Ad ogni regola, la sua eccezione.

di solly
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Pensieri al vento mattutino. ***
Capitolo 2: *** Così diversi, quanto uguali. ***
Capitolo 3: *** Un tuffo rosato. ***
Capitolo 4: *** Una il nero, l'altra il bianco. ***
Capitolo 5: *** Un confetto adirato. ***
Capitolo 6: *** Ambra. ***
Capitolo 7: *** Fumo intrigante. ***
Capitolo 8: *** Inseguimenti involontari. ***
Capitolo 9: *** Castiel. ***
Capitolo 10: *** Il mattino. ***
Capitolo 11: *** Guai in arrivo (?) ***
Capitolo 12: *** Il bianco: colore fondamentale. ***
Capitolo 13: *** Colpita e affondata. ***
Capitolo 14: *** Rosso elettrico. ***
Capitolo 15: *** I 3 vertici. ***
Capitolo 16: *** Contro la mia volontà. ***
Capitolo 17: *** Ringhio all'ultimo sangue. ***
Capitolo 18: *** Sfogo alla 4C. ***
Capitolo 19: *** Sfortuna. ***
Capitolo 20: *** Il nuovo? ***
Capitolo 21: *** Indifferenza fraterna. ***
Capitolo 22: *** Ripetizioni per due. ***
Capitolo 23: *** Coppie. ***
Capitolo 24: *** In sala delegati. ***
Capitolo 25: *** Forse illusione. ***
Capitolo 26: *** A cosa serve l'inglese. ***
Capitolo 27: *** Azzurro cielo. ***
Capitolo 28: *** Incontro ravvicinato. ***
Capitolo 29: *** Sogno di caffè. ***
Capitolo 30: *** Proposte metalliche. ***
Capitolo 31: *** L'inferno. ***
Capitolo 32: *** Educazione fisica? No, grazie. ***
Capitolo 33: *** Accidenti! ***
Capitolo 34: *** L'infermeria. ***
Capitolo 35: *** Chiacchiere. ***
Capitolo 36: *** Sospetti. ***
Capitolo 37: *** A volte la febbre porta bene. ***
Capitolo 38: *** Come un gatto. ***
Capitolo 39: *** Il risveglio. ***
Capitolo 40: *** Inglese. ***
Capitolo 41: *** Ops...! ***
Capitolo 42: *** Sfortunatamente, a casa. ***
Capitolo 43: *** Vuoi? ***
Capitolo 44: *** Viola. ***
Capitolo 45: *** Al muro. ***
Capitolo 46: *** Finalmente me. ***
Capitolo 47: *** La casa bianca. ***
Capitolo 48: *** C'è solo un problema. ***
Capitolo 49: *** Furia omicida. ***
Capitolo 50: *** Il taccuino. ***
Capitolo 51: *** Tanta sonnolenza. ***
Capitolo 52: *** Sera. ***
Capitolo 53: *** Risveglio Imprevisto. ***
Capitolo 54: *** Il campanello. ***
Capitolo 55: *** Grano. ***
Capitolo 56: *** Liberty. ***
Capitolo 57: *** Run. ***
Capitolo 58: *** Azzardo. ***
Capitolo 59: *** Istinto animale. ***
Capitolo 60: *** Lato B. ***
Capitolo 61: *** Anche le pietre si arrabbiano. ***
Capitolo 62: *** In strada. ***
Capitolo 63: *** Il peso della coscienza. ***
Capitolo 64: *** L'amore nell'aria. ***



Capitolo 1
*** Pensieri al vento mattutino. ***


Dolce Amoris, che nome insulso. Un nome che ti fa balzare nella mente un liceo, più specificamente una galera, pieno di gente odiosa. Pieno di gente, se così la si può chiamare, che sembrano gli uni le fotocopie degli altri. Ma fortunatamente si sa, per ogni regola, esiste un eccezione.
Era mattina, non so precisamente l’ora, della quale non me ne fregava minimamente, so soltanto che mi stavo dirigendo verso quella prigione, dove si sarebbe svolto il mio primo giorno di scuola.
Giunta davanti al cancello. Rosa, come c’era da aspettarsi, d’altronde quel nome, cosa vuoi che aspiri.
Vidi un’onda di fotocopie che si dirigevano verso il liceo, per poi smistarsi nelle diverse celle, ed iniziare un nuovo giorno. Un giorno come tutti gli altri.
Dai primi esemplari di esseri umani visti quella mattina, dedussi di essere in ritardo, ma la questione non mi faceva né caldo né freddo, così ripresi lentamente a camminare. Già, camminare, perché correre per una cosa inutilmente inutile, sprecando così energie care riservate ad attività più entusiasmanti? Era questo il mio pensiero; secondo la mia logica molto funzionale, secondo quella di altri, menefreghismo allo stato puro.
Fortunatamente, in quella scuola, c’era qualcuno che coglieva a pieno il mio stesso pensiero.


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Capitolo 2
*** Così diversi, quanto uguali. ***


Quando tutti i robot che affollavano il cortile si furono dileguati nel loro habitat quotidiano, ovvero le aule, ebbi l’occasione di notare un particolare individuo, che non mi sfuggì all’occhio. Dall’altro lato del cortile, vidi un ragazzo tinto, che procedeva con il mio stesso ritmo.
Senza che me ne accorgessi, lo stavo fissando intensamente. Lo scrutavo. Quello, aveva attirato la mia attenzione.
Dato il commento del ragazzo, capii che si era accorto del mio sguardo ancor prima che lo facessi io.
“ma guarda, appena arrivato a scuola già faccio conquiste” mi disse guardandomi con un sorrisetto a me familiare: lo stesso che avevo quasi sempre io dipinto in volto.
“fossi in te non ne sarei così sicuro” dissi imitando il mio sorriso.
Stessa espressione, stessa andatura, stessa posizione.
In quel momento, ci eravamo dichiarati guerra.

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Capitolo 3
*** Un tuffo rosato. ***


Senza aggiungere altro, entrambi proseguimmo verso il nostro crudele destino e, rassegnati all'idea, entrammo.
Rosa. Tutto, e dico tutto. Fortunatamente a consolarmi c’era il mio zaino nero della East Pack, che in mezzo a quella casa di Barbie risaltava particolarmente.
Istintivamente mi fermai. Qualcuno mi stava osservando.
“che vuoi?” domandai brusca, sapendo di ricevere una risposta.
“ah ehm, io sono Nathaniel e sono il delegato della scuola. Piacere di conoscerti.” Mi disse lui porgendomi la mano e sorridendo. Evidentemente lo avevo colto alla sprovvista.
A quel punto decisi che era il caso di girarsi. Non risposi. Come pensavo, ecco il chiaro esempio di alunno modello, il cocco delle istigatrici allo studio insomma, comunemente chiamate professoresse.
“spero che avremo occasioni per conoscerci” disse di nuovo sorridendo. Quanto odiavo quel sorriso.
“fossi in te non ci spererei così tanto.” Dissi per poi proseguire per la mia strada, una delle tante di quell’istituto principesco, troppo a dire il vero.

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Capitolo 4
*** Una il nero, l'altra il bianco. ***


Mentre mi ci dirigevo con molto disinteresse alla questione incontrai di nuovo quel ragazzo.
“ma guarda chi si rivede. Ti trovo in forma, Mr. Peperone.” Dissi con aria di sfida.
“come mi hai chiamato ragazzina?” rispose prontamente lui, rimanendo poi con un palmo di naso. Me ne ero già andata, verso la mia condanna.
Svoltato l’angolo mi trovai di fronte ad una porta-specchio. Nulla era cambiato.
Stessi occhi vitrei, stessi capelli colorati, stesso atteggiamento verso gli altri. Per fortuna mia sorella non aveva influito su di me con gli anni.
Mia sorella, un esemplare di oviparo, più precisamente una gallina, che mi ha da sempre dato filo da torcere.
Alzai gli occhi al cielo al solo suo pensiero, e in quella occasione mi fu utile per scoprire che quello che avevo davanti a me era la presidenza.

