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di flood
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Prologo ***
Capitolo 2: *** My savior, my muse, my godness ***
Capitolo 3: *** What a super magic smile! ***
Capitolo 4: *** Do you have in mind the paradise? ***
Capitolo 5: *** Unsure events ***
Capitolo 6: *** Four minutes ***
Capitolo 7: *** Wherever you want ***
Capitolo 8: *** Queen of television ***
Capitolo 9: *** Like a loudspeaker ***
Capitolo 10: *** My life as a flower ***
Capitolo 11: *** Something of you ***



Capitolo 1
*** Prologo ***


Mi svegliai presto quella mattina, la registrazione cominciava alle 7:00 e la sottoscritta doveva presentarsi agli studi mezz'ora prima per occuparsi di trucco e parrucco.
Ero arrivata ad odiare il mio stesso programma televisivo.
Quando ero ancora una ragazzina e partecipai al primo provino avevo ambizioni stellari, sfumate dopo anni e anni di monotono lavoro come presentatrice.
Ma quel giorno, quel giorno potevo ritrovare nello specchio quella luce che mi illuminava il viso al tempo delle prime dirette.
Tutto grazie a una donna che neanche conoscevo. Il fatto è che avrei trattato la sua storia e ne ero totalmente affascinata: Un medico che ha raggiunto il record dei 100 interventi riusciti su bambini di pochi giorni.
Piccoli umani, li chiamava.
Doveva essere una persona adorabile.
La puntata si prospettava a dir poco interessante.
Ecco il segnale, si va in onda.

L'angolo dell'autrice: Ciao a tutti, se questa storia è comparsa davanti ai vostri occhi probabilmente ho la febbre o qualche strana malattia sconosciuta. La verità è che da mesi faccio parte di EFP, ma mai avevo trovato il coraggio di farmi viva. Quindi, avete due opzioni: Chiudere il tutto e far sì che flood scompaia dagli autori di questo sito per la sua dannata timidezza o lasciare un vostro parere su questo prologo a dir poco minuscolo per incoraggiarla a partire col turbo e farsi conoscere.
Make your choice,
xoxo
- flood. <3

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Capitolo 2
*** My savior, my muse, my godness ***


«L’ospite di oggi è un vero e proprio talento in campo medico; ha salvato un centinaio di vite raggiungendo un record sbalorditivo. Sono onorata di presentarvi Arizona Robbins, primaria di chirurgia pediatrica dell’ospedale di Seattle!»

L’avrei vista per la prima volta, l’avrei conosciuta. Ero elettrizzata, curiosa. Chi l’avrebbe mai detto che sarei stata così impaziente di presentare l’ennesimo caso di eroe nazionale a cui ero solitamente del tutto disinteressata?
Il punto è che quando entrò non vidi un eroe nazionale, vanitoso, orgoglioso, con cui avrei dovuto chiacchierare con un’allegra maschera in viso.
Vidi, al contrario, colei che sarebbe diventata il mio di eroe. La mia salvatrice, la mia musa, la mia dea.
Fu come un’apparizione.
Non riuscivo più a sentire la musica di sottofondo, i segnali all’auricolare che mi incitavano ad accogliere la nuova arrivata, a continuare secondo il copione.
Ero persa, incantata, svuotata di ogni possibilità di compiere un qualsiasi atto che non comprendesse l’ammirarla a bocca aperta.
Poteva esistere un essere tanto attraente quanto visibilmente dolce e perfetto?
Ecco la domanda che mi passò per la mente durante tutto il resto della puntata.
Ritornati forzatamente in me stessa, mi avvicinai a lei e potei scorgere ogni dettaglio che non avevo colto. Non ebbi bisogno di alcuna maschera, il mio viso era il ritratto della felicità.
Mi sentivo stupida, come quando ti trovi tra un mucchio di gente seria e composta e non sei in grado di far altro che sorridere.
Stupida, stupida Callie. Moderati. Moderati e inizia l’intervista. E’ questo tutto ciò che devi fare. Puoi farcela.
Così parlammo, e la realtà è che non saprei riferire cosa rispose. In compenso potrei descrivere ogni vibrazione della sua voce: la melodia più armoniosa che potesse esistere, dovete credermi.
Ripetevo le domande a macchinetta, le sarò sembrata una donna dello spettacolo strettamente professionale ed evidentemente spazientita, in attesa di averla fuori dai piedi.

«Lieta di averla conosciuta signora Torres. E’ stato un piacere, non la trattengo oltre.»

Come volevasi dimostrare.

