In The Shadow

di CrHacker98
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** In the end ***
Capitolo 2: *** Last Resort ***
Capitolo 3: *** Beautiful monster ***
Capitolo 4: *** Candy man ***
Capitolo 5: *** Still waiting ***
Capitolo 6: *** Hello and Goodbye ***
Capitolo 7: *** Message ***
Capitolo 8: *** Just the way you are ***
Capitolo 9: *** O.K. ***
Capitolo 10: *** Only Girl ***
Capitolo 11: *** Mirrors ***
Capitolo 12: *** Green and Blue ***
Capitolo 13: *** Let it Rock ***
Capitolo 14: *** Hall of fame ***
Capitolo 15: *** Bring me to life ***
Capitolo 16: *** New Age ***
Capitolo 17: *** 21 guns ***
Capitolo 18: *** One last time ***
Capitolo 19: *** Dynamite ***
Capitolo 20: *** Dj gonna Us fallin love again ***
Capitolo 21: *** Castle of glasses ***
Capitolo 22: *** Price tag ***
Capitolo 23: *** Papercut ***
Capitolo 24: *** Like a g6 ***
Capitolo 25: *** Lady marmelade ***



Capitolo 1
*** In the end ***


Io non ho nessun problema nel raccontare esattamente per filo e per segno quanto successo. Ma è molto difficile che tu, lettore, possa credere quel che ti racconterò. Come posso capirti. Del resto, io stessa non potevo crederci all’inizio. A spingermi a mettere tutto per iscritto sono state due persone, quali ringrazierò entrambe a fine libro.
La nostra storia comincia con una giornata di pioggia.
Molti la  considerano solo come una seccatura.
Stacey invece vedeva la cosa da un altro punto di vista. Sua madre da piccola spesso le ripeteva che quando pioveva, erano le anime andate che piangevano e che quando c’era un tuono, erano le urla delle persone morte che si disperavano. Era una cosa che pensava sempre quando arrivava un temporale. Da una parte era affascinante, dall’altra era una cosa che le metteva ai brividi. Del resto, anche sua madre quando c’era un fulmine era disperata. Pensava spesso anche quello.
Quel giorno come sua abitudine tornava dalla biblioteca. Quello era l’unico posto dove la gente non l’avrebbe presa in giro o derisa. Tutto era per le sue mani. Quelle mani perfettamente normali come le altre con l’unica differenza di essere fasciate e che la sinistra tremava impercettibilmente. I suoi nemici la chiamavano “mostro” solo per quello, mentre i suoi amici “mano morta”, con l’intenzione di farla ridere. Ma lei a sorridere non ci pensava proprio. Essere ogni singolo giorno disprezzati, per poi qualcosa che non dipendeva da se stessi, era una cosa che sconvolgeva da dentro. Stacey se non avesse solo quel difetto fisico potrebbe essere anche una bella ragazza: capelli rossi mossi, occhi castani color miele.
Ecco, anche quello era una delle sue fissazioni che le aveva procurato un’altra ben lunga lista di soprannomi.
Il miele.
Quel zuccherato liquido viscoso del colore dell’oro.
Lo mangiava in qualsiasi momento.
Se ne portava sempre una bottiglietta dietro. Si, una bottiglietta, come quelle dell’acqua. Le svuotava del liquido trasparente e ci metteva, secondo l’umore, un tipo di miele.
Era nota anche come “Winnie de Pooh” a scuola per quella sua ossessione.
Stacey era anche molto sola tra l’altro. Suo padre, dopo la morte della madre, aveva perso il lavoro per poi finire ad ubriacarsi. La maggior parte delle volte sua figlia non lo vedeva nemmeno, tanto vagava sbronzo per la città. E sotto un certo punto di vista era anche meglio così.
Tic tic tic.
Le goccioline si sfracellavano contro la tela dell’ombrello. Per poi scivolare via e frantumarsi al suolo.
Vi domanderete ora il motivo delle bende intorno alle mani.
Accontenterò anche questa vostra curiosità.
Tempo fa, quando Stacey aveva ancora sei anni, era andata ad uno di quei parchi dei divertimenti che attirano così spesso i bambini. La giornata, che era cominciata in un modo così divertente e piacevole, si concluse in una catastrofe.
E’ una cosa così divertente il modo in cui una vita può cambiare radicalmente solo per un banale errore, un errore che potrebbe passare inosservato. Solo che ad ogni errore c’è sempre una conseguenza.
Un’insignificante lucina a destra della macchina che non si era accesa, un’auto che non si era accorta della svolta del veicolo, un gran botto.
Non è assolutamente vero che quando succede qualcosa di improvviso e violento si vede tutto rosso o nero. L’ultimo ricordo di quella giornata di Stacey e sua madre fu un violento lampo verde che fece esplodere la macchina.
Era così che si era bruciata in modo irreparabile le mani. Ed era stata fortunata. Sua madre invece era direttamente esplosa con l’auto. Lei invece era stata sbalzata via quando c’era stato il corpo. Una cosa ironica, ma brutalmente frustrante.
Oh no. Noi abbiamo spesso la brutta abitudine di giudicare prima di verificare con certezza che quello di cui stiamo parlando non sia, effettivamente, una cosa seria e triste, di cui sarebbe meglio tacere.
Lo so, anche quello di cui vi voglio narrare non sarà qualcosa di allegro. Volete leggere qualcosa di comico? Lasciate perdere questa storia. Ci sono molti altri racconti divertenti che potrete trovare nella sezione accanto che potrebbero piacervi di più.
 Non volete andarvene? Volete continuare? E sia.
La storia di cui vi narro me l’ha a sua volta raccontata un personaggio davvero degno di nota, che mi ha chiesto espressamente di metterla nero su bianco. Non per elogiare il fatto che “il bene trionfa sempre sul male”, perché, in effetti, bene e male non esistono. Esiste solo la giustizia, che cambia volto e forma a seconda dalla parte da cui si guarda.
Questo mi ripeteva sempre Lawliet mentre tra un pezzo di torta e un gelato mi narrava di questa ennesima “avventura” avvenuta, come sempre, nell’ombra.
Ma sto divagando. Ritorniamo al punto.
Ritorniamo a Stacey che torna dalla biblioteca sotto quel velo di pioggia.
In tutti quegli anni solitari aveva accumulato una cultura impressionante. China sempre sui libri per ignorare le persone intorno a sé, aveva acquistato una logica niente male ed un particolare talento per il disegno.
Quel giorno tornò al suo appartamento con un’inspiegabile fretta. Più che altro era perché per cena avrebbe avuto la pizza ai quattro formaggi, la sua preferita dato che la pizza al miele era a dir poco impossibile da realizzare. Si pregustava ià l sapore filante in bocca ed il film che avrebbe visto in tv. Un horror, di quelli che le piacevano tanto.
Che illusioni.
Un altro suo soprannome era “la sanguinaria”. Sia perché la paragonavano alla regina d’Inghilterra Maria, detta “la sanguinaria” appunto, sia perché se provavi a guardare un film con lei, era sicuro ( << Con il novanta percento di probabilità >> aveva aggiunto Elle, fissato con le sue percentuali ) che avrebbe messo al televisore qualcosa di veramente cruento. Un altro buon motivo per non frequentare una persona del genere.
Quando finalmente arrivò di fronte al proprio appartamento si fece aprire da una signora del secondo piano. Salì le scale strisciando a terra le scarpe cercando di asciugarle contro il pavimento in marmo, lasciando dietro di sé una scia umida. Arrivata al suo piano, il quarto, con una certa goffaggine dovuta alla sua mano sinistra, estrasse le chiavi dalla borsa e le infilò nella toppa del suo appartamento. Chiuse la porta dietro di sé con un botto e poggiò il borsone su un portariviste abbandonato da tempo sull’uscio. Si sfilò abilmente le scarpe bagnaticce e le buttò in un angolo buio. Si diresse in cucina e quando accese la luce vide la forma di pizza che aveva comprato prima di andare in biblioteca. Due ore e mezza prima. Scuotendo la testa prese un coltello e la divise in due. Una delle metà la mise nel forno a microonde sperando invano di riscaldarla, con però scarso successo. Quando suonò il campanello che segnalava che la cottura era pronta, aprì lo sportello e prese la pizza. Cominciò a divorarla a morsi andando nel salotto. Qui c’era un divano rosso con di fronte una televisione nera. Ai lati della camera vi erano alcune librerie con al loro interno dei libri. Ve ne era una addirittura piena di libri horror e gialli.
La ragazza si accasciò sul divano. Cerco tra le pieghe dei cuscini il telecomando ed accese la tv. Incominciò a fare zapping sui canali, cercando qualche bel film o serie tv che aveva un solo motivo valido per essere guardata. Alla fine era ad un bivio: guardare sul primo canale “Hellraiser”, la prima versione. Fece le spallucce e cliccò con decisione sul numero uno. Anche quel film l’aveva già visto tempo fa, se non sbagliava a quattordici anni, esattamente quattro anni fa.
Sorrise al pensiero. Fissata anche a quei tempi. Si godette il film per circa una decina di minuti, il tempo di mangiare la fetta di pizza. Poi, approfittando della pubblicità, si alzò dal posto e tornò in cucina. Qui prese l’altro pezzo e senza neanche riscaldarlo iniziò a divorarlo. Con una mano libera, la destra, aprì il frigo esaminò la sua dispensa. Quel giorno era speciale: serata horror con tanto di pizza. Si risolse per l’Acacia e tirò fuori il barattolo. Tenendo la pizza ripiegata in bocca prese un cucchiaio e chiuse la luce in cucina. Sprofondò nuovamente nel divano assorta nel programma. Finita la pizza attaccò il barattolo di miele. In poco meno di quaranta minuti era stato svuotato di tutto il suo contenuto, che si aggirava sui 500 grammi circa.
Finalmente il film finì e Stacey chiuse la televisione. Si alzò stanca e si stiracchiò malamente. Grattandosi la testa si diresse nella sua camera. Spense la luce del salotto ed accese quella della camera. Questa, al contrario della stanza precedente, era tutta a soqquadro. Non tanto perché ci fossero stati i ladri, quanto per il fatto che Stacey stessa era disordinata. Un letto stava sotto alla finestra aperta, mentre le coperte ricadevano a terra insieme ad un lenzuolo che era scivolato via dal materasso. A destra stava una scrivania che implorava da tempo di essere ordinata. Su quest’ultima stavano faldoni, libri, appunti, pezzi di giornale e quant’altro. Un cestino strabordava di rifiuti alla sua sinistra mentre un armadio aperto era ricolmo fino all’orlo di vestiti.
Sospirò e si mise a raccattare da terra il lenzuolo e le coperte. Fece con cura il letto e vi ci si coricò buttandosi sul materasso. Non chiudeva neanche la finestra: tanto era al quarto piano, nessun ladro si sarebbe avventurato fino a lì. Il temporale era passato. Ora, nascosto da qualche nuvola, si poteva scorgere il cielo blu scuro punteggiato di luci. In lontananza si sentiva anche la musica di una discoteca aperta tutta la notte. Purtroppo, un altro dei suoi problemi era l’insonnia. Dormiva a sprazzi, appoggiandosi a qualsiasi cosa fosse anche lontanamente confortevole o morbida. Una volta le era capitato di addormentarsi d’improvviso sulla panchina di una stazione. Sorrise a quel pensiero. Si ricordava perfettamente la faccia del bambino che la stava guardando quando, sbadigliando, si era svegliata e se ne era andata come se non fosse successo nulla di particolare.
In effetti, se doveva essere sincera, la vita le stava passando davanti come se lei fosse solo uno spettatore. La guardava scorrere e bruciare, mentre i secondi volavano via. Sua madre le aveva detto di assaporare ogni singolo momento che le rimaneva.
C’erano così tante cose che sua madre aveva detto, ma di cui lei non si curava.
Sua madre le diceva anche che i Wurstel erano fatti con carne umana (lei rideva sempre a quella battuta), che la Televisione era usata anche sai romani e che c’erano i mostri sotto al letto e che se non andava presto a letto, quelli l’avrebbero mangiata.
Mostri sotto al letto.
Come no. Succede tutti i giorni ad un mucchio di gente.
Ridacchiò tra sé.
Ma se fosse vero.  Scosse il capo, ma le era venuta voglia di controllare.
Ma dai, stai a guardare se sotto al letto c’è l’uomo nero come una bambina piccola? Hai diciotto anni, falli valere tutti. Ma ormai le era venuta voglia e pur di accontentare quel capriccio mise una mano sotto al materasso.
Toccò qualcosa.
Qualcosa di affilato.
Ritrasse la mano sorpresa e la vide sporca di sangue. Si era tagliata.
Qualcosa le prese il braccio e la trascinò a terra, mentre lei urlava terrorizzata.
Una lama. Due occhi neri. Un ragazzo.
Alla fine c’era il mostro sotto al letto.
Alla fine.

 

Commento dell'autrice ( e del regista )
Autrice: Allora, che ne dici, Green?
Green: Stiamo aspettando il copione del film su Naruto...
Autrice: Come sei pignolo... E poi almeno quelli che mi hanno affidato il copione di "Death Note: In the shadow" mi pagano 10.000 auro in contanti, non come quelli di Naruto...ho scritto sedici capitoli e non ho visto un solo fottuto soldo...
Green *sospirando*: Sei tu la sceneggiatrice...io sono solo il regista...purtroppo...
Autrice: Questo è lo spirito! Dai...andiamo avanti con le riprese...
Green: Però è figo la narratrice esterna nel film...almeno non faranno fatica a doppiarla...
Autrice: Già...motivo in più per cui l'ho messa...
Green: ...
Autrice: ...
Green: ...allora...continui a scrivere?
Autrice: E' il mio lavoro, zuccone...

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Capitolo 2
*** Last Resort ***


Cercò di liberarsi dalla presa, ma le mani che la tenevano ferma erano più forti delle sue. Emise un altro gridolino quando l’uomo la prese per il collo e la spinse con violenza alla parete. La lama con cui si era tagliata era in realtà un coltello enorme, come quello dei macellai.
Ora, prima di continuare a narrarvi, voglio approfondire un particolare che, altrimenti, non capireste.
Stacey era una di quelle persone che erano a stretto contatto con l’horror e tutto quello che vi era collegato. Aveva visto film su film, letto libri che andavano da Lovecraft a Poe, aveva anche visto anime e letto manga.
Questi ultimi due in particolare erano quelli che non sopportava assolutamente. Non le piaceva quello stile di disegno.
Ma poi, a chi importa? La cosa che conta è la sostanza, non il rivestimento. Tra i tanti “anime” e “manga” che aveva visto e letto, ce ne erano parecchi molto cruenti che avevano attratto la sua attenzione.
E tra questi vi era “Death note”.
Insomma, parliamo chiaro, chi non sarebbe affascinato da una storia che parla di un quaderno della morte, di un ragazzo che lo usa (secondo lui) a fin di bene, di un detective e dei suoi discendenti che gli danno la caccia e di intrighi ed astuzie coperti di sangue?
Immaginazione. Fantasia, direte voi.
Sono perfettamente d’accordo.
Ma rido della vostra innocenza ed ingenuità.
Ci sono molte cose che l’uomo non potrà mai capire.
Come ad esempio il motivo per cui un ragazzo stesse nella stanza di Stacey, avesse un coltello con qualche goccia del suo sangue e le tenesse la gola stretta.
Occhi neri cerchiati. Capelli scuri come la notte spettinati. La pelle del viso pallida come la luna ed un’enorme cicatrice sulle mani. Non vi sto dicendo che ne avesse una, ma che le mani stesse erano una cicatrice enorme.
Terrorizzante.
La rossa cercava di dibattersi, ma inutilmente. Poi smise di agitarsi ed iniziò a ridere come una pazza.
- Tu...non...esisti...- quelle tre parole lo fecero infuriare.
Lui, inesistente.
Era sempre stata questa la sua croce, la sua maledizione. Il fatto di non esistere.
Era solo una copia, e venuta anche male per giunta. Era sempre stato messo in secondo piano rispetto a LUI, come una ruota di scorta. Avevano cercato di renderlo quel che non era, e per questo ora cercava di diventarlo.
Se l’originale era sempre migliore, allora sarebbe diventato l’originale.
Era arrabbiato e frustrato.
Il coltello si sollevò a mezz’aria. Improvvisamente la lama si abbassò in direzione della ragazza. Quella presa dalla sorpresa dell’azione smise immediatamente di ridere.
- Fermo!!! Ti aiuterò...ti aiuterò!!!-
Il coltello si bloccò a pochi millimetri dalla giugulare della giovane, che tremava per la paura del rischio corso.
Beyond Birthday era sorpreso.
Nessuno gli aveva mai fatto un’offerta del genere.
Era affascinato ed incuriosito dagli sviluppi della vicenda. Con nonchalance ritrasse sia il coltello che la mano.
- Davvero mi vuoi aiutare?- domandò girandosi di spalle e fissando la finestra.
- Davvero vuoi uccidere? E se si, per quale motivo?-
Stacey rimase in silenzio per qualche minuto massaggiandosi la gola dolorante. Beyond Birthday iniziò a camminare per la stanza mettendo il coltello alle labbra come se fosse un lecca-lecca.
- Tutti mi hanno sempre evitato perché ho le mani ustionate. E’...davvero stupido come motivo...ma vorrei fargliela pagare...a loro ed a tutto il mondo..a tutte quelle persone che si comportano in questo modo...-
- Se cerchi vedetta, sarebbe meglio che ti rivolgessi alla mafia. Io ho un ben altro scopo...- rispose sempre con la lama in bocca l’assassino sorridendo.
- Lo so. Però qui il tuo scopo è inutile...- continuò la ragazza. B si girò sorpreso.
- Cosa intendi con “inutile”?- disse curioso.
- Intendo dire che L qui non esiste...neanche tu dovresti esistere...- disse indicandolo. Beyond Birthday era sempre più affascinato dalla situazione.
- Spiegati...-
- L...e tu...non siete reali...siete solo un’invenzione...una fantasia...- stava cercando di spiegare ad un personaggio di un libro che lui non esisteva.
Assurdo.
- Si, però la fantasia poco prima stava per ucciderti...- rispose con una leggera ironia il ragazzo. Stacey non sapeva come controbattere.
- Intendo dire...tu sei solo un personaggio di un libro...non puoi esistere...- era tutto così surreale.
Neanche io avrei dato conto ad una situazione del genere.
Alla giovane venne un’idea. Corse in salotto ed accese la luce. Febbrilmente iniziò a cercare tra i tanti volumi horror che aveva quello che raccontasse ( da un autore che si fingeva Mello. E devo confessarvi che quello vero non la prese molto bene quando seppe che qualcuno gli aveva rubato il nome ) del caso di Los Angeles: la prima ed ultima apparizione di BB. Esultante lo trovò nascosto in fondo allo scaffale.
Prese il libricino e lo portò dall’assassino, il quale con curiosità lo prese sott’occhio. Iniziò a sfogliarlo e quando lesse per caso il nome “Naomi Misora”, i suoi occhi si allargarono stupefatti. Fu davvero molto sorpreso quando lesse anche il suo, poi il caso degli omicidi e poi il nome di L. Ad un certo punto alzò la testa dal libro e fissò interrogativo la ragazza.
- Questo libro è stato scritto da un certo Nisio Isin, che poi si spaccerà per Mello...- a quel punto Beyond Birthday, per la prima volta nella sua vita, era davvero confuso. Di solito capiva al volo qualsiasi cosa, data la sua intelligenza, ma in quel momento non riusciva proprio ad afferrare il concetto.
- Mello? Chi è Mello?- domandò perplesso.
Non starò a raccontarvi tutta la storia del Death Note che Stacey raccontò a BB, altrimenti mi ci vorrebbe un altro libro. Posso solo dire che Beyond Birthday, sentendo che un assassino aveva ucciso Elle, la stessa persona che lui aveva invano cercato di superare, per poco non cadde a terra dallo stupore. Era una cosa inimmaginabile per lui, che qualcuno fosse riuscito ad ingannare così abilmente L da poterloammazzare. La cosa però gli parve anche leggermente scorretta. L’uso del Death Note gli appariva come una specie di raggiro: se devi uccidere qualcuno, sarebbe meglio dargli anche la possibilità di difendersi e fare qualcosa. Inoltre lui soleva lasciare indizi sui corpi che lasciava, quindi uccidere senza lasciare una traccia, un’impronta che dicesse che l’assassino era stato lui, equivaleva a non aver commesso alcun omicidio.
Leggendo più tardi quello stesso libro, dopo il racconto minuzioso di L, potrei dire che l’autore Nisio Isin aveva un concetto più o meno simile. Del resto era lui il creatore di BB, quello stesso ragazzo che ora si mordeva il pollice di fronte a Stacey.
- Quindi...io sarei solo un personaggio di un racconto?- domandò serio B sorridendo. Stacey annuì piano.
- Ahahahaha...no, così non va bene...hehhehehehhee...ancora non ci siamo...insomma...in questo “universo” non esiste nessun L?- continuò il ragazzo con la stessa risposta dalla giovane. A questo punto però a Stacey venne un dubbio.
- Ma...io mi ricordo che ti eri dato fuoco, che eri morto di infarto a causa di Kira...Come mai sei ancora intero?- domandò curiosa. B scosse la testa.
- Era passato meno di un minuto quando Naomi Misora mi ha trovato. Le ustioni di quel tipo sono catalogate di secondo grado. In un certo tempo la pelle guarisce, ma restano le cicatrici- spiegò facendo vedere le mani. Erano più scure rispetto al viso e le cicatrice ricoprivano le braccia per intero. Vide che era cicatrizzata anche la pelle alla base del collo e dietro alla nuca.
- Ma...e la faccia?- domandò perplessa la ragazza. B ridacchiò.
- Per il viso è stato necessario un trapianto. Le ustioni erano di terzo grado. Carbonizzata praticamente...-
Stacey pensò che la sensazione di bruciare vivi non doveva essere per nulla piacevole. Immaginò anche come avesse sofferto quel ragazzo.
- Tu sei pazzo...- disse la ragazza, titubante di fronte alla possibile reazione del giovane. B invece non fece nulla, si limitò ad a scuotere la testa.
- No. Io non sono pazzo...anche se la pazzia aiuterebbe...- disse mettendosi nuovamente in bocca il coltello. Se qualcun altro l’avesse visto l’avrebbe catalogato subito come “maniaco”.
- Presto tutti sapranno chi è Beyond Birthday...- disse sorridendo.
Sarebbe andato oltre ogni limite.
Avrebbe stupito tutti.
Ancora un’altra volta.


 

Commento dell'autrice ( e di quel fottuto regista )

Autrice: Ed ecco a voi...Beyond Birthday!!!
Green: Naruto...mi serve il copione del film...le riprese sono ferme per colpa tua!!!
Autrice: Al posto di goderti questo Fior di Racconto, ti metti a cianciare su un film di seconda categoria?!?
Green: Film...film di seconda categoria?!? Abbiamo già lanciato il trailer, concluso quasi le riprese, le recensioni sono tutte positive e ci sono già numerosi Amv dei fan...tu lo chiameresti "Film di seconda categoria"?!?
Autrice. Ok, che palle Cristo...mi metto a finire quel dannato film e poi passiamo a questo, ok?
Green *sospirando*: Grazie...finalmente...

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Capitolo 3
*** Beautiful monster ***


La cassiera era rimasta stupefatta con un’espressione sul viso come per dire “ma li compra tutti?”.
- Faccio una festa a casa mia....- Stacey aveva annuito giustificandosi. La signora aveva scosso la testa ed aveva passato all’apparecchio i dieci barattoli di marmellata alle fragole di un chilogrammo.
Anche a Stacey sembravano un po’ troppi, ma conosceva già l’appetito vorace di B. Quel ragazzo aveva divorato tutti i barattoli di marmellata alle ciliegie che aveva nel frigo, dicendo che ne voleva altri ,ma alla fragola. La giovane pregava disperatamente che non ingurgitasse anche il suo miele.
Altrimenti altro che serial killer, gli avrebbe fatto vedere le pene dell’inferno.
Fatela a pezzi, uccidetela, massacratela, ma non toglietele MAI il miele.
Fece uscire il portafoglio dalla tasca e pagò. Contando che aveva preso anche delle provviste anche per lei (di miele millefiori e di acacia), in tutto era una somma considerevole per i pochi soldi che possedeva,  guadagnati affittando un altro appartamento che avevano ad una vecchia.
Le buste erano davvero pesanti oltre che biologiche. Non resistettero che per metà percorso. I barattoli caddero a terra e, ringraziando il cielo, non si frantumarono in mille pezzettini. Stacey sbuffando li raccolse e li mise in un’altra borsa di riserva che si portava sempre quando andava a fare la spesa. Entrò nell’appartamento trafelata con circa sei chili di cibo in ogni mano.
Beyond Birthday stava accoccolato con le gambe raccolte vicino allo stomaco divorando con le mani del miele millefiori. Sui girò verso la ragazza.
- Dov’è la mia marmellata...?- domandò arrogante.
Stacey non ci vide più.
Mollò a terra con un colpo secco le borse. Avvicinò le mani e fece schioccare le ossa.
- Quello è il mio miele...- soffiò rabbiosa. B annuì.
- Si, ed è anche buono...- disse leccandosi le dita piene del liquido viscoso.
Sentì dietro di sé qualcosa simile ad un ringhio. Preoccupato si girò e qualcosa la colpì in pieno viso, lanciandolo via dal divano e facendolo cadere riverso a terra. Quando si rialzò aveva la bocca sporca di sangue.
Ad averlo colpito era stato un destro di Stacey.
- Se vuoi continuare a vivere...ti consiglio di non mangiare MAI il mio miele...- ruggì prendendo il barattolo, chiudendolo e mettendolo in frigo. Beyond si massaggiava la guancia e leccò via il sangue dalle labbra.
- Ok, ok...non c’è bisogno di essere violenti...potevi dirmelo prima...- si scusò il ragazzo alzandosi in piedi ed andando a curiosare nelle borse.
- Ti ho preso dieci chili. Ti bastano o ti devo portare tutto lo scaffale?- domandò astiosa Stacey. B scosse la testa.
- No, no. Per un paio di giorni dovrebbe bastare...- rispose il ragazzo tirando fuori uno ad uno i contenitori della sua adorata marmellata. Von uno schiocco tolse via il coperchio e con le dita assaggiò la marmellata rossa. Quando Stacey lo vide risucchiare via tutto il barattolo, immaginò che non avesse problemi a far fuori in poche ore gli altri.
- Che cosa hai intenzione di fare?- proruppe dal nulla la ragazza. BB scosse la testa.
- Se è come hai detto, devo prima accertarmi che anche L sia arrivato in questo mondo, altrimenti non ci sarebbe alcun motivo di uccidere altra gente...-  rispose il giovane pulendo con l’indice il fondo del barattolo. Stacey sospirò.
- E come intendi accertartene, genio del male?- lo rimbeccò la ragazza. Lui invece non batté ciglio e passò attaccando un altro contenitore rosso. Con la marmellata alle fragole intorno alla bocca sembrava quasi che avesse appena bevuto del sangue. A Stacey vennero in mente i vampiri ed i loro canini aguzzi che perforavano la carne. Guardò preoccupata i denti di Beyond Birthday, ma con sollievo si accorse che erano normali. Del resto, i suoi veri canini erano un paio di mannaie affilate.
- L è un megalomane. Se c’è un qualsiasi caso che lo interessa sicuramente si farà vivo...fino ad allora staremo qui buoni buoni ad aspettare che sia lui a fare la prima mossa...- spiegò con fare saccente BB. Stacey sospirò.
- Bene...e quando avremo capito che c’è anche lui in campo?- continuò la ragazza accasciandosi sul divano e svitando il tappo di un barattolo di miele. Con un cucchiaio prese il liquido dorato sulla posata e lo ingoiò, ripetendo più volte l’operazione.
- Attueremo il mio piano...- concluse Beyond sorridendo.
Che umorismo.
Stacey non era però ancora del tutto convinta. Era si certa della genialità di quel giovane, ma era troppo distratto e non riusciva a calcolare bene i nemici che aveva di fronte.
Naomi Misora era un perfetto esempio.
- Ed io che cosa dovrei fare in questo tuo “diabolico piano per conquistare il mondo”?-  chiese ironica Stacey ingollando un’altra cucchiaiata. BB sbuffò seccato.
- Non è un “diabolico piano per conquistare il mondo”, ma solo un caso che L non potrà risolvere...- farfugliò con tre dita in bocca il giovane. Stacey ridacchiò.
- Già, come l’ultima volta...vuoi suicidarti anche qui?- rispose seria la rossa, giocherellando con la posata ficcandola nel miele e togliendola di colpo. Beyond sgranò gli occhi.
- Se non fosse stato per quella Naomi Misora sarebbe andato tutto a gonfie vele...- blaterò sulla difensiva il ragazzo.
Se io fossi stata presente lì, caro lettore, credo che avrei definito quella conversazione il battibecco della settimana.
-Parli come se tu avessi un’idea migliore e chissà quanto geniale...- continuò per nulla demoralizzato. Stacey rise mentre una ciocca di capelli rosso fuoco le si parava di fronte agli occhi miele.
- Io un’idea ce l’avrei...- sorrise Stacey :- Al tuo contrario...-
Anzi, battibecco dell’anno.
Beyond Birthday era colpito. Girò la testa osservando l’espressione della ragazza.
Era come guardarsi in uno specchio.
Era come cambiata.
Era come se non fosse la stessa ragazza che aveva visto prima.
Sorrideva, ma aveva qualcosa.
Qualcosa diverso negli occhi. Prima gli erano sembrati calmi e tranquilli. Ora invece bruciavano di impazienza, saettando da una parte all’altra della stanza. I capelli rossi le ricadevano davanti e dietro alla testa, come strisce di sangue.
- Una sfida...- sussurrò lei sorridendo e ridacchiando.
Beyond era sorpreso.
“ Stacey...Stacey Hayes*...che strano nome...è inquietante...” pensò il ragazzo .
- Che cosa hai in mente?- domandò lui sempre più incuriosito da quella giovane. Quest’ultima si girò e lo fissò negli occhi.
I suoi color miele contro i propri grigi.
- Una sfida...una sfida contro L...- sorrise ingoiando un’altra cucchiaiata di miele.
Beyond si leccò le labbra.
Era impaziente.