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Capitolo 5
*** Un confetto adirato. ***


Senza neanche bussare entrai e vidi la direttrice che, colta di sorpresa, lasciò trapelare una parte del suo fooo……rmidabile carattere già dal primo giorno. Ovviamente anch’essa era vestita di rosa. Ridicola. Sembrava un confetto imbottito.
“ma che modi sono di entrare! Non le hanno insegnato le buone maniere!?” disse diventando rossa e, urlando così tanto, che di bocca le si sfilò la dentiera che cadde davanti a me.
La direttrice era imbarazzatissima.
“si me le hanno insegnate ma, dove sta scritto che devo usarle? Ah e, un informazione: mi sa dire quale era il nome del suo tirannosauro domestico?”
Detto ciò riandai in corridoio lasciandola a sbraitare senza senso e cercando di raccogliere i suoi, o forse di qualcun altro, denti.
Infilai una mano nella tasca dei miei jeans per prenderne l’Iphone e guardai l’ora. Erano le 8:40 e la direttrice mi aveva fatto un permesso per saltare le lezioni dell’intera giornata per visitare il liceo. Perfetto. I miei occhi d’aquila individuarono immediatamente una panchina, dietro i distributori di cibo ormai fossile. Non sembrava molto comoda, ma mi sarei dovuta accontentare, almeno non era rosa ma di un color pesca. si, ma una pesca andata a male.
Senza pensarci due volte mi ci buttai su, e cominciai a dormire.

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Capitolo 6
*** Ambra. ***


“TU!!” una voce acuta mi svegliò dal mio sonno beato, traforando le mie orecchie. Conoscevo bene quel timbro. Ambra, mia sorella.
“taci” mi limitai a rispondere per poi mettermi delle grandi cuffie lilla, in modo da ristabilire la mia pace interiore e continuare a soddisfare il mio bisogno di sonno.
Con la coda dell’occhio la vidi agitarsi come una faraona in procinto di essere uccisa, e non riuscii a trattenere il mio sorrisetto, che la fece andare ancora di più su tutte le furie. La bionda stava facendo così tanto baccano che attirò il peperone, che subito si accorse che la sua panchina era già occupata.
Ambra credette che fosse venuto da lei per aiutarla ma rimase amareggiata quando notò che io e il rosso la stavamo totalmente ignorando.
“smamma, questa è la mia panchina.” Disse socchiudendo gli occhi.
Siccome vidi un ombra mi tolsi le cuffie.
“e dove sta scritto?” chiesi con il mio solito tono.
“io sono qui da prima di te e questo è sempre stato il mio posto, quindi levati di mezzo.” Rispose peperone.
“e se non lo facessi?” chiesi, stavolta aprendo leggermente gli occhi per vedere l’ira del bulletto.
“sarò costretto a menarti” ribattè lui convinto di aver colpito nel segno.
“mi dispiace, non picchio le ragazze, quindi ora puoi anche andare” Dissi per poi rimettermi le cuffie.
Castiel rimase sorpreso dalle mie capacità. Avevo una capacità di rispondere a tono buona e gli piaceva il mio atteggiamento, si vedeva da come mi guardava in quel momento.
“per stavolta lascio stare, non voglio mandarti all’ospedale già dal primo giorno di scuola.” Disse sapendo di non essere sentito da me, perciò mi voltò le spalle e fece un espressione maliziosa.

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Capitolo 7
*** Fumo intrigante. ***


Dopo una buon ora, credo, mi svegliai e mi stiracchiai per bene.
Ripresi a camminare per visitare il liceo e avvistai una scala color legno di ciliegio che conduceva al piano superiore, di cui avevo appena scoperto l’esistenza.
Senza pensarci due volte cominciai a salire, fin quando non mi ritrovai su una terrazza.
Mi misi seduta sulla ringhiera del balcone e tirai fuori una sigaretta dall’altra tasca dei pantaloni.
Presi un accendino e la accesi. Non avevo mai provato quella marca, ma non era male.
Mentre assaporavo la mia sigaretta guardai la vista sulla città. Una meraviglia. Almeno non era rosa come quello schifo di carcere, ma era variopinta di molti colori.
Pensai che se a quell’ora fosse così bella, di notte doveva esserlo ancora di più, decisi perciò di trascorrere lì il resto della giornata a non far nulla con il mio cellulare finchè non si fosse fatta notte.
Nell’aria sentii un suono metallico e perpetuo: l’ultima ora era finita, ma io sarei rimasta lì.

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Capitolo 8
*** Inseguimenti involontari. ***


Mentre io ascoltavo musica del mio genere preferito, rock, la porta si aprì e io scostai il capo in quella direzione.
Chi altri poteva uscirne se non l’odioso semaforo irritato? Fortunatamente non si accorse di me e io rimasi sulla ringhiera come se nulla fosse.
Lo vidi infilare una mano nella giacca in pelle, tirarne fuori una sigaretta, cercare nella tasca dei jeans qualcosa e sbraitare arrabbiato. Anche se avevo le cuffie non mi ci volle molto per capire che erano bestemmie e che non trovava l’accendino.
Armata di tanta buona fede, presi il mio accendino viola intenso e glielo lanciai tra le mani. Cogliendolo impreparato si impaurì e io non riuscii a trattenere una lieve risatina, che lo fece andare ancora di più su tutte le furie.
Mi divertivo con lui, era davvero facile farlo adirare e la cosa mi piaceva.

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Capitolo 9
*** Castiel. ***


Dopo aver acceso la sigaretta mi guardò facendo un cenno del capo per ringraziarmi e mi rilanciò l’accendino.
Passammo tutta la serata lì, senza rivolgerci parola, ma d’altronde a me faceva piacere così, e anche a lui a quanto pareva. Mi faceva piacere fumare in silenzio, per assaporare tutto il suo sapore.
Ripresi in mano il telefono. ma non per guardare l’ora, come facevo di solito, bensì per scattare una foto al panorama, alquanto bello. Da mozzare il fiato.
“Castiel” sentì dire dal ragazzo. Per avermi rivolto la parola doveva essere curioso, voleva sapere il mio nome.
“ok” dissi. Poi spensi la sigaretta e la gettai nel vuoto, mi avviai verso la porta.
Kristal. Fu l’ultima parola che gli dissi, prima di richiudermi la porta alle spalle e scendere le scale, per poi andare in cortile per evadere, finalmente, da quel recinto di Lolita.


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Capitolo 10
*** Il mattino. ***


Quando arrivai a casa, entrai e vidi mia sorella che si stava dando lo smalto.
“al posto di darti lo smalto per abbellirti le unghie, che ne dici di fare i compiti a vedere se ti si ingrossa un po’ il cervello? Oh scusa, dimenticavo, tu non hai un cervello.” Gli ringhiai contro per poi andare nella mia stanza. La mia stanza, il luogo più rilassante e bello che io conosca. Principalmente per la ragione che ci sono solo io, e a me piace stare da sola.
Feci una doccia rilassante e mi buttai sul letto, su cui mi addormentai subito.
Il giorno dopo mi alzai molto presto, perché quando mi affacciai alla finestra vidi che l’alba non era ancora venuta. Nonostante questo mi preparai ugualmente e mi avviai a scuola, guardando il cielo.
Entrai a scuola e cercai con lo sguardo la panchina di ieri, ma la mia ricerca fu interrotta da una voce da me conosciuta.

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Capitolo 11
*** Guai in arrivo (?) ***


“hey kristal, già a quest’ora a scuola??” Era Nathaniel. “non ti hanno mai insegnato a farti gli affari tuoi??” gli dissi fredda per poi andarmene, ma lui mi prese il braccio, a quanto pare l’alunno modello non voleva arrendersi.
“ieri ho avuto il tempo di leggere il tuo dossier, devo dire che non sei cambiata affatto negli anni ma…manca ancora un modulo da firmare per la tua iscrizione.” Mi disse sorridendo.
Se c’era una cosa che odiassi di più al mondo era quella: le persone che non si facevano mai gli affari loro.
La mia mano si preparò per dargli un pugno, quando qualcosa, o meglio qualcuno, mi fermò.

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Capitolo 12
*** Il bianco: colore fondamentale. ***


“ferma” sentii dire alle mie spalle. “così ti metterai solo nei guai e non risolverai nulla”.
Un ragazzo dai modi raffinati e i capelli albini mi parlò. Io mi girai e lo vidi.
I vestiti sullo stile vittoriano gli donavano, ma soprattutto erano le due iridi di diversi colori a dargli un aria misteriosa.
Abbassai il braccio, non gli diedi un cazzotto in pieno volto, ma non perché me l’aveva detto lui. Non me ne importava niente. Più che altro perché in fondo aveva ragione. Mi avvicinai a lui, lasciando perdere il biondino.
“fidati, anche il mio amico si è cacciato nei guai in questo modo.” Mi disse con calma.
“il tuo amico sarebbe il bulletto da strapazzo laggiù?” chiesi indicando un punto dietro di me.
Castiel era stupito del fatto che l’avessi visto, ma nessuno inganna i miei occhi di ghiaccio.
“come mi hai chiamato cristallo??” mi disse sbucando da destra e mettendosi tra me e l’albino.
“hai capito benissimo, non c’è bisogno che te lo ripeta” dissi accennando uno dei miei soliti sorrisi.
Lysandre intanto ci stava osservando, e non riuscì a trattenere una fragorosa risata.

