Non staccò lo sguardo da Oda Nobunaga nemmeno quando delle guardie accorsero e lo riportarono al fianco delle ragazze, immobilizzandolo con alcuni giri di corda, per poi rimanere a sorvegliarlo.
Dopo quell’inconveniente, il Lord prese finalmente parola:
- Alzate le teste. - come prima, il corvino disobbedì, stavolta voltando lo sguardo contro una delle pareti.
Lo shogun però lo ignorò, rivolgendosi alle ragazze:
- Mi è stato riferito che siete giunte in questa provincia con l’intento di uccidermi. Ignoro quale siano i motivi che vi abbiano spinte a voler compiere un gesto simile, ma credo di sapere chi vi abbia mandato qui. -
Le ragazze erano già più tranquille, ma altrettanto perplesse: non poteva sapere di Phoenix e delle Ali Nere. A chi si riferiva allora?
- Qualche tempo fa, il capo di un clan che governa una provincia non molto lontana da Owari ha mandato alcuni sicari con lo stesso intento. Ora avrei una domanda da porvi: è stato Imagawa Yoshimoto a ordinarvi di raggiungere questa provincia per lo stesso motivo? -
Prima che la ragazza con la crocchia potesse replicare, il ninja s’intromise nella discussione:
- Perché chiederlo? Dovreste avere trovato da solo la risposta. Vi pare che questi piccoli visetti d’angelo sarebbero capaci di un atto del genere? -
- Silenzio! - intervenne uno degli uomini al fianco di Nobunaga, dai capelli color viola chiaro e gli occhi di una tonalità più scura:
- Quelli come te non hanno diritto a parlare! Sta tranquillo però, molto presto ti sarà riservata la punizione che ti spetta: i soldati hanno trovato uno stemma del clan Imagawa su uno degli oggetti che tenevi nel sacco. Anche se queste ragazze sono innocenti come sostieni, la tua sorte non cambierebbe. -
- Aspettate! - li interruppe Hiroae:
- Non potete giustiziarlo! -
- E cosa ce lo impedisce? -
A quella domanda, la ragazza col chignon cominciò a tormentarsi le mani: da quel poco che aveva capito, il clan Imagawa era un loro nemico e chiunque vi fosse collegato una minaccia. Però… Non voleva che uccidessero il corvino. Non era preoccupata per lui -in pochi minuti aveva malmenato una guardia e per poco non aveva trafitto Nobunaga. Possibile che non riuscisse a stare fermo un attimo? E poi perché ha provato ad ucciderlo e subito dopo si è rivolto a lui dandogli del “Voi”? Quel tipo era una vera incognita… -, ma per la bambina: non ne era sicura, ma forse non le sarebbe piaciuto vedere morire colui che la aveva aiutata.
- Scusate l’interruzione, ma non credo sia il momento adatto per parlare della sua sorte. Sarebbe il caso di tornare al motivo per cui ci è stato concesso quest’incontro. - li fermò Kira, con una voce dura e decisa come le ex Emissarie non la avevano mai sentita.
La ragazza con la crocchia abbassò nuovamente la testa in segno di scuse per quel piccolo inconveniente, poi si rivolse ad Oda:
- Se lo permettete, sarei lieta di rispondere alla vostra domanda. -
L’uomo annuì.
- In primo luogo, né io né le mie compagne siamo al servizio del clan Imagawa. Per quel che riguarda il ninja qui presente, non saprei cosa dirvi…
I soldati vi avranno senz’altro comunicato che, come avete detto poco fa, siamo giunte in questa provincia qui con l’intento di uccidervi, ma le cose non stanno esattamente così: una di noi… - guardò per un attimo Isako:
- è stata aggredita da misteriosi individui vestiti di bianco. Noi ci siamo recate a soccorrerla nel bosco, e quando la abbiamo liberata, dal bosco sono arrivate alcune guardie per catturarci con l’accusa di voler attentare alla vostra vita. Ciò che sto per dirvi potrà sembrarvi insolito e, vi posso assicurare che lo sarebbe anche per me e le mie compagne se ci trovassimo nella vostra stessa situazione, ma qualcuno ha attirato i soldati nel bosco e li ha ipnotizzati per far credere loro che noi fossimo le colpevoli di un atto che non intendevamo compiere. Per quello che ne sappiamo, quella persona potrebbe essere ancora là fuori a preparare la sua prossima mossa e a ridere per l’errore che i vostri soldati hanno commesso. -
Ancora silenzio, ma le facce sconcertate di alcuni uomini e quelle indignate di altri erano più che sufficienti per far sapere alla ragazza cosa ne pensavano di quella risposta; era quello il piano di Kaori: dire le cose come stavano e augurarsi che la ascoltassero.