* "Hayes" suona come la pronuncia inglese di "eyes", che vuol dire occhi...

Commento dell'assassina autrice
Allora..
A quanto pare Beyond Birthday ha trovato pane per i suoi zuccherati denti...
Stacey (come vedremo in seguito) è piuttosto...diversa, da come in realtà ci appare adesso...
Volete saperne di più?
Allora cazzo recensite!!!
Scusate, perchè mi fate diventare volgare come Mello?
Datevi da fare...


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Capitolo 4
*** Candy man ***


 

 

Ma ora lasciamo per un momento i progetti di BB e Stacey, e torniamo a qualche ora prima.
Sono le cinque e mezza.
Siamo nel centro città. Ora, in una delle vie principali, vicino al supermercato più grande della zona, ci è un appartamento.
Entriamoci.

L stava come al solito pregustando il sapore del suo caffè zuccherato al massimo.
Aveva già ingurgitato così tanti pasticcini di cioccolato che una qualsiasi altra persona avrebbe smesso per vomitare. Il suo stomaco però si era ben presto abituato a quella dieta, ed ora lo zucchero era il suo alimento base.
Perché ingozzarsi in questo modo?
Semplice: L mangiava molti dolci quando doveva risolvere un caso complicato.
Il caso complicato era capire come fosse possibile tornare in vita, ma in un altro mondo dove tutti i tuoi soldi sono svaniti in fumo e dove nessuno ti conosceva se non come il personaggio di un anime.
Per sua fortuna era tornato anche Watari. Almeno non si sarebbe dovuto preparare il gelato da solo.
Il brutto però veniva anche con il bello.
Near diceva di aver risolto il caso Kira, e che, come del resto si era sempre aspettato, il colpevole era Raito Yagami. Quando aveva saputo la notizia era tutto gongolante, ma quando aveva appreso anche che Mello e Matt erano morti nel tentativo di scoprire chi fosse Kira, si dispiacque un po’. Del resto, pur essendo l’eterno secondo, Mello era brillante.
Un altro punto da aggiungere al caso: se lui era vivo, possibile che lo fossero anche Mello e Matt? Del resto, anche Naomi Misora era ancora in vita, nonostante lui sapesse con assoluta certezza che fosse morta, perché allora non anche i ragazzi della Wammy’s house?
Due, tre, quattro...cinque zollette di zucchero. Con il cucchiaino iniziò a mescolare.
Near era poco lontano e stava completando il suo ennesimo puzzle, seduto per terra sprofondato nella camicia bianca di una taglia in più. Naomi Misora invece era seduta al computer e cercava anche una qualsivoglia informazione che potrebbe risultare loro utile, mentre Watari era intento a preparare la cena.
- E’ un piacere fare la tua conoscenza, L...- disse languidamente Near con quel suo tipico fare distaccato che dava tanto sui nervi a Mello. Non aveva neanche alzato la testa e stava chino sul suo puzzle, incastrando i pezzi come se sapesse perfettamente dove andassero collocati.
 continuò a sorseggiare il suo zuccherato caffè.
- E’ un piacere anche per me conoscere il mio successore...- rispose il detective, ancora immerso nelle sue riflessioni.
Da quando si erano conosciuti poche ore prima non avevano parlato molto. Si intendevano alla perfezione e non necessitavano si parole superflue.
Naomi Misora rantolò di sorpresa.
-L, dovresti venire a dare un’occhiata...- lo chiamò la ragazza con voce strozzata.
Pigramente il giovane si alzò in piedi e si avvicinò alla scrivania. Sullo schermo si vedeva la sigla di una qualche serie anime. L attendeva impaziente e curioso.
Spalancò gli occhi e la bocca dalla sorpresa.
No, era uno scherzo.
Impossibile.
Quel ragazzo, quello che vedeva nel cartone.
Somigliava in modo preoccupante a Raito.
O era solo una sua impressione?
- Lui...è Kira...è Yagami Raito...- balbettò l’investigatrice tremando. L invece si era calmato e soppesava la situazione.
Si, tutto ciò era davvero molto strano e preoccupante. Che cosa ci faceva quell’assassino in quella serie TV? Che lui sapesse i suoi seguaci non erano arrivati fino a farne un cartone animato.
- E non è finita...ci sei anche tu, L...ed anche io...e Near, Watari, Mello...- spiegò Naomi Misora facendo scorrere alcune immagini sullo schermo. A questo punto si era avvicinato anche Near, curioso di vedere questa stranezza.
Nessuno parlò per un po’.
- Non c’è nessun’altro a parte i nomi che hai elencato?- domandò serio L. La ragazza scosse la testa.
- No, solo le persone che riguardano il caso Kira...- rispose lei. Poi continuò :- Stavi pensando anche a lui, vero?- domandò sospettosa.
L annuì.
- Ci sono il 76% di probabilità che anche lui sia qui. Questo potrebbe rappresentare un problema, non credi, Naomi Misora?-
A quelle parole alla ragazza vene su per la schiena un brivido freddo.
Si ricordava del L.A.B.B. case come se fosse ieri. La figura di quel ragazzo che bruciava vivo era stampata “a fuoco” nella sua mente.
Near interruppe la conversazione: era piuttosto perplesso.
- Mi piacerebbe molto sapere di chi state parlando...- disse fissando però le immagini che scorrevano sullo schermo.
Naomi Misora tossicchiò, mentre L sospirò.
- Stiamo parlando di B. Fu uno di primi bambini ad arrivare alla Wammy’s House, ma con esiti negativi. Quando A morì, B perse il controllo e divenne un assassino. Cercò in tutti i modi di superare me, arrivando perfino a suicidarsi...- spiegò il ragazzo.
Near sbuffò.
- Un altro pazzo omicida da aggiungere alla lista. Ma al momento la priorità e trovare Raito-kun. Se è a piede libero, siamo di nuovo a capo della faccenda...- continuò l’albino tornando al suo puzzle  mentre L sorseggiava nuovamente il suo caffè sulla poltrona.
Naomi Misora intanto stava cercando qualsiasi segno potesse essere una traccia della presenza di Raito. Aveva una sensazione strisciante giù per lo stomaco che le faceva pensare di non essere troppo lontana dalle tracce che stava cercando. Improvvisamente trovò un articolo online di poche ore prima. Lanciò un urlo.
 
“Sono morti ieri sera al carcere Folsom tre detenuti. I corpi sono stati ritrovati senza vita dal carceriere all’una di notte perché prima di morire uno dei prigionieri ha lanciato un urlo. Secondo la polizia scientifica le vittime sono morte di attacco cardiaco l’una di seguito all’altra. L’unica traccia rimastoci è una lettera scritta da uno dei detenuti.
<< I am sad for not having said goodbye to my family,
back to paradise,
It’s so strange, but my heart is in
war.
Again >>
La polizia sta ancora cercando di capire il significato di tale messaggio, ma non ha voluto lasciare altre dichiarazioni in merito”
 
Era lui. Era raito-kun.
- L...- chiamò con voce flebile la ragazza. Il detective si alzò nuovamente e si avvicinò allo schermo.
- L, è lui?- domandò piano Misora tremando. L bevve l’ultimo sorso di caffè.
- Già...finalmente si è fatto vivo...ed a quanto pare mi ha lasciato anche un pensierino...- rispose poggiando la tazza ormai vuota sulla scrivania.
- E’ lo stesso codice delle volte scorse. Solamente che stavolta ha dovuto scriverlo in inglese per non destare sospetti...-
- Codice? Quale codice?- domandò la ragazza. L annuì.
- Se si prendono le prime parole si compone il messaggio “ I am\back\it’s\war\again”. E’ una dichiarazione di guerra. Si ricomincia da capo, soltanto che adesso sappiamo chi è Kira e come uccide. Un vantaggio non poco notevole. Ci resta solo da scoprire dove si trova ed incastrarlo...- disse ritornando alla sua poltrona e sedendosi con la sua abituale posizione.
- Near...dobbiamo cercare di individuare la posizione di Raito. Per quello che ne possiamo sapere, potrebbe essere in qualsiasi parte del mondo...- disse rivolto all’albino che annuiva con la testa posizionando l’ultimo pezzo del puzzle.
-...oppure dietro l’angolo...-
Concluse L ingoiando un marshmallow.


  
 

Commento dell'autrice (purtroppo vi dovete sorbire anche questo)
Ed ecco L...
Il nostro investigatore...
Con il dito in bocca...
Ok...
C'è anche quel bastardo di Near, e la dolcissima Naomi Misora...
Il povero Watari è stato degradato a cuoco, ma ci servirà anche in seguito...
Come (nessuno) avrà notato, i capitoli portano il nome di alcune canzoni (anche la fanfic stessa)... i titoli che metto sono i brani che ascolto quando compongo la storia...
E direi che in baso a questo sono mentalmente disturbata...
ma andiamo, siamo seri, chi può definirsi sano di mente al giorno d'oggi?

 

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Capitolo 5
*** Still waiting ***


Vi piacciono le discoteche?
Io le adoro.
Con la musica così potente da entrarti nel corpo, farti fremere da dentro e mandarti fuori di testa.
Con i colori così vivaci e strani, che ti sembra di essere entrata in paradiso.
Con l’amore che si aggira dove posi lo sguardo.
Con i ragazzi, le ragazze, i corpi che si strofinano in una continua danza.
Una cosa che ti entra in testa e ti lascia ubriaca e felice.
Ecco.
Mello odiava le discoteche.
Le considerava solo un luogo rumoroso e noioso.
Però sapeva bene che era anche il posto dove si raccolgono più informazioni.
Così, non per la prima volta, era costretto ad entrare.
Matt invece andava pazzo le discoteche. Di solito ballava, mandava giù una o due bottiglie di birra, toccava qualche sedere, sceglieva una ragazza e si divertiva con lei la notte per poi scomparire il giorno dopo.
Una pacchia.
I due non si sopportavano l’un l’altro su questo punto, mentre normalmente andavano d’accordo.
Appena entrati subito la musica ad un volume appena sopportabile gli entrò in testa. Matt non vedeva l’ora di scatenarsi, ma per quel giorno si sarebbe dovuto trattenere.
Come sottofondo c’era un brano forse di Rihanna. Si, dalla voce doveva essere lei. Una folla di ragazzi stava ballando, mentre in fondo, come da programma, c’erano quelli troppo frettolosi da aspettare di arrivare a casa per farlo.
A destra stavano dei pali su cui si avvitavano delle sensuali ragazze che ballavano a ritmo, mentre a sinistra vi era un bar dove una decina di depressi si scolavano la solita  birra.
- Sbrighiamoci ed andiamo via da questa fogna...- disse seccato Mello addentando una tavoletta di cioccolato. Matt annuì operò troppo preso dalle ballerine. Quando l’amico lo scosse il rosso ritornò in sé e prese dalla tasca una sigaretta. Con tutta la tranquillità possibile la accese con un accendino trovato nei pantaloni. Chissà quando se lo era dimenticato.
- Iniziamo dal barista?- domandò espirando una nuvoletta bianca che si dissolse in aria. Il biondo annuì andando verso il bancone.
I due si sedettero ed ordinarono una birra.
Il barista era un uomo sulla quarantina passata, abbronzato, con gli occhiali scuri anche se era piuttosto buio ed un sorriso stampato in faccia che dava il voltastomaco a Mello.
- Cosa posso fare per voi, ragazzi?- domandò porgendo loro due boccali di birra pieni fino all’orlo con la schiuma.
Matt subito cominciò a scolarsi la sua birra, mentre il biondo cominciò a domandare.
- Senti, amico. Noi stiamo cercando un nostro amico, un certo Raito yagami. Mai sentito?- domandò con aria minacciosa. Il barista scosse la testa per nulla intimorito.
- No, sinceramente non ho mai sentito nessuno con un nome del genere. Ma se provate a chiedere a Melissa, lei forse ve lo saprà dire. Conosce un sacco di gente, forse anche il vostro amico. Guarda, è quella che balla al palo a destra, l’ultimo. Ma devi sganciare almeno cinque dollari, altrimenti ti ride in faccia...- lo avvertì l’uomo, tornando ai suoi affari.
- Sentito, Matt?- disse al rosso. Si accorse ch però il ragazzo aveva bevuto non solo il proprio boccale, ma anche il suo. Mello sospirò e si alzò.
- Dai, muovi le chiappe. Devi fare la corte a quella sgualdrina laggiù e farti dire qualcosa su Raito...- lo rimbeccò. Matt annuì riprendendo a fumare la sua sigaretta.
La ragazza indicata dal barista stava ballando piuttosto energicamente. Doveva avere sicuramente meno anni di Mello, forse non era neanche maggiorenne. Mentre volteggiava sul palo i capelli le finivano negli occhi. I primi erano castani con qualche ciocca bionda, mentre gli occhi erano di un verde intenso.
Mello sospinse Matt verso di lei.
- Muoviti...non abbiamo tutta la notte...- disse astioso.
Il rosso la chiamò per nome, così la ragazza lasciò il posto ad una sua collega.
- Sei Melissa, vero?- chiese per essere sicuro di non sbagliare persona. Lei annuì.
- Si, che cosa vuoi?- rispose non meno accomodante. Matt sorrise.
- Vedi, avevo visto che eri uno schianto, e volevo chiederti se ti potevo offrire qualcosa da bere...- disse lui ammiccando.
Non sembrava avere molto effetto.
- Stammi a sentire, pel di carota. Se vuoi sapere qualcosa, bastano cinque dollari e meno stronzate, chiaro?- rispose aggressiva. Matt era un po’ sorpreso e deluso. Dalla tasca tirò fuori dieci dollari e glieli diede. Lei ne prese cinque e gli restituì gli altri.
- No, prendili...- rispose rifiutando il ragazzo, ma Melissa scosse la testa.
- Ho detto cinque dollari, non sai contare?-
Il rosso sorrise e si riprese i verdoni.
- Che cosa ti serve?- domandò nuovamente la castana.
- Sto cercando un mio amico, un certo Raito Yagami. Dicono che tu conosci molte persone...-
- Conosco questo Raito Yagami, ma non ho idea di dove sia, Mail Jeevas...- rispose alzando un sopracciglio. Il giovane si sentì avvampare sentendo dire il suo nome.
Sorpresa!
- Come fai a sapere come mi chiamo?- domandò stavolta minaccioso. Melissa ridacchiò.
- Non ci sono molte ballerine che hanno visto Death Note, amico. Io sono l’eccezione...e da come parli sembri fuori, ma non di un metro...di un chilometro...- rispose lei mantenendo la stessa espressione. Il rosso doveva invece avere una faccia da idiota.
- Oh, vedo che c’è anche Mello...me lo presenti?- chiese lei facendogli l’occhiolino. Matt annuì ancora sorpreso. I due si diressero verso il biondo.
- Mello...siamo nella merda...- disse appena si furono avvicinati abbastanza a lui. Questi corrugò la fronte.
- Che hai fatto?- domandò arrabbiato.
- Io nulla. E’ arrivata questa qua che mi chiama per nome, conosce il Death Note e Raito e mi dice che vuole conoscerti...dimmi un po’ tu che fare...- rispose l’amico indicando la ragazza. Quest’ultima osservava Mello dalla punta dei capelli fino alle scarpe.
Ridacchiò.
- Allora è vero che somigli ad una checca...- disse ridacchiando. Mello montò su tutte le furie.
- Come ti permetti, puttanella...- sbraitò.
Quanto vorrebbe picchiarla.
- Se sai qualcosa su Raito, sbrigati a dircelo e levati dai piedi...- disse cercando di calmarsi un poco. La castana sorrise.
- So tutto della storia con Near, del Death Note, di L, di Raito Yagami e del fatto che voi due siete morti...e che quindi mi sa che qualcuno mi sta prendendo allegramente per il culo...- rispose insolente. Matt tossicchiò un poco e continuò a fumare la sigaretta. Mello si tratteneva appena.
- Tutto qui?- disse a denti stretti. La ragazza scosse la testa.
- Ho sentito da un albergatore che avevano trovato una stanza un ragazzo giapponese e la sua fidanzata. Il primo era alto con i capelli castani, la seconda bassa con i capelli lunghi biondi. Mi sembra siano loro due, no? Però non mi ha voluto dire dove lavora, so solo che il suo albergo è in questa zona...- concluse. Matt e Mello si guardarono negli occhi. Il biondo annuì.
- Bene, che ne faccio di lei?- domandò il rosso espirando una nuvoletta candida.
- La portiamo con noi. Se si mette a raccontare a qualcuno, come a quel testone di Near, quello che sa, siamo fottuti. Se la ammazziamo ci ritroviamo gli sbirri alle calcagna. Ci potrebbe essere utile...- disse dando un ultimo morso alla cioccolata fondente, ripiegandola nell’alluminio e mettendola in tasca. Si diresse verso l’uscita.
Aveva cominciato a fargli male la testa e non vedeva l’ora di uscire da quel locale.
Matt prese per i polsi la ragazza e le mise una mano sulla bocca.
Melissa cercò di dibattersi, ma inutilmente. La presa era troppo stretta e le altre persone erano troppo prese dalla canzone o troppo sbronze per accorgersi di lei.
Quando finalmente i tre uscirono dall’edificio, si ritrovarono nella strada buia e calma.
Quel relativo silenzio piaceva di più a Mello, che fece uscire nuovamente dalla tasca la cioccolata a cui diede un bel morso. Il rosso era dietro di lui con la castana saldamente stretta.
Quando Melissa gli morse la mano il ragazzo imprecò. Peggio fu quando cominciò ad urlare. Mello le diede un colpo forte in testa.
E fu il buio.



 

Commento dell'autrice (che morirà a momenti non a causa di Kira, ma per il Kira-kaldo)
Ok, ok, ok...
E' stato un caso, lo giuro... Mello, Matt e Melissa...
Tre M...
Non ho scelto appositamente il nome della ragazza, ma mi è uscito così.
Ho bisogno di un psicoanalista.
Comunque, ho in mente un'idea grandiosa...
una cosa che non vi potete immaginare neanche tra cinquecento anni...
è una di quelle idee che ti prendono all'improvviso, così che ti si accende la lampadina e batti la mano sulla fronte come per dire:
- Ma che cogliona che sono. Perchè non ci ho pensato prima!?!
Volete sapere di cosa sto parlando.
Beh, è nel prossimo capitolo...
ma ora devo andare al mare...ciauuuu

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Capitolo 6
*** Hello and Goodbye ***


Alfa stava camminando da più di mezz’ora.
No, da quarantacinque minuti e trentasette secondi per la precisione.
La precisione. Una grande virtù se si vuole andare avanti nella vita.
Il ragazzo si mise meglio in testa il berretto cercando di coprire le ciocche rosso fuoco. Avrebbe dovuto prima o poi fare qualcosa per quei dannati capelli: se qualcuno lo avesse visto, qualcuno della Wammy’s House, sarebbe stato più che fottuto.
La precisione. Ecco di quello che aveva bisogno. Forse con la tintura avrebbe potuto fare qualcosa.
Grazie, e per gli occhi. Chi non se ne sarebbe accorto?
Sbuffò. Ne aveva fin sopra ai capelli.
Ridacchiò della sua battuta e diede un’altra occhiata all’orologio.
Quarantasei minuti e venti secondi.
L’appartamento che aveva affittato era piuttosto lontano, ma aveva preferito uscire ed andare a mangiare un boccone. Lo stomaco brontolava da un bel po’ ed aveva cercato fino a quel momento una pizzeria decente italiana dove ad accoglierlo non ci fossero dei cinesi sorridenti.
Dio santo, come poteva essere pizza italiana se la servivano loro? Un po’ di precisione nei dettagli, quello sarebbe servita tanto.
Finalmente vide un’altra tavola calda. Quando vi entrò un signore lo accolse parlando con una pronuncia languida. Già, straniero.
Alfa con gran sorpresa del signore si mise a parlare italiano chiedendo una quattro formaggi. L’uomo sorrise e gli chiese di aspettare cinque minuti e di accomodarsi pure dove voleva. Il ragazzo ringraziò e si sedette ad un tavolo accanto alla finestra a vetri che copriva gran parte della parete.
Dalla felpa estrasse una penna rossa e prese uno dei tovaglioli. Si mise a fare alcuni calcoli e con soddisfazione ammirò la sua percentuale.
 - 76%. Un risultato soddisfacente...- sussurrò rimettendosi penna e fazzoletto nella tasca. Guardò l’orologio. Cinque minuti e cinquantasette secondi.
Era in ritardo.
Ma possibile ch nessuno tenesse conto della puntualità?
Un minuto e quindici secondi dopo arrivò l’uomo con una pizza calda e filante. Il rosso sorrise e chiese subito il conto.
- Ma no...può anche prima mangiare, a questo penseremo dopo...- disse ricambiando il sorriso.
- Preferirei regolare subito ora il pagamento. Così me la posso gustare con tranquillità e senza problemi...-rispose il giovane in un perfetto italiano. L’uomo rimase a bocca aperta, ma annuì.
Il cliente ha sempre ragione.
La pizza costò ben tre dollari e settanta.
Con noncuranza il ragazzo prese una banconota da cinque e contò le monete, dandogli esattamente quanto richiesto.
Il signore se ne andò sorridendo sempre.
Alfa prese un pezzo del suo pranzo e con voracità iniziò a mangiarlo.
“ Le probabilità che L sia in città sono quindi del 76%. Interessante. Contando che in una città media gli abitanti oltre i trent’anni di età sono esattamente i 3\4, e contando che questa città ha ventimiladuecentotre abitanti,il numero delle persone che potrebbero essere L sono 5050,75. Contando che di questo numero la metà sono minorenni, ci restano circa  2525,375. Abbiamo già ridotto il campo. E purtroppo anche le probabilità di trovarlo...”
Stava ancora mangiando l’altra metà della forma di pizza quando un annuncio alla Tv attrasse la sua attenzione.
Parlava di un misterioso assassino, che veniva chiamato Kira dai giapponesi, che stava facendo una strage tra i delinquenti dei carceri di tutto il mondo. Diceva anche che molto probabilmente l’assassino in realtà era un’organizzazione che operava in tutto il mondo e che si era ispirata al nome al personaggio di un fumetto molto famoso.
- Quante stronzate...- sussurrò a sé stesso. Era evidente che l’assassino operava da solo, altrimenti ci sarebbe stato almeno un caso in cui gli omicidi sarebbero stati contemporaneamente. A quanto diceva la signorina carina carina e tanto dolce alla Tv, una cosa del genere non era ancora successa. Perciò era molto più probabile che fosse da solo. O almeno, finchè non ci fosse stato un caso di omicidio contemporaneo.
Ingoiò l’ultimo pezzo di pizza e, pieno, si alzò dal posto. Uscì all’aria aperta. Era incominciato a piovere a catinelle, così si riparò la testa con il cappuccio della felpa.
Guardò l’ora.
Erano le sei, diciassette minuti e trentasei secondi.
Si disse che poteva stare in girò ancora un po’, poi tornare a casa e sdraiarsi sul letto e dormire.
Insomma, ritornare alla vita non doveva essere una cosa da quattro soldi, uhn?
Oppure si?
Si fermò un attimo in mezzo alla strada.
Chissà come stava B. Forse era morto anche lui, oppure era scappato...non poteva saperlo. Le probabilità che ci fosse anche lui erano le stesse identiche di quelle di L.
Ripensando a quest’ultimo corrugò la fronte. Intrappolato per diciannove fottutissimi anni in quel maledetto orfanotrofio...solo per colpa sua. Oh, si sarebbe vendicato. Presto o tardi lo avrebbe trovato ed allora...
Sorrise e continuò a camminare, mentre la pioggia scrosciava come non mai.
Sei, ventidue minuti e cinquantotto secondi.
Prima, quando era nell’a Wammy’s House, non aveva nessuna possibilità di uccidere L. Mentre or a che aveva la libertà sarebbe stato tutto molto più semplice.
Ripensandoci in effetti tagliarsi i polsi non era stata una grande idea, ma almeno si era liberato del fardello che aveva portato fino a quel momento.
Non si spiegava assolutamente il motivo della sua presenza al mondo in quel momento, ma a lui andava bene così.
Cominciò a canticchiare contento. Quella pizza era davvero buona, ed anche italiana per giunta. Gli aveva riempito lo stomaco e non avrebbe avuto alcun bisogno di cenare.
Però adesso era veramente stanco.
Da che parte era l’appartamento che aveva affittato.
Dall’altra parte della città.
- Oh merda!-
Aveva bisogno di un taxi. Ma non aveva comunque abbastanza soldi per permetterselo.
Adocchiò una ragazzina che correva, molto probabilmente ad un appuntamento.
La urtò, girandosi immediatamente e scusandosi. La giovane annuì e riprese a correre.
- Grazie...- disse Alfa prendendo dalla mano un portafoglio rosa.
Chiamò un taxi.
After Abnegate era tornato.
L sarebbe morto.

Commento dell'autrice
Okey ragazzi e ragazze...
Volete un po' di spiegazioni?
Come ad esempio...chi è questo tizio?
Pochi (pochissimi) di voi l'avrànno capito.
Vi presento A, il miglior amico di BB.
Che si è suicidato perchè non era riuscito ad eguagliare L.
Ma è tornato, più incazzato di prima, più assassino e più preciso che mai...
Vi presento After Abnegate...il primo ad entrare nella Wammy's House
Per il personaggio mi avevano detto che era quasi identico a Matt, ed io mi sono ispirata a Seyond dei Myname per caratterizzarlo. Anche il titolo della canzone è un brano di questo gruppo.
Giù la sua foto...

