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Questi personaggi non mi appartengono, ma sono proprietà di Stephenie
Meyer
Questi personaggi non mi appartengono,
ma sono proprietà di StephenieMeyer.
Questa storia è stata scritta senza alcun scopo di lucro.
Eccomi qui con
un’altra storia. Immagino già cosa vi starete chiedendo. Ma questa non ha altro
da fare che scrivere storie quando ne ha già qualcuna da finire? Beh la vostra
domanda è comprensibile, ma quando l’ispirazione viene non c’è verso di
fermarla. E così eccomi qui a proporvi un altro lavoro. Prometto di continuare
anche le altre, ma questa, beh diciamo che mi ispirava parecchio. Ho intenzione
di portarla avanti in parallelo con le altre, quindi non preoccupatevi chi
segue le altre perché avranno la loro fine. Mi piacerebbe sapere cosa ne
pensate e se vale la pena continuarla. Beh che altro dire? Fatemi sapere se vi
va e soprattutto buona lettura a tutti.
Capitolo 1
Invito di nozze
POV BELLA
L’abbagliante
luce solare proveniente dalla vetrata mi rubò dalle braccia di Morfeo e mi
riportò nel mondo normale.
Aprì gli occhi e
mi accorsi con poca sorpresa che anche stavolta avevo dormito nel mio ufficio
malamente seduta su una sedia girevole e con una lastra di vetro sulla
scrivania come cuscino (à il link
dell’ufficio: http://yfrog.com/5dufficiozj
).
Di sicuro quello
non era proprio il miglior risveglio che si potesse sperare.
Appoggiai la
schiena allo schienale della sedia e mi stiracchiai un po’, anche se tali
movimenti non facevano altro che peggiorare la già precaria forma della mia
colonna vertebrale.
Dopo qualche
attimo di rilassamento, se così potevo definirlo, mi accorsi che avevo ancora
l’articolo da consegnare, così accesi il pc che si era messo in stand bay e
ricontrollai il lavoro della sera prima eliminando qualche errore sfuggito alla
stanchezza della notte.
Misi in stampa e
quando i fogli ancora caldi uscirono dalla stampante laser del mio ufficio fui
finalmente soddisfatta.
Certo, ero
stanca, ma ne era valsa assolutamente la pena. L’articolo era venuto molto
bene.
Oggi per fortuna
avevo una giornata di riposo ed ero convinta di meritarmela tutta considerato
che la mia direttrice era riluttante a concedermi giornate come questa.
Era il classico
tipo che era troppo diligente nel suo lavoro, tutti la consideravano una pazza
e dopo due anni in cui lavoravo lì iniziavo a capire che quel titolo non era
poi così sbagliato.
- Ops, scusi
signorina Swan, credevo non ci fosse nessuno – disse quella che, ormai, da un
anno era la mia segretaria.
Ashley Thomas,
mia coetanea dai ricci capelli biondi e dai grandi occhi verdi (à il link di Ashley: http://yfrog.com/12ashleyzuj ).
Era una ragazza
discreta che sapeva fare molto bene il suo lavoro e che in un anno non era
riuscita a capire che doveva darmi del tu.
Ormai ci avevo
perso le speranze.
- Non
preoccuparti Ashley, dovevo essere a casa a quest’ora – le spiegai.
- Oggi se non
erro doveva essere la sua giornata libera – mi fece notare.
- Esatto e sto
per andarmene – le risposi.
La vidi
osservarmi per qualche secondo poi scosse la testa quasi rassegnata.
- Non mi dirà che
anche stanotte ha dormito in ufficio? – mi domandò anche se conosceva già la
risposta.
- Dovevo finire
un articolo. Anzi, eccolo, consegnalo tu al capo. Non si sa mai cambia idea e
mi fa lavorare anche oggi. Ah, un’altra cosa, appena esci chiamami un taxi per
favore – le dissi sorridendole.
- Bene, ci penso
io. A domani – mi rispose lei prendendo il foglio con l’articolo e uscendo
dall’ufficio dopo avermi rivolto un sorriso a trentadue denti.
Raccolsi le mie
cose e infilai tutto in borsa (à il link dei vestiti di Bella:http://www.polyvore.com/cgi/set?id=20567226
), poi anche io uscì dall’ufficio dirigendomi dritta all’ascensore che mi
condusse in qualche minuto al piano terra.
Uscì e mi lasciai
alle spalle il grande edificio, la cui testata giornalistica da ben due anni mi
aveva dato lavoro: Vogue, la più autorevole rivista di moda al mondo (à il link dell’edificio: http://yfrog.com/13edificiovoguej
).
La sede principale
era a New York dove al ventitreesimo piano di quel grande grattacielo c’era il
mio ufficio che avevo conquistato faticosamente.
Presi il taxi che
gentilmente mi aveva chiamato Ashley e dopo aver dato l’indirizzo del mio
appartamento mi misi a guardare fuori dal finestrino vedendo con quale
difficoltà l’autista si insediava nel grande traffico della metropoli.
Dopo circa un
quarto d’ora arrivammo a destinazione e dopo aver pagato entrai nel
pianerottolo di casa dove il signor Walker, il portiere mi salutò
affettuosamente.
Presi l’ascensore
e mi diressi al mio appartamento entrando e guardandomi attorno (àil link dell’appartamento: http://yfrog.com/3oappartamentoj ).
Come previsto non
c’era nessuno, ma un biglietto attaccato al frigo faceva bella mostra di sé.
Corsi a leggere:
Lavoro, lavoro e ancora
lavoro. Quando hai intenzione di prenderti qualche giorno di pausa? Sei
incredibile. Comunque se ci cerchi siamo da me. Un bacio Jake.
Un sorriso nacque
spontaneo sulle mie labbra. Lui dava dell’incredibile a me quando l’unico ad
esserlo era proprio lui, lui senza il quale non sarei riuscita ad andare avanti
negli ultimi anni.
Ero fortunata ad
averlo e a volte mi chiedevo cosa avessi fatto di buono nella vita per
meritarmi una persona come lui.
Presi di nuovo la
borsa che avevo appoggiato sul divano e uscì fuori dirigendomi al bar sotto
casa.
Comprai del
caffè, della cioccolata e dei cornetti caldi, poi salì di nuovo
nell’appartamento fermandomi, però, nell’appartamento di Jacob (à il link dell’appartamento di Jake: http://yfrog.com/7fappartamentojacobj
).
Presi la chiave
dalla borsa ed entrai.
Quello che vidi
mi lasciò basita.
C’era una casino
della malora, ma in fondo c’era da aspettarselo. Era pur sempre casa di Jake
quella.
Lo vidi dormire
placidamente sul divano circondato da due bellissimi bambini e in mezzo a loro
anche lui lo sembrava, un bambinone un po’ troppo cresciuto.
Aprì leggermente
la tenda facendo entrare un po’ di luce e poi lasciai un bacio delicato sulla
fronte ai bimbi e a Jake che si svegliò subito.
- Bella già qui?
Ma che ora sono? – mi domandò sbadigliando (à il link di Jacob: http://yfrog.com/50jacobphp
).
- Sono le nove e
mezzo – gli risposi mentre lui si alzò dal divano cercando di non svegliare i
bambini.
- Si può sapere
perché anche stanotte hai dormito in ufficio? – mi domandò curioso.
- Ieri sera
quando stavo per chiudere l’ufficio Kirsten è venuta è mi ha incaricato di
scrivere un nuovo articolo, così sono rimasta e ho lavorato lì senza distrazioni –
gli risposi sincera.
- Quando dovevi
consegnarlo? – mi domandò.
Ricordavo
perfettamente le parole del capo.
Alle nove in punto di domani voglio
trovare l’articolo sulla mia scrivania, alle nove, non un minuto più tardi.
- Stamattina alle
nove, ma sai benissimo che era come se la sua scadenza fosse ieri stesso – gli
risposi considerato che, ormai, anche lui conosceva il modo di lavorare del mio capo.
- Dì piuttosto
che il tuo lavoro è assurdo e la tua capa una pazza – mi fece notare sorridendo
e facendo sorridere anche me.
- Per farmi
perdonare ti ho portato i cornetti caldi – gli dissi mostrandogli il sacchetto.
- Beh allora sei
perdonata – mi disse lui schioccandomi un bacio sulla guancia e rubandomi il
sacchetto dirigendosi in cucina.
- Lasciane due ai
bimbi – gli dissi seguendolo.
Non volevo
svegliarli, non ancora almeno.
- Ah Bella, ieri
è arrivata una busta per te. Il portinaio mi ha fatto scendere per parlare con
il postino, il quale mi ha fatto mettere una firma. Ha detto che doveva
consegnarla personalmente, non poteva lasciarla nel buca lettere e visto che tu
non c’eri, il signor Walker ha pensato di chiamare me – mi spiegò lui
indicandomi una busta sul tavolo della cucina.
- E che cos’è? –
chiesi.
- Non lo so. Non
l’ho aperta, fino a prova contraria mi chiamo Jacob Blake e non Bella Swan – mi
rispose lui mentre addentò un cornetto.
- Divertente. Chi
è il mittente? – gli chiesi poi avvicinandomi alla busta.
- Alice Cullen –
mi rispose lui assumendo un’espressione seria.
Sapeva bene cosa
questo volesse dire, ma forse ciò che non sapeva era come avrei reagito e molto
probabilmente io stessa mi stupì della mia reazione.
Avevo sempre
cercato di tenere lontano quel passato doloroso che erano stati i Cullen, ma
Alice restava sempre la mia sorellina folletto, la mia migliore amica, la
migliore amica di tanti avvenimenti, di tanti scherzi e giochi, di tante risate
e pianti, la mia migliore amica di quello che un tempo era il mio tutto, il mio
mondo.
Non sapevo se
aprirla o meno, ma sapevo che se Alice mi aveva inviato una lettera doveva
essere qualcosa di importate.
Sapeva quanto
volessi tenermi lontana dal passato e aveva rispettato la mia decisione anche
se ciò era andato a discapito della nostra amicizia, ma adesso qualcosa l’aveva
spinta a mandarmi quella busta e io dovevo controllare di cosa si trattasse.
Mi avvicinai alla
busta accorgendomi che era color avorio, ma soprattutto che si presentava in
carta molto elegante.
La aprì e ne
estrassi il contenuto accorgendomi che era un biglietto dello stesso colore,
molto raffinato e della scrittura elegante:
Dire che non me
lo aspettavo sarebbe stato da bugiardi.
Sapevo quanto
quei due si amassero ed ero sempre stata convinta che un giorno avrebbero
convolato a nozze.
Beh, quel giorno
era arrivato e io non potevo non essere felice per quella coppia.
- Cos’è? – mi
chiese Jake dopo avermi dato il tempo di leggere.
- Alice si sposa,
con Jasper ovviamente – gli risposi subito.
- È un invito di
matrimonio? – mi domandò curioso.
- Si, il 23
Luglio – gli risposi.
- Ci andrai? – mi
domandò serio.
Ci sarei andata?
Bella domanda.
Andarci
significava una cosa sola: fare i conti con il passato, un passato che portava
un nome. Edward Cullen.
Ero pronta?
- Mamma, sei
tornata finalmente – mi urlò la piccola Lizzie correndomi incontro ed
abbracciandomi.
- Si tesoro,
scusami per ieri sera, ma ho avuto da lavorare. Recupereremo oggi, però – le
dissi stringendola a me mentre un’altra piccola peste mi si buttò addosso
abbracciandomi e riempiendomi di baci prima di fissare Jake che tranquillo
mangiava un altro cornetto.
- Mamma anche io
lo voglio il cornetto – mi disse Ej guardandomi con gli occhi da cucciolo.
- Tranquillo
amore, c’è ne anche per te. Te l’ho preso alla crema bianca proprio come piace
a te – gli risposi prendendo il suo cornetto dalla busta e passandoglielo.
La mia vita era
cambiata.
I Cullen facevano
parte del passato.
Ero pronta a
rivivere quel passato?
Eccoci alla fine. Ci avete capito qualcosa? Lo so il capitolo
non è molto chiaro, ma nel corso della storia tutto verrà spiegato. Già dal
prossimo capitolo si inizierà a capire di più. Spero che anche questa storia vi
piacerà. Fatemi sapere. Un bacione a tutti.
Questi personaggi non mi appartengono, ma sono proprietà di Stephenie
Meyer
Questi personaggi non mi appartengono,
ma sono proprietà di StephenieMeyer.
Questa storia è stata scritta senza alcun scopo di lucro.
Eccomi qui con un
altro aggiornamento. Sono felice di sapere che molti di voi hanno apprezzato
questa storia e mi auguro che questa continuerà a piacervi anche nei prossimi
capitoli. Se vi va fatemi sapere come trovate la storia. Buona lettura a tutti.
Un bacione.
Capitolo 2
Una visita inaspettata
POV BELLA
L’invito al
matrimonio di Alice e Jasper mi aveva lasciata parecchio basita.
Ero certa che
quei due prima o poi avrebbero fatto quel grande passo, ma non ero certa di
riuscire a fare anche io un passo tanto importante come quello di tornare a
Jacksonville.
Cinque anni prima
me ero andata abbandonando quella che era stata la mia vita praticamente da
sempre.
Avevo detto addio
a mio padre, a mia madre, ai Cullen, a tutti i miei amici ed ero salita su un
aereo che mi aveva portato lontano chilometri e chilometri, in una metropoli
che conoscevo solo attraverso foto e notizie alla tv.
Ero consapevole
che avrei iniziato una nuova vita, una vita in cui dovevo cavarmela da sola,
con le mie uniche forze, una vita in cui non c’erano amici che ti offrivano una
spalla su cui piangere se qualcosa andava male, una vita in cui non c’era papà
o mamma che mi mantenevano, una vita in cui avrei dovuto crescere e diventare
indipendente.
Avevo vent’anni
ed era ora che mi prendessi delle responsabilità serie.
Fortuna volle che
nell’aereo che mi conduceva a New York incontrai Jacob Blake, il mio Jake,
l’unica persona che mi è stata accanto in tutto questo periodo.
Come me usciva da
una situazione amorosa difficile e la sua partenza serviva a dimenticarsi di
quella donna che per anni era stata sua, ma che proprio il giorno del loro
secondo anniversario di fidanzamento aveva trovato sul loro letto con un altro
uomo, ma non un altro uomo qualunque, il suo migliore amico, colui che Jake
aveva imparato a considerare un fratello.
Un doppio
tradimento che lo portò a fuggire via e a iniziare una nuova vita.
Su quell’aereo
parlammo parecchio, forse, perché parlare con uno sconosciuto è più facile.
In fondo entrambi
sapevamo che una volta giunti alla meta ognuno avrebbe preso strade diverse e
non ci saremmo visti mai più, invece, destino volle che una settimana esatta
dopo l’arrivo a New York scoprimmo di aver affittato due appartamenti nello
stesso edificio, a solo una porta di distanza.
Prendemmo un
caffè insieme e da allora non ci siamo più divisi.
Mi sembra di
conoscerlo da una vita e forse è davvero così perché lo conosco da quando la
mia nuova vita è iniziata e non ho nessuna intenzione di allontanarmi da lui.
Mi ha aiutato in
questi anni e, forse, se non ci fosse stato lui la mia vita sarebbe stata un
vero disastro.
- Mamma sei
pronta? – mi chiese Lizzie mentre guardava la tv insieme al fratellino.
Per farmi
perdonare del fatto che la sera prima non ero tornata dall’ufficio gli avevo
promesso che nel pomeriggio li avrei portati a mangiare un gelato, così dopo pranzo
li avevo preparati entrambi e poi ero corsa a prepararmi io.
- Si tesoro,
prontissima. Andiamo – dissi rivolgendomi ad entrambi che subito spensero la
tv.
Presi la borsa (à il link dei vestiti di Bella: http://www.polyvore.com/cgi/set?id=20590647
) e poi mano nella mano con i miei tesori uscì di casa ritrovandomi a sbattere
contro Jake.
- Credo che una
sola doccia non ti abbia aiutato ad aprire bene gli occhi – mi disse lui
sarcastico mentre io finsi una risata come la sua.
- Hey non
prendere in giro mamma – mi difese il mio angelo dagli occhi verdi.
Io e Jake
sorridemmo della gelosia del mio piccolo angioletto anche se non ci stupimmo
per nulla.
Ej era sempre
stato così.
Per lui, io e
Lizzie eravamo le sue donne e guai a chi gliele toccava.
A volte questo
lato del suo carattere mi ricordava lui, lui che era un tipo dalla gelosia
inaudita, soprattutto quando si trattava di me.
Mi fermai ad
osservare il mio angelo e non potei fare a meno di notare che di certo non era
quella l’unica cosa che lo rendeva così simile a lui.
Mi sembrava di
vedere quel ragazzo dai capelli ramati nell’angioletto che da cinque anni mi
tenevo stretta.
Ej era bello, dai
lineamenti fini e dai capelli biondi con qualche riflesso ramato, ma la cosa
più bella erano quegli occhietti vispi e ribelli di un verde lucente, un verde
smeraldo che ti catturava a prima vista e che era capace di rubarti l’anima,
due occhi verdi esattamente come quelli del suo papà (à il link di Ej: http://yfrog.com/ed13648741j ).
Scacciai via quei
pensieri, anche se ero consapevole che sarebbero tornati ancora, ancora e
ancora e del resto la cosa non era poi così anormale.
- Allora lo
andiamo a prendere o no questo gelato? – chiese Jake prendendo in braccio la
piccola Lizzie.
- Si, si zio
Jake. Voglio il gelato – le rispose lei sorridendogli felice.
Così con Lizzie
nelle braccia di Jake ed Ej mano nella mano con me ci dirigemmo al bar sotto
casa dove facevano i gelati più buoni di tutta New York.
Quando arrivammo
occupammo un tavolo fuori.
Era estate e c’era molto caldo, non era il caso di sedersi all’interno.
- Che gusto lo
volete? – chiese Jake ai due piccolini.
Ej si passò una
mano nei capelli poi si mise l’indice sul mente assumendo una faccia pensierosa
e dopo qualche secondo sorrise.
Tipici
atteggiamenti che metteva su quando pensava a qualcosa e per la seconda volta
del giro di una giornata mi ritrovai a pensare a quel ragazzo che anni prima
assumeva la stessa espressione quando doveva riflettere su qualcosa.
- Lemon
coccoe cioccolato bianco – rispose Ej
parlando direttamente con il barista.
Quel bambino mi
stupiva sempre di più.
Non aveva dei
gusti preferiti e ogni volta che compravamo il gelato assaggiava sempre nuovi
sapori.
- Sei sicuro? –
chiesi prima che il cono venisse preparato.
- Certo – mi
rispose sorridendo come se avesse vinto chissà quale premio.
- E tu piccolina?
Come lo vuoi? – le chiese Jake anche se sapevamo già come lo avrebbe preso.
- Pistacchio e
cocco – rispose lei sicura di sé.
Quelli erano i
suoi gusti preferiti e in quel momento non potei fare a meno di ricordare tutte
le volte in cui rubavo un po’ di gelato di quei gusti al suo papà che come lei
adorava il gelato pistacchio e cocco.
Lizzie,
diminutivo di Elizabeth, era la bambina più dolce del pianeta costantemente con
il sorriso sulle labbra, un sorriso sghembo che aveva ereditato dal padre e che
io ben ricordavo.
Era sveglia e capiva
sempre tutto, era un passo avanti ad ogni cosa e ti rapiva con
quell’espressione da angioletto che aveva.
I capelli ramati
leggermente ondulati, l’espressione furba e due grandi e profondi occhi color
cioccolato ereditati dalla sottoscritta (à il link di Lizzie:http://yfrog.com/jdlizziep ).
Quella bambina
era in tutto e per tutto come il suo papà, ma almeno gli occhi li aveva presi
da me e ne ero soddisfatta.
Anche io e Jake scegliemmo
il nostro gelato e in poco tempo il barista c’è li consegnò.
Ej e Lizzie erano
euforici.
Bastava poco per
farli contenti. Un semplice gelato, un’ora in più svegli la sera o un panino al
Mc Donald’s erano più che sufficienti per vederli sprizzare allegria da tutti
pori e ciò non poteva che rendermi felice più del lecito.
- Certo che si
vede che oggi non devi andare a lavorare – mi disse Jake dopo avermi squadrata.
- E perché scusa?
– chiesi curiosa.
- Beh, quando vai
a lavoro ti vesti troppo seriosa. Hai solo venticinque anni – mi spiegò mentre
leccava il suo gelato.
- Una gonna e
qualche top è vestirsi seriosa? E poi ti ricordo che è un lavoro, non una
passeggiata dove mi posso permettere qualunque abito. E ancora un’altra cosa:
lavoro per una rivista di moda se te ne fossi dimenticato – gli risposi mentre
anch’io leccavo il mio gelato costatando che a volte quel ragazzo se ne usciva
con battute allucinanti.
- Ma perché
scusa, vestita così non sei alla moda? – mi domandò serio.
- Non ho detto
questo. Ho solo detto che lavoro che per uno dei più importanti giornali al
mondo, non posso permettermi di presentarmi in jeans e maglietta e poi mi piace
fare un po’ e un po’ – gli risposi.
- Un po’ e un
po’? – mi domandò non capendo.
- Un po’ sportiva
come oggi, un po’ elegante come quando sono a lavoro – gli spiegai brevemente.
- Certo che per
capire voi donne c’è ne vuole- mi fece
notare lui.
- Lo dico pure io
– intervenne Ej facendoci sorridere.
Parlava come un
ometto che aveva già conosciuto tante cose della vita, quando in realtà viveva
ancora dentro una bolla di vetro che faticosamente avevo costruito intorno a
lui e alla sorellina.
Non aveva idea di
quanto difficile fosse la vita, di quanto duro fosse il mondo, ma mi piaceva
osservarlo con i suoi occhi, con gli occhi di un bambino che vede tutto
colorato.
- E io per
l’ennesima volta vi do la stessa risposta. Le donne vanno amate, non capite –
gli risposi mentre tutti sorrisero visto che quella frase era diventata una
sorta di mio motto per la vita.
- Mamma stasera
andiamo al luna park? – mi chiese poi Lizzie sorridendomi.
- Mmm, ci devo
pensare – le risposi evasiva, ma con tono dolce.
- E se ti faccio
assaggiare il mio buonissimissimo gelato? – mi propose consapevole che adoravo
anche io quei gusti e che ogni tanto gliene rubavo qualche cucchiaiata.
- Se la metti
così... – iniziai a dire prima di rubarle un po’ di gelato – direi che si può
fare. Affare fatto – le dissi sorridendole.
- Evvai stasera
ci divertiamo – disse Ej alla sorella schioccandole un bacio sulla guancia e
sporcandola tutta.
Lei, però, non se
la prese più di tanto, del resto adorava le attenzione del fratellino.
Le pulì una
guancia e poi riprendemmo a parlare tranquillamente.
A occhi estranei
potevamo sembrare una famiglia felice e in fondo lo eravamo anche se la nostra
non era proprio una famiglia a tutti gli effetti.
Quello che i
gemelli consideravano loro zio era il mio migliore amico, colui che in tutti
quegli anni gli aveva fatto da tutto: da zio, da nonno, da amico e in qualche
modo anche da papà.
Ricordavo ancora
il periodo in cui i bambini erano nati da poco più di due mesi e io e Jake
avevamo provato a stare insieme.
Ci eravamo
riusciti per ben due mesi poi avevamo lasciato perdere rendendoci conto che il nostro
rapporto funzionava meglio, ma molto meglio da amici.
Quando
ripensavamo a quei due mesi non riuscivamo a trattenere una risata considerato
che ci sembrava troppo folle la cosa.
Nonostante
questo, però, dovevo ringraziare quel periodo poiché ci aveva unito ancora di
più, ci aveva unito in un rapporto indissolubile che difficilmente si sarebbe
mai potuto scindere.
I bambini erano
consapevoli che Jake non era davvero loro zio, ma amavano chiamarlo così perché
pur non essendolo biologicamente per loro era come se lo fosse.
Io e Jake eravamo
l’unica famiglia che loro conoscevano.
Loro avevano una
mamma che gli faceva anche da papà, da nonno e nonna.
Avevano Jake che
gli faceva da zio, da zia e da migliore amico.
Avevano due
persone che li amavano senza riserve e che loro due ricambiavano in pieno.
Sentì squillare
il cellulare e dopo averlo preso notai che era l’ufficio così risposi subito,
probabilmente era urgente se Ashley mi chiamava durante il mio giorno libero.
- Pronto? – dissi
non appena schiacciai il tasto verde.
- Signorina Swan,
scusi se la disturbo – esordì Ashley con fare cortese.
- Non
preoccuparti dimmi – le risposi cordiale.
- Dovrebbe venire
in un ufficio, c’è un problema – mi disse.
- Che tipo di
problema? – le chiesi curiosa.
- Niente che
debba preoccuparla. È solo che c’è una donna che chiede di lei e non ha
intenzione di lasciare lo studio fino a quando non avrà parlato con lei – mi
spiegò brevemente.
- Si tratta di
lavoro? – chiesi non riuscendo a capire di chi si potesse trattare.
- Non ne ho idea.
Non ha voluto dirmi nulla. Ha solo detto che deve parlare con lei. L’ho
avvisata che questo era il suo giorno libero e di passare domani, ma non ha
voluto sentire storie. Ha detto che deve parlarle adesso. Si è piantonata in
sala d’aspetto e non si più mossa da due ore. Così sono stata costretta a
chiamarla – mi informò in modo gentile marcando sul fatto che non era colpa
sua.
- Ok Ashley, non
preoccuparti. Non serve che ti giustifichi. Avvisa la donna che fra una
mezz’oretta sarò lì. A dopo – le risposi chiudendo la telefonata e posando il
telefono in borsa.
Non riuscivo a
capire chi potesse essere che aveva così urgenza di parlarmi.
- Che succede? –
mi chiese Jake.
- Una donna si è
piantonata in redazione. Vuole parlare con me e a quanto pare non ha intenzione
di andarsene prima di non averlo fatto – gli spiegai.
- Mamma devi
andare a lavoro? – mi chiese Lizzie rattristandosi.
- Si tesoro, è
un’emergenza – le risposi.
- Ma oggi è il
tuo giorno libero. Dovevamo stare insieme, andare al luna park – mi ricordò Ej.
- E ci andremo
tesoro, promesso. Corro a vedere che succede e poi torno e andiamo dove volete,
ve lo giuro – gli dissi.
- Giurin
giuretto? – mi domandarono tutte e due all’unisono.
- Giurin giuretto
e mano sul cuore – gli risposi come facevamo sempre quando facevamo un
giuramento.
- Ok, allora ti
crediamo – mi dissero pulendosi il muso con un fazzoletto di carta e venendo a
darmi un bacio.
- Jake ti
dispiace se… – stavo provando a dire.
- No, non mi dispiace
per nulla. Te li guardo io, tranquilla. Corri a vedere cosa vuole questa pazza
e poi torna che il luna park ci aspetta – mi disse facendo l’occhiolino ai
bimbi.
- Grazie, sei un
tesoro – gli risposi dandogli un bacio sulla guancia per poi darne un altro ai
miei bimbi.
Presi la borsa e
fermai un taxi indicandogli la strada della redazione.
Non riuscivo a
immaginare chi potesse essere.
In una ventina di
minuti arrivai a destinazione e dopo aver pagato il taxista entrai in redazione
prendendo l’ascensore e spingendo il bottone numero 23.
Quando le porte
dell’ascensore si aprirono mi diressi subito da Ashley che mi guardava con fare
dispiaciuto.
- Mi scusi se
l’ho chiamata, ma davvero non potevo fare altrimenti. Quella donna è
impossibile – mi disse lei prima ancora che io la salutassi.
- Non fa niente
Ashley, davvero. Comunque dov’è? – le chiesi.
- È andata a
prendere un caffè, ma mi ha intimato di non cantare vittoria perché sarebbe
tornata prima che avessi compiuto il mio centesimo respiro – mi spiegò lei.
- Lo sai com’è
fatta. Quando si mette in testa qualcosa non c’è verso di farle cambiare idea –
disse una voce alle mie spalle, una voce che non sentivo da tantissimo tempo,
ma che avrei riconosciuto fra mille.
Mi voltai verso
la voce e mi resi conto che non mi ero sbagliata.
A pochi passi da
me, un ragazzo alto, muscoloso, dai capelli castano chiaro e dai grandi occhi
verdi mi sorrideva felice.
- Jasper? –
chiesi stupita di vedermelo lì a meno di un metro di distanza.
Ricordavo
perfettamente il giorno in cui ci eravamo fatti quella foto.
Due anni prima quando
per festeggiare il mio nuovo lavoro per la rivista Vogue eravamo andati insieme
ai bimbi a fare un picnic in campagna.
Ci eravamo
divertiti un sacco quel giorno.
L’altra foto,
invece, ritraeva i miei due gemellini, Ej e Lizzie, quando avevano ancora dieci
mesi (à il link della foto: http://yfrog.com/izfoto2pnj ).
Guardando quella
foto un sorriso nacque spontaneo sul mio viso.
Quei due bimbi
erano stata la mia benedizione.
Presi
quest’ultima foto e la riposi dentro il primo cassetto, pronta a posizionarla
di nuovo al suo posto quando Alice e Jasper se ne fossero andati.
Passarono cinque
minuti poi una bellissima ragazza dai lunghi capelli castani e gli occhi un
misto tra il verde scuro e il blu notte si scaraventò come una furianel mio ufficio ritrovandomela cinque secondi
dopo tra le mie braccia (à il link
di Alice:http://yfrog.com/1saliceozj ).
Ricambia la
stretta vigorosamente e solo allora realizzai davvero quanto lei mi fosse
mancata.
Era sempre stata
la mia dose quotidiana di aria fresca e per tanto tempo non avevo potuto bearmi
della sua presenza come avrei voluto fare.
Dopo minuti
interminabili ci staccammo e, dopo un “mi
sei mancata” pronunciato all’unisono da entrambe, lei andò a sedersi sulla
sedia di fronte alla scrivania accanto alla seduta in cui già Jasper aveva
preso posto.
- Mi scusi
signorina Swan, ma non ha voluto darmi il tempo di annunciarla – mi disse
Ashley che era rimasta sull’uscio della porta.
- Non fa nulla.
Alice è sempre la solita – le dissi sorridendole per poi posare gli occhi sulla
mia migliore amica.
Sentì la porta
chiudersi segno che la mia segretaria fosse uscita.
- Si può sapere
che hai fatto ai capelli? – le chiesi guardandola e accorgendomi di quanto
fosse diventata se possibile ancora più bella.
- Cambio di look.
Come mi stanno? – mi domandò.
- Beh sono sempre
stata abituata a vederti con i capelli corti, chiaro simbolo del tuo essere
folletto. Non mi aspettavo di ritrovarti con i capelli così lunghi, però ti
stanno da Dio, anche se l’aria da folletto c’è l’hai ancora – le risposi
sorridendole mentre mi accorgevo di quanto i suoi capelli fossero lunghi.
Gli arrivano alla
schiena, ma ero sempre bellissimi.
- Sono contenta
che ti piacciano. Tu piuttosto, finalmente segui i miei consigli in fatto di
moda – mi disse lei squadrando il mio modo di vestire.
- Beh volente o
nolente lavoro in una rivista di moda, non potevo fare altrimenti – le risposi
contenta di vederla davvero felice.
Lei mi sorrise e
lo stesso fece Jasper, poi seguì un breve istante di silenzio.
- Allora a cosa
devo l’onore di avervi qui? – chiesi stupendomi di essermi trovati lì.
In fondo in
cinque anni non erano mai venuti.
- Volevamo essere
sicuri che ti fosse arrivato l’invito al matrimonio – mi spiegò in poche parole
Jasper mentre Alice sembrava scrutarmi alla ricerca di qualcosa.
- Si, è arrivato
ieri sera, ma ho letto la lieta novella solo stamattina – gli risposi
soffermandomi sull’espressione di Alice che non era del tutto convinta.
- Verrai? – mi
domandò poi fissando intensamente i miei occhi.
Ci sarei andata?
Ovviamente non
avevo nessuna intenzione di andare a Jacksonville e forse dall’espressione che
Alice aveva messo su se lo aspettava.
In fondo lei
sapeva il vero motivo per cui ero diventata allergica a quella grande città.
Jacksonville
portava un secondo nome, Edward Cullen, e io non avevo intenzione di rivederlo.
Negli ultimi
cinque anni ogni tanto ero andata a trovarli per non più di due giorni, anche se
adesso aveva più di due anni che non facevo loro visita e ciò aveva un semplice
motivo.
Edward era
tornato.
Era stato via da
Jacksonville per tre anni e da due anni a questa parte era tornato dalla sua
famiglia.
Da allora non ero
più andata lì, non potevo correre il rischio di vederlo.
- Allora? – mi
domandò Alice vedendo che non accennavo a rispondere.
Dovevo trovare
una scusa plausibile al mio rifiuto, anche se dubitavo che con Alice davanti il
mio rifiuto sarebbe stato facile da pronunciare.
Eppure dovevo
farlo.
Avanti Bella elabora una scusa, una scusa
che sia plausibile.
Adesso anche la
mia coscienza mi parlava, ma stavolta aveva ragione, dannatamente ragione.
…Adry91…
Risposte alle vostre recensioni:
- franz1000: Nel capitolo corrente
viene spiegato chi sono i due angioletti, quindi non credo sia necessario
ribadirlo qui. Comunque, sono molto felice che il capitolo ti sia piaciuto.
- bells84: Credo che nel
capitolo si capisca chi è il padre dei due angioletti, ma non posso dirti
altro. Se lui lo sa o meno lo scoprirai più avanti.
- giova71: Molte domande le
tue, ma per adesso poche risposte. Abbiamo scoperto chi è il padre, quindi una
tua domanda ha avuto risposta, per le altre dovrai aspettare qualche capitolo.
- dany 96: La tua domanda ha
avuto risposta nel capitolo e devo dire che ci avevi azzeccato in pieno.
- manuelitas: Sono felice di
sapere che segui tutte le mie storie e che ti piacciono, spero di non deluderti
con questa. Non posso dirti se Edward è a conoscenza o meno dell’essere
diventato papà, ma presto anche questa domanda avrà risposta.
- consu: Una parte delle tue
domande hanno già avuto risposta nel capitolo, per le altre dovrai aspettare.
Fra qualche capitolo tutto sarà più chiaro.
- ciuciu: Sono contenta che
la storia ti piaccia, spero di non deluderti con i prossimi capitoli.
- Vale728: Mi fa piacere che
la storia sia di tuo gradimento. Incrocio le dita sperando che anche i prossimi
ti piacciano.
- gamolina: Beh diciamo che ho
sempre amato i gemelli. Mi piacciono proprio.
- nanerottola: Sono contenta che
la storia ti piaccia. Quanto a “Ricordare il passato” devo ancora scrivere il
nuovo capitolo. Quando sarà pronto lo posterò, spero che non passi molto tempo.
- vanderbit: Credo che il legame
tra Bella e Jacob sia stato chiarito e anche la relativa paternità dei due
gemelli. Per tutte le altre domande dovrai aspettare qualche capitolo.
- eliza1755: Sono contenta che
anche questa storia ti piaccia. Comunque la paternità dei bambini credo sia
stata chiarita, i bimbi sono di Edward e come hai capito sono gemelli ed hanno
cinque anni. Bella ne ha 25 ed Edward un anno in più, 26, ma andando avanti lo
specificherò nel capitolo stesso. Per le risposte alle altre domande dovrai
aspettare. Del resto come hai detto tu, altrimenti il bello dove sta?
- francesca
96:
Vorrei specificare che in questa storia, come ho già scritto nell’introduzione,
sono tutti umani, niente vampiri, niente licantropi o elementi leggendari vari.
Quindi non ci sarà nessun imprinting e nessuno problema con il sole. Alcune tue
domande hanno comunque trovato risposta nel capitolo, mentre per le altre
dovrai aspettare un po’.
Un grazie di tutto
cuore a tutti voi che avete recensito, a quelli che hanno messo la mia storia
tra i preferiti e nelle seguite. Un altro grazie di cuore anche a coloro che mi
hanno inserita tra gli autori preferiti. Spero che anche questo capitolo sia di
vostro gradimento e recensite. Un bacio.
INTRODUZIONE:Edward ha lasciato Bella in New Moon e non è
non e mai più tornato. Gli anni passano e anche i decenni, ma due anime sono ancora
tremendamente legate tra di loro perché il tempo possa cancellare ciò che
l’amore ha creato. Cosa succederà se un giorno Bella dovesse rincontrare quella
che aveva considerato fin dall’inizio al sua famiglia? E i Cullen e soprattutto
Edward come reagiranno quando scopriranno che Bella è ancora la diciottenne che
avevano lasciato? P.S. Bella non è un vampiro, ma non è comunque umana. Oltre i
vecchi, ci saranno anche nuovi personaggi.
INTRODUZIONE:Bella vive a Phoenix
da quando è nata e la sua vita ruota intorno ai suoi sei migliori amici: Alice,
Rosalie, Emmett, Jasper, Jacob e Edward. Si conoscono fin da quando erano dei
bambini, ma crescendo le cose cambiano e lei si ritrova solo con Jacob e Edward
che sono iperprotettivi nei suoi confronti. Un giorno accade che Jacob si
dichiara e in seguito le chiede di sposarlo. Lei accetta, ma lo ama davvero? Si
certo, ma il suo non è amore, non quello vero almeno. Ed Edward? Cosa farà a
questo punto? E se si accorgesse proprio ora che sta per perdere la persona più
importante della sua vita? E se lei lo considerasse solo il suo migliore amico?
E se invece non fosse così? La loro è solo amicizia? Si certo, ma non del
tutto. Cosa succederà, allora? Bella sposerà Jacob? Forse solo da uno sbaglio
si può scoprire la verità. Ma qual è questa verità?
INTRODUZIONE:Edward lascia Bella per
permettergli di vivere una vita normale, ma prima di farlo esaudisce il
desiderio dell’unica ragazza che abbia mai amato. Dopo la sua partenza le cose
cambiano e Bella non vivrà la vita che Edward ha sperato per lei. Si ritroverà
vampira, con un figlia da crescere e un passato da ricordare. Riuscirà a
ricordarsi del suo unico e vero amore? Ma soprattutto riuscirà a rincontrarlo?
INTRODUZIONE: Rosalie, Bella e
Alice sono tre sorelle newyorchesi che si trasferiscono a Phoenix. Sono le
classiche ragazze popolari che tutti invidiano, dal carattere forte e deciso e
che non si fanno mettere i piedi in testa da nessuno. A Phoenix le loro vite si
incroceranno con quelle di tre fratelli Emmett, Edward e Jasper, anche loro dal
carattere forte. Nessuno di loro crede nell’amore, ma presto si renderanno
conto di sbagliare, presto l’amore entrerà nelle loro vite e da lì tutto
cambierà.
INTRODUZIONE:Bella è una semplice
ragazza che vive a Phoenix. Ha un fratello e due sorelle gemelle. La sua vita
ruota intorno ai Cullen, i suoi migliori amici, la sua seconda famiglia. E poi
c’è Tay, il suo fidanzato, ma lei ne è davvero
innamorata? La sua vita è perfetta come crede? Il ritorno in città di Edward,
il suo amico di sempre, gli incasinerà la vita e presto si renderà conto che
quell’amico con il quale non fa altro che litigare non è poi solo un amico. Le
cose non saranno semplici e in una notte tutto si complicherà.
INTRODUZIONE:Bella è una ragazza alla moda che vive a Orange Country, con una
storia difficile alle spalle, chiusa, ma allo stesso tempo ribelle verso gli
altri incontra lui, Edward, un playboy da strapazzo, ribelle, odioso,
presuntuoso, aggressivo, ricco e che non fa altro che dedicarsi con i suoi
amici ricconi a feste mondane e al lusso più sfrenato. Riuscirà lei a lasciarsi
andare all'amore? E lui? Riuscirà a mettere la testa a posto? E se tutto
iniziasse ad andare x il verso giusto? Lei non sa, però, che un segreto alena
dietro di lei, un segreto che lui non intende svelarle, non subito almeno, ma
poi non sarà tardi? Una storia ricca di divertimento, scontri, ribellioni, ma
amore, tanto amore. Sono tutti umani.
INTRODUZIONE:Un semplice invito di matrimonio può cambiare quella che sembra
essere diventata una vita stabile? Questo si chiede Bella quando si ritrova tra
le mani l’invito del matrimonio di Alice e Jasper. Partire e raggiungere quella
che un tempo era la sua migliore amica affrontando i fantasmi del suo passato?
Oppure restare a casa e non correre rischi? Bella vive a New York, fa la
giornalista, si è lasciata i Cullen alle spalle e si porta dietro da cinque
anni due grandi responsabilità che portano il nome di Ej e Lizzie. Chi sono? E
che c’entra Edward in tutto questo? Se vi va di scoprirlo correte a leggere la
mia storia. Sono tutti umani.
Questi personaggi non mi appartengono, ma sono proprietà di Stephenie
Meyer
Questi personaggi non mi appartengono,
ma sono proprietà di StephenieMeyer.
Questa storia è stata scritta senza alcun scopo di lucro.
Eccomi qui con un
altro capitolo. Non voglio anticiparvi nulla, quindi non mi esprimo in merito
al capitolo. Spero solo che vi piaccia. Buona lettura a tutti. Un bacione.
Capitolo 3
Accettare l’invito
POV BELLA
Una scusa, avevo
bisogno di una semplice scusa che potesse spiegare il mio rifiuto in merito al
mio ritorno a Jacksonville.
- Bella ci sei? –
mi chiese nuovamente Alice visto che non le avevo ancora risposto.
- Si scusa, stavo
solo pensando – mi limitai a risponderle.
- E quando mai tu
non pensi – mi rispose Jasper facendomi sorridere.
Un tempo mi
chiamavano “la ragazza con la testa sulle
nuvole” perché spesso mi assopivo in un mondo tutto mio, un mondo il cui l’accesso
era vietato a tutti, tranne a chi ero riuscito a leggermi anche l’anima e
conoscevo una sola persona che ci era mai riuscita, quella stessa persona che
oggi mi portava a rifiutare l’invito al matrimonio dei mie migliori amici.
- Divertente –
gli dissi facendo una risata sarcastica.
- Quindi? Verrai
al matrimonio? – mi chiese Alice di nuovo riportando l’attenzione all’argomento
principale.
- Vorrei, ma non
posso. Ho troppo lavoro. Il mio capo mi lascia prendere un giorno di riposo una
volta ogni morte di Papa, non mi concederebbe mai due settimane di ferie – le
risposi sperando che quella scusa sarebbe stata efficace.
- Potevi
inventarti qualcosa di meglio – mi rispose semplicemente lei.
- Dico davvero
Alice, non hai idea di che tipo sia la persona per cui lavoro – le spiegai.
- Seguo Vogue da
quando era un'adolescente e lo seguo particolarmente da quando so che ci lavori
tu, conosco la reputazione di Kirsten Davis, ma la tua scusa è troppo stupida –
mi disse lei riferendosi alla mia capa e alzando leggermente il tono di voce.
- Alice, smettila
– le intimò Jasper capendo che la sua ragazza stava iniziando ad alzare i toni.
- No, non la
smetto e non mi calmo. Te lo dicevo io che spedirle l’invito non sarebbe
servito – gli disse lei ignorando la mia presenza in quella stanza.
Io li guardavo
non capendo il senso di quelle parole, ma Jasper lo capì e si premurò di
spiegarmi il significato di ciò che aveva detto Alice.
- Abbiamo spedito
l’invito del matrimonio, ma Alice ha detto che non sarebbe bastato per farti
venire così ha prenotato due biglietti aerei ed eccoci qui. A quattr’occhi non
avresti potuto inventare scuse – mi spiegò il mio amico.
- Alice, io… –
provai a dire.
- Alice un bel
niente. Di punto in bianco te ne sei andata da Jacksonville senza lasciare
indirizzi. Ogni tanto una chiamata ti ripuliva la coscienza, una visita di un giorno all’anno e poi un bel giorno, puff, neanche quelle. Non ho idea di dove
abiti e se non fossi a conoscenza del tuo lavoro qui non avrei saputo dove
cercarti. Hai voluto chiudere i ponti con il passato e mi sta bene, ma io non
c’entro nulla in ciò che è successo e credo di meritarmi di avere la mia
migliore amica al mio matrimonio, la mia migliore amica che pochi minuti prima
di scendere le scale per dirigermi verso il mio futuro marito mi dica di non
avere paura perché lui è quello giusto, la mia migliore amica che faccia da
testimone all’amore che lei stessa ha visto crescere e maturare – mi spiegò
tristemente mentre mi guardava intensamente negli occhi.
- Credo di non
aver capito bene – la informai riferendomi alla sua ultima frase.
- Si Bella,
vorrei che tu mi facessi da testimone, lo vorrei tanto – mi confermò.
- Io non so che
dire – dissi poi non aspettandomi certo una cosa del genere.
- Devi solo dire
che verrai. Cinque anni fa, al matrimonio di Emmett e Rosalie c’eri. Eri lì ad
incoraggiare la sposa e a tranquillizzare lo sposo. Lo so, la situazione era
diversa, ma in fondo era uguale. C’eravamo noi con il nostro volerci bene che
sostenevamo due persone che amavano nel giorno più importante della loro vita.
Lo so perché non vuoi venire, so che il motivo è lo stesso che ti ha spinto a
non venirci più a trovare da due anni a questa parte. Lui è tornato a Jacksonville
e tu non ti sei più fatta vedere. Lo so che non vuoi venire perché sai che ci
sarà lui, ma è mio fratello, deve esserci e tu sei la mia migliore amica, sei
come una sorella e devi esserci anche tu. Finito il matrimonio te ne andrai,
nessuno ti costringerà a restare più tempo di quanto tu non voglia – mi spiegò
cercando di essere convincente, ma soprattutto usando le uniche parole che
sapeva potevano convincermi.
Puntava
sull’amicizia, sul volersi bene, sull’affetto e sul legame che ci aveva tenuti
uniti praticamente da sempre.
- Bella, ti prego
vieni. Non sarebbe lo stesso matrimonio senza di te – concluse poi Jasper
sorridendomi sincero.
Come potevo dire
di no?
Come avrei potuto
dire loro che era meglio restare a casa e non tornare lì ad affrontare il mio
passato?
Semplice! Non
potevo.
- Ok. Farò di
tutto pur di esserci, anche a costo di lavorare a distanza – risposi ad
entrambi sciogliendomi come neve al sole.
Non appena
terminai di parlare non so come mi ritrovai stritolata in un abbraccio di Alice.
Non riuscivo a
capire come avesse fatto in pochi secondi a spostarsi dal davanti al dietro
della scrivania, ma sta di fatto che quel folletto mi stringeva forte a sé
continuando a ripetere “grazie, grazie,
grazie e ancora grazie”.
- Non serve che
mi ringrazi. Hai ragione tu, devo essere lì quel giorno a qualunque costo – le
dissi vedendo Jasper di fronte a me sorridere felice.
Solo in quel
momento mi resi conto di quanto assurda fosse stata la mia idea di non
partecipare a quel matrimonio.
L’idea di chiamare
i ragazzi per fargli i miei migliori auguri e di uscirmene poi con un bel
regalo spedito per posta.
Mi diedi
dell’egoista solo al pensiero.
Se non fossi
stata lì un giorno tanto importante significava solo una cosa: come amica non
valevo un tubo.
- Allora quando
parti? – mi chiese Alice quando si staccò da me e si sedette di nuovo sulla
sedia a fianco a Jasper.
- Fammi sistemare
un paio di cose e se tutto va bene fra una settimana sarà a Jacksonville – la
informai.
- Bene. Allora
fammi uno squillo quando hai prenotato i biglietti. Veniamo noi a prenderti
all’aeroporto – mi disse Jasper che non smetteva di sorridere un attimo.
Restammo lì in
ufficio a parlare per un po’.
Mi raccontarono
della proposta di matrimonio fatta durante una romantica serata nel loro
ristorante preferito, mi raccontarono di quando avevano comunicato la notizia
agli altri e poi parlottammo di cosa avevamo fatto negli ultimi due anni
facendo attenzione entrambi alle parole.
Loro due non
accennarono per nulla a Edward e io feci lo stesso riguardo ai bambini.
Loro non avevamo
mai saputo della nascita dei miei due angeli considerato che ogni volta che ero
andata a trovarli li avevo lasciati a Jake.
Sbagliavo questo
lo sapevo, ma era meglio così.
Se avessero
saputo della loro esistenza non avrei mai potuto troncare in modo definitivo i
rapporti.
Solo una cosa mi
spaventava adesso.
Quanto sarebbero
rimasti?
Non potevo certo
falli andare in albergo, ma non potevo farli stare da me per via di Lizzie ed
Ej.
- Quanto vi
fermerete? – domandai loro.
- Il nostro aereo
partirà tra poco – mi informò Alice.
Dire che ero
sollevata era dire poco.
Mi dispiaceva che
già andassero via, ma forse per il momento era meglio così.
- Così presto? –
chiesi.
- Siamo venuti
solo per convincere te – mi rivelò Jasper controllando l’orologio – anzi è
meglio andare o rischiamo di perderlo l’aereo – concluse lui alzandosi dalla
sedia seguito a ruota da Alice.
Mi alzai anche io
e mi avvicinai a loro abbracciando calorosamente entrambi, poi ci salutammo con
la promessa di rivederci una settimana dopo.
Così come erano
entrati se ne erano andati e io mi sedetti di nuovo dietro la scrivania
pensando che avrei dovuto inventarmi qualcosa per via dei bambini.
Portarli o
lasciarli con Jake?
Potevo stare
lontana da loro per due settimane?
Ma soprattutto
potevano loro stare lontani da me per due settimane?
Avrei dovuto
portarli con me, non era giusto che a causa delle mie paure a rimetterci
fossero loro due.
- Bella, quasi
dimenticavo, chi è quello? – sentì dire a Alice che a quanto pareva era entrata
di nuovo in ufficio.
Alzai gli occhi
guardandola e non potei fare a meno di sorridere poiché aveva messo su la sua
tipica espressione da detective.
- Quello chi? –
le chiesi facendo finta di non capire.
- Quello che c’è
nella foto con te – mi disse indicando il portafotografie sulla scrivania.
- Un amico – mi
limitai a rispondere.
- Un amico amico o un amico particolare? – mi domandò curiosa
avvicinandosi.
- Un amico
speciale, ma solo un amico – le risposi sorridendole.
- Bene, avrò tempo
per indagare – mi disse lei baciandomi una guancia per poi dirigersi verso la
porta d’uscita.
- Non c’è nulla
da indagare – le spiegai mentre lei mise su un’espressione come a dire “vedremo”.
Mi sorrise e poi
si chiuse la porta alle spalle, riaprendola un secondo dopo.
- Ah Bella,
portalo con te. Mi farebbe piacere conoscere qualcuno che ti è stato accanto in
questa tua “nuova” vita – mi disse sorridendomi e mimando le virgolette alla
parola nuova.
Uscì dall’ufficio
e questa volta non rientrò più.
Presi la foto dei
gemelli e la sistemai di nuovo sulla scrivania, poi presi le mie cose e uscì
dall’ufficio.
Quella restava
comunque la mia giornata libera.
- Signorina Swan,
sta andando via? – mi chiese Ashley cordiale.
- Si, ho promesso
ai bambini di portarli al luna park – la avvisai sorridendole prima di prendere
l’ascensore e dirigermi sotto dove, dopo aver preso un taxi, mi diressi verso
casa.
Arrivata
raggiunsi il mio appartamento e trovai Jake e i bimbi che guardavano la
televisione.
Subito i piccoli
mi corsero incontro abbracciandomi e dopo aver giocato un po’ con loro e con
Jake decidemmo che era ora di andare come promesso al luna park.
- Chi era la
pazza che ti voleva in ufficio? – mi domandò Jake quando fummo in macchina.
- Anche se te lo
dico faticherai a crederci – gli risposi.
- Tu provaci – mi
esortò lui.
- Alice Cullen e
Jasper Hale – dissi tutto d’un fiato.
- Stai
scherzando, vero? – mi domandò.
- Assolutamente
no. Sono venuti per convincermi ad andare al matrimonio. Alice sospettava che
il solo invito non sarebbe bastato – gli spiegai in poche parole.
- E non aveva
tutti i torti. Cosa hai deciso? – mi chiese poi.
- Ci andrò. Non
posso non andare al matrimonio di due miei migliori amici – gli risposi ormai
sicura della mia decisione.
- È la scelta
migliore. Non ti ho detto niente perché dovevi essere tu a scegliere, ma non
andarci sarebbe stato uno sbaglio, non ti saresti dimostrata una buona amica –
mi disse lui sorridendomi mentre guidava tra le strade di New York.
Amavo questo di
Jake, il fatto che mi lasciasse libera di scegliere.
Stava in silenzio
e aspettava che io prendessi le mie decisioni, poi interveniva e mi dava la sua
opinione o il suo consiglio se necessario.
- Mamma, ma chi è
questa Alice? – mi domando Lizzie curiosa.
“Tua zia” avrei dovuto rispondergli.
- Una mia vecchia
amica – risposi invece.
Lei mi sorrise e
poi restammo in silenzio per un po’, fino a quando arrivammo a destinazione.
- Ah Jake,
dimenticavo una cosa. Sei stato invitato anche tu – gli dissi a bruciapelo
sorridendogli mentre mano nella mano con i miei bimbi mi diressi verso
l’ingresso del luna park.
- Cosa? – sentì
urlare da lui sconvolto mentre cercava di avvicinarsi a noi.
- Conviene che ci
muoviamo. Credo che zio Jake non abbia preso molto bene la notizia – dissi ai
bimbi ridendo, mentre anche loro scoppiarono a ridere.
Jake era solo
stupito lo sapevo, non si aspettava certo una notizia del genere, ma mi piaceva
giocare con lui.
Del resto la
notizia sfiorava l’assurdo, ma da una come Alice c’era da aspettarselo.
Razionalmente
guardare un ragazzo in una foto, un ragazzo che non si conosce minimamente e
invitarlo al proprio matrimonio sarebbe qualcosa di assurdo da credere per
tutti, per tutti, ma non per me e il motivo era semplice.
Non tutti potevano
vantarsi di avere Alice Cullen come migliore amica.
…Adry91…
Risposte alle vostre recensioni:
- giova71: Beh come vedi Bella
non ha saputo dire di no ad Alice. Del resto lei resta comunque la sua migliore
amica e la sua presenza al matrimonio era necessaria e doverosa.
- Vale728: Beh diciamo che
Alice conosce fin troppo bene Bella e sapeva che non sarebbe andata al
matrimonio se lei e Jasper si fossero premurati di mandarle solo l’invito. Bella
aveva già preso la sua decisione, non ci sarebbe andata, ma la visita di Alice
gli ha fatto cambiare idea, del resto andare a quel matrimonio gli toccava
proprio.
- vanderbit: Si, Alice ed Edward
sono fratello e sorella. Questa come la maggior parte delle tue domande hanno
avuto risposta nel capitolo, per le altre, invece, dovrai aspettare ancora
qualche capitolo.
- francesca96: Non preoccuparti,
una svista può capitare a tutti. Si, non ho scritto in modo palese che i
gemelli sono i figli di Edward, ma come hai detto tu stessa si capisce. So che
segui anche la mia storia “Uniti dal destino” e sono felice che ti piace. Spero
che anche questa sia di tuo gradimento.
- Austen95: Sono contenta che
la storia ti piace. Speriamo che continuerà a piacerti anche nei prossimi
capitoli.
- nanerottola: Beh diciamo che la
visita di Edward era molto improbabile visto e considerato come sono i rapporti
tra i due. Mi fa piacere che i bambini ti piacciono.
- dany96: Beh come vedi ci
hai azzeccato, Alice è riuscita a convincere Bella ad andare al matrimonio.
Vedremo adesso cosa succederà una volta a Jacksonville.
- ste87: Sono contenta di
sapere che segui le mi storie e che ti piacciono. Spero di non deluderti con
questa. Mi auguro di tutto cuore di riuscire ad essere all’altezza delle tue
aspettative.
- eliza1755: Come vedi Alice è
riuscita nel suo intento e conoscendo il folletto pestifero credo che nessuno avesse
dubbi a tale proposito. Per conoscere la rottura tra Edward e Bella dovrai
aspettare qualche capitolo, ma presto tutto sarà chiaro.
- Bella Swan Cullen: Sono contenta di
avere un’altra fan. Mi fa davvero piacere. Le tue domande sono tutte lecite, ma
se ti rispondessi adesso ti rovinerei tutta la storia, quindi ti invito a
leggere i prossimi capitoli. Pian piano tutto verrà a galla e tutti i nodi
verranno al pettine. Ci vuole solo un po’ di pazienza.
Un grazie di tutto
cuore a tutti voi che avete recensito, a quelli che hanno messo la mia storia
tra i preferiti e nelle seguite. Un altro grazie di cuore anche a coloro che mi
hanno inserita tra gli autori preferiti. Spero che anche questo capitolo sia di
vostro gradimento e recensite. Un bacio.
INTRODUZIONE:Edward ha lasciato Bella in New Moon e non è
non e mai più tornato. Gli anni passano e anche i decenni, ma due anime sono
ancora tremendamente legate tra di loro perché il tempo possa cancellare ciò
che l’amore ha creato. Cosa succederà se un giorno Bella dovesse rincontrare
quella che aveva considerato fin dall’inizio al sua famiglia? E i Cullen e soprattutto
Edward come reagiranno quando scopriranno che Bella è ancora la diciottenne che
avevano lasciato? P.S. Bella non è un vampiro, ma non è comunque umana. Oltre i
vecchi, ci saranno anche nuovi personaggi.
INTRODUZIONE:Bella vive a Phoenix
da quando è nata e la sua vita ruota intorno ai suoi sei migliori amici: Alice,
Rosalie, Emmett, Jasper, Jacob e Edward. Si conoscono fin da quando erano dei
bambini, ma crescendo le cose cambiano e lei si ritrova solo con Jacob e Edward
che sono iperprotettivi nei suoi confronti. Un giorno accade che Jacob si
dichiara e in seguito le chiede di sposarlo. Lei accetta, ma lo ama davvero? Si
certo, ma il suo non è amore, non quello vero almeno. Ed Edward? Cosa farà a
questo punto? E se si accorgesse proprio ora che sta per perdere la persona più
importante della sua vita? E se lei lo considerasse solo il suo migliore amico?
E se invece non fosse così? La loro è solo amicizia? Si certo, ma non del
tutto. Cosa succederà, allora? Bella sposerà Jacob? Forse solo da uno sbaglio
si può scoprire la verità. Ma qual è questa verità?
INTRODUZIONE:Edward lascia Bella per
permettergli di vivere una vita normale, ma prima di farlo esaudisce il
desiderio dell’unica ragazza che abbia mai amato. Dopo la sua partenza le cose
cambiano e Bella non vivrà la vita che Edward ha sperato per lei. Si ritroverà
vampira, con un figlia da crescere e un passato da ricordare. Riuscirà a
ricordarsi del suo unico e vero amore? Ma soprattutto riuscirà a rincontrarlo?
INTRODUZIONE: Rosalie, Bella e
Alice sono tre sorelle newyorchesi che si trasferiscono a Phoenix. Sono le
classiche ragazze popolari che tutti invidiano, dal carattere forte e deciso e
che non si fanno mettere i piedi in testa da nessuno. A Phoenix le loro vite si
incroceranno con quelle di tre fratelli Emmett, Edward e Jasper, anche loro dal
carattere forte. Nessuno di loro crede nell’amore, ma presto si renderanno
conto di sbagliare, presto l’amore entrerà nelle loro vite e da lì tutto
cambierà.
INTRODUZIONE:Bella è una semplice
ragazza che vive a Phoenix. Ha un fratello e due sorelle gemelle. La sua vita
ruota intorno ai Cullen, i suoi migliori amici, la sua seconda famiglia. E poi
c’è Tay, il suo fidanzato, ma lei ne è davvero
innamorata? La sua vita è perfetta come crede? Il ritorno in città di Edward,
il suo amico di sempre, gli incasinerà la vita e presto si renderà conto che
quell’amico con il quale non fa altro che litigare non è poi solo un amico. Le
cose non saranno semplici e in una notte tutto si complicherà.
INTRODUZIONE:Bella è una ragazza alla moda che vive a Orange Country, con una
storia difficile alle spalle, chiusa, ma allo stesso tempo ribelle verso gli
altri incontra lui, Edward, un playboy da strapazzo, ribelle, odioso,
presuntuoso, aggressivo, ricco e che non fa altro che dedicarsi con i suoi
amici ricconi a feste mondane e al lusso più sfrenato. Riuscirà lei a lasciarsi
andare all'amore? E lui? Riuscirà a mettere la testa a posto? E se tutto
iniziasse ad andare x il verso giusto? Lei non sa, però, che un segreto alena
dietro di lei, un segreto che lui non intende svelarle, non subito almeno, ma
poi non sarà tardi? Una storia ricca di divertimento, scontri, ribellioni, ma
amore, tanto amore. Sono tutti umani.
INTRODUZIONE:Un semplice invito di matrimonio può cambiare quella che sembra
essere diventata una vita stabile? Questo si chiede Bella quando si ritrova tra
le mani l’invito del matrimonio di Alice e Jasper. Partire e raggiungere quella
che un tempo era la sua migliore amica affrontando i fantasmi del suo passato?
Oppure restare a casa e non correre rischi? Bella vive a New York, fa la
giornalista, si è lasciata i Cullen alle spalle e si porta dietro da cinque
anni due grandi responsabilità che portano il nome di Ej e Lizzie. Chi sono? E
che c’entra Edward in tutto questo? Se vi va di scoprirlo correte a leggere la
mia storia. Sono tutti umani.
Questi personaggi non mi appartengono, ma sono proprietà di Stephenie
Meyer
Questi personaggi non mi appartengono,
ma sono proprietà di StephenieMeyer.
Questa storia è stata scritta senza alcun scopo di lucro.
Eccomi qui con un
altro aggiornamento. Non vi anticipo nulla, anche perché credo che il titolo
parla da solo, quindi buona lettura a tutti. Un bacione a tutti.
Capitolo 4
Arrivo a Jacksonville
POV BELLA
Convincere il
capo a concedermi due settimane di ferie non fu poi così difficile come
credevo.
Mi sarei
immaginata io a elencare i diecimila motivi per cui meritavo quelle ferie,
invece, stranamente Kirsten acconsentì senza farmi troppi problemi, facendomi
promettere, però, che in caso di necessità avrei comunicato con loro attraverso
e-mail.
Ciò significava
solo una cosa.
Ero sì in ferie,
ma allo stesso tempo ero a disposizione del capo qualora decidesse di punto in
bianco di farmi scrivere qualche articolo.
Lo scambio mi
sembrava piuttosto equo, considerando la filosofia di lavoro del capo, per
questo non feci problemi ad accettare quella sorta di “compromesso” anche perché
il mio lavoro mi piaceva più del lecito.
Se qualche anno
fa qualcuno mi avesse detto che un giorno avrei fatto la giornalista, il lavoro
per cui avevo faticosamente studiato e combattuto, mi sarei messa a ridere e
con ogni probabilità avrei preso per pazzo il tizio in questione, invece, da
due anni a questa parte potevo dire che il mio sogno lavorativo si era
realizzato ed ero diventata una famosa e stimata giornalista.
La
vice-direttrice di Vogue.
Quasi stentavo a
crederci eppure il mio grande ufficio, una segretaria tutta per me, le grandi
responsabilità che possedevo e la stima che Kirsten nutriva per me erano
elementi sufficienti a farmi capire che ciò che possedevo era la realtà e non
un sogno di una venticinquenne.
Così giovane e
così impegnata lavorativamente.
Ricordavo il
giorno in cui avevo ricevuto la promozione, ricordavo le parole del capo che mi
avevano fatto riflettere molto.
Mi hanno parlato molto bene di te
Isabella. Un vecchio amico, quello per cui hai lavorato prima mi ha detto che
sarei stata una pazza se non ti avessi assunta, per questo quando un anno fa
sei entrata in questo ufficio ho deciso di darti una scians. In un anno hai
fatto un lavoro brillante, decisamente superiore alle mie aspettative, lo devo
ammettere e mi hai dimostrato che una donna può essere una madre e una donna in
carriera allo stesso tempo. Sei riuscita a equilibrare queste due cose e non è
facile, io stessa fatico a riuscirci nonostante i miei figli, ormai, siano molto
più grandi dei tuoi. Per questo motivo ho deciso di premiarti. Complimenti, sei
la nuova vice-direttrice di Vogue, una carica che ti meriti in pieno. Non
deludermi, ricorda che credo molto in te.
Quelle parole,
pronunciate un anno fa dal mio capo, mi fecero capire che, forse, non ero
totalmente un disastro e che qualcosa di buono ero riuscita a farlo.
Ero stata una
madre presente e una giornalista competente riuscendo a combaciare il tutto con
grandi sacrifici.
Una cosa mi ero
riproposta fin dall’inizio: prima i miei bambini, poi la carriera.
Ero riuscita nel
mio intento, anche se il lavoro era ancora assai duro.
Questo pensavo una
settimana dopo la visita di Alice e Jasper mentre ero comodamente seduta su un taxi
insieme a Jake e ai bambini.
Mi stavo
dirigendo a lavoro per consegnare a Kirsten la nuova impaginazione della
copertina della prossima uscita di Vogue.
- Non metterci una
vita, come al tuo solito – mi disse Jake non appena arrivammo a destinazione.
- Farò in fretta,
tranquillo – gli risposi scendendo dal taxi e dirigendomi verso l’ufficio del
capo.
Bussai una volta
e subito ricevetti l’ok per entrare.
Seduta sulla sua
comoda poltrona di pelle, una bellissima donna dai corti capelli castano chiaro
con riflessi biondi e gli occhi castani faceva bella mostra di sé.
- Ciao Kirsten.
Ti ho portato la bozza che mi avevi chiesto – le dissi non appena fui dentro.
- Isabella, l’hai
già finita? – mi chiese stupita.
- Beh ti ho
promesso di farla prima della partenza, così eccomi qui di tutta fretta a
consegnartela. Ho l’aereo fra poco meno di un’ora – le risposi mostrandole il
tutto.
Non mi rispose,
in compenso si sistemò meglio sulla sedie e diede un’occhiata al mio lavoro.
- Fantastico. Hai
avuto un’ottima idea – mi disse poi alzando gli occhi dalle bozze che gli avevo
portato e guardando me.
- Era l’unico
modo per sistemare la nuova rubrica. Bisognava mantenere comunque un ordine
coerente – le risposi spiegandole le mie ragioni.
- E hai fatto
benissimo. Direi che sei libera. Buon viaggio, divertiti e… – iniziò a dire.
- E non spegnere
mai il cellulare – conclusi io per lei.
- Esatto – mi
disse sorridendomi sincera e divertita allo stesso tempo.
- Tranquilla, non
lo farò. Per qualsiasi cosa basta chiamare – le dissi ricambiando il sorriso e
dirigendomi verso l’uscita dell’ufficio.
Passai a salutare
Ashley e il resto dei miei colleghi, in fondo sarei mancata per due intere
settimane, cosa mai successa in quei due anni.
Le mie ferie al
massimo consistevano in cinque giorni tirati tirati.
Quando terminai
di salutare tutti uscì dall’ufficio e salì di nuovo sul taxi.
- Quanto c’ho
messo? – chiesi.
- Dodici minuti –
iniziò Ej.
- Trentacinque
secondi – continuò Lizzie.
- E ventitre
frazioni di secondo – terminò Jake posando il cellulare nella tasca.
Quello era un
gioco che si divertivano a fare sempre.
Ogni volta che
capitava che li lasciassi ad aspettare da qualche parte loro prendevano il
cronometro del telefono e lo facevano partire, poi al mio ritorno si
divertivano a dirmi il tempo impiegato ed ogni volta il più piccolo dei tre
sembrava essere Jake.
- Ho fatto
progressi – risposi poi io.
- Solo perchè
abbiamo un aereo da prendere – mi corresse Jake mentre gli feci una risata
sarcastica.
Dicemmo al
taxista la nostra destinazione e poi mi soffermai a guardare il paesaggio
fuori.
- Mamma, ma
perché noi non conosciamo Alice se è una tua amica? – mi chiese Lizzie dopo
qualche attimo di silenzio.
Ecco, mi sembrava
troppo bello che non avessero fatto ancora domande.
Se c’era una cosa
che odiavo era mentire ai mie figli, ma non c’erano alternative, non questa
volta.
- Perché Alice
abita molto lontano – le risposi sperando di riuscire a convincerla.
- E tu come hai
fatto a conoscerla ? – disse Ej al posto della sorellina.
- Perché qualche
anno fa, quando ancora voi non eravate nati io abitavo a Jacksonville. È lì che
sono cresciuta, lì ci sono tutti i miei vecchi amici – gli risposi
sorridendogli.
- E perché non ci
siamo mai andati? – mi domandò Lizzie mostrandomi nuovamente quanto
intelligente fosse.
- Perché non c’è
ne mai stata l’occasione – le risposi sperando che la smettessero di fare
domande.
Erano due bambini
curiosi, anche troppo e non c’era da meravigliarsi che avessero preso a farmi
domande su domande.
Del resto di
punto in bianco gli avevo comunicato la nostra “vacanza” a Jacksonville in
occasione del matrimonio di una mia vecchia amica, un’amica di cui loro non
avevano mai sentito parlare.
- E quindi
conosceremo altre tuoi amici? – mi domandarono all’unisono entrambi.
Anche il vostro papà avrei tanto voluto rispondergli, ma
ovviamente non potevo rivelare loro quella verità, anche se avevano tutto il
diritto di saperla, ma erano troppo piccoli e non avrebbero potuto capire.
- Si certo –
risposi loro sorridendogli e scompigliando i capelli di Ej.
- E sono
simpatici? – mi chiese Lizzie.
- Molto. Vi
piaceranno sicuramente – le risposi.
- E… – stava
provando a dire la curiosona di mia figlia che sembrava volermi porgere mille
domande.
- Hey, ma cosa
sono tutte queste domande? – chiese Jake a loro due stemperando la tensione che
sentivo addosso.
I bimbi si misero
a ridere e scrollarono entrambi le spalle, poi presero a giocare tra di loro al
gioco della morra cinese.
Mimai un grazie a Jake e poi ripresi a guardare
il paesaggio fuori dal finestrino.
In poco tempo
arrivammo all’aeroporto e dopo aver sbrigato tutto salimmo in aereo, il quale
decollò in poco tempo.
I bimbi si
addormentarono ben presto, mentre io e Jake divisi da Ej e Lizzie ci guardavamo
ogni tanto preoccupati.
Avevo detto ad
Alice che non occorreva che fossero loro a venirci a prendere, che saremmo
andati direttamente a casa Cullen ed ero sempre più convinta della mia
decisione.
Non era il caso
che avessero scoperto il mio segreto all’aeroporto, preferivo che succedesse a
casa dopo aver allontanato i bambini.
Dopo qualche ora
atterrammo nell’aeroporto di Jacksonville e dopo aver svegliato i bambini prendemmo
i bagagli e uscimmo fuori entrando in un auto che avevamo noleggiato on-line,
una Bmw 120i nera (à il link
della macchina: http://yfrog.com/ngbmw120idavantijhttp://yfrog.com/n8bmw120idietroj
) in modo da poterci muovere senza problemi durante la nostra permanenza in
quella grande città.
Jake si mise alla
guida, io a fianco a lui, mentre i bimbi si sdraiarono nel sedile posteriore e
si addormentarono di nuovo.
Erano stanchi e
soprattutto non erano per niente abituati a viaggiare.
- Hai chiesto a
Alice di prenotare l’albergo? – mi chiese Jake mentre ci muovevamo tra le
strade di Jacksonville.
- Si, ma ha detto
che non se ne parlava assolutamente. La villa è grande e saremmo rimasti a
dormire lì – gli spiegai senza essere sorpresa delle mie parole.
- Avevi ragione.
Quella ragazza quando si mette in testa qualcosa non cambia idea per niente al
mondo – mi rispose considerando che io stessa gli avevo detto che era inutile
chiedere ad Alice di prenotarci una stanza in albergo, non c’è l’avrebbe mai
permesso.
- E ancora non
hai visto nulla – gli feci notare sorridendogli.
Ci fu un attimo
di silenzio, poi arrivò quella domanda che aspettavo da un po’ e che mi faceva
tanta paura.
- Che intenzioni
hai? Gli dirai la verità? – mi domandò Jake.
- Gli dirò che
sono i miei figli, punto – gli risposi.
- Il resto lo
capiranno da soli, giusto il tempo che si facciano due calcoli – mi fece notare
lui.
- Se Edward non
ha detto loro niente non riusciranno a capire la verità nemmeno facendo i
calcoli di cui parli tu – dissi io seria.
- Ammesso che sia
così, potrai ingannare loro, ma lui potrebbe arrivarci senza troppi problemi –
mi rispose convinto delle sue parole.
- Non lo farà e
se dovesse farlo gli farò credere il contrario, anche a costo di inventarmi una
balla – gli spiegai sicura di me.
Per nessun motivo
al mondo Edward doveva scoprire la verità.
La nostra storia
era finita tanto tempo fa e rivelare un segreto come quello che custodivo io
rischiava di mettere in subbuglio la calma che si era creata.
- Se menti come
fai con me, la tua bugia sarà tutto un programma – mi rispose lui riferendosi
al fatto che ero una pessima bugiarda.
La cosa che mi
spaventava di più non era solo affrontare i ragazzi, Esme e Carlisle, ma anche
e soprattutto mio padre e mia madre che non avevano idea di essere diventati
nonni.
Papà e mamma
avevano divorziato quando ero bambina, ma entrambi avevano vissuto un sacco di
tempo a Jacksonville, poi mamma si era risposata con Phil, un giocatore di
baseball e si era trasferita con lui a Phoenix, mentre papà dopo la mia
partenza era tornato nel suo paese natale, Forks, la cittadina più piovosa
d’America, quella stessa cittadina ricoperta da una coltre perenne di nubi
praticamente quasi ogni giorno.
Alice e Jasper li
avevano sicuramente invitati al matrimonio e a me toccava adesso rivelargli
quella verità che per cinque lunghi anni gli avevo volontariamente celato.
L’unica cosa positiva
era che con molto probabilità loro sarebbe arrivati a Jacksonville qualche
giorno dopo di me, un tempo sufficiente per prepararmi un discorso quanto meno
decente.
In poco tempo
arrivammo a destinazione e così io e Jake scendemmo dall’auto scaricando i
bagagli.
- E così questa è
la famosa villa Cullen – disse Jake più a se stesso che a me letteralmente
abbagliato da tanta bellezza.
La villa era
bella come la ricordavo, forse ancora di più.
Esme aveva
attuato qualche piccolo cambiamento, ma era tutto sempre meraviglioso.
Era circondata da
un bellissimo prato verde stile inglese e alcuni alberi erano posti ai bordi
del prato. Una grandissima e bellissima piscina faceva bella mostra di sé e la
casa, beh, la casa era semplicemente fantastica, un sogno (à il link della villa: http://yfrog.com/n8villacullenj ).
- Bella vero? – gli
domandai sorridendogli.
- Bella? È una
figata – mi rispose il mio migliore amico facendomi uno sguardo che era tutto
dire.
Prendemmo a
scaricare le valigie, ma poco dopo in nostro soccorso arrivarono Jasper e
Carlisle che di sicuro avevano sentito il rumore dell’auto sul vialetto di casa
ed erano corsi a controllare se fossimo noi o meno.
- Tesoro, mamma
mia quanto mi sei mancata – mi disse Carlisle correndo ad abbracciarmi.
- Anche tu, tanto
– gli risposi stringendolo forte.
- Anche tu – gli
risposi osservandolo per bene e notando che era sempre un bellissimo uomo.
Capelli castani,
occhi di un verde intenso e un fisico da fare invidia a chiunque (à il link di Carlisle: http://yfrog.com/nbcarlislej ).
Sembrava ancora
un ragazzo piuttosto che un uomo di famiglia con tre figli già grandi, anche se
aveva un fascino da uomo maturo.
Una cosa era
certa, nessuno avrebbe mai potuto scambiarlo per un nonno, anche se già lo era
diventato, per ben tre volte.
Anche Jasper
corse ad abbracciarmi e quando ci staccammo mi ritrovai stritolata tra le
braccia di Alice che mi stringevano forte.
Dopo di lei fu il
turno della mia seconda mamma.
Lunghi capelli
color caramello, grandi occhi verdi e un’espressione amorevole che solo una
mamma perfetta come lei poteva possedere (à il link di Esme: http://yfrog.com/nbesmej
).
Mi riempì di baci
e abbracci poi si staccò e mi sorrise amorevolmente ripetendomi in continuazione
quanto io gli fossi mancata.
Poco dopo Jake
tossì per richiamare l’attenzione e solo allora mi resi conto che non lo avevo
ancora presentato alla mia famiglia.
- Jake questi
sono Carlisle, Esme, Alice e Jasper – dissi al mio migliore amico indicando uno
per uno i componenti della mia famiglia – lui, invece, è Jake, un amico – terminai
rivolgendomi stavolta ai Cullen.
Tutti porsero la
mano a Jake e gli sorrisero mentre lui fece altrettanto.
- È un vero
piacere conoscere un nuovo amico di Bella. Da quanto tempo vi conoscete? –
chiese Alice con il chiaro intento di scoprire di più su noi due.
- Da quando Bella
si è trasferita a New York – le rispose Jake senza troppi problemi.
- Benissimo.
Allora più tardi ci racconterai cosa ha combinato la nostra Bella durante il
suo esilio nella Grande Mela – continuò Alice lanciandomi un’occhiata quando
aveva pronunciato la parola esilio.
In effetti il mio
trasferimento a New York poteva senza problemi essere paragonato ad un esilio,
o forse, semplicemente la mia partenza altri non era che questo.
- Direi che per
adesso è meglio portare le valigie dentro e farli riposare un po’. Di sicuro
saranno stanchi per via del viaggio – ci disse Esme con il suo solito fare
materno.
- In effetti non
mi dispiacerebbe un bel bagno e una dormita – rispose Jake con molta
tranquillità, di sicuro molto più di quella che avevo io.
I ruoli si erano
praticamente capoversi.
Lui sembrava nel
suo habitat naturale, mentre io apparivo come un pesce fuor d’acqua e forse in
qualche modo lo ero davvero.
- Allora entriamo
dai – disse Carlisle sorridendoci.
- Ah tesoro,
abbiamo già preparato le stanze. Jake dormirà in una delle tante stanze per gli
ospiti, a te, invece, ho preparato la tua vecchia camera – mi informò Esme
davvero felice di vedermi lì.
La mia vecchia
camera a villa Cullen. La ricordavo ancora meglio della camera che avevo nella
mia casa vera e propria.
- La tua camera?
Non mi avevi detto che hai abitato qui – intervenne Jake curioso.
- Non te l’ho
detto perché se lo avessi fatto ti avrei mentito – gli risposi mentre lui mi
guardava con faccia incuriosita.
- Beh, Bella
passava da noi tutti i pomeriggi e molto spesso la notte restava qui da noi a
dormire. Così abbiamo deciso di trasformare una stanza per gli ospiti in una
camera tutta per lei, così non serviva che ogni volta dovesse prendere e
portare via le sue cose – gli spiegò Esme.
- Questa si che è
una bella idea – rispose lui.
- Mi sembra ovvio
– aggiunse Alice sorridendo al mio migliore amico.
- È stata sua
l’idea – gli spiegai io mentre lui la guardò e sorrise.
- Direi che lo
avevo immaginato – mi disse lui continuando a sorridere.
- Bene, adesso
che le spiegazioni sono state date entriamo dentro – ci disse Jasper
intervenendo nella conversazione – certo che ti sei portata dietro tutta casa –
aggiunse poi vedendo la quantità smisurata di valigie.
In effetti avevo
esagerato un po’, ma c’era anche da dire che in quelle valigie non c’erano solo
i miei vestiti, ma anche quelli dei bimbi.
- Non volevo
correre il rischio di dovermi fare prestare qualcosa da Alice – gli risposi
sorridendo mentre lei fece finta di mettere su il broncio.
Feci finta di
niente e presi una valigia pronta per entrarla dentro.
- Ci pensiamo noi
a queste – mi ammonì Carlisle con fare paterno.
Gli sorrisi e
misi giù la valigia e mentre tutti gli uomini entrano dentro con le valigie in
mano, noi donne restammo fuori.
Dovevo svegliare
i bambini e di conseguenza affrontare la realtà e ciò che essa avrebbe
comportato.
- Entriamo anche
noi? – chiese Esme.
- Solo un attimo
– dissi io avvicinandomi alla macchina e svegliando delicatamente i miei figli.
Non ci misi molto
e dopo qualche mugolio da parte di entrambi riuscì a farli scendere dalla
macchina.
Prima ancora di
guardare le facce di Alice ed Esme, guardai quelle dei bimbi che guardavano la
casa estasiati.
Li presi per mano
e mi avvicinai alla mia migliore amica e a sua madre, ma nemmeno il tempo di
aprire bocca che vidi comparire sulla porta di nuovo i tre uomini.
- E questi
angioletti chi sono? – chiese Carlisle che sembrava essere quello meno stupito
dalla situazione.
- Loro sono Ej e
Lizzie – gli risposi mentre i piccolini gli sorrisero felici.
- Io sono
Carlisle, piacere – disse il mio secondo papà ai miei figli.
- Piacere nostro
– gli risposero all’unisono entrambi regalandogli un sorriso da infarto.
Sembravano un
ometto e una signorinella dal modo in cui avevano risposto, ma in realtà erano
solo due bambini euforici per le novità che gli si paravano davanti.
Esme si avvicinò
a loro con fare materno e si presentò, poi fu la volta di Jasper e infine di
Alice che aveva assunto la sua solita espressione euforica.
Non ero certa che
avessero ben capito che quei due angioletti fossero i miei figli,ma presto ci pensò Lizzie a chiarire ogni
dubbio.
- Mamma, aveva
ragione. Sembrate tutti simpatici – disse mia figlia che di solito riusciva a
squadrare le persone fin da subito.
Vidi i loro volti
sconvolti e allora mi resi conto che di sicuro pur avendo visto i bambini non
si erano immaginati chi potessero essere.
Chissà magari li
avevano associati a Jake.
Era l’unica
soluzione plausibile.
- Mamma? –
ripeterono all’unisono tutti e quattro sconvolti.
- Credo di
averveli presentati in modo piuttosto riduttivo. Loro sono Ej e Lizzie, i miei
figli – dissi loro in modo conciso in modo che stavolta non ci fossero fraintendimenti.
La faccia di quei
quattro era indecifrabile e io pur conoscendoli non riuscivo a capacitarmi di
quali fossero i loro pensieri.
Sperai con tutta
me stessa che mi avrebbero capita e perdonata.
In tutti i casi
una cosa era certa: stava per iniziare un terzo grado da far paura, un terzo
grado in cui dovevo ponderare bene le mie parole.
Loro non dovevano
scoprire nulla sull’identità del padre dei mie due angioletti.
…Adry91…
Risposte alle vostre recensioni:
- Vale728: Beh, come vedi Jake
ha deciso di andare con Bella, in fondo lei aveva proprio bisogno di un
appoggio vista la situazione. Resteranno a Jacksonville per due settimane, un po’
poco, ma un tempo sufficiente perchè Bella possa affrontare il suo passato. Chissà
cosa succederà.
- giova71: Come hai detto tu
stessa, Bella prima o poi avrebbe dovuto affrontare la realtà e questa forse
era l’occasione più giusta per farlo. La somiglianza a Edward è molto visibile,
ma come hai letto nel capitolo è successo qualcosa che non permetterà ai Cullen
di capire che i bambini siano figli di Edward. Con il tempo, comunque, si
scoprirà cosa è successo.
- consu89: Beh come vedi la
maggior parte dei Cullen i bambini li hanno visti. Adesso vediamo che succede. Quanto
a Edward, tranquilla, arriverà anche lui.
- francesca96: Bella finalmente è
arrivata a Jacksonville. Ancora l’incontro con Edward non è avvenuto, ma presto
ci sarà. Comunque Bella come vedi ha subito precisato che Jake è un amico,
diciamo che non sarà proprio lui l’impedimento. Va beh, non posso dire di più.
- Bella Swan Cullen: Beh non so se il
tuo presentimento di avvererà o meno, intanto eccoti l’arrivo di Bella a
Jacksonville. Per l’incontro con Edward non dovrai aspettare molto.
- isabellacullen: Beh diciamo che per
scoprire cosa è successo tra Bella ed Edward bisognerò attendere qualche
capitolo, ma presto tutto sarà chiaro. Quanto alla storia “Ricordare il passato”
tranquilla non l’ho abbandonata, ma non sono ancora riuscita a scrivere il
nuovo capitolo. Appena lo farò la posterò immediatamente. Quindi, tranquilla,
ho tutta l’intenzione di continuarla e di finirla.
- vanderbit: Come vedi Jake è
andato con Bella che diciamocelo sinceramente, aveva proprio bisogno di un
appoggio vista la situazione parecchio complicata. Il matrimonio non so ancora
tra quanti capitoli sarà, non ho ancora scritto tutti i capitoli. Quanto,
invece, alla scoperta di cosa è successo tra Edward e Bella dovrai attendere
qualche capitolo, ma presto tutto sarà chiaro.
- FunnyPink: No, tranquilla, non
te lo sei persa il momento in cui dicevo cosa è successo tra Edward e Bella. Il
motivo della rottura lo spiegherò fra qualche capitolo, comunque non dovrai
aspettare molto.
- Manda: Sono contenta che
alla fine hai deciso di seguirla la mia storia nonostante ne avessi altre da
seguire. Tranquilla, il motivo della separazione tra Edward e Bella verrà
chiarito fra qualche capitolo.
- eliza1755: Lo so, è un po’ strano
che Alice e i Cullen in generale non sapessero dell’esistenza dei bambini, ma
Bella non ha detto loro niente per tenerli lontani in modo che lei riuscisse a
separarsi dal passato. Se loro avessero saputo lei non sarebbe mai e poi mai
riuscita ad allontanarsi definitivamente da quella città e da tutto ciò che
essa comportava.
Un grazie di tutto
cuore a tutti voi che avete recensito, a quelli che hanno messo la mia storia
tra i preferiti e nelle seguite. Un altro grazie di cuore anche a coloro che mi
hanno inserita tra gli autori preferiti. Spero che anche questo capitolo sia di
vostro gradimento e recensite. Un bacio.
INTRODUZIONE:Edward ha lasciato Bella in New Moon e non è
non e mai più tornato. Gli anni passano e anche i decenni, ma due anime sono
ancora tremendamente legate tra di loro perché il tempo possa cancellare ciò
che l’amore ha creato. Cosa succederà se un giorno Bella dovesse rincontrare
quella che aveva considerato fin dall’inizio al sua famiglia? E i Cullen e
soprattutto Edward come reagiranno quando scopriranno che Bella è ancora la
diciottenne che avevano lasciato? P.S. Bella non è un vampiro, ma non è
comunque umana. Oltre i vecchi, ci saranno anche nuovi personaggi.
INTRODUZIONE:Bella vive a Phoenix
da quando è nata e la sua vita ruota intorno ai suoi sei migliori amici: Alice,
Rosalie, Emmett, Jasper, Jacob e Edward. Si conoscono fin da quando erano dei
bambini, ma crescendo le cose cambiano e lei si ritrova solo con Jacob e Edward
che sono iperprotettivi nei suoi confronti. Un giorno accade che Jacob si
dichiara e in seguito le chiede di sposarlo. Lei accetta, ma lo ama davvero? Si
certo, ma il suo non è amore, non quello vero almeno. Ed Edward? Cosa farà a
questo punto? E se si accorgesse proprio ora che sta per perdere la persona più
importante della sua vita? E se lei lo considerasse solo il suo migliore amico?
E se invece non fosse così? La loro è solo amicizia? Si certo, ma non del
tutto. Cosa succederà, allora? Bella sposerà Jacob? Forse solo da uno sbaglio
si può scoprire la verità. Ma qual è questa verità?
INTRODUZIONE:Edward lascia Bella per
permettergli di vivere una vita normale, ma prima di farlo esaudisce il
desiderio dell’unica ragazza che abbia mai amato. Dopo la sua partenza le cose
cambiano e Bella non vivrà la vita che Edward ha sperato per lei. Si ritroverà
vampira, con un figlia da crescere e un passato da ricordare. Riuscirà a
ricordarsi del suo unico e vero amore? Ma soprattutto riuscirà a rincontrarlo?
INTRODUZIONE: Rosalie, Bella e
Alice sono tre sorelle newyorchesi che si trasferiscono a Phoenix. Sono le
classiche ragazze popolari che tutti invidiano, dal carattere forte e deciso e
che non si fanno mettere i piedi in testa da nessuno. A Phoenix le loro vite si
incroceranno con quelle di tre fratelli Emmett, Edward e Jasper, anche loro dal
carattere forte. Nessuno di loro crede nell’amore, ma presto si renderanno
conto di sbagliare, presto l’amore entrerà nelle loro vite e da lì tutto
cambierà.
INTRODUZIONE:Bella è una semplice
ragazza che vive a Phoenix. Ha un fratello e due sorelle gemelle. La sua vita
ruota intorno ai Cullen, i suoi migliori amici, la sua seconda famiglia. E poi
c’è Tay, il suo fidanzato, ma lei ne è davvero
innamorata? La sua vita è perfetta come crede? Il ritorno in città di Edward,
il suo amico di sempre, gli incasinerà la vita e presto si renderà conto che
quell’amico con il quale non fa altro che litigare non è poi solo un amico. Le
cose non saranno semplici e in una notte tutto si complicherà.
INTRODUZIONE:Bella è una ragazza alla moda che vive a Orange Country, con una
storia difficile alle spalle, chiusa, ma allo stesso tempo ribelle verso gli
altri incontra lui, Edward, un playboy da strapazzo, ribelle, odioso,
presuntuoso, aggressivo, ricco e che non fa altro che dedicarsi con i suoi
amici ricconi a feste mondane e al lusso più sfrenato. Riuscirà lei a lasciarsi
andare all'amore? E lui? Riuscirà a mettere la testa a posto? E se tutto
iniziasse ad andare x il verso giusto? Lei non sa, però, che un segreto alena
dietro di lei, un segreto che lui non intende svelarle, non subito almeno, ma
poi non sarà tardi? Una storia ricca di divertimento, scontri, ribellioni, ma
amore, tanto amore. Sono tutti umani.
INTRODUZIONE:Un semplice invito di matrimonio può cambiare quella che sembra
essere diventata una vita stabile? Questo si chiede Bella quando si ritrova tra
le mani l’invito del matrimonio di Alice e Jasper. Partire e raggiungere quella
che un tempo era la sua migliore amica affrontando i fantasmi del suo passato?
Oppure restare a casa e non correre rischi? Bella vive a New York, fa la
giornalista, si è lasciata i Cullen alle spalle e si porta dietro da cinque
anni due grandi responsabilità che portano il nome di Ej e Lizzie. Chi sono? E
che c’entra Edward in tutto questo? Se vi va di scoprirlo correte a leggere la
mia storia. Sono tutti umani.
Questi personaggi non mi appartengono, ma sono proprietà di Stephenie
Meyer
Questi personaggi non mi appartengono,
ma sono proprietà di StephenieMeyer.
Questa storia è stata scritta senza alcun scopo di lucro.
Eccomi qui con un altro
capitolo. Sono convinta che rimarrete con l’amore in bocca alla fine, ma come
dico sempre io, un po’ di suspense ci vuole sempre. Buona lettura a tutti. Un
bacione.
Capitolo 5
Spiegazioni
POV BELLA
Da circa un’ora
era chiusa nel salotto di villa Cullen (à il link del salotto:http://yfrog.com/ndsalottoj ) insieme a
Esme, Carlisle, Jasper ed Alice, i quali mi stavano bombardando di domande.
Quando avevo
sganciato la bomba erano tutti rimasti sconvolti, poi Carlisle riuscendo a
prendere lucidità ci invitò a parlarne dentro casa e così dopo aver fatto
sistemare Jake nella sua camera e aver affidato i bambini nelle sue mani io e
loro ci eravamo seduti sul divano del salotto a parlare e a cercare di chiarire
la cosa.
Sembravano non
averla presa per niente bene, soprattutto Alice e avevo paura che alla fine di
quella discussione nessuno di loro fosse stato capace di perdonarmi.
- Bella come hai
potuto non dircelo? Per cinque anni, dico cinque anni. Sei venuta qui durante
questi anni e nonostante questo non ci hai detto la verità. Non ci posso
credere, sto sognando, devo sognare per forza. La Bella che conosco io non ci
avrebbe mentito per tutto questo tempo – mi disse Alice dopo che spiegai loro
qualche particolare in più sui bimbi.
- Se vi avessi
detto la verità mi avreste costretta a tornare qui a Jacksonville. Mi avreste
offerto il vostro aiuto e sarei rimasta aggrappata a questa città per sempre,
sarei rimasta legata al passato per sempre, invece sono andata avanti e adesso
sto bene – provai a giustificarmi consapevole che non c’erano giustificazioni
valide per il mio comportamento.
- Sei andata
avanti? No Bella, tu sei rimasta ferma in un punto statico, perché se tu
davvero fossi andata avanti ci avresti detto la verità – continuò Alice mentre
gli altri ascoltavano cercando di spiegarsi silenziosamente il motivo del mio
comportamento.
- Anche se vi
avessi detto la verità non sarebbe cambiato nulla. Io sarei rimasta a New York
e voi a Jacksonville. Ogni tanto sareste venuti da me e ogni tanto l’avrei
fatto io, i bimbi si sarebbero affezionati a voi e la lontananza sarebbe
diventato un ostacolo pericoloso. Non avevo nessuna intenzione di tornare qui,
quindi ho pensato che il silenzio fosse la scelta più giusta, in fondo a me
stava bene così. Tutto purché lontana da questa città – spiegai a tutti.
- Ma ti avremmo
potuto aiutare, avresti avuto un appoggio, invece, li hai cresciuti da sola. Se
tu c’è lo avessi detto avremmo trovato un modo per…avremmo trovato un
equilibrio, avremmo trovato una soluzione – mi disse Esme con tono lento, quasi
a riflettere parola per parola su ciò che mi diceva.
- Non è detto che
ci saremmo riusciti e se ciò non fosse successo a rimetterci sarebbero stati i
bambini. E poi non li ho cresciuti da sola, c’era Jake con me – le risposi.
- È lui? Cioè
voglio dire è Jake il padre? – mi chiese Jasper leggermente imbarazzato di
essersi trovato nella condizione di dovermi porgere quella domanda.
Era un tipo
riservato e che teneva anche alla riservatezza degli altri.
Quella domanda
gli era costata, lo sapevo, ma era stato costretto a farmela.
- No, ve l’ho già
detto, Jake è solo un amico, nulla di più – gli risposi.
- E allora dov’è,
dov’è il padre? – mi chiese Carlisle.
- Tu lo vedi? No,
non c’è, non c’è mai stato – gli risposi con tono gentile facendogli un sorriso
forzato.
- Ma chi è?
Nemmeno questo abbiamo il diritto di sapere? – mi domandò Alice.
Loro non
avrebbero mai potuto sospettare che fossero figli di Edward, non ci sarebbe mai
potuti arrivare a meno che Edward avesse detto loro cosa era successo, ma a
quanto pareva ciò non era successo.
Certo la somiglianza
con Edward era evidente, ma per loro matematicamente era impossibile che
fossero i suoi figli.
- È un ragazzo
che ho conosciuto a New York. Siamo usciti qualche sera e poi è successo – gli
dissi sperando che se la bevessero.
- E gliel’hai
detto? – mi chiese Esme.
- Si, ma non ha
voluto prendersi una responsabilità tanto grande. Era giovane e voleva ancora
divertirsi. Io, però, volevo portare avanti la gravidanza e così con l’aiuto di
Jake c’è l’ho fatta. Al quinto mese, poi, ho scoperto che dentro di me non
cresceva solo un solo esserino, ma due, un maschio e
una femmina – le risposi convenendo con me stessa che l’ultima parte della
storia era vera.
Ero stata
felicissima di scoprire che erano due gemelli.
- E lui non si è
fatto più vedere? – continuò Alice sempre con le domande riferite al padre.
- Per quanto ne
so è partito poco dopo che gli ho dato la notizia. Non l’ho più né visto né
sentito e sinceramente va bene così – le risposi.
- E ai bambini
cosa hai detto? Non chiedono del padre? – mi domandò Carlisle non tono paterno.
- Si qualche
volta, anche se io cerco di non fargli sentire troppo questa mancanza. Comunque
a loro ho detto che il loro papà lavora molto lontano e che non può venire a
trovarli, non per il momento almeno. Sono ancora troppo piccoli, svegli e
intelligenti si, ma ancora piccoli, non potrebbero capire la verità. Quando
saranno in grado di capire, beh, quel giorno gli racconterò tutto – gli
risposi.
- Tesoro, adesso
non sei più da sola. Ci siamo anche noi e staremo accanto a te e ai bimbi
sempre – mi disse Esme avvicinandomi e abbracciandomi.
Lei era una madre
e riusciva a capire il motivo che mi aveva costretto a tacere di quanto mi era
successo, lei mi perdonava e nel suo abbraccio riuscì a percepirlo quel
perdono, così come lo percepì nelle braccia di Carlisle che poco dopo mi
strinsero forte e nella stretta calorosa di Jasper seguita da un delicato bacio
sulla fronte.
Alice restava
ancora ferma, forse ancora sconvolta, poi però mi corse incontro e mi abbracciò
forte.
- Ti perdono solo
perché quei due tesori sembrano due angioletti, due angioletti che già adoro,
ma sappi che ti toccherà una giornata di sano shopping perché tutto possa
tornare come sempre – mi disse quando si staccò dal mio abbraccio.
- Farò questo
sforzo – le risposi sorridendole mentre lei fece finta di mettere il broncio.
- Adesso vai a
sistemarti in camera, faremo aggiungere due lettini per i bimbi – mi disse
Esme.
- No, non serve.
Se il letto è rimasto quello matrimoniale di un tempo può bastare. Sono abituata
a condividere il letto con loro – le risposi sorridendole.
- Sei sicura che
basti a tutti e tre? – mi chiese Carlisle.
- Sicurissima –
gli risposi.
- Allora vatti a
sistemare e riposati. Fai scendere i bambini che gli preparo qualcosa da
mangiare – mi disse Esme sorridendomi contenta.
Se c’era una cosa
che lei amava erano i bambini e io ero contenta di riuscire a farla felice con
le mie due piccole pesti.
- Ok, sono sicura
che gradiranno la tua cucina. Sono molto golosi – le rivelai sorridendole
mentre mi dirigevo verso il piano superiore.
Entrai in stanza
di Jake (à il link della stanza: http://yfrog.com/nacamerajacobj ) e
mandai i bimbi sotto da Esme che felici non se lo fecero ripetere due volte,
poi mi sdraiai sul letto che per le prossime due settimane sarebbe diventato
del mio migliore amico.
- Allora? – mi
domandò lui quando uscì dalla doccia.
Indossava solo un
asciugamano che gli copriva le parti intime e gli fasciava le gambe e con un
altro asciugamano cercava di tamponare i capelli ancora bagnati.
Mi resi conto di
quanto quella scena non mi facesse nessun effetto.
Ormai ero
abituata a vederlo in quelle tenute, proprio come se fosse un fratello.
- Pensavo peggio.
All’inizio me ne hanno dette di tutti i colori, ma alle fine hanno capito – gli
rivelai.
- Meglio così.
Quanto alla versione ufficiale? – mi domandò curioso di sapere cosa mi fossi
inventata.
- Un ragazzo con
cui sono uscita qualche sera. Non ha voluto prendersi la responsabilità di
diventare padre ed è partito non so per dove – gli risposi a voce bassa onde
evitare che qualcuno potesse sentirci.
- Bene, molto
fantasiosa – mi fece notare sarcastico.
- Divertente. Tu
pensa solo a reggermi il gioco – gli dissi dopo avergli fatto un sorriso finto
come il suo.
- Come sempre –
mi rispose dandomi un bacio sulla guancia e sparendo in bagno a vestirsi – ah,
comunque mi piacciono – mi disse poi affacciando la testa e riferendosi ai
Cullen.
Sorrisi alla sua
osservazione e poi uscì dalla sua camera e in corridoio vidi Ej e Lizzie che
stavano uscendo da quella che un tempo era la camera di Alice.
- Voi due non
dovevate essere sotto con Esme? – domandai loro.
- Si, ma zia
Alice voleva mostrarci la sua stanza – mi rispose Lizzie tutta contenta.
- Zia Alice? –
ripetei io.
- Si, ci ha detto
che se vogliamo possiamo chiamarla così e anche zio Jasper c’è l’ha detto. Sono
proprio simpatici – mi rispose Ej al posto della sorella.
Non mi stupiva
per nulla che Alice e Jasper si fossero comportati in quel modo ed ero convinta
che lo stesso sarebbe successo con gli altri.
In poco tempo i
gemelli si sarebbero ritrovati pieni di zii e nonni.
Ciò che non
sapevano era che quelli che loro avrebbero chiamato così, in realtà erano
davvero i lori zii e i loro nonni.
- Prima di scendere
sotto vogliamo vedere la nostra camera – mi disse Lizzie prendendomi per mano.
Lo stesso fece Ej
e così insieme a loro mi diressi in quella che per tanto tempo avevo
considerato la mia stanza.
Non era cambiato
nulla, tutto era come l’avevo lasciato e se da un lato era contenta, dall’altro
avrei voluto urlare.
C’erano tanti,
troppi ricordi in quelle quattro mura, ma oltre ai tanti oggetti che avevo
deciso di non portarmi a New York e che avevo voluto lasciare lì per non
ricordare c’era anche una parete completamente tappezzata da decine e decine di
foto mie e di Edward (à il link
della parete con le foto: http://yfrog.com/ngfotoghp
).
Mi sembrò quasi
di essere tornata indietro nel tempo e tutti quei ricordi che per cinque lunghi
anni avevo cercato di tenere lontani da me mi sbatterono addosso come schiaffi.
- Mamma ma quella
sei tu? – mi chiese il piccolo Ej avvicinandosi a quelle foto che combinate
come puzzle riempievano un’intera parete.
- Si tesoro sono
io, ma quelle sono state scattate tanto tempo fa – gli risposi abbandonando per
il momento il mondo dei ricordi.
- E quello chi è?
– mi domandò Lizzie raggiungendo il fratello.
Avrei tanto
voluto dirgli che quello era il suo papà, il loro papà, ma non potevo.
- Un amico – le
risposi.
- E da quando gli
amici si baciano? – continuò lei indicando una foto in cui io ed Edward seduti
su un prato verde ci scambiavamo un bacio carico di amore.
- Beh diciamo che
lui era un amico un po’ speciale – gli dissi sorridendo.
- E come si
chiama? – mi chiese Ej assumendo un tono buffo, il tono di quando voleva fare l’ometto
di casa.
- Perché lo vuoi
sapere? – gli domandai per provocarlo.
- Perché voglio
capire chi è il ragazzo che bacia la mia mamma – mi rispose lui guardandomi
serio.
- Si chiama
Edward, gelosone – gli dissi scompigliandogli i capelli.
- E conosceremo
pure lui? – mi domandò Lizzie.
- Si certo.
Edward è il fratello di Alice – le risposi rattristandomi un po’.
- Bene, devo
proprio dirgli una parolina – disse Ej continuando a guardare le foto per poi
girarsi e sorridermi – io scendo giù, si inizia a sentire odore di dolci –
concluse poi uscendo dalla stanza dopo avermi baciato una guancia.
- Mamma, lascialo
stare, è il solito gelosone. Questo Edward è proprio bello – mi disse, invece,
Lizzie, prima di seguire a ruota il fratello.
Anche il mio
angioletto si era accorto di quanto Edward fosse bello, ma lui non era solo
bello, lui era speciale, era perfetto, o almeno c’era stato un tempo in cui lo
era stato.
Mi soffermai a
guardare quelle foto, una per una e ad ognuna non potevo fare a meno di
associare un ricordo, uno tra i miriadi che possedevo e che nonostante tutto
custodivo gelosamente dentro di me.
Una lacrima scese
copiosa sul mio volto, ma subito mi premurai di asciugarla.
Non dovevo più
piangere per lui e per il suo ricordo, lo avevo promesso.
Sentì bussare
alla porta e dopo il mio ok il mio folletto proferito comparve in camera
sedendosi sul letto e scrutandomi.
- Sei sconvolta –
mi disse poi e aveva ragione, dannatamente ragione.
- Dovresti essere
tu quella sconvolta – le risposi riferendomi alla scoperta appena fatta.
Mi sedetti di
fronte a lei sul letto e aspettai con impazienza una sua risposta.
- Infatti lo
sono, ma con qualche sforzo riesco a comprendere i motivi che ti hanno indotta
al silenzio, quindi va bene così. Non voglio passare queste due settimane con
te a litigare e poi sono certa che recuperò tutto il tempo perso con i bambini
che tra l’altro già adoro – mi spiegò prendendomi un mano e stringendomela con
la sua.
Un chiaro gesto
di un’amica che ti vuole così tanto bene tanto da essere pronta a passare sopra
a quel grande segreto che per anni mi ero tenuta nascosta.
- Avevo timore
che te la prendessi, ne avevi tutto il diritto, però, dentro di me ero sicura
che tu più di tutti mi avresti capita – le dissi sorridendole.
Lei mi buttò le
braccia al collo e restammo abbracciate per un po’.
- Comunque, hai
deviato il discorso e sai che con me non attacca – mi fece notare quando poi ci
staccammo.
- Non ho idea di
cosa tu stia parlando – le dissi.
- Sei sconvolta –
mi ripeté lei scrutandomi attentamente.
- Sono solo un
po’ stanca per via del viaggio – azzardai a dire chiaramente mentendo.
- Si certo come
no. Te l’ho detto un sacco di volte: tu non sai mentire – mi rispose scandendo
bene le sue ultime parole.
- Non sto
mentendo, infatti – ribadì io.
- Credo di sapere
qual è il tuo problema – mi disse indicando con la testa la parete ricoperta di
foto e tutto ciò che in quella camera poteva farmi ricordare della mia storia
con Edward.
- Sono solo
meravigliata di aver trovato tutto come lo avevo lasciato. Pensavo che, una
volta andatomene, avreste tolto tutto – gli spiegai.
- A nessuno è mai
passato per la testa di cambiare una sola virgola in questa stanza, farlo
avrebbe significato allontanarti di più e noi non volevamo che succedesse.
Apriamo questa stanza solo per le pulizie e quando la tua mancanza si fa
sentire troppo forte. Queste mura sono state la tua vita per tanto tempo ed
entrare qui è un po’ come avere te vicino, è come avere la Bella di un tempo,
quella Bella che adesso ha fatto posto ad una donna in carriera e ad una madre
brillante, ad una donna speciale – mi disse lei sorridendomi.
- Non credo di
essere tanto speciale come dici – le risposi sorridendole anche io.
- Sarò sincera,
quando ti ho detto che in queste due settimane sarebbe stata questa la tua casa
tutti abbiamo pensato fosse meglio togliere tutte queste cose dalla camera, poi
però abbiamo deciso di non farlo – continuò lei ignorando ciò che avevo detto.
- Perché? –
domandai curiosa.
- Perché in
queste mura c’è racchiusa tutta la vecchia Bella e non c’è la siamo sentiti di
metterla via. Eravamo consapevoli che forse non avresti apprezzato e che con
molta probabilità ti saresti infuriata, ma quando tu partirai di nuovo a noi
resterà soltanto questa stanza e nessuno di noi era pronto per farla diventare
una comune stanza degli ospiti. Con ciò, però, non voglio dirti che sei
costretta a vivere in mezzo a queste cose. Basta solo che tu lo dica e facciamo
sparire tutto, anche se credo che non ci sia nulla di male nel lasciare le cose
come sono. In fondo sono passati più di cinque anni e tutto dentro e fuori è
cambiato, giusto? – mi chiese consapevole di aver appena sganciato una bomba.
Alice mi stava
semplicemente chiedendo se mi ero lasciata tutto alle spalle o se il fantasma
di suo fratello continuava a farmi visita.
Per l’ennesima
volta in quegli ultimi anni ero costretta a mentirle.
- Giusto. Il
passato, ormai, è passato davvero. Non fa più male – le risposi sperando di
essere convincente e il fatto che non l’avessi guardata negli occhi era già un
punto a mio sfavore.
La vidi
sorridere, ma non riuscì a capire il motivo, forse stava solo elaborando uno
dei suoi tanti film mentali.
- Allora possiamo
lasciare tutto com’è? In fondo devi sopportare tutto questo solo due settimane,
ma almeno a noi dopo resterà – mi chiese quando sembrò tornare nel mondo
normale.
- È così
importante per te che tutto qui dentro resti così? – le domandai prima di darle
una risposta definitiva.
- È importante
non solo per me, ma anche per gli altri – mi rispose lei risoluta.
Restare due
settimane chiusa in quella camera con tutti i ricordi che essa mi richiamava
alla mente non era facile.
Avrei sofferto
tantissimo, sarei stata male perché dentro di me sapevo che la ferita che
Edward mi aveva inflitto sanguinava ancora, anche se era passato così tanto
tempo, ma potevo deludere così Alice e il resto della famiglia?
In fondo si
trattava di stringere i denti per due settimane.
C’era qualcosa di
molto peggiore che non una stanza piena di foto con cui avrei dovuto fare i conti.
- Allora lascia
tutto com’è – le risposi sorridendole.
- Grazie, grazie
e ancora grazie. Ero sicura che avresti capito – mi disse stringendomi a sé.
Restammo in
quella camera per un po’ raccontandoci di noi, ma soprattutto fui costretta a
raccontare ogni cosa dei bimbi.
Voleva sapere
tutto di loro, cosa gli piaceva e cosa no, per cosa andavano pazzi e cosa
odiavano, se litigavano spesso oppure se andavano d’amore e d’accordo.
Parlammo per un
bel po’ e quando Jasper ci disse di scendere Alice poteva vantarsi di conoscere
i bambini alla perfezione.
Quando arrivammo
su mi sentì stritolare da un abbraccio e quasi mi mancò il respiro.
- Bellina, non
puoi capire quanto mi sei mancata – mi disse Emmett, l’orso di casa.
- Anche tu mi sei
mancato, ma se continui a stringermi così finisco all’altro mondo in men che
non si dica -gli risposi mentre lui
allentò un po’ la presa.
Poi iniziò a
riempirmi di baci e stretta tra le sua braccia mi sentì protetta.
Quando ci
staccammo lo guardai attentamente, capelli castani, occhi di un azzurro
intenso, fisico ancora più muscoloso di quanto ricordassi e un sorriso che mi
riportava alla mente una sola parola: “casa”, quella casa che per anni avevo
rimpianto (à il link
di Emmett: http://yfrog.com/n7emmettp
).
- Se hai finito
vorrei abbracciare anche io la mia sorellina – disse una voce dietro di lui.
L’orso di casa si
spostò e nella mia visuale comparve una Rosalie più bella che mai.
Capelli lunghi
ormai diventati castano chiaro e occhi di un castano intenso, profondo (à il link di Rosalie: http://yfrog.com/n0rosaliej ).
Mi buttai
letteralmente addosso a lei e l’abbracciai forte rivivendo in quell’abbraccio i
mille momenti passati con lei, le mille lacrime versate alle sue spalle, i
mille sorrisi condivisi con lei e le mille pazzie fatte consapevoli che ci
saremmo coperti le une con le altre.
Ci stringemmo
forte e quel semplice, ma intenso abbraccio servì a dire l’una all’altra quanto
ci eravamo mancate a vicenda.
- Noi due
dobbiamo fare un bel discorsetto. Divento zia e nemmeno mi avvisi? – mi chiese
Rosalie con faccia severa, ma allo stesso tempo amorevole.
- Deduco, quindi,
che hai già conosciuto le due pesti, giusto? – le domandai ignorando le sue
parole.
- Le due pesti?
Quei bambini sono una forza della natura, ma del resto c’era da aspettarselo –
rispose Emmett al posto della moglie.
- Beh, in effetti
con una mamma come Bella – disse Jasper che si era unito a noi.
- Non intendevo
questo. Era logico che i bambini fossero così, non poteva essere altrimenti con
uno zio come me – gli rispose Emmett tutto sorridente.
Tutti scoppiammo
a ridere della sua battuta, ma ciò che nessuno sapeva era che quei due bambini,
soprattutto il maschietto, avevano preso molto da Emmett, soprattutto in fatto
di allegria e simpatia.
In fondo lui era
davvero lo zio di quegli scriccioli.
- Bella non hai
niente da dire? – mi domandò Rosalie quando tutti smettemmo di ridere in merito
a ciò che Emmett aveva detto prima.
- E tu allora?
Sei in dolce attesa e nemmeno avvisi? – le chiesi soffermandomi a guardare il
suo pancione e rendendomi conto di quanto quella gravidanza gli stesse facendo
bene.
Aveva
un’espressione gioviale, come se nulla al mondo avrebbe mai potuto rompere
quella bolla di felicità che aveva costruito intorno alla sua famiglia.
- Beh in effetti
è parecchio che non ci sentiamo, ma a differenza tua te l’avrei detto. Non
avrei fatto aspettare cinque anni – mi rimproverò.
- Rose io… –
provai a dire.
- Tranquilla
Bella, Carlisle ed Esme mi hanno spiegato i tuoi motivi e devo dire che
concordo con te. Se avessimo saputo che avevi dato alla luce due angioletti
come quelli stai sicura che non saresti rimasta molto a New York, quindi ok.
Dovrai farti perdonare, ma va bene. L’importante è che ci godiamo questo
momento tutti insieme, come ai vecchi tempi – mi disse avvicinandomi e
abbracciandomi forte.
Vidi Emmett
sorridere e mi resi conto dalla sua espressione che, pur essendo rimasto il
bambinone di sempre, il matrimonio con Rosalie e la paternità gli aveva fatto
proprio bene.
Aveva un’espressione più matura, più da uomo, anche se lui, in fondo, era
sempre stato un vero uomo, sempre.
- Maschietto
oppure un’altra femminuccia? – le domandai quando ci staccammo.
- Femminuccia –
mi rispose Rosalie passandosi una mano nel pancione.
- È così niente
maschietti vero Emmett? – gli chiesi consapevole di quanto lui avesse voluto un
maschio a cui insegnare a giocare a basket, un maschio con cui vedere le
partite di football alla tv.
- Sarah voleva
una sorellina e così ho messo da parte il mio desiderio e poi è bello essere
l’unico maschio di casa. Sono sempre il più coccolato – mi rispose lui con
un’espressione sincera, ma soprattutto felice.
- Ottima
filosofia di vita. Quanto manca? – chiesi poi per sapere a quando la lieta
novella.
- Siamo quasi in
dirittura d’arrivo. Sono appena entrata all’ottavo mese – mi rispose Rose
sorridendomi.
- Che bellezza,
ma a proposito di bambini, dove sono i miei? E dov’è Sarah che voglio salutarla?
– domandai a chiunque mi desse una risposta.
- Sono in cucina
con Esme e Jake, anzi a proposito, quel ragazzo è proprio simpatico – mi disse
Emmett dandomi una pacca sulla spalla.
Gli sorrisi poi
mi diressi verso la cucina (à il link della cucina: http://yfrog.com/jocucinakj
) dove trovai Esme che cercava di spiegare a Lizzie e Sarah come fare le
palline di cioccolato, mentre Ej seduto sullo sgabello vicino a Jake elargiva
sorrisi e occhioni dolci alle due bambine e ad Esme per farsi dare un po’
d’impasto al cioccolato che tra l’altro lui adorava.
All’inizio
nessuno sembrò accorgersi del nostro arrivo, poco dopo, però, mentre Sarah
passava ad Ej un po’ di impasto alzò gli occhi alla porta e si accorse di noi.
- Zia Bella, zia
Bella – urlò Sarah prima di pulirsi le mani con una tovaglietta e corrermi
incontro abbracciandomi calorosamente.
Sarah era la
figlia di Emmett e Rosalie ed era una delle bambine più belle e dolci che io
avessi visto in vita mia.
Aveva lunghi
capelli biondi ereditati dalla madre e due grandi e vispi occhioni azzurri
ereditati dal papà. Il suo sorriso era sempre caloroso e vero, talmente vero
che insieme al sorriso gli si illuminavano gli occhi al punto di sorridere
anche essi (à il link
di Sarah: http://yfrog.com/nasarahp ).
Nata qualche mese
prima il matrimonio dei genitori, aveva sei anni e ora che la vedevo a distanza
di molto potevo vedere quanto fosse diventata ancora più bella.
- Che bello vederti
tesoro, mi sei mancata tantissimo – le dissi abbracciandola forte.
- Anche tu zia,
tanto tanto – mi rispose dandomi un bacio, uno di
quelli che non ti scordi per tanto tempo.
- Sei sempre più
bella – le dissi osservandola per bene.
- Lo faccio per papà,
non voglio che con l’arrivo della sorellina non mi faccia più le coccole – mi
rispose all’orecchio per non farsi sentire.
- Sarah quante
volte ti ho detto che non si parla nell’orecchio, è poco educato – la
rimproverò bonariamente Rosalie.
- Scusa mamma, ma
è un segreto che dovevo dire alla zia – gli rispose la piccola sorridendogli
felice.
- Mamma mia
quanto è dolce – dissi più a me stessa che agli altri.
- Quando la mamma
mi ha detto che saresti venuta a trovarci ho pensato che dovevi farti perdonare
per non esserci più venuta a trovare per tanto tempo – mi fece notare lei
parlandomi come una bambina adulta.
- E cosa posso
fare per farmi perdonare? – le chiesi curiosa di sapere cosa si fosse
inventata.
- Niente, ti sei
già fatta perdonare – mi rispose stupendomi.
- E come? – le
chiesi.
- Portandomi
Lizzie ed Ej – mi rispose baciandomi una guancia per poi ritornare a sedersi
vicino a mia figlia immergendo nuovamente le mani nell’impasto dei dolci.
Mi venne da
sorridere e lo stesso fecero gli altri, perfino Carlisle che si era unito con
noi in cucina proprio in quel momento.
Mi avvicinai ai
bimbi e mi sedetti dove c’era Ej facendo sedere mio figlio sopra di me.
Anche gli altri
presero posizione intorno a noi e tra un gioco e una chiacchierata trascorremmo
buona parte della serata.
Cenammo tutti
insieme e poi dopo aver ordinato la cucina ci mettemmo a mangiare i dolci che
poco prima i bimbi avevano preparato.
A tarda serata
suonarono alla porta e io pur di fuggire per qualche istante dalle battutine di
Emmett mi offrì di andare ad aprire.
Attraversai il
salone e mi diressi all’ingresso dove, una volta raggiunta la porta, aprì.
- Scusa mamma, ma
ho dimenticato le chiavi e ho dovuto suon… – disse la persona alla porta
interrompendosi di colpa quando si accorse che ad aprire non era stata Esme.
A pochi
centimetri di distanza da me, bello come sempre, alto, muscoloso, capelli
ribelli scompigliati e due occhi di un verde smeraldo intenso, talmente
profondi da rischiare di perdersi c’era tutto il mio passato, ma in fondo anche
il mio presente: Edward (à il link
di Edward: http://yfrog.com/ndedwardj
).
Non mi aspettavo
certo di vederlo, almeno non quel giorno e non in quel momento e lui sembrava
avere addosso la mia stessa espressione.
Era del tutto
sorpreso e pur non vedendo il mio sguardo in quel momento potevo essere certo
che fosse identico al suo.
Due facce della
stessa medaglia.
E in quel momento
mentre i miei occhi cioccolatosi, come li aveva sempre definiti lui, incontrarono
quelle due pozze verdi tutto il mio, il nostro passato tornò prepotente a galla
divorandomi quella parte di cuore che ancora sembrava essermi rimasto.
…Adry91…
Risposte alle vostre recensioni:
- Askel
fashion: Come vedi Edward è arrivato e non dovrai attendere molto per
vedere la sua faccia alla vista dei bambini. Ti voglio un sacco di bene anche
io e tranquilla, non mi assilli per nulla. Mi fa sempre enorme piacere parlare
con te.
- Manda: So di aver
interrotto sul più bello e so che l’ho fatto anche per questo capitolo, ma un po’
di suspense ci vuole, non trovi?
- giova71: Non posso dirti
nulla in merito ad Edward, si scoprirà tutto strada facendo. Però, ti posso
confermare che come hai detto tu qualche sorpresa ci sarà, in fondo è normale.
La prima la troverà proprio Edward quando scoprirà dei bambini.
- ste87: Non preoccuparti
per lo scorso capitolo, non fa nulla. Capita a tutti di saltare qualche
capitolo, l’importante è accorgersene. Quanto alla storia di Edward e Bella
stai tranquilla, presto si scoprirà.
- FunnyPink: In effetti
nascondere un segreto come questo è un po’ dura, ma Bella sembra esserci
riuscita. Vediamo adesso cosa succederà.
- consu89: Come vedi Bella non
ha detto che i figli sono di Edward. Chissà se riuscirà a tenere il segreto
fino alla fine.
- mikichan510: E’ vero i bambini
somigliano troppo a Edward, ma per i Cullen sarà difficile pensare che Edward c’entri
qualcosa con i piccoli. Lo stesso, però, non si può dire di Edward. Quanto a
Edward che vede i bambini non dovrai aspettare molto, diciamo che ci siamo.
- eliza1755: No, nemmeno Renèe e
Charlie sanno dei bambini. Diciamo che Bella aveva paura che potessero in
qualche modo parlarne ai Cullen. Vediamo adesso che succederà con Edward.
- Bella Swan Cullen: Come vedi all’incontro
con Edward non manca molto, siamo arrivati. Non posso dirti nulla in merita a
Edward, tutto si scoprirà leggendo, quindi continua a seguirmi e scoprirai
tutto.
- vanderbit: Vedo con piacere
che hai colto molti particolari nello scorso capitolo. Comunque si, Carlisle è
nonno tre volte proprio perché Emmett e Rosalie gli hanno già dato una
nipotina, la piccola Sarah che hai conosciuto nel capitolo corrente. Quanto alla
tua domanda non ti potrei rispondere, ma lo faccio ugualmente, tanto in modo
non del tutto palese l’ha risposta è già insita nei capitoli precedenti. No,
Edward non sa dei bambini, ma diciamo che sa qualcosa in più dei Cullen,
qualcosa che potrebbe portarlo alla verità come ha fatto notare Jake a Bella
nel capitolo scorso.
Un grazie di tutto
cuore a tutti voi che avete recensito, a quelli che hanno messo la mia storia tra
i preferiti e nelle seguite. Un altro grazie di cuore anche a coloro che mi
hanno inserita tra gli autori preferiti. Spero che anche questo capitolo sia di
vostro gradimento e recensite. Un bacio.
INTRODUZIONE:Edward ha lasciato Bella in New Moon e non è
non e mai più tornato. Gli anni passano e anche i decenni, ma due anime sono
ancora tremendamente legate tra di loro perché il tempo possa cancellare ciò
che l’amore ha creato. Cosa succederà se un giorno Bella dovesse rincontrare
quella che aveva considerato fin dall’inizio al sua famiglia? E i Cullen e
soprattutto Edward come reagiranno quando scopriranno che Bella è ancora la
diciottenne che avevano lasciato? P.S. Bella non è un vampiro, ma non è
comunque umana. Oltre i vecchi, ci saranno anche nuovi personaggi.
INTRODUZIONE:Bella vive a Phoenix
da quando è nata e la sua vita ruota intorno ai suoi sei migliori amici: Alice,
Rosalie, Emmett, Jasper, Jacob e Edward. Si conoscono fin da quando erano dei
bambini, ma crescendo le cose cambiano e lei si ritrova solo con Jacob e Edward
che sono iperprotettivi nei suoi confronti. Un giorno accade che Jacob si
dichiara e in seguito le chiede di sposarlo. Lei accetta, ma lo ama davvero? Si
certo, ma il suo non è amore, non quello vero almeno. Ed Edward? Cosa farà a
questo punto? E se si accorgesse proprio ora che sta per perdere la persona più
importante della sua vita? E se lei lo considerasse solo il suo migliore amico?
E se invece non fosse così? La loro è solo amicizia? Si certo, ma non del
tutto. Cosa succederà, allora? Bella sposerà Jacob? Forse solo da uno sbaglio
si può scoprire la verità. Ma qual è questa verità?
INTRODUZIONE:Edward lascia Bella per
permettergli di vivere una vita normale, ma prima di farlo esaudisce il
desiderio dell’unica ragazza che abbia mai amato. Dopo la sua partenza le cose
cambiano e Bella non vivrà la vita che Edward ha sperato per lei. Si ritroverà
vampira, con un figlia da crescere e un passato da ricordare. Riuscirà a
ricordarsi del suo unico e vero amore? Ma soprattutto riuscirà a rincontrarlo?
INTRODUZIONE: Rosalie, Bella e Alice
sono tre sorelle newyorchesi che si trasferiscono a Phoenix. Sono le classiche
ragazze popolari che tutti invidiano, dal carattere forte e deciso e che non si
fanno mettere i piedi in testa da nessuno. A Phoenix le loro vite si
incroceranno con quelle di tre fratelli Emmett, Edward e Jasper, anche loro dal
carattere forte. Nessuno di loro crede nell’amore, ma presto si renderanno
conto di sbagliare, presto l’amore entrerà nelle loro vite e da lì tutto
cambierà.
INTRODUZIONE:Bella è una semplice
ragazza che vive a Phoenix. Ha un fratello e due sorelle gemelle. La sua vita
ruota intorno ai Cullen, i suoi migliori amici, la sua seconda famiglia. E poi
c’è Tay, il suo fidanzato, ma lei ne è davvero
innamorata? La sua vita è perfetta come crede? Il ritorno in città di Edward,
il suo amico di sempre, gli incasinerà la vita e presto si renderà conto che
quell’amico con il quale non fa altro che litigare non è poi solo un amico. Le
cose non saranno semplici e in una notte tutto si complicherà.
INTRODUZIONE:Bella è una ragazza alla moda che vive a Orange Country, con una
storia difficile alle spalle, chiusa, ma allo stesso tempo ribelle verso gli
altri incontra lui, Edward, un playboy da strapazzo, ribelle, odioso,
presuntuoso, aggressivo, ricco e che non fa altro che dedicarsi con i suoi
amici ricconi a feste mondane e al lusso più sfrenato. Riuscirà lei a lasciarsi
andare all'amore? E lui? Riuscirà a mettere la testa a posto? E se tutto
iniziasse ad andare x il verso giusto? Lei non sa, però, che un segreto alena
dietro di lei, un segreto che lui non intende svelarle, non subito almeno, ma
poi non sarà tardi? Una storia ricca di divertimento, scontri, ribellioni, ma
amore, tanto amore. Sono tutti umani.
INTRODUZIONE:Un semplice invito di matrimonio può cambiare quella che sembra
essere diventata una vita stabile? Questo si chiede Bella quando si ritrova tra
le mani l’invito del matrimonio di Alice e Jasper. Partire e raggiungere quella
che un tempo era la sua migliore amica affrontando i fantasmi del suo passato?
Oppure restare a casa e non correre rischi? Bella vive a New York, fa la
giornalista, si è lasciata i Cullen alle spalle e si porta dietro da cinque
anni due grandi responsabilità che portano il nome di Ej e Lizzie. Chi sono? E
che c’entra Edward in tutto questo? Se vi va di scoprirlo correte a leggere la
mia storia. Sono tutti umani.
Questi personaggi non mi appartengono, ma sono proprietà di Stephenie
Meyer
Questi personaggi non mi appartengono,
ma sono proprietà di StephenieMeyer.
Questa storia è stata scritta senza alcun scopo di lucro.
Eccomi qui con un
altro aggiornamento. Come vedete sono stata molto veloce, così eccovi
finalmente il capitolo che tanto aspettavate. Spero vi piaccia. Buona lettura a
tutti. Un bacione.
Capitolo 6
L’incontro con Edward
POV BELLA
Avevo aperto la
porta da non so quanto tempo, secondi, minuti, ore.
Avevo perso la
cognizione di ogni cosa, solo di una cosa ero consapevole: davanti a me c’era
l’unico ragazzo che mi aveva davvero fatto battere il cuore, l’unico che avevo
amato davvero, con ogni fibra del mio essere.
- Bella? – mi
chiese quasi incredulo di vedermi lì dopo qualche attimo di silenzio.
- In carne ed
ossa. Ciao Edward – gli risposi cercando di mostrare freddezza, ma soprattutto
indifferenza, un’indifferenza che purtroppo non riuscivo a provare.
Mi allontanai
dalla porta quel tanto che bastava per farlo entrare, poi la richiusi alle mie
spalle.
Vidi lui restare
immobile con un trolley in una mano e una valigetta da medico nell’altra.
Mi ricordava
tanto la valigetta che Carlisle portava a lavoro.
Possibile che
Edward fosse diventato un medico?
Mi sembrava
troppo assurda la cosa o forse semplicemente l’Edward che avevo di fronte non
era solo cambiato fisicamente diventando un vero uomo, ma anche dentro, magari
era maturato quel tanto che gli bastava per prendersi una responsabilità tanto
grande come quella di fare il medico.
- Nessuno mi ha
avvisato del tuo arrivo – mi disse dopo qualche secondo probabilmente
servitogli per riprendersi dalla sorpresa.
Di certo dopo
cinque anni non era quella la frase che mi aspettavo che dicesse, o forse
semplicemente non poteva essere altrimenti.
Eravamo due
estranei che avevano condiviso tanto in passato, ma che nel presente non
avevano nulla che li legasse, almeno lui era questo quello che credeva.
Io sapevo che non
era così, che c’era qualcosa di troppo profondo che ci teneva ancora uniti,
qualcosa che sarebbe esistito sempre, almeno fino a quando ci sarebbero stati
Ej e Lizzie.
- Alice e Jasper
finalmente si sposano, era il minimo esserci – gli risposi distaccata, almeno
quel tanto che riuscivo ad essere.
- Si, in fondo
erano i tuoi migliori amici – aggiunse lui senza nemmeno guardarmi.
- Sono i miei
migliori amici, non erano – lo corressi un po’ acida.
In fondo se me ne
ero andata la colpa era anche sua.
Lui mi aveva
spinto ad allontanarmi dal passato e dal suo ricordo, lui e nessun altro.
- Cambio di look? Non ti ricordavo
amante della moda – mi chiese squadrandomi.
Aveva bellamente
ignorato ciò che gli avevo detto.
- Sono cambiate
tante cose dall’ultima volta che ci siamo visti – gli risposi seria.
Restammo in
silenzio per qualche secondo, poi lui decise di interrompere la quiete che si
era creata.
- Ti fermi qui? –
mi domandò poi dopo aver posato la valigetta a terra ed essersi finalmente
mosso.
- Si, li conosci.
Non mi hanno permesso di andare in albergo – gli risposi quasi a volermi
giustificare del fatto che restassi in quella casa.
- Per quanto
tempo? – mi domandò.
- Due settimane –
gli risposi subito.
Quella era la
conversazione più idiota che avevo avuto praticamente da sempre.
- Pensavo ti
saresti fermata di più – mi fece notare.
- Anche volendo
non potrei. Devo tornare a lavoro – gli risposi accorgendomi che il nostro
sembrava un botta e risposta più che una conversazione.
- Giusto, il
lavoro – ripeté lui più a se stesso che a me.
Calò un silenzio
tombale, un silenzio che nessuno sembrava intenzionato a rompere, forse perché
entrambi avevamo poco da dire all’altro o forse perché avevamo troppo da dire,
ma nessuno dei due riusciva a farlo.
- Zia, ma chi era
alla porta? – disse Sarah comparendo in salotto insieme a Lizzie ed Ej – zio
Eddy finalmente. Papà ha detto che saresti tornato domani – aggiunse dopo aver
visto Edward e fiondandosi tra le sua braccia.
Lui la accolse
calorosamente e la strinse forte a sé.
- Papà aveva
ragione, ma il congresso è finito prima e sono tornato. Ti ho anche portato
queste – gli rispose lui riempiendola di baci mentre dalla valigetta estraeva
un pacco di caramelle gommose, le preferite di Sarah.
- Grazie zio. Io
lo dico sempre che sei il mio zio preferito – le disse lei mentre ancora
gongolava tra le braccia di Edward.
Avevo visto
interagire Sarah con tutti, tranne che con Edward considerato che da quando lui
si era ristabilito a Jacksonville non ero più venuta a trovarli, eppure in
quella Sarah che abbracciava lo zio rivedevo la piccola Sarah di quando aveva un
anno, quella piccola bambina riccioluta che preferiva stare tra le braccia
dello zio piuttosto che in quelle di chiunque altro.
A quanto vedevo,
nel corso degli anni, era rimasta coerente con la sua preferenza e non aveva
tradito Edward con lo zio Jasper.
- E tu la mia
nipotina preferita – gli rispose lui mettendola giù e scompigliandole i
capelli.
- E certo sono
l’unica – le fece notare lei che era molto più sveglia di una semplice bambina
di sei anni.
Vidi Edward
alzare lo sguardo di nuovo su di me, ma stavolta lo soffermò sui bambini,
scrutandoli attentamente.
- Ah figliolo sei
tu? Come mai già di ritorno? E come mai hai suonato alla porta? – disse
Carlisle che insieme agli altri ci avevano raggiunto in salone.
- Ho dimenticato
le chiavi a casa, comunque il congresso è finito prima del previsto, così ho
preso il jet privato dell’ospedale e sono tornato prima – gli rispose il
figlio.
A quanto pare
avevo ragione.
Dalle parole di
Edward si evinceva che di professione facesse il medico.
Un sorriso mi
nacque spontaneo.
Quante volte da
ragazzi avevamo giocato al medico e al paziente, inconsapevoli allora che un
giorno lui sarebbe diventato davvero un medico.
Gli scherzi della
vita.
- Mamma, ma lui
chi è? – mi chiese Ej curioso, mentre Lizzie sembrava scrutarlo attentamente.
Forse la piccola
a differenza del fratello avevo scorto nell’uomo che era a pochi metri da noi
il ragazzo delle foto che c’erano in camera.
- Lui è Edward,
tesoro – gli risposi sorridendogli.
Vidi quello che
un tempo era stata la mia unica ragione di vita osservare quel piccolino che mi
aveva appena chiamata mamma, poi spostò lo sguardo su Lizzie e di nuovo su di
me.
Quando passò
tutti a rassegna tornò con lo sguardo ai due piccoli e il suo sguardo era
talmente indagatore che ebbi paura.
E se avesse
scorto l’incredibile somiglianza tra lui e i piccoli?
Agli altri era
difficile fare due più due, loro matematicamente non poteva pensare mai e poi
mai che quei bambini fossero i figli di Edward, pur notando la somiglianza, ma
Edward, beh lui si.
Ad un conto
accurato non gli sarebbe venuto difficile far emergere quella verità che per
anni avevo taciuto a tutti.
Speravo solo che
non se ne accorgesse, che non fosse tanto perspicace.
- Mamma? Sei diventata
mamma? Non lo sapevo – mi chiese Edward con un’espressione sconvolta.
- Non sai tante
cose – gli risposi sicura di me.
- Lui è
quell’Edward? Quello delle foto su in camera? – mi domandò mio figlio che
adesso sembrava esserci arrivato.
- Ma certo
zuccone – lo rimproverò bonariamente sua sorella.
- Bene, ti devo
dire una cosa – disse Ej a Edward avvicinandosi a lui.
Edward era
stranito così come tutti gli altri, me in primis, della reazione del piccolo,
ma qualcosa mi diceva che stavo per fare una pessima figura.
Guardai Jake
preoccupata e lui si avvicinò e mi sorrise prima che Lizzie gli allungasse le
braccia per essere presa in braccio.
- Dimmi piccolo –
gli rispose Edward adesso con un’espressione curiosa.
- Adesso ci sono
io, quindi prima di baciare la mamma mi devi chiedere il permesso, capito? –
gli disse il mio ometto puntandogli l’indice contro come se fosse davvero un
uomo.
Io avvampai
dall’imbarazzo e lo stesso Edward sembrò cambiare espressione.
Di certo non si
aspettava nulla di tutto ciò, mentre tutti gli altri compreso Jake scoppiarono
a ridere.
Vidi Edward in
difficoltà, di sicuro non sapeva cosa rispondere al bambino.
- Ej vieni qui e
finiscila. Sta tranquillo che non succederà – gli dissi avvicinandomi a lui e
scompigliandogli i capelli.
Lui si voltò
verso di me e mi sorrise, poi si stirò per farmi capire che voleva darmi un
bacio.
- Forse dovremmo
passare alle presentazioni – disse Alice interrompendo quel piccolo momento di
tensione che si era creato – allora Edward, questi sono Ej e Lizzie, i figli di
Bella, mentre lui è Jake – continuò Alice presentando al fratello la mia
famiglia – lui, invece, è Edward, mio fratello – concluse poi le presentazioni.
- Piacere di
conoscerti – gli disse Jake sorridendogli.
Finalmente aveva
il piacere il conoscere l’uomo di cui tanto aveva sentito parlare in tutti
quegli anni.
- Piacere mio –
gli rispose il mio ex ragazzo con un sorriso un po’ tirato.
- Io sono Lizzie
– disse poi mia figlia che dalle braccia di Jake sventolava la manina a mo di
saluto.
- Sei proprio
bella, lo sai? Assomigli un sacco alla mamma. Non trovo, invece, somiglianze
con il papà, senza offesa si intende – rispose Edward più che alla bambina a
noi adulti.
A me e Jake
scoppiò da ridere e perfino gli altri sorrisero.
Certo Edward non
era stato molto tattile con le parole, ma in fondo da uno come lui c’era da
aspettarselo.
Una cosa positiva
in tutto quel trambusto c’era.
Edward credeva
che Jake fosse il padre, quindi non ogni probabilità non aveva colto la somiglianza
tra lui e i bambini o forse la sua era solo una provocazione per vedere la
nostra reazione.
- Lui non è papà,
infatti. È zio Jake – gli rispose Ej spiegandogli la cosa.
- Si, Ej ha
ragione. Io non sono il papà, sono solo un amico di Bella – gli spiegò Jake
sorridendogli.
Edward sorrise e
stavolta il suo sorriso sembrava sincero, anche se non ne capivo il motivo.
Forse, però, era
solo la mia immaginazione.
Vidi Lizzie sbadigliare
e strofinarsi gli occhi, di sicuro era molto stanca.
- Noi è meglio se
andiamo a letto, qualcuno ha sonno – dissi io a tutti riferendomi agli sbadigli
di Lizzie.
- No mamma,
ancora un altro po’, ti prego – si lamentò la piccolina.
- Hai sonno tesoro
e sei stanca. Avrai tutto il tempo di stare con Sarah e gli altri, stasera,
però, è meglio mettersi a letti – le dissi dolcemente.
- Ok, come vuoi –
mi rispose lei accoccolando la testa sul petto di Jake.
- Si tesoro,
credo anche io che sia meglio che andiate a riposare. Starete stanchi anche del
viaggio. Buonanotte – mi disse Esme riferendosi, però, a tutti.
- Buonanotte
anche a voi – dissi io prendendo Ej in braccio.
Dopo che anche
Jake e i bambini augurarono la buonanotte ci dirigemmo verso le scale che
conducevano al piano superiore quando sentì Edward chiamare Ej.
Mi fermai e il
bimbo si voltò a guardarlo.
- Te lo prometto
– gli disse solamente.
- Cosa? – gli chiese
il piccolo.
- Prima mi hai
chiesto di farti una promessa, ebbene, te lo prometto – gli spiegò Edward.
- Grazie Eddy,
buonanotte – gli rispose il mio tesoro prima di sorridergli.
Restai un po’
stupita da ciò che aveva detto Edward e mentre mi dirigevo nella mia camera una
sola domanda mi venne in mente.
Che senso aveva
promettere una cosa che comunque non aveva senso?
Il nostro tempo
dei baci era già finito da un pezzo. Oggi non correvamo nessun rischio, quindi
perché quella promessa?
Un enigma, Edward
era sempre stato un enigma in tante cose e oggi, dopo cinque anni potevo
affermare che lo era ancora.
…Adry91…
Risposte alle vostre recensioni:
- Askel
fashion: Beh diciamo che per adesso Bella non sembra intenzionata a
rivelare la verità ai Cullen, ma come hai detto tu, staremo a vedere. Ti voglio
bene anche io.
- francesca
96:
So di essermi fermata sul più bello, ma era tutto calcolato. Come vedi, poi,
non ti ho fatto aspettare neppure troppo. Comunque sta tranquilla per la scorsa
recensione, capita a tutti di saltare qualche capitolo. E comunque questa
lettrice assurda come ti definisci tu, a me piace parecchio. Adoro leggere le
tue recensioni.
- Manda: Non posso dirti
cosa ha fatto Edward, ma sta tranquilla che si scoprirà presto.
- feffira: Beh in effetti come
hai potuto leggere dal capitolo Edward non aveva idea che Bella sarebbe venuta,
tanto meno che fosse lei ad aprirgli la porta. Adesso vediamo che succede.
- consu89: Sono contenta che
la storia ti piace, spero che anche i prossimi capitoli continueranno ad essere
di tuo gradimento.
- FunnyPink: Come vedi la tua
domanda ha avuto risposta nel capitolo. Edward non sapeva che Bella fosse
diventata mamma, men che meno che lui fosse diventato papà.
- HappyDavana: Beh chissà,
potrebbe succedere quello che hai detto, oppure no. Dovrai leggere per
scoprirlo. Comunque no, come puoi notare dal capitolo corrente Edward non sa di
avere due figli.
- vanderbit: Non posso dirti se
hai ragione o meno su Bella ed Edward. Scoprirai tutto leggendo. Quella che
Bella dice ai Cullen in merito al padre sono solo bugie, non esiste nessun uomo
incontrato a New York. Ha inventato questa cosa solo per depistare i Cullen.
- giova71: Beh Edward è
arrivato, adesso dobbiamo solo vedere se almeno lui si accorge della
somiglianza con i bambini oppure no. Vedremo.
- samy88: Non preoccuparti
per la lunghezza della recensione, ciò che conta è che la storia ti piace e
sono proprio contenta che sia così.
- eliza1755: Ti ho lasciato sul
più bello è vero, ma ho fatto presto ad aggiornare come vedi. Non sono stata
poi così cattiva stavolta. Non posso dirti se Edward si accorgerà della
somiglianza o meno. Si scoprirà tutto vedrai. Comunque si, i Cullen sapevano
che Edward e Bella avevano una storia. Difatti nel capitolo scorso si vede che
nella camera di Bella che c’è a villa Cullen è piena delle foto di loro due,
quindi si, loro sapevano che Bella ed Edward stavano insieme.
- ste87: Non hai dovuto
aspettare molto come vedi. Eccoti la reazione di Edward. Lui capirà oppure no?
Vedremo cosa succederà. Ci vuole solo un po’ di pazienza e tutti i nodi
verranno al pettine.
Un grazie di tutto
cuore a tutti voi che avete recensito, a quelli che hanno messo la mia storia
tra i preferiti e nelle seguite. Un altro grazie di cuore anche a coloro che mi
hanno inserita tra gli autori preferiti. Spero che anche questo capitolo sia di
vostro gradimento e recensite. Un bacio.
INTRODUZIONE:Edward ha lasciato Bella in New Moon e non è
non e mai più tornato. Gli anni passano e anche i decenni, ma due anime sono
ancora tremendamente legate tra di loro perché il tempo possa cancellare ciò
che l’amore ha creato. Cosa succederà se un giorno Bella dovesse rincontrare
quella che aveva considerato fin dall’inizio al sua famiglia? E i Cullen e
soprattutto Edward come reagiranno quando scopriranno che Bella è ancora la
diciottenne che avevano lasciato? P.S. Bella non è un vampiro, ma non è
comunque umana. Oltre i vecchi, ci saranno anche nuovi personaggi.
INTRODUZIONE:Bella vive a Phoenix
da quando è nata e la sua vita ruota intorno ai suoi sei migliori amici: Alice,
Rosalie, Emmett, Jasper, Jacob e Edward. Si conoscono fin da quando erano dei
bambini, ma crescendo le cose cambiano e lei si ritrova solo con Jacob e Edward
che sono iperprotettivi nei suoi confronti. Un giorno accade che Jacob si
dichiara e in seguito le chiede di sposarlo. Lei accetta, ma lo ama davvero? Si
certo, ma il suo non è amore, non quello vero almeno. Ed Edward? Cosa farà a
questo punto? E se si accorgesse proprio ora che sta per perdere la persona più
importante della sua vita? E se lei lo considerasse solo il suo migliore amico?
E se invece non fosse così? La loro è solo amicizia? Si certo, ma non del
tutto. Cosa succederà, allora? Bella sposerà Jacob? Forse solo da uno sbaglio
si può scoprire la verità. Ma qual è questa verità?
INTRODUZIONE:Edward lascia Bella per
permettergli di vivere una vita normale, ma prima di farlo esaudisce il
desiderio dell’unica ragazza che abbia mai amato. Dopo la sua partenza le cose
cambiano e Bella non vivrà la vita che Edward ha sperato per lei. Si ritroverà
vampira, con un figlia da crescere e un passato da ricordare. Riuscirà a ricordarsi
del suo unico e vero amore? Ma soprattutto riuscirà a rincontrarlo?
INTRODUZIONE: Rosalie, Bella e
Alice sono tre sorelle newyorchesi che si trasferiscono a Phoenix. Sono le
classiche ragazze popolari che tutti invidiano, dal carattere forte e deciso e
che non si fanno mettere i piedi in testa da nessuno. A Phoenix le loro vite si
incroceranno con quelle di tre fratelli Emmett, Edward e Jasper, anche loro dal
carattere forte. Nessuno di loro crede nell’amore, ma presto si renderanno
conto di sbagliare, presto l’amore entrerà nelle loro vite e da lì tutto
cambierà.
INTRODUZIONE:Bella è una semplice
ragazza che vive a Phoenix. Ha un fratello e due sorelle gemelle. La sua vita
ruota intorno ai Cullen, i suoi migliori amici, la sua seconda famiglia. E poi
c’è Tay, il suo fidanzato, ma lei ne è davvero
innamorata? La sua vita è perfetta come crede? Il ritorno in città di Edward,
il suo amico di sempre, gli incasinerà la vita e presto si renderà conto che
quell’amico con il quale non fa altro che litigare non è poi solo un amico. Le
cose non saranno semplici e in una notte tutto si complicherà.
INTRODUZIONE:Bella è una ragazza alla moda che vive a Orange Country, con una
storia difficile alle spalle, chiusa, ma allo stesso tempo ribelle verso gli
altri incontra lui, Edward, un playboy da strapazzo, ribelle, odioso,
presuntuoso, aggressivo, ricco e che non fa altro che dedicarsi con i suoi
amici ricconi a feste mondane e al lusso più sfrenato. Riuscirà lei a lasciarsi
andare all'amore? E lui? Riuscirà a mettere la testa a posto? E se tutto
iniziasse ad andare x il verso giusto? Lei non sa, però, che un segreto alena
dietro di lei, un segreto che lui non intende svelarle, non subito almeno, ma
poi non sarà tardi? Una storia ricca di divertimento, scontri, ribellioni, ma
amore, tanto amore. Sono tutti umani.
INTRODUZIONE:Un semplice invito di matrimonio può cambiare quella che sembra
essere diventata una vita stabile? Questo si chiede Bella quando si ritrova tra
le mani l’invito del matrimonio di Alice e Jasper. Partire e raggiungere quella
che un tempo era la sua migliore amica affrontando i fantasmi del suo passato?
Oppure restare a casa e non correre rischi? Bella vive a New York, fa la
giornalista, si è lasciata i Cullen alle spalle e si porta dietro da cinque
anni due grandi responsabilità che portano il nome di Ej e Lizzie. Chi sono? E
che c’entra Edward in tutto questo? Se vi va di scoprirlo correte a leggere la
mia storia. Sono tutti umani.
Questi personaggi non mi appartengono, ma sono proprietà di Stephenie
Meyer
Questi personaggi non mi appartengono,
ma sono proprietà di StephenieMeyer.
Questa storia è stata scritta senza alcun scopo di lucro.
Eccomi di nuovo qui.
Vi starete chiedendo, ma questa sta bene che sta postando così in fretta? Si,
sto benone. Diciamo che in questo periodo mi sento più buona del solito. C’è un
motivo per cui, però, ho postato questo capitolo così in fretta. Ho bisogno di
sapere un vostro parere su una cosa che riguarda la storia. Per adesso godetevi
il capitolo, alla fine del quale troverete cosa vorrei sapere da voi lettori. Buona
lettura a tutti e per favore alla fine del capitolo tenete giù i forconi. Un
bacione.
Capitolo 7
Un nuovo incontro
POV BELLA
A svegliarmi fu
la confusione proveniente dal piano di sotto, di sicuro era arrivato qualcuno.
Tipico di villa
Cullen: era un via vai continuo tra gente che entrava e gente che usciva.
A volte sembrava
di essere in albergo.
Mi rigirai nel
letto e mi accorsi che non c’erano né Ej né Lizzie.
Ero talmente
stanca e avevo dormito talmente placidamente che non li avevo neppure sentiti svegliarsi
e scendere giù.
Andai a farmi una
doccia veloce e poi dopo essermi vestita mi chiusi la
porta della camera alle spalle e mi diressi sotto pronta per fare colazione.
Passando dal
salotto trovai Lizzie, Ej e Sarah che giocavano tra di loro, tutti e tre
rigorosamente in pigiama e non appena mi videro mi corsero incontro.
- E tu piccolina
come mai qua? – chiesi a Sarah dopo averli salutati e chiesto ai miei bimbi da
quanto tempo avevano lasciato la camera.
- Ieri sera ho
convinto mamma e papà a lasciarmi dormire qui. Volevo giocare con loro – mi
rispose lei sorridendomi e baciandomi una guancia per poi tornare dai miei
bimbi che non facevano altro che correre per casa per cercare di scappare l’uno
dall’altro.
- State attenti
perché se rompete qualcosa Esme sa diventare molto cattiva – gli feci notare
sorridendo e ricordando tutte le volte in cui da ragazzi combinavamo qualche
guai a casa e poi Esme in qualche modo trovava sempre il modo per farci
ripagare il danno e ovviamente purtroppo la riparazione non era di tipo
economico.
Loro mi sorrisero
e Sarah per un attimo fece un’espressione preoccupata, poi tornò serena e
riprese a giocare.
Di sicuro lei
aveva avuto esperienze con le “punizioni” o le sgridate di nonna Esme.
Un sorriso nacque
spontaneo in me e con quello ancora addosso mi diressi in cucina pronta a fare
colazione.
Quando entrai mi
accorsi che oltre a Esme c’erano due ragazze che non avevo mai visto prima.
Erano davvero
molto belle e di sicuro dovevano essere sorelle poiché si assomigliavano e pure
parecchio.
Una aveva dei
lunghi capelli biondi, due occhi verdi e un fisico niente male (à il link della ragazza: http://yfrog.com/n1irinaj ).
Dall’espressione
sembrava essere la più piccola tra le due.
L’altra aveva un
fascino sottile e dei lineamenti delicati.
Anche lei aveva
dei lunghi capelli biondi, ma i suoi occhi erano due pozzi di cielo, aveva un
colore azzurro che a seconda della luce poteva sembrare azzurro cielo o blu
mare, ma comunque erano due occhi molto profondi.
Il suo fisico era
perfetto, tutte le sue forme erano al posto giusto e le sue labbra era carnose,
ma non esageratamente e le donavano un fascino senza eguali (à il link della ragazza: http://yfrog.com/n9tanyap ).
- Buongiorno –
dissi non appena entrai prima di andare a baciare affettuosamente Esme.
- Buongiorno a
te, tesoro – mi rispose la donna, mentre anche le altre mi salutarono all’unisono.
- A quanto pare
tu devi essere la famosa Bella, giusto? – mi domandò la ragazza dagli occhi
azzurri con fare gentile.
- In persona, tu
invece… – stavo per dire.
- Io sono Tanya
Denali e questa è mia sorella Irina – mi rispose lei interrompendomi per
presentarsi.
Allungai la mano
e la strinsi prima a lei, poi alla sorella regalando ad entrambe un sorriso
sincero.
Non sapevo chi
fossero, ma a pelle mi stavano già simpatiche.
Sembravano delle
ragazze alla mano, semplici pur essendo molto belle.
Una qualità che
poche ragazze belle come loro possedevano.
A confronto di
quelle due mi sentivo un brutto anatroccolo venuto su ancora peggio di quanto
avevo sempre creduto.
Mi sedetti al
tavolo e presi un cornetto caldo appena preparato dalle mani magiche di Esme,
mentre notai che le ragazze si stavano ripulendo le mani con un fazzoletto
considerato che avevano appena finito di fare colazione.
- Alice e Jasper?
– chiesi sperando che qualcuno mi potesse illuminare su dove fossero i futuri
sposini.
- Sono andati a
parlare con il parroco. Dovevano rivedere le ultime cose – mi rispose Esme
mentre ripuliva la cucina.
- I bimbi hanno
dato problemi? – chiesi considerando che si erano alzati prima di me e non
avevo potuto controllarli.
- Nessuno, sono
molto vivaci, ma siamo abituati con Sarah. Nulla di nuovo, quindi – mi fece
notare Esme sorridendomi seguita a ruota dalle due ragazze che a quanto pare
dovevano conoscere quella che fino ad allora era l’unica piccolina di casa.
- Hai due figli
stupendi, complimenti – mi disse quella che doveva chiamarsi Irina.
- Ti ringrazio,
devo ammettere che pur essendo delle pesti vanno benissimo come sono – le
risposi sincera.
In fondo non
avevo mai amato i bambini troppo timidi o che stavano sempre fermi, mi
annoiavano parecchio, mentre con i mie figli non c’era proprio nulla di cui
annoiarsi.
- Beh in effetti
la vivacità nei bambini spesso è una dote positiva – continuò Tanya
sorridendomi mentre io ricambia a pieno il suo sorriso.
- Esme, ma Jake
non è ancora sceso per la colazione? – chiesi curiosa di sapere che fine avesse
fatto il mio migliore amico.
- Si, è sceso
molto presto. Ha detto che approfittava del fatto che ci fosse qualcuno che
pensasse ai bambini per andare a fare un po’ di jogging – mi rispose lei con
fare materno.
- Come se uno con
il suo fisico avesse bisogno di tenersi in allenamento – mi fece notare Irina
scuotendo la testa.
- Avete già avuto
modo di conoscerlo? – chiesi stupita dalla sua affermazione.
- Si certo,
eravamo qui quando è sceso – mi rispose Irina con fare tranquillo.
- Beh in effetti
non ha bisogno di andare a correre per tenersi in allenamento, gli basta già
dover correre dietro a quelle due pesti che non gli danno un attimo di tregua
-dissi io in riferimento alla sua
affermazione di poco prima.
Loro sorrisero,
mentre Esme fece un cenno di assenso con la testa come a dire che avevo
ragione.
Continuai a fare
colazione, ma mi accorsi che da quando avevo visto quelle ragazze una sola era
la domanda che mi frullava in testa.
Cosa c’entravano
con i Cullen?
Decisi che era
ora di sciogliere l’enigma.
- Voi siete
amiche di Alice? – domandai sperando di non aver fatto una gaffe.
- Più o meno – mi
rispose Irina mentre io la guardai interrogativa.
Che significava
“più o meno”?
- Diciamo che
l’amicizia con Alice è arrivata dopo – mi disse Tanya forse per spiegarmi le
parole della sorella.
Potevo sembrare
poco perspicace, ma non mi era chiaro cosa volesse dirmi.
- Dopo cosa? –
chiesi bevendo un sorso di succo d’arancia.
- Dopo che io ed
Edward ci siamo messi insieme – mi rispose la bionda dagli occhi azzurri mentre
io quasi mi stavo affogando con il succo.
Una parte lo
sputai involontariamente e una parte mi andò di traverso portandomi a tossire
inesorabilmente.
Cercai di
riprendermi o almeno di dare questa parvenza, anche se dentro sentivo come se
qualcosa si fosse inesorabilmente spezzato.
Non avevo mai
pensato a Edward con un’atra donna, o almeno non ci avevo pensato in modo
serio, quindi la notizia mi faceva cadere del tutto dalle nuvole.
- Bella stai
bene? – mi chiese Tanya guardandomi con fare preoccupato.
Anche Irina aveva
messo su la stessa espressione della sorella, mentre Esme mi guardava con fare
indagatore.
Dovevo fingere
indifferenza, anche se quella notizia mi aveva ferito inesorabilmente seppur
non riuscissi a spiegarmene nemmeno il motivo.
Cosa credevo, che
dopo cinque anni fosse rimasto solo come me a rigirarsi i pollici?
- Si tranquilla,
quindi tu sei la ragazza di Edward? – le chiesi per essere sicura che avessi
capito correttamente.
- In carne ed
ossa – mi rispose sorridendomi, un sorriso che riuscì a ricambiare solo
sforzatamente.
- Tanya è passata
per salutare Edward. È stato via qualche giorno a causa di un congresso per
medici e ieri come hai notato è tornato a casa troppo tardi per passare da lei
– mi spiegò Esme cercando di chiarire i miei dubbi.
- Capisco. Quindi
Edward è diventato un medico? – chiesi cercando di cambiare argomento, ma anche
perché la cosa sembrava interessarmi.
- Si, da circa un
anno e mezzo lavora all’ospedale di Carlisle. È un chirurgo, uno dei migliori
dell’ospedale e della città aggiungerai – mi spiegò Tanya.
Carlisle
attraverso dei fondi aveva creato un ospedale di cui era poi diventato primario
e adesso suo figlio, quello stesso figlio che da ragazzo gli aveva dato non
pochi problemi sembrava aver messo la testa apposto ed era diventato uno dei
migliori medici di tutta Jacksonville.
La cosa non mi
stupiva più del normale, in fondo Edward era stato da sempre un ragazzo che
spiccava in tutto.
In ogni cosa che
faceva doveva essere sempre il migliore e in un modo o in un altro ci riusciva
sempre.
Su questo,
almeno, non era cambiato.
- Un gran salto
di qualità – dissi rendendomi conto solo dopo di aver parlato a voce alta.
- Che vuoi dire?
– mi domandò Tanya curiosa così come Irina che mi scrutava per capirci
qualcosa.
- Solo che
conoscendolo da ragazzo non mi sarei mai aspettata che un giorno avrebbe
intrapreso una strada come questa – le risposi cercando di essere sincera.
Dallo sguardo di
Esme potevo rendermi conto che anche lei la pensava come me.
- Perché che
strada è questa? – mi domandò Irina curiosa di capire cosa volessi dire.
- Una strada
ricca di responsabilità – le risposi seria e concisa prima di riprendere a
mangiare il mio cornetto.
Calò un silenzio
tombale, uno di quei silenzio talmente imbarazzanti che anche il solo suono del
respiro ha il potere di farti imbarazzare.
Di fronte a me
c’era la persona che in assoluto avrei dovuto odiare di più al mondo, colei che
aveva il ragazzo dei miei sogni, eppure non riuscivo ad avercela con lei.
In fondo il ragazzo dei mie sogni aveva lasciato il posto ad un uomo maturo e a
quanto pare responsabile, nulla a che vedere con la vecchia persona che
conoscevo.
Era come se io e
lei ci fossimo innamorate di due persone diverse.
Non conoscevo
questo nuovo Edward, ma conoscevo il vecchio e non sapevo se ero stata più
felice io con lui oppure se lo sarebbe stata lei.
Una cosa era
certa: se Edward era davvero maturato e diventato responsabile, di certo non le
avrebbe spezzato il cuore come, invece, aveva fatto con me.
- Da quanto tempo
state insieme? – chiesi dopo qualche minuto interrompendo il silenzio
imbarazzante che si era venuto a creare.
- Un anno – mi
rispose lei sorridendomi.
Come faceva ad
essere sempre sorridente?
Da quando era entrata
in cucina non aveva smesso di sorridere un momento.
Non che la cosa
mi dispiacesse, ma per una che la sera prima dopo cinque anni aveva rivisto
l’uomo che gli aveva regalato due pargoli, non era certo il massimo tutto quel
buon umore.
Mentre riflettevo
su questo un dubbio mi assalì.
Esme aveva detto
che Tanya era passata a salutare Edward, il che significava che lui abitava in
quella casa e quindi che per le prossime due settimane saremmo convissuti sotto
lo stesso tetto.
- Esme, ma Edward
abita qui? – chiesi con finto disinteresse per essere certa che la conclusione
a cui ero arrivata fosse quella corretta.
- Si certo – mi
rispose lei come se la cosa fosse ovvia.
Del resto c’era
da aspettarselo.
Emmett se ne era
andato di casa tre anni dopo il matrimonio, Alice fino al matrimonio sarebbe
rimasta qui ed Edward come i suoi fratelli non aveva abbandonato il tetto
paterno nonostante, ormai, avesse i suoi ventisei anni.
- Un bel salto di
qualità – mi lasciai scappare poco dopo.
- Che vuoi dire?
– mi chiese Esme non comprendendo bene ciò che avevo detto.
Anche Irina e
Tanya mi guardavano con un punto interrogativo stampato in faccia.
- Che siamo
passati dal non vederci per cinque anni a condividere lo stesso tetto per due
settimane. Da un estremo ad un altro – le risposi ripulendo la tavola dalle
cose che avevo sporcato.
Vidi Esme
guardarmi con espressione indagatrice per poi scuotere la testa come a dire “vai a capire cosa gli passa per la testa”,
mentre le due ragazze credo stessero capendo poco di quello che stava
succedendo, anche se Tanya mi guardava come una che sembrava sapere più di
quanto io credessi.
Magari era solo
tutto frutto della mia immaginazione.
- Mamma, ma dov’è
zio Jake? – chiese mio figlio entrando in cucina come una furia.
- È uscito, tesoro
– gli risposi sorridendogli mentre sistemavo le cose che avevo sporcato in
lavastoviglie facendo attenzione a non sporcarmi.
- E quando torna?
Devo dirgli una cosa supermega importantissima – mi disse lui attirando
l’attenzione di tutti.
Tanya lo guardava
e sorrideva e Irina lo stesso, mentre Esme era semplicemente ammaliata dal
piccoletto.
- Immagino, ma la
tua cosa supermega importantissima gliela dirai quando torna e non faremo nulla
per farlo tornare in anticipo, quindi se ti è venuta l’idea di chiamarlo,
scordatelo – gli spiegai sorridendogli sarcastica.
- Chiamarlo?
Puff, non mi è nemmeno passato per la mente – mi rispose lui facendo
l’espressione da superiore.
Non me l’avrebbe
mai data vinta, ma lo conoscevo e sapevo che il suo intento era quello.
- Certo che tu
sei un furbetto di prima categoria – gli disse Esme scompigliandogli i capelli.
Ej non sopportava
che qualcuno facesse qual gesto a parte io e Jake, ma con Esme e con gli altri
non si creava nessun problema, era come se si fidasse di loro e probabilmente
il tutto era dovuto al legame che aveva capito che c’era tra me e quella
famiglia.
- Si, lo credo
anche io – aggiunse Tanya guardando Ej e sorridendogli sincera.
- Anche tu sei
amica di mamma? – le chiese poi mio figlio squadrandola.
A quanto pare si
erano già conosciuti, o almeno così mi avevano detto poco prima, ma Ej non
sembrava aver capito che rapporto c’era tra me e quella ragazza.
- Non proprio, ma
mi piacerebbe diventarlo – gli rispose la ragazza guardando me e sorridendomi.
Ricambiai il
sorriso come a farle capire che anche a me avrebbe fatto piacere.
In fondo non le
stavo dicendo una bugia.
Il fatto che
fosse la ragazza di Edward non cambiava le cose e se lei si sarebbe dimostrata
la ragazza che mi era apparsa fino a quel momento non credevo ci sarebbe stati
problemi con lei.
- Tesoro lei è la
fidanzata di Edward – aggiunsi io per far capire a mio figlio il motivo per cui
quella ragazza fosse lì.
- Davvero? –
chiese io mio figlio rivolgendosi a Tanya.
- Si, piccolino –
gli rispose lei con fare gentile.
- Sono proprio
contento, così non bacerà più la mamma – spiegò poi Ej uscendo dalla cucina.
Tanya e Irina lo
guardavano straniti, mentre Esme era scoppiata in una fragorosa risata forse
ricordando le parole che Ej aveva detto a Edward la sera prima.
Ero certa che io
fossi diventata più rossa di un pomodoro, poiché l’imbarazzo cresceva
inesorabile dentro di me.
Vidi gli occhi di
Tanya e quelli di Irina puntati su di me e mi accorsi che con ogni probabilità
avevano frainteso le parole del piccolo.
- Ej ieri ha
visto in camera delle foto mie e di Edward e in alcune di queste ci stavamo
baciando. È molto geloso di me e, quindi…– provai a dire per giustificare le parole di mio figlio.
- Quindi adesso
che sa che Edward sta con me si è tranquillizzato – concluse Tanya al posto
mio.
- Esatto – le
dissi mentre l’imbarazzo sembrava scemare.
Per fortuna
quella ragazza sembrava piuttosto sveglia e non aveva pensato male.
- È pur sempre un
bambino, non voleva mettere in imbarazzo nessuno – le feci notare poi sperando
che lei non si fosse sentita a disagio.
- Nessun
problema. Sapevo che da ragazzi stavate insieme – mi spiegò lei con il chiaro
intento di tranquillizzarmi.
Aver scoperto che
lei era a conoscenza della nostra storia passata non sapevo se fosse qualcosa
di positivo o negativo.
Quanto sapeva?
Era stato Edward
a parlargliene?
Interrogativi che
con molta probabilità non avrebbero mai avuto una risposta.
Restai in cucina
per un po’ insieme a loro e parlottammo di tante cose.
Imparai in un
certo modo a conoscere Tanya e la sorella, o per lo meno, inizia a capire come
erano fatte e strano a dirsi non c’era ragazza migliore di Tanya che avrei
potuto volere al fianco di Edward.
Era stato davvero
fortunato ad incontrarla.
Dopo circa due
ore, Esme iniziò a preparare il pranzo e io nonostante l’abbigliamento poco
consono alla cucina decisi di dare una mano.
Anche Tanya si
unì a noi accettando l’invito di Esme di restare per il pranzo, mentre Irina si
congedò dicendo che aveva delle cose da sbrigare prima di pranzo, considerato
che poi l’aspettava una dura giornata di lavoro.
Io mi dedicai al
primo, Tanya al secondo ed Esme al dolce anche se spalleggiava entrambe
aiutandoci e svelandoci qualche trucco del mestiere.
A vederla ai
fornelli sembrava una cuoca provetta, eppure di mestiere faceva tutto il
contrario.
Era
un’arredatrice di interni ed esterni e guardando la sua casa si poteva già
capire quanto brava fosse nel suo lavoro.
Circa un’ora più
tardi la cosa cominciò a riempirsi e in cucina comparve Alice insieme ai
bambini e a Sarah vestiti tutti e tre di tutto punto.
- E quelli dove
li avete presi? – chiese ai mie figli riferendomi ai vestiti che indossavano.
- C’è li ha
comprati zia Alice – mi rispose Lizzie tutta contenta.
- E poi sono
salita in camera e gli ho tolto il pigiama sistemandoli per benino – aggiunse
Alice tutta contenta.
- Siamo qui da
meno di ventiquattro ore e già inizi a viziarli? – le domandai retorica.
- Sta zitta tu.
Devo recuperare cinque anni – mi rispose lei zittendomi all’istante.
Dopo quella frase
non avrei potuto dire nulla ed ero consapevole che quella, da ora in poi,
sarebbe stata la sua tipica risposta per giustificare tutti i capricci che
avrebbe fatto passare ai bimbi.
Poco dopo in
cucina ci raggiunsero anche gli altri, compreso Jake.
Appena i bambini
si accorsero di lui gli si fiondarono addosso, come se non lo vedessero da
chissà quanto tempo.
- Edward? –
chiese Tanya a Carlisle quando lo vide entrare da solo.
- Sta arrivando.
Una paziente chiedeva di lui e come al solito non se l’è sentita di farsi
negare visto che stava tornando a casa. Fra circa dieci minuti dovrebbe essere
qui – le rispose lui sorridendole.
- Tale padre,
tale figlio – fece notare Alice mentre tutti sorridemmo.
Mentre aspettavamo iniziammo ad apparecchiare
la tavola e dopo circa un quarto d’ora Edward comparve in cucina.
- Scusate il
ritardo – esordì quando si accomodò in cucina.
Non appena vide
Tanya si irrigidì forse consapevole che avevo appena scoperto la verità sui
due, ma io cercai di togliergli anche questo imbarazzo mettendomi a sedere in
tavola senza nemmeno guardarlo.
Tanya gli si
avvicinò e gli posò un delicato bacio a fior di labbra o per lo meno a me così
era parso visto che ogni tanto buttavo verso di loro qualche occhiata con la
coda dell’occhio.
Il fatto che io
ed Edward sembravamo due perfetti sconosciuti non aiutò molto, difatti la
maggior parte del pranzo si basò sul silenzio, tranne rare eccezioni in cui
qualcuno cercava di dire qualcosa per intavolare una discussione.
Una cosa che,
però, notai fu lo sguardo perenne che Edward metteva sui bambini, come se li
studiasse per scorgere qualcosa.
- Adesso è l’ora
del dolce – esordì poi Esme seguita da urla di gioia di Ej, Lizzie e Sarah.
La donna di casa
servì una torta talmente favolosa da
far venire l’acquolina in bocca prima ancora di assaggiarla, una torta che io
conoscevo bene poiché era la mia preferita, quella che mi facevo cucinare
sempre da Esme.
- La foresta nera
– mi lasciai scappare quando venne posizionata al centro del tavolo.
Tutti mi
guardarono stupiti non capendo cosa volessi dire, tutti tranne Edward che
invece sorrideva.
La cosa non mi
stupiva più di tanto considerato che quel nomignolo a quella torta
gliel’avevamo dato insieme quando eravamo solo due adolescenti che adoravano
più del lecito il cioccolato.
Contro la mia
volontà fui costretta a guardarlo e involontariamente anche le mie labbra si
allargarono per formare un sorriso sincero, un sorriso che sapeva di
complicità.
Notai che Tanya
si accorse di questo scambio di sguardi e sorrisi e subito distolsi lo sguardo,
non volevo certo arrecare danni a quei due.
- Cosa c’è
dentro? – chiese Ej tutto contento di vedere tutta quella massa di buon
cioccolato.
- Tre stati di
pan di spagna al cioccolato e crema frustata con ciliegie – gli spiegò Esme
dolcemente.
- Buona, io ne
voglio una fettone – gli rispose mio figlio che in fatto di dolci ne andava
goloso.
Alice iniziò a
dividere la torta e a disporla nei piatti, mentre tutti prendemmo il nostro
piatto gustandoci quella delizia.
Dopo il primo
giro di torta Esme mise in tavola i dolcetti
alle mandorle e alle nutella più buoni al mondo.
- Ho preparato
anche questi, una volta alla tua mamma piacevano tanto – disse Esme
rivolgendosi al golosone di Ej.
- E mi piacciono
anche ora – la corressi afferrandone uno e mangiandolo gustandone tutto il
delizioso sapore seguita a ruota da quasi tutti che pur sazi del pranzo e del
precedente dolce non potevano certo rifiutare una piacere come quello.
- Anche io ne
voglio uno – urlarono in coro i miei figli dopo che Sarah ne aveva già messo in
bocca uno.
- No, questi no –
dissi loro forse con troppa foga prima che li mettessero in bocca e stirandomi
verso di loro per toglierglieli dalle mani.
I presenti mi
guardarono stupiti della mia reazione, ma non ci feci caso più di tanto.
- Ma perché
mamma? Li stanno mangiando tutti – piagnucolò Ej, mentre Lizzie mi guardava
come se fossi stata il peggior mostro sulla faccia del pianeta.
- Bella, sono
solo dolcetti – mi ammonì Alice come a dire che non c’era bisogno di
prendersela tanto.
Si che c’era,
invece, non volevo certo finire all’ospedale tra meno di mezz’ora.
- Dolcetti che
loro non possono mangiare. Ej e Lizzie sono allergici alle mandorle – spiegai
pentendomene subito dopo aver guardato lo sguardo di Edward.
Quel piccolo
“difetto”, anche se era sbagliato considerarlo tale, lo avevano ereditato dal
padre che, esattamente come loro, se non voleva finire all’ospedale non poteva
assaggiare nulla che fosse legato alle mandorle.
- Scusa mamma –
mi disse Lizzie che adesso che aveva capito il motivo del mio divieto si
scusava per lo sguardo che mi aveva lanciato.
Era piccola, ma
molto sveglia e soprattutto di una sensibilità senza eguali.
Ej si limitò a
sorridermi e a scoccarmi un bacio sulla guancia.
- Ma sembrano
tanto buoni – si lamentò Ej.
- Consolati
piccolino, non posso mangiarli nemmeno io – intervenne Edward forse con
l’intento di convincerlo o forse solo per mandare un segnale a me, un segnale
per sottolineare quanto quel “difetto” fosse comune a lui come ai bambini.
- Che sfortuna
che abbiamo – gli rispose Ej – allora io prendo un’altra fetta di questa –
continuò poi rivolgendosi a Esme e indicando la torta al cioccolato.
Dubitavo che ci
fossero persone più golose di mio figlio.
Anche Alice mi
fece uno sguardo a mo di scusa, di certo il suo intento non era quello di
sminuire il mio divieto, voleva solo fare felice i bambini.
Riprendemmo a
parlare, ma ricevevo occhiate strane da parte di Edward che continuava a
fissare i piccoli e poi me, occhiate che non sfuggirono all’occhio di Jake che
si avvicinò a me facendomi alzare e sedere in braccio a lui.
Jake sapeva di
questo punto in comune tra i miei figli ed Edward e voleva solo farmi
tranquillizzare riuscendoci alle perfezione perché, in braccio a lui, sembrava
come se i problemi fossero spariti, come se le occhiate lanciatami da Edward
fossero rivolte a qualcun altro.
- Ma voi due
state assieme? – domandò poco dopo Tanya a me e Jake.
Entrambi
scoppiammo a ridere come se la cosa fosse comica, era da stupidi ridere, ma era
una domanda che ci faceva in tanti e troppo spesso e a noi sembrava così
assurda la cosa che non riuscivamo a spiegarci come fosse possibile che gli
altri credessero che tra me e lui ci potesse essere del tenero.
Tanya ci guardò
stranita dalla nostra reazione e anche il resto dei presenti si meravigliò un
po’ di quella risata che ad occhi esterni poteva sembrare fuori luogo.
- Scusami, non
ridiamo per te. È solo che questa domanda c’è la fanno in molti e non riusciamo
a capire come sia possibile che la gente possa pensare questa assurdità.
Comunque no, non stiamo assolutamente insieme, siamo solo amici, molto amici,
quasi fratello e sorella, ma nulla di più – le spiegai mentre cercavo di
tornare seria.
- Beh sembrate
molto affiatati, per questo viene di pensarlo – si giustificò lei sorridendomi.
- Perché non
conosci Bella – rispose Jasper al mio posto.
- Che vuoi dire?
- gli domandò curiosa Tanya.
- Che quelli non
sono gli occhi di Bella innamorata – le spigò Alice intervenendo nel discorso
al posto del fidanzato.
Tanya si limitò a
sorridere, anche se vedevo in lei un certo imbarazzo, mentre Edward si soffermò
ad osservarmi per bene, poi prima che secondo lui io potessi accorgermene
abbassò lo sguardo iniziando a giocherellare con le molliche di pane sulla
tavola, chiaro segno che fosse in imbarazzo.
- Bimbi che dite
se ci facciamo un bel giro in questa bella città? – chiese Jake ai bambini
cercando di deviare il discorso che sembrava aver preso una brutta piega.
- Siiiiiiii –
urlarono in coro i due.
- Bene, allora io
vado a prepararmi e poi andiamo – gli rispose lui.
- Zia, posso
venire anche io? – mi chiese Sarah con sguardo triste, come se avesse timore
che gli avrei detto di no.
- Ma certo tesoro
– le risposi sorridendole mentre lei mi venne incontro e mi abbracciò forte.
- Zio Jake, mi sa
che ti toccano tre zuccheri filati questa volta – gli fece notare Lizzie
contenta che anche Sarah si unisse a noi.
- Anche quattro –
le rispose Jake alzandosi.
- Grazie zio – le
disse mia figlia.
- Di nulla. Per
la mia principessa questo e altro – le rispose lui dirigendosi verso di lei e
baciandole una guancia prima di sparire dalla cucina per andarsi a preparare.
Vidi Edward e dalla
sua espressione non sembrava molto contento della sintonia che c’era tra Jake e
i bambini.
Se non ero certa
che fosse impossibile avrei pensato che fosse geloso.
- Quel ragazzo è
un tesoro – mi disse Esme quando Jake si fu allontanato.
- Lo so – le risposi
convinta delle mie parole.
- Adora quei
bambini in modo assoluto – continuò Carlisle che in fatto di persone se ne
intendeva a prima vista.
- So anche
questo. Farebbe di tutto per quelle due pesti – gli feci notare io anche se dal
suo sguardo potevo notare che lui l’aveva già capito da solo questo dettaglio.
- Mamma, vieni in
giardino a giocare con noi, mentre aspettiamo zio Jake? – mi domandò Lizzie
sorridendomi e regalandomi un sorriso al quale non potevo dire di no.
- Si certo
tesoro, arrivo – le risposi prima che tutti e tre sparissero fuori – ti
dispiace se vado e finite di sistemare voi? – chiesi poi a Esme riferendomi
alla cucina.
- Ma certo che
finiamo noi, tu vai, tranquilla. Hai di meglio da fare – mi rispose la mia
seconda mamma mentre lei, Tanya e Alice si alzarono dal tavolo per sistemare le
cose.
Io mi alzai e mi
diressi nel giardino di casa.
Non appena
raggiunsi l’uscio vidi Ej che si divertiva a giocare con l’altalena, mentre
Sarah e Lizzie poco più in là che giocavano cantando filastrocche con relativi
gesti con le mani.
Anche io da
bambina, insieme a Alice e Rosalie giocavano così, solo che poi Edward, Jasper
ed Emmett si mettevano in mezzo e rovinavano sempre tutto, ma a noi non
dispiaceva perché con loro finivamo col divertirci di più.
Mi incamminai
verso di loro quando mi sentì bloccare per il polso.
Il brivido che
sentì mi riportò indietro di tanti anni.
Solo una persona
era mai stata in grado di farmi provare scariche elettriche tanto forti, quella
stessa persona che adesso mi teneva ferma, quella stessa persona con la quale
avevo dannatamente paura di parlare.
Cosa voleva?
…Adry91…
LEGGETE: Piaciuto il
capitolo? Spero di si. Comunque volevo un vostro parere in merito alla storia. Come
voi tutti sapete dovrò raccontare cosa successe tempo addietro tra Edward e
Bella. La mia idea sarebbe di interrompere la storia ad un certo momento e
iniziare a postare dei capitoli relativi a molti anni primi per spiegare in
modo dettagliato cosa successe.
In più vorrei
aggiungere dei capitoli sempre al passato in cui approfondire la storia che un
tempo c’era tra Edward e Bella, magari in modo che voi possiate capire meglio
che legame legava i due. Facendo così si spiegherebbero meglio tante cose che
succederanno poi.
Ad esempio vi siete
mai chiesti come mai la figlia di Bella si chiama Lizzie, diminutivo di
Elizabeth? Vi siete mai chiesti come è iniziata la storia tra i nostri
protagonisti? Vi siete mai chiesti come mai Bella sembra così stupita del
cambiamento di Edward e del fatto che adesso sembra così responsabile? Prima
non lo era? E perché? Che vita faceva? Che ragazzo era?
La mia intenzione
sarebbe di creare questi capitoli, una sorta di flashback dettagliati su cosa
successe un tempo. Ovviamente voglio un vostro parere, se voi non volete
continuerò la storia come sto facendo, ma facendo così tante cose non verranno
approfondite. Fatemi sapere voi come preferite che continui la storia, così mi
metto subito all’opera.
Risposte alle vostre recensioni:
- ste87: Il capitolo che
spieghi cosa è successo arriverà, basta solo aspettare un po’ e poi tutto avrà
un senso.
- feffira: Beh in effetti Ej è
un grande, lo adoro come personaggio. Quanto a Edward non posso dirti se è
geloso, ma almeno dallo scorso capitolo ha fatto intendere questo.
- FunnyPink: Si, in effetti il “lo
prometto” di Edward era inaspettato. Ha stupito tutti e come dice Bella Edward
si è mostrato un enigma.
- Manda: Beh non rispondo
mai a nessuna domanda, ma diciamo che a questa posso anche rispondere. Si, Ej
sono le iniziali di Edward Junior, ovviamente più avanti lo scopriremo. Diciamo
che entrambi i nomi dei bambini hanno un significato. Ej è facile da capire, ma
Lizzie, beh per lei c’è tutta una storia dietro.
- vanderbit: Mi hai chiesto se
Edward fosse single, beh come vedi dallo stesso capitolo corrente, non lo è. È fidanzato
da un anno con Tanya. Poi mi hai chiesto se ha pensato a Bella in questi cinque
anni, ma qui proprio non posso risponderti. Come ha detto Bella, Edward è un
enigma, ma presto scopriremo qualcosa anche su di lui.
- Martina vanderwoodsen: Come vedi ho
aggiornato il più in fretta possibile. Spero che anche questo capitolo ti
piacerà.
- giova71: Non ti posso dire
se Edward ha già capito qualcosa o meno, diciamo che lo capiremo presto, molto molto presto.
- annadaroma: Non ti posso dire
se Bella ed Edward faranno la pace o meno. Diciamo che la fine di questa storia
ancora non la conosco nemmeno io. Il lieto fine ci starebbe tutto, ma dipende
come si evolveranno i fatti, quindi niente è scontato. Non è detto che questo
lieto fine ci sarà, tutto dipende da cosa esce fuori dalla mia testa bacata.
- Samy86: Sono contenta di
sapere che la storia ti piace e mi auguro che anche questo capitolo ti sia
piaciuto.
- eliza1755: Beh diciamo che c’è
un motivo per cui i Cullen non possono immaginare che i bimbi siano di Edward. Tutto
si scoprirà a tempo debito, proprio come hai detto tu. Rivelartelo adesso ti
rovinerebbe la sorpresa.
- isabellacullen: In effetti tra
Edward e Bella la conversazione non è stata delle più lunghe, ma per adesso è
giusto così. Tutto a tempo debito.
- Bells Swan
Cullen:
Beh diciamo che anche io come te credo che se Ej avesse saputo la verità non si
sarebbe fatto troppi problemi, ma purtroppo Bella la verità l’ha celata a tante,
troppe persone. Se Edward ha capito o meno il segreto di Bella lo scopriremo
presto. Comunque sono molto contenta di sapere che ti piace il modo in cui ho
descritto i bambini. Non è facile, ma ci provo.
Un grazie di tutto
cuore a tutti voi che avete recensito, a quelli che hanno messo la mia storia
tra i preferiti e nelle seguite. Un altro grazie di cuore anche a coloro che mi
hanno inserita tra gli autori preferiti. Spero che anche questo capitolo sia di
vostro gradimento e recensite. Un bacio.
INTRODUZIONE:Edward ha lasciato Bella in New Moon e non è
non e mai più tornato. Gli anni passano e anche i decenni, ma due anime sono
ancora tremendamente legate tra di loro perché il tempo possa cancellare ciò
che l’amore ha creato. Cosa succederà se un giorno Bella dovesse rincontrare
quella che aveva considerato fin dall’inizio al sua famiglia? E i Cullen e
soprattutto Edward come reagiranno quando scopriranno che Bella è ancora la
diciottenne che avevano lasciato? P.S. Bella non è un vampiro, ma non è
comunque umana. Oltre i vecchi, ci saranno anche nuovi personaggi.
INTRODUZIONE:Bella vive a Phoenix
da quando è nata e la sua vita ruota intorno ai suoi sei migliori amici: Alice,
Rosalie, Emmett, Jasper, Jacob e Edward. Si conoscono fin da quando erano dei
bambini, ma crescendo le cose cambiano e lei si ritrova solo con Jacob e Edward
che sono iperprotettivi nei suoi confronti. Un giorno accade che Jacob si
dichiara e in seguito le chiede di sposarlo. Lei accetta, ma lo ama davvero? Si
certo, ma il suo non è amore, non quello vero almeno. Ed Edward? Cosa farà a
questo punto? E se si accorgesse proprio ora che sta per perdere la persona più
importante della sua vita? E se lei lo considerasse solo il suo migliore amico?
E se invece non fosse così? La loro è solo amicizia? Si certo, ma non del
tutto. Cosa succederà, allora? Bella sposerà Jacob? Forse solo da uno sbaglio
si può scoprire la verità. Ma qual è questa verità?
INTRODUZIONE:Edward lascia Bella per
permettergli di vivere una vita normale, ma prima di farlo esaudisce il
desiderio dell’unica ragazza che abbia mai amato. Dopo la sua partenza le cose
cambiano e Bella non vivrà la vita che Edward ha sperato per lei. Si ritroverà
vampira, con un figlia da crescere e un passato da ricordare. Riuscirà a
ricordarsi del suo unico e vero amore? Ma soprattutto riuscirà a rincontrarlo?
INTRODUZIONE: Rosalie, Bella e
Alice sono tre sorelle newyorchesi che si trasferiscono a Phoenix. Sono le
classiche ragazze popolari che tutti invidiano, dal carattere forte e deciso e
che non si fanno mettere i piedi in testa da nessuno. A Phoenix le loro vite si
incroceranno con quelle di tre fratelli Emmett, Edward e Jasper, anche loro dal
carattere forte. Nessuno di loro crede nell’amore, ma presto si renderanno
conto di sbagliare, presto l’amore entrerà nelle loro vite e da lì tutto
cambierà.
INTRODUZIONE:Bella è una semplice
ragazza che vive a Phoenix. Ha un fratello e due sorelle gemelle. La sua vita
ruota intorno ai Cullen, i suoi migliori amici, la sua seconda famiglia. E poi
c’è Tay, il suo fidanzato, ma lei ne è davvero
innamorata? La sua vita è perfetta come crede? Il ritorno in città di Edward,
il suo amico di sempre, gli incasinerà la vita e presto si renderà conto che
quell’amico con il quale non fa altro che litigare non è poi solo un amico. Le
cose non saranno semplici e in una notte tutto si complicherà.
INTRODUZIONE:Bella è una ragazza alla moda che vive a Orange Country, con una
storia difficile alle spalle, chiusa, ma allo stesso tempo ribelle verso gli
altri incontra lui, Edward, un playboy da strapazzo, ribelle, odioso,
presuntuoso, aggressivo, ricco e che non fa altro che dedicarsi con i suoi
amici ricconi a feste mondane e al lusso più sfrenato. Riuscirà lei a lasciarsi
andare all'amore? E lui? Riuscirà a mettere la testa a posto? E se tutto
iniziasse ad andare x il verso giusto? Lei non sa, però, che un segreto alena
dietro di lei, un segreto che lui non intende svelarle, non subito almeno, ma
poi non sarà tardi? Una storia ricca di divertimento, scontri, ribellioni, ma
amore, tanto amore. Sono tutti umani.
INTRODUZIONE:Un semplice invito di matrimonio può cambiare quella che sembra
essere diventata una vita stabile? Questo si chiede Bella quando si ritrova tra
le mani l’invito del matrimonio di Alice e Jasper. Partire e raggiungere quella
che un tempo era la sua migliore amica affrontando i fantasmi del suo passato?
Oppure restare a casa e non correre rischi? Bella vive a New York, fa la
giornalista, si è lasciata i Cullen alle spalle e si porta dietro da cinque
anni due grandi responsabilità che portano il nome di Ej e Lizzie. Chi sono? E
che c’entra Edward in tutto questo? Se vi va di scoprirlo correte a leggere la
mia storia. Sono tutti umani.
Questi personaggi non mi appartengono, ma sono proprietà di Stephenie
Meyer
Questi personaggi non mi appartengono,
ma sono proprietà di StephenieMeyer.
Questa storia è stata scritta senza alcun scopo di lucro.
Eccomi di nuovo con
un aggiornamento. Dire che sono felicissima è poco, lo scorso capitolo ben 33
recensioni. Non riesco a ancora a crederci. Spero solo di non deludere tutti
colore che credono in questa storia. Volevo poi avvisarvi sulla mia decisione
in merito ai capitoli sul passato. Molti di voi mi hanno consigliato di
scrivere i flashback direttamente nei capitoli in modo da non interrompere la
storia. Ebbene, tranne rare eccezioni, farò così, anche se i capitoli verranno
piuttosto lunghi perché ho in mente di raccontare dettagliatamente tutto.
Sarebbe come avere due capitoli in uno. Sto parlando, quindi, di flashback abbastanza
lunghi. In alcuni capitoli, però, inserirò un capitolo a parte dedicato solo al
passato. Detto questo, vi auguro buona lettura a tutti e grazie ancora per
tutto. Un bacione.
Capitolo 8
Mentire
POV BELLA
Mi voltai
lentamente consapevole che a bloccarmi era stato Edward e quando i miei occhi
incontrarono il verde smeraldo dei suoi sembrò come se mi persi in quella
profondità dalla quale non avevo mai imparato a riemergere.
Credevo che dopo
cinque lunghi anni di silenzio totale qualcosa fosse cambiata, eppure adesso mi
ritrovavo a tremare di fronte il suo sguardo, a sentire mille farfalle nello
stomaco che mi riempivano la pancia rendendomi difficili perfino i movimenti,
ma soprattutto mi ritrovavo ad aver paura che il mio cuore mi scoppiasse dal
petto tanto forte aveva preso a battere.
- Che vuoi? –
chiesi forse un po’ scortese quando il mio cervello sembrò riprendersi.
- Parlare – mi
rispose lui breve e conciso.
- Credevo che ci
fossimo già detti tutto tanto tempo fa – gli risposi cercando di sfuggire alla
sua presa, anche se con scarsi risultati.
- Possiamo fare
un discorso da persone mature? – mi disse visto il modo in cui gli avevo
risposto.
- E così sei
diventato maturo. Bella scoperta, credevo che ancora fossi alla ricerca di te
stesso – gli risposi io d’impulso.
Era come se la
rabbia repressa stesse pian piano uscendo, ma non potevo permettere che
succedesse.
Mi ero ripromessa
indifferenza e questa dovevo mostrare.
- Bella, per
favore – mi pregò lui in tono dolce.
Stava bellamente
ignorando ciò che gli stavo dicendo, ma forse era meglio così, forse lui a
differenza mia il passato lo aveva dimenticato davvero.
- Ok, parliamo.
Io mi limiterò ad ascoltarti però, perché non ho nulla da dirti – gli feci
presente mentre vidi lui mollare la presa.
Non serviva che
mi tenesse ancora, aveva ottenuto ciò che voleva.
- Io non credo –
mi rispose lui convinto delle sue parole prima di spostare lo sguardo verso i
bambini che a pochi metri da noi giocavano spensierati.
Sperai con tutta
me stessa che non avesse capito nulla, ma se così non fosse avrei inventato
qualunque balla pur di convincerlo.
- Che vuoi
Edward? – gli chiesi con un po’ di freddezza e forse anche acidità.
Volevo arrivare
subito al nocciolo della questione, non ero certa che sarei riuscita a
mantenere la calma ancora per molto.
- Perché non hai
detto a nessuno dei bambini? – mi chiese con gli occhi puntati sui miei figli.
- Non vedo perché
questo possa interessarti – gli risposi sicura di me.
- Quanti anni
hanno? – mi domandò ignorando bellamente ciò che gli avevo detto e guardandomi
dritto negli occhi.
Dal suo sguardo
potevo scorgere solo una cosa, una cosa che mi fece tanta, troppa paura: voglia
di conoscere la verità.
- Cos’è un
interrogatorio questo? – gli chiesi fintamente sarcastica.
- Consideralo
come vuoi. Allora? Quanti anni hanno? – mi domandò nuovamente.
- Cinque – mi
limitai a rispondergli consapevole che il mio silenzio avrebbe potuto indurre
in lui più dubbi di quelli che già sembrava avere.
- Compiuti? – mi
chiese ancora.
- Il mese scorso.
Adesso se hai finito, io andrei – gli risposi voltandogli le spalle pronta a
dirigermi dai bambini.
Non riuscì a fare
nemmeno quattro passi che la sua voce mi arrivò alle orecchie raggelandomi.
- Dov’è il papà?
– mi domandò avvicinandosi e facendomi voltare per guardarlo negli occhi.
Mi conosceva bene
e sapeva che io non sapevo mentire specialmente guardandolo negli occhi.
- Non sono affari
tuoi – gli dissi io fissandolo con astio.
- È qui che ti
sbagli. Se sono figli tuoi sono affari miei – mi rispose dolcemente.
- E perché mai? –
gli domandai sinceramente curiosa.
- Perché tu sei
affar mio – mi rispose sorridendomi sghembo, quel sorriso che mi era tanto
mancato, ma che mi ero abituata a vedere nel viso di Lizzie.
Non riuscì a spiegarmi
cosa volesse dirmi con quella frase, non riuscivo a spiegarmi nemmeno il
significato di quelle parole e non riuscivo a capire che effetto avevano fatto
su di me, di certo non negativo perché in qualche modo mi sentivo ancora troppo
legata a lui.
Forse era una
cosa normale tra due persone che condividono un figlio o forse era normale
vista l’intensità dell’amore che avevamo provato l’una per l’altro.
Nonostante il mio
cuore perse un battito, mi resi conto che non potevo farmi vedere così debole.
A me di lui non
interessava più nulla.
Scoppiai in una
fragorosa risata, una risata che, però, sapeva di isterico, poi lo guardai
negli occhi.
- Questa si che è
bella. Io non sono affar tuo da tanto tempo, ormai – gli dissi sicura delle mie
parole.
Era la verità.
C’era stato un
tempo in cui era esistito un “noi”, ma adesso non era più quel tempo. Adesso
c’era solo “Bella” ed “Edward”, ognuno dei quali aveva preso strade diverse,
opposte aggiungerei.
- Non sei mai
stata brava a mentire, non con me almeno – mi fece notare lui facendomi rendere
conto di quanto bene ancora mi conoscesse.
- Non stavo
mentendo – gli risposi forse troppo in fretta per far sembrare reali le mie
parole mentre abbassai lo sguardo.
Lui nel frattempo
alzò il braccio e si portò una mano nei capelli e solo in quel momento mi
accorsi di un particolare che non avevo notato né la sera prima, né quello
stesso giorno a tavola.
All’interno del
suo braccio sinistro, proprio sul bicipite interno, faceva bella mostra di sé
un tatuaggio, un tatuaggio che io conoscevo bene, un tatuaggio che altri non
era che una scritta “Now and forever” abbellita con delle stelle.
Una frase, un
significato, un segreto, il nostro segreto, il segreto del nostro amore.
Trattenni a
stento un sorriso vedendo quel tatuaggio
considerato che ero certa se lo fosse fatto togliere.
Quella fu
l’ennesima conferma che capire i pensieri di Edward era un’impresa. Ero tornata
a Jacksonville praticamente da meno di ventiquattr’ore e di nuovo mi ritrovavo
a pensare che Edward era davvero un enigma.
E nello stesso
momento in cui pensai ciò, solo una fu la domanda che mi venne in mente.
Sarei mai
riuscita a risolvere questo enigma?
- Dicevo, dov’è
il padre? – mi chiese per la seconda volta ignorando ciò che gli avevo appena
detto e non accorgendosi della mia piccola scoperta.
- Tu lo vedi? –
gli domandai sarcastica.
- Allora? –
continuò a chiedermi ignorando ancora una volta le mie parole.
Conoscevo questa
sua tattica, ed era quella che metteva in atto tutte le volte che voleva sapere
qualcosa consapevole che io non gliel’avrei detta.
- Non è qui, non
c’è mai stato – gli rivelai consapevole che solo la seconda parte di ciò che
avevo detto fosse la verità.
Lui mi fissò per
qualche secondo, poi prese a guardare attentamente i bambini.
Dopo qualche
istante le sue pozze verdi tornarono a fissare i miei occhi.
- Rispetto il tuo
istinto protettivo e so che hai tutte le ragioni per averlo visto il mio
comportamento, ma forse dovresti dirmi la verità – mi disse guardandomi
intensamente.
- Quale verità? –
chiesi con la paura che mi attanagliava lo stomaco.
- Loro hanno
cinque anni, stranamente mi rivedo in loro più di quanto credessi e più di
quanto potessi sperare e dulcis in fundo sono allergici alle mandorle – mi
spiegò con fare tranquillo senza smettere di fissarmi un attimo.
Gli erano bastate
meno di ventiquattr’ore per accorgersi che qualcosa non quadrava? Che quei due
angioletti potevano avere un qualche legame con lui? Possibile che il legame
che lega un padre ad un figlio fosse tanto profondo?
- E questo che
significa? Che loro sono figli tuoi? – gli domandai consapevole che quella
fosse la conclusione a cui era arrivato.
- Significa che
queste cose viste singolarmente possono sembrare coincidenze, ma messe assieme
non lo sono – mi rispose sicuro della sua teoria.
- Credi di
saperlo meglio di me chi sia il padre? – gli domandai cercando di essere
convincente.
- L’allergia alle
mandorle, ad esempio, è una cosa rara e stranamente tutti e due i bambini ne soffrono
esattamente come me, non è strano? – continuò a chiedermi.
- No, non lo è –
gli risposi sicura di me.
- Spesso le
allergie sono ereditarie. La presenza di casi in famiglia è uno dei fattori che
permette di prevedere problemi alimentari di tipo allergico. Nei bambini che
hanno un genitore allergico il rischio di sviluppare un’allergia alimentare è
due volte superiore rispetto ai bambini i cui genitori non soffrono di allergie
– mi spiegò lui dettagliatamente.
- Cos’è, hai
fatto ricerche per essere più convincente? – gli domandai con la speranza di
prendere tempo per elaborare una scusa plausibile.
- Bella, faccio
il medico, non mi servono delle ricerche scientifiche per sapere queste cose –
mi fece notare sorridendomi sghembo.
In effetti il suo
ragionamento non faceva una piega.
- Senti, non mi
interessa di cosa dica la scienza e non mi interessa neppure sapere che questo
tipo di allergia è piuttosto rara, sono io la madre e so con chi li ho
concepiti – dissi alzando leggermente il tono di voce, ma sempre moderato in
modo che i bambini non mi sentissero.
- Appunto, tu sai
chi è il padre, vorrei solo che lo dicessi anche a me – mi rispose serio come
mai prima.
- Non sei tu,
puoi stare tranquillo – mi limitai a fargli notare.
- I fatti non
dicono questo – continuò imperterrito lui.
In fondo a parte
l’allergia che poteva essere un dettaglio trascurabile, non si poteva certo non
notare quanto quei due assomigliassero a lui ed Edward questo sembrava averlo
notato senza troppi problemi.
- Edward, torna
dentro dalla tua fidanzata – gli dissi con tono pacato prima di voltarmi per
dirigermi dai miei bambini.
Non feci in tempo
a muovermi che mi bloccò per il polso costringendomi a guardarlo anche se mi
misi a fissare tutto tranne che i suoi occhi.
Non potevo mentire
se li avessi guardati.
Dovevo inventarmi
una balla, e dovevo sbrigarmi.
Vidi lui
guardarmi con lo sguardo di uno che aspettava una risposta e io gliel’avrei
data anche se era una bugia.
- L'ho conosciuto
un mese dopo essere tornata da Boston in un pub di New York – gli rivelai
cercando di essere convincente – cos’è vuoi altri dettagli? – gli domandai poi
vedendo il modo scettico in cui mi guardava.
- Hey Bella, io
sono pronto, possiamo andare – disse Jake raggiungendoci fuori – scusate, non
volevo interrompervi – aggiunse poi rendendosi conto di aver interrotto la
nostra discussione.
Ne ero sollevata.
Edward non
avrebbe più potuto dire nulla. Lo conoscevo e sapevo che non era uno di quelli
che amava parlare delle sue cose private davanti agli altri, men che meno
davanti a degli sconosciuti.
- Tranquillo,
avevamo finito. Prendi i bimbi che andiamo – gli dissi facendogli un cenno con
la testa per allontanarsi.
- Ok, ti aspetto
in macchina – mi rispose allontanandosi di poco.
- Non serve,
vengo con te – gli spiegai sorridendogli.
- Come vuoi – mi
disse lui riprendendo a camminare per raggiungere i bambini mentre io dopo aver
lanciato una sguardo a Edward lo seguì.
Ripresi a
camminare, ma dopo meno di tre passi mi voltai e raggiunsi di nuovo Edward
guardandolo negli occhi.
- Anzi, te lo
voglio dare lo stesso un altro dettaglio. L’ho fatto perché in fondo al cuore
sapevo che non ti avrei più rivisto, che non saresti più tornato da me – gli
spiegai fissandolo dritto negli occhi prima di voltarmi e andarmene senza
nemmeno dargli il tempo di rispondermi.
Una cosa, però,
la notai prima di andarmene.
Con quelle ultime
parole lo avevo ferito e molto anche. Potevo leggere chiaramente nei suoi occhi
sofferenza per ciò che le mie parole gli avevano causato.
Irrazionalmente
ne ero contenta, forse gli avevo detto quelle cose proprio con l’intento di
fargli male così come lui ne aveva fatto a me tantissimo tempo prima.
Razionalmente,
invece, mi ero pentita di avergli sputato addosso quelle cose perché in fondo,
dentro di me, non volevo ferirlo, ero troppo legata a lui per poter volere che
stesse male.
Mi avviai verso
la macchina e ci salì sopra notando che Edward era ancora lì fermo con
un’espressione ebete sulla faccia, ma allo stesso tempo un’espressione
sofferente.
Jake uscì di
fretta dal vialetto e si immerse nel traffico di Jacksonville dopo aversi fatto
indicare la strada per il parco dalla sottoscritta.
Non distava molto
da villa Cullen e così ci arrivammo in poco tempo, un tempo in cui a parlare
erano stati solo i bambini e io e Jake avevamo aperto bocca solo se i tre
piccoli dietro ci interpellavano chiedendoci qualcosa.
Posteggiammo la
macchina e poi scendemmo prendendo per mani i bambini e dirigendoci verso il
centro del parco.
Era molto diverso
da come lo ricordavo e al centro erano stati costruiti un sacco di giochi per
bambini (à il link del parco:http://yfrog.com/6wparcoj
).
- Zio Jake voglio
lo zucchero filato – disse Lizzie non appena vide una bancarella in cui lo
vendevano.
- Adesso lo zio
ci va? Come lo volete? Normale o alla fragola? – gli chiese lui più che altro
per sapere il gusto della piccola Sarah visto che i bambini tranne rare
eccezioni lo prendevano sempre normale.
- Normale –
gridarono tutti insieme prima che Jake si allontanasse per comprarlo.
Noi nel frattempo
ci sedemmo su una panchina e quando Jake tornò con gli zuccheri filati i
bambini dopo un veloce “grazie” ed un bacio si allontanarono per andare a
giocare.
Ovviamente dalla
panchina in cui eravamo io e Jake potevamo facilmente vederli, non avrei mai
permesso che sparissero dalla mia visuale.
Su questo ero
molto protettiva, ma del resto Ej, Lizzie e adesso anche Sarah erano ancora
troppo piccoli per potermi concedere distrazioni.
- Cosa ho
interrotto prima? – esordì Jake dopo qualche attimo di silenzio.
- Direi che più
che interrompere mi hai salvato, grazie – gli dissi sincera.
- L’ha capito? –
mi domandò visto ciò che gli avevo appena detto.
- Si è fatto i
suoi calcoli, ha notato la somiglianza e poi ad aggiungere brace sul fuoco è
stata la storia dell’allergia, una stupidata, ma unita alle altre cose non è
più una stupidata. Due dubbi formano una certezza e in questo caso per lui i
dubbi erano tre – gli spiegai in poche parole.
- Immaginavo che
avesse capito. È da ieri sera quando è arrivato che non ha fatto altro che
squadrare te e i bambini dalla testa ai piedi e pur sapendo che sono solo un
amico mi lancia certi sguardi da uccidere – mi confidò sincero.
- Mi spiace di
averti messo in questa situazione, non avrei mai voluto – gli rivelai.
Forse era stato
sbagliato andare lì, portare lui e mettere sulle sue spalle tutto il peso del
mio passato.
- Bella se stai
iniziando con i sensi di colpa smettila. Non mi hai costretto a venire e poi se
devo essere sincero mi fa piacere aver conosciuto la tua vita, quella vera – mi
spiegò.
- Perché scusa
questa com’è finta? – gli domandai sarcastica.
- Mascherata
direi – mi rispose lui sorridendomi.
- Divertente,
peccato che il Carnevale sia finito da un pezzo e Halloween debba ancora
arrivare -gli feci notare continuando
con il sarcasmo.
- Dico davvero
Bella. Ho notato le foto sparse per la casa tue e degli altri e non sembravi
nemmeno tu, poi prima di venire qui sono passato in camera tua per prendere il
caricabatterie del cellulare che l’avevo messo nella tua valigia e ho visto la
stanza e tutte le foto con lui. A mio avviso lì eri molto più tu rispetto a
ora. Ti rivedo quello sguardo, quella serenità solo quando stai con i bimbi e
giochi con loro, poi tutto svanisce. È bello vedere quella Bella, vorrei tanto
conoscerla – mi rivelò guardandomi negli occhi.
- Sono la stessa
persona, stessa Bella, vestiti più belli – gli risposi sorridendogli.
- Di questo ne
sono convinto – mi disse riferendosi ai miei vecchi vestiti e facendomi ridere.
- Spiritoso –
dissi quando poi smisi di ridere.
- Comunque quando
sei con loro ti vedo diversa, una luce nuova negli occhi e sono contento.
Magari questo viaggio che ti è sembrato l’inferno potrebbe rivelarsi proficuo –
mi fece notare poco dopo.
- Proficuo? Tu lo
chiami proficuo mentire ai miei migliori amici, alla mia famiglia? – gli
domandai.
- Non sei
costretta a farlo. Puoi dirgli la verità – mi rispose convinto delle sue parole.
- Si certo come
no. Vado da Edward e gli dico: “ciao Edward sai una cosa? Avevi ragione. Ej e
Lizzie sono i tuoi figli, un piccolo dettaglio che non mi sono mai ricordata di
dirti” – dissi pensando a quella possibile rivelazione.
- Avresti dovuto
farlo prima, quando l’hai scoperto, ma puoi rimediare, si può sempre rimediare
– mi fece notare lui.
- Cosa
cambierebbe? Te lo dico io, nulla. Complicherebbe solo le cose. I bimbi
finirebbero con l’affezionarsi a lui per cosa poi? Per vederlo due volte all’anno?
E se questo poi non dovrebbe bastare, hai idea di cosa potrebbe succedere? Non
posso rischiare di perderli e poi adesso Edward ha una carriera sulle spalle,
una fidanzata, una vita stabile, non posso sconvolgergli la vita così di punto
in bianco. Gli complicherei solamente la vita – gli rivelai cercando di
spiegargli le mie ragioni.
- Ti sei chiesta
se è davvero questa la vita che lui vuole? Magari aspetta un cambiamento,
oppure si, hai ragione, ha una vita perfetta, un lavoro che gli fa guadagnare
un sacco di soldi e una fidanzata che sembra perfetta, ma questo tu non puoi
saperlo con certezza. A volte bisogna rischiare – mi disse lui.
- No, non
cambierebbe nulla – gli risposi.
- In fondo
vorresti che invece qualcosa cambiasse – mi fece notare lui guardandomi
malizioso.
- Che vuoi dire?
– gli chiesi non capendo bene cosa volesse dirmi.
- Tu lo ami
ancora, non sei mai riuscita a dimenticarlo davvero. Ho visto come lo guardi e
ho visto come lui guarda te – mi spiegò breve, ma conciso.
- Tu sei pazzo –
gli dissi seria guardandolo negli occhi.
- Io sarò pure
pazzo, ma voi siete degli stupidi – mi rispose convinto delle sue parole.
- Jake, mi sa che
il viaggio ti ha fatto male – continuai io imperterrita.
- Smettila di
fare così. Ti sei mai chiesta se in tutti questi anni sia riuscito a
dimenticarti? Se non si è pentito di quello che ha fatto? – mi domandò
seriamente curioso di conoscere la mia risposta.
Poteva davvero
avere ragione?
Impossibile,
eppure le parole che poco prima Edward aveva pronunciato risuonavano ancora
nella mia testa.
Tu sei affar mio.
Tu sei affar mio.
Tu sei affar mio.
Tu sei affar mio.
Basta, dovevo
smetterla, rischiavo di impazzire se continuavo così.
- Sai benissimo
che non è così. Se fosse davvero come dici tu nessuno gli impediva di venirmi a
cercare – gli risposi convinta
- Si certo, per
farsi sbattere la porta in faccia. Bella ti conosco benissimo e so come sei
fatta. Il tuo stupido orgoglio l’avrebbe rispedito direttamente da dove era
venuto ancora prima che aprisse bocca – mi disse.
- Come ha fatto
lui con me – gli feci notare cercando di scacciare via i ricordi.
- Non è la stessa
cosa – mi rispose sorridendomi.
Si, forse, in
effetti la situazione era un po’ diversa.
- Senti,
ammettiamo anche sia così, però, poteva farlo, poteva tentare. In amore certi
rischi vanno corsi, non si può sempre scegliere la strada più facile – gli
rivelai.
- Non ha scelto
la strada più facile, ha scelto solo la strada che in quel momento a lui
sembrava essere la migliore – mi spiegò considerando che lui conosceva bene
tutta la storia.
- Jake, fammi
capire, stai provando a giustificarlo? – gli chiesi leggermente stizzita.
- Ok, mi arrendo.
Sventolo la bandiera bianca in segno di resa. Volevo solo farti ragionare,
cercare di farti vedere le cose con obiettività, ma è normale che tu non ci
riesca, in fondo sei parte in causa in questa storia. Discorso chiuso – mi
rispose sorridendomi gioviale.
- Ecco,
chiudiamola qui che è meglio. Non ho voglia di litigare con te – gli spiegai.
- Infatti stavamo
parlando, non litigando. Comunque solo un’ultima cosa. Smettila di guardare le
cose con i paraocchi, inizia ad essere più oggettiva nella vita e non fare
finta di ignorare cose ovvie – concluse lui sorridendomi.
- Il discorso non
era chiuso? – gli chiesi sarcastica.
- Si, hai
ragione. Certo che quei tre non si stancano mai. È da stamattina che giocano
senza sosta – mi disse indicando i miei figli e Sarah che giocavano
allegramente insieme ad altri bambini.
- È questo il
bello di essere bambini. Alle volte vorrei tornare indietro nel tempo, a quando
anche io ero piccola come loro, a quando mi bastava un gelato o un giro su una
giostra per vedere il mondo bellissimo – gli risposi lasciandomi scappare un
sorriso al ricordo di quando ero una bambina spensierata e felice.
Restammo al parco
per buona parte del pomeriggio, poi prendemmo i bambini e dopo un giro in
macchina per vedere un po’ la città tornammo a casa giusto in tempo per l’ora
di cena.
Nel viale di casa
c’erano posteggiate due macchine, una era di Emmett, una stupenda Porsche Carrera Gt grigio
metallizzata e una bellissima Mercedes
Brabus SV12r nera il cui proprietario non avevo idea di chi potesse essere.
- Ci sono visite
– disse Jake non appena posteggiò la macchina nel vialetto di casa.
- Mamma e papà –
rispose Sarah non appena vide la macchina dei genitori.
- E l’altra non
ho idea di chi sia – aggiunsi io puntando gli occhi sulla Mercedes.
- Di Eleazar e Carmen
– mi comunicò la piccola dopo averla guardata.
- E chi sono? –
chiesi io curiosa visto che dai nomi non mi sembrava di conoscerli.
- Sono i genitori
di Tanya – mi spiegò la piccola sorridendomi felice di essermi stata utile.
Non riuscì a
spiegarmi il motivo, ma quando tutti scendemmo dalla macchina per entrare
dentro una fitta allo stomaco me lo contrasse in un dolore assurdo, un dolore
che aveva poco di fisico, ma molto di mentale.
I genitori di
Tanya erano a casa Cullen il che implicava che la storia tra Edward e Tanya
fosse qualcosa di serio, altrimenti non si spiegava la loro visita ai Cullen.
Provai a dare un
nome a ciò che sentivo dentro, ma non riuscivo a trovare quello giusto.
Rabbia? No,
quella no.
Irritazione?
Assolutamente no.
Invidia? Neppure.
- Entriamo
gelosona – mi disse Jake che mi conosceva talmente bene da aver capito cosa mi
succedeva senza che io aprissi bocca.
Gelosia?
Possibile che la parola corretta me l’avesse detta Jake solo guardando la mia
espressione?
No, era
impossibile che io fossi gelosa. E poi gelosa di cosa? Di chi?
La risposta
arrivò subito, quando una volta oltrepassata la soglia dell’ingresso sentì le
voci di tutta la famiglia Cullen al completo insieme a questa nuova famiglia.
Si, ero gelosa,
gelosa marcia.
Di cosa? Di
quello che loro avevano e che io avevo perso.
Di chi? Della
persona più bella che avessi mai visto in vita mia, del Dio greco di cui in
passato mi ero innamorata, del ragazzo dai capelli ramati che mi aveva regalato
due splendidi angioletti, dell’uomo che adesso era diventato e che continuava
ancora oggi a farmi battere il cuore con il rischio che esso mi uscisse fuori
dal petto.
Gelosa. Ecco la
parola esatta.
Isabella Marie
Swan era assuefatta dalla gelosia, una gelosia sbagliata che dopo cinque anni
di lontananza mi sembrava perfino malsana.
E mentre mi
avvicinavo al salotto pronta per conoscere la famiglia di Tanya, una foto posta
nel mobiletto dell’ingresso colpì la mia attenzione.
C’è l’aveva
scattata Alice il giorno in cui io ed Edward ci eravamo messi insieme, ben nove
anni prima.
Nella foto io ed Edward ci guardavamo dopo
esserci scambiati un bacio, io lo guardavo imbarazzata e lui mi regalava il
sorriso sghembo che tanto amavo.
Guardando quella
foto non potei fare a meno che ripensare a quel giorno, quel lontano 23 Maggio
di nove anni prima che, in modo strambo, aveva dato inizio alla mia favola.
…Adry91…
Il prossimo capitolo, come avete capito dalla fine di questo,
sarà un ritorno al passato. Bella ci racconterà come è iniziata la sua storia
con Edward.
Risposte alle vostre recensioni:
- Lau8910: Beh immagino che
molti di voi non sopporterete Tanya, ma diciamo che la mia Tanya è un po’
diversa da come spesso viene descritta.
- bo19: Beh come vedi
Edward ha già capito che i bambini sono suoi, ma Bella ha negato. Ci avrà
creduto? Dobbiamo solo attendere per scoprirlo.
- alexia18: Beh, per adesso sembrerebbe che a nessuno è
venuto il dubbio sul nome del bambino, o forse a qualcuno è venuto, ma ha
preferito tacere. Chissà, vedremo. Per “L’amore è magia” credo che nonostante i
problemi riprenderò a scrivere, alla fine a me la storia piace.
- cullen91: Come vedi Bella non
ha detto la verità, ha preferito mentire, ma Edward? Lui avrà capito lo stesso.
Chissà, lo scopriremo presto.
- Ed4e: Non preoccuparti,
capitano a tutti periodi incasinati, quindi ti capisco. Comunque non ho ancora
specificato il motivo della rottura, può essere che la tua supposizione sia
esatta come può essere no. Lo scoprirai presto, comunque.
- consu89: Come vedi Edward i
dubbi c’è li ha eccome e li ha anche esposti a Bella, ma lei sembra
intenzionata a mantenere il segreto.
- Samy86: Ecco scoperto cosa
voleva Edward da Bella, spero di non averti deluso.
- mcgi86: Sono contenta che
la storia ti piace e come vedi non ti ho lasciato con l’ansia. Ecco svelato
cosa volesse Edward da Bella.
- eliza1755: Beh diciamo che
Tanya nella mia storia sarà decisamente diversa da come siamo portati a vederla
nella maggior parte della altre storie. È si, la fidanzata di Edward, ma come
ha detto Bella sembra perfetta per Edward. Ho voluto rivedere questo
personaggio cercando di modellarlo e cambiando rispetto allo stereotipo che
tutti si sono fatti. Lo so che tanti la odieranno comunque in quanto ostacolo
tra Bella ed Edward, ma mi auguro che oggettivamente possa un po’ piacere.
- vanderbit: Il capitolo nuovo
di “Ricordare il passato” l’ho iniziato, ma non l’ho ancora finito. Quando sarà
pronto posterò. Per la storia “L’amore è magia” credo che la continuerò per
tutti quelli che l’hanno apprezzata e che mi hanno dato il loro appoggio
soprattutto adesso. Credo che lo devo a tutti voi che l’avete apprezzata
sempre. I capitoli relativi al passato saranno messi in disordine e non ancora
con esattezza quanti saranno. Già nel prossimo capitolo ne troverai uno.
- Manda: Beh credo che siete
in tanti a non sopportare Tanya e in molte storie anche io la detesto, ma da me
sarà molto diversa. Sempre un ostacolo resta, ma sarà diversa.
- giova71: Non posso dirti se
ci hai azzeccato in merito al nome di Lizzie, ma almeno come vedi Edward ha
capito che i bambini potrebbero essere suoi. Chissà se Bella sia riuscito a
convincerlo davvero. Non posso dirti ancora quanto Tanya sappia della relazione
tra Edward e Bella, ma lo scoprirai presto.
- ste87: Eccoti svelato ciò
che Edward voleva da Bella. Come vedi lei ha mentito, ma lui ci avrà creduto
davvero? Presto lo scopriremo.
- lovejero: Beh in effetti la
mia Bella è un po’ diversa dal solito e anche Edward anche se adesso non
sembra. Rivivendo i capitoli riguardo al passato capirai quanto Edward fosse
diverso e dire “scapestrato” è davvero fargli un complimento. Io userei la
parola “teppista”, credo gli si addica meglio.
- sweetcullen: Sono proprio contenta che la storia ti piaccia e spero
di non deluderti con i capitoli a venire. Me lo auguro di tutto cuore.
- valli: Si, in effetti in
questa storia Tanya e Bella non saranno nemiche, anzi. Amano lo stesso uomo
questo è certo, ma Tanya non sarà certo l’oca che molti descrivono. Ho voluto
cambiarla un po’.
- BaBa88: Contentissima di
sapere che la storia ti piace. Mi auguro che continuerà a piacerti anche nei
suoi prossimi aggiornamenti. Lo spero.
- baby2080: Immaginavo che
Tanya non fosse simpatica a molti e ne ho avuto la conferma, ma ti assicuro che
sarà molto diversa in questa storia. Non sarà la solita oca-troia che spesso
ritroviamo in molte storie.
- kekina: Si, come vedi
Edward sospetta che i bambini siano figli suoi. Bella ha negato, ma lui ci avrà
creduto davvero? Lo scopriremo presto. Non posso dire nulla su Tanya, ma presto
scopriremo anche di lei e soprattutto di cosa lei sa della storia tra Edward e
Bella.
- isabellacullen: Eccoti svelato il
mistero su ciò che Edward voleva da Bella. Avrà creduto alle parole della sua
ex fidanzata? Comunque presto si scoprirà anche qualcosa in relazione al nome
di Lizzie.
- FunnyPink: Beh diciamo che lui
ha capito, ma Bella ha negato. Lui ci avrà creduto? Lo scopriremo presto.
- Alyssa: Contentissima di
sapere che un’altra lettrice mi segue, sono proprio felice che la storia ti
piace. Come te, anch’io non amo molto il personaggio di Jacob, diciamo che sono
del team Edward, ma in questa storia ho voluto trasformarlo facendolo diventare
il miglior amico che avrei sempre voluto che fosse, senza innamoramenti di
mezzo. Quanto a Tanya, lo so, l’abbiamo vista in modo superficiale, ma ti
assicuro che è un personaggio diverso rispetto a come siamo abituati a vederla.
Non sarà la solita oca-troia che siamo abituati a vedere di solito. Quanto a
ciò che penserà Bella in futuro non posso dirti nulla. Scopriremo tutto molto
presto.
- francesca
96:
beh, come vedi, avevi ragione. Edward sospetta che i bambini siano figli suoi,
ma Bella ha smentito. Lui ci avrà creduto? Quanto alla scorsa recensione a me
non compare nel pc per questo non ti ho risposto, in tutti i casi se tu l’hai
mandata mi scuso da morire e ti pregherei di rispedirmela anche per e-mail e
vedrò di risponderti subito. Ti giuro da me non compare, ho ricontrollato, ma
nulla. Comunque scusami tanto lo stesso. Mi dispiace un sacco.
- gamolina: Sono proprio
contenta che la storia ti piace, spero di non deluderti.
- Semolina81: Si, so che per la
continuità della storia basterebbe sapere solo i motivi per cui Bella ed Edward
si sono lasciati, ma vorrei approfondire anche il resto, credo che c’entri
anche e poi vorrei far vedere il legame che c’era tra Edward e Bella. Quanto agli
errori che mi hai fatto notare lo so, ci sono e me ne dispiace. Cercherò di
stare più attenta e ti ringrazio per avermeli fatti notare. Non me la prendo
assolutamente perché le correzioni costruttive fanno sempre bene. Ti ringrazio
davvero tanto e prometto di stare più attenta.
- tittyswan89: Sono contenta che
la storia sia di tuo gradimento e mi auguro di non deluderti con i prossimi. Il
motivo per cui non ho ancora spiegato cosa successe tra Edward e Bella è
proprio per rendere tutto più misterioso, ma presto si scoprirà tutto.
- manuelitas: Non posso dirti se
Esme noti o meno delle somiglianze con i piccoli, anche se così qualche dubbio
potrebbe scorgergli, ma sarebbe difficile che collegasse tutto, ma potrebbe
anche farlo, chissà.
- annadaroma: Lo so, ho
interrotto lo scorso capitolo proprio sul più bello, ma è fatto apposta. Lo
faccio per creare più suspense.
- giocullen: Si, in effetti OneTree Hill mi piace un sacco.
Lo seguo sempre e lo adoro. Quanto a questa storia, presto si scoprirà tutto,
sta tranquilla.
- KStewLover: Sono contenta di
avere un’altra fan e mi fa piacere sapere che la storia ti piace. Mi auguro che
anche i prossimi capitoli siano di tuo gradimento.
- Bells Swan
Cullen:
Capisco e comprendo che Tanya proprio non ti piace. Anche a me non piacciono
tutti gli ostacoli che ci sono tra Edward e Bella, in tutte le storie, anche in
quella originale. Mi riferisco a Jake in quel caso, comunque in questa storia
Tanya sarà molto diversa. Chissà che prima o poi non ti stia simpatica. Ok
forse sarebbe troppo, ma mai dire mai. Presto scoprirai tutto sulla storia di
Edward e Bella e nel prossimo capitolo già si scoprirà il modo strambo in cui i
due si sono messi insieme.
- Austen95: Come sono andate le
vacanze? Ti sei divertita, spero di si. Comunque sono contenta che la storia ti
piace.
Un grazie di tutto
cuore a tutti voi che avete recensito, a quelli che hanno messo la mia storia
tra i preferiti e nelle seguite. Un altro grazie di cuore anche a coloro che mi
hanno inserita tra gli autori preferiti. Spero che anche questo capitolo sia di
vostro gradimento e recensite. Un bacio.
INTRODUZIONE:Edward ha lasciato Bella in New Moon e non è
non e mai più tornato. Gli anni passano e anche i decenni, ma due anime sono
ancora tremendamente legate tra di loro perché il tempo possa cancellare ciò
che l’amore ha creato. Cosa succederà se un giorno Bella dovesse rincontrare
quella che aveva considerato fin dall’inizio al sua famiglia? E i Cullen e
soprattutto Edward come reagiranno quando scopriranno che Bella è ancora la
diciottenne che avevano lasciato? P.S. Bella non è un vampiro, ma non è
comunque umana. Oltre i vecchi, ci saranno anche nuovi personaggi.
INTRODUZIONE:Bella vive a Phoenix
da quando è nata e la sua vita ruota intorno ai suoi sei migliori amici: Alice,
Rosalie, Emmett, Jasper, Jacob e Edward. Si conoscono fin da quando erano dei
bambini, ma crescendo le cose cambiano e lei si ritrova solo con Jacob e Edward
che sono iperprotettivi nei suoi confronti. Un giorno accade che Jacob si
dichiara e in seguito le chiede di sposarlo. Lei accetta, ma lo ama davvero? Si
certo, ma il suo non è amore, non quello vero almeno. Ed Edward? Cosa farà a
questo punto? E se si accorgesse proprio ora che sta per perdere la persona più
importante della sua vita? E se lei lo considerasse solo il suo migliore amico?
E se invece non fosse così? La loro è solo amicizia? Si certo, ma non del
tutto. Cosa succederà, allora? Bella sposerà Jacob? Forse solo da uno sbaglio
si può scoprire la verità. Ma qual è questa verità?
INTRODUZIONE:Edward lascia Bella per
permettergli di vivere una vita normale, ma prima di farlo esaudisce il
desiderio dell’unica ragazza che abbia mai amato. Dopo la sua partenza le cose
cambiano e Bella non vivrà la vita che Edward ha sperato per lei. Si ritroverà
vampira, con un figlia da crescere e un passato da ricordare. Riuscirà a
ricordarsi del suo unico e vero amore? Ma soprattutto riuscirà a rincontrarlo?
INTRODUZIONE: Rosalie, Bella e
Alice sono tre sorelle newyorchesi che si trasferiscono a Phoenix. Sono le
classiche ragazze popolari che tutti invidiano, dal carattere forte e deciso e che
non si fanno mettere i piedi in testa da nessuno. A Phoenix le loro vite si
incroceranno con quelle di tre fratelli Emmett, Edward e Jasper, anche loro dal
carattere forte. Nessuno di loro crede nell’amore, ma presto si renderanno
conto di sbagliare, presto l’amore entrerà nelle loro vite e da lì tutto
cambierà.
INTRODUZIONE:Bella è una semplice
ragazza che vive a Phoenix. Ha un fratello e due sorelle gemelle. La sua vita
ruota intorno ai Cullen, i suoi migliori amici, la sua seconda famiglia. E poi
c’è Tay, il suo fidanzato, ma lei ne è davvero
innamorata? La sua vita è perfetta come crede? Il ritorno in città di Edward,
il suo amico di sempre, gli incasinerà la vita e presto si renderà conto che
quell’amico con il quale non fa altro che litigare non è poi solo un amico. Le
cose non saranno semplici e in una notte tutto si complicherà.
INTRODUZIONE:Bella è una ragazza alla moda che vive a Orange Country, con una
storia difficile alle spalle, chiusa, ma allo stesso tempo ribelle verso gli
altri incontra lui, Edward, un playboy da strapazzo, ribelle, odioso,
presuntuoso, aggressivo, ricco e che non fa altro che dedicarsi con i suoi
amici ricconi a feste mondane e al lusso più sfrenato. Riuscirà lei a lasciarsi
andare all'amore? E lui? Riuscirà a mettere la testa a posto? E se tutto
iniziasse ad andare x il verso giusto? Lei non sa, però, che un segreto alena
dietro di lei, un segreto che lui non intende svelarle, non subito almeno, ma
poi non sarà tardi? Una storia ricca di divertimento, scontri, ribellioni, ma
amore, tanto amore. Sono tutti umani.
INTRODUZIONE:Un semplice invito di matrimonio può cambiare quella che sembra
essere diventata una vita stabile? Questo si chiede Bella quando si ritrova tra
le mani l’invito del matrimonio di Alice e Jasper. Partire e raggiungere quella
che un tempo era la sua migliore amica affrontando i fantasmi del suo passato?
Oppure restare a casa e non correre rischi? Bella vive a New York, fa la
giornalista, si è lasciata i Cullen alle spalle e si porta dietro da cinque
anni due grandi responsabilità che portano il nome di Ej e Lizzie. Chi sono? E
che c’entra Edward in tutto questo? Se vi va di scoprirlo correte a leggere la
mia storia. Sono tutti umani.
Questi personaggi non mi appartengono, ma sono proprietà di Stephenie
Meyer
Questi personaggi non mi appartengono,
ma sono proprietà di StephenieMeyer.
Questa storia è stata scritta senza alcun scopo di lucro.
Eccomi di nuovo con
un capitolo. Come vi avevo già annunciato questo è un flashback. Ricordate come
finiva lo scorso capitolo? Bella ha visto una foto scattata il giorno in cui
lei ed Edward si erano messi insieme e la sua mente è subito corsa indietro nel
tempo. Ecco cosa successe quel giorno. Vi avviso che dal prossimo capitolo si
torna al presente. Detta questa premessa, vi lascio al capitolo e vi auguro
buona lettura. Un bacione.
Capitolo 9
Ritrovarsi innamorati
POV BELLA
…Nove anni prima…
Era una
bellissima giornata di Maggio e come spesso succedeva a Jacksonville il sole
regnava sovrano nel cielo e io che il caldo lo adoravo non potevo non essere
felice quando furono i caldi raggi del sole, che entravano dalla finestra della
camera, a svegliarmi dal torpore del sonno.
Mi stiracchiai
per bene e mi guardai attorno consapevole che anche quella mattina come spesso
succedeva praticamente da ormai sedici anni mi svegliai in quella che ormai
consideravo la mia camera, la mia camera che, però, non si trovava nella mia
“vera” casa.
Come spesso
succedeva praticamente da sempre ero rimasta a dormire a casa della mia
migliore amica, Alice, e visto che questa cosa succedeva spesso, anni addietro
lei aveva avuto la brillante idea di trasformare una delle tante stanze degli
ospiti in una stanza tutta per me.
Così eccomi qui,
nella stanza più bella che potessi desiderare, dentro il mio grande pigiamone a rigirarmi tra le coperte
dentro un comodissimo letto matrimoniale.
I risvegli a
villa Cullen erano sempre i più dolci, non c’erano dubbi su questo.
Controllai la
sveglia che segnava le sette e un quarto e subito mi alzai, rischiavo di fare
tardi a scuola.
Mi diressi verso
il bagno e dopo essermi lavata la faccia iniziai a lavarmi i denti, prima che
qualcuno mi interrompesse.
- Mi serve il
bagno – mi disse Edward entrando senza nemmeno aver bussato.
Il bagno in
stanza era in comune con la mia stanza e la sua, motivo per cui le nostre due
stanze potevano definirsi le uniche dell’intera casa ad essere comunicanti.
- Spiacente,
dovevi alzarti prima – gli risposi con lo spazzolino in bocca.
- E dai scheggia
ci stai una vita a prepararti, io ci metto un attimo – mi disse regalandomi un
sorriso sghembo da infarto.
“Scheggia” era un
nomignolo che mi aveva dato praticamente da sempre e stranamente non mi dava
fastidio.
Qualcun altro ci
aveva provato ad usarlo, inutile dire la fine che Edward gli aveva fatto fare
per non parlare poi delle urla che quei poveri disgraziati si ritrovavano a
dover sentire da parte mia.
Quel nomignolo
poteva usarlo solo Edward.
- Quel sorriso
con me non attacca. Lo riserverei per le oche che ci sono a scuola, con loro
sembra funzionare – gli dissi dopo essermi sciacquata la bocca e aver posato lo
spazzolino.
Ciò che avevo
detto non era del tutto vero, insomma chi mai avrebbe potuto resistere al
sorriso sghembo di Edward Cullen?
Praticamente
nessuno, nemmeno io.
- L’importante è
crederci – mi rispose lui consapevole che gli avessi mentito.
- Devo vestirmi
esci immediatamente da qui – gli ordinai scocciata.
Non mi andava a
genio che con lui non riuscissi mai a nascondere nulla.
Era come se mi
leggesse dentro e capisse quando mentivo e quando no, motivo per cui riusciva a
capire che il suo sorriso era il mio punto debole.
- Ti aiuto se
vuoi – mi propose malizioso accarezzandomi un braccio scoperto a causa delle
maniche corte del pigiama.
Un brivido mi
percorse l’intero corpo, ma cercai di scacciare via quella sensazione.
Possibile che tra
tutti i ragazzi presenti sul pianeta mi fossi dovuta innamorare di Edward
Cullen?
Edward era il
fratello di Alice e ogni giorno mi chiedevo se davvero quel ragazzo
condividesse lo stesso sangue con il resto della sua famiglia.
Era il classico
ragazzo bello e dannato, il classico ragazzo da una botta e via, quello la cui
filosofia di vita era “se posso avere
tutte le ragazze che voglio, perché concentrarmi su una sola?”. La parola
“amore” non era concepita nel suo vocabolario.
Beh si, lui aveva
un vocabolario tutto suo, un vocabolario che conteneva solo pochissime futili parole:
sesso, divertimento, feste, basket, palestra, alcool, risse e corse
clandestine.
All’apparenza
bastava un solo aggettivo per definire quel ragazzo: superficiale, eppure per
chi lo conosceva bene quell’aggettivo sembrava totalmente fuori luogo.
Peccato che la
profondità del suo animo era un qualcosa di precluso per tante, troppe persone.
La gente doveva
vedere in lui il cattivo ragazzo, il teppista che combinava guai e che faceva
preoccupare tutti quelli che gli volevano bene.
Non aveva nulla
in comune con la sua famiglia.
Il padre era un
medico stimato in tutta la città ed era una delle persone più buone e
disponibili mai conosciuti in vita mia.
La madre era un
architetto di interni ed esterni bravissima ed una persona affettuosa e gentile
come poche.
Li avevo da
sempre considerati i miei secondi genitori poiché mi aveva aiutato in tutto, sempre
e comunque.
Poi c’era Emmett
il primogenito della famiglia, diciotto anni e una bellezza che faceva
impazzire molte ragazze, ma purtroppo per loro, Emmett era fidanzato
praticamente da sempre con Rosalie, che insieme ad Alice era la mia migliore
amica. Emmett era spiritoso, brillante, un bambinone insomma, ma potevi sempre
contare su di lui.
La più piccola di
casa era Alice che, invece, aveva come me sedici anni, un folletto pestifero
che amava la moda e il suo fidanzato storico Jasper, fratello di Rosalie. Alice
era vivace, allegra, solare, estroversa e disponibile con tutti.
Edward, invece,
era il figlio di mezzo, diciassette anni suonati e una bellezza sconvolgente.
Era la pecora nera della famiglia e a lui quell’aggettivo sembrava gradirlo più
del lecito, come se fosse un complimento. Per descriverlo non servivano tante
parole, il sostantivo “teppista” poteva bastare.
E io come una
stupida mi ero proprio innamorata di lui, dell’ultima persona di cui dovevo
farlo.
- Edward Anthony
Cullen esci immediatamente da qui – gli urlai arrabbiata per la sua pessima
battuta mentre lui dopo avermi dato un bacio sensuale al collo che non riuscì a
deviare uscì dal bagno raggiungendo la sua camera.
Tutto era
iniziato ad una festa in cui a causa di uno stupido gioco ero stata costretta a
baciarlo e da allora non me lo ero tolto più tolto dalla testa.
Il mio rapporto
con lui era sempre stato di amore e odio. Riuscivamo a capirci con un solo
sguardo e questo a volte dava fastidio ad entrambi, era come se in presenza l’uno
dell’altro non potessero esistere bugie.
Eravamo molto
complici, avevamo un legame inspiegabile e ci volevamo molto bene anche se
spesso litigavamo, ma i nostri litigi erano di quelli che dopo dieci minuti hai
già dimenticato tutto.
Se non fosse che
ero innamorata di lui avrei potuto dire che era il mio migliore amico.
Dalla sera del
bacio anche Edward era cambiato nei miei confronti, ma non riuscivo a capire il
perché.
Non aveva certo
smesso con le sue stupide battutine, ma sembrava diverso, a volte sembrava
quasi che io gli piacessi davvero per non parlare della gelosia, ma quella, beh
quella l’aveva avuta da sempre nei mie riguardi.
Il risultato?
Essendo lui il più popolare, ricco e famoso della scuola, nonché capitano della
squadra di basket e conoscendo tutti la sua reputazione, nessuno osava
avvicinarsi a me e quei pochi che ci avevano provato si erano ritrovati
all’ospedale con il naso rotto.
Mi vestì in fretta e furia
e poi affacciai la testa nella sua stanza ritrovandomi un Edward senza
maglietta che metteva in bella mostra i suoi addominali perfetti.
Restai a fissarlo
non so per quanto perdendomi in quella bellezza scultorea e immaginando di
poterlo stringere a me, abbracciare e baciare come avrei tanto voluto.
- Hai finito di
farmi la radiografia? – mi chiese sorridendomi sghembo.
Solo allora
sembrai riprendermi.
- Spiritoso. Il
bagno è libero, puoi usarlo – gli risposi sarcastica e uscì dalla camera
scendendo giù e dirigendomi in cucina dove trovai la tavola imbandita per la
colazione.
Alice ed Emmett
erano già seduti a tavola così mi avvicinai e diedi un bacio ad entrambe.
- Esme? –
domandai non vedendola.
- Lavoro. Aveva
una cosa da vedere, quindi è dovuta scappare – mi spiegò Alice sorridendo.
Quella ragazza
era sempre allegra, anche di prima mattina, faceva quasi paura.
- Grazie Bellina
– mi disse poi Emmett addentando un cornetto caldo.
Odiavo
quell’appellativo, ma Emmett era Emmett e a lui tutto era concesso.
- Non ho fatto
nulla – gli dissi prima di bere del succo d’arancia che prontamente rischiai di
sputare visto che qualcuno mi aveva colpito i fianchi per farmi saltare in
aria.
Non mi serviva
vederlo per capire chi fosse, difatti subito dopo di fronte a me comparve il
magnifico faccino di Edward.
- Stronzo – gli
dissi solamente mentre lui mi sorrise sghembo.
- Concordo con
Bella – aggiunse Alice riferendosi al fratello.
- Che cosa ho
fatto? – le chiese lui non capendo a cosa lei si riferisse.
- Niente
fratello, lo sai che il folletto non accetta di perdere – si giustificò Emmett.
- Di cosa stiamo
parlando? – domandai io non capendo.
- Io e Alice
abbiamo scommesso sulla vostra prima litigata mattutina. Alice ha detto che
sarebbe avvenuta durante la colazione, io ho detto che ci avreste pensato in
camera. Viste le urla di Bella di poco fa ho vinto – ci spiegò Emmett tutto
contento mentre Alice sembrava aver messo via il suo smagliante sorriso.
- E cosa vi siete
giocati? – domandò Edward curioso.
- Lo shopping di
oggi. Se vinceva l’orso oggi sarebbe saltato – gli spiegò Alice – ma non
cantare vittoria perché ci andremo domani e sarà molto peggio di oggi –
continuò poi lei rivolgendosi a Emmett.
- E chi ti dice
che io verrò? – la provocò l’orso.
- Sono sicura che
verrai. A meno che non vuoi che chiami Rosalie e la convinca a lasciarti in
bianco per una settimana – gli rispose Alice riprendendo il suo sorriso.
- No, no,
sorellina. Certo che verrò – gli disse Emmett sorridendogli e facendogli gli
occhioni da cucciolo.
Io ed Edward ci
guardammo e scoppiammo a ridere, seguiti a ruota da Alice e poi anche da
Emmett.
Poco dopo
sentimmo il suono del clacson della macchina di Rosalie, una
Mercedes classe E cabriolet rossa, e così uscimmo di corsa per andare a scuola.
Le due coppiette
andarono con la macchina di Rose, mentre io ed Edward come sempre andammo con
la sua Aston
Martin Vanquishnera
tirata a lucido.
Trascorremmo
tutto il tragitto ascoltando la musica mentre io cantavo a squarciagola e lui
mi prendeva in giro.
Quando arrivammo
davanti a scuola sentì gli occhi di tutti puntati su di noi.
- Che palle – mi
lasciai scappare mentre Edward andava a posteggiare in quello che era stato il
suo posto praticamente da quando aveva messo piede in quel liceo.
- Cosa? – mi
chiese lui curioso di sapere.
- Cosa? Ogni
mattina abbiamo gli sguardi di tutti puntati addosso, soprattutto delle
ragazze. Qualche giorno mi faranno un attentato – gli spiegai come se la cosa
fosse ovvia.
- Lasciale
guardare, che ti frega – mi propose lui sorridendomi sghembo e assumendo un
espressione dolce, un espressione che di certo non era tipica di Edward.
- E certo, tanto
sono io che vengo fulminata da tutti – gli dissi prima che qualcuno bussasse al
finestrino.
Edward lo abbassò
e davanti a noi in tutta la sua bellezza comparve Lauren Mallory, una bionda dagli occhi
verdi tutta rifatta.
Bastavano due
aggettivi per definirla: “oca-troia”.
- Ciao
bellissimo, che dici se ci vediamo tra mezz’ora nello sgabuzzino delle scope? –
propose lei a Edward con fare malizioso.
- Lauren smamma.
E la prossima volta non mettere più le tue sudice mani sul mio gioiellino – gli
rispose Edward sorridendogli sghembo.
Ecco perché era
una stronzo.
Perché dava un
due di picche ad una ragazza con il sorriso sulle labbra. Roba da non credere.
Eppure nonostante
tutto mi venne da ridere pensando a quale devozione avesse per la sua macchina.
Nessuna ragazza
c’era mai salita, altro motivo per cui tutte lì mi odiavano.
Risalì il
finestrino e si voltò di nuovo verso di me.
- Dicevamo? – mi
chiese come se nulla fosse.
- Certo che sei
proprio stronzo – gli dissi semplicemente scendendo dalla macchina.
Era tornato ai
nostri discorsi praticamente senza problemi, come se ciò che avesse fatto era
qualcosa di normale.
Mi diressi verso
la scuola sotto lo sguardo vigile di tutte le ragazze che mi lanciavano sguardi
a dir poco terrificanti quando qualcuno mi bloccò per il polso.
Non mi serviva
girarmi per controllare, il profumo era riconoscibile fra mille.
- Edward che
vuoi? – gli dissi senza nemmeno voltarmi.
Lui si avvicinò e
mi girò la testa verso di lui ritrovandomi la sua faccia a pochi centimetri
dalla sua.
Ma gli era dato
di volta il cervello?
- Cosa avrei
dovuto fare? Dire che andavo con lei quando non l’avrei fatto? – mi domandò
stupendomi.
Si stava
giustificando per il suo comportamento o era tutto frutto della mia fantasia?
- Magari avresti
potuto usare un po’ di tatto. A volte mi chiedo se per te esista qualcosa o
qualcuno di più importante di uno stupido quattro ruote – gli dissi consapevole
che era un colpo basso.
- Di sicuro non
era lei – mi rispose lui.
- Cosa? – chiesi
non capendo cosa volesse dirmi.
- Il qualcuno più
importante della mia macchina – mi rispose serio.
- Perché esiste?
– gli domandai provocandolo.
- Vuoi una lista?
– mi chiese senza rispondere alla mia domanda.
- A volte la
vorrei – mi lasciai sfuggire.
Si, l’avrei
voluta per capire a quale posto mi trovavo io, per capire quanto io fossi
importante o meno per lui.
- Potrebbe non
piacerti – aggiunse lui sorridendomi sghembo mentre ancora mi teneva ferma per
il polso.
Sentivo tutti gli
sguardi puntati addosso e adesso oltre a quelli delle ragazze c’erano quelli di
tutti i ragazzi e anche di Alice, Jasper, Emmett e Rosalie che erano appena
usciti dalla macchina e si stavano dirigendo dentro.
Era tutto molto
imbarazzante.
- Forse perché
sarebbe una lista piena di cose futili? – gli proposi cercando si scorgere in
lui qualcosa.
- Futili o no ci
sei tu al primo posto – mi disse sorprendendomi prima di colmare le distanze
tra di noi e baciarmi.
Ero troppo
sorpresa per capire davvero casa stesse succedendo.
Riuscì solo dopo
qualche secondo a ricambiare il bacio e quando ci staccammo lui mi guardò con
sguardo diverso, sembrava quasi con sguardo d’amore, poi mi sorrise.
- Ci vediamo
dopo, scheggia – aggiunse poi dandomi un bacio a fior di labbra prima di
allontanarsi e dirigersi verso la palestra della scuola, mentre tutti i ragazzi
della squadra ancora stupiti lo seguirono.
Cercai di
riprendermi e quando tornai con i piedi per terra vidi un sacco di ragazze
pronte a tagliarmi la gola, ma non me ne interessai più di tanto perché ero
felice, felice come non lo ero mai stata.
Forse anche
Edward provava qualcosa per me.
Alice si avvicinò
a me saltellando seguito qualche passo dopo da Jasper, Emmett e Rosalie.
- Lo sapevo, lo
sapevo, lo sapevo – esordì il folletto non appena fu ad un passo da me.
- Cosa sapevi? –
le chiesi ancora più stupita.
- Che prima o poi
sarebbe successo – mi rispose tutta felice.
- Cioè io sono
ancora troppo stranita. Mi spieghi cosa è successo? – mi domandò Rosalie
cercando di capirci qualcosa.
- Non lo so
nemmeno io. Stavamo parlando, discutendo anzi e poi, poi mi ha baciata – le
spiegai sorridendole.
Tutti e quattro
erano consapevoli del fatto che fossi innamorata di Edward, anche se io non
facevo altro che negarlo, ma loro mi conoscevano troppo bene.
- Discutendo di
cosa? – mi chiese Jasper.
Gli raccontai di
Lauren, della sua riposta e di ciò che gli avevo detto.
- E alla fine lui
mi ha detto che al primo posto delle cose importati ci sono io, il resto
l’avete visto – gli spiegai ancora sorridendo.
- E finalmente la
squadra è al completo, e finalmente la squadra è al completo – iniziò a
cantilenare Emmett prima che io gli dessi una pacca sulla pancia per farlo
smettere.
- Non significa
niente questo. Conosci tuo fratello – gli feci notare io.
- Si, ma stavolta
è diverso. Ha ragione Emmett – affermò sicura di sé Alice stritolandomi in un
abbraccio.
Quando ci staccammo
ognuno di noi si diresse nelle rispettive classi dando così inizio a una nuova
giornata scolastica.
Avevo due ore di
letteratura inglese e sinceramente non stavo seguendo per nulla la lezione,
riuscivo solo a pensare alle parole di Edward e a quel bacio che mi aveva fatto
uscire il cuore dal petto.
Possibile che il
bello e impossibile Edward Cullen provasse qualcosa per l’insulsa Isabella
Swan?
Dopo un tempo che
sembrò infinito suonò la campanella che segnava la fine delle due ore di
inglese e mai come in quel momento fui grata a quel suono. Non riuscivo più a
stare in quella classe dove tutti mi guardavano chissà quale mostro io fossi
diventata.
- Aspetta – mi
fermò una voce bloccandomi per il polso non appena raggiunsi il corridoio.
Chi poteva
possedere una voce più stridula di Lauren Mallory?
Nessuna che io
conoscessi.
- Che vuoi? – le
domandai fredda liberandomi dalla sua presa.
- Tu e Edward
state insieme? – mi chiese con sguardo omicida mentre un sacco di ragazze si
posizionarono dietro di lei per ascoltare la mia risposta.
- Ogni tanto
sarebbe opportuno che tu ti facessi un pacco di cazzi tuoi – gli risposi
utilizzando un tono che non mi apparteneva per nulla.
- Senti qui la
ragazza? Ma con chi credi di parlare? Dovresti moderare un po’ il linguaggio
quando parli con me – mi disse lei arrabbiata come non mai.
- Faccio di
meglio, me ne vado – le risposi voltandole le spalle.
Non avevo nessuna
voglia di litigare con lei, né tanto meno avevo voglia di farmi rovinare la
giornata da un’oca di quella portata.
- Prima mi dici
come stanno le cose e poi te ne vai – mi disse lei fermandomi di nuovo per il
polso.
- Senti, vedi di
smetterla. Edward non è tua proprietà, quindi non ti devo dire proprio nulla. E
adesso se non ti dispiace andrei – le risposi acida come non mai.
- Si, mi dispiace
– continuò lei.
- Lauren, vedi di
smammare – disse una voce dietro di me.
Mi voltai e vidi James proprio dietro di me che guardava
quell’oca con disgusto.
Lei sbuffò e poi
sparì dalla circolazione seguita da quelle altre oche più di lei che le
andavano dietro.
Considerando che
James faceva parte della “banda” di Edward non mi stupiva per nulla che quella
lì gli avesse ubbidito senza fare storie.
James, biondo,
dagli occhi azzurri magnetici e un fisico da paura, altri non era che il
migliore amico di Edward.
Entrambi
giocavano a basket e James era in tutto e per tutto il braccio destro di
Edward.
Quei due sembravano
una sola mente divisa in due corpi, avevano legate in modo viscerale
praticamente da sempre considerato che effettivamente si conoscevano da quando entrambi
avevano aperto gli occhi.
James era un tipo
simpatico, una testa calda come Edward, ma simpatico e soprattutto era un vero
amico e questo l’avevo potuto appurare io stessa molte volte.
- Hey scricciolo
come va? – mi disse quando le ragazze si allontanarono.
- Quante volte ti
ho detto che odio che mi chiami così? – gli domandai stufa.
- Tutte le volte.
Quando smetterai di chiedermelo smetterò anche io – mi rispose sorridendomi
allegro.
- Si come no.
Allora aspetto e spero – gli feci notare mentre lui scoppiò a ridere.
- Mi sa che tu
non aspetti proprio, passi direttamente hai fatti. Ti ho vista stamattina sai –
mi disse mentre io avvampai per l’imbarazzo.
- James smettila
prima ancora di iniziare – lo esortai sorridendo sarcastica.
- Ok, ok, mi
arrendo – mi disse mettendo le mani avanti – io comunque tifo per te, lo sai. È
ora che anche Edward metta la testa apposto come ho fatto io – continuò poi
mentre io scoppiai a ridere.
- Tu la testa
apposto? Ma quando mai – gli domandai retorica.
- Intendo in
amore, stupida. Io da quando sto con Victoria le altre nemmeno le guardo – mi
spiegò sorridendomi.
In effetti lui da
quando si era messo con la sua attuale fidanzata aveva smesso di fare il
playboy e questo non poteva che essere un punto a suo favore, anche se per il
resto restare sempre il teppista di prima.
- E per il resto
quando la metti la testa apposto? – gli domandai conoscendo già la risposta.
- Prima o poi –
mi rispose mantenendosi sul vago.
- Meglio prima
che poi, lo sai – continuai io.
- Niente prediche
scricciolo, ti prego. Ci basta già Victoria – mi fece notare.
- E certo a voi
le cose giuste non vi piace mai sentirle – gli spiegai.
- Ok, basta, mi
arrendo. Comunque questo è tuo, me l’ha dato un ammiratore segreto – mi disse
malizioso poco dopo porgendomi un biglietto – e mi raccomando, non mi deludere
– aggiunse poi sorridendomi e allontanandosi da lì.
Restai con il
biglietto in mano, lo aprì e vidi una scrittura che conoscevo bene:
In un libro una volta ho
letto una frase che mi ha colpito: “A volte la paura è proprio una brutta cosa,
non ti fa vivere i momenti più belli…è una specie di maledizione se non sei
capace di vincerla”. Mi sembrava stupido tutto questo perché io non ho mai
avuto paura, non so nemmeno cosa sia la paura, ma da qualche tempo a questa
parte quando ti guardo negli occhi la paura mi assale e ricordando quella frase
mi sono reso conto che devo e voglio vincerla questa paura. Vieni in terrazza,
ti aspetto lì…c’è qualcosa di cui devo parlarti. Un bacio…Edward!
Richiusi il
bigliettino e lo posai nell’armadietto non prima però di averlo annusato
riuscendo a sentire alla perfezione l’odore di Edward.
Cosa voleva
dirmi?
Lo avrei scoperto
presto.
Richiusi
l’armadietto dietro di me e poi raggiunsi le scale percorrendole a due a due
per raggiungere in fretta la terrazza della scuola.
Andare lì
significava saltare una lezione e per una pignola come me era impensabile fare
una cosa del genere, ma in quel momento non c’era cosa che volevo di più che
andare da Edward.
Raggiunsi la
terrazza in pochissimo tempo e quando oltrepassai la porta vidi il bellissimo
paesaggio che si vedeva da quell’altezza, ma soprattutto vedevo Edward che,
appoggiato al muretto con gli occhiali da sole agli occhi,si stava tranquillamente
fumando una sigaretta.
Quando mi vide mi
sorrise sghembo e io mi avvicinai a lui anche se ero in forte imbarazzo, non
sapevo cosa pensare.
- Pensavo non
saresti venuta – esordì quando fui a fianco a lui.
- E perché? – gli
domandai.
- Tu che salti
una lezione non si era mai visto – mi rispose guardandomi anche se non riuscivo
a vedere i suoi occhi poiché indossava gli occhiali da sole.
- C’è sempre la
prima volta e poi ero curiosa. Di cos’è che hai paura quando mi guardi? – gli
domandai andando subito al nocciolo della questione.
Lui mi sorrise
sghembo, poi gettò via il mozzicone di sigaretta e si portò gli occhiali alla
testa in modo da guardarmi negli occhi.
- C’è una cosa
importante che ti devo dire, a dire il vero è parecchio tempo che te ne avrei
dovuto parlare – iniziò lui mentre il mio cuore iniziò a perdere dei battiti.
La speranza che
mi dicesse che provava i miei stessi sentimenti era forte, ma sapevo che era
solo un’inutile speranza.
Questo era un
altro dei suoi giochetti, ne ero sicura.
- E perché non
l’hai fatto? – gli domandai curiosa.
- Perché sai
benissimo come sono fatto. Sono un egocentrico del cazzo e non mi è mai andato
troppo a genio il dover ammettere che nella mia vita c’è qualcuno di molto più
importante di me stesso – mi spiegò lui prendendomi una mano e iniziando a
giocherellarci forse per la tensione, forse per l’imbarazzo.
- E chi sarebbe
questo qualcuno? – gli chiesi sperando di non aver frainteso le sue parole.
- Tu Bella, quel
qualcuno sei tu – mi disse lui accarezzandomi una guancia mentre il mio cuore
perse un battito.
- Edward se è uno
scherzo non è per niente divertente – gli rivelai spaventata che fosse tutto un
gioco.
Il mio cuore non
l’avrebbe potuto sopportare.
- Non è uno
scherzo. Credi che scherzerei su queste cose con te? – mi domandò quasi
dispiaciuto che io pensassi questo.
- No, non lo
credo, ma non riesco a seguirti. Dove vuoi andare a parare? – gli chiesi
sperando che mi facesse capire qualcosa.
- Vedrò di
spiegarmi meglio. Lo so che ti suonerà strano, ma tu stessa hai detto che anche
una persona come me può provare dei sentimenti e anche se ho provato a negarlo
a me stesso per tanto tempo, da quando quella sera per uno stupido gioco ci
siamo baciati qualcosa è cambiato dentro di me. Mi sono innamorato di te e non
riesco più a negarlo. Amo il fatto che tu abbia freddo quando fuori ci sono 25
gradi, amo il fatto che ci metti un'ora e mezzo per ordinare un semplice
panino, amo la piccola ruga che ti si forma sul naso quando mi guardi come se
fossi matto, amo il fatto che dopo aver passato una giornata con te riesco ancora
a sentire il tuo profumo sui miei vestiti, amo il fatto di saperti a pochi
metri da me quando vado a letto, amo il fatto che quando sono con te posso
sentire e conoscere il mondo con il cuore e con l’immaginazione senza doverlo
misurare con linee e regole come mi capita di fare quando tu non sei con me,
amo il fatto che canticchi canzone stonate quando siamo in macchina per venire
a scuola, amo la faccia che fai quando mangi le torte che mamma prepara, amo
l’imbarazzo che senti quando Emmett ti lancia le sue solite battutine e amo il
modo in cui cerchi di farmi capire che il modo in cui conduco la mia vita è
sbagliato. Ti amo, amo tutto di te – mi disse guardandomi intensamente negli
occhi cercando di scorgere nel mio sguardo qualcosa che potesse fargli capire
cosa mi passasse per la testa.
Ero felice? No,
ero più che felice.
Sentivo dentro di
me delle emozioni che non avevo mai provato in vita mia e nello stesso istante
in cui mi persi nel guardare i suoi occhi mi resi conto che era lui, era lui
l’uomo della mia vita.
Lo so, ero solo
una stupida ragazzina sedicenne che si innamorava davvero per la prima volta e
credeva che quella fosse non solo la prima, ma anche l’ultima volta che avrebbe
amato, perché lui era quello giusto.
Ragazzina o no io
ne ero convinta. Edward era il mio passato, il mio presente e tutto il mio
futuro.
Questa era
l’unica certezza che avevo nella vita e non mi interessava se era un ragazzo
difficile, se si metteva nei guai o se faceva il “teppista”, io lo avrei
aiutato e insieme c’è l’avremmo fatta.
- Quindi fammi
capire bene, mi hai fatto venire qui per dirmi che mi ami e che vuoi stare con
me? – gli domandai per avere la conferma che ciò che avevo sentito era la
realtà e non un sogno.
- Ti ho fatta
venire qui per dirti che ti amo, che voglio stare con te e perché ho capito che
quando ti rendi conto che vuoi passare il resto della tua vita con una persona,
vuoi che il resto della tua vita inizi il prima possibile – mi rivelò
cingendomi i fianchi e attirandomi a sé.
Lo guardai
stralunata. Che fine aveva fatto l’Edward stronzo che conoscevo?
Non potevo
crederci che lui mi ricambiasse, eppure era così.
- Bella a questo
punto dovresti dire qualcosa – aggiunse poi vedendo che non accennavo a
rispondere.
Cosa dovevo
dirgli?
- Ho sempre
accusato te di non sapere cosa significasse davvero la parola “amore”, ma con
il tempo mi sono resa conto che anche io ho sempre ignorato il significato di
questo parola. Poi un giorno, l’ho capito e me l’ha fatto capire tu grazie ad
un bacio – gli risposi sorridendogli.
- Questo
significa che…? – provò a dire lui.
- Si, questo
significa che nonostante tutto e nonostante tutti ti amo anche io – gli dissi
interrompendolo.
Un secondo dopo
mi sorrise e due secondi dopo le nostre labbra era unite in un bacio
passionale, ma carico d’amore, un bacio che per intensità poteva essere
considerato il primo che ci scambiavamo.
Restammo in quel
terrazzo praticamente tutta la mattinata saltando tutte le ore di lezione e
quando vedemmo dal terrazzo tutti i ragazzi uscire in cortile ci rendemmo conto
che la giornata scolastica era finita così mano nella mano ci dirigemmo sotto,
ma prima di raggiungere il cortile lui si fermò e mi diede un bacio.
- Non sono
perfetto e so che tu meriteresti molto di più di una persona come me, ma ti amo
scheggia e voglio che lo sappiano tutti – mi disse quando si staccò.
- Ti amo anche io
teppista dei mie stivali – gli risposi baciandolo e sorridendogli.
Con la mano
intrecciata nella sua uscimmo in cortile e improvvisamente tutti gli occhi
vennero puntanti su di noi, soprattutto sulle nostre mani intrecciate.
Poco lontano c’erano
Alice e gli altri che ci guardavano felici e poco distanti da loro c’erano
James e Victoria che non appena ci
videro si avvicinarono anche loro mano nella mano.
Victoria era una
ragazza speciale, l’unica che era riuscita a conquistare il cuore di quel Don
Giovanni di James e in effetti guardandola non mi stupivo del perché.
Era bella, con un
fisico perfetto, lunghi capelli ricci biondo-rossici e due occhi azzurro cielo
incantevoli.
- Fratello hai
saltato gli allenamenti, dimmi almeno che ne è valsa la pena – esordì James non
appena si avvicinò.
- Decisamente –
gli rispose il mio ragazzo.
Mi suonava strano
considerarlo tale, ma era così ormai.
- Benvenuta nella
banda scricciolo – disse poi il biondo sorridendomi felice.
- Bella non hai
idea in che guaio ti sei cacciata – mi fece notare Victoria sorridendomi, anche
se potevo notare che anche lei era felice che almeno in fatto di amore Edward
sembrava aver messo la testa apposto.
- Credo di
saperlo, purtroppo, ma sai com’è? Al cuore non si comanda – le risposi
ricambiando il suo sorriso.
- Va beh, auguri
allora. Comunque vi consiglio vivamente di allontanarvi, le ragazze non sembrano
molto contente della nuova coppia che si è appena formata – aggiunse poi James
indicando tutte le oche della scuola.
- Concordo con
te. Non vorrei essere uccisa prima del tempo – gli dissi facendo segno ad
Edward di allontanarci.
Salutammo i due e
ci avvicinammo alla macchina dove Alice e Rosalie mi saltarono addosso felici
come non mai e anche Jasper ed Emmett non furono da meno.
Prima di salire
in macchina Edward si avvicinò e mi baciò dolcemente, facendo capire a tutti i
presenti che da quel momento in poi noi due stavamo insieme, poi ci staccammo e
ci guardammo negli occhi.
Io leggermente
imbarazzata poiché tutti gli sguardi erano puntati su di noi, ma al contempo
felice ed Edward invece che mi guardava sorridendomi sghembo.
Non avrei mai
dimenticato quella scena e il fatto che Alice poco distante da noi avesse
immortalato quel momento con una foto mi avrebbe garantito intatto quel
ricordo.
Poco dopo salimmo
in macchina ed Edward sfrecciò per le strade di Jacksonville con addosso uno
sguardo diverso, innamorato.
E mentre guardavo
la mia mano che stringeva la sua che era posta nel cambio della macchina mi
sentì finalmente in Paradiso.
La storia con lui
non sarebbe stata facile visto che il tipo di ragazzo che era, ma il nostro
amore c’è l’avrebbe fatta, ne ero sicura.
…Adry91…
Risposte alle vostre recensioni:
- tenerona: Il nuovo capitolo
di “Quando l’amore ti cambia la vita” non è ancora pronto. Appena lo finisco
posterò, difatti quella storia l’go sospesa per qualche tempo proprio perché il
capitolo non l’ho ancora fatto visto che mi sto concentrando su altre storie,
ma tranquilla che la continuerò. Sono contenta che anche questa storia ti
piace.
- vanderbit: In effetti Jake ha
cercato di essere il più oggettivo possibile solo che Bella ha la testa più
dura di una noce di cocco, ma chissà che anche lei non si accorga dei suoi
sbagli.
- Samy86: Prima o poi
qualcuno vedrai che si accorgerà della cosa o magari se ne già accorto e non
dice nulla. Chissà vedremo. Il capitolo di “Ricordare il passato” non è ancora
pronto, non appena lo sarà posterò. Comunque tranquilla che la finirò quella
storia.
- francesca
96:
Beh eccoti accontentata con la scoperta dell’inizio di tutto, un inizio un po’ strambo,
ma pur sempre un inizio. Adesso vediamo cosa succederà.
- alexia18: In effetti costringere due bambini a vivere
senza il papà non è una scelta facile e Bella lo sa, ma ci sono anche altre
cose che deve tenere in considerazione. Non è facile presentarsi dopo cinque
anni di fronte a un ex e informarlo di avere due figli. Vediamo cosa deciderà
di fare.
- AlexiaLil: Spero di non averi
fatta aspettare troppo e mi auguro che anche questo capitolo possa essere di
tuo gradimento.
- ellytvb95: Sono contenta che
la storia ti piace. Comunque la storia “Quando l’amore ti cambia la vita” l’ho
sospesa per un po’ perché mi sto concentrando su altre storie per il momento,
ma ho tutta l’intenzione di continuarla. Non appena troverò il tempo di
scrivere anche quella mi metterò all’opera e posterò. Posso solo chiederti di
avere pazienza.
- FunnyPink: Beh hai
perfettamente ragione su ciò che riguarda Tanya. Non è facile per lei
ritrovarsi dovunque foto di Edward con la sua ex, ma in fondo in quella casa
Bella è troppo importante e non lo è stata solo per Edward, ma anche per tutta
la famiglia. Difatti molte foto presenti ritraggono Bella con il resto della
famiglia e ti assicuro che nemmeno questo è facile. Non ci resta che aspettare
per vedere cosa succederà.
- giova71: La frase di Edward
può essere interpretata in tanti modi. Presto scopriremo cosa davvero lui
volesse dire. Come ha detto già Bella, Edward è un grande enigma.
- eliza1755: In effetti Bella è
stata un po’ dura con Edward, ma c’era da aspettarselo. Credo che lo stesso
Edward si aspettava da parte sua un comportamento del genere, motivo per cui
tendeva a fare domande e a ignorare ciò che Bella gli diceva. Diciamo che la situazione
è un complessa e loro non fanno nulla per semplificarla.
- consu89: Beh ecco come è
iniziata la storia tra i due. Un inizio un po’ strambo, ma in fondo c’era da
aspettarselo. Edward da ragazzo non era certo l’Edward che tutti siamo portati
a conoscere e preso ne scopriremo di più.
- Austen95: Sono contenta che
in vacanza ti sia divertita. Comunque la tua recensione mi ha fatto morire del
ridere. Concordo in pieno con te. A questa Tanya sembra non ci si può dire
nulla. Mannaggia. Troppo divertente comunque.
- fabiiiiiiiii: Sono contenta che
la storia ti piace. Mi auguro che anche i prossimi capitoli siano di tuo
gradimento.
- KStewLover: Sono contenta che
tu abbia spostato la storia dalle seguite ai preferiti. Mi auguro di non
deluderti e di colmare le tue aspettative.
- Sabe: Sono felice che ti
piace. Spero possa piacerti anche il seguito.
- ste87: Sapere che leggendo
è stato come ritrovarti in quel mondo è bello perché significa che sono
riuscita nel mio intento e sono proprio felice di questo. Comunque eccoti
accontentata. Adesso sai cosa è successo nove anni fa e come è iniziata la
storia tra i due. Un inizio un po’ strambo, non trovi? Ma c’era da aspettarselo
da quei due.
Un grazie di tutto
cuore a tutti voi che avete recensito, a quelli che hanno messo la mia storia
tra i preferiti e nelle seguite. Un altro grazie di cuore anche a coloro che mi
hanno inserita tra gli autori preferiti. Spero che anche questo capitolo sia di
vostro gradimento e recensite. Un bacio.
INTRODUZIONE:Edward ha lasciato Bella in New Moon e non è
non e mai più tornato. Gli anni passano e anche i decenni, ma due anime sono
ancora tremendamente legate tra di loro perché il tempo possa cancellare ciò
che l’amore ha creato. Cosa succederà se un giorno Bella dovesse rincontrare
quella che aveva considerato fin dall’inizio al sua famiglia? E i Cullen e
soprattutto Edward come reagiranno quando scopriranno che Bella è ancora la
diciottenne che avevano lasciato? P.S. Bella non è un vampiro, ma non è
comunque umana. Oltre i vecchi, ci saranno anche nuovi personaggi.
INTRODUZIONE:Bella vive a Phoenix
da quando è nata e la sua vita ruota intorno ai suoi sei migliori amici: Alice,
Rosalie, Emmett, Jasper, Jacob e Edward. Si conoscono fin da quando erano dei
bambini, ma crescendo le cose cambiano e lei si ritrova solo con Jacob e Edward
che sono iperprotettivi nei suoi confronti. Un giorno accade che Jacob si
dichiara e in seguito le chiede di sposarlo. Lei accetta, ma lo ama davvero? Si
certo, ma il suo non è amore, non quello vero almeno. Ed Edward? Cosa farà a
questo punto? E se si accorgesse proprio ora che sta per perdere la persona più
importante della sua vita? E se lei lo considerasse solo il suo migliore amico?
E se invece non fosse così? La loro è solo amicizia? Si certo, ma non del
tutto. Cosa succederà, allora? Bella sposerà Jacob? Forse solo da uno sbaglio
si può scoprire la verità. Ma qual è questa verità?
INTRODUZIONE:Edward lascia Bella per
permettergli di vivere una vita normale, ma prima di farlo esaudisce il
desiderio dell’unica ragazza che abbia mai amato. Dopo la sua partenza le cose
cambiano e Bella non vivrà la vita che Edward ha sperato per lei. Si ritroverà
vampira, con un figlia da crescere e un passato da ricordare. Riuscirà a
ricordarsi del suo unico e vero amore? Ma soprattutto riuscirà a rincontrarlo?
INTRODUZIONE: Rosalie, Bella e
Alice sono tre sorelle newyorchesi che si trasferiscono a Phoenix. Sono le
classiche ragazze popolari che tutti invidiano, dal carattere forte e deciso e
che non si fanno mettere i piedi in testa da nessuno. A Phoenix le loro vite si
incroceranno con quelle di tre fratelli Emmett, Edward e Jasper, anche loro dal
carattere forte. Nessuno di loro crede nell’amore, ma presto si renderanno
conto di sbagliare, presto l’amore entrerà nelle loro vite e da lì tutto
cambierà.
INTRODUZIONE:Bella è una semplice
ragazza che vive a Phoenix. Ha un fratello e due sorelle gemelle. La sua vita
ruota intorno ai Cullen, i suoi migliori amici, la sua seconda famiglia. E poi
c’è Tay, il suo fidanzato, ma lei ne è davvero
innamorata? La sua vita è perfetta come crede? Il ritorno in città di Edward,
il suo amico di sempre, gli incasinerà la vita e presto si renderà conto che
quell’amico con il quale non fa altro che litigare non è poi solo un amico. Le
cose non saranno semplici e in una notte tutto si complicherà.
INTRODUZIONE:Bella è una ragazza alla moda che vive a Orange Country, con una
storia difficile alle spalle, chiusa, ma allo stesso tempo ribelle verso gli
altri incontra lui, Edward, un playboy da strapazzo, ribelle, odioso,
presuntuoso, aggressivo, ricco e che non fa altro che dedicarsi con i suoi
amici ricconi a feste mondane e al lusso più sfrenato. Riuscirà lei a lasciarsi
andare all'amore? E lui? Riuscirà a mettere la testa a posto? E se tutto
iniziasse ad andare x il verso giusto? Lei non sa, però, che un segreto alena
dietro di lei, un segreto che lui non intende svelarle, non subito almeno, ma
poi non sarà tardi? Una storia ricca di divertimento, scontri, ribellioni, ma
amore, tanto amore. Sono tutti umani.
INTRODUZIONE:Un semplice invito di matrimonio può cambiare quella che sembra
essere diventata una vita stabile? Questo si chiede Bella quando si ritrova tra
le mani l’invito del matrimonio di Alice e Jasper. Partire e raggiungere quella
che un tempo era la sua migliore amica affrontando i fantasmi del suo passato?
Oppure restare a casa e non correre rischi? Bella vive a New York, fa la
giornalista, si è lasciata i Cullen alle spalle e si porta dietro da cinque
anni due grandi responsabilità che portano il nome di Ej e Lizzie. Chi sono? E
che c’entra Edward in tutto questo? Se vi va di scoprirlo correte a leggere la
mia storia. Sono tutti umani.