L'angolo dell'autrice: Come potete notare, ho vinto io. Flood vs timidezza 1-0. Merito vostro, continuate ad aiutarmi a lottare con un piccolo commento, please. La sottoscritta ne ha bisogno.
xoxo,
- flood <3

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Capitolo 3
*** What a super magic smile! ***


No, no, oh no. In un attimo se n'era andata, non potevo più godere di quella visione.
Vuoto. Desolazione. Dovevo ritrovarla, rimediare alla mia freddezza.
«Scusa,hai visto la dottoressa Robbins?» chiesi a uno dei tecnici.
Nessuna risposta, un grande punto interrogativo sul suo viso.
«L'ospite di oggi!» esclamai. «Bionda, poco più bassa di me, sulla trentina...» con due occhi color del cielo e due gambe da urlo, aggiunsi mentalmente.
«Ah, la tizia dei 100 interventi! Credo sia appena uscita dagli...»
Non gli lasciai finire la frase e mi precipitai all'uscita.
La vidi, accanto ad un taxi. Avevo paura di toccarla, alla luce del sole sembrava di porcellana, ma le afferrai delicatamente il braccio.
Si girò ed ecco, sfoderai la mia peggior espressione da ebete.
Aveva un sorriso, come dire, super. Super magico. Si, che sorriso super magico!
«Signorina...» riuscii a sussurrare.
Lasciai andare la presa, lei fece un cenno all'autista che mise in moto l'auto e si allontanò.
Solo allora mi rispose: «Cosa ha detto, scusi?».
«Alla fine della registrazione, mi ha chiamata signora Torres. Mi ha fatto sentire vecchia!»
Ma cosa le sto dicendo? Dovrei scusarmi e la incolpo ulteriormente? Che diavolo Callie!
«Mi perdoni, signorina Torres. Comunque non volevo rubarle tempo prezioso, stavo per salire su quel taxi prima che mi fermasse».
«Callie, mi chiami Callie. E, per il passaggio, posso chiedere in regia. Era mia ospite!».
Le si inclinarono nuovamente le estremità delle labbra e mi parve percepire il mio cuore rallentare.
«È davvero gentile da perte tua, ma l'ospedale è qui vicino, adesso che ci penso posso fare due passi.»
«Come preferisce, signorina Rob...»
«Arizona! Per favore, sento usare il mio cognome troppo spesso durante il giorno!».
Accennammo entrambe una flebile risata. E ora?
Non sapevo cosa dirle, ma non potevo permettere che si allontanasse. Non volevo.
«Complimenti davvero per il tuo lavoro!».
«È solo passione, e dedizione».
Che donna splendida. Mi soffermai sui suoi occhi. E mi ci persi, dannazione.
«Ti va un caffè prima di tornare alla tua professione?» azzardai «Tanto per...» che scusa dovevo accampare? «Sapere qualcosa in più sull'ambiente ospedaliero! Sai, mi interesso molto, da piccola sognavo di ricostruire ossa alla gente!»
Sorrisi, mostrando la dentatura di cui andavo discretamente fiera e pregando che accettasse. Dopotutto era vero.
«Mi spiace, il giro delle visite inizia a breve e avrai sicuramente altro da fare. I piccoli umani mi aspettano! A presto, Calliope!»
«A dir la verità io non avevo impegni e... aspetta, come mi hai chiamata?!»
Ha davvero detto il mio nome per intero senza farmi sbraitare? Di solito aggredisco in spagnolo chiunque lo usi da tanto che suona male! Eppure questa volta era parso diverso, orecchiabile. Che dico, era sembrato il più bel nome del mondo, pronunciato da lei.
«Beh, sai quante Callie Torres ci sono su google? Una, Calliope. Sei famosa, tutti possono sapere tutto su di te».
Accompagnò la frase con un'espressione maliziosa e concluse: «Ora devo proprio scappare».

Non la rincorsi soltanto perchè impegnata a registrare il movimento della sua bocca di seta che scandiva le lettere del mio nome, ma me lo ripromisi: L'avrei cercata.

L'angolo dell'autrice: Lo so, lo, lo so, ho usato una frase di Lauren la sfasciafamiglie! Potrete mai perdonarmi per questo? Ecco un buon motivo per recensire lol
xoxo,
- flood <3

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Capitolo 4
*** Do you have in mind the paradise? ***


Non ce ne fu bisogno.
Chiamatelo destino, se volete, ma quell'angelo, il mio angelo, apparì ancora senza bisogno che mi sforzassi.
Mi sentivo la donna più fortunata del mondo, era tra gli spettatori, non potevo crederci.
La vidi subito dopo aver annunciato l'argomento di quella mattina:

Commemorazione ai caduti per la patria.

Ogni parola che pronunciavo era ostacolata da un pensiero fisso:
Sarà venuta per me?
Avrà anche lei avuto un colpo di fulmine, non avrà resistito alla tentazione di riavvicinare le nostre anime?
Finita la puntata partii in quarta per dare risposte a questi quesiti, ma quello che ricevetti fu totalmente inaspettato.