- Quindi… I fatti si sarebbero svolti in questo modo… - disse ad un certo punto il castano.
- Sì mio Signore. - rispose lei.
- Stai dicendo che i soldati scelti per difendere questa provincia si sarebbero fatti ingannare come se niente fosse!? - s’intromise un altro uomo, dai capelli color mattone e gli occhi grigi:
- è assurdo! Ti rendi conto della gravità della situazione o hai semplicemente deciso di metterti a giocare col destino tuo e delle tue compagne? -
Quella risposta fece solo ridacchiare la ragazza:
- Al contrario… Comprendo che qualcuno dei presenti potrebbe non credere alle parole che ho pronunciato finora, ma proprio perché sono cosciente della situazione, so che non posso permettermi di dire il falso. Per quel che riguarda i soldati… Ciò che gli è successo non è totalmente impossibile. Nel posto da cui veniamo io e le ragazze qui presenti, è un metodo che si può realizzare senza troppe difficoltà, basta avvalersi dei mezzi adatti. -
Seppure cercando di non darlo troppo a vedere, Isako si sorprese della risposta dell’amica: “Nel posto da cui veniamo” aveva detto… Non aveva intenzione di…
- Continua pure. Hai suscitato la mia curiosità. - ammise lo shogun.
- Spiegami allora… Da quale posto venite voi quattro? -
La tensione, almeno da parte delle Messaggere, era più che palpabile, mentre gli altri uomini sembravano immersi in una sorta di curiosità mista ad ansia… E per quelli di loro che erano increduli già all’inizio del discorso, volevano solo sapere quale altra “assurdità” si sarebbe inventata.
- Beh, diciamo che è un luogo molto lontano da questo, e non parlo solo di termini pratici. Oltretutto, è anche molto diverso: le case, le persone che lo abitano, la politica che lo governa… Tutto quanto è differente rispetto a qui, ma come qualsiasi altro posto, non mancano gli aspetti negativi e noi siamo in viaggio proprio per rimediare ad uno di essi; tuttavia, è proprio la sua lontananza ad averci permesso di sapere cosa sta per succedere qui, ciò che è accaduto ancora prima e quali eventi si verificheranno… - si fermò un attimo, prendendo un lungo respiro. Aveva fatto diversi giri di parole, pur di prepararsi alla frase che, una volta pronunciata e ascoltata dagli uomini presenti in quel luogo -più che altro da Nobunaga: alla fine, l’unico giudizio che contava lì era il suo-, avrebbe determinato cosa sarebbe successo a loro Messaggere:
- Il luogo di cui parlo… è il futuro. È da lì che noi abbiamo avuto la possibilità di arrivare in quest’epoca. -


Angolo di Emy
Sì, l’idea di far svelare tutto subito a Nobunaga è stata un po’ scontata, ma non ho visto altri modi per cercare di tirare fuori le ragazze dal guaio in cui Beta le ha cacciate. Vi consiglio di tenere d’occhio il ninja e la bambina… Sono piuttosto particolari…
Parlando di persone singolari, Yoru stavolta non si è fatta vedere. Dove si sarà cacciata secondo voi?
Oh, mi scuso se pubblico solo adesso: pur avendo più tempo, non so… Sento di non aver molta voglia di scrivere, e ultimamente ho avuto qualche problema tecnico (il capitolo lo avrei dovuto postare giorni fa…). Comunque, vi assicuro che non si ripeterà ancora una cosa del genere.
Grazie a chi recensisce e segue.