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Capitolo 13
*** Colpita e affondata. ***


“ti fa tanto ridere?!” chiese il mestruato irritato. “no, cioè sì, in fatto è che…ahahahah” non riusciva a non ridere.
Feci una faccia interrogativa e lui, ripresosi, continuò la frase. “vi assomigliate così tanto” riprese asciugandosi le lacrime.
“cosa!? Io assomigliare a questo qui!?” dicemmo all’unisono.
“ahahah visto?”
Noi due ci fulminammo con lo sguardo.
“comunque, come ti chiami??” mi disse sorridendomi.
“non sono affari che ti riguardano!” gli risposi, mi aveva già rotto abbastanza in quei 5 minuti.
“d’accordo, vuol dire che finchè non mi dirai il tuo nome ti chiamerò…Castiel2! Bello eh?” mi disse, rivolgendosi in parte anche al rosso.
“wow Lysandre, che fantasia!” rispose Castiel.
“c-cosa!?” dissi sconvolta, aveva centrato in pieno. “K-Kristal” continuai, poi me ne andai. I 5 minuti più asfissianti della mia inutile esistenza.

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Capitolo 14
*** Rosso elettrico. ***


Visto che era ancora presto, feci un giro del liceo e mi imbattei in uno scantinato, che era nel seminterrato del liceo.
Nonostante questo, era comunque occupato da attrezzi musicali: si vedeva una batteria, un basso e un microfono.
Presi in mano la chitarra, da quanto tempo non prendevo in mano una chitarra. Quella era di un colore rosso fiammante, la mia invece era di un viola intenso.
Senza pensarci due volte la collegai con tutti i suoi cavetti e cominciai a suonare.
Le mie dita sfrecciavano su quelle corde tese come se la chitarra mi appartenesse, come se io vivessi per lei.
Ero totalmente immersa nella mia musica che non mi accorsi che 2 paia di occhi mi stavano contemplando da dietro la porta.

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Capitolo 15
*** I 3 vertici. ***


“wow, hai visto?” un ragazzo parlò. Anche se parlò bisbigliando io lo sentii e, nonostante continuai a suonare, ascoltai la conversazione.
“già è bravina, ma sta suonando la MIA chitarra!” sbottò il secondo.
“potre…” Lysandre non riuscì a finire la parola perché io lo interruppi.
“geloso?” dissi alzando lo sguardo su Castiel.
“come hai fatto a sentirci?” mi rispose a sua volta con una domanda il rosso.
“ti sei mai chiesto a cosa servano le orecchie?” dissi annoiata.
Il rosso si sferrò contro di me su tutte le furie per sferrarmi un pugno in bocca, ma qualcosa andò storto.

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Capitolo 16
*** Contro la mia volontà. ***


Davanti a me vidi Castiel venirmi addosso a grande velocità, quando il suo piede sinistro inciampò su un taccuino nero che riposava sul pavimento da tempo ormai.
Il ragazzo mi volò addosso, e le nostre labbra si sfiorarono. Bacio mai voluto.
Ero lì, ancora con la sua chitarra in mano, con gli occhi spalancati e lui che mi guardava. Fu un attimo.
Mi alzai in piedi e posai la chitarra con cura sul pavimento, me ne andai senza dire una parola e raccolsi il taccuino da terra.
Mentre passavo sotto la porta la mia spalla si scontrò con quella di Lysandre, che aveva visto tutta la scena.
Me ne fregai e non gli chiesi scusa, ma mi misi a correre per il corridoio, destinazione giardino.

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Capitolo 17
*** Ringhio all'ultimo sangue. ***


Il rumore dei miei passi risuonava nell’aria, ma non mi importava in quel momento, volevo solo trovare qualcosa su cui sfogarmi che non fosse una persona, ecco perché volevo andare in giardino. Lì c’erano tanti alberi e forse avrebbe funzionato.
“alt! Da qui in poi non si passa, questo è il mio corridoio e tu, cara, aspetterai i miei comodi!” Ambra, di nuovo.
“senti, cara sorellina, oggi non sono in vena, scansati immediatamente se non vuoi un cazzotto nello stomaco!” gli urlai contro.
“ma sentila, come ti permetti? Io sono la regina del liceo e…” ribattè lei.
“ormai dovresti conoscermi, di solito do non più di due avvertimenti…” dissi io stringendo i denti.
“ma sentila! A chi credi di far paura!?” mi disse. Anche se aveva detto ciò, tremava come una foglia.
“come non detto” disi socchiudendo gli occhi. I miei buoni propositi erano andati a farsi benedire.

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Capitolo 18
*** Sfogo alla 4C. ***


Il mio braccio partì verso il bersaglio e la bionda fece un grido. Colpita in pieno. Il mio sinistro era micidiale.
Ambra si accasciò a terra, ma io me ne ero già andata, lasciandola alle sue lamentele inutili. Dopo essermi sfogata ripresi il controllo di me e mi avviai tranquillamente, come se nulla fosse.
La prima campanella di quella mattina suonò e io mi avviai verso la 4C, quella che sarebbe dovuta essere la mia Arena di Versailles per il prossimo anno scolastico.

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Capitolo 19
*** Sfortuna. ***


Entrai e vidi il professore di storia. Se non mi sbaglio si doveva chiamare prof. Faraize….ma non mi fiderei di me stessa.
“ah! Buongiorno e ben arrivata nella sua prossima classe, signorina Stuart!” disse sorridendomi.
Feci un cenno del capo e guardai la classe. Sfortunatamente ero nella stessa classe del duo “il mio unico scopo è scassare”, composto dal bianco e dal rosso.
Quando incrociai lo sguardo del rosso lo incenerii letteralmente con lo sguardo e lui fece lo stesso, ma quando pensò di non essere più visto, le sue gote arrossirono leggermente. Feci involontariamente un sorrisetto compiaciuto, d’altronde, ero riuscita a far arrossire il “più duro della scuola”!


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Capitolo 20
*** Il nuovo? ***


Vidi che l’ultimo banco in fondo, quello vicino alla finestra era libero, tutto libero, così guardai il prof. Con aria interrogativa.
“oggi deve arrivare anche un altro alunno, così ho fatto aggiungere un altro banco.” Mi spiegò brevemente il prof.
Io mi andai a sedere e sistemai il mio bellissimo Eastpack sotto il banco.
Quasi subito dopo che ebbi finito di sistemarmi fece la sua entrata il ragazzo nuovo.

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Capitolo 21
*** Indifferenza fraterna. ***


Capelli castani, occhi verdi e abbigliamento militare. Ken.
“buongiorno ragazze” disse sorridendo e facendo l’occhiolino.
Strage di cuori, le ragazze stavano dando di matto.
Dopo la presentazione si mise a sedere.
“vedo che non sei cambiato negli anni” gli dissi.
“si può dire lo stesso di te.” Rispose Ken.
“tzè! Comunque un avvertimento: questo liceo non è altro che un ammasso di gente strana e impicciona. Occhi aperti, io avrei preferito un altro anno nell’accademia militare. Almeno lì mi divertivo.” Affermai un sorrisetto beffardo.
Eravamo molto simili, al contrario di io e Ambra. Stesso carattere, stessa scuola precedente, stesso sguardo di ghiaccio. Lui si che pareva mio fratello, mica quell’oca giuliva con la tintarella.

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Capitolo 22
*** Ripetizioni per due. ***


Dopo di che, la lezione cominciò. Storia. Io AMAVO la storia. Mi piaceva sapere la storia della vita di gente, ormai morta, che combattè per il proprio paese. Forse questa mia passione era anche dovuta al fatto che sono stata all’accademia militare con mio fratello.
Circa dopo mezz’ora che la lezione era cominciata, la porta si spalancò e ne entrò la direttrice. Era molto felice.
“ragazzi devo darvi un annuncio! Visto che la scuola è vicina alla sua fine, il comitato organizzativo ha deciso di organizzare delle ‘ripetizioni a coppie’. Con questo intendo dire che si affiancheranno due studenti estratti a sorte. Ora darò un numero a ciascuno, e successivamente pescherò due bigliettini, sui quali sono scritti i numeri estratti.” Quando finì di parlare la direttrice distribuì a tutti un numero da attaccare alla maglia, per evitare che ce li scambiassimo.
A me era stato assegnato il numero 19. Odiavo quel numero, perché il 19 ottobre era nata Ambra, la mia rovina.