Avete presente una boccata d'aria dopo l'apnea,
una bottiglietta d'acqua dopo una corsa,
le mani alzate ad un concerto,
l'acqua fresca d'estate,
una vaschetta di gelato,
il profumo di un libro nuovo,
un cagnolino che scondinzola?
Avete presente una pizza con gli amici,
ballare ad occhi chiusi sotto la pioggia,
il viso di un neonato,
la carezza di una mamma che cattura le lacrime,
un goal decisivo ai mondiali,
una torta fatta in casa,
un tuffo dal trampolino?
E avete presente un golfino caldo a gennaio,
il primo giorno di saldi,
la vigilia di Natale,
il vento tra i capelli,
le onde del mare,
una cioccolata davanti al camino,
la radio a tutto volume su una decappottabile?

Avete presente tutte queste cose?

Ecco, l'abbraccio che mi avvolse fu di gran lunga superiore.

Avete presente il paradiso?

L'angolo dell'autrice: Eccomi di nuovo qui! Voglio solo fare una piccola precisazione: Lo so che il primo giorno dei saldi, vista la ressa che si crea nei negozi, non è piacevole per tutti, ma visto che per me è assai esaltate non potevo non parlarne, essendo stato tre giorni fa lol. Inoltre sappiate che ho promesso che dal prossimo capitolo cercherò di scrivere un pò di più per volta, ma in questo caso non potevo evitare di chiudere in questo modo il capitolo, adoro le frasi effetto e paragonare la stretta di Arizona a qualcosa di paradisiaco rendeva l'idea!
xoxo,
- flood <3

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Capitolo 5
*** Unsure events ***


Quando sciolse l'abbraccio, mi sentii spiazzata.
Cosa era successo? Perchè?
Smisi di pensare a me stessa e concentrarmi sui miei sentimenti quando notai le lacrime che le rigavano il volto.
Non capivo, temevo di dire qualcosa di sbagliato, di aver frainteso il tutto e continuai a fissarla senza aprir bocca.
Mi avrebbe dato delle spiegazioni, giusto?
Così fu, dopo che si passò le dita affusolate sulle guance.
«Devi scusarmi».
Attesi che continuasse a parlare, ma non sembrava essere sua intenzione.
«Non capisco», mormorai.
«Se accettassi l'invito dell'altro giorno? Credo che avremo bisogno di tempo».
Tempo? Per che cosa? Ammettere che mi ha abbracciato senza un motivo o, peggio ancora, che è stato un errore? O dirmi semplicemnte che non era lì per me? Mentre nascevano in me tutti questi dubbi, annuii con il capo senza rendermene conto, e la vidi girarsi e farmi segno di seguirla.
Le stetti dietro come un cagnolino, fino all'ingresso del pub più vicino.
«Prego», disse indicando la porta con la mano.
Trovato un tavolino accanto alla vetrata e ordinato i due espressi, finalmente riprese il discorso: «Mi ha fatto piacere vederti Calliope. Il motivo di quell'abbraccio è che sono una persona impulsiva. Ti ho vista avvicinarti e mi sono ancorata a te come fossi una zattera di salvataggio. È stato un gesto automatico»
«Ma piangevi..»
«Fammi finire, ti prego. Il motivo della mia presenza in studio e delle mie lacrime non c'entrano con te.»
Come immaginavo, è arrivato il momento di distruggere le mie illusioni.
«Il motivo si chiama Tim.»
Tim, il suo ragazzo? Tim, il fidanzato? O Tim, il marito?
Non credo di poter ascoltare oltre.
Devo andare. Ora mi alzo e scappo, lontano dai miei film mentali.
«Mio fratello.»
Doveva aver notato la mia espressione.
Sospirai. Erano sospiri di sollievo, e potei riacquisire il contatto visivo con lei.
«È morto in guerra».
Silenzio. L'unico rumore che coglievo era quello delle mie rotelle messe in funzione dalle sue ultime parole.
Era la puntata di commemorazione, che razza di stupida. Egoista ed egocentrica.
«Mi dispiace, io...»
Mi fece un cenno, come per farmi tacere.
«Non dire niente».
Faceva fatica a parlarne, lo capivo.
«Il fatto è che sei stata toccante durante la diretta, volevo solo ringraziarti per l'attenzione rivolta a quelli come.. mio fratello. Ero in preda all'emozione e volevo sfogarmi, ecco tutto. Ora è meglio che vada, voglio passare al cimitero. Scusami se ho agito senza pensare, ci conosciamo a malapena. Magari verrò ancora ad assisterti. Arrivederci»
Non ebbi il tempo di controbattere.

Rimasi nel locale fino a orario di chiusura.
'Magari'. Evento incerto, ma probabile.
Analizzavo le sue parole in continuazione.
Avrà detto sul serio? O sarà stata una frase di circostanza?
Forse non ci credevo.
'Forse', evento incerto, ma probabile.