Baci
Emy

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Capitolo 23
*** Sguardi reali e voci... buone o malefiche? ***


- Il luogo di cui parlo… è il futuro. È da lì che noi abbiamo avuto la possibilità di arrivare in quest’epoca. -
Kaori sapeva che ciò quella frase avrebbe riportato nuovamente a galla ciò che avevano suscitato le sue precedenti parole (sorpresa, stupore, stizza e forse un certo disgusto e ancora la voglia di non credere a qualcosa fin troppo lontana dalla loro capacità di comprendere), così come trovava più che naturali le reazioni delle sue compagne: Hiroae continuava a tenere gli occhi bassi e a tormentarsi le mani, mentre Erika e Isako si stringevano le mani l’un l’altra in attesa della risposta del Lord. Il corvino non lasciava trasparire alcuna emozione dai suoi occhi… Quei freddi specchi color cielo invernale sembravano aver perso il guizzo della ribellione che avevano mostrato fino a qualche attimo prima. Che fosse per il destino che lo avrebbe atteso in ogni caso? Presto lo avrebbe scoperto.
Allo stesso modo, le pareva normale la compostezza che cercavano di mantenere gli uomini davanti a lei malgrado si fossero lasciati coinvolgere dal significato di quella frase e dalla confusione che portava con sé: chi governa deve cercare di mantenere i nervi saldi e pensare a mente lucida. Spesso lasciarsi coinvolgere troppo dalle emozioni del momento può causare problemi… Un po’ come stava cercando di fare il loro leader Phoenix: doveva ammettere che finora aveva giocato bene le sue carte, senza mai trattarli alle strenue di schiavi o bambole atte ad eseguire un qualsiasi ordine come faceva Pandora, ma Kaori credeva di aver rovinato in parte ciò che l’uomo aveva in mente con la sua ultima mossa… Beh, avrebbe trovato un modo per spiegargli come stavano le cose una volta usciti da lì.
Da parte sua Nobunaga, non essendosi perso una sola di quelle parole, non poteva dire che quell’ultima frase non lo avesse leggermente colto di sorpresa dato il discorso che la aveva preceduta, e le reazioni dei suoi uomini che riusciva a leggere perfettamente non erano inadatte a quel contesto; anche quelle delle accusate non erano fuori luogo, tranne per quella della ragazza con la crocchia: vi era paura nei suoi occhi -gli era comunque poco chiaro se quel sentimento fosse rivolto unicamente a sé stessa o anche ai suoi compagni-, ma non vi era una traccia di ombra nel suo sguardo; il suo discorso era frutto di un’attenta pianificazione, ma la decisione con cui aveva parlato non celava dubbi o malizia negli intenti.
Finora questa sua capacità di saper leggere le mosse dell’avversario gli era tornata utile e sembrava non avesse fallito nemmeno con le accusate, ma mancava ancora qualcosa:
- Così voi provenite da un’epoca lontana da questa... -
Kira annuì leggermente.
- Se le cose stanno davvero così, preferirei avere un’ultima prova al riguardo. -
Ci fu uno strano guizzo negli occhi di lei: “Ultima prova eh? Quindi finora ha solo esaminato ciò che ho detto e le nostre reazioni in questi pochi minuti, e ha già elaborato una conclusione?” pensò lei, guardando più attentamente lo shogun: “Mh. Forse non è così strano che sia considerato uno dei Supremi”.
- Se provenite davvero da un’epoca futura, sarete senz’altro a conoscenza di un determinato fatto su cui desidero una risposta. -
La tensione tra le ragazze non era però cessata, ma ora si sentivano comunque più tranquille nell’aver constatato come aveva reagito il Lord all’ultima parte del discorso della loro amica; la diretta interessata fece un altro cenno con la testa per dire che era pronta.
- Da lungo tempo, un pensiero occupa costantemente la mia mente: il raggiungimento del mio obiettivo ultimo... Tuttavia, non sono sicuro che riuscirò a portarlo a termine. Pertanto vi chiedo, io, Oda Nobunaga, riuscirò ad unificare e governare questo paese? -
“Ecco svelato il dubbio di cui ci ha parlato il libro…” disse tra sé e sé Kira curandosi di non farsi sentire dal suo interlocutore. Come aveva detto lui però, loro sapevano come stavano le cose: tanto valeva svelarglielo e vedere se avrebbe mantenuto la sua imperturbabile calma.