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Capitolo 23
*** Coppie. ***


Quando la vecchia ebbe finito di distribuire i numeri, procedette con la pesca. La morte. Ero finita in coppia con il biondo. Perché tutte a me devono capitare? Ok, non sono una bella persona ma….insomma! guardatevi attorno, ce n’è di peggio!
Ken era finito con Castiel. Sarei stata curiosa di scoprire come si sarebbero comportati. E infine, Lysandre con Ambra. Ok, infondo non mi era andata così male.

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Capitolo 24
*** In sala delegati. ***


Nathaniel si alzò e mi venne incontro, così io mi alzai svogliata e rassegnata e lo seguii fino alla sala delegati, dove avremmo dovuto farci ripetizioni a vicenda.
“allora Kristal, tu mi aiuterai in storia, e io cercherò di aiutarti ad alzare i voti in inglese” mi ordinò Nathaniel.
“io non prendo ordini da nessuno” gli dissi avvicinandomi a lui. “ok, ma tu devi aiutarmi in storia, ordini della preside..” continuò non sapendo cosa dire.
A quel punto avvicinai la mia faccia alla sua, facendolo arrossire notevolmente.
“ah si? E….cosa ci guadagno in cambio?” gli sussurrai all’orecchio.

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Capitolo 25
*** Forse illusione. ***


Nathaniel era in evidente imbarazzo.
“ehm, be ecco…i tuoi voti in inglese, ehm.. miglioreranno….e..” continuava a balbettare non sapendo cosa dire.
“io vado già bene in inglese, quindi….cos’altro puoi fare per me?” gli dissi avvicinandomi ancora di più al suo orecchio.
“k-kristal n-non…” il battito cardiaco del poveretto era molto alto, lo sentivo perché gli avevo appoggiato una mano sul petto, causandogli ancora più ansia.
Mi allontanai brusca e ripresi a parlare normalmente.
“tzè! Cosa ti aspettavi? Ti saluto.” Gli feci un cenno con la mano e uscii dalla sala delegati.

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Capitolo 26
*** A cosa serve l'inglese. ***


Siccome era la prima ora, andai in giardino a fumare una sigaretta nell’attesa che la seconda campanella scoccasse, in modo da poter tornare in classe.
“hello!” sentii dire alle mie spalle.
Mi guardai indietro e vidi un ragazzo che sembrava uscito da un videogioco giapponese.
Giacca arancione, cuffie verde fluo, capelli azzurri e occhi viola.
Lo fissai con occhi distaccati.
“my name is Alexy and I am from America. I am there for an exchange interschool, what’s your name?”
Si, quella che avevo detto a Nathaniel era una balla galattica: non sapevo una sola parola di inglese, ma infondo era solo una scusa per levarmelo dalle scatole.
Alexy vide il mio sguardo corrucciato e non riuscì a trattenersi.

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Capitolo 27
*** Azzurro cielo. ***


“ahahahah tranquilla, so l’italiano, ahahah”
“la cosa dovrebbe interessarmi?” risposi riprendendo a fumare.
“wow, che caratterino” mi disse avvicinandosi e mettendomi le mani sui fianchi.
“ciao, io sono Alexy e sono Americano, se ti stai chiedendo perché sono qui la risposta è che ho fatto uno scambio interscolastico.” Continuò sorridendo.
“ok, non mi stavo chiedendo perché sei qui e….ora che lo so siamo tutti più felici.” Gli risposi a tono e buttai il resto della sigaretta ormai consumato.
“giuro, sei divertentissima! Ahahah” decisamente. Alexy non mi stava prendendo sul serio. Ma non volevo neanche dargli un cazzotto per capire con chi aveva a che fare, era così cuccioloso.
“sai, sembri un bambino…” gli dissi guardandolo.
“ahahah lo so, me lo dicono tutti, ma a me va bene così! L’importante è essere felici.” Mi disse sorridendo.

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Capitolo 28
*** Incontro ravvicinato. ***


Io gli misi una mano sulla testa e gli feci una carezza.
Sembrava un micio. Feci un mezzo sorriso.
“hai ragione ma, cos’è davvero la felicità?”
A lasciare a metà il discorso fu l’attesissima campanella della seconda ora.
Mi avviai verso la mia aula e mi sedetti vicino a mio fratello.
“allora, com’è andata con Castiel?” chiesi facendo un sorrisetto dei miei.
Furono i fatti a parlare, infatti pochi istanti dopo la mia domanda vidi entrare un Castiel malconcio e con un occhi nero. Non riuscii a trattenere un piccolo sorriso compiaciuto.
“ben fatto” mi rivolsi a Ken, e ci dammo un piccolo cinque.

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Capitolo 29
*** Sogno di caffè. ***


Per fortuna quella noiosissima ora di chimica passò in fretta, così lasciando il posto alla ricreazione.
Appena suonò la campanella scattai in piedi e mi avviai verso il bar per prendere un caffè.
Quando ebbi finito mi buttai a sedere su una panchina lì vicino e chiusi gli occhi. Pensai e, in pochi istanti, mi addormentai.
Quando riaprii gli occhi ero molto stanca, ma i miei occhi semi chiusi si soffermarono su una figura seduta affianco a me.

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Capitolo 30
*** Proposte metalliche. ***


“buongiorno Kristal” mi disse gentilmente Lysandre. Io in tutta risposta richiusi gli occhi.
“avrei una proposta allettante da farti…” proseguì. Lo ammeto, un po’ mi aveva fatto incuriosire.
Feci un sorrisetto malizioso.
“ti va di entrare nella nostra band?” mi chiese lui calmo.
“per quale motivo dovrei accettare?”
“perché hai del talento…e poi guarda il lato positivo: passerai più tempo con Cass!” mi disse sicuro di sé.
“ah e..cosa ti fa credere che io voglia passare del tempo con quell’idiota mestruato?”
“te lo leggo negli occhi…” mi sussurrò.
“analfabeta!” risposi alzando la voce. Feci per andarmene ma un oggetto metallico mi si avvinghiò al polso.
Mi girai e vidi che quelle erano manette, ma non mi soffermai più di tanto sul mio compagno di sventura.
“ah, e così la tua era una domanda retorica, Lysandre”
Non ricevetti risposta, perciò guardai chi l’albino aveva ammanettato a me.

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Capitolo 31
*** L'inferno. ***


“grazie per i complimenti” mi disse Castiel. Uccidere Lys: aggiunto nella lista degli obiettivi.
“ti odio” mi limitai a rispondere per poi ributtarmi sulla panchina, costringendolo a sedersi.
“lo so, anche io ti voglio bene” mi disse menefreghista.
Passammo tutto l’intervallo così, in silenzio, finchè a romperlo non fu la campanella.
Vidi che nella sua tasca c’era il foglio con gli orari di lezione. Da tanto era qui e ancora non li aveva imparati. Proprio un’idiota.
Io gli infilai la mano nella tasca e lo presi, lasciandolo spiazzato.
Palestra. 2 ore con la professoressa Cocoen. la morte era vicina, di nuovo.


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Capitolo 32
*** Educazione fisica? No, grazie. ***


Quando raggiunsimo l’aula di educazione fisica Castiel si illuminò.
“parla” mi limitai a dirgli.
“perché non facciamo….una scommessa?” fece un sorrisino, a cui si aggregò presto anche il mio.
“parla” ripetei.
“siamo ammanettati, no? Quindi dovremmo correre uno affianco all’altra…..che ne dici se facciamo una gara a chi arriva prima alla riga blu che vedi la in fondo?” mi guardò.
“e, cosa scommettiamo?” risposi fredda.
“se vinco io, tu per tutto il tempo in cui staremo così, sarai obbligata a fare quello che dico io e andare dove mi pare, se vinci tu la stessa cosa con me, quindi accetti o fai la codarda tirandoti indietro?” mi disse caricandosi di adrenalina.
“se qui c’è un codardo quello sei tu, accetto!” e ci stringemmo la mano.
Stava per iniziare una gara all’ultimo sangue.