L'angolo dell'autrice: Ri-eccomi! Su questo capitolo non ho nulla da aggiungere, se non che anche le vostre recensioni sono eventi incerti, ma probabili e ben accetti!
xoxo,
- flood <3

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Capitolo 6
*** Four minutes ***


Se qualcuno dovesse scrivere un romanzo su questi momenti della mia vita il titolo più adatto sarebbe "cronache di piccoli miracoli". (*)
Avevo ormai perso la speranza di risentire il profumo di quella donna che dominava i miei pensieri aleggiare nel corridoio di ingresso degli studi televisivi.
Avevo perso la speranza di poter riattingere a quello squarcio di cielo che sono i suoi occhi.
Stavo pensando di farmi del male, di fare in modo di essere ricoverata in ospedale e avere una scusa per sentirmi più vicina al suo mondo, al suo posto, al reparto di pediatria.
A mali estremi, estremi rimedi...
Avrei chiesto di lei a qualche infermiera, avrei anche solo trascorso il tempo ad aspettare di vederla passare fuori dall'uscio della porta, ne sarebbe valsa la pena.
Invece, fece tutto lei.
Decise lei di rendermi la donna più felice del mondo, facendo capolino nel mio camerino esattamente 7 minuti prima della diretta.
«È permesso?»
Avrei giurato fosse la sua voce.
«Sono Arizona!»
Mi permise di confermarlo: non era frutto della mia immaginazione.
Si muoveva, bussava, parlava...e splendeva, potei affermare fissando lo specchio di fronte a me e alla porta.
Mi girai lentamente, avevo quasi paura che sparisse.
«A..Arizona.»
Pronunciai il suo nome come per verificare di non essere nel bel mezzo di un sogno.
«Non mi sembri...entusiasta di vedermi. Forse ho fatto una cavolata.»
«No, no, no...no. Ci sono, eccomi. È solo che...non pensavo saresti davvero tornata.»
«Io rispetto le promesse, Calliope.»
Risentire il modo in cui faceva risuonare le sillabe del mio nome mi provocò un brivido che percorse la mia spina dorsale come una scossa.
6 minuti.
«Allora, ti fa piacere o no?» chiese sistemandosi una ciocca di capelli dorati e abbozzando un sorriso accecante.
«Si,si,eccome!»
«Yay!» esclamò con grinta.
Credo che questo sia stato decisivo.
Fatale.
Il segnale del via, il semaforo verde, la goccia che fece traboccare.
Traboccare il mio cuore di amore. Per lei.
Un suo stupido evviva pronunciato con decisione mi fece aprire gli occhi: mi ero innamorata di quella donna.
Così energica, solare, a me complementare.
Non potei fare a meno di sfoderare uno di quei sorrisi rari, che riservo solo alle persone speciali.
5 minuti.
«Perchè tu ne sia sicura, sono qui solo per una persona oggi» riprese a parlare.
«Ti toccherà subirti il suo monologo in diretta nazionale prima che lei ti riservi del tempo»
«Aspetterò. Ho sempre aspettato una come te, una che mi facesse tremare le gambe e sudare le mani, una che mi facesse vibrare la voce e borbottare lo stomaco. Potrò aspettare un'oretta di più.»
4 minuti.
Ero senza parole per la sua risposta e mi accorsi a malapena che era ancora ferma all'ingresso.
«Entra» sussurrai.
«Mancano solo 3 minuti»
«4! In 4 minuti si può vincere una gara, trovare un tesoro o fare un grande affare. Si può persino decidere di acquistare una casa in 4 minuti. Si può comprare un biglietto aereo per l'altra parte del mondo, si può rischiare la proprio vita o quant'altro. Mai sprecare 4 minuti, Arizona.»
Il mio straparlare l'aveva fatta ridere.
«In 4 minuti si può far ridere qualcuno e scoprire che ha la risata più bella del mondo» aggiunsi.
Questa volta assumemmo entrambe un'espressione seria e lei decise di accettare il mio invito ad entrare e accostarsi pericolosamente a me, tanto da farmi chiudere gli occhi.
Avrei voluto sporgermi verso le sue labbra più di qualunque altra cosa al mondo, ma la sua voce rimbombò nel mio orecchio.
«Mi hai fermamente convinta sull'importanza di 4 minuti, ma a me ne servono di più. Voglio trascorrere con te quanto basta per qualcosa di...approfondito» disse lei in tono divertito, scegliendo con cura le parole. «Per ora, tempo scaduto.»
Così dicendo richiuse la porta alle sue spalle.
Avrei voluto rispondere che tutte le frasi in difesa dei 4 minuti erano delle stronzate.
Le avrei dedicato una vita intera, altro che 4 minuti.
Ma non feci in tempo a muovere un dito che la porta si spalancò nuovamente.
Mi battè il cuore speranzoso, ma era solo l'addetto a trascinarmi sul palco.
Ciak, si gira.

L'angolo dell'autrice: In 4 minuti si può anche recensire il capitolo di una storia e far felice l'autrice! Ho convinto anche voi?
"Mai sprecare 4 minuti" -cit. xoxo,
- flood <3

* è il titolo di un libro di Darcie Chan, che non c'entra niente, ma mi ispirava!