- Mi dispiace dirvelo, ma Oda Nobunaga non ci riuscirà. -
Come aveva già fatto, cercò di suonare decisa e chiara nel suo intento, ma stavolta la reazione degli uomini di Nobunaga non tardò a farsi sentire:
- Adesso basta ragazzina! Hai osato raccontare fin troppe falsità, ma questa è senza dubbio la peggiore! Come puoi affermare che Lord Oda Nobunaga non riuscirà a governare il paese!? - al contrario di colui che aveva appena parlato, lo shogun non aveva perso la propria compostezza. Anche in quel momento, Kaori non riusciva a leggere niente di chiaro nel suo sguardo color sangue, mentre lui continuava a vedere negli occhi della ragazza le stesse emozioni che aveva notato dopo l’affermazione sulla loro reale provenienza: timore, ma nessuna traccia di menzogna o finzione.
Con un gesto della mano, mise a tacere colui che aveva preso ad insultare le accusate, per poi riprendere la parola:
- Ci vuole coraggio per muovere a me un’affermazione del genere, così com’è stata necessaria una certa abilità per costruire l’intero discorso pur sapendo il destino che gravava su di te e i tuoi compagni… Vi chiedo solo un ultimo favore prima di decidere se lasciarvi andare o meno. - diede un’occhiata alle ragazze, trovandovi un segno d’assenso:
- All’inizio avete detto che una di voi è stata catturata da degli individui vestiti di bianco... Le uniche persone che lavorano in gruppo e rispondono a questa breve descrizione si chiamano Shiroshika; ancora non sappiamo il perché si stiano muovendo, ma nell’ultimo periodo molti bambini della provincia sono scomparsi e abbiamo ragione di credere che ci siano loro dietro a tutto questo. Se riuscirete a scoprire il reale motivo dietro queste aggressioni, provvederò a rilasciarvi tutti, ma in caso di fallimento... - Per la prima volta da quando era cominciato il colloquio, lo sguardo scarlatto dell’uomo diede un segno di vita: un misto di dubbio forse generato dalle parole dell’ex Emissaria, e un qualcosa di affilato come una lama, un richiamo all’avvertimento lasciato sottointeso nella sua ultima frase e un promemoria per gli accusati su un loro possibile destino.
Nonostante ciò, un piccolo sorriso furbo nacque sul viso di Kira, e lei, con una punta di soddisfazione, lasciò che il Lord se ne accorgesse:
- Come desiderate. Cercheremo di portare a termine questo compito, oltre che fugare gli ultimi dubbi che ancora nutrite nei nostri confronti. - fece per alzarsi, ma il castano le fermò un’ultima volta:
- Solo tre di voi andranno. Una di voi… - e puntò Dance con lo sguardo:
- Rimarrà qui insieme alla bambina che è ancora nelle prigioni e all’accusato. - il nominato lasciò un sospiro annoiato: ecco che un’altra volta sarebbe stato tagliato fuori dalla parte più interessante. O forse no…
Un ultimo cenno dello shogun e, mentre Erika e il ninja venivano nuovamente condotti al piano sotterraneo, le altre partirono alla ricerca di Shiroshika.


Dopo qualche ora… Nella foresta…

Okada aveva condotto le due compagne dove era stata rapita da Beta, sperando di trovare qualche traccia di quelli che potevano essere membri della Shiroshika; benché almeno lei sembrasse avere una vaga idea su cosa cercare, non le piaceva che le altre le fossero state praticamente appiccicate da quando erano partite -più che altro era Hiroae che non la lasciava un attimo-, ma si convinceva che lo stessero facendo perché preoccupate per un’altra aggressione.
- Ufff… Mi chiedo per chi ci abbia scambiate Nobunaga… Noi siamo calciatrici, non detective… - si lamentò Kamekage, camminando pigramente e lasciando che la rossa andasse un po’ avanti da sola.
- E poi non dovremmo informare Phoenix di quello che è successo? -
Da un po’ lontano sentì Isako gridarle che non serviva, facendo però sbuffare la ragazza col chignon per la noia che ormai la accompagnava da quando avevano cominciato quella ricerca.