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Capitolo 33
*** Accidenti! ***


La prof. Ci aveva già richiamato molte volte, ma noi immersi nella nostra aura combattiva non ce ne eravamo accorti.
All’improvviso scattammo e come 2 furie ci dirigemmo verso la fatidica linea. Mentre correvamo sentii la manetta incatenarmi il polso. Questione di secondi.
“accidenti a te!”
“tzè, la bimbetta è furiosa perché ha perso? Ahah” Castiel parlò con il suo solito tono da strafottente.
Mi alzai e mi avvicinai al suo viso.
“bimbetta a chi?” gli dissi socchiudendo gli occhi.
“ma, cos’hai fatto?” disse prendendomi il polso.
“niente che ti possa interessare!” Detto questo presi su e me ne andai, dimenticando un piccolo particolare: le manette.
“tu non te ne vai proprio da nessuna parte, e siccome ho vinto, decido che adesso ti porto in infermeria a farti mendicare il polso.” Mi disse con un sorrisino.
“da quando ti preoccuperesti per me? e comunque, ti ripeto, non ne ho bisogno!” mi stavo arrabbiando.
Castiel allora strattonò la manetta e io feci una smorfia di dolore.
“muoviti!” mi urlò, e ci incamminammo verso l’infermeria.
Lysandre intanto se la rideva sotto i baffi. Già, diciamo che ci aveva visto tutta la classe.

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Capitolo 34
*** L'infermeria. ***


Dopo alcuni minuti arrivammo in infermeria.
Feci per aprire la porta quando vidi Ambra uscirne con un cerotto e una stecca sul naso.
“ops…” dissi sorridendo. Lei mi ignorò, almeno fino a quando non si accorse a chi ero stata ammanettata.
“cosa!? Castiel!? Cosa ci fai con quella sgualdrina!?” Ambra era isterica fino al limite.
“vuoi per caso un'altra fasciatura sul naso?” gli dissi afferrandola per il colletto della maglia.
“Ambra non ho tempo da perdere con te, ci si rivede più tardi, purtroppo.” Castiel parlava con una voce scocciata. Detto ciò, mi fece entrare e chiuse la porta.

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Capitolo 35
*** Chiacchiere. ***


Io mi misi seduta sul lettino, e di conseguenza anche Castiel, poi prese della garza e del disinfettante.
“quindi sei stata tu a rompergli il naso?” mi chiese facendo uno dei soliti sorrisetti e mentre mi mendicava il polso.
“la cosa non ti riguarda!” gli risposi schiva.
“il fatto che per sbaglio ci siamo baciati ti ha fatto innervosire?” mi disse guardandomi negli occhi.
“ma che vuoi!?” gli urlai contro.
“mi domando come mai tu e tua sorella siete così diverse” continuò riprendendo il lavoro sul polso.
“non mi paragonare a lei!” stavo dando di matto, ma non sapevo proprio il perché.
“per quanto riguarda l’altro invece siete piuttosto simili, anzi due gocce d’acqua.” Mi stava MOLTO innervosendo il rosso.
Ok Kristal, stai calma e inizia a contare: 1…..2……3……
“comunque ho notato che la prof. Cocoen non ti sta molto simpatica, ma d’altronde neanche a me.”
Ok, ora basta! Dato che Castiel si era inginocchiato gli sferrai un calcio nello stomaco.

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Capitolo 36
*** Sospetti. ***


“ma che ti prende! Io ti mendico il polso e tu mi dai un calcio nello stomaco!?” l’avevo fatto arrabbiare.
“sta zitto!” gli urlai più forte di prima.
Poi mi stesi sul lettino. “sc-scusa…” mormorai.
Chiusi gli occhi e mi passai una mano sulla fronte. Aprii subito dopo gli occhi e afferrai il braccio di Castiel. Gli misi la sua mano sulla fronte e lo guardai.
Lui per un attimo sussultò.
“Sei calda, sai?” mi disse guardandomi.
“come pensavo…” mi limitai a dirgli.
La campanella segnò l’aria dell’infermeria. Avevamo rimasto un’altra ora di ginnastica.
Vidi Castiel alzarsi per andare in palestra.
“io resto qui.” Dissi tra me e me, forse parlando anche con lui.
“ok ho capito” prese una sedia la mise vicino al lettino e si sedette.

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Capitolo 37
*** A volte la febbre porta bene. ***


POV CASTIEL
Io ero seduto di fianco a lei, lei stesa sul lettino dell’infermeria.
Passarono alcuni minuti, non proferì parola. Capii che si era addormentata, di nuovo.
Appoggiato con il mento sullo schienale della sedia, la stavo guardando.
Mi sfuggì un sorrisino.
Così distesa e addormentata, sembrava proprio innocente.
E quei capelli tinti con i colori dell’iride, le donavano proprio.
Senza pensarci due volte mi alzai e, cercando di fare il più piano possibile, mi avvicinai a lei.
Proprio come stamattina, il mio viso era vicinissimo al suo.
Non riuscivo a spiegarmi il perché, ma avevo tanta voglia di baciarla, di nuovo, ma stavolta non per errore.
In pochi secondi Kristal aprì gli occhi, e mi vide ad alcuni millimetri dal suo viso.
Sollevò un po’ il mento e mi baciò. Fu un baciò veloce, perché poi si girò e ricominciò a dormire.
Forse avevo capito: era stato tutto causato dalla sua febbre.

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Capitolo 38
*** Come un gatto. ***


******
Con calma mi svegliai e mi stiracchiai per benino, sembravo proprio un gatto appena sveglia.
Quando finalmente riuscii a connettermi, vidi che ero in infermeria, con un polso fasciato e un Castiel che, seduto sulla sedia di fianco a me, se la dormiva della grossa.
Ok, cosa cavolo è successo? Non mi ricordavo niente. Vuoto, vuoto totale.
Presi velocemente l’ Iphone per guardare l’ora, e vidi sul display che tra pochi minuti sarebbe cominciata l’ultima ora.
Inglese, per quello che mi ricordavo da quando avevo dato un occhiata al foglio del rossiccio.
Lo scossi un po’ con il gomito per non farlo svegliare di soprassalto e finalmente, dopo alcuni tentativi, aprì un occhio.

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Capitolo 39
*** Il risveglio. ***


“che è successo?” gli chiesi appena fu abbastanza cosciente.
“ben svegliata anche te, Kristal” mi disse con fare scocciato.
“ripeto: cosa. è. successo.” Gli chiesi indicando il polso.
POV CASTIEL
“niente di che. Ti eri fatta male così siamo venuti in infermeria dove una dottoressa ti ha mendicato, poi si è accorta che avevi la febbre e così ci aveva dato il permesso di rimanere a riposare qui finchè la febbre non ti fosse passata, poi però ci siamo addormentati entrambi e ora, appena in tempo, ti sei svegliata per procedere verso la classe.” Gli dissi tutto d’un fiato, sperando non si accorgesse che mentivo. Ovviamente non potevo dirgli che ero stata io a mendicarla, che si era poi addormentato e che mi aveva baciato!
“ne sei sicuro?” mi chiese con voce da ispettore e avvicinandosi a me.
“si, perché non dovrei? E poi cosa me ne frega di mentire a una così!” non so proprio cosa mi era passato per la testa in quel momento, ma almeno i sospetti, anche se non spariti, erano diminuiti.
“ok….ma adesso andiamo in classe.” Mi disse trascinandosi dietro me.

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Capitolo 40
*** Inglese. ***


******
Appena arrivammo dai nostri compagni tutti ci fissavano, finchè il professore parlò.
“non preoccupatevi, Lysandre mi ha spiegato tutto” fece una pausa e lo guardò. “così ho fatto spostare Ken vicino a lui, in modo che possiate stare ammanettati senza problemi.
“COSA!?” dicemmo all’unisono.
“e io che speravo che almeno ora potessi stare in pace…” bisbigliai.
“fidati, non eri l’unica.” Mi rispose.
Mentre ci andavamo a sedere il professore fece un commentino, che solo io sentii.
“certo però che sono una bella coppia”.
io mi girai e gli feci uno sguardo talmente truce che feci perdere al prof. 1 anno di vita.
Ci sedemmo e, al contrario di cosa mi aspettavo, la lezione passò in fretta.

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Capitolo 41
*** Ops...! ***


Appena la campanella suonò io mi alzai in fretta per andare ad ammazzare Lysandre ma lo vidi fare la borsa in fretta e furia per scappare.
“Lysandre sei un bastardo!!” gli urlai mentre lui se la svignava ridendo.
Castiel, in tutta calma, rovesciò tutte le sue cose dentro la borsa e si alzò.
Proprio quando fece il secondo passo, si accorse che c’era qualcosa che lo tratteneva.
“oh cavolo” si rese conto solo dopo che avevamo le manette.
“quindi che si fa?” gli chiesi irritata e rassegnata.
“beh, la gara l’ho vinta io, quindi sarai costretta a seguirmi ovunque andrò…” disse facendo una faccia maliziosa.
Lo guardai male.
“e ora decido….che io devo andare a casa a mangiare, e tu fa quello che ti pare” disse avviandosi.
“non è che abbia molta varietà di scelta!” dissi incamminandomi.