Questi personaggi non mi appartengono, ma sono proprietà di Stephenie
Meyer
Questi personaggi non mi appartengono,
ma sono proprietà di StephenieMeyer.
Questa storia è stata scritta senza alcun scopo di lucro.
Eccomi di nuovo con
un aggiornamento. Questo è un capitolo un po’ di transizione. Dal prossimo
inizieremo a fare qualche passo in avanti. Vi ho anche inserito un breve
spoiler del capitolo successivo. Cos’altro dire? Credo niente. Vi lascio al
capitolo e vi auguro buona lettura. Un bacione.
Capitolo 10
Maledette bugie
POV BELLA
Dal giorno della
discussione con Edward era passata una settimana, una settimana in cui erano
successe tante, ma allo stesso tempo poche cose.
Avevo conosciuto
la famiglia al completo di Tanya.
Suo padre, Eleazar, un bellissimo uomo dai capelli
biondo scuro e gli occhi verdi era un avvocato affermato e una persona solare e
brillante che amava incondizionatamente le figlie.
Sua madre, Carmen, era, invece, una donna dalla
bellezza elegante, fine, dai capelli castani e due grandi occhi azzurri che
sembravano due pozze di cielo. Broker di successo, ma al contempo una madre
affettuosa e presente nella vita delle tre figlie.
Poi c’era Kate, la sorella più grande, una
bellissima ragazza dai lunghi capelli castani molto somigliante alla madre, se
non fosse per i bellissimi occhi verdi che aveva ereditato dal padre. Lavorava
come fisioterapista nell’ospedale di Carlisle ed era una ragazza molto
simpatica sposata da due anni con Garrett.
Garrett era un vecchio compagno di
scuola di Edward, che si era trasferito a San Francisco anni prima e con il
quale Edward aveva perso ogni legame. Quando Tanya aveva presentato Edward alla
famiglia, il mio ex aveva ritrovato il suo vecchio compagno di scuola con il
quale era molto amico.
Anche io prima
del trasferimento conoscevo Garrett, del resto a quei tempi eravamo una
comitiva ben assortita, ma anche io come Edward, dopo la sua partenza non
l’avevo più visto e rivedendolo non l’avevo neppure riconosciuto poiché era
completamente diverso, ma soprattutto molto più bello.
Occhi di un
azzurro intenso e capelli un po’ scompigliati castano chiaro. Dopo il
matrimonio con Kate si trasferì di nuovo a Jacksonville dove oggi lavora come
programmatore informatico.
La sorella di
mezzo era proprio Tanya che aveva
conosciuto Edward durante una visita alla sorella Kate all’ospedale dove
lavorava anche Edward. Tanya era l’opposto della sorella maggiore, totalmente uguale
al padre se non per l’eccezione fatta dagli occhi che aveva ereditato dalla
madre. Era una grande patita di musica, per questo lavorava in un negozio di
musica.
Infine c’era Irina, la sorella più piccola, l’unica
single della famiglia che era tale e quale al padre e che lavorava in un
negozio di abbigliamento. Tra le tre sorelle era, forse, quella un po’ più
diffidente e per quanto si fosse mostrata gentile con me nell’arco di quella
settimana, ero certa che mi considerasse una minaccia nella storia tra la
sorella ed Edward.
La cosa che mi
aveva colpito molto era la sintonia che si era creata tra le due famiglie, i
Cullen e i Denali sembravano per certi aspetti essere un nucleo compatto,
un’unica famiglia e sapere che il filo che legava quelle due famiglie era
composto dal legame tra Edward e Tanya dovevo ammettere che non mi faceva tanto
felice.
Durante tutta la
settimana avevo creato un buon legame con i Denali, con tutti, in modo
particolare con Kate che si divertiva ad ascoltare i divertenti aneddoti che le
raccontavo di quando suo marito era un giovane adolescente in preda agli
ormoni. Con Garrett poi, avevamo ripreso l’amicizia da dove l’avevamo conclusa,
anche se in privato mi aveva confidato che era strano rivedere me ed Edward
nella stessa casa senza più il legame che ci univa un tempo.
“Non dirlo a Tanya”, mi aveva detto “adoro mio cognata e non voglio litigarci, ma
sai benissimo che l’oggettività è una qualità che mi contraddistingue e voi due
insieme eravate una vera e propria forza della natura”.
Anche con Tanya
il rapporto era molto buono, avevamo legato parecchio soprattutto perché non
aveva mai fatto domande sulla mia precedente storia con Edward, tanto meno
sulla nostra rottura, di cui a quanto avevo capito sapeva ben poco.
Con Edward i
rapporti erano normalissimi, anche se non lo erano per due persone che avevano
vissuto tutto ciò che avevamo vissuto noi.
Sembravamo due conoscenti
che si limitavano a parlare solo quando necessario e che mantenevano un
rapporto civile per il ben vivere della famiglia.
Quasi mai ci
ritrovavamo soli in una stanza e quando capitava il silenzio ci faceva da
padroni e quando qualcuno di noi due si sforzava di dire qualcosa finivamo per
parlare di sciocchezze allucinanti che non avevano né capo né coda.
Non avevamo più
affrontato l’argomento figli e lui non aveva più fatto domande, anche se
cercava di studiare ogni cosa, forse per riuscire a scorgere qualche
particolare che fino ad allora non gli era saltato alla vista.
Una cosa era
certa, c’era molto imbarazzo tra di noi, un imbarazzo palpabile da parte di
entrambi e se per me questo era giustificato dal fatto che mi ritrovavo nella
stessa stanza con la persona che amavo, per lui non avevo idea di cosa
significasse.
Ej e Lizzie
avevano fatto amicizia praticamente con tutti e mi rendevo conto che tornare a
New York e farli allontanare da quella famiglia sarebbe stata dura.
Alice, Jasper,
Emmett e Rosalie erano per loro gli zii e così gli chiamavano, mentre Carlisle
ed Esme erano i loro nonni e si divertivano un sacco a chiamarli così
inconsapevoli di quanta verità ci fosse nelle loro parole.
Tra i bimbi ed
Edward il rapporto era bellissimo. Ej aveva superato la fase gelosia e adorava
Edward, voleva sempre giocare oppure andare in giro con lui e per Lizzie valeva
la stessa cosa. Si era affezionata tremendamente a Edward e passava con lui
tutto il tempo che poteva. Diceva che si divertiva a giocare con lui perché in
fondo anche lui sembrava un bambino come loro.
In effetti
vederlo giocare con i bimbi o con Sarah mi faceva capire quanto ci sapesse fare
con i piccoli, ma soprattutto quanto si divertisse con loro.
Quanto al
rapporto tra Edward e Jake devo dire che i due avevano stretto un buon legame,
certo non si poteva dire che fossero migliori amici, ma diciamo che Lizzie ed
Ej avevano aiutato in una missione che mi sembrava impossibile dal momento in
cui avevo visto Edward scoccare certe occhiatacce a Jake.
A quanto pare mi
ero sbagliata e i due avevano un rapporto decisamente migliore rispetto a
quello che avevo io con Edward.
Nel frattempo io
passavo le giornate cercando di costruire intorno a lui un muro inaccessibile
di indifferenza, un muro che serviva a proteggermi dai sentimenti che giorno
dopo giorno stavano tornando a bussare nel mio cuore, sentimenti che erano
inesorabilmente legati a lui.
In venticinque
anni di vita avevo amato davvero solo una persona, l’unica a cui avevo detto
“ti amo”, l’unica che era capace di far uscire fuori tutto ciò che potevo
offrire e quella persona portava il nome di Edward Cullen.
Quando la nostra
storia finì sentì il mio cuore sgretolarsi in mille pezzi provocandomi un
dolore mai provato prima.
Mi resi conto che
ciò che la gente dice riguardo al fatto che sia il cervello a controllare le
nostre azioni erano solo un mucchio di sciocchezze, perchè spesso è il cuore
che fa la maggior parte del lavoro. Può farci fare le cose più pazze, ma può
anche farci provare nuove avventure. Perché quando apriamo il nostro cuore
possiamo conoscere un mondo di amore ed essere piacevolmente sorpresi dalle
persone che sono già nella nostra vita. Sfortunatamente, i nostri cuori sono
molto sensibili, e quando si spezzano si spezza tutto intorno a noi. Eclissi di
cuore totale.
Il mio si era
inesorabilmente spezzato. Pensavo che non sarei più riuscita ad
andare avanti,
poi, invece, scoprì di aspettare un bambino e con l’aiuto di Jake riuscì a
incollare i pezzi di quel cuore consapevole, però, che il mio cuore così come
tutte le cose che si rompono e si riaggiustano non sarebbe mai più tornato come
prima.
Con il tempo,
poi, mi resi conto che solo accettando che le cose non sarebbero mai più
tornate come prima avrei ricominciato a vivere, mi resi conto che per poter
andare avanti dovevo avere il coraggio e la forza di lasciare andare alcune
cose anche se queste sarebbe rimaste per sempre nel mio cuore, ma soprattutto
mi resi conto che, per poter andare avanti, dovevo affrontare l’avventura più grande,
ricostruire me stessa rendendomi conto che non importa da dove si comincia, se
dalla casa, dal colore delle tende o dal taglio di capelli, importa solo il
momento in cui si riesce a gridare al mondo "sono nuova".
Ritrovare una
parte di me stessa, però, non mi permise di dimenticarmi di lui perché mi resi
conto che lui c’era e ci sarebbe stato sempre.
C’era nel sorriso
di Lizzie e negli occhioni di Ej, c’era nei capelli di Lizzie, nei suoi
lineamenti e nella sua furbizia, c’era nei tratti delicati, nella simpatia e
nella gelosia di Ej e c’era soprattutto dentro il mio cuore.
Solo allora capì
che con alcune persone non si possono chiudere mai, definitivamente, i conti.
Anche a distanza di anni, si proveranno quelle impercettibili emozioni che
contraddistinguono il rapporto con quella persona, e lo rendono unico,
speciale.
Eppure pur
sapendo che il legame con Edward non sarei mai riuscita a scinderlo credevo che
almeno l’amore che provavo nei suoi confronti fosse sparito o meglio assopito
in quella parte del mio cuore che avevo rinchiuso dentro uno scrigno chiuso con
un lucchetto, la cui chiave sembrava sparita, invece, durante quella settimana
mi resi conto che la chiave non era sparita era semplicemente tornata nelle
mani dell’unica persona a cui apparteneva quello scrigno con il mio cuore
dentro: Edward.
Quel sentimento
totalizzante che un tempo avevo provato per lui sembrava riemergere ogni giorno
di più e la paura che tornando a casa avrei dovuto affrontare di nuovo ciò che
avevo passato cinque anni prima mi metteva addosso una fottuttissima paura.
- Bella che ci fai qui
tutta sola? – mi domandò Rosalie entrando in salotto e raggiungendo il divano
dove mi ero seduta da poco per riposarmi un po’.
- Mi riposo un
po’. Alice mi ha sfinito – le risposi sorridendole.
- Ti ha costretta
a provare di nuovo il vestito della cerimonia? – mi domandò anche se conoscendo
il folletto sapeva già la risposta.
- Credi che con
Alice in giro mi sarei potuta risparmiare l’ennesima prova? – le domandai
alzando un sopracciglio.
In quella
settimana Alice mi aveva fatto provare il vestito per la cerimonia una
cinquantina di volte, poiché ogni volta che lo indossava lei sembrava trovare
un difetto da eliminare o sistemare.
- Beh in effetti,
conoscendo Alice la mia domanda era un po’ stupida – mi rispose sedendosi
accanto a me e portando una mano sul pancione, un’azione che durante tutta la
settimana gli avevo visto fare spesso.
- Tu, invece? Ha
costretto pure te a riprovarlo? - le domandai.
- Si certo, del
resto con questo pancione che cresce ogni giorno c’è il rischio che il giorno
del matrimonio il vestito nemmeno mi entri – mi rispose con aria felice.
Sapevo quanto Rosalie
amasse i bambini e sapevo quanto desiderasse diventare mamma.
Da piccoli ognuno
aveva i suoi sogni.
Quando ci
chiedevano cosa avremmo voluto fare da grandi io rispondevo sempre “la
giornalista”, Alice “la stilista” e Rosalie, beh Rosalie con occhi sognanti
diceva di voler fare “la mamma”, come se questa fosse una vera e propria
professione.
- Vedrai che se
il vestito non ti entrerà quel folletto pestifero troverà la soluzione e puoi
tu saresti bellissima anche con uno straccio addosso. Qualunque modella a te ti
fa un baffo – le dissi sincera.
- Si, una modella
balena. Fra non molto rischio di non entrare più neppure dalla porta – mi
rispose lei sorridendomi.
Si lamentava del
suo peso, ma non lo faceva con la tipica preoccupazione di una donna che durante
la gravidanza vede il suo corpo cambiare e pensa che al marito non piacerà più
o che guardandosi allo specchio non si riconoscerà più, no, lei lo faceva con
gioia, perché sapeva che era necessario quel diventare “balena” per ritrovarsi
poi con un fagottino in mano da curare e amare.
- Vedremo di
allargarle, allora – le dissi io facendola ridere e ridendo anche io.
- A volte mi
chiedo come doveva essere la tua pancia quando aspettavi i gemelli. Io ne ho
una sola dentro e sono così grossa, tu che ne avevi due, com’eri? – mi domandò
seriamente curiosa quando smettemmo entrambe di ridere.
- Diciamo che per
essere incinta di due gemelli non ero poi così grossa. Il ginecologo mi ha
detto che dipendeva molto dal fatto che io fossi piuttosto mingherlina come ragazza
e, quindi, mi mantenevo bene anche in dolce attesa. Diciamo che questo l’ho
preso da mamma. Renèe quando aspettava me ed era al nono mese di gravidanza
sembrava ancora al quinto – gli risposi sorridendole.
- La solita
fortunata – mi disse lei ricambiando il mio sorriso.
Restammo in
silenzio per un po’, poi lei si voltò e mi guardò negli occhi.
- Lo sai vero che
ancora devi farti perdonare per aver taciuto la storia dei bambini, vero? – mi
domandò con un’espressione furba in viso.
- Cosa devo fare?
– chiesi consapevole che Rose aveva in testa qualcosa per “punirmi”.
- Voglio vedere
una foto di te con il pancione - mi spiegò sicura di sé.
- Potrei fare
qualcos’altro – le proposi.
- No, farai
questo – mi disse categorica.
Presi il
portafoglio che avevo dentro la borsa e ne uscì fuori una foto che mi ritraeva durante la
gravidanza.
Ero già al nono
mese e mancava pochissimo che partorissi.
Gliela porsi e
lei l’accettò di buon grado guardandola e sorridendo all’istante.
- Mamma mia
quanto eri bella – mi disse studiando attentamente la foto.
- Anche io voglio
vedere il pancione di Bella – esordì una voce dietro di noi, una voce che
poteva essere solo quella di Alice.
- Da quando hai
imparato a origliare? – le domandai quando anche lei si sedette sul divano con
me e Rosalie prendendo la foto che Rosalie aveva in mano.
- Origliare? Su,
adesso non esageriamo – mi rispose lei facendo l’ingenua mentre io e Rose
scoppiammo a ridere.
Poco dopo anche
lei si unì alle nostre risate.
- Rose ha proprio
ragione. Eri un incanto. La gravidanza ti dona parecchio – aggiunse poi
scrutando la foto in ogni più piccolo dettaglio.
- Si, si troppo
bella davvero e a parte la pancia non sei ingrassata per nulla – convenne Rose
riprendo la foto in mano.
- Te l’avevo
detto – le ricordai sorridendole e stirando la mano per riprendermi la foto.
- No, no. Questa
la teniamo noi da inserire nelle foto ricordo, tanto tu ne avrai mille di quel
periodo – mi rispose lei mentre Alice la appoggiava.
Scoppiai a ridere
vedendo le espressioni che avevano messo su entrambe e poi mi arresi.
Alla fine non
c’era nulla di male che la tenessero loro.
Restammo in
salotto per qualche tempo parlando e chiacchierando del più e del meno.
Dovevamo
recuperare tanto tempo in cui a causa della distanza non avevamo potuto fare le
amiche con la A maiuscola.
- Senti, devo
chiedertelo per forza, ho resistito una settimana intera, ma non c’è la faccio
più – esordì poco dopo Alice assumendo un’espressione strana.
Da quando ero
tornata a Jacksonville Alice era piuttosto strana, come se nascondesse
qualcosa, ma non ci avevo fatto caso più di tanto considerando che quel
folletto pestifero aveva sempre l’abitudine di nascondere qualcosa.
Diciamo che
strani piani gli passavano sempre per la testa e lei non faceva altro che
nascondersi per riuscire a metterli in piano.
Sperai solo che
tra le cose che nascondeva non ci fosse in mezzo qualcosa che riguardasse i
bambini o la “misteriosa” identità del padre.
- Sputa il rospo
– le dissi esortandola a parlare.
Se c’era qualcosa
che le frullava per la testa era meglio che ne parlasse piuttosto che macinasse
il tutto in silenzio.
- Tanya – disse
solamente ad un tono di voce decisamente più basso del normale.
- Tanya? Che vuoi
dire? Non riesco a seguirti – le risposi mentre vidi Rosalie dare una gomitata
a Alice.
- Intendo dire,
Tanya, come la trovi? Insomma in questa settimana l’hai vista spesso in giro,
come ti è sembrata, ti piace? – mi domandò Alice tornando al suo tono di voce
standard.
Sapevo che prima
o poi il discorso sarebbe girato su Edward e compagnia bella, ma speravo che
Alice almeno stavolta avrebbe mostrato un po’ più di tatto.
- Si, sembra una
bravissima ragazza. Molto disponibile, solare, gentile, bella. Sembra perfetta
– le risposi sincera.
Nel corso di
quella settimana avevo imparato a conoscere bene quella ragazza e sembrava
davvero la perfezione fatta persona.
Sapeva che io
avevo avuto una storia con Edward eppure non mi aveva mai messo in imbarazzo e
si era sempre mostrata gentile e rispettosa con me, cose che non sempre,
invece, era riuscita a me.
Insomma, pur
perfetta che fosse, era sempre la donna dell’uomo che amavo, perché si, ad oggi
ero costretta ad ammettere che io Edward lo amavo ancora.
- Bene, siamo
tutti contenti. Adesso cambiamo discorso – intervenne Rosalie che forse mi
vedeva in forte imbarazzo.
- E con Edward
come c’è la vedi? – continuò Alice ignorando bellamente ciò che gli aveva detto
sua cognata.
- Alice dove vuoi
arrivare? – le chiesi consapevole che saremmo arrivati in un discorso ben lungi
da Tanya.
- Da nessuna
parte, voglio solo capire cosa ne pensi della fidanzata del tuo ex – mi spiegò
senza troppi problemi.
Ero più che certa
che avesse un paino in mente e adesso ero certa che in quel piano ci fossi di
mezzo anche io.
Non c’era nulla
che potesse spaventarmi di più.
- Penso che sia
la persona più giusta per stare accanto a Edward. È stato fortunato ad
incontrarla – le risposi cercando di essere convincente.
Non gli avrei mai
dato la conferma dei suoi sospetti, non avrei mai ammesso di amare ancora
Edward.
- Quindi va bene
così, intendo, ti sta bene questa storia? – continuò lei imperterrita.
- Alice so
benissimo dove vuoi andare a parare, ma non serve che ti sforzi troppo. Ti
facilito il compito. Ho amato Edward come mai in vita mia, ma è stato tanto
tempo fa adesso le cose sono cambiate. Sono passati quasi sei anni e
sinceramente durante tutto questo tempo ho avuto di meglio da fare che girarmi
i pollici ripensando ad un vecchio amore – le risposi cercando di mostrare una
certa sicurezza di me stessa, una sicurezza che purtroppo non avevo.
Non riuscivo a
capire come fossi stata in grado di dire quelle cose, eppure in un modo o
nell’altro c’ero riuscita e adesso mi sentivo ancora più sporca di prima, perché
per l’ennesima volta avevo mentito alle persone a cui volevo più bene.
Vidi Rosalie
guardare un punto preciso dietro di me con sguardo strano, sofferente quasi e
non appena mi voltai per vedere cosa stesse succedendo dietro di me i miei occhi
incontrarono l’ultima persona che avrei mai voluto vedere.
Edward, bello
come il sole, aveva gli occhi puntati nei miei e dal suo sguardo mi sembrò di
scorgere una velata sofferenza, tristezza quasi e ciò bastò per farmi capire
che aveva appena sentito ciò che avevo detto.
Adesso era
ufficiale, ero la ragazza più stupida sulla faccia della terra.
Edward aveva
sentito cosa avevo appena detto, ma lui non aveva idea che le mie parole erano
soltanto delle bugie, delle bugie come quelle che gli avevo raccontato il
giorno in cui mi aveva fermato in giardino per chiedermi se i mie figli fossero
anche i suoi.
- Scusate, ero
venuto solo per avvisare Bella che se cerchi i bambini sono con me. Li porto un
po’ in giro. Rientriamo per cena, comunque – disse rivolgendosi a me in
evidente imbarazzo - mi sto portando anche Sarah – concluse poi guardando
Rosalie.
In men che non si
dica uscì dalla stanza con la stessa velocità con la quale era entrato.
Avrei tanto
voluto corrergli incontro e dirgli che non era vero, che ciò che aveva sentito
erano solo delle bugie pronunciate da una ragazza che, ormai, non sapeva dire
altro, ma non lo feci perché non era giusto correre incontro ad una persona
fidanzata per aprirgli il cuore, il cuore che lui stesso aveva voluto che io chiudessi,
sigillassi per non amarlo più.
- Ragazze io
salgo in camera, sono un po’ stanca. Approfitto dell’assenza dei bambini per
riposarmi un po’ – dissi correndo in camera prima che una delle due avesse il
tempo di rispondermi.
Mi sdrai sul
letto e accesi lo stereo, avevo bisogno di ascoltare un po’ di musica, mia
compagna fedele dei momenti di tristezza o nostalgia.
Mi voltai verso
la parete con le foto e inizia a studiarle una ad una rendendomi conto che
ricordavo alla perfezione ogni singolo momento immortalato in quelle foto.
Restai lì, persa
in quelle foto non so per quanto tempo, fino a quando una canzone allo stereo
colpì la mia attenzione, ma non una canzone come le altre, una delle canzone
che aveva fatto da colonna sonora al mio amore con Edward, “You'll be in my heart” di
Phil Collins.
E mentre le note
si diffondevano nella stanza, la mia mente tornò indietro a tanti anni prima.
INIZIO FLASHBACK
…sette anni prima…
Io ed Edward
stavamo insieme ormai da due anni e nonostante le difficoltà che avevamo
incontrato sulla nostra strada visti i nostri caratteri opposti potevo urlare a
gran voce che quello era stato il periodo più bello di tutta la mia vita.
Edward era
perfetto, mi faceva sempre sentire importante, mi ricopriva di sorprese e ogni
giorno mi faceva capire quanto grande fosse il suo amore per me.
Le liti non
mancavano e l’argomento di discussione era sempre lo stesso: a me non piaceva
lo stile di vita che conduceva, mentre lui si ostinava a non volerlo cambiare.
Era legato ad un
divertimento sbagliato, un divertimento che lui definiva “puro”, ma che io
chiamavo “ stupido”.
Cercavo sempre di
portarlo sulla buona strada, ma non era facile.
A lui piaceva
quella vita, piaceva correre a 200 all’ora, piaceva andare con gli amici alle
feste e ubriacarsi, piaceva fare il “teppistello” come lo definivo io, ma lo
amavo e lo accettavo per quello che era, consapevole che un giorno per amore
mio sarebbe cambiato anche perché era un ragazzo fantastico e ogni giorno mi
faceva vivere un sogno.
Partecipava
insieme a James e altri amici a corse clandestine e se c’era una rissa nel
raggio di dieci chilometri potevi essere sicura che lo avresti trovato lì.
Non mi piaceva
per nulla e lui pur di accontentarmi faceva finta di cambiare, di lasciarsi
alle spalle quella vita, invece, poco dopo scoprivo che eravamo punto e
d’accapo.
Ricordavo ancora
una rissa di qualche settimana prima.
Eravamo andati a mangiare fuori, ci
eravamo seduti fuori in un tavolo appartato e avevamo consumato le nostre
ordinazioni. Poco dopo lui si era allontanato per andare in bagno e nel
frattempo un ragazzo si era avvicinato al nostro tavolo e aveva iniziato a
provarci.
Gli avevo bellamente chiarito il fatto che
fossi lì con il mio fidanzato e che se non se ne fosse andato prima del suo
ritorno la serata non sarebbe finita bene. Nonostante questo il ragazzo aveva
continuato con i suoi apprezzamenti verso di me, apprezzamenti che iniziavano a
darmi fastidio considerato che aveva iniziato a toccarmi. Nulla che però non si
potesse risolvere a parole.
- Ti ho già detto che il mio ragazza sta
tornando, lasciami in pace – dissi al ragazzo che stava diventando molto
insistente.
- Andiamocene via, che ragazzo è uno che
lascia tanto splendere da sola? Vieni con me, vedrai che ti faccio toccare il
cielo con un dito – mi alitò avvicinandosi mentre un moto di disgusto mi
percorse tutto il corpo.
Vidi Edward dietro di lui e lo implorai
con lo sguardo di non fare nulla e dal suo sguardo non riuscivo a capire quanto
e se mi avesse ascoltato.
- Hai tre secondi per sparire di qui
altrimenti te lo faccio toccare io il cielo, ma tanto forte che ti faccio
restare lì – gli ordinò Edward prendendo per il colletto della camicia con uno
sguardo carico di odio.
Il ragazzo si allontanò spaventato ed
Edward dopo essersi seduto mi domandò come stavo. Lo ringraziai per non aver
usato le mani e lui in tutta risposta prese a baciarmi.
Restammo lì un altro po’, poi dopo un giro
in macchina, mi riaccompagnò a casa, il giorno dopo c’era scuola.
Ero orgogliosa di lui, ma ciò che scoprì
qualche giorno dopo fu che non c’era nulla di che essere orgogliosa perché dopo
avermi riaccompagnato a casa si era messo a cercare quel ragazzo ricoprendolo
di botte, spaccandogli il labbro e rompendogli il setto nasale.
Gli chiesi spiegazioni e la sua risposta
fu breve e concisa: “Ho solo fatto capire a quello stronzo che ciò che è mio
non si tocca”.
Inutile dire che discutemmo, ma come al
solito Edward sapeva come farsi perdonare e dopo una sorpresa di tutto rispetto
facemmo pace.
Mi aveva fatto trovare tutta la stanza
piena di rose blu, le mie preferite, e un sacco di post-it ognuno con frasi
diverse appesi da tutte le parti.
E io lo amavo, lo amavo troppo.
Era l’ultima ora
di scuola e non vedevo l’ora di uscire da quell’edificio dove ogni giorno dove
lottare contro delle oche gelose di me.
Non ero certa una
di quelle ragazze che spiccava per le tante amicizie, ma qualcuna la avevo e da
quando stavo con Edward mi ero resa conto di quanto quelle amicizie fossero
false.
Tutte si
avvicinavano a me per arrivare ad Edward visto che io ero sua amica, ma adesso
che ci stavo assieme era logico che non potevo essere il ponte di passaggio tra
loro e lui.
Le uniche amiche
che mi erano state accanto nonostante tutto, a parte Alice e Rosalie, erano Angela Weber e Jessica Stanley, l’una l’opposto
dell’altra in tutto.
Angela aveva
lunghi capelli castani e occhi dello stesso colore, era riservata, discreta e
mai inopportuna.
Jessica aveva,
invece, lunghi capelli biondo scuro e stupendi occhi blu mare. Lei era
l’antitesi di Angela: estroversa, spigliata e sempre euforica, ma seppur a suo
modo era una delle amiche migliori che potessi avere.
Quando la
campanella suonò fu proprio Jessica a raggiungermi in aula. Arrivò con il
fiatone e aveva uno sguardo strano.
- Che succede? –
le chiesi preoccupata.
- Bella, per favore, devi
venire subito in palestra – mi implorò cercando di riprendersi.
- Jessica calmati
e spiegami che sta succedendo – gli dissi mettendogli una mano sulla spalla.
- Lauren ha messo
una tua foto nell’armadietto dello spogliatoio di Mike. Finito l’allenamento i
ragazzi sono andati a farsi la doccia e mentre erano negli spogliatoi Mike ha
aperto l’armadietto ed è caduta la tua foto. Tyler l’ha vista e l’ha detto a
Edward che vuole darle a Mike – mi spiegò in fretta.
Mike, ragazzo alto, biondo e dagli occhi
azzurri, era uno dei pochi che in quella scuola potevo considerare un amico e
ciò che avevo sentito non mi piaceva per nulla.
- Cazzo – mi
lasciai scappare prima di mettermi a correre seguita da Jessica verso la
palestra.
- Chi ti ha detto
che è stata Lauren a metterla lì? – domandai mentre correvamo.
- L’ho sentita io
mentre lo diceva ad un’altra cheerleader – mi spiegò tra un fiatone e l’altro.
Quando arrivammo
in palestra la trovammo vuota, erano
tutti andati via, ma si sentivano delle grida provenire dagli spogliatoi così insieme a Jessica
ci dirigemmo lì trovando tutta la squadra di basket al completo più tutte le cheerleader.
Mike stava
cercando di spiegare a Edward come stavano davvero le cose, lui lo guardava con
astio e il resto della squadra era lì pronto ad assistere alle botte, mentre
quelle oche delle ragazze lanciavano urletti striduli incitando Edward a farsi
valere.
Che schifo.
- Che succede
qui? – domandai attirando l’attenzione di tutti.
Lauren mi fulminò
con lo sguardo, mentre Edward mi guardò accennandomi a uscire.
- Bella, ti
prego, diglielo tu che non può essere vero. Che me ne facevo di una tua foto nell’armadietto?
– mi disse Mike voltandosi verso di me - e poi anche se fosse vero ero così
stupido da metterla nell’armadietto degli spogliatoi? – continuò poi guardando
Edward.
Mi avvicinai a loro
e posai gli occhi su Mike accorgendomi solo allora che dalle labbra gli
fuoriusciva un po’ di sangue.
Lanciai uno
sguardo schifata a Edward e lui provò ad avvicinarsi.
- Sei sempre il
solito, non cambierai mai – gli dissi facendolo fermare prima che mi
raggiungesse.
- Cosa dovevo
fare? Complimentarmi con lui? – mi domandò lui alzando la voce.
- Invece di
picchiarlo potevi assicurarti se ti avesse detto o meno la verità, invece,
pensi di risolvere sempre tutto usando le mani – continuai io senza farmi problemi.
- Bella, ti
giuro, ho detto la verità. Non c’è l’ho messa io lì la tua foto – intervenne
Mike consapevole che almeno io lo avrei ascoltato.
- Lo so, perché è
stata quella lì a mettercela – dissi indicando Lauren.
- Io? Ma tu sei
tutta matta. E sentiamo chi mi avrebbe dato una tua foto? – si giustificò lei.
- Questo dovresti
dirmelo tu. Comunque ti hanno vista, quindi smettila con questa sceneggiata –
gli gridai contro.
Continuò a negare
non so per quanto tempo, ma alla fine, anche sotto le pressioni di Edward fu
costretta a dire la verità prima di correre via e lasciarci lì come degli
stupidi.
Anche gli altri
andarono via, non prima che Mike mi ringraziasse.
In palestra
restammo solo Jessica, io, Edward e James, i quali si beccarono un cazziatone di
quelli numero uno.
- Bella, adesso
sarebbe il caso che ti calmassi – mi disse Edward dopo che gliene dissi di
tutti i colori.
- No, non mi
calmo. Tu non cambierai mai e nonostante quello che provo per te inizio a
pensare che hanno ragione tutti, noi due siamo davvero troppo diversi per
riuscire a stare insieme. Sono stufa di sentirmi dire dalla gente che mi sono
messa con un “teppista”, sono stanca della vita che fai – gli urlai piangendo
prima di correre via e lasciarlo lì insieme al suo migliore amico senza avergli
dato l’opportunità di rispondermi.
Jessica mi corse
dietro e mi offrì un passaggio per tornare a casa, non avevo intenzione di
tornare con Edward.
Non appena salì
in macchina e Jessica mise in moto iniziando notai Edward che usciva correndo
dalla palestra e si dirigeva verso di noi.
Feci segno a
Jessica di muoversi e in un baleno fummo talmente lontani che lui sembrò
diventare un piccolo puntino che spariva sempre di più.
In silenzio
rigoroso mi feci riaccompagnare a casa evitando di rispondere alle domande di
Jessica che cercava di consolarmi e quando raggiunsi la porta di casa corsi in
camera mia chiudendomi dentro.
Per fortuna
Charlie era a lavoro, il che mi era di aiuto visto che non dovevo raccontargli
cosa fosse successo.
Il cellulare iniziò
a squillare, ma accorgendomi che era Edward evitai di rispondere. Dopo almeno
una ventina di chiamate sembrò smettere.
Mi raggiunse a
casa, ma evitai di aprirgli, magari avrebbe pensato che non ero a casa.
Dopo qualche ora
in cui non la smettevo più di piangere mi chiamò Alice chiedendomi che fine
avessi fatto.
Gli raccontai
tutto e lei come al solito fu dalla mia parte, come me anche lei non sopportava
il “cattivo ragazzo” che c’era in Edward.
Chiudemmo la
conversazione facendogli promettere di non dire nulla a Edward in merito alla
chiamata, poi andai in bagno a pulirmi la faccia ed eliminare ogni traccia del
pianto appena fatto.
Quando tornai in
camera trovai un messaggio sul cellulare.
Lo so, sono un bastardo. Mi sono
comportato in modo esagerato, ho superato ogni limite come uno stupido, ma lo
sai, quando si tratta di te non mi riesco a controllare. Vuoi mettermi in croce
solo perché ti amo troppo? Non è giustificazione lo so, ma ti amo, ti amo in
modo inspiegabile. Sei tutta la mia vita. Lo so che adesso sei arrabbiata e che
vorresti prendermi a pugni, bene, allora fallo. Ti aspetto al molo della
spiaggia fra dieci minuti. Ti prego, vieni. Ti amo…Edward.
Un sorriso nacque
spontaneo sulle mie labbra, possibile che riuscisse sempre a cavarsela.
Sapevo cosa
sarebbe successo e non ero sicura di volerlo, non sapevo se era giusto
continuare così, motivo per cui decisi di non andare.
Mi risistemai sul
letto e ripresi a guardare il soffitto. Mezz’ora dopo il mio sguardo si posò
sulla rosa blu appassita che avevo sistemato nella libreria, chiaro segno di
una delle sue tante sorprese, e fu allora che qualcosa in me scattò.
La razionalità
era fondamentale nella vita, ma a volte, non bastava, a volte bisogna correre
dei rischi e io ero pronta a correrli.
Non ero io a
comandare, ma il mio cuore…e il cuore, si sa, ha le ragioni che la ragione non
conosce.
Mi diedi una
sistemata al trucco, anche se quello che mettevo io non poteva definirsi tale e
poi a piedi mi diressi verso il molo. La spiaggia, per fortuna, non era molto
distante da casa mia, motivo per cui non serviva che io usassi la macchina per
raggiungere la mia destinazione.
Un quarto d’ora
dopo mi ritrovai a camminare sul molo
notando che Edward era lì anche se credevo che visto il mio ritardo, ormai, si
fosse arreso e se ne fosse tornato a casa.
Sicuramente
dovette sentirmi arrivare perché si voltò di scatto e quando mi vide mi
sorrise. Nei suoi occhi vedevo tutto quello che qualche ora prima non avevi
visto in palestra, vedevo tutti i motivi per cui mi ero innamorata totalmente e
incondizionatamente di lui.
- Ciao stronzo –
lo salutai mentre mi avvicinai a lui.
- Ciao
principessa – mi rispose lui mentre io faticai per non sorridere.
Adoravo quando
faceva così perché era in quei momenti in cui sembrava essere perfetto e mi
faceva dimenticare tutti i guai nei quali si andava a cacciare.
- Pensavo non
saresti più venuta – continuò poi sorridendomi.
- Era questa
l’idea – gli risposi continuando a fare l’arrabbiata e in fondo lo ero davvero.
- E cosa ti ha
fatto cambiare idea? – mi domandò curioso.
- Come se tu già
non lo sapessi – gli risposi consapevole che conosceva bene la mia risposta.
Ero lì perché lo
amavo e a volte mi domandavo se questo amore sarebbe bastato.
Lo raggiunsi e
lui si avvicinò per baciarmi, ma io scostai la testa non permettendoglielo.
- Non mi è ancora
passata – lo informai seria.
Lui sembrò
cambiare espressione, mandando via quel sorrisetto perenne di cui disponeva, ma
fu solo questione di secondi perché subito mi regalò un sorriso sghembo da
infarto.
Si avvicinò a me
da dietro e mi baciò il collo, mentre io mi dimenai con scarsi risultati per
non permetterglielo.
- Chiudi gli
occhi – mi disse solamente.
- Potresti fare
il serio per un attimo? – gli domandai stupita dalla sua richiesta.
- Lo sto facendo.
Dai chiudi gli occhi scheggia – mi ripeté mentre io lo chiusi per vedere fino a
che punto volesse arrivare.
In una frazione
di secondo mi ritrovai le sue mani dietro la nuca che cercavano di fare un nodo
alla benda che mi aveva messo sugli occhi.
- Edward mi
spieghi cosa hai in mente? – gli domandai consapevole che non me lo avrebbe
detto.
Faceva sempre
così.
- È una sorpresa
– mi rispose prendendomi per mano.
Non aggiunsi
altro consapevole che tanto non avrei cavato un ragno da un buco.
Lo seguì mano
nella mano mentre lui cercava di indicarmi la strada assicurandosi che non
cadessi. In poco tempo ci ritrovammo sulla spiaggia e me ne resi conto perché
il terreno che calpestavo con le scarpe era morbido e doveva essere per forza
sabbia.
Poco dopo di
fermammo.
- Pronta? – mi
soffiò all’orecchio mentre da dietro mi cingeva per i fianchi.
Annuì e lui mi
tolse la benda. Ciò che vidi mi sembrò un sogno, non avevo mai visto nulla di
più bello.
Mi aveva portato
in un angolo della spiaggia dove le onde del mare infrangevano su piccoli
scogli posizionati alla riva. Da quella posizione il sole, pronto a tramontare,
sembrava nascondersi tra le nuvole colorando il cielo di giallo e arancione,
colori che rispecchiavano nel mare e rendevano tutto magico (à il link del posto:http://yfrog.com/5gspiaggiaaj
).
Mi voltai per
rendermi conto dove esattamente ci trovavamo e non appena girai le spalle mi
accorsi che c’era un’enorme e lunga scritta che occupava buona parte della
spiaggia.
- E quella cos’è?
– domandai a Edward.
- Ci sono cose
che non riesco a dirti, così ho pensato di scrivertele – mi rispose lui come se
scrivere i propri pensieri sulla sabbia fosse qualcosa di normale.
Mi voltai di
nuovo verso la scritte e lessi a voce alta:
Si
dice che non ci rendiamo conto dei momenti significativi della nostra vita nel
momento in cui li viviamo. Cresciamo tranquilli e soddisfatti dando tutto per
scontato, sia le cose che le persone ed è solo quando rischiamo di perdere
tutto questo che capiamo quanto abbiamo sbagliato e ci rendiamo conto
dell'importanza di qualcuno. Tu sei il punto fermo della mia vita e so che
qualunque cosa accadrà resterai in ogni istante indimenticabile. Ti amo…
Ero troppo sorpresa, sembravo quasi imbambolata quando
terminai di leggere.
Mi buttai addosso a lui abbracciandolo e baciandolo, di un
bacio che sapeva di amore.
- Ma quando c’hai messo per scrivere tutto questo? – gli
domandai poiquando ci staccammo.
Scrivere sulla sabbia non era certo come scrivere su un
foglio.
- Un bel e ricordami che devo un favore a James – mi rispose
sorridendomi e baciandomi a stampo.
- Ti ha aiutato lui a organizzare tutto questo? – domandai.
- In qualche ora non potevo farcela da solo e non potevo
chiedere l’aiuto di Alice o Rosalie altrimenti sarei stato in debito con loro a
vita e sai cosa significa. Emmett e Jasper non c’erano così è venuto lui anche
se mi ha preso per matto e mi ha detto che se non ti saresti presentata dopo
che l’avevo fatto sudare tutto il giorno era meglio non ripresentarmi davanti
ai suoi occhi – mi spiegò ridendo e contagiando pure me.
La cosa non mi stupiva, James era fatto così, ma era un
amico eccezionale. Per Edward avrebbe fatto di tutto ed era quello il bello
della loro amicizia, era pura, vera, concreta, entrambi si sarebbero buttati
nel fuoco pur di aiutare l’altro.
- Tu sei tutto pazzo – gli dissi poi riguardando la scritta.
- Si, sono pazzo di te – mi rispose lui catturando le mie
labbra.
Restammo a baciarci per un po’, poi ci staccammo e lui mi
guardo negli occhi quasi a volermi dire qualcosa.
- Che c’è? – gli domandai curiosa di sapere cosa gli
passasse per la mente.
- Ricordi il film che abbiamo visto al cinema qualche mese
fa, quello con Will Smith? – mi domandò serio.
Non riuscivo a capire dove volesse arrivare, ma annuì in
ricordo di quella giornata.
- C’è stata una cosa che lui dice che mi ha colpito, ma non
ci ho dato troppo peso, in fondo lo sai come la penso, nei film è tutto fin
troppo facile – iniziò a spiegarmi.
- Quale? – domandai per capire a quale parte del film si
riferisse.
- Lui disse: Il numero
di respiri che fate in vita vostra è irrilevante. Quello che conta sono i
momenti che il respiro ve lo tolgono. Una bella frase non c’è che dire, ma
ora mi rendo conto che è vero. I momenti più belli sono proprio quelli in cui
sei talmente felice che il tuo cuore perde qualche battito e il respiro inizia
a mancare. È così che mi sento quando tu sei con me – mi rivelò mentre io non
resistetti più e mi avvicinai alle sue labbra baciandolo con foga.
Erano questi i momenti che adoravo, i momenti in cui Edward
usciva dal suo titolo di “teppista” e faceva il romantico, quelli in cui era il
ragazzo perfetto.
- Lo sai che quando fai così ti amo ancora di più? – gli
domandai sorridendogli quando il bacio terminò.
- Lo sospettavo e vorrei essere sempre così, ma non è
facile. Non ho un buon carattere e sono una testa calda. Lo so, non sono il
ragazzo perfetto, quello che davvero meriti ed è per questo che ho sempre paura
di perderti, paura che tu ti renda conto che non puoi stare con un essere come
me, paura che tu veda in qualcun altro la perfezione che io non ho, è per
questo che sento incessantemente il bisogno di marcare il mio territorio. Tu
sei mia, appartieni a me e vorrei che fosse così per sempre – mi disse serio,
ma con sguardo triste.
- Tu non sei perfetto è vero e vorrei che cambiassi. Lo so,
da quando stiamo insieme sei un po’ migliorato, ma resti sempre quello che sei.
Sei disordinato, sconclusionato, impertinente, irrazionale, istintivo e sei la
persona che in assoluto riesce a mettersi nei guai alla velocità della luce.
Ami tutto ciò che è sbagliato: le risse, le corse, la velocità, il pericolo e i
guai e so che questo dovrebbe bastarmi a tenermi lontana da te e certe volte è
così che mi sento. Mi sento morire quando mi dicono che non sei la persona
giusta per me, quando mi dicono che noi due siamo troppo diversi, ma poi ti
guardo negli occhi e vedo l’amore che provi per me e tutto passa in secondo
piano. Tu non sei perfetto è vero e io non lo sono neppure, ma non è questo ciò
che conta e sai perché? Perché noi due insieme, si noi insieme lo siamo,
perfetti intendo e va bene così – gli rivelai baciandolo per poi abbracciandolo
permettendo a lui di stringermi forte.
Stretta tra quelle braccia mi sentivo protetta.
- Glielo dimostreremo insieme – mi disse dopo un po’.
- Cosa? – domandai stranita.
- Alla gente che non crede in noi riusciremo a dimostrare che
siamo perfetti insieme e che il nostro amore è qualcosa di concreto, di reale.
Gli dimostreremo che non stiamo giocando – mi spiegò sorridendomi mentre io mi
avvicinai per baciarlo.
Ci sedemmo sulla spiaggia e restammo abbracciati per un po’,
poi lui prese l’i-pod dalla tasca e mi guardò.
- Non ti ancora chiesto scusa per oggi – mi disse serio.
- Ti sei già fatto perdonare – gli risposi sorridendogli.
- Voglio che tu ascolti una cosa – mi disse poi mettendomi
le cuffie alle orecchie, mentre una canzone iniziava a diffondersi.
Non l’avevo mai ascoltata, per questo mi soffermai
attentamente alle parole e mi resi conto come quella canzone collimava
perfettamente con la mia storia con Edward.
Alcuni pezzi in particolare mi portarono a riflettere.
I will protect you (Ti
proteggerò)
from all around you (da tutto ciò che ti circonda)
I will be here (sarò qui)
Don't you cry ( non piangere).
Si, lui mi avrebbe protetta sempre, da tutto e tutti. This bond between us (Questo legame tra di noi)
Can't be broken
(non può essere rotto).
Era un legame troppo forte per poter essere spezzato. Io avrei sempre
vissuto in lui e lui in me qualunque cosa fosse successa. Why can't they under stand (Perché
loro non possono capire)
the way we feel (quello che noi
sentiamo)
They just don't trust (semplicemente
loro non si fidano)
what they can't explain (di quello che
non riescono a spiegarsi).
I know we're different but,( Io lo so che
noi due siamo diversi ma,)
deep inside us (dentro di
noi, nel profondo)
We're not that different at all (non siamo
affatto diversi). No,
nel profondo non eravamo diversi perché una cosa si rendeva uguali, l’amore che
provavamo l’uno per l’altra. And you'll be in my heart (E
tu sarai nel mio cuore)
Yes, you'll be in my heart (si, sarai nel
mio cuore).
From thisday on (Da questo giorno in avanti)
Now and forever more (Ora e per
sempre). Si,
sarei sempre stata nel suo cuore così come lui per me.
Now and forever…ora e per sempre, si ora e per sempre.
Quando la canzone terminò mi strinsi più forte tra le braccia di Edward
dopo averlo baciato.
- È bellissima. Non l’avevo mai sentita – gli rivelai sincera.
- È “You’ll be in my heart”
di Phil Collins. E si, è bellissima, ma è soprattutto perfetta per noi due.
Agli sorrisi e lo baciai.
- Bella promettimelo – mi chiese quando ci staccammo.
- Cosa? – gli domandai consapevole che si riferisse alla canzone, ma non
riuscivo a capire a quale pezzo in particolare.
- Che non ascolterai più quello che gli altri dicono di noi. Non vedi
farlo perché loro non sanno nulla, loro non possono capire ciò che c’è tra noi
e non potranno capirlo mai perché nessuno può capire qualcosa che non si riesce
a spiegare – mi disse guardandomi fissa negli occhi.
- Te lo prometto Edward, ma promettilo anche tu – gli dissi.
- Lo prometto – mi rispose accarezzandomi una guancia.
Mi strinsi al suo petto più forte che potei.
- Ti amo scheggia – mi disse lui.
- Ti amo anche io – gli risposi sorridendogli.
- Ora e per sempre – continuò lui.
- Ora e per sempre – ribadì io mentre con il magnifico sfondo di fronte
a noi ci baciammo con passione.
Quando ci staccammo Edward mise una cuffia nel mio orecchio e una nel
suo facendo ripartire le note di quella canzone, quella canzone che
volontariamente o meno era diventata un pezzo della nostra storia, una colonna
sonora del nostro amore.
FINE FLASHBACK
Ripensare a quel giorno mi faceva male. Ci eravamo promessi che niente e
nessuno ci avrebbe separato, che il nostro amore sarebbe stato “per sempre”.
Peccato che il “per sempre” non sempre esiste, eppure a noi sembrava di
si.
Il nostro “per sempre” non era altro che un “per adesso”, ma forse mi
sbagliavo.
Forse il nostro amore sarebbe stato “per sempre” era la nostra storia
che era stata “per adesso” o forse stavo solo volendo credere che Edward
provasse ancora qualcosa per me.
L’unica cosa che sapevo era che eravamo stati degli sciocchi.
Il nostro amore, la nostra grande storia d’amore era finita, era stata
spazzata via da un soffio di vento e la colpa era di entrambi.
…Adry91…
SPOILER:
- Ok, parliamo.
Avanti parla, dimmi cosa hai da dirmi. Sai ho pensato molto a questo momento
davvero, che mi direbbe Edward se dovessi rivederlo, insomma mi hai lasciato in
quel modo e non ti sei più fatto vivo. Ho immaginato centinaia di situazioni,
centinaia di frasi che avresti potuto dire per giustificare il tuo
comportamento e ti confesso che in questo momento sono molto curiosa di sapere
dove diavolo andrai a parare – gli risposi con rabbia e freddezza.
- Potresti
calmarti? – mi domandò gentile.
- No, volevi
parlarmi, parla, cosa volevi dirmi? – gli chiesi sempre più arrabbiata.
LEGGETE: Ho postato un’altra storia: Una rivincita d’amore.
L’idea è partita vedendo una puntata di un telefilm che amo, poi stanotte ho
fatto un sogno e la storia si è scritta da sé. Ovviamente solo l’idea base
assomiglia al telefilm, il resto è completamente diverso. Vi lascio l’introduzione:
Isabella Swan fugge via dalla sua città all’ètà di dieci anni, grassottella e
timida viene presa in giro da tutti. Si rifugia a Jacksonville dalla madre, ma otto
anni dopo il brutto anatroccolo si è trasformato in un bellissimo cigno. Decide
di tornare a Beverly Hill, la sua città natale, dove i suoi vecchi amici la
attendono, ma Bella è cambiata non solo fisicamente e vuole prendersi la sua
rivincita su tutti coloro che un tempo la prendevano in giro. Nella sua vecchia
città, però, non tutto è come lo ha lasciato. I Royal King, i suoi vecchi
amici, sono in lotta continua contro i Blue Ice, un altro club di ragazzi
popolari e ricchi. Cosa succederà con l’arrivo di Bella? Che succederà se un
giorno i due gruppi si ritrovano costretti a collaborare? Filerà tutto liscio?
Personaggi decisamente diversi da come abbiamo imparato a conoscerli, ma
chissà…magari dall’odio nascerà qualcos’altro e quella che era sembrata una
rivincita potrebbe diventare ben altro. Sono tutti umani.
- Austen95: Tranquilla ancora
il capitolo in cui si spiega come si sono lasciati non ci sarà, ma non manca
molto.
- bo19: Nessuna novità importante
nel capitolo a parte la rivelazione falsa di Bella ascoltata da Edward.
Incrinerà maggiormente i rapporti tra i due oppure no?
- giova71: No, Edward nei
confronti di Bella non è mai stato odioso, ma con gli altri, beh con gli altri
lo era eccome.
- eliza1755: Si, credo anche io
che i flashback siano essenziali, ad esempio a capire quanto Edward sia
cambiato e mi fa piacere di notare il fatto che questo cambiamento tu l’hai
colto.
- ellytvb95: Prima che Edward
sappia la verità ne passerà acqua sotto i ponti. Intanto vediamo di scoprire
cosa li ha allontanati.
- fabiiiiiiiii: Sono contenta che
ti sia piaciuto il modo in cui Edward e Bella si siano messi insieme. Un
relazione nata in modo strambo, ma molto d’effetto.
- alexia18: Beh in effetti Bella ha sbagliato a non
rivelare subito dei bambini e quando l’ha fatto aveva il dovere di dire la
verità a Edward, ma non l’ha fatto. Forse ne pagherà le conseguenze, forse no. Vedremo.
- vanderbit: Sono contenta che
lo scorso capitolo ti sia piaciuto. Quanto a “The Princessof Love” la continueremo. È una storia a quattro
mani, quindi non dipende solo da me. Spero che aggiorneremo anche quella
presto.
- Bells Swan
Cullen:
Sono contenta che la storia ti piace, mi auguro che continuerà ad essere di tuo
gradimento.
- AlexiaLil: Beh diciamo che la
loro storia è iniziata in modo un po’ strambo e dispiace sapere che finirà male,
ma almeno una cosa positiva c’è. Da quell’amore sono nati due splendidi
bambini.
- consu89: Eccoti accontentata
con il continuo. Spero sia di tuo gradimento.
- francesca
96:
Come vedi il flashback è già finito. In questo capitolo c’è n’è stato un altro
e c’è ne saranno anche altri. Lo faccio per far capire bene le cose. Quanto a
James e Victoria si, sono buoni e James è il migliore amico di Edward e come
lui ha la testa malata, nel senso che è pure lui un teppistello.
- KStewLover: Felicissima di
sapere che la storia ti piace. Spero che la troverai interessante anche nei
prossimi capitoli.
- ste87: Eccoti accontentata
con il capitolo nuovo. Spero di non averti fatta aspettare troppo.
- Sabe: Come vedi si è
tornati al presente e nello stesso presente ho inserito un flashback. La volta
scorsa non ho fatto così perché altrimenti il capitolo veniva lunghissimo. Sono
stata costretta a dividerlo.
- favola08: Mi chiedi se si
ritroveranno e sinceramente non ti so dare una risposta. Il finale di questa
storia non c’è l’ho ancora in mente. Si sta scrivendo da sola la storia,
quindi, tutto dipenderà da come si metteranno le cose. Di solito amo i lieti
fini, ma non so se anche stavolta ci sarà. Tutto dipenderà da come proseguirà
la storia.
- baby2080: Passerà ancora un po’
di tempo prima che Bella dirà la verità ad Edward in merito ai bambini, ma sta
tranquilla che prima o poi tutti i nodi saranno al pettine.
Un grazie di tutto
cuore a tutti voi che avete recensito, a quelli che hanno messo la mia storia
tra i preferiti e nelle seguite. Un altro grazie di cuore anche a coloro che mi
hanno inserita tra gli autori preferiti. Spero che anche questo capitolo sia di
vostro gradimento e recensite. Un bacio.
INTRODUZIONE:Edward ha lasciato Bella in New Moon e non è
non e mai più tornato. Gli anni passano e anche i decenni, ma due anime sono
ancora tremendamente legate tra di loro perché il tempo possa cancellare ciò
che l’amore ha creato. Cosa succederà se un giorno Bella dovesse rincontrare
quella che aveva considerato fin dall’inizio al sua famiglia? E i Cullen e
soprattutto Edward come reagiranno quando scopriranno che Bella è ancora la
diciottenne che avevano lasciato? P.S. Bella non è un vampiro, ma non è
comunque umana. Oltre i vecchi, ci saranno anche nuovi personaggi.
INTRODUZIONE:Bella vive a Phoenix
da quando è nata e la sua vita ruota intorno ai suoi sei migliori amici: Alice,
Rosalie, Emmett, Jasper, Jacob e Edward. Si conoscono fin da quando erano dei
bambini, ma crescendo le cose cambiano e lei si ritrova solo con Jacob e Edward
che sono iperprotettivi nei suoi confronti. Un giorno accade che Jacob si
dichiara e in seguito le chiede di sposarlo. Lei accetta, ma lo ama davvero? Si
certo, ma il suo non è amore, non quello vero almeno. Ed Edward? Cosa farà a
questo punto? E se si accorgesse proprio ora che sta per perdere la persona più
importante della sua vita? E se lei lo considerasse solo il suo migliore amico?
E se invece non fosse così? La loro è solo amicizia? Si certo, ma non del
tutto. Cosa succederà, allora? Bella sposerà Jacob? Forse solo da uno sbaglio
si può scoprire la verità. Ma qual è questa verità?
INTRODUZIONE:Edward lascia Bella per
permettergli di vivere una vita normale, ma prima di farlo esaudisce il
desiderio dell’unica ragazza che abbia mai amato. Dopo la sua partenza le cose
cambiano e Bella non vivrà la vita che Edward ha sperato per lei. Si ritroverà
vampira, con un figlia da crescere e un passato da ricordare. Riuscirà a
ricordarsi del suo unico e vero amore? Ma soprattutto riuscirà a rincontrarlo?
INTRODUZIONE: Rosalie, Bella e
Alice sono tre sorelle newyorchesi che si trasferiscono a Phoenix. Sono le
classiche ragazze popolari che tutti invidiano, dal carattere forte e deciso e
che non si fanno mettere i piedi in testa da nessuno. A Phoenix le loro vite si
incroceranno con quelle di tre fratelli Emmett, Edward e Jasper, anche loro dal
carattere forte. Nessuno di loro crede nell’amore, ma presto si renderanno
conto di sbagliare, presto l’amore entrerà nelle loro vite e da lì tutto
cambierà.
INTRODUZIONE:Bella è una semplice
ragazza che vive a Phoenix. Ha un fratello e due sorelle gemelle. La sua vita
ruota intorno ai Cullen, i suoi migliori amici, la sua seconda famiglia. E poi
c’è Tay, il suo fidanzato, ma lei ne è davvero
innamorata? La sua vita è perfetta come crede? Il ritorno in città di Edward,
il suo amico di sempre, gli incasinerà la vita e presto si renderà conto che
quell’amico con il quale non fa altro che litigare non è poi solo un amico. Le
cose non saranno semplici e in una notte tutto si complicherà.
INTRODUZIONE:Bella è una ragazza alla moda che vive a Orange Country, con una
storia difficile alle spalle, chiusa, ma allo stesso tempo ribelle verso gli
altri incontra lui, Edward, un playboy da strapazzo, ribelle, odioso,
presuntuoso, aggressivo, ricco e che non fa altro che dedicarsi con i suoi
amici ricconi a feste mondane e al lusso più sfrenato. Riuscirà lei a lasciarsi
andare all'amore? E lui? Riuscirà a mettere la testa a posto? E se tutto
iniziasse ad andare x il verso giusto? Lei non sa, però, che un segreto alena
dietro di lei, un segreto che lui non intende svelarle, non subito almeno, ma
poi non sarà tardi? Una storia ricca di divertimento, scontri, ribellioni, ma
amore, tanto amore. Sono tutti umani.
INTRODUZIONE:Un semplice invito di matrimonio può cambiare quella che sembra
essere diventata una vita stabile? Questo si chiede Bella quando si ritrova tra
le mani l’invito del matrimonio di Alice e Jasper. Partire e raggiungere quella
che un tempo era la sua migliore amica affrontando i fantasmi del suo passato?
Oppure restare a casa e non correre rischi? Bella vive a New York, fa la
giornalista, si è lasciata i Cullen alle spalle e si porta dietro da cinque
anni due grandi responsabilità che portano il nome di Ej e Lizzie. Chi sono? E
che c’entra Edward in tutto questo? Se vi va di scoprirlo correte a leggere la
mia storia. Sono tutti umani.
INTRODUZIONE:Isabella Swan fugge via dalla sua città all’ètà di dieci anni,
grassottella e timida viene presa in giro da tutti. Si rifugia a Jacksonville
dalla madre, ma otto anni dopo il brutto anatroccolo si è trasformato in un
bellissimo cigno. Decide di tornare a Beverly Hill, la sua città natale, dove i
suoi vecchi amici la attendono, ma Bella è cambiata non solo fisicamente e
vuole prendersi la sua rivincita su tutti coloro che un tempo la prendevano in
giro. Nella sua vecchia città, però, non tutto è come lo ha lasciato. I Royal
King, i suoi vecchi amici, sono in lotta continua contro i Blue Ice, un altro
club di ragazzi popolari e ricchi. Cosa succederà con l’arrivo di Bella? Che
succederà se un giorno i due gruppi si ritrovano costretti a collaborare?
Filerà tutto liscio? Personaggi decisamente diversi da come abbiamo imparato a
conoscerli, ma chissà…magari dall’odio nascerà qualcos’altro e quella che era
sembrata una rivincita potrebbe diventare ben altro. Sono tutti umani. Vi ho
incuriosito? Correte a leggere.
Questi personaggi non mi appartengono, ma sono proprietà di Stephenie
Meyer
Questi personaggi non mi appartengono,
ma sono proprietà di StephenieMeyer.
Questa storia è stata scritta senza alcun scopo di lucro.
Eccomi di nuovo con
un altro capitolo. Volevo avvisarvi che ho cambiato il titolo alla storia. Non
più “Sempre e per sempre”, ma “Ora e per sempre”. Spero che il capitolo vi
piaccia. Un bacione e buona lettura a tutti.
Capitolo 11
Un continuo enigma
POV BELLA
Dopo la
chiacchierata con Alice e Rosalie, quella a cui aveva assistito Edward in cui
avevo detto di non amarlo più, ero rimasta chiusa in camera tutto il giorno.
Alice e Rose
forse a causa della mia reazione dopo aver saputo che Edward aveva sentito le
mie parole erano venute in camera per controllare che andasse tutto bene, ma io
avevo fatto finta di dormire e così dopo un bacio da parte di entrambe sulla
fronte uscirono lasciandomi di nuovo sola.
A cena scesi giù
consapevole che se non lo avessi fatto Rosalie ed Alice si sarebbero potute
insospettire e grazie ai mie due angeli riuscì a mascherare il mio stato
d’animo pessimo.
Mi raccontarono
dell’ennesima uscita con Edward e di quanto si fossero divertiti e mi
distolsero dal soffermarmi a guardare Tanya ed Edward nei loro tipici
atteggiamenti da fidanzati.
Nulla di troppo
eccessivo, qualche bacio, qualche carezza, lei che si sedeva in braccio a lui,
insomma, tipici atteggiamenti affettuosi.
Era una settimana
che li vedevo, ma sinceramente non ci avevo ancora fatto l’abitudine e forse
non c’è l’avrei fatta mai.
Dopo il dolce mi
congedai e salì in camera dicendo che ero parecchio stanca.
I bambini quella
sera andavano a dormire da Emmett e Rose, quindi io ne approfittai per fare un
lungo e rilassante bagno caldo, l’unica cosa capace di rilassarmi.
Prima di
immergermi nella vasca accesi lo stereo permettendo ad un po’ di rilassante
musica di diffondersi nella stanza, poi entrai nel bagno che c’era in stanza e mi immersi
nella vasca chiudendo gli occhi e rilassandomi completamente.
Quella settimana mi
aveva distrutto come mai prima di allora e l’idea che dovessi affrontarne
un’altra non mi allettava per niente, eppure dovevo resistere, dovevo farcela
per Alice e Jasper.
Ripensai a Edward
e a Tanya e mi resi conto come lui fosse andato avanti con la sua vita, si
fosse trovato un lavoro stabile e ben pagato, una donna fantastica al suo
fianco e con ogni probabilità fra qualche anno mi sarebbe arrivata la notizia
delle nozze tra quei due.
Una cosa, però,
l’avevo notata, Edward con Tanya era diverso, non era lo stesso Edward che
avevo conosciuto.
Quando stava con
me era felice, mi guardava con occhi sognanti e innamorati, mentre adesso i
suoi occhi sembravano spenti, privi della luce che da sempre gli aveva
contraddistinti.
Guardavo le foto
che li ritraevano insieme e non riuscivo a scorgere nel suo sorriso quel
sorriso sghembo che mi aveva letteralmente conquistata, quello che mi aveva
fatto innamorare di lui.
Era come se in
lui qualcosa si fosse spento proprio come era successo a me, ma se la nostra
rottura era la causa del mio cambiamento non potevo essere tanto presuntuosa da
dire che anche per lui era la stessa cosa.
Cercai di
scacciare via quei pensieri e pensai solo a rilassarmi.
Stare immersa
nell’acqua calda in pieno Luglio non era certo il massimo, ma quel bagno mi
serviva parecchio per distendere i nervi e per abbandonare i cattivi pensieri.
Dopo circa un’ora
e mezza uscì dalla vasca coprendomi con un grande asciugamano.
Mi asciugai i
capelli lasciandoli leggermente mossi e poi tornai in camera indossando l’intimo.
Mentre lo stavo
facendo i miei occhi caddero nello specchio frontale e guardandomi mi resi
conto di quanto la vecchia Bella fosse cambiata.
Un tempo non
avrei mai indossato un intimo così, ricordavo ancora le litigate con Alice che
mi costringeva a indossare questi completini mini durante le serate con Edward,
completini che io ovviamente non mettevo mai.
Oggi, però, mi
rendevo conto che in fondo, Alice, aveva ragione.
Non c’era nulla
di male nel metterli. Quei “cosini”, come li chiamavo io un tempo, erano in
grado di donare ad una donna un po’ di femminilità, qualcosa che io da ragazza
conoscevo davvero poco.
Posai
l’asciugamano di nuovo in bagno e poi andai a sdraiarmi a letto.
C’era troppo caldo
quella sera e il bagno bollente aveva contribuito ad alzare la mia temperatura
corporea difatti sentivo un caldo allucinante.
Decisi che avrei
dormito con solo l’intimo e così sempre coccolata dalla lieve musica che faceva
da sottofondo alla stanza mi addormentai cadendo presto nelle braccia di
Morfeo.
Un grande prato verde ben curato, una
piscina di dimensioni modeste, una villetta bianca in stile inglese e un
portico grandissimo. Io seduta sul una sedia in vimini davanti al computer che
scrivo un altro articolo per il giornale, ma un articolo qualsiasi, l’articolo
più bello che mi ero trovata a scrivere: “Le gioie della maternità”.
Mentre le parole scorrono l’una dietro
l’altra come un fiume in piena, mi ritrovo a guardarmi, finalmente felice, dentro
una camicia di qualche taglia più grande e i capelli legati in uno chignon per
cercare di domarli visto quanto erano disordinati dopo la nottata appena
trascorsa.
Cerco di non pensarci e mi rimetto a
scrivere fermandomi solo un attimo per sorseggiare un bicchiere di succo
d’arancia, mentre vedo Lizzie ed Ej che si avvicinano felici verso di me e dopo
avermi abbracciato e dato un bacio corrono nel cortile di casa andandosi a
tuffare nella piscina che tanto amano.
Fanno la gara a chi arriva prima dall’altra
parte. Ej fa vincere la sorellina e lei quando arriva a destinazione prende in
giro il fratello e così inizia una lotta all’ultimo schizzo, una lotta che li
vede felici e complici come sempre sono stati.
Cerco di riprendere a scrivere, quella
scena mi serve per l’articolo perché vedere i propri bambini divertirsi felici
insieme non può che rendere una madre felice, realizzata.
E mentre le loro urla riecheggiano per il
giardino, rimetto le mani nella tastiera del pc e riprendo a scrivere più
motivata che mai.
Butto giù parole, emozioni e sentimenti
che a volte mi stupisco perfino di provare e cerco di creare un articolo in cui
ogni mamma del pianeta possa rispecchiarsi, ma mentre le mie dita scorrono
veloci sulla tastiera una fede di diamantisul mio anulare sinistro mi ricorda che non sono solo una mamma
appagata, ma anche una moglie innamorata e felice, finalmente felice.
E mentre con il pollice faccio roteare la
fede, due braccia forti mi cingono la vita e due labbra calde mi baciano il
collo provocandomi brividi in tutto il corpo.
- Buongiorno amore mio – mi dice la voce
dietro di me.
Il suo profumo lo riconoscerei tra mille e
la sua stretta forte su di me mi fa comprendere quanto fortunata sono.
- Buongiorno a te, amore – gli rispondo
girando la testa e permettendo alle nostra labbra di unirsi in un bacio colmo
d’amore.
- Ecco che fine aveva fatto la mia camicia
– mi dice lui sorridendomi sghembo quando poi ci stacchiamo osservando la
camicia che indosso.
Ispiro il profumo che emana la camicia e
mi sento soddisfatta, ma soprattutto protetta perchè mi basta avere accanto il
suo profumo per essere certa di sentirmi a casa.
- È stata la prima cosa che ho trovato
alzandomi, era ai piedi del letto – mi giustifico maliziosa ripensando alla
nottata trascorsa e al motivo per cui quella camicia si trovava proprio lì.
Anche lui mi guarda malizioso, poi mi
prende in braccio e mi fa sedere su un precario tavolo di vimini avvicinandosi
a me e baciandomi il collo sensuale mentre io non posso fare a meno di sentirmi
in paradiso.
- Come sta la mia piccolina? – domanda poi
parlando con il mio ventre leggermente rigonfio di quattro mesi prima di
depositargli un tenero bacio.
- Il tuo piccolino sta benone – gli
rispondo io correggendo il femminile con il maschile.
Adoro battibeccare con lui sul sesso di
nostro figlio.
Lui mi guarda storto, ma poi sorride e
dopo avermi baciato la pancia riprende a lasciare baci infuocati sul collo per
poi passare alle mie labbra.
- Papà vieni a giocare con noi? – urla
Lizzie dalla piscina.
- Si, dai papà vieni – continua Ej facendo
sventolando la mano.
- Un attimo e sono da voi – gli risponde
mio marito facendogli un cenno con la testa.
Loro sorridono felici e poi tornano a
giocare.
- Vieni anche tu – mi dice poi
rivolgendosi a me.
- Devo finire l’articolo – gli rispondo.
- Non puoi finirlo più tardi? – mi domanda
sorridendomi sghembo prima di baciarmi a fior di labbra.
- Ho quasi finito. Tu vai che io vi
raggiungo fra poco – gli rispondo sorridendogli e baciandolo anche io.
Abbassa la testa in senso si resa e poi si
allontana, ma non fa nemmeno quattro passi prima di tornare da me.
- Oggi te l’ho già detto che ti amo? – mi
domanda sghembo.
- No, oggi no – gli rispondo facendo la
finta offesa.
- Ti amo, più di qualsiasi altra cosa – mi
dice baciandomi.
- Anche io ti amo, da morire – gli
rispondo.
- Tu, Ej, Lizzie e la piccolina qui siete
tutta la mia vita – aggiunge poi toccandomi la pancia e dandomi un altro bacio
prima di correre verso la piscina e tuffarsi verso i suoi bambini, verso i
nostri bambini.
Riprendo a scrivere il mio articolo, ma le
loro urla e le loro risate mi distraggono troppo, così mi soffermo a guardarli,
belli come angeli e miei, solo e soltanto miei.
Avevo tutto, due figli meravigliosi, un
fagottino che tra meno di cinque mesi sarebbe nato e avevo lui, il padre dei
miei bambini, l’unico uomo che avevo mai amato davvero, l’unico uomo che avrei
mai amato, lui…Edward.
- Mamma, vieni a giocare con noi, dai ci
stiamo divertendo – urlano entrambi i miei figli sorridendomi felici.
- Dai amore, vieni – aggiunge poi Edward
facendomi un sorriso sghembo da infarto che ricambiai.
Lascio perdere l’articolo e mi dirigo
verso la piscina. L’articolo avrebbe potuto aspettare, ma i miei figli e mio
marito no, loro non avrebbero dovuto aspettare perché loro erano la cosa più
importante di tutta la mia vita.
Mi svegliai di
soprassalto e quando mi accorsi che era stato solo un sogno una lacrime
solitaria uscì dai miei occhi per depositarsi sulla mia guancia.
Era un sogno
talmente bello, ma soprattutto talmente reale da sembrare vero, eppure come
sempre era lo stesso sogno che spesso accompagnava le mie notti, soprattutto da
quando avevo rivisto Edward.
Controllai
l’orario e mi accorsi che erano le quattro e mezzo del mattino, troppo presto per
scendere giù, troppo tardi per tentare di prendere di nuovo sonno in modo
decente.
Abbassai ancora
di più la musica lasciando un sottofondo molto basso, non volevo certo
disturbare gli altri anche se comunque pur lasciandola com’era non l’avrebbe
sentita nessuno.
Mi diressi in
bagno e mi lavai la faccia cercando di mascherare il dolore che quel sogno mi
provocava tutte le volte che lo facevo.
Mi asciugai la
faccia con l’asciugamano e poi uscì tornando in camera, ma prima di farlo sentì
una porta aprirsi, l’altra porta del bagno e subito vidi due occhi verde
smeraldo squadrarmi dalla testa ai piedi.
Solo allora mi
ricordai che il bagno in camera permetteva alla mia stanza e a quella di Edward
di comunicare tra loro, ma Alice mi aveva spiegato che, ormai, questo bagno
faceva parte solo della mia camera perché in quella di Edward era stato
inserito un altro bagno durante i lavori di ristrutturazione che Esme aveva
fatto fare l’anno prima.
Sentire i suoi
occhi puntati su di me mi fece provare una scarica elettrica in tutto il corpo
e solo qualche secondo dopo mi resi conto di come io fossi vestita.
Indossavo solo
l’intimo, un misero reggiseno con un paio di mutandine che erano davvero
striminzite.
Mi sentì
avvampare e subito presi la vestaglia di seta blu notte che avevo lasciato in
bagno prima di mettermi a letto e me la misi.
- Ti ho visto
molto più spogliata di così – esordì lui chiudendo la porta che collegava la
sua stanza al bagno.
Avvampai ancora
di più e l’imbarazzo che già provavo aumentò esponenzialmente dopo la sua
frase.
Gli feci una
risata sarcastica e lui per tutta risposta sfoderò un sorriso sghembo da
ritenersi illegale.
- Che ci fai qui?
– gli domandai quando sembrai riacquistare l’uso della parola.
- Mi sono appena
accorto che la doccia del mio bagno perde, così ho pensato di usare questo. Ero
convinto che dormissi a quest’ora – si giustificò passandosi una mano nei
capelli in un gesto involontariamente sexy, troppo sexy.
- Hai intenzione
di fare una doccia alle quattro e mezzo del mattino? – gli domandai scettica.
- Ti stupisce la
cosa? C’è caldissimo e non riesco a dormire. Una bella doccia gelata sarebbe
l’ideale – mi spiegò sorridendomi.
- Bene, usa il
bagno. Io torno in camera – gli dissi fredda.
- Sei sicura che
non ti scoccia? – mi domandò serio.
- No, nessun
problema. E poi è sempre casa tua questa e se non mi avessi trovata sveglia
avresti comunque fatto la doccia, quindi, prego, il bagno è tutto tuo – gli
risposi chiudendomi alle spalle la porta che separava il bagno dalla mia
camera.
Mi misi a letto,
ma sentivo come un peso dentro.
A pochi metri da
me c’era Edward che bello come un dio greco si stava facendo la doccia.
L’impulso di
entrare lì dentro e di rivelargli tutto era forte, forse perché dopo il sogno
fatto c’era il desiderio da parte mia che quel sogno potesse diventare realtà,
ma sapevo che le cose era più difficili del previsto.
La nostra storia
era, ormai, impossibile.
Lui sembrava
avermi dimenticato e forse dovevo iniziare a farlo anche io.
Cercai di
addormentarmi, ma sapere che il David di Michelangelo era a pochi metri da me
non aiutava per nulla.
Fissavo la porta
del bagno con insistenza mentre cercavo di placare gli ormoni che lui sembrava
farmi esplodere sempre con forza.
Decisi che era
meglio voltarmi dall’altra parte, dare le spalle alla porta e fissare la parete
prugna di fronte a me, magari ciò avrebbe messo un freno alla mia libido.
Dopo circa un
quarto d’ora il rumore dell’acqua della doccia cessò, chiaro segno che Edward
aveva finito.
La cosa doveva
sollevarmi, invece, mi faceva l’effetto contrario.
Sarebbe tornato
nella sua stanza e io avrei lottato con ogni fibra del mio essere per non
chiudere gli occhi e riprendere a sognare sempre la stessa cosa.
Alla mente mi
vennero i suoi occhi che poco prima mi guardavano quasi con desiderio mentre
ero praticamente mezza nuda di fronte a lui.
Un tempo quella
scena mi avrebbe fatto sorridere, ora invece mi imbarazzava più del lecito.
I miei pensieri
uniti alla leggera musica presente nella stanza non mi fecero accorgere che la
porta che univa il bagno alla mia stanza si fosse aperta e quando una mano mi
spostò una ciocca di capelli portandomeli dietro l’orecchio quasi mi spaventai.
- Scusa, non
volevo metterti paura. Pensavo mi avessi sentito arrivare – mi disse l’angelo
di fronte a me che adesso era comodamente seduto sul mio letto.
Lo osservai e
solo allora mi resi conto che era coperto solo da uno striminzito asciugamano
che gli copriva le parti basse e gli fasciava leggermente le gambe.
I capelli e il
suo petto scultoreo erano ancora bagnati, per questo leggere goccioline d’acqua
ricadevano su quei muscoli provocandomi sensazioni che non albergavano in me da
parecchio tempo.
Evitare di
saltargli addosso era un’impresa ardua e prima di aprire bocca dovetti ingoiare
parecchie volte la saliva, quasi per calmarmi e ritornare padrona di me stessa.
- Ero
sovrappensiero, non ti ho sentito arrivare – mi giustificai poco dopo.
- Ti chiederei a
cosa pensavi, ma so già la tua risposta – mi fece notare lui.
- E cioè? – gli
chiesi curiosa.
- Fatti gli
affari tuoi – mi disse.
- Beh, non lo
saprai mai visto che non mi hai domandato – lo provocai.
- A cosa pensavi?
– mi chiese stando al gioco.
- Fatti gli
affari tuoi – gli risposi sorridendogli.
- Come volevasi
dimostrare – disse lui scuotendo la testa, ma ricambiando il mio sorriso.
- Che sei venuto
a fare? – chiesi poco dopo.
- Volevo
controllare che fossi riuscita a prendere sonno – mi rispose stupendomi.
- Spiacente, il
sonno stanotte mi ha abbandonato – gli feci notare rendendomi conto di quanto
strana fosse la situazione.
Entrambi mezzi
nudi, anche se io mi ero coperta con la vestaglia, stavamo parlando di
assurdità quando, invece, c’erano tante cose serie che dovevamo affrontare.
- Posso chiederti
una cosa? – mi domandò dopo qualche attimo di silenzio.
- Dimmi – gli
risposi sinceramente curiosa di sapere cosa avesse da dirmi.
- Com’è essere
genitori? – mi domandò serio.
Certo non mi
aspettavo quella domanda, ma gli sorrisi.
- È difficile
spiegarlo a parole, ma è qualcosa di fantastico. Ti rendi conto che il tuo
mondo non ruota più intorno a te, ma intorno a tuo figlio. Sei felice solo se
lui lo è, ti basta un suo sorriso per vedere il mondo più bello, un suo
abbraccio per renderti conto che non c’è niente di meglio al mondo. Certo, non
è tutto rose e fiori. Essere genitori implica grandi responsabilità e poi la
preoccupazione, non hai idea di quanto venga naturale preoccuparsi per ogni
piccolezza. All’inizio ti sembra qualcosa di troppo grande, credi di non essere
all’altezza, ma quando ti ritrovi un fagotto tra le mani tutto cambia – gli
rivelai sorridendogli ripensando ai mie due angeli.
- Che vuoi dire?
– mi domandò curioso, come se quell’argomenti gli interessasse davvero.
Non sapevo il
motivo, ma dentro di me ero un po’ spaventata e il dubbio che non avesse
creduto alle mie parole di una settimana prima si fece sentire forte dentro di
me.
- Quando ho
scoperto di essere incinta credevo che non sarei stata in grado di crescere un
figlio, non mi sentivo all’altezza. Continuavo a ripetere che non sarei stata
una buona madre. Pensa che ero talmente preoccupata che avevo paura anche delle
piccole cose. Ad esempio di non riuscire a svegliarmi quando i piccoli la notte
piangessero. Lo sai, io ho sempre avuto un sonno molto pesante, mi ci volevano
le bombe per svegliarmi, così credevo che la notte non sarei riuscita a sentire
i bambini piangere, invece quando poi sono nati mi sono resa conto di quanto
tutto divenga naturale. Bastava un minimo lamento dei bimbi che io mi svegliavo
come un fulmine, è tutto naturale. Essere genitori è la cosa più bella che
possa capitare nella vita – gli spiegai sorridendogli e cercando di non
mostrare la mia ansia.
- Lizzie ed Ej ti
adorano. Sei una mamma fantastica, li hai cresciuti da sola e hai fatto un
lavoro ottimo – mi rivelò lui serio.
- Anche Jake mi
ha aiutato. Senza di lui non so se c’è l’avrei fatta. Era sempre lì pronto a
sorreggermi quando ero certa di cadere – mi lasciai scappare.
Vidi il suo volto
rattristarsi, poi mi guardò intensamente negli occhi.
- Avrei voluto
esserci io al suo posto – mi disse serio.
- Non credo – gli
risposi anche io seria.
- Ti dico di si,
invece – continuò lui fissando le mie iridi cioccolato.
Possibile che
lui, proprio lui che mi aveva spezzato il cuore, avrebbe voluto essere accanto
a me e vedere i bambini crescere?
Non riuscivo più
a capirci niente di quello che stava succedendo, mi rendevo conto solo di
quanto Edward fosse un enigma per me.
- Io dico di no,
io dico di si, ma ti rendi conto che discorsi facciamo? Siamo qui in camera mia
in una situazione che vista dall’esterno potrebbe far credere chissà cosa e
invece di prendere il toro per le corna ci mettiamo a battibeccare su chi di
noi due ha ragione. Possibile che non riusciamo a parlare seriamente noi due? –
dissi cercando di essere serissima.
- Forse perché in
questo momento nessuno dei due ha intenzione di parlare? – mi sussurrò
avvicinandosi sempre di più a me – forse perché quello che vogliamo dirci
possiamo dircelo in modo diverso? – concluse poi ad un palmo dalle mie labbra.
L’istinto mi
diceva di eliminare quella distanza, mi diceva di baciarlo e solo dopo pensare
alle conseguenze, mi diceva che c’era ancora troppo attrazione tra di noi per
fare finta di nulla.
La ragione mi diceva,
invece, di spingerlo via, peccato che la ragione del cuore prevalesse su quella
della mente.
Mi avvicinai
leggermente a lui tanto quando bastava per sentire il suo respiro a pochi
millimetri dalla mia bocca, mi avvicinai ancora di più a lui e quando le nostra
labbra stavano quasi per toccarsi lui si allontanò da me quel tanto che bastava
per impostare di nuovo le distanze.
Aveva fatto tutto
lui.
Lui si era
avvicinato con il chiaro intento di baciarmi, lui con le sue parole aveva fatto
capire che voleva baciarmi e quando io gli stavo dando il permesso per farlo si
era allontanato da me.
Non sapevo se
sentirmi rifiutata o meno, ma forse era giusto così.
Quel bacio
sarebbe stato sbagliato, sbagliato per lui, per me, per il mio cuore e
soprattutto per Tanya.
Ormai lui amava
lei.
Io ero solo una
donna del suo passato per la quale probabilmente provava ancora un forte
attrazione, ma solo a livello fisico.
L’amore per Tanya
era più forte dell’attrazione e anche se questo faceva male, era un chiaro
segno che Edward fosse diventato l’uomo maturo che io avevo sempre voluto che
diventasse.
La rabbia, però,
crebbe forte in me.
Non sapevo se era
causata dal suo essersi allontanato o semplicemente dai ricordi che prepotenti stavano
tornando in me, fatto sta che la rabbia mi stava ribollendo dentro.
- Forse è meglio
se parliamo – mi disse lui poco dopo.
- Non ho nulla da
dirti – gli risposi arrabbiata.
- Io invece si –
aggiunse lui.
- Ok, parliamo.
Avanti parla, dimmi cosa hai da dirmi. Sai ho pensato molto a questo momento
davvero, che mi direbbe Edward se dovessi rivederlo, insomma mi hai lasciato in
quel modo e non ti sei più fatto vivo. Ho immaginato centinaia di situazioni,
centinaia di frasi che avresti potuto dire per giustificare il tuo
comportamento e ti confesso che in questo momento sono molto curiosa di sapere
dove diavolo andrai a parare – gli risposi con rabbia e freddezza.
- Potresti
calmarti? – mi domandò gentile.
- No, volevi
parlarmi, parla, cosa volevi dirmi? – gli chiesi sempre più arrabbiata.
Vedere lui
tranquillo, pacato, calmo mi faceva salire ancora di più la rabbia e mi veniva
voglia di prenderlo a sberle.
Vidi lui
avvicinarsi a me, di nuovo e quando fu ad un palmo da me mi guardò negli occhi.
- Io… – provò a
dire prima di interrompersi.
Era in evidente
imbarazzo e io in quel momento sembravo interamente dipendere da quelle parole.
- Tu cosa? –
chiesi per esortarlo a parlare.
- Niente,
io…niente, è meglio che vada. Non sarei nemmeno dovuto venire – mi disse
alzandosi dal letto.
Ero allibita. Lui
aveva detto di parlare e adesso non voleva farlo.
Aveva tirato il
sasso e poi aveva nascosto la mano.
Tipico di Edward
Cullen.
Questo lato
misterioso del suo carattere non era mai cambiato.
- Tipico di te,
quando qualcosa non ti conviene scappi. Credi di essere cambiato, ma in realtà
sei sempre lo stesso codardo di un tempo – gli dissi alzando leggermente la
voce, senza, però, esagerare per non rischiare di svegliare qualcuno.
Ero arrabbiata e
mi sentivo presa in giro.
Avevo mille
domande e lui con quell’atteggiamento me ne aveva messo addosso il doppio.
- Dolce notte
scheggia – mi disse lui ignorando bellamente ciò che gli avevo detto.
Si incurvò verso
di me e mi lasciò un delicato bacio sulla fronte prima di dirigersi verso il
bagno grazie al quale poi avrebbe raggiunto la sua stanza.
Mi aveva chiamato
“scheggia”.
Da quanto tempo
non mi sentivo chiamare così?
Da quasi sei
anni.
Prima mi chiamava
sempre così. Era un nomignolo affettuoso che mi aveva dato da prima ancora che
ci mettessimo insieme e da allora non aveva mai smesso di usarlo.
Non passarono
neppure venti secondi che la porta del bagno si riaprì e lui affacciò solo la
testa.
- Poco fa ti
avrei baciata, ma non l’ho fatto perché non potevo. Ho promesso a Ej che avrei
chiesto il suo permesso prima di farlo e una promessa è una promessa. Quanto a
ciò che ho sentito pomeriggio sappi che puoi imbrogliare Alice o Rosalie, ma
non me. Sappiamo entrambi che ciò che hai detto è una bugia – mi rivelò
fissandomi negli occhi prima di sorridermi sghembo per poi sparire davvero
richiudendosi la porta alle spalle.
Non sapevo cosa
pensare.
Perché voleva
baciarmi?
Possibile che non
mi avesse dimenticato? Possibile che ancora provasse qualcosa per me?
E cosa non aveva voluto
dirmi? Cosa avrei dovuto sapere?
Poco fa ti avrei baciata, ma non l’ho
fatto perché non potevo. Ho promesso a Ej che avrei chiesto il suo permesso
prima di farlo e una promessa è una promessa.
Erano queste le
parole che mi riecheggiavano in testa e non mi facevano affrontare la
situazione con la giusta lucidità.
Mi venne da
sorridere al pensiero che Edward si fosse fermato solo a causa del mio
piccolino. Chi l’avrebbe mai detto che le manie di un playboy come Edward
Cullen fossero placate da un bambino di soli cinque anni?
Non sapevo più
cosa pensare.
Edward era un
enigma che non sarei mai riuscita a risolvere.
Era tutto così
complicato o forse a complicare le cose eravamo noi.
Forse avevamo
sbagliato tutto entrambi, lui a comportarsi in quel modo e io ad arrendermi
senza lottare, lui ad aver preferito non farsi più vedere, io ad aver mentito
per cinque lunghi anni tacendogli una verità di vitale importanza.
Quanto a ciò che ho sentito pomeriggio
sappi che puoi imbrogliare Alice o Rosalie, ma non me. Sappiamo entrambi che
ciò che hai detto è una bugia.
Altre parole che
riecheggiava nella mia mente e ripensandoci mi venne da sorridere.
In fondo lui mi
conosceva meglio di chiunque altro e sapeva che mentivo.
Ciò che non
sapevo io, invece, era se questo fosse un bene o un male.
Cosa gli faceva
credere che io lo amassi ancora? Era questo ciò che voleva lui? E lui cosa
provava per me?
Una cosa era
certa, prima o poi avremmo dovuto parlare perché c’erano troppi perché e poche
risposte.
Dovevamo chiarire
tante cose, soprattutto in merito a quanto era successo anni prima.
…Adry91…
SPOILER:
- Beh, non ci
siamo ancora presentati. Io sono Riley – si presentò lui regalandomi un
sorriso.
- Il marito di
Victoria immagino – privai ad indovinare.
- Esatto – mi
rispose.
- Io sono
Isabella, ma Bella può bastare – mi presentai anche io mentre lui assunse
un’espressione strana.
- Bella la
vecchia fidanzata di Edward? – mi domandò curioso.
- In persona –
gli dissi sorridendogli.
Risposte alle vostre recensioni:
- nikki96: Sono felice di
sapere che la storia ti piace. Mi auguro di non deluderti con il seguito.
- ledyang: Hey sono felice che
anche questa storia ti piace. Comunque si, io sono sempre Edward e Bella. Non
so ancora come concludere questa. Il lieto fine era concepito, ma questa storia
si sta scrivendo da sola, quindi non so se il lieto fine ci sarà. Dipende dai
personaggi e da come procedono i fatti. L’intenzione di un lieto fine c’è, lo
sai, ma purtroppo non ne sono certa. Sembra come se sono i personaggi stessi
che stanno scrivendo questa storia. Non so spiegartelo, è una cosa strana.
Dipende tutto da loro.
- piccolinainnamora: Beh, in effetti
l’Edward di un tempo era molto diverso da quello di adesso. Quanto ad Alice e
al resto dei Cullen non posso dire nulla, non ti posso anticipare se hanno
capito o meno. Quanto al lieto fine, chissà, non so ancora come finirà questa
storia.
- ste87: Mi fa piacere che i
flashback ti piacciono. Anche a me piace scriverli perché mi piace scrivere di
loro innamorati e felici. Un’anticipazione voglio fartela. Mi hai chiesto di
scrivere della loro prima volta e ti posso dire che lo farà Ci sarà un
flashback dedicato anche a questo. Spero di piacerà. Quanto a sapere cosa
successe tra loro devi aspettare un altro po’, ma, ormai, non credo ci voglia
molto.
- alexia__18: Beh in effetti la
casa dove vive Edward non lo aiuta a dimenticare, ma Bella è entrata nel cuore
di molte persone oltre a lui. Per Carlisle ed Esme è come una figlia e per il
resto dei Cullen è come una sorella. Con questo non voglio dire nulla, ma penso
che tutto dipenda dall’amore che lui provava per lei. Se era un amore forte,
vero ovviamente non la dimenticherà mai, anche se smetterà di amarla il suo
ricordo ci sarà sempre. Se, invece, il suo era un amore adolescenziale vedrai
che non ha avuto problemi a vivere in quella casa con tutti i ricordi di Bella.
Bisognerebbe capire solo cosa pensa lui, chissà. Lo scopriremo presto.
- Austen95: Sono contenta che
la canzone ti piaccia. Credo fosse la più adatta per loro.
- fabiiiiiiiii: Se ti dico se alla
fine si mettono insieme o meno non ti rovino la sorpresa? Comunque a parte
questo, non lo so, non ho ancora scelto il finale. Dipende tutto da come
procederà la storia.
- consu89: Mi fa piacere che ti
piace. Spero che continuerà a piacerti fino alla fine.
- vanderbit: Vedo che hai colto
un particolare molto importante: il tatuaggio. È proprio da questa canzone che
è partita l’idea del tatuaggio. Non sottovalutare questo particolare perché
sarà molto importante in uno dei prossimi capitoli. Quanto a ciò che hai detto
riguardo a James posso dirti che non ti prendo assolutamente per pazza, non lo
sei per nulla, anzi credo che sei un’attenta osservatrice e che riesci sempre a
cogliere molte cose che sembrano dettagli, ma che in realtà non lo sono. Non
posso dirti, però, se ci hai azzeccato o meno, ma ti assicuro che la verità si
scoprirà fra non molto.
- giova71: Concordo con te. Le
bugie hanno le gambe corte. Peccato che Bella non sembra intenzionata a
rendersene conto o forse lo sa, ma non vuole accettare la realtà. Non posso
dirti se Alice ha capito o meno qualcosa, ma diciamo che da quel folletto
possiamo aspettarci di tutto.
- francesca
96:
Ti avviso che almeno per il momento non ci saranno Pov Edward, credo che non ne
inserirò nemmeno uno, ma potrei cambiare idea con l’andar del tempo. Credo che
entrare nella testa di Edward semplificherebbe troppo le cose, quindi, mi fa
piacere sapere che pensi sia meglio non farlo. La storia “Ricordare il passato”
non la aggiorno da un bel po’, ma lo farò. Ho tutta l’intenzione di
continuarla. Per adesso, però, mi sto dedicando ad altre storie. Non appena
terminerò queste riprenderò quella. Tengo molto a quella storia e non voglio
rovinarla e visto che per adesso la mia ispirazione è ferma su altre storie,
quella lo messa in stand-by, ma tornerò, questo è sicuro. Quanto a Tanya lo so,
è troppo perfetta, ma ho voluto farla così, i miei occhi per una volta l’hanno
voluta vedere come una ragazza con la testa sulle spalle e non come
un’oca-troia come spesso l’immaginario comune è portata a vederla.
- FunnyPink: A volte queste
vocine in testa sarebbero l’ideale, ma spesso sono voci prodotte
dall’irrazionalità, dall’istintività. Bella per adesso sembra essere più
razionale. Chissà che succederà.
- JessikinaCullen: Si, mi fa molto
piacere sapere che la storia ti piace, davvero molto, molto piacere. Nessuna
gaffe, seguo October Road e lo adoro. Ti dirò che l’idea di questa storia è
nata nel momento in cui hanno presentato la pubblicità di questo nuovo
telefilm. Nella pubblicità mi ha colpito una scena. Quella in cui Nick incontro
Hannah al bar insieme a Sam e meravigliato gli domanda se lei sia diventata
mamma. Gli chiede quanti anni ha e lei risponde dieci. Quei cinque secondi mi
hanno colpito tantissimo e così ho aperto la pagina word e ho dato inizio a
questa storia. Diciamo che è diversa dal telefilm, in fondo Bella ed Edward
hanno alle spalle una storia diversa di quella di Nick e Hannah, ho solo preso
in prestito da lì l’idea dei bambini e la storia dell’allergia. Il resto è
venuto da sé, questa storia si sta scrivendo da sé. Mi fa piacere che tu abbia
notato la cosa. Anche tu segui “October road”? A me piace un sacco. Beh si,
Edward ci ha messo un po’ ad uscire fuori, ma come hai detto tu è Bella a
parlare e quindi credo sia normale. Per il momento la mia idea sarebbe di non
fare capitoli pov Edward, semplificherebbe tutto e
non credo sia il caso. Mi farebbe piacere se andassi a leggere le mie storie.
Si, lo so, non ne ho concluso nemmeno una, ma lo farò. Una è quasi agli
sgoccioli. Altri tre capitoli e segnerò la parola fine. Le altre piano piano le continuerò. So di avere molte storie da
completare, ma sai, quando l’ispirazione per una nuova storia esce fuori non
riesco mai a contenerla.
- Sabe: Bella domanda la
tua, ma non ti so davvero rispondere. Sarà che le ragazze siamo piuttosto
strane, contorte direi, altrimenti non ci metteremmo mai a presso degli stronzi
di tutto. Intanto questi ci attirano come calamite. E credo di si, in amore,
penso proprio siamo noi le più vulnerabili. Si, Bella è scappata dai suoi
problemi invece di affrontarli, così come scappa adesso non volendo ammettere
che Edward ancora c’è nella sua vita, ma non come un ricordo, ma come una
presenza assidua, come un amore che non se n’è mai andato. In passato ha avuto
le sue ragioni, ma ad oggi credo che lei sbagli a continuare a mantenere questo
segreto.
- eliza1755: Beh il motivo per
cui ho deciso di inserire dei flashback è proprio per far comprendere meglio il
loro legame e per far capire quanto Edward fosse diverso. Mi fa piacere che
apprezzi la mia scelta. Quanto ad Alice diciamo che non ha avuto molto tatto,
ma come ha detto Bella, Alice quando ci si mette è un detective con i fiocchi.
Non posso dirti se ha fiutato qualcosa o se nasconde qualcosa, ma presto
scopriremo anche questo. Quanto agli spoiler non so se metterli. L’altro giorno
l’ho messo così, non so nemmeno io il motivo, mi andava e l’ho fatto. Mi fa
piacere che l’idea ti sia piaciuta. Non so se li metterò sempre, anche perché
dipende se il capitolo prossimo è pronto o meno, ma diciamo che quando posso li
metterò.
- KStewLover: Mi fa piacere che
l’Edward teppistello ti piaccia. In fondo io in questo ruolo c’è lo vedo bene.
È un po’ il bello e dannato. E diciamocelo tutti, Edward lo è davvero.
- Bells Swan
Cullen:
Beh diciamo che non manca molto prima che si scopra cosa successe un tempo tra
Edward e Bella. Dovrai essere paziente solo un altro po’. Sono contenta che i
flashback ti piacciano e anche l’Edward teppistello. Devo dire che c’è lo vedo
bene in questo ruolo.
- antonellalantigua: Mi fa piacere che
la mia storia ti piace. Come vedi ho postato in fretta. Spero che anche questo
capitolo possa essere di tuo gradimento.
Un grazie di tutto
cuore a tutti voi che avete recensito, a quelli che hanno messo la mia storia
tra i preferiti e nelle seguite. Un altro grazie di cuore anche a coloro che mi
hanno inserita tra gli autori preferiti. Spero che anche questo capitolo sia di
vostro gradimento e recensite. Un bacio.
INTRODUZIONE:Edward ha lasciato Bella in New Moon e non è
non e mai più tornato. Gli anni passano e anche i decenni, ma due anime sono
ancora tremendamente legate tra di loro perché il tempo possa cancellare ciò
che l’amore ha creato. Cosa succederà se un giorno Bella dovesse rincontrare
quella che aveva considerato fin dall’inizio al sua famiglia? E i Cullen e
soprattutto Edward come reagiranno quando scopriranno che Bella è ancora la
diciottenne che avevano lasciato? P.S. Bella non è un vampiro, ma non è
comunque umana. Oltre i vecchi, ci saranno anche nuovi personaggi.
INTRODUZIONE:Bella vive a Phoenix
da quando è nata e la sua vita ruota intorno ai suoi sei migliori amici: Alice,
Rosalie, Emmett, Jasper, Jacob e Edward. Si conoscono fin da quando erano dei
bambini, ma crescendo le cose cambiano e lei si ritrova solo con Jacob e Edward
che sono iperprotettivi nei suoi confronti. Un giorno accade che Jacob si
dichiara e in seguito le chiede di sposarlo. Lei accetta, ma lo ama davvero? Si
certo, ma il suo non è amore, non quello vero almeno. Ed Edward? Cosa farà a
questo punto? E se si accorgesse proprio ora che sta per perdere la persona più
importante della sua vita? E se lei lo considerasse solo il suo migliore amico?
E se invece non fosse così? La loro è solo amicizia? Si certo, ma non del
tutto. Cosa succederà, allora? Bella sposerà Jacob? Forse solo da uno sbaglio
si può scoprire la verità. Ma qual è questa verità?
INTRODUZIONE:Edward lascia Bella per
permettergli di vivere una vita normale, ma prima di farlo esaudisce il
desiderio dell’unica ragazza che abbia mai amato. Dopo la sua partenza le cose
cambiano e Bella non vivrà la vita che Edward ha sperato per lei. Si ritroverà
vampira, con un figlia da crescere e un passato da ricordare. Riuscirà a
ricordarsi del suo unico e vero amore? Ma soprattutto riuscirà a rincontrarlo?
INTRODUZIONE: Rosalie, Bella e
Alice sono tre sorelle newyorchesi che si trasferiscono a Phoenix. Sono le
classiche ragazze popolari che tutti invidiano, dal carattere forte e deciso e
che non si fanno mettere i piedi in testa da nessuno. A Phoenix le loro vite si
incroceranno con quelle di tre fratelli Emmett, Edward e Jasper, anche loro dal
carattere forte. Nessuno di loro crede nell’amore, ma presto si renderanno
conto di sbagliare, presto l’amore entrerà nelle loro vite e da lì tutto
cambierà.
INTRODUZIONE:Bella è una semplice
ragazza che vive a Phoenix. Ha un fratello e due sorelle gemelle. La sua vita
ruota intorno ai Cullen, i suoi migliori amici, la sua seconda famiglia. E poi
c’è Tay, il suo fidanzato, ma lei ne è davvero
innamorata? La sua vita è perfetta come crede? Il ritorno in città di Edward,
il suo amico di sempre, gli incasinerà la vita e presto si renderà conto che
quell’amico con il quale non fa altro che litigare non è poi solo un amico. Le
cose non saranno semplici e in una notte tutto si complicherà.
INTRODUZIONE:Bella è una ragazza alla moda che vive a Orange Country, con una
storia difficile alle spalle, chiusa, ma allo stesso tempo ribelle verso gli
altri incontra lui, Edward, un playboy da strapazzo, ribelle, odioso,
presuntuoso, aggressivo, ricco e che non fa altro che dedicarsi con i suoi
amici ricconi a feste mondane e al lusso più sfrenato. Riuscirà lei a lasciarsi
andare all'amore? E lui? Riuscirà a mettere la testa a posto? E se tutto
iniziasse ad andare x il verso giusto? Lei non sa, però, che un segreto alena
dietro di lei, un segreto che lui non intende svelarle, non subito almeno, ma
poi non sarà tardi? Una storia ricca di divertimento, scontri, ribellioni, ma
amore, tanto amore. Sono tutti umani.
INTRODUZIONE:Un semplice invito di matrimonio può cambiare quella che sembra
essere diventata una vita stabile? Questo si chiede Bella quando si ritrova tra
le mani l’invito del matrimonio di Alice e Jasper. Partire e raggiungere quella
che un tempo era la sua migliore amica affrontando i fantasmi del suo passato?
Oppure restare a casa e non correre rischi? Bella vive a New York, fa la giornalista,
si è lasciata i Cullen alle spalle e si porta dietro da cinque anni due grandi
responsabilità che portano il nome di Ej e Lizzie. Chi sono? E che c’entra
Edward in tutto questo? Se vi va di scoprirlo correte a leggere la mia storia.
Sono tutti umani.
INTRODUZIONE:Isabella Swan fugge via dalla sua città all’ètà di dieci anni,
grassottella e timida viene presa in giro da tutti. Si rifugia a Jacksonville
dalla madre, ma otto anni dopo il brutto anatroccolo si è trasformato in un
bellissimo cigno. Decide di tornare a Beverly Hill, la sua città natale, dove i
suoi vecchi amici la attendono, ma Bella è cambiata non solo fisicamente e
vuole prendersi la sua rivincita su tutti coloro che un tempo la prendevano in
giro. Nella sua vecchia città, però, non tutto è come lo ha lasciato. I Royal
King, i suoi vecchi amici, sono in lotta continua contro i Blue Ice, un altro
club di ragazzi popolari e ricchi. Cosa succederà con l’arrivo di Bella? Che
succederà se un giorno i due gruppi si ritrovano costretti a collaborare?
Filerà tutto liscio? Personaggi decisamente diversi da come abbiamo imparato a
conoscerli, ma chissà…magari dall’odio nascerà qualcos’altro e quella che era
sembrata una rivincita potrebbe diventare ben altro. Sono tutti umani. Vi ho
incuriosito? Correte a leggere.
Questi personaggi non mi appartengono, ma sono proprietà di Stephenie
Meyer
Questi personaggi non mi appartengono,
ma sono proprietà di StephenieMeyer.
Questa storia è stata scritta senza alcun scopo di lucro.
Eccomi di nuovo con
un altro aggiornamento. Capitolo molto importante questo, soprattutto per due
avvenimenti. Credo che leggendo capirete da soli a cosa mi riferisco. Edward
resta sempre un enigma, ma il momento di scoprire cosa successe tra loro anni
fa sta arrivando. Fra qualche capitolo si scoprirà tutto. Nel frattempo
godetevi questo capitolo, sperando che vi piaccia. Un bacione e buona lettura a
tutti.
Capitolo 12
Un tatuaggio particolare
POV BELLA
Dopo le parole di
Edward della notte prima mi fu difficile prendere sonno così verso le sei e
mezzo di mattina decisi di farmi una doccia gelata e di andare a correre.
Era un’abitudine
che avevo sempre da ragazza. Quando qualcosa mi turbava o avevo troppi pensieri
in testa andavo a correre. Con il tempo a causa del lavoro, dei bambini e dei
troppi impegni non l’avevo più fatto, ma oggi ne avrei approfittato
considerando che i bambini erano a casa di Emmett e Rosalie e che non sarebbero
certo tornati presto.
Dopo la doccia,
mi asciugai i capelli e mi feci una coda alta, poi mi vestì e corsi fuori
cercando di fare il minor rumore possibile, non volevo svegliare nessuno.
Quando giunsi in
strada mi diressi verso il parco dove si correva che non distava molto da villa
Cullen e, dopo essermi messa l’i-pod alle orecchie iniziai a correre.
Quel parco mi ricordava
di tantissimi momenti felici, ma anche di tanti momenti dolorosi, momenti in
cui come adesso correvo lì per cercare di svagare la mente.
Con le cuffie
alle orecchie corsi per gran parte della mattinata, poi stanca mi sedetti su
una panchina osservando tutte le persone presenti.
C’era chi
correva, chi faceva jogging, chi passeggiava, chi portava a spasso il cane o
chi eri lì insieme a figli o nipoti per farli giocare in quel grande spiazzo
verde.
Ero completamente
persa nei pensieri quando un pallone arrivò ai miei piedi e fu allora che
sembrai tornare nel mondo normale.
Alzai gli occhi e
vidi un bambino che correva verso di me per riprendere la palla così mi
abbassai e la presi in mano porgendogliela non appena fu al mio fianco.
- Tieni piccolo –
dissi al bambino, porgendogli la palla.
- Grazie – mi
rispose il piccolo facendomi un sorriso, un sorriso che conoscevo e ricordavo
bene.
Lo guardai
attentamente e mi resi conto che doveva avere all’incirca sette anni, capelli
scompigliati biondi, due grandi occhi azzurri e un viso dai lineamenti
delicati.
Lo guardai bene
per essere sicura di non sbagliarmi, ma la somiglianza era troppo evidente,
difficilmente mi sarei potuta sbagliare.
Quel bambino era tale e quale a James, non
potevo sbagliarmi.
- Lucas – mi
lasciai scappare dopo averlo guardato bene.
- Come fai a
sapere il mio nome? – mi domandò il piccolo incuriosito.
Quella era
un’ulteriore conferma che avevo ragione.
- Lucas quante
volte ti ho detto che non si parla con gli sconosciuti? – lo rimproverò un
ragazzo che ci raggiunse subito.
Lo osservai e mi
resi conto di non averlo mai visto.
Era un bellissimo
ragazzo, alto, muscoloso, capelli
biondo scuro e profondi occhi castani. Non doveva avere più di ventisei,
ventisette anni.
- Lo so papà,
scusa – gli disse il piccolo facendogli un sorriso.
- La colpa è mia.
Il piccolo era solo curioso di sapere come mai fossi a conoscenza del suo nome
– cercai di dire io per aiutare Lucas.
- Capisco. Non
per essere scortese, ma potrei sapere chi è lei, cioè come fa a sapere il nome
di mio figlio? – mi domandò il ragazzo curioso.
- Conosco la
madre. Io e lei un tempo eravamo amiche, poi io mi sono trasferita e abbiamo
perso i contatti. Ho riconosciuto Lucas dalla somiglianza – gli spiegai
sorridendogli.
- Tu conosci la
mia mamma? – mi domandò il piccolo per essere sicuro di aver capito bene.
- Si, si, anche
se è molto tempo che non la vedo – gli risposi scompigliandomi i capelli.
Lui mi sorrise e
poi iniziò a palleggiare con la palla proprio vicino a noi.
- Beh scusami per
prima, allora, è solo che non si può mai sapere chi si incontra in giro – mi
disse il ragazzo iniziando a darmi del tu, in fondo eravamo coetanei.
- Si lo so, hai fatto
benissimo. Questo è quello che ripeto sempre ai miei figli – mi lasciai
scappare.
- Anche tu hai
dei bambini? – mi domandò curioso.
- Si, due
gemelli, un maschio e una femmina – gli risposi sorridendogli.
- Beh, non ci
siamo ancora presentati. Io sono Riley – si presentò lui regalandomi un
sorriso.
- Il marito di
Victoria immagino – privai ad indovinare.
- Esatto – mi
rispose.
- Io sono
Isabella, ma Bella può bastare – mi presentai anche io mentre lui assunse
un’espressione strana.
- Bella la
vecchia fidanzata di Edward? – mi domandò curioso.
- In persona –
gli dissi sorridendogli.
Possibile che
anche uno sconosciuto dovesse ricordarmi di Edward?
- Ho sentito
parecchio parlare di te. Adesso mi spiego come facevi a conoscere Lucas – mi
spiegò lui.
- Beh diciamo che
è molto diverso da come lo avevo lasciato. Lo ricordo un piccolino di un anno e
mezzo e me lo ritrovo così grande. L’ho riconosciuto solo per la somiglianza –
gli risposi senza scendere troppo nei particolari.
- Papà andiamo a
giocare? – chiese il piccolo al ragazzo.
- Si tesoro un
attimo – gli rispose lui – il dovere mi chiama, spero ci rivedremo in giro, a
Victoria farebbe davvero piacere rivederti – aggiunse poi rivolgendosi a me.
- Anche a me,
anzi salutala da parte mia – gli dissi sorridendogli.
- E il mio
fratellino non lo mandi a salutare? – mi domandò curioso Lucas.
- Il tuo
fratellino? – chiesi stupita.
- Beh, sette mesi
fa è nato Matt – mi spiegò Riley.
- Beh allora
salutatemi anche il piccolo – dissi ad entrambi sorridendogli.
Tutti e due
ricambiarono il sorriso e poi tornarono alla loro partita di calcio.
Incontrare quei
due mi aveva fatto piacere e ancora più piacere mi aveva fatto scoprire che
Victoria avesse dato alla luce un altro figlio e che avesse ritrovato la
felicità con quel ragazzo.
Era stata davvero
una piacevole sorpresa. Ne ero proprio contenta. Dopo tutto quello che aveva
passato si meritava davvero un po’ di felicità.
Con questi
pensieri mi diressi di nuovo verso casa. Quella corsa in qualche modo era
servita a distrarmi un po’.
In poco tempo
raggiunsi Villa Cullen e non appena entrai mi diressi in salotto dove vidi
Tanya intenta a guardare le foto che c’erano sul comò del salotto.
La vidi
osservarle tutte con attenzione minuziosa, poi ne prese una in mano.
Anche a quella
distanza potevo scorgere quale fosse la foto
in questione.
Eravamo tutta la
famiglia al completo, tutti e otto e tutti sorridevamo felici.
Mi avvicinai e
solo in quel momento lei mi sentì arrivare, difatti si girò ancora con la foto
in mano.
- Ciao Bella,
scusa, non ti avevo sentita arrivare – mi disse sorridendomi.
- L’ho immaginato
– le risposi ricambiando il sorriso e avvicinandomi al comò.
- È bellissima
questa foto – mi fece notare quando fui a fianco a lei.
- Si, in effetti
lo è – le risposi sincera.
- Dove eravate? –
mi domandò curiosa.
-Con i ragazzi avevamo organizzato una
week-end in campeggio, alla fine anche Carlisle ed Esme si sono uniti a noi ed
Alice ha detto che quello era un momento da immortalare così l’abbiamo scattata
– le spiegai.
- Si, Edward mi
ha accennato che un tempo Alice era patita per le foto – aggiunse lei.
- Un tempo lo
era. Dovunque andasse portava sempre una macchina fotografica con lei. Secondo
il folletto i momenti migliori per scattare una foto era quelli che uscivano
spontanei, senza pose o altro – le rivelai.
- Ecco perché la
maggior parte delle foto che ci sono sembrano…ecco, come dire… – stava provando
a dire cercando le parole giuste.
- Campate in
aria? – le proposi.
- Beh in effetti,
però, sono tutte bellissime. Spontanee, fatte al naturale. In tutte le foto che
ho visto sparse per casa ci sono immortalati momenti naturali, momenti che a
nessuno verrebbe in mente di fotografare – mi spiegò lei.
- A nessuno,
tranne Alice – la corressi mentre lei mi sorrise – guarda questa – aggiunsi poi
mostrandole un’altra foto posta
sempre sul comò.
- Ecco, questo è
un esempio di foto stramba, eppure è più bella di qualsiasi foto in posa – mi disse
lei guardando la foto estasiata.
- Siamo andati a
magiare un pizza, quella sera, stavamo tornando in macchina quando Carlisle ha
tirato una battuta e tutti siamo scoppiati a ridere, alla fine anche lui
guardando come rideva Esme non si è riuscito a controllare ed è scoppiato a
dire anche lui, Rosalie poi, non l’ho mai vista ridere tanto, ed ecco Alice
pronta con la macchina fotografica – gli rivelai sorridendo al ricordo di
quella serata.
- A me piace
anche questa – mi disse dopo qualche secondo indicandomi un foto che ritraeva Alice in braccio a
Jasper mentre facevano una faccia sconvolta e accanto a loro c’era Emmett che
faceva una faccia spaventata, ma che solo a guardarlo veniva da ridere.
- Si, concordo –
le risposi mentre i miei occhi si andarono a posare su un’altra foto posta in
un altro mobile del salone.
Mi avvicinai e la
presi in mano. La foto ritraeva me ed Alice ed era stata Rosalie a scattarcela.
Era venuta molto
bene, peccato solo che io proprio nel momento del flash guardavo da un’altra
parte.
Ricordavo ancora
il momento in cui avevamo scattato quella foto
ed il motivo per cui io avevo voltato la sguardo da un’altra parte.
Mentre Rosalie
schiacciò il tasto per scattare, la mia attenzione si era spostata su Edward,
su quel dio greco che era entrato in stanza, il dio greco che il giorno prima
avevo baciato.
Io e lui non
stavamo ancora insieme, ma il giorno prima durante una festa, uno stupido gioco
ci aveva costretti a baciarci e dalla sera prima qualcosa in me era cambiato.
- Eravate molte
legate, non è vero? – mi chiese Tanya riferendosi alla foto e facendomi tornare
al presente.
- Si, io ed Alice
ci conosciamo praticamente da quando abbiamo aperto gli occhi. Per me è tutto,
la adoro – le risposi io sincera.
- Beh, si vede
anche ad occhi chiusi. Il legame che ti lega a lei, così come a tutta la
famiglia è qualcosa di unico, non ho mai visto nulla del genere – mi rivelò.
- Credo sia
perché li conosco praticamente da quando sono nata – le risposi accorgendomi di
quanto strano fosse il fatto che io stessi parlando del rapporto che avevo con
i Cullen proprio con la fidanzata del mio ex.
Se me lo avessero
detto qualche tempo fa sarei scoppiata a ridere, eppure con Tanya non era
difficile aprirsi, parlare. Era una persona discreta, una persona di cui ci si
poteva fidare senza troppi problemi.
- Sai, la prima
volta che Edward mi portò qui per presentarmi alla sua famiglia, restai
sorpresa dal fatto che tutte le stanze della casa sembravano un cimelio del
passato. Mi spiego meglio, non avevo mai visto prima di allora una casa con
così tante foto. Quadri e quadri pieni di foto, piuttosto che di dipinti veri e
questo in ogni singola stanza. Restai spiazzata, mi sembrava di poter leggere
il passato dei Cullen attraverso queste foto e ad oggi non ci ho ancora fatto
l’abitudine. Dopo un anno girandomi e rigirandomi per casa mi accorgo che ci
sono ancora foto di cui non mi sono mai accorta, trovo sempre nuove scoperte.
Comunque, ricordo, che quella sera dopo la cena ci mettemmo in salotto e ti
vidi in una foto così domandai chi tu fossi. Mi meravigliò la risposta che
ricevetti. Esme e Carlisle all’unisono risposero “nostra figlia”, restai basita
e domandai ad Edward come mai non mi avesse detto di avere due sorelle
piuttosto che una. Fu allora che mi spiegarono che non eri davvero loro figlia,
ma per loro era come se lo fossi – mi raccontò mentre a me vennero gli occhi
lucidi.
Sapevo quanto in
quella casa mi volessero tutti bene, ma non riuscivo a credere fino a quel
punto, non riuscivo a credere che mi presentassero a qualcuno come “loro
figlia”.
- I miei hanno
divorziato quando io ero molto piccola e solo con i Cullen ho capito cosa
significa davvero avere una famiglia unita, una famiglia su cui puoi sempre
contare – mi lasciai scappare domandandomi solo dopo perché gli avessi rivelato
qualcosa di tanto intimo.
Lei mi sorrise e
poi la vidi volgere lo sguardo verso un quadro con una foto appesa al muro di
fronte a noi che ritraeva tutta la famiglia Cullen al completo con me inclusa.
Eravamo disposti a coppie, ma messi tutti insieme e guardando quella foto mi accorsi di come doveva sentirsi
Tanya nel vedere tutto ciò.
In fondo quella
casa era esattamente come la avevo lasciata cinque anni prima, con le stesse
identiche foto sparse per casa e come mi aveva detto lei stessa queste foto
erano tantissime, ma soprattutto una buona parte ritraevano me ed Edward
insieme.
Come doveva sentirsi
nel vedere in quella casa decine e decine di foto del suo fidanzato insieme ad
un’altra dovunque si trovasse? Per me sarebbe stato un incubo, non ero certa
che al suo posto sarei riuscita a resistere.
Forse era l’amore
incondizionato che provava per Edward a farla resistere o forse era il suo
carattere.
L’unica cosa che
sapevo era che quella era un’ulteriore conferma che Tanya era la ragazza
perfetta per Edward, mi costava dirlo e pure tanto, ma per lui non potevo
desiderare ragazza migliore.
Era bella,
intelligente, disponibile e soprattutto lo amava immensamente.
Aveva tutti i
requisiti giusti.
Ripensavo a ciò
che Edward mi aveva detto la sera prima e mi accorsi che io dovevo sparire e
dovevo farlo il più in fretta possibile.
Restammo in
silenzio per un po’, per la prima volta in tutta quella settimana, sentivo un
certo imbarazzo tra noi, così decisi che era meglio svignarsela.
- È meglio che io
vada a farmi una doccia. Sono tutta sudata – gli dissi risistemandomi la coda
visto che qualche ciocca di capelli ne era fuoriuscita.
Nello stesso
momento in cui alzai le braccia per risistemarla, la canotta che indossavo si
alzò quel tanto che bastava per mostrare il tatuaggio che portavo al fianco
sinistro.
Fu qualcosa di
veloce, di immediato, ma quella breve frazione di tempo bastò a Tanya per
accorgersi del disegno sulla mia pelle.
- Hai un
tatuaggio e non me l’hai detto? Posso vederlo? – mi chiese euforica.
Qualche giorno fa
parlando di tatuaggio mi aveva detto quanto gli piacessero, ma che non aveva il
coraggio di farsene uno. Secondo lei sarebbe stato troppo doloroso.
Una persona sana
di mente non gli avrebbe mai permesso di vederlo, eppure non potevo certo dirle
di no.
Alzai la
maglietta, scostai leggermente i pantaloncini e le mostrai il tatuaggio.
Lo guardò
attentamente, ma gli bastò pochissimo tempo per capire che era identico a
quello che Edward portava nell’incavo del braccio sinistro.
Non serviva che
me lo dicesse, i suoi occhi, la sua espressione dicevano tutto.
- È molto bello,
davvero – mi disse abbassando gli occhi.
Mi ricoprì e
cercai di trovare qualcosa di plausibile da dire, ma non ci riuscì, avevo paura
che qualunque cosa potesse fare più male del silenzio.
- L’ho fatto
qualche anno fa – riuscì a dire solamente.
La vidi alzare di
nuovo lo sguardo pronta a dire qualcosa e io avevo paura, paura di combinare
qualche guaio.
Ricordavo
perfettamente il giorno in cui ero andata a farlo, quel giorno era marchiato
nella mia memoria come il tatuaggio lo era sulla mia pelle.
INIZIO FLASHBACK
…Sette anni prima…
Erano già due
anni che io ed Edward stavamo insieme. Tutto intorno a noi cambiava, si
evolveva, cresceva così come cresceva il nostro amore che era diventato il
punto fermo della mia vita.
Tutto attorno a
noi si trasformava e spesso mi sentivo preda degli eventi, avevo paura di ciò
che sarebbe avvenuto in futuro, ma una cosa era certa: avrei avuto sempre la
persona che amavo sopra ogni cosa accanto e questo mi rendeva forte.
Circa una
mezz’oretta prima Edward era venuto a prendermi da casa, aveva aspettato che
terminassi di vestirmi
e poi entrambi eravamo saltati in sella alla sua bellissima moto, una Yamaha R6 nera con le rifiniture rosse.
Non avevo idea di
dove mi stesse portando, l’unica cosa che mi aveva detto era che doveva fare
una cosa importante e che io dovevo esserci.
Mentre lui
sfrecciava a tutta velocità sulle strade della città, io seduta dietro di lui
appoggiavo il mio petto alla sua schiena perfetta e mi stringevo forte a lui,
un gesto semplice e naturale che, però, bastava a farmi sentire protetta.
Dopo qualche
tempo sembrammo arrivare a destinazione poiché Edward si fermò e posteggiò la
moto. Mi sfilai il casco e scesi, mentre lui fece la stessa cosa.
- Posso capire
dove andiamo? – domandai.
- Proprio lì – mi
rispose indicandomi con l’indice un negozio posizionato di fronte a noi.
Mi diede un bacio
a fior di labbra e poi intrecciò la mia mano alla sua dirigendoci insieme verso
il negozio. Solo dopo aver fatto qualche passo in avanti mi accorsi che il
luogo indicatomi da Edward altri non era che un negozio di tatuaggi.
- Che intenzioni
hai? – gli domandai mentre camminavamo.
- Un piccolo
tatuaggio non può nuocere a nessuno – mi rispose lui.
- Se lo sa tuo
padre ti rendi conto di cosa succederà? – gli chiesi vedendo quanto lui fosse
tranquillo.
Carlisle era una
persona molto moderna, ma i tatuaggi proprio non li sopportava. Il motivo, però,
era semplice. Aveva paura che gli strumenti utilizzati non venissero
sterilizzati bene e potessero provocare malattie. In ospedale gli era capitato
spesso di doversi occupare di ragazzi con infezioni dovute a tatuaggi fatti con
norme igieniche praticamente inesistenti.
- Cosa vuoi che
faccia dopo che l’ho fatto? Farà quattro urla e poi finirà tutto. Dimentichi
che mio padre, ormai, con me ha perso le speranze – mi fece notare lui
sorridendomi.
Su questo non
potevo dargli torto. Edward ne aveva fatti vedere di tutti i colori ai suoi
genitori, i quali, ormai, non si meravigliavano più di nulla.
- Chissà perché –
gli feci notare io.
Lui mi baciò a
fior di labbra e poi entrammo dentro il negozio.
Una ragazza si
avvicinò subito e fece ad Edward un sorriso grande quanto tutto l’edificio e la
cosa mi diede molto fastidio. Il mio ragazzo per fortuna mi conosceva fin
troppo bene difatti accortosi di questo mi strinse più forte a sé.
- Posso aiutarvi?
– domandò lei cercando di essere gentile.
- Cerco John.
Avevo un appuntamento – gli spiegò Edward.
La ragazza
controllò qualcosa sul computer, poi si voltò di nuovo verso di noi.
- Edward Cullen?
– domandò.
- Esatto – le
rispose lui.
- Benissimo. John
ti sta aspettando. Seguimi – gli disse lei sorridendogli – tu puoi aspettare
sul quel divanetto – aggiunse poi rivolgendosi a me.
- No, io vado con
lui – le risposi leggermente infastidita.
- In realtà non è
possibile. John è un professionista e non vuole nessuno in giro mentre lavora.
Sei costretta ad aspettare lì oppure tornare fra un po’, quando il lavoro sarà
finito – mi spiegò lei mentre gli si leggeva in faccia che stava mentendo.
- Facci strada.
Lei viene con me – le disse Edward con il suo tipico tono da stronzo.
- Ma John… –
stava provando a dire lei.
- Con John me la
vedo io – le rispose Edward facendole cenno con la testa di fare strada.
Lei guardò me con
sguardo storto e poi ci fece entrare in una stanza dove comodamente seduto su
una poltroncina di pelle c’era un uomo.
Doveva avere
all’incirca quarant’anni. Era abbastanza robusto, capelli lunghi legati in una
treccia, occhi scuri e un sacco di tatuaggi sulle braccia.
A guardarlo
sembrava proprio un tatuatore incallito.
- Hey Edward che
piacere vederti – disse l’uomo non appena entrammo.
- Ciao John – gli
rispose Edward avvicinandosi e salutandolo con un gesto delle mani tutto loro,
un gesto molto confidenziale il che mi fece supporre che quei due si
conoscessero bene.
- E questa deve
essere la tua splendida ragazza. Le tue descrizioni non gli rendono merito –
disse John guardando me come a volermi fare un complimento.
- La ringrazio –
gli dissi porgendogli la mano – io sono Bella – mi presentai.
- John, piacere –
mi rispose lui sorridendomi – prego accomodatevi, tu Kim puoi tornare di là. Mi
raccomando non voglio essere disturbato – aggiunse poi invitando la ragazza che
odiavo a uscire.
Noi ci sedemmo
mentre lei mi lanciò uno sguardo furente e poi si dileguò.
John non aveva
fatto notare nessun fastidio che io fossi lì, anzi tutto il contrario, il che
era un chiaro segno che quella Kim ci avesse mentito.
- Allora
scegliamo innanzitutto il posto – iniziò John guardando Edward.
Lui guardò me poi
di nuovo il tatuatore.
- Beh, non saprei
– disse poi – tu che dici? – mi domandò.
- Dipende che
cosa hai intenzione di fare, a meno che tu non sappia neppure questo – gli
risposi sarcastica.
- Divertente.
Comunque no, su quello ho le idee molto chiare – mi rispose lui sorridendomi.
- Cioè? – gli
domandò John.
- Una scritta –
gli rispose Edward.
- Una scritta? –
domandai io scettica.
- Si. “Now and
forever” – mi spiegò lui sorridendomi mentre io mi bloccai all’istante.
Voleva davvero
farsi scrivere quella frase? Lo guardai e notai come mi sorrideva e ciò bastò a
farmi capire che era sicuro di quello che stava facendo.
“Now and forever”
era una frase della canzone che qualche mese prima di aveva fatto ascoltare
durante la sorpresa sulla spiaggia.
“Ora e per
sempre”. Era il nostro amore e lui questo amore voleva farselo marchiare sulla
pelle.
- Sei sicuro? –
gli chiesi.
- Mai stato più
sicuro di così in vita mia – mi rispose sorridendomi sghembo.
Fu allora che gli
sorrisi felici e mi buttai addosso a lui abbracciandolo.
Sembrava una
stupidaggine, ma quello era un altro dei tanti modi in cui lui ogni giorno mi
dimostrava il suo amore.
Lo riempì di baci
e solo dolo un colpo di tosse da parte di John mi resi conto che non eravamo da
soli. Mi sentì avvampare per la vergogna, ma non me ne curai più di tanto.
John ci guardava
straniti, non stava capendo nulla, ma non sembrava intenzionato a fare domande.
Forse con il lavoro che faceva era abituato a vedere quel genere di scene.
- Allora hai
deciso per questa? – gli domandò lui riferendosi alla frase.
- Si certo – gli
rispose Edward.
- E dove la
facciamo? – continuò poi con le domande.
- Direi o nel
polpaccio e sul braccio – propose Edward – tu che dici? – domandò poi a me.
- A me piace di
più sul braccio, però nell’interno del braccio non fuori e su quello sinistro
non destro – gli spiegai.
- Benissimo,
allora la scritta è decisa, il posto pure, possiamo iniziare – disse Edward
approvando a pieno la mia proposta.
Io gli sorrisi e
lui mi ricambiò in pieno.
- Allora Edward
pronto? – gli domandò John.
- Io sono nato
pronto – gli rispose il mio ragazzo.
Mi diede un bacio
a fior di labbra poi andò a sedersi in una sedia vicino a John il quale prese
gli arnesi e li posizionò tutti sul tavolino lì vicino.
- Sono
sterilizzati quei cosi, vero? – domandi preoccupata.
- Si certo – mi
rispose lui sorridendomi mentre Edward ridendo scosse la testa come a dire “sei
sempre tu”.
- Non per male,
ma la prudenza non è mai troppa – gli spiegai io mentre John iniziò a
disinfettare per bene tutto.
Fu allora che mi
sentì più tranquilla, poi l’uomo iniziò il suo lavoro.
Edward sembrava
completamente a suo agio, come se non avesse degli aghi che gli si conficcavano
sulla pelle.
Dicevano che i
tatuaggi facevano male eppure guardando l’espressione beata di Edward non
sembrava che ciò fosse vero.
- Fa male? –
chiesi dopo dieci minuti abbondanti.
- Assolutamente
no – mi rispose Edward sorridendomi.
- Non è a caso
che mi chiamano “mani fatate” – mi spiegò John mentre io scoppiai a ridere ed
Edward mi seguì.
Non riuscivo ad
associare l’aggettivo “fatato” ad un omone della stazza di John, no, proprio
non ci riuscivo.
John prese poi a
parlare. Diceva che il silenzio non lo aiutava alla concentrazione. Mai sentito
nulla di simile, ma vedendo il modo in cui stava lavorando nonostante non
stesse mai zitto mi resi conto che aveva ragione.
Quell’uomo era
strano, fatto tutto a modo suo, però, era bravo.
Mi soffermai a
guardare la scritta che stava iniziando a prendere forma sul braccio del mio
ragazzo e mi resi conto che il suo era un gesto bellissimo.
Una volta Jessica
mi aveva raccontato che sua cugina si era tatuata la lettera del suo fidanzato
sul polso, poi si erano lasciati e lei si era pentita di aver fatto un gesto
come quello.
Quel giorno fu io
stessa a criticare quella ragazza, dicevo che era sbagliato tatuarsi sulla
pelle qualcosa che fosse legato ad un amore perché se l’amore sarebbe finito ti
saresti ritrovata per sempre un qualcosa legato ad una persona che avevi amato,
ma che adesso non era più presente nella tua vita.
Oggi, vedendo
fare quel tatuaggio a Edward, mi resi conto che avevo sempre sbagliato a
vederla così.
Edward si stava
tatuando qualcosa che ricordava il nostro amore, io sarei stata sulla sua pelle
per sempre. Se un giorno tra noi non sarebbe più andata bene e ci saremmo
lasciati a lui sarebbe rimasto un pezzo della sua vita perché c’era stato un
tempo che mi aveva amata.
Fu allora che mi
venne un’idea.
Perché non farlo
anche io?
In fondo io amavo
Edward e avere qualcosa di suo marchiato sulla pelle non poteva che essere solo
una dimostrazione di ciò che avevo nel cuore. Se poi sarebbe andata male tra di
noi pazienza. In tutti i casi sulla mia pelle sarebbe rimasto qualcosa di
questi anni, qualcosa di così tanto importante per la mia vita e poi oggi era
possibile eliminare i tatuaggi o modificarli. In caso non avrei più voluto quel
disegno su di me avrei fatto in modo di trovare una soluzione.
Non c’è ne
sarebbe stato bisogno, però, ne ero certa.
Io
indipendentemente da come sarebbero andate le cose con Edward non sarei mai
riuscita a smetterlo di amarlo e questa consapevolezza bastava a convincerci
che quella era una cosa giusta.
- Ho finito. Come
ti sembra? – domandò John a Edward.
Mi alzai e mi
avvicinai al mio ragazzo.
La scrittura
usata era bellissima e John aveva provveduto a personificare quel tatuaggio
inserendo dei puntini prima e dopo la frase e anche delle stelline ai due
estremi.
- Stupendo –
commentammo io ed Edward all’unisono.
John sorrise
solamente poi prese della vaselina mettendola sul tatuaggio che poi coprì con
della pellicola e poi spiegò a Edward come avrebbe dovuto curare il tatuaggio
almeno per i primi giorni.
Quando terminammo
stavamo per uscire, ma io bloccai Edward.
- Aspetta – gli
dissi.
- Che c’è? – mi
domandò stupito della mia richiesta.
- Voglio farne
uno anche io – gli spiegai.
- Stai
scherzando? Non se ne parla proprio. Può essere pericoloso e poi se lo sa
Charlie come minimo mi chiude in gabbia – mi rispose Edward riferendosi alla
professione di poliziotto di papà.
- Lo farò sul
fianco sinistro e non si vedrà un bel niente. E non è pericoloso, l’hai detto
tu poco fa – gli feci notare.
Non si era mai
visto che uno appena tatuato dicesse ad un’altra che era pericoloso farsene
uno.
- Dai scheggia,
non scherziamo. Non ti sono mai piaciuti i tatuaggi – mi spiegò lui.
- Solo perché ne
avevo paura. Tu hai detto che non fa male e io voglio farlo, adesso – dissi
sicura di me.
John restò in
silenzio per tutto il tempo, forse, non voleva intromettersi.
- Facciamo così.
Tu ci pensi per un po’, se fra una settimana sarai ancora di questo avviso
torneremo, promesso – mi giurò lui.
- Ci ho già
pensato. Adesso siediti e stai tranquillo come ho fatto io – gli dissi
facendogli gli occhi da cucciola e avvicinandomi per dargli un bacio a fior di
labbra.
- Così non vale,
però – mi fece notare lui sedendosi mentre io presi il suo posto di prima.
- Allora, a lavoro
“mani fatate” – dissi a John sorridendo seguita da Edward.
Anche lui si mise
e a ridere poi guardò Edward.
- Devo davvero
farglielo? – gli domandò per avere la sua approvazione, quasi come se lo
temesse.
- Non vedi
quant’è testarda. Né tu né io gli faremo cambiare idea – gli rispose il mio
ragazzo.
- Bene, cosa
facciamo? – domandò John.
- Quello che hai
appena fatto ad Edward – risposi convintissima della mie parole.
Edward mi guardò
e vidi i suoi occhi illuminarsi, esattamente come i miei prima.
- Sicura? – mi
domandò il mio ragazzo.
- Non sono mai
stata più sicura di così in vita mia – gli risposi usando le sue stesse parole.
Gli sorrisi e lui
sorrise a me, poi John disinfettò tutto e iniziò di nuovo il suo lavoro.
Mi scostò la
maglietta e i jeans e iniziò a lavorare sul mio fianco sinistro.
Non sentì tanto
dolore, solo un leggero e fastidioso pizzicchio, ma nulla di così eccessivo e
nulla in confronto a ciò che credevo.
Una mezz’oretta
dopo anche il mio tatuaggio fu pronto. Lo osservai insieme a Edward e notai
come fosse identico al suo.
John procedette
come aveva fatto con quello di Edward e poi mi rispiegò ciò che aveva detto a
lui.
Salutammo l’uomo
ringraziandolo e poi uscimmo dirigendoci all’ingresso dove trovammo quella
ragazza che sorrise felice nel vedere Edward.
Lui non la degnò
nemmeno di uno sguardo, si limitò solo a pagare e poi insieme uscimmo.
- Sei pazza lo
sai? – mi domandò attirandomi a sé.
- Pazza di te –
gli risposi baciandolo.
- Perché l’hai
fatto? – mi chiese quando ci staccammo.
- Per lo stesso
motivo per cui l’hai fatto tu – gli risposi sorridendogli.
- Ti amo e volevo
che una parte di te mi appartenesse sempre – mi spiegò brevemente.
- Idem io – gli
risposi prendendo a baciarlo.
Restammo li a
baciarci per qualche minuto, poi decidemmo che era il caso di smettere e di
andarcene da lì.
Salimmo in moto e
ci dirigemmo allo “Starry night”, il bar che frequentavamo ogni giorno, un
altro dei tanti posti che segnavano la nostra storia.
Mi strinsi forte
a lui durante tutto il tragitto, poi, quando arrivammo a destinazione, prima di
scendere mi slacciai il bottone dei jeans, allargai la pellicola e felice
guardai di nuovo quel capolavoro.
- Ti piace? – mi
domandò Edward accortosi di ciò che avevo fatto.
- È bellissima –
risposi sorridendogli prima che lui si avvicinasse per baciarmi.
Scesi anche io
dalla moto e mano nella mano con lui entrammo al bar.
Fu in quel
momento che feci una promessa a me stessa: qualunque cosa fosse successa, in
qualunque modo sarebbe andata la storia con Edward, quella frase sarebbe
rimasta marchiata sul mio corpo fino a quando sarei stata innamorata di Edward,
fino a quando avrei amato lui quella frase, simbolo del nostro amore, mi
sarebbe appartenuta.
FINE FLASHBACK
E l’avevo
mantenuta quella promessa.
Tanya mi guardò
sorpresa, troppo sorpresa, cercò di mascherare le sue emozioni, ma si vedeva
lontano un miglio che lei non avesse idea che anche io avessi lo stesso
identico tatuaggio del suo uomo.
Non sapevo come
Edward lo avesse giustificato o se lo avesse giustificato e non volevo con le
mie parole complicare le cose.
- Eccoti
finalmente – disse Alice entrando euforica in stanza e rivolgendosi a Tanya.
Non sapevo come
ringraziarla. Per l’ennesima volta ero enormemente grata a quel folletto di
nome Alice.
- Mi cercavi? – le domandò la bionda.
- Si certo, devi
provare il vestito un’ultima volta. Deve essere perfetto – le disse Alice.
- Ok, arrivo –
gli rispose Tanya facendomi un sorriso e dirigendosi su insieme ad Alice che
prima di scomparire dalla stanza mi fece l’occhiolino.
Non mi ci volle
molto per capire che il folletto aveva sentito la discussione ed era
intervenuta togliendomi dall’imbarazzo. Forse avrei dovuto fare una statua di
platino alla mia migliore amica poiché non ero certa che la sola gratitudine
sarebbe bastata.
Restai in salotto
per qualche tempo ancora sconvolta, forse era il caso di informare Edward
dell’accaduto.
Dall’espressione
che aveva assunto Tanya ero quasi certa che lei non avesse la ben che minima
idea che io possedevo un tatuaggio identico a quello di Edward, così come forse
non sapeva che il tatuaggio del suo fidanzato fosse in qualche modo legato alla
sua ex.
Si, gliene avrei
dovuto parlare, anche solo per avvisarlo.
Magari mi stavo
creando dei castelli in aria e Tanya sapeva tutto, ma non mi sentivo
tranquilla, quindi a costo di fare una pessima figura con Edward gli avrei
detto tutto.
Con questi
pensieri iniziai a salire le scale, ma il rumore della porta d’ingresso mi fece
voltare ritrovandomi davanti il David di Michelangelo bello come non so cosa.
- Ciao scheggia –
mi salutò lui sorridendomi sghembo.
Mi bastò sentire
ancora quel nomignolo perché il mio cuore riprendesse la sua folle corsa per
uscirmi dal petto.
- Smettila – gli
dissi mentre ancora qualche metro ci divideva.
- Di fare cosa? –
mi domandò.
- Di chiamarmi
così – gli risposi.
- Non ti ha mai
dato fastidio che lo facessi – mi fece notare lui posando la valigetta del
lavoro a terra.
- È passato tanto
tempo da allora – gli risposi io mentre lui aveva preso a fare le scale per raggiungermi.
- E allora? Non
basta lo scorrere del tempo per far cambiare le cose – mi spiegò lui con
un’espressione strana in volto, come se non si riferisse solo a quello che gli
avevo detto io.
Nel frattempo si
avvicinò a me bloccandosi a qualche centimetro di distanza dalla mia faccia.
A quella distanza
potevo sentire il suo respiro sulla mia pelle e stranamente la cosa non mi
dispiaceva.
- Tanya poco fa
ha accidentalmente visto il mio tatuaggio – gli comunicai cambiando discorso.
Vidi lui cambiare
espressione.
- Quel tatuaggio?
– mi domandò per accertarsi che avesse capito bene.
- Pensi che se ne
avesse visto un altro sarei venuta a dirlo a te? – gli domandai retorica.
- Cazzo – disse
guardandomi.
- Pensavo fosse
giusto dirtelo vista la sua espressione – gli feci notare.
- Espressione di
che tipo? – mi domandò.
- Direi che mi è
sembrata caduta dalle nuvole – gli risposi.
- C’era da
aspettarselo – mi disse lui pensieroso.
- Non volevo
metterti nei casini, ma l’ha accidentalmente intravisto e mi ha chiesto di
mostrarglielo. Non farglielo vedere l’avrebbe insospettita parecchio – gli
spiegai.
- No, hai fatto
bene. La colpa è mia, le ho inventato una balla per spiegarglielo e vedendo il
tuo se ne sarà accorta – mi rivelò facendomi capire che ciò che avevo pensato
era vero.
- Mi spiace – gli
dissi solamente prima di voltarmi per salire in camera e andarmi a fare una
doccia.
Mi sentì bloccare
per un polso e mi voltai di nuovo.
- Perché non te
lo sei fatto togliere? – mi domandò curioso.
- Potrei
chiederti la stessa cosa – gli risposi lasciandolo stupito.
Forse non si
aspettava che mi fossi accorta che lo portava.
- A differenza
tua non avrei problemi a risponderti – mi disse serio.
- Chi ti dice che
io li abbia? – gli domandai consapevole che i problemi c’è li avevo eccome.
- Il fatto che
hai bellamente dribblato la mia domanda – mi rispose.
- Sono sicura che
anche tu l’avresti fatto – gli rivelai.
- È qui che ti
sbagli – mi corresse lui sorridendomi sghembo.
- Davvero? Bene,
allora te lo chiedo io. Perché non te lo sei fatto togliere? – domandai
sperando che almeno lui non fosse codardo come me e riuscisse a darmi una
risposta.
- Bella, Bella –
mi disse lui scuotendo la testa e sorridendomi sghembo.
Non sapevo come
interpretare tutto ciò che faceva. Era tutto un mistero.
Lo vidi
avvicinarsi a me e sfiorare il mio collo con la punta del naso mentreio provai i brividi.
Sapeva quanto
quella parte del mio corpo fosse sensibile a quei gesti, sapeva come riusciva a
mandarmi in Paradiso facendo in quel modo e oggi mi dimostrava che non aveva
dimenticato nulla.
Sapeva dove
colpire, lo sapevo bene.
E mi rendevo
conto di quanto in questi ultimi giorni si stesse comportando diversamente con
me. Sembrava come se in mia presenza tornasse quello di un tempo,
l’irresponsabile che era una volta pronto ad amoreggiare con una ragazza mentre
la sua fidanzata era a qualche metro da lui, sembrava l’Edward che mi aveva
conquistato, quello che lasciava le frasi a metà, quello che sapeva come
arrivarmi dentro, quello che con uno sguardo o un sorriso era capace di
leggermi l’anima.
Cercai di
scansarmi per quanto potevo, non era facile allontanarmi da lui. C’era troppa
attrazione da parte di entrambi e da parte mia c’era ancora anche tanto amore.
Lui si scostò
subito e prese a guardarmi negli occhi mentre il distacco da lui mi fece
sentire la sensazione come se una parte di me si fosse staccata per restare
aggrappata a lui.
Restammo a
fissarci per un po’.
- Questa voleva
essere una risposta? – gli domandai visto che anche lui come me aveva dribblato
la mia domanda.
- Assolutamente
no – mi rispose sorridendomi.
- Beh, allora
come vedi non siamo posi così diversi. Nemmeno tu hai risposto alla mia domanda
– gli dissi seria.
- A che
servirebbe rispondere quando entrambi abbiamo la stessa risposta? Io non l’ho
tolto per lo stesso motivo per cui non lo hai tolto tu. È passato tanto tempo e
visto come sono andate le cose nessuno di noi due doveva ancora averlo, eppure
entrambi c’è l’abbiamo ancora marchiato sulla pelle ed entrambi sappiamo che il
tempo non conta per il cuore. Si può amore anche stando lontani e quell'amore
se è vero e puro non morirà mai neanche fra mille anni – mi disse baciandomi la
fronte e passandomi di fianco salendo in fretta e furia le scale dirigendosi
nella sua camera.
Rimasi lì
impalata come una stupida.
Era un modo
indiretto di dirmi che mi amava ancora?
O ero io che mi
stavo costruendo dei castelli in aria allucinanti?
Forse ciò che ci
spingeva a comportarci così era l’attrazione che provavamo? Possibile?
Stavamo
sbagliando tutto, ma soprattutto stavamo circoscrivendo il problema.
Se volevo capirci
qualcosa dovevo prima chiarire con lui ciò che era successo un tempo, solo
chiarendo quello avrei potuto capire qualcosa di più su di lui e soprattutto su
noi due.
…Adry91…
SPOILER:
- Cosa? – le
domandò lui in un sussurrò che non ero certa avesse pronunciato.
Prima era più
facile origliare, adesso che avevano abbassato la voce mi veniva complicato
farlo, ma dovevo sapere.
- Credo che anche
dopo tutto il tempo passato con me tu non riesca a staccarti ancora da lei e
io, io non lo so se c’è la faccio a passare il resto della mia vita chiedendomi
se reggo il confronto con lei – gli spiegò lei e in quel momento mi sentì uno
schifo.
Risposte alle vostre recensioni:
- mine: Beh diciamo che
Edward ama fare il misterioso e non fa capire chiaramente come stanno le cose.
Le sue frasi fanno intendere qualcosa, ma non è detto che sia così. Lo
scopriremo presto. Quanto alla storia “Ricordare il passato” per adesso l’ho
messa in standy-by perché mi sto dedicando ad altre
storie, ma la continuerò non appena terminerò queste.
- piccolinainnamora: Mi fa piacere
sapere che in questa storia hai trovato dei miglioramenti, ne sono proprio
felice. Come hai detto tu contro il vero amore non c’è nulla da fare, bisogna
solo capire se il loro è il vero amore. Quanto a James non ti posso dire nulla.
Da quanto si può capire dal capitolo lui e Victoria non stanno più insieme, ma
non è detto che lui sia morto, potrebbe essere che si sono lasciati. Sulla
verità sui bambini ho la bocca sigillata con un lucchetto. Il sogno di Bella
per adesso è solo un semplice sogno, un sogno ricorrente, ma solo un sogno. I
capitoli che restano alla fine della storia non li so ancora, tutto dipende da
come si metteranno i fatti. Comunque ti anticipo che non sarà una storia troppo
lunga. Il tempo necessario per capire un po’ di cose.
- vanderbit: Beh come vedi il
tatuaggio l’ha fatto pure Bella e Tanya sembra aver scoperto adesso questa
cosa. Edward a quanto pare gli ha raccontato una bugia. Cosa succederà adesso?
- giova71: Concordo con te.
Fino a quando Bella ed Edward non parleranno non potranno mai mettere la parte
le loro divergenze. Quanto al rapporto di Edward e Tanya ti posso assicura che
non è stata una ripicca, anche perché Bella non ne aveva neppure idea. Lui e
Tanya stanno insieme da più tempo. Già dal prossimo capitolo si capirà qualcosa
in più sul loro rapporto e presto Edward stesso spiegherà qualcosa sulla sua
storia con Tanya.
- eliza1755: Si, Riley è il
marito di Victoria. Che fine ha fatto James lo scopriremo più avanti. Un altro
mistero come hai detto tu, ma un mistero che presto si scoprirà.
- Ed4e: Sono felice che tu
sia tornata. Adoro sempre le tue recensioni. Ti sei divertita in vacanza? Spero
di si. Comunque la tua idea non posso dirti se rispecchia la verità o meno.
Potrebbe essere si, come potrebbe essere no, ma ti assicuro che presto si
scoprirà tutto. Basta solo un po’ di pazienza.
- fabiiiiiiiii: Beh in effetti
Edward con Bella è molto dolce, ma c’è da dire che quel ragazzo è perfetto. Si
vede tanto che sono team Edward forever?
- alexia18: No, non credo di fare pov
Edward, non per adesso almeno. Si, in effetti è stato molto dolce a fermarsi
vista la promessa che aveva fatto a Ej. Vediamo adesso cosa succederà.
- ste87: Infatti Bella era
molto tentata a saltargli addosso, ma ci sono una serie di cose che fanno da
contorno che non rendono le cose facili.
- consu89: Si, Edward è stato
molto dolce a non baciare Bella per via della promessa fatta a Ej. Chissà se
prima o poi glielo chiederà questo permesso.
- JessikinaCullen: Come hai fatto
notare tu ci sono tante cose che devono essere chiarite. Tante domande ed
Edward con il suo comportamento non fa che complicare le cose e far venire
ancora più domande. Non posso dirti se lui sa davvero se i figli sono suoi o
meno, ma presto anche questo si scoprirà. Mi auguro che anche io come te
riuscirò a terminare brillantemente tutte le mie storie. Me lo auguro davvero.
- ___Ivy___: Contenta di avere
una nuova lettrice e contenta di sapere che la storia ti piace. Spero che anche
le altre ti piacciano e soprattutto mi auguro di non deluderti con i prossimi
aggiornamenti.
- francesca
96:
Si, qui Tanya è una persona piuttosto normale. È davvero innamorata di Edward,
ama la sua famiglia e quella di Edward e ha accettato di buon grado anche Bella
nonostante sapesse cosa c’era stato tra lei ed Edward. Il prossimo capitolo
sarà un capitolo molto importante, dove vedremo davvero il genere di persona
che è Tanya.
- FunnyPink: Lo so, gli
interrogativi ci sono ed è giusto che ci siano. Fra non molto molti di questi
interrogativi avranno delle risposte.
- favola08: Beh si, Edward è
molto enigmatico, ma presto anche lui dovrà affrontare davvero se stesso e i
suoi sentimenti e potremo capire qualcosa in più.
- denny: Per scoprire cosa
successe anni prima non dovrai aspettare ancora molto. Solo qualche altro
capitolo e tutto poi sarà chiaro.
- KStewLover: Si, Edward è
dolcissimo anche con i piccoli. Quanto a Tanya probabilmente hai ragione tu.
Vedremo nei prossimi episodi, soprattutto nel prossimo un grande ruolo c’è
l’avrà proprio lei.
- IsaBelle91: Sono contenta che
la mia storia ti piace. Quanto alla copertina no, non so dove puoi trovarla.
Questa di questa storia così come tutte le altre della mia storia le faccio io
stessa. Non le prendo da nessuna parte. Se ti serve una mano posso aiutarti,
però. Comunque si, passerò sicuramente e leggere le tue storie.
- _zafry_: Mi fa piacere che
la mia storia ti piace e spero di non deluderti con i prossimi capitoli. Ho
deciso di non far capire subito cosa successe tra loro proprio per rendere la
storia più misteriosa. Se avessi spiegato tutto all’inizio sarebbe stato tutto
troppo scontato. E comunque anche io come te sono Edward forever.
- lovejero: Non posso dirti se Edward
abbia capito o meno la storia dei bambini, ma presto scopriremo tutto. Sta tranquilla.
Ci vuole solo un po’ di pazienza.
- Austen95: Sono contenta che anche
questo capitolo ti sia piaciuto. Speriamo anche i prossimi.
Un grazie di tutto
cuore a tutti voi che avete recensito, a quelli che hanno messo la mia storia
tra i preferiti e nelle seguite. Un altro grazie di cuore anche a coloro che mi
hanno inserita tra gli autori preferiti. Spero che anche questo capitolo sia di
vostro gradimento e recensite. Un bacio.
INTRODUZIONE:Edward ha lasciato Bella in New Moon e non è
non e mai più tornato. Gli anni passano e anche i decenni, ma due anime sono
ancora tremendamente legate tra di loro perché il tempo possa cancellare ciò
che l’amore ha creato. Cosa succederà se un giorno Bella dovesse rincontrare
quella che aveva considerato fin dall’inizio al sua famiglia? E i Cullen e
soprattutto Edward come reagiranno quando scopriranno che Bella è ancora la
diciottenne che avevano lasciato? P.S. Bella non è un vampiro, ma non è
comunque umana. Oltre i vecchi, ci saranno anche nuovi personaggi.
INTRODUZIONE:Bella vive a Phoenix
da quando è nata e la sua vita ruota intorno ai suoi sei migliori amici: Alice,
Rosalie, Emmett, Jasper, Jacob e Edward. Si conoscono fin da quando erano dei
bambini, ma crescendo le cose cambiano e lei si ritrova solo con Jacob e Edward
che sono iperprotettivi nei suoi confronti. Un giorno accade che Jacob si
dichiara e in seguito le chiede di sposarlo. Lei accetta, ma lo ama davvero? Si
certo, ma il suo non è amore, non quello vero almeno. Ed Edward? Cosa farà a
questo punto? E se si accorgesse proprio ora che sta per perdere la persona più
importante della sua vita? E se lei lo considerasse solo il suo migliore amico?
E se invece non fosse così? La loro è solo amicizia? Si certo, ma non del
tutto. Cosa succederà, allora? Bella sposerà Jacob? Forse solo da uno sbaglio
si può scoprire la verità. Ma qual è questa verità?
INTRODUZIONE:Edward lascia Bella per
permettergli di vivere una vita normale, ma prima di farlo esaudisce il
desiderio dell’unica ragazza che abbia mai amato. Dopo la sua partenza le cose
cambiano e Bella non vivrà la vita che Edward ha sperato per lei. Si ritroverà
vampira, con un figlia da crescere e un passato da ricordare. Riuscirà a
ricordarsi del suo unico e vero amore? Ma soprattutto riuscirà a rincontrarlo?
INTRODUZIONE: Rosalie, Bella e
Alice sono tre sorelle newyorchesi che si trasferiscono a Phoenix. Sono le
classiche ragazze popolari che tutti invidiano, dal carattere forte e deciso e che
non si fanno mettere i piedi in testa da nessuno. A Phoenix le loro vite si
incroceranno con quelle di tre fratelli Emmett, Edward e Jasper, anche loro dal
carattere forte. Nessuno di loro crede nell’amore, ma presto si renderanno
conto di sbagliare, presto l’amore entrerà nelle loro vite e da lì tutto
cambierà.
INTRODUZIONE:Bella è una semplice
ragazza che vive a Phoenix. Ha un fratello e due sorelle gemelle. La sua vita
ruota intorno ai Cullen, i suoi migliori amici, la sua seconda famiglia. E poi
c’è Tay, il suo fidanzato, ma lei ne è davvero
innamorata? La sua vita è perfetta come crede? Il ritorno in città di Edward,
il suo amico di sempre, gli incasinerà la vita e presto si renderà conto che
quell’amico con il quale non fa altro che litigare non è poi solo un amico. Le
cose non saranno semplici e in una notte tutto si complicherà.
INTRODUZIONE:Bella è una ragazza alla moda che vive a Orange Country, con una
storia difficile alle spalle, chiusa, ma allo stesso tempo ribelle verso gli
altri incontra lui, Edward, un playboy da strapazzo, ribelle, odioso,
presuntuoso, aggressivo, ricco e che non fa altro che dedicarsi con i suoi
amici ricconi a feste mondane e al lusso più sfrenato. Riuscirà lei a lasciarsi
andare all'amore? E lui? Riuscirà a mettere la testa a posto? E se tutto
iniziasse ad andare x il verso giusto? Lei non sa, però, che un segreto alena
dietro di lei, un segreto che lui non intende svelarle, non subito almeno, ma
poi non sarà tardi? Una storia ricca di divertimento, scontri, ribellioni, ma
amore, tanto amore. Sono tutti umani.
INTRODUZIONE:Un semplice invito di matrimonio può cambiare quella che sembra
essere diventata una vita stabile? Questo si chiede Bella quando si ritrova tra
le mani l’invito del matrimonio di Alice e Jasper. Partire e raggiungere quella
che un tempo era la sua migliore amica affrontando i fantasmi del suo passato?
Oppure restare a casa e non correre rischi? Bella vive a New York, fa la
giornalista, si è lasciata i Cullen alle spalle e si porta dietro da cinque
anni due grandi responsabilità che portano il nome di Ej e Lizzie. Chi sono? E
che c’entra Edward in tutto questo? Se vi va di scoprirlo correte a leggere la
mia storia. Sono tutti umani.
INTRODUZIONE:Isabella Swan fugge via dalla sua città all’ètà di dieci anni,
grassottella e timida viene presa in giro da tutti. Si rifugia a Jacksonville
dalla madre, ma otto anni dopo il brutto anatroccolo si è trasformato in un
bellissimo cigno. Decide di tornare a Beverly Hill, la sua città natale, dove i
suoi vecchi amici la attendono, ma Bella è cambiata non solo fisicamente e
vuole prendersi la sua rivincita su tutti coloro che un tempo la prendevano in
giro. Nella sua vecchia città, però, non tutto è come lo ha lasciato. I Royal
King, i suoi vecchi amici, sono in lotta continua contro i Blue Ice, un altro
club di ragazzi popolari e ricchi. Cosa succederà con l’arrivo di Bella? Che
succederà se un giorno i due gruppi si ritrovano costretti a collaborare?
Filerà tutto liscio? Personaggi decisamente diversi da come abbiamo imparato a
conoscerli, ma chissà…magari dall’odio nascerà qualcos’altro e quella che era
sembrata una rivincita potrebbe diventare ben altro. Sono tutti umani. Vi ho
incuriosito? Correte a leggere.
Questi personaggi non mi appartengono, ma sono proprietà di Stephenie
Meyer
Questi personaggi non mi appartengono,
ma sono proprietà di Stephenie Meyer. Questa storia è stata scritta senza alcun
scopo di lucro.
Eccomi di nuovo con
un altro capitolo. Volevo avvisarvi che molto probabilmente il prossimo
capitolo lo posterò dopo ferragosto. Credo lunedì, ma se riesco prometto che lo
posterò prima. Vediamo. Ho degli impegni in questi giorni e mi sembra
difficile, in tutti i casi ci proverò. Spero che il capitolo vi piaccia. Un
bacione e buona lettura a tutti.
Capitolo 13
Origliare
POV BELLA
Andai in camera a
farmi una doccia cercando di rilassarmi il più possibile.
Dopo una buona mezz’oretta uscì e dopo essermi asciugato i capelli mi vestì e scesi giù per il
pranzo dove trovai i miei figli più felici che mai che giocavano con Edward e
Jacob.
Era una
sensazione strana vedere Lizzie che chiedeva a Edward di farle fare le
capriole, così come era strano vedere Ej che chiedeva l’aiuto di Edward per
mettere K.O. lo zio Jake.
Eravamo tutti,
c’erano perfino Emmett, Rosalie e Sarah che erano rimasti a mangiare lì.
C’era pure Tanya
che guardava Edward giocare con i bambini con un’espressione strana in volto.
Qualcosa mi diceva che quei due avessero appena litigato e sperai che il motivo
non fosse quello che pensavo.
Quando entrai in
stanza i bambini mi si buttarono addosso ed Edward mi lanciò uno sguardo che
ben poco lasciava all’immaginazione.
Tanya sembrò
accorgersene e si voltò dall’altro lato cercando di mantenere la calma.
Cercai di non
farci caso e mi sedetti a tavola che era già ben imbandita di ogni ben di Dio.
Chiacchierammo tranquillamente per tutto il pranzo e anche quando terminammo
restammo un po’ lì a parlottare di tante cose, soprattutto dell’argomento del
momento: il matrimonio di Jasper ed Alice.
Verso le tre
ognuno si dileguò e io mi decisi a salire in camera per riposarmi un po’, non
avevo dormito molto la sera prima. I bambini, invece, uscirono in giardino a
giocare con Emmett e Jake e Tanya ed Edward sparirono in breve tempo da lì
dentro.
- Bella più tardi
devi andare a ritirare la fedi dal gioielliere – mi informò Alice prima che io
uscissi dalla cucina.
- E devo andarci
io? – gli domandai stranita da quella richiesta.
- Non da sola,
ovviamente – mi rispose sorridendomi con un’espressione in volto che ben
conoscevo.
- Perché la cosa
mi preoccupa? – le domandai seria.
- Forse perché
dovrai andarci con Edward? – mi chiese facendo la finta ingenua.
- Non se ne parla
assolutamente. Io ed Edward non andiamo da nessuna parte – le feci notare.
Sapevo benissimo
quale era il suo intento, quello di farci chiarire, ma non volevo interferenze
da parte di nessuno in quella storia, men che meno da Alice.
- Cos’è, hai
paura di trovarti da sola con lui? – mi domandò mentre Rosalie che era rimasta
seduta sul divano della cucina iniziò a scrutarmi per leggere in me un
qualunque segnale.
- Non essere
ridicola. Di cosa dovrei avere paura? Dico solamente che non è il caso. Se
proprio devo andarci io ci andrò da sola oppure porterò con me Jake o Emmett –
la informai sperando di convincerla.
Il problema era
che quando Alice Cullen si metteva in testa qualcosa non c’era verso di farle
cambiare idea.
- Emmett e Jake
sono impegnati con i bambini. E comunque è inutile che fai storie, ci andrai tu
ed Edward, punto – mi informò seria e determinata.
- Assolutamente
no – continuai imperterrita io.
- Allora mettila
in un altro modo. Tu ed Edward siete rispettivamente i testimoni di nozze di me
e Jasper, quindi tocca a voi andare a prendere le fedi. Questo è un dato di
fatto e non si discute. Quindi se ti serve sali in camera e vai a prenderti la
pillola del coraggio, fatti una doccia ghiacciata o qualunque cosa ti serva, ma
fra un’ora dovrai essere in gioielleria a ritirare le mie fedi. Chiaro? – mi
ordinò con il suo tipico tono di quando ordina qualcosa che non deve essere
discusso.
- Cristallino –
mi limitai a dire sbuffando e uscendo dalla cucina.
Restare lì e
cercare di farle cambiare idea era una scelta stupida e poco fruttuosa, non
avrebbe portato a nulla considerato che lei aveva già deciso.
Salì in camera
approfittando di quell’ora di tempo per controllare le e-mail, avevo promesso
al capo di mantenermi sempre raggiungibile.
Entrai e subito
accesi il pc accorgendomi che per fortuna non c’era nessun messaggio non letto.
Lo spensi e mi diressi in bagno per dare un’aggiustata al trucco, ma non appena
entrai sentì delle voci provenire dalla stanza di Edward.
Era lui che
parlava con Tanya, ma entrambi stavano usando un tono di voce leggermente più
alto del normale, altrimenti mi sarebbe stato impossibile sentirli.
Ero consapevole
che sarei dovuta uscire e non ascoltare, ma qualcosa me lo impediva.
- Avresti dovuto
dirmi la verità – gli disse lei mentre di sicuro passeggiava avanti e indietro
per la stanza poiché si sentivano i rumori dei tacchi sul pavimento.
- Ma non l’ho
fatto – le rispose lui interrompendola.
- E vorrei capire
perché – continuò lei.
- Senti Tanya ne
abbiamo già parlato prima di pranzo. Ti ho raccontato un balla, la più grossa
che avrei mai potuto inventarmi, ma ormai l’ho fatto. Non saranno certo le mie
parole di adesso a cambiare le cose. Quindi perché non la smettiamo con questa
storia? – le propose lui seriamente convinto delle sue parole.
- Ah certo,
allora dovremmo fare finta che non sia successo nulla, non è vero? – gli
domandò lei.
- Senti, ma mi
spieghi cosa ti cambia sapere con chi l’ho fatto e quale significato abbia? –
le chiese lui cercando di mostrarsi gentile.
- Cambia, cambia
perché devo capire se l’hai davvero dimenticata, cambia perché devo capire cosa
davvero avete condiviso e cambia soprattutto visto che a quanto pare dovrò
sempre fare i conti con lei – le spiegò Tanya.
Forse era il caso
che io mi allontanassi e smettessi di origliare, eppure non ci riuscivo e forse
quello era il frutto del cattivo esempio di Alice o forse semplicemente speravo
che Edward dicesse qualcosa che mi facesse capire cosa gli passava per la
testa.
- Dì la verità,
il problema non è più solo il tatuaggio, non è vero? – gli domandò lui
abbassando il tono di voce.
- Il problema è
che io non sono mai riuscita a capire cosa voi due avete condiviso insieme,
quanto grande fosse il sentimento che vi teneva uniti. È stata la tua grande
storia d’amore e questo l’ho scoperto solo parlando con gli altri, solo
cercando di leggere i tuoi occhi ogni volta che qualcosa del tuo passato ti
sbatte in faccia. Ti ricordi la prima volta che ti ho chiesto di lei? Allora ho
guardato i tuoi occhi e mi è parso subito chiaro che l’amavi ancora, poi con il
tempo hai cercato di nasconderlo e adesso non so se l’hai dimenticata davvero o
se la tua è solo una maschera. Sai cosa credo? – gli domandò poi calmandosi
anche lei.
Adesso più che
litigare sembravano calmi, sembravano solo due persone che stavano chiarendo
dei punti fondamentali per la buona continuazione della loro storia.
Non sentivo più
il ticchettio dei tacchi di Tanya sul pavimento, chiaro segno che si fosse
fermata e probabilmente seduta.
- Cosa? – le
domandò lui in un sussurrò che non ero certa avesse pronunciato.
Prima era più
facile origliare, adesso che avevano abbassato la voce mi veniva complicato
farlo, ma dovevo sapere.
- Credo che anche
dopo tutto il tempo passato con me tu non riesca a staccarti ancora da lei e
io, io non lo so se c’è la faccio a passare il resto della mia vita chiedendomi
se reggo il confronto con lei – gli spiegò lei e in quel momento mi sentì uno
schifo.
Ero tornata a
Jacksonville per soli due settimane e rischiavo di mandare all’aria quella
storia.
Non avrei mai
creduto che potessi provare dispiacere verso una possibile nuova fidanzata di
Edward, ma Tanya, beh lei era diversa e aveva spazzato via tutte le mie
convinzioni.
- Perché mi stai
dicendo queste cose adesso? – le chiese lui.
- Perché ho
imparato a conoscerti quel tanto che basta per capire che da quando lei è
tornata qualcosa in te è cambiato. Non posso dire che tu sia mai stato con me
uno dalle grandi dimostrazioni d’affetto, ma ogni tanto mi accarezzavi, mi
sorridevi, mi stringevi a te o cercavi le mie labbra per un tenero bacio,
invece, nell’ultima settimana sembra sceso il gelo tra noi. Ci limitiamo a
baciarci quando ci vediamo e se provo ad avvicinarmi a te ti irrigidisci.
Vorrei solo capire cosa ti passa per la testa, credo di meritarmelo. Non mi hai
mai voluto dire nulla sulla vostra storia e quando provavo a fare domande ti
mettevi ad urlare e a dire che non c’era nulla da sapere. Forse avevi ragione,
forse non avevo nessun diritto di sapere cosa c’è stato, ma quello che c’è
adesso, questo credo che debba saperlo, me lo merito, mi merito la tua
sincerità. La ami ancora? – concluse il suo discorso mentre io mi sentì morire.
Avevo combinato
solo casini e adesso per di più stavo invadendo la loro privacy. Non ne avevo
il diritto.
- Non lo so, sono
confuso – le rispose lui.
- No Edward, ti
prego, questa volta mi devi dire la verità, ho bisogno di saperla – continuò
lei pregandolo.
Ci fu un attimo
di silenzio e io avrei voluto sparire, non dovevo ascoltare, dovevo andarmene.
Provai ad uscire
dalla stanza, ma la voce di lui mi bloccò.
- Si, credo di
amarla – le rivelò.
Mi raggelai
all’istante e mi chiesi se fosse vero dandomi subito della stupida.
Non avrebbe mai
mentito a Tanya, non credo che era suo volere farla soffrire, quindi quella
doveva essere per forza la verità.
Mi chiedevo solo
adesso cosa avremmo fatto.
Lui credeva di
amarmi e io, beh io lo amavo con certezza assoluta.
- L’hai capito
adesso che l’hai rivista? – gli domandò lei.
- Credo di averlo
sempre saputo – le rispose lui.
- E allora
perché, perché hai continuato a stare con me? – continuò lei con le domande.
Non mi ci volle
molto per capire che stesse piangendo, quello che era certo era che non potevo
vedere la reazione di Edward a quelle lacrime. Non potevo sapere se si stesse
curando di consolarla, anche se c’era poco da consolarla considerato che era
proprio lui la causa di quelle sofferenze.
- Perché tu eri
la risposta a tutte le mie domande – le spiegò Edward.
- E dove ho
sbagliato poi? – gli domandò lei.
- Non lo so,
davvero, non so vederli i tuoi errori. Sei stata sempre perfetta, la persona
migliore che potevo trovare la mio fianco, decisamente migliore di me. E mi
chiedo perché al mio fianco mi ritrovo persone perfette, mentre io non merito
nulla. Ho fatto errori dopo errori eppure ho sempre trovato qualcuno pronto a
sorreggermi, non mi merito tutto questo, così come non ho mai meritato lei né
te. E per questo che ti posso assicurare che tu non hai fatto nessun errore. Tu
sembravi la risposta a tutte le mie domande, tranne a quella che mi sono posto
diecimila volte prima di conoscerti, quella che, dopo aver conosciuto te, avevo
deciso di non farmi più, ma poi lei è tornata e con lei è tornata anche la mia
domanda – le spiegò lui.
- Posso sapere di
quale domanda si tratta? – gli domandò lei cercando di trattenere le lacrime.
- Se posso essere
felice senza Bella – le rivelò Edward.
Un sorriso nacque
sulle mie labbra, ma era un sorriso sarcastico.
Anche io mi ero
fatta mille volte quella domanda e tutte le volte la risposta era sempre stata
la stessa: “NO”.
Decisi che avevo
sentito anche troppo, mi ero già permessa più di quanto avrei dovuto, così uscì
dal bagno e perfino dalla mia stanza scendendo giù.
Restare in camera
non avrebbe aiutato la mia curiosità che imperterrita mi avrebbe riportato in
bagno ad origliare.
Una volta
raggiunto il salone trovai Alice seduta sul tappeto con le gambe incrociate che
sfogliava una rivista di centrotavola da matrimonio.
- Che fai? – le
chiesi non appena entrai.
- Scelgo i
centrotavola – mi rispose come se la cosa fosse ovvia.
- E come mai non
ci hai pensato prima, insomma manca meno di una settimana, non è da te – le
feci notare.
- Lo so, ma ho
appena cambiato il colore delle tovaglie della sala, quindi i centrotavola che
avevo scelto in precedenza non andavano più bene – mi spiegò lei sorridendomi e
chiudendo il catalogo posizionando all’interno una matita per non perdere il
segno.
Mi fissò per
qualche secondo mentre io iniziai a preoccuparmi poiché il suo sguardo era
quello da detective.
Avevo paura che
stesse per dire qualcosa di compromettente ed il fatto che in quell’ultima
settimana fosse strana non aiutava parecchio.
Era come se
avesse in mente qualcosa.
Dovevo inventarmi
qualcosa per distrarla.
- Oggi al parco
ho incontrato il piccolo Lucas era con un ragazzo, un certo Riley, mi ha detto
che è il marito di Victoria – esordì sperando che quello bastasse a distrarla.
- Quindi hai
conosciuto Riley, come ti è sembrato? – mi chiese presa dalla conversazione.
Strano a dirsi,
ma c’ero riuscita.
- Beh, è un
bellissimo ragazzo e poi mi è sembrato una brava persona. Con Lucas è stato
perfetto, lo guardava come se fosse davvero suo figlio – le spigai sincera.
- In effetti è
così. Tiene a Lucas come se fosse suo figlio davvero. Lui e Victoria si sono
conosciuti due anni fa, lei poco dopo è rimasta incinta e così un anno fa si
sono sposati e sette mesi fa è nato il piccolo Matt che è tale e quale a Riley
– mi raccontò sorridendomi.
Mi venne da
sorridere. Lucas era uguale a James, Matt era uguale a Riley. Victoria sarebbe
mai riuscita a fare un bambino uguale a lei? Sorrisi di quel pensiero stupido.
- Ho sentito che
Lucas lo chiamava papà – dissi poi per capire come stessero le cose.
- Lui sa che
Riley non è il suo vero papà, ma per lui è come se lo fosse – mi spiegò lei
sorridendomi.
- Ed Edward? –
domandai per sapere come avesse preso la cosa.
- Riley non è
James, ma gli piace. Diciamo che per lui è la persona migliore per crescere il
figlio di James – mi spiegò mentre qualcuno da dietro si schiarì la voce.
Ci voltammo di
botto e vedemmo Edward in salotto che ci guardava stranito.
Doveva aver
sentito l’ultima parte della discussione.
- Bella andiamo?
– mi chiese non appena si accorse che l’avevamo visto.
Fece finta di
nulla e in fondo la cosa non mi stupì più di tanto.
- Tu sapevi che
dovevamo andare insieme? – gli domandai curiosa.
- Il folletto me
l’ha detto stamattina – mi spiegò mentre Alice gli lanciò uno sguardo da finta
imbronciata.
- Vedi che ti
sento – disse poi lei al fratello.
- Ok, meglio che
andiamo – intervenni io sorridendo.
- Tanya dov’è? –
chiese poi Alice a Edward mentre io mi avvicinai a lui per andarcene.
- È tornata a
casa – le rispose con uno sguardo un po’ triste.
Non sapevo come
si fosse conclusa la discussione, ma in ogni caso c’era da aspettarsi quell’espressione
sul volto di Edward.
Uscimmo da lì
dentro e una volta fuori io ed Edward ci dirigemmo verso i bambini che stavano
ancora giocando con Emmett, Jake e Sarah.
- Dove andate? –
ci chiese Ej.
- In gioielleria
a ritirare le fedi di zia Alice e zio Jasper – gli risposi sorridendogli.
- Eddy non
dimenticarti dei pesci – gli disse Lizzie.
- Tranquilli, ve
l’ho promesso. Appena torno avrete i vostri pesci – gli rispose lui
rivolgendosi anche a Ej.
- Posso capire di
cosa state parlando? – domandai curiosa.
- Edward mi ha
promesso che mi compra due pesciolini rossi – mi spiegò mia figlia.
- Lo ha promesso
anche a me – aggiunse Ej tutto contento.
- Così poi gli
fai fare la fine di quelli che ci comprato la mamma l’anno scorso – lo
rimproverò Lizzie.
- Volevo solo
fargli prendere un po’ d’aria – si giustificò il piccolo Ej mentre io scoppiai
a ridere in ricordo di quell’episodio.
Anche Jake si unì
a me. Eravamo i soli a capire di cosa quei due stessero parlando.
- Si come no,
facendoli uscire dall’acquario. È un miracolo che fossero ancora vivi quando li
abbiamo rimessi in acqua – continuò Lizzie mentre alle nostre risate si unirono
anche Emmett ed Edward che adesso capivano di cosa quelle pesti stessero
parlando.
- Mammaaaa – si
lamentò Ej guardandomi.
- Ok, smettetela.
Non compreremo nessun pesce. Me ne devo occupare io poi e quando muoiono ci
restate malissimo come l’ultima volta – feci notare a tutti e due.
- Edward? – lo
chiamarono all’unisono sorridendogli.
- Mi spiace
scheggia, ma una promessa è una promessa – si giustificò lui prendendo la parte
delle due pesti mentre tutti e due gli corsero incontro abbracciandolo.
Poi si voltarono
verso di me e mi fecero la linguaccia correndo poi di nuovo verso Emmett, Jake
e Sarah.
Mi venne da
sorridere, mentre Edward più che sorridere, rideva di gusto.
- Grazie
dell’appoggio, ah – dissi poi a lui.
- Non c’è di che
– mi rispose lui sorridendomi sghembo mentre ci incamminammo verso la sua
macchina.
Da quando ero
tornata a Jacksonville non solo non ci ero salita, ma non mi ero neppure
accorta di che macchina possedesse e quando lui schiacciò il telecomando per
aprire le portiere non riuscivo a credere che stavo per salire su una macchina
del genere.
Davanti a me una
bellissima e fiammeggiante Audi R8
grigio metallizzato si scagliava in tutta la sua bellezza.
Non mi sorpresi
più di tanto, in fondo Edward aveva sempre avuto buon gusto in fatto di auto e
moto.
Salì in auto e mi
resi conto che il dentro era bello quanto il fuori. Sedili in pelle e
carrozzeria fiammante. Una sola parola: stupenda.
Non appena chiusi
lo sportello mi resi conto di quanto quell’abitacolo fosse impregnato del
profumo di Edward. Forse orse era solo una mia impressione, ma io lo sentivo,
forte e chiaro.
Feci un respiro
profondo e annusai l’aria più che potei ritrovandomi a pensare a quale anno fa.
Da quando stavamo insieme ogni volta che entravamo in macchina facevo sempre
quel gesto e anche stavolta, a distanza di anni, l’avevo rifatto.
Sperai solo che
lui non se ne fosse accorto, ma non appena si voltò e mi sorrise sghembo mi
resi conto che aveva capito tutto.
- Le vecchie
abitudini? – mi domandò poi retorico.
Un tempo glielo
avevo confessato, gli avevo detto che quel gesto lo facevo per imprimere in me
il suo profumo, perché io adoravo quel profumo, lo amavo.
- Beh quelle sono
due a morire – gli risposi consapevole di aver detto pure troppo, ma in fondo
anche rimando in silenzio aveva già capito tutto.
Che potevo farci
se amavo il profumo della sua pelle impregnato nei sedili di pelle?
Vidi lui
sorridere e scuotere la testa.
Sarebbe stato un
lungo pomeriggio quello, ne ero sicura.
…Adry91…
SPOILER (tratto dal flashback presente nel prossimo capitolo):
- Non mi importa
– gli feci notare sorridendogli.
- Cosa? – mi
chiese stupito.
- Non mi importa
se tu l’hai già fatto. Fossi in te mi preoccuperei per me. Sai, non sono molto
esperta – gli dissi abbassando lo sguardo.
Non gli avevo mai
detto che non l’avevo mai fatto prima, ma quella frase e quel abbassare lo
sguardo voleva più di mille parole.
- Bella tu, cioè
tu non l’hai… – provò a dire.
- Aspettavo te –
riuscì solo a dire interrompendolo prima di baciarlo.
Risposte alle vostre recensioni:
- Kiaretta_96: Sono contenta che
la mia storia ti piace. Spero di non deluderti con i prossimi capitoli.
- Austen95: Beh spero che il
capitolo sia stato interessante come ti aspettavi.
- _zafry_: Beh in effetti quei
due si devono chiarire il più presto possibile. Come te anche io concordo sul
fatto che non farei mai un tatuaggio di coppia, non lo farei mai, ma per la
storia mi serviva fare così.
- Ed4e: Sono contenta che
ti sei divertita in vacanza. Beata te, a me quest’anno la vacanza è saltata. Il
rapporto tra Tanya ed Edward è piuttosto chiaro in questo campitolo, anche se
non si capisce come concludono la loro discussione.
- essebi: Il motivo per cui i
due si sono lasciati verrà spiegato presto. Anche a me dispiace un po’ per
Tanya, ma lei non è stupida e come vedi ci ha visto molto lontano.
- giova71: Beh diciamo che in
qualche modo ci hai azzeccato in merito a Tanya. Adesso vediamo che succede.
- FunnyPink: Anche io sono
contro i tatuaggi di coppia, ma per la storia mi serviva fare così. Era un
elemento fondamentale. Quanto a Edward si, in effetti, non si sta comportando
troppo bene nei confronti di Tanya, ma diciamo che in questo capitolo qualcosa
si smuove.
- eliza1755: Sulla forse
momentanea o forse no uscita di scena di James ho la bocca cucita. Non dirà
niente. Scoprirai tutto fra pochissimo. Di lui, Victoria e Riley ne riparleremo
più avanti. Quanto ad Edward si, sta sbagliando un po’, ma diciamo che in
questo ultimo capitolo qualcosa si è mossa.
- francesca
96:
Si scoprirà la vera Tanya nel senso che con questo capitolo è chiaro quanto
davvero Tanya sia una brava persona. Ama talmente Edward che è capace di
sopportare tutto, ma adesso inizia a chiedersi se sopportare valga la pena o
meno. Comunque si è vero, le star di Twilight hanno preso un sacco di premi, ma
del resto da loro c’era da aspettarselo. Con loro non c’è storia.
- fabiiiiiiii: Beh diciamo che non
si sono dichiarati in questo capitolo. Chissà se prima o poi succederà.
- vanderbit: Si al matrimonio
mancano ormai all’incirca quattro, cinque giorni. Siamo quasi agli sgoccioli
almeno su questo. La verità sui bambini non so ancora quando uscirà fuori e non
so se sarà prima o dopo io matrimonio. Bisogna vedere come si mettono le cose
da adesso in poi.
- JessikinaCullen: Il bambino, Lucas
(Sam in October road), è il figlio di James. Lo si intuisce quando Bella vede
la somiglianza del bambino con James. È vero, il bambino lo chiama papà e Riley
stesso si definisce il padre. In questo capitolo Bella parla dell’incontro
fatto con Alice, ma nemmeno lì si capisce molto. Più avanti si capirà tutto
bene. Si, in effetti Bella è convinta di ciò che dice, del fatto che Tanya sia
perfetta per Edward ed in fondo è così che la bionda è sempre apparsa. Anche
Edward lo sa, ma a volte la bellezza (in senso lato e non come caratteristica
prettamente fisica) nasce dall’imperfezione. È vero, Edward, la sera prima, ha
beccato Bella in reggiseno e mutandine, ma forse Bella è stata abbastanza
veloce da coprirsi e da non far capire a Edward che teneva ancora il tatuaggio.
Capirai in questo capitolo qualcosina in più soprattutto sul fatto che Edward
non ha mai voluto parlare di Bella con Tanya. Quanto alla “scusa” di Alice ti
posso assicurare che il vestito incriminate non era un vestito da sposa per
Tanya, ma il vestito che Tanya dovrà indossare al matrimonio di Alice. Quanto
alla recensione lunga non scusarti assolutamente. Mi fa sempre piacere leggere
le tue recensioni e poi credo che questo fatto sia anche sinonimo che la storia
ti piace e ti vengono in mente tante cose da dire, quindi davvero stai
tranquilla. Leggere ciò che scrivi può essere solo un piacere per me.
- ste87: Sono contenta che
la risposta finale di Edward ti sia piaciuta. Mi auguro che anche i prossimi
capitoli possano essere di tuo gradimento.
- consu89: Sono contenta che
ti piaccia il significato che ho attribuito al loro tatuaggio. Diciamo che
questo elemento è molto importante per la storia.
- KStewLover: Beh eccoti svelato
lo spoiler che tanto ti ha incuriosito. Spero ti piaccia. In effetti anche
Tanya si è resa conto che Bella sarà sempre Bella e che in fondo in ogni modo
lei sarà sempre un gradino sotto a Bella.
- favola08: Beh diciamo che
l’atteggiamento di Edward è molto ambiguo, ma come vedi nel capitolo corrente
c’è stato un piccolo passo avanti. Dalla discussione che Bella ha origliato si
è riuscito a capire qualcosa riguardo i sentimenti di Edward. Chissà come
finirà?
- piccolinainnamora: Ti ringrazio per i
complimenti. È un piacere sapere che la storia ti piace e che io stessa come
“scrittrice” ho fatto dei passi avanti. Quanto a Tanya diciamo che qualcosa si
è smosso in questo capitolo e lo si capisce da ciò che Bella sente dire a lei e
ad Edward. Chissà, vedremo. Quanto al mistero James/Victoria/Riley presto si
capirà qualcosa in più. Basta solo aspettare un po’, non molto promesso.
- alexia__18: Su James non posso
anticipare nulla. Quanto a Edward e Bella presto si scoprirà tutto e si capirà
anche che intenzioni hanno entrambi.
- antonellalantigua: Eccoti accontentata
con il prossimo capitolo. Spero sia di tuo gradimento.
Un grazie di tutto
cuore a tutti voi che avete recensito, a quelli che hanno messo la mia storia
tra i preferiti e nelle seguite. Un altro grazie di cuore anche a coloro che mi
hanno inserita tra gli autori preferiti. Spero che anche questo capitolo sia di
vostro gradimento e recensite. Un bacio.
INTRODUZIONE:Edward ha lasciato Bella in New Moon e non è
non e mai più tornato. Gli anni passano e anche i decenni, ma due anime sono
ancora tremendamente legate tra di loro perché il tempo possa cancellare ciò
che l’amore ha creato. Cosa succederà se un giorno Bella dovesse rincontrare
quella che aveva considerato fin dall’inizio al sua famiglia? E i Cullen e
soprattutto Edward come reagiranno quando scopriranno che Bella è ancora la
diciottenne che avevano lasciato? P.S. Bella non è un vampiro, ma non è
comunque umana. Oltre i vecchi, ci saranno anche nuovi personaggi.
INTRODUZIONE:Bella vive a Phoenix
da quando è nata e la sua vita ruota intorno ai suoi sei migliori amici: Alice,
Rosalie, Emmett, Jasper, Jacob e Edward. Si conoscono fin da quando erano dei
bambini, ma crescendo le cose cambiano e lei si ritrova solo con Jacob e Edward
che sono iperprotettivi nei suoi confronti. Un giorno accade che Jacob si
dichiara e in seguito le chiede di sposarlo. Lei accetta, ma lo ama davvero? Si
certo, ma il suo non è amore, non quello vero almeno. Ed Edward? Cosa farà a
questo punto? E se si accorgesse proprio ora che sta per perdere la persona più
importante della sua vita? E se lei lo considerasse solo il suo migliore amico?
E se invece non fosse così? La loro è solo amicizia? Si certo, ma non del
tutto. Cosa succederà, allora? Bella sposerà Jacob? Forse solo da uno sbaglio
si può scoprire la verità. Ma qual è questa verità?
INTRODUZIONE:Edward lascia Bella per
permettergli di vivere una vita normale, ma prima di farlo esaudisce il
desiderio dell’unica ragazza che abbia mai amato. Dopo la sua partenza le cose
cambiano e Bella non vivrà la vita che Edward ha sperato per lei. Si ritroverà
vampira, con un figlia da crescere e un passato da ricordare. Riuscirà a
ricordarsi del suo unico e vero amore? Ma soprattutto riuscirà a rincontrarlo?
INTRODUZIONE: Rosalie, Bella e
Alice sono tre sorelle newyorchesi che si trasferiscono a Phoenix. Sono le
classiche ragazze popolari che tutti invidiano, dal carattere forte e deciso e che
non si fanno mettere i piedi in testa da nessuno. A Phoenix le loro vite si
incroceranno con quelle di tre fratelli Emmett, Edward e Jasper, anche loro dal
carattere forte. Nessuno di loro crede nell’amore, ma presto si renderanno
conto di sbagliare, presto l’amore entrerà nelle loro vite e da lì tutto
cambierà.
INTRODUZIONE:Bella è una semplice
ragazza che vive a Phoenix. Ha un fratello e due sorelle gemelle. La sua vita
ruota intorno ai Cullen, i suoi migliori amici, la sua seconda famiglia. E poi
c’è Tay, il suo fidanzato, ma lei ne è davvero
innamorata? La sua vita è perfetta come crede? Il ritorno in città di Edward,
il suo amico di sempre, gli incasinerà la vita e presto si renderà conto che
quell’amico con il quale non fa altro che litigare non è poi solo un amico. Le
cose non saranno semplici e in una notte tutto si complicherà.
INTRODUZIONE:Bella è una ragazza alla moda che vive a Orange Country, con una
storia difficile alle spalle, chiusa, ma allo stesso tempo ribelle verso gli
altri incontra lui, Edward, un playboy da strapazzo, ribelle, odioso,
presuntuoso, aggressivo, ricco e che non fa altro che dedicarsi con i suoi
amici ricconi a feste mondane e al lusso più sfrenato. Riuscirà lei a lasciarsi
andare all'amore? E lui? Riuscirà a mettere la testa a posto? E se tutto
iniziasse ad andare x il verso giusto? Lei non sa, però, che un segreto alena
dietro di lei, un segreto che lui non intende svelarle, non subito almeno, ma
poi non sarà tardi? Una storia ricca di divertimento, scontri, ribellioni, ma
amore, tanto amore. Sono tutti umani.
INTRODUZIONE:Un semplice invito di matrimonio può cambiare quella che sembra
essere diventata una vita stabile? Questo si chiede Bella quando si ritrova tra
le mani l’invito del matrimonio di Alice e Jasper. Partire e raggiungere quella
che un tempo era la sua migliore amica affrontando i fantasmi del suo passato?
Oppure restare a casa e non correre rischi? Bella vive a New York, fa la
giornalista, si è lasciata i Cullen alle spalle e si porta dietro da cinque
anni due grandi responsabilità che portano il nome di Ej e Lizzie. Chi sono? E
che c’entra Edward in tutto questo? Se vi va di scoprirlo correte a leggere la
mia storia. Sono tutti umani.
INTRODUZIONE:Isabella Swan fugge via dalla sua città all’ètà di dieci anni,
grassottella e timida viene presa in giro da tutti. Si rifugia a Jacksonville
dalla madre, ma otto anni dopo il brutto anatroccolo si è trasformato in un
bellissimo cigno. Decide di tornare a Beverly Hill, la sua città natale, dove i
suoi vecchi amici la attendono, ma Bella è cambiata non solo fisicamente e
vuole prendersi la sua rivincita su tutti coloro che un tempo la prendevano in
giro. Nella sua vecchia città, però, non tutto è come lo ha lasciato. I Royal
King, i suoi vecchi amici, sono in lotta continua contro i Blue Ice, un altro
club di ragazzi popolari e ricchi. Cosa succederà con l’arrivo di Bella? Che
succederà se un giorno i due gruppi si ritrovano costretti a collaborare?
Filerà tutto liscio? Personaggi decisamente diversi da come abbiamo imparato a
conoscerli, ma chissà…magari dall’odio nascerà qualcos’altro e quella che era
sembrata una rivincita potrebbe diventare ben altro. Sono tutti umani. Vi ho
incuriosito? Correte a leggere.
Questi personaggi non mi appartengono, ma sono proprietà di Stephenie
Meyer
Questi personaggi non mi appartengono,
ma sono proprietà di Stephenie Meyer. Questa storia è stata scritta senza alcun
scopo di lucro.
Come previsto non
sono riuscita a postare prima di Ferragosto, chiedo scusa. Vi lascio al capitolo sperando che vi piaccia
e che sia valsa la pena aspettare. Bacioni a tutti e buona lettura.
Capitolo 14
Una collana particolare
POV BELLA
Per tutto il
tragitto restammo in rigoroso silenzio, accompagnati solo dalla musica che
usciva dalla radio.
Non sapevo a cosa
fosse dovuta quella quiete, se all’imbarazzo o dalla voglia di dire tanto, ma
il coraggio di dire poco, sta di fatto che le prime parole di Edward uscirono
solo quando posteggiò la macchina.
- Siamo arrivati
– mi disse spegnendo il motore e sorridendomi.
Ricambiai il suo
sorriso, poi scesi dalla macchina e insieme a lui ci dirigemmo verso l’ingresso
della gioielleria.
Ovviamente quella
scelta da Alice e Jasper era la gioielleria di famiglia, quella in cui
avvenivano tutti gli acquisti dei Cullen. In passato c’ero entrata spesso, ma
oggi a distanza di anni potevo notare i cambiamenti. Era stata ristrutturata ed
era decisamente più bella di come la ricordavo.
Entrammo e subito
ci guardammo in giro dirigendomi entrambi verso il reparto orologi. Se c’era
una cosa che amavamo entrambi erano proprio gli orologi.
- A me piace
quello – dissi indicando un Rolex in
vetrina.
- Ma è maschile –
mi fece notare Edward sorridendomi.
Lo guardai
alzando il sopracciglio.
- Ti sorprende? –
gli domandai retorica dopo.
In quei cinque
anni ero cambiata parecchio, ma per molte cose restavo quella di un tempo. Alla
Bella adolescente piacevano tante cose da maschiaccio e questa caratteristica
non l’avevo persa con l’andar del tempo.
- Ripensando ai
miei vecchi orologi, no, non mi sorprende affatto – mi rispose avvicinandomi e
baciandomi una guancia per poi tornare a fissare la vetrina.
Quando io ed
Edward stavamo insieme prendevo sempre in prestito i suoi orologi, “prendere in
prestito” significava che alla fine se lui voleva mettersi doveva chiedere il
permesso alla sottoscritta. Diciamo che glieli rubavo, anche se questo non era
certo il termine più appropriato.
- Buongiorno,
posso esservi utile? – domandò una voce dietro di noi.
Io ed Edward ci
voltammo e fu allora che mi accorsi che a parlare fu un signore di una certa età, un signore
che ricordavo perfettamente.
Pochi capelli
quasi completamente bianchi, folte sopracciglia e grandi occhi castano scuro.
Quando vide
Edward gli sorrise.
- Ah signor
Cullen è lei? Non l’avevo riconosciuto – gli disse poi iniziando a fissare me.
- Non si
preoccupi – gli rispose Edward.
Quell’uomo era il
vecchio proprietario della gioielleria. Adesso era passata in mano ai suoi
figli, ma a quanto ne sapevo gli piaceva lavorare nonostante l’età. Era lo
stesso signore di quando ero un’adolescente e andavo lì.
- Signorina Swan?
– mi chiese dubbioso.
- In persona. È
un piacere rivederla signor Lewis – gli dissi porgendogli la mano.
- Piacere mio.
Sono anni che non la vedo. La signorina Cullen mi ha detto della sua partenza.
La Grande Mela deve averla conquistata parecchio per non essere più tornata –
continuò lui mentre io sorrisi.
Se c’era una cosa
che piaceva al signor Lewis era chiacchierare.
- Beh diciamo che
il lavoro mi tiene impegnata parecchio – gli risposi cercando di essere
cordiale.
- Lo immagino. Come
mai da queste parti? – ci domandò poi.
- Siamo venuti a
ritirare le fedi di mia sorella – gli spiegò Edward.
- Bene,
accomodatevi che ve le prendo – ci disse lui scomparendo dalla nostra vista.
- Ohi, non gli
sfugge niente – mi disse Edward all’orecchio.
- Chissà perché
lo immaginavo. Me lo ricordo perfettamente – gli risposi sottovoce ricordando
come quel vecchio signore conoscesse sempre tutto di tutti.
Ci sedemmo su una
poltroncina e aspettammo l’arrivo del signor Lewis che non tardò ad arrivare.
- Eccole, pronte
e perfette – mi disse porgendoci una scatolina.
Ero troppo
curiosa e non potei fare a meno di aprirla per vederne il contenuto.
Aprì la scatola e
mi ritrova due fedi bellissime. Entrambe
in oro bianco, ma mentre quella di Jasper era semplice, quella di Alice era
ricoperta di diamanti. Decisamente stupende.
- Sono
meravigliose – riuscì solamente a dire guardandole.
- Beh, devo dire
che la signorina Cullen ha davvero buon gusto – mi rispose il gioielliere
soddisfatto che quello splendore fosse stato acquistato nel suo negozio.
Edward e io lo
ringraziammo per la cortesia, dopodiché ci congedammo dirigendoci verso
l’uscita, ma non ci diede il tempo di uscire fuori.
- Signorina Swan,
mi scusi – mi chiamò.
- Mi dica? – gli
chiesi voltandomi a guardarlo.
- Volevo sapere
di quella collana, quella che il signor Cullen le regalò un tempo. Che fine ha
fatto? È ancora bella come quando l’ha acquistata? Un tempo veniva spesso a
farla lucidare – mi domandò sorridendomi.
Io mi imbarazzai
parecchio, ma conoscendo il signor Lewis c’era da aspettarsi da parte sua
un’uscita come quella.
Mi bastò pensare
a quella collana per tornare indietro nel tempo, a quando Edward me l’aveva
regalata.
INIZIO FLASHBACK
…Nove anni prima…
Io ed Edward
stavamo insieme da quattro mesi, ma erano volati. Ogni giorno passato con lui
mi sembrava come di stare in Paradiso e mi rendevo conto che il mio amore per
lui cresceva in modo esponenziale giorno dopo giorno.
Lo guardavo e nei
suoi occhi riuscivo a vedere la mia vita futura perché era in lui che mettevo in
mano il mio futuro. Sapevo fin da allora che il nostro fosse un amore diverso e
certo non era una stupida cotta adolescenziale.
Quando ne parlavo
con Jessica e Angela loro mi guardavano sognanti, ma non riuscivano a capire
come poteva affermare una ragazzina di sedici anni di aver trovato l’amore
della propria vita, eppure per me era così. Lo sentivo a pelle, perché i
brividi che provavo anche solo vedendolo da lontano o ricevendo un suo
messaggio o una sua chiamata erano brividi che non riuscivo a spiegarmi,
qualcosa che mi sembrava sovrannaturale.
Era settembre e
io, Edward e i suoi fratelli con i rispettivi partner dopo esserci goduti il
sole di Jacksonville avevamo deciso di andare a fare un viaggio in montagna.
Eravamo andati a
Golden Hind, una montagna situata sull’isola di Vancouver, nella provincia
della Columbia Britannica in Canada.
Andare in
montagna a Settembre era una tradizione dei Cullen e da qualche anno anche io
mi ero unita a loro. Per il periodo era strano andare in montagna in mezzo alla
neve, lo sapevo, ma i Cullen erano strani davvero.
Quell’anno papà
aveva fatto un po’ di storie per darmi il permesso di andare con loro visto che
stavo con Edward, diciamo che Charlie era un tipo molto geloso, ma alla fine il
folletto era riuscita a convincerlo.
Avevamo affittato
tre baite completamente identiche
all’esterno e ogni coppia si era sistemata per bene all’interno notando che il
dentro cambiava da baita a baita.
La nostra all’interno era proprio bella, molto
romantica dovevo dire.
Nonostante fosse
Settembre la neve era tanta e il freddo parecchio, tanto che fummo presto
costretti a chiuderci dentro e mangiare separatamente.
Insieme a Edward
cucinammo della pizza, l’unica cosa che eravamo in grado di fare insieme senza
lanciarci addosso ogni genere di cibo.
Quando terminammo
di mangiare ci sedemmo sul tappeto posto vicino al camino, ci coprimmo con una
coperta e iniziammo a coccolarci e riscaldarci davanti al fuoco caldo.
Nonostante fossero
passati quattro mesi da quando ci eravamo messi insieme io ed Edward non
l’avevamo mai fatto. Non sapevo nemmeno io il vero motivo, ma Edward sembrava
deciso ad aspettare.
Forse, però, era
giunto il momento di portare la nostra storia ad un passo successivo. Era la
persona che amavo sopra ogni cosa e volevo che la mia prima volta fosse proprio
con lui.
- Scheggia, devo
darti una cosa – mi disse alzandosi un attimo e andando a prendere una
scatolina dalla sua valigia.
Quando tornò si
mise nella stessa posizione di poco prima e mi porse la scatola.
- Cos’è? – chiesi
prendendola.
- Se la apri lo
scopri – mi esortò lui indicandomi la scatolina.
La aprì e ci
trovai dentro una collana, la più
bella che avessi mai visto prima.
Era a forma di
cuore e al centro, in nero, c’era inciso “Edward”.
- Amore, ma è
bellissima – riuscì a dire solamente sorridendogli e stringendomi più forte a
lui per baciarlo.
- Ti piace
davvero? – mi domandò quando ci staccammo.
- Scherzi? È stupenda
– gli risposi.
- Beh, ho visto
il ciondolo esposto in gioielleria e mi è venuta l’idea di farci incidere sopra
il mio nome. Fai conto che questo ciondolo rappresenta il mio cuore. Te l’ho
sto regalando, tanto è sempre stato tuo, ti appartiene – mi rivelò mentre io lo
strinsi a me e me lo spupazzai di baci.
- Così mi vizzi,
però – gli dissi poco dopo.
- Non importa e
poi consideralo un regalo di…com’è che lo chiamate voi ragazze? Mesi…mesi
qualcosa – mi spiegò ridendo.
In effetti
proprio quel giorno facevamo quattro mesi che stavamo insieme e lui se ne era
ricordato.
- Mesiversario,
si dice mesiversario – gli spiegai baciandolo con amore – e adesso mettimela –
continuai poi.
Mi alzai i
capelli e permisi a lui di abbottonarla sul mio collo. Quando ci riuscì me lo
baciò il collo, poi mi sorrise.
- Ti amo, lo sai
vero? – gli domandai sorridendogli.
- Non mi stanco
mai di sentirlo – mi rispose lui baciandomi.
In quel momento
avrei voluto sentirlo mio in tutti i sensi, l’avrei voluto tanto, ma non sapevo
se anche lui lo voleva. Non ne ero certa.
- Sei tutta la
mia vita – mi disse poi iniziando a lasciare baci infuocati sul mio collo.
Sapeva come
quella parte del mio corpo fosse delicata a quei gesti e non mi ci volle molto
perché il desiderio di possederlo in tutto e per tutto aumentasse.
I suoi baci dal
collo si spostarono all’orecchio, poi sulle labbra per poi tornare sul collo.
Mi stava facendo
impazzire, lo sapevo e lo sapeva anche lui ne ero certa.
Ero pronta e
adesso lo sapevo, ero pronta per la mia prima volta.
Con lui, sul quel
tappeto, davanti al camino come in una scena di un film.
Entrambi in quel
momento eravamo troppo in preda agli ormoni, al piacere, entrambi ci volevamo
lo potevo sentire dai baci che mi lasciava addosso e dal modo in cui le sue mani
si posavano delicate sul mio corpo.
In preda
all’enfasi gli tolsi la maglietta e poi inizia a baciarlo con più passione
giocherellando con i suoi morbidi e setosi capelli. Adoravo passare le mie mani
sui suoi capelli, era un gesto che mi mandava in iperventilazione. Adoravo
tutto di lui.
Iniziai a toccare
i suoi pettorali scolpiti e le mie mani a contatto con quella pelle nuda mi
fecero provare sensazioni e scariche elettriche inspiegabili.
Ci staccammo solo
un attimo, il tempo che i suoi occhi fissassero i miei, poi anche lui mi tolse
la maglietta lasciandomi in reggiseno.
Riprese a
baciarmi in bocca, poi sul collo scendendo leggermente più sotto, fino al bordo
del reggiseno. Io fremevo sotto il suo tocco delicato, ma passionale e mi
rendevo conto che non c’era cosa più bella che potesse succedermi nella vita se
non avere lui al mio fianco.
Era decisamente
più di quello che potevo aspettarmi e meritarmi dalla vita.
Con i suoi baci
risalì di nuovo sul collo e poi catturò le mie labbra, ma ad un tratto si fermò.
Io non ci feci caso e presi a baciargli io il collo preda, ormai, della
passione.
- Aspetta Bella –
mi disse mentre io continuavo il mio gioco sul suo collo.
- Mmm – mugugnai
senza smettere.
- Dovremmo
fermarci – mi disse serio.
A quel punto mi
fermai e mi staccai da lui guardandolo fisso negli occhi.
Non riuscivo a
dire nulla, mi chiedevo solo perché non volesse.
In fondo non era
normale che uno come lui che prima si faceva metà scuola in una sola giornata
scolastica riuscisse a stare in astinenza per ben quattro mesi.
- Stiamo andando
oltre. Non voglio metterti fretta. Ti amo e ti desidero più di ogni altra cosa
al mondo, ma posso aspettare. Tu, tu non sei come tutte le altre. Con loro non
mi facevo problemi, in fondo del buon sesso non ha mai fatto male, ma con te,
con te è diverso. Prima di farlo voglio che tu capisca che per me… – mi disse
lui prima che io gli mettessi l’indice in bocca per zittirlo.
Adesso mi rendevo
conto del perché si fosse trattenuto tutto quel tempo. Non voleva che pensassi
che io fossi come tutte le altre.
- Non mi importa
– gli feci notare sorridendogli.
- Cosa? – mi
chiese stupito.
- Non mi importa
se tu l’hai già fatto. Fossi in te mi preoccuperei per me. Sai, non sono molto
esperta – gli dissi abbassando lo sguardo.
Non gli avevo mai
detto che non l’avevo mai fatto prima, ma quella frase e quel abbassare lo
sguardo voleva più di mille parole.
- Bella tu, cioè
tu non l’hai… – provò a dire.
- Aspettavo te –
riuscì solo a dire interrompendolo prima di baciarlo.
Dopo il bacio lui
mi sorrise felice, non riuscivo a capire perché, però.
- Che c’è? – gli
domandai per capire cosa gli passasse per la testa.
- Niente,
sono…felice, ecco felice – mi rivelò.
- Perché? – gli
domandai curiosa.
- Perché vuoi
farlo con me. Cioè intendo, vorresti che io fossi il primo. Non avrei mai
pensato di esserlo, cioè io e te…tu che diventi donna con me, cioè insomma
voglio dire… – aveva iniziato a dire perdendo la cognizione delle cose.
Gli sorrisi e lo
baciai.
- Voglio che tu
sia il primo perché ti amo e perché non smetterò mai di farlo, qualunque cosa
accada. E adesso smettila di blaterare frasi senza senso e permettimi di essere
tua in tutti i modi possibili – gli dissi per poi riprendere a baciarlo.
Lui mi sorrise e
poi mi sistemò meglio sul tappeto. In poco tempo ci ritrovammo nudi e prima che
lui entrasse in me mi sorrise.
- Sei sicura? –
mi domandò.
- Non sono mai
stata più sicura di così in vita mia – gli risposi avvicinandomi e baciandolo.
- Promettimi che
se ti faccio male me lo dici – continuò lui.
- Non succederà.
Tu non potrai mai farmi del male – gli spiegai sicura delle mie parole prima
che le sua labbra toccassero le mie.
Fu in quel
preciso istante che entrò in me permettendo ai nostri corpi di unirsi.
Lo sentì muoversi
dentro di me e mi resi conto di quanto amore provassi per lui. Fu come se in
quel momento tutto l’amore che avevo dentro stesse uscendo fuori per permettere
a lui di vederlo.
E mentre lui era
dentro di me mi sentì in Paradiso. Nulla poteva farmi male. In quel momento, in
quel preciso istante provai una sensazione inspiegabile. Sembrava come se fossi
in grado di sentire chiaramente i nostri battiti del cuore, i fremiti del
nostro corpo, i brividi che correvano lungo la schiena, le nostre anime unirsi.
- Ti amo scheggia
– mi disse Edward tra un gemito e l’altro.
- Anche io – gli
risposi – da morire – aggiunsi poi.
Mi serviva un
aggettivo per definire quel momento, per definire il momento in cui Edward mi
aveva marchiata per sempre, ma nessun aggettivo sembrava riuscisse a contenere
ciò che stavo vivendo.
Mi accorsi solo
qualche istante dopo che quello che stavamo vivendo insieme in quel preciso
istante altri non era se non un frammento dei nostri sogni.
FINE FLASHBACK
Tornai con i
piedi per terra e guardai Edward non riuscendo a trattenere un sorriso. Quella
collana di cui parlava il signor Lewis era proprio quel ciondolo a forma di
cuore che Edward mi aveva regalato la sera della nostra prima volta, un collana
che portavo sempre con me e che spesso davo al signor Lewis proprio per farla lucidare
e mantenere intatta.
Anche a New York
lo facevo, la portavo in gioielleria e la facevo lucidare, difatti oggi a
distanza di anni era ancora intatta e mi ricordava uno dei momenti più felici
della mia vita, ma soprattutto mi ricordava un momento unico.
Avevo fatto altre
volta l’amore con Edward, ma la prima volta non si scorda mai per nessuno e
anche se ricordavo tutte le volte in cui io e Edward ci eravamo uniti per
formare una cosa, beh, la prima volta era sempre il ricordo più bello, il
ricordo che più gelosamente custodivo dentro.
Vidi che anche
Edward mi sorrise, forse, anche lui come me aveva appena ricordato il momento
in cui mi aveva regalato quella collana.
- È intatta
signor Lewis, splendida come sempre – risposi al gioielliere sorridendogli.
Anche lui si
illuminò in un sorriso.
- C’è l’ha ancora
con sé? Mi piacerebbe rivederla – mi disse felice.
Certo che c’è
l’avevo con me, la portavo sempre, non me ne separavo mai, ma mostrarla al
gioielliere mi esponeva troppo davanti a Edward, eppure guardando lo sguardo di
quel vecchio signore, non riuscì a mentire.
Mi avvicinai a
lui e presi il portafoglio in borsa uscendo la collana che tenevo in una
taschina del portafoglio stesso.
- Eccola – gli
dissi mostrandogliela.
Lui la prese e
gli si illuminarono gli occhi, poi voltai lo sguardo verso Edward e vidi lui
sorridere felice.
Che significava?
Non ci feci caso
e ripresi a guardare uno dei gioielli più cari che avevo, poi Edward si
avvicinò.
- Posso? – chiese
al gioielliere per vederla.
Lui gliela passò
sorridente.
Edward la osservò
per bene, poi mi guardò sorridente.
- Permetti? – mi
domandò facendo il gesto di volermela vedere addosso.
Non gli risposi,
mi limitai a sorridere e ad alzare i capelli permettendo a lui di posizionarla
sul mio collo dopo avermi fatto mettere di fronte ad un grande specchio.
Non la abbottonò,
ma restò fermo dietro di me a osservarmi.
- È qui che
dovrebbe stare – mi soffiò all’orecchio provocandomi un brivido lungo tutta la
schiena indicandomi il mio collo.
- No, ti sbagli,
è qui che dovrebbe stare – lo corressi io indicandomi con la mano il cuore.
Lui mi sorrise
sghembo senza allontanare le sue labbra dal mio orecchio. Potevo percepire le
sue labbra sfiorarmi il lobo.
- Ed è qui che
sta – aggiunsi poi sempre toccandomi il cuore.
Non sapevo
nemmeno io perché lo avessi fatto, perché mi fossi esposta così tanto. Forse
per ciò che avevo sentito dire a lui poche ore prima a Tanya o forse solo
perché guardarlo negli occhi mi faceva perdere la cognizione delle cose.
Non so cosa fu, seppi
solo ricambiare il suo sorriso non appena lui lo fece sentendomi dire quella
frase.
Mi baciò una
guancia e mi tolse la collana dal collo restituendomela.
La conservai e
poi entrambi salutammo il signor Lewis che sembrava aver assunto un’espressione
strana, quella di uno che sapeva più di quanto volesse far credere. In silenzio
rigoroso tornammo in macchina e quando Edward mise in moto inoltrandosi nel
traffico di Jacksonville mi resi conto che la meta non era villa Cullen.
- Dove andiamo? –
gli domandai.
- In un posto che
conosci molto bene – mi rispose lui sorridendomi sghembo.
C’erano tanti
posti legati a me e a lui e per il momento non me ne venne in mente uno in
particolare. Stavo cercando di vagliare tutte le ipotesi e di capire quella
strada a quale dei vari posti potesse condurre.
Una cosa era
certa, eravamo alla resa dei conti e una volta giunti a destinazione avremmo
dovuto chiarire le nostre rispettive posizioni e avremmo dovuto confrontarci su
quanto era successo anni prima quando aveva messo “fine” alla nostra favola.
…Adry91…
SPOILER:
- Perché? – gli
domandai mangiando anche io le mie fragole.
- Perché cosa? –
mi chiese lui non riuscendo a capirmi.
- Perché è finita
tra noi, cioè so perché è finita, ma voglio dire perché non siamo riusciti a
trovare un punto d’incontro? – gli domandai consapevole che da qui si sarebbe
aperto il nostro confronto e a dire il vero questo mi spaventava un po’.
Risposte alle vostre recensioni:
- _Dreamers_: Sono contenta che
lo scorso capitolo ti sia piaciuto. Spero ti piaccia anche questo.
- _zafry_: Anche io prima
adoravo i pesci rossi, ora un po’ meno. Due anni fa mia sorella se n’è fatto
comprare uno che è durato due anni, ma la sua morte resta ancora un mistero. È caduto
dalla vasca ed è rimasto non so quante ore a terra (nessuno era a casa, quindi
non c’è ne siamo accorti), quando mio padre è tornato l’ha trovato a terra
stecchito. Era asciutto preciso, l’ha rimesso nella vasca con l’acqua solo per
farlo trovare a mia sorella e spiegargli che era morto, ma dopo una mezz’oretta
sto pesce a ripreso a respirare e si è messo a nuotare tranquillamente nell’acqua
come se nulla fosse. È rimasto in vita una settimana, anche se era un po’ strano,
sembrava pazzo, poi è morto, ma stranamente non è salito nemmeno a galla come
tutti i pesci. È rimasto nel fondo della vasca piegato in due, non ti so
spiegare bene come. Diciamo che mi ha fatto talmente impressione che non voglio
più vedere pesci rossi in casa. Quel pesce era strano, tanto strano. E ti
sembrerà strano, ma a me sembrava non potermi vedere. Ogni volta che passavo si
metteva a nuotare come un pazzo, poi mi allontanavo e lui tornare a nuotare
tranquillo. Stranissimo, ma pazienza. La storia dei pesci mi sembrava carina da
mettere. Con il tuo sei stata fortunata. Sette anni sono tanti. A mia cugina è
durato tre ore, uno. Pensa che sfortuna. Quanto a Tanya, beh, io l’ho detto fin
dall’inizio che sarebbe stata molto diversa da come appare di solito.
- ManuCullen: Beh per sapere di
James ti assicuro che non manca molto, anzi manca davvero, davvero poco, così
come manca poco per scoprire la verità sulla rottura tra Edward e Bella.
- antonellalantigua: Sono davvero
contenta che la storia ti piace e mi auguro di non deluderti con i prossimi
aggiornamenti.
- ste87: Si, ecco raccontata
la loro prima volta. E il dialogo in macchina come vedi non è avvenuto, ma
credo proprio che è arrivata l’ora dei chiarimenti.
- bo19: Ho cambiato il
titolo in relazione al cambio del tatuaggio. In origine il tatuaggio doveva
essere “Sempre e per sempre” quindi “Always anche
forever”, poi ho deciso di modificarlo in “Ora e per sempre” quindi “Now and
forever” così l’ho collegato alla canzone che Edward ha fatto ascoltare a Bella
nel flashback in cui lui la porta alla spiaggia. Il titolo corrisponde così
alla frase del tatuaggio che racchiude in breve quella che è la storia tra i
due.
- eliza1755: Non posso dirti se
Edward e Tanya si sono lasciati oppure no. Lo scopriremo presto. Tanya dovrebbe
esserci al matrimonio di Alice e Jasper, ma tutto dipenderà da come si mettono
le cose con Edward.
- vanderbit: Non ti posso dire
se quei due sono in fase di stallo o meno, ma lo scopriremo tra poco. Non preoccuparti
se non riuscirai a collegarti, quando potrai se ti va ti farai risentire. Io sono
qui e adoro le tue recensioni, ma può capire di non poter esserci per un motivo
o per l’altro. Io ti aspetto comunque.
- Ed4e: Beh credo che Bella
possa sentirsi in colpa relativamente. Lei ama Edward, ma non ha fatto nulla
per riprenderselo. Edward a quanto pare la ama pure e non è colpa di Bella
questo e Tanya credo che lo abbia capito. Non si può decidere chi amare. Sarebbe
tutto troppo calcolato e l’amore perderebbe la sua magia.
- giova71: Diciamo che Edward
ha mentito a Tanya solo in merito al tatuaggio. Lui le aveva dato un’altra
spiegazione, ma per il resto è stato sempre sincero. Non ha mai voluto parlare
di Bella e della loro storia con Tanya, quindi non gli ha detto delle bugie. Tanya
ha sempre saputo che c’era il fantasma di un’altra donna tra loro e poteva
accettare la cosa e andare avanti come ha fatto per un anno oppure lasciar
perdere. Adesso, però, che il fantasma è diventato di carne e ossa e difficile
fare finta di nulla.
- alexia__18: Sul motivo dei
calcoli fatti dagli altri per poter capire che i bambini siano di Edward non
posso dirti nulla, quanto invece a James ti assicuro che nel prossimo capitolo
si capirà che fine ha fatto, se è morto, se è scomparso, se hanno litigato, se
si è lasciato con Victoria. Sapremo la verità su questo. Anche se poi verrà
approfondita nel capitolo successivo.
- bellad93: Il momento della
verità è ancora lontano, ma non molto, però.
- Kiaretta_96: Si, Edward il
sospetto c’è l’ha, ma dipende se ha creduto o meno a ciò che Bella gli ha detto
qualche capitolo fa. Adesso vediamo che succede.
- SaturnoL: Mi fa davvero
piacere che la mia storia ti piaccia e spero che continuerà a piacerti. Si, c’è
qualcosa che ho preso da qualche telefilm. L’allergia alle noci che io ho
modificato in mandorle è di October road, il nomignolo “scheggia” è di una “mamma
per amica”, ho sempre adorato Logan quando chiamava Rory
così e si, la discussione di tra Tanya ed Edward è presa soprattutto l’ultima
frase dalla discussione di Marco e Simone dei Cesaroni.
Quanto a ciò che hai detto di Alice sono d’accordo con te e ti posso dire che
resterai stupita da Bella in futuro. Non posso aggiungere altro, ma se vuoi
vedere una Bella un po’ diversa e un Alice che, per una volta, è costretta a
chiudere la bocca ti consiglio di leggere uno dei prossimi capitoli.
- essebi: Beh hai
perfettamente ragione su tutto ciò che hai detto. Diciamo che la storia tra
Edward e Bella è piuttosto complicata. Ti assicuro che non so neppure io se
mettere o meno un lieto fine. A volte credo che per come si sono messe le cose
sia difficile che quei due riescano a trovare un punto d’unione. A volte nella
vita l’amore non basta e il loro amore già una volta non è bastato. Non è detto
che questa volta le cosa possano cambiare.
- fabiiiiiiiii: Diciamo che la
situazione per quei due è più difficile di quello che sembra.
- JessikinaCullen: In effetti come te
neanche io riesco a rimproverare Bella per il fatto che abbia origliato la
conversazione. In fondo lei è innamorata di lui e gli veniva servito su un
piatto d’argento la possibilità di entrare per un attimo nella testa di lui. Chi
nella sua situazione ci avrebbe rinunciato? La reazione di Tanya alla fine non
la sappiamo, ma la scopriremo presto, stai sicura. Vediamo adesso che succede. Il
pomeriggio è ancora lungo e credo che sia arrivato il momento delle spiegazioni
e dei chiarimenti.
- francesca
96:
Su James non posso dire nulla, ma ti anticipo che scopriremo tutto nel prossimo
capitolo o almeno scopriremo qualcosa in più. Il momento della verità è giunto.
- favola08: Si, hai
perfettamente ragione. Quei due devono chiarirsi e credo che il momento sia
arrivato.
- micol_cullen1997: Beh diciamo che
anche io la penso come te, ma chissà se anche stavolta quei due riusciranno a
trovare un punto d’unione e a stare davvero insieme.
- FunnyPink: Beh forse se vai tu
e glielo dici facciamo prima perché per adesso Bella non sembra intenzionata a
farlo. Chissà se cambierà idea in seguito oppure no.
- Austen95: Spero che questo
capitolo sia stato come te lo aspettavi.
- camilla81: Sono contenta che
la mia storia ti piace. Sono contenta che Tanya non ti è antipatica, volevo
creare un personaggio diverso dagli stereotipi comuni e sono contenta di
esserci riuscita. Mi spiace di non aver potuto postare prima di ferragosto, ma
proprio non c’è l’ho fatta, mi dispiace.
- secretkeeper: Mi fa molto piacere
sapere che la mia storia ti piace. Spero di non deluderti e di colmare le tue
aspettative con i prossimi capitoli.
- dany_96: Non posso dirti
nulla su James, ma sappi che nel prossimo capitolo si saprà qualcosa in più su
questo personaggio.
- piccolinainnamora: Non posso dirti
come si comporterà Tanya, ma presto lo vedremo. Anche io come te avrei
origliato, in fondo Bella aveva l’opportunità di sapere cosa pensa Edward. Credo
che chiunque al suo posto avrebbe fatto lo stesso. Si, Ej sta per Edward
Junior, ma non posso dirti se qualcuno ha colto il particolare o meno. In tutti
i casi presto scopriremo tutto.
- alluccia: Mi fa piacere
sapere che la mia storia ti piace. Spero che ti piacerà anche in seguito. Riguardo
al nome dei bambini posso confermarti che Ej sta per Edward Junior, ma per
Lizzie lo scoprirai tra poco leggendo. Grazie ancora per tutti i complimenti.
- KStewLover: Beh intanto eccoti
un piccolo assaggio di ciò che succede tra i due, ma ancora il pomeriggio è
lungo e credo sia arrivato il momento della verità, almeno quella di scoprire
cosa successe tanti anni fa.
- Sabe: Concordo con te sul
fatto che Bella sta sbagliando a non rivelare a Edward la verità sui bambini,
lui adesso ha tutto il diritto di saperlo, lui, ma anche i bambini. Peccato che
Bella sia di coccio. Si, credo che tutto ciò che è successo forse doveva
succedere, ma credo che migliorare questo presente non sia molto semplice. Vediamo
che succeda.
- Moni68: Beh diciamo che in
questa storia non mi andava di usare personaggi negativi. Ho cambiato un po’ il
carattere di tutti non sapendo cosa sarebbe venuto fuori, ma mi fa piacere
sapere che la mia idea sia piaciuta.
Un grazie di tutto
cuore a tutti voi che avete recensito, a quelli che hanno messo la mia storia tra
i preferiti e nelle seguite. Un altro grazie di cuore anche a coloro che mi
hanno inserita tra gli autori preferiti. Spero che anche questo capitolo sia di
vostro gradimento e recensite. Un bacio.
INTRODUZIONE:Edward ha lasciato Bella in New Moon e non è
non e mai più tornato. Gli anni passano e anche i decenni, ma due anime sono
ancora tremendamente legate tra di loro perché il tempo possa cancellare ciò che
l’amore ha creato. Cosa succederà se un giorno Bella dovesse rincontrare quella
che aveva considerato fin dall’inizio al sua famiglia? E i Cullen e soprattutto
Edward come reagiranno quando scopriranno che Bella è ancora la diciottenne che
avevano lasciato? P.S. Bella non è un vampiro, ma non è comunque umana. Oltre i
vecchi, ci saranno anche nuovi personaggi.
INTRODUZIONE:Bella vive a Phoenix
da quando è nata e la sua vita ruota intorno ai suoi sei migliori amici: Alice,
Rosalie, Emmett, Jasper, Jacob e Edward. Si conoscono fin da quando erano dei
bambini, ma crescendo le cose cambiano e lei si ritrova solo con Jacob e Edward
che sono iperprotettivi nei suoi confronti. Un giorno accade che Jacob si
dichiara e in seguito le chiede di sposarlo. Lei accetta, ma lo ama davvero? Si
certo, ma il suo non è amore, non quello vero almeno. Ed Edward? Cosa farà a
questo punto? E se si accorgesse proprio ora che sta per perdere la persona più
importante della sua vita? E se lei lo considerasse solo il suo migliore amico?
E se invece non fosse così? La loro è solo amicizia? Si certo, ma non del
tutto. Cosa succederà, allora? Bella sposerà Jacob? Forse solo da uno sbaglio
si può scoprire la verità. Ma qual è questa verità?
INTRODUZIONE:Edward lascia Bella per
permettergli di vivere una vita normale, ma prima di farlo esaudisce il
desiderio dell’unica ragazza che abbia mai amato. Dopo la sua partenza le cose
cambiano e Bella non vivrà la vita che Edward ha sperato per lei. Si ritroverà
vampira, con un figlia da crescere e un passato da ricordare. Riuscirà a
ricordarsi del suo unico e vero amore? Ma soprattutto riuscirà a rincontrarlo?
INTRODUZIONE: Rosalie, Bella e Alice
sono tre sorelle newyorchesi che si trasferiscono a Phoenix. Sono le classiche
ragazze popolari che tutti invidiano, dal carattere forte e deciso e che non si
fanno mettere i piedi in testa da nessuno. A Phoenix le loro vite si
incroceranno con quelle di tre fratelli Emmett, Edward e Jasper, anche loro dal
carattere forte. Nessuno di loro crede nell’amore, ma presto si renderanno
conto di sbagliare, presto l’amore entrerà nelle loro vite e da lì tutto
cambierà.
INTRODUZIONE:Bella è una semplice
ragazza che vive a Phoenix. Ha un fratello e due sorelle gemelle. La sua vita
ruota intorno ai Cullen, i suoi migliori amici, la sua seconda famiglia. E poi
c’è Tay, il suo fidanzato, ma lei ne è davvero
innamorata? La sua vita è perfetta come crede? Il ritorno in città di Edward,
il suo amico di sempre, gli incasinerà la vita e presto si renderà conto che
quell’amico con il quale non fa altro che litigare non è poi solo un amico. Le
cose non saranno semplici e in una notte tutto si complicherà.
INTRODUZIONE:Bella è una ragazza alla moda che vive a Orange Country, con una
storia difficile alle spalle, chiusa, ma allo stesso tempo ribelle verso gli
altri incontra lui, Edward, un playboy da strapazzo, ribelle, odioso,
presuntuoso, aggressivo, ricco e che non fa altro che dedicarsi con i suoi
amici ricconi a feste mondane e al lusso più sfrenato. Riuscirà lei a lasciarsi
andare all'amore? E lui? Riuscirà a mettere la testa a posto? E se tutto
iniziasse ad andare x il verso giusto? Lei non sa, però, che un segreto alena
dietro di lei, un segreto che lui non intende svelarle, non subito almeno, ma
poi non sarà tardi? Una storia ricca di divertimento, scontri, ribellioni, ma
amore, tanto amore. Sono tutti umani.
INTRODUZIONE:Un semplice invito di matrimonio può cambiare quella che sembra
essere diventata una vita stabile? Questo si chiede Bella quando si ritrova tra
le mani l’invito del matrimonio di Alice e Jasper. Partire e raggiungere quella
che un tempo era la sua migliore amica affrontando i fantasmi del suo passato?
Oppure restare a casa e non correre rischi? Bella vive a New York, fa la
giornalista, si è lasciata i Cullen alle spalle e si porta dietro da cinque
anni due grandi responsabilità che portano il nome di Ej e Lizzie. Chi sono? E
che c’entra Edward in tutto questo? Se vi va di scoprirlo correte a leggere la
mia storia. Sono tutti umani.
INTRODUZIONE:Isabella Swan fugge via dalla sua città all’ètà di dieci anni,
grassottella e timida viene presa in giro da tutti. Si rifugia a Jacksonville
dalla madre, ma otto anni dopo il brutto anatroccolo si è trasformato in un
bellissimo cigno. Decide di tornare a Beverly Hill, la sua città natale, dove i
suoi vecchi amici la attendono, ma Bella è cambiata non solo fisicamente e
vuole prendersi la sua rivincita su tutti coloro che un tempo la prendevano in
giro. Nella sua vecchia città, però, non tutto è come lo ha lasciato. I Royal
King, i suoi vecchi amici, sono in lotta continua contro i Blue Ice, un altro
club di ragazzi popolari e ricchi. Cosa succederà con l’arrivo di Bella? Che
succederà se un giorno i due gruppi si ritrovano costretti a collaborare?
Filerà tutto liscio? Personaggi decisamente diversi da come abbiamo imparato a
conoscerli, ma chissà…magari dall’odio nascerà qualcos’altro e quella che era
sembrata una rivincita potrebbe diventare ben altro. Sono tutti umani. Vi ho
incuriosito? Correte a leggere.
Questi personaggi non mi appartengono, ma sono proprietà di Stephenie
Meyer
Questi personaggi non mi appartengono,
ma sono proprietà di Stephenie Meyer. Questa storia è stata scritta senza alcun
scopo di lucro.
Eccomi qui con un
altro capitolo. Alla fine ci sarà un importante novità e tutti, come vi avevo anticipato,
saprete che fine ha fatto James. Non voglio anticiparvi nulla, vi avviso
solamente che il prossimo capitolo sarà interamente dedicato a un flashback.
Torneremo indietro di sei anni e scopriremo cosa successe tempo addietro. Come
sempre vi lascio un piccolo spoiler del capitolo. Adesso vi lascio sperando che
questo capitolo (un po’ breve, tra l’altro) sia di vostro gradimento. La
brevità del capitolo è dovuta al fatto che non potevo far capire molto dai
dialoghi tra Bella ed Edward prima di farvi scoprire cosa fosse successo un
tempo e inserire in questo capitolo stesso il flashback mi portava a scrivere
un capitolo davvero molto, molto lungo. Dovrete, quindi, pazientare fino al
prossimo capitolo, che prometto posterò prestissimo, proprio come vi ho
abituato prima della pausa di Ferragosto. Bacioni a tutti e buona lettura.
Capitolo 15
Discutere
POV BELLA
Edward guidava
spedito tra le strade di Jacksonville senza accennare ad aprire bocca e io come
lui restavo in silenzio cercando di capire dove mi stesse portando.
- Mi dici dove
andiamo? – gli domandai quando non riuscì più a resistere.
- Un posto in cui
non vado da un bel po’ di tempo – mi rispose solamente voltando verso destra e
immergendosi in una stradina.
Non aggiunsi
altro consapevole che non avrei cavato un ragno da un buco, mi limitai solo a
guardare la strada fuori dal finestrino.
Ad un certo punto
iniziai a riconoscere la strada che scorreva veloce fuori. Non ne ero certa, ma
più Edward andava avanti più mi sembrava di avere ragione.
- Non mi dirai
che stiamo a andando allo Starry night? – gli domandi sperando di non fare una
gaffe.
- Se vuoi non te
lo dico – mi rispose lui sorridendomi sghembo.
Bene, adesso non
c’era dubbi sulla nostra destinazione.
Lo “Starry night”
era uno dei bar più particolari di Jacksonville. Le pareti erano blu notte, il
soffitto riproduceva un cielo stellato e le luci erano sempre soffuse. Che tu
ci andassi di mattina, nel pomeriggio o di sera non aveva importanza. L’effetto
che quel bar dava era sempre lo stesso. Sembrava di ritrovarsi in una “notte
stellata”, da qui il nome scelto per il bar.
Io ed Edward
frequentavamo assiduamente quel bar e nei tre anni che eravamo stati insieme
andavamo lì praticamente tutti i giorni. Se non lo facevamo di mattina,
succedeva il pomeriggio oppure la sera, ma non c’era mai stato giorno in cui
noi non ci andavamo.
Amavamo
l’atmosfera che c’era. Ritrovarsi in piena mattinata o in pieno pomeriggio
sotto una notte stellata non era roba da tutti i giorni. Entrare in quel bar
significava mettere da parte ciò che c’era fuori, poiché viste le luci e
l’atmosfera generale sembrava che il tempo non passasse mai e che fosse sempre
piena notte.
Adoravo quel
posto e mi auguravo che non avessero cambiato nulla.
Ciò che volevo sapere,
però, era il motivo per cui Edward pur vivendo a Jacksonville non ci era più
stato.
Raggiungemmo il
bar in pochissimo tempo e dopo che Edward posteggiò la macchina scendemmo
entrando subito all’interno.
Il bar era favoloso, identico a come era
l’ultima volta che lo avevo visto, ma mi resi conto che i miei ricordi non gli
rendevano assolutamente giustizia.
- Stupendo –
dicemmo io ed Edward all’unisono per poi guardarci e scoppiare a ridere
all’unisono.
Per essere così
stupito chissà da quanto tempo anche lui non entrava lì dentro.
Edward dietro di
me mi misi una mano sulla schiena invitandomi a sedermi in un tavolo, ma non
uno qualsiasi, il nostro tavolo, quello che occupavamo sempre in passato.
La proprietaria
sapeva che saremmo andati lì ogni giorno e ci faceva trovare il nostro tavolo
sempre libero, con tanto di biglietto “riservato” scritto sopra.
Diceva che
serviva onde evitare che mentre lei girasse gli occhi qualcuno si sarebbe
seduto.
Quella donna ci
voleva bene davvero, del resto per tre lunghi anni ci aveva visto praticamente
ogni giorno.
Mi sedetti al mio
solito posto ed Edward prese posizione proprio di fronte a me.
- Da quando non
vieni qui? – gli domandai curiosa.
- Sei anni
all’incirca – mi rispose senza però guardarmi.
Esattamente come
me. Il che significava che da quando ci eravamo lasciati lui non si era mai più
presentato in quel posto.
Stupita? Beh a
dire il vero un po’ si, ma iniziavo a credere che non mi sarei dovuta stupire
più di nulla.
Mi domandavo
adesso perché mi avesse portato lì, ma forse conoscevo già la risposta. Era il
momento dei chiarimenti e forse un posto in cui eravamo sempre stati tanto bene
poteva essere d’aiuto per eliminare l’imbarazzo.
- Ciao ragazzi,
cosa vi porto? – ci domandò un ragazzo avvicinandosi a noi con un palmare in
mano.
- Cosa prendi? –
mi chiese Edward sorridendomi.
Sapevo
esattamente cosa prendere, non avevo nessun dubbio.
- Bella? Edward?
Non è possibile. Ok, ho solo cinquantadue anni portati pure bene, non per
vantarmi, ma credo che la vista inizia a farmi brutti scherzi – disse una donna
avvicinandosi al tavolo.
Capelli biondi
mossi, occhi azzurri e lineamenti fini.
Era Rachel, la proprietaria ed era sempre
bellissima, nonostante avesse cinquantadue anni come aveva appena detto.
- Nessuno
scherzo. La tua vista funziona benissimo – le dissi io che da sempre gli davo
del tu.
Era lei che aveva
voluto così.
- Cioè siete
davvero voi? – ci domandò confusa.
- In persona – le
rispose Edward sorridendole sghembo.
- Questo si che è
una sorpresa – ci disse ridendo – vai, ci penso io a loro – aggiunse poi
rivolgendosi al cameriere.
- Che piacere
vederti – le feci notare alzandomi.
Lei in tutta
risposta mi abbracciò, poi fece lo stesso con Edward.
- Non credevo vi
avrei più rivisto – aggiunse poi quando si staccò anche da lui.
- Beh, sono
successe un po’ di cose – le spiegò Edward.
- Immagino. Sei
anni sono sei anni. Come mai qui? – ci domandò.
- Le abitudini
sono brutte a morire – le rispose Edward.
- E meno male.
Sono proprio felice di rivedervi. Siete i miei clienti più fidati e poi senza
offesa, quando venivate voi c’era sempre di che divertirsi qui. Specialmente con
questo zuccone che ne combinava di tutti i colori – ci disse lei contenta
davvero.
- Hey io non sono
mai stato uno zuccone – fece il finto offeso Edward.
Io e Rachel
scoppiammo a ridere.
- Per quanto
ancora dovete ridere alle mie spalle? – domandò poi vedendo che non smettevamo
di ridere.
- No, hai
ragione, scusa, non volevamo offenderti – dicemmo io e lei all’unisono
scoppiando di nuovo a ridere.
Questa volta
anche Edward si fece contagiare dalla risate.
- Comunque
ragazzi, mi spiace, ma come vedete c’è molta gente. Devo andare a dare una
mano. Che prendete? – ci domandò quando smettemmo di ridere.
- Io il solito –
rispondemmo all’unisono io ed Edward mettendoci a ridere.
- Avete ragione.
Le vecchie abitudini sono brutte a morire. Arriva subito tutto e uno di questi
giorni, magari di lunedì che c’è sempre poca gente, tornate a trovarmi. Una
bella chiacchierata con voi non mi dispiacerebbe per nulla – ci disse poi prima
di scomparire per andare a preparare ciò che avevamo ordinato..
Io e Edward la
guardammo allontanarsi e sorridemmo. Aveva cinquantadue anni, ma restava la
vecchia Rachel che avevamo conosciuto.
Restammo in
silenzio fino a quando un cameriere tornò con le nostre ordinazioni: due coppe di fragole, cioccolato e panna.
Un tempo
prendevamo sempre quella delizia. Eravamo stati noi a chiedere a Rachel di
prepararla. Motivo? Io adoravo le fragola con il cioccolato, Edward quelle con
la panna. Così avevamo proposto a Rachel di portarci il nostro elemento comune,
le fragole, mischiate a ciò che piaceva solo a me e solo a lui, il cioccolato e
la panna.
Alla fine ne era
uscita quella coppa e noi l’avevamo trovata buonissima. Di solito prendevamo
sempre due di quelle.
Molti clienti
vedendo questa delizia al nostro tavolo iniziarono ad ordinarla e alla fine
Rachel decise di inserirla nel menù e gli diede anche un nome e, visto che in
qualche modo eravamo state noi a inventare quella delizia, nel menù del bar
compariva scritto: “Coppa E&B”.
- Questo ve lo manda
Rachel – ci disse poi il cameriere lasciandoci sul tavolo un cappuccino e
andando a servire un altro tavolo.
Io ed Edward
sorpresi guardammo il cappuccino e
ci accorgemmo che con del cacao Rachel aveva fatto disegnare due cuori che si
intrecciavano.
Non sapevo se lei
avesse capito che ci eravamo lasciati o meno, non sapevo perché lo avesse
fatto, ma mi venne da sorridere e anche Edward allargò la sua bocca in uno dei
sorrisi sghembi che io tanto amavo.
- Forse non sa o
non ha capito come stanno le cose – dissi io per interrompere quel silenzio che
si era creato tra noi da quando Rachel se ne era andata.
- E cioè che è
finita? – mi domandò mangiando un po’ di fragole.
Io annuì e
ripiombò il silenzio. Eravamo lì per parlare, ma nessuno dei due forse aveva il
coraggio di rivivere il passato.
Mi resi conto che
restare lì e rimanere in silenzio non avrebbe aiutato per nulla. Se c’era una
cosa che avevo imparato da quando lui se ne era andato e che non dovevo avere
paura di nulla.
E adesso o paura
o meno dovevamo prendere il toro per le corna.
- Perché? – gli
domandai mangiando anche io le mie fragole.
- Perché cosa? –
mi chiese lui non riuscendo a capirmi.
- Perché è finita
tra noi, cioè so perché è finita, ma voglio dire perché non siamo riusciti a
trovare un punto d’incontro? – gli domandai consapevole che da qui si sarebbe
aperto il nostro confronto e a dire il vero questo mi spaventava un po’.
- Bella domanda.
Me lo chiedo ogni giorno. Forse perché quando si è giovani si è stupidi o forse
semplicemente perché a volte scappare dai problemi sembra la cosa più facile,
più comoda da fare, senza rendersi conto che di solito la cosa più comoda non è
mai quella più giusta – mi rispose guardandomi negli occhi.
Forse aveva
ragione lui, ma era stato lui a fare tutto, era stato lui a buttare all’aria
quella che poteva essere la storia d’amore più bella di sempre.
Avrei voluto
parlare con calma, senza creare problemi al mio cuore che batteva
all’impazzata, ma la rabbia stava risalendo e io, io avevo paura che essa
uscisse fuori troppo voracemente e rovinasse ancora di più quel precario
equilibrio che sembrava essersi creato..
- Perché, perché
hai fatto quella scelta? – gli chiesi curiosa di capire cosa dicesse oggi dopo
anni e anni da quel giorno.
- Perché allora
quella mi sembrava la scelta giusta – mi rispose lui serio.
- O forse perché
eri così preso dal voler cercare di fare la scelta giusta che non hai mai considerato
che forse non esistono scelte giuste o scelte sbagliate, ma solo scelte – gli
proposi io convinta che fosse così.
- Probabile, ma
un tempo quella mi sembrava davvero la scelta migliore, migliore per me, per
te, per noi – mi rispose lui guardandomi negli occhi.
Fu allora, con
quella risposta, che la rabbia uscì fuori inesorabile.
- La scelta
migliore per me? Per noi? Cazzo Edward questa potevi pure risparmiartela.
Quella non era la scelta giusta per nessuno, nemmeno per te, ma tu sei stato
troppo preso da te stesso da restare accecato da quella scelta e poi hai deciso
di metterla in atto perché sei sempre stato un po’ egocentrico. Mi hai sbattuto
in faccia la colpa di tutto, mi hai ritenuto responsabile di qualcosa che io
non avevo fatto e tu lo sapevi benissimo, ma ti serviva un capo espiatorio per
non ammettere che la colpa era solo tua, poi te ne sei andato, sparito da un
momento all’altro senza dire nulla. Nessun recapito dove cercarti, non un
indirizzo né un misero numero. Dopo un anno ho scoperto dov’eri e sono venuta a
cercarti nonostante il tuo pessimo silenzio, nonostante per il mondo sembrava
tu fossi morto e cos’hai fatto tu? Mi hai mandato via senza neanche
preoccuparti del fatto che fosse notte fonda e che con ogni probabilità io non avessi
nemmeno un posto dove dormire, dove piangere per ciò che mi avevi detto. Sono
passati cinque anni, cazzo, potresti smetterla di affermare che l’hai fatto per
me, per noi. Tu l’hai fatto per te stesso perché quello ti sembrava il modo
giusto per ripulirti la coscienza perché dentro di te sapevi che la colpa di
quello che era successo era tua e della stupida vita che facevi – gli sputai
addosso arrabbiata.
Lui mentre
parlavo si era soffermato a guardarmi con un’espressione indecifrabile sul
volto, senza celare emozioni. Solo adesso che avevo finito potevo essere sicura
di averlo ferito, perché aveva un’espressione in volto che non avrei mai voluto
vedergli addosso.
Eppure non potevo
pentirmi di avergli detto quelle cose, no, non potevo farlo perché avevo detto
solo la verità, quello che per tanti anni mi ero tenuta dentro e non avevo
potuto dire a nessuno.
Avevo sempre
aspettato il momento di dirgli quelle cose, ma ora che vedevo la sua
espressione non ero certa che fosse stata una grande idea aver detto tutte
quelle cose.
- Credi davvero
che per me sia stato facile prendere quella decisione? Credi che per me sia
stato facile allontanarmi da te? Non sei stata l’unica a soffrire Bella, non lo
sei stata assolutamente. Dio solo sa quanto ti amavo e Dio solo sa come avrei
voluto prendermi a pugni dopo quello che ti ho detto quel giorno e dopo quello
che ti ho detto quando sei venuta a cercarmi. È vero ho cercato un capo
espiatorio per quello che era successo, ma scusami se l’ho fatto, scusami se
non sono riuscito ad ammettere che in qualche modo era colpa mia, scusami se
sono stato così debole da non essere riuscito ad accettare la realtà dei fatti,
scusami se non ho saputo prendermi la colpa di ciò che successo, scusami se ho
preferito dare la colpa a te piuttosto che al mio stile di vita, scusami se ho
scelto la strada più comoda e scusami se l’ho fatto solo perché non sono
riuscito ad accettare la morte di James, la morte del mio migliore amico – mi
inveì contro senza, però, alzare troppo il tono di voce.
Vidi i suoi occhi
farsi lucidi e mi resi conto come quel dolore fosse ancora forte dentro di lui,
ma soprattutto come i sensi di colpa, durante tutti quegli anni, gli avessero
torturato l’anima giorno dopo giorno, come un tarlo che ogni giorno mangia il
legno per sopravvivere.
Fu proprio
guardando quello sguardo e quegli occhi che tornai indietro nel tempo, tornai
indietro di sei anni, a quel terribile e maledetto 3 Maggio, quel dannato
giorno che aveva cambiato la vita di tante persone, quel giorno in cui tutti
avevano perso qualcosa. Edward aveva perso me e James, Victoria aveva perso
l’uomo che amava e Lucas, beh Lucas, aveva perso il suo papà.
…Adry91…
SPOILER (ricordo che il prossimo capitolo sarà interamente un flashback):
Non so come ne
quando fosse partito, so solo che uno schiaffo fortissimo gli arrivò in faccia
facendogli male.
- Mi fai schifo,
schifo – gli dissi con il volto schifato.
- Esci
immediatamente da questa stanza, sparisci dalla mia vita. L’hai già rovinata
abbastanza – mi rispose lui alzando la voce.
Risposte alle vostre recensioni:
- Ed4e: Come vedi dal
capitolo la morte di James c’entra nella rottura, ma non è solo questo. Dal
capitolo corrente si capisce che la causa scatenante è stata questa, ma c’è
dell’altro, un comportamento di Edward sbagliato. Non posso aggiungere altro,
nel prossimo capitolo si torna indietro del tempo e verrà spiegato
dettagliatamente tutto.
- valecullenthe devil93: Come vedi si è
iniziato a capire qualcosa, ma non proprio tutto. Il resto si capirà dettagliatamente
nel prossimo capitolo. Concordo con te sul fatto che la mancanza di una figura
affettiva venga risentita parecchio dai bambini e spero come te che Bella so
decida a parlare, anche se sembra non essere intenzionata a farlo. Vedremo.
Beata te che hai la maglietta con la gigantografia di Eclipse.
La voglio anche io. Uffi…
- vanderbit: Beh in effetti il
fatto che Bella porti ancora la collana con sé è un chiaro simbolo che la
signorinella pensa ancora al suo amato. La resa dei conti per loro è arrivata,
nel senso che dovranno parlare e chiarirsi. In questo capitolo hanno iniziato a
farlo, ma non hanno finito. Prima voglio spiegare cosa successe quel giorno.
Quindi nel prossimo capitolo si torna indietro nel tempo, capiamo cosa è
successo, poi torniamo al presente con loro che parlano e cercano di chiarire.
Comunque si, come hai scorto dallo scorso capitolo e come si capisce nel
capitolo corrente è Edward che ha messo la parola fine alla loro storia, è
stato lui a lasciarla.
- essebi: È vero non so
ancora come finirà la storia. Avevo previsto un bel lieto fine, ma poi
scrivendo i capitoli la situazione mi è sfuggita di mano e non posso più
attuare ciò che avevo previsto, ciò non significa comunque che non ci sarà
questo lieto fine. Io ci spero perché sono una EdwardxBella
forever, ma tutto dipende da come procede la storia. Non voglio forzare nulla,
finirei con il rovinare la storia. In tutti i casi sia Edward e Bella finiranno
insieme sia invece non lo faranno cercherò di renderli quanto meno felici anche
separati, ma non è detto che non li vedremo finalmente felici insieme, vedremo.
Quanto a Alice diciamo che in uno dei capitoli a venire avrà da che discutere
con Bella e vedremo una Bella che riuscirà a zittire Alice. Non posso
aggiungere di più perché non ho ancora scritto quel capitolo e non so cosa
uscirà fuori, ma questa idea c’è l’avevo già da tanto tempo.
- bo19: No, il soprannome
“scheggia” non è dovuto né legato a niente. Mi piaceva l’idea che Edward si
rivolgesse a Bella con un soprannome, un soprannome che solo lui usasse per
chiamarla, un soprannome affettuoso e così mi sono cervellata per farne uscire
uno dalla mia testa. Poi mi è venuta in mente “una mamma per amica” e mi sono
ricordata del soprannome che usava Logan per chiamare Rory
( non so se hai mai visto quel telefilm, ma lui chiamava lei così). Ho sempre
adorato quel soprannome e così ho deciso di inserirlo nella mia storia. È
strano, ma a me piace tanto. Non so spiegarti perché.
- nomycullen97: Come vedi Edward
non l’ha riportata alla baita, ma in un posto che comunque li ha visti molto
legati in passato.
- giova71: Beh diciamo che
Bella porta con sé tante cose che gli ricordano Edward perché lei non lo ha mai
dimenticato e non ha mai smesso di amarlo. Certo è che sa quanto la situazione
sia difficile, sa i motivi per cui hanno chiuso e non sa se Edward è pronto a
tornare con lei. La ama è vero, ma la amava anche prima eppure la loro storia è
finita ugualmente. Quanto a Tanya ti posso dire che qualunque cosa succederà
non sarà un ripiego. Edward ci tiene davvero a lei e si capisce nel capitolo in
cui Bella origlia la discussione di Edward con Tanya. Per lui lei era la
risposta a tante domande, era la persona che poteva fargli dimenticare di
Bella, ma era anche le persona a cui lui era legato. Edward non l’ha mai presa
in giro, comunque più avanti si capirà qualcosa di più tra i due. Quanto al
matrimonio non posso dirti se ci sarà o meno, ma ti ricordo che Tanya è comunque
amica di Alice e del resto della famiglia.
- baby2080: Diciamo che in
questo capitolo si inizia a scorgere la causa dei problemi, ma tutto si capirà
nel prossimo capitolo, in cui verrà spiegato, tornando indietro nel tempo, cosa
successe allora.
- fabiiiiiiiiii: Sono contenta che
il capitolo passato sia stato di tuo gradimento. Spero che lo sarà anche
questo.
- alexia18: Beh ho deciso di mettere questi flashback
proprio per far capire che tipo di storia loro due avevano in passato e sono
felice che ti piaccia come ho voluto descrivere la loro storia. Come hai detto
tu adesso devo parlare e cercare di chiarirsi, vediamo che succede.
- FunnyPink: Se io non avessi
interrotto il capitolo credo che al nocciolo della questione ci sarebbero
arrivati, ma mi serviva una pausa per descrivere ciò che successe un tempo.
Dopo il prossimo capitolo che spigherà il motivo della rottura, riprenderemo
con il presente e scopriremo cosa si diranno i due.
- favola08: Non ti manderei mai
a quel paese solo perché speri nel lieto fine. Credo che tutti leggendo una
storia, qualunque essa sia, speriamo sempre nel lieto fine. A me succede
sempre. È il bello delle storie, di solito finiscono sempre bene e ti fanno
sognare. E per questo che spesso leggiamo o guardiamo film romantici. Non so
ancora come finirà questa storia, ma spero che comunque vada la conclusione
possa piacerti.
- ste87: Eccoti svelato il
luogo dove la sta portando. Come vedi, un luogo molto importante per il loro
passato. Il capitolo in cui si scoprirà cosa successe un tempo sarà il
prossimo, poi si torna al presente e vedremo cosa si diranno quei due. Speriamo
bene.
- SaturnoL: Si, stai sicura che
ci sarà sicuramente una scena in cui vedremo Alice e Bella alzare un po’ i
toni. Non ho ancora scritto quel capitolo, ma è da molto tempo che ci penso e
spero che il capitolo venga fuori per come lo immagino. Come hai detto tu, ciò
che fa Alice non lo fa per male, ma per il bene della famiglia, ma forse adesso
sta esagerando un po’. In fondo deve tenere presente il fatto che quei due
bambini prima o poi torneranno a New York e se lei continuerà a comportarsi
cos’ finirà per far sentire più forte il distacco tra i piccoli e il resto
della famiglia. Non so ancora quanti capitoli sarà la storia, non ho intenzione
di fare qualcosa di molto lungo. All’inizio pensavo non più di trenta capitoli.
Comunque tutto dipenderà da come proseguirò la storia che sembra scriversi da
sola. Non so dirti con certezza quanti capitoli mancano, ma una cosa è certa:
non sarà una storia lunghissima. Quanto a ciò che hai detto sul finale concordo
pienamente con te e anzi ti ringrazio di cuore di esprimermi sempre la tua
opinione. Te ne sono davvero grata. In questa storia il lieto fine c’è lo
vedrei benissimo e sapevo già come sarebbe finita, ma poi scrivendo la storia
il finale che avevo previsto non posso più attuarlo. Era questo che volevo
dire, ma non è detto che il lieto fine non ci sarà. Non ci sarà il lieto fine
che avevo previsto all’inizio, ma non ho escluso categoricamente la possibilità
che ci possa essere. Io in primis voglio il lieto fine, ma per adesso voglio
pensare a scrivere la storia e come hai detto tu a concentrarmi sui personaggi
e sui loro cambiamenti. Quando arriverò quasi alla fine deciderò quale sia il
finale migliore. Non voglio forzare nulla, quindi se serve un finale tragico
inserirò quello, se serve un finale un po’ così metterò quello, se serve un
finale felice inserirò quello. Quindi sono felice che tu mi abbia espresso la
tua opinione e ti assicuro che cercherò di mettere il finale migliore per la
storia, ma non so come procederà la storia, quindi non posso sapere come
finisce. Era questo che volevo dire nel rispondere alle altre recensioni, non
era mia intenzione fare capire che il lieto fine non ci sarà. Non so quale sarà
il finale in generale, solo questo. Spero solo di riuscire a concludere la
storia come tutti si aspettano. È questo che mi auguro principalmente.
- camilla81: Di solito ho
postato un giorno si e l’altro no, ma mi sono fermata per la pausa di
Ferragosto e non ho postato per qualche giorno. Credo adesso di ritornare come
prima, ma non assicuro niente. Dipende da quanto velocemente riesco a scrivere
i capitoli, comunque di solito non impiego molto tempo a postare. Beh diciamo
che Bella in gioielleria è stata molto istintiva, razionalmente non si sarebbe
comportata così. Come vedi non l’ha portata alla baita, ma in un luogo comunque
molto importante per loro. Non ci resta adesso che aspettare di scoprire cosa
successe un tempo.
- secretkeeper: Sono contenta che
il capitolo scorso ti sia piaciuto. Spero che anche il prossimo sia di tuo
gradimento.
- Austen95: Beh devi dire che
come te anche io voglio la collana, ma chissà dove trovarla.
- piccolinainnamora: Sono contenta che
la descrizione della loro prima volta ti sia piaciuta. Concordo con te sul
fatto che Bella sbaglia a non dirgli dei bambini, ma su questo è molto
protettiva e non vuole che rivelando tale verità la vita dei figli possa in
qualche modo essere scombussolata. Erano immaturi un tempo, questo è vero,
adesso non lo sono più. Devono solo cercare di risolvere la cosa e di chiarirsi
una volta per tutte.
- KStewLover: Si, in effetti, il
signor Lewis è stato fantastico e molto, molto utile. La collana piace molto
anche a me, a trovarla non mi dispiacerebbe comprarla.
- _zafry_: Beh diciamo che la
figura del gioiellerie è una figura tipica che può essere riscontrata tutti i
giorni, una vicina di casa, un vecchio signore al parco, un giornalaio come nel
tuo caso. Un impiccione positivo, uno che sa tutto di tutti ancora prima che
quel tutti lo sappiano. Beh sono contenta che la storia del pesce ti abbia
toccato, ma ti assicuro che viverla fa piuttosto impressione. Se ripenso a quel
pesce mi vengono i brividi, troppo strano. Mai visto un pesce così. Spero che
tu abbia finito i temi di tedesco, non ho mai studiato questa lingua, ma ti
assicuro che non ti invidio per niente.
- eliza1755: Si, il signor Lewis
è stato un grande. Comunque come vedi la tua non è stata una sciocchezza. Nella
loro rottura c’entra anche la morte di James, ma nel prossimo capitolo capiremo
meglio tutto.
- sweetcullen: Sono contenta che trovi Edward e Bella carini. Certo
per Tanya dispiace, ma Edward e Bella sono sempre Edward e Bella. Va beh io
sono di parte visto che sono EdwardxBella forever.
- JessikinaCullen: Innanzitutto, anche
se in ritardo di un giorno, volevo farti tantissimi auguri di buon compleanno.
Quanti anni hai fatto se mi è concesso chiedertelo? Tornando alla storia posso
assicurarti che Edward non c’entra nulla con la domanda del gioielliere. Era
solo lui che ha chiesto quella cosa a Bella per la sua curiosità. Edward
stavolta è innocente. Sono contenta che le fedi ti siano piaciuti e anche il rolex. Beh diciamo che io adoro gli orologi e in questo ho
messo un po’ di me. Per i rolex in modo particolare
ci vado pazza. Comunque non preoccuparti per la recensione veloce, non fa
nulla. Hai detto ciò che pensavi e questo basta. L’importante è che il capitolo
ti sia piaciuto. Tantissimi auguri ancora.
Un grazie di tutto
cuore a tutti voi che avete recensito, a quelli che hanno messo la mia storia
tra i preferiti e nelle seguite. Un altro grazie di cuore anche a coloro che mi
hanno inserita tra gli autori preferiti. Spero che anche questo capitolo sia di
vostro gradimento e recensite. Un bacio.
INTRODUZIONE:Edward ha lasciato Bella in New Moon e non è
non e mai più tornato. Gli anni passano e anche i decenni, ma due anime sono
ancora tremendamente legate tra di loro perché il tempo possa cancellare ciò
che l’amore ha creato. Cosa succederà se un giorno Bella dovesse rincontrare
quella che aveva considerato fin dall’inizio al sua famiglia? E i Cullen e
soprattutto Edward come reagiranno quando scopriranno che Bella è ancora la
diciottenne che avevano lasciato? P.S. Bella non è un vampiro, ma non è
comunque umana. Oltre i vecchi, ci saranno anche nuovi personaggi.
INTRODUZIONE:Bella vive a Phoenix
da quando è nata e la sua vita ruota intorno ai suoi sei migliori amici: Alice,
Rosalie, Emmett, Jasper, Jacob e Edward. Si conoscono fin da quando erano dei
bambini, ma crescendo le cose cambiano e lei si ritrova solo con Jacob e Edward
che sono iperprotettivi nei suoi confronti. Un giorno accade che Jacob si
dichiara e in seguito le chiede di sposarlo. Lei accetta, ma lo ama davvero? Si
certo, ma il suo non è amore, non quello vero almeno. Ed Edward? Cosa farà a
questo punto? E se si accorgesse proprio ora che sta per perdere la persona più
importante della sua vita? E se lei lo considerasse solo il suo migliore amico?
E se invece non fosse così? La loro è solo amicizia? Si certo, ma non del
tutto. Cosa succederà, allora? Bella sposerà Jacob? Forse solo da uno sbaglio
si può scoprire la verità. Ma qual è questa verità?
INTRODUZIONE:Edward lascia Bella per
permettergli di vivere una vita normale, ma prima di farlo esaudisce il
desiderio dell’unica ragazza che abbia mai amato. Dopo la sua partenza le cose
cambiano e Bella non vivrà la vita che Edward ha sperato per lei. Si ritroverà
vampira, con un figlia da crescere e un passato da ricordare. Riuscirà a
ricordarsi del suo unico e vero amore? Ma soprattutto riuscirà a rincontrarlo?
INTRODUZIONE: Rosalie, Bella e
Alice sono tre sorelle newyorchesi che si trasferiscono a Phoenix. Sono le
classiche ragazze popolari che tutti invidiano, dal carattere forte e deciso e
che non si fanno mettere i piedi in testa da nessuno. A Phoenix le loro vite si
incroceranno con quelle di tre fratelli Emmett, Edward e Jasper, anche loro dal
carattere forte. Nessuno di loro crede nell’amore, ma presto si renderanno
conto di sbagliare, presto l’amore entrerà nelle loro vite e da lì tutto
cambierà.
INTRODUZIONE:Bella è una semplice
ragazza che vive a Phoenix. Ha un fratello e due sorelle gemelle. La sua vita
ruota intorno ai Cullen, i suoi migliori amici, la sua seconda famiglia. E poi
c’è Tay, il suo fidanzato, ma lei ne è davvero
innamorata? La sua vita è perfetta come crede? Il ritorno in città di Edward,
il suo amico di sempre, gli incasinerà la vita e presto si renderà conto che
quell’amico con il quale non fa altro che litigare non è poi solo un amico. Le
cose non saranno semplici e in una notte tutto si complicherà.
INTRODUZIONE:Bella è una ragazza alla moda che vive a Orange Country, con una
storia difficile alle spalle, chiusa, ma allo stesso tempo ribelle verso gli
altri incontra lui, Edward, un playboy da strapazzo, ribelle, odioso,
presuntuoso, aggressivo, ricco e che non fa altro che dedicarsi con i suoi
amici ricconi a feste mondane e al lusso più sfrenato. Riuscirà lei a lasciarsi
andare all'amore? E lui? Riuscirà a mettere la testa a posto? E se tutto
iniziasse ad andare x il verso giusto? Lei non sa, però, che un segreto alena
dietro di lei, un segreto che lui non intende svelarle, non subito almeno, ma
poi non sarà tardi? Una storia ricca di divertimento, scontri, ribellioni, ma
amore, tanto amore. Sono tutti umani.
INTRODUZIONE:Un semplice invito di matrimonio può cambiare quella che sembra
essere diventata una vita stabile? Questo si chiede Bella quando si ritrova tra
le mani l’invito del matrimonio di Alice e Jasper. Partire e raggiungere quella
che un tempo era la sua migliore amica affrontando i fantasmi del suo passato?
Oppure restare a casa e non correre rischi? Bella vive a New York, fa la
giornalista, si è lasciata i Cullen alle spalle e si porta dietro da cinque
anni due grandi responsabilità che portano il nome di Ej e Lizzie. Chi sono? E
che c’entra Edward in tutto questo? Se vi va di scoprirlo correte a leggere la
mia storia. Sono tutti umani.
INTRODUZIONE:Isabella Swan fugge via dalla sua città all’ètà di dieci anni,
grassottella e timida viene presa in giro da tutti. Si rifugia a Jacksonville
dalla madre, ma otto anni dopo il brutto anatroccolo si è trasformato in un
bellissimo cigno. Decide di tornare a Beverly Hill, la sua città natale, dove i
suoi vecchi amici la attendono, ma Bella è cambiata non solo fisicamente e
vuole prendersi la sua rivincita su tutti coloro che un tempo la prendevano in
giro. Nella sua vecchia città, però, non tutto è come lo ha lasciato. I Royal
King, i suoi vecchi amici, sono in lotta continua contro i Blue Ice, un altro
club di ragazzi popolari e ricchi. Cosa succederà con l’arrivo di Bella? Che
succederà se un giorno i due gruppi si ritrovano costretti a collaborare?
Filerà tutto liscio? Personaggi decisamente diversi da come abbiamo imparato a
conoscerli, ma chissà…magari dall’odio nascerà qualcos’altro e quella che era
sembrata una rivincita potrebbe diventare ben altro. Sono tutti umani. Vi ho
incuriosito? Correte a leggere.
Questi personaggi non mi appartengono,
ma sono proprietà di Stephenie Meyer. Questa storia è stata scritta senza alcun
scopo di lucro.
Eccomi qui con un
altro aggiornamento. Volevo innanzitutto dire che non è stato per nulla
semplice scrivere questo capitolo, credo sia stato forse il più difficile da
scrivere. Ho letto e risistemato tutto tantissime volte, ma credo che alla fine
sia uscito come volevo. Non è facile scrivere della morte di una persona,
soprattutto quando ancora si hanno delle ferite aperte. Chi mi segue anche
nelle altre storie sa che tre mesi fa ho perso in un incidente stradale una
delle persone a cui tenevo di più e non è facile scrivere di una morte per me,
certe ferite bruciano ancora. Ci ho provato e spero di esserci riuscita, ma soprattutto
di essere riuscita a trasmettere il lancinante dolore di Edward. Perché è da
questo che parte tutto. Il dolore spesso ci rende cechi e forse è stata questa
cecità a portare Edward a comportarsi in un determinato modo. Non voglio
aggiungere nient’altro, altrimenti vi rovino il capitolo. Dico solo che siamo a
ritroso di sei anni e il capitolo sarà interamente un flashback come vi avevo
anticipato nello scorso capitolo. Scopriremo nei dettagli cosa successe un
tempo e cosa portò alla rottura di Edward e Bella. Dal prossimo capitoli si
torna al presente e vedremo il confronto tra i due, un confronto iniziato nello
scorso capitolo, ma interrotto da questo capitolo. Bacioni a tutti e buona
lettura.
“Dedico questo
capitolo a te che te ne sei andato, a te che all’improvviso sei volato in cielo
divenendo un angelo. La morte è qualcosa di tremendo, ma sapere di morire senza
aver vissuto davvero è insopportabile e tu, beh tu, tu hai vissuto i tuoi 21
anni nel migliore dei modi. Mi basta pensare al tuo sorriso per avere la forza
di andare avanti e so che tu ci sarai, tu ci sei, sei con me sempre. Io ti sento! ”
Capitolo 16
La fine di un amore
POV BELLA
…Sei anni prima…
Erano passati tre
anni da quando io ed Edward ci eravamo messi insieme e l’unica cosa certa nel
nostro rapporto era l’amore che provavamo l’uno per l’altra.
Stavamo bene
insieme nonostante i problemi legati al suo stile di vita poco consono ad un
ragazzo tanto profondo quanto lui era, anche se preferiva non mostrarlo.
Mi stavo
preparando per andare alla festa di compleanno organizzata da Jessica. Aveva
deciso di festeggiare i suoi diciannove anni affittando un locale all’aperto
dove potersi divertire. Ci teneva parecchio a quella festa e io ci tenevo ad
andarci perché Jessica era una mia amica, una delle migliori che avessi e non avevo
nessuna intenzione di non essere presente a qualcosa a cui lei teneva così
tanto.
Ecco perché ero
in camera mia in casa Cullen a guardarmi allo specchio accorgendomi che
l’immagine riflessa allo specchio non potevo essere io.
Alice e Rosalie
si erano presentate a casa mia tre ore prima con un pacco in mano. Dicevano che
era un regalo per me, ma quando lo aprì mi resi conto che il regalo era per
loro. Dentro c’era un bellissimo vestitino blu notte molto corto, delle scarpe
dello stesso colore dal tacco vertiginoso e una pochette sempre blu notte.
Qual’era il loro
regalo? Farmi diventare una Barbie con l’intento di sistemarmi per la festa e
adesso che ero pronta potevo essere certa che si fossero divertite proprio parecchio
visto che quella allo specchio tutto sembrava tranne che essere io.
Certo non potevo
negare, però, che l’immagine riflessa allo specchio era propria bella, o forse
avrei dovuto dire che ero io ad essere proprio bella.
Il vestito mi
cadeva addosso perfettamente esaltando le mie curve, i capelli ricadevano
morbidi e setosi fino alle spalle, il trucco era abbastanza forte, ma non per
questo volgare e l’altezza dei tacchi delle scarpe mi facevano sembrare
decisamente più alta e perfetta.
- Wow – riuscii
solamente a dire quando mi ripresi.
- Sei bellissima – mi dissero
all’unisono tutte e due.
- Ma non posso
uscire con questi trampoli, finirei per cadere sui miei stessi piedi e poi mi
sento a disagio con un vestito così corto – feci notare ad entrambe.
- Punto uno ci
sarà Edward con te e non ti permetterà di cadere – mi rispose Rosalie
sorridendo.
- E punto due
farai un figurone con lui e vedrai che il broncio gli passerà subito non appena
ti vede – continuò Alice sorridendo anche lei.
In effetti quella
stessa mattina con Edward avevamo avuto una litigata, nulla di eccessivo, ma
quelle erano pur sempre delle divergenze.
Avevo detto a
Edward di andare alla festa quella stessa sera, ma lui si era rifiutato dicendo
che c’era una gara di moto e che lui doveva assolutamente partecipare, alla
festa avremmo potuto rinunciare.
Ovviamente non mi
trovò assolutamente d’accordo. Odiavo quelle stupide gare clandestine di moto e
macchine e non potevo certo acconsentire che lui andasse, ma lui lo faceva lo
stesso spalleggiato sempre e comunque da James, ma quella volta no, non poteva
e non doveva andarci. C’era la festa di compleanno di una delle mie amiche più
care e lui doveva essere al mio fianco.
Alla fine ero
riuscita a convincerlo, ma mi aveva tenuto il broncio tutto il giorno. Quella
di Alice e Rosalie non era poi un’idea troppo brutta per rimettere le cose a
posto anche se ero convinta che sarebbe successo qualcosa. Era impossibile che
io fossi riuscita a stare un’intera serata su quindici centimetri di tacco.
- Se faccio una
figura da cretina vi riterrò responsabili – dissi solamente puntando il mio
indice contro ad entrambe.
Loro si
limitarono a sorridermi. In fondo quello era il mio modo per dire loro grazie.
Poco dopo uscirono dalla stanza e corsero anche loro a prepararsi, mentre io
pian piano mi diressi verso il piano inferiore dove mi aspettava Edward.
Scesi le scale e prima di scendere gli ultimi gradini l’amore della mia vita
comparve in tutto il suo splendore.
Indossava un paio
di pantaloni grigi modello jeans, una camicia nera con le maniche avvolte fino
ai gomiti, un cravatta sportiva a righe trasversali grigia e un paio di scarpe
sportive nere e grigie. Sportivo, ma allo stesso tempo elegante. Del resto
Edward non amava i vestiti giacche e cravatte. Non facevano per lui.
Era bellissimo ed era mio.
Lo vidi sorridermi sghembo, il che bastò a farmi capire che gli era passata
l’arrabbiatura. Non mi sorprendeva più di tanto, del resto non era mai stato
capace di restare arrabbiato con me per molto tempo, lo stesso comunque
succedeva con me nei suoi confronti.
Raggiunsi la fine
delle scale e presi la mano che mi aveva offerto. Sembravamo in uno di quei
film romantici in cui lei scende le scale e lui l’aspetta sotto pronto a
sorreggerla, ma quello non era un film, quella era la mia vita.
Gli sorrisi e
dopo un sorriso sghembo da parte sua da risultare illecito si impadronì delle
mie labbra e le baciò con passione.
- Mi rovini il
trucco – dissi poi quando ci staccammo riferendomi a quel poco di lucidalabbra
che le ragazze mi avevano messo sulle labbra.
- Ecco perché ti
preferisco quando non ti trucchi. Non devo fare attenzione a rovinare nulla –
mi rispose lui malizioso.
- Colpa di Alice
e Rosalie, però hanno fatto un ottimo lavoro – gli feci notare.
- A dire il vero
non credo. Hanno solo potenziato qualcosa che già c’era. Tu sei sempre
bellissima, loro hanno solo valorizzato la tua straordinaria bellezza – mi
disse sorridendomi.
- È un modo per
dirmi che mi trovi bella? – gli domandai.
- No, è un modo
per dire che ti trovo stupenda – mi rispose rubandomi un altro bacio.
- Ti amo, Edward,
più di qualunque altra cosa al mondo – gli feci notare quando ci staccammo.
- Ti amo anche io
scheggia – aggiunse prima che fossi io stavolta a rubargli un bacio.
- Amore, devi
farmi un favore stasera – gli dissi poi mentre uscivamo fuori per salire in
macchina e dirigerci alla festa.
- Tutto quello
che vuoi – mi rispose lui.
- Beh, questa
sera devi essere i miei piedi – gli spiegai sperando che capisse.
Lui mi osservò le
scarpe, poi sorrise e mi strinse più forte a sé baciandomi una tempia.
- Questa sera e
tutte le sere a seguire per molto, molto tempo, sarò per te tutto quello che tu
vorrai che io sia – mi fece notare prima di aprire lo sportello della sua Aston
Martin e farmi salire come un vero cavaliere.
Fece poi il giro
e salì anche lui.
Accese lo stereo
e poi mise in moto e partì.
Non ci volle
molto tempo per capire che stava andando direttamente verso il luogo della
festa.
- Non passiamo a
prendere James e Victoria? – chiesi consapevole che ci eravamo messi d’accordo
così.
- No, loro non
vengono – mi rispose lui non distogliendo gli occhi dalla strada.
- E per quale
motivo? – gli domandai curiosa.
- Perché James ha
un potere persuasivo migliore del mio – si limitò a rispondermi.
- Il che
significa? – continuai io non capendo.
- È riuscito a
convincere Victoria ad andare alle corse piuttosto che alla festa – mi rispose
lui come se ciò che avesse detto fosse qualcosa di normale.
- Stai scherzando
vero? – gli domandai sorpresa da ciò che avevo sentito.
- No, per niente.
Non vedo cosa ci sia di male nel fare questo – si lamentò lui vedendo la mia
espressione.