- Per Nobunaga non abbiamo scelta: vediamo di esaudire la sua richiesta, poi penseremo al da farsi; per quel che riguarda Phoenix però devi ammettere che si è dimostrato degno di fiducia finora: forse ci sta osservando anche adesso. -
- Sarà, ma dopo tutta quella storia con Pandora, non voglio altri problemi. - disse l’altra ex Emissaria scandendo bene le ultime parole, per poi tornare indietro di qualche passo da Kaori e prenderla a braccetto:
- Non è che non vuoi dirgli cos’hai combinato quando hai raccontato ad Oda la verità su di noi, facendoci finire in questa ricerca senza capo né coda? - le disse facendo suonare la frase come una sorta di cantilena, ma Kira notò qualcosa di strano nell’amica: uno strano guizzo nei suoi occhi color ghiaccio che le sembravano più chiari del solito, non la solita nota di scherzosità, ma… Ufff… In quel momento non riusciva proprio a definirlo.
- Se temi che ci possa punire in qualche modo, ho già pensato di spiegargli la situazione non appena sarà possibile. Per quel che riguarda il fatto che non ti fidi di lui… Per quello non posso fare nulla. - Isako in quel momento le chiamò:
- E per la nostra ricerca, dovremmo aver trovato un punto di partenza proprio adesso. - disse con un sorriso, districandosi dalla presa dell’amica che le pareva stranamente forte e anche leggermente fastidiosa, per poi prenderle una mano e trascinarla dalla manager; intanto Hiroae continuava a chiedersi come facesse l’altra a sembrare così serena dopo tutto quello che era successo fino a poche ore prima: a lei era salito il cuore in gola in alcune parti, e si era sfogata tormentandosi le mani per tutto il tempo.  
Beh, quello era il meno: già dall’arrivo di loro ex Emissari allo Spiraglio di Luce, Kaori aveva sempre cercato di fare del suo meglio durante gli entro e aveva cercato di dare il buon esempio ai compagni, ma da quel che aveva sentito da Giada ed Erika, anche Kira era giù di morale in quel periodo. In ogni minuto libero si rintanava nell’auditorium della base per suonare diverse musiche del suo repertorio, ma più frequentemente eseguiva una parte dell’Ode al Cielo più triste e lenta delle altre che aveva sentito dall’amica; non poteva trattarsi di problemi con gli altri ex Emissari, con la fine del Sole Nero e l’inizio delle vacanze, erano riusciti a trovare ritagli del loro tempo per vedersi, finalmente liberi dalle preoccupazione e dalle tensioni che Pandora procurava costantemente. Non poteva essere nemmeno un piccolo screzio con suo fratello Hiroto visto che Kaori era sempre in buoni rapporti con lui, e sapeva che quell’uomo era una persona che la centrocampista giudicava preziosa e al quale non avrebbe mai rinunciato.
Rimaneva quindi una sola opzione, forse poco probabile data la situazione in cui si erano cacciati, ma era l’unica rimasta:
- Ehm… Kaori… - l’altra si fermò e si voltò verso la ragazza col kimono viola:
- Non è che sei ancora preoccupata per quello là? - ecco, glielo aveva detto, e anche se da una parte avrebbe voluto tapparsi la bocca o averci girato intorno prima di parlare, dall’altra non riuscì a non provare una sorta di soddisfazione… Forse perché era difficile trovare qualcosa che preoccupasse davvero la pianista, ma quel sensazione non le sembrava normale…
Notò che lo sguardo della ragazza con la crocchia si era incupito e il difensore delle Ali Nere non riuscì a non sospirare sconsolata: Shindou non le era mai andato molto a genio, a cominciare dal modo in cui le aveva trattate durante e dopo la partita contro la Eito Gakuen, e quella era solo la prima goccia delle tante che avevano riempito il vaso…Il limite era stato quando aveva ferito Kaori e le aveva fatto saltare gli allenamenti per qualche giorno.