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Capitolo 42
*** Sfortunatamente, a casa. ***


Durante il tragitto non facevamo altro che battibeccare, e quando arrivammo a casa sua fu un sollievo per me.
Appena Castiel aprì il cancelletto vidi un cane pastore nero che lo aspettava seduto sul ciglio della porta.
Castiel sorrise. “Demon!” urlò e gli corse in contro.
Io, immersa nei miei pensieri in santa pace, sentii una forza trascinarmi via e mi spiaccicai al suolo.
“ma dico io! Sei scemo o cosa!? forse ti eri dimenticato che ci sono anch’io!? Scusa se la mia presenza non è molto rilevante nella tua vita, ma non è colpa mia se quel cretino del tuo migliore amico ci ha ammanettati perché vuole che io entri nella band!” dissi urlando tutto d’un fiato, così concentrata sulle mie parole che non mi accorsi che Castiel mi aveva teso la mano per aiutarmi ad alzarmi.
“non ne ho bisogno!” dissi arrabbiata e mi alzai.
Entrammo in casa e Castiel prese dal frigorifero la prima cosa che gli capitò fra le mani, poi si buttò sul divano, seguito da me ovviamente, e cominciò a mangiare.

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Capitolo 43
*** Vuoi? ***


“vuoi?” mi chiese allungandomi il sacchetto delle patatine.
“no, mangio dopo a casa mia” risposi rifiutando.
“e….chi ti dice che andremo a casa tua dopo?” mi chiese avvicinandosi.
“ci andremo, se non vuoi ritrovarti con una faccia gonfia per le botte!” dissi mostrando il pugno al rosso.
“ok, per stavolta ti concedo di andare a casa tua” disse riprendendo a mangiare.
Verso le 3, ci avviammo a casa mia e io mi preparai il pranzo: frittata di uova, come ogni santo giorno.

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Capitolo 44
*** Viola. ***


Quando ebbi finito di mangiare mi diressi di sopra, ma appena feci il primo scalino Castiel mi bloccò.
POV CASTIEL
“cosa credi di fare?” gli dissi facendo un espressione maliziosa.
“vado a cambiarmi” riprese a salire le scale senza preoccuparsi di me.
Quando entrò in camera il mio sguardo si soffermò sulla chitarra posata sul letto. Viola elettrico.
“ti piace il viola?” chiesi girandomi verso di lei. Vidi che si era già tolta la maglia. Ero in imbarazzo, ma a lei non importava minimamente che io la stessi guardando. Non mi rispose.
Mi avvicinai e le misi le mani sui fianchi.
“sei carina” sussurrai.
“rosso, con me non funziona.” Mi disse mantenendo la stessa espressione.
“e se quello era solo un complimento?” mi avvicinai al suo orecchio.
“da te? Mmhhh…NO” detto ciò riprese a vestirsi.
Infondo, non aveva tutti i torti.

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Capitolo 45
*** Al muro. ***


******
Quando ebbi finito di cambiarmi tornai giù e aspettai che Castiel mi dicesse dove saremmo dovuti andare, ma lui rimase in silenzio.
“quindi?” chiesi.
“quindi cosa?” si girò leggermente verso di me.
“dove dobbiamo andare?”
Lui non disse niente, ma mi mise con le spalle al muro.
“ti ricordi, la scommessa….non diceva solo che saresti dovuta andare dove ti dicevo io, ma anche che avresti dovuto fare quello che dicevo io….” Decisamente, mi stava mettendo paura.
“baciami” mi disse a voce bassa.
“nei tuoi sogni!” risposi.
“e…se ti dicessi che lo hai già fatto?” fece uno dei suoi soliti sorrisetti.
“cosa!? quella volta è stato un errore!” non mi ricordavo di averlo fatto!
“già….ma oggi, in infermeria.” Mi guardò nei miei occhi quasi trasparenti.
“ma stavo male! E comunque non mi ricordo!” gli dissi.
Allora lui, appena finii di parlare, mi baciò.
“ti odio” gli dissi appena si staccò, per poi ricambiare il bacio.
“ lo so”. Finalmente si allontanò e io mi staccai dal muro. Che sollievo!

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Capitolo 46
*** Finalmente me. ***


POV CASTIEL
Ma cosa cavolo mi è preso!? Avevo talmente tanta voglia di baciarla che l’ho persino messa al muro e obbligata!? Dovrei chiedergli scusa….si, forse sarebbe meglio.
“Kristal?” la chiamai.
“che vuoi adesso?” mi disse fredda.
Ok, era ritornata la stessa di sempre.
“no niente, volevo dirti che vorrei andare a casa di Lys.” In realtà volevo chiedergli scusa, ma la mia mente elaborò un’altra frase. Non sono così abituato a scusarmi.
“ottima idea, perché io non ti sopporto più!” disse prendendo le chiavi di casa e aprendo la porta.
“come già detto oggi in classe, non sei l’unica!” ribattei.
“ah sì? Beh, non si direbbe” mi disse alzandosi in punta di piedi e avvicinandosi al mio viso.
“andiamo!” dissi prendendola per mano e trascinandola fuori da casa sua.

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Capitolo 47
*** La casa bianca. ***


******
Castiel mi trascinò fuori di casa e in men che non si dica ci ritrovammo davanti alla casa della prossima vittima di omicidio volontario. Suonammo il campanello.
“non credevo che il mio amico abitasse così vicino a te” mi disse il rosso.
“non credevo che avrei dovuto passare una giornata intera con un idiota” risposi come si deve.
“ahahahah allora ragazzi, come stanno andando le cose?”
Lysandre parlò e aveva visto il nostro teatrino di prima.
“male!” dicemmo tutti e 2.
“capisco, ho capito il motivo per cui siete qui…” cominciò l’albino.
“ma dai!” dissi scocciata.
“su entrate!” ci invitò in casa e aprì la porta.

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Capitolo 48
*** C'è solo un problema. ***


POV LYSANDRE
Li invitai ad entrare in casa e mi sedetti sul divano, squadrandoli da testa a piedi.
“sicuri che vadano male le cose?” chiesi indicando la mano di Castiel che reggeva quella di Kristal.
“Castiel sei un idiota!” disse lei ritraendo la mano.
“senti chi parla!” rispose Cass avvicinandosi al suo viso.
Riuscii a stento a trattenere un sorriso compiaciuto nel vedere quei due.
“comunque, riprendendo il discorso di prima, volete che vi sciolga dalle manette vero?”
Loro annuirono.
“beh….c’è solo un piccolo problema….” Continuai a parlare non sapendo come dirglielo.
“oh no….Lys non dirmi che…” Castiel aveva già capito a cosa mi riferissi.
“ehm…..come dire…….si Castiel, ho perso le chiavi!” dissi per poi bere un bicchiere d’acqua. L’ultimo bicchiere di acqua che avrei bevuto nella mia vita che era giunta al termine.

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Capitolo 49
*** Furia omicida. ***


POV KRISTAL
Le mie orecchie captarono immediatamente le parole di Lysandre, anche se la mia testa sperava con tutta la sua energia di aver capito male.
Quando finalmente mi resi conto di aver capito perfettamente e che il citrullo aveva perso le chiavi per aprire quell'aggeggio, non riuscii più a controllarmi.
Sia Castiel che Lysandre mi stavano osservando nei miei ragionamenti, fino a quando non agii.
Corsi addosso a Lysandre e, afferratolo per il colletto della camicia, lo guardai negli occhi. A quanto pareva i miei occhi lo stavano spaventando a morte.
“tu, cosa?” gli sussurrai con un tono omicida.
“Kristal fermati!” Castiel mi aveva afferrato per la vita e mi aveva tirato via dal rimbambito cronico.