- Cosa c’è di
male? C’è di male che avete vent’anni e dovreste essere maturi e responsabili
abbastanza da capire che la vita che vi ostinate a fare fa schifo, c’è di male
che lui ha un bambino di un anno che lo aspetta a casa e ciò non gli impedisce
di comportarsi come un’irresponsabile. Suo figlio ha bisogno di un padre e non
di un’adolescente stupido che si ostina a prendere a botte la gente e a salire
su una moto o su una macchina e sfrecciare sulla strada senza curarsi dei
rischi che corre. Ti basta questo o devo continuare? – gli urlai contro.
- Sai meglio di
me che James è un buon padre, il migliore che un bambino posso desiderare.
Correre su una moto non significa non essere un buon padre. Comunque non ho
intenzione di litigare, smettiamola prima ancora di iniziare – mi rispose lui
calmo e pacato.
In effetti non
potevo dargli torto sul fatto che James fosse un buon padre. Quando Victoria
aveva scoperto di essere incinta, James non ci aveva pensato due volte prima di
cercarsi una lavoro e mettere su famiglia. Aveva comprato casa per lui e
Victoria e aveva costruito con le sue stesse mani e con l’aiuto di Edward la
camera del bambino.
Non voleva i
soldi dei suoi genitori, diceva che il bambino era suo e che era lui che doveva
mantenerlo. Si rimboccò le maniche e fece il padre. La gioia nei suoi occhi quando
prese in braccio il piccolo Lucas fu qualcosa che ancora oggi a distanza di un
anno non riuscivo a spiegarmi.
Lucas era pazzo
di lui. Di solito i bambini all’inizio sono sempre più legati alla madre, per
via della suzione e roba simile, ma Lucas era diverso. Adorava suo padre da
quando aveva aperto gli occhi e poi era tale e quale a James.
La sua prima
parolina a dieci mesi era stato “papà” ed essere cullato tra le braccia del
papà era davvero tutto ciò che desiderava quel piccolo.
James lo portava
dappertutto e quei due erano diventati un sinolo, un tutt’uno. Lui lo viziava e
lo amava come fosse un dio e grazie a quel piccolo era diventato anche una
persona migliore. L’unico difetto era che, proprio come Edward, non riusciva ad
abbandonare il suo stile di vita. Riusciva sempre a ritagliarsi quegli spazi
per correre e per combinare casini e suo figlio non aveva bisogno di questo,
aveva bisogno di un padre con la testa sulle spalle.
- No, parliamone,
tanto te lo si legge in faccia che avresti voluto essere con lui piuttosto che
con me. L’hai detto tu stesso, James ha un potere persuasivo migliore del tuo,
ma non preoccuparti la colpa non è tua, è mia. Sono io la stupida che non vuole
che il suo fidanzato rischi la vita solo per divertirsi in modo sbagliato,
scusami se da quando stiamo insieme ti metto dei freni e scusami se stasera ti
ho portato ad un stupida e banale festa invece che incitarti a correre a
duecento all’ora su una moto – gli risposi mentre le lacrime iniziarono a
uscire dai miei occhi.
Voltai la testa
dalla parte del finestrino e cercai di asciugarle senza rovinare il trucco e
soprattutto senza farmi vedere.
Mi resi conto
guardando fuori che eravamo già arrivati a destinazione.
- Grazie per il
passaggio – dissi poi a lui senza permettergli di rispondermi.
Scesi dalla
macchina e mi diressi verso l’ingresso, ma la sua voce mi bloccò.
- Mi spieghi che
stai facendo? – mi domandò mentre ancora era sopra la macchina.
- Vado a questa
stupida festa, tu sei libero di andare alle tue splendide corse. Stavolta devo
dire che sei stato persuasivo proprio come James – gli dissi allontanandomi
velocemente per quanto mi era possibile visti i trampoli che avevo ai piedi.
Intravidi la
festeggiata e mi avvicinai per salutarla.
- Auguri Jessica
– le dissi dandole due baci.
- Grazie Bella,
sono proprio contenta che tu sia venuta e grazie del regalo, mi è piaciuto un
sacco – mi rispose lei sorridendomi.
Il regalo glielo
avevo dato quella stessa mattina. Le avevo preso una collana delle Guess che qualche giorno
prima le avevo sentito dire che le piacesse.
- Di nulla – le
dissi io sorridendole.
- Edward? – mi
domandò poi.
- Non credo che
verrà. Adesso scusami, vado a prendere qualcosa da bere – le risposi poi
allontanandomi.
Mi diressi verso
la terrazza dove c’era una sorta di piano bar e ordinai una vodka alla fragola
con ghiaccio, l’unico tipo di alcolico che riusciva a non salirmi alla testa
dopo meno di tre bicchieri.
Presi la mia
bevanda e mi diressi verso la balconata della terrazza e mentre sorseggiavo la
vodka mi misi ad osservare il panorama.
Era bellissimo.
Una grande distesa di acqua e poi tutta la città illuminata dalle luci.
Sembrava il paesaggio di una cartolina. Non avevo mai visto nulla di più bello.
Mentre guardavo
quella meraviglia mi venne in mente Edward. Quel paesaggio era talmente romantico
che in quel momento avrei tanto voluto che ci fosse lui vicino a me, ma non
c’era e non ci sarebbe stato, non quella sera almeno.
- Ciao bellissima
– mi disse una voce dietro le mie spalle.
Girai leggermente
la testa vedendo un ragazzo dai capelli neri e gli occhi dello stesso colore
che mi sorrideva, un ragazzo che altri non era se non Eric Yorkie.
- Ciao Eric – gli
risposi tornando a guardare il paesaggio.
- Come mai qui
tutta sola? Cos’è Edward stasera ha avuto paura di vederti così bella? –
continuò lui appoggiandosi alla ringhiera del terrazzo.
Possibile che si
finisse sempre per parlare di lui?
Sapevo benissimo
quale fosse il suo intento, scoprire se Edward era alla festa o meno. Di certo
sapere della sua presenza lo avrebbe allontanato in meno di diedi secondi.
L’ultima cosa che voleva era prendersi qualche pugno in faccia.
- Dove hai
lasciato Angela? – gli domandai io ignorando ciò che mi aveva chiesto.
- Abbiamo rotto
stamattina – mi rispose lui anche se non sembrava per nulla dispiaciuto.
In realtà sapevo
che la loro rottura sarebbe stata imminente. A quanto mi aveva detto Angela,
lei si era presa una cotta per un altro, un ragazzo dai capelli castani e gli
occhi castano verdi, molto carino tra l’altro, un certo Ben Cheney.
- Mi dispiace –
riuscì solamente a dire.
- E a me dispiace
per te – mi rispose lui mentre io continuai a sorseggiare la mia vodka.
- Per cosa? – gli
domandai curiosa.
- Per lo stesso
motivo per cui a te dispiace per me – mi rispose come se la cosa fosse ovvia.
Un moto di rabbia
mi percorse il corpo e la voglia di prenderlo a schiaffi era forte.
- Io ed Edward
non abbiamo affatto rotto – gli spigai alzando leggermente la voce.
- Avrò capito
male allora, scusami – mi disse lui provando a sorridermi.
- Non fa nulla –
gli risposi rendendomi conto che non era giusto prendermela con lui quando
invece avrei solo voluto prendermela con Edward.
- Ti va di
ballare? – mi chiese poi sentendo che stava partendo una nuova canzone.
- Yorkie nessuna
ti mai insegnato che bisogna stare lontani dalle ragazze degli altri? Hai tre
secondi per scomparire dopodiché ti faccio ballare a suon di pugni – disse una
voce proveniente da dietro.
Non mi serviva
voltarmi per capire che fosse Edward e nonostante fossi terribilmente
arrabbiata con lui, non potei fare a meno di sorridere pensando che era tornato
alla festa piuttosto che andare a quelle stupide corse.
- Scusa Edward,
non era mia intenzione provarci con la tua ragazza, volevo solo alzarle su il
morale – gli rispose Eric con sguardo spaventato.
- Ci penso io a
farlo, adesso sparisci – concluse Edward mentre Eric si dileguò presto.
Edward si
avvicinò a me, potevo sentirlo, ma non mi voltai a guardarlo. Non mi ero
voltata da quando era arrivato e non avevo intenzione di farlo, non gliel’avrei
data vinta.
- Perché non lo
prendevi a pugni? Hai perso una grande occasione – gli dissi sarcastica mentre
sentivo lui fermo nella posizione in cui era.
- Non volevo
rovinare la festa – mi rispose lui.
- E da quando? –
gli domandai ancora con sarcasmo.
Era successo
tantissime volte che lo facesse e la sua risposta mi aveva colta davvero di
sorpresa.
- Da quando la
festa è organizzata da una delle migliori amiche della ragazza che amo – mi
rispose lui avvicinandosi, cingendomi i fianchi e posizionando un leggero bacio
sul mio collo.
Non gliel’avrei data
vinta, non questa volta.
Mi allontanai
dalla sua presa e mi spostai leggermente posizionandomi con le spalle alla
ringhiera mentre guardavo lui con sguardo furente.
- Cosa devo fare
per farmi perdonare? – mi domandò lui sghembo.
Sorrisi tra me
chiedendomi come facile per lui fosse mettere su quell’espressione che sapeva
perfettamente l’effetto che aveva su di me.
- Fossi in te mi
domanderei cosa avresti dovuto fare per non farmi arrabbiare – gli risposi
sicura di me.
Lo vidi
avvicinarsi e posizionarsi proprio di fronte a me, poi appoggiò le sue mani
alla ringhiera e mi imprigionò nella mia posizione.
- È una notte
così bella, è sciocco sprecarla per litigare – mi fece notare mentre avvicinava
il suo viso sempre di più al mio.
- A me piace
moltissimo litigare – mentì.
- Bugiarda – mi
fece notare lui.
- Mi piace
moltissimo litigare, ma poi mi piace fare pace, soprattutto fare pace, ma non
credo che voglia fare pace questa sera con te – gli spiegai consapevole che
stavo crollando.
Lui non rispose,
ma mi sorrise, di una risata cristallina e pura, la risata che tanto amavo e
guardando i suoi occhi non potei fare a meno di cedere.
Mi avvicinai,
misi le mie mani intorno al suo collo e lo baciai.
Fu un bacio
casto, ma carico di amore e quando ci staccammo lui mi guardò dalla testa ai
piedi e mi sorrise.
- Che c’è? – gli
chiesi.
- Adoro quando ti
metti il blu. Esalta la tua carnagione e ti rende meravigliosamente
meravigliosa – mi rispose sorridendomi.
- Attento a come
parli, qualcuno potrebbe sentirti e la reputazione da stronzo che ti sei fatto
crollerebbe come neve al sole – gli feci notare indicando dei ragazzi poco
distanti da noi.
- Pazienza. Ti
amo scheggia e scusami per prima. Non mi sono comportato per nulla bene. Non
volevo farti arrabbiare e non voglio che pensi che quelle stupide gare siano
più importanti di te. Non c’è nulla nella mia vita che sia più importante di
te. Ti amo, ti amo e ti amo – mi disse avvicinandosi e baciandomi.
- Vorrei che
fosse così per sempre, noi due così, per sempre – gli risposi.
- Ora e per
sempre – mi disse lui catturandomi in un bacio.
Nella terrazza
iniziò a riecheggiare una melodia, Claire De
Lune di Debussy
e non appena
quelle note giunsero nelle mie orecchie sorrisi ed Edward se ne accorse.
- Mi concedi
questo ballo? – mi domandò sorridendomi sghembo.
- Ti ho concesso
il mio cuore, quindi perché non dovrei concederti un ballo? – gli domandai
retorica baciandolo a fior di labbra prima di dirigerci verso la pista da
ballo.
Mi affidai al mio
cavaliere e iniziammo a ballare e fu allora che mi guardai attorno rendendomi
conto di quante coppie lo stessero facendo.
Non ero certo che
tutti ballassero con la loro anima gemella, ma di qualcuno ne avevo la certezza.
Vidi Emmett e
Rosalie ballare, belli, innamorati e felici come non lo erano mai stati. Si erano sposati due mesi prima e a casa ad aspettarli c'era la piccola Sarah, nata cinque mesi prima. Erano bellissimi.
Poco più distanti
c’erano Alice e Jasper, gli eterni fidanzati. A volte mi chiedevo cosa avesse
potuto legare quei due e farli innamorare così tanto l’uno dell’altro. Lei
bella, estroversa e pazza, lui bello riservato, misterioso e riflessivo. Gli
esatti opposti, ma com’è che si dice? Gli opposti si attraggono. Nulla mi
sembrava più vero guardando quella coppia.
Mi strinsi più
forte a Edward e appoggiai la mia testa al suo petto mentre mi lasciavo guidare
da lui. Dio quanto lo amavo. Vivere una lunga e serena vita insieme a lui era
l’unica cosa che volevo e sentirmi tanto amata da lui mi rendeva talmente
contenta che non riuscivo a spiegarmi se potesse esistere in un mondo razionale
tanta felicità.
Restammo a
ballare per un po’, poi tornammo alla terrazza e mentre lui da dietro mi
cingeva i fianchi e ogni tanto mi baciava il collo ci beammo insieme del
meraviglioso paesaggio. Non c’era nulla di più romantico.
Più tardi ci
raggiunsero i ragazzi e parlottammo con loro trascorrendo il tempo senza che
c’è ne rendessimo conto.
A tarda serata
Edward chiese al dj di mettere la nostra canzone, quella che avevamo ascoltato
qualche anno prima alla spiaggia, “You'll be in my heart” di
Phil Collins, e quando terminammo di ballare mi baciò teneramente le labbra.
- Non c’era altro
posto in cui sarei voluto essere stasera, perché il mio posto è dove sei tu –
mi soffiò poi all’orecchio.
Tornammo in
terrazza dagli altri, ma fummo presto interrotti dallo squillo del cellulare di
Edward.
- Chi è? – chiesi
quando lui controllò il mittente della chiamata.
- James – mi
rispose sorridendo – hey fratello, come è andata? – disse poi non appena
premette il tasto verde dando inizio alla chiamata.
Vidi la sua
faccia cambiare espressione, ma non riuscì a capirne il motivo.
- Adesso dov’è?
Come sta? – domandò lui.
Non so cosa gli
risposero, seppi solo che da un momento all’altro fece scivolare le braccia
lungo i suoi fianchi, braccia che prima mi stringevano forte, e con un’espressione
sconvolta in faccia chiuse la chiamata.
- Che succede
amore? – domandai preoccupata.
Lui non sembrava
intenzionato a parlare. Fissava il vuoto.
- Cazzo Edward,
ci stai mettendo paura. Che succede? – gli chiese Emmett che insieme agli altri
erano vicino a noi due.
- Devo andare –
disse solamente.
- Dove? Che è
successo? – continuò a domandare Jasper.
- James. È
all’ospedale. Ha avuto un incidente – rispose Edward iniziando a correre e
dirigendosi verso l’uscita.
Lo seguì correndo
per quello che riuscivo viste le scarpe, ma lo raggiunsi e salì in macchina con
lui.
Si mise a correre
come un pazzo mentre le lacrime in me cominciarono a uscire copiose. Non
riuscivo a distinguere cosa ci fosse fuori, correva troppo forte, non aveva mai
corso così forte quando in macchina c’ero io. Diceva che era pericoloso, ma in
quel momento la sua mente era offuscata dalla notizia ricevuta.
Arrivammo in
ospedale in meno di cinque minuti. Strano a dirsi, ma facemmo prima
dell’ambulanza, del resto il luogo della festa era molto più vicino
all’ospedale che non il luogo delle corse.
Scendemmo dalla
macchina, Edward mi prese per mano ed entrammo dentro dirigendoci al pronto
soccorso. Ci avvisarono che l’ambulanza non era ancora arrivata e io mi strinsi
più forte a lui, mentre Edward continuava a ripetere: “fa che non sia nulla di
grave, fa che non sia nulla di grave”.
Mi si strappava
il cuore a vederlo in quello stato, era troppo doloroso per me. Soffrivo due
volte, una nel sapere che James aveva avuto un incidente e due nel vedere
Edward soffrire così.
Sentimmo il
rumore delle sirene dell’ambulanza e subito vedemmo una barella entrare dentro.
Ciò che vidi mi lasciò senza parole. Non avevo mai visto nulla del genere.
James era
sdraiato su una barella completamente coperto di sangue. Aveva qualche
marchingegno legato a sé, ma non si muoveva.
Edward si andò a
buttare addosso alla barella e iniziò a stringere spasmodicamente James a sé,
ma quello non sembrava reagire, non si muoveva.
E nemmeno Edward
si mosse, non voleva lasciare James così mi avvicinai per spostarlo io, ma fu
in quel momento che vidi la mano di James stringere quella di Edward.
- Fra..tel..lo ti
pre..go occu..pati di Lucas e di Vic..to..ria. Di..gli che li a..mo. Ti vo..glio
be..ne – riuscì a dirgli James prima che un macchinario cessasse di fare il suo
“bip”.
Non mi ci volle
una laurea in medicina per capire che cosa fosse successo.
Il medico spostò
Edward dal corpo e controllò qualcosa, chiuse con la sua mano gli occhi di
James e poi controllò l’orologio.
- Ora del decesso
04:23 – disse poi guardando un altro uomo in camice.
- No, non può
essere. Deve fare qualcosa, deve salvarlo – lo pregò Edward.
- Mi dispiace
figliolo, non c’è più nulla da fare – lo informò quello.
Il grido che
seguì da parte di Edward fu qualcosa di straziante. Riecheggiò per tutto il
corridoio e mi sembrò anche che rimbombasse. Poi si buttò addosso a James e lo
strinse a sé sporcandosi intermante di sangue, il sangue del suo migliore amico.
- Mi dispiace, ma
dobbiamo portarlo via. Non possiamo lasciarlo qui – disse uno dei dottori, ma
Edward non accennava a muoversi.
Due infermieri furono
costretti a prenderlo per le spalle e ad allontanarlo da lì facendolo sedere su
una sedie mentre il corpo esanime di James veniva portato via.
Mi avvicinai ad
Edward e lo strinsi a me. Soffrivo anche io per la morte di James, gli volevo
bene e gliene avevo imparato a volerne molto di più da quando stavo con Edward,
ma per lui, per il mio Edward era tutto diverso. Lui non aveva perso una
persona qualunque, un qualunque amico, lui aveva perso il suo migliore amico,
suo fratello, l’unica persona che era capace di capirlo sempre e comunque, una
delle poche persone per cui avrebbe dato anche la sua vita.
- Non lui, cazzo.
Dovevo morire io, lui no. Ha un figlio cazzo, un figlio che crescerà senza il
padre. Non è giusto, cazzo, cazzo – disse mentre si stringeva a me, poi urlò il
nome dell’amico con tutto il fiato che aveva in gola e lo fece proprio nel
momento in cui ad entrare in sala d’aspetto arrivò Victoria.
Gli bastò sentire
il grido disumano di Edward, di vederlo sporco di sangue, di vedere il modo in
cui si stringeva a me per capire cosa fosse successo e dopo un “no” urlato come
una pazza si accasciò a terra.
Edward si alzò e
gli corse incontro stringendola tra le sue braccia. Restarono lì, fermi e a
terra non so per quanto tempo, so solo che non avevo nessun diritto di
avvicinarmi a loro e di cercare di consolarli. Quando qualcuno muore, non c’è
mai nulla che qualcun altro possa dire o fare per sollevare una persona perché
la morte di qualcuno a cui si vuole bene non è mai una cosa naturale: è sempre
un omicidio, un vero e proprio furto. È come perdere un arto: non ci si può
rassegnare.
Non so quanto
tempo passò, so solo che poco dopo ci raggiunsero anche gli altri Cullen, anche
Esme e Carlisle che per quella sera non aveva il turno in ospedale, ma che lo
stesso era stato costretto ad andare lì.
Victoria e Edward
insistettero per vedere il corpo di James e Carlisle fece in modo di
accontentarli. Prima entrò Victoria e rimase dentro non so per quanto, poi fu
il turno di Edward.
In tutta quella
disperazione non gli vidi versare una lacrima, sembrava come se il suo corpo
fosse stato svuotato anche di questo.
Quando tornammo a
casa si chiuse in camera e non uscì per tutto il giorno seguente. Non voleva
vedere e parlare con nessuno, nemmeno con me. L’unica che aveva accesso a
vederlo era Victoria. Non riuscì a parlargli, a stringerlo a me fino al giorno
del funerale, esattamente due giorni dopo.
Victoria lasciò
Lucas da sua madre, non voleva che il piccolo capisse qualcosa. Era troppo
piccolo e non voleva farsi vedere in quello stato.
La cerimonia fu
straziante. Tutti ricordarono il sorriso di James, le sue battute, il suo modo
di vivere la vita e il suo straordinario amore per le tre persone più
importanti della sua vita: Victoria, Lucas ed Edward.
- Victoria te la
senti di dire qualcosa? – furono le parole del parroco durante la cerimonia.
Victoria che era
mano nella mano con Edward si avvicinò alla tomba e dopo essersi asciugata le
lacrime fissò la bara che conteneva il suo uomo.
- Non serve che
io stia qui a parlare di James e a dire che tipo di persona lui fosse. James
era James, punto. Potevi amarlo o odiarlo, non c’erano altre vie d’uscite. Con
lui la via di mezzo non era mai esistita. Adesso è volato in cielo, è andato
nell’unico posto in cui forse non soffrirà, ma andandosene ha lasciato un vuoto
troppo grande nella vita di tutti noi – si fermò un attimo colpita dai
singhiozzi ed Edward pensò bene di stringerla di più a sé – non riesco ancora a
credere che non vedrò più il tuo viso, che non sentirò più la tua voce, che non
ti potrò più parlare o stringere a me, ma soprattutto non riesco a credere di
non poterti più vedere sdraiato sul letto a giocare e coccolare nostro figlio.
Come farà lui senza di te? Cosa gli dirò quando mi chiedere del suo papà? Ti
prego, James, stammi vicino e indicami la strada da seguire, dammi la forza di
andare avanti senza di te. Ti amo, amore mio e non smetterò mai di farlo –
concluse poi vedendo che i singhiozzi erano troppo forti per continuare.
Le lacrime
caddero copiose anche sul mio viso e guardare il volto di Victoria mi si spezzava
il cuore, così mi si spezzava il cuore vedendo il volto di Edward.
Non aveva versato
una lacrima. Da quando James se ne era andato nemmeno una lacrima gli aveva
bagnato il viso e questo atteggiamento era peggiore di qualsiasi altro.
L’assenza delle lacrime mi faceva capire che lui quella morte non l’aveva
ancora accetta.
- Edward, adesso
tocca a te, se vuoi dire qualcosa, siamo qui ad ascoltarti – disse il parroco
con fare gentile.
Credevo che
Edward non avrebbe aperto bocca, invece, stupì tutti.
- La prima volta
che ci siamo incontrati avevamo entrambi tre anni, ma ci bastò uno sguardo per
capire che saremmo diventati grandi amici. Ricordo tutto di te, tutti i momenti
passati insieme e oggi che mi ritrovo a vivere il dolore della tua morte mi
rendo conto che è talmente forte perché nasconde tutta la gioia che mi hai
saputo donare nella tua vita. Non so se riuscirò mai ad accettare la tua morte,
ma so che tu hai avuto durante la tua vita tutto ciò che volevi. L’amore di una
donna che hai amato con ogni fibra del tuo essere e l’amore di un bambino che
era la tua esatta fotocopia. Mi hai chiesto di prendermi cura di loro e lo
farò, lo farò perché loro sono la mia famiglia, perché tu eri la mia famiglia.
Cazzo, eri mio fratello e adesso non ci sei più, te ne sei andato via. Hai
vissuto la tua vita nel migliore dei modi e sei stato fantastico, il migliore,
l’invincibile, invidiabile per la tua serenità. Te ne sei andato è vero, ma tu
continui a vivere dentro di me. Hai lasciato in me, in noi il vuoto, la
disperazione, lo sgomento, tutte sensazioni indescrivibili. Non posso e non
voglio credere che tu non ci sarai più, che non sarai tu a svegliarmi all’alba
entrando dalla finestra per non svegliare nessuno portandomi i cornetti caldi,
che non sarai tu a chiedere il mio aiuto quando ti mettevi nei guai, non posso e
non voglio credere che mio fratello non sarà più al mio fianco. Mi sto
chiedendo perché Dio abbai deciso di portarsi via te, che giustizia c’è in
questo? Eppure mi rendo conto che nonostante tutto tu sei dentro di me, porterò
fino alla tomba tutti i nostri ricordi insieme, quegli attimi di vita terrena
che ci sono stati concessi di vivere insieme. Sarà difficile e non so se potrò
farcela, perché so che c’è solo una cosa che hai lasciato con la tua scomparsa,
tante macerie e da solo non so se avrò la forza di ricostruire muri stabili. Ti
voglio bene fratello, te ne ho voluto sempre e sempre te ne vorrò – disse
Edward concludendo il suo discorso gettando qualcosa sulla bara.
Era un
pacchettino chiuso e non si poteva scorgere cosa fosse, probabilmente qualcosa il
cui significato potevano conoscerlo solo lui e James.
Il funerale si
concluse e tutti se ne andarono. Io restai poco distante da lì a guardare
Victoria che si stringeva a Edward mentre tutti e due guardavano la lapide. Non
volevo avvicinarmi perché sapevo che non era giusto per loro. Quando poi
Victoria si allontanò ed Edward restò da solo mi avvicinai.
Lo abbracciai e
lui si lasciò cullare dal mio abbraccio. Poi gli baciai una guancia e lui mi
guardò con uno strano sguardo.
- Va via – mi
disse all’improvviso con tono freddo, un tono che non aveva mai usato prima con
me.
- Ma… – provai a
dire io.
- Ho detto va via
– mi urlò in faccia con rabbia.
Fu allora che mi
allontanai senza dire nulla e mentre le lacrime iniziarono a uscire copiose sul
mio volto mi resi conto che qualcosa nello sguardo di Edward era cambiato.
Un forte
acquazzone colpì la città, ma Edward restò al cimitero davanti a quella lapide
per tutto il giorno. Tornai a casa mia e la mattina seguente raggiunsi casa
Cullen, dovevo parlare con Edward.
Esme mi disse che
era in camera, ma che non voleva vedere nessuno. Nonostante tutto provai ad
entrare, ma la porta era chiusa a chiave. Entrai così in camera mia e usai il
bagno come passaggio per entrare nella sua camera. Per fortuna quello non l’aveva
chiuso a chiave.
Lo vidi seduto a
terra con una mano sanguinate e il vetro della finestra che conduceva al
balcone completamente a pezzi. Non mi ci volle molto per capire che gli aveva
tirato un pugno.
Tornai in bagno e
presi l’attrezzatura per disinfettare tutto. Non si lamentò nel dolore né del
bruciore e non disse mezza parola. Dopo avergli fasciato la mano alzò lo
sguardo verso di me e per la prima volta da quando ero entrata dentro potei
guardare i suoi occhi e fu allora che lo stomaco mi si bloccò.
Davanti a me
c’era uno sconosciuto. Non conoscevo quegli occhi, non li avevamo mai visti in
quel modo.
- Cos’hai da
guardare? – mi chiese freddo e scostante.
Non riuscì a dire
niente, talmente colpita dal tuo tono e da quegli occhi.
Lui mi sorrise di
un sorriso straffotente, fu quasi una smorfia la sua.
- È finita, lo
sai vero? – mi domandò poi.
Non riuscivo a
capire a cosa si riferisse.
- Cosa è finita?
– gli chiesi.
- Tra noi. È
finita tra noi – mi rispose come se la cosa fosse ovvia.
- Edward cosa
stai cercando di dirmi? – gli domandai sconvolta mentre le lacrime iniziarono a
scendere copiose sul mio volto.
Lui non sembrò
curarsene più di tanto, era completamente indifferente.
- Quello che hai
sentito. La nostra storia è finita – continuò lui guardandomi negli occhi
questa volta.
- Ma… – stavo
provando a dire.
- Ma cosa?
Dovresti solo stare zitta invece tenti anche di parlare? È colpa tua, ti rendi
conto? Lui è morto per colpa tua – mi urlò in faccia.
- Per colpa mia?
– gli domandai sperando di non aver capito bene.
- Se tu non mi
avessi costretto a venire a quella stupida festa io sarei andato alle corse e
lui non avrebbe gareggiato, non con la moto in quello stato – mi spiegò.
A quanto avevo
capito la moto di James aveva un problema al motore, ma lui aveva deciso di
gareggiare lo stesso e poi era successo l’irreparabile.
Non potevo
credere che Edward desse a colpa a me, non ci potevo credere. Era un sogno da
cui avrei voluto presto svegliarmi.
- Non puoi dare
la colpa a me. Vi ho sempre detto che era pericoloso, ma voi avevate la testa
più dura di un mulo. Non è colpa mia – iniziai a urlare anche io.
- Smettila, ho
detto smettila – mi urlò afferrandomi per un polso – è tutta colpa tua. Non
dovevo ascoltarti, non dovevo venire con te. Dovevo andare con lui e questo non
sarebbe successo, invece, ho ascoltato quello che dicevi tu, ho dato ascolto ai
tuoi stupidi capricci. E adesso lui non c’è più. Credi davvero che io possa
ancora stare con te? E non venirmi a dire che mi ami perché il tuo non è un
amore normale, il tuo è un amore malato. È finita, finita – mi urlò in faccia
puntandomi un dito contro.
Non potevo
credere alle sue parole, a tutto quello che mi aveva appena detto, ma la rabbia
che mi montò addosso era troppo forte.
Non so come ne
quando fosse partito, so solo che uno schiaffo fortissimo gli arrivò in faccia
facendogli male.
- Mi fai schifo,
schifo – gli dissi con il volto schifato.
- Esci
immediatamente da questa stanza, sparisci dalla mia vita. L’hai già rovinata
abbastanza – mi rispose lui alzando la voce.
Restai ferma
immobile, non sapevo cosa dire o cosa fare. Sapevo solo che non dovevo dargli
quello schiaffo e nemmeno dirgli quelle cose perché ero convinta che ciò che lo
facesse parlare era la disperazione di ciò che era successo.
- Ho detto vai
fuori, vattene – mi urlò prendendomi per il polso e sbattendomi fuori prima di
richiudersi la porta alle spalle.
Corsi via
piangendo come una bambina e senza dare spiegazioni ai ragazzi che volevano calmarmi.
Andai in spiaggia e restai lì tutto il resto della giornata e anche la notte
non rispondendo a chiamate o quant’altro, anzi spensi direttamente il
cellulare.
Il giorno dopo
tornai a casa Cullen, ma quando varcai la porta d’ingresso vidi Esme piangere
seduta sul divano mentre Carlisle la stringeva a sé. Anche Alice piangeva
coccolata tra le braccia di Jasper e Rosalie si stringeva forte a Emmett.
- Che succede?
Dov’è Edward? – chiesi consapevole che c’era qualcosa che non sapevo.
- Abbiamo provato
a chiamarti e ad avvisarti, ma avevi il cellulare spento e Charlie non aveva
idea di dove tu fossi – esordì Emmett.
- Dov’è Edward? –
chiesi ancora mentre di nuovo le lacrime tornarono a bagnarmi le guance.
- Se n’è andato
ieri notte. Ha preso tutta la sua roba, l’ha chiusa in un borsone ed è sparito.
Ha detto di non cercarlo, che sarebbe tornato quando avrebbe voluto lui. Ha
lasciato il cellulare in casa e non ha lasciato nessun recapito. Non abbiamo
idea di dove sia andato – mi spiegò Jasper mentre io mi accascia a terra.
Piansi e loro mi
lasciarono piangere cercando di coccolarmi, ma nulla sembrava bastarmi.
Non mangiai per
due intere settimane e quando provavo a chiudere gli occhi per dormire
bruttissimi incubi accompagnavano il sonno. Feci di tutto per rintracciarlo, ma
niente, nessuno sapeva dove fosse andato.
Victoria diceva
di non sapere niente, ma ero certa che mentisse. Edward aveva promesso di
badare a lei e Lucas, non li avrebbe mai abbandonati.
Trascorsi un
periodo bruttissimo e l’unico che poteva aiutarmi a stare meglio era proprio
colui che mi stava facendo soffrire così tanto.
Da quando Edward
era sparito avevo smesso di vivere e avevo preso a sopravvivere.
…Un anno dopo…
Era passato un
anno da quando Edward se ne era andato senza lasciare tracce si sé. Da circa
due mesi avevo deciso di cambiare città, di andarmene da Jacksonville. Se
volevo riprendere in mano la mia vita dovevo andarmene lontano da quella città
e dai ricordi ad essa connessi.
Andai a New York,
trovai un appartamento e un lavoro e conobbi Jacob, quello che divenne il mio
migliore amico. Anche lui usciva da una storia d’amore finita malissimo. Era
stato tradito dalla sua donna e dal suo migliore amico, il peggiore dei
tradimenti. Abitavamo sullo stesso pianerottolo e passavamo tanto tempo
insieme. Gli raccontai tutta la storia di Edward e lui sembrava capirmi.
Con i Cullen ero
rimasta in buonissimi rapporti. Ci sentivamo ogni giorno soprattutto con
Rosalie che mi faceva parlare sempre con la piccola Sarah che io adoravo.
Una mattina di
Giugno, di ritorno da un suo viaggio di lavoro, Jake mi disse di aver
incontrato in un pub di Boston un ragazzo che assomigliava in modo esponenziale
alla foto che gli avevo fatto vedere di Edward. Sperai con tutta me stessa che
quel ragazzo fosse proprio l’uomo che amavo e così senza dire nulla a nessuno
prenotai online un biglietto aereo per Boston, poi mi feci una doccia, mi vestii e senza portare
nulla con me, nemmeno un vestito, mi diressi all’aeroporto.
Erano le nove di
sera quando l’aereo atterrò a Boston e subito presi un taxi e mi diressi al pub
di cui mi aveva parlato Jake e chiesi di un certo Edward Cullen. La cameriera
sembrava conoscerlo bene e dopo aver fatto finta di essere la sorella le chiesi
l’indirizzo di casa. Me lo scrisse in un foglio e dopo aver preso un taxi mi
diressi alla mia meta.
Suonai il
campanello e sentì una voce proveniente dall’ingresso e seppi che ero nel posto
giusto.
- Un attimo,
arrivo – sentì dire dalla voce e dopo qualche minuto la porta si aprì.
Davanti a me in
tutta la sua bellezza c’era Edward, il mio Edward a piedi scalzi, con addosso
un morbido pantalone di tuta nero e una canotta bianca che gli fasciava i
muscoli. Si tamponava i capelli bagnati con una tovaglia, segno che doveva essere
appena uscito dalla doccia. Non appena si accorse che ero io restò imbambolato,
ma nei suoi occhi non vidi più la freddezza dell’ultima volta, solo la sorpresa
e ciò bastò a farmi ben sperare.
Non seppi come né
con quale coraggio, ma in una frazione di secondo mi buttai tra le sue braccia
e lei mie labbra furono sulle sue.
All’iniziò sembrò
spiazzato, ma ben presto dischiuse le labbra permettendo alle nostre lingue di
incontrarsi e giocare tra loro e solo allora realizzai quanto davvero lui mi
fosse mancato.
Ci staccammo solo
un attimo e mi bastò per guardarlo negli occhi e rivedere il ragazzo che mi
amava. Non so cosa lui vide in me, ma prima che me ne accorgessi si buttò di
nuovo sulle mie labbra e mi prese in braccio chiudendo la porta alle nostre spalle
con un piede. Mi sbatté contro il muro
e iniziò a baciarmi il collo, poi risalì fino al lobo delle orecchie e poi
tornò giù.
In poco tempo
iniziammo a spogliarci e qualche attimo dopo ci ritrovammo sul suo letto a fare
l’amore.
Non dicemmo mezza
parola e questo era tremendamente sbagliato, ma allo stesso tempo questo
mostrava quanto grande fosse il sentimento che ci teneva uniti. Nessuno era
riuscito a dimenticare l’altro nonostante tutto ciò che avevamo passato.
Facemmo l’amore
in silenzio. Gli unici rumori che si sentivano erano quelli dei nostri gemiti
di piacere che si diffondevano nella stanza.
Sapeva
perfettamente cosa fare per farmi eccitare e io sapevo lo stesso di lui e
quando finalmente entrò in me mi sentì completa, di nuovo completa.
Si era portato
via una parte di me, la più bella e adesso sembrava me la stesse donando
ancora, ma non potevo dire o pensare nulla, non potevo e non dovevo illudermi.
Avremmo prima dovuto parlare.
Facemmo l’amore
per tutta la notte, quando eravamo stremati ci fermavamo, ma iniziavamo subito
dopo e quando, ormai, stravolta mi addormentai sentì un suo bacio sulla tempia
e un “ti amo” sussurrato.
Non sapevo se
fosse sogno o verità, ma avevo sentito quelle parole ne ero certa.
La mattina successiva
a svegliarmi furono i raggi del sole che prepotenti entrarono dalla finestra.
Misi un braccio nel lato destro del letto, ma lo trovai vuoto e freddo, segno
che Edward aveva lasciato il suo posto molto tempo prima.
Aprì di
malavoglia di occhi e trovai un bigliettino sul letto, un bigliettino scritto
con la sua calligrafia:
Sono uscito e non volevo svegliarti. Ti ho
lasciato del caffè sul tavolo in cucina e dei cornetti. Fai colazione e poi per
favore vai via. Quando stasera torno non voglio trovarti in casa. Ti prego, non
tornare più e non peggiorare le cose…Edward.
Non sapevo cosa
pensare, ma improvvisamente mi ritrovai a piangere come una bambina. Che fine
aveva fatto il mio Edward? Che fine aveva fatto l’Edward della notte prima? Mi
alzai avvolta da un lenzuolo e andai a fare colazione, poi tornai i camera per
vestirmi, consapevole che era meglio andare via. Forse la mia storia con Edward
era giunta davvero al capolinea. Raccolsi i vestiti sparsi per casa e mi
diressi in bagno a fare una doccia.
Quando uscì
raggiunsi la camera di Edward e, ormai, decisa ad andarmene dovetti cambiare
idea quando vidi una nostra foto sul comodino vicino al letto.
C’è l’aveva
scattata Alice durante una gita in campeggio. Io ero stretta tra le braccia di
Edward e lui mi baciava la fronte.
Mi bastò vedere
quella foto per rendermi conto che non
potevo andare via, dovevo restare perché un uomo non innamorato non mette una
foto che ritrae se stesso con una donna sul comodino della propria stanza.
Sarei rimasta e avrei parlato con Edward anche a costo di farmi sbattere fuori
a calci.
Infilai una sua
camicia e riordinai casa sua, poi mi misi sul divano a guardare la tv. Passai
tutta la giornata così, fino a quando a tarda notte Edward rientrò a casa.
Quando mi vide restò sorpreso, era convinto che fossi andato via, ma io volevo
lottare per il nostro amore.
- Ti avevo
chiesto di andare via – mi disse raggiungendomi in salotto, ma senza sedersi.
- Come vedi non
l’ho fatto – gli risposi.
- Posso capire
come mai? – mi domandò.
- Perché,
nonostante il nostro ultimo incontro e nonostante tu sia sparito per un anno
intero, io ti amo ancora – gli rivelai sperando che ciò bastasse.
- A volte l’amore
non basta. Abbiamo fatto degli errori, non sono sicuro possiamo rimediare a ciò
che è successo – mi fece notare lui.
- Dimmi che non
mi ami e sparisco dalla tua vita esattamente come tu sei sparito dalla mia un
anno fa – gli dissi per provare il tutto e per tutto.
Non mi rispose si
avvicinò solamente e catturò le mie labbra in un bacio che di casto non aveva
nulla.
E così ci
ritrovammo nuovamente a fare l’amore. Sembrava una droga il sesso tra noi. Non
era mai stato così, preferivamo il dialogo prima, ma forse parlare nella nostra
situazione era diventato difficile.
Gli tolsi la
maglietta e lui mi prese in braccio e mi portò
a letto dopo cademmo di nuovo in mano alla passione.
Quando entrò in
me gli urlai quanto lo amassi e in un sussurrò lo sentì.
- Ti amo anche io
– mi disse sottovoce, ma non così piano perché io non lo sentissi.
Quando entrambi
raggiungemmo l’apice del piacere ci staccammo e ci guardammo negli occhi.
- Ricominciamo da
qui, da ora – gli proposi guardandolo negli occhi.
- Bella ti rendi
conto le cose che ti ho detto prima di andare via? Come puoi pensare che io
possa guardarti negli occhi senza pensare a quanto ti ho fatto soffrire? – mi
domandò.
- Eri disperato,
preso dalla rabbia. Dovevi sfogare con qualcuno il tuo dolore e in quel momento
c’ero io. Non c’è l’ho con te. Ho capito da cosa sono state dettate quelle
parole. Non ricordo neppure più cosa hai detto – gli risposi mentendo alla
fine, ma in fondo avrei potuto dimenticare, sapevo che lui non pensava ciò che quel
giorno aveva detto e sapevo che non voleva farmi soffrire.
- La verità è che
sono stato un codardo. Me la sono presa con te per ciò che è successo solo
perché non riuscivo a rendermi conto che la colpa era da attribuire alla vita
che conducevamo, ma allo stesso tempo c’è l’avevo con me stesso perché ero io
che me ne sarei dovuto andare, non lui. Lui aveva Lucas, e Lucas ha bisogno di
un papà. La verità è che tu non c’entravi nulla e io ho rovinato la cosa più
bella che la vita mi avesse dato, ma allo stesso tempo ho permesso a te di
allontanarti dalla bestia che sono, anche se a quanto vedo questo anno lontani
non ha cambiato i sentimenti di nessuno dei due – mi spiegò lui spostandomi una
ciocca di capelli che mi era ricaduta in viso.
- Stai dicendo
che mi ami ancora? – gli domandai.
- Si, ti amo
esattamente come un tempo o, forse, di più – mi rispose senza farsi troppi
problemi.
- Io amo te, tu
ami me, dimentichiamo tutto. Io l’ho già dimenticato. Possiamo iniziare da capo
– gli proposi sorridendogli per la rivelazione che mi aveva fatto.
- Non posso, non
ci riesco. Io non riesco a dimenticare. Ti amo è vero, ma come ti ho detto
l’amore non basta. La morte di James ha lasciato un ferita troppo aperta dentro
di me e solo da poco tempo mi sono reso conto che lui è morto a causa della vita
che nessuno di noi due ha voluto cambiare e sono riuscito a capirlo perché sono
da solo. Me ne sono andato per trovare il mio equilibrio, per ritrovare me
stesso e per cambiare e non posso farlo con te accanto. Non ci riesco. Devo
staccare con la vita che ho vissuto prima – mi rivelò serio come non mai.
- Cosa mi stai
dicendo? – gli domandai confusa, ma consapevole che era finita.
- Che averti
rivista è stata la cosa più bella che mi sia successa in un anno intero, averti
avuta di nuovo mia è qualcosa che non speravo di poter più fare e sono felice
nel sapere che non mi odi per quelle parole che ti ho detto, che per altro mi
scuso di aver pronunciato perché non le pensavo, ma tutto questo non basta. È
finita tra noi, è finita un anno fa ed è finita anche ora nonostante l’amore
che proviamo. È una contraddizione, lo so, ma è meglio così credimi. Non posso
e non voglio stare con te, quindi ti prego, va via, esci dalla mia vita per
sempre – mi disse lui guardandomi negli occhi.
- Tu non mi vuoi?
– riuscì solamente a dire.
- No, non ti
voglio – mi rispose sicuro di sé mentre sentì il mio cuore spezzarsi.
- Non ci credo.
Hai appena detto che mi ami e adesso che non mi vuoi. A cosa devo credere? –
gli domandai mentre calde lacrime iniziarono a bagnarmi le guance.
- Credi a quello
che vuoi, basta che vai via e non torni più. Bella, abbiamo appena vent’anni,
tu nemmeno quelli, e a quest’età le convinzioni cambiano in fretta. Quello ci
sembra infinito adesso, fra qualche anno, qualche mese potrebbe non esserlo
più. Non so più chi sono, non ne ho idea, non so nemmeno se sono ancora il
ragazzo di cui tu ti sei innamorata ed è per questo che mi devi ascoltare e
devi andare via. Non voglio rovinarti la vita, non posso permettermi di
prendermi questa responsabilità, lo capisci? Io non ho niente da perdere, ma tu
si e molto anche – mi rispose lui guardandomi dritta negli occhi.
- Io so quello
che faccio – gli risposi sicura di me stessa.
- No, tu non lo
sai. Devi solo accettare che la nostra storia è finita. È stata una storia
d’amore bellissima, ma è finita, inesorabilmente finita – mi disse freddo.
- Come faccio,
come faccio a porre fine alla nostra storia? Dimmelo perché io davvero non lo
so – gli domandai sinceramente curiosa di sapere cosa mi avrebbe risposto.
- Non lo so come,
ma devi farlo e lo devi fare adesso. C’è qualcuno che ha preso il tuo posto. La
mia donna fra qualche ora sarà di ritorno e non voglio che ti veda qui, non ne
sarebbe per niente felice – mi rivelò poi sorridendomi sghembo.
Non so come
riuscì a dirmi quelle cose sapendo di ferirmi, so solo che mi resi conto che se
davvero aveva una donna io ero diventata per due notti la sua amante e mai una
cosa mi aveva fatto più schifo. Gli tirai uno schiaffo più forte che potei, lui
mi aveva fatto male dentro e io volevo fargli male fuori.
Si toccò la
faccia, ma continua a sorridere sghembo.
- Mi fai proprio
schifo. Cosa vuoi cambiare ah? Come credi di cambiare comportandoti così? Se ti
vedesse James ti sputerebbe in faccia e lo farei volentieri anche io – gli urlai
contro.
Gli bastò sentire
il nome di James perché il suo viso cambiasse espressione e i suoi occhi
divenissero glaciali.
- Se vuoi
sputarmi addosso fallo pure, poi sei pregata di prendere le tue cose e sparire
da qui e cortesemente non tornare più – mi disse freddo e distaccato alzandosi
dal letto e chiudendosi in bagno.
Mi alzai con
tutta furia e dopo essermi rivestita sparì da quella cosa consapevole che non
ci avrei mai più messo piede.
La mia storia con
Edward era inesorabilmente finita e adesso ne avevo la certezza assoluta. La
favola che mi sembrava concludersi con un”vissero felici e contenti”, si rivelò
un fiasco assoluto.
Non raccontai a
nessuno del mio incontro con Edward, nemmeno ai Cullen, l’unico a conoscenza fu
Jake, il quale non si stupì quando poi dopo tre mesi mi presentai alla sua
porta con un test di gravidanza in mano che mi informava di essere incinta,
incinta di Edward.
…Adry91…
SPOILER:
- Un tempo il
nostro amore non è bastato, cosa ti fa credere che adesso, dopo sei anni, possa
bastare? – gli domandai sperando che mi desse una risposta a
quell’interrogativo, una risposta valida che mi facesse alzare da quel tavolo e
saltargli addosso.
Risposte alle vostre recensioni:
- Austen95: Beh non potevo fare
altrimenti. Inserire il flashback dentro un capitolo al presente sarebbe stato
troppo lungo. Il flashback è molto lungo come vedi e inserirlo in un capitolo
diventava davvero troppo lungo. Spero comunque che non ti abbia annoiato.
- fabiiiiiiiiii: Sono contenta che
ti sia piaciuto lo scorso capitolo, ma come hai visto anche ti stessa, le cose
iniziano a complicarsi. Non ci resta che vedere cosa succede.
- SaturnoL: Anche io c’è lo
vedo un bel lieto fine, ma come hai detto tu stessa nella storia devono ancora
succedere un bel po’ di cose, quindi più avanti vedremo. Sappi solo che sono io
stessa la prima a volerlo questo lieto fine. Quanto all’errore dell’indirizzo
hai ragione, ti assicuro che non me ne sono accorta. Beh provvederò a chiarirlo
in seguito, cerando magari di inventarmi qualcosa di oggettivamente possibile,
in caso non ci riuscissi sorvolerò perché non voglio in alcun modo forzare la
storia in nulla. Comunque grazie mille per avermene fatto accorgere. Quanto ad
Alice ti ho già detto come andranno le cose, di più non ti so dire, anche
perché come ti ho detto nella scorsa recensione ho tutto in testa, ma sul
foglio non ho ancora scritto nulla e non è detto che poi alla fine la scena
esca esattamente come l’ho pensata. Per ciò che riguarda Tanya concordo con te,
Edward ha visto in lei quello che ha voluto vedere, senza vedere davvero. Lei
non è mai stata un ripiego, né un modo per dimenticare Bella, è stata piuttosto
la sua possibilità di iniziare di nuovo a vivere, ad avere una storia e
soprattutto è stata la sua possibilità di innamorarsi di nuovo. Che ci sia
riuscito o meno poco importa, ciò che mi preme maggiormente è che Tanya non è
mai stata un ripiego e non voglio che venga considerata tale. Se poi tu intendi
come ripiego qualcosa non di negativo come hai detto, allora ci può stare, ma
Edward mettendosi con lei non era assolutamente in mala fede.
- sweetcullen: Come vedi non ti ho fatto aspettare troppo per questo
capitolo. Con lo scorso sono stata un po’ cattiva a interromperlo proprio lì,
ma come ho spiegato lì, il capitolo con l’inserimento del flashback sarebbe
diventato troppo lungo, così ho pensato bene di fare due capitoli a sé stanti.
- marti89: Mi fa davvero
piacere sapere che la mia storia ti sia piaciuta. Mi auguro solo di non
deluderti con i prossimi capitoli.
- bellad93: Sono contenta che
il capitolo scorso ti sia piaciuto. Spero che anche i prossimi capitoli possano
essere di tuo gradimento.
- valecullen_thedevil93: Concordo con te sul
fatto che Edward non doveva accanirsi su Bella a causa della morte di James, ma
ti assicuro che quando perdi una persona a cui vuoi davvero tanto bene fino a
quando non accetti la cosa tutto il resto smette di contare anche le cose che
per te sono sempre state importanti. Ci sei solo tu e il tuo dolore. Qualche
mese fa ho perso una persona che per me era una delle più importanti e ti assicuro
che pur sapendo che nessuno c’entrava con la sua morte ho cercato un capo
espiatorio non cui prendermela, qualcuno a cui dare la colpa della mia perdita.
Con il tempo mi sono resa conto che sbagliavo, ma all’inizio avevo gli occhi
accecati dal dolore. Edward ha sbagliato alla grande e se tutto è andato allo
sfattaccio la colpa è da attribuire solo a lui, ma forse per un millesimo di
secondo dovremmo anche metterci nei suoi panni. Come ci saremmo sentiti al suo
posto? Come avremmo reagito noi se il nostro o la nostra migliore amico/a
morisse in qualche modo anche per colpa nostra? Saremmo capaci di prenderci
subito le nostre colpe? James è morto per la vita che né lui né Edward avevano
voluto cambiare. Non era facile per Edward accettare subito la cosa, era più
comodo dare la colpa agli altri. Come vedi poi ha capito il suo errore, ma non
ha cercato di rimediare per paura, per orgoglio o perché semplicemente non
poteva. Doveva ritrovare il suo equilibrio e forse con Bella accanto non era
certo di riuscirci. Con questo non voglio difenderlo, perché dico e riconfermo
che la colpa è solo sua, ma per un piccolo secondo soffermiamoci anche a
capirlo, a metterci nei suoi panni. Lui ha sbagliato, ma il dolore che ha
provato è stato devastante e forse dovremmo prendercela proprio con quel
dolore. Quanto al regalo, beh ti invidio parecchio. Il fidanzato di tua madre
ti ha fatto davvero un ottimo regalo.
- eliza1755: Beh diciamo che per
come sono andate le cose e per le parole che ha usato Edward durante il loro
ultimo incontro credo che quella di Bella sia stata l’unica soluzione
possibile. In fondo Edward gli ha detto che doveva ritrovare se stesso, il suo
equilibrio e non poteva farlo con lei accanto. Mi sembra normale che lei non se
la sia sentita di tornare da lui e avvisarlo dei bambini. E poi lui l’ha ferita
parecchio, con la storia dell’altra donna di cui parlava, non è bello sentire
dall’uomo che ami quelle parole, soprattutto pronunciate con quella leggerezza.
- ste87: Spero che il
capitolo corrente abbia colmato le tue aspettative. Me lo auguro davvero di
tutto cuore.
- camilla81: Beh diciamo che
credo che di rancore c’è ne sia tanto, soprattutto da parte di Bella che in
fondo è stata quello che è rimasta ferita di più visto il comportamento di
Edward. Quanto al fatto dei bambini non ti posso dire nulla. Presto ogni nodo
verrà al pettine, te lo assicuro.
- dany_96: In effetti in
questa storia il personaggio di James stava molto simpatico anche a me, ma
purtroppo mi serviva fare così.
- Elly4ever: Sono contenta che
la mia storia ti piace. Spero di non deluderti con i prossimi capitoli.
Comunque, si Edward soffre abbastanza per ciò che è successo in passato,
soprattutto per il comportamento che ha avuto con Bella.
- SweetDreamer: Sono felice di
avere un’altra lettrice a cui piace la storia. Eccoti spiegato il motivo della
rottura tra Edward e Bella. Quanto alla domanda che mi hai fatto posso
assicurarti che nel prossimo capitolo riceverai la tua risposta. Non voglio
anticiparti nulla.
- Moni68: Non ho detto che
non ci sarà un lieto fine. Ho detto che non conosco ancora quale sarà il
finale. Ancora succederanno un paio di cose prima di avvicinarci al finale e
buona parte della storia devo ancora scriverla, quindi non posso sapere come
finirà perché non ho ancora deciso. Mi sembra prematuro parlare del finale o
pensare al finale. Per adesso mi voglio concentrare solo sullo svolgimento
della storia. Alla fine ci penserò quando ci arriverò. Metterò il finale che
più sarà consono a tutto lo svolgimento della storia.
- favola08: Diciamo che in “tre
metri sopra il cielo” è Babi che da la colpa a Step di quanto è successo dicendo che non voleva più stare
con un tipo come lui. In questo caso la cosa è un po’ diversa. Come vedi da l
capitolo corrente è Edward che incolpa Bella per ciò che è successa, ovviamente
con il tempo si rende conto che le sue parole erano completamente sbagliate e
dettate dal dolore, ma quando Bella torna da lui, Edward non riesce nemmeno
allora a provare a ricostruire la sua storia con Bella. Come hai detto tu
stessa, se loro avessero affrontato il dolore insieme al loro vita
probabilmente sarebbe stata diversa, ma questo non possiamo saperlo. Comunque
anche io fino a qualche anno fa ero una fan accanita di “3msc” e devo dire che
dopo l’uscita di “ho voglia di te” la storia non mi è piaciuta più. Avrei
voluto un finale diverso, un finale che non c’è stato e devo dire che ho
rivalutato molto la storia. A quel punto avrei preferito che il secondo libro
non venisse scritto, ma ovviamente questo è solo un mio parere. Moltissimi
hanno apprezzato la conclusione del secondo libro, io, purtroppo non sono tra
questi. Mi aspettavo altra da quella storia. Anche se non un lieto fine,
potevano descrivere le cose in maniera diversa. Spero solo che alla fine la mia
storia possa avere una conclusione migliore di quella che c’è stata a “3msc”.
Speriamo.
- vanderbit: Si, le tue
supposizioni più o meno ci hanno azzeccato. Adesso eccoti spiegato cosa
successe allora. Nel prossimo vedremo cosa succederà tra i due. La resa dei
conti è arrivata.
- Ed4e: Bella è rimasta
incinta dei gemelli dopo averlo cercato di nuovo. Comunque si, in effetti Bella
ha messo l’orgoglio sotto i piedi ed è andata da lui e lui si è comportato da
stronzo. Per un millesimo di secondo se ci mettiamo nei suoi panni possiamo
capire il dolore che provava per la perdita del migliore amico, certo questo
non lo giustifica assolutamente, ma a volte il dolore acceca. Edward sa di aver
sbagliato e lo si capisce già da questo capitolo, ma nel prossimo che ci sarà
la resa dei conti si capirà tutto. E comunque si, ci hai azzeccato più di
quanto tu possa credere.
- JessikinaCullen: Beh se erano
diciotto allora ti faccio di nuovo tanti auguri. Anche io quando li ho fatti
ero un po’ indaffarati con i preparativi soprattutto negli ultimi giorni. Spero
sia andato tutto bene e di nuovo auguroni. Diciotto
anni si fanno una sola volta nella vita, ma ti assicuro che non cambia nulla. È
sempre tutto uguale. Tornando al capitolo mi fa piacere sapere che il bar ti è
piaciuto. Ho visto quella foto e quella parte si è scritta da sola. Lo trovavo
perfetto. Quanto alla proprietaria devo dire che anche grassottella ci stava
bene, peccato non averci pensato. Sono contenta che il capitolo ti sia piaciuto
e che ti abbia trasmesso emozioni. Per me è davvero importante saperlo. Spero
di non averti fatto aspettare troppo con questo capitolo.
- shining_cullen: Sono contenta di
avere un’altra lettrice e sono felicissima di sapere che la mia storia ti
piace. La tua domanda è una bella domanda, ma se ti rispondessi che gusto ci
sarebbe dopo? Ti rovinerei la sorpresa. Abbi pazienza e tutti il nodi verranno
al pettine.
- giova71: Beh eccoti spiegato
quanto successe anni prima tra i due. Come hai detto tu la miccia è stata la
morte di James, ma poi ci sono state una serie di circostanze che non sono
riusciti a superare.
- piccolinainnamora: Beh diciamo che la
morte di James è stata l’inizio di tutto. Ovviamente in questo capitolo avrai
capito bene cosa è successo. Come vedi si, James è morto a causa di un
incidente in moto. Lui e Victoria non erano sposati, ma convivevano in una casa
tutta loro insieme a Lucas che al momento dell’incidente aveva un anno. Quanto
ad una possibile comparsa di Victoria non dovrei dire nulla, ma diciamo che
voglio essere buona e ti anticipo che Victoria ci sarà. Non ho scritto ancora i
capitoli successivi, quindi, non posso dirti di più, ma voglio inserirla.
Quanto alla scelta di Edward di fare il medico lo scoprirai nel prossimo
capitolo, quando lui e Bella chiariranno. Quanto a Bella, si, in effetti
sbaglia a non dire nulla. Ma peggio per lei. Sai cosa si dice? “Chi è causa del
suo male pianga se stesso”. Quanto a Tanya non posso dire nulla. Vedremo tutto
nei prossimi capitoli.
- baby2080: Non posso dirti se
Bella approfitterà o meno del momento per dire la verità a Edward. Ti rovinerei
la sorpresa. Vedrai che pian piano tutti i nodi verranno al pettine.
- Sabe: Eccoti spiegato
tutto per filo e per segno. Diciamo che Edward e Bella avranno parecchie cose di
cui chiarire, ma soprattutto ci sono ancora dei segreti da svelare, come quello
dei bambini ad esempio.
- sguardoalcielo: Sono contenta che
mia storia ti piace. Eccoti le spiegazioni su cosa successe un tempo. Adesso
non ci resta che aspettare il prossimo capitolo per vedere il chiarimento tra i
due.
- Bells Swan
Cullen:
Mi fa piacere sapere che gli scorsi capitoli siano stati di tuo gradimento.
Eccoti finalmente il capitolo che come hai detto tu stessa tu e molti altri
aspettavate.
- bale86: Sono contenta che
la storia ti piace. Mi auguro di non deluderti con i prossimi capitoli. Si, la
morte di James è stata la miccia che ha scatenato tutto, ma come hai potuto
vedere dal capitolo ci sono stati poi anche altri problemi.
- secretkeeper: In effetti le
domande lasciate in sospeso nello scorso capitolo erano molte, ma come vedi in
questo capitolo hanno avuto tutte le delle risposte.
-
alexia__18: Si, Bella resta incinta di Edward esattamente l’anno dopo,
quando va a trovarlo. Motivo per cui i Cullen non possono collegare i bambini a
Edward. Nessuno ad eccezione di Edward e Jacob sa che Bella ed Edward si sono
rivisti dopo la rottura dell’anno prima. Quanto al finale come ho già detto è
prematuro parlarne, ma cercherò di inserire il finale migliore per la storia.
Un grazie di tutto
cuore a tutti voi che avete recensito, a quelli che hanno messo la mia storia
tra i preferiti e nelle seguite. Un altro grazie di cuore anche a coloro che mi
hanno inserita tra gli autori preferiti. Spero che anche questo capitolo sia di
vostro gradimento e recensite. Un bacio.
INTRODUZIONE:Edward ha lasciato Bella in New Moon e non è
non e mai più tornato. Gli anni passano e anche i decenni, ma due anime sono
ancora tremendamente legate tra di loro perché il tempo possa cancellare ciò
che l’amore ha creato. Cosa succederà se un giorno Bella dovesse rincontrare
quella che aveva considerato fin dall’inizio al sua famiglia? E i Cullen e
soprattutto Edward come reagiranno quando scopriranno che Bella è ancora la
diciottenne che avevano lasciato? P.S. Bella non è un vampiro, ma non è
comunque umana. Oltre i vecchi, ci saranno anche nuovi personaggi.
INTRODUZIONE:Bella vive a Phoenix
da quando è nata e la sua vita ruota intorno ai suoi sei migliori amici: Alice,
Rosalie, Emmett, Jasper, Jacob e Edward. Si conoscono fin da quando erano dei
bambini, ma crescendo le cose cambiano e lei si ritrova solo con Jacob e Edward
che sono iperprotettivi nei suoi confronti. Un giorno accade che Jacob si
dichiara e in seguito le chiede di sposarlo. Lei accetta, ma lo ama davvero? Si
certo, ma il suo non è amore, non quello vero almeno. Ed Edward? Cosa farà a
questo punto? E se si accorgesse proprio ora che sta per perdere la persona più
importante della sua vita? E se lei lo considerasse solo il suo migliore amico?
E se invece non fosse così? La loro è solo amicizia? Si certo, ma non del
tutto. Cosa succederà, allora? Bella sposerà Jacob? Forse solo da uno sbaglio
si può scoprire la verità. Ma qual è questa verità?
INTRODUZIONE:Edward lascia Bella per
permettergli di vivere una vita normale, ma prima di farlo esaudisce il
desiderio dell’unica ragazza che abbia mai amato. Dopo la sua partenza le cose
cambiano e Bella non vivrà la vita che Edward ha sperato per lei. Si ritroverà
vampira, con un figlia da crescere e un passato da ricordare. Riuscirà a
ricordarsi del suo unico e vero amore? Ma soprattutto riuscirà a rincontrarlo?
INTRODUZIONE: Rosalie, Bella e Alice
sono tre sorelle newyorchesi che si trasferiscono a Phoenix. Sono le classiche
ragazze popolari che tutti invidiano, dal carattere forte e deciso e che non si
fanno mettere i piedi in testa da nessuno. A Phoenix le loro vite si
incroceranno con quelle di tre fratelli Emmett, Edward e Jasper, anche loro dal
carattere forte. Nessuno di loro crede nell’amore, ma presto si renderanno
conto di sbagliare, presto l’amore entrerà nelle loro vite e da lì tutto
cambierà.
INTRODUZIONE:Bella è una semplice
ragazza che vive a Phoenix. Ha un fratello e due sorelle gemelle. La sua vita
ruota intorno ai Cullen, i suoi migliori amici, la sua seconda famiglia. E poi
c’è Tay, il suo fidanzato, ma lei ne è davvero
innamorata? La sua vita è perfetta come crede? Il ritorno in città di Edward,
il suo amico di sempre, gli incasinerà la vita e presto si renderà conto che
quell’amico con il quale non fa altro che litigare non è poi solo un amico. Le
cose non saranno semplici e in una notte tutto si complicherà.
INTRODUZIONE:Bella è una ragazza alla moda che vive a Orange Country, con una
storia difficile alle spalle, chiusa, ma allo stesso tempo ribelle verso gli
altri incontra lui, Edward, un playboy da strapazzo, ribelle, odioso,
presuntuoso, aggressivo, ricco e che non fa altro che dedicarsi con i suoi
amici ricconi a feste mondane e al lusso più sfrenato. Riuscirà lei a lasciarsi
andare all'amore? E lui? Riuscirà a mettere la testa a posto? E se tutto
iniziasse ad andare x il verso giusto? Lei non sa, però, che un segreto alena
dietro di lei, un segreto che lui non intende svelarle, non subito almeno, ma
poi non sarà tardi? Una storia ricca di divertimento, scontri, ribellioni, ma
amore, tanto amore. Sono tutti umani.
INTRODUZIONE:Un semplice invito di matrimonio può cambiare quella che sembra
essere diventata una vita stabile? Questo si chiede Bella quando si ritrova tra
le mani l’invito del matrimonio di Alice e Jasper. Partire e raggiungere quella
che un tempo era la sua migliore amica affrontando i fantasmi del suo passato?
Oppure restare a casa e non correre rischi? Bella vive a New York, fa la
giornalista, si è lasciata i Cullen alle spalle e si porta dietro da cinque
anni due grandi responsabilità che portano il nome di Ej e Lizzie. Chi sono? E
che c’entra Edward in tutto questo? Se vi va di scoprirlo correte a leggere la
mia storia. Sono tutti umani.
INTRODUZIONE:Isabella Swan fugge via dalla sua città all’ètà di dieci anni,
grassottella e timida viene presa in giro da tutti. Si rifugia a Jacksonville
dalla madre, ma otto anni dopo il brutto anatroccolo si è trasformato in un
bellissimo cigno. Decide di tornare a Beverly Hill, la sua città natale, dove i
suoi vecchi amici la attendono, ma Bella è cambiata non solo fisicamente e
vuole prendersi la sua rivincita su tutti coloro che un tempo la prendevano in
giro. Nella sua vecchia città, però, non tutto è come lo ha lasciato. I Royal
King, i suoi vecchi amici, sono in lotta continua contro i Blue Ice, un altro
club di ragazzi popolari e ricchi. Cosa succederà con l’arrivo di Bella? Che
succederà se un giorno i due gruppi si ritrovano costretti a collaborare?
Filerà tutto liscio? Personaggi decisamente diversi da come abbiamo imparato a
conoscerli, ma chissà…magari dall’odio nascerà qualcos’altro e quella che era
sembrata una rivincita potrebbe diventare ben altro. Sono tutti umani. Vi ho
incuriosito? Correte a leggere.
Questi personaggi non mi appartengono,
ma sono proprietà di Stephenie Meyer. Questa storia è stata scritta senza alcun
scopo di lucro.
Eccomi qui con un
altro capitolo. Come vi avevo annunciato si tratta del chiarimento tra i due.
Non vi anticipo nulla. Vi lascio al capitolo sperando che vi piaccia. Bacioni a
tutti e buona lettura.
Capitolo 17
Chiarimenti
POV BELLA
Quei ricordi per
me terribili tornarono alle mente con una facilità incredibile e mi sentì
mancare il respiro quando guardai gli occhi di Edward perché in quegli occhi
terribilmente belli, quegli occhi smeraldo in cui era facile perdersi vidi una
sofferenza che conoscevo bene, era la stessa sofferenza che avevo provato io in
tutti quegli anni, la stessa sofferenza che stavo provando ora nel ricordare
quanto fosse successo allora tra noi.
Ben presto i suoi
occhi andarono a fissare i miei e fu allora che mi resi conto che non avevamo
più scampo.
Eravamo giunti
alla resa dei conti, ma se purtroppo o per fortuna questo non lo sapevo ancora.
- Ci sei
riuscito? – gli domandai interrompendo il silenzio che si era creato tra noi.
- A fare cosa? –
mi chiese curioso con un’espressione facilmente comprensibile.
Anche lui, come
me, aveva capito di essere alla resa dei conti.
- A ritrovare te
stesso, il tuo equilibrio – gli risposi davvero curiosa di conoscere la sua
risposta.
Rimase in
silenzio per un po’, abbassando lo sguardo, poi tornò a fissare i miei occhi.
- Diciamo solo
che ho accettato la morte di James e sono riuscito a vederla per quello che
realmente era – mi disse lui serio.
- E cioè? – gli
domandai.
- E cioè che era
l’unico epilogo plausibile vista la vita che tutti e due avevamo sempre voluto
fare. Abbiamo sempre fatto quello che volevamo, divertendoci e prendendo tutto
alla leggera. Nessuno di noi due si è mai fermato a riflettere sulle
conseguenze che i nostri gesti potevano avere. È vero tu, Victoria e tutti gli
altri non facevate altro che ripeterci quanto pericolosa fosse la vita che
facevamo, ma noi sentivamo le vostre parole senza ascoltarle davvero e così
ecco l’epilogo della nostra stupida vita, l’unico epilogo che poteva esserci. È
stata dura, ma alla fine ho accettato il fatto che per metà la colpa della sua
morte è mia, solo mia, ma allora era troppo presto perché io riuscissi a vedere
con lucidità, riuscissi a vedere oltre il dolore che sentivo dentro. Lui non
c’era più e questo bastava ad annullare tutto il resto. Sembrava come se con
lui me ne fossi andato io. Lui ed io eravamo un sinolo, un tutt’uno e quando ti
viene strappata una parte di te non riesci più a vedere con lucidità, non ti
interessa di quello che hai attorno, hai solo bisogno di cercare un
responsabile con cui prendertela perché non puoi riuscire ad accettare che
quella determinata cosa sia successa per colpa tua o sua, non ci riesci. James
era come un fratello, lo conoscevo da tutta la vita e non riuscivo a credere
che per tutto il resto della mia vita non ci sarebbe più stato. Con il tempo ho
accettato la realtà dei fatti e non hai idea di quanto avrei voluto prendermi a
pugni per ciò che avevo fatto, per come mi ero comportato con tutti, ma
soprattutto con te – mi spiegò con gli occhi spenti e vuoti.
Il ricordo di
James gli faceva ancora troppo male, glielo si leggeva negli occhi.
- Quel giorno,
quando nella tua camera mi dicesti quelle cose mi sentì morire, come se
qualcuno mi avesse trafitto il cuore con un pugnale. Me ne sono andata perché
ero troppo ferita, ferita perché mi avevi detto quelle cose, ma soprattutto
ferita per il modo in cui i tuoi occhi mi guardavano. Sembrava come se l’amore
per me fosse finito, come se se ne fosse andato insieme a James. Sono andata in
spiaggia, quella stessa spiaggia dove anni prima mi avevi fatto quella
sorpresa. Mi sedetti a guardare il mare sperando che tu arrivassi da un momento
all’altro e che facessimo pace come facevamo sempre. Ho passato tutta la
giornata e l’intera nottata lì, ma tu non arrivavi. La mattina seguente mi sono
resa conto che le tue parole non potevano essere vere, che tu non potevi
davvero pensare quelle cose e che era tutto solo frutto della disperazione e
del dolore. Tornai a casa tua e mi dissero che non c’eri, che te ne eri andato.
Non sapevo dove cercarti e ho passato l’anno più brutto di tutta la mia vita.
Poi scoprì che abitavi a Boston e ti giuro che quando ho bussato alla tua porta
e ci ritrovammo a fare l’amore pensai che tutto si sarebbe risistemato, ma poi
mi resi conto che così non sarebbe stato. Le tue parole di quel giorno mi
ferirono molto più di quelle pronunciate un anno prima nella tua stanza. Nei
tuoi occhi non c’era più la disperazione di prima, potevo vedere ancora l’amore
che provavi per me eppure mi hai detto quanto io non potessi esserti d’aiuto e
mi hai cacciata via. Trovavo una giustificazione alle parole di un tempo, ma
non a quelle che hai pronunciato quella notte. Eri lucido, sapevi perfettamente
cosa mi stavi dicendo e mi hai spezzato il cuore – gli dissi io spiegandogli
per sommi capi come mi ero sentita quella notte.
- Ho spezzato il
cuore a me stesso quella notte. Il giorno in cui ti ho dato la colpa
dell’incidente non mi sono nemmeno reso conto delle parole che pronunciavo,
perché in qualche modo ci credevo, credevo davvero che la colpa fosse tua. Me
ne sono andato perché non riuscivo a vivere in quella città senza James e senza
di te che fino a quel momento eri stata la mia unica ragione di vita, ma al
contempo non potevo stare con te perché come ti dissi ti rendevo in qualche
modo responsabile. Durante quell’anno lontano da te e da tutti mi resi pian
piano conto della cazzata che avevo fatto. Avevo buttata all’aria la nostra
storia, la cosa più bella che mi fosse mai capitata e ti avevo detto parole
assurde comportandomi come un’idiota dandoti una colpa che tu non avevi e non
potevi avere mai. Poi ti vedi comparire sulla porta di casa e in quel momento
non mi interessò più nulla, né quello che era successo, né le mie parole, né
quanto potevo averti fatto soffrire. C’eri solo tu, io ed il nostro amore.
Abbiamo fatto l’amore ed è stato bellissimo, sentirti di nuovo mia è stato
qualcosa che non pensavo di poter più provare. Quella notte tu ti addormentasti
e durante tutta la notte non hai fatto altro che ripetere il mio nome e fu
allora che mi ricordai tutto quello che ti avevo potuto fare passare con le mie
parole e con la mia partenza. Ti scrissi quel bigliettino e me ne andai
sperando davvero di non trovarti più a casa al mio ritorno. Quando riaprendo la
porta di casa ti ho trovato sul quel divano ho sentito il cuore battere di
nuovo. Eri sdraiata sul divano che guardavi la tv con solo una mia camicia
addosso. Mi è passata in mente la vita che avremmo potuto avere insieme se io
non mi fossi comportato come uno stupido e allora mi sono lasciato andare di
nuovo, ma quando poi ho realizzato quanto stavo facendo mi sono reso conto che
non potevamo farlo. Ti amavo e te lo dissi, ma avevo bisogno di stare solo per
elaborare quanto fosse successo, dovevo ritrovare l’equilibrio che avevo perso,
dovevo ritrovare un me stesso che forse non era mai esistito e con te vicino
non potevo farlo perché mi ritornavano in mente tutti gli errori che avevo
fatto, tutte le volte in cui mi pregavi di smetterla di fare quella vita. Non
ero certo che ci riuscissi, che davvero io potessi smettere di comportarmi così
e fu per questo che ti mandai via, non volevo che tu ti ritrovassi come
Victoria, non volevo che tu non giorno mi avresti identificato con i tuoi
rimpianti. Ti conoscevo e sapevo che anche se così fosse stato tu non me lo
avresti detto e avresti lasciato a me la responsabilità di leggertelo negli
occhi. Avevi bisogno di un ragazzo che ti meritasse, di un ragazzo che ti desse
delle certezze e quel ragazzo non ero io, non in quel momento almeno. Sapevo
che ciò non bastava a farti andare via e così, così ti ho inventato la balla
più grossa del secolo, ti ho detto che qualcuno aveva preso il tuo posto
consapevole che solo sentendoti una banalissima amante avrei potuto sperare che
tu ti arrendessi. Il rumore che ho sentito dopo quelle parole non è stato
quello della tua mano che schiaffeggiava il mio viso, ma è stato quello di due
cuore spezzati, il mio e il tuo, ma non potevo fare altrimenti. In quel momento
ti lasciavo con la certezza che tu mi amassi ancora nonostante tutto e tutti e
che ti amassi ancora anche io. Un ragionamento contorto il mio, lo so
benissimo, ma cazzo Bella, eravamo dei ragazzi, io ero un ragazzo, ero immaturo
ed ero un uomo e gli uomini non ci azzeccano mai alla prima – mi rispose lui
guardandomi dritto negli occhi con uno sguardo che ben conoscevo.
Quello che
metteva su quando voleva leggermi l’anima e io non volevo che ci riuscisse
perché non ero certa di volergli far sapere cosa provavo.
- Mi stai dicendo
che non c’era nessun’altra donna? – gli domandai poi sconvolta.
Lui mi fece un sorriso
che sapeva solo di amaro, poi scosse la testa.
- Sei la persona
più intelligente che io conosca, ma a volte, a volte sei proprio ingenua. Ti ho
mentito ed è stato così facile fartelo credere. Un’altra donna? Pensi davvero
che ti amassi così poco da trovarmi una donna nel giro di così poco tempo? E
pensi davvero che se anche ci fosse stata un’altra donna avrebbe mai potuto
prendere il tuo posto? – mi chiese guardandomi negli occhi.
- Ci ho creduto
davvero, giuro che ci ho creduto e mi sono sentita una stupida. Mi sono sentita
usata, e sai la cosa che mi faceva più schifo? Che nonostante mi sentissi usata
non avrei mai voluto cancellare quel momento con te, perché sentirmi di nuova
tua era qualcosa che aspettavo di fare da sempre – gli risposi consapevole che
fingere non serviva più a nulla.
Se volevamo
chiarire dovevamo essere sinceri.
- Una parte di me
ha sperato che non mi credessi, ma l’altra, la più forte, beh quella voleva che
la mia bugia funzionasse ad allontanarti. Non avevo certezze da darti, non
sapevo… – iniziò a dire io.
- Non sapevi
nemmeno chi tu fossi – lo interruppi io continuando la frase per lui.
Forse avrei
dovuto essere arrabbiata, ma in fondo ognuno è libero di prendere le decisioni
che crede siano le migliori.
Per lui quella
era la decisione più giusta, anche se non era la migliore, ma chi ero io per
giudicarlo? Io che non ero stata in grado di informarlo del fatto che fosse
diventato padre?
- Vedo che hai
capito – mi disse lui sorridendomi sghembo.
La tensione si
stava stemperando e ciò non poteva che essere un vantaggio.
- Per tanto tempo
ho sperato che tu bussassi alla mia porta dicendomi che i problemi potevano
essere risolti, dicendomi che l’amore che provavamo poteva bastare – gli
rivelai sincera.
Ci avevo sperato
per tanto tempo, poi mi ero resa conto che era vero ciò che si diceva in giro:
“chi di speranza vive, disperato muore”.
- L’ho fatto – mi
rispose improvvisamente lui.
- Cosa? – chiesi
sorpresa non capendo le sue parole.
- Sono venuto. Un
anno dopo ho comprato un biglietto per New York e sono venuto. Ho chiesto di te
in giro, non avevo idea di dove tu abitassi o di che lavoro facessi. Nessuno
sembrava conoscerti, non eri ancora diventata una giornalista famosa. Decisi di
andarmene e tornai in aeroporto. Fu allora che ti vidi. Seduta su una sedia
nella sala d’aspetto. Mi stavo avvicinando, ma quando fui ad un passo da te ti
vidi sorridere e correre incontro ad un ragazzo con una valigia in mano. Gli
andasti incontro e ti buttasti letteralmente su di lui, poi vi baciaste a fior
di labbra e mano nella mano vi dirigeste all’uscita dell’aeroporto. Potevo
seguirti, ma non lo feci. Avevi ritrovato un equilibrio con un’altra persona,
eri felice con un altro che forse ti meritava più di me e così me ne tornai a
casa. Non avevo diritto di rovinarti ancora la vita. Quando sei tornata a casa
e ho visto Jake ho riconosciuto in lui quel ragazzo ed è per questo all’inizio
in cui vi ho visti ho creduto che stesse insieme – mi spiegò mentre io restai
sconvolta.
Era quello il
periodo in cui con Jacob avevamo provato a stare insieme. Eravamo durati solo
due mesi, un tempo brevissimo eppure sufficiente per cambiare il corso della
mia vita visto ciò che mi aveva appena detto Edward.
Edward mi era
venuto a cercare un anno dopo, praticamente quando i nostri bambini avevano un
mese solamente e se quel giorno non mi avesse visto con Jacob forse la mia
vita, la sua e quella dei bambini sarebbe stata diversa.
L’unica cosa che
riuscì a fare fu una risata del tutto sarcastica.
- Ridi? – mi
domandò lui stupito della mia reazione a quella rivelazione.
- Quanto si può
essere stupiti nella vita? Abbiamo rovinato la storia più bella di sempre per
dei problemi che potevamo risolvere, ma la cosa che mi fa più rabbia e mi fa
ridere sarcasticamente sai qual è? Che in tutti questi cinque anni non ho mai
avuto un uomo. Jake è stata l’unica parentesi che c’è stata nella mia vita, due
soli mesi e questi sono bastati a cambiare il corso della mia e della tua vita
– gli spiegai.
- Che intendi
dire? – mi domandò.
- Che se tu
allora ti fossi avvicinato, se solo ti fossi fatto vedere io sarei corsa da te
perché eri tu quello che volevo. Avrei scelto te, avrei scelto te sempre – gli
risposi sincera più che mai.
- Con il senno di
poi ti assicuro che se potessi tornare indietro nonostante ti avessi vista con
lui sarei venuto lo stesso a parlarti. Forse la nostra storia è stata qualcosa
di troppo serio per due ragazzi della nostra età, la nostra storia era matura
eravamo noi a non esserlo, io per lo meno non lo ero – mi fece notare lui.
- Non lo ero
neppure io, altrimenti non avrei creduto così facilmente a quelle parole – gli
risposi finendo la mia coppa di fragole, cioccolato e panna notando solo allora
che lui l’aveva finita da tempo.
Restammo un
attimo in silenzio consapevoli che il passato era stato chiarito. Entrambi
avevamo capito di quanto stupidi fossimo stati entrambi, lui a mentire e ad
allontanarmi da lui e io a non aver lottato di più per un amore in cui io
credevo in modo incondizionato.
Ciò che, però,
c’era da chiarire era il presente. Io amavo lui e lui a quanto avevo capito
dalla discussione che avevo origliato tra lui e Tanya amava me, ma ciò cosa
significava? Potevo ancora sperare in un “noi”? No, forse, era sbagliato anche
solo pensarlo.
- Sei felice
adesso? – mi domandò dopo qualche attimo di silenzio.
- Felice? Credo
che la felicità sia un concetto utopico o forse ho imparato a pensarla così
visti gli avvenimenti. Diciamo che sono serena. Del resto ho una vita che in
tanti mi invidierebbero, un lavoro che mi piace, una stabilità economica, delle
persone che mi vogliono bene e due figli che mi adorano – gli risposi.
- Ma? – mi
domandò capendo che c’era un “ma” nelle mie parole.
- Ma mi manca qualcosa
– gli feci notare guardandolo negli occhi – e tu, tu lo sei, felice intendo? –
gli domandai poi.
Ero consapevole
che qualcosa mancava nella mia vita e sapevo anche cosa, ma ad essere sincera
nonvolevo credere che fosse
lui, che lui rappresentasse tutto ciò che mi mancava.
- Ho smesso di
chiedermelo tanto tempo fa. La mia felicità eri tu quando poi è finita non mi
sono mai più posto questa domanda. Ci sono risposte che possono fare male, così
ho continuato la mia vita prendendo tutto per come veniva e tutto sommato sono
soddisfatto. Credo di essere diventato il ragazzo che sarei dovuto essere
sempre. Mi ritengo una persona abbastanza matura e responsabile e questo mi fa
accettare tutti questi anni. Almeno sono serviti a qualcosa – mi rispose lui aprendosi.
- Beh hai trovato
un lavoro bellissimo e soprattutto una ragazza meravigliosa. Mi piace molto
Tanya, sembra la ragazza perfetta – gli dissi sganciando la bomba.
Volevo sapere
cosa aveva da dirmi su di lei.
- Tanya è
perfetta è vero, ma non sono sicuro che sia perfetta per me – si limitò a dirmi
sorridendomi.
- Perché dici
questo? – gli domandai curiosa.
- Perché credo
che non importa trovare la persona perfetta, bisogna trovare la persona
perfetta per se stessi. E credo che ne esista una sola, esiste una sola anima
gemella, un’anima gemella che non tutti possano trovare e a volte chi riesce a
farlo è talmente stupido da mandarla via – mi rispose lui guardandomi negli
occhi.
- Quando parli di
anima gemella cosa intendi? – gli chiesi.
- Intendo quella persona
che ti completa in ogni cosa, quella persona che ami in modo incondizionato. Ti
puoi innamorare molte volte nella vita, ma con l’anima gemella è tutto diverso,
ti innamori e non potrai amare mai nessuno come hai amato quella persona,
perché l’anima gemella è l’unica che ti completa, l’unica con cui puoi essere
davvero felice – mi rispose lui come se la cosa fosse ovvia sorridendomi
sghembo.
Sorrisi anche io
a sentirgli dire quelle cose. Ricordavo perfettamente quelle parole. Ero stata
io stessa a pronunciarle dopo due anni che stavamo insieme mentre lo aiutavo a
studiare filosofia.
INIZIO FLASHBACK
…Sette anni prima…
Ero in classe, avevo due
ore di letteratura inglese e per la millesima volta nell’ultimo mese il
professore stava spiegando due dei più grandi capolavori Shakespeariani “Romeo
e Giulietta” e “L’Otello” cercando di mettere a confronto i personaggi delle
due tragedie.
Niente di più
semplice per una che come me amava i classici, ma lo stesso non si poteva dire
della buona parte dei miei compagni che difficilmente distinguevano i
personaggi delle due opere.
Ascoltavo la
lezione, ma ero poco interessata, non che l’argomento non mi piacesse, ma ciò
che diceva il professore era qualcosa di talmente risaputo per me che avrei
benissimo potuto fare io stessa la lezione.
Sentimmo bussare
alla porta e dopo un “avanti del professore” qualcuno entrò in classe. Non ci
badai più di tanto, assorta com’ero dello scribacchiare un foglio.
- Professore le
dispiacerebbe fare uscire la signorina Swan? – domandò una voce che riconobbi
subito.
Alzai lo sguardo
e mi persi nel guardare il mio angelo.
Ciò che mi
stupiva, però, era stato il modo in cui Edward si era rivolto al professore. Di
solito non era mai così gentile, il che mi fece capire che c’era sotto qualcosa
e che non poteva correre il rischio che il professore gli desse un “no” come
risposta.
- Potrei sapere
per quale motivo dovrei farla uscire? – gli chiese il professore curioso.
I fatti suoi mai.
Quel professore era proprio un impiccione.
- Devo dirle una
cosa urgente – gli rispose Edward restando sul vago, ma dalla sua faccia potevo
essere certa che gli avrebbe volentieri detto di farsi testuale “i cazzi suoi”.
- Lei non ha una
bella reputazione signor Cullen, il che mi implica a esortarla a non
influenzare la signorina Swan che è la migliore del mio corso e pertanto
gradirei restasse tale. Detto questo, per questa volta, la signorina può
uscire, ma questa non facciamola diventare un’abitudine – gli disse poi il
professare.
Vidi il volto di
Edward ed ero certa che fosse pronto per una delle sue sfuriate, il che mi
implicò a prendere di fretta e furia le mie cose e ad avvicinarmi al mio
fidanzato conducendolo alla porta.
- Grazie
professor Davis – dissi prima di uscire dando un pizzicotto sul fianco a Edward
per esortarlo a ringraziarlo anche lui.
Ovviamente Edward
non lo fece, ma prese la mia mano e mi spinse delicatamente fuori chiudendo la
porta e sbattendomi al muro prima di catturare le mie labbra con le sue.
- Era questa la
cosa urgente da dirmi? – gli domandai sorridendo quando ci staccammo.
- Magari fosse
questa. Ho un problema bello grosso – mi rispose lui tornando serio.
- Cos’hai combinato
stavolta? – gli chiesi inconsapevole di quello che mi aspettava, ma da lui
potevo aspettarmi davvero di tutto.
- Nulla di quello
che credi, ma ho bisogno del tuo aiuto, adesso – mi rispose lui prima di
lasciare un bacio sul mio collo.
- La vuoi smettere
che se passa qualcuno ci vede? – gli domandai retorica.
- Sono tutti a
lezione a quest’ora – si giustificò lui mentre mi posizionò un altro bacio sul
collo.
- Allora, cosa
hai bisogno? – gli chiesi ignorando le sue parole, del resto adoravo quei suoi
gesti.
- Sono uscito
dalla classe per fumare una sigaretta e ho visto la professoressa di filosofia
che parlava con la segretaria e gli chiedeva di fare delle fotocopie perché
all’ultima ora ci fa fare un test a sorpresa. Mi devi aiutare, non so niente e
se prendo meno di una B questa stavolta quella lì mi mette nei casini a casa –
mi spiegò in fretta.
Carlisle ed Esme
ci tenevano molto che i figli andassero bene a scuola ed Edward devo dire che
non se la cavava male. In un modo o nell’altro dava sempre buoni risultati. In
fondo aiutarlo non mi costava nulla, anzi mi faceva piacere. Adoravo studiare
con lui, anche perché il nostro era uno studio molto particolare.
- Su cos’è questo
compito? – gli domandai.
- I miti di
Platone. Giuro che non so nemmeno chi sia questo qui – mi rispose lui come se
stesse parlando di qualcosa di alieno.
- Siamo messi
molto male, lo sai vero? – gli feci notare.
- Purtroppo lo
sto notando, ma io ho la migliore professoressa di ripetizioni esistente sulla
faccia della terra – mi ripose lui baciandomi a fior di labbra.
- Ruffiano – gli
dissi solamente riprendendo a baciarlo.
Restammo lì solo
per un paio di minuti, poi prendemmo i libri di filosofia dall’armadietto e
salimmo nella terrazza della scuola, l’unico posto dove nessuno poteva vederci.
Ero consapevole
che avrei saltato tutte le ore di lezione tranne l’ultima, ma per Edward questo
ed altro.
Ci sedemmo a
terra e aprimmo i libri, ma Edward iniziò a baciarmi e all’inizio cedetti, poi
tornai in me.
- Amore dobbiamo
studiare. Lo vuoi passare o no questo test? – gli domandai staccandomi.
- Si, ma tu, tu
sei molto più invitante del test – mi rispose lui continuando a baciarmi il
collo.
Sapeva quanto
amavo i baci sul collo.
- Edward Cullen
smettila subito e mettiti a studiare. Non abbiamo tutto il giorno. In poche ore
devi imparare tutto – gli dissi scostandolo a malavoglia da me.
- Ai suoi ordine
comandante – mi rispose lui baciandomi a fior di labbra per poi mettersi
diritto ad ascoltarmi.
Gli spiegai
brevemente Platone, ma mi soffermai soprattutto sull’importanza che i miti
avevano sulla sua filosofia, una materia che io adoravo, una tra le mie
preferite.
Per fargli
ricordare tutte quelle cose cercai di associare ogni mito a qualcosa di attuale
in modo che lui potesse ricordarli facilmente.
- Ed infine c’è
il Mito degli Androgini che troviamo nel Simposio – esordì pronta a spiegargli
l’ultimo mito – prova a leggere cosa dice – continuai poi indicandogli sul
libro il paragrafo esatto che ne riportava un pezzo.
- E se ad essi, mentre insieme giacciono,
apparisse Efesto con i suoi strumenti e chiedesse: "Cos'è che volete o
uomini, voi, uno dall'altro?". E, rimanendo quelli dubbiosi di nuovo
chiedesse: "Forse che desiderate soprattutto essere sempre quanto più
possibile una cosa sola l'uno con l'altro, affinché notte e giorno mai dobbiate
lasciarvi? Se questo desiderate voglio fondervi e plasmarvi in un essere solo,
affinché, di due divenuti uno, possiate vivere entrambi così uniti come un
essere solo, e quando vi colga la morte, anche laggiù nell'Ade siate uno,
invece di due, in un'unica morte. Orsù vedete se è questo che volete e se vi
farebbe lieti ottenerlo.. A queste parole, sappiamo bene che nessuno
contraddirebbe, né mostrerebbe di desiderare altra cosa, ma semplicemente
avrebbe l'intenzione di aver udito proprio quello che da sempre desiderava, di
congiungersi cioè e di fondersi con l'amato per formare di due un essere solo.
E la spiegazione di questo sta qui, che tale era l'antica nostra natura, e noi
eravamo tutti intieri: a questa brama di intierezza, al proseguirla, diamo nome
di amore. Prima di allora, lo ripeto, eravamo uno; ma ora per la nostra
arroganza il dio ci ha divisi e dispersi, come gli Arcadi lo sono stati dai
Lacedemoni. E c'è da temere che se non siamo corretti verso gli dei, non si
venga di nuovo spaccati e non si debba andare in giro come certe figure di
bassorilievo della stele, resecate a metà attraverso il dado, ridotti come
mezzi dadi…" – iniziò a leggere Edward fermandosi e guardandomi – ma
che è sta roba? – mi domandò poi come se avesse letto qualcosa in un’altra
lingua e facendo un’espressione buffissima.
Mi misi a ridere
e non potei fare a mano di costatare quanto Edward e la filosofia fossero due
linea che camminavano su binari paralleli. Non si sarebbero mai incontrati.
Edward in filosofia era proprio negato.
- Continua a
leggere, poi alla fine lo spieghiamo tutto – gli risposi mentre ancora ridevo.
- Mi fa piacere
che lo trovi divertente – mi disse lui facendo il finto imbronciato.
- Leggi stupido –
lo rimproverai io mentre cercavo di trattenere le risate.
- Ecco perchè bisogna esortare ogni uomo ad
essere rispettoso degli dei, per evitare questa rappresaglia e per raggiungere
quel bene di cui ci è guida maestro amore. Al quale nessuno osi contrastare (
gli si oppone chi è inviso agli dei) perchè, entrati nell'amicizia e nella
benevolenza del dio, noi scopriremo e incontreremo i nostri veri amori: e ciò,
fra quelli d'ora, capita a pochi. Né mi fraintenda Eurissimaco volgendo in
comico il mio discorso, come se alludessi a Pausania ed Agatone, che del resto
forse sono essi stessi fra quei pochi, ed entrambi maschi per natura; ma
parlando di tutti quanti, uomini e donne, io dico che ecco noi potremmo essere
felici solo se conducessimo a perfezione il nostro amore e se ciascuno di noi
si imbattesse con l'essere gemello, restaurando così l'antica natura. Se questo
è poi l'ideale, certo delle presenti possibilità la migliore è quella che più
gli si avvicina, cioè di incontrare l'amato che ci è di indole affina. Ed
allora se volessimo celebrare le lodi di un dio autore di questa felicità, ad
Amore giustamente le canteremmo: egli, per ora, molto ci è largo di aiuti nel
guidarci verso il nostro vero essere e per l'avvenire ci assicura le maggiore
speranze che, se saremo pietosi versi gli dei, restituendoci guariti all'antico
nostro stato, ci renderà beati e felici – concluse Edward alzando il volto
e guardando me con un’espressione ancora più buffa di prima – ho capito solo
una cosa. In mezzo a tutta sta tiritera ci sono due uomini che stavano insieme,
Pausa qualcosa e Agatino o Agatone, boh, qualcosa del genere – mi spiegò mentre
io scoppiai a ridere e gli tirai uno scappellotto.
- Vedo che le
cose che ti interessano le capisci. Di tutto una pagina hai capito solo la cosa
più superficiale. Sei sempre il solito – gli dissi mentre lui mi fece gli
occhioni da cucciolo come per chiedere scusa.
- Ma se capissi
tutto a cosa mi servirebbe la mia insegnate personale? – mi domandò poi lui
baciandomi a fior di labbra.
- Spiritoso,
comunque vediamo di capire cosa dice il brano. In parole molto semplici questo
mito racconta che ai primordi della storia, la Terra era un pianeta felice. Non
vi erano sofferenze e mali. La Terra era abitata dagli dei che abitavamo
nell’Olimpo e poi vi erano gli Androgini, esseri umani dotati di quattro
braccia, quattro gambe e due sessi. Un giorno Zeus si accorse di quanto felice
fossero quegli esseri, ancora più felici degli dei stessi, così adirato per la
loro potenza decise di tagliarli in due metà. Tagliandoli a metà ogni parte
perse il compagno e non poteva più essere felice, solo ricongiungendosi con
l’altro avrebbe potuto essere di nuovo felice e appagato. Da allora, pervasi da
una grandissima nostalgia, essi vivono tentando di riallacciarsi alla metà
perduta – gli spiegai sperando di essere stata chiara.
- In pratica
vivono alla ricerca dell’anima gemella? – mi domandò lui.
- Si, la parte
mancate non è altro che l’anima gemella, quella che un tempo era loro legata
fino a formare un solo unico essere. A loro non bastava l’unione sessuale per
provare gioia, ma la creazione di un’armonia e di una totalità dell’anima che
si realizza appunto con il ricongiungimento con l’altro – gli risposi io.
- E quindi? – mi
chiese lui per capire meglio.
- Facciamo un
esempio. Io e tu siamo un Androgino, siamo legati letteralmente in un unico
corpo, come se fossimo gemelli siamesi. Possediamo quattro braccia, quattro
gambe, due corpi, quattro occhi e via dicendo. Ci amiamo, siamo felici e ci
sentiamo completi. Un giorno qualcuno ci separa e ci ritroviamo in due corpi
distinti e separati, separandoci, però, noi ci siamo persi e non ci
riconosciamo più. Tu vivi cercando l’altra parte di te che sarei io, ma tu non
lo sai che sono io e io faccio altrettanto. Un giorno ci incontriamo e ci
innamoriamo rendendoci conto che siamo anime gemelle, ci rendiamo conto che
siamo un sinolo, un essere unico che se pur diviso in due corpi è comunque
indissolubilmente legato. Riesci a capire adesso? – gli domandai sperando di
aver colto nel segno.
- Forte. Quindi
io sarei il tuo androgino e tu il mio? – mi chiese serio.
- Era un esempio
il mio – mi premurai a rispondergli.
- Allora non
pensi quello che hai detto? Cioè, quindi, non sarei io la tua anima gemella? –
mi domandò guardandomi negli occhi.
- Non ho detto
questo. Secondo me noi un tempo eravamo uniti, eravamo davvero due Androgini e
adesso ci siamo ritrovati. Sei tu la mia anima gemella e per anima gemella
intendo quella persona che ti completa in ogni cosa, quella persona che ami in
modo incondizionato. Ti puoi innamorare molte volte nella vita, ma con l’anima
gemella è tutto diverso, ti innamori e non potrai amare mai nessuno come hai
amato quella persona, perché l’anima gemella è l’unica che ti completa, l’unica
con cui puoi essere davvero felice – gli risposi sincera.
- Beh credo che
non mi scorderò più questo mito. E adesso professoressa dei miei stivali le
devo la ricompensa per il suo aiuto – mi disse lui sorridendomi sghembo prima
di buttarsi addosso a me e iniziando a baciarci.
Restammo in
terrazza per un po’ baciandoci e coccolandomi, poi decidemmo di scendere, era
ora del test, l’ora della verità. Avrei dovuto capire se ero stata davvero una
buona insegnante e sperai di esserlo stata considerato che la mia ricompensa
era stata ottima.
- Scheggia, ma in
tutta questa storia non ho capito che c’entravano i due uomini, quelli che
avevano nomi strani – mi disse lui quando raggiungemmo la sua classe, ma prima
di entrare.
- Gli Androgini
non erano solo coppie di uomini e donne, ma anche coppie dello stesso sesso.
Dividendosi poi dovevano cercare l’altro che lo completasse e se in origine
erano stati dello stesso sesso andavano alla ricerca di questo. E quei due che
hai letto che si chiamano Pausania ed Agatone erano entrambi maschi per natura
ed erano un sinolo, era l’uno androgino dell’altro – gli spiegai per farmi
capire bene.
- Questo mito mi
piace proprio. Chissà che prima o poi non inizi a piacermi la filosofia – mi
fece notare lui.
- È più facile
che gli alieni invadano la Terra che tu che ti appassioni alla filosofia – gli
risposi.
- Donna di poca
fede – mi disse lui baciandomi a fior di labbra.
- Vi sembra il
luogo più appropriato per fare certe cose? Mamma mia in questa scuola non si
può mai stare tranquilli – si lamentò la professoressa di filosofia trovandoci
nel corridoio a baciarci.
- Ci scusi. Stavo
andando alla mia lezione – mi limitai a dire facendo uno sguardo a Edward per
indurlo al silenzio.
Non era il caso
che rispondesse in malo modo.
- Bene, allora se
ne torni in classe. Il signor Cullen e il resto della classe hanno un test a
sorpresa da fare e ho l’impressione che una bella F non gliela toglie nessuno
questa volta – disse la professoressa entrando in classe con un’espressione
soddisfatta in volto.
Il modo in cui
l’aveva detto mi faceva venire voglia di prenderla a calci. Come se fosse già
scontato il fallimento di Edward.
- È meglio che
torni in classe prima che la prenda a calci – dissi a Edward a voce bassa.
- Ci penserei
volentieri io se non fosse una donna – mi rispose lui serio.
- Credo che fare
un ottimo test e prendere una A possa essere un modo decisamente migliore per
vedergli scomparire quel sorrisetto da vipera – gli dissi io baciandolo a fior
di labbra prima di allontanarmi.
Lui mi sorrise
sghembo e questa fu l’energia giusta per affrontare l’ultima ora di lezione.
- Amore mi
raccomando, fai vedere chi sei – gli urlai quando fui già abbastanza lontana.
- Ti amo – mi
rispose lui mentre la professoressa affacciò la testa fuori.
- Non abbiamo ancora
finito con queste smancerie? Signor Cullen entri immediatamente in classe
altrimenti la sbatto in presidenza – disse la vipera con sguardo malefico.
Guardai Edward e
gli sorrisi, come a fargli capire di lasciar perdere. Poi gli mimai un
“anch’io” e mi diressi verso la classe mentre lui entrò nella sua aula.
Una settimana
dopo la vipera gli consegnò i compiti ed Edward aveva preso una bellissima A,
la sua prima A in filosofia. Non aveva sbagliato una domanda.
In corridoio,
mentre eravamo agli armadietti la prof si era avvicinata ad Edward e gli aveva
domandato come avesse fatto a fare tutto il compito giusto. Il mio ragazzo le
aveva sorriso sghembo e poi le aveva risposto “Si vede che la mia insegnante di
ripetizione è decisamente migliore di lei” poi mano nella mano ci eravamo
allontanati, ma Edward dopo pochi passi si era voltato verso la prof e aveva
aggiunto un “migliore in tutti i sensi”.
Lo sguardo della
prof era stato tutto un programma e per giorni dopo l’accaduto vedendola
passeggiare per i corridoi non potevo fare a meno di nascondere una risata.
FINE FLASHBACK
Edward, dopo
sette anni aveva usato la stessa definizione che avevo usato io per indicare
“l’anima gemella” il che mi fece capire che non aveva dimenticato quelle mie
parole.
- Questa definizione
mi ricorda qualcosa – gli dissi sorridendo.
- Beh ora mi
rendo conto che avevi ragione, non che prima non lo sapessi, ma prima erano
parole, ora sono fatti. Ho passato parecchio tempo della mia vita a trovare una
persona da amare come ho amato te, ma quando una settimane e mezzo fa mi hai
aperto la porta di casa sono arrivato alla conclusione che questa persona non
può esistere perchè non saprò amare nessuno come ho amato te – mi rivelò
sorridendomi sghembo.
Non sapevo cosa
dire, ma soprattutto non sapevo come interpretare le sue parole.
- E Tanya? –
riuscì solamente a dire portandomi poi la mano alla bocca.
Non sapevo come
né perché mi fossero uscite quelle parole.
Edward sorrise
nel vedere il mio gesto, poi tornò serio.
- Tanya è stata
l’unica relazione seria da quando ci siamo lasciati. La incontrai un anno e
mezzo fa. Stavo facendo tirocinio nell’ospedale di papà e lei era lì perché
doveva parlare con Kate, sua sorella, che lavora come fisioterapista in
ospedale da circa cinque anni. Ero in pausa pranzo e bevevo un caffè,
accidentalmente andai a sbattere contro di lei e la sporcai tutta. Mi aspettavo
una scenata con i fiocchi, ma mi sorprese. Mi sorrise e mentre io non facevo
altro che scusarmi, mi disse che era solo uno stupido vestito e che non ci
sarebbe voluto molto per fare andare via la macchia. Gli offrì qualcosa al bar
per farmi perdonare e poi la salutai pensando di non vederla più. Qualche
giorno dopo entrai in un negozio di musica e mi accorsi che era lei la
commessa. Parlottammo sul genere di canzoni che ci piacevano e mi resi conto
che lei era attratta da me. La vedevo come una brava ragazza e in più avevo
scoperto che sua sorella era la moglie di Garrett e non volevo prenderla in
giro in nessun modo. Mi invitò ad uscire, ma gli dissi che non era il caso, che
non ero pronto ad una relazione seria. Lei non si arrese e pian piano cercò di
avvicinarsi a me, all’inizio come amica e poi da cosa nacque cosa. All’inizio
era una storia senza importanza, lei era consapevole che ci fosse qualcuno nel
mio cuore, qualcuno che non riuscivo a dimenticare. Pensa che un giorno mi
disse una cosa che mi fece riflettere: “una donna sa quando un uomo la guarda e
ne vede un’altra”. Restai colpito da quanto Tanya in poco tempo fosse stata
capace di conoscermi. Nonostante questo non ero pronto. Andammo avanti così per
sei mesi, poi un anno fa decisi di provarci. Lei non era te, ma mi ero
affezionato a quella ragazza e guardandola negli occhi vedevo tutte le risposte
alle mie domande. Tanya era la mia possibilità, la mia unica possibilità di
innamorarmi di nuovo, di rifarmi una vita – mi rispose lui guardandomi fisso.
Ora ero certa di
quanto lui fosse davvero cambiato. Tanya non era mai stata un ripiego per lui,
Tanya era stata solo la sua ancora di salvezza, ma ciò che volevo scoprire era
se questa ancora l’aveva salvato davvero.
- Diciamo che è
stata il tuo salvagente? – gli proposi buttandola sul ridere.
- Più o meno – mi
rispose lui.
- Mi piace quella
ragazza, è davvero il meglio che potevo sperare per te – gli dissi sincera.
- E se io non
volessi il meglio? Se quello che tu consideri il meglio per me non fosse il
meglio che voglio io? – mi domandò lui senza però guardarmi.
- In quel caso
dovresti cercare quello che tu credi sia il meglio per te – gli risposi sorridendogli.
- Prima di venire
qui, io e lei, abbiamo litigato – mi confidò dopo qualche attimo di silenzio.
Cercai di
mostrarmi sorpresa, non volevo che scoprisse che avevo messo il naso o meglio
le orecchie negli affari suoi.
- Come mai? – gli
domandai.
- Beh tutto è
partito dal tatuaggio. Tempo prima io le avevo detto che era un tatuaggio che
ci eravamo fatti con James, per indicare che la nostra amicizia sarebbe durata
“ora e per sempre”. Lo so, è stata una cazzata, ma era l’unica giustificazione
che ho trovato. Lei ci ha creduto, ma vedendolo a te si è arrabbiata. Mi ha
detto che se avevo messo in mezzo James, se avevo mentito su di lui,
considerando che è molto difficile che io lo nomini, significava che quel
tatuaggio era molto più importante di quanto io potessi credere. Mi ha detto
che non c’era motivo che io le mentissi, che potevo dirle la verità, ma se non
l’ho fatto significa che in fondo quel tatuaggio continua ad avere un
significato per me – mi spiegò lui tornando a guardarmi.
- E c’è l’ha? –
gli chiesi curiosa.
- Certo che c’è
l’ha. Come se tu non lo sapessi – mi rispose sicuro di sé.
- E quindi? –
continuai io per esortarlo a parlare.
- Quindi mi ha
detto che lei ha sempre saputo che c’era un fantasma nella nostra storia e questo
può sopportarlo, ma se questo fantasma è fatto ancora di carne e ossa allora
non sa se riesce ad andare avanti. Dice che non sa se può continuare questa
storia perché non le va di vivere dovendo continuamente chiedersi se regge il
confronto con te – mi spiegò.
- Avresti dovuto
fargli capire che io sono il tuo passato, lei il tuo presente e il tuo futuro –
gli risposi sapendo quanto quelle parole mi facessero male.
- Lo so, avrei
dovuto dirgli questo, ma come facevo a dirglielo? Come facevo se non ci credo
più nemmeno io? – mi domandò lui guardandomi intensamente negli occhi.
- Credo che sto
perdendo dei passaggi – lo informai sperando che si fosse spiegato meglio.
- Non ho mai
raccontato a Tanya niente di noi. Quando lei provava a chiedermi qualcosa io
cominciavo a urlare, oppure semplicemente me ne andavo. In un modo o nell’altro
finivamo sempre per litigare, fino al punto in cui lei ha smesso di chiedere di
te. Ripensavo a te in aeroporto con quel ragazzo e questa era l’unica molla che
mi faceva dire: “lei c’è riuscita, è andata avanti, fallo anche tu”. E così
anche io ho provato ad andare avanti e con Tanya mi veniva facile, non hai idea
del bene che le voglio, ma oggi mi chiedo se questo bene possa bastare. Quando
si incontra il vero amore e lo si perde ci si rende conto che potrai amare di
nuovo, ma non più con quell’intensità e io mi domando se è giusto dare a Tanya
solo quel poco che riesco, io so di non darle tutto l’amore di cui sono capace
e lei merita qualcuno che la ami in modo incondizionato. Ho creduto che lei
fosse il mio futuro, ma poi tu sei tornati per il matrimonio e da quel giorno
mi domando se davvero tu sei solo il mio passato, se davvero posso accettare di
averti persa – mi fece notare lui.
- Passato,
presente, futuro, che importa cosa io o lei sia. Tu cosa vuoi? È questo che
dovresti chiederti? Il passato non possiamo più cancellarlo, il presente
possiamo costruirlo e il futuro non sarà altro che l’influenza e la conseguenza
del presente – gli risposi rivolgendomi non solo a lui, ma anche a me stessa.
- Io non ti
capisco, non capisco cosa vuoi dirmi – mi disse lui guardandomi confuso.
- Voglio solo
dire che tu devi guardare avanti e fare ciò che senti. Non devi continuamente
domandarti se mi hai perso o meno, perché non è così. Una persona si dice persa
se muore, ma non è mai persa quando il suo ricordo galleggia ancora nella
nostra mente dandoci grandi emozioni – cercai di spiegargli.
- Pensavo che
parlare con te mi avrebbe aiutato, invece, credo che adesso ho in testa più
confusione di prima – mi fece notare lui sorridendomi sghembo e scrollando la
testa.
- Concordo con
te. Anche io sono in palla. Comunque alla fine della discussione cosa è
successo con Tanya? – gli domandai curiosa.
- Non lo so. Mi
ha detto che forse mi serve del tempo per schiarirmi le idee, per capire cosa
voglio davvero, per capire chi amo davvero e soprattutto per capire se posso
essere felice senza di te. Mi ha ribadito che mi ama, ma che non vuole essere
una seconda scelta. Vuole che io parli e chiarisca con te e poi che torni da
lei solo se è lei davvero la donna con cui voglio passare il resto della vita –
mi rispose.
In pratica non si
erano lasciati, ma non erano nemmeno tornati alla pace. Forse, semplicemente
erano in pausa di riflessione.
- Crede che io
sia una minaccia alla vostra storia? – gli chiesi.
- No, crede
semplicemente che io non ti abbia mai dimenticato e che nemmeno tu lo abbia
fatto con me, crede semplicemente che forse tra noi non è mai finita – mi
rispose serio.
- E tu cosa
credi, invece? Credi che davvero non sia finita? – gli domandai curiosa.
- Credo che non
era finita allora tra di noi e non è finita neanche adesso – mi rispose
mettendo la sua mano sulla mia che era appoggiata al tavolo – tu, invece, cos’è
che pensi tu? – mi domandò poi.
- Sono d’accordo
con te. Non è mai finita tra di noi e non è finita neanche ora e forse non
finirà mai, ma credo anche che tutto questo tempo passato lontani ci abbia
fatto allontanare in modo inesorabile, siamo due linee parallele che non si
incontreranno mai. Forse abbiamo perso troppo e adesso è tardi – gli risposi
sincera.
Credevo davvero a
quelle parole. Io amavo lui e lui amava me, ma forse era passato tanto tempo e
con molta probabilità anche provando a stare insieme sarebbe finita dopo
nemmeno ventiquattr’ore, in fin dei conti non ero certa che noi due ci
conoscessimo ancora.
- Non è detto,
però, che tutto ciò che è perso non possa essere ritrovato – mi rispose lui
stringendomi di più la mano.
Non mi aveva
detto che mi amava, ma glielo avevo sentito dire quando avevo origliato la
conversazione con Tanya, ma dalle parole che aveva detto, soprattutto le ultime
era chiaro che mi amasse ancora.
Anche io, in
compenso, non gli avevo detto che lo amavo, ma delle mie parole, dal mio
sguardo era chiaro che lo amassi ancora anche io.
- Un tempo il
nostro amore non è bastato, cosa ti fa credere che adesso, dopo sei anni, possa
bastare? – gli domandai sperando che mi desse una risposta a quell’interrogativo,
una risposta valida che mi facesse alzare da quel tavolo e saltargli addosso.
Mi sorrise
sghembo consapevole che in qualche modo la mia frase faceva capire tutto quello
che non ci eravamo detti in modo chiaro e cioè che ci amavamo ancora dopo tutti
quegli anni.
Aprì la bocca per
dire qualcosa, ma un “bip bip” ci interruppe.
Edward si
affrettò a prendere qualcosa dalla tasca e quando lo vidi mi accorsi che era il
suo cercapersone.
- Cavolo è
l’ospedale. C’è un’emergenza e devo andare – mi disse con sguardo triste.
Sapevo che voleva
parlare ancora, ma soprattutto sapevo che avrebbe voluto rispondermi.
- Vai allora,
cosa aspetti? – gli domandai.
- Ti do un
passaggio a casa e vado – mi rispose lui consapevole che il viaggio verso casa avrebbe
potuto darci la possibilità di terminare la nostra conversazione.
- No, tranquillo,
prendo un taxi. È meglio che tu vada e non perda tempo – gli dissi sorridendo.
Edward prese una
banconota e la lasciò sul tavolo, poi mi sorrise.
- Non siamo più i
ragazzi immaturi che eravamo un tempo, siamo responsabili abbastanza da saper
trovare un modo per far funzionare le cose. È vero, a volte, l’amore non basta,
ma una volta una ragazza mi disse che l’amore era il motore che faceva girare
il mondo. Forse non dovremmo spegnere questo motore – mi rispose lui
sorridendomi sghembo.
Ero io quella
ragazza, quella che gli aveva detto quella cosa.
Sorrisi anche io
consapevole che in qualche modo la sua risposta me l’aveva data. In qualche
modo lui voleva riprovarci e anche io volevo farlo, ma forse era sbagliato. Non
c’ero più solo io, ma anche i bambini e tutto la sua vita e la mia e forse
sarebbe stato troppo complicato provare a stare insieme e soprattutto non ero
certa che se questa volta fosse andata male io sarei riuscita ad accettare e
superare la cosa e soprattutto non potevo procurare una delusione ai miei
figli.
Forse era il caso
di rifletterci su, si, era questa la cosa migliore da fare.
Mi alzai anche io
dalla sedia e mi diressi all’ingresso insieme a Edward. Lo accompagnai in
macchina e lui accese il motore.
- Edward perché
hai deciso di fare il medico? – gli domandai prima che sparisse.
- Perché il
medico è una professione che richiede tanta responsabilità e io avevo bisogno
di prendermi tutte quelle responsabilità che, in passato, non mi sono mai
preso. Ho deciso di fare il medico per aiutare le persone, per dare una
speranza a chi ne ha bisogno, perché avrei voluto che quella notte in ospedale
avessero dato anche a me una speranza per James. Faccio il medico perché voglio
salvare le persone che rischiano di non farcela – mi rispose lui sorridendomi
come se la cosa fosse ovvia.
Gli sorrisi anche
io e poi mi avvicinai a lui e gli baciai un guancia.
- Vai adesso, c’è
qualcuno che ha bisogno di te – gli feci notare prima che lui desse gas e si
allontanasse da lì.
Restai ferma in
quella posizione, poi decisi che era il momento di tornare a casa. Presi un
taxi e mi feci riaccompagnare a villa Cullen.
Era stato un
pomeriggio davvero intenso, ma mi era servito. In primo luogo io ed Edward
avevamo chiarito.
Lui si era
scusato per i suoi comportamenti e insieme avevamo affermato che forse un tempo
eravamo troppo immaturi per quel tipo di amore che c’era tra noi.
Lui amava me, io
amavo lui, eppure non sapevo se fosse giusto provarci.
La verità era che
il matrimonio di Alice si avvicinava inesorabile così come la partenza per New
York e né io né lui potevo abbandonare le nostre vite.
Lui non poteva
lasciare il suo lavoro, la sua donna e tutto il resto.
O forse si?
Pensare alla nostra vita insieme mi veniva piuttosto facile.
Il taxi arrivò a
villa Cullen e io mi pagai e scesi dirigendomi verso la porta di casa.
Fu allora che
nell’aria calda di Luglio udii un bisbiglio, era l’immagine di un sogno d’amore
che si allontanava sui binari del passato.
E fu in quel
momento che mi resi conto che la mia razionalità aveva già preso la sua
decisione: il passato non potevo cancellarlo, ma potevo fare qualcosa per il
presente e per il futuro e la decisione migliore sia per me che per lui era
restare separati.
Io a New York,
lui a Jacksonville, io con Jake e i bambini, lui con Tanya e la sua famiglia,
io con il mio lavoro da giornalista e lui con il suo lavoro di medico.
Erano successe
troppe cose e ricucire un rapporto non era facile, ci si poteva provare, ma i
risultati non era certi, ma per una storia d’amore valeva la stessa cosa?
Potevamo iniziare da capo? No, non si poteva.
Solo dopo essere
entrata in casa e aver guardato una foto che c’era sul comò del salotto, una foto che ritraeva me ed Edward nella
stanza di quest’ultimo mentre ci guardavamo e lui mi sorrideva sghembo, mi resi
conto di un all’altra cosa.
Io a New York, lui
a Jacksonville, io con Jake e i bambini, lui con Tanya e la sua famiglia, io
con il mio lavoro di giornalista e lui con il suo lavoro di medico, io
infelice, lui infelice, ma forse, forse questa era l’unica strada percorribile
visto e considerato tutto quello che era successo.
…Adry91…
SPOILER:
- Due contro una
non vale – mi lamentai dopo l’ennesima cuscinata.
- Ma tu sei
grande, noi siamo piccoli – mi fece notare Ej.
- Ma com’è che tu
sei piccolo solo quando conviene a te? – gli domandai.
- Mamma ti ho mai
detto che non devi prendere in giro mio fratello? – mi chiese Lizzie dandomi
una cuscinata che riuscì a deviare per miracolo prima che colpisse la mia
faccia.
Risposte alle vostre recensioni:
- ellehlove: Beh ciò che Edward
voleva dire dicendo “l’amore non basta” è che loro si amavano è vero, ma si
erano venuti a creare una serie di problemi che non potevano essere risolti con
facilità. Edward sapeva di amare Bella, ma stare con lei in quel momento non
era la cosa giusta, non credeva che sarebbe stata giusto e salutare per lui
così come per lei.
- Sabe: Ti ringrazio per le
tue parole. Non aggiungo altro, sarebbe inutile, ma grazie davvero. Nel tuo
dire poco hai detto tanto sta tranquilla. Quando al capitolo mi fa piacere
sapere che adesso la scelta di Bella in merito ai bambini sia stata capita. In
fondo lui l’ha cacciata via in malo modo, non era giusto che lei tornasse da
lui, anche se comunque lui aveva diritto di sapere. È stato codardo Edward, hai
trovato proprio l’aggettivo migliore per definirlo.
- Martina vanderwoodsen: Sono contenta che
il capitolo ti sia piaciuto. Ci tenevo parecchio a questo, mi sentivo in
qualche modo parte in causa nelle righe che ho scritto ed è bello sapere che è
piaciuto.
- IsaBelle91: Nelle storie è
facile trovare un lieto fine, non è come nella vita reale. I personaggi li
creiamo noi, li facciamo evolvere, litigare, lasciare o mettere insieme, ma
siamo noi i burattinai che decidono. Nella vita è tutto più difficile. Non
conosco il finale della storia perché ancora devo scrivere parecchi capitoli,
ma cercherò di far concludere la storia nel modo migliore. Quanto alle tue
storie, prometto di farci un salto e di leggerle non appena riesco. Promesso.
Ti farò sapere anche cosa penso.
- baby2080: Lo so, lo sbaglio
più grande di Edward non è stato il prima, ma il dopo, il suo comportamento
l’anno dopo, ma ancora il dolore era forte, lui non aveva ancora superato il
tutto, ma allo stesso tempo sapeva che Bella meritava qualcosa in più di uno
scapestrato come lui.
- superlettrice: Si è vero, in una
storia possiamo fare tutto ciò che ci pare, ma molte volte alcune storie
rispecchiano la vita vera. Il comportamento di Edward, in questo caso, credo che
non sia qualcosa di impossibile da attuare, nel senso che in molti al suo posto
avrebbero reagito come lui. Io non voglio giustificare il suo comportamento,
lui ha sbagliato e lo sappiamo tutti, ma mettendosi un po’ nei suoi panni
potremmo capirlo. Quando anche io ho perso una persona cara, il mio ex ragazzo
per il quale ancora provavo qualcosa di forte, non è stato facile accettare il
tutto e me la sono presa con tutti e tutti. Dovevo trovare un capo espiatorio.
È passato troppo poco tempo, solo tre mesi, ma ancora ho la mente un po’
chiusa, ancora cerco di trovare un responsabile con cui prendermela e so che è
sbagliato. Niente e nessuno mi riporteranno lui, ma il dolore fa fare brutti
scherzi. Edward ha detto che non poteva ritrovare se stesso con Bella e le
pensava davvero quelle cose, ma in fondo l’ha allontanata anche perché voleva
che lei trovasse qualcuno di meglio, qualcuno che la meritasse davvero e lui
non credeva di essere alla sua altezza. Ha sbagliato, adesso lo sa, adesso sa
che solo Bella poteva aiutarlo davvero, ma è passato del tempo e gli errori
purtroppo li ha fatti e non può tornare indietro. Può ricostruire il presente,
per il passato non c’è più nulla da fare. Quanto alle storie che mi hai
chiesto, quando terminerò questa e un’altra storia, riprenderò anche quelle.
Posso solo chiederti di avere pazienza.
- bo19: Sono felice di
sapere che il capitolo ti sia piaciuto. In effetti adesso è tutto più chiaro.
Non resta che aspettare per vedere cosa succederà adesso.
- JessikinaCullen: Beh credo che
quando si perde qualcuno si vorrebbe andare via lontano, incolpare qualcuno e
prendersela con tutti, ma in fondo riflettendoci capiamo che tutto ciò è
inutile. Bisogna affrontare con coraggio e forza la perdita che abbiamo subito,
io ci sto provando. Non è facile, ma non voglio comportarmi come ho fatto
all’inizio. Non è giusto per me, per chi mi vuole bene e nemmeno per lui che
non c’è più. Uno spruzzo di 3msc c’era, la morte di Pollo, l’ho sentita
parecchio anche se era solo un libro. Ho inserito un incidente del genere
perché era l’unico epilogo possibile per come ho descritto la vita di Edward e
di James. La somiglianza, quindi c’è, ma la mia idea non è partita dalla morte
di Pollo, è solo partita dovendo trovare in un modo o nell’altro una
conclusione, un qualcosa che potesse far “redimere” Edward. New Moon c’è pure,
quello si, credo che in fondo Edward anche in questo caso abbia allontanato
Bella perché voleva proteggerla dalla persona che era. Era certo che lei
meritasse di più e non si sentiva all’altezza di lei. Come vedi, però, non
esisteva nessuna donna. Tutte bugie, forse troppe ne sono state dette.
- alexia__18: Si, in effetti
accettare una perdita non è mai semplice. Ci provo e continuerò a farlo. Quanto
alla storia lo so, l’errore di Edward sta nel suo comportamento dopo un anno.
Non doveva comportarsi in quel modo, ma quella sembrava a lui la scelta
migliore. Ovviamente sbagliava. Per la trama del passato mi serviva in qualche
modo qualcosa che potesse far “redimere” Edward e nello stesso tempo che
segnasse una rottura tra i due e non volevo si trattasse di tradimento. Sarebbe
stato troppo scontato. Motivo per cui ho deciso di far morire James, anche se
come personaggio mi piaceva parecchio, almeno per come lo avevo descritto io e per
il legame che aveva con Edward. Ho pensato dopo che la mia idea poteva in
qualche modo essere simile a 3msc, ma, ormai, avevo deciso. E in fondo simile
c’è solo la morte del migliore amico. In 3msc è Babi
che lascia Step, qui, invece, è il contrario. È
Edward che lascia Bella ed è lui che incolpa lei dell’incidente. Lì, invece,
era proprio Babi che lo incolpava di quanto era
successo, dicendo che era colpa sua, dei suoi amici e della vita che facevano.
Riguardo ai Cesaroni, invece, si c’è una frase o due
frasi prese dal dialogo tra Marco ed Eva, quando lui la caccia via. Mi sono
sempre piaciute le parole che dice lui, anche se non mi è piaciuto il fatto che
l’abbia mandata via, e così ho deciso di riproporle nella mia storia.
- sguardoalcielo: Sono contenta che
la storia ti piace. Spero di non deluderti con i prossimi capitoli.
- jekagnegne: Mi fa piacere
sapere che la storia ti piace. Mi auguro che questo capitolo non abbia deluso
le tue aspettative.
- eliza1755: Il dolore di Edward
è stata la causa scatenante di tutto ed era su quello che volevo soffermarmi e
renderlo al meglio. Sono contenta di esserci riuscito. Come te, anche io non
credo che questo possa giustificare Edward, ma quando un dolore tanto intenso
colpisce qualcuno non si affrontano più le cose con razionalità, tutto sembra
offuscato. Come dici tu stessa, Edward, non si è comportato bene con Bella né
con la sua famiglia. Ha fatto soffrire tutti, ma in quel momento lui non ci è
curato di nulla. L’unica cosa che sentiva era il suo dolore, quello degli altri
passava in secondo piano. La sua famiglia è riuscito a capirlo e a passare
sopra alla cosa e Bella, in fondo anche lei non prova rancore nei confronti di
Edward. Certo non è stato facile per lei, ma forse il suo amore era talmente
forte che le ha permesso di passare sopra a tutto. Ora come ora non è facile
affrontare la cosa, troppe cose sono cambiate. Vediamo che succede. Comunque
non mi hai affatto annoiata con le tue parole, anzi, tutto il contrario. Mi fa
sempre piacere sapere cosa pensa chi legge. Credo sia una cosa fondamentale per
spronare chi scrive e a continuare a farlo.
- giova71: Come vedi non
esiste nessun’altra ragazza. Era solo il modo usato da Edward di mandarla via,
l’unico modo per convincerla. La situazione tra i due non è facile, sta a loro
adesso capire cosa vogliono fare.
- valecullen_thedevil93: Sono contenta che
il mio capitolo possa averti aiutato ad esprimere emozioni che non sei riuscita
a tirare fuori prima, ma ti assicuro che non piangere non significa soffrire
meno, anzi, forse si soffre di più e te lo dice una che è molto restia alle
lacrime. Come vedi avevi ragione, non c’era nessun’altra donna. Era solo una
bugia di Edward per mandare Bella via. Ah, ringrazia tua nonna per i
complimenti.
- Austen95: Adesso vediamo che
succede. “Ricordare il passato” la riprenderò non appena avrò concluso questa
storia e “Uniti dal destino”. Quando terminerò queste due riprenderò quella. Ho
intenzione di finirla, basta solo avere un po’ di pazienza.
- vanderbit: Hai capito benissimo
il punto cruciale di tutto: il dolore. È stato proprio questa che ha scatenato
il tutto. È vero Edward non si può giustificare, ma forse in fondo in fondo non
si può nemmeno criticare tantissimo. Era comandato dal dolore, non vedeva con
razionalità. Le domande che mi hai posto, come vedi, hanno ricevuto risposta
nel capitolo, quindi non serve che ti ribadisca qui le risposte.
- camilla81: Ti ringrazio per le
tue parole, grazie davvero e cercherò di farlo. Edward ha sbagliato è vero, ma
come ha detto tu stesso, ognuno affronta il dolore a modo suo e lui l’ha fatto
anche se nel modo sbagliato. Quanto all’altra donna, avevi ragione, non c’era
nessuna, era solo una bugia per mandare via Bella. Quanto al fatto dei bambini,
per adesso, non posso dire nulla. Presto tutti i nodi verranno al pettine e
allora vedremo che succederà.
- SaturnoL: Si, in effetti
Bella ha fatto tutto il possibile per salvare la sua storia d’amore, ma questo
non è servito. A volte le cose bisogna volerle in due e a quanto pare allora
Edward non lo voleva abbastanza. Riguardo a Victoria non posso dirti nulla, ho
la bocca cucita. Si scoprirà in seguito se lei sapeva oppure no, e nel caso
sapeva i motivi per cui non ha parlato. È difficile passare sopra a tutto, ma
Bella non c’è l’ha mai avuta davvero con Edward. Forse lo ha sempre amato
troppo per avercela davvero con lui. Chissà cosa succederà. Quanto a ciò che mi
hai suggerito in merito alla mia dimenticanza sull’indirizzo devo dire che hai
avuto un’idea fantastica e metterò in atto proprio questa. Farò spiegare questa
cosa fra qualche capitolo. Grazie davvero. Mi stavo scervellando per trovare
una soluzione, ma non riuscivo a uscirne fuori. Tutte mi sembravano banali o
stupide. Grazie davvero. Quanto ai piccoli ti assicuro che torneranno. Li ho
messi da parte negli ultimi capitoli solo perché mi serviva raccontare cosa
fosse successo e il momento del chiarimento. Già dal prossimo capitolo li
ritroveremo e ti assicuro che tutto quello di cui hai parlato arriverà. Già dal
prossimo capitolo i bambini chiederanno delle persone che hanno incontrato, ma
sarà una discussione superficiale, la vera chiacchierata tra madre e bambini
verrà fra qualche altro capitolo. Ho già detto troppo. Per adesso la
prerogativa c’è l’ha il matrimonio, come hai fatto notare tu stessa, il resto
lo vedremo a tempo debito.
- franz1000: Beh credo che i
sentimenti provati per la perdita di una persona cara possano essere ben
compresi da chi ha subito una perdita, volevo però che anche chi non avesse mai
provato qualcosa di così brutto potesse capire e mettersi nei panni di Edward.
come vedi nessun’altra donna, come avevi pensato tu. Non ti so dire quando si
scoprirà la verità, ma presto tutti i nodi verranno al pettine.
- mechy: Mi fa piacere che
la storia ti piace. Sul finale non ti so dire nulla. Non ho ancora deciso come
la storia si concluderà. Tutti speriamo in un lieto fine, chissà, vedremo.
Tutto dipende da come si sistemeranno i fatti.
- ste87: Si, ricordo
perfettamente ciò che mi dicesti e ti ringrazio ancora. Mi hai fatto sentire la
tua presenza è questo è importante. Nel capitolo c’è sicuramente qualcosa di
New Moon, Edward che vuole proteggere Bella dalla vita che ha sempre condotto,
vuole il meglio per lei e sa di non essere lei quel meglio. 3msc indirettamente
c’è pure, ma non era mia intenzione. Credo che di lì ci sia solo la morte del
migliore amico del protagonista, il resto è diverso. Ho deciso di fare così e
solo dopo mi sono accorta che poteva esserci un punto in comune con 3msc, ma
era non voluto.
- Moni68: Si, hai
perfettamente ragione. Quando si è giovani il mondo è solo bianco o nero. Anche
io la vedo così, in fondo sono ancora una ragazza. 19 anni li vedo solo tra 4 mesi
e il grigio spesso non so nemmeno che esiste. È sbagliato, ma è più facile
vedere il mondo senza le sue sfumature. Edward non le ha viste, ma infondo,
come hai detto tu stessa, aveva solo vent’anni.
- essebi: Beh quello che hai
provato tu e lo stesso di ciò che ho provato e che spesso continuo a provare
ancora adesso io, ma forse è normale, la mia ferita è ancora aperta, è passato
troppo poco tempo. Edward ha sbagliato, ha sbagliato soprattutto un anno dopo,
ma quella per lui era la decisione migliore. Forse non era del tutto vero che
lui aveva accettato la morte di James.
- Elieth: Mi fa piacere che la
storia ti sia piaciuta. Spero solo che anche i prossimi capitoli possano essere
all’altezza delle tue aspettative.
- Lizzie95: Credo che
indirettamente si possano trovare dei punti in comune con la storia di 3msc, ma
diciamo che non mi sono ispirata a quella per scrivere questa storia. Forse
l’elemento che più hanno in comune è il fatto che la morte del migliore amico
del protagonista abbia poi causato la rottura tra i due. Il resto mi andava di
scriverlo così. Ho sempre visto bene Edward nel ruolo del teppistello e mi
piaceva l’idea di mettere questa idea nero su bianco. I punti in comune ci
sono, ma non posso dire che fosse quella la mia ispirazione. Anche perché
originariamente la storia avrebbe dovuto prendere una piega diversa, ma poi si
è scritta da sola e tutto è cambiato. Ti ringrazio delle tue parole circa la
mia perdita e sono d’accordo con te, nel dolore è più facile diventare un pò amici.
- FunnyPink: Sono contenta che
il capitolo ti piace. Spero di non deluderti con i prossimi.
- aleeeessandra: Mi fa piacere
sapere che la storia ti è piaciuta. Spero che ti piacerà anche il seguito.
- piccolinainnamora: Ti ringrazio davvero tanto delle tue
parole. A volte non serve che qualcuno si metta a compiangerti, basta solo
sapere che ti è vicino. Grazie davvero. Il modo in cui hai analizzato lo scorso
capitolo è puramente la verità. Hai colto nel segno. La morte di James in
qualche modo può essere paragonata a quella di 3msc anche se ti assicuro che
non è intenzionale. Amo quella storia, ma ti dirò che mi ha lasciato con
l’amore in bocca il continuo. Non mi è piaciuto per nulla. Avrei preferito, a
quel punto, che non fosse uscito nessun secondo libro, ma pazienza. Lo scontro
tra Bella e Alice arriverà, non so ancora esattamente tra quanti capitoli, ma
ci sarà, promesso.
- Bells Swan
Cullen:
Grazie mille per le tue parole. Hai ragione, ha volte certe situazioni ti fanno
tornare indietro nel tempo e questo non aiuta, anzi tutto il contrario, ma
questa è la vita e purtroppo dobbiamo accettare tutto, anche se fa male, troppo
a volte. Mi fa piacere che tu abbia compreso la decisione di Bella di non
rivelare di bambini, in fondo, lei ha seguito alla lettera tutto ciò che lui
gli aveva chiesto di fare. Né più né meno.
- Aly_Angel: Si, concordo con te.
Le persone che se ne vanno non spariscono mai del tutto, ci stanno accanto e ci
aiutano nei momenti in cui più ne abbiamo bisogno. Diventano come degli angeli
custodi, ne sono sicura. E grazie per ciò che hai detto, l’ho apprezzato molto.
Quanto alla storia, sono davvero contenta che ti piace.
- favola08: Hai capito
perfettamente tutto il corso degli eventi. Edward dopo un anno è ancora
amareggiato per ciò che è successo, non crede di essere il meglio per Bella e
crede che lei meriti molto di più. La situazione adesso è difficile, spetta
solo a loro decidere cosa fare, cosa è meglio per loro. Non preoccuparti per
aver scritto tanto, significa che il capitolo ti è piaciuto ed erano tante le
cose che volevi dire.
- fabiiiiiiiii: Beh le cose sono
complicate, ma chissà tutto potrebbe succedere.
- Confusina_94: Sono davvero
contenta che la storia ti piace. Spero che anche i prossimi capitoli siano di
tuo gradimento.
- FrencyCullen94: Per il matrimonio
di Alice e Jasper non dovrai aspettare poi molto. Diciamo che manca poco,
ormai.
- secretkeeper: Sono contenta che
la storia ti piace. Mi auguro di cuore che i prossimi capitoli siano
all’altezza delle tue aspettative.
- ManuCullen: Come vedi Edward ha mentito. Non c’era
nessun’altra ragazza. Ha solo mentito per convincere Bella ad andare via.
- Ed4e:è vero, Edward ha buttato via una
storia d’amore che poteva ancora continuare. Si amavano ancora, ma forse questo
amore non è bastato. Come vedi dei gemelli ancora non si è rivelato nulla,
chissà quando Bella ha intenzione di farlo, anche se per adesso sembra decisa a
non farlo. Ebbene si, sono stati concepiti dopo la rottura, per questo nessuno
può arrivare a pensare che siano di Edward. Nessuno dei Cullen sapeva che dopo
la partenza di Bella per New York quei due si sono visti.
-
mary74:
Sono contenta che la storia ti piace e ti abbia colpito. I flashback credo che
fossero essenziali per capire meglio che tipo di rapporto avevano un tempo
Edward e Bella. Comunque no, non ho presente il film che hai detto tu, ma sono
corsa a leggere la trama e sembra proprio bello. Provvederò a vederlo, mi ha
incuriosito parecchio.
Un grazie di tutto
cuore a tutti voi che avete recensito, a quelli che hanno messo la mia storia tra
i preferiti e nelle seguite. Un altro grazie di cuore anche a coloro che mi
hanno inserita tra gli autori preferiti. Spero che anche questo capitolo sia di
vostro gradimento e recensite. Un bacio.
INTRODUZIONE:Edward ha lasciato Bella in New Moon e non è
non e mai più tornato. Gli anni passano e anche i decenni, ma due anime sono
ancora tremendamente legate tra di loro perché il tempo possa cancellare ciò
che l’amore ha creato. Cosa succederà se un giorno Bella dovesse rincontrare
quella che aveva considerato fin dall’inizio al sua famiglia? E i Cullen e
soprattutto Edward come reagiranno quando scopriranno che Bella è ancora la
diciottenne che avevano lasciato? P.S. Bella non è un vampiro, ma non è
comunque umana. Oltre i vecchi, ci saranno anche nuovi personaggi.
INTRODUZIONE:Bella vive a Phoenix
da quando è nata e la sua vita ruota intorno ai suoi sei migliori amici: Alice,
Rosalie, Emmett, Jasper, Jacob e Edward. Si conoscono fin da quando erano dei
bambini, ma crescendo le cose cambiano e lei si ritrova solo con Jacob e Edward
che sono iperprotettivi nei suoi confronti. Un giorno accade che Jacob si
dichiara e in seguito le chiede di sposarlo. Lei accetta, ma lo ama davvero? Si
certo, ma il suo non è amore, non quello vero almeno. Ed Edward? Cosa farà a
questo punto? E se si accorgesse proprio ora che sta per perdere la persona più
importante della sua vita? E se lei lo considerasse solo il suo migliore amico?
E se invece non fosse così? La loro è solo amicizia? Si certo, ma non del
tutto. Cosa succederà, allora? Bella sposerà Jacob? Forse solo da uno sbaglio
si può scoprire la verità. Ma qual è questa verità?
INTRODUZIONE:Edward lascia Bella per
permettergli di vivere una vita normale, ma prima di farlo esaudisce il
desiderio dell’unica ragazza che abbia mai amato. Dopo la sua partenza le cose
cambiano e Bella non vivrà la vita che Edward ha sperato per lei. Si ritroverà
vampira, con un figlia da crescere e un passato da ricordare. Riuscirà a
ricordarsi del suo unico e vero amore? Ma soprattutto riuscirà a rincontrarlo?
INTRODUZIONE: Rosalie, Bella e
Alice sono tre sorelle newyorchesi che si trasferiscono a Phoenix. Sono le
classiche ragazze popolari che tutti invidiano, dal carattere forte e deciso e
che non si fanno mettere i piedi in testa da nessuno. A Phoenix le loro vite si
incroceranno con quelle di tre fratelli Emmett, Edward e Jasper, anche loro dal
carattere forte. Nessuno di loro crede nell’amore, ma presto si renderanno
conto di sbagliare, presto l’amore entrerà nelle loro vite e da lì tutto
cambierà.
INTRODUZIONE:Bella è una semplice
ragazza che vive a Phoenix. Ha un fratello e due sorelle gemelle. La sua vita
ruota intorno ai Cullen, i suoi migliori amici, la sua seconda famiglia. E poi
c’è Tay, il suo fidanzato, ma lei ne è davvero
innamorata? La sua vita è perfetta come crede? Il ritorno in città di Edward,
il suo amico di sempre, gli incasinerà la vita e presto si renderà conto che
quell’amico con il quale non fa altro che litigare non è poi solo un amico. Le
cose non saranno semplici e in una notte tutto si complicherà.
INTRODUZIONE:Bella è una ragazza alla moda che vive a Orange Country, con una
storia difficile alle spalle, chiusa, ma allo stesso tempo ribelle verso gli
altri incontra lui, Edward, un playboy da strapazzo, ribelle, odioso,
presuntuoso, aggressivo, ricco e che non fa altro che dedicarsi con i suoi
amici ricconi a feste mondane e al lusso più sfrenato. Riuscirà lei a lasciarsi
andare all'amore? E lui? Riuscirà a mettere la testa a posto? E se tutto
iniziasse ad andare x il verso giusto? Lei non sa, però, che un segreto alena
dietro di lei, un segreto che lui non intende svelarle, non subito almeno, ma
poi non sarà tardi? Una storia ricca di divertimento, scontri, ribellioni, ma
amore, tanto amore. Sono tutti umani.
INTRODUZIONE:Un semplice invito di matrimonio può cambiare quella che sembra essere
diventata una vita stabile? Questo si chiede Bella quando si ritrova tra le
mani l’invito del matrimonio di Alice e Jasper. Partire e raggiungere quella
che un tempo era la sua migliore amica affrontando i fantasmi del suo passato?
Oppure restare a casa e non correre rischi? Bella vive a New York, fa la
giornalista, si è lasciata i Cullen alle spalle e si porta dietro da cinque
anni due grandi responsabilità che portano il nome di Ej e Lizzie. Chi sono? E
che c’entra Edward in tutto questo? Se vi va di scoprirlo correte a leggere la
mia storia. Sono tutti umani.
INTRODUZIONE:Isabella Swan fugge via dalla sua città all’ètà di dieci anni,
grassottella e timida viene presa in giro da tutti. Si rifugia a Jacksonville
dalla madre, ma otto anni dopo il brutto anatroccolo si è trasformato in un
bellissimo cigno. Decide di tornare a Beverly Hill, la sua città natale, dove i
suoi vecchi amici la attendono, ma Bella è cambiata non solo fisicamente e
vuole prendersi la sua rivincita su tutti coloro che un tempo la prendevano in
giro. Nella sua vecchia città, però, non tutto è come lo ha lasciato. I Royal
King, i suoi vecchi amici, sono in lotta continua contro i Blue Ice, un altro
club di ragazzi popolari e ricchi. Cosa succederà con l’arrivo di Bella? Che
succederà se un giorno i due gruppi si ritrovano costretti a collaborare?
Filerà tutto liscio? Personaggi decisamente diversi da come abbiamo imparato a
conoscerli, ma chissà…magari dall’odio nascerà qualcos’altro e quella che era
sembrata una rivincita potrebbe diventare ben altro. Sono tutti umani. Vi ho
incuriosito? Correte a leggere.
Questi personaggi non mi appartengono,
ma sono proprietà di Stephenie Meyer. Questa storia è stata scritta senza alcun
scopo di lucro.
Eccomi qui con un
altro aggiornamento. Qui ritroviamo di nuovo le due pesti che negli ultimi
capitolo avevo messo un po’ da parte, ma c’erano delle cose da chiarire tra
Edward e Bella, quindi, ho dovuto fare così. Spero che il capitoli vi piaccia e
scusatemi per il ritardo, ma ho avuto degli impegni che mi hanno impiegato
tanto tempo. Buona lettura. Un bacio
Capitolo 18
Una donna speciale
POV BELLA
A svegliarmi
furono i raggi di sole che prepotenti entrarono dalla finestra della camera e
che mi giunsero dritti sul viso.
Stropicciai gli
occhi per abituarli alla luce e poi voltai leggermente la testa per guardare i
bambini e quando lo feci un sorriso nacque spontaneo sul mio viso.
Non c’era cosa
più bella nello svegliarmi e guardare loro dormire placidamente.
La piccola Lizzie
aveva le gambe intrecciate alle mie e la testa rivolta verso il fratellino che
teneva una mano vicino a quella della sorella e ogni tanto la muoveva
permettendo alle dite di tutti e due di incontrarsi. Avevano la faccia tutti e
due rivolta nella stessa direzione e se si fossero svegliati in sincrono si
sarebbero ritrovati a guardarsi negli occhi.
A guardarli
dormire sembravano due angeli, ma in fondo, nonostante fossero parecchio
movimenti, anzi a dire il vero, nonostante fossero due pesti, per me restavano
comunque due angioletti.
Mi ricordavo
ancora quando cinque anni prima l’infermiera mi aveva messo in braccio due
fagottini e adesso quei due esserini stavano crescendo. Erano già passati
cinque anni eppure io ricordavo perfettamente ogni cosa di quegli anni, la
prima febbre, gli orecchioni, le prime cadute, le prime paroline. Tutto.
Ricordavo anche
quando a Lizzie era venuta la varicella. Cercai di tenere Ej lontano il più
possibile dalla sorellina, non volevo che venisse anche a lui, poi una mattina
ero andata ad aprire la porta e mi ero soffermata un attimo a parlare con il
portinaio. Quando ero entrata di nuovo a casa mi ero ritrovato Ej nello stesso
letto di Lizzie che la abbracciava e la coccolava.
Avrei voluto
sgridarlo, ma quella scena mi fece solo versare qualche lacrima. Tutti e due
poi mi pregarono di non tenerli lontani e che Ej era l’uomo di casa e doveva
occuparsi della sua sorellina. Non riuscì a dire di no e due giorni dopo mi
ritrovai anche Ej a letto con la varicella. E lui, invece, si essere scontento
era contento. Diceva che poteva abbracciare e coccolare Lizzie senza che io mi
preoccupassi che venisse anche a lui, tanto, ormai, gli era venuta.
Sorrisi a quel
ricordo, era successo l’anno prima, ma ricordavo tutto alla perfezione.
Diedi un delicato
bacio sulla fronte ad entrambi e poi andai in bagno per farmi una doccia.
Non appena entrai
in mi ritrovai a respirare forte il profumo che c’era in quelle pareti e non mi
ci volle molto per rendermi conto che di sicuro Edward non aveva provveduto a
farsi aggiustare il suo bagno e anche quella mattina lui aveva usufruito di
questo che avevamo in comune.
Non mi era stato
difficile capirlo visto che l’odore del suo dopobarba si sentiva più forte che
mai, un profumo forte, ma perfetto.
Se avrei potuto sarei
volentieri rimasta in quel bagno per sempre, ma sapevo che prima o poi la
realtà bisognava affrontarla e nella mia realtà Edward non c’era.
Scacciai via quei
pensieri e mi sciacquai la faccia, pronta poi ad entrare in doccia, ma dopo
aver chiuso il rubinetto del lavandino vidi un angioletto biondo entrare in
bagno mentre si stropicciava gli occhietti.
- Buongiorno
tesoro mio – gli dissi abbassandomi e baciandolo.
- Buongiorno
mammina – mi rispose lui sorridendomi.
Poteva quel
bambino essere il più bello e il più dolce del mondo? Si, lo era decisamente. O
forse ogni bambino è il migliore per la sua mamma, ma era forse sbagliato
pensare che oggettivamente quel piccolo fosse perfetto per tutti? No, non lo
era.
- Che stavi
facendo? – mi domandò poi lui.
- Avevo
intenzione di farmi una doccia e poi scendere giù a dare una mano. Te lo
ricordi vero che dopodomani zia Alice e zio Jasper si sposano? – gli chiesi io.
- Si certo. La
zia è tutta eletrifiscata – mi rispose lui mentre io scoppiai a ridere.
- Si dice
elettrizzata amare – lo corressi.
- E perché io
cosa ho detto? – mi domandò lui sorridendomi con fare convinto.
- Avrò sentito
male allora – gli risposi stando al suo gioco.
- Ne sono sicuro
– mi disse lui soddisfatto di averla avuto vinta anche stavolta.
Io sorrisi come
una bambina, vedere Ej che faceva l’ometto era sempre troppo divertente.
Probabilmente non mi sarei mai abituata a vederlo in queste vesti.
- Mamma devi
andare proprio ad aiutare gli altri? – mi domandò poi.
- Perché? – gli
chiesi curiosa di sapere cosa avesse in mente.
- Avevo una certa
idea – mi rispose imitando lo sguardo da adulto.
- Anche io voglio
partecipare – disse una vocina ancora assonnata entrando in bagno.
Sorrisi nel
vedere Lizzie unirsi a noi. Con una manina si stropicciava un occhietto e con
l’altra si copriva la bocca a causa di uno sbadiglio.
- Vieni qui,
tesoro – gli dissi sedendomi sullo sgabello del bagno e facendola sedere sulle
mie gambe.
Prima di sedersi
diede un bacio al fratellino e poi uno a me.
- Allora
sapientone che stavi dicendo? – domandò Lizzie al fratello.
- E questa qui da
dove è uscita? – le domandai curiosa.
Non le avevo mai
sentito usare la parola “sapientone”.
- Ieri la zia
Rosalie ha chiamato così lo zio Emmett. Sarah mi ha detto che la zia lo chiama
sempre così quando lo zio cerca di fare quello che sa tutto lui – mi spiegò la piccola.
- E poi non sa
mai niente – continuai io mentre loro scoppiarono a ridere – però zio Emmett è
un grande – aggiunsi io alla fine.
Loro mi sorrisero
a abbassarono la testa per concordare con me.
- Volete saperla
o no la mia idea? – si lamentò poco dopo Ej.
- Spara – gli
risposi io curiosa esattamente come Lizzie.
- Il bagno – ci
disse Ej.
- Si, mammina
dai, facciamo il bagno insieme, come a New York – continuò Lizzie facendomi gli
occhi da cucciola.
Potevo dire di
no? Assolutamente no.
- Ok, prepariamo
la vasca – gli risposi sorridendo.
Fare il bagno ai
miei figli era sempre stato uno dei momenti più belli. Loro due nella stessa
vasca ricoperti di acqua e di schiuma e io che li lavavo prima di ritrovarmi
completamente bagnata visto che ogni bagno si trasformava in una lotta di
acqua.
Loro si
divertivano sempre e io, beh, io pure. Quando stavo con loro sembravo tornare
ad essere la bambina di un tempo.
I mie due bimbi
mi sorrisero felice e mi abbracciarono riempiendomi di baci, poi io mi diressi
verso la vasca e la riempii mettendoci molto bagnoschiuma, in modo che potesse
fare tanta schiuma.
Quando la vasca
fu pronta tutti e due entrarono e iniziarono a giocare tra loro mentre io li
lavavo, facendo attenzione, però, che nel loro giocare la schiuma non gli
colpisse gli occhi.
Restammo in bagno
per un bel po’ di tempo, iniziando poi la nostra lotta d’acqua e quando
terminammo io mi ritrovai bagnata fradicia pur non essendo entrata nella vasca.
Dopo un bel po’
di tempo li fece uscire e li avvolsi in due accappatoi. Per primo sistemai Ej,
ci mettevo di meno ad asciugargli i capelli. Lo vestì e quando finì con lui
sistemai la piccolina, lisciandole i capelli con il phon. Di solito preferiva
lasciare i suoi boccoli ribelli, ma quella volta mi chiese di lisciarglieli.
Vestì anche lei e
poi mentre loro si misero a giocare in camera io andai a dare una ripulita al
bagno. Quando terminai andai a farmi una doccia.
Restai lì dentro
per poco tempo, poi uscii, mi asciugai i capelli allisciandoli con la piastra, mi
vestii e poi mi
truccai.
Quando fui pronta
tornai in camera e fu allora che mi accorsi che i bambini stavano giocando
prendendosi a cuscinate.
Non appena mi
videro si lanciarono uno sguardo complice e attaccarono me. Non so come feci,
ma riuscii anche io a prendere un cuscino e attaccarli anche se riuscirci non
era per niente facile.
- Due contro una
non vale – mi lamentai dopo l’ennesima cuscinata.
- Ma tu sei
grande, noi siamo piccoli – mi fece notare Ej.
- Ma com’è che tu
sei piccolo solo quando conviene a te? – gli domandai.
- Mamma ti ho mai
detto che non devi prendere in giro mio fratello? – mi chiese Lizzie dandomi
una cuscinata che riuscii a deviare per miracolo prima che colpisse la mia
faccia.
Fu allora che
tutti e tre ci fermammo e scoppiammo a ridere. Sembravo una bambina esattamente
come loro e non mi vergognava per nulla di sembrarlo.
Guardammo
l’orario e ci rendemmo conto che avevamo passato tutta la mattinata in camera.
Era l’una, il che significava che dovevamo scendere a mangiare.
- Bimbi è tardi,
andiamo a mangiare – dissi a tutti e due.
- Mi sono
divertito troppo oggi – mi fece notare Ej.
- Anche io. Mi
sono mancati questi momenti noi tre da soli – aggiunse poi Lizzie baciandomi
una guancia.
A New York questa
era la nostra quotidianità, interrotta solo dal mio lavoro, ma i bambini erano
sempre al primo posto e di questi momenti ne vivevamo ogni giorno. Da quando
eravamo arrivati a Jacksonville per un motivo e per l’altro non avevamo potuto
e ad essere sincera anche a me era mancata la pace e la spensieratezza che
riuscivo ad avere quando stavamo noi tre da soli.
- Sono mancati
anche a me, ma vedrete che appena torneremo a casa tornerà tutto come prima –
spiegai loro.
Il matrimonio di
Alice era fra tre giorni incluso oggi e il giorno dopo di esso io, Jake e i
piccoli saremmo tornati a casa. Mancavano solo pochissimi giorni.
- Mamma, ma non
torneremo più qui? – mi domandò all’improvviso Ej.
- Non lo so,
tesoro, vedremo – gli risposi.
- Io voglio
rivedere gli zii, i nonni, Sarah e anche Edward – mi fece notare Lizzie e fu
allora che sentì una stretta al cuore.
Non so perché, ma
per loro Edward era l’unico a cui non avevano dato un appellativo. Non era zio,
nonno, cugino o quant’altro e la cosa strano a dirsi mi spaventava, ma forse
era giusto così. In fondo non è bello chiamare il proprio papà con un
appellativo come zio o roba simile.
- E li rivedrai
tesoro. In un modo o nell’altro non vi separerete con gli altri. In fondo
questa è la nostra famiglia – risposi ad entrambi per tranquillizzarli mentre
loro mi sorrisero.
Ecco perché non
avrei mai voluto prendere l’aereo e tornare a Jacksonville. Sapevo che i
bambini si sarebbero affezionati e poi il distacco li avrebbe fatti soffrire.
Per il momento, però, non volevo pensarci. Avevo ancora altri giorni da
trascorrere lì, anche se erano davvero pochi, e per il momento non volevo
assolutamente pensare a problemi vari.
Insieme a loro
uscimmo dalla camera e scendemmo giù in cucina trovando tutta la famiglia al
completo. C’erano Esme e Carlisle, c’erano Alice e Jasper, c’erano Emmett,
Rosalie e Sarah e c’era Edward.
All’appello
mancava Jake e mi domandavo dove fosse e stranamente non c’era Tanya, ma la
cosa non mi stupiva più di tanto visto quello che mi aveva detto Edward il
giorno prima.
Salutammo e poi
io mi sedetti a tavola mentre i bambini andarono a controllare i pesciolini che
il giorno prima Edward come promesso gli aveva comprato.
- Nonna gli hai
cambiato l’acqua? – chiese Lizzie a Esme.
- Certo tesoro –
le rispose lei.
- E da mangiare?
– continuò Ej.
- Ci ha pensato
il nonno a quello – gli rispose sempre Esme.
I bambini
soddisfatti andarono a sedersi, ma prima di farlo Lizzie andò da Edward e gli
baciò una guancia.
- Grazie ancora –
gli disse poi prima di sedersi a tavola.
Edward si limitò
a sorriderle, poi guardò nella mia direzione, ma io fui costretta ad abbassare
gli occhi perché non ero certa di riuscire a reggere quello sguardo.
- Dov’è Jake? –
chiesi mentre Esme serviva il pranzo in tavola.
- È uscito
qualche ora fa. Ha detto che è passato in camera tua, ma dormivi, così non ha
voluto svegliarti. Mi ha detto di non aspettarlo per pranzo, perché avrebbe
fatto tardi – mi rispose Alice sorridendomi.
Sapevo benissimo
cosa stava facendo Jake. Si teneva lontano da casa per non essere invadente con
la sua presenza, ma ciò che non aveva capito era che lui non era per nulla
invadente. Quella era la mia famiglia, è vero, ma lui, anche lui lo era.
Feci finta di
nulla e risposi al sorriso di Alice iniziando a mangiare.
Era leggermente
imbarazzante il nostro quadretto. Eravamo davvero in famiglia. Esme e Carlisle
circondati dai proprio figli, dai loro compagni e dai loro nipoti. Certo io non
ero la compagna di Edward, ma in quel momento poteva pure passare quel
messaggio.
Parlottammo del
più e del meno e il discorso centrale fu il matrimonio ed Alice sembrava una
bomba a orologeria pronta a scoppiare da un momento all’altro, ma in fondo non
potevo darle torto. Il matrimonio è un passo importante e in qualche modo la
sposa era sempre quella più agitata, o meglio, io l’avevo sempre vista così.
- Jasper lo vuoi
un consiglio da fratello? – gli domandò Edward considerato che i due si
consideravano davvero dei fratelli.
- Spara – gli
rispose lui.
- Scappa finchè sei
in tempo – gli disse serio mentre tutti scoppiammo a ridere, tutti tranne
Alice.
- Hey fratello
ingrato, vedi che ti sento – gli rispose Alice facendo la finta imbronciata.
- Ah eri qui? Non
ti avevo notato – continuò Edward scherzando.
Ovviamente la sua
era una battuta sarcastica come a dire che era impossibile non rendersi conto
che lei fosse lì.
- Jasper
rispondigli allo zuccone di mio fratello, diglielo quanto mi ami – disse poi
Alice rivolgendosi al suo futuro marito.
- Beh Edward, sai
com’è, ormai sono costretto a sposarla. È tutto pronto, non voglio fare cattiva
figura con gli invitati, ma stai sicuro che tornassi indietro non la sposerei
più – gli rispose Jasper stando allo scherzo.
Alice lo guardò
sconvolta, era bello scherzare con lei, perché nonostante sapesse che si
scherzava faceva sempre la finta imbronciata.
- Va beh zio,
nessun problema, zio Jake dice che si può rimediare. C’è sempre il divorzio –
gli rispose Ej mentre mangiava un pezzo di dolce.
Fu allora che
scoppiammo a ridere tutti. Il mio bambino era un mito.
Alice lo guardò
poi scoppiò a ridere anche lei.
- E tu, piccolo
ometto, ti metti contro la zia? – gli domandò poi lei rivolgendosi al piccolo.
- No zia,
assolutamente. Stiamo scherzando – gli rispose Ej guardando Alice.
Sapeva che la zia
gliele faceva passare tutte e mettersi contro di lei non era il caso, anche se
comunque lì dentro tutti quanti gli facevano passare qualunque cosa.
Ci mettemmo a
ridere e poi Alice si alzò dalla sedia e andò incontro ad Ej.
- Adesso te lo
dice la zia cosa ti fa – gli disse prima di avvicinarsi.
Ej scese dalla
sedia e iniziò a correre per la stanza, mentre Alice cercava di prenderlo
senza, però, riuscirci.
- Lizzie blocca
tuo fratello – propose lei alla piccola.
- Non ci penso
per niente – gli rispose Lizzie convinta.
- Se lo fermi ti
faccio mettere per tutto il giorno le scarpe della Gucci che ti piacciono
tanto, quelle con il tacco alto – cercò di corromperla lei mentre Ej continuava
a correre.
- Non posso
tradire mio fratello – continuò la piccola.
- Oltre alle
scarpe di faccio mettere anche il rossetto e l’ombretto – provò a convincerla
Alice mentre tutti c’è la ridevamo come matti.
Bastò sentire
questo per vedere Lizzie alzarsi e correre incontro al fratello.
-lo blocco da qui e tu da lì – gli disse Alice
vittoriosa di aver convinto la bambina.
- Due contro uno
non vale – si lamentò Ej continuando a correre prima che Lizzie lo fermasse.
- Fratellino,
sarò pure piccola, ma sono sempre una femmina – gli disse Lizzie dopo averlo
bloccato per giustificarsi del fatto che si fosse fatta corrompere da un paio
di scarpe e qualche trucco.
Alice di tutta
fretta li raggiunse e prese in braccio Ej iniziando a fargli il solletico.
Ej cercava di
divincolarsi, ma senza risultato.
- Basta zia,
scusa – continuava a ripetere.
- Alice smettila
dai, ha appena mangiato – gli fece notare Edward dopo un po’ e così Alice si
fermò.
Ej la guardò
sorridente e le baciò una guancia. Non portava rancore, questo era certo. Poi
andò verso Lizzie.
- Sei una sorella
ingrata – gli disse serio puntandogli il dito contro.
- Ma se non sai
nemmeno cosa significa – gli fece notare Lizzie mentre noi scoppiammo a ridere.
- L’ha detto
prima la zia Alice – si giustificò lui – e voi smettetela di ridere – disse poi
rivolgendosi a noi.
A quel punto noi
smettemmo di ridere e lui andò a sedersi in braccio a Edward.
- Grazie per
prima – gli disse quando fu sulle sue gambe per poi scoppiare a ridere.
Lo guardammo
sconvolti. Prima era serio, poi chiedeva grazie, poi si metteva a ridere.
- Hey, potete
ridere, scherzavo prima – aggiunse poi sistemandosi meglio in braccio a Edward
e prendendo un altro pezzo di torta.
Lo guardammo
tutti e scoppiammo a ridere.
Quel bambino era
proprio forte.
- Hey sorellina,
tieni – disse poi a Lizzie porgendogli un pezzo di cioccolato che c’era sulla
torta.
Lizzie ne andava
pazza. Si avvicinò e lo prese per poi mangiarlo. Poi lui gli fece spazio e la
esortò a sedersi in braccio a Edward anche lei.
Lizzie guardò
Edward in cerca di approvazione e lui le sorrise, così si sedette su di lui e
mangiò insieme a Ej lo stesso pezzo di torta.
Noi li guardammo
e sorridemmo. Come avevo detto Ej non sapeva portare rancore e poi era fatto
così. Era un giocherellone e la sorella era proprio come lui.
Io e le altre ci
alzammo per pulire la tavola e la cucina e non potei fare a meno di notare come
bella fosse la scena che mi si parava davanti.
I miei figli in
braccio al loro papà che sorridevano felice. Anche lui sembrava esserlo e dopo
aver tolto una ciocca di capelli di Lizzie sistemandogliela dietro l’orecchio
alzò lo sguardo verso di me e mi sorrise, uno di quei sorrisi capace di
abbagliarti e di non permetterti più di vedere nulla.
Avevo davanti
agli occhi il quadretto che avrei sempre voluto, ma non era così facile poterlo
avere davvero.
Ricambiai il suo
sorriso, poi Lizzie propose di andare di là a giocare. Carlisle andò in
ospedale visto che aveva il turno di pomeriggio, mentre Edward, che aveva già
lavorato la mattina, Emmett e Jasper portarono Ej, Lizzie e Sarah a giocare in
salotto. Io, Esme, Alice sistemammo la cucina, mentre Rosalie ci guardava
seduta sul divano.
Era all’ottavo
mese di gravidanza e non avevamo nessuna intenzione di farle smuovere un solo
muscolo, anche se fosse stato per lei si sarebbe volentieri messa all’opera.
Restammo lì per
un po’ a parlottare del più e del meno, poi quando terminammo ci sedemmo sul
divano insieme a Rosalie continuando a parlare, fino a quando il discorso ci
incentrò su di Edward e sul fatto che dal giorno prima Tanya non si era fatta
vedere. A quanto avevo capito nessuno di loro era a conoscenza del motivo.
- Deve essere
successo qualcosa. Non è da Tanya non farsi vedere per un giorno intero senza
dire nulla – disse Esme con tono preoccupato.
Non era mai stata
un’impicciona e non lo era nemmeno in quel momento. Era solo preoccupata per
suo figlio e adesso che ero mamma anche io non potevo darle torto.
- Ieri Tanya ha
visto il tatuaggio di Bella e sappiamo tutti cosa si è inventato Edward per
giustificarglielo. Gliene avrà parlato e di sicuro avranno litigato – gli
spiegò Alice mentre io mi resi conto che avevo ragione.
Il giorno prima
Alice aveva sentito me e Tanya parlare ed era intervenuta per togliermi
dall’imbarazzo. Un giorno o l’altro avrei dovuto ringraziarla.
- Beh se è vero,
non posso certo dare torto a Tanya. Edward doveva dirle da subito la verità –
intervenne Rosalie.
- Bella tu non
sai niente? – mi domandò poi Alice.
Sapevo dove
voleva arrivare, voleva sapere se avessi parlato con Edward il giorno prima, ma
cercai di fare finta di nulla.
- Che cosa dovrei
sapere scusa? – le chiesi leggermente scocciata.
- Nulla, la mia
era solo una domanda – mi rispose lei stupita della mia reazione.
Sapevo che
avrebbe voluto aggiungere qualcosa, ma c’era Esme e non l’avrebbe fatto.
- Va beh, io vado
di là. Credo che siano discorsi che dovete affrontare da soli, io non c’entro –
dissi poi con tono gentile prima di uscire dalla cucina.
Restare lì dentro
mi avrebbe messo solo più imbarazzo di quello che già sentivo e poi in fondo
non avrei saputo mentire a loro, almeno non guardandole negli occhi, quindi era
meglio andare via. Non ero certa che Edward volesse far sapere a loro cosa
fosse successo con Tanya.
Uscii e mi
diressi in salotto dove trovai i tre uomini di casa che giocavano placidamente
con i miei figli e con Sarah. Sembravano dei bambini anche loro. Si
rincorrevano cercando di prendersi e quando ci riuscivano iniziavano lotte di
cuscini o il solletico che sembrava l’arma micidiale in quella divertente
lotta.
Una lacrima mi
scese involontariamente giù e sapevo per quale motivo.
Era questa la
vita che avrei voluto per i miei bambini, una vita felice circondati dalle
persone che li amavano. Volevo che trascorressero le loro giornate facendosi
coccolare da Edward, giocando con Emmett o parlando con Jasper. Volevo che
Alice li portasse in giro, che Rosalie li vezzeggiasse come solo lei sapeva
fare, che Esme gli preparasse i dolcetti, che Carlisle gli raccontasse aneddoti
divertenti della fanciullezza e dell’adolescenza dei loro genitori.
Volevo per loro
una vita normale, non che quella con me non lo fosse, ma non era una vita
all’insegna della famiglia. Loro avevano me e Jake, ma per due bambini non
bastano solo questi due affetti.
Immaginai la mia
vita senza tutte le persone che da sempre mi avevano voluto bene e mi resi
conto che non sarebbe stata la stessa se loro non ci fossero stati, se non
avessi avuto una grande famiglia come quella. Sarebbe stato tutto diverso,
tutto meno magico.
E io stavo
togliendo quella magia ai miei bambini, ma che altro potevo fare?
Inconsapevolmente
calde lacrime bagnarono le mie guance e solo quando mi accorsi degli occhi
puntati di Edward sui miei, mi resi conto che lui mi aveva visto guardarli di
nascosto, ma soprattutto mi stava vedendo piangere.
Mi fece uno
sguardo che lasciava ben poco all’immaginazione. Mi stava chiedendo attraverso
i suoi occhi cosa ci fosse che non andava, ma non potevo dirglielo, così mi
asciugai le lacrime e gli sorrisi, di un sorriso stranamente sincero, poi senza
farmi vedere dagli altri salii in camera.
Corsi in bagno e
mi lavai la faccia per eliminare ogni traccia del pianto. Anche il trucco venne
giù e così decisi di dargli un’aggiustata anche perché avevo intenzione di
uscire.
C’era un posto in
cui dovevo andare, l’unico posto in cui potevo parlare apertamente senza dover
mentire.
Mi diedi
un’aggiustata e poi scesi giù trovando ancora tutti in salotto che giocavano.
A loro si era
unita anche Alice, mentre Rosalie restava seduta sul divano e sorridente come
non mai guardava quanto dolce e tenera fosse quella scena.
Edward quando mi
vide mi guardò, ma io gli sorrisi di un sorriso talmente solare che lui fu
costretto a ricambiarlo e a tranquillizzarsi. Potei facilmente vederlo dai suoi
occhi.
- Jake non è
ancora tornato? – domandai dopo che i bambini mi corsero incontro e prima che
Ej mi spupazzasse di baci.
- No, perché? –
mi domandò Emmett.
- Mi serve la
macchina – gli risposi sincera.
Non potevo andare
a piedi, la mia meta era leggermente lontana da villa Cullen.
- Devi uscire? –
mi chiese Alice.
- Si, devo andare
da una parte – gli risposi rimanendo sul vago.
- Io vengo con te
– mi disse Ej allungando le mani per farsi prendere in braccio.
- Non posso
portarti tesoro. Prometto che torno presto – gli feci notare prendendolo in
braccio e scompigliandogli i capelli.
Vidi Edward
scrutarmi per capire qualcosa, per leggere nei miei occhi cosa nascondessi, ma
io cercai di evitare il suo sguardo.
- Ti prego,
mammina, ti prego – mi implorò lui guardandomi con gli occhioni da cucciolo.
Come facevo a dire
di no a quegli occhioni? Eppure non potevo portarlo con me, non mi sembrava il
caso.
- Invece che vai
ad annoiarti con la mamma perché non vieni con noi in spiaggia? – gli domandò
Edward togliendomi dall’imbarazzo.
Quel ragazzo
continuava a capire sempre i momenti in cui avevo bisogno d’aiuto e gli bastava
un solo sguardo per farlo.
- Ci porti al
mare? – gli chiese Ej per essere sicuro che avesse capito bene.
- Io ne avrei
voglio e voi? – domandò Edward a tutti e tre i bambini.
Un coro di “si”
riempì la stanza ed Ej si dimenticò presto di voler venire con me. Dovevo
ringraziare Edward, era un angelo.
- Veniamo anche
noi – disse Emmett guardando Rosalie per avere una conferma dalla moglie.
Lei lo guardò e
gli sorrise, segno che anche a lei andasse bene. In fondo dicevano che il mare
facesse bene alle donne in gravidanza e poi erano già le cinque del pomeriggio,
quindi, il sole non era forte e lei poteva tranquillamente stare in spiaggia
senza troppi problemi.
- Allora dai,
andiamo a prepararci – propose Alice che a quanto pare si era decisa a unirsi
alla banda.
Ovviamente anche
Jasper sarebbe andato perché le sorrise e scrollò le spalle come a dire “come
vuoi tu”. Sorrisi a vederli e per un breve istante fui gelosa di quella loro
estrema ed assoluta felicità, ma se lo meritavano. Si meritavano quello e molto
altro.
- Allora vado a
sistemarli e poi vado – intervenni sorridendo.
- No lascia, ci
pensiamo noi – mi rispose Alice.
- Ma perderete
tempo – mi lamentai.
- Nessun
problema. Tranquilla, li sistemiamo noi. È un piacere farlo – aggiunse Rosalie
sorridendomi.
- Ok, come volete
– risposi loro prima di dare un bacio a Ej che era ancora in braccio a me e uno
a Lizzie che era momentaneamente seduta in braccio a Edward.
Mi avvicinai poi
a Sarah e baciai anche lei, poi salutai tutti e dopo essermi fatta promettere
dai bambini di fare i bravi, mi diressi verso l’uscita.
Raggiunsi il
giardino e andai a sedermi sul dondolo,
poi presi il cellulare per chiamare un taxi, ma non feci in tempo a farlo che
vidi Edward uscire fuori e avvicinarsi a me.
Si sedette sul
dondolo e si voltò a guardarmi.
Non sapevo come
mai fosse lì, ma sapevo cosa dovevo fare io.
- Grazie per
prima, con Ej intendo – gli dissi sorridendogli.
- Non preoccuparti,
è stato un piacere – mi rispose lui.
- Ma adesso sei
costretto a portarli al mare – gli feci notare.
- Non sarà un
così grande sacrificio e poi era da qualche giorno che mi chiedevano di
portarli lì. Ho solo colto la palla al balzo – mi rispose sorridendomi.
- Non credi di
viziarli un po’ troppo? – gli domandai alzando un sopracciglio.
- Forse giusto un
po’, ma come fai a dire di no a quegli occhioni da cuccioli indifesi che
mettono su? – mi chiese retorico.
- Ok, su questo
non posso darti torto – gli risposi consapevole che con quell’arma quei tre
erano capaci di farci fare qualunque cosa.
- Posso chiederti
una cosa? – mi domandò poco dopo.
- Dimmi – gli
risposi.
- Prima, quando
sei uscita dalla cucina ti ho visto piangere. Non ti sono corso dietro perché
volevo lasciarti i tuoi spazi, ma mi chiedevo cosa fosse successo – mi disse
lui serio guardandomi negli occhi.
Sapevo che si
riferiva al fatto che mi avesse visto piangere.
- Non è successo
nulla di che. Mi sono solo emozionata a vedere quei due angeli giocare con voi.
Di solito per loro ci siamo solo io e Jake ed è strano vederli felici e
sorridenti con qualcun altro – gli risposi dicendogli la verità solo per metà.
- Se solo tu lo
volessi potrebbe essere così sempre – mi fece notare lui sorridendomi.
- Forse, chi lo
sa. Non è così semplice come può sembrare – gli dissi io.
- C’è mai stato
qualcosa di semplice nella nostra vita? – mi domandò sarcastico.
- In effetti no –
gli risposi sorridendo seguita a ruota da lui.
Restammo in
silenzio per un po’, poi mi decisi a parlare.
- È meglio che io
vada. Farò tardi altrimenti – dissi guardando l’orologio.
- Si scusa, non
voglio trattenerti – mi rispose lui alzandosi – ci vediamo stasera – aggiunse
poi sorridendomi e dirigendosi verso l’entrata.
Mi alzai e ripresi
il telefono in mano per chiamare il taxi, ma prima di comporre il numero
guardai Edward allontanarsi e fu allora che lo vidi voltarsi verso di me.
- Ah scheggia,
prendi la mia – mi disse prendendo qualcosa dalla tasca e lanciandomela.
La presi al volo
e mi resi conto che erano le chiavi della macchina, le chiavi della sua
fantastica e spettacolare macchina.
- Ma sono le
chiavi dell’Audi o sbaglio? – gli
chiesi sorpresa.
- Ti stupisci? –
mi domandò sorridendomi sghembo.
- Ricordavo che
il vecchio Edward non permettesse a nessuno di usare la sua macchina – gli
dissi sincera.
- Ricordi male
allora. Il vecchio Edward non permetteva a nessuno di usare la sua macchina, ma
c’era un’eccezione, una certa Isabella Swan, la conosci? – mi domandò giocando.
In effetti era
vero. Edward non faceva mai usare a nessuno la sua macchina, ma con me, beh con
me era diverso e tutti si stupivano del fatto che solo io potessi usarla.
- Vagamente – gli
risposi reggendogli il gioco.
- Il nuovo Edward
non permette a nessuno di guidare la sua macchina, ma c’è un’eccezione,
Isabella Swan, la conosci? – mi chiese ripetendo più o meno la frase di prima.
- Credo di si –
gli risposi sorridendo al sentire quelle parole.
- Bene, allora ci
vediamo stasera – mi disse dandomi le spalle.
- Non hai paura
che te la graffi o roba simile? – gli domandai.
- Ti ricordo che
sono stato io a insegnarti a guidare, quindi, no, non ho paura – mi rispose
voltandosi a guardarmi di nuovo.
Ricordavo
perfettamente le lezioni di guida che mi aveva fatto. Ci eravamo divertiti
tanto, del resto come facevamo sempre quando stavamo insieme. Era l’unico che
aveva la pazienza sufficiente per farlo e soprattutto era l’unico a cui
permettevo di farlo. Se non fosse stato per lui nemmeno l’avrei presa la
patente.
- Grazie allora,
prometto di riconsegnartela come me la stai lasciando – gli giurai
sorridendogli.
Lui ricambiò il
mio sorriso poi entrò dentro.
Io mi diressi
verso la macchina, la aprì e salì a bordo accendendola e partendo verso la mia
destinazione.
Era strano
guidare quella macchina, di solito era abituata all’Aston Martin di Edward,
questa era tutta un’altra cosa, ma mi piace un sacco e da guidare era una
figata.
Sorrisi al
pensiero che mi avesse concesso la possibilità di usarla. Se davvero anche ora
non permetteva a nessuno di usarla, ma l’aveva permesso a me non potevo che
essere felice.
Mentre mi
dirigevo a destinazione non facevo altro che assuefarmi del suo profumo
impregnato nella carrozzeria e mi sembrava di averlo vicino, il che bastava a
farmi sentire meglio.
Mi fermai di
fronte un negozio di fiori e posteggiai la macchina. Entrai e dentro vidi Tanya
che stava aspettando che una delle commesse gli preparasse un mazzo.
- Ciao – le dissi
sorridendole.
- Ohi Bella, che
piacere vederti – mi disse lei avvicinandosi e salutandomi con due baci.
- Buongiorno,
posso esserle utile? – mi domandò una commessa avvicinandosi.
- Si, mi
servirebbe un mazzo di rose – le risposi mentre quella mi sorrise e si mise
subito all’opera.
- Come mai qui? –
mi domandò Tanya.
- Devo andare da
una parte e mi serviva il mazzo, tu, invece? – le chiesi.
- Una mia collega
al negozio fa il compleanno e così oltre al regalo gli sto prendendo dei fiori.
Lei li adora – mi spiegò sorridendomi.
- Beh credo che i
fiori piacciano un po’ a tutti – le risposi.
- Signorina ha
delle preferenze in merito al colore delle rose? – mi domandò la commessa
interrompendoci.
- Si, blu e
bianche, per favore – le risposi cordiale.
- Ti piacciano le
rose blu? – mi chiese con espressione strana.
- Sono le mie
preferite, perché? – le domandai curiosa di sapere il motivo di quella strana
domanda.
Più che strana la
domanda era strana la sua espressione, come se volesse indagare su qualcosa.
- No, niente,
solo curiosità – mi rispose abbassando lo sguardo.
- A te non
piacciono? – le domandai.
- Fino a qualche
tempo fa le adoravo, adesso non più – mi spiegò.
- Come mai? – le
domandai curiosa.
- Edward mi ha
abituato alle rose rosse. Sembrava avere un’indigestione per quelle blu – mi
rispose e fu allora che capì il motivo della sua domanda.
Con ogni
probabilità le rose blu ricordavano a Edward me e per questo non le voleva
vedere e Tanya, forse, aveva appena scoperto il motivo del rifiuto categorico
di Edward verso quel colore di rosa.
Non sapevo cosa
dire, ma qualcosa dovevo pure inventarmela.
- Edward è sempre
stato un tipo particolare. Comunque niente festeggiamenti per questo
compleanno? – le domandai cercando di cambiare discorso.
- No, lei non ama
festeggiare – mi spiegò sorridendomi riferendosi alla sua collega.
- Prego, il mazzo
è pronto – mi disse la commessa mentre l’altra consegnò il mazzo a Tanya.
Pagai e Tanya
fece lo stesso, poi uscimmo dal negozio e io mi diressi verso la macchina.
- Ti serve un
passaggio? – le domandai vedendo che sembrava a piedi.
- No grazie. La
mia collega abita proprio qui dietro – mi rispose lei sorridendomi.
Nel frattempo
premetti il telecomando per aprire la macchina e il rumore dell’attivazione e i
lampeggi delle luci fecero ben presto accorgere a Tanya che ero con la macchina
di Edward.
Fu allora che mi
resi conto della cavolata che avevo fatto.
Lei mi guardò e
poi mi fece un sorriso triste, glielo si leggeva negli occhi.
- Sei con la
macchina di Edward? – mi domandò.
- Si. Jake si è
portato via quella che abbiamo noleggiato e ai ragazzi la loro serviva. Così
per non prendere un taxi, Edward, si è offerto di prestarmi la sua – le risposi
sincera sperando che spiegare le cose avrebbe in qualche modo migliorato le
cose.
- Considerando
che non l’ha mai fatta guidare a nessuno, dovresti ritenerti fortunata – mi
rispose lei ignorando ciò che avevo detto.
- Beh, diciamo,
che è stato quasi costretto per essere gentile – provai a dire mentendo.
- Non credo
proprio. Quando si tratta della sua macchina o della moto, Edward è davvero
poco, ma poco gentile. Si vede che si fida di te o della tua guida, chissà.
Quel ragazzo a volte è un enigma – mi disse provando a sorridere sinceramente,
ma le risultò più difficile del previsto.
- Beh su questo
devo concordare – le risposi.
Anche io avevo
sempre pensato che lui fosse un enigma.
- Bene, io vado.
Noi di sicuro ci vediamo stasera alla festa di addio al nubilato di Alice,
giusto? – mi domandò per cambiare argomento.
- Credo che mi
toccherà venire, sai com’è fatta Alice – le risposi sorridendole.
Anche lei
ricambiò il mio sorriso poi si allontanò, mentre io invece salii in macchina e
sfrecciai verso la mia meta.
Forse, sarebbe
stato meglio non incontrare Tanya. Ero certa che quel gesto avesse complicato
maggiormente le cose tra i due. Cercai di non pensarci e in breve raggiunsi la
destinazione che mi ero prefissata.
Posteggiai, poi
presi il mazzo di fiori e scesi dalla macchina chiudendola.
Mi diressi verso
l’enorme cancello e dopo averlo oltrepassato mi resi conto di quanto quel luogo
mi mettesse malinconia, ma forse era normale che fosse così.
Mi ritrovavo in
quel luogo in cui si è ospiti naturalmente che lo si voglia o meno, quel luogo
in cui non importa quanto guadagni o che titolo hai, dove non importa se tu sia
ricco o povero, se tu sia un imprenditore o un vagabondo, importa solo quanto
sei stato capace di dare, quel luogo in cui in un modo o nell’altro andremo
tutti: il cimitero.
E proprio mentre
camminavo lì dentro dirigendomi alla mia meta mi guardai attorno rendendomi
conto che in tutto quello spazio verde c’erano tanti nomi, tante date, tante
frasi, tante foto, ma che nulla di tutto quello bastava a raccontare la vita di
coloro che non c’erano più, di coloro che riposavano lì finalmente in pace.
Non ci volle
molto, però, per rendermi conto che a raccontare di loro e di tutto quello che
erano stati in grado di dare ci pensavano i visitatori che attraverso i loro
volti sofferenti, le loro lacrime e il loro dolore erano capaci di raccontare
tutto, ma soprattutto erano in grado di raccontare la continua mancanza che
sentivano a causa della perdita delle persone a loro più care.
Sapevo benissimo
come muovermi lì dentro, del resto prima che me ne andassi a New York ci andavo
spesso e per questo in poco tempo raggiunsi la lapide di James. Tolsi una rosa
bianca dal mazzo che avevo portato e la posizionai sulla sua lapide.
Guardai la sua
foto, una foto che lo ritraeva sorridente, con quel sorriso che aveva sempre.
Notai che c’erano degli oggetti posati sopra, quelli che mi colpirono di più
furono un cuccio per bambini molto vecchio, di sicuro doveva appartenere a
Lucas e un disegno di un bambino mano nella mano con un uomo. Sotto il disegno
del bambino c’era scritto “Lucas” e sotto l’uomo c’era scritto “papà James”. In
basso al disegno una scritta grande riportava una frase “Ti voglio tanto bene
papà”.
Mi scese una
lacrima, ma la asciugai subito. Vicino alla rosa che avevo appena posizionato
c’erano tanti altri fiori, segno che erano in tanti quelli che lo venivano a trovare.
Mi soffermai a
guardare la sua foto e mi misi a parlare con lui. Sapevo che non poteva
rispondermi, ma ero certa potesse sentirmi.
- Ciao James,
sono tornata vedi? Cinque anni fa venni qui e ti dissi che stavo andando via,
che non sarei più tornata e, invece, eccomi qui. Non resterò molto, fra qualchel'anno dopo tornai per dirti che ero incinta. Anche stavolta non mi fermerò molto, tra qualche giorno torno a New York, ma il folletto e il santo che la sopporta, come li
definivi sempre tu, finalmente si sposano e io non potevo mancare. Sai, l’altro
giorno ho visto Lucas, Dio mio, quanto è bello. Ti somiglia sempre di più, per
un momento guardandolo ho rivisto te. Ha i tuoi stessi occhi, i tuoi capelli, i
tuoi lineamenti, il tuo sorriso e la tua stessa espressione, quello sguardo che
tra qualche anno farà capitolare tanti cuori proprio come facevi tu. Spero che
anche lui possa trovare la sua Victoria, tu l’hai trovata e l’hai amata come
mai. Mi hanno detto che lei ha trovato un altro che l’ha fatto tornare a
vivere, sono sicuro che sei stato tu da lassù a mandarglielo. Credo sia davvero
una persona speciale, non lo conosco, ma i suoi occhi mi hanno fatto credere
questo. In tutti questi anni mi sei mancato sai, mi è mancato sentirmi chiamare
“scricciolo”, ricordi? Lo facevi sempre e io mi arrabbiavo, ma in fondo mi
faceva piacere. Ej e Lizzie crescono un giorno per due e sono davvero due pesti, ma
sono sicuro che tu lo sapevi già.
Saresti stato uno zio perfetto per loro, sono certa ti avrebbero voluto tanto
bene – dissi mentre le lacrime iniziarono a scendere – non l'ho ancora detto a Edward e non credo che lo farò. Come faccio a
dirglielo? Ma non sono venuta qui per parlare di me, volevo solo vederti e
dirti di Lucas. Non so se avrò mai l’occasione di dirglielo, ma vorrei tanto
farlo, vorrei dirgli che il suo papà era un grande, perché tu lo eri James, lo
eri davvero. Eri uno scapestrato, ma eri un grande e ti ho voluto e ti voglio
ancora davvero tanto bene. Adesso è meglio che vada. È stato davvero bello
parlare con te e mi raccomando da lassù continua a proteggerci e ad aiutarci.
Ciao zuccone, ti voglio tanto bene – conclusi baciando con la mano la
fotografia.
Cercai di
asciugarmi le lacrime e sorrisi, poi mi diressi alla mia prossimi meta che
raggiunsi in poco tempo.
Una lapide si
stagliava dritta di fronte a me e non persi tempo a posizionare il mazzo di
rose proprio lì, soffermandomi a guardare la foto e perdendomi nei ricordi in
cui ancora quella persona era in vita, ma soprattutto soffermandosi al
ricordare le sue perle di saggezza.
Non c’era nessun
legame di sangue che univa quella persona e me, ma era come se ci fosse, come
se ci fosse sempre stato.
In quella lapide
di fronte a me riposava in pace una donna molto speciale, una delle donne più
importanti della mia vita: Elizabeth Masen.
…Adry91…
SPOILER:
Sorrisi anche a
loro mentre ancora mi coccolavo i miei figli e fu allora che vidi Jake farmi un
cenno con la testa assumendo un’espressione preoccupata.
Non riuscivo a
capire cosa succedesse, ma mi voltai verso la direzione da lui indicatomi e fu
allora che li vidi rendendomi conto solo in quel momento a chi appartenevano le
macchine che avevo visto fuori.
Mamma e papà che
mi guardavano con un’espressione sorpresa in volto.
Risposte alle vostre recensioni:
- valecullen_thedevil93: Concordo
perfettamente con te. Se vuoi qualcosa devi lottare per averla altrimenti
finisci per vivere una vita fatta solo di rimpianti. E anche io ne so qualcosa
per esperienza. Bella sembra non pensarla così, vedremo se cambierà idea oppure
no. Quanto a Tanya dispiace anche a me, ma è una persona molto intelligente e
credo che sta capendo da sola come vanno le cose.
- FrencyCullen94: In effetti Bella sa
che prendendo quella decisione si farà del male. Ma com’è che si dice? Chi è
causa del suo male pianga se stesso. Vedremo che succederà.
- bo19: Si, si sono detti
che la loro storia non è finita, ma questo non li ha portati ad un
riavvicinamento definitivo. Chissà che Bella cambi idea.
- baby2080: Si, in effetti sono
stati un po’ sfortunati, ma adesso più che pensare al passato dovrebbero
pensare al presente, soprattutto Bella che mi sembra quella più confusa. La
storia “L’odio è amore” per adesso l’ho cancellata, ma probabilmente quando
terminerò di scriverla tutta la inserirò di nuovo. Credo di si, ma prima devo
finirla di scrivere, quindi passerà un po’ di tempo.
- franz1000: Come hai detto tu,
la vita è una sola e Bella dovrebbe rendersene conto. Ha già sofferto tanto in
passato e questa potrebbe essere la volta buona che le cose vadano bene. Chissà
cosa deciderà.
- eliza1755: In effetto Edward
sembra molto convinto di ciò che ha detto, Bella sa cosa vorrebbe, ma tra
volere e fare ci passa un abisso e l’abbiamo visto. I bambini sono la priorità
e credo che Bella abbia una profonda paura di affrontare le cose perché
consapevole che tutto cambierebbe se lei dovesse raccontare la verità Il
problema è nel capire se le cose cambieranno in meglio o in peggio.
- Sabe: Beh tesoro, i
problemi credo siano molti. Un bel casino, chissà alla fine Bella cosa deciderò
di fare ed Edward vedremo come si comporterà.
- FunnyPink: La storia di
Platone la amo troppo, quel mito è uno dei migliori e Bella forse ha
dimenticato quale fosse davvero il fine della storia. Bella non ha mai pensato
che Jake possa in qualche modo essere un padre per i gemelli, sa che lui non
può esserlo. Vediamo come si comporterà.
- Sex Drugs
and Rock n Roll: In effetti Bella dovrebbe prendere
una decisione e scegliere con il cuore e non con la testa, ma forse è giusto
così. Chissà, vedremo. Concordo con te che è bello avere un fratello o una
sorella, ma credo che sarebbe ancora più bello quando a diversi sono solo pochi
anni. Io ho una sorella più piccola di sei anni e sinceramente per adesso la
differenza di età si nota molto, infatti litighiamo spesso. Spero che in futuro
le cose cambino.
- SweetDreamer: In effetti adesso
sanno entrambi come stanno le cose, ma c’è ancora qualcosa che deve essere
svelato, il segreto che Bella dovrebbe assolutamente dire a Edward in merito
alla sua paternità.
- fabiiiiiiiii: Beh diciamo che un
ti amo da Edward non dispiacerebbe, ma per lo meno sappiamo che ancora la ama e
lo ha fatto capire anche a Bella.
- giocullen: Beh diciamo che il
problema dei bambini è un problema che andrebbe risolto, quantomeno dicendo la
verità. Chissà se Bella deciderà di farlo.
- vanderbit: Si, in effetti
Bella si è comportata molto bene. Ha lasciato Edward libero di scegliere cosa è
meglio per lui ed è per questo che Edward si è confuso ancora di più, ma credo
che la sua decisione l’abbia già fatta capire a Bella. Al matrimonio di Alice
mancano tre giorni incluso quello del matrimonio.
- mary74: Lo guarderò
sicuramente il film, dalla trama mi ha appassionato molto. Comunque si, Bella
deve scegliere la scelta migliore non solo per lei, ma anche e soprattutto per
i bambini.
- sweet_cullen: Beh si, forse, un
po’ impazzita è. Vediamo adesso cosa combina.
- Moni68: Mi fa piacere
sapere che mi consideri una persona profonda nonostante io sia ancora molto
giovane. Quanto al lieto fine concordo con te, a volte nelle storie che
leggiamo cerchiamo proprio questo, estraniarci da quello che succede e vedere
del buono e un happy ending in una storia che ci
piace. Non so ancora come finirà questa storia, ma cercherò di creare il finale
migliore che posso.
- SaturnoL: No, Jacob non ha
notato Edward all’aeroporto altrimenti avrebbe fatto notare a Bella la presenza
dell’uomo che lui sapeva che lei amasse ancora. Sui gemelli ne parleremo nei
capitoli a seguire, già qui c’è un piccolo momento madre-figli, la gelosia di
Ej arriverà e anche la perspicacia di Lizzie. Quanto al resto credo che ne
abbiamo già parlato in privato, quindi non serve ribadire qui ciò che ti ho
detto e credo che tu capisca anche il motivo. Bisogna solo aspettare e vedere cosa
combinerà Bella.
- favola08: Beh Tanya ci sarà
ancora e aggiungerei purtroppo visto che a te non piace molto, ma è un
personaggio importante e la sua presenza è necessaria. Non posso dirti né come
né in quale maniera, ma la rivedremo. Vediamo adesso cosa passa per la testa di
Bella e cosa ha intenzione di fare la signorina.
- giova71: Beh prima o poi
Bella dovrà affrontare l’argomento bambini, credo che una verità del genere non
possa essere taciuta ancora per molto. Speriamo che Bella si decida a raccontare
la verità.
- ste87: Beh forse Bella ha
capito che Edward è l’altra metà della mela, ma ha paura che finisca tutto come
in passato. Ora come ora lei non sopporterebbe di nuovo la situazione che ha
dovuto affrontare in passato.
- antonellalantigua: Beh per adesso
Bella non sembra intenzionata a rivelare a Edward la verità suoi bambini.
Chissà, magari cambierà idea. Vedremo.
- sguardoalcielo: Beh il test di
filosofia mi è venuto in mente per inserire poi la spiegazione del mito di
Platone. Diciamo che la filosofia è una delle mie materie preferite. La adoro.
Quanto al bar dello scorso capitolo è bellissimo, appena ho visto l’immagine me
ne sono innamorata. In realtà è un pub quello, ma io ho cambiato le cose
inventandomi la storia del bar e del fatto che quell’ambiente restasse in quel
modo giorno e notte. Mi sembrava un’idea carina.
- Vale1979: Sono contenta che
la storia ti piaccia, spero che continuerà ad essere di tuo gradimento anche in
futuro.
- mechy: Mi hai fatto
parecchie domande, devo ammettere che sei molto curiosa, ma lo capisco. Anche
io al tuo posto lo sarei, eppure non posso dirti nulla. Ho la bocca cucita, se
parlassi ti rovinerei la sorpresa e non è giusto. Ti dico solo che presto ogni
nodo verrà al pettine.
- alexia__18: Si, in effetti un
presente da affrontare non è roba semplice soprattutto per loro. Bella sembra
aver preso la sua decisione, chissà se porterà avanti questa idea oppure no.
Vedremo.
- ManuCullen: Sadica? Si, forse
un po’ lo sono, ma del resto tutto diventerebbe noioso se fosse troppo
semplice. Vedremo che succederà.
- Austen95: Beh, per adesso non
sembra intenzionata a rivelare dei bambini. Chissà, magari in seguito cambierà
idea.
- piccolinainnamora: Non preoccuparti assolutamente per
l’e-mail. Non mi hai disturbato affatto, come ti ho già spiegato. Bella ha
scelto la strada comoda, è più semplice scegliere quella. Bisogna vedere se
riuscirà a portare avanti questa decisione. Vedremo. La frase che dice Edward
in merito all’amore credo che sia un po’ la verità. L’amore è il motore che fa
girare il mondo, senza di esso tutto sarebbe diverso. La penso esattamente come
te, ma devo dire che quando ho letto quella frase su una delle tue recensioni,
me la sono subito immaginata sulla bocca di Edward e allora eccola che l’ho
scritta, quindi, grazie. E grazie anche di avermi fatto pubblicità. È bello
sapere che la storia ti piace davvero tanto.
- Bells Swan Cullen: Lo so, Bella si è un po’ rincretinita nello
scorso capitolo. Speriamo che la ragione torni in lei. Il matrimonio non so
esattamente tra quanti capitoli sarà, comunque credo tra un cinque, sei
capitoli al massimo. I genitori di Bella si, ci saranno, ma quelli li vedremo
prima del matrimonio, per il loro arrivo non manca molto.
- secretkeeper: Si, in questo capitolo sono tornate le
pesti. Li ho messi un po’ da parte negli ultimi capitoli perché era necessario
un chiarimento tra Edward e Bella e soprattutto doveva scoprirsi quello che era
successo. Eccoli tornati, comunque. Mi era mancato scrivere di loro.
- Ed4e: Beh, Bella sembra
aver preso la sua decisione. Come hai detto tu è tutto complicato. Bella deve
pensare ai bambini e non solo a lei ed è anche per questo che vuole lasciare le
cose per come sono, non vuole sconvolgerli o scombussolarmi, ma sa che è sbagliato
non dire loro la verità. Non ci resta che vedere se cambierà idea oppure no.
Quanto alla tua storia ci passerò sicuramente.
Un grazie di tutto
cuore a tutti voi che avete recensito, a quelli che hanno messo la mia storia
tra i preferiti e nelle seguite. Un altro grazie di cuore anche a coloro che mi
hanno inserita tra gli autori preferiti. Spero che anche questo capitolo sia di
vostro gradimento e recensite. Un bacio.
INTRODUZIONE:Edward ha lasciato Bella in New Moon e non è
non e mai più tornato. Gli anni passano e anche i decenni, ma due anime sono
ancora tremendamente legate tra di loro perché il tempo possa cancellare ciò
che l’amore ha creato. Cosa succederà se un giorno Bella dovesse rincontrare
quella che aveva considerato fin dall’inizio al sua famiglia? E i Cullen e
soprattutto Edward come reagiranno quando scopriranno che Bella è ancora la
diciottenne che avevano lasciato? P.S. Bella non è un vampiro, ma non è
comunque umana. Oltre i vecchi, ci saranno anche nuovi personaggi.
INTRODUZIONE:Bella vive a Phoenix
da quando è nata e la sua vita ruota intorno ai suoi sei migliori amici: Alice,
Rosalie, Emmett, Jasper, Jacob e Edward. Si conoscono fin da quando erano dei
bambini, ma crescendo le cose cambiano e lei si ritrova solo con Jacob e Edward
che sono iperprotettivi nei suoi confronti. Un giorno accade che Jacob si
dichiara e in seguito le chiede di sposarlo. Lei accetta, ma lo ama davvero? Si
certo, ma il suo non è amore, non quello vero almeno. Ed Edward? Cosa farà a
questo punto? E se si accorgesse proprio ora che sta per perdere la persona più
importante della sua vita? E se lei lo considerasse solo il suo migliore amico?
E se invece non fosse così? La loro è solo amicizia? Si certo, ma non del
tutto. Cosa succederà, allora? Bella sposerà Jacob? Forse solo da uno sbaglio
si può scoprire la verità. Ma qual è questa verità?
INTRODUZIONE:Edward lascia Bella per
permettergli di vivere una vita normale, ma prima di farlo esaudisce il
desiderio dell’unica ragazza che abbia mai amato. Dopo la sua partenza le cose
cambiano e Bella non vivrà la vita che Edward ha sperato per lei. Si ritroverà vampira,
con un figlia da crescere e un passato da ricordare. Riuscirà a ricordarsi del
suo unico e vero amore? Ma soprattutto riuscirà a rincontrarlo?
INTRODUZIONE: Rosalie, Bella e
Alice sono tre sorelle newyorchesi che si trasferiscono a Phoenix. Sono le
classiche ragazze popolari che tutti invidiano, dal carattere forte e deciso e
che non si fanno mettere i piedi in testa da nessuno. A Phoenix le loro vite si
incroceranno con quelle di tre fratelli Emmett, Edward e Jasper, anche loro dal
carattere forte. Nessuno di loro crede nell’amore, ma presto si renderanno conto
di sbagliare, presto l’amore entrerà nelle loro vite e da lì tutto cambierà.
INTRODUZIONE:Bella è una semplice
ragazza che vive a Phoenix. Ha un fratello e due sorelle gemelle. La sua vita
ruota intorno ai Cullen, i suoi migliori amici, la sua seconda famiglia. E poi
c’è Tay, il suo fidanzato, ma lei ne è davvero
innamorata? La sua vita è perfetta come crede? Il ritorno in città di Edward,
il suo amico di sempre, gli incasinerà la vita e presto si renderà conto che
quell’amico con il quale non fa altro che litigare non è poi solo un amico. Le
cose non saranno semplici e in una notte tutto si complicherà.
INTRODUZIONE:Bella è una ragazza alla moda che vive a Orange Country, con una
storia difficile alle spalle, chiusa, ma allo stesso tempo ribelle verso gli
altri incontra lui, Edward, un playboy da strapazzo, ribelle, odioso,
presuntuoso, aggressivo, ricco e che non fa altro che dedicarsi con i suoi
amici ricconi a feste mondane e al lusso più sfrenato. Riuscirà lei a lasciarsi
andare all'amore? E lui? Riuscirà a mettere la testa a posto? E se tutto
iniziasse ad andare x il verso giusto? Lei non sa, però, che un segreto alena
dietro di lei, un segreto che lui non intende svelarle, non subito almeno, ma
poi non sarà tardi? Una storia ricca di divertimento, scontri, ribellioni, ma
amore, tanto amore. Sono tutti umani.
INTRODUZIONE:Un semplice invito di matrimonio può cambiare quella che sembra
essere diventata una vita stabile? Questo si chiede Bella quando si ritrova tra
le mani l’invito del matrimonio di Alice e Jasper. Partire e raggiungere quella
che un tempo era la sua migliore amica affrontando i fantasmi del suo passato?
Oppure restare a casa e non correre rischi? Bella vive a New York, fa la
giornalista, si è lasciata i Cullen alle spalle e si porta dietro da cinque
anni due grandi responsabilità che portano il nome di Ej e Lizzie. Chi sono? E
che c’entra Edward in tutto questo? Se vi va di scoprirlo correte a leggere la
mia storia. Sono tutti umani.
INTRODUZIONE:Isabella Swan fugge via dalla sua città all’ètà di dieci anni,
grassottella e timida viene presa in giro da tutti. Si rifugia a Jacksonville
dalla madre, ma otto anni dopo il brutto anatroccolo si è trasformato in un
bellissimo cigno. Decide di tornare a Beverly Hill, la sua città natale, dove i
suoi vecchi amici la attendono, ma Bella è cambiata non solo fisicamente e vuole
prendersi la sua rivincita su tutti coloro che un tempo la prendevano in giro.
Nella sua vecchia città, però, non tutto è come lo ha lasciato. I Royal King, i
suoi vecchi amici, sono in lotta continua contro i Blue Ice, un altro club di
ragazzi popolari e ricchi. Cosa succederà con l’arrivo di Bella? Che succederà
se un giorno i due gruppi si ritrovano costretti a collaborare? Filerà tutto
liscio? Personaggi decisamente diversi da come abbiamo imparato a conoscerli,
ma chissà…magari dall’odio nascerà qualcos’altro e quella che era sembrata una
rivincita potrebbe diventare ben altro. Sono tutti umani. Vi ho incuriosito?
Correte a leggere.
Questi personaggi non mi appartengono, ma sono proprietà di Stephenie
Meyer
Questi personaggi non mi appartengono,
ma sono proprietà di Stephenie Meyer. Questa storia è stata scritta senza alcun
scopo di lucro.
Eccomi qui con un
altro capitolo. Innanzitutto volevo avvisarvi che nel capitolo 16 c’è stato un
errore. Ho detto che Emmett e Rosalie si erano sposati, ma che Rosalie era in
dolce attesa. Ho sbagliato. La verità è che Emmett e Rosalie si erano sposati,
ma la bambina era già nata tre mesi prima il matrimonio, quindi quando Bella e
Edward si lasciano Sarah ha già cinque mesi. Ho corretto quel pezzetto e vi sto
avvisando qui, altrimenti leggendo questo capitolo non capireste bene la cosa.
Sarah è nata prima che Edward e Bella si lasciassero. In questo capitolo
capirete qualcosa che in molti mi hanno chiesto nelle recensioni. Non aggiungo
altro e vi lascio al capitolo. Buona lettura. Bacioni.
Capitolo 19
Elizabeth Masen
POV BELLA
Da qualche minuto
ero ferma a fissare la lapide di fronte a me e non ci misi molto prima che i
miei occhi si riempissero di lacrime. Guardai attentamente la lapide
soffermandomi sulla scritta posizionata sopra di essa:
Elizabeth Masen
n. 1 Giugno 1920
m. 26 Settembre 2003
Una donna, una mamma,
una moglie e una nonna
speciale.
Resterei sempre nel cuore di
tutti noi.
Non ti dimenticheremo mai.
Ti vogliamo bene.
Ricordavo ancora
il giorno in cui era volata via, il giorno in cui la vita ci aveva privato di
quella donna che tutti amavamo in modo incommensurabile.
Un brutto tumore
ai polmoni se l’era portata via all’età di ottantatre anni, ma lei non si era
mai abbattuta. Aveva scoperto la sua malattia due anni prima e non aveva mai
smesso di vivere, di lottare per farcela, mai, e aveva chiuso gli occhi per
volare in cielo con il sorriso sulle labbra.
Era una donna a
cui tutti dovevano aspirarsi, era semplicemente un mito e da bambina spesso
sognavo di diventare come lei, di avere la sua stessa forza e il suo stesso
coraggio.
Mi soffermai a
guardare quella foto e gli occhi
azzurro-verdi che avevo imparato a conoscere sembravano fissarmi pronti a
leggermi l’anima.
Elizabeth non era
altro che la nonna di Edward, Emmett e Alice.
All’età di
diciassette anni aveva conosciuto un uomo e lo aveva amato con tutta se stessa,
portandolo due anni dopo all’altare.
A diciannove anni
aveva sposato infatti Edward Masen, cambiando così il suo cognome Platt in
Masen, e un anno dopo lo sposalizio, Elizabeth, aveva scoperto di essere in
dolce attesa. Nove mesi dopo era nata Esme, la loro unica figlia.
Elizabeth aveva
avuto problemi durante il parto e i medici le avevano comunicato che non
avrebbe potuto avere altri figli.
Molti anni prima,
un incidente d’auto aveva stroncato la vita del marito, Edward era morto
qualche mese dopo la nascita di Alice e da allora Elizabeth non aveva più avuto
nessun uomo.
Aveva continuato
a vivere nella loro casa, ma quando aveva scoperto di essere malata, Esme e
Carlisle avevano preferito farla andare a vivere da loro, ma lei non era mai
stata un peso, anzi tutt’altro.
Era stata la
nonna che non avevo mai avuto visto che Charlie aveva perso i suoi genitori
quando era solo un ragazzo e Renèe a causa del matrimonio con papà aveva perso
ogni rapporto con il padre e la madre.
Di Edward Masen
non sapevo molto, non lo avevo mai conosciuto, ma da quello che Elizabeth mi
aveva raccontato, lui era stato il suo grande amore e nonostante gli anni che
erano trascorsi dalla sua morte lei non aveva mai smesso di amarlo, consapevole
che l’avrebbe ritrovato quando anche lei sarebbe passata a miglior vita.
Qualche mese dopo
la sua morte l’avevo sognata e lei mi guardava sorridente per poi sparire prima
di avvisarmi che si era ricongiunta con il suo grande amore. Era solo un sogno,
ma io credevo che fosse vero, credevo davvero che lei avesse ritrovato la
felicità con quello che per tutta una vita era stato suo marito.
- Ciao nonna –
esordì sorridendo alla foto per quanto le lacrime mi permettessero di fare.
L’avevo sempre chiamata
nonna, visto che per me lo era davvero. La conoscevo da tutta la mia vita.
- Mi manchi lo
sai? In tutti questi anni non mi sei mancata solo tu, mi è mancata anche la
possibilità di venire qui a parlare con te perché io lo so che tu mi ascolti,
so che tu ci sei e so che in questi cinque anni mi hai sempre aiutata. Anche io
sono diventata mamma, ci avresti mai creduto che a soli vent’anni avrei partito
due fagottini? Da cinque anni a questa parte sei diventata bisnonna perché io e
te sappiamo che nelle vene dei miei due angeli scorre il tuo stesso sangue,
perché tu lo sai che quei due sono i figli di Edward, non serve che io stia qui
a dirtelo. Tu da lassù mi guardi e sai tutto. Ebbene si, il tuo nipote
preferito è diventato papà. Ricordi quante volte scherzavamo su questo fatto?
Tante, troppe e mentre noi c’è la ridevamo, Edward era terrorizzato che sarebbe
potuto succedere. Diceva che la nostra coalizione non portava mai nulla di
buono ed era così spaventato che non si rendeva conto che eravamo ancora troppo
giovani e nemmeno io allora avrei mai voluto un figlio. Dicevo sempre che fino
ai ventisei anni mi sarei dedicata solo a Edward e alla carriera, ma non ho
tenuto in considerazione gli imprevisti della vita. Oggi sono felice di dire
che l’imprevisto avvenuto nella mia vita è stata la cosa più bella che mi sia
mai capitata e sono felice di poterla condividere con Edward. Lo amo, ma tu sai
anche questo e so che sto sbagliando a non dirgli la verità, ma non è così
semplice come si può pensare. Mi ama anche lui, lo so, l’ho capito. Mi ha fatto
chiaramente capire cosa prova, ma non è facile, non voglio sconvolgergli la
vita e poi so che dirgli la verità significherebbe perderlo. Non mi
perdonerebbe mai.Nonna, non sai quanto
vorrei che tu fossi qui, che mi dessi un consiglio e mi dicessi cosa fare. Tu
conoscevi bene entrambi, ma forse so cosa mi diresti. Mi guarderesti negli
occhi e mi appoggeresti una mano al cuore dicendomi di seguire quello, perché
quello non ci fa sbagliare mai – dissi rivolgendomi a quella foto sulla lapide,
quella foto che sembrava guardarmi e leggermi l’anima – ma come faccio? È
difficile, difficilissimo farlo. Con ogni probabilità fra qualche giorno
ripartirò per New York, finalmente ho realizzato il mio sogno, sono diventata
una giornalista famosa e se avessi Edward sarebbe tutto perfetto, ma la
perfezione non è mai stata nei miei programmi, quindi, va bene così. Ricordi la
promesso che ti avevamo fatto? L’ho mantenuta e adesso che tu non ci sei più
c’è un'altra piccola Elizabeth che fa parte dei Cullen e spero tanto che
quell’angioletto crescendo possa in qualche modo assomigliare a te, lo spero
con tutto il cuore – aggiunsi poi asciugandomi tutte le lacrime che copiose
erano uscite dai miei occhi.
Sorrisi al
ricordo di quella promessa fatta sette anni prima, quella promessa che avevo
mantenuto il giorno in cui avevo dato alla luce i miei angioletti.
...Sette anni prima…
Ero appena tornata da
una giornata di shopping sfrenato con Alice, purtroppo per me Rosalie doveva
badare alla piccola Sarah, che aveva appena compiuto quattro mesi, e non poteva
permettersi un’uscita che le avrebbe risucchiato l’intero pomeriggio.
Rosalie non amava
allontanarsi dalla piccola Sarah, se non in casi di assoluta necessità. Aveva
solo vent’anni, ma aveva la testa sulle spalle e quando lei ed Emmett avevano
scoperto di aspettare un figlio erano consapevoli di cosa andavano incontro ed
entrambi si erano detti pronti a prendersi una responsabilità tanto grande.
Tutti li avevamo
appoggiati, motivo per cui tutti e due non si erano premurati a sposarsi. Per
loro il matrimonio era solo un’ulteriore conferma del loro amore. Un mese prima
avevano deciso di farlo quel passo e, ora, di ritorno dal viaggio di nozze dopo
due settimane lontani dalla piccola, non si staccavamo mai da lei.
- Bella, adesso
andiamo a sistemare tutto nella cabina armadio – mi disse Alice non appena
varcammo la soglia di casa Cullen.
- Non se ne parla
proprio. Io sono sfinita, vado a mangiare qualcosa, tu fai quello che vuoi e
no, Alice, non farmi gli occhioni da cucciola perché stavolta non attacca – le
risposi sicura di me dirigendomi verso la cucina prima che lei potesse dire
qualsiasi cosa.
Raggiunsi in poco
tempo la cucina e quando entrai vidi su una sedia
a dondolo nonna Elizabeth che comodamente seduta leggeva un libro.
- Ciao tesoro –
mi disse alzando gli occhi dal libro.
- Ciao nonna – le
risposi avvicinandomi a lei e dandogli un bacio sulla guancia – cosa leggi? –
aggiunsi poi.
- Cime tempestose
– mi rispose lei.
- Per l’ennesima
volta – le feci notare io sorridendole.
- Senti da che
pulpito viene la predica – mi disse lei mentre io sorrisi.
Era da lei che
avevo ereditato l’amore per i classici e quell’unico romanzo di Emily Brontë
era il preferito di entrambe.
- Ti va una
cioccolata calda? – le domandai poi.
Io ne avevo
proprio voglia.
- Direi di si –
mi rispose lei sorridendomi mettendo un segnalibro per non perdere la pagina.
- Una anche per
me scricciolo – mi disse poi una voce entrando in stanza.
Mi bastava aver
sentito il nomignolo per capire a chi apparteneva quella voce: James.
Alzai gli occhi e
mi ritrovai James in stanza e subito dopo entrò Edward con il piccolo Lucas in
braccio.
Avrebbe fatto un
anno il mese prossimo, ma era molto sveglio e aveva già pronunciato le prime
paroline, fra tutte “papà”, ma c’era poco da stupirsi quel tesoro adorava in
modo incommensurabile il suo papà.
Edward andò a
salutare la nonna baciandole una guancia, poi si avvicinò a me e mi bacio a
fior di labbra, mentre James andò a salutare Elizabeth.
- Ciao piccolino
– dissi rivolgendomi a Lucas e toccandogli la punta del nasino.
Lui mi sorrise e
poi mi fissò negli occhi.
- Hey piccolino,
la signoria qui presente è già impegnata con me. Vuoi per caso rubarmi la
fidanzata? – domandò Edward al piccolo.
Lui fece un suono
indecifrabile con la bocca e poi mi guardò e sorrise. Io scoppiai a ridere, lo
stesso fece James, mentre la nonna si limitò a sorridere.
- Questo qui è un
buon gustaio già da ora – commentò poi Edward scompigliando i capelli del
piccolo.
Io e James
scoppiammo ancora di più a ridere, poi io mi misi all’opera per preparare la
cioccolata. A noi si aggiunse Rosalie che con Sarah in braccio si era seduta
sul divano.
Mentre preparavo
tutto mi misi a guardare, senza farmi vedere, la scena che avevo di fronte.
Edward che si spupazzava Lucas, mentre Rosalie seduta sul divano con Sarah la
coccolava più che poteva. Era una bella scena, ma soprattutto dimostrava quanto
fosse bella la famiglia di cui facevo parte.
Quando la
cioccolata fu pronta la versai nelle tazze e tutti la bevemmo beandoci di quel
sapore dolce e delizioso.
Restammo in
stanza per un po’ tutti insieme, poi James e il piccolo Lucas tornarono a casa
e Rosalie portò Sarah su in camera visto che nonna Elizabeth l’aveva fatta
addormentare canticchiandole una ninna nanna.
Restammo in
salotto solo io, Edward e la nonna. Lei restò seduta sulla sedia a dondolo,
mentre io mi sedetti in braccio a Edward che era seduto sul divano.
- Ti ho vista
prima – esordì la nonna quando restammo solo noi tre.
- Fare cosa? – le
domandai curiosa.
- Guardare Edward
e Rosalie con i piccoli – mi rispose lei.
A quella donna
non sfuggiva mai nulla il che mi fece sorridere.
- Ammiravo solo
quanto bella fosse la mia famiglia e quanto Edward sembrasse un bambino mentre
si spupazza Lucas o la piccola Sarah – le spiegai prima che Edward mi desse un
bacio sulla guancia.
Nonna si mise a
ridere e noi la guardammo straniti.
- Che c’è nonna?
– le chiese Edward curioso.
- Ho sempre
saputo che prima o poi voi due sareste finiti insieme – ci rivelò lei raggiante
in volto.
Tutti coloro che
l’avessero guardata non avrebbero mai potuto credere che quella donna lottava
con il cancro da due anni.
- E come facevi a
saperlo? – chiesi io.
- Perché entrambi
ancora prima di mettervi insieme vi guardavate con gli stessi occhi con cui ci
guardavamo io e il nonno, con gli stessi occhi con cui si guardano Esme e
Carlisle – mi rispose sicura di sé.
Io e Edward ci
guardammo e non potemmo fare a meno di sorridere.
- Quando ho
incontrato il nonno non ho avuto dubbi. Nello stesso istante in cui i suoi
occhi si sono posati sui miei sapevo che quello sarebbe stato l’uomo della mia
vita. Quando Esme a soli quattordici anni ci presentò Carlisle capì che quello
era l’uomo della sua vita e quando a diciassette anni ci disse di aspettare un
figlio fui consapevole che la mia bambina era cresciuta e stava per farsi una
famiglia tutta sua – ci spiegò lei sorridendo.
- Non vi è preso
un colpo? – domandò Edward mentre mi stringeva a sé.
- Per cosa? – gli
chiese nonna.
- A sapere che
vostra figlia a soli diciassette anni aspettava un figlio – gli spiegò lui.
- Esme è sempre
stata una persona matura e responsabile. Era giovane e io lo sapevo, ma ero
certa che sarebbe stata un’ottima madre e Carlisle era quello giusto. Il nonno
all’iniziò non la pensava come me. Quando tua madre e tuo padre ci rivelarono
la notizia, il nonno si alzò e se ne andò senza dire una parola. Non parlò con
tua madre per due giorni, poi si presentò a casa di Carlisle dicendogli che
doveva parlargli. Gli chiese che intenzioni avesse con Esme, se si sarebbe
preso le sue responsabilità o meno. Gli disse che aveva cresciuto una figlia e
senza problemi avrebbe cresciuto un nipote. Carlisle lo guardò negli occhi e
gli disse che amava tua madre più di ogni altra cosa al mondo e allo stesso
tempo amava la creatura che Esme portava in grembo. Il nonno gli diede una
pacca sulla spalla e lo portò a casa. Esme era felicissima, ciò che più la
turbava era la possibilità che suo padre non avrebbe accettato la cosa, invece,
tutto si rivolse al meglio – raccontò lei perdendosi nei ricordi.
- Beh, in fondo,
anche un cieco capirebbe quanto Esme e Carlisle si amano – intervenni io.
- Così come un
cieco capirebbe quanto vi amate voi – ci disse.
- Ah si? –
domandai io.
- Fidati. Quando
non sei con lui gli occhi verdi gli diventano grigi – mi rivelò nonna.
- Ma è
impossibile – mi lamentai io.
- Sapientona che
non sei altra, tu mica puoi sapere come ha gli occhi quando tu non ci sei
-mi rispose lei senza problemi.
Io sorrisi ed
Edward fece lo stesso.
- Ma la cosa è
reciproca, anche a te gli occhi ti diventano grigi quando Edward non è con te –
continuò lei mentre io sorrisi.
- Nonna, se ti
conosco bene, ci hai detto questo per arrivare a qualcosa. Ti ascoltiamo – le fece
notare Edward mentre io iniziai a giocare con una ciocca dei suoi capelli.
- Mi andava di farlo, comunque la conclusione
era che un giorno anche voi avrete una famiglia e mi auguro che quando questo
succederà gli parlerete di me. Mi piacerebbe avere la possibilità di vedere il
vostro bambino, proprio come è successo con Emmett e Rosalie, ma siete ancora
giovani ed è giusto che pensiate a divertirvi e io non sono più così in salute
per poter sperare di vivere ancora per molto – ci disse seria.
Era la prima
volta che diceva quella cosa. Di solito non parlava mai della sua malattia.
- Non dire
sciocchezze. Tu sarai qui quando nascerà una piccola Elizabeth da coccolare e
spupazzare – le disse Edward sorridendo.
Non appena sentì
quelle parole la nonna sorrise e gli occhi gli si illuminarono.
Edward era stato
da sempre il suo nipote preferito. Forse perché in molti dei suoi lineamenti
assomigliava al marito perduto del quale aveva anche il nome, o forse,
semplicemente Edward per qualche strana ragione era per lei il più speciale.
Non che non
volesse bene agli altri, anzi, lei venerava tutti, ma Edward, beh, per lui
c’era sempre una considerazione in più. Quando lui si trovava nella sua stessa
stanza il suo sorriso era raggiante e quando Edward le dedicava attenzioni gli
occhi le brillavano come stelle nel cielo scuro.
Probabilmente era
per questo che adesso aveva assunto quell’espressione. Sapere che c’era la
possibilità remota che una figlia del suo nipote preferito potesse portare il
suo nome la rendeva piena di gioia.
- Davvero lo
fareste? – domandò poi rivolgendosi ad entrambi.
Edward non
rispose subito, prima di dare la sua parola voleva essere certo che io fossi d’accordo.
- Beh, credevo
che la cosa fosse scontata – le risposi mentre Edward mi sorrise.
- Elizabeth,
Elizabeth Cullen. Lo devo dire, suona proprio bene – disse lei più a se stessa
che a noi.
Io e Edward non
potemmo fare a meno di sorridere.
- È una promessa
– disse poi Edward guardando me.
- Si, lo è –
continuai io guardando lui prima che mi baciasse a fior di labbra.
La nonna fece
finta di schiarirsi la voce.
- Bene, credo che
sia il caso che vi dileguiate. Smancerie per oggi ne ho viste abbastanza – ci
disse sorridendo mettendosi negli occhi gli occhiali che aveva appoggiato sulla
testa per poi riprendere il libro che stava leggendo prima che io irrompessi in
cucina.
Io e Edward
scoppiammo a ridere. Quello era il suo modo simpatico per congedarci. Secondo
lei stare troppo in sua compagnia ci faceva perdere istanti preziosi di
gioventù. Ovviamente noi non la pensavamo così, ma ci alzammo e dopo che io le
baciai una guancia e Edward la testa entrambi uscimmo dalla cucina consapevoli
che solo così potevamo farla davvero contenta.
Quando
raggiungemmo il salotto controllai l’orario e mi resi conto che erano già le
sette e mezzo di sera.
- Andiamo a fare
un giro? – mi domandò poi Edward avvicinandomi a sé e baciandomi la punta del
naso.
- Solo se dopo mi
porti al pub a prendere un hot dog – gli risposi sorridendogli.
- Dovrei passare
tutto il resto della serata con te? Sai com’è stasera avevo in programma una
serata hot con una bionda da paura – mi disse lui sorridendomi sghembo.
Sapevo dove
voleva arrivare. Mi stava semplicemente provocando, ma stavolta non gliel’avrei
data vinta.
- Non fa nulla,
amore. Facciamo che ci andiamo a farci questo giro, poi a me mi lasci al pub e
tu vai da questa bionda. Vedrai che al pub qualcuno con cui passare la serata lo
trovo. Così poi magari domani mattina ci raccontiamo com’è stata la serata, che
dici? – gli proposi sorridendogli maliziosa.
Non appena
terminai di parlare lui si tolse dalla faccia la sua espressione soddisfatta e
provocatoria e mi guardò fissò negli occhi.
- Tu sei mia e di
nessun altro – mi disse serio con tono decisamente geloso prima di baciarmi con
passione.
Quando ci
staccammo io sorrisi e lui mi guardò storto.
- Non lo trovo
divertente – mi fece notare.
- Hai iniziato tu
e adesso andiamo, gelosone – gli risposi baciandolo a fior di labbra prima di
tirarlo per la mano pronti per uscire fuori.
Lo vidi dirigersi
verso la macchina, ma lo bloccai.
- Andiamo con la
moto – gli dissi e lui mi sorrise.
Ci dirigemmo
verso la moto e prima di mettere i caschi lo guardai negli occhi.
- Ej – dissi
solamente.
- Cosa? – mi
chiese lui stupito.
- Se è maschio lo
chiamiamo Ej – continuai io in merito alla discussione di prima.
Si scherzava
questo era ovvio, ma quel nome mi piaceva davvero.
- Ej? Si, mi
piace, ma come mai questo nome? – domandò.
- Sarebbe un
diminutivo per l’esattezza. Il nome completo è Edward junior – gli risposi.
- Vuoi chiamare
nostro figlio come me? – mi domandò sorpreso.
- Nostro figlio
sarà come te – gli precisai io mentre lui mi sorrise.
- Edward junior e
Elizabeth Cullen – disse toccandosi il mente con l’indice come per pensare –
si, mi piace – aggiunse poi baciandomi.
Quando ci
staccammo io gli sorrisi, poi ci mettemmo i caschi e partimmo.
Non facemmo molta
strada prima che Edward si fermasse tutto in una volta. Mi spaventai quasi
poiché non ne compresi il motivo.
Si voltò verso di
me e si alzò la visiera del casco integrale, mentre io feci lo stesso.
- Scheggia, hai
intenzione di avere un bambino adesso? – mi domandò con sguardo preoccupato.
Io scoppiai in
una fragorosa risata che risultò ancora più forte visto che avevo il casco.
- Non essere
ridicolo. Ho ancora diciotto anni e non ho intenzione di prendermi una
responsabilità del genere – gli risposi sicura di me.
Vidi i suoi occhi
tranquillizzarsi, poi mi sorrise.
- Meno male va,
mi hai tolto vent’anni di vita. Non che non voglio figli da te, ma mi sembra
che abbiamo una vita per farne – mi fece notare lui sorridente.
Anche io gli
sorrisi. Concordavo perfettamente con lui.
- Pensiamo a
farci questo giro per ora. E poi voglio ancora le tue attenzioni tutte per me –
gli rivelai sorridente.
Si tolse il casco
e mi tolse il mio per darmi un bacio passionale.
- Promettimi una
cosa – mi disse.
- Cosa? –
domandai curiosa.
- Che staremo
insieme sempre – mi disse.
- Io e te come
anime gemelle, promesso – gli risposi.
- Lo prometto
anche io – mi disse.
- Ti amo – gli
ricordai.
- Anche io, più
di ogni altra cosa al mondo – mi rispose lui.
Mi diede un altro
bacio e poi ci rimettemmo i caschi e sfrecciammo verso le strade di
Jacksonville.
Mi strinsi più
forte a lui e in quel preciso istante ringrazia il Fato, la Fortuna o il
Destino, o forse tutti e tre insieme, per avermi dato l’opportunità di
incontrare Edward e di vivere quella favola insieme a lui.
Una settimana dopo
quella chiacchierata, la nonna si era aggravata, ma non si era voluta far
ricoverare in ospedale. Diceva di voler morire circondata dal calore di una
casa e non dalla freddezza di un cupo ospedale.
Fu per questo che
Carlisle allestì una delle stanza degli ospiti con tutte le attrezzature giuste
per curare Elizabeth, anche se, ormai, era chiaro a tutti che mancava poco
tempo prima di salutarla in modo definitivo.
Ed infatti un
mese dopo, con il sorriso sulle labbra, Elizabeth Masen abbandonò questa terra
per ricongiungersi con Edward, il suo amato marito, ma io non dimenticai mai la
promessa fatta a lei e quella che poco dopo avevamo fatto con Edward.
Quando
all’ospedale mi avevano chiesto i nomi dei piccoli non avevo avuto dubbi:
Edward junior e Elizabeth.
L’infermiera mi
aveva guardato dicendomi che era raro vedere quella decisione negli occhi di
qualcuno, ma lei non poteva sapere che da quando avevo scoperto di essere
incinta una sola era la certezza che avevo, ed era proprio quella: mantenere
una promessa.
- Nonna, adesso
devo andare. Si è fatto tardi ed è meglio che io torni a casa. Non so quando,
ma prometto che tornerò a trovarti. Ti voglio bene, tanto – dissi alla foto
nella lapide prima di baciarla per poi allontanarmi da lì.
Uscì di fretta
dal cimitero e salì in macchina dirigendomi verso casa Cullen. Non ci misi
molto tempo a raggiungere la mia destinazione e quando arrivai mi accorsi che
in giardino c’erano due macchine, una Bmw
serie 3 grigia e una Audi Q7
grigio metallizzato.
Non ci badai più
di tanto considerato che quella sera c’era la festa di addio al nubilato di
Alice e che, visto che erano già le otto di sera, con molta probabilità
qualcuno era passato da villa Cullen prima di andare al locale.
Posteggiai la
macchina, spensi il motore e per qualche secondo ancora mi beai del profumo di
Edward impregnato nei sedili di pelle dell’auto.
Poco dopo uscì
dalla macchina e la chiusi con il telecomando, poi entrai in casa dirigendomi
in salotto dove sentivo provenire delle voci.
Lo raggiunsi in
fretta e vidi i miei bambini ancora vestiti da mare che mi corsero incontro.
- Ciao mammina –
mi dissero all’unisono spupazzandomi di baci.
- Ciao tesori –
mi limitai a rispondere io, mentre vidi Jake e Edward seduti sul divano dove
poco prima stavano giocando con i bambini.
Sorrisi anche a
loro mentre ancora mi coccolavo i miei figli e fu allora che vidi Jake farmi un
cenno con la testa assumendo un’espressione preoccupata.
Non riuscivo a
capire cosa succedesse, ma mi voltai verso la direzione da lui indicatomi e fu
allora che li vidi rendendomi conto solo in quel momento a chi appartenevano le
macchine che avevo visto fuori.
Mamma e papà che
mi guardavano con un’espressione sorpresa in volto. Non mi ci volle molto per
capire che avevano sentito i piccoli chiamarmi “mamma”.
Era giunto il
momento di rivelare loro di essere diventati nonni. Mentre gli sorrisi sperai
solo che la prendessero bene.
…Adry91…
SPOILER:
- Bella ci sto
girando attorno, ma in realtà c’è un solo motivo per cui ho preferito parlarti
a quattr’occhi. Volevo scusarmi con te – mi disse Victoria seria con un’espressione
dispiaciuta.
- E per cosa
dovresti scusarti? – le domandai curiosa.
- Quando Edward
se ne andò scomparendo dalla circolazione non disse a nessuno la sua meta, né
si fece sentire con nessuno. Questo è quello che tutti sanno, ma non è così –
iniziò a rivelarmi lei.
- Lo so, so che
tu sapevi dove fosse, so che siete rimasti in contatto – le spiegai io mentre
lei rimase stupita.
Risposte alle vostre recensioni:
- Sabe: Beh, tesoro, in
effetti il legame che c’è tra i bambini ed Edward è abbastanza forte. Elizabeth
Masen adesso sai chi è, quindi, inutile ribadire il concetto. Quanto a Tanya,
devo dire che stavolta Bella c’entra poco. Tanya è piuttosto sveglia ed è stata
lei che ha collegato tutto. Bella ha solo risposto rendendosi conto solo dopo
dell’errore che aveva fatto.
- mary74: Credo che Bella sia
consapevole che la vita con i Cullen sarebbe di sicuro più bella e più felice,
ma per lei è difficile provare a cambiare le cose. Ha paura che poi finisca
come l’ultima volta e lei non lo sopporterebbe. Che bello, hai due gemelli. Io
adoro i gemelli. Ho degli amici che sono gemelli. Due maschi che sono tra i
miei amici più cari e altri due maschi che eravamo amici da bambini, ma adesso
abbiamo perso un po’ i contatti. È bello stare con loro, sentire il legame che
sentono loro. Non lo danno a vedere, ma sono più legati di quanto credono. I
miei amici poi sono monozigoti e il loro legame è unico. Sei fortunata ad
averli e la piccola si chiama Elisabetta, un po’ come la mia Lizzie, solo che
il nome della tua bambina è italiano.
- rorry: Non ti so dire come
finirà la storia, se si metteranno o meno insieme. Non ho ancora deciso il finale.
Per adesso tutto potrebbe essere. La storia “Ricordare il passato” la
continuerò quando finirò questa. Devi solo essere paziente.
- franz1000: Beh devo dire che
anche io ci ho pensato all’idea di far comparire Edward, ma poi ho cambiato
idea. Ho in programma qualcos’altro. Quanto a Tanya credo che lei stia
iniziando a capire come stanno davvero le cose.
- bellad93: Non ti so dire
quanto ci vuole prima che Bella riveli la verità a Edward. Non ho ancora
scritto quel capitolo, ma tranquilla presto tutti i nodi verranno al pettine.
- Bells Swan
Cullen: Edward che ascoltava la conversazione di Bella ci ho pensato,
ma ho in mente qualcos’altro così ho deciso di non farlo arrivare al cimitero.
- marymary92: Diciamo che Bella
ha paura del futuro perché ha la consapevolezza che ci sono i bambini, mentre
per Edward è più facile sotto questo punto di vista. Lo so che ho ritardato nel
postare gli ultimi capitoli, ma ti assicuro che ero indietro con la scrittura e
mi veniva difficile postare i capitoli. Sto cercando di mettermi di nuovo in
pari con i capitoli in modo da postare più in fretta.
- baby2080: Lo so che
ultimamente ho postato con più ritardo rispetto a prima, ma ero indietro con la
scrittura dei capitoli e non potevo postare per questo. Sto cercando di tornare
in pari con i capitoli in modo da velocizzare la pubblicazione. Come vedi la
reazione dei genitori di Bella la vedremo nel prossimo capitolo. Attendiamo di
vedere come reagiranno.
- FrencyCullen94: Beh prima o poi i
genitori dovevano entrare in scena. Loro sono rimasti in buonissimi rapporti
con i Cullen, quindi, era ovvio che venissero invitati al matrimonio. Per il
matrimonio diciamo che siamo quasi in dirittura d’arrivo.
- SweetDreamer: Eccoti svelata
l’identità di Elizabeth Masen. Spero che il capitolo sia stato di tuo
gradimento.
- ste87: Si, come vedi,
Elizabeth Masen è stata molto importante, altrimenti Bella non avrebbe mai
chiamato sua figlia con il nome della donna. Alla festa di Alice e al confronto
con i genitori di Bella dovrai aspettare il prossimo capitolo.
- piccolinainnamora: In effetti da
entrambe le parti c’è un legame forte che lega i bambini a Edward e Edward ai
bambini. Tanya ha capito tanto dallo scorso capitolo. Saranno pure delle
stupidaggini, ma a volte noi donne viviamo di stupidaggini e Tanya ha capito
che c’è qualcosa che non va. Come vedi dal capitolo Ej sta per Edward Junior.
Su Elizabeth Masen c’è poco da dire, credo che tutto quello che c’era da sapere
è stato inserito nel capitolo. Quanto alla reazione dei genitori di Bella
dovremmo aspettare il prossimo capitolo.
- JessikinaCullen: Non preoccuparti
per la recensione dello scorso capitolo, capita a tutti di dimenticarsene o di
non poterlo fare per problemi di tempo. Comunque sono contenta che tu sia
tornata. Edward è stato piuttosto chiaro con Bella, lei sembra, però, non avere
intenzione di dare una possibilità al loro rapporto. In effetti è stata un po’ sfortunata
a incontrare Tanya, ma doveva succedere, era inevitabile. No, Charlie come hai
detto tu stessa è in perfetta salute. In tutti i casi Bella è andata al
cimitero per James e come vedi dal capitolo anche per Elizabeth. E davvero non
preoccuparti per la recensione dello scorso capitolo.
- alexia__18: No, Edward non è
stato adottato. È figlio biologico di Esme e Carlisle. Elizabeth come vedi è
sua nonna, la mamma di Esme. Per la reazione di Charlie e Renèe dovremmo
aspettare il prossimo capitolo.
- superlettrice: Beh Edward in passato
ha sbagliato, ma Bella sta sbagliando adesso a non dirgli nulla. Speriamo che presto
cambi idea.
- vanderbit: In effetti i
bambini sentono con Edward un legame diverso che con gli altri, forse è per
questo che ancora non l’hanno catalogato né come zio, come cugino o roba
simile. Edward è il figlio biologico di Esme e Carlisle, quindi, si avevi
ragione. Ed Elizabeth Masen come vedi è sua nonna. I capitoli di “Uniti dal
destino” e “Bisogna sbagliare per conoscere la verità” sono quasi finiti.
- Ed4e: Come vedi Elizabeth
Masen non era la mamma di Edward, ma sua nonna. Esme è la madre biologica di
Edward, Elizabeth, invece, è la madre di Esme. Per James devo dire che mi
dispiace davvero tanto averlo fatto morire. Avevo pensato già all’inizio alla
sua morte, poi ho scritto dei capitoli in cui lui compariva e nel momento in
cui dovevo farlo morire quasi non volevo scriverlo, avrei voluto cambiare la
decisione iniziale. Mi stava simpatico, ma purtroppo alla fine ho dovuto
scrivere il capitolo. Si la tua storia l’ho letta e mi piace un sacco. Adesso
vado a leggere l’altro capitolo che ho notato che hai postato, ma non ho ancora
fatto in tempo a leggere.
- giova71: Si, ci hai
azzeccato, Elizabeth era la nonna di Edward. Adesso Bella dovrebbe solo
convincersi a dire la verità a Edward. Speriamo lo faccia presto.
- Austen95: Beh per la reazione
di Charlie e Renèe dobbiamo aspettare il prossimo capitolo così vedremo come
reagiranno.
- BellsSwanCullen: Sono contenta che
la mia storia ti piace e spero di non deluderti con i prossimi capitoli. Su
Elizabeth Masen ci hai proprio azzeccato in pieno come vedi. Per la reazione
dei genitori di Bella occorre aspettare il prossimo capitolo. “L’amore ti
cambia la vita” per adesso l’ho sospesa, ma ho tutta l’intenzione di
continuarla e di finirla. Quindi non appena terminerò qualche storia riprenderò
anche quella e la finirò.
- HappyDayana: La foto usata per
fare Ej è uno dei gemelli Sprouse, Cody e Zach. Adesso che sono più grandi si distinguono, da bambini
no, quindi non ti so dire chi dei due fosse. Credo Cody,
ma non ne sono certa. Sono contenta che la storia ti piace.
- A l y s s a: Non preoccuparti
per le recensioni. Capisco perfettamente tutti gli impegni che ci sono. Anche
io tante volte vorrei recensire, ma per mancanza di tempo non ci riesco. Sono contenta
che la storia ti piace e che qualche capitolo ti abbia fatto emozionare. Sul
lieto fine davvero non so cosa risponderti. In programma il lieto fine c’era
anche perché io sono un EdwardxBella forever, ma non
so se lo inserirò. La storia si sta scrivendo da sola e per adesso non voglio
pensare alla fine. Succederanno altre cose prima di scrivere il “the end” e per
il momento non sto pensando al finale. Quando ci arriverò cercherò di inserire
il finale migliore per la storia. Comunque si, hai ragione. I bambini e Edward
sentono tra di loro un legame particolare e credo questo si denoti. Vediamo che
succede.
- eliza1755: No, non ti sei
persa nulla. Elizabeth Masen fino ad ora non è mai comparsa. Come vedi è la
nonna di Edward. Per la reazione di Charlie e Renèe dobbiamo aspettare il
prossimo capitolo e vedremo come reagiranno. Nemmeno io e mia sorella andiamo
molto d’accordo. Lei è più piccola di me di 6 anni e forse ancora la differenza
si vede molto. Spero che presto o tardi anche noi riusciamo ad andare d’accordo.
È per questo che mi piace scrivere delle due pesti che vanno d’amore e d’accordo.
Concordo con te sul fatto di Tanya. Ha preso una batosta e anche bella forte.
- FunnyPink: Mi fa piacere che
il capitolo ti sia piaciuto. Spero che anche i prossimi possano essere di tuo
gradimento.
- secretkeeper: Beh, come vedi,
Elizabeth Masen era la nonna di Edward. Sul finale non posso dire nulla, anche perché
ancora non so nulla nemmeno io.
- essebi: Si, Bella lo ha
perdonato, ma ha paura di un loro ipotetico futuro insieme. Ha paura per se
stessa e per i bambini. La situazione di Tanya e Edward per il momento è come l’abbiamo
lasciata, nel senso come c’è l’ha descritta Edward quando ha parlato con Bella.
Sul personaggio di Tanya non posso anticipare nulla, ma credo che quando ci si
rende conto che il tuo uomo ama un’altra donna puoi combattere quanto vuoi, ma
lui resterà sempre innamorato dell’altra. Anche perché in questo caso l’altra
non è una qualsiasi, ma è una persona che ha fatto parte della sua vita e che
non ne è mai uscita. Vediamo che succede.
- fabiiiiiiiii: Sono contenta che
il capitolo ti sia piaciuto. Spero ti piaceranno anche i prossimi.
Un grazie di tutto
cuore a tutti voi che avete recensito, a quelli che hanno messo la mia storia
tra i preferiti e nelle seguite. Un altro grazie di cuore anche a coloro che mi
hanno inserita tra gli autori preferiti. Spero che anche questo capitolo sia di
vostro gradimento e recensite. Un bacio.
INTRODUZIONE:Edward ha lasciato Bella in New Moon e non è
non e mai più tornato. Gli anni passano e anche i decenni, ma due anime sono
ancora tremendamente legate tra di loro perché il tempo possa cancellare ciò
che l’amore ha creato. Cosa succederà se un giorno Bella dovesse rincontrare
quella che aveva considerato fin dall’inizio al sua famiglia? E i Cullen e
soprattutto Edward come reagiranno quando scopriranno che Bella è ancora la
diciottenne che avevano lasciato? P.S. Bella non è un vampiro, ma non è
comunque umana. Oltre i vecchi, ci saranno anche nuovi personaggi.
INTRODUZIONE:Bella vive a Phoenix
da quando è nata e la sua vita ruota intorno ai suoi sei migliori amici: Alice,
Rosalie, Emmett, Jasper, Jacob e Edward. Si conoscono fin da quando erano dei
bambini, ma crescendo le cose cambiano e lei si ritrova solo con Jacob e Edward
che sono iperprotettivi nei suoi confronti. Un giorno accade che Jacob si
dichiara e in seguito le chiede di sposarlo. Lei accetta, ma lo ama davvero? Si
certo, ma il suo non è amore, non quello vero almeno. Ed Edward? Cosa farà a
questo punto? E se si accorgesse proprio ora che sta per perdere la persona più
importante della sua vita? E se lei lo considerasse solo il suo migliore amico?
E se invece non fosse così? La loro è solo amicizia? Si certo, ma non del
tutto. Cosa succederà, allora? Bella sposerà Jacob? Forse solo da uno sbaglio
si può scoprire la verità. Ma qual è questa verità?
INTRODUZIONE:Edward lascia Bella per
permettergli di vivere una vita normale, ma prima di farlo esaudisce il
desiderio dell’unica ragazza che abbia mai amato. Dopo la sua partenza le cose
cambiano e Bella non vivrà la vita che Edward ha sperato per lei. Si ritroverà
vampira, con un figlia da crescere e un passato da ricordare. Riuscirà a
ricordarsi del suo unico e vero amore? Ma soprattutto riuscirà a rincontrarlo?
INTRODUZIONE: Rosalie, Bella e
Alice sono tre sorelle newyorchesi che si trasferiscono a Phoenix. Sono le
classiche ragazze popolari che tutti invidiano, dal carattere forte e deciso e
che non si fanno mettere i piedi in testa da nessuno. A Phoenix le loro vite si
incroceranno con quelle di tre fratelli Emmett, Edward e Jasper, anche loro dal
carattere forte. Nessuno di loro crede nell’amore, ma presto si renderanno
conto di sbagliare, presto l’amore entrerà nelle loro vite e da lì tutto
cambierà.
INTRODUZIONE:Bella è una semplice
ragazza che vive a Phoenix. Ha un fratello e due sorelle gemelle. La sua vita
ruota intorno ai Cullen, i suoi migliori amici, la sua seconda famiglia. E poi
c’è Tay, il suo fidanzato, ma lei ne è davvero
innamorata? La sua vita è perfetta come crede? Il ritorno in città di Edward,
il suo amico di sempre, gli incasinerà la vita e presto si renderà conto che
quell’amico con il quale non fa altro che litigare non è poi solo un amico. Le
cose non saranno semplici e in una notte tutto si complicherà.
INTRODUZIONE:Bella è una ragazza alla moda che vive a Orange Country, con una
storia difficile alle spalle, chiusa, ma allo stesso tempo ribelle verso gli
altri incontra lui, Edward, un playboy da strapazzo, ribelle, odioso,
presuntuoso, aggressivo, ricco e che non fa altro che dedicarsi con i suoi
amici ricconi a feste mondane e al lusso più sfrenato. Riuscirà lei a lasciarsi
andare all'amore? E lui? Riuscirà a mettere la testa a posto? E se tutto
iniziasse ad andare x il verso giusto? Lei non sa, però, che un segreto alena
dietro di lei, un segreto che lui non intende svelarle, non subito almeno, ma
poi non sarà tardi? Una storia ricca di divertimento, scontri, ribellioni, ma
amore, tanto amore. Sono tutti umani.
INTRODUZIONE:Un semplice invito di matrimonio può cambiare quella che sembra
essere diventata una vita stabile? Questo si chiede Bella quando si ritrova tra
le mani l’invito del matrimonio di Alice e Jasper. Partire e raggiungere quella
che un tempo era la sua migliore amica affrontando i fantasmi del suo passato?
Oppure restare a casa e non correre rischi? Bella vive a New York, fa la
giornalista, si è lasciata i Cullen alle spalle e si porta dietro da cinque
anni due grandi responsabilità che portano il nome di Ej e Lizzie. Chi sono? E
che c’entra Edward in tutto questo? Se vi va di scoprirlo correte a leggere la
mia storia. Sono tutti umani.
INTRODUZIONE:Isabella Swan fugge via dalla sua città all’ètà di dieci anni,
grassottella e timida viene presa in giro da tutti. Si rifugia a Jacksonville
dalla madre, ma otto anni dopo il brutto anatroccolo si è trasformato in un
bellissimo cigno. Decide di tornare a Beverly Hill, la sua città natale, dove i
suoi vecchi amici la attendono, ma Bella è cambiata non solo fisicamente e
vuole prendersi la sua rivincita su tutti coloro che un tempo la prendevano in
giro. Nella sua vecchia città, però, non tutto è come lo ha lasciato. I Royal
King, i suoi vecchi amici, sono in lotta continua contro i Blue Ice, un altro
club di ragazzi popolari e ricchi. Cosa succederà con l’arrivo di Bella? Che
succederà se un giorno i due gruppi si ritrovano costretti a collaborare?
Filerà tutto liscio? Personaggi decisamente diversi da come abbiamo imparato a
conoscerli, ma chissà…magari dall’odio nascerà qualcos’altro e quella che era
sembrata una rivincita potrebbe diventare ben altro. Sono tutti umani. Vi ho
incuriosito? Correte a leggere.
Questi personaggi non mi appartengono, ma sono proprietà di Stephenie
Meyer
Questi personaggi non mi appartengono,
ma sono proprietà di Stephenie Meyer. Questa storia è stata scritta senza alcun
scopo di lucro.
Eccomi qui con un
altro aggiornamento. Ecco qui spiegata la reazione dei genitori di Bella che
tutti voi aspettavate. Siamo giunti anche alla festa di addio al nubilato di
Alice che continuerà anche nel prossimo capitolo. Ormai manca davvero poco al
matrimonio. Che altro dire? Buona lettura. Un bacio a tutti.
Capitolo 20
La festa
POV BELLA
Ero entrata in
salotto da qualche minuto, ma dopo l’accoglienza dei bambini era sceso un
silenzio tombale. L’unica cosa che si muoveva in quella stanza erano gli occhi
di Charlie e Renèe che osservavano me e i bambini con fare scrupoloso.
Era parecchio che
non li vedevo e stranamente mi sembravano diversi.
Charlie con i suoi capelli neri e gli
occhi color del cioccolato aveva tagliato i suoi baffi e a mio avviso stava
decisamente meglio.
Renèe aveva tagliato i capelli in un taglio
più corto e sbarazzino. Li aveva schiariti un po’ rendendoli biondo scuro e a
guardarla sembrava molto più bella di quanto ricordassi. Forse il merito era
dei suoi bellissimi occhi verdi che emanavano una luce indescrivibile.
Non sapevo
davvero cosa dire, ma in qualche modo bisognava iniziare.
Feci scendere i
bambini che fino a quel momento erano in braccio a me e andai incontro a mamma
e papà abbracciandoli.
- Mi siete
mancati parecchio – dissi sinceramente ad entrambi.
Era più di un
anno che non andavo a trovare nessuno dei due.
- Per questo ti
sei premurata a venirci a trovare – mi rispose mamma che certo le cose non le
mandava a dire.
- Papà che fine
hanno fatto i tuoi baffi? Mi ricordavo ne fossi tanto affezionato – dissi a
Charlie cercando di deviare il discorso.
- Merito di Sue –
mi rispose papà.
Sue era la nuova
moglie di papà. L’aveva incontrata a Forks dopo qualche mese in cui si era
trasferito lì e tra i due era nato l’amore.
Sue aveva perso
il marito qualche anno prima a causa di un infarto e ciò che gli restava erano
due figli e tanto dolore. Papà l’aveva aiutata e dopo due anni si erano decisi
ad andare a vivere insieme sposandosi qualche mese dopo.
- E come ha
fatto? – gli domandai curiosa.
Avevo conosciuto
Sue durante le mie brevissime visite che facevo a papà e mi piaceva un sacco,
ma soprattutto amava davvero papà e anche i suoi figli mi stavamo molto
simpatici.
- Diciamo che
mamma sa essere molto persuasiva quando vuole – mi disse una voce alle mie
spalle.
Mi voltai e vidi
Leah, la primogenita di Sue.
Leah era una bellissima ragazza. Aveva
venticinque anni come me, capelli castani, occhi dello stesso colore e un
fisico invidiabile.
Le sorrisi e le
corsi incontro abbracciandola. Avevo imparato a conoscerla e mi piaceva un
sacco. Mi trovavo bene con quella ragazza nonostante fossimo l’una
completamente l’opposto dell’altra.
Poco dopo in
stanza ci raggiunsero Sue, Seth e qualche minuto dopo Carlisle in compagnia di
Phil, il nuovo marito di mamma.
Sue era une bellissima donna. Capelli
castano scuro e occhi dello stesso colore di una profondità senza eguali.
Seth era il secondo figlio di Sue ed era
un bel ragazzo di diciassette anni. Aveva la pelle olivastra, i capelli corti
neri sempre gellati e due grandi occhi castano scuro. Ciò che colpiva in quel
ragazzo era il sorriso, un sorriso che contagiava tutti. Per avere diciassette
anni era piuttosto maturo ed era di una simpatia senza eguali.
Phil era, ormai, sposato con mamma da
parecchi anni. Ormai, potevo dire che era uno di famiglia considerato che lo
conoscevo da quando avevo circa quindici anni. Alto, abbastanza muscoloso, del
resto era un grande sportivo, capelli quasi rasati castano chiaro e due occhi
azzurro-verdi molto intensi.
Mi avvicinai a
loro e abbracciai e salutai tutti, poi mi voltai verso i bambini che stavano guardando
tutti sorridendo felici e solo allora mi ricordai che dovevo delle spiegazioni
a mamma e papà.
- Forse è meglio
se ci sediamo. C’è qualcosa che devo dirvi – dissi rivolgendomi a Charlie e
Renèe – e dovreste farlo anche voi, del resto, ormai, fate parte della famiglia
– aggiunsi poi rivolgendomi a Sue, a Phil, a Leah e a Seth.
Loro fecero come
gli avevo chiesto e si accomodarono sul divano. Carlisle uscì dalla stanza,
mentre Edward, Jake e i bambini erano ancora lì.
- Bimbi andiamo a
dare da mangiare ai pesciolini – disse Edward invitando i bambini ad uscire.
Loro non se lo
fecero ripetere due volte e seguirono Edward nell’altra stanza, mentre io lo
guardai e dopo avergli sorriso gli mimai un “grazie”.
Lui ricambiò il
sorriso poi si diresse verso la cucina.
- Beh, c’è
qualcosa che non vi ho detto in tutti questi anni – esordì io guardando
principalmente mamma e papà che si erano seduti vicino sul divano.
Vidi Jake accanto
a me mettermi una mano sulla spalla e gli sorrisi, felice che lui ci fosse. Poi
lo guardai e vidi che il suo sguardo saettava tra me e Leah e lei non facevo
altro che guardare lui.
La cosa non mi
stupiva più di tanto. Jake e Leah si erano già conosciuti in passato. Avevano
frequentato un corso di ingegneria informatica assieme quando ancora io e lui
non ci conoscevamo. Erano diventati molto amici, poi si erano separati tornando
ognuno alla loro vita, ma erano rimasti in buoni rapporti e ogni tanto si
sentivano, ovviamente solo come amici.
Poi quando
l’avevo portato da Charlie per farglielo conoscere aveva ritrovato Leah.
Qualcosa mi diceva che da allora tra i due ci fosse qualcosa in più di
un’amicizia, ma nessuno dei due sembrava intenzionato a mettere giù le carte.
Mi resi conto,
però, che quello non era il momento migliore per pensare a quella storia. Avrei
avuto tempo dopo.
- Bella salta la
notizia fondamentale, credo che quella sia chiara a tutti non appena abbiamo
visto i bambini. Ciò che io e tuo madre ci domandiamo è il motivo per cui hai
accuratamente evitato di dirci questo “dettaglio” – mi disse papà senza troppi
giri di parole.
Era arrabbiato,
lo era davvero e aveva tutte le ragioni per esserlo.
Guardai entrambi
negli occhi e poi iniziai a raccontare la storia dall’inizio, cercando di
spiegargli tutti i motivi che mi avevano indotto a tacere la notizia.
- Se tu c’è lo
avessi detto non ne avremmo mai fatto parola con i Cullen se era questo che tu
volevi – mi rivelò mamma.
- Ma dovevo
costringervi a mentire. Voi siete rimasti in buonissimi rapporti con loro,
venite spesso a trovarli e spesso loro vengono da voi. Fate rimpatriate come ai
vecchi tempi, festeggiate il Natale o la festa del Ringraziamento insieme e se
io vi avessi detto qualcosa avrei corrotto il legame che avevate. Vi avrei
costretto a mentire. E poi diciamolo, mamma sarà anche brava a mentire, ma tu
papà, tu proprio no, soprattutto con Alice. Le avresti spifferato tutto in un
battito di ciglia – cercai di spiegargli.
- Probabile, ma
io sono diventato nonno cinque anni fa e non avevo assolutamente idea della
cosa – si lamentò papà, mentre Renèe gli lanciò un’occhiataccia come per
invitarlo a non essere troppo duro.
- Lo so, ho
sbagliato, ho fatto un grande errore, ma c’è una cosa che voi mi avete
insegnato fin da quando ero bambina. Mi avete detto che i figli sono la cosa
più preziosa di un genitore, che per proteggerli si farebbe qualunque cosa, che
tutto sarebbe giustificato qualora il fine di tutto fosse proteggerli e io l’ho
fatto. Io ho protetto i miei bambini, li ho protetti dalla vita che avrebbero avuto
se io avessi mantenuto i rapporti con Jacksonville e con chi ne faceva parte.
Non era la Bella di Jacksonville di cui loro avevano bisogno, ma una Bella
nuova, una madre che pensasse solo al loro bene e che sorridesse e non una
madre che doveva nascondersi per piangere tutte le volte che vedeva qualcosa
che poteva farla tornare indietro nel tempo. Questa città ha tanti, troppi
ricordi, ricordi che custodisco dentro di me gelosamente, ma se oggi sono
matura abbastanza per venire qui e affrontare le cose, non posso dire lo stesso
di qualche anno fa. Non riuscivo a restare in questa città e avere rapporti con
le persone che avevo conosciuto, nemmeno con i Cullen, nonostante siano la mia
famiglia e Dio solo sa quanto li ami. Non potevo perché rivedevo negli occhi di
Esme gli occhi di Edward, in Carlisle vedevo il suoi lineamenti, in Emmett
c’era il suo sorriso, in Alice il suo sguardo, in questa casa la sua essenza.
Sapevo solo di dover dare il meglio ai miei figli, anche se questo significava
mentire a loro e a voi, ma dovevo farlo e non me ne pento perché so che ho dato
loro tutto quello che potevo, tutto. Non pretendo che voi mi capiate, né che mi
perdoniate, voglio solo che vi mettiate nei panni dei mie figli per capire cosa
davvero loro meritavano. Dirlo a voi significava dirlo a loro, non avreste mai
saputo mentire a loro, non c’è l’avreste fatta – conclusi io sperando che
quelle parole bastassero a fargli comprendere le mie ragioni.
Mamma non disse
nulla, si alzò, mi venne incontro e mi abbracciò forte.
- Non ti giudico
Bella, non potrei farlo perché anche io sono una madre e sono orgogliosa di te
perché da quello che ho visto hai tirato su due bambini stupendi. Mi sono persa
cinque anni della loro vita, ma questo non significa che dovrò perdermene altri
– mi disse lei sorridendomi – c’è solo una cosa che mi domando – continuò con
aria strana.
- Cosa? –
domandai curiosa, ma felice che mi avesse capito e non mi portasse rancore.
- Ti sembra
giusto avermi fatta diventare nonna così giovane? – mi domandò assumendo la sua
solita espressione da svampita.
La guardai e
scoppiai a ridere seguita a ruota da tutti gli altri, anche papà sembrava
sorridere, ma lo conoscevo bene per capire che con lui non sarebbe stato facile
come con Renèe.
Mamma era sempre
mamma e io la adorava per questo.
Quando smettemmo
di ridere i miei occhi si posarono su papà che mi guardava con sguardo
leggermente deluso.
- Chi è il padre?
– mi domandò lui guardandomi negli occhi.
- Non c’è. Ej e
Lizzie sono solo figli miei – gli risposi consapevole di mentire, ma non era
quello né il momento né il luogo di dirgli il resto della verità.
- Ej e Lizzie
Swan – pronunciò guardandomi – in effetti suona bene – disse lui cercando di
buttarla sul ridere.
No papà, Ej e Lizzie Cullen suona bene,
non Ej e Lizzie Swan avrei
voluto dirgli, ma non lo feci.
Gli sorrisi
solamente e lui mi guardò negli occhi.
- Io e la mamma
ti avremmo potuto aiutare, ma tu sei sempre stata istintiva e soprattutto
responsabile, forse più di me e Renèe messi insieme e se hai preso questa
decisione avrai avuto i tuoi motivi. Ogni genitore agisce in un certo modo in
base a ciò che ritiene più giusto per i propri figli e per questo non può
essere giudicato – mi disse sorridendomi - certo è che dovrò darmi da fare.
Devo insegnare loro a pescare -concluse
accanando un sorriso.
Tutti sorridemmo
e a pensare a Ej, ma soprattutto a Lizzie con una canna da pesca in mano la mia
risata risuonò ancora più forte.
- Grazie di avermi
capita – dissi loro solamente, ma non potei fare a meno di guardare papà.
Lui a differenza
di mamma aveva ancora addosso un’espressione delusa e quella faceva male più di
qualunque espressione arrabbiata avrebbe potuto indossare, ma mi sarei fatta
perdonare.
Poi guardai anche
gli altri e nel loro sorriso potei facilmente accorgermi che loro erano dalla
mia parte.
In fondo, anche
se in maniera un po’ stramba e decisamente allargata, eravamo tutti componenti
di un’unica famiglia.
Restammo in
salotto solo per poco tempo, poi il folletto comparve in salotto.
- Bella sono le
nove e tu sei ancora vestita così? – mi domandò Alice quasi urlando.
La guardai negli
occhi e mi vennero i brividi. Se era tanto eccitata per una festa di addio al
nubilato non volevo immaginare cosa mi sarebbe aspettato il giorno del
matrimonio.
- Scusa Alice,
hai ragione, ma dovevo chiarire delle cose con i miei. Adesso vado a prepararmi
– le risposi sorridendole.
Lei mi fulminò
con lo sguardo, poi si voltò verso Charlie e gli regalò uno dei suoi sorrisi
migliori prima di allontanarsi di fretta dirigendosi verso una meta ignota.
Quel folletto malefico sapeva come raggirare mio padre, anche se in quel
momento non c’era un vero motivo per farlo.
Mi scusai con i
presenti e poi salì in camera a prepararmi. Mi diressi subito verso il bagno e
entrai nella doccia dove vi restai per una buona mezz’oretta, poi uscì e mi
asciugai i capelli lisciandoli con la piastra. Dopodiché andai a vestirmi
optando per un vestitino corto nero che era abbastanza elegante, anche se nulla
di esagerato.
Alle dieci e
mezzo puntale ero già in salotto e in compagnia di Rosalie e Leah, anche lei
era stata invitata alla festa, aspettavamo che il folletto si decidesse a farsi
vedere.
Vidi Jasper
raggiungerci e sedersi sul divano con noi.
- La tua
fidanzata è stata rapita dagli alieni? – domandai a lui quando si sedette.
- Si stava
finendo di truccare. Sta arrivando – mi rispose lui.
- Ci ha detto che
stava arrivando mezz’ora fa e ancora non si è vista – continuò Rosalie
appoggiandomi mentre Leah si limitava a sorridere.
- Cosa volete che
vi dica? Conoscete Alice – ci fece notare Jasper alzando le spalle.
Noi ci limitammo
a sbuffare consapevoli che Jasper aveva perfettamente ragione.
- Vado a salutare
i piccoli nel frattempo – dissi loro andando verso la cucina.
A differenza mia
gli altri avevano cenato, mentre io per cercare di essere puntuale la cena
l’avevo saltata e a quanto pare non ne era valsa neppure la pena visto che
comunque Alice non era pronta. C’era anche da dire che, in tutti i casi, non
avevo molto fame quella sera.
In cucina trovai Esme,
Renèe e Sue che stava risistemando la cucina, mentre Seth, Jake, Edward,
Emmett, Carlisle, Charlie e Phil stavano giocando con Sarah, Ej e Lizzie.
- Ciao piccoli –
dissi non appena entrai.
Tutti si
voltarono a guardarmi e i bambini compresa Sarah mi corsero incontro
abbracciandomi.
Vidi gli altri
sorridere e poi tornare a fare ciò che stavano facendo prima, ad eccezione di
Edward, che non smetteva un attimo di fissarmi.
Cercai di non
farci caso e di concentrarmi sui bambini, non era il caso di farmi vedere così
interessata a lui e al costatare cosa e chi stesse guardando.
- Mamma sei
bellissima – mi disse Lizzie sorridendomi.
- È vero zia, sei
proprio bella – aggiunse Sarah schioccandomi un altro bacio sulla guancia.
- Mamma, dove hai
detto che è la festa? – mi domandò, invece, Ej mentre ancora controllava il mio
vestiario.
- In un locale
stile discoteca – gli risposi sincera.
- Allora è meglio
che vai a metterti i pantaloni. Questo vestito è troppo corto – si lamentò mio
figlio mentre gli altri scoppiarono a ridere.
Come al solito la
sua gelosia si faceva sentire più forte che mai e come al solito potevo
costatare quanto in questo Ej assomigliasse a suo padre.
- Non è così
corto – gli dissi io sorridendogli.
- Allora ti
servono gli occhiali – mi rispose lui serio.
Sembrava un
ometto, il mio ometto personale.
- Dai tesoro, è
solo un vestito – continuai io che a differenza degli altri ero divertita solo
in parte.
Conoscevo Ej e
ricordavo perfettamente tutte le volte che mi aveva costretto a cambiarmi prima
di uscire e sapevo che poteva essere molto convincente quando voleva.
- Andiamo su,
scelgo io cosa devi metterti – continuò lui imperterrito.
- Ej è tardi e
devo andare. Questo vestito va benissimo, la prossima volta lo scegli tu –
dissi sera in modo che si convincesse.
- Lascia in pace
mamma, è bellissima così – mi difese Lizzie.
- Appunto, deve
andarsi a cambiare – insistette Ej.
- No – gli
rispose Lizzie.
- Si – disse lui.
- No – continuò
Lizzie.
Sapevo che gioca
stava facendo e non mi ci volle molto per capire quanto la mia piccola fosse
intelligente.
Faceva sempre
così per fregare suo fratello.
- Si – disse Ej.
- No – rispose
Lizzie.
- Si – continuò
lui.
- Si – disse lei
mentre io sperai che Ej cadesse nel tranello anche quella volta.
- No – rispose
lui e fu allora che tutti scoppiammo a ridere.
- Ti ho fregato
anche stavolta – gli fece notare Lizzie ridendo vittoriosa.
- Non vale – si
lamentò lui.
- Si che vale,
amore. Adesso dai un bacio alla mamma che deve andare via – dissi a lui.
Sapeva che a quel
punto non poteva più dire nulla. Era capitato tante volte che facessero quel
gioco e solo una volta Ej si era rifiutato di accettare la fregatura. Sua
sorella lo aveva accusato di non mantenere ciò che diceva e si era arrabbiata,
da allora Ej non faceva storie quando lei lo fregava in quel modo.
- Due contro uno
non vale – ribatté lui, ma mi diede il bacio che gli avevo chiesto.
Anche Lizzie lo
fece e lo stesso Sarah.
- Bella, li
faccio dormire in camera con me, non serve che quando torni li svegli per
portarli da te – mi disse Jake sorridendomi.
- Ok, grazie
mille, sei un tesoro – gli risposi avvicinandomi e baciandogli una guancia.
Sentì uno sguardo
perforarmi e non mi ci volle molto per capire che era Edward a fissare me in
quel modo e quando lo guardai notai nel suo sguardo solo una cosa: gelosia.
Ero felice?
Potevo esserlo? Si, lo ero, tanto, troppo forse.
Prima di andare
mamma e papà mi avvisarono che ci saremmo visti il giorno dopo. Loro andavano a
dormire in hotel. In fondo con mamma c’era Phil, mentre papà con la sua di
famiglia erano in quattro. In casa Cullen si sarebbe creata troppo confusione
e, quindi, nonostante Carlisle ed Esme avevano insistito per farli rimanere lì,
loro avevano preferito andare in hotel. Non volevano arrecare disturbo.
Salutai gli altri
e poi mi diressi fuori, ma prima di uscire Ej mi prese per il polso
costringendomi a guardarlo.
- Mamma, mi
raccomando – mi disse come se fosse un ometto.
Io gli sorrisi e
gli diedi un bacio, il che bastò a tranquillizzarlo.
Uscì fuori e mi
diressi verso il salotto dove stavolta trovai Alice pronta.
- Bella
finalmente – mi disse Alice con il tono di una che era lì ad aspettarmi da
un’ora.
- Finalmente lo
dico io, non tu – gli risposi assumendo il suo stesso tono.
- Suvvia, sono
dettagli. Andiamo – continuò lei sorridendomi.
Baciò Jasper
sulle labbra e poi si diresse fuori seguita da me, da Rosalie e da Leah. Vidi
un taxi fuori e non mi spiegai il perché di quel gesto.
- Come mai in
taxi? – chiese Rosalie dando voce anche ai miei pensieri.
- Perché dopo c’è
una sorpresa. Sono o non sono Alice Cullen? – domandò lei retorica.
- Guai in vista –
dissi rivolgendomi a Rosalie e Leah le quali mi sorrisero.
Ci dirigemmo
verso il taxi, ma prima di arrivare lì mi sentì afferrare per un polso, una
stretta che mi provocò i brividi in tutto il corpo. Poteva essere solo Edward,
solo lui era capace di farmi provare quelle emozioni.
Mi girai e trovai
di fronte due fantastici occhi verdi dentro cui specchiarmi e un sorriso da
sogno dentro cui perdermi.
- Come ci si
sente ad essere la donna più bella del locale? – mi domandò lui sempre con il
sorriso stampato in faccia.
Lo guardai con
occhi sgranati non riuscendo a capire il senso di quelle parole.
- Scusa? – gli
domandai stranita.
- Questa sarà una
delle frasi che ti diranno stasera per rimorchiarti – mi fece notare lui
regalandomi un sorriso sghembo da definire illegale.
- E perché
dovrebbero? – gli domandai sorridendogli.
- Perché sei
veramente stupenda – mi rispose guardandomi con quegli occhi smeraldo dalla
testa ai piedi.
Mi stava facendo
la radiografia e la cosa stranamente mi faceva piacere, ma allo stesso tempo mi
metteva a disagio.
- Ti ringrazio –
riuscì solamente a dire.
- Però Ej ha
ragione. Avresti dovuto cambiarti. Così farai strage di cuori – continuò
imperterrito.
- Non credi di
esagerare? – gli domandai.
- Assolutamente
no – mi rispose serio.
- Allora vedrò di
stare attenta – gli spiegai sorridendole.
- Mi risparmierai
qualche pugno – mi fece notare lui.
- Come? – gli
domandai non capendo.
- Beh è parecchio
che non faccio a pugni, non vorrei dover iniziare di nuovo – provò a farmi
capire e ci riuscì.
Quando stavamo
insieme era la sua gelosia che molto spesso gli faceva tirare qualche pugno e
questo era, forse, un modo per dirmi che era geloso, ma feci finta di non
notare la sua rivelazione. Non potevo permettermi di complicare le cose.
- Ed è meglio che
continui a non farlo – gli dissi sorridendogli.
Sentì il clacson
del taxista suonare e mi voltai a guardare rendendomi conto che le ragazze
erano già entrate in taxi e aspettavano me.
- Devo andare,
chi le sente altrimenti – gli feci notare regalandogli un sorriso e
allontanandomi da lì per dirigermi verso il taxi.
Anche quella
volta mi fermò per il polso e quando mi voltai vidi il suo sorriso sghembo
stampato in faccia.
- Non ti
dimentichi qualcosa? – mi domandò malizioso.
- Si, hai ragione
– gli dissi avvicinandomi a lui e baciandogli una guancia.
- Mi accontenterò
– mi fece notare lui sorridendomi mentre io mi allontanai.
- Scheggia – mi
chiamò per farmi voltare e quando lo feci continuò – mi raccomando – aggiunse
sorridendomi sghembo.
Stessa frase
usata da suo figlio. La cosa non mi stupiva più di tanto. Com’è che si dice?
Tale padre, tale figlio.
Mi limitai a
ricambiare il suo sorriso, poi aprì la portiera e salì.
Il taxista mise
in moto e io stranamente mi voltai per guardare Edward, mi venne spontaneo
farlo e seppur lontani riuscimmo a guardarci intensamente fino a quando lui
divenne un puntino lontano che presto sparì nel nulla.
Poco dopo tornai
a guardare avanti e fu allora che lo sguardo di Alice mi perforò l’anima e il
sorriso di Rosalie quasi arrivava da un orecchio all’altro, mentre Leah
sembrava tranquilla, in fondo lei era appena arrivata e della storia con Edward
sapeva poco, quasi nulla.
- Non siamo state
noi a dire al taxista di suonare – mi disse poi Alice all’orecchio facendomi
avvampare per la vergogna.
In modo molto
sottile mi aveva appena fatto capire che era sempre il solito folletto
ficcanaso che aveva capito tutto senza che nessuno le dicesse niente.
Evitai di
risponderle e presi a guardare la strada che scorreva veloce fuori, mentre le
ragazze avevano preso a parlare del più e del meno.
Non partecipai
alla discussione troppo presa dal pensare a Edward e al suo atteggiamento. Ero
certa che se lo avessi voluto avrei potuto iniziare da dove avevamo interrotto
un tempo, almeno questo era quello che lui mi aveva fatto capire, ma io sapevo
che non potevo decidere solo in base a ciò che era meglio per me, ma anche e
soprattutto per ciò che era meglio per i bambini e se le cose con Edward non
avessero funzionato avrei dato loro una delusione troppo forte, per non parlare
del fatto che avrei anche potuto non riprendermi più io stessa.