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Capitolo 7
*** Message ***


L si rigirò sulla sedia. Aveva in bocca, tanto per cambiare, un gelato al pistacchio, il suo gusto preferito.
Aveva già mandato Naomi a fare un po’ di domande in giro, le aveva consigliato i posti affollati come i bar o le discoteche. Le probabilità in quel momento di trovare Raito era bassissime, anche se era ovvio che lui era da qualche parte.
Tentare nuovamente il tranello della trasmissione isolata? Non avrebbe avuto molto successo una seconda volta: conosceva bene Raito e non era il tipo da farsi fregare due volte di seguito. Near invece aveva consigliato di cercare Misa frugando tra i conti dei negozi. Era molto probabile che la ragazza avesse già fatto delle compere, e con quelle doveva aver assolutamente usato la carta d’identità oppure pagato in contanti. Il fatto che la carta di credito non funzionasse perché scoperta era una seccatura, che poteva costare loro più tempo.
Per un’operazione di Hcker come quello di solito c’erano delle persone apposta che lo aiutavano, ma ora erano in un altro mondo e lui era da solo.
Poi gli era venuto in mente che, forse, una persona disposta ad aiutarlo in quel campo forse c’era. Nel caso fosse stata viva, avrebbe semplificato molto di più le cose.
Mail Jeevas, o anche Matt.
Aveva dato una sua descrizione a Naomi Misora, sperando che lo incontrasse.
Se ciò non fosse accaduto, sarebbero ricorsi ad un hacker di città. Ma dovevano individuare prima di tutto Raito.
Stava dando un morso al cono, quando entrò Misora sbattendo la porta.
- L’ho trovato!- disse a voce alta ansimando. L si girò sorpreso.
- Ho trovato Matt!- precisò con una punta di soddisfazione nella voce. L era perfettamente calmo e diede un morso al cono di gelato.
- Dov’è?- chiese Lawliet. La ragazza respirò affannosamente ed annuì.
- Non lo so, l’ho solo visto mentre usciva da una pizzeria, ma è senza dubbio lui...- rispose chiudendo la porta e sedendosi. Il ragazzo annuì.
- Sorveglia bene la zona in cui si trova e seguilo fino a casa...- disse infine ingoiando l’ultimo pezzo del cono. Misora annuì.
- Ho anche chiesto di Raito, ma a quanto pare l’unica ragazza che sembrava conoscerlo è sparita nel nulla...- spiegò sistemandosi i capelli.
Near era poco lontano ed aveva ascoltato tutto. Stava facendo delle colonne di dadi sorrette da alcune carte da gioco. L’albino sbuffò.
- Mello...sempre troppo impulsivo... è sicuramente opera sua...- disse sistemando con precisione due assi l’uno sopra all’altro.
L annuì.
- Naomi Misora, sei sicura che sia lui?- domandò serio prendendo un altro cono e mettendoci sopra una pallina di gelato. La ragazza annuì.
- Capelli rossi, occhi verdi, alto e giapponese. E’ come avete detto...- disse la ragazza :- A proposito L, se Matt è nelle vicinanze, sicuramente c’è anche Mello: quindi perché non anche raito?- domandò. Il giovane annuì leccando il pistacchio.
- Si, le probabilità sono aumentate del 96%. Ma non ne possiamo essere certi al cento per cento, quindi per il momento vediamo se Mello e Matt sono riusciti a saperne più di noi. In caso contrario ci aiuteranno...- rispose pacatamente.
Naomi Misora si mise le mani nei capelli.
- L, ma se Raito conosce sia il nome di Near ed il tuo, come mai non vi ha ancora ucciso?-
- Non lo so. Forse ha un altro quaderno, forse non sa della nostra presenza qui, forse ci sta solo prendendo in giro...- disse L incominciando a mordere il cono.
- Sembra quasi che ci stai augurando di morire, Naomi Misora...- disse Near posizionando due dadi paralleli sopra agli assi che aveva messo prima.
- Ma Raito sa che voi siete qui...ti ha lasciato quel messaggio...- fece notare la ragazza. L fece spallucce.
- Non può saperlo con certezza. A meno che non gliel’abbia detto Ryuk...o qualsiasi sia lo shinigami che ora lo accompagna...- rispose ingoiando la punta del cono.
A quel punto entrò nella stanza Watari.
- Signore, se mi permetto vorrei accompagnare la signorina Misora. Credo che la situazione potrebbe farsi pericolosa...- disse l’uomo. L annuì.
- Si, Watari. E’ una buona idea. Mello potrebbe dare in escandescenze...e potrebbe anche fare una mossa sbagliata...- concordò il ragazzo.
Erano le otto e mezza di sera. 


 

Commento dell'autrice (che caldo...)
Un capitoletto breve perchè sto morendo dall'afa e perchè nel prossimo ci sarà qualcosa di più movimentato.
Non riesco a scrivere di più...
forse dopo...

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Capitolo 8
*** Just the way you are ***


Alfa rise di gusto.
Divertentissimo, adorava quel giochetto.
Dai, un’altra volta, solo un’altra volta.
Prese il fegato in mano e lo lanciò contro una delle gambe, che cadde a terra con un tonfo mentre l’organo si spiattellò a terra in tanti pezzi.
Rise di nuovo.
Centro.
Per la terza volta.
 Era rimasto in piedi solo un braccio,  ma con la mira che aveva bastava un intestino ad abbatterlo.
Stava cominciando a fare puzza solo dopo alcune ore che l’aveva uccisa.
La testa mozzata adornava adesso la mensola vuota sopra alla tv.  Gli occhi verdi spalancati verso di lui, alcune strisce di sangue che gocciolavano a terra quasi contemporaneamente alla pioggia.
Alfa prese il coltello e lo roteò tra le dita.
Era stato oppresso per troppo tempo, da quel momento non voleva più avere neanche una persona che gli dava fastidio, neanche una.
La signora che aveva ucciso aveva tenuto il volume della tv troppo alto. Lui era uscito dalla sua camera mezzo addormentato e l’aveva pregata due volte di abbassarlo. Quando, alla terza volta, il rumore era addirittura aumentato, perse quella poca pazienza che aveva.
Aveva preso un coltello che aveva trovato in cucina e l’aveva nascosto dietro nei pantaloni. Quando la simpaticissima donna gli aveva aperto per la terza volta, aveva usato una scusa per entrare.
Poi l’aveva immobilizzata ed aveva conficcato tre, quattro, cinque volte il coltello nel petto.
Ridacchiò nuovamente.
Non era una risata anormale come quella di Beyond Birthday, no caro lettore. Era musicale e diversa, piacevole da sentire.
Controllò l’ora.
Erano le otto, quaranta minuti e cinquantanove secondi. Ci aveva messo ad ammazzarla due minuti e sei secondi, mentre l’agonia era durata circa ventuno secondi.
Aveva quella mania di vedere quanto ci metteva ad uccidere una persona. Voleva stabilire un record contro se stesso.
Era solo un passatempo come un altro.
Poi, quando finalmente aveva smesso di muoversi,  aveva aperto con prudenza la porta ed aveva guardato sia a destra che a sinistra. Aveva sollevato la donna e portata nel suo appartamento. Naturalmente, aveva anche chiuso la tv.
Lì aveva cominciato a farla a pezzi ed a posizionarla all’altro lato della stanza. Aveva messo gli organi da parte sul tavolino accanto al divano e li lanciava come al tiro al bersaglio. Gli faceva ridere soprattutto quando facevano quel rumore spappolandosi a terra.
Vedi, lettore, Alfa era molto diverso da Beyond.
La prima differenza era nell’uccidere. B ammazzava solo persone che dovevano morire quel giorno e le utilizzava per i suoi scopi, mentre Alfa uccideva chi gli dava fastidio o anche solo per divertimento.
B prima drogava le vittime, poi ci faceva esperimenti ed infine le piazzava sulla scena del delitto per prendersi gioco di L.
A invece preferiva i corpo a corpo, dove era piuttosto bravo ed agile, ed adorava giocare dopo con i corpi delle vittime.
Non era pazzo, solo che aveva un impulso nell’ammazzare.
Riflettici un momento, lettore.
Se tu avessi la possibilità di sentirti vivo, di sentirti pulsare da dentro per l’adrenalina, di poter provare la soddisfacente sensazione della vittoria e di poter dopo umiliare chi tu hai vinto, non lo faresti?
L’essere umano è molto egoista e stupido. Parla sempre di parità, di uguaglianza e di tante altre cose.
Ma, in realtà: quando siamo di fronte alla morte, tutte queste cose contano?
La risposa esatta, per Alfa, era no.
Solo chi era forte e furbo sopravviveva.
Era una legge della vita, come della morte.
Nessuno ti proibiva dopo di fare quello che ti pareva con quello che rimaneva del nemico. Quindi, perché non farlo? Perché non spalleggiare la morte?
Questi erano i concetti che si annidavano nella mente di Alfa.
Ripeto, non era pazzo.
Secondo me, è solo un altro modo di vedere la vita.
Se alla Wammy’s house gli avevano insegnato a contare, ragionare ed usare la logica, non gli avevano però insegnato il concetto di giustizia. Così, crescendo nell’odio, era venuto fuori quel contorto modo di vedere le cose.
- Signori...siamo qui riuniti al lancio annuale di budella per vedere in azione After Abnegate, il campione mondiale...- disse prendendo dal tavolino un rene.
-...signori, tra tre, due, uno...- contò alla rovescia, lanciando l’organo.
Questi andò ad abbattere il braccio (molto probabilmente il destro) spiaccicandosi contro il pavimento con un rumore molliccio.
All’ennesimo centro il ragazzo urlò vittorioso.
Una mira perfetta.
- Campione del mondo, campione del mondo!- si compiacque Alfa gridando. Tutto soddisfatto ridacchiò tra sé e si alzò in piedi. Andò in cucina, nella stanza accanto e si prese una birra dal frigorifero.
La aprì con uno schiocco e ritornò nel salotto.
- Ehi, signora della porta accanto. Non le hanno insegnato di non disturbare l’Alfa che dorme?- ridacchiò nuovamente bevendo un po’ dalla bottiglia. Si sedette sul divano e prese il telecomando.
Accese la tv.
Primo canale.
Noiosa presentatrice che presenta un nuovo spot contro l’abbandono dei cani.
Secondo canale.
Commedia americana. Pallosa.
Terzo canale.
Telegiornale che parla di una setta chiamata “Kira” che uccide detenuti nei carceri.
Quarto canale.
Film horror.
- Finalmente!- disse posando il telecomando e tracannando avidamente la bottiglia.
Stava bevendo quando, vedendo la testa della donna fissarlo dalla mensola, gli venne nuovamente da ridere e per poco non si strozzava.
Beh, sarebbe stato certo un modo stupido di morire.
Allora, allora, allora.
Il suo primo problema era trovare L.
Aveva già un piano in mente.
Avrebbe cercato gli estratti conti tra i negozi di dolciumi della zona e quello con i guadagni più alti di sicuro sarebbe stato nella zona di L.
E, per essere sicuri al cento per cento, avrebbe dato anche un’occhiata alle ordinazioni fatte di quel dato negozio.
Doveva solo trovare un computer. 



 

Commento dell'autrice
Alfa è un assassino...
Alfa è un assassino...
MA PORCAMISERIA, ALFA E' UN ASSASSINO!!
Alfa: Evvai!
Io: ma guarda che è una cosa grave! Non puoi ammazzare a destra e manca!!!
Alfa: e perchè? Vuoi impedirmelo?
Io: purtroppo no, non sono nella storia. Altrimenti l'avrei fatto...

 

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Capitolo 9
*** O.K. ***


- Allora? Avevo visto giusto?- domandò BB appena Stacey entrò trafelata nella stanza. La ragazza annuì.
- Ahahahahah...me lo immaginavo...uhuhuhuhuhu...ti piace la prima o la seconda risata?- domandò il giovane con le dita già infilate nel settimo barattolo di marmellata alle fragole.
- Meglio la prima. La seconda sembra quella di un fantasma con la diarrea...- rispose Stacey posando la borsa e la sciarpa sul divano.
- Simpaticissima come al solito...- la giovane lo squadrò.
- IO ho fatto il mio lavoro, e tu? Ti sei attenuto al piano?- domandò alzando un sopracciglio. BB annuì.
- Ovvio. Sono andato nella via che abbiamo scelto e ho trovato la vittima che cercavamo. A dir poco perfetta per il nostro scopo...ahahahaha...no, così è meglio?Uhauhauhauhau...– si infilò l’indice in bocca e cominciò a succhiare la marmellata. Stacey scosse la testa.
- Sempre meglio la prima...- rispose convinta.
- Comunque è davvero eccitante questo tuo piano...come ti è venuto in mente?- domandò il ragazzo. La ragazza rise timidamente strofinandosi le mani bendate.
- Beh, ecco...a dire la verità, quando si sta molto tempo da soli e si odio un sacco di gente...ti vengono in testa le cose più strambe...- ridacchiò con una vocina fanciullesca. A quel suono Beyond si girò.
- Rifallo...- le chiese con metà mano in bocca. Lei scosse la testa confusa.
- Cosa, scusa?-
- Rifai quella risata...- disse fissandola negli occhi. Lei rise nuovamente.
Era una voce cristallina ed acuta, in netto contrasto con la voce normale che aveva.
Me la ricordo anche adesso che sto scrivendo. Non la smettevo mai di ascoltarla. Posso capire la curiosità di BB nei suoi confronti.
- E’ molto bella. Vediamo se riesco a fare qualcosa di simile...ihihihihihih...no...non mi piace...eheheheh...già meglio...- riflettè ad alta voce il ragazzo. Stacey sospirò.
- Dai, preparati. Dobbiamo mettere in pratica il piano. Adesso che è tardi e c’è poca gente in giro...- disse prendendo dal frigo un barattolo di miele quasi finito e facendo gocciolare fuori il liquido viscoso.
- Sei sicura? Non sei stanca?- domandò preoccupato con una punta di ironia nella voce. Stacey gli scoccò uno sguardo assatanato.
- Femminuccia, alza le chiappe ed andiamo a far fuori quella stronzetta...non voglio sentire ragioni. E non ti portare dietro la marmellata, la potrai mangiare in pace dopo che avremo finito...- lo ammonì a voce alta. Beyond Birthday sospirò.
- Neanche un po’?- chiese ingurgitando direttamente dal barattolo. La ragazza scosse la testa.
-Sei cattiva...- disse ironicamente lasciando cadere a terra il contenitore ed alzandosi in piedi.
La rossa gli passò un coltello.
- Non usarlo a meno che non sia indispensabile. Ma non credo che ci servirà a molto...- gli spiegò. B prese la lama e la nascose nella manica del vestito.
- Andiamo?- domandò eccitato.
 
 
Sono intorno alle dieci e mezza.
La gente è ormai tuta quasi a casa e per la strada ci sono solo alcune combriccole di giovani che si ubriacano e scherzano.
BB e Stacey possono tranquillamente ignorarli, non avranno grane da loro.
Il loro obbiettivo era un altro.
Il loro obbiettivo era una casa con le luci ancora accese, con un’ombra che appariva e scompariva indistinta da dietro le tende.
Era una ragazza di circa venticinque anni il loro obbiettivo.
- Insomma, ti piacciono le ragazze più grandi di te, eh?- disse punzecchiante Stacey a B. Lui sbuffò.
- Deve morire stanotte comunque. Quindi sbrighiamoci...- rispose acido il ragazzo evitando la domanda. Quando i due videro che nessuno li stesse osservando, corsero veloci e silenziosi in un vicolo accanto alla casa totalmente buio. Si appostarono dietro ad una finestra chiusa dall’interno e Beyond guardò la ragazza perplesso.
Come avrebbero fatto ad entrare da lì senza farsi sentire?
Se spaccavano il vetro tutti se ne sarebbero accorti, quindi?
Lui aveva insistito per un piano B (a quella battuta era scoppiato a ridere come un pazzo), ma Stacey gli aveva risposto che non sarebbe servito.
Con suo stupore la giovane prese da una tasca nei pantaloni una graffetta e cominciò ad armeggiare alla serratura della finestra. Dopo un po’ si sentì un click e il vetrosi sollevò di un poco.
Sapeva forzare le serrature? E quando diavolo l’aveva imparato?
- Ma da dove vieni? Da Sing-sing?- chiese il ragazzo sottovoce. Lei scosse la testa sorridendo.
- Una volta sono rimasta chiusa fuori di casa tornando dalla scuola e l’unica cosa che avevo a disposizione era una graffetta. L’ho imparato in quelle tre ore...- rispose spalancando la finestra ed entrando senza fare rumore nella casa.
Dai rumori era evidenti che la preda era nell’altra stanza con la tv. Lei invece era in cucina.
Allora, c’era un forno. Un lavandino. Un tavolo al centro. Un cestino per la spazzatura formato gigante. Mensole e mensoline. Dei ripiani per le spezie ed un frigo enorme.
Prese le pasticche dalla tasca della felpa e cercò un bicchiere pieno.
Una tazza con del liquore dentro poggiato sul tavolo stava aspettando di essere bevuta, con accanto ad un piatto con della carne e del ketchup.
“ Che schifo...liquore con Ketchup...” pensò disgustata la ragazza lasciando nel bicchiere cinque di quelle pasticche, che si dissolsero in cinque secondi. Sentì un rumore dal soggiorno. Stava tornado in cucina. B era fuori e le faceva cenno di uscire, ma non ci sarebbe riuscita in tempo.
Cercò freneticamente in giro un luogo abbastanza grande per nascondersi. I passi si fecero più forti.
Sapeva che se la vedeva così, in mezzo alla stanza, quella ragazza avrebbe dato di pazza e si sarebbe messa ad urlare. Poi sarebbe arrivato Beyond che avrebbe dovuto ucciderla con il coltello e sarebbero stati davvero nei guai. Le grida avrebbero potuto richiamare la polizia ed il piano sarebbe saltato. Inoltre a loro serviva che morisse per overdose di pasticche, lo richiedeva lo schema.
Dove? Dove nascondersi???
Il cestino.
“ No. Mi rifiuto categoricamente di buttarmi nella spazzatura...”
Il cestino.
“No, è fuori discussione. Piuttosto finisco in carcere”
I passi che si avvicinano pericolosamente. Il cestino.
Sospirando Stacey si butta nel cestino dell’immondizia, che normalmente dovrebbe stare fuori di casa ma che misteriosamente sta all’interno in cucina. Si vede che quella giovane è troppo pigra per andare a buttare la pattumiera fuori.
Subito l’odore di marcio gli entrò nelle narici. Una puzza nauseabonda che per poco non fece vomitare Stacey. Si tenne i capelli con le mani così che almeno quelli non si sporcassero.
La ragazza entrò nella stanza canticchiando e portò in salotto la carne ed il ketchup bevendo, nel mentre, il whisky. Alcuni minuti più tardi si sentì un botto e rumore di vetro spezzato.
Subito uscì con un gemito dal cestino. Si scotolò cercando di togliersi se non l’odore, almeno la sporcizia. Beyond Birthday entrò con un salto dalla finestra.
- Presto, non abbiamo molto tempo...- disse correndo verso il soggiorno. La rossa si rizzò a malapena a sedere.
- Sto bene! Grazie dell’interessamento!- urlò verso il ragazzo con tono di rimprovero.
Il giovane tornò in cucina trasportando il corpo esanime della vittima.
- Presto, dammi la scatola...- ordinò protendendo la mano.
La ragazza si frugò in tasca ed estrasse una scatolina piccola in legno. B la prese e subito si mise all’opera.
Il sangue sprizzò subito a terra.
E tutto cominciò lì.  



 

Commento dell'autrice (AIUTO!)
Stacey e Beyond in azione...
oh...ho passato tutta la mattina ad organizzare il loro "piano"...
e devo dire che è UNA BOMBA!
Una genialata con la G maiuscola.
Per quanto riguarda me...
Sto facendo un rodaggio dei gruppi musicale giapponesi (non chiedetemi il perchè, ve ne supplico)
Al primo posto per adesso stanno i Myname...e poi i B1A4...
vi aggiornerò riguardo su questo argomento...
Haloa

p.s. Per chi chiedesse...il titolo del Chap è una canzone dei B1A4...e ricordo che i titoli non hanno niente a che vedere con la storia ma sono solo i brani che ascolto quando scrivo...

Ri-Haloa

 

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Capitolo 10
*** Only Girl ***


Melissa aprì gli occhi.
Era in un monolocale.
Mello era scomparso, mentre Matt era rimasto molto probabilmente a sorvegliarla nascosto da qualche parte. Provò a liberarsi dimenandosi, ma le corde stringevano troppo intorno ai polsi ed alle gambe. Si guardò un attimo intorno.
Sul tavolo la cioccolata mangiucchiata del biondo, in fondo, sul divano, stava spaparanzato il rosso. Altro che nascosto, quello dormiva alla grossa con la psp sul petto che si alzava e si abbassava ad intermittenza. 
Iniziò a mugugnare a voce alta, cercando di farsi sentire dal ragazzo, ma il giovane russava senza dare segni di averla anche solo percepita. Ci fu il rumore di una porta sbattuta e poco dopo entrò nella stanza il biondo. Era piuttosto irritato ed accigliato. Come al solito del resto.
- Ehi, Matt. Alza le chiappe. Ora!- urlò in direzione dell’amico addormentato. Vedendo che non si svegliava si avvicinò a lui e gli tirò un pugno sul fianco. Il rosso si alzò di scatto dolorante.
- Mello...ma che cazzo c’è...?- domandò leggermente arrabbiato.
Il biondo scosse la testa.
- Non ci crederai mai. Vieni qua...siamo nella merda...- rispose sbrigativo il ragazzo mentre l’amico si alzava dal divano per seguirlo.
I due scomparvero nella stanza attigua e Melissa si ritrovò di nuovo  da sola e cercò di forzare le corde un’altra volta. Per fortuna aveva le mani sottili ed una riuscì a sfilarla via. Con quella slegò gli altri nodi, ritrovandosi finalmente libera, ma con dei cerchi rossi intorno ai polsi ed alle caviglie.
Infuriata come non mai, si guardò intorno alla ricerca di un’arma. Trovò sotto alla cioccolata una pistola e la nascose nei jeans dietro alla schiena. Furtiva guardò nella stanza accanto.
Quest’ultima era buia e si distingueva appena che cosa ci fosse dentro.
Matt stava in piedi accanto ad un tavolo con sopra il monitor acceso. Mello invece era seduto su una poltroncina e stava cliccando con il mouse freneticamente sul computer. In fondo stava la porta che dava sulle scale. Molto probabilmente.
- Vedi? Come fanno a sapere tutto di noi e della storia del Death Note? Insomma, qui non è accaduto nulla a riguardo, mentre sappiamo che in realtà è successo tutto. Non ci capisco più nulla... Tu che ne dici, Matt?- domandò perplesso il biondo. L’amico scosse la testa.
- Forse siamo finiti in un universo parallelo. E’ solo una teoria, la conosci anche tu, ma forse...- rispose vago Matt. Mello scosse la testa rabbioso.
Mellissa si fece avanti silenziosamente senza farsi vedere. Stava per scappare via dalla porta, quando Matt la vide.
Cominciò a correre verso l’uscita, ma il rosso la bloccò incollandola al muro.
- Mello...la ragazza stava scappando...- disse trattenendola per i polsi.
Il biondo sbuffò e non si alzò nemmeno dalla sedia.
- Portala di là e legala più strettamente, non voglio che se ne vada a zonzo per l’appartamento...- rispose atono.
Matt annuì e la trascinò nell’altra stanza a forza.
- Lasciami...stronzo, ho detto di lasciarmi!!!- urlava con tutte le sue forze. Nulla da fare, il ragazzo era più forte.
- Coraggio, bellezza. Calmiamoci. E’ già tanto se non sei morta, non farci cambiare idea...- rispose tranquillo Matt facendola sedere a forza sulla sedia di prima.
Melissa liberò un braccio dalla presa e la portò ai jeans. Sfilò la pistola e la puntò al ragazzo che immediatamente arretrò.
- Ma siete pazzi voi due? Chi diavolo siete in realtà? Mello e Matt non esistono, siete solo due folli che si credono loro...- sbraitò arabbiata come non mai alzandosi in piedi.
Arrivò Mello piuttosto contrariato.
La ragazza non cambiò bersaglio, e rimase con la pistola puntata alla testa del rosso.
Il biondo sbuffò nuovamente.
- Stammi a sentire, stronzetta. Abbassa subito quella pistola oppure dovrò conciare male quel bel visino che ti ritrovi. Non so che cosa hai in quella testa, ma ti posso assicurare che so chi sono, e credo che lo sappia anche Matt...- rispose  contrariato il ragazzo.
Melissa rimase interdetta per qualche secondo. Se quello che qui dicevano era vero, allora c’era davvero qualcosa che non andava per il verso giusto. Insomma, siamo seri, com’era possibile che due personaggi di una serie anime si ritrovino nella realtà da un giorno all’altro.
Era forse un esperimento genetico di una qualche azienda farmaceutica?
Ma che cosa stava dicendo? Stava cominciando ad impazzire anche lei.
Ma i due giovani non stavano mentendo, lo capiva dal tono e dai gesti. Erano sinceri.
Ma allora?
- Quindi...sia tu che Mello siete...veri?- domandò confusa la ragazza senza abbassare la pistola. I due annuirono contemporaneamente, anche se in modo diverso.
Il biondo sembrava impaziente e poco  socievole, mentre Matt era più tranquillo e rilassato.
La castana rimase senza parole.
Quindi anche L era lì, anche Near e Raito.
Insomma, un bel casino con i fiocchi.
In effetti anche io sarei rimasta a bocca aperta. Ma Lawliet considerava un po’ troppo eccessiva questa reazione. Secondo lui sarebbe invece stato solo un buon impulso per pensare alla teoria sugli universi paralleli, oppure alla religione ed a tante altre cose, sempre però sorseggiando del thè troppo zuccherato per ogni persona normale.
Melissa alla fine cedette ed abbassò l’arma, rimanendo però molto confusa. Si accasciò sulla sedia.
- Quindi...voi state cercando Raito...perchè ha ancora il quaderno...e ci ucciderà tutti...- farfugliò abbassando gli occhi. Matt si avvicinò a lei e cercò di toglierle gentilmente la pistola di mano, ma lei si scostò.
- Che cosa volete fare?- domandò sconsolata ai due. Mello ridacchiò.
- Dobbiamo basarci sui telegiornali. A quanto pare, la notizia di dei criminali è riportata solo in alcuni di essi. Matt dovrà fare una lista di tutti quelli che riuscirà a trovare ed a confrontarli con i nomi  divulgati dai telegiornali...mentre tu ed io continueremo a cercare informazioni nei dintorni. Conosci meglio di noi questa città, quindi è meglio se ci aiuti...- rispose tranquillo il ragazzo  riprendendo in mano la tavoletta di cioccolato fondente e mangiucchiandola.
Melissa annuì.
Un delinquente come Raito Yagami andava acciuffato, altrimenti sarebbe successo tutto come nel mondo da cui sia Mello che Matt venivano.
Immaginò i fondamentalisti di Kira che protestavano ed adoravano il loro nuovo dio.
Un brivido freddo le scese giù per la schiena.

- Va bene...vi aiuterò...- rispose decisa.

Commento dell'autrice (ok cazz...cioè...cacchio)
Rieccomi in pista, dopo la mia pausa di un mese a causa della scuola e della mia pigriz
ia.
Fatto fuori il mio mezzo di litro i latte giornaliero, eccomi con il nuovo capitolo di questa avvincente (?) storia...
Oh, quanto adoro Alfa...quant'è cuccioso.
*coff coff*
ok...momento fan-girl passato...mettiamoci al lavoro!!
 