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Capitolo 7
*** Wherever you want ***


Entrai in studio, accolta dal fragoroso applauso del pubblico e improvvisamente fu come se i suoi occhi avessero urlato e io avessi risposto alla loro chiamata.
I nostri sguardi si trovarono e fecero l'amore.
Una fusione di anime, un assaggio del tempo che avremmo trascorso insieme.
Cominciai a parlare troppo velocemente, ansiosa di rimanere sola con lei, senza centinaia di persone a dividerci, a separarci, anche se solo fisicamente.
Col pensiero avevo infatti di fronte soltanto lei.
Da quel giorno, lei divenne il mio pubblico.
Non seguivo più le telecamere, ogni parola che pronuciavo era rivolta a lei, ogni gesto, ogni sorriso.
Nella platea i miei occhi cercavano solamente quella meravigliosa coppia di lapislazzuli che erano i suoi.
Ecco che rinacque la passione per il mio lavoro.
Si, diciamo pure per il mio lavoro, anche se in quel momento vinceva la passione per lei.
Lei che ritornò, più tardi, nel mio camerino.
Sembra squallido come covo d'amore, ma diventava qualcosa di simile quando Arizona lo illuminava con la sua presenza.
Questa volta non chiese permesso, sapeva che aveva il diritto di raggiungermi, sapeva che la stavo aspettando.
«Sei stata fantastica anche questa volta, Calliope. Neanche mi sembra una novità, ma ci tenevo a dirtelo.»
«Ah, pensavo di aver fatto una pessima figura mostrando al mondo i miei occhi a cuoricini.»
Rise del mio tentativo di flirtare con lei.
«Mi hai decisamente distratta.»
Sembrava che vivessimo di questo, frecciatine che rendevano più limpido il sentimento che ci univa.
Un qualcosa di nuovo, ma già consolidato nel cuore di entrambe.
E, finalmente, arrivò anche il primo passo verso un'ufficializzazione.
Si era messa a curiosare qua e là e parlò come se avesse da dire la cosa più naturale del mondo.
«Senti, usciamo insieme un giorno di questi.»
Dal suo tono di voce non mi sembrò nemmeno una domanda, era totalmente convinta e io stessa lo ero del fatto che non avrei mai potuto declinare una qualsiasi sua proposta, ma a quanto pare lei necessitava invece anche di una risposta.
«Lo prendo per un sì.» disse infatti.
Cosa si aspettava? Ovvio che era un sì!
Sì, sì, sì!
«Portami ovunque tu voglia.» le dissi mentre si avvicinava a me e, con un sorriso luminoso stampato in volto, mi dava una carezza, per poi fer leva sulla maniglia.
Credo mi rimarrà impressa per sempre nella mente la sua immagine nell'istante in cui si rigirò, senza accennare minimamente all'intenzione di rilassare i suoi muscoli espressivi e mi salutò soddisfatta con la mano.
La stessa mano che aveva appena sfiorato la mia guancia, donandole un colorito più rosato del solito.
'A presto':
Questa volta potevo urlarlo con certezza.

L'angolo dell'autrice: Caccia al tesoro! Chi ha ritrovato la frase clou che fa da presentazione alla mia storia?
... Credo di star giocando a fare l'infantile D: Manda anche tu una recensione per contribuire alle spese psichiatrice della sottoscritta!
Comunque, sono consapevole del fatto che ci ho impiegato un sacco a scrivere un capitolo, per altro troppo corto, ma dovete accettarmi così come sono ^_^
'A presto': Anche io posso affermarlo, avendo già pronto l'input per il seguito!
xoxo,
- flood <3

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Capitolo 8
*** Queen of television ***


Mancava ancora un'ora alla pubblicazione del risultato delle nomination.
Attendevo nel mio camerino l'arrivo di Arizona, che, come ogni giorno, non tardò di un minuto.
«Che onore essere qui con la regina della televisione» Annunciò il suo arrivo pronunciando queste parole.
«Non c'è speranza» le risposi, senza nemmeno voltarmi.
Questo non le piacque affatto, quindi ci pensò lei ad accovacciarsi di fronte a me e sorridere, come solo lei sapeva fare.
«Tu vincerai»
Sembrava così convinta ed entusiasta che decisi di non ribattere.
Non era molto che avevo scoperto il mio nome nella lista delle papabili al premio più importante per chi svolgeva un lavoro come il mio ed ero tenace nell'evitare di alimentare le mie illusioni, ma la mia donna sembrava non volermi aiutare.
«Dopotutto io devo averti votata sei o settecento volte, ce la farai e sarà tutto merito mio!»
Mi stava contagiando con la sua allegria e avvicinai le mie labbra alle sue per ringraziarla della sdrammatizzazione.
Mi accolse volentieri, attorcigliandomi le braccia attorno al collo, proprio come la prima volta.