In poco tempo
raggiungemmo il locale scelto da Alice e dopo aver pagato il taxista scendemmo.
Mi guardai attorno e a colpirmi fu una grande e luminosa scritta viola che dava
il nome al locale: Galactika.
Già da fuori si
poteva vedere quanto Alice non si fosse risparmiata anche in quell’occasione.
Quel locale sembrava fantastico.
- Finalmente –
sentì dire da una voce, una voce che avrei riconosciuto dappertutto senza
troppo problemi.
Mi voltai verso la
direzione da cui proveniva il suono e mi resi conto che non mi ero sbagliata.
Proprio di fronte a me c’era Victoria, bella più che mai.
- Ciao tesoro –
mi disse lei avvicinandosi e abbracciandomi.
La strinsi a me e
solo allora mi resi davvero conto di quanto mi fosse mancata.
- Ti trovo in
splendida forma – le dissi sincera.
- Me la cavicchio
– mi rispose lei – ma anche tu non scherzi – continuò poi sorridendomi.
- E a noi non ci
saluti? – mi domandò una voce da dietro.
Mi voltai e vidi
Jessica e Angela che mi sorridevano davvero felici di vedermi. Andai loro
incontro e le abbracciai per poi fargli i complimenti, complimenti che mi
vennero ricambiati.
Poi decidemmo di
entrare nel locale e solo allora mi resi conto di quanto davvero bello fosse
quel posto.
E guardandomi
attorno mi accorsi di quanto il nome stesso del locale calzasse a pennello con
lo stile di quel posto. Era tutto rigorosamente di viola e l’atmosfera sembrava
magica. Mi piaceva un sacco, anche se non ero mai stata un’amante di discoteche
o roba simile. Diciamo che ballare non era uno dei miei hobby preferiti, anzi,
tutto il contrario.
Alice aveva
prenotato un privè e fu lì che ad aspettarci c’erano Tanya, Irina e Kate.
Adesso eravamo al completo. Alice per la festa non aveva voluto invitare molte
persone. Diceva che dovevano esserci solo gli intimi, il matrimonio poi era
tutta un’altra cosa.
Salutai anche
loro e poi ci sedemmo dei divanetti del privè.
Anche lì era tutto bellissimo, con delle luci soffuse fucsia e viola che
richiamavano proprio il viola del locale vero e proprio.
Ogni privè era
diviso a metà, il che comportava che bisognava dividerlo con qualcun altro a
meno che non lo si prenotasse tutto e a quanto pare Alice non lo aveva
prenotato tutto visto che accanto ai nostri divanetti con il tavolino c’erano
altri divanetti occupati da un gruppo misto di ragazzi e ragazze.
Non ci feci caso
più di tanto e mi sedetti insieme alle altre con le quali iniziammo a
parlottare del più e del meno, ma sentivo la sguardo di Irina puntato addosso
senza lasciarmi tregua e la cosa mi metteva in imbarazzo.
Probabilmente
Tanya aveva parlato con le sorelle di quanto successo e forse Irina aveva tutte
le ragioni per guardarmi in quel modo, ma non potevo fare nulla. Non ero io che
costringevo Edward ad amarmi.
Quando non riuscì
più a sostenere quello sguardo addosso decisi che era meglio allontanarmi.
- Vado a prendere
da bere – dissi alzandomi da lì.
- Bella ti
dispiacerebbe prendermi un Garden? – mi domandò Rosalie, l’unica tra noi che
non poteva permettersi un drink alcolico.
- Si certo,
tesoro, torno subito – le risposi allontanandomi.
Il Garden era un
drink analcolico alla frutta, fatto con succo di arancia, limone e pesca,
guarnito con una fettina di arancia, una di limone e una di mela.
Lo avevo provato
una volta e non era male, ma almeno era analcolico e di certo Rosalie
all’ottavo mese di gravidanza non si poteva permettere qualcosa di alcolico.
Mi avvicinai al
bar e subito il barman mi rivolse l’attenzione.
- Un garden e un
cosmopolitan – dissi guardandomi attorno.
Mentre lui mi
preparava il tutto vidi Alice in compagnia delle altre dirigersi verso il
centro del locale e iniziare a ballare subito.
Attirarono l’attenzione
di molti, soprattutto Alice, del resto lei era una bellissima ragazza, ma ciò
che tutti quegli sguardi famelici non sapevano era che lei aveva occhi solo per
il suo Jasper.
- Un margherita –
disse una voce dietro di me, la voce di Victoria.
Mi voltai e le
sorrisi, lei mi ricambiò, poi il barman ci consegnò i nostri drink.
- Ti dispiace se
ci sediamo un attimo qui? Devo parlarti e preferirei che fossimo da sole – mi
propose Victoria indicandomi dei divanetti
neri posti proprio di fronte al piano bar.
Annuì con la
testa e mi sedetti insieme a lei, poi vidi Tanya dirigersi verso il bar.
- Tanya, ti
dispiacerebbe portare questo a Rosalie? – le domandai riferendomi al drink.
- Si certo,
tranquilla, ci penso io – mi rispose lei prendendolo e allontanandosi dopo
averci sorriso.
Di sicuro avremmo
perso tempo e non volevo che Rosalie aspettasse un drink che chissà quando
sarebbe arrivato.
Sorseggiai il mio
cosmopolitan e Victoria fece lo stesso con il suo margherita.
- Ho saputo che
hai conosciuto Riley – esordì lei sorridendomi.
- Si, l’ho visto
l’altro giorno al parco. È successo perché ho riconosciuto Lucas e devo dire
che è sempre più bello – le risposi sincera.
- E gli somiglia
sempre di più – mi disse lei abbassando lo sguardo.
Non avevo voluto
spigare a lei come avessi fatto a riconoscere Lucas, ma a quanto pare lei lo
aveva capito lo stesso.
- Beh, in effetti,
è la sua esatta fotocopia – le rivelai.
Non sapevo quanto
potessi dire, non sapevo se a lei faceva ancora male parlare di James oppure se
il dolore in qualche modo si era affievolito, anche se non sarebbe mai
scomparso.
- Riley sembra
davvero un tipo ok – continuai io consapevole che lei non avrebbe risposto alla
mia ultima affermazione.
- Lo è. Ti assicuro
che incontrarlo è stato un miracolo. Credo che sia stato James a mandarmelo. È
una delle persone migliori che abbia conosciuto e vuole un gran bene a Lucas,
lo tratta come un figlio – mi spiegò e io nella mia mente fui costretta a
concordare con lei.
Era stato James
in qualche modo a mandargli Riley, perché Victoria aveva tutto il diritto di
rifarsi una vita.
- Si, l’ho
notato. Anche Lucas sembra volergli tanto bene – le dissi sincera.
- Gliene vuole
davvero tanto. È un bambino speciale, James sarebbe stato orgoglioso di lui. A
volte mi sembra di rivedere in Lucas il padre – mi fece notare lei con occhi
tristi.
Non aveva certo
dimenticato James e non lo avrebbe dimenticato mai.
- James era una
grande persona. Una delle migliori che io abbia conosciuto – le dissi sincera.
- Lo so. Ho
sempre creduto che non avrei mai trovato nessuno che potesse sostituirlo e
allontanavo ogni ragazzo che si faceva avanti. Poi mi sono resa conto di una
cosa e devo ringraziare Edward per questo. Mi ha fatto capire che trovare un
uomo non significava sostituire James, significava solo rifarmi una vita e dare
una stabilità a Lucas. James c’è e ci sarà sempre. Il mio cuore gli apparterà
per sempre e forse non riuscirò mai più ad amare qualcuno come ho amato lui, ma
la vita va avanti e nella mia è arrivato Riley. Lo amo tantissimo e sono
contenta di aver creato una famiglia con lui, ma sono certa di una cosa. Nella
vita il vero amore lo si incontra una sola volta e il mio era James. Con Riley
però, va tutto apposto, sono felice con lui – mi rivelò Victoria con
un’espressione sofferente.
Sapevo
perfettamente cosa voleva intendere ed ero pienamente d’accordo con lei.
Restammo un paio
di minuti in silenzio. Io non sapevo cosa dire, non volevo essere indiscreta,
poi decisi che era meglio dire qualcosa per interrompere l’imbarazzo che si era
creato.
- Riley mi ha
detto di Matt, sono proprio contenta. Non vedo l’ora di vederlo – esordì
sorridendo.
Sapevo che il
giorno del matrimonio ne avrei avuto l’occasione.
- Beh, Matt è
stata una benedizione e poi Lucas non faceva altro che chiedere un fratellino.
Comunque ho saputo che anche tu ti sei data da fare. Quand’è che conoscerò i
gemelli? – mi domandò.
Solo allora mi
ricordai di aver detto quel particolare a Riley quel giorno, il che mi fece
supporre che fosse stato lui a dirlo a Victoria.
- Sono due pesti
– le risposi io mentre lei mi sorrise.
- Quanti anni
hanno? – mi domandò poi.
L’imbarazzo si
era andato scemando e non potevo che esserne contenta.
- Cinque anni –
le risposi ripensando ai mie bambini che di sicuro a quell’ora dovevano essere
già a letto.
- Edward dice che
sono adorabili – esordì lei dopo qualche attimo di silenzio.
Sapevo il motivo
per cui mi aveva voluto parlare da sola, voleva affrontare l’argomento Edward.
- Beh anche ai
piccoli piace molto lui – le spiegai io sincera più che mai.
- Bella ci sto
girando attorno, ma in realtà c’è un solo motivo per cui ho preferito parlarti
a quattr’occhi. Volevo scusarmi con te – mi disse seria con un’espressione
dispiaciuta.
- E per cosa
dovresti scusarti? – le domandai curiosa.
- Quando Edward
se ne andò scomparendo dalla circolazione non disse a nessuno la sua meta, né
si fece sentire con nessuno. Questo è quello che tutti sanno, ma non è così –
iniziò a rivelarmi lei.
- Lo so, so che tu
sapevi dove fosse, so che siete rimasti in contatto – le spiegai io mentre lei
rimase stupita.
- È stato lui a
dirtelo? – mi domandò.
- No, ma conosco
Edward meglio di ogni altra cosa al mondo. So la promessa che fece a James e so
il bene che voleva a te e al piccolo Lucas. Per tutti questi motivi ho sempre
saputo che lui non vi avrebbe mai abbandonato, mai – le risposi sincera.
- Sapevi che io
ero a conoscenza di dove lui fosse, ma non ti ho detto niente e tu comunque mi
sei rimasta accanto in quel bruttissimo periodo nonostante la situazione e oggi
sei ancora qui seduta a parlare con me? – mi chiese stupita dal mio
atteggiamento.
- Tu avevi perso
l’uomo che amavi e il padre di tuo figlio. Non avevi l’appoggio dei tuoi
genitori che erano morti e i genitori di James erano troppo lontani per starti
accanto. In quel momento c’era solo una persona che poteva aiutarti davvero ed
era Edward. Io ti sono stata accanto quanto ho potuto, ma io ero io, Edward,
beh era lui quello di cui avevi bisogno sia tu che il piccolo. Riesco a capire
i motivi per cui hai preferito tacere – le spiegai sincera mentre buttavo già
un altro sorso del drink.
- Avevo paura di
perdere anche Edward e non me lo potevo permettere. Da sola non ero in grado di
crescere Lucas e Edward, lui mi ricordava tantissimo James. Avevo bisogno di
lui, ma lui mi aveva implorato di non dire niente a nessuno. Per gli altri lui
era scomparso anche con me, mi aveva chiesto di farlo in nome di James. Ti ho
visto soffrire immensamente e ho visto soffrire lui immensamente, tu non puoi
immaginare quanto e tante volte sono stata sul punto di rivelarti tutto, ma poi
guardavo Lucas e mi rendevo conto che non potevo farlo. Lucas aveva bisogno di
Edward forse molto più di quanto ne avessi bisogno io ed è per questo che ho
taciuto, ho solo fatto il meglio per mio figlio. Ho sbagliato lo so e non puoi
capire cosa abbia significato vivere ogni giorno con questi sensi di colpa, ma
tu sei una madre adesso e puoi capirmi. Sono sicura che faresti qualunque cosa
per i tuoi figli, proprio come allora feci io. E poi diciamocelo, eravamo tutti
degli immaturi che giocavano a fare i grandi. Avevo diciannove anni e un figlio
da crescere ed ero da sola. Ero io che ancora avevo bisogno dei genitori,
invece mi sono ritrovata a dover fare io il genitore, non è stato facile – mi
rivelò con sguardo triste.
Si vedeva lontano
un miglio quanto fosse dispiaciuta, ma non doveva esserlo. Anche se lei mi
avesse detto la verità, non sarebbe cambiato nulla.
- Lo so Victoria,
ti capisco e non ti giudico. Non l’ho fatto un tempo e non lo faccio ora che so
cosa significhi essere madre. Hai ragione, eravamo degli immaturi, motivo per
cui anche se mi avessi detto la verità non sarebbe cambiato nulla. La nostra
storia era destinata a finire, doveva andare così. La cosa più importante è che
Lucas sia stato bene, che tu sia riuscita a trovare la forza di andare avanti e
di farti una nuova famiglia. È questa l’unica cosa che conto. Non ti porto
rancore, anzi tutt’altro. Per me sei e resterai sempre l’amica di mille lotte
contro quei due zucconi, resterai sempre un’amica fidata e ti voglio bene
adesso esattamente come te ne volevo un tempo – le confessai sincera.
Lei mi sorrise e
mi abbracciò con vigore.
- Grazie, Bella.
Non merito un’amica come te, ma sono felice di averla – mi disse – adesso
andiamo a ballare – aggiunse poi sorridendomi.
- Vado prima a
controllare che Rosalie stia bene. Non vorrei che si annoi – le risposi
alzandomi e accorgendomi solo in quel momento che a furia di parlare avevo
finito il mio drink.
Vidi lei
allontanarsi per dirigersi verso la pista da ballo, ma quasi subito si voltò
verso di me.
- Io ci credo nel
destino. Certo le strade da percorrere le scegliamo noi, ma tirate le somme,
alla fine del viaggio torneremo sempre al punto in cui siamo destinati a stare.
Se sei tornata qui, per un motivo o per l’altro, c’è un perché. Questo è
destino, non quello che tu credi che lo sia – mi disse sorridendomi prima di
allontanarsi e andare a ballare.
Sapevo a cosa si
riferiva. Al fatto che poco prima avevo detto che la mia storia con Edward era
destinata a finire.
Forse, Victoria,
aveva ragione, ma in quel momento non volevo pensarci. Per un sera volevo
godermi la festa, pensare solo a divertirmi. I problemi li avrei affrontati con
il tempo e alla consapevolezza e alla riflessione sulle parole di Victoria ci
avrei pensato il giorno dopo.
Con questi
pensieri mi diressi di nuovo dal barman e dopo essermi seduta in uno degli
sgabelli ordinai un whisky e cola.
Mentre aspettavo
che me mi venisse servito mi guardai attorno e mi resi conto di quanto tempo
era passato dall’ultima volta che avevo messo piede in un locale di quel genere.
Non mi veniva difficile fare i conti. Aveva cinque anni, praticamente da quando
erano nati i bambini.
Aver messo al
mondo quei due angioletti mi aveva fatto diventare improvvisamente
responsabile, molto più responsabile di quanto lo ero stata in passato, motivo
per cui avevo smesso di frequentare quei locali e oggi mi sentivo molto un
pesce fuor d’acqua lì dentro.
Con questa consapevolezza
ero certa di una cosa: quella sarebbe stata una serata molto, ma molto lunga.
…Adry91…
SPOILER:
Probabilmente
Edward dovette notare che c’era qualcosa di strano, motivo per cui accese la
piccola lampada posta sul comodino e mi guardò per bene.
- Sei ubriaca –
mi disse serio.
- Giusto un po’ –
gli risposi.
- La mia non era
una domanda – mi ribadì lui sorridendomi sghembo.
Risposte alle vostre recensioni:
- ellehlove: Eccoti la reazione
dei genitori di Bella. Diciamo che Charlie non l’ha presa proprio benissimo,
Renèe, invece, è stata molto comprensiva. Vediamo adesso cosa succede. Come vedi
lo spoiler era riferito a Victoria che a quanto pare sapeva tutto di Edward.
- HappyDayana: Sono contenta che
ti piace, spero di non deluderti con i prossimi capitoli.
- alexia__18: Edward aveva già
collegato che i figli potevano essere suoi, anche in base ai nomi, ma Bella gli
ha smentito tutto. Le sue possono essere solo supposizioni, deve essere Bella a
dargli qualche conferma. È vero Bella ha detto che c’è stato solo lui, ma lei a
Edward ha detto che i bambini sono frutto di una notte trascorsa con un ragazzo
conosciuto ad un pub. Nello spoiler come vedi erano Bella e Victoria.
- BellsSwanCullen: Eccoti la reazione
di Charlie e Renèe. E si, come vedi Victoria sapeva di Edward. C’era da
aspettarselo. Aveva fatto una promessa al suo migliore amico.
- Austen95: Non so come mai non
riesci a vedere la foto. Riprova a volte non si riesce. Comunque in tutti i
casi ti rimetto il link sperando che stavolta tu riesca a vederlo. http://yfrog.com/77nicolehamiltonj
- francesca 96: Non preoccuparti
per le scorse recensioni, comunque sono felice che tu sia tornata. No, Edward
non sa il perché Bella ha scelto questi nomi, ma sa della promessa ed è stato
anche per questo che in uno dei capitoli iniziali lui ha chiesto a Bella se i
bambini fossero suoi. Si, “Uniti dal destino” e “Una rivincita d’amore” li
continuerò, sta tranquilla. Ci sto già lavorando.
- rorry: Si, all’addio al
nubilato di Alice ci saranno tutte, come vedi. Ci sarà: Alice, Rosalie, Bella,
Victoria, Leah, Angela, Jessica, Tanya, Kate e Irina. Su Jake diciamo che in
questo capitolo Bella fa capire qualcosa, ma non è detto che trovi la sua “anima
gemella”. Lo scopriremo in seguito.
- giova71: Beh, credo che
Edward può solo ipotizzare in merito ai bambini, ma solo Bella può dargli la
conferma e a quanto pare Bella all’inizio gli ha smentito categoricamente la
cosa.
- eliza1755: Anche io ad oggi
penso che un rapporto così con mia sorella sarebbe fantascienza, ma credo che
crescendo le cose possano cambiare. Può essere che mi sbagli, non lo so. Solo
il tempo mi dirà se ho ragione oppure no. Il test del DNA potrebbe anche essere
fatto, ma credo che sarebbe sbagliato se Edward agisse in questo modo. E poi
per farlo ci vuole il consenso, altrimenti potrebbe passare dei guai, ma l’idea
non era male per nulla. Sarebbe finito tipo stile film. Poi magari Bella lo
scopriva e ingaggiava qualcuno per cambiare il risultato. Beh non sei l’unica
che guarda troppo film. Mi sa che siamo in due.
- sguardoalcielo: Mi fa piacere che
il capitolo ti sia piaciuto, spero che anche il prossimo ti piacerà.
- vanderbit: Come vedi Bella ha
nascosto nuovamente la paternità dei bambini anche ai suoi genitori. Adesso
credo che lei debba sperare che se un giorno si verranno a sapere le cose che
tutti la prendano bene. Lei, forse, sta giocando troppo con il fuoco.
- baby2080: Beh si, Victoria
sapeva di Edward, ma ha mentito. Come vedi si, in questo capitolo c’è stata già
la festa di addio al nubilato di Alice, ma continuerà nel prossimo capitolo.
- Sabe: Tesoro, eccoti
accontentata con la reazione di Charlie e Renèe che tu tanto volevi. Delusa?
Eccoti svelato tutto quello che Victoria sa, ma come vedi Bella se lo
aspettava. In fondo era stata testimone della promessa che Edward aveva fatto a
James in punto di morte e comunque promessa o meno, Edward si sarebbe occupato
lo stesso della famiglia del suo migliore amico. Quanto a Charlie, beh lui ha
accettato la cosa, ma è rimasto molto deluso da Bella.
- isabellacullen: Beh in effetti mi
sono proprio immaginata la scena di Edward che frena di botto con la moto e
chiede spaventato a Bella se avesse intenzione di fare un figlio allora. Troppo
divertente. Si, Bella complica sempre tutto, ma se non complicasse le cose non
sarebbe Bella.
- fabiiiiiiiii: Come vedi anche
stavolta Bella ha mentito. Non ha detto nulla sulla natura del padre dei
gemelli.
- ste87: Beh l’ho fatto
corto apposta. Non volevo svelare subito la reazione di Charlie e Renèe e
quindi ho interrotto il capitolo proprio sul più bello. Lo so, sono stata
cattiva, ma non ci ho messo molto a postare, come vedi.
- favola08: Non preoccuparti,
per la scorsa recensione, non fa nulla. Capita a tutti di avere degli impegni e
poi tu eri in vacanza quindi eri super giustificata. Ti sei divertita? Beh si,
hai proprio ragione. Per adesso la situazione è stazionaria. Chissà cosa
succederà adesso. Vedremo.
- Ed4e: Si, hai proprio
ragione. La stessa Victoria ha affermato che James resterà sempre dentro di
lei, non riuscirà mai a sostituirlo, ma almeno è andata avanti e credo che
abbia fatto bene. Non poteva restare aggrappata a un ricordo, a un fantasma e
soprattutto doveva andare avanti non solo per se stessa, ma anche e soprattutto
per Lucas.
- FunnyPink: I rapporti con i
suoi genitori li aveva. Ogni tanto andava a trovarli, ma non portava mai con sé
i gemelli. Non posso dirti quando si scoprirà la verità, ma tranquilla, presto
tutti i nodi verranno al pettine.
- KatyCullen: Sono davvero felice
di avere un’altra lettrice e sono ancora più felice che la storia ti piace. Per
me è importante saperlo. Spero di non deluderti con i prossimi capitoli.
- piccolinainnamora: Non ti posso
anticipare nulla, ma una cosa voglio dirtela. No, Bella non litigherà con Alice
per via dei suoi genitori. Bella era consapevole fin dall’inizio che al
matrimonio ci sarebbero stati anche i suoi genitori perché loro sono molto
legati con i Cullen e puoi vederlo tu stessa da ciò che dice loro Bella. Per il
resto ho la bocca cucita. Capirai ben presto il motivo della litigata e tutto
il resto.
- JessikinaCullen: Mi fa piacere
sapere che nonna Elizabeth ti sia piaciuta. Bella era una diciottenne quando ha
fatto quella promessa, ma l’ha mantenuta com’è giusto che sia. Era
convintissima di mantenerla e l’ha fatto. Si, il capitolo era più corto del
solito ed è stato fatto apposta. Dovevo interromperlo lì perché non volevo che
si sapesse subito della reazione di Charlie e Renèe. Quindi è stato fatto
apposta. La similitudine che hai trovato con October road è la frase che dice
la nonna a Edward e Bella a proposito degli occhi che cambiano colore quando
Edward non è con Bella e viceversa. Nel telefilm la diceva un anziano signore a
Nick quando lui e Hannah erano all’ospedale per via di Sam.
- pomeriggio: Sono contenta di
sapere che la storia ti ha preso e ti piace. Emozionare sarebbe l’apice per chi
scrive e sapere che con qualcuno di riesco mi fa davvero piacere. Spero di non
deluderti con i prossimi capitoli. E se con la mia storia ti posso essere d’aiuto
per chiarire delle cose che non ti erano chiare nella tua vita non posso che
esserne contenta.
- SweetDreamer: In effetti Bella si
confessa con gli altri, ma non con l’unico con cui dovrebbe confessarsi. Chissà
se alla fine lo farà.
- shining_cullen: Lo so che non
dovevo concludere in quel modo, ma mi serviva fare così. Non volevo rivelare
subito la reazione di Charlie e Renèe, volevo lasciare un po’ di suspense. Come
vedi eccoti adesso la loro reazione.
- Thelionfellinlovewiththelamb: Sono contenta che
anche questa storia ti piace. “Uniti dal destino” aggiornerà fra qualche
giorno. Penso inizi settimana prossima, sto finendo il capitolo e non appena lo
finisco posto. Abbi un altro pochino di pazienza.
Un grazie di tutto
cuore a tutti voi che avete recensito, a quelli che hanno messo la mia storia tra
i preferiti e nelle seguite. Un altro grazie di cuore anche a coloro che mi
hanno inserita tra gli autori preferiti. Spero che anche questo capitolo sia di
vostro gradimento e recensite. Un bacio.
INTRODUZIONE:Edward ha lasciato Bella in New Moon e non è
non e mai più tornato. Gli anni passano e anche i decenni, ma due anime sono
ancora tremendamente legate tra di loro perché il tempo possa cancellare ciò
che l’amore ha creato. Cosa succederà se un giorno Bella dovesse rincontrare
quella che aveva considerato fin dall’inizio al sua famiglia? E i Cullen e
soprattutto Edward come reagiranno quando scopriranno che Bella è ancora la
diciottenne che avevano lasciato? P.S. Bella non è un vampiro, ma non è
comunque umana. Oltre i vecchi, ci saranno anche nuovi personaggi.
INTRODUZIONE:Bella vive a Phoenix
da quando è nata e la sua vita ruota intorno ai suoi sei migliori amici: Alice,
Rosalie, Emmett, Jasper, Jacob e Edward. Si conoscono fin da quando erano dei
bambini, ma crescendo le cose cambiano e lei si ritrova solo con Jacob e Edward
che sono iperprotettivi nei suoi confronti. Un giorno accade che Jacob si
dichiara e in seguito le chiede di sposarlo. Lei accetta, ma lo ama davvero? Si
certo, ma il suo non è amore, non quello vero almeno. Ed Edward? Cosa farà a
questo punto? E se si accorgesse proprio ora che sta per perdere la persona più
importante della sua vita? E se lei lo considerasse solo il suo migliore amico?
E se invece non fosse così? La loro è solo amicizia? Si certo, ma non del
tutto. Cosa succederà, allora? Bella sposerà Jacob? Forse solo da uno sbaglio
si può scoprire la verità. Ma qual è questa verità?
INTRODUZIONE:Edward lascia Bella per
permettergli di vivere una vita normale, ma prima di farlo esaudisce il
desiderio dell’unica ragazza che abbia mai amato. Dopo la sua partenza le cose
cambiano e Bella non vivrà la vita che Edward ha sperato per lei. Si ritroverà
vampira, con un figlia da crescere e un passato da ricordare. Riuscirà a
ricordarsi del suo unico e vero amore? Ma soprattutto riuscirà a rincontrarlo?
INTRODUZIONE: Rosalie, Bella e
Alice sono tre sorelle newyorchesi che si trasferiscono a Phoenix. Sono le
classiche ragazze popolari che tutti invidiano, dal carattere forte e deciso e
che non si fanno mettere i piedi in testa da nessuno. A Phoenix le loro vite si
incroceranno con quelle di tre fratelli Emmett, Edward e Jasper, anche loro dal
carattere forte. Nessuno di loro crede nell’amore, ma presto si renderanno
conto di sbagliare, presto l’amore entrerà nelle loro vite e da lì tutto
cambierà.
INTRODUZIONE:Bella è una semplice
ragazza che vive a Phoenix. Ha un fratello e due sorelle gemelle. La sua vita
ruota intorno ai Cullen, i suoi migliori amici, la sua seconda famiglia. E poi
c’è Tay, il suo fidanzato, ma lei ne è davvero
innamorata? La sua vita è perfetta come crede? Il ritorno in città di Edward,
il suo amico di sempre, gli incasinerà la vita e presto si renderà conto che
quell’amico con il quale non fa altro che litigare non è poi solo un amico. Le
cose non saranno semplici e in una notte tutto si complicherà.
INTRODUZIONE:Bella è una ragazza alla moda che vive a Orange Country, con una
storia difficile alle spalle, chiusa, ma allo stesso tempo ribelle verso gli
altri incontra lui, Edward, un playboy da strapazzo, ribelle, odioso,
presuntuoso, aggressivo, ricco e che non fa altro che dedicarsi con i suoi
amici ricconi a feste mondane e al lusso più sfrenato. Riuscirà lei a lasciarsi
andare all'amore? E lui? Riuscirà a mettere la testa a posto? E se tutto
iniziasse ad andare x il verso giusto? Lei non sa, però, che un segreto alena
dietro di lei, un segreto che lui non intende svelarle, non subito almeno, ma
poi non sarà tardi? Una storia ricca di divertimento, scontri, ribellioni, ma
amore, tanto amore. Sono tutti umani.
INTRODUZIONE:Un semplice invito di matrimonio può cambiare quella che sembra
essere diventata una vita stabile? Questo si chiede Bella quando si ritrova tra
le mani l’invito del matrimonio di Alice e Jasper. Partire e raggiungere quella
che un tempo era la sua migliore amica affrontando i fantasmi del suo passato?
Oppure restare a casa e non correre rischi? Bella vive a New York, fa la
giornalista, si è lasciata i Cullen alle spalle e si porta dietro da cinque
anni due grandi responsabilità che portano il nome di Ej e Lizzie. Chi sono? E
che c’entra Edward in tutto questo? Se vi va di scoprirlo correte a leggere la
mia storia. Sono tutti umani.
INTRODUZIONE:Isabella Swan fugge via dalla sua città all’ètà di dieci anni,
grassottella e timida viene presa in giro da tutti. Si rifugia a Jacksonville
dalla madre, ma otto anni dopo il brutto anatroccolo si è trasformato in un
bellissimo cigno. Decide di tornare a Beverly Hill, la sua città natale, dove i
suoi vecchi amici la attendono, ma Bella è cambiata non solo fisicamente e
vuole prendersi la sua rivincita su tutti coloro che un tempo la prendevano in
giro. Nella sua vecchia città, però, non tutto è come lo ha lasciato. I Royal
King, i suoi vecchi amici, sono in lotta continua contro i Blue Ice, un altro
club di ragazzi popolari e ricchi. Cosa succederà con l’arrivo di Bella? Che
succederà se un giorno i due gruppi si ritrovano costretti a collaborare?
Filerà tutto liscio? Personaggi decisamente diversi da come abbiamo imparato a
conoscerli, ma chissà…magari dall’odio nascerà qualcos’altro e quella che era
sembrata una rivincita potrebbe diventare ben altro. Sono tutti umani. Vi ho
incuriosito? Correte a leggere.
Questi personaggi non mi appartengono, ma sono proprietà di Stephenie
Meyer
Questi personaggi non mi appartengono,
ma sono proprietà di Stephenie Meyer. Questa storia è stata scritta senza alcun
scopo di lucro.
Eccomi qui con un
altro capitolo. Dopo lo spoiler che ho lasciato nello scorso capitolo molte
sono state le vostre ipotesi. Eccovi il capitolo, così scoprirete cosa è
successo davvero. Spero vi piaccia e mi auguro che non restiate delusi. Buona
lettura. Un bacio a tutti.
Capitolo 21
Una sbronza azzardata
POV BELLA
Mi guardavo in
giro in attesa che il barman mi desse ciò che avevo ordinato e più posavo il
mio sguardo su quell’ambiente più mi sentivo fuori posto.
Sarebbe stato
decisamente meglio se Alice avesse organizzato un pigiama party in casa dove
riunirci tutte. Avremmo parlato, ci saremmo confrontate e sicuramente ci
saremmo divertite un sacco.
Con la mente
occupata da questi pensieri mi accorsi solo dopo qualche minuto che il barman
mi aveva consegnato la mia ordinazione e così, comodamente seduta su uno degli
sgabelli presenti al balcone, iniziai a bere.
- Un assenzio –
ordinò una voce maschile rivolta al barista – ciao – disse poi rivolgendosi a
me.
Mi voltai per
vedere chi fosse e come previsto mi resi conto che non avevo mai visto quel
ragazzo prima di allora.
Di bello era
bello. Alto, muscoloso, con i capelli biondi e due occhi azzurri talmente
stupendi da far paura che gli conferivano uno sguardo magnifico.
- Ciao – gli
risposi senza dargli importanza.
Eravamo in una
discoteca, non dovevo stupirmi se qualcuno non avesse altro da fare se non rimorchiare,
motivo per cui dopo averlo salutato voltai lo sguardo da un’altra parte.
- Io sono Dylan – continuò lui sorseggiando la
bevanda che si era fatto preparare.
Aveva ordinato un
assenzio, certo che il ragazzo ci andava giù pesante.
Non gli risposi,
non avevo nessuna voglia di intavolare una discussione con qualcuno che aveva
solo intenzione di provarci.
- Ti ho vista
prima nel privè, io e i miei amici abbiamo il tavolo accanto al vostro. Ti ho
vista e mi sono fatto una domanda – mi disse aspettando che io dicessi qualcosa
– non vuoi sapere cosa mi sono chiesto? – continuò poi lui vedendo che io non
avevo intenzione di rispondere.
- Sono certa che
stai per dirmelo – gli risposi infastidita voltandomi a guardarlo.
- Mi domandavo se
sei tu la bella ragazza prevista stamattina dal mio oroscopo – mi disse con
sguardo volutamente sensuale.
Io scoppiai a
ridere di gusto.
- Lo trovi
divertente? – mi domandò sorpreso.
- Trovo
divertente quello che siete capaci di inventarvi per rimorchiare una ragazza –
gli risposi sorridendo.
- Almeno ti ho
fatto ridere. Dicono che far ridere una ragazza sia l’arma migliore per
conquistarla – mi spiegò lui regalandomi un sorriso.
Sorrideva davvero
bene, ma il suo sorriso per quanto bello non poteva nemmeno lontanamente essere
paragonato a quello di Edward.
Ed ecco che come
sempre i miei pensieri andavano in quella direzione. Tornare a Jacksonville mi
aveva fatto male, molto male.
Guardavo quel
ragazzo e per un attimo mi immaginai che al suo posto ci fosse stato Edward e
mi ritrovai improvvisamente a sorridere senza un vero e proprio motivo. Fu solo
questione di pochi secondi prima che il vero volto del ragazzo mi si ripresentò
davanti agli occhi.
Scacciai via
Edward dalla mente o per lo meno ci provai. Volevo solo non pensarlo per una
sera, nulla di più. Bevvi l’ultimo sorso del mio drink accorgendomi che era già
finito.
- Due tequila –
ordinò il ragazzo al barman – ti piace la tequila, non è vero? – mi domandò
poi.
- Non credo sia
il caso di mischiare così tanto gli alcolici – gli risposi considerando che già
avevo mischiato abbastanza, ma non appena la tequila mi venne servita iniziai a
bere fregandomene altamente.
Volevo solo
dimenticare per un momento tutti i miei casini. Era dannatamente stupido, lo
sapevo, ma per una sera volevo fare la stupida.
- Sai come mi
chiamano certe donne? – mi domandò lui malizioso.
- Dylan? – provai
a dire ricordandomi a malapena il suo nome.
Lui scoppiò a
ridere, poi tornò serio.
- “L’esperienza
suprema”, mi chiamano così – mi rispose guardandomi negli occhi.
A ridere quella
volta fui io. C’erano solo tre opzioni per spigare quella battuta:
1. era uno di
quelli convinti;
2. l’alcool gli
aveva dato alla testa;
3. quelle stupide
battutine avevano funzionato con qualcuna e credeva potessero funzionare anche
con me.
- Fossi in te
proverei, piuttosto che ridere – mi propose convinto.
- Già fatto – mi
limitai a rispondere.
- Scusa? – mi
domandò non capendo mentre io terminai il mio bicchiere di tequila.
- Ho già provato
“l’esperienza suprema” – dissi convinta e di nuovo il volto di Edward mi
comparve davanti.
- Potresti
provare con me, allora, così magari noti le differenze – mi propose.
- Non sei il mio
tipo – dissi convinta.
E anche se lo fossi non verrei lo stesso a
letto con te avrei voluto
aggiungere, ma non lo feci.
- Un’altra
tequila – ordinai al barman.
- Beh, attenta.
Se continui a bere così finirai per cambiare idea e trovarmi seducente – mi
mise in guardia lui.
Non gli diedi
nemmeno importanza, quella discussione mi stava già stufando e dopo l’ultimo
sorso alla tequila che mi era stata appena servita inizia a provare un leggere
giramento di testa.
Non ero abituata
a bere, non lo ero per nulla.
Ne ordinai
un’altra ancora e dopo averla bevuta tutta in un sorso mi alzai dallo sgabello
per dirigermi al privè, ma il ragazzo mi bloccò per un polso.
- Non ti stai
dimenticando qualcosa? – mi chiese malizioso.
- Cosa? –
domandai sorpresa.
- Me – mi rispose
come se la cosa fosse ovvia.
- Se continui a
rimorchiare una ragazza così finirai con l’andare sempre in bianco – gli feci
notare liberandomi dalla sua presa e dirigendomi verso il privè.
Raggiunsi Rosalie
e vidi che vicino a lei c’era Angela.
- Dove sei stata?
– mi domandò Rose.
- Al bar – gli
risposi mentre sentivo la testa girare.
- Sbaglio o sei
un po’ brilla? – mi domandò Angela.
- Diciamo che non
sono abituata a bere e ho alzato un po’ il gomito – gli risposi consapevole che
ancora riuscivo a ragionare lucidamente.
Loro mi
sorrisero, mentre Rosalie si passava una mano sul pancione. Era talmente
materna che mi si apriva il cuore a vederla.
Restammo lì a
parlottare per un po’ e nel frattempo bevvi altri due bicchierini di tequila,
poi vidi Alice avvicinarsi a noi.
- Sapete cosa mi
ha detto un ragazzo per rimorchiare? – ci domandò ridendo come una pazza e
sedendosi con noi.
Una cosa era
certa, doveva essere ubriaca.
- Cosa? – le
domandò Rosalie mentre io iniziavo a perdere lucidità.
- “Tuo padre è
per caso un ladro? Ha rubato le stelle del cielo e le ha messe nei tuoi occhi?”
vi rendete conto. Non c’è più mondo – ci raccontò lei ancora ridendo.
- E tu che gli
hai risposto? – le chiese Angela.
- Che fra due
giorni mi sposo e che se non si allontanava da me le stelle gliele facevo
vedere con una pedata nel posto a cui era più affezionato – ci disse urlando e
ridendo sguaiatamente.
Ok, era
ufficiale, era ubriaca e di sicuro lo era molto più di me.
- Bella stai
bene? – mi domandò poi lei.
- Quasi quanto te
– le risposi e tutte e due ci guardammo in faccia e scoppiammo a ridere.
Non c’era nulla
da ridere e razionalmente lo avrei capito, ma non ero lucida abbastanza da
rendermene conto.
- Andiamo a
ballare dai – mi spinse.
- Vamos – le
risposi io mentre Rosalie e Angela mi guardavano stranite.
Non era da me
andare a ballare di mia spontanea volontà, ma in effetti era l’alcool che mi
spingeva a farlo.
Raggiunsi la
pista e ci unimmo alle altre ragazze che sembravano più ubriache di me ed Alice
messe insieme e iniziammo a ballare.
Non era da me
quel comportamento, ma in fondo mi stavo solo divertendo un po’, non c’era
nulla di male in quello.
Qualche tempo
dopo un ragazzo si avvicinò a me iniziando a strusciarci in maniera troppo
eccessiva a mio avviso. Ero pure brilla, ma ancora capivo più o meno cosa
succedeva.
Nonostante il
gioco di luci presenti nella stanza potevo notare si trattasse di un bellissimo
ragazzo dagli occhi azzurri e i
capelli corti castani. Il fisico era asciutto e muscoloso e lo sguardo era
decisamente penetrante.
Mi guardava
famelico e la cosa mi infastidiva parecchio.
- Chi sei? – gli
chiesi solamente.
- Sono il
diavolo, ma stai tranquilla, quello che mi interessa di più di te non è la tua
anima – mi rispose malizioso avvicinandosi di più.
Nonostante non fossi
lucida riuscì a capire perfettamente le sue parole e non potei fare a meno di
ridere.
- Allora tornate
all’inferno – gli risposi allontanandomi da lui e tornando a ballare vicino
alle ragazze.
Il ragazzo,
forse, capendo che gli avevo appena dato un due di picche si allontanò e non lo
vidi più per tutto il resto della serata.
Restammo lì a
ballare per un altro po’ di tempo, poi io stanca decisi di tornare da Rosalie e
Angela, anche perché quel gioco di luci non giovava alla mia testa che
continuava inesorabile a girare.
Restai con loro
per il resto della serata evitando di prendere altri drink, non volevo
ritrovarmi il giorno dopo nella situazione di non ricordarmi nulla del giorno
prima.
Verso le quattro
del mattino decidemmo di andarcene. Ci eravamo divertite parecchio, dovevo
ammetterlo. Se me lo avessero detto a inizio serata non ci avrei mai creduto.
Uscite dal locale
trovammo una grande e bellissima limousine
nera ad attenderci.
- Alice, non mi
dirai che hai affittato quella? – chiese Rosalie che forse tra tutte era quella
completamente lucida e poteva facilmente capire la pazzia del folletto.
- Se vuoi non te
lo dico – le rispose lei ridendo come una pazza prima che l’autista ci aprisse
lo sportello per farci salire.
Eravamo in dieci,
ma ci entravamo perfettamente e solo quando fummo all’interno del veicolo mi resi
conto di quanto fosse tutto bellissimo.
La limousine
all’interno aveva i sedili viola e le luci era viola e fucsia. Sembrava di
essere in un’altra parte del locale dove eravamo appena uscite.
- Restiamo in
pendant con il locale – fece notare Angela che anche lei come Rosalie era
completamente sobria.
- Sono o non sono
Alice Cullen – si giustificò il folletto contagiando tutti nelle risate.
L’autistapartì e in poco tempo Alice si alzò aprendo
la tettoia della limousine e sporgendo la testa fuori.
- Wow – urlò
all’improvviso – è bellissimo, venite – disse a tutte.
Io mi alzai e la
raggiunsi uscendo anche io la testa fuori e rendendomi conto di quanto fosse
bello girare per le strade illuminate della città con una limousine tanto
grande.
A noi si unirono
anche Tanya, Kate e Victoria, mentre le altre restarono sedute, soprattutto
Irina e Jessica che erano proprio messe male in quanto ubriache fradice.
Poco dopo Alice
si risedette apposto e prese una bottiglia di champagne offrendola a tutti
tranne a Rosalie che fu costretta a brindare con un drink del tutto analcolico.
Riempimmo i
calici e brindammo, ma ben presto ci ritrovammo a bere dalla bottiglia stessa
visto che con la foga rompemmo tutti i calici che erano a disposizione nella
limousine.
Girammo per tutta
la città per un’ora e mezza abbondante, poi pian piano l’autista accompagnò
tutti i casa e Leah all’hotel.
Restammo solo io,
Alice e Rosalie, ma ben presto anche quest’ultima venne accompagnata a casa e
io e il folletto restammo da sole nell’automobile.
- Ragazze mi
raccomando – ci disse Rose prima di scendere.
Poi l’autista ci
accompagnò a villa Cullen, ma nessuna delle due aprì bocca per il resto della
strada.
Alice era completamente ubriaca e io, beh, anche io avevo alzato un po’ il
gomito e non ero molto lucida, ma certo non potevo definirmi ubriaca fradicia.
Mi resi conto di
quanto insensata fossi stata quella sera. Io non potevo permettermi
comportamenti di quel genere. Ero una madre e non potevo farlo. In cinque anni
non mi era mai successo e ora tornando in questa città stavo facendo cose che
non avrei mai fatto se fossi rimasta a New York.
Per fortuna Jake
aveva detto che avrebbe fatto dormire i bambini nella sua stanza, almeno non si
sarebbero accorti di nulla.
Raggiungemmo
villa Cullen ed entrambe scendemmo, poi l’autista ripartì.
- Mi sa che
abbiamo esagerato – dissi a Alice.
- Concordo con
te. Cerchiamo di non fare rumore, almeno – urlò lei.
- Beh se usi
questo tono sarà difficile non farci sentire – le feci notare.
Lei mimò uno
“scusami”, poi aprimmo la porta d’ingresso e dopo esserci tolte entrambi i
tacchi salimmo in camera. Ci salutammo e ognuno entrò nella propria camera.
Posai i tacchi in
un angolo e mi buttai a letto sfinita. Avevo esagerato parecchio. Mi alzai e
andai in bagno a vedere in che condizioni ero in viso, ma tutto sommato mi
aspettavo peggio.
Stavo per uscire
dal bagno e tornare in camera, quando mi venne l’irrefrenabile curiosità di
utilizzare il bagno come passaggio per entrare in camera di Edward.
A mente lucida
non l’avrei mai fatto, ma non ero lucida, quindi, forse potevo permetterlo.
Avrei solo voluto vederlo dormire, nulla di più.
Aprì la porta che
dal bagno conduceva alla sua stanza
e cercando di fare il minor rumore possibile entrai dentro.
Edward dormiva
con addosso solo un paio di box, del resto eravamo in pieno Luglio e faceva un
caldo boia. Aveva solo un leggere lenzuolo avvolto qua e là sulle gambe.
Non potei fare a
meno che soffermarmi a guardarlo in tutta la sua perfezione. Era a pancia in
giù, le gambe lunghe e muscolose, la schiena perfetta e scolpita, bicipiti e
quadricipiti perfetti, i capelli scompigliati, una barbetta coltivata da
qualche giorno che lo rendeva sexy e un’espressione da bello e dannato che
riusciva a possedere anche mentre dormiva.
Mi avvicinai a
lui e mi sedetti sul bordo del letto cercando di fare piano, poi posai la mia
mano con delicatezza sulla sua guancia con la chiara intenzione di fargli una
carezza e quando le mie mani toccarono la sua pelle un brivido mi percorse
lungo tutta la spina dorsale e non so se lui provò la stessa cosa, seppi solo
che aprì gli occhi e mi guardò con quello sguardo che tanto avevo imparato ad
amare.
Non sembrava
sorpreso di vederli lì, per nulla, almeno non fu sorpreso all’inizio, forse
ancora preso dal sonno non era riuscito a capire che ero davvero in quella
stanza, ma poco dopo mugugnò qualcosa e sgranò gli occhi posizionandosi a
pancia in su.
A quel punto
avrei dovuto alzarmi e fuggire via, ma non riuscivo a farlo. Non era la
razionalità che comandava, ma l’irrazionalità e quello mi voleva lì con Edward.
- Bella? –
domandò sorpreso lui con la voce ancora impastata dal sonno.
Del resto erano
le cinque e mezzo del mattino.
Io non risposi,
mi limitai solo a sorridere.
- Che ci fai qui?
– mi chiese poco dopo.
- Volevo vederti
dormire – gli risposi con un tono più alto del normale, ma soprattutto con una
sicurezza che non mi apparteneva.
Probabilmente
Edward dovette notare che c’era qualcosa di strano, motivo per cui accese la
piccola lampada posta sul comodino e mi guardò per bene.
- Sei ubriaca –
mi disse serio.
- Giusto un po’ –
gli risposi.
- La mia non era
una domanda – mi ribadì lui sorridendomi sghembo.
Non appena vidi
quel sorriso non ci vidi più e l’unica cosa che desiderai fare era baciarlo e
l’irrazionalità che mi comandava a causa dell’alcool mi fece avvicinare a lui
esponenzialmente.
Lui sembrò
sorpreso, ma solo apparentemente e continuò a sorridermi sghembo.
Mi avvicinai
inesorabilmente sedendomi praticamente su di lui, poi abbassai la testa
avvicinandomi dolcemente alle sue labbra. A quella distanza potevo sentire il
suo respiro sulla pelle ed ero certa che lui sentisse il mio. Mi fermai a
qualche centimetro dalle sue labbra terribilmente irresistibili e restai ferma
in quella punto.
Nella posizione
in cui ero potevo facilmente sentire la sua eccitazione che aumentava e quando
gli vidi dischiudere le labbra mi resi conto di quanto anche a lui piacesse
quella situazione.
Le sue mani
iniziarono ad accarezzarmi la faccia, mentre le mie iniziarono a tracciare il
contorno dei suoi addominali scolpiti, poi le mie dita risalirono fino al collo
per poi spostarsi all’orecchio e infine alle labbra tracciandone il contorno.
Mi morsi le labbra consapevole che stavo esagerando, ma non ero io a guidare le
mie emozioni e probabilmente in un momento di lucidità non mi sarei mai
comportata in quel modo.
Volevo sentire le
sue labbra sulle mie, ma allo stesso tempo sentivo che quel toccare e non
toccare era decisamente più eccitante di qualunque altra cosa. Era come se il
mio corpo e il suo stessero cercando di conoscere di nuovo quel corpo che un
tempo gli apparteneva.
Intrecciai le mie
gambe a quelle di Edward e fu allora che sentì il suo corpo decisamente sotto
il mio e nonostante il vestitino che portavo addosso sentì la sua eccitazione
premere sempre di più e fu allora che scostai le mie labbra, che fino ad allora
erano a qualche millimetro dalla sua bocca, e iniziai a baciargli l’orecchio,
poi il collo, per poi scendere sul suo petto scultoreo e risalire di nuovo per
il collo.
- Stai giocando
con il fuoco – mi fece notare lui mentre sentivo la sua voce completamente
impastata dal piacere.
Non gli risposi e
mi limitai a sorridere, mentre sentì le sue mani spostarsi dal mio viso e
iniziare a scendere fino alle spalle scostandomi la bratellina del vestito, poi
scendere lungo le braccia fino ad arrivare alle gambe e accarezzarle come solo
lui era in grado di fare provocandomi un piacere che non provavo da anni.
Quando con la
mano risalì alle mie spalle vidi lui posizionare di nuovo la bratellina al suo
posto, ma io prontamente misi la mia mano nella sua e lo invitai a toglierla di
nuovo facendogli chiaramente capire le mie intenzioni. Poi tornai a parare le
mie labbra a qualche millimetro dalle sue.
- Bella sei
ubriaca, non sai cosa stai facendo – mi fece notare lui che sembrò riprendere
un minimo di lucidità.
- So esattamente
cosa sto facendo – gli feci notare io sicura di me.
- E invece no.
Non approfitterò di te – continuò lui.
- E chi sta
parlando di approfittare? Io sono totalmente consenziente – gli spiegai e in
fondo era vero, anche se non ero lucida ero consapevole che quello che stavo
facendo era qualcosa che avrei voluto fare da tempo.
- Tu sei
totalmente ubriaca che è diverso e nonostante sei un diavolo tentatore non
posso farmi tentare. Domani mattina probabilmente non ricorderai nullae te la prenderai con me per aver
approfittato della situazione. Quindi adesso ti metti a dormire e domani a
mente lucida mi ringrazierai – mi disse sicuro di se scostandomi dolcemente da
sé e posizionandomi dall’altro lato del letto.
Non avevo
intenzione di dargli ascolto, nessuna intenzione, così cercai di rimettermi di
nuovo nella posizione precedente, ma lui non me lo permise.
- Dai tuoi
comportamenti avevo capito un’altra cosa – gli feci notare consapevole che i
suoi atteggiamenti negli ultimi giorni avevano fatto intendere tutto il
contrario.
- E hai capito
bene, ma non così scheggia, non così – mi rispose lui guardandomi dritto negli
occhi.
Sbuffai come una
bambina e lui sorrise sghembo.
- È meglio che
vai a letto – mi suggerì poi.
- Sono già a
letto – gli risposi sicura di me.
Non sarei andata
nella mia stanza per nulla al mondo.
- Nel tuo letto
intendo – mi fece notare.
- Dolce notte
Edward – gli dissi sistemandomi meglio nel letto e ignorando quello che mi
aveva detto.
Appoggiai la mia testa sul suo petto e circondai il suo corpo con le braccia come per abbracciarlo, gli diedi un leggere bacio sul petto nudo e poi mi rannichiai ancora di più vicino a lui. Fu allora che sentì lui circondare il mio corpo con il suo braccio e in quell'istante fui consapevole che quella notte dopo cinque anni avrei dormito tra le braccia dell'uomo che amavo. Chiusi gli occhi per bearmi di quel momento e solo allora mi resi conto di quanto davvero fossi stanca e ben presto le
braccia di Morfeo mi accolsero, ma prima di abbandonarmi al mondo dei sogni mi
sembrò di sentire Edward mugugnare qualcosa: “con te accanto lo sarà di certo”.
…Adry91…
SPOILER:
- Vorrei che il
mio papà fosse come te – gli disse Lizzie e quello fu il mio colpo di grazia.
Le lacrime
iniziarono a scendere copiose sul mio volto e a stento trattenni i singhiozzi
per paura di farmi sentire.
- E io vorrei che
un giorno se avessi una bambina fosse come te – le rispose Edward mentre la
piccola sorrise gioiosa e si alzò da terra e si sdraiò su lui proprio vicino a
suo fratello.
Risposte alle vostre recensioni:
- HappyDayana: Come vedi Bella non
si è fatta scappare nulla. Sarà stato un bene o un male? Non lo so, ma sta di
fatto che non sarebbe risultato grandioso che avesse confessato la verità sotto
l’effetto dell’alcool.
- fabiiiiiiiii: Beh, in effetti,
Bella un pò la vita se la sta incasinando. Vediamo che combinerà ancora.
- shiningcullen: Le cose potrebbero risolversi, ma deve
essere Bella a volerlo. Edward è stato, ormai, molto chiaro. Sta a lei, adesso,
decidere.
- Austen95: Ej era a letto come
vedi. I due gemelli sono rimasti a dormire in camera di Jake, per fortuna,
anche se poi, alla fine, non è successo niente.
- Sabe: Beh credo che Renèe
abbia osservato il punto di vista di Bella e abbia capito facilmente per
questo. In fondo Renèe è fatta così. Charlie, beh, anche lui ha accettato la
cosa, ma come Bella ha visto nei suoi occhi, lui è rimasto un po’ deluso dal
comportamento della figlia e credo che ne abbia tutti i diritti. Anche io avrei
reagito come te, me la sarei presa parecchio. Quanto a Tanya, beh, non ti posso
dire se ci sarà o meno al matrimonio, ma voglio farti notare che lei e Edward
non si sono lasciati. Mai detto che lo hanno fatto, ho solo detto che lei gli
ha dato del tempo per riflettere, ma loro ufficialmente stanno ancora insieme.
- vanderbit: Come te anche io ho
sperato che alla fine Leah e Jake finissero insieme. Sarebbe stato bello
vederli insieme. In fondo, io credo che loro due siano più simili di quello che
credono, ma la fine è stata diversa e va bene così. Forse farli mettere insieme
sarebbe stato troppo scontato e la zia Stephy ha
voluto stupirci. Chissà. Victoria ha detto due frasi che dovrebbero fare
riflettere Bella, soprattutto quella finale sul destino. Bisogna vedere se
Bella riuscirà a capire o meno.
- Horses are my
life: Sono contenta che la mia storia ti piace e la trovi diversa
nonostante la trama principale sia simile a molte altre. Quanto all’amicizia di
Bella e Alice arriverà il momento in cui verrà approfondita di più. Soprattutto
in prossimità del matrimonio.
- mary74: In effetti si,
Edward ed Ej si somigliano moltissimo. Non preoccuparti per lo scorso capitolo,
capita a tutti di avere degli impegni e non poter essere sempre presente, ma
sono molto contenta che tu sia tornata.
- bellad93: Sono contenta che
lo scorso capitolo ti sia piaciuto.
- KatyCullen: Eccoti svelato cosa
fa Bella ubriaca. Delusa? Ti aspettavi di più?
- favola08: Beh, hai ragione,
quando c’è la giusta compagnia è normale divertirsi. Quanto al fatto che la
lettura ti è mancata credo che sia normale soprattutto se venire a leggere le
storie è un’abitudine come lo è per me. Quanto al fatto che Bella si lasci un po’
andare con Edward in questo capitolo l’ha fatto, peccato solo che fosse
ubriaca.
- franz1000: In effetti Bella e
Edward sembrano parlarsi con gli sguardi e questo non è altro che un bene. Quanto
al fatto di Bella ubriaca come vedi non si è lasciata scappare nulla.
- rorry: Su Charlie non ti
posso dire molto. Si capirà tutto in seguito. E comunque non è detto che lui
non abbia notato la somiglianza con i piccoli. Forse ha solo evitato di farlo
vedere, oppure davvero non se ne è accorto chissà. Sul fronte Jake e Leah come
vedi ci sono dei passi avanti. Chissà cosa combineranno alla fine.
- giova71: Come vedi alla fine
Bella non dice nulla a Edward in merito ai bambini. Chissà se prima o poi lo
farà.
- denny: In effetti Edward è
molto geloso di Bella e gliel’ha fatto capire. Bella dovrebbe solo mettersi
seduta e capire cosa davvero vuole. Lei lo sa, ma non ha il coraggio di mettere
in pratica ciò che vuole e se non si deciderà a farlo non sarà l’unica a
soffrire.
- Thelionfellinlovewiththelamb: Come vedi alla fine
Bella non ha confessato a Edward nulla. Non era il caso di farlo in un momento
del genere e soprattutto con l’alcool che non la rendeva lucida.
- alexia18: Hai proprio ragione, tale padre tale
figlio. Nulla è più azzeccato di questo. È vero la verità si sa dagli ubriachi,
ma Bella non era così ubriaca da rivelare quello, ma soprattutto il loro
incontro non è stato un incontro in cui hanno avuto occasione di parlare
troppo.
- ste87: Eccoti il capitolo.
Mi scuso per il ritardo.
- piccolinainnamora: In effetti Renèe ha
reagito in modo un po’ superficiale, l’ha anche buttata sul ridere, ma in fondo
ha fatto così solo perché ha capito i veri motivi per cui Bella si è comportata
così. Charlie, beh lui, è rimasto piuttosto deluso e credo che ne abbia tutti i
diritti, ma in fondo è andata bene. Poteva andare molto peggio. Quanto a
Victoria credo che fosse doveroso un momento chiarificatore tra le due. Hai
sperato in un bacio, ma come vedi non c’è stato neppure quello, ma si è capito
chiaramente cosa provano quei due.
- francesca96: Il tuo ragionamento
su Victoria e Riley non fa una piega, ma forse semplicemente non tutti siamo
destinati a incontrare l’anima gemella o siamo troppo occupati a cercarla che
non ci accorgiamo quando la troviamo.
- ellehlove: Bella era già
consapevole che Victoria sapesse. Lo ha sempre saputo perché conosceva Edward e
sapeva che non avrebbe mai abbandonato Victoria e Lucas, quindi, lei non è
rimasta molto stupita dalla confessione di Victoria, anzi forse è stata quest’ultima
a restare stupita quando ha saputo che Bella in fondo aveva sempre saputo la
verità.
- pomeriggio: Credo che Bella
dovrebbe riflettere sui pro e i contro della sua decisione. Solo riflettendoci
riuscirà a capire cosa deve fare e come si deve comportare.
- bale86: Beh, ci speriamo
tutti che dica la verità a Edward. Non preoccuparti per le recensioni. Fa
sempre piacere riceverle, ma capisco che spesso non si riesce a farle. L’importante
che la storia ti piace.
- Ed4e: Beh, credo che un
dolore come quello che ha provato Victoria non passi mai. Ci impari a
convivere, ma non ti passa mai. Lei ama davvero tanto Riley, ma questo amore
non è forte come lo era quello che la legava a James.
- essebi: Edward e i bambini
li vedremo molto presto, già dal prossimo capitolo. Ej è molto geloso della
mamma, così come della sorella. È come se lui si sentisse l’uomo di casa e in
fondo lo è. Nel loro nucleo “famiglia” lo è. Eccoti l’incontro sibillino, come
lo hai definito tu, tra Edward e Bella.
- sguardoalcielo: Sono contenta che
lo scorso capitolo ti sia piaciuto. Mi auguro di non deluderti con questo.
- secretkeeper: Non preoccuparti
per la scorsa recensione, anche se mi fa piacere che tu sia tornata. La vita è
molto più importante. Comunque non è detto che Edward abbia dimenticato la
promessa e quanto a lui e Victoria era normale che lui non li abbandonasse.
- JessikinaCullen: Beh in effetti tra
le due quella che fa ridere di più è la gelosia di Ej. Sembrava un ometto.
Edward ha le idee molto chiare, è Bella quella che si complica la vita. Sono
contenta che il locale ti sia piaciuto, anche io lo trovo da Alice, infatti
quando l’ho visto non ho avuto dubbi. Si., Victoria era quasi scontato che ci
fosse. È un personaggio che è stato importante per la loro storia e un
chiarimento tra le due era doveroso. Come vedi qualcuno ha abbordato Bella con
le solite frasi usate per rimorchiare una ragazza ed Edward su questo non aveva
tanti torti.
- ellytvb95: Non preoccuparti se
non hai potuto recensire gli altri capitoli, anche se sono contenta che tu sia
tornato. La storia “Una rivincita d’amore” l’ho aggiornata l’altro giorno e non
appena sarà pronto il nuovo capitolo provvederò a postarlo subito.
- BellsSwanCullen: Si, Edward non
poteva lasciare solo Victoria e nemmeno Lucas. Eccoti, invece, cosa succede tra
i due piccioncini quando Bella torna a casa ubriaca.
- eliza1755: Non ti posso dire
se in futuro nascerà qualcosa di più profondo tra Leah e Jacob, ma come hai detto
tu stessa, le premesse ci sono tutte, quindi potrebbe succedere di tutto. Si,
Bella è stata comprensiva con Victoria, ma ti assicuro che lo è stata perché lei
lo ha sempre saputo, sempre. Irina, beh non ti posso dire nulla, ma diciamo che
come personaggio non è da sottovalutare.
- SweetDreamer: Beh si, hai
ragione, se nella realtà fosse tutto così semplice sarebbe meglio. Charlie e
Renèe hanno perdonato Bella perché hanno capito le sue ragioni, in fondo era
una decisione sua scegliere se dire o meno dei gemelli come di qualunque altra
cosa visto anche il fatto che non si vedono quasi mai. Quanto al discorso di
Victoria sono pienamente d’accordo con te su tutto e credo che in realtà sia
così davvero. Come avevi previsto tra di loro c’è qualcosa a livello fisico,
anche se in fondo non succede nulla, nemmeno un bacio, ma la verità, beh quella
non era il caso di farla uscire in questo modo.
- isabellacullen: Beh si, in effetti
ne ho inseriti parecchi di personaggi e Leah proprio non volevo farla acida,
anzi tutto il contrario. Fondamentalmente come personaggio mi piace. La frase
sul destino usata da Victoria è stata lanciata per smuoverla, ma Bella sembra
che le cose gli entrino da un orecchio e gli escono direttamente dall’altro. Vediamo
che succede.
- baby2080: Beh ecco descritto
cosa è successo in camera di Edward. In fondo lui si è comportato benissimo,
non ha approfittato di lei quando poteva benissimo farlo e alla fine non c’è
stato nemmeno un bacio.
- Smiley: Che bello una nuova
fan. Ho visto che hai lasciato un commento in quasi tutte le mia storie e sono
contenta che ti piacciano. Qui le cose si complicano, ma speriamo bene e soprattutto
speriamo che Bella si dia una svegliata.
- Bells Swan
Cullen: Si, Bella se ne va in camera di Edward, come hai visto, ma non
è successo nulla tra loro, nemmeno un piccolo ed innocuo bacio. Si, Edward gli
ha fatto chiaramente capire le sue intenzioni, chissà se Bella prima o poi
prenderà la decisione giusta.
Un grazie di tutto
cuore a tutti voi che avete recensito, a quelli che hanno messo la mia storia
tra i preferiti e nelle seguite. Un altro grazie di cuore anche a coloro che mi
hanno inserita tra gli autori preferiti. Spero che anche questo capitolo sia di
vostro gradimento e recensite. Un bacio.
INTRODUZIONE:Edward ha lasciato Bella in New Moon e non è
non e mai più tornato. Gli anni passano e anche i decenni, ma due anime sono
ancora tremendamente legate tra di loro perché il tempo possa cancellare ciò
che l’amore ha creato. Cosa succederà se un giorno Bella dovesse rincontrare
quella che aveva considerato fin dall’inizio al sua famiglia? E i Cullen e
soprattutto Edward come reagiranno quando scopriranno che Bella è ancora la
diciottenne che avevano lasciato? P.S. Bella non è un vampiro, ma non è
comunque umana. Oltre i vecchi, ci saranno anche nuovi personaggi.
INTRODUZIONE:Bella vive a Phoenix
da quando è nata e la sua vita ruota intorno ai suoi sei migliori amici: Alice,
Rosalie, Emmett, Jasper, Jacob e Edward. Si conoscono fin da quando erano dei
bambini, ma crescendo le cose cambiano e lei si ritrova solo con Jacob e Edward
che sono iperprotettivi nei suoi confronti. Un giorno accade che Jacob si
dichiara e in seguito le chiede di sposarlo. Lei accetta, ma lo ama davvero? Si
certo, ma il suo non è amore, non quello vero almeno. Ed Edward? Cosa farà a
questo punto? E se si accorgesse proprio ora che sta per perdere la persona più
importante della sua vita? E se lei lo considerasse solo il suo migliore amico?
E se invece non fosse così? La loro è solo amicizia? Si certo, ma non del
tutto. Cosa succederà, allora? Bella sposerà Jacob? Forse solo da uno sbaglio
si può scoprire la verità. Ma qual è questa verità?
INTRODUZIONE:Edward lascia Bella per
permettergli di vivere una vita normale, ma prima di farlo esaudisce il
desiderio dell’unica ragazza che abbia mai amato. Dopo la sua partenza le cose
cambiano e Bella non vivrà la vita che Edward ha sperato per lei. Si ritroverà
vampira, con un figlia da crescere e un passato da ricordare. Riuscirà a
ricordarsi del suo unico e vero amore? Ma soprattutto riuscirà a rincontrarlo?
INTRODUZIONE: Rosalie, Bella e
Alice sono tre sorelle newyorchesi che si trasferiscono a Phoenix. Sono le
classiche ragazze popolari che tutti invidiano, dal carattere forte e deciso e che
non si fanno mettere i piedi in testa da nessuno. A Phoenix le loro vite si
incroceranno con quelle di tre fratelli Emmett, Edward e Jasper, anche loro dal
carattere forte. Nessuno di loro crede nell’amore, ma presto si renderanno
conto di sbagliare, presto l’amore entrerà nelle loro vite e da lì tutto
cambierà.
INTRODUZIONE:Bella è una semplice
ragazza che vive a Phoenix. Ha un fratello e due sorelle gemelle. La sua vita
ruota intorno ai Cullen, i suoi migliori amici, la sua seconda famiglia. E poi
c’è Tay, il suo fidanzato, ma lei ne è davvero
innamorata? La sua vita è perfetta come crede? Il ritorno in città di Edward,
il suo amico di sempre, gli incasinerà la vita e presto si renderà conto che
quell’amico con il quale non fa altro che litigare non è poi solo un amico. Le
cose non saranno semplici e in una notte tutto si complicherà.
INTRODUZIONE:Bella è una ragazza alla moda che vive a Orange Country, con una
storia difficile alle spalle, chiusa, ma allo stesso tempo ribelle verso gli
altri incontra lui, Edward, un playboy da strapazzo, ribelle, odioso,
presuntuoso, aggressivo, ricco e che non fa altro che dedicarsi con i suoi
amici ricconi a feste mondane e al lusso più sfrenato. Riuscirà lei a lasciarsi
andare all'amore? E lui? Riuscirà a mettere la testa a posto? E se tutto
iniziasse ad andare x il verso giusto? Lei non sa, però, che un segreto alena
dietro di lei, un segreto che lui non intende svelarle, non subito almeno, ma
poi non sarà tardi? Una storia ricca di divertimento, scontri, ribellioni, ma
amore, tanto amore. Sono tutti umani.
INTRODUZIONE:Un semplice invito di matrimonio può cambiare quella che sembra
essere diventata una vita stabile? Questo si chiede Bella quando si ritrova tra
le mani l’invito del matrimonio di Alice e Jasper. Partire e raggiungere quella
che un tempo era la sua migliore amica affrontando i fantasmi del suo passato?
Oppure restare a casa e non correre rischi? Bella vive a New York, fa la
giornalista, si è lasciata i Cullen alle spalle e si porta dietro da cinque
anni due grandi responsabilità che portano il nome di Ej e Lizzie. Chi sono? E
che c’entra Edward in tutto questo? Se vi va di scoprirlo correte a leggere la
mia storia. Sono tutti umani.
INTRODUZIONE:Isabella Swan fugge via dalla sua città all’ètà di dieci anni,
grassottella e timida viene presa in giro da tutti. Si rifugia a Jacksonville
dalla madre, ma otto anni dopo il brutto anatroccolo si è trasformato in un
bellissimo cigno. Decide di tornare a Beverly Hill, la sua città natale, dove i
suoi vecchi amici la attendono, ma Bella è cambiata non solo fisicamente e
vuole prendersi la sua rivincita su tutti coloro che un tempo la prendevano in
giro. Nella sua vecchia città, però, non tutto è come lo ha lasciato. I Royal
King, i suoi vecchi amici, sono in lotta continua contro i Blue Ice, un altro
club di ragazzi popolari e ricchi. Cosa succederà con l’arrivo di Bella? Che
succederà se un giorno i due gruppi si ritrovano costretti a collaborare?
Filerà tutto liscio? Personaggi decisamente diversi da come abbiamo imparato a
conoscerli, ma chissà…magari dall’odio nascerà qualcos’altro e quella che era
sembrata una rivincita potrebbe diventare ben altro. Sono tutti umani. Vi ho
incuriosito? Correte a leggere.
Questi personaggi non mi appartengono, ma sono proprietà di Stephenie
Meyer
Questi personaggi non mi appartengono,
ma sono proprietà di Stephenie Meyer. Questa storia è stata scritta senza alcun
scopo di lucro.
Eccomi qui con un
altro aggiornamento. Molti di voi sono rimasti incuriositi dallo spoiler di
questo capitolo e ripensando a quello credo che ci sia poco da aggiungere
adesso. Non posso che lasciarvi al nuovo capitolo sperando che vi piaccia.
Buona lettura. Un bacio a tutti.
Capitolo 22
Una conversazione toccante
POV BELLA
A svegliarmi
furono i raggi del sole che prepotenti entrarono dalla finestra. Stropicciai
gli occhi e un dolore lancinante alla testa sembrò farmela scoppiare
ricordandomi solo allora della sbornia della sera precedente.
Guardai l’orario
alla sveglia e mi resi conto che era mezzogiorno e mezzo, poi mi guardai
attorno rendendomi conto di non essere nella mia stanza, ma in quella di Edward
il che mi spaventò non poco.
Ricordavo a
stento la serata trascorsa e più mi sforzavo più non riuscivo a ricordare cosa
ci facessi qui.
La chiacchierata
con Victoria, l’incontro con il tizio che ci aveva provato, le risate con Alice
e le altre mentre ballavamo. O mio Dio, mi ero messa pure a ballare. Roba da
non credere.
Il giro in
limousine e io che entravo nella stanza di Edward e praticamente gli saltavo
addosso, poi il vuoto più assoluto.
Non ricordavo
niente e la cosa mi preoccupava. Mi alzai a fatica dal letto e solo allora mi
resi conto di essere ancora vestita come la sera prima. Il che mi fece ben
sperare che non fosse successo nulla con Edward, ma aumentò la mia vergogna per
il gesto che avevo fatto.
Avrei tanto
voluto che anche Edward fosse ubriaco e non ricordasse niente, ma non potevo
essere tanto fortunata. Del resto lui non era stato a nessuna festa il giorno
prima.
Mi diedi
mentalmente della stupida. Come diavolo avevo potuto alzare il gomito? E se gli
avessi rivelato la verità? Se gli avessi raccontato dei bambini? No, non era
possibile, in fondo non ero così ubriaca dal farlo.
Mi guardai allo
specchio rendendomi conto che sembravo una pazza. Al posto dei capelli avevo un
balla di fieno, gli occhi era cerchiati da profonde occhiaie e avevo una faccia
sconvolta, per non parlare dei problemi non visibili come il forte dolore di
testa che sembrava martellarmi quella zucca vuota che mi ritrovavo.
In vita mia erano
state davvero poche le volte in cui avevo dovuto affrontare i postumi di una
sbornia, non era nel mio carattere ubriacarmi, ma soprattutto non era nel mio
carattere farlo da quando ero diventata una madre.
Mi vergognai di
me stessa, ma tutto il casino che si era creato negli ultimi giorni, forse,
poteva essere una minuscola giustificazione a ciò che avevo fatto.
Ma chi volevo
prendere in giro? Non c’erano giustificazioni al mio comportamento.
Mi diressi verso
il bagno e mi feci una doccia gelata, magari mi avrebbe aiutato, poi mi avvolsi
nell’accappatoio e mi asciugai i capelli lasciandoli mossi visto che non avevo
intenzione di allisciarli a causa del caldo allucinante che faceva.
Tornai nella mia
camera e mi vestii,
poi passai al trucco e prima di scendere giù rifeci il letto di Edward.
Quando terminai
mi diressi sotto e solo in quel momento mi venne in mente il fatto che qualcuno
poteva avermi vista in camera di Edward e che si facesse strane idee, anche se
non ero certa che fossero strane visto che non ricordavo un bel niente. Avrei
dovuto chiedere spiegazioni a Edward, non c’erano altre alternative.
Giunsi in salone
e vidi Jake che guardava la tv, non appena mi vide fece una strana espressione.
- Finalmente – mi
disse sottovoce.
- Che succede? –
gli risposi curiosa del suo tono di voce.
- Mi spieghi che
cavolo hai fatto stanotte? – mi domandò sempre a voce bassa.
- Perché scusa? –
gli chiesi facendo finta di nulla.
- Stamattina sono
passato in camera tua per prendere i vestiti dei bambini e tu non c’eri. Dove
hai dormito, anzi, la domanda è un’altra perché quella già la so. Hai dormito?
– mi domandò lui malizioso.
Io non ci capivo
nulla, avevo la testa un pallone e lui parlava strano.
- Jake ho la
testa che mi scoppia e non capisco nulla. Potresti parlare in modo chiaro senza
giri di parole. Non afferro bene i concetti stamattina – gli spiegai sincera.
- Cioè fammi
capire. Ti sei ubriacata ieri sera? – mi chiese sconvolto.
- Avrei le talpe
che mi martellano la testa altrimenti? – gli domandai retorica.
- Questa si che
mi è nuova. Avrei voluto vederti ubriaca, non è mai successo da quando ti
conosco – mi fece notare lui.
- E ti assicuro
che non succederà più – gli risposi sicura di me.
- Allora,
ricapitoliamo. Ti sei ubriacata e non hai dormito in camera tua il che mi fa
supporre che abbia dormito da Edward, non c’è altra soluzione visto che hai
dormito in questa casa in quanto Alice afferma che siete rientrate insieme.
Quindi, mi spieghi cosa hai combinato stanotte? – mi domandò facendomi il
resoconto di quello che voleva sapere.
- Hai detto a
Alice che non ho dormito in camera mia? – gli chiesi sconvolta.
Se la sua
risposta sarebbe stata “si”, lo avrei ucciso, ne ero sicura.
- Mi prendi per
scemo? Certo che non l’ho fatto. Semplicemente ho chiesto come fosse andata la
serata e lei mi ha detto che l’unica cosa che si ricorda è che siete rientrate
insieme. Se la vedi è sconvolta, ha una faccia decisamente peggiore della tua –
mi spiegò.
- Si è ubriacata
molto peggio di quanto abbia fatto io – gli rivelai facendogli un sorriso che
risultò una smorfia.
- Allora, mi dici
che è successo? – esordì alla fine curioso.
- Dovrei chiedere
a Edward prima di dirtelo. Mi ricordo solo di essergli saltata addosso e
stamattina mi sono ritrovata nel suo letto – gli spiegai sincera.
Quelle poche
parole bastarono a fargli arrivare la mandibola ai piedi.
- Bella, stai
scherzando non è vero? – mi chiese sconvolto.
- Ti prego, non
infierire. Sono già preoccupata di mio. A proposito dov’è lui? – gli domandai.
- In ospedale.
Aveva il turno di mattina, oggi – mi spiegò.
- Prega con me
che non sia successo nulla – lo pregai.
- E anche se
fosse successo qualcosa quale sarebbe il problema? – mi chiese come se non ci
fosse niente di male.
- Quale sarebbe
il problema? Tu sei pazzo. Ci sarebbero un sacco di problemi. L’arrivo di Leah
ti ha dato di volta al cervello – gli risposi cercando di deviare l’argomento.
Con il mal di
testa che mi ritrovavo non potevo assolutamente sopportare una chiacchierata
con Jacob il cui discorso portante fosse Edward. Proprio non me la sentivo e
poi sapevo già abbastanza bene cosa pensava Jake di tutta questa storia e il
suo comportamento e la frase appena pronunciata non faceva che avvalorare la
mia tesi.
- Adesso che
c’entra Leah? – mi chiese lui con l’espressione di uno che è stato colpito e
affondato.
- Lei piace a te
e tu piaci a lei. È totalmente evidente la cosa – gli feci notare sincera.
- È così evidente
che mi piace? – mi domandò.
- Decisamente si
– gli risposi sorridendo.
- Ma non è detto
che io piaccia a lei – continuò lui.
- Jake tu sei un
bravissimo osservatore, ma quando si tratta di te, hai proprio gli occhi
chiusi. Sono una donna e so lo sguardo che le donne mettono su quando un uomo
gli piace. Vuoi un consiglio, buttati e non te ne pentirai – gli dissi seria
guardandolo negli occhi.
- Ma… – stava
provando a dire lui.
- Niente ma,
fidati di me. Buttati – lo interruppi io dandogli un bacio sulla guancia e
dirigendomi in cucina seguita a ruota da lui.
Trovai Esme
intenta a cucinare e Alice buttata sul divano che si toccava le tempie, segno
che come me aveva la testa che gli martellava. Domandai dei bambini e mi
dissero che era venuto Emmett a prenderli per portali a mangiare a casa sua e
Jasper era uscito a comprare delle cose.
Restai in cucina
buttandomi sul divano insieme a Alice, proprio non c’è la facevo a dare una
mano, ma al mio posto ci pensò Jake.
Una mezz’oretta
dopo Jasper rientrò e qualche minuto dopo anche Carlisle ed Edward fecero
rientro di ritorno dall’ospedale.
Guardai lui e lo
sguardo venne ricambiato, ma mentre il mio era preoccupato, il suo era
tranquillo e rilassato.
Pranzammo tutti
insieme e notavo gli sguardi perforanti che mi lanciava Edward, ma ero troppo
imbarazzata da ciò che era successo per riuscire a guardarlo di rimando.
Quel pranzo mi
sembrò il più lungo della mia vita e quando arrivammo al dolce ringraziai tutti
i santi del Paradiso.
Restammo lì a
parlare, ma io per non incontrare lo sguardo di Edward mi misi sul divano in
modo che lui mi desse le spalle e per fortuna l’imbarazzo andò pian piano
scemando e quando poi sul divano mi raggiunse Jacob mi sentì ancora più a mio
agio.
Più tardi Emmett
e Rosalie riaccompagnarono i bambini a casa e subito loro mi saltarono addosso.
Le loro urla mi facevano scoppiare la testa ancora di più e non riuscivo
nemmeno a dare loro molto retta, avevo la testa che mi martellava in modo
allucinante.
- Bella, tieni –
mi disse Edward lanciandomi qualcosa.
La afferrai al
volo e mi resi conto che era un flacone di aspirine. Lo guardai e gli sorrisi.
Si era reso conto che la testa mi stava scoppiando. Non so se lo pensasse visto
che sapeva della sbronza o se semplicemente se ne fosse accorto
dall’espressione che assumevo sentendo le urla dei bambini, fatto sta è che
gliene ero grata.
- Grazie – mi
limitai a dire sorridendogli.
Dopo averla presa
ne passai una anche ad Alice che non riusciva nemmeno a parlare tanto forte gli
faceva male la testa.
- Edward andiamo
a guardare i cartoni come ieri sera? – propose Lizzie.
- Si tesoro,
andiamo – le rispose lui mentre a loro si unirono Ej e Sarah.
- Edward ti
dovrei parlare un attimo, posso? – gli domandai consapevole che era meglio
chiarire la cosa adesso piuttosto che rimandare.
- Ma mamma, non
puoi parlargli dopo? – mi chiese Ej sbuffando.
- No, è urgente.
Ve lo rubo solo cinque minuti, giuro – dissi loro.
- Giurin
giuretto? – mi domandarono Ej e Lizzie all’unisono.
- Giurin giuretto
e mano sul cuore – gli risposi sorridendo.
Quel gioco lo
facevamo sempre.
- Ok, allora ti
aspettiamo sul divano – disse Lizzie a Edward scomparendo dalla cucina insieme
al fratello e alla cugina.
Feci segno a
Edward di uscire fuori e lui lo fece, mentre io lo seguì a ruota.
Raggiungemmo il
portico di casa e allora lui si fermò e io feci lo stesso. Puntò i suoi occhi
verdi dentro i miei e mi sorrise sghembo.
- Non so da dove
iniziare – esordì io consapevole che l’imbarazzo mi stava tingendo le guance di
rosso.
- Allora inizio
io. Vuoi? – mi chiese sorridendo malizioso – stanotte è stato fantastico.
Dovresti ubriacarti un po’ più spesso – mi rivelò facendomi raggelare.
Possibile che
fosse davvero successo qualcosa? Non potevo credere che dopo cinque anni avevo
fatto di nuovo l’amore con Edward e non ricordavo assolutamente nulla.
Per una stupida
sbornia avevo minimizzato qualcosa di tanto bello e importante.
- Che vuoi dire?
– gli domandai sperando che avessi capito male.
- Che ci hai dato
dentro davvero. Non ti ricordavo così focosa – mi rispose lui malizioso alzando
un sopracciglio.
Non ci potevo
credere, era un incubo da cui volevo svegliarmi.
Mi passai una
mano sul viso e poi tra i capelli come facevo sempre quando ero nervosa e
Edward mi scoppiò a ridere in faccia.
- Bella, Bella –
mi disse lui scuotendo la testa mentre ancora rideva.
- Non sei
divertente e non è divertente che mi prendi in giro visto che io non ricordo
nulla – gli dissi infastidita dal suo sarcasmo.
Lui smise di
ridere e mi guardò negli occhi prima di sorridermi sghembo.
- Sei sempre stata
un po’ ingenua. Credi a tutto quello che ti dico. Non è successo niente
stanotte, puoi stare tranquilla. Ero consapevole che non fossi lucida, quindi,
davvero stai tranquilla – mi fece notare con espressione seria.
Feci un respiro
di sollievo e sorrisi accorgendomi che lui stava scherzando, ma soprattutto
consapevole del fatto che non avessi accennato alla storia dei bambini. In
fondo non ero così ubriaca dal farlo.
Gli diedi una
pacca sulla spalla e gli sorrisi.
- Davvero
divertente prenderti gioco di me. Non sei cambiato per nulla – gli feci notare
facendo la finta offesa.
- E tu sei ancora
bellissima quando fai finta di arrabbiarti – mi rispose lui passandosi una mano
nei capelli.
- Non so cosa ho
detto o fatto, ma mi dispiace. Non volevo svegliarti né importunarti, ti chiedo
scusa – gli dissi, ormai, più tranquilla che non fosse successo nulla.
- Non c’è bisogno
che ti scusi – mi fece notare lui.
- Solo un’altra
cosa? Come mai stamattina mi sono ritrovata nel tuo letto? – gli domandai.
- Non ti sei voluta
muovere da lì e non mi sembrava il caso di prenderti di peso e portarti nel tuo
letto – mi rispose lui sorridendo.
- Mi dispiace,
non volevo essere d’intralcio – gli dissi.
- Non lo sei
stata assolutamente, anzi tutto il contrario – mi spiegò lui.
Feci finta di non
capire cosa velatamente aveva detto e sorrisi.
- Cos’è che ho
detto? – gli domandai poi.
- Non credo tu lo
voglia sapere davvero – mi rispose lui.
- Ho esagerato? –
gli chiesi curiosa.
- Non troppo – mi
rispose lui ridendo della mia espressione.
- Ero ubriaca –
mi giustificai mettendo il broncio.
- Si, è vero, ma
si dice che quando una è ubriaca tende a dire la verità e a fare quello che
vorrebbe fare, ma che quando è lucida non farebbe – mi spiegò lui malizioso.
- Sciocchezze –
gli risposi io anche se ero consapevole che aveva ragione.
Non gli saltavo
addosso solo perché la razionalità me lo impediva, ma quando la ragione andava
a farsi un giro, come la sera prima, ecco quali erano i risultati.
- L’importante è
crederci – mi disse lui baciandomi una guancia – i bambini mi reclamano –
aggiunse poi sorridendomi sghembo e entrando dentro.
Restai fuori come
un pesce lesso. Era bastata una piccola sbronza per far crollare tutto quello
che avevo costruito, una sola sbronza per far capire a lui cosa davvero
provavo.
Andai a sdraiarmi
sul dondolo e mi beai dei raggi del sole, ma soprattutto mi rilassai
completamente. Dovetti perfino appisolarmi perché fu Jake a svegliarmi dopo non
so quanto tempo.
- Dove stai
andando? – gli chiesi visto che era vestito di tutto punto.
- Da Leah. Le ho
promesso un giro turistico – mi rispose.
- Ma se questa
città non la conosci neppure tu – gli feci notare.
- Dettagli – mi
disse sorridendomi.
- Mi hai proprio
seguita alla lettera ah, e bravo il mio Jake – gli feci notare ricambiando il
suo sorriso.
- Tu piuttosto?
Cosa ti ha detto Edward? – mi domandò curioso.
- Tutto apposto.
Non è successo nulla. Mi ha fermato consapevole che non ero lucida e poi mi
sono addormentata lì e non mi ha voluto portare nel mio letto – gli spiegai in
breve.
- Che grande
sacrificio che ha fatto – mi disse scherzando.
- La vuoi
smettere di prendere in giro? – gli chiesi.
- La smetterò
solo quando tu aprirai gli occhi. Adesso vado – mi rispose dandomi un bacio e
dirigendosi verso la macchina – ah Bella, fossi in te entrerei dentro. C’è una
scena che fossi in te non mi perderei per nulla al mondo. Chissà che ti
chiarisca le idee – aggiunse poi prima di entrare in macchina e sfrecciare via.
Di che scena
stava parlando?
Curiosa come non
mai mi diressi all’ingresso, non prima, però, di aver notato che la macchina di
Emmett non c’era più. Di sicuro tutti e tre erano tornati a casa del resto
erano già le sei del pomeriggio. Quanto cavolo avevo dormito sul quel dondolo?
Entrai dentro e
mi diressi subito in salotto e fu allora che mi resi conto di quale fosse la
scena di cui parlava Jake.
Edward era
sdraiato sul divano con il piccolo Ej che dormiva raggomitolato sul suo petto,
mentre Lizzie era seduta a terra con le gambe incrociate vicino al divano e
parlava con Edward mentre giocherellava con le dita di lui.
Era una scena da
fotografare, una di quelle scene che avevo sempre sognato di vedere. Cercai di
non far rumore e di non farmi vedere, poi mi misi in ascolto. Del resto, ormai,
origliare per me era diventata una cosa all’ordine del giorno in quella casa.
- A Ej non
piacciono gli uomini che girano intorno alla mamma. È un gelosone – disse
Lizzie a Edward.
Mi sarebbe
piaciuto aver sentito tutta la conversazione, ma mi sarei accontentata di
iniziare da quel punto.
- La mamma è
molto bella – le fece notare Edward.
- Si, ma lei non
guarda mai nessuno. Sarò pure piccola, ma mi accorgo della differenza tra mamma
e le sue amiche. Loro non fanno altro che parlare di ragazzi, mamma non lo fa
mai – gli spiegò la piccola.
Era troppo
sveglia la mia bambina, troppo. A volte non sembrava nemmeno una bambina di
cinque anni.
- A no? – le
domandò lui curioso.
- No, lei dice
che gli uomini non fanno per lei. Solo Ej è il suo ometto – continuò la
piccola.
- Ma c’è anche
Jake? – le fece notare Edward.
- Zio Jake e
mamma? Bleah - gli rispose lei schifata.
Per lei era una
cosa impossibile. Vedeva me e Jake come due fratelli e gli sembrava impossibile
che potessimo stare insieme.
- Non ti piace
per mamma? - le domandò lui.
- No – rispose
lei sicura più che mai.
- E chi ti
piacerebbe? – le chiese lui curioso.
- Il mio papà –
gli rispose la piccola decisa mentre il mio cuore perse un battito.
I gemelli non
chiedevano spesso del papà. Prima lo facevano più spesso, poi si erano resi conto
che non davo mai loro delle risposte chiare e soprattutto che mi rattristavo un
po’ a parlare del padre, così da un po’ di tempo avevano smesso di chiedere.
Vidi Edward
assumere una strana espressione, ma subito tornò a sorridere alla piccola,
mentre lei continuava a giocare con la mano di lui.
- Non l’ho mai
conosciuto. Mamma dice che lavora lontano e non può venere a trovarci per
adesso – continuò la piccola.
- Vedrai che un
giorno verrà – le rispose Edward rincuorandola con un sorriso.
- Se ti dico un
segreto, prometti di non dirlo a mamma? Lei quando parla di papà diventa triste
e non voglio che lo sappia – disse Lizzie a lui.
- Promesso – le
fece notare Edward.
- No, devi fare
Giurin Giuretto come facciamo con mamma – lo rimproverò Lizzie.
- Giurin Giuretto
e mano sul cuore – le promise Edward mentre lei gli sorrise.
- Ogni compleanno
mio e di Ej lo festeggiamo con mamma e Jake, solo noi quattro, ma io ed Ej
esprimiamo sempre un desiderio: che anche papà venga, ma ogni anno lui non si
presenta. Io mi faccio vestire tutta elegante dalla mamma, cerco di comportarmi
bene e spero che lui venga a prendermi, ma lui non viene mai – gli raccontò la
piccola mentre i miei occhi iniziarono a bagnarsi di lacrime.
Ecco perché
insisteva sempre nel volersi mettere tutta carina il giorno del suo compleanno
anche se restavamo a festeggiarlo in casa solo noi quattro.
Vidi gli occhi di
Edward rattristarsi e mi sentì ancora di più un verme.
- Vedrai che un
giorno il tuo papà verrà e festeggerete il più bel compleanno del mondo – le
disse lui.
- E tu come fai a
saperlo? Lo conosci? – gli domandò ingenuamente lei.
- No, non lo
conosco, ma conosco te ed Ej e sono sicurissimo che un giorno il vostro papà
tornerà a casa – le rispose Edward.
- Vorrei che il
mio papà fosse come te – disse la piccola e quello fu il mio colpo di grazia.
Le lacrime
iniziarono a scendere copiose sul mio volto e a stento trattenni i singhiozzi
per paura di farmi sentire.
- E io vorrei che
un giorno se avessi una bambina fosse come te – le rispose Edward mentre la
piccola sorrise gioiosa e si alzò da terra e si sdraiò su di Edward proprio
vicino a suo fratello. Lui la strinse forte e chiuse gli occhi come a bearsi di
quel momento.
Restarono in
silenzio per un po’, poi Lizzie alzò gli occhi e guardò Edward.
- La mamma ci ha
detto che voi, una volta, eravate amici speciali. Eravate fidanzati, vero? –
chiese la piccola.
- Si, tesoro, lo
eravamo – le rispose lei.
- E tu le volevi
bene? – continuò la piccola con le domande.
- Si, tanto, più
di ogni altra cosa al mondo – le rispose lui sicuro di sé.
- E lei? – chiese
Lizzie.
- Anche lei me ne
voleva, tanto – le rispose lui.
- E allora perché
vi siete lasciati? – gli domandò lei curiosa.
- Perché io sono
stato uno stupido – le rispose rattristandosi.
- Hey, tu non sei
stupido – lo rimproverò la piccola mettendosi a ridere seguita a ruota da
Edward.
E allora mi resi
conto quanto quelle due risate fossero identiche. Lizzie assomigliava a Edward
molto più di quanto io stessa avevo sempre creduto.
- Eddy, ma tu lo
sai cosa significa “scheggia”? – gli domandò lei quando smisero di ridere.
Non mi ci volle
molto per capire le intenzioni di Lizzie, del resto c’era da aspettarselo.
Quella bambini era troppo sveglia.
- Scheggia? – le
domandò lui sorpreso.
- Ogni tanto la sera
chiediamo a mamma di raccontarci una favola per farci addormentare e lei ci
racconta sempre la stessa storia, ma non la legge da nessuna parte. Il principe
chiama la principessa “scheggia”, ma mamma non sa cosa significa – gli spiegò
la piccola.
Edward sorrise,
mentre io ancora piangevo. Inconsapevolmente Lizzie aveva appena rivelato a
Edward che la storia che raccontavo la sera ai miei bambini non era altro che
la mia storia con lui ovviamente molto romanzata e dall’espressione che lui
aveva messo su sembrava molto contento di questo.
- Beh tesoro,
forse, era un nomignolo affettuoso che il principe dava alla principessa,
magari non aveva nessun significato – le rispose lui sicuro di sé.
- Allora ci credo
– ribadì lei.
- Ah si? – chiese
lui curioso.
- Certo, chi
meglio del principe poteva rispondermi – gli fece notare lei e Edward rimase
stupito allo stesso modo in cui restai io.
Come diavolo
aveva fatto quella birba a capire che il principe di cui le parlavo io fosse
Edward?
- Io sarei il
principe? – domandò Edward sorpreso che la piccola lo avesse capito.
- Certo e mamma è
la principessa – aggiunse Lizzie.
- E cosa te lo fa
pensare? – le chiese lui mentre lei fece uno sbadiglio sintomo che aveva sonno
e che fra non molto si sarebbe addormentata tra le braccia di suo padre.
- Mamma, una
volta, ci ha detto che questa favola raccontava la sua storia, la storia del
suo unico e grande amore. Su in camera, ho trovato una foto tua e di mamma che
vi baciavate con una scritta dietro e ho chiesto a zio Jasper di leggermi cosa
c’era scritto e lui ha detto che c’era scritto “Ti amo scheggia” e la tua
firma. Allora ho capito che sei tu il principe Edwin di cui la mamma ci parla
nella sua storia – spiegò la piccola mentre sbadigliò ancora una volta e allora
mi fu tutto chiaro.
Lizzie era troppo
sveglia. Al punto in cui eravamo non mi sarei stupita se fosse venuta da me a
chiedermi se Edward era il suo papà. Ok, forse questo era un po’ troppo, ma
Lizzie, beh Lizzie era Lizzie.
La vidi chiudere
gli occhi e addormentarsi mentre Edward si guardò il petto occupato da quei due
angioletti e sorrise tra sé, mentre io fui costretta a salire in camera e a
piangere tutte le mie lacrime senza la paura che qualcuno mi vedesse.
Restai in camera
per tutto il resto del pomeriggio e scesi giù solo a ora di cena, nascondendo
per quanto possibile le tracce del pianto.
Mi diressi in
salotto e vidi Jasper, Edward, Emmett e Jake pronti per andare alla festa di
addio al celibato di Jasper.
- Vedo che la
scena vista ti ha fatto male – mi disse sottovoce Jake accorgendosi forse che
avevo pianto.
Del resto mi
conosceva troppo bene.
Mi limitai solo a
sorridergli mesta, poi gli diedi un bacio sulla guancia e dopo aver salutato
gli altri e aver lanciato uno sguardo a Edward accorgendomi che mi sorrideva
sghembo mi diressi in cucina pronta a cenare.
I bambini erano
già lì e mi vennero incontro abbracciandomi. Li strinsi a me spasmodicamente
ripensando alle parole di Lizzie e al suo discorso sul loro papà e quasi mi
venne da piangere di nuovo, ma cercai di trattenermi.
Ci sedemmo a
tavola e iniziammo a cenare, ma la mia mente ripensava ancora alla discussione
che avevo sentito prima e sentivo come un pugnale che mi si conficcava nel
cuore.
Una cosa era
certa: forse, era meglio se la smettevo di origliare le conversazioni che
Edward intratteneva con gli altri.
…Adry91…
SPOILER:
- Piccoli andiamo
a letto adesso – dissi io rovinando quella bolla di serenità che si era creata,
ma era tardi e bisognava andare a dormire.
- Io ho un’idea
migliore – propose Ej.
- Accetterò la
tua idea solo se questa implica l’andare a dormire – dissi io.
- Spara – gli
disse invece Edward.
Lui lo guardò e
gli sorrise.
- Guardiamo un
film tutti e quattro insieme? – propose il piccolo.
Risposte alle vostre recensioni:
- isabellacullen: Beh, questa volta è
stato Edward, ma credo che abbia fatto bene, come vedi Bella non si ricorda
nulla di quello che è successo in camera.
- Ed4e: Beh come vedi Bella
non ricorda nulla di quello che è successo in camera, ma Edward le ha chiarito
tutto. Come vedi nemmeno questa volta Bella ha detto la verità a Edward. Lo
farà mai? Jake si vede ancora, tranquilla, difatti eccolo tornato alla carica.
Diciamo che non amo particolarmente il personaggio di Jake, ma in questa storia
me lo sono creato come meglio piace a me. Jake non può essere nulla se non un
amico per Bella, nulla di più.
- Austen95: Beh, spero che le
cose interessanti che hai visto dalla spoiler possano concordare con tutto il
capitolo letto.
- Smiley: Beh, posso solo
essere felici di non liberarmi di te. Una fan in più può solo farmi piacere. Alice
sbronza c’è la vedevo proprio ed è da questa idea che poi è partita quella di
far ubriacare anche Bella. Le battute dei ragazzi per rimorchiare credo che
siano divertenti, ma anche molto stupide. Le ho inserire perché credo che
rispecchiano la realtà soprattutto in locali come possono essere le discoteche.
- oria71: Beh, in effetti
stavolta Bella ha dovuto frenare i suoi ormai, ma credo che Edward abbia fatto
la cosa migliore. Come hai detto tu stessa, è stato un grande signore.
- fabiiiiiiiii: Lo so che glielo
deve dire, ma per il momento non sembra averne voglia. Chissà se con il tempo
le cose cambieranno.
- akexia18: Beh, diciamo che il risveglio tanto
dolce non è stato. Bella si è ritrovata da sola (Edward aveva il turno di
mattina all0’ospedale, lo so, sono sadica) e per di più i suoi ricordi si
concludevano nel momento in cui è entrata in camera di Edward. Credo che tutti
al posto suo avrebbe avuto un po’ di paura, soprattutto lei che nasconde un
segreto tanto grande.
- SweetDreamer: Sono contenta che
hai trovato romantica l’ultima scena, c’è l’ho messa tutta davvero. Spero che
il capitolo si sia rivelato davvero interessante viste le alte aspirazioni che
sembravi avere dalla spoiler.
- superlettrice: Su una cosa
concordo con te, ci vuole davvero un cuore forte per separare Edward dai
bambini visto il grande legame che hanno creato. Bella c’è la farà? Oppure
confesserà tutto? Diciamo che in discoteca ha saputo tenere a bada tutti e due
i ragazzi che gli si sono avvicinati, beh con Edward è stato diverso, ma in
fondo per lui prova qualcosa.
- vanderbit: Mi chiedi se Dylan
comparirà ancora, ma non ti so dare una risposta. Conosco la storia fino ad un
certo punto, il resto devo ancora elaborarlo, quindi potremmo rivederlo come
anche no, chi lo sa. Beh in effetti gli uomini che ho scelto mi piacevano
parecchio, diciamo che era difficile resistergli, ma Bella c’è riuscita. Il
nuovo capitolo di “Bisogna sbagliare per conoscere la verità” è quasi pronto.
Ormai lì siamo arrivati alla fine, manca davvero pochissimo.
- Horse are my
life: Si, concordo con te. A volte i ragazzi sanno essere proprio
scemi. Spero che questo capitolo non abbia deluso le aspettative che ti sei
fatta con la lettura dello spoiler nel capitolo passato.
- mary74: Beh, diciamo che
c’è lo vedevo Edward a cedere a Bella, ma poi lucidamente e razionalmente ho
pensato che fosse meglio che lui la “rifiutasse”. Il suo non è stato un
rifiuto, ma semplicemente ha capito che Bella non era lucida abbastanza per
capire cosa voleva davvero. Beh un po’ di sarcasmo Edward l’ha mostrato quando
hanno parlato, ma poi le ha detto la verità, anche se l’ha fatta preoccupare
parecchio.
- baby2080: Sono contenta che
la parte in camera da letto ti sia piaciuta. Il risveglio, diciamo, che non è
stato dei migliori, ma penso lo sarebbe stato per tutti se ti svegli e non ti
ricordi il motivo per cui ti ritrovi in un letto che non è il tuo.
- favola08: Si, hai proprio
ragione. Nessun bacio, ma le sensazioni che hanno provato erano sensazioni che
nessuno dei due provava da molto tempo e sono davvero contenta che tu lo abbia
capito questo. Era questo il messaggio che volevo mandare. Beh credo che il
capitolo corrente sia una buona spinta per svegliarla, ma lo farà oppure no? Servirà? Vedremo.
- ste87: Beh, diciamo che se
la farei ubriacare un pò più spesso poi non so se Edward riesce a resistere
tutte le volte. Sarebbe una dura prova per il suo autocontrollo.
- vanessagarbin: Nessun bacio hai
ragione, ma credo che quello che hanno sentito sia stato qualcosa di forte che
vada oltre il bacio o quant’altro. Mi fa piacere sapere che la mia storia ti
piace.
- BellsSwanCullen: Beh, credo che
tutti vi aspettavate qualcosa in più tra quei due, ma chi mi conosce sa che non
sarebbe successo. Non amo le cose troppe semplici. Come vedi in questo capitolo
Bella non ha detto nulla a Edward e per il matrimonio non dovrai aspettare
molto. Ci siamo quasi.
- shiningcullen: Beh, lo so, che sei rimasta “fregata”, ma
lo sai che amo lasciare un pò di suspense sempre e comunque. Quanto a Edward e
ai bambini hai perfettamente ragione, dovrebbe capirlo Bella e speriamo che lo
faccia. Scusami per il ritardo, ma non sono riuscita a postare prima.
- JessikinaCullen: Si, Bella a New
York non avrebbe mai fatto un’uscita del genere, non è da lei. Ha delle
responsabilità, responsabilità che si è voluta prendere e vuole che esse siano
portate avanti nel migliore dei modi, ma qui a Jacksonville ha fatto uno
strappo alla regola e come hai detto tu è una cosa giusta. Si è divertita senza
combinare danni. L’episodio del tuo compleanno mi ha fatto morire del ridere e
ti assicuro che ti capisco, anche a me succede da brilla di dirne di tutti i
colori, credo che sia caratteristica comune di tutti quelli che a volte alzano
un po’ il gomito. Alice, beh, lei non poteva mancare di ubriacarsi, anche perché
l’idea mi è venuta proprio con lei. Era lei che volevo far ubriacare e poi mi è
venuto in mente di fare lo stesso con Bella. La storia Edward-Tanya
sembra non essere finiti. L’ultima cosa che sappiamo dei due l’ha detta Edward
a Bella durante la chiacchierata al bar. Diciamo che ufficialmente stanno
ancora insieme, ma Tanya ha dato a Edward il tempo per riflettere su tutto ciò
che è successo dall’arrivo di Bella, comunque presto ne capiremo di più. Quando
ho visto la foto ho detto, questa sarà la camera di Edward, gliela vedevo
benissimo per lui. Come te, anche io, mi risveglierei benissimo se fosse Edward
a svegliarmi, ma purtroppo possiamo solo sognare, almeno quello. Bella non ha
dimenticato tutto della serata, anzi ha ricordato tutto, tranne il momento più
importante cioè dal momento in cui è entrata in stanza di Edward. Mi piaceva l’idea
di vederla preoccupata a di andare a chiedere spiegazioni al diretto
interessato. Come ti ho detto già in passato non serve che ti scusi per la
recensione lunga, mi fa sempre piacere leggere ciò che scrivi, mi fa capire
quanto ti piaccia la storia e questo non può che rendermi felice.
- pomeriggio: Si, in effetti
Edward si è comportato proprio bene. Ho postato prima che ho potuto, spero di
non averti fatto aspettare troppo.
- KatyCullen: Lo spoiler credo
che fosse in qualche modo toccante, in fondo Lizzie è un bambina di cinque anni
senza un papà che ha trovato in Edward una sorta di punto fermo. Eccoti
comunque tutto il capitolo completo, spero che ti sia piaciuto.
- francesca96: Concordo con te su
quello che hai detto, concordo in pieno, ma credo che non sempre una persona è
destinata a stare con l’anima gemella. Metti Victoria per esempio. Lei la sua
anima gemella l’ha avuta, ma il destino gliel’ha portata via. Cosa dovrebbe
fare? Restare per sempre sola? Beh credo che bisogna andare avanti e prendere
tutto ciò che la vita si offre. Credo che amare l’anima gemella sia qualcosa di
fantastico e irripetibile, ma credo anche che possiamo fare il nostro amore,
anche se non nello stesso modo, a qualcun altro. Nonostante tutto concordo con
te, penso che tu abbia ragione da vendere nel dire che non accorgersi dell’anima
gemella significa essere troppo occupati a “giocare a vivere”, ma purtroppo a
volte può anche succedere. Sono contenta che il capitolo ti sia piaciuto, spero
di non deluderti.
- franz1000: Beh, visto che
Bella non ricorda nulla della serata con Edward forse è stato meglio che Edward
non abbia ceduto. Spero che il capitolo corrente abbia colmato le tue
aspettative visto che la scena dello spoiler te l’eri immaginata tante volte.
- Sabe: Beh tesoro, hai
proprio ragione, Edward sta mantenendo la promessa fatta a Ej, ma chissà che
prima o poi Edward lo chieda questo permesso e sfatiamo questa promessa. Neanche
a me piacciono molto le discoteche, del resto come sai non mi piace ballare,
sono un manico di scopa, quindi mi sentirei un pesce fuor d’acqua lì dentro ed
è già successo perché ci sono stata un paio di volte. Esperienze che mi auguro
di non ripetere.
- giova71: Edward aveva il
turno di mattina all’ospedale, quindi non poteva esserci al risveglio e Bella
si è svegliata piuttosto preoccupata quando si è accorta di essere in camera di
Edward. In merito a Edward e alla paternità non posso dirti nulla, i dubbi c’è
li aveva e li ha mostrati a Bella, ma lei ha negato. Lui ci avrà creduto? Questo
può saperlo solo lui.
- HappyDayana: Beh, non lo so se
Edward sa tutto. In tutti i casi presto lo scopriremo.
- Thelionfellinlovewiththelamb: Beh, in effetti
Lizzie è stata proprio dolce con Edward. Bella racconterà la verità? Boh, non
ti resta che leggere per scoprirlo.
- ellehlove: Si, hai ragione. Bella
ha avuto i bambini che aveva solo vent’anni e sinceramente si è dedicata solo e
completamente a loro, non c’è stato nessun divertimento del genere per lei. Diciamo
che ne ha un po’ approfittato questa volta, ma non gli si può certo dare torto
per questo. Si, il matrimonio capita una sola volta nella vita e deve essere
fatto in grande, ma poi Alice è sempre Alice, lei ha sempre mania di grandezza.
- eliza1755: Si, Bella si è
voluta divertire e accantonare per un attimo i problemi. In fondo diventare
mamma a vent’anni non è cosa facile, soprattutto se sei costretta a crescere di
figli in una volta sola e ti ritrovi da sola. Bella al punto in cui si trova
dovrebbe dire la verità a Edward. Lo farà mai? Vedremo. Il nuovo capitolo di “Bisogna
sbagliare per conoscere la verità” è quasi finito. Ormai in quella storia siamo
quasi agli sgoccioli, manca poco, anzi pochissimo. Non appena il capitolo sarà
pronto aggiornerò subito.
- FunnyPink: Tanya e la sorella
erano già al locale perché sono arrivate prima, non c’è un vero motivo. La
situazione tra Tanya e Edward è ancora in stallo, come Edward l’ha descritta a
Bella. Ufficialmente stanno insieme, ma Tanya ha dato a Edward il tempo di
riflettere e capire cosa vuole davvero. Come vedi non è entrato nessuno in
camera di Edward, ma come vedi Jake si è accorto dell’assenza di Bella dalla
sua stanza.
- FrencyCullen94: Spero che il
capitolo sia stato ti tuo gradimento e non abbia deluso le aspettative che ti
sei fatta con la lettura dello spoiler che avevo inserito nello scorso
capitolo.
- loy90: Edward si è già
accorto del particolare dei nomi e di tutto, infatti all’inizio della storia
chiede a Bella se i bambini sono suoi, ma lei nega. Da quel momento in poi
Edward non ha più chiesto nulla dei bambini a Bella, ma non si sa cosa pensa. Se
ha ancora dei dubbi oppure se Bella l’ha convinto non si è mai capito visto che
non ci sono pov dal suo punto di vista, per scoprirlo
non ci resta che aspettare.
- gamolina: Non preoccuparti
per non aver recensito. Mi basta sapere che hai continuato a seguire la storia
e che ti è piaciuta., anche se cono contenta che tu sia tornata. Beh i capitoli
dell’ultima storia li inserirò appena li finisco, purtroppo non ne ho scritti
molti in più di quelli che ho pubblicati per questo aggiorno con meno
frequenza. Mia auguro comunque che anche quella possa piacerti.
- piccolinainnamora: Terrò a mente la
tua partenza e non mi preoccuperò se non vedrò le tue recensioni, sperando che
al tuo ritorno ritornino anche le recensioni. Divertiti, mi raccomando. Bella
ha paura a riprovarci, ha paura perché pensa che può ancora soffrire e non
riesce a lasciarsi andare. Speriamo solo che ci riesca perché, come vedi dal
capitolo corrente, i bambini hanno proprio bisogno del papà.
- aidiamira: Non posso dirti né quando
né se Bella rivelerà la verità a Edward, per saperlo devi solo avere un po’ di
pazienza. Quanto al matrimonio ti posso anticipare che non manca molto, fra
circa due massimo tre capitoli dovrebbe esserci.
Un grazie di tutto
cuore a tutti voi che avete recensito, a quelli che hanno messo la mia storia tra
i preferiti e nelle seguite. Un altro grazie di cuore anche a coloro che mi
hanno inserita tra gli autori preferiti. Spero che anche questo capitolo sia di
vostro gradimento e recensite. Un bacio.
INTRODUZIONE:Edward ha lasciato Bella in New Moon e non è
non e mai più tornato. Gli anni passano e anche i decenni, ma due anime sono
ancora tremendamente legate tra di loro perché il tempo possa cancellare ciò
che l’amore ha creato. Cosa succederà se un giorno Bella dovesse rincontrare
quella che aveva considerato fin dall’inizio al sua famiglia? E i Cullen e
soprattutto Edward come reagiranno quando scopriranno che Bella è ancora la
diciottenne che avevano lasciato? P.S. Bella non è un vampiro, ma non è
comunque umana. Oltre i vecchi, ci saranno anche nuovi personaggi.
INTRODUZIONE:Bella vive a Phoenix
da quando è nata e la sua vita ruota intorno ai suoi sei migliori amici: Alice,
Rosalie, Emmett, Jasper, Jacob e Edward. Si conoscono fin da quando erano dei
bambini, ma crescendo le cose cambiano e lei si ritrova solo con Jacob e Edward
che sono iperprotettivi nei suoi confronti. Un giorno accade che Jacob si
dichiara e in seguito le chiede di sposarlo. Lei accetta, ma lo ama davvero? Si
certo, ma il suo non è amore, non quello vero almeno. Ed Edward? Cosa farà a
questo punto? E se si accorgesse proprio ora che sta per perdere la persona più
importante della sua vita? E se lei lo considerasse solo il suo migliore amico?
E se invece non fosse così? La loro è solo amicizia? Si certo, ma non del
tutto. Cosa succederà, allora? Bella sposerà Jacob? Forse solo da uno sbaglio
si può scoprire la verità. Ma qual è questa verità?
INTRODUZIONE:Edward lascia Bella per
permettergli di vivere una vita normale, ma prima di farlo esaudisce il
desiderio dell’unica ragazza che abbia mai amato. Dopo la sua partenza le cose
cambiano e Bella non vivrà la vita che Edward ha sperato per lei. Si ritroverà
vampira, con un figlia da crescere e un passato da ricordare. Riuscirà a
ricordarsi del suo unico e vero amore? Ma soprattutto riuscirà a rincontrarlo?
INTRODUZIONE: Rosalie, Bella e
Alice sono tre sorelle newyorchesi che si trasferiscono a Phoenix. Sono le
classiche ragazze popolari che tutti invidiano, dal carattere forte e deciso e
che non si fanno mettere i piedi in testa da nessuno. A Phoenix le loro vite si
incroceranno con quelle di tre fratelli Emmett, Edward e Jasper, anche loro dal
carattere forte. Nessuno di loro crede nell’amore, ma presto si renderanno
conto di sbagliare, presto l’amore entrerà nelle loro vite e da lì tutto
cambierà.
INTRODUZIONE:Bella è una semplice
ragazza che vive a Phoenix. Ha un fratello e due sorelle gemelle. La sua vita
ruota intorno ai Cullen, i suoi migliori amici, la sua seconda famiglia. E poi
c’è Tay, il suo fidanzato, ma lei ne è davvero
innamorata? La sua vita è perfetta come crede? Il ritorno in città di Edward,
il suo amico di sempre, gli incasinerà la vita e presto si renderà conto che
quell’amico con il quale non fa altro che litigare non è poi solo un amico. Le
cose non saranno semplici e in una notte tutto si complicherà.
INTRODUZIONE:Bella è una ragazza alla moda che vive a Orange Country, con una
storia difficile alle spalle, chiusa, ma allo stesso tempo ribelle verso gli
altri incontra lui, Edward, un playboy da strapazzo, ribelle, odioso,
presuntuoso, aggressivo, ricco e che non fa altro che dedicarsi con i suoi
amici ricconi a feste mondane e al lusso più sfrenato. Riuscirà lei a lasciarsi
andare all'amore? E lui? Riuscirà a mettere la testa a posto? E se tutto
iniziasse ad andare x il verso giusto? Lei non sa, però, che un segreto alena
dietro di lei, un segreto che lui non intende svelarle, non subito almeno, ma
poi non sarà tardi? Una storia ricca di divertimento, scontri, ribellioni, ma amore,
tanto amore. Sono tutti umani.
INTRODUZIONE:Un semplice invito di matrimonio può cambiare quella che sembra
essere diventata una vita stabile? Questo si chiede Bella quando si ritrova tra
le mani l’invito del matrimonio di Alice e Jasper. Partire e raggiungere quella
che un tempo era la sua migliore amica affrontando i fantasmi del suo passato?
Oppure restare a casa e non correre rischi? Bella vive a New York, fa la
giornalista, si è lasciata i Cullen alle spalle e si porta dietro da cinque
anni due grandi responsabilità che portano il nome di Ej e Lizzie. Chi sono? E
che c’entra Edward in tutto questo? Se vi va di scoprirlo correte a leggere la
mia storia. Sono tutti umani.
INTRODUZIONE:Isabella Swan fugge via dalla sua città all’ètà di dieci anni,
grassottella e timida viene presa in giro da tutti. Si rifugia a Jacksonville
dalla madre, ma otto anni dopo il brutto anatroccolo si è trasformato in un
bellissimo cigno. Decide di tornare a Beverly Hill, la sua città natale, dove i
suoi vecchi amici la attendono, ma Bella è cambiata non solo fisicamente e
vuole prendersi la sua rivincita su tutti coloro che un tempo la prendevano in
giro. Nella sua vecchia città, però, non tutto è come lo ha lasciato. I Royal
King, i suoi vecchi amici, sono in lotta continua contro i Blue Ice, un altro
club di ragazzi popolari e ricchi. Cosa succederà con l’arrivo di Bella? Che
succederà se un giorno i due gruppi si ritrovano costretti a collaborare?
Filerà tutto liscio? Personaggi decisamente diversi da come abbiamo imparato a
conoscerli, ma chissà…magari dall’odio nascerà qualcos’altro e quella che era
sembrata una rivincita potrebbe diventare ben altro. Sono tutti umani. Vi ho
incuriosito? Correte a leggere.
Questi personaggi non mi appartengono, ma sono proprietà di Stephenie
Meyer
Questi personaggi non mi appartengono,
ma sono proprietà di Stephenie Meyer. Questa storia è stata scritta senza alcun
scopo di lucro.
Eccomi qui con un
altro capitolo. Come vedete non vi ho fatto aspettare poi molto, almeno spero. Dal
prossimo capitolo saremo già al giorno del matrimonio, festa che vi anticipo
già durerà due capitoli. Non aggiungo altro e vi lascio al quadretto familiare
anticipato dallo spoiler dello scorso capitolo. Buona lettura. Un bacio a
tutti.
Capitolo 23
Una serata felice
POV BELLA
Dopo la cena Esme
e Carlisle erano usciti e io e i bambini avevamo trascorso tutta la serata in
cucina a giocare con Alice. Jasper, Edward e Jake non erano ancora tornati
dalla festa e noi sembravamo non avere sonno.
Per fortuna il
mal di testa era passato ad entrambe e sembravamo essere tornate nel mondo
normale.
Guardai
l’orologio rendendomi conto che era l’una e mezza di notte, un’ora molto tarda
soprattutto per i bambini che erano abituati ad andare a letto non più tardi
delle dieci.
- Conviene andare
a letto. È tardi – dissi io interrompendo il momento giocoso che avevamo creato
tutti e quattro.
- Dai mamma,
ancora un po’ – si lamentò Ej mentre Lizzie annuiva con la testa per dare
ragione al fratello.
- Domani dobbiamo
alzarci presto e zia Alice ha bisogno di dormire. Non si è mai vista una sposa
con le occhiaie – dissi io e fu in quel momento che vidi negli occhi di Alice
un’espressione di terrore.
Mi guardò
preoccupata, come se solo allora si fosse accorta che il grande giorno era
arrivato e la sua non era certo paura di avere le occhiaie, la sua era paura
mista alla consapevolezza che domani a quell’ora sarebbe diventata la signora
Hale.
- Oddio – si
limitò a dire lei per dar voce a quell’espressione stranita in faccia.
- Ok, ho capito.
Ti preparo una bella tisana, poi ti metti a letto e cerchi di dormire – gli
dissi alzandomi dal divano e andando a preparare la tisana.
Lei sembrò
tranquillizzarsi grazie anche ai bambini che presero a farle il solletico.
Quando tutto fu
pronto le versai tutto nella tazza e lei si alzò per berla finendola in poco
tempo.
Le feci cenno con
la testa di salire su e mentre i bambini restarono in cucina a giocare tra loro
io accompagnai Alice in camera.
- Domani mi sposo
– disse più a se stessa che a me non appena arrivò davanti la porta della sua
camera.
- È quello che
hai sempre desiderato, Alice – le feci notare io.
- E se qualcosa
andasse male? Se Jasper scappa prima di dire “si, lo voglio”? – mi domandò
presa dall’ansia.
- Stiamo parlando
dello stesso Jasper? – le domandai retorica facendola sorridere.
- Dici che andrà
bene? – mi chiese poi.
- Solo se adesso
vai a letto e ti riposi. Domani sarà il tuo grande giorno – le dissi sicura
delle mie parole.
- Hai ragione.
Del resto che vuoi che sia? È solo il giorno più importante della mia vita – mi
fece notare lei sorridendomi.
- Ecco appunto,
quindi adesso vai a letto e cerca di dormire – le proposi.
- Buona notte
sorellina – mi disse lei baciandomi una guancia e anche io feci lo stesso.
- Dolce notte –
le risposi aspettando che entrasse in camera.
Non volevo
entrare con lei altrimenti avrebbe iniziato a fare la paranoica e l’unica cosa
che le serviva era solo un po’ di meritato riposo.
Dopo avermi fatto
un sorriso entrò in camera e si chiuse la porta alle spalle così io mi diressi
verso le scale per raggiungere i bambini.
- CHE SIGNIFICA
CHE DOMANI È SOLO IL GIORNO PIÙ IMPORTANTE DELLA MIA VITA? – sentì urlare Alice
terrorizzata dalla sua camera.
Mi passai un mano
sul viso segno che quella ragazza non sarebbe cambiata mai. Era un folletto
pazzo e non osavo immaginare l’ansia che avrebbe messo su il giorno dopo, anche
se era un’ansia del tutto giustificata.
Sarei voluta
tornare indietro per controllare, ma decisi di non farlo. Era meglio che si
mettesse a letto e si riposasse.
Scesi giù e
trovai i bambini in salotto, accoccolati sul divano che guardavano la tv.
- Bimbi è ora di
andare a letto anche per noi – dissi non appena li raggiunsi.
- Ma non abbiamo
sonno. Un’altra mezz’oretta e poi andiamo su – propose Lizzie.
- Giurin
Giuretto? – domandai loro visto che stranamente quella sera mi sentivo troppo
buona.
In fondo ogni
tanto uno strappo alla regola si poteva pure fare.
- Giurin giuretto
e mano sul cuore – promisero entrambi sorridendomi.
Non ci voleva un
genio per capire quanto quel giuramento fosse fasullo visto che vidi entrambi
incrociare le dita dietro per non farsi vedere da me.
Feci finta di
nulla e restammo in salotto a guardare la tv. Non so come successe, so solo che
mi addormentai sul divano e con me anche i bambini.
A svegliarmi
furono i rumori alla porta, segno che i ragazzi erano rientrati.
Sentì qualcuno
salire le scale segno che stava andando a letto, poi aprì gli occhi per
controllare l’orario costatando che erano le due e mezza.
Pronta ad alzarmi
e a portare i bambini su venni fermata dal suono di alcuni passi che sembravano
avvicinarsi al divano. Chiusi immediatamente gli occhi e quando la persona in
questione fu più vicina potei facilmente riconoscerne il profumo di dopobarba e
non ci misi molto a capire che apparteneva a Edward.
Restai con gli
occhi chiusi facendo finta di dormire e sentì lui prendere un cuscino e
aggiustarmi la testa per non farmi venire un torcicollo, poi con la punta
dell’occhio provai a sbirciare e vidi lui sistemare meglio i bambini.
Che tenero che
era.
Fu allora che
feci finta di svegliarmi, del resto non ero mai stata una buona attrice.
- Scusa, non
volevo svegliarti – mi disse lui sottovoce.
- Non è colpa
tua. Com’è andata la festa? – gli domandai sorridendogli.
- Ci siamo
divertiti – mi rispose lui.
- E… – chiesi io
per farlo continuare.
- Nessun e. Ci
siamo solo divertiti – costatò lui sorridendomi sghembo.
Stavo per caso
facendo la gelosa? No, non poteva essere.
Mi alzai dal
divano pronta a prendere i bambini, ma in quel momento Lizzie si svegliò e non
appena vide Edward gli occhi le si illuminarono.
Quella bambina
era pazza di Edward, glielo si leggeva negli occhi.
- Ciao piccola –
le disse Edward baciandole la punta del nasino.
Lei mugugnò
qualcosa e gli sorrise, poi gli mise la braccia al collo per abbracciarlo e nel
farlo si scansò bruscamente da Ej il quale si svegliò e non appena vide Edward
anche lui sorrise e gli si buttò addosso.
Avevano legato
molto quei tre durante quelle due settimane e non potei fare a meno di
sorridere pensando al legame che avrebbero potuto avere se Edward quel giorno
di cinque anni prima non mi avesse mandata via.
- Piccoli andiamo
a letto adesso – dissi io rovinando quella bolla di serenità che si era creata,
ma era tardi e bisognava andare a dormire.
- Io ho un’idea
migliore – propose Ej.
- Accetterò la
tua idea solo se questa implica l’andare a dormire – dissi io.
- Spara – gli
disse invece Edward.
Lui lo guardò e
gli sorrise.
- Guardiamo un
film tutti e quattro insieme? – propose il piccolo.
- Ottima idea,
tutti e quattro insieme – ribadì Lizzie e nel suo sguardo vidi la dolcezza che
nel pomeriggio le avevo visto mentre parlava con Edward.
- Non se ne parla
assolutamente. È tardissimo e domani zia Alice si sposa – dissi io consapevole
che era tardi.
- E dai Bella,
facciamo uno strappo alla regola per una volta. Guardiamo un film e poi andiamo
a letto – propose Edward andando a favore dei piccoli.
- Hey, tu
dovresti appoggiarmi – lo rimproverai bonariamente io dandogli una pacca sulla
spalla.
- Allora mammina,
possiamo? – mi chiesero all’unisono i due piccoli.
- Si, mammina
possiamo? – continuò Edward facendo la voce da bambino.
Li guardai e vidi
i loro sguardi accorgendomi come fossero identici. Tutti e tre mi guardavano
con gli occhi da cucciolo a cui non si poteva dire di no. Poi si guardarono
tutti e tre negli occhi e misero su un labbro tremulo da far sciogliere anche
la più terribile strega del pianeta.
Sorrisi a vederli
così e vedendoli non sapevo dire chi dei tre fosse il più piccolo.
- Così non vale –
dissi loro e come risposta vidi il loro labbro diventare ancora più tremulo –
ok, avete vinto. Guardiamo questo film, ma dopo a letto – dissi categorica
mentre loro risero soddisfatti per la vittoria.
- Allora, cosa
guardiamo? – chiese Edward curioso.
- Il nostro film
preferito – propose Lizzie.
- Non se ne parla
proprio, lo abbiamo visto fino all’altro giorno. Cambiamo – proposi io.
- No, guardiamo
quello. Vado a prenderlo io – disse Ej allontanandosi dal salotto.
- Quale sarebbe
questo film? – chiese Edward.
- Genitori in
trappola. L’hai mai visto? – gli domandò Lizzie.
- No, mai – le
rispose lui sorridendole.
- Noi lo
guardiamo sempre – gli fece notare la piccola.
- E con sempre
significa che lo guardano un giorno si e l’altro pure – spiegai a Edward.
- La solita
esagerata – mi rispose padre e figlia all’unisono.
Cos’era quella
una congiura nei mie confronti?
Feci loro una
smorfia seguita da una linguaccia e loro scoppiarono a ridere.
- Di cosa parla?
– domandò poi Edward alla piccola.
- Due gemelle che
vengono divise alla nascita. Una va con il padre e l’altra con la madre –
iniziò a spiegare la piccola.
- Davvero? –
chiese Edward stupito.
- Si, si. Lo so è
una cosa strana. Meno male che mamma non ci ha divisi a me con Ej. Senza il mio
fratellino non saprei come fare, ma tu non dirglielo, però – gli disse lei
schiacciandogli un occhio.
Mi venne da
sorridere. Quel film lo amavano perché loro due si rivedevano in quelle due
gemelle.
- Promesso. E poi
cosa succede? – chiese Edward curioso.
- Che le due
gemelle si incontrano e si scambiano di ruolo con l’intento di far tornare
insieme i genitori – gli spiegò la piccola.
- E come finisce?
– domandò lui che sembrò rapito dalla storia.
- Poi vedrai. Non
ti rovinerò il finale – gli disse mia figlia sorridendogli e avvicinandosi a
Edward per baciargli una guancia.
Subito Ej arrivò
con il dvd in mano.
Fece tutto da
solo. Lo inserì e fece partire il tutto prima di sedersi comodamente sul divano
vicino a Edward e Lizzie.
I bimbi erano al
centro, mentre io e Edward ai lati. Lui vicino a Ej, io vicino a Lizzie.
Il film partì e
subito una grande distesa di acqua comparve sullo schermo, seguita da una
bellissima nave in mezzo all’oceano. La canzone di sottofondo partì e Lizzie
iniziò a canticchiarne il motivo.
Quei due adoravano quel film ed ero certa che la ragione principale fosse che
in qualche modo si rivedevano nelle due gemelle del film che erano state
separate e vivevano con un solo dei genitori.
Il film partì
facendo vedere le immagine di due ragazzi che avevano coronato il loro sogno
d’amore con un matrimonio in una bellissima nave da sogno, con tanto di foto
ricordo e fuochi d’artificio sul pontile della nave.
La musica finì e
Lizzie smise di canticchiare, poi diede uno sguardo a Edward e si concentrò di
nuovo sul film dove appariva una schermata nera con la scritta “11 anni e 9
mesi dopo”.
I miei tesori
erano del tutto applicati a guardare il film, come se quella fosse per loro la
prima volta che lo guardavano. Vidi l’espressione si Ej e poi osservai Edward e
mi resi conto come l’espressione fosse identica. Due facce della stessa
medaglia.
Le immagini
iniziarono a susseguirsi una dietro l’altra e i bambini sembravano rapiti dal
film. Una dopo l’altra comparvero le immagini del campeggio in cui due
ragazzine praticamente identiche si ritrovarono e iniziarono a farsi scherzi
reciproci senza sosta. L’unico obiettivo? Vincere sull’altra, inconsapevoli,
invece, di quanto le loro esistenze fossero inesorabilmente legate.
I gemelli
ridevano di tutti gli scherzi che le due ragazze si facevano.
- Che schifo – disse
Ej vedendo una delle due appoggiare i piedi nel miele che l’altra ragazza aveva
messo a terra.
- Mi sento i
piedi appiccicosi al posto suo – aggiunse Lizzie facendo un’espressione
schifata.
Edward li guardò,
poi guardò me e insieme ci ritrovammo a sorridere dell’espressione dei gemelli.
Il film nel
frattempo continuava e dopo una serie numerosa di scherzi e ripicche le due
ragazzine, all’apparenza signorile e elegante una e semplice e spontanea
l’altra, si ritrovarono costrette a trascorrere una giornata in un bungalow di
isolamento come punizione per tutti gli scherzi fatti fin dal loro arrivo, un
modo come un altro per provare attraverso la convivenza forzata a farli andare
d’accordo.
All’inizio quella
convivenza forzata fu fastidiosa ad entrambe, ognuna con abitudini diverse, ma
alla fine una piccolezza bastò a sotterrare l’ascia di guerra.
Le due iniziarono
a parlare eHallie, una delle
due bambine, grazie ad una foto cominciò a raccontare all’altra del suo papà
dicendo quanto loro due fossero come due migliori amici che facevano tutto
insieme.
Quella parte
catturava sempre tantissimo l’attenzione di Lizzie, ma stranamente mentre la
ragazzina del film parlava, la mia piccola si girò vero Edward e, nonostante
lui non la stesse guardando perché aveva lo sguardo puntato sulla tv, gli
sorrise, ma non uno dei suoi soliti sorrisi, un sorriso che sapeva di
complicità come se in Edward lei avesse trovato tutto ciò che la ragazza del
film stava elencando all’amica.
Spostai lo
sguardo su Ej e mi resi conto che lui, invece, si era stranito come sempre
quando guardava questo film. Ej era un giocherellone, lo era sempre stato e
aveva sempre il sorriso sulle labbra tranne in due occasioni. Quando vedeva me
e Lizzie stare male o essere tristi e quando pensava a suo padre.
Una volta
sentendolo parlare con Jake mi ero resa conto di quanto lui avesse bisogno di
una figura paterna molto più di quello che lasciava intendere. Quel giorno
ricordo che disse a Jake che avrebbe voluto un papà che gli insegnasse a
giocare a basket o che lo portasse in giro per la città, che lo prendesse sulle
spalle o che si coalizzasse con lui per proteggere me e Lizzie.
Il suo sguardo
stranito era perché lui si rivedeva tanto in quella ragazzina del film che come
lui aveva vissuto con una madre presente, ma con una figura genitoriale come
quella del padre completamente assente.
Lo vidi applicato
a guardare la ragazzina della tv, poi alzò lo sguardo impercettibilmente su
Edward e appoggiò la sua testolina sul petto del padre. Edward lo guardò e non
ci pensò due volte a mettere il suo braccio intorno alle spalle del piccolo e
stringerlo più forte a lui.
Forse, si era
reso conto del perché quei due fossero talmente legati a quel film, forse si
era reso conto di quanto si identificassero in quel film.
Edward lasciò un
delicato bacio sulla testolina del piccolo e poi tornò a guardare la tv, mentre
Ej fece un sorrisino compiaciuto tornando a concentrarsi sul film.
Le due ragazzine,
nel frattempo, iniziarono a parlare dei rispettivi genitori. Fu quando Annie
riferendosi a suo padre disse “mia madre non ne parla mai, è come se per magia
si fosse volatilizzato nel nulla” che vidi Lizzie guardare suo fratello e lui
fare lo stesso.
- Come il nostro
– dissero entrambi all’unisono guardandosi negli occhi prima di concentrarsi di
nuovo sul film.
Io e Edward ci
guardammo, ma non riuscì a reggere quello sguardo e allora distolsi gli occhi
riprendendo a guardare la tv.
Le due bambine,
nel frattempo, parlando si resero conto di quante coincidenze ci fossero nelle
loro vite e dopo aver preso ognuno la mezza foto del genitore che non avevano
mai conosciuto si resero conto di quanto quelle due foto coincidessero alla
perfezione. Non fu difficile a quel punto capire che le due fossero in realtà
sorelle, anzi, più che sorelle, erano proprio gemelle.
Fu così che
decisero di scambiarsi di ruolo e andare a conoscere quel padre e quella madre
che non avevamo mai conosciuto con un unico piano in mente: far rimettere i
genitori insieme.
Hallie andò a
Londra dalla madre, mentre Annie andò in California dal padre ripromettendosi
di sentirsi per telefono in modo da costringere i genitori a ritrovarsi e
magari a decidere di risposarsi.
- È arrivata la
strega – esordì Lizzie vedendo la nuova fidanzata del padre delle gemelle.
- Quella è una
megera – continuò Ej mentre io sorrisi.
- Una megera? –
chiese Edward stupendosi del fatto che un bambino tanto piccolo conoscesse quel
termine.
- Certo, mamma la
chiama sempre così – gli fece notare mio figlio mentre mi lanciò un sorriso.
- Dice che rende
meglio il concetto – aggiunse poi Lizzie.
Edward guardò me
alzando un sopracciglio e io misi su l’espressione di una che sembrava essere
stata colpita e affondata.
- Hey, non
guardami così. Quella è davvero una megera – mi giustificai io mentre lui
scoppiò a ridere seguito a ruota dai bambini.
- E perché lo è?
– chiese Edward curioso.
- Perché tratta
male le gemelle – spiegai io.
- No, lo è perché
è un ostacolo alla storia d’amore tra Nick ed Elizabeth – spiegò Lizzie
riferendosi ai genitori delle due gemelli.
- Un po’ come
Tanya – disse poi Ej mentre le immagini del film continuavano a scorrere l’una
dopo l’altra.
Dopo l’uscita di
Ej se fossi stata in piedi sarei sicuramente caduta.
Ma gli sembrava
il modo di dire queste cose?
- Ej – lo
rimproverai io in tono bonario.
- Lascialo dire –
mi disse Edward lanciandomi uno sguardo – Tanya, quindi, sarebbe una megera?
-domandò poi curioso a Ej
sorridendogli.
“Lascialo dire?”
Aveva proprio detto questo? Edward non aveva idea di dove si sarebbe cacciato
continuando quel discorso. Ej sapeva essere molto risoluto e lo avrebbe messo
in imbarazzo ne ero certa.
Avrei dovuto
interrompere quella discussione prima di iniziarla, ma Edward mi aveva appena
detto “lascialo dire”. Ah si? Beh, peggio per lui. Non avrei più detto mezza
parola per far smettere mio figlio.
- Non voleva dire
questo – si intromise Lizzie.
- E cosa voleva
dire? – chiese Edward ancora con il sorriso sulle labbra.
- Che lei è un
ostacolo come quella megera del film – gli spiegò il piccolo.
- Un ostacolo a
cosa? – continuò a chiedere Edward.
- A te e alla
mamma – gli spiegò il piccolo e fu allora che vidi Edward in evidente
imbarazzo.
Avrei potuto dire
o fare qualunque cosa per evitare che quel discorso continuasse, ma non lo
avrei fatto. Vedere Edward in imbarazzo non era roba di tutti i giorni e io
nonostante lo conoscessi da sempre lo avevo visto imbarazzato davvero
pochissime volte.
Vidi lui
guardarmi, ma io gli sorrisi e gli mimai un “lascialo dire” come lui mi aveva
detto prima, poi tornai a posare gli occhi sul film facendo finta di prestargli
attenzione.
La verità era che
l’attenzione non c’era più e i bambini stesso erano troppo intenti a parlare
con Edward per concentrarsi a guardare quel film che tanto amavano.
Edward guardava i
bambini, ma non sapeva cosa rispondere, si limitava a sorridere, ma era chiaro
a chiunque il forte imbarazzo in cui si trovava.
- Che cosa vuoi
dire? – domandò poi forse per prendere un po’ di tempo e trovare la risposta
più corretta.
Mossa sbagliata
perché adesso Ej gli avrebbe spiegato per filo e per segno cosa intendeva dire.
Io risi sotto i
baffi mentre non distoglievo gli occhi dalla tv.
- Voglio dire che
tu e mamma potreste stare insieme, in fondo una volta eravate fidanzati, ma che
non potete perché c’è Tanya di mezzo – gli spiegò mio figlio.
- Ma tu non eri
quello geloso di mamma? – gli domandò Edward imbarazzato più che mai.
- Si, infatti lo
sono, ma con te farei un’eccezione – gli spiegò il piccolo.
- E perché? –
chiese Edward.
- Perché a te
mamma piace davvero – gli rispose il piccolo.
- E cosa te lo fa
credere? – intervenni io mentre Edward mi lanciò uno sguardo come a dire
“grazie dell’aiuto”.
- Perché è geloso
di te come lo sono io. Quando sei andata alla festa di zia Alice… – stava
provando a dire Ej.
- Guardiamo il
film, voglio vedere come finisce – propose Edward interrompendo Ej.
- Cosa stavi
dicendo amore? – continuai io riferendomi a mio figlio ignorando le parole di
Edward.
Non mi sarebbe
capitato altre volte di vederlo in imbarazzo, dovevo approfittarne.
- Dicevo che il
giorno della festa Edward mi ha detto che dovevo essere più convincente e
andarti a fare cambiare – mi spiegò il piccolo mentre Edward stava morendo
dall’imbarazzo.
- Si è vero,
mamma. L’ha detto veramente – aggiunse Lizzie intervendo.
Io scoppiai a
ridere, mentre lui era impietrito dall’imbarazzo.
- E poi mi ha
anche chiesto il permesso di baciarti, quindi stai attenta, perché io gliel’ho
dato – continuò Ej sorridendomi.
Il fatto che
avesse chiesto il permesso a Ej per baciarmi mi fece sorridere e allo stesso
tempo mi rese felice, felice davvero.
Non sapevo il
reale motivo della cosa, ma ero felice.
- Cos’è un
congiura nei mie confronti? – chiese poi Edward cercando di riprendersi.
- Solo una
costatachione – rispose Ej ridendo.
- Una cosa? –
chiedemmo io e Lizzie in contemporanea.
- Avete sentito –
ci rispose Ej consapevole di aver sbagliato a pronunciare quella parola.
Se l’avrebbe
ripetuta avrebbe sbagliato di nuovo e lo sapeva. Era troppo furbo.
Scoppiammo tutti
a ridere, poi l’imbarazzo sembrò sparire perché ci mettono a guardare di nuovo
il film che nel frattempo era giunto quasi alla fine.
I due genitori si
erano rincontrati ed era palpabile il fatto che fossero attratti ancora l’uno
dall’altra. Le gemelle nonostante la presenza della futura moglie del padre
erano intenzionate a farli rimettere insieme e avevano ricreato la stessa
atmosfera che c’era nella foto che loro avevano dei genitori. Una cena
romantica in una nave.
Vidi Edward
tranquillizzarsi, l’imbarazzo era passato e il suo sguardo era più disteso, più
bello.
Mi concentrai a
vedere il film che era arrivato al momento in cui Nick chiedeva ad Elizabeth il
motivo per cui anni prima lei lo avesse lasciato e fu allora che Ej guardò di
nuovo suo padre.
- Eddy, tu e
mamma perché vi siete lasciati? – gli domandò e vidi in Edward di nuovo
l’imbarazzo che c’era stato fino a poco prima.
- È complicato da
spiegare – gli rispose lui.
- Ma tu la amavi?
– continuò il piccolo.
Aveva fatto la
stessa domanda che la sorella aveva fatto a lui il pomeriggio, con l’unica
differenza che io allora non ero presente.
- Si certo –
rispose dopo avermi lanciato uno sguardo.
L’imbarazzo era
palpabile.
- E allora perché
non tornate insieme? – propose la piccola Lizzie.
- Perché le cose
sono cambiate da allora – risposi io al posto di Edward.
In fondo non
potevo essere tanto cattiva da lasciarlo solo in mezzo ai quei due lupi.
- O forse perché
adesso c’è Tanya – continuò il piccolo.
- Veramente… –
provò a dire Edward imbarazzato.
- Io lo dicevo
che era un ostacolo, come Meredith – continuò il piccolo sbuffando riferendosi
a quella che nel film faceva la futura moglie del padre delle gemelle.
Edward lo guardò,
ma non disse nulla e continuammo a guardare il film in religioso silenzio.
Le gemelle
partirono con il padre e con la sua futura moglie in campeggio e ne combinarono
di tutti i colori a quella megera, fino al punto in cui lei costrinse Nick a
scegliere lei o le gemelle e ovviamente lui scelse le figlie.
Il film continuò
fino a quando Nick e Elizabeth si riavvicinarono, ma alla fine lei decise di
ritornare a casa con la piccola Annie e Nick la lasciò andare, ma non appena le
due tornarono a casa trovarono Nick e Hallie ad attenderli. Lì Nick confessò il
suo amore a Elizabeth dicendogli che l’aveva persa una volta e non avrebbe più
permesso che succedesse e, dopo un bacio degno di un pellicola, il film si
concluse con una serie di foto che ritraevano il nuovo matrimonio dei due e
tutta la famiglia al completo.
Quando i titoli
di coda iniziarono a comparire sullo schermo, Lizzie spense la tv.
- E vissero per
sempre felici e contenti – disse poi utilizzando la frase che diceva sempre
quando il film terminava.
- Hai visto la
fine che fa Meredith? – chiese Ej a Edward.
- Si, fa la fine
che meritava – gli rispose lui.
- Questa è la
fine che fanno tutte quelle che ostacolano i grandi amore. Come sta facendo
Tanya – continuò il piccolo con un’espressione che non lasciava spazio a
repliche.
Era troppo
piccolo per capire che Tanya non aveva nulla a che fare con la megera del film,
per lui lei era solo un intralcio a quella che lui vedeva poter essere la sua
nuova famiglia perché da tutto quel discorso ero arrivata alla conclusione che
non era solo Lizzie a vedere in Edward un possibile figura di padre, ma anche
Ej.
Edward era in
evidente imbarazzo e io me la ridevo sotto i baffi assaporando quei momenti che
mi erano tanto mancati.
- La smetti di
prendere in giro? – mi domandò Edward lanciandomi un cuscino addosso.
- Io non sto
prendendo in giro nessuno – gli risposi restituendogli il cuscino.
- Io invece dico
di si – continuò lui.
- Beh si, forse,
giusto un po’ – gli risposi mentre una cuscinata mi arrivò in piena faccia –
questo non lo dovevi fare – gli feci notare io prendendo il cuscino e
lanciandoglielo.
Lui lo deviò e
colpì Ej che allora mi guardò con aria di sfida.
- Vuoi la guerra?
– mi domandò retorico il piccolo – Eddy, all’attacco – disse poi lanciandogli
uno sguardo d’intesa.
Non feci nemmeno
in tempo a rendermi conto di quello che stava succedendo che mi arrivarono due cuscinate
in piena faccia. Lizzie guardò i due e poi me e fu allora che sorrise.
- Mamma,
facciamogli vedere quello che sono in gradi fare le donne – mi disse lei
prendendo un cuscino e tirandolo addosso a Edward.
- Non avete
speranze contro di noi – dissero all’unisono padre e figlio.
- Io non credo –
aggiunsi io mentre Lizzie annuì.
Iniziò così una
gara di cuscinate fino all’ultimo respiro. Ci nascondevamo dietro ai divani,
dietro ai mobili, dietro ogni appiglio che trovavamo in modo da non farci
colpire dalla squadra avversaria e continuammo a giocare così non so per quanto
tempo.
- Edward è
nascosto dietro la poltrona – mi fece notare Lizzie sottovoce.
Gli uomini
stavano decisamente perdendo.
- Tuo fratello,
invece, si è nascosto dietro la tenda. Li vedi i piedini? – gli dissi sottovoce
mentre lei annuì.
- Io vado da
Eddy, tu da Ej. Mi raccomando mamma, se li lasciamo senza cuscini, abbiamo
vinto – mi spiegò lei come se fosse una signorinella grande.
Gli diedi l’ok
con il pollice poi lei quieta si avvicinò a Edward e prima ancora che lui la
vedesse gli sbatté il cuscino in faccia. Preso alla sprovvista lui rallentò la
presa sul cuscino e Lizzie glielo tolse dalle mani, poi lui si sdraiò a terra
in segno di resa e lei si mise sopra di lui e iniziò a bombardarlo di
cuscinate.
Edward era,
ormai, fuori gioco. Se volevamo vincere tutto dipendeva da me. Mi avvicinai
anch’io quiete alla tenda e colpì con il cuscino Ej, lui oppose resistenza, ma
alla fine il cuscino gli cadde dalle mani e io sorrisi consapevole della
vittoria.
- Non ridere,
tanto Edward batterà Lizzie – mi disse il piccolo.
- Mi sa che è
avvenuto il contrario – gli risposi indicando Edward sdraiato a terra con
Lizzie sopra di lui che lo continuava a prenderlo a cuscinate.
Ej si allontanò e
si avvicinò a Edward aiutandolo a liberarsi di Lizzie che corse vittoriosa
verso di me.
- Abbiamo vinto
mamma – si mise ad urlare dandomi il cinque.
- Avete barato –
ci dissero Edward ed Ej in sincrono.
- Non è vero –
aggiunse Lizzie.
- Invece si –
continuò Ej.
- La verità è che
voi uomini non sapete perdere – dissi io lanciando uno sguardo malizioso a
Edward.
- E voi usate le
armi di seduzione per vincere – mi rispose Edward facendo la faccia da finto
imbronciato, una faccia identica a quella che aveva messo su Ej.
In effetti io e
Lizzie avevamo un po’ giocato sporco facendo gli occhi da cucciole per
distrarli.
- Qualcuno un
tempo mi disse che in amore e in guerra tutto è lecito – dissi io riponendo a
lui una frase che aveva già usato lui con me in passato.
Lui mi fece un
sorriso sarcastico, poi mi guardò imbronciato ed Ej fece altrettanto, poi
entrambi presero un cuscino dal divano e c’è lo tirarono addosso, ma per nostra
fortuna io e Lizzie c’è ne accorgemmo in tempo e ci scansammo mentre il cuscino
andò a finire dritto su un vaso che
cadde a terra rompendosi in mille pezzi.
- O cavolo, siamo
nei guai – furono le uniche parole di Edward.
- Se ci scopre
nonna Esme ci fa la festa – dissero all’unisono Ej e Lizzie prima che si
sentisse una porta del piano superiore aprirsi.
Guardai l’orario
e mi accorsi che erano le quattro e mezzo del mattino. Era tardissimo e noi
avevamo fatto un casino della malora per non parlare poi del vaso rotto.
Io e Lizzie
scattammo in direzione di Edward ed Ej e ci posizionammo proprio vicino a loro
prima che Esme coperta da una vestaglia si seta apparisse in salotto.
- Che sta
succedendo qui? – esordì non appena entrò.
Si voltò verso di
noi, poi vide i cuscini sparsi per tutto il salone e infine il vaso rotto e gli
occhi sembrarono uscirgli dalle orbite.
- Era il vaso che
avevo comprato durante l’ultimo viaggio in India – disse guardando i mille
pezzi sparsi a terra.
- Eh, noi
stavamo… – provò a dire Edward per giustificarci.
- Voi stavate
salendo in camera a dormire. Sono le quattro e mezza e tutti stanno dormendo
come tutte le persone normali. E il mio vaso è, ormai, un lontano ricordo – ci
disse alzando il tono di voce.
- Esme veramente…
– cercai di dire io.
- In camera,
subito – ci ordinò indicando la scala con l’indice.
Esme era la
persona più buona del mondo, ma quando si arrabbiava o quando gli si toccava
qualcosa della casa poteva diventare terrificante.
Io e Edward ci
guardammo, poi guardammo i bambini che erano terrorizzati come noi del resto e
fu allora che io presi in braccio Lizzie e lui Ej e salimmo in camera senza
fiatare.
Raggiungemmo la
mia camera da letto e dopo essere entrati dentro tutti e quattro ci buttammo
sul lettone e ci guardammo in faccia scoppiando a ridere come quattro pazzi.
- L’abbiamo
combinata grossa – disse Lizzie ancora ridendo.
- Domani nonna ci
sgriderà per bene – continuò Ej smettendo di ridere e assumendo una faccia
preoccupata forse pensando alla possibile scena, poi scoppiò di nuovo a ridere.
Io e Edward
mentre ridevamo come pazzi ci guardavamo. Io ripensavo a tutte le sgridate che
Esme ci aveva fatto un tempo e credevo che anche lui stesse pensando alla
stessa cosa.
- Comunque la
colpa è vostra – disse poi Lizzie indicando Ej e Edward.
- No, la colpa è
vostra – gli rispose Ej.
- Nostra? Non
siate ridicoli – dissi io convinta.
- Se non aveste
imbrogliato avremmo vinto noi e non sarebbe successo niente – ci spiegò Edward
guardandomi.
- La verità è che
non sapete ammettere la sconfitta – disse Lizzie.
- Vergogna – continuai
io.
- Ci stanno
prendendo in giro queste due – fece notare Ej a Edward.
- Sono indignato
– gli rispose Edward.
- Siete due
imbroglione – dissero poi all’unisono.
- Imbroglione o
no, abbiamo vinto noi – dicemmo all’unisono io e Lizzie.
- Ma senti queste
due – continuò Edward imbronciato.
Io e Lizzie gli
facemmo una linguaccia e lui assunse un’espressione ancora più imbronciata,
mentre Ej fece lo stesso.
Ecco perché
dicevo che quei due si assomigliavano. Altra caratteristica comune? Non
sapevano accettare la sconfitta.
- Vogliamo la
rivincita – disse Ej all’improvviso.
- Concordo –
aggiunse Edward.
- Un altro
giorno, adesso è tardi, bisogna andare a dormire. Domani sarà una giornata
pesante – dissi io.
- Hai paura che
vi battiamo? – mi domandò mio figlio.
- Si, sto
tremando dalla paura. Piuttosto voglio risparmiare a voi un’altra amara
sconfitta – gli risposi.
- Basta, sono
indignato – mi rispose lui ripetendo la parola che poco prima aveva usato
Edward e di cui lui non sapeva nemmeno quale fosse il significato.
- Ma se non sai
nemmeno cosa significa – lo rimproverò Lizzie.
- A letto, adesso
– dissi io ad entrambi i miei figli.
- Io con delle
imbroglione come voi non ci dormo. Stasera dormo con Edward – disse
rivolgendosi a me e alla sorella – posso? – chiese poi al diretto interessato.
- Certo campione
– gli rispose lui.
- Si come no,
campione dei miei stivali – aggiunse Lizzie.
- Zitta
imbrogliona da quattro soldi – gli rispose suo fratello – andiamo Eddy –
aggiunse poi alzando le mani verso Edward per farsi prendere in braccio.
Non appena fu
nelle braccia del padre sorrise vittorioso.
- Ci lascia
dormire da sole? – chiesi a Ej stupita che fosse intenzionato davvero a dormire
con Edward.
- Io non mi
mischio agli imbroglioni – mi rispose lui risoluto e imbronciato.
- Ben detto
campione – aggiunse Edward anche lui imbronciato.
- Bene, buona
notte allora – dicemmo io e Lizzie all’unisono.
- Buona notte –
si limitarono a rispondere loro con due musi lunghi che arrivavano fino al
pavimento.
Si diressero
verso il bagno che avrebbe fatto da passaggio tra la mia camera e quella di
Edward e poi sparirono dalla nostra vista mentre io e Lizzie ci guardammo e
scoppiammo a ridere.
- Edward è come
Ej, non accetta le sconfitte – mi disse Lizzie mentre io le mettevo il pigiama.
- Si, hai proprio
ragione tesoro – le risposi.
Mi misi una
sottoveste anche io e poi mi buttai a letto. Lizzie si avvicinò a me e mi
abbracciò stringendomi a sé e posizionando la sua testolina sul mio petto.
- Mamma? – mi
chiamò dolcemente.
- Dimmi tesoro –
le dissi.
- Mi sono
divertita stasera a giocare tutti e quattro – mi fece notare la piccola
sorridendomi.
- Anche io, amore
– le risposi sincera.
- Edward mi piace
tanto – aggiunse poi prima di crollare nel mondo dei sogni.
Anche a me pensai nella mia testa.
E prima che
Morfeo mi rapisse portarmi nel mondo dei sogni non potei fare a meno che
ripensare alla serata appena trascorsa rendendomi conto di quanto davvero mi
fossi divertita e soprattutto di quanto felice fossi stata io, i miei bambini e
anche Edward, perché nel suo sguardo avevo notato quella felicità che avevo
imparato a conoscere anni prima.
Sembravamo una
famiglia felice stasera e, forse, chi lo sa, avremmo potuto esserlo per sempre.
…Adry91…
SPOILER:
Edward gli fece un cenno con la mano, come a
dire arrivo, poi si avvicinò ancora di più a me.
- Puoi scappare dall’amore, ma se è amore vero sarà lui a prenderti – mi
soffiò all’orecchio prima di andare incontro all’uomo e lasciarmi lì a
riflettere sulle sue parole.
Aveva capito benissimo il motivo per cui avevo deciso di scendere giù,
avevo paura di ciò che poteva succedere con lui, aveva capito che ero scappata.
Risposte alle vostre recensioni:
- Smiley: Si, Lizzie è
davvero una forza della natura. E’ fantastica quella bambina come Ej che come
vedi in questo capitolo ha pensato bene di mettere in imbarazzo Edward, anche
se involontariamente. In fondo i bambini con la loro ingenuità dicono e fanno
le cose senza magari accorgersene. Beh, Jake è un personaggio che non mi è mai
piaciuto, l’ho sempre visto come il terzo incomodo, quello che era sempre in
mezzo a tutto. Ha la sua utilità nella storia, senza ombra di dubbio, ma per
Bella l’ho sempre visto come un amico, nulla di più, motivo per cui non mi
piace molto la parte che fa. Nella mia storia volevo descrivere un Jake
diverso, il Jake che avrei voluto vedere nella storia e in questa storia mi sta
proprio simpatico e sono contenta che lo stesso sia per te.
- fabiiiiiiiii: Si, concordo con te
sul fatto che si potrebbe arrabbiare e concordo sul fatto che lei dovrebbe
dirglielo. Vedremo che combinerà.
- superlettrice: Si, prima Bella
aveva delle buone ragioni che la spingevano a mantenere il segreto, ma adesso
sta sbagliando, dovrebbe dirlo a lui, ne ha il diritto. Eccoti la scenetta
familiare. Piaciuta? Spero di si.
- Vale1979: Sono contenta che
la storia ti abbia emozionata e spero che continuerà ad emozionarti.
- nirvana911: Sono contenta che
la storia ti piaccia e mi auguro di non deluderti.
- vanessagarbin: Si, Lizzie ed
Edward insieme sono carinissimi. E credo che tutti e quattro insieme siano
fantastici. Vedremo se Bella si deciderà a dire la verità a Edward.
- BellsSwanCullen: Si, hai capito che
lo spoiler era riferito ad una serata tutti e quattro, proprio come una vera
famiglia e credo che come famiglia funzionino pure bene. Jake non conosce la
città perché è originario di Atlanta. Dopo aver scoperto il tradimento della
sua donna decide di trasferirsi a New York, ma prima di farlo va a Jacksonville
per questioni di lavoro, poi da lì prende l’aereo che lo porta a New York e su
quell’aereo incontra Bella. Comunque più avanti l’incontro trai due viene
spiegato. Prima di New York, lui stava ad Atlanta.
- vanderbit: Si, Bella è rimasta
molto colpita dal legame che Edward ha istaurato con i bambini. Anche a me in
BD è mancato il rapporto tra Renesmee ed Edward, un rapporto che mi sarebbe
piaciuto vedere per questo mi piace scrivere di Edward insieme ai suoi figli.
- KatyCullen: Non posso dirti
cosa succederà quando si scoprirà la verità, ma presto tutti i nodi verranno al
pettine. Come vedi Bella ha accettato la serata film tutti e quattro.
- bella cullen89: Sono contenta che
la storia ti piace. Non ti dirò se Bella alla fine rivelerà a Edward la verità
o meno, non voglio anticipare nulla, ma credo che se non dicesse nulla non
avrebbe senso, sbaglierebbe fino in fondo. “Bisogna sbagliare per conoscere la
verità” non è ancora finita, manca uno, massimo due capitoli prima dell’epilogo.
Siamo in dirittura d’arrivo in quella storia.
- Moni68: Hai perfettamente
ragione, nella vita di vuole forza e coraggio. Se mancano questi due elementi è
la fine. Speriamo solo che a Bella questo coraggio arrivi presto.
- Ed4e: Beh, un risveglio
imbarazzante ci avevo pensato, ma avrebbe semplificato un po’ troppo le cose e
chi mi conosce sa che non mi piacciono le cose semplici. Arriverà il momento in
cui dovranno affrontare tutto, ma come vedi non ci siamo ancora.
- dany 96: Sono contenta che
il capitolo ti sia piaciuto. Spero che anche i prossimi possano essere
ugualmente di tuo gradimento.
- feibe: Sono davvero
contenta che ti piace il mio modo di scrivere e le mie storie. Ricevere tutti
questi complimenti è sempre un piacere. Quanto alla tua richiesta adesso ti
aggiungo su msn e magari ne riparliamo lì. Sono
contentissima che hai scelto proprio me per continuare una tua storia e magari
sarebbe meglio parlarne in privato. Vedere di cosa si tratta, di quanto manca
alla fine e riuscire a vedere se riesco ad incastonare quest’altra storia tra
le tante che ho e tra gli impegni. In tutti i casi ci risentiamo su msn. Ti ho appena aggiunta.
- FunnyPink: Beh, diciamo che
Lizzie è molto sveglia. Bella lo ha sempre detto. Jake e Leah li rivedremo, non
saranno personaggi emergenti, ma non resteranno nemmeno sullo sfondo.
- favola08: Si, concordo con
te. Edward si è aperto di più, lo stesso non si può dire di Bella che sembra
avere paura. Con Tanya capirai nei prossimi capitoli come stanno le cose. Ufficialmente
loro stanno ancora insieme anche se lei gli ha dato il tempo per riflettere e
per capire cosa vuole davvero. Concordo con te sul fatto che Lizzie ha svelato
qualcosa a Edward e credo che a lui abbia fatto piacere sapere determinate
cose, ad esempio il fatto che lei gli uomini nemmeno li guarda.
- Noemina90: Sono felicissima di
averti emozionato con lo scorso capitolo. L’intenzione era quella e sono felice
di esserci riuscita. Spero solo di non deluderti con i capitoli futuri.
- giova71: Bella dovrebbe dire
la verità ad Edward, hai ragione, ma lo farà? E se si quando? Se vuoi scoprirlo
continua a seguirmi e presto tutto sarà chiaro.
- baby2080: Come vedi Edward
torna a casa lucido, molto lucido e così per i quattro c’è stata una bellissima
e divertente serata di famiglia, anche se a saperlo è solo Bella. I sentimenti
di Edward sembrano chiari, quelli di Bella altrettanto, ma come vedi non
succede nulla. Bella ha paura e se prima non supererà questa paura la vedo
dura.
- loy90: Il legame tra
Edward e i bambini è molto forte, cresce di giorno in giorno e questo di sicuro
è un bene, ma Bella sembra intenzionata a mantenere il silenzio. Cambierà idea?
Lo scopriremo presto.
- ste87: Sono molto contenta
che lo scorso capitolo ti sia piaciuto e ti abbia trasmesso delle emozioni. Era
questo il mio intento. Il quadretto familiare sembra al completo, peccato che
Bella non si decida ancora a dire nulla, ma riuscirà davvero a mentire ancora
per molto? Chi lo sa, non ci resta che aspettare per scoprirlo.
- franz1000: Beh, Lizzie è
davvero sveglia, forse molto di più di quanto lo sia Bella, lei che si ostina a
tenere la bocca chiusa. Dovrebbe dire la verità, sono d’accordo con te. Ci
resta solo che aspettare per vedere se lo farà davvero.
- JessikinaCullen: Leah e Jake come
coppia li ho sempre visti bene. Ho sempre sperato che alla fine della storia
questi due si mettessero insieme, in fono anche se di carattere molto diverso
erano molto simili per certi aspetti, ma visto che la Meyer ha accoppiato Jake
con la tenera Renesmee, ho pensato bene di cambiare un po’ le carte in tavola. Sono
contenta che ti piaccia questo cambiamento. Riguardo alla domanda che mi hai
fatto ti rispondo senza troppi problemi, ma non ti anticipo nulla. Il
matrimonio non segnerà la fine della storia, assolutamente no. Dopo il
matrimonio ci saranno ancora un sacco di capitoli. Tra qualche capitolo, tre o
quattro all’incirca, potrei dire di essere a metà con la storia perché ho in
mente molte altre cose. Spero che la cosa non ti dispiaccia. Ok dai, voglio
darti un piccolo spoiler, lo faccio per farti capire quanto adori le tue lunghe
recensioni, mentre tu pensi il contrario. Dopo il matrimonio, intendo non
subito dopo il matrimonio, intendo dopo uno, due capitoli dopo il matrimonio si
concluderà un ciclo e ne inizierà un altro per la storia. Non posso aggiungere
altro, ho già detto troppo. Il gesto dell’aspirina era un piccola cosa, ma
Edward l’ha fatta e a volte in una coppia, in un rapporto si ha bisogno anche
di queste piccolezze. Si, Jasper ha fatto da tramite e devo dire che ci è stato
molto utile. Grazie Jasper, direi. Non mi dispiace affatto il fatto che abbia
consigliato la storia a qualche amica, spero solo che la apprezzino anche loro
come fai tu.
- oria71: Beh diciamo che fondamentalmente
Bella ha paura, paura di soffrire ancora e paura di far soffrire i figli in
caso le cose con Edward non dovessero andare bene. Speriamo solo che cambi idea
e si decida a rivelare tutto.
- pomeriggio: Bella ha paura di
questa felicità e crede che allontanandola possa stare bene lo stesso, ma non
ha ancora capito che non è così. Dovrebbe avere la forza che ha dimostrato
quando si è presentata da Edward dopo che lui era sparito per un intero anno,
dovrebbe essere combattiva come allora. Chissà se lo sarà.
- Goten: Sono contenta che
la storia, pur essendo tutti umani, ti piaccia. Spero di non deluderti con i
prossimi capitoli e soprattutto spero di non farti ricredere.
- alexia18: Beh diciamo che sarebbe il momento
che Bella dicesse la verità. Tante cose la portano a pensare questo, ma lei
ancora sembra intenzionata a non farlo. Speriamo che si ricreda. Al matrimonio
non manca molto. Il prossimo capitolo sarà già incentrato sul matrimonio.
- Austen95: Sono contenta che
il capitolo ti piace. Spero che ti piacciano anche i prossimi.
- Sabe: Hai proprio
azzeccato il problema. Bella ha paura di quello che potrebbe succedere dopo ed
è frenata per questo perché sa che in caso di fallimento non sarà solo lei a
soffrire, ma anche e soprattutto i bambini. La verità, mi chiedi? Curiosa di
sapere quando uscirà fuori? Beh si paziente e presto tutti i nodi verranno al
pettine. Hai ragione usiamo il tempo a disposizione per scrivere che per me è
molto meglio che qualunque discoteca.
- eliza1755: Beh, i gemelli sono
ancora piccoli, anche se a volte sembrano più maturi della loro età e comunque
sentono di avere bisogno di un papà. Andare a Jacksonville e vedere quell’ambiente
familiare che loro non hanno mai avuto non è bello, vedere Sarah avere un papà
presente come Emmett, vederla alle prese con nonni e zii, beh non è facile per
loro che tutte queste cose non le hanno avute. Non so se Bella abbia bisogno o
meno di una spinta, ma se così sarà teniamoci pronti a dargliela.
- sguardoalcielo: Mi chiedi quanti
capitoli mancano, ma a cosa? Alla verità o alla fine della storia? Alla fine
della storia ne mancano ancora un bel po’. Diciamo che siamo quasi a metà
storia. Se, invece, intendi alla verità, beh in quel caso le cose cambiano. I
nodi verranno al pettine prima di quanto tu possa immaginare.
- Thelionfellinlovewiththelamb: La verità dovrebbe
uscire fuori, Edward ha il diritto di sapere. Speriamo solo che Bella si dia
una mossa e capisca come davvero debba comportarsi.
- francesca96: Eccoti qui il
capitolo dai cui era tratto lo spoiler che tanto ti era piaciuto. Spero che ti
piaccia. Credo che alla storia mancava un capitolo dedicato al quadretto
familiare al completo e quindi eccolo inserito.
- aidiamaria: Sono contenta che il
capitolo ti abbia emozionata. L’intento era proprio questo e sono felice che ci
sia riuscita. Non ti posso dire se Bella tornerà a casa senza aver detto la
verità a Edward, ma per scoprirlo non ti resta che continuare a seguire la
storia.
- Bells Swan
Cullen: Non preoccuparti per le recensioni. Capita a tutti di non
riuscire a commentare ogni capitolo. Del resto fuori dal mondo di EFP tutti
abbiamo una vita e degli impegni, quindi tranquilla, anche se sono sempre
felicissima quando recensisci. Mi fa piacere sapere che il capitolo ti abbia
commosso, era proprio questo il mio intento. Eccoti adesso il capitolo dedicato
al quadretto familiare al completo e come vedi non ti ho fatto aspettare troppo
tra un capitolo e l’altro.
- piccolinainnamora: Nella conversazione
tra Edward e Lizzie volevo che trasparisse la sofferenza della piccola, ma
soprattutto il forte legame che si erano creato tra padre e figlia. Volevo che
fosse emozionante e a quanto pare ci sono riuscita. Non potrei essere più
felice per questo. Jake è e sarà sempre una figura maschile di riferimento, ma
come dici tu è più che uno zio che un papà per loro. Nessuno dei due riesce a
vederlo come il loro papà nonostante gli sia stato accanto praticamente da
sempre. Quanto a Bella spero anche io che si dedica ad aprire finalmente gli
occhi e a rivelare la verità. Speriamo lo faccia presto.
- HappyDayana: Beh, come vedi, in
questo nuovo capitolo non si è ancora scoperta la verità Delusa? Spero di no.
In tutti i casi sappi che presto tutti i nodi verranno al pettine.
- NeWyOrK: Non posso dirti tra
quanti capitoli Edward e Bella si daranno un bacio, ma sta tranquilla che se e
quando quel momento arriverà il bacio sarà ad effetto e per nulla
insignificante, come ognuno dei loro baci. Ti chiedo solo di avere pazienza.
Un grazie di tutto
cuore a tutti voi che avete recensito, a quelli che hanno messo la mia storia
tra i preferiti e nelle seguite. Un altro grazie di cuore anche a coloro che mi
hanno inserita tra gli autori preferiti. Spero che anche questo capitolo sia di
vostro gradimento e recensite. Un bacio.
INTRODUZIONE:Edward ha lasciato Bella in New Moon e non è
non e mai più tornato. Gli anni passano e anche i decenni, ma due anime sono
ancora tremendamente legate tra di loro perché il tempo possa cancellare ciò
che l’amore ha creato. Cosa succederà se un giorno Bella dovesse rincontrare
quella che aveva considerato fin dall’inizio al sua famiglia? E i Cullen e
soprattutto Edward come reagiranno quando scopriranno che Bella è ancora la
diciottenne che avevano lasciato? P.S. Bella non è un vampiro, ma non è
comunque umana. Oltre i vecchi, ci saranno anche nuovi personaggi.
INTRODUZIONE:Bella vive a Phoenix
da quando è nata e la sua vita ruota intorno ai suoi sei migliori amici: Alice,
Rosalie, Emmett, Jasper, Jacob e Edward. Si conoscono fin da quando erano dei
bambini, ma crescendo le cose cambiano e lei si ritrova solo con Jacob e Edward
che sono iperprotettivi nei suoi confronti. Un giorno accade che Jacob si
dichiara e in seguito le chiede di sposarlo. Lei accetta, ma lo ama davvero? Si
certo, ma il suo non è amore, non quello vero almeno. Ed Edward? Cosa farà a
questo punto? E se si accorgesse proprio ora che sta per perdere la persona più
importante della sua vita? E se lei lo considerasse solo il suo migliore amico?
E se invece non fosse così? La loro è solo amicizia? Si certo, ma non del
tutto. Cosa succederà, allora? Bella sposerà Jacob? Forse solo da uno sbaglio
si può scoprire la verità. Ma qual è questa verità?
INTRODUZIONE:Edward lascia Bella per
permettergli di vivere una vita normale, ma prima di farlo esaudisce il
desiderio dell’unica ragazza che abbia mai amato. Dopo la sua partenza le cose
cambiano e Bella non vivrà la vita che Edward ha sperato per lei. Si ritroverà
vampira, con un figlia da crescere e un passato da ricordare. Riuscirà a
ricordarsi del suo unico e vero amore? Ma soprattutto riuscirà a rincontrarlo?
INTRODUZIONE: Rosalie, Bella e
Alice sono tre sorelle newyorchesi che si trasferiscono a Phoenix. Sono le
classiche ragazze popolari che tutti invidiano, dal carattere forte e deciso e
che non si fanno mettere i piedi in testa da nessuno. A Phoenix le loro vite si
incroceranno con quelle di tre fratelli Emmett, Edward e Jasper, anche loro dal
carattere forte. Nessuno di loro crede nell’amore, ma presto si renderanno
conto di sbagliare, presto l’amore entrerà nelle loro vite e da lì tutto
cambierà.
INTRODUZIONE:Bella è una semplice
ragazza che vive a Phoenix. Ha un fratello e due sorelle gemelle. La sua vita
ruota intorno ai Cullen, i suoi migliori amici, la sua seconda famiglia. E poi
c’è Tay, il suo fidanzato, ma lei ne è davvero
innamorata? La sua vita è perfetta come crede? Il ritorno in città di Edward,
il suo amico di sempre, gli incasinerà la vita e presto si renderà conto che
quell’amico con il quale non fa altro che litigare non è poi solo un amico. Le
cose non saranno semplici e in una notte tutto si complicherà.
INTRODUZIONE:Bella è una ragazza alla moda che vive a Orange Country, con una
storia difficile alle spalle, chiusa, ma allo stesso tempo ribelle verso gli
altri incontra lui, Edward, un playboy da strapazzo, ribelle, odioso,
presuntuoso, aggressivo, ricco e che non fa altro che dedicarsi con i suoi
amici ricconi a feste mondane e al lusso più sfrenato. Riuscirà lei a lasciarsi
andare all'amore? E lui? Riuscirà a mettere la testa a posto? E se tutto
iniziasse ad andare x il verso giusto? Lei non sa, però, che un segreto alena
dietro di lei, un segreto che lui non intende svelarle, non subito almeno, ma
poi non sarà tardi? Una storia ricca di divertimento, scontri, ribellioni, ma
amore, tanto amore. Sono tutti umani.
INTRODUZIONE:Un semplice invito di matrimonio può cambiare quella che sembra
essere diventata una vita stabile? Questo si chiede Bella quando si ritrova tra
le mani l’invito del matrimonio di Alice e Jasper. Partire e raggiungere quella
che un tempo era la sua migliore amica affrontando i fantasmi del suo passato?
Oppure restare a casa e non correre rischi? Bella vive a New York, fa la
giornalista, si è lasciata i Cullen alle spalle e si porta dietro da cinque
anni due grandi responsabilità che portano il nome di Ej e Lizzie. Chi sono? E
che c’entra Edward in tutto questo? Se vi va di scoprirlo correte a leggere la
mia storia. Sono tutti umani.
INTRODUZIONE:Isabella Swan fugge via dalla sua città all’ètà di dieci anni,
grassottella e timida viene presa in giro da tutti. Si rifugia a Jacksonville
dalla madre, ma otto anni dopo il brutto anatroccolo si è trasformato in un
bellissimo cigno. Decide di tornare a Beverly Hill, la sua città natale, dove i
suoi vecchi amici la attendono, ma Bella è cambiata non solo fisicamente e
vuole prendersi la sua rivincita su tutti coloro che un tempo la prendevano in
giro. Nella sua vecchia città, però, non tutto è come lo ha lasciato. I Royal
King, i suoi vecchi amici, sono in lotta continua contro i Blue Ice, un altro
club di ragazzi popolari e ricchi. Cosa succederà con l’arrivo di Bella? Che
succederà se un giorno i due gruppi si ritrovano costretti a collaborare?
Filerà tutto liscio? Personaggi decisamente diversi da come abbiamo imparato a
conoscerli, ma chissà…magari dall’odio nascerà qualcos’altro e quella che era
sembrata una rivincita potrebbe diventare ben altro. Sono tutti umani. Vi ho
incuriosito? Correte a leggere.
Questi personaggi non mi appartengono, ma sono proprietà di Stephenie
Meyer
Questi personaggi non mi appartengono,
ma sono proprietà di Stephenie Meyer. Questa storia è stata scritta senza alcun
scopo di lucro.
Eccomi qui con un
altro aggiornamento. Come vi avevo detto dalla risposta alla recensioni il
matrimonio era vicino ed eccoci al grande giorno. I capitoli dedicati al
matrimonio saranno due, questo e il prossimo, quindi sedetevi comodi e leggete
del grande giorno di quella pazza di Alice Cullen. Buona lettura. Un bacio a
tutti.
Capitolo 24
Il matrimonio
POV BELLA
A svegliarmi fu
il rumore assordante della sveglia e quando aprii gli occhi mi sembrò che dal
momento in cui mi ero messa al letto fino al mio risveglio fossero passati solo
una manciata di minuti.
In realtà
guardando la sveglia mi resi conto che erano le sette e mezzo e che avevo alle
spalle poco meno di quattro ore di sonno.
Avrei tanto
voluto rimettermi a dormire, ma oggi era il 23 Luglio e fra meno di quattro ore
Jasper e Alice sarebbero diventati marito e moglie.
Mi alzai e mi
infilai una vestaglia di seta nera, poi dopo aver baciato delicatamente mia
figlia facendo attenzione a non svegliarla andai in bagno e mi lavai la faccia,
poi diedi una veloce sbirciatina alla camera di Edward notando che padre e
figlio stavano ancora dormendo. Ej era appallottolato al petto del papà e
sembravano entrambi due bambini per l’espressione sognante che avevano in
volto.
Mi avvicinai
lentamente e lasciai un delicato bacio sulla guancia ad entrambi, poi dopo
averli guardati nuovamente e aver sorriso vista la scena tornai in camera mia e
da lì uscii nel corridoio sentendo che c’era una confusione della malora.
In effetti c’era
poco di che stupirsi, fra meno di tre ore quello sarebbe stato il luogo di una
cerimonia e di un relativo ricevimento di nozze, il che spigava la confusione.
Mi diressi
direttamente in camera di Alice
dove sapevo per certo che c’era una sposa elettrizzata e nervosa per il grande
passo che stava per compiere.
Non appena entrai
vidi la stanza completamente sottosopra e un Alice seduta su una sedia mentre
un parrucchiere le acconciava i capelli e un truccatore stava scegliendo i colori
più adatti da inserire in quel viso perfetto.
- O mio Dio
Bella, finalmente – mi disse Alice non appena mi vide.
Si alzò e mi
corse incontro abbracciandomi forte.
- Scusami tesoro,
ma non ho dormito molto bene stanotte – le risposi evitando di spiegarle i
motivi.
- Io invece ho
dormito benissimo. Ho preso un tranquillante e sono caduta subito nel mondo dei
sogni – mi fece notare lei sorridendomi.
Cercava di
tenerlo nascosto, ma si vedeva lontano un miglio che era agitatissima.
- Signorina
Cullen se non si viene a sedere non finiremo più – le fece notare il
parrucchiere.
Vidi l’espressione
terrorizzata di Alice e capii subito che c’era qualcosa che bisognava fare.
- Potete scusarci
un attimo? Questione di cinque minuti, poi la sposa sarà tutta vostra –
domandai a parrucchiere e truccatore.
Loro annuirono e
poi uscirono dalla stanza, mentre Alice si sedette sul letto con aria
agitatissima.
- Alice lo so che
sei preoccupata, so che sei agitata e so che pensi che andrà tutto male, ma non
sarà così. Hai curato tutto nei minimi dettagli e tutto sarà perfetto. Questo
sarà il giorno più bello della tua vita, il giorno in cui finalmente dirai il
tuo “si lo voglio” all’uomo che ami praticamente da sempre – iniziai a dirle
sorridendole mentre le prendevo una mano.
- Bella, la
perfezione non esiste e anche se credo di aver fatto tutto perfettamente non è
così – mi spiegò lei ansiosa.
- La perfezione
esiste solo se a farla è Alice Cullen. Ricordi come hai organizzato il
matrimonio di Rosalie ed Emmett? Avevi solo diciannove anni, ma tutto era
perfetto e anche oggi lo sarà. E poi Alice, anche se non dovesse essere tutto
perfetto non importa. Ciò che conta è che sposerai l’uomo che ami. Ricordi
quanti anni avevi quando venisti da me e mi dicesti che avresti sposato Jasper?
Io lo ricordo, avevi cinque anni. Adesso ne hai venti in più e sei qui a
preparati per essere la sposa più bella che si sia mai vista mentre il tuo
Jasper ti aspetta ansioso per coronare il vostro sogno. L’ansia e la paura sono
normali in giorni come questi, ma tu hai una certezza che non tutte le persone
che si presentano all’altare hanno, tu hai la certezza che l’uomo che fra
qualche ora diventerà tuo marito è il tuo unico grande amore, il tuo unico e
vero amore – le dissi abbracciandola e stringendola forte a me.
- Lo dicevo io
che avevo bisogno della mia migliore amica il giorno del mio matrimonio. Grazie
sorellina, grazie di tutto – mi rispose lei mentre ancora si stringeva a me.
- Adesso conviene
far rientrare quei due, altrimenti finirai per far aspettare Jasper più del
dovuto – le feci notare sorridendole.
- Mi ha aspettato
una vita, cosa vuoi che sia un’ora in più un’ora in meno? Il problema è che
sono io che non so più aspettare, quindi chiama quei due e digli di farmi
diventare la più bella sposa mai vista e controlla che sotto sia tutto perfetto
– mi disse lei ricambiando il sorriso.
- Ai suoi ordini
milady – le risposi alzandomi dal letto e dirigendomi verso la porta.
- Bella? – mi
chiamò Alice.
- Dimmi tesoro –
le risposi.
- Grazie di
tutto, soprattutto di esserci oggi – mi disse lei sorridendomi.
- Non c’è nessun
altro posto in cui avrei voluto essere oggi – le risposi sincera come non lo
ero stata mai negli ultimi tempi.
Lei mi sorrise e
io feci lo stesso, poi uscì dalla stanza e dissi ai due ragazzi che potevano
entrare per sistemare Alice, poi scesi giù per controllare che tutto fosse
perfetto e in effetti mi resi conto che era già tutto pronto.
- Tesoro vai da
Alice a calmarla, è intrattabile stamattina – mi disse una voce dietro di me.
Non mi serviva
girarmi per accorgermi che era Esme e quando lo feci visi i suoi bellissimi
occhi verdi essere ancora più luminosi del solito.
Mi meravigliava
solo una cosa, che le fosse già passata l’arrabbiatura per il vaso rotto la
sera prima.
- Ci sono già
andata e l’ho calmata. L’ho lasciata su a prepararsi. Mi ha detto di venire a
controllare che tutto fosse perfetto – le risposi sorridendole.
- Si, qui è tutto
pronto – mi fece notare indicandomi la perfezione organizzata da Alice.
- Jasper? –
chiesi per sapere come stesse lui.
- Più calmo di
una Pasqua. Sembra come se lui è l’invitato al matrimonio e non lo sposo – mi
rispose lei sorridendomi.
Del resto c’era
da aspettarselo da uno come Jasper. Lui era sempre pacato e riflessivo, ma
soprattutto prendeva tutto con molta calma e il fatto che fosse tranquillo
anche in questa occasione non era dovuto solo al suo carattere, ma anche e
soprattutto alla certezza che stava sposando la donna della sua vita.
- Beh, c’era da
aspettarselo da lui – le feci notare.
- Si, appunto.
Vado a cambiarmi io. Fra non molto inizieranno ad arrivare i primi ospiti – mi
spiegò.
- Vado anche io
altrimenti rischio di fare tardi – le risposi consapevole che oltre a me dovevo
sistemare anche i bambini.
- Tesoro se hai
bisogno di una mano con i piccoli non esitare a chiedere – mi disse prima di
allontanarsi.
- Grazie, lo
terrò a mente – le risposi.
Mi venne in mente
poi un’altra cosa da aggiungere.
- Esme? – la
chiamai prima che scomparisse dalla mia vista.
- Dimmi – mi
rispose.
- Volevo scusarmi
per ieri sera, abbiamo esagerato con Edward e i bambini e mi dispiace per il
vaso – le spiegai.
Lei mi guardò e i
suoi occhi si illuminarono ancora di più, poi mi fece un sorriso a trentadue
denti.
- Nessun
problema. Me ne ero già dimenticata. L’importante che vi siate divertiti – mi
disse con il sorriso ancora sulle labbra prima di sparire dal giardino.
Restai lì stupita
dalla sua reazione, ma in fondo non c’era da stupirsi. Esme aveva sempre avuto
un debole per la mia storia d’amore con Edward. In passato diceva che eravamo
fatti per stare insieme e forse nella scena di ieri sera aveva visto la
famiglia che aveva sempre voluto per suo figlio.
Mi guardai
attorno e dopo aver costatato con i miei occhi che era davvero tutto perfetto
salii al piano superiore e trovai Lizzie ed Ej che si rincorrevano nel
corridoio.
- Che vi fate voi
qui? – domandai loro.
- Giochiamo – mi
risposero all’unisono.
- E vi sembra il
momento di giocare? Su, entriamo in camera e andiamo a prepararci altrimenti
faremo tardi – dissi loro invitandoli ad entrare in stanza.
Non fecero storie
ed entrarono, poi Lizzie si mise sul letto, mentre Ej venne in bagno con me per
prepararsi.
Gli feci il bagno
e nel frattempo gli domandai di Edward e mi disse che lui ancora dormiva e non
aveva voluto svegliarlo. Quando il bagno fu finito lo avvolsi nell’asciugamano
e gli asciugai i capelli.
- Mamma i capelli
li voglio fatti con il gel, tutti sparati in aria – mi disse il piccolo
sorridendomi.
Lo accontentai e
gli sistemai i capelli come voleva
lui, del resto quello era un grande giorno, poi lo vestì e gli misi le converse dello
stesso colore della maglietta. Aveva insistito sul fatto che non avrebbe mai messo
un paio di scarpe eleganti. L’eleganza non faceva per lui, lui che esattamente
come suo padre era un tipo del tutto sportivo.
Quando fu pronto
gli baciai la fronte e lui mi sorrise.
- Mi raccomando
non ti mettere a correre altrimenti finisce che sudi prima del dovuto e non ti
sporcare, altrimenti zia Alice diventa una iena – gli intimai sorridendogli.
- Una cosa? – mi
domandò lui con un’espressione buffissima in viso.
- Una iena, per
intenderci diventa una belva – gli risposi.
- No, per carità.
Poi chi la sente la zia – mi disse lui assumendo un’espressione terrorizzata.
- Ecco, appunto –
gli dissi.
- Tranquilla
mamma, faccio il bravo. Vado a vedere se Edward è pronto – mi disse baciandomi
una guancia e allontanandosi verso la sorella.
Raggiunse Lizzie e
baciò pure lei, poi uscì dalla stanza.
Tutta quella
comunella con Edward avevo paura mi si sarebbe ritorta contro, ma al contempo
ero contenta che a Ej e Lizzie piacesse Edward, indipendentemente dal fatto che
sapessero che era il loro papà.
Lizzie mi corse
incontro pronta a sistemarsi pure lei.
Le feci il
bagnetto e quando terminai la avvolsi nell’accappatoio e le asciugai i capelli.
Glieli legai in uno chignon
sistemandoli per bene e dopo aver avuto il suo ok gli diedi un bacio sulla
guancia e poi le infilai il vestito
scelto accuratamente da Alice.
Ovviamente il mio
angelo aveva adorato quel vestito nello stesso momento in cui l’aveva visto,
lei adorava i bei vestiti, adorava essere sistemata sempre di tutto punto.
Perfino quando andava a letto doveva avere tutto abbinato. Se il pigiama era
rosa le pantofole doveva essere abbinate. Adoravo quelle sue manie di
perfezione, la rendevano una signorina in un corpo da bambina e spesso questo
lato del suo carattere mi ricordava tanto Alice.
Quando fu pronta
si guardò allo specchio, poi come faceva sempre si girò su stessa per ammirarsi
tutta e a guardandola mi venne da sorridere. Era bellissima e con il sorriso
che aveva messo su proprio in quell’istante mi sembrava di rivedere Edward in
versione femminile.
- Mamma hai fatto
un ottimo lavoro – mi disse la piccola sorridendo mentre ancora di guardava
allo specchio.
- Lo so tesoro,
sei bellissima – le risposi sincera dopo averle regalato un sorriso.
- Vado a vedere
dove sono quei due – mi disse poi lei dopo avermi dato un bacio sulla guancia.
- Quei due? –
chiesi non capendo.
- Edward ed Ej.
Vado a prenderli un po’ in giro per la sconfitta di ieri – mi disse facendomi
la linguaccia e uscendo dalla stanza.
Restai in camera
da sola, mentre sentii Lizzie chiamare a gran voce Edward che molto
probabilmente era in corridoio.
- Tesoro, sei
bellissima, sembri una principessa – sentì dire da lui prima di chiudermi in
bagno per prepararmi.
Controllai l’ora
e mi resi conto che a furia di preparare i bambini si erano fatte le dieci e
mezzo. Aveva un’ora e dovevo essere pronta, dovevo sbrigarmi.
Mi infilai sotto
la doccia e mi lavai cercando di rilassarmi per quanto possibile, poi uscii e
mi avvolsi nell’accappatoio, dopodiché andai ad asciugarmi i capelli acconciandoli in boccoli morbidi e
setosi, poi passai al trucco sfumandolo con il blu per intonarlo con il
vestito.
Andai in camera e
mi infilai il vestito che Alice mi aveva fatto provare e riprovare un sacco di
volte nel giro di quelle due settimane.
Mentre cercavo di
chiuderlo da dietro sentii qualcuno bussare alla porta e dopo un avanti vidi
entrare in camera riflessa nello specchio di fronte a me l’immagine di un David
di Michelangelo bello ancora di più dell’originale.
Era bellissimo, in un completo nero
lucido con tanto di camicia e cravatta viola. Perfino le scarpe erano eleganti
tanto quanto il vestito e mi stupii vederlo vestito in quel modo. Anche avendo
lasciato i capelli scompigliati che erano la sua caratteristica più comune,
potevo affermare a gran voce che era di una classe senza eguali. Edward non era
mai stato tipo da vestito elegante, ma gli anni erano passati e tante cose
erano cambiate. Era insito nel suo lavoro stesso essere elegante e di ben
portamento. Ed Edward aveva tutte quelle qualità senza nessuna difficoltà.
Rimasi fissa a
guardarlo senza dire nulla e lui fece lo stesso, si avvicinò a me e mi guardò
riflessa allo specchio sorridendomi sghembo.
- Posso? – mi
domandò dolcemente indicandomi l’abbottonatura del vestito.
Io annuii e mi
alzai i capelli mentre lui mi sistemò il vestito, poi prima che si allontanasse
gli porsi la collana che dovevo mettere e ci pensò lui stesso ad abbottonarla.
- Grazie – gli
dissi sorridendogli quando terminò.
Lui si limitò a
sorridermi sghembo, poi io mi scusai un attimo e tornai in bagno finendo di
prepararmi indossando tutti gli accessori che avevo preparato.
Quando fui pronta
tornai in camera e mi guardai allo specchio rendendomi conto che stavo davvero
bene vestita in quel modo.
Un’accoppiata
perfetta: blu acciaio e bianco.
E mentre i miei
occhi ammiravano la figura riflessa dallo specchio mi resi conto dello scherzo
del destino. Ero vestita di blu, il colore che a detta di Edward mi stava
meglio. Un tempo era il colore che maggiormente usavo, quello stesso colore che
da un po’ di anni a questa parte evitavo di usare perché mi portava alla mente
troppi ricordi che ancora facevano male.
Mi diedi della
stupida a quei pensieri. Oggi era il grande giorno di Alice, non c’era spazio
per me e i miei problemi. Oggi dovevo essere raggiante e lo dovevo essere per
Alice, per Jasper e per il loro amore.
- Sei bellissima – mi disse
una voce dietro di me e solo allora mi resi conto che in stanza c’era ancora
Edward.
Presa com’ero dai
miei pensieri me ne ero completamente dimenticata.
La sua voce
soffiò delicata sul mio collo e solo allora osservai di nuovo l’immagine che lo
specchio rifletteva. Edward dietro di me che mi cingeva i fianchi con le sue
mani e le sue labbra a pochi centimetri dal mio orecchio.
Se continuavo
così rischiavo l’autocombustione.
- Grazie – mi
limitai a rispondergli imbarazzata.
Lui mi sorrise
sghembo conscio dell’effetto che ancora mi faceva. Quell’arma era sempre la più
letale su di me.
Mi voltai verso
di lui e mi resi conto dell’errore che avevo fatto visto che le mie labbra e le
sue erano a pochi centimetri di distanza.
- I bambini? –
chiesi per deviare l’argomento.
- Alice ha
mandato mamma a prenderli, saranno nella sua camera – mi rispose lui
sorridendomi.
Il folletto di
casa aveva voluto che Sarah e Lizzie inaugurassero la navata che conduceva
all’altare spargendo dei petali, come da tradizione nei matrimonio all’aperto,
ed Ej dietro le bambine aveva il compito di portare gli anelli.
Convincere Sarah
e Lizzie non era stata difficile, lo stesso non si poteva dire di Ej, ma,
chissà come mai, Alice ci era riuscita. Prima o poi mi sarei fatta spiegare che
arma aveva usato per convincerlo. Ej odiava categoricamente essere al centro
dell’attenzione.
- Gli anelli? –
chiesi consapevole che le fedi erano
rimaste a lui quando eravamo andate a prenderle in gioielleria.
- Eccoli – mi
disse lui prendendo una scatolina dalla tasca.
La presi e la
aprì ammirando di nuovo le fedi e solo allora mi ricordai di un particolare che
il giorno della gioielleria mi ero passato di mente. Per questo motivo presi la
fede di Jasper e la guardai attentamente notando che Alice aveva mantenuto la
tradizione visto che incisa nella fede del suo futuro marito c’era la frase: “You bring out the best in me” (Riesci a
tirare fuori il meglio di me). Non appena notai quel particolare sorrisi ed
Edward se ne accorse perché lo vidi assumere un’espressione curiosa.
- Che c’è? – mi domandò veramente incuriosito.
- Niente, pensavo
solo che Alice ha mantenuto viva la tradizione – gli risposi sincera.
- La tradizione?
Ma di cosa stai parlando? – mi domandò.
Gli porsi la fede
che fra qualche ora avrebbe indossato Jasper e lui la osservò attentamente
notando l’incisione.
- Tutte le fedi
di un uomo della famiglia portano quell’incisione – gli spigai vedendo la sua
faccia.
- Potresti
spiegarti meglio? Non riesco a seguirti – mi disse lui stupito e io sorrisi.
Non poteva mai
sapere cosa nascondeva quella scritta, ecco perché il motivo di quella sua
curiosità.
- Quando Rosalie
ed Emmett hanno deciso di sposarsi, nonna Elizabeth ed Esme ci hanno rivelato
una cosa. La nonna quando sposò Edward fece incidere sulla sua fede la frase: “You bring out the best in me”. Ci spiegò che
lei era davvero convinta di ciò, secondo lei Edward aveva davvero tirato fuori
il meglio di lei e voleva che lui se ne ricordasse sempre guardando la fede che
portava al dito. Quando Esme decise di sposarsi con Carlisle, la nonna rivelò
alla figlia di quel piccolo particolare e lei decide di fare lo stesso con il
suo futuro marito. A sua volta entrambe lo raccontarono a Rosalie quando lei ed
Emmett annunciarono il matrimonio e quando lo fecero io ed Alice eravamo
presenti. Rosalie era felice di portare avanti quella tradizione ed Alice non
vedeva l’ora di sposarsi per fare lo stesso con Jasper – gli spiegai brevemente
ripensando a quella conversazione di sei anni prima svolta in camera di Esme
mentre Rosalie provava il suo abito da sposa.
- E tu? Tu cosa hai pensato? – mi domandò curioso riportandomi di nuovo
alla realtà, una realtà in cui le nostre labbra erano divise da soli pochi
centimetri.
- Lo sai che non amo molto i matrimoni – gli risposi sicura di me.
Io ero sempre stata dell’idea che il matrimonio era qualcosa che legava
due persone davanti a Dio e alla legge, ma era solo un pezzo di carta, un
certificato che attestava che una persona apparteneva ad un’altra e io ero
fermamente convinta che due persone non avevano per forza bisogno di un
certificato per sapere quanto davvero grande fosse il loro amore.
Diciamo che non credevo molto nel matrimonio, forse a causa del divorzio
dei miei, o forse perché avrei voluto una famiglia come quella di Edward, una
famiglia che per fortuna mi aveva accettata come se io fossi un loro componente
a tutti gli effetti.
- Già, la tua fissa sui matrimoni. Come posso dimenticarla – mi fece
notare lui sorridendomi.
- Però questa cosa dell’incisione è bellissima. Mi sa di infinito – gli
rivelai.
- Beh, credo che sia romantico, c’era da aspettarselo che tutto fosse
partito da nonna – mi disse lui serio – chissà se un giorno anche tu
continuerai la tradizione – mi disse sorridendomi.
Capii perfettamente cosa voleva dirmi, ma la mia bocca sembrava intenzionata
a non produrre suoni, riuscii solo a ricambiare il suo sorriso e poi fissai i
suoi occhi perdendomi in quel verde intenso e in quell’esatto momento sembrò
come se al mondo ci fossimo solo noi due.
Con una mano mi accarezzò una guancia dolcemente e io chiusi gli occhi
istintivamente. Le sue mani sulla mia pelle mi trasmettevano brividi che non
provavo da troppo tempo e che solo allora mi ero accorta di voler sentire di
nuovo nonostante tutto e tutti.
Ancora con gli occhi chiusi sentii la sua mano tracciare il profilo delle
mie labbra e quando, ormai, ero certa che stavo per incontrare di nuovo quelle
labbra che tanto lambivo sentii la porta della camera aprirsi di botto ed Ej
entrare di tutta fretta.
Io ed Edward ci staccammo all’istante entrambi in evidente imbarazzo. Il
piccolo si fermò un attimo a guardarci, poi ci sorrise.
- Zia Alice vuole che mi diate gli anelli – ci disse porgendoci la sua
manina.
Presi la scatola con le fedi e la diedi a mio figlio.
- È pronta la zia? – gli chiesi.
- Quasi – mi rispose sorridendomi prima di dirigersi verso l’uscita della
camera – mamma, ricordami di non farmi più convincere dalla zia per nessun
motivo al mondo – aggiunse poi con il sorriso ancora sulle labbra prima di
sparire dalla stanza.
Guardai Edward rendendomi conto che in lui l’imbarazzo era sparito veloce
come era arrivato, mentre in me c’era ancora. Mi diedi della stupida solo per
aver pensato o meglio per aver sperato di godere di nuovo del dolce sapore dei
suoi baci.
- È meglio che scendiamo giù. I testimoni non devono farsi aspettare –
gli dissi consapevole che restare in quella stanza da sola con lui non poteva
portare a nulla di proficuo.
Lui annuì e insieme ci dirigemmo in salotto dove c’erano già molti
invitati. Guardai l’orario e mi resi conto che mancava meno di un quarto d’ora
al grande evento e seppur conscia che la sposa si fa sempre attendere ero certa
che non fosse la stessa cosa per Alice. Lei amava stupire tutti, lei doveva
sempre differenziarsi dalla massa e se dovunque si diceva che la sposa si fa
sempre attendere ero certa che lei anche in quell’occasione si sarebbe dimostrata
l’eccezione che conferma la regola.
C’era un sacco di gente e la cosa non mi stupiva per nulla. Alice amava
sempre fare le cose in grande. Povero Jasper, iniziavo a credere che James
avesse ragione. Jasper era proprio un santo per sopportare senza alcun problema
tutte le pazzie e le voglie di quella pazza di un folletto.
Un uomo mai visto prima, dai
capelli neri, occhi castano-verdi e una leggera barbetta, più o meno della
stessa età di Carlisle, fece cenno a Edward di avvicinarsi, doveva essere di
sicuro qualcuno dell’ospedale, qualche amico di Carlisle che Alice aveva
pensato bene di invitare.
Edward gli fece un cenno con la mano, come a dire arrivo, poi si avvicinò
ancora di più a me.
- Puoi scappare dall’amore, ma se è amore vero sarà lui a prenderti – mi
soffiò all’orecchio prima di andare incontro all’uomo e lasciarmi lì a
riflettere sulle sue parole.
Aveva capito benissimo il motivo per cui avevo deciso di scendere giù,
avevo paura di ciò che poteva succedere con lui, aveva capito che ero scappata.
Riflettei sulle sue parole e non ci misi molto per concordare con lui.
Edward era scappato dall’amore, ma nonostante tutto questo era tornato da
lui. Adesso ero io che stavo scappando dall’amore e quasi sicuramente questo
sarebbe tornato a me.
Lo guardai bello come il sole allontanarsi e avvicinarsi all’uomo
salutandosi con una certa confidenza, poi iniziarono a parlottare tra loro e notai
che ogni tanto lui spostava il suo sguardo su di me e io mi sentii una stupida
ad osservarlo da lontano come se fossi una ladra che stava rubando qualcosa di
proibito.
- Ci sono cose peggiori
di un cuore spezzato, come l'amore che non vuoi ammettere di provare – sentì
dire da una voce dietro di me, una voce che non avevo problemi a riconoscere
anche senza guardare a chi appartenesse.
Difatti quando mi
girai e mi specchiai nel castano dei sui occhi mi resi conto di non aver
sbagliato.
Rosalie era davanti a me più
bella che mai. Fasciata nel suo lungo vestito nero dal quale si vedeva
chiaramente il suo bellissimo e tondo pancione e con indosso due tacchi dorati
dall’altezza talmente vertiginosa che ero certa si sarebbe tolta prima della
fine della giornata. Non riuscivo a credere che nel suo stato avrebbe potuto
sopportare quei trampoli per tutto il giorno.
- Cosa? – gli
dissi facendo finta di non aver capito.
- Non farmelo
ripetere, tanto hai capito perfettamente. Non ti ho mai detto nulla da quando
sei qua, non credevo fosse il caso, ma ti ho vista, ti ho studiato e ho fatto
la stessa cosa con lui e sappiamo entrambe come stanno le cose – continuò lei.
- Rose, non so di
cosa tu stia parlando – gli dissi mentendo.
Sapevo che non se
la sarebbe bevuta.
- Sto parlando
del fatto che da quando si è allontanato da te non hai smesso di guardarlo un
istante, sto parlando del fatto che pur intento a conversare con qualcun altro
non ti sta togliendo gli occhi di dosso – mi spiegò e io mi voltai a guardarlo
di nuovo costatando che lo sguardo di lui era posato su di me.
Lo vidi
sorridermi e poi tornare a parlare con l’uomo.
- È una tua
impressione. Io e lui, ormai, siamo solo amici – cercai di convincerla.
- Si certo come
no. È normale stare con il proprio migliore amico e ritrovarsi con le mani che
sudano e con il cuore che sembra impazzito. Giusto, siete solo amici – mi fece
notare lei sorridendo della mia cocciutaggine.
Stavo per
rispondere, ma non ne ebbi il tempo, perché qualcuno ci raggiunse.
- Mamma mia che
sono belle le mie donne – disse Emmett avvolgendo Rosalie con il suo braccio
riferendosi ad entrambe.
- Possiamo dire
lo stesso di te – gli risposi io guardandolo e indicando con la mano tutta la
sua figura.
Emmett indossava un vestito nero
lucido molto elegante con tanto di gilet incluso.
Di sotto portava
una camicia di raso arancione le cui maniche si intravedevano dalla giacca e la
cravatta era rigorosamente nera. Inoltre nella taschina della giacca spuntava
un fazzoletto di raso dello stesso identico colore della giacca. Era molto
elegante e bello, indossava un vestito che gli esaltava in modo pazzesco il
fisico scultoreo e muscoloso.
- Cos’è che
confabulate? – ci chiese poi mentre accarezzava il pancione della moglie.
- Cosa da donne –
rispose subito Rosalie e io la ringrazia con lo sguardo.
Non era il caso
di rivelargli il vero argomento della nostra discussione.
Restai con loro
solo qualche minuto, poi mi diressi fuori dove trovai il resto degli invitati.
Di sfuggita riuscì a vedere Tanya e la sua famiglia.
Carmen, fasciata in un
abito lungo color pesca, era a braccetto con Eleazar che indossava un vestito
nero con camicia bianca e cravatta grigio fumo.
Garrett, nel suo abito gessato
canna di fucile era mano nella mano con Kate, la quale indossava
un abito corto bianco con delle rifiniture argentate.
Poco più in là
c’era Irina, fasciata
nel suo vestitino verde scuro, e Tanya che indossava un
bellissimo lungo vestito rosso.
Era di una
bellezza mozzafiato e in confronto con lei io mi sentivo una nullità. Scacciai
via quei pensieri e osservai attentamente come Alice aveva deciso di sistemare
il luogo dove si sarebbe svolta la
cerimonia e non potei fare a meno di notare quanto fosse stata fantastica, era
tutto bellissimo.
Mentre osservavo
l’altare vidi in tutta la sua estrema eleganza Jasper, rigorosamente vestito con
un abito nero lucido, gilet dello stesso colore, camicia bianca e cravatta nera
con una perlina al centro. Sul colletto della giacca faceva bella mostra una
rosa bianca e nel taschino compariva un fazzoletto di seta dello stesso colore.
Era bellissimo, uno degli sposi più belli che avessi mai visto.
Lì, vicino
l’altare, aspettava trepidante attesa l’arrivo della sposa.
Tutti gli
invitati nel frattempo iniziarono a prendere posto.
I primi posti
furono occupati da Esme,
bella più che mai, fasciata in un lungo abito bordeaux e padrona di un’eleganza
senza eguali che da mille miglia faceva capire che fosse lei la madre della
sposa. Accanto a lei c’erano quattro posti vuoti che di sicuro aveva tenuto per
Carlisle e per i bambini. Vicino a lei c’erano poi Emmett e Rosalie.
Tanya
e la sua famiglia si sistemarono nei posti a seguire, dopo di loro si
accomodarono papà e Sue e accanto a loro mamma e Phil. Nella fila dietro uno Jake con un sorriso raggiante diceva
qualcosa all’orecchio a Leah,
seduta proprio accanto a lui e vicino a lei suo fratello Seth mostrava un sorriso bello come
il sole, il sorriso gioioso e spensierato che lo contraddistingueva.
Dall’altro
lato c’era una bellissima Victoria
in abito lungo che teneva in braccio il piccolissimo Matt, anche lui vestito di tutto punto. Al suo
fianco c’era Riley e accanto a
lui si intravedeva la chioma bionda di Lucas.
Altre persone che
conoscevo appena o altre mai conosciute presero posto più dietro e tra queste
intravidi Jessica con
Mike e Angela con Ben.
Controllai di
nuovo l’orario e mi resi conto che mancava davvero poco all’inizio della
cerimonia.
Mi diressi di
nuovo in salone e mi accorsi che non c’era più nessuno, lo stesso Edward e
l’uomo con il quale stava parlando erano appena giunti in giardino e avevano
preso posto. L’uomo in mezzo alla folla, mentre Edward si era messo proprio
accanto a Jasper, in fondo era il suo testimone di nozze.
- Tesoro, Alice è
pronta. Prendi posto e avvisa di iniziare a suonare la marcia nuziale – mi
disse una voce dietro di me.
Mi voltai e vidi
un bellissimo Carlisle in un
abito blu notte dall’eleganza fine e raffinata, una camicia bianca e una
cravatta dello stesso colore del vestito con un perlina incastonata nel nodo.
Era semplicemente perfetto.
- Wow – dissi
solamente quando lo vidi.
- Dovrei dirlo io
a te. Sei bellissima bambina mia – mi rispose abbracciandomi.
Dovetti faticare
per non far scendere le lacrime alle sue parole “bambina mia”. Quante volte
gliele avevo sentite pronunciare, ma non mi ero mai riuscita ad abituare alla
cosa.
Carlisle era il
mio secondo papà, quello dove correvo quando avevo bisogno di piangere, quello
con il quale mi confidavo quando avevo problemi, quello che, quando da bambina
dormivo a casa loro e facevo un incubo, veniva a rimboccarmi le coperte e a
scacciare via i miei mostri immaginari. A volte mi chiedevo se potessero
esistere al mondo persone migliori di lui ed Esme e ancora oggi faticavo a
credere che c’è ne potessero essere.
- Anche io voglio
essere abbracciata dal nonno – disse una voce alle nostre spalle, una voce che
non poteva che essere di Sarah.
Io e Carlisle si
staccammo e guardammo la piccola che indossava un bellissimo vestito bianco
sporco con delle roselline rosa intorno alla vita, mentre i suoi capelli erano
acconcianti in uno chignon molto simile a quello che io avevo fatto a Lizzie.
- Vieni qui peste
– gli disse Carlisle abbracciandola.
Sarah era un
misto tra Emmett e Rosalie, non sapevo dire a chi somigliava di più. Aveva la
bellezza raffinata di Rosalie, ma lo sguardo bambinone e furbo di Emmett, la
razionalità della mamma, ma la sbadataggine del padre.
Quando i due si
staccarono sentii un urlo di Alice che li richiamava all’ordine il che mi fece
supporre che era meglio che quei due la raggiungessero prima che le urla si
sarebbero sentite perfino dal giardino.
- È meglio che
andiate dal folletto, altrimenti chi la sente. Io vado ad avvisare per la
marcia nuziale – dissi sorridendo ad entrambi e uscendo in giardino.
Feci cenno di far
partire la marcia nuziale fra meno di cinque minuti e poi mi posizionai di
fronte a Jasper ed Edward, nel posto accanto a quello che presto avrebbe
occupato Alice, in fondo ero la sua testimone.
Jasper mi guardò
e mi sorrise e lo stesso feci io cercando di trasmettergli più serenità possibilità.
Poi i miei occhi andarono a soffermarsi in quelli di Edward e vidi come i suoi
non smettevano di fissare i miei.
Persi come
eravamo a guardarci intensamente ci accorgemmo solo dopo non so quanto che la
musica era partita.
Ci voltammo a
guardare e sorrisi nel vedere Lizzie e Sarah, in tutta la loro bellezza e
spensieratezza di bambine, cospargere la navata con petali bianchi. Dietro di
loro c’era il mio piccolo ometto che teneva il cuscino con le fedi e che
stranamente sorrideva quasi come se non fosse imbarazzato. Dovevo chiedere a
Alice cosa gli aveva promesso per averlo tranquillizzato in quel modo.
E mentre pensavo
a Alice, vidi comparire in tutta la loro perfezione Carlisle che portava a
braccetto la sua unica figlia femmina. Lui diceva sempre che di figlie femmine
ne aveva tre, includendo me e Rosalie, ma a livello di sangue era Alice l’unica
che davvero contava essere sua figlia.
Lui era
emozionatissimo e camminava a passo felpato sicuramente sotto ordinanza di
Alice che non aveva fatto altro che ripetere che il passaggio nella navata era
il momento in cui tutti guardavano lei e che, per questo, doveva essere tutto
perfetto.
Beh, lo era,
tutto era ancora meglio di come lo aveva immaginato.
Osservai lei
rendendomi conto che era perfetta. Nel suo stupendo abito da sposa, i capelli
boccolosi sciolti con solo una coroncina minuscola bianca in testa, il trucco
forte, ma non volgare e perfetto per una sposa, un trucco che esaltava il blu
dei suoi fantastici occhi. Eccola lì, con in mano il bouquet che aveva cambiato
e ricambiato un sacco di volte, ma che alla fine era risultato perfetto.
C’erano pochi
aggettivi per descriverla, Alice
era semplicemente perfetta.
La osservai
sorridendo e vidi come i suoi occhi lucidi per l’emozioni fissavano dritto
dinnanzi a lei, in direzione dell’uomo della sua vita, quell’uomo che ero certa
avrebbe amato per il resto della sua vita.
Jasper sorrideva
come se avesse di fronte la cosa più bella del mondo.
In pochi minuti
le bambine terminarono il lancio dei petali, si avvicinarono a Jasper e lui
baciò una guancia ad entrambe, mentre Edward fece l’occhiolino a tutte e due,
poi si sedettero nei posti che Esme aveva lasciato liberi. Lo stesso fece Ej,
ma invece del bacio ricevette dallo zio un sorriso sincero. Ej si era
raccomandato. Non voleva smancerie in pubblico, era già difficile portare gli
anelli, non poteva sopportare anche un bacio o roba simile.
Anche lui si andò
a sedere e quando Alice e Carlisle arrivarono di fronte a Jasper il suo sorriso
divenne ancora più gioioso. Poi, come di consueto, Carlisle affidò la sua
bellissima figlia al suo futuro marito, il quale gli sussurrò un “sei la sposa
più bella di sempre” e lei come risposta gli disse solamente “ti amo”, ma lo fece
con un sorriso talmente raggiante che credo tutti lo notarono.
Poi Carlisle
prese posto vicino la moglie e dalla mia posizione non mi fu difficile notare
che i due si presero per mano e davvero felici guardavano sposarsi quelli che
per loro erano due figli.
Io posai lo
sguardo su di Edward e lui fece lo stesso con me, poi il prete iniziò a parlare
e per tutta la durata della cerimonia io e il padre dei miei figli non
smettemmo un attimo di guardarci. Sembrava come se fossimo noi gli sposi, ma
purtroppo così non era.
Ferma a fissare
Edward non mi resi conto di quanto tempo passò prima che il prete arrivò alla
parte in cui i due sposi esprimevano il loro consenso di sposarsi.
- Carissimi
Jasper e Alice, siete venuti qui insieme perché la vostra decisione di unirvi
in matrimonio riceva il suo sigillo e la sua consacrazione davanti al ministro
della Chiesa e davanti alla comunità. Voi siete già consacrati mediante il
Battesimo: ora Cristo vi benedice e vi rafforza con il sacramento nuziale, perché
vi amiate l'un l'altro con amore fedele e inesauribile e assumiate responsabilmente
i doveri del matrimonio. Pertanto vi chiedo di esprimere davanti alla Chiesa le
vostre intenzioni – esordì il prete al centro esatto della celebrazione.
Guardai i due
sposi e mi resi conto di quanto emozionati fossero entrambi.
- Jasper e Alice,
siete venuti a contrarre matrimonio in piena libertà e consapevoli del
significato della vostra decisione? – chiese il prete ai due.
- Si – risposero
all’unisono.
- Siete disposti, seguendo la via del Matrimonio, ad amarvi e a onorarvi l'un
l'altro per tutta la vita? – continuò l’uomo.
- Si – ribadirono tutti e due.
- Siete disposti ad accogliere con amore i figli che Dio vorrà donarvi e a
educarli secondo la legge di Cristo e della sua Chiesa? – concluse il parroco e
in quel momento guardai Edward notando che lui stava facendo lo stesso e mi
sorrideva, poi mi voltai a guardare i miei figli seduti ai primi posti e li
vidi sorridermi, un sorriso che io ricambiai in pieno.
- Si – risposero
Jasper ed Alice sorridendo mentre si guardavano negli occhi.
- Se dunque è
vostra intenzione unirvi in Matrimonio, datevi la mano destra ed esprimete davanti
a Dio e alla sua Chiesa il vostro consenso – disse il prete prima di guardare
Jasper.
- Io Jasper Hale,
accolgo te, Alice Cullen, come mia sposa e prometto di esserti fedele sempre,
nella gioia e nel dolore, nella salute e nella malattia e di amarti e onorarti
tutti i giorni della mia vita – gli disse lui guardandola intensamente negli
occhi.
- Io Alice Cullen,
accolgo te, Jasper Hale, come mio sposo e prometto di esserti fedele sempre,
nella gioia e nel dolore, nella salute e nella malattia e di amarti e onorarti tutti
i giorni della mia vita – ripeté Alice continuando a guardare il suo uomo.
Il prete disse qualcosa,
ma io ero troppo concentrata a guardare Edward per accorgermi di cosa stava
succedendo.
Solo quando vidi Ej
comparire vicino a me mi resi conto che era il momento degli anelli. Il piccolo
consegnò il cuscino con le fedi al prete poi sorridente tornò a sedersi.
- Il Signore
benedica questi anelli che vi donate come segno di fedeltà nell'amore. Siano
per voi ricordo vivo e lieto di quest'ora di grazia – disse il prete
benedicendo gli anelli.
- Alice, ricevi
questo anello, segno del mio amore e della mia fedeltà. Nel nome del Padre, del
Figlio e dello Spirito Santo – disse Jasper infilando la fede al dito della
moglie.
- Jasper, ricevi
questo anello, segno del mio amore e della mia fedeltà. Nel nome del Padre, del
Figlio e dello Spirito Santo – ripeté Alice mentre metteva la fede nell’anulare
di Jasper.
Fu dopo quel
momento che guardai Edward negli occhi e mentre anche i suoi occhi erano persi
nei miei mi sembrò come se il resto del mondo fosse sparito. C’eravamo solo io
e lui. Non seguii più il resto della cerimonia e solo dopo un bel po’ di tempo
mi resi conto che eravamo giunti alla fine.
Il prete fece la
benedizione finale poi diede lettura dell’atto di Matrimonio. Jasper e Alice lo
sottoscrissero, lo stesso fece il parroco e poi toccò farlo a me e a Edward in
quanto testimoni degli sposi.
Quando l’atto di
Matrimonio fu sottoscritto il prete guardò Alice e Jasper e sorridendo disse la
frase che tutti stavamo aspettando di sentire “io vi dichiaro marito e moglie.
Lo sposo può baciare la sposa”. Fu allora che le labbra dei due sposini si
unirono per la prima volta in quella giornata, ma soprattutto per la prima
volta dopo essere diventati marito e moglie e credo che solo guardando quel
bacio si poteva facilmente notare quanto amore quei due provassero l’un
l’altro.
Posai il mio
sguardo su Edward per l’ennesima volta in quella giornata e mi chiesi se anche
io mi meritassi tanta felicità. Non so cosa Edward vide nel mio sguardo, ma
abbassò la testa quasi ad annuire come se mi avesse letto dentro.
In fondo la cosa
non mi stupii più di tanto, lui era sempre stato capace di leggermi l’anima.
Quando il bacio
terminò tutti si avvicinarono agli sposi per gli auguri, ma io e Edward
precedemmo tutti e dopo un abbraccio caloroso ad entrambi io andai verso i miei
bambini che prima di correre tra le mie braccia corsero in quelle degli zii per
congratularsi con loro, poi tornarono da me.
- Mamma, andiamo
da Edward – mi disse la piccola Lizzie tutta euforica indicandomi Edward a
pochi passi da noi.
Io annuii, ma
nello stesso istante in cui lo feci vidi Tanya avvicinarsi a lui e solo allora
mi resi conto che io non avevo nessun diritto su di lui. Ufficialmente era
Tanya la sua donna e anche se lei non ci fosse stata, forse, non sarebbe stata
giusto lo stesso andare da lui.
- No, è meglio di
no, tesoro. Edward è impegnato – le risposi facendole vedere che era in
compagnia della sua fidanzata.
- Brutta megera –
disse Ej sbattendo i piedi a terra e assumendo un’espressione buffissima
guardando con sguardo di fuoco Tanya.
Con quella sua
battuta stava paragonando per l’ennesima volta Tanya alla donna del loro film
preferito e io sapevo che sbagliava a pensarla così.
Tanya era
perfetta in tutto, non c’entrava nulla con la megera di quel film.
- Tanya non è una
megera, è una bravissima ragazza e vuole davvero bene a Edward – lo rimproverai
io bonariamente.
- Si che lo è –
mi fece notare il piccolo.
- Smettila – lo
ammonii sperando che la smettesse.
Sorrisi vedendo
la loro espressione, ma non riuscì a convenire con lui e non volevo che
pensasse quelle cose su Tanya.
- Ha rovinato
tutto – dissero poi fratello e sorella all’unisono facendomi chiaramente capire
che qualcosa per loro era andato storto.
Cosa? Semplice: il
loro piano. Chissà cosa avevano in mente.
Con ogni
probabilità ero io che avevo rovinato tutto e adesso che mi ritrovavo a spiare
Edward e Tanya ridere complici, a qualche metro di distanza da me, me ne
rendevo conto in modo inesorabile, ma purtroppo c’era poco da fare.
Chi è causa del
suo male, pianga se stesso.
…Adry91…
SPOILER:
- Tu non ti
arrendi mai, non è vero? – gli domandai sorridendo.
Edward si
staccò quel tanto che bastava per guardarmi negli occhi.
- Mi
arrendo soltanto quando ho la prova certa che quello per cui sto combattendo
non mi da più ragioni per continuare a farlo – mi rispose ricambiando il mio
sorriso.
Risposte alle vostre recensioni:
- NeWyOrK: Non ti posso dire
se Edward ha intuito che i bambini sono suoi. Lui l’intuizione c’è l’aveva
avuta all’inizio e Bella ha negato. Edward si fida totalmente di Bella e ha
creduto alle sue parole il che lo ha portato ad affezionarsi ai bambini
indipendentemente dal fatto che fossero o suoi figlio o meno.
- Horses are my
life: Mi fa piacere che lo scorso capitolo ti sia piaciuto. Eccoti,
invece, il primo capitolo sul matrimonio.
- giova71: Beh, in effetti Ej
considera Tanya davvero una megera e ha spiegato anche i suoi motivi. Come
dargli torto? In fondo è un bambini di cinque anni e molte cose le amplifica
come fanno tutti i bambini. No, tranquilla, le sorprese non sono finite ancora.
- Sabe: Anche io ho visto
quel film un sacco di volte. Mia sorella mi costringe a vederlo sempre e alla
fine lo guardo sempre volentieri perché mi piace molto. Credo che avere una
sorella gemella o comunque una sorella quasi della propria età è fantastico
perché vive insieme a lei tutto, invece averne più piccoli o più grandi è
diverso. Ti perdi tanto della loro vita e loro della tua, anche se credo che
poi crescendo tutto cambi e maturi. Beh non avrai una sorella per intero, ma
per metà credo che vada bene lo stesso, dai. Almeno ci capiamo e ci
confrontiamo, è questo ciò che conta. A volte non sono solo i legami di sangue
gli unici legami che contano. Ej ha proprio messo in imbarazzo Edward e Bella
se l’è goduta fino alla fine. Tranquilla, il matrimonio non porta alla fine
della storia, diciamo che dopo il matrimonio siamo a metà storia. Ci saranno
ancora un sacco di capitoli, perché un sacco sono le cose che ancora devono
succedere.
- Austen95: Beh diciamo che Ej
e Edward con i musi lunghi sono molto divertenti. Del resto tale padre tale
figlio.
- FunnyPink: Beh diciamo che
forse i bambini ci stanno mettendo molto più impegni di Bella nel rimettere
insieme i cocci. Il matrimonio è arrivato come vedi e Tanya è già comparsa. Nel
prossimo capitolo ne vedremo di più.
- BellsSwanCullen: Il chiarimento su
Jake era doveroso visto che nel capitolo non si capiva bene. Comunque si
spiegherà tutto in seguito e capirai anche esattamente come si sono conosciuti.
Non ti posso dire se la tua ipotesi sul fatto che Bella torna a New York e poi
sarà Edward ad andare da lei è vera o meno, ma il matrimonio è arrivato come
vedi, quindi alla partenza non manca molto e vedremo cosa succederà.
- superlettrice: Non ti posso dire
quando Bella ha intenzione di dire la verità a Edward anche perché fino ad ora non
sembra averne voglia. Vediamo in seguito cosa succede. Il matrimonio è ancora
lungo.
- francytwilighter80: Leggendo la tua
recensione mi sono sentita “realizzata”, mi spiego meglio. Quando ho iniziato a
scrivere questa storia avevo in mente bene cosa fare, cosa descrivere, ma non
ero certa che ci sarei riuscita. A volte scrivere di cose che non si conoscono
non è facile. Non sono una madre e non posso sapere cosa si prova ad esserlo,
posso solo immaginarlo. Sono solo una ragazza a cui piace scrivere e che si
emoziona scrivendo e spero sempre di trasmettere delle emozioni alle persone
che leggono. Credo di esserci riuscita ad esprimere quello che volevo, o almeno
leggendo la tua recensione è questo il messaggio che mi è arrivato, quindi
grazie. Sono contenta che le parole di Edward dello spoiler ti piacciono, credo
che lui stia facendo di tutto per far capire a Bella come stanno le cose, cosa
lui prova, adesso sta a lei rendersi conto di tutta la situazione.
- Smiley: Non posso dirti che
lo glielo dice, ma posso solo dirti abbi pazienza e vedrai che tutti i nodi
verranno al pettine. Quanto ai due gemellini non sei l’unica a volerli, anche
io li voglio e se vengono come Ej e Lizzie meglio ancora.
- JessikinaCullen: In effetti Bella
avrebbe dovuto in qualche modo fare qualcosa, ma alla fine del capitolo qualche
dubbio gli è venuto. Chissà se basta a farle prendere la decisione di rivelare
tutto a Edward. Vedremo. Lo spoiler della recensione non è stato molto chiaro
lo so, ma non posso sbilanciarmi troppo. Voglio aiutarti e cerco di spiegarmi
meglio, ma senza rivelare nulla. Dopo il matrimonio ci saranno altri due
capitoli e poi potrò dire di essere arrivata a metà della storia e proprio la
metà della storia segnerà in qualche modo un cambiamento stesso all’interno
della storia. È come se conclusa una parte se ne apre un’altra, una sorta di
“svolta”. Diciamo che accade qualcosa e dovresti immaginare cosa che cambierà
le carte in tavola, se in positivo o in negativo questo non posso dirtelo, ma
lo vedrai presto. Bella non è andata a calmare Alice perché voleva lasciargli
il suo spazio e comunque come vedi è stata molto più utile il giorno del
matrimonio. Ej non accetta la sconfitta come Edward, in questo sono molto
simili, e decide di andare a dormire con il papà inconsapevole che Edward sia,
in realtà, questo per lui. Adesso non ci resta che vedere cosa succederà ancora
al matrimonio, la giornata è ancora lunga.
- vandervit: No, il film è messo
perché era un modo per far capire cosa i piccoli pensano in merito a Edward e
Bella e in merito al ruolo di Tanya. Il legame tra i bambini ed Edward è molto
forte e questo lo hanno capito tutti. Non ci resta che vedere adesso cosa
succederà.
- ste87: Non bisogna
aspettare molto te lo assicuro. Il capitolo voleva essere emozionante e
divertente allo stesso tempo, voleva mostrare il ritratto della famiglia felice
come hai detto tu stesso.
- KatyCullen: Il momento in cui
tutti i nodi verranno sciolti non è molto lontano, sta tranquilla. Edward di
sicuro sente un forte legame con i bambini, ma magari crede che questo legame
sia Bella, il fatto che lui è legato a lei e quindi lo è ai bambini. Chissà, lo
scopriremo presto.
- alexia18: Si, il film piace molto anche a me,
era azzeccato per la storia. All’inizio l’idea era di farli dormire tutti e
quattro insieme, ma mi piaceva giocare con l’idea dei due uomini che si
arrabbiavano per la sconfitta e se ne andavano insieme indignati dagli imbrogli
delle due donne. Mi fa piacere che hai apprezzato il gesto.
- franz1000: Non posso dirti
come, quando e se Edward scoprirà dei bambini, ma ti dico di avere solo un po’ di
pazienza perché non manca molto prima che i nodi vengano al pettine. Sembra che
nessuno della famiglia si sia accorto che i bambini assomigliano ad Edward, ma
sarà davvero così? Anche per scoprire questo dovrai aspettare un po’, ma non
molto, come ti ho già detto. Non preoccuparti per la recensione lunga, mi fa
sempre piacere leggere una recensione. Se scrivi tanto immagino che la storia
ti prenda davvero e la cosa non può che farmi felice.
- antonellalantigua: Spero di non averti
fatta aspettare troppo con questo nuovo capitolo. Prima di oggi non sono
proprio riuscita a postare.
- sguardoalcielo: Beh, le spiegazioni
che ti ho dato erano doverose visto che me le hai chieste. Quando non rispondo
a qualche domanda è solo perché non voglio rivelare niente per non rovinare la
sorpresa, ma quando posso rispondere a qualche domanda senza svelare nulla, beh
allora non ho problemi a rispondere.
- fabiiiiiiiii: Beh, in effetti
Bella, un po’, la vita se la sta incasinando davvero, ma è tipico di lei, non c’è
molto di che stupirsi per questo. Speriamo solo che rinsavisca presto.
- Bells Swan
Cullen: Non posso dirti se le cose andranno come hai detto tu o in modo
diverso, ma il matrimonio è arrivato e la partenza è vicina, quindi non
mancherà molto prima che tu scopra se ci hai azzeccato oppure no. Beh, cerco di
essere puntuale, ma non sempre è facile visti gli impegni, fatto sta che ci
provo. Dalla settimana prossima non credo di poter postare come faccio ora. Inizia
l’Università e mi devo trasferire, quindi non so bene come fare con la
connessione ad Internet, vedremo, non so se li l’avrò o sarò costretta a dover
comprare una chiavetta, vedremo. Ho ancora qualche giorno per trovare una
soluzione.
- Moni68: Nessuno chiede
spiegazioni è vero, ma ciò non implica che nessuno si sia accorto che qualcosa
non quadra, o forse si, chi lo sa. Lo scopriremo presto. Edward sente un forte
legame per i bambini, ma non sa a cosa sia dovuto. Pensava che i bambini
fossero i suoi, ma Bella ha negato e lui si fida troppo di lei per non credere
alle sue parole, perciò magari crede che il legame che sente con i bambini sia
solo dovuto al fatto che lui essendo legato così tanto a Bella lo è
indirettamente anche con i gemelli. Comunque presto scopriremo tutto.
- baby2080: Mi chiedi se a
breve ci sarà il bacio, ma non ti posso dire nulla. Ho la bocca cucita, ogni
cosa a suo tempo, vedrai. Per il resto sono contenta che il quadretto familiare
ti sia piaciuto.
- loy90: Si, i bambini
adorano Edward, ma lo stesso vale per lui. Diciamo che tutti e tre hanno creato
un bellissimo rapporto.
- marilenacappucci: “Ricordare il
passato” la aggiornerò non appena terminerò una delle storie che sto seguendo
adesso, quindi abbi pazienza e anche quella storia avrà un continuo e una fine.
Quanto a questa storia sono contenta che ti piace, spero che continuerà a
piacerti anche nei prossimi capitoli.
- aidiamaria: Beh diciamo che
visto il personaggio di Tanya dispiace un po’ anche a me, ma credo che le cose
vanno per come devono andare. In fondo Tanya dentro di sé sapeva da sempre a
cosa andava incontro mettendosi con Edward.
- witch77it: Si, diciamo che
ancora ne succederanno parecchie di cose prima di scrivere il “the end”, spero
solo che la storia continuerà a piacerti in futuro come ti piace ora.
- eliza1755: Si, i gemelli
sentono molto la mancanza di un padre anche se Bella ha cercato di essere una
mamma e un papà allo stesso tempo. Non ti posso dire come la prenderà Edward,
ma diamo tempo al tempo e tutto si scoprirà. Si, la discussione tra Alice e
Bella arriverà dopo il matrimonio, quindi manca pochissimo. Non ricordo se ti
ho mai anticipato nulla o meno, ma sei una lettrice sempre presente dalla
storia, quindi stavolta voglio farlo rispondendo a una tua domanda. Mi chiedi
se la litigata riguarderà la verità sui bambini, beh la risposta è no, diciamo
che riguarderà molto di più il fatto che Alice si mette sempre in mezzo in
varie cose. Poi capirai cosa voglio dire.
- oria71: Non posso dirti se
a qualcuno è venuto il dubbio sulla paternità dei bambini, ma ti posso
assicurare che presto tutti i nodi verranno al pettine e molte domande avranno
della risposte. Anche questa che mi ha fatto.
- favola08: Il matrimonio è
appena iniziato, possono succedere ancora tante cose. Credo che la cosa
importante sarebbe che Bella capisse davvero quello che vuole e lottasse per
averlo, solo così potremmo sperare di fare dei passi avanti.
- Ed4e: In effetti Bella
dovrebbe parlare con Edward. Un segreto come quello che tiene nascosto lei non
dovrebbe essere custodito tanto a lungo. Dovrebbe decidersi a parlare, anche perché
aspettando non fa altro che complicare le cose per un possibile futuro.
- Chicca montagna: Scompisciare come
hai detto tu stessa non è un termine propriamente italiano, ma capisco
perfettamente il senso di questa parola. Da me la usiamo spesso, io stessa la
uso parecchio. Mi fa piacere che la storia in generale ti piace e spero che
continui a piacerti. Non sapevo che il film “genitori in trappola” fosse il
remake di “Il Cowboy con il velo da sposa”, non ho mai visto quel film, ma mi
ha incuriosito il fatto che fosse da questo che ha preso spunto il film di cui
ho parlato io, quindi se riesco cercherò di vederlo.
- mary74: Beh diciamo che il
fatto che Bella nasconda la verità ad Edward non è un bene per nessuno. Potrebbe
complicare le cose dopo. L’unica cosa che possiamo fare e incrociare le dita e
sperare che Bella apra gli occhi e riveli la verità.
Un grazie di tutto
cuore a tutti voi che avete recensito, a quelli che hanno messo la mia storia
tra i preferiti e nelle seguite. Un altro grazie di cuore anche a coloro che mi
hanno inserita tra gli autori preferiti. Spero che anche questo capitolo sia di
vostro gradimento e recensite. Un bacio.
INTRODUZIONE:Edward ha lasciato Bella in New Moon e non è
non e mai più tornato. Gli anni passano e anche i decenni, ma due anime sono
ancora tremendamente legate tra di loro perché il tempo possa cancellare ciò
che l’amore ha creato. Cosa succederà se un giorno Bella dovesse rincontrare quella
che aveva considerato fin dall’inizio al sua famiglia? E i Cullen e soprattutto
Edward come reagiranno quando scopriranno che Bella è ancora la diciottenne che
avevano lasciato? P.S. Bella non è un vampiro, ma non è comunque umana. Oltre i
vecchi, ci saranno anche nuovi personaggi.
INTRODUZIONE:Bella vive a Phoenix
da quando è nata e la sua vita ruota intorno ai suoi sei migliori amici: Alice,
Rosalie, Emmett, Jasper, Jacob e Edward. Si conoscono fin da quando erano dei
bambini, ma crescendo le cose cambiano e lei si ritrova solo con Jacob e Edward
che sono iperprotettivi nei suoi confronti. Un giorno accade che Jacob si
dichiara e in seguito le chiede di sposarlo. Lei accetta, ma lo ama davvero? Si
certo, ma il suo non è amore, non quello vero almeno. Ed Edward? Cosa farà a
questo punto? E se si accorgesse proprio ora che sta per perdere la persona più
importante della sua vita? E se lei lo considerasse solo il suo migliore amico?
E se invece non fosse così? La loro è solo amicizia? Si certo, ma non del
tutto. Cosa succederà, allora? Bella sposerà Jacob? Forse solo da uno sbaglio
si può scoprire la verità. Ma qual è questa verità?
INTRODUZIONE:Edward lascia Bella per
permettergli di vivere una vita normale, ma prima di farlo esaudisce il
desiderio dell’unica ragazza che abbia mai amato. Dopo la sua partenza le cose
cambiano e Bella non vivrà la vita che Edward ha sperato per lei. Si ritroverà
vampira, con un figlia da crescere e un passato da ricordare. Riuscirà a
ricordarsi del suo unico e vero amore? Ma soprattutto riuscirà a rincontrarlo?
INTRODUZIONE: Rosalie, Bella e
Alice sono tre sorelle newyorchesi che si trasferiscono a Phoenix. Sono le classiche
ragazze popolari che tutti invidiano, dal carattere forte e deciso e che non si
fanno mettere i piedi in testa da nessuno. A Phoenix le loro vite si
incroceranno con quelle di tre fratelli Emmett, Edward e Jasper, anche loro dal
carattere forte. Nessuno di loro crede nell’amore, ma presto si renderanno
conto di sbagliare, presto l’amore entrerà nelle loro vite e da lì tutto
cambierà.
INTRODUZIONE:Bella è una semplice
ragazza che vive a Phoenix. Ha un fratello e due sorelle gemelle. La sua vita
ruota intorno ai Cullen, i suoi migliori amici, la sua seconda famiglia. E poi
c’è Tay, il suo fidanzato, ma lei ne è davvero
innamorata? La sua vita è perfetta come crede? Il ritorno in città di Edward,
il suo amico di sempre, gli incasinerà la vita e presto si renderà conto che
quell’amico con il quale non fa altro che litigare non è poi solo un amico. Le
cose non saranno semplici e in una notte tutto si complicherà.
INTRODUZIONE:Bella è una ragazza alla moda che vive a Orange Country, con una
storia difficile alle spalle, chiusa, ma allo stesso tempo ribelle verso gli
altri incontra lui, Edward, un playboy da strapazzo, ribelle, odioso,
presuntuoso, aggressivo, ricco e che non fa altro che dedicarsi con i suoi
amici ricconi a feste mondane e al lusso più sfrenato. Riuscirà lei a lasciarsi
andare all'amore? E lui? Riuscirà a mettere la testa a posto? E se tutto
iniziasse ad andare x il verso giusto? Lei non sa, però, che un segreto alena
dietro di lei, un segreto che lui non intende svelarle, non subito almeno, ma
poi non sarà tardi? Una storia ricca di divertimento, scontri, ribellioni, ma
amore, tanto amore. Sono tutti umani.
INTRODUZIONE:Un semplice invito di matrimonio può cambiare quella che sembra
essere diventata una vita stabile? Questo si chiede Bella quando si ritrova tra
le mani l’invito del matrimonio di Alice e Jasper. Partire e raggiungere quella
che un tempo era la sua migliore amica affrontando i fantasmi del suo passato?
Oppure restare a casa e non correre rischi? Bella vive a New York, fa la
giornalista, si è lasciata i Cullen alle spalle e si porta dietro da cinque
anni due grandi responsabilità che portano il nome di Ej e Lizzie. Chi sono? E
che c’entra Edward in tutto questo? Se vi va di scoprirlo correte a leggere la
mia storia. Sono tutti umani.
INTRODUZIONE:Isabella Swan fugge via dalla sua città all’ètà di dieci anni,
grassottella e timida viene presa in giro da tutti. Si rifugia a Jacksonville
dalla madre, ma otto anni dopo il brutto anatroccolo si è trasformato in un
bellissimo cigno. Decide di tornare a Beverly Hill, la sua città natale, dove i
suoi vecchi amici la attendono, ma Bella è cambiata non solo fisicamente e
vuole prendersi la sua rivincita su tutti coloro che un tempo la prendevano in
giro. Nella sua vecchia città, però, non tutto è come lo ha lasciato. I Royal
King, i suoi vecchi amici, sono in lotta continua contro i Blue Ice, un altro
club di ragazzi popolari e ricchi. Cosa succederà con l’arrivo di Bella? Che
succederà se un giorno i due gruppi si ritrovano costretti a collaborare?
Filerà tutto liscio? Personaggi decisamente diversi da come abbiamo imparato a
conoscerli, ma chissà…magari dall’odio nascerà qualcos’altro e quella che era
sembrata una rivincita potrebbe diventare ben altro. Sono tutti umani. Vi ho
incuriosito? Correte a leggere.
Questi personaggi non mi appartengono, ma sono proprietà di Stephenie
Meyer
Questi personaggi non mi appartengono,
ma sono proprietà di Stephenie Meyer. Questa storia è stata scritta senza alcun
scopo di lucro.
Eccomi qui con un
altro capitolo che altro non è che il continuo del matrimonio di Alice e Jasper.
Volevo avvisarvi che sarò senza linea per qualche giorno, non so ancora quanti,
quindi se non posto non preoccupatevi, non vi sto abbandonando. Appena risolvo
il problema e vi prometto che lo risolverò entro una manciata di giorni tornerò
con il capitolo nuovo. Abbiate pazienza. Che altro dire? Godetevi il capitolo,
ecco tutto. Buona lettura a tutti. Un bacione.
Capitolo 25
Un ricevimento fantastico
POV BELLA
Dopo la cerimonia
ci spostammo dall’altro lato del giardino dove Alice aveva sistemato tutto per
il ricevimento. Aveva creato un’atmosfera bellissima, i tavoli rotondi con le
tovaglie panna e le sedie in pendant con le tovaglie e con l’ambiente. Era tutto perfetto.
Poco più in là,
Alice aveva sistemato l’orchestra che avrebbe suonato rigorosamente dal vivo ed
uno spiazzo per poter ballare senza problemi.
Ognuno prese
posto al tavolo a cui era stato assegnato e al centro di tutti c’era il tavolo
degli sposi che dalla posizione in cui era stato sistemato poteva godere della
visuale di tutti gli invitati.
Consumammo il
pranzo rigorosamente a menù di pesce. Alice, diceva che era più elegante e il
suo matrimonio doveva esserlo, tutti gli invitati lo dovevano ricordare come il
miglior ricevimento di tutti i tempi.
Al tavolo dove
Alice ci aveva sistemato c’eravamo io con i bambini, Edward e Tanya, Jake,
Emmett, Rosalie e la piccola Sarah. Nel tavolo vicino c’erano, invece, Esme e
Carlisle, e la famiglia di papà insieme a Renèe e Phil.
Per tutto il
pranzo Jake e Leah, seppur in tavoli diversi non avevano fatto altro che
lanciarsi sguardi complici e io non potevo che essere felice per questo. Jake
si meritava tutta la felicità del mondo, una felicità che aveva accantonato per
dedicarsi anima e corpo a me e ai miei figli.
Dopo il pranzo ci
fu il tradizionale taglio della torta
e Jasper e Alice impugnarono il coltello insieme e la tagliarono mentre un
tenero bacio univa le loro labbra. Il momento venne immortalato da una
bellissima foto, una foto che li ritraeva innamorati e felici.
La torta venne
poi servita ai tavoli e tutti ne mangiammo una fetta, dopodiché venne servito
lo champagne per brindare agli sposi e fu allora che mi sentii morire. Come testimoni
io ed Edward dovevamo fare un discorso, il che mi faceva imbarazzare parecchio.
Non amavo per nulla essere al centro dell’attenzione.
Edward mi lanciò
uno sguardo complice e mi sorrise come per dirmi “puoi farcela” e ciò non
sfuggì all’occhio vigile di Tanya che seduta accanto a lui non aveva fatto
altro che studiarci per tutta la giornata.
Ciò, però, non ci
aveva impedito di lanciarci sguardi complici ignorando il fatto che lei fosse
li e che con ogni probabilità si fosse accorta di tutto.
La verità era che
quando noi ci guardavamo negli occhi ci dimenticavamo di tutto e tutti,
esistevamo solo noi due.
Edward si alzò,
sbatté la forchetta nel bicchiere richiamando l’attenzione di tutti, poi guardò
gli sposi e sorrise.
- Come testimone
dello sposo mi è stato chiesto di fare un discorso, ma ovviamente non sono il
tipo da preparare qualcosa di scritto e non sono nemmeno il tipo di grandi
parole, ma credo che oggi sia doveroso dire qualcosa a queste due persone che
sono e saranno sempre una parte fondamentale della mia vita. Alice non serve
descriverla, a tutti credo che basti uno sguardo per capire che persona
meravigliosa sia, Jasper, beh, lui è tutto da scoprire, ma purtroppo o per
fortuna sono pochi quelli che lo hanno scoperto davvero e io posso avere la
presunzione di dire di esserci riuscito. Chi mi conosce sa che fondamentalmente
sono una persona molto, molto gelosa. Credo che non ci sia nulla di male
nell’essere gelosi, anzi, tutto il contrario. La gelosia non è altro che la
semplice paura di perdere le persone che si amano davvero e io fin da piccolo
sono sempre stato una persona gelosa – iniziò a dire Edward soffermando per un
attimo gli occhi su di me, ma distogliendoli subito – Alice è la mia sorellina
più piccola e con Emmett abbiamo sempre cercato di proteggerla da tutto e
tutti. Volevamo che gli unici uomini della sua vita fossimo noi due, ma quando
da piccolissimi, durante una passeggiata al parco, conoscemmo Jasper e quando
Alice posò gli occhi su quel biondino io ed Emmett capimmo che quel bimbo ci
avrebbe portato via la nostra Alice. Beh, non ci siamo sbagliati. Descrivere
l’amore che lega questi due credo sia impossibile, ma anche inutile, basta
guardarli negli occhi per capire cosa li lega. E io da fratello maggiore
guardandoli mi sono dovuto mettere da parte consapevole che solo Jasper avrebbe
potuto rendere felice Alice come lei merita. Quindi, alzo il calice e brindo al
vostro amore, che sia sempre forte e solido come lo è adesso. Auguri – concluse
lui sorridendo mentre calde lacrime bagnarono gli occhi di Alice, le ennesime
lacrime nel corso di quella giornata.
Il folletto si
avvicinò a Edward e lo abbracciò urlandogli un “ti voglio bene” che anche i
muri avevano sentito, poi fece lo stesso con Emmett. Jasper più pacato si
avvicinò e diede una pacca sulla spalla a Edward regalandogli un magnifico
sorriso.
- Adesso tocca a
me, purtroppo, aggiungerei. Io non amo molto essere al centro dell’attenzione
motivo per cui sarò piuttosto breve. Conosco Alice e Jasper praticamente da
sempre e so cosa li lega, lo so perché ho vissuto il loro amore giorno dopo
giorno. L’uno e l’antitesi dell’altra, lui riservato e pacato, lei pazza ed
estroversa, ma entrambi si completano a vicenda. Quello che Jasper non ha lo
possiede Alice e viceversa. Mentre oggi li guardo nel giorno più importante
della loro vita mi chiedo quando sia iniziato il loro amore e non so sei siano
nati prima loro o questo amore, so solo che Alice aveva cinque anni quando mi
guardò negli occhi e mi disse “un giorno io e Jasper ci sposeremo”, beh, oggi,
vent’anni dopo sono qui entrambi nei loro bellissimi abiti da sposi con la fede
al dito. Beh, che altro dire? Io non ho dubbi su quello che sarà il loro
futuro. Sono cresciuti insieme, maturati insieme e da oggi in poi vivranno
insieme la loro quotidianità e si ritroveranno vecchietti seduti su un dondolo
a raccontare ai loro nipoti la loro fantastica storia d’amore. È questo che
vedo quando vi guardo, una vita lunga, felice e soprattutto ricca d’amore.
Siate sempre felici e amavate oggi e per sempre – conclusi il mio discorso
cedendo a loro, solo per qualche istante, la frase mia e di Edward.
Fu allora che
guardai lui e lo vidi stranito per le mie ultime parole e Tanya non faceva altro
che studiare gli sguardi di entrambi, forse accorgendosi anche lei delle mie
parole.
Tutti
applaudirono e urlarono “auguri”.
Alice mi corse
incontro e mi abbracciò con vigore poi si staccò da me e mi guardò negli occhi.
- Hey, “ora e per
sempre” è frase vostra – mi disse poi guardando Edward e solo dopo aver
pronunciato quelle parole si rese conto che Tanya l’aveva sentita.
Per fortuna solo
lei visto che il folletto non aveva gridato, ma avrei preferito che nemmeno la
bionda sentisse.
- Ops – aggiunse
poi portandosi la mano in bocca come per scusarsi.
- Sei sempre la
solita – la rimproverò Jasper sorridendole prima di abbracciarmi, un abbracciò
che ricambiai.
Il discorso cadde
lì per fortuna, poi Alice fece un segno all’orchestra come a dire di dare inizio
alle danze e fu allora che le note di una prima canzone si diffusero nell’aria.
Carlisle si alzò
e si avvicinò ad Alice per fare il primo ballo con la figlia. Alice aveva
voluto così. Jasper, invece, si avvicinò ad Esme e la invitò a ballare.
Iniziarono così a
volteggiare nell’aria e molte coppie di unirono a loro, mentre io, Edward e gli
altri restammo in silenzio al tavolo. C’era un po’ di imbarazzo per quello che
era appena successo.
Dopo la prima
canzone si diffusero le noti di una nuova melodia, “When you say nothing at all”
di Ronan Keating e riconoscendo subito la canzone non potei fare a meno di
posare gli occhi su di Edward, mentre lui fece lo stesso con me.
Emmett e Rosalie
si alzarono e andarono a ballare e perfino i bambini si allontanarono lasciando
noi tre da soli.
Passarono pochi
secondi prima che Irina si avvicinò al tavolo chiamando Tanya per dirle
qualcosa. Le due si allontanarono di qualche centimetro e mentre la canzone si
diffondeva nell’aria io e Edward non smettemmo un attimo di guardarci.
Rivedevo nella
canzone me ed Edward, il fatto che lui davvero con una sola parola era capace
di illuminare il buio, anche quando non diceva nulla era in grado di darmi
tanto, troppo forse.
- Hey Edward non
inviti mia sorella a ballare? – disse poi Irina avvicinandosi.
Fu allora che
entrambi tornammo nel mondo normale e io abbassai gli occhi per evitare di
vedere il suo sguardo.
- Andiamo? –
disse lui alla fidanzata.
Guardai lei e la
vidi annuire.
- Ti dispiace
restare sola? – mi chiese Tanya dolcemente.
- No,
assolutamente – dissi cercando di mostrarmi sincera.
Edward si
allontanò mano nella mano con Tanya e Irina soddisfatta tornò al suo tavolo.
Quando i due raggiunsero la pista iniziarono a ballare, ma notai che Edward non
mi toglieva gli occhi di dosso.
La canzone arrivò
al ritornello “il sorriso sul tuo viso mi
fa capire che hai bisogno di me” e io concordavo perfettamente con quelle parole
e involontariamente sorrisi a lui e lui mi regalò un sorriso sghembo che
sembrava convenire con me.
La canzone
continuava “tu dici le cose migliori,
quando non dici proprio niente. Tutto il giorno posso sentire le persone
parlare ad alta voce, ma quando tu mi stringi forte, tu sommergi la folla. Ci
provi come loro, ma loro non potrebbero mai definire cosa è stato detto tra il
tuo cuore ed il mio”.
Quanta verità in
quelle parole, tanta troppa, anche. Nessuno mai avrebbe potuto definire cosa
legava il mio cuore al suo, non poteva riuscirci nessuno perché anche noi
stessi faticavamo a capirlo.
Edward continuò a
guardarmi tutto il tempo e Tanya se ne accorse e quando vide che anche io
guardavo lui gli disse qualcosa e poi infastidita si allontanò dalla pista da
ballo avvicinandosi al tavolo della sua famiglia e invitando il padre a
ballare. Edward nel frattempo venne fermato da Lizzie che gli chiese un ballo e
lui prima guardò me, poi si dedicò completamente alla bambina e sorridendole la
prese in braccio e la fece girare su se stessa, poi la mise giù e si misero a
ballare e Dio solo sa quanto dolcezza trasmettevano.
- Mamma, andiamo
a ballare? – mi chiese mio figlio avvicinandosi.
- Solo se mi dai
un bacio – gli risposi e dopo che lui mi riempì di bacetti mi alzai e anche io
mi diressi alla pista di ballo e iniziai a volteggiare nell’aria con il mio
piccolo angioletto.
Dopo di lui
ballai con Jasper, con Jake, con Emmett, con papà e poi con Carlisle, mentre
anche gli altri fecero un giro di coppie pazzesche. Quando non riuscii più a
reggermi in piedi mi diressi verso il tavolo dove ero seduta poco prima e
trovai lì Emmett, Jake, Edward e Tanya che sembrava più tranquilla rispetto a
prima.
Mi intromisi
nella conversazione riposandomi abbastanza, poi sentii qualcuno bussare alla
mia spalle e quando mi voltai per capire chi fosse mi ritrovai i grandi occhi
azzurri di Lucas, quelle due pozze di cielo che mi ricordavano terribilmente
gli occhi di James.
- Ciao piccolo –
dissi a lui sorridendogli.
- Ciao Bella, mi chiedevo
se ti andava, si, insomma, ti va di ballare con me? – mi chiese in evidente
imbarazzo.
Gli sorrisi
raggiante e per un attimo vidi il mio Ej al suo posto, quella dolcezza e quella
timidezza che solo i bambini così piccoli riescono ad avere.
- Certo tesoro –
gli risposi intenerita dalla situazione.
Lo presi per mano
e mi alzai, ma prima che potessi fare qualche passò sentii Emmett sghignazzare.
- Tesoro inizia
ad andare che ti raggiungo – dissi al piccolo che sorridente si allontanò –
cos’hai da ridere così tanto? – domandai poi all’orso.
- Tale padre,
tale figlio. Un playboy tale e quale al padre. Ci da dentro anche adesso che è
solo un bambino – spiegò Emmett ridendo mentre Tanya e Jake scoppiarono a
ridere a differenza di Edward che si irrigidì al sentire la battuta.
Mi faceva male
dirlo, ma il tasto James restava per Edward un tallone d’Achille che non
sarebbe mai passato ed Emmett purtroppo era troppo bambinone per capire quanto
poco delicata fosse stata la sua battuta.
- Adesso non fare
lo stronzo – lo rimproverò Edward visibilmente incavolato.
Tutti e tre
smisero di ridere e Edward mi ringraziò con lo sguardo perché io almeno non mi
ero messa a ridere e la cosa venne notata da Tanya, o almeno a me sembrò così.
Edward sapeva che
Emmett non voleva fare lo stronzo, ma parlare di James gli faceva ancora male,
nonostante tutto il tempo passato.
- Sei proprio un
cretino – lo rimproverai io.
- Scusate –
chiese visibilmente dispiaciuto Emmett – era solo una battuta – si giustificò
lui.
- Stupida –
rispondemmo all’unisono io ed Edward.
- Certo che,
però, i gusti non li cambia. Anche da neonato ti apprezzava parecchio –
continuò Emmett come se nulla fosse.
Era sempre il
solito, ma a quella battuta anche Edward sorrise e fui contenta così.
- In effetti
Bella, vedo che fai colpa anche sui bambini – mi prese in giro Jacob.
- Beh, almeno
Lucas che ha soli sette anni ha avuto fegato, mentre qualcun altro a ventisei
anni non è capace di invitare una ragazza a ballare – gli risposi zittendolo
indicando con lo sguardo Leah che stava ballando con il fratello.
Lui si imbarazzò
e mentre gli altri scoppiarono a ridere alla sue spalle io mi allontanai da lì
raggiungendo Lucas e iniziando a ballare con lui.
Era così carino e
dolce e più lo guardavo più mi sembrava di avere di fronte James. Per cinque
anni non vedevo quel bambino, ma gli volevo un bene che non si poteva
immaginare, del resto da quando era nato per circa un anno passavamo insieme
tantissimo tempo, anche se lui non poteva certo ricordarlo.
Mi divertì un
sacco a ballare con lui perché quando poi si sciolse iniziò a tirare fuori
battutine tipiche dei bambini, ma ciò che non avevo tenuto in considerazione
era la reazione di quel gelosone di mio figlio.
All’improvviso lo
vidi avvicinarsi a passo furente verso di me, mentre Edward e Tanya cercavano
di richiamarlo da loro, ma non riuscendoci lo seguirono.
Quando ci
raggiunse mi lanciò un’occhiataccia e poi fulminò con lo sguardo Lucas che
senza offesa per il mio piccolo ometto era almeno quindici centimetri più alto
di lui.
- La mamma è mia,
non si tocca – gli disse puntandogli l’indice contro prima di avvicinarsi a lui
e strattonarlo per un polso.
Ovviamente non
avrebbe mai potuto fargli male, Lucas era più grande ed Ej aveva una debole
forza di un bambino di cinque anni, ma non mi piacque per nulla il gesto.
Sapeva perfettamente che non tollerava che si usassero le mani e lui per
fortuna non lo faceva, ma in quel momento era talmente accecato dalla gelosia
che mi sembrava di rivedere in lui Edward di quando stavamo insieme.
- Edward Junior
Swan chiedi immediatamente scusa a Lucas – gli dissi rimproverandolo.
Solo quando notai
gli sguardi sconvolti di Tanya, di Victoria, di Jake e dello stesso Edward, gli
unici presenti alla scena, mi resi conto che avevo chiamato Ej con il suo nome
completo.
Non ci avevo
fatto caso perché era mia abitudine chiamarli con i nomi completi tutte le
volte che li rimproveravo.
Cercai di non
badare alla cosa e guardai Ej intimandogli di scusarsi.
- No, non se ne parla
– mi rispose lui risoluto.
- Bella, non mi
ha fatto niente. Ha ragione, dovevo chiedere a lui prima, anche io sono geloso
della mia mamma – mi disse Lucas sorridendomi e sorridendo a mio figlio – scusa
Ej, non volevo – aggiunse poi rivolgendosi alla peste.
Edward che
seguiva la scena rise di gusto e quando lo guardai furente perché di certo quel
ridere mi sembrava fuori luogo, lui rise più forte contagiando Lucas e perfino
Ej che sembrava aver fatto sparire l’arrabbiatura.
- Lo trovi
divertente? – chiesi a Edward scocciata del suo comportamento.
- E dai Bella,
non essere così fiscale, sembravano me e James da bambini – si lasciò scappare
lui mentre anche Victoria prese a ridere.
La guardai e lei
ridendo scrollò le spalle come a dare ragione a Edward e senza riuscire a
controllarmi non potei che ridere anche io consapevole che era normale che quei
due assomigliavano a Edward e James, in fondo erano loro figli.
- Amici? – chiese
poi Lucas a Ej.
- Amici, ma solo
se prima di stare con mamma chiedi il mio permesso o al massimo quello di
Edward – disse Ej mentre io diventai bordeaux per la vergogna.
Non ci potevo
credere che mio figlio avesse detto davvero quella cosa davanti a Tanya e al
resto delle persone che c’erano vicino a noi.
Tanya si irrigidì
mentre Victoria scoppiò a ridere seguita a ruota da Edward, mentre tutti gli
altri erano impegnati a ballare e non si erano nemmeno accorti della scena.
- Beh, zio Edward
credo che me lo dia il permesso, ma poi perché proprio lui? – domandò Lucas
curioso riferendosi a Edward come zio, anche se ero certa che per lui Edward
fosse come un secondo papà.
- Storia lunga,
se vuoi te la racconto – gli rispose mio figlio.
Lucas annuì e
tutti e due ci sorrisero, poi si allontanarono e vedendoli così sorridenti non
potei che vedere in quella scena un preludio di una grande amicizia.
- Ah mammina,
scusami – mi disse poi Ej avvicinandosi di nuovo a me e baciandomi una guancia
prima di sparire verso Lucas senza darmi il tempo di rispondere.
I pochi presenti
alla scena restammo lì a guardarci stupiti di quanto strani fossero quei due.
- Edward e James
– disse Victoria vedendo i bambini allontanarsi insieme.
- Cosa? – chiese
Tanya che forse non aveva sentito o che non aveva capito bene cosa avesse
detto.
- Nulla, dicevo
solo che sono carinissimi – le rispose la rossa evitando di ripetere prima che
Tanya seguita da Edward tornasse al tavolo, mente io restai lì con Victoria.
- Scusa Ej da
parte mia, non so davvero come fare. È troppo geloso, crede di essere l’ometto
di casa ed è gelosissimo di me e Lizzie. Non oso immaginare cosa succederà
quando cresceranno e sua sorella inizierà a frequentare qualche ragazzo – dissi
a Victoria sinceramente dispiaciuta.
- Farà come ha
fatto Edward con Jasper, qualche storia all’inizio, ma poi cederà, vedrai – mi
rispose lei sorridendomi.
- Lo spero, lo
spero tanto – gli dissi sorridendo vedendo mio figlio e Lucas sedersi su un
gradino del giardino e parlottare tra loro.
Quando si è
bambini è tutto così semplice, mentre quando si cresce tutto diventa dannatamente
complicato.
- I tuoi figli
sono bellissimi, davvero – mi disse Victoria dopo aver lanciato uno sguardo
prima a Lizzie e poi a Ej.
- Grazie. Il mio
giudizio è di parte, per una mamma i propri figlio sono sempre i più belli – le
risposi sincera.
- Ti somigliano
tanto, ma somigliano tanto anche a Edward – mi rivelò poi facendomi raggelare
all’istante.
Mi voltai a
guardarla visto che fino a quel momento parlavamo mentre guardavamo gli altri
ballare e la fissai negli occhi per capire il senso delle sue parole.
- Scusa? – le
chiesi sconvolta da ciò che aveva detto.
- Dai Bella,
credi davvero che io mi beva la storia che Ej e Lizzie siano figli di un uomo
conosciuto a New York? – mi domandò guardandomi dritta negli occhi.
- Come fai a
saperlo? – le domandai stupita che fosse a conoscenza della balla che avevo
inventato a tutti.
- Io ed Edward
parliamo spesso, più di quanto tu possa credere. È stato lui a dirmelo, così
come mi ha detto di Boston – mi rispose seria.
Lei sapeva di Boston,
sapevo che io ero andata a trovare Edward, ecco perché mi diceva quelle cose
sui bambini.
- Cosa c’entra
Boston adesso? – le domandai cercando di mantenermi calma.
Era difficile
riuscirci perché avevo di fronte una persona che conosceva il mio grande
segreto.
- Boston c’entra
perché da allora sono passati cinque anni e i tuoi figli hanno proprio questa
età, c’entra perché i bambini assomigliano in modo esponenziale a Edward e a
quanto vedo gli somigliano non solo a livello fisico, c’entra perché stranamente
hanno la stessa allergia alle mandorle che ha lui, c’entra perché è stato
allora che quei due angioletti sono stati concepiti – mi spiegò senza troppi
giri di parole.
- Stai
sbagliando, i bambini… – provai a dire io.
- Bella, non devi
convincermi del contrario, per me la verità è quella che ti ho detto. A Edward
hai detto che non è lui il padre e sai cosa mi dispiace? Il fatto che lui si
fidi talmente tanto di te che si è bevuto la cosa nonostante le mille cose che
lo portano a pensare il contrario, perfino il suo nome gli hai messo, come vi
eravate promessi. Io so che quei bambini sono figli di Edward, ma certo non
andrò da lui a dirglielo. Mi sono schierata dalla sua parte anni fa e oggi mi
schiero dalla tua perché sono una madre e posso capire le ragioni che ti
portano a comportarti così, ma una cosa voglio dirtela: stai sbagliando. Io
sono una donna e sono tua amica, ti conosco abbastanza bene per capire a che
gioco stai giocando, tu stai allontanando Edward da te, non so perché lo fai,
ma lo stai facendo – mi disse lei seria.
Non sapevo cosa
dirle, non riuscivo ad essere lucida in quel momento.
- A volte ci si
allontana dalle persone non perché lo si voglia veramente, ma perché sembra
l’unica cosa ragionevole da fare – le risposi io sincera.
- Sembra, ma non
lo è. Tu e Edward avete la fortuna di essere ancora qui e di amarvi ancora, una
fortuna che io non ho avuto. Sei anni fa il destino mi ha portato via l’uomo
che amavo e che continuo ad amare, ma è James che è andato via, solo lui. Io
sono quella che doveva rimanere sola, non voi, invece mi ritrovo che io sono
andata avanti, mentre voi siete rimasti fermi a sei anni fa. Se oggi ci fosse
stato lui qui vi avrebbe sbattuto la testa al muro prima di chiudervi in una
stanza buttando la chiave fino a quando non avreste chiarito, ma lui non c’è e
mi sento di fare io le sua veci. Io non posso stare con James perché il destino
ha voluto diversamente, ma tu e Edward, voi potete stare insieme e non dovete e
non potete sprecare questa opportunità – mi spiegò lei con gli occhi che
improvvisamente le divennero lucidi.
- Non è così
semplice come appare. Io e lui siamo andati avanti, ognuno ha una vita diversa
adesso, la verità è che abbiamo preso strade opposte – le dissi sincera.
- No Bella, la
verità è che a noi, alle persone in generale, piace soffrire perché senza
sofferenza non ci sentiamo reali. Siamo noi che decidiamo di farci male e non
ci rendiamo conto del perché lo facciamo, ma poi ad un tratto lo si capisce e
io dopo tanta sofferenza ho capito il motivo per cui mi facevo male, l’ho
capito nello stesso istante in cui ho incrociato lo sguardo di Riley. Noi ci
facciamo male perché è meraviglioso quando smettiamo di farlo, quando smetti di
farti male ti rendi conto che fino ad ora hai sofferto solo per assaporare
meglio la felicità che arriva dopo, ma devi essere pronto per viverla questa
felicità – mi rivelò lei sorridendomi.
- Ma… – iniziai a
dire.
- La tua felicità
che tu lo accetti o meno è lì, davanti a te, è lì che balla con una donna che
non ama, mentre non ha smesso di toglierti gli occhi di dosso da quanto si è
allontanato da qui – mi interruppe indicandomi con lo sguardo Edward che
ballava con Tanya, ma che guardava nella mia direzione - ma tu non lo
ammetterei mai, non ammetterai mai che la tua felicità porta il nome di Edward
Cullen e sai perché? Perché preferisci mentire a te stessa perché la verità ti
ferisce amaramente. Bella, ascoltami, apri gli occhi e vivi la tua vita come
meriti. Il tempo delle sofferenze è finito, adesso ci sei tu, Edward e i vostri
figli, devi solo volerlo – concluse sorridendomi e allontanandosi da lì per
raggiungere Riley che seduto ad un tavolo teneva in braccio il piccolo Matt
mentre parlottava con delle persone.
Restai lì,
immobile a guardare Victoria allontanarsi. Quando raggiunse il marito si voltò
a guardarmi e mi fece un sorriso complice come a dire che avrebbe mantenuto il
segreto, anche se infondo di segreti da mantenere non c’è ne erano. Lei pensavo
che i bambini fossero di Edward, ma non avrebbe mai potuto averne la conferma.
Nonostante tutto apprezzai quel gesto e quelle sue parole.
Poco dopo spostai
lo sguardo verso la pista da ballo e notai che Edward e Tanya non stavamo più
ballando, mi guardai attorno e li vidi poco più in là che parlavano a debita
distanza l’uno dall’altra. Poi Edward guardò nella mia direzione e lo stesse
fece Tanya, io distolsi lo sguardo, ma subito dopo ripresi a guardare lui che
continuava a cercare i miei occhi.
Nel frattempo
partì una canzone “Love
doesn’t ask why” di Celine Dion e mentre le note si diffondevano mi
ritrovai a guardarmi negli occhi con Edward nonostante Tanya fosse lì con lui e
gli stesse parlando.
Quando iniziò il
ritornello della canzone mi resi conto di quanto il destino fosse stano, era
come se attraverso quella parole cantate volesse darmi un messaggio “quando i nostri cuori scelgono non c’è un
piano, non è nelle nostre mani”. Era vero, il mio cuore ed il suo si erano
scelti e noi non potevamo fare nulla.
La canzone
continuò e ad un certo punto arrivarono le parole di cui forse avevo bisogno
per capire come dovevo comportarmi. “Ma
non possiamo lasciarci sfuggire questo momento, non possiamo chiederci se sia
giusto o aspettare qualche risposta, possiamo provare”.
Era vero, io e
Edward avevamo il diritto di provare a stare insieme, o forse ne avevamo il
dovere visti i nostri bambini e mentre quelle parole si diffondevano nell’aria
puntai gli occhi su Edward e sorrisi, mentre lui fece lo stesso con me. Fu
allora che capii di essere ancora oggi, dopo cinque anni, totalmente e
incondizionatamente innamorata di Edward Cullen.
Tanya si voltò a
guardarmi per poi guardare lui. Non so cosa vide nell’espressione di entrambi,
non so se capii il significato delle parole della canzone, so solo che disse
qualcosa a Edward, poi gli baciò una guancia.
Mi bastò quel
piccolo, insignificante gesto per rendermi conto che Tanya c’era ancora, era
ancora nella sua vita e io non potevo fare nulla per mandarla via. Mi
allontanai da lì e corsi al tavolo dove trovai Jake euforico.
Di sicuro doveva
essere così felice perché era stato a ballare con Leah fino a qualche minuto
prima, ma la sua euforia passò immediatamente non appena mi guardò negli occhi.
Mi venne vicino e io mi rifugiai nelle sue braccia, quelle braccia che mi
avevano accolto sempre per proteggermi, cullarmi e rincuorarmi, quelle braccia
che per me c’erano sempre state.
Non disse una
parola, ma si limitò a stringermi forte e quando si rese conto che non mancava
molto ad una crisi di pianto mi strinse ancora più forte per non permettermi di
versare una lacrima.
- Lo amo ancora,
dannazione – gli sussurrai all’orecchio mentre ancora mi stringevo a lui.
Era la prima
volta che lo ammettevo a voce alta e faceva male, tremendamente male.
- Shh, andrà
tutto bene – mi disse lui dolcemente passandomi una mano tra i capelli.
Dopo qualche
minuto ci staccammo e lui si sedette su una sedia, mentre io mi fiondai in
braccio a lui.
- Ti chiederei di
ballare se non lo avessimo già fatto – mi fece notare considerando che avevamo
ballato insieme qualche tempo prima.
Sapevo che lo
faceva per farmi sorridere, per distrarmi e ci riusciva perfettamente. Jake era
il mio miracolo personale, senza di lui non c’è l’avrei fatta in tutti quegli anni,
era stato ed era il mio porto sicuro, ma la cosa che faceva male era che io
volevo immensamente che il mio porto sicuro fosse Edward, l’unica persona che
avevo amato e che ero certa avrei amato per il resto della mia vita.
Sorrisi al mio
migliore amico e poi insieme a lui osservammo gli altri ballare e solo allora
mi resi conto che Edward non era più con Tanya, ma stava ballando con Lizzie.
- È così felice –
mi disse Jake indicandomi mia figlia.
- Ed è così
inconsapevole di quanto il suo sogno si sia appena realizzato – continuai io
consapevole che Lizzie sognava da sempre di ballare tra le braccia del suo
papà.
Sorridemmo
entrambi a quella scena e non smettemmo un attimo di guardare quei due
volteggiare in aria.
- Scusa Bella, ti
posso parlare? – sentii dire da una voce dietro di me.
Mi voltai e mi
ritrovai gli occhi blu di Tanya che mi fissavano tristi.
Io annuii e poi
mi alzai dalle gambe di Jake e mi allontanai con lei di qualche passo
continuando a lanciare occhiate a Edward e Lizzie.
- Sono bellissimi
– mi disse lei.
- Chi? – chiesi
curiosa non capendo a chi si riferisse.
- Edward e
Lizzie. Guardandolo adesso lui sembra un bambino ancora più di lei – mi fece
notare.
- Si, hai ragione
– gli risposi sincera.
- Lui e i bambini
hanno legato tantissimo – mi fece notare mentre io riuscì solo ad annuire.
Ci fu un attimo
di silenzio, poi lei si voltò verso di me e mi guardò negli occhi.
- Da quando
conosco Edward non l’ho mai visto felice come in queste ultime due settimane. È
stato dura ammettere il perché, ma alla fine sono stata costretta a farlo. Il
motivo sei tu, da quando sei tornata sei riuscita a farlo diventare la persona
che ho sempre guardato nelle foto di casa Cullen, ho rivisto quegli occhi
brillanti e luminosi di tutte quelle foto e oggi mi rendo conto che non li ha
persi perché ha perso James, ma li ha persi perché ha perso te – mi disse lei
seria mentre lottava per non far uscire le lacrime.
- Tanya io… –
provai a dire, ma lei mi zittì con lo sguardo.
- Fammi finire,
per favore. Ho conosciuto Edward in ospedale, lui mi ha buttato il caffè
addosso e quando l’ho guardato negli occhi mi sono persa in quel verde, mi sono
innamorata in quello stesso istante credo, ma allo stesso tempo mi sono resa
conto che c’era qualcosa che lo tormentava. Siamo diventati amici e lui non ha
fatto altro che ripetermi che non poteva darmi di più, non mi ha mai voluto
spiegare il perché, diceva solo che non poteva, ma io ho saputo aspettare. Io
ho aspettato che lui provasse per me almeno la metà di quello che io provavo
per lui e sono arrivata a credere che fosse così, sono arrivata a credere che
lui si fosse innamorato di me. Sapevo che c’era un fantasma che aleggiava su di
noi, ma in fondo, mi dicevo, perché dovevo rovinarmi la vita per un fantasma?
Non ti eri fatta più viva nemmeno con i ragazzi da tre anni e sinceramente non
credevo che lo avresti più fatto e comunque credevo che in qualche modo Edward
ti avesse dimenticato – iniziò a dirmi lei interrompendosi per guardare lui che
ballava con Lizzie.
Volevo dirle qualcosa,
ma non volevo interromperla ancora.
- Quando ti ho
vista arrivare credevo che non sarebbe cambiato nulla, tu eri andata avanti con
la tua vita e lui con la sua. Credevo che avevate solo un passato a legarvi, ma
poi mi sono resa conto che sbagliavo, mi sono resa conto che tu ancora c’eri,
eri dentro di lui più di quanto lo ero io. Non voglio continuare a stare con
lui chiedendomi ogni giorno se reggo il confronto con te perché so che non lo
reggo. Gli ho dato il tempo di schiarirsi le idee e scegliere cosa farne della
nostra storia, ma lui ha scelto molto prima di quanto lui stesso o io
immaginavamo. Non c’era scelta. Lui ha scelto te, avrebbe scelto te sempre, ma
ho sperato che così non fosse, anche se mi sono sbattute in faccia mille cose
che me lo avrebbero dovuto far capire. Poi oggi, ho aperto gli occhi. Mentre
c’era la cerimonia vi ho guardati, non avete fatto altro che guardarvi negli
occhi e anche a tavola o mentre ballavamo. Ho sentito anche cosa dicevano gli
altri “ecco Tanya e la donna con cui dovrà sempre fare i conti”. Beh, io non
voglio farli questi conti, voglio che qualcuno mi ami in modo autentico e
volevo che questo qualcuno fosse Edward, ma non è così purtroppo. Voi siete
destinati a stare insieme che io lo voglia o meno – concluse lei passandosi una
mano sull’occhio per cacciare via una lacrima.