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Capitolo 11
*** Mirrors ***


BB e Stacey stavano mangiando rispettivamente marmellata e miele seduti sul divano.
Il ragazzo sera nella sua posa abituale con le gambe vicino al petto, mentre la giovane stava distesa sul cuscino ed osservava con interessa la serie Tv di cui non perdeva mai una puntata.
Avevano anche litigato su questo. BB voleva studiare subito la mossa successiva, mentre Stacey voleva vedere il telefilm.
Purtroppo per Beyond, aveva vinto lei.
- Hai portato la cassetta come ti avevo detto alla posta?- domandò ad un certo punto il moro rivolto alla ragazza. La castana sbuffò.
- Certo, non sono idiota. Il piano te l’ho suggerito io, quindi adesso non rompere...- rispose secca e diretta la ragazza.
Beyond annuì. Se il piano sarebbe andato come aveva predetto la ragazza, sarebbe passato alla storia come il peggior assassino del mondo. Con quel pacco era iniziata la sfida contro L, e lui l’avrebbe vinta.
Erano riusciti a trovarlo analizzando gli estratti fiscali di alcuni negozi di dolciumi e giocattoli.
Un’alta concentrazione di acquisti in due negozi vicini completamente diversi è una cosa rara, perciò individuare l’appartamento in affitto più vicino era stato uno scherzo.
Inoltre aveva mandato Stacey a controllare la loro ipotesi e si era rivelata corretta: la castana era sicura di aver visto Naomi Misora uscire dalla palazzina. Sembrava quasi che seguisse qualcuno.
Dopo aver recuperato il corpo ed aver preparato la scatola, l’avevano inviata ad L.
Se non sbagliava, l’investigatore avrebbe riconosciuto la firma di BB su quell’omicidio. Sarebbe arrivata la polizia e poi si sarebbe sparsa per i telegiornali la voce di quel nuovo e strano assassinio. E facendo poi susseguire le scatole, avrebbero capito che era tutta una sfida. Solo però una persona molto intelligente sarebbe riuscita a decodificare il rebus che avevano lasciato. Ed anche se ci riuscissero non potrebbero prevedere la vittima successiva. Sarebbe stato troppo geniale, ma, avendo come avversario L, sarebbe stata una possibilità.
Il ragazzo sorrise malignamente ripensando alla sconfitta che presto avrebbe inferto a L. E quando avrebbe avuto tale vittoria, avrebbe deposto Lawliet e sarebbe diventato lui L.
Un piano geniale davvero. Anche io, che scrivo in questo momento, non posso fare a meno di ammirarne la perfezione. E’ quasi più elaborato del L.A.B.B. case.
Se io fossi stata però al posto di BB o di Stacey, avrei agito in maniera differente e più prudente. Badavano troppo ai dettagli inutili e non si preoccupavano invece del pericolo maggiore.
Ma andiamo avanti con la storia.
E lasciamo per adesso da parte BB e Stacey.
Lasciamoli guardare la serie tv, e preoccupiamoci di L.
 
Naomi Misora stava seguendo per la terza volta il ragazzo rosso che L aveva detto fosse Matt. A quanto pareva Mello non usciva spesso, dato che fino a quel momento non era riuscita a vederlo. La routine di Matt era piuttosto noiosa. Si svegliava tardi, andava a prendere una coca cola e una brioche al bar. Poi si chiudeva per circa tre ore in camera ed infine, verso il pomeriggio, usciva di casa e gironzolava per la città senza una meta precisa. Naomi non aveva alcuna idea sul perché di queste azioni senza senso. O forse stava semplicemente cercando qualcosa?
Aveva già deciso con Watari che avrebbero catturato Matt l’indomani, quando sarebbe tornato a casa dal bar.
Dopo gli avrebbero chiesto di partecipare alla ricerca di Raito, in quanto un hacker è sempre utile.
L stava invece all’interno dell’appartamento.
Cosa faceva?
Ricordava.
Semplicemente ricordava.
Si ricordava di come aveva combattuto contro Raito e di come avesse mandato in prigione BB. Si ricordava come era stato da piccolo e di come Watari l’avesse trovato. Si ricordava di come aveva iniziato a completare puzzle, problemi ed a trovare via via sempre soluzioni ed indizi. Era diventato tutto un gioco per lui. Anche adesso che era diventato un adulto, non era cresciuto più di quando era bambino. Era ancora infantile e non sopportava perdere.
“ Perché anche io sono infantile e detesto perdere”
Erano state quelle le parole che aveva usato tempo prima. Ed ora, come per prenderlo in giro, si ritrovava a daccapo. Con Raito che utilizzava il Death note, a fianco di Naomi Misora ed il suo vecchio allievo, Near.
Sembrava così surreale che tante persone stessero nello stesso posto contemporaneamente.
Ma come era possibile?
Che lui ricordasse, sia Misora, che Watari, che lui stesso erano morti.
Ricordava anche quella fitta al cuore e quando aveva visto il ghigno malvagio di Raito mentre moriva.
Ma allora, com’erano ancora tutti vivi?
Oppure c’era qualcosa di sottile che gli sfuggiva?
Si, aveva dimenticato qualcosa di importante. Lo sentiva.
- L...- lo chiamò una voce.
Il ragazzo scosse la testa e tornò con i piedi per terra.
Era Near ad averlo chiamato. Stava facendo una torre di mattoncini seduto per terra.
- Che cosa c’è, Near?- rispose meccanicamente mangiando le paste che aveva nel piatto.
- Se fermeremo Raito, che fine farà il quaderno?- domandò senza lasciar trapelare alcuna emozione. L rispose immediatamente.
- Lo terremo noi. Se lo lasciassimo alla polizia, molto probabilmente finirebbe nelle mani di qualcun’altro forse anche peggio di Raito. Sarebbe meglio distruggerlo anzi...lo distruggeremo. Così non ci sarà più alcun pericolo...-
Near annuì concordo impilando un’altra colonna verticale di mattoncini rossi.
- E lo shinigami? Non ne porterebbe forse un altro?- continuò Near cominciando un’altra torre.
L annuì.
- C’è la possibilità. Ma come ha detto anche Raito: non tutte le persone sono capace di usarlo rimanendo sane di mente. Quindi, credo che non riuscirebbe a trovare qualcuno come lui...-
- E secondo te perché Raito non ci ha già uccisi? I nostri nomi li conosce e sono del tutto certo che se li ricordi. Quindi, non c’è alcuna motivazione plausibile. Il fatto che non sappia della nostra esistenza è solo un’utopia. Nel messaggio lasciato dal carcerato ti sfidava ancora una volta...- spiegò l’albino mentre raccoglieva da terra i pezzi della sua struttura.
L intanto aveva già finito le paste ed aveva iniziato a bere una cioccolata calda fumante.
- Non lo so...- rispose L, per la prima volta smarrito nella sua vita.
Forse qualcosa era cambiato.
Lo sentiva nell’aria.
Loro non appartenevano a quel mondo.
Ma allora...?
Se solo avesse pensato con la mente di uno shinigami annoiato avrebbe capito tutto.
Si era dimenticato del potere che avevano sulla morte gli shinigami, e di come volessero in qualche modo divertirsi.
A me sarebbe venuto in mente.
Ed anche L, mentre mi raccontava questa storia si domandò come fosse stato così stupido da non capirlo.
Ovviamente mentre stava gustando un gelato al pistacchio.


 

Commento di Juli-chan
Ok, ragazzi...
chiedo venia e ringrazio calorosamente Drak Egor Aster 97 che mi ha fatto notare che avevo messo al posto sbagliato il capitolo...
cioè in un'altra storia...
dio che imbarazzo...

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Capitolo 12
*** Green and Blue ***


Alfa stava gustando la sua ennesima brioche al bar sotto l’appartamento che aveva affittato. A seconda del giorno e del suo umore la chiedeva ripiena di marmellata o cioccolato. Poi dopo rientrava in casa e si metteva al computer.
Alla fine usciva nuovamente e gironzolava per la città alla ricerca di qualche indizio che facessero pensare alla presenza di L.
Aveva sentito in Tv che c’era in giro un nuovo assassino che uccideva a distanza facendo morire le proprie vittime di infarto. Era un caso troppo allettante per L, era ovvio che si sarebbe fatto avanti.
Scrutò la strada intorno a sé ed ebbe, per l’ennesima volta, una strana sensazione. Come di essere seguito.
Non aveva paura della polizia. Anzi. Si divertiva un sacco a prendere in giro i poliziotti. Ad esempio, quando stava facendo una passeggiata gli era capitato di incontrarne uno. Anziché tirare dritto come al solito, si era avvicinato a lui per chiedere delle indicazioni e, intanto, gli aveva fregato la pistola.
Le sue doti di borseggiatore erano sempre state eccellenti e fuori dalla norma. Anche quando era alla Wammy’s House con B, a volte si divertiva a rubargli qualche giocattolo di nascosto, per poi organizzare una specie di caccia al tesoro.
Sospirò.
Erano bei tempi quelli. Poi si era fatto tutto più buio e complicato, e lui aveva ceduto come un perdente.
Era impazzito.
B era riuscito a farcela, mentre lui aveva mollato.
Mentre Roger era impegnato con il suo amico, era sgattaiolato in cucina ed aveva preso un coltello affilato.
Poi era andato in bagno ed aveva riempito la vasca fino all’orlo di acqua calda. Si era immerso con i vestiti ancora addosso e si era tagliato le vene.
Ricordava ancora rabbrividendo il dolore lancinante che aveva provato, il sangue color cremisi scorrere nell’acqua ed il dolore che piano piano lo inghiottiva.
Morire dissanguato era come addormentarsi. All’inizio sei lucido, ma via via perdi conoscenza. E’ un buon modo di morire, almeno, nel suo caso.
Poi non sa come, si era risvegliato in quella città.
Così, come d’incanto.
All’inizio credeva di essere arrivato all’inferno. Ma poi si rese conto che era solo nella periferia di una città. Aveva subito scroccato un passaggio all’autobus ed aveva cominciato ad esplorare quella città.
Non sapeva neppure come si chiamava. Sapeva solo che era grande e che forse L era ancora lì.
Vedendo tutta quella gente che camminava liberamente, che si divertiva e non badava a tutti i problemi che aveva, era come se si fosse svegliato. Lui era stato sempre rinchiuso come una tigre in gabbia, ed ora era libero.
In quello stesso istante però, aveva cominciato ad odiare L.
L.
Quell’odiosa lettera che aveva distrutto la sua infanzia.
Ma si sarebbe vendicato.
Sorridendo adocchiò in fondo al bar una ragazza.
Era piuttosto carina, ma nulla di speciale.
A lui non interessava.
Anzi.
A lui interessava il suo portafoglio messo in bella mostra nella borsetta.
Con aria da figo si avvicinò a lei.
- Ciao. Scusa, ma non ho potuto fare a meno di notarti. Sei così bella che questa parte del locale sembra più interessante di quel bancone dove sedevo prima...- disse con fare mieloso.
La ragazza arrossì e gli chiese se voleva sedersi un momento vicino a lei.
Lui annuì ed i due cominciarono a parlare del più e del meno, tanto che lui ormai non la stava più a sentire ma fissava solo quel bellissimo porta soldi in pelle.
- E tu che ne dici del caso Kira?- domandò ad un certo punto. Alfa fu come se si fosse improvvisamente svegliato. Sorrise e ridacchiò leggermente.
- Guarda. Francamente credo che sia tutta una bufala per coprire delle pene di morte che, altrimenti, sarebbero state criticate dalla popolazione...- mentì il ragazzo. La giovane però sembrava essere di tutt’altro parere.
- No, non credo. Sarebbe stato più facile non parlarne proprio. Io invece credo che ci sia un giustiziere che ha deciso finalmente di dare pace alle persone innocenti. Proprio come in quell’anime alla tv. Sarebbe davvero fantastico se cose del genere come gli shinigami esistessero davvero, non trovi?- rispose lei bevendo della cioccolata.
La mano di Alfa si mosse silenziosa all’interno della borsa ed inosservata e velocissima tornò indietro per far finire il portafoglio nella tasca del ragazzo.
- Già. Hai ragione. Oh, scusami davvero tanto, ma ho un appuntamento per lavoro. Ti va se ci rivediamo in questo bar di tanto in tanto?- domandò ipocrita. La giovane annuì felice.
- Bene. Ci si vede allora!- uscì sorridendo.
Che divertimento, che divertimento abbindolare giovani idiote come lei.
Sorrise e prese dalla tasca il bottino.
Quanti soldi c’erano dentro? Cominciò a contare e si ritrovò con circa 50.000 yen. Con quella somma avrebbe potuto pagare la camera d’albergo e magari la colazione in un altro bar.
Sorrise.
Di nuovo quella spiacevole sensazione di essere seguito.
Si voltò di scatto ma non vide nessuno dietro di sé. Ovvio, erano appena le sei del mattino, la via non poteva essere piena di gente.
Sbuffò e tornò nuovamente al suo appartamento.

Si annoiava a morte.
Quasi quasi faceva fuori qualcun altro così, giusto per divertimento.
Entrò nel quartiere e nel corridoio, dirigendosi verso il suo appartamento.
Infilò le chiavi nella toppa e le giro.
Aprì la porta di casa, entrò nella stanza ma non fece neanche in tempo ad accendere la luce che sentì appena in tempo un sibilo.
Riconobbe immediatamente il rumore del cane di una pistola che si abbassa.
Si spostò a lato appena in tempo per vedere una pallottola vibrare vicino alla sua spalla.
Non avevano mirato né al collo, né al cuore. Stava a significare che lo volevano vivo e che lui serviva a qualcosa per qualcuno.
Vide nell’oscurità una ragazza dai capelli neri che teneva in mano una pistola accanto ad un vecchio dai capelli bianchi che ne reggeva un’altra in mano.
Notò anche l’espressione di stupore che aveva in viso.
- Tu...non sei Matt...- disse con voce flebile.
Ad Alfa stava vendendo da ridere. Avevano fatto un attacco a sorpresa, ma alla persona sbagliata!
Da sbellicarsi dalle risate.
- Che c’è? Mai visto un ragazzo con un occhio verde e l’altro azzurro?- domandò seccato ma allo stesso tempo divertito.
- Si. Già visto, Alfa...tu sei l’unica persona ad avere una mutazione genetica del genere...- disse il vecchio venendo verso di lui con la pistola puntata.
Un momento.
Quel vecchio era sicuro di averlo già visto.
Impossibile.
Era Watari.
Quel tizio che era venuto a prenderlo da casa sua e l’aveva portato in quell’inferno.
Era un sottoposto di L.
Quindi L era lì, in quella stessa città.
Watari alzò la pistola verso di lui.
- Abbiamo visto quello che hai fatto a quella donna. Non hai avuto neanche la precauzione di togliere i resti del cadavere...- continuò serio il vecchio.
Alfa sorrise tra sé.
Almeno avrebbe detto ad L quello che era diventato. Già, finalmente anche quel gran genio avrebbe capito che cosa aveva creato in quell’orfanotrofio.
 - Cosa c’è, Watari...Non sai sparare?- domandò amareggiato il ragazzo.
Il vecchio premette il grilletto ma il rosso fu più veloce. Evitò il colpo e velocissimo indietreggiò fino a rientrare nel corridoio. Subito si voltò e cominciò a correre a zig zag per non essere colpito dagli spari.
Nonostante sia la mora che Watari gli corressero dietro, lui era più allenato. Anche nella Wammy’s house era il più veloce di tutti i suoi amici, e quelle ore spese ad allenare i suoi muscoli per correre non erano state sprecate.
Si ritrovò dopo circa una decina di minuti solo in un vicolo. Per fortuna era riuscito a seminarli, ma ora doveva trovare un altro luogo dove abitare. Inoltre adesso la polizia sarebbe stata sulle sue tracce, dato che chiunque avrebbe potuto trovare il corpo maciullato della signora che aveva ucciso.
Poco male, si sarebbe trovato un posto d’onore tra i ricercati di quella città.
Ansimando cercò un bar per prendere qualcosa da mangiare e calmare la sete che lo affliggeva.
Si calcò in testa il cappuccio della felpa, in modo che la gente non potesse vedere gli occhi di differente colore.
Entrò in un locale mal illuminato e si sedette al bancone.
Ordinò una birra e pagò subito, cercando di non farsi notare.
Ora era in un bel guaio. L sapeva che lui era in quella città ed anche dove. Mentre Alfa non sapeva nulla sulla sua posizione.
Sbattè con rabbia il boccale di birra vuoto sul bancone.
- Un’altra...- disse mettendo i soldi per altra birra.
Era furioso. L’avevano giocato.
Lui che si sentiva tanto sicuro in quella città che neanche conosceva, solo perché nessuno l’aveva mai visto prima, era stato giocato da L. Molto probabilmente stavano cercando qualcun altro. Qualcun’altro che gli somigliava molto.
Se c’era Watari, vuol dire che doveva essere qualcuno della Wammy’s House, altrimenti sarebbe bastato solo la ragazza. No, avevano bisogno di qualcuno che lo riconoscesse.
Purtroppo lui era morto ancora prima che arrivasse un bambino che somigliasse a lui.
Quando si era suicidato, c’erano sette bambini nell’orfanotrofio.
Sette bambini, quindi sette lettere.
Seguendo l’alfabeto si arrivava fino alla “G”, quindi la persona che stavano cercando doveva appartenere ad un’altra lettere dell’alfabeto dopo quella consonante.
Togliendo L stesso, quindi, si aveva un totale di 16 possibili bambini.
Impossibile capire chi di quelle sedici lettere fosse la persona a cui si erano interessati.
L’unica cosa che poteva fare era guardare in giro per la città e cercare qualcuno che gli somigliasse. Era davvero un piano azzardato e fatto su due piedi. Ma si doveva accontentare.
Sbuffando si alzò e se ne andò.
L’alcool non era la soluzione migliore ai problemi, ma di certo ti aiutava a trovare una risposta.



 

Commento di Julia-chan
Francamente, per la prima volta, non ho nulla da dire...
al prossimo chap!

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Capitolo 13
*** Let it Rock ***


Naomi Misora e Watari erano subito corsi via. La polizia sarebbe venuta comunque anche se loro non l’avessero chiamata, e farsi trovare sul luogo del delitto sarebbe stato solo uno spreco di tempo.
Watari spiegò in fretta e furia che fosse Alfa a Naomi Misora, che intanto venne a sapere per la prima volta della Wammy’s house.
- Era stato il primo orfano ad entrare nel nostro istituto. Si era rivelato subito un eccellente studente, molto attivo, allegro ed intelligente. Poi vennero anche gli altri ragazzi, ma Alfa e B rimasero sempre gli alunni migliori. Alfa ha sempre avuto un particolare interesse nel fare a pezzi le cose quando si annoiava o quando era arrabbiato. B condivideva questa passione, anche se sotto sfumature più scientifiche.
Alfa però non si sentiva come L. Si sentiva inferiore. Incompleto.
Leggeva le storie di libertà e ribellione come se fossero il suo pane quotidiano.
Diventava ogni giorno più irriverente e indipendente. Cominciava a rubare, a torturare gli animaletti della casa ed a fare un sacco di altre cose strane.
Anche B non riusciva a capire quel comportamento. Era innaturale che Alfa passasse da un estremo all’altro. Eppure lo faceva, ogni giorno. Poi, una volta, lo abbiamo trovato morto nella vasca da bagno, con le vene tagliate. Non potendo sfogarsi, non potendo uccidere nessuno perché relegato in questo orfanotrofio, aveva finito con l’uccidere se stesso ed il dolore che portava con sé...- spiegò triste Watari.
- Non ci aspettavamo che tutti quanti i bambini, sin dal primo, reagissero bene al peso di poter diventare i futuri L. Alfa e B erano come delle prove, che, purtroppo, sono degenerate come anche te hai visto- concluse sospirando.
Naomi Misora capiva bene ciò che Watari intendeva.
E lo posso capire bene anche io.
Sopportare una fatica del genere. Sopportare l’aspettativa di qualcuno.
Sono cose che ognuno di noi non può sopportare per tanto tempo. Alla fine cediamo tutti, in un modo o nell’altro.
I due, non riuscendo più a trovare in nessun modo Alfa, decisero di tornare al quartier generale.
Appena entrati, videro una montagna di cibarie impilate a mo’ di torre sul tavolino.
L stava mangiando decisamente più dolci del solito, e questo poteva significare solo una cosa.
- L, che è successo?- domandò Misora facendosi seria.
Watari chiuse a chiave la porta e si mise in attesa.
Il ragazzo non disse nulla e continuò a masticare.
Fu Near a parlare per primo, seduto comodamente sulla poltrona.
- Oggi ci è arrivata una scatola. E’ su quella mensola...- disse indicandola. Misora si avvicinò e la prese in mano.
Era in legno. Molto leggera e con i bordi smussati.
Sul coperchio era inciso il simbolo zodiacale del capricorno.
La ragazza aprì la scatola e rimase scioccata da quello che vide.
Un paio di occhi umani, ancora interi e perfettamente conservati.
Ma che cosa voleva dire?
- Sul fondo c’è un’altra incisione. Recita “gli occhi sono lo specchio dell’anima”. Non abbiamo idea di che cosa significhi...- continuò l’albino giocando con una ciocca di capelli.
- Ho fatto alcune ricerche su internet e sui giornali locali, ed a quanto pare c’è stato un solo omicidio. Alicia Aroons, di circa 25 anni. Viveva al numero 818 della 1° strada- riflettè il ragazzo.
Al nome della ragazza Misora trattenne il respiro.
Le iniziali del nome erano uguali.
E quella scatola poi.
Era un indizio.
Nel perfetto stile di una sua vecchia conoscenza.
- L, non è quello che sto pensando?- domandò l’investigatrice preoccupata.
Il moro annuì triste.
- Beyond a quanto pare è tornato e si sta anche dando da fare...- mangiucchiò un altro cioccolatino e poso la carta sulla già enorme pila di cibarie.
L’albino sbuffò seccato.
- Sappiamo che Beyond Birthday basa i suoi omicidi soprattutto in base ai numeri ed alle lettere dell’alfabeto. Abbiamo cercato di sommare le cifre degli anni della ragazza, ma il risultato è 7. B invece utilizza sempre il 4 e il 3 combinato con l’1. In effetti le cifre dell’indirizzo sono la ripetizione di 1 per tre volte, ma non ci aiuta per nulla questo indizio, se non a confermare l’identità dell’assassino- ragionò Near.
Naomi sospirò. Di nuovo a che fare con quel pazzoide.
Ne aveva già avuto abbastanza con il caso di Los Angeles, senza contare che ora sia Near che L erano impegnati con Light Yagami, ovvero Kira.
- Avete provato a sommare il numero di lettere del nome della ragazza?- chiese la ragazza speranzosa. L scosse la testa.
- Si, ci abbiamo provato. Ma il risultato è stato 12...un numero perfettamente inutile per noi...- disse.
- E la scatola? Qualche indizio?- domandò stupita la donna. Near sospirò.
- Un’ipotesi in effetti c’è. Credo che il simbolo del capricorno sia come una specie di numero. Nei segni zodiacali il capricorno rappresenta il numero 1, quindi non mi stupirei se ci arrivassero altre scatole...-
Naomi sussultò. Altre scatole, quindi altre vittime.
Non era per nulla positivo.
- E riguardo al caso Kira?- domandò nuovamente Misora. I ragazzi scossero la testa.
- Non so perché, ma gli omicidi sono improvvisamente cessati. Non mi pare un buon segno, ed ho paura ad immaginare quello che sta succedendo nella testa di Raito- rispose L ingollando un pasticcino alla crema.
Insomma, era un bel casino.
BB che si dava da fare, mentre Raito stava misteriosamente in silenzio senza compiere omicidi.
Non c’era nulla di buono in quello che stava accadendo.

Ma proprio nulla.


 

Commento di Juli-chan
Purtroppo a causa di problemi di forza maggiore (quella gran rompipalle di mia madre e quella dannatisima scuola) potrò aggiornare solo una volta alla settimana, quindi purtroppo ci dobbiamo accontentare tutti.
Per curiosità, che cosa credete significhi la scatolina mandata da BB e Stacey?
Sono curiosa di vedere le vostre supposizioni.
C'è il 98% di probabilità che voi recensiate.

P.s. quando ho visto il ragazzo nella foto ho pensato "Porco zio, ma è L"

 

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Capitolo 14
*** Hall of fame ***