Ad Hiroae era parso un po’ insolito vedere che i due, dopo pochi giorni, avevano cominciato a parlarsi tranquillamente, ma lei non importava molto del capitano della Raimon; l’unica nota positiva di quella missione era stata la possibilità di divertirsi un po’ dopo l’arrivo di Masaki… Un momento… Perché ci pensava adesso!? Se non avessero messo tutto a posto, presto la loro vita normale sarebbe diventata storia antica!
Tornò alla realtà solo quando l’amica le lasciò la mano e alzò lo sguardo al cielo:
- So bene che a te e alle altre non va ancora giù il modo in cui mi ha trattata tempo fa, ma ti confesso una cosa: quello che mi era successo a causa del Fifth Sector era un fatto passato e non avrei dovuto prendermela tanto… Mi ha scossa un po’ il sentirmi nuovamente a ciò che ha tolto tutto a noi ex Emissari e ci ha fatti sprofondare in un abisso forse più grande, quello del Sole Nero, ma c’erano cose che non si potevano cambiare: i miei genitori erano morti e non avrei mai potuto riportare indietro le cose. Grazie a mio fratello Hiroto e a voi ho ricominciato a vivere normalmente, e almeno quest’opportunità non intendo sprecarla: quello che è successo a causa di El Dorado è stato un imprevisto, ma non mi voglio arrendere… Non permetterò che le cose rimangano come sono! Faremo tornare tutto come deve essere, e se Takuto si è in qualche modo dimenticato di me, troverò un modo per farglielo ricordare. - sorrise sincera a Kamekage, per poi riprendere a camminare.
L’altra si sentì sollevata: era bello vederla fiduciosa, ma le sembrava stesse prendendo la cosa un po’ alla leggera…
- Lei e Shindou sono uguali su una cosa: vogliono sempre trovare un modo per portare avanti un obiettivo, però lui avrebbe di che imparare da Kaori. Lei è gentile e si confida con noi se ha qualche dubbio, anche se a volte può volerci un po’ a convincerla a parlare… Quello invece preferisce rintanarsi da qualche parte e piangere in silenzio per l’ennesimo fallimento. Dovrebbe condividere il peso con qualcuno invece di lasciarsi andare così. - disse tra sé e sé, mentre una voce nella sua testa le sussurrava: “Ragazzina, tu pensi un po’ troppo per i miei gusti. Dovresti agire di più invece di lasciare la testa tra le nuvole. Comunque, spero che la cosa non ti dispiacerà, ma dopo tutti questi anni d’inattività ho bisogno di muovermi un po’, quindi adesso fatti da parte!”
Prima che potesse fare alcunché, un’aura scura la circondò per poi dissolversi subito; il difensore raggiunse subito la compagnia e, dopo qualche minuto, ritrovarono Okada ferma davanti ad un’abitazione simile a quelle che avevano visto durante il tragitto per il palazzo di Nobunaga:
- Trovato qualcosa? - le domandò Kira.
- Sì sì! Nella foresta mi è parso di aver visto ancora quei tipi vestiti di bianco, allora li ho seguiti e sono capitata qui. E poi… - la rossa mostrò alcuni pezzi di stoffa chiara leggermente sporca di terra:
- Ho trovato queste durante il tragitto. -
- Beh, è un invito ad entrare. Che aspettiamo? - le incitò la ragazza col chignon, entrando nella casa, trovandola però completamente buia.
- C’è qualcuno? - in risposta alla domanda giunse una vocina femminile, più che altro una risata lieve, ma in qualche modo beffarda.
“Un momento…” pensò l’ex Emissaria “Questa voce non l’ho già sentita?”
Un’altra risposta, stavolta a parole, a dissipare i suoi dubbi:
- Benvenute Ali Nere. Vi stavo aspettando. - una luce apparve davanti a loro, rivelando una figura avvolta da un kimono rosso e un copricapo con un velo nero, che venne subito tolto per svelare un volto pallido contornato da trecce color cielo d’estate e grandi occhi viola scuri: non ci voleva molto a capire chi fosse.
- Vi siete divertite con quei soldati che sono venuti ad accogliervi? - chiese Beta ghignando.
- Hai un’idea strana di divertimento. Per poco non rischiavamo che ci uccidessero! - s’imbronciò Isako, guadagnandosi una risata di scherno da parte dell’interlocutrice.