- Tanya, io, non
so cosa dire. Io non sono venuta qui per sconvolgere la vita a nessuno, sono
venuta solo perché due dei miei migliori amici hanno coronato il loro sogno
d’amore e io dovevo esserci. Tutto il resto è così incerto, insicuro – le
spiegai dispiaciuta di essere la causa del suo dolore.
- Bella, tu non
devi scusarti di nulla. Non si può decidere chi amare, altrimenti sarebbe tutto
troppo semplice. Quanto all’insicurezza, fidati di me, non c’è niente di più
subdolo. Ti invade poco alla volta fino a condizionare tutto ciò che fai, fino
a farti somigliare all’immagine che gli altri hanno di te. Non permettere che
accada, tu dentro di te sai cosa vuoi, lo sai bene e devi lottare per averlo –
mi rispose lei.
- No, io non lo
so. Non so cosa voglio davvero – le dissi sincera.
- Si che lo sai,
invece. Tu vuoi lui quanto lo voglio io, tu lo ami come lo amo io, con la sola
differenza che anche lui ti ama – mi fece notare facendomi un sorriso.
Guardai Edward e
vidi che aveva smesso di ballare con Lizzie e guardava verso di me e Tanya, ma
il nostro guardarci fu interrotto da una voce.
- E adesso, sotto
precisa richiesta della sposa, ecco una canzone che vuole dedicare a due
persone per lei molto speciali – disse uno dei componenti dell’orchestra.
Non appena terminò di
parlare partirono le note di una canzone che conoscevo molto bene. “You'll be in my heart” di
Phil Collins, la canzone mia e di Edward.
Dovevo
aspettarmelo uno scherzo del genere da Alice, era nel suo genere cercare di
fare cupido e nonostante mi avesse promesso che non avrebbe fatto nulla dovevo
aspettarmi che non mantenesse la sua promessa, in fondo per lei io ero l’unica
donna adatta per il fratello e lui, beh lui era l’unico adatto a me.
Quando
le note della canzone iniziarono a riempire l’aria vidi gli occhi di Edward
puntati sui miei e io feci lo stesso. L’ultima volta che avevo sentito quella
canzone in sua presenza era stato il giorno in cui tutto tra noi era finito, il
giorno in cui James era morto.
Lo
vidi sorridermi sghembo e io feci la stessa cosa con lui, poi iniziò ad
avvicinarsi a me.
- Và da
lui, dall’uomo dei nostri sogni, perché è te che lui ama, è te che lui vuole –
mi spinse Tanya sorridendomi e io non riuscii a dire nulla.
L’unica
cosa che feci fu continuare a guardare Edward negli occhi e avvicinarmi a lui
fino a ritrovarci a pochi passi l’uno dall’altra.
Lui mi
porse la mano per invitarmi a ballare e io la presi sorridendo. Mi attirò a sé
e mi strinse forte mentre ballavamo cullati dalla dolci note di quella canzone.
E oggi come
allora condividevo le parole di quella canzone. Noi eravamo qui a ballare e a
guardarci con sguardi innamorati mentre tutti ci guardavano avendo capito che
eravamo noi quelli a cui Alice aveva dedicato la canzone e tutti ci guardavano
stupiti perché nessuno oggi come allora era in grado di capire ciò che io e
Edward sentivamo, semplicemente perché loro non potevano fidarsi di qualcosa
che non riuscivano a spiegarsi. Ecco perché le parole della canzone le sentivo
ancora mie.
- Perché
devi essere in questo modo? – mi domandò Edward mentre mi stringeva più forte a
lui.
- Come? –
gli domandai curiosa.
- Così
perfetta – mi sussurrò all’orecchio provocandomi brividi che credevo
dimenticati.
- Tu non ti
arrendi mai, non è vero? – gli domandai sorridendo.
Lui si
staccò quel tanto che bastava per guardarmi negli occhi.
- Mi
arrendo soltanto quando ho la prova certa che quello per cui sto combattendo
non mi da più ragioni per continuare a farlo – mi rispose ricambiando il mio
sorriso.
- Forse
dimenticare sarebbe più facile, non trovi? – gli domandai anche se nemmeno io credevo
davvero alle parole che avevo appena pronunciato.
- Come puoi
dimenticare il tuo passato quando vuoi che questo diventi il tuo futuro? – mi
chiese lui in modo retorico.
- Ma questo
non è passato e non è nemmeno futuro, questo è il presente ed è tutto così
complicato – gli feci notare.
- Scheggia,
non c’è nulla di complicato. Siamo noi che complichiamo tutto quando ciò non
serve a nulla. Vuoi complicarti la vita, beh, fallo pure, ma sappi che io sarò
qui ad aspettarti, sempre. Aspetterò che tu, un giorno, decida di farmi entrare
– mi rispose poggiandomi una mano sul cuore come per dirmi che voleva entrare
lì.
- Certo che
a volte sei proprio scemo – gli feci notare.
- Hey, non
prendermi in giro. Io faccio il serio e tu la metti sul ridere? – mi chiese facendo
il finto imbronciato.
- Edward,
non serve che tu mi aspetti. Sono io che ho aspettato te tutti questi anni e
sono stanca di aspettare ancora, né tanto meno ho intenzione di far aspettare
te – gli rivelai sincera sorridendogli facendogli capire che provavo per lui lo
stesso di quello che provava lui.
Lui mi
guardò e sorrise, poi la canzone finì e noi ci staccammo, ma vidi Rosalie
avvicinarsi all’orchestra mentre guardava me e la cosa mi spaventò non poco.
- Dopo
Alice, tocca a me dedicare una canzone. E la dedico a qualcuno che oggi
parlando con me ha definito il suo rapporto con una persona come una semplice
amicizia, ma la dedico anche a tutti colore che oggi sono qui e si amano, la
dedico all’amore – disse dicendo poi qualcosa ad un uomo dell’orchestra che
fece partire subito una canzone.
Sapevo che
si riferisse a me, perché ero stata io a dirle poche ore prima che io ed Edward
eravamo solo due amici.
“Amici mai”
di Antonello Venditti, un cantautore italiano. La canzone partì e io e Edward
riprendemmo a ballare.
“Certi amori non
finiscono, fanno dei giri immensi e poi ritornano, amori indivisibili,
indissolubili, inseparabili”, diceva la canzone e mi resi conto di quanto
ragione avesse. Il mio amore con Edward non era mai finito perché era
indivisibile, indissolubile e inseparabile. Eravamo stati lontani, ma l’amore
era tornato.
- Credo l’abbia dedicata a noi – dissi poi a Edward.
-
Quindi saresti tu quella che ci ha definiti solo amici? – mi domandò quasi
sconvolto.
-
Beh, cosa volevi che gli dicessi? – gli chiesi sorridendo.
-
Magari la verità – mi rispose lui come se la cosa fosse ovvia.
- E
quale sarebbe questa verità? – gli domandai.
- Che
io e te non siamo mai stati solo amici e mai lo saremo – mi rispose sicuro di
sé.
“Ma amici mai per chi si cerca
come noi, non è possibile odiarsi mai per chi si ama come noi, basta sorridere,
no non piangere, ma come faccio io a non piangere. Tu per me sei sempre
l'unica, straordinaria, normalissima, vicina e irraggiungibile, inafferrabile,
incomprensibile, ma amici mai per chi si cerca come noi, non è possibile
odiarsi mai per chi si ama come noi, sarebbe inutile”. Eccole le parole
della canzone che mi più mi colpirono e che sembravano azzeccate per me e lui.
- Non afferro molto l’italiano, ma credo che questa canzone dica la
verità, la nostra verità – mi fece notare lui.
- Strano a dirlo,
ma lo penso anch’io – gli risposi sorridendo mentre mi stringevo di più a lui e
appoggiai la mia testa nella sua spalla.
Avrei tanto
voluto baciarlo ed ero certa che lo stesso valesse per lui, ma non potevamo
farlo, non lì in mezzo a quella gente, non in quel momento.
Nonostante
questo, però, quel momento mi sembrò straordinario e non ebbi bisogno di un
bacio per sentirlo finalmente di nuovo mio.
Continuammo a
ballare per un po’, quella che Rosalie ci aveva dedicato e molte altre sempre
insieme, sempre uniti e da lontano non potei fare a meno che vedere gli sguardi
orgogliosi di Alice e Jasper, di Emmett e Rosalie, di Carlisle ed Esme, dei
miei genitori, di Jake e Victoria e soprattutto gli sguardi felici di Ej e
Lizzie.
Forse, potevo
ancora coronare il mio sogno d’amore, forse, avrei potuto ancora creare la mia
famiglia, anzi, riunirla, forse io, Edward e i nostri bambini avremmo potuto
avere un futuro radioso.
Forse, ma quel
forse bastava a farmi sperare che la felicità fosse arrivata anche per me.
…Adry91…
SPOILER:
-
Perché? Dimmi solo perché non puoi restare, dimmelo e non farò più nulla per
fermarti – mi pregò mettendomi le mani sul viso facendo in modo che lo
guardassi.
[…]
-
Dimmi tu un motivo per restare, invece? – gli domandai sperando che tutto
andasse come previsto.
- Per
me, per noi, per i bambini, per essere una famiglia – mi rispose Edward
avvicinandosi pericolosamente alle mie labbra.
Risposte alle vostre recensioni:
- franz1000: Come vedi la nostra
coppia preferita ha ballato, del resto era quasi scontata la cosa. Non potevo non
farli ballare. Non ti posso dire se e quale sarà la reazione di Edward. Credo
che Edward in passato abbia sbagliato molto, ma Bella continuando a mentire
rischia di passare dalla parte della ragione a quella del torto. Chissà,
vedremo che succederà.
- milkywa2: Sono contenta di
essere riuscita, attraverso il capitolo, a farti emozionare. Credo che questo
era ciò che più mi premeva di fare. Spero di non deluderti in futuro e di
riuscire a farti emozionare ancora.
- giova71: Beh, dal folletto
c’era da aspettarselo che avrebbe organizzato tutto nei minimi particolari.
Chissà cosa succederà ora.
- Mabel: Mi fa piacere che
la storia ti piace e ti abbia emozionato. Jake sta sulle scatole anche a me,
per questo, almeno in questa storia, ho voluto scrivere di lui come un
personaggio diverso, come lo avrei voluto io sempre, un amico, il migliore
amico, ma sempre e solo questo. Beh, anche con Tanya ho cambiato un po’ le
cose. L’ho descritta al contrario di come fanno quasi tutti. Diciamo che per un
momento volevo vedere una Tanya più “umana” e meno “oca” ed ecco il risultato.
Alla fine megera o meno, credo che abbia capito come davvero stanno le cose.
- mary74: Diciamo che Edward
e Bella sono stati molto silenziosi nei loro incontri di sguardi o roba simile,
ma ciò non ha impedito agli altri, a chi soprattutto gli conosce bene, di
capire come stanno davvero le cose ed ecco, infatti, Rosalie che finalmente ha
detto a Bella ciò che pensa.
- ManuCullen: I bambini non credono
che Edward sia il loro papà, diciamo più che altro che non si sono mai
domandati se lui potesse esserlo o meno. Sono ancora piccoli per capire certe
cose. La verità è che loro hanno creato un bellissimo legame con Edward e ciò
li spinge a volerlo con loro, ad averlo sempre tra i piedi e perché no a
prendere il posto del papà che loro non hanno mai conosciuto. Gli vogliono bene
e credono che lui per Bella sia perfetto e che sia perfetto anche e soprattutto
per fare loro da padre.
- hopelove: No, “Bisogna
sbagliare per conoscere la verità” non è sospesa. Il nuovo capitolo è quasi
pronto e lo posterò presto. Lì siamo alla fine, manca davvero poco. Due o tre
capitoli al massimo incluso l’epilogo. Quanto a questa storia, Tanya, è vero,
l’ho descritta molto “umana” e “intelligente” e come vedi ha capito come stanno
le cose e si è messa da parte. Sono contenta che ti siano piaciuti anche i
vestiti e i luoghi che ho usato.
- Ed4e: Beh diciamo che i
loro sguardi alla cerimonia non sono sfuggiti proprio a nessuno, soprattutto a
chi davvero conosce questi due e la loro storia. Come vedi nello spoiler
stavano ballando, quindi tra le tre ipotesi che hai fatto era giusta la terza.
Tanya, eccola ricomparire di nuovo, ma come vedi ha fatto un passo importante,
un passo che non tutti avrebbero fatto. Sono contenta che ti piacciono anche i
vestiti. Quello di Alice quando l’ho visto, ho detto: “è perfetto, proprio
quello che stavo cercando”:
- baby2080: Il mio intento era
proprio quello di raccontare il matrimonio in tutti i particolari, in tutte le
angolazioni possibili. Si, ci hai azzeccato. In questo come vedi ballano,
quindi non ti sei sbagliata.
- Austen95: Credo che un po’
tutti stiamo dalla parte dei gemelli. Tanya nello scorso capitolo sembra aver
rovinato tutto, ma in questo capitolo ha fatto la cosa giusta, si è messa da
parte.
- Smiley: Beh diciamo che
Bella ha paura di tutto ciò che riguarda Edward, o forse ha paura proprio di
Edward e dell’effetto che lui ha su di lei, altrimenti non si sarebbe fatta abbattere
solo dal vedere Tanya e Edward ridere insieme, soprattutto dopo tutte le cose
che Edward ha detto lei. Non ci resta adesso che vedere cosa succederà.
- KatyCullen: Non posso dirti
come Edward prenderà la cosa, ti rovinerei la sorpresa altrimenti. Ti dico solo
di aspettare. Presto tutto sarà chiarito e la verità verrà a galla.
- ste87: Beh diciamo che tu
vedendo il link dei vestiti sei andata avanti e dal titolo hai capito che ci
sarà quello degli addii. Era prevedibile che prima o poi quel giorno arrivasse,
ma cosa succederà prima di questo addio? O dopo? Beh se vuoi scoprirlo dovrai
leggere i prossimi capitoli. In fondo potrebbe succedere tutto o niente, basta
solo aspettare e avere un po’ di pazienza, poca poca.
- Thelionfellinlovewiththelamb: Sono contentache il cpaitolo passato ti sia piaciuto. Spero che anche questo
sia di tuo gradimento.
- marilenacappucci: Se vuoi sapere come
fanno Edward e Bella visto che lei deve ripartire dovrai solo leggere i
prossimi capitoli. Vedrai che tutto si capirà presto.
- Sabe: Beh diciamo che ci
ho messo parecchio tempo per trovare abiti e accessori per tutti, ma alla fine
c’è l’ho fatta. Si è vero, riusciamo a vedere il mondo dell’altra ed è bello
così. Credo che se così non fosse non riusciremo ad andare d’accordo poi tanto,
ma ci riusciamo ed è questo il bello. Ej è un grande, lo so. Io lo adoro
troppo, non c’è che dire. Così come adoro la piccola Lizzie. Mi diverto sempre
un sacco a parlare di loro. Si, siamo a metà. Non so se ci saranno altrettanti
capitoli, ma so per certo che c’è ne saranno ancora molti, vedrai.
- fabiiiiiiii: Sono proprio
contenta che lo scorso capitolo ti sia piaciuto. Spero che anche questo ti
piaccia.
- superlettrice: I primi due righi
della tua recensione mi hanno fatto morire dal ridere. “ma io la
schiaffeggio!!!!! FAI QUALCOSA STUPIDA RAGAZZA!!!” Che ridere. I bambini credo
che sono molto più intelligenti di madre e padre messi insieme. A volte Bella è
proprio tonta, ma la paura fa giocare brutti scherzi. Vediamo adesso cosa combina.
- alexia18: Sono contenta che anche i vestiti ti
siano piaciuti. Spero che anche questo capitolo nuovo sia come te lo aspettavi.
- francytwilighter80: Sul segreto dei bambini
posso in qualche modo condividere con te sul fatto che sia diventato il segreto
di pulcinella, come puoi vedere da questo capitolo e non solo (capirai più
avanti cosa voglio dire). Bella ha paura di lasciarsi andare, ha paura di
soffrire ancora, mentre Edward è pronto a rischiare, a mettere in gioco tutto
per questo amore, anche la stabilità e l’equilibrio della sua vita. Chissà cosa
deciderà di fare Bella. Sono molto contenta che la storia ti piace, spero tanto
di non deluderti.
- BellsSwanCullen: Eccoti il seguito
del matrimonio. Come vedi non c’è stato nessun bacio, ma chissà, tutto andando
avanti potrebbe succedere.
- favola08: E’ vero la presenza
di Tanya non aiuta Bella, ma come vedi adesso Tanya si è messa da parte e
quindi Bella può fare quello che vuole. Il problema è capire se vuole davvero
oppure no. Non preoccuparti per il “poema”, come l’hai chiamato tu. Mi fa
sempre piacere leggere le recensioni e se sono lunghe sta tranquilla che non mi
scoccio a leggerle, anzi il contrario. Significa che la storia ti prende
talmente tanto da farti scrivere tante cose.
- bellad93: Eccoti il nuovo
capitolo. Per il capitolo in cui tutti i nodi verranno al pettine devi ancora
aspettare, ma ti anticipo già da ora che non ci vorrà molto.
- pomeriggio: Concordo con te
quanto al matrimonio. Anche io sono d’accordo con Bella. L’amore esiste
indipendentemente dal matrimonio o roba varia. L’uomo con cui parla Edward è
Aro, o almeno, il volto è il suo, ma ti anticipo già da ora che non c’entra
niente il DNA. Non sarebbe stato corretto fare una cosa del genere all’insaputa
di Bella.
- JessikinaCullen: Per trovare abiti e
accessori per tutti ho trascorso due interi pomeriggio. Tutto quello che
trovavo non mi sembrava adatto, ma per fortuna alla fine ho trovato ciò che
cercavo e sono contenta che ti siano piaciuti. Almeno non è stata una
faticaccia inutile. Si, Esme, sa di aver messo loro paura la sera prima, quindi
è tutto passato per lei e ciò che conta adesso è che i due trovino di nuovo la
felicità, quella felicità che lei non ha visto più da molto tempo negli occhi
di Bella e nemmeno in quelli del figlio e per vedere questa felicità è pronta a
rimetterci anche un vaso, anche se era dell’India…ahahahah, scherzo dai. Beh,
Bella se vuole portare avanti la tradizione di famiglia deve per forza sposare
Edward, deve essere uno della famiglia e visto che Emmett è già sposato, Alice
è una donna, non resta che Edward, ma come hai detto tu stessa anche io, come
te, sarei disposta a portare avanti la tradizione. Come vedi Edward e Tanya si
sono lasciati e Tanya ha dato la sua “benedizione” alla coppia. Chissà cosa
succederà adesso. Anche io come te non riesco ad odiare Tanya, anzi la apprezzo
parecchio. Sono contenta che io riesco a farti scrivere certi poemi, mi ritengo
molto fortunata allora.
- Askel fashion: Sono contenta che
la storia ti piace, mi auguro che anche il continuo possa essere di tuo
gradimento.
- eliza1755: Ti posso anticipare
che la discussione tra Alice e Bella avverrà nel prossimo capitolo. Diciamo che
scegliere i vestiti adatti per ogni personaggio non è stato facile e ci ho
messo parecchio tempo, ma alla fine c’è l’ho fatta e sono contenta che ti siano
piaciuti. Tanya non ti piace come personaggio e non posso dirti nulla su questo
perché lo capisco. Tanya come dicono i bambini è un ostacolo alla storia tra
Edward e Bella, ma per fortuna adesso si è messa da parte. Vediamo adesso cosa
succederà.
- vanderbit: Non posso dirti tra
quanto si saprà la verità, ma tranquilla che non manca molto. Ej e Lizzie
vogliono Bella ed Edward insieme, credo che lo abbiano fatto capire parecchio,
adesso non ci resta che vedere se il loro sogno si realizzerà oppure no.
- loy90: Sono contenta che
lo scorso capitolo ti sia piaciuto. Mi auguro che anche questo e i prossimi
siano di tuo gradimento. Quanto alla storia “Quando l’amore ti cambia la vita”,
è vero, l’ho sospesa per un po’, ma ti assicuro che la continuerò. Non so
ancora quando, ma appena avrò un po’ di tempo la continuerò e la concluderò.
- Chicca montagna: Sono contenta che
con il mio capitolo e le mie immagini ti abbia potuto aiutare nella scelta del
matrimonio a cui tu sei invitata. Spero che anche questo capitolo ti sia
piaciuto e che ti piaceranno anche i prossimi.
Un grazie di tutto
cuore a tutti voi che avete recensito, a quelli che hanno messo la mia storia
tra i preferiti e nelle seguite. Un altro grazie di cuore anche a coloro che mi
hanno inserita tra gli autori preferiti. Spero che anche questo capitolo sia di
vostro gradimento e recensite. Un bacio.
INTRODUZIONE:Edward ha lasciato Bella in New Moon e non è
non e mai più tornato. Gli anni passano e anche i decenni, ma due anime sono
ancora tremendamente legate tra di loro perché il tempo possa cancellare ciò
che l’amore ha creato. Cosa succederà se un giorno Bella dovesse rincontrare
quella che aveva considerato fin dall’inizio al sua famiglia? E i Cullen e
soprattutto Edward come reagiranno quando scopriranno che Bella è ancora la
diciottenne che avevano lasciato? P.S. Bella non è un vampiro, ma non è
comunque umana. Oltre i vecchi, ci saranno anche nuovi personaggi.
INTRODUZIONE:Bella vive a Phoenix
da quando è nata e la sua vita ruota intorno ai suoi sei migliori amici: Alice,
Rosalie, Emmett, Jasper, Jacob e Edward. Si conoscono fin da quando erano dei
bambini, ma crescendo le cose cambiano e lei si ritrova solo con Jacob e Edward
che sono iperprotettivi nei suoi confronti. Un giorno accade che Jacob si
dichiara e in seguito le chiede di sposarlo. Lei accetta, ma lo ama davvero? Si
certo, ma il suo non è amore, non quello vero almeno. Ed Edward? Cosa farà a
questo punto? E se si accorgesse proprio ora che sta per perdere la persona più
importante della sua vita? E se lei lo considerasse solo il suo migliore amico?
E se invece non fosse così? La loro è solo amicizia? Si certo, ma non del
tutto. Cosa succederà, allora? Bella sposerà Jacob? Forse solo da uno sbaglio
si può scoprire la verità. Ma qual è questa verità?
INTRODUZIONE:Edward lascia Bella per permettergli
di vivere una vita normale, ma prima di farlo esaudisce il desiderio dell’unica
ragazza che abbia mai amato. Dopo la sua partenza le cose cambiano e Bella non
vivrà la vita che Edward ha sperato per lei. Si ritroverà vampira, con un
figlia da crescere e un passato da ricordare. Riuscirà a ricordarsi del suo
unico e vero amore? Ma soprattutto riuscirà a rincontrarlo?
INTRODUZIONE: Rosalie, Bella e
Alice sono tre sorelle newyorchesi che si trasferiscono a Phoenix. Sono le
classiche ragazze popolari che tutti invidiano, dal carattere forte e deciso e
che non si fanno mettere i piedi in testa da nessuno. A Phoenix le loro vite si
incroceranno con quelle di tre fratelli Emmett, Edward e Jasper, anche loro dal
carattere forte. Nessuno di loro crede nell’amore, ma presto si renderanno
conto di sbagliare, presto l’amore entrerà nelle loro vite e da lì tutto
cambierà.
INTRODUZIONE:Bella è una semplice
ragazza che vive a Phoenix. Ha un fratello e due sorelle gemelle. La sua vita
ruota intorno ai Cullen, i suoi migliori amici, la sua seconda famiglia. E poi
c’è Tay, il suo fidanzato, ma lei ne è davvero
innamorata? La sua vita è perfetta come crede? Il ritorno in città di Edward,
il suo amico di sempre, gli incasinerà la vita e presto si renderà conto che
quell’amico con il quale non fa altro che litigare non è poi solo un amico. Le
cose non saranno semplici e in una notte tutto si complicherà.
INTRODUZIONE:Bella è una ragazza alla moda che vive a Orange Country, con una
storia difficile alle spalle, chiusa, ma allo stesso tempo ribelle verso gli
altri incontra lui, Edward, un playboy da strapazzo, ribelle, odioso,
presuntuoso, aggressivo, ricco e che non fa altro che dedicarsi con i suoi
amici ricconi a feste mondane e al lusso più sfrenato. Riuscirà lei a lasciarsi
andare all'amore? E lui? Riuscirà a mettere la testa a posto? E se tutto
iniziasse ad andare x il verso giusto? Lei non sa, però, che un segreto alena
dietro di lei, un segreto che lui non intende svelarle, non subito almeno, ma
poi non sarà tardi? Una storia ricca di divertimento, scontri, ribellioni, ma
amore, tanto amore. Sono tutti umani.
INTRODUZIONE:Un semplice invito di matrimonio può cambiare quella che sembra
essere diventata una vita stabile? Questo si chiede Bella quando si ritrova tra
le mani l’invito del matrimonio di Alice e Jasper. Partire e raggiungere quella
che un tempo era la sua migliore amica affrontando i fantasmi del suo passato?
Oppure restare a casa e non correre rischi? Bella vive a New York, fa la giornalista,
si è lasciata i Cullen alle spalle e si porta dietro da cinque anni due grandi
responsabilità che portano il nome di Ej e Lizzie. Chi sono? E che c’entra
Edward in tutto questo? Se vi va di scoprirlo correte a leggere la mia storia.
Sono tutti umani.
INTRODUZIONE:Isabella Swan fugge via dalla sua città all’ètà di dieci anni, grassottella
e timida viene presa in giro da tutti. Si rifugia a Jacksonville dalla madre,
ma otto anni dopo il brutto anatroccolo si è trasformato in un bellissimo
cigno. Decide di tornare a Beverly Hill, la sua città natale, dove i suoi
vecchi amici la attendono, ma Bella è cambiata non solo fisicamente e vuole
prendersi la sua rivincita su tutti coloro che un tempo la prendevano in giro.
Nella sua vecchia città, però, non tutto è come lo ha lasciato. I Royal King, i
suoi vecchi amici, sono in lotta continua contro i Blue Ice, un altro club di
ragazzi popolari e ricchi. Cosa succederà con l’arrivo di Bella? Che succederà
se un giorno i due gruppi si ritrovano costretti a collaborare? Filerà tutto
liscio? Personaggi decisamente diversi da come abbiamo imparato a conoscerli,
ma chissà…magari dall’odio nascerà qualcos’altro e quella che era sembrata una
rivincita potrebbe diventare ben altro. Sono tutti umani. Vi ho incuriosito?
Correte a leggere.
Questi personaggi non mi appartengono, ma sono proprietà di Stephenie
Meyer
Questi personaggi non mi appartengono,
ma sono proprietà di Stephenie Meyer. Questa storia è stata scritta senza alcun
scopo di lucro.
Eccomi qui con un
altro aggiornamento. Scusate il ritardo, ma vi avevo avvisato che avrei avuto
problemi di connessione, problemi che non sono ancora del tutto risolti, ma per
adesso la linea va bene. Eccovi il capitolo, il cui spoiler ha messo molti di
voi in allarme. Godetevi il capitolo. Un bacio e buona lettura a tutti.
Capitolo 26
Addii
POV BELLA
A svegliarmi
furono i caldi raggi del sole che prepotenti entrarono in camera. Guardai la
sveglia e mi resi conto che erano le undici della mattina. Pensavo peggio.
La sera prima mi
ero messa a letto sfinita dopo la festa e non pensavo di svegliarmi prima
dell’una. Mi voltai a guardare i miei angioletti dormire beati nel lettone e un
sorriso nacque spontaneo sul mio volto. Erano adorabili.
Ripensai al
giorno prima, a me ed Edward e a quella chiacchierata avuta mentre ballavamo, a
quella speranza di riunirci tutti insieme e oggi ero ancora di quell’avviso.
Io, Edward e i
bambini saremmo potuti essere la famiglia che avevo sempre sognato o almeno lo
speravo visto che dovevo ancora dire la verità a lui e non ero certa che
l’avrebbe presa bene.
Ci speravo,
questo si, ma non ne ero certa. Sapevo solo che quel briciolo di speranza
doveva darmi la forza di affrontarlo.
Avevo chiesto ad
Alice di prenotare i biglietti per New York per il giorno dopo, ma prima dovevo
parlare con Edward, dovevo rivelargli la verità prima di decidere se partire o
meno, era giusto così.
Con questi
pensieri mi alzai dal letto baciando i miei piccoli delicatamente per non
svegliarli. La sera prima erano crollati esausti e oggi non li avrei svegliati
per nulla al mondo. Dovevano dormire, ne avevano bisogno.
Mi diressi in
bagno e mi infilai sotto la doccia restandoci per una buona mezz’oretta, poi mi
misi l’accappatoio e mi asciugai i capelli lisciandoli con la piastra.
Dopodiché andai a vestirmi
e successivamente passai al trucco. Quando fui pronta scesi giù trovando Jake
sdraiato sul divano intento a guardare la tv.
- Già sveglia? –
mi chiese vedendomi arrivare.
- A
quanto pare – gli risposi sedendomi anche io sul divano mentre lui mi fece
posto.
- I
bimbi? – mi domandò.
-
Dormono, non ho voluto svegliarli – gli risposi sincera mentre appoggiai la
testa alla testata del divano.
- Che
c’è che non va Bella? – mi chiese preoccupato vedendo non so cosa nei miei
occhi.
- Ho
intenzione di dire a Edward la verità. Ha il diritto di saperlo – gli spiegai
breve, ma concisa.
-
Finalmente. Credevo non ti saresti più decisa – mi fece notare lui prima che
sentimmo suonare alla porta.
-
Vado io – gli dissi alzandomi e dirigendomi verso la porta d’ingresso.
Aprii
e mi ritrovai Irina davanti a me. Restai stupita di vederla lì, ma la feci
accomodare.
- No
grazie, voglio solo parlare con te. Anche in giardino va benissimo – mi spiegò
lei.
Io
annuì, poi avvisai Jake che stavo uscendo e mi chiusi la porta alle spalle.
Non
sapevo con esattezza cosa dovesse dirmi quella ragazza, ma immaginavo quale
potesse essere l’argomento della conversazione, o meglio discussione visto il
modo in cui mi guardava.
- Non
credo che la tua sia una visita di cortesia, non è vero? – gli chiesi quando
lei si accomodò sul dondolo mentre io
feci lo stesso.
- Se
pensi questo significa che hai la coscienza sporca – mi fece notare lei con una
punta di acidità nella voce.
- Non
credo – gli risposi consapevole che le mie supposizioni sul fatto che prima o
poi mi sarei ritrovata a discutere con lei fossero vere.
-
Come ti senti oggi? – mi chiese lei ignorando ciò che ci eravamo dette fino ad
ora.
- In
che senso? – le domandai non capendo.
-
Come ti senti dopo aver rubato l’uomo a una ragazza che si è sempre dimostrata
un’amica con te? – mi chiese breve, ma concisa.
- Io
non ho rubato l’uomo a nessuno. Se Tanya ed Edward avevano dei problemi non è
certo per colpa mia – gli feci notare.
-
Tanya ed Edward non avevano nessun problema prima che tu arrivassi. Non appena
hai messo piede in casa Cullen ti sei arruffianata tutti quanti, poi hai fatto
gli occhioni dolci a Edward e lui come uno stupido c’è caduto in pieno – mi
spiegò mentre io mi sentii morire.
Non
poteva accusarmi di questo. Io fino all’ultimo avevo anteposto la felicità di
Edward alla mia e mi sentivo accusata ingiustamente.
- Non
avevo bisogno di arruffianarmi nessuno. I Cullen sono la mia famiglia da sempre
e sempre lo saranno che a te piaccia o meno. Quanto ad Edward io non ho fatto
un bel niente – le risposi cercando di mantenere la calma.
In
fondo la capivo. Era preoccupata per la sorella e forse al suo posto io avrei
fatto la stessa cosa.
- Sei
una falsa. Ti sei finta amica di Tanya solo per portargli via l’uomo che amava.
Tu sei venuta qui con l’intento di riprenderti Edward. Te lo sei lavorata per
bene fregandotene di Tanya e dei suoi sentimenti. Hai usato i tuoi figli per i
tuoi subdoli piani, hai usato quei due bambini per… – stava provando a dire
lei.
- Non
provare a nominare i miei figli. Se tu sei venuta qui per insultare me, ok, ci
sto, ma se usi i miei figli per sputarmi veleno addosso non ci sto più. Io non
ho usato i miei figli in nessun modo perché i miei figli sono persone non
oggetti e sono ciò che di più prezioso ho, quindi, insulta pure me, ma prima di
parlare dei miei figli pulisciti la bocca – le dissi puntandole l’indice contro.
Non
mi piaceva come avevo reagito, ma purtroppo quando sentivo nominare i miei
figli diventavo una stronza e non riuscivo a controllarmi.
Ero
troppo protettiva con loro e lo sapevo, ma non potevo farci nulla. Loro erano
tutto quello che io avevo e non avrei permesso mai a nessuno di fare loro male
o di ferirli.
Se
avessi voluto usare i miei figli per arrivare a Edward o chissà a cos’altro
avrei benissimo potuto usarli molto prima e non aspettare cinque anni prima di
farli comparire in scena.
- Scusa,
hai ragione. I tuoi figli non c’entrano niente. È solo che sono arrabbiata e
quando lo sono non peso mai le parole. Scusami – mi disse lei con tono
dispiaciuto.
- Non
fa nulla, ma non mi scuserò per come ho reagito io, invece. Odio quando vengono
tirati in ballo i miei figli a sproposito – le risposi addolcendo anche io il
mio tono di voce.
- Mia
sorella in passato ha avuto una delusione d’amore che l’ha fatta chiudere in se
stessa non permettendogli di fidarsi più di nessuno. Passava le sue giornate
chiusa in camera sua, mangiava poco e dormiva solo attraverso tranquillanti,
poi è arrivato Edward e Dio solo sa che benedizione sia stata. Edward è stata
la sua ventata di aria pura, ha iniziato di nuovo a vivere, a sorridere a
guardare alla vita con ottimismo. Edward era tutto ciò che di bello la vita gli
avesse dato. Ha lottato con ogni fibra di se stessa per farlo innamorare di lei
e quando c’è riuscita, quando aveva acquistato la felicità che tanto si
meritava, sei arrivata tu e tutto gli è crollato di nuovo addosso perché si è
resa conto di aver perso Edward. Ho provato a convincerla a non lasciarlo
andare, a lottare, ma lei non ha voluto. Lei mi ha detto che Edward meritava di
essere felice allo stesso modo in cui lui è riuscito a rendere felice lei, ma
per esserlo doveva stare con te – mi disse calma e addolcendo il suo tono di
voce.
Mi si
spezzò il cuore a quelle parole. Sapere che qualcuno soffriva a causa mia non
era giusto, non lo era per nulla. Tanya non meritava tutto questo.
-
Voglio bene a Tanya, anche se ti può sembrare strano, non volevo che soffrisse
– le rivelai sincera.
-
Bella ti prego, se davvero le vuoi bene come dici mettiti da parte, torna a New
York e lascia stare Edward. Se te ne andrai via, Edward tornerà da Tanya e
riacquisteranno quella felicità che con il tuo arrivo hanno perso. Edward vuole
davvero tanto bene a Tanya e lei potrebbe essere un futuro perfetto per lui.
Siete stati lontani tanto tempo e nonostante tutto siete andati avanti, ma
Tanya, non ci pensi a lei? Non pensi a come si sente? Sta soffrendo da morire e
sa che è anche colpa sua se sta così male perché è come se è stata lei a
spingervi l’uno nelle braccia dell’altra. Ti prego Bella, riflettici, rifletti
solo sulle mie parole. Ti prego, non permettere che in questa storia a rimetterci
sia mia sorella, lei che si è sempre comportata al meglio con te. Non se lo
merita. Torna alla tua vita ed Edward tornerà alla sua con Tanya, ma potrà
farlo solo se tu ti metti da parte. Dopo anni lontana da lui cos'hai da
perdere? Nulla. Tanya, invece, perderebbe tanto, troppo. Ti chiedo solo di
pensarci e scusami se ho reagito in quel modo prima, ma amo mia sorella più di
ogni altra cosa al mondo e non voglio che lei sia infelice – mi rivelò Irina
prima di regalarmi un debole sorriso.
Non
mi diede nemmeno il tempo di dire o fare qualcosa, perché girò i tacchi, salì
in macchina e sfrecciò via lontano, lasciandomi lì da sola con i miei mille
dubbi.
Mi
ero alzata quella mattina con la convinzione che io e Edward fossimo giusti,
che avrei dovuto dire lui la verità, ma dopo le parole di Irina mi chiedevo se
fosse davvero giusto farlo.
In
fondo, aveva ragione. Io e lui eravamo rimasti separati a lungo e avremmo
ancora potuto continuare a farlo. Mi sarei impegnata di più per dare ai miei
bambini anche l’affetto paterno e un giorno, magari, una volta diventati più
grandi loro non avrebbero più avuto quel bisogno costante di un papà vicino.
Del resto c’era Jake e lui ci sarebbe stato sempre per loro.
Se me
ne fossi andata senza dire nulla, forse, Edward sarebbe davvero potuto tornare
da Tanya ed essere felice con lei e forse questa era l’unica cosa da fare, la
più giusta.
Forse
non era giusta per me, per i miei bambini, ma lo era per Edward e per Tanya.
Non
gli avrei scombussolato la vita. Avrebbe continuato la sua storia con lei, il
suo lavoro rinomato e fra qualche anno forse avrebbe assistito al parto di
quello che avrebbe creduto fosse il suo primo figlio.
Edward
aveva ancora la possibilità di una vita tranquilla, senza problemi o
preoccupazioni, mentre io gli avrei dato solo queste e con molta probabilità
gli avrei scombussolato la vita per nulla.
Non
stavamo insieme da sei anni ed eravamo cambiati entrambi, con ogni probabilità
avremmo potuto non andare d’accordo e lasciarci dopo meno di una settimana.
No,
Irina aveva ragione. Dovevo sparire, andare via in punta di piedi senza causare
problemi.
Con
questa certezza entrai dentro vedendo Jake che, nel salotto di casa, giocava
con i bambini ancora in pigiama e guardano quella scena mi resi conto che avevo
preso la decisione giusta.
Io,
Jake, Ej e Lizzie eravamo una famiglia, Edward era un’aggiunta che avrei
voluto, ma che non poteva esserci. In fondo i genitori non sono le persone che
ti mettono al mondo, ma quelle che si prendono cura di te e per i miei figli
c’era Jake.
-
Mamma, mamma – mi dissero i miei figli non appena mi videro correndomi
incontro.
Mi
buttai addosso a loro e li abbraccia forte, uno di quegli abbracci da cui non
mi sarei mai voluta staccare e in quello stesso istante chiesi loro silenziosamente
scusa per la mia decisione di tornare a casa a condurre la vita che conducevamo
prima di arrivare a Jacksonville. Una lacrima silenziosa uscì dai miei occhi e
prima che i piccoli se ne accorgessero mi premurai di asciugarla, ma la cosa
non sfuggì agli occhi vigili di Jake.
-
Bimbi salite in camera che mamma adesso viene a vestirvi – disse lui ai piccoli
e loro dopo un ennesimo bacio a me e uno a Jake corsero su senza fare storie.
Io e
Jake ci guardammo intensamente negli occhi e un’altra lacrima sfuggì al mio
controllo.
- Che
succede Bella? Chi era alla porta? – mi domandò lui capendo che c’era qualcosa
che non andava.
-
Irina – gli risposi semplicemente.
Lui
restò stupito e io mi premurai di raccontargli tutta la chiacchierata avuta il
giorno prima con Tanya e qualche minuto prima con la sorella esprimendogli la
mia scelta di tornare a casa senza dire nulla.
- Non
puoi farlo Bella – mi disse Jake quando io terminai di parlare.
- Non
importa se posso, devo. Edward aveva una vita qui prima che ricomparissi io ed
è giusto che porti avanti quella. Tanya era un punto stabile per lui, io non so
se posso esserlo – gli spiegai.
- Tu
ami lui e lui ama te, mi spieghi che c’è di difficile in questo? – mi domandò.
-
L’amore a volte non basta. Chi mi dice che tra noi andrà tutto bene? Chi mi
dice che fra due mesi sarà tutto finito perché noi ad oggi siamo troppo diversi
per stare insieme? E se succedesse chi sarebbe a pagarne le conseguenze? I
bambini, Jake, sarebbero loro e io non voglio. E soprattutto non voglio legare
a me Edward per sempre solo per via dei gemelli. E poi riflettiamoci, tu hai
idea di come reagirà lui quando scoprirà la verità? Diventerà una iena e ne ha
tutti i diritti. Non voglio rovinare quella bolla di serenità che siamo
riusciti a ricostruire nelle ultime due settimane – gli spiegai, ormai, sicura
delle mie parole.
- Ti
odio lo sai? Odio la tua testardaggine del cavolo. Si arrabbierà? Ma chi se ne
frega, Bella. Prima o poi gli passerà. Credi davvero che andandotene lui
tornerà da Tanya? Non riesco a credere che tu sia così ingenua dal crederlo
davvero. Sei la persona più intelligente che io conosca, ma quando si tratta di
Edward diventi una stupida. Lo sai, io ci sarò sempre qualunque cosa succederà,
qualunque decisione tu prenderai, ma lascia che ti dica quanto stai sbagliando.
Non esistono scelte giuste o sbagliate, ma solo scelte proprio perché quando si
sceglie di fare qualcosa non si sa mai le conseguenze di quelle azioni, ma
stavolta, Bella, stavolta so già che questa è una scelta sbagliata e fra
qualche tempo te ne accorgerai tu stessa, ma va bene così. Vuoi tornare a casa
e continuare a mantenere questo segreto, bene, facciamolo, ma è un errore e non
vorrei mai ritrovarmi a doverti dire “te lo avevo detto” – mi disse lui serio
prima di baciarmi una guancia e allontanarsi verso la cucina.
Non
mi diede il tempo di dire nulla e io salii in camera a vestire i bambini.
Quando
furono pronti scendemmo giù sedendoci a tavola. Mangiammo come l’allegra
famiglia che sembravamo, c’eravamo proprio tutti e Edward pensò bene di
annunciare in quel momento la sua definitiva rottura con Tanya.
I
bambini saltarono dalla sedia per la forte contentezza e andarono ad
abbracciarlo, mentre tutti guardavano me sorridendo. Ciò che non sapevano era,
invece, che nonostante tutto per me e Edward non ci sarebbe stato nessun
futuro.
Quando
la situazione si calmò un poco tutti noi ragazzi ci spostammo in salotto mentre
Ej, Lizzie e Sarah andarono in giardino a giocare con i nonni.
Ci
sedemmo in salotto e come ai vecchi tempi i ragazzi iniziarono una partita alla
play station mentre noi ragazze li guardavamo sorridendo.
Alice
e Jasper non erano ancora partiti per il viaggio di nozze. I biglietti erano
stati prenotati di lì a due settimane, motivo per cui anche i due novelli
sposini erano con noi in salotto.
-
Alice hai prenotato i biglietti aerei che ti avevo chiesto? – le domandai
rompendo quella bolla di serenità che si era creata.
- Si
certo – mi rispose lei euforica.
- La
partenza è prevista per che ora? – chiese Jake al mio posto.
- Per
le undici della mattina -rispose ancora
il folletto del tutto elettrizzata.
Non
capivo il motivo di quel suo comportamento, ma lo collegai al fatto che fosse
contenta di essersi appena sposata.
-
Potevi dirlo prima, devo ancora andare a preparare le valigie – dissi io
allarmata alzandomi dal divano, ma lei mi blocco facendomi risedere.
- Non
c’è fretta – mi spiegò sorridendomi.
-
Alice sono le cinque del pomeriggio e la partenza è domani per le undici e mi
dici che non c’è fretta? – le chiesi e in quel momento incontrai gli occhi
delusi di Edward.
Forse
avremmo dovuto parlare, avrei dovuto spiegargli che il giorno prima mi ero
lasciata andare a causa dell’euforia del matrimonio, ma che non pensavo davvero
le cose che avevo detto, eppure guardandolo negli occhi non fui certa di saper
mentire in quel modo.
- Bella,
sta tranquilla, i biglietti li ho prenotati si per un volo delle undici, ma non
di domani – mi spiegò lei come se la cosa fosse ovvia.
- E
per quando scusa? – chiesi curiosa.
- Esattamente fra due settimane – mi
rispose ridendo e fu in quel momento che la rabbia prese possesso di me.
Edward
posò il joystick sul tavolo e lo stesso fece Jake che dalla mia faccia avevano
capito la mia reazione. Lo stesso Jasper smise di giocare, mentre Emmett
restava lì impalato a maledire il gioco visto che stava perdendo. Rosalie gli
diede una gomitata e fu allora che anche lui capii cosa stava succedendo.
-
Cosa hai fatto? – urlai a Alice con un’espressione molto arrabbiata.
-
Bella, calmati innanzitutto. Pensavo che non ti dispiacesse restare qui un
altro po’ di tempo – mi fece notare lei.
-
Calmarmi? Tu stai scherzando, Alice. Hai idea di quello che hai fatto? – le
domandai urlando.
Non
mi ero mai comportata così, non con lei almeno, ma il nervosismo che avevo già
di mio, unito al fatto che quel folletto dovesse sempre immischiarsi in tutto
mi fece andare il cervello in fumo.
- Ho
prolungato la tua vacanza qui – mi rispose lei che ancora non aveva capito la
gravità del fatto.
- Io
a New York ho una vita, un lavoro e non posso permettermi di prolungarmi le
vacanze come se nulla fosse. Tu non puoi sempre permetterti di organizzare e
manipolare la vita degli altri come se nulla fosse. Ti sei chiesta se io
volessi restare qui? Ti sei chiesta se Jake dovesse tornare a lavoro? Ti sei
chiesta cosa ho lasciato lì e se avevo urgenza di tornare? Ti sei chiesta tutte
queste cose? No, non te lo sei chiesta, perché l’unica cosa che ti interessa è
che sia tu quella che deve occuparsi sempre di tutto, sei tu che devi sempre
averla vinta, tutto deve essere perfetto come tu lo hai organizzato. Mi
dispiace Alice, ma non è più così. Della tua vita puoi farne quello che vuoi,
ma della mia non ne hai il diritto – le urlai contro arrabbiata più che mai.
Lei
non poteva sempre permettersi di organizzare tutto, di mettere il naso nelle
cose degli altri. Non eravamo più delle bambine.
- Non
riesco a capire perché te la stai prendendo tanto. Fino a prova contraria ti è
sempre andata bene questa parte del mio carattere, ti è sempre andato bene il
fatto che mi impicciassi un po’ di tutto anche perché sai che lo faccio per te e
non per me – mi fece notare alzando anche lei la voce.
Guardai
gli altri e tutti erano ammutoliti e ci guardavo sconvolti.
- Mi
è sempre stata bene è vero, ma adesso non sono più la ragazzina ventenne che
hai lasciato, sono cresciuta e ho delle responsabilità. Lo fai per me? Sono
stata io a chiedertelo per caso? E poi cos’è che fai per me? Hai solo
prolungato le mie vacanze senza curarti che a New York ho un lavoro di
responsabilità e non posso assentarmi tutto questo tempo senza delle ragioni
più che valide. Cos’è dovrei chiamare la mia casa e dirle “oh scusa, resto in
vacanza ancora due settimane, la mia migliore amica ha deciso così”. Tu non ti
rendi conto – continuai io.
- No,
sei tu che non ti rendi conto dei miei motivi. Ho solo voluto fare così perché
volevo che restassi qui con noi ancora un po’, volevo solo stare con i bambini,
coccolarli e giocare con loro, riprendere il tempo che non ho avuto negli anni
passati, volevo che tu restassi e guardassi con i tuoi occhi la vita che
potresti avere qui, che ti rendessi conto che nulla è cambiato da una volta,
che possiamo essere una famiglia adesso come allora – mi spiegò lei mentre vidi
il suo sguardo rattristarsi.
Non
potevo cedere, non adesso e non così. Doveva capire di aver sbagliato.
-
Certo, restiamo ancora un po’, così poi i bambini non si vogliono più staccare
da qui nemmeno sotto tortura. Credi che sia facile per me andarmene adesso,
credi che sia facile far capire a loro che dobbiamo tornare alla nostra vita,
fargli capire che questa è stata una parentesi e che la vita vera è a New York?
– le urlai contro mentre gli altri non sapevano se intervenire o meno.
- E
credi che per me sia facile farti tornare di nuovo lì? Allontanarmi da te e da
loro adesso che li ho conosciuti? – mi domandò lei urlando come me.
Sembrava
una lotta a chi gridava più forte, ma stavolta non avrei abbassato la testa,
stavolta avevo ragione e avevo tutte le intenzioni di mettere in chiaro le
cose.
-
Alice sono venuta qui con in tasca una promessa, una promessa che mi avevi
fatto tu. Ricordo ancora le tue parole “finito
il matrimonio te ne andrai, nessuno ti costringerà a restare più tempo di
quanto tu non voglia” e, invece, eccoci qui che discutiamo di questo. La
vita è mia e sono io che decido cosa farne. Non volevo venire qui proprio
perché sapevo che sarebbe finita così, sapevo che alla fine vi sareste
affezionati ai bambini e loro a voi e che tu avresti fatto qualunque cosa per tenermi
ancora qui e poi diciamocelo Alice, il tuo piano non è solo questo – dissi a
lei sempre a voce alta lanciando uno sguardo a Edward, uno sguardo che lei
notò.
- E
cosa c’è di male se voglio che due delle persone più importanti della mia vita
siano felici? C’è da giudicarmi o da buttarmi fango addosso per questo? – mi
chiese lei urlando come una pazza.
- Lo
capisci che la vita è mia, è nostra e che siamo grandi abbastanza per sapere
cosa fare, per decidere cosa farne del nostro rapporto? – le domandai.
- Voi
siete solo degli stupidi, la verità è questa, lo siete sempre stati. Ci avete
messo una vita per capire che vi amavate, ma una manciata di secondi per buttare
all’aria via tutto e adesso che vi siete ritrovati e avete la possibilità di
stare insieme, che fate? La buttate, ecco cosa fate – ci urlò contro
coinvolgendo pure Edward.
-
Alice smettila adesso, queste sono questioni che riguardano solo noi, non serve
che tu ci metta il naso – intervenne Edward per la prima volta nella
conversazione.
- No,
non sono solo questioni che riguardano solo voi e sai perché? Perché tu sei
sparito da un momento all’altro lasciandoci tutti senza un recapito telefonico
e senza un indirizzo dove cercarti, sei sparito come se non fossi mai esistito.
E noi qui abbiamo dovuto raccogliere i cocci che avevi lasciato, ma a te questo
non interessava, non te ne fregava nulla delle persone che ti eri lasciato alle
spalle, non te ne fregava nulla che la donna che amavi si svegliasse ogni notte
urlando in preda agli incubi, non te ne fregava nulla che lei passasse le sue
giornate in camera tua ad annusare le tue cose per sentirti più vicino. A te
non è interessato nulla, hai pensato bene di andartene e noi qui ad aspettare
come degli stupidi una telefonata, un messaggio, una lettera che ci dicesse che
stavi bene, eppure quando ti sei ripresentato in casa e hai suonato alla porta
tutti ti siamo saltati addosso non permettendoti più di andare via, ma sai una
cosa? Io una cosa non te la perdono, non ti perdono il fatto che per causa tua
ho perso cinque anni della vita della mia migliore amica, cinque anni che sono
stati i più importanti per lei. Quindi, smettila di dire che io non c’entro,
che noi non c’entriamo. Tu andandotene via non hai scelto solo per te, ma anche
per noi – gli urlò contro Alice furiosa come non mai.
Edward
era sconvolto e mi guardava stranito, forse sorpreso dalle parole di Alice che
gli avevano in qualche modo descritto come me l’ero passata senza di lui, anche
se quelle parole erano molto, molto riduttive per spiegare l’inferno che avevo
passato.
Provò
a dire qualcosa, ma non glielo permisi.
-
Alice smettila. Adesso questo non c’entra, non c’entra Edward, non c’entra la
sua partenza, non c’entra la nostra storia, non c’entra nulla. In questo
momento dovresti solo ammettere di aver sbagliato, ammettere che non avresti
dovuto prendere una decisione senza prima avvisarmi, ammettere che io avevo il
diritto di andarmene quando volevo – le urlai infastidita dal fatto che avesse
in qualche modo scaricato la colpa di tutto su Edward.
- Ma
Bella… – iniziò a dire.
- No,
fammi finire. Il primo giorno che sono venuta qui ti ho pregato di non viziare
troppo i bambini, di non fargli passare ogni capriccio perché sarebbe stato
peggio quando saremmo andati via, ma non mi hai ascoltato. Se Lizzie diceva che
la bambola del centro commerciale era bellissima tu entravi e gliela compravi,
se Ej diceva che la macchinina telecomandata era una forza tu compravi la
macchina più bella che avessero messo in commercio. Ogni loro desiderio era un
ordine per te e oggi quando dirò loro che è arrivato il momento di tornare a
casa non oso immaginare cosa faranno e tutto questo mi porta a pensare che ho
fatto bene a non dirvi di loro perché sapevo che sarebbe finita così. Ogni
volta che ti riprendevo per i tuoi comportamenti mi guardavi storta e mi dicevi
che dovevi recuperare il tempo perso con loro facendomi sentire in colpa e non
permettendomi di ribattere e sono sempre stata zitta perché ti voglio bene e
adoro il tuo carattere nonostante tutto, ma questo è troppo. Decidere per me
che sarei rimasta qui altre due settimane non curandoti di tutto il resto è
qualcosa che non mi sarei mai aspettata, pensavo che avessi una più alta
considerazione di me, ma si vede che mi sbagliavo – le rivelai sincera calmandomi
verso la fine del mio discorso.
Vedevo
i suoi occhi e leggevo tristezza, ma soprattutto pentimento e sarei voluta
andare ad abbracciarla e chiederle scusa per le mie parole forti, ma non
riuscivo a farlo, non riuscivo a passare sopra a tutto ciò che era successo,
proprio non ci riuscivo.
Era
la prima volta che vedevo Alice in silenzio senza riuscire a dire nulla e gli
altri erano sconvolti anche per questo. Nessuno fiatava e nessuno sembrava
intenzionato a farlo.
Guardai
Edward e vidi nei suoi occhi delusione, forse del fatto che nonostante la
nostra discussione il giorno prima io avessi deciso comunque di partire, ma
quello che lui oggi non riusciva a capire era che era meglio così. Un giorno
anche lui lo avrebbe capito.
-
Bella, io…beh, mi dispiace…non pensavo che… – provò a dire lei non riuscendo a
collegare una parola all’altra.
-
Lascia stare Alice, risparmiati le tue scuse, tanto potessi tornare indietro ti
comporteresti di nuovo allo stesso modo e sinceramente ora come ora non riesco
a lasciar correre – le dissi sincera prima di alzarmi dal divano e dirigermi
fuori.
Non
avevo intenzione di continuare a guardare gli sguardi degli altri, né quello di
Edward deluso, né tanto meno quello dispiaciuto di Alice, della mia migliore
amica, di quella persona che c’era stata sempre nella mia vita, in ogni
momento.
Raggiunto
il giardino, vidi i bambini giocare a rincorrersi con Esme e Carlisle e mi
venne da sorridere. Dal giorno dopo non avrei più visto scene del genere.
Presi
il telefono e chiamai l’aeroporto decisa più che mai a partire. Prenotai
telefonicamente un volo per quattro persone per New York per il giorno dopo
alle dieci della mattina e dopo aver lasciato i dati della carta di credito
come garanzia chiusi la telefonata.
- E
così te ne vai lo stesso – mi disse una voce dietro di me, una voce che sapevo
essere di Edward.
- Io…
– provai a dire mentre la rabbia stava pian piano scemando.
- Non
era una domanda la mia. Voglio solo sapere perché? Ieri avevo capito
qualcos’altro – mi fece notare lui.
- E
hai capito bene, ma ho avuto tutta la notte per pensarci e mi rendo conto che quello
con te è un rischio che non voglio e non posso correre – gli risposi mentendo.
La
verità era che il rischio lo avrei pure corso, ma che forse per lui non era
giusto che io lo corressi, non potevo scombussolargli la vita in maniera tanto
drastica.
-
Perché? Hai sempre lottato per noi, perché adesso non continui a farlo – mi
chiese solamente.
-
Perché oggi non ci sono solo io. Oggi nella mia vita ci sono Ej e Lizzie e una
delusione per me sarebbe una delusione anche e soprattutto per loro – gli feci
notare.
- Non
nasconderti dietro i bambini, non farlo. La verità è che tu non lo vuoi
davvero, non vuoi davvero un noi – mi disse lui guardandomi intensamente negli
occhi.
- Non
dire sciocchezze. Ci sono alcune cose che nel corso della vita bisogna, per
poter andare avanti, avere la forza e il coraggio di lasciare andare anche se
resteranno per sempre nel cuore – gli risposi io abbassando lo sguardo.
-
Cazzo Bella, guardami negli occhi quando mi parli, o hai paura che facendolo tu
non riesca più a pronunciare tutte le cazzate che stai dicendo? – mi domandò
lui alzando il tono di voce.
-
Dico solo che alcune cose non sono nel nostro destino, a prescindere da quanto
le vogliamo – gli risposi fissandolo negli occhi.
-
Tutte cazzate. Se vuoi davvero qualcosa, se la vuoi con tutte le tue forze puoi
averla. I muri e gli ostacoli nella vita ci sono e ci saranno sempre, ogni
volta qualcosa può andare storto, ma nessun muro, nessuno, è insuperabile. Se
con lo sguardo si prova a guardare cosa c’è al di là staremo sempre un gradino
più in alto – mi disse lui addolcendosi e avvicinandosi pericolosamente a me.
- Non
riesco a salirlo questo gradino e forse è meglio così. Le nostre strade si sono
separate quella notte a Boston e adesso non serve cercare di rimetterci nella
stessa gareggiata. La mia partenza non è un addio e un arrivederci. Non
passeranno altri cinque anni prima che ci rivedremo, resteremo in contatto, se
vuoi. Non cambierà nulla, vedrai – gli spiegai anche se era chiaro come il sole
che le mie parole non erano sincere.
Sapevo
che sarebbe cambiato tutto, lo sapevo.
- Sai
cosa c’è più doloroso di un addio? Un addio che si presenta come un
arrivederci, ma che nasconde dentro di sé un allontanarsi sempre più repentino
e dilaniante. Cos’è dovrei considerarti un amica che sta partendo? No, non
posso farlo. Non riesco ad accettare che prenderei un aereo che ti porterà
lontano da me un’altra volta – mi rivelò lui avvicinandosi ancora di più a me.
-
Edward siamo sinceri. Quella che abbiamo vissuto in queste due settimane non è
la realtà, è solo una piccolo parentesi che era destinata a finire prima ancora
di iniziare – provai a dire.
- E
allora preferisco vivere una parentesi che affrontare la realtà. E poi cos’è,
dovrei affrontare la realtà mentre ti guardo allontanarti? Hai idea di cosa
significhi per me? – mi domandò soffiando quelle parole a qualche millimetro
dal mio viso.
-
Credi che per me sia facile? Non lo è, Edward non lo è, ma devo farlo. È giusto
così – gli risposi abbassando lo sguardo.
- Mi
stai punendo non è vero? Me la stai facendo pagare per come mi sono comportato
anni fa e ne hai tutto il diritto. Dio solo sa come vorrei tornare indietro nel
tempo e non fare quello che ho fatto, ma non ne ho il potere – mi disse lui
dispiaciuto e con uno sguardo del tutto logorato dai sensi di colpa.
- Non
essere ridicolo. Non ti sto punendo, siamo grandi abbastanza per non farci del
male di proposito. Ascoltami. Queste due settimane sono state le più belle e le
più magiche di tutta la mia vita, pensa che scambierei tutto quello che ho per
un unico di questi giorni trascorsi insieme a te, ma non posso restare qui né
posso restare con te – gli rivelai.
-
Perché? Dimmi solo perché non puoi restare, dimmelo e non farò più nulla per
fermarti – mi pregò mettendomi le mani sul viso facendo in modo che lo
guardassi.
Quando
le sue mani furono a contatto con la mia pelle Dio solo sa i brividi che
provai, ma non potevo essere tanto debole. Dovevo mentire, a qualunque costo,
anche se farlo avrebbe fatto male anche a me e non solo a lui.
-
Dimmi tu un motivo per restare, invece? – gli domandai sperando che tutto
andasse come previsto.
- Per
me, per noi, per i bambini, per essere una famiglia – mi rispose lui avvicinandosi
pericolosamente alle mie labbra.
Stava
per baciarmi lo sapevo, ma non potevo permetterlo. Dopo un suo bacio non avrei
più saputo mentire.
Mi
liberai dalla sua presa, gli baciai dolcemente una guancia, poi mi voltai verso
l’ingresso di casa dandogli le spalle.
- Non
c’è nessuno noi, Edward, non c’è e non ci sarà più. Io non lo voglio un noi,
non provo più per te quello che provavo un tempo. Il tempo è passato e tante
cose sono cambiate e in mezzo a queste sono cambiati anche i miei sentimenti.
Se mi sono comportata in un certo modo in questi giorni, se ti ho fatto credere
qualcosa che ha potuto farti sperare in qualcosa di più mi scuso, pensavo di
provare ancora quello che provavo un tempo, ma riflettendoci mi rendo conto che
non è così. Scusami – gli dissi sempre senza guardarlo prima di correre in casa
con le lacrime che copiose scendevano sul mio viso.
Se lo
avessi guardato negli occhi non avrei mai e poi mai potuto pronunciare quelle
parole.
Passai
in salotto e trovai i ragazzi ancora sul divano che guardavano il vuoto senza
sapere bene cosa fare. Quando Alice mi vide in lacrime si alzò dal divano e mi
venne incontro.
-
Tesoro cosa è successo? Scusami per prima, scusa davvero, non dovevo
impicciarmi. Ho sbagliato, me ne rendo conto solo ora – mi disse mentre mi
abbracciava.
Non
riuscì a ricambiare la sua stretta, troppo sconvolta com’ero. Mi limitai a
staccarmi da lei e fargli un sorriso che ero certa fosse apparso una smorfia,
poi guardai Jake.
-
Prepara le valigie. Il nostro aereo parte domani alle dieci – dissi al mio
migliore amico prima di salire in camera e chiudermi dentro prima che chiunque
potesse fermarmi.
Avevo
mentito all’uomo che amavo, gli avevo detto che non lo amavo e questa era stata
la più terribile delle bestemmie. Avevo tolto ai miei figli la possibilità di
avere un padre e mi ero tolta la possibilità di essere felice e questo per
cosa? Solo per non sconvolgere la vita a Edward, non rendendomi conto che avevo
sbagliato.
Forse
lui la vita se la voleva sconvolgere, forse lui avrebbe voluto fare un
cambiamento radicale, ma io ero stata troppo presa da me stessa per rendermene
conto e solo allora, chiusa a piangere sul letto della mia stanza mentre
guardavo la parete con le foto che ritraevamo me ed Edward, mi resi conto di
una cosa importantissima.
Mi
ero comportata come cinque anni prima aveva fatto Edward. Avevo scelto io per
entrambi senza tenere in considerazione quello che lui voleva e avevo sbagliato
terribilmente, avevo sbagliato come aveva fatto lui in passato, ma ormai la
frittata era fatta. Non c’era nulla che avrebbe potuto cambiare le cose.
La
colpa era solo la mia. Mi meritavo quel dolore e mi meritavo l’odio dei miei
figlio quando un giorno avrebbero scoperto la verità.
La
realtà era questa, solo questa.
…Adry91…
SPOILER:
- Perché sei
venuto? – gli domandai rompendo il silenzio tra noi.
L’aeroporto era
pieno di gente, ma in quel momento sembravamo esserci solo io e lui, noi che
eravamo talmente vicini che io potevo sentire senza problemi il suo respiro
sulla mia pelle e lui il mio.
- Perché non
posso non seguirti, non c’è la faccio, non riesco a rinunciare a te – mi disse Edward
senza farsi troppi problemi.
- Dovresti
rinunciarci, invece – gli feci notare.
- Rinuncia al tuo
potere di attrarmi e io rinuncerò alla mia volontà di seguirti – mi spiegò lui
sorridendomi sghembo.
Risposte alle vostre recensioni:
- Austen95: Beh come vedi Bella
ha la testa più dura di un mulo. Chissà cosa succederà adesso.
- Thelionfellinlovewiththelamb: Mi chiedi cosa
altro ci aspetta? Beh ti rispondo che ancora ne vedremo tante prima di scrivere
la parola fine alla storia.
- ste87: Come hai già
previsto tu, non va tutto liscio ed ecco un altro imprevisto sulla strada verso
la felicità. Come vedi per adesso la partenza è l’unica cosa plausibile.
- franz1000: Victoria è arrivata
alla giusta conclusione anche perché lei sapeva di Boston, Edward gliene aveva
parlato. Come vedi Bella ha deciso di partire. Chissà ora cosa succederà.
- NeWyOrK: Beh credo che il
matrimonio non era il momento adatto per un bacio, anche se sono convinta che
c’era il desiderio da entrambe le parti. Quanto a Tanya è vero che lei non ha
combattuto per tenersi Edward, ma cosa poteva fare dopo aver capito che lui ama
lei e che in tutti questi anni non ha mai smessa di amarla nonostante stava con
lei. Credo che nessuna ragazza possa stare con una persona che mentre ti bacia,
mentre ti parla, mentre fa l’amore con te pensi ad un’altra e immagini
quell’altra al tuo posto.
- superlettrice: Beh diciamo che
Tanya è stata davvero una gran persona e ha dimostrato grande intelligenza con
il gesto che ha fatto. Come vedi lo spoiler non era ingannevole, Bella ha
davvero intenzione di andarsene. Chissà cosa succederà adesso.
- alexia18: Non ti posso dire se Tanya è uscita
di scena, ma in compenso è entrata sua sorella a mettere le cose sottosopra.
Loro hanno capito cosa vogliono, ma Bella comunque ha deciso di andare via.
Farà bene?
- Ed4e: Si, Tanya ha fatto
la cosa giusta, non solo per Edward e Bella, ma anche per se stessa, lei che
merita come tutti di trovare qualcuno che la ama in modo incondizionato.
Purtroppo ho ancora problemi con la linea, ma cercherò di risolverli il prima
possibile. Quanto a ciò che ha detto Victoria sul fatto che Edward si fida
totalmente di Bella, diciamo che non è un elemento da sottovalutare, anzi tutto
il contrario. Non ci resta che sperare che le cose vadano bene.
- Moni68: Che altro potrebbe
succedere? Per esempio Irina che fa il lavaggio del cervello a Bella? Beh lei è
intenzionata ad andare via, quindi adesso chissà cosa succederà.
- sguardoalcielo: Spero che anche
questo e i prossimi capitoli possano piacerti.
- Nusia: Wow, un’altra fan,
sono proprio contenta. Come te anche io sposerei volentieri Ej, sono sincera,
lo adoro quel bambino. Quanto a Jake diciamo che ho creato il Jake che avrei
voluto vedere io, il migliore amico e basta, senza amore di mezzo. Tanya,
invece, volevo cambiare, volevo renderla diversa da come maggiormente viene
descritta. Non preoccuparti per la recensione lunga, mi fa sempre piacere
leggerle, davvero.
- fabiiiiiiiii: Diciamo che al
momento della verità manca davvero poco, ma proprio poco.
- eliza1755: Come vedi Bella ha
deciso di andare via e rinunciare a tutto. Quanto a Tanya concordo con te. È
stata una grande persona e si è dimostrata molto matura. Se Irina non la sopportavi
nello scorso capitolo, cosa dirai adesso? Victoria vede in Edward e Bella
quello che lei e James non possono più essere, ma vede anche un amore vero e
profondo, un amore che non deve essere sprecato. Lucas ed Ej come Edward e
James in miniatura sarebbe davvero uno spasso.
- Smiley: Concordo con te.
Bella è proprio una vera e propria cretina e in questo capitolo ne ha dato
testimonianza. Vedremo adesso cosa succederà.
- magicwally: Non posso
anticiparti nulla. Tutto sarà chiaro molto presto, più di quanto tu possa
sperare.
- pomeriggio: Non so se Tanya sia
normale o un’extraterrestre. Credo piuttosto che sia una persona matura e
forte, talmente tanto da rendersi conto di come davvero stanno le cose. Lei
merita un amore incondizionato e questo Edward non può darglielo, non a lei
almeno.
- giova71: È vero Edward ha
detto a Bella di rimanere, ma lei non ha voluto sentire storie. Gli ha perfino
detto di non amarlo più. Chissà adesso cosa succederà.
- pollin81: Si, sono dell’91 e
sono contenta di averti trasmesso delle emozioni. È questo il mio intento
quando scrivo e sono piacevolmente contenta di riuscirci.
- HappyDayana: Diciamo che allo
scoprire della verità manca davvero poco, ma molto poco.
- vanderbit: Tanya ha fatto un
grande gesto, non tutti al suo posto avrebbero fatto come lei. Victoria era
normale che capisse. Lei ha notato la somiglianza come tutti del resto, ma lei
sapeva di Boston e se due più due fa quattro lo avrebbe capito per forza.
- KatyCullen: Non so quando tutto
sarà chiarito, ma ti posso assicurare che manca poco perché tutti i nodi
vengano al pettine. Come vedi Bella adesso ha deciso di partire, chissà cosa
succederà.
- francytwilighter80: Beh credo che di
amiche come Victoria c’è ne siano davvero poche, non tutti hanno la fortuna di
averne. Lei è stata sincera, ha detto tutto quello che pensava senza curarsi di
addolcire la pillola perché quello che voleva era arrivare dritto al cuore di
Bella, spronarla in qualche modo e fargli capire che solo a certe situazioni
non c’è rimedio, ma nella loro il rimedio c’è ed è lì di fronte a loro. Sono
contenta che consideri la mia storia una delle migliori del sito, mi fa davvero
piacere sapere che la pensi così.
- Martina vanderwoodsen: Sono contenta che
il capitolo scorso ti sia piaciuto. Spero di non deluderti con questo e con i
prossimi.
- BellaSwanCullen: Le canzoni che ho
inserito credo che fossero perfette per esprimere i sentimenti di entrambi e la
loro canzone doveva esserci per forza, non si poteva non inserire. Si, Victoria
ha collegato tutto perché lei a differenza degli altri sapeva di Boston, Edward
gliene aveva parlato. Come vedi Bella ha deciso di partire, chissà cosa
succederà adesso.
- favola08: Sono contenta che
tu abbia rivalutato Tanya, credo sia una persona molto intelligente e ha capito
come stavano le cose facendo quello che in pochi avrebbero fatto. Victoria
capisce Bella benissimo ed è in grado di mettersi nei suoi panni e di capire
cosa gli passa per la testa, ma gli ha dato dei buonissimi consigli che Bella
dovrebbe ascoltare, ma a quanto pare qualcuno le ha distolto la realtà, in
questo caso Irina, anche se l’ha fatto per il bene di sua sorella. Chissà
adesso cosa succederà.
- baby2080: Diciamo che Tanya è
stata una gran signora a comportarsi in quel modo. Non tutti al suo posto
avrebbe agito come ha fatto lei. Vedremo adesso cosa succederà, a quanto pare
Bella ha deciso di partire.
- dany_96: Mi fa piacere che
lo scorso capitolo sia stato di tuo gradimento. Mi auguro di tutto cuore che
anche questo e i prossimi lo siano.
- ManuCullen: Credo che il
paragone tra Ej e Lucas con Edward e James ci stava in pieno. In fondo per chi
li conosceva era come vedere quei due da bambini, loro due che litigavano e
subito facevano pace.
- loy90: Purtroppo come vedi
Bella ha deciso di partire e ha tutta l’intenzione di farlo. Chissà cosa
succederà adesso.
- Sabe: Hai ragione sister, le cose sembravano essersi risistemate, ma come hai
visto dallo spoiler e dal capitolo stesso Bella ha deciso di prendere il largo
e andare via. Anche io concordo con te sul fatto di Tanya, anche lei merita un
amore incondizionato, un amore che, però, Edward non può darle. Grazie per il
titolo di “maestra”, sono contenta che pensi questo.
- shining_cullen: La volta scorsa
Bella ha fatto un passo avanti, come vedi adesso ne ha fatti dieci indietro.
Tanya avrebbe potuto dire a Bella che non avrebbe rinunciato a Edward, ma
avrebbe sbagliato a farlo perché lei stessa ha capito che lui non la ama, che
il suo cuore appartiene solo a Bella.
- Samy86: Sono contentissima
di sapere che la storia ti piace. Mi auguro solo che continuerà ad
appassionarti così tanto anche nei prossimi capitoli.
- mechy: Diciamo che i
personaggi di Tanya e Jake li ho modellati a mio piacimento. Ho creato una
Tanya che si distaccava dal prototipo che tutti ne fanno, la oca senza
cervello, costruendo una persona intelligente e matura. Jake, invece, l’ho
descritto per come avrei voluto vederlo da sempre. Per me, lui è sarà sempre il
migliore amico, quello vero e sincero senza amore di mezzo. Le cose sembravano
essersi sistemate, ma come vedi ecco che dopo un passo avanti Bella ne fa dieci
indietro.
- JessikinaCullen: Il fatto che Bella
abbia ceduto seppur per un momento la frase sua e di Edward a Alice e Jasper è
qualcosa che tutti hanno notato anche e soprattutto Tanya che ha studiato ogni
momento di quella giornata di matrimonio. In fondo lei sapeva del tatuaggio e
sapeva del suo significato, quindi era normale che lo capisse senza che Alice
le desse involontariamente la conferma. Tanya è stata una gran signora, ha
dimostrato maturità ed intelligenza e soprattutto tanta forza, la forza di
lasciar andare l’uomo che amava, la forza di spingerlo tra le braccia di
un’altra donna, ma in fondo dentro di lei sapeva che quella era l’unica cosa da
fare per la felicità di entrambi. La felicità di Edward perché solo con Bella
lui può essere felice e per la sua felicità perché merita di trovare qualcuno
che la ami in modo incondizionato. Edward è vero, non è stato un gran signore,
non si è comportato troppo bene nei confronti di Tanya, ma forse c’è da
capirlo, al suo posto tutti ci saremmo comportati così se avessimo avuto ad un
passo da noi la persona che amiamo. Ej e Lucas sono carinissimi insieme e
chissà che questa non sia l’inizio di una grande amicizia. Il tasto James è un
tasto ancora dolente in Edward, lui non lo fa vedere, ma soffre ancora e tanto
anche. Forse nonostante siano passati sei anni dalla morte dell’amico, Edward
non è ancora riuscito a superare del tutto questa terribile perdita. Non ho mai
guardato Gray’sAnatomy
quindi non so a quale scena ti riferisci, ma sono contenta che tu sia riuscita
ad immaginare bene la scena. Jake e Bella hanno un rapporto quasi fraterno
possiamo dire e Jake vede in Bella una sorellina minore da proteggere e lo fa
meglio che può, anche a volte mettendo la felicità di lei davanti alla sua, ma
come hai detto tu a volte capita tra amici. Credo che bisogna stare sempre
dalla parte di chi ha più bisogno di aiuto e di sostegno e in questo caso credo
sia Bella ad averne più bisogno. Il bacio credo che ci stesse nella situazione,
ma al contempo sarebbe stato fuori luogo. Forse era il momento adatto, ma non
il luogo adatto. Alice e Rosalie fantastiche, ad averle due amiche così. La
svolta sarà non in questo capitolo come vedi, ma nel prossimo, quindi mettiti
all’erta perché il prossimo sarà un capitolone.
- Twilighterina: Tanya è stata una
grande e sono contenta che il suo modo di essere e di fare ti sia piaciuto.
Vuoi il bacio? Beh Bella ha deciso di partire, la vedo dura per quei due.
Niente verità in questo capitolo come vedi. Chissà, vedremo che succederà.
- Sarettatta: Come vedi Bella si
è decisa, ma a partire. Lo so è proprio una tonta, ma che vuoi farci, ormai
abbiamo imparato a conoscerla. Sono felicissima che la storia ti piace, spero
solo di non deluderti con i prossimi capitoli.
- gamolina: Eccoti accontenta
con il capitolo. Mi scuso per il ritardo, ma come avevo detto ho avuto problemi
di connessione.
- pami2812: Non preoccuparti se
non riesci a recensire sempre, capisco gli impegni, ma sono felice quando lo
fai. Sono molto contenta che la storia ti piace e mi auguro che anche i
prossimi capitoli possano essere di tuo gradimento.
- sabryepenny: Sono contenta che
la storia ti piace. Spero che continuerà a piacerti anche nei prossimi
capitoli.
- mikichan510: Diciamo che mi
piaceva descrivere un volto nuovo di Tanya, una Tanya diversa da come di solito
viene descritta e sono contenta che ti piaccia la mia idea e la mia storia in
generale. Mi auguro di non deluderti con il continuo della storia.
- mary74: Beh diciamo che
Bella chiamando Ej con il suo nome completo ha rischiato parecchio, ma per
fortuna è andata bene lo stesso. Tanya ha fatto, credo, la scelta migliore, non
c’erano altre alternative. Lei ha capito che Edward ama Bella e che lei ama lui
e si è messa da parte spingendo lei a farsi avanti. Edward credo che abbia
fatto capire molto a Bella, ma lei non sembra intenzionata a capirlo e ha
voluto la spinta di altri, Victoria e Tanya, ad esempio. E quando le cose
sembravano sistemate ecco che il castello di sabbia viene spazzato via dal
vento. Adesso non ci resta che vedere cosa succederà.
Un grazie di tutto
cuore a tutti voi che avete recensito, a quelli che hanno messo la mia storia
tra i preferiti e nelle seguite. Un altro grazie di cuore anche a coloro che mi
hanno inserita tra gli autori preferiti. Spero che anche questo capitolo sia di
vostro gradimento e recensite. Un bacio.
INTRODUZIONE:Edward ha lasciato Bella in New Moon e non è
non e mai più tornato. Gli anni passano e anche i decenni, ma due anime sono
ancora tremendamente legate tra di loro perché il tempo possa cancellare ciò
che l’amore ha creato. Cosa succederà se un giorno Bella dovesse rincontrare
quella che aveva considerato fin dall’inizio al sua famiglia? E i Cullen e
soprattutto Edward come reagiranno quando scopriranno che Bella è ancora la
diciottenne che avevano lasciato? P.S. Bella non è un vampiro, ma non è
comunque umana. Oltre i vecchi, ci saranno anche nuovi personaggi.
INTRODUZIONE:Bella vive a Phoenix
da quando è nata e la sua vita ruota intorno ai suoi sei migliori amici: Alice,
Rosalie, Emmett, Jasper, Jacob e Edward. Si conoscono fin da quando erano dei
bambini, ma crescendo le cose cambiano e lei si ritrova solo con Jacob e Edward
che sono iperprotettivi nei suoi confronti. Un giorno accade che Jacob si
dichiara e in seguito le chiede di sposarlo. Lei accetta, ma lo ama davvero? Si
certo, ma il suo non è amore, non quello vero almeno. Ed Edward? Cosa farà a
questo punto? E se si accorgesse proprio ora che sta per perdere la persona più
importante della sua vita? E se lei lo considerasse solo il suo migliore amico?
E se invece non fosse così? La loro è solo amicizia? Si certo, ma non del
tutto. Cosa succederà, allora? Bella sposerà Jacob? Forse solo da uno sbaglio
si può scoprire la verità. Ma qual è questa verità?
INTRODUZIONE:Edward lascia Bella per
permettergli di vivere una vita normale, ma prima di farlo esaudisce il
desiderio dell’unica ragazza che abbia mai amato. Dopo la sua partenza le cose
cambiano e Bella non vivrà la vita che Edward ha sperato per lei. Si ritroverà
vampira, con un figlia da crescere e un passato da ricordare. Riuscirà a
ricordarsi del suo unico e vero amore? Ma soprattutto riuscirà a rincontrarlo?
INTRODUZIONE: Rosalie, Bella e
Alice sono tre sorelle newyorchesi che si trasferiscono a Phoenix. Sono le
classiche ragazze popolari che tutti invidiano, dal carattere forte e deciso e
che non si fanno mettere i piedi in testa da nessuno. A Phoenix le loro vite si
incroceranno con quelle di tre fratelli Emmett, Edward e Jasper, anche loro dal
carattere forte. Nessuno di loro crede nell’amore, ma presto si renderanno
conto di sbagliare, presto l’amore entrerà nelle loro vite e da lì tutto
cambierà.
INTRODUZIONE:Bella è una semplice
ragazza che vive a Phoenix. Ha un fratello e due sorelle gemelle. La sua vita
ruota intorno ai Cullen, i suoi migliori amici, la sua seconda famiglia. E poi
c’è Tay, il suo fidanzato, ma lei ne è davvero
innamorata? La sua vita è perfetta come crede? Il ritorno in città di Edward,
il suo amico di sempre, gli incasinerà la vita e presto si renderà conto che
quell’amico con il quale non fa altro che litigare non è poi solo un amico. Le
cose non saranno semplici e in una notte tutto si complicherà.
INTRODUZIONE:Bella è una ragazza alla moda che vive a Orange Country, con una
storia difficile alle spalle, chiusa, ma allo stesso tempo ribelle verso gli
altri incontra lui, Edward, un playboy da strapazzo, ribelle, odioso,
presuntuoso, aggressivo, ricco e che non fa altro che dedicarsi con i suoi
amici ricconi a feste mondane e al lusso più sfrenato. Riuscirà lei a lasciarsi
andare all'amore? E lui? Riuscirà a mettere la testa a posto? E se tutto
iniziasse ad andare x il verso giusto? Lei non sa, però, che un segreto alena
dietro di lei, un segreto che lui non intende svelarle, non subito almeno, ma
poi non sarà tardi? Una storia ricca di divertimento, scontri, ribellioni, ma
amore, tanto amore. Sono tutti umani.
INTRODUZIONE:Un semplice invito di matrimonio può cambiare quella che sembra
essere diventata una vita stabile? Questo si chiede Bella quando si ritrova tra
le mani l’invito del matrimonio di Alice e Jasper. Partire e raggiungere quella
che un tempo era la sua migliore amica affrontando i fantasmi del suo passato?
Oppure restare a casa e non correre rischi? Bella vive a New York, fa la
giornalista, si è lasciata i Cullen alle spalle e si porta dietro da cinque
anni due grandi responsabilità che portano il nome di Ej e Lizzie. Chi sono? E
che c’entra Edward in tutto questo? Se vi va di scoprirlo correte a leggere la
mia storia. Sono tutti umani.
INTRODUZIONE:Isabella Swan fugge via dalla sua città all’ètà di dieci anni,
grassottella e timida viene presa in giro da tutti. Si rifugia a Jacksonville
dalla madre, ma otto anni dopo il brutto anatroccolo si è trasformato in un
bellissimo cigno. Decide di tornare a Beverly Hill, la sua città natale, dove i
suoi vecchi amici la attendono, ma Bella è cambiata non solo fisicamente e
vuole prendersi la sua rivincita su tutti coloro che un tempo la prendevano in
giro. Nella sua vecchia città, però, non tutto è come lo ha lasciato. I Royal
King, i suoi vecchi amici, sono in lotta continua contro i Blue Ice, un altro
club di ragazzi popolari e ricchi. Cosa succederà con l’arrivo di Bella? Che
succederà se un giorno i due gruppi si ritrovano costretti a collaborare?
Filerà tutto liscio? Personaggi decisamente diversi da come abbiamo imparato a
conoscerli, ma chissà…magari dall’odio nascerà qualcos’altro e quella che era
sembrata una rivincita potrebbe diventare ben altro. Sono tutti umani. Vi ho
incuriosito? Correte a leggere.
Questi personaggi non mi appartengono, ma sono proprietà di Stephenie
Meyer
Questi personaggi non mi appartengono,
ma sono proprietà di Stephenie Meyer. Questa storia è stata scritta senza alcun
scopo di lucro.
Eccomi qui con un
altro capitolo. Anche stavolta sono in ritardo, ma vi ho già detto che in
questo periodo ho problemi di linea e non mi è possibile aggiornare con la
frequenza di prima. Mi sono trasferita per via dell’università e lì non ho la
connessione per adesso, quindi posso postare solo quando torno a casa. Sto
cercando di risolvere il problema e spero di farlo presto, lo prometto. Detto
questo vi lascio al capitolo. Come avevo anticipato questo capitolo è molto
importante e segna la svolta della storia, diciamo che con questo capitolo si
conclude la prima parte della storia, dal prossimo capitolo inizierà la seconda
parte. Mi auguro solo che vi possa piacere. Buona lettura a tutti. Un bacione e
grazie per tutto il sostegno che mi date. Le vostre recensioni non sono altre
che una spinta che mi date a scrivere e a fare sempre meglio. 58 recensioni.
Ancora stento a crederci. Grazie, grazie davvero tanto.
Capitolo 27
La verità
POV BELLA
Chiusa nella mia
stanza preparai i miei bambini per l’imminente partenza, poi quando furono
pronti, andai in bagno a farmi la mia ultima doccia a casa Cullen. Quando uscii
mi sistemai i capelli lasciandoli mossi per la mancanza di tempo e poi andai a
truccarmi e a vestirmi.
Quando fui pronta
tornai in camera dove i miei figli guardavano la televisione. Controllai l’ora
ed erano le otto e mezza, non avevamo molto tempo. Per fortuna l’aeroporto
distava solo dieci minuti da casa Cullen.
Non feci nemmeno
in tempo ad avvicinarmi a loro che sentii la porta della camera aprirsi e un
Jake tutto trafelato entrare.
- Cavolo Bella,
ma quante valigie hai? – mi chiese notando che in camera c’è ne erano altre
due.
- Queste sono le
ultime. Ho comprato un paio di cose qui a Jacksonville, quindi è normale che le
valigie di ritorno siano più di quelle dell’andata – mi giustificai io mentre i
gemelli se la ridevano guardando l’espressione buffa di Jake.
- Un paio di
cose? Dì piuttosto che hai svaligiato tutti i negozi di Jacksonville – mi disse
lui prendendo le ultime due valigie e uscendo dalla stanza per caricarle in
macchina.
Mi guardai
attorno osservando la stanza e mi resi conto che avevo preso tutto e nella
stanza restavano solo le cose che c’erano prima che io arrivassi, ma
soprattutto restavano tutte le foto appese sul muro.
- È ora di andare
– dissi ai bambini che subito spensero la tv e si alzarono dal letto.
Li guardai e vidi
che erano molto tristi. Quando il giorno prima li avevo avvisati della partenza
imminente erano scoppiati in lacrime dicendo che non volevano tornare a casa.
Poi grazie all’aiuto di Jake e inaspettatamente a quello di Edward riuscimmo a
convincerli che bisognava farlo.
- Mamma, quando
torniamo qui? – mi chiesero all’unisono con gli occhioni ancora tristi.
- Presto tesori
miei, torneremo presto – risposi ad entrambi anche se non ero certa di riuscire
a mantenere quella promessa.
I piccoli
uscirono dalla camera lasciandomi lì da sola e fu in quel momento che mi voltai
a guardare di nuovo la parete con le foto e decisi di prenderne una e portarla
con me a New York. La foto in
questione ritraeva me in braccio a Edward durante una passeggiata in campagna.
Ricordavo perfettamente quel momento, uno dei più felici della nostra storia.
Restai in camera
un altro po’, poi decisi che era arrivato il momento di andare via. Uscii dalla
camera e mi chiusi la porta alle spalle, poi scesi giù a salutare tutti.
La prima a
saltarmi addosso fu la piccola Sarah che dopo mille baci e mille abbracci mi fece
promettere di tornare a Jacksonville presto.
Poi fu il turno
di Jasper ed Emmett che mi abbracciarono forte esprimendomi il loro dispiacere
per il fatto che partissi così presto. Dopo di loro mi avvicinai a Rosalie
abbracciandola per quanto possibile visto il pancione e tra un saluto e l’altro
mi fece promettere di tornare al momento del parto.
Salutai Esme e
Carlisle stringendoli forte a me, ringraziandoli per tutto e promettendo di
farmi sentire più spesso. A completare il quadro mancava solo Alice.
La sera prima,
passata la rabbia, avevamo chiarito e mi ero scusata per i toni troppo accessi
che avevo avuto, ma le ribadì il fatto che quello che avevo detto non era altro
che quello che pensavo. Lei mi chiese scusa e nel suo sguardo potevo notare
quanto davvero fosse pentita, poi mi abbracciò e scherzando mi disse che
finalmente qualcuno era riuscita a zittirla.
Non sarei mai
potuta partire senza aver prima chiarito con lei. Il folletto mi si avvicinò e
mi abbracciò fortissimo.
- Sorellina mi
mancherai da morire. Ormai mi ero abituata ad averti tra i piedi – mi disse lei
mentre ancora si stringeva a me.
- Ci rivedremo
Alice, te lo prometto e poi i gemelli non possono più fare a meno di te e degli
altri, quindi, è naturale rivedersi – gli feci notare quando ci staccammo.
Lei mi sorrise,
di un sorriso sincero e io lo ricambiai in pieno.
I bambini a
quanto pareva avevano già provveduto a salutare tutti e Lizzie aveva anche gli
occhioni rossi, segno che anche in quella giornata qualche lacrima era caduta.
Del resto per quei due piccolini, i Cullen erano la famiglia che loro non
avevamo mai avuto e lasciarli era dura per me come lo era per loro.
Notai che
all’appello mancava Edward, ma la cosa non mi stupii per nulla. Se c’era una
cosa che Edward odiava erano proprio gli addii.
- Mamma, ma
perché Edward è andato via senza salutarti? – mi chiese Ej curioso.
Avrei potuto
dirgli tante cose, ma ero convinta che in quel momento l’unica cosa possibile
era inventare una bugia.
- Ci siamo già
salutati stamattina – gli risposi mentendo e lo feci così male che se ne
accorsero tutti.
Nonostante tutto
Ej non replicò e Lizzie neppure, ma abbracciarono di nuovo tutti e poi salirono
in macchina. Lo stesso fece Jake ringraziando i Cullen della disponibilità e
della cortesia che avevano mostrato nei suoi confronti, poi anche lui saltò a
bordo e si mise al volante.
Io restai lì un
attimo a guardare la mia famiglia e una lacrima sfuggii al mio controllo
seguita da molte altre.
- Mi mancherete
tanto, troppo – dissi a tutti loro.
Bastò questa
frase perché Esme iniziasse a piangere e lo stesso fecero Rose ed Alice.
- Cavolo, almeno
Rose può dare la colpa agli ormoni – disse il folletto sorridendo mentre le
lacrime continuavano a scendere copiose.
Si riferiva al
fatto che piangesse, lo sapevo bene.
- E facciamo
finta di essere tutti incinti, allora – disse Emmett cercando di sdrammatizzare
la situazione.
Tutti scoppiammo
a ridere di gusto. Emmett era sempre il solito.
- Si dice in
dolce attesa – lo rimproverò la moglie.
- Fa lo stesso,
adesso non facciamo i pignoli – continuò lui mentre noi altri continuavamo a
ridere.
Erano
stupidaggini, ma anche queste piccolezze mi sarebbero mancate così come mi
erano mancate in quei cinque anni lontani da loro.
- Avrei voluto
che Edward fosse qui per salutarlo, ma va bene così – dissi poi cercando di
essere sincera.
- Ha salutato i
bambini ed è andato via. Lo sai, gli addii non gli sono mai piaciuti e già è
stato difficile per lui salutare i bambini. Anche te non credo che c’è
l’avrebbe fatta – mi rispose Jasper che stringeva a sé Alice.
- Lo so e forse è
stato meglio così – dissi più me stessa che a loro.
Tutti si
limitarono a sorridere tristi e io feci lo stesso e in quel momento non fui
tanto sicura della decisione che avevo preso.
- Tesoro, sei
sicura che non vuoi che vi accompagniamo all’aeroporto? – mi chiese Carlisle.
- Si, non
sopporterei di dovervi salutare lì – gli risposi sorridendo prima di fargli un
cenno con la mano e dirigermi verso l’auto.
Non riuscii a
fare più di qualche passo che qualcuno mi fermò per il polso.
Mi voltai e vidi
Esme che mi sorrideva.
- A volte tenere
un segreto rende le cose più semplici, rivelarlo complicherebbe tutto, ma non
vi è cosa segreta che prima o poi non venga alla luce – mi disse Esme
sorridendomi complice e in quel momento un brivido mi percorse tutta la
schiena.
Che avesse capito
il mio segreto?
- Che vuoi dire?
– le domandai cercando di apparire tranquilla.
- Hai già capito
a cosa mi riferisco e non ti biasimo se non hai detto nulla, lui forse non era
pronto o era troppo occupato a cercare di ritrovare un suo equilibrio per
credere di esserlo, ma adesso le cose sono cambiate. Non è più lo scapestrato
di un tempo. Non so come sia potuto succedere e forse non voglio neppure
saperlo, ma so qual è la verità e ti ringrazio per avermi fatto conoscere i
miei nipoti, ti ringrazio per avermi resa nonna per ben due volte in una volta
sola. Ti somigliano tanto, tantissimo, ma sono entrambi tali e quali al papà,
soprattutto quando aveva la loro età – mi disse porgendomi qualcosa.
Presi ciò che mi
porse e notai subito che si trattava di una foto, una foto che ritraeva Edward
a cinque anni. Lo capivo perché già a quei tempi lo conoscevo, già a quei tempi
io facevo parte della famiglia, ma vedere la foto era diverso dal ricordare
come era e osservando il bambino della foto potevo rendermi conto che era vero
che i bambini assomigliavano immensamente all’Edward di oggi, ma era anche vero
che erano l’esatta fotocopia dell’Edward di ieri.
La foto ritraeva un Edward di cinque anni
seduto su un triciclo. Capelli biondissimi con qualche sfumatura ramata,
sfumatura che in seguito sarebbe divenuto il suo colore predominante e
grandissimi occhi di un verde smeraldo intenso. Guardandolo sembrava che ci
fosse ritratto Ej, era tale e quale. L’espressione che aveva, invece, era
identica a quella di Lizzie, stesso sguardo, stesso arricciamento delle labbra.
Sorrisi
nell’accorgermi della cosa e poi guardai Esme che mi sorrise complice.
- Puoi tenerla –
mi disse solamente riferendosi alla foto prima di baciarmi una guancia e
allontanarsi raggiungendo Carlisle e gli altri.
Le regalai il
sorriso migliore che potessi fare e poi salii in macchina. Jake mise in moto e
partimmo con destinazione l’aeroporto mentre Ej e Lizzie si misero in ginocchio
sul sedile e guardando dal vetro di dietro salutarono con la manina i Cullen
cercando di sorridere loro.
Una cosa era
certa, i Cullen gli sarebbero mancati da morire. Su questo non avevo dubbi.
Mentre ci
dirigevamo all’aeroporto non riuscivo a non pensare che forse avevo preso la
decisione sbagliata, la peggiore che avessi mai preso in tutta la mia vita. Per
cinque anni avevo taciuto il segreto dei gemelli a Edward e adesso che il
destino mi offriva la possibilità di rivelarglielo, di essere sincera, io che
avevo fatto? Ero scappata, ero scappata allo stesso modo in cui anni prima era
scappato lui e solo ora mi rendevo conto che avevo dato a lui del codardo per
tutto quel tempo, quando poi alla fine io non mi ero comportata in modo così
diverso rispetto a lui.
Mi misi a
guardare la strada e solo in quel momento mi accorsi che c’era Tanya sulla sua
macchina che si dirigeva in direzione opposta alla nostra. Il dubbio che stesse
andando a casa Cullen era forte e fu allora che mi resi conto che, forse, Irina
aveva ragione, forse ero io che avevo rovinato una storia che poteva ancora
esistere. Avevo preso la decisione migliore, forse.
Mi voltai a
guardare i miei bambini e vidi che entrambi si guardavano il polso con sguardi
tristi. Solo allora mi resi conto che entrambi avevano due bracciali che fino a
qualche ora prima non possedevano.
- Chi vi ha dato
quei bracciali? – chiesi curiosa guardandoli.
- Edward – mi
risposero entrambi all’unisono facendomi un mezzo sorriso prima di assumere di
nuovo una faccia triste.
Chiesi loro di
mostrarmeli e non appena li vidi meglio sembrò come se qualcuno mi avesse
strappato il cuore dal petto perché con quei bracciali avevo la dimostrazione
oggettiva del legame che Edward aveva stretto con i gemelli.
A Ej aveva
regalato un bracciale a polsino
di cuoio nero con il stemma della famiglia Cullen. Nel dietro dove c’era abbottonatura
vidi la scritta “Edward Cullen”, segno che quel bracciale apparteneva all’uomo
che amavo, quello stesso uomo che si era privato di quell’oggetti di famiglia
per donandolo ad Ej. Il bracciale
di Lizzie, invece, era d’oro bianco con un ciondolo a forma di cuore. Lo
osservai per bene e mi resi conto che quel bracciale non era altro che il
bracciale di nonna Elizabeth, quel bracciale che la nonna aveva dato a lui in
punto di morte dicendo di donarlo ad una persona per lui importante.
Non mi fu
difficile capire che Edward avesse donato ai nostri figli qualcosa che per lui
era di vitale importanza, il bracciale che apparteneva alla nonna che lui tanto
amava e il bracciale con lo stemma di famiglia che aveva ricevuto dal nonno
paterno, così come i suoi fratelli. Ogni componente dei Cullen portava qualcosa
che avesse lo stemma di famiglia, era un sorta di tradizione, un bel marchio di
fabbrica, lo avevo sempre considerato io.
- Perché ve li ha
regalati? – chiesi loro per capire cosa Edward gli avesse detto.
- Ha detto che
tutte le volte che lui ci manca dobbiamo guardare i nostri bracciali e capiremo
che lui è accanto a noi sempre – mi rispose Lizzie sorridendo.
- Edward mi
mancherà più di tutti – aggiunse poi Ej sorridendo insieme alla sorella.
Sorrisi anche io
insieme a loro poi mi voltai incontrando per una frazione di secondo gli occhi
di Jake che mi fecero capire quello che già avevo capito guardando i bambini.
Avevo fatto
qualcosa che non mi avrebbero mai perdonato e un giorno quegli stessi bambini
che oggi mi adoravano mi avrebbero sputato fango addosso accusandomi di non
aver dato loro l’opportunità che aspettavano da una vita, quella di crescere
con il loro papà accanto.
Una lacrime scese
dai miei occhi, ma per fortuna avevo gli occhiali da sole, il che mi permetteva
di nascondere il mio stato d’animo.
Dallo specchietto
retrovisore guardai i bambini che sorridevano debolmente guardandosi i
bracciali e allora mi resi conto di qualcosa di prezioso. Edward aveva regalato
loro il suo cuore e quei bracciali non erano altro che degli oggetti per celare
questo, il grande cuore che aveva. Una cosa era sicura, lui aveva dato loro il
suo cuore, ma loro in compenso gli avevano regalato il loro perché ero certa
che Edward avrebbe sempre avuto un posto speciale nel cuore di quei piccoli.
Forse era dovuto al legame che li univa o forse al grande cuore di tutti e tre,
fatto sta che quei tre si erano donati gli uni agli altri senza riserve.
Con questi
pensieri raggiungemmo l’aeroporto e dopo aver lasciato la macchina nei posteggi
riservati alle macchine noleggiate scendemmo scaricando i bagagli.
In pochi minuti
arrivammo all’ingresso dell’aeroporto e, dopo esserci seduti in sala d’attesa
per qualche minuto, una voce chiamò il nostro volo.
Fu allora che ci
alzammo dirigendoci al check-in per registrare i bagagli e tutto il resto. Mi
allontanai un attimo dalla fila per andare a prendere una bottiglietta d’acqua
e quando tornai mi resi conto che Jake e i bambini erano già passati avanti e
avevano finito con il check-in, mentre io dovevo aspettare che si sbrigassero
le persone che erano prima di me.
Mentre aspettavo,
osservai Jake e i gemelli che guardavano verso di me e vidi nei loro sguardi una
fiducia indiscutibile nei miei confronti, una fiducia a cui io ero venuta meno.
Loro si fidavano di me, si fidavano in modo incondizionato e io non mi ero
mostrata degna di tale fiducia.
Cercai di
sorridere loro, ma ad un tratto vidi i piccoli sorridere a trentadue denti
mentre guardavano un punto indefinito dietro di me, fecero un gesto a Jake e
anche lui prese a guardare nella loro direzione e poi sorrise. A quel punto,
spinta dalla curiosità, anche io mi girai curiosa di scoprire chi avesse ridato
il sorriso ai miei due angeli.
Ciò che vidi mi
fece fermare il cuore. Davanti a me in tutta la sua bellezza c’era un Edward
del tutto trafelato che cercava di riprendere fiato, forse reduce di una corsa,
che mi guardava sorridendo. Passò lo sguardo da me ai bambini e sorrise a loro,
poi tornò a guardare me.
- Signorina è il
suo turno – mi fece notare un vecchio signore in coda dietro di me, ma io ero
troppo presa dal guardare Edward per rendermi conto di cosa stava succedendo
intorno a me.
- Signorina,
scusi, signorina, si sente bene? – mi domandò sempre lo stesso uomo
strattonandomi per la spalla.
Fu allora che
tornai con i piedi per terra, ma non distolsi lo sguardo da Edward che
continuava a sorridermi, mentre io facevo lo stesso con lui.
- Signorina, è arrivato
il suo turno – mi ribadì l’uomo voltandosi poi a guardare il punto in cui il
mio sguardo era puntato – ah, l’amore – aggiunse poi.
In quel momento
qualcosa si mosse dentro di me, qualcosa proprio all’altezza della pancia e
certo non era la fame anche se non avevo fatto colazione quella mattina, la
sensazione che sentivo era come di mille farfalle che mi svolazzavano nello
stomaco e solo allora mi resi conto di essere a stomaco pieno, di farfalle,
però. Mi bastavano quelle farfalle allo stomaco, quelle farfalle dovute alla
presenza di Edward a pochi centimetri da me a farmi stare bene, benissimo e
mentre mi domandavo il motivo della sua comparsa in aeroporto mi avvicinai
passo dopo passo a lui, lentamente, molto lentamente e lui fece lo stesso con
me.
Quando fummo a
pochi centimetri di distanza lo abbracciai forte a me e sentii la sua stretta
farsi sempre più energica, come se avesse paura che io potessi scivolare via
dalla sua presa.
Nel frattempo la
coda al check-in andava avanti e tutti si erano dimenticati di me che avevo
ceduto il mio posto al signore dopo di me per correre tra le braccia dell’unico
uomo che ero certa avrei mai amato per tutto il resto della mia vita.
Una parte di me
era felicissima che lui fosse venuto, forse era questo quello che stavo
aspettando, forse era per questo che, inconsciamente, mi ero decisa ad andare a
comprare una bottiglietta d’acqua, speravo di ritardare i tempi e di trovarmelo
qui a chiedermi di restare, ma l’altra parte di me non lo voleva lì, perché
adesso andare via sarebbe stato più difficile, più doloroso, ma in fondo forse
era normale, in fondo quello era un addio, il nostro addio.
La verità era che
gli addii sono così. Contengono il bene e il male, la rottura e il legame, la
voglia di fuggire e quella di restare e mentre guardavo i suoi occhi a
prevalere in tutto quel casino di emozioni era il mio desiderio di restare con
lui, sempre e comunque.
Quando ci
staccammo dall’abbraccio ci guardammo negli occhi intensamente e mi resi conto
di quanto difficile fosse dirgli addio.
- Perché sei
venuto? – gli domandai rompendo il silenzio tra noi.
L’aeroporto era
pieno di gente, ma in quel momento sembravamo esserci solo io e lui, noi che
eravamo talmente vicini che io potevo sentire senza problemi il suo respiro
sulla mia pelle e lui il mio.
- Perché non
posso non seguirti, non c’è la faccio, non riesco a rinunciare a te – mi disse
senza farsi troppi problemi.
- Dovresti
rinunciarci, invece – gli feci notare.
- Rinuncia al tuo
potere di attrarmi e io rinuncerò alla mia volontà di seguirti – mi spiegò lui
sorridendomi sghembo.
Sorrisi anche io
e per un attimo la voglia di baciare quelle labbra si trasformò in un bisogno
sempre più crescente.
Mi avvicinai
lentamente alle sue labbra e quando fui ad un soffio dal baciarle lui riprese a
parlare e io fui costretta a fermarmi.
- Vuoi sapere
davvero perché sono qui? – mi domandò.
Io, incapace di
dire qualunque cosa, annuii.
- Sono qui perché
sei anni fa da stupido quale io sono sempre stato ti ho allontanata da me e
quando tu ti sei ripresentata da me nonostante il mio comportamento da immaturo
io ti ho cacciata via di nuovo quando l’unica cosa che volevo davvero era stare
con te. Poi, un giorno, quando, ormai, avevo perso la speranza di incontrare di
nuovo i tuoi occhi ti ho vista sull’ingresso di casa mia ad aprirmi la porta e
seppur inconsapevolmente quel giorno non hai solo aperto la porta di casa, ma
hai aperto di nuovo il mio cuore e con esso i sentimenti che mi legavano e mi
legano ancora a te e per questo devo dirti grazie, grazie perché mi hai
ricordato cosa sono in grado di provare. È come se in tutto questo tempo
lontano da te io stessi osservando la mia vita attraverso una finestra
offuscata, poi ti ho visto ed era come se le macchie fossero sparite, la
finestra era pulita. Stamattina ho salutato i bambini e Jake e sono andato via
perché sapevo di non riuscire a dirti addio. Sono salito in macchina e sono
andato alla spiaggia, alla nostra spiaggia ed è stato allora che ho capito
tutto. Ho capito che solo uno sciocco non vuole tornare nel posto in cui è
stato più felice e il mio posto, il mio posto sei tu scheggia, il mio posto è
accanto a te. Ed è per questo che sono qui, sono qui perché ti ho persa due
volte ed è stato per colpa mia, non posso e non voglio permettere che accada di
nuovo – mi disse lui ad un soffio dalle mie labbra.
Lo sentivo, in
quel momento, tra le sua braccia, a qualche centimetro dalle sue labbra io
finalmente lo risentivo, risentivo l’Edward che avevo amato praticamente da
sempre.
- Edward io… –
stavo provando a dire prima che lui mi mettesse un dito sulla bocca per non
farmi parlare.
- Ieri mi era
difficile capire il motivo delle tue parole, ma mentre poco fa ero nella nostra
spiaggia ho capito tutto. Tu hai paura, una fottuta paura ed è per questo che mi
hai detto quelle cose, ma io so che non sono vere, io so che provi qualcosa per
me, lo so, lo sento. Noi siamo fatti per stare insieme, non c’è nulla da fare,
è così. Tutto quello che amo perde metà del suo piacere se tu non sei lì a
condividerlo con me e per troppo tempo ho permesso che questo accadesse, adesso
non più e sai perché? – mi domandò alla fine sorridendomi sghembo mentre poneva
le sue mani sul mio viso e mi guardava dritto negli occhi.
- Perché? –
riuscii solamente a chiedere.
- Perché io sono
pazzo di te, io sono totalmente e incondizionatamente innamorato di te. Io ti
amo, scheggia, ti amo come non ho mai amato in vita mia, ti amo come non
credevo di essere capace. Il mio amore è come le onde del mare, per quanto gli
scogli siano alti non riusciranno mai a bloccare l’onda perché essa è troppo
desiderosa di abbandonarsi alle armoniche carezze della sabbia che altro non è
che il suo unico ed eterno amore, proprio quello che tu sei per me. Ti amo
scheggia, ti amo, ti amo, ti amo e se per te non è lo stesso devi dirmelo, ma
lo devi fare guardandomi negli occhi – concluse alla fine e solo allora mi resi
conto che era la prima volta dopo cinque anni che gli sentivo dire che mi amava
e strano a dirsi quei “ti amo” appena pronunciati valevano più dei mille dubbi
e delle mille incertezze che avevo avuto fino a quel momento.
Lo guardai negli
occhi e solo allora gli sorrisi, poi presi la sua mano che fino ad allora era
nel mio viso e la appoggiai sul mio cuore facendogli sentire quanto questo
battesse forte.
- Lo senti?
Edward lo senti? – chiesi e dopo averlo visto annuire continuai – da tutta una
vita batte solo per te e solo per te batterà sempre. Come posso dirti di non
amarti? Mi dici come faccio se non ho smesso di farlo nemmeno un istante in tutti
questi anni? Oggi mi rendo conto perché non riuscivo a dimenticare il passato,
non riuscivo a dimenticare te. Come si può dimenticare il passato quando si
vorrebbe che esso diventasse il proprio futuro? Ti amo anch’io scemotto – gli
dissi sorridendogli.
“Scemotto” era un
nomignolo affettuoso che usavo alcune volte per chiamarlo, soprattutto dopo una
scenata di gelosia da parte sua.
Ebbi solo il
tempo di vederlo sorridere sghembo prima che lui guardasse dietro di noi. Mi
voltai con lui e vidi che guardava Ej. Non so cosa mio figlio vide nello
sguardo di Edward, so solo che gli fece il pollice in su sorridendogli come non
lo avevo mai visto fare prima di allora.
A quel punto
Edward sorrise e tornò a guardare me facendomi voltare a guardarlo e prima che me
ne rendessi davvero conto mi ritrovai le sue labbra sulle mie.
Sembrai
impreparata a quel bacio, ma la mia bocca si abituò presto a quel contatto,
quell’unico contatto che ambiva da tanto, troppo tempo ormai. Dischiusi le
labbra permettendo alla lingua di Edward di entrare a contato con la mia e
iniziare una danza che solo loro due conoscevano.
Erano anni che
aspettavo quel momento e finalmente era arrivato. Edward mi stava baciando e
non uno di quei baci qualsiasi, uno di quei baci che sanno di amore e
ritrovamento, che sanno di passione, ma al contempo di dolcezza, uno di quei
baci che poi non piove più per una settimana.
Quando ci
staccammo trovai nel suo sguardo l’espressione di cui mi ero tanto innamorata e
lui dovette trovare in me la stessa cosa perché mi sorrise.
Il momento venne
interrotto dallo squillare del cellulare di Edward. Lo lasciò squillare a vuoto
continuando a guardare me e alla fine quello smise di suonare per ripartire
poco dopo. Non so per quanto volte il cellulare aveva iniziato e smesso di
squillare per poi iniziare di nuovo, ero troppo occupata a guardare lui per
restare concentrata su ciò che mi circondava.
All’ennesimo
squillo non riuscii più a fare finta di nulla.
- Forse è meglio
se rispondi, se continuano a chiamarti sarà urgente – gli feci notare.
- Richiameranno
più tardi. Adesso lo spengo – disse lui predendo il cellulare dalla tasca e
controllando chi fosse – è Tanya – disse poi rifiutando la chiamata e facendo
per spegnerlo.
- Dovresti vedere
cosa vuole, allora. Se insiste così tanto ci sarà un motivo – provai a dire io
cercando di nascondere il fastidio che provavo a sapere che era lei.
Lo so, era una
gelosia ingiustificata la mia, ma era come se adesso sentissi Edward mio in
tutti i sensi e la gelosia era tornata a farsi sentire più forte che mai.
Vidi lui annuire
a ciò che aveva detto e dopo un “faccio in un attimo” chiamò quella che era,
ormai, la sua ex fidanzata.
Non ascoltai
quello che si dissero, troppo presa a guardare in direzione dei miei figli e di
Jake che sorridevano vittoriosi.
Edward non ci
mise molto e subito tornò da me e mi guardò con un’espressione strana. Cosa era
successo?
- Qualcosa non
va? – gli chiesi sperando che non fosse così.
- Non va che sei
sempre la solita – mi disse lui serio e in quel momento non riuscii a capire il
senso di quelle parole.
- Non ti seguo –
gli feci notare un po’ spaventata.
- Vuoi sapere
cosa voleva Tanya? – mi domandò.
- Solo se vuoi
dirmelo – gli risposi sperando che lo facesse.
- Mi ha detto di
correre all’aeroporto a fermarti – mi disse semplicemente tornando a sorridere.
Non capivo il
senso di quelle parole.
- Continuo a non
capire – gli spiegai.
- Irina gli ha
raccontato della chiacchierata di ieri con te, così Tanya è corsa a casa mia
per avvisarmi della cosa, ma non mi ha trovato e in più tu eri già partita e
non ha potuto parlare nemmeno con te – mi raccontò.
Ecco il motivo
per cui avevo visto Tanya pochi minuti prima. E io che pensavo fosse corsa da
Edward chissà per quale motivo.
- La verità è che
sei sempre la solita. Prima la felicità degli altri e poi la tua – continuò lui
sorridendomi.
- Credevo che
andandomene tu e lei sareste potuti… – provai a dire.
- Saremmo potuti
cosa? Tornare insieme? Scheggia io amo te, solo te. Non sarei potuto più stare
con lei, non dopo averti vissuta per due intere settimane. Sei venuta qui e mi
hai scombussolato la vita – mi disse mentre il mio viso si rattristava. Avevo
ragione, la mia presenza e i bambini avrebbero scombussolato tutto il suo
equilibrio - ma sai una cosa? Per cinque anni non aspettavo altro che questo.
Tu e i bambini siete arrivati come un uragano spazzando via tutto quello che
avevo prima, ma avete portato qualcosa di nuovo, di fresco che non pensavo di
meritare. Tu sei stata lo sconvolgimento più bello che potesse accadermi – mi
rivelò infine mentre io sorrisi.
Si avvicinò e mi
bacio a fior di labbra e in quel momento l’altoparlante chiamò di nuovo il mio
volo segno che non mancava molto prima di dover andare. Non ero più certa della
partenza, volevo restare, ma per farlo dovevo essere sincera con Edward fino
alla fine e c’era solo un modo per esserlo.
- Non saresti
dello stesso avviso se io ti dicessi tutta la verità – gli rivelai.
- Quale verità? –
mi domandò lui stranito dalle mie parole.
- La verità che
ti porterà di nuovo lontano da me, ma ti amo e devo dirtelo, devo farlo, anche
se questo significherà perderti esattamente dieci minuti dopo averti ritrovato
– gli dissi mentre lui sembrava sorpreso dalle mie parole.
- Scheggia che stai
cercando di dirmi? – mi domandò curioso.
- Quando sono
tornata qui mi chiedesti quanti anni avessero i bambini, ricordi? – gli
domandai e lui annuì sorpreso – e ricordi che io ti risposi che avevano cinque
anni compiuti il mese prima? – continuai e lui annuii ancora – i gemelli sono
nati a Giugno, il 18 Giugno del 2005, esattamente nove mesi dopo il nostro
incontro a Boston – conclusi io guardandolo negli occhi.
Vidi la sua
espressione e lo vidi sconvolto, tanto che le sue mani che fino ad allora
cingevano i miei fianchi si posizionarono di nuovo dritte sui suoi di fianchi.
- Bella, mi stai
dicendo… – provò a dire lui.
Il fatto che
avesse sostituito il nomignolo “scheggia” con il “Bella” la diceva lunga sulla
sua reazione.
- Si, ti sto
dicendo che Ej e Lizzie sono figli tuoi, figli nostri. Edward Junior ed
Elizabeth come ci eravamo ripromessi un giorno di sette anni fa – gli rivelai
sentendomi finalmente più leggera.
Lo vidi sconvolto
e terribilmente deluso nei miei confronti. Lui si era fidato di me, si era
fidato di quella ragazza che solo due settimane fa gli aveva detto che quelli
non era i suoi bambini e che adesso, invece, si stava rimangiando tutto.
Non disse una
parola, ma guardò i bambini, sembrava quasi studiarli, poi tornò a guardare me.
- Signorina manca
solo lei al check-in. Che intenzioni ha? - mi domandò una signora
dell’accettazione richiamandomi all’attenzione e alzando un po’ la voce per
farsi sentire visto che io ero più distante.
- Un attimo solo
– dissi alla donna prima di tornare a guardare Edward.
Lui non aveva
cambiato espressione. Mi guardava ancora sconvolto, incapace di dire o fare
qualcosa.
- So che adesso
non ti è possibile, ma perdonami, un giorno perdonami. Adesso devo andare –
dissi a lui avvicinandomi e baciandolo a fior di labbra prima di soffiare al
suo orecchio un “ti amo immensamente”.
Mi voltai per
raggiungere il check-in, ma lui mi bloccò per il polso e in quel momento sperai
che quel gesto era un modo per non farmi andare, per farmi capire che mi
perdonava, ma guardando i suoi occhi non vidi questo.
Spostò il suo
sguardo sui bambini e sorrise loro. Il primo sorriso che gli vedevo fare dopo
la mia rivelazione, poi tornò a guardare me e il sorriso scomparve sul suo
volto.
- Chiedimi di
restare e lo farò – gli rivelai guardandolo negli occhi.
Sperai con tutta
me stessa che mi dicesse di farlo, ma purtroppo non lo fece, anzi mi liberò
dalla presa e abbassò lo sguardo.
A quel punto mi
resi conto che era davvero finita. Calde lacrime uscirono dai miei occhi e mi
sistemai di nuovo gli occhiali sul viso per non farmi vedere piangere. Poi
girai i tacchi e mi diressi al check-in, dove in pochi minuti fecero tutto e
potei finalmente raggiungere i bambini e Jake mentre un Edward ancora sconvolto
ci guardava andare via.
- Mamma, ma che
succede? – mi chiese Lizzie sveglia più che mai.
- Niente, tesoro,
niente – le risposi cercando di sorridere.
- Ed Edward? Non
viene con noi? Non restiamo con lui? – mi chiese Ej continuando a guardare il
suo papà.
- No tesoro,
Edward non viene e noi non possiamo restare – gli risposi triste.
- Ma perché? – mi
chiesero entrambi all’unisono.
- Perché è
complicato, sono cose da grandi, non potreste capire – risposi ad entrambi.
- Sarà, ma
secondo me voi grandi vi complicate la vita inutilmente – mi disse la mia
piccolina dandomi la manina.
Prima di
scomparire dalla vista di Edward i bambini si voltarono verso di lui e lo
salutarono con la manina e lui come un automa fece lo stesso. Io lo guardai e
vidi i suoi occhi puntarsi nei miei, c’era delusione, tanta, troppa forse e non
riuscendo a reggere quello sguardo abbassai gli occhi a terra e, insieme a Jake
e ai bambini, mi diressi verso la direzione indicataci dall’hostess.
Fino all’ultimo sperai
che Edward urlasse il mio nome e mi fermasse, ma non lo fece e io con il cuore
spezzato salii su quel maledetto aereo.
- Hey tesoro – mi
disse Jake all’orecchio per non farsi sentire dai bambini.
Non aveva detto
niente, ma quel “hey tesoro”, valeva per me più di mille parole.
- Gli ho detto
tutto. Adesso non c’è più nessun segreto da mantenere – rivelai a lui dopo aver
preso posto.
- E lui? – mi
domandò Jake.
- Non ha detto
mezza parola, era sconvolto – gli risposi sottovoce per non farci sentire dai
bambini.
- Vedrai che gli
passerà – mi disse lui sicuro di sé.
- Non credo. Lui
si fidava di me e mi ha creduto quando gli ho negato la cosa. Non si aspettava
che gli avessi mentito. Quando perde la fiducia in qualcuno non c’è nulla che
possa fargli cambiare idea. Lo conosco troppo bene, non ci passerà sopra. La
fiducia, per lui, è alla base di ogni legame, com’è giusto che sia – gli
spiegai.
- Hey, ma voi due
non dite sempre che non si dicono le cose all’orecchio – ci fece notare Ej
indispettito visto che fino ad allora con Jake avevamo bisbigliato per non
farci sentire dai piccoli.
- Lascia stare,
questi due parlano bene e razzolano male – gli rispose la sorella al posto
nostro con l’espressione di una donna di mondo e io e Jake ci guardammo e
sorridemmo.
L’aereo partì e
allora quella misera speranza che c’era dentro di me sparii come neve al sole.
Ci avevo sperato che Edward irrompesse e non ci permettesse di partire, ma
purtroppo sapevo che non sarebbe mai successo.
Sorvolammo il
cielo fino a raggiungere un’altezza elevata e allora, sempre con gli occhiali
da sole sul viso, iniziai a piangere cercando di non farmi vedere dai miei
figli.
A Jake la cosa
non passò inosservata, ma i bambini per fortuna non si accorsero di nulla, per
fortuna loro non avevano capito cosa era appena successo.
Erano felici
della scena che avevano visto e forse nel loro cuore speravano che per me ed
Edward ci sarebbe stato un futuro, ma purtroppo nessuno dei due sapeva che nel
giro di mezz’ora avevo ritrovato e perso ancora l’unico amore della mia vita.
La verità era
questa. Io l’avevo perso ancora e stavolta la colpa era mia. Avremmo potuto
essere una famiglia felice, ma io avevo fatto male i conti e adesso mi
ritrovavo a piangere e disperarmi per una decisione che solo fino a qualche ora
fa ero certa di portare avanti.
Avevo perso
Edward, avevo perso per la terza volta l’uomo della mia vita e non c’era cosa
che facesse più male.
…Adry91…
SPOILER:
- Tu porti il
nome di Eddy, zuccone – lo rimproverò Lizzie come se la cosa fosse ovvia.
Lo dicevo che
avevo una figlia fin troppo sveglia.
- E perché? – mi
chiese il piccolo Ej.
- Perché cosa? –
gli domandai.
- Perché io ho il
nome di Eddy? – mi domandò serio.
Forse quello era
il momento della verità, forse era il momento giusto per dirgli del loro papà.
Forse era sbagliato farlo, ma glielo dovevo.
Risposte alle vostre recensioni:
- Smiley: La litigata tra
Bella e Alice credo che ci stava. In fondo Bella non è più la ragazzina di un
tempo, adesso è una madre e soprattutto una donna in carriera con delle
responsabilità. Alice aveva tutte le ragioni del mondo per volerla lì con lei,
ma questa non ero certo una giustificazione valida per il comportamento che ha
avuto. Bella fino non aveva detto a Edward dei bambini solo perché non voleva
che tornassero insieme solo a causa dei due piccoli, solo questo. Nonostante
tutto è comunque consapevole che un segreto del genere prima o poi sarebbe
venuto fuori. La scena in aeroporto già preannunciata nello spoiler mi ispirava
molto, ecco perché l’ho inserita.
- baby2080: Beh in effetti il
bacio ve l’ho fatto sudare parecchio, ma come vedi è arrivato e con esso molte
altre cose. Alice è sbollita anche con Edward, ma sappiamo tutti che lei non
riesce a portare rancore a nessuno, nemmeno e soprattutto a suo fratello e
quella sua non era altro che un modo per far capire a lui come si è sentita
Bella quando lui se n’è andato. No, non ti sei persa nulla. Bella ed Edward si
sono rincontrati a Boston, nel capitolo “Mentire”, ho sbagliato a scrivere e ho
provveduto a correggere, anzi grazie per avermi fatto notare l’errore.
- HappyDayana: Dal tuo “evvai”
presuppongo che il capitolo scorso ti sia piaciuto e la cosa non può che
rendermi felice.
- nirvana911: Bella e Edward come
vedi non hanno intenzione a mettersi insieme. La stupidità colpisce uno, poi lo
fa rinsavire, ma colpisce l’altra, poi la fa rinsavire e colpisce di nuovo
l’altro. Vediamo se e quando questo gioco finirà.
- Thelionfellinlovewiththelamb: Edward è corso a
riprenderla come vedi, ma le cose non sono andate come speravamo. Vediamo
adesso cosa succederà. Aggiornerò “Uniti dal destino” quando avrò finito il
capitolo. Con l’inizio dell’Università sono stata piuttosto impegnata e non mi
è facile mettersi seduta a scrivere. Cercherò di velocizzare i tempi, o almeno
ci proverò.
- Clachi: Purtroppo non sono riuscita a trovare una
possibile soluzione che mi chiedevi per farla restare. Se n’è andata e adesso
non ci resta che aspettare e vedere cosa succederà.
- loy90: Mi chiedevi un
chiarimento? Beh mi spiace dirti che qui di chiarimenti c’è ne sono stati
parecchi, ma diciamo che sono convinta che tu speravi in un epilogo migliore.
Forse era meglio se Bella taceva ancora per un po’, anche se ovviamente era impossibile
farlo. Doveva essere sincera fin dall’inizio, ma non lo è stata. Quella era la
sua unica possibilità di esserlo, l’unica che gli poteva permettere un perdono
che non so se arriverà.
- superlettrice: Hai ragione, il
comportamento di Bella è stato inconcepibile, ma come hai imparato a conoscerla
da questa storia lei ama complicarsi la vita senza un motivo apparente. Ciò che
lei non ha voluto ammettere era che è stata codarda, codarda perché non
riusciva a dire a lui la verità perché conoscendolo sapeva che non
gliel’avrebbe perdonato mai. Bella sa di aver sbagliato e di aver sbagliato
anche nei confronti dei bambini prima ancora che nei suoi e in quelli di
Edward, ma non era certa che Edward volesse una responsabilità come quella di
ritrovarsi improvvisamente due figli a carico.
- Horses are my life: Si, l’amicizia tra Bella ed Alice è
uscita fuori, quella c’è sempre, magari è un po’ in secondo piano, ma c’è
sempre e comunque. Quelle due sono troppo legate, la verità è questa, c’è poco
da fare.
- monycullen: Che bello, una
nuova fan. Sono felice per questo. Hai proprio ragione, Bella ha solo paura
della felicità, se non ne avesse avuto paura adesso tutto sarebbe più semplice
e non ci troverebbe in questa situazione, una situazione che in qualche modo è
stata lei stessa a creare.
- vanderbit: Irina non sa come stanno le cose, se avesse
saputo quanto sa invece sua sorella non avrebbe mai fatto quello che ha fatto,
ma lei da estranea alla vicenda ha solo visto il sogno di sua sorella
infrangersi, essere spazzato via da quello che lei aveva sempre considerato un
fantasma morto e sepolto. La sfuriata con Alice racchiudeva credo tutta
l’ansia, la paura e il nervoso che sentiva Bella, ma anche Alice. Entrambe
avevano un buon motivo per avvalorare la propria tesi, ma alla fine ciò che è
uscito fuori è stata una Alice un po’ troppo impicciona, ma allo stesso tempo è
uscita fuori una Alice che vuole un bene immenso a Bella e che è disposta a
tutto pur di vederla felice, consapevole che possa esserlo solo stando con le
persone che ama.
- ledyang: Non ti posso dire quale sarà il
comportamento di Edward, per adesso goditi questa rivelazione, al resto ci
penseremo nei capitoli seguenti. Certo è che quello che ha appena scoperto
Edward non è una notizia che può lasciare indifferenti. Poche sono le sue
possibili reazioni: o è felice della cosa o è infelice, o perdona Bella oppure
non lo fa. Vedremo. Comunque si, ho intenzione di finire una storia, due al
massimo prima di riprendere le altre, altrimenti finisce che ritardo nel
postarle tutte.
- Sabe: Le tue parole mi hanno emozionato davvero sister, ti giuro. Quando ho iniziato a scrivere questa
storia mi sono detta che volevo scrivere qualcosa che potesse essere facilmente
riconducibile ad un possibile realtà e ci ho provato a farlo. Ho creato dei
personaggi normali, semplici, dei personaggi che mi hanno catturata e che mi
hanno fatto appassionare. La storia originariamente sarebbe dovuta finire molto
prima, ma poi si è man mano scritta da sola e adesso eccomi al ventisettesimo
capitolo consapevole che prima della parola fine c’è ne saranno ancora molti
capitoli. La verità è che questa storia per me è stata come una calamita. Ho
iniziata a scriverla in un momento in cui le cose non andavano troppo bene, in
un momento in cui mi sentivo male, ma male davvero, in un momento in cui la
sofferenza bussava ogni giorno e mi strappava sempre di più da quella
tranquillità che mi ostinavo a cercare senza trovarla. Volevo scrivere di un amore
profondo, un amore vero, un amore che a me era stato tolto troppo bruscamente,
un amore che non sarebbe mai tornato, ma che rivedevo ogni volta che alzando
gli occhi al cielo vedevo un sorriso smagliante sorridermi e due occhi pieni di
vita fissarmi intensamente. Volevo scrivere qualcosa di me stessa celandomi
dietro una Bella che sicuramente non mi rispecchia, non del tutto almeno, una
Bella con cui, però, ho qualcosa in comune. Anche io come lei ho amato
intensamente una persona, l’ho amata con tutta me stessa, ma a differenza sua
io adesso non posso fare più nulla per questo amore stroncato, lei si, lei può
ancora lottare per averlo. Volevo scrivere di un Edward un po’ ribelle che mi
ricorda tanto la persona che più ho amato in vita mia, un Edward che riesce ad
essere uno stronzo con gli altri, ma di una infinita dolcezza con Bella, un
Edward che rispecchiasse “l’Edward” che io ho perso, un Edward che
rispecchiasse i tanti “Edward” che tutte noi cerchiamo. Volevo scrivere di una
Victoria alla quale attribuire un dolore tanto grande quanto quello che ho
provato io. Volevo scrivere una storia che parlasse di qualcosa di reale e sono
contenta che ci sia riuscita. Non potevi rendermi più felice di così per le
parole che mi hai detto. Bella ha sbagliato è vero, chissà adesso cosa
succederà.
- _Elisewin_: Si puoi sbranare Irina, anzi se lo fai mi
faresti un favore e se vuoi una mano avvisami che ti vengo ad aiutare. Come
vedi puoi respirare perché il momento della verità è arrivato.
- mechy: Irina si è comportata nel modo migliore
secondo lei. Voleva aiutare sua sorella e quello gli è sembrato il modo
migliore per farlo, anche se ha sbagliato, ma non se n’è resa conto. Il vero
errore l’ha fatto Bella come dici tu stessa. Sono contenta di aver stravolto le
tue idea perché questo mi porta a pensare che non sono prevedibile e la cosa mi
piace un sacco. Avevi molte aspirazioni per questo nuovo capitolo e spero di
non averle deluse e se le ho deluse spero almeno di averlo fatto solo in parte.
- ManuCullen: Diciamo che per il momento Jake starà al
suo posto, non so in futuro se le cose cambieranno, ma per adesso è così. Jake
ha detto chiaramente a Bella cosa sarebbe giusto fare, il resto tocca a lei. È
lei che deve decidere e Jake, pur essendo il suo migliore amico non può
assolutamente prendere decisioni che spettano solo a lei, non può mettersi in
mezzo se lei stessa non vuole che lo faccia, se lei stessa non è pronta a
rischiare il tutto e per tutto per riprendersi ciò che gli è sempre
appartenuto.
- franz1000: Alice aveva delle
buone ragioni per comportarsi come ha fatto, ma prima di prendere una decisione
del genere doveva tenere in conto tante cose, fra tutte le responsabilità che
Bella aveva a New York. Come tu stessa hai detto Edward e Bella si capiscono con
un solo sguardo, motivo per cui per Edward non è stato difficile capire che lei
mentiva e poi non l’ha nemmeno guardato negli occhi, anzi a dire il vero non
l’ha proprio guardato in faccia visto che quando ha detto quelle cose gli dava
lei gli ha dato le spalle. Non scusarti per aver scritto molto, se lo hai fatto
significa che il capitolo ti è piaciuto e avevi tante cose da dire.
-
francytwilighter80: Irina ha sbagliato è vero e se non fosse stata così
precipitosa da correre da Bella nel momento in cui Tanya le ha rivelato tutto
avrebbe capito che forse quella era la decisione migliore, avrebbe capito che
anche se Edward sarebbe tornato dalla sorella, Tanya, sarebbe stata sempre e
comunque una ruota di scorta. Il Jake che ho descritto è il Jake che avrei
sempre voluto vedere, un amico, un grande e prezioso amico, ma nulla di più e
sono contenta che ti piace il modo in cui l’ho descritto. Alice e Bella hanno
fatto una sfuriata, ma come dici tu stessa a volte anche questo giova tra
persone che si vogliono bene, non si può essere sempre “cicci,
amore, tesoro” e roba simile. Con gli amici, i veri amici, ci devi fare tutto,
anche litigarci perché solo in quei momenti ti rendi conto di quanto davvero
quel rapporto è forte. Può superare i litigi? Le incomprensioni? Se li supera
allora l’amicizia è qualcosa di reale e non una fantasiosa chimera. Hai
descritto Edward meglio di come io stessa avrei saputo fare. Lui ha capito dai
suoi sbagli e adesso sta lottando per riprendersi ciò che vuole. È corso da lei
perché non poteva permettere di perderla per la terza volta, anche se di certo
non si aspettava nulla di ciò che è successo. Bella, mi chiedi di entrare nella
sua testa e farti capire cosa prova. Bella domanda, a volte me lo chiedo anche
io cosa passa per la testa a quella ragazza. La verità è che Bella appare
forte, ma in realtà è fragile, Bella appare sicura di sé, ma in realtà è una
donna insicura, una donna che sa quello che vuole, ma ha paura di allungare la
mano per prenderselo perché ha paura che qualcuno quella mano gliela stacchi.
Bella sa cosa è più giusto per i bambini, ma è frenata dalla paura e anche
dalla codardia, ma soprattutto non ha la forza di mettersi in gioco perché a 20
anni in un modo o nell’altro ha trovato il modo di affrontare una delusione a
testa alta, adesso a 25 anni se le cose dovessero andare male non è certa di
farcela.
- Bellissima Cullen: Spero che queste
lacrime sia lacrime dovute all’emozioni che può averti trasmesso il capitolo e
non lacrime di delusione per ciò che hai letto.
- JessikinaCullen: Beh in effetti conoscendomi dovevi
immaginare che ci sarebbe stato un colpo di scena e che qualcosa sarebbe andato
storto. Mi piacciono le cose difficili, in fondo la vita stessa è difficile. La
litigata di Alice e Bella è stata forte da qualsiasi punto di vista la si
guardava. Ognuno delle due aveva le sue ragioni, ragioni valide che non
permettono di schierarsi facilmente da un lato o dall’altro. La mini sfuriata
che Alice ha fatto a Edward mettendolo in mezzo non era un volergli rinfacciare
qualcosa, ma era piuttosto una tattica per far capire a Edward quanto Bella
abbia sofferto senza di lui, era un modo per fargli capire che Bella adesso
stava fuggendo come un tempo aveva fatto lui e che lui era l’unico che poteva
convincerla a restare. No, come vedi Edward non ha creduto alle parole di
Bella, per lui era troppo impossibile che fosse così e poi Bella non l’ha
nemmeno guardato quando gli ha detto quelle cose, non l’ha guardato
semplicemente perché non poteva farlo, visto che guardando gli occhi dell’uomo
che amava era impossibile per lei mentire e dire quelle cose. Su Tanya non ti
sei sbagliata, come vedi è tornata in scena per mettere apposto il casino che
aveva fatto la sorella, anche se Edward aveva già risolto la cosa prima ancora della
sua chiamata, ma ricordiamoci che Tanya era corsa subito a villa Cullen per
riparare all’errore di Irina, e anche stavolta si è dimostrata una grande
persona.
- shining_cullen: Purtroppo o per fortuna hai ragione,
genitori si diventa non si nasce così. Bella ha fatto sicuramente i suoi
sbagli, ma si è sempre detta pronta a pagarne le conseguenze, consapevole fin
dall’inizio che stava sbagliando. Leggendo lo spoiler mi hai detto che c’era
una parte che ti portava ad essere ottimista e una che ti portava ad essere
pessimista? Adesso che hai letto tutto il capitolo, quale parte è prevalsa?
Scusa se te lo chiedo, ma sono proprio curiosa di saperlo.
- secretkeeper: Hai sperato che Edward baciasse Bella nello
scorso capitolo, ma non è successo. Come vedi, però, è successo adesso. Com’è
che si dice? Meglio tardi che mai.
- KatyCullen: Proprio tutto liscio non è filato nemmeno
stavolta o almeno così pare. Bella ha agito d’istinto, ma ha comunque ponderato
bene la decisione di rivelare tutto ad Edward. Adesso non ci resta che vedere
cosa succederà. Ti posso anticipare fin da adesso che per il momento la storia
non finirà, prima di scrivere il “the end” ne dovrà passare ancora parecchia di
acqua sotto i ponti. Diciamo che siamo a metà storia ancora, spero non ti
dispiaccia.
- fabiiiiiiiii: Sono contenta che lo scorso capitolo ti sia
piaciuto. Spero che anche questo sia stato di tuo gradimento.
- Moni68: Si forse era meglio
fare come dicevi tu, ma Edward era sicuro di ciò che provava ed era certo di
non voler perdere Bella per la terza volta, motivo per cui s’è fregato
altamente della sceneggiata di Bella ed è corsa da lei per riprendersela. Lei
forse non è cresciuta come crede, o forse semplicemente è una gran codarda,
fatto sta che la bomba l’ha finalmente sganciata. Adesso non ci resta che
attendere.
- mary74: “Ma è possibile che
ragioni con il culo invece che con il cuore?”. Questa frase mi ha fatto morir
dal ridere, ti giuro, troppo forte davvero. Hai ragione Jake non dovrebbe
raccogliere i cocci di Bella e fondamentalmente lui non lo fa, lui le sta
accanto come fosse un fratello e si sa i fratelli ci sono sempre quando si ha
bisogno di loro. Il fatto di avere un rapporto così “speciale” con Bella non
gli vieta assolutamente di avere una vita con Leah o con chiunque lui voglia.
La stessa Bella, infatti, ha cercato più volte di spingerlo verso Leah come hai
potuto vedere, ma al fianco di Leah o al fianco di qualunque altra ragazza,
Jake starà sempre accanto a Bella, sarà lì a sorreggerla, ad aiutarla, a sostenerla,
a consigliarla, sempre perché è questo che si fa tra fratelli. Bella adesso ha
sganciato la bomba, chissà cosa succederà.
- Twilighterina: Beh che dire dopo quello che mi hai
scritto? Posso solo dirti che sei una grande persona e hai fatto qualcosa che
non tutti avrebbero fatto, soprattutto a 15 anni. Sei andata dal padre e gli
hai detto la verità e come dici tu poca importa che lui non l’abbia voluta, tu
vivrai senza avere rimpianti, senza domandarti continuamente se fosse cambiato
qualcosa se lui avesse saputo. Quando guarderai la tua bimba ti renderai conto
che non hai nulla da farti perdonare perché tu ci hai provato, hai lottato per
dargli un padre, ma è stato lui che non ha voluta e credo che un giorno lui
stesso si pentirà di quello che ha fatto, o almeno è quello che spero perché
credere che davvero un padre possa fregarsene così tanto di una bambina che ha
il suo stesso sangue mi fa ribollire di rabbia. Oggi avrà pure 16 anni ed è
naturalmente immaturo, ma quando ne avrà un po’ di più credo che gli verrà
naturale domandarsi come sarebbe stato e spero solo che quel giorno lui non si
guardi allo specchio e si faccia schifo, spero solo che lui non si guardi allo
specchio e si renda conto di avere alle spalle un rimpianto che si porterà
dietro per tutta la vita. Purtroppo quella che hai raccontato tu non è solo la
tua storia, ma anche quella di altre milioni di ragazze in tutto il mondo che
si trovano ad essere mamme senza un padre presente per i propri figli. La mia è
solo una storia e come tale posso fare in modo che succeda di tutto, posso
scegliere il lieto fine oppure no, posso modellare tutto come più mi piace,
purtroppo lo stesso non si può fare nella vita di tutti i giorni, nella vita
vera. Che altro aggiungere? Sii orgogliosa di te stessa per la decisione che
hai preso, per la forza che hai mostrato decidendo di tenere comunque la tua
bambina. Non so come si chiama, ma sono sicura di una cosa. La tua bambina è
fortunata ad avere una madre come te e deve essere orgogliosa di essere tua
figlia. Adesso è troppo piccola per capirlo, ma un giorno ti guarderà negli
occhi e dentro di sé capirà il grande gesto fatto dalla madre. Hai 15 anni, ma
ti assicuro che hai avuto una grande maturità nell’affrontare questa
situazione, una maturità che non tutti alla tua età o anche un po’ più grandi
avrebbero avuto.
- ativ: Mi fa piacere che la mia storia ti sia
piaciuta talmente tanto dall’indurti a recensire visto che come hai detto tu stessa
lo fai raramente. Spero di non deluderti con il continuo della storia e
soprattutto mi auguro che questa possa continuare a piacerti sempre proprio
come adesso.
- Fra_Volturi: Sono contenta che non riuscirò a liberarti
di te. Fa sempre piacere avere una fan alle calcagne. Il comportamento di
Edward alla morte di James è stato sbagliato, ma come ho detto in precedenza
lui era preso dal dolore e ti assicuro che un dolore tanto forte ti rende cieco
e non ti fa vedere lucidamente quello che succede intorno a te. Edward in quel
momento aveva bisogno di un capo espiatorio, come succede sempre in queste
circostanze, e in quel momento Bella era lì, ad un passo da lui. Si è servita a
lui in un piatto d’argento ed Edward troppo codardo per rendersi conto che la
colpa di quello che era successo era da attribuire alla vita che facevano e l’è
presa con lei. “E poi illuminami sul momento in cui voleva arruffianarsi tutti
i Cullen, visto che è amica loro da quando tu e Tanya portavate il pannolino”.
Questa frase era da premio nobel, bellissima e divertentissima, ma racchiudeva
in sé la realtà dei fatti. Per quanto riguarda ciò che mi hai chiesto sul sito Polyvore, io per inserire accessori o roba varia color oro
cerco di individuare nella barra dei colori un colore (tra le variazioni del
giallo o del sabbia) che possa in qualche modo assomigliare al dorato, poi
automaticamente mi escono gli accessori di quel colore e tra questi cercando ne
escono fuori alcuni dorati. Certo non è facile come cercare qualcosa di un colore
più semplice, tipo rosso, nero o roba così, ma se ci perdi un po’ di tempo stai
sicura che li trovi. Spero di esserti stata d’aiuto.
- BellsSwanCullen: Beh diciamo che in questa storia tutti
hanno un po’ ragione e un po’ torto. Ognuno agiste nel modo che considera
migliore in quel momento, a volte fa bene a volte fa male, ma certo non si può
dire che tra tutti ci sia un personaggio che non ha mai commesso degli errori.
Gli unici che si salvano sono Ej, Lizzie e Sarah. Eccoti la scena
all’aeroporto. Finalmente hai scoperto cosa è successo tra quei due. E ora? Beh
non ci resta che attendere per scoprire qualcosa in più.
- sabryepenny: Come puoi vedere dal capitolo corrente
Bella ed Alice hanno già fatto pace. Del resto un’amicizia forte come la loro
non può crollare solo per una litigata, anche se la litigata era forte come
quella che hanno avuto loro. L’amicizia, quella vera, va oltre tutto e tutti ed
Alice e Bella ne sono la prova esemplare.
- ste87: Hai detto delle
parole sacrosante. È vero Bella è troppo volubile e basta un niente per farle
cambiare idea. Ha troppa paura di affrontare le cose. Si, Edward ha dimostrato
di voler combattere per un amore a cui lui crede più di ogni altra cosa al
mondo, anche se certo non si aspettava alla fine una rivelazione di quella
portata.
- Gio95: Ti sbagli, mi
interessa moltissimo il giudizio di chi legge. A me personalmente questa storia
mi piace tantissimo, ci metto tutta me stessa per scriverla, ma io sono di
parte. Ciò che conta è il giudizio esterno, il giudizio di chi legge e ti
assicuro che non posso essere che contenta a sapere che la storia ti piace.
Bella ha mentito ad Edward, ma diciamo che quella di Tanya è stata solo uno
scusa per nascondersi per paura di soffrire. Qualcosa si è mosso in questo
nuovo capitolo, quindi non ci resta che vedere cosa succederà da adesso in poi.
- FunnyPink: Irina è partita aggressiva con Bella, ma
più che aggressiva era prevenuta. Lei ha visto in Bella una minaccia nella
storia tra Edward e la sorella, era un fantasma che tornava dal passato e lei
fin dall’inizio ha capito che con il suo arrivo sarebbe cambiato tutto. Poi
parlando con Bella si è resa conto che forse Bella non era così maligna come
lei credeva e quindi si è aperta con lei dicendole la verità. All’inizio un po’
di malignità c’è l’ha messa, ma poi dopo che l’ha vista reagire così quando lei
ha tirato in ballo i suoi figli, lì ha capito come stavano davvero le cose ed è
stata completamente sincera, senza perfidia o cattiveria. Jake ci ha provato in
tutti i modi a farla ragionare, ma Bella è terribilmente testarda e non ne
vuole sapere. Vediamo che succederà adesso.
- marilenacappucci: Sono molto contenta che il capitolo
ti sia piaciuto. Spero che continuerà a piacerti e mi auguro di non deluderti.
- Acetona: Sono contenta di avere una nuova fan. Vedo
con piacere che tutte le tue speranze si sono avverate, tutte o quasi. Lei ha
rivelato tutto a lui e prima di farlo sembrava che i due si fossero chiariti,
anche se alla fine siamo rimasti in bilico. Siamo ancora a metà della storia,
quindi ora come ora potrebbe succedere di tutto.
- favola08: Hai proprio
ragione, tutto sembra degenerare. Mi chiedi quanto sia scema Bella, beh ti
rispondo senza problemi. È scema tanto, ma proprio tanto. Lui nello scorso
capitolo è rimasto immobilizzato dalle parole di Bella, non è facile sentire la
donna che ami dire che per te non prova niente. Certo lui sapeva che non era
vero, ma Bella quelle parole le ha dette comunque ed è un duro colpo da
digerire. Beh diciamo che lo spoiler dell’altra volta prometteva bene come dici
tu, ma non può averti deluso almeno per quanto riguarda la rivelazione di
Bella. Come vedi lei ha confessato tutto, diciamo che non si poteva più
aspettare, lo ha già fatto per troppo tempo.
- isabellacullen: Hai ragione, Bella è piuttosto masochista.
Cerca di prendere le decisioni giuste per non soffrire, ma purtroppo alla fine
non fa altro che soffrire ancora di più. Come vedi Alice e Bella hanno fatto
pace, del resto era impossibile il contrario. Quelle due sono troppo
inseparabili per farsi scalfire da un litigio, anche se forte come quello che
hanno avuto. Come vedi il bacio c’è stato stavolta, credo che era naturale
inserirlo in un capitolo del genere. Per la fine manca ancora parecchio.
Diciamo che questo capitolo segna una svolta alla storia e dal prossimo
capitolo è come se si apre una nuova parte, la seconda parte. Diciamo che
ancora siamo a metà della storia, spero non ti dispiaccia. Il seguito non so se
ci sarà, dipende da come decido di far concludere la storia.
- Ed4e: Lo so, concordo con
te, sul fatto che Irina con il suo comportamento non ha affatto aiutato la
sorella, anzi tutto il contrario, ma diciamo che la sua è stata un’azione
istintiva e per nulla pensata altrimenti non si sarebbe presentata da Bella.
Bella finalmente ha sganciato la bomba, adesso non ci resta che attendere per
vedere cosa succederà.
- mikichan510: Brava, hai detto
bene. Bella ha la felicità a portata di mano, ma non ha il coraggio di
allungare il braccio e prendersela. C’è la farà? O meglio cosa succederà
adesso? Edward cosa farà? Forse a questo punto Bella ha capito cosa deve fare
per avere la felicità che gli spetta, tutto sta nel capire se è ancora tempo o
se, ormai, è troppo tardi.
- giova71: La sfuriata di
Alice nei confronti di Edward non voleva essere un modo per rinfacciargli
niente, lei voleva solo spronare il fratello a fermare Bella, voleva fargli
capire quanto lei ha sofferto ed è per questo che adesso ha paura di lasciarsi
andare, voleva che lui la convincesse a restare perché era lui l’unico a
poterlo fare. Non c’era cattiveria, rancore o roba simile nelle parole di
Alice, ma solo disperazione, la disperazione di una ragazza che sente di
perdere di nuovo la sua migliore amica, sua sorella. Diciamo che a “salvare” la
coppia non c’è Jake che hai ragione, è proprio un santo, ma è lo stesso Edward,
ma come vedi bella poi ha sganciato la bomba. Cosa succederà adesso? Vedremo.
- gamolina: Sono molto felice di sapere che lo scorso capitolo
sia stato di tuo gradimento. Mi auguro di cuore che anche questo e i prossimi
lo siano.
- witch77it: Beh diciamo che il
fatto di metterli vicini e poi allontanarli mi diverte parecchio, mi stuzzica
in un modo che tu non puoi capire. Come vedi, però, questa volte li ho messi
vicini molto più di quanto ho fatto in passato, anche se poi si sono
allontanati di nuovo. No, non chiedi tanto, solo un bacio e come vedi in questo
capitolo c’è stato. Soddisfatta? Allo scoprirsi della verità non manca molto per
nulla, visto che Edward l’ha appena scoperta.
- alexia18: Il comportamento di
Irina è stato del tutto sbagliato, ma è stato dettato dall’istintività e dalla
protezione che voleva dare alla sorella. Se avrebbe riflettuto bene prima di
andare da Bella ti assicuro che non lo avrebbe fatto perché avrebbe capito come
davvero stavano le cose. Bella non ha messo la felicità di una sconosciuta
prima di quella dei suoi figli, la verità è che lei è troppo vulnerabile ed ha
troppo paura di soffrire, motivo per cui le è bastata un sciocchezza per
cambiare idea. Lei fondamentalmente non ha preso questa decisione per Tanya, ma
per se stessa, per impedirsi di farsi male, anche se come vedi si è fatta male
lo stesso, almeno così sembra. Alice aveva delle ragioni più che valide per
comportarsi in quel modo, come dici tu stessa doveva prima chiedere a Bella, ma
ciò che ha fatto lo ha fatto a fin di bene, questo è certo.
- Austen95: Sono contenta che
lo spoiler ti abbia fermato le lacrime, però, sono anche contenta che le hai
versate per il capitolo perché significa che in qualche modo ti ha emozionato e
questo era il mio intento, quindi non posso che essere felice per esserci
riuscita.
- eliza1755: Immagino senza
problemi gli insulti che hai espresso nei confronti di Bella. Beh conoscendomi
dovevi sapere che sarebbe successo qualcosa, credo che ormai hai capito che le
cose semplici non mi piacciono. Amo, al contrario, rendere tutto complicato e
difficile. Nn ti so dire se Irina e Tanya c’è le siamo tolte dai piedi come dici
tu, non so se torneranno oppure no. Non so ancora come impostare tutta la
seconda parte della storia. In compenso Tanya è tornata in questo capitolo. Per
il momento non le vedremo, ma non so con certezza se questa assenza sia
temporanea o definitiva. Potrebbe succedere di tutto, su questo non ci sono
dubbi. Come vedi Edward va all’aeroporto è vero, ma a quello di Jacksonville e
come vedi non parte con loro. Non posso dirti dove si svolgerà la seconda parte
della storia, ma lo capirai presto. Sono contenta che il Jake di questa storia
ti sta almeno un po’ simpatico. A me come personaggio non mi piace, non
l’originale almeno, ma in questa storia l’ho modellato come mi sarebbe piaciuto
vederlo a me. Come vedi Bella e Alice hanno fatto pace, non poteva essere
altrimenti, quelle due sono troppo legate, del resto.
- Nusia: Si certo che puoi. Sono contenta che ti sia
piaciuta. Irina non voleva essere cattiva, voleva solo aiutare la sorella senza
rendersi conto che così non la aiutava affatto, ma ha agito d’istinto,
riflettendoci e contando fino a dieci non si sarebbe mai presentata da Bella.
- lampra: Sono felice di avere una nuova fan. Spero
che la storia continui a piacerti proprio come ti piace ora, me lo auguro di
cuore.
- piccolinainnamora: Ciao a te tesoro, a me tutto
apposto. Un po’ incasinata per adesso, ma apposto, tu, invece? Sono
contentissima che sei tornata., mi sono mancate un sacco le tue recensioni. Beh
diciamo che te ne sei andata nel momento cruciale della storia, quelli erano i
capitoli più importanti, ma il più importante credo comunque che sia questo,
come vedi dal contenuto. Alice e Bella diciamo che per come hanno litigato non
c’era da escludersi che si sarebbero potute menare, quanto a Bella che speravi
che dicesse la verità non l’ha fatto, ma l’ha fatto nel capitolo corrente.
Credo che fosse arrivata l’ora, anche perché ci aveva già perso troppo tempo.
-
RenEsmee_Carlie_Cullen: Il fatto che tu abbia pianto mi fa pensare o meglio
sperare che ti sia emozionata e questo non può che rendermi felice perché ho
raggiunto il mio scopo che è appunto quello di far emozionare. Su una cosa sono
d’accordo con te. A prescindere da come finirà questa storia, credo che davvero
il loro amore non avrà fine, in fondo sono due anime gemelle che forse non sono
destinate a stare insieme, chi lo sa. Sono contenta che pensi che io sia
migliorata da quando scrivevo “quando l’amore ti cambia la vita”, quella è
stata una delle mie prime storie e da allora è passato un po’ di tempo e sono
contenta che trovi il mio stile migliore.
- Giuly_Stewart: Una nuova fan, non posso che esserne
contenta e non posso che ringraziare le tue amiche a cui piace la mia storia e
che te l’hanno consigliata. Mi fa davvero piacere che attraverso la mia storia
tu abbia provato tutte queste emozioni contrastanti, mi fa piacere perché mi
rendo conto di raggiungere il mio intento. Quando mi siedo a scrivere ciò che
voglio è emozionare chi legge ed è bello sapere che ci riesco.
- Veronica84: Ho sempre visto una
Bella che accetta tutto ciò che il folletto pazzo gli fa fare senza dire nulla
e in fondo anche la mia Bella è un po’ così. Vuole così tanto bene ad Alice che
è disposta a fare tutto per lei, ma stavolta Alice ha esagerato e ha trattato
Bella come una bambina, per questo non me la sentivo che Bella stesse zitta e
si facesse “sottomettere” dal volere di Alice. Sono contenta che ti piace il
mio stile e ancora di più lo sono nel sapere che mi trovi migliorata rispetto a
quando scrivevo “Quando l’amore ti cambia la vita”. Mi auguro che la storia
continui a piacerti e di non deluderti.
- aidiamira: Beh credo che era normale che Bella si
arrabbiasse con Alice, ma come vedi hanno già fatto pace. Del resto quelle due
sono troppo legate e si vogliono troppo bene per non chiarire così in fretta. Spero
che il capitolo seguente sia stato di tuo gradimento e che lo siano anche i
prossimi.
- rorry: Si credo che la canzone sia perfetta. Chissà
che riesca perfino a inserirla nella storia. In caso lo faccia spero non ti
dispiaccia. Non so vedremo. Sono contenta che la storia ti piace. Mi auguro di
non deluderti con i prossimi capitoli.
- antonellalantigua: Mi scuso per il ritardo, ma mi sono
trasferita a causa dell’università e per adesso lì non ho la linea. Comunque
eccoti il capitolo, spero ti piaccia.
- elicullen: Mi fa davvero piacere sapere che la storia
ti piace. Mi auguro che anche questo ed i capitoli a seguire possano essere di
tuo gradimento.
- cullenlove: Sono felicissima di avere una nuova fan e
sapere che la storia ti piace così tanto. La tua recensione mi fa capire che la
storia ti piace davvero e questa è l’unica cosa che conta. Non è vero che la
recensione fa schifo, anzi tutto il contrario e ti ringrazio per le parole che
hai usato. Fa sempre piacere sapere che il proprio lavoro piace a chi legge. Mi
auguro solo di non deluderti.
Un grazie di tutto
cuore a tutti voi che avete recensito, a quelli che hanno messo la mia storia
tra i preferiti e nelle seguite. Un altro grazie di cuore anche a coloro che mi
hanno inserita tra gli autori preferiti. Spero che anche questo capitolo sia di
vostro gradimento e recensite. Un bacio.
INTRODUZIONE:Edward ha lasciato Bella in New Moon e non è
non e mai più tornato. Gli anni passano e anche i decenni, ma due anime sono
ancora tremendamente legate tra di loro perché il tempo possa cancellare ciò
che l’amore ha creato. Cosa succederà se un giorno Bella dovesse rincontrare
quella che aveva considerato fin dall’inizio al sua famiglia? E i Cullen e
soprattutto Edward come reagiranno quando scopriranno che Bella è ancora la
diciottenne che avevano lasciato? P.S. Bella non è un vampiro, ma non è
comunque umana. Oltre i vecchi, ci saranno anche nuovi personaggi.
INTRODUZIONE:Bella vive a Phoenix
da quando è nata e la sua vita ruota intorno ai suoi sei migliori amici: Alice,
Rosalie, Emmett, Jasper, Jacob e Edward. Si conoscono fin da quando erano dei
bambini, ma crescendo le cose cambiano e lei si ritrova solo con Jacob e Edward
che sono iperprotettivi nei suoi confronti. Un giorno accade che Jacob si
dichiara e in seguito le chiede di sposarlo. Lei accetta, ma lo ama davvero? Si
certo, ma il suo non è amore, non quello vero almeno. Ed Edward? Cosa farà a
questo punto? E se si accorgesse proprio ora che sta per perdere la persona più
importante della sua vita? E se lei lo considerasse solo il suo migliore amico?
E se invece non fosse così? La loro è solo amicizia? Si certo, ma non del
tutto. Cosa succederà, allora? Bella sposerà Jacob? Forse solo da uno sbaglio
si può scoprire la verità. Ma qual è questa verità?
INTRODUZIONE:Edward lascia Bella per
permettergli di vivere una vita normale, ma prima di farlo esaudisce il
desiderio dell’unica ragazza che abbia mai amato. Dopo la sua partenza le cose
cambiano e Bella non vivrà la vita che Edward ha sperato per lei. Si ritroverà
vampira, con un figlia da crescere e un passato da ricordare. Riuscirà a
ricordarsi del suo unico e vero amore? Ma soprattutto riuscirà a rincontrarlo?
INTRODUZIONE: Rosalie, Bella e
Alice sono tre sorelle newyorchesi che si trasferiscono a Phoenix. Sono le
classiche ragazze popolari che tutti invidiano, dal carattere forte e deciso e
che non si fanno mettere i piedi in testa da nessuno. A Phoenix le loro vite si
incroceranno con quelle di tre fratelli Emmett, Edward e Jasper, anche loro dal
carattere forte. Nessuno di loro crede nell’amore, ma presto si renderanno
conto di sbagliare, presto l’amore entrerà nelle loro vite e da lì tutto
cambierà.
INTRODUZIONE:Bella è una semplice
ragazza che vive a Phoenix. Ha un fratello e due sorelle gemelle. La sua vita
ruota intorno ai Cullen, i suoi migliori amici, la sua seconda famiglia. E poi
c’è Tay, il suo fidanzato, ma lei ne è davvero
innamorata? La sua vita è perfetta come crede? Il ritorno in città di Edward,
il suo amico di sempre, gli incasinerà la vita e presto si renderà conto che
quell’amico con il quale non fa altro che litigare non è poi solo un amico. Le
cose non saranno semplici e in una notte tutto si complicherà.
INTRODUZIONE:Bella è una ragazza alla moda che vive a Orange Country, con una
storia difficile alle spalle, chiusa, ma allo stesso tempo ribelle verso gli
altri incontra lui, Edward, un playboy da strapazzo, ribelle, odioso,
presuntuoso, aggressivo, ricco e che non fa altro che dedicarsi con i suoi
amici ricconi a feste mondane e al lusso più sfrenato. Riuscirà lei a lasciarsi
andare all'amore? E lui? Riuscirà a mettere la testa a posto? E se tutto
iniziasse ad andare x il verso giusto? Lei non sa, però, che un segreto alena
dietro di lei, un segreto che lui non intende svelarle, non subito almeno, ma
poi non sarà tardi? Una storia ricca di divertimento, scontri, ribellioni, ma
amore, tanto amore. Sono tutti umani.
INTRODUZIONE:Un semplice invito di matrimonio può cambiare quella che sembra
essere diventata una vita stabile? Questo si chiede Bella quando si ritrova tra
le mani l’invito del matrimonio di Alice e Jasper. Partire e raggiungere quella
che un tempo era la sua migliore amica affrontando i fantasmi del suo passato?
Oppure restare a casa e non correre rischi? Bella vive a New York, fa la giornalista,
si è lasciata i Cullen alle spalle e si porta dietro da cinque anni due grandi
responsabilità che portano il nome di Ej e Lizzie. Chi sono? E che c’entra
Edward in tutto questo? Se vi va di scoprirlo correte a leggere la mia storia.
Sono tutti umani.
INTRODUZIONE:Isabella Swan fugge via dalla sua città all’ètà di dieci anni,
grassottella e timida viene presa in giro da tutti. Si rifugia a Jacksonville
dalla madre, ma otto anni dopo il brutto anatroccolo si è trasformato in un
bellissimo cigno. Decide di tornare a Beverly Hill, la sua città natale, dove i
suoi vecchi amici la attendono, ma Bella è cambiata non solo fisicamente e
vuole prendersi la sua rivincita su tutti coloro che un tempo la prendevano in
giro. Nella sua vecchia città, però, non tutto è come lo ha lasciato. I Royal
King, i suoi vecchi amici, sono in lotta continua contro i Blue Ice, un altro
club di ragazzi popolari e ricchi. Cosa succederà con l’arrivo di Bella? Che
succederà se un giorno i due gruppi si ritrovano costretti a collaborare?
Filerà tutto liscio? Personaggi decisamente diversi da come abbiamo imparato a
conoscerli, ma chissà…magari dall’odio nascerà qualcos’altro e quella che era
sembrata una rivincita potrebbe diventare ben altro. Sono tutti umani. Vi ho
incuriosito? Correte a leggere.
Questi personaggi non mi appartengono, ma sono proprietà di Stephenie
Meyer
Questi personaggi non mi appartengono,
ma sono proprietà di Stephenie Meyer. Questa storia è stata scritta senza alcun
scopo di lucro.
Eccomi qui con un
altro aggiornamento. In ritardo anche stavolta, ma vi ho spiegato il problema
che ancora non ho risolto. Spero che il capitolo possa piacervi. Ritroveremo una
vecchia conoscenza della storia. Chissà se qualcuno si aspettava di rivederlo.
Grazie a tutti del sostegno continuo che mi date. Buona lettura, un bacione a
tutti.
Capitolo 28
Una promessa
POV BELLA
Erano passati due
giorni dalla nostra partenza per New York, due giorni da quando con Edward ci
eravamo confessati i nostri reciproci sentimenti, due giorni da quando gli
avevo rivelato la verità, due giorni da quando lui era venuto a conoscenza di
essere diventato padre.
Io avevo ripreso
a lavorare e insieme a Jake e ai bambini avevamo ripreso la vita di prima,
quella vita che un tempo ci sembrava meravigliosa, ma che adesso sembrava tanto
monotona, triste e buia.
I bambini
chiedevano continuamente dei Cullen, di Sarah e soprattutto di Edward e io
inventavo ogni giorno una scusa quanto meno plausibile per giustificare il
fatto che nessuno chiamasse e che loro stessi non potessero chiamare gli altri.
Di sicuro Edward aveva detto agli altri la verità e non sapendo come l’avevano presa
preferivo non esporre i bambini più di quanto non avessi già fatto.
Avevo sperato che
Edward comparisse a New York per riunire finalmente la famiglia, ma sapevo che
non lo avrebbe fatto. Lui non avrebbe mai e poi mai potuto perdonare quello che
avevo fatto. Ricordavo ancora le sue parole alla morte di James: “Non lui, cazzo. Dovevo morire io, lui no. Ha
un figlio cazzo, un figlio che crescerà senza il padre. Non è giusto, cazzo,
cazzo”.
Quelle parole
erano impresse come fuoco nella mia mente. Edward sapeva quanto un figlio avesse
bisogno di un padre, lo leggeva negli occhi di Lucas tutte le volte che lo
guardava e lui sarebbe stato disposto a dare la sua di vita pur di dare a James
la possibilità di essere un padre e lui, lui che lo era diventato aveva saputo
di esserlo dopo cinque anni, cinque anni in cui i sui figli chiedevano giorno e
notte che fine avesse fatto colui che li aveva messi al mondo.
No, Edward, non
mi avrebbe mai perdonata, mai.
- Avanti – dissi
dopo che qualcuno bussò alla porta del mio ufficio.
Alzai gli occhi
dalla scrivania e vidi Ashley, la
mia segretaria, entrare sorridendomi.
- Signorina Swan,
il capo la vuole in ufficio – mi disse lei.
- Cinque minuti e
sono da lei – le risposi ricambiando il su sorriso.
- Dice che è
piuttosto urgente – mi fece notare lei imbarazzata dal dovermi contraddire.
- Arrivo subito,
allora – le risposi alzandomi dalla scrivania e dirigendomi verso l’ufficio di Kirsten
Davis.
Lo raggiunsi in
breve tempo e dopo aver bussato entrai ritrovandomi la mia capa dietro la scrivania che mi
sorrideva euforica.
Ricambiai il
sorriso e solo dopo mi accorsi che seduto di fronte a lei c’era un ragazzo, un
ragazzo che non appena mi sentì entrare si voltò a guardarmi.
Era davvero
carino, non c’era che dire. Alto, muscoloso, con i capelli biondi e due occhi
azzurri talmente stupendi da far paura, due occhi capaci di conferirgli uno
sguardo magnifico.
Lo osservai
attentamente e solo quando lo vidi sorridere raggiante mi resi conto che non
era un volto nuovo, io quello lì l’avevo già visto da qualche parte, solo che
non ricordavo dove.
- Isabella
accomodati – mi disse Kirsten indicandomi la sedia accanto al ragazzo.
Senza dire nulla
mi sedetti, ma non smisi un attimo di fissare lui cercando di ricordare dove lo
avessi visto.
- Allora,
passiamo alle presentazioni – esordì la mia capa – Isabella questo è Dylan Scott, Dylan questa è Isabella Swan
– concluse poi mentre noi due ci porgevamo la mano.
Dylan. Conoscevo
qualcuno che si chiamasse così?
- Piacere di
rivederti – mi disse lui regalandomi un sorriso smagliante.
- Vi conoscete? –
chiese stupita Kirsten.
- Più o meno. Ci
siamo incontrati a Jacksonville – rispose il ragazzo e fu allora che ricordai
dove lo avevo visto.
Lui era il
ragazzo che mi aveva rimorchiato in discoteca, quella che a suo dire veniva
considerato dalle ragazze “l’esperienza suprema”. Al ricordare quel momento mi
venne da ridere e lui fece lo stesso, segno che aveva capito che adesso lo
avevo riconosciuto.
- Bene, la cosa
ci avvantaggia – continuò Kirsten e io mi stupii di tali parole.
Cosa voleva dire?
E cosa si faceva Dylan lì?
- Posso capire il
motivo del mio arrivo qui? – chiesi alla mia capa per capire il perché mi
avesse fatto venire lì.
- Isabella è
l’esempio portante di quello che ti ho detto fino ad ora – disse lei rivolta al
ragazzo e ignorando ciò che le avevo chiesto – per lavorare bene qui e fare
strada ci vogliono grandi capacità, spirito di squadra, organizzazione, senso
di responsabilità e soprattutto grandi aspirazioni. Se una sola di queste
qualità ti manca, quella è la porta, non siamo qui per perdere tempo – aggiunse
Kirsten.
Dylan non rispose
si limitò a guardare me e poi di nuovo il capo prima di annuire convinto.
- Bene. Isabella
lavora da noi da due anni e gli è bastato solo un anno per ricevere il posto
che molti qui dentro lambivano da tanto tempo. È diventata vice-direttrice
della rivista ed è una delle migliori nel suo campo. Per questo motivo per il
tuo primo incarico lavorerai a stretto contatto con lei, potrai chiedere a lei
qualunque cosa: consigli, informazioni e quant’altro. Isabella ti spiegherà le
dinamiche del giornale e il modo in cui lavoriamo qui. Spero sia stata chiara –
disse decisa - Isabella per te c’è qualche problema? – mi chiese poi
rivolgendomi a me.
- No, nessun
problema. Sarò felice di aiutare Dylan – le risposi sorridendo soddisfatta che
Kirsten pensasse quelle cose di me, che avesse così tanta stima nei miei
riguardi, consapevole soprattutto che entrare nelle sue grazie era davvero
difficile, una missione quasi impossibile.
- Benissimo,
allora entro la fine del mese voglio il plico sulla mia scrivania, se così non
sarà puoi pure risparmiarti di tornare – concluse lei alla fine prendendo una
rivista in mano e girandosi sulla sedia dandoci le spalle.
Dylan mi lanciò
uno sguardo come a dire “ma che diavolo fa” e io mi limitai a scrollare le
spalle. Kirsten era fatta così.
- Volevo
chiederle… – provò a dire lui.
- Sei pregato di
disturbare qualcun altro con le tue domande – gli disse lei senza girare la
sedia, ma girando appena la testa in modo da poterlo fulminare con lo sguardo.
Kirsten era il
genere di persone alle quali non bisognava fare domande, una di quelle che si
indisponeva tantissimo quando qualcuno, invece, lo faceva, motivo per cui era
meglio che quel Dylan si allontanasse da quell’ufficio prima che lei decidesse
di licenziarlo prima ancora che lui iniziasse a lavorare.
- Ma… – provò
ancora a dire lui.
- È tutto – lo
interruppe lei stavolta senza muoversi e con un tono perentorio che non
lasciava spazio a equivoci.
Lo stava
sbattendo fuori dall’ufficio.
Lui sembrava
voler ribadire, ma io gli lanciai uno sguardo di fuoco e gli indicai la porta con
lo sguardo.
Lui si alzò e
dopo aver salutato uscì dall’ufficio.
- Isabella, mi
raccomando, lo affido a te. Quel ragazzo ha del potenziale, ma la moda è un
mostro a dieci teste, non so se è in grado di affrontarle tutte senza farsi
sbranare – mi disse lei senza nemmeno voltarsi a guardarmi.
Gli promisi di
dargli una mano, poi mi congedai e uscii da lì chiudendomi la porta alle spalle
ritrovandomi Dylan ad un passo da me.
- Sii sincera,
quella lì è una pazza, non è vero? – mi domandò guardandomi.
- Dicono così
tutti quelli che la conoscono, ma in realtà è una che ama il suo lavoro e che
pretende il massimo da tutti – gli risposi senza problemi.
- Definizione
allungata per dire che si, è una pazza – mi fece notare lui sorridendomi.
- Più o meno –
gli risposi scrollando le spalle e dirigendomi verso il mio ufficio.
- E così ci
rivediamo, chi l’avrebbe mai detto – mi disse lui seguendomi quatto quatto.
- I casi della
vita – gli risposi senza problemi.
In fondo anche io
non me lo sarei mai aspettato.
- Sarà destino
che dovevo incontrarti di nuovo – continuò lui quando raggiungemmo l’ufficio.
- Non farti
strane idee, noi due siamo solo colleghi – gli risposi.
- E un collega
non può invitare una collega a cena fuori visto l’orario? – mi domandò
sorridendomi.
Fu allora che
controllai l’orologio e mi resi conto che erano già le nove di sera ed era
arrivato il momento di tornare a casa.
- Sono una tua
superiore – provai a dire io.
- Riformulo la
frase allora. Un collega non può invitare il suo capo ad una cena fuori visto
l’orario? – mi rimbeccò lui sorridendomi.
Sorrisi anche io
con lui, ma non perché la sua battuta mi fosse piaciuta, ma solo perché
immaginavo la sua faccia quando gli avrei detto la verità.
- No, direi
proprio che non può, non se il suo capo deve tornare a casa a fare la mamma –
gli risposi mentre lui sembrò sorpreso, di certo non si aspettava quel tipo di
rivelazione.
- Hai un figlio?
– mi chiese poco dopo.
- Non proprio –
gli risposi sorridendo.
- Che significa?
– mi domandò curioso.
- Beh diciamo che
dire che ho un figlio è riduttivo. Ho due gemelli di cinque anni, un maschio e
una femmina – risposi mostrandogli una foto sulla scrivania, una foto che avevo
scattato loro durante il nostro viaggio a Jacksonville.
- Wow – mi disse
solamente guardando la foto.
Sorrise di gusto
e poi guardò me.
- Hai dei bambini
bellissimi. Ti somigliano molto – mi fece notare mentre ancora sorrideva.
- Abbastanza –
dissi guardando anche io la foto mentre non potei fare a meno di pensare che
quei due bambini assomigliavano molto di più al papà.
- Quindi immagino
che ci sia un lui – aggiunse Dylan tornando serio.
Misi in mostra il
mio anulare sinistro mostrandogli che non c’era nessuna fede e lui tornò a
sorridermi.
- Non cambia
nulla comunque. Adesso devo andare. Domani alle nove ti voglio nel mio ufficio.
Dobbiamo parlare dell’incarico che ti ha affidato Kirsten – dissi a lui
prendendo la borsa e uscendo prima di dare a lui la possibilità di rispondere.
- Isabella,
Isabella aspetta – mi sentì chiamare da lui, ma non ci badai entrando in
ascensore.
Guardai dritto di
fronte a me e me lo ritrovai che mi guardava dalla porta del mio ufficio.
- Bella, chiamami
Bella – gli dissi prima che le porte dell’ascensore si chiudessero.
Arrivata giù
presi un taxi e tornai a casa dove i miei bambini mi aspettavano.
Raggiunto il
palazzo mi diressi verso casa di Jake, sapevo di trovarli tutti e tre lì e
difatti quando aprii la porta mi ritrovai un Jake sfinito sul divano mentre i
piccoli seduti a gambe incrociate sul tappeto del salotto guardavano i cartoni
animati alla televisione.
Quando mi videro
entrare mi corsero incontro e mi saltarono addosso, mentre Jake si limitò a
sorridermi.
Dopo essermi
coccolata i miei bambini mi avvicinai a Jake e lo baciai sulla guancia, poi lo
salutai e insieme ai bambini mi diressi nel mio appartamento.
Controllai l’ora
e mi resi conto che erano le nove e mezzo e i bambini dovevano andare a letto.
Da quando eravamo tornati a New York avevamo ripreso le vecchie abitudini.
- Bambini a letto
– dissi loro non appena entrammo in casa.
- Ti facciamo
compagnia mentre mangi e poi andiamo – mi rispose il mio ometto.
- No tesoro, ho
già mangiato qualcosa in ufficio, quindi su, a mettere il pigiama e poi a letto
– gli risposi mentendo.
La verità era che
non avevo mangiato nulla. In quei due giorni la fame sembrava essere sparita,
era come se il mio stomaco si fosse chiuso. Non avevo voglia di fare nulla,
l’unica cosa che mi dava la forza di andare avanti era il pensiero dei miei
figli, se non ci fossero stati loro con molta probabilità mi sarei buttata a
letto e non mi sarei più alzata da lì.
Ej sbuffò, chiaro
segno che avrebbe voluto posticipare l’orario della nanna, ma io feci finta di
non badarci.
Misi il pigiama
ad entrambi e poi mi diressi insieme a loro verso la camera di Ej, ma entrambi
mi fermarono.
- Cosa c’è? –
chiesi loro.
- Stanotte
dormiamo insieme – mi risposero all’unisono sorridendomi e io sorrisi insieme a
loro.
In casa ognuno
aveva la propria camera. Essendo un maschio e una femmina aveva preferito
creare in casa due stanze diverse, crescendo ero certa che ognuno dei due volesse
la propria intimità, ma fino ad oggi quelle due stanze erano state usate
pochissimo, poiché i bambini dormivano sempre insieme o nel mio letto o nella
loro camera comune.
La camera comune
non era altro che una stanza che originariamente era per gli ospiti e che,
invece, avevo trasformato in una stanza da letto per bambini con un letto
matrimoniale al centro in modo che i bambini se volessero dormire insieme avevano
il modo di farlo e visto che la casa enorme che avevamo lo permetteva non avevo
avuto problemi ad accontentare il loro desiderio di stare sempre insieme.
Avevo fatto
dipingere la camera di arancione e l’avevo arredata con mobili moderni
arancioni e rossi in modo che non sembrasse né una camera di bambina né una di
bambino e il risultato finale era veramente stupendo.
Sorrisi ai miei
bambini e entrammo in camera e
loro subito corsero a buttarsi sul letto.
- Mamma, ma io
non ho sonno stasera – mi disse Lizzie dopo essersi accoccolata a suo fratello.
Io mi sedetti sul
bordo del letto e le sorrisi, poi presi dal comodino il carillon che avevo fatto fare apposta
alla loro nascita.
Durante la
gravidanza ero solita canticchiare una ninna nanna accarezzandomi il pancione e
i bambini sembravano contenti visto che ogni tanto davano qualche calcio per
farsi sentire. Appena nati la ninna nanna era l’unica cosa che li faceva
addormentare e visto che spesso io ero fuori per lavoro avevo fatto fare un
carillon con la melodia che canticchiavo loro sempre in modo che mi sentissero
vicina anche quando non c’ero e in modo che si addormentassero senza fare
troppe storie.
- Facciamo che io
rimango con voi fino a quando non chiudete gli occhi, ok? – proposi loro ed
entrambi annuirono soddisfatti.
Presi il carillon
e dopo avergli dato corda questo prese a suonare la ninna nanna
che i miei figli tanto adoravano.
- Mamma, lo sai
che zia Rosalie quando abbiamo dormito da lei ci ha cantato la stessa ninna
nanna? Sarah dice che la zia gliela canta sempre quando non ha sonno e anche
zia Alice e nonna Esme lo fanno – mi disse Lizzie curiosa più che mai.
Al sentire quelle
parole non potei fare a meno che sorridere. Quella ninna nanna nessuno di noi
avrebbe mai potuto scordarla, motivo per cui adesso la usavamo per figli e
nipoti.
- Questa ninna
nanna c’è la cantava sempre nonna Elizabeth, per questo oltre a me anche le zie
e la nonna la conoscono – rivelai a loro.
- Quella nonna
Elizabeth? – mi chiese Ej sorpreso.
In passato avevo
loro parlato di nonna, raccontandogli di quanto le volessi bene e di quante
cose facevo insieme a lei.
- Si tesoro, proprio
lei. Sapete, nonna Elizabeth era la mamma di nonna Esme – rivelai a loro quel
particolare che fino a quel momento avevo celato.
- Quindi era la
nonna di Eddy? – mi chiese Lizzie tristemente guardandosi il braccialetto al
polso.
Edward mancava
troppo ad entrambi, anzi a dire la verità mancava anche a me, tanto, troppo
forse.
- Si. Pensate che
Edward era il suo nipote preferito. Nonna lo adorava e tu piccolina porti lo
stesso nome di quella donna fantastica – rivelai a Lizzie sorridendole.
- Che bello – mi
disse lei orgogliosa di se stessa.
- E io? – mi
chiese Ej curioso di sapere qualcosa sul suo di nome.
- Tu porti il
nome di Eddy, zuccone – lo rimproverò Lizzie come se la cosa fosse ovvia.
Lo dicevo che
avevo una figlia fin troppo sveglia.
- E perché? – mi
chiese il piccolo.
- Perché cosa? –
gli domandai.
- Perché io ho il
nome di Eddy? – mi domandò serio.
Forse quello era
il momento della verità, forse era il momento giusto per dirgli del loro papà.
Forse era sbagliato farlo, ma glielo dovevo.
- Vedi tesoro,
quando io e Edward eravamo fidanzati abbiamo fatto una promessa a nonna
Elizabeth. Gli promettemmo che se un giorno avessimo avuto una figlia le
avremmo messo il suo nome. A quella promessa poi se n’è aggiunta un’altra tra
me ed Edward. Giurammo che se avessimo avuto un figlio maschio lo avremmo
chiamato Ej, che altro non era che il diminutivo di Edward Junior. L’ho
proposto io il nome, volevo che mio figlio avesse il nome del padre – rivelai
non sapendo bene se con quelle parole avessero capito o meno.
Su Ej non sapevo,
ma su Lizzie non avevo dubbi. Lei avrebbe collegato tutto, era troppo sveglia.
- Wow, io mi
chiamo come Edward – urlò Ej contento.
Come previsto lui
non aveva capito nulla, ma Lizzie si guardava il braccialetto e sembrava
riflettere. Non ero certa di cosa le stesse passando per la testa.
- Mamma come si
chiama papà? Non c’è l’ha mai detto – mi domandò Lizzie dopo qualche attimo di
silenzio, silenzio interrotto solo dal suono del carillon.
Ej si voltò a
guardarla stranito, non stava capendo nulla.
- Che c’entra
questo adesso? – le domandò il piccolo.
- Allora mamma? –
mi chiese ancora Lizzie ignorando le parole del fratello.
Era il momento
della verità e non potevo più tirarmi indietro.
- Edward, papà si
chiama Edward non è vero? – mi domandò la piccola facendo un mezzo sorriso.
Ej si voltò a
guardarmi con gli occhi che sembravano gli stessero per uscire dalle orbite.
- Si tesoro, papà
si chiama Edward – le risposi sincera come solo poche volte negli ultimi anni
ero stata.
- Papà si chiama
Edward? Il nostro papà? – mi domandò Ej sorpreso.
- Si tesoro – gli
risposi facendogli un mezzo sorriso.
- Mamma… – stava
iniziando a dire Lizzie, ma io la interruppi consapevole già di quello che
stava per chiedermi.
- È arrivato il
momento che io vi dica la verità. Edward, l’Edward che avete conosciuto e a cui
volete così tanto bene è il vostro papà, è lui che vi ha messi al mondo –
rivelai ad entrambi guardandoli negli occhi sperando che la prendessero bene.
Non appena
terminai di parlare vidi sui loro volti un sorriso talmente grande da
illuminare tutta la stanza, uno di quei sorrisi capaci di illuminare il mondo.
Ej lanciò un urlo
e si alzò iniziando a saltellare sul letto, mentre Lizzie ancora incredula si
guardava il braccialetto prendendo a ridere come una pazza.
Una cosa era
certa, l’avevano presa bene.
All’improvviso Ej
smise di saltare e mi guardò intensamente.
- Mamma, non è
uno scherzo, vero? – mi chiese prima che io scoppiassi a ridere per la sua
faccia buffa.
- Non sono mai
stata più seria di così – gli risposi e lui riprese ad urlare e a saltellare
sul letto.
Lizzie guardò il
fratello e poi anche lei riprese a ridere come una pazza, dopodiché iniziò ad
urlare anche lei.
- Papà è Edward,
papà è Edward – iniziò a dire cantilenando.
I due si guardarono
poi negli occhi e insieme fecero un urlo che di sicuro perfino Jake
nell’appartamento vicino aveva sentito, ma in quel momento non avevo nessuna
intenzione di rimproverarli. Avevano tutto il diritto di essere contenti. Anche
Lizzie si alzò e prese a saltellare sul letto.
Quando dopo un
bel po’ si calmarono tutti e due si sdraiarono sul letto sfiniti, ma con uno
sguardo che lasciava ben poco all’immaginazione.
- Mamma, ma papà
non ci vuole? – mi disse poi Lizzie che sveglia com’era si era accorta del
fatto che Edward non fosse mai stato con noi.
- Tesoro, la
situazione è un po’ difficile da spigare. Un giorno quando sarete più grandi vi
racconterò tutto, adesso non capireste – risposi alla piccola.
- Si, ma vogliamo
solo sapere se lui non ci vuole – ribadì Ej ignorando ciò che avevo detto.
- Quando ho
scoperto di aspettare voi mi ero già lasciata con papà e lui era molto lontano.
Ci eravamo detti tante cose brutte e così io non me la sono sentita di andare
da lui e dirgli che aspettavo un bambino. Papà non sa che voi siete i suoi
figli – spiegai loro cercando di semplificare il tutto.
- E perché non
glielo diciamo? Lui sarebbe contento. A me ha detto che vorrebbe una figlia
come me – propose Lizzie rivelandomi qualcosa che Edward stesso aveva detto loro,
qualcosa che io stessa aveva sentito quando avevo origliato la conversazione
tra la piccola e il suo papà.
Da bambini quali
erano non si erano resi conto del significato delle mie parole. Per loro era
tutto bianco o nero non esistevano vie di mezzo, il grigio non era concepito
nella loro visuale del mondo.
- Glielo diremo,
promesso. Quando torneremo a Jacksonville gli racconteremo tutto – dissi loro,
i quali mi sorrisero vittoriosi.
Per loro era
tutto così tremendamente facile che avrei voluto che anche noi adulti la
pensassimo come dei bambini. La verità era un’altra, era diversa ed era più
difficile. Non si poteva andare da Edward e dirgli “noi siamo i tuoi figli” e
sperare che tutto si rimettesse a posto, ma questo i bambini non potevano
saperlo.
L’unica speranza
che avevo, l’unica che mi era rimasta, era che un giorno Edward avrebbe
accettato i bambini, indipendentemente da me.
Nella nostra
storia a sbagliare eravamo stati io e lui, i bambini non c’entravano nulla e
avevano il diritto di avere un padre e una madre presenti.
- Mamma, un
giorno anche noi quattro riusciremo ad essere una famiglia come quella che ha
Sarah? – mi chiese Lizzie con gli occhioni da cucciola.
Mi si strinse il
cuore al sentire quelle parole e quando poi guardai Ej rendendomi conto che
anche lui mi guardava con gli stessi occhi della sorella avrei voluto
sprofondare, ma una cosa era certa, erano troppo piccoli per ricevere una
delusione tanto grande come poteva essere quella di sapere la verità.
- Certo tesoro,
ve lo prometto – dissi io sorridendo e cercando di mostrarmi credibile.
- Giurin
Giuretto? – mi dissero entrambi.
- Giurin Giuretto
e mano sul cuore – risposi a loro sorridendo e ricevendo un luminosissimo
sorriso da entrambi.
Restai con loro
ancora un po’, poi vidi che contenti e felici stavano per addormentarsi e
quando i loro occhi si chiusero baciai la fronte di entrambi e uscii
dirigendomi dritta nella mia stanza, lì dove silenziosa piansi tutte le mie
lacrime.
Avevo fatto una
promessa ai miei bambini, la promessa più importante che loro mi avevano
chiesto di fare e io avevo giurato pur sapendo che noi non saremmo mai stati la
famiglia felice che aveva Sarah, eppure non potevo deluderli.
E mentre
accoccolata sul mio letto guardavo la foto che avevo preso dalla mia stanza a
casa Cullen, quella che ritraeva me in braccio ad Edward, mi addormentai con il
sapore salato delle lacrime che mi sfioravano le labbra.
…Adry91…
SPOILER:
- No, non si
permetta. Lei non può entrare – urlava Ashley a qualcuno – si fermi, le ho
detto si fermi – continuava prima che la porta del mio ufficio venisse aperta
violentemente e fu allora che lo vidi.
Lì, a qualche
metro da me, bello come un David di Michelangelo c’era l’uomo che mi aveva
rapito il cuore una lontana primavera di molti anni prima, l’uomo che mi aveva
donato la gioia più grande, quella di essere madre.
Ero contenta di
vederlo lì? Si, lo ero eccome, ma la mia felicità venne spazzata via non appena
incontrai i suoi occhi, duri e delusi come non li avevo mai visti.
Risposte alle vostre recensioni:
- fabiiiiiiiii: Non posso dirti nulla su di Edward, ma sono
d’accordo con lui in parte. Credo che dopo una notizia del genere non si poteva
reagire se non così.
- serenalla: Un capitolo dal punto di vista di Edward ci
sarà, ma non adesso, fra un po’ di capitoli. Per adesso dobbiamo solo fidarci
di quello che dice e pensa Bella. Comunque sono contenta che hai deciso di
recensire e sono ancora più contenta che la storia ti piace.
- alexia18: Beh si, diciamo che
Esme è piuttosto sveglia, anche se ha sempre fatto finta di nulla, motivo per
cui possibilmente non è la sola ad aver capito la cosa, forse, boh chi lo sa,
vedremo. Bella finalmente è stata sincera, era ora, tra l’altro. Lui si fidava
ciecamente di Bella e non pensava che lei avrebbe potuto mentirgli su una cosa
tanto importante. Si, il gesto dei bracciali era molto sentito da parte sua,
proprio a testimonianza del legame che si era istaurato tra i tre. Beh i
bambini sono troppo piccoli per capire determinate cose e come vedi l’unica
cosa che gli è interessato è scoprire di avere il papà che hanno sempre
sognato, ma soprattutto che quel papà è una persona che loro già conoscono e a
cui sono parecchio affezionati.
- crista: L’ora della verità, come vedi, è arrivata anche
per i gemelli, quanto a Edward, beh credo che fosse scontato che si sarebbe
arrabbiato. Penso che chiunque al suo posto si sarebbe comportato allo stesso
modo.
- francy_cr: Sono contenta che la prima storia che
recensisci sia proprio la mia. Mi fa davvero piacere sapere che la storia ti
piace e ti assicuro che ancora per finirla ci vogliono un bel po’ di capitolo,
forse tanti quanti sono già stati scritti se non qualcuno in più.
- cullenlove: Hai detto una cosa sacrosanta. Edward è
cresciuto e maturato, ma ci sono scheletri nell’armadio che non è ancora
riuscito a scacciare via. La sua reazione credo sia comprensibile, lui si
fidava di Bella e lei le ha mentito anche quando lui le chiesto se davvero
quelli fossero i suoi figli. Tanya, beh, lei credo che abbia fatto tutto
seguendo la razionalità e il suo buon cuore e ha capito cosa era meglio per se
stessa, per Edward e per tutti. Mi fa piacere scoprire che molti dei personaggi
di cui ho parlato tu, almeno dentro la mia storia, li hai rivalutati, mi piaceva
l’idea di scrivere di personaggi positivi piuttosto che di tutti quei nemici
che ci sono nella storia. Metto i link e le foto dei vestiti proprio perché
voglio che come me anche voi possiate immaginare tutto come lo immagino io
quando scrivo, credo sia importante.
- marilenacappucci: Edward avrebbe potuto per intuire
capire che i bambini fossero i suoi e l’ha capito andando da Bella e chiedendo
a lei spiegazioni, ma lei gli ha assicurato che così non fosse, quindi alla
fine lui si è fidato delle sue parole. In questa storia credo che abbiano
sbagliato entrambi. Non ci resta che vedere cosa succederà.
- Austen95: Diciamo che c’hai
ragione. Quei due sono due idioti, messi insieme manco uno buono ne fanno.
Vediamo che succederà.
- baby2080: Beh è vero Edward
l’ha fatta andare via di nuovo, ma credo che al suo porto tutti sarebbero
rimasti di sasso. Non è molto normale scoprire di essere padre dopo cinque anni
dalla nascita dei tuoi figli. Come vedi si, in questo capitolo Bella ha detto
la verità ai piccoli. Beh in effetti Lizzie è proprio sveglia, ma credo che
tutti e due fratelli siano un’accoppiata vincente. Si completano a vicenda.
- Horses are my life: Non preoccuparti per gli errori, con
l’i-Phone capita. Purtroppo i problemi di linea non
li ho ancora risolti quindi i capitoli vengono postati a rilento. Mi spiace un
casino, ma non appena i problemi si risolveranno riprenderò il ritmo di prima.
- sguardoalcielo: Studio psicologia, beh diciamo che ho
iniziato quest’anno quindi non so ancora bene dare un giudizio, ma per adesso
sembra ok. Si Bella ha proprio colto la palla al balzo e ha rivelato tutto a
Edward, ma lui non sembra averla presa molto bene. Vedremo che succederà.
- marios: Beh Edward non sembra averla presa bene,
sarà solo la sorpresa o è proprio così. Non ci resta che aspettare per
scoprirlo.
- lampra: Sul finale non posso dire nulla, mi
dispiace. Ho la bocca chiusa come un pesce. Comunque anche io credo che la
reazione di Edward sia del tutto giustificata. Chissà ora come si comporterà.
- Moni68: Concordo con te sul
fatto che Bella ha fatto ad Edward uno dei torti peggiori e credo che la
reazione di lui sia del tutto giustificata. Come hai detto tu stessa la
situazione si è del tutto ribaltata. Vedremo che succederà.
- Ed4e: Beh credo che tutti
ci abbiamo sperato che la fermasse, ma credo che fermarla sarebbe stato troppo
irrazionale. In quel momento Edward si è sentito in qualche modo preso in giro
per la bellezza di due settimane, non è facile digerire una notizia come quella
che Bella gli aveva appena dato. Lui si fidava di lei, si fidava ciecamente. Tu
credi che torna? Boh, si vedrà.
- bella cullen89: Beh diciamo che
penso che tutti avremmo voluto che lui partisse con loro, ma fare così sarebbe
stato troppo semplice e per chi ha imparato a conoscermi io non amo le cose
semplici. Non ci resta adesso che vedere cosa succederà.
- superlettrice: Beh non posso darti
nessuna anticipazione si Edward, ma posso dirti che concordo con te sul fatto
che Bella ha sbagliato a mantenere il segreto per tutto quel tempo. Edward è
giustificato ad aver avuto quel comportamento. Non ti so dire se ora come ora
c’è una luce nel tunnel, ma ti posso dire di metterti seduta e aspettare i
prossimi capitoli.
- FunnyPink: Molto originale la tua recensione, lo devo
proprio ammettere. Sono contenta che il capitolo ti sia piaciuto e mi auguro di
non deluderti con i prossimi. Come vedi ti ho dato altre parole nere su cui far
scivolare lo sguardo, spero che queste parole nere possano farti sognare come
le precedenti.
- ste87: Beh credo che
Edward non poteva che reagire così. Bella gli ha mentito per cinque anni e
anche quando lui gli ha chiesto di essere sincera lei non lo è stata. Il
silenzio di Edward credo fosse comprensibile, ma come hai detto tu stessa molte
cose sono fatte anche per lasciare suspense e il fatto che Edward non abbia
aperto bocca lo dimostra. Niente Edward in questo capitolo. Delusa? Immagino di
si, ma vedrai mi farò perdonare, forse.
- bale86: Edward ha legato
tantissimo con i bambini, questo è vero, ma ciò non giustifica il fatto che
Bella gli abbia mentito. Lui ci è rimasto di sasso per questo, non per altro.
Allora non posso risponderti alla domanda che mi hai fatto perché presto si
scoprirà, ma se due se ne sono accorte, forse non sono state le uniche.
Vedremo.
- Joey88: Che bello, una
nuova fan. Sono proprio felice che la storia ti sia piaciuta. Mi piaceva
scrivere di questo forte legame tra loro, della simpatia dei gemelli e di tutto
il resto. E alla fine è uscita fuori questa storia a cui mi sono molto
affezionata. Spero che possa continuare a piacerti anche in seguito.
- giova71: Lo so, Edward in
passato ha sbagliato, nessuno lo mette in dubbio, ma Bella doveva dirgli la
verità quando lui gliel’ha chiesta. Hanno sbagliato entrambi in questa storia.
Si, come vedi, questo è il capitolo della verità per i gemelli.
- loy90: Beh diciamo che un
mamma attenta e premurosa come Esme non poteva non accorgersi che i figli
fossero di Edward. Non posso dirti cosa farà Edward, ma sta tranquilla, lo scopriremo
presto.
- JessikinaCullen: Anche io odio gli addii ed è per questo non
è stato facile scrivere il capitolo, ma bisogna farlo. Esme non poteva non
capirlo, in fondo è una mamma attenta e premurosa e ha rispettato il silenzio
di Bella, anche se le ha fatto capire che certi segreti non possono e non
devono avere lunga vita. I bracciali che Edward regala ai bambini sono un
simbolo per far capire davvero quanto quei tre abbiano legato. Si, al destino
ci credo parecchio, ma soprattutto credo al destino in questa storia, diciamo
che ho voluto inserirlo perché ci stava tutto. Forse quello non era il momento
giusto per dire a lui la verità, ma forse si è resa conto che non esistono
momenti giusti o sbagliati per rivelare una cosa tanto importante. Lui, beh,
lui ha avuto una reazione che a mio avviso è del tutto giustificata. Lui si
fidava di lei, le credeva e lei ha mentito. In questa storia di errori ne hanno
fatto entrambi. Tanya, beh, lei si è dimostrata per l’ennesima volta una grande
persona e credo che nessuno possa oggettivamente dire il contrario. Il
vecchietto all’aeroporto l’ho odiato anche io, quindi non sei la cosa,
tranquilla. Si facebook c’è l’ho. Basta che mi cerchi per nome e cognome:
Adriana Caggegi. Mi trovi sicuramente, il tuo, invece, qual è? Anche a me
farebbe piacere mantenere i contatti.
- shining_cullen: Edward ha immaginato che i bambini fossero
i suoi, ma Bella gli ha espressamente detto che così non fosse ed Edward le ha
creduto perché si fidava ciecamente di lei e per questo si è sentito deluso e
preso in giro. Eccoti la verità di Bella ai bambini, spero che ti piaccia.
- elianaturrisi: Sono felice di sapere che la storia ti
emoziona, per me è un grande traguardo questo. Spero di non deluderti con i
prossimi capitoli e spero che ti piacciano come ti sono piaciuti quelli letti
fino ad ora. È bello sapere che il capitolo ti ha emozionata. Come te anche io
non c’è l’ho con Edward, io la sua reazione la capisco, la giustifico anche,
perché si è ritrovato in una situazione piuttosto scomoda.
- piccolinainnamora: Si ho letto dell’astinenza di Jess e leggo adesso della tua e mi fa piacere perché
significa che davvero la storia vi piace. Grazie per tutti i complimenti, spero
solo di non deluderti con i capitoli a seguire.
- pomeriggio: Beh la reazione di
Edward credo che fosse l’unica che potesse rispecchiare la realtà. Credo che
chiunque trovandosi al suo posto rimanesse sconvolto della cosa. Almeno io la
penso così e sono contenta che anche per te è lo stesso.
- KatyCullen: Beh si, diciamo che i ruoli si sono
piuttosto invertiti e adesso tutto sta nelle mani di Edward. Cosa farà? Non ci
resta che scoprirlo. Comunque sono contenta che il fatto che la storia sia
ancora lunga non ti dispiace.
- witch77it: Beh, se hai lo
stomaco contratto significa che in qualche modo il capitolo ti ha emozionato e
io non posso che essere felice per questo.
- mary74: Non credo ci siano
problemi se non il fatto che Bella gli ha mentito e lui si fidava ciecamente di
lei. Beh, immagino che non va mai come vuoi tu, chissà se alla fine, cioè alla
fine fine le cose andranno come vuoi oppure no. Se
vuoi scoprirlo devi solo continuare a seguirmi.
- sabryepenny: Mi fa piacere sapere che il capitolo scorso
ti sia piaciuto. E questo? Questo come lo trovi? Spero possa esserti piaciuto
ugualmente.
- franz1000: Bella non ha
programmato di dire la verità. Si è ritrovata l’uomo che amava tra le braccia,
l’uomo che di fronte a lei si era mostrato sincero e anche lei doveva esserlo
fino in fondo così ha detto la verità. Forse ha sbagliato il modo o il momento
o forse semplicemente non c’era modi o momenti giusti o sbagliati per essere
sincera. Fatto sta che ha detto tutto a Edward e lui come prevedibile non
sembra averla presa molto bene. Io credo piuttosto che in questa storia abbiano
sbagliato entrambi e forse dovrebbero solo ammetterlo.
- Thelionfellinlovewiththelamb: Edward avrebbe
potuto dire qualunque cosa, ma non ha detto nulla. Chissà cosa succederà
adesso.
- rorry: No, non credo di farvi aspettare un mese
anche perché di solito i capitoli sono sempre pronti tranne rare eccezioni. La
mia Tanya è si, un po’ diversa, ma è fatto apposta. Volevo creare un
personaggio mio che si distaccasse dal prototipo che tutti gli hanno affibbiato
e credo di esserci riuscita. Su Edward non posso dire molto, se non che credo
che la sua reazione sia piuttosto giustificata vista tutta la situazione. Hai
detto che credevi al 99% questo nuovo capitolo ti sarebbe piaciuto. Che mi dici
ora che l’hai letto?
- vanderbit: Ho scelto la facoltà di psicologia. Io la
penso come te credo che Edward abbia avuto una reazione giusta o meglio una
reazione normale. Adesso non ci resta che vedere cosa succederà.
- isabellacullen: Si, in effetti hai ragione. Sono proprio
sadica. La verità è che le cose semplici proprio non mi piacciono, ecco
spiegato tutto. Edward ha reagito come credo avrebbero fatto tutti. Bella gli
ha mentito su una cosa di vitale importanza. Beh come vedi avevi ragione. I
gemelli l’hanno presa benissimo, ma credo fosse normale visto che adorano
immensamente Edward.
- BellaSwanCullen: Una storia senza colpi di scena non sarebbe
una mia storia. Io adoro complicare sempre le cose. Tanya, beh lei ha
dimostrato per l’ennesima volta che persona in gamba sia. Come vedi Bella ha
detto la verità ai bambini e loro l’hanno presa benissimo. Quanto ad Edward
bisognerà aspettare, non posso dire nulla.
- bellad93: Spero che anche
questo capitolo possa essere stato di tuo gradimento come quelli passati.
- Fra_Volturi: Beh io credo proprio che non mi stancherò
di averti alle calcagne. Ti farò sapere comunque, ma non credo che possa
succedere. Si, Bella ha detto la verità, ma Edward non sembra averla presa
bene. Se non mi traducevi quello che avevi detto non ci sarei arrivata mai e
poi mai. Forte però.
- Annabella 90: Che bello, una
nuova fan, sono proprio contenta. Mi fa piacere sapere che la mia storia ti
emoziona tanto, per me è importante saperlo perché mi fa capire che raggiungo
il mio obiettivo con i miei capitoli che è appunto quello di emozionare chi
legge. Su Edward non posso dire nulla, quanto a Irina diciamo che lei ha agito
a fin di bene, ma non si è resa conto che quello che ha fatto non era un bene
per la sorella, perché Tanya merita un uomo che la ami incondizionatamente e
quell’uomo non può essere Edward. Sono contenta che la frasi di Esme ti sia
piaciuta, credo che, in modo saggio come Esme sa essere, lei abbia racchiuso la
verità dei fatti.
- gamolina: Mi fa davvero un gran piacere sapere che la
storia ti piace e mi auguro che sia così fino a quando non scriverò il “the
end” di questa fan fiction.
- Sabe: Tesoro di tutto quello che hai detto non
riesco a risponderti nulla o poco diciamo perché le tue parole mi hanno colpito
troppo, in bene ovviamente. Tu sai un bel po’ di cose di me e sai il perché di
molte mie parole e in questo momento non riesco a dirti nulla perché sai bene
come la penso. È inutile ripetere qui cose che ti ho detto in privato, ma
ribadisco qui quanto tu sia molto più matura rispetto alla tua età, credimi.
Quello che hai scritto l’ho impresso bene dentro di me e spero un giorno di
poter dire che davvero le tue parole saranno la base del mio nuovo inizio.
Grazie davvero sister, grazie davvero e tu sai il
perché delle mie parole. GRAZIE. Tornando al capitolo credo che davvero la
reazione di Edward sia quantomeno giustificata, credo che chiunque al suo posto
avrebbe reagito così. Quanto all’e-mail abbiamo già chiarito. Me l’hai
rispedita e mi è arrivata e ti ho pure risposto. Ti è arrivata?
- eliza1755: Beh si, hai usato i
termini migliori. La bomba è scoppiata. Non posso dirti cosa succederà da ora
in poi né il comportamento di Edward, ma presto scopriremo tutto. Intanto anche
i bambini hanno scoperto la verità, finalmente aggiungerei. Non posso dirti se
qualcun altro oltre a Esme sapeva o pensava che i bambini fossero di Edward, ma
tranquilla che anche questo si scoprirà. Quanto a Bella, si, hai ragione,
ottimo tempismo, ma almeno adesso tutta la verità è uscita fuori.
- Askel_fashion: Sono contenta che il capitolo ti sia
piaciuto. Non posso dirti se Edward perdonerà o meno Bella. Se te lo dico ti
rovino la sorpresa non trovi? Ma ti assicuro che presto si capirà tutto.
- francytwilighter80: Si, Edward ha
capito che quello che voleva era Bella e così deciso è andato in aeroporto per
riprendersela, ma purtroppo le parole di Bella lo hanno franato parecchio. Lui
credeva in lei, aveva assoluta e incondizionata fiducia in lei, ma si è reso
conto che lei lo ha in qualche modo ingannato. Edward ha capito che i bambini
potessero essere i suoi, ma ha chiesto a lei e lei ha negato e lui si è fidato.
Il pov di Edward per adesso non verrà, ma ci sarà, te
lo assicuro. Come vedi Bella ha detto finalmente la verità ai piccoli e loro
l’hanno presa benissimo com’era immaginabile. Non puoi capire quanto mi faccia
piacere sapere che la mia storia ti trasmette emozioni, che io ti trasmetto
emozioni con le mie parole, mi auguro che sia sempre così.
- astrea87: Una nuova fan, non
posso che esserne contenta. Su Edward non ti posso dire nulla, non posso
anticiparti proprio niente, altrimenti ti rovinerei la sorpresa, ma tranquilla,
presto si scoprirà tutto.
- robsten 4 ever: Sono contenta che
la storia ti piaccia e spero che continuerà a piacerti. La storia “Quando
l’amore ti cambia la vita” per adesso l’ho sospesa. La riprenderò sicuramente,
ma non adesso. Spero saprai aspettare.
- RenEsmee_Carlie_Cullen: Beh mi fa piacere
che ti sto facendo rivalutare Tanya. Io l’ho rivalutata, almeno in questa
storia. In effetti hai ragione, non si può dare torto a Edward, ha reagito in
modo piuttosto normale alla rivelazione di Bella. Non ci resta che vedere cosa
succederà adesso.
- fania115: Ho problemi di
connessione. Mi sono trasferita per via dell’Università e a casa lì non ho
ancora la connessione, quindi devo aspettare di ritornare a casa, motivo per
cui non posso postare con lo stesso ritmo di prima. Comunque sono molto felice
che la storia ti piace.
- MyPassion: Sono molto contenta che la storia ti
piaccia, spero di non deluderti con i prossimi capitoli.
- Smiley: In effetti la
reazione di Edward è stata abbastanza forte, non è riuscito a dire nulla, ma
credo che sia anche comprensibile vista la rivelazione di Bella. Lei gli ha
mentito e lui si fidava di lei. Se vuoi sapere cosa farà adesso Edward non devi
far altro che continuare a seguirmi.
Un grazie di tutto
cuore a tutti voi che avete recensito, a quelli che hanno messo la mia storia tra
i preferiti e nelle seguite. Un altro grazie di cuore anche a coloro che mi
hanno inserita tra gli autori preferiti. Spero che anche questo capitolo sia di
vostro gradimento e recensite. Un bacio.
INTRODUZIONE:Edward ha lasciato Bella in New Moon e non è
non e mai più tornato. Gli anni passano e anche i decenni, ma due anime sono
ancora tremendamente legate tra di loro perché il tempo possa cancellare ciò
che l’amore ha creato. Cosa succederà se un giorno Bella dovesse rincontrare
quella che aveva considerato fin dall’inizio al sua famiglia? E i Cullen e
soprattutto Edward come reagiranno quando scopriranno che Bella è ancora la
diciottenne che avevano lasciato? P.S. Bella non è un vampiro, ma non è
comunque umana. Oltre i vecchi, ci saranno anche nuovi personaggi.
INTRODUZIONE:Bella vive a Phoenix
da quando è nata e la sua vita ruota intorno ai suoi sei migliori amici: Alice,
Rosalie, Emmett, Jasper, Jacob e Edward. Si conoscono fin da quando erano dei
bambini, ma crescendo le cose cambiano e lei si ritrova solo con Jacob e Edward
che sono iperprotettivi nei suoi confronti. Un giorno accade che Jacob si
dichiara e in seguito le chiede di sposarlo. Lei accetta, ma lo ama davvero? Si
certo, ma il suo non è amore, non quello vero almeno. Ed Edward? Cosa farà a
questo punto? E se si accorgesse proprio ora che sta per perdere la persona più
importante della sua vita? E se lei lo considerasse solo il suo migliore amico?
E se invece non fosse così? La loro è solo amicizia? Si certo, ma non del
tutto. Cosa succederà, allora? Bella sposerà Jacob? Forse solo da uno sbaglio
si può scoprire la verità. Ma qual è questa verità?
INTRODUZIONE:Edward lascia Bella per
permettergli di vivere una vita normale, ma prima di farlo esaudisce il
desiderio dell’unica ragazza che abbia mai amato. Dopo la sua partenza le cose
cambiano e Bella non vivrà la vita che Edward ha sperato per lei. Si ritroverà
vampira, con un figlia da crescere e un passato da ricordare. Riuscirà a
ricordarsi del suo unico e vero amore? Ma soprattutto riuscirà a rincontrarlo?
INTRODUZIONE: Rosalie, Bella e Alice
sono tre sorelle newyorchesi che si trasferiscono a Phoenix. Sono le classiche
ragazze popolari che tutti invidiano, dal carattere forte e deciso e che non si
fanno mettere i piedi in testa da nessuno. A Phoenix le loro vite si
incroceranno con quelle di tre fratelli Emmett, Edward e Jasper, anche loro dal
carattere forte. Nessuno di loro crede nell’amore, ma presto si renderanno
conto di sbagliare, presto l’amore entrerà nelle loro vite e da lì tutto
cambierà.
INTRODUZIONE:Bella è una semplice
ragazza che vive a Phoenix. Ha un fratello e due sorelle gemelle. La sua vita
ruota intorno ai Cullen, i suoi migliori amici, la sua seconda famiglia. E poi
c’è Tay, il suo fidanzato, ma lei ne è davvero
innamorata? La sua vita è perfetta come crede? Il ritorno in città di Edward,
il suo amico di sempre, gli incasinerà la vita e presto si renderà conto che
quell’amico con il quale non fa altro che litigare non è poi solo un amico. Le
cose non saranno semplici e in una notte tutto si complicherà.
INTRODUZIONE:Bella è una ragazza alla moda che vive a Orange Country, con una
storia difficile alle spalle, chiusa, ma allo stesso tempo ribelle verso gli
altri incontra lui, Edward, un playboy da strapazzo, ribelle, odioso,
presuntuoso, aggressivo, ricco e che non fa altro che dedicarsi con i suoi
amici ricconi a feste mondane e al lusso più sfrenato. Riuscirà lei a lasciarsi
andare all'amore? E lui? Riuscirà a mettere la testa a posto? E se tutto
iniziasse ad andare x il verso giusto? Lei non sa, però, che un segreto alena
dietro di lei, un segreto che lui non intende svelarle, non subito almeno, ma
poi non sarà tardi? Una storia ricca di divertimento, scontri, ribellioni, ma
amore, tanto amore. Sono tutti umani.
INTRODUZIONE:Un semplice invito di matrimonio può cambiare quella che sembra
essere diventata una vita stabile? Questo si chiede Bella quando si ritrova tra
le mani l’invito del matrimonio di Alice e Jasper. Partire e raggiungere quella
che un tempo era la sua migliore amica affrontando i fantasmi del suo passato?
Oppure restare a casa e non correre rischi? Bella vive a New York, fa la
giornalista, si è lasciata i Cullen alle spalle e si porta dietro da cinque
anni due grandi responsabilità che portano il nome di Ej e Lizzie. Chi sono? E
che c’entra Edward in tutto questo? Se vi va di scoprirlo correte a leggere la
mia storia. Sono tutti umani.
INTRODUZIONE:Isabella Swan fugge via dalla sua città all’ètà di dieci anni,
grassottella e timida viene presa in giro da tutti. Si rifugia a Jacksonville
dalla madre, ma otto anni dopo il brutto anatroccolo si è trasformato in un
bellissimo cigno. Decide di tornare a Beverly Hill, la sua città natale, dove i
suoi vecchi amici la attendono, ma Bella è cambiata non solo fisicamente e
vuole prendersi la sua rivincita su tutti coloro che un tempo la prendevano in
giro. Nella sua vecchia città, però, non tutto è come lo ha lasciato. I Royal
King, i suoi vecchi amici, sono in lotta continua contro i Blue Ice, un altro
club di ragazzi popolari e ricchi. Cosa succederà con l’arrivo di Bella? Che
succederà se un giorno i due gruppi si ritrovano costretti a collaborare?
Filerà tutto liscio? Personaggi decisamente diversi da come abbiamo imparato a
conoscerli, ma chissà…magari dall’odio nascerà qualcos’altro e quella che era
sembrata una rivincita potrebbe diventare ben altro. Sono tutti umani. Vi ho
incuriosito? Correte a leggere.
Questi personaggi non mi appartengono, ma sono proprietà di Stephenie
Meyer
Questi personaggi non mi appartengono,
ma sono proprietà di Stephenie Meyer. Questa storia è stata scritta senza alcun
scopo di lucro.
Eccomi qui con un
altro capitolo. Come vedete stavolta non ci ho messo molto, spero che così
possiate perdonare il ritardo dell’altra volta. Domani parto per via dell’Università
e non riuscirò a postare prima della fine della settimana prossima visto che lì
non ho la connessione per il momento. Ecco perché ho postato oggi e non vi ho
fatto aspettare troppo. Spero apprezziate. Godetevi il capitolo e alla fine di
questo non uccidetemi, per favore, altrimenti non potrete sapere il continuo. Un
bacio e buona lettura a tutti.
Capitolo 29
Inaspettato
POV BELLA
Alle otto e mezzo
in punto ero in ufficio a terminare di sistemare il book per l’uscita del mese
di Agosto, mentre aspettavo che il nuovo arrivato si decidesse a farsi vedere.
In fondo
l’appuntamento era per le nove il che giustificava la sua assenza. Quando
terminai di sistemare tutto chiamai Ashley e le consegnai il book dicendo che
avrei sistemato le ultime cose quando Kirsten mi avrebbe consegnato l’anteprima
della nuova linea di Oscar de la Renta.
Tornai in ufficio
e accesi il pc per controllare la posta e risposi ad alcune e-mail mandatami
per confermare o disdire qualche appuntamento.
Alle nove in
punto Ashley bussò alla porta annunciandomi l’arrivo di Dylan che feci subito
accomodare sulla sedia di fronte a me.
- Bellissima
anche di prima mattina – esordì lui dopo avermi salutata.
- Eliminiamo
questi convenevoli e parliamo di lavoro. Seguimi e ti mostro l’edificio, poi
parleremo del compito che ti è stato affidato – dissi a lui con tono
professionale prima di alzarmi dalla sedia e dirigermi fuori.
Quando si
trattava di lavoro non mi piaceva perdere tempo o scherzare. Prima il lavoro e
poi il piacere, questo era il mio motto.
Dylan non aggiunse
nulla e mi seguì silenziosamente in questo giro guidato nella redazione del
giornale.
- Partiamo da un
concetto fondamentale. Vogue è una
rivista di moda, la più importante al mondo e qui possono lavorare solo coloro
che hanno delle buone potenzialità e che sanno sfruttarle. Kirsten è la
direttrice e un anno fa mi ha assegnato il ruolo di vicedirettrice e da allora
è come se la rivista si sia sdoppiata. Lei si occupa di cercare gli stilisti,
di vedere le collezioni dando la sua opinione e ti assicuro che in questo
ambiente il suo giudizio è l’unico che conta. È il simbolo della moda in tutto
il mondo, mentre io mi occupo dell’impaginazione, della sequenza degli
articolo, in pratica della struttura della rivista. Inoltre, il mio compito è
quello di scrivere gli articoli da prima pagina, motivo per cui incontro
quotidianamente personaggi di un certo spessore per fare delle interviste. Gli
articoli che poi verranno pubblicati sulla rivista passano sotto il mio
controllo, se manca il mio ok, l’articolo viene riscritto. Ci siamo fin qui? –
domandai a lui per essere certa che stesse capendo come funzionava l’azienda.
- Beh in poche
parole Kirsten si occupa della moda in generale, va ad anteprima ed ha contatti
con modelle e stilisti, mentre tu ti occupi della struttura e dei contenuti del
giornale intervistando non solo personaggi della moda, ma anche altre persone
che hanno comunque un’importanza non indifferente, giusto? – mi chiese lui per
avere una conferma.
- Vedo che
assimili bene. Adesso seguimi – gli risposi sorridendogli.
Dopo avergli
spiegato bene i ruoli di ogni singolo componente dell’azienda, passai a
mostrargli l’azienda.
Gli mostrai l’ingresso dell’edificio dove due
ragazze sedute nelle loro postazioni rispondevano a qualunque domanda gli
venisse posta e che avevano il compito di avvisare telefonicamente gli uffici
appostiti qualora succedesse qualcosa, poi gli feci vedere gli uffici in sala comune dove ad ogni postazione
c’erano giornalisti pronti a scrivere articoli e poi l’altra sala comune dove c’era altri
impiegati a cui erano affidate altre mansioni. Mostrai poi la stanza usata per le riunioni
informali, quella che utilizzavamo quando c’erano dei piccoli dettagli da
chiarire, ma nulla di eccessivo e poi la sala riunioni vera e propria. Poi
gli feci vedere la sala comfort
usata nei momenti di pausa, il bar
dell’azienda, la sala d’aspetto, la sala per la pausa pranzo, l’ufficio di Kirsten, la quale al
momento non c’era, il mio, e i vari uffici dei giornalisti più
importanti compreso il suo.
- E infine ci
sono i bagni. Questo è quello degli uomini
e questo quelle delle donne.
Ovviamente chi possiede un ufficio tutto suo ha il bagno privato nell’ufficio
stesso – conclusi io dopo il giro all’intero edificio.
- Cavolo, è
enorme. Non pensavo fosse così grande – mi fece notare lui.
- Beh, dovevi immaginarlo.
Questa di New York è la redazione ufficiale di Vogue, quelle sparse in tutto il
mondo dipendono da noi qui, è normale che sia così grande. Tutto quello che c’è
qui è presente per un motivo ben preciso. Qui niente è lasciato al caso – gli
feci notare mentre mi dirigevo di nuovo nel mio ufficio seguita da lui.
Mi sedetti sulla
mia poltrona e lui di fronte a me, con una scrivania a dividerci.
- Bene, adesso
parliamo di lavoro – esordì accendendo il pc che avevo messo in standby quando
mi ero allontanata per fargli visitare l’edificio.
- Perché scusa
fino ad ora di cosa abbiamo parlato? – mi domandò lui curioso.
- Spiritoso – gli
risposi solamente – che incarico ti ha dato Kirsten? – domandai poi per
concentrarmi su ciò che bisognava fare.
Non ero una di
quelle che amava perdere tempo.
- Caspita non ti
facevo così professionale – mi fece notare lui sorridendomi.
- Siamo a Vogue
non in una redazione di un qualsiasi giornale – gli spiegai come se la cosa
fosse ovvia.
- Ma un po’ di
elasticità ci vuole – mi disse lui.
- Qui
l’elasticità non è contemplata, faresti bene ad abituarti alla cosa. Ti ripeto,
che incarico ti ha dato Kirsten? – domandai di nuovo leggermente infastidita.
Lui mise la mani
in avanti in segno di resa, poi mi sorrise.
- Il mese prossimo
John Richmondmette in
passerella la sua nuova collezione. Il mio compito è quello di presentare un
reportage su tutto ciò che sta dietro questa nuova collezione. Entrare in quel
mondo, conoscere lo stilista, capire come lavora, conoscere i suoi assistenti e
le modelle, capire cosa spinge tanta gente ad acquistare i suoi capi. Il tutto
accompagnato da un servizio fotografico – mi spiegò lui tornando serio e la
cosa mi piacque parecchio, perché significava che prendeva sul serio il suo
lavoro.
A Vogue questa
era una prerogativa base di tutti i dipendenti.
- In pratica devi
fare una sorta di backstage su questo nuovo evento mondano – riassunsi io in
poche parole.
- Esatto e tu a
quanto pare dovrai aiutarmi – continuò lui sorridendo.
- Così
sembrerebbe. Bene, allora cerca di metterci tutto l’impegno possibile. Da
questo incarico dipende tutta la tua carriera futura – gli rivelai sincera.
- Che vuoi dire?
– mi domandò curioso.
- Che se fallisci
puoi stare sicuro che Kirsten ti sbatterà fuori di qui prima che tu te ne
accorga e se questo dovrebbe succedere dimenticati pure la carriera da
giornalista. Kirsten ha moltissime conoscenze e gli bastano un paio di
telefonate per rovinarti la carriera e non farti più assumere da nessuna parte
– gli spiegai.
Assurdo a dirsi,
ma era la verità, considerato che in passato qualche cosa del genere si era già
verificato.
- Devo dire che
sei molto incoraggiante – mi canzonò lui.
- Sono solo molto
realista. Prevenire è meglio che curare. Ti sto avvisando in modo che in futuro
tu non ti stupisca se questo dovesse accadere – gli dissi seria.
- Bene, lo terrò
a mente. Ho faticato per trovare posto qui e non ho intenzione di sprecare
questa opportunità – mi rispose lui deciso più che mai.
Avrei tanto
voluto dirgli “bravo, questo è lo spirito
giusto”, ma non lo feci perché era meglio farsi vedere più distaccati in
modo che lui avrebbe sempre mantenuto in chiaro il fatto che io fossi il capo.
La cosa che avevo
imparato da Kirsten era proprio questa. “Se
non vuoi che gli altri si approfittino di te stai bene attenta a mantenere
sempre chiare le posizioni. Fai sempre vedere all’altro chi comanda”. Queste
parole erano, ormai, marchiate a fuoco nella mia mente, motivo per cui non
avrei mai potuto dimenticarle.
- Bene, è tutto.
Buon lavoro – dissi poi a Dylan per congedarlo.
- Tutto qui? Beh
com’è che si dice? Prima il dovere poi il piacere. Il dovere l’abbiamo già
fatto, non ci resta che il piacere adesso – mi fece notare lui come se la cosa
fosse ovvia.
- Mettiamo subito
le cose in chiaro. Mi piace avere un buon rapporto con tutti coloro che
lavorano qui, mi piace istaurare un certo feeling lavorativo e tutto il resto e
mi piace che tutti si sentano in qualche modo allo stesso livello, ecco il
perché della mia disponibilità, ma so benissimo anche fare il capo e mantenere
le distanze. Tutto questo per dirti che siamo qui solo per il dovere, il
piacere non esiste. Quindi cerca qualcun’altra a cui fare la tua corte sfrenata
perché con me caschi molto male – gli spiegai senza troppi giri di parole.
- Qualcosa mi
dice che digerisci poco gli uomini – continuò lui nonostante mi avesse visto
assumere un’espressione un po’ stizzita.
- Diciamo
piuttosto che io e gli uomini viaggiamo su due binari opposti. C’è solo un uomo
nella mia vita ed è mio figlio – gli risposi guardandolo seria.
- Da come parli
immagino tu abbia avuto una grande delusione e immagino che a deluderti sia
stato il padre dei bambini, ma ricorda che non tutte le persone sono uguali – mi
rivelò lui mentre io sentì come un pugnale che si conficcava nel cuore.
Solo al pensare
al padre dei miei figli, ad Edward, mi sentivo morire e sinceramente non sapevo
se concordare con Dylan oppure no. Trame ed Edward non sapevo chi avesse più
deluso l’altro.
Mi dava un
fastidio enorme che qualcuno potesse parlare della mia situazione senza sapere
come davvero stavano le cose.
- Dylan sarò più
chiara. O ti limiti ad avere con me un atteggiamento professionale o provvederò
a farti aiutare da qualcun altro – gli dissi glaciale lanciandogli uno sguardo
di fuoco.
- Colpita e
affondata. Ho centrato il problema, comunque sta tranquilla, non dirò e farò
più nulla. Mi limiterò ad essere quanto più professionale possibile – mi
rispose serio, ma con lo sguardo di uno che la sapeva lunga.
- Benissimo, vedo
che iniziamo a capirci. Adesso puoi andare. Io ho del lavoro da finire – gli
comunicai mentre lui si alzò dalla sedia e dopo un “ciao” si dileguò.
Restai in ufficio
tutta la mattinata saltando perfino l’ora di pranzo. Non avevo fame. Avevo lo
stomaco che sembrava chiudersi sempre di più ogni giorno che passava. E non
potevo farci nulla.
Mi concentrai a
lavorare finendo un paio di articoli che avevo iniziato il giorno prima, ma che
poi non avevo concluso, fino a quando non vidi aprirsi la porta di botto e due
piccole pesti entrare saltellando allegramente.
Fecero il giro
della scrivania e mi si buttarono addosso felici più che mai e la cosa non
sapevo se dovesse rendermi felice o meno.
Vedere
quell’espressione gioiosa nei loro sguardi era una gioia anche per me, ma
sapere che quella felicità era dovuta al fatto che gli avessi raccontato del
papà, un papà che molto probabilmente non avrebbe voluto niente a che fare con
loro, certo non poteva che farmi stare male.
Jake era rimasto
alla porta e mi guardava con espressione indecifrabile.
- Mamma abbiamo
raccontato a zio Jake di papà – mi rivelò tutta contenta Lizzie.
E fu allora che
capii il motivo di quello sguardo. Jake aveva paura proprio quanto me, paura
che la felicità di quei bambini venisse presto spazzata via come un castello di
sabbia.
- E anche lui è
contento – continuò Ej felice più che mai.
Io non sapevo
cosa dire così mi limitai a sorridere a loro e poi a guardare Jake che adesso
aveva assunto un’espressione più dolce, più comprensiva.
- Allora, come
mai voi qui? – chiesi poi per cambiare discorso.
- Zio Jake ci ha
portati al luna park e prima di tornare a casa gli abbiamo detto di venire da
te – mi spiegò Lizzie.
- Ottima idea –
dissi loro mentre sorrisi a Jake.
- Quando
tornicasa? – mi chiese Ej continuando a
sorridere.
Controllai
l’orario e mi accorsi che erano le sette della sera.
- Fra un’oretta
circa – risposi sincera.
- Allora noi ti
aspettiamo a casa, ok? – mi domandò Lizzie.
- Ok tesoro – le
dissi sorridendole.
I piccoli mi
diedero un bacio sulla guancia ciascuno, poi si diressero verso Jake, lo
oltrepassarono e uscirono dall’ufficio.
- E così
gliel’hai detto – disse Jake avvicinandosi a me.
- Non potevo più
tenerglielo nascosto – gli feci notare.
- Hai fatto la
scelta giusta – mi rispose lui.
- Non se sono poi
così sicura – gli rivelai sincera più che mai.
- Vedrai che si
farà vivo. Non so di quale Edward tu sia innamorata adesso, se del ragazzo
ventenne di un tempo o se dell’uomo matura che è adesso o se di tutti e due, ma
so che lui non scapperà. Il vecchio Edward forse lo avrebbe fatto, ma non lo
farà la persona che ho conosciuto fino ad ora. Sii paziente ed aspetta. Quando
si riprenderà si farà vivo – mi disse lui mentre io mi buttai tra le sue braccia
e lo strinsi forte a me.
- Lo spero, lo
spero tanto – riuscì solo a dire.
Restammo
abbracciati per un po’, poi nell’ufficio comparvero le due testoline di Ej e
Lizzie che pregarono Jake di tornare a casa.
Mi diedero un altro
bacio e poi andarono via mentre io mi rimisi al lavoro sperando con tutto il
cuore che Jake avesse ragione.
Non mi importava
se Edward mi perdonasse o meno, adesso l’unica cosa che volevo era che lui
fosse presente nella vita dei suoi figli. Io sarei stata capace di nascondere
il dolore e di sopportare l’ennesima delusione, ma loro no, loro non ne ero
capaci e soprattutto non lo meritavano.
Con questi
pensieri mi concentrai di nuovo sul lavoro, fino a quando sentii qualcuno
bussare alla porta.
- Avanti – dissi
e Ashley entrò in ufficio.
- Signorina Swan,
Dylan chiede di lei – mi spiegò.
Feci segno di
farlo accomodare e quando lui si sedette di fronte a me tornai a guardare
Ashley.
- Non passarmi
nessuna chiamata e se qualcuno chiede di me digli che sono in riunione – le
comunicai mentre lei dirigente come sempre abbassò la testa in senso di annego
e poi uscì dalla stanza.
Restai per più di
un’ora e mezza in ufficio con Dylan, il quale mi presentò il materiale che era
riuscito a trovare in un solo pomeriggio e in quel momento non potei che dare
ragione a Kirsten. In quel ragazzo c’era davvero un grande potenziale.
Gli spiegai
alcune cose e risistemammo il lavoro appena fatto, poi controllai l’orario e mi
resi conto che erano già le otto e mezzo e che dovevo staccare alle otto. Come
al solito mi ritrovavo chiusa in quell’ufficio anche dopo l’orario necessario,
anche quando tutti, ormai, erano tornati a casa.
- Per oggi va
bene così, abbiamo fatto anche più del dovuto. Ottimo lavoro per essere al tuo
primo giorno – dissi a lui mentre lo vidi sorridermi raggiante.
- Diciamo che qui
dentro gli stimoli non mancano – mi rispose lui mentre sentii bussare alla
porta e la cosa mi stupii visto che vista l’ora non doveva esserci nessuno in
ufficio.
Dopo un mio
“avanti”, la porta si aprii.
- Signorina Swan
scusi il disturbo – mi disse Ashley entrando in ufficio con un’espressione un
po’ stranita.
- Che succede
Ashley? Come mai ancora in ufficio? Dovresti essere a casa già da mezz’ora – le
feci notare stupita di vederli lì.
- Lo so, ma è più
di tre quarti d’ora che cerco di intrattenere una persona di là che chiede di
lei – mi spiegò lei.
- Digli che sono
in riunione e che non è l’ora adatta per ricevere persone – le proposi
sorridendole.
- Ho provato di
tutto. Ho detto che era in riunione, che l’ora era tarda, che per oggi non
poteva riceverlo, ma non desiste. Se non fosse per la sua estenuante petulanza
non sarei venuta qui a disturbarla visto che mi aveva avvisato che non voleva
essere interrotta – mi fece notare Ashley.
- Posso capire
chi è? – domandai poi curiosa.
- Non ha voluto
dirmi il suo nome. Ha espressamente detto che vuole parlare con lei e non
sembrava molto contento quando gli ho detto che lei non poteva riceverlo – mi
rispose la mia segretaria.
- Bene, comunicagli
che sono tornata a casa. Se vuole parlare con me tornerà domani – le comunicai
un po’ scocciata dall’insistenza che aveva mostrato tale persona.
Ashley annuì e
richiuse la porta dopo essersi scusata nuovamente per l’interruzione.
- Certo che non
hai pace – mi fece notare Dylan.
- Beh diciamo che
sono abbastanza impegnata – gli risposi prima di sentire un fracasso infernale
fuori dal mio ufficio.
Cosa diavolo
stava succedendo?
- No, non si
permetta. Lei non può entrare – urlava Ashley a qualcuno – si fermi, le ho
detto si fermi – continuava prima che la porta del mio ufficio venisse aperta
violentemente e fu allora che lo vidi.
Lì, a qualche
metro da me, bello come un David di Michelangelo c’era l’uomo che mi aveva
rapito il cuore una lontana primavera di molti anni prima, l’uomo che mi aveva
donato la gioia più grande, quella di essere madre.
Ero contenta di
vederlo lì? Si, lo ero eccome, ma la mia felicità venne spazzata via non appena
incontrai i suoi occhi, duri e delusi come non li avevo mai visti.
Non mi aspettavo
di vederlo, non adesso almeno, non ancora, ma era inutile dire che ci speravo,
ci avevo sperato con ogni fibra del mio essere.
- Ma dico, è
impazzito, lei qui non può entrare – disse Ashley raggiungendo il mio ufficio –
mi scusi signorina Swan, ma non sono riuscita a fermarlo – continuò poi lei
rivolgendosi a me.
- Non
preoccuparti Ashley. Vai pure a casa, qui ci penso io – dissi a lei
sorridendole.
- Non è meglio
far salire la sicurezza? – mi domandò lei preoccupata.
- No, non serve.
Conosco quest’uomo. Tranquilla, torna pure a casa – le risposi dolcemente
mentre lei dopo essersi scusate e aver lanciato uno sguardo di fuoco a Edward
uscì dal mio ufficio.
Lui guardò me,
poi spostò lo sguardo su Dylan seduto di fronte a me.
- Vedo che in
tutti questi anni sei diventata molto brava a mentire. Eri in riunione, vedo
che gran bella riunione stai facendo. No, ops, quasi dimenticavo la riunione è
finita e sei tornata a casa. Beh, devo dire che come casetta questa è proprio
carina – mi disse Edward chiudendosi la porta alla spalle.
Non mi ci volle
un genio per capire che quella battuta aveva un doppio taglio. Da un lato era
un modo per complimentarsi con me per la mia bugia sui bambini, dall’altro per
avvalorare la sua tesi di quanto io fossi bugiarda essendomi fatta negare dalla
segretaria.
Certo non potevo
sapere che sarebbe arrivato lui, altrimenti non lo avrei mai fatto.
Nonostante tutto,
però, potevo chiaramente capire le sue intenzioni. Se era lì non era certo per
me, era solo per ricevere le spiegazioni che in aeroporto non ero stata in
grado di dargli.
- Non potevo
sapere che saresti arrivato, quindi mi sembra normale che mi sia fatta negare.
Se controlli l’orologio io dovrei già essere a casa, non potevo certo perdere
dell’altro tempo con qualcuno che si presentava qui a quest’ora – gli feci
notare.
- Giusto, la
grande Isabella Swan è troppo impegnata per poter prestare del tempo a
qualcuno. Perdonami, la prossima volta ti mando un comunicato stampa che ti
avvisi del mio arrivo – mi rispose lui sarcastico.
- Mamma mia
quanto sei acido, mi ricordi tanto un bicchiere di latte scaduto – intervenne
Dylan per la prima volta nella discussione e fu allora che vidi negli occhi di
Edward il ragazzo che era stato un tempo, quello menefreghista e incurante di
ferire le persone, mi sembrava di avere di fronte il teppistello che era stato
per troppo tempo, quello sfacciato e incurante delle regole.
Mi sembrò di
vedere nei suoi occhi tanta di quella rabbia o meglio di fastidio
nell’affermazione di Dylan che non mi sarei stupita se lo avesse preso a pugni.
Lo guardò
strafottente e poi fece una risalta falsissima.
- Certo che sei
proprio simpatico, simpatico come un riccio nelle mutande – gli rispose e in
quel momento davvero rividi il ragazzino che era stato in passato.
- Dylan è meglio
che tu vada. Tanto avevamo finito. Continuiamo domani, buonanotte – dissi
rivolgendomi al mio collega di lavoro.
Certo non era per
niente salutare che lui restasse ancora in quella stanza.
- Ma… – provò a
insistere lui.
- Hai sentito?
Fuori – disse Edward alzando la voce e aprendo la porta facendogli cenno di
uscire.
Ok, adesso era
ufficiale. Edward era incazzato nero e di sicuro non lo era con Dylan, ma con
me, ma ciò non gli impediva di prendersela con chiunque.
Dylan guardò me
sconvolto e io scrollai le spalle e gli feci cenno di andarsene. Lui tornò a
guardare Edward che lo stava osservando con sguardo di fuoco, poi si voltò di
nuovo verso di me.
- Voi donne vi
innamorate sempre degli stronzi – mi disse sottovoce per non farsi sentire da
lui, poi uscì dalla stanza senza degnare di uno sguardo Edward che pensò bene
di richiudere subito la porta sbattendola con vigore.
Riflettei sulle
parole di Dylan e mi resi conto che forse aveva capito che il ragazzo appena
entrato altri non era che la causa della mia reticenza sugli uomini, ma ciò che
lui non poteva sapere era che se Edward adesso stesse facendo la parte dello
stronzo, la colpa era solo mia. Edward non era così, non lo era mai stato, non
con me almeno.
- Hey innanzitutto
calmati e poi siediti – gli dissi cercando di mostrare un tono di voce fermo e
deciso, ma mi riusciva molto a fatica.
Il suo sguardo
sembrò addolcirsi un po’, ma tornò subito ad essere freddo e glaciale e quando
prese posto di fronte a me lo vidi passarsi una mano fra i capelli, segno
indiscutibile che fosse parecchio nervoso.
- Mi devi delle
spiegazioni – esordì poi guardandomi dritto negli occhi.
Era il momento
della verità, di tutta la verità e dentro di me avevo solo una speranza e cioè
che lui potesse mettersi nei miei panni e capirmi, solo così mi avrebbe potuto
perdonare, ma purtroppo guardando i suoi occhi, che altri non erano se non lo
specchio perfetto della sua anima, mi rendevo conto che in quel verde smeraldo
che tanto amavo non c’era assolutamente spazio per il perdono.
…Adry91…
SPOILER:
- E cosa dovevo
fare? Dirti che eri tu il padre? Dovevo dirti questo è scombussolare la vita di
tutti lì dentro? Ti sei forse dimenticato che stavi con un’altra donna? Che c’era
un’altra donna. Avrei dovuto dirti di si, per farti sentire in colpa e
soprattutto per legarti forzatamente a me quando ero certa che tu non lo
volessi? – gli domandai retorica cercando si spiegare le ragioni che mi avevano
spinta a comportarmi in quel modo.
- Eri certa che
io non volessi te? Ma se da quando sei tornata non ho fatto altro che fartelo
capire. Bella, inventante una migliore, perché questa proprio non regge – mi
fece notare prendendomi in giro e fu allora che non ci vidi più e un sonoro ceffone
partì dritto in direzione della sua faccia […]
Risposte alle vostre recensioni:
- fabiiiiiiiii: Sono contenta che anche questo capitolo sia
stato di tuo gradimento.
- baby2080: Beh si, in effetti
i gemelli l’hanno resa proprio bene, mentre Edward sembra piuttosto arrabbiato
con Bella. Sul nuovo ragazzo, che tra l’altro è una nostra vecchia conoscenza,
non posso dire nulla. Vedremo cosa succederà.
- isabellacullen: Beh credo che era impossibile che i bambini
la prendessero male considerato che adorano Edward. I gemelli hanno pensato che
Edward non li volesse, ma Bella gli ha spiegato come stanno le cose e loro
hanno capito. Il tizio della discoteca, beh lo rivedremo di sicuro. Qualcuno mi
aveva perfino chiesto se li avremmo rivisti quelli della discoteca e ho detto
che poteva essere si come poteva essere no, ma sapevo già che uno dei due
sarebbe ricomparso. Immagino che non ti stia molto simpatico, credo che non
starà simpatico a molti. Edward come vedi sembra ancora arrabbiato, vedremo
cosa si diranno.
- Nusia: Sono contenta che il capitolo ti sia
piaciuto, ma che soprattutto ti abbia emozionato a tal punto da farti scendere
qualche lacrima. Si, all’età dei gemelli è tutto bianco o nero, non esistono le
sfumature, motivo per cui è impossibile che loro non fossero felici. In effetti
Bella soffre parecchio. Vediamo adesso cosa succederà con Edward.
- sguardoalcielo: Anche io ho frequentato il tuo stesso liceo
e sinceramente lo ritengo bellissimo. Sono stati anni bellissimi quelli, in
tutti i sensi. I bambini dovevano assolutamente sapere e adesso anche Edward è
tornato. Cosa succederà?
- mary74: Beh in effetti
anche i bambini avevano il diritto di sapere la verità e l’hanno presa
benissimo. Edward ha sbagliato questo è ovvio, ma anche Bella avrebbe potuto
essere sincera. In tutti i casi credo che entrambi abbiamo sbagliato, quindi
non ci resta che scoprire cosa succederà.
- antonellalantigua: Beh di sicuro ti aspettavi un
confronto nel capitolo stesso, ma dovrai aspettare il prossimo capitolo. Sono
comunque contenta che la storia ti piace.
- Martina vanderwoodsen: Lo so che non
aggiorno come prima, ma purtroppo non ho la connessione sempre disponibile
adesso. Spero si risolvere il problema al più presto.
- KatyCullen: Non posso dirti nulla né sul nuovo collega
di Bella, né sul suo rapporto con Edward. Ti posso solo dire di avere pazienza
e di continuare a leggere la storia. Adesso intanto non ci resta che vedere il
confronto tra Bella ed Edward.
- francy_cr: Sono proprio contenta che la storia ti
emoziona e che ti piace. È questo l’obiettivo che mi prefisso quando scrivo.
Spero che anche i prossimi capitoli posso avere su di te lo stesso effetto.
Quanto ai bambini, concorso con te, sono davvero spettacolari.
- Giuly_Stewart: In effetti la reazione di Edward è più che
comprensibile. Lui aveva fiducia in Bella, ma si è reso conto che lei gli ha
mentito su una cosa tanto importante ed è rimasto scioccato e deluso. Per i
bambini concordo con te, sono spettacolari. Bella, beh diciamo che anche lei ha
fatto i suoi errori. Avrebbe dovuto dire la verità ad Edward, almeno doveva
farlo quandolui gli ha chiesto se i
bambini fossero suoi o meno. Su Dylan non posso dire nulla, ancora è presto e
non posso sbilanciarmi. Posso solo dire che lo rivedremo. Che altro dire? Beh
vediamo cosa succederà adesso tra quei due. Chiariranno oppure no? Non ci resta
che aspettare per scoprirlo.
- shining_cullen: In effetti Bella un po’ si casino l’ha
creato davvero. Che le parti si siano invertite credo sia piuttosto normale, ma
dobbiamo prima sentire quello che dice Edward, magari è tutto un fuoco di
paglia. Vedremo. In tutti i casi credo che sia normale che Edward sia piuttosto
arrabbiato con lei.
- bale86: Beh si, l’uragano
Edward sembra abbia intenzione di abbattersi. Che succederà? Lo so vi ho
lasciato con il fiato sospeso, ma sapremo presto cosa succederà. In questa
storia hanno sbagliato entrambi e prima lo capiranno, meglio sarà.
- ste87: Si, in effetti le
recensioni sono parecchie e non posso che essere contenta per questo. Significa
che la storia piace davvero. Lo so, Edward, non c’era nello scorso capitolo, ma
come vedi è tornato. Non posso aggiungere altro, dovrai solo aspettare il
prossimo capitolo per capirci di più.
- Ed4e: Immagino che tu
speravi in un confronto già in questo capitolo, ma conoscendomi dovevi
aspettarti che non sarebbe arrivato. Dovrai aspettare il prossimo capitolo, ma
almeno da questo capitolo hai capito che avevi ragione in quanto Edward è
davvero incazzatissimo. Su Dylan non posso dire nulla, se non che lo
incontreremo ancora.
- loy90: Si, in effetti i
bambini l’hanno presa proprio bene, ma non poteva non essere così. Bella ha
fatto quella promessa ai bambini per non dispiacerli e deluderli, ma sa che è
una promessa senza fondamento perché il mantenimento di quella promessa non
dipende certo da lei. Quanto ai motivi che hanno spinto Edward ad andare a New
York non ci resta che aspettare il prossimo capitolo.
- marios: Beh credo che fosse doveroso da parte di
Bella dire la verità ai bambini. Sono contenta che la storia ti piace. Beh
Edward in effetti sembra molto arrabbiato, chissà cosa succederà e cosa si
diranno. Non ci resta che aspettare il prossimo capitolo.
- JessikinaCullen: In effetti hai ragione. Sembra che tutto
sia tornato alla normalità, sia tornato a due settimana prima, ma purtroppo o
per fortuna così non è e sono cambiate molte cose. Adesso Bella dovrà
affrontare un’altra sfida con la vita, come se già non ne avesse affrontate
abbastanza. Beh in effetto Dylan è proprio carino, questo bisogna ammetterlo,
per il resto non posso aggiungere altro. Vedremo in seguito se sarà un
personaggio positivo o negativo. Si, i bambini sono due vere pesti travestiti
da angeli e Jake ne sa qualcosa. La camera sono contenta che ti sia piaciuta,
volevo creare una camera “comune” che Bella potesse usare quando i bambini
volevano dormire insieme. Lizzie è sveglissima, Ej pure, ma non quanto la
sorella, ma come hai detto tu c’è da giustificarlo. È comunque un maschio. Bella
ci sta da schifo questo credo sia normale, in fondo lei ama Edward e sa che in
qualche modo lo ha deluso. Quanto a Edward e quello che ha detto riguardo alla
morte di James, beh credo che tutti in circostanze del genere l’avrebbero
pensato. Morire e lasciare in vita un bambino non è facile, motivo per cui
Edward avrebbe in qualche modo essere morto al posto dell’amico. Ho visto che
mi hai aggiunta su facebook e io ho accettato l’amicizia.
- fania115: Sono contenta che
questo capitolo ti sia piaciuto. Spero ti piaccia anche il prossimo.
- witch77it: Beh si,
conoscendomi dovevi saperlo che avrei concluso in quel modo. Sono contenta che
ti piace l’entrata in scena di Dylan. Come vedi ho postato prima stavolta, ma
il prossimo non arriverà prima della settimana prossima visto che torno
all’Università e lì purtroppo sono senza linea.
- tittyswan89: Mi fa davvero
piacere che la storia ti piace. Mi auguro di tutto cuore che possa piacerti
anche ciò che ho in mente per il futuro di questa storia.
- Fra_Volturi: Su Dylan ho la bocca cucita, non posso dire
nulla. I bambini l’hanno presa benissimo come vedi, ma del resto c’era da
aspettarselo. Loro adorano Edward. Sulla promessa, c’è poco da dire, Bella l’ha
fatta solo per non deludere i bambini, ma sa che non dipende da lei mantenerla
o meno, ma non poteva fare altrimenti, non al momento almeno. Come vedi Edward
sembra proprio arrabbiato, cosa succederà? Non ci resta che attendere il
prossimo capitolo per scoprirlo.
- yara89: Sono contenta che
le mie storie ti piacciano e questa in mezzo alle altre, anzi che sia la
preferita tra quelle che ho scritto. Ho cercato di scrivere di persone normali,
persone che sbagliano e che hanno difetti come accade nella realtà. Edward
conosce Bella meglio di come conosce se stesso e lo stesso vale per Bella nei
confronti di Edward, ma purtroppo il dolore della separazione e cinque anni di
lontananza sono bastati ad inclinare un rapporto solido come il loro. Troppi
dubbi, troppo incertezze c’erano per capire davvero la verità. Come vedi la
tempesta è iniziata, vediamo cosa succederà nel prossimo capitolo. Non posso
anticiparti nulla, ma vedrai che già dal prossimo capitolo le intenzioni di
Edward saranno chiare a tutti.
- rorry: Beh a dire il vero, a volte fatico io stessa
a capire come sono davvero. Ho un carattere un po’ complicato. Gelosa, beh
quello lo sono parecchio, ma credo che quando si voglia bene a qualcuno sia
normale. Su una cosa hai ragione, però, sono limpida nel senso che sono sincera
al massimo. Mi si legge in faccia come la penso e preferisco essere sempre
sincera piuttosto che fare la bella faccia davanti e poi andare a ridire dietro
le spalle e questo mi rendo conto che molte volte è un difetto, più che un
pregio. Sono contenta che la storia ti piace e ti emoziona, per me è importante
saperlo visto che quello di emozionare è proprio il mio intento quando scrivo
le mie storie. Sui bambini hai ragione, l’hanno presa molto bene. Su Edward,
invece, beh su di lui non posso dire nulla. Scopriremo presto tutto.
- Sabe: Beh credo che dei bambini di cinque anni
siano troppo piccoli per capire certe cose, per distinguere il bene dal male.
Per loro tutto è nero o bianco, non esistono sfumature. I piccoli sono rimasti
sorpresi dalle parole della mamma e sono stati felici di sapere che Edward era
il loro papà, tutto il resto non aveva importanza, non per loro. Si sono
curarti solo di capire se lui non li volesse, ma il resto per loro non aveva
importanza. Sul perdono la penso un po’ come te, certe cose sono difficili da
perdonare, però per esperienza posso dire che una seconda opportunità non
bisogna negarla a nessuno. Ad esempio in caso di tradimento io sono sicura che
non riuscirei a perdonare né a dare seconde opportunità, almeno per adesso la
penso così e non essendomi trovata mai nella situazione non posso dirlo con
certezza, ma per adesso è così. Per il resto credo che una seconda possibilità
possa essere data soprattutto se c’è sentimento vero. Però in linea generale la
penso esattamente come te. Non preoccuparti per quando puoi rispondere,
l’importante è che la mia sia arrivata. Un bacione sister…
- elianaturrisi: Sono contenta che il capitolo ti abbia
emozionata. Spero che possa succedere anche con i prossimi.
- lampra: Su Dylan non posso dirti nulla, non mi
posso pronunciare. Quanto a Bella e alla sua promessa, credo che per non
deludere i bambini almeno in quel momento non poteva non fare quella promessa.
Non ci resta, adesso, che vedere cosa succederà adesso.
- MyPassion: Si, i bambini l’hanno presa benissimo com’è
giusto che sia visto che hanno già conosciuto Edward e si sono affezionati a
lui. Nel prossimo capitolo vedremo cosa si diranno quei due e cosa succederà.
Non ci resta che attendere.
- Austen95: Beh in effetti
l’autrice è più scema dei protagonisti, quindi difficile che riesca a dare a
loro l’intelligenza di cui hanno bisogno. In tutti i casi, tu sai che mi piace
complicare sempre le cose. Che tutto fili liscio come l’olio non mi piace. Su
una cosa hai ragione: prima Ej e Lizzie, loro vengono prima di tutto.
- gamolina: Beh per la fine ci vorrà ancora molto,
molto tempo. Diciamo che arrivati qui siamo a metà o forse anche meno della
metà. Spero non ti dispiaccia. Come vedi Edward è piuttosto arrabbiato, ma per
vedere quello che si diranno bisogna aspettare il prossimo capitolo.
- franz1000: Non posso dire
nulla su Dylan, scopriremo presto se avrà un ruolo nella storia e se lo avrà
quale sarà. Credo che sia Bella che Edward hanno fatto i loro errori, ma
entrambi si nascondono dietro qualcosa. Bella dietro il dolore che lui gli ha
inflitto, lui dietro il dolore inflitto dalla morte di James e dall’immaturità
dei vent’anni. Vedremo che succederà.
- sabryepenny: In effetti era, ormai, doveroso da parte di
Bella rivelare la verità ai bambini. Adesso non ci resta che vedere cosa
succederà tra quei due.
- vanderbit: Io ho fatto il liceo socio-pscico-pedagogico,
quindi diciamo che la materia in qualche modo l’ho già studiata. Certo qui
all’Università è tutta un’altra storia, ma bene o male qualcosina la so. Poi
sono ancora agli inizi, sono una matricola visto che questo è il mio primo
anno, ma vedremo cosa uscirà fuori. Speriamo bene. Io abito in un paesino è
Università non c’è ne sono, ma per entrare ho dovuto fare il test d’ammissione
in due città diverse. Ormai quasi tutte le facoltà sono a numero chiuso,
purtroppo. Non posso dirti nulla riguardo a Dylan, l’unica anticipazione che
posso darti e che lo rivedremo presto. Come vedi sta cercando di corteggiare
Bella, quindi la sua presenza ci sarà ancora, ma non posso dirti se sarà
marginale o meno. Adesso, vediamo piuttosto cosa succederà tra quei due.
- eliza1755: Beh, Bella non
poteva non dire nulla ai bambini vista la situazione che si era venuta a
creare. I bambini l’hanno presa benissimo, ma del resto sono troppo piccoli per
capire davvero come sono andate le cose. Per loro è tutto bianco o nero, non
esistono sfumature. Io sinceramente non condanno né Bella né Edward. Credo
piuttosto che entrambi hanno fatto i loro errori, ognuno per un motivo diverso,
ma hanno sbagliato entrambi, come tu stessa hai detto. Quanto “all’esperienza
suprema” come l’hai definito tu ti posso solo dire che si, lo rivedremo. Come
vedi compare anche in questo capitolo. Non posso aggiungere, però, nulla.
Vedrai.
- sky79: Sono proprio
contenta che la storia ti piace. Spero di non deluderti con i prossimi
capitoli.
- BellsSwanCullen: No, decisamente le cose semplici non mi
piacciono. Adoro complicare sempre tutto. Su Dylan non mi esprimo, dico solo
che lo rivedremo. I bambini l’hanno presa benissimo e in fondo sono troppo
piccoli perché la prendessero diversamente visto che hanno conosciuto Edward e
già gli vogliono bene. Beh se tu fai tante domande sulla storia significa che
ti piace davvero, quindi non posso che esserne contenta.
- Annabella90: Dylan da dove
sbuca? Dall’uovo di Pasqua. Ihihihih! Beh diciamo che la sua comparsa non se
l’aspettava quasi nessuno, ma è successa. Vedremo che succederà con lui, ma
soprattutto con Edward che sembra essere molto arrabbiato.
- alexia18: Hai detto parole
sante. “Beata innocenza”. I bambini sono troppo piccoli perché capiscano cosa
davvero è successo. Dylan d’ora in poi lo vedremo in giro, ma non posso dirti
nulla, né sarà un personaggio importante, né se, invece, avrà un ruolo marginale.
Lo scopriremo andando avanti. Edward è proprio arrabbiato, quindi non ci resta
che vedere cosa succederà.
- mikichan510: Beh si, Bella ha
fatto la cosa migliore a rivelare tutto, anzi forse doveva farlo prima. Bella
ha fatto male a non dire la verità a Edward nel momento in cui gliel’ha chiesta
ed adesso mi sembra normale che Edward sia arrabbiato. Vediamo adesso se
riusciranno a chiarire oppure no. Credo comunque che hanno sbagliato entrambi.
- Bellissima Cullen: Beh infondo nessuno
si aspettava di rivedere Dylan credo, ma eccolo tornare. Non me la prendo
assolutamente, anche perché è giusto che chi legge esprima il proprio giudizio.
Forse ho precisato spesso la cosa, ma è per far capire il legame irrazionale
che c’è tra loro. Comunque grazie per avermelo fatto notare. Cercherò di
correggere questa parte. Sono contenta che le lacrime era di commozione, non
posso che esserne felice visto che l’obiettivo di quando mi metto a scrivere è
proprio quello di emozionare.
- FunnyPink: Beh conoscendomi dovevi immaginarti che
Edward sarebbe tornato arrabbiato. Avrai capito che mi piace complicare sempre
le cose e anche stavolta non mi sono risparmiata. Non anticipo nulla su di
loro, ma nel prossimo capitolo si capirà tutto.
- serenalla: Beh in effetti Dylan ha fatto solo una
piccola comparsa quindi era quasi normale che nessuno se ne ricordasse. Beh
adesso lo abbiamo rivisto e lo rivedremo anche in futuro, ma non posso
aggiungere nulla. Adesso vediamo cosa succederà tra i due.
- Thelionfellinlovewiththelamb: Come vedi il
ragazzo dello spoiler era proprio Edward e come avrai visto sembra piuttosto
arrabbiato. Chissà cosa succederà adesso.
- Singer: Sono contenta che
la storia ti piaccia. Mi auguro che anche questo capitolo e i prossimi a
seguire possano essere di tuo gradimento.
Un grazie di tutto
cuore a tutti voi che avete recensito, a quelli che hanno messo la mia storia
tra i preferiti e nelle seguite. Un altro grazie di cuore anche a coloro che mi
hanno inserita tra gli autori preferiti. Spero che anche questo capitolo sia di
vostro gradimento e recensite. Un bacio.
INTRODUZIONE:Edward ha lasciato Bella in New Moon e non è
non e mai più tornato. Gli anni passano e anche i decenni, ma due anime sono
ancora tremendamente legate tra di loro perché il tempo possa cancellare ciò
che l’amore ha creato. Cosa succederà se un giorno Bella dovesse rincontrare
quella che aveva considerato fin dall’inizio al sua famiglia? E i Cullen e
soprattutto Edward come reagiranno quando scopriranno che Bella è ancora la
diciottenne che avevano lasciato? P.S. Bella non è un vampiro, ma non è
comunque umana. Oltre i vecchi, ci saranno anche nuovi personaggi.
INTRODUZIONE:Bella vive a Phoenix
da quando è nata e la sua vita ruota intorno ai suoi sei migliori amici: Alice,
Rosalie, Emmett, Jasper, Jacob e Edward. Si conoscono fin da quando erano dei
bambini, ma crescendo le cose cambiano e lei si ritrova solo con Jacob e Edward
che sono iperprotettivi nei suoi confronti. Un giorno accade che Jacob si
dichiara e in seguito le chiede di sposarlo. Lei accetta, ma lo ama davvero? Si
certo, ma il suo non è amore, non quello vero almeno. Ed Edward? Cosa farà a
questo punto? E se si accorgesse proprio ora che sta per perdere la persona più
importante della sua vita? E se lei lo considerasse solo il suo migliore amico?
E se invece non fosse così? La loro è solo amicizia? Si certo, ma non del
tutto. Cosa succederà, allora? Bella sposerà Jacob? Forse solo da uno sbaglio
si può scoprire la verità. Ma qual è questa verità?
INTRODUZIONE:Edward lascia Bella per
permettergli di vivere una vita normale, ma prima di farlo esaudisce il
desiderio dell’unica ragazza che abbia mai amato. Dopo la sua partenza le cose
cambiano e Bella non vivrà la vita che Edward ha sperato per lei. Si ritroverà
vampira, con un figlia da crescere e un passato da ricordare. Riuscirà a
ricordarsi del suo unico e vero amore? Ma soprattutto riuscirà a rincontrarlo?
INTRODUZIONE: Rosalie, Bella e
Alice sono tre sorelle newyorchesi che si trasferiscono a Phoenix. Sono le
classiche ragazze popolari che tutti invidiano, dal carattere forte e deciso e
che non si fanno mettere i piedi in testa da nessuno. A Phoenix le loro vite si
incroceranno con quelle di tre fratelli Emmett, Edward e Jasper, anche loro dal
carattere forte. Nessuno di loro crede nell’amore, ma presto si renderanno
conto di sbagliare, presto l’amore entrerà nelle loro vite e da lì tutto
cambierà.
INTRODUZIONE:Bella è una semplice
ragazza che vive a Phoenix. Ha un fratello e due sorelle gemelle. La sua vita
ruota intorno ai Cullen, i suoi migliori amici, la sua seconda famiglia. E poi
c’è Tay, il suo fidanzato, ma lei ne è davvero
innamorata? La sua vita è perfetta come crede? Il ritorno in città di Edward,
il suo amico di sempre, gli incasinerà la vita e presto si renderà conto che
quell’amico con il quale non fa altro che litigare non è poi solo un amico. Le
cose non saranno semplici e in una notte tutto si complicherà.
INTRODUZIONE:Bella è una ragazza alla moda che vive a Orange Country, con una
storia difficile alle spalle, chiusa, ma allo stesso tempo ribelle verso gli
altri incontra lui, Edward, un playboy da strapazzo, ribelle, odioso,
presuntuoso, aggressivo, ricco e che non fa altro che dedicarsi con i suoi
amici ricconi a feste mondane e al lusso più sfrenato. Riuscirà lei a lasciarsi
andare all'amore? E lui? Riuscirà a mettere la testa a posto? E se tutto
iniziasse ad andare x il verso giusto? Lei non sa, però, che un segreto alena
dietro di lei, un segreto che lui non intende svelarle, non subito almeno, ma
poi non sarà tardi? Una storia ricca di divertimento, scontri, ribellioni, ma
amore, tanto amore. Sono tutti umani.
INTRODUZIONE:Un semplice invito di matrimonio può cambiare quella che sembra
essere diventata una vita stabile? Questo si chiede Bella quando si ritrova tra
le mani l’invito del matrimonio di Alice e Jasper. Partire e raggiungere quella
che un tempo era la sua migliore amica affrontando i fantasmi del suo passato?
Oppure restare a casa e non correre rischi? Bella vive a New York, fa la
giornalista, si è lasciata i Cullen alle spalle e si porta dietro da cinque
anni due grandi responsabilità che portano il nome di Ej e Lizzie. Chi sono? E
che c’entra Edward in tutto questo? Se vi va di scoprirlo correte a leggere la
mia storia. Sono tutti umani.
INTRODUZIONE:Isabella Swan fugge via dalla sua città all’ètà di dieci anni,
grassottella e timida viene presa in giro da tutti. Si rifugia a Jacksonville
dalla madre, ma otto anni dopo il brutto anatroccolo si è trasformato in un
bellissimo cigno. Decide di tornare a Beverly Hill, la sua città natale, dove i
suoi vecchi amici la attendono, ma Bella è cambiata non solo fisicamente e
vuole prendersi la sua rivincita su tutti coloro che un tempo la prendevano in
giro. Nella sua vecchia città, però, non tutto è come lo ha lasciato. I Royal
King, i suoi vecchi amici, sono in lotta continua contro i Blue Ice, un altro
club di ragazzi popolari e ricchi. Cosa succederà con l’arrivo di Bella? Che
succederà se un giorno i due gruppi si ritrovano costretti a collaborare?
Filerà tutto liscio? Personaggi decisamente diversi da come abbiamo imparato a
conoscerli, ma chissà…magari dall’odio nascerà qualcos’altro e quella che era
sembrata una rivincita potrebbe diventare ben altro. Sono tutti umani. Vi ho
incuriosito? Correte a leggere.
Questi personaggi non mi appartengono, ma sono proprietà di Stephenie
Meyer
Questi personaggi non mi appartengono,
ma sono proprietà di Stephenie Meyer. Questa storia è stata scritta senza alcun
scopo di lucro.
Come promesso eccomi
qui a postare di venerdì. Sono tornata ieri sera, ma ero stanchissima e non
sono riuscita a postare, quindi l’ho fatto stamattina. Ecco il capitolo che
tanto aspettavate. Spero vi piaccia e che ne sia valsa la pena aspettare. Un
bacio e buona lettura a tutti.
Capitolo 30
Una discussione accesa
POV BELLA
Non ero preparata
a quel confronto, o molto probabilmente non lo sarei stata mai, ma non potevo
tirarmi indietro.
- Mi devi delle
spiegazioni – esordì guardandomi dritto negli occhi e fu allora che mi resi
conto che non c’erano assolutamente vie di scampo.
Era decisamente
l’ora della verità.
- Sei arrabbiato,
lo capisco e ne hai tutte le ragioni – dissi io mettendo le mani avanti.
- Sono
arrabbiato? No Bella, non lo sono, io sono incazzato nero che è diverso. Ti
rendi conto di quello che hai fatto? – mi domandò alzando la voce.
In quel momento
ringraziai il fatto che si fosse presentato a quell’ora tarda della sera,
almeno eravamo solo noi in ufficio, quindi nessuno ci avrebbe sentiti litigare.
- Ho protetto i
miei bambini, ecco cos’ho fatto – gli risposi rendendomi conto che lui aveva
ragione ad essere incazzato, ma questo non significava che lui era certo un
santo.
Se eravamo in
quella situazione la colpa era sua.
- E come li
avresti protetti? Facendoli crescere senza un padre? E poi sono i nostri bambini,
non i tuoi – mi fece notare lui arrabbiato.
- E cosa avrei
dovuto fare allora? Dimmi visto che sei così saggio, dimmi tu come mi sarei
dovuta comportare – gli urlai contro consapevole che la rabbia che provavo
verso di lui stava uscendo fuori e non avevo nessuna voglia di placarla.
Era il momento
della verità e allora era giusto farla uscire fuori tutta la verità e non solo
la parte che faceva comodo a lui.
- Saresti dovuta
venire da me quando hai scoperto di essere incinta. Io avevo tutto il diritto
di saperlo. Cosa credi che non l’avrei voluto quel bambino? Che non mi sarei
preso le mie responsabilità? Credevi davvero questo? Credevi che mi fosse
bastato averti lasciata andare per dimenticarmi di te? – mi domandò calmandosi
verso la fine.
- Edward tu non
mi hai lasciato andare, tu mi hai letteralmente cacciato di casa fregandotene
di me e di tutto il resto. Non ti è importato nulla di me e del fatto che mi
trovassi in una città da sola, di notte, senza un posto dove dormire, non ti è
importato nulla che io mi fossi sentita usata sapendo che avevi un’altra donna,
che ti era bastato un solo anno per dimenticarti di me. Quindi, si, Edward, io
ero convinta che tu non lo volessi quel bambino. Mi hai detto che dovevi
ritrovare te stesso e il tuo equilibrio e non potevi farlo con me. Cosa ti
aspettavi? Che quando tre mesi dopo ho scoperto di essere incinta venissi da
dirti a dirti che saresti diventato padre? Che tornassi a Boston, suonassi a
casa tua e ti dicessi “ Ciao Edward, ti ricordi di me, quella che hai cacciato
tre mesi fa dopo che mi hai usata per fare sesso, ho scoperto di essere
incinta, ah, tanto per la cronaca, il bambino è tuo”. È questo che avrei dovuto
dirti? È questo che avrei dovuto fare dopo che mi avevi chiesto di uscire dalla
tua vita e di non cercarti più? Dopo che mi avevi detto che avevi un’altra
donna, sarei dovuta venire da te a farmi spezzare il cuore un’altra volta? –
gli sputai addosso consapevole che lo avrei ferito, ma in quel momento questo
poco importava.
- Cazzo Bella,
non c’era nessuna donna. Come diavolo hai potuto credere a quelle parole?
Quella casa era piena di nostre foto, io ero pieno di noi. Quale donna avrebbe
potuto volere una persona che era totalmente innamorata di un’altra? Nonostante
il mio comportamento sei venuta a Boston a cercarmi, hai messo da parte
orgoglio e dignità e hai bussato alla mia porta, hai lottato per il nostro
amore, perché non hai provato a farlo anche quando hai scoperto dei bambini? –
mi urlò lui arrabbiato, quasi che la colpa fosse mia che non ero stata in grado
di capire che lui quella notte mi avesse mentito.
- Perché? Mi
chiedi perché? Tu hai idea di quanto io abbia sofferto quando te ne sei andato?
Forse non hai mai preso in considerazione la cosa, ma quella notte non sei
stato solo tu a perdere qualcuno, ma anche io, anche io stavo male. James era anche
mio amico, anche io gli volevo bene, era quello che veniva da me e mi faceva
gli occhi dolci quando voleva convincermi a fare qualcosa, era quello che mi
porgeva la sua spalla quando qualcosa andava male, era quello che mi consolava
quando litigavo con te, era quello che mi faceva sorridere facendomi
dimenticare dei problemi. Era lui che mi portava il caffè al mattino o che si
presentava a casa mia con vaschette di gelato quando litigava con Victoria, era
lui quello che era sempre pronto ad aiutare tutti, era quello che correva in farmacia
tutte le volte che avevo la febbre e non volevo che ci andassi tu per non
staccarti da me, era quello che ho conosciuto e imparato a voler bene grazie a
te. Quella notte anche io ho perso un amico, forse non il mio migliore amico
come nel tuo caso, ma un amico a cui volevo un mondo di bene, ma nessuno da
quando è morto James si è soffermato sul mio dolore. Volevo bene anche io a
James e mi mancava, mi manca e mi mancherà sempre anche a me. E non è bastata
la batosta di aver perso lui, ho perso anche te, tu che sei fuggito lasciandomi
in una disperazione così grande che tu non puoi neanche immaginare, che nessuno
può immaginare. E lo sai qual è la cosa che più di tutte mi ha ferito quando mi
hai accusata della morte di James? Non sono state le tue parole o il tuo
comportamento, ma sono stati i tuoi occhi. Quegli occhi che io ricordavo caldi
e pieni di amore per me, quel giorno erano freddi come il ghiaccio, non c’era
niente dentro, solo odio rivolto verso di me. Quegli occhi mi hanno tormentato
per otto mesi. Mi svegliavo in preda agli incubi urlando e dimenandomi a letto,
ogni notte rivedevo il tuo sguardo freddo e tagliente che mi diceva che non
c’era più posto per me nella tua vita. Mi sono tormentata, aspettando un tuo
cenno, un tuo ritorno e dopo otto mesi, sono fuggita anche io, dal dolore, da
te, da noi e mi sono trasferita a New York. Poi ti ho ritrovato e la speranza
di un futuro con te è tornata più forte che mai, ma mi sbagliavo, perché sei
stato capace di spezzarmi di nuovo il cuore e a quel punto le mie forze erano
finite. Non volevo più soffrire Edward, non volevo più che tu mi spezzassi il
cuore un’altra volta, dovevi cercare te stesso, mi avevi detto così, questo non
implicava doverti prendere cura di due bambini. Non avevo la voglia, ma soprattutto
non avevo le forze di continuare a lottare per qualcosa che volevo solo io –
gli dissi sputandogli in faccia tutto quello che non avevo avuto il coraggio di
dirgli quando avevamo chiarito quando eravamo andati al bar - io ho lottato per
il nostro amore, tu non l’hai mai fatto e forse dovresti iniziare a farlo –
conclusi poi con una frase che mi uscii senza che io riuscissi a trattenermi.
Del resto pensavo
davvero quelle cose, io avevo lottato, adesso doveva farlo lui dimostrandosi
capace di perdonarmi.
Lo guardai e mi
resi conto che il suo sguardo si era in qualche modo addolcito viste le mie
parole ed ero certa che lo avessi ferito non solo avendo nominato James,ma
soprattutto avendogli detto di quanto io avessi sofferto.
Ringraziai me
stessa di non essere scesa nei dettagli, altrimenti davvero gli avrei fatto
male. Non era il caso che scoprisse davvero che inferno io avessi passato senza
di lui.
Poco dopo tornò a
guardarmi glaciale, segno che non aveva intenzione di cedere e in qualche modo
non potevo poi dargli tutti i torti.
Al solo pensiero
che qualcuno mi avesse potuto tenere nascosto l’esistenza dei miei figli per
cinque anni mi saliva il sangue al cervello. Cavolo, cinque anni erano tanti,
soprattutto i primi cinque anni, quando impari a conoscere i piccoli e a creare
un legame profondo con loro.
- Credi davvero
che io non abbia mai lottato per noi? – mi domandò stupito che io la pensassi
davvero così.
- Vuoi la verità?
Si, lo credo davvero. Durante il chiarimento al bar ricordi cosa mi dicesti?
Che eri venuto a cercarmi a New York e mi avevi vista con Jacob. Allora i
bambini avevano un mese, un mese Edward. Se avessi avuto il coraggio di farti
avanti, se mi avessi chiamata, forse non sarebbero serviti 5 anni per farti
scoprire che eri diventato padre. Avresti potuto lottare, puoi ancora farlo –
gli feci notare.
Lo vidi abbassare
lo sguardo segno che lo avevo colpito e affondato, ma quell’espressione
sofferente passò subito perché Edward era fatto così. Quando era arrabbiato non
ci poteva nulla, solo lui stesso poteva rendersi conto dell’errore o meno.
- Ok, in passato
avrò anche sbagliato, lo ammetto, ma adesso come dovrei lottare per noi? Cosa
dovrei fare? Passare sopra a tutta questa storia? Bella non stiamo parlando di
un gioco, tu forse non ti rendi conto della gravità dei fatti. Ho due bambini
da cinque anni, cinque anni ti rendi conto? E io non ne sapevo niente. Io non
c’ero quando hai fatto la prima ecografia né quando hai scoperto che erano due,
non c’ero quando hanno scalciato per la prima volta né quando sono venuti al
mondo, non c’ero quando la notte piangevano né quando avevano fame, non c’ero
quando hanno detto la loro prima parola né quando hanno compiuto i loro primi
passi. Ho due figli e non so quasi niente di loro – mi urlò contro stavolta
deluso più che arrabbiato.