Ora devo precisare una cosa.
Quante possibilità ci sono che due persone così diverse si incontrassero?
Zero direste voi.
L’1,56 % mi ha risposto L.
Il solito mattacchione.
Ma a quanto pare, le cose sono possibili anche quando non lo sembrano.
BB e Stacey avevano già messo al suo posto il cadavere, in modo che L, se fosse riuscito a decifrare l’enigma che gli avevano mandato, avrebbe potuto trovarlo.
Beyond Birthday non si allontanava quasi mai dalla casa di Stacey, mentre la ragazza periodicamente usciva per fare una passeggiata intorno all'appartamento, soprattutto per controllare che nessuno li stesse spiando.
A quanto pare L non era ancora riuscito a trovarli, e questo facilitava di molto le cose. In più, se avesse dovuto rintracciare BB, di certo non avrebbe guardato al suo indirizzo quanto piuttosto agli appartamenti affittati di recente.
Quando non era in casa era diventata ormai abitudine andare al supermercato e comprare quanta più marmellata riuscisse a trovare. Infatti se questa finiva, BB attaccava i suoi barattoli di miele.
Era una cosa che dava davvero sui nervi alla ragazza, ma non osava contrariare troppo il ragazzo. Infatti, bisognava sempre tenere a mente che questi era un assassino.
Non un assassino spietato e sanguinario, uccideva semplicemente perché doveva, non perché gli piacesse così tanto.
E’ vero e lo ammetto, adorava sperimentare nuove tecniche di assassinio sulle vittime, ma era sempre a carattere scientifico.
Ma non divaghiamo come facciamo di solito, concentriamoci sulla storia.
Vi ricordate il bar di cui vi ho parlato?
Ma si, quel bar dove si recava così spesso alfa per prendere il solito caffè e la brioche.
Quel piccolo edificio incastrato tra quei due altri negozi. Così piccolo, con una grande vetrata per vedere cosa succede al di fuori, con il pavimento in mattonelle gialle e rosse ed il bancone color mogano.
Oh, il suono dei bicchieri che si scontrano, l’odore del caffè bollente, le ciance inutili e fastidiose della gente.
Le birre che dei giovani dai capelli rossi bevono per inventarsi una nuova strategia.
Oppure una ragazza dai capelli color fuoco con delle buste piene di marmellata, ma che sbatte con forza la porta e si accascia contro un sedile del bancone.
Ecco, proprio di questo volevo parlare.
Sembra strano, vero?
Beh, non lo è poi così tanto.
La città è fatta per incontrare altra gente.
Anche gente pericolosa, è vero, ma spesso si fanno molti incontri interessanti.
- Mi dia un caffè caldo, e ci metta molto zucchero...- biascicò la giovane appoggiandosi al bancone.
Alfa stava sorseggiando la propria birra, ancora con il cuore a mille per la corsa, quando si accorse della ragazza.
Era piuttosto bella, dai lineamenti graziosi e sottili e dagli occhi castani come...
Come il miele...
- Sono 250 yen...- rispose il barista poggiando un piattino con del caffè sopra.
Stacey cercò nelle tasche dei soldi per pagare, ma non ne trovò.
- Pago io il conto della signorina...- disse Alfa sorridendo.
La rossa fece un’espressione sorpresa.
- Scusa, ma tu chi sei?- domandò perplessa.
Notò immediatamente la differenza tra i due occhi.  Era davvero una cosa curiosa.
Verde ed azzurro.
Cielo e terra.
- Mi chiamo Andrew, e tu?- rispose ammiccando.
Stacey arrossì leggermente.
- Mi chiamo Stacey...- rispose sorridendo.
Il ragazzo si avvicinò a lei.
- Un nome bellissimo...come tutto del resto...-
La ragazza sorseggiò il caffè, tenendo sempre d’occhio il rosso.
Alfa le guardò le mani.
Stacey odiava quando la gente le fissava.
Erano sempre bendate, con alcune macchie nere per la polvere e lo sporco.
- Le tue mani sono...- disse il giovane.
Stacey immaginava già quello che volesse dire.
“ Le tue mani sono orribili. Bruciate fino all’osso con la carne viva scoperta. Sono la cosa più disgustosa che abbia mai visto”
Era più o meno quello che diceva la gente a cui le faceva vedere.
- Le tue mani sono bellissime. Affusolate e sottili...- disse sorridendo il ragazzo.
Stacey spalancò gli occhi.
Ma chi diavolo era quel tizio?
Che cosa voleva da lei?
- Non fare giri di parole. Sono una tipa diretta, che cosa vuoi da me?- rispose seccata lei.
Alfa si stupì, ma riprese la sua solita espressione neutra e totalmente disinteressata.
- Hai ragione. Meglio non fare giri di parole. Non ti ho mai in questo bar e vengo qui piuttosto spesso. Volevo sapere se avevi visto qualcuno...qualcuno di molto strano...- disse ridacchiando.
Alfa si sentiva davvero stupido.
Ma cosa stava facendo? Lo stava a chiedere a lei?
Per favore, aveva più probabilità di prendere una persona a caso e scoprire che fosse L piuttosto che avere qualche informazione da lei.
- No, nessuno al di fuori della norma...- mentì la ragazza.
Era evidente che quel tizio stava cercando qualcuno.
Qualcuno come Beyond Birthday.
Oppure era un poliziotto che cercava il solito assassino, ma non credeva quasi più a questa supposizione.
Quel ragazzo era davvero troppo giovane per appartenere a qualsiasi corpo di polizia autorizzato.
Era meglio chiedere informazioni a BB, almeno lui avrebbe potuto riconoscerlo se lei gliel’avesse descritto.
- Ora scusami davvero, ma devo andare, c’è un mio amico che mi sta aspettando...- rispose vaga.
Il ragazzo sembrava leggermente deluso.
Non aveva avuto neanche la metà delle informazioni che stava cercando.
Alfa sospirò affranto.
- Almeno puoi darmi una seconda possibilità, se ho fatto davvero così schifo nel provarci?- brontolò Alfa.
Stacey non poté fare a meno di trattenere una risata.
- Non ti preoccupare per questo. Proverò a venire più spesso qui- disse la ragazza facendo l’occhiolino ed uscendo con le borse della spesa.
Alfa aspettò circa venti secondi, e poi si lanciò sulle orme della giovane.
Non sapeva perché, ma aveva l’impressione che quella ragazza avesse a che fare con lui.
Come se quella ragazze avesse qualcosa di importante da nascondergli.
Si appiattò contro il muro e la spiò girare l’angolo. Quando fu sicuro che lei non l’avrebbe visto, cominciò a correre, fermandosi alla svolta e sbirciando la direzione che aveva preso.
Dopo un dieci minuti di rincorsa e pedinamento, la vide soffermarsi di fronte al portone di un condominio e guardarsi furtivamente attorno.
Quando fu sicura di non essere seguita, entrò nella palazzina.
Alfa scattò velocissimo  per bloccare all’ultimo secondo la porta, nascondendosi dietro al muro.
Contò la durata dei passi, e quando sentì che ci metteva il doppio a salire un gradino, significava che aveva raggiunto l’altra rampa di scale.
Facendo il minor rumore possibile aprì leggermente la porta, giusto uno spiraglio, per controllare che le scale fossero deserte.
Non vedendo un’anima viva, ma sentendo sempre davanti a sé i passi della ragazza, si intrufolò a gattoni e cominciò a salire in quella posizione le scale.
In questo modo il peso del corpo fluiva non solo sui piedi, ma anche sui palmi delle mani che, contro il pavimento, non facevano nessun rumore. Inoltre i piedi così diventavano meno rumorosi dato che le mani svolgevano anche metà del lavoro.
Era una cosa degradante camminare come un cane, ma almeno così poteva essere certo che Stacey non lo sentisse.
Si sentiva un po’ ninja, un po’ stalker.
E poi c’era quell’adrenalina, la paura di poter essere scoperto, che lo faceva andare a mille.
Era la stessa sensazione che provava quando stava assassinando qualcuno.
Ma quella sensazione, quell’emozione, era diversa.
La sete di sangue del predatore verso la preda. Quando chi deve uccidere spia di nascosto chi deve essere ucciso.
Alfa stava provando quella sensazione.
La sensazione del sangue che tra poco scorrerà sulla lama, infilandosi tra le dita e poi precipitando a terra.
Si leccò le labbra con la lingua.
Quella caccia lo stava eccitando da paura.
Di solito si accontentava di una vittima qualsiasi. Ma quella ragazza aveva un che di particolare.
Era come un vino prelibato. Meglio aspettare, per poi avere la soddisfazione di berlo.
Non voleva ucciderla subito, ma voleva gustarsi quella sensazione di attesa che c’era prima dell’assassinio.
Mentre la sua testa era piena di questi pensieri, finì la prima rampa di scale.
I passi si erano fatti più attutiti, ma grazie al suo finissimo udito stava ancora contando i passi.
Si rizzò in piedi e girò intorno alla ringhiera e si mise nuovamente a gattoni, quando si sentì osservato.
Girò lo sguardo intorno e vide una vecchietta sulla soglia della porta che lo fissava a bocca aperta.
- Giovanotto, vedi di fare meno lo stupido e corri a studiare...- gli disse chiudendo a chiave il portone.
Alfa ci restò di sasso.
Scosse la testa e trattenendo una risata iniziò di soppiatto a salire le scale.
Si bloccò quando non riuscì più a sentire il rumore dei passi, ma anzi, ci fu solo un tonfo.
Aveva chiuso la porta, quindi era arrivata in casa.
34 passi.
Contando che per il pianerottolo ne servivano almeno sei, rimanevano 28 passi, quindi almeno 26 scalini contando anche un possibile errore.
Contò i passi che fece e si ritrovò di fronte ad una porta.
Quarto piano, prima porta a destra.
Quest’ultima era in legno massiccio, con un numero inciso a lettere dorate. Si avvicinò silenzioso alla serratura e notò che era un vecchio modello, di quelle che con una forcina per capelli si forzavano subito.
Ricordò quando da piccolo forzava la serratura della stanza dei giochi, per poi chiudercisi dentro e nascondere i giocattoli degli altri bambini.
L’espressione sorpresa e delusa che avevano dipinta sul volto quando l’indomani non riuscivano più a trovare il loro giocattolo preferito era senza prezzo per Alfa.
Si segnò ben bene in mente la posizione di quell’appartamento nella città, e se ne stava anche per andare.
Quando sentì qualcosa che gli fece raggelare il sangue nelle vene.
La voce di qualcuno di familiare.
No, non poteva essere, che si fosse sbagliato?
Ora, non avete mai avuto la sensazione di sapere qualcosa, ma non riuscire a formularlo in parole e riconoscerlo?
Beh, in quel momento Alfa provava la stessa sensazione.
Ma poi, come se qualcuno gli avesse acceso una lampadina nel cervello, ricordò tutto.
Era la voce di B.
Di soppiatto si avvicinò alla porta e provò a captare la conversazione al suo interno.
Le parole erano decisamente confuse, ma la voce maschile che sentiva era senz’altro quella del suo vecchio amico.
Dannazione, questa non ci voleva.
Ci si metteva di mezzo B tra lui e la sua preda?
Un problema in più, forse una vittima in meno.


 

Commento dell'autrice scalmanata
E dopo la partita di calcetto in classe con un pallone da Basket, posso dire di poter sopravvivere a tutti.
Ringrazio mia cugina Mirabela per il delizioso miele di Acacia cristallizzato che divorerò in un batter d'occhio, come farebbe del resto la nostra carissima Stacey, qui "ritratta" nella sua parte anime.
tut tut tut...
quindi Alfa ha intenti omicidi\cacciatori verso la nostra carissima bruna. Posso capirlo...anche a me vengono istinti omicidi...
...contro mia madre, contro le prof, contro il computer quando non funziona...
per il resto qui da me, il buon vecchio DIO ha deciso di farci fare a tutti la doccia...
ma che bravo il nostro Dietto...
bravo bravo bravo...
sono in armonia con la natura ora...

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Capitolo 15
*** Bring me to life ***


 
Per quanto Raito si scervellasse per trovare una risposta sensata alle sue domande, non riusciva in nessun modo a capire quello che stesse succedendo.
Ricordava come se fosse il giorno precedente quando Matsuda l’aveva colpito.
Ricordava nitidamente il dolore lancinante alla spalla, e poi l’ultima fitta al cuore.
Ricordava perfettamente l’ultimo respiro esalato, e ricordava perfettamente l’impressione che aveva avuto di vedere L di fronte a sé, che lo fissava dall’alto sorridendo trionfante.
Quello stupido nano bianco, e quel Mikami, avevano rovinato tutto.
Sbuffò seccato battendo il pugno sulla scrivania.
Ryuk sussultò sorpreso dall’azione improvvisa, per poi tornare tranquillo a sgranocchiare la mela rossa di turno.
Ed ora, come se non bastasse, c’era anche quell’imprevisto che non aveva contato.
Non aveva contato Neko.
Si era aspettato invece una più pronta reazione da parte di L, ma a quanto pare il detective non era riuscito a rintracciarlo, e questo andava a suo favore. Molto probabilmente il fatto di non possedere un Death Note, il fatto che non sapesse assolutamente dove lui si trovava e che la polizia non stava indagando a fondo sui casi di infarto che stavano accadendo, gli dava un notevole vantaggio su di lui.
Ormai L e Near, finchè non l’avessero trovato, non costituivano un problema. Infatti, anche se l’avessero scovato, non avrebbero potuto fare nulla. Non c’era nessun caso di omicidio di cui accusarlo, quindi non ci sarebbe nessun motivo per mandarlo in galera o farlo giustiziare.
Questo fino a quando qualcuno non avesse aperto un caso del genere, ma a quanto pareva la polizia di quella città era ancora più sfaticata di quella giapponese.
No, non era nessuno di loro a dargli problemi.
Era Neko.
Lui.
Era terribile, come un temporale che incombe minaccioso a cui però non si può scappare.
Neko non sembrava tanto il tipo che rispettasse la legge.
Certo, neanche L la rispettava più di tanto, spingendosi spesso oltre il limite consentito dalla moralità, ma Neko era ancora peggio.
Quel fottuto l’aveva trovato subito.
Aveva capito subito quel che voleva fare e l’aveva messo alle strette, facendolo rinunciare al suo piano.
Infatti, se l’avesse attuato
 
<< Verrò a prenderti e ti taglierò la gola con le mie stesse mani, è solo questione di tempo, Raito>>
 
Le sue precise parole. Quando aveva nominato il suo nome Raito era balzato sulla sedia.
Solo L, Near e tutte le persone inerenti al caso Kira sapevano della sua esistenza.
Certo, Ryuk gli aveva spiegato tutto, e quindi non si doveva assolutamente preoccupare della gente e soprattutto della polizia di quel posto.
Nessuno sarebbe venuto ad ucciderlo, questo era certo.
Nessuno a parte Neko.
Dannazione, era una bella grana.
- Raito, a cosa stai pensando così intensamente? Non sarai ancora preoccupato per L, no?- domandò lo shinigami.
Il ragazzo scosse la testa.
- Assolutamente no, Ryuk. E’ Neko che mi preoccupa...se trova il modo di incastrarmi oppure di sottrarmi il quaderno, siamo fregati.
Si ricordava ancora il suo modo di fare.
Se lo ricordava da solo quella telefonata.
 
“- Raito caro, vado a fare un giro in città, tu vieni?- domandò Misa sorridendo ed ammiccando. Il ragazzo scosse la testa.
- No, Misa. Scusami davvero tanto ma non posso...- rispose sospirando. La bionda si imbronciò.
- ancora con la storia del Death Note? Uffa, sei monotono...- civettò lei. Raito ridacchiò.
- Lo so, infatti avevo in mente un piano per agevolare le cose ed affrettare i tempi...- disse con una nota di suspense.
Ryuk gli svolazzò intorno.
- Uh, ma davvero? Quindi io non mi divertirò?- domandò  sorpreso. Il giovane scosse la testa.
- No, Ryuk. Stavolta non fallirò, costi quel che costi riuscirò a creare un mondo nuovo. E non sarà L, o Near o chiunque altro a mettermi i bastoni tra le ruote. Piuttosto, Ryuk, tu sai spiegarmi perché siamo qui? Non credo che sia opera del Death Note...- domandò perplesso il ragazzo mentre si sentiva la porta della casa sbattere violentemente.
Lo shinigami ridacchiò.
- Raito, non te ne scappa nessuna, eh? No, non è opera del Death Note, ma di qualcuno a cui appartiene. Ti ho già raccontato del Re degli Shinigami, ricordi? Beh, quando sono tornato nel mio mondo e ho narrato la storia di Raito Yagami, colui che voleva diventare un Dio nonostante fosse umano, il Re è stato davvero colpito dal racconto, così ha deciso di fare una cosa davvero strana...- spiegò Ryuk ingoiando un’altra mela.
Raito sembrava piuttosto interessato ed esortò il dio della morte a continuare.
- Vedi raito, non esiste solo il mondo degli umani, ma ne esistono tanti, tutti però collegati al mondo degli Shinigami. Ecco, dopo la morte, esiste il nulla. Non esiste quella che voi chiamate Anima, niente del genere, no. Però alla tua morte, il re ha deciso di darti una specie di vita ultraterrena in un altro di questi mondi. In pratica tu nel tuo vecchio mondo sei morto, questo è solo “l’oltretomba”. Il Re degli shinigami voleva divertirsi, e tu a quanto pare sei diventato il suo giocattolo preferito...- ghignò mostrando i denti aguzzi.
Raito si accigliò.
Essere considerato niente di più di un giocattolo. Questi dei della morte erano davvero irritanti.
Stava per ribattere quando squillò il telefono.
Ebbe come il presentimento di non rispondere. Se non avesse alzato la cornetta, tutto sarebbe filato liscio...
Ma non sempre le cose vanno come sarebbe meglio...
- Pronto, chi è?- domandò immediatamente.
La voce che rispose era leggermente acuta, come se fosse una bambina a parlare.
- Raito yagami. Mi chiamo Neko*. So chi sei, e so quello che stai facendo, e molto probabilmente so anche quello che vuoi fare. Ti consiglio di non mettere in atto il piano di uccidere tutti i ministri delle nazioni per mandare nel caos i paesi, per poi impossessarti delle cariche libere attraverso il Death Note. Se lo farai verrò a prenderti e ti taglierò la gola con le mie stesse mani, è solo questione di tempo, Raito- e la conversazione finì.
Il ragazzo era rimasto a bocca aperta.
Come aveva fatto a rintracciarlo? Non era di certo Near o L, e neanche Mello. Perché utilizzare un soprannome del genere?
No, era qualcun altro. Ma come poteva sapere tutto?
Cercò subito di calmarsi e si sedette sulla sedia, pensando a cosa era meglio fare.”
 
- Ehi, Raito...mi stai sentendo?- Domandò Ryuk agitandogli di fronte al viso la mano.
- No, che cosa c’è?- rispose con voce stanca. Lo shinigami agitò le mani.
- Ho finito le mele. Ne potrei avere altre?- chiese supplicante.
Raito sospirò.
- Dovrai aspettare finchè Misa non ritorna, potrai chiederlo a lei...- disse guardando fuori dalla finestra.
Forse in quel momento Neko stava sotto quella pioggia a fare chissà che cosa.
Poco importa, lo avrebbe scoperto tra non molto.


 

Commento CrHackeroso
Allors...
'sti cazzi, mi andava di accontentare la mia fan Miku-sama, così ho aggiornato oggi mettendo in scena il suo "adorato" Light\Raito.
Vedendo il film (sottotitolato ovviamente, perchè noi italiani siamo talmente cafoni ed ignoranti da non doppiare i film giapponesi) , dicevo, il film "L change the WorLd", mi scendono le lacrime agli occhi vedendo come sia così puccioso L (nonostante avesse 24 anni TT^TT).
Vabbè, se quella rompipalle di mia madre non rompe (cosa del tutto impossibile) credo che aggiornerò presto...
CIAOOOO


 

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Capitolo 16
*** New Age ***


Lawliet osservava curioso la nuova scatoletta che aveva per le mani.
Era leggermente più piccola della prima, mentre il colore era completamente differente.
Mentre la prima era color mogano, questa era color rosso sangue.
Anche l’incisione sul coperchio era diversa, stavolta rappresentava il segno dell’acquario. Conteneva delle dita umane, con ancora il sangue fresco e non rappreso. Anche quelle erano fresche come gli occhi della scatola di prima.
Il fondo stavolta presentava una scritta diversa.
“ Saranno tagliate le mani ai bugiardi”
Il ragazzo continuava a ruotare la scatola osservandola da ogni angolo.
Come aveva già detto Near, ecco che spuntava fuori un’altra vittima.
Bruce Berrington, 22 anni, residente al 191 della 7° strada.
Che fosse un indizio che portasse a BB era palesemente ovvio, ma c’era qualcos’altro.
Era anche certo che quella che l’assassino aveva lanciato lui era una sfida.
In pratica il gioco era questo: BB uccideva, mandava degli indizi a L in modo che quest’ultimo potesse decifrarli ed evitare la prossima vittima. Non aveva però tutto il tempo del mondo.
Erano passati esattamente 4 giorni da quando c’era stato il primo omicidio.
I segni zodiacali erano in tutto 12, e due erano già sfumati.
In pratica rimanevano solo altri 10 tentativi per battere BB sul tempo.
Altro enigma era invece dove fossero finiti i corpi dei cadaveri. Nessuno dei due era stato ritrovato in casa o nei pressi.
Il solo indizio era che nella casa di Bruce non erano state trovate tracce di sangue.
I casi erano due, o BB aveva portato in un altro luogo la vittima e poi l’aveva uccisa, oppure non l’aveva assassinata ma le aveva solo tagliato le dita, oppure non l’aveva ammazzata con un’arma da taglio.
L scartava subito la seconda. BB non era il tipo da lasciarsi dietro un testimone e neppure da lasciarsi scappare la possibilità di fare esperimenti su un corpo ancora in vita.
No, non era crudele. L’ammazzare in sé non era cosa da interessargli.
Non era come spesso era stato dipinto, un assassino spietato che adorava fare a pezzi le sue vittime. Lui lo faceva solo perché gli serviva per gli enigmi che somministrava ad L.
Ed L era affascinato da quei misteri, così prendeva sempre tra le mani quello che B gli offriva.
Sospirò.
Misora gli aveva anche parlato di come B cercasse di somigliare a lui. Era stupefacente come anche B fosse riuscito ad ingannarla così facilmente.
Era un lupo travestito da agnello.
No, non un lupo.
Un cane lupo al massimo. Pericoloso, ma sempre giudizioso ed allegro, nonostante possa uccidere chiunque quando voglia.
Il vero lupo era invece un altro.
L posò un attimo la scatoletta e sospirò.
Si ricordava ancora i primi tempi della Wammy’s House. C’erano sette bambini quando  B vi era entrato.
Il più geniale di questi era A, il primo in assoluto ad arrivare.
A era il più intelligente tra tutti, ma anche il più crudele.
Non perdeva occasione di fare dispetti e scherzi cattivi agli amici.
“Io non sono L. Io sono diverso da lui e non ho nessuna intenzione di assomigliargli”
Ironico per un ragazzo che stava in un istituto creato apposta per trovare il successore di L.
Davvero buffo.
Quel ragazzo, dopo interminabili peripezie, era impazzito.
Le troppe pressione di essere all’altezza del compito lo avevano schiacciato, e così si era suicidato.
Era stato un colpo durissimo per L.
Aveva cacciato fino a quel momento assassini e criminali, ed alla fine era diventato come loro.
B fu scioccato da questo avvenimento.
I due erano come il giorno e la notte.
A era sempre attivo, aveva almeno due piani di riserva nel caso quello da attuare fallisse ed era molto più robusto ed atletico di B.
B invece era più tranquillo, più calcolatore ma più emozionale. Si faceva trascinare dalle sensazioni che provava, come l’odio per aver perso l’unico amico che aveva.
A odiava essere come L.
B aspirava a diventare qualcosa più di L.
Insomma, se lui avesse tirato le cuoia, non sarebbe importato a nessuno se non a Watari.
 Era stato solo fin dall’inzio, e sarebbe morto da solo.
Sospirò per una terza volta, cacciandosi in bocca un lecca-lecca colorato.
Quante vite aveva influenzato lui stesso senza volerlo.
Mello, A, B, Near e tutti quanti i bambini della Wammy’s house.
Scosse la testa cacciando via quei pensieri e tornando a concentrarsi sulla scatola.
<< Se io fossi Beyond Birthday, che cosa nasconderei in questo rompicapo? Perché i segni zodiacali, non sarebbero bastati dei numeri? No, c’è qualcosa nascosto in quelle incisioni sul coperchio. E la frase che accompagna ogni parte del corpo, anche quella ha senso?
Ragioniamo. Noi cerchiamo i corpi e le prossime vittime.
Se il coperchio ci indica il numero delle persone che rimangono da uccidere, il fondo ci indica la posizione dei corpi.
Occhi e dita.
Specchi e bugie.
No, c’è qualcosa che mi sfugge.
E se...>>
- Watari, puoi cercarmi tutti i luoghi di questa città collegati ad occhi e specchi?- domandò.
L’anziano annuì.
- Subito, L – disse scomparendo nell’altra stanza.
- Pensi che la scritta sul fondo si riferisca alla posizione del cadavere. Ci avevo pensato anche io, ma mi sembrava troppo vago. Ci sono troppi posti possibili, non lo potremmo mai scoprire. L’unico modo sarebbe perquisire tutti quanti i posti fino a trovare il nesso tra l’iscrizione ed il luogo della sepoltura, però ci vorrebbe come minimo un mandato della polizia. E noi non ce l’abbiamo – rispose Near seduto accanto a due robot che stavano combattendo tra loro.
Uno era Rosso, verde e blu, l’altro nero e bianco.
 

 

Commento di BLA BLA BLA
Arrapante a dir poco l'immagine di Beyond con mani e piedi coperti di sangue.
Ma tralasciamo le mie perversioni e torniamo a noi!!!
Oggi mi sentivo ispirata e vi ho regalato ben due capitoloni.
E sapete perchè?
Perchè mi volevo fare un regalo di compleanno.
E già, domani faccio ben 14 anni.
Voglio applausi, congratulazioni, assegni bancari, bonifici vari...
...e magari anche l'attore che ha interpretato L nei suoi film...
ADIOS...E BUON COMPLEANNO A ME.

   

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Capitolo 17
*** 21 guns ***


 
Neko stava seduto sulla poltrona girandosi a scatti come faceva di solito.
Tra le mani aveva ancora il cellulare con il quale aveva chiamato Raito.
Sembrava particolarmente contento della reazione che il proprietario del Death Note aveva avuto parlando con lui. Sorrideva con quel suo modo soddisfatto, girando la sedia ed intervalli.
Staccò il modificatore di voce dall’apparecchio e lo mise sulla scrivania. Sbuffò e si alzò dalla sedia, andando nella camera da letto.
Aveva subito riconosciuto il quaderno nero quando l’aveva visto la prima volta.
Dove, vi domanderete voi....
Beh, bastava scrutare dalla finestra provvista di cannocchiale per vedere la camera di Raito con la scrivania ed il quaderno.
Gli veniva da ridere da quanto fosse vicino all’assassino, ma di come il ragazzo non si accorgesse minimamente della sua presenza.
Si tastò le bende sugli occhi e constatò che non erano bagnate di sangue.
Meno male, almeno questo era una cosa buona.
Neko non era cieco, anzi, ci vedeva benissimo.
Attraverso le bende poteva scorgere le persone, gli oggetti e la città intorno a sé. Soltanto che se si toglieva le bende la gente cominciava ad urlare spaventata.
Perché?
Beh, Neko soffriva di una malattia rara che faceva arrossare e spezzare le vene degli occhi, fino a farli sembrare color cremisi come quelli di un demonio. Quando da piccolo gli sanguinavano gli occhi a causa di questo virus, i suoi amici, i suoi genitori e tutte le persone che conosceva si allontanavano da lui, spaventate e disgustate.
Finchè non era rimasto del tutto solo.
Aveva così deciso di mettersi quelle bende sugli occhi, in modo che la gente per le strade non lo guardasse con disprezzo o pietà. Ora veniva semplicemente ignorato dal mondo intero, ed era meglio così del resto.
Almeno così poteva tranquillamente passeggiare per la città senza che nessuno gli dicesse nulla.
Frequentava soprattutto un posto.
Un posto che i ragazzi per bene non avrebbero mai dovuto conoscere.
Un posto talmente orribile e crudele, che si addiceva perfettamente a Neko.
La Fogna delle Anime.
Un posto dove solo la feccia della città si radunava per combattere, fumare, bere e parlare.
Il posto migliore per ottenere informazioni preziose e segrete, oppure per beccarsi un coltello nella schiena.
A Neko piaceva soprattutto combattere e picchiarsi con i malviventi. Era l’unica cosa che lo faceva sentire vivo, la sensazione di avere superato qualcuno, di poterlo guardare dall’alto in basso ed avere in mano la sua vita.
Non era un tipo tutto muscoli, anzi, era anche quasi denutrito.
Soltanto che aveva una buona resistenza e riusciva a piazzare i colpi al momento e nel punto giusto.
Conosceva perfettamente le parti più deboli del corpo umano, e tra queste vi era la mente.
Se volevi annientare del tutto qualcuno, dovevi fare a pezzi i suoi ricordi e la sua mente.
Dovevi fare a pezzi la sua essenza.
E Neko era bravissimo in questo. Tutto l’odio che aveva avuto intorno a sé era maturato in una cattiveria ed una crudeltà spaventose.
Era un cacciatore, non un assassino.
Non aveva mai ucciso nessuno in vita sua, ma aveva conciato davvero male molte persone. Una notte chiuso con lui in una stanza stava a significare che presto saresti impazzito da quanta pressione ti metteva.
Il ragazzo si rizzò in piedi e prese la felpa per uscire.
Si sentiva piuttosto carico e tutta la sua pelle fremeva eccitata.
Ora, quando Lawliet mi descrisse con questa cura Neko, io rimase scioccata.
Perché un tipo del genere, così cupo e solitario, ce l’aveva con Raito?
L mi spiegò subito tutto.
Raito era una specie di minaccia per Neko.
Non essendo del tutto un angioletto e con la fedina penale pulita, quest’ultimo preferiva sbarazzarsi del Death Note.
Era anche un favore per tutta l’umanità.
Lui avrebbe pestato a sangue un assassino e il mondo intero si sarebbe salvato da una terribile minaccia.
Tutto al meglio.
Chiusa la porta con un tonfo e scese pazientemente le scale.
Una signora lo incontrò sull’ultima rampa e storse il naso disgustata.
Ma che cosa diavolo voleva quella da lui? Si facesse un pacchetto di affaracci suoi.
Il ragazzo uscì dalla palazzina e si diresse verso la zona malfamata della città, ripensando a chi stavolta avrebbe fatto a pezzi.
Si sentiva piuttosto depresso.
Non se ne spiegava il motivo, ma aveva un brutto presentimento.
Si spostò la frangia soffiandoci sopra. Da quant’è che non si tagliava i capelli? Ormai gli arrivavano sul collo, prima o poi sarebbe dovuto andare dal barbiere.
Forse, dopo però aver vinto una puntata alla Fogna delle Anime.
Si notava immediatamente il distacco tra la città, così pulita ed ordinata, e la periferia, così sporca e pericolosa.
Il giovane sorrise ghignando.
Era arrivato.
In precedenza la Fogna delle Anime era stato un magazzino adibito per lo scarico merci, ma poi la compagnia aveva fallito così tutta la malavita si era concentrata lì.
Appena entrati si poteva sentire la puzza di sangue e di alcool.
Neko si diresse direttamente sulla pedana, il posto dove avvenivano gli scontri.
C’era il solito tizio tutto muscoloso ed alto almeno due metri.
L’avrebbe messo al tappeto in meno di dieci minuti.
- Ehi, tu, Mister Muscolo. Che ne dici di farti sotto?- urlò all’uomo. Quello si girò e quando lo vide si mise a ridere.
- Salta sul ring,  pulce, Ti farò sputare tutto il sangue che hai in corpo – gridò con un secondo urlo da parte degli spettatori.
Il ragazzo si tolse la felpa e rimase in canottiera.
Salì sulla pedana e si mise di fronte al tizio tutto muscoli.
Neko si sentiva piuttosto piccolo di fronte a quel gigante, ma sapeva bene che più il nemico era grosso e potente, più alte erano le possibilità di vittoria.
Il gigante attaccò con un destro verso la sua mascella.
Il bicipite che si sforzava in allungamento e tutti i muscoli del pungo tese come corde di violino.
Il ragazzo non fece in tempo a scansarsi e ricevette il colpo in pieno viso.
Sentì subito il sapore del sangue in bocca e lungo la guancia. Il colpo aveva fatto sanguinare l’occhio destro.
Erano lacrime color cremisi.
Neko scosse la testa ed alcuni schizzi vermigli sporcarono per terra.
Il giovane si mise in difesa con i pugni alzati, pronto ad un nuovo confronto.
Il gigante si stupì della resistenza del ragazzo. Un colpo del genere come minimo faceva perdere l’equilibrio ed il nemico cadeva a terra.
Ma Neko non era il primo tizio che capitava a tiro.
Quando l’uomo, innervosito, attaccò di nuovo, il giovane era attento come non mai.
Evitò un colpo alle costole spostandosi a destra ed un altro colpo alla testa abbassandosi.
Al contrario tirò un colpo potente al ginocchio destro dell’uomo che cominciò a tremare per lo sforzo.
I due nemici si allontanarono e si misero di nuovo in posizione di difesa.
Intanto intorno ai due si era formata una folla di uomini che urlavano e gridavano scommesse.
Fu stavolta Neko ad attaccare per primo, con un sinistro alla gola. Il colpo bloccò la trachea per un momento, impedendo al nemico di respirare. Due altri colpi al petto del gigante per togliere l’aria dai polmoni ed il gioco era fatto.
Neko scattò all’indietro con un balzo, veloce e rapido come un gatto.
L’uomo zoppicò per un po’, per poi finire a terra di schiena.
A quel punto arrivava il bello per il ragazzo.
Si fiondò con tutto il suo peso sullo stomaco nel nemico che gemette per il contraccolpo.
Iniziò a picchiare selvaggiamente con i pugni serrati la faccia del nemico, finchè non ebbe le dita sporche di rosso ed il gigante ebbe perso i sensi.
Non si fermò neppure in quel momento, era preso da una furia crudele.
Voleva fare a pezzi tutto quello che aveva sotto le mani, e in quell’incontro poteva farlo.
Solo quando due uomini robusti lo tirano indietro di peso e lo bloccarono finalmente si allontanò dalla sua vittima.
Si dimenava come un indemoniato, cercando di raggiungere il corpo inanimato che aveva di fronte.
Voleva continuare con la sua follia, ma quella gente non glielo permetteva.
Nonostante avesse la soddisfazione di aver messo in ginocchio uno di quei palloni gonfiati, si sentiva non ancora del tutto appagato.
I due uomini lo buttarono giù dalla pedana in modo rude, facendogli sbattere il fianco contro il terreno e gemere di dolore.
Da quant’è che non mangiava più? Due, tre giorni?
Si rialzò appena, quando qualcuno gli diede una mano.
Alzò gli occhi, di cui uno pieno di sangue, e vide un ragazzo più grande di lui.
Un ragazzo dagli occhi di diverso colore ed i capelli color fuoco.
- Io posso farti avere quello che tu non riesci ad ottenere...-
Un fremito di eccitazione invase il suo corpo.
Era pronto.