Era il nostro primo appuntamento, mi aveva invitato in una piscina e ne ero rimasta totalmente sorpresa.
L'avevo trovata ad attendermi su una sdraio, con un bikini rosso che le copriva gran poco di quel suo corpo latteo.
Per una mezz'ora buona avevo finto di leggere un libro, lanciandole di sfuggita sguardi pieni di ammirazione, mentre prendeva il sole.
Mi beccò, a un certo punto.
Si sdraiò sul fianco, sollevandosi sul gomito e appoggiando la testa sul palmo della mano.
«A cosa pensi?»
Mi accorsi di star fissando la stessa pagina da un tempo interminabile.
Imbarazzata per essere stata colta in flagrante le risposi «A niente»
Quando ci sembra di non pensare a niente, in realtà pensiamo a quello che ci sta a cuore.
L'amore è una specie di forza di gravitá: invisibile e universale, come quella fisica.
Inevitabilmente il nostro cuore, i nostri occhi, le nostre parole, senza che ce ne rendiamo conto vanno a finire lì, su ció che amiamo, come la mela con la gravità.
Poteva capirlo anche lei questo, e cambiò argomento, proponendomi di fare un bagno.
Non ci pensai due volte, l'acqua fredda era proprio quello che mi ci voleva.
Mi immersi in piscina immediamente, una volta raggiunta la vasca, ma Arizona rimase sul bordo con solo i polpacci a mollo.
Mi sorrideva, in continuazione.
«Continuerai a fissarmi nuotare o ti decidi a buttarti?» le chiesi, aggrappandomi al bordo proprio tra le sue gambe.
Mi issai facendo leva sulle braccia, dandole una finta aspettativa di volermi avvicinare a lei più del normale, ma fu tutto un trucco per trascinarla dentro con me.
Risi senza sosta, dopo che lei mi schizzò schiamazzando.
«Me la paghi» mi disse anche.
E fu pronunciando queste parole che finse di annegarmi, portandomi la testa sott'acqua.
Ma il fiato lo persi per un'altro motivo.
Infatti, mi sforzai di tenere gli occhi aperti nonostante il cloro, perchè di fronte mi trovai il suo viso.
Potevamo sfiorarci la punta del naso.
Potevo vedere i suoi occhi azzurri spalancati, sempre più da vicino, finchè non successe.
Mi baciò, veloce ma intensamente.
Dovemmo riemergere per poter respirare, ma le sue braccia rimasero avvolte attorno al mio collo e non sono in grado nemmeno di provare a descrivere le mie sensazioni.
Quel bacio mi diede ancora più sete di lei, è tutto quello che posso dire.

L'angolo dell'autrice: Mesi? Sono passati mesi? Dai, non ci credo! È colpa del tempo, che vola senza che me ne accorga! Insomma, vi sarà sembrato ridicolo il fatto che l'ultima volta vi abbia detto 'a presto', dopo che ci ho impiegato così tanto, ma questa è l'ultima volta, per davvero, perchè ci avviciniamo alla fine e ho tutto pronto. Mancheranno tipo tre capitoli e arriveranno in fretta ok? Ho avuto problemi solo perchè non sapevo se ambientare questo capitolo fuori dagli studi o meno, ma siccome ne sono affezionata ho deciso di utilizzare il flashback e riservare il cambio scena al finale. Comincio a spoilerare, meglio che taccia.
Spero mi seguiate ancora,
xoxoxoxo,
- flood <3

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Capitolo 9
*** Like a loudspeaker ***