- Edward cosa
credi che per me sia stato facile? Credi che è stato facile crescerli senza di
te? Inventare bugie su bugie quando mi chiedevano del papà? Credi davvero che
sia stato un gioco per me? – gli domandai mentre le lacrime iniziarono a
scendere copiose sul mio volto.
Non volevo piangere, non lo volevo, ma mi faceva troppo male quella situazione
e mi faceva male vedere quei suoi occhi duri guardarmi come se io non fossi la
donna alla quale soli tre giorni prima aveva rivelato il suo amore.
Mi vide piangere,
ma non disse una parola, né cercò di addolcire il suo sguardo e in quel momento
mi domandai se davvero avesse ragione lui, se davvero la cattiva in quella
situazioni fossi stata solo io.
- Nessuno ti ha
chiesto di inventare delle bugie, eri libera di dire la verità, ma non l’hai
fatto, non ha voluto farlo – mi disse raggelandomi all’istante.
Come poteva dire
quelle cose? Come poteva pensare che io non avevo voluto dire la verità? Io non
avevo potuto farlo, non voluto.
- Ero libera di
dire la verità? Quale verità Edward? Quale verità dovevo raccontare loro? Quella
in cui il loro padre mi lascia uscire dal suo appartamento come se fossi una
prostituta in modo che la sua donna non mi trovi in casa e non scopra quanto schifoso
sia il suo uomo? E’ questa la verità che avrei dovuto raccontare ai miei figli?
Era questa la verità che avrei dovuto raccontare a dei bambini di due anni che
mi chiedevano del perché loro non avessero un papà? La notte che mi hai
cacciata dal tuo appartamento e hai deciso anche per me, per il mio bene, hai
deciso anche per loro, Edward. Io non sapevo che quello che mi avevi raccontato
era una bugia, ma quella notte, che tu lo ammetta o meno, sei stato tu ha
decidere per tutti quanti – gli urlai contro delusa dal suo atteggiamento e
dalla sua poca voglia di capire le mie ragioni.
- Non ti
azzardare Bella, non lo fare. Non dare a me la colpa di tutto perché sai che
così non è. Io ho sbagliato in passato, ho sbagliato tantissimo e non mi
pentirò mai abbastanza per gli errori che ho fatto, ma li ho pagati cari i miei
sbagli. Ho perso il mio migliore amico e ho perso l’unica donna che ho mai
amato in vita mia. Ok, anche tu hai perso un amico e l’uomo che amavi, ma tu
Bella, tu non hai dovuto vivere per anni con i sensi di colpa perché tu non
avevi sbagliato in niente. Se ripensavi a James non potevi darti nessuna colpa
e lo stesso se ripensavi a me, a noi. Sapevi di aver fatto tutto il possibile
per noi, sapevi che ero io lo stronzo ad aver sbagliato. Per me, cazzo per me
non è stato così. Ho vissuto anni interi e continuo a vivere logorato dai sensi
di colpa. Hai idea di quanto dolore io provi ripensando a James? Tantissimo
perchè non posso non sentirmi in colpa per la sua morte perché è colpa della
vita che ci ostinavamo a fare se lui non è più con noi. Hai idea di cosa provo
quando guardo Victoria o peggio ancora Lucas? È come se sono stato io a
privarli di un compagno e soprattutto di un padre. Hai idea di cosa sento
dentro quando ripenso a te? A noi? Mi sento morire dentro perché so di essere
stato io a rovinare tutto. Tu in questi anni hai sofferto e io lo so, ma anche
io l’ho fatto e oltre alla sofferenza io ho dovuto fare i conti ogni giorno con
i rimpianti e i sensi di colpa per tutto che mi portavo dietro. Adesso tu non
puoi venirmi a dire che la colpa è mia se vengo a scoprire solo dopo cinque
anni di avere due figli solo perché quel giorno in aeroporto non ho avuto il
coraggio di correre da te. Ti ho vista felice e ho creduto che tu lo fossi
davvero, ho creduto che quel ragazzo potesse darti tutto ciò che io non ti
avevo dato e non ti avrei potuto dare. Tu dovevi venire da me e dirmi tutto o
quanto meno l’avresti dovuto fare quando sei tornata qui, ma non l’hai fatto e
sai qual è la cosa che più mi fa rabbia? Mi fa rabbia che se Alice non ti
avesse invitata al matrimonio tu non saresti venuta e io non avrei mai saputo
niente, mi fa rabbia che se io non ti avessi rincorso in aeroporto tu non mi
avresti detto nulla e saresti partita portandoti dietro ancora questo segreto
quando, invece, l’occasione di dirmelo c’è l’hai avuta. Il giorno dopo il tuo
arrivo ti ho domandato dei bambini, del loro padre e mi hai mentito
spudoratamente facendomi credere di essere stata a letto con il primo venuto
solo dopo qualche giorno il nostro incontro – mi sputò addosso più arrabbiato
che mai.
- E cosa dovevo
fare? Dirti che eri tu il padre? Dovevo dirti questo è scombussolare la vita di
tutti lì dentro? Ti sei forse dimenticato che stavi con un’altra donna? Che
c’era un’altra donna. Avrei dovuto dirti di si, per farti sentire in colpa e
soprattutto per legarti forzatamente a me quando ero certa che tu non lo
volessi? – gli domandai retorica cercando si spiegare le ragioni che mi avevano
spinta a comportarmi in quel modo.
- Eri certa che
io non volessi te? Ma se da quando sei tornata non ho fatto altro che fartelo
capire. Bella, inventante una migliore, perché questa proprio non regge – mi
fece notare prendendomi in giro e fu allora che non ci vidi più e un sonoro
ceffone partì dritto in direzione della sua faccia, ma purtroppo il signorino
se ne accorse e riuscì a bloccare la mia mano prima che colpisse la sua faccia
– spiacente, ma hai già dato e fanno pure male – mi disse lui continuando a
tenere fermo il mio braccio mentre mi sorrideva sarcastico.
Il ricordo dei
due schiaffi lanciatogli uno prima che lui fuggisse e uno a Boston quando mi
aveva rivelato di avere un’altra donna tornò nella mia mente più forte che mai.
- Sei uno
stronzo, lo sai vero? Inventatene una migliore? Ma credi davvero che per me sia
stata facile? Che sia stato tutto un gioco? Tu non hai idea di quante volte
avrei voluto alzare la cornetta del telefono e chiamarti per dirti tutto, ma
non ci sono mai riuscita. Non hai idea di quante volte Jake mi abbia spinto a
parlartene, di quante volte fosse lì pronto a ripetermi che meritavi di sapere
la verità indipendentemente da tutto e tutti e che saresti dovuto essere tu a
decidere se farti scombussolare la vita o meno, ma io ho sempre avuto paura,
paura di ingarbugliare la tua vita, di complicarla e paura soprattutto di
unirti a me solo per via dei bambini. Io volevo che tornassi da me perché mi
amavi e non perché c’erano loro – gli spiegai sincera.
- Spettava a me
decidere, non a te. Invece hai fatto tutto da sola e hai scelto che io non
facessi il padre, hai scelto che i nostri figli non ne avessero uno – mi disse
calmandosi un po’.
- Edward loro lo
vogliono un padre, ne hanno bisogno e se tu vuoi loro nessuno ti vieta di farlo
il padre – gli comunicai sincera mentre lui lasciò la stretta sul mio braccio.
- Come faccio a
fare il padre? Fingendo? Sapendo che sono miei figli, ma facendo l’amico con
loro come ho fatto fino ad ora? È questo che intendi con “fare il padre”? – mi
domandò lui mentre una tristezza infinita si impossessò dei suoi occhi.
- Con “fare il
padre” intendo ciò che letteralmente significano questi tre termini. Loro lo
sanno. Ieri sera ho raccontato loro la verità, adesso sanno che sei tu il loro
papà – gli spiegai sorridendogli mentre mi asciugavo le lacrime che fino ad
allora non avevano smesso di scendere copiose.
- Loro sanno che
io sono il loro padre? Quindi in pratica mi odieranno – disse lui più a se
stesso che a me.
- Odiarti? E
perché mai? – chiesi stupita da quell’affermazione.
- Non ci sono
stato per cinque anni e poi quando li incontro non gli rivelo nemmeno la
verità. Saranno pure bambini, ma questo non implica il fatto che siano stupidi
– mi spiegò lui per farmi capire cosa pensasse dentro quella testa bacata.
- Edward
tranquillizzati. Ho detto loro la verità, o almeno un verità che ho molto
modellato visto che quella vera non erano in grado di capirla. Loro sanno che
tu non sapevi nulla, ho detto loro che io non ho mai detto a te della
gravidanza e loro seppur svegli non hanno fatto molte domande. A loro interessa
solo sapere chi è il loro papà e scoprire che sei tu è stata per loro la gioia
più grande – gli spiegai cercando di fargli sentire la sincerità delle mie
parole.
- Quindi non mi
odiano? – mi domandò con sguardo da bambino.
- Edward
svegliati. Quei bambini ti adorano, stravedono per te. Non potrebbero mai
odiarti nemmeno volendo – gli feci notare.
Lo vidi sorridere
a se stesso, poi tornò a mostrarmi il suo sguardo duro.
- Bella, le
nostre incomprensioni non mi impediranno di fare il padre. Quei bambini sono i
miei figli ed è ora che io prenda il posto che mi spetta di diritto
indipendentemente da noi due – mi comunicò lui guardandomi negli occhi.
- I bambini non
c’entrano nulla con noi due. Sta tranquillo, fare il padre non ti obbligherà a
stare con me – gli dissi distogliendo lo sguardo e spegnendo il pc prima di
prendere la mia borsa appoggiata al divanetto dell’ufficio.
Non volevo che
Edward vedesse la sofferenza nel pronunciare quelle parole, ma purtroppo era la
verità.
Dalle sue ultime
parole e dal suo sguardo era chiaro che fosse lì solo per fare il padre e non
anche il mio uomo. Il perdono nei miei confronti non era concepito nei suoi
piani e forse me lo meritavo.
- Che stai
facendo? – mi chiese vedendo che stavo chiudendo tutto.
- Prendo le mie
cose. È ora ti tornare a casa e ho un’ora e mezzo di ritardo – dissi
controllando l’orario – su, andiamo. Ej e Lizzie faranno i salti di gioia
quando ti vedranno – conclusi poi dirigendomi verso la porta del mio ufficio e
facendo segno a lui di uscire.
In fretta
raggiunse l’uscita e insieme prendemmo l’ascensore che ci condusse al piano
terra. Uscimmo dall’ascensore e io fermai un taxi al quale indicai l’indirizzo
di casa.
In religioso
silenzio raggiungemmo il palazzo dove abitavo e dopo che Edward pagò la corsa,
aveva insistito parecchio perché lo facesse lui, raggiungemmo il portone
principale, poi salimmo in ascensore per raggiungere il mio appartamento.
Quando le
portiere si aprirono nel piano giusto, Edward mi bloccò per un polso e mi
costrinse a guardarlo e in quel momento sperai che mi dicesse qualcosa di
positivo.
- In questa
storia abbiamo sbagliato entrambi, ne sono consapevole e forse quello ad aver
fatto più errori sono io, ma Bella, cavolo mi hai nascosto qualcosa di troppo
importante. A causa tua mi sono perso cinque anni della vita dei mie figli, non
posso perdonartelo mi dispiace. Non posso dirti che ciò che ti ho detto in
aeroporto sia sparito, sarei falso a dirlo, ma nonostante i miei sentimenti non
riesco a passare sopra a una cosa tanto grave. Credevo che guardandoti negli
occhi sarei riuscito a mettere da parte tutto e dimenticare, ma non ci riesco e
mi rendo conto che davvero l’amore non basta. Io non posso perdonarti, è troppo
grave quello che hai fatto. Credo che la cosa migliore sia andare ognuno per la
sua strada, ma dobbiamo cercare comunque di avere un rapporto quantomeno
civile, per i bambini. Loro non meritano altre sofferenze – mi comunicò con
fermezza e in quel momento seppi con assoluta certezza che le mie paure erano
del tutto fondate.
Edward non mi
avrebbe mai perdonato, mai. Ci eravamo giocati l’ultima possibilità di stare
insieme e a quel punto mi resi conto che forse non era destino, che forse il
nostro amore era nato sotto una cattiva stella.
- Non puoi
perdonarmi? Spiacente Edward, tu non vuoi perdonarmi che è diverso, ma va bene
così. Ho rinunciato a te già due volte, lo farò una terza. Non posso avercela
con te se il tuo amore non è così forte come tu stesso credevi, se non è così
forte come il mio. Solo una cosa ti chiedo. Mi hai deluso tante volte, troppe
forse, non fare lo stesso con i bambini – gli comunicai decisa mentre le
lacrime lottavano per uscire e il cuore sembrò essersi frantumato in mille
pezzi.
Non diedi a lui
nemmeno il tempo di rispondermi. Mi liberai dalla sua presa e mi diressi verso
la porta di casa consapevole che una volta entrati dentro la vita dei miei
bambini sarebbe cambiata ed ero certa che questo non potesse che essere un
bene.
Il loro sogno si
era realizzato: gli avevo portato il loro papà, anche se in ritardo e poco
importava se questo padre non voleva avere più nulla a che fare con me.
Nello stesso
istante in cui girai la chiave nella porta di casa guardai Edward e in quel
momento i miei occhi comunicavano a lui solo un messaggio, un unico doloroso
messaggio: addio amore mio.
…Adry91…
SPOILER:
- Papà ti prego,
resta qui con noi – lo pregò Lizzie facendogli gli occhi da cucciola che a mio
avviso aveva ereditato da Alice.
Anche Ej glieli
fece e vidi Edward in evidente imbarazzo.
- Io, veramente… –
provò a dire lui.
In quel momento
mi resi conto che era giusto dire qualcosa, in fondo l’imbarazzo di Edward
poteva essere dovuto al mio silenzio.
- Beh, se vuoi
rimanere qui, lo spazio c’è. Non so, fai tu – dissi io lasciando a lui la
possibilità assoluta di scegliere.
Risposte alle vostre recensioni:
- secretkeeper: Eccoti il capitolo con la discussione tra i
due. Come vedi Edward non sembra molto intenzionato al perdono, è proprio
arrabbiato.
- Singer: Ecco la
giustificazione di Bella al suo comportamento. Edward sembra molto arrabbiato.
Chissà cosa succederà.
- ste87: Beh in effetti
Bella ha tirato lo schiaffo a Edward perché si è sentita ferita dalle parole di
lui e non ha tutti i torti. Edward si è mostrato un po’ troppo duro con lei.,
nonostante abbia le sue ragioni. Uno schiaffo che tra l’altro non è riuscita
nemmeno a dargli, visto che lui l’ha bloccata. Beh in effetti si, un po’ mi
diverto a lasciarvi in suspense, ma lo faccio per voi. Scoprire tutto subito
rovina la sorpresa. Poi i capitoli diventano monotoni. Voglio essere sincera,
la scena della litigata in ufficio l’ho pensata da molto tempo e all’origine la
scena si concludeva con loro due che prima litigavano poi finivano per fare
l’amore in ufficio, ma per come ho deciso di impostare la storia, ho dovuto eliminare
questo dettaglio, se così possiamo definirlo. Come vedi Edward ha capito che i
bambini vengono prima di tutto ed è intenzionato a prendersi tutte le
responsabilità.
- Ed4e: Come vedi Edward ha
intenzione di prendersi le sue responsabilità con i bambini, quanto con Bella
diciamo che le cose non vanno benissimo, anzi, tutto il contrario. Non ci resta
adesso che vedere cosa succederà.
- vanderbit: Qual è quella che vuoi fare tu? A quale
anno sei? Come vedi si, Edward ha andato a New York con l’intento di stare con
i piccoli, quanto a Bella, beh diciamo che con lei le cose non vanno molto
bene.
- Giuly_Stewart: Edward è tornato per i piccoli e certo non
sembra intenzionato a perdonare Bella. È arrabbiato e deluso da lei. Si fidava
di lei, ma si è reso conto che questa fiducia non ha portato a qualcosa di
buono. Il mio obiettivo quando scrivo è quello di non creare qualcosa di troppo
scontato, credo che altrimenti ogni capitolo sarebbe faticoso a leggere e
stuferebbe subito, quindi ci provo a non farli scontati e sapere di riuscirci
non mi può che fare piacere. Quanto a Dylan non posso dire nulla, vedremo più
avanti se e che tipo di ruolo avrà.
- eliza1755: So di aver concluso
sul più bello, era fatto apposto. Diciamo che l’ho studiato a tavolino. Va beh
dai sto esagerando, comunque volevo lasciare un po’ di suspense. In fondo sono
stata buona a postare subito, quindi qualcosa che non andava doveva esserci non
credi? Edward, hai ragione, è proprio arrabbiato nero e come vedi sono tutti e
due dei testoni. Prima Bella, adesso lui. Vedremo. Quanto a Dylan posso
anticiparti che lo rivedremo più avanti, ma non ti posso anticipare che tipo di
ruolo avrà. Tutto può succedere.
- antonellalantigua: Ecco il momento che aspettavi,
quello del chiarimento tra i due, ma come vedi non c’è stato un vero e proprio
chiarimento. Ognuno ha spiegato le proprie ragioni, ma non sono arrivati ad un
punto. Edward ha intenzione solo di fare il padre, il resto non sembra più
interessargli.
- favola08: Non preoccuparti
per le scorse recensioni. Capisco che ci sono degli impegni e non è sempre
possibile recensire, ma sono molto felice che tu sia tornata. Edward è tornato
per delle spiegazioni da parte di Bella, ma soprattutto è tornato per stare con
i bambini, per fare il padre. Con Bella sembra non voler avere niente a che
fare. Mi chiedevi della battaglia legale, beh come vedi per adesso non sembra
esserci questa intenzione e credo che se i due riusciranno a mantenere rapporti
civili non serviranno battaglie legali. Vedremo comunque. Hanno sbagliato
entrambi, ma forse pur ammettendolo e come se non lo ammettono davvero, non ci
credono davvero. Su Dylan non posso pronunciarmi, non ancora almeno. Devo farli
ragionare. Beh credo che loro la ragione non solo non c’è l’hanno loro, ma la
fanno perdere anche a chi c’è la, me in questo caso.
- franz1000: Come vedi Bella ha
cercato di spiegare a Edward le sue ragioni, ma lui sembra duro di comprendonio
e pur ammettendo i suoi sbagli non riesce a perdonare le bugie di Bella. Su
Dylan non mi espongo ancora. È un personaggio che rivedremo, ma non posso dire
nient’altro.
- Edwardina4ever: Sono felicissima
che la storia ti piaccia. Mi auguro che anche i prossimi capitoli possano
appassionarti esattamente come quelli già scritti.
- giova71: Come vedi le cose
non vanno molto bene. Edward è tornato per ascoltare le spiegazioni di Bella,
ma soprattutto per fare finalmente il padre. Quanto a Dylan diciamo che nello
scorso capitolo si è impicciato un po’ troppo, poteva evitare quella battutina,
ma Edward l’ha subito messo al suo posto. Vediamo ora che succede.
- Thelionfellinlovewiththelamb: Hai proprio
ragione, per essere tutto perfetto Edward e Bella dovrebbero chiarirsi, ma a
quanto pare sembrano non essere intenzionati a farlo. Vedremo più avanti se la
situazione si smuoverà.
- JessikinaCullen: Mi fa piacere che l’arredamento che ho
scelto ti piaccia. Su Dylan non posso dire nulla, ma lo rivedremo come
personaggio e certo sembra uno che sa quello che vuole, quindi staremo a
vedere. Edward, come ammette alla fine del capitolo, non ha smesso di amarla,
sarebbe impossibile dall’oggi al domani, quindi certo, vederla da sola a
quell’ora tarda con un uomo gli ha fatto scattare qualcosa facendolo impazzire
ancora di più. La gelosia, che brutta cosa (certo dipende dai punti di vista).
Comunque lui si sente molo deluso dal comportamento di Bella, si sente preso in
giro su una cosa di vitale importanza come può essere la paternità e non riesce
a passare sopra a questa cosa. Quanto ai bambini, beh hai ragione. Loro sanno
che il papà è Edward e a loro questo basta, vogliono solo poter essere felici
con lui e con Bella. Com’è giusto che sia non riescono a capire che le cose
sono un po’ più complicate di quel che sembrano. Su Jake e Leah per adesso le
cose sono stabili, ma ne risentiremo parlare, stanne sicura. Si, Jake un lavoro
c’è l’ha, anche se fino ad ora non è stato menzionato. Più avanti Bella stessa
ne parlerà. Comunque ti anticipo che lavora nel settore della meccanica, un
impegno di responsabilità che, però, gli lascia molto tempo libero, motivo per
cui è spesso lui a fare da “babysitter” ai bambini, ma tranquilla, anche lui
lavora. Spero anche io di sentirti presto su facebook.
- bale86: Beh diciamo che
sono stata un po’ cattiva interrompendo il capitolo proprio sul più bello, ma
l’ho fatto per lasciare un po’ di suspense. Quanto a Dylan se può consolarti ho
notato che non sei l’unica a non sopportarlo, ti assicuro che siete in molti.
Vedremo più avanti cosa ho in serbo per questo personaggio. Magari è solo un
modo per depistarvi, o forse no. Boh, chi lo sa. Vedremo.
- serenalla: Premetto con il dire che concordo con tutto
quello che hai detto. Edward è stato colui che ha iniziato un rapporto basato
sulle bugie. È stato lui il primo ad aver mentito quando ha detto a Bella che
c’era un’altra donna, è stato lui ad averla allontanata dalla sua vita e ad
averla fatta soffrire, ma questo non giustifica la bugia di Bella. Io sono
convinta che in questa storia hanno sbagliato entrambi, chi in un modo chi in un
altro. E credo che entrambi dovrebbero ammetterlo. Bella la giustifico per aver
mentito in tutti questi anni, la giustifico perché è una mamma e ha sempre
voluto il meglio per i propri figli, mentre non giustifico l’Edward degli anni
passati che è sparito senza lasciare traccia e che si è comportato come un vero
e proprio stronzo, ma in egual modo non giustifico Bella per aver taciuto
nonostante abbia visto Edward cambiato, nonostante abbia vissuto con lui sotto
lo stesso tetto per due settimane, nonostante abbia visto il rapporto tra lui e
i bambini crescere e rafforzarsi sempre di più, non la giustifico per aver
deciso di partire senza dire nulla. Se Edward non sarebbe arrivato in aeroporto
lei sarebbe tornata a New York ancora con questo segreto dentro, per questo
giustifico l’Edward di oggi che è arrabbiato e deluso da Bella. Credo che
entrambi debbano capire tutto questo prima di potersi mettere nei panni
dell’altro, solo allora, forse, riusciranno a trovare un punto d’incontro. Si,
la storia “Rivincita d’amore” l’ho scritta io. Diciamo che non è proprio
sospesa, ma quasi. Per adesso mi sto dedicando interamente a questa storia, ma
non appena avrò il capitolo pronto di quella storia lo posterò.
- Sabe: Beh come vedi le cose tra i due sono messe
abbastanza male, chissà cosa succederà andando avanti. Una cosa è certa, Edward
è molto arrabbiato. I bambini, invece, sono felicissimi e credo gradiranno
molto la visita del papà. Dylan mi sa che sta sulle scatole a troppe persone.
Chissà cosa rappresenta per la storia. La tua e-mail è arrivata e ti ho
risposto. Fammi sapere se la risposta è arrivata altrimenti provvedo a
inviartela di nuovo.
- freeg: Premetto che Edward non ha mai detto di non
volere figli. Edward non voleva dei bambini da ragazzo perché era certo di non
riuscirsi a prendere una responsabilità tanto grande, ma non ha mai detto
adesso di non volerli, anzi il contrario. E comunque più avanti si capirà se
durante i loro rapporti hanno usato precauzioni o meno. Passo passo tutto uscirà fuori. Lui era pronto a prendere i
bambini di Bella e considerarli figli suoi, prima che scoprisse che in realtà
lo erano. Edward adesso è solo arrabbiato per le bugie che gli ha raccontato
Bella, perché lui si fidava ciecamente di lei. Tanya si è mostrata da sempre una
gran donna e lo è stata fino alla fine. I bambini, beh loro sono spettacolari.
Quello che manca a l’uno c’è l’ha l’altro. Diciamo che si completano a vicenda.
Per adesso le cose tra i due non vanno bene, vediamo cosa succederà in seguito.
Comunque sono molto contenta che la storia ti piace.
- francy_cr: Edward, come vedi, è lì soprattutto per i
bambini. Vuole fare il padre e vorrebbe delle spiegazioni da parte di Bella, ma
non sembra intenzionato a perdonarla. Su questo è molto sicuro. Per adesso
vuole essere quella figura che per anni non è potuto essere.
- KatyCullen: Vedo con piacere che Dylan non piace
proprio a nessuno. Poveretto, lo trattate tutti male. Mi fa quasi pensa. Su
Edward c’è poco da dire. Diciamo che al momento si sta comportando da stronzo e
su questo non ci sono dubbi, ma del resto Bella è innamorata di lui anche per
questa parte del suo carattere che seppur sono passati degli anni a quanto pare
non è cambiata. Non ci resta che vedere cosa succede adesso.
- Twilighterina: Diciamo che Bella gli da lo schiaffo non
tanto perché lui non può arrabbiarsi, visto che ne ha tutti i diritti, ma
perché lei si sente ferita dalle parole di lui. Edward ha tutte le ragioni per
avercela con lei e ammettiamolo pure, questi due sono una frana. Hanno sbagliato
entrambi in passato e stanno continuando a farlo. Come vedi Edward non ha
chiesto scusa a Bella, credo che arrabbiato per com’è non gli sia passato
nemmeno per l’anticamera del cervello di farlo.
- nik81: Tutto ciò che hai
detto lo condivido in pieno. Edward si è comportato malissimo con Bella e lei
ha fatto bene a tenergli nascosta la verità per cinque anni, ma credo che in
qualche modo lei, una volta giunta a Jacksonville e aver capito com’è diventato
Edward e soprattutto dopo aver visto il legame che si era creato con i bambini,
avrebbe dovuto dire la verità. Ciò che ferisce più Edward e lo fa arrabbiare è
il fatto che se lui non l’avesse rincorsa in aeroporto lei se ne sarebbe andato
senza dirgli nulla. Edward ha mentito un tempo e non c’è giustificazione per
questo, ma credo che una bugia è comunque una bugia e anche Bella ha mentito
seppur all’inizio l’ha fatto in buona fede. Edward l’ha cacciata via è vero, ma
lei aspettava un figlio che era anche di lui e lui nonostante il suo
comportamento aveva tutto il diritto di saperlo. La decisione se fare il padre
o meno spettava a lui prenderla. Lui ha deciso per loro un tempo, ma anche
Bella ha scelto per lui e per i suoi figli mentendo. Credo, quindi, che la
ragione stia a metà, credo che tutti e due hanno commesso i loro errori e prima
se ne renderanno conto meglio sarà per tutti. Non ci resta adesso che vedere
cosa succederà.
- tamy79: Hai perfettamente
ragione. Edward e Bella hanno fatto un casino. Prima sbaglia lui, poi lei, poi
di nuovo lui, poi lei. Insomma non se ne può più. Dovrebbero capire cosa
importa davvero adesso e cercare quantomeno di trovare un punto d’incontro.
Vedremo se ci riusciranno. Dylan non sta simpatico proprio a nessuno, che ci
fosse stata una a dire “ma dai è carino e pure simpatico”. Nessuna, ma credo
sia normale che per i tifosi Bella-Edward tutti
coloro che girano intorno alla coppia non vadano bene. Chissà che tipo di
personaggio si dimostrerà essere Dylan.
- Austen95: Beh inizio a
credere che davvero ci vogliano le botte per farli rinsavire. Povero Dylan
l’hai minacciato per bene devo dire. Chissà cosa succederà adesso.
- baby2080: Hai proprio
ragione, Edward è arrivato più arrabbiato e acido che mai. Non posso dirti come
andranno le cose tra loro, potrebbe succedere di tutto. Quanto ai bambini
sicuramente saranno contenti di rivedere il papà.
- marios: Sono contenta che il capitolo ti piaccia.
Lo so che lo scorso l’ho interrotto proprio sul più bello, ma ero fatta apposto
per lasciare un po’ di suspense.
- fabiiiiiiiii: Come vedi di litigare hanno litigato, ma
sembrano non avere nessuna intenzione di fare pace. Edward è proprio tanto
arrabbiato.
- BellsSwanCullen: No, non mi dispiace assolutamente se mi fai
qualche domanda. Io quando posso rispondo sempre, certo non posso farlo sempre
altrimenti rovino la sorpresa, ma quando mi è possibile lo faccio volentieri.
In questa storia credo che abbiamo sbagliato entrambi, chi per un motivo chi
per l’altro. Dovrebbero iniziare a capirlo entrambi. Vedremo che succederà.
- Bellissima Cullen: Eccoti la seconda
parte della discussione tra Edward e Bella. Sono contenta che le battutine tra
Dylan ed Edward ti siano piaciute. Cosa succederà adesso? Vedremo.
- loy90: In effetti Dylan è
proprio un personaggio. A volte se ne esce con sparate allucinanti. Edward non
sembra intenzionato a perdonare Bella, ma a quanto pare è, invece, intenzionato
a fare il padre e forse questo è ciò che conta davvero.
- francytwilighter80: Parto con il dire
che concordo tutto quello che hai detto, concordo il fatto che sia Edward
quello che ha sbagliato, che sia lui che ha deciso per tutti, che sia lui che
si è comportato da stronzo, che sia lui che assunto comportamenti
ingiustificabili e che ad oggi non può pretendere molto. Detto questo ti voglio
spiegare come la vedo io la posizione di Edward. Come hai detto tu stessa tutto
è partito da lui, è lui che è stato il precursore di anni di sofferenza e non
ci sono giustificazioni per questo, ma voglio dire qualcosa a sua discolpa se
possibile. Edward era un ragazzo di vent’anni che vivevano un vita stabile, una
casa accogliente, una famiglia presente e affettuosa, degli amici, una
fidanzata che amava da morire e che lo amava allo stesso modo e un migliore
amico con cui condivideva tutto. Ad un certo punto ha perso la stabilità che
aveva sempre avuto, James era morto e lui si è trovato impreparato ad
affrontare un dolore del genere. Quando perdi una persona l’unica cosa che vuoi
è trovare il colpevole che ha permesso questo, cercare un capo espiatorio e
Edward corrotto dal dolore ha cercato questo e ha trovato Bella trattandola in
quel modo, ma si è reso conto di sbagliare e ha preferito andare via, togliersi
dai piedi perché era consapevole che restando avrebbe fatto soffrire le persone
che gli volevano bene, Bella in primis. Si è reso conto che la colpa era di
quella vita che loro stessi non avevano voluto cambiare e in qualche modo si
sentiva in colpa, quasi che la colpa della morte di James fosse sua. Un anno
dopo rivede Bella e ovviamente non avendo smesso di amarla è successo quello
che è successo, ma allo stesso tempo si è reso conto che lui non era ancora
pronto per tornare alla sua vita, c’erano anche scheletri nell’armadio che
avrebbe dovuto sconfiggere e allora l’ha mandata via inventando di avere un’altra
donna, perché ha capito che se non avesse detto quella bugia lei non se ne
sarebbe mai andata. Era un ragazzo immaturo, che cercava di trovare se stesso e
un equilibrio che forse non aveva mai avuto e non voleva più doversi trovare
nella situazione di comportarsi con Bella come aveva fatto l’anno prima in
camera sua. La storia di Edward, comunque, verrà approfondita in seguito. Ho
intenzione alla fine di inserire dei capitoli pov
Edward per spiegare anche cosa il suo punto di vista e quello che davvero è
passato nella sua testa. Ricordiamoci che noi vediamo con gli occhi di Bella e
non con quelli di Edward. Comunque questo non giustifica Edward, non lo
giustifica affatto, ma ha avuto dei motivi per comportarsi in quel modo e Bella
ha fatto benissimo a non dire a lui nulla perché era consapevole che forse lui
stesso non era pronto per una responsabilità come può essere un figlio, ma
credo anche che un figlio è qualcosa che è al di fuori della coppia, nel senso
che non è detto che due persone debbano per forza stare insieme per crescere un
figlio e non è giusto che uno dei due genitori scelga per l’altro. Edward
quando ha preso la sua decisione ha scelto per lui e anche per Bella, ma anche
lui nel momento di scegliere ha scelto per lei scegliendo contemporaneamente
anche per lui. Oggettivamente avrebbe dovuto dirgli la verità indipendentemente
da tutto e tutti, Edward aveva il diritto di saperlo, era lui poi a dover
scegliere se crescere quei bambini oppure no. Comunque li ha cresciuti da sola,
quindi tanto per tanto doveva pensare ai bambini prima che a lei, a lui e a
tutto il resto, ma ammettendo anche non l’abbia fatto che ci sta pure, nel
momento in cui lui gli ha chiesto se i bambini erano i suoi figli, nel momento
in cui ha visto il legame che era nato con i bambini, nel momento in cui l’ha
visto più maturo rispetto al passato, in quel momento avrebbe dovuto essere
sincera. E lei cosa ha fatto? Se ne stava tornando a New York senza dire nulla.
Se Edward non fosse andato in aeroporto lei non avrebbe detto nulla e a
rimetterci sarebbero stati i bambini. Credo che crescere senza una figura
genitoriale di riferimento sia qualcosa di orribile, ma una cosa è essere
costretti a viverci, una cosa è essere costretti dagli altri a farlo e in
qualche modo Bella ha costretto i bambini a crescere senza il padre. Quando è
tornata a Jacksonville avrebbe dovuto dire la verità fregandosene della
fidanzata, della vita stabile di Edward e di tutte le paranoie che si è fatta,
in quel momento lei doveva pensare solo ai bambini e non l’ha fatto
nascondendosi dietro il suo dolore, un dolore che ha patito, che ha subito, ma
che non può e non deve giustificare l’aver deciso di far crescere i figli senza
un padre. Credo che lei dovrebbe capire questo, visto che fino ad ora non se n’è
resa conto. Entrambi hanno sbagliato come tu stessa hai detto e credo che prima
lo ammetteranno davvero a loro stessi e anche all’altro e meglio sarà per
tutti. Scusami il monologo, ma volevo in qualche modo spiegare il punto di
vista di Edward. In tutti i casi ci sarà qualche capitolo dedicato a lui alla
fine, per avere un’ampia panoramica di tutta la storia. Spero non ti dispiaccia
e che non lo riterrai noioso, ma credo che anche lui abbia il diritto di dire
in qualche modo la sua. Del resto credo che sia giusto sentire anche l’altra
campana, per questo ho intenzione di mettere alla fine qualche capitolo.
- sabryepenny: Ho inserito prima che ho potuto. Sono stata
all’Università e a casa lì non ho ancora la connessione. Comunque spero che il
capitolo corrente possa essere di tuo gradimento e che ne sia valsa la pena
aspettarlo qualche giorno in più.
- yara89: Beh, in effetti,
Dylan sembra piuttosto insistente, ma posso solo dire che lo rivedremo in
seguito. Per il resto ho la bocca cucita. Su Edward e Bella, posso dire poco e
niente, Edward come vedi è arrabbiatissimo e in qualche modo ha anche le sue
ragioni per esserlo. Non sembra per nulla intenzionato a perdonare Bella, ma in
compenso vuole fare da padre ai bambini e questo credo che sia quello che più
conta in questo momento. Credo che la felicità dei figli venga prima della
propria e Edward e Bella dovranno mettere da parte i loro problemi e dedicarsi
ai figli com’è giusto che sia.
- Smiley: Si, Edward è
proprio arrabbiato e come dici tu rende l’idea della persona ferita, perché
fondamentalmente è questo che Edward è. Si sente ferito dalle bugie di Bella.
Lui le credeva ciecamente, si fidava di lei più di chiunque altro e si è reso
conto che lei le ha mentito su una cosa tanto importante e certo non se lo
aspettava. Vedremo adesso cosa succederà.
- lampra: Ho postato prima la volta scorsa perché ho
potuto farlo, fosse per me tornerei ad aggiornare come facevo prima, ma
purtroppo essendomi trasferita a causa dell’Università non mi è possibile
aggiornare con frequenza perché a casa lì non ho ancora la connessione, motivo
per cui per aggiornare devo aspettare di tornare a casa mia. L’altra volta sono
riuscita e l’ho fatto con piacere. Come vedi questo è il capitolo della
litigata e come vedi i due non hanno fatto pace ed Edward ha fatto capire
chiaramente che non ha nessuna intenzione di perdonare Bella. Cosa succederà
adesso? Vedremo.
- Martybet: Sono molto contenta che il capitolo scorso
ti sia piaciuto. Spero che anche questo possa piacerti.
- shining_cullen: Beh credo che sarebbe stato quasi
impossibile che Edward non sarebbe andato a cercare Bella per capire come
stavano le cose soprattutto avendo intenzione di fare finalmente il papà. Bella
ha sbagliato e anche Edward, gli errori li hanno fatti entrambi e sarebbe ora
che lo ammettessero anche loro prima a se stessi e poi anche all’altro. Per il
momento Edward non ha nessuna intenzione di togliere i bambini a Bella, del
resto lei si è mostrato felice che lui potesse fare il padre, quindi non ci sarebbe
motivo toglierle i bambini. Lo so che sei rimasta con l’amaro in bocca alla
fine dello scorso capitolo, ma l’ho fatto apposto per lasciare un po’ di
suspense.
- sguardoalcielo: Cosa succederà, mi chiedi? Beh, bella
domanda davvero. Per il momento Edward non ha nessuna intenzione di perdonare
Bella. Il futuro è sempre incerto, quindi, non posso dire nulla. Tutto può
succedere, quindi non ci resta che vedere cosa davvero succederà.
- MyPassion: Piccola domanda? Hai poi pensato davvero
alla storia durante il capitolo di storia? Edward ha fatto davvero la sua
entrata trionfale e come vedi è piuttosto arrabbiato. Ed adesso che succederà?
- Annabella 90: Sono contenta che
l’azienda ti sia piaciuta. Mi fa molto piacere che il capitolo ti sia piaciuto
e spero che nonostante tutto possa piacerti anche questo scontro tra Edward e
Bella che certe le cose non se le sono mandati a dire. Non ci resta, adesso,
che aspettare e vedere cos’altro ci aspetta.
- alexia18: Immagino che tu ti
aspettassi il capitolo della discussione la volta scorsa, ma conoscendomi
dovresti sapere che sono un po’ cattivella in questo e che lascio sempre un po’
di suspense. Edward è arrabbiato e ha perfettamente ragione e sembra che abbia
intenzione solo di fare il padre. Quanto a Dylan ho la bocca cucita, non posso
dire nulla, scoprirai tutto andando avanti.
- littlebaby83: Che bello, una
nuova fan. Sono contentissima che ti piace il mio modo di scrivere e
soprattutto la mia storia. Spero solo di non deluderti con i capitoli avvenire.
Un grazie di tutto
cuore a tutti voi che avete recensito, a quelli che hanno messo la mia storia
tra i preferiti e nelle seguite. Un altro grazie di cuore anche a coloro che mi
hanno inserita tra gli autori preferiti. Spero che anche questo capitolo sia di
vostro gradimento e recensite. Un bacio.
INTRODUZIONE:Edward ha lasciato Bella in New Moon e non è
non e mai più tornato. Gli anni passano e anche i decenni, ma due anime sono
ancora tremendamente legate tra di loro perché il tempo possa cancellare ciò
che l’amore ha creato. Cosa succederà se un giorno Bella dovesse rincontrare
quella che aveva considerato fin dall’inizio al sua famiglia? E i Cullen e
soprattutto Edward come reagiranno quando scopriranno che Bella è ancora la
diciottenne che avevano lasciato? P.S. Bella non è un vampiro, ma non è
comunque umana. Oltre i vecchi, ci saranno anche nuovi personaggi.
INTRODUZIONE:Bella vive a Phoenix
da quando è nata e la sua vita ruota intorno ai suoi sei migliori amici: Alice,
Rosalie, Emmett, Jasper, Jacob e Edward. Si conoscono fin da quando erano dei
bambini, ma crescendo le cose cambiano e lei si ritrova solo con Jacob e Edward
che sono iperprotettivi nei suoi confronti. Un giorno accade che Jacob si
dichiara e in seguito le chiede di sposarlo. Lei accetta, ma lo ama davvero? Si
certo, ma il suo non è amore, non quello vero almeno. Ed Edward? Cosa farà a
questo punto? E se si accorgesse proprio ora che sta per perdere la persona più
importante della sua vita? E se lei lo considerasse solo il suo migliore amico?
E se invece non fosse così? La loro è solo amicizia? Si certo, ma non del
tutto. Cosa succederà, allora? Bella sposerà Jacob? Forse solo da uno sbaglio
si può scoprire la verità. Ma qual è questa verità?
INTRODUZIONE:Edward lascia Bella per
permettergli di vivere una vita normale, ma prima di farlo esaudisce il
desiderio dell’unica ragazza che abbia mai amato. Dopo la sua partenza le cose
cambiano e Bella non vivrà la vita che Edward ha sperato per lei. Si ritroverà
vampira, con un figlia da crescere e un passato da ricordare. Riuscirà a
ricordarsi del suo unico e vero amore? Ma soprattutto riuscirà a rincontrarlo?
INTRODUZIONE: Rosalie, Bella e
Alice sono tre sorelle newyorchesi che si trasferiscono a Phoenix. Sono le
classiche ragazze popolari che tutti invidiano, dal carattere forte e deciso e
che non si fanno mettere i piedi in testa da nessuno. A Phoenix le loro vite si
incroceranno con quelle di tre fratelli Emmett, Edward e Jasper, anche loro dal
carattere forte. Nessuno di loro crede nell’amore, ma presto si renderanno
conto di sbagliare, presto l’amore entrerà nelle loro vite e da lì tutto
cambierà.
INTRODUZIONE:Bella è una semplice
ragazza che vive a Phoenix. Ha un fratello e due sorelle gemelle. La sua vita
ruota intorno ai Cullen, i suoi migliori amici, la sua seconda famiglia. E poi
c’è Tay, il suo fidanzato, ma lei ne è davvero
innamorata? La sua vita è perfetta come crede? Il ritorno in città di Edward,
il suo amico di sempre, gli incasinerà la vita e presto si renderà conto che
quell’amico con il quale non fa altro che litigare non è poi solo un amico. Le
cose non saranno semplici e in una notte tutto si complicherà.
INTRODUZIONE:Bella è una ragazza alla moda che vive a Orange Country, con una
storia difficile alle spalle, chiusa, ma allo stesso tempo ribelle verso gli
altri incontra lui, Edward, un playboy da strapazzo, ribelle, odioso,
presuntuoso, aggressivo, ricco e che non fa altro che dedicarsi con i suoi
amici ricconi a feste mondane e al lusso più sfrenato. Riuscirà lei a lasciarsi
andare all'amore? E lui? Riuscirà a mettere la testa a posto? E se tutto
iniziasse ad andare x il verso giusto? Lei non sa, però, che un segreto alena
dietro di lei, un segreto che lui non intende svelarle, non subito almeno, ma
poi non sarà tardi? Una storia ricca di divertimento, scontri, ribellioni, ma
amore, tanto amore. Sono tutti umani.
INTRODUZIONE:Un semplice invito di matrimonio può cambiare quella che sembra
essere diventata una vita stabile? Questo si chiede Bella quando si ritrova tra
le mani l’invito del matrimonio di Alice e Jasper. Partire e raggiungere quella
che un tempo era la sua migliore amica affrontando i fantasmi del suo passato?
Oppure restare a casa e non correre rischi? Bella vive a New York, fa la
giornalista, si è lasciata i Cullen alle spalle e si porta dietro da cinque
anni due grandi responsabilità che portano il nome di Ej e Lizzie. Chi sono? E
che c’entra Edward in tutto questo? Se vi va di scoprirlo correte a leggere la
mia storia. Sono tutti umani.
INTRODUZIONE:Isabella Swan fugge via dalla sua città all’ètà di dieci anni,
grassottella e timida viene presa in giro da tutti. Si rifugia a Jacksonville
dalla madre, ma otto anni dopo il brutto anatroccolo si è trasformato in un
bellissimo cigno. Decide di tornare a Beverly Hill, la sua città natale, dove i
suoi vecchi amici la attendono, ma Bella è cambiata non solo fisicamente e
vuole prendersi la sua rivincita su tutti coloro che un tempo la prendevano in
giro. Nella sua vecchia città, però, non tutto è come lo ha lasciato. I Royal
King, i suoi vecchi amici, sono in lotta continua contro i Blue Ice, un altro
club di ragazzi popolari e ricchi. Cosa succederà con l’arrivo di Bella? Che
succederà se un giorno i due gruppi si ritrovano costretti a collaborare?
Filerà tutto liscio? Personaggi decisamente diversi da come abbiamo imparato a
conoscerli, ma chissà…magari dall’odio nascerà qualcos’altro e quella che era
sembrata una rivincita potrebbe diventare ben altro. Sono tutti umani. Vi ho
incuriosito? Correte a leggere.
Questi personaggi non mi appartengono, ma sono proprietà di Stephenie
Meyer
Questi personaggi non mi appartengono,
ma sono proprietà di Stephenie Meyer. Questa storia è stata scritta senza alcun
scopo di lucro.
Eccomi qui con un
nuovo aggiornamento. So che avrei dovuto postare ieri, ma purtroppo non sono
riuscita a farlo. Ho avuto un sacco di impegni e spero che la settimana
prossima riesca a postare di venerdì come promesso. Ho notato che ognuno di voi
si è schierato dalla parte o di Bella o di Edward, alcuni dalla parte di tutti
e due. Io voglio precisare che non do né torto né ragione a nessuno dei due,
non mi schiero dalla parte di nessuno anche perché credo fermamente che tutti e
due hanno fatto degli errori e che ad oggi tutti e due hanno ragione, ma
nonostante questo voglio che tutti possiate vedere non solo con gli occhi di
Bella, ma anche con quelli di Edward, voglio che possiate vedere ciò che è
successo durante la rottura dei due non soltanto dalle parole di Bella. Ciò che
noi sappiamo lo sappiamo solo perché è Bella a raccontarcelo, ma lei ci parla
delle parole che ha usato Edward con lei. Cosa ha pensato davvero Edward? Cosa ha
provato allora? Cosa lo ha spinto davvero a cacciarla via? Cosa gli ha fatto
assumere quei comportamenti? Non siete curiosi di saperlo? In tutti i casi ho
in programma un capitolo dedicato interamente ad un flashback con pov Edward che possa descrivere ciò che è accaduto sei anni
prima dal punto di vista di lui. Ciò che voglio sapere da voi è questo: volete
questo flashback tra i prossimi capitoli oppure lo volete alla fine della
storia? All’inizio ero decisa a metterlo alla fine, ma inizio a credere che,
forse, è meglio inserirlo adesso per far leggere a voi “l’altra campana” in
merito alla loro separazione sei anni prima. Fatemi sapere e io provvederò a
inserire il capitolo dove dite voi. In tutti i casi o prima o dopo il capitolo
ci sarà comunque. Credo che sia molto importante per la storia. Un bacio e buona lettura a tutti.
Capitolo 31
Un incontro speciale
POV BELLA
Con il cuore
completamente frantumato girai la serratura ed entrai in casa senza pensare più
a Edward o alle sue parole.
In quel momento
necessitavo solo di una cosa: guardare gli occhi dei miei bambini, occhi che
erano sempre capaci di trasmettermi un amore infinito, un amore di cui in
quell’esatto istante avevo proprio bisogno.
Non appena
sentirono la porta di casa aprirsi distolsero lo sguardo dalla televisione e mi
guardarono sorridendomi, ma un sorriso che durò davvero poco.
- Mamma, sei in
ritardo – mi rimproverò Ej con faccia buffa.
Non mi mossi
dalla porta, non permettendo quindi a loro di vedere Edward che ero certa fosse
dietro di me.
- Enorme ritardo
– continuò bonariamente Jake facendo spuntare la testa dalla cucina mentre
continuava a mordicchiare un hot dog.
- Un’ora e
quindici minuti – mi informò la piccola Lizzie con una faccia da finta
arrabbiata.
- E non abbiamo
messo in moto il cronometro – mi fece notare Ej.
- Si, infatti non
l’abbiamo messo in moto – mi rimbeccò Lizzie.
- No no, non si fa Bella, no no,
proprio no – mi disse Jake con la bocca piena di cibo stando al gioco dei
bambini mentre scuoteva la testa.
Non potei non
scoppiare a ridere vedendo quella scena tanto buffa. A volte mi chiedevo chi
tra i tre fosse il più bambini e ancora oggi, dopo cinque anni, non sapevo
darmi una risposta.
- Ok, mi arrendo,
avete ragione, sono in tremendo ritardo, ma c’è un motivo se lo sono. Vi ho
portato una sorpresa – dissi loro sorridendogli di cuore.
- Una sorpresa? –
mi risposero eccitati entrambi mentre Jake curioso affacciò di nuovo la testa
per vedere di cosa si trattasse.
- Una sorpresa
che adorerete – continuai io spostandomi dall’ingresso della porta e permettendo
a loro di vedere Edward che si accomodò dentro chiudendo la porta e guardando i
gemelli.
Mi soffermai a
guardare i piccoli e loro per alcuni secondi restarono immobili guardando la
figura che gli si era parata davanti, quasi che studiassero se fosse vera
oppure solo frutta della loro immaginazione, poi si guardarono negli occhi
tutti e due e solo allora di resero conto che non era un sogno, solo
guardandosi negli occhi e leggendo la sorpresa negli occhi dell’altro riuscirono
a capire che il loro papà era davvero lì, ad un passo da loro.
Guardai Edward e
lo vidi imbarazzato, forse non sapeva bene come affrontare la situazione e del
resto non potevo dargli tutti i torti. Era come se conoscesse per la prima
volta quei bambini perché in quel momento lì stava guardando per la prima volta
in modo diverso, non come i miei figli, ma come i suoi figli, i nostri figli.
- Ciao piccoli –
riuscì solamente a dire.
- Edward sa tutto
– dissi ai piccoli facendogli capire che avevo raccontato tutto a lui visto che
a loro avevo detto che gli avremmo rivelato la verità non appena saremmo
tornati a Jacksonville.
Non appena
terminai di parlare mi sembrò come se la situazione si fosse sbloccata da quel
fermo immagine che, invece, mi era apparso fino ad allora.
Ej corse come una
furia verso Edward buttandosi a peso morto tra le sua braccia, e lui, beh lui
si fece subito trovare preparato a quell’incontro, a quell’unirsi di due cuori,
ma di uno stesso sangue, all’unirsi di un padre e un figlio per troppo tempo
separati.
E in
quell’abbraccio vidi tutto quello che Jake non avrebbe mai potuto essere.
Avevo visto, per
tanto tempo, il mio migliore amico alle prese con i bambini, era lui che fin
dalla loro nascita mi era stata accanto, era lui che gli cambiava i pannolini
quando io non potevo, era lui che li prendeva in braccio facendoli giocare, era
lui che a gattoni se li metteva in spalla facendo finta di essere il loro
cagnolino.
Lui c’era sempre
stato e per tanto tempo avevo creduto che in qualche modo lui potesse essere
quella figura paterna che ai bambini mancava, ma oggi, oggi mentre guardavo
padre e figli abbracciati con espressioni adoranti sul volto mi rendevo conto
che era impossibile che Jake potesse ricoprire per loro un qualunque ruolo paterno.
Per i bambini, lui, sarebbe stato sempre il loro adorato zio Jake, nulla più di
questo.
Quando Ej ed
Edward si staccarono vidi il piccolo guardare il papà adorante, lui gli sorrise
e poi prese a guardare Lizzie che era rimasta ferma nella sua posizione, ma che
sorrideva alla scena che gli si era parata davanti agli occhi.
- Non vieni a
salutarmi tesoro? – le chiese Edward titubante che lei potesse non essere
felice come Ej.
- Si, papà, vengo
– gli rispose lei correndogli tra le braccia e stritolandolo in un suo tipico
abbraccio.
Alla parola “papà” portai il mio sguardo su Edward che
sembrava stranito, non seppi bene decifrare quell’espressione, poi il mio
sguardo andò a Jake che aveva smesso di abbuffarsi e aveva assunto
un’espressione seria. Notò che io lo stessi guardando e mi sorrise prima di
mimarmi un “te lo avevo detto che sarebbe
finita così”. Non potei non ricambiare il sorriso prima di ritrovarmi di
nuovo a guardare Edward con la piccola Lizzie tra le braccia e notai che
all’abbraccio si era unito di nuovo anche Ej.
Dopo minuti
interminabili quei tre si staccarono ed Edward guardò intensamente Lizzie.
- Tesoro, com’è
che mi hai chiamato? – le domandò titubante.
- Scusa, dovevo
prima chiederti se potevo – si giustificò la piccola facendo un’espressione
triste.
- Invece no, non
serviva che me lo chiedessi. Volevo solo sentirtelo ripetere. È una parola così
bella - le fece notare lui sorridendole felice.
- Papà, papà,
papà, papà – iniziarono a urlare tutti e due i bambini all’unisono e Edward
sorrise di un sorriso che da tanto tempo non gli vedevo in volto, uno di quei
sorrisi capaci di illuminare il mondo.
Jake scoppiò a
ridere della scena e io mi limitai a sorridere. Edward guardò, allora, il mio
migliore amico e prese a ridere anche lui.
- Mai una parola
mi è sembrata più bella – disse poi guardando Jake.
Da quando eravamo
entrati in casa non mi aveva neppure degnata di uno sguardo.
- In bocca al
lupo – disse poi Jake a Edward ridendo.
- La vedi così
male? – gli chiese lui continuando a sorridere.
- Beh questi due
sono due pesti travestiti da angeli, quindi credo che sia meglio che tu te ne
renda conto dall’inizio – gli spiegò il mio migliore amico.
- Hey tu? Lo sai bene
che non devi farci cattiva pubblicità – lo rimproverò Ej mentre tutti scoppiammo
a ridere.
E in quel
momento, vedendo il sorriso nelle bocche di tutti, mi resi conto che finalmente
i miei bambini potevano essere davvero felici. Non avrei potuto mantenere la
promessa che avevo fatto loro di essere una famiglia felice e unita come quella
di Sarah, ma potevano avere il padre che tanto gli era mancato.
Quando i bambini
finirono di sbaciucchiarsi il papà presero a guardare me e mi corsero incontro
abbracciandomi.
- Grazie mamma –
mi disse il piccolo Ej.
- Ci hai fatto la
sorpresa più bella che potessimo ricevere – continuò la piccola Lizzie
sorridendomi di un sorriso sghembo come quello di Edward.
Li abbracciai e
in quel momento il mio sguardo si posò sul padre dei mie figli e in quel
momento mi resi conto che nel suo sguardo era sparito il rancore, la rabbia e
tutto ciò che di negativo avevo visto fino a pochi istanti prima che lui
incontrasse quegli angeli e ciò che vidi mi bastò.
C’era amore,
amore incondizionato per quei bambini e mi sarebbe bastato quell’amore per
vivere bene, perché ciò che contava non ero io, ma loro, i miei figli, i nostri
figli. Se noi avevamo fatto degli errori non era giusto che a pagare fossero
loro e a mio avviso e credo anche al suo, quei piccolini, avevano già pagato
abbastanza.
Ej e Lizzie si
allontanarono da me e tornarono da Edward facendolo accomodare sul divano del salotto e Jake lì seguì mentre io andai
in cucina a prendere un po’ d’acqua.
La cucina e il
salotto erano collegati, non c’erano pareti a separare le due stanze, come in
ogni tipico loft americano, motivo per cui dalla cucina potevo benissimo vedere
tutti e quattro seduti sul divano a parlottare tra loro.
- Edward hai
mangiato? – chiesi poi a lui.
- Veramente no –
mi rispose lui mentre teneva Lizzie in braccio.
- Cosa vuoi? –
gli domandai in tono gentile.
- Non
disturbarti, più tardi compro qualcosa al bar di sotto – mi rispose lui
sorridendo.
Sapevo che quel
sorriso non era per me, ma mi piaceva vederlo sorridere, mi piaceva più del
lecito.
- E io qui che ci
sto a fare allora? Che dici di una pizza? – gli proposi ricambiando il sorriso.
- Vada per la
pizza – mi rispose lui mentre io annuii.
- Scendo a
prenderne una, allora – gli risposi dirigendomi verso l’uscita.
- Mamma, ma non
chiede come la vuole? – mi domandò Lizzie.
- Se non ha
cambiato gusti prenderà una Blue Moon, giusto? – chiesi convinta di quello che
dicevo.
Edward aveva
sempre adorato quel tipo di pizza e io non ero da meno.
- Blue Moon
sempre e comunque – mi rispose lui sorridendomi prima che io uscissi per
scendere alla pizzeria sotto casa.
Ordinai due pizze
uguali, una per me e una per lui, poi salii di nuovo in casa ritrovando tutti e
quattro che ridevano come pazzi e pur non conoscendo il motivo di quelle
risate, presi a ridere anche io.
Misi le pizze in
tavola ed Edward e i bambini mi raggiunsero mentre Jake restò in salotto
continuando a chiacchierare con noi da lì.
Riprendemmo a
parlare mentre i piccoli, soprattutto Ej, rubavano il condimento nelle pizze di
entrambe.
- Papà come sta
Sarah? – domandò la piccola Lizzie sorridendo.
- Gli mancate
molto e non vede l’ora di rivedervi – le rispose Edward mentre continuava a
mangiare.
- E i nonni? Gli
zii? – continuò con le domande Ej.
- I nonni stanno
benissimo. Gli zii pure, zia Alice sta preparando tutto per il parto di zia
Rose e lei, beh lei per adesso l’abbiamo messa a riposo visto che manca poco
prima del parto. Zio Jasper e zio Emmett stanno impazzendo con quelle due, ma
va tutto bene e anche loro non vedono l’ora di rivedervi. Domani gli chiamiamo,
saranno felicissimi di sentirvi – gli spiegò in breve Edward.
Io lo guardai
piena di domande sui Cullen e lui sembrò capirmi perché mi guardò come a dirmi
“ne parliamo dopo”.
- Quanto ti
fermi? – domandai allora per cambiare discorso.
- Due settimane –
mi spiegò lui addentando un altro pezzo di pizza.
- Che bello –
urlarono all’unisono le due pesti.
- Dove ti fermi?
– gli domandò Jake avvicinandosi e rubandomi un pezzo di pizza e finendola in
due morsi.
- In un albergo
qui vicino – gli rispose lui senza problemi.
- Se vuoi il mio
appartamento è grande, puoi rimanere lì. Per me non ci sono problemi, davvero –
gli propose sorridendogli.
-
Nooooooooooooooooooooo – urlarono i bambini all’unisono.
Ci spaventammo
tutti e tre fissandoli straniti, ma loro ci sorrisero sarcastici.
- Ma vi ha dato di
volta il cervello? – domandai loro rimproverandoli.
- Papà resta qui
– mi spiegò Ej come se la cosa fosse ovvia.
- Si, Ej ha
ragione. Ci sono un sacco di stanze dove può dormire. Papà non si muove di qui
– mi disse Lizzie come se la decisione dipendesse da me.
- Bimbi, non
credo sia il caso. Starò da Jake visto che è così disponibile – gli rispose
Edward cercando di convincerli.
-
Nooooooooooooooooooooo – continuarono loro come se nulla fosse.
- Smettetela
adesso – li rimproverai alzando un po’ la voce.
Non mi piaceva
quando si comportavamo in quel modo.
- Papà ti prego,
resta qui con noi – lo pregò Lizzie facendogli gli occhi da cucciola che a mio
avviso aveva ereditato da Alice.
Anche Ej glieli
fece e vidi Edward in evidente imbarazzo.
- Io, veramente… –
provò a dire lui.
In quel momento
mi resi conto che era giusto dire qualcosa, in fondo l’imbarazzo di Edward
poteva essere dovuto al mio silenzio.
- Beh, se vuoi
rimanere qui, lo spazio c’è. Non so, fai tu – dissi io lasciando a lui la
possibilità assoluta di scegliere.
Edward stava per
dire qualcosa, ma quando guardò gli occhi di Ej e Lizzie non riuscì ad aprire
bocca.
- Ti prego papà –
disse Ej seguito poi da Lizzie.
- Ok, avete
vinto. Resterò qui – gli rispose lui alla fine.
I gemelli si
misero ad urlare e a saltellare per la felicità, mentre Jake scoppiò a ridere e
guardò Edward.
- Io ti ho
avvisato. Sono tremendi. Quando si mettono in testa qualcosa non c’è nulla che
gli fa cambiare idea – gli fece notare il mio migliore amico.
- Tale madre,
tali figli – fu l’unica risposta di Edward prima di scoppiare a ridere anche
lui.
La sua battuta
non mi era affatto nuova visto e considerato che in passato non faceva altro
che ripetermi quanto io fossi testarda, anche se di certo nemmeno lui ne faceva
a meno.
Finimmo di
mangiare, poi ci spostammo in salotto dove trascorremmo una bellissima serata,
tra scherzi, risate e commenti.
Per quella sera
feci un’eccezione e permisi ai bambini di andare a letto più tardi, del resto
era quasi dovuto vista l’occasione.
Dopo qualche ora Jake
iniziò a sbadigliare ed Ej non aspettava altro che questo per prenderlo in
giro.
- Il vecchietto
ha sonno – esordì la peste.
- Hey, vecchietto
a chi? – gli domandò Jake facendo finta di essere arrabbiato.
- A un certo
Jake, lo conosci? – continuò il piccolo indossando un’espressione di uomo di
mondo.
- Vieni qui,
razza di teppistello dei miei stivali – disse Jake alzandosi dal divano e
cercando di buttarsi su Ej per fargli il solletico, ma il piccolo si rifugiò
tra le braccia del papà che sorrideva alla scena appena vista.
- Papi, non farci
caso. Questi due sono una caso perso – gli spiegò Lizzie accovacciata al suo
petto.
Edward sorrise e
poi coprì Ej con le sue braccia e Jake non poté fare nulla, motivo per cui Ej
gli fece una pernacchia.
- Hey sei tu però
che te le vai a cercare – commentò Edward iniziando lui stesso a fare il
solletico al figlio.
A lui si unì
Jake, mentre io e Lizzie, che nel frattempo era corsa tra le mie braccia,
ridevamo felici.
Le urla e le
risate di Ej riempirono la casa e io ringraziai con tutta me stessa il fatto
che Edward fosse lì indipendentemente da tutto e tutti.
Poco dopo Lizzie
corse ad aiutare il fratello come sempre succedeva tra loro e alla fine Edward
e Jake lo lasciarono stare.
- Adesso il
vecchietto va a letto. È proprio stanco visto che oggi si è girato mezzo luna
park per far contenta una peste ingrata – disse poi il mio migliore amico
rimettendosi in piedi.
- E ora di andare
a letto anche noi – esordì poi io.
- Ma mamma, c’è
papà stasera – si lamentò Ej.
- Mamma ha
ragione, è tardi. Bisogna andare a letto. Io resterò qui e domani mi
ritroverete accanto a voi al vostro risveglio, promesso – disse Edward ad
entrambi.
- Giurin
giuretto? – gli domandò Lizzie.
- Giurin giuretto
e mano sul cuore – continuò Edward a cui i gemelli, durante la permanenza a
Jacksonville, avevano insegnato il loro tipico rituale delle promesse.
Jake salutò tutti
e si dileguò tornando nel suo appartamento, mentre i bambini insistettero per
accompagnare Edward nella camera
degli ospiti.
- Papi in questa
stanza affianco non si può entrare. È chiusa a chiave – gli spiegò Lizzie
indicandogli la camera accanto a quella degli ospiti.
- E perché? –
domandò curioso Edward.
- È la nostra
camera di quando eravamo neonati e mamma la lascia chiusa a chiave perché dice
che siamo due pesti ed ha paura che roviniamo la stanza – gli rispose Ej.
Edward mi guardò
con espressione curiosa.
- Non guardarmi
così. Tu non hai idea di quanto questi due siano pestiferi – gli feci notare io
mentre lui si limitò a sorridermi.
- Papà, possiamo
dormire con te? – domandarono poi all’unisono i piccoli.
- Papà sarà
stanco, per stanotte ognuno in camera propria – risposi io al posto di Edward.
- No, mi fa
piacere se dormono con me, quindi, forza, a nanna – disse lui sorridendo ai
piccoli.
Prese Lizzie in
spalle ed Ej in braccio e si diresse verso quella che per le prossime due
settimane sarebbe stata la sua camera.
- Dove hai le
valige? – domandai a lui.
- Ho chiesto a
mamma di spedirmele domani – mi rispose lui.
Mi allontanai
entrando nella mia stanza. Dall’ultimo cassetto presi una tuta di Jake e poi
tornai nella camera degli ospiti.
- Tieni questa. È
di Jake, per stasera puoi usarla come pigiama – gli dissi dandogliela.
- Grazie – si
limitò a dirmi lui sorridendomi.
Baciai i bambini
e mi chiusi la porta alle spalle, ma non riuscii a fare più di qualche passo
prima che Edward mi chiamasse.
- Dimmi – gli
dissi non riuscendo a capire il motivo per cui mi avesse chiamata.
- Prima, quando i
bambini mi hanno chiesto degli altri, c’era qualcosa che volevi dirmi, cosa? –
mi domandò abbassando la voce in modo che i piccoli da dentro non sentissero
visto che aveva lasciato la porta della camera socchiusa.
- Immagino tu gli
abbia detto tutto, giusto? – gli chiesi e lui annuì – ecco mi chiedevo come
l’hanno presa – continuai sperando che almeno loro mi avrebbero potuto capire.
- Molto meglio di
me, visto che tutti lì dentro lo sospettavano. Non si sapevano spigare come
fosse possibile visto che loro non sapevano nulla di Boston, ma erano certi che
fossero i miei figli. Non si sono stupiti più di tanto. L’unico stupido sono
stato io che mi sono fatto convincere dalle tue parole, ma che vuoi farci, la
fiducia a volte è un arma a doppio taglio – mi rispose lui con lo stesso
sguardo che mi aveva rivolto in ufficio.
L’unica cosa
positiva in tutta questa storia era che almeno i Cullen non c’è l’avessero con
me, ma qualcosa mi diceva che mi teneva nascosto qualcosa, era come se nel
dirmi quelle parole mi stesse nascondendo qualcosa e se questa mia ipotesi era
fondata, allora, qualcuno non l’aveva presa bene e a mio avviso non poteva che
trattarsi di Alice.
Preferii
sorvolare, del resto non aveva senso parlare con lui dei miei dubbi, con molta
probabilità avrebbe frainteso le mie parole e non potevo rischiare.
- Edward io non
avrei mai voluto mentirti, ma te l’ho spiegato, non potevo dirti la verità –
gli spiegai nuovamente sperando che almeno in quel momento potesse capirmi.
- Dovevi solo
fidarti di me, ma non l’hai fatto. Perché adesso dovrei farlo io? Come credi
che io adesso possa tornare a fidarmi di te? Cazzo Bella eri la persona di cui
mi fidavo di più in assoluto e nonostante quando ho visto i bambini ero certo
fossero miei, mi sono fidato di te, delle tue parole e mi sono detto che mi ero
immaginato tutto, ho negato l’evidenza solo perché mi fidavo ciecamente di te,
quindi, evitiamo di riparlarne che è meglio. Mi voglio godere i bambini senza
pensare a nient’altro, men che meno a te. Buona notte – mi disse glaciale prima
di entrare in stanza e chiudersi la porta alle spalle.
Restai lì, ferma
in quella posizione per qualche minuto, sconvolta ancora dallo sguardo che mi
aveva riservato e dalle sue parole. Dopo minuti interminabili andai in camera mia e mi misi una sottoveste
da notte e una vestaglia sopra, poi uscii di casa dirigendomi nell’appartamento
di Jake.
Entrai con il
doppione delle chiavi che avevo e mi diressi direttamente in camera sua dove lo trovai
spaparanzato a letto che dormiva già.
Un sorriso nacque
spontaneo sul mio volto vedendolo così tranquillo e rilassato, poi tornai a
pensare cosa fosse successo qualche ora prima con Edward, ripensai alle sue
parole e scoppiai a piangere silenziosamente, un pianto che pian piano divenne
rumoroso e mi sdraiai sul letto appoggiando la testa sul petto di Jake.
Fu allora che si
svegliò e mi guardò stranito.
- Bella, che ci
fai qui? – mi domandò aprendo gli occhi.
- Scusa, non
volevo svegliarti – dissi tra un singhiozzo e l’altro.
- Ma tu stai
piangendo? Che succede? – mi domandò stringendomi forte a lui.
Rimasi in
silenzio per un po’ facendomi cullare dalle sue braccia forti, le uniche,
ormai, nelle quali mi sentivo protetta, al sicuro, le uniche che ero certa non
mi avrebbero mai ferita.
Dopo minuti di
silenzio, tra un singhiozzo e l’altro, raccontai a Jake tutta la discussione
con Edward, le sue accuse, le sue parole taglienti e soprattutto i suoi occhi,
quegli occhi identici a quando anni prima mi aveva cacciato via dalla sua vita
prima fuggendo via, poi cacciandomi via.
Jake mi lasciò parlare
senza interrompermi mai, ma all’aumentare di ogni singhiozzo aumentava anche la
sua presa sicura su di me.
Quando terminai
di parlare vidi i suoi occhi puntati su di me e allora non riuscii a non
puntare i miei su di lui.
- Ti ha detto
davvero queste cose? – mi domandò sconvolto.
- Ogni singola
parola – gli risposi sincera.
- Bella, tu
dovevi dirglielo, dovevi sputargli addosso tutto quello che hai passato in
questi anni per colpa sua, dovevi fargli capire le tue ragioni. Lui non può
piombare di nuovo nella tua vita come se nulla fosse e ridurti di nuovo in
questo stato, mi dispiace, ma questo non lo sopporto. Tu hai fatto i tuoi
sbagli e sono io il primo ad ammetterlo, ma lui non è certo un santo, anche lui
ha sbagliato e le tue azioni non sono altro che la conseguenza dei suoi
comportamenti – mi disse quasi con rabbia.
Sapevo che non
c’è l’aveva con Edward, non avrebbe potuto perché sapeva che a sbagliare ero
stata anche io, ma il fatto che mi vedesse in quello stato non lo faceva
ragionare lucidamente.
Se c’era una cosa
che mandava in bestie Jake era proprio quella di vedermi soffrire.
Non risposi alle
sue parole, ma mi strinsi più forte a lui singhiozzando sempre più forte.
- Perché Bella?
Perché gli permetti ancora di ridurti così? – mi domandò dolcemente dopo
qualche attimo di silenzio.
- Perché lo amo
Jake, lo amo più della mia vita – gli risposi spogliandomi di tutta la
sincerità possibile.
- Tesoro, ma sono
passati cinque anni, cinque anni di silenzio e sofferenze, come fai ad amarlo
ancora così tanto? – mi domandò lui stupito dall’intensità del mio sguardo
mentre gli avevo detto quelle parole.
- Perché il tempo
non conta per il cuore. Si può amore anche stando lontani e quell'amore se è
vero e puro non morirà mai neanche fra mille anni e il mio amore per lui è
sempre stato dentro di me. Io qui – gli dissi prendendo la sua mano e
portandomela all’altezza del cuore – qui, non ho niente. Il mio cuore c’è l’ha
lui, gliel’ho donato tanto tempo fa e lui non me l’ha ancora restituito –
conclusi poi mentre altre calde lacrime tornarono a farsi sentire.
- E allora se lo
ami così tanto lotta, non permettere alle sue parole di fermarti. Era
arrabbiato e ha detto cose che magari nemmeno pensa, ma soprattutto ha detto
quelle cose perché lui non sa quanto davvero sia stato difficile per te
mantenere questo segreto, lui non sa davvero quanto tu hai sofferto. Se lo
sapesse si renderebbe conto di tante cose. Và da lui, raccontagli questi sei
anni lontani da lui, ma soprattutto non arrenderti. Hai lottato per questo
amore, l’hai fatto per tanto tempo, continua a farlo – mi esortò guardandomi
dritto negli occhi.
- Sono stanca di
lottare Jake. In una storia d’amore bisogna crederci in due, io non posso
credere in noi due da sola, non ne ho più le forze. L’ho perso Jake, l’ho perso
per sempre stavolta e prima accetterò la cosa meglio sarà per tutti – gli
risposi sicura delle mie parole.
- Non è detto che
tutto ciò che è perso non possa essere ritrovato – mi rispose solamente mentre
io mi strinsi più forte a lui.
Non gli dissi più
nulla, ma mi sdraiai nuovamente accanto a lui appoggiando la mia testa sul suo
petto. Avevo bisogno di sentirlo vicino, avevo bisogno di sentire accanto a me la
presenza del mio migliore amico.
Restammo in
quella posizione per un sacco di tempo, fino a quando lui si addormentò. Io,
invece, non riuscivo proprio a prendere sonno.
Controllai
l’orario e mi resi conto che erano le tre e mezzo del mattino, era meglio
tornare a casa mia.
Cercando di non
svegliare Jake sgattaiolai fuori dal letto, gli lasciai un delicato bacio sulla
fronte e poi uscii dalla stanza e dall’appartamento rientrando nel mio.
Mi diressi verso
la mia stanza, ma la curiosità di vedere Edward e i bambini dormire insieme era
forte, tanto che cambiai direzione e mi diressi nella stanza degli ospiti.
Aprii la porta
silenziosamente per non svegliarli e fu allora che li vidi.
Edward dormiva
placidamente in mezzo ai bambini. Lizzie da una parte appoggiava la sua
testolina al petto del papà mentre lui la stringeva a sé ed Ej dall’altra parte
faceva la stessa cosa.
Avevano tutti e
tre un’espressione beata in viso, erano felici, realizzati quasi e mi rendevo
conto che era giusto che fosse così. Tutti e tre avevano trovato una parte di
loro stessi che gli era stata strappata via in modo crudele, tutti e tre
meritavano adesso di essere felici.
Mi avvicinai pian
piano al letto e lasciai un delicato bacio sulla fronte sia al piccolo Ej che
alla piccola Lizzie.
Stavo per tornare
nella mia stanza, ma mi voltai di nuovo osservando Edward e fu allora che
decisi di fare qualcosa che probabilmente non mi sarebbe più ricapitata
l’occasione di poter fare.
Mi avvicinai a
lui silenziosamente e poggia le mie labbra sulle sue in modo delicato. Avrei
tanto voluto che si svegliasse e approfondisse quel bacio, ma sapevo che se
solo si sarebbe svegliato come minimo mi avrebbe linciato visto ciò che stavo
facendo, ma in quel momento non mi importò.
Stavo assaporando
per l’ultima volta quelle labbra che ambivo da molto tempo, quelle labbra che
sognavo tutte le notte, quelle labbra che erano le uniche a farmi sentire le
farfalle nello stomaco.
Subito dopo mi
staccai e mi resi conto che quello certa non poteva essere considerato un
bacio, ma solo uno sfioramento di labbra, ma ciò mi bastò.
Gli accarezzai la
fronte dolcemente e lo osservai per qualche attimo.
- Se solo
riuscissi a capire quanto davvero ti amo capiresti le mie ragioni, se solo
riuscissi a capire il mio dolore lontano da te di tutti questi anni capiresti
il perché ti ho tenuta nascosta questa verità. Volevamo per noi una vita
perfetta, quella che avevamo sempre sognato e, invece, come degli stupidi non
abbiamo fatto altro che farci del male a vicenda – gli sussurrai consapevole
che non potesse sentirmi.
Del resto era
risaputo che quando Edward dormisse non sentiva nemmeno le bombe e, forse,
proprio per questo mi ero spinta tanto oltre.
Mi allontanai da
lui e raggiunsi la porta.
- Ti amo –
sussurrai poi prima di uscire.
Non sapevo perché
avevo detto quelle cose, forse era il mio modo, un po’ inusuale senza dubbio,
di dirgli addio.
Con un dolore
straziante nel cuore mi diressi nella mia stanza, lì dove piansi tutte le mie
lacrime, lì dove mi resi conto di un’importante realtà: non importa quanto
lontano vai o quanto cerchi di fuggire, la verità è che il passato te lo porti
dietro per sempre, non puoi cancellarlo, non puoi distruggerlo, puoi solo
cercare di voltare pagina, per quanto ti è possibile, e tentare di andare
avanti.
E a quella verità
ci ero arrivata provando tutto sulla mia pelle. Ci avevo provato con tutte le
mie forze a fuggire via dal mio passato, dai miei ricordi, da lui, ma i
risultati erano stati disastrosi. Tutto mi si era ritorto contro, tutto quello
da cui ero fuggita per tanti anni mi era sbattuto di nuovo in faccia facendomi
sprofondare in un tunnel senza uscita e solo allora, in quell’esatto istante,
mi resi conto che non si può mai veramente sfuggire al proprio passato.
…Adry91…
SPOILER:
Edward si
avvicinò a me pericolosamente.
- Stavolta
l’allievo non supererà il maestro – mi soffiò all’orecchio, talmente vicino che
potevo sentire il suo fiato addosso.
Capire il significato
di quelle parole non mi fu per nulla difficile. L’allieva in questo caso ero
io, mentre il maestro lui.
Ricordavo ancora
perfettamente il giorno in cui Edward mi aveva insegnato a giocare a bowling.
Risposte alle vostre recensioni:
- fania155: Non posso dirti
nulla sul finale, ma abbi pazienza e vedrai che tutte le tasselle del puzzle si
uniranno.
- sky79: Beh in effetti
credo che fosse impossibile che i due non litigassero. Si parla di cose importanti,
forti ed era normale che prima o poi si arrivasse a parlare di queste cose.
Vediamo che succede adesso.
- nik81: Non scusarti se sei
diretta con le tue opinioni, anzi mi fa piacere così capisco come la pensa
anche chi legge. Sono d’accordo con te quando dici che Edward sta continuando a
sbagliare soprattutto, a mio avviso, nei modi. È sicuramente un po’ troppo duro
nei confronti di Bella. Non posso dirti adesso che comportamenti metteranno su
entrambi, ma una cosa è certa. Per il momento è fondamentale il rapporto con i
bambini, loro due dovranno sicuramente risolvere i loro problemi, ma devono
farlo senza mettere in mezzo i bambini. Quanto a Dylan sono contenta che non lo
consideri un personaggio negativo. Non posso dirti se sarà una spinta alla riappacificazione,
se sarà un personaggio di contorto o roba varia. Ti posso solo invitare a
continuare a seguire la storia. Presto tutto sarà chiaro.
- baby2080: Come tu stessa hai
detto su Dylan non posso dirti nulla. Quanto ad Edward hai ragione, deve sbollire
la rabbia e soprattutto deve cercare di controllare le parole, perché a volte
le parole possono ferire più delle azioni. Ora come ora non ci resta che
aspettare e vedere che succederà.
- Austen95: E chi lo sa? Magari
metteranno loro lo zampino, oppure no. Chissà, vedremo.
- superlettrice: Edward è sempre
stato così. Lui è sempre definitivo nelle sue cose. O è bianco o è nero. Non ha
mezze misure ed è sempre stato così. Entrambi nel corso degli anni hanno perso
qualcosa e lo stesso è successo ai bambini, quindi adesso devono cercare di
fermarsi a pensare a ciò che conta davvero. Edward ha detto a lei di amarla
ancora e credo sarebbe stato falso a dire il contrario, del resto in tre giorni
non può cambiare un sentimento così forte, ma allo stesso tempo non riesce a
perdonarla perché si sente ferito, deluso e preso in giro. Gli passerà?
Riuscirà a superare tutto o proprio non c’è la farà? Vedremo, l’importante,
comunque, è che siano dei buoni genitori a prescindere da tutto il resto.
- alexia18: Non ci sono state
tante offese perché credo che questi due devono prima chiarire tutti gli anni
passati lontani, devono chiarire cosa successe tra loro qualche anno prima. Se
non chiariscono prima questo è impossibile chiarire il resto. Bella ha sofferto
parecchio, ma ci arriveremo più avanti a quello che ha dovuto passare in
passato. Ci sarà un capitolo dedicato appunto alla storia di Bella. Cosa
succederà adesso non si sa, ma presto tutto sarà chiaro.
- fabiiiiiiiii: Beh la speranza che questi due chiariscano è
sempre l’ultima a morire. Vedremo che succederà.
- ledyang: Purtroppo non sono riuscita a postare
prima, chiedo scusa. Sull’happy-ending non posso dire
nulla. Potrebbe finire bene come male. Tutto può succedere e ancora è presto
per riuscire a pensare ad un finale. Devo succedere ancora tante cose.
- KatyCullen: In effetti Bella ha sofferto e sta
continuando a soffrire proprio tanto, mentre Edward non riesce propria a
mettere una pietra sopra a tutto. Spero che la storia continui ad appassionarti
così tanto.
- franz1000: Non scusarti per le
recensioni lunghe. È sempre un piacere leggerle e mi fanno capire quanto
davvero la storia ti piaccia. Edward ha fatto degli sbagli e sta continuando a
sbagliare. Bella, beh lei ha sofferto tanto e adesso non so che comportamento
avrà, ma una cosa è certa. Lei è convinta dei sentimenti che prova per lui, è
convinta dell’amore che li lega e forse è questa la sua forza. Fin quando la
avrà sarà un bene per tutti, quando anche questo briciolo di forza la
abbandonerà, beh, allora dovremmo iniziare a preoccuparci.
- KrisCullen: Sono contenta che la storia ti piaccia.
Edward e Bella hanno avuto una bella litigata, ma credo che era doveroso
chiarire determinate cose. Adesso ciò che conta sono i bambini e loro due
devono trovare un punto d’incontro per loro, per i loro figli. Che succederà
adesso? Vedremo.
- sabryepenny: In effetti questa litigata credo che era
quasi d’obbligo. Dovevano parlare, chiarirsi in qualche modo, anche se non
l’hanno fatto fino in fondo. Sono contenta che ti piace il mio modo di scrivere
e mi auguro di non deluderti.
- giova71: Bella è stata
chiara con Edward, nel senso che fino a che fa soffrire lei può pure andare
bene, ma con i bambini non lo deve fare e credo che lui non ne abbia
intenzione. Per Bella per adesso c’è solo Edward e quando ami davvero qualcuno
gli altri nemmeno li consideri, ma chissà. Vedremo.
- lampra: Beh, in effetti, Edward sembra proprio
deciso a non perdonare Bella. Continuerà a pensarla così o cambierà idea?
Boh…Vedremo.
- vanderbit: Io sono ancora al primo anno. Ho iniziato
da un mesetto circa questa nuova avventura, chiamiamola così, e per adesso ti
posso dire che mi trovo bene. Mi piace come indirizzo anche perché gli
argomenti sono molto affascinanti. Anche “menager” è
un bel campo, mi piace parecchio. Comunque devi essere tu a scegliere. Volendo
hai ancora un po’ di tempo per pensarci, quindi riflettici pure con calma e
scegli quello che più ti piace. Edward è molto arrabbiato, ma come hai detto tu
ha le sue ragioni, ma allo stesso tempo anche Bella ha le sue di ragioni. Che
succederà? La situazione è piuttosto complicata, quindi, non ci resta che
vedere cosa accadrà.
- favola08: Ancora rido
pensando alla tua battuta: “nemmeno brooke di
beautiful ha la mente incasinata come la loro”. Devo dire che ci hai azzeccato
proprio. Tutti e due hanno fatto degli errori e forse dovrebbero solo
ammetterlo entrambi davvero e mettere una pietra sopra al passato. Succederà
mai? Vedremo.
- rorry: Non preoccuparti per la scorsa recensione.
In fondo capita a tutti di saltare un aggiornamento o di non poter recensire
per vari problemi. Sono, comunque, contenta che tu sia tornata. Edward non si è
comportato per nulla bene, anzi tutto il contrario. Aveva le sue ragioni, ma
forse ha sbagliato i modi. Bella aveva molte valigie quando è andata dai
Cullen. Se ci fai caso, infatti, sia all’andata che al ritorno prima i Cullen
poi Jake gli fanno notare il fatto che si sia portata dietro tutto l’armadio.
- loy90: In effetti Edward
l’ha presa male ed è molto arrabbiato, mentre Bella in qualche modo si sente in
colpa anche se sa di averlo fatto per il bene dei bambini e, forse, in modo un
po’ strambo anche per il bene di Edward. Cosa succederà adesso non è chiaro, ma
lo scopriremo presto.
- ste87: Credo anche io che
questa litigata sia stata utile per entrambi, anche se credo che molte cose
devono ancora dirsele. Il sesso in ufficio credo che sarebbe stato fantastico,
ma per come ho in mente il continuo della storia era impossibile da inserire,
ma ti assicuro che l’idea mi ha molto stuzzicata. Per adesso Edward ha
intenzione di fare il padre e ribadisco solo il padre, con Bella? Beh con lei
si vedrà in seguito.
- feeg: Bella ha tirato fuori un bel po’ di cose,
ma credo Edward non sembra averle capite molto bene, ma credo che avrà modo di
capirle più avanti, sempre se lui è disposto all’ascolto visto che per il
momento non sembra esserlo. Vedremo.
- bale86: Hai detto bene, il
perdono viene con il tempo e per il momento Edward non sembra assolutamente
pronto al perdono visto che per lui è venuto a mancare un elemento base in una
relazione di qualunque tipo, la fiducia. Riuscirà a fidarsi di nuovo di Bella?
E lei? Lei che cosa farà? Non ci resta che vedere cosa succederà.
- sguardoalcielo: Hanno sbagliato entrambi, questo credo che,
ormai, sia risaputo da tutti. Credo che prima riusciranno ad ammettere questo,
prima riusciranno a trovare un punto d’incontro.
- sognatrice76: Beh in fondo Edward
sta collezionando un errore dietro l’altro e la cosa brutta e che non se ne
rende conto. Ha usato parole pesanti, non ponderate e soprattutto parole che
avevano il solo scopo di ferire Bella. Riuscirà prima o poi ad aprire gli occhi
e mettere una pietra sopra a tutto? Non ci resta che attendere per scoprirlo.
- yara89: Credo che in un
modo o nell’altro entrambi abbiano fatto degli errori e ad oggi non so se
entrambi siano riusciti ad ammettere a loro stessi questo dato di fatto. Fin
quando non lo faranno credo che sia impossibile trovare un punto d’incontro. So
che il tuo è un giudizio sui personaggi e non sulla trama della storia e
apprezzo tantissimo il fatto che mi fai sapere cosa ne pensi. È importante
sapere cosa pensano dei personaggi tutti coloro che leggono la storia.
- serenalla: Beh la colpa principale è senza dubbio di
Edward. è lui che ha sbagliato
per primo e questo è ovvio. Anche Bella ha fatto i suoi errori, anche se questi
sono una conseguenza di quelli di Edward. Credo che nessuno dei due abbia avuto
un comportamento giustificabile, quindi dovrebbero mettere una pietra sopra a
tutto e ricominciare daccapo.
- Sabe: Beh in effetti è difficile stabilire se la
convivenza forzata possa essere una buona cosa o meno. Vedremo. Su Edward ci
hai azzeccato in pieno. Su Bella non posso dire nulla, non posso anticipare
quello che sarà il suo comportamento futuro, ma presto tutto sarà chiaro.
Quanto all’e-mail, io nella recensione scorsa mi riferivo alla e-mail che ti
avevo mandato. Tu mi avevi già risposto, ma non me ne ero ancora accorta. Alla
risposta a quell’e-mail non ti ho ancora risposto. Lo so, sono imperdonabile,
ma il fine settimana scorso sono stata impegnatissima, mentre questo fine
settimana è stato ancora peggiore dello scorso. Motivo per cui sto aggiornando
solo adesso. Non riesco a risponderti questa settimana, ma ti prometto, anzi ti
assicuro che ti risponderò il prossimo fine settimana. Giurin giuretto e mano
sul cuore come nella mia storia che tanto ti piace. Riesci a perdonarmi? Ti
prego sister fallo. Sono incasinata. Lì non ho
internet e quando torno a casa i miei amici mi tempestano. Abbi pazienza,
almeno per questi primi tempi. Perdonata? Spero di si.
- francy-cr: Sono contenta che la storia ti sia
piaciuta. Diciamo che schierarsi da una parte piuttosto che dall’altra è molto
difficile, almeno al momento. Io stessa che scrivo la storia non so da che
parte stare. Sono un po’ come una bandiera, un po’ da una parte e un po’
dall’altra.
- spinning_cullen: Beh credo che tutti e due abbiano fatto
degli errori in passato e credo che entrambi abbiamo le loro ragioni adesso.
Adesso dovrebbero risistemare le cose, ci riusciranno? Lo scopriremo presto.
- JessikinaCullen: Si, in effetti sono andati subito al sodo,
ma credo che non si sono detti tutti ciò che serviva e credo che fino a quando
non lo faranno sarà difficile iniziare tutto daccapo. Credo che Edward debba
capire bene cosa ha passato Bella in questi anni, solo allora potrà in qualche
modo spiegarsi i motivi che hanno indotto lei al silenzio. Per adesso ciò che
conta, come hai detto tu stessa, sono i bambini. Il resto non conta, non per il
momento almeno.
- winter12: Sono contenta che
ti abbia fatto piangere con lo scorso capitolo perché ciò significa che ti ho
emozionato ed emozionare è l’obiettivo che ho quando scrivo. Mi auguro che lo
stesso avvenga per il futuro di questa storia.
- Moni68: Hai detto bene, la
ragione non sta mai da una parte sola e prima loro lo capiranno meglio sarà per
tutti.
- MyPassion: Non posso dirti se le cose si sistemeranno
o meno, ma presto si capirà tutto. Beh spero che ne sia valsa la pensa snobbare
“il buio oltre la siepe” oltre che per altre storie anche per la mia.
- witch77it: In effetti Edward
sembra tornato lo stronzo che è stato in passato, quello che non si cura delle
parole che dice, quello che preferisce sorvolare sulle cose solo per non
affrontarle davvero. Bella, beh lei, forse è troppo abituata a lui e al suo
carattere e credo che saprà tenergli testa. In qualche modo lei il vecchio
Edward, quello stronzo lo conosce bene, meglio del nuovo Edward e quindi non
credo avrò problemi a rapportarsi con lui, ma chissà, vedremo.
- isabellacullen: Come hai detto tu stessa, quei due si sono
detti più o meno ciò che dovevano dirsi, ma credo che di cose di cui parlare
c’è ne siano ancora parecchie. Hanno sbagliato entrambi ed entrambi hanno
adesso, in qualche modo, ragione. Edward voleva che Lucas potesse crescere con
un padre, motivo per cui non può accettare che i suoi figli siano cresciuti
senza di lui. Come vedi Edward ha detto di si, quindi inizieranno anche questa
convivenza forzata. Che succederà? Vedremo. Ti assicuro che come te, anche io
sono una team Edward molto, ma molto sfegatata e credo che si sia capito in
qualche modo.
- Ed4e: Hanno sbagliato
entrambi ed entrambi adesso hanno le loro ragioni per dare le colpe all’altro.
Forse la cosa migliore sarebbe cercare di ripartire da zero, ma prima di farlo
ci sono un paio di situazione che questi due devono ancora chiarire e non so se
ne hanno la voglia. Chi lo sa.
- littlebaby83: Sono molto contenta
che lo scorso capitolo ti abbia emozionato e spero che anche questo e i
prossimi possano avere lo stesso effetto. Mi fa piacere che non hai dei
pregiudizi sul personaggio di Dylan, in fondo fino ad ora sappiamo poco e
niente di lui. Vedremo in seguito che tipo di personaggio risulterà essere.
- mary74: Edward si è
dimostrato davvero stronzo nello scorso capitolo e in fondo nemmeno in questo
sembra abbia intenzione di cambiare. Ha fatto degli errori in passato e ciò che
è successo dopo questi errori sono solo la conseguenza delle sue azioni. Hai
ragione quando dici che essere un genitore non significa anche rispettare oltre
che i figli il proprio compagno, hai pienamente ragione, ma fondamentalmente le
scelte di Edward che poi si sono rivelate disastrose, sono state prese solo per
proteggere Bella, per non farle passare ulteriori sofferenze rispetto a quelle
che già gli aveva impartito. Comunque arriverà anche un capitolo in cui vedremo
la storia del passato dal punto di vista di Edward e allora vedremo anche cosa
gli è passato davvero per la testa. Per adesso sappiamo solo quello che ha
visto Bella, vediamo con i suoi occhi, non con quelli di Edward.
- darky81: Non posso dirti se
Bella ed Edward staranno ancora insieme. Mi sembra prematuro parlarne visto che
devono succedere ancora tante cose. Se il loro amore è così forte da superare
tutto allora forse torneranno insieme, se non lo è credo che sarà difficili
rivederli insieme, ma forse ora come ora ci sono altri sentimenti oltre
l’amore, come la rabbia, l’orgoglio, la mancanza di fiducia e credo che prima
debbano essere superati questo, sempre se è possibile. Chi lo sa.
- BellsSwanCullen: Hai pienamente ragione quando dici che
hanno ragione e torto entrambi. La penso esattamente come te. Tutto è partito
da Edward, ma più che da lui, tutto è partito dal suo dolore nel perdere una
delle persone più importanti della sua vita e credo che questo sia un dettaglio
da non sottovalutare. Motivo per cui, più avanti, ho intenzione di inserire un
capitolo che racconti ciò che è accaduto in passato tra questi due anche dal
punto di vista di Edward. Credo sia giusto vedere quella parte della storia
anche dal suo punto di vista, guardarla anche dai suoi occhi, invece, che solo
da quelli di Bella. Capire cosa davvero lo ha spinto a quel comportamento. In
fondo noi sappiamo solo quello che lui ha detto, ma ciò che ha pensato? Cosa ne
sappiamo di quello che ha provato? Cosa succederà adesso lo scopriremo solo
leggendo e vedrai che presto ogni casa andrà al suo posto e ogni domanda riceverà
la sua risposta.
- gamolina: Sono felice che la storia ti piace. In
effetti Edward è convinto di avere ragione, altrimenti non si sarebbe
comportato in questo modo. Vedremo più avanti cosa succederà, ma ora come ora
lui è convinto di tutto quello che ha detto.
- FunnyPink: Beh credo che prenderli a pugni a questo
punto sia l’unica cosa che non è stata provata e, forse, potrebbe aiutare. Se
decidi di farlo, avvisami, così andiamo insieme. Quattro mani sono sempre
meglio di due. Non trovi?
- pomeriggio: Si, hai ragione.
Edward ha usato parole taglienti come lame e non si è curato di nulla. Ha fatto
proprio lo stronzo, non c’è che dire. Concordo pienamente con te nel dire che a
questo punto non serve assolutamente conteggiare gli errori di entrambi, non
serve stabilire chi abbia sbagliato di più tra i due e chi abbia più ragione.
Ora come ora tutti e due dovrebbero cercare di pensare ai bambini, come hanno
intenzione di fare, e allo stesso tempo dovrebbero cercare di capire se possono
andare avanti lasciandosi alle spalle il passato. Hai anche parlato di orgoglio
e credo che questo sia un elemento da non tralasciare. Del resto è risaputo che
a volte l’orgoglio rende forti, ma non sempre ci fa vedere le cose con
razionalità e spesso è lui la causa di tanti sbagli e di tante occasioni perse.
Riusciranno a capirlo anche loro? Vedremo.
- _Devonne_: La situazione è molto complicata e loro non
fanno che complicarla ulteriormente. Nessuno dei due ha torto, ma entrambi lo
hanno, nessuno dei due ha ragione, ma entrambi lo hanno. Lo so, è un po’
contradditorio, ma in realtà è così. L’unica cosa da fare sarebbe quella di
mettere da parte il passato e dedicarsi solo ed elusivamente al presente.
Questa sarebbe la scelta giusta, ma nessuno dei due, per il momento, sembra
pensarla così.
- Thelionfellinlovewiththelamb: Lo so, un po’
tremenda lo sono, ma chi mi segue da un po’ ha imparato a conoscermi un po’ e
sa che le cose facili proprio non mi piacciono. Nella vita non c’è mai nulla di
semplice. Questi due si stanno complicando le cose in modo allucinante.
Riusciranno a semplificarsele prima o poi? Chissà.
- _UryBlack_: Sono contenta che la mia storia ti piace e
mi auguro che in futuro non ti deluda. Mi fa piacere che credi che le emozioni
dei personaggi io li riesca ad esprimere bene, questo, del resto, è l’obiettivo
che mi prefiggo tutte le volte che scrivo. Spero che anche i prossimi capitoli
possano essere di tuo gradimento come lo sono stati quelli passati, me lo
auguro davvero di tutto cuore.
- eliza1755: In effetti nello
scorso capitolo c’era un bel po’ di roba, ma ti assicuro che quei due non si
sono detti tutto, ci sono ancora degli scheletri nell’armadio che devono essere
tirati fuori. Credo che Edward debba capire cosa davvero ha passato Bella, cosa
ha dovuto sopportare in tutti questi anni e soprattutto credo che lui stesso
abbia ancora delle situazioni dentro di lui che non ha ancora chiarito, mi
riferisco principalmente a James. Ok, ho già detto troppo. Più avanti si capirà
tutto. Come hai detto tu stessa, per adesso non c’è spazio per chissà che tipo
di rapporto tra loro, ma ciò che conta sono i bambini, e almeno su di loro, sia
Edward che Bella sembrano avere le idee piuttosto chiare.
- Annabella 90: La canzone che
ascoltavi mentre leggevi lo scorso capitolo è stupenda. Ciò che è successo è
stato un po’ pesante: Edward si è dimostrato un vero stronzo e Bella non sa più
che pesci prendere. Mi fa piacere sapere che la storia ti trasmette emozioni.
Del resto il mio obiettivo è proprio questo quando scrivo e sono felice di
riuscire nel mio intento.
- Martybet: Mi hai fatto un sacco di complimenti e sono
molto felice che tu pensi questo. Grazie di cuore davvero. Sapere di riuscire a
trasmettere emozioni mi rende davvero felice. Non è facile riuscirci e sapere
che in qualche modo ci riesco mi fa davvero essere orgogliosa del mio lavoro.
Spero che anche in futura questa storia possa riuscire a trasmetterti le
emozioni che ti ha trasmesso fino ad ora.
- tamy79: Beh, non sarebbe
stato male se si fossero lasciati andare alla passione sul serio, ma purtroppo
non è successo. Forse c’era troppa rabbia da parte di entrambi, soprattutto da
parte di Edward. Lui ha tutta l’intenzione di fare il padre e per adesso è
questo tutto ciò che conta. Il rapporto con Bella possono riprenderlo solo se
entrambi lo vogliono e per adesso così non è. Cambierà qualcosa in futuro
oppure no? Non ci resta che attendere per scoprirlo.
- francytwilighter80: A me fa davvero
piacere che tu sia critica nei personaggi e difatti la mia scorsa risposta non
voleva essere un modo per farti cambiare idea, anzi tutto il contrario. Volevo
solo farti vedere la cosa da un altro punto di vista, ma non c’era
assolutamente l’intenzione di farti cambiare idea. Io non mi sono schierata né
dalla parte di Edward né in quella di Bella, quindi non avrei potuto farti
cambiare idea nemmeno volendo. Questo è stato il loro primo vero chiarimento e
credo che fosse necessario. Ci sono ancora delle cose da chiarire tra quei due
e prima o poi tutti gli scheletri nell’armadio dovranno essere cacciati via, o
almeno questo dovrebbe succedere, non è detto che poi alla fine sia davvero
così. Per adesso ciò che conta sono i bambini, il resto passa in secondo piano.
D’accordissimo con la tua ultima frase: l’orgoglio non sempre paga e te lo
conferma una che lo ha capito sbattendoci incontro con tutta la sua forza.
- Baby77: Sono davvero
contenta che la storia ti sia piaciuta e spero che così sarà anche per i
capitoli futuri. Spero davvero di non deluderti.
- Rosaly: Una nuova fan, sono proprio contenta. Si,
in effetti, i bambini sono davvero delle pesti, ma come hai detto tu stessa
sono adorabili. È impossibile arrabbiarsi davvero con loro. Tra Edward e Bella
le cose sembrano essere disastrose. Sarà così anche in futuro o prima o poi
questi due troveranno un punto d’incontro? Chissà, vedremo.
- aidiamira: Non preoccuparti per le recensioni degli
ultimi capitoli. Non sempre è possibile recensire per via degli impegni, ma
sono felice che tu sia tornata. Edward più che eccessivo credo sia stato
stronzo. Si è curato solo di se stesso e poco di Bella e del fatto che potesse
ferirla con le sue parole, ma in fondo era arrabbiato e quando è la rabbia a
parlare non sempre si riesce ad essere lucidi. Vedremo cosa succederà adesso e
soprattutto se lui cambierà atteggiamento o meno.
- RenEsmee_Carlie_Cullen: Se hai pianto nello
scorso capitolo significa che ti ho, in qualche modo emozionato, e non posso
che esserne contenta. Come hai detto tu stessa, per il momento, Edward sembra
molto, ma molto deciso. Cambierà qualcosa? Le cose miglioreranno?
Peggioreranno? Non si resta che attendere per scoprirlo.
- Martogola: Non posso dirti se nei prossimi capitoli ci
saranno dei chiarimenti tra quei due. Come vedi da questo capitolo ancora le
cose sono glaciali e Edward non perde tempo per usare parole taglienti che
feriscono Bella. Cambierà atteggiamento? Non posso dire nulla a proposito, ma
con un po’ di pazienza tutto sarà chiaro. Mi fa molto piacere che la mia storia
ti piace e mi auguro che anche i prossimi capitoli possano essere di tuo
gradimento.
- mikichan510: Sono contenta che
il capitolo scorso ti abbia emozionata e che la storia in generale ti piaccia
al punto da definirla la migliore del sito. Edward è stato un vero stronzo, per
certi versi potremmo dire che è stato proprio spietato nel senso che non si è
curato del fatto che potesse ferire davvero tanto Bella con le sue parole.
Sembra, però, intenzionato a fare il padre e, forse, per il momento ciò che
davvero conta è questo. La cosa importante sono i bambini, il resto passa in
secondo piano.
- marios: Mi fa piacere sapere che lo scorso capitolo
sia stato di tuo gradimento. E di questo che ne pensi? Ti piace?
- piccolinainnamora: Non preoccuparti se non hai potuto
recensire gli scorsi capitoli. Capisco che ci sono un sacco di impegni e non si
può sempre essere presente, ma, a differenza di ciò che pensi tu, sono molto
contenta che tu sia tornata. Come dici tu stessa ciò che conta per il momento
sono i bambini. Il loro rapporto potranno ricucirlo solo se davvero lo vorranno
e per il momento Edward non sembra di questo avviso. Su Dylan ti assicuro che
non sei l’unica che la pensa così e, sinceramente, la cosa non mi stupisce più
di tanto, ma come vedi Bella sa metterlo al suo posto senza troppi problemi.
Cosa succederà adesso? Vedremo.
- GiorgiaCullenHale: Sono molto contenta che la storia ti
piace, non potevi usare parole più belle per dirmi ciò che pensavi. Spero solo
di non deluderti con i capitoli a seguire. Le domande che mi hai fatto sono
tutte giuste, ma purtroppo rispondere anche solo ad una di queste domande ti
rovinerebbe il finale, ma soprattutto ci sono ancora domande alle quali nemmeno
io ho delle risposte. Per il finale manca ancora molto e tante altre cose
dovranno succedere. Tutti speriamo in un lieto fine, io in primis e spero che
ci sarà, ma per adesso è tutto aperto, è troppo presto per capire quale tipo di
finale sia il migliore. Ora come ora può succedere di tutto.
Un grazie di tutto
cuore a tutti voi che avete recensito, a quelli che hanno messo la mia storia
tra i preferiti e nelle seguite. Un altro grazie di cuore anche a coloro che mi
hanno inserita tra gli autori preferiti. Spero che anche questo capitolo sia di
vostro gradimento e recensite. Un bacio.
INTRODUZIONE:Edward ha lasciato Bella in New Moon e non è
non e mai più tornato. Gli anni passano e anche i decenni, ma due anime sono
ancora tremendamente legate tra di loro perché il tempo possa cancellare ciò
che l’amore ha creato. Cosa succederà se un giorno Bella dovesse rincontrare
quella che aveva considerato fin dall’inizio al sua famiglia? E i Cullen e
soprattutto Edward come reagiranno quando scopriranno che Bella è ancora la
diciottenne che avevano lasciato? P.S. Bella non è un vampiro, ma non è
comunque umana. Oltre i vecchi, ci saranno anche nuovi personaggi.
INTRODUZIONE:Bella vive a Phoenix
da quando è nata e la sua vita ruota intorno ai suoi sei migliori amici: Alice,
Rosalie, Emmett, Jasper, Jacob e Edward. Si conoscono fin da quando erano dei
bambini, ma crescendo le cose cambiano e lei si ritrova solo con Jacob e Edward
che sono iperprotettivi nei suoi confronti. Un giorno accade che Jacob si
dichiara e in seguito le chiede di sposarlo. Lei accetta, ma lo ama davvero? Si
certo, ma il suo non è amore, non quello vero almeno. Ed Edward? Cosa farà a
questo punto? E se si accorgesse proprio ora che sta per perdere la persona più
importante della sua vita? E se lei lo considerasse solo il suo migliore amico?
E se invece non fosse così? La loro è solo amicizia? Si certo, ma non del
tutto. Cosa succederà, allora? Bella sposerà Jacob? Forse solo da uno sbaglio
si può scoprire la verità. Ma qual è questa verità?
INTRODUZIONE:Edward lascia Bella per
permettergli di vivere una vita normale, ma prima di farlo esaudisce il
desiderio dell’unica ragazza che abbia mai amato. Dopo la sua partenza le cose
cambiano e Bella non vivrà la vita che Edward ha sperato per lei. Si ritroverà
vampira, con un figlia da crescere e un passato da ricordare. Riuscirà a
ricordarsi del suo unico e vero amore? Ma soprattutto riuscirà a rincontrarlo?
INTRODUZIONE: Rosalie, Bella e
Alice sono tre sorelle newyorchesi che si trasferiscono a Phoenix. Sono le
classiche ragazze popolari che tutti invidiano, dal carattere forte e deciso e
che non si fanno mettere i piedi in testa da nessuno. A Phoenix le loro vite si
incroceranno con quelle di tre fratelli Emmett, Edward e Jasper, anche loro dal
carattere forte. Nessuno di loro crede nell’amore, ma presto si renderanno
conto di sbagliare, presto l’amore entrerà nelle loro vite e da lì tutto
cambierà.
INTRODUZIONE:Bella è una semplice
ragazza che vive a Phoenix. Ha un fratello e due sorelle gemelle. La sua vita
ruota intorno ai Cullen, i suoi migliori amici, la sua seconda famiglia. E poi
c’è Tay, il suo fidanzato, ma lei ne è davvero
innamorata? La sua vita è perfetta come crede? Il ritorno in città di Edward,
il suo amico di sempre, gli incasinerà la vita e presto si renderà conto che
quell’amico con il quale non fa altro che litigare non è poi solo un amico. Le
cose non saranno semplici e in una notte tutto si complicherà.
INTRODUZIONE:Bella è una ragazza alla moda che vive a Orange Country, con una
storia difficile alle spalle, chiusa, ma allo stesso tempo ribelle verso gli
altri incontra lui, Edward, un playboy da strapazzo, ribelle, odioso,
presuntuoso, aggressivo, ricco e che non fa altro che dedicarsi con i suoi
amici ricconi a feste mondane e al lusso più sfrenato. Riuscirà lei a lasciarsi
andare all'amore? E lui? Riuscirà a mettere la testa a posto? E se tutto
iniziasse ad andare x il verso giusto? Lei non sa, però, che un segreto alena
dietro di lei, un segreto che lui non intende svelarle, non subito almeno, ma
poi non sarà tardi? Una storia ricca di divertimento, scontri, ribellioni, ma
amore, tanto amore. Sono tutti umani.
INTRODUZIONE:Un semplice invito di matrimonio può cambiare quella che sembra
essere diventata una vita stabile? Questo si chiede Bella quando si ritrova tra
le mani l’invito del matrimonio di Alice e Jasper. Partire e raggiungere quella
che un tempo era la sua migliore amica affrontando i fantasmi del suo passato?
Oppure restare a casa e non correre rischi? Bella vive a New York, fa la
giornalista, si è lasciata i Cullen alle spalle e si porta dietro da cinque
anni due grandi responsabilità che portano il nome di Ej e Lizzie. Chi sono? E
che c’entra Edward in tutto questo? Se vi va di scoprirlo correte a leggere la
mia storia. Sono tutti umani.
INTRODUZIONE:Isabella Swan fugge via dalla sua città all’ètà di dieci anni,
grassottella e timida viene presa in giro da tutti. Si rifugia a Jacksonville
dalla madre, ma otto anni dopo il brutto anatroccolo si è trasformato in un
bellissimo cigno. Decide di tornare a Beverly Hill, la sua città natale, dove i
suoi vecchi amici la attendono, ma Bella è cambiata non solo fisicamente e
vuole prendersi la sua rivincita su tutti coloro che un tempo la prendevano in
giro. Nella sua vecchia città, però, non tutto è come lo ha lasciato. I Royal
King, i suoi vecchi amici, sono in lotta continua contro i Blue Ice, un altro
club di ragazzi popolari e ricchi. Cosa succederà con l’arrivo di Bella? Che
succederà se un giorno i due gruppi si ritrovano costretti a collaborare?
Filerà tutto liscio? Personaggi decisamente diversi da come abbiamo imparato a
conoscerli, ma chissà…magari dall’odio nascerà qualcos’altro e quella che era
sembrata una rivincita potrebbe diventare ben altro. Sono tutti umani. Vi ho
incuriosito? Correte a leggere.
Questi personaggi non mi appartengono, ma sono proprietà di Stephenie
Meyer
Questi personaggi non mi appartengono,
ma sono proprietà di Stephenie Meyer. Questa storia è stata scritta senza alcun
scopo di lucro.
Eccomi qui con un
nuovo capitolo. Lo so, sono in tremendo ritardo, ma giuro che non sono riuscita
a postare prima di oggi. Ho avuto un sacco di impegni. Vi prometto però che il
prossimo capitolo lo inserirò ad inizio settimana visto che tutta la settimana
entrante resterò qui a casa quindi ho la connessione senza problemi. Spero che
almeno la notizia vi possa fare piacere, almeno mi faccio perdonare di questo
tremendo ritardo. Che altro dire? Ah si, questo è un capitolo più che altro di
transizione. Dopo di questo ci sarà un altro capitolo e dopo ancora inserirò il
pov di Edward circa quello che successe anni prima,
la loro rottura vista dai suoi occhi. Ho notato che la maggior parte lo vuole
vedere ora, quindi dopo il prossimo capitolo arriverà quello. Vi anticipo anche
che più avanti troveremo qualche capitolo pov Edward,
perché ci sono delle cose che non posso far succedere se descrivo le cose solo
dal pov di Bella. Non saranno molti, all’incirca un
due, massimo tre, ma ci saranno. Spero non vi dispiaccia, tanto la storia
resterà comunque a pov Bella. Un bacio e buona
lettura.
Capitolo 32
Una sfida al bowling
POV BELLA
Mi girai e
rigirai nel letto cercando di prendere sonno, ma non ci riuscii. Non appena
chiudevo gli occhi mi venivano alla mente le immagini della litigata con
Edward, mi venivano in mente le sue parole dure, ma soprattutto i suoi occhi,
quegli stessi occhi che avevo visto quando sei anni prima mi aveva cacciato via
dalla sua vita.
Controllai
l’orario e mi resi conto che erano le sei della mattina e io non avevo chiuso
occhio tutta la notte. Mi sembrava di essere tornata indietro nel tempo, a
quegli anni in cui per riuscire a dormire dovevo, ogni notte, prendere dei
tranquillanti o peggio ancora dei sonniferi.
Restare a letto
non aveva molto senso, per questo decisi di alzarmi. Ne avrei approfittato per
preparare la colazione ai bambini.
Mi alzai e mi
diressi nel bagno in camera e
mi guardai allo specchio accorgendomi che avevo una faccia sconvolta. Gli occhi
rossi e gonfi segno di una nottata di pianto, le occhiaie che mi arrivavano ai
piedi, la faccia rossa e i capelli che mi facevamo sembrare un leone impazzito.
Mi infilai nella
doccia e cercai di rilassarmi godendomi le dolci gocce d’acqua che mi
arrivavano dritte in tutto il corpo. Restai lì dentro per circa una mezz’ora,
poi uscii e avvolta nell’accappatoio mi asciugai i capelli passandomi poi la
piastra.
Tornai a
guardarmi allo specchio e mi resi conto che quella mattina avrei dovuto abbondare
con il trucco, perché nonostante la doccia mi restava addosso una faccia
sconvolta da far paura al più terribile dei mostri.
Infilai una
canotta di Jake che addosso a me risultava essere una sorta di mini vestitino e
mi diressi in cucina per preparare la colazione. A truccarmi e a vestirmi ci
avrei pensato dopo.
Arrivai in cucina
e mi misi subito al lavoro preparando dei pancake, i preferiti di Lizzie, e
delle frittelle che Ej adorava.
Preparai il
latte, il succo, il cappuccino per Jake e il caffè per me ed Edward, senza il
quale nessuno dei due eravamo capaci di iniziare una giornata.
Mentre aspettavo
che il caffè salisse non riuscii a fare a meno che tornare indietro nel tempo
con la mente, ripensando alle tante mattine in cui dopo aver dormito a casa
Cullen scendevo giù per fare colazione e lui mi raggiungeva più bello che mai,
mi guardava negli occhi facendomi capire quanto mi amava e poi mi stringeva a
sé regalandomi un bacio che era il migliore incipit per iniziare una giornata.
- Già sveglia? –
disse una voce dietro di me che mi prese alla sprovvista difatti mi spaventai
quasi.
Mi girai e vidi
Edward, con addosso solo il sotto della tuta di Jake che gli avevo dato la sera
prima, che mi guardava con occhi ancora assonati.
- Scusa, non
volevo spaventarti. Pensavo mi avessi sentito arrivare – aggiunse poi
accorgendosi della mia reazione.
- Non
preoccuparti. Ero solo sovrappensiero – gli risposi sincera.
Lui non disse
nulla, mi fissò insistentemente e quasi mi sentì in imbarazzo per
l’abbigliamento che avevo, anzi per quello che non avevo visto che la canotta
di Jake lasciava ben poco all’immaginazione.
Di sicuro le mie
guance dovettero imporporarsi perché Edward distolse subito lo sguardo e si
sedette sullo sgabello posizionato nell’isola della cucina.
- Prepari la
colazione sempre vestita in questo modo? – mi domandò mentre girava un
cucchiaino in una tazza vuota.
Se possibile
arrossii ancora di più, ma non potevo dargliela vinta, sapevo che lo stava
facendo apposta per mettermi in imbarazzo.
- Ti dà fastidio?
– gli domandai sarcastica scendendo il caffè dal gas e posizionando la
caffettiera sul tavolo proprio vicino alla sua tazza.
-No figurati, è casa tua, puoi fare quello che
vuoi – mi rispose lui senza farsi troppi problemi.
- Vado a
svegliare i bambini – gli dissi poco dopo, ma lui mi bloccò per un polso.
- No, vado io –
mi rispose lui alzandosi e dirigendosi in camera, mentre io ne approfittai per
andare in camera mia a vestirmi
e a truccarmi.
Quando fui pronta
tornai in cucina trovando Edward e i bambini seduti in cucina che avevano
iniziato a fare colazione.
Quando i piccoli
mi videro mi saltarono addosso ringraziandomi per avergli preparato tutte
quelle cose buone, poi anche io mi sedetti con loro iniziando a bere del caffè.
Non passarono più
di cinque minuti che sentii la porta di casa aprirsi e Jake entrare con solo un
paio di pantaloni di tuta addosso. Come al solito era a petto nudo e scalzo.
Edward quando lo
vide restò un po’ stupito, quasi che la cosa gli sembrasse irreale e, in fondo,
guardandola dall’esterno una scena del genere poteva far intendere
qualcos’altro.
- Buongiorno – disse
solamente come suo solito sbadigliando prima di baciare me e i bambini in
fronte.
Poi si avvicinò a
Edward, gli diede una pacca sulla spalla e si sedette anche lui a tavola
iniziando a mangiare come se nulla fosse.
Edward era ancora
sconvolto e Lizzie, sveglia com’era aveva capito tutto.
- Papi non farci
caso, Jake fa sempre così – gli disse prima di addentare un altro pezzo di
pancake.
Jake si limitò a
sorridere, poi si alzò dalla sedia, si avvicinò alla radio che c’era in cucina
e la accese, mentre io lo guardavo sconvolta perché non riuscivo a capire cosa
stava combinando.
- Non guardarmi
così. Devo sentire i risultati della partita di football di ieri sera – mi
spiegò senza farsi problemi.
Io mi limitai a
scuotere la testa e sorridere. Jake non sarebbe mai cambiato.
Edward nel
frattempo continuava ad avere un’espressione stranita, mentre il mio migliore
amico cercava la stazione giusta alla radio.
- Fermo, fermo.
Lascia qui – dissi a lui esortandolo a lasciare la stazione corrente.
- Non cerco
questa stazione – mi rispose lui.
Mi alzai dalla
sedia e mi avvicinai alla radio facendolo spostare e alzando il volume per
ascoltare la notizia che mi aveva colpito:
Ieri, alla serata organizzata dal
prestigioso imprenditore John Smith, non potevano non partecipare i tre
imprenditori più importanti al mondo, i fratelli Volturi. Aro, trentacinque
anni appena compiuti, è arrivato come sempre in anticipo accompagnato dalla sua
stupenda moglie che per l’occasione sfoggiava uno splendido abito che faceva
intravedere le prime rotondità. Dopo il maggiore, è arrivato Marcus, il
secondogenito che festeggerà a breve i suoi trent’anni. In abito scuro ed elegante
come sempre ha approfittato dell’occasione per presentare al mondo la sua nuova
fidanzata e ascoltando le parole del magnate dell’imprenditoria sembra che
stavolta la cosa sia seria. “Sono innamorato davvero” ha detto alle telecamere
di Tv News e dopo un’occhiata alla sua bella ha continuato “Didyme me la sposo”
facendo mostrare alla fidanzata il bellissimo solitario che le aveva regalato. Il
minore dei fratelli Volturi, Caius, invece, come al solito si è fatto attendere e
quando, ormai, si erano perse le speranze di vederlo comparire all’evento
mondano più importante dell’estate, eccolo arrivare a bordo della sua fantastica
limousine nera. Impeccabile e riservato come sempre, ha snobbato i fotografi e
le telecamere. Il ventiseienne ha mostrato ancora una volta il suo spiccato
stile e difatti è risultato essere l’unico ad indossare sotto giacca e cravatta
un jeans chiaro strappato che, però, visto l’impeccabile portamento delmagnate della moda lo rendeva comunque
elegante nella sua stravaganza. “La faccio io la moda e decido io cosa è
elegante e cosa non lo è” queste le uniche parole che Caius ha rilasciato alle
telecamere per spiegare il motivo per il quale si è presentato alla serata in
jeans. Sarà questo che fa impazzire le donne di lui? Certo è che milioni di
ragazze farebbero la fila anche solo per avere una foto con lui. E adesso
passiamo alle notizie di cronaca…
Restai ad
ascoltare le parole del giornalista alla radio, poi quando cambiò discorso
sintonizzai la radio nella stazione dello sport per permettere a Jake di
ascoltare la notizia che gli interessava.
- Che bella vita
che fanno quei tre – affermò Edward riferendosi ai Volturi.
- Hanno sudato
tanto per poterla fare – gli risposi io sicura di me.
I Volturi erano i
più importanti magnati al mondo, figli del famoso Adam Volturi, avevano alla
morte del padre ereditato l’industria di famiglia facendola diventare la grande
potenza che era adesso. “The Voltur’s” era l’industria più grande e famosa del
mondo, l’industria che si occupava di diversi settori: medicina, meccanica e
moda, settori rispettivamente occupati da Aro, Marcus e Caius. I tre fratelli
erano riusciti a far espandere ancora di più quella che già con il padre era
una grande potenza e ognuno di loro aveva occupato un settore diverso. Una cosa
di cui potevano andare fieri e che portava la gente a considerarli un modello
era che si erano fatti da soli, con impegno, con sudore e con tanta forza di
volontà.
Se c’era qualcosa
che desideravo per sentirmi pienamente realizzata nel mio lavoro era poter
avere un confronto con Caius, poterlo intervistare. In fondo lui era il capo
nel mondo per cui io lavoravo, quello della moda, ma era praticamente impossibile
parlare con lui.
- Lo so Bella, lo
so bene – mi rispose lui in modo enigmatico, come se lui conoscesse quella
gente talmente bene da sapere più di quanto volesse affermare.
- Shhh – ci disse
Jake per farci zittire e ascoltare la notizia che interessava a lui.
Ci zittimmo e
continuammo a mangiare come se nulla fosse. Poi controllai l’orario e mi resi
conto che erano già le otto ed era ora che andassi a lavoro.
- Io vado, ci
vediamo stasera – dissi a tutti soprattutto ai bambini.
- Mamma ti
ricordi che oggi è venerdì vero? – mi domandò Ej sorridendomi.
Il venerdì era la
serata dedicata al bowling. Ogni venerdì sera, infatti, andavamo tutti e
quattro a giocare al bowling in un locale vicino casa e i bambini si divertivano
sempre un casino.
- Certo che me lo
ricordo – gli risposi sorridendogli e baciandogli la fronte.
- Che c’è il
venerdì? – domandò Edward curioso.
- Ogni venerdì
andiamo a giocare a bowling – gli spiegò Lizzie stropicciandosi gli occhietti.
Diedi un bacio
anche a lei e uno a Jake, mentre mi limitai a salutare Edward con un “ciao”,
poi presi la borsa pronta per uscire.
- Mi raccomando
piccoli, non approfittate di papà e di zio Jake mentre non ci sono.Jake, mi raccomando anche a te. Non fatemi
trovare cosa come una pattumiera – dissi consapevole che ogni volta che io non
c’ero ne approfittavano sempre per combinare di tutto.
- Non
preoccuparti caro, ti assicuro che quando tornerai troverai la casa pulita e la
cena sulla tavola – mi rispose Jake prendendo a scherzare.
- Ok
tesoro, io vado a lavorare, tu mi raccomando fai la brava – gli risposi stando
al suo gioco.
Era
questione di tutte le mattine quel gioco di scambio di ruoli. Io facevo il
marito, mentre Jake la mogliettina tanto gentile e premurosa.
I bambini
scoppiarono a ridere e lo stesso fece Edward anche se vidi nel suo volto una
strana espressione, come se si sentisse escluso da tutto quello, ma non era mia
intenzione, né quella di Jake di farlo sentire escluso.
Lui adesso
c’era e ci sarebbe stato sempre e pian piano avrebbe compreso le nostre
abitudini e si sarebbe abituato ai nostri ritmi.
Uscii di
casa e presi un taxi raggiungendo in poco tempo l’ufficio.
Trascorsi
l’intera mattinata dietro la scrivania a finire degli articoli e ad impostare
la struttura che avrebbe dovuto assumere la rivista che sarebbe uscita
all’inizio della settimana seguente.
Nel
pomeriggio mi raggiunse Dylan e insieme a lui cercammo di sistemare il suo di
articolo e gli diedi tutte le dritte di cui aveva bisogno. Era un ragazzo
sveglio e capiva subito tutto, il che mi facilitava un sacco il compito che mi
aveva affidato Kirsten.
Ovviamente
non aveva fatto a meno di tirarmi battutine taglienti circa la sfuriata di
Edward della sera prima e soprattutto non aveva fatto a meno di lanciare
sguardi e frasi che ben poco lasciavano all’immaginazione.
Mi aveva
chiesto se il ragazzo della sera prima fosse il padre dei bambini e dopo un mio
assenso mi aveva domandato il perché di tutta quell’arrabbiatura, ma ovviamente
io non gli risposi, limitandomi a ricordargli che il nostro era solo un
semplice rapporto lavorativo, ma lui non demordeva e iniziavo a pensare che non
si sarebbe arreso facilmente.
Non potevo
non ammettere che fosse un bel ragazzo, ma nulla di più. Io ero innamorata di
Edward e sempre lo sarei stata. Certo non era lui il mio futuro e questo lo
avevo capito la sera prima e anche stamattina guardandolo negli occhi, ma certo
non ero nemmeno pronta a lasciarmi andare con qualcuno. Non c’ero riuscita nel
giro di cinque anni, non potevo sperare di riuscirci adesso che lui viveva
sotto il mio stesso tetto.
A pensarci
bene, potevo considerare Edward il mio grande e unico amore. Prima di lui non
c’era stato nessuno di importante e dopo di lui lo stesso. Edward era stato il
primo di tante cose. Era stato il mio primo vero migliore amico, il mio primo
migliore nemico, la mia prima cotta, il mio primo bacio, il mio primo amore, la
mia prima volta. Era stato il primo di tante, troppe cose. E su certe cose era
stato anche l’unico, l’unico che mi aveva fatto innamorare, l’unico che mi
aveva avuto in tutti i modi in cui una donna può donarsi.
Da quando
ci eravamo lasciati sei anni prima non c’era stato nessuno, solo Jake per una
storia durata due mesi, due mesi in cui non avevamo condiviso nulla. Qualche
bacio c’era stato, ma nulla di più. Nel momento in cui avremmo voluto spingersi
oltre ci rendemmo conto che non avremmo mai potuto. Noi eravamo come fratello e
sorella e con un fratello certo non ci vai a letto insieme, motivo per cui potevo
dire a gran voce che l’unico che mi aveva avuto in tutti i sensi era stato solo
ed esclusivamente Edward.
Con questi
pensieri presi un taxi che mi riaccompagnò a casa, dai miei bambini e quando
giunsi a destinazione e aprì la porta mi ritrovai tutti e tre seduti sul divano
già pronti che guardavano un cartone alla tv.
Non appena
mi videro i bambini mi corsero incontro e mi abbracciarono riempiendomi di
baci. Quando si staccarono mi feci concedere dieci minuti per prepararmi, visto
che l’abbigliamento che indossavo a lavoro non era certo l’ideale per una
serata al bowling.
Mi feci
una doccia, poi mi vestii e
quando fui pronta raggiunsi i tre in salotto.
- Zio
Jake? – domandai stupendomi che non fosse ancora lì.
- Ha avuto
problemi a lavoro e qualche ora fa è corso a controllare. Ha detto che cercava
di sbrigarsi, ma ha chiamato poco fa papà e ha detto che non sarebbe venuto
perché deve risolvere delle cose – mi spiegò la piccola Lizzie.
Jake un
tempo era un meccanico bravissimo, ma con il tempo anche lui aveva avuto i suoi
risultati sul lavoro e adesso lavorava nell’ambito della meccanica, qualcosa
che avesse comunque a che fare con le macchine. Io non ero certo una che se ne
intendeva tanto di meccanica e roba simile, per questo quando gli avevo chiesto
quale fosse la differenza tra il lavoro di prima e quello di adesso mi aveva
semplicemente risposto “prima mi sporcavo le mani, adesso no”. Ovviamente con
“sporcarsi le mani” intendeva il fatto che aggiustando le macchine se le
sporcasse con l’olio o con il grasso delle auto.
Conoscendo
quindi il suo lavoro non ero certa che lui avesse avuto davvero problemi con il
lavoro, credevo piuttosto che lo avesse fatto apposta per permettere a Edward
di inserirsi meglio nella vita degli figli, senza che sentisse la presenza
costante di un altro uomo che molto probabilmente poteva pensare che fosse
stato lì per tanto tempo con l’intento di sostituirlo.
- Bene, allora
andiamo? – domandai sorvolando sulla questione Jake.
I bambini mi
urlarono un “si” che perfino in strada dovevano averlo sentito, mentre Edward
si limitò a guardarli e sorridere loro prima che tutti e quattro uscissimo di
casa con direzione bowling.
Arrivammo circa
un quarto d’ora dopo e dopo aver pagato i biglietti, ci mettemmo le scarpe
adeguate per giocare, poi andammo nella pista che ci avevano assegnato.
- Vado a prendere
qualcosa da bere prima. Cosa volete? – ci domandò Edward.
- Coca cola –
risposero all’unisono i bimbi.
- Tu? – domandò
di nuovo a me.
- Il solito –
risposi solamente.
Lui sorrise e si
diresse verso il bar e poco dopo tornò con due coca cole e due birre.
Quando stavamo
insieme andavamo spesso a giocare al bowling, noi due da soli o in compagnia,
ma ci andavamo spesso e ogni volta io prendevo sempre una birra.
- Bene, dobbiamo
decidere le squadre – dissi poi io dirigendomi al computer che c’era di fronte
la pista, computer che serviva per indicare i nostri nomi e l’ordine con cui
volevamo giocare.
- Io e papà
contro tu e Lizzie – propose il piccolo Ej.
- Concordo con
Ej. Tutte e due ci dovete una rivincita – continuò Edward e allora capii che si
riferiva alla battaglia di cuscini disputata a casa Cullen che aveva visto me e
Lizzie vincere spudoratamente.
- Bene. Si vede
che volete perdere un’altra volta – gli risposi io poco convinta.
- Si, perderete
sicuramente. Io e mamma siamo fortissime – mi appoggiò Lizzie.
- Beh piccolina,
non conosci ancora come gioco io – le rispose Edward sorridendole.
In effetti io
ricordavo come giocava lui e anche se non lo avrei mai ammesso di fronte a lui
ero sicura che avrebbero vinto loro. Edward facevastrike una volta si e l’altra pure. A
giocare con lui non c’era storia.
- Mi dispiace, ma
stavolta a perdere sarete voi – ci rimbeccò Ej facendoci la linguaccia.
Lizzie stava per
replicare, ma gli lanciai uno sguardo che la fece zittire.
Poco dopo, la
piccola approfittò della distrazione del papà e del fratello e si avvicinò a me
mentre io stavo scrivendo nel computer tutti i dati.
- Perché mi hai
guardato in quel modo prima? – mi domandò sveglia come non mai.
- Perché mi
dispiace dirlo tesoro, ma credo proprio che vinceranno loro stavolta. Papà è
fortissimo in questo gioco e se continuiamo a prenderli in giro che perderanno,
prova a immaginare cosa faranno quando, invece, a perderemo saremo noi – le
spiegai senza farmi sentire da loro.
- È davvero così
forte papà? – mi chiese la piccola.
- Se gioca ancora
come faceva una volta non ci sarà storia – risposi alla piccola.
- Uffi, però. Io
già mi stavo preparando a prenderli in giro tutta la serata – mi disse lei
sbuffando.
- Lo so tesoro,
ma conviene non aggiungere altro altrimenti saremo noi ad essere prese in giro.
Lo conosci tuo fratello – le risposi sincera.
- Pazienza – si
limitò poi a dire lei sorridendomi e baciandomi una guancia.
Io ricambiai il
sorriso e in quel momento mi resi conto come lei fosse più razionale del
fratello. Ej a quest’ora avrebbe perfino rinunciato a giocare.
- Pronti? –
domandarono padre e figlio all’unisono.
Io e Lizzie
annuimmo e così iniziò quella partita, il cui finale era del tutto scontato.
A partire fu
Lizzie. Scelsi per lei la palla più leggera e lei tirò riuscendo a buttare giù
quattro birilli.
- Però piccola.
Non te la cavi per nulla male – le fece notare Edward sorridendo e ciò bastò a
lei per tirare la palla successiva con il sorriso sul viso.
La palla buttò
giù altri due birilli e la piccola mi corse incontro sorridendo.
- Per essere
all’inizio della partita non è male, vero mamma? – mi domandò felice.
- È perfetto
tesoro – le risposi sorridendole.
- Adesso tocca a
me – ci interruppe Ej prendendo la palla che Edward aveva scelto per lui,
ovviamente quella che pesava di meno.
Ej lanciò e buttò
a terra quattro birilli esattamente come la sorella.
Si voltò verso il
papà per vederne l’espressione ed Edward gli fece il pollice in su segno che
aveva fatto un buon lavoro. Tirò nuovamente e stavolta a terra caddero tre
birilli, uno in più di Lizzie.
Ej contento come
non mai si voltò verso il papà e fecero il batti cinque, poi guardò me e Lizzie
e ci fece la linguaccia mettendo su una faccia buffissima.
- Questo è solo
l’inizio – aggiunse poirivolgendosi a
noi.
Io e Lizzie
scoppiammo a ridere per la sua faccia. In fondo a differenza di quei due a noi
non interessava nulla vincere o perdere.
Arrivò così il
mio turno e riuscì a buttare giù tutti i birilli tranne due. Lanciai di nuovo
la palla, ma purtroppo fu un lancio a vuoto.
Dopo di me fu il
turno di Edward che come previsto non si smentì facendo strike al primo lancio.
Si voltò verso Ej
e il piccolo gli diede il batti cinque, mentre Lizzie si buttò letteralmente su
di lui.
- Papi, ma sei
bravissimo – gli disse la piccola.
- Hey tu sei
nella squadra avversaria – le rispose Ej.
In compenso la
piccola gli fece una linguaccia.
- Sempre il
solito tu – dissi invece io a Edward per fargli capire che era bravo
esattamente come lo ricordavo.
La partita andò
avanti tra risate, lanci sbagliati, birilli che cadevano e strike di Edward che
non sbagliava un tiro.
A fine partita mancava
solo il mio tiro e il suo. Ormai, la partita l’avevano vinta loro, ma con
Lizzie avevamo continuato a impegnarci per non permettere a loro di avere una
vittoria schiacciante.
Tirai la palla e
buttai a terra tutti i birilli ad eccezione di uno. Nel secondo tiro non
riuscii a migliorare il punteggio considerato che il birillo rimase alla destra
e la palla andò verso sinistra.
- Papà mi
raccomando, non sbagliare proprio adesso – urlò Ej a Edward.
Ero certa che non
avrebbe sbagliato, del resto non aveva sbagliato un tiro in tutta la serata,
era del tutto improbabile che potesse sbagliare proprio l’ultimo.
Edward si
avvicinò a me pericolosamente.
- Stavolta
l’allievo non supererà il maestro – mi soffiò all’orecchio, talmente vicino che
potevo sentire il suo fiato addosso.
Capire il
significato di quelle parole non mi fu per nulla difficile. L’allieva in questo
caso ero io, mentre il maestro lui.
Ricordavo ancora
perfettamente il giorno in cui Edward mi aveva insegnato a giocare a bowling.
Era successo una settimana
dopo esserci messi insieme. James ed Edward proposero di andare al bowling e
così andammo tutti e quattro.
Edward e James
non facevano altro che sfidarsi in questo gioco considerato che nessuno
riusciva a prevalere sull’altro, mentre io e Victoria restammo sedute a
guardare quei due che prendevano quel gioco talmente sul serio che facevano
scommesse di grossa taglia, come sempre del resto.
Dopo i miei mille
sbuffi riuscì ad attirare l’attenzione di Edward e lui propose a James di
insegnare a giocare me e Victoria e così fecero.
All’inizio ero
proprio una schiappa, ma pian piano e grazie alla pazienza di Edward riuscii ad
imparare a giocare piuttosto bene. Feci perfino uno strike e Edward mi aveva
detto “l’allievo supera il maestro”, prima di baciarmi a fior di labbra.
Quella serata si
concluse con la vittoria mia e di Edward, visto che Victoria era proprio negata
a giocare e tutti i punti fatti erano solo quelli di James.
Nel ricordare
quell’episodio un sorriso comparve spontaneo sulle mie labbra.
- Questo è tutto
da vedere – gli dissi in risposta alle sue parole anche se ero certa che avesse
ragione lui.
Edward mi sorrise
sghembo, poi lanciò la palla e come avevo immaginato i birilli caddero tutti.
I bambini si
buttarono addosso al papà: Ej contento di aver vinto, Lizzie felice che il papà
fosse tanto bravo in quel gioco.
Edward guardò me
mentre stringeva i bambini.
- Come volevasi
dimostrare – mi disse poi sorridendomi di nuovo sghembo.
Io non dissi
nulla, mi limitai solo a sorridergli.
- Abbiamo vinto,
abbiamo vinto – iniziò a cantilenare Ej mentre io e Lizzie ci complimentammo
con loro.
- Guardale, non
ci danno nemmeno lo sfizio di farsi prendere in giro – disse Edward al piccolo
Ej.
- Noi mica siamo
come voi due – rispose Lizzie ridendo.
- Sappiamo
ammettere la sconfitta. Voi siete stati decisamente più bravi, vi meritavate di
vincere – conclusi io guardando il piccolo ometto di fronte a me.
Ej sbuffò visto
che non poteva prenderci in giro, considerato che avevamo ammesso la loro
superiorità e così tornammo a casa, non prima però di esserci fermati a
mangiare qualcosa in un locale vicino il bowling.
La serata
procedette tra risate e giochi e la felicità era sul volto di tutti noi, in
qualche modo anche nel mio, perché in fondo ciò che contava erano i piccoli. Io
venivo dopo.
Quando tornammo a
casa i bimbi vollero dormire di nuovo con Edward così dopo avergli messo il
pigiama e averli messi a letto, salutai Edward uscendo dalla stanza e andando
in camera mia, dove in men che non si dica mi infilai sotto le lenzuola.
Mi sentivo
stanchissima e mentre ripercorrevo con la mente tutta la serata, concentrandomi
sul volto di Edward e sulle sensazioni che lui seppur inconsapevolmente
riusciva a trasmettermi, mi addormentai facendomi cullare dalla dolci braccia
di Morfeo.
…Adry91…
SPOILER (vi consiglio di non sperarci troppo):
- Tutti
sbagliamo. Anche io non mi spiegherò mai come ho potuto credere alle tue
parole, ma l’abbiamo fatto. Ci siamo fidati un po’ troppo l’uno dell’altra e i
risultati sono stati disastrosi – affermai io decisa.
- La verità è che
in passato siamo stati degli immaturi e lo siamo tutt’ora. Nessuno dei due è
maturo abbastanza per fronteggiare un amore come il nostro e questa immaturità
ha rovinato tutto, ha corrotto ciò che di più bello avevamo – disse lui più a
se stesso che a me.
Risposte alle vostre recensioni:
- fabiiiiiiiii: Non so ancora con esattezza quanti capitoli
mancano alla fine, ma diciamo che ancora manca molto. Siamo a metà storia più o
meno.
- Martogola: Non ti posso dire se Edward era sveglio o
meno, ma come ha precisato Bella, Edward quando dorme non sente nemmeno le
bombe, quindi è assai difficile che lui l’abbia sentita.
- isabellacullen: Beh in effetti Edward e i piccoli sono
fantastici e credo che questa sia la cosa che più conta adesso. Sul passato di
Bella non posso dire nulla, ma sta tranquilla che prima o poi tutto verrà fuori
e anche Edward conoscerà ogni cosa. Per il momento non ci resta che aspettare e
vedere che succede.
- KatyCullen: Su Alice ho la bocca cucita. Non dirò
nulla. La sua reazione, positiva o negativa che sia, la scopriremo presto. Già
nel prossimo capitolo ho inserito un piccolo indizio, spero che capirai a cosa
mi riferisco. Il resto si scoprirà più avanti. Sul fronte Bella ed Edward per
il momento come vedi siamo in una situazione di stand-by, non si va né avanti
né indietro, ma già dal prossimo capitolo qualcosa si smuoverà. Non ti posso
dire, però, se in positivo o in negativo.
- superlettrice: Su Edward non posso
dire nulla. Bella ha detto che lui quando dorme non sente nemmeno le bombe e io
mi fido di lei, quindi non credo che abbia sentito, poi non si può mai sapere,
ma tendenzialmente la vede difficile che lui abbia sentito. Bella sa che,
forse, Edward tante delle cose che ha detto non le pensa, ma ciò non giustifica
il fatto che la ferisca con le sue parole. Motivo per cui la situazione si sta
complicando sempre di più. Da questo capitolo Bella ha ancora qualche speranza,
nel prossimo ci sarà un piccolo passo avanti, ma non è detto che sia positivo.
- essebi: Credo fermamente che quando si scrive
qualcosa ci posso essere delle persone che ti appoggiano e altre che non lo
fanno, persone a cui piace ciò che scrivi e altre che criticano il tuo lavoro,
ma sono fermamente convinta che quando le critiche sono costruttive, queste non
possono che fare bene, motivo per cui non mi offendo minimamente se esprimi la
tua opinione riguardo il carattere dei personaggi, anzi ti ringrazio se lo fai
perché ho modo di vedere come chi legge vede la storia, quindi non avere
problemi a dire quello che pensi. Credo che sia impossibile offendersi per una
critica, che tra l’altro in questo caso oltre che essere costruttiva rispecchia
in pieno il mio pensiero. Dopo questa iniziale premessa posso dirti che tutto
ciò che hai scritto viene condiviso da me in pieno. Concordo con te su ciò che
hai detto su Edward. Lui ha sofferto e anche parecchio, non lo metto in dubbio,
ma ha sbagliato troppo nei confronti di Bella e ciò che è peggio e che sta
continuando a sbagliare adesso. E se prima poteva essere in qualche modo
giustificato, adesso non lo è più, perché dovrebbe capire che le azioni di
Bella non sono altre che le conseguenze degli sbagli che a suo tempo ha fatto
lui. Su Bella concordo con te quando dici che sta reagendo nella maniera
sbagliata e che si sta prendendo delle colpe che non ha, ma ti assicuro che non
vedremo per sempre questa Bella. Sarà pure innamorata, questo non lo metto in
dubbio, ma certo non è una stupida e arriverà anche lei alle conclusione a cui
siamo arrivati credo tutti. Bella sta mettendo da parte la sua dignità, sta
permettendo a Edward di metterla sotto i piedi, ma non sarà sempre così, te lo
assicuro. Non ti posso anticipare nulla sul proseguo della storia, ma ti posso
dire che già dal prossimo capitolo Bella inizierà a riflettere sulle realtà dei
fatti e lo farà grazie ad un altro ennesimo comportamento sbagliato di Edward.
Se credi di vedere per tutto il resto della storia una Bella come quella che
hai visto negli ultimi capitoli ti sbagli. Bella ha cercato di mettersi nei
panni di Edward per svariati motivi, fra tutti perché lo ama, e soprattutto per
ricreare una famiglia insieme ai bambini, ma ti assicuro che non è stupida e la
goccia che farà traboccare il vaso arriverà prima di quanto tu ti aspetti. Già
dal prossimo capitolo vedremo una reazione, seppur piccola, da parte di Bella e
da questa piccola reazione vedremo poi un cambiamento in lei. Ho già anticipato
troppo, ma era solo un modo per farti capire che condivido davvero quello che
tu hai detto e che la penso esattamente come te.
- serenalla: Jake ha detto a Bella di raccontare a
Edward quello che lei ha passato in quegli anni, ma Bella non sembra
intenzionata a farlo. Cambierà idea? Non posso dirtelo, ma in un modo o
nell’altro tutto verrà fuori, anche il suo passato e le sofferenze che ha
dovuto subire.
- 2001: Mi fa davvero
piacere che la mia storia ti piaccia. Su ciò che hai detto su Edward non posso
che concordare con te. Edward sta esagerando un po’ troppo e sinceramente si
sta comportando come un vero e proprio stronzo. Cambierà atteggiamento? E
Bella? Che farà lei? Se vuoi scoprirlo non ti resta che continuare a seguire la
storia.
- ste87: Beh diciamo che ho
creato il Jake che avrei sempre voluto vedere. Il Jake amico incondizionato di
Bella, ma amico e nulla di più. Sulla reazione di Alice si saprà qualcosa più
avanti così capiremo se Bella ha ragione o se la sua è stata solo
un’interpretazione sbagliata dello sguardo di Edward.
- lampra: Come vedi più che un capitolo di
miglioramenti questo è stato un capitolo di stand-by in attesa del prossimo,
nel quale, invece, succederà qualcosa. Mi fa piacere sapere, però, che lo
scorso capitolo ti abbia emozionata, sono davvero contenta.
- francy_cr: Concordo con te quando dici che quando un
amore è forte non muore mai, ma a volte solo l’amore non basta, ma soprattutto
determinate cose si devono volere in due e per come sono messe le cose, sembra
Bella l’unica a volere davvero qualcosa. Edward è troppo arrabbiato, troppo
stronzo e troppo orgoglioso per riuscire a vedere la cose dalla giusta
prospettiva. Cambierà atteggiamento? Vedremo.
- giova71: Su una cosa hai
assolutamente ragione: le sorprese non sono ancora finite. Quanto ad Edward ti
posso dire che la penso come te, si sta comportando da stronzo guardando solo
gli errori di Belle e poco i suoi nonostante li abbia ammessi. Che succederà
adesso? Si toglierà i prosciutti dagli occhi e aprirà gli occhi? Non ci resta
che sperare che sia così.
- ManuCullen: Alla tua domanda questa volta posso
rispondere senza troppi problemi. Si, la camera chiusa a chiave è davvero la
camera dei bambini quando sono nati. Lì dentro c’è tutta la vita dei bimbi
dalla nascita fino a qualche anno di vita, è una camera molto importante, ma
solo in seguito vedremo se lo sarà anche per la storia o se la sua presenza è
solo di contorno.
- bale86: Non ti posso dire
se ci sarà un incontro ravvicinato tra Edward e Jake, ma ti posso dire che
prima o poi e in un modo o nell’altro tutti i nodi verranno al pettine e tutto
ciò che Bella ha passato in questi cinque anni verrà alla luce.
- RenEsmee_Carlie_Cullen: Su una cosa Edward
non ha dubbi: il fatto di voler fare da padre ai bambini. Su Alice non ti posso
dire nulla. Si scoprirà tutto più avanti. Lo spoiler di questo capitolo non so
se poteva far ben sperare o meno. Diciamo che questo capitolo era piuttosto un
capitolo di stand-by in attesa del prossimo in cui qualcosa di smuoverà anche
se non posso dire se in bene o in male. Vedremo.
- sky79: Sono contenta che
questa storia ti piace e mi auguro che anche i prossimi capitoli possano
piacerti. Che succederà da adesso in poi? Non ci resta che leggere per
scoprirlo.
- baby2080: Non posso dirti se
Jake interverrà in qualche modo nella situazione. Lo scopriremo solo andando
avanti. “Uniti dal destino” la aggiornerò non appena avrò terminato il capitolo
che, per il momento, è ancora solo all’inizio. Spero presto, comunque.
- sguardoalcielo: Spero che il capitolo corrente sia stato di
tuo gradimento come lo sono stati quelli passati.
- nik81: Dubito che Edward
abbia sentito le parole di Bella, del resto come ha detto lei stessa, quando
Edward dorme non riescono a svegliarlo nemmeno le bombe. Concordo con te,
comunque circa il comportamento sbagliato che sta tenendo Edward che si sta
comportando proprio come uno stronzo e Bella, beh lei si sta mettendo la
dignità sotto i piedi. Non ti posso anticipare nulla circa il continuo della
storia, ma ti posso dire che concordo con le tue parole e ti posso assicurare
che non sarà sempre così. Già dal prossimo capitolo ci sarà un passo avanti e
Bella inizierà ad aprire gli occhi circa quello che sta succedendo. Mi hai
chiesto se io da donna mi farei trattare così, beh ti posso dire che per quanto
amore potrei provare per quella persona, no, non permetterei mai che mi
trattasse in quel modo, motivo per cui non permetterò che Bella continui a
farsi trattare ancora così. Si, tante altre persone che la pensano come te ci
sono, io in primis.
- rorry: Edward oltre ad essere glaciale è stato
proprio stronzo. Bella ha fatto i suoi sbagli è vero, ma lui sta esagerando un
po’ troppo, soprattutto nei modi. Beh, ti posso assicurare che non è nelle mie
intenzioni farvi venire un infarto, ma sai com’è, tutto può succedere.
- vanderbit: Hai ragione, il rapporto paterno di Edward
nella saga è stato tralasciato e sinceramente la cosa mi dispiace parecchio,
motivo per cui nella mia storia sto cercando di inserire questa parte che non
abbiamo visto nella saga che tanto amiamo. Non ti posso dire se Edward dormiva
o no, ma in tutti i casi come ha detto Bella lui quando dorme non sente nemmeno
le bombe, quindi credo che dovremmo fidarci di lei. Mi chiedi se Alice è
arrabbiata? Beh lo scopriremo presto.
- Thelionfellinlovewiththelamb: Non so ancora
quanti capitoli mancano alla fine, ma ti assicuro che ancora c’è ne saranno
molti. Siamo a metà storia più o meno, spero non ti dispiaccia.
- franz1000: Edward si sta
comportando davvero da stronzo e Bella si è fatta mettere i piedi in testa
abbastanza e ora che reagisca e dal prossimo capitolo vedremo già Bella
prendere una decisione importante. Non posso dirti se Jake interverrà o meno
nella situazione, vedremo più avanti che succederà. Lo spoiler non indicava un
miglioramento della situazione, ma semplicemente una situazione di stand-by in
attesa del prossimo capitolo. La cosa che ricordi a Edward è giustissima,
chissà se prima o poi lui stesso se ne renderà conto, perché per il momento non
sembra intenzionato a capirlo.
- MyPassion: Beh se ci sei passata capisci perfettamente
il povero Jake che si trova tra due fuochi. Che succederà? Interverrà in prima
persona o lascerà che siano loro due a risolvere la cosa? Vedremo. Spero solo
che qualunque cosa succeda possa piacerti.
- Rosaly: I piccoli sono fantastici, irresistibili.
Non si può dire di no a loro e adesso che hanno ritrovato il loro papà sono
ancora più felici. Il punto di incontro per adesso non sembra riuscire a
trovarsi, cambierà qualcosa? La situazione migliorerà? Peggiorerà? Vedremo.
- KrisCullen: Si, hai proprio ragione. Per il momento tra
Edward e Bella non sembrano esserci punti d’incontro. Vedremo se prima o poi
riusciranno a chiarire o meno.
- pixieandsoilder: Wow, una nuova fan. Che bello. Sono davvero
felice che la storia ti piace e mi auguro che continuerà a piacerti anche nei
prossimi capitoli.
- Ed4e: Edward ha fatto i
suoi errori e ha sofferto, su questo non c’è dubbio, ma dovrebbe mettersi un
po’ nei panni di Bella, solo così riuscirebbe a capire i reali motivi che
l’hanno spinta a comportarsi in quel modo e soprattutto riuscirebbe a capire
cosa davvero ha passato Bella. Forse, hai ragione tu, la cosa migliore per il
momento è che quei due si prendano i loro tempi e soprattutto cerchino di
chiarire questa situazione con più calma.
- sabryepenny: Mi fa piacere che l’incontro tra Edward ei
bambini ti sia piaciuto e ti abbia emozionato. Bella sta continuando a soffrire
visto anche che Edward continua a comportarsi come uno stronzo. Non ci resta
adesso che vedere cosa succederà.
- Nusia: Credo che dimenticare il passato sia
qualcosa di impossibile. Il passato c’è lo portiamo sempre dietro per sempre,
qualunque cosa accada. Serve per ricordarci ciò che eravamo, ciò che abbiamo
fatto e per essere da monito quando ci succede qualcosa. Dagli errori del
passato possiamo solo imparare e cercare di non ricommetterli più. La reazione
di Edward è stata abbastanza forte e sicuramente lui non sta facendo altro che
comportarsi come uno stronzo. Cambierà atteggiamento? Non ci resta sperare che
sia così.
- Moni68: Il comportamento di
Bella è stato solo la conseguenza degli errori di Edward e prima lui lo capirà
prima le cose si sistemeranno. Per adesso lui si sta comportando da stronzo e
soprattutto sta mettendo l’orgoglio davanti a tutto e tutti. Non ci resta che
sperare che lui possa cambiare atteggiamento.
- Annabella 90: Non ti posso dire
se Edward era sveglio o meno, ma io mi fido delle parole di Bella e cioè che
lui dormiva. L’amicizia tra Bella e Jake è quella che avrei voluto vedere nella
saga e visto che non c’è stata ho provato a inventarla io.
- Sabe: Ciao sister sono
contenta che mi perdoni. Ieri sera ti ho inviato l’e-mail finalmente. Non sono
riuscita a farlo prima, anche perché sono tornata ieri sera a casa e mi sono
subita messa al lavoro per risponderti e c’è l’ho fatta. Sono contenta che il
capitolo ti sia piaciuto e spero che ti piaceranno anche i prossimi. Edward non
credo abbia sentito nulla, ma chissà, vedremo.
- Matrybet: Non ti posso dire se tutto si risolverà o
meno. Ancora tanta acqua deve passare sotto i ponti prima che la storia
finisca, quindi può succedere di tutto. Non ci resta che attendere e vedere
cosa succederà.
- tamy79: In effetti Edward
non sembra intenzionato a perdonare Bella, ma per il momento vuole dedicarsi ai
suoi figli e a quanto pare loro lo adorano. La figura di Jake è quella figura
che avrei sempre voluto vedere, ma che non ho visto perché si è messo in mezzo
l’amore. Vediamo che succede.
- grepattz: Beh Edward sta esagerando sicuramente e si
sta comportando come uno stronzo. Bella sta soffrendo parecchio, chissà se
prima o poi riusciranno a superare questo momento oppure se le cose
peggioreranno. Il rischio di perdere Bella c’è com’è giusto che sia,
soprattutto dopo il prossimo capitolo, ma chissà. Speriamo che rinsavisca.
Quanto a dopo che le due settimane passeranno non ti anticipo nulla, ma non
credo che Edward possa lasciare di punto in bianco il lavoro come se nulla
fosse. Poi tutto dipende anche come si metteranno le cose tra lui e Bella. Mi
chiedi quanto manca alla fine. Non lo so ancora, più o meno siamo a metà
storia, quindi c’è ancora tanto da leggere.
- BellsSwanCullen: Si, i bambini hanno il loro papà e sono
felicissimi. Per il momento gli basta averlo, per la famiglia felice di Sarah è
normale che ci sperano e la vogliono, ma adesso sono troppo presi dal loro
papà. Non posso dirti se Edward ha sentito o meno, ma io mi fiderei delle
parole di Bella che dice che lui non sente nemmeno le bombe quando dorme.
- elianaturrisi: Sono felicissima che la storia ti piace e
mi auguro che possa piacerti ed emozionarti sempre fino a quando non finirà.
Speriamo.
- Ale1989: In effetti Bella
sta soffrendo parecchio, ma è forte. Su Alice non posso dire nulla. Scopriremo
più in là se l’ha presa bene o male la notizia. Edward con i piccoli è
fantastico, anche se con Bella ha fatto lo stronzo.
- Baby77: Sono contenta che
il capitolo ti sia piaciuto. Spero che continuino a piacerti anche i prossimi
capitoli. Concordo con te, comunque, quando dici che le colpe si hanno sempre
in due.
- witch77it: In effetti Edward
si sta comportando davvero male nei confronti di Bella, mentre lei sta
ricevendo una batosta dietro l’altra. Anche io la penso come te, cioè che lei
dovrebbe raccontare tutto a Edward, raccontargli cosa ha passato in tutti
questi anni senza di lui. Vedremo cosa succederà e soprattutto se Edward risanvirà.
- francytwilighter80: Edward di errori ne
ha fatti parecchi, non ci sono dubbi su questo e adesso sta continuando a
sbagliare perché si sta comportando da stronzo, ma non è detto che Bella
continui a piangersi addosso. Come te nemmeno io vedo Bella come la vittima di
Edward, anzi tutto il contrario. Bella è stata forte e ha affrontato tutto ciò
che gli è successo a testa alta cercando di pensare prima di tutto ai suoi
figli e non a se stessa o a tutto il resto. Hanno del tempo per capire come
stanno le cose, per capire se vale la pena continuare a comportarsi così.
Cercherò di recapitare il tuo messaggio a Edward sperando che lui lo capisca,
incrociamo le dita.
- aidiamira: Beh credo che tutti ci aspettavamo che
Edward si sarebbe addolcito, ma purtroppo quello li è uno zuccone. Speriamo
rinsavisca. Jake piace anche a me in questa storia, perché gli ho dato il ruolo
che avrei voluto che lui avesse sempre, anche nella saga, ma visto che lì non è
stato possibile l’ho messo io. In due settimane possono succedere tante cose,
ma basteranno? Chissà vedremo.
- eliza1755: Gli sbagli li hanno
fatti entrambi, ma è normale schierarsi da una parte piuttosto che dall’altra.
Edward sta continuando a sbagliare e non ci resta che sperare che possa presto
rinsavire. Ha usato parole cattive e sembra fare lo stronzo, cambierà
atteggiamento? Speriamo di si.
- marios: Sono contenta che la storia ti piace e
spero che possa continuare a piacerti e ad emozionarti.
- yara89: Non sei l’unica a
non dare ragione a Edward, in fondo lui ha sbagliato e adesso è normale
avercela un po’ con lui. Di errori ne ha fatti anche Bella, ma le sue azioni
sono state la conseguenza degli errori di Edward. Per adesso lui vuole fare il
papà e credo che per il momento sia questa la cosa più importante. Non posso
dire se era sveglio oppure no, ma mi fiderei di Bella quando dice che nemmeno
le bombe riuscivano a svegliarlo. Che succederà adesso, vedremo?
- favola08: Edward sembra avere
uno sdoppiamento di personalità: dolce e affettuoso con i figli, stronzo e
sgarbato con Bella. Cambierà atteggiamento? La speranza è sempre l’ultima a
morire. Su Alice scopriremo tutto più avanti e scopriremo se davvero l’ha presa
male come pensa Bella oppure no.
- cocca91: Sono contenta che
la storia ti piace, mi auguro che continuerà a piacerti. Edward sta sbagliando,
speriamo solo che riesca ad aprire gli occhi e a capire davvero le cose.
- secretkeeper: Mi fa piacere sapere che l’incontro tra i
gemelli ed Edward ti sia piaciuto e che ti sia commossa perché significa che in
qualche modo sono riuscita a emozionarti. Non posso dirti se Edward ha sentito
o meno, ma fossi in te mi fiderei di Bella quando dice che lui quando dorme non
sente nulla.
- dorel: Wow, una nuova fan, sono proprio contenta.
Mi fa davvero piacere che la storia ti piaccia e che l’incontro con i gemelli
sia stato come tu ti aspettavi. Spero di non deluderti.
- littlebaby83: Edward fa lo
stronzo, è vero. Cambierà? Credo che tutti lo speriamo. Sta facendo del male a
Bella e non è detto che non si stia facendo male da solo. In fondo lui stesso
sa che è stato lui stesso a sbagliare per primo, quindi non dovrebbe giudicare
con tanta rabbia.
- GiorgiaCullenHale: In effetti Jake si sta dimostrando
un grande amico, come sempre del resto da quando conosce Bella. Edward si sta
comportando molto bene con i figli e almeno con loro non gli si può dire nulla.
Non ci resta che vedere come perseguiranno le cose tra i due.
- JessikinaCullen: Beh credo che Edward abbia tutta la volontà
di essere un buon padre per i gemelli e recuperare il tempo perso, com’è giusto
che sia. I gemelli sono due pesti, ma sono contentissimi di aver ritrovato il
papà. Hai detto bene, la fiducia è alla base di un rapporto, ed Edward si è sentito
tradito proprio perché Bella gli ha mentito. Bella sta soffrendo parecchio, ma
lo ama tantissimo, come tu stessa hai potuto capire dalla frase che mi hai
evidenziato nella recensione. Basterà il suo amore per entrambi? Lei resisterà
nonostante il comportamento di Edward? Vedremo.
- crazyalicecullen: Altre due fan, wow, sono contenta.
Mi fra piacere che la storia vi piace e che vi emozioni. Mia auguro solo che
continuerà a piacervi anche in seguito visto che ancora mancano un bel po’ di
capitoli prima della fine.
- sabryepenny: Sono felice che la storia ti piace. Spero
di non deluderti in futuro.
- tnmebd: Mi fa piacere che la storia ti piace. Spero
che possa continuare a piacerti anche in seguito.
- antonellalantigua: Eccoti l’aggiornamento. Lo so, sono
in tremendo ritardo, ma proprio non sono riuscita a postare prima.
Un grazie di tutto
cuore a tutti voi che avete recensito, a quelli che hanno messo la mia storia tra
i preferiti e nelle seguite. Un altro grazie di cuore anche a coloro che mi
hanno inserita tra gli autori preferiti. Spero che anche questo capitolo sia di
vostro gradimento e recensite. Un bacio.
INTRODUZIONE:Edward ha lasciato Bella in New Moon e non è
non e mai più tornato. Gli anni passano e anche i decenni, ma due anime sono
ancora tremendamente legate tra di loro perché il tempo possa cancellare ciò
che l’amore ha creato. Cosa succederà se un giorno Bella dovesse rincontrare
quella che aveva considerato fin dall’inizio al sua famiglia? E i Cullen e
soprattutto Edward come reagiranno quando scopriranno che Bella è ancora la
diciottenne che avevano lasciato? P.S. Bella non è un vampiro, ma non è
comunque umana. Oltre i vecchi, ci saranno anche nuovi personaggi.
INTRODUZIONE:Bella vive a Phoenix
da quando è nata e la sua vita ruota intorno ai suoi sei migliori amici: Alice,
Rosalie, Emmett, Jasper, Jacob e Edward. Si conoscono fin da quando erano dei
bambini, ma crescendo le cose cambiano e lei si ritrova solo con Jacob e Edward
che sono iperprotettivi nei suoi confronti. Un giorno accade che Jacob si
dichiara e in seguito le chiede di sposarlo. Lei accetta, ma lo ama davvero? Si
certo, ma il suo non è amore, non quello vero almeno. Ed Edward? Cosa farà a
questo punto? E se si accorgesse proprio ora che sta per perdere la persona più
importante della sua vita? E se lei lo considerasse solo il suo migliore amico?
E se invece non fosse così? La loro è solo amicizia? Si certo, ma non del
tutto. Cosa succederà, allora? Bella sposerà Jacob? Forse solo da uno sbaglio
si può scoprire la verità. Ma qual è questa verità?
INTRODUZIONE:Edward lascia Bella per
permettergli di vivere una vita normale, ma prima di farlo esaudisce il
desiderio dell’unica ragazza che abbia mai amato. Dopo la sua partenza le cose
cambiano e Bella non vivrà la vita che Edward ha sperato per lei. Si ritroverà
vampira, con un figlia da crescere e un passato da ricordare. Riuscirà a
ricordarsi del suo unico e vero amore? Ma soprattutto riuscirà a rincontrarlo?
INTRODUZIONE: Rosalie, Bella e
Alice sono tre sorelle newyorchesi che si trasferiscono a Phoenix. Sono le
classiche ragazze popolari che tutti invidiano, dal carattere forte e deciso e
che non si fanno mettere i piedi in testa da nessuno. A Phoenix le loro vite si
incroceranno con quelle di tre fratelli Emmett, Edward e Jasper, anche loro dal
carattere forte. Nessuno di loro crede nell’amore, ma presto si renderanno
conto di sbagliare, presto l’amore entrerà nelle loro vite e da lì tutto
cambierà.
INTRODUZIONE:Bella è una semplice
ragazza che vive a Phoenix. Ha un fratello e due sorelle gemelle. La sua vita
ruota intorno ai Cullen, i suoi migliori amici, la sua seconda famiglia. E poi
c’è Tay, il suo fidanzato, ma lei ne è davvero
innamorata? La sua vita è perfetta come crede? Il ritorno in città di Edward,
il suo amico di sempre, gli incasinerà la vita e presto si renderà conto che
quell’amico con il quale non fa altro che litigare non è poi solo un amico. Le
cose non saranno semplici e in una notte tutto si complicherà.
INTRODUZIONE:Bella è una ragazza alla moda che vive a Orange Country, con una
storia difficile alle spalle, chiusa, ma allo stesso tempo ribelle verso gli
altri incontra lui, Edward, un playboy da strapazzo, ribelle, odioso,
presuntuoso, aggressivo, ricco e che non fa altro che dedicarsi con i suoi
amici ricconi a feste mondane e al lusso più sfrenato. Riuscirà lei a lasciarsi
andare all'amore? E lui? Riuscirà a mettere la testa a posto? E se tutto
iniziasse ad andare x il verso giusto? Lei non sa, però, che un segreto alena
dietro di lei, un segreto che lui non intende svelarle, non subito almeno, ma
poi non sarà tardi? Una storia ricca di divertimento, scontri, ribellioni, ma
amore, tanto amore. Sono tutti umani.
INTRODUZIONE:Un semplice invito di matrimonio può cambiare quella che sembra
essere diventata una vita stabile? Questo si chiede Bella quando si ritrova tra
le mani l’invito del matrimonio di Alice e Jasper. Partire e raggiungere quella
che un tempo era la sua migliore amica affrontando i fantasmi del suo passato?
Oppure restare a casa e non correre rischi? Bella vive a New York, fa la
giornalista, si è lasciata i Cullen alle spalle e si porta dietro da cinque
anni due grandi responsabilità che portano il nome di Ej e Lizzie. Chi sono? E
che c’entra Edward in tutto questo? Se vi va di scoprirlo correte a leggere la
mia storia. Sono tutti umani.
INTRODUZIONE:Isabella Swan fugge via dalla sua città all’ètà di dieci anni,
grassottella e timida viene presa in giro da tutti. Si rifugia a Jacksonville
dalla madre, ma otto anni dopo il brutto anatroccolo si è trasformato in un
bellissimo cigno. Decide di tornare a Beverly Hill, la sua città natale, dove i
suoi vecchi amici la attendono, ma Bella è cambiata non solo fisicamente e
vuole prendersi la sua rivincita su tutti coloro che un tempo la prendevano in
giro. Nella sua vecchia città, però, non tutto è come lo ha lasciato. I Royal
King, i suoi vecchi amici, sono in lotta continua contro i Blue Ice, un altro
club di ragazzi popolari e ricchi. Cosa succederà con l’arrivo di Bella? Che
succederà se un giorno i due gruppi si ritrovano costretti a collaborare?
Filerà tutto liscio? Personaggi decisamente diversi da come abbiamo imparato a
conoscerli, ma chissà…magari dall’odio nascerà qualcos’altro e quella che era
sembrata una rivincita potrebbe diventare ben altro. Sono tutti umani. Vi ho
incuriosito? Correte a leggere.
Capitolo 33 *** Vero amore o semplice illusione? ***
Questi personaggi non mi appartengono, ma sono proprietà di Stephenie
Meyer
Questi personaggi non mi appartengono,
ma sono proprietà di Stephenie Meyer. Questa storia è stata scritta senza alcun
scopo di lucro.
Eccomi qui con un
nuovo aggiornamento. Come promesso è arrivato prima rispetto allo scorso. Spero
vi piaccia. Volevo ricordarvi che il prossimo capitolo verrà dedicato
interamente ad un flashback pov Edward che riprende
il capitolo 16 (La fine di un amore), ma visto dal punto di vista di lui.
Sentiremo così anche la sua campana. Un bacio e buona lettura.
Capitolo 33
Vero amore o semplice
illusione?
POV BELLA
Un’altra giornata a lavoro si era conclusa e non potevo che essere contenta visto e considerato che
era sabato e che mi attendeva il riposo della domenica.
Ero a casa
insieme ai bambini, a Edward e a Jake e stavamo cenando tra battute di scherzo
e giochi vari. Vedevo i bambini più felici che mai e anche io mi sentivo
meglio, vedere loro felici faceva bene anche a me.
Edward sembrava più tranquillo anche nei mie confronti, ma non evitava di
lanciarmi sguardi di fuoco ogni tanto, proprio per ricordarmi che c’è l’aveva
ancora con me, come se io avessi mai potuto dimenticarlo.
Tra lui e Jake il
rapporto procedeva benissimo, proprio come a Jacksonville e non mi sarei
stupita se continuando a frequentarsi, quei due, fossero diventati davvero
grandi amici. C’era una grande complicità tra loro ed ero contenta per questo.
Nel pomeriggio
avevo chiamato Rosalie per sapere come procedeva la gravidanza e lei mi aveva
passato tutti gli altri visto che si trovava a casa Cullen. Avevo chiesto loro
come avevano preso la notizia e mi resi conto che Edward aveva ragione, tutti
lo avevano capito e non c’è l’avevano assolutamente con me, anzi chi per un
motivo chi per l’altro avevano capito tutti il mio comportamento, tutti o
quasi.
Dopo aver parlato
con tutti chiesi di parlare con Alice, ma Rose mi disse che al momento non era
in casa, le chiesi dove fosse e mi rispose che era uscita a fare le ultime
compere per il viaggio di nozze. Chiusi la chiamata facendomi ripromettere di
farmi telefonare da lei non appena fosse tornata a casa, ma non avevo ancora
ricevuto nessuna chiamata.
La verità era che
ero certa che Rosalie mi avesse detto una bugia, era improbabile che Alice
fosse andata a fare shopping da sola, ma soprattutto avevo sentito Rose in
difficoltà, come se cercasse di mentire senza farsi scoprire. Ero certa che
Alice non avesse preso bene la cosa, ma speravo di sbagliarmi, speravo che
almeno in serata mi sarebbe arrivata la sua chiamata, speravo di sentire la sua
voce squillante dirmi che era tutto ok, ne avevo davvero bisogno.
Terminammo di
mangiare e mentre Edward e Jake insieme a Ej andarono in salone a guardare la
tv io e Lizzie togliemmo i piatti dalla tavola e io misi tutto in
lavastoviglie, quella sera non avevo voglia di lavare i piatti a mano.
Sentii il mio
cellulare squillare, segno che era arrivato un messaggio. Stavo andando a
controllare, ma Jake mi anticipò e controllò lui.
Tra noi non
c’erano segreti, quindi scene del genere erano all’ordine del giorno.
Vidi Edward
stranirsi per il comportamento di Jake, del resto non si era ancora abituato al
rapporto che legava me al mio migliore amico, motivo per cui gli risultava
strano che lui leggesse i miei messaggi al cellulare senza che io gli dicessi
nulla.
- E brava, brava
– mi disse Jake dopo aver letto il messaggio mentre io infilai l’ultimo piatto
in lavastoviglie.
- Chi è? – chiesi
curiosa vista la sua reazione.
Vidi Ej allungare
l’orecchio e concentrarsi su Jake lasciando perdere la tv e la cosa non mi
stupii, ciò che, invece, non mi aspettavo fu la reazione di Edward, identica a
quella del figlio, come se il signorino fosse curioso di sapere cosa stesse
succedendo.
- Dimmi un po’,
chi è Dylan? – mi domandò Jake alzando un sopracciglio.
- Un collega di
lavoro – risposi senza problemi.
- Non conosco
nessun Dylan. Mamma ti sei scordata di avvisarmi? – mi domandò Ej indispettito
e geloso più che mai.
- È stato assunto
da qualche giorno. Mi sarà sfuggito di fartelo sapere – gli risposi stando al
suo gioco e raggiungendoli in salone insieme a Lizzie.
- E non ti deve
sfuggire, invece – mi spiegò lui imbronciato.
- Mamma e com’è?
Bello? – mi domandò Lizzie lanciando un’occhiata al fratello.
Sapevo che lo
stava facendo apposta per far arrabbiare Ej. Era risaputo che lei si divertisse
un mondo a vedere Ej fare il geloso e a dire il vero anche io.
- Ma, devo
ammettere che è proprio carino. Occhi azzurri, capelli biondi, fisico da paura
– le risposi stando al suo gioco.
In fondo non
stavo mentendo. Dylan era un bel ragazzo davvero, ma mi era del tutto
indifferente.
Ej sbuffò
furioso, mentre Edward mi lanciò un’occhiata che lasciava ben poco
all’immaginazione, un’occhiata che mi sapeva solo di gelosia.
- E che voleva
questo qui? – domandò Ej a Jake.
- La invitava ad
andare al cinema insieme – spiegò Jake posando il mio cellulare di nuovo sul
tavolo.
- Molto
professionale davvero invitare una collega al cinema – affermò sarcastico
Edward intervenendo nella conversazione.
Ej lo guardò e
gli sorrise consapevole di aver trovato una spalla su cui appoggiarsi.
Sapevo benissimo
che senso avesse la battuta di Edward e conoscendolo sapevo che era geloso, del
resto era risaputo che la gelosia lui proprio non sapeva tenerla nascosta.
- E va beh
Edward, che fa non lo sai? Adesso così si usa – lo rimbeccò Jake che anche lui
probabilmente si era accorto della gelosia del mio ex ragazzo.
- E si usa male –
risposero all’unisono padre e figlio.
- Suvvia, andiamo
a giocare, piuttosto che perdere tempo con queste sciocchezze – proposi io
sorridendo.
- Mamma tu non ci
esci con questo qui vero? – mi domandò il piccolo per essere sicuro.
- No tesoro –
dissi sorridendogli mentre lui e Lizzie corsero a prendere le carte visto che
di solito il sabato sera giocavamo sempre ad un gioco un po’ particolare – non
per adesso, almeno – aggiunsi poi quando ero certa che Ej non mi potesse
sentire.
L’avevo fatto
apposta a dire quella frase per farmi sentire da Edward e il mio obiettivo andò
a buon fine.
- Chi è questo?
Quello che c’era l’altra sera in ufficio con te? – mi domandò alzandosi anche
lui dal divano e avvicinandosi.
- Si lui – mi
limitai a rispondere senza dargli soddisfazione.
- Si vede già dal
nome che è un coglione – mi disse allontanandosi da me per sedersi sul tavolo
del salotto.
Jake mi guardò e
mi sorrise mimandomi un “è peggio di Ej”,
prima di seguirlo anche lui e di sedersi.
In effetti Edward
era sempre stato molto geloso e oggi aveva dimostrato di esserlo ancora e la
cosa mi faceva piacere, almeno capivo che nonostante tutto era ancora geloso di
me, anche se ciò non migliorava la situazione.
I bambini
tornarono poco dopo con le carte in mano e si sedettero, mentre io gli
raggiunsi subito dopo.
- A cosa
giochiamo? – domandò Edward curioso.
- Un gioco che ci
ha insegnato mamma, si chiama “Balle”, non so se lo conosci – gli rispose
Lizzie sorridendo.
Vidi gli occhi di
Edward rattristirsi per un attimo dopo aver sentito il nome del gioco e mi resi
conto come ancora determinata cose del passato gli facessero male, come ancora
avesse nell’armadio scheletri che non era mai riuscito a cacciare via.
“Balle” era un
gioco che alcuni anni prima Edward e io avevamo imparato grazie a Victoria e
James ed era, forse, l’aver collegato quel gioco a James che aveva fatto
rattristare Edward.
Ricordavo ancora
perfettamente quel giorno, quella sera in cui riuniti in casa tutti e quattro
ci eravamo messi intorno al tavolo cercando di giocare ad un gioco che per me
ed Edward era completamente sconosciuto.
INIZIO FLASHBACK
…otto anni prima…
Era passato un
anno intero da quando io ed Edward ci eravamo messi insieme e le cose
procedevano benissimo. Ci amavamo ed eravamo felici, felici davvero, nonostante
gli alti e bassi tipici di una coppia.
Avevo passato
un serata al pub insieme a Edward e mi ero divertita parecchio, ma del resto
era normale visto che con lui ogni serata risultava essere sempre diversa da
quella precedente.
- Scheggia prima
di tornare a casa devo passare da James – mi disse mentre uscendo dal locale ci
stavamo avvicinando alla moto.
- E cosa devi
andare a fare da James alle due della notte? – gli domandai curiosa.
- Devo passare a
prendere delle cose – cercò di convincermi.
- Si certo come
no, come se io ti credessi. Andiamo va – gli risposi io mettendomi il casco e
salendo in moto.
Sapevo che non
doveva prendere nulla da James, ma ogni scusa era buona per quei due per
vedersi.
James abitava da
solo da qualche mese e per questo molto spesso negli ultimi tempi trascorrevamo
le serate a casa sua.
Arrivammo in poco
tempo e dopo aver posteggiato entrammo con il doppione delle chiavi che aveva
Edward e trovammo James e Victoria seduti a terra di fronte al camino che
giocavano a carte.
Spesso Victoria
si fermava a dormire a casa di James e il fatto di vederla lì non mi stupii per
nulla.
- E noi che
pensavamo di disturbare piombando così all’improvviso – esordì malizioso Edward
mentre Victoria saltò in aria per lo spavento.
- Stronzo, mi hai
messo paura – gli disse lanciandogli un cuscino – non vi abbiamo sentiti
arrivare – continuò poi.
Io risi e James
con me. Victoria ed Edward spesso erano uno spasso insieme.
- Che state
facendo? – chiesi poi io vedendoli con le carte in mano.
- Giochiamo
scricciolo – mi rispose James sorridendomi.
- E ti sembra
questo il modo di giocare? Ma io dico, in diciotto anni è questo che ti ho
insegnato? – gli domandò Edward sarcastico.
- Ma smettila di
fare lo stupido – gli dissi io dandogli una pacca sulla spalla.
- Ma di che ti
meravigli, sto qui è un pervertito – mi fece notare Victoria riferendosi a
Edward mentre io scoppiai a ridere seguita a ruota da James.
Il mio ragazzo la
guardò con occhi sbarrati.
- Pervertito a
chi? – gli domandò prima di buttarsi su di lei e iniziando a farle il solletico
mentre quella poveretta urlava per essere lasciata libera.
- Ma che razza di
fidanzato sei? Aiutala no – dissi a James che tranquillo si godeva la scena
ridendo.
Non mi rispose,
ma mi sorrise malefico e ciò mi preoccupò poiché si alzò e mi venne incontro.
Sapevo cosa aveva
in mente, motivo per cui iniziai a correre per il salone, ma non ci mise molto
a prendermi e buttarmi a terra iniziando anche lui a fare il solletico a me.
- Dicevi? – mi
domandò mentre io mi dimenavo.
Cercai di
scusarmi, ma lui nemmeno mi diede ascolto, continuò imperterrito come se nulla
fosse.
Chiesi aiuto a
Edward e solo dopo un urlò disumano da parte sia mia che di Victoria, quei due
ci lasciarono liberi. Si guardarono e si sbatterono i pugni in senso di
complicità mentre io e Victoria cercammo di riprendere fiato.
Restammo lì a
parlare per un po’, poi Victoria si ricordò della partita che non aveva ancora
finito di giocare con James e ci propose di unirci a loro.
- A cosa giocate?
– domandai per capire.
- A “Balle” – mi
rispose James malizioso mentre Edward gli diede uno scappellotto in testa – ma
è vero, giuro. Amore diglielo tu – continuò James rivolgendosi a Victoria.
Lei annuì e io ed
Edward scoppiammo a ridere.
- Che razza di gioco
può essere uno che si chiama “Balle”? – domandò Edward sarcastico.
- Hey, ma stasera
che droga hai preso? Sei di un malizioso senza confine – gli domandò Victoria
ridendo.
- Quella che mi
ha passato il tuo ragazzo – gli rispose lui.
- E allora cambiate
spacciatore – rispondemmo io e lei all’unisono ridendo.
James ed Edward
risero anche loro, poi tornammo seri e chiedemmo a loro di spiegarci le regole.
James ci informò che nemmeno lui fino a qualche ora fa conosceva il gioco e che
era stata Victoria a spiegarlo a lui, motivo per cui lei iniziò le spiegazioni
anche con noi.
- In pratica
ognuno prende sette carte, poi a giro deve cercare di eliminarle e per farlo
deve dire agli altri quali carte vuole togliersi. Ad esempio prende due carte e
senza farle vedere dice: “un asso di cuori e un cinque di fiori”. Le carte che
prende non devono per forza essere quelle che poi lui dice che sono. L’altro
giocatore deve capire se quello mente oppure no, se pensa che mente deve urlare
“Balle”. A quel punto il primo giocatore deve dire se ha detto la verità o
meno, se l’ha detta quello che ha detto “Balle” deve prendere due carte dal
mazzo principale, se invece ha mentito le due carte dal mazzo principale deve
prenderle il giocatore che ha detto una bugia. Vince chi resta senza carte,
quindi in pratica chi sa mentire meglio. Se ti ritrovi in mano più di quindici
carte vieni squalificato – ci spiegò in poche parole Victoria – è tutto chiaro?
– chiese poi per capire se io ed Edward avessimo compreso le regole.
- Cristallino –
rispondemmo io e il mio ragazzo all’unisono.
Cominciammo a
giocare e ci divertimmo parecchio. James era una barzelletta vera e propria.
Ogni volta che mentiva lo faceva capire sempre, non riusciva a restare serio,
motivo per cui perdeva sempre. Victoria era più brava a giocare, non sempre si
faceva beccare, mentre io ed Edward bastava che ci guardassimo negli occhi per
capire quando mentivamo e quando non lo facevamo, motivo per cui ci mantenevamo
in onesto pareggio.
Alla fine James
si stufò di giocare, diceva che con noi non c’era storia. Restammo così solo
noi tre, ma presto anche Victoria uscì dal gioco poiché James non faceva altro
che distrarla con baci e carezze che poco lasciavano all’immaginazione.
Io ed Edward,
invece, continuammo a giocare senza problemi. Era diventata una sorta di sfida
per vedere chi meglio capisse le bugie dell’altro, ma nessuno dei due sembrava
prevalere sull’altro.
James e Victoria,
dopo baci e carezze sul tappeto si spostarono in camera, mentre io ed Edward
restammo lì non accorgendoci del tempo che passava.
Fu così che ci
ritrovammo la mattina seguente ancora lì a giocare e quando un James assonnato
comparve in salotto sbadigliando e chiedendo del caffè ci accorgemmo che aveva
passato tutta la notte lì.
- Cioè voi due
siete completamente fuori. Tutta la notte a fare quello stupido gioco. Pazzi,
siete proprio pazzi – disse sconvolto dirigendosi in cucina mentre continuava a
ripetere “pazzi”.
- Credo che abbia
ragione, abbiamo esagerato – dissi io al mio ragazzo quando restammo soli.
- Concordo in
pieno scricciolo – mi rispose lui avvicinandosi e dandomi un bacio.
- Ho vinto io,
comunque – dissi non appena ci staccammo.
- Ma anche no,
siamo pari – mi rispose Edward sorridendomi sghembo.
- La verità e che
noi due ci conosciamo troppo bene e ci basta guardarci negli occhi per capire
quando mentiamo e quando non lo facciamo – gli feci notare più sincera che mai.
- Hai ragione,
amore. Sai una cosa? È meglio non giocare più a questo gioco, non c’è storia
tra noi – mi disse lui baciandomi a fior di labbra prima di baciarmi il collo,
la parte che più di tutti mi mandava in estasi.
- Concordo e poi
possiamo fare altre diecimila cose più divertenti di questa – gli risposi io
maliziosa mentre unii le nostre labbra in un altro bacio, questa volta più
passionale.
- Ed ecco i due
piccioncini che ci danno dentro. Mi sembrava strano che ancora non aveste
iniziato – commentò James interrompendoci tornando in salotto con una tazza di
caffè in una mano e una sigaretta nell’altra.
Edward e io fummo
costretti a staccarci, ma lo linciammo con lo sguardo, motivo per cui lui fece
la faccia da finto terrorizzato.
- Bene, come non
detto. Io torno dalla mia dolce metà, voi continuate pure, fate finta che io
non abbia detto nulla – ci disse lui prima di scomparire dal salotto.
Io ed Edward ci
guardammo e scoppiammo a ridere prima di continuare ciò che stavamo facendo
prima dell’arrivo di James.
Lo amavo, lo
amavo sopra ogni cosa e più lo guardavo più me ne rendevo conto.
FINE FLASHBACK
Da quel giorno
non avevamo davvero più giocato a quel gioco, mai più.
Una sera, però, i
bambini mi avevano chiesto di insegnargli un gioco con le carte e allora avevo
pensato a quello. Gli era piaciuto così tanto che alla fine avevano deciso che
il sabato sera sarebbe stato dedicato a quel gioco.
Guardai Edward e
vidi che anche lui mi stava guardando, forse, per capire se stavamo pensando
alla stessa cosa e dopo un sorriso tornò a guardare la piccola.
- Si che lo
conosco tesoro, alcuni anni fa ci ho giocato – rispose Edward a Lizzie mentre il
suo volto e quello del fratello si illuminarono in un sorriso.
Non avrebbero
dovuto spiegare a lui il gioco, motivo per cui, a detta loro, non avremmo
dovuto perdere tempo.
Jake fece le
carte e ne diede sette ad ognuno di noi e tra una risata e l’altra cominciò il
gioco e dovevo ammettere che ero bravissima, difatti stavo vincendo io.
Conoscevo troppo
bene i miei figli e Jake e scoprire se mentissero o no era un gioco da ragazzi
per me. Ej quando mentiva si toccava sempre l’orecchio, Lizzie si mordeva il
labbro e Jake scrollava le spalle.
- Basta, io non
gioco più, con te è impossibile – mi disse Jake sbuffando come un bambino.
Edward scoppiò a
ridere e i bambini fecero lo stesso mentre io scrollai le spalle come a fargli
capire che non ci potevo fare nulla.
Si alzò facendo
l’imbronciato e si spostò in cucina a prendere una birra.
- Prendine una
anche per me – gli urlò Edward mentre io gli passavo le nuove carte.
Jake tornò con la
birra in mano e dopo averne data una a Edward si posizionò dietro di me.
- Asso di quadri
e donna di pigne – disse Ej toccandosi l’orecchio segno che mentisse.
- Balle – urlai
sicura di me.
Il piccolo sbuffò
rassegnato e fu costretto a rivelare la verità.
- Non vale, così
mi hai squalificato – aggiunse lui sbuffando e lanciando sul tavolo tutte le
sue carte mentre Lizzie gli fece la linguaccia prendendolo in giro.
A giocare
restammo solo io, Lizzie ed Edward, ma alla fine anche la piccola venne
squalificata in quanto il suo papà capì ben presto che il suo mordicchiarsi il
labbro non era altro che il nervoso per aver mentito.
- Papà
rassegnati, la mamma vince sempre in questo gioco. Ritirati primi che ti
stracci – gli disse Lizzie convinta delle sue parole dopo essere uscita fuori
dal gioco.
- Questo è tutto
da vedere piccola – le fece notare Edward convinto delle sue parole.
In qualche modo
eravamo alla resa dei conti. Uno stupido gioco ci avrebbe permesso di capire
quanto davvero ci conoscevamo ancora, quanto davvero l’uno poteva mentire
all’altro.
- A noi due – mi
disse lui sorridendomi sghembo.
- Come hai vecchi
tempi – gli risposi ricambiando il sorriso.
In verità non era
proprio come ai vecchi tempi, ma in qualche modo mi piaceva credere che lo
fosse.
Iniziammo a
giocare dall’inizio e ci rendemmo subito conto che era quasi impossibile
mentire, era come se l’uno riuscisse a leggere la verità negli occhi
dell’altra.
Avevo intenzione
di vincere quella partita e per farlo non dovevo guardarlo negli occhi, solo
così potevo in qualche modo riuscire a intagliare quel filo che ci univa in
modo inesorabile.
- Quattro di
cuori e asso di fiori – dissi abbassando lo sguardo e dicendo la verità.
Edward aspettò
che io alzassi lo sguardo, ma visto che questo non succedeva cercava di
scorgere in me un qualunque segno che gli facessi capire se stavo mentendo o
meno.
Il fatto che
avessi abbassato lo sguardo era un modo come un altro per fargli capire
erroneamente che stavo mentente, seppur non fosse così.
Lui stava per
aprire la bocca, ma la richiuse subito, segno che non avrebbe detto “Balle”.
- Bene, elimina
le carte. Io ho un tre di quadri e un otto di pigne – mi disse come se nulla
fosse facendomi notare che aveva capito che io avessi detto la verità.
A quel punto
alzai di nuovo lo sguardo e vidi Edward guardare Jake, così mi voltai anche io
a guardare il mio migliore amico e lo beccai a gesticolare con gli occhi e con
le mani. Non appena vide che lo guardavo fece finta di nulla e mi sorrise e fu
allora che capii.
- Non vale. State
barando. È stato lui ha dirti che stavo dicendo la verità. Tu eri convinto che
stessi mentendo. Giocate sporco – dissi indignata alzandomi dal tavolo e
buttando all’aria tutte le carte.
I bambini
ridacchiarono sotto i baffi, mentre Jake ed Edward scoppiarono fragorosamente a
ridere.
- Dì piuttosto che
non ti piace che qualcuno sia capace di tenerti testa in questo gioco – mi
disse Jake come se nulla fosse.
Il suo obiettivo
era farmi perdere visto che lui non ci era mai riuscito.
- Ma sta zitto
tu, sei proprio una delusione – gli urlai contro indignata.
Non ero
arrabbiata, anzi mi veniva perfino da ridere, ma non potevo dargliela vinta a
quei due.
- Io non ho detto
o fatto nulla – mi spiegò lui.
- Ma per favore,
smettetela con questa pagliacciata – dissi io avvicinandomi al divano e
lanciando un cuscino a Jake e uno a Edward.
- Tu guarda
questa, non solo non gli piace perdere, si mette anche a colpire – fece notare
Edward.
Lanciò uno
sguardo a Jake poi entrambi si avvicinarono a me e nel giro di qualche secondo
fu catturata dai due uomini della mia vita che mi buttarono sul divano
iniziando a farmi il solletico.
I bambini nel
frattempo ci guardavano da lontano non smettendo un attimo di ridere, felici
come mai era stati.
Cercai di
dimenarmi, di liberarmi da quella presa, ma era completamente impossibile.
Mentre Jake mi teneva ferma, Edward sopra di me mi faceva il solletico, ma fu
in quel momento che i nostri sguardi si incontrarono e per una frazione di
secondo vidi in quello sguardo del desiderio, dell’amore. Quasi non sentii più
il fastidio del solletico, quasi non mi resi conto di essere lì su quel divano
insieme a Jake e con i bambini a qualche metro di distanza da me, l’unica cosa
che vedevo erano gli occhi di Edward, quel verde smeraldo che mi incantava in
modo inspiegabile e in quel momento avrei pure trovato da qualche parte la
forza dentro di me per liberarmi dalla presa di Jake e buttare le braccia
intorno al collo di Edward baciandolo con passione, l’avrei trovata quella
forza, ne ero certa, se non fosse che quegli occhi tornarono ad essere freddi e
glaciali come erano stati in quegli ultimi giorni e fu in quel momento che
l’uomo che amavo tornò in sé e si staccò da me lasciandomi libera.
Jake stava per
replicare, stava per chiedere spiegazioni a Edward del perché avesse smesso di
farmi il solletico, ma forse guardando il mio sguardo si rese conto di come
stavano davvero le cose.
A quel punto
anche il mio migliore amico mi lasciò libera e finalmente riuscii a riprendere
fiato, mentre Edward si avvicinò ai bambini prendendo Lizzie in braccio e facendola
girare come una trottola, mentre la risata cristallina della piccola riempiva
la casa. Poi la mise giù e fece fare una capriola a Ej che ringraziò il papà
con uno dei suoi migliori sorrisi.
C’era genuinità
in quei gesti, ma era anche un modo di Edward di farmi capire che se era lì non
era certo per me, ma per i bambini.
Io e Jake ci
guardammo e io scrollai le spalle, come a dire che purtroppo tra me ed Edward
non sarebbe mai cambiato nulla.
Restammo in
salotto per qualche tempo, poi andai a mettere i bambini a letto, mentre un
Edward stanco si buttò a capofitto sul divano accompagnato da Jake che sembrava
ancora più distrutto.
Quando tornai in
salone Jake dormiva di già, mentre Edward fissava il soffitto con un braccio
dietro la testa.
- Se lo guardi
così finirà per crollarti addosso – dissi a lui per fargli sentire la mia
presenza riferendomi al soffitto.
- È strano – mi
rispose solamente senza distogliere lo sguardo da dove lo aveva.
- Cosa? – gli
domandai non capendo.
- Il fatto che
riusciamo ancora a capire quando entrambi mentiamo e poi nei momenti in cui
avremmo dovuto capirlo davvero non ne siamo stati in grado – mi fece notare
serio più che mai.
Non potevo che
essere d’accordo con lui, ma ammetterlo forse avrebbe comportato il
riaccendersi di un’altra litigata e sinceramente non ne avevo voglia, ma
soprattutto non ero certa di poterla sopportare.
- Forse perché
abbiamo sempre avuto troppa fiducia l’uno nell’altro – gli risposi solamente.
- Non riuscirò
mai a spiegarmi come ho potuto crederti, come ho potuto non accorgermi che mi
stessi mentendo. In fondo stavi negando l’evidenza e io avrei dovuto rendermene
conto – disse lui distogliendo lo sguardo dal soffitto e guardando me.
- Tutti
sbagliamo. Anche io non mi spiegherò mai come ho potuto credere alle tue
parole, ma l’abbiamo fatto. Ci siamo fidati un po’ troppo l’uno dell’altra e i
risultati sono stati disastrosi – affermai io decisa.
- La verità è che
in passato siamo stati degli immaturi e lo siamo tutt’ora. Nessuno dei due è
maturo abbastanza per fronteggiare un amore come il nostro e questa immaturità
ha rovinato tutto, ha corrotto ciò che di più bello avevamo – disse lui più a
se stesso che a me.
In quel momento
mi vennero in mente le parole che Jake mi aveva detto qualche sera prima, quella
sera che mi ero presentata in camera sua dopo la litigata in ufficio con
Edward. “E allora se lo ami così tanto
lotta, non permettere alle sue parole di fermarti, non arrenderti. Hai lottato
per questo amore, l’hai fatto per tanto tempo, continua a farlo”. Forse
Jake aveva ragione, in qualche modo dovevo lottare, dovevo far capire a Edward
che potevamo superare tutto, che potevamo, nonostante tutto, essere felici
insieme.
- Forse siamo
immaturi perché cerchiamo sempre di fuggire dai problemi, non abbiamo mai
voluto affrontarli davvero. Insieme potremmo farlo, il nostro amore è forte,
può farlo, può riuscirci – gli dissi guardandolo negli occhi e cercando di
mostrargli in quello sguardo tutto la forza del sentimento che mi legava a lui.
- L’amore non
basta, Bella. Vorrei che bastasse, ma non è così. Inizio a pensare che quello
che crediamo di provare sia solo la nostalgia di quel legame che, in passato,
ci ha unito in modo profondo, la nostalgia di riavere accanto la persona verso
la quale avevamo riposto i nostri sogni futuri, forse questo sentimento è solo
un’illusione altrimenti non ci saremmo feriti così tanto – mi spiegò lui
alzandosi dal divano.
Non sapevo il
perché di quelle parole, ma ero certa che le avesse dette per ferirmi, ne ero assolutamente
convinta. Lui mi amava, me lo aveva detto e io glielo leggevo negli occhi, ma
adesso preferiva convincersi che nulla fosse vero solo per camminare a testa
alta, solo per il buon gusto di punirmi.
Le lacrime
iniziarono a bagnare i miei occhi e subito le mie guance, ma le asciugai per
non dare a lui nessuna soddisfazione, anche se ero certa che se ne fosse
accorto.
Ero certa non
pensasse queste cose, ma si divertiva talmente tanto a punirmi che non gli
importava nulla farmi soffrire e sinceramente mi ero stancata, mi ero stancata
di prendermi tutte le colpe che lui mi affibbiava, mi ero stancata di sentirmi
responsabile per tutto quello che era successo.
Ok, avevo fatto
degli sbagli, ma i miei di errori erano solo una conseguenza dei suoi. Basta,
non avrei sopportato più quelle parole dure come lame taglienti per nulla al
mondo.
- Nostalgia?
Illusione? Credi davvero che sia questo che è il nostro amore? Bravo Edward,
bravo – dissi a lui battendo le mani imitando un applauso del tutto sarcastico
– continua a ripetertelo all’infinito, forse un giorno ci crederai anche tu. Lo
so qual è l’intento delle tue parole, è quello di ferirmi, ma sta tranquillo,
non c’è bisogno che ti sforzi molto. Mi basta guardare i tuoi occhi per stare
male, non serve che usi anche le parole. Hai ragione forse il nostro amore è
diventato un’illusione, ma a quanto pare l’unica che si illude che possiamo
tornare ad essere una famiglia sono io. Beh, hai ragione, non è così, è
impossibile. La verità è che mi sono innamorata di uno stronzo che dopo sei
anni non è cambiato di una virgola e credimi sono stanca, stanca di prendermi
colpe che non ho. Ricordati che le miei azioni sono solo le conseguenze dei
tuoi errori – conclusi puntandogli un dito contro sicura più che mai delle mie
parole.
Volevo proprio
vedere cosa avrebbe detto adesso, volevo vedere fino a che punto si sarebbe
esposto.
- Sono stanco,
vado a letto. Buonanotte – mi disse semplicemente allontanandosi da lì.
La rabbia esplose
incontrollabile in me e fui costretta a correre in camera per non rischiare di
entrare nella sua camera e prenderlo a pugni.
Se ne era uscito
con la scusa di essere stanco, non aveva neppure cercato di risolvere la
situazione, non era neppure riuscito a dire nulla, nemmeno a inventare qualche
stupida frase di circostanza.
Illusione. Non
riuscivo a credere che avesse definito il nostro amore un’illusione, mi
sembrava impossibile. Non riuscivo a crederci, era talmente arrabbiato con me
che non gli importava nulla di ferirmi, anzi lo faceva di proposito e io
sinceramente ero stanca, stanca di quel suo atteggiamento.
Lo amavo, su
questo non c’erano dubbi, ma eravamo arrivati ad un punto di non ritorno e
seppur una parte di me stessa voleva restare in disparte ad aspettarlo,
nonostante le sue parole taglienti e i suoi sguardi furenti, non potevo più
farlo. Mi ero annullata troppe volte per lui ed era ora di smetterla.
Forse avrei
continuato ad amarlo per sempre, ma questa non era più una giustificazione. Non
avrei più lottato per noi, assolutamente no perché non ne valeva più la pena,
non avrei lottato per un uomo che si stava dimostrando subdolo e meschino nei
miei confronti.
Dovevo andare
avanti e l’avrei fatto, senza rimpianti o roba simile, perché io ci avevo
provato a riprendermi questa storia, questo amore, ma le cose si devono volere
in due e lui non lo voleva più e a questo punto nemmeno io.
Lì fuori c’erano
altri mille uomini, altre mille persone che potevano rendermi felice molto di
più di quanto avrebbe saputo fare lui, altre mille persone che mi avrebbero
guardato con occhi pieni d’amore e non di rancore e rabbia come faceva lui.
Edward era il mio
passato, io e i miei bambini il mio presente e il mio futuro ed Edward ne
avrebbe fatto parte solo con la vece di padre dei nostri figli, nulla di più.
E di questo, ora,
ne ero assolutamente certa.
…Adry91…
SPOILER (La fine di un amore - Pov Edward)
- Vic sei stata tu – gli
dissi solamente.
- Io? – mi domandò stupita
non capendo.
- Sei stata tu l’ultimo suo
pensiero, tu e Lucas. Vi amava tanto. Mi ha chiesto di prendermi cura di voi,
non lo so se ne sarò capace, né se sarò bravo come lui, ma ci sarò sempre, sarò
la vostra ombra – le rivelai.
- Ti voglio bene, Edward,
tanto – mi rispose lei mentre io le baciai la fronte.
Risposte alle vostre recensioni:
- ste87: Non ti posso dire a
chiare lettere cosa prova Edward nei confronti di Jake, se sia gelosia o meno,
ma presto arriverà un capitolo anche dal suo pov e
vedremo davvero cosa pensa di Jake. Come vedi nessun chiarimento tra i due, anzi
le cose sembrano peggiorare. Sarà così? Vedremo.
- KatyCullen: Su Alice si scoprirà più avanti qualcosa.
Tranquilla che presto sapremo anche cosa passa in testa a quel folletto. Tu speri
nel lieto fine, come tutti credo e ti posso solo dire che ancora per arrivare
alla fine ne passerà di acqua sotto i ponti, quindi può ancora succedere di
tutto.
- Moni68: Hai ragione, alla
fine sono sempre gli uomini a consolarsi, forse perché sono diversi dalle
ragazze, forse perché in qualche modo hanno la testa un po’ bacata per certe
cose. Non saprei, ma alla fine succede sempre così. Non ti posso dire quale
sarà il comportamento futuro di Edward, ma spero insieme a te che prima o poi
lui apra gli occhi e si renda conto di come stanno davvero le cose.
- fabiiiiiiiii: Sono contenta che ti sia piaciuto lo scorso
capitolo. E di questo che ne pensi?
- incantata86: Non ti posso dire
se ci sarà un lieto fine o meno. Se te lo dico ti rovinerei la sorpresa e
comunque alla fine manca ancora molto, quindi potrebbe succedere di tutto.
- sabryepenny: Credo che Jake abbia fatto la cosa migliore
a lasciarli soli. In qualche modo Edward vede capire la routine dei bambini,
deve entrare nelle loro vite e per farlo ha bisogno anche di stare da solo con
loro e non con Jake sempre in mezzo, soprattutto per i primi tempi e credo che
Jake l’abbia capito e si stia comportando di conseguenza.
- 2001: Come vedi Bella ha
tirato fuori un po’ le unghie. Ha detto a Edward che forse ha ragione lui.
Certo è un piccolo passo, ma per il momento è già molto. Bella non ha più
intenzione di abbassare la testa e sottostare a quello che dice Edward. Lei sa
di aver sbagliato, ma sa anche che anche lui ha fatto degli errori, quindi non
può incolparsi solo lei per quello che è successo. Si, di cose ancora ne devono
succedere. Ancora tanta acqua deve passare sotto i ponti prima di scrivere la
parola fine a questa storia.
- nik81: Come vedi Bella ha
aperto un po’ gli occhi, nulla di che, ma almeno adesso non ha più voglia di
farsi mettere i piedi in testa da Edward, né di prendersi tutta la colpa in una
situazione in cui le colpe sono di entrambi. Io adoro il personaggio di Edward
in generale, in qualunque modo lo si presenti, ma lo stesso mi succede con
Bella, non riesco mai a scegliere l’uno o l’altro, in tutte le storie che leggo
e nemmeno nella mia, motivo per cui ho cercato di dare la colpa a tutti e due,
ho fatto in modo che tutti e due sbagliassero. Edward è un personaggio che mi piace
non perché sia bello o perfetto, nella mia storia, ad esempio ha un sacco di
difetti, e con Bella è lo stesso. Nella mia storia, e ci tengo a precisarlo,
Bella non ama Edward solo per il suo aspetto fisico, Bella non si sta facendo
mettere i piedi in testa se così posso dire perché Edward è uno strafigo, assolutamente no. Bella ama Edward perché è
riuscita a vedere quella parte profonda di lui che Edward purtroppo non riesce
a far vedere a nessuno, lei fondamentalmente lo conosce da quando sono nati e
sa quali sono i suoi difetti, ma ha imparato ad amare anche quelli, perché
quando si ama qualcuno, lo si ama e basta, difetti compresi. Vediamo adesso
cosa succederà.
- Rosalie91: Noto con piacere
che lo scorso capitolo ti è piaciuto. E di questo che ne pensi?
- serenalla: Non posso rispondere alla tua domanda per
due ovvi motivi: uno non ti posso svelare nulla altrimenti ti rovino il finale
e due mancano ancora un sacco di capitoli prima della fine, motivo per cui è
ancora prematuro parlare di come finirà questa storia. Ecco perché quel mini
avviso nello spoiler, sembrava dallo spoiler che le cose potessero sistemarsi,
ma come vedi così non è.
- giova71: Ti assicuro che io
per natura sono una persona molto, ma molto orgogliosa, motivo per cui non è
facile scrivere certi comportamenti che in questo caso riguardano Bella, ma non
sono io la protagonista della storia e non sono io che ho vissuto la loro
storia. Neanche io, come te, mi farei trattare in quel modo in primis per
dignità e in secondo proprio per l’orgoglio. Come vedi Bella sembra aver capito
che non serve che lei si incolpi di tutto, che ha sbagliato è chiaro come il
sole, ma lo stesso Edward, quindi le colpe di entrambi non può caricarsele solo
lei e finalmente ha capito. Non è più disposto a scendere a compromessi con
quello che al momento sembra un amore svanito per ovvie ragioni. Per il momento
credo che conti l’atteggiamento di Edward con i bambini e su questo, credo, che
nessuno può dire nulla. Edward è dolcissimo con loro, dovrebbe solo esserlo un
po’ di più con Bella visto che ultimamente sta facendo proprio lo stronzo.
- elly_87: Spero che anche
questo capitolo sia stato di tuo gradimento.
- Rosaly: Beh in effetti credo che per chi non è
abituato sembra un po’ strano che un amico entri in quel modo e con quella
disinvoltura a casa dell’amica. Edward forse non era abituato a quel tipo di
rapporto, o forse, semplicemente ha capito cosa lega Bella e Jake, ma una cosa
è pensare, capire, una cosa è poi vedere a tutti gli effetti cosa comporta questo
rapporto. Nonostante tutto credo che Edward sia intelligente abbastanza per
capire che Jake sia solo un amico, motivo per cui essere geloso di lui sarebbe
da stupidi, almeno lo sarebbe se la gelosia fosse riferita solo al rapporto tra
Jake e Bella. Dal rapporto Jake e i bambini, invece, credo che potrebbe essere
giustificato. Adesso non ci resta che vedere cosa succederà tra lui e Bella.
Vedremo.
- franz1000: In effetti hai
detto proprio bene, Edward è uno stronzo e lo sta continuando a fare. Non ci
resta che sperare che prima o poi la smetta, meglio prima che poi, anche perché
Bella, da come si vede nel capitolo, non sembra intenzionata a subire oltre.
Quanto a Edward ed Ej coalizzati, non posso dire nulla, ma stai sicura che
tutto può succedere.
- superlettrice: Lo spoiler non
significava proprio quello che pensavi tu, ma diciamo che non significava
nemmeno l’esatto opposto. Diciamo piuttosto che sia in un brutto momento, ma
ancora ci sarebbe tutto il tempo di recuperare se solo loro lo volessero. Il
problema sostanziale però è se loro lo vogliono davvero oppure no. Devono
essere loro a volerlo, altrimenti tutto sarà inutile. Cosa succederà? Come si
comporteranno da adesso in poi? Edward cambierà? E cosa farà Bella? Non ci
resta che aspettare e vedere come si metteranno le cose tra questi due
cocciuti.
- alluccia: Edward con i bambini si sta comportando
benissimo, certo lo stesso non si può dire nei confronti di Bella. In certi
atteggiamenti attuali di Edward proprio non lo si può giustificare. Forse prima
si, ma con il suo attuale comportamento proprio no. Cambierà atteggiamento? Non
ci resta che sperare che sia così. Deve far sparire la rabbia ed essere pronto
all’ascolto cercando di capire le ragioni di Bella, come tu stessa hai
suggerito.
- RenEsmee_Carlie_Cullen: Credo che, ora come
ora, ciò che conta sia appunto che tutti e due assumano un comportamento
civile, devono farlo per i bambini e credo che siano grandi abbastanza per
capirlo anche loro. Vediamo che succederà?
- baby2080: Come vedi qualche
cambiamento alla fine del capitolo c’è, almeno in Bella. Rifletterà Edward e
cambierà atteggiamento o continuerà a fare lo stronzo? Vedremo. Una cosa è
certa devono cercare di venirsi incontro se vogliono salvare il loro rapporto,
se ancora si può salvare. Su Alice non posso dirti nulla, scopriremo presto
come l’ha presa. Tutto verra chiarito, puoi stare
tranquilla.
- MyPassion: No Jake, in questa storia non è odioso per
nulla e spero che tutti la pensino come me perché volevo creare un personaggio
diverso da come normalmente è descritto. Il bowling era un modo per farli stare
tutti insieme, come una famiglia. Cosa succederà adesso? Vedremo.
- marilenacappucci: Beh in effetti nello scorso capitolo
hanno passato davvero una bella serata tutti insieme com’è giusto che sia. La
questione Alice sarà presto chiarita così capiremo se lei se l’è presa davvero
oppure no. Su Edward e Bella non posso dire nulla, altrimenti ti rovinerei la
sorpresa, quanto a Leah e a Jake potrei dirti la stessa cosa, ma visto che mi
sento particolarmente buona questa sera ti posso dire che si, si incontreranno
di nuovo, ma non posso dirti che cosa succederà.
- Sabe: Si sister, ho
ricevuto la tua risposta ed entro domani prometto che ti risponderò. Giuro. In
effetti la fine di questo capitolo tutto emanava tranne che serenità. Per
adesso le cose non vanno bene tra loro. Cambierà qualcosa? Credo che tutti lo
speriamo.
- Ed4e: Mi domandi se c’è
speranza tra loro. Beh per adesso sembra di no, ma ancora ne passerà di acqua
sotto i ponti prima di scrivere la parola fine a questa storia. Concordo
comunque con te quando dici che un po’ di gelosia non fa mai male,
assolutamente no.
- Ale1989: Concordo con te
quando dici che Edward si debba abituare al rapporto tra Jake e Bella e tra Jake
e i bambini. Lui ha fatto parte della loro vita e ne farà sempre parte. Dopo le
due settimane non ti posso dire cosa succederà. Per adesso credo che bisognerà
pensare a cosa succederà in queste due settimane. In base a queste si deciderà
cosa fare dopo. Bella ha accolto Edward in casa più per i bambini che per lui,
molto di quello che fa lo fa per i bambini e non per lui. Comunque come vedi
sembra aver tirato fuori un po’ le unghie, vedremo cosa succederà da adesso in
poi.
- rorry: Spero che non vi venga nessun infarto,
altrimenti sarebbe la fine. Ecco cosa voleva dire la frase che avevo messo
vicino alla spoiler. Come vedi le cose non si stanno aggiustando per nulla,
anzi tutto il contrario. Che succederà adesso? Nessuno si chiama Renesmee come
hai fatto giustamente notare tu, ma non ti posso dire se è casualità o se è
fatto apposto. Vedi solo avere pazienza e presto capirai tutto. Se la tua
speranza è quella continua a crederci, non si sa mai. Tutto può succedere.
- cocca91: Sono contenta che
la storia ti piace e che trovi dolcissimi i bambini, anche io li trovo
fantastici. Come te anche io, e credo tutti, spero che Edward apra gli occhi e
si renda presto conto di tutto ciò che lo circonda, magari mettendo da parte
proprio l’orgoglio che menzionavi tu stessa.
- love93: Ho specificato
all’inizio, prima del capitolo, che quello passato era un capitolo di
transizione e come tutti i capitoli di transizione era spento. Lo so, ne ero
consapevole, ma mi serviva inserirlo. Edward e Bella per adesso non sono né una
coppia, né due amici che ripensano ai vecchi tempi, sono piuttosto due persone
che, pur amandosi, non riescono a trovare un punto d’incontro. Ci riusciranno?
Speriamo. Spero comunque che il capitolo corrente tu lo abbia trovato più
brillante del precedente.
- witch77i: Come vedi Bella
sembra avere intenzione di cambiare atteggiamento visto e considerato che
Edward si ostina a fare lo stronzo. Anche io come te non mi farei trattare in
quel modo da un uomo e, forse, Bella inizia a capire anche lei che
comportandosi così e dandosi tutte le colpe, anche quelle che non ha non è il
modo giusto di affrontare la situazione.
- eliza1755: Hai proprio
ragione, ci vorrebbe che le giornate allungassero anche se forse allungando le
giornate aumenterebbero anche gli impegni e comunque il tempo non basterebbe
mai comunque. Pazienza, non ci resta che correre da una parte all’altra per
riuscire a fare tutto. Si, il capitolo pov Edward lo
inserirò e sarà i prossimo. Per adesso Edward sta facendo lo stronzo e Bella
non sembra più intenzionata ad abbassare la testa e passare sopra a tutto. Che
succederà adesso? Vedremo.
- FunnyPink: Jake non credo che si sentirà di troppo.
Lui sa che il ruolo che ha sempre avuto per i bambini è lungi dall’essere quello
di padre, quindi sa benissimo come stanno le cose. Il comportamento di Edward
sembra non cambiare e Bella al momento sembra stanca di abbassare la testa e
cercare di prendersi tutte le colpe, anche quelle che non ha. Non ci resta che
vedere che succederà.
- Askel_fashion: Sono contenta che lo scorso capitolo ti sia
piaciuto. Mi auguro che anche questo possa piacerti. Me lo auguro di cuore.
- Annabella 90: Mi dispiace per la
scorsa volta, ma non sono riuscita a postare prima purtroppo. Eccola una piccola
svolta, certo non è per nulla positiva, ma ne volevi una ed eccola arrivata.
- KrisCullen: Beh finalmente una serata tutta in
famiglia, ci voleva proprio. Come vedi avevi ragione, non c’è stata nessuno
riappacificazione, ma solo carne in più sul fuoco. Troveranno mai un punto
d’incontro? Speriamo.
- BellsSwanCullen: Beh credo anche io che Jake abbia inventato
la scusa del lavoro, ma del resto ha fatto bene. Credo che sia stato giusto
lasciarli soli almeno per il momento. L’argomento Jake e Leah verrà ripreso in
seguito tranquilla. Si, la notizia alla radio su Aro, Caius e Marcus c’entra
con la storia, altrimenti sarebbe stata inutile inserirla, ma non posso dire di
più. Scopriremo tutto più avanti.
- tamy79: Aspetti il lieto
fine? Beh prima della fine della storia ci vuole ancora un bel po’ e chissà se
sia un happy ending o meno. Ti darei volentieri un
contentino come hai detto tu, ma poi resteresti delusa dopo, quindi è meglio
essere sinceri. Come vedi questo capitolo non porta nulla di buono e io vi ho
avvisato prima. Vedremo adesso cosa succederà.
- marios: Hai ragione, sembravano davvero una
famiglia felice e questo per il momento è tutto ciò che conta. Adesso non ci
resta che attendere e vedere cosa accadrà.
- vanderbit: Edward non è geloso di Jake, almeno non al
momento. È solo sorpreso di vedere con i suoi occhi il rapporto che c’è tra lui
e Bella. Una cosa è vederlo a Jacksonville, un’altra è vederlo a New York in
quella che per Bella e Jake è la loro quotidianità. Come vedi Bella ha preso una
decisione. La porterà avanti? Chissà. Si, il nuovo capitolo di “Uniti dal
destino” lo sto scrivendo, ma non è ancora finito. Quando lo sarà lo
pubblicherò subito, anche perché è parecchio che non posto, ma purtroppo
ultimamente il tempo libero a disposizione è davvero poco.
-
francytwilighter80: Si, in effetti, nello scorso capitolo c’era un
dettaglio da non sottovalutare. Non ti posso dire quale ovviamente, ma lo
scoprirai presto, perché verrà ripreso. Edward sembra ancora arrabbiato e
continua a fare lo stronzo, ma Bella sembra non avere più intenzione di
prendersi tutte le colpe, anche quelle che non ha. Concordo con te, comunque,
quando dici che Bella non si sta facendo calpestare la dignità per amore di Edward,
ma per amore dei suoi figli. È questo ciò che preme di più a Bella, la felicità
dei piccoli. Gli errori, come dici tu stessa, li hanno fatti entrambi, adesso
dovrebbero solo cercare di trovare un punti d’incontro. Ci riusciranno?
- simonas71: Che bello, una
nuova fan. Tu sembri imparziale, proprio come me. Io dico che di errori ne
hanno fatti tutti e due. Adesso dovrebbero solo capire se vale la pena venirsi
incontro e recuperare quello che hanno perso. Non ci resta che aspettare per
vedere se c’è la faranno o meno.
- Thelionfellinlovewiththelamb: Sono contenta che
il capitolo ti sia piaciuto, spero che ti piacerà anche il seguito.
- sguardoalcielo: Eccoti svelato lo spoiler. Come vedi non
era nulla di positivo, almeno così pare. Non ci resta che vedere che succederà
da adesso in poi.
- luisa87: Sono contenta che
la storia ti piace e spero tanto che possa continuare a piacerti fino alla
fine. Come vedi Bella sembra intenzionata a cambiare comportamento, ci riuscirà
fino in fondo? Quanto ad Edward, lui sta facendo davvero lo stronzo e l’unica
speranza che ci resta è che prima o poi cambi atteggiamento, ovviamente meglio
prima che poi.
- favola08: Come vedi Bella gli
attribuiti ha tutta l’intenzione di tirarli fuori, quindi adesso non ci resta
che sperare che Edward rinsavisca il prima possibile. Concordo con te quando
dici che forse se lui non è maturo per un amore come il loro non lo sarà
nemmeno per essere padre, ma credo che quel tipo di maturità può nascere solo
quando si sta a contatto con i figli. Nessuno nasce genitore e questo è un mestiere
che nessuno può insegnare, ne un mestiere che nessuno può avere la presunzione
di dire di fare alla perfezione. Tranquilla che prima o poi arriverà qualcosa
che smuoverà la situazione, ma bisogna vedere se in bene o in male. Come dici
tu dovrebbero giocare a carte scoperte, ma sembra che per adesso anche volendo
non possono farlo. Bella non ha intenzione di raccontare a Edward tutto ciò che
ha passato in questi anni e fin quando non lo farà credo che ci sarà poco da
dire. Non me la sono assoluta presa per il consiglio, anche perché sono tutte
cose che penso anche io, cose che succederanno, ma non adesso. Pian piano tutto
sarà chiaro.
- Ginna3: Sono molto contenta
che la storia ti piace e spero di non deluderti con i prossimi capitoli. Hai proprio
ragione, tutti e due si sono presi le loro colpe, ma in realtà non l’hanno
fatto davvero altrimenti non farebbero di tutto per scaricarsi la colpa l’uno l’altra.
Forse il loro rapporto è davvero immaturo o forse sono loro ad essere immaturi
per un amore così grande. Su Jake mi fa piacere che la pensi così. Io lo avrei
sempre voluto vedere come un amico, un grande amico, ma nulla di più e visto
che così non è stato nell’originale ho pensato bene di creare il mio Jake
ideale nella mia storia. Non ti preoccupare per la lunghezza della recensione. È
sempre un piacere leggerle.
Un grazie di tutto
cuore a tutti voi che avete recensito, a quelli che hanno messo la mia storia
tra i preferiti e nelle seguite. Un altro grazie di cuore anche a coloro che mi
hanno inserita tra gli autori preferiti. Spero che anche questo capitolo sia di
vostro gradimento e recensite. Un bacio.
INTRODUZIONE:Edward ha lasciato Bella in New Moon e non è
non e mai più tornato. Gli anni passano e anche i decenni, ma due anime sono
ancora tremendamente legate tra di loro perché il tempo possa cancellare ciò
che l’amore ha creato. Cosa succederà se un giorno Bella dovesse rincontrare
quella che aveva considerato fin dall’inizio al sua famiglia? E i Cullen e
soprattutto Edward come reagiranno quando scopriranno che Bella è ancora la
diciottenne che avevano lasciato? P.S. Bella non è un vampiro, ma non è
comunque umana. Oltre i vecchi, ci saranno anche nuovi personaggi.
INTRODUZIONE:Bella vive a Phoenix
da quando è nata e la sua vita ruota intorno ai suoi sei migliori amici: Alice,
Rosalie, Emmett, Jasper, Jacob e Edward. Si conoscono fin da quando erano dei
bambini, ma crescendo le cose cambiano e lei si ritrova solo con Jacob e Edward
che sono iperprotettivi nei suoi confronti. Un giorno accade che Jacob si
dichiara e in seguito le chiede di sposarlo. Lei accetta, ma lo ama davvero? Si
certo, ma il suo non è amore, non quello vero almeno. Ed Edward? Cosa farà a
questo punto? E se si accorgesse proprio ora che sta per perdere la persona più
importante della sua vita? E se lei lo considerasse solo il suo migliore amico?
E se invece non fosse così? La loro è solo amicizia? Si certo, ma non del
tutto. Cosa succederà, allora? Bella sposerà Jacob? Forse solo da uno sbaglio
si può scoprire la verità. Ma qual è questa verità?
INTRODUZIONE:Edward lascia Bella per
permettergli di vivere una vita normale, ma prima di farlo esaudisce il
desiderio dell’unica ragazza che abbia mai amato. Dopo la sua partenza le cose
cambiano e Bella non vivrà la vita che Edward ha sperato per lei. Si ritroverà
vampira, con un figlia da crescere e un passato da ricordare. Riuscirà a
ricordarsi del suo unico e vero amore? Ma soprattutto riuscirà a rincontrarlo?
INTRODUZIONE: Rosalie, Bella e
Alice sono tre sorelle newyorchesi che si trasferiscono a Phoenix. Sono le
classiche ragazze popolari che tutti invidiano, dal carattere forte e deciso e
che non si fanno mettere i piedi in testa da nessuno. A Phoenix le loro vite si
incroceranno con quelle di tre fratelli Emmett, Edward e Jasper, anche loro dal
carattere forte. Nessuno di loro crede nell’amore, ma presto si renderanno
conto di sbagliare, presto l’amore entrerà nelle loro vite e da lì tutto
cambierà.
INTRODUZIONE:Bella è una semplice
ragazza che vive a Phoenix. Ha un fratello e due sorelle gemelle. La sua vita
ruota intorno ai Cullen, i suoi migliori amici, la sua seconda famiglia. E poi
c’è Tay, il suo fidanzato, ma lei ne è davvero
innamorata? La sua vita è perfetta come crede? Il ritorno in città di Edward,
il suo amico di sempre, gli incasinerà la vita e presto si renderà conto che
quell’amico con il quale non fa altro che litigare non è poi solo un amico. Le
cose non saranno semplici e in una notte tutto si complicherà.
INTRODUZIONE:Bella è una ragazza alla moda che vive a Orange Country, con una
storia difficile alle spalle, chiusa, ma allo stesso tempo ribelle verso gli altri
incontra lui, Edward, un playboy da strapazzo, ribelle, odioso, presuntuoso,
aggressivo, ricco e che non fa altro che dedicarsi con i suoi amici ricconi a
feste mondane e al lusso più sfrenato. Riuscirà lei a lasciarsi andare
all'amore? E lui? Riuscirà a mettere la testa a posto? E se tutto iniziasse ad
andare x il verso giusto? Lei non sa, però, che un segreto alena dietro di lei,
un segreto che lui non intende svelarle, non subito almeno, ma poi non sarà
tardi? Una storia ricca di divertimento, scontri, ribellioni, ma amore, tanto
amore. Sono tutti umani.
INTRODUZIONE:Un semplice invito di matrimonio può cambiare quella che sembra
essere diventata una vita stabile? Questo si chiede Bella quando si ritrova tra
le mani l’invito del matrimonio di Alice e Jasper. Partire e raggiungere quella
che un tempo era la sua migliore amica affrontando i fantasmi del suo passato?
Oppure restare a casa e non correre rischi? Bella vive a New York, fa la
giornalista, si è lasciata i Cullen alle spalle e si porta dietro da cinque
anni due grandi responsabilità che portano il nome di Ej e Lizzie. Chi sono? E
che c’entra Edward in tutto questo? Se vi va di scoprirlo correte a leggere la
mia storia. Sono tutti umani.
INTRODUZIONE:Isabella Swan fugge via dalla sua città all’ètà di dieci anni,
grassottella e timida viene presa in giro da tutti. Si rifugia a Jacksonville
dalla madre, ma otto anni dopo il brutto anatroccolo si è trasformato in un
bellissimo cigno. Decide di tornare a Beverly Hill, la sua città natale, dove i
suoi vecchi amici la attendono, ma Bella è cambiata non solo fisicamente e
vuole prendersi la sua rivincita su tutti coloro che un tempo la prendevano in
giro. Nella sua vecchia città, però, non tutto è come lo ha lasciato. I Royal
King, i suoi vecchi amici, sono in lotta continua contro i Blue Ice, un altro
club di ragazzi popolari e ricchi. Cosa succederà con l’arrivo di Bella? Che
succederà se un giorno i due gruppi si ritrovano costretti a collaborare?
Filerà tutto liscio? Personaggi decisamente diversi da come abbiamo imparato a
conoscerli, ma chissà…magari dall’odio nascerà qualcos’altro e quella che era
sembrata una rivincita potrebbe diventare ben altro. Sono tutti umani. Vi ho
incuriosito? Correte a leggere.
Capitolo 34 *** La fine di un amore - Pov Edward ***
Questi personaggi non mi appartengono, ma sono proprietà di Stephenie
Meyer
Questi personaggi non mi appartengono,
ma sono proprietà di Stephenie Meyer. Questa storia è stata scritta senza alcun
scopo di lucro.
Eccomi qui con un nuovo
capitolo. So di essere in tremendo ritardo, ma ho avuto un sacco di impegni e
non sono riuscita a postare prima, quindi perdonate, per favore. Eccovi il
capitolo pov Edward. Come avevo anticipato il
capitolo riprende il capitolo 16 “La fine di un amore”, con l’unica differenza
che, mentre il 16 era scritto pov Bella, questo è
scritto pov Edward. siamo quindi a ritroso nel tempo
ed è interamente un flashback. Dal prossimo capitolo si torna alla narrazione
di Bella e si ritorna al presente, esattamente da dove abbiamo lasciato lo
scorso capitolo. Non è stato per nulla semplice scrivere questo capitolo visto
il tema trattato, prevalentemente la morte di James, ma c’è l’ho messa tutta e
ci ho messo tutta me stessa. Scrivere di queste cose non è semplice,
soprattutto quando certi dolori sono ancora freschi, ma è questo dolore che mi
ha portato ad iniziare questa storia, quindi prima o poi sarebbe arrivato il
momento di scrivere un capitolo del genere, quindi eccolo. Un bacio e buona
lettura a tutti.
Capitolo 34
La fine di un amore – Pov Edward
POV EDWARD
…Sei
anni prima…
Conoscevo Bella da sempre e l’avevo sempre
considerata al pari di una sorella, lei era la mia migliore amica, la mia
migliore nemica, quella che mi divertivo a prendere in giro, quella che mi
faceva stare bene, quella che mi dava sempre dei buoni consigli, quella che
adoravo stuzzicare. Poi un giorno, uno stupido gioco ci aveva costretti a
baciarci e lì per lì la cosa mi sembrava allucinante, quasi un incesto.
Baciare Bella era come baciare mia sorella Alice, né più né meno,
eppure quando le mie labbra toccarono le sue è come se il mondo davanti a me si
fosse aperto, come se stessi baciando qualcuno per la prima volta. Quando a
malincuore mi staccai da quelle labbra osservai Bella e solo allora mi resi
conto che non era più la mia sorellina da proteggere, ma che era diventata una
bellissima ragazza, una ragazza diversa dalle altre però, perché quello che lei
aveva fuori lo avevano tutte, ma ciò che c’era dentro di lei era unico,
ineguagliabile.
Da quel giorno non avevo smesso di pensare a lei rendendomi conto che
quella ragazzina sedicenne non mi era per nulla indifferente e così spronato da
quello che da sempre era il mio migliore, spronato da quella pestifera di mia
sorella e dalla mia dolce cognatina mi ero deciso a confessare a lei i miei
sentimenti, mi ero deciso a rivelare a lei che lo sciupa femmine che lei aveva
imparato a conoscere molto bene si era innamorato per la prima volta.
Del resto l’amore è imprevedibile, puoi stare anni accanto a una
persona senza accorgerti di lei e in un attimo può diventare il centro della
tua esistenza e a me era successo proprio questo.
Fortuna volle che anche lei ricambiasse i miei sentimenti e così, in
una soleggiata giornata di Maggio, quella che avevo sempre considerato la mia
migliore amica divenne, invece, la mia ragazza, la mia prima ragazza visto che
le altre erano state, per me, solo delle semplici “scopate” per appagarmi i
sensi.
Da quel 23 Maggio erano già passati tre anni, tre anni in cui erano
successe tante cose, tre anni di amore, litigate, giochi, scherzi e tanto,
tanto amore. Era stata lei che mi aveva insegnato ad amare, a mettere qualcun
altro che non fossi io al primo posto, era lei che mi aveva insegnato il
piacere di fare l’amore e non semplicemente sesso, era lei che si era donata a
me nonostante ogni cosa intorno a lei gli dicesse di non farlo.
Era mia, solo ed esclusivamente mia.
A bordo della mia adorata Aston
Martin, mi diressi verso casa di James, il mio migliore amico. Quella sera,
io e la mia dolce metà, eravamo stati invitati alla festa di compleanno di
Jessica, una delle più care amiche di Bella, ma visto che mia sorella e mia cognata
avevano rapito l’amore della mia vita per trasformarla in una Barbie da
laboratorio io ne avevo approfittato per andare da James.
A dire il vero quella stessa sera c’era una corsa clandestina di moto
nei dintorni della città e avevo pregato Bella di lasciarmi andare lì e di
rinunciare a quella festa, una delle tante a cui partecipavamo, ma ovviamente
la mia ragazza non era del mio stesso avviso.
Bella odiava il mio stile di vita che lei definiva da “teppistello” e,
in fondo, non potevo dargli tutti i torti, ma purtroppo quella vita faceva
parte di me, faceva parte dell’Edward che lei amava e io non riuscivo a
cambiare, non riuscivo a mettere da parte tutto questo per condurre una vita
più tranquilla, non riuscivo ad accettare un tipo di divertimento sicuramente
più sano di quello che portavo avanti io.
La verità era che io adoravo l’adrenalina, quella sensazione che ti fa
venire in brividi ogni volta che sfrecci sulla strada a tutta velocità, io
adoravo fare a botte con qualcuno per dimostrare che ciò che era mio non doveva
essere toccato, adoravo marcare il mio territorio. Adoravo le cose sbagliate
della vita e purtroppo non riuscivo a smettere perché amavo andare contro le
regole.
Era sempre stato così, anche da bambino.
La gara di quella sera era stata, come sempre, motivo di litigata con
Bella, la quale si era ostinata a dire che quella sera dovevo essere al suo
fianco perché quella era la festa di una delle sue più care amiche. Dopo una
discussione durata una mattinata intera mi ero lasciato convincere anche se le
avevo tenuto il broncio per tutto il giorno.
In poco tempo arrivai a casa del mio migliore amico e dopo aver
posteggiato la macchina entrai in casa con il doppione delle chiavi che
possedevo. Raggiunsi il salone e trovai James seduto sul tappeto di casa che
teneva in braccio Lucas mentre ci giocava.
Non dissi nulla e mi limitai ad assistere silenzioso alla scena. Quei
due erano inseparabili e Lucas adorava suo padre in modo allucinante, ma del
resto non adorare James era impossibile.
- Wow, sei uno schianto
– disse una voce alle mie spalle che riconobbi essere quella di Victoria.
A quel punto anche James si girò verso di me e quando mi vide mi
sorrise.
- Hey piccolo guarda la zio. Si è messo in ghingheri stasera – disse al
piccolo sfottendomi – stasera il ragazzo ha intenzione di darci dentro con zia
Bella – continuò poi ridendo.
- Piccolo, non ascoltarlo. Hai un padre che è un’idiota – dissi io
avvicinandomi al piccolo e rubandolo dalle braccia di James.
- Volete smetterla voi due? Roba da non credere, parlano così ad un
bambino di un anno – ci rimproverò Victoria facendo la finta imbronciata e
prendendo Lucas in braccio allontanandosi da noi.
Io e James ci guardammo in faccia e scoppiammo a ridere, mentre il
piccolo sorrideva felice nelle braccia della madre.
- Sio Ed – disse poi Lucas guardandomi.
- Mamma mia quanto sei bello – continuai io correndo verso Victoria e
rubandoglielo dalle braccia.
Allungai le braccia verso l’alto e lo feci girare come se fosse in una
giostra e il piccolo rideva di gusto. Quel giochino gli piaceva sempre.
- Immagino da come tu sia vestito che non verrai alla corsa – disse poi
James mentre io continuavo a giocare con Lucas.
Lo guardai e gli lanciai uno sguardo furente per fargli capire che ci
aveva azzeccato.
- Ribadisco che bisogna fare una statua a Bella. Riesce ad essere molto
più persuasiva di me – ribatté Victoria capendo che la colpa era della mia
ragazza.
- Molto spiritosa – le dissi rivolgendole un sorriso sarcastico.
- Ho un’idea – esordì poi James avvicinandosi a noi ed alzandosi da
terra.
- No ti prego, non la dire – lo implorò Victoria esasperata sapendo che
avrebbe sparato una delle sue solite cazzate, ma lui fece finta di nulla e si
avvicinò a lei cingendola per i fianchi e baciandole il collo.
- Dicevo. Vai alla festa, ci accompagni Bella, poi ti allontani dicendo
che ho avuto un problema e ti ho chiesto aiuto, andiamo alla corsa e poi torni
da lei. Ovviamente lei non sospetterà nulla – propose James tutto contento
della sua illuminazione.
- Se avessi una ragazza con il quoziente intellettivo pari ad una
nocciolina di arachidi come lo è il tuo, allora potrei essere sicuro che non
intuirà nulla, ma siccome così non è, il tuo piano non vale nulla. E poi
sinceramente ci tiene davvero che io sia lì con lei, quindi preferisco andarci
– gli risposi io sincero più che mai.
- Prendere esempio da lui, no, vero? – gli domandò Victoria.
- Ma se anche tu ti scocciavi ad andare a questa stupida festa – le rispose
James mentre ancora la stringeva a sé.
- Si, ma meglio la festa che la corsa in moto – gli fece notare lei.
- Ne abbiamo già parlato – continuò lui.
- Va beh, mi arrendo, tanto alla fine vinci sempre tu – lo rimbeccò
lei, mentre io e James ci guardammo e scoppiammo a ridere di quell’affermazione
– ok, non sempre – continuò mentre noi ancora ridevamo – ok, vinco sempre io,
adesso smettetela di sfottere – concluse lei sorridendoci sarcastica.
- Ecco adesso ci siamo – rispose James mentre Lucas che ancora era
nelle mie braccia se la rideva di gusto vedendo me e il padre ridere.
- Bene, io adesso vado o finisco per essere in ritardo – dissi ad
entrambi.
Diedi un bacio sulla fronte a Lucas, poi lo lasciai nelle braccia di
Victoria e dopo aver baciato sulla guancia anche lei e aver dato una pacca
sulla spalla a James mi diressi verso l’uscita, ma mi ricordai una cosa e
tornai indietro notando che adesso James non cingeva solo i fianchi di
Victoria, ma stringeva a sé anche il piccolo.
Più li guardavo e più mi sembravano una famiglia perfetta, quella
famiglia che, un giorno, avrei voluto avere con Bella.
- Fratello non ti scordare che domani verso le undici ti passo a
prendere. Mi raccomando fatti trovare pronto – dissi a lui sorridendo.
- Che c’è domani? – domandò Victoria curiosa.
- Agenzia di viaggio – le rispose James ricordandosi l’appuntamento.
- Mi sono persa qualcosa? - ci chiese lei.
- Da qualche giorno Bella dice che vuole andare a Phoenix a trovare
Renèe così domani vado a comprare due biglietti e le faccio una sorpresa – le
risposi consapevole che con lei il segreto era in buone mani.
- Prendere esempio no? – domandò Victoria a James.
- Chissà, vedremo – le rispose lui baciandole il collo.
Io sorrisi e dopo una scrollata di spalle mi diressi all’uscita, ma
tornai ancora indietro.
- Che c’è fratello? – mi domandò James accorgendosi che ero tornato.
- In bocca al lupo e mi raccomando sta attento – gli dissi
sorridendogli.
- Come sempre – mi rispose lui ricambiando il sorriso.
A quel punto uscii davvero e salito in macchina mi diressi verso casa
mia, dove ad attendermi doveva esserci Bella.
Raggiunsi casa e non appena entrai vidi Bella scendere le scale in
tutto il suo splendore.
Il vestito le
cadeva addosso perfettamente esaltando le sue curve, i capelli ricadevano
morbidi e setosi fino alle spalle, il trucco era abbastanza forte, ma non per
questo volgare e l’altezza dei tacchi delle scarpe la facevano sembrare
decisamente più alta.
Era
semplicemente perfetta
e io non potei fare a meno di sorridergli sghembo, il primo sorriso di quella
giornata in cui mi ero premurato di tenergli il muso.
Raggiunse la
fine delle scale e prese la mano che gli avevo offerto mentre io non smettevo
di guardarla affascinato da tanta bellezza, talmente affascinato che non
riuscii a trattenermi e la bacia con passione.
- Mi rovini il
trucco – mi disse lei quando poi ci staccammo riferendosi a quel poco di
lucidalabbra che le ragazze le avevano messo sulle labbra.
- Ecco perché
ti preferisco quando non ti trucchi. Non devo fare attenzione a rovinare nulla
– le rispose malizioso.
- Colpa di
Alice e Rosalie, però hanno fatto un ottimo lavoro – mi fece notare lei.
- A dire il
vero non credo. Hanno solo potenziato qualcosa che già c’era. Tu sei sempre
bellissima, loro hanno solo valorizzato la tua straordinaria bellezza – le
dissi sorridendole sicuro delle mie parole.
- È un modo per
dirmi che mi trovi bella? – mi domandò con fare dolce.
- No, è un modo
per dire che ti trovo stupenda – le risposi sorridendole rubandole un altro
bacio.
- Ti amo,
Edward, più di qualunque altra cosa al mondo – mi disse non appena ci
staccammo.
- Ti amo anche
io scheggia – aggiunsi io prima che sentii le sue labbra di nuovo sulle mie.
- Amore, devi farmi
un favore stasera – mi disse poi mentre ci dirigevamo verso l’uscita pronti a
salire in macchina.
- Tutto quello
che vuoi – le risposi.
- Beh, questa
sera devi essere i miei piedi – mi spiegò leggermente imbarazzata.
Fu proprio quel
velato imbarazzo che mi fece capire a cosa si riferisse, infatti gli osservai
le scarpe e mentre le sorrisi la strinsi più forte a me baciandole una tempia.
- Questa sera e
tutte le sere a seguire per molto, molto tempo, sarò per te tutto quello che tu
vorrai che io sia – le risposi aprendole lo sportello e facendola salire sulla
mia Aston Martin.
Feci poi il
giro e salì anche io in macchina, poi accesi lo stereo e partii dirigendomi
direttamente al locale.
- Non passiamo
a prendere James e Victoria? – mi domandò considerato che quella stessa mattina
ci eravamo messi d’accordo in quel modo.
- No, loro non
vengono – gli risposi continuando a guardare la strada.
- E per quale
motivo? – mi domandò curiosa.
- Perché James
ha un potere persuasivo migliore del mio – le risposi consapevole che non
avrebbe capito il senso delle mie parole.
- Il che
significa? – continuò lei non capendo, come previsto.
- È riuscito a
convincere Victoria ad andare alle corse piuttosto che alla festa – le risposi
con tono ovvio.
- Stai
scherzando vero? – mi domandò sorpresa e incredula.
- No, per
niente. Non vedo cosa ci sia di male nel fare questo – mi lamentai accorgendomi
della sua espressione.
Nemmeno avessi
detto chissà cosa.
- Cosa c’è di
male? C’è di male che avete vent’anni e dovreste essere maturi e responsabili
abbastanza da capire che la vita che vi ostinate a fare fa schifo, c’è di male
che lui ha un bambino di un anno che lo aspetta a casa e ciò non gli impedisce
di comportarsi come un’irresponsabile. Suo figlio ha bisogno di un padre e non
di un’adolescente stupido che si ostina a prendere a botte la gente e a salire
su una moto o su una macchina e sfrecciare sulla strada senza curarsi dei
rischi che corre. Ti basta questo o devo continuare? – mi urlò contro
arrabbiata.
- Sai meglio di
me che James è un buon padre, il migliore che un bambino posso desiderare.
Correre su una moto non significa non essere un buon padre. Comunque non ho
intenzione di litigare, smettiamola prima ancora di iniziare – le risposi calmo
e pacato.
Volevo godermi
quella serata con lei, senza pensare a nulla.
- No,
parliamone, tanto te lo si legge in faccia che avresti voluto essere con lui
piuttosto che con me. L’hai detto tu stesso, James ha un potere persuasivo
migliore del tuo, ma non preoccuparti la colpa non è tua, è mia. Sono io la
stupida che non vuole che il suo fidanzato rischi la vita solo per divertirsi
in modo sbagliato, scusami se da quando stiamo insieme ti metto dei freni e
scusami se stasera ti ho portato ad un stupida e banale festa invece che
incitarti a correre a duecento all’ora su una moto – mi rispose arrabbiata
voltando la testa dalla parte del finestrino, il che mi fece supporre che stava
per scoppiare in lacrime.
Se c’era una
cosa che Bella odiava era mostrarsi debole e io, io odiavo vederla piangere,
soprattutto quando la causa di quelle lacrime era una nostra litigata.
Spensi la
macchina consapevole di essere arrivato a destinazione e mi voltai verso di lei
per chiarire la cosa sul nascere
- Grazie per il
passaggio – mi disse poi scendendo dalla macchina prima che io potessi
avvicinarmi a lei.
Abbassai il
finestrino e la chiamai stranito da quel comportamento.
- Mi spieghi
che stai facendo? – le domandai.
- Vado a questa
stupida festa, tu sei libero di andare alle tue splendide corse. Stavolta devo
dire che sei stato persuasivo proprio come James – mi disse allontanandosi
velocemente ed entrando nel locale.
Cazzo. Cazzo.
Cazzo. Cazzo.
Diedi un pugno
sul volante dell’auto e mi passai una mano tra i capelli, come facevo sempre
quando ero nervoso.
Ero proprio
un’idiota. Possibile che dovessi sempre farla arrabbiare?
- Edward che
succede? – mi domandò una voce notando che mi tenevo il volto tra le mani.
Nella posizione
in cui ero sembravo un disperato. Non mi stupivo se qualcuno credesse chissà
che cosa mi fosse successo.
Voltai lo
sguardo fuori dal finestrino e vidi Tyler
che mi guardava preoccupato.
- Non succede
un cazzo – gli risposi arrabbiato uscendo dalla macchina e chiudendola.
Solo in quel
momento mi resi conto che non era da solo, ma in compagnia di una ragazza, una cheerleader della scuola.
Notai che la
ragazza non mi toglieva gli occhi di dosso e senza farsi vedere sa Tyler mi
aveva perfino uscito la lingua con sguardo malizioso e la cosa mi infastidiva
parecchio.
- Non volevo
farmi gli affari tuoi, è solo che ti ho visto in quel modo… – provò a dire
Tyler.
- Invece di
controllare me, controlla la tua ragazza. Non è normale che faccia la troia
davanti a te – gli risposi interrompendolo prima di allontanarmi da loro e
dirigermi verso la festa.
Avevo
esagerato, in fondo, voleva solo aiutarmi nel caso mi fosse successo qualcosa,
ma non mi pentivo delle mie parole.
In fondo io ero
così. Se alla gente stava bene allora tutto apposto, se invece non andava bene,
beh avrei continuato a vivere lo stesso.
Mi guardai
attorno cercando Bella, ma non la vidi da nessuna parte.
- Cos’è, la tua
Bella oggi ti ha lasciato solo? – mi domandò uno voce stridula proveniente da dietro
di me.
Non le diedi
importanza e nemmeno mi voltai, ma ci pensò la ragazza a mostrarsi e fu allora
che mi accorsi che era Lauren.
Non le risposi
e continuai a guardarmi in giro.
- Posso farti
compagnia io se vuoi? – continuò lei avvicinandosi a me e poggiando la sua mano
sul mio petto mentre io, in quel momento, invece, riuscii ad individuare da
lontano Bella.
Era di spalle,
appoggiata alla ringhiera che parlava con un ragazzo, ma non riuscivo a capire
di chi si trattasse.
Allontanai
bruscamente la mano di Lauren dal mio petto e la fulminai con lo sguardo, poi
mi diressi verso la mia Bella.
Quando fui a
qualche centimetro da loro mi resi conto che il ragazzo era Eric Yorkie.
- Ti va di
ballare? – chiese lui a Bella mentre una nuova canzone si diffondeva nell’aria.
- Yorkie
nessuna ti mai insegnato che bisogna stare lontani dalle ragazze degli altri?
Hai tre secondi per scomparire dopodiché ti faccio ballare a suon di pugni –
dissi a lui abbastanza incazzato.
- Scusa Edward,
non era mia intenzione provarci con la tua ragazza, volevo solo alzarle su il
morale – mi rispose lui con sguardo spaventato.
- Ci penso io a
farlo, adesso sparisci – conclusi mentre lui si dileguò.
Bella rimase di
spalle, non mi diede la soddisfazione di voltarsi a guardarmi.
- Perché non lo
prendevi a pugni? Hai perso una grande occasione – mi domandò sarcastica mentre
io restai fermo nella mia posizione.
- Non volevo
rovinare la festa – le risposi sincero.
- E da quando?
– mi domandò ancora con sarcasmo.
- Da quando la
festa è organizzata da una delle migliori amiche della ragazza che amo – le
risposi stavolta avvicinandomi a lei e baciandolo il collo dopo averle
circondato i fianchi con le braccia.
Si allontanò
dalla mia presa e si spostò leggermente posizionandosi con le spalle alla
ringhiera mentre mi fissava sguardo furente.
- Cosa devo
fare per farmi perdonare? – le domandai sorridendole sghembo consapevole che
quella mia arma era capace di farla capitolare.
- Fossi in te
mi domanderei cosa avresti dovuto fare per non farmi arrabbiare – mi rispose
sicura di sé.
Mi posizionai
di fronte a lei appoggiando le mani alla ringhiera in modo da imprigionarla.
- È una notte
così bella, è sciocco sprecarla per litigare – le fece notare mentre avvicinavo
il mio viso sempre di più al suo.
- A me piace
moltissimo litigare – mentì lei.
- Bugiarda – le
feci notare.
- Mi piace
moltissimo litigare, ma poi mi piace fare pace, soprattutto fare pace, ma non
credo che voglia fare pace questa sera con te – mi spiegò abbassando
leggermente lo sguardo, segno che stava crollando.
Non le risposi,
ma le sorrisi e lei dopo avermi guardato negli occhi circondò il mio collo con
le braccia e mi baciò.
Quando ci
staccammo io la ammirai in tutta la sua bellezza.
- Che c’è? – mi
domandò.
- Adoro quando
ti metti il blu. Esalta la tua carnagione e ti rende meravigliosamente
meravigliosa – le risposi sorridendole.
- Attento a
come parli, qualcuno potrebbe sentirti e la reputazione da stronzo che ti sei
fatto crollerebbe come neve al sole – mi feci notare indicando dei ragazzi poco
distanti da noi.
- Pazienza. Ti
amo scheggia e scusami per prima. Non mi sono comportato per nulla bene. Non
volevo farti arrabbiare e non voglio che pensi che quelle stupide gare siano
più importanti di te. Non c’è nulla nella mia vita che sia più importante di
te. Ti amo, ti amo e ti amo – le dissi prima di baciarla.
Bella era tutto
ciò che di bello la vita mi avesse offerto e nonostante sapessi di non meritare
al mio fianco una persona come lei, non potevo non essere egoista nel volerla
solo per me.
- Vorrei che
fosse così per sempre, noi due così, per sempre – mi rispose lei quando ci
staccammo.
- Ora e per
sempre – le feci notare usando la nostra frase prima di baciarla ancora.
Quando cistaccammo la vidi sorridermi e capii subito
che quel sorriso era legato alla melodia che era appena partita, Claire De
Lune di Debussy.
- Mi concedi
questo ballo? – le domandai sorridendole sghembo.
- Ti ho
concesso il mio cuore, quindi perché non dovrei concederti un ballo? – mi
spiegò lei baciandomi a fior di labbra prima di dirigerci verso la pista da
ballo.
Lei si affidò
completamente a me e iniziammo a ballare circondati da altre coppie che felici
come lo eravamo noi si facevano guidare dalla potenza della musica.
Restammo a
ballare per un po’, poi tornammo alla terrazza e, mentre le cingevo i fianchi e
ogni tanto le baciavo il collo, ci beammo insieme del meraviglioso paesaggio.
Dopo un po’ di
tempo ci raggiunsero Emmett con Rosalie e Jasper con Alice e iniziammo a
chiacchierare con loro, anche se per me l’unica cosa che contava era avere
Bella tra le mie braccia.
A tarda serata
mi allontanai un attimo da Bella e mi avvicinai al dj chiedendogli di mettere
la nostra canzone e sulle note di “You'll be in my heart” di
Phil Collins ci concedemmo un ultimo ballo, poi la baciai con passione e amore
allo stesso tempo.
- Non c’era
altro posto in cui sarei voluto essere stasera, perché il mio posto è dove sei
tu – le soffiai all’orecchio consapevole della verità delle mie parole.
Io mio posto
nel mondo è dove c’era lei, quando lei mancava io mi sentivo un disperso che
cercava di trovare un spazio in un mondo che era sbagliato.
Quando la
canzone terminò raggiungemmo gli altri in terrazza, ma subito il mio cellulare
iniziò a squillare. Lo presi dalla tasca e mi resi conto che il mittente era il
mio migliore amico.
- Chi è? – mi
chiese Bella curiosa di sapere chi fosse a quella tarda ora della notte.
- James – le
risposi sorridendo – hey fratello, come è andata? – domandai poi dopo aver
premuto il tasto verde dando inizio alla chiamata.
- Sono l’agente
Smith, ho composto l’ultimo numero nella lista delle chiamate. Il signor Davis
ha avuto un incidente con la moto – mi informò qualcuno dall’altro lato del
telefono.
Raggelai
all’istante e la preoccupazione iniziò a perforare ogni brandello del mio
corpo.
- Adesso dov’è?
Come sta? – domandai
- Le sue
condizioni sono molto gravi, lo stiamo portando con assoluta urgenza al General
Hospital – mi rispose l’uomo e fu allora che le braccia scivolarono lungo i
miei fianchi prima che chiudessi la chiamata.
Non poteva
essere vero, era di sicuro uno scherzo di quell’idiota, doveva esserlo per
forza.
- Che succede
amore? – mi domandò preoccupata Bella.
Non riuscivo a
risponderle, ero troppo sconvolto. Riuscivo solo a fissare il vuoto.
- Cazzo Edward,
ci stai mettendo paura. Che succede? – mi chiese Emmett che insieme agli altri
erano vicino a me e Bella.
- Devo andare –
dissi solamente.
- Dove? Che è
successo? – continuò a domandare Jasper.
- James. È
all’ospedale. Ha avuto un incidente – risposi scollegando le frasi prima di
correre verso l’uscita.
Dovevo andare
da lui, dovevo essere certo che quello fosse solo un incubo.
Raggiunsi la
macchina e solo quando misi in moto mi resi conto che Bella mi aveva raggiunto.
Iniziai a
sfrecciare a tutta velocità nelle strade di Jacksonville incurante del fatto
che non fossi solo. Mi sembrò di vedere Bella piangere, ma ero troppo sconvolto
per riuscire a capire se fosse la verità o solo il frutto della mia
immaginazione. Per il momento avevo solo un unico pensiero in testa: James.
Accelerai
ancora di più e in meno di cinque minuti raggiunsi l’ospedale.
Scesi dalla macchina
e lo stesso fece Bella, la presi per mano ed entrammo al pronto soccorso dove
ci dissero che dovevamo attendere perché l’ambulanza non era ancora arrivata.
Sentii Bella
stringersi più forte a me e in quel momento avrei dato qualunque cosa purché lei
non mi vedesse in quello stato.
- Fa che non
sia nulla di grave, fa che non sia nulla di grave – continuavo a ripetere come
un automa.
Cercavo di
convincere me stesso della cosa, anche se sapevo che non era così. Dentro di me
sapevo che era grave, sapevo che qualcosa non andava.
Io e James non
avevamo nessun legame di sangue, ma era come se lo avessimo e quando qualcuno
di noi stava male, quando ci succedeva qualcosa era come se l’altro riuscisse a
percepire il pericolo. Strano a dirsi, ma a noi succedeva.
James era la
parte di me che mi mancava, James era parte di me stesso.
Sentii il
rumore dell’ambulanza e subito vedi una barella entrare dentro con James
sdraiato sopra completamente coperto di sangue. Aveva qualche marchingegno
legato a sé, ma non si muoveva.
Mi allontanai
da Bella e mi buttai addosso alla barella iniziando a stringere spasmodicamente
James, ma il mio amico continuava a non muoversi.
Sapevo che
dovevo allontanarmi da lì, ma non ci riuscivo, era come se qualcosa dentro di
me mi diceva che era l’ultima occasione che avevo per stringerlo a me.
Bella si
avvicinò provando a spostarmi da lì, ma non ci riuscì e quando vide la mano di
James stringere la mia mi lasciò stare.
- Fra..tel..lo
ti pre..go occu..pati di Lucas e di Vic..to..ria. Di..gli che li a..mo. Ti
vo..glio be..ne – riuscì a dirmi il mio migliore amico prima che un macchinario
cessasse di fare il suo “bip”.
Mi resi conto
in quel momento che con il cessare di quel “bip” era cessata di esistere una
parte di me, quella parte che era mia da quando avevo solo tre anni.
Il medico mi
spostò dal corpo e controllò qualcosa, chiuse con la sua mano gli occhi di
James e poi controllò l’orologio.
- Ora del
decesso 04:23 – disse poi guardando un altro uomo in camice.
- No, non può
essere. Deve fare qualcosa, deve salvarlo – lo pregai nonostante fossi
consapevole che nulla avrebbe potuto ridarmi il mio migliore amico.
- Mi dispiace
figliolo, non c’è più nulla da fare – mi informò quello.
Non so come, né
quando, ma un grido straziante venne emesso dalla mia voce, un grido di
disperazione, di sofferenza, di dolore.
James non
poteva davvero essersene andato, non lui, non il mio migliore amico, non in
questo modo.
Mi buttai
addosso a lui e lo strinsi a me sporcandomi intermante di sangue.
- Mi dispiace,
ma dobbiamo portarlo via. Non possiamo lasciarlo qui – mi disse uno dei
dottori, ma io non accennavo a muovermi.
Due infermieri
furono costretti a prendermi per le spalle e ad allontanarmi da lì facendomi
sedere su una sedie mentre il corpo esanime di James veniva portato via.
Bella si
avvicinò a me e mi strinse forte mentre io non facevo altro che fissare le mie
mani sporche di sangue, del sangue del mio migliore amico, quello stesso sangue
che nei giorni felici della nostra adolescenza si era unito al mio.
Ricordavo
perfettamente quando a tredici anni io e lui ci eravamo tagliati la mano con un
coltellino in modo da farci uscire il sangue, poi avevamo unito le nostre mani
permettendo al sangue di ognuno di noi di mischiarsi con quello dell’altro.
Soddisfatti ci eravamo guardati negli occhi e insieme avevamo detto “adesso
siamo davvero fratelli di sangue”. Ci eravamo asciugati ripulendoci del sangue,
ma mentre la mia ferita era superficiale e aveva smesso di sanguinare subito,
quello di James era più profonda. Morale della favola? Papà era stato costretto
a mettergli due punti di sutura vista la profondità del taglio e noi avevamo
dovuto inventare una bugia per giustificare il tutto.
Un gesto
adolescenziale il nostro che aveva lasciato il segno, difatti, la mano di James
mostrava una piccola cicatrice nella mano destra che durante tutti quegli anni
ci aveva ricordato come eravamo diventati “fratelli di sangue”.
Adesso lui se
ne era andato, era volato via come una foglia secca sul terreno autunnale e
aveva lasciato desolazione e dolore, ma soprattutto aveva lasciato Lucas, aveva
lasciato un figlio.
- Non lui,
cazzo. Dovevo morire io, lui no. Ha un figlio cazzo, un figlio che crescerà
senza il padre. Non è giusto, cazzo, cazzo – dissi mentre mi stringevo a Bella.
Poi urlai il
nome del mio migliore amico con tutto il fiato che aveva in gola, come se
questo potesse bastarmi a farlo tornare da me e solo quando smisi di urlare mi
resi conto che in sala d’aspetto era appena arrivata Victoria.
Gli bastò
guardarmi, sentire il mio dolore, percepirlo dai miei occhi per capire cosa
davvero fosse successo e dopo aver urlato un “no” che riecheggiò per tutta la
sala si accasciò a terra.
Mi alzai e le
corsi incontro stringendola tra le mie braccia, lei, l’unica che davvero avrebbe
capito in pieno il mio dolore, lei l’unica che amava James quanto lo amavo io.
Certo in modo diverso, lei come il suo uomo, io come fratello, ma entrambi
avevamo perso qualcuno di troppo importante.
Restammo lì,
accasciati a terra, a stringerci. Victoria pianse, pianse tutte le sue lacrime,
mentre dai miei occhi non una sola goccia salata riuscì ad uscire. Era come se
con la sua morte, lui mi avesse impedito anche di riuscire ad esternare la
sofferenza che mi aveva causato.
Fu in quel
momento, stretto nelle braccia della sua donna che mi vennero in mente tutti i
mille momenti passati insieme, tutte le cavolate fatte insieme in quei lunghi
diciassette anni che oggi mi sembravano solo battiti di ciglia. In quel
momento, su quel pavimento di un freddo ospedale, mi vennero in mente tutti gli
anni che ci avevano visti insieme, complici. La nostra infanzia dietro un
pallone di basket, la nostra adolescenza in sella ad un moto a correre dietro
alle ragazze, le serate a bere birre, le giornate spensierate, le notti brave,
le vacanze dove combinavano le pazzie più assolute. Era con lui che avevo
trascorso gli anni della spensieratezza, insieme avevamo imparato a crescere,
ad affrontare il mondo, a scherzare anche per le cose serie. Era insieme a lui
che affrontavamo le situazioni complicate, era nelle sue mani che avrei
affidato anche la mia vita. Non potevo credere che una manciata di secondi
fossero bastati a spezzare via la vita di una forza della natura come era lui.
Non potevo fare
a meno di ricordare tutti i momenti di complicità trascorsi con lui, quelli in
cui uno sguardo ci bastava per leggere nell’anima dell’altro, i nostri segreti
per non farci scoprire dalle ragazze e le nostre facce sconvolte quando quelle
due ci beccavano sempre.
Non potevo
credere a ciò che era successo. James era migliore di me, non doveva andare
via, lui era il mio punto di riferimento quotidiano, un ragazzo simpatico,
creativo, leale, costruttivo e profondo, anche se spesso non lo mostrava.
Restai fermo in
quella posizione insieme a Victoria non so per quanto tempo, so solo che ad un
certo punto sentii la voce di papà e alzando gli occhi per la prima volta da
quando ero in quella posizione mi resi conto che la mia famiglia era tutta lì,
c’erano tutti, pronti a darmi il loro sostegno solo con lo sguardo.
- Io lo voglio
vedere – dissi sottovoce a Victoria stringendola più forte a me.
Lei non disse
nulla, annuì solamente mentre altre lacrime le solcavano le guance.
Mi alzai da
terra sorreggendo anche lei e mi avvicinai a papà, l’unico in quel momento che
poteva essermi d’aiuto visto che era il primario dell’ospedale.
- Faccelo
vedere – gli dissi guardandolo negli occhi.
- Figliolo non
credo sia il caso – mi rispose lui poggiandomi una mano sulla spalla.
- Ti prego –
riuscì a dire Victoria.
Non so cosa
vide mio padre in quello sguardo, ma dieci minuti dopo Victoria era entrata
nell’obitorio dell’ospedale per vedere il suo uomo.
Venti minuti
dopo le chiesero di uscire e fecero entrare me. Chiesi a mio padre di mandare
tutti fuori. Avevo bisogno di un ultimo momento da solo insieme al mio migliore
amico.
Quando tutti
furono usciti, alzai il lenzuolo che gli copriva la faccia e mi chinai su di
lui fissandolo per minuti interminabili.
- Sai a cosa
penso? Penso alle parole che mi dicesti un giorno di tanti anni fa. Dicesti:
“nessun cosa al mondo riuscirà mai a separare noi due” e, invece, mentivi. Lo
dicevo sempre io che eri un ottimo bugiardo e anche in quell’occasione sei
riuscito a fregarmi. Hai sempre amato fare le cose in grande stile e non ti sei
sprecato nemmeno nel momento della morte. Come cazzo è possibile che non ci sei
più? Sei volato lassù e mi hai lasciato qui, ci hai lasciato qui. Come hai
potuto eh? Come cazzo hai potuto lasciare qui da soli me, Victoria, Lucas?
James non c’è la posso fare, eri tu il migliore tra noi due e adesso io che
faccio senza di te? Non sono riuscito nemmeno a dirti quanto bene ti voglio,
perché stupidi quali siamo sempre stati non ci siamo curati minimamente che
questo potesse succedere. “No”, dicevamo “a noi non capiterà” e, invece è
successo. Non ero preparato a questo, non lo ero per niente. Le cose brutte
credi che succedano sempre agli altri, che non possano arrivare a te e, invece,
anche questa è una menzogna della vita, una di quelle tante falsità che ci ha
portato a vivere la vita in modo strambo come facevamo noi. Oggi mi rendo conto
che l’esistenza di ognuno di noi è fatta di gente che va e gente che viene,
gente che sceglie di restarti accanto sempre e gente che sceglie di
allontanarsi. Tu ti sei allontanato, ma non per tuo volere e allora se c’è un
Dio lassù mi deve spigare perché ha scelto te, perché ha stroncato la tua vita
in questo modo. Rammarico, rabbia, dolore, tante dolore, ecco cosa provo. Te ne
sei andato facendomi promettere di prendermi cura di Victoria e di Lucas e ti
giuro che per tutto il resto della mia vita darà l’anima per quelle due persone
per te così importanti. Te lo giuro – gli dissi senza collegare le mie parole.
Non avevo idea
di ciò che davvero avevo detto. Non riuscivo a spigarmi nulla. Presi la sua
mano destra e cercai di pulirla dal sangue scorgendo finalmente la piccola
cicatrice che da molti anni, ormai, era un suo indistinguibile segno.
Passai le mie
dita su quello sfregio e poi tornai a guardarlo negli occhi.
- Addio
fratello, ti voglio bene – conclusi prima di correre via da quella stanza.
Victoria non
c’era già più, qualcuno dei miei l’aveva accompagnata a casa.
Bella era
raggomitolata tra le braccia di Jasper e quando mi vide mi guardò senza, però,
muoversi. Mi avvicinai a lei e le baciai la fronte.
- Ti amo –
riuscì solamente a dirle prima di correre via lasciandola tra le braccia di
quello che per me era un altro fratello.
Salii in
macchina e a tutta velocità mi diressi verso casa mia incurante delle persone
che avevo lasciato in ospedale. Mi chiusi in camera e restai lì per tutto il
giorno.
A fine serata
Victoria bussò alla mia porta e solo dopo essermi accertato che fosse lei aprì
la porta e con lei tra le braccia mi buttai di nuovo a letto cercando di
calmarla per quanto mi fosse possibile.
- Stringimi forte, ti prego
– mi disse lei raggomitolandosi di più a me.
La accontentai e le baciai
la fronte dolcemente.
- Sai cosa mi diceva
sempre? – mi domandò tra un singhiozzo e l’altro.
- Cosa? – le domandai.
- Mi stringeva fortissimo a
sé e mi diceva che così non sarei mai scappata da lui, sarei rimasta sempre
insieme a lui. Perché Edward? Perché, invece, se n’è andato lui? – mi domandò
piangendo come non le avevo mai visto fare.
Non sapevo cosa
risponderle, non avevo quella risposta e non l’avrei mai avuta purtroppo.
La strinsi più forte a me,
non riuscivo a confortarla, ma almeno le avrei mostrato la mia presenza.
- Lui, lui ti adorava
Edward. Eri il fratello che non aveva mai avuto. Diceva che eravate uguali voi
due, che tu eri l’unico che lo capiva davvero – continuò lei stringendosi più
forte.
- Vic sei stata tu – gli
dissi solamente.
- Io? – mi domandò stupita
non capendo.
- Sei stata tu l’ultimo suo
pensiero, tu e Lucas. Vi amava tanto. Mi ha chiesto di prendermi cura di voi,
non lo so se ne sarò capace, né se sarò bravo come lui, ma ci sarò sempre, sarò
la vostra ombra – le rivelai.
- Ti voglio bene, Edward,
tanto – mi rispose lei mentre io le baciai la fronte.
Restammo in quella pozione
per tutta la notte. Ad un certo punto lei si addormentò, ma non si mosse,
mentre io, io restai sveglio tutta la notte, restai sveglio a pensare a lui, a
cercare un capo espiatorio che cacciasse via questo dolore.
Il giorno seguente Victoria
tornò a casa dalla madre per controllare il piccolo Lucas, non voleva che lui,
piccolo com’era, potesse capire cosa davvero fosse successo. Io restai in
camera e non mi mossi di lì fino al giorno del funerale.
Bella era venuta a
cercarmi, ma non volevo che mi vedesse in quello stato, non era giusto.
Soffrivo già io, non serviva che lei oltre che per James dovesse soffrire anche
a causa mia.
Due giorni dopo si svolse
il funerale. La cerimonia fu straziante. Tutti coloro
che parteciparono ricordarono James ognuno a modo suo e ognuno per quel poco o
tanto che lo aveva conosciuto, ma nessuno tra quelle persone poteva capire cosa
davvero avevo perso, chi davvero fosse volato in cielo.
- Victoria te
la senti di dire qualcosa? – chiese ad un certo punto il parroco durante la
cerimonia.
Lei lasciò la
mia mano e si avvicinò alla bara.
- Non serve che
io stia qui a parlare di James e a dire che tipo di persona lui fosse. James
era James, punto. Potevi amarlo o odiarlo, non c’erano altre vie d’uscite. Con
lui la via di mezzo non era mai esistita. Adesso è volato in cielo, è andato
nell’unico posto in cui forse non soffrirà, ma andandosene ha lasciato un vuoto
troppo grande nella vita di tutti noi – si fermò un attimo e io mi avvicinai a
lei e la strinsi a me – non riesco ancora a credere che non vedrò più il tuo
viso, che non sentirò più la tua voce, che non ti potrò più parlare o stringere
a me, ma soprattutto non riesco a credere di non poterti più vedere sdraiato
sul letto a giocare e coccolare nostro figlio. Come farà lui senza di te? Cosa
gli dirò quando mi chiedere del suo papà? Ti prego, James, stammi vicino e
indicami la strada da seguire, dammi la forza di andare avanti senza di te. Ti
amo, amore mio e non smetterò mai di farlo – concluse poi rendendosi conto che
le lacrime gli impedivano di continuare.
Guardai Bella e
mi resi conto che anche lei piangeva, anche lei aveva perso un amico.
- Edward,
adesso tocca a te, se vuoi dire qualcosa, siamo qui ad ascoltarti – mi disse il
parroco con fare gentile.
- La prima
volta che ci siamo incontrati avevamo entrambi tre anni, ma ci bastò uno
sguardo per capire che saremmo diventati grandi amici. Ricordo tutto di te,
tutti i momenti passati insieme e oggi che mi ritrovo a vivere il dolore della
tua morte mi rendo conto che è talmente forte perché nasconde tutta la gioia
che mi hai saputo donare nella tua vita. Non so se riuscirò mai ad accettare la
tua morte, ma so che tu hai avuto durante la tua vita tutto ciò che volevi.
L’amore di una donna che hai amato con ogni fibra del tuo essere e l’amore di
un bambino che era la tua esatta fotocopia. Mi hai chiesto di prendermi cura di
loro e lo farò, lo farò perché loro sono la mia famiglia, perché tu eri la mia
famiglia. Cazzo, eri mio fratello e adesso non ci sei più, te ne sei andato
via. Hai vissuto la tua vita nel migliore dei modi e sei stato fantastico, il
migliore, l’invincibile, invidiabile per la tua serenità. Te ne sei andato è
vero, ma tu continui a vivere dentro di me. Hai lasciato in me, in noi il
vuoto, la disperazione, lo sgomento, tutte sensazioni indescrivibili. Non posso
e non voglio credere che tu non ci sarai più, che non sarai tu a svegliarmi
all’alba entrando dalla finestra per non svegliare nessuno portandomi i
cornetti caldi, che non sarai tu a chiedere il mio aiuto quando ti mettevi nei
guai, non posso e non voglio credere che mio fratello non sarà più al mio
fianco. Mi sto chiedendo perché Dio abbai deciso di portarsi via te, che
giustizia c’è in questo? Eppure mi rendo conto che nonostante tutto tu sei
dentro di me, porterò fino alla tomba tutti i nostri ricordi insieme, quegli
attimi di vita terrena che ci sono stati concessi di vivere insieme. Sarà
difficile e non so se potrò farcela, perché so che c’è solo una cosa che hai
lasciato con la tua scomparsa, tante macerie e da solo non so se avrò la forza
di ricostruire muri stabili. Ti voglio bene fratello, te ne ho voluto sempre e
sempre te ne vorrò – dissi parlando a James più cha al resto dei presenti.
Quando terminai
di parlare gettai un pacchettino sulla bara. Al suo interno c’era un ciondolo
che avevamo comprato durante una vacanza in Europa fatta tre anni prima,
all’età di diciassette anni, un ciondolo che raffigurava un’araba fenice,
simbolo di immortalità, in quanto animale che risorge dalle sue stesse ceneri.
E allora era così che ci sentivamo noi, come se nulla avrebbe mai potuto
scalfirci. Due spiriti liberi che nessuno avrebbe mai potuto domare, almeno
fino a quando nelle nostre vite non era entrato l’amore.
Il funerale si
concluse e tutti andarono via. Restammo solo io e Victoria che stretti l’uno
nelle braccia dell’altra guardavamo la lapide.
Dopo un po’
Victoria andò via, diceva che doveva tornare da Lucas che quella mattina aveva
fatto storie a restare con la nonna, come se avesse colto nell’aria che
qualcosa non andava.
Dopo qualche attimo
mi raggiunse Bella che mi strinse a sé più forte che poté e finalmente dopo due
giorni dalla morte del mio migliore amico mi sentii bene, come se quelle
braccia potessero in qualche modo lenire il mio dolore. Mi lasciai cullare da
quell’abbraccio chiudendo gli occhi e beandomi di quel profumo di cocco che
emanava la pelle della mia fidanzata, quel profumo capace di farmi scordare di
tutto, perfino del dolore della morte del mio amico e solo quando mi resi conto
di questo un senso di colpa mi attanagliò lo stomaco.
Bella nel
frattempo mi baciò una guancia, ma io la guardai con sguardo freddo.
- Va via – le
dissi glaciale.
- Ma… – provò a
dire lei.
- Ho detto va
via – le urlai in faccia con rabbia.
Fu allora che
lei si allontanò senza dire nulla, mentre io mi sedetti a terra di fronte alla
lapide mentre un forte acquazzone colpì la città bagnandomi da capo a piedi, ma
non me ne curai.
Mi ero
comportato come uno stronzo nei confronti della donna che amavo, ma non
riuscivo a sopportare il fatto che chiuso tra le sua braccia io avessi potuto
per un attimo dimenticarmi della morte di James. Non era giusto, io non potevo
dimenticarmi di lui e il fatto che per un momento ci fossi riuscito mi faceva
sentire terribilmente in colpa. Lui era morto, se ne era andato per sempre e a
me bastava l’abbraccio della mia donna per sentirmi meglio, no, era
inconcepibile. Possibile che oltre ad essere un cattivo fidanzato fossi anche
un cattivo amico? No, non potevo credere che fosse così.
Cercai di
scacciare via il pensiero di Bella e mi misi a guardare la lapide di James
rendendomi conto che, forse, io quella morte non l’avevo ancora accettata.