Commento dell'autrice (Neko-chan)
Volete spiegazioni?
Ebbene,  ecco tutto.
La mia creatura più perfetta.
Un ragazzo assetato di sangue, crudele e spietato.
E naturalemente con chi può far coppia questi genio del mio creato?
Ma con Alfa...

p.s. provvederò a trovare un'immagine per il capitolo, anche se al momento non me ne veniva nessuna in mente. ^.-

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Capitolo 18
*** One last time ***


ATTENTION:
Contenuti ( non a parer mio però ) piuttosto forti e tracce di contenuti sessuali.
Declino qualsiasi responsabilità.
In poche parole, so' cazzi vostri * ride sadica *


Adesso vi domanderete “ Ma come diavolo ci è finito Alfa alla Fogna delle anime?”
Beh, per saperlo facciamo un passo indietro, così vi faccio capire...
Alfa aveva cominciato a girare per la città da quella mattina. Si sentiva inquieto, non poteva restare fermo un solo istante.
Il ragazzo riusciva a pensare lucidamente solo quando camminava, correva o dormiva. Erano i momenti in cui si staccava completamente dalla realtà e si concentrava sul piano o sui problemi.
In quel momento aveva un problema in particolare.
Riuscire ad uccidere la ragazza di B senza che questi sapesse che fosse stato lui.
Non gli veniva nessun piano in mente.
Certo, poteva non ammazzare la ragazza, ma non riusciva a trattenersi. La caccia ad L stava diventando un po’ monotona e noiosa.
Quel tizio era troppo protetto, non usciva mai di casa e dentro all’appartamento non rimaneva mai solo. Aveva piazzato alcune telecamere per vedere quando avrebbe messo il naso fuori di casa oppure quando sarebbe rimasto da solo nelle stanze. La prima regola del perfetto assassino è non avere testimoni, non lasciare tracce e scomparire subito dalla scena del delitto.
Partiva già male dal primo punto.
Era un tipo estremamente impulsivo, ma c’era sempre una nota di cautela in quello che faceva. Non utilizzava mai le proprie mani senza dei guanti che cancellassero le sue impronte o non attaccava ma in un luogo affollato o comunque dove c’erano le telecamere.
Comunque, per Alfa la caccia ad L era solo un gioco con la preda, nel quale doveva solamente restare buono e tranquillo fino a quando il detective non avesse fatto qualche passo falso.
Quando sarebbe arrivato il momento propizio avrebbe attaccato.
Non un secondo prima. Non un secondo dopo.
Per ingannare l’attesa si era prefisso quello scopo: uccidere la donna di B.
Non che avesse nulla contro di lui, semplicemente aveva voglia di farlo, e poi era certo che l’amico non se la sarebbe presa tanto male: era solo una ragazza in fin dei conti.
Alfa invece aveva una voglia matta di sentirsi il sangue scorrere sulle mani copioso, di udire le urla in agonia e quelle patetiche frasi come “per favore, non farmi del male”, soprattutto erano quelle ad eccitarlo, a farlo sentire potente. Le redini del gioco erano in mano sua, era un dio e poteva fare ciò che più gli piaceva con la vittima, nessuno l’avrebbe negato.
Era proprio un bambino cattivo.
Ridacchiò a quella considerazione, ripercorrendo i propri passi ed arrivando proprio sotto casa della ragazza. Stava per tirare dritto un’ennesima volta, quando scorse una testa nera spettinata uscire a gran fretta dall’edificio, diretto chissà dove.
<< E la ragazza? E’ anche lei uscita o forse è rimasta dentro? Vale la pena controllare...>> si disse dando uno sguardo in alto verso la finestra. Con velocità si infilò nel corridoio della palazzina, sentendo chiudersi dietro di sé la porta. Come la volta precedente aspettò di sentire il tonfo della porta che si chiude, per poi cominciare a salire le scale a gattoni.
Il coltello affilato che aveva nascosto nei jeans premeva contro la pelle scoperta della schiena, dandogli continuamente una scossa di impazienza e di soddisfazione.
- Ancora tu, ragazzaccio!- non fece in tempo a girarsi che sentì il pesante bastone di un ombrello piovergli sulla testa. Soppresse un lamento di dolore ed alzò lo sguardo. La vecchietta che aveva già incontrato l’altra volta lo stava squadrando dall’alto al basso, con un’espressione altezzosa e disgustata in faccia.
- Certi giovincelli come te dovrebbero andarsene a lavorare per i campi, e non insozzare le strade di questa città!- esclamò con una nota furente nella voce tremula, tipica della vecchiaia. Le labbra serrate, gli occhi pieni di rughe socchiusi appena e quell’irritante nasino all’insù.
Sbaglio o aveva dato del “volgare contadino” ad Alfa?
Lui, lui che era tra le persone più geniali di questo pianeta, messo allo stesso piano di un “zappa-terra”?
Il rosso si alzò lentamente in piedi, esprimendo con un enorme sorriso la voglia omicida che quella donna aveva acuito in lui.
- Mi scusi davvero signora, stavo verificando una mia ipotesi sulle scale. Non si arrabbi, la prego, posso venire con lei nel suo appartamento per esporle la mia idea, così che non mi bastoni più?- chiese con voce gentile, accompagnando le parole con una spintarella sulla schiena della vecchietta.
La vecchia  grugnò come un cane :- E sia, così ti farò anche un bel discorsetto sulle buone maniere, discolaccio...- rispose l’anziana signora estraendo dalla borsetta le chiavi e girandole nella toppa del portone.
La mano destra avvolta intorno al manico del coltello, pronta a colpire.
Fu un attimo. Appena la porta si chiuse dietro di loro, Alfa prese con uno scatto la lama e la conficcò nella nuca della vecchia, uccidendola sul colpo ed impedendole perfino di emettere anche un solo gemito.
Il cadavere cadde a terra con un tonfo, mentre il sangue rossiccio cominciava a spargersi sul tappeto sul pavimento.
Alfa prese per le gambe la morta e la portò nel bagno, buttandola senza ritegno nella vasca e riempiendo d’acqua quest’ultima fino a metà, in modo che la puzza del cadavere non si sentisse nel soggiorno.
- Beh, adesso ho un nuovo appartamento, che dire...è pefetto...- riflettè ad alta voce il giovane, andando poi in cucina.
Lavò la lama sporca del coltello e se lo rimise nel dietro dei jeans.
La caccia non era ancora finita.
 
Stacey era furiosa.
Quell’idiota, no, anzi, quel cretino di Beyond si era dimenticato di seppellire il corpo della terza vittima nel posto giusto.
Nel suo piano anche il più piccolo errore avrebbe falsato tutta la trama del puzzle, deviando L da una possibile e giusta soluzione. Era fondamentale che gli indizi si susseguissero nel modo giusto, era importantissimo.
Sbuffò ancora una volta immergendo un cucchiaio nel miele e portandoselo alla bocca. Le bende intorno alle dita erano già sporche del liquido viscoso, ed il brutto era che non se le poteva neanche leccare.
Un inferno soprattutto quando mangiava i Fonzies.
“ se non ti lecchi le dita godi solo a metà”
Che stronzata.
Adesso quel geniaccio di B l’aveva lasciata da sola ad annoiarsi. Almeno, finchè c’era lui poteva divertirsi a prenderlo in giro.
L’unico passatempo rimasto in quel momento era guardare pigramente la Tv e svuotare pian piano i barattoli di miele. Stava guardando un telefilm poliziesco con il solito assassino, la vittima con la gola squarciata, il detective geniale che risolve sempre tutto. Un bel paio di palle, almeno nella realtà c’è qualcosa di originale: definire L o Beyond “detective” era un po’ esagerato, anche se la loro intelligenza ed astuzia era a dir poco impressionante.
Fece spallucce e immerse nuovamente il cucchiaio nel barattolo per poi portarselo alla bocca.
Una ciocca rosso fuoco si era sporcata del liquido, rendendola appiccicosa e fastidiosa.
Stacey imprecò e cercò con le dita di togliersi il miele dai capelli quando improvvisamente qualcosa la prese per il collo togliendole il respiro e facendole perdere l’equilibrio. Cadde come un sacco di patate per terra, sentendo il barattolo in vetro infrangersi contro il suolo e frantumarsi in tanti pezzi. Il cucchiaio cadde abbandonato sul tappeto: una scena vagamente familiare, come era successo ad L.
Quando aprì gli occhi vide sopra di sé un uomo, molto giovane, con i capelli rossi e gli occhi iniettati di sangue. In mano reggeva un coltello sporco con la lama affilata, lontano solo pochi centimetri dalla fronte della ragazza. Le mise una mano sopra alla bocca così che non potesse parlare o chiamare aiuto: gente ficcanaso era proprio l’ultima cosa che desiderava.
La prima reazione di Stacey fu gemere dallo spavento e dalla sorpresa, ma non era poi il tipo da farsi impaurire da un tizio assetato di sangue con un coltello da macellaio.
Insomma, il suo coinquilino non era poi così diverso dal maniaco che aveva addosso.
Si dimenò con forza ed appena riuscì a liberare un braccio prese per i capelli l’altro e lo tirò di lato. Questi però non si fece sbilanciare ed emise semplicemente un verso di dolore, per poi con il coltello trapassare il braccio della rossa e fissarlo a terra.
Stacey gridò dal dolore mentre il sangue cominciava ad uscire a fiotti dalla ferita appena inferta. L’arto pulsava dolorosamente e nonostante la ragazza cercasse di fare qualsiasi cosa per liberarsi dalla lama, ogni piccolo movimento era una nuova fitta.
- Dai, prova a muoverti...- la provocò il giovane sorridendo maligno. A Stacey non piaceva quello sguardo e nemmeno quel ghigno, le mettevano davvero paura.
- Mi chiamo Alfa, piacere di conoscerti. A quanto pare sei un’amica di B, eh? Vecchio volpone quello, un tizio in gamba davvero...- disse l’uomo ridacchiando. La rossa lo fissò cercando di apparire forte e coraggiosa, anche se in cuor suo non era per niente vero: tremava come una foglia.
Alfa avvicinò il proprio viso a quello della rossa, leccandole poi una guancia. Dall’angolo della bocca fino alla tempia, lasciando una scia umida e calda sulla pelle. Annusò il profumo dei capelli, simile vagamente a quello della vaniglia, per poi strofinarcisi contro. Con la mano libera percorse la spalla per arrivare al fianco che strinse possessivo.
Stava giocando con lei: l’avrebbe uccisa, ma solo dopo aver soddisfatto i propri desideri. In una situazione del genere, Stacey, bloccata com’era, non poteva fare proprio nulla. La sua aria da dura se ne era decisamente andata, non tanto per la codardia, quanto per l’aspetto a dir poco terrificante dell’uomo che aveva sopra di sé. Neanche Beyond era così spaventoso, anzi, al suo confronto sembrava una persona normale.
Alfa continuò a toccare e tastare il suo corpo come se sotto di sé avesse una bambola. A quanto pareva gli piacevano particolarmente i suoi capelli, rossi come quelli del ragazzo. Quest’ultimo si avvicinò al braccio ferito che spillava ancora sangue, leccandone via alcune gocce e succhiando avidamente le dita della mano, come se fossero canditi. Non si soffermò troppo su di quelle ma passò immediatamente al collo, poggiando la bocca sulla giugulare. Poteva sentire contro le proprie labbra il battito accelerato ed il sangue pulsare nelle vene. Se fosse stato abbastanza forte, avrebbe potuto mordere e squarciarle la gola, ma non era certo un animale. Si limitò a mordicchiare la pelle ed a lasciare alcuni segni rossi  molto profondi che le sarebbero rimasti per alcuni giorni.
Se fosse durata ancora qualche giorno.
- Sei proprio un bel bocconcino, sai? – le sussurrò all’orecchio con fare malizioso, toccandole il fondoschiena con la mano e premendo sulla spina dorsale con le dita. Il gesto le fece inarcare la schiena dal dolore, ed era proprio quello che il ragazzo voleva. Fece aderire i loro bacini e Stacey sussultò da quel contatto. Arrossì violentemente, tingendosi la faccia di un colore rosso che si intonava parecchio con i suoi capelli.
- Credo che così basti...- disse infine Alfa. Con un movimento veloce estrasse dal braccio il coltello, puntandolo alla gola della ragazza.
- Creo sia arrivato per te il momento di morire...- ghignò sfiorando la pelle delicata del collo con la lama affilata della mannaia. Stacey urlò disperata, cercando inutilmente di farsi sentire.
Il coltello si abbassò veloce su di lei.
Vide solo un fiotto di liquido vermiglio volare in aria.
Udì solo un grido dolorante e pieno di rabbia.
Sentì del sangue sulla faccia.
Mio dio, era morta.

Commento autrice
Come sapete durante il periodo scolastico io non posso scrivere (non avendone il tempo, tra inglese, italiano, matematica, fisica, ecc...)
Ma dato che ho vinto le "olimpiadi di italiano" della mia scuola e che la rappresenterò alle provinciali, ho deciso di dedicarvi questo capitolo per festeggiare.
Appena ne avrò il tempo aggiornerò, non volendovi lasciare proprio così col fiato sospeso...
Enjoy it...

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Capitolo 19
*** Dynamite ***


Con gli occhi a palla pieni fino all’orlo dallo spavento, Stacey vide chiaramente Alfa, urlante, con la mano attraversata da un profondo e sanguinolento squarcio, che si gettava all’indietro tenendosi la mano. La rossa non perse  tempo e con uno scatto si allontanò velocemente dal nemico. Indietreggiò fino a sbattere contro qualcuno. Si girò e vide davanti a sé, Beyond, con gli occhi furiosi ed in mano uno dei cocci del barattolo, affilato ed appuntito, cosparso di rosso.
- B...Beyond...- non riuscì neanche a dire grazie dallo spavento.
Il rosso, intanto, non era rimasto immobile. Senza aver mai lasciato andare il coltello si scaraventò contro l’altro, atterrandolo e finendo entrambi riversi sul pavimento. Alfa cercò di conficcare la lama nel collo del suo amico, quando quest’ultimo con un calcio nello stomaco lo fece piegare in due. Approfittando di questo si buttò di lato, facendo perdere l’equilibrio al giovane che con un tonfo strisciò a terra. Velocissimo, Beyond si alzò e si allontanò dall’altro, andando davanti a Stacey come per proteggerla.
Il rosso rise nuovamente, di gusto, e con lentezza si alzò in piedi, succhiandosi con la bocca il taglio ancora sanguinante.
- Complimenti, sette minuti e cinquantacinque secondi – disse il ragazzo controllando l’orologio - Sono passati molti anni, ma sei lo stesso geniaccio di prima, eh, Beyond? Come hai fatto a capire che io ero qui?- domandò Alfa aggrottando la fronte.
B sorrise.
- La tua puzza si sente anche a chilometri di distanza...- rispose impertinente l’altro roteando tra le dita il coccio di vetro e fermandolo tra il polpastrello dell’indice e del pollice.
- Del resto, ti conosco come le mie tasche...- concluse ridendo il moro, spillando una goccia sottile di sangue dal dito che scivolò lungo la superficie trasparente.
Alfa ricambiò il sorriso.
- Anche io ti vedo in forma. Cosa sono tutte quelle cicatrici? Non ti sentivi abbastanza figo ed hai lottato con una tigre in gabbia? Oppure ti sei fatto inculare da L?- ricambiò ironico la battuta di prima.
Stacey non riusciva a capirci nulla. Chi diavolo era quel tizio? In nessuna delle opere di Death Note aveva mai anche solo sentito parlare di un ragazzo assassino dai capelli rossi ed un occhio verde e l’altro azzurro.
Quindi?
L’avrebbe potuto scambiarlo molto facilmente per Matt, ma quei occhi.
Quei dannati occhi.
E poi Matt non era un assassino, solo un componente della mafia americana e braccio destro di Mello.
- B-Beyond...chi è l-lui?- balbettò indicando il giovane che avevano davanti.
Il moro fece un’espressione disgustata.
- Lui si chiama Alfa, è...o meglio...era, il mio migliore amico. Siamo cresciuti insieme alla Wammy’s House, ma quando poi lui si è suicidato, io ho perso il controllo e sono scappato. Sei una stalker e conosci tutto della mia vita, come mai non sai chi è?- domandò infine perplesso l’assassino girandosi verso la rossa.
Quest’ultima scosse la testa.
- In Death Note non c’era scritto nulla del genere...- si giustificò la ragazza.
Beyond annuì.
- Comunque, ti consiglio vivamente di alzare i tacchi, Alfa...- gli intimò B osservando truce l’amico.
Alfa non era uno sciocco. Poteva affrontare una ragazza ed una vecchietta, ma contro B aveva poche speranze. Non tanto per la sua forza, A era molto più atletico di lui, ma B era capace di prevedere le sue mosse: cosa che poche persone sapevano fare.
Alfa corrugò la fronte seccato. Era così vicino ad ottenere la morte della sua vittima, quando quel guastafeste di B si era messo in mezzo.
Il rosso indietreggiando, con il coltello ben alzato in mano, si avvicinò alla porta, prima di girarsi e scendere le scale in tutta fretta.
Stacey non perse tempo e chiuse il portone a chiave, appoggiandosi contro di esso e sospirando finalmente tranquilla.
Il moro si avvicinò a lei.
- Tutto bene?- La rossa sobbalzò a quella domanda. Non credeva che B fosse esattamente un “gentiluomo”.
Annuì mostrando un sorriso rassicurante.
Beyond però non se la bevve.
- Quindi mi stai dicendo che quel braccio non sta sanguinando come se ti avessero fatto un’autopsia, ma semplicemente sta facendo uscire succo di pomodoro e vernice? – le chiese ironico indicando il suo braccio.
Appena la ragazza si accorse del taglio profondo sbuffò seccata. Si alzò e superando l’amico si diresse in bagno.
Si sciacquò la ferita con dell’acqua tiepida e tolse le bende che glielo avvolgevano.
Quando vide per l’ennesima volta nella sua vita il suo braccio, con la pelle simile a carta vetrata e dal colore scuro, completamente ustionata. La ferita era ben visibile e ci passò sopra dell’acqua ossigenata, per poi appoggiarci una garza con della pomata. Avvolse il tutto con delle bene pulite, mentre quelle sporche finirono nel cestino.
- Fai molta attenzione d’ora in poi, Stacey...- si sentì dire dal moro quando tornò in soggiorno.
- Alfa ti ha preso di mira, e non è proprio il tipo da arrendersi alla prima difficoltà. Se ha rischiato di farsi scoprire ed ammazzare solo per ucciderti, allora gli interessi parecchio. D’ora in poi, non chiudere semplicemente a chiave la porta, mettici un mobile davanti- la ammonì serio Beyond, prima di leccarsi le dita cosparse di miele.
 
Alfa imprecò ad alta voce più e più volte.
Quello stronzo, quello stronzo di B si era messo un’altra volta tra i suoi affari, ficcandoci il naso in una maniera a dir poco irritante.
Comunque, non era stato del tutto un fallimento. Aveva scoperto parecchie cose. Innanzitutto anche Beyond sapeva che L era in città. Quando infatti lui l’aveva nominato, il moro non aveva avuto alcun tipo di reazione, diversamente da come si sarebbe aspettato di vedere. Se B si comportava in quel modo era più che chiaro che stava dando la caccia al detective. Sarebbe stato immensamente utile seguire passo passo i movimenti dell’amico e capire che cosa conosceva in più rispetto a lui.
Ma l’informazione più preziosa erano quelle due paroline sussurrate dalla rossa.
“Death Note”.
Non aveva la più pallida idea di che cosa fosse.
Avrebbe dato una bella occhiata su internet, era palese che all’interno di questo “coso” ci fossero molte informazioni su Beyond. Non sarebbe stato noioso vedere cosa si dicesse sul suo amico.
Sette minuti e quarantadue secondi.
Ci aveva messo meno di dieci minuti a salire, giocare un po’ con la rossa ed a chiacchierare con B.
Tornò sui suoi passi.
Aveva bisogno di una bella birra.


 

Commento di Juli-chan
Scritto ora ora prima dis tudiare fisica, è un "breve" flashback di com Alfa ha incontrato Neko.
VAbbuòh, vi siete presi paura vedendo che Stacey era morta, eh?
Nah...non ancora...
non ancora...
Enjoy...soprattutto l'immagine sexy di Beyond... (prima o poi ne metterò un'altra di Alfa, non vi preoccupate...e magarai una di Neko)

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Capitolo 20
*** Dj gonna Us fallin love again ***


Era terribilmente frustrato.
Si sentiva come se avesse appena preso un pugno in faccia. Nonostante davanti a Beyond non avesse battuto ciglio, dentro di sé si sentiva esplodere dalla rabbia. Mai, mai nessuno si era anche solo permesso di parlargli in quel modo, figurarsi a ferirlo con un pezzo di vetro. Lui era Alfa Abnegate, un assassino, era un fottuto genio, e pretendeva rispetto.
Stentava ancora a credere di essere stato cacciato via come un cane, avrebbe volentieri spaccato la faccia a quel moro.
Ma non era tanto il fatto di essere stato umiliato a dargli fastidio, quanto il fatto che per la prima volta nella sua carriera da assassino, non aveva voluto uccidere, aveva voluto possedere.
Già, quando aveva visto quella ragazza, quando le era stato sopra e quando lei era stata sotto il suo dominio, si era sentito strano. Si era sentito eccitato, si era sentito potente, come se fosse riuscito ad addomesticare la fiera più feroce che esistesse.
L’aveva sentita, aveva sentito la ferocia, la rabbia, la prepotenza di quella donna: e sapere che lui, lui era riuscito a placarla e persino a spaventarla, lo eccitava tantissimo.
Si rese conto che, in fondo, era contento che B l’avesse fermato e che lui non l’avesse uccisa. Adesso voleva di più da lei, non solo giocare, ma la desiderava.
Desiderava che anche lei mostrasse le unghie, che gli facesse male e lo facesse a pezzi.
Si sentiva un masochista a quei pensieri, ma non poteva farne a meno. Ogni volta che ricordava il viso, prima furioso, poi terrorizzato, della ragazza, non poteva non venirgli voglia di tornare in quello stesso secondo in quell’appartamento, legarla ad un letto e dominarla.
Ingollò un’altra sorsata di birra. La schiuma gli scivolò nella gola, facendolo tremare di contentezza.
Era andato anche a controllare su internet questa cosa del “Death Note”. Era rimasto scioccato inizialmente quando vide stampato il nome di L, per poi scuotere la testa e tornare in sé. Aveva memorizzato quante più informazioni che poteva e si era reso conto che l’assassino che in quel momento stava decimando i criminali non era altro che Raito Yagami. Non gli interessava per nulla la cosa, finchè qualcuno non l’avesse schedato, ma di certo non sarebbe stato così idiota da farsi beccare.
Inoltre non aveva niente a che fare con lui. Anzi, doveva trovare il modo di mettere fuori gioco B. Una volta che quest’ultimo fosse stato impegnato in tutt’altra sede, rapire la rossa e portarla nel suo appartamento sarebbe stato un gioco da ragazzi.
Lui di certo però non avrebbe potuto reggere un confronto fisico con B, purtroppo l’aveva già appurato. Aveva bisogno di qualcuno che riuscisse a catturare l’attenzione di B, così da fargli abbassare la guardia.
- Ehi, tizio. Sto cercando qualcuno per un lavoro scottante e molto pericoloso, tu sai dove potrei andare?- domandò al primo tizio che vide accanto a sé. Quello prima lo guardò curioso e sorpreso, poi sorseggiò la sua birra e si schiarì la gola.
- Beh, ragazzo, se ti serve un hitman non credo che tu possa...-
- Non mi serve un cecchino, mi serve qualcuno di abbastanza grosso da riuscire a mettere Ko uno che conosco. Allora, puoi aiutarmi o no?- domandò secco il rosso. L’uomo sorrise per poi ingollare un'altra sorsata di birra.
- Allora se ti serve qualcuno “grosso”, direi che il posto adatto a te è la Fogna delle Anime. Lì troverai chi cerchi...- rispose l’uomo prima di ordinare un altro drink.
Alfa ghignò sotto i baffi e  poggiò sul tavolo un bel po’ di banconote.
- Pago anche il suo, fatti un giro, amico...- concluse il rosso rivolto all’uomo prima di uscire dal bar, seppur mezzo ubriaco e con la testa che girava.
Quindi, adesso il suo obbiettivo era la Fogna delle Anime.
Ma che nome adorabile.
 