- Ops… Allora vi chiedo di perdonarmi. E a tal proposito, vi ho preparato una bella sorpresa… - disse con la solita aria da finta innocente, mentre dall’ombra uscivano undici ragazzi vestiti con kimono che però ricordavano vagamente delle divise da calciatori:
- Eccoli! Sono loro che mi hanno rapita e portata nel bosco! - esclamò la rossa indicandoli.
- Non sai che è maleducazione indicare? - le fece notare il capitano della Protocol Omega:
- Comunque loro sono il team Shiroshika. Immagino sappiate cosa significa no? - uno dei ragazzi della suddetta squadra mostrò loro un pallone bianco e nero.
- Certamente, siamo qui per questo. Noi Ali Nere vi… - Kaori venne interrotta da una mano di Hiroae che si era posata sulla sua spalla, ma qualcosa di strano proveniva da quella stretta: benché decisa, aveva un qualcosa che la faceva sembrare raggelante e pronta ad intenzioni tutt’altro che amichevoli.
- Per noi sarebbe uno scherzo batterli viste le nostre capacità, in fondo sono solo delle marionette al servizio di quella sgualdrina. - l’ex Emissaria si guadagnò da Beta un’espressione prima sbigottita e poi arrabbiata, ma quella reazione la fece solo sorridere.
- Ad ogni modo Kaori, tu hai fatto la tua parte, quindi adesso darò io il mio contributo: tu riposati pure che a questi qui ci penso io. -
- Ne sei sicura? Dopotutto saresti da sola contro undici persone. Lascia almeno che ti aiuti io: sono una manager, ma posso comunque giocare. - propose Okada, ma l’altra scosse la testa in segno di negazione.
- Allora Beta, sei pronta a subire una sconfitta che non dimenticherai? - la provocò la ragazza col chignon.
- Ti pentirai di questa scelta ragazzina. - ghignò l’altra, e mentre tutti si dirigevano all’esterno per raggiungere il luogo dello scontro, Kira si accorse di cosa non andava nell’amica: colei che le aveva tenuto compagnia durante quelle ore era circondata da un’anomala aura gelida color notte senza stelle.


Poco prima… Fuori dal palazzo dello shogun…

Erika si trovava in una radura erbosa appena fuori dall’edificio insieme alla bambina, ancora tremante e avvolta nel lungo soprabito -le aveva già tolto il copricapo che aveva scoperto essere una lunga sciarpa, probabilmente appartenente al corvino-, per non mostrare l’abbigliamento più adatto ad una cortigiana dell’Europa cinquecentesca che ad una bambina giapponese dell’epoca sengoku; era riuscita a convincere le guardie a lasciarla uscire insieme alla malata con una scusa che -non sapeva come- era risultata abbastanza credibile e ora, con la castana momentaneamente lasciata tranquilla da dolore e febbre, all’ombra di quell’albero, sedute sull’erba fresca, col vento che accarezzava entrambe per poi rifugiarsi tra le fronde degli alberi, si sentiva finalmente tranquilla: il colloquio non si era dilungato troppo, ma le sembrava durato ore ed ore con tutta la tensione e le emozioni che le aveva suscitato lo scambio di dialoghi tra Kaori e il Lord.
Le dispiaceva non poter essere andata con le sue amiche, ma già da quando erano state convocate dallo shogun era preoccupata per quello scricciolo dai capelli castani scuri che ora dormiva tranquillo appoggiato al tronco; non le teneva più le pezze bagnate sulla fronte, ma continuava a vegliare sul suo sonno e rimanerle accanto:
- Almeno non siamo più confinate in quella prigione: non sopportavo più l’aria viziata e forse non avrebbe fatto bene nemmeno a lei a lungo andare. - rifletté Dance e, cullata da quella quiete, fece per appoggiarsi al tronco, incontrando però il sacco che le aveva dato il ninja a farle da cuscino. Ah già, il ninja… Inaspettatamente, avevano fatto uscire anche lui che ora se ne stava a gambe incrociate e braccia conserte all’ombra di un altro albero un po’ più lontano da loro, senza dare alcun segno di ribellione come aveva fatto dall’inizio del colloquio con l’uomo dagli occhi scarlatti. Era comunque sorvegliato da una guardia e non riusciva a dare torto a quel fatto: visto il “tentativo d’omicidio” ai danni di Nobunaga, non lo avrebbero lasciato solo come se non fosse successo niente… Probabilmente non lo avrebbero lasciato libero anche se le altre fossero riuscite a portare a termine l’incarico.