Dire addio ad
un amico, ad un amico che per te è stato il pilastro della tua vita, che ti ha
sempre aiutato e che è sempre stato presente è qualcosa di impossibile. Sarebbe
come chiudere in un cassetto tutti quegli anni e andare avanti come se la sua
presenza nella tua vita fosse stata solo un dettaglio.
- Il destino ci
ha fatto incontrare a tre anni, ricordi? Eravamo al parco e ognuno di noi stava
giocando con la propria inseparabile palla di basket. Destino volle che quel
giorno ci scambiassimo quella palle. Quando tornai a casa mi resi conto che
quel pallone non era il mio e quando il giorno dopo tornai al parco sperai con
tutto me stesso di incontrarti per riavere la mia palla. Tu eri seduto in una
panchina e sbuffavi. Quando mi hai visto mi sei corso incontro e mi dicesti:
“per colpa tua non ho potuto giocare, rivoglio la mia palla”. Io scoppiai a
ridere per la tua espressione buffa e ti restituì la palla riprendendomi la
mia, ma non ricordo nemmeno come ci ritrovammo a giocare insieme e da quel
giorno non ci separammo più. Quel destino che diciassette anni fa ci ha unito
ci ha separato adesso. Per una sola, stupida sera, abbiamo scelto strade
diverse non sapendo che quelle strade ci avrebbero divisi per sempre. Due
scelte diverse e io ho perso te, mentre tu, tu non hai perso niente perché io
sono sempre qui e per te ci sarà sempre. Cerco di immaginarti lassù, tu che
anche lì ti distingui dalla massa, con la tua canotta bianca e il tuo assiduo
giubbotto di pelle nera, gli jeans chiari che mamma ti rattoppava sempre perché
erano i tuoi preferiti e le tue immancabili scarpe giallo-beige della Cat, il
tuo polsino nero al braccio destro e le tre catenine che portavi sempre al
collo, ognuna rappresentante le tre persone più importanti per te: Victoria,
Lucas e io. Mi manchi già James, mi manca il tuo sorriso, la tua risata
cristallina, mi manca tutto e sono passati solo due giorni, due soli miseri
giorni. Come riuscirò ad affrontare un’intera vita senza di te? – dissi a lui
consapevole che potesse sentirmi mentre la pioggia mi bagnava completamente –
aiuta Vic da lassù, dalle la forza che adesso non ha e controlla il piccolo
Lucas. Io lo farò da qui, ma sai avere un angelo in più lì sopra fa sempre
bene. Ti faccio una promessa fratello: non sono riuscito a proteggere te, ma ti
giuro che non succederà con Lucas. Sarò presente tutte le volte che ne avrà
bisogno e sarò per lui ciò che saresti stato tu. Te lo giuro. Ti voglio bene
James – conclusi poi alzandomi da lì e dirigendomi verso la moto.
Accesi il
motore e mi diressi nel luogo dove la
sera prima si era svolta la gara. Trovai Laurent,
il ragazzo che si occupava delle scommesse e quello a cui tutti si rivolgevano
quando avevano bisogno di qualcosa.
- Edward mi dispiace, non
doveva finire così. Ti porgo le mie più sentite… – provò a dire lui non appena
mi vide avvicinarmi a lui.
- Risparmiati queste
cazzate. Voglio sapere di quella sera. Che cazzo è successo veramente? – gli
domandai consapevole che non poteva essersi trattato di un semplice incidente.
- Abbiamo fatto il solito
giro di prova e la moto di James gli ha dato problemi con la testata. Lui ha
voluto correre lo stesso, si è portato subito in testa, poi quasi alla fine
della corsa per aumentare la distanza con gli altri ha usato il NOS per
potenziare la velocità, dopo una manciata di secondi si è sentito uno scoppio. Il
motore di è grippato, lui è saltato giù dalla moto che lo ha travolto a terra,
poi questa si è scaraventata ancora più lontano e ha preso a fuoco. Per fortuna
lui era distanza, ma la moto lo aveva travolto con forza e ha colpito con forza
il torace perdendo conoscenza. Quando l’hanno portato via hanno detto che vista
la portata dell’incidente era un miracolo che non fosse morto sul colpo, che le
ferite erano troppo gravi e solo un intervento divino l’avrebbe potuto salvare
– mi spiegò Laurent cercando di mostrare tatto.
- Come cazzo lo avete fatto
correre se la moto non andava bene? – gli domandai prendendolo per il colletto
della camicia e sbattendolo con violenza al muro.
- Gli abbiamo detto di non
correre, che era pericoloso, ma non ha voluto sentire storie. Ha voluto correre
lo stesso. Noi ci abbiamo provato a farlo ragionare, ti giuro, ma non ci ha
ascoltato. Noi non siamo te, se ci fossi stato tu, beh se tu fossi stato qui,
forse, tutto questo non sarebbe successo. Tu saresti riuscito a convincerlo –
mi fece notare lui mentre io non c’è la feci più e gli diedi un pugno tanto
forte da spaccargli il labbro, poi salii sulla moto e tornai a casa chiudendomi
in stanza.
Non era colpa mia, James
non era morto per colpa mia. Di questo ne ero certo, eppure le parole di Laurent
continuavano a vorticarmi in testa. “Se
ci fossi stato tu, beh se tu fossi stato qui, forse, tutto questo non sarebbe
successo. Tu saresti riuscito a convincerlo”.
Mi buttai a letto prendendo
un sonnifero e finalmente dopo giorni riuscì ad addormentarmi. La mattina
seguente mi svegliai di soprassalto dopo un incubo in cui un Lucas adulto mi
accusava della morte del padre.
Mi alzai e mi buttai sotto
il flusso dell’acqua ghiacciata. Restai lì dentro non so per quanto, poi uscii
e mi infilai un paio di pantaloni di tuta restando a petto nudo. Tornai in
camera e osservai dalla finestra che conduceva al balcone il cielo e ad un
certo punto vidi come l’immagine di James riflessa tra quelle nuvole e fu
allora che mi tornò in mente l’immagine del sogno, quella di Lucas che mi
riteneva il responsabile di quanto successo.
Diedi un pugno al vetro
frantumandolo in mille pezzi e poi mi accasciai a terra fissando come un automa
la mano che avevo preso a sanguinare. Fu in quel momento che sentii la porta
del bagno aprirsi e una Bella apparire in camera mia. Mi guardò, poi guardò la
finestra e collegò ciò che avevo fatto.
Rientrò in bagno e prese
tutto l’occorrente per disinfettarmi. Non dissi mezza parola, né mi lamentai
per il dolore che tra l’altro sembrava nulla in confronto al dolore che avevo
dentro. Mentre Bella continuò a sistemare il casino che avevo fatto alla mano,
mi tornarono alla mente le parole di Laurent: “Se ci fossi stato tu, beh se tu fossi stato qui, forse, tutto questo non
sarebbe successo. Tu saresti riuscito a convincerlo”, poi ripensai alle
parole accusatorie del Lucas del mio sogno e in quel momento qualcosa dentro di
me cambiò.
Avevano ragione entrambi a
dire che se ci fossi stato io quella sera, forse, James sarebbe stato ancora
vivo, perché io non gli avrei permesso di correre anche a costo di
immobilizzarlo a suon di pugni. Io dovevo essere lì quella sera, con lui,
invece ero con Bella, lei che mi aveva accusato di preferire quelle gare a lei,
lei che era la vera responsabile di quanto era successo.
Se lei mi avesse lasciato
libero per una sera, beh, in quel caso il mio migliore amico non sarebbe morto.
La vidi fissarmi
insistentemente, forse notando il mio cambio di espressione.
- Cos’hai
da guardare? – le chiese freddo e scostante.
Lei continuò a fissarmi senza
dire nulla, come se cercasse di scorgere in me un qualunque segno che potesse
farle capire cosa mi stava passando per la testa.
Le sorrisi strafottente
continuando a guardarla.
- È finita, lo
sai vero? – le domandai poi.
- Cosa è
finita? – mi chiese non capendo il significato delle mie parole.
- Tra noi. È
finita tra noi – le risposi fermo e deciso.
- Edward cosa
stai cercando di dirmi? – mi domandò sconvolta mentre le lacrime iniziarono a
bagnarle il viso.
- Quello che
hai sentito. La nostra storia è finita – continuai io guardandola negli occhi,
per la prima volta da quando era arrivata.
- Ma… – provò a
dire lei.
- Ma cosa?
Dovresti solo stare zitta invece tenti anche di parlare? È colpa tua, ti rendi
conto? Lui è morto per colpa tua – le urlai deciso.
- Per colpa
mia? – mi domandò stranita dalla mia affermazione.
- Se tu non mi
avessi costretto a venire a quella stupida festa io sarei andato alle corse e
lui non avrebbe gareggiato, non con la moto in quello stato – le spiegai
continuando ad alzare la voce, ormai, in preda alla rabbia.
- Non puoi dare
la colpa a me. Vi ho sempre detto che era pericoloso, ma voi avevate la testa
più dura di un mulo. Non è colpa mia – iniziò ad urlare anche lei guardandomi
stranita a causa del mio comportamento.
- Smettila, ho
detto smettila – le urlai afferrandola per un polso – è tutta colpa tua. Non
dovevo ascoltarti, non dovevo venire con te. Dovevo andare con lui e questo non
sarebbe successo, invece, ho ascoltato quello che dicevi tu, ho dato ascolto ai
tuoi stupidi capricci. E adesso lui non c’è più. Credi davvero che io possa
ancora stare con te? E non venirmi a dire che mi ami perché il tuo non è un
amore normale, il tuo è un amore malato. È finita, finita – le urlai in preda
al dolore lasciandole il braccio e puntandole un dito contro.
Era colpa sua,
doveva capirlo.
Non riuscii a
capire come, ma mi ritrovai uno schiaffo in pieno volto, uno schiaffo che mi
aveva dato con tutta la forza di cui disponeva.
Mi aveva fatto
male, ma nemmeno quel dolore poteva essere lontanamente paragonato a quello
della morte di James.
Avrei preferito
che lei si mettesse sopra di me prendendomi a pugni e calci fino a ridurmi in
fin di vita piuttosto che avere la certezza che James fosse sparito dalla mia
vita.
- Mi fai
schifo, schifo – mi urlò contro con il volto schifato.
- Esci
immediatamente da questa stanza, sparisci dalla mia vita. L’hai già rovinata
abbastanza – le risposi alzando ancora la voce.
Lei restò
ferma, immobile, senza dire né fare nulla.
- Ho detto vai
fuori, vattene – le urlai stavolta alzandomi da terra e prendendola per il
polso prima di sbatterla fuori dalla mia camera chiudendomi di nuovo dentro.
Mi buttai di
nuovo sul letto e rivolsi lo sguardo al soffitto provando a chiudere gli occhi,
ma fu una mossa sbagliata perché subito mi apparve il volto di Bella rigato
dalla lacrime, lacrime che io avevo provocato.
Ripensai alle
mie parole e una fitta mi percorse tutto il corpo. Come diavolo avevo potuto
dirle quelle cose? Come? Ero uno stupido.
Avevo
allontanato l’unica persona che in quel momento, in quello schifoso momento
poteva aiutarmi.
Bella c’era
sempre stata per me, era sempre stata accanto a me fin da quando era solo una
poppante, come l’amavo definire io. Era stato il mio mostriciattolo preferito,
la mia scheggia, colei che mi aveva sempre difeso qualunque cosa io avessi
fatto, indipendentemente se avevo ragione o torto, era stata quella che mi
aveva perdonato di tutto, quella che quasi si era annullata per me.
Come l’avevo
ripagata? Sputandogli addosso tutto il mio dolore e dandole una colpa che lei
non aveva, che lei non poteva avere. James non era morto per causa sua. Lui se
ne era andato per la stupida vita che conducevamo noi due, quella stupida vita
che non avevamo mai voluto abbandonare.
Avevo perso
James, il destino me lo aveva portato via.
Avevo perso
Bella, io stesso l’aveva mandata via.
Ero un emerito
coglione. Io non meritavo nulla dalla vita. Avevano ragione tutti quelli che
dicevano che io Bella non me la meritavo, che una persona bella e pura come lei
non poteva stare con un bruto come me.
L’avevo fatta
piangere, io che le avevo promesso che per me non avrebbe mai versato una
lacrima.
Mi alzai dal
letto e mi osservai allo specchio facendo riflettere la mia immagine. Ero uno
schifoso bastardo, non riuscivo a vedere nulla di più di questo.
Avvicinai la
mano fasciata al naso e quasi mi parve di sentire l’odore di Bella, quell’odore
che tanto amavo.
La rabbia per
ciò che avevo fatto si mischiò al dolore per la perdita di James e in quel
momento mi strappai la benda dalle mani e osservai la mia mano che aveva
ripreso a sanguinare.
Avevo perso
tutto. Non sarei mai più riuscito a guardare Bella dopo le parole che le avevo
detto, dopo tutto il male che le avevo fatto. Come avevo potuto?
Preso dalla
rabbia lanciai un pugno contro il muro, sempre con la mano ferita provocando ad
essa un dolore lancinante, di sicuro dovevo averla rotta.
Ero convinto
che il male fisico, se forte, potesse per un attimo placare quello interiore,
ma non era così. La mano faceva malissimo e sanguinava sempre di più, ma le
ferite che mi ero auto inflitto con Bella era decisamente più dolorose.
Non potevo più
farla soffrire, non se lo meritava, non lei. Doveva riprendere in mano la sua
vita e trovare qualcuno che potesse amarla per come meritava e per farlo potevo
solo fare una cosa, un’ultima cosa per aiutarla in questo difficile compito:
dovevo andare via, scomparire dalla sua vita.
Con la mano
ancora sanguinante presi il primo borsone che trovai e ci misi dentro qualche
vestito, qualche foto e qualche oggetto-ricordo, poi mi diressi al piano
inferiore dove trovai tutti riuniti in salotto, probabilmente a crogiolarsi nel
dolore di vedermi così sofferente.
Andando via
avrei risparmiato anche a loro tanto dolore, tanta inutile sofferenza.
- Tesoro che
hai fatto alla mano? – mi chiese mamma avvicinandosi a me non appena vide il
sangue che dalla mano cadeva sul pavimento.
- Niente – le
risposi scostando la mano per non fargliela vedere.
Mio padre si
avvicinò in quel momento e con lui non fui così bravo ad allontanare la mano,
motivo per cui riuscì a vedere cosa avevo combinato.
- Figliolo, ma
cosa hai fatto? È sicuramente rotta e stai perdendo un sacco di sangue – mi
fece notare mio padre.
- Non è nulla –
continuai io mentre Alice comparve in salotto con la cassettina del pronto
soccorso.
- Fai vedere –
mi disse poi passando il materiale a papà perché mi ripulisse almeno le ferite.
- Ho detto che
non è nulla – urlai inferocito da tutte quelle attenzioni.
Che cavolo ci
facevano lì a perdere tempo con me? Perché non erano corsi da Bella quando
l’avevo fatta uscire di casa in quello stato?
Alice si scansò
spaventata dalla mia irruenza e mamma mi guardò stranita. Non mi ero mai
comportato così in casa. Sapevano tutti che ero una testa calda, ma la famiglia
per me era sempre stata sacra.
- Edward che
significa quel borsone? – mi domandò Emmett che si era accorto solo in quel
momento di quell’oggetto ai miei piedi.
- Significa che
me ne vado – gli risposi senza troppi giri di parole.
- Non essere
ridicolo. Adesso ti metti seduto e ti fai sistemare la mano da tuo padre, poi
ti prendi una camomilla e ti metti a letto cercando di dormire – mi spiegò
mamma.
- Si, come no.
Una bella camomilla e due biscotti e magari ci facciamo anche una bella partita
a carte tutti insieme appassionatamente – gli risposi scostante e freddo
spostando la mano da quella di mio padre che stava cercando di ripulirmi la
ferita.
Non volevo che
facesse nulla. La mano sarebbe guarita da sola, altrimenti chi se ne fregava,
ci avrei pensato dopo.
- Edward lo
capiamo come ti senti, ma facendo così non risolvi nulla. Cerca di calmarti e
soprattutto ragiona – mi disse Jasper pacato come sempre.
- Lo capite? Ma
cosa volete capire voi? Tu Jasper hai mai perso il tuo migliore amico? Hai mai
trattato la donna che ami come fosse una pezza da gettare via? – gli urlai
contro, ma lui non sembrava rispondermi – cos’è non rispondi più? Non hai più
nulla da dire? – continuai imperterrito.
In quel momento
vidi Alice prendere il telefono e portarselo all’orecchio.
- Chi diavolo
stai chiamando? – le urlai sapendo già quale fosse la sua risposta.
- L’unica
persona che in questo momento può farti ragionare – mi rispose riferendosi a
Bella.
Mi avvicinai a
lei e le presi il telefono dalle mani sporcandola perfino del mio sangue, poi,
una volta preso l’apparecchio in mano lo lanciai a terra.
- Lascia stare
Bella. Deve starmi lontano, dovete starmi lontani tutti. Io non mi merito nulla
– dissi abbassando la voce.
- Edward
calmati, per favore – mi pregò Rosalie avvicinandosi, ma io la fermai con lo
sguardo prima che potesse raggiungermi.
- Vado via. Non
provate a cercarmi. Quando mi sentirò di tornare lo farò – dissi solamente
sempre con più calma.
Vidi mamma
iniziare a piangere e lo stesso fecero Alice e Rosalie. Mi dispiaceva vederle
in quello stato, ma era meglio fare così.
- Che significa
che non dobbiamo cercarti. Cazzo Edward sei mio fratello. Non puoi pretendere
che ti lascio andare senza fare nulla – mi spiegò Emmett avvicinandosi a me.
- Lo farai
perché mi vuoi bene e perché questa è la cosa migliore per tutti – gli dissi
prima di prendere il cellulare dalla mia tasca e gettarlo a terra dandogli un
sonoro calcio in modo da spaccarlo.
Non volevo
lasciare recapiti, né nessun’altra cosa potesse servire a loro per trovarmi.
Non dissi più
nulla, mi voltai verso la porta d’ingresso, presi il borsone e mi diressi
fuori, ma prima che lo facessi mi rivoltai a guardare la mia famiglia.
- Dov’è Sarah?
– chiesi rivolgendomi a Rose.
- In camera nostra – mi
rispose lei.
Lasciai il borsone a terra
e corsi su in camera di Rose ed Emmett e trovai la bambina nella culla che
dormiva placidamente.
Era bellissima, un raggio
di sole in quella mia vita che nel giro di qualche giorno era diventata un
incubo.
Mi chinai e le bacia la fronte
toccandola con la mano pulita.
- Ciao tesoro mio. Ti
voglio bene – le dissi baciandole poi la manina prima di scendere di fretta
sotto.
Trovai tutti all’ingresso
della porta e quando mi videro le tre donne di casa scoppiarono in un pianto
allucinante.
Mi avvicinai alla mamma e
la abbracciai con l’unica mano di cui disponevo.
- Ti voglio bene – le dissi
solamente.
Alzai poi gli occhi verso
gli altri e guardandoli dissi un “vi voglio bene” a tutti, poi uscii di filato
di casa e salito nella mia Aston Martin partii verso casa di James e Victoria.
Prima di andare via dovevo
dirle qualcosa.
Quando arrivai a casa non
ebbi il coraggio di entrare, c’erano troppi ricordi lì dentro. Decisi così di
suonare insistentemente con il clacson e alla fine lei si affacciò e capendo
che non avevo intenzione di entrare dentro salii in macchina.
Aveva gli occhi rossi dal
pianto.
- Dov’è Lucas? – le chiesi
solamente.
- È rimasto dai miei.
Domani lo vado a prendere – mi rispose – ma cosa hai fatto alla mano? – mi
domandò poi preoccupata guardandomi.
Non le avrei risposto.
- Sto partendo, vado via –
le comunicai di getto.
- Cosa? – mi domandò
sconvolta.
- Devo farlo, non posso più
restare – le risposi sincero.
- Edward non puoi
abbandonarci, l’hai promesso – mi fece notare lei.
- Non lo farò, sta
tranquilla, ma non posso più restare qui. Non so ancora dove andrò, ma mi farò
sentire prestissimo, il tempo di sistemare delle cose, un paio di giorni non di
più. Te lo prometto – le promisi nuovamente.
- E Bella? Te ne vai
lasciandola qui? – mi chiese sconvolta.
Le raccontai tutto quello
che era successo e lei mi ascoltò senza dire una parola, solo alla fine si
decise a parlare.
- Ma perché tu e James
siete sempre due teste di cazzo? – mi domandò solamente.
Io non dissi nulla, in
fondo aveva ragione.
- Bella è la persona più
intelligente che io conosca. Capirà che non pensavi quelle cose, che sono state
solo frutto del dolore e ti perdonerà. Non puoi lasciarla sola, non puoi
scappare, non così – mi spiegò.
- Tu non hai visto come mi
ha guardato. Lei merita di più e se resto qui probabilmente hai ragione tu, lei
mi perdonerà come sempre e finiremo di nuovo insieme. E come sempre io la farò
soffrire. Non voglio più che succeda. Vic, lo so che non appoggerai mai la mia
decisione e non voglio nemmeno che tu lo faccia, ma devi promettermi che non le
dirai nulla, che non dirai mai a nessuno che noi due resteremo in contatto. Per
Bella e per la mia famiglia io dovrò sparire e tu non saprai nulla. È chiaro? –
le domandai.
- Non mi puoi chiedere questo.
Bella è stata un’amica fantastica con me, forse la migliore che ho sempre avuto
e lei ti ama in modo incondizionato. Non mi puoi chiedere di mentirle, non puoi
chiedermi di mentire a tua madre che sarà distrutta in questo momento – mi
disse lei seria.
- Te lo sto chiedendo,
invece. Ti prego, fallo. Fidati, è meglio per tutti – gli risposi.
- Eddy la cosa migliore non
è sempre la più giusta – mi fece notare lei.
Sapevo che non l’avrei mai
convinta, stavo solo perdendo del tempo.
- Devo andare adesso. Ci sentiamo
fra qualche giorno. Mi raccomando a Lucas. Digli che lo zio torna prestissimo.
Ho proprio bisogno di vederlo e stringerlo a me – gli dissi serio.
- Edward ti prego, non
sparire – mi pregò lei seria.
- Non lo farò – le risposi.
- Ti voglio bene – mi disse
solamente prima di baciarmi una guancia e di uscire dalla macchina.
- Te ne voglio anche io –
le risposi quando, ormai, lei non poteva più sentirmi.
Accesi il motore e partii
sgommando. Non avevo idea di dove andare e l’unico posto dove in quel momento
volevo essere era tra le braccia di Bella, così andai lì dove mi sentivo di
averla vicina anche se non c’era, alla nostra spiaggia.
Posteggiai la macchina e
stavo per scendere, quando la vidi. Era lì seduta sulla sabbia a guardare il
mare. Indossava una mia felpa e aveva la testa coperta dal cappuccio, ma la
luce della luna brillava su di lei facendomela vedere in ogni sfaccettatura.
Piangeva ancora e Dio solo
sa come sarei voluto correre da lei e stringerla a me, ma non potevo farlo.
Dovevo dare a lei il meglio, quel meglio che io non potevo essere.
- Arrivederci, amore mio.
Ti amo ora e per sempre – dissi guardandola.
Non potevo fermarmi lì se
c’era lei. Così accesi il motore e partii, non sapevo quale sarebbe stata la
mia destinazione, non sapevo per quanto tempo.
Avevo solo un’unica
certezza: dovevo sparire dalla sua vita, anche se così facendo la mia vita
sarebbe stato un tentare di sopravvivere piuttosto che un vivere davvero.
…Un anno dopo…
Dal mio
“arrivederci” sulla spiaggia a Bella era passato già un anno, un anno in cui il
mio cuore non aveva fatto altro che sanguinare.
Colorato tutto
il tempo di rammarico, di sé e di ma, era diventato un puntino rosso, sempre
più piccolo, sempre più insignificante, mentre il nostro amore si allontanava
sempre di più.
In fondo, però,
era solo un “arrivederci”, un “arrivederci” che oggi, dopo un anno aveva solo
il sapore disgustoso dell’addio.
Per i primi
tempi ero andato a Portland, a casa di un amico che io e James avevamo
conosciuto anni prima durante una vacanza e con il quale ci eravamo sempre
mantenuti in contatto.
Lo avevo
chiamato chiedendogli se potevo andare da lui e Kyle si mostrò molto
disponibile. Era convinto che fossi con James e quando non lo vide non potei
che raccontargli la verità: “James se n’è
andato, non c’è più, non è più con noi. La moto stavolta non l’ha perdonato e
se l’è portato con le ali nel cielo”.
Trascorsi lì
circa due mesi, i più bui della mia vita, quei mesi in cui cercai prima di
tutto di metabolizzare il dolore per la morte del mio migliore amico.
Mi resi conto
come la sua morte improvvisa fosse stata per me uno scollamento esistenziale,
l'aprirsi di una voragine sotto i piedi della mia vita. Lui era scivolato
aleggiando nelle pieghe dell'infinito, io, invece, ero rimasto sul ciglio
dell'abisso a contemplare l'immensità dell’impotenza, perché si, io ero
impotente, non avrei mai potuto fare nulla per cambiare ciò che era successo.
Iniziai a
vedere la sua morte in modo diverso e quel tanto ricercato capo espiatorio mi
sembrò che fosse a portata di mano. La verità era che io avevo cercato di dare
la colpa a qualcuno per quanto era successo, ma la verità era che io avevo
paura di ammettere che era colpa mia, che in qualche assurdo motivo mi sentivo
il responsabile di quella morte.
Iniziai a
frequentare l’università deciso più che mai a diventare un medico. Volevo
farcela dove i medici di James avevano fallito, volevo salvare la vita delle
persone che rischiavano di morire per salvare un po’ anche la vita di tutti
coloro che volevano bene a quelle persone. Lo facevo perché, forse,
egoisticamente volevo che quella notte ci fosse stato un dottore che si sarebbe
preso la briga di fare il possibile, anche se, forse, quel qualcuno c’era
stato. Non potevo saperlo, però.
Dopo due mesi
mi trasferii a Boston. Lì l’università era migliore, così affittai un
appartamento e andai a vivere lì, cercando di ricostruirmi una vita, una vita
senza di lui e senza lei, lei che mi mancava da morire.
La sognavo ogni
notte, sempre con le lacrime addosso che le avevo procurato io. La vedevo
soffrire, odiarmi, detestarmi e ad ogni risveglio mi sentivo sempre più
dolorante.
Ogni tanto
prendevo qualche tranquillante per cercare di riposare meglio, soprattutto in
vista degli esami da affrontare, ma anche le medicine sembravano non voler
farmi effetto.
Non sentivo la
mia famiglia da un anno e mi mancava terribilmente. Tutte le notizie che avevo
erano quelle che mi dava Victoria tutte le volte che veniva a trovarmi o tutte
le volte che di nascosto andavo io a trovare lei.
Stavano bene,
si stavano riprendendo, anche se tutti lì dentro avrebbero fatto qualsiasi cosa
per sapere che stavo bene così mandai un lettera dopo qualche mese dicendo che
mi ero trovato una sistemazione e che stavo meglio, di non preoccuparsi e che
prima o poi sarei tornato a casa. Ovviamente l’avevo fatta spedire dal mio
amico di Portland in modo che non potessero risalire al mio indirizzo qui a
Boston.
Victoria mi
portava le foto di Sarah mostrandomi ogni giorno quanto la mia nipotina
crescesse e mi doleva il cuore non poter essere con lei, non vederla crescere e
farsi sempre più bella.
Vic mi teneva
informato anche circa Bella e le notizie che mi dava di lei non erano per nulla
piacevoli. Non faceva che dirmi quanto stava soffrendo, quanto si stesse annullando
sempre di più e la tentazione di lasciar perdere tutto e tornare da lei era
forte, ma più forte era la consapevolezza che, con il tempo, sarebbe riuscita a
dimenticarmi e a trovare qualcuno decisamente migliore di me.
Da circa due
mesi era andata a vivere a New York, pensando che allontanarsi da Jacksonville
le potesse servire e anche io la pensavo allo stesso modo. Presto avrebbe
trovato qualcuno e seppur questa consapevolezza mi strappava il cuore non
potevo che abbassare la testa e accettare la cosa. Io non ero la persona
giusta, non me la meritavo lei.
Chiuso a casa,
ero in cucina che stavo cercando di studiare, a breve avrei avuto un esame e
nell’ultimo periodo avevo proprio la testa da tutt’altra parte.
Vedendo che non
riuscivo a concludere nulla decisi di andarmi a fare una doccia, sperando che
avrebbe potuto rilassarmi.
Quindici minuti
dopo uscii indossando un morbido pantalone di tuta nero e in quel momento
sentii suonare il campanello. Mi diressi così ad andare ad aprire chiedendomi
chi potesse essere a quell’ora della sera. Di sicuro o qualche amico di
facoltà, oppure la mia vicina di pianerottolo, una signora di una certa età,
molto gentile, che mi aveva preso a cuore e che spesso veniva a controllare se
andasse tutto bene. Mi portava dolci e cose da mangiare, insomma era come una
specie di nonna a portata di mano.
- Un attimo,
arrivo – urlai per farmi sentire.
Mi diressi
verso il salotto e mi infilai una canotta bianca, non sapendo chi potesse
essere non era il caso di presentarmi mezzo nudo alla porta, poi afferrai una
tovaglia e mentre aprivo iniziai a tamponarmi i capelli bagnati.
Quando alzai
gli occhi per vedere chi fosse mi resi conto che certo non era un amico di
facoltà, né la signora Smith, ma bensì l’ultima persona che mi sarei immaginato
di vedere.
Lì, ad un passo
da me, c’era la mia Bella, più splendida del sole che
mi guardava speranzosa. Restai ammaliato e stupito di vederla lì e mille
pensieri iniziarono a vorticarmi nella mente, ma solo uno era quello più
insistente, quello che mi diceva di stringerla tra le mie braccia e non di
lasciarla andare più.
Non riuscii
nemmeno ad aprire bocca che, in meno di una frazione di secondo, mi ritrovai
lei buttata addosso a me con le sue labbra sulle mie.
Fui spiazzato
da quella reazione, non immaginavo nulla di simile, anzi, ero più propenso a
ipotizzare che mi avesse preso a calci in culo, reazione quella che avrei
giustificato in pieno.
Quando mi
ripresi dallo stupore dischiusi le labbra e finalmente, dopo un anno, potei
assaporare di nuovo il sapore dei suoi baci e potei risentire quelle emozioni
che solo lei era in grado di suscitarmi.
Per un anno
intero mi ero chiesto se i miei sentimenti fossero identici a prima, beh, in
quel momento ebbi la risposta. Erano cambiati, io non la amavo più come prima,
ma molto, molto di più. Quasi non riuscivo a contenere dentro di me l’amore che
provavo.
Ci staccammo
solo un attimo e fu allora che la guardai negli occhi vedendo la ragazza innamorata
che era sempre stata. Sapevo che era tremendamente sbagliato avvicinarmi di
nuovo a lei, stringerla, baciarla, ma in quel momento l’irrazionalità mandò a
fanculo la razionalità e prima che io stesso me ne rendessi conto la presi in
braccio chiudendo la porta alle nostre spalle con un piede.
La sbattei contro il muro e iniziai a
baciarle il collo, l’orecchio, per poi tornare su. Dio quanto mi era mancata.
Le tolsi il gilet che aveva e la maglietta e lei fece lo stesso con la mia
canotta. In breve tempo ci ritrovammo nudi sul mio letto a fare l’amore, a fare
l’amore dopo un anno intero, un anno che mi era sembrato un’eternità.
Facemmo l’amore
in silenzio, senza dirci nulle, beandoci soltanto dei nostri gemiti d’amore che
con vigore si diffondevano nella mia stanza.
Dopo i nostri
soliti preliminari che mandavano tutti e due in estasi, entrai in lei e
finalmente mi sentii di nuovo completo e potei percepire in lei la stessa cosa.
Trascorremmo l’intera notte a fare l’amore e quando, ormai, stremati ci
fermammo lei si addormentò appoggiando la sua testa sul mio petto.
Fu allora che
le baciai la tempia e le sussurrai le prime parole da quando ci eravamo
rivisti: “ti amo” e Dio solo sapeva quanta verità c’era in quelle parole.
Poco dopo mi
addormentai anch’io risvegliandomi la mattina dopo al vibrare insistente del
mio cellulare. Controllai chi fosse e mi accorsi che era John, un amico di
facoltà che mi informava che le lezioni di quella mattina erano saltate.
Mi misi ad
osservare la mia Bella, l’amore della mia vita e mi beai ascoltando il mio nome
nei suoi sogni. Le diedi un delicato bacio a fior di labbra per non svegliarla,
poi mi alzai e mi vestii in fretta.
Scesi giù al
bar a prendere dei cornetti e preparai il caffè aspettando che si svegliasse.
Nel frattempo accesi una sigaretta e mi misi ad osservarla dormire appoggiato
allo stipite della porta.
Era bellissima,
pura e candida come sempre. Un angelo e solo allora mi resi conto di ciò che
stavo facendo.
Lei era un
angelo e io ero un demonio, il suo demonio. Gli avevo succhiato energia vitale
senza che lei lo meritasse e oggi se avrei permesso al nostro amore di
continuare sarebbe stato lo stesso.
Io non ero
ancora pronto, non ero ancora il ragazzo perfetto per lei. Ero solo il peggior
ragazzo che potesse avere al suo fianco. Non sapevo chi ero, né che cosa
farmene davvero della mia vita. Come potevo pensare di rovinare la sua vita
come avevo fatto con la mia?
Spensi la
sigaretta e mi avviai in cucina. Presi un foglietto e scrissi un biglietto:
Sono uscito e non volevo svegliarti. Ti
ho lasciato del caffè sul tavolo in cucina e dei cornetti. Fai colazione e poi
per favore vai via. Quando stasera torno non voglio trovarti in casa. Ti prego,
non tornare più e non peggiorare le cose…Edward.
Sistemai il
foglio sul letto e poi uscii di casa senza fare rumore.
Non avevo idea
di cosa fare, di dove andare. C’era solo un posto in cui volevo essere, lì con
lei al suo risveglio, a dirle che la amavo e che potevamo iniziare tutto
daccapo, invece, ero in sella ad una moto per le strade di Boston chiedendomi
che razza di bastardo io fossi.
Quando avrebbe
letto quel biglietto mi avrebbe odiato, disprezzato e, forse, era giusto così,
solo in questo modo avrebbe potuto dimenticarmi.
Andai in
spiaggia sedendomi sulla sabbia ad ascoltare le onde del mare che si
infrangevano sugli scogli, quella spiaggia che mi ricordava tanto la nostra
spiaggia, il nostro posto, il nostro amore. Mi sdraiai e misi le braccia dietro
la nuca guardando il cielo ad occhi chiusi.
La verità era
che io, per tutto il corso di quell’anno, non avevo vissuto avevo soltanto
tentato di sopravvivere, la verità era che io credevo di aver superato la morte
di James, ma non era così e fin quando non l’avrei superato non sarei potuto
tornare ad essere quello di un tempo, men che meno una persona migliore.
I miei occhi lo cercavano
ovunque e non lo trovavano e odiavo tutte le cose perché non avevano lui.
Nessuno poteva dirmi “tranquillo adesso verrà” come facevano quando lui era in
vita e lui non c’era.
La verità era che la morte
di James mi aveva fatto diventare un grosso punto interrogativo, mi aveva fatto
diventare qualcuno che io non sapevo chi fosse. Mi guardavo allo specchio e
vedevo un estraneo, sentivo la mia anima e tutto ciò che ero stato tormentarmi
quasi con la presunzione di distruggermi, di uccidermi. Dalla morte di James
ero stato e continuavo ad essere per me stesso un luogo di infelicità, un luogo
dove non potevo restare, ma al contempo un luogo dal quale non potevo fuggire.
Era questa la verità, era
questo quello che potevo offrire a Bella, un uomo finito, un uomo che non
sapeva di nulla. Ero un uomo? Un ragazzo? Un bambino, forse, non lo sapevo.
Trascorsi tutta la giornata
lì, in riva al mare, sperando che qualcosa dentro di me cambiasse, si
modificasse almeno, ma nulla, tutto restava uguale a prima.
A tarda notte mi decisi a
tornare a casa, consapevole che, ormai, la mia Bella fosse andata via. In sella
alla mia foto tornai a casa e quando entrai dentro e mi diressi in salotto
trovai la tv accesa e la mia Bella seduta sul divano con addosso una mia
camicia.
Restai sorpreso, non
pensavo fosse rimasta, anzi, pensavo che quel biglietto, quella freddezza che
avevo cercato di mostrarle l’avesse allontanata inesorabilmente da me, invece,
nulla. Dovevo aspettarmelo, però, Bella era sempre stata una grande testarda.
- Ti avevo
chiesto di andare via – le disse raggiungendola.
- Come vedi non
l’ho fatto – mi risposi ferma e decisa.
- Posso capire
come mai? – le domandai stupito.
- Perché,
nonostante il nostro ultimo incontro e nonostante tu sia sparito per un anno
intero, io ti amo ancora – mi informò lei con occhi speranzosi.
- A volte
l’amore non basta. Abbiamo fatto degli errori, non sono sicuro possiamo
rimediare a ciò che è successo – le feci notare cercando di non essere duro.
- Dimmi che non
mi ami e sparisco dalla tua vita esattamente come tu sei sparito dalla mia un
anno fa – mi disse con gli occhi impauriti che io davvero avessi potuto dirgli
una cosa del genere.
Come cazzo
facevo a dirle che non la amavo più? Non sapevo cosa fare, cosa dirle.
La guardai
solamente e mi bastò fissare quegli occhi cioccolatosi per dare di nuovo spazio
dentro di me all’irrazionalità. Mi avvicinai a lei e catturai le sue labbra in
un bacio passionale, un bacio quasi di possesso, come a dire che lei sarebbe
stata mia sempre e per sempre, anche se ero consapevole che non sarebbe stato
così.
Fu così che ci
ritrovammo ancora una volta a fare l’amore. Non era mai stato così tra noi. Non
eravamo certo una di quelle coppie che superava i litigi con del buon sesso
riparatore. Eravamo abituati a parlare prima, a chiarirci, a confrontarsi, poi
il resto veniva da solo, anche fare l’amore.
Mi tolse la
maglietta e io la presi in braccio portandola
a letto e permettendo alla passione di impossessarsi di noi nuovamente. In
preda alla passione mi urlò il suo amore e in un sussurrò anche io le confessai
di amarla, diviso tra una parte che voleva che lei sentisse quelle parole e
l’altra che sperava che lei troppo presa dalla situazione non facesse caso a
quelle parole.
Raggiungemmo in
poco tempo l’apice del piacere e quando ci staccammo lei si appoggiò al mio
petto e alzò gli occhi per guardarmi.
In quel momento
ci ritrovammo occhi negli occhi e Dio solo sapeva quanto mi era mancato quel
contatto ammaliante con il suo sguardo.
- Ricominciamo
da qui, da ora – mi propose lei fissandomi intensamente.
- Bella ti
rendi conto le cose che ti ho detto prima di andare via? Come puoi pensare che
io possa guardarti negli occhi senza pensare a quanto ti ho fatto soffrire? –
le domandai cercando di essere sincero.
La razionalità
era tornata più forte che mai e in qualche modo dovevo allontanarla da me, dal
dolore che ero certo le avrei causato.
- Eri
disperato, preso dalla rabbia. Dovevi sfogare con qualcuno il tuo dolore e in
quel momento c’ero io. Non c’è l’ho con te. Ho capito da cosa sono state
dettate quelle parole. Non ricordo neppure più cosa hai detto – mi rispose lei
convinta, anche se ero certa che stesse mentendo.
Non poteva
davvero aver dimenticato le parole taglienti che avevo usato nei suoi
confronti.
- La verità è
che sono stato un codardo. Me la sono presa con te per ciò che è successo solo
perché non riuscivo a rendermi conto che la colpa era da attribuire alla vita
che conducevamo, ma allo stesso tempo c’è l’avevo con me stesso perché ero io
che me ne sarei dovuto andare, non lui. Lui aveva Lucas, e Lucas ha bisogno di
un papà. La verità è che tu non c’entravi nulla e io ho rovinato la cosa più
bella che la vita mi avesse dato, ma allo stesso tempo ho permesso a te di
allontanarti dalla bestia che sono, anche se a quanto vedo questo anno lontani
non ha cambiato i sentimenti di nessuno dei due – le spiegai aprendomi almeno
in parte prima di spostarle una ciocca di capelli che le era ricaduta in viso.
- Stai dicendo
che mi ami ancora? – mi domandò.
- Si, ti amo
esattamente come un tempo o, forse, di più – le risposi conciso e diretto.
- Io amo te, tu
ami me, dimentichiamo tutto. Io l’ho già dimenticato. Possiamo iniziare da capo
– mi propose sorridendomi.
- Non posso,
non ci riesco. Io non riesco a dimenticare. Ti amo è vero, ma come ti ho detto
l’amore non basta. La morte di James ha lasciato un ferita troppo aperta dentro
di me e solo da poco tempo mi sono reso conto che lui è morto a causa della
vita che nessuno di noi due ha voluto cambiare e sono riuscito a capirlo perché
sono da solo. Me ne sono andato per trovare il mio equilibrio, per ritrovare me
stesso e per cambiare e non posso farlo con te accanto. Non ci riesco. Devo
staccare con la vita che ho vissuto prima – le rivelai sincero sperando che lei
capisse e non mi costringesse a dire qualcosa di cui poi mi sarei pentito.
- Cosa mi stai
dicendo? – mi domandò forse consapevole del significato delle mie parole.
- Che averti
rivista è stata la cosa più bella che mi sia successa in un anno intero, averti
avuta di nuovo mia è qualcosa che non speravo di poter più fare e sono felice
nel sapere che non mi odi per quelle parole che ti ho detto, che per altro mi
scuso di aver pronunciato perché non le pensavo, ma tutto questo non basta. È
finita tra noi, è finita un anno fa ed è finita anche ora nonostante l’amore
che proviamo. È una contraddizione, lo so, ma è meglio così credimi. Non posso
e non voglio stare con te, quindi ti prego, va via, esci dalla mia vita per
sempre – le spiegai guardandola negli occhi.
- Tu non mi
vuoi? – riuscì solamente a chiedermi lei.
Come facevo a
dirle che non la volevo quando in realtà era l’unica cosa che desideravo nella
mia vita?
Cazzo Edward pensa al dolore che le hai
inflitto un anno fa. Menti, oggi starà male, ma le passerà. Incontrerà qualcun
altro e ti dimenticherà. Il dolore che puoi infliggerle oggi è nulla in
paragone a quello che le darai se deciderai di tornare con lei. Non sei pronto,
non per lei. Non te la meriti. Lei merita molto di più.
Dannata
coscienza. Sempre nei momenti più inopportuni si faceva sentire.
- No, non ti
voglio – le risposi cercando di mostrarmi sicuro di me mentre sentii il mio
cuore spezzarsi inesorabilmente.
- Non ci credo.
Hai appena detto che mi ami e adesso che non mi vuoi. A cosa devo credere? – mi
domandò lei mentre calde lacrime iniziarono a bagnarle le guance.
Di nuovo, la
stavo facendo piangere di nuovo.
- Credi a
quello che vuoi, basta che vai via e non torni più. Bella, abbiamo appena
vent’anni, tu nemmeno quelli, e a quest’età le convinzioni cambiano in fretta.
Quello che ci sembra infinito adesso, fra qualche anno, qualche mese potrebbe
non esserlo più. Non so più chi sono, non ne ho idea, non so nemmeno se sono
ancora il ragazzo di cui tu ti sei innamorata ed è per questo che mi devi
ascoltare e devi andare via. Non voglio rovinarti la vita, non posso
permettermi di prendermi questa responsabilità, lo capisci? Io non ho niente da
perdere, ma tu si e molto anche – le risposi sincero guardandola dritta negli
occhi.
- Io so quello
che faccio – mi rispose lei sicura si se stessa.
- No, tu non lo
sai. Devi solo accettare che la nostra storia è finita. È stata una storia
d’amore bellissima, ma è finita, inesorabilmente finita – le dissi freddo per
sperare di convincerla.
- Come faccio,
come faccio a porre fine alla nostra storia? Dimmelo perché io davvero non lo
so – mi domandò lei mentre altre lacrime le rigavano il volto.
Il vecchio
Edward, quella che lei aveva imparato ad amare non avrebbe mai permesso che lei
piangesse, men che meno per lui, invece quello di ora, quello che ero diventato
non era in grado di fare nulla per farla smettere di versare quelle lacrime.
La verità era
che io non ero più quello di prima. Era morto James, non io nonostante la vita
che conducevamo era uguale, quindi, in qualche modo e per qualche assurdo
motivo ero riuscito a beffarla la morte, ma questa si era insinuata dentro di
me e io mi sentivo indifeso, avevo paura di tutto. Perfino il mio stesso volto
mi spaventava e l’unica cosa che riuscivo a fare era allontanare
inesorabilmente tutti coloro a cui volevo più bene.
E io Bella la
amavo sul serio, più di ogni altra cosa al mondo, ma avevo paura di quello che
io stesso potevo fargli.
Menti Edward. Sii duro con lei, solo
così la allontanerai per sempre, solo così potrai sperare che ti dimentichi
davvero.
- Non lo so
come, ma devi farlo e lo devi fare adesso. C’è qualcuno che ha preso il tuo
posto. La mia donna fra qualche ora sarà di ritorno e non voglio che ti veda
qui, non ne sarebbe per niente felice – mentii accompagnando il tutto da uno
dei miei sorrisi sghembi.
Cosa diavolo
avevo detto? No, non potevo aver detto davvero quelle cose, non a lei.
Dovevo essermi
immaginato tutto, ma quando il suo schiaffo arrivò sulla mia guancia mi resi
conto che avevo davvero pronunciato quelle parole e il dolore che sentii non fu
nulla in confronto allo sgretolarsi definitivo del mio cuore.
Mi toccai la
faccia dolorante, ma continuai a sorridere sghembo consapevole che quelle
parole seppur insensate avevano raggiunto l’obiettivo, erano riuscita a
convincerla.
- Mi fai
proprio schifo. Cosa vuoi cambiare ah? Come credi di cambiare comportandoti
così? Se ti vedesse James ti sputerebbe in faccia e lo farei volentieri anche
io – mi urlò contro.
James. Solo in
quel momento pensai davvero a lui, a cosa mi avrebbe detto se gli avessi
raccontato cosa avevo appena fatto e Bella si sbagliava. James non si sarebbe
limitato a sputarmi addosso, lui mi avrebbe preso a pugni fino a quando non
fossi tornato in me.
Lui era
migliore di me, lui non si sarebbe mai comportato come avevo appena fatto io.
- Se vuoi
sputarmi addosso fallo pure, poi sei pregata di prendere le tue cose e sparire
da qui e cortesemente non tornare più – le dissi freddo e distaccato alzandomi
dal letto e chiudendomi in bagno.
Non avevo più
il coraggio di guardarla, di vedere le sue lacrime, di sentire la sua immensa
sofferenza, una sofferenza che ero stato io a causarle.
Mi sedetti a
terra portandomi una mano sul viso incredulo ancora di quello che avevo fatto.
Mi facevo schifo.
Dopo qualche
minuto sentii la porta di casa sbattere con violenza, segno che Bella era
andata via, ma soprattutto segno che l’avevo persa per sempre.
Uscii dal bagno
e tornai sul letto, quel letto ancora caldo di amore, quel letto che sapeva
ancora di lei, che profumava di lei. E mentre annusavo le lenzuola vidi a terra
una kefiah, la sua kefiah, quella che
indossava quando era tornata. Doveva averla dimenticata con la fretta di
scappare il più lontano possibile da me e la ringraziai per averlo fatto.
Profumava di
lei, del profumo della sua pelle misto al profumo che usava. L’avrei tenuta con
me, in fondo, non c’era nulla di male in questo, l’avrei guardata e riguardata
ripensando a quello che la vita mi aveva dato e che io incautamente avevo
mandato via.
L’avevo fatto
per il suo bene, per la sua felicità futura, una felicità che con me non
avrebbe potuto avere. Non pensavo quelle cose, non le pensavo assolutamente e
mi sarei volentieri ucciso solo per averle dette, ma quelle cose la avevano
convinta e, forse, questa era l’unica cosa che contava.
Mi avrebbe
odiato, disprezzato e questo sarebbe bastato a farle dimenticare di me.
Non mi sarei
mai perdonato per ciò che avevo fatto, ma era meglio così.
Un demonio come
me non si meritava una angelo come lei.
Mi sentivo uno
schifo, ma del resto com’è che si dice? “Chi è causa del suo male pianga se
stesso”.
Mai parole mi
erano sembrate più giuste, più veritiere.
E in quel
momento, mentre stringevo tra le mani la kefiah di Bella annusandola in modo
quasi spasmodico, mi resi conto di una piccola verità con la quale, da adesso
in poi, ero certo avrei dovuto fare i conti per tutto il resto della mia vita:
i più grandi dolori sono proprio quelli di cui noi stessi siamo la causa.
…Adry91…
SPOILER:
- La tua Bella? E
da quando sarebbe tua? Proprio non mi risulta. Comunque piacere, Edward Cullen,
ex fidanzato di Bella e padre dei bambini – si presentò Edward porgendogli la
mano con aria di sfida.
- Sta scherzando
vero? – domandò rivolgendosi a me.
- Per niente –
gli dissi seria.
A quel punto Embry
assunse una faccia imbarazzata, poi diede la mano a Edward.
- Piacere Embry
Callaway – disse solamente prima che anche Quil si presentasse.
Risposte alle vostre recensioni:
- Ed4e: Beh in effetti
Edward non si è comportato per nulla bene, ma chissà in futuro. Diciamo che ha
il tempo di riscattarsi se solo lo vorrà, il problema sta nel domandarsi se lo
vorrà o meno. Intanto eccoti il capitolo sulla loro rottura visto dal suo punto
di vista, magari spiega meglio come vede le cose lui, almeno lo spero.
- ste87: Bella è arrivata al
punto di credere che non c’è più futuro per loro due, almeno questo gli ha
fatto capire Edward. Sarà così davvero? Vedremo. Diciamo che Edward non vuole
fare del male gratuito a Bella, ma lui stesso è ferito e quando si è feriti
alle volte si dicono cose che non si pensano, così come succede quando si è
arrabbiati. Magari diciamo cose che non pensiamo e solo dopo ci accorgiamo di
aver ferito chi ci sta di fronte.
- franz1000: Diciamo che il
momento in cui Bella tira fuori gli attribuiti deve ancora arrivare, ma ci
vuole ancora un pochino perché arrivi quel momento, ma ti assicuro che in quel
caso vedremo una Bella totalmente diversa. Non posso dirti se Edward saprà
quello che Bella ha dovuto passare, ma noi lo sapremo di sicuro.
- marilenacappucci: Proprio come hai detto tu stessa le
parole di Bella sono state una reazione a quelle di Edward, come, ormai,
succede da molto tempo. Felice di averti emozionata e spero di riuscirci
ancora.
- Rosalie91: Sono molto felice
che la mia storia ti piace e mi auguro che possa continuare a piacerti fin
quando non metterò la parola fine.
- Baby77: In effetti entrambi
hanno fatto e stanno continuando a fare dei grandi errori. Non è così che
risolveranno le cose. Eccoti il capitolo pov Edward
che tanto aspettavi, spero ti piaccia.
- FunnyPink: In effetti Dylan è un po’ troppo elastico e
quasi come il prezzemolo, c’è dappertutto, ma ancora non abbiamo visto nulla.
Comparire presto di nuovo.
- giova71: Bella ha preso una
decisione sofferta che gli è costata parecchio, ma credo che il suo voler dire
basta con Edward al momento implichi il fatto di rompere ogni rapporto tra loro
due, ma di avere comunque un rapporto solare e gioioso almeno con i bambini che
lo meritano. Vediamo che succede.
- RenEsmee_Carlie_Cullen: Stanno sbagliando
entrambi credo io, ma c’è ancora del tempo per capirlo. Ci riusciranno?
Speriamo di si.
- marios: Bella ha detto basta, Edward continua a
fare lo stronzo, invece. Cambierà qualcosa nei prossimi capitoli? Non ci resta
che sperare che sia così.
- baby2080: Bella ha cercato di
venire incontro a Edward e alla sua rabbia, incontro alle sue motivazioni e al
suo sentirsi tradito, ma alla fine anche lei è scoppiata come tutte le persone
normali. Cosa succederà da adesso in poi? Speriamo solo che si comportino in
modo civile con i bambini, ma credo che lo faranno perché sono grandi
abbastanza per capire cosa è il meglio per i propri figli. Su Alice non mi
espongo ancora. Il fatto che non abbia chiamato non è certo un buon segno, ma
chissà.
- serenalla: Guarda se riesci ad aprire la testa di
Edward e vedere cosa c’è dentro poi fammelo sapere anche a me. Inizio a domandarmi
se ci sia una nocciolina al posto della materia grigia. Non lo so, mi sa che
devo fare ricerche in merito. L’invito di Dylan di andare al cinema era per
quella stessa sera, ma come vedi Bella ha lasciato correre passando una serata
in tranquillità a casa con i bambini, con Jake e con Edward, ma non è detto che
prima o poi non accetti un invito. Potrebbe succedere di tutto visto come i
stanno mettendo le cose.
- saramichy: Non ti posso dire se il lieto fine ci sarà
o meno, altrimenti ti rovinerei la sorpresa. L’acqua sotto i ponti stai sicura
che passerà e ne passerà parecchia credimi. Tranquilla terrò a mente la tua
supplica come l’hai definita tu e vedrò cosa posso fare per il finale, ma ti
avviso che ancora manca un bel po’ prima della fine.
- Ginna3: Ti domandi perché
Edward abbia detto quelle parole nonostante sapesse che non c’era verità in ciò
che ha detto? Ti rispondo io. L’ha detto perché è un emerito idiota e non
prendere idiota come un’offesa. Uso questa parole per non essere troppo diretta
perché se dovrei dire cosa davvero è Edward in questi ultimi capitoli dovrei
usare una parola sicuramente più offensiva, quindi accontentati di questo
aggettivo. Quanto alla gelosia come dici tu stessa quella non sembra proprio
un’illusione e ne vedremo delle belle su queste fronte perché il signorino
insieme a suo figlio sono proprio marci di gelosia.
- Rosaly: Beh hai proprio ragione, la speranza è
l’ultima a morire, così dicono. Sai cosa dico io, però? Chi di speranza vive
disperato muore. Lo dico sempre, ma in questo caso non credo sia adeguato,
credo ci stia molto meglio ciò che hai detto tu. Del resto è normale sperarci
fino alla fine. Speriamo che dentro di loro, anche quei due, continuino a
sperare che prima o poi finiscano per essere la famiglia che i bambini tanto
vorrebbero.
- favola08: Beh diciamo che se
lo avrebbe preso a pugni io personalmente mi sarei schierata dalla sua parte,
magari prendendolo a sberle e pugni gli cambiava i connotati e, forse, lui
tornava a ragionare. Quanto alla gelosia abbiamo già visto che è molto geloso e
ancora siamo agli inizi. Tra lui ed Ej davvero non si capirà chi è più geloso.
Credo che Edward prima di affrontare il presente debba ancora affrontare il
passato, ha ancora degli scheletri nell’armadio che non è riuscito ad a
superare, mi riferisco alla morte dell’amico e credo che fin quando non
supererà quelli non riuscirà a superare i problemi con Bella. Al momento
fondamentalmente Edward non sa essere felice. Su Alice non mi pronuncio. Il
fatto che non abbia richiamato Bella non è un buon segno, ma chissà, vedremo.
- Sabe: Tesoro sappi che in questo momento non sei
l’unica ad avercela con Edward. Per il momento credo che nessuno dei due sia
pronto ad una reale riappacificazione. Ci sono ancora tante cose non dette tra
di loro, tante cose del passato da risolvere, soprattutto mi riferisco a
Edward, e tanti “ma” e “se” da eliminare. Fin quando non ci riusciranno sarà
impossibile per loro essere una famiglia felice. A giorni risponderò alla tua
e-mail, non l’ho fatto perché ho avuto un sacco di impegni, ma ti spiegherò
tutto lì.
- antonella64: Credo che
l’orgoglio in generale sia una brutta bestia, non solo quello degli uomini e ti
parla una che è femmina e che è talmente orgogliosa da far paura. Se
trasformassi il mio orgoglio in cibo e lo regalerei stai sicura che potrei
sfamare tutta la popolazione mondiale. Edward è proprio geloso, questo lo
abbiamo capito e lo capiremo ancora meglio nei capitoli a seguire. Che
succederà adesso? Vedremo.
- pomeriggio: Nella tua
recensione hai scritto qualcosa che credo sia fondamentale per questa storia.
Hai scritto che Edward dovrebbe perdonarsi, poi perdonare meglio, mettere da
parte l’orgoglio e vivere felici e contenti. Il punto chiave della tua frase è
uno ed è: “Edward dovrebbe perdonarsi”. La verità sta proprio qui. Lui non ha
ancora perdonato se stesso per tante cose, fondamentalmente lui c’è l’ha con se
stesso, c’è l’ha con se stesso per la morte dell’amico, per come ha trattato
Bella, per come l’ha tenuta lontana sei anni e anche per come si sta
comportando adesso. Edward non ha superato il suo passato e ci sono degli
scheletri nell’armadio che lui non ha ancora eliminato e fin quando non lo farà
sarà impossibile per lui essere felice.
- lampra: Non preoccuparti per lo scorso capitolo,
l’importante che alla fine l’hai letto e ti sia piaciuto. Come hai detto tu
stessa la situazione non accenna a migliorare. Vedrai che pian piano qualcosa
succederà, ma non ti posso dire se in meglio o in peggio. Non ti resta che
avere pazienza e aspettare.
- KatyCullen: Credo che di insensato nel comportamento di
Edward non sia la sua gelosia, ma le sue parole. Dice delle cose quando sa
benissimo che la verità è un’altra e che lui lo ammetta o meno l’amore per
Bella non può essere svanita. È stato coperto parzialmente dalla rabbia, ma la
gelosia che esce fuori non è altro che la parte innamorata di lui che ancora
c’è e persiste dentro di lui nonostante tutto.
- cocca91: I bambini sono
davvero fantastici, insuperabili. Edward, almeno al momento, sta, invece,
facendo un errore dopo l’altro mettendo la rabbia al primo posto e si sa che
quando c’è la rabbia nessuna parola, nessun comportamento va bene e si rischia
sempre di fare qualcosa di cui poi ci si può pentire. Speriamo che Edward lo capisca
presto e cambi atteggiamento.
- bale86: Credo che Edward
sia scappato perché in qualche modo le parole di Bella l’hanno toccato, hanno
toccato quella parte di lui ancora innamorata di lei. Edward sta sbagliando,
sta sbagliando di grosso, ma è in preda alla rabbia e alla delusione e
diciamolo pure che nonostante lui non lo ammetta apertamente, forse, c’è l’ha
un po’ anche con se stesso, ma come è facile in questi casi si dà la colpa
sempre agli altri. È più comodo e fa meno male, ma, forse, nel suo caso non so
se faccia meno male, perché in tutti i casi lui sa di ferire Bella, ma è come
se il suo dolore abbia eclissato quello di lei. Vediamo che succede adesso.
- MyPassion: Beh come tu stessa hai capito dal capitolo
passato Edward soffre ancora per la morte dell’amico e soffrirà sempre per
questa grande perdita, ma deve cercare di affrontare questo dolore e superarlo.
La verità, invece, è che lui non ha superato ancora quella perdita, non ha
metabolizzato il lutto e James resta uno scheletro nel suo armadio e fin quando
non eliminerà questo scheletro non potrà essere felice né con Bella né con
chiunque altro. Eccoti i pensieri alla morte dell’amico, spero che il capitolo
ti piaccia. Ti assicuro che non è stato per nulla semplice scriverlo. Quanto ai
peregrinaggi di Edward dopo la morte di James a cosa
ti riferisci? Non posso dirti nulla su questo perché non ho capito molto bene a
cosa ti riferisci.
- rorry: No, Jake non faceva finta di dormire, ma
dormiva sul serio e, forse, è stato meglio così. Almeno non ha assistito a
quella scenetta penosa in cui sono uscite cose che credo che nessuno dei due
pensava sul serio, soprattutto Edward. L’invito di Dylan di uscire con Bella
per andare al cinema era riferito a quella stessa sera, ma Bella come hai
capito ha lasciato correre ed è rimasta a casa con i bambini, Edward e Jake. Al
momento ha, quindi, rifiutato l’invito, ma chissà che prima o poi ne accetti
uno.
- fabiiiiiiiii: Si, in effetti Edward si è mostrato un po’
codardo a scappare di fronte alle parole di Bella, ma, forse, lui in primis è
rimasto ferito da ciò che ha sentito pronunciare da Bella.
- vanderbit: Il gioco “Balle”, infatti, l’ho ripreso
proprio dal film “Come farsi lasciare in 10 giorni”. In effetti Ej è un vero e
proprio gelosone, ma al momento sembra avere una spalla su cui fare
affidamento, il papà. E ancora non abbiamo visto tutto. Eccoti il punto di
vista di Edward, spero che il capitolo possa piacerti.
- simonas71: Mi fa piacere che
lo scorso capitolo ti sia piaciuto, spero che ti possa piacere anche questo e i
prossimi che verranno.
- love93: Non posso dirti
nulla di Dylan, l’unica cosa che ti posso anticipare senza svelare nulla è che
Dylan è un personaggio che rivedremo spesso nella storia. Se sarà di intralcio
oppure no questo proprio non lo posso dire, ma vedrai che presto capirai tutto.
- Ale1989: Diciamo che Bella
nella loro storia è quella che ha rischiato di più, quella che ha lottato di
più. Si è buttata a capofitto in quell’amore, si è buttato nel vuoto capendo
solo dopo di essersi lanciata senza paracadute, adesso tocca a Edward fare
qualcosa, se davvero lui ne ha intenzione, ma al momento mi sembra molto deciso
il ragazzo. Speriamo cambi idea.
- sabryepenny: No, il gioco non l’ho inventato io. L’ho
preso dal film “Come farsi lasciare in 10 giorni”. Non so se hai visto il film,
ma se non l’hai fatto lì viene accennato questo gioco e si vedono i due
protagonisti insieme alla famiglia di lui giocarci. È molto divertente come
gioco e anche quel pezzo del film mi piace parecchio.
- Annabella 90: “Voi uomini tutti
uguali e tutti stronzi”, così hai scritto nella tua recensione. Mai parole mi
sono sembrate più giuste. Condivido in pieno ciò che hai scritto. Credo che al
posto di Bella non solo tu, ma molti avremmo fatto come lei, quindi non c’è da
stupirsi. È vero che entrambi hanno fatto degli errori, ma, forse, è arrivato
il momento di mettere tutto questo alle spalle e di godersi il futuro se ancora
può esistere un futuro tra loro.
- bella cullen89: Se Bella tiene
Edward dentro casa è per amore dei suoi figli. È giusto che lui scopra la
quotidianità dei bambini e può scoprirla solo vivendoci a stretto contatto in
qualunque momento. I problemi li hanno loro due, i bambini non c’entrano e
meritano di avere due genitori che gli stiano acconto e che pensino a loro
piuttosto che a battibeccarsi tra di loro. La reazione di Bella è stata solo un
piccolo passo a cui seguirà diciamo un periodo di quiete, ma si sa che la
quiete porta dietro si sé sempre una tempesta e questa arriverà fra un po’. Mi
chiedi se vedremo Edward geloso presto e ti assicuro che si, lo vedremo molto
presto, prima di quanto tu stessa possa immaginare.
- eliza1755: Eccoti il pov di Edward così magari come tu stessa hai detto riesci a
vedere anche il suo punto di vista e i motivi che l’hanno spinto ad agire in un
certo modo piuttosto che in un altro. Ti assicuro che nello scorso capitolo
anche io lo avrei preso a pugni, credo che la sua reazione sia stata da vero
codardo, o, forse, semplicemente lui stesso si è sentito ferito per le parole
di Bella, anche se lui in primis ha ferito lei. Si, lo so, benissimo che
nonostante sei arrabbiata con Edward vuoi il lieto fine. Credo che tutti lo
vogliano. Chissà, vedremo. Ora come ora il lieto fine sembra impensabile, ma
tutto può succedere.
- Moni68: Si, hai ragione. A
volte la gelosia è l’unica cosa che smuove gli uomini. Non posso dirti né se né
come Edward si smuoverà. Non ci resta che attendere e scoprire cosa ha
intenzione di fare questo zuccone.
- francytwilighter80: Diciamo che ottuso
è un aggettivo che, al momento, si addice perfettamente a Edward. Credo, però,
che sia la rabbia a renderlo ottuso, altrimenti se così non fosse
significherebbe che questo ragazzo è proprio poco intelligente e non voglio
credere che sia così. Hai detto che Edward è clemente con gli sbagli che ha
fatto nel proprio passato, ma, invece, ti posso assicurare che lui non lo è
affatto. Lui ha più volte affermato di aver sbagliato, ma gli errori che lui ha
fatto non si li è ancora perdonati per questo fa fatica a perdonare Bella.
Edward dovrebbe in primo luogo perdonare se stesso e poi pensare al resto,
altrimenti non sarà mai felice.
- BellsSwanCullen: Hai perfettamente ragione. Forse Edward è
fuggito perché è stato colpito nel segno o, forse, perché le parole di Bella lo
hanno ferito nonostante lui stesso in primis a ferito Bella praticamente da
quando è arrivato a New York. Questo pov Edward è
diciamo un flashback che riprende il capitolo 16 che hai letto scritto con pov Bella, questo è con i pensieri di Edward, come avrai
capito. Durante la storia ci sarà qualche altro capitolo pov
Edward e saranno capitoli incentrati sul presente e non più sul passato. Non
saranno molti perché la storia continuerà ad essere pov
Bella, ma qualcuno lo inserirò. Non so ancora quanti saranno, forse, un tre o quattro,
non lo so con certezza. In merito, invece, al chiarimento che mi hai chiesto ti
posso dire che hai avuto una giustissima intuizione. È vero che Edward quando
dorme non sente nulla, nemmeno le bombe come specificato nel capitolo “Un
incontro speciale”. Nel capitolo “Una sbronza azzardata”, capitolo in cui Bella
dopo la festa di nubilato di Alice torna a casa mezza ubriaca e va in camera di
Edward che si sveglia, questo succede perché Edward non stava dormendo, era in
una sorta di dormiveglia e gli è bastata una carezza di Bella per aprire gli
occhi. Spero di essermi spiegata bene, se così non fosse non esitare a
chiedere.
- Emily89: Ti ringrazio per
aver pensato alla mia storia come alla prima cui recensire, sono molto felice
per questo. Spero di non deluderti con i capitoli che verranno e mi auguro di
colmare le aspettative che credo tu abbia verso questa storia.
- sury: Diciamo che quella tra Edward e Bella non
era proprio una discussione, ma solo un anticipo a quello che succederà dopo.
Non ci resta che aspettare e vedere cosa succederà adesso.
- Horses are my life: Sono contenta che la storia ti piace
e che io con le mie parole non ti deludo. Spero che sarà così fino a quando non
metterò la parola fine alla storia.
- Lisbeth Cullen: Eccoti il capitolo nuovo. Lo so, sono in
ritardo, ma ho avuto un sacco di impegni e non sono riuscita a postare prima.
Un grazie di tutto
cuore a tutti voi che avete recensito, a quelli che hanno messo la mia storia
tra i preferiti e nelle seguite. Un altro grazie di cuore anche a coloro che mi
hanno inserita tra gli autori preferiti. Spero che anche questo capitolo sia di
vostro gradimento e recensite. Un bacio.
INTRODUZIONE:Edward ha lasciato Bella in New Moon e non è
non e mai più tornato. Gli anni passano e anche i decenni, ma due anime sono
ancora tremendamente legate tra di loro perché il tempo possa cancellare ciò
che l’amore ha creato. Cosa succederà se un giorno Bella dovesse rincontrare
quella che aveva considerato fin dall’inizio al sua famiglia? E i Cullen e soprattutto
Edward come reagiranno quando scopriranno che Bella è ancora la diciottenne che
avevano lasciato? P.S. Bella non è un vampiro, ma non è comunque umana. Oltre i
vecchi, ci saranno anche nuovi personaggi.
INTRODUZIONE:Bella vive a Phoenix
da quando è nata e la sua vita ruota intorno ai suoi sei migliori amici: Alice,
Rosalie, Emmett, Jasper, Jacob e Edward. Si conoscono fin da quando erano dei
bambini, ma crescendo le cose cambiano e lei si ritrova solo con Jacob e Edward
che sono iperprotettivi nei suoi confronti. Un giorno accade che Jacob si
dichiara e in seguito le chiede di sposarlo. Lei accetta, ma lo ama davvero? Si
certo, ma il suo non è amore, non quello vero almeno. Ed Edward? Cosa farà a
questo punto? E se si accorgesse proprio ora che sta per perdere la persona più
importante della sua vita? E se lei lo considerasse solo il suo migliore amico?
E se invece non fosse così? La loro è solo amicizia? Si certo, ma non del
tutto. Cosa succederà, allora? Bella sposerà Jacob? Forse solo da uno sbaglio
si può scoprire la verità. Ma qual è questa verità?
INTRODUZIONE:Edward lascia Bella per
permettergli di vivere una vita normale, ma prima di farlo esaudisce il
desiderio dell’unica ragazza che abbia mai amato. Dopo la sua partenza le cose
cambiano e Bella non vivrà la vita che Edward ha sperato per lei. Si ritroverà
vampira, con un figlia da crescere e un passato da ricordare. Riuscirà a
ricordarsi del suo unico e vero amore? Ma soprattutto riuscirà a rincontrarlo?
INTRODUZIONE: Rosalie, Bella e
Alice sono tre sorelle newyorchesi che si trasferiscono a Phoenix. Sono le
classiche ragazze popolari che tutti invidiano, dal carattere forte e deciso e che
non si fanno mettere i piedi in testa da nessuno. A Phoenix le loro vite si
incroceranno con quelle di tre fratelli Emmett, Edward e Jasper, anche loro dal
carattere forte. Nessuno di loro crede nell’amore, ma presto si renderanno
conto di sbagliare, presto l’amore entrerà nelle loro vite e da lì tutto
cambierà.
INTRODUZIONE:Bella è una semplice
ragazza che vive a Phoenix. Ha un fratello e due sorelle gemelle. La sua vita
ruota intorno ai Cullen, i suoi migliori amici, la sua seconda famiglia. E poi
c’è Tay, il suo fidanzato, ma lei ne è davvero
innamorata? La sua vita è perfetta come crede? Il ritorno in città di Edward,
il suo amico di sempre, gli incasinerà la vita e presto si renderà conto che
quell’amico con il quale non fa altro che litigare non è poi solo un amico. Le
cose non saranno semplici e in una notte tutto si complicherà.
INTRODUZIONE:Bella è una ragazza alla moda che vive a Orange Country, con una
storia difficile alle spalle, chiusa, ma allo stesso tempo ribelle verso gli
altri incontra lui, Edward, un playboy da strapazzo, ribelle, odioso,
presuntuoso, aggressivo, ricco e che non fa altro che dedicarsi con i suoi
amici ricconi a feste mondane e al lusso più sfrenato. Riuscirà lei a lasciarsi
andare all'amore? E lui? Riuscirà a mettere la testa a posto? E se tutto
iniziasse ad andare x il verso giusto? Lei non sa, però, che un segreto alena
dietro di lei, un segreto che lui non intende svelarle, non subito almeno, ma
poi non sarà tardi? Una storia ricca di divertimento, scontri, ribellioni, ma
amore, tanto amore. Sono tutti umani.
INTRODUZIONE:Un semplice invito di matrimonio può cambiare quella che sembra
essere diventata una vita stabile? Questo si chiede Bella quando si ritrova tra
le mani l’invito del matrimonio di Alice e Jasper. Partire e raggiungere quella
che un tempo era la sua migliore amica affrontando i fantasmi del suo passato?
Oppure restare a casa e non correre rischi? Bella vive a New York, fa la
giornalista, si è lasciata i Cullen alle spalle e si porta dietro da cinque
anni due grandi responsabilità che portano il nome di Ej e Lizzie. Chi sono? E
che c’entra Edward in tutto questo? Se vi va di scoprirlo correte a leggere la
mia storia. Sono tutti umani.
INTRODUZIONE:Isabella Swan fugge via dalla sua città all’ètà di dieci anni,
grassottella e timida viene presa in giro da tutti. Si rifugia a Jacksonville
dalla madre, ma otto anni dopo il brutto anatroccolo si è trasformato in un
bellissimo cigno. Decide di tornare a Beverly Hill, la sua città natale, dove i
suoi vecchi amici la attendono, ma Bella è cambiata non solo fisicamente e
vuole prendersi la sua rivincita su tutti coloro che un tempo la prendevano in
giro. Nella sua vecchia città, però, non tutto è come lo ha lasciato. I Royal
King, i suoi vecchi amici, sono in lotta continua contro i Blue Ice, un altro
club di ragazzi popolari e ricchi. Cosa succederà con l’arrivo di Bella? Che
succederà se un giorno i due gruppi si ritrovano costretti a collaborare?
Filerà tutto liscio? Personaggi decisamente diversi da come abbiamo imparato a
conoscerli, ma chissà…magari dall’odio nascerà qualcos’altro e quella che era
sembrata una rivincita potrebbe diventare ben altro. Sono tutti umani. Vi ho
incuriosito? Correte a leggere.
Questi personaggi non mi appartengono, ma sono proprietà di Stephenie
Meyer
Questi personaggi non mi appartengono,
ma sono proprietà di Stephenie Meyer. Questa storia è stata scritta senza alcun
scopo di lucro.
Lo so, sono in
tremendo ritardo, ne sono consapevole. Vi giuro che ho cercato di postare
prima, ma la mancanza di tempo me l’ha impedito. Il capitolo era già pronto da
un bel po’, ma non sono riuscita a regalarvelo prima a causa degli impegni. Chiedo
umilmente SCUSA e spero che possiate capire i motivi per cui non ho postato
prima. Poi diciamo anche che questo non è stato un buon periodo e ciò ha
contribuito al mio imperdonabile ritardo. Eccoci di nuovo al presente con un
capitolo pov Bella direttamente da dove avevamo
lasciato nel capitolo prima di quello pov Edward. Spero
vi piaccia e che ne sia valsa la pena aspettare. Un bacio e buona lettura a
tutti.
Capitolo 35
Una gita allo zoo
POV BELLA
A svegliarmi
furono i raggi del sole che prepotenti entrarono dalla finestra della mia
camera rubandomi dalle dolci braccia di Morfeo.
Controllai
l’orario e mi accorsi che erano le otto della mattina, di solito la domenica ne
approfittavo per dormire un po’ di più visto che i restanti giorni della
settimana non avevo la possibilità di farlo per via del lavoro.
Mi alzai e
infilai una vestaglia sopra la sottoveste che usavo per dormire, legai i
capelli in una crocchia mal riuscita e poi mi diressi in cucina dove sentivo
provenire dei rumori.
Non appena
arrivai vidi una scena che non poté non farmi sorridere. Edward con solo i
pantaloni del pigiama e i capelli completamente arruffati stava preparando il
caffè e il latte mentre i miei bambini stavano sistemando in tavola i cornetti
caldi e il succo.
- Buongiorno –
dissi facendomi vedere.
- Buongiorno a te
mamma – mi risposero i bambini sprizzando allegria da tutti i pori mentre
Edward si limitò a sorridermi.
- Zio Jake? –
chiesi per sapere dove fosse.
I gemelli si
misero a ridere, mentre Edward ridendo pure lui mi indicò il divano. Mi voltai
a guardare e mi resi conto che era rimasto a dormire sul divano dalla sera
prima, si vedeva che era completamente distrutto.
- Perché ridete?
– domandai alle due pesti non riuscendo a capire cosa ci fosse di divertente in
questo.
Anche Edward se
la rideva sotto i baffi, ma nessuno dei tre rispose, motivo per cui mi
avvicinai a Jake e vidi che aveva le labbra sporche di dentifricio e le unghie
dipinte di rosso fuoco e certo non era stato lui a combinarsi in quel modo.
Pesti, quei due
erano delle pesti.
- Ma cosa avete
combinato? – domandai scoppiando a ridere anche io.
- Noi volevamo
solo pasticciarlo di dentifricio, ma papà ci ha proposto di usare anche lo
smalto – mi rispose Ej come se la cosa fosse ovvia.
Vidi Edward
sbattersi una mano sulla fronte, segno che quello doveva restare un segreto, ma
aveva sbagliato a farsi i conti. Ej non sapeva assolutamente mantenere un
segreto.
- Idiota – gli
disse Lizzie sbuffando.
- Ops – riuscì a
dire solamente il piccolo.
Edward mi guardò
per cercare di capire se fossi arrabbiata o meno, ma certo non potevo esserlo,
anzi tutto il contrario. Quella scena era buffissima e pensare alla reazione
che avrebbe avuto Jake era decisamente uno spasso.
- Mi domando chi
tra voi sia il più piccolo, se tu o i bambini – dissi a Edward prima di
avvicinarmi alla cucina per prendere una tazza con l’intento di riempirla di
caffè.
Edward si limitò
a sorridermi, senza rispondermi, poi lui stesso mi mise il caffè in tazza
mettendolo anche per sé.
- Andate a svegliare
il dormiglione – disse poi lui ai bambini dopo essersi seduto a tavola seguito
a ruota da me.
- Mossa sbagliata
– gli sussurrai io mentre lui mi guardava non capendo.
-
Ziooooooooooooooo Jakeeeeeeeeeeee, svegliaaaaaaaaaaaaaa – urlarono come degli
scalmanati quei due all’orecchio di quel povero ragazzo che stava placidamente
dormendo.
Edward mi guardò
e fece un cenno con la mano, come a dire “ma sono impazziti?” mentre io
scrollai le spalle sussurrandogli un “come volevasi dimostrare”.
Jake saltò in
aria guardandosi attorno impaurito, del resto era normale reagire così se si
veniva svegliati in quel modo brusco.
- Che succede? –
urlò spaventato.
I gemelli di
fronte a lui scoppiarono a ridere e Jake assunse un’espressione furiosa.
- Siete delle
pesti – gli disse puntandogli il dito contro prima di passarsi la mano sulla
faccia.
Solo in quel
momento si rese conto che era tutto sporco di dentifricio.
- Che schifo è? –
domandò più a se stesso che a noi avvicinando la mano sporca al naso per
sentirne l’odore – dentifricio, bleah che schifo – aggiunse poi guardando i
gemelli furibondo mentre noi c’è la ridevano di gusto.
Si alzò dal
divano e venne verso la cucina, pulendosi le mani e la bocca con un tovagliolo,
ma fu allora che si accorse dello scherzetto delle unghie.
-
Ahhhhhhhhhhhhhhhhhhhhhhhh – urlò guardandosi le mani – sono diventato un trans
– continuò ad urlare cercando di pulirsi le unghie con il tovagliolo.
- Non credo che
con quel pezzo di carte riuscirai a pulirti – gli feci notare tra una risata
all’altra.
- Jake, non mi
avevi detto di avere queste tendenze – gli disse Edward malizioso scoppiando in
una fragorosa risata seguito a ruota dai gemelli.
- Voi due, voi
due questa me la pagate – urlò il mio migliore amico dopo aver fatto a Edward
una risata sarcastica.
Si sedette
seguito a ruota dai bambini e iniziò a fare colazione mentre io e gli altri non
riuscivamo a non ridere vedendolo muoversi con quelle mani laccate di smalto
rosso fuoco.
- Smettetela di
ridere, subito – ci fulminò con lo sguardo.
Cercammo di non
ridere e riprendemmo a mangiare e i bambini proposero a Edward di andare allo
zoo e al Central Park e lui non se lo fece ripetere due volte e accettò la
proposta senza fare storie, anzi con il sorriso sulle labbra.
Finita la
colazione Edward si offrì di ripulire tutto, mentre io andai a preparare i
bambini.
- Bella sto
schifo non si toglie dalle unghie – mi urlò Jake dal bagno principale.
Quando i bambini
furono pronti, andai incontro al mio migliore amico e gli mostrai la
bottiglietta di acetone.
- Se non usi
questo non se ne andrà mai – gli spiegai passandoglielo.
- Grazie – si
limitò a dirmi cercando di ripulirsi.
Io uscii e andai
nel bagno in camera mia andandomi a fare una doccia. Mi preparai e quando fui pronta tornai
in salotto dove Jake stava cercando ancora di togliersi lo smalto.
- Ancora non hai
finito? – gli domandai mentre Edward e i gemelli se la ridevano sotto i baffi.
- Restano tracce
di rosso – mi rispose esausto.
- Beh tipico del
rosso. Vedrai che se ne andrà – gli dissi sorridendo – con molto pazienza
ovviamente – aggiunsi poi mentre lui mi guardò sconvolto.
- Se non fosse
che oggi ho un impegno, sarei venuto volentieri allo zoo e vi avrei buttato
nella gabbia dei leoni, pesti – urlò Jake contro i bambini mentre loro
scoppiarono a rider e io ed Edward facemmo lo stesso.
Alla fine anche
sul volto di Jake comparve un sorriso e in quel momento suonarono alla porta.
Andai ad aprire e
mi ritrovai Quil ed Embry fuori dalla porta.
- Come siamo
belle stamattina – mi disse Quil entrando dentro.
- La mia Bella è
sempre meravigliosa – aggiunse Embry baciandomi sulle guance mentre sentì Ej
sbuffare sonoramente.
- E voi che ci
fate qui? – domandò Jake quando tutti e due si accomodarono dentro.
Quil ed Embry
lavoravano per Jake, erano i migliori dipendenti che lui avesse e anche i più
simpatici a dire il vero,e frequentavano spesso il mio migliore amico, motivo
per cui con quei due ero diventata piuttosto amica.
Ej mi guardava
furioso che li avessi fatti entrare, in fondo era risaputo che Embry avesse un
debole per me e a mio figlio questa cosa non piaceva per nulla.
- Avevamo un
appuntamento o sbaglio? – gli domandò Quil.
- Lo so, ma la
mia domanda è che cosa ci fate qui a casa di Bella – gli ribadì Jake mentre Ej
annuiva con la testa.
- Se non eri a
casa era ovvio che eri qui – gli spiegò Embry come se la cosa fosse ovvia e in
qualche modo lo era.
- Zio Jake, fuori
– gli disse Ej.
Sapevo che non
voleva mandare via lo zio, ma era l’unico modo che aveva per mandare via quei
due, specialmente Embry.
Jake scoppiò a
ridere seguito da tutti tranne che da Ej e da Edward che non ci stava capendo
nulla.
- Allora, ci sono
ospiti e non c’è li presenti, tesoro – mi disse Embry facendomi gli occhi
dolci.
Lasciai correre e
gli sorrisi, del resto con lui ci avevo proprio perso le speranze.
- Questo è il
nostro papà – gli rispose soddisfatto Ej.
Embry scoppiò a
ridere di gusto.
- Si certo, lui è
il vostro papà come Jake è il fidanzato della mia Bella – commentò lui che non
aveva creduto alle parole di Ej e in fondo non aveva tutti i torti visto e considerato
che Ej pur di allontanare gli uomini da me usava quella che io e Lizzie avevamo
imparata a definire “lo scaccia uomini”, una tecnica ben congeniata e
strutturata in tre fasi, adoperata per
bandire ogni uomo che mi si avvicinasse.
Vidi Edward parecchio
infastidito dall’affermazione di Embry, soprattutto dalla sua definizione “la
mia Bella” e questo dimostrava nuovamente quanto le parole che aveva usato la
sera prima fossero state usate solo per ferirmi.
- La tua Bella? E
da quando sarebbe tua? Proprio non mi risulta. Comunque piacere, Edward Cullen,
ex fidanzato di Bella e padre dei bambini – si presentò Edward porgendogli la
mano con aria di sfida.
- Sta scherzando
vero? – domandò rivolgendosi a me.
- Per niente –
gli dissi seria.
A quel punto Embry
assunse una faccia imbarazzata, poi diede la mano a Edward.
- Piacere Embry
Callaway – disse solamente prima che anche Quil si presentasse.
Ej si alzò e si
avvicinò al mio accanito corteggiatore.
- Adesso la
finirai di fare la corte a mamma. Papà è tornato – gli sussurrò all’orecchio
sperando che nessuno a parte Embry lo sentisse, ovviamente non fu così.
- Ma anche no –
gli rispose Embry convinto prima di lanciarmi un sorriso malizioso – la tua
mamma, ormai, è mia – continuò lui sorridendo.
Ej lo guardò
furioso, mentre gli altri c’è la ridevamo di gusto. Quelle scenette erano
all’ordine del giorno a casa nostra.
- Ancora con sta
storia? – gli domandò Edward piuttosto infastidito, l’unico a parte Ej che non
fosse per nulla divertito dalla scena – continua a crederci che forse in
un’altra vita si avvera. Sai come si chiama questa convinzione che hai?
Stupidità e del resto non posso dirti nulla per questo, essere stupidi è un
diritto di tutti, ma ti assicuro che tu ne hai fatto proprio un abuso –
continuò lui prendendo Lizzie sulle spalle ed Ej in braccio – ti aspettiamo
giù, muoviti – concluse poi uscendo di casa dopo aver lanciato uno sguardo di
fuoco ad un Embry del tutto sconvolto.
- Così si fa,
papà – sentì dire a Ej prima che tutti e tre uscissero di casa.
Embry e Quil
guardavano la porta dove era appena uscito Edward con sguardi sconvolti, mentre
Jake aveva preso a ridere.
- Lo trovi
divertente? – domandò Embry al mio migliore amico.
- Bella sei
consapevole vero che quella era una scenata di gelosia? È geloso marcio – mi
spiegò Jake mentre io non potei fare a meno di scrollare le spalle.
Ora come ora non
mi interessava molto il motivo di quella scenata. I comportamenti che assumeva
Edward al di fuori dei bambini non erano più un mio problema.
Mi avvicinai a
lui e gli baciai una guancia, salutai anche Embry e Quil che erano ancora
sconvolti e poi uscii di casa lasciandoli lì.
Giunta sotto trovai
la mia famiglia appoggiati all’Audi R8 di Edward, quella stessa macchina che
lui si era fatto spedire per potersi muovere senza problemi anche a New York.
Salimmo in
macchina e ci dirigemmo alla zoo. Io e lui eravamo in assoluto silenzio, mentre
gli unici a parlare erano i bambini, ma ad un certo punto si stancarono e si
addormentarono. A quel punto guardai Edward e gli sorrisi sarcastica.
Fino ad ora era
stato lui a mettere me in difficoltà, adesso ci avrei pensato io.
- Che c’è? – mi
domandò curioso.
- Sbaglio o sei
geloso? – gli domandai sorridendo ricordando la scena di poco prima.
- Io geloso? Ma
per favore, non essere ridicola – mi rispose senza distogliere gli occhi dalla
strada.
- Sicuro? – gli
domandai sarcastica.
- Sicurissimo –
mi rispose lui alzando il volume dello stereo con l’intento di troncare il
discorso sul nascere.
Io non aggiunsi
altro, scossi la testa e sorrisi sotto i baffi beandomi dell’espressione che
aveva messo su, un’espressione imbarazzata senza fine.
Lo avevo beccato,
ma gli avevo fatto notare la cosa solo per stuzzicarlo, nulla di più.
Accompagnati
dalle dolci note della musica allo stereo che si diffondeva nell’abitacolo
giungemmo a destinazione e fu allora che dolcemente svegliai i bambini.
Edward ed Ej si
diressero a comprare i biglietti per entrare mentre io e Lizzie li aspettammo
all’ingresso.
Quando tornarono,
tutti e quattro insieme, come una vera famiglia, ci dirigemmo all’interno del
parco.
Lizzie insistette
per essere presa sulla spalle dal papà e lui, beh lui l’accontentò come sempre,
mentre Ej felice come non mai mi diede la manina mentre iniziava a guardarsi in
giro.
I primi animali
ad occupare la nostra visuale furono gli orsi. Due bellissimi esemplari di orso, infatti, facevano bella mostra di sé.
Uno comodamente seduto che sembrava guardare i visitatori, l’altro che sembrava
farsi gli affari propri camminando dentro il recinto.
Loro si voltarono
cercando davvero lo zio e non vedendolo mi guardarono stupiti.
- Ma dove? –
domandarono entusiasti di poter rivedere Emmett.
- Lì – mi appoggiò
Edward indicando gli orsi.
Ej e Lizzie
scoppiarono a ridere di gusto ed Ej corse incontro al recinto, mentre Lizzie
ancora sulle spalle del papà lo esortava a muoversi.
- Quello lì non
si assomiglia per niente a zio Emmett. Lo zio è più bello – mi rispose Lizzie
dopo aver osservato bene l’animale.
Io ed Edward
scoppiammo a ridere, mentre i bambini ci guardavano non capendo.
In fondo ero io
quella che da bambina chiamava Emmett, “Koda fratello orso”, i miei figli non
potevano certo saperlo, motivo per cui io ed Edward ci limitammo a scrollare le
spalle mentre ancora ridevamo.
Dopo degli orsi,
fu il turno delle giraffe e delle
zebre che erano dentro lo stesso recinto. Le prime lunghe e a macchia
marroni su un corpo giallo, le altre basse a strisce nere su un corpo bianco.
Animali, entrambi, che avevano un loro fascino, non c’era che dire e vederli
messi insieme non faceva che mostrare la differenza tra loro.
- In questo
momento mi sento una giraffa – esordì Lizzie tutta contenta.
- Tu sei una
giraffa, la mia giraffina preferita – le rispose amorevolmente il fratello
facendole l’occhiolino.
- Io dicevo per
l’altezza. Sulle spalle di papà mi sento gigante – fece notare la piccola sorridendo
al fratello.
Tra un sorriso e una
battuta facemmo un giro completo dello zoo.
Vedemmo gli elefanti intenti a mangiare, due canguri che si facevano le coccole, una pantera che a detta di Lizzie doveva
essere cattiva perché aveva lo sguardo famelico, una tartaruga gigante che lentamente
cercava di scendere da una grossa pietra, una bellissima tigre dallo sguardo felino, due
splendidi leopardi che mi avevano
affascinato tantissimo per quella loro pelliccia tanto particolare e due cammelli che secondo Ej avevano la
faccia di due allocchi e in fondo non aveva nemmeno tutti i torti.
Restammo
affascinati anche dai leoni. In un recinto dedicato unicamente a loro facevano
bella mostra di sé una grandissimo leone insieme alla sua compagna che sdraiata accanto a lui
osservava il figlioletto che
cercava di superare un tronco posto al centro dello stesso recinto.
Quell’immagine sembrava un quadretto familiare tanto carino che restammo a
guardarlo per un sacco di tempo, restando ammaliati dall’energia emanata dagli
sguardi dei genitori del piccolo che amorevolmente studiavano il loro cucciolo
ancora piccolissimo.
In altri recinti
c’erano un panda arrampicato su un
ramo di un albero che cercava di muoversi senza cadere a terra, due orsi polari ancora piccoli che trasmettevano
una tenerezza senza eguali e poco più distanti due cerbiatti, madre e figlio.
Notai che Lizzie
alla vista dei due animali appoggiò il mente sulla testa di Edward assumendo
una faccia triste.
- Che c’è
piccola? – le domandai sorpresa di vederla in quello stato.
- Quei due
cerbiatti mi ricordano la storia di Bambi – mi rispose rattristandosi sempre di
più.
Solo allora mi
resi conto del perché di quel comportamento.
I gemelli avevano
visto il dvd di “Bambi” e Lizzie aveva pianto talmente tanto per quella storia
del cerbiatto che restava senza la mamma che mi aveva fatto promettere di non
fargli più vedere quel cartone animato. Ej per far contenta la sorellina aveva
perfino buttato nella spazzatura quel dvd in modo che la piccola potesse essere
più tranquilla.
Ogni volta che
vedeva in un libro o alla tv l’immagine a cartoni di un cerbiatto scoppiava in
lacrime. Quella storia commovente della Disney riusciva a farla stare malissimo
e anche adesso a distanza di due anni dalla visione di quel cartone non aveva
mai smesso di provare un forte rigetto verso quel racconto.
- Tesoro, il
piccolino ha la sua mamma con sé, non vedi? Non è come Bambi – le spiegai io
mentre Edward iniziò a capire quale fosse il problema.
- E se lei
morisse? – mi domandò la piccola cercando di non far uscire le lacrime.
- Non morirà
tesoro mio. Qui ci sono delle persone che si occupano di questi animali e non
permettono che muoiano. Quella di Bambi è solo una storia – le disse Edward
facendola scendere dalle spalle e stringendola al suo petto.
- Bambi era
triste ad aver perso la mamma, io non voglio che anche quel cerbiatto lo sia –
continuò lei stringendosi più forte al papà.
Ej nel frattempo
si impadronì di una mia gamba stringendola forte orgoglioso di vedere la sorella
tra le braccia del papà mentre io gli scompigliavo i capelli.
- Non lo sarà
tesoro. Quel cerbiatto ha la sua mamma e il suo papà, proprio come te – le
disse Edward baciandole la fronte.
La piccola guardò
Ej, poi spostò lo sguardo su di me e poi di nuovo sul papà.
- Per sempre? –
gli domandò la piccola riferendosi stavolta a sé stessa piuttosto che al
cerbiatto.
- Per sempre –
rispondemmo all’unisono io ed Edward sorridendole.
A quel punto
Lizzie sorrise e chiese ad Edward di rimettersela sulle spalle e di continuare
il giro.
- Voglio andare a
vedere le piscine con gli animali – propose Ej mentre la sorella concordò con
lui.
Ci dirigemmo
dall’altra parte del parco e lì, in una vasca enorme, vedemmo delle foche appoggiate ad uno scoglio ricreato
nella piscina. Alcune erano sdraiate, altre invece sembravano essere all’erta,
altre ancora entravano ed uscivano dall’acqua schizzando tutto intorno.
Infine andammo
nella piscina dei delfini, dove trovammo degli addestratori che giocavano con
quegli splendidi animali, animali che io adoravo pazzamente.
Ad un certo punto
tre delfini uscirono fuori dall’acqua
in contemporanea e saltarono in aria ricadendo subito dopo in acqua facendo un
salto mozzafiato.
- Wow – riuscì a
dire Lizzie meravigliata da quello spettacolo.
- Sono magnifici
– dissi io sincera.
- I delfini sono
animali bellissimi, ma anche estremamente intelligenti – continuò Edward sorridendo
riferendosi alla piccola.
- No, i delfini
sono animali golosi – disse all’improvviso Ej convinto della sue parole.
Io e gli altri lo
guardammo straniti, non riuscendo a capire da dove fosse saltata fuori quella
battuta.
- Scusa? – chiese
Lizzie non capendo mentre io ed Edward ci unimmo a lei.
- In tv un tizio
dice “delfino curioso”, ma io aggiungerei anche “delfino goloso”. Caspita si
mangia un pacchetto di caramelle in una volta sola – ci spiegò Ej come se la
cosa fosse seria.
Io, Edward e
Lizzie scoppiamo a ridere accorgendoci che Ej si stava riferendo ad una
pubblicità della tv.
Quel bambino era
uno spettacolo e più passava il tempo più mi rendevo conto che assomigliava in
modo esponenziale ad Emmett, poiché come il mio fratellone, lui era
fondamentalmente un vero burlone.
- Che c’è da
ridere? – ci domandò poi quasi infastidito accorgendosi che lo stavamo
prendendo in giro.
- Nulla
fratellino, scusaci – gli rispose Lizzie sorridendogli e facendogli gli
occhioni da cucciola, il che bastò a tranquillizzarlo.
- Sentite, non so
voi, ma io ho fame – aggiunse poi Ej cambiando completamente discorso.
Guardai l’orario
e mi accorsi che si erano fatte le due del pomeriggio.
- Beh diciamo che
anche il mio stomaco inizia a sentire la fame. Andiamo a mangiare? – domandai
agli altri.
Edward scoppiò a
ridere forse notando la mia espressione visto che lo stesso fece anche Lizzie,
mentre io ed Ej ci guardammo come a dire “ma sono pazzi?”.
- Andiamo a
mangiare dai – ci disse Edward quando smise di ridere.
Io lo guardai non
capendo il motivo per cui avesse riso alla mia affermazione, ma lui mi scrollò
le spalle, poi tutti e quattro ci dirigemmo verso un bar presente al parco per
andare a mangiare e in quel momento, guardando tutta la nostra famiglia
riunita, non potei fare a meno di sorridere.
Edward si stava
comportando male con me, ma per lo meno con i bambini fino ad ora si era
comportato in modo perfetto e questa era l’unica cosa che contava.
In poco tempo
raggiungemmo il bar e ordinammo qualcosa da mangiare e dopo qualche minuto il
cameriere tornò con le nostre ordinazioni.
Iniziammo a
mangiare mentre i bambini non smettevano un attimo di sorridere.
- Bella? – mi sentii
chiamare da una voce dietro le mie spalle.
Paul era un
collaboratore dello stilista Armani e visto il mio lavoro avevo avuto spesso a
che fare con lui in quanto ponte di connessione con lo stilista. Avevamo creato
un buon rapporto basato, però, ovviamente, solo su una reciproca stima
professionale.
- Ciao Paul –
dissi sorridendogli e alzandomi dal tavolo salutandolo con due baci.
Solo allora mi
resi conto che insieme a lui c’era una bambina che doveva avere all’incirca
undici, dodici anni.
- Ciao – mi
salutò la piccola mentre io le sorrisi.
- Questa è mia
sorella Rory. Oggi mi ha costretto a
venire alla zoo – mi spiegò Paul sorridendomi.
- Ciao, io sono
Ej, il figlio di Bella – si presentò subito mio figlio avvicinandosi a noi e
assumendo ovviamente la sua solita espressione da mister gelosia.
Paul gli sorrise,
poi mi guardò stranito.
- Non sapevo che
avessi un figlio – mi fece notare.
- A dire il vero
due – rispose Ej al mio posto – quella lì è mia sorella Lizzie e lui è Edward,
il nostro papà – continuò il piccolo come se nulla fosse.
Paul strabuzzò
gli occhi sconvolto, del resto aveva ricevuto più informazioni di quelle che si
aspettava.
Guardai Lizzie
che sorrideva al mio amico, mentre Edward aveva un’espressione indecifrabile
sul volto.
- Wow, sono
sorpreso. Non sapevo che avessi dei figli, men che meno che fossi sposata – mi
rispose Paul quando sembrò riprendersi.
- Infatti non lo
sono. Io e il papà non stiamo insieme – mi premurai a rispondere mentre Ej
sbuffando tornò a sedersi vicino al papà.
- Mamma viene a
mangiare, si sta freddando – mi rimproverò poi quando si fu seduto.
- Beh, ti lascio
andare. Non vorrei che tuo figlio mi uccidesse, non credo di stargli molto
simpatico. È stato un piacere incontrarti, era una vita che non ci si vedeva –
mi fece notare lui sorridendomi.
- Ad Ej non
piacciono molto gli uomini, sai com’è, la gelosia – gli dissi facendogli capire
il caratterino di mio figlio – comunque ha fatto piacere anche a me
incontrarti. Credo ci rivedremo presto, comunque. Ho in programma un articolo
“Armani” per l’uscita del prossimo mese – gli dissi mimando le virgolette al
nome dello stilista.
- Quando vuoi, il
numero di cellulare è sempre quello – mi rispose lui facendomi l’occhiolino
mentre Ej urlò per l’ennesima volta il mio nome per farmi tornare a sedere.
Diedi un bacio
alla sorella di Paul e poi tornai a sedermi e solo in quel momento Ej sembrò
tranquillizzarsi, mentre io e Lizzie ci guardammo scoppiando a ridere.
- Che c’è di
divertente? – domandò Edward leggermente infastidito.
- Hai appena
assistito alla prima fase dello “scaccia uomini” – gli rispose la piccola
Lizzie mentre io ancora me la ridevo.
Ej, invece,
sentendosi preso in causa sbuffò assumendo una faccia buffissima.
- Lo scaccia
cosa? – domandò Edward non capendo.
- Allora papi,
c’è una cosa che devi sapere. Come avrai capito Ej è molto geloso di mamma e
per questo motivo ha ideato una tecnica per allontanare da mamma tutti gli
uomini. La tecnica è divisa in tre fasi. La prima è quella di far scoprire
all’uomo che ci prova con mamma che lei ha due figli. Questo spesso li
allontana, ma a volte non succede, allora Ej passa alla fase due – iniziò a
spiegare Lizzie ad un Edward esterrefatto.
- E quale sarebbe
la fase due? – domandò curioso.
- Semplice. Mi
avvicino all’uomo e gli faccio credere che mi stia simpatico, poi gli do un
biglietto con scritto un numero di telefono falso, ovviamente in questo mi sono
fatto aiutare da zio Jake, e dico all’uomo di non dire nulla alla mamma perché
lei non è al corrente del fatto che gli ho dato il bigliettino visto che lei
non vuole dare mai a nessuno il suo numero. Ovviamente porto sempre con me i
biglietti con il numero finto, non si sa mai. Geniale, no? – gli spiegò il
piccolo.
- Geniale? Tu non
sei un bambino, sei un vero talento – gli rispose Edward ancora sconvolto che
il piccolo avesse elaborato tutta quella tecnica da solo.
- Poi c’è la fase
tre in caso la uno o la due non dovessero funzionare. Ej presente all’uomo Jake
dicendo che è il fidanzato geloso e violento di mamma. Se Jake non c’è allora
lui indica un uomo a caso nelle vicinanze, di solito uno bello muscoloso,
inventando la stessa bugia. Papi, ti giuro, li fa scappare tutti – terminò di
raccontargli la piccola orgogliosa del fratello.
- Fa davvero
queste cose? – domandò Edward stavolta rivolgendosi a me incredulo che un
bambino tanto piccolo arrivasse a combinare tutto questo.
- Tale padre,
tale figlio – fu la mia unica risposta.
Non lo guardai
nemmeno quando gli risposi, non volevo dargli troppo importanza, né tanto meno
volevo che quella mia frase potesse indurre lui a pensare chissà cosa.
Edward non
rispose nulla, né riuscii a vedere la sua espressione visto che non lo guardai.
- Io e mamma
chiamiamo questa tecnica lo “scaccia uomini”. Ej la usa sempre. La fase tre poi
funziona sempre. Fa scappare gli uomini come fa Bip bip
quando scappa da Will il coyote – continuò la piccola come se nulla fosse.
A quel punto
Edward scoppiò a ridere di gusto e dopo aver guardato Ej la sua risata aumentò
sempre di più.
- E bravo il mio
campione – gli disse dandogli il cinque.
Io non potei fare
a meno di sorridere nel vedere l’espressione soddisfatta di Ej e Lizzie fece lo
stesso.
In fondo Ej ed
Edward erano molto più simili di quanto si potesse credere.
- Però non sempre
questa tecnica è efficace. Ad esempio con Embry non funziona perché lui sa
tutta la verità, per questo Ej lo odia – terminò di spiegare la piccola mentre
Ej sbuffò infastidito al solo pensiero di Embry.
Tutti scoppiammo
a ridere compreso Edward e alla fine lo stesso Ej venne contagiato dalle nostre
stesse risate.
Dopo il pranzo
andammo al Central Park dove trascorremmo tutto il pomeriggio, tra scherzi e
giochi con i bimbi.
Edward ed Ej si
misero a giocare a pallone e poco dopo anche Lizzie li raggiunse, dicendo che
in fondo, qualunque gioco andava bene basta che c’era il papà.
Io rimasi a guardarli
seduta in una panchina sorridendo contenta nel vederli così felici e non ci
volle molto per capire che lo stesso Edward mentre era con loro sembrava
un’altra persona. Era semplicemente felice.
A fine giornata
assistemmo poi ad una scenetta di burattini fatta da un gruppo di ragazzi che
avevano ricreato in modo comico la storia di “Pinocchio”.
Ci divertimmo un
mondo e quando tornammo a casa quasi mi dispiacque che quella giornata era già
terminata. Il tempo era volato, ma la cosa non mi stupii per nulla. Del resto
quando ci si diverte, quando si sta bene, il tempo passa sempre in fretta,
troppo in fretta.
Ci fermammo in
pizzeria per mangiare, poi tornammo a casa.
Feci il bagno ai
bambini ed Edward mi aiutò, anche se, alla fine il bagno sembravano avercelo
fatto i piccoli a noi piuttosto che noi a loro.
Dopo avergli
messo il pigiama li portammo a letto nella stanza comune e dopo un bacio della
buonanotte da parte di entrambi, uscimmo dalla stanza lasciando la porta
socchiusa, cosa che facevo sempre in modo da poterli sentire se qualcosa
durante la notte non andava.
- Buonanotte –
dissi poi a Edward senza nemmeno guardarlo mentre mi dirigevo nella mia camera.
- Bella? – mi
chiamò lui.
Mi fermai, ma non
mi voltai a guardarlo, non ne avevo assolutamente voglia.
- Riguardo a ieri
sera, a quello che ho detto… – provò a dire lui.
- Non mi
interessa Edward. Sono stanca, buonanotte – gli dissi in tono glaciale senza
farlo finire di parlare chiudendomi in camera prima che lui potesse dire
qualcos’altro.
Solo quando mi
chiusi la porta alle spalle mi resi conto che per troncare il discorso avevo
usato bene o male le sue stesse parole della sera prima.
Pentita?
Assolutamente no. Avevo preso una decisione e quella avrei portato avanti.
Da qualche parte
avevo letto una frase che mi aveva colpita: “Prima accetti che le cose non torneranno più come una volta e prima
rincominci a vivere”. Ad oggi mi rendevo conto della veridicità di quelle
parole.
Nulla sarebbe
tornato come prima, non lo voleva lui e adesso non lo volevo nemmeno io perché
mi rendevo conto che non ne valeva assolutamente la pena, quindi, era arrivata
l’ora di ricominciare a vivere.
Ne avevo tutti i
diritti, nessuno mi avrebbe potuta giudicare per questo e se qualcuno lo avesse
fatto, beh, non erano problemi miei.
Ero stanca di
pensare sempre agli altri, di mettermi sempre e comunque nei panni degli altri,
era il momento di pensare un po’ anche a me stessa, credevo di meritarlo.
Quando ti accorgi
che nella tua vita stai sopravvivendo hai solo due opzioni davanti a te: o ti
lasci morire o riprendi in mano le redini della tua vita e torni a vivere.
Io volevo tornare
a vivere e ora, ora ne ero certa più che mai.
…Adry91…
SPOILER:
- Tieni – dissi poi
a Edward attirando la sua attenzione e porgendogli la chiave – è quella della
cameretta dei bambini. So che non ti restituirà cinque anni persi, ma spero che
possa aiutarti a riempirlo questo buco. Lì dentro c’è tutto ciò che sono stati.
Le ecografie, le foto, i video, i loro oggetti preferiti, c’è di tutto. E
comunque io sono qui, se vorrai sapere qualcosa, qualunque cosa sui bambini io
ci sono, cercherò di aiutarti a recuperare il tempo perso – terminai poi
sorridendogli.
Edward fissò per
qualche secondo il palmo della mia mano con la chiave sopra, poi guardò me e
non so cosa vide nei miei occhi, ma ciò gli bastò per decidersi a prendere
quella chiave.
Risposte alle vostre recensioni:
- incantata86: Beh in effetti
dovrebbero cercare tutti e due di passare sopra al passato e pensare solo al
presente e al futuro. Chissà se c’è la faranno.
- monica_cullen: Eccoti il capitolo nuovo anche se in
tremendo ritardo. Chiedo nuovamente scusa.
- nik81: Il capitolo passato
non volevo spiegare nulla. L’ho inserito solo perché credevo fosse giusto
sentire entrambe le campane e far capire i reali motivi che hanno spinto Edward
a comportarsi in quel modo. Non volevo con quel capitolo giustificare il suo
comportamento anche perché non credo si possa giustificare soprattutto il
comportamento a Boston. La trama era già stata decisa molto tempo fa, avevo
scritto la bozza di questa storia prima ancora di iniziare a scriverla e
postarla, quindi non la sto dilungando per far contento qualcuno, ma solo
perché originariamente doveva andare così e perché soprattutto voglio che vada
così. Bella non ha fatto assolutamente una vita di clausura, in questi cinque
anni senza Edward è andata avanti a testa alta, il fatto che non abbia voluto
nessun uomo al suo fianco non significa che abbia avuto una vita da clausura.
Ho specificato che Bella non ha avuto nessun uomo, ma questo non significa che
lei non sia uscita con nessuno, né che non abbia fatto nulla di positivo o
divertente. Quanto ad Edward mi spiace se è passato il messaggio che fosse solo
uno strafico e basta. In lui c’è molto altro e volevo che si notasse, quindi me
ne dispiaccio se così non è stato. Non voglio far felice nessuno facendoli
rimettere insieme, la mia bozza è rimasta senza finale per tanto tempo anche
perché non ero certa ci potesse essere un lieto fine, dopo essere arrivata
quasi a metà storia ho deciso quale sarà il finale, ma l’ho fatto in base a
quello che credo sia più giusto per l’andamento della storia e per quello che
voglio io. La storia nasce da quello che voglio io, da quello che piace a me
che se poi coincide con quelli che leggono mi può solo fare piacere e spronare
a continuare a scrivere, ma certo non modifico quello che ho scritto e voglio
scrivere solo in base a quello che vuole chi legge. In fondo la storia è mia e
tale deve rimanere. Bella sarà pure stata un automa che è andata avanti solo
per i suoi figli come hai detto tu, ma credo che nella vita nulla sia rose e
fiori e soprattutto credo che la felicità non deve essere sempre e solo essere
in rapporto a due persone, a una coppia. C’è gente felice anche da sola, anche
senza un compagno. Bella non ha trovato un uomo in questi anni non perché non
abbia potuto o voluto, ma semplicemente perché per lei c’era una sola priorità
ed era i suoi figli, il resto poteva attendere. In fondo ha solo 25 anni e di
tempo per trovare un uomo ne ha ancora tanto.
- Sabe: Ciao sister, mi
scuso enormemente per non aver ancora risposto alla tua e-mail, ma ti assicuro
che è stato un periodo nero e soprattutto ricco di impegni che mi hanno tenuto
molto occupata. Un periodo assurdo, diciamo che non è stato un buon periodo e
ho l’umore KO. Ti spiegherò bene per e-mail anche se non so quando riuscirò a
risponderti, ma spero presto. Spero solo che tu possa capire la situazione, ma
ti prometto che ti racconterò ogni cosa non appena potrò. Dovevamo sentirci più
spesso in queste feste, invece, è stato peggio, un casino dietro l’altro.
Comunque quanto al capitolo sono contenta che ti sia piaciuto e che ti abbia
emozionato, spero che lo stesso valga per questo.
- witch77it: Io giustifico il
comportamento di Edward fino alla sua partenza, ma non quello che ha fatto a
Boston. Avrà pure avuto le sue ragioni, ma non doveva comportarsi in quel modo.
Ha fatto del male a se stesso e anche a Bella. Concordo con te quando dici che
le donne sono di un altro pianeta, concordo davvero in pieno. Spero insieme a
te che Edward si svegli, in fondo credo che tutti stiamo aspettando questo.
- franz1000: Credo che il
comportamento dopo la morte di James sia giustificabile, quello a Boston no,
quindi su questo mi trovi d’accordo. Quando Edward parla anche di errori fatti
da Bella si riferisce al fatto che gli abbia tenuto nascosta la verità sui
bambini. Edward saprà cosa ha dovuto passare Bella, fra qualche capitolo
scoprirà tutto e vedremo come reagirà. Chiedo scusa per il ritardo pazzesco, ma
ho avuto un sacco di problemi e soprattutto diciamo che questo non è stato un
buon periodo. Scusami.
- MyPassion: Il capitolo passato riprendeva molte frasi
dal pov di Bella, proprio perché era lo stesso
capitolo, ma visto con gli occhi di Edward. Sono contenta che sia riuscita a
rendere il dolore reale, quando lo si prova davvero poi è difficile scrivere
quello che si prova. Lucas nel capitolo passato aveva un anno, aveva un anno
quando James è morto. Adesso lo rivediamo a sette anni. Nel corso della storia
vedremo altri capitoli pov Edward ovviamente al
presente, per quelli al passato dovrai aspettare la fine della storia. Alla
fine scrivere dei capitoli extra e ci saranno anche dei flashback al passato e
uno dei tanti credo che sarà quello che tu stessa hai citato. In tutti i casi
c’è da sapere che Edward è sempre rimasto in contatto con Victoria e Lucas
quindi lui l’ha visto crescere, anche se non era presente quotidianamente. Come
si chiama il tuo cuginetto? Io adoro i bambini. Sono così pucciosi.
- lampra: Non ti posso dire se il fondo lo abbiamo
toccato o ancora no, ma credo che prima o poi in un modo o nell’altro si dovrà
risalire, insieme o separati, ma bisogna risalire. Spero che il capitolo ti
piaccia.
- grepattz: Si, Edward sa di essersi comportato come un
emerito coglione anni prima, ne è consapevole e non si pentirà mai abbastanza
per questo. È vero Edward in passato è riuscito a cacciarla e nasconderle i
suoi sentimenti e potrebbe rifarlo, ma la differenza tra prima e dopo è che
prima non sapeva a cosa andava incontro, poteva solo immaginarlo, mentre adesso,
beh adesso lo sa.
- immacolata: Beh credo che
Edward debba capire bene cosa sia successo e capire che forse quello che ha
fatto Bella non è stata che la conseguenza delle azioni che lui stesso a
commesso in passato. Speriamo bene.
- superlettrice: Il capitolo non
voleva farti cambiare idea su Edward, solo far capire bene come stavano le cose
e mostrarle con i suoi occhi e non solo con quelle di Edward. Non ci sono
giustificazioni circa il comportamento di lui soprattutto quello adottato a
Boston. Credo che ora come ora se quei due vogliono ricreare un rapporto di
qualunque genere sia devono prima chiarire tutti gli scheletri che hanno
nell’armadio. Vedremo.
- Ed4e: Beh diciamo che il
capitolo serviva proprio per entrare nella testa bacata di Edward. Sono
contenta che l’hai apprezzato, spero ti piaccia anche questo.
- serenalla: Beh speriamo che ci riesca da solo ad
aprirla e a metterci un po’ di sale in quella zucca vuota che si ritrova. Tanti
auguri anche a te anche se in ritardo.
- baby2080: Credo anche io che
in momenti come questi sia fondamentale l’aiuto delle persone che ami e che ti
amano, altrimenti rischi di impazzire. Edward ha preferito allontanarsi da
tutto e tutti preferendo restare solo e metabolizzare un dolore tanto forte,
forse perché credeva di essere proprio lui la causa di quello che era successo.
Come dici tu, forse, con l’aiuto della sua famiglia avrebbe metabolizzato il
dolore, invece, da solo non c’è riuscito, anche perché il fantasma di James
sembra essere ancora uno scheletro nell’armadio per Edward.
- FunnyPink: Hai ragione, ciò che accomuna tutte le
persone che hanno perso qualcuno è il vuoto, quel vuoto che non riuscirai mai
più a colmare anche se riuscirai ad andare avanti e ad essere felice anche
senza quella persona. Il vuoto non si colmerà mai, perché prima era coperto da
una persona che amavi e anche se adesso quella persona non c’è il suo posto non
può prenderlo nessuno. Resterà vuoto, ma allo stesso tempo ancora coperto da
quella persona. Edward ha sbagliato parecchio e ciò che ha fatto soprattutto a
Boston non può essere giustificato. Ha sofferto, ma ha anche sbagliato e questo
bisogna ammetterlo. Tanti auguri anche a te anche se molto in ritardo.
- Ale1989: Edward ha fatto un
errore dopo l’altro dopo la morte di James e forse nemmeno lui se ne rende
conto davvero. Ciò che conta, però, è che prima o poi lo faccia (meglio prima
che poi), ma credo che per riuscirci dovrà eliminare il suo scheletro
nell’armadio che altri non è che la morte dell’amico, una morte che lui non è
ancora riuscito a superare.
- GiorgiaCullenHale: Sono molto contenta di esserti
riuscita a fare emozionare. Per me questo è tutto ciò che conta. Ti posso
anticipare che Edward cercherò di aprire le sue vedute e capire che comportarsi
così non porta a nulla. Già da questo capitolo puoi ben vedere che sembra
nettamente migliorato, anche se ancora non del tutto. Prima smetterà di fare lo
stronzo meglio sarà per tutti. Tanti auguri anche a te anche se in tremendo
ritardo.
- favola08: Beh credo sia una
cosa naturale cercare un colpevole a cui dare le colpe per quello che è
successo, credo che in qualche modo tutti lo facciamo, ma in realtà colpevole o
no la verità è che abbiamo perso qualcuno di importante e niente e nessuno
possono riportarlo da noi. Hai detto benissimo su Edward, concordo con te in
pieno. Per affrontare questo passato credo che lui debba iniziare con lo
scacciare via lo scheletro che ha nell’armadio che porta il nome di James.
- giova71: Il comportamento di
Edward non è giustificabile specialmente quello adottato a Boston. Edward ha
fatto un sacco di errori e anche James, ma credo che diventare genitori a
diciannove anni come nel caso di James non sia facile. A diciannove anni si è
ancora irresponsabili e immaturi e certo non si vedono con chiarezza le cose
giuste da quelle sbagliate. James aveva un figlio e doveva essere responsabile,
ma non lo è stato. Non mi sento di andarci troppo conto, purtroppo il diventare
genitori a “tenera” età è un problema reale che capita a molti e purtroppo
quando non si ha l’età giusta certe cose non ci capiscono.
- ste87: Non sei insensibile
a non capire il dolore di Edward, non lo credo assolutamente. Edward ha fatto
un sacco di errori e il suo comportamento, soprattutto quello tenuto a Boston,
non è giustificabile, ma forse è il momento di guardare al presente e al futuro
e non più al passato. Bisogna andare avanti nella vita.
- RenEsmee_Carlie_Cullen: Solo una cosa ho da
dire: concordo pienamente con te. Speriamo che tutto vada bene.
- maryc: Edward ha fatto un sacco di errori, nessuno
può dire il contrario. Credo che sia giusto adesso rimboccarsi le maniche e
pensare al presente, mettendo da parte il passato indipendentemente da come
andrà a finire.
- saramichy: Beh credo che quello sia stato un po’ più
straziante perché era il dolore di una persona che perde non solo un amico, ma
anche un fratello. Ciò che legava Edward a James era di certo più forte di ciò
che legava Bella a James, anche se i due erano diventati davvero molto amici.
Eccoti spiegato come Bella faccia a conoscere Quil ed Embry.
- simonas71: Sono contenta di
essere riuscita a trasmettere i sentimenti di Edward. ciò che mi ero prefissata
di fare era proprio questo e sono molto felice di esserci riuscita.
- eliza1755: Beh credo che Edward
di errori ne abbia fatti tanti, troppi forse, quindi non batto ciglio quando
dici di stare dalla parte di Bella, anche perché anche io sono dalla parte di
lei per il 60%. Credo che per ricucire lo strappo che si è creato tra loro ci
voglia ancora molto tempo, ma soprattutto ci vuole la volontà di tutte e due.
La avranno? Riusciranno a lasciarsi il passato alle spalle? Credo che solo se
riusciranno a fare questo potranno trovare un equilibrio indipendentemente se
torneranno insieme oppure no. Tantissimi auguri anche a te anche se molto,
molto in ritardo.
- KatyCullen: Edward sapeva che stava sbagliando a
comportarsi in quel modo, ma pensava fosse la scelta giusta. Ha capito solo
dopo che a volte la scelta migliore non è sempre la più giusta. Vedremo adesso
che succederà.
- francytwilighter80: Ciò che mi ha
spinto a scrivere questo capitolo non era l’intento di far cambiare idea, ma
solo di mostrare a chiare lettere cosa ha passato Edward, far vedere il suo
dolore dai suoi occhi e non solo da quelli di Bella e sono felice che almeno ti
sia arrivato questo. Concordo in pieno con tutto ciò che hai detto, voglio solo
aggiungere una piccola cosa. Tu hai fatto notare i cambiamenti di Edward da
quando aveva vent’anni ad adesso che ne ha ventisei e come hai giustamente
detto sembra che il suo orgoglio ventenne non sia sparito. Beh quello credo che
non sparirà mai, ma ciò che frena Edward non è tanto l’orgoglio è il fatto che
lui è come se sta ancora ad un bivio. Prima di affrontare il presente deve
affrontare il passato e lo scheletro che ha nell’armadio e con questo mi
riferisco alla morte di James. Solo quando affronterà tutto questo potrà essere
davvero un uomo migliore. Concordo in pieno con te sul fatto che tutti e due
abbiano fatto degli errori, anche io come te non sto dalla parte di nessuno
perché mi rendo conto che di errori ne hanno commessi entrambi e se vogliono
tornare ad avere una serenità credo sia il caso che si rimbocchino le maniche e
iniziano a impegnarsi come si deve.
- rorry: Sono felice che il capitolo ti sia piaciuto
e soprattutto ti abbia emozionato. Per me è molto importante sapere questo.
Tanti auguri anche a te anche se in tremendissimo
ritardo.
- Moni68: Edward ha sbagliato
tantissimo nei confronti di Bella, ha fatto cose che non doveva fare
soprattutto quando lei è andata da lui a Boston. Concordo con te sul fatto che
lui la fiducia di Bella la deve riacquistare di nuovo e credo che sia giunto il
momento che inizi a cambiare atteggiamento.
- BellsSwanCullen: Credo che tutto quello che ha fatto Edward
dopo la morte di James sia stato condizionato proprio dalla morte dell’amico,
una morte che lui non è ancora riuscito a superare che lo voglia ammettere o
meno. Nessuno sa com’è avvenuto veramente l’incidente. Victoria e gli altri
sanno che James è morto a causa di un incidente, ma non sanno come sia
successo. L’unico che ne è a conoscenza è Edward in quanto le dinamiche
dell’incidente gli sono state raccontate da Laurent che era presente. Edward
non ha mai avuto il coraggio di rivelare a Victoria come è morto James, anche
perché dentro di lui si sente lui stesso responsabile di quella morte. Chissà
magari prima o poi lo farà, non si sa. Tanti auguri anche a te anche in molto
in ritardo.
- sabryepenny: Edward si sente in colpa per tante cose, in
primis per la morte dell’amico, ma anche per come ha trattato Bella. Non si
perdonerà mai per quello che ha fatto, perché sa che ha fatto un errore troppo
grande con lei. Eccoti il capitolo, anche se in ritardo, così puoi leggere tu
stessa quello che nello spoiler non hai capito.
- nyxie: Si, il gioco “Balle” l’ho preso dal film
“Come farsi lasciare in 10 giorni”, un film tra l’altro davvero bellissimo a
mio avviso.
- adeviobea: Sono contenta che ci sia una nuova fan. Hai
ragione, quando il dolore è troppo forte ci spinge a fare cose che in un
momento di lucidità non faremmo mai e purtroppo a Edward è successo. Si è
pentito, ma mai riuscirà a perdonare se stesso per ciò che ha fatto. Ha fatto
degli errori e ne ha pagate care le conseguenze, su questo non c’è che dire.
Anche Bella, come tu stessa hai fatto notare, ha sbagliato a non dire a Edward
la verità, avrebbe dovuto farlo, soprattutto quando ha capito che tra loro
c’era ancora qualcosa.
- antonellalantigua: Scusami il ritardo, ma non sono
proprio riuscita a postare prima, comunque eccoti il capitolo nuovo.
- _MiSSCuLLeN_: Ecco scoperto cosa
c’entra Embry. Diciamo che è un corteggiatore incallito di Bella da molto
tempo.
- secretkeeper: Scusami tanto per il ritardo, sono
imperdonabile lo so, ma non c’è l’ho fatta a mettermi al pc e postare. Ho avuto
un sacco di impegni.
- bella cullen89: Si, ci saranno
altri capitolo pov Edward, non molti ma ci saranno.
Alcuni al presente, altri alla fine della storia che saranno una specie di
extra che risalgono al passato e penso che in questi ci saranno anche quelli
che tu stessa hai nominato.
- crazyalicecullen: Scusatemi entrambe per il mio
tremendo e imperdonabile ritardo, ma vi giuro che la voglia di postare era
tanta, al differenza del tempo che, invece, non c’era. Eccovi adesso il
capitolo, spero lo gradirete lo stesso anche se in ritardo.
- cane: Lo so che era un
casino di tempo che non postavo, ma con tutti gli impegni che ho avuto è stato
impossibile. Eccomi tornata adesso. Spero che il capitolo possa piacerti.
Comunque tranquilla anche se ritardo gli aggiornamenti (spero non si verifichi
più un’assenza così lunga) continuerò e terminerò la storia, quindi tranquilla
davvero.
Un grazie di tutto
cuore a tutti voi che avete recensito, a quelli che hanno messo la mia storia
tra i preferiti e nelle seguite. Un altro grazie di cuore anche a coloro che mi
hanno inserita tra gli autori preferiti. Spero che anche questo capitolo sia di
vostro gradimento e recensite. Un bacio.
INTRODUZIONE:Edward ha lasciato Bella in New Moon e non è
non e mai più tornato. Gli anni passano e anche i decenni, ma due anime sono
ancora tremendamente legate tra di loro perché il tempo possa cancellare ciò
che l’amore ha creato. Cosa succederà se un giorno Bella dovesse rincontrare
quella che aveva considerato fin dall’inizio al sua famiglia? E i Cullen e
soprattutto Edward come reagiranno quando scopriranno che Bella è ancora la
diciottenne che avevano lasciato? P.S. Bella non è un vampiro, ma non è
comunque umana. Oltre i vecchi, ci saranno anche nuovi personaggi.
INTRODUZIONE:Bella vive a Phoenix
da quando è nata e la sua vita ruota intorno ai suoi sei migliori amici: Alice,
Rosalie, Emmett, Jasper, Jacob e Edward. Si conoscono fin da quando erano dei
bambini, ma crescendo le cose cambiano e lei si ritrova solo con Jacob e Edward
che sono iperprotettivi nei suoi confronti. Un giorno accade che Jacob si
dichiara e in seguito le chiede di sposarlo. Lei accetta, ma lo ama davvero? Si
certo, ma il suo non è amore, non quello vero almeno. Ed Edward? Cosa farà a
questo punto? E se si accorgesse proprio ora che sta per perdere la persona più
importante della sua vita? E se lei lo considerasse solo il suo migliore amico?
E se invece non fosse così? La loro è solo amicizia? Si certo, ma non del
tutto. Cosa succederà, allora? Bella sposerà Jacob? Forse solo da uno sbaglio
si può scoprire la verità. Ma qual è questa verità?
INTRODUZIONE:Edward lascia Bella per
permettergli di vivere una vita normale, ma prima di farlo esaudisce il
desiderio dell’unica ragazza che abbia mai amato. Dopo la sua partenza le cose
cambiano e Bella non vivrà la vita che Edward ha sperato per lei. Si ritroverà
vampira, con un figlia da crescere e un passato da ricordare. Riuscirà a
ricordarsi del suo unico e vero amore? Ma soprattutto riuscirà a rincontrarlo?
INTRODUZIONE: Rosalie, Bella e
Alice sono tre sorelle newyorchesi che si trasferiscono a Phoenix. Sono le
classiche ragazze popolari che tutti invidiano, dal carattere forte e deciso e
che non si fanno mettere i piedi in testa da nessuno. A Phoenix le loro vite si
incroceranno con quelle di tre fratelli Emmett, Edward e Jasper, anche loro dal
carattere forte. Nessuno di loro crede nell’amore, ma presto si renderanno
conto di sbagliare, presto l’amore entrerà nelle loro vite e da lì tutto
cambierà.
INTRODUZIONE:Bella è una semplice
ragazza che vive a Phoenix. Ha un fratello e due sorelle gemelle. La sua vita
ruota intorno ai Cullen, i suoi migliori amici, la sua seconda famiglia. E poi
c’è Tay, il suo fidanzato, ma lei ne è davvero
innamorata? La sua vita è perfetta come crede? Il ritorno in città di Edward,
il suo amico di sempre, gli incasinerà la vita e presto si renderà conto che
quell’amico con il quale non fa altro che litigare non è poi solo un amico. Le
cose non saranno semplici e in una notte tutto si complicherà.
INTRODUZIONE:Bella è una ragazza alla moda che vive a Orange Country, con una
storia difficile alle spalle, chiusa, ma allo stesso tempo ribelle verso gli
altri incontra lui, Edward, un playboy da strapazzo, ribelle, odioso,
presuntuoso, aggressivo, ricco e che non fa altro che dedicarsi con i suoi
amici ricconi a feste mondane e al lusso più sfrenato. Riuscirà lei a lasciarsi
andare all'amore? E lui? Riuscirà a mettere la testa a posto? E se tutto
iniziasse ad andare x il verso giusto? Lei non sa, però, che un segreto alena
dietro di lei, un segreto che lui non intende svelarle, non subito almeno, ma
poi non sarà tardi? Una storia ricca di divertimento, scontri, ribellioni, ma
amore, tanto amore. Sono tutti umani.
INTRODUZIONE:Un semplice invito di matrimonio può cambiare quella che sembra
essere diventata una vita stabile? Questo si chiede Bella quando si ritrova tra
le mani l’invito del matrimonio di Alice e Jasper. Partire e raggiungere quella
che un tempo era la sua migliore amica affrontando i fantasmi del suo passato?
Oppure restare a casa e non correre rischi? Bella vive a New York, fa la
giornalista, si è lasciata i Cullen alle spalle e si porta dietro da cinque
anni due grandi responsabilità che portano il nome di Ej e Lizzie. Chi sono? E
che c’entra Edward in tutto questo? Se vi va di scoprirlo correte a leggere la
mia storia. Sono tutti umani.
INTRODUZIONE:Isabella Swan fugge via dalla sua città all’ètà di dieci anni,
grassottella e timida viene presa in giro da tutti. Si rifugia a Jacksonville
dalla madre, ma otto anni dopo il brutto anatroccolo si è trasformato in un
bellissimo cigno. Decide di tornare a Beverly Hill, la sua città natale, dove i
suoi vecchi amici la attendono, ma Bella è cambiata non solo fisicamente e
vuole prendersi la sua rivincita su tutti coloro che un tempo la prendevano in
giro. Nella sua vecchia città, però, non tutto è come lo ha lasciato. I Royal
King, i suoi vecchi amici, sono in lotta continua contro i Blue Ice, un altro
club di ragazzi popolari e ricchi. Cosa succederà con l’arrivo di Bella? Che
succederà se un giorno i due gruppi si ritrovano costretti a collaborare?
Filerà tutto liscio? Personaggi decisamente diversi da come abbiamo imparato a
conoscerli, ma chissà…magari dall’odio nascerà qualcos’altro e quella che era
sembrata una rivincita potrebbe diventare ben altro. Sono tutti umani. Vi ho
incuriosito? Correte a leggere.
Questi personaggi non mi appartengono, ma sono proprietà di Stephenie
Meyer
Questi personaggi non mi appartengono,
ma sono proprietà di Stephenie Meyer. Questa storia è stata scritta senza alcun
scopo di lucro.
Anche questa volta
sono in ritardo. Mi scuso nuovamente, anche se molti mi vorrebbero uccidere lo
stesso, ma se lo fate non saprete mai come finirà la storia. Volevo dirvi che
ho risolto un bel po’ di casini che mi hanno incasinato in questo periodo,
quindi spero da adesso in poi di tornare a postare con una certa regolarità,
come facevo prima. Inoltre dal prossimo capitolo in poi risponderò alle
recensioni attraverso il nuovo metodo che hanno inserito nel sito e non più
alla fine del capitolo. Mi sono accorta che è un metodo più veloce, ma efficace
allo stesso modo. Spero che non sia un problema per nessuno di voi, in caso
contrario fatemelo sapere. Che altro dire? Beh, eccovi il capitolo nuovo. Spero
che vi piaccia. Un bacio e buona lettura a tutti.
Capitolo 36
Una stanza speciale
POV BELLA
Era passata una
settimana e mezza da quando Edward era arrivato a New York con l’intento di
fare il padre, il padre che per cinque lunghi anni non era potuto essere.
I bambini lo
adoravano ogni giorno sempre di più e per lui era lo stesso. Vederli tutti e
tre insieme mi metteva addosso una felicità senza eguali perché vederli ridere,
giocare, scherzare era qualcosa di meraviglioso. Sembrava come se quei tre
fossero stati sempre insieme, sembrava come se quei cinque anni lontani non
fossero esistiti.
C’erano parecchie
cose che Edward ancora non sapeva dei bambini, ma giorno dopo giorno cercava di
scoprire il più possibile, cercava di entrare in quella che fino ad allora era
stata un routine solo per me e loro e devo dire che ci riusciva benissimo.
Il rapporto tra
lui e Jake era migliorato tantissimo, sembravano due amici di vecchia data che
si spalleggiavano a vicenda, anche se Jake più di una volta mi aveva pregato di
rivelare a lui ciò che avevo passato in quegli anni. “Vedrai che allora capirà e tornerà tutto come prima” mi diceva
sempre. Per lui, Edward, era un ragazzo fantastico, solo un po’ troppo preso
dall’orgoglio e dalla rabbia, ma una persona che ancora dentro di sé aveva
tanto dolore, un dolore che lo accecava e non gli permetteva di essere razionale
come avrebbe potuto e dovuto essere.
Tra me ed Edward,
invece, le cose procedevano come al solito. Sembrava come se la nostra storia
fosse stata messa in stand-by per lasciare posto a qualcosa di molto più importante
di noi due, i nostri bambini.
Edward era meno
spigoloso e pungente nei mie confronti e aveva smesso di dire frasi taglienti
come lame affilate e io avevo apprezzato tantissimo la cosa perchè ci eravamo
donati ai bambini senza quel clima teso dei primi giorni.
La mia idea in
merito alla nostra storia non era cambiata, ma ogni tanto, mentre lo vedevo
giocare con i piccoli, una parte di me, forse quella irrazionale, continuava a
sperare che, un giorno, seppur lontano, saremmo divenuti la famiglia che i gemelli
tanto volevano.
Ovviamente era
una parte di me a pensare questo, perché l’altra era ancora ferita dalle sue
parole, dai suoi sguardi e quella ferita sembrava quasi non potesse essere
risanabile nemmeno dal miglior medico del mondo.
In definitiva potevo
dire che una settimana era bastata a far stemperare il clima di tensione e
adesso sembravamo due normali genitori alle prese con dei bambini un po’ troppo
vivaci per la loro età. Tutto il resto momentaneamente sembrava non interessare
a lui quanto a me.
E adesso seduti
tutti e quattro più Jake nel salone di casa mia ci beavamo di un’altra serata
insieme davanti ai videogiochi. Ero sempre stata negata per quei giochi così
tecnologici, ma i bambini, soprattutto Ej adoravano giocarci e con la scusa di
far giocare loro avevo imparato quanto meno ad usare il joystick.
Di solito usavamo
sempre la Wii intrattenendoci in giochi che richiedevano prevalentemente
capacità canore e motorie, capacità le ultime in cui la sottoscritta era
piuttosto negata.
In quel momento a
giocare erano Edward e Jake che si stavano battendo in una partita di basket
del tutto avvincente, Ej faceva un tifo sfegatato per il papà, mentre io e
Lizzie stavamo preparando dei buonissimi biscotti al cioccolato per i tre
uomini di casa.
Jake era seduto
sul divano con i piedi appoggiati al tavolino davanti la tv, ovviamente a piedi
scalzi, Edward, invece, con addosso solo un pantalone di tuta e il busto
completamente nudo era seduto sul tappeto di fronte la tv con Ej, con un
pigiamone addosso e i piedi scalzi, che gli saltava in spalla esortandolo a
vincere.
- Papà un tiro da
tre e abbiamo vinto. Dai papà – urlava il piccolo come un forsennato – si così
papà, dai – continuava come se quella partita virtuale si stesse svolgendo
nella realtà.
Io e Lizzie ci
guardammo poi scoppiammo a ridere nel vedere quel pazzerello fare tutte quelle
urla per un semplice tiro a canestro.
- Impegnato com’è
a tifare credo che non si smuoverebbe da lì nemmeno per assaggiare l’impasto al
cioccolato – feci notare alla mia bambina.
- Mi dispiace
dirlo, ma concordo con te, mamma – mi rispose lei sorridendo.
- Proviamo? – le
proposi euforica mentre vidi lei annuire.
- Ej l’impasto è
pronto. Vuoi assaggiarlo prima che sistemiamo in biscotti in forno? – domandò
Lizzie urlando per farsi sentire visto che quei tre giocavano, ma facevano gli
scalmanati allo stesso tempo.
- Non posso
adesso. Sono impegnato non vedi? – le rispose lui come ciò che stesse facendo
fosse di vitale importanza.
- Come volevasi
dimostrare – feci notare alla piccola.
- Golosone dei
miei stivali – mi rispose la piccola sorridendo e scuotendo la testa.
Ej era sempre il
solito. Prevedere le sue mosse era facile come dare delle caramelle ad un
bambino. Volente o nolente era un libro aperto per tutti coloro che lo
conoscevano, su questo non c’erano dubbi.
Presi un
cucchiaio e assaggiai un po’ di impasto per scoprirne il sapore, ma quello
quasi non mi andò di traverso quando sentì un urlo agghiacciante da parte di Ej
ed Edward, segno questo che decretava di sicuro la loro vittoria.
- Se va bene, ma
che cavolo, non c’è storia a giocare. Quattro partite perse tutte quattro,
impossibile – si lamentò, invece, Jake alzandosi dal divano sbuffando e
avvicinandosi a me e Lizzie – almeno tu, sii buona – aggiunse poi facendo gli
occhi da cucciolo alla piccola.
Non occorreva che
spigasse la frase, era ovvio a tutti che voleva un po’ di impasto al cioccolato
e la piccola non se lo fece ripetere due volte e ne passò un po’ a quel
brontolone di Jake.
- Spiacente
tesoro, ma quello lì era il migliore della squadra di basket della scuola non
per niente era il capitano – feci notare a Jake a mo di consolazione.
- Davvero papà?
Eri il capitano della squadra di basket? – gli domandò Ej euforico peggio di
prima.
- Beh in effetti
– gli rispose Edward cercando di fare il modesto.
Il piccolo gli
corse incontro e lo abbracciò vigorosamente prima di farsi prendere in braccio.
Ej aveva sempre
adorato il basket, fin da piccolissimo preferiva guardare una partita di basket
alla tv piuttosto che i cartoni animati e sognava di imparare quello sport.
Una volta Jake
gli aveva chiesto se voleva che glielo insegnasse, ma lui aveva scosso
vigorosamente la testa e gli aveva risposto: “sarà il mio papà ad insegnarmi a giocare quando tornerà a casa”.
Risoluto e fiducioso come solo lui sapeva essere.
- Mi insegni a
giocare qualche volta? Ti prego, ti prego – gli chiese Ej pregandolo.
- Certo campione,
quando vuoi sono a tua completa disposizione – gli rispose il papà
sorridendogli e scuotendogli i capelli.
Ej odiava quando
gli si toccavano i capelli, ma con Edward era sempre stato diverso, fin dalla
prima volta che lo aveva visto, come se quel bambino fosse capace di percepire
il legame che univa lui al papà.
- Bella era
davvero bravo? – mi domandò Jake cercando di non farsi sentire.
- Il migliore in
assoluto, giuro – gli risposi convinta delle mie parole.
- Cioè questo qui
era bravo a giocare a basket, era un campione con la moto e alla fine ha scelto
di fare il medico? Un lavoro che non c’entra niente con tutto questo. Questa
cosa non me la spiego – mi rispose lui stranito dalla situazione.
Io scrollai le
spalle e lasciai che il discorso cadesse lì, non volevo che Jake porgesse a
voce alta quella costatazione al diretto interessato. Se Edward alla fine aveva
intrapreso quella carriera lavorativa c’era un perché e non ero certa che lui
ne riuscisse a parlare senza sentire una fitta di dolore squarciargli il petto.
- Allora questi
dolci sono pronti? – domandò Edward avvicinandosi all’isola della cucina con in
braccio Ej.
- Non ancora –
rispose Lizzie prima di passare un po’ di impasto al papà e al fratello.
- Buonissimo –
fecero notare in coro padre e figlio mentre Jake annuì con la bocca piena di
impasto.
Io e Lizzie ci
guardammo e scoppiammo a ridere e fu in quel momento che suonarono alla porta.
- Vai tu – disse
Ej a Jake.
- No, ci va
Lizzie – gli rispose Jake intento a mangiare altro impasto.
- Assolutamente
no, ci va mamma – fece notare la piccola.
- Ma nemmeno per
idea. Io devo finire di preparare i biscotti – mi giustificai all’istante.
Come al solito
era una lotta a scaricare all’altro un compito da fare. Non saremmo cambiati
mai.
- Ok, ok, andiamo
noi – rispose Edward riferendosi a se stesso e ad Ej che era in braccio a lui.
I due si
diressero alla porta mente io mi premurai di infilare i biscotti nel forno. Mi
lavai le mani e poi affacciai la testa verso l’ingresso.
- Chi era? –
domandai curiosa.
- Ciao Bella – mi
sentì rispondere da Dylan.
Feci il giro
dell’isola della cucina e mi appoggiai allo stipite della parete a godermi le
facce infastidite che Edward ed Ej avevano messo su.
- Ciao Dylan –
risposi solamente prima che lui si voltasse a guardare Edward.
Lo osservò da
capo a piedi accorgendosi che indossava solo i pantaloni della tuta, poi guardò
il piccolo Ej, ma spostò di nuovo lo sguardo su Edward.
- Noto con
piacere che ci rivediamo – gli fece notare il mio collega.
- Non posso dire
lo stesso – gli rispose infastidito Edward.
- Noto, inoltre,
con piacere che sei acido esattamente come l’altra sera – continuò Dylan senza
troppi giri di parola mentre io risi sotto i baffi seguita da Lizzie che mi
aveva raggiunto e che aveva allungato le manine per farsi prendere in braccio.
- Permetti una
domanda? – chiese Ej a Dylan intervenendo nella conversazione.
- Si certo
piccolo, dimmi – gli rispose lui sorridendogli a trentadue denti.
Non aveva idea di
cosa lo aspettava.
- Vado a godermi
lo spettacolo comodamente seduto sul divano – disse sottovoce Jake a me e
Lizzie andandosi a sedere.
- Ma tu hai
sempre questa faccia per andare in giro? – gli domandò mentre tutti scoppiammo
a ridere ad eccezione dell’interessato che non si aspettava certo una domanda
tanto pungente.
Qualche secondo
dopo cercai di tornare seria e guardai Ej cercando di non ridere.
- Ej ti sembra questo
il modo di accogliere una persona che viene in casa? – gli domandai a mo di
rimprovero.
- Ma mamma… –
provò a giustificarsi lui.
- Niente mamma,
chiedi scusa avanti – lo esortai cercando di mostrarmi risoluta.
In fondo non era
buona educazione comportarsi in quel modo con una persona che tra l’altro non gli
aveva fatto nulla di male.
- Non vedo perché
debba chiedere scusa. La domanda del piccolo era più che legittima. Anzi, a
proposito, non hai ancora risposto – intervenne Edward dando ragione al figlio.
Avrei tanto
voluto ridere per quel suo intervento mal riuscito di celare la sua gelosia, ma
cercai di mantenermi seria.
- Non credi di
essere un po’ troppo cresciuto per fare queste domande? – chiese Dylan a
Edward.
- Hey, la domanda
l’ho fatta io, non papà – gli spiegò Ej.
- È così è lui il
famoso papà dei gemelli, giusto Bella? – mi domandò Dylan mentre io avvampai
per l’imbarazzo visto che con quella frase Edward avrebbe facilmente capito che
avevo parlato di lui con il mio collega.
- Giustissimo. Edward
Cullen, tu, invece saresti? – domandò Edward scocciato dal tono impertinente
avuto da Dylan.
- Dylan Scott –
si presentò lui.
- E saresti qui
per quale motivo? – continuò Edward imperterrito.
- Devo parlare
con Bella – si limitò a rispondere lui.
- Mamma potremmo
gentilmente sapere chi è questo qui? – mi domandò Ej infastidito da morire.
- Lui è Dylan, un
mio collega di lavoro. Quello nuovo ricordi, te ne ho parlato, lavora per Vogue
da qualche tempo – lo informai come se fossi la figlia che dava spiegazioni al
padre.
- Se la mamma è
una tua collega perché sei venuto qui a parlare con lei? Non potevi parlarci in
ufficio? – gli domandò Ej sempre più infastidito, probabilmente ricordandosi
del vecchio messaggio che Jake aveva trovato sul mio cellulare con mittente
Dylan.
- Era una cosa
piuttosto urgente – spiegò Dylan guardando me.
- Di che si
tratta? – domandai avvicinandomi con Lizzie in braccio che se la rideva sotto i
baffi.
- Non potremmo
parlarne a quattr’occhi? – mi domandò lui sorridendomi mentre Ej sbuffò
sonoramente.
- Veramente
adesso proprio non posso. Stavo facendo delle cose con i bambini – gli risposi
cercando di essere cordiale.
- Non puoi
dedicarmi nemmeno dieci minuti? – mi domandò quasi pregandomi.
- Nemmeno un
minuto – rispose Ej al mio posto.
- Motivo per cui
sei pregato di uscire di qui. Le questioni di lavoro si risolvono in ufficio –
continuò Edward sicuro di sé mentre Jake prese sonoramente a ridere attirando
l’attenzione di tutti che ci girammo a guardarlo.
- Ops – disse
quando si accorse della cosa – scusate, ma non c’è la facevo più a trattenermi
– si giustificò poi mettendosi un cuscino in faccia per non farsi sentire
mentre continuava a ridersela di gusto.
- Senti Dylan
vedi tu stesso che situazione c’è qui, è impossibile parlare di lavoro. Ti
farei accomodare nel mio studio, ma mio figlio come minimo mi ucciderebbe visto
che la sera non vuole assolutamente che mi metta a lavorare, quindi mi trovo
costretta a dirti che dovremmo parlarne domani in ufficio, mi spiace – dissi a
Dylan mostrandomi gentile.
Lo vidi guardare
Edward poi di nuovo Ej e visto lo sguardo furente dei due, soprattutto del
piccolo, Dylan tornò a guardarmi sorridendomi.
- Dovevo
chiamarti prima di irrompere qui a casa senza preavviso, mi spiace. Ne
riparliamo domani in ufficio con più calma, in fondo non era poi così urgente –
si scusò lui sorridendomi.
- Davvero? Sai
non l’avevamo capito che non era urgente – affermò sarcastico Edward mentre
Lizzie e Jake ripresero a ridere.
- Bene, è meglio
che vada. Ci vediamo domani Bella, in fondo parlare a tu per tu da soli sarà
meglio – disse Dylan lanciando una tremenda frecciatina a Edward che dovette
incassare il colpo senza dire niente.
Si avvicinò a me
e mi salutò con due baci mentre Ej sbuffava.
- Ciao piccolina
– disse poi a Lizzie baciandole la fronte mentre la piccola gli sorrise
scuotendogli la mano – buona serata a tutti e scusate il disturbo – salutò
infine prima di aprire la porta e uscire di casa.
A quel punto Jake
e Lizzie scoppiarono in una risata liberatoria, mentre Edward ed Ej ancora
infastiditi si buttarono entrambi sul divano.
Io rimasi ferma a
guardarli e scoppiai a ridere anche io.
- Mi fate capire
cosa c’è di divertente? – domandò Edward stranito dal fatto che ridessimo.
- Tu e tuo figlio
che fate i gelosi siete un’accoppiata eccezionale – gli spiegò Jake mentre
ancora rideva.
- Ma quale
geloso? A me quel tipo mi fa saltare in nervi, non lo sopporto proprio, non
c’entra nulla la gelosia – si giustificò Edward mentre stavolta anche Ej
sorrise.
- Papi le bugie
non sono proprio il tuo forte – gli spiegò poi il piccolo mentre appoggiava la sua
testa alla spalle del papà.
Edward scosse la
testa come a dire che era lui ad aver ragione, ma tutti facemmo finta di nulla.
Lo vidi poi
guardarmi e nello spazio di un qualche secondo mi ricordai di una cosa che mi
ripeteva sempre Alice: “bisogna sempre
battere il ferro finchè è caldo”. Mai come in quel momento quelle parole mi
parvero vere e fu allora che decisi di giocarmi davvero la carte della gelosia.
Non sapevo il reale
motivo per cui volevo farlo, ma sentivo un bisogno impellente di prendermi
qualche rivincita su di lui, giusto o sbagliato che fosse.
Mi misi a ridere
scuotendo la testa, azione questa che avrebbe catturato l’attenzione di
qualcuno, infatti Jake non perse occasione di fare il curiosone.
- Che c’è? – mi
domandò incuriosito dalla mia risata.
- Niente, pensavo
alla prima volta in cui ho incontrato Dylan – gli risposi sorridendo.
- E la cosa ti fa
ridere? – continuò a chiedermi Jake.
- Direi di si. Il
primo incontro con lui non è stato a lavoro, ma a Jacksonville – gli spiegai
enigmatica.
- Scusa? – mi
domandò Edward non capendo.
Avevo catturato
la sua attenzione e questo non era altro che ciò che volevo.
- Ho incontrato
Dylan in discoteca durante la festa di addio al nubilato di Alice – gli risposi
senza scendere nei dettagli consapevole che mi avrebbe aiutato la curiosità
sproporzionata del mio migliore amico.
- E la cosa ti fa
ridere perché? – mi domandò, infatti, Jake.
- Beh, Dylan non
ha fatto altro che provarci per tutta la sera. Dovevi sentire le frasi che ha
usato per l’occasione. Ti giuro non sentivo roba simile da quando frequentavo
il liceo – gli spiegai ridendo sotto i baffi mentre Edward ed Ej sembravano
gettare fumo dalle orecchie.
- Io l’ho capito
subito che a quello lì gli piacevi – mi fece notare il piccolo furioso.
- Sempre
esagerato tu – risposi io.
- Ma anche no. Ej
ha ragione – continuò Edward mentre Lizzie fece un cenno a Jake che riuscii a
vedere solo io.
Sapevo cosa aveva
in mente. Si divertiva un sacco a vedere Ej fare il geloso e, visto che più di
una volta in questa settimana aveva costatato che Edward dava man forte a suo
fratello, il suo divertimento cresceva a vista d’occhio.
- Beh, in effetti
hanno ragione loro. Prima sembrava spogliarti con gli occhi – mi fece notare
Jake facendo poi l’occhiolino a Lizzie.
Inconsapevolmente
mi stava aiutando e la cosa momentaneamente giocava a mio favore.
- Può darsi –
dissi io enigmatica facendo, però, l’indifferente.
Ej mi guardò
riflettendo, stava cercando di capire il senso delle mie parole, mentre Edward
era in procinto di dire qualcosa, ma quando si accorse che lo fissavo distolse
lo sguardo e fece finta di nulla.
Non mi avrebbe
mai dato la soddisfazione di sputargli in faccia il fatto che nonostante la
freddezza dimostrata nei miei confronti era geloso di me.
- Mamma ti devo
dare una comunicazione – mi disse poi Ej dopo qualche attimo di silenzio.
- Sarebbe? – gli
chiesi curiosa di sapere che cosa si fosse inventato.
- Da domani
decido io cosa indosserai per andare a lavoro – mi spiegò come se la cosa fosse
normale.
- Ma fammi il
piacere – commentò sua sorella sventolando la mano indietro.
- Dico sul serio
e sappi che sono già state abolite le gonne – continuò il piccolo e fu allora
che tutti compreso Edward scoppiammo a ridere.
Ej era
fantastico.
Mi avvicinai al
piccolo e mi buttai addosso a lui riempiendolo di baci. A volte quel piccolino
mi sembrava Emmett in miniatura. Lo adoravo terribilmente, morbosamente quasi.
Alla fine anche
il piccolo scoppiò a ridere e in quel clima di giocosità andammo in cucina a
mangiare i biscotti che nel frattempo si erano cotti.
Tra un biscotto e
l’altro ci mettemmo a parlare accantonando l’argomento “Dylan”, anche se ero
certa che prima o poi mio figlio lo avrebbe riaperto quel discorso.
- Papi domani
mentre la mamma è al lavoro ci porti al centro commerciale? – domandò
all’improvviso Lizzie.
- Certo tesoro,
ma cosa devi comprare? – chiese Edward curioso tanto quanto lo ero io.
- Io ed Ej
vogliamo i wokie tokie così ci manteniamo sempre in contatto – gli spiegò la
piccola.
- Ma se state
sempre appiccicati che bisogno avete dei wokie tokie? – chiesi io stranita da
tale richiesta.
- Che domande.
Dobbiamo fare come le spie – mi rispose Ej.
- Ah certo,
allora – mi scusai io.
- Ma Bella, come
ti salta in mente di fare una domanda simile? È ovvio che gli servissero per
questo – mi rimbeccò Edward sorridendomi sghembo dando man forte ai gemelli e
fu allora che entrambi scoppiammo a ridere, mentre Jake sembrava riflettere.
- Terra chiama
zio Jake, terra chiama zio Jake – ripeté due volte Lizzie sventolando una mano
davanti alla faccia di Jake che sembrava nel mondo dei sogni.
- Scusate –
rispose lui che sembrò tornare nel mondo normale.
- A cosa pensavi?
– gli domandò la piccola.
- Pensavo che non
serve che vi compriate i wokie tokie perché in casa c’è ne dovrebbero essere
già due – spiegò lui sorridendo a me.
- Scusa? Ah si è
vero, è normale che ci siano, anche noi due giocavamo a fare le spie – gli
dissi io sarcastica mentre Edward e i bambini scoppiarono a ridere.
- Scema. Ci sono
quelli che usavamo quando eri in gravidanza – mi rispose lui tornando a
sorridermi.
Al sentire quelle
parole Edward smise all’istante di ridere e tornò serio, mentre i bambini
guardavamo me e Jake curiosi di sapere se era la verità o meno.
- Hai ragione, me
ne ero quasi scordata – gli risposi ricambiando il sorriso.
- Potrei capire
di cosa state parlando? – domandò Edward serio con addosso un velo di tristezza
che mi fece male.
- Durante la gravidanza
ho costretto Bella a comprare due wokie tokie in modo da mantenere i contatti
in caso lei fosse qui e io di là, a casa mia. Bella faceva di tutto durante
quei nove mesi e quando le rimproveravo qualcosa mi diceva sempre “sono incinta e non malata” e
conoscendola ho preferito fare così nel caso avesse bisogno di me mentre non
ero in casa con lei – gli spiegò Jake cercando di mostrare tatto visto che
anche lui sembrava aver scorto in Edward ciò che io stessa avevo visto.
Lui non disse
nulla, si limitò ad annuire e ad abbassare la testa a mo di ringraziamento per
la spiegazione di Jake.
- E dove sono? –
ci domandò Lizzie curiosa.
- Dovrebbero
essere nella camera che è chiusa a chiave. È lì che ci sono tutte le cose della
gravidanza e dei primi anni – le risposi sorridendole.
- Mamma c’è li
prendi? Per favore – mi pregò Ej facendomi gli occhioni da cucciolo seguito a
ruota da Lizzie.
- Ok, ma
promettete di non romperli – dissi ad entrambi.
- Giurin giuretto
e mano sul cuore – mi risposero entrambi sorridendomi.
Mi alzai dal
tavolo e andai in camera mia a prendere la chiave che tenevo nascosta nel mio
studio poi tornai in salone e insieme agli altri mi diressi in quella camera.
Non appena arrivai aprii la porta e mi diressi verso l’armadio dove in uno dei
cassetti avrei trovato ciò che cercavo, difatti li trovai subito.
Mi voltai pronta
per tornare fuori, ma non potei fare a meno di notare l’espressione di Edward.
Era completamente concentrato nell’osservare ogni minimo particolare della
camera.
La stanza era molto diversa dalle altre
anche per l’arredamento, sicuramente più classica delle altre camere, sembrava
un mondo a parte in quella grande casa.
Il parquet a
terra, le pareti bianco sporco e i mobili tutti panna. C’era qualche quadretto
appeso qua e là e qualche foto dei gemelli da bambini. Al centro della parete
frontale c’era un poster che avevo fatto fare apposta con una foto dei bambini
all’età di un anno e mezzo.
Avevano imparato
a camminare e io e Jake avevamo pensato di portarli al parco. La foto li
ritraeva appoggiati ad un albero uno da un lato e una dall’altro. Lizzie, nella
sua salopette di jeans con la gonnellina e la sua felpa arancione con cappuccio
era appoggiata con tutte e due le manine all’albero, mentre Ej nella sua
salopette di jeans e la sua maglietta gialla era appoggiato con una sola mano,
mentre con l’altra salutava.
Quella foto mi
era piaciuta un sacco e così avevo fatto fare il poster e l’avevo appesa in camera e
adesso Edward la osservava cercando di scorgere quanto più particolari
possibili.
A terra c’erano
poi dei peluche che i bambini usavano sempre quando erano più piccoli, la cesta
dei giochi, il tappeto dove si divertivano a giocare, il box da cui cercavano
sempre di scappare, le due culle. C’era di tutto e ogni cassetto presente in
quella stanza racchiudeva la vita dei miei bambini e la mia vita durante la
gravidanza.
Era una stanza
molto importante per me, motivo per cui la tenevo chiusa a chiave. Non volevo
assolutamente che quelle due pesti rovinassero quella bolla di passato che mi
piaceva sempre andare a guardare nei momenti più tristi.
Vedendo che io
avevo già preso tutto, anche Edward si diresse verso l’uscita, ma solo allora si
accorse che appoggiati ad un muro c’erano anche delle stampelle un po’
particolari. Me le aveva fatte lui quando, a diciassette anni, dopo una brutta
caduta mi ero fratturata un piede e il medico mi aveva detto di tenere il piede
in assoluto riposo.
Edward aveva
comprato delle normali stampelle e io le odiavo da morire. Erano così spente e
grigie che mi facevano venire malinconia, così un giorno le aveva colorate
dicendomi che così sembravano un arcobaleno di colori e emanavano gioiosità.
Non avevo mai voluto
buttarle e le tenevo in quella stanza perché facevano parte dei cimeli della
mia gravidanza. Alle volte, soprattutto nei primi mesi di gravidanza, le
prendevo e un po’ per gioco le usavo. In realtà lo facevo solo nei momenti in
cui ero molto giù, in quei momenti in cui stavo male e pensavo di non farcela,
allora le prendevo e ci giocavo un po’ perché facendo così mi sembrava che
fosse Edward a sorreggermi.
Le osservò, poi
passò una mano sulla superficie toccandole mentre sembrava immerso nei ricordi,
forse ripensando appunto a quei giorni felici in cui me le aveva regalate con
immenso amore.
Quando sembrò
tornare con i piedi per terra uscì dalla stanza e lo stesso fecero gli altri
che a differenza sua non era stupiti nel vedere la camera considerato che
l’avevano vista spesso.
Chiusi di nuovo e
conservai la chiave in tasca, poi tornammo in salotto.
I bambini presero
a giocare con i wokie tokie mentre io, Edward e Jake seduti sul divano
parlottammo tra di noi. A dire il vero eravamo più io e Jake a parlare, Edward
sembrava assente, in un mondo tutto suo e interveniva nella conversazione solo
quando il mio migliore amico gli poneva una domanda diretta.
Trascorremmo così
la serata, poi Jake si congedò e io misi il pigiama ai bambini, mentre Edward
andò a letto dicendo di essere molto stanco, in realtà mi sembrava piuttosto
turbato piuttosto che stanco.
Misi i bambini a
letto, poi andai in camera mia. Mi misi una sottoveste e mi infilai sotto le
lenzuola riuscendo a prendere sonno in pochi minuti.
Non so quanto
tempo passò, ma all’improvviso venni svegliata dal pianto di Lizzie e dopo
essermi messa una vestaglia corsi in camera dei piccoli a vedere cosa stava
succedendo.
Quando arrivai
trovai già Edward che stringeva a sé la piccola mentre Ej, che si era svegliato
anche lui, guardava la scena ammirato. Lizzie non piangeva più, ma rimaneva
stretta nella braccia nel papà.
- Che succede? –
chiesi non appena entrai sedendomi sul letto e accarezzando il viso della
piccola.
- Ho fatto un
brutto sogno – mi rispose lei cercando di non piangere.
- Tranquilla
tesoro, era solo un incubo. Va tutto bene adesso, ci siamo noi qui con te – le
disse Edward stringendola di più a sé mentre io non potei fare a meno di
sorridere.
Mi alzai e presi
il carillon in cui c’era incisa la ninna nonna di nonna Elizabeth, l’unica cosa
in grado di far riaddormentare Lizzie.
Caricai il
carillon e presto le sue note si diffusero per la stanza.
Edward mi guardò
stranito riconoscendo la melodia, ma non disse nulla. Ej si rituffò a letto,
mentre Lizzie sembrò tranquillizzarsi sempre di più e nell’arco di qualche
minuto tutti e due i bambini erano di nuovo nel mondo dei sogni.
Edward appoggiò
delicatamente la testa della piccola sul cuscino, poi insieme a me ci dirigemmo
fuori dalla camera.
Volevo andare
nella mia stanza senza dire nulla, ma non ci riuscivo, qualcosa me lo impediva
e forse quel qualcosa erano gli occhi tristi e spenti di Edward.
- Era la ninna
nonna della nonna, non è vero? – mi domandò quando si accorse che non sembravo
intenzionato ad andare in camera.
- Si, dopo un
incubo è ideale per farli addormentare, oppure quando proprio non hanno sonno –
gli spiegai sorridendogli mentre lui andò a sedersi sul divano.
Passò qualche
secondo, poi anche io mi sedetti vicino a lui.
- Perché l’hai fatta
incidere sul carillon? – mi domandò curioso di sapere qualcosa in più sui
bambini.
- Ogni sera,
durante la gravidanza, prima di addormentarmi cantavo sempre la ninna nanna di
nonna accarezzandomi la pancia e i bambini davano sempre un calcio, era come se
la sentissero e mi facessero capire che gli piaceva o, almeno, io ho
interpretato così quel gesto. Così ho deciso di farla incidere in un carillon
prima che nascessero, volevo che potessero sentirla sempre, anche quando io non
potevo cantargliela – gli spiegai mentre lui sembrava rapito dalle mie parole.
- E loro lo sanno
che c’è la cantava la nonna? – mi chiese.
- Si. Hanno
sentito Esme, Alice e Rosalie cantarla a Sarah durante il viaggio a
Jacksonville e mi hanno chiesto come loro potessero saperla così gli ho
raccontato tutto – gli risposi sorridendo.
Restammo qualche
attimo in silenzio.
- Come mai eri
già in camera? Di solito non ti svegli nemmeno con le bombe – gli domandai
spezzando il silenzio che si era creato.
- Non riuscivo a
prendere sonno. Quando Lizzie ha iniziato a piangere l’ho sentita subito e sono
corso a vedere – mi rispose lui facendomi un sorriso debole che, però,
ricambiai.
Tornò di nuovo il
silenzio e stavolta non sapevo cosa dire per spazzarlo via.
- È difficile
fare i genitori – costatò lui poco dopo.
- In effetti è il
mestiere più difficile al mondo, ed è un mestiere che nessuno ti può insegnare.
Non ci sono libri o riviste che ti spiegano come si fa ad essere una brava
madre o un buon padre. Devi solo fare del tuo meglio e sperare che sia il
meglio per loro – gli spiegai.
- E come si fa a
capire se stai facendo il meglio per loro? – mi chiese curioso, ma sempre con
espressione turbata in volto.
- Non lo so come
si fa. Credo che un giorno saranno loro stessi, il loro modo di essere e di
agire a dirci se abbiamo fatto il meglio o no, ma fidati Edward, il padre lo
sai fare. Ami quei bambini e loro lo sentono questo, vuoi il meglio per loro e
questo lo percepirebbe chiunque. Loro ti adorano, smettila di farti mille
problemi e goditi quelle pesti – gli feci notare sincera.
- A volte ho
paura, paura di sbagliare, di fare la cosa sbagliata per loro, in fondo so così
poco di loro – mi spiegò mostrandomi le sue paure.
- Fare il
genitore spaventa sempre. Anche io, ancora oggi, ho le mie insicurezze sul fare
la cosa giusta o meno per loro. Il tempo che trascorri con loro anche se è
tanto non ti toglie mai l’insicurezza di poter sbagliare. Fare i genitori
significa anche sbagliare, ma l’unica cosa che importa sono loro, tutto ciò che
importa è fare di tutto per proteggerli da tutto e tutti, anche se sei
consapevole che non ci riuscirai mai del tutto – gli risposi io sincera.
In fondo se lui
si stava aprendo con me, era giusto che anche io lo facessi con lui
indipendentemente dai nostri screzi. In questo momento si parlava dei bambini,
noi non c’entravamo.
- So così poco di
loro – ripeté lui nuovamente.
- Ti sbagli, in
una settimana hai imparato tantissime cose su di loro. E ciò che non conosci
glielo puoi leggere negli occhi, quei due sono due libri aperti e soprattutto
sono loro stessi che vogliono farsi conoscere oltre che conoscere te – gli
risposi sorridendo.
- Hai ragione, ma
di loro, del loro passato non c’è niente. Ho un buco di cinque anni che non so
se riuscirò a colmare e vorrei tanto riuscirci – mi rispose e per la prima
volta da quando affrontavamo l’argomento non c’era traccia di rabbia nei suoi
occhi, ma solo di dispiacere, di tristezza.
Mi dispiaceva
vederlo così, mi dispiaceva un sacco e in quello stesso istante mi venne in
mente una cosa.
- Vieni – gli
dissi solamente prima di alzarmi dal divano.
Mi voltai a
controllare se anche lui lo avesse fatto e quando lo vidi in piedi proseguii a
camminare nonostante avessi notato il suo sguardo stranito, lo sguardo di uno
che non capiva cosa avessi in mente.
Mi diressi verso
il mio studio ed entrai facendo
entrare anche Edward. Poi mi avvicinai alla scrivania e dentro il secondo
cassetto presi le chiavi della cameretta dei bambini, quelle chiavi che poco
prima avevo riposato per non rischiare di perderle.
Mi voltai verso Edward
e notai che si stava guardando intorno osservando le foto che c’erano in giro.
In effetti quella
stanza la consideravo il mio regno, più che la mia camera da letto. Di solito
ci entravo solo io, c’erano documenti di lavoro e non facevo entrare i bambini
per paura che prendessero qualcosa o li rovinassero. Era una stanza intima per
me, l’unica stanza dove c’era la vera Bella, l’unica stanza in cui c’era il mio
passato e il mio presente.
Moltissime foto
erano sparse in giro, sulla scrivania o sui muri, foto di me da ragazza, di
Edward, dei Cullen, dei miei genitori, di tutta la mia vecchia vita, ma c’erano
anche foto di Jake e dei bambini. C’era, in pratica, racchiusa tutta la mia
vita e ne andavo orgogliosa.
- Tieni – dissi poi
a Edward attirando la sua attenzione e porgendogli la chiave – è quella della
cameretta dei bambini. So che non ti restituirà cinque anni persi, ma spero che
possa aiutarti a riempirlo questo buco. Lì dentro c’è tutto ciò che sono stati.
Le ecografie, le foto, i video, i loro oggetti preferiti, c’è di tutto. E
comunque io sono qui, se vorrai sapere qualcosa, qualunque cosa sui bambini io
ci sono, cercherò di aiutarti a recuperare il tempo perso – terminai poi
sorridendogli.
Edward fissò per
qualche secondo il palmo della mia mano con la chiave sopra, poi guardò me e
non so cosa vide nei miei occhi, ma ciò gli bastò per decidersi a prendere
quella chiave.
- Tienila tutto
il tempo che ti serve, ma quando hai finito torna a riposarla qui. Non voglio
perderla – gli dissi solamente – ah, dentro la libreria – continuai
indicandogli un mobile proprio di fronte a lui – ci sono degli album e tutta la
documentazione dei bambini, tutti i loro dati, le malattie che hanno preso e
roba varia. Puoi dare un’occhiata a tutto ciò che ti serve – conclusi
sorridendogli.
Lui mi guardava
ancora stranito dal mio comportamento o forse dalla mia disponibilità, ma non
ci feci caso più di tanto e gli sorrisi, un sorriso che lui ricambiò.
- Buonanotte
Edward – gli dissi poi avvicinandomi a lui e baciandogli una guancia, il primo
bacio da quando era a New York.
Lui non fece
nulla, non si spostò né disse nulla. Restò fermo, immobile, mentre io mi
allontanai.
- Bella? – mi
chiamò poi e io mi voltai per guardarlo – grazie – mi disse solamente.
Io mi limitai a
sorridergli poi uscii dallo studio e mi diressi in camera mia lasciandolo lì.
Mi tolsi la vestaglia e mi misi a letto.
Non sapevo bene
cosa quegli occhi di Edward mi avevano trasmesso in quel momento, sapevo solo
che dopo una settimana dal suo arrivo quegli occhi non erano più pungenti come
erano stati, erano solo gli occhi di un ragazzo che stava soffrendo, un ragazzo
che, forse, nei suoi atteggiamenti era stato guidato sempre dall’istinto e non
dalla razionalità, ma soprattutto un ragazzo che si era ritrovato dall’oggi al
domani nella condizione di dover e voler fare il padre e in un modo o
nell’altro voleva solo poter colmare una mancanza di cinque anni.
Forse avere un
rapporto tra noi due quantomeno civile poteva essere possibile e con questa
speranza mi addormentai permettendo a Morfeo di accogliermi tra le sue braccia.
…Adry91…
SPOILER (il capitolo sarà un pov
Edward):
Qualcosa dentro di me mi diceva di posare quel diario senza nemmeno
aprirlo, ma la curiosità che potesse esserci qualcosa che riguardasse i bambini
era forte. In fondo Bella aveva detto che potevo accedere a qualunque cosa
trovassi.
Curioso più che mai sfilai i laccetti e lo aprii. Nella prima pagina
compariva in bella mostra la calligrafia impeccabile di Bella. Fin da bambina
aveva una bellissima calligrafia e crescendo questa era solo che migliorata,
motivo per cui non avevo dubbi che fosse sua. La ricordavo perfettamente.
Risposte alle vostre recensioni:
- antonella64: Sono contenta che
la storia ti piace. Spero che continuerà a piacerti fino alla fine.
- manu72: Si, in effetti
Edward sembra abbastanza geloso. Speriamo solo che rinsavisca e capisca che sta
sbagliando a comportarsi in questo modo.
- janeausten: Hai proprio ragione. Edward e Bella devono
trovare un punto d’incontro, devono cercare di capire che adesso sono maturi
abbastanza per poter affrontare la situazione a testa alta e superare i
problemi e le incomprensioni.
- witch77it: Chiedo scusa per il
ritardo, ma ho un sacco di impegni e non riesco a postare con molta facilità.
Credo che tutti come te sperano che Bella riesca in qualche modo a superare il
problema e a tornare ad essere felice. Credo che possa farcela, deve solo
volerlo davvero.
- vanderbit: Beh in effetti Ej è un grande. Meno male
che c’è lui, altrimenti credo proprio che l’atmosfera da respirare sarebbe
davvero pesante.
- rosy89: Spero da questa
volta in poi di postare con la regolarità di prima. Comunque mi fa piacere che
il capitolo ti sia piaciuto.
- maryc: Si, credo anche io che Bella abbia fatto
bene. Per adesso l’unica cosa che gli interessa sono i suoi bambini, Edward
viene dopo. Era arrivato il momento che mettesse da parte i sentimenti per lui
e guardasse avanti, anche se ovviamente non sarà facile.
- baby2080: Beh, la gelosia di
Edward non è tardata a manifestarsi e questa unita a quella di Ej ha rasentato
quasi il comico. Del resto tale padre tale figlio. Vediamo adesso che succede.
- immacolata: Beh diciamo che
prima che questi due riescano in qualche modo a trovare un punto d’unione che
sia il riavvicinamento o la divisione definitiva passerà ancora un po’ di acqua
sotto i ponti, ma la speranza è l’ultima a morire.
- Baby77: Hai detto bene,
Bella si è proprio stufata di leggere tra le righe. Dopo tutto quello che ha
passato avrebbe bisogno di conferme e non certo del comportamento così
infantile quasi di Edward. Fare gli indifferenti è difficile per entrambi, ma
se non risolvono i problemi che hanno sarà difficile che il solo amore possa
bastare a risolvere tutto questo casino.
- _MISS
CULLEN_: Edward geloso? Noooo, ma che dici. Lui è il
classico tipo: “sei geloso?” “no, non lo sono. Avvicinati a lei e ti uccido”.
La storia “Una rivincita d’amore” si, la continuerò sta tranquilla. Il capitolo
è in fase di elaborazione.
- hotrob: Si, hai perfettamente ragione. Chissà,
vedremo cosa succederà.
- grepattz: Edward credo che stia iniziando a sbollire
la rabbia o per lo meno ci sta provando. Non è facile quando ti senti tradito e
ferito, ma sa che di errori ne ha fatti tanti anche lui e comportandosi così
non aiuta né il suo rapporto con Bella né tanto meno quello che si sta creando
con i bambini. Presto avremo un capitolo dal suo punto di vista e potremmo
capire finalmente cosa pensa lui davvero.
- RenEsmee_Carlie_Cullen: Hai proprio
ragione. L’amore non finisce solo perché due persone si lasciano. E che questi
due vogliano ammetterlo o meno ancora sono innamorati l’uno dell’altra. Il
cuore ha delle ragioni che non possono essere controllate dalla mente,
purtroppo o per fortuna.
- Ed4e: Concordo con te.
Edward deve darsi una mossa. Bella potrebbe non essere lì quando lui deciderà
di tornare, sempre se lo deciderà. Vedremo.
- Ale1989: Si, Ej è un misto
tra Edward e lo zio Emmett. C’è lo vedo proprio. Questo bambino riesco a
immaginarmelo alla perfezione. Per il momento Edward ha avuto la spalla di Ej
su cui contare e può più facilmente nascondere la sua gelosia dietro i
comportamenti del figlio, ma non sarà sempre così, puoi stare tranquilla, anche
se capiteranno ancora momenti di gelosia padre-figlio. Che ci vuoi fare, mi
divertono un sacco. Concordo con te quando dici che deve superare in fretta il
dolore del lutto perché rischia di perdere tutto se non lo farà in fretta.
Speriamo solo che ci riesca. Deve lasciarsi alle spalle quel momento doloroso
che ha passato e godersi il presente e il futuro accanto alle persone che ama.
- MyPassion: Che carini che devono essere i tuoi
cuginetti. I miei, ormai, sono grandicelli diciamo. La più piccola ha già nove
anni e, diciamo, che ha smesso da un po’ di comportarsi come Ej o Lizzie. Io
adoro tantissimo i bambini, soprattutto quelli piccoli come loro. Li trovo
dolcissimi anche quando sono pestiferi. Non era per nulla mongola la recensione
che hai lasciato, anzi tutto il contrario. Non pensarlo neppure.
- sayuri_88: Ma, speriamo che lo
faccia davvero questo esame di coscienza, sarebbe pure ora. Si, ci saranno
altri pov Edward. Non saranno molti, ma ci saranno.
Il prossimo arriverà fra qualche capitolo, non manca molto.
- ste87: Speriamo che Bella
mantenga questo atteggiamento. In fondo deve farlo per se stessa e anche per i
bambini. Non è giusto che si disperi, fa del male anche ai piccoli e loro non
lo meritano. Edward, invece, speriamo che rinsavisca presto. Sarebbe anche ora.
- saramichy: Beh, Ej è fantastico. Io lo adoro troppo.
Quel bambino è un mito. In effetti Embry diciamo che non aveva considerato il
piccolo dettaglio che è Edward, un dettaglio che può diventare decisamente
insormontabile.
- Thelionfellinlovewiththelamb: Scusami anche
questa volta per il ritardo. Spero che da adesso in poi possa postare con la
frequenza di prima.
- oria71: Hai proprio
ragione. Un passo avanti e due indietro. Una volta lo fa uno, una volta
l’altra. Sembra come se, ormai, non riescano più a trovare un punto d’incontro.
Speriamo che non sia così.
- Moni68: Lo so che gli
ultimi capitoli sono focalizzati di più sui bambini, ma credo che al momento
sia importante capire il modo in cui questi bambini siano fatti e soprattutto
capire il rapporto che si sta creando tra loro e Edward. Manca poco perché
arrivino capitoli in cui succederanno delle cose “importanti”, diciamo qualche
svolta, ma questi capitoli che sembrano di passaggio hanno in sé dettagli che
possono servire dopo per qualche passo avanti. Mi sto concentrando sui bambini
anche perché al momento è questo che vogliono fare Edward e Bella, vogliono
concentrarsi sui bambini senza pensare a loro, ma tranquilla che arriveranno
anche i loro momenti.
- rorry: La storia di Lizzie e Bambi la sento
piuttosto mia. Ho visto quel cartone da bambina, ero molto piccola e ho pianto
tantissimo. Non ho più voluto guardarlo e oggi a distanza di un sacco di anni
non voglio guardarlo. Non so spiegarti il motivo. Sono abbastanza grande per
guardarlo e mantenermi distante alla storia, ma è come se in qualche modo
quella storia mi hanno “traumatizzato”. È troppo triste. Forse è vero quando si
dice che i traumi di bambina c’è li portiamo da grandi. Lo definisco “trauma”
in quando non riesco a trovare la parola giusta per definirlo, ma prendi la
parola con le dovute pinze. Non è un trauma nel senso letterale del termine.
Quanto alla storia di Emmett era piuttosto una battuta tra Bella ed Edward in
quanto i bambini non sapevano che Bella definiva Emmett come una sorta di orso.
- Horses are my life: Chiedo scusa anche stavolta per il
ritardo. Mi auguro da adesso in poi di essere di nuovo puntuale con gli
aggiornamenti.
- Rosaly: Beh in effetti lo scherzo a Jake era
proprio carino e poi c’era anche lo zampino di Edward, proprio come una vera
famiglia. Tra lui e i piccoli c’è molta complicità e questo è bello.
- sabryepenny: Si, in effetti Ej è molto protettivo nei
confronti della sorella e della madre. È ancora un bambino, ma è cresciuto
abbastanza in fretta per uno della sua età. Non avere un genitore è qualcosa
che ti segna dentro, anche se quello che ti rimane cerca di sopperire in tutti
i modi a quella mancanza. Ej anche se piccolo sa che la madre ha sofferto e sa
che la sorellina soffre proprio come lui e cerca di proteggerle, cerca di
tenere lontani gli uomini perché non vuole che la madre soffra ancora, ma cerca
di tenerli lontani anche perché non vuole qualcuno che gli faccia da padre,
qualcuno che in realtà non lo sia. Questo capitolo credo sia abbastanza
importante nel rapporto tra i due e in seguito capiremo anche perché.
- giova71: Beh diciamo che
ancora alla fine della storia manca ancora molto, quindi ne vedremo ancora
delle belle in attesa che il nostro Edward finalmente rinsavisca.
- adeviobea: Si, adesso sono cresciuti e hanno delle
grandi responsabilità. Come hai detto tu stessa loro si sono amati molto, ma un
amore come il loro alla loro età spaventa. Adesso sono grandi abbastanza per
saperlo gestire, devono solo volerlo.
- love93: Il capitolo scorso,
quello su Edward, era previsto come un extra, ma alla fine in molti l’hanno
voluto adesso e quindi l’ho inserito. In qualche modo aiuta a capire meglio il
punto di vista di Edward, anche se il suo comportamento soprattutto dopo non è
per nulla giustificabile. Ci saranno altri pov
Edward, ma saranno sul presente e saranno essenziali per lo svolgimento della
storia quindi li devo inserire per forza. Beh in effetti hai ragione, questi
incontri-scontri tra i due intrigano anche me e, forse, è per questo che ne
inserisco un bel po’. Vedremo che succederà.
- serenalla: Beh Edward è sempre stato geloso e non è
mai riuscito a tenerlo nascosto. Non ci riesce nemmeno adesso nonostante si sia
mostrato distanze con Bella. Che lo voglia o no i sentimenti per una persona
non scompaiono dall’oggi al domani, non puoi premere l’interruttore del cuore e
smettere di provare amore.
- Sabe: Ciao sister,
finalmente ho risolto i miei problemi. Era ora starai dicendo, ma se non lo
dici tu lo dico io. Risponderò finalmente alla tua e-mail e ti spiegherò tutto
e potremmo tornare a mex come facevamo prima se ti fa
ancora piacere. Capirei se non fosse così, sono davvero imperdonabile. Tornando
alla storia posso dirti che credo che ad ogni bambino, più o meno, piaccia
andare allo zoo motivo per cui ho voluto inserire la scena, anche per ricreare
una giornata in famiglia lontano dai problemi della quotidianità.
- littlebaby83: Sono contenta che
la storia ti piaccia e spero di poterti lasciare ancora a bocca aperta. Ci
tengo proprio a questa storia e vorrei che fosse perfetta, anche se la
perfezione non credo che esista, ma ci metto tutto l’impegno possibile. Spero
da adesso in poi di riuscire a postare con la regolarità di prima.
- Singer: Beh in effetti
Edward sembra convinto di essere nel giusto. Speriamo che presto capisca che si
sbaglia e che nella situazione in cui si trovano hanno sbagliato entrambi e nel
giusto non c’è nessuno. Solo allora potranno sperare di ricostruire le basi del
loro rapporto e godersi il loro amore.
- Emily89: Beh diciamo che il
brutto periodo sembra essere passato, almeno lo spero. Motivo per cui spero da
adesso in poi di postare di nuovo con regolarità, come facevo prima. Riguardo
alla storia non posso anticiparti nulla. Abbi pazienza e vediamo cosa succede.
L’unica cosa da fare al momento è confidare nel loro amore che anche se non lo
ammettono c’è ancora.
- bella cullen89: Il tuo giudizio non
è affatto sbagliato. Edward e Bella si stanno comportando davvero da bambini
visto che nessuno dei due sembra davvero interessato a chiarire la situazione.
Hai pienamente ragione in questo ed è proprio questo loro atteggiamento che li
sta dividendo sempre di più invece che cercare di unirli. Speriamo solo che
presto o tardi capiscano i loro sbagli e i loro comportamenti assurdi e
facciamo qualcosa per cambiare le cose. Vedremo. Le altre storie le continuerò,
solo che visto che ultimamente non ho passato un buon periodo (si nota anche
dal fatto che ci ho messo un casino a postare gli ultimi due capitolo di questa
storia) ho smesso di scriverli, ma adesso che il brutto periodo sembra passato
mi rimetterò subito all’opera. Quindi abbi pazienza.
- KatyCullen: Si, di cose da sistemare ne hanno davvero
tante. Credo anche io che non possano stare separati, ma devono volerlo loro in
primis e per volerlo devono affrontare i loro problemi, invece, di cercare di
sorvolarli. Non si scappa dai problemi, si può solo affrontarli. Il comportamento
finale di Edward allo scorso capitolo fa ben sperare davvero, ma è un caso
isolato oppure qualcosa sta cambiando davvero nella testolina di quello lì? Lo
scopriremo presto.
- FunnyPink: In effetti la scena iniziale con lo scherzo
a Jake era divertente. Era parecchio che voleva scriverla e finalmente l’ho
fatto. I ragionamenti finali di Bella non vogliono dire che vuole cercarsi un
altro, ma semplicemente che è stanca di correre dietro a Edward, ai suoi sbalzi
d’umore e alla sue accuse. Non farà più nulla per loro in quanto coppia, ha già
fatto parecchio. Adesso sta a Edward venirle incontro, se vuole farlo,
altrimenti ognuno per la sua strada.
- eliza1755: Ho messo i bambini
come i protagonisti perché credo che al momento lo siano davvero. Per come si
sono messe le cose tra Edward e Bella credo che loro due vogliano fare i
genitori e basta, senza pensare alla loro storia. Sperando che presto cambino
idea e risolvano i loro casini. Quanto a Bella sono d’accordo con te, in
qualche modo ha restituito il favore a Edward ed era pure ora. Magari adesso
Edward imparerà come ci si sente ad essere rifiutati in modo così vigliacco.
- BellsSwanCullen: Si, in effetti Edward sembrava un po’
pentito in merito a quello che aveva detto la sera prima. In ogni caso presto
avremmo un capitolo dal suo punto di vista così vediamo cosa gli passa in
quella zucca bacata che si ritrova ultimamente. Più avanti sapremo qualcosa in
più su Jake e presto scopriremo anche di Alice, se davvero se l’è presa come
pensa Bella o se, invece, va tutto bene.
- SYLPHIDE88: Una nuova fan, sono
molto contenta. Sono contenta che la storia ti piaccia e mi auguro che
continuerà a piacerti. Ci metterò tutto l’impegno possibile.
- franz1000: Credo che
l’arrabbiatura di Edward stia pian piano scemando, ma quando scomparirà del
tutto cosa resterà? Vedremo. Sono d’accordo con te quando dici che il colpo di
grazia Edward lo avrà quando saprà cosa Bella ha sopportato quando lui non
c’era. Arriveremo anche a quello sta tranquilla.
- francytwilighter80: Concordo in pieno
su tutto ciò che hai detto su Bella, quindi Edward dovrebbe fare attenzione a
rinsavire mentre ancora è in tempo, non è detto che lo sia per sempre. Quanto
al rapporto che ha costruito con i bambini, beh su quello non possiamo dire
nulla. Credo che abbiamo una sintonia perfetta, nonostante si conoscono davvero
da poco tempo. Non ti so dire quanti capitoli ci saranno prima della fine, ma
ti posso assicurare che saranno ancora parecchi. C’è ancora tante carne da
mettere al fuoco.
- cellychelly: Nuova fan, non
potrei essere più contenta. Si, ho tutta l’intenzione di continuare “Uniti dal
destino”. Ho passato un periodo non troppo bello e ho interrotto la scrittura,
ma la sto riprendendo e il capitolo è in fase di scrittura. Non appena sarà pronto
lo posterò.
- cane: Beh il
riavvicinamento tra i due non è affatto facile viste come si sono messe le
cose, ma confidiamo sul loro amore. Non ci resta che sperare questo. Credo sia
l’ultima carta da giocare. Ottima osservazione sui bambini, ma per il momento
sono presenti perché quello che vogliono Edward e Bella è occuparsi solo di
loro. Il loro rapporto di coppia, per il momento, non sembra per loro così
importante. Io li chiuderei davvero in una stanza, ma non so come potrebbe
finire, credo si sarebbero solo due alternative: o si uccidono a vicenda,
oppure si lasciano andare alla passione che, nonostante tutto, tra di loro
esiste ancora.
- LaurenVandernoot: Sono contenta che pensi questo della
mia storia e che ti piaccia così tanto. Concordo in pieno su tutto quello che
hai detto. Perfino io non mi sarei riuscita ad esprimere meglio su Edward e
Bella. Hai pienamente ragione. Quanto alle tue storie passerò sicuramente a
leggerle.
- Bells85: Sono contenta che
la storia ti piaccia. Spero possa piacerti anche in seguito e scusami ancora
per il ritardo. Spero da adesso in poi ti postare con la regolarità di prima.
- shining_cullen: Ecco il capitolo. Scusami tanto per il
ritardo. Spero che non ricapiterà più di metterci così tanto per un capitolo.
- Allyson and Cassie: Sono contenta che la mia storia ti
piace. Beh, non so se esiste un Jake così, ma era il Jake che avrei voluto
vedere nei libri, un Jake insomma migliore amico, solo migliore amico, nulla di
più. Sono certa che l’avrei apprezzato molto di più. Visto che questo non è
successo ho scritto io il mio Jake ideale e credo che sia venuto fuori un buon
lavoro, almeno lo spero. Sul rapporto tra quest’ultimo ed Edward non posso dire
nulla, né su quello tra Edward e Bella. Presto avrei le risposte che cerchi.
Un grazie di tutto
cuore a tutti voi che avete recensito, a quelli che hanno messo la mia storia
tra i preferiti e nelle seguite. Un altro grazie di cuore anche a coloro che mi
hanno inserita tra gli autori preferiti. Spero che anche questo capitolo sia di
vostro gradimento e recensite. Un bacio.
INTRODUZIONE:Edward ha lasciato Bella in New Moon e non è
non e mai più tornato. Gli anni passano e anche i decenni, ma due anime sono
ancora tremendamente legate tra di loro perché il tempo possa cancellare ciò
che l’amore ha creato. Cosa succederà se un giorno Bella dovesse rincontrare
quella che aveva considerato fin dall’inizio al sua famiglia? E i Cullen e
soprattutto Edward come reagiranno quando scopriranno che Bella è ancora la
diciottenne che avevano lasciato? P.S. Bella non è un vampiro, ma non è
comunque umana. Oltre i vecchi, ci saranno anche nuovi personaggi.
INTRODUZIONE:Bella vive a Phoenix
da quando è nata e la sua vita ruota intorno ai suoi sei migliori amici: Alice,
Rosalie, Emmett, Jasper, Jacob e Edward. Si conoscono fin da quando erano dei
bambini, ma crescendo le cose cambiano e lei si ritrova solo con Jacob e Edward
che sono iperprotettivi nei suoi confronti. Un giorno accade che Jacob si
dichiara e in seguito le chiede di sposarlo. Lei accetta, ma lo ama davvero? Si
certo, ma il suo non è amore, non quello vero almeno. Ed Edward? Cosa farà a
questo punto? E se si accorgesse proprio ora che sta per perdere la persona più
importante della sua vita? E se lei lo considerasse solo il suo migliore amico?
E se invece non fosse così? La loro è solo amicizia? Si certo, ma non del
tutto. Cosa succederà, allora? Bella sposerà Jacob? Forse solo da uno sbaglio
si può scoprire la verità. Ma qual è questa verità?
INTRODUZIONE:Edward lascia Bella per
permettergli di vivere una vita normale, ma prima di farlo esaudisce il
desiderio dell’unica ragazza che abbia mai amato. Dopo la sua partenza le cose
cambiano e Bella non vivrà la vita che Edward ha sperato per lei. Si ritroverà
vampira, con un figlia da crescere e un passato da ricordare. Riuscirà a ricordarsi
del suo unico e vero amore? Ma soprattutto riuscirà a rincontrarlo?
INTRODUZIONE: Rosalie, Bella e
Alice sono tre sorelle newyorchesi che si trasferiscono a Phoenix. Sono le
classiche ragazze popolari che tutti invidiano, dal carattere forte e deciso e
che non si fanno mettere i piedi in testa da nessuno. A Phoenix le loro vite si
incroceranno con quelle di tre fratelli Emmett, Edward e Jasper, anche loro dal
carattere forte. Nessuno di loro crede nell’amore, ma presto si renderanno
conto di sbagliare, presto l’amore entrerà nelle loro vite e da lì tutto
cambierà.
INTRODUZIONE:Bella è una semplice
ragazza che vive a Phoenix. Ha un fratello e due sorelle gemelle. La sua vita
ruota intorno ai Cullen, i suoi migliori amici, la sua seconda famiglia. E poi
c’è Tay, il suo fidanzato, ma lei ne è davvero
innamorata? La sua vita è perfetta come crede? Il ritorno in città di Edward,
il suo amico di sempre, gli incasinerà la vita e presto si renderà conto che
quell’amico con il quale non fa altro che litigare non è poi solo un amico. Le
cose non saranno semplici e in una notte tutto si complicherà.
INTRODUZIONE:Bella è una ragazza alla moda che vive a Orange Country, con una
storia difficile alle spalle, chiusa, ma allo stesso tempo ribelle verso gli
altri incontra lui, Edward, un playboy da strapazzo, ribelle, odioso,
presuntuoso, aggressivo, ricco e che non fa altro che dedicarsi con i suoi
amici ricconi a feste mondane e al lusso più sfrenato. Riuscirà lei a lasciarsi
andare all'amore? E lui? Riuscirà a mettere la testa a posto? E se tutto
iniziasse ad andare x il verso giusto? Lei non sa, però, che un segreto alena
dietro di lei, un segreto che lui non intende svelarle, non subito almeno, ma
poi non sarà tardi? Una storia ricca di divertimento, scontri, ribellioni, ma
amore, tanto amore. Sono tutti umani.
INTRODUZIONE:Un semplice invito di matrimonio può cambiare quella che sembra
essere diventata una vita stabile? Questo si chiede Bella quando si ritrova tra
le mani l’invito del matrimonio di Alice e Jasper. Partire e raggiungere quella
che un tempo era la sua migliore amica affrontando i fantasmi del suo passato?
Oppure restare a casa e non correre rischi? Bella vive a New York, fa la
giornalista, si è lasciata i Cullen alle spalle e si porta dietro da cinque anni
due grandi responsabilità che portano il nome di Ej e Lizzie. Chi sono? E che
c’entra Edward in tutto questo? Se vi va di scoprirlo correte a leggere la mia
storia. Sono tutti umani.
INTRODUZIONE:Isabella Swan fugge via dalla sua città all’ètà di dieci anni,
grassottella e timida viene presa in giro da tutti. Si rifugia a Jacksonville
dalla madre, ma otto anni dopo il brutto anatroccolo si è trasformato in un
bellissimo cigno. Decide di tornare a Beverly Hill, la sua città natale, dove i
suoi vecchi amici la attendono, ma Bella è cambiata non solo fisicamente e
vuole prendersi la sua rivincita su tutti coloro che un tempo la prendevano in
giro. Nella sua vecchia città, però, non tutto è come lo ha lasciato. I Royal
King, i suoi vecchi amici, sono in lotta continua contro i Blue Ice, un altro
club di ragazzi popolari e ricchi. Cosa succederà con l’arrivo di Bella? Che
succederà se un giorno i due gruppi si ritrovano costretti a collaborare?
Filerà tutto liscio? Personaggi decisamente diversi da come abbiamo imparato a
conoscerli, ma chissà…magari dall’odio nascerà qualcos’altro e quella che era
sembrata una rivincita potrebbe diventare ben altro. Sono tutti umani. Vi ho
incuriosito? Correte a leggere.
Questi personaggi non mi appartengono, ma sono proprietà di Stephenie
Meyer
Questi personaggi non mi appartengono,
ma sono proprietà di Stephenie Meyer. Questa storia è stata scritta senza alcun
scopo di lucro.
Eccomi qui. Come vi
avevo promesso ho postato prima rispetto agli ultimi due aggiornamenti. Spero
che da adesso in poi sarà sempre così. Inserirò credo un capitolo a settimana,
anche se non so bene in quale giorno. Ovviamente potranno capitare le settimane
in cui ci posterò più di un capitolo. Dipende come procede la scrittura. Eccovi
il primo capitolo pov Edward sul presente. Vi avviso
che a breve c’è ne sarà un altro sempre di lui, capirete il perché dopo aver
letto il capitolo. Alle recensioni ho risposto con la funzione inserita nel
sito da poco, per questo capitolo farò la stessa cosa. Spero sia di vostro
gradimento. Buona lettura a tutti…un bacione…
Capitolo 37
Mancanza di fiducia
POV EDWARD
La sera prima ero andato a letto tardissimo. Dopo l’incubo di Lizzie,
Bella mi aveva mostrato il suo studio dandomi l’opportunità di vedere gli album
dei gemelli e le loro relative documentazioni, motivo per cui avevo passato
tutta la nottata chiuso in stanza a guardare e riguardare quelle foto cercando
di imprimere nella mente quelle immagini, le uniche cose che potevano in
qualche modo sostituire dei ricordi che non avevo e non avrei mai avuto.
A tarda notte mi ero addormentato con non poca difficoltà, ma avevo
dormito malissimo, girandomi e rigirandomi nel letto, difatti quella mattina mi
ero svegliato senza bisogno di sentire la sveglia suonare.
Andai a fare una doccia veloce, poi iniziai a vestirmi indossando una
comoda tuta considerato che almeno nella mattinata non era prevista nessuna
uscita con i bambini, i miei bambini, i miei adorabili e pestiferi figli.
In quei giorni mi ero spesso chiesto come si potesse amare qualcuno in
modo così viscerale, qualcuno che si conosce da poco tempo, eppure nonostante
non sapevo darmi una risposta ero certo che l’amore che provavo per quei due
angeli era tanto forte da superare perfino la razionalità e, forse, tutto questo
dipendeva dal fatto che quei due esserini non erano altro che il sangue del mio
sangue, eppure li avevo amati fin dal primo momento, prima ancora di scoprire
che fossero miei.
Una volta pronto decisi di uscire dalla camera per fare colazione, ma
prima il mio sguardo si posò sulla scrivania dove, la sera prima, avevo
appoggiato la chiave della cameretta dei bambini, quella stessa chiave che era
stata proprio Bella a darmi. La tentazione di entrarci quella sera stessa era
stata forte, ma alla fine avevo preferito mettermi a guardare solo gli album e
rimandare la visita alla stanza ad un altro momento, un momento in cui avrei
avuto a disposizione tutto il tempo che volevo.
Uscii da quella che era diventata la mia “camera” e mi diressi verso la
cucina, ma prima di arrivare sentii delle voci e capii che Bella era già
sveglia e che era in compagnia di Jacob, entrambi intenti a parlare convinti
che nessuno li sentisse.
Feci qualche passo per farmi vedere, ma notai che stavano parlando di
Dylan, motivo per cui rimasi nascosto ad ascoltare ciò che stavano dicendo.
Quel ragazzo non mi piaceva per nulla. Era invadente e presuntuoso.
- E scusa, ma quando ti sei trovata Dylan in ufficio che cosa hai
pensato? – le domandò Jake.
- All’inizio non l’ho riconosciuto, poi lui mi ha rinfrescato la
memoria. Non sai che imbarazzo davanti a Kirsten – gli rispose lei mentre
sentivo dei rumori di tazze e patti.
Stava di sicuro preparando la colazione.
- Ma mi spieghi come vi siete conosciuti di preciso? – continuò a
chiederle lui.
- Ero alla festa di Alice. Mi sono avvicinata al bancone per chiedere
da bere e lui si è avvicinato al bar per lo stesso motivo. Poi mi dice una
frase da rimorchio “sei tu la bella ragazza prevista stamattina dal mio
oroscopo?”. Una cosa del genere. Non sai che ridere. Mi sembrava di essere
tornata al liceo quando a qualche festa i ragazzi si avvicinavano e mi dicevano
frasi di questo tipo – gli spiegò lei mentre io strinsi le mani a pugno.
Non sapevo spiegarmi nemmeno io bene il motivo di quella reazione, ma
sentire quelle cose mi dava un fastidio enorme, mi provocava talmente tanta
rabbia che in quell’esatto istante sarei andato da quel Dylan per prenderlo a
cazzotti.
- Dai non ci credo. Che frase del cavolo. E tu che hai fatto? – domandò
Jake e in quello stesso istante me lo immaginai a scuotere la testa ridendo.
- E che vuoi che abbia fatto? Gli ho detto come la pensavo, ma lui ha
continuato. Alla fine sai che ha detto? – gli chiese Bella in modo retorico
prima di iniziare a ridere – che a lui tutte le donne lo chiamano “l’esperienza
suprema”, quindi mi invitava a costatare se fosse vero o meno – concluse Bella
ancora tra le risate.
Anche Jake in quel momento prese a ridere di gusto continuando a
ripetere “non ci credo, l’esperienza suprema” tra una risata e l’altra.
A differenza loro non trovavo la cosa per nulla divertente. Avevo
sempre odiato queste genere di cose, soprattutto se fatte a ciò che era mio.
I due continuavano a ridere e quelle risate mischiate sembravano
talmente genuine che si notava lontano un miglio la complicità che c’era tra
loro. E dentro di me non potei che ricordarmi di ringraziare Jake un giorno, di
ringraziarlo per essere stato accanto a Bella quando io non c’ero stato, quando
io mi ero tirato fuori dalla nostra storia in modo vergognoso tra l’altro.
- Comunque si vedeva ieri sera da come ti guardava che era interessato
– disse poi Jake quando smisero di ridere.
- Ti assicuro che è stato molto esplicito in ufficio, ma non mi
interessa. Per me è solo un collega. Non è il genere di uomo che può stare al
mio fianco – gli rispose Bella e in quel momento un sorriso spontaneo nacque
dalle mie labbra, un sorriso del tutto incontrollato e forse perfino
irrazionale.
- Come se per te esistesse un uomo che può stare al tuo fianco –
commentò Jake in tono che mi sembrava sarcastico.
- Per adesso sto bene così. Tra il lavoro e i bambini non so se avrei
il tempo per curare un uomo. Nella mia vita al momento c’è solo un uomo ed è
Ej. Mi basta e mi avanza e poi considera che qualunque povero ben intenzionato
con lui avrebbe vita breve – gli rispose Bella facendo una piccola risata.
- Su questo non ci sono dubbi. L’hai visto ieri sera? Se dipendesse da
Ej resteresti una zitella per tutta la vita – aggiunse Jake ridendo.
- Hey – gli rispose Bella facendo la finta offesa.
- Zitella vecchia e pure inacidita – continuò Jake continuando a ridere
di gusto.
Anche Bella a quel punto si unì alle risate dell’amico e quando smisero
di ridere restarono in silenzio. Non aveva più senso nascondermi, motivo per
cui era arrivato il momento di comparire in cucina, ma proprio quando stavo per
farlo le parole di Jake mi costrinsero a mantenere la mia postazione.
- Che è successo dopo che sono andato via? Edward sembrava turbato – le
chiese Jake a bruciapelo.
- Lo era – le rispose lei assumendo un tono serio, un tono che non le
aveva ancora sentito usare nel corso di quella chiacchierata.
L’argomento Edward per lei era un tabù come al momento era per me un
tabù l’argomento Bella. Preferivo non pensare a lei, a quello che era successo,
in modo da far sparire la rabbia. I bambini avevano bisogno di due genitori che
almeno all’apparenza sembrassero uniti, non certo di un padre e una madre che
battibeccassero tra loro.
Bella raccontò a Jake ciò che era successo la sera prima. Gli raccontò
della nostra chiacchierata, delle sue parole, della consegna degli album e
perfino della chiave della cameretta che mi aveva dato.
Jake ascoltò in silenzio, poi quando Bella terminò di parlare, per
qualche secondo non disse nulla, alla fine, però, si decise a parlare.
- Non gli hai detto niente nemmeno stavolta, non è vero? – le domandò
lui con il tono di uno che conosceva già la risposta.
- Ovviamente no – gli rispose lei con fare ovvio.
- Sei stupida o cosa? Quando ti deciderei a dirgli tutto? – le chiese
lui deciso.
Sembrava come se avessero già affrontato quel discorso, solo che io non
riuscivo a capire di cosa diavolo stavano parlando.
- Non c’è niente da dirgli, Jake. Edward è arrivato qui con i paraocchi
e i paraorecchi, non è intenzionato al dialogo, né a capire come stanno davvero
le cose. Vuole essere solo un buon padre per i gemelli e, per me, questo è
tutto ciò che conta. So io quello che ho passato e sinceramente non mi va di
dirgli nulla – spiegò Bella risoluta.
- Ma perché sei così ostinata? – le domandò lui.
- Jake ne abbiamo già parlato e sai come la penso. Questo è un
argomento chiuso per me. A lui non interessa sapere le mie ragioni, non gli
interessa sapere cosa ho passato, né come mi sono sentita a dover mentire ai
bambini. Per lui è tutto semplice, è sempre stato così. Edward vede solo il
bianco e il nero. Per lui non esistono sfumature quindi non ha senso parlargli.
Prenderebbe le mie parole come una giustificazione al mio comportamento e non
voglio che succeda e poi ora come ora sono stanca di correre dietro ad un
fantasma del passato. Tra me e lui è finita tanto tempo fa e adesso mi rendo
conto che questo non potrà mai cambiare – affermò Bella ancora più determinata.
- Una giustificazione? Sappiamo entrambi che non lo è, sappiamo
entrambi che è solo la realtà dei fatti – le rispose Jake.
- Lo sappiamo noi due, non lui. Per Edward sarebbero solo
giustificazioni e io non voglio dargliele - continuò Bella convinta delle sue
parole.
- Parli come se avessi qualcosa da perdere. Cosa vuoi che succeda?
Magari dicendogli la verità le cose possono cambiare e comunque lui dovrebbe
saperlo così magari inizierebbe ad aprire gli occhi – le fece notare Jake.
- Fidati di me, è meglio così. Discorso chiuso, quindi ti prego non
ritorniamo più sull’argomento. Tutto ciò è superfluo e non cambierebbe nulla.
Tu, piuttosto, mi raccomando, non farti sfuggire niente – gli rispose lei
sperando che quel discorso avesse una fine.
- Sei una testarda da far paura – le disse Jake sbuffando.
- Me lo ripeti costantemente – gli rispose lei facendogli un sorriso un
po’ amaro.
A quel punto ci fu un attimo di silenzio, poi il discorso venne
spostato alla colazione che Bella stava preparando.
Non avrei saputo altro da quella conversazione e non potevo che
chiedermi cosa Bella non volesse dirmi. Avevo capito che voleva mantenere il
segreto circa la vita che aveva fatto in quegli anni e non potevo non essere
arrabbiato per questo.
Bella continuava a non voler dire nulla e io non potevo che continuare
a non fidarmi di lei. Mi aveva tenuto nascosto per cinque anni dell’esistenza
dei bambini e adesso continuava a portarsi dentro segreti in mezzo a segreti.
Entrai in cucina cercando di nascondere la rabbia che quella
conversazione mi aveva scaturito e con un sorriso falso augurai il buongiorno a
tutti e due che sorridendo mi risposero.
- Vado a svegliare i bambini, la colazione è pronta – disse Bella
allontanandosi dalla cucina.
Sembrava ancora scossa dalla discussione avuta con Jake, ma non ci feci
molto caso, del resto era lei che si ostinava a mentire, nessuno le aveva
chiesto di farlo.
Mi diressi verso la mensola dove erano conservate le tazze per
prenderne una e versarci il caffè, ma dopo averla presa mi accorsi che tra
quelle c’è ne era una che riconoscevo alla perfezione, era la preferita di
Bella.
Sopra c’era disegnato un orso che giocava con una scatola magica dalla
quale usciva fuori un clown. In origine quella tazza era di Emmett, gliel’aveva
regalata una sua compagna dell’asilo quando mio fratello aveva compiuto cinque
anni. Emmett era tornato a casa tutto contento con la tazza ancora confezionata
in mano, ai tempi aveva una cotta per quella bambina della sua età.
Bella aveva tre anni ed era a casa mia chiusa in camera con Alice che
giocavano alle Barbie. Quando aveva sentito arrivare Emmett era scesa di corsa
a salutarlo e non appena aveva visto quella tazza i suoi occhioni cioccolato
avevano preso a brillare come se avesse visto chissà quale oggetto prezioso. Si
era messa ad urlare felice dicendo che nella tazza c’era un orso burlone
proprio come Emmett. Avevamo capito tutti che si era innamorata di
quell’oggetto. Bella era fatta così. Non le piacevano le grandi cose, ma
oggetti semplici, economici. Era stata così fin da piccola.
Quella stessa sera era rimasta a mangiare da noi e lei ed Alice avevano
voluto cenare con una tazza di latte caldo. Mamma aveva messo in tavola le
tazze preferite di tutte e due, ma Bella era scoppiata in lacrime dicendo che
voleva la tazza di Emmett altrimenti non avrebbe mangiato. I lacrimoni che
scesero giù dalle sue guance ebbero l’effetto di corrompere il mio fratello
orso e alla fine Bella quella sera cenò con quella tazza.
Quella fu la prima delle miriadi di volte in cui Bella usò quella
tazza. Mangiava solo con quella tazza, beveva solo con quella tazza e alla fine
Emmett gliela regalò. Da allora non si era mai separata da quell’oggetto. La
teneva con sé da quando aveva tre anni e il fatto che adesso ne avesse
venticinque ed ancora quella tazza era in vita la diceva lunga su che tipo di persona
fosse Bella. Quando lei amava qualcosa potevi stare certo che l’avrebbe amata
per il resto della vita e lo stesso succedeva per le cose che odiava. Bella era
fatta così.
Presi in mano quella tazza
e la osservai per bene, accorgendomi che c’era una crepa, segno che la tazza
era caduta ed era stata rincollata. Avrei tanto voluto sapere cosa fosse
successo a quell’oggetto a cui Bella da bambina e anche da adolescente era
attaccata in modo a volte spasmodico.
Mi girai verso Jake pronto a chiedere cosa fosse successo all’oggetto,
ma non appena lui mi vide con quella tazza in mano la sua espressione sembrò
cambiare, si adombrò tutt’un tratto. Non riuscivo a capire il motivo per cui
vedermi con quella tazza in mano potesse fargli cambiare così radicalmente
espressione e nello stesso momento in cui stavo per chiedergli qualcosa Bella
tornò con i piccoli a seguito.
Lizzie era in braccio a lei e aveva una faccia piuttosto pallida,
mentre Ej camminava con i suoi piedi tenendo Bella per la mano.
Quando lei vide la sua tazza nelle mie mani assunse la stessa
espressione di Jake e si voltò preoccupata a guardare lui, ma Jake si limitò a
scrollare le spalle facendo rasserenare Bella.
Avrei voluto chiedere il motivo di quello scambio di sguardi, di
quell’espressione strana in volto, ma non lo feci.
Con ogni probabilità non aveva il diritto di chiedere nulla e comunque
per adesso l’unica cosa che volevo era capire cosa avesse Lizzie che aveva
un’espressione molto giù.
Posai la tazza di nuovo nella mensola e mi avvicinai a Bella prendendo
Lizzie in braccio.
- Che c’è piccolina? – domandai quando fu nelle mie braccia e dopo aver
dato un bacio sulla testa a Ej.
Poi baciai anche la piccola sulla fronte e in quello stesso istante mi
resi conto che era accaldata. Di sicuro doveva avere qualche lineetta di
febbre.
- Non mi sento molto bene – mi rispose la piccola accucciandosi al mio
petto come se solo io fossi in grado di proteggerla.
La strinsi a me, poi mi sedetti sul tavolo della cucina con lei in
braccio.
- Adesso mangiamo qualcosa, poi andiamo sul divano e papà ti fa le
coccole. Che ne pensi? – le domandai sorridendole sghembo.
La piccola mi fece lo stesso mio identico sorriso, poi annuì felice.
Era ancora strano vedere quello che avevo sempre considerato una mia
caratteristica particolare come il sorriso sghembo sul volto di qualcun altro,
ma adoravo vederlo e adesso iniziavo a capire l’effetto che questo faceva sugli
altri.
Ej si sedette tra Bella e Jake e iniziò ad abbuffarsi di pancake,
seguito a ruota da Jacob. Quei due messi insieme a tavola mi ricordavano tanto
Emmett e James. Quando si cenava o pranzava con quei due era sempre una lotta a
chi mangiasse più cose. Erano golosi allo stesso modo e adoravano la cucina di
mamma.
Vedevo molto di Emmett in Ej, moltissimo e ne ero felice. Se c’era una
cosa che adoravo in mio fratello era proprio la sua allegria, la sua
spensieratezza, il fatto che non prendesse mai nulla sul serio. Emmett non si
sarebbe mai ritrovato in una situazione come la mia, mai.
Finita la colazione Jake uscì di corsa dopo aver ricevuto una chiamata
dal lavoro che gli chiedeva di correre in ufficio a causa di un’emergenza,
mentre io e Lizzie andammo in salotto visto che in cucina Ej aveva iniziato a
parlottare con la madre all’orecchio.
Chissà cosa nascondevano quei due.
Io e la piccola ci sedemmo sul divano, mentre lei si accoccolò al mio
petto. Ero un medico e sapevo bene che non era nulla di grave. Le presi il
polso e controllai da lì se avesse o meno la febbre. Il battito era stabile, di
sicuro aveva avuto solo una piccola alterazione di temperatura. Prendendo il
termometro probabilmente la temperatura sarebbe risultata nella norma.
Qualche minuto dopo Bella ed Ej ci raggiunsero in salotto e fu allora
che controllai l’orologio. Erano le nove.
- Ma tu non sei in ritardo? – domandai a Bella.
- Ho chiamato in ufficio e ho detto che sarei rimasta a casa – mi
rispose lei avvicinandosi a Lizzie.
- Puoi andare se vuoi. Resto io con la piccola – le dissi come se la
cosa fosse ovvia.
- Preferisco restare a casa. Non mi sentirei tranquilla a lavoro –
continuò lei.
- Bella ti ricordo che sono un medico. Potrei essere molto più d’aiuto
io che tu. E comunque è solo una leggera alterazione della temperatura, nulla
di più – le spiegai.
- Lo so Edward, ma oggi non avevo molto lavoro in ufficio e per
qualunque cosa esiste il cellulare. Mi contatteranno lì per qualunque urgenza.
Ti assicuro che quella redazione sa andare avanti anche senza di me – mi
rispose lei sorridendomi per tranquillizzarmi.
Io scrollai le spalle. Contenta lei, contenti tutti.
Ej si sedette vicino a noi, mentre Bella andò nella camera di Lizzie e
poco dopo tornò con una coperta e un peluche.
- Tieni tesoro – disse lei a Lizzie che sorrise felice alla mamma.
Io guardai interrogativo tutti e tre ed Ej mi sorrise felice.
- Questa è la coperta preferita di Lizzie, mentre questo il suo peluche
preferito – mi spiegò il mio piccolo ometto.
- Quando sta male non sa stare senza – continuò Bella sorridendo.
Lizzie mi guardò e sorrise pure lei, poi Bella prese la coperta e la
posizionò sulla piccola coprendo ovviamente anche me, visto che Lizzie era tra
le mie braccia.
Notai solo allora che la coperta era tutta
bianca con delle coccinelle disegnate sopra. Era proprio carina e il peluche che adesso
Lizzie stringeva spasmodicamente a sé rappresentava anch’esso una coccinella.
Guardala mentre si copriva con la coperta e mentre si stringeva il
peluche mi fece venire voglia di riempirla di baci. Era così tenera.
Le baciai la fronte, sperando che questo fosse capace di trasmettergli
tutto l’amore che sentivo nei suoi confronti, poi mi voltai e feci la stessa
con Ej, il mio piccolo, grande uomo.
Era possibile adorare in modo così viscerale qualcuno? Adesso ero certo
che fosse possibile.
Quello che sentivo per quelle due creature era qualcosa che non avevo
mai provato, un bene che andava al di là di tutto e tutti. Li amavo sopra ogni
cosa, li amavo più di quanto avevo mai amato nella mia vita qualcuno, li amavo
perfino più di quanto amavo Bella, o forse, semplicemente erano due tipi di
amore diverso, quasi opposti, ma al contempo complementari.
Dopo essermi accoccolato con la piccola sul divano, Bella ed Ej
andarono di là e tornarono pochi minuti dopo già pronti per uscire. Il piccolo
andò verso la sorellina e le baciò la fronte dicendole un “ti voglio bene” che
faceva stringere il cuore tanta era l’intensità con la quale l’aveva detto,
mentre la piccola annuì felice e ricambiò il bacio del fratello. Anche Bella si
avvicinò, baciò la piccola sulla fronte e poi guardò me.
- Io ed Ej andiamo un attimo al supermercato. Dobbiamo comprare delle
cose – mi disse, poi si voltò verso la piccola rivolgendosi a lei – non ci
metteremo molto. La mamma torna presto – le disse baciando nuovamente la
piccola.
Non potei fare a meno di osservarla. Stupenda
come sempre, decisamente più donna di come la ricordavo fino a poco tempo fa.
Nel frattempo Ej sistemò qualcosa nel dvd collegato alla tv del salone
e quando terminò si voltò e sorrise a Lizzie.
- Torneremo prima che finisca – disse il piccolo mentre alla tv iniziò
il loro film preferito, “Genitori in trappola”.
Lizzie sorrise felice e i due uscirono di casa. Solo allora mi resi
conto del vero motivo per cui Bella non era andata a lavoro. Era stata Lizzie a
chiederglielo, probabilmente lo faceva sempre quando i piccoli non stavano
bene, perché era con lei che si sentivano più al sicuro. In fondo non potevo
sperare di rappresentare per loro ciò che rappresentava Bella. Lei era stata il
loro porto sicuro per anni, io ero solo un contorno al quale dovevano ancora
abituarsi.
Bella mi aveva negato anche questo, mi aveva negato la possibilità di
essere un punto fermo per loro. Non gliel’avrei mai perdonato.
Scacciai via il pensiero di lei, non volevo che la rabbia tornasse e il
modo migliore per evitare questo era non pensare a lei e ciò che era successo.
Ero lì per i bambini e mi sarei goduto ogni singolo istante in loro
compagnia.
Mi sdraiai sul divano e feci sistemare Lizzie sopra di me, poi così
accoccolati prendemmo a guardare il film. Dopo circa un’oretta la piccola si
addormentò stretta a me e io a quel punto cercai di spostarla delicatamente e
di appoggiarla al divano, poi la coprì di nuovo per bene e mi alzai dirigendomi
in cucina a bere dell’acqua.
Tornai in salone e la piccola dormiva ancora placidamente, così ne
approfittai per andare in camera mia a dare un’altra sbirciatina agli album che
avevo già visto la sera prima. Non appena entrai, però, ciò che attirò la mia
attenzione fu la chiave che c’era sulla scrivania, quella che apriva la
cameretta dei bambini. Un moto di curiosità morbosa si impossessò di me, così,
presi le chiavi e mi diressi verso la stanza.
Aprii ed entrai guardandomi un po’ in giro e osservando tutti i
particolari che non avevo notato il giorno prima quando Bella aveva aperto la
stanza per prendere i walkie tokie.
Dopo aver osservato tutte le foto e i peluche della camera aprii
l’armadio e i cassettoni vari scorgendo indumenti talmente piccoli che mi
sembrava assurdo che a qualcuno potessero stare bene. C’erano tutine,
salopette, magliettine, jeans, gonnelline, di tutto e c’erano un sacco di
scarpette talmente piccole che perfino la mia mano risultava essere più grande.
Bella aveva diviso gli indumenti di Ej da quelli di Lizzie mettendoli
in due ante dell’armadio diverse e perfino le scarpette erano sistemate in
ordine di numero.
Continuai a guardare la stanza e vidi i passeggini, i baby pullman, i
girelli, perfino i marsupi dentro i quali si possono mettere i bambini e
portarli a passeggio. Ricordavo perfettamente tutte le uscite con James, il
quale con il marsupio in pancia portava Lucas in giro. Quanto avrei voluto
farlo anche io. A dire il vero l’avevo fatto, sia con Sarah che con Lucas, ma
con il proprio figlio era diverso e io non avrei mai potuto provare un emozione
del genere, non con Ej e Lizzie almeno.
Aprii altri cassetti e vidi le copertine dei bambini e gli asciugamani.
In un alto cassetto c’erano i ciucci, i biberon e le bavettine. Vidi i
braccialetti che all’ospedale avevano dato ai piccoli, uno rosa e uno azzurro
con scritto i nomi dei gemelli e poi un cassetto pieno di dvd riposti dentro
delle custodie nelle quali c’era scritto in che occasione erano stati filmati.
Mi accorsi, però, che c’era una custodia vuota il che significava che
mancava un video e non avevo idea di quale fosse. Avrei dovuto chiedere a
Bella.
In realtà c’erano tante cose che avrei voluto chiederle, ad esempio il
motivo per cui nella stanza dei bambini ci fossero le stampelle che le avevo
colorato io anni prima quando si era fratturata il piede. Cosa ci facevano lì
dentro? Possibile che li avesse usate ancora? Erano servite a lei o a qualcun
altro? E perché li teneva ancora?
C’erano un sacco di domande che avevo, ma non potevo avere delle
risposte, non al momento. Dovevo dosare bene le parole con Bella almeno per il
momento, perché il nostro legame sembrava essere legato da un filo
sottilissimo, un filo che si sarebbe spezzato a qualunque movimento brusco,
anche il più piccolo. Non potevo rischiare che succedesse. Ci avrebbero rimesso
i bambini ed era l’ultima cosa che volevo.
Mi guardai ancora attorno e quando fui sazio di ciò che vidi mi diressi
verso l’uscita, ma prima di farlo mi resi conto che non avevo ancora
controllato un cassetto di uno dei mobiletti.
Lo aprii e vidi che c’erano delle tutine di vario colore, erano così
belle che non potei fare a meno di toccarle. Belle e morbide, morbidissime.
Mentre le mie dita sfioravano quelle tutine che un tempo erano state
indossate dai miei figli mi accorsi che sotto di esse c’era qualcosa di duro e
spostando leggermente queste ultime mi resi conto che c’erano dei laccetti.
Spostai tutto e vidi una sorta di diario o almeno a me era
quello che sembrava.
Era foderato in cuoio marrone e chiuso attraverso dei laccetti sempre
in cuoio fermati da une medaglione di ferro.
Lo presi in mano e potei facilmente notare che non era nuovo, ma che
era stato usato e anche spesso visto che i laccetti erano parecchio rovinati,
eppure quell’effetto invecchiato rendeva quel diario o qualunque cosa fosse
ancora più bello.
Qualcosa dentro di me mi diceva di posare ciò che avevo trovato senza
nemmeno aprirlo, ma la curiosità che potesse esserci qualcosa che riguardasse i
bambini era forte. In fondo Bella aveva detto che potevo accedere a qualunque
cosa trovassi.
Curioso più che mai sfilai i laccetti e lo aprii. Nella prima pagina
compariva in bella mostra la calligrafia impeccabile di Bella. Fin da bambina
aveva una bellissima calligrafia e crescendo questa era solo che migliorata,
motivo per cui non avevo dubbi che fosse sua. La ricordavo perfettamente.
Lessi cosa c’era scritto:
“Nessuno
potrà mai rubare i miei ricordi.
Ora
mi basta chiudere le palpebre per vederlo,
smettere
di respirare per sentire il suo odore,
mettermi
di fronte al vento per essere il suo respiro.
Ovunque
io sia, riconoscerò le sue risate,
vedrò
il sorriso nei suoi occhi,
sentirò
la sua voce.
Il semplice fatto di sapere che lui sia da
qualche parte su questa terra
sarà,
in questo inferno, il mio angolo di paradiso”
3 Settembre 2004
Mi resi subito conto che stava parlando di me e leggendo la data sotto
mi resi conto che aveva scritto quelle parole due giorni prima di essere venuta
a Boston.
Non c’erano dubbi. Quello era il diario di Bella, il diario dove aveva
racchiuso tutti i suoi pensieri.
Incuriosito sfogliai velocemente le pagine e notai che erano tutte
datate dal 2004 al 2010, praticamente da dopo il nostro incontro a Boston fino
all’invito di Alice al matrimonio. La scrittura era sempre la sua, quindi era
stata lei a scriverlo interamente. Le pagine erano consumate, segno che erano
state sfogliate tante volte e alcune parole si leggevano a fatica, come se
avesse pianto mentre scriveva, difatti molti fogli erano rovinati.
- Papà – sentì chiamare da Lizzie – papà dove sei? – continuò la
piccola con voce spaventata.
Subito richiusi il diario e lo infilai di nuovo nel cassetto,
posizionandolo esattamente dove l’avevo trovato, poi uscii dalla stanza, chiusi
a chiave e mi diressi velocemente in salotto.
- Eccomi qui, tesoro – le rispose e vidi il suo sguardo rilassarsi.
Non vedendomi accanto a lei probabilmente aveva pensato che l’avessi
lasciata sola.
- Dov’eri? – mi domandò stropicciandosi con una manina l’occhio.
- Sono andato in bagno un attimo – le risposi sorridendole e
avvicinandomi a lei stringendola tra le mie braccia.
- Pensavo te ne fossi andato via – mi disse lei abbassando lo sguardo
quasi che si vergognasse di quelle parole.
- Tesoro io non ho intenzione di andare da nessuna parte. Resterò qui
con te e con Ej per sempre – le spiegai cercando di rassicurarla.
Al sentire le mie parole la piccola sorrise felice e mi saltò addosso
abbracciandomi.
- Ti voglio bene papà, tanto, tantissimo – mi disse guardandomi negli
occhi.
- Anche io te ne voglio piccola mia. Non puoi nemmeno immaginare quanto
– le risposi ed ero consapevole della veridicità delle mie parole.
Non credevo che avrei mai potuto amare qualcuno con tale intensità.
Ci mettemmo comodi e continuammo a vedere il film che, ormai, era
giunto quasi alla fine.
Dopo meno di dieci minuti la porta di casa si aprì e Bella ed Ej
entrarono in casa pieni di buste.
Sistemai Lizzie sul divano e mi alzai per aiutarli portando le buste in
cucina, mentre Bella dopo aver dato un bacio alla piccola e averle chiesto come
stava andò in camera sua a posare qualcosa, sembrava essere un vestito, ma era
riposto nella custodia, quindi non si vedeva chiaramente cosa fosse.
Poco importava, comunque. Sistemai le buste della spesa e tornai in
salotto con Lizzie trovandola con la testa appoggiata alla spalla di Ej che nel
frattempo le accarezzava dolcemente i capelli.
Vedendo quella scena si poteva chiaramente capire come quei due fossero
legati, sembrava come se fossero un’unica persona. Avevano un legame viscerale
e non sapevo se era dovuto al modo in cui erano cresciuti o semplicemente al
fatto che il loro forte legame fosse amplificato dal fatto che fossero gemelli.
- Ha fatto i capricci? – mi domandò poi a voce bassa Bella quando tornò
in salone.
- Assolutamente no. È stata un angioletto – le risposi sincero.
Mi avvicinai alla piccola e le baciai al fronte notando con piacere
come la leggere alterazione di qualche ora prima fosse sparita.
- Ti senti meglio, tesoro? – le chiesi.
- Decisamente si e adesso che siamo tutti e quattro insieme mi sento
benissimo – mi rispose lei sorridendo felice seguita da Ej.
Il mio sguardo andò involontariamente a posarsi su Bella e vidi che
anche lei mi stava guardando.
Una cosa era certa. I piccoli avevano aspirazioni diverse da quelle che
avevamo io e Bella. Certo sognavo la famiglia unita e felice, ma purtroppo noi
non eravamo né uniti, né felici come avremmo potuto essere.
Anche ammesso che un giorno mi sarebbe passata la rabbia nei confronti
di Bella ero certo che non avrei mai potuto perdonarla lo stesso perché non
sarei mai più riuscito a fidarmi di lei.
Mi domandavo se fosse possibile stare a fianco di qualcuno di cui non
ti fidi e la risposta alla mia domanda era sempre la stessa. No, non poteva
essere possibile.
Se lei mi aveva mentito su qualcosa di tanto importante avrebbe potuto
farlo per qualunque sciocchezza.
Anche io avevo mentito a lei, questo era vero, ma io a differenza sua
l’avevo fatto per proteggere lei stessa, per non farla soffrire, per liberarla
dalla presenza di una persona che non avrebbe mai potuto trattarla come
meritava, lei, invece, aveva mentito sui miei bambini e ancora adesso non
riuscivo a comprendere le sue reali ragioni.
Distolsi immediatamente lo sguardo sperando che i miei occhi non
avessero assunto nessuna strana espressione.
Volevo che ci godessimo in pace quelle due settimane. Non volevo più litigare
con Bella, né comportarmi come avevo fatto fino ad allora perché se c’era una
cosa che avevo capito era che litigare non avrebbe portato a nulla, urlarle
addosso tutta la mia frustrazione non mi avrebbe dato indietro cinque anni
passati lontano dai miei figli.
Bella si unì a noi sul divano e restò lì fino a quando il film non terminò,
poi si alzò e si diresse a preparare il pranzo seguita da Ej, non prima però di
avermi sussurrato all’orecchio di tenere Lizzie lontano dalla cucina.
Ero sicuro che madre e figlio avessero intenzione di fare una sorpresa
alla piccola, quindi annuii e proposi a Lizzie di guardare qualcos’altro alla
tv.
Alla fine scelse di guardare il suo cartone Disney preferito: La Bella
e la Bestia.
Anche Bella da piccola lo adorava e insieme a Alice e Rosalie lo
guardavano sempre costringendo anche noi maschietti a guardarlo.
Quando il cartone iniziò vidi gli occhi di Lizzie brillare di luce
propria e in quel momento vidi in mia figlia sua madre alla sua età, sua madre
che guardando quel cartone aveva quegli stessi occhi.
Ricordavo che Bella diceva sempre che quella storia le piaceva perché
era la sua storia, diceva che Belle, la protagonista del cartone, la
rappresentava in pieno, una ragazza semplice che adorava leggere i libri,
esattamente come lei, diceva che Belle aveva trovato il suo principe azzurro
perché era stata capace di vedere oltre la superficie, aveva visto la
profondità dell’anima della Bestia e l’aveva amata indipendentemente dal suo
aspetto. Anche lei un giorno avrebbe trovato la sua Bestia e l’avrebbe amata
indipendentemente dai suoi difetti.
Oggi, a distanza di anni, mi rendevo conto che aveva ragione. Bella la
sua Bestia l’aveva trovata, ma non aveva trovato la Bestia buona del cartone,
aveva trovato una Bestia come me, che l’aveva solo fatta soffrire. A volte mi
chiedevo cose pensasse lei quando ripensava alla nostra storia, mi chiedevo se
la ricordasse con nostalgia o con disgusto.
E mentre il cartone cominciò una frase mi colpì. La voce narrante aveva
detto: “Chi avrebbe mai potuto amare una
bestia?”
Io ero una Bestia, mi ero sempre comportato come tale eppure tante
persone mi amavano, la mia famiglia, i miei amici, Bella, perfino Tanya era
riuscita a innamorarsi di me nonostante avesse capito fin da subito che il mio
cuore appartenesse ad un'altra.
Mi chiedevo come fosse possibile? Come facevano loro ad amare me se io
in primis non mi amavo?
Eppure pur ammettendo i miei sbagli non riuscivo a perdonare quelli di
Bella. Il mio cuore avrebbe voluto farlo, ma non ci riuscivo, non ci sarei mai
riuscito.
Cercai di scacciare via quei pensieri e mi concentrai a vedere la tv
restando ammaliato dalla mia piccola quando la sentii cantare le canzoni del
cartone. Nel frattempo Bella ed Ej stavano preparando il pranzo e non potevo
fare a meno di sentire Ej lamentarsi perché la mamma non gli faceva assaggiare tutto
ciò che stavano preparando.
Lizzie era troppo impegnata a guardare il cartone per capire cosa
stesse succedendo e quando questo terminò il pranzo era già pronto, così ci
sedemmo a tavola e iniziammo a mangiare.
Solo allora Lizzie si rese conto che la mamma e il fratellino avevano
preparato per lei i suoi piatti preferiti: risotto ai frutti di mare, grigliata
mista di calamari e gamberetti con contorno di patatine fritte e come dolce il
tiramisù.
Dovevo ammettere che mia figlia si trattava molto bene. Era davvero una
buongustaia e adorava il pesce esattamente come me.
Tra una battuta e l’altra il pranzo trascorse tranquillo e quando tutti
fummo sazi io e Bella ci alzammo dal tavolo per mettere in lavastoviglie tutti
i piatti sporchi.
Aiutai lei a sistemare la cucina, poi tutti e quattro ci dirigemmo in
salone e fu allora che ebbi l’idea di andare a prendere gli album di foto che
mi aveva dato Bella e sfogliarli insieme ai bambini. Dietro ogni foto si
nascondeva un ricordo e nessuno meglio di loro avrebbe potuto raccontarmi di
quei momenti immortalati in una foto ricordo.
Quando presi tutto l’occorrente mi sedetti di nuovo sul divano e inizia
a sfogliare gli album insieme ai bambini, i quali mi raccontarono divertenti
aneddoti del loro passato.
- Io vado a lavorare. Sono nello studio se avete bisogno di me – ci
disse poi Bella facendoci un sorriso.
Si allontanò senza darci il tempo di rispondere e qualcosa mi diceva
che lo avesse fatto apposta per lasciarmi uno spazio solo con i bambini e,
forse, gliene ero grato. Sarei stato più disteso e rilassato.
Passammo tutto il pomeriggio guardando le foto mentre i gemelli mi
raccontarono di tutto e alla fine del pomeriggio mi sembrò come se i cinque
anni passati lontani non fossero mai esistiti, come se adesso li conoscessi di
più rispetto a prima.
Era bello stare con loro perché mi rendevo conto che tutti e tre
avevamo la stessa voglia di scoprirci, di conoscerci, di amarci. Eravamo stati
lontani cinque anni, cinque anni in cui non sapevamo l’esistenza gli uni dell’altro,
ma, forse, in un modo un po’ strambo, quasi surreale in quei cinque anni non
avevamo fatto altro che cercarci, cercare quel qualcosa che ci completasse. A
loro serviva un papà per essere completi e a me serviva una famiglia, una
famiglia che adesso avevo e che non avrei permesso a nessuno di portarmela via.
Solo quando Jake entrò in casa con il doppione delle sue chiavi e
quattro cartoni di pizza in mano mi resi conto che era già ora di cena.
Chiesi ai piccoli di riportare gli album in camera mia mentre io
sistemai la tavola. Jake nel frattempo andò nello studio a chiamare Bella.
Cinque minuti dopo eravamo tutti e cinque seduti sul tavolo della
cucina a gustarci delle buonissime pizze. Jake aveva avuto davvero un’ottima
idea e mentre sorridente lo guardavo mangiare mi resi conto di quanto davvero
fosse un ottimo amico e una persona eccezionale.
Non avrei mai pensato di dirlo quando anni prima l’avevo visto
all’aeroporto con Bella, allora questo ragazzo mi era sembrato il mio peggior
nemico, mentre in realtà ad oggi potevo affermare che era stato un amico con la
A maiuscola, un amico come quelli che difficilmente si incontrano nella propria
vita.
La serata passò tranquilla, tra risate e scherzi. Ci divertimmo tutti
quanti insieme e Lizzie sembrò davvero stare meglio. Forse il suo malessere era
dovuto più a qualcosa di psicologico che ad un fattore prettamente fisico.
Dopo cena restammo in salotto a guardare la tv, poi Bella mise i
bambini a letto visto che per loro era già tardi considerate le loro abitudini.
Anche Jake si dileguò in fretta dicendo che era stata una giornata stressante e
non vedeva l’ora di mettersi a letto.
Dalla sua espressione esausta non mi fu difficile capire che non stava
mentendo. Quando io e Bella restammo da soli anche io decisi di dileguarmi, era
meglio allontanarsi. Non volevo che la pace che sembravamo aver acquistato
negli ultimi giorni venisse spazzata via da qualche possibile nuova litigata.
E mentre mi chiusi in camera mia infilandomi i pantaloni del pigiama mi
resi conto che ero appena fuggito, scappato da Bella come, ormai, mi capitava
di fare spesso negli ultimi giorni.
Perché? Non ero certo di conoscere la risposta, quella vera almeno.
Infilati i pantaloni del pigiama mi misi a letto. C’era molto caldo
visto che eravamo ancora alla fine di Agosto e preferii non mettere niente
sopra. Del resto ero abituato a dormire solo con i pantaloncini, massimo con
solo i pantaloni. Tutto il resto lo ritenevo ingombrante e non mi faceva mai
dormire come avrei dovuto e potuto.
Quando fui dentro il letto non potei fare a meno che pensare alla
giornata, a come era iniziata e a come era finita e non potei non ripensare
alla conversazione che avevo origliato quella mattina tra Jake e Bella.
Quale verità non sapevo? Cosa aveva passato davvero Bella?
Domande che non avevano risposta e a quanto avevo sentito dalle parole
di Bella non ne avrebbero mai avute.
Fu un attimo e il mio cervello ripensò al diario chiuso nella camera
dei bambini e quasi involontariamente mi alzai dal letto prendendo le chiavi e
dirigendomi verso la stanza facendo prima attenzione che anche Bella fosse
andata a letto.
Entrato lì dentro mi diressi subito verso il cassetto e spostando le
tutine trovai il diario esattamente allo stesso punto in cui l’avevo lasciato.
Gli diedi una nuova sfogliata veloce per capire cosa davvero
contenessero quelle pagine. Passata la prima in cui c’era quella sorta di
iscrizione che avevo letto nel pomeriggio, passai avanti e trovai scritti i
primi pensieri datati due giorni dopo l’iscrizione della prima pagina.
Spinto dalla curiosità lessi ciò che c’era scritto:
9 Settembre 2004
Nella mia
vita non ho mai scritto un diario, ho sempre creduto che non c’è ne fosse
bisogno. A che serve scrivere su un pezzo di carta quando ti ritrovi ad avere
delle amiche come Alice o Rosalie, come Jasper o Emmett, quando hai un
fidanzato che ti ascolta e che, soprattutto, capisce tutto guardandoti negli
occhi? Mi sono sempre ripetuta questo e non ho mai sentito quel bisogno
impellente di scrivere come spesso accade a tutti gli adolescenti. Oggi non
sono più un’adolescente, ma sento il bisogno di scrivere, di sfogarmi con
qualcuno circa quello che mi sta succedendo. Ho rivisto Edward, dopo quasi un
anno ho rivisto i suoi occhi. Dio mio è stato bellissimo, essere stretta tra le
sue braccia mi ha fatto sentire in Paradiso. Solo lui ci riesce, ma poi sono
bastate poche parole e mi sono ritrovata all’Inferno. Ha un’altra, un’altra che
può stargli accanto, toccarlo, abbracciarlo, baciarlo, un’altra che può
guardarlo come solo a me era concesso fare e io sono stata la sua amante. Mi ha
usato come fossi una donnaccia di strada, come fossi una prostituta. Ha avuto
ciò che voleva e poi mi ha gettato via, come uno straccio vecchio, come se non
si ricordasse di ciò che siamo stati insieme, di ciò che ci ha tenuti uniti. Mi
chiedo se i tre anni con lui non siano stati tutta un’illusione, mi chiedo se
davvero lui mi abbia mai amato, ma non posso avere dubbi su questo, purtroppo.
Io so che mi ha amata tanto e questo fa male. Sono tornata tre giorni fa a New
York e per fortuna c’era Jake. Mi ha aiutato, mi ha consolato, mi è stato
accanto, mi ha stretto tra le sua braccia e Dio solo sa quanto mi sono sentita
in colpa in quel momento, perché erano altre le braccia che bramavo, erano quelle
di Edward. Lo so, è sbagliato, tremendamente sbagliato, ma lo amo, nonostante
tutto e tutti, lo amo ancora pazzamente.
Quanto si sbagliava. Non avevo mai desiderato solo il suo corpo, mai.
Erano altre le cose che volevo di lei, ma ovviamente era giusto che lei
credesse quelle cose. Mi stupivo solo di essere stato così convincente quella
notte, mi stupivo solo che lei avesse potuto davvero credere in modo così
veloce e repentino a quelle mie parole, parole alle quali nemmeno io riuscivo a
credere.
Mi bastarono quelle poche righe per capire che quel diario descriveva i
suoi pensieri più intimi, pensieri che aveva scritto consapevole che nessuno
avrebbe mai potuto leggerli e io, io stavo invadendo la sua privacy e questo
era terribilmente sbagliato.
Chiusi il diario e lo posai di nuovo sotto le tutine dirigendomi verso
l’uscita, ma non riuscii ad uscire dalla stanza, no sapendo che lì dentro, in
quelle righe avrei potuto avere molte risposte alle mie domande.
Era così sbagliato prenderlo e leggerlo?
Si e lo sapevo bene, ma mi bastò ripensare al comportamento di Bella, a
lei che mi aveva taciuto per cinque anni un segreto tanto grande per decidermi
a fare dietrofront e prendere quel diario.
Io avevo diritto di sapere, anche Jake quella mattina aveva cercato di
farglielo capire, ma lei non ne voleva sapere.
Bene, mi sarei procurato da solo la verità, o almeno ci avrei provato.
La curiosità, ma soprattutto la rabbia e la mancanza di fiducia nei
confronti di Bella mi spinsero a prendere quel diario e quando lo ebbi tra le
miei mani mi diressi subito verso l’uscita chiudendo la porta a chiave.
Andai in camera mia e posai il diario sotto le coperte, poi mi diressi
verso lo studio di Bella per conservare lì le chiavi, proprio come lei mi aveva
chiesto di fare la sera prima.
Entrai nello studio
accedendo la luce e mi guardai attorno esaminando la stanza in ogni
sfaccettatura, quelle stesse sfaccettature che avevo colto la sera prima, ma in
maniera molto veloce e soprattutto sotto gli occhi indiscreti di Bella.
Adesso ero solo e potevo controllare meglio ogni cosa.
La stanza era molto bella, arredata con un gusto unico. Se l’avesse
vista mia madre ero certa che avrebbe fatto grandi complimenti a Bella, del resto
li meritava tutti.
Con la chiave ancora in mano esaminai le foto che c’erano sparse un po’
ovunque e mi resi conto che quella stanza era l’unica in cui c’era parte del
passato di Bella.
In tutta la casa non avevo mai visto foto di Bella con me o con la mia
famiglia, foto con i compagni di scuola o gli amici in generale. Tra le mura di
casa comparivano solo foto di lei e Jake, lei con i bambini, i bambini con Jake
e i gemelli da soli, quella vita, in pratica, che io non conoscevo.
Lì dentro, invece, c’era la vita di Bella che io avevo vissuto, quella
di cui anche io facevo parte. Mi sentii quasi sollevato che almeno in una
stanza avesse lasciato un po’ del suo passato, era come una dimostrazione che
lei non avesse dimenticato nulla di quella vita che adesso sembrava tanto
lontana da non appartenere più a nessuno dei due.
Mi avvicinai ad una parete e notai un puzzle di foto, c’è ne erano
tantissime e guardandole ricordavo perfettamente ogni singolo momento
trascorso.
C’era una foto
di Alice e Bella sedute sul divano a bere cioccolata e parlottare tra loro.
Alice aveva l’espressione da “so tutto io”, mentre Bella sembrava ascoltarla
sconvolta dalle sue parole. Chissà cosa si erano dette.
Un’altra foto
immortalava tutta la famiglia Cullen allargata inclusi ovviamente Jasper, Bella
e Rosalie durante una partita a baseball. Mancava solo Alice. Motivo? Era stata
lei a scattare la foto. Del resto la fotografia era una delle sue più grandi
passioni. All’epoca di quella foto io e Bella stavamo insieme da pochissimo, ma
già la amavo immensamente.
La foto accanto
ci ritraeva tutti durante una gita in campeggio vicino al lago. Eravamo tutti
sorridenti, felici e io ed Emmett l’uno accanto all’altro guardavamo mamma che
era seduta a terra e che, a sua volta, guardava noi sorridendoci felice.
Osservai altre foto
ripercorrendo momenti che ad oggi mi sembravano lontani anni luce.
Mi allontanai dalla parete e raggiunsi la libreria e proprio lì, in
mezzo a dozzine e dozzine di libri vidi un portafotografie con una foto meravigliosa.
Ritraeva me, lei ed Emmett al diciottesimo compleanno di Jasper. Non
potei non sorridere nel vedere la dedica scritta a penna che Bella aveva
inserito in basso “il mio adorabile fratello orso”.
Bella l’aveva sempre chiamato così. Era legatissima a Emmett, lo era
sempre stata. E lo stesso valeva per lui nei confronti di lei. A volte mi
sembrava di rivedere me ed Alice in loro due.
In un ripiano superiore della libreria vidi, invece, delle foto che non
pensavo che avrei visto. Delle foto che ritraevano me e Bella e solo allora mi
resi conto che lei a differenza mia riusciva a guardare le nostro foto, mentre
io avevo imparato a camminare per le stanze di casa mia senza più guardare i
muri. Vederla lì con me mi faceva troppo male. Una cosa era vederla con gli
altri, ma vederla tra le mie braccia e sapere di averla persa mi faceva sempre
sentire uno schifo, ma adesso le cose erano diverse.
Guardai quel collage di foto e mi resi conto che
non c’era nemmeno una in cui ci baciavamo. Forse quel genere di foto facevano
male anche a lei o, forse, semplicemente metterli in bella mostra avrebbe
comportato il dover dare troppe spiegazioni.
Nella parete di fronte alla scrivani vidi altre foto e mi avvicinai per
capire di quali si trattasse e non appena fui abbastanza vicino per
individuarle mi sentii raggelare all’istante.
Erano foto dove il personaggio ricorrente era James.
Non ero pronto per vedere quelle foto e avrei tanto voluto non essermi
avvicinato.
Due foto ritraevano me, James e Bella in un campo di grano. Ricordavo
perfettamente quel giorno. Eravamo andati in giro con la moto. Victoria non si
era unita a noi in quanto sotto costrizione dei suoi era dovuta partire per due
giorni per andare a trovare i nonni. Una foto ritraeva James
sdraiato a terra con la testa appoggiata alle ginocchia di Bella e io sopra di
lei che guardavo dritto nell’obiettivo. L’altra foto, invece, ritraeva
Bella inginocchiata al centro e io e James dai due estremi, ma mentre lei
guardava concentrata l’obiettivo io e lui guardavano alla nostra sinistra e io
avevo una faccia che la diceva lunga. Nn ricordavo cosa stavamo guardando, né
il motivo per cui avevo un’espressione tanto sconvolta.
Ci eravamo divertiti un sacco quel giorno e solo ripensando a quella
giornata lo stomaco sembrò accartocciarsi e una lancia sembrò oltrepassarmi da
una parte all’altra.
Le due foto
accanto ritraevamo me con lui. In una guardavamo l’obiettivo, mentre nell’altra
ridevamo felici intenti a fare tutt’altro.
Con lui non si poteva che ridere. E vedendolo ridere in quella foto non
poti che sorridere anche io e quasi mi sentii in colpa per averlo fatto.
La verità era che io, nonostante fossero passati sei anni dalla sua
morte, non avevo ancora accettato quella perdita, non me ne ero ancora fatto una
ragione e continuavo a ritenermi responsabile per quello che era successo. Io
avrei dovuto proteggerlo.
Un’altra foto
ritraeva lui e Bella sorridenti e in quella accanto ancora
c’era lei con Victoria. Erano diventate molto amiche con il tempo e credo fosse
scontato visto che ci ritrovavamo ad uscire sempre tutti e quattro insieme.
Erano spesso complici come lo eravamo stati sempre e inesorabilmente io e
James.
Infine c’è ne era un’altra sempre di loro due.
Victoria rideva e Bella con la mano indicava qualcosa dietro, proprio lì dietro
dove si intravedeva un James che sbuffava. Ricordavo quel giorno. Tutte e due
gli avevano fatto uno scherzo e lui c’era rimasto come un allocco perché non
aveva capito nulla. La foto l’avevo scattata io e non era venuta nemmeno un
granché bene visto che mentre cercavo di scattarla me la stavo ridendo di gusto
per tutta quella situazione. Povero James. Era l’obiettivo preferito di quelle
due che non facevano alto che fargli scherzi dopo scherzi.
Quando il dolore divenne insopportabile fui costretto a distogliere lo
sguardo da quelle foto, non ero pronto ancora per rivivere quei momenti felici
e non potevo fare a meno di chiedermi se lo sarei mai stato.
Mi avvicinai alla scrivania e aprii il cassetto dal quale, la sera
prima, Bella aveva preso la chiave della camera e la conservai, poi quando
stavo per dirigermi fuori sulla scrivania qualcosa attirò la mia attenzione.
C’erano delle foto dei bambini, una di Bella e Jake e una che mi
costrinse a sedermi sulla comoda poltrona girevole in pelle nera.
La foto in
questione ritraeva me, Bella, Victoria e James. Ricordavo perfettamente quando
l’avevamo scattata. La scuola aveva organizzato un ballo d’inverno. Non era mai
successo che si festeggiasse una cosa del genere. Di solito c’era solo il ballo
di primavera, ma quell’anno Alice era la presidentessa dell’Associazione
Scolastica e aveva cambiato un sacco di cose. Diceva che il ballo era
l’occasione giusta per salutarci tutti e farci gli auguri prima delle vacanze
di Natale.
Victoria all’epoca era già incinta di quattro mesi e si iniziava a
intravedere un po’ di pancetta. Lei e James erano venuti a casa mia quella sera
per venire a prendere me e Bella e mamma ci aveva costretti, come ogni anno, a
fare la foto prima di andare.
A casa mia questa era una tradizione: prima di andare a qualunque anno
ballo scolastico mamma ci scattava sempre delle foto. Le piaceva un sacco poi
confrontarle con quelle dell’anno prima perché diceva che con il passare del
tempo non erano solo le cose a cambiare, ma anche noi e lei voleva immortalare
quei cambiamenti.
Io non ero ancora pronto, ma mamma doveva andare via a causa di una
cena di lavoro di papà e così ci aveva scattato la foto prima che io mi finissi
di sistemare.
Ricordavo alla perfezione quel giorno. Il Natale prima della nascita
del piccolo Lucas.
Perso a contemplare i ricordi mi accorsi solo dopo un po’ che vicino
alla cornice della foto vi era qualcosa di plastificato al cui interno c’era un
fiore di bucaneve ormai secco.
Incuriosito lo presi in mano e mi resi conto che era un biglietto aereo
che era stato plastificato in modo che custodisse il biglietto ed il fiore,
come se per Bella quelle due cose avessero un significato tanto importante da
non poter correre il rischio di farli rovinare.
Presi ad osservare il biglietto, curioso di capirci qualcosa di più, ma
mi resi conto che il fiore copriva la destinazione. L’unica cosa che si vedeva
era parte della data: Dicembre 2004.
Cercai di leggere qualcos’altro, ma il fiore copriva buona parte del
biglietto così lo riposi dove lo avevo preso e uscii dalla stanza non prima,
però, di aver dato di nuovo una sbirciatina alle foto di James.
Mi faceva ancora troppo male guardarle. Una cosa era vedere la foto
sulla sua lapide, un l’altra era invece vedere le foto che ci ritraevano in
momenti felici.
Uscii di fretta dalla camera e mi diressi verso la mia stanza. Mi
chiusi dentro e andai in bagno a sciacquarmi la faccia sperando che l’acqua
cacciasse via quei ricordi così dolorosi. Mi asciugai la faccia e tornai in
camera mettendomi a letto, ma non appena mi sedetti mi accorsi del diario.
Mi ero completamente dimenticato di averlo preso e posato lì. Mi alzai
e lo nascosi in valigia, lì dove nessuno avrebbe potuto trovarlo. Lo avrei
portato a Jacksonville per leggerlo con calma. Del resto mi ero accorto che
l’ultimo pensiero datato era qualche giorno prima che Bella partisse per il
matrimonio di Alice, e ciò significava che non lo aveva più aggiornato, quindi,
non si sarebbe accorta di nulla.
L’avrei riportato indietro quando sarei tornato per vedere i bambini.
Era sbagliato lo sapevo, ma al momento non me ne importava nulla, al momento
volevo solo scoprire tutta la verità.
…Adry91…
SPOILER (il capitolo tornerà ad essere pov
Bella):
- Non so davvero
che dirti. Da quando sono partito non l’ho sentita nemmeno una volta – mi
rispose Edward serio.
- Ma com’è
possibile? – gli chiesi stupita da quella risposta.
- Abbiamo
litigato di brutto prima che venissi qui – mi rispose solamente abbassando lo
sguardo – vado a letto, ci vediamo domani. Buonanotte – terminò poi
sorridendomi debole e dirigendosi in camera sua.
Era chiaro che
non ne volesse parlarne […].
E poi per quale
motivo avevano litigato quei due? Alice ed Edward erano complementari, non
riuscivamo mai a stare arrabbiati l’uno con l’altra per più di qualche ora. Mi
sembrava assurdo che per due intere settimane non si fossero sentiti.
Un grazie di tutto
cuore a tutti voi che avete recensito, a quelli che hanno messo la mia storia
tra i preferiti e nelle seguite. Un altro grazie di cuore anche a coloro che mi
hanno inserita tra gli autori preferiti. Spero che anche questo capitolo sia di
vostro gradimento e recensite. Un bacio.
INTRODUZIONE:Edward ha lasciato Bella in New Moon e non è
non e mai più tornato. Gli anni passano e anche i decenni, ma due anime sono
ancora tremendamente legate tra di loro perché il tempo possa cancellare ciò
che l’amore ha creato. Cosa succederà se un giorno Bella dovesse rincontrare
quella che aveva considerato fin dall’inizio al sua famiglia? E i Cullen e
soprattutto Edward come reagiranno quando scopriranno che Bella è ancora la
diciottenne che avevano lasciato? P.S. Bella non è un vampiro, ma non è
comunque umana. Oltre i vecchi, ci saranno anche nuovi personaggi.
INTRODUZIONE:Bella vive a Phoenix
da quando è nata e la sua vita ruota intorno ai suoi sei migliori amici: Alice,
Rosalie, Emmett, Jasper, Jacob e Edward. Si conoscono fin da quando erano dei
bambini, ma crescendo le cose cambiano e lei si ritrova solo con Jacob e Edward
che sono iperprotettivi nei suoi confronti. Un giorno accade che Jacob si
dichiara e in seguito le chiede di sposarlo. Lei accetta, ma lo ama davvero? Si
certo, ma il suo non è amore, non quello vero almeno. Ed Edward? Cosa farà a
questo punto? E se si accorgesse proprio ora che sta per perdere la persona più
importante della sua vita? E se lei lo considerasse solo il suo migliore amico?
E se invece non fosse così? La loro è solo amicizia? Si certo, ma non del
tutto. Cosa succederà, allora? Bella sposerà Jacob? Forse solo da uno sbaglio
si può scoprire la verità. Ma qual è questa verità?
INTRODUZIONE:Edward lascia Bella per
permettergli di vivere una vita normale, ma prima di farlo esaudisce il
desiderio dell’unica ragazza che abbia mai amato. Dopo la sua partenza le cose
cambiano e Bella non vivrà la vita che Edward ha sperato per lei. Si ritroverà
vampira, con un figlia da crescere e un passato da ricordare. Riuscirà a
ricordarsi del suo unico e vero amore? Ma soprattutto riuscirà a rincontrarlo?
INTRODUZIONE: Rosalie, Bella e
Alice sono tre sorelle newyorchesi che si trasferiscono a Phoenix. Sono le
classiche ragazze popolari che tutti invidiano, dal carattere forte e deciso e
che non si fanno mettere i piedi in testa da nessuno. A Phoenix le loro vite si
incroceranno con quelle di tre fratelli Emmett, Edward e Jasper, anche loro dal
carattere forte. Nessuno di loro crede nell’amore, ma presto si renderanno
conto di sbagliare, presto l’amore entrerà nelle loro vite e da lì tutto
cambierà.
INTRODUZIONE:Bella è una semplice
ragazza che vive a Phoenix. Ha un fratello e due sorelle gemelle. La sua vita
ruota intorno ai Cullen, i suoi migliori amici, la sua seconda famiglia. E poi
c’è Tay, il suo fidanzato, ma lei ne è davvero
innamorata? La sua vita è perfetta come crede? Il ritorno in città di Edward,
il suo amico di sempre, gli incasinerà la vita e presto si renderà conto che
quell’amico con il quale non fa altro che litigare non è poi solo un amico. Le
cose non saranno semplici e in una notte tutto si complicherà.
INTRODUZIONE:Bella è una ragazza alla moda che vive a Orange Country, con una
storia difficile alle spalle, chiusa, ma allo stesso tempo ribelle verso gli
altri incontra lui, Edward, un playboy da strapazzo, ribelle, odioso,
presuntuoso, aggressivo, ricco e che non fa altro che dedicarsi con i suoi
amici ricconi a feste mondane e al lusso più sfrenato. Riuscirà lei a lasciarsi
andare all'amore? E lui? Riuscirà a mettere la testa a posto? E se tutto
iniziasse ad andare x il verso giusto? Lei non sa, però, che un segreto alena
dietro di lei, un segreto che lui non intende svelarle, non subito almeno, ma
poi non sarà tardi? Una storia ricca di divertimento, scontri, ribellioni, ma
amore, tanto amore. Sono tutti umani.
INTRODUZIONE:Un semplice invito di matrimonio può cambiare quella che sembra
essere diventata una vita stabile? Questo si chiede Bella quando si ritrova tra
le mani l’invito del matrimonio di Alice e Jasper. Partire e raggiungere quella
che un tempo era la sua migliore amica affrontando i fantasmi del suo passato?
Oppure restare a casa e non correre rischi? Bella vive a New York, fa la
giornalista, si è lasciata i Cullen alle spalle e si porta dietro da cinque
anni due grandi responsabilità che portano il nome di Ej e Lizzie. Chi sono? E
che c’entra Edward in tutto questo? Se vi va di scoprirlo correte a leggere la
mia storia. Sono tutti umani.
INTRODUZIONE:Isabella Swan fugge via dalla sua città all’ètà di dieci anni,
grassottella e timida viene presa in giro da tutti. Si rifugia a Jacksonville
dalla madre, ma otto anni dopo il brutto anatroccolo si è trasformato in un
bellissimo cigno. Decide di tornare a Beverly Hill, la sua città natale, dove i
suoi vecchi amici la attendono, ma Bella è cambiata non solo fisicamente e
vuole prendersi la sua rivincita su tutti coloro che un tempo la prendevano in
giro. Nella sua vecchia città, però, non tutto è come lo ha lasciato. I Royal
King, i suoi vecchi amici, sono in lotta continua contro i Blue Ice, un altro
club di ragazzi popolari e ricchi. Cosa succederà con l’arrivo di Bella? Che
succederà se un giorno i due gruppi si ritrovano costretti a collaborare?
Filerà tutto liscio? Personaggi decisamente diversi da come abbiamo imparato a
conoscerli, ma chissà…magari dall’odio nascerà qualcos’altro e quella che era
sembrata una rivincita potrebbe diventare ben altro. Sono tutti umani. Vi ho
incuriosito? Correte a leggere.
Questi personaggi non mi appartengono, ma sono proprietà di Stephenie
Meyer
Questi personaggi non mi appartengono,
ma sono proprietà di Stephenie Meyer. Questa storia è stata scritta senza alcun
scopo di lucro.
Eccomi qui con un
altro capitolo. Torna Bella a raccontare la storia, ma fra circa due capitolo
dovremmo rivedere Edward che ha da dirci un po’ di cose. Vi avviso che questo è
un capitolo piuttosto di transizione, non succede nulla di importante, ma fate
attenzione perché ci sono inseriti degli elementi che verranno ripresi più
avanti. Mi riferisco soprattutto alla prima parte e all’ultima. Che altro dire?
Vi lascio al capitolo sperando che vi possa piacere. Un bacione a tutti…
Capitolo 38
La scommessa di Kirsten
POV BELLA
Mancavano due
giorni alla partenza di Edward e il tempo, in quelle due settimane sembrava
essere volato. Sembrava ieri che era arrivato, invece, stava quasi per andare
via. Del resto aveva il lavoro e non poteva prolungare oltre la sua permanenza,
ma aveva promesso ai bambini che sarebbe tornato a New York tutti i fine
settimana e conoscendolo potevo essere certa che lo avrebbe fatto.
Mi alzai di
malavoglia dal letto e mi diressi in bagno dove mi buttai sotto il getto
dell’acqua. Vi rimasi per un abbondante quarto d’ora, poi uscii e dopo essermi
asciugata i capelli ed essermeli lisciati con la piastra andai in camera a vestirmi,
poi passai al trucco.
Quando fui pronta
uscii dalla mia stanza e mi diressi in cucina a prendere il caffè e trovai
Edward e i bambini già svegli, anzi, erano addirittura già tutti e tre vestiti.
- Buongiorno –
dissi non appena raggiunsi la cucina.
I piccoli mi
corsero incontro abbracciandomi, mentre Edward si limitò a sorridermi.
- Mamma, ma
l’altra sera non avevamo deciso che avrei dovuto scegliere io i tuoi vestiti
per andare a lavoro? – mi domandò il piccolo Ej dopo avermi osservato per bene.
- Veramente sei
stato tu a deciderlo, mamma non ha detto nulla – rispose la piccola Lizzie al
mio posto.
- Tu sta zitta,
pensa a metterti le scarpe che stiamo aspettando solo te – la rimbeccò Ej
bonariamente.
Era l’occasione
giusta per deviare il discorso.
- Dove state
andando? – chiesi curiosa.
- Papà ci porta
in giro oggi – mi rispose Ej mentre la piccola Lizzie corse sul divano a
mettersi le scarpe.
Edward le si
avvicinò e le sorrise.
- Ti serve una
mano tesoro? – le domandò abbassandosi alla sua altezza.
- Non serve papà.
Mamma ci ha insegnato già ad allacciarci le scarpe – gli rispose la piccola
tutta contenta.
- Ah davvero? –
domandò lui retorico sorridendo.
- Si, si – gli
rispose la piccola – fai due orecchie di coniglietto – iniziò poi a dire mentre
si sistemava le scarpe – il coniglietto gira intorno all’albero, va nella tana.
Tira forte – concluse allacciandosi la prima scarpa e ripetendo la filastrocca
anche per la seconda scarpa.
Edward sentendo
quelle parole dalla bocca di Lizzie si voltò a guardarmi sorpreso e mi sorrise
capendo che avevo insegnato ai nostri figli la filastrocca che a suo tempo Esme
aveva insegnato a me e a tutti gli altri per allacciarci le scarpe.
Ricordavo
perfettamente quel giorno di tanti anni prima.
Avevo solo
quattro anni e insieme a Edward e agli altri stavamo giocando in giardino. Ad
un certo punto ero caduta a causa di un laccio della scarpa sciolto e mi ero
fatta male al ginocchio. Iniziai a piangere ed Edward si accorse della cosa e
mi aiutò ad entrare dentro chiamando la madre per farmi medicare la piccola
ferita. Spiegai a lei come avevo fatto a cadere e lei capì che non ero in grado
di allacciarmi le scarpe da sola, così mi insegnò come fare e per farmi
ricordare la procedura mi insegnò la filastrocca delle “orecchie del
coniglietto”.
Quanti bei
ricordi che avevo di quando avevo l’età dei piccoli.
Guardai Edward e
lo vidi sorridermi e io feci lo stesso con lui.
- La filastrocca
di mamma – disse lui guardandomi.
- Proprio quella
– gli risposi sorridendo.
- Perché? – mi
domandò solamente.
- Perché anche se
non c’eri fisicamente qui ci sei stato sempre e comunque – gli risposi
abbassando lo sguardo e tornando a prepararmi il caffè, mentre i bambini ci
guardavano interrogativi.
Edward non aggiunse
nulla e gliene fui grata.
Finito il caffè
uscimmo insieme da casa ed Edward si offrì di darmi un passaggio a lavoro
insieme ai bambini, tanto loro non avevano fretta.
In poco tempo
arrivammo in redazione e lui posteggiò proprio davanti all’edificio.
- Pomeriggio
andiamo al parco con papà, ti prego mamma vieni con noi – mi propose Lizzie
facendomi gli occhioni da cucciola.
- Si mamma, per
favore – continuò Ej mentre Edward si limitò a sorridermi.
Sapevo che i
bambini ci tenevano parecchio visto che Edward sarebbe andato via di lì a due
giorni, quindi non potevo certo rifiutare.
- Ok, ci vediamo
a casa verso le due – risposi sorridendo prima che loro si buttassero nel
sedile davanti per darmi un bacio.
Salutai
velocemente anche Edward con un semplice “ciao” e poi salii chiudendomi in
ufficio. Avevo un sacco di lavoro da sbrigare e dovevo muovermi visto che avevo
promesso di tornare a casa nel primo pomeriggio.
Rimasi gran parte
della mattinata a sistemare un articolo da inserire nel nuovo numero fin quando
non bussarono alla porta e dopo un mio ok, Ashley affacciò la testa in ufficio.
- Signorina Swan,
la signora Devis la vuole nel suo ufficio per ricontrollare il book dell’uscita
di domani – mi spiegò sorridendomi.
- Vado subito –
le risposi prendendo tutto l’occorrente e dirigendomi dalla capa.
La trovai
comodamente seduta nel suo ufficio
con gli occhiali sulla punta del naso mentre controllava alcuni fogli.
Entrai e dopo
averla salutata mi sedetti mostrandole il book che lei sembrò apprezzare
parecchio.
- Manca il lavoro
di Dylan, ma vista la corposità dell’articolo credo sia meglio inserirlo per la
prossima uscita, anche perché non ha ancora finito il lavoro – le spiegai alla
fine.
- Si, concordo
anche io. Del resto buona parte della prossima uscita sarà dedicata al lavoro
di John Richmond, se non erro – mi spiegò lei.
- Infatti. Per
questo ho pensato di sistemare le cose così – le feci notare.
- Perfetto, come
sempre. A proposito di Dylan, come se la sta cavando? – mi domandò poi
cambiando parzialmente discorso.
- Credo che abbia
stoffa da vendere. Il lavoro lo appassiona parecchio e questa è una prerogativa
base. Con i giusti stimoli potrebbe diventare un ottimo giornalista, uno dei
migliori che abbiamo qui – le spiegai sincera.
Ero sempre stata
del parere che bisognava dare i giusti meriti a chi li meritava.
- Lo immaginavo.
Si vedeva subito che era uno bravo. Certo, potrà anche essere uno dei migliori
qui a Vogue, ma sarà sempre un altro tra la miriade di giornalisti che non
riuscirà mai ad avere l’intervista dell’intervista – mi fece notare lei.
Non ci voleva
certo un genio per capire a cosa, o meglio a chi si riferisse.
Stava parlando di
Caius Volturi, il magnate indiscusso della moda in tutto il mondo, colui che
era praticamente impossibile intervistare, colui che veniva definito “il
fantasma della moda”.
Tutto ciò che si
sapeva di lui era per mezzo dei suoi collaboratori e perfino le interviste
fatte a lui non erano altro che interviste fatte a coloro che lavoravano per
lui.
- Beh, credo che
questo sia scontato. Del resto neanche tu sei mai riuscita ad averla questa
intervista ai tempi in cui non eri ancora la direttrice di Vogue – le dissi
consapevole che avevamo la confidenza giusta per pungerla nell’orgoglio.
E poi io non ero
mai stata una che le mandava a dire, anzi tutto il contrario e Kirsten mi
apprezzava e mi stimava anche per questo.
- Dici bene,
nemmeno io ci sono mai riuscita. Ero un’ottima giornalista, eppure non sono mai
riuscita a catturarlo in un’intervista. E pensare che ai mie tempi era molto
più facile di adesso agganciarlo, visto che allora era poco più che un
ragazzino. Caius è sempre stato un fantasma, un serpente, anzi un’anguilla che
ti scappa dalle mani non appena credi di averlo preso – mi rispose lei seria
più che mai.
Ero certa che
l’intervista mancata a Caius fosse l’unica macchia della magnifica carriera di
Kirsten e la cosa non la entusiasmava per nulla.
- Da come ne
parli sembra quasi che sia un’impresa titanica – le feci notare sincera.
- Lo è, Isabella,
ti assicuro che lo è – mi rispose lei.
- Non credi di
esagerare un po’? In fondo con i giusti contatti non dovrebbe essere tanto
difficile. Siamo o non siamo Vogue? – provai a dire senza rendermi bene conto
delle mie parole.
- L’influenza del
giornale aiuta fino ad un certo punto, fidati. Non ci riusciresti nemmeno tu ad
intervistarlo, tu che sei una delle migliori giornaliste che ho incontrato
nelle mia carriera – mi spiegò lei.
- E se, invece,
ci riuscissi? – la provocai senza accorgermi che stavo parlando con una di
quelle che non aspettava altro che essere provocata.
- Sei troppo
sicura di te, Isabella, e questo è di sicuro un bene nel nostro lavoro, ma a
volte troppa sicurezza ci rende ciechi. Credi di poterci riuscire? Bene,
facciamo una scommessa. Ti do un mese di tempo, un solo mese. Se ci riesci ti
dovrò un favore, un’agevolazione, qualsiasi cosa tu voglia, che siano ferie,
aumento, più tempo libero, insomma quello che vuoi – mi propose lei.
- E tu cosa ci
guadagneresti? – le domandai curiosa.
- Io sono
convinta che non ci riuscirai e se così sarà sarai tu a dovere un favore a me,
ovviamente sempre in ambito lavorativo. Non so ancora cosa, ma mi verrà in
mente qualcosa – mi rispose – affare fatto? – continuò poi porgendomi la mano.
- Affare fatto –
accettai la provocazione stringendole la mano.
Restammo insieme
un altro po’, poi tornai in ufficio e fu allora che riflettei davvero su quanto
era successo.
Ero diventata
pazza? Avevo accettato una scommessa già persa in partenza. Roba da non
credere.
Non sarei mai
riuscita ad avere quell’intervista, mai.
Con questi
pensieri presi un taxi e mi diressi di nuovo a casa fermandomi prima a mangiare
qualcosa al bar. A quell’ora di sicuro Edward e i bambini avevano già mangiato,
quindi ne approfittai per fare un pranzo veloce, ma per nulla salutare.
Tornata a casa
trovai tutti a casa, compreso Jake. Erano in salone a guardare la tv e non
appena mi videro urlarono un “finalmente” talmente forte che sembrava come se
mi stessero aspettando da ore.
- Ovviamente sei
sempre in ritardo – mi fece notare Jake.
- Smettila prima
ancora di iniziare, non è giornata – gli risposi buttandomi sul divano esausta.
- Che succede? –
mi chiese Edward intervenendo nella conversazione.
- Succede che
sono un’idiota – gli risposi chiudendo gli occhi cercando di rilassarmi.
- Ma questo lo
sapevamo già – mi rispose lui sarcastico facendo ridere i bambini e Jake.
Aprii gli occhi e
gli sorrisi sarcastica.
- Molto spiritoso
davvero – commentai poi.
- Allora? Che è
successo? – mi domandò Jake vedendo che non avevo ancora risposto.
Raccontai a loro
tutto quello che era successo, la mia stupida provocazione e la scommessa
proposta da Kirsten.
- Ma Bella dai,
te le vai a cercare però – mi ammonì Edward quando terminai di spiegare la
storia.
- È davvero
impossibile avere un’intervista? – domandò Jake per capire meglio la cosa.
- Si –
rispondemmo io ed Edward all’unisono.
Come diavolo
faceva lui a sapere che era impossibile?
- Mi spiace, ma
io continuo a ribadire che la tua capa è una pazza. Non le basta che le fai da
schiava, che ti ammazzi di lavoro, che dormi in ufficio, che ti prendi una
giornata di riposo una volta ogni morte di Papa, questa qui è così spiritosa da
proporti anche le scommesse, tra l’altro irrealizzabili. Io non riesco davvero a
capirla – si lamentò Jake scuotendo la testa, mentre i bambini sbuffarono e
andarono di là a giocare infastiditi da discorsi di cui non capivano nulla.
Ciò che, però, al
momento mi interessava era capire il motivo della risposta di poco prima di
Edward.
- Scusami, ma
come fai a sapere che è impossibile questa intervista? – domandai a Edward.
- Perché lo
conosco e so che tipo è – mi rispose lui come se la cosa fosse ovvia.
- Lo conosci? –
domandai stupita.
- Il giorno del
matrimonio di Alice ricordi quell’uomo che mi ha chiamato appena siamo scesi
giù? – mi domandò e dopo che mi vide annuire continuò – quello era Aro Volturi,
suo fratello. Al matrimonio c’era anche Marcus e Caius doveva venire, ma alla
fine ha disdetto per via un impegno improrogabile che non ha potuto rimandare –
concluse lui.