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Capitolo 50
*** Il taccuino. ***


Passarono alcuni minuti e io ristabilii il mio benessere personale, ritornando umana e capace di conversare con gli altri.
“allora, Lysandre….” Pronunciai quel nome con una tale enfasi che lui sobbalzò. “che altro modo c’è per aprire queste manette?” dissi ticchettando nervosamente le unghie sul tavolo.
Un bellissimo tavolo rotondo in legno di ciliegio, su cui era poggiato un vaso di fiori e un quaderno.
“si potrebbero rompere con un trapano o qualche aggeggio simile…..ma non credo che fino a domani mattina riuscirò a procurarmelo.”
Siccome non avrei voluto aggredirlo un'altra volta, mi concentrai sul quaderno poggiato sul tavolino, e mi venne in mente che avevo ancora il suo taccuino. Già, quel taccuino. Quello che aveva fatto che io e il rosso ci baciassimo.
“Lysandre, il tuo taccuino” dissi lanciandoglielo sul tavolo.
“ah già, non l’hai letto, vero?” gli venne un tic all’occhio mentre diceva quella frase.
Colsi quell’occasione a mio vantaggio.
“non mi interessi” gli dissi fredda.
Lui divenne sollevato.
“…..ma questo non vuol dire che io non l’abbia letto…” continua sorridendo maliziosa.
“quindi l’hai letto?” mi chiese, come se fosse stato tradito.
“no, tsk!” dissi poggiando le braccia sul tavolo e appoggiarmi con la faccia su di esse, ero veramente sfinita, nonostante avessi dormito praticamente tutto il giorno.

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Capitolo 51
*** Tanta sonnolenza. ***


POV CASTIEL
Continuai a discutere con Lysandre, più o meno fino alle 19, così decisi che era il caso di tornare a casa mia.
Rivolsi il mio sguardo a Kristal, non ci credo si era di nuovo addormentata!
“e….adesso cosa dovrei fare?” chiesi a Lys, che se la rideva di nuovo sotto i baffi.
“beh, non intenderai svegliarla, dorme così tranquillamente, eheh” disse sorridendomi.
“fino a un attimo fa però ti stava spaventando a morte…o sbaglio?” dissi guardandolo stranito.
“erm erm, ora io vado a mangiare qualcosa, su tornatene a casa. Ciao ciao”
Bell’amico! Quando ho davvero bisogno di aiuto, e tutto per colpa sua, se la svigna, QUEL CODARDO! Pensai scuotendo la testa.
Dopo una lunga riflessione, non rimase che un'unica scelta: portarla a casa mia in braccio, perché le chiavi di casa sua ce le aveva in qualche tasca, ma non volevo mettere le mani lì.
Cercando di non svegliarla, la sollevai dalla sedia e la presi in braccio, mentre lei continuò a dormire.
Quando fummo circa a metà del tragitto, Kristal mise le braccia in torno al mio collo. Decisamente, stava dormendo.
“c-castiel…” farfugliò il mio nome. “tsk” mi lasciai scappare un sorrisetto. Sarei stato tanto curioso di sapere che sogno stesse facendo!

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Capitolo 52
*** Sera. ***


Dopo circa un quarto d’ora arrivammo a casa mia. Al centro del salotto c’era un divano rosso elettrico, anche abbastanza vicino al frigorifero, così decisi di adagiarla lì per prendere qualcosa da mangiare per me.
A stento riuscii ad arrivare al frigor, ma ce la feci e, trionfante, presi l’ennesimo pacchetto di patatine. Le tenevo li, perché diventando fredde erano più croccanti.
Mi buttai a sedere di fianco a lei, e mangiai le mie patatine pensando a come avremmo dovuto…ehm….dormire.
Ma cosa gli era passato per la testa a quello la!? Ma dico io, come avremmo dovuto fare!? Non stiamo neanche insieme! Quando ebbi finito di mangiare, buttai il sacchetto per terra e la presi di nuovo in braccio, dovevo portarla di sopra.
Mi incamminai verso le scale e arrivai davanti alla porta di camera mia, aprii la maniglia e nuovamente la misi giù, ma stavolta sul mio letto.
Mi tolsi la maglia e mi stesi anch’io sul letto, cercando di dormire.

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Capitolo 53
*** Risveglio Imprevisto. ***


Circa a metà della notte, non so di preciso l’ora, mi svegliai e osservai Kristal. Aveva appoggiato la sua mano sul mio petto, ma d’altronde stava dormendo, non l’aveva fatto apposta!
******
Sui miei occhi ancora addormentati, splendeva la luce solare filtrata dalla tapparella della finestra presente nella stanza.
Un momento. Non ricordavo di avere una finestra con la tapparella al centro della stanza!
Aprii gli occhi e vidi. Vidi il mio incubo peggiore, avveratosi.
Girai la testa di lato, e vidi che avevo la mano sui pettorali del rosso.
Spalancai gli occhi e mi misi a scuoterlo per farlo svegliare, non mi importava se di soprassalto.
Lui aprì gli occhi frastornato e mi vide il preda all’ansia.
“cos’è successo ieri notte!?” gli urlai quasi nelle orecchie.
“tsk! Niente di quello che pensi” si limitò a dirmi per poi mettersi seduto.
Io mi lasciai scivolare sollevata nel letto e sospirai. “già, le manette.” Poi mi misi seduta anch’io.

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Capitolo 54
*** Il campanello. ***


Guardai l’ora. 8:40. Era domenica.
Ci alzammo e, preceduta da Castiel, andammo al piano di sotto.
Finalmente ebbi l’occasione di ammirare per bene il salotto della sua casa.
Aveva il pavimento di moquette nera, con tutti i mobili rosso fiammante. Devo ammettere che mi piaceva.
“bella la stanza, rosso.” Dissi neanche guardandolo in faccia, ma quando stava per rispondere, suonò il campanello.
Ci precipitammo alla porta per aprire, sperando che fosse Lysandre, ma ci trovammo davanti la persona che non ci saremmo mai aspettati di trovare lì.

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Capitolo 55
*** Grano. ***


“Castiel, Kristal, buongiorno.” Disse sorpreso.
A parte il fatto che io avevo dormito a casa sua e che Castiel fosse a torso nudo andava tutto bene.
“Nathaniel, accomodati pure…” disse Castiel cercando di tenere un tono di voce abbastanza calmo.
POV NATHANIEL
I due mi fecero entrare in casa, ma la mia preoccupazione era un'altra: cosa ci faceva Kristal a casa di Castiel di prima mattina? Scacciai subito via quei pensieri e scossi la testa.
Vidi che si erano seduti sul divano al centro della sala, così io decisi di sistemarmi sulla poltrona di fronte.
“allora, visto che ci sei anche tu Kristal, ne approfitterò per parlare anche con te. E poi così almeno mi sono risparmiato un giro del quartiere in più per venire anche a casa tua.”
La ragazza era sorpresa, e chinò la testa verso destra, facendola appoggiare sulla spalla del rosso.
“la professoressa di educazione fisica mi ha chiesto di informarvi che ieri vi ha messo una nota sul registro per il comportamento tenuto durante la sua ora. Tu, Castiel, fai eccezione e non mi serve la firma dei genitori, ma Kristal?” spiegai pregando che non ci fossero altri impicci.
“io vivo con Ambra” si limitò a dire, ora appoggiando la sua testa di peso sulla spalla del ragazzo.
“ed ecco che arriva il secondo problema. Non sapevo di tutto ciò perché non hai ancora compilato quel famoso modulo che ti avevo chiesto ieri mattina, ma per tua fortuna ce l’ho qui con me, insieme ad una biro. Quindi, problema risolto.” Disse terminando con un sorriso.

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Capitolo 56
*** Liberty. ***


POV KRISTAL
“wow, che felicità” dissi a bassa voce.
Mi alzai e presi modulo e penna, e in poco tempo lo compilai, restituendo tutto al biondino.
Mentre gli ponevo la penna, vidi che in tasca aveva una chiave e, senza aspettare altro tempo, gliela presi, facendolo sussultare.
“che faccia al caso nostro?” chiesi a Castiel. Lui in risposta fece spallucce.
Nathaniel continuava a non capire niente.
Presi la mano del rosso e la alzai, dopo di che infilai la chiave nella serratura delle manette, e si sentì un sonoro rumore.
Mi tolsi l’aggeggio infernale e tornai da Nathalien, o come cavolo si chiamava, non che mi interessasse più di tanto.
Gli rimisi la chiave in tasca.
“grazie” gli sussurrai, schioccando poi le mie labbra sulla sua guancia, e facendolo arrossire.
Dopo di che, senza salutare nessuno, mi diressi a casa mia, finalmente libera.