Quello che spacciavano ancora per magazzino non era altro che lo scheletro di un edificio con dei muri pericolanti che a stento riuscivano a reggere il peso della struttura. Era entrato all’interno e subito aveva notato tipi poco raccomandabili chiacchierare sommessamente tra loro, non calcolandolo per nulla. Il rosso vide subito in fondo alla stanza un ammucchiarsi continuo di gente, così decise di seguire la folla.
Una leggere musica rap di sottofondo e due uomini che si fronteggiavano. Uno era magro, quasi denutrito, mentre l’altro era una montagna di muscoli ambulante. Il ragazzo, il moro, aveva una benda sugli occhi, chissà come faceva a vedere con quella cosa in faccia. Il combattimento iniziò e subito il giovane dovette incassare un bel po’ di colpi.
Alfa lo vedeva stramazzare al suolo, con il sangue che fluiva dalla bocca sul collo, fino al torace e seguendo la linea dei muscoli ben allenati degli addominali, continuando a scorrere lungo quel percorso a dir poco seducente.
Alfa si leccò le labbra famelico.
Un’altra preda piuttosto invitante, non c’è che dire, al pari della rossa.
Curiosamente, nonostante sembrasse debole ad occhi inesperti, il moro riuscì a stendere con un colpo il gigante. Ma fu quando il ragazzo bendato si fiondò sull’uomo ormai inerme e cominciò a picchiarlo selvaggiamente che il rosso si stupì come non mai. Furono necessari due uomini che pestassero per bene il moccioso per farlo smettere e crollare a terra con del sangue che gli macchiava le bende.
La folla cominciò subito a disperdersi, ma Alfa non si mosse di un millimetro, anzi, andò dal moro.
Gli tese una mano sorridendo, ma ovviamente quello non avrebbe potuto vederlo dato che era bendato.
- Io posso farti avere quello che tu non riesci ad ottenere...- furono le uniche parole che disse. Non era necessario niente di più, niente di meno.
Il moro si alzò aiutato dal rosso, ma appena fu in piedi quasi ricadde nuovamente a terra a causa dei colpi. Alfa lo sorresse e lo aiutò a camminare.
- Mi chiamo Alfa, ed ho bisogno del tuo aiuto, sei disposto a darmi una mano?- domandò il rosso rivolto al moro. Quest’ultitmo sputò per terra del sangue e cercò di pulirsi la bocca con il dorso della mano.
- Che ti serve?- chiese secco.
Alfa sorrise.
- Ho bisogno che mi fai fuori un tizio, ne sei in grado...?- continuò ghignando il rosso. Il ragazzo annuì.
- Non sono un idiota, so come mettere al tappeto un uomo. Ma che cosa ci guadagnerei a farlo?- domandò scorbutico.
Alfa si avvicinò al volto del giovane.
- Oh, ci guadagneresti – gli soffiò provocante in un orecchio.
Era praticamente fatta.


COMMENTO AUTRICE SCORBUTICA E TERRIBILMENTE EGOCENTRICA      
Welà, jente.
Mi sono preparata a dovere per il test di italiano a domani.
Se vinco, andate su youtube e vedrete il video di una ragazza che balla nuda a scuola.
Si, sono io.
Comunuqe, ero molto indecisa se fare il prossimo capitolo ( sarà una Filler, insomma, un capitolo non proprio fondamentale per la trama complessiva) di rating rosso per contenuti sessuali (avrete capito chi saranno i personaggi, no? )
Quindi, ditemi voi...
                                            

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Capitolo 21
*** Castle of glasses ***


Neko si era trascinato faticosamente all’appartamento del ragazzo che l’aveva intercettato alla Fossa delle Anime. Fu piuttosto faticoso e doloroso muoversi dopo quella serie di colpi che aveva preso. Gli usciva ancora un po’ di sangue dagli occhi, ma alla fine anche quello si sarebbe fermato.
Il suo accompagnatore invece aveva un che di sinistro, ma anche di familiare. Non sapeva bene come descriverlo  ma “Alfa”, come si era presentato quel tizio, sembrava che lo conoscesse da anni. Sentiva sulla pelle dei brividi ogni volta che lo toccava. Era come se toccasse brace bollente, non era capace di descriverlo, no di certo.
Ma anche il digiuno si fece sentire. Ogni minuto che passava si sentiva più debole e più arrabbiato. Pensava che se era ridotto così la colpa era di tutte le persone intorno a lui.
Poco male, si sarebbe sfogato ammazzando il tipo che Alfa voleva fare fuori.
- Hey, moretto, ce la fai o devo sollevarti di peso?- lo sfottè il rosso. Neko grugnì in risposta, spostandosi dal giovane e cercando di reggersi in piedi da solo. Purtroppo per lui, le sue gambe non resistettero e per poco non cadde a terra. Alfa l’aveva preso all’ultimo secondo ed ora lo tirava su.
Con un calcio, il rosso aprì la porta dell’appartamento e con un altro colpo la chiuse. Il moro si accasciò sul divano al centro della stanza e non sembrava particolarmente impressionato dal sangue e dagli organi quasi marciti sul fondo della stanza. Semplicemente cercò di rilassarsi appoggiandosi ai comodi cuscini e cercando di sopprimere il dolore che lo martellava alle gambe.
- Sai...faresti bene a mangiare qualcosa...- gli disse Alfa porgendogli del pane. Il moro sbuffò e si girò di fianco.
- Non ho bisogno dei tuoi stupidi consigli, mammina...- rispose impertinente l’altro accoccolandosi su sé stesso. Il rosso alzò seccato un sopracciglio.
- Se non mangi non sarai abbastanza in forza per lottare- lo rimbeccò nuovamente. Neko tossì un paio di volte, ma scosse la testa.
- Non ho fame. Non rompermi i coglioni, io faccio il mio lavoro e basta. Piuttosto, come hai intenzione di ripagarmi? Avevi detto che mi avresti dato qualcosa di importante...- continuò il moro, grattandosi la testa con una mano per poi asciugarsi il sangue che colava dalle bende.
- Già, sono un tipo che mantiene le promesse. Prima però mangia – disse di nuovo il rosso, avvicinandosi al divano e sedendosi su un bracciolo.
- Ho detto di no...- rispose irritato Neko. Alfa sospirò.
- Allora non mi lasci altra scelta...- disse alzandosi.
Il moro non  si accorse di nulla finchè non sentì qualcosa legarsi intorno alla sua gola. Un cappio gli venne annodato intorno alla giugulare e venne trascinato sul pavimento.
- Ma che cazz...- la corda fece il giro del suo esile corpo e gli bloccò i polsi dietro alla schiena. Le corde strofinavano dolorosamente sulle mani facendolo ululare.
Era legato come un salame, completamente bloccato e con la vista ottenebrata. Sentì delle dita sfiorargli i capelli ed accarezzarli dolcemente, per poi prenderli e tirarli con violenza.
- Quando io dico una cosa, tu devi farla o ti ammazzo, stronzetto – gli sussurrò ad un orecchio Alfa, tirandogli i capelli ogni volta ch pronunciava una parola per fargliela entrare nel cervello.
Neko sentì il fiato caldo del rosso sul collo, bollente come l’inferno. Una serie di brividi si irradiarono da quel punto, facendo tremare di impazienza il giovane.
Ma impazienza di che?
Alfa avvicinò il viso al capo dell’altro e con fare sensuale gli leccò il lobo dell’orecchio. Il moro percepì nitidamente ogni lappata, ed ogni volta che la lingua dell’altro si poggiava sulla sua pelle desiderava che lo facesse un’altra volta. Solo quell’azione gli piaceva da impazzire, e poco importava che fosse un uomo a sedurlo. Del resto, se non contava le “squillo”, lui non era andato a letto con nessuno.
Nessuno che lo facesse eccitare e divertire per davvero.
Il rosso gli fece tirare il capo indietro mettendo in bella mostra il collo, segnato da una striscia bluastra dove si era posata la corda.
Era così invitante.
Alfa senza pensarci due volte gli diede un leggero morso, lasciando una chiazza rossiccia. Vi passò poi la lingua, percorrendo la scia del livido che gli aveva procurato fino a risalire ai lineamenti del viso. Erano così delicati, eppure così virili, semplicemente perfetti. Posò lì dei baci appena appena trattenuti, quasi come se stesse baciano una bambola candida di porcellana che al primo tocco si sarebbe rotta.
Passò le dita sul viso, tracciò il percorso che compiva la vena del collo, fino alle spalle, infilandosi sotto alla maglietta sporca di sangue del ragazzo. Toccò i muscoli ben formati, solidi, tenaci a non cadere mai. Scese ancora, arrivando al torace largo, sentendo al di sotto del quale batteva febbrilmente il cuore, sul limite di scoppiare. Più  a lato le costole si profilavano attraverso la pelle, attraverso i muscoli anche qui tonici, anche se più sottili, ma ugualmente resistenti. Più in giù vi era lo stomaco, che non veniva riempito da troppo tempo e che reclamava del cibo.
Il moro reclinò il capo a quei tocchi, lasciando che i capelli lisci gli arrivassero sopra agli occhi, ormai del tutto immersi nell’oscurità. La sua mente era totalmente concentrata nel percepire quelle dita affusolate che esplorava e tastavano il suo corpo, per la prima scosso tra tremiti di piacere.
Nessuno si era mai interessato così al suo fisico.
Nessuno lo aveva studiato così da vicino e con tanta bramosia.
Nessuno l’aveva mai fatto sentire così, come una pecorella in mano al lupo cattivo, pronta a morire ad un morso del predatore.
Anche se in fondo gli piaceva. Gli piaceva essere completamente in mano a quel ragazzo, a quell’assassino. Finalmente qualcuno che non fosse lui stesso a preoccuparsi della sua vita. Che il rosso facesse quel che voleva con il suo corpo, l’importante era che lo considerasse, che non piegasse il capo quando lo vedeva o che distoglieva lo sguardo.
Voleva esistere almeno per una persona.
Un gemito scappò dalle sue labbra quando le dita raggiunsero la linea del bacino, accarezzando le ossa sporgenti e la linea che scendeva verso il basso. In contemporanea Alfa avvicinò il proprio viso al suo, strofinando dolcemente i loro nasi e facendo sfiorare le loro labbra. Neko si sentiva parte di quel gioco, la sua parte era quella di chi non doveva mai prendere l’iniziativa: era il suo “padrone” che doveva ordinargli se respirare o smettere di vivere, non voleva avere nessun pensiero, solo obbedire.
Obbedire ciecamente.
Mai, mai si sarebbe permesso a leccare e mordere la bocca dell’altro senza che questi gli desse il permesso.
Alfa senza pesarci due volte si fiondò sulle sue labbra, coinvolgendo il moro in bacio bollente e passionale. Le lingue subito si intrecciarono combattive, scivolando l’una sull’altra in una danza eccitante e senza esitazione.
Il rosso precipitò le sue falangi sottili sul cavallo dei pantaloni dell’altro, massaggiando ritmicamente ai baci che i due si davano. Quando dovettero staccare le bocche per respirare, Alfa potè contemplare l’espressione compiaciuta ed arrossata del moro, pronto e voglioso di ricevere altre attenzioni dal ragazzo.
Non c’erano bisogno di parole, solo i loro gesti riuscivano a comunicare all’amante quello che entrambi desideravano.
Alfa tolse la maglietta dal corpo del ragazzo, usandola per stringere la presa delle corde sui polsi. A sua volta si tolse la felpa, restando entrambi così a petto nudo.
Nuovamente si catapultò bramoso sulla bocca del ragazzo, tracciandone l’interno con la sua lingue. Sentì il sapore di sangue, il sapore di tutte le battaglie che il moro aveva affrontato, vinte o perse. Sentì l’odio, la rabbia, la furia che aveva trattenuto dentro di sé per tutti quegli anni, sentì il potente desiderio che aveva in quel preciso istante. Un desiderio così forte da coinvolgere persino tutti i sensi del rosso.
Alfa riprese a massaggiare con le dita il cavallo dei pantaloni dell’amante, decisamente troppo stretto per l’erezione prepotente del ragazzo che lui stesso gli aveva provocato. Abbassò il viso per osservare meglio il delinearsi dell’asta dell’altro contro l’indumento, quando Neko posò la testa nell’incavo del suo collo. Il moro strofinò le guance e le labbra contro la pelle calda dell’assassino, lasciando di tanto in tanto qualche dolce bacio sulla spalla.
Solo in quel momento Alfa si rese conto di come la bocca dell’altro fosse gelata contro il suo corpo. Un brivido di piacere si dileguò da quella zona, irradiandosi per tutte le fibre del corpo del rosso, facendolo tremare di piacere. Neko mugolò come un gatto, leccando in modo riverente il petto, per poi scendere fino all’ombelico. Qui inserì più e più volte la lingue mimando l’atto della penetrazione, facendo così gemere per la prima volta Alfa. Non si fermò però qui, si abbassò ancora di più, fino a inumidire con la lingua le linee che scendevano fino all’inguine. Prontamente il rosso lasciò la prese sui pantaloni del moro e si slacciò i propri, gettandoli in un angolo della stanza e macchiandoli di sangue. Rimasto in boxer, Alfa aspettava in silenzio che l’altro si muovesse.
Neko si gettò contro l’erezione dell’altro, strofinandoci il viso e tirando di tanto in tanto la stoffa aderente con i denti. Sottomesso, leccò attraverso l’indumento l’asta del ragazzo che al contatto ansimò di piacere, avvicinando il proprio bacino contro il giovane. Il moro inaspettatamente però si rialzò in ginocchio, lasciando l’altro completamente insoddisfatto e voglioso.
Alfa decise di vendicarsi e prese un coltello lasciato chissà quando ai piedi del divano. Tagliò di netto le corde e le lasciò scendere sensualmente sul corpo minuto del ragazzo. Con la lama in mano si avvicinò a Neko e la fece scivolare sulla pelle calda, delineando dei cerchi lungo il torace e lo stomaco. Il coltello salì per arrivare alla base del collo. Qui fece un’incisione non troppo profonda, ma quel che bastava a far spillare del sangue. Subito il rosso ingoiò quel liquido rosso così dolce, passando la lingua più e più volte sulla ferita aperta. Neko gemette forte ogni volta che il taglio veniva umidito, arrivando perfino a gridare quando l’altro lo morse forte.
Alfa spinse il ragazzo a terra, facendo aderire la schiena del moro contro il pavimento. Il sangue spillò lentamente dalla ferita, scivolando sensualmente lungo il corpo del ragazzo. Il rosso si abbassò su di lui e leccò la scia rossa fino ad arrivare all’inguine. Senza pensarci troppo sbottonò i pantaloni e li abbassò, liberando leggermente il membro eretto dell’altro. Neko non emise un fiato, aspettava semplicemente che il suo “padrone” decidesse cosa fare.
L’assassino decise di non essere troppo cattivo contro il suo sottoposto, decidendo così di non torturalo e togliendo subito anche i boxer del ragazzo. Davanti a lui svettò l’erezione del moro, che arrossì imbarazzato dalla situazione. Alfa prima di iniziare risalì fino al volto del giovane e lo baciò con passione, come a volerlo rassicurare.
Non lo preparò neanche. Non cominciò con la mano e nemmeno lo toccò timidamente con la bocca come chiunque si sarebbe aspettato facesse. Si precipitò subito su di lui e lo ingoiò tutto, stringendo forte tra le labbra il membro del ragazzo, facendoselo arrivare info in gola.
Neko urlò forte, invaso all’improvviso da un piacere così devastante da lasciarlo senza fiato. Il torace per un paio di minuti non si rialzò, sospeso in quel mare di sensazioni. Alfa succhiò avidamente, facendo poi su e giù con la bocca e seguendo il movimento delle labbra con le mani. Non avevano neanche iniziato che subito il moro si sentì allo stremo ed al limite. Il piacere crescente che si diradava dal suo bassoventre fino al cervello gli annebbiava la mente. Nessuno donna l’aveva mai fatto sentire così alto, così perso nelle sue emozioni da sentirsi quasi un drogato. Scosse più volte la testa per cercare di recuperare anche solo un grammo di lucidità, quando venne di scatto nella bocca del rosso. Il piacere che ne derivò era così malsano, così coinvolgente e caldo che Neko si sentì soffocare. Alfa fu costretto a piegarsi sul ragazzo ed a infondergli nelle labbra un soffio di aria. I polmoni di Neko ripresero a funzionare, anche se si sentiva ancora intorpidito e scosso dalla moltitudine di piaceri che ancora non avevano smesso di percorrere il suo corpo. Ansimò più volte e non protestò per nulla quando venne rivoltato a pancia in giù. Sapeva perfettamente che cosa lo aspettava, e se ne compiaceva.
Alfa si tolse anche l’intimo e rimasero entrambi nudi. Il rosso si appoggiò sull’amante, strusciando pelle su pelle e contorcendosi ogni qualvolta che i due si toccavano. Era come se una scintilla d’elettricità li unisse, facendoli sobbalzare quando si sfioravano. Alfa iniziò a leccare voglioso la schiena del ragazzo.
Le scapole, la spina dorsale, i fianchi, scendendo fino all’attaccatura del bacino ed arrivando in mezzo alle gambe.
Neko alzò in alto il bacino con fare sensuale per facilitargli il lavoro.
Il rosso inserì la lingua nel ragazzo che sussultò a causa dell’intrusione. Non sentì fastidio, era ormai così abituato dal dolore da esserne quasi assuefatto. L’assassino lappava con tutta la concentrazione che poteva metterci, cercando di far allargare e rilassare il muscolo. Quando credette che potesse essere sufficiente si alzò sulle ginocchia e cercò di entrare nel giovane. Con uno scatto lo penetrò del tutto, facendogli inarcare la schiena dal piacere. Con una sola spinta raggiunse la prostata del moro, che gemette in modo osceno a bocca aperta ogni volta che veniva violato. Si sentiva una puttana, e quel pensiero non faceva che eccitarlo ancora di più.
I due corpi si muovevano all’unisono, i gemiti lasciavano le loro labbra negli stessi istanti ed il piacere si irradiava in entrambi nello stesso modo. Sembravano quasi fatti per incastrarsi a vicenda, come i pezzi di un puzzle.
Vennero insieme, macchiandosi entrambi dei loro sbagli.
Privati di ogni forza, si accasciarono sul pavimento.
Senza una parola, nel più totale silenzio.
Del resto, a cosa servivano le parole adesso?
Sprofondarono nel sonno entrambi senza accorgersene, totalmente soddisfatti e con l’anima, per una volta, felice e sollevata.



Commento di Juli-chan ( ponci ponci popopò) 
Capitolo dedicato interamente a ShinigamiGirl ed ai suoi rating arcobaleno.
Maledico dieci volte internet che ha deciso che la sua vita non ha senso e ci ha lasciato.
Anzi, MI ha lasciato...

'sti modem so' tutti froci...

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Capitolo 22
*** Price tag ***


Quando Alfa si svegliò era ancora disteso sopra a Neko, con la testa che gli girava, completamente nudo. Il moro sotto di lui non si era ancora svegliato, ma il ragazzo poteva vedere nitidamente la pelle alzarsi ed abbassarsi sopra alle ossa affusolate del suo corpo.
In un modo inaspettatamente dolce, il rosso gli accarezzò la schiena, percorrendo con le dita la spina dorsale. Appoggiò la testa contro i capelli dell’altro, annusando un vago profumo di fragola, nascosto dal penetrante odore di sangue e sudore. In quel momento però una curiosità gli salì su per il cervello e si trasformò in bruciante desiderio.
Voleva come erano gli occhi di Neko. Sollevare quelle bende arrossate e scoprire cosa celavano con tanta segretezza.
Senza svegliarlo, sciolse il nodo che teneva unite le due estremità della medicazione, facendola scivolare lungo il viso del moro, finendo direttamente tra le sue mani. Con la massima delicatezza il giovane voltò l’amante e vide finalmente il volto senza bende del ragazzo. Senza quei pezzi di stoffa bianchi, sembrava persino più bello.
- Neko...- gli sussurrò all’orecchio. Questi mugolò scontento.
- Che c’è?- domandò in risposta il moro. Alfa sorrise.
- Apri gli occhi...- continuò l’altro.
Il giovane scosse la testa.
- No- disse secco.
- Perché?-
- Perché fanno paura-
Sembrava un bambino dicendo così quello che in realtà intendeva. Voleva avvertire Alfa che i suoi occhi non facevano solo paura, ma erano orribili e disgustosi. Rossi come quelli di un demonio.
- Per favore – lo supplicò Alfa che cominciava ad innervosirsi ma manteneva la calma :- Te lo chiedo io, fammi questo piacere...- lo implorò di nuovo il rosso.
Neko timidamente spalancò le palpebre e vide per la prima volta davanti a sé il ragazzo con cui era andato a letto la notte prima.
Non era molto diverso da come se lo era immaginato, ma la cosa che lo colpì più di tutte furono i suoi occhi. Uno verde e l’altro blu. Strani e inusuali come i suoi.
Alfa d’altro canto osservava compiaciuto le iridi rosse fuoco del giovane sotto di sé. Erano spaventate, terrorizzate, tristi, addolorate. Comunicavano una disperazione che le parole non sarebbero mai riuscite ad esprimere.
Quelle tre tonalità diverse di colori riuscivano a trasmettere dall’uno all’altro i reciproci pensieri.
Alfa vedeva bene l’orgoglio ferito di Neko. Era stato sottomesso, era stato vinto. Non aveva lottato neanche un secondo contro il suo destino e si era lasciato andare. Aveva permesso che il rosso facesse qualsiasi cosa del suo corpo, e non si era lamentato neanche una volta. Ma solo la sensazione che qualcuno, per la prima volta, lo considerasse qualcosa di più di un mostro, ripagava tutti quei torti subiti.
Il moro invece era confuso. L’occhio verde, un verde smeraldo così acceso da sembrare innaturale, era criptico, impossibile da capire o da comprendere. L’altro, chiaro ed azzurro come il mare, sembrava felice, rassicurante.
I suoi occhi erano così brillanti, sembravano fatti di vetro come quelle delle bambole.
D’improvviso il rosso si alzò, rompendo quell’equilibrio che si era venuto a creare.
Neko si girò pigramente sul fianco e seguì la figura del ragazzo fino al lato della stanza. Ora che poteva vederlo con tranquillità gli sembrava piuttosto...bello. Era aggraziato, con le gambe sottili e le braccia affusolate che gli pendevano ai fianchi. Gli sembrava particolarmente attraente, e si stupì lui stesso di quel pensiero, anche se era certo che non era la prima volta che si mostrava nudo sotto gli occhi di qualcuno e sapeva bene che i sentimenti che provava per il rosso erano a senso unico. Per Alfa era solo un giocattolo da manipolare, non era così stupido da non arrivarci, ma a lui stava bene. Non gli importava che l’altro non provasse emozioni nei suoi confronti, l’importante era che per almeno qualcuno lui esisteva, che non era una nullità assoluta. Era questo che si sentiva, uno schifo sputato sul marciapiede.
A quelle considerazioni  si rannicchiò portandosi le gambe al petto ed abbracciandosele.
Alfa si piegò e raccolse i pantaloni lanciati ore prima alla cieca nella furia della passione. Sui jeans svettava una macchia di sangue raggrumato. Bestemmiando ed imprecando arrotolò l’indumento e lo gettò sul divano.
Neko tremò.
- per te io valgo qualcosa?- domandò con voce rotta verso l’altro. Il rosso si dimostrò piuttosto sorpreso a quella domanda, non se la aspettava. Non avrebbe mai creduto che un ragazzo che era capace di sistemare per le feste Mister Muscolo fosse così insicuro di sé e fragile. Certo, questo lo rendeva ancora più adatto ai suoi scopi, rendendogli più facile manipolarlo, ma in fondo provava un certo senso di pietà per quel giovane. Sorridendo si avvicinò al moro e si inginocchiò di fronte a lui. Neko lo guardava spaesato come un gattino, con il viso proteso in alto come se aspettasse una qualche magia da Alfa.
Quest’ultimo si limitò semplicemente ad allungare una mano ed ad accarezzargli gentilmente una guancia.
Non seppe perché, forse per l’emozione, ma delle gocce di sangue cominciarono a scendergli dagli occhi. Neko scosse la testa cercando di pulirsi dal liquido rosso, ma il rosso lo trattenne. Con un bacio lavò via le lacrime color carminio per poi appoggiare la testa contro quella dell’altro.
- Allora, mi aiuterai? Sai che posso darti quello che desideri, te l’ho mostrato, ora non ti resta che uccidere quel bastardo. Lo farai? Lo farai per me?- gli chiese con voce dolce il rosso, ben sapendo di come lo stesse usando.
- Si, lo farò...ma mi prometti che dopo che avrò finito non mi metterai da parte?- ora sembrava per davvero un gattino dal pelo nero arruffato. I due sfiorarono i loro visi, per poi distendersi l’uno accanto all’altro per terra.
 
 
 
 
 
4 DAYS BEFORE...
 
Matt imprecò a gran voce. Nella sua sfilza di parolacce ci infilò anche qualche bestemmia, ma cercò di non farsi sentire troppo dall’amico, seriamente occupato a capire se ci si potesse veramente fidare di quella castana fuori di testa. Melissa dal canto suo stava osservando con curiosità una pistola 6mm, tastando deliziata il grilletto.
- Porca puttana troia, questo cazzo di DS ha deciso di non salvarmi i progressi. Fottuto stronzo, ci avevo messo tre anni per andare avanti in quel  livello di merda ora devo cominciare da capo... – e così continuava imperterrito il rosso, furioso ed al contempo seccato.
Mello non ci fece caso e continuò ad osservare sospettoso la giovane.
- Allora, come hai intenzione di aiutarci?- disse il biondo addentando famelico una tavoletta di cioccolato ma mantenendo sempre gli occhi sulla ragazza. Quest’ultima fece spallucce.
- Oh beh, lavoro in una discoteca. Vedrò quello che posso fare...- rispose con un sorriso prima di alzarsi e mettere la pistola nei pantaloni.
- Hai intenzione di tenertela quella? – domandò nuovamente il giovane indicando l’arma. La castana annuì.
- Ovvio, non voglio che mi sparino. Vabbè, ci vediamo...- tagliò corto lei dirigendosi verso la porta.
Il ventenne si alzò e le bloccò la strada.
Matt si contorse in preda alla rabbia e sussurrò altre bestemmie.
- Dove hai intenzione di andare? Non puoi uscire così come ti va- sottolineò il biondo addentando nuovamente la cioccolata. Melissa sorrise ancora una volta.
- Ma alla discoteca, ovvio. Non volete più le vostre preziose informazioni? – disse lei mettendo il broncio. Il ragazzo sbuffò e la lasciò passare. La donna gli fece l’occhiolino per poi abbassare la maniglia, attraversare la porta per poi chiuderla.
Matt era ancora sprofondato nel divano e cercava di far funzionare la console.
- Mapporcaput...- sussurrò tra sé battendo ripetutamente la mano a lato del Nintendo Ds, ma questi non ne voleva sapere di salvare.
Mello pensò che forse era meglio se lei seguisse la castana. Non voleva certo che si mettesse nei guai. Così sarebbe anche stato sicuro che non avrebbe nascosto loro niente. Inoltre se avesse trovato una pista buona sarebbe stato ancora più utile pedinare l’informatore e, con qualche mazzata, farsi dire di più. Non c’è da pensarci, per una volta una donna si rendeva utile.
- Matt, io esco...- disse subito il giovane prontamente andando via. L’ultima cosa che si sentì fu un pezzo di cioccolata spezzato e mangiucchiato.
Il viso di Matt si illuminò di felicità.
Era riuscito a salvare i progressi del gioco. Respirò sollevato e si guardò intorno.
Rimase sorpreso.
- Ehi, dove cazzo sono tutti? Mi hanno lasciato da solo? – si domandò perplesso.
Nessuno gli rispose, così lui fece spallucce e continuò il livello successivo.
 