Avevo vinto.
Ci volle del tempo perchè realizzai; ad aiutarmi furono forse le strette di mano dei miei colleghi e l'abbraccio soffocante di Arizona.
La premiazione era programmata per parecchi mesi dopo e decisi che mi sarei goduta al meglio il tempo che mi ci separava.
La nostra relazione era diventata come un'altoparlante.
Ogni emozione era amplificata, ogni battito provocava un terremoto, ogni sospiro una ventata di aria fresca.
Non c'era nulla di accennato o titubante, era tutto così palpabile, tutto così coinvolgente.
Non c'era motivo di non prendere questa decisione, era giunto il momento.
Avrei voluto organizzare qualcosa che le togliesse il fiato, ma in quello che feci mi guidò l'istinto.
Ci saremmo dovute incontrare fuori dallo studio, affinchè la accompagnassi in ospedale.
Il mio piano però era diverso e visto che ormai la conoscevano tutti i miei collaboratori, senza dover spiegare nulla fecero come gli avevo chiesto.
La condussero lungo il corridoio che percorreva ormai ogni mattina che aveva libera e quando aprì la porta dietro alla quale tanto ansiosamente la attendevo, le chiesi soltanto di pettinarmi i capelli.
Era un gesto che le lasciavo fare anche se la parrucchiera era appena uscita da lì, perchè lo adorava e io mi divertivo un mondo a incontrare lo sguardo stranito dell'addetta all'acconciatura che ritrovava il suo lavoro completamente disfato.
Alla mia Arizona piacevano sciolti, doveva farsene una ragione.
E poi mi rilassava come nient'altro ed era quello di cui avevo bisogno.
Solo quando fui pronta, grata che non avesse espresso la sua curiosità per il cambio di programma, le tolsi di mano la spazzola e la invitai a sedermisi in grembo.
Era abbastanza pericolante quella poltroncina con il peso di due persone, ma volevo averla vicino a me, il più possibile.
Anche lei l'aveva capito, ma ne fraintese il motivo e mi si avvinghiò al collo lasciandomi una scia di baci.
Non ho mai saputo resistere, come fermarla?
Si mise a cavalcioni su di me, facendo via via svanire le mie serie intenzioni.
Ogni bacio uno strato di nebbia, avevo la mente così offuscata che non mi permise di far altro che prenderle il viso tra le mani e congiungere le nostre labbra.
Una delle due deve averci messo un pò troppa foga, fintanto che ribaltammo disastrosamente la poltrincina finendo a terra e scoppiando in una risata irrefrenabile.
Dio, se era bella.
Non potevo farmi sfuggire l'occasione, non mi importava che fossimo l'una sopra l'altra spiattellate sul pavimento, avevo preso coraggio e dovevo portare a termine il tutto.
Le feci una carezza e la sua risata si immobilizzò andando a formare il suo sorriso super magico.
Quel sorriso che avevo notato fin dal primo giorno.
«Che c'è? Non è stata colpa mia!» mi disse lei, mettendosi sulla difensiva.
«No, no, non mi importa niente di questo, possono anche essersi rotte le gambe della poltrona, chissene frega, farò ordinare un divano almeno ci staremo entrambe d'ora in poi. Voglio solo che tu stia immobile e mi ascolti»
«Ti ascolterò appena saremo tornate verticali»
«No, Arizona, adesso. Ferma. Fammi parlare»
«Devo... preoccuparmi?»
Le si dipinse in viso un'espressione incerta, cominciavo male.
«Ma no, è... una cosa bella, bellissima, ok?»
Non fece in tempo a rispondermi che le squillò il telefono.
«Robbins» rispose mantenendo fisso lo sguardo su di me.
«Sisi, sarò lì tra un'ora»
Riattaccò.
«Allora?» si rivolse a me.
Era giunto il momento.
Feci un respiro pronfondo, pronta a cominciare il discorso che mi ero preparata.

L'angolo dell'autrice: Alla fine il tratto distintivo di Callie, aka ansia pre discorsi, è venuto fuori, ma è solo per questo caso particolare. Voglio leggere ciò che ha elaborato il vostro cervellino! Cosa dirà Calliope?
xoxo,
- flood <3

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Capitolo 10
*** My life as a flower ***


«Io vedo la vita come un fiore, Arizona.
La mia vita è un fiore, e quando ci siamo conosciute stava già per appassire.
Sei stata acqua fresca per me, sei l'acqua di cui ha bisogno il mio fiore.
Ogni goccia che riceve gli fa aumentare la sete.
Il mio fiore necessita di essere costantemente intriso di te, della sua acqua.
Senza questo il fiore muore: soddisfalo.
Disseta la mia vita, Arizona.
Sposami»

La discesa delle sue lacrime veniva deviata dalla curva del suo sorriso.
Piangeva mentre rideva, i suoi occhi luccicarono, le sue mani tramarono e la sua bocca, la sua bocca mantenne la sua posa migliore, finchè non si schiuse:

«Si, Calliope, si.
Se immagino la vita come un fiore la mia è sicuramente un girasole: Tu sei il mio sole.
Lo voglio Calliope, voglio sposarti.
Che senso avrebbe altrimenti la vita di un girasole senza sole?»

Allora divennero lucidi anche i miei occhi, ma nonostante la vista velata estrassi il mio anello, non vedevo l'ora di infilarglielo al dito.
Erano piccoli diamanti che formavano una mezza luna.
Sapevo che avrebbe apprezzato anche il più classico degli anelli, ma non ho resistito: quella scintillante mezza luna era pari pari al suo sorriso.
Per la forma, per il bagliore che emanava.
E se mai un giorno non se la sentisse di sorridere con lei avrà sempre la sua mezza luna, avevo pensato.
Non avrei mai potuto rischiare di vederla senza sorriso, senza il suo accessorio migliore.