- Stai scherzando
vero? – domandai stupita da quelle affermazione.
- Assolutamente
no. Con Aro ci siamo conosciuti ad un congresso che sponsorizzava un nuovo
marchio farmaceutico e siamo diventanti buoni amici, anche se, in realtà, è
papà ad essere un suo grande amico. Poi durante una cena organizzata Aro, lui
ci ha presentato anche Marcus e Caius – mi spiegò in breve.
I tre fratelli
erano gli industriali più importanti al mondo. Aro, il primogenito, si occupava
del campo farmaceutico, Marcus, il secondo, era un magnete nel campo della
meccanica, mentre Caius, il più piccolo, era il padrone indiscusso nel campo
della moda.
- Com’è piccolo
il mondo – fece notare Jake.
- Uffi, ancora
parlate. Andiamo o no al parco? – ci domandò Ej tornando di nuovo in salotto
con Lizzie.
- Andiamo – risposi
alzandomi dal divano – il tempo solo di cambiarmi – continuai poi correndo in
camera visto che quello che avevo addosso non era l’abbigliamento idoneo per andare
al parco.
Quando fui pronta
tornai in salotto e quando tutti mi videro si alzarono e ci dirigemmo fuori ad
eccezione di Jake che una volta raggiunto il pianerottolo di casa si diresse
verso il suo appartamento inventando una scusa, come spesso aveva fatto in
quelle due settimane.
Raggiunta la
macchina, noi quattro, salimmo e ci dirigemmo al parco vicino casa facendo una
passeggiata tutti insieme.
Io e Edward agli
estremi e i bambini al centro che ci davano la mano. Al di fuori sembravamo una
famiglia perfetta, anche se in realtà non lo eravamo, ma questo momentaneamente
era un dettaglio trascurabile.
- Papi ci sono le
bici, ne prendiamo una così mi faccio un giro? – propose Ej vedendo delle
biciclette che potevano essere noleggiate.
- Certo, andiamo
– gli rispose lui mentre Lizzie mi guardò cercando il mio appoggio.
La verità era che
la piccola non sapeva andare in bici a differenza del fratello e, forse, non
aveva il coraggio di dirlo ad Edward.
- Io voglio
questa – disse la peste indicando una bella bici
blu e gialla.
- E tu piccola,
quale vuoi? – domandò poi lui sorridendo a Lizzie.
La piccola non
rispose, ma guardò me in cerca di aiuto.
- Io e Lizzie ci
mettiamo sedute sulla panchina e vi guardiamo – risposi a Edward facendogli un
cenno con gli occhi sperando che lui riuscisse a capire.
Lui mi guardò
insistentemente, poi si abbassò all’altezza della piccola.
- Tesoro non sai
andare in bici? – le domandò lui delicatamente per fortuna capendo il motivo
del mio sguardo.
Lizzie non
rispose, ma si limitò a scuotere la testa assumendo un’espressione triste.
- E adesso perché
fai quella faccia? Non c’è niente di male a non saper andare in bici – cercò di
consolarla lui.
- Ma ho già
cinque anni – si lamentò Lizzie.
- E allora? La
mamma ha imparato ad andare in bici a sette anni, pensa che vergogna – le rispose
lui mentre io lo guardai allibita e gli diedi uno scappellotto in testa.
- Ma che figura
mi fai fare? – gli domandai poi.
- E dai Bella,
non fare quella faccia. In fondo mica l’ho detto a tutti, lei è nostra figlia –
mi rispose lui sorridendomi e solo in quel momento mi resi conto di cosa
davvero aveva detto.
“È nostra
figlia”. Mai quel suono mi era sembrato tanto bello.
- Mamma, ha
ragione papà? – mi domandò la piccola mentre Ej assisteva alla scena divertito.
- Beh in effetti
ho imparato un po’ tardi – le risposi sincera.
- Allora che
facciamo? Vogliamo imparare ad andarci oppure preferisci fare la fine di mamma?
– le chiese Edward.
- Solo se mi
insegni tu – gli rispose la piccola e dopo un sorriso smagliante da parte di
Edward passò a scegliersi la bici, una bellissima bicicletta rosa.
Io mi sedetti su
una panchina e iniziai ad osservare Ej che correva in sella a quelle due ruote,
mentre la piccola un po’ spaventata seguiva le indicazioni del papà.
- Tesoro devi
solo cercare di trovare l’equilibrio – cercava di spiegarle lui.
- Ma dove lo
trovo? Pensi che dentro qualche cassettino a casa ci sia? – gli domandò la
piccola ingenuamente.
Io scoppiai a
ridere, mentre Edward si limitò a sorriderle.
- L’equilibrio
non si trova in un cassetto. Devi trovarlo mentre pedali. Adesso facciamo che
io ti tengo da dietro e tu pedali – le spiegò Edward.
- Ma io ho paura
– si lamentò lei.
- Ti fidi di me?
– le domandò lui e lei annuì vigorosamente baciandogli una guancia.
La piccola iniziò
a pedalare mentre lui la teneva da dietro cercando di farla tranquillizzare.
A volte mi
chiedevo se non fosse nato per fare il padre, era magnifico ed era dasolo due settimane che si era ritrovato
dentro quel ruolo. Io facevo la mamma da cinque anni e ogni giorno mi domandavo
se ero una buona madre o meno.
- Secondo te, ci
riesce? – domandai al piccolo Ej che in sella alla bici si era avvicinato a me.
- Con papà nulla
è impossibile – mi rispose lui come se la cosa fosse ovvia.
Il piccolo si
allontanò subito e una lacrima calda mi solcò la guancia. Era da non credere la
fiducia indiscussa che quei due riponevano in Edward, una fiducia che io stessa
in passato gli aveva donato incondizionatamente.
Possibile che
ogni volta che dicessi basta, ogni volta che mi convincevo che tra noi tutto
era finito, lui doveva fare qualcosa per mettere in dubbio tutto le mie
certezze?
Non sapevo
perché, ma iniziavo ad avere dubbi su tutto ciò che in quelle due settimane
avevo pensato. Forse complice il suo essere un papà brillante o, forse, il
fatto che negli ultimi giorni avesse in qualche modo modificato e migliorato il
suo comportamento dei miei confronti, o, forse, semplicemente la consapevolezza
che di lì a due giorni sarebbe tornato a Jacksonville e mi sarebbe mancata
l’abitudine di ritrovarmelo a girare per casa a tutte le ore del giorno e della
notte.
Mi sarebbe
mancato tornare a casa e vederlo giocare con i piccoli, vederlo addormentato
sul divano sfinito dalla stanchezza, bere il caffè che lui preparava le mattine
in cui si alzava prima di me, incontrarlo in cucina quando la notte mi alzavo
per bere dell’acqua e lui faceva lo stesso, fare il bagno ai bambini insieme a
lui, ritrovare le sue magliette sparse per tutta casa, i suoi orologi lasciati
da una parte all’altra, vederlo a petto nudo mentre girava per le stanze.
Mi sarebbe
mancata tutta la quotidianità con lui.
E nonostante la
rabbia e l’odio che provavo per lui, quell’odio covato nelle ultime due
settimane, non potevo non ammettere che una volta partito niente sarebbe stato
più come prima. Enon mi spiegavo
perché, o, forse semplicemente l’odio è un sentimento così passionale che è ad
un passo dall’amore.
Mi concentrai di
nuovo a guardare lui e Lizzie intenti ad andare in bici e mi resi conto che la
piccola aveva già fatto progressi. Edward la teneva da dietro, ma ogni tanto la
lasciava e la piccola riusciva a fare qualche passo senza nessuno che la
tenesse.
Con un altro po’
di pratica sarebbe riuscita ad andare in bici senza problemi.
Restammo al parco
ancora per un po’, poi verso sera andammo a mangiare in un locale lì vicino,
una cena a base di hot dog e patatine fritte.
Non ero una di
quelle che adorava quando i piccoli mangiavano quelle schifezze, ma ogni tanto
bisognava fare uno strappo alla regola e quella era certo un’occasione per
farlo.
A tarda serata
tornammo a casa e dopo aver messo il pigiama ai bambini li mettemmo a letto,
poi tornammo in salotto e io mi diressi in cucina a prendere dell’acqua.
- Quando Jake
saprà che hai insegnato a Lizzie ad andare in bici non voglio immaginare la
faccia che farà – esordì io per interrompere quel silenzio che c’era.
- Perché? – mi
domandò lui curioso avvicinandosi e sedendosi sullo sgabello presente
nell’isola della cucina.
- È un anno
intero che cerca di convincerla a imparare, ma lei non ha mai voluto. Diceva
che aveva troppa paura – gli spiegai sincera.
- Dovrei
ritenermi fortunato allora – mi rispose lui sorridendomi, ma il suo sorriso si
spense non appena vide un biglietto sull’isola di cui fino ad allora non ci
eravamo accorti.
- Cos’è? –
chiesi.
- Un messaggio di
Jake: Tesoro, nel pomeriggio è passato “l’esperienza
suprema”. Ha detto di chiamarlo non appena leggi il messaggio. Un bacio Jake –
mi lesse lui alzando un sopracciglio, gesto che faceva sempre quando qualcosa
gli dava fastidio.
Io in compenso
scoppiai a ridere notando la velata ironia di Jake, segno che Dylan non
piacesse poi così tanto nemmeno a lui.
Edward continuò a
guardarmi con il sopracciglio alzato aspettando forse che io smettessi di
ridere.
- Che c’è? – gli
domandai capendo che qualcosa non andava.
- Chi sarebbe
questa esperienza suprema? – mi domandò mettendoci poca curiosità nella
domanda, come se sapesse già chi fosse, ma volesse che fossi io a rispondergli.
- Nessuno, lascia
stare – gli risposi abbassando la mano in segno di nonchalance.
- Sto aspettando
– mi disse lui lasciando correre la mia ironia.
- Nessuno ti ho
detto. Lo sai com’è fatto Jake. Adora scherzare – gli risposi indifferente.
Lui non aggiunse
altro, ma vidi la sua espressione rattristarsi.
- Che c’è adesso?
– gli domandai non capendo quel cambio repentino di espressione.
- Sono volate
queste due settimane – mi rispose guardandomi.
- Quando si sta
bene il tempo passa sempre in fretta – gli feci notare sincera.
Lui non mi
rispose, ma si limitò a farmi un sorriso forzato prima di alzarsi per dirigersi
nella sua stanza.
- Edward? – lo
chiamai e vidi lui girarsi di nuovo verso di me – hai sentito Alice ultimamente?
– gli domandai cambiando discorso, ma avevo bisogno di saperlo.
- Sarà appena
tornata dal viaggio di nozze – mi rispose lui deviando la mia domanda.
- Questo lo so,
ma la mia domanda era un’altra. L’hai sentita ultimamente? – gli chiesi di
nuovo.
- No – mi rispose
solamente con un’espressione ancora più buia.
- Posso sapere
perché? – domandai a lui curiosa.
- Bella, cos’è
che vuoi arrivare? – mi chiese lui non rispondendo alla mia domanda.
- Ho chiamato a
casa tua prima che partisse per il viaggio di nozze e non l’ho mai trovata a
casa e in queste due settimane non ho fatto altre che telefonarle e non
risponde. Ho provato anche a chiamare Jasper, ma dice sempre che non può
venire. Una volta è sotto la doccia, la volta dopo è in spiaggia. Credo mi stia
evitando – gli spiegai sincera.
- Non so davvero che
dirti. Da quando sono partito non l’ho sentita nemmeno una volta – mi rispose
lui serio.
- Ma com’è
possibile? – gli chiesi stupita da quella risposta.
- Abbiamo
litigato di brutto prima che venissi qui – mi rispose solamente abbassando lo
sguardo – vado a letto adesso, ci vediamo domani. Buonanotte – terminò poi
sorridendomi debole e dirigendosi in camera sua.
Era chiaro che
non ne volesse parlare.
Non mi aveva
detto molto, motivo per cui continuavo a non spigarmi perché lei non
rispondesse a me. E poi per quale motivo avevano litigato quei due? Alice ed
Edward erano complementari, non riuscivamo mai a stare arrabbiati l’uno con
l’altra per più di qualche ora. Mi sembrava assurdo che per due intere
settimane non si fossero sentiti, ma in tutti i casi ciò che adesso più mi
interessava era che fossi io a parlarci, capire i motivi di questo silenzio, anche
se non mi ci voleva un genio per capirlo.
Alice non aveva
preso bene quanto era successo e su questo non c’erano dubbi. Speravo solo che
prima o poi sarebbe riuscita a capire le mie ragioni o quantomeno le avrebbe
accettate.
…Adry91…
SPOILER:
Questa volta ho deciso di inserire uno spoiler diverso. Invece
di un pezzo tratto dal capitolo vi lascio un’immagine che faccia da spoiler così
potete dare libero sfogo alla vostra immaginazione. Inoltre vi informo che il prossimo sarà l'ultimo capitolo prima della partenza di Edward per Jacksonville. Le due settimane a loro disposizione sono finite:
Sorpresi? L'immagine può dire tutto e niente. Sappiate solo che non tutto è come sembra…non posso aggiungere altro.
Un grazie di tutto
cuore a tutti voi che avete recensito, a quelli che hanno messo la mia storia
tra i preferiti e nelle seguite. Un altro grazie di cuore anche a coloro che mi
hanno inserita tra gli autori preferiti. Spero che anche questo capitolo sia di
vostro gradimento e recensite. Un bacio.
INTRODUZIONE:Edward ha lasciato Bella in New Moon e non è
non e mai più tornato. Gli anni passano e anche i decenni, ma due anime sono
ancora tremendamente legate tra di loro perché il tempo possa cancellare ciò
che l’amore ha creato. Cosa succederà se un giorno Bella dovesse rincontrare
quella che aveva considerato fin dall’inizio al sua famiglia? E i Cullen e
soprattutto Edward come reagiranno quando scopriranno che Bella è ancora la
diciottenne che avevano lasciato? P.S. Bella non è un vampiro, ma non è
comunque umana. Oltre i vecchi, ci saranno anche nuovi personaggi.
INTRODUZIONE:Bella vive a Phoenix
da quando è nata e la sua vita ruota intorno ai suoi sei migliori amici: Alice,
Rosalie, Emmett, Jasper, Jacob e Edward. Si conoscono fin da quando erano dei
bambini, ma crescendo le cose cambiano e lei si ritrova solo con Jacob e Edward
che sono iperprotettivi nei suoi confronti. Un giorno accade che Jacob si
dichiara e in seguito le chiede di sposarlo. Lei accetta, ma lo ama davvero? Si
certo, ma il suo non è amore, non quello vero almeno. Ed Edward? Cosa farà a
questo punto? E se si accorgesse proprio ora che sta per perdere la persona più
importante della sua vita? E se lei lo considerasse solo il suo migliore amico?
E se invece non fosse così? La loro è solo amicizia? Si certo, ma non del
tutto. Cosa succederà, allora? Bella sposerà Jacob? Forse solo da uno sbaglio
si può scoprire la verità. Ma qual è questa verità?
INTRODUZIONE:Edward lascia Bella per
permettergli di vivere una vita normale, ma prima di farlo esaudisce il
desiderio dell’unica ragazza che abbia mai amato. Dopo la sua partenza le cose
cambiano e Bella non vivrà la vita che Edward ha sperato per lei. Si ritroverà
vampira, con un figlia da crescere e un passato da ricordare. Riuscirà a ricordarsi
del suo unico e vero amore? Ma soprattutto riuscirà a rincontrarlo?
INTRODUZIONE: Rosalie, Bella e
Alice sono tre sorelle newyorchesi che si trasferiscono a Phoenix. Sono le
classiche ragazze popolari che tutti invidiano, dal carattere forte e deciso e
che non si fanno mettere i piedi in testa da nessuno. A Phoenix le loro vite si
incroceranno con quelle di tre fratelli Emmett, Edward e Jasper, anche loro dal
carattere forte. Nessuno di loro crede nell’amore, ma presto si renderanno
conto di sbagliare, presto l’amore entrerà nelle loro vite e da lì tutto
cambierà.
INTRODUZIONE:Bella è una semplice
ragazza che vive a Phoenix. Ha un fratello e due sorelle gemelle. La sua vita
ruota intorno ai Cullen, i suoi migliori amici, la sua seconda famiglia. E poi
c’è Tay, il suo fidanzato, ma lei ne è davvero
innamorata? La sua vita è perfetta come crede? Il ritorno in città di Edward,
il suo amico di sempre, gli incasinerà la vita e presto si renderà conto che
quell’amico con il quale non fa altro che litigare non è poi solo un amico. Le
cose non saranno semplici e in una notte tutto si complicherà.
INTRODUZIONE:Bella è una ragazza alla moda che vive a Orange Country, con una
storia difficile alle spalle, chiusa, ma allo stesso tempo ribelle verso gli
altri incontra lui, Edward, un playboy da strapazzo, ribelle, odioso,
presuntuoso, aggressivo, ricco e che non fa altro che dedicarsi con i suoi
amici ricconi a feste mondane e al lusso più sfrenato. Riuscirà lei a lasciarsi
andare all'amore? E lui? Riuscirà a mettere la testa a posto? E se tutto
iniziasse ad andare x il verso giusto? Lei non sa, però, che un segreto alena
dietro di lei, un segreto che lui non intende svelarle, non subito almeno, ma
poi non sarà tardi? Una storia ricca di divertimento, scontri, ribellioni, ma
amore, tanto amore. Sono tutti umani.
INTRODUZIONE:Un semplice invito di matrimonio può cambiare quella che sembra
essere diventata una vita stabile? Questo si chiede Bella quando si ritrova tra
le mani l’invito del matrimonio di Alice e Jasper. Partire e raggiungere quella
che un tempo era la sua migliore amica affrontando i fantasmi del suo passato?
Oppure restare a casa e non correre rischi? Bella vive a New York, fa la
giornalista, si è lasciata i Cullen alle spalle e si porta dietro da cinque anni
due grandi responsabilità che portano il nome di Ej e Lizzie. Chi sono? E che
c’entra Edward in tutto questo? Se vi va di scoprirlo correte a leggere la mia
storia. Sono tutti umani.
INTRODUZIONE:Isabella Swan fugge via dalla sua città all’ètà di dieci anni,
grassottella e timida viene presa in giro da tutti. Si rifugia a Jacksonville
dalla madre, ma otto anni dopo il brutto anatroccolo si è trasformato in un
bellissimo cigno. Decide di tornare a Beverly Hill, la sua città natale, dove i
suoi vecchi amici la attendono, ma Bella è cambiata non solo fisicamente e
vuole prendersi la sua rivincita su tutti coloro che un tempo la prendevano in
giro. Nella sua vecchia città, però, non tutto è come lo ha lasciato. I Royal
King, i suoi vecchi amici, sono in lotta continua contro i Blue Ice, un altro
club di ragazzi popolari e ricchi. Cosa succederà con l’arrivo di Bella? Che
succederà se un giorno i due gruppi si ritrovano costretti a collaborare?
Filerà tutto liscio? Personaggi decisamente diversi da come abbiamo imparato a
conoscerli, ma chissà…magari dall’odio nascerà qualcos’altro e quella che era
sembrata una rivincita potrebbe diventare ben altro. Sono tutti umani. Vi ho
incuriosito? Correte a leggere.
Questi personaggi non mi appartengono, ma sono proprietà di Stephenie
Meyer
Questi personaggi non mi appartengono,
ma sono proprietà di Stephenie Meyer. Questa storia è stata scritta senza alcun
scopo di lucro.
LEGGETE PER FAVORE: Eccomi qui con il
capo chino per la vergogna.
Lo so sono decisamente imperdonabile. Cioè ho postato l’ultimo
capitolo quasi due mesi fa, ma ho avuto dei problemi e poi questo capitolo
proprio non voleva sapere di scriversi. L’ho scritto e cancellato un casino di
volte e alla fine comunque non è venuto come lo immaginavo, ma va beh, ho
deciso di postarlo ugualmente altrimenti finiva che vi facevo aspettare un
altro mese se non di più.
Il capitolo è di transizione come capirete voi stessi, ma mi
serviva per descrivere l’ultima giornata di Edward a New York prima della
partenza.
Con questo capitolo si conclude la seconda parte della storia.
Quando ho iniziato l’avventura di “Ora e per sempre” avevo in
mente di dividere la storia in tre blocchi e così ho fatto.
Il primo blocco si è concluso all’aeroporto quando Bella rivela
a Edward che i gemelli sono figli suoi e quel primo blocco era interamente
dedicato ai due.
Il secondo blocco inizia da lì e si conclude proprio con questo
capitolo. Un blocco dedicato principalmente ai bambini.
Dal prossimo capitolo in poi diamo inizio al terzo blocco che
andrà avanti fino alla fine e ovviamente sarà incentrato maggiormente su Edward
e Bella, sul loro rapporto e sul passato che hanno vissuto divisi.
Quindi, abbiate pazienza con questo capitolo. Vi posso
anticipare che dal prossimo tutto si farà più interessante. Vi basta dirvi che
sarà un pov Edward e che il titolo del capitolo sarà:
“Il diario di Bella”. Credo che il titolo dica già tutto, non serve che io
aggiunga nulla.
Che altro dire? Mi scuso nuovamente per il ritardo e vi assicuro
che non capiterà più. D’ora in poi la storia verrà postata una volta a
settimana e la giornata scelta sarà il Lunedì, oggi quindi è un caso che abbia
postato di Martedì. Vi lascio al capitolo sperando che vi possa piacere. Un
bacione a tutti…
Capitolo 39
Paura dei tuoni
POV BELLA
Era l’ultimo
giorno di Edward qui a New York. La mattina dopo sarebbe partito e se una parte
di me era sollevata da questo avvenimento, l’altra parte non lo era per nulla.
Edward era un
toccasana di benessere per i miei bambini e sapevo quanto loro avessero patito
la lontananza da lui dopo la partenza. Tra loro si era creato un rapporto
speciale anche se si conoscevano davvero da poco.
Chiusa nel mio
ufficio aspettavo l’arrivo di Dylan per rivedere le ultime cose del suo
articolo, poi, sperando che Kirsten non facesse storie, sarei tornata a casa.
Avevo promesso ai bambini di passare il pomeriggio con loro ed Edward visto che
era l’ultimo pomeriggio insieme che avevamo a disposizione.
In quel momento
mi venne in mente una cosa di importanza rilevante, una cosa che stavo quasi
per dimenticarmi. Mi alzai dalla scrivania e mi avvicinai alla libreria del mio
ufficio. Aprii il cassetto e ne estrassi una scatolina chiusa.
L’avevo preparata
in quelle due settimane in modo da poterla dare a Edward quando sarebbe partito.
Era una sorta di regalo che volevo fare a Esme e Carlisle. La presi e la
infilai in borsa in modo da non dimenticarla in ufficio e fu in quel momento
che sentii bussare alla porta.
Dopo il mio ok
Dylan entrò in stanza e con il suo solito sorriso raggiante si sedette sulla
sedia e mi presentò il suo articolo.
Lo lessi con
molta attenzione e non potei fare a meno di sorridere quanto terminai.
- Benvenuto a
Vogue, Dylan – gli dissi sinceramente compiaciuta.
- Significa che
ho fatto un buon lavoro? – mi domandò quasi non credendo alle mie parole.
- Un ottimo
lavoro, direi. Kirsten sarà davvero contenta. Dopo questo articolo sei parte
integrante del team – continuai porgendogli la mano.
Lui si avvicinò e
la strinse sorridendomi contento.
- Quindi adesso
sei ufficialmente il mio capo – mi fece notare lui.
- Ovvio, quindi
stai attento a come ti comporti – continuai io e insieme scoppiammo a ridere.
In fondo quel
ragazzo era simpatico, ma soprattutto era molto bravo nel suo lavoro e sinceramente
era questo tutto ciò che a me doveva interessare.
Qualcuno bussò
alla porta e in pochi secondi Ashley entrò in ufficio.
- Signorina Swan
so che non voleva essere disturbata, ma di là ci sono i suoi figli e so che
loro sono sempre un’eccezione – mi disse.
- Si certo, falli
entrare – le risposi sorridendo felice di vedere i miei bambini.
Ashley non ebbe
nemmeno il tempo di uscire che i bambini entrarono saltellando nel mio ufficio
seguiti qualche metro più indietro da Edward.
Quando anche lui
entrò e vide Dylan si irrigidì all’istante, ma educatamente lo salutò sforzandosi
di sorridere.
- Che ci fai tu
qui? – domandò Ej sbuffando rivolgendosi al mio collega.
- Ho portato un
articolo alla tua mamma – gli spiegò lui sorridendo.
- Ok, allora ti
dispiacerebbe uscire così io parlo con la mia mamma? – gli domandò furbo il mio
bambino.
- Certo, piccolo
– gli rispose – Bella io vado. L’articolo lo porti tu a Kirsten? – domandò poi
rivolgendosi a me.
- No, l’articolo
dallo ad Ashley appena esci. Kirsten non lo leggerà, va già benissimo così –
gli spiegai.
- Sicura? – mi
domandò.
- Hey, sei stato
appena assunto a tutti gli effetti e già inizi a discutere gli ordini del capo?
– lo ammonì bonariamente.
Lui mi sorrise alzando
le mani in segno di resa, poi salutò i piccoli ed Edward ed uscii dall’ufficio
chiudendosi la porta alle spalle.
- Allora, come
mai voi qui ? – chiesi.
- Siamo venuti
per assicurarci che saresti tornata a casa adesso – mi spiegò Lizzie.
Guardai Edward e
lo vidi scuotere la testa, il che bastò a farmi capire che dovevano averlo
costretto a venire.
Quei due quando
si mettevano una cosa in testa non c’era verso di fargli cambiare idea.
- Bene, allora un
attimo vado ad avvisare Kirsten e torno. Ok? – chiesi.
- Ok – mi rispose
mio figlio – papà prendi il telefono e iniziamo a cronometrare il tempo – disse
poi rivolgendosi al padre.
Lanciai uno
sguardo a Edward e poi uscii dirigendomi nell’ufficio di Kirsten consapevole
che i piccoli avrebbero spiegato ad un ignaro Edward il significato di quel
loro gioco del cronometro.
Arrivata davanti
all’ufficio bussai alla porta ed entrai non appena il capo mi diede l’ok.
- Isabella dimmi
– mi disse Kirsten a mo di saluto.
- Mi servono un
paio di ore di permesso – le spiegai.
- Per quale
motivo? – mi domandò curiosa.
- Domani Edward
torna a Jacksonville e i bambini vogliono che trascorriamo la giornata tutti
insieme – le spiegai consapevole che quelle parole le sarebbero bastate per
capire, in fondo lei per sommi capi conosceva tutta la mia storia.
- Si certo,
allora vai pure. Ci rivediamo domani – mi disse sorridendomi.
- Grazie mille –
riuscii a dire prima di voltarle le spalle per dirigermi verso l’uscita.
- Isabella? – mi
chiamò e quando mi voltai continuò a parlare – che succederà adesso? – mi
domandò.
- In merito a
cosa? – chiesi non comprendendo il reale significato di quelle parole.
- Lo lascerai
andare e permetterai che i tuoi bambini vengano sballottati di qua e di là? –
mi chiese.
- I bambini non
verranno sballottati di qua e di là – le feci notare.
- Sai benissimo
che alla fine succederà. Anche io dopo il divorzio credevo che non sarebbe
successo e, invece… – mi spiegò.
- Verrà lui qui
quando potrà e glieli porterò io quando non avrò da lavorare – dissi cercando
di convincere più me stessa che lei.
La verità era che
sapevo che dopo la partenza di Edward qualcosa sarebbe cambiata, solo che non
sapevo quanto grande sarebbe stato questo cambiamento.
- Non funzionerà
Isabella, non funziona mai – mi disse.
- Dovrà
funzionare – ribadii io.
- Fin quando ti
brillano gli occhi quando parli di lui puoi stare certa che non funzionerà, ma
adesso vai. I tuoi bambini aspettano te – mi disse seria guardandomi dritta
negli occhi.
- Hey, non mi
brillano gli occhi quando parlo di lui – la rimbeccai io.
- Si certo come
no, continua a ripeterlo e prima o poi vedrai che convincerai te stessa, vai
adesso – continuò lei e io le sorrisi uscendo da lì dentro.
Era meglio non
sfidarla. Del resto io non ero una di quelle che riusciva a mentire senza farsi
scoprire e Kirsten era la persona che meglio di ogni altra sapeva scovare la
verità quando qualcuno mentiva.
Mi diressi nel
mio ufficio e trovai Edward seduto sulla scrivania con i bambini in braccio
mentre guardavano il telefono.
- Eccomi – dissi
loro.
- Undici minuti –
cominciò Ej.
- Trentasei
secondi – aggiunse Lizzie.
- E diciassette
millesimi di secondo – concluse Edward avendo, ormai, compreso il gioco.
- Oddio, hanno
contagiato pure te – mi lamentai rivolgendomi a Edward – forza, andiamo – dissi
poi rivolgendomi a tutti.
Presi la borsa e
insieme a loro mi diressi fuori.
Salutai Ashley e
prendemmo l’ascensore, poi salimmo sulla macchina di Edward.
- Dove si va? –
chiesi.
- Al Luna Park –
proposero i gemelli all’unisono.
- Bene, si parte
allora – disse Edward – devi passare a casa a cambiarti? – mi domandò poi lui.
- No, non serve.
Possiamo andare – gli risposi sorridendo e accedendo la radio.
Per tutto il
viaggio io ed Edward ci beammo della voce melodiosa dei nostri bambini che
intonavano le canzoni della radio con la loro voce così perfettamente
bambinesca.
Dopo qualche
tempo arrivammo a destinazione e dopo essere scesi ci dirigemmo dentro il Luna Park.
Trascorremmo lì
dentro tutto il pomeriggio divertendoci come dei pazzi.
Salimmo sulla
ruota panoramica, sulla giostra con i cavalli, sulle tazze girevoli, sugli
autoscontri e su altre decine di giostre dove ai bambini era consentito
l’accesso.
Ci divertimmo un
casino e all’ora di cena mangiammo un hot dog in uno dei camioncini posti al
Luna Park che li servivano.
Quando terminammo
di cenare i bambini non erano ancora stanchi ed Ej propose di andare a sparare
le lattine in modo da riuscire a vincere qualche peluche, così ci dirigemmo
alla bancarella.
Lizzie era sulle
spalle di Edward, mentre io tenevo per mano Ej.
All’improvviso mi
soffermai notando una giostra che fino ad allora non avevo mai notato.
Era una giostra rotonda che
partiva lenta, ma pian piano aumentava di velocità girando talmente forte da
ritrovarti con la testa in giù e i piedi in su.
Sorrisi nel
vederla. Al Luna Park di Jacksonville c’è ne era una uguale e non potei fare a
meno di pensare a quando da ragazza ci ero salita con Edward e gli altri.
Era successo una
sola volta ed ero certa che non sarebbe capitato più.
- Ci stai per
caso facendo un pensierino? – mi domandò Edward beffardo avvicinandosi e
indicandomi la giostra con la testa.
- Spiritoso –
riuscii solamente a dirgli.
- Stavolta potresti
pure farcela – continuò lui e capii che anche lui ricordava quel momento.
- Trovi
divertente prendermi in giro? – gli domandai scherzando.
- Dico solo la
verità. Ricordo perfettamente la prima e unica volta che ci sei salita sopra –
mi disse.
- Lo ricordo
anche io – gli risposi sorridendo a quel ricordo con un po’ di nostalgia.
- Anche se a dire
il vero ricordo molto meglio il momento in cui sei scesa. Hai rimesso anche
l’anima – mi fece notare.
- Ma davvero? Non
è stata colpa mia – mi giustificai.
- No giusto, la
colpa è stata mia – mi canzonò lui mentre i bambini se la ridevano sotto i
baffi poiché stavano capendo il nostro tono scherzoso.
In effetti era
parecchio che con Edward non scherzavamo in quel modo in memoria dei vecchi
tempi e la cosa mi piaceva, mi piaceva più del lecito.
- Ero ubriaca –
gli ricordai.
- Ti avevo detto
di non salirci perché sarebbe finita in quel modo – continuò lui – ma testarda
come sei… – continuò lasciando la frase in sospeso.
- Uffi – mi
lamentai – volevo provarla anche io. Dicevate tutti che era una figata – dissi
e subito mi misi una mano in bocca per ciò che avevo detto.
I bambini presero
a ridere di gusto.
- Mamma – dissero
dopo in tono di rimprovero.
Edward, nel
frattempo, se la stava ridendo sotto i baffi.
- Scusate. Fate
finta di non aver sentito. Non si dice quella parola – dissi loro e visto che
Edward ancora rideva gli diedi una gomitata per farlo smettere.
- Hey che c’entro
io? – si lamentò lui.
- Ok, basta.
Andiamo a prendere i peluche – dissi cambiando discorso.
- Andiamo a
provare a prendere i peluche – mi corresse Edward.
- Adesso non fare
il modesto. Sappiamo benissimo che riuscirai a vincere. Non ti batteva nessuno
in questo gioco – gli feci notare e lui sorrise sghembo.
Odiavo quando
faceva il finto modesto, o forse, lo amavo ancora di più quando lo faceva.
Scacciai via
questi pensieri e insieme a loro ci dirigemmo alla bancarella.
Edward pagò un
paio di colpi e poi prese a sparare.
Vinse tutte le volte
e fece scegliere ai bambini due peluche. Ej scelse una tigre bianca dai
bellissimi occhi color ghiaccio, mentre Lizzie scelse il tigrotto “Tigro”, uno dei personaggi
di Winnie The Pooh.
Ej insistette per
sparare anche lui e aiutato da Edward lo fece colpendo tra l’altro qualche
lattina. Anche Lizzie provò aiutata dal padre.
- Mamma perché
non provi anche tu? – propose Ej.
- No tesoro, è meglio
di no – gli risposi.
- Ma dai mamma,
solo un tiro – continuò Lizzie.
- Mamma è una
frana per questo non prova – mi prese in giro Edward.
- Io sarei una
frana? Dai qui, ti faccio vedere io – gli dissi rubandogli la pistola e
prendendo la mira per sparare.
Vidi Edward
avvicinarsi a me pericolosamente. Poi appoggiò le sue labbra a qualche
centimetro dal mio orecchio e potei sentire il suo respiro sulla mia pelle.
- Sta attenta a
non colpire il signore – mi sussurrò malizioso, ma beffardo allo stesso tempo.
La mia mente vagò
nei ricordi e subito mi venne alla mente la prima volta in cui avevo provato
quel gioco. Avevo preso in pieno la pancia del venditore. A mia discolpa c’era
il fatto che quella del signore più che una pancia era un melone, cavolo era proprio
grasso.
Lanciai un tiro e
colpii una lattina facendola cadere. Nemmeno io credevo di esserci riuscita
davvero.
Posai la pistola
e mi voltai verso Edward facendogli la linguaccia. Mi sembrava di essere
tornata indietro nel tempo a quando eravamo solo due ragazzi innamorati che si
prendevano in giro.
- La solita
fortuna del principiante – mi fece notare lui.
- Invidioso – lo
stuzzicai.
- Io invidioso?
Ma fammi il piacere – si lamentò.
Ci guardammo
negli occhi e scoppiammo a ridere mentre i nostri bambini era già da un bel
pezzo che se la ridevano di gusto.
Dopo un ultimo
giro negli autoscontri, visto che Ej aveva insistito per farne un altro, ci
dirigemmo in macchina con destinazione casa.
In poco tempo
arrivammo così io ed Edward mettemmo il pigiama ai bambini e li sistemammo a
letto, poi ci dirigemmo nel salone.
- Vado a letto
anche io. Dolce notte – mi dissi.
- Edward aspetta
– lo fermai.
Lo vidi voltarsi
curioso per capire cosa volessi e io mi diressi verso la borsa e ne estrassi la
scatola che avevo preso dall’ufficio quella stessa mattina.
Lui mi guardò
stranito, ma io non dissi nulla. Glieli porsi soltanto.
- Cos’è? – mi
domandò.
- Devi darlo a
Esme e Carlisle – gli risposi io – puoi farmi questo favore? – domandai dopo.
- Si certo, ma
cos’è? – chiese ancora.
- È un regalo. Lo
vedrai quando lo darai a loro – gli spiegai.
- Come vuoi – mi
disse prendendolo.
- Grazie – gli
risposi sorridendogli.
Mi avvicinai e
gli baciai una guancia mentre come sempre una scarica elettrica mi attraversò
il corpo.
- Buonanotte –
gli dissi poco dopo.
- Dolce notte –
mi rispose lui.
Entrambi andammo
nelle nostre stanze.
Non avevo per
nulla sonno così mi gettai sotto la doccia sperando di scacciare via tutti i
brutti pensieri. Quando uscii mi asciugai i capelli e poi mi misi la vestaglia.
Mi affacciai
dalla finestra e mi resi conto che aveva preso a piovere forte. Un terribile
acquazzone di fine estate stava scoppiando nel cielo.
Mi misi a letto e
sentii i primi tuoni farsi sentire e prima ancora che me ne rendessi conto davvero
sentii Lizzie strillare dalla stanza accanto e in poco tempo me la ritrovai in
camera mia seguita da un Ej mezzo addormentato che sbadigliava.
La mia piccola
aveva paura dei tuoni così come da bambina aveva paura io.
- Mamma, mamma –
piagnucolò la mia bimba venendo a stringersi tra le mie braccia.
Anche Ej si unì a
noi. Si strinse al mio braccio chiudendo di nuovo gli occhi. Lui non aveva
paura, si alzava solamente per accompagnare Lizzie da me visto che lei da sola
aveva paura.
- Shh, piccola
mia. Adesso i tuoni passano e poi ci sono io con te – le sussurrai stringendola
a me mentre ancora lei piangeva.
Fu in quel
momento che sentii bussare alla porta e dopo un mio ok vidi Edward entrare in
stanza.
- Che succede? –
domandò avvicinandosi al letto e sedendosi.
- I tuoni papi,
io ho paura – disse la piccola allontanandosi da me e stringendo
spasmodicamente il corpo del padre.
In quel momento
anche Ej aprii di nuovo gli occhi e assistette alla scena sorridendo.
- Non devi avere
paura, tesoro. È solo un rumore – le spiegò Edward dolcemente.
La piccolo si
strinse più forte a lui, ma non aveva nessuna intenzione di smettere di
piangere e in quelle occasioni non poteva che ricordarmi me stessa alla sua
età, quando mi stringevo forte a Renèe perché la paura dei tuoni era troppo
forte.
- Sono le nuvole
che producono questi rumori – continuò Edward.
- E perché lo
fanno? Vogliono farci paura? – gli chiese.
Edward la staccò
leggermente da sé e gli asciugò le lacrime baciandole la fronte, poi le sorrise
cullandola si nuovo tra le sue braccia.
A vederlo così
sembrava che il miglior lavoro che potesse fare era proprio quello di fare il
padre. Gli veniva così dannatamente facile, naturale. A volte io stessa mi
sentivo impacciata in quel ruolo e c’ero dentro da cinque anni invece per lui
sembrava che tutto fosse naturale come respirare nonostante avesse scoperto di
essere papà da poco più di due settimane.
- Adesso papà ti
racconta una storia. Ci stai? – domandò lui dolcemente.
La piccola si
allargò in un sorriso ed annuì e a quel punto Ej si accoccolò di più a me per
ascoltare anche lui le parole di Edward come se queste fossero oro colato per
loro.
-
Tantissimo tempo fa una nuvoletta si aggirava per la volta celeste cercando di
trovare il suo posto nel cielo. Un giorno durante l’autunno il Vento soffiava
forte, era molto giocoso e dispettoso in questa stagione. Si divertiva
moltissimo a far cadere tutte le foglie dagli alberi, a far arrabbiare le onde
del mare e a correre dietro alle persone con le sue guanciotte gonfie d'aria
soffiando a più non posso e facendo volare in alto i berretti della gente per
poi farli cadere per terra facendoli ruzzolare a destra e a sinistra. La
nuvoletta vedendolo gli si avvicinò e gli domandò se poteva giocare con lui. Il
vento gli chiese se fosse capace di soffiare e la nuvoletta ci provò, ma
sconsolata non ci riuscii. Il Vento allora la cacciò via scortesemente
spingendola molto lontano – prese a raccontare Edward.
Mi
domandai se si fosse appena inventato quella storia o se già la conoscesse. In
fondo era molto legato a Lucas e Sarah, quindi magari aveva in passato
raccontato molte storie a loro.
-
Che cattivo – fece notare Lizzie, ormai, tranquilla.
Sembrava
si fosse scordata dei tuoni che forti e furiosi si scagliavano nel cielo.
-
Ma dove l’ha mandata? – chiese Ej curioso.
-
La mandò dall’altra parte del mondo e lì era estate e grandi e piccoli si
divertivano sulla spiaggia. Si sentivano tante risate, tutti erano felici e la
nuvoletta lo era altrettanto e avrebbe voluto fermarsi, ma lì comandava il Sole
e non voleva che lei si avvicinasse a lui perché lo oscurava e gli domandò se
lei fosse capace di creare calore e luce. La nuvoletta ci provò, si concentrò e
si sforzò talmente tanto che da bianca divenne grigia, ma di luce e calore niente,
proprio non ci riusciva. Il Sole allora la cacciò via dicendo che lì la gente
voleva le belle giornate e gli disse di andare a cercare l’Inverno e con esso
la Neve. La nuvoletta allora se ne andò a cercare L’Inverno sperando che almeno
lui la volesse con sé – continuò Edward.
-
E cosa fece la Neve? – chiese Lizzie curiosa.
-
Adesso ci arriviamo – le rispose Edward – quando la nuvoletta arrivò si rese
conto che lì faceva davvero molto freddo e soffici fiocchi di neve cadevano
posandosi silenziosi sul suolo. La nuvoletta si avvicinò alla Neve e le domandò
se poteva restare con lei, ma la Neve volle sapere prima se lei fosse in grado
di far nevicare. La nuvoletta allora ci provò e si sforzò di nuovo talmente
tanto che da grigia divenne nera, ma di neve niente. Si sforzò talmente tanto
che alla fine brontolò talmente tanto che emise un potente e rumoroso tuono –
le spiegò Edward.
-
Quindi non voleva spaventare nessuno con i tuoni, non è vero papà? – gli
domandò Lizzie.
-
Certo che no, tesoro mio. La nuvoletta voleva solo cercare di far nevicare, ma
non ci riuscii e sforzandosi tanto brontolò e da quel brontolio nacquero i
tuoni – le rispose lui.
-
Ma allora non serve avere paura dei tuoni – costatò lei.
-
No, non serve. I tuoni sono innocui – le spiegò lui.
-
Io te lo dico sempre che sono innoci – ripeté Ej ovviamente sbagliando a
pronunciare quella parola di cui non aveva idea di quale fosse il significato.
Io,
Lizzie ed Edward scoppiammo a ridere e lui ci osservò con faccia buffa e
imbronciata.
-
Cosa avete da ridere? – ci domandò.
-
Innocui tesoro, si dice innocui, non innoci e significa che non sono pericolosi
– gli spiegai io.
-
Voi non sbagliate mai? – ci domandò sbuffando – e poi lo so cosa significa –
aggiunse lui ovviamente mentendo.
Non
ci avrebbe mai dato la soddisfazione di darci ragione.
-
Hey Bella è ovvio che lui sappia cosa significa – mi rimproverò Edward ridendo
sotto i baffi.
-
Chiedo scusa – mi limitai a dire io.
Ej
abbassò il capo e sorrise soddisfatto.
-
Papi, ma che fine ha fatto la nuvoletta? – chiese poi Lizzie curiosa di sapere
la fine della storia e in fondo lo ero anche io.
Avevo
capito che il motivo per cui Edward aveva raccontato quella storia era per
spiegarle che non doveva avere paura dei tuoni, ma la curiosità della mia
bambina era sempre stata molto forte e lo aveva appena dimostrato.
-
Ah si, dicevamo… – disse mettendosi l’indice sul mento per cercare di ricordare
dove fosse arrivato – ah si, la nuvoletta brontolò talmente tanto che emise un
tuono, ma la Neve la zitti subito dicendo che non poteva restare lì perché era
troppo rumorosa, mentre lei cadeva silenziosa. A quel punto la nuvoletta si
rimise in viaggio. Ad un certo punto si trovò in un posto dove c’era troppo
caldo per essere inverno e troppo freddo per essere estate e la nuvoletta
comprese subito che lì ci fosse la Primavera. A quel punto la sua attenzione fu
catturata da un piccolo fiore che sembrava triste e gli chiese se stesse bene.
Il fiore gli disse di no perché il Vento dispettoso
l’aveva sbattuto di qua e di là, poi la Neve gli aveva messo un gran freddo
addosso e dopo il Sole col suo calore gli aveva fatto venire una gran sete. Il
fiore stava davvero tanto male e probabilmente non c’è l’avrebbe fatta a
sopravvivere – continuò a raccontare lui.
-
Dobbiamo fare qualcosa per aiutarlo – disse Ej sicuro si sé.
Sorrisi
a quelle parole, Ej era sempre quello pronto ad aiutare tutti anche se si
trattava di una storia immaginaria.
Anche
Edward sorrise, poi riprese a parlare.
-
La nuvoletta preoccupata si rivolse a Dio e gli domandò come Lui potesse
permettere che accadesse una cosa del genere. Gli domandò il perché non avesse
fatto nulla per aiutare il fiore. Dio allora gli rispose che Lui aveva fatto
qualcosa, aveva mandato lei, la nuvoletta. Questa allora si commosse talmente
tanto e si mise a piangere. Le sue lacrime cadendo sul fiorellino lo aiutarono
a riprendersi e così la nuvoletta capì di essere utile e importante anche lei –
concluse Edward la sua storia.
-
Che brava la nuvoletta. Meno male che ha salvato il fiorellino – disse Lizzie
tutta contenta.
La
paura era del tutto sparita e mi domandavo come lui ci fosse riuscito. Nemmeno
io ero mai riuscita in questo, mi sembrava un’impresa titanica. L’unica cosa
che riuscivo a fare per farla calmare un po’ era stringerla a me in silenzio,
accarezzarle i capelli baciandole le tempie e cullarla dolcemente accompagnata
dalla ninnananna del carillon.
Ej
sbadigliò e si sdraiò nuovamente a letto e anche Lizzie sbadigliò, ma non si staccò
dalle braccia di Edward.
-
Adesso che ne dici di dormire? – le domandai io dolcemente indicando la parte
di letto libera.
Era
ovvio che li avrei fatto dormire nel mio letto, anche se si era calmata non me
la sentivo di mandarla di là insieme ad Ej e poi noi eravamo sempre stati
abituati così.
-
Papi resti a dormire qui con noi anche tu? – le domandò lei innocentemente e io
quasi raggelai a quella richiesta.
No,
no, no e no. Impossibile. Non potevamo dormire insieme come una famiglia, noi
non eravamo una famiglia e sinceramente la proposta di Lizzie era l’ultima cosa
che avrei voluto e potuto sopportare.
Vidi
Edward imbarazzato più che mai, non sapeva cosa risponderle.
-
Si papi, dormi qui. Tutti e quattro nel lettone – disse Ej aprendo di nuovo gli
occhi e sorridendo euforico per la proposta della sorella.
-
È meglio di no, piccoli. Un’altra volta magari – disse lui e lo ringraziai con
lo sguardo per quella risposta.
-
Per favore papi, ti prego – disse Lizzie facendo gli occhioni da cucciola.
-
Ti prego, ti prego, ti prego – prese a dire Ej anche lui con occhi teneri,
occhi ai quali era impossibile dire di no.
-
Mamma diglielo anche tu dai, per favore – continuò la piccola.
A
quel punto non riuscii più ad essere razionale. Era forse colpa mia, ma non riuscivo
mai a dire di no ai miei figli, o forse in una situazione come quella era
impossibile dirgli di no. Gli avevo negato il papà per cinque anni e adesso non
potevo negare loro una richiesta tanto semplice, ma di vitale importanza per
loro.
-
Edward se vuoi…beh se vuoi puoi restare – dissi imbarazzata più che mai.
Lui
mi guardò intensamente negli occhi cercando di capire se fossi convinta di
quello che stavo dicendo o se lo stavo facendo solo per far contenti i bambini.
Non so cosa vide nel mio sguardo, ma alla fine guardò i piccoli e sorrise.
-
Ok avete vinto – disse lui e nei suoi occhi ci vidi quasi soddisfazione, come se
in fondo lo volesse anche lui.
Non
riuscivo a vedere nei suoi occhi il sentirsi obbligato a dire di si, sembrava
come se anche a lui la cosa andasse bene, ma era ovvio che lo facesse solo per
i bambini. Come me, anche lui, pur di fare felici i piccoli era pronto a fare
qualunque cosa.
-
Bene, allora a letto, avanti – dissi io sdraiandomi di nuovo a letto.
Edward
mi guardò, ma distolse lo sguardo subito e andò a sedersi dall’altro lato
mentre i bambini si misero in mezzo. Ej vicino a me e Lizzie vicino al papà.
Solo
in quel momento mi resi conto di trovarmi nello stesso letto con Edward, a
pochi centimetri da lui, e ringraziai che a dividerci c’erano quelle due pesti altrimenti
credo che l’imbarazzo sarebbe stato decisamente troppo.
Non
sapevo cosa dovevo aspettarmi della mia vita dal giorno dopo, da dopo la
partenza di Edward, ma una cosa era certa: in bene o in male sarebbe cambiato
tutto.
…Adry91…
SPOILER: (pov
Edward):
Mi alzai e presi dalla valigia il diario, poi mi sdraiai a letto e lo
aprii. Era semplice, non c’erano disegni né roba simile. Era qualcosa di più
maturo, certo non il diario di un’adolescente.
Mi misi comodo e iniziai a leggere.
Cosa ci sarà scritto nel diario di Bella? Volete
scoprirlo? Beh, non perdetevi il prossimo capitolo.
LEGGETE: Chiedo scusa
se non ho ancora risposto alle recensione, ma davvero non ne ho avuro il tempo. Avrei
voluto aspettare di rispondere prima e postare poi, ma credo che fosse giusto
postare, anche perché altrimenti vi avrei fatto penare ancora di più e non è
giusto. Quindi perdonatemi, ma per il vecchio capitolo non risponderò alle recensioni. mI sembra ovvio, però, che la cosa non valga per questo. Da questo capitolo in poi riprenderò a rispondere come ho sempre fatto. Spero per voi che questo non sia un problema, altrimenti fatelo notare che provvederò in qualche modo a rispondere lo stesso.
Ovviamente da adesso
in poi non risponderò qui, ma direttamente con il programma che hanno inserito.
È più veloce, diretto e rapido.
Spero nonostante il
ritardo di trovarvi di nuovo tutti qui a continuare a leggere la mia storia. Chiedo
scusa nuovamente.
Un grazie di tutto
cuore a tutti voi che avete recensito, a quelli che hanno messo la mia storia
tra i preferiti e nelle seguite. Un altro grazie di cuore anche a coloro che mi
hanno inserita tra gli autori preferiti. Spero che anche questo capitolo sia di
vostro gradimento e recensite. Un bacio.
Capitolo 40 *** Il diario di Bella - Pov Edward ***
Questi personaggi non mi appartengono, ma sono proprietà di Stephenie
Meyer
Questi personaggi non mi appartengono,
ma sono proprietà di Stephenie Meyer. Questa storia è stata scritta senza alcun
scopo di lucro.
Eccomi qui come promesso con il nuovo capitolo. Finalmente è un pov Edward che ci servirà a capire cosa c’è scritto nel
diario di Bella. Non aggiungo altro altrimenti rischio di dare anticipazioni.
Un bacione a tutti…
Capitolo 40
Il diario di Bella – Pov
Edward
POV EDWARD
Mi affacciai dal finestrino notando con piacere che stavamo già
atterrando all’aeroporto di Jacksonville.
Le due settimane a New York erano passate in fretta e partire non era
stato facile. Lasciare i bambini era dura, sapere che non li avrei visti appena
sveglio e che non avrei potuto guardarli la notte dormire, che non avrei potuto
assistere alle scenate di gelosia di Ej e vedere gli occhioni dolci di Lizzie,
sapevo già che mi sarebbe mancato da morire.
Non appena l’aero atterrò tutti i passeggeri scendemmo e dopo aver
presi i bagagli mi diressi fuori dove trovai la mia macchina ad attendermi.
L’avevo spedita il giorno prima in modo da ritrovarla al mio arrivo, poi avevo
chiesto a Emmett di farmela trovare in aeroporto.
Salii in macchina e mi diressi verso casa mia consapevole che tutto
sarebbe cambiato, che pur tornando alla normalità la mia vita era, ormai,
inesorabilmente cambiata.
In poco tempo raggiunsi la villa e dopo aver posteggiato scesi
scendendo le valigie. Erano le dieci di sera e pensavo che avrei trovato solo i
miei genitori, invece, stranamente tutta la famiglia era riunita in salotto
probabilmente ad attendere il mio arrivo.
Non appena mamma mi vide mi corse incontro e mi abbracciò
affettuosamente, come se fossi mancato da anni, ma la cosa non mi stupiva,
mamma era fatta così, era l’affetto e la dolcezza fatta persona.
Anche gli altri vennero a salutarmi esclusa Alice che si limitò ad un
“ciao” freddo più del ghiaccio. Era ancora arrabbiata e del resto non potevo
dargli torto. Anche io dopo cinque anni ero ancora arrabbiato con me stesso,
quindi era logico che a lei non fosse ancora passata.
Non ci badai più di tanto, consapevole che ci avrei dovuto parlare a
quattr’occhi sperando che capisse le mie ragioni, anche se la verità era che io
non avevo ragione e oltretutto non avevo giustificazioni.
Vidi Sarah sdraiata sul divano che dormiva e mi avvicinai baciandole la
fronte delicatamente, non volevo svegliarla.
- Un po’ – le risposi solamente sedendomi sul divano – ah, prima che lo
dimentichi, Bella vi manda questo – conclusi prendendo un pacco dalla valigia e
porgendoglielo.
- Cos’è? – chiese Emmett curioso.
- Non lo so, non mi ha detto nulla. Ha solo precisato che dovevo darlo
a mamma e papà – gli risposi sincero.
- Eddy, avete chiarito? – mi domandò Rose mentre la mamma si premurò ad
aprire il pacco.
- Non c’era nulla da chiarire – le risposi consapevole che si riferisse
al rapporto tra me e Bella.
- Ma Rose che domande fai? Cosa avevano da chiarire? Nulla. Va tutto
benissimo tra loro – esordì sarcastica Alice parlando per la prima volta da
quando ero arrivata.
- Alice se devi dire qualcosa fallo senza girarci troppo attorno.
Ultimamente il sarcasmo non lo tollero per nulla – le feci notare leggermente
infastidito.
Preferivo parlarne da solo con lei piuttosto che fare questi teatrini
davanti a tutti.
- Io non devo dire nulla. Sei tu quello che aspetta anni prima di dire
le cose, ma ti capisco anche io mi sarei vergognata a raccontare certe cose –
mi disse spigolosa come solo lei sapeva essere.
- Tu non sai nulla – le risposi solamente.
- Si, invece, so quanto sei stronzo e questo fidati che mi basta –
continuò lei.
- La volete smettere tutti e due. Sembrate due bambini – ci rimproverò
papà, mentre la mamma ci lanciò uno sguardo furente.
Lei odiava quando ci vedeva litigare.
- Allora mamma, cosa c’è dentro la scatola? – domandò Emmett curioso
cercando di farci smettere di litigare.
Mamma aprii la scatolina e ne estrasse un bellissimo album rosso e
panna sul quale apparivano due grosse coccinelle e l’incisione “Ej e Lizzie”.
Ci avvicinammo tutti a vedere e nella prima pagina c’era un messaggio da parte
di Bella: “Per cercare di riparare allo
sbaglio fatto. Vi voglio bene”.
Era un messaggio per tutta la famiglia, non solo per mamma. Ci sedemmo
tutti sul divano con mamma e papà al centro che sfogliavano quell’album di cui
Bella non mi aveva mai parlato.
La prima pagina mostrava una foto mia e di Bella e una scritta sotto:
Mamma iniziò a commuoversi, mentre papà la stringeva a sé. Alice
vedendo la foto alzò gli occhi per guardarmi, ma nel suo sguardo non c’era
nulla, stranamente non ci riuscivo a leggere niente e la cosa non mi piaceva.
Io e lei ci capivamo con uno sguardo e il fatto che non riuscissi a leggere nulla
nei suoi sguardi mi faceva male.
Mi faceva uno strano effetto vedere quella foto e leggere quelle
parole. Ammettere che da un amore, dal nostro amore fossero nati due scriccioli
era qualcosa che mi metteva addosso una sensazione strana, ma stupenda allo
stesso tempo.
La seconda pagina finalmente c’era una foto dei bambini da neonati, ma
la foto che mi colpii di più fu quella di Bella con il pancione.
Ne avevo viste molte di foto col pancione, ma più le guardavo più mi
sembrava assurdo che potesse essere vero, ma soprattutto più guardavo quelle
foto più la rabbia si impossessava di me. Dopo la nascita di Lucas e di Sarah
avevo sempre immaginato la mia Bella con il pancione, sognando il momento in
cui saremmo diventati genitori, ma immaginavo di vivere con lei quei bellissimi
nove mesi di gravidanza.
Ripensavo alla gravidanza di Victoria, a quelle di Rose e alla presenza
costante del loro uomo, una presenza che io non avevo potuto essere.
La verità è che a me non mi era venuto a mancare solo il fatto di aver
perso cinque anni della vita dei miei figli, ma mi erano venuti a mancare tutti
una serie di momenti prima della nascita, tutto il percorso della gravidanza,
ma questo chi lo avrebbe capito? Chi avrebbe capito davvero come mi sentivo io?
Nessuno e del resto non potevo nemmeno criticarli. Io avevo sbagliato, avevo
fatto l’errore più grosso di tutta la mia vita.
Tutti erano pronti a darmi addosso, Bella ed Alice specialmente, perché
per loro ero stato io a volere questo. No, io non volevo questo. Io avevo
lottato contro me stesso per non far soffrire la donna che amavo, non volevo
certo che lei crescesse i nostri figli da sola. Avevo fatto i miei errori,
errori irreparabili di cui non mi sarei mai pentito abbastanza, ma la cosa che
mi faceva rabbia è che tutti vedevano i miei di errori e non quelli suoi.
Ok, i suoi errori erano solo la conseguenza dei miei, questo lo avevo
capito io, ma perché il suo comportamento poteva essere giustificato solo
perché aveva sofferto, mentre per me non valeva lo stesso trattamento? Forse
non avevo sofferto anche io?
Lei si era comportata in quel modo a causa della sua sofferenza e
veniva giustificata per questo, perché il mio comportamento dovuto alla mia
sofferenza non era giustificato?
La verità è che lei non capiva, non capiva che in tutti questi anni
nessuno dei due avevamo delle giustificazioni, perché nemmeno il dolore, anche
se così lancinante come il mio e il suo, poteva essere una giustificazione.
Mamma continuò a sfogliare l’album, dopo i soliti commenti di Emmett
che, in quel momento, non mi facevano ridere per nulla.
La mia piccola
Lizzie faceva bella mostra di sé, mentre accanto alla foto c’erano i dati della
sua nascita. Era così bella in quella foto, così tranquilla, così felice.
Sorrideva ad occhi chiusi avvolta nella sua copertina rosa. I capelli ramati
come i miei e un’espressione ammaliante.
La pagina
successiva, invece, mostrava quel gelosone di Ej:
Nella foto spiccavano i suoi grandissimi occhi grigi, poi diventati
verdi come i miei, ma la cosa che mi fece sorridere era vederlo con il biberon
i bocca.
- Perché sorridi? – mi domandò Jasper curioso.
- Ej da bambino
non si staccava mai dal biberon. Lo voleva sempre in bocca, non se ne separava
mai. L’aveva perfino sostituito al ciuccio – gli risposi raccontando di
quell’aneddoto di cui mi aveva parlato Bella.
Quando mi aveva
dato la chiave della stanza dei bambini da neonati avevo avuto la possibilità
di vedere davvero tutta la loro vita e avevo letto dei quaderni in cui Bella si
era appuntata di tutto sui bambini, poi curioso di questa cosa avevo chiesto a
lei spiegazioni e mi aveva raccontato di questo particolare legame Ej-biberon
che mi aveva colpito tantissimo.
La mia famiglia
sorrise, mentre mamma si asciugava gli occhi commossa da quelle foto. Lei era
sempre stata così, si commuoveva sempre al vedere quelle cose e poi aveva
sempre avuto un debole per i bambini.
Andammo avanti
con le pagine e ammirammo delle foto dei bambini da uno a due anni:
Tutti scoppiammo a ridere quando vedemmo la foto dei piccoli vestiti da
Carnevale. Lizzie indossava un vestito da papera, mentre Ej aveva le sembianze
di un orso.
A casa avevo visto altre foto di quel Carnevale e avevo chiesto a Bella
come mai avesse comprato proprio quei vestiti. Mi aveva risposto che quello di
Lizzie lo aveva scelto Jake, mentre quello di Ej l’aveva scelto lei. Diceva che
era quello che più gli si addiceva. Ej gli aveva sempre ricordato Emmett per la
sua allegria e giocosità e visto che per lei mio fratello era rappresentato da
un orso, non poteva non far vestire Ej in quel modo.
- C’è Koda fratello orso – commentò mio fratello quando si accorse che
Ej era proprio un orso.
- In tuo onore ovviamente – gli risposi ridendo.
- Scusa cosa vorresti dire? – mi chiese Emmett facendo finta di essersi
offeso.
- Non sei tu Koda fratello orso? – gli domandai con il soprannome che
gli aveva dato Bella fin da bambina.
- Solo una persona può chiamarmi così, Eddino caro – mi rispose lui
chiamandomi in quel modo che tanto odiavo.
Scrollai le spalle senza aggiungere nulla, con Emmett non c’era mai
nulla da fare.
- Certo che tuo figlio era goloso proprio fin da piccolo – disse poi
Rose cambiando discorso e riferendosi alla foto di un Ej che mangiava le
arance.
Sorrisi senza dire nulla, ma fui colpito dalle sue parole. L’aveva
definito mio figlio e solo allora mi resi conto che non ero ancora abituato a
sentirmi dire quelle bellissime parole.
Andammo avanti con le foto fino a giungere ai due, tre anni dei
piccoli:
Anche in queste foto il golosone di Ej stava mangiando di gusto e non
potei non sorridere, ma la cosa che più mi colpii era la foto di Lizzie con il
cerchietto con le orecchie di topolino e il pollice in bocca mentre dormiva.
- Sempre con quel dito in bocca – commentò Alice sorridendo tranquilla.
Tutti scoppiammo a ridere.
Lizzie non poteva non dormire con il dito in bocca. Per lei non
esisteva il ciuccio, lo usava questo si, ma quando dormiva, beh in quel momento
non c’era ciuccio che teneva, per lei esisteva solo il dito in bocca e questo
vizio lo aveva anche adesso che aveva cinque anni.
- Quando aveva tre anni, Bella, ha provato di nascosto a metterle sul
pollice del peperoncino per farle togliere questa abitudine. Sapete cosa ha
fatto la piccola? – domandai loro e vedendo la loro curiosità nei volti
continuai – ha messo il dito in bocca e ha detto a Bella “buono mamma, ancora”.
Vi rendete conto? – chiesi loro ridendo.
- Ma quella lì non è una bambina, quella è una forza della natura – mi
rispose Alice come se la cosa fosse ovvia mentre tutti scoppiarono a ridere
sentendo il mio racconto.
Mamma continuò a sfogliare le foto, fino a raggiungere quelle che
andavano dai tre ai quattro anni:
Anche qui c’era una foto di Lizzie con il pollice in bocca mentre
dormiva e io stesso avevo constatato quanto quel vizio le appartenesse ancora.
La foto che più di tutte mi piacque fu quella di Bella con in braccio
Ej, di appena tre anni, mentre lo teneva in aria, un gesto che adoravo fare con
Lucas e Sarah, ma che non avevo potuto fare con i miei figli, con quelle
persone che condividevano con me lo stesso sangue.
Vedendo la vita di James, ma più che altro la sua famiglia, i suoi
genitori mi ero reso conto che i genitori non sono quelli che ti mettono al
mondo, ma quelli che si prendono cura di te. I suoi genitori, quelli biologici,
lo avevano solo messo al mondo, ma non si erano mai occupati di lui, troppo
presi a fare soldi.
Mi ero ripromesso di non essere per i miei possibili figli, un padre
come lo era stato quello di James, invece, in un modo o nell’altro mi ero
comportato in quel modo. Li avevo messi al mondo e li avevo abbandonati, anche
se la colpa non era mia. Se Bella mi avesse detto la verità sarei stato il
ragazzo più felice del mondo, anzi, forse, avrei superato tutto con più voglia,
con più forza, quella forza che non avevo avuto perché non c’era nulla di che
andare avanti, non dopo che avevo perso tutto.
Altre foto vennero sfogliate fino ad arrivare alle foto più recenti,
quelli che riguardavano i quattro e i cinque anni dei bambini:
Una li ritraeva sul un pontile ad osservare insieme il mare. In
un’altra si facevano la linguaccia sorridendo contenti e in un una, la più
bella in assoluto a mio avviso erano seduti su un muretto e il piccolo Ej
baciava teneramente la guancia della sorella.
- Questa è bellissima – commentò papà indicando la foto in questione.
- Quei bambini sono così uniti – continuò la mamma convinta delle sue
parole.
Non potemmo fare a meno di annuire consapevoli che mamma aveva detto la
verità.
- E guardate Lizzie. È una vanitosona – disse poi Alice indicando una
foto in cui la piccola aveva i tacchi della mamma e un sacco di collane
addosso.
- Senti da pulpito viene la predica – le rispose Jasper mentre lei
facendo la finta offesa gli fece la linguaccia.
Jasper in compenso la guardò con occhi talmente innamorati che fui
costretto a distogliere lo sguardo. Tutta quella sdolcineria non la sopportavo
proprio, non in un momento come il mio.
Le pagine dell’album vennero sfogliate e ad ogni foto ci fu un commento
da parte di tutti, fino a quando non arrivammo alla fine, dove faceva bella
mostra una dedica da parte di Bella accompagnata da una foto di lei con Lizzie
e una di me con la bambina:
Lessi la dedica, poi spostai lo sguardo sulla foto che mi ritraeva con
Lizzie. La stringevo forte a me baciandole la fronte, mentre lei sorrideva
felice a Bella che scattava la foto.
Solo in un secondo momento lessi la frase che lei aveva scritto sopra: “finalmente la foto che tanto attendevano”.
Non sapevo il motivo preciso, seppi solo che un moto di rabbia mi
percorse tutto il corpo quando lessi quelle parole, una rabbia che, invece,
negli ultimi giorni sembrava essersi affievolita, anche se non era scomparsa
del tutto.
- Come se la colpa fosse mia – dissi infastidito alzandomi dal divano
con l’intento di andarmene di sopra.
- E scusa di chi sarebbe? – mi domandò Alice capendo il motivo di
quella mia affermazione e reazione.
- Alice, ma che cazzo vuoi eh? Impara a farti i fatti tuoi e non
parlare di cose che non sai – urlai infastidito dalla sue battutine da quattro
soldi.
Era facile giudicare per chi le cose non le sapeva, per chi non c’era
dentro in questa storia.
- Senti signorino, mi sembra che hai fatto tutto tu. Sei stato tu a
volertene andare da qui di punto in bianco, sei stato tu che l’hai lasciata,
sei stato tu che l’hai trattata da schifo quando lei è venuta a cercarti,
quindi scendi dal piedistallo in cui stai e prenditi le tue colpe, ricordati
che il mondo non ruota tutto intorno a te. Per colpa tua ci abbiamo perso tutti
in questa storia – mi urlò contro lei mentre la rabbia dentro di me aumentò a
dismisura.
Che ne sapeva lei di tutta quella storia? Che ne sapeva lei di che
significava perdere un amico? Di perdere la persona che ami per colpa tua? La
sua era stata la vita perfetta, sempre tutto calcolato, studiato, sempre tutto
come diceva lei. Con che diritto adesso mi diceva quelle cose?
- Alice, sai una cosa? Vai a fanculo – le dissi prendendo il borsone e
salendo in camera mia.
Ero stanco e avevo bisogno di riposarmi. La verità, invece, era che non
riuscivo a reggere il suo sguardo, lo sguardo di quella persona a cui volevo un
bene dell’anima che mi guardava come se fossi il peggior uomo sulla faccia
della terra e, in fondo, non aveva tutti i torti.
Non so se mi avrebbe perdonato mai, se avrebbe mai perdonato il
comportamento che avuto con Bella cinque anni prima a Boston.
Ricordavo ancora l’espressione che aveva assunto, quando di ritorno
dall’aeroporto avevo raccontato tutto alla mia famiglia. Quegli occhi tanto
glaciali non li avrei mai dimenticati, né lo schiaffo che mi aveva dato presa
dalla rabbia.
Mi chiusi in camera e mi buttai sul letto ripensando alla settimana
trascorsa, ai giorni trascorsi con i bambini, alle discussioni con Bella che
non erano mancate, discussioni spesso pesanti in cui ci eravamo dette cose
pesanti, soprattutto io, ma la verità è che quando la guardavo non potevo non
pensare a cosa mi aveva negato e non riuscivo a perdonarla.
Solo in quel momento mi venne in mente una cosa.
Nella camera chiusa a chiave, quella di cui Bella mi aveva dato la
chiave per entrare e guardare, scoprire tutto il passato dei bambini, avevo
trovato un diario, il diario di Bella, chiuso accuratamente in un cassetto.
Non avrei voluto prenderlo, non era giusto invadere la sua privacy, ma
la rabbia che avevo verso di lei mi aveva indotto a prenderlo e nasconderlo in
valigia. Era sbagliato, lo sapevo, ma in fondo lei non sarebbe mai venuto a
saperlo.
Lo avrei letto qui a Jacksonville e non appena sarei tornato a New York
con una scusa avrei chiesto a Bella le chiavi della camera e avrei posato di
nuovo il diario nel posto in cui lo avevo preso.
Errore? Sicuramente si, ma al punto in cui eravamo questo era il
minimo.
Era per una giusta causa, per una buona causa, o almeno così volevo
credere.
Mi alzai e presi dalla valigia il diario, poi mi sdraiai a letto e lo
aprii. Era semplice, non c’erano disegni né roba simile. Era qualcosa di più
maturo, certo non il diario di un’adolescente.
Mi misi comodo e iniziai a leggere:
7 Settembre 2004
Nella mia vita non ho mai scritto un diario, ho sempre creduto che non
c’è ne fosse bisogno. A che serve scrivere su un pezzo di carta quando ti
ritrovi ad avere delle amiche come Alice o Rosalie, come Jasper o Emmett,
quando hai un fidanzato che ti ascolta e che, soprattutto, capisce tutto
guardandoti negli occhi? Mi sono sempre ripetuta questo e non ho mai sentito
quel bisogno impellente di scrivere come spesso accade a tutti gli adolescenti.
Oggi non sono più un’adolescente, ma sento il bisogno di scrivere, di sfogarmi
con qualcuno circa quella che mi sta succedendo. Ho rivisto Edward, dopo quasi
un anno ho rivisto i suoi occhi. Dio mio è stato bellissimo, essere stretta tra
le sue braccia mi ha fatto sentire in Paradiso. Solo lui ci riesce, ma poi sono
bastate poche parole e mi sono ritrovata all’Inferno. Ha un’altra, un’altra che
può stargli accanto, toccarlo, abbracciarlo, baciarlo, un’altra che può
guardarlo come solo a me era concesso fare e io sono stata la sua amante. Mi ha
usato come fossi una donnaccia di strada, come fossi una prostituta. Ha avuto
ciò che voleva e poi mi ha gettato via, come uno straccio vecchio, come se non
si ricordasse di ciò che siamo stati insieme. Sono tornata ieri a New York e
per fortuna c’era Jake. Mi ha aiutato, mi ha consolato, mi è stato accanto, mi
ha stretto tra le sua braccia e Dio solo sa quanto mi sono sentita in colpa in
quel momento, perché erano altre le braccia che bramavo, erano quelle di
Edward. Lo so, è sbagliato, tremendamente sbagliato, ma lo amo, nonostante tutto
e tutti, lo amo ancora pazzamente.
Quanto si sbagliava. Non avevo mai desiderato solo il suo corpo, mai.
Erano altre le cose che volevo di lei, ma ovviamente era giusto che lei
credesse quelle cose. Mi stupivo solo di essere stato così convincente.
13 Settembre 2004
Oggi è il mio compleanno e certo non lo immaginavo così. Una bella
festa con i miei amici e una serata romantica come solo Edward era in grado di
organizzare e, invece, eccomi qui, in una città che conosco ancora poco in
compagnia solo di Jake. Edward non c’è. Ho tenuto il cellulare sempre con me
oggi. Mi hanno chiamato tutti, aspettavo solo una sua chiamata, un messaggio,
ma nulla. Il vuoto. Mi sarebbe bastato anche un semplice: “auguri”, giuro che
me lo sarei fatto bastare. È il primo compleanno che passo senza di lui ed è
così triste e spento. Stanotte l’ho sognato, compariva sulla porta di casa e mi
urlava il suo amore. Era solo un sogno, uno stupendo sogno. Alcuni sogni si avverano, altri vengono
chiusi in un cassetto e quando questo succede ci chiediamo se sia stato un
errore anche solo sognare. Beh, forse, sognare che lui ritorni da me è
tremendamente sbagliato.
Mi ricordavo perfettamente quel giorno. Chiuso in un pub a bere come un
animale, bere per dimenticare, bere per smettere di darmi dello stronzo. Quel
giorno, proprio quello ho creduto di non farcela, ho pensato che, forse, non
aveva senso andare avanti avendo perso tutto.
1
Ottobre 2004
L’ho capito, finalmente l’ho capito. Edward
se n’è andato. Non tornerà mai più. Ha scelto per tutte e due e io non posso
farci nulla. Tra noi è finita e io non riesco più nemmeno a dormire. Stanotte
ho preso un altro tranquillante. Jake non vuole che io li prenda, ma sono
l’unica cosa che mi aiuta a riposare e a smettere di pensare a lui per un po’.
Mi rendo conto che la differenza tra voler bene e amare è semplice. Se vuoi
bene a qualcuno puoi vivere anche senza questa persona, ma se ami qualcuno,
allora, non puoi viverne senza. Forse, Edward non mi amava davvero, non nel
modo in cui io avevo sempre creduto, forse è giusto così, forse era destino che
dovesse finire così.
15
Ottobre 2004
Sto malissimo. Sono giorni che non faccio
altro che rimettere, sembra che io e la tazza del water siamo diventati
inseparabili. La mattina poi è una tortura. Non appena mi alzo dal letto ecco
che devo correre in bagno. Ho un mal di pancia continuo e i giramenti di testa
non mi lasciano respirare. Jake dice che è meglio se faccio delle analisi per
vedere che c’è che non va, ma non mi serve un medico che mi dica cos’ho. Il mio
è male d’amore. Non dormo se non per via di tranquillanti, mangio pochissimo e
quel poco lo rigetto, e piango, piango tutte le mie lacrime. Mi hanno preso in
un giornale locale e porto i caffè a chi davvero fa il giornalista. Il caffè,
ormai, ne sono diventata dipendente. Sto male ed è solo stress, peccato che
Jake non faccia altro che preoccuparsi.
12
Novembre 2004
È quasi un mese che non scrivo, ma non ho
avuto il tempo di respirare. Il lavoro assorbe tutte le mie energie. Finalmente
mi hanno messa a scrivere articoli e mi sono buttata a capofitto nel lavoro.
Passo lì tutta la mia giornata, lavorare mi tiene la mente occupata e non penso
a lui. La sera torno a casa e trovo Jake che con fatica cerca di prepararmi la
cena dopo una stancante giornata in officina e io che faccio? Non tocco nulla.
Ho perso quasi cinque chili nel giro di un mese. Vado avanti di caffè, ho
perfino iniziato a fumare e devo usare i tranquillanti per dormire. Avevo
smesso di prenderli, Jake mi ha fatto una sfuriata. Dice che continuando così
quelle porcherie mi uccideranno, così l’ho accontentato, ma sono tornati gli
incubi, le urla in piena notte, le crisi quando sono da sola, così ho ripreso.
Jake non sa nulla, ma presto ne se accorgerà. Intanto i giramenti di testa persistono
e il vomito mi tiene costantemente compagnia.
Non
posso crederci. Aveva preso a fumare, lei che odiava quando lo facevo io, che
non faceva altro che invitarmi a smettere dicendo che faceva male. Come me
usava i tranquillanti, anche se decisamente in quantità maggiore rispetto a me.
Del resto lei lo faceva per soffrire di meno, io, invece evitavo spesso di
prenderli perché preferivo crogiolarmi nel mio dolore, un dolore che meritavo
tutto.
1
Dicembre 2004
Ho controllato il calendario. Ho un ritardo
di quasi due mesi e mezzo. L’ultima volta che il ciclo mestruale è arrivato è
stato prima dell’incontro con Edward. Ho ripensato ai miei malori e mi è venuto
uno stano presentimento. Rosalie stava come me quando aspettava Sarah, per non
parlare di Victoria che ai tempi di Lucas era un tutt’uno con il gabinetto.
Prendevo la pillola, l’ho sempre presa in passato, non volevo che succedesse
qualcosa di indesiderato, poi Edward e sparito e io ho smesso di prenderla. Non
potevo mica immaginare cosa sarebbe successo a Boston. Eppure qualcosa mi dice
che non è nulla, che mi sto preoccupando per delle sciocchezze. I miei malori
sono frutto dello stress, deve essere così. Sarà pure così, ma intanto sto
aspettando il risultato di quattro test di gravidanza appena fatti. Una
lineetta in più, una in meno possono cambiare la mia vita inesorabilmente. Un
botta di coraggio e ho preso i test, tutti e quattro positivi. Non ci posso
credere, mi sembra tutto così assurdo. Non può essere vero, io non posso essere
incinta. Io non voglio un figlio, non adesso, non in questo modo.
5
Dicembre 2004
Ho raccontato tutto a Jake e mi ha prenotato
una visita ginecologica. Ci sono andata ieri e ho preferito che lui non
venisse. Il medico mi ha confermato che sono incinta, sono all’undicesima
settimana. Mi ha detto che almeno per il momento devo stare a riposo. Che il
mio fisico è troppo debilitato per portare avanti una gravidanza e se voglio
che il bambino nasca devo stare a riposo e soprattutto devo mangiare. Un fisico
come il mio non può essere un habitat ideale per un bambino. Devo mangiare e
soprattutto devo smettere di usare i tranquillanti, fanno del male al piccolo.
Dovrei evitare anche il caffè, soprattutto le dosi eccessive che prendo in
questo periodo e devo smettere di fumare. Dovrei fare tante cose eppure non so
se posso farcela, non so se sono in gradi di prendermi questa responsabilità.
Da quando Edward se n’è andato, un anno fa, non riesco a prendermi cura di me
stessa, come farò a prendermi cura di un bambino?
Dio
mio quanto l’avevo fatta soffrire. Io che egoisticamente avevo pensato di fare
la cosa giusta lasciandola, io che non avrei mai voluto che si sentisse in quel
modo. Pensavo che era la cosa giusta quella che avevo fatto, invece, non avevo
fatto altro che falla soffrire di più di quanto forse avrebbe sofferto se le
fossi rimasto accanto.
19
Dicembre 2004
Voglio questo bambino, lo voglio con ogni
fibra del mio essere. All’inizio ho creduto di non farcela, ma adesso so che
questo bambino verrà alla luce. È l’ultima cosa che mi tiene ancora legata a
Edward, all’amore che abbiamo provato e non posso non accogliere il frutto del
nostro amore. Sto cercando di ritrovare un equilibrio, mangiare sano, dormire
senza bisogni di farmaci, lavorare pochissimo. Ho smesso perfino di prendere
caffè e di fumare. Non posso permettere di fare del male al bambino, in nessun
modo. Sono giorni che sto a letto e non mi muovo di qui. Devo riabilitare il
fisico, devo farlo per il bambino. Ho costretto anche Jake a smettere di fumare
in mia presenza, voglio prendere tutte le precauzioni possibili. Non ho ancora
detto a nessuno della gravidanza e non so se farlo. Jake dice che devo andare a
Boston a dirlo a Edward, ma io non posso farlo. Non mi ama più e dirgli che
aspetto suo figlio sarebbe una botta per lui. Ha detto di voler ritrovare se
stesso e non può farlo vicino a me, pensa se può farlo con un bambino accanto.
Lo amo e vorrei condividere con lui questa gioia, ma sento che il mio bambino
debba avere il meglio. Edward non può essere il meglio, non adesso. Non è
pronto a tutto questo e non voglio che si senta costretto a crescere un figlio
che non vuole con una donna che non vuole. Io e Jake la pensiamo diversamente e
abbiamo litigato di brutto. Ha sbattuto la porta di casa ed è andato via.
Jake,
sempre Jake. Lui c’è stato laddove non c’ero io e non gliene sarò mai grato
abbastanza. Non ero il meglio, il meglio per i bambini e forse non aveva tutti
i torti, ma forse quei bambini, quella gravidanza avrebbe potuto aiutarmi,
aiutare tutti e due a ritrovarci, a smettere di fare gli immaturi.
26
Dicembre 2004
Sono stata a Jacksonville e ho trascorso il
Natale con i Cullen. Si sentiva la mancanza di Edward, l’abbiamo sentita tutti.
Esme ha invitato anche Victoria, lei ha declinato l’invito dicendo che non
avrebbe festeggiato. La verità è che lei e Lucas saranno stati insieme a
Edward, avranno festeggiato insieme, a loro modo, questa speciale festa. Ne
sono convinta, ma non farò domande, farò finta di non sapere nulla, come sempre
nell’ultimo anno. Ho approfittato del viaggio per andare da James, gli ho
raccontato tutto e gli ho chiesto consiglio. A modo suo credo che mi abbia
risposto. Non devo dire nulla a Edward, lui non è pronto per questa notizia,
per questa responsabilità. Per questo ho deciso di tornare a New York senza
dire nulla del bambino ai Cullen. Non tornerò a trovarli fino alla fine della
gravidanza, poi si vedrà.
È
andata da James, lui sapeva, lui ha sempre saputo. Che significa che lui gli ha
dato un segno? Come può lui avergli dato questo segno? Quello di non dirmi
nulla, di mantenere il segreto? È tutto assurdo.
23
Gennaio 2005
Stamattina mi sono guardata allo specchio
senza maglietta. Il pancino comincia a farsi vedere, poco, ma c’è. Sembra quasi
che io riesca a sentire la presenza del piccolo. Non vedo l’ora che nasca, non
vedo l’ora di perdermi a guardarlo. Non so ancora se sia maschio o femmina, è
ancora troppo presto, ma io credo sia maschio. Il mio piccolo Ej, ne sono
convinta. Sono iniziate anche le voglie. Jake ha comprato due wokie tokie
perché dice che dobbiamo sempre mantenerci in contatto anche quando non sono
entro la sua visuale. Ieri notte l’ho svegliato alle quattro della mattina
perché avevo voglia di frittura mista di pesce. L’ho costretto ad alzarsi e a
girarsi mezza New York per trovarmi ciò che cercavo e quando poi è tornato non ne
avevo più nemmeno voglia, motivo per cui quando ho visto quelle cose sono corsa
in bagno a vomitare. Lo sto facendo impazzire, ma mi sta accanto nonostante non
condivide la mia scelta di mantenere il segreto.
Ecco
di cosa parlavo prima, ecco a cosa mi riferivo quando parlavo del bellissimo
percorso della gravidanza. Stare accanto alla donna che ami, accontentarla
nelle sue voglie, nei suoi sbalzi d’umore, litigare perché gli ormoni sono in
subbuglio. Io non avevo avuto tutto questo e lei, lei era sola, ha affrontato
tutto da sola, senza il mio aiuto. Jake, ringrazio Dio che ci sia stato lui. Ha
fatto quello che avrei dovuto fare io, quello che era mio dovere fare e, forse,
anche mio diritto fare.
9
Febbraio 2005
Settimana scorsa ho fatto l’ecografia. Non
ci credevo quando ho saputo la notizia. Sono due, due piccoli tesori. Non ho
voluto sapere il sesso di nessuno dei due, voglio sia una sorpresa, ma a questo
punto vorrei tanto che fossero un maschio e una femmina. Se nonna Elizabeth
fosse ancora viva sarebbe felicissima. Il suo adorato nipotino diventa papà.
Stanotte non sono riuscita a dormire, pensavo a Edward e al fatto che forse
dovrei dirgli la verità indipendentemente da tutto e tutti, ma stamattina mi
sono accorta che non posso farlo. E se mi dicesse di interrompere la
gravidanza? Se mi dicesse che non vuole un figlio? Come potrei sopportare mai
qualcosa del genere? No, proprio non posso. Un giorno, forse, gli racconterò la
verità, ma non adesso, non capirebbe.
Come
poteva credere che le avrei fatto interrompere la gravidanza? Mi riteneva
davvero così mostro? Quanto male le ho fatto?
28
Febbraio 2005
Ho comprato le prime scarpette. Un paio rosa
e un paio azzurre. Sono convinta che saranno una bella coppietta. Ieri ha
chiamato Alice, mi ha chiesto di andarli a trovare, ma le ho detto che ho
troppo lavoro e non posso. La pancia adesso si incomincia a vedere parecchio,
non posso andare da loro. Quanto avrei voluto dirgli la verità, ma non posso.
Smuoverebbero mari e monti per rintracciare Edward e dirgli tutto e non voglio
che succeda.
16
Marzo 2005
Gli ormoni mi stanno facendo impazzire.
Passo da stati di euforia a crisi di pianto assurde. Non posso più guardare
niente alla tv perché finisco per rovinare i film. Ieri insieme a Jake
guardavamo un film comico e io mi sono messa a piangere come una stupida.
Questo pomeriggio, invece, mentre guardavo un bellissimo film romantico ho riso
come una pazza, di cosa poi non l’ho ancora capito. Jake non c’è la fa più, lo
sto facendo sclerare, ma giuro che non è colpa mia. Sono questi stupidi ormoni
che mi fanno sembrare una pazza uscita dal manicomio.
30
Aprile 2005
Sto per entrare quasi all’ottavo mese e qui
a casa è tutto pronto per l’arrivo dei gemelli, manca solo una cosa, il mio
Edward. Ho sognato di ritrovarlo al mio fianco al mio risveglio, ma purtroppo
quando ho aperto gli occhi non c’era. Così ho preso l’album di foto di qualche
anno fa e ho visto una foto in cui Victoria era in dolce attesa e James era
dietro di lei che le cingeva i fianchi e con una mano gli toccava la pancia. Ho
pianto bagnando quella foto, ho pianto perché avrei tanto voluto che quei due
nella foto fossimo io ed Edward. Adesso che mi avvicino all’arrivo sento sempre
più forte il desiderio di averlo vicino a me. Ogni giorno parlo con il
pancione, racconto ai piccoli dentro di me del loro papà, di quanto fosse
bello, speciale e di quanto io lo amassi. Voglio che sappiano di lui, voglio
che sentano che io lo amo davvero, che loro sono il frutto di un grande amore.
Nonostante
tutto il male che le avevo fatto era lì sempre pronta a parlare di me. Parlava
di me ai miei figli, voleva che loro sapessero di me. La verità era che, forse,
un mostro come me non si è mai meritato un amore tanto grande come il suo.
14
Maggio 2005
Voglio Edward. Ho un disperato bisogno di
lui, ma non c’è e non ci sarà più. L’altro giorno piangevo e urlavo disperata
il suo nome, lo volevo accanto a me. Jake mi ha stretta nelle sue braccia e mi
ha chiesto come facessi ad amarlo ancora nonostante la sofferenza che mi avesse
inflitta, mi ha chiesto come faccio ad essere così certa che quello con lui sia
stato vero amore. Gli ho risposto che lo si capisce quando si ama qualcosa e
poi, un brutto giorno, questo qualcosa scompare improvvisamente o cambia o lo
perdiamo per sempre e ciò non ci frena, non frena il nostro amore. È questo che
ci fa capire che quell’amore è una cosa autentica., quando
non è accompagnata da condizioni o compromessi, quando non ha una data di
scadenza, quando diamo tutto il nostro amore e non smettiamo mai, e sappiamo
che non smetteremo mai. Allora si che è vero amore e quell’amore nessuno potrà
mai toccarlo, o sciuparlo, o portarcelo via. Io l’ho capito questo, ma Edward
no, lui non sembra averlo capito. Vorrei solo che tornasse da me, da noi.
1 Giugno 2005
Oggi ho fatto l’ultima ecografia. Il medico dice che i bambini stanno
in splendida forma e sembra non esserci nessun problema. Non ho fatto mai
venire Jake ad una visita, non l’ho fatto per male, ma solo perché credo che
sia qualcosa di troppo intimo, qualcosa che bisognerebbe affrontare solo con il
padre. Ero certa che vedere Jake stringermi la mano mentre rideva nel vedere i
bambini su di un monitor mi avrebbe fatto immaginare Edward al suo posto e mi
sarei sentita in colpa. Mi sento in colpa, mi sento dannatamente in colpa
perché tutte le attenzioni di Jake vorrei che fosse Edward a darmele. Anche
stanotte l’ho sognato, come tutte le notti, ma non era un incubo, non stavolta.
Ero a letto e non riuscivo a dormire, mi giravo e rigiravo nel letto e ad un
tratto l’ho visto, lì davanti a me che mi osservava sorridendomi sghembo. Si è
avvicinato e mi ha accarezzato la pancia, poi ha depositato proprio lì un
delicato bacio. A quel punto gli ho detto di amarlo e gli ho chiesto perché lui
aveva smesso di amare me, mi ha dato una risposta strana “sai il luogo, quello
che sta fra il sonno e la veglia? Quello dove ricordi ancora stavi sognando?
Ecco, quello è il luogo dove ti amerò per sempre”. Non riesco a capire queste
parole, ma era come se mi avesse dato un segno, sembrava così reale quel sogno,
così tremendamente vero. Sono stupida a dirlo, lo so, ma mi accontenterei anche
di questo, di sognarlo ogni notte con quell’espressione beata, quell’espressione
dolce e che sapeva di amore. Giuro che potrei farmelo bastare.
Sognare,
si sarebbe accontentata di sognarmi. Quanto male ci eravamo fatti a vicenda?
20 Giugno 2005
Due giorni fa sono nati. Credevo che avrei partorito intorno a questa
settimana e, invece, si sono rotte le acque il pomeriggio del 18 e dopo una
folle corsa all’ospedale e 6 ore di travaglio sono nati Edward Junior ed
Elizabeth. Non ho avuto dubbi su quale nome dargli. Io ed Edward ci eravamo
ripromessi anni addietro che quelli sarebbero stati i nomi dei nostri figli e
ho mantenuto la promessa. Il parto non è stato dei più semplici. Non riuscivo a
rilassarmi completamente, motivo per cui ho rischiato di partorire attraverso
il parto cesareo, ma alla fine è andato tutto bene. Jake per farmi rilassare
non ha fatto altro che urlare cose a sproposito, ha perfino iniziato a
raccontare barzellette. Ma si può? Io, invece, urlavo come una pazza, urlavo il
nome di Edward dicendo che volevo che fosse lì con me. Gli infermieri mi hanno
detto che se non mi calmavo avrei partorito con il cesareo, ma io non volevo,
ma allo stesso tempo non riuscivo a calmarmi. Poi all’improvviso l’ho visto,
Jake ha assunto le fattezze di Edward, mi ha stretto la mano e mi ha detto di
stare calma, mi ha detto che quello era il giorno più bello delle nostre vite,
che quel giorno sarebbero nati i nostri figli, mi ha detto di calmarmi e di
pensare solo a noi, ai nostri figli, al nostro amore. C’è riuscito. Mi ha fatto
calmare e i nostri bambini sono nati. Si dice che chi nasce il secondo tra i
gemelli è il più grande, immagino quindi che sia Ej il maggiore visto che è
nato per secondo. Tre chili e otto e cinquanta e cinquantuno centimetri di
altezza. Lizzie aveva la stessa altezza, ma era poco poco
più piccolina, tre chili e ottocento grammi. Sono meravigliosi. Lizzie ha gli
occhi scuri come i miei e un bel po’ di capelli ramati, mentre Ej ha gli occhi
grigi e pochissimi capelli molto chiari. Quando l’infermiera me li ha messi in
braccio sembrava come se potevo anche andarmene in quel momento, poiché tutto
ciò che di bello si può avere io l’avevo avuto. Edward era ancora lì, nella mia
immaginazione ha baciato la manina dei bambini e poi mi ha sorriso sghembo
indicandomi il cuore, lì proprio dove l’avrei trovato sempre.
7 Luglio 2005
I bambini sono bellissimi, non riesco ancora a decifrare la somiglianza
né a me né ad Edward, ma sono stupendi. Sorridono sempre, l’unico particolare è
che sembrano correlati tra loro. Se Lizzie sta sveglia il giorno e dorme la
notte, allora Ej mi lascia tranquilla durante le ore quotidiane e la notte mi
tiene compagnia non facendomi dormire. Jake è sempre qui con me, non mi molla
un attimo e a volte vedo in lui una potenziale figura paterna per i piccoli, ma
non so quanto di positivo ci sia in tutto questo. La gravidanza ci ha uniti
parecchio, molto più di prima, siamo complici e ci vogliamo un gran bene. È
dolcissimo con i bambini, gli sta sempre intorno e non si distrae un attimo. Se
non ci fosse lui non saprei proprio come fare.
29 Luglio 2005
Gli occhi di Ej sono diventati di un verde smeraldo acceso, lo stesso
colore di quelli di Edward e i suoi capelli sono talmente chiari da ricordarmi
lui quando era solo un bambino. Inizia a somigliargli moltissimo, mentre
Lizzie, beh lei oltre che il colore dei capelli ha ereditato da lui tutte le
sue espressioni, soprattutto il suo fantastico sorriso sghembo che io ho sempre
adorato. Di solito in una gravidanza c’è una sola certezza, si sa chi sia la
madre, ma il padre, beh a volte quello può essere un gran bel punto di domanda.
Guardando i miei figli non si può fare a meno che pensare l’inverso. Sono tali
e quali a Edward e ogni giorno cerco di scoprire in loro qualcosa che li faccia
somigliare a me, ma a parte gli occhi di Lizzie non ho ancora individuato
nulla. Lei è piuttosto tranquilla la notte, mentre Ej è una scalmanato, anzi in
queste ultime tre notti devo dire che sono riuscita a calmarlo grazie al
carillon con la ninna nanna di nonna e una volta addormentato non si è più
svegliato. Sono bellissimi, ma mi rubano un sacco di energia, energia, però,
che non ho mai speso meglio di così.
16 Agosto 2005
L’altro sera io e Jake eravamo seduti sul divano di casa mia, la mia
testa sulla sua spalla mentre i bambini stranamente dormivano tutti e due.
Guardavamo la tv e il film era molto romantico, non so come sia successo, ma ci
siamo ritrovati a baciarci. Un bacio casto, nulla di eccessivo, ma è bastato
per chiederci cosa stesse succedendo tra noi. Alla fine abbiamo deciso di
provarci, di provare a stare insieme. Non so cosa ne uscirà fuori, ma, forse,
ho bisogno davvero di qualcuno che mi stia accanto in modo diverso da come Jake
ha fatto fino ad ora. Non rinnego nulla della nostra amicizia, ma forse una
semplice amicizia in un momento come questo non mi basta più. Voglio un uomo
che possa crescere come me i miei figli e nessuno sembra essere migliore di
Jake per questo compito. Non so cosa succederà, ma ci vogliamo provare,
incrociando le dita e sperando che funzioni.
Fa
male, tremendamente male. Sapere che qualcuno si è preso qualcosa di mio,
qualcosa che apparteneva a me. Un bacio, un semplice bacio. Può questo fare
tanto male? Eppure lo sapevo, sapevo che erano stati insieme, ma leggerlo nelle
sue parole fa un effetto diverso.
22 Settembre 2005
È già un mese che io e Jake stiamo insieme, ma non ci siamo mai spinti
oltre il semplice bacio e sinceramente non credo che riusciremo a farlo. Quando
le mie labbra toccano le sue non provo nulla, assenza totale di emozioni.
Sembra come quando da piccolina scherzando con Emmett e Jasper baciavo loro a
stampo per far arrabbiare Rosalie ed Alice. Jake lo sento molto più come un
fratello che come un uomo, non mi provoca emozioni, non mi fa battere il cuore,
non mi fa venire le farfalle nello stomaco, forse perché il mio stomaco è
ancora pieno delle farfalle che faceva svolazzare Edward con un solo semplice
sguardo. Mi chiedo come sia possibile. Come sia possibile che non sono ancora
riuscita a dimenticarlo, eppure è così. L’altro giorno Jake mi ha chiesto del
tatuaggio sul mio fianco. Gli ho chiesto come mai me lo chiedesse dopo così
tanto tempo e lui mi ha risposto che qualcosa gli diceva che aveva un
significato importante e non voleva turbarmi. Gli ho risposto che quel
tatuaggio rappresentava Edward. Lui, ingenuamente, allora mi ha chiesto se non
fosse il caso di toglierlo per spezzare ogni legame con il passato. Ovviamente
la mia reazione è stata prevedibile, gli ho riso in faccia dicendogli che era
pazzo. Mi sono ripromessa di portare quel tatuaggio finchè avessi amato Edward,
motivo per cui non posso toglierlo. L’amore che lo lega a me è ancora forte,
troppo anche.
2 Ottobre 2005
I bambini crescono a vista d’occhio, un giorno per due. Jake ha avuto
una promozione ed è partito per lavoro mentre io sono rimasta da sola con loro.
Li ho portati al parco e ho incontrato due mie ex colleghe della redazione dove
lavoravo prima. Sono rimaste ammaliate dai gemelli e non hanno fatto altro che
spupazzarseli come se fossero dei peluche. Mi accorgo che è impossibile non
restare incantati alla vista di quei due scriccioli e sono fiera che siano
miei. Nel frattempo ho cercato lavoro e ho trovato posto in una nuova redazione
di giornale, nulla di importante, ma per iniziare di nuovo a lavorare non c’è
male. Mi tiene impegnata parecchio, ma posso anche lavorare a casa motivo per
cui posso occuparmi dei bambini senza dover prendere una tata. Un anno fa la
mia vita sembrava un disastro su tutta la linea, oggi, invece, sembra come se
tutto si stesse mettendo a posto. Vorrei solo che ci fosse anche Edward,
sarebbe tutto perfetto. Ma cosa vado a pensare? C’è Jake con me. Ma a chi
voglio prendere in giro? Io a Jake gli voglio un bene dell’anima, ma questo
sentimento non ha nulla a che vedere con l’amore. Sentimenti questi che
camminano su due binari completamente opposti.
31 Ottobre 2005
È finita. Tra me e Jake è finita e non posso che sentirmi sollevata per
la cosa. Siamo riusciti a stare insieme per due mesi, un tempo relativamente
grande per due persone che non provano nulla se non affetto l’uno per l’altra.
La settimana scorsa sono andata a prenderlo all’aeroporto. Non ci vedevamo da
circa quindici giorni e mi mancava, motivo per cui quando l’ho visto gli sono
saltata addosso sorridendogli felice, ma solo più tardi, con una più attenta
analisi ho capito che mi era mancato come amico, non come uomo. Quella sera
stessa, complice la lontananza che c’era stata, abbiamo pensato che fosse la
volta buona per far passare la nostra relazione ad un passo successivo.
Risultato? Non appena siamo entranti in camera da letto con quell’intento io
l’ho guardato e sono scoppiata a ridere. Mi ha chiesto il perché, ma ovviamente
ho taciuto. Si è avvicinato per darmi un altro bacio, ma quando ci siamo
staccati, stavolta, abbiamo preso a ridere entrambi. L’ho guardato e gli ho
detto: “ma che stiamo facendo?” e lui sorridendomi mi ha risposto “stiamo
cercando di risolvere la cosa nel modo sbagliato”. Così ci siamo seduti e ne
abbiamo discusso arrivando alla conclusione che il nostro rapporto funziona
meglio come amicizia. Che la situazione è si difficile così, ma mi è molto più
utile un amico vero e sincero, piuttosto che un fidanzato che sa solo di
fratello. Da quel giorno ogni volta che ci vediamo scoppiamo sempre a ridere
ripensando a qualcosa che volevamo fare e che non siamo stati in grado di fare,
ma del resto come speravo di poter fare l’amore con qualcuno che non fosse
Edward?
Ecco
il giorno in cui li avevo incontrati all’aeroporto. Se quel giorno avessi avuto
un po’ più di fegato sarebbe cambiato tutto, invece, codardo come sempre ero
andato via. Jake, beh tra loro non c’era stato niente, lei non ci aveva fatto
nulla, lui non l’aveva avuta. Bella era stata solo mio, solo io l’avevo
guardata, toccata in quel modo. Egoista? Sicuramente si, ma in questo momento
non mi interessava. Ciò che era mio non si toccava, era sempre stato così. E mi
sentivo anche egoista a pensare questo.
18 Dicembre 2005
Oggi i bambini compiono sei mesi
e Lizzie ha festeggiato il compleanno facendo spuntare il primo dentino, mentre
Ej non fa altro che piangere poiché anche lui inizia a voler mettere fuori
qualche dentino. Sembra ieri che sono nati, invece, sono passati già sei mesi.
Sono stata impegnatissima tra il lavoro, i bambini, la mia vita in generale. È
tutto un casino. In compenso sono ripresi gli incubi notturni e a nulla valgono
i tentativi di Jake di tranquillizzarmi. Ho provato con la camomilla la sera,
ma proprio non mi fa nessun effetto. Ieri ho preso un tranquillante, il primo
dopo un anno, ma proprio non c’è la facevo più a restare sveglia. Anche quello
devo dire che non mi ha aiutata molto, ma non ho intenzione di riprendere a
usarli. Fanno terribilmente male e non voglio ritrovarmi come l’anno prima,
quando per smettere di usarli ho dovuto lottare con me stessa solo per amore
del bambino.
Nemmeno l’arrivo dei bambini l’aveva aiutata fino
in fondo. Aveva continuato a soffrire. Ultimamente avevo pensato solo al mio di
dolore e poco al suo, sbagliavo. Ci eravamo fatti tanto, troppo male a vicenda.
E questo nessuno l’avrebbe mai potuto cambiare.
28 Dicembre 2005
Un altro Natale senza di Edward e stavolta anche senza i Cullen, il
primo nella storia della mia vita. Non avevo mai passato un Natale senza di
loro, ma non potevo lasciare i bambini da soli con Jake e passare le feste
lontano da loro. Ho inventato una bugia dicendo che non potevo esserci per via
del lavoro, non potevo allontanarmi da New York e sinceramente non avevo molta
voglia di rivedere Jacksonville. Alice ha insistito tantissimo, a differenza
degli altri che hanno capito il motivo per cui sembravo provare questa forte
insoddisfazione per quella città. Alla fine dopo qualche parola dura da parte
mia anche lei ha capito e si è accontentata di farmi gli auguri di Natale in
diretta, nel senso che ha telefonato pochi minuti prima dello scoccare della
mezzanotte e mi ha tartassato di auguri, mentre io sono scoppiata a piangere.
La verità è che mi mancano tantissimo, mi manca Alice con la sua aria da
folletto “so tutto io”, mi mancano le giornate a casa loro, le prese in giro di
Emmett, i dialoghi tranquilli e riflessivi con Jasper, le chiacchierate con
Rosalie a parlare di mille cose, gli abbracci affettuosi di Carlisle, le parole
dolci di Esme. Mi manca anche Sarah, la piccolina di casa, così simile alla
mamma, ma al contempo anche al papà. Mi manca la mia quotidianità in quella
casa, o forse mi manca semplicemente tutta la mia vita, la mia vecchia vita.
6 Gennaio 2006
Anche il 2006 se n’è andato portandosi dietro tanti momenti bellissimi
in compagnia dei miei bambini, ma anche tanti momenti tristi in cui il solo
sorriso dei gemelli mi ha dato la forza di lottare e andare avanti. Il 23sono stata “dall’uomo dei bucaneve”, gli ho
portato una foto dei piccoli ”, dovevo farglieli vedere, ne sentivo
il bisogno. Sono stata lì solo per un’oretta, poi sono corsa in aeroporto e
sono tornata a casa dove mi aspettavano Jake e i gemelli. Alice
dice che devo andare a trovarli e lo farò, andrò a Jacksonville per un giorno,
ovviamente non potrò restare di più, non voglio allontanarmi dai bambini. Per
fortuna c’è Jake che me li tiene, altrimenti davvero non saprei come fare. Sarà
bello rivederli, è un bel po’ che non vado a trovarli e ne sento il bisogno, un
bisogno impellente.
Chi
diavolo era “l’uomo dei bucaneve”? Era andato a trovarlo? Ma dove e chi era?
Cosa c’entrava con lei?
20 Febbraio 2006
Sono stata dai Cullen e Dio solo sa quanto bene mi sia sentita.
Sembrava come di essere di nuovo a casa perché volente o nolente è quella la
mia casa, il mio posto nel mondo, il posto dove ho conosciuto ed imparato ad
amare il mio Edward. Quando poi sono tornata a casa ed ho rivisto i miei
bambini mi sono accorta di quanto mi fossero mancati, anche se sono stata
lontano da loro solo per un giorno. I miei tesori hanno iniziato a gattonare e sono
meravigliosi, ma la cosa che adoro è quando Ej si mette seduto a terra e si
porta il piedino in bocca. Lo fa sempre e ogni volta che lo vedo mi verrebbe di
spupazzarmelo tutto. Lizzie, invece, è sempre una continua scoperta. Sembra
capire tutto nonostante abbia ancora otto mesi e a volte davanti a lei ti senti
quasi impotente, riesce perfino a metterti in imbarazzo con il suo stupendo
sorriso esattamente come capitava con Edward. È meravigliosa.
19 Marzo 2006
Lizzie ha detto la sua prima parolina. Stamattina l’ho messa nel
girello e gli ho dato un giochino. Lei mi ha guardato e mi ha chiamato mamma.
L’ho presa in braccio e l’ho fatta girare fortissimo come se fosse in una
giostra. Lei sembrava aver capito il motivo della mia ilarità e ha ripetuto il
suo “ma-ma”ancora una volta. So che
quella parolina che a me è sembrata tanto magica sia solo il frutto della
lallazione, ma adoro quando la pronuncia. Ej, invece, continua a produrre suoni
per nulla comprensibili e ride, ride sempre. Non ho mai visto un bambino ridere
come fa lui. Continuo a ripetere a Lizzie la parola “papà”, voglio che impari a
pronunciarla anche adesso, ma fino ad ora nulla. Ci riuscirà prima che compia
un anno, ne sono sicura.
Aveva
ragione lei quando giorni fa mi aveva detto che pur se non fisicamente c’ero
sempre stato. Dopo quello che avevo combinato con lei non tutti avrebbe fatto
quello che lei faceva per i bambini, non tutti avrebbero preteso che i propri
figli pronunciassero una parola che sembrava non avere significato per loro. In
quelle due settimane mi ero comportato in modo irriprovevole con lei, avevo
pensato solo a me e non a lei. Egoista, ero sempre stato un’egoista. Il suo
amore? No, non me lo meritavo per nulla.
13 Aprile 2006
Oggi ho portato i bambini a lavoro. Jake lavorava e non potevo
lasciarli a lui così li ho portati con me non volendoli lasciare ad una tata.
Sono stati tranquillissimi, se non che quando Matt il mio collega ha preso
Lizzie in braccio spupazzandosela tutta, Ej ha iniziato a piangere come un
forsennato. Non riuscivo a capire cosa avesse, l’ho preso in braccio cercando
di calmarlo, ma lui non smetteva. La cosa strana era che guardava la sorellina
in braccio all’uomo e piangeva sempre più forte. A quel punto ho chiesto a Matt
di rimetterla nel passeggino e a quel punto Ej ha smesso di piangere e mi ha
guardato sorridendomi. Non mi ci è voluto molto per capire che quel piccolino
fosse infastidito dal fatto che un uomo a lui sconosciuto avesse preso la
sorellina in braccio. Qualcosa mi dice che diventerà un gran gelosone, ma del
resto con il padre che si ritrova non credo ci potessero essere dubbi a tal
proposito. Più cresce e più assomiglia a Edward. Non si lascia avvicinare
facilmente da qualcuno e odia categoricamente quando qualcuno gli scompiglia i
capelli, qualità queste ereditate dal padre.
Non
potevo non concordare con lei. Ej era gelosissimo, proprio come me, ma del
resto tale padre, tale figlio. E meno male che c’era stato lui in quegli anni,
altrimenti chissà se le cose sarebbe le stesse di adesso. Ancora egoista.
3 Maggio 2006
Sono felicissima. Ej ha fatto i suoi primi passi. Prima aiutato da me
che lo tenevo per la manina, poi io e Jake ci siamo messi da un estremo
all’altro, ovviamente molto vicini tra di noi, ad una distanza irrisoria, e il
piccolo si è lanciato dall’altra parte sorridendoci felice quando poi si è
buttato a terra con espressione buffa, come di uno che la sapeva lunga. A volte
mi chiedo se quei due non siano complementari, sembra che l’uno completi
l’altra. Ciò che non sa fare Lizzie lo fa Ej e viceversa. Quanto alla piccola,
invece, proprio oggi ha detto la parolina “papà”. Devo dire che è troppo
sveglia e già nella sua lingua, a noi del tutto sconosciuta, intavola discorsi
o meglio monologhi da far paura. È divertentissimo quando tutti e due si
mettono seduti sul tappeto o sul box e iniziano a parlare nella loro lingua,
sembra come se si capissero e ridono come folli.
18 Giugno 2006
È passato già un anno da quando sono nati. Io e Jake abbiamo
organizzato una festa. Abbiamo riempito casa di mille palloncini e comprato una
torta a forma di farfalla che ho fatto colorare metà di azzurro e metà di rosa.
Ho invitato alcuni colleghi di lavoro e alcuni amici di Jake. Non eravamo in
molti, ma ci siamo divertiti parecchio. I protagonisti della serata sono stati
i gemelli, soprattutto un Ej del tutto euforico che con il girello correvo come
un pazzo per tutta casa. Sembrava che capisse che quella festa era per lui. Nel
momento di spegnere le candeline li ho presi in braccio e sottovoce gli ho
detto che bisognava esprimere un desiderio. Ovviamente l’ho fatto io per loro,
consapevole che una volta cresciuti quello sarebbe stato il loro più grande
desiderio: “festeggiare il prossimo compleanno insieme al papà”. Per tutta la
festa non ho fatto altro che aspettare il campanello di casa suonare, come se
davvero Edward potesse arrivare. Che stupida che sono. Chissà lui a quest’ora
cosa starà facendo e come avrà vissuto la sua vita, magari insieme a quella
donna di cui mi aveva parlato. Non voglio pensarci, non oggi.
Come
diavolo potevo andare da loro se non sapevo nulla? Se non sospettavo
assolutamente niente? E poi quale donna? Come cazzo aveva fatto a credere che
davvero l’avessi sostituita con qualcuna?
6 Luglio 2006
Ieri siamo andati al mare. Ej sembra adorare l’acqua, mentre Lizzie non
ha fatto altro che piangere non appena tra le mie braccia la portavo alla riva.
Ej, in compenso, ha fatto i primi passi anche sulla spiaggia. Qualcuno dice che
aiuta a camminare meglio, non so se sia vero, ma lui se l’è cavata benissimo.
Credo che fra qualche tempo riuscirà a camminare senza bisogno di qualcuno che
gli stia sempre addosso. Anche lui adesso mi chiama “ma-ma” senza più usare
quegli urletti tipici di lui. Lizzie nel frattempo, sta affinando le sue doti
linguistiche se così posso dire. Jake è diventato “io ek”, il fratellino lo
chiama “ee”, io sono diventata “mamma” a tutti gli effetti. E inizia a dire
altre mille paroline. La più emozionante è quando la prendo in braccio e gli
dico nell’orecchio di ripetere la parola papà. Dio mio quanto suona bene quel
suono pronunciato da lei, non pensavo potesse una semplice parola farmi questo
effetto.
13 Agosto 2006
Mi ha chiamato Alice. Edward è tornato a casa, a Jacksonville. Si è
presentato alla porta di casa ieri sera e ovviamente tutti l’hanno accolto
benissimo. Mi ha chiesto di andare lì, di chiarire una volta per tutti. Dice
che lo ha trovato spento, triste, logorato dai sensi di colpa. Mi ha detto che
lei gli ha chiesto di me e lui gli ha risposto testuali “ormai è tardi, l’ho
persa ed è meglio così. Merita una persona migliore di me”. Mi ha anche detto
che non ha fatto altro che fissare le foto di noi insieme con sguardo triste e
che ha trascorso la notte nella mia camera giustificandosi dicendo che il mio
letto era più comodo del suo. Ho detto ad Alice che non andrò da loro, che non
voglio vederlo, che è finita tra noi, che ho sofferto tanto e non me la sento
di mettere altra brace sul fuoco. Lei ha rispettato la mia scelta, dicendo
solamente, che un giorno, prima o poi, il destino ci avrebbe fatti ritrovare
perché un amore come il nostro non poteva essere svanito così. Edward non gli
ha accennato di Boston e, forse, è meglio così, è meglio che loro non sappiano.
Non vogliono che capiscano davvero quanto sto male.
Che
grande balla che avevo inventato quella sera. Dormire in camera di Bella perché
il suo letto era più comodo. Immaginavo che Alice e gli altri avessero capito,
ma mi chiedevo perché lei no, perché Bella non ci fosse arrivata. La verità era
che ero tornato perché avevo bisogno di sentirla vicino a me in qualche modo e
Jacksonville, la mia casa, era l’unico posto che mi teneva legato a lei.
31 Settembre 2006
È più di un mese che non rispondo alle chiamate dei Cullen. Non voglio
sentirli, non me la sento. Non voglio che sentano dalla mia voce quanto il
ritorno di Edward mi abbia sconvolto. Non faccio altro che pensare a lui, a me,
a noi, ai bambini, a come potrebbe essere la nostra vita se lui fosse qui con
noi.
16 Ottobre 2006
Ho chiamato a villa Cullen, mi ha risposto lui. Era la sua voce, calda,
ma spenta allo stesso tempo. Non ho detto nulla e lui si è spazientito
iniziando a domandare chi fosse e che divertimento ci fosse a chiamare e stare
zitti, poi ha chiuso la chiamata. Dieci minuti dopo ho provato a chiamare di
nuovo. Sentivo il bisogno di riascoltare quella voce e di nuovo l’ho sentita,
quella voce che nelle mie notti non avevo fatto altro che immaginarmi, provare
a ricordarmela, quella voce che risentivo tutte le volte che guardavo i
bambini. Avrei voluto dire qualcosa, ma non c’è l’ho fatto e ho chiuso la
chiamata io, questa volta ripromettendomi di non chiamare più al numero fisso,
perché fa troppo male, è come se qualcuno infilasse una spada nel mio cuore e
poi cercasse si rigirarla insistentemente per ferirmi in modo inesorabile.
Cazzo
perché non ha parlato quel giorno? Perché non ha detto nulla? Anche una sola
minuscola parola, qualunque cosa e sarei corso da lei. Io che non facevo altro
che fare l’indifferente con la mia famiglia sperando, però, che dicessero
qualcosa di Bella, invece, non sapevano nulla, nemmeno dove abitasse. Si
sentivano sempre più di rado e da quando io ero tornato le chiamate da parte
sua erano diminuite a dismisura.
23 Dicembre 2006
È un bel
po’ che non scrivo, ma purtroppo non ne ho avuto il tempo. Ho trovato un nuovo
lavoro, nella rivista Vogue. Lo so, fatico a crederci io stessa, ma sono
riuscita ad avere un incontro con Kirsten Davis e non so cosa lei abbia visto
in me, ma mi ha messo in prova per un mese. Se riuscirò a scrivere l’articolo
che lei si aspetta sarò assunta, altrimenti possa tornare a scrivere
articoletti da quattro soldi per il giornale locale dove lavoravo prima. Ho
sentito i Cullen, l’altro giorno, mi hanno invitato a Natale, ma ho declinato
l’invito anche quest’anno e stavolta l’ho fatto senza mezzi termini “non verrò,
c’è Edward e non ho voglia di vederlo”. Nessuno ha fiatato, nessuno ha detto
nulla. Adesso sono in aereo, sto per andare “dall’uomo dei bucaneve”. Ho
bisogno di parlare con lui. Ormai, questa è diventata quasi una tradizione.
Chissà
perché l’avevo immaginato. Avevo capito perfettamente che quell’anno non era
venuta a festeggiare a Jacksonville a causa della mia presenza e non potevo
darle tutte i torti. Di nuovo “l’uomo dei bucaneve”, la chi era? Cosa c’era tra
loro? Perché era rimasta così sul vago su di lui? Volevo sapere, dovevo sapere.
10 Gennaio 2007
Ieri sono stata dalla pediatra, Lizzie ha avuto la febbre in questi
giorni e l’ho portata per farla controllare. Ho incontrato un signore con un
bambino. Ci siamo messi a parlare e mi ha detto che era lì per fare il vaccino
al figlio. Incautamente ho chiesto della moglie e mi ha detto che è morta
mettendo alla luce il piccolo. La cosa mi ha sconvolto, non avevo mai pensato
alla possibilità di andarmene, al fatto che potesse succedere qualunque cosa
che mi allontanasse per sempre dai miei figli. Eppure dovevo pensarci, nella
mia vita era successo che qualcuno sparisse in modo inspiegabile dall’oggi al
domandi, James. Sono tornata a casa e ci ho pensato. Ho sempre vissuto la mia
vita vivendo giorno per giorno, ma oggi non posso più farlo, deve pensare ad
ogni eventualità. Domani andrò da un notaio per sistemare delle pratiche.
Voglio essere previdente, nella vita non si può mai sapere.
Dal
notaio? Che cosa avrà fatto? In qualche modo avrei dovuto farmelo dire,
ovviamente affrontando il discorso raggirandolo, ma dovevo saperlo. Era stata
troppo enigmatica.
21 Febbraio 2007
Ho avuto il posto a Vogue. Una scrivania tutta mia e un bel ufficio.
Certo, sono solo agli inizi, ma Kirsten dice che ho della stoffa e che se saprò
sfruttare al meglio l’occasione che lei mi offre potrò diventare una grande
giornalista e far realizzare così il mio sogno. So che sarà difficile. Mi sono
resa conto dei ritmi che ci sono qui a Vogue e la capa è una vera epropria pazza, così, almeno, la ama definire
Jake. Non sarà facile conciliare lavoro e bambini, ma devo farcela. Non ho
nessuna intenzione di tralasciare i miei figli a causa della carriera. Se non
riuscirò a far combaciare le due cose me ne andrò. Cercherò un lavoretto tanto
per mantenermi e penserò solo ai bambini. Sono loro, adesso, tutto ciò che
conta. Quanto a loro Ej cammina già molto bene. Ho dovuto coprire con il nastro
adesivo tutti gli spigoli della casa, non posso correre il rischio che si
faccia male. Ha iniziato anche a parlare, certo non è hai livelli di Lizzie, ma
anche lui inizia a farsi capire. La sua prima parola in assoluto è stata
“issi”. Ha chiamato sua sorella, non me né Jake, solo Lizzie. Il mio piccolo
ometto. Adesso ci chiama per nome e anche lui chiama “papà”. Che tenero che è.
Quanto alla piccola anche lei ha iniziato a camminare, anche se pigra com’è
preferisce spostarsi a gattoni piuttosto che con la sola forza delle sue gambe.
20 Maggio 2007
Oggi è la prima giornata di riposo dopo mesi. Non ho più scritto, non
ho più avuto il tempo nemmeno di guardarmi allo specchio. La mattina già alle
otto e mezzo devo essere in ufficio e trascorro tutta la giornata lì
assentandomi solo per tornare a casa dai bambini e stare un po’ con loro.
Spesso li porto in ufficio. Kirsten non dice nulla, “finchè i piccoli non danno
problemi io non dirò nulla” mi ha risposto quando gli ho parlato della cosa “e
poi l’ufficio e il tuo e ci fai quello che vuoi” aveva continuato. Jake ha
ricevuto un’altra promozione. Non so bene di cosa si tratta, ma è un lavoro più
tranquillo, sempre nel campo della meccanica, e soprattutto non dove sporcarsi
le mani, ma prendere decisioni comodamente seduto dietro una scrivania. Ha
molto più tempo libero adesso e ci pensa lui ai bambini quando io non posso. Li
porta al parco, resta a casa con loro, li fa divertire insomma. Qui a lavoro
quei due sono diventati delle mascotte e la stessa Kirsten sembra mostrare un po’
di umanità, visto che di solito è sempre impeccabile e sembra che nulla possa
scalfirla. Qui la chiamano la “donna che non prova emozioni”, io credo
piuttosto che sia una donna che ama il suo lavoro e che ha una grande
professionalità, motivo per cui pretende sempre il massimo da tutti.
18 Giugno 2007
Sono stanchissima. Oggi i bambini hanno compiuto due anni e con Jake
abbiamo organizzato un’altra festa. Perfino Kirsten ha partecipato con grande
stupore da parte di tutti. La festa è riuscita benissimo, ma anche quest’anno
nel momento di spegnere le candeline il desiderio che ho espresso per i miei
bambini è stato lo stesso. Ho sentito Rosalie l’altro giorno e mi ha pregato di
mandarle un indirizzo dove spedirmi le foto del terzo compleanno di Sarah. Ho preferito
dare l’indirizzo del lavoro, non voglio che sappiano dove abito. Non lo faccio
per male, ma non posso permettermi che si presentino qui da me, non adesso che
ci sono i bambini. Le foto sono arrivate e calde lacrime sono uscite nel vedere
tutta la famiglia riunita. C’era Sarah che soffiava le candeline sulla torta,
mentre Rosalie ed Emmett erano dietro di lei. In altre foto c’erano Alice e
Jasper che si coccolavano la piccola, Esme e Carlisle felici come non mai,
Victoria con Lucas che se la ridevano di gusto. Lucas assomiglia sempre di più
a James, è tale e quale a lui. In una foto vicino a Victoria c’era un ragazzo,
non so chi sia, non l’ho mai visto, ma aveva una faccia dolce. Chissà, magari
tra loro c’è qualcosa. Me lo auguro. Victoria si merita davvero di ritrovare la
felicità persa dopo la morte di James. E in una foto c’era perfino Edward con
in braccio Sarah. Lei baciava una guancia dello zio, mentre lui guardava verso
l’obiettivo sorridendo, ma era un sorriso spento, o almeno così mi è parso. Dopo
il nostro incontro a Boston erano due anni che non lo vedevo e dovevo ammettere
che era sempre più bello, sempre più con parvenze di uomo. Ho immaginato lui
con in braccio Ej o Lizzie al posto di Sarah e le lacrime sono aumentate. Erano
solo sogni i miei e, per esperienza, sapevo che i sogni purtroppo non portano a
nulla.
13 Agosto 2007
Il lavoro procede benissimo e i bambini crescono un giorno per due. Ej
è diventato la fotocopia di Edward, mentre Lizzie, beh anche lei diciamo che
non scherza. Ej mi ricorda tanto Emmett, la sua allegria, la sua simpatia, il
suo essere così tanto buffo mi fa pensare al mio fratello orso, mentre Lizzie,
Lizzie mi ricorda tremendamente Alice. Entrambe sempre pronte a mostrare gli
occhioni da cucciolo indifeso quando vogliono ottenere qualcosa. Ultimamente la
sera, per farli addormentare, oltre la ninna nonna di nonna Elizabeth gli
racconto la storia del principe Edwin e della sua “scheggia”. I bambini
sembrano affascinati da questo racconto e ogni sera mi chiedono di raccontarglielo
di nuovo, non sembrano mai sazi di questa storia. Edward non c’è, non è
presente, ma è come se lo fosse. C’è in ogni cosa che faccio per i bambini, in
ognuna.
30 Ottobre 2007
Mi manca, mi manca terribilmente. Cerco di vivere in modo responsabile
la mia vita, ma continuo a sognare di averlo vicino a me. Lo so, è sbagliato,
terribilmente sbagliato, ma non posso dire al mio cuore cosa provare. A volte
il cuore ci porta dove non penseremo mai di andare, i sentimenti sono la cosa
più dolce e gentile che abbiamo. A volte ci sentiamo tristi, arrabbiati,
eccitati, confusi, un po’ di tutto, non a volte, spesso. Io mi sento così
troppo spesso. Non so se riuscirò ad aprire di nuovo il mio cuore, non so se
riuscirò a scrivere di nuovo un’altra storia. È come se vivessi senza
respirare. Impossibile a dirsi, eppure è così. Edward è come l’aria per me e si
sa senza aria non si vive, ma io lo faccio lo stesso, lo faccio perché ho
l’ossigeno dietro di me, l’ossigeno che sono i miei bambini. Senza di essi non
so se riuscirei ad andare avanti. Negli ultimi tempi non faccio che chiedermi
una cosa: perché è molto sbagliato amarlo?
Per
sei anni me lo sono chiesto anche io, mi sono chiesto se fosse così sbagliato
amarla, ma la risposta era sempre la stessa. No, non era sbagliato amarla, era
sbagliato averla fatta innamorare di me e dopo tutto ciò che stavo leggendo mi
rendevo conto sempre di più che avevo ragione. Era stato un errore dichiararmi
a lei, farle vivere la favola che avevamo vissuto se poi aveva dovuto pagare
tutta quella felicità in modo così caro. Eppure nonostante tutto il male che
gli avevo fatto lei era sempre lì pronta a spendere parole per me, parole
gentili e buone, parole d’amore, parole che certo non mi meritavo, non mi
meritavo per nulla.
14 Novembre 2007
L’altro ieri sono andata a Jacksonville. Ho preso il primo aereo e mi
sono diretta lì. Raggiunto l’aeroporto ho noleggiato una macchina e mi sono
diretta a villa Cullen. Non ho posteggiato davanti casa, ma sul litorale della
strada. Non so perché sono andata lì, eppure quella mattina mi ero svegliata
con la certezza di andare lì e affrontare Edward. Arrivata nei pressi di quella
casa, però, le mie certezze sono svanite. Mi presentavo da lui dicendogli cosa?
“Ciao Edward, sai, quella sera a Boston abbiamo concepito due bellissimi
bambini”. No, non potevo dirglielo, eppure lui aveva il diritto di saperlo. I
miei bambini avevano il diritto di avere un padre. Mi sono decisa a scendere
dalla macchina, ma non appena stavo per farlo ho visto Victoria uscire di casa
insieme ad un uomo, quello che avevo visto nelle foto che mi aveva mandato
Rosalie. Sono salita di nuovo in macchina e mi sono goduta la scena. Victoria
sembrava parlare con qualcuno che ancora era dentro casa, perché il suo volto
era rivolto verso l’ingresso. All’improvviso vedo uscire Edward, il mio Edward
con sulle spalle quello che doveva essere Lucas. Era distante, non riuscivo a
vedere bene quel bambino, ma doveva essere lui. La chioma bionda del bimbo era
terribilmente uguale a quella di James. Non riuscivo a sentire cosa si
dicevano, ma mi sembrò di capire che il piccolo non volesse staccarsi da
Edward. Per un momento ho provato invidia, lo so che non avrei dovuto, eppure era qualcosa più forte di me. Al posto di
Lucas doveva esserci Ej o Lizzie, quelli che erano davvero i suoi figli. I suoi
sorrisi dovevano essere per i suoi figli. Mi diedi della stupida subito dopo.
Alla fine Victoria prese Lucas in braccio e si allontanò in compagnia dell’uomo
mentre il piccolo continuava a salutare Edward. Lui gli sorrideva felice, ma
quando il bambino è scomparso dalla sua visuale ho rivisto nei suoi occhi
l’espressione che, ormai, avevo imparato a conoscere, un’espressione triste,
colpevole, sofferente. Ho messo in moto e sono andata via. Erano passati gli
anni, ma lui non aveva ancora superato nulla. Il dolore c’era ancora e anche i
sensi di colpa per la morte dell’amico. Non ho bisogno di questo per i bambini,
non è ancora pronto lui, la verità è questa.
Non
ci credo. È venuta a Jacksonville per parlarmi e se n’è tornata indietro
proprio con la stessa velocità con la quale era venuta. Gli era solo bastato
uno sguardo per capire che non mi meritavo la verità? Solo così poco? E perché
non me ne aveva mai parlato? Io le avevo rivelato la storia dell’aeroporto,
lei, invece, nulla. Non aveva detto nulla. Mi aveva mentito ancora. Perché? Mi
chiedevo solo questo.
30
Dicembre 2007
Un altro anno sta andando via e solo adesso mi rendo conto di quanto i
miei bambini stanno crescendo a vista d’occhio. Sono andata a trovare James e
prima che mi avvicinassi l’ho visto di spalle. Edward era lì seduto a terra e
parlava con l’amico, mentre la neve cadeva copiosa. Sono andata via, non volevo
vederlo. Mezz’ora dopo sono tornata e non c’era più nessuno, ma era come se il
profumo di Edward fosse rimasto lì. Assurdo ed impossibile, eppure a me mi
sembrava di sentirlo. Restai meno del dovuto, avevo l’aereo che partiva un’ora
dopo, ma anche quei pochi minuti bastarono per parlare con il mio vecchio
amico.
Lei
mi aveva visto e io no, avevo perso un’altra occasione per vederla, per
parlargli. Se solo me ne fossi accorto, se solo l’avessi vista forse tutto
sarebbe cambiato. Rimorsi, rimpianti. Ecco, la mia vita era, ormai, solo fatta
di questo.
8
Maggio 2008
Oggi i bambini mi hanno chiesto del papà.
Hanno guardato un film alla tv, “Genitori in trappola” e mi hanno chiesto dove
fosse il loro papà. Ho mentito. Ho detto che lavora molto lontano e che per
adesso non può essere qui, loro mi hanno chiesto quando verrà e io per la prima
volta ho dovuta mentire loro, “presto” ho risposto, ma quel “presto” non verrà
mai. Ho visto nei loro occhi un briciolo di tristezza e vorrei fare qualcosa
per farla sparire, ma non posso.
Non
poteva? Lei era l’unica a potere, ma non ha voluto. Lei sapeva come farla
sparire quella tristezza, ma non ha voluto rischiare. Perché?
18
Giugno 2008
Lizzie mi ha chiesto di vestirla carina per
il suo terzo compleanno. Dice che è un giorno importante ed Ej era euforico.
Abbiamo passato un compleanno come sempre all’insegna dei giochi e del
divertimento, ma stranamente ho visto i bambini un po’ più giù del solito.
Hanno voluto esprimere loro il desiderio stavolta, del resto adesso sono più
grandi. Sono convinta che sia lo stesso che ho espresso io fin ad allora al loro
posto, ma Edward non arriverà, né oggi, né domani, né mai.
29
Ottobre 2008
I piccoli hanno chiesto ancora una volta del
papà. Non so più cosa fare, cosa dire loro. Invento bugie su bugie e poi corro
in camera a piangere. Jake mi sta vicino, ma lui non è Edward. Non fa che dirmi
che prima o poi tutto si aggiusterà, che arriverà il momento in cui saremo la
famiglia che io ho sempre sognato potessimo essere, ma io so che non sarà così.
Se c’è una cosa che ho imparato nella mia vita è che un sogno non ti rende
intelligente, sapere che non si avvererà, quello si.
Ero
d’accordissimo con quelle sue ultime parole. Le condividevo in pieno, non c’era
che dire. Bugie, nessuno le aveva chiesto di mentire. Poteva essere sincera,
doveva essere sincera.
30
Febbraio 2009
Ho avuto una promozione. Quasi stentavo a
crederci quando Kirsten mi ha detto che ero diventato la nuova vice-direttrice
di Vogue. Mi ha spiegato che ho fatto un ottimo lavoro in quell’anno e che mi
meritavo quella promozione non solo per come avevo lavorato, ma anche per come
abilmente avevo concentrato lavoro e famiglia, qualcosa in cui lei stessa aveva
fallito. Il lavoro adesso mi impegna sempre di più e i bambini stanno crescendo
e sono una forza della natura. Per fortuna c’è Jake che mi aiuta con loro, del
resto non posso mandarli all’asilo, non dopo quello che è successo.
Di
che diavolo stava parlando? Cosa era successo all’asilo? Cosa le impediva di
mandarli lì? Diavolo avevo troppe domande ancora e lei non sembrava
intenzionata a darmi delle risposte e nonostante quel diario le incognite
c’erano sempre, forse ne avevo ancora di più di prima.
25
Maggio 2009
Il tempo di scrivere è diminuito parecchio,
non ho tempo per coltivare hobby né nulla del genere. Il lavoro impegna tutto
il mio tempo e i gemelli, ormai, sono diventati due pesti che a fatica riesco a
tenere a bada. Con molta probabilità smetterò quanto prima di scrivere questo
diario, non ne ho più il tempo. Jake mi sta aiutando tantissimo, non lo
ringrazierò mai abbastanza. Ha chiamato Esme ieri. Mi ha chiesto come stavo e
che vorrebbe vedermi. Gli ho detto che non voglio andare lì, non sopporterei di
vedere Edward. Lei ha capito, ma ci è rimasta male, l’ho capito. Per questo, le
ho detto che andrò a trovarla il mese prossimo, ma che ci saremmo incontrati al
parco e di non dire nulla a nessuno. Se Alice, Rosalie o gli altri sapessero
che vado mi costringerebbero ad andare a casa loro e non sono ancora pronta per
vedere Edward, per affrontare il mio passato.
18
Giugno 2009
I bambini compiono quattro anni. Sono
adorabili. Lizzie oggi si è voluta mettere un vestitino che abbiamo comprato
l’altra pomeriggio. Dice che deve essere carina, ma non mi vuole mai spiegare
il perché. Ej, invece, come al solito ha lasciato scegliere a me cosa
indossare. A differenza della sorella non gli interessa cosa indossa, dice
testualmente “tanto sono bello lo stesso”. Hanno espresso un desiderio e poi
hanno soffiato alle candeline. Prima di metterli a letto, però, Lizzie mi ha
detto che hanno espresso lo stesso desiderio dell’anno prima e mi ha detto che
sperano che, quest’anno, a differenza dello scorso si realizzi. Non mi ci è
voluto molto per avere la conferma di ciò che sospettavo. Vorrei tanto
realizzarlo questo desiderio, ma cosa faccio?
30
Giugno 2009
Ieri sono stata a Jacksonville e ho
incontrato Esme e Carlisle al parco. Non mi aspettavo di vedere quest’ultimo,
ma Esme mi ha detto che lui avrebbe mantenuto il segreto con gli altri e su
questo non avevo dubbi. Gli ho parlato del nuovo lavoro, della promozione, di
tutto tranne che dei bambini e della mia vita privata pressoché pari a zero.
Non hanno accennato a Edward, sapevano che avrei solo sofferto a sentirlo
nominare, ma visto che io non parlavo mi hanno chiesto se c’è qualcuno, se c’è
un lui. Sono scoppiata a ridere in modo sarcastico e ho semplicemente risposto
“un lui c’è, ma è lo stesso praticamente da sempre”. Loro hanno capito subito e
Carlisle mi ha stretto tra le sua braccia, mentre Esme mi guardava amorevole. È
stato bello vederli, mi sono sentita a casa dopo tanto tempo.
Mamma
e papà non avevamo mai accennato a quell’incontro, ma del resto se volevi
mantenere un segreto dovevi rivolgerti a loro. Nessuno meglio di loro sapeva
mantenerlo. Sarebbe cambiato qualcosa se c’è lo avessero detto? Probabilmente
no, chissà o forse si, magari se mi avessero riferito le parole di Bella sarei
corso da lei, o forse no, chissà.
13
Settembre 2009
Un altro compleanno senza di lui. Oggi hanno
chiamato tutti per farmi gli auguri, di lui nemmeno l’ombra e io come una stupida
ho atteso come ogni anno un gesto che non è mai arrivato. Qualche ora fa è
arrivata una chiamata anonima. Ho risposto, ma dall’altra parte solo silenzio.
Per qualche istante ho voluto credere che potesse essere lui, ma mi sono data
automaticamente della stupida. In tutto questo tempo nulla e adesso si,
impossibile. Nonostante tutto non ho voluto chiudere subito, perché speravo che
chiunque ci fosse dall’altro capo del telefono potesse dire qualcosa, ma nulla,
si sentiva solo il respiro di colui o colei che aveva chiamato. Alla fine
spazientita ho chiuso. Non ho fatto altro che pensare a lui oggi e una sola
domanda mi frulla in testa. Che fine ha fatto il grande amore che diceva di
provare?
Me
lo ricordavo perfettamente quel giorno. L’avevo sognata quella notte e per
tutto il giorno non avevo fatto altro che pensare a lei. Stavo già con Tanya da
qualche mese e quel giorno avevamo litigato perché mi ero dimenticato di un
appuntamento che avevo insieme. Aveva capito che c’era qualcosa che non andava,
ma non aveva fatto domande, probabilmente immaginando la cosa. Avevo trascorso
tutta la giornata al mare, alla nostra spiaggia e alla fine non avevo resistito
e l’avevo chiamata. Sentivo il bisogno di sentire la sua voce. Mi era mancata
un sacco. Non ero riuscito a dire nulla, però. Codardo come sempre.
28
Dicembre 2009
Un altro Natale, un’altra festa senza di lui, senza di loro. Sono
andata a trovare “l’uomo dei bucaneve” come ogni anno e poi sono tornata a casa
dalla mia famiglia, dai miei bambini che mi hanno attesa impazientemente. Jake
mi ha chiesto dove sono stata, mi ha chiesto come sia possibile che tutti gli
anni il 23 di Dicembre io scompaia per un paio di ore senza voler dire dove
vado. Non gli ho risposto perché non voglio mentirgli, ma allo stesso tempo non
voglio che lui sappia la verità. È un segreto mio e “dell’uomo dei bucaneve”,
voglio che rimanga tale. Sono convinta che Jake pensa che questa scomparsa è
legata a Edward e io lascio che lo credi perché non voglio dargli spiegazioni.
Edward non c’entra niente. Chissà se quella donna c’è ancora. Non posso fare a
meno di domandarmelo.
Aveva
davvero creduto al fatto che ci fosse un’altra. Mi chiedevo come avesse fatto a
credermi con tanta facilità, come avesse fatto solo a pensare che davvero era bastato
un anno, un misero anno per dimenticarmi di lei, un anno quando nemmeno sei
erano bastati. E poi ancora “quell’uomo dei bucaneve”. Chi era? Che segreto
nascondeva Bella?
14
Febbraio 2010
Oggi è San Valentino e come sempre in questa
festa non posso far altro che pensare a lui, lui che la odiava questa festa.
Diceva sempre che se ami qualcuno devi dimostrarglielo tutti i giorni, non solo
il 14 Febbraio, diceva che questa festa è la festa dei consumatori, non degli
innamorati, la festa dove fanno soldi i fiorai, i supermercati e i ristoranti,
diceva che il “ti amo” va pronunciato ogni giorno non solo durante questa
festa. Eppure nonostante tutto ogni 14 Febbraio si presentava con un mazzo di
rose blu, le mie preferite, quelle che lui diceva che mi rappresentavano, un
peluche gigante e un pacco dei miei cioccolatini preferiti. Quando gli chiedevo
perché lo facesse visto che non credeva alla festa mi rispondeva “io non ci
credo, ma tu si”. Dio quanto lo amavo. In ufficio ho trovato una scatola di
cioccolatini e un biglietto. Ho sorriso quando l’ho visto immaginando chi
potesse essere e, infatti, ci ho azzeccato. È stato il mio collega che mi fa il
filo da non so quanto tempo. A casa, invece, ho trovato un mazzo di rose blu e
un bigliettino con uno scarabocchio sopra. Ovviamente è stato Ej a regalarmele
costringendo Jake ad andarle a comprare. Quel bambino è un tesoro, ha perfino
comprato un mazzo anche per la sorellina.
Chissà
quanti uomini l’avevano corteggiata in tutti quegli anni, quanti uomini le
erano corsi dietro. E lei? Lei cosa aveva fatto? C’era stato qualcun altro che
non fossi io in quei sei anni?
20
Maggio 2010
Oggi ho parlato con Jake di Edward. Gli ho
detto che non lo amo più, che mi sento legata a lui solo per via dei bambini.
Lui non ci ha creduto e fa bene. Io lo amo ancora, motivo per cui da quando ci
siamo lasciati non c’è mai stato nessuno nella mia vita, nessuno. Lo amo, ma
sono stanca di farlo, vorrei solo avere la forza di voltare pagina e di
riprendere a vivere, ma per adesso non ci riesco. Dannato amore.
18
Giungo 2010
Oggi i bambini compiono cinque anni. Come
sempre Lizzie si è vestita tutta carina e insieme a Ej non hanno fatto altro
che trascorrere la giornata guardando la porta dell’ingresso sperando che lui
arrivasse, ma non è arrivato. Quest’anno abbiamo festeggiato solo noi tre e
Jake. I bambini non avevano voglia di una grande festa. Li ho visti abbattuti e
mi si stringe il cuore, ma non so che fare. Hanno perfino smesso di chiedermi
del papà, forse, si sono accorti che mi rattristo quando lo fanno. Non lo so,
so solo che li vorrei felici, felici come meritano.
1
Luglio 2010
Oggi è arrivato a casa l’invito del
matrimonio di Alice e Jasper. A dire il vero l’invito è arrivato alla redazione
di Vogue, l’unico indirizzo che i Cullen hanno per reperirmi, ma siccome era
urgente la mia segretaria ha mandato il fattorino direttamente a casa mia. Io
non ero in casa e Jake ha dovuto firmare in modo che il mittente si accertasse
che l’invito era giunto a destinazione. Tipico di Alice, fare tutto nei minimi
dettagli. Si sposano giorno 23 e io non so ancora se andrò o meno. Andarci
significherebbe rivedere Edward e non sono ancora pronta ad affrontare il mio
passato e poi allo stesso tempo non riuscirei a separarmi per più di un giorno
dai miei piccolini. Portarli è escluso, quindi, non credo che andrò. Comunque
sono felicissima per quei due, finalmente anche loro, come Emmett e Rosalie,
coroneranno il loro sogno d’amore.
2
Luglio 2010
Oggi in ufficio mi sono ritrovata Alice e
Jasper. Lei è bellissima come sempre. Ha fatto crescere i capelli e gli stanno
da Dio ed è sempre il solito folletto pazzo. Jasper, beh lui non è cambiato di
una virgola. Mamma mia quanto sono stata felice di vederli. Mi sembravache fosse passata una vita dall’ultima volta
che ci eravamo visti. Ho detto che non sarei andata e lei se lo aspettava per
questo era venuta di persona. Alla fine non ho saputo dirgli di no. In fondo
quei due sono due dei miei migliori amici, devo esserci nel giorno più
importante per loro, glielo devo. Ho avuto paura che volessero restare qui a
New York, invece, il loro aereo è ripartito subito. Alice ha invitato anche
Jake, l’ha visto nella foto sulla mia scrivania e ha detto di portare anche
lui. Non so che succederà, ma devo andare lì, forse è ora che affronti il mio
passato e devo farlo con i bambini, del resto il mio è un segreto che non potrò
tenere segreto per sempre. Spero solo che loro capiranno e che lui, beh spero
che lui non capisca che sono figli suoi, me lo auguro. Non ho voglia di scombussolargli
la vita, né di costringerlo a prendersi una responsabilità così grande.
9
Luglio 2010
È il giorno della partenza. È tutto pronto.
Fra meno di quattro ore saremo a Jacksonville e sarò costretta ad affrontare il
mio passato. Jake e i bambini sono insieme a me e comunque vada ci saranno
sempre. Spero che i Cullen la prendano bene e spero che lui, boh, non so che
sperare su di lui. Ho una voglia matta di rivederlo anche se so che è sbagliato,
ma allo stesso tempo ho paura, paura di rivedere nei suoi occhi quello che ho
visto quella notte a Boston. Voglio vederlo, ma al contempo ho paura, paura di
guardarlo e rendermi conto che lo amo ancora come prima o forse di più, paura
di rendermi conto che nonostante sia passato tutto questo tempo e nonostante il
suo comportamento io sia ancora follemente innamorata di lui, ma chi voglio
prendere in giro? Non serve guardarlo negli occhi per capirlo. Io lo amo ancora
totalmente e incondizionatamente. Questa è la verità, solo questa.
Era
tornata qui con la certezza di amarmi e in sei anni esattamente come me non
aveva mai avuto dubbi.
Aveva
sofferto tanto, come me, o forse sicuramente di più, ma poteva questa
sofferenza essere una giustificazione al suo comportamento? Si, a dire la
verità si, forse era una giustificazione, ma la verità era che io non riuscivo
a perdonarla, forse perché in primis non perdonavo me stesso.
La
amavo? Su questo non avevo mai avuto dubbi e certo era che in quelle due
settimane avevo esagerato con lei. Mi ero comportato come uno stronzo e non se
lo meritava, ma mi aveva mentito, mi aveva ferito.
Quanta
sofferenza gli avevo provocato io, però? Tanta, troppa forse.
Sarei
mai riuscita a perdonarla? Eppure lei l’aveva fatto, lei mi aveva perdonato per
tutte le sofferenze che le avevo arrecato, lei era pronta ad iniziare di nuovo
tutto con me nonostante tutto, era pronta ad amarmi di nuovo.
E
io? Io ero pronto ad amarla? Si, lo sarei stato sempre, ma ero pronto a mettere
una pietra sopra a tutto quello che in quei cinque anni mi ero perso?
Non
lo sapevo, ma una cosa era certa. Bella, avrebbe avuto sempre il mio assoluto
rispetto per aver cresciuto due figli come aveva fatto, per averli cresciuti
nonostante le difficoltà che aveva dovuto superare.
Non
sapevo se saremmo stati mai di nuovo una famiglia, ma certo era che sarei stato
per lei una spalla, potevo, dovevo e volevo essere quello che per anni non ero
stato, un padre e per farlo bene dovevo modificare il mio comportamento con lei
cercando di essere più maturo, come avevo fatto negli ultimi giorni.
Si,
dovevo farlo per me, per i bambini e per lei, lei che se lo meritava davvero.
E
forse, c’era qualcosa che potevo fare per lei per farmi perdonare per come mi
ero comportato in quelle due settimane. Non rinnegavo nulla di ciò che avevo
detto, ma il modo si, quello si, perché ero stato uno stronzo che aveva tenuto
in considerazione solo il mio di dolore e non anche quello di lei, lei che
aveva sofferto terribilmente.
Volevo
fare qualcosa per lei, per farla capire che mi dispiaceva sperando solo che lei
in questo mio gesto non ci vedesse nulla di più, che non ci vedesse un perdono
completo che almeno per adesso non riuscivo a darle.
Presi
il cellulare e cercai il numero che mi serviva in rubrica e quando lo trovai
premetti il tasto verde facendo partire la chiamata.
Dopo
cinque squilli una voce rispose al telefono.
-
Ciao Edward, che piacere sentirti – mi disse la voce dall’altro capo del
telefono.
-
È un po’ che non ci sentiamo – gli risposi sincero.
-
E immagino che se mi chiami hai bisogno di qualcosa – mi fece notare ridendo
strafottente.
-
In effetti mi servirebbe un favore – gli dissi ricambiando la risata.
-
Spara – mi rispose lui.
Ero
sicuro di fare la cosa giusta? Si, non avevo dubbi.
Sarebbe
stato un modo per fargli capire che era giunto il momento di iniziare da capo,
di iniziare a mettere da parte i nostri problemi per dedicarci solo ai bambini
e al loro bene e per farlo noi dovevamo andare d’accordo.
Non
potevamo stare insieme, questo al momento mi sembrava ovvio, ma potevamo essere
due genitori che non si facevano la guerra, questo si, questo potevamo
decisamente esserlo.
…Adry91…
SPOILER:
-
Posso capire a chi li avresti affidati visto che nessuno, nemmeno i tuoi
genitori, erano a conoscenza della loro nascita? – mi domandò Edward, ma il suo
tono non era cattivo, solo curioso.
Non
risposi subito, ma abbassai lo sguardo e così ci pensò Jasper a rispondere per
me.
-
La tutela dei bambini c’è l’ha Jake – spiegò e a quel punto vidi il volto di
Edward trasformarsi in una maschera di stupore.
-
Cosa? – urlò alzando la voce di otto ottave.
-
Hey abbassiamo i toni, i bambini dormono – fece notare Esme con il suo classico
tono pacato.
-
Abbassiamo i toni? Ma ci rendiamo conto? – disse più a se stesso che a noi –
avresti affidato i bambini, i miei figli a uno sconosciuto e non a me che sono
il padre o alla tua famiglia. Bella, ma sei impazzita? – mi domandò sempre con
il tono di voce alto.
LEGGETE: Scusate se
non sono riuscita a postare nel pomeriggio, ma sono stata fuori casa. Però eccomi qui di lunedì come promesso.
Un grazie di tutto
cuore a tutti voi che avete recensito, a quelli che hanno messo la mia storia
tra i preferiti e nelle seguite. Un altro grazie di cuore anche a coloro che mi
hanno inserita tra gli autori preferiti. Spero che anche questo capitolo sia di
vostro gradimento e recensite. Un bacio.
Questi personaggi non mi appartengono, ma sono proprietà di Stephenie
Meyer
Questi personaggi non mi appartengono,
ma sono proprietà di Stephenie Meyer. Questa storia è stata scritta senza alcun
scopo di lucro.
Eccomi qui. So di essere in tremendo ritardo, ma ho lasciato un
avviso apposta per avvisarvi. Questo è un periodo piuttosto incasinato per me,
quindi, non riesco ad essere molto presente in casa, al pc e nemmeno nel sito. A
ciò aggiungiamo il fatto che i capitoli che mancano sono i più importanti,
questa terza parte della storia credo sia fondamentale per la storia stessa,
quindi mi serve del tempo per scrivere al meglio e soprattutto per far quadrare
tutto e non è facile visto che il tempo a mia disposizione è pochissimo. Volevo
ringraziare tutte le fan che non mi hanno sbattuto la porta in faccia
assicurandomi che seppur con ritardo avrebbero continuato a seguire la mia
storia. State tranquille che la terminerò anche se ci metterò di più. Le idee
sono tutte in testa devo solo trovare il tempo di metterle nero su bianco. Mi scuso
se non riesco a rispondere alle recensioni, ma purtroppo non ne ho proprio il
tempo. Sono entrata per postare e devo scappare. Scusatemi davvero. Ovviamente visto
che non posso rispondere alle recensioni se c’è qualcosa che dovete dirmi,
qualcosa che non può aspettare, qualche dubbio, qualunque cosa potete
contattarmi con un messaggio privato al quale rispondere non appena potrò. Scusate
ancora per il disagio, ma cercate di capirmi. Ribadisco la storia seppur a
rilento continuerà e verrà terminata. Un bacione a tutti…
Capitolo 41
Riconoscere i gemelli
POV BELLA
Era
passata una settimana da quando Edward era partito e adesso io ero in ufficio a
sistemare le ultime cose prima di passare a casa per prendere i bambini e
andare all’aeroporto.
Kirsten
mi aveva dato un paio di giorni liberi per andare a Jacksonville, ma prima
dovevo sistemare le ultime impostazioni della nuova uscita della rivista e
visto che era compito mio non potevo delegarlo a nessuno. Il capo diceva che il
mio lavoro non sapeva farlo bene nessuno come me, quindi se volevo partire
dovevo prima sistemare tutto.
Il
viaggio a Jacksonville non era previsto, ma due giorni prima Emmett mi aveva
chiamato avvisandomi che mancava pochissimo al parto di Rose e lei stessa mi
aveva pregato di tornare lì perché voleva che ci fossi, dovevo esserci, queste
erano state le sue parole e sinceramente non me l’ero sentita di dirle di no
anche perché essere lì faceva piacere anche a me.
Terminai
il mio lavoro, poi uscii dall’ufficio e consegnai tutto ad Ashley prima di
prendere l’ascensore e tornare a casa.
In
poco tempo arrivai a destinazione e quando entrai nell’appartamento trovai i
bambini insieme a Jake. Erano già pronti per fortuna, così mi infilai sotto la
doccia e dopo essermi preparata mi diressi di nuovo in salone.
-
Pronta? – mi domandò il mio migliore amico.
-
Si – gli risposi sorridendo.
Presi
la borsa e quando ero, ormai, pronta ad uscire di casa mi resi conto che stavo
dimenticando i documenti che mi ero fatta dare il giorno prima dal notaio. Li
presi e li misi in borsa.
Tre
giorni prima Edward mi aveva chiamata avvisandomi che avrebbe voluto poter
riconoscere i bambini e sinceramente quelle sue parole non potevano non farmi
piacere e ovviamente non avevo fatto problemi, anzi gli avevo sorriso e gli
avevo detto che quelle erano le parole più belle che avrebbe mai potuto dire,
ma soprattutto era la cosa più meravigliosa che avrebbe potuto fare per i
nostri figli.
A
Jake non sfuggì ciò che avevo fatto e mi sorrise avendo compreso tutto visto
che gliene avevo parlato.
-
Sei sicura? – mi domandò.
-
Mai stata più sicura di così. È la cosa che ho sempre desiderato di più per i
miei figli, un sogno che si avvera – gli risposi sicura di me e lui mi sorrise
felice come me.
Era
la verità ciò che gli avevo detto. Non avrei mai creduto che una cosa del
genere fosse possibile, ma adesso tutto era cambiato.
Finalmente
i miei figli avrebbe avuto il cognome del padre, sarebbero stati riconosciuti e
nessuno più avrebbe pensato che erano figli illegittimi, nessuno avrebbe potuto
guardare me e soprattutto loro storcendo il naso.
-
Zio Jake ci accompagni tu in aeroporto? – domandò Lizzie sorridendo.
I
bambini erano euforici di quel viaggio, non vedevano loro di vedere il papà,
Sarah e tutti gli altri.
-
Certo tesoro – rispose lui e dopo aver preso le valigie ci dirigemmo sotto e
saliti in macchina ci avviammo verso l’aeroporto.
Non
appena arrivammo salutammo calorosamente Jake e poi andammo al check-in e in
poco tempo ci ritrovammo sull’aereo.
I
bambini si addormentarono quasi subito, mentre io rimasi sveglia guardando il
paesaggio fuori dal finestrino.
Fu
in quel momento che i pensieri volarono indietro verso il passato e mille
immagini riaffiorarono nella mia mente, le immagini del mio viaggio a
Jacksonville poco dopo aver scoperto di essere incinta.
…Cinque anni prima…
Avevo
scoperto da poco più di un mese di essere incinta di Edward. Era ancora presto
per capire se fosse un maschio e una femmina, ma già sentivo quel bambino parte
di me, il frutto incondizionato dell’amore che mi aveva legato all’unica
persona che avevo amato in tutta la mia vita.
Stavo
andando a Jacksonville per il Natale accettando l’invito di Esme e Carlisle.
Quando l’aereo atterrò la mia prima destinazione non fu villa Cullen, ma il
cimitero. Avevo bisogno di parlare con James. Sapevo che non avrebbe mai potuto
rispondermi, ma era un modo per sfogarmi e dentro di me sapevo che lui mi
avrebbe comunque ascoltata.
Il
paesaggio era completamente innevato, tipico di Jacksonville durante il periodo
natalizio.
Non
appena arrivai alla tomba di James ci trovai Victoria. Quando la vidi mi corse
incontro abbracciandomi calorosamente, erano un paio di mesi che non ci
vedevamo né sentivamo e mi era mancata parecchio.
Restammo
strette in un abbraccio per un bel po’ e quando ci staccammo non mi fu
difficile vedere le lacrime che copiose scendevano dai suoi occhi, il dolore
per la morte di James era ancora troppo forte, lo sapevo bene.
-
Che bello rivederti Bella – mi disse lei cercando di asciugarsi le lacrime.
-
È un piacere anche per me – le risposi.
-
Natale dai Cullen? – mi domandò cercando di sorridermi.
-
Si, Esme e Carlisle ci tenevano tanto e così alla fine mi sono decisa a
tornare. Ci sarai anche tu? – le chiesi io.
La
vidi titubante nella risposta, sembrava come se volesse dirmi una cosa, ma alla
fine ne disse un’altra.
-
No, non ci sarò. Esme mi ha invitato come ogni anno, ma anche quest’anno io e
Lucas non festeggeremo. Non me la sento ancora -mi rispose lei.
Quello
sarebbe stato il suo secondo Natale senza James e capivo perfettamente il
motivo per cui non avesse molta voglia di festeggiare quella ricorrenza. Quando
si perde tutto, quando non si ha nulla festeggiare diventa qualcosa di
fastidioso e ingombrante.
-
Ti capisco – riuscii solamente a dirle.
Il
mio dolore non poteva neanche lontanamente paragonarsi al suo, ma la
comprendevo e come lei avrei preferito non festeggiare, solo che non mi sentivo
di dare un dispiacere ai Cullen, loro che erano stati la mia famiglia
praticamente da sempre.
-
Beh, io vado. Ho lasciato Lucas con mia madre e piangeva a squarciagola, non
posso assentarmi troppo – mi spiegò.
-
Si certo vai e mandagli un bacio da parte mia – le dissi.
-
Potremmo vederci dopo Natale, sono sicura che a lui farebbe piacere – mi
propose riferendosi al bambino.
-
Il 27 parto, riprendo a lavorare e non posso mancare, ma credimi mi farebbe
piacere – le dissi sincera.
-
Allora un’altra volta – mi rispose lei abbassando il volto come se si sentisse
in colpa per qualcosa.
-
Sicuramente – le dissi.
Si
avvicinò e mi baciò una guancia, poi si allontanò mentre io restai di fronte la
lapide.
-
Bella? – mi chiamò e mi voltai di nuovo a guardarla.
-
Non hai intenzione di tornare a vivere qui a Jacksonville, vero? – mi domandò.
-
No Vic. Jacksonville è il mio passato, New York il mio presente e futuro. Fa
male restare qui – le risposi sincera.
Tra
noi c’era sempre stato un rapporto molto buono, ci dicevamo sempre tutto e
avevamo unito parecchio forse perché entrambe fino ad un anno prima portavamo
insieme una lotta: “mettere sulla buona strada Edward e James”, una lotta nella
quale entrambe avevamo inesorabilmente fallito.
-
Ti manca non è vero? – mi chiese dopo un attimo di silenzio.
Non
ero pronta ad affrontare quel discorso, ma non potevo mentirle, non ne sarei
stata in grado.
-
Con ogni fibra del mio essere – fu la mia unica risposta.
-
Manchi anche a lui – mi disse e la vidi subito cambiare espressione, come se avesse
detto una frase di troppo – cioè, voglio dire, non ne ho la certezza, ma sono
convinta che gli manchi – aggiunse cercando di riparare a quello che aveva
detto.
La
verità era che io ero convinta che lei fosse sempre rimasta in contatto con
Edward, ma non gli avrei mai porto questa domanda. Lei aveva bisogno di lui,
Edward era tutto quello che la teneva legata a James dopo Lucas e il mio ex
fidanzato aveva promesso di prendersi cura di loro, non avrebbe mai infranto
quella promessa.
-
Non credo – le risposi solamente.
Lei
scosse il capo come a dire che non era d’accordo, poi mi fece un cenno con la
mano e si allontanò non prima di aver lanciato un altro sguardo alla lapide.
Quando
la vidi andare via mi voltai di nuovo verso la tomba e sorrisi alla foto di
James impressa sulla tomba.
-
Ciao James, è passato quasi un anno e mezzo da quando sei volato via e la tua
mancanza si sente da impazzire. Ricordi quante volte ti ho detto che odiavo
quando mi chiamavi scricciolo? Beh, mentivo. Io adoravo quando lo facevi e sai
perché? Perché mi faceva capire che ero importante per te, mi avevi dato un
nomignolo e nessuna delle ragazze che conoscevi aveva avuto questa possibilità.
Mi sentivo importante e unica per te, mi sentivo davvero una grande amica e so
che lo ero così come lo eri tu per me. Edward, Victoria e Lucas soffrono tanto
da quando sei andato via, tanto, troppo, ma fidati, lo faccio anche io e tu lo
sai perché da lassù vedi tutto – iniziai a dirgli cercando di trattenere le
lacrime, ma non ci riuscivo più di tanto.
Mi
sforzavo di non piangere, ma mi veniva difficile. Forse era la gravidanza o
forse ero semplicemente io, ma controllare le emozioni mi veniva difficile.
-
Quando Victoria è rimasta incinta di Lucas il primo a saperlo ovviamente è
stato Edward e lo hai pregato di non dirmi nulla. Volevi essere tu a farlo,
così il giorno dopo sei venuto a casa mia. Mi hai svegliato portandomi un
cornetto caldo alla crema e una tazza fumante di caffè, ricordi? Mi hai
osservata tutto il tempo mentre consumavo quella colazione e poi hai aspettato
che Charlie uscisse di casa per andare a lavoro per iniziare a parlare. Avevo
già capito che dovevi dirmi qualcosa di importante, facevi sempre così quando
avevi qualcosa di vitale importanza da dirmi. Ti dissi di sputare il rospo e tu
mi guardasti negli occhi e mi dicesti con un sorriso a trentadue denti che
saresti diventato papà. Dio quanto eri contento, sembrava come se tutta la
felicità del mondo si fosse donata a te – continuai.
Le
lacrime continuarono a scendere copiose e, ormai, non feci nulla per fermarle.
-
Adesso eccomi qui. Non ho portato nessun cornetto caldo, né caffè, ma
guardandoti negli occhi, proprio come hai fatto tu, voglio dirti che anche io
diventerò mamma. No, non sto scherzando, dico sul serio e probabilmente tu da
lassù l’hai saputo prima ancora di me. Non so se sarà un maschio o una femmina,
ma non importa. Mi sembra ovvio dire che sia lui il padre, sai benissimo che è
stato l’unico per me. Ricordo ancora tutte le volte che mi prendevi in giro
perché dicevi che non potevo elogiare Edward a letto perché non avevo nessun
metro di paragone. Ricordi come lo facevi imbestialire quando dicevi così? –
gli dissi sorridendo a quei ricordi – diventerà papà e non so se devo dirglielo
o meno. Una parte di me vorrebbe farlo, ma l’altra ha dannatamente paura. Io
non credo che lui sia pronto per questo, non adesso. Che devo fare James? Cosa
devo fare? Io non lo so. Vorrei tanto che da lassù tu potessi mandarmi un
segno, qualunque cosa – conclusi fissando gli occhi di lui nella foto
intensamente.
Restai
ferma e immobile per un po’, forse aspettando davvero un segno, un segno che,
però, non arrivò. Così mi decisi ad andare via. Faceva un sacco freddo e io
stavo gelando e questo non avrebbe fatto bene al bambino.
-
Adesso è meglio che vada, qui si gela. Non so quando e se tornerò in questa
città, ma ti porterò sempre con me. Mi basterà alzare gli occhi al cielo per
vederti e so con certezza che in quel momento anche tu mi starai guardando
sorridendomi. Ti voglio bene James, tanto. Ricordalo sempre – gli dissi
guardando per l’ultima volta la foto.
Mi
girai per andare via, ma una folata di vento gelido mi scompigliò i capelli
facendomi cadere a terra il foulard che avevo al collo e facendomi rabbrividire
dal freddo. Mi abbassai per prenderlo e notai che si era posato su una
piccolissima pianta di bucaneve che era nata sul terreno stesso.
Quel
particolare mi colpì parecchio. Sapevo che i bucaneve erano gli unici fiori a
crescere in inverno, ma non ne avevo mai visto uno.
Raccolsi
il foulard e poi guardai di nuovo la foto di James e solo dopo avergli sorriso
mi voltai e me ne andai per raggiungere villa Cullen.
Trascorsi
un bellissimo Natale insieme a loro, ma sentii terribilmente la mancanza di
Edward, così come la sentimmo tutti lì dentro. Senza di lui non era lo stesso
Natale per nessuno, nonostante già l’anno prima lui non ci fosse.
Quell’anno,
però, era diverso soprattutto per me che ero consapevole di aspettare suo
figlio senza sapere cosa ne avrebbe pensato lui.
Trascorsi
con loro le feste e il 27 mattina mi ritrovai di nuovo sull’aero per tornare a
New York.
Tornata
a casa mi infilai sotto la doccia cercando di rilassarmi. Poi uscii e mi misi
il pigiama consapevole che non sarei uscita di casa, ma pochi minuti dopo
bussarono alla porta e non mi fu difficile immaginare che fosse Jake.
Avevamo
litigato prima della partenza perché lui era fermamente convinto che dovessi
dire tutto ai Cullen e soprattutto a Edward, ma io non ero dello stesso avviso
e così ero partita senza nemmeno salutarlo, comunicandogli la notizia solo
tramite un misero post-it attaccato sul frigorifero della sua cucina.
Quando
aprii la porta, infatti, mi ritrovai lui.
-
Bentornata – mi disse sorridendomi.
Non
riuscii più a tenergli il broncio e mi buttai tra le sue braccia.
-
Mi dispiace per l’altro giorno. Non volevo dirti quelle cose e non dovevo
andarmene senza dirti nulla – gli spiegai.
-
Beh, il post-it che hai lasciato era molto chiaro – mi prese in giro lui.
-
Spiritoso – commentai io facendolo entrare e chiudendo la porta alle mie
spalle.
-
Bella, dispiace a me per ciò che è successo. Ho decisamente esagerato e non
voglio che pensi male di me, non voglio che pensi che sono convinto che sia
meglio dire a Edward la verità perché me ne voglio lavare le mani. Vorrei solo
che tu glielo dicessi per provare ad essere una famiglia. Dopo tutto quello che
mi hai raccontato su di voi io credo che il vostro sia amore vero, nonostante
tutto e tutti – iniziò a dire lui.
-
Jake… – provai a dire, ma lui mi interruppe.
-
No, fammi finire. Non mi importa cosa deciderei di fare, voglio solo che tu
sappia che qualsiasi decisione tu prenderai io sarò con te sempre e comunque.
Non ti lascerò mai sa sola e se vuoi crescere questo bambino senza di lui ci
sarò io con te. Ci rimboccheremo le maniche e gli daremo tutto quello che avrà
bisogno. Io e te sempre. Saremo la sua famiglia – mi disse e io inizia a
piangere come una fontana.
Non
mi aspettavo quelle parole, ma mi rendevano felice, moltissimo. Avevo appena
avuto la certezza che non sarei stata sola e che non lo sarei stata mai.
Fu
in quel momento che mostrò la mano che fino ad allora aveva nascosto dietro la
schiena e mi offrì un fiore, ma non un fiore qualsiasi, un bellissimo bucaneve
e quando lo vidi le mie lacrime presero a scendere più copiose di prima.
Era
il segno che mi aveva mandato James. Il bucaneve nella sua tomba e adesso un
bucaneve nelle mani di Jake regalatomi dopo le parole che mi aveva detto.
-
Mi spiace, ma in pieno Dicembre e di ritorno dalle vacanze natalizie non ho
trovato molto, quindi mi sono dovuto accontentare di un semplice fiore di
Bucaneve – mi spiegò e io non gli dissi nulla, mi limitai solo a buttarmi tra
le sua braccia rasserenata.
-
Grazie James – dissi in un sussurro che nemmeno Jake riuscii a percepire, ma
che ero certa l’interessato aveva sentito alla perfezione.
Fine Flashback
Conservai
quel fiore regalatomi da Jake. Forse era stupido da dire, ma per me quello era
stato il segno mandatomi da James.
Ricordo
che feci plastificare il biglietto aereo con il quale ero arrivata a
Jacksonville per andare a trovare James e poi per passare le feste dai Cullen
mettendoci dentro il fiore di Bucaneve essiccato che mi aveva regalato il mio
migliore amico.
Volevo
che quei due piccoli oggetti restassero sempre intatti e sempre con me e farli
plastificare era la cosa più sensata che potevo fare per fare in modo che non
andassero perduti.
Adesso
entrambi, ormai uniti dalla plastificazione, erano appoggiati sulla scrivania
del mio ufficio a casa e lì sarebbero rimasti probabilmente per sempre.
Quel
piccolo Bucaneve era stato in grado di farmi percepire il segno che avevo
chiesto a James, forse era stata solo una coincidenza, ma a me piaceva pensare
che non fosse andata così.
A
mio dire, e sarebbe sempre rimasto un mio segreto, quello era il segno che
James mi aveva mandato facendomi capire che non dovevo dire nulla ad Edward
almeno per il momento, che lui non era pronto per quella grande responsabilità,
non in quel momento almeno. Era Jake la persona che mi avrebbe aiutato almeno
all’inizio, in attesta che Edward fosse pronto.
Avevo
interpretato così quella coincidenza o qualunque cosa fosse.
Senza
nemmeno rendermene conto sentii l’hostess avvisare i passeggeri di essere già
arrivati a destinazione e in poco tempo svegliai i bambini e scendemmo
dall’aereo. Recuperammo i bagagli e quando fummo pronti per uscire vidi il mio
fratello orso farci cenno con la mano a qualche metro di distanza da noi.
-
C’è zio Emmett, andiamo – dissi ai piccoli e loro presero a sorridere sornioni.
Non
vedevano l’ora di rivederli e mi resi conto che adesso potevano davvero
chiamare tutti loro zii o nonni, non sarebbe stato un modo di dire affettuoso,
ma semplicemente un dato di fatto. Adesso sia i bambini che i Cullen sapevano
di essere legati dal sangue che scorreva nelle loro vene e io mi sentivo
meglio, mi ero tolta un macigno dal petto.
Ci
avvicinammo a lui e in una frazione di secondo prese i bambini in braccio e li
stritolò in un abbraccio, poi li fece scendere e abbracciò me calorosamente.
-
Sono così contento che sei venuta – mi disse all’orecchio facendomi intendere
che forse non se lo aspettava davvero.
Io
mi limitai a sorridere e poi, dopo che lui mi aiutò con le valigie, ci
dirigemmo fuori salendo in macchina e sfrecciando verso casa Cullen.
-
Zio, ma non doveva venire a prenderci papà? – domandò Ej ingenuamente.
-
Doveva, ma mi ha chiamato dieci minuti fa dicendo che c’era stata un’emergenza
in ospedale e non poteva venire – gli spiegò l’orso e guardandolo mi resi conto
che gli stava dicendo la verità.
-
Uffi, quindi non è a casa? – domandò Lizzie dispiaciuta.
-
No, ma torna presto, tranquilla – le rispose.
Ci
fu un attimo di silenzio, poi mi decisi a parlare.
-
Come sta Rose? – gli chiesi.
-
Come sta Rose? Come sto io? Lei sta in ottima forma, sono io quello che sta
sclerando – mi fece notare, mentre io scoppiai a ridere.
I
bambini dietro, invece, avevano preso a giocare alla morra cinese e se ne
stavano infischiando altamente di noi.
-
Hey, ti tocca – gli dissi.
-
E dove è scritto? Rischio di finire rinchiuso in un manicomio – continuò lui.
-
La ami e questo la dice tutta – feci notare.
Emmett
sorrise, ma non aggiunse nulla. Sapevo perfettamente che fosse così.
-
Siamo un po’ più affollati a casa in questo periodo – disse pochi secondi dopo.
-
Che vuoi dire? – chiesi curiosa.
-
Jasper e Alice non si sono ancora trasferiti a casa loro dopo il viaggio di
nozze, lo faranno fra qualche settimane, hanno ancora dei lavori da finire e
io, Rose e Sarah fino al momento del parto siamo tornati a vivere a villa
Cullen. A causa del lavoro non sono sempre a casa e non mi va che Rose resti da
sola. E poi a casa c’è papà o Edward se dovesse succedere qualcosa – mi spiegò
e io sorrisi.
-
Poteri di fratello orso super protettivo attivati – commentai.
Lui
mi guardò e sorrise e io feci lo stesso. In fondo lo capivo perfettamente.
Fino
a quando non si hanno delle persone da proteggere si prende sempre tutto alla
leggera come faceva lui, ma quando hai a fianco persone che ami allora tutto
cambia. La tua stessa concezione di mondo si trasforma radicalmente.
Arrivammo
in poco tempo a destinazione e dopo aver posteggiato scendemmo. Carlisle si
affacciò e ci aiutò a portare tutto dentro e io mi diressi nella mia camera
dove pensai bene di disfare tutto quella sera stessa mentre i gemelli restarono
in salone a giocare con Sarah.
Quando
terminai scesi giù e cenammo. Alice e Jasper non c’erano, Esme mi aveva detto che
sarebbero rimasti a mangiare fuori e nemmeno Edward era ancora rientrato
dall’ospedale.
Rose
era splendida, il suo pancione era, ormai, enorme a testimonianza del fatto che
mancavano solo pochissimi giorni prima del parto.
Mangiammo
tutto il ben di Dio che Esme aveva preparato, un ben di Dio che avrebbe sfamato
un intero reggimento, poi quando terminammo vidi i gemelli iniziare a
sbadigliare e così dicesi di andarli a mettere a letto. Erano molto stanchi per
via del viaggio.
Sarah
volle venire con noi così misi il pigiama a tutti e tre e poi li feci entrare
nel mio lettone dove in pochissimo tempo e dopo il suono della ninna nanna del
carillon, che portavo sempre con me, si addormentarono senza fare storie.
Quando
scesi nuovamente giù trovai tutti raccolti in salone che parlottavano. Jasper
ed Alice erano tornati e anche Edward che doveva essere appena rientrato perché
si stava togliendo il giubbotto proprio in quel momento.
-
Dove sono i gemelli? – chiese proprio lui alla madre.
-
Bella li ha appena portati su a dormire. Erano stanchissimi – le rispose lei.
Vidi
Edward incupirsi forse perché non aveva potuto salutare i bambini, ma poi si
voltò a guardare Jasper.
-
Ha portato i documenti? – gli chiese.
-
Non lo so, non l’ho ancora vista. Io ed Alice siamo appena rientrati – gli
rispose lui, mentre Alice non si degnò nemmeno un momento di guardare il
fratello.
Possibile
che non avessero ancora fatto pace? Che diavolo poteva essere successo per aver
indotto quei due a ignorarsi completamente per tutto quel tempo?
-
Certo che li ho portati – dissi quando mi decisi a farmi vedere.
Mi
avvicinai a Jasper e lo abbracciai calorosamente, poi mi spostai verso Alice,
ma lei si irrigidì all’istante e quando la abbracciai ricambiò la stretta a
malapena. Dovevo parlarci, capire cosa avesse.
Feci
finta di nulla e salutai Edward con un semplice bacio sulla guancia, poi mi
spostai vicino all’appendiabiti e presi i documenti che avevo conservato quella
stessa mattina dentro la borsa.
Mi
avvicinai di nuovo al divano e li diedi a Jasper.
Era
un avvocato molto bravo e quando Edward mi aveva parlato di voler riconoscere i
bambini avevamo deciso di affidare la cosa a lui. A dire il vero avrei sempre
voluto affidare a Jasper le pratiche dei bambini, ma non potevo farlo perché
loro non sapevano dell’esistenza dei mie figli, ma adesso volevo che fosse lui
ad occuparsi di tutto. Edward poi mi aveva richiamato dicendo di averne parlato
con lui e che non aveva fatto problemi, anzi aveva detto che gli avrebbe fatto
piacere.
Jasper
aprii la carpetta e iniziò a leggere i fogli, mentre noi altri restammo nel
silenzio più assoluto.
-
Hai fatto mettere sconosciuto? – mi domandò Jasper alzando solo per un attimo
gli occhi dai fogli.
Gli
altri non riuscivano a capire di cosa stesse parlando, ma io si.
Nella
casella in cui doveva essere indicato il nome del padre avevo fatto messo
sconosciuto. Era l’unico modo quello per potergli mettere il mio cognome.
-
Che dovevo fare? – gli chiesi.
-
Questo allunga le cose – mi spiegò.
-
Ci fate capire che succede? – domandò Carlisle.
-
Alla richiesta di inserire il nome del padre dei gemelli, Bella, ha fatto
barrare la casella sconosciuto. Se avesse evitato di barrarla non sarebbe
apparso il nome e la procedura sarebbe stata veloce, ma visto che l’ha fatto le
cose cambiano – iniziò a spiegare lui.
-
Cambiano in che modo? – chiese Edward che era l’unico rimasto in piedi.
-
Per riconoscere i bambini è necessario per legge il test del DNA e sappiamo
quanto queste pratiche siano lunghe e poi Bella deve richiedere la modifica dei
documenti – spiegò in breve Jasper.
-
Ma Edward o papà possono accorciare i tempi per il risultato del test, non
dovrebbero esserci problemi, giusto? – chiese Emmett.
-
È possibile? – domandò Jasper rivolto al cognato e al suocero.
-
Certo. Me ne occupo io di questo. Tu pensa al resto – gli fece notare Edward
convinto.
-
Bene. Allora domani invio al giudice la richiesta di modifica dei documenti.
Sei d’accordo Bella? Sei tu l’unica al momento che hai il potere di fare tale
richiesta – mi spiegò Jasper.
-
Ovvio. Dimmi solo cosa devo fare – gli risposi.
-
Nulla al momento. Invio io stesso la richiesta e quando arrivano i moduli devi
solo firmarli – concluse lui riprendendo a leggere.
Noi
altri restammo in silenzio per un altro po’ fino a quando il mio cellulare
squillò. Controllai chi fosse e quando vidi il nome di Jake sul display sorrisi
felice e la cosa non sfuggì agli altri.
-
Scusate un attimo – dissi e mi allontanai leggermente dal divano.
Premetti
il tasto verde e feci partire la conversazione.
-
Ciao tesoro, come va? – gli domandai.
-
Dovrei essere io a chiedertelo. Ti avevo chiesto di chiamare quando arrivavate
– mi rispose.
-
Hai ragione, me ne sono dimenticata. Pardon – continuai.
-
Sei sicura di averla portata la testa con te? – mi chiese.
-
Lo sai che sei un po’ troppo spiritoso stasera? – gli feci notare.
Lo
sentii sorridere, poi riprese a parlare.
-
Mi passi i bambini? – mi domandò.
-
Lo farei volentieri, ma dormono già. Prometto che domattina ti faccio chiamare
da loro – gligiurai.
-
Ci conto. Comunque come vanno le cose lì? – mi chiese preoccupato.
-
Tutto ok, adesso devo andare, ne riparliamo domani – gli risposi sperando che
capisse che non potevo parlare.
-
Ho capito, sei con loro adesso. Ok, ne riparliamo. Un bacio e dolce notte – mi
disse sorridendomi.
-
Dolce notte anche a te – gli risposi e chiusi la conversazione tornando a
sedermi sul divano.
Nel
frattempo gli altri avevano preso a parlare, mentre Jasper continuava a
controllare i documenti.
-
Questi sono i documenti della tutela, ma non ci servono per la pratica che
dobbiamo fare – mi spiegò lui.
-
Lo so, ma ho portato tutto in modo che i documenti restino tutti in mano tua –
gli risposi sincera.
-
Di che documenti si tratta? – mi chiese Edward curioso.
-
Ho compilato dei moduli di tutela per i bambini in caso mi sarebbe successo
qualcosa. Nella vita prevenire è meglio che curare, non si può mai sapere – gli
feci notare e nessuno meglio di noi sapeva che era così.
In
fondo nessuno avrebbe mai detto che James se ne sarebbe andato di punto in
bianco e, invece, era successo purtroppo.
-
Posso capire a chi li avresti affidati visto che nessuno, nemmeno i tuoi
genitori, erano a conoscenza della loro nascita? – mi domandò Edward, ma il suo
tono non era cattivo, solo curioso.
Non
risposi subito, ma abbassai lo sguardo e così ci pensò Jasper a rispondere per
me.
-
La tutela dei bambini c’è l’ha Jake – spiegò e a quel punto vidi il volto di
Edward trasformarsi in una maschera di stupore.
-
Cosa? – urlò alzando la voce di otto ottave.
-
Hey abbassiamo i toni, i bambini dormono – fece notare Esme con il suo classico
tono pacato.
-
Abbassiamo i toni? Ma ci rendiamo conto? – disse più a se stesso che a noi –
avresti affidato i bambini, i miei figli a uno sconosciuto e non a me che sono
il padre o alla tua famiglia. Bella, ma sei impazzita? – mi domandò sempre con
il tono di voce alto.
-
Jake non è un estraneo. È il mio migliore amico – dissi sicura di me.
Si
stava alterando per nulla. Aveva il brutto vizio di non far mai finire di
parlare gli altri.
-
Sarà pure il tuo migliore amico e Dio solo sa quanto sono gli sono grato per
tutto quello che ha fatto per te e per i gemelli, ma diavolo Bella come avresti
potuto lasciarli a lui? È, forse, una delle persone migliori che io conosca, ma
i gemelli non sono la sua famiglia, resta comunque un estraneo – continuò lui
calmandosi leggermente.
-
Non è il sangue che ti rende partecipe di una famiglia. Qui dentro nessuno
porta il mio sangue, ma questo non significa che voi non siate la mia famiglia
– gli feci notare.
Possibile
che finissimo sempre per litigare?
Edward
stava per replicare, ma Jasper non gliene diede la possibilità.
-
Se mi avessi fatto finire di parlare avresti capito subito che Jake sarebbe
stato solo il tutore temporaneo. A lui spettava il compito di restare con i
bambini solo fino a quando i piccoli non sarebbero stato affidati ai veri
tutori scelti da Bella – spiegò a Edward, ma nello stesso tempo a tutti.
-
E cioè? – chiese Rose curiosa di sapere chi avessi scelto.
-
Non è specificato. Ci sono solo tre lettere qui, ma sono sigillate – continuò
Jasper.
-
Ho specificato nelle lettere a chi avrei affidato i bambini. Una doveva essere
per Edward, l’altra per Esme e Carlisle e l’ultima per i miei genitori. Nella
prima raccontavo a Edward tutta la verità cercando di spiegargli a sommi capi i
motivi che mi hanno spinto a comportarmi così, nelle altre due, invece, c’era
scritto dell’altro, ma adesso non ha più importanza. Quelle lettere sono parte
del passato, adesso tutto è cambiato – spiegai cercando di mantenermi evasiva.
Non
aveva nessun significato spiegare loro il contenuto di quelle lettere, non
adesso che la situazione era cambiata in modo radicale.
-
E cosa ne devo fare quindi di queste buste? – mi domandò Jasper indicando le
lettere.
-
Puoi anche buttarle. Non servono più – gli dissi sincera.
Non
volevo nemmeno tenerle io, né rileggerle per ricordare cosa avevo scritto.
Volevo mettere una pietra sopra al passato e pensare solo al presente e al
futuro.
-
Bene, allora vediamo di sistemare la cosa. Edward tu domani occupati del test,
io mi occuperò del resto – spiegò lui.
-
Niente aghi, però – dissi rivolgendomi a Edward – prendi un capello di
ciascuno, entrambi odiano gli aghi – terminai.
Edward
annuii senza dire nulla.
-
Adesso se non vi dispiace, io andrei a letto. Sono molto stanca – aggiunsi con
la voglia di andarmene.
Ero
stanca e quel discorso mi aveva spossata, soprattutto notando gli sguardi
freddi e il silenzio opprimente di Alice.
Mi
ripromisi che il giorno dopo ci avrei parlato, dovevo farlo ad ogni costo.
Mi
congedai e mi diressi in cucina a prendere dell’acqua, ma ne approfittai per
mandare un messaggio a Jake dicendogli che avevamo sistemato tutta la
situazione in merito al riconoscimento dei bambini e che di lì a poche settimane
i gemelli sarebbero diventati dei Cullen a tutti gli effetti.
Quando
tornai in salone con l’intento di salire su tutti si erano già dileguati. Erano
rimasti solo Esme e Carlisle seduti sul divano e abbracciati come sempre.
Sorrisi
a vederli, erano il chiaro simbolo dell’amore. Vedevi loro e l’amore, quello
vero e puro ti sbatteva in faccia come uno schiaffo.
-
Tesoro, io e Carlisle ci tenevamo a ringraziarti per gli album che ci hai
mandato con Edward quando è tornato – mi disse lei sorridendomi affettuosa.
-
Non ho fatto nulla di che e non avete nulla di che ringraziarmi. Mi dispiace
davvero tanto avervi tenuto nascosto un segreto tanto grande. Non avete idea di
quante volte avrei voluto dirvelo, almeno a voi, ma non ho mai avuto il
coraggio di farlo nonostante fossi certa che sareste stati dalla mia parte. Mi
dispiace tanto, davvero, non smetterò mai di sentirmi in colpa per questo – spiegai
loro e in quel momento Carlisle si avvicinò a me e mi sorrise.
-
Hey tesoro va tutto bene. Non importa se non c’è l’hai detto, l’hai fatto
adesso e non è tardi, non sarebbe stato mai tardi. Hai dimostrato di quanto
ragione avessimo noi sul tuo conto. Sei una grande persona e vedere come hai
tirato su i gemelli lo dimostra alla perfezione – mi disse abbracciandomi forte.
-
Carlisle ha ragione. Va tutto bene e io da mamma lo capisco, io ti capisco e
nonostante so quanto Edward adesso stia soffrendo, posso dirti che comunque al
tuo posto avrei fatto lo stesso – aggiunse Esme avvicinandosi e abbracciandomi
anche lei.
-
Grazie, vi amo. Ve l’ho già detto? – gli domandai sorridendo quando ci
staccammo.
-
Non recentemente. Ti amiamo anche noi tesoro – mi rispose Carlisle.
-
Più di quanto tu possa credere – continuò lei amorevole.
-
Adesso vai a letto. Devi essere distrutta – mi disse lui.
-
In effetti lo sono. Buonanotte – aggiunsi io e loro mi sorrisero.
Mi
allontanai dal salone e mi diressi nel corridoio pronta a salire le scale per
raggiungere la mia camera, ma sul mobile vidi la cartellina con tutta la
documentazione che avevo dato a Jasper e in quel momento mi venne in mente di
fare una cosa.
La
aprii e ne estrassi la lettera che anni prima avevo scritto a Carlisle ed Esme,
poi presi un foglietto e una penna dal comò e scrissi un biglietto per Jasper:
La lettera di Esme e Carlisle l’ho presa io. Le altre puoi
buttarle. Bella...
Misi
il bigliettino dentro al carpetta e poi la richiusi. Di sicuro mi sarei
scordato di avvisarlo che l’avessi presa io, invece, scrivendogli il biglietto
ero certa che lui l’avesse letto e non si sarebbe disperato per cercarla.
Tornai
in salone con la lettera in mano e vidi con piacere che tutti e due erano
ancora lì.
-
Cos’hai dimenticato? – mi domandò bonariamente Esme.
-
Volevo solo darvi questa. L’ho scritta più o meno quando i bambini avevano tre anni,
proprio nel momento in cui mi sono decisa a prendere tutte le precauzioni
possibili per loro nel caso mi fosse successo qualcosa. È vostra ed è giusto
che l’abbiate voi. Se vorrete leggerla o meno dipenderà da voi. Buonanotte – le
risposi posando la lettera sul tavolino del salotto e salendo di sopra stavolta
davvero.
Raggiunsi
la mia camera e mi misi a letto cercando di non svegliare i gemelli e Sarah.
Ero
talmente stanca che in pochi minuti mi addormentai.
Non
seppi dire con esattezza quando, ma presto i miei occhi si aprirono nuovamente.
Mi sembrava di averli appena chiusi, invece, controllando la sveglia sul
comodino mi resi conto che erano le quattro del mattino e avevo dormito un paio
di ore.
I
bambini ancora dormivano e mi domandavo come facessero visto che dal corridoio
si sentivano una sacco di urla.
Scesi
dal letto e mi misi la vestaglia uscendo dalla stanza. Vidi Alice scendere le
scale mentre urlava contro Jasper che non era ancora uscito dalla stanza. Le
voci di Esme e Carlisle si sentivano da sotto, ma ciò che più spiccava tra
quella confusione erano le urla di Rose e quelle di Emmett.
-
Che succede? – domandai cercando di capirci qualcosa.
Emmett
mi passò accanto in preda alle urla, mi guardò continuando ad imprecare, ma non
disse nulla.
Sentii
la porta accanto alla mia camera aprirsi e vidi un Edward mezzo addormentato
uscire la testa.
-
Che diavolo sta succedendo? – chiese, ma nessuno gli rispose e quando voltò lo
sguardo verso di me scrollai le spalle facendogli capire che ne sapevo quanto
lui.
Emmett
passò di nuovo nel corridoio e stavolta Edward lo bloccò per un polso mentre io
mi avvicinai.
-
Mi spieghi che succede? Che sono queste urla? – gli domandò.
-
Acqua…c’è tanta acqua – gli rispose l’orso sconvolto.
-
Acqua? – chiedemmo io ed Edward straniti.
-
Mi si sono rotte le acque… – prese a dire – no, cioè a Rose gli si sono rotte
le acque – disse correndo verso sotto urlando il nome della moglie.
-
Non doveva partorire in questi giorni? – mi domandò Edward guardandomi
frastornato come se da medico non sapesse che su queste cose non si poteva
essere certo puntuali come orologi svizzeri.
-
Si vede che la bimba è impaziente di far parte della famiglia – gli risposi
sorridendogli e mettendogli una mano sul braccio.
-
Si, di una famiglia di pazzi – concluse lui e entrambi ridemmo all’unisono.
-
JASPERRRRRRRRR – urlò Alice da sotto.
A
quel punto vedemmo proprio il diretto interessato uscire dalla camera ancora
mezzo addormentato e quando ci vide ridere ci guardò come se fossimo degli
alieni.
-
Che c’è di divertente in tutto questo? Dio, ma quel folletto la voce non la
perde mai? – disse riferendosi a Alice.
-
Ti ho sentito e se non ti muovi ti lascio a stecchetto per una settimana – urlò
la moglie da sotto.
-
Ma scherzavo amore, arrivo subito – gli rispose allontanandosi da noi e
scendendo sotto facendo un sorriso terrificante.
Dalla
scala comparve Esme che vedendoci ci sorrise.
-
Emmett e Rose sono già corsi in ospedale e noi li stiamo raggiungendo. Prendete
voi i bambini? – ci chiese dolcemente.
-
Si certo. Li vesto e vi raggiungiamo – gli risposi.
Lei
sorrise e si allontanò.
-
Vado a mettermi qualcosa addosso – mi disse Edward e solo in quel momento mi
resi conto che indossava solo i pantaloni del pigiama, ma sopra era a dorso
nudo.
-
Muoviti e vieni ad aiutarmi a vestirli – gli spiegai mentre mi dirigevo in
camera mia.
-
Ma… – provò a dire lui.
Io
avevo già raggiunto la mia camera.
-
Edward muoviti e basta – gli urlai decisa – voglio arrivare in tempo –
continuai poi affacciando il volto dalla porta e addolcendo il tono.
-
Io lo dico che qui siamo una manata di pazzi – si lamentò lui portandosi le
mani ai capelli come a massaggiarsi la testa mentre si diresse nella sua
stanza.
Non potei fare a
meno di sorridere mentre svegliavo i bambini. Edward aveva ragione. Eravamo dei
pazzi scatenati tutti quanti e questa pazzia, la pazzia targata “Cullen” mi era
mancata un casino.
…Adry91…
SPOILER:
-
Alice ti dispiacerebbe dirmi che c’è che non va? – le domandai.
A
quel punto lei si fermò e mi guardò alzando un sopracciglio.
-
Cosa dovrebbe esserci che non va? – mi chiese retorica e leggermente stizzita.
-
Si vede da come hai risposto che qualcosa non va. Da quando tre settimane fa
sono partita non ti ho più sentita. Non rispondi alle chiamate e ti fai negare
da Jasper e adesso che sono qui sembra come se non ci fossi. Sei assente e c’è
l’hai con me, questo è chiaro – le spiegai.
-
Non c’è l’ho con te – mi rispose lei.
-
Si invece. Si vede lontano un miglio – continuai.
-
Davvero, non c’è l’ho con te, semplicemente sono un po’ delusa da tutta questa storia,
tutto qui – mi disse.
-
Dei bambini e di Edward, intendi, o per la storia di Boston? – le domandai.
Un grazie di tutto
cuore a tutti voi che avete recensito, a quelli che hanno messo la mia storia
tra i preferiti e nelle seguite. Un altro grazie di cuore anche a coloro che mi
hanno inserita tra gli autori preferiti. Spero che anche questo capitolo sia di
vostro gradimento e recensite. Un bacio.
Questi personaggi non mi appartengono, ma sono proprietà di Stephenie
Meyer
Questi personaggi non mi appartengono,
ma sono proprietà di Stephenie Meyer. Questa storia è stata scritta senza alcun
scopo di lucro.
Ed ecco un nuovo capitolo. Come vedete seppur in ritardo i
capitoli arrivano comunque, dovete solo essere pazienti. Questo capitolo non è
altro che la continuazione del capitolo precedente relativo al parto di Rose. Vedremo
quindi cosa succederà. Un bacione a tutti…
Capitolo 42
Il parto di Rose
POV BELLA
In
meno di mezz’ora preparai i bambini aiutata da Edward e poi tutti e cinque ci
dirigemmo in ospedale sperando di non arrivare in ritardo.
Fortuna
volle che quando giungemmo in reparto gli altri ci comunicarono che Rosalie non
aveva ancora partorito.
Non
mi sarei mai perdonata di perdermi un evento come quello della nascita della
piccola. C’ero stata quando era nata Sarah e volevo e dovevo esserci anche
adesso.
Quando
eravamo arrivati Esme ci aveva spiegato che gli si erano rotte le acqua, ma la
dilatazione non era ancora sufficiente per farla partorire e così l’avevano
messa in una stanza aspettando il momento giusto per dare alla luce la bambina,
ma non era permesso a nessuno entrare perché i medici dicevano che era
questione di poco tempo.
Emmett
sembrava un pazzo furioso, era decisamente agitato e a dirla tutta ero certa
che fosse più scosso adesso che durante il primo parto di Rose.
-
Zia, ma cos’ha papà? – mi domandò ad un tratto la piccola Sarah vedendo Emmett
fare avanti e indietro nel corridoio dell’ospedale.
-
Niente tesoro. È solo ansioso di vedere la tua sorellina – le risposi cercando
di mostrare tatto.
-
Voglio vederla anche io, ma se continua a fare avanti e indietro crede che
nascerà prima? – mi chiese lei innocentemente.
Io
la guardai e scoppiai a ridere seguita da lei stessa. Quella bambina era la
fotocopia di sua madre, sapeva sempre come prendere in giro suo padre.
-
Andiamo a prendere una merendina bambini? – propose Esme ai piccoli.
Tutti
e tre non se lo fecero ripetere due volte e si allontanarono dalla sala
d’aspetto lasciandoci tutti lì.
-
Mi spieghi come mai sei qui fuori e non dentro insieme a tua moglie? – domandò
Edward al fratello dopo un po’.
Emmett
lo fulminò con lo sguardo e riprese a fare avanti e indietro.
-
Rose l’ha sbattuto fuori – ci spiegò Jasper che insieme ad Alice erano arrivati
prima di noi.
-
E perché? – domandai curiosa.
-
Perché aveva iniziato a dare di matto – rispose Alice e mi stupii del fatto che
avesse aperto bocca visto che da quando eravamo arrivati non aveva detto mezza
parola.
-
Dare di matto? Io non ho dato di matto – si lamentò Emmett alzando le mani in
alto.
-
Ti sembra normale metterti a raccontare stronzate mentre tua moglie è in piena
crisi isterica visti i dolori? – domandò retorica Alice.
Io
abbassai lo sguardo e iniziai a ridere sotto i baffi. Era una situazione già
vista. Anche Jake durante il mio parto era uscito fuori di testa comportandosi
come un bambino cercando di calmare me, riuscendo invece nell’effetto
contrario.
-
Lo trovi divertente? – mi domandò Emmett che era teso come le corde di un violino.
-
No, è solo che a volte voi uomini siete così ottusi. Cercate di migliorare la
situazione, invece, non vi rendete conto di peggiorarla soltanto – gli risposi.
-
Che vorresti dire? – mi domandò lui.
-
Che Rose adesso non ha bisogno di un giullare che la faccia ridere o calmare,
ha solo bisogno dell’uomo che ama che le stringa la mano e le dica che andrà
tutto bene – gli risposi e senza rendermene conto mentre pronunciavo quelle
parole il mio sguardo andò a posarsi su quello di Edward poco distante da me e
appoggiato con la spalla ad una parete.
Quando
mi resi conto della gaffe appena fatta abbassai lo sguardo e sperai che il buon
Dio intervenisse in qualche modo.
Ricordavo
perfettamente il momento del parto e la mia estrema voglia nonché bisogno di avere
Edward accanto a me. Ero certa di poter dire che era stato quello il momento
nel quale in assoluto l’avrei voluto vicino a me, era stato mentre entravo in
sala parto che volevo, pretendevo quasi che lui ci fosse ed egoisticamente
l’avrei voluto lì non tanto per i bambini, ma solo per me.
Alzai
nuovamente lo sguardo e mi resi conto che gli occhi di tutti erano puntati su
di me e questo bastò a farmi capire che la mia frase era stata compresa da
tutti, che tutti lì avevano capito che parlando di Rose mi riferivo a me in
prima persona. Guardai Edward e nel suo sguardo mi sembrò di scorgere delle
scuse, ma non potevo essere certa che fosse così.
-
Emmett entra in stanza. Rose ti vuole – disse Carlisle uscendo dalla camera
della nuora con addosso il camice.
Rosalie
aveva specificato più volte che nonostante Carlisle non fosse un ginecologo
doveva essere presente al suo parto perché la sua presenza la rassicurava.
-
Grazie Bella – mi disse il mio fratello orso prima di voltarci le spalle e
sparire dentro la camera insieme al padre.
Non
mi era difficile capire che quel grazie fosse riferito al consiglio che gli
avevo appena dato ed ero certa che adesso Rose non lo avrebbe più fatto uscire
da quella stanza, non fino a quando la bimba non sarebbe venuta al mondo.
Nel
corridoio restammo io, Edward, Jasper ed Alice, ma nessuno di noi apriva bocca.
Sembravamo quattro completi sconosciuti. Poco dopo Esme tornò insieme ai
bambini che si sedettero sulle sedie, ad eccezione di Lizzie che si fece
prendere in braccio da Edward.
Poco
dopo dormivano tutti e tre. Sistemai meglio Ej nella sedia facendolo sdraiare e
lo stesso feci con Sarah, mentre Lizzie restò a dormire comodamente nelle
braccia di Edward che prese a sedersi per stare più comodo.
-
Quanto diavolo ci vuole si può sapere? – sbottò dopo un po’ Jasper.
In
effetti era passata un’oretta abbondante da quando Carlisle era venuto a
chiamare Emmett.
-
Fino a quando la dilatazione non sarà sufficiente è impossibile farla
partorire. Dobbiamo aspettare – spiegò Edward che certamente di medicina ne
sapeva più di noi.
Restammo
lì ancora per un po’ fino a quando sfinita mi allontanai per andare a prendere
un caffè nella macchinetta più vicina.
-
Aspetta Bella, vengo con te – mi disse Esme alzandosi dalla sedia e
avvicinandosi a me.
Le
sorrisi e insieme ci dirigemmo alla macchinetta in religioso silenzio.
-
Stanotte, prima di andare a letto io e Carlisle abbiamo letto la lettera –
disse lei all’improvviso rompendo il silenzio.
-
Ah si? – le domandai voltandomi a guardarla.
-
Non avrei mai pensato ad una cosa del genere. Ci hanno commosso quelle parole,
ma allo stesso tempo ci hanno fatto capire quanto davvero tu ci consideri una
famiglia – mi spiegò.
Fu
al sentire quelle parole che mi fermai e la guardai dritta negli occhi.
-Ho
fatto tanti errori nella mia vita e non posso non ammetterlo, ne ho fatto
parecchi anche con voi, ma non voglio che dubitiate mai, nemmeno per un secondo
quanto voi siate importanti per me. Tu e Carlisle siete i genitori uniti e
amorevoli che non ho mai avuto, siete la famiglia che non ho mai avuto e se un
giorno devo pensare al futuro dei miei figli vorrei che fosse come il vostro,
vorrei che anche loro avessero la fortuna di trovare la famiglia che ho trovato
io. Charlie e Renèe sono i miei genitori e Dio solo sa quanto bene voglia loro,
ma voi, voi siete le persone che ho sempre avuto vicino, quelle che mi
coccolavano da piccola e che mi ascoltavano da grande, quelli che mi
raccontavano le fiabe la sera per farmi addormentare e che erano sempre pronti
ad aiutarmi quando ne avevo bisogno. Voi siete stati tutto per me e lo siete
tutt’ora, quindi non voglio che né tu, né Carlisle dubitiate mai di quanto
importanti siete per me, mai – gli dissi tutto d’un fiato sperando di essere
chiara come cristallo.
Esme
mi guardò sorridendomi e mi strinse in un abbraccio e in quel momento cullata
dalle sue braccia la mia mente andò indietro di qualche anno, tornò indietro a
quando mi decisi a scrivere quella lettera da consegnare poi al notaio.
…Tre anni prima…
Giorni
prima dal medico avevo incontrato un uomo insieme al figlio. Doveva fare il
vaccino al piccolo e io incautamente chiesi della moglie sentendomi rispondere
che era morta dando alla luce il bambino.
Solo
in quel momento mi resi conto di quanto io non fossi stata prevvidente. Se disgraziatamente
mi sarebbe succedesse qualcosa cosa ne sarebbe stato dei miei figli? A chi sarebbero
andati? Chiusi in un orfanotrofio e addottati dalle prime persone che sarebbero
arrivate? O peggio ancora sbattuti in un collegio da soli e magari divisi? No,
non potevo permetterlo ed è per questo che sono qui, seduta, sulla scrivania
del mio ufficio a casa pronta a risolvere questo problema.
Ho
parlato con un notaio che mi ha spiegato la possibilità di poter affidare a
qualcuno i miei figli in caso mi succeda qualcosa ed è proprio quello che sto
facendo.
I
bambini andranno a Jake per un tempo determinato, fino a quando lui non li
porterà da coloro a cui ho deciso di affidarli, loro, le uniche persone che
sarebbero in grado di crescerli nel modo migliore, forse anche meglio di come
potrei farlo io. Loro, l’esempio eclatante dei genitori perfetti.
Presi
un foglio e una penna e iniziai a scrivere rendendomi conto che le parole
uscivano fuori senza che nemmeno me ne accorgessi, talmente tanto mi veniva
naturale parlare con loro:
Cara Esme,
se stai leggendo questa lettera significa che io, per qualche motivo,
non ci sono più, se la stai leggendo significa anche che sei appena venuta a
conoscenza dell’esistenza dei bambini, dell’esistenza di Ej e Lizzie, i miei
figli.
Probabilmente ti starai chiedendo come mai io vi abbia taciuto un
segreto tanto importante, ma tu sei una madre, la migliore che io abbia
conosciuto o, forse, la migliore in assoluto e sai che per i propri figli si
cerca sempre di fare il meglio.
Dirvi della loro esistenza significava restare aggrappata a Jacksonville
e al ricordo di quella città, significava restare aggrappata alle sofferenze e
al dolore che ho provato lì. Jacksonville, per me, rappresentava Edward e io
non mi sentivo pronta ad affrontare uno scheletro nell’armadio tanto
ingombrante.
Farvi sapere dei bambini avrebbe significato legarmi ancora di più a voi
e non potevo farlo perché nei vostri occhi, nei vostri sorrisi, nelle vostre
espressioni avrei rivisto la persona che amo, ma che mi ha strappato il cuore e
sapere questo mi portava a credere che non sarei riuscita a vivere con
razionalità e lucidità e i miei bambini ne avrebbero risentito. Non potevo
permetterlo.
Esme, tu mi conosci, tu che sei stata per me la mamma affettuosa e
presente che non ho mai avuto, tu dentro il tuo cuore riuscirai a capire le mie
ragioni e se puoi, spiegale anche agli altri, fai capire loro i motivi della
mia decisione.
Se stai leggendo questa parole hai anche saputo che ho chiesto a Jacob,
il mio migliore amico, di fare da tutore ai bambini. E probabilmente la cosa ti
sconvolge.
In effetti è una scelta sorprendente, visto che tu sei la madre più
straordinaria che abbia mai conosciuto, ma non tutto è come sembra. Non voglio
che sia Jacob a occuparsi di loro.
Di sicuro ti starai chiedendo che cosa significhi questo, beh è
semplice.
Sicuramente sai per esperienza che quando ti tocca scegliere una persona
che cresca i tuoi figli nessuna sembra quella giusta. Nessuna è te. E così
scegli qualcuno che più ti assomiglia, qualcuno che gli darà l’idea della loro
vera mamma, la mamma che hanno perduto e che non hanno mai potuto conoscere
davvero.
In tante cose io e te siamo così simili ed è per questo che Jacob sarà
solo il mio messaggero. È l’unico a sapere dell’esistenza dei bambini e
preferisco che sia lui, lui che mi è sempre stato accanto da quando mi sono
allontanata da voi, a rivelarvi tutto.
Il perché di tutto questo? Semplicemente non volevo che tu, che voi
veniste a conoscenza della mia morte da un notaio.
Jake è un ragazzo dolce e combina guai, ma è un ragazzo fantastico che
mi è stato accanto sempre e mi ha aiutato a superare tante cose.
La sua tutela è, quindi, solo temporanea in modo da non fargli avere
problemi nel venirvi a cercare con i miei figli.
Qui in allegato c’è un documento firmato da me che nomina te e Carlisle
tutori unici dei miei figli perché voglio nel caso in cui io non potessi più
proteggerli che sia tu e solo tu a fargli da mamma, voglio che tu e Carlisle
facciate da genitori ai mie due piccoli angioletti.
E, in fondo, chi può reggere il confronto con voi? Dopotutto siete voi
che mi avete cresciuto e che mi considerate una figlia.
Insegnerete loro quello che avete insegnato a me e magari anche la
filastrocca che a suo tempo tu hai insegnato a me e agli altri per allacciarci
le scarpe.
Ti sento ancora mentre dici: “Il coniglietto gira intorno all’albero, va
nella tana. Tira forte...”
Con tutto il mio amore,
Bella...
Posai
la penna e chiusi il foglio inserendolo nella busta senza nemmeno rileggere le
mie parole. Ero certa che facendolo avrei cambiato qualcosa e non ne avevo
voglia, volevo solo che le parole da dire a Esme e Carlisle fossero le più
naturali possibili e quelle erano perfette perché erano uscite fuori senza
pensare, erano uscite fuori di getto come era giusto che fossero.
…Fine Flashback…
Quando
ci staccammo dall’abbraccio, Esme tornò a guardarmi negli occhi.
-
Capisco che non volevi che fosse Edward a prendersi cura di loro, ne ho
compreso i motivi, lui non era pronto, ma mi chiedo perché hai scelto noi e non
i tuoi genitori – mi disse amorevolmente.
-
Perché voglio per i miei figli una famiglia unita e certo Charlie e Renèe non
sono l’esempio della famiglia perfetta. Io non volevo dovermi trovare nella condizione
di scegliere chi dei due fosse migliore per prendersi cura dei gemelli, non
volevo nemmeno dividere Ej e Lizzie e quindi ero certa si sarebbero imbattuti
in una battaglia legale per stabilire chi due fosse migliore. Non era questo
che volevo, non per i miei figli. Voglio amore, famiglia e felicità per loro e
solo voi potevate dargli tutto questo, volevo che loro crescessero allo stesso
modo in cui voi avete fatto crescere me – le spiegai cercando di essere il più
sincera possibile.
-
Sarebbe stato un onore per noi, per entrambi, sia per me che per Carlisle. Era
un sacco che non lo vedevo commosso come ieri sera – mi disse lei sorridendomi.
Ricambiai
il sorriso e stavolta fui io ad abbracciare lei stringendola il più che potei.
Era davvero la donna più meravigliosa e straordinaria che avessi mai conosciuto
o forse la donna migliore di tutto il mondo.
Quando
ci staccammo ci dirigemmo verso la macchinetta e presi il mio caffè, poi
tornammo in sala d’aspetto, ma non ci trovammo più nessuno.
-
Che fine hanno fatto? – domandai ad Esme.
-
Non lo so, adesso chiediamo – mi rispose lei allontanandosi da me per
raggiungere un’infermiera alla quale chiese cosa fosse successo.
Poco
dopo tornò da me.
-
Hanno portato Rose in sala parto. Ci siamo – mi disse raggiante come solo una
madre o una nonna può essere.
A
passo spedito ci dirigemmo vero la sala d’aspetto della sala parto e quando
arrivammo trovammo tutti lì ad eccezione di Emmett e Carlisle che erano dentro
insieme a Rose.
I
bambini erano seduti che giocherellavano tra loro, mentre Edward e Jasper erano
appoggiati alla parete più agitati che mai.
-
Dov’è Alice? – chiesi a Jasper non vedendola.
Lui
mi indicò un punto dietro di me e quando mi voltai vidi a qualche metro di
distanza la mia migliore amica fare avanti e indietro nel corridoio tesa come
le corde di un violino.
-
È troppo nervosa. Non riesce a stare ferma – mi fece notare Jasper scrollando
le spalle.
Gli
mimai un sorriso, poi mi diressi verso la mia amica, sperando che quella fosse
la volta buona per parlare e capire cosa avesse.
Pochi
secondi dopo la raggiunsi, ma pur vedendomi non smise di camminare.
-
Andrà tutto bene – le dissi rompendo il ghiaccio.
Lei
non mi rispose, si limitò ad annuire continuando a camminare senza nemmeno
fermarsi.
-
Alice ti dispiacerebbe dirmi che c’è che non va? – le domandai.
A
quel punto lei si fermò e mi guardò alzando un sopracciglio.
-
Cosa dovrebbe esserci che non va? – mi chiese retorica e leggermente stizzita.
-
Si vede da come hai risposto che qualcosa non va. Da quando tre settimane fa
sono partita non ti ho più sentita. Non rispondi alle chiamate e ti fai negare
da Jasper e adesso che sono qui sembra come se non ci fossi. Sei assente e c’è
l’hai con me, questo è chiaro – le spiegai.
-
Non c’è l’ho con te – mi rispose lei.
-
Si invece. Si vede lontano un miglio – continuai.
-
Davvero, non c’è l’ho con te, semplicemente sono un po’ delusa da tutta questa
storia, tutto qui – mi disse.
-
Dei bambini e di Edward, intendi, o per la storia di Boston? – le domandai.
-
Intendo di tutta la situazione in generale. Non fraintendermi, sono felicissima
che i gemelli siano figli di Edward, in fondo ci ho sperato da quando li ho
visti la prima volta. Semplicemente non mi spiego perché tu non ti sia fidata
di me confidandomi questo segreto, non mi spiego perché non mi hai raccontato
di Boston, non mi spiego perché hai voluto tenere questo segreto dentro di te
senza raccontarlo a nessuno – mi spiegò sedendosi su una sedia.
Mi
avvicinai e mi sedetti proprio di fronte a lei guardandola negli occhi. Era il
momento dei chiarimento, lo sapevo bene.
-
La fiducia non c’entra Alice. Lo sai che mi fido ciecamente di te, ma non
potevo raccontarti dei bambini. Mi avresti costretta a restare qui a
Jacksonville e io non volevo starci e comunque sapevo che pur mantenendo il
segreto prima o poi l’avresti detto a Edward com’è giusto che sia. Era giusto
che fosse lui a saperlo prima di voi, ma non era pronto per questo. E quando
lui era pronto non lo ero io e quando tutti e due eravamo pronti non l’ho fatto
comunque perché qualcuno involontariamente me l’ha impedito – le spiegai.
-
Ti riferisci ad Irina? – mi domandò e visto che io annuii lei riprese a parlare
– Tanya mi ha raccontato tutto. Era venuta qui a impedirti di partire il giorno
in cui sei tornata a New York – concluse lei.
-
Lo so. All’aeroporto ha chiamato Edward. Comunque, Irina mi ha fatto capire che
forse potevo dare a Edward una vita più semplice, più felice e io codarda me ne
sono andata mantenendo il segreto. Poi Edward si è presentato all’aeroporto e
io non potuto più mentirgli. Mi spiace Alice, davvero, ma non posso tornare
indietro. Gli errori non possono essere cancellati, posso solo provare a
rimediare – le confidai.
Lei
mi guardò dritta negli occhi e poi mi prese la mano facendomi un debole
sorriso.
-
Perché non mi hai raccontato di Boston? – mi domandò e fu allora che mi resi
conto che era questo ciò che più l’aveva ferita.
-
Edward vi ha raccontato tutto? – le chiesi.
-
Ogni cosa – mi rispose.
-
Ed è per questo che avete litigato e che sono tre settimane che nemmeno vi
guardate in faccia, giusto? – continuai a chiedere.
-
Ovviamente – mi fece notare sicura di sé.
-
Ecco perché non te l’ho detto. Non volevo che voi litigaste, non volevo che tu
provassi tanto astio nei confronti di tuo fratello. Edward è sempre stato il
centro del tuo tutto, lo so bene, e non volevo che per colpa mia, per colpa di
quella vecchia storia il vostro rapporto mutasse – le spiegai.
-
Cavolo Bella, ma perché non la smetti di pensare agli altri ogni tanto e inizi a
pensare un po’ a te stessa? – mi domandò retorica – al momento Edward non
voglio vederlo nemmeno in cartolina. È un essere spre… – stava per dire prima
che la interrompessi.
-
Non dire cose di cui poi ti potresti pentire – le feci notare.
-
Tu non hai idea della rabbia che sento nei suoi confronti – mi disse.
-
Non devi averne – sussurrai appena - perdonata? – le chiesi poi riferendomi a
me e sorridendole debolmente.
-
Ti voglio troppo bene per non perdonarti. Voglio che mi fai una promessa, però
– mi disse.
-
Tutto quello che vuoi – le risposi.
-
Promettimi che da adesso in poi non ci saranno più segreti tra noi due, mai più
– mi propose.
-
Te lo prometto – le giurai abbracciandola forte per suggellare quella promessa
d’amicizia.
Restammo
abbracciate per minuti interminabili, poi si staccammo e decidemmo di tornare
dagli altri per vedere se finalmente Rose aveva partorito.
Quando
Jasper ed Esme ci videro tornare sorridenti compresero che avevamo fatto pace e
ci sorrisero raggianti e lo stesso fece Edward. Certo il suo sorriso era meno
espansivo di quello degli altri, ma non per questo meno sincero. Sapeva quanto
per me Alice fosse importante e non poteva non essere contento perché avevamo
chiarito ogni cosa, anche se ero certa che anche lui avrebbe voluto fare pace
con la sorella.
Ero
certa che prima o poi a Alice le sarebbe passata l’arrabbiatura ed entrambi
sarebbero tornati ad essere i fratelli complici che erano sempre stati.
Mi
avvicinai verso i bambini per controllare se avessero fame o meno, ma non ne
ebbi il tempo perché un Emmett tutto trafelato, ma raggiante uscii dalla sala
parto.
-
È nata ed è bellissima – disse tutto contento.
La
piccola Sarah si alzò dirigendosi verso il papà e gli saltò in braccio
abbracciandolo.
-
Voglio vederla, papà voglio vedere la sorellina – iniziò a urlare sorridente.
-
Adesso spostano la mamma in un’altra stanza e poi andiamo a vedere sia lei che
la sorellina, ok piccolina? – le rispose lui.
I
gemelli corsero verso Emmett e iniziarono a urlare contenti ed Alice che sembrava
essere tornata quella di sempre iniziò a saltellare euforica per il corridoio.
Mi
voltai verso Edward che mi aveva raggiunto e lo vidi raggiante.
-
Auguri zio – gli dissi sorridendogli felice.
Lui
mi guardò e in una frazione di secondo si avvicinò, mi baciò una guancia e poi
si avvicinò al mio orecchio.
-
Grazie scheggia – mi sussurrò e quelle due paroline bastarono a farmi urlare
dalla gioia.
Mi
aveva chiamato scheggia, il che significava che eravamo sulla buona strada per
una quantomeno riappacificazione amicale e al momento questo mi sarebbe
bastato, anzi era già tanto.
Mi
diressi verso Alice e ci abbracciammo fortissimo felici entrambe come poche
volte eravamo state.
Restammo
lì per una mezz’oretta, dopodiché Carlisle venne a chiamarci informandoci che
Rose era stata portata in stanza, così tutti ci dirigemmo da lei, curiosi da
morire di vedere la bambina.
Non
appena entrammo dentro tutti ci tuffammo nella culla per vedere la piccola e
Dio se era meravigliosa. Sembrava la creatura più bella dell’intero universo,
era così piccola, delicata e dormiva placidamente.
I
piccoli restarono lì a guardarla, mentre noi adulti ci avvicinammo a Rose per
complimentarci con lei e per vedere come stava.
-
Adesso c’è lo dite il nome? – domandò Alice sbuffando.
Rose
ed Emmett avevano detto di aver scelto il nome qualche settimana fa, ma non
avevano voluto dirlo a nessuno dicendo che avremmo dovuto aspettare la nascita.
-
Rachel Isabella Cullen – dissero Rose ed Emmett all’unisono e io rimasi
interdetta per quello che sentii.
Avevano
messo il mio nome come secondo nome della piccola.
-
Davvero? – chiesi stranita.
Non
mi aspettavo nulla del genere.
-
Si, Sarah porta anche il nome di Alice e ci tenevamo che la nuova arrivata
portasse anche il tuo nome – mi spiegò Rose.
In
effetti aveva ragione, il nome completo di Sarah era Sarah Alice Cullen, ma
certo non mi aspettavo che avrebbero fatto la stessa cosa con la piccola
Rachel.
-
Io non so…davvero non so cosa dire – riuscii a dire solamente.
-
Non devi dire niente infatti – mi fece notare Emmett.
Mi
avvicinai a Rose e l’abbracciai, poi feci lo stesso con Emmett.
Restammo
in quella stanza per un bel po’ di tempo, potendo così vedere Rachel anche da
sveglia e potendola prendere in braccio.
Non
mi sfuggirono le occhiate lanciatami da Edward in tutto quel tempo mentre
giocherellavamo con la piccolina e non sapevo se la cosa doveva farmi piacere o
meno.
-
È così che saremmo dovuti essere noi – mi sussurrò poi lui all’orecchio nel
momento in cui Emmett con in braccio Sarah si avvicinarono a Rose che cullava
tra le braccia la piccola Rachel.
Lo
guardai e non riuscii a dirgli nulla, non comprendendo se quelle sue parole
erano frutto del desiderio o della rabbia e preferii restare con il dubbio
piuttosto che chiedere a lui spiegazioni.
Quando
l’orario delle visite terminò tornammo tutti a casa e durante il viaggio di
ritorno io ed Edward non dicemmo una parola.
Tornati
a casa feci mangiare i bambini e poi li misi a letto visto che erano piuttosto
stanchi, mentre io uscii in giardino a prendere una boccata di aria fresca.
Pochi
minuti dopo sentii qualcuno alle mie spalle, ma mi bastò che una folata di
vento mi facesse giungere il suo profumo alle narici per capire che si trattava
di Edward.
-
Ho parlato con i miei – mi disse solamente e io compresi che dovevano avergli
detto della lettera e quindi della mia intenzione di affidare i bambini a loro.
Mi
voltai a guardarlo e presi a parlare cercando di spiegargli la cosa.
-
Edward lo so che non condividi la mia scelta, è normale, ma tua madre e tuo
padre… – provai a dire, ma lui mi interruppe.
-
Shhh Bella – mi disse per zittirmi avvicinandosi pericolosamente a me, troppo
pericolosamente – sono d’accordo, avresti fatto la scelta più giusta
affidandoli a loro. Mamma e papà sono le persone migliori che conosco e
avrebbero cresciuto quelle pesti nel modo migliore, sicuramente meglio di come
avrei potuto fare io. In quel momento era la scelta più giusta – mi disse e nei
suoi occhi non potei che leggere sincerità.
C’erano
solo pochi centimetri che ci dividevano e potevo quasi sentire il suo respiro
addosso. Mi sarebbe bastato fare qualche passo per poter toccare le sue labbra
e solo in quel momento mi resi conto di quanto davvero desideravo farlo, ma non
potevo, non mi era permesso.
Lo
vidi avvicinarsi sempre di più, talmente tanto che potevo essere quasi certa
che di lì a poco le sue labbra avrebbero toccato le mie, ma all’improvviso lo
vidi allontanarsi bruscamente da me e darmi le spalle pronto per entrare
dentro.
Senza
nemmeno rendermene conto lo bloccai per un polso costringendolo a voltarsi.
-
Se non dimentichi il passato non puoi guardare il futuro – gli dissi solamente
sperando che con quelle poche parole capisse quello che davvero volevo dirgli.
Non
gli diedi nemmeno il tempo di rispondere che lo lascia lì fuori da solo
entrando di corsa in casa.
Non
sapevo nemmeno io perché avevo detto quelle cose e non sapevo perché lui si
fosse comportato così. Sapevo solo che, nel mondo, nell’intero Universo, non
c’era niente di più complicato dei sentimenti.
…Adry91…
SPOILER:
-
Allora che c’è che non va? – mi chiese con fare gentile.
-
È solo che…io credevo che tu.. – provai a dire, ma dovetti abbassare lo sguardo
perché non riuscivo più a reggere quegli occhi.
Rimase
in silenzio, ma poi tirò un sospiro e prese a parlare e quel sospiro bastò a
farmi capire che ora lui sapeva cosa mi era passato per la testa.
-
Tu credevi cosa Bella? Che la cena fosse per noi? Che avessi organizzato tutto
quello solo per noi? È questo che hai creduto? – mi domandò costringendomi a
guardarlo nuovamente.
Non
c’era cattiveria nel suo sguardo, ma solo curiosità, dubbio nel sapere se
avesse ipotizzato bene o meno.
Non
riuscii a dire nulla, così mi limitai solo ad annuire.
-
Mi dispiace se hai creduto questo. Non era mia intenzione, credimi – mi disse
sincero e dispiaciuto allo stesso tempo.
Un grazie di tutto
cuore a tutti voi che avete recensito, a quelli che hanno messo la mia storia
tra i preferiti e nelle seguite. Un altro grazie di cuore anche a coloro che mi
hanno inserita tra gli autori preferiti. Spero che anche questo capitolo sia di
vostro gradimento e recensite. Un bacio.
Questi personaggi non mi appartengono, ma sono proprietà di Stephenie
Meyer
Questi personaggi non mi appartengono,
ma sono proprietà di Stephenie Meyer. Questa storia è stata scritta senza alcun
scopo di lucro.
Eccomi qui con un nuovo capitolo. Per molti questo può essere
considerato un capitolo di transizione, ma vi assicuro che non lo è. Tutto ciò
che accade avrà ripercussioni in futuro, soprattutto per gli eventi che
accadono alla fine e quando parlo di ripercussioni mi riferisco sia in merito a
Edward sia in merito a Bella. Il prossimo capitolo sarà essenziale per Edward,
mentre per Bella sarà già essenziale questo. Diciamo che in lei sta avvenendo
quello che dalle mie parti definiamo il riempimento del vaso. Ciò che accaduto
non è la goccia che ha fatto traboccare il vaso, ma vi assicuro che manca
davvero un sola misera goccia per far scoppiare il vaso e far cadere tutta
l’acqua. Quindi state in guardia. Spero che il capitolo vi piaccia. Ci vediamo
sotto per l’anticipazione del prossimo capitolo che sarà fondamentale per la
continuazione della storia. Un bacione a tutti…
Capitolo 43
Una cena speciale
POV BELLA
Ero
rimasta a Jacksonville insieme ai bambini per un’intera settimana, poi eravamo
dovuti tornare a New York a causa del mio lavoro e Edward aveva promesso di
venirci a trovare la settimana seguente.
Dal
giorno del parto di Rose fino alla mia partenza né io né lui eravamo tornati
sull’argomento in merito a quanto ci eravamo detti quel giorno nel giardino di
villa Cullen, anche se da allora Edward era decisamente più gentile e meno
sulla difensiva.
Era
arrivato in anticipo di un giorno, per la gioia dei bambini, e praticamente
quei tre non si erano mai staccati un attimo e vederli stare insieme, giocare,
scherzare era per me il più salutare degli antidolorifici.
-
Indossa un vestito elegante, stasera devo portarti in un posto – mi disse
Edward comparendo in cucina tutto raggiante.
Un’uscita?
Ma si sentiva bene?
-
Stai scherzando? – domandai stranita.
-
Ti sembro uno che scherza? Su vatti a preparare o farai tardi. Alle otto e
mezzo si va – concluse prendendo un succo dal frigo e sparendo dalla mia vista
con la stessa velocità con la quale era entrato.
Non
sapevo davvero cosa pensare e non riuscivo a spiegarmi il motivo di
quell’uscita soprattutto considerato il fatto che fosse stata del tutto
improvvisa.
Una
parte di me, però, era euforica all’idea di passare una serata da sola con
Edward e forse il motivo era che dentro di me speravo che qualcosa in lui
stesse cambiando e che finalmente si stesse aprendo al presente e al futuro
lasciandosi alle spalle il nostro doloroso passato.
Fosse
stato così io ero pronta? Si, certo che lo ero. Potevo mentire al mondo intero
che non lo fossi, ma dentro di me sapevo di non aspettare altro.
Ingenua,
stupida, si, forse lo ero, ma soprattutto era innamorata, lo ero davvero tanto
e questa credo fosse una giustificazione valida per tutto quello che facevo.
Razionalmente ero certa di sbagliare, ero certa che dovevo smettere di
aspettarlo, che dovevo riprendere in mano la mia vita e iniziare un nuovo
percorso magari con un’altra persona, ma la parte irrazionale di me voleva solo
Edward. Era una lotta costante
tra ciò che mi diceva la testa e ciò che mi urlava il cuore, una lotta tra
razionalità e irrazionalità, ma in questo caso si parlava di amore e si sa che
questo è il sentimento più irrazionale che esista. Più ami qualcuno e più perdi
il senso delle cose. Era questo che mi era successo e credevo che nessuno
avrebbe mai potuto condannarmi per questo, nessuno avrebbe potuto condannarmi
solo perché continuavo a sperare di poter costruire una famiglia solida per i
miei bambini, una famiglia insieme al loro vero padre e non ad un surrogato che
sapevo già non avrebbe mai potuto prendere a pieno il posto di Edward nel mio
cuore e, ormai, nemmeno in quello dei miei bambini.
Scacciai
via quei pensieri e mi diressi in bagno e infilandomi nella vasca. Avevo
abbastanza tempo per concedermi un rilassante bagno. Restai lì dentro per un
bel po’, poi uscii e iniziai a sistemarmi.
Quando
fui pronta controllai l’ora e mi resi conto di essere in perfetto orario così
uscii dalla mia camera e trovai Edward seduto sul divano intento a guardare la
tv.
-
Pronta? – mi domandò sentendomi arrivare senza, però, distogliere lo sguardo
dalla tv.
-
Si certo. I bambini? – chiesi.
-
Sono con Jake – fu la sua unica risposta prima di spegnere la tv alzandosi dal
divano e fu solo allora che mi resi conto di come fosse vestito.
Indossava
solo un comodo paio di jeans, delle Nike e una semplice t-shirt. Abbassai la
testa per ricontrollare che il vestito fosse apposto e mi accorsi che io a
confronto di lui sembravo essere uscita dal cenone di Natale. Forse, avevo
frainteso il suo concetto di “vestito elegante” e la cosa iniziò ad
imbarazzarmi parecchio.
Stavo
per dire qualcosa quando il suo sguardo si posò su di me per la prima volta da
quando ero comparsa in stanza e per un istante mi sembrò di essere tornata
indietro di qualche anno, di quando ogni volta che mi veniva a prendere per
un’uscita restava minuti interminabili a fissarmi estasiato come se al mondo
non esistesse nient’altro che io.
-
Ho esagerato con l’eleganza? – domandai cercando di spezzare quel silenzio
opprimente.
Edward
non rispose subito, continuò a fissarmi in ogni mio singolo dettaglio e solo
dopo avermi fatto una radiografia completa si decise a parlare tornando nel
mondo dei comuni mortali.
-
No, sei…sei bellissima
– disse guardandomi negli occhi – cioè voglio dire…sei, sei…ecco sei perfetta,
credo sia questo l’aggettivo migliore – concluse leggermente imbarazzato.
Era
raro vedere Edward imbarazzarsi, proprio lui che era la compostezza fatta
persona, però, vederlo così a causa mia mi faceva saltare di gioia.
-
Ti…ti ringrazio – riuscii solamente a dire conscia che di certo le mie guance
avessero preso a fuoco.
Ormai,
non ero abituata ai complimenti da parte sua, era passato troppo tempo e
sentirgli pronunciare qualcosa di carino su di me mi metteva molto in
imbarazzo.
Per
una frazione di secondo i nostri occhi si scontrarono gli uni negli altri,
verde contro cioccolato e per quel breve istante il mio mondo si fermò.
Sorridemmo entrambi, un sorriso appena accennato, ma che entrambi avevamo
notato nell’altro e poi uscimmo di casa chiudendoci la porta alle spalle.
Prendemmo
l’ascensore nel silenzio più assoluto e quando raggiungemmo l’uscita salimmo in
macchina.
-
Posso sapere dove mi stai portando? – domandai dopo dieci minuti di viaggio,
dieci minuti nei quali nessuno dei due si era deciso ad aprire bocca.
-
Non posso dirtelo. È una sorpresa – mi rispose senza distogliere lo sguardo
dalla strada.
-
Un piccolo suggerimento? – gli proposi addolcendo più che potei il mio tono di
voce.
-
Quale parte della frase “è una sorpresa” non ti è chiara? – mi domandò lui
sarcastico.
-
Ti prego, ti prego. Lo sai che sono curiosa – mi giustificai mettendo su gli
occhioni da cucciola che un tempo lo facevano sciogliere.
Edward
si voltò e mi osservò, poi sorrise e prese a scuotere la testa.
-
Spiacente signorina, stavolta gli occhi da cerbiatta non serviranno. Non mi
farai smuovere di un centimetro. Siamo quasi arrivati tanto – mi spiegò facendo
crollare tutte le mie aspettative.
-
Uffi – dissi sbuffando e mettendo su un finto broncio.
Mi
girai verso il finestrino e presi a guardare la strada. Se avessi continuato a
guardare lui non avrei retto quella finta per troppo tempo.
Mezz’ora
dopo lo vidi fermare la macchina davanti all’hotel-ristorante più lussuoso di
tutta New York, il “Luxury”.
Molte
volte passando per quella strada mi ero voltata ad osservare il grande e
magnifico edificio, ma non ci ero mai entrata prima. Da quando ero diventata
vice-direttrice di Vogue il mio tenore di vita si era decisamente alzato e
potevo ritenermi soddisfatta in quanto avevo la possibilità di fare e comprare
ciò che volevo, ma il “Luxury”, beh
questo posto restava ancora fuori dalla mia portata e nonostante Edward potesse
permettersi un posto del genere non volevo che spendesse tutti questi soldi per
una cena che avremmo potuto fare in qualsiasi altro ristorante della città.
Se
c’era una cosa che avevo imparato era che non era importante il posto, ma la
compagnia e se c’era lui con me anche una topaia sarebbe andata più che bene.
-
Ma sei impazzito? – gli domandai alla vista di tutto quello splendore.
-
C’è un tavolo a nome Cullen, scendi e prendi posto – fu la sua unica risposta
accompagnata da un sorriso.
Talmente
stranita ed emozionata per ciò che sarebbe potuto succedere non dissi nulla, mi
limitai solamente a ricambiare il suo sorriso senza fare domande in merito al
perché lui non scendesse con me.
Conoscevo
Edward e sapevo che quando e se voleva fare una sorpresa era in grado di fare
le cose in grande, quindi se aveva qualcosa in mente non volevo certo rovinare
i suoi piani.
Senza aggiungere altro scesi dalla macchina e mi diressi
all’ingresso del grande edificio e quando varcai la soglia dell’ingresso che
portava al ristorante
restai sbalordita da tutto il lusso che vi trovai. Tutto rigorosamente dorato o
forse, semplicemente, tutto ciò che mi circondava era davvero di oro. I
lampadari erano di Swarovski, i servizi da tavola di cristallo. Non avevo mai
visto tutto quel lusso tutto in un posto solo e c’era da dire che di posti ne
avevo girati parecchi anche per via del mio lavoro.
Un
cameriere vedendomi si avvicinò con grazia ed eleganza e non appena gli dissi
della prenotazione mi fece accomodare nel tavolo più appartato di tutto il
locale. Sembrava quasi un posto a parte rispetto all’intera stanza e da lì era
difficile che qualcuno ci vedesse o che noi vedessimo qualcuno. Mi piaceva, mi
piaceva più del lecito, mi sapeva di intimo, di solo nostro.
Presi
posto e il ragazzo mi servì del buonissimo vino in attesa che il mio cavaliere
arrivasse, così almeno aveva detto. Anche il vino doveva essere pregiatissimo,
non ero una grande esperta, ma di sicuro doveva essere un vino molto
invecchiato e il gusto era delizioso.
Tra
un sorso e l’altro passarono una decina di minuti e iniziavo a chiedermi che
fine avesse fatto Edward e quando, ormai, nella mia testa stavano iniziando a
formarsi pensieri contorti e filmini mentali vidi avvicinarsi al tavolo dove
ero seduta l’ultima persona che avrei mai immaginato di vedere: Caius Volturi.
La
mia mente sembrò svuotarsi e al suo posto prese luogo una tabula rasa nella
quale non vi era nulla se non punti interrogativi.
Che
ci faceva lì Caius Volturi? E soprattutto perché si stava avvicinando
inesorabilmente al mio tavolo?
-
Tu devi essere Isabella, giusto? – mi chiese porgendomi la mano e incurvandosi
appena per non farmi scomodare.
-
Ehm – dissi lievemente imbarazzata – si, sono io – conclusi alla fine non
sapendo bene cosa pensare.
Stavo
sognando oppure l’uomo che ogni giornalista come me sognava di incontrare era
proprio davanti ai miei occhi?
-
Io sono Caius Volturi, ma questo dovresti saperlo, credo – mi disse lui.
Come
facevo a non conoscerlo? La sua eleganza era conosciuta in tutto il mondo e il
suo fascino ribelle altrettanto. Era il sogno di molte ragazze e adesso a
guardarlo di presenza non potevo che essere d’accordo con le migliaia di
ragazze in tutto il mondo che lo trovavano bellissimo. Capelli al vento biondi
e occhi di un azzurro magnetico.
-
Beh, un magnate della moda come lei è impossibile non conoscerlo – gli risposi
ancora con un certo imbarazzo.
-
Facciamo che tu inizi a smetterla di darmi del lei, che dici? Sarò si e no due
anni più grande di te – mi fece notare accomodandosi al tavolo.
Solo
allora la tabula rasa della mia testa scomparve per lasciare posto nuovamente
alla mia mente con i suoi costanti pensieri e quando tutto tornò normale il mio
cervello elaborò quanto stava succedendo.
Non
c’era prevista nessuna cena tra me ed Edward, nessun incontro per capire cosa
farne di noi due e del nostro rapporto, niente di niente. Semplicemente tutto
questo, tutto il mistero, la sorpresa, il ristornate, tutto quello che aveva organizzato
non c’entrava nulla con noi due o con la nostra storia, tutto quanto serviva a
farmi incontrare Caius e a darmi la possibilità di fare quell’intervista di cui
tutti non mi ritenevano capace, quell’intervista che mai nessuno aveva avuto
l’opportunità di fare.
Conoscevo
Edward e sapere che lui aveva un qualche legame con Caius doveva farmi capire
che ci avrebbe messo il suo zampino, che avrebbe fatto qualcosa per aiutarmi
perché nonostante tutto, nonostante i litigi, le incomprensioni e tutto il resto
una parte di Edward teneva ancora a me e voleva il mio meglio. Con quella
intervista mi stavo giocando un’opportunità importante ed Edward non avrebbe
mai potuto stare fermo con le mani in mano sapendo di potermi essere d’aiuto.
Era sempre stato così lui, del resto era figlio di Esme e Carlisle e nessuno in
quella famiglia sapeva stare al suo posto quando qualcuno aveva bisogno
d’aiuto.
Non
sapevo se essere felice o meno. Una parte di me lo era. Non tutti i giorni si
ha la possibilità di cenare con una persona tanto importante, ma soprattutto
non tutti i giorni capitava la possibilità di intervistare una persona come
Caius, ma allo stesso tempo avrei preferito di gran lunga avere di fronte a me
non questo perfetto sconosciuto, ma Edward, l’unica persona con la quale avrei
voluto avere un confronto. Una cosa era certa, nonostante quell’intervista per
me era la grande occasione della mia vita se mi avessero scelto di scegliere
tra questa e una cena con Edward avrei scelto quest’ultima perché ciò che la vita
mi aveva insegnato era che i sentimenti sono molto più importanti della
carriera.
Mi
ero illusa, la verità era questa. Dovevo aspettarmelo che la cena non poteva
essere per me ed Edward.
-
Sembri quasi delusa di vedermi – mi fece notare Caius sistemandosi per bene al
tavolo.
Beh
era arrivata la mia occasione, me l’aveva data, offerta, quindi tanto valeva
coglierla in pieno. Non sarei certo tornata a casa con le mani vuote.
-
Assolutamente no. È solo che mi aspettavo di trovare qualcun altro – gli risposi
cercando di essere sincera.
Se
c’era una cosa che avevo capito nelle interviste dedicate a lui era che Caius
era una persona perspicace e sveglia, capace di captare una bugia nel raggio di
mille miglia.
-
Beh, a dire il vero Edward mi aveva informato che non ti avrebbe rivelato della
mia presenza – mi spiegò – voleva farti una sorpresa - continuò.
-
Infatti non l’ha fatto, ma non posso dire che non sia un piacere – gli risposi.
-
Ma avresti preferito lui al mio posto – continuò.
-
Assolutamente no – mentii.
Fummo
interrotti dall’arrivo del cameriere che prese le nostre ordinazioni e mi
stupii nel vedere Caius ordinare dei piatti senza dubbio prelibati, ma non del
tutto sofisticati come mi sarei aspettata da una persona come lui.
Quando
il cameriere si fu allontanato tornammo a parlare.
-
Devo dire che come bugiarda non vali poi molto. Non c’è nulla di male ad
ammetterlo, non mi offendo mica se mi preferisci Edward – prese a scherzare lui
e io non potei fare a meno di sorridere accorgendomi che, forse, Caius non era
la persona arrogante e altezzosa descritta dai giornali, ma una persona come
tante, una persona gentile, garbata, scherzosa e soprattutto alla mano.
-
Immagino che sei qui per fare un favore a lui, giusto? – provai a dire sperando
di cambiare discorso.
-
Diciamo che mi ha chiamato un po’ di tempo fa chiedendomi se avessi potuto
concedere un’intervista alla migliore giornalista sulla piazza e a
quest’offerta non ho potuto dire di no ovviamente – mi spiegò.
-
In termini spiccioli si, stai facendo un favore a lui e in termini ancora più
spiccioli posso dirti che mi sento tanto una raccomandata – gli feci notare
abbozzando un sorriso.
Mi
guardò e prese a ridere anche lui, poi riprese a parlare.
-
Raccomandata? Uh che parolone. Non mi concedo alle interviste perché non ho
molto tempo e soprattutto perché voglio tenermi il più lontano possibile dai
giornalisti. La maggior parte di loro scrive cose allucinanti e travisa le
parole dette e sinceramente non voglio che accada. Tengo molto alla mia
privacy, ma quando Edward mi ha spiegato la cosa non ho fatto molti problemi.
In fondo non si tratta di una vera e propria intervista la nostra, quanto più
di due chiacchiere tra coetanei, non credi? – mi domandò sorridendomi.
-
Ovviamente, comunque grazie davvero. Non sai quanto questo significhi per me e
per la mia carriera – gli risposi.
-
Dovresti ringraziare Edward, non me. È lui che ha insistito per la cosa – mi
fece notare.
-
Lo ringrazierò allora – dissi prima di essere interrotta dall’arrivo delle
nostre ordinazioni.
-
Ci tiene molto a te – esordì quando il cameriere si allontanò.
-
Chi? – domandai non capendo cosa volesse dire.
-
Edward – commentò solamente come se la cosa fosse ovvia.
-
Un tempo ci avrei messo la mano sul fuoco, adesso non so. Sono cambiate tante
cose – gli risposi e stranamente non mi sentii a disagio di parlare con uno
sconosciuto della mia vita.
-
Giusto, ma quando un legame è davvero forte niente può scalfirlo, né il tempo,
né la distanza, né i problemi – mi spiegò.
Mi
limitai a sorridere senza aggiungere nulla. Non sapevo cosa rispondere, la
verità era questa e non volevo nemmeno entrare troppo nel vivo dei miei
problemi. In fondo non eravamo lì per questo.
Iniziammo
a cenare cambiando discorso e tra una chiacchiera parlammo di tantissime cose.
Continuò a farmi qualche domanda sul mio rapporto con Edward, sui gemelli,
sulla mia carriera e poi, finalmente, passammo alla sua di vita. Il difficile
periodo dell’adolescenza, i problemi in casa dovuti al suo essere il ribelle
della famiglia, i genitori che mostravano poca fiducia in lui, poi la lenta, ma
progressiva ripresa, la scalata al potere e al successo, la reticenza verso i
giornalisti, il lavoro e anche la vita privata raccontandomi di una ragazza.
-
L’ho conosciuta a Volterra, la mia città natale. Ogni tanto tornò lì per
rivedere i miei nonni, soprattutto la nonna a cui sono molto affezionato,
l’unica che ha sempre creduto in me anche quando io stesso non lo facevo –
iniziò a raccontarmi.
-
Quindi sei nativo italiano? Non posso crederci. Sogno di visitare l’Italia da
quando avevo 10 anni – gli spiegai rapita dal suo racconto.
-
L’Italia è splendida.Ti consiglio di
andarci quando potrai, ne resterai incantata – mi confermò lui.
-
Lo farò sicuramente. Comunque, dicevi che l’hai conosciuta lì – lo esortai a
continuare.
-
Si esatto, più o meno sei mesi fa. Una sera siamo andati in un locale insieme
ad alcuni miei vecchi amici di lì con i quali sono sempre in contatto e lì
abbiamo incontrato tre ragazze. Erano lì fuori a fumarsi una sigaretta. Due
amici che erano insieme a me le conoscevano e così quando siamo scesi dalla
macchina si sono avvicinati a loro. Sono rimasto un po’ in disparte insieme ad
altri mentre loro chiacchieravano con loro. Ho subito notato una delle tre. Era
bellissima. Non aveva nulla di speciale, cioè voglio dire non era chissà quale
bellezza per uno che come me ne ha visto tante di ragazze, ma era perfetta.
Occhi azzurri e capelli castani che davano sul rossiccio. Era stupenda nella
sua bellezza normale, pulita. I miei due amici sono rimasti fuori a parlare con
lei e le sue amiche, io e gli altri, invece, alla fine siamo entrati dentro per
prenotare un tavolo. Dopo dieci minuti i miei due amici entrano insieme alle
ragazze, ma di lei non c’era tracce. Ci rimasi di stucco, ma non me ne curai
più di tanto. In fondo era una ragazza come le altre. Il nostro tavolo era
vicino a quello loro e così i miei amici presero a parlottare con quelle due e
io uscii dal retro per andare a fumare una sigaretta. Quando tornai trovai nel
tavolo anche lei e un’altra ragazza che prima non c’era – iniziò a raccontarmi
fermandosi per sorseggiare un po’ di vino.
-
Forse era andata semplicemente a prendere l’altra ragazza – provai a ipotizzare
io.
-
Esatto, ma io non potevo certo saperlo. Comunque i ragazzi continuarono a
parlottare con loro poi arrivarono le ordinazioni sia al nostro tavolo che al
loro quindi presero a mangiare senza più parlare tra loro. Le ragazze
terminarono di mangiare prima di noi e uscirono fuori a fumare, poco dopo i
miei due amici le raggiunsero. Entrarono dentro poco dopo entrambi insieme a
due delle ragazze, lasciando fuori lei e l’altra amica. Poco dopo anche l’altra
amica entrò e di lei nessuna traccia. Uno dei miei amici aveva una cotta per
lei, lo scoprii poco dopo, e domandò alle altre che fine avesse fatto.
Restarono sul vago e non diedero spiegazioni. Un quarto d’ora dopo tornò e
nonostante il mio amico gli avesse chiesto dove fosse andata non rispose.
Iniziammo a scherzare tutti insieme, anche io ogni tanto intervenivo per tirare
qualche battuta e nell’arco di tutta la sera notai che mi aveva guardato un
paio di volte. Restammo solo noi nel locale e alla fine ci decidemmo ad andare
via. Uscimmo fuori insieme alle ragazze e restammo ancora un po’ a scherzare
con loro. Il mio amico si avvicinò alla ragazza e gli disse qualcosa
all’orecchio, non so come, ma all’improvviso partii un ceffone che lo prese in
pieno viso. Non ho mai saputo cosa lui le abbia detto, ma il ceffone si sentii
eccome – mi spiegò lui perdendosi in quei ricordi.
Sembrava
davvero rapito, come se stesse rivivendo in quell’istante quella serata.
-
Attiva la ragazza – scherzai io e lui annuii ridendo.
-
Quando ci salutammo notai che lei fu tentata dal salutarmi, ma alla fine mi
guardò, ma non si avvicinò. Si limitò a farmi un cenno di saluto con la mano.
Quella ragazza mi colpii troppo. Era bella, ma allo stesso tempo solare,
scherzosa, sapeva stare allo scherzo. Non aveva nulla a che fare con le ragazze
sofisticate che avevo imparato a conoscere, lei era semplice e senza nemmeno
rendermene conto compresi che era proprio la semplicità ciò che cercavo in una
donna. Quando salimmo in macchina restai da solo con uno dei ragazzi che la
conoscevano e chiesi a lui il suo numero e il giorno dopo partii all’attacco – mi
disse sorridendo.
-
Ma scusa il tuo amico non aveva una cotta per lei? Come ha fatto a darti il
numero? – domandai.
-
Non l’ho chiesto a lui, ma all’altro e comunque ci tengo a precisare che
l’amico che aveva una cotta per lei c’è l’aveva da anni e lei era sempre stata
chiara con lui e oltretutto lui stava anche con un’altra, quindi non ho rubato
la ragazza a nessuno – precisò sorridendomi.
-
Non avevo dubbi – gli dissi sarcastica sorridendo – e alla fine cosa è
successo? – chiesi curiosa di conoscere la fine di quella storia.
-
Il mio amico mi aveva precisato di non aspettarmi troppo perché Ania, si chiama
così, aveva avuto brutte delusioni in passato e soprattutto aveva ancora
qualche cicatrice che bruciava ancora in merito ad una perdita dolorosa che aveva
subito. Nonostante questo provai e lei sembrò interessata. Iniziammo a
sentirci, poi io dovetti partire per impegni di lavoro, ma ci sentivamo
continuamente. Tornai a Volterra un sacco di volte in quei mesi. Ci
incontrammo, parlammo, uscimmo insieme un sacco di volte. Ci piacevamo e tanto
anche. Mi disse che si stava affezionando tantissimo a me, che non voleva
essere delusa. Non ne avevo intenzione. Arrivò il giorno in cui mi confessò di
essersi innamorata di me e in quel momento tutto in me cambiò. Ebbi paura di
questi sentimenti, della fine che questa storia avrebbe potuto fare se fosse
uscita allo scoperto. Sul lavoro non ho affrontato un bel periodo e questo non
ha aiutato così l’ho lasciata. Le ho detto che ero confuso, che dovevo
schiarirmi le idea. Lei non si fece più sentire, ma le feci capire che non
volevo una chiusura totale. Potevamo sentirci, uscire insieme ma non stavamo
insieme. Non gli andò mai a genio questa mia decisione, ma era innamorata e non
fece troppe storie anche se spesso ci trovammo a litigare per questo motivo –
mi raccontò zittendosi all’improvviso.
-
E poi cosa successe? – chiesi incuriosita più che mai.
-
Poi successe che lei iniziò a diventare più menefreghista, più fredda e quando
io mi resi conto che la amavo anche io, che tutto poteva essere superato lei
non c’era più – mi spiegò.
-
In che senso? – domandai.
-
Nel senso che qualcuno più furbo di me arrivò e la prese con sé. Sta con un
altro insomma – mi disse.
-
Ma tu la ami giusto? – chiesi.
-
Ormai è tardi – fu la sua unica risposta.
-
Gliel’hai detto? Insomma hai detto a lei che la ami? – continuai a domandare.
-
No, a cosa servirebbe? Lei non ama più me. Le ho solo detto che volevo lei, ma
lei non era più disponibile – mi spiegò.
Dio
che storia. Possibile che nel mondo ci fossero miliardi e miliardi di persone
che soffrissero per amore? Possibile che un sentimento tanto bello e profondo
dovesse fare così male?
-
Senti, io non sono la persona giusta per dare consigli sull’amore. Nella mia
vita sono stata una frana. Ho amato un uomo con tutta me stessa e non l’ho mai
dimenticato nonostante tutto, quindi non sono certo un’esperta nel campo, ma
una cosa la so, l’ho capita. Non devi mai smettere di lottare. Se vuoi una cosa
alzati e vai a prendertela. Se è lei che vuoi non arrenderti. Falle capire che
la ami, toccherà a lei poi scegliere, capire se ti ama ancora o se adesso ama
un altro. Non vivere con il dubbio, nella vita meglio una verità che uccide,
che una bugia che illude. Non vivere di rimpianti o rimorsi – gli consigliai
tutto d’un fiato.
-
Wow, non credevo che una cena con una giornalista sarebbe diventata una seduta
dal psicologo. Aveva ragione Edward sul tuo conto – mi fece notare
sorridendomi.
-
Promettimi che lo farai – gli dissi ignorando ciò che mi aveva detto.
-
Cosa? – mi chiese.
Perché
gli uomini erano tanto ignoranti su queste cose?
-
Promettimi che ci penserai e lotterai per riaverla se davvero è lei che vuoi –
gli spiegai.
-
Promesso, ma adesso torniamo al motivo della nostra cena. Sei ancora in tempo
per fare altre domande se ne hai voglia – mi disse.
Gli
sorrisi e chiesi tutto ciò che più mi incuriosiva, tutto ciò che avrei voluto
sapere della sua vita, tutte quelle domande che mi ero porta, ma che non
avevano mai avuto una risposta.
La
serata passò in fretta e quando entrambi ci alzammo dal tavolo dirigendoci
fuori per salutarci mi resi conto che era stata una delle serate migliori che
avevo trascorso negli ultimi anni.
Ci
divertimmo parecchio e quella cena come aveva anticipato all’inizio non aveva
avuto nessuna parvenza di intervista, ma semplicemente sembrava essere stata
una chiacchierata tra due amici di vecchia data.
A
occhi esterni non saremmo sembrati mai e poi mai due persone che si erano
appena conosciute.
-
Isabella è stato un piacere. Ho trascorso una bellissima serata – mi disse
prima di salutarmi.
-
Posso dire lo stesso. Mi sono divertita e non ti ringrazierò mai abbastanza per
quello che hai fatto – gli risposi sincera come non mai – ah, e se capiterà di
rincontrarci spero che riuscirai a ricordare di chiamarmi Bella e non più
Isabella – continuai sorridendogli.
Gli
avevo ripetuto per tutta la sera di chiamarmi con il mio nome abbreviato, ma lo
faceva una volta e poi se ne dimenticava.
-
Ops, pardon. Prometto che la prossima volta me ne ricorderò. Adesso vado domani
ho l’aereo che parte prestissimo. Salutami Edward – mi disse sorridendomi.
-
Lo farò. Tu mi raccomando con la ragazza. Fai vedere chi sei – gli risposi.
-
Ah a proposito. Ti ho raccontato questa storia perché conto nella tua discrezione.
È stato uno sfogo tra amici, non faceva parte del materiale da mettere sul
giornale – mi spiegò.
-
Lo so, non l’avrei mai fatto. So riconoscere una notizia da uno sfogo. Adesso
vado e grazie ancora – lo salutai salendo sulla macchina da passeggio di Claus
con tanto di suo autista personale.
Si
era offerto di farmi dare un passaggio dal suo autista piuttosto che farmi
prendere un taxi. Gliene ero grata.
Durante
il viaggio in macchina non potei fare a meno di pensare al gesto carino che
aveva fatto Edward per me, un gesto importantissimo di cui gli sarei sempre
stata grata. Certo era, però, che da una parte e in qualche modo, anche
involontariamente, mi aveva illusa che questa serata potesse essere solo
nostra, che finalmente avremmo potuto spianare le nostre divergenze e capire se
potevamo tornare ad essere qualcosa o se semplicemente il nostro destino era
quello di restare amici se amici potevamo definirci.
Con
questi pensieri scesi dalla macchina ringraziando l’autista e mi diressi in
casa prendendo l’ascensore.
Controllai
l’ora e mi resi conto che era mezzanotte e mezza, quindi, di sicuro i bambini
dovevano già essere a letto.
Entrai
in casa e trovai Edward sul divano che guardava la tv e Jake accanto a lui che
dormiva.
-
Hey, sei già tornata? – mi domandò retorico quando mi vide.
-
I bambini? – chiesi solamente.
-
Dormono da un bel po’ e lui si è addormentato da poco. Non credo sia il caso di
svegliarlo. Come è andata la serata? – prese a dire come se nulla fosse.
-
Benissimo. Ti ringrazio, non avresti dovuto – gli risposi e prima che lui
potesse rispondermi girai le spalle per dirigermi nella mia stanza.
Non
volevo che lui leggesse la delusione nel mio sguardo, non avrei saputo
mentirgli altrimenti. Quando questa sarebbe passata allora lo avrei ringraziato
come davvero meritava, ma non potevo farlo adesso, non ci riuscivo perché lui
era capace di leggermi dentro come nessuno era in grado di fare.
Quando
misi la mano sulla maniglia pronta per aprire la porta della camera sentii lui
bloccarmi per un polso e fu allora che fui costretta a girarmi guardandolo in
quei meravigliosi e ammalianti occhi verdi.
-
Bella è successo qualcosa? – mi domandò preoccupato.
-
No, no, è tutto ok. Caius è stato davvero carino – mi premurai a dire cercando
di non far scendere nessuna lacrima dai miei occhi che sentivo pensanti come
macigni.
-
Allora che c’è che non va? – mi chiese con fare gentile.
-
È solo che…io credevo che tu.. – provai a dire, ma dovetti abbassare lo sguardo
perché non riuscivo più a reggere quegli occhi.
Rimase
in silenzio, ma poi tirò un sospiro e prese a parlare e quel sospiro bastò a
farmi capire che ora lui sapeva cosa mi era passato per la testa, lo sapeva
perché me lo aveva letto dentro, come sempre.
-
Tu credevi cosa Bella? Che la cena fosse per noi? Che avessi organizzato tutto
quello solo per noi? È questo che hai creduto? – mi domandò costringendomi a
guardarlo nuovamente.
Non
c’era cattiveria nel suo sguardo, ma solo curiosità, dubbio nel sapere se
avesse ipotizzato bene o meno.
Non
riuscii a dire nulla, così mi limitai solo ad annuire.
-
Mi dispiace se hai creduto questo. Non era mia intenzione, credimi – mi disse
sincero e dispiaciuto allo stesso tempo.
Non
era sua intenzione? Aveva davvero detto così? Non potevo crederci.
Chiunque
al mio posto e nella nostra situazione di fronte ad una richiesta come la sua
avrebbe creduto quello che avevo creduto io, ma no, lui no, lui non aveva
intenzione.
Quelle
parole furono la goccia che fece traboccare il vaso e ciò bastò a farmi
sbottare.
-
Non era tua intenzione? Dici davvero Edward? Io dico piuttosto che tu lo sapevi
benissimo che così facendo mi avresti fatto credere chissà cosa, ma non te n’è
importato poi molto. A te non importa mai di nessuno se non di te stesso.
Complimenti, anche stavolta hai centrato il segno – gli dissi alzando la voce e
lottando contro le lacrime che minacciavano prepotenti di uscire dai miei
occhi.
Strattonai
il mio polso per farmi lasciare e aprii la porta della mia camera con l’intento
di chiudermi dentro, ma lui fu più veloce e mi bloccò.
-
Ti sbagli Bella, non volevo fare niente di tutto quello di cui tu mi accusi.
Volevo solo che tu avessi la tua grande occasione di dimostrare quanto davvero
vali nel tuo lavoro e visto che avevo la possibilità di aiutarti non potevo non
farlo, non volevo che tu ci vedessi nulla di più in questo gesto – provò a
spiegarmi, ma io in quel momento ero troppo arrabbiata o meglio delusa per
riuscire a capire lucidamente quanto mi stava dicendo.
-
Si ok, adesso per favore lasciami, sono stanca e voglio dormire. Buonanotte –
gli dissi e in quello stesso momento lui mollò la presa permettendomi di
chiudermi la porta della mia camera alle spalle.
Le
lacrime iniziarono ad uscire copiose dal mio volto e non potei fare a meno che
appoggiare la schiena alla porta e lasciarmi cadere a terra permettendo al mio
corpo di sfogarsi.
-
Scusa se ti abbiamo svegliato – sentii dire da Edward da dietro la porta e non
mi fu difficile capire che si stava rivolgeva a Jake.
-
Non fa nulla – gli rispose il mio migliore amico.
Ci
furono un paio di minuti di silenzio, poi Jake riprese a parlare.
-
Vedrai che domattina gli sarà già passata – disse a Edward – che ne dici se
andiamo a fare un giro? – continuò poi.
Un
giro a quell’ora di notte? Ma era impazzito.
-
A quest’ora? – chiese Edward stranito.
-
Si, ci schiariamo un po’ le idee. E poi New York di notte è stupenda – continuò
il mio amico.
-
Si, forse è meglio andare. Qui dentro si respira un’aria troppo pesante –
furono le ultime parole di Edward prima che sentissi la porta di casa sbattere
e i passi dei due allontanarsi.
Le
lacrime continuarono a cadere copiose dal mio volto e pur cercando di
asciugarle non ci riuscivo perché per una che ne asciugavano altre due ne
uscivano.
Mi
alzai da terra e andai in bagno guardandomi allo specchio e all’improvviso
mentre lo specchio rifletteva la mia immagine sconvolta mi resi conto di un
dettaglio che fino ad allora non avevo preso in considerazione.
Io
ero un’emerita scema, si, lo ero eccome. Avevo talmente messo in gioco i miei
sentimenti che non mi ero resa conto di giocare da sola.
Adesso,
però, me ne ero resa conto e adesso era ora di chiudere quel libro e comprare
uno nuovo perché comunque non sarei mai arrivata ad una conclusione.
Non
potevo e non dovevo far dipendere la mia felicità da Edward, non se lo meritava
per nulla.
La
mia felicità ero io stessa e solo iniziando a pensare davvero a me avrei potuto
tornare ad essere serena almeno un pizzico di quanto lo ero prima che Edward
ripiombasse senza avviso nella mia vita.
…Adry91…
SPOILER (pov Edward):
- Si tratta di Bella ovviamente. Lei non vuole
assolutamente che tu sappia, ma credo sia arrivato il momento della verità. Non
potete continuare così. Vi state facendo del male reciprocamente senza una vera
ragione – iniziò a dire.
- Cosa devo sapere? – domandai curioso.
- Nulla di così grave. Voglio solo raccontarti
una storia, voglio che tu sappia cosa ha passato Bella in questi anni lontana
da te, voglio che tu percepisca il suo dolore, le sue emozioni, solo così forse
capirai che tenerti all’oscuro della verità è stata la cosa che più l’ha fatta
soffrire nella vita – mi rispose.
Volevo ringraziare di
tutto cuore tutti coloro che mi stanno continuando a seguire nonostante i
ritardi pazzeschi, coloro che mi sostengono e recensiscono nonostante io non
abbia tempo per rispondervi. Grazie davvero, senza il vostro supporto non so se
avrei avuto la spinta di continuare a scrivere.
Un grazie a tutti voi
che avete recensito, a quelli che hanno messo la mia storia tra i preferiti e
nelle seguite. Un altro grazie di cuore anche a coloro che mi hanno inserita
tra gli autori preferiti. Spero che anche questo capitolo sia di vostro
gradimento e recensite. Un bacio.
Capitolo 44 *** La storia di Bella (Parte I) - Pov Edward ***
Questi personaggi non mi appartengono, ma sono proprietà di Stephenie
Meyer
Questi personaggi non mi appartengono,
ma sono proprietà di Stephenie Meyer. Questa storia è stata scritta senza alcun
scopo di lucro.
Eccomi qui con il
capitolo numero 44. Questo capitolo come avrete capito dallo spoiler dello
scorso capitolo è un pov Edward e vista la lunghezza che
veniva tutto insieme ho deciso di dividerlo in due capitoli, quindi questo che
state per leggere è solo la prima parte. La seconda arriverà con il prossimo
capitolo. Stavolta sono stata un po’ più veloce rispetto agli ultimi tempi e
spero che anche il prossimo non ci metta molto ad arrivare. Mi auguro che il
capitolo sia di vostro gradimento. Un bacione a tutti…
Capitolo 44
La storia di Bella (Parte
I) – pov Edward
POV EDWARD
Insieme a Jake uscimmo da casa di Bella e
iniziammo a camminare per le strade di New York. Erano le due del mattino e non
avevo mai visto la Grande Mela a quell’ora tarda. Mi stupii nel vedere come
fosse ancora gremita di gente, soprattutto di gruppi ragazzi che giravano per
le strade in cerca di divertimento.
Un tempo e alla loro età anche io e i miei
amici adoravamo restare fuori la sera fino a notte fonda, anche se spesso le
nostre uscite preoccupavano tutti coloro che ci volevano bene perché in qualche
modo finivamo sempre per metterci nei casini.
Jake era silenzioso, non aveva aperto bocca da
quando eravamo usciti di casa e qualcosa mi diceva che stava elaborando un
discorso abbastanza articolato da espormi e non sapevo se la cosa sarebbe stata
positiva o negativa.
Ripensavo a Bella e alla sua reazione e mi
rendevo conto che eravamo arrivati in un punto di non ritorno, ogni nostro
comportamento reciproco non veniva mai compreso a pieno e ogni nostra azione
sembrava ferire l’altro anche se le intenzioni erano decisamente opposte.
Iniziavo a pensare che, forse, non era neppure possibile trovare un punto
d’incontro. Non si può trovare un punto d’incontro quando due persone si amano
talmente tanto, ma allo stesso tempo non riescono a lasciarsi il passato alle
spalle insieme ai suoi sbagli.
- Che ne dici di una birra? – esordì Jake dopo
minuti interminabili di silenzio.
Mi limitai ad annuire e così entrammo in un bar
e ne prendemmo due, poi uscimmo nuovamente fuori e riprendemmo a camminare
mentre sorseggiavamo le nostre birre.
- Ok, questo silenzio è davvero opprimente. Se
ti ho chiesto di fare un giro a quest’ora c’è ovviamente un motivo. C’è
qualcosa di cui ti voglio parlare – disse Jake all’improvviso mentre
camminavamo.
- Avevo immaginato dovessi dirmi qualcosa – mi
limitai a rispondere.
- È un discorso piuttosto articolato e
complesso non so nemmeno da dove cominciare soprattutto considerando che non
dovrei nemmeno dirtelo – continuò.
- Prova a cominciare dall’inizio – lo esortai.
- Si tratta di Bella ovviamente. Lei non vuole
assolutamente che tu sappia, ma credo sia arrivato il momento della verità. Non
potete continuare così. Vi state facendo del male reciprocamente senza una vera
ragione – iniziò a dire.
- Cosa devo sapere? – domandai curioso.
- Nulla di così grave. Voglio solo raccontarti
una storia, voglio che tu sappia cosa ha passato Bella in questi anni lontana
da te, voglio che tu percepisca il suo dolore, le sue emozioni, solo così forse
capirai che tenerti all’oscuro della verità è stata la cosa che più l’ha fatta
soffrire nella vita – mi rispose.
Sapevo già cosa aveva passato Bella, avevo
letto il suo diario, ma non potevo certo dirlo a Jake, quindi feci finta di
nulla e stetti al gioco. Magari il suo racconto avrebbe potuto rispondere a
qualche domanda che mi ero posto quando avevo letto quelle pagine.
Annuii senza riuscire a dire nulla e lui prese
a parlare a raffica.
- Ho conosciuto Bella il giorno in cui è
partita da Jacksonville. Ci siamo incontrati sull’aereo. I sedili erano a tre
posti e io e lei eravamo divisi da un’anziana signora che aveva paura di volare
così per distrarsi ci ha praticamente costretti a dirgli dove eravamo diretti e
senza nemmeno accorgercene entrambi abbiamo rivelato di essere su quell’aereo
per fuggire da un amore andato male. Entrambi troppo delusi volevamo provare a
crearci una vita in un posto lontano, un posto che aveva tanto da offrire, ma
soprattutto un posto dove i ricordi sarebbe stati lontani. Ricordo ancora con
quanta facilità raccontammo a sommi capi la nostra storia, forse, perché
raccontarsi ad un estraneo è più facile. Non si ha la paura di essere giudicati
– prese a raccontare facendo una pausa per sorseggiare la sua birra.
- Cosa ti è successo? – domandai riferendomi al
fatto che avesse parlato di una sua delusione d’amore.
- Ho trovato la mia donna a letto con il mio
migliore amico, ma lasciamo stare, questa è un’altra storia. Magari un giorno
te la racconterò, per adesso c’è altro che devi sapere – mi rispose.
Annuii e lui riprese a parlare, mentre io non
potei fare a meno che pensare a che razza di migliore amico può essere uno che
si porta a letto la donna del suo amico. Non ci voleva un genio per capire che
quello era il più codardo e schifoso dei tradimenti.
- Io e Bella ci presentammo prima di scendere
da quell’aereo e ci salutammo consapevoli che non ci saremmo mai più incontrati
e, invece, qualche giorno dopo me la ritrovai nel pianerottolo di casa con
mille scatoloni. Aveva affittato l’appartamento vicino al mio. Ci salutammo e
tra una chiacchiera e l’altra la invitai a casa mia a prendere qualcosa da
bere. Non so come, né perché, ma ci ritrovammo a parlare delle nostre vite come
se ci conoscessimo da sempre. Non so spiegare come si formò il rapporto con Bella,
se fu chimica o simpatia a pelle, complicità o semplice empatia, so soltanto
che a quella chiacchierata a casa mia davanti un caffè caldo ne seguirono molte
altre. Bella mi raccontò del suo migliore amico, l’unico che era in grado di
capirla con un solo sguardo, mi raccontò di te e delle tue storie da “una botta
e via”, mi raccontò di come un semplice bacio dato per gioco avesse cambiato
tutto il suo mondo facendole rendere conto di amarti, mi raccontò del vostro
primo ti amo e della prima volta, delle liti, del vostro fare pace, delle
pazzie, del tatuaggio e della tua vita decisamente sopra le righe. Mi raccontò
tutto, poi fu la volta di James e della sua morte e di come tu ti fossi
lasciato andare, di come anche tu sembravi essere morto insieme al tuo migliore
amico – mi disse lui cercando di mostrare tatto quando aveva preso a parlare di
James.
- James non era solo il mio migliore amico,
James era un fratello per me, era la persona che mi conosceva meglio di
chiunque altro, James era semplicemente una parte fondamentale della mia vita.
Il nostro rapporto non è mai stato in grado di capirlo nessuno ed è per questo
che tutti, quando il dolore per la sua morte è iniziato ad assopirsi, hanno
pensato bene di dare addosso a me e alle mie azioni. Io so perfettamente lo
schifo che ho fatto, so benissimo che il mio comportamento è stato deplorevole,
lo è stato con la mia famiglia perché l’ho abbandonata senza dare loro notizie
per un anno intero, li ho lasciati soli a domandarsi che fine avesse fatto il
loro scapestrato figlio, ho lasciato mio padre e mia madre a domandarsi ogni
santo giorno se fossi vivo, se stessi bene. E so di aver lasciato Bella nel
modo più sbagliato e subdolo possibile e credimi se penso che in lei c’è ancora
anche solo un briciolo di amore per me non mi do pace perché non dovrebbe
esserci. Lei dovrebbe odiarmi per quello che le ho fatto passare. Comunque
nonostante tutto questo nessuno ha mai davvero capito cosa ho provato io quando
James è morto tra le mie braccia, cosa ho sentito in quel momento, nessuno può
capire quanto anche io me ne sarei voluto andare con lui in quel preciso
istante. James non era solo il mio amico, James insieme a Bella e alla mia
famiglia era tutto il mio mondo – gli risposi aprendomi forse per la prima volta
da quel giorno.
Parlare di James faceva ancora troppo male e
dover spiegare il mio dolore ancora di più ed era per questo che evitavo
l’argomento quasi fosse la peste.
- Edward – mi disse fermandosi di colpo e
guardandomi negli occhi – lei l’ha capito, Bella ha capito cosa hai provato,
lei sa cosa provi perché lei ti conosce e sa cosa ti legava a James. Io non
posso capirlo il dolore che provi, non ho mai perso un amico, ma ho perso mia
madre quando avevo sei anni. Lo so, non è la stessa cosa, perché ero piccolo e
ancora non capivo molto, però, io la sua mancanza la sento soprattutto adesso
che ho perso tutti i ricordi che me la facevano sentire vicina. Non ricordo
neppure bene il suo volto e fa male questo, tu almeno avrai sempre nitidi
dentro di te i ricordi. Sai cosa disse mio padre a me e alle mie sorelle quando
mamma morì? Ricordo ancora le sue parole e credo che non le scorderò mai. Ci
disse: “Ricordatela, ma non vivete mai dietro il suo ricordo, non abbiate paura
e soprattutto non cercatela dentro altre persone, perché non ci sarà, piuttosto
cercateladentro voi stessi”. James è
lì, dentro di te e non se ne andrà mai. Bella lo sa e credimi averla accanto ti
avrebbe solo fatto bene a superare un dolore, una perdita che non sei ancora
riuscito a affrontare – mi spiegò e solo quando terminò di parlare distolse lo
sguardo e riprese a camminare.
Non sapevo cosa dirgli, cosa rispondergli,
sapevo solo che era la verità quella che lui aveva detto e io avrei voluto
disperatamente tornare indietro per cambiare le mie scelte, ma non potevo
farlo.
- Continua a raccontarmi di Bella – riuscii
solamente a dire in modo da rivolgere il discorso da un’altra parte.
Non me la sentivo di parlare di James, non in
quel momento almeno.
- Per un anno dopo la tua fuga è rimasta a
Jacksonville, ma credo sia stato l’anno più difficile della sua vita. Non
faceva altro che restare aggrappata a te, ai vostri ricordi. Chiusa nella tua
camera trascorreva le giornate uscendo solo per andare a scuola. La notte
viveva in preda agli incubi e tuo padre, visto che aveva preso a stare a casa
tua perché voleva stare nella tua stanza, beh tuo padre si svegliava ogni notte
andando a consolarla e