Melissa si snodò per tutta la sua lunghezza sul palo, girandoci poi attorno ed aggrappandosi ad esso.
Stava seguendo fedelmente il ritmo della musica ed a volte chiudeva persino gli occhi sognante, gustandosi le note alte e profonde della discoteca. Le luci stroboscopiche danzavano in tutta la stanza, illuminando di tanto in tanto i volti di alcuni uomini muscoli, tutti e tre seduti intorno ad un tavolo con una birra in mano.
- Vi dico così, era un tizio alto, molto magro, con i capelli arruffati neri e la pelle bianca come il latte. Non sembrava molto forte a prima vista, ma vi giuro che con un paio di mosse è subito riuscito a mettere KO un tizio il doppio di lui. Non avrei scommesso una sola lira su quel tipo, ma se l’è cavata- disse l’uomo urlando e bevendo dalla birra.
Mello aveva sentito tutto.
Capelli neri arruffati. Pelle bianchissima. Alto. Che non sembra forte ma è riuscito a mettere Ko un tizio grosso.
Se non si sbagliava, era l’esatta descrizione di L.
Si avvicinò ancora di più agli uomini, ascoltando attentamente.
- Si, vi dico, con un solo colpo. Era una furia. Sono sicuro che alla Fogna delle Anime non ci sia mai stato un mingherlino così cazzuto – urlò l’uomo prima di scoppiare in una fragorosa risata.
Fogna delle Anime, eh?
Era tutto ciò di cui aveva bisogno di sapere.
Senza degnare neanche di uno sguardo la castana uscì dal locale. A giudicare dall’aspetto di quei tizi molto probabilmente questa Fogna delle Anime si trovava nella Downtown. Con passo svelto cominciò a camminare per la strada, dando occhiate sfuggenti ai suoi lati. Improvvisamente ci fu qualcosa che attirò irresistibilmente la sua attenzione.
Una moto sportiva, nera, con la vernice appena passata che luccicava. I cerchioni scuri, la carrozzeria affusolata e i pneumatici striati.
Una vera bellezza.
Senza neanche fermarsi a controllare se ci fosse qualcuno nelle vicinanze, si avvicinò al mezzo e vi salì. Le chiave erano rimaste nella toppa, un qualche coglione aveva lasciato incustodita quella meraviglia.
Partì subito in quarta, sentendo improvvisamente dietro le urla furiose e disperate di un qualche coglione.
Senza neanche mettersi il casco, il ragazzo sfrecciò per le vie della città.
Assaporò dopo tanto tempo l’ebbrezza della velocità, il sentirsi la terra fuggire da sotto le ruote.
Senza neanche accorgersi era arrivato nella downtown, senza sapere neanche lui come. Mello rallentò e cominciò a scrutare guardingo la feccia che si aggirava in quei posti. Appena vide un uomo piuttosto muscoloso, alto ed abbronzato, non perse l’occasione.
- Hey, tu. Sai dove posso trovare la Fogna delle Anime?- domandò con fare seccato il biondo. L’uomo lo guardò storto, e senza neanche aprire bocca indicò la strada dietro di sé. Con un cenno del capo il ragazzo ringraziò per poi risalire di nuovo in sella.
Vagò per un po’ per le stradine strette e sporche, finchè non vide un gruppo di ragazzi che si avvicinavano ad un magazzino decadente e pericolante.
Frenò improvvisamente provocando una strisciata sull’asfalto. Abbassò il cavalletto e scese dalla moto facendo ben attenzione a mettersi le chiavi in tasca.
Appena entrò nell’edificio un odore di marcio e polvere gli entrò nelle narici, facendolo tossire. Due uomini, sopra ad una pedana lottavano tra loro, mentre una folla piuttosto numerosa strepitava in preda all’eccitazione. Mello sputò per terra disgustato da tutto quell’inutile clamore. Si mischiò a quella gente di malavoglia, cercando di trovare un “pollo” adatto a dirgli quello che gli interessava.
Un ragazzotto, più o meno sulla ventina, sembrava essere piuttosto annoiato anche alla vista di quello spettacolo. I capelli tinti di un colore bluastro, gli occhi del medesimo colore che scrutavano ogni volto, ogni cicatrice ed ogni ruga. Una barba rasata che gli incorniciava i tratti del viso facendolo sembrare più grande di quello che in realtà era. Un fazzoletto rosso legato al collo con maestria. Addosso aveva una camicia bianca con sopra un gilet con un cappuccio, un paio di jeans strappati legati alla vita da una cintura spessa in pelle.
Gli annoiati sono quella che la sanno sempre lunga, no?
Si destreggiò tra tutte quelle persone fino ad arrivargli abbastanza vicino da far in modo che riuscissero a sentire le loro reciproche voci.
- Stammi a sentire, moccioso. Alcuni giorni fa qui c’è stato uno scontro tra un tizio dai capelli neri, magrolino, con la pelle bianca. Tu sai per caso che cosa è successo dopo?- domandò il ragazzo con fare autoritario all’altro. Il giovane alzò la testa e squadrò Mello dall’alto al basso, sbuffando seccato.
- Perché ti interessa? Sei un cacciatore di taglie?- chiese a sua volta sospettoso. Il biondo sorrise compiaciuto, scuotendo la testa.
- No, lo sto cercando perché è un mio amico. Mi servirebbe sapere dov’è andato dopo...- spiegò il motociclista. Il ventenne mugugnò accendendosi una sigaretta e cominciando a tirare inspirando profondamente.
- Quello che so, è che quel tizio è stato pestato per bene da un paio di stronzi, poi è caduto a terra come un sacco di patate. Infine è arrivato un altro ragazzo che l’ha preso in spalla e se l’è portato via- disse il ventenne. Mello lo guardò non ancora soddisfatto della risposta cercò di ottenere più informazione.
- Che tipo era questo che si è portato via il mio...ehm....amico?- chiese nuovamente il biondo scoccandogli un’occhiataccia. L’altro sorrise ironico.
- E se te lo dico io cosa ci guadagno? – disse ridendo il ragazzo dai capelli blu. Mello stava per perdere la pazienza.
- Conosco anche una ballerina, ti prometto di fare due giri dentro di lei. Ti va bene, blu?- propose il motociclista.
- sta bene. Era un ragazzo sui diciassette anni, forse diciotto, con i capelli rossi come il fuoco, un occhio blu e l’altro verde. Più di questo non saprei dirti. Quando sono usciti sono andati verso l’Uptown, nella parte occidentale credo. E’ tutto – concluse il ragazzo tirando un’ultima boccata alla sigaretta. Mello annuì, ringraziando sottovoce.
Uscì dal locale proprio quando le urla esplosero. Uno dei due contendenti era con tutta probabilità caduto a terra ed aveva perso.
Poco gli importava di tutto ciò.
“ Chi cazzo può essere quel rossiccio di cui o sentito parlare? Forse Matt ne saprà qualcosa”
Pensò tra sé saltando sulla motocicletta e dirigendosi verso il suo appartamento.


Commento di Juli-chan
Pardon per il ritardo, ma ho avuto un botto di cosa da fare.
Purtroppo non sono arrivata prima al concorso del Lazio, ma terza, sono stata battute da due ragazze del secondo classico
MA LA PROSSIMA VOLTA VINCERO'!!!!!
Vabbuòh...credo che Alfa stia diventando col tempo sempre più stronzo, o è solo una mia impressione.
Invece non mi aspettavo un Neko così ingenuo, ma si sa, la solitudine è il peggior nemico.

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Capitolo 23
*** Papercut ***


Alfa e Neko, fianco a fianco, osservavano con circospezione la gente che passava per la strada. Non sembrava esserci molta agitazione quella mattina. Il moro invece era parecchio eccitato anche solo a fiutare l’odore dell’altro, avvicinandosi a lui di tanto in tanto per inspirarne un po’.
Alfa invece sembrava non notare per niente l’amico, troppo concentrato sull’edificio che aveva davanti. Era esattamente l’appartamento della rossa e di BB. Aveva portato con sé Neko così che, appena l’assassino fosse uscito, il primo avrebbe potuto seguirlo mentre lui sarebbe salito nell’appartamento ed avrebbe rapito la ragazza.
L’unica pecca era che ci voleva era il tempo. B non sembrava uscire spesso, e la cosa stava infastidendo davvero il rosso.
“Sono passate esattamente due ore, cinquantasette minuti e ventidue secondi da quando siamo qui e nessuno è ancora uscito. Ma che diavolo staranno facendo lì dentro?” pensò Alfa piuttosto seccato.
Neko capì l’umore piuttosto seccato dell’altro e non fece domande. Aspettò semplicemente che fosse il rosso a parlare, non aveva alcuna intenzione di disturbare i pensieri dell’altro.
Improvvisamente una figura esile ed alta uscì dalla palazzina. Gli occhi di Alfa si illuminarono famelici.
- Neko, è quello lì il tizio che devi trattenere. Cerca di non ucciderlo, ma se proprio devi, fai pure – disse il rosso prima di muoversi verso l’appartamento. Il moro aspettò qualche secondo, tenendo sempre d’occhio l’uomo che gli aveva detto di tenere impegnato.
Era pallido quanto lui, ma almeno i capelli di Neko erano ben pettinati.
Si sollevò un attimo le bende e lo osservò più attentamente.
Se le abbassò subito dopo e cominciò a pedinarlo.
Cercò di mischiarsi alla gente, cercando di non farsi notare troppo e soprattutto di non farsi notare da lui.
Sembrava andare piuttosto di fretta, chissà fin dove l’avrebbe portato. Neko cercò di sbirciare che cosa avesse in mano.
Era una scatola.
Ma che cosa diavolo ci faceva una scatola in mano sua? Era diventato per caso un postino.
“ Mhh, ma chi se ne frega dai...”pensò scuotendo la testa.
Alfa voleva che lui lo tenesse impegnato per un’oretta circa e così avrebbe fatto. Voleva a tutti costi dimostrargli che non si era sbagliato scegliendo lui.
B si voltò un attimo per scrutare la strada ma non parve notarlo troppo. Riprese subito infatti a camminare spedito, diretto verso la periferia della città. Neko lo seguì altrettanto veloce, ma quando di nuovo sbirciò tra le sua mani non vi vide più la scatola.
“ Come...coma cazzo ha fatto?” si domandò confuso. E poi, dove diavolo stava andando?
Improvvisamente il moro svoltò entrando in una stradina piuttosto stretta. L’altro decise di non seguirlo subito, altrimenti B avrebbe capito subito che lo stava pedinando.
Aspettò un minuto, per poi svoltare anche lui.
Fu un istante, neanche se ne accorse.
Una mano si strinse a morsa sul suo collo sbattendolo con forza al muro.
- Guarda guarda, eheheheheh...guarda chi trovo a pedinarmi. Chi sei, moccioso, chi ti manda?- domandò Beyond sfoderando dai Jeans un coltellaccio da cucina.
Il moro cambiò espressione. Da sorpresa che era divenne tirata, fredda.
Velocissimo slittò dalla presa e si abbassò subito dopo. Senza aspettare tempo diede un pugno allo stomaco del ragazzo che si piegò in due dal dolore. Neko si alzò di nuovo e sferrò un altro pugno, stavolta al volto. Beyond fu abbastanza svelto da evitarlo e riuscì a parare il colpo con la lama del coltello.
Neko sgusciò via ed indietreggiò fino ad arrivare più o meno a qualche metro dall’assassino.
- Chi mi manda non sono fatti tuoi...- disse acido prendendo lo slancio per lanciarsi contro all’avversario. Quest’ultimo scartò di lato appiattendosi contro al muro. Neko perse l’equilibrio e si sbilanciò di lato.
Beyond approfittò di quel momento e sferrò un altro attacco. Con il coltello si avventò sul ragazzo e riuscì a conficcare la lama nel fianco di Neko. Il moro gemette dal dolore e cadde all’indietro. L’altro prontamente riuscì ad indietreggiare, mostrando di taglio il coltello coperto di sangue che gocciolava a terra. Il moro gemette ancora toccandosi con le dita la ferita al fianco. Era molto profonda, forse aveva raggiunto anche qualche organo, ma quel che era certo era che gli doleva da morire.
Ripensando ad Alfa però, con le ultime energie, riuscì nuovamente a rimettersi in piedi. Non poteva certo smettere di combattere adesso per un taglio al fianco, ed aveva promesso al rosso ti tenere impegnato B.
Anche a costo della vita.
- Complimenti moccioso. A quanto vedo sai incassare bene i colpi e mi stupisco che tu sia ancora in piedi. Ma dammi retta, tra poco non ci riuscirai più. Stai perdendo molto sangue, vero? –ghignò Beyond indicando lo squarcio nella pelle e la macchia rossa che si allargava sempre di più inzuppando la felpa del ragazzo. Neko deglutì, piuttosto preoccupato da come stesse andando lo scontro.
B non si fece aspettare oltre e si avvicinò svelto al ragazzo, agitando il coltello verso la giugulare del giovane. Quest’ultimo si abbassò subito scivolando a terra ed evitando per un pelo il colpo.
Fu una scene imbarazzante per entrambi.
B era praticamente schiacciato al muro, con la faccia di Neko a contatto con il cavallo dei suoi pantaloni.
Rimasero in quella posizione per qualche secondo, fino a quando Beyond con un calcio rispedì il moro dall’altra parte del vicolo contro il muro. Furioso, si avventò contro il nemico con il coltello in mano, pronto a ferrare il colpo di grazia. Fortunatamente il ragazzo bendato ebbe il tempo di accorgersi della situazione e chinarsi a terra, prendendo solo di striscio il colpo. Neko rotolò per terra e si posizionò poco lontano dall’assassino, cercando di formulare un piano decente di come riuscire ad ucciderlo.
“ Se fallisco, non solo non potrò più vedere Alfa in faccia, ma è possibile che questo tizio mi uccida. E’ un combattimento all’ultimo sangue, devo fare qualcosa “ riflettè osservando i movimenti dell’altro. Una goccia di sudore scese lentamente dalla tempia del giovane fino ai capelli color mogano.
Adesso.
Scattò fino ad arrivare vicino allo stomaco di Beyond. Lo colpì sotto le costole, le quali fecero un rumore piuttosto preoccupante e netto. Con tutta probabilità gliene aveva incrinate una o due con quel potente colpo. Dolorante, l’avversario puntò in alto il coltello e lo conficcò diretto nel fianco ancora sano di Neko. Quest’ultimo tossicchiò del sangue, per poi accasciarsi a terra e reggersi sulle ginocchia. Beyond approfittò della situazione e gli diede un ultimo calcio, spedendolo contro il muro.
Ghignando, Beyond si avvicinò alla vittima ormai impotente. Strisce di sangue cominciarono a colare dalle nuove ferite, mentre il petto del ragazzo bendato si sollevava in modo molto irregolare.
- Morirai dissanguato, non c’è motivo per cui mi debba sporcare le mani del tuo sudicio sange...- proferì Beyond guardandolo dall’alto.
Inoltre, c’era una cosa che lo preoccupava molto.
Se qualcuno aveva mandato quel ragazzino a combattere contro di lui per tenerlo impegnato, significava che aveva bisogno che lui non stesse a mettergli i bastoni dalle ruote. Quel qualcuno aveva un nome fin troppo familiare.
Alfa.
Capì che il suo obbiettivo era stato fin dal principio Stacey: aveva cominciato ad avere una strana ossessione per quella donna il rosso.
Ansimante, il moro uscì dalla strana, reggendosi con la mano l’addome dolorante. Riusciva a camminare a stento, fin troppo gli doleva quella zona ad ogni passo.
Anche se fosse stato l’uomo più veloce del mondo era troppo tardi per riuscire ad arrivare in tempo. L’unica cosa che gli premeva era per il momento mettere del ghiaccio sulle costole.
Sperò con tutto sé stesso che quella ragazzina riuscisse a sopravvivere.





 

Hallo...Author's comment
Siiii, lo so *schiva pomodori lanciati dai lettori*
Pardon, ma ho avuto un periodo scolastico di cacca, e non ho avuto tempo per scrivere. Adesso che sono iniziate le vacanze e non si fa nulla  e si ripassa, ho la possibilità di dare più attenzione a questo delizioso raccontino. 
Spero che i lettori di prima tornino o che, magari, ne arrivino di nuovi.
Comunque sia, preparatevi per un chap davvero spinto per il prossimo, declino qualsiasi infarto e collasso.

 

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Capitolo 24
*** Like a g6 ***


Neko era andato via con Beyond, quindi adesso aveva campo libero.
Controllò per un’ennesima volta l’orologio e notò che erano in anticipo di  un minuto e ventuno secondi su quello che si sarebbe aspettato. Sorridente, il rosso attraversò la strada e si fiondò subito su per le scale. Non era nella pelle, adesso che B era fuori sarebbe riuscito a completare i suoi piani.
Non aveva intenzione di ucciderla subito. Prima si sarebbe divertito a torturarla, e poi, quando avrebbe implorato la morte con le lacrime agli occhi, sarebbe stato gentile e l’avrebbe ammazzata.
Si sentiva un assassino, un omicida, e gli piaceva da morire.
Sorrise alla battuta e si ritrovò di fronte alla porta ben familiare dell’appartamento della rossa. Il giovane si abbassò alla serratura e vi inserì del fil di ferro. Dopo aver armeggiato un po’ si sentì un lieve click ed il portone si socchiuse. Rimanendo sempre chino, il ragazzo la sospinse ed entrò nella stanza.
La Tv era accesa, il volume a mille, con le immagini che scorrevano veloci sopra di essa. Era un film horror, pensò il rosso, davvero intonato alla situazione. Intorno al divano giaceva tre barattoli di marmellata vuoti ed altrettanti di miele. Un quarto barattolo pieno del liquido vischioso, di un bel colore dorato, stava sopra ad una pila di libri accumulata accanto al mobile. Sopra al coperchio del contenitore svettava un coltello molto grosso che i giapponesi utilizzano per il pesce, quasi simile a quello dei macellai.
“ Anche lei ha preso le sue misure” ghignò il giovane “Non importa, sarà ancora più divertente”.
Zampettò silenziosamente entrando nella camera. Prese dal retro dei jeans una corda piuttosto spessa e la impugnò con entrambe le mani. Si avvicinò ancora al divano e di scatto vi ci si fiondò contro.
Non prese nulla, andando a sbattere contro la fodera dei cuscini.
Stacey non era là.
- Ma che cazz...?- sentì un grido dietro di sé e vide la lama del coltello scendere verso di lui. Alfa scartò di lato ma troppo tardi: la ragazza gli aprì uno squarcio sulla gamba che partiva dalla coscia sino a sopra il ginocchio. Mugolando, il ragazzo fissò negli occhi castani la rossa.
- Brutto stronzo, ci hai provato di nuovo – sibilò lei brandendo di nuovo il coltello. L’altro sorrise ironico.
- Non ti preoccupare, puttanella, ci riuscirò stavolta – rispose prima di slanciarsi nuovamente contro la giovane. Quest’ultima vibrò il coltello nell’aria pronta ad attaccare di nuovo quando qualcosa la fermò. Con stupore vide il rosso davanti a sé stringerle con una mano sul polso così forte da lasciarle un livido.
- Come ho già detto, stavolta ci riuscirò, e non sarà Beyond a fermarmi...- sorrise prima di sfilarle il coltello e puntarglielo alla gola. Tutto questo era successo in così pochi secondi e così tanto in fretta che Stacey non aveva avuto ancora il tempo di metabolizzare il reale pericolo della situazione.
- La realtà è che sei talmente idiota da non saper che B verrà qui e ti umilierà come la volta scorsa. Sei solo un perdente...- lo schernì la giovane in modo acido.
Alfa perse la testa.
Con uno schiaffò la gettò a terra, lasciandole sulla guancia un’enorme macchia rossa. Si inginocchiò sopra alla rossa bloccandole i polsi a terra.
- Non ti sembra familiare questa scena, eh? Mi dispiace per te, ma stavolta non arriverà quel rompiscatole a vuotarmi le uova nel paniere- disse annusando il profumo della ragazza.
- Rompermi...stupido ignorante – lo corresse la giovane.
“Sono in una situazione così e mi metto anche a pensare alla grammatica, sono pazza o cosa?” pensò lei scuotendo la testa. Il rosso sorrise.
I capelli color fuoco gli cadevano su un occhio, quello azzurro, lasciando in vista solo quello verde. Le iridi erano profonde, eccitate nell’avere sotto il proprio sguardo una preda pronta per essere consumata. Il sorriso stesso aveva un che di diabolico.
Nella sua follia, Alfa rimaneva un ragazzo affascinante ed attraente, per quanto la pazzia stessa gli concedesse.
Il giovane si piegò sopra all’altra e avvicinò la bocca al suo orecchio.
- Sai, mocciosa, credo che tu mi piacerai tanto...- sussurrò con voce roca Alfa a Stacey. Quest’ultima sentì un brivido percorrerle la schiena.
Era un momento carico di tensione. L’assassino aveva in mano la sorte della vittima sotto di sé, eppure non poteva, anzi, non voleva ancora condannarla.
- Allora che aspetti? Uccidimi!- lo provocò lei corrugando la fronte. Non le piaceva questa attesa, se la sua sorte doveva essere decisa, che si sbrigasse almeno.
- Non avere fretta, cucciola, non sono qui a fare i comodi tuoi. Tu muori quando lo dico io, ti muovi quando lo dico io e gridi quando lo dico io...- rispose il ragazzo ridacchiando. La sua risata venne però interrotta da un gemito mal nascosto: la gamba cominciava a sanguinare pesantemente, lasciando una grossa chiazza rossa per terra.
“ Se devo attuare il mio piano non ho tempo da perdere, se non curo questa ferita al più presto potrebbe diventare una cosa seria. Questa maledetta puttana, gliela farò pagare per tutto il dolore che sto provando ora” pensò rabbioso mettendo una mano in tasca. Fece uscire una corda e la legò per bene intorno ai polsi della ragazza, in modo che non potesse muoversi.
- C...che cosa stai facendo?- balbettò la vittima divincolandosi ancora. Alfa le sferrò un altro schiaffo al viso e la rossa di nuovo si sottomise all’altro. Sentì la lama affilata di un coltello vicino al collo.
- Ora stammi a sentire attentamente, se emetti anche solo un sospiro ti ammazzo. Se invece fai la brava bambina e non fai casino, magari riesci a sopravvivere...- la ammonì Alfa alzandosi.
- Su, in piedi...- continuò dandole un calcio. Stacey si rialzò a fatica, sentendo poi dietro alla schiena la lama del coltello. L’assassino le venne vicino alla nuca e le sospirò all’orecchio.
- Adesso cammina fino all’uscita e poi fino alla macchina di fronte alla palazzina. Te lo ripeto, se provi anche solo ad urlare ti ritrovi un coltello nella spina dorsale...- la minacciò, sospingendola verso la porta. La ragazza obbedì cominciando a scendere lentamente le scale.
Alfa zoppicava  vistosamente, ma cercò di nascondere la ferita con i bordi della felpa allungandola. Per fortuna non incontrarono nessuno e riuscirono ad uscire dall’appartamento, trovandosi per strada di fronte ad un’auto blu abbastanza vecchia. Il rosso puntellò con l’arma la schiena dell’ostaggio, per poi aprirle con una mano la portiera. Stacey, con le lacrime agli occhi, vi entrò senza fiatare, guardando in giro come a sperare in un’improvvisa venuta di Beyond. Alfa corse dalla parte dell’autista e si sedette di fronte al volante. Fece partire l’automobile e subito si ritrovarono lungo le strade della città. Improvvisamente l’assassino imboccò un vicolo e si ritrovarono da soli in quella stretta stradina. Stacey già prevedeva il peggio, quando vide Alfa prendere da sotto il sedile un fazzoletto ed una strana sostanza. Verso quest’ultima sulla stoffa e la premette sul viso della rossa.
- Ma che...?- non ebbe il tempo di chiedere che subito cadde addormentata.
Cloroformio.


Commento di Hacky (nuovo soprannome di Juli-chan)
Siii...ringrazio tutte per le recensioni, sono il miglior modo di incitarmi a scrivere.
Purtroppo, ho dovuto rimandare le scene Hot di qualche capitolo (due per la precisione, questo ed il prossimo) per sistemare un po' meglio le cose.
Sto già scrivendo il prossimo...


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Capitolo 25
*** Lady marmelade ***


Neko gemette un’altra volta contorcendosi su sé stesso. Le ferite ai fianchi lo facevano impazzire di dolore: forse stava davvero per morire. Tossicchiò ancora cercando di rimettersi almeno a sedere. Non riuscì nell’intendo, cadendo subito dopo di nuovo a terra.
- A...Alfa...- balbettò vedendo una figura dai capelli rossi venire verso di lui.
Ecco, Dio solo sapeva come, ma Alfa l’aveva trovato. Tossicchiò ancora mentre alcune macchie scure cominciarono a bruciargli gli occhi. Gemette un’ultima volta prima di svenire tra le braccia del suo salvatore.
 
-Ehi, ragazzo, ehi, sei sveglio?- sentì dire da una voce. Non era quella di Alfa, era più allegra, sbarazzina e giovane. Neko aprì a fatica gli occhi e vide di fronte a sé un uomo, forse sulla ventina, con i capelli rossi totalmente spettinati ed un paio di occhi verdi. Somigliava moltissimo ad Alfa, ma di certo non era lui. Stava seduto al posto di guida di una macchina scolorita grigia, fumando con tutta calma una sigaretta. Il moro tossì e si levò a sedere.
Delle fitte dolorosissime ai fianchi lo fecero gemere e piegare in due. Qualcuno le aveva bendate alla buona, con alcune fasce bianche e gialle.
- Ehi, ragazzo, chi ti ha ridotto così?- gli domandò l’altro vedendo i due profondi squarci ai fianchi.
Matt non sapeva per quale preciso motivo aveva raccattato quel’essere morente dalla strada. Il suo istinto gli aveva detto semplicemente di farlo, come quando aveva dovuto scegliere tra alcune armi in Final Fantasy ed alla fine era riuscito a prendere la migliore.
- Allora?- continuò impaziente. Il più piccolo si sdraiò sullo schienale cercando di regolarizzare il respiro.
- Ho incontrato un cane randagio e quello mi ha attaccato – mentì, riuscendoci parecchio male. Il rosso sghignazzò facendo un altro tiro dalla sigaretta.
- A chi la vuoi dare a bere? Certe ferite non li fanno i cani, a meno che non abbiano i denti a sciabola. Ti hanno accoltellato, chi è stato? – ripetè espirando del fumo. Neko non se la sentiva di mettere di mezzo Alfa, e nemmeno di far sapere di Beyond.
- Dovevo dei soldi ad uno e lui mi ha conciato per le feste...- rispose allora il ragazzo guardando nelle iridi smeraldine Matt. Quest’ultimo sembrò accontentarsi di questa risposta.
- Uhm, allora credo che tu mi debba un favore. Se ti avessi lasciato lì saresti morto. Inoltre, per colpa tua non sono riuscito a comprarmi le sigarette: la tabaccheria ha chiuso. Come hai intenzione di ripagarmi?- chiese sorridendo. Neko sentì un groppo alla gola.
- Tu cosa vorresti che ti facessi?- domandò con un filo di voce. Matt rise di gusto.
- No, tranquillo, non ho in mente quel genere di cose. Voglio solo delle informazioni. Sto cercando un tipo, si chiama Raito, Yagami Raito – disse con tutta tranquillità il rosso.
Neko quasi si strozzò con la sua stessa saliva, tossicchiando e reggendosi il petto a più riprese.
- Io...io non conosco nessun Raito – mentì annaspando con il respiro. Dio, quando gli facevano male i fianchi: in quel momento avrebbe voluto essere semplicemente tra le coperte di un letto con accanto Alfa.
Matt annuì.
- In questo caso non mi sei di nessuna utilità...- disse in modo minaccioso, estraendo una pistola dai jeans e puntandola contro la tempia del moro.
- Quindi ti conviene vuotare subito il sacco. Io non sono così stupido da bermi le tua cazzate, quindi dimmi subito tutto quello che sai su quel ragazzo...- disse furioso il rosso, consumando la sigaretta tra le labbra.
Con quell’aria così minacciosa, quel tizio sembrava per davvero Alfa.
- Io...io...so che Yagami Raito è in città, insieme ad una ragazza di nome Misa...so solo questo...-confessò il giovane. Matt non sembrò soddisfatto.
- No, non è vero, sai altro. Forza, sputa il rospo- sussurrò premendo ancora di più l’arma alla testa del ragazzo. Neko tremò chiudendo gli occhi.
- So...che si trova nella Quinta strada Est, mi sembra al numero 68...è tutto quello che so, lo giuro!- rispose tenendosi le ferite con le mani.
Il rosso annuì, ritraendo la pistola. Prese la sigaretta tra le dita ed inspirò a pieni polmoni.
- Sparisci...- proferì con una nuvoletta di fumo. Il moro non se lo fece ripetere due volte e si fiondò subito fuori dalla macchina, inciampando a terra. L’automobile partì subito dopo a gran velocità, lasciandolo per la strada.
Anche se le ferite bendate gli bruciavano, aveva abbastanza energia da riuscire ad arrivare a casa di Alfa.
Sperando che il piano di quest’ultimo fosse riuscito.



Commento...vabbè, lo sapete, non mi disturbo a scriverlo...
Saaaaaalve. C'era una ragazza che non voleva spoiler sulla fine di Neko. Ma ecco che...Neko non muore.
Il mio dolce e tenero gattino!

 
 

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