- Beh, è un tipo decisamente strano, ma si capiva che era preoccupato per la sua amica. Piuttosto, chissà se le altre hanno già trovato Shiroshika… - un frusciare di stoffa e un lieve gemito accanto a lei la fecero voltare per assistere al risveglio della piccola cortigiana.
- Ngh… - d’istinto cercò di liberarsi da quello che lei sembrava percepire come un pesante ingombro di tessuto, ma rinunciò quasi subito: sembrava le costasse una fatica inimmaginabile togliersi di dosso quel soprabito fin troppo grande. Provò quindi ad aprire gli occhi, due piccoli pozzi color ocra scuro, ma li schermò subito con la mano per la troppa luce:
- Uff… Stavo dormendo così bene… - fece per stiracchiarsi, ma sembrò traballare un attimo e cadde a terra, guadagnandosi una risatina da parte dell’ex Emissaria; la bambina si voltò lentamente verso la fonte di quel suono, cercando allo stesso tempo di rimettersi seduta e riuscendo ad evitare un’altra caduta.
- E tu chi sei? - disse sbadigliando e reggendosi la testa con una mano.
- Diciamo una sorta di “guardiana” - ridacchiò Dance:
- Almeno fino a quando il tuo amico non sarà fuori dai guai… - con un cenno della testa gli indicò il ninja:
- Intendi Hibiki-san? -
- è questo il suo nome allora. Non è che potrei sapere qual è il tuo? -
- Mh mh. Io mi chiamo Kotone, e tu? - le porse quindi una mano che l’altra ragazza strinse subito:
- Io sono Erika, è un piacere conoscerti. -
La bambina le chiese di darle il sacco perché lì c’era una cosa che le apparteneva e che Hibiki aveva nascosto perché non la scoprissero: si trattava di una lira in legno, ma non aveva un bell’aspetto.
- Sei sicura di voler suonare qualcosa? Il tuo strumento non mi sembra in buone condizioni. Dovresti averne più cura. -  
- Beh, questo è vero, ma questo strumento mi accompagna da sempre e voglio tenerlo com’è. Anche se il suo aspetto non convince, mi permette ancora di suonare e presto le mie melodie saranno il vento che si diffonde ovunque soffi e le corde di questa lira legheranno al suo suono chiunque la ascolti… - l’ex Emissaria non sapeva perché, ma la voce della castana aveva qualcosa di strano: le sembrava che stesse cantando una lullaby e la stesse invitando ad abbandonarsi al sonno che aveva cominciato a prenderla da quando l’altra aveva cominciato a parlare. Ad un certo punto, cedette alla tentazione e chiuse gli occhi, addormentandosi contro il tronco dell’albero; in quel mentre, sul volto della bambina nacque un sorriso maligno e il suo sguardo s’incontrò con quello del ninja:
- Finalmente ti sei svegliata. Non credevo potessi dormire così tanto… E cos’era la storia della febbre? -
- Mi serviva un modo per avvicinarmi a lei, e credo che tu abbia fatto lo stesso con la tua protetta o mi sbaglio Hibiki-san? -
- E va bene, un punto per te, ma adesso fai il tuo lavoro e io porto a termine il mio. Voglio divertirmi un po’ con quei pupazzetti della Shiroshika. -
- Come vuoi. Chissà che cosa sta facendo Kanon… Non si è ancora fatta vedere. -
Il ninja non rispose all’ultima parte di quella conversazione tra le loro menti, ma lei non ci badò e cominciò a suonare con la sua lira una melodia lenta e appena udibile come la sua voce ipnotica.


Angolo di Emy
Mi sembra un’eternità che non aggiorno… Comunque che ne pensate del discorso di Kaori? E di Hibiki e Kotone?
Scusatemi, ma adesso devo andare.
Grazie a chi recensisce e segue.
Baci
Emy

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