L'angolo dell'autrice: Waaaaa, sono troppo entusiasta di questo capitolo, ma ho bisogno di voi!
Qualcuno mi dica che non sono troppo sdolcinata, oppure mi rimproveri proprio perchè lo sono, come volete.
L'importante è che ricevi un parere su questa dichiarazione, d'accordo?
E infine: ve la aspettavate la proposta?
Let me know. XOXO,
- flood <3

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Capitolo 11
*** Something of you ***


Dopo la proposta l'avevo accompagnata al lavoro.
Mi aveva promesso che sarebbe tornata agli studi appena finito il turno, per portarmi a cena a casa sua.
In realtà, trascorremmo la serata in modo leggermente diverso: quando arrivò mi trovò addormentata nel mio camerino e pensò di portare la cena da me, per non farmi scomodare.
Mi svegliò una sua carezza e rimasi meravigliata da ciò che vidi.
Un tavolino apparecchiato per due, qualche candela, la luce soffusa.
«Hai fatto tutto questo per me?»
«Tu mi hai chiesto di sposarti qualche ora fa, mi sembra il minimo! Non te ne sei pentita, vero?»
«Che cosa?! Nemmeno per sogno, ormai sei fregata, mi hai detto sì!» le risposi scherzosa.
«Comunque devo ammettere che avevi ragione quando parlavi dell'importanza di 4 minuti. Ci sono bastati per decidere di vivere la nostra vita per sempre una accanto all'altra, mica male eh? Inseriscilo nella lista di esempi la prossima volta che inizi un dibattito da avvocato difensore del tempo»
Le diedi una gomitata.
«Ma che, davvero dai peso ai miei insensati monologhi?»
«Qualunque suono esca dalle labbra della mia promessa sposa ha diritto di essere preso in considerazione»
«Promessa sposa, quanto suona bene!»
«A proposito: ho una cosa per te, mia futura moglie»
Era un anello bellissimo, finalmente avevo anche io il mio e non avevo intenzione di toglierlo mai più.
Di questo mi toccò convincerla, qualche mese dopo, quando la costrinsi ad accompagnarmi fin sotto il palco.

Era la serata in cui mi avrebbero premiata.
Non stavo più nella pelle.
«Tutto il mondo li vedrà» disse lei, quando mancavano solo pochi minuti al mio momento, guardando prima il suo e poi il mio anello.
«Mi hai dato un gioiello così bello e non mi permetti di vantarmene in pubblico?» risposi ironicamente.
«Calliope, intendo che tutto il mondo ci vedrà.»
«Ben venga se in tutto il mondo arriva l'immagine di due donne innamorate, qual è il problema?»
«È solo che non abbiamo ancora fatto nulla in pubblico e questo è un evento importante...»
«E tu sei una persona importante, qualcosa di te dev'essere con me, basta storie» le dissi sorridendo.
«Sei sicura?»
«Come non mai, dammi un bacio»

Sono di fronte al microfono.
Ho avuto bisogno di una sua leggera spinta, perchè intontita dalla potenza con cui è stato annunciato il mio nome.
Vedo il pubblico in attesa, probabilmente di uno dei classici discorsi poco sentiti.
Ma io sto davvero riflettendo.
Penso al fatto che la nostra storia sia cominciata con Arizona ospite da Callie e, adesso, qui, ci sia Callie ospite per Arizona.
È così, se sono qua è per lei, se sto ritirando il mio premio, se sto per alzarlo verso il cielo e aprire il mio cuore, lo sto facendo per lei.
E quello che ne esce è per lei:

«A colei per cui ogni aggettivo è riduttivo, ma allo stesso tempo ogni vocabolo dalla sfumatura positiva le calza a pennello.
Voglio condividere tutto questo con te, dedicarlo a te.
Sei la mia unica ragione e oggi non solo io vengo premiata, tu con me, io ti sto premiando per avermi insegnato il significato dell'amore.
Congratulazioni e grazie, grazie di essere entrata a far parte della mia vita.
Mi hai sorpresa.
E penso sia la parola più giusta, più dolce, perchè è l'uniune di sorridere e prendere: sorprendere.
Prendere con il sorriso.
Quindi, che tutto il mondo possa vederci, perchè brilliamo come diamanti!
I diamanti di quell'anello che ti lega a me per sempre.
All'amore della mia vita, Arizona!»

L'angolo dell'autrice:: Siamo giunti alla fine. E forse, per la prima volta, sono riuscita a scrivere un capitolo di degna lunghezza. (Credo di meritarmi un vostro ultimo commentino per il traguardo raggiunto con tanto impegno ehmehm)
Venendo al dunque, ci tengo a ringraziare chi mi ha sempre supportato, chi ha recensito ogni capitolo o chi mi è stato accanto soprattutto all'inizio, per incitarmi a scrivere, ma anche i lettori silenziosi.
Questa è stata la mia prima ff, ce n'è voluto perchè la concludessi, ma se siete apprendisti scrittori pure voi, saprete bene quanta cura ci si mette nella propria prima creatura. *si asciuga una lacrimuccia*
Che altro aggiungere, se non una bella citazione dalla fonte sconosciuta?
"Every love story is beautiful, but Calzona's is my favourite"
xoxo,
-flood<3

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