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Capitolo 57
*** Run. ***


Arrivai poco dopo alla mia abitazione.
Mi misi a guardare un po’ di televisione e feci colazione con del latte e delle fette biscottate.
Verso le 9:10, cioè quando ebbi finito di mangiare, mi misi degli abiti leggeri e uscii, diretta verso il parco per andare a correre.
Mentre facevo joggin, passai davanti alla casa del rosso. Mi fermai qualche istante e feci un sorrisetto, per poi ritornare a correre.
Mentre correvo pensavo, pensavo a quello che era successo ieri, andando così a sbattere contro una chioma di un colore acceso.
Io inizialmente ripresi a correre, per la mia strada, ma la ragazza voleva conversare, perciò il mio piano fallì.
“ciao!” mi disse sorridendo e scuotendo la mano vitale e piena di energia. La tipica ragazza simpatica, solare e gentile con tutti. Niente di più, solo una prima impressione generale.

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Capitolo 58
*** Azzardo. ***


Io mi girai e annuii.
“tu devi essere Kristal, giusto?” mi chiese, sempre rimanendo calma e gentile.
Io risposi, ma non a quella domanda.
“sai, ti ci vedo bene con Lysandre…” azzardai. Lei arrossì violentemente.
“davvero!? Beh…il fatto è che…..mi piace” disse guardando in basso.
“due in uno. Splendida coppia, ciao!” dissi alzando la mano e ricominciando a correre.
Però, interessante, la tipa!
Quando raggiunsi il parco, notai una stradina che non avevo mai visto…così decisi di prenderla. Mi piace andare all’avventura!

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Capitolo 59
*** Istinto animale. ***


Seguii quella strada, finchè non arrivai in un vicolino alberato. Pini, se non mi sbaglio. Quel posto era molto silenzioso. Rilassante, in poche parole.
Stavo per andarmene quando sentii dei lamenti provenire da uno scatolone vicino a un bidone, così mi avvicinai per dare un occhiata.
Appena mi affacciai restai a bocca aperta: erano cuccioli di pastore di Baceron. Alcuni erano neri, altri bianchi, ed altri ancora a chiazze.
Subito mi accovacciai per avvicinarmi.
“hey, che carini che siete. Solo uno stronzo potrebbe abbandonare dei cuccioli di Baceron così dolci.” Dissi, per la prima volta da quando ero in questa città, accennando un sorriso sincero.

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Capitolo 60
*** Lato B. ***


POV ?
Ma guarda, allora la Kristal che conosco io è solo una parte di quella che è in realtà. Non credevo che sapesse sorridere così, e che sorriso! Istintivamente scesi dall’albero sul quale mi ero nascosto quando l’avevo intravista in mezzo ai cespugli.
“allora sai anche essere dolce….tsk” dissi.
“c-castiel!?” al sentire la mia voce sobbalzò e, se avevo visto bene, arrossì leggermente anche.
“e a quanto vedo te ne intendi anche, di cani” mi avvicinai mettendomi accovacciato di fianco a lei.
“affari che non ti riguardano” fece per poi alzarsi. Aveva un cucciolo color panna tra le braccia.
Non so perché, ma il mio braccio l’afferrò per il polso.
“dove vai?” chiesi senza rendermene conto.
“che sei, uno stalker per caso?” disse schiva.
“con il cucciolo, intendevo.” Cercai una scusa, sperando che funzionasse.
“lo porto a casa, ti saluto” e si allontanò.
“e gli altri?” hiesi, per trovare un pretesto di conversazione, ma lei mi ignorò, svoltando l’angolo.
Scossi la testa. Bah!

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Capitolo 61
*** Anche le pietre si arrabbiano. ***


******
Quel deficiente mi perseguita! Possibile che me lo debba ritrovare ogni volta tra i piedi!? Pensai mentre, a passo spedito, mi dirigevo verso casa.
Di tanto in tanto facevo qualche carezza al cagnolino, era proprio carino. Man mano che andavo avanti il mio passo diminuiva la velocità, fino a che non mi fermai proprio. Devo pensare a che nome dargli, mi dissi.
Dopo alcuni minuti di riflessione, trovai quello giusto: Axel, cioè ricompensa divina.
Appena arrivai a casa, Ambra mi si scaraventò addosso, infuriata come non mai.
“hai dormito con il mio Castiel ieri notte, non è così!?” mi disse.
“e se anche fosse?” gli dissi in tono di sfida.
“tuo?? Non mi pareva di essere mai stato messo in vendita.” Disse mettendo un braccio sulle mie spalle.
“c-castiel!?” strillò la gallina, prima di voltarsi tutta rossa, non so se per la rabbia o per l’imbarazzo, e andare spedita nella sua stanza.

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Capitolo 62
*** In strada. ***


POV CASTIEL
Appena Ambra se ne andò, Kristal scostò subito il mio braccio dalle sue spalle, e si voltò per uscire di nuovo.
Io prontamente la seguii.
“potresti anche ringraziare…” non so perché, ma sentire delle scuse da lei mi faceva piacere.
“non te l’ho certo chiesto io, e comunque me la sarei cavata benissimo da sola” disse accelerando il passo.
“prego” dissi sorridendo beffardo.
“hai intenzione di seguirmi ancora per molto??” chiese brusca.
“si” mi limitai a dire.
“se procurarti un bel calcio nelle parti basse è il tuo scopo, allora seguimi pure.” Continuò, stavolta fermandosi.
“mi stavo chiedendo perché tu fossi sempre così scontrosa, eppure io so che puoi anche essere dolce, quindi perché non lo fai?” chiesi.
“e se ti dicessi che non voglio farlo!?” sbottò.
“va bene, lascia stare allora.” Quando finii di parlare mi girai e mi incamminai per la mia strada.

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Capitolo 63
*** Il peso della coscienza. ***


“fermo!” mi urlò, mentre mi stavo allontanando.
“vuoi davvero saperlo!? Io sono dolce solo con gli animali, perché loro non sono come le persone! Loro non ti fanno sentire speciali per poi sparire! Loro non ti abbandonano! Loro non ti fanno soffrire! Loro ci tengono ad essere tuoi amici! Loro non fanno finta di volerti bene, loro ti vogliono bene per davvero! Siamo noi le vere bestie, non loro!” sputò queste parole con una tale amarezza come se per la prima volta si fosse tolta un peso enorme dalle spalle.
Per la prima volta, gli occhi le brillarono.
Rimase lì immobile, come se si stesse pentendo di quello che aveva appena detto.
Non avrei mai creduto che potesse dire parole così piene di sentimento. Per la prima volta, qualcuno era riuscito a commuovermi.
Appena finì di parlare, corsi verso di lei e la baciai con passione.
Lei subito mi abbracciò.

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Capitolo 64
*** L'amore nell'aria. ***


******
Non so perché lo feci, ma abbracciai Castiel. Mentre ero abbracciata a lui, mi sentivo protetta, non so neanche da quale pericolo, poi.
Senza che io potessi fermarla, una lacrima scese dal mio occhio sinistro, attraversando tutta la guancia, fino ad arrivare alla maglia del rosso, in cui lasciò una macchiolina leggermente nera. Mascara.
“Piangi?” mi chiese schietto.
“NO!” gli urlai allontanandomi da lui e asciugandomi la goccia salata.
Lui fece un sorrisino e mi prese la mano.
Io rimasi immobile a guardarlo.
Dopo alcuni istanti finalmente si mosse, prendendomi in braccio.
“ma sei cretino!?” dissi mettendo le braccia intorno al suo collo.
“mi sembra che tu apprezza” disse stringendomi ancora di più.
“cosa te lo fa credere?” mi avvicinai al suo volto socchiudendo gli occhi.
“tu” si limitò a dire, per poi darmi un altro bacio.
E così, in quel giorno di maggio, i due sembravano finalmente essersi dati pace, lasciandosi travolgere dall’amore nell’aria.
Ora, di loro, non di hanno più notizie, ma si spera molto, che continuino tutt’ora a sopportarsi a vicenda, finalmente felici.
Kristal & Castiel: due anime ribelli, un solo cuore puro.
THE END.

*nota dell'autrice*
holaaaa, finalmente eccomi quaa!!
volevo dirvi un paio di cosette...mlmlml
innanzitutto ringrazio moooltissimo tutti quelli che hanno recensito e seguito la mia storia, oramai giunta al termine.
già, è un gran dispiacere anche per me chiuderla qui, perchè quando inizio una storia non riesco mai a finirla!! >.< comunque.....sono molto grata che vi sia piaciuta e conrinuerò a leggere tutte le vostre storie e ad andare avanti con l'altra mia fanfic.
un bacione a tutti**
-solly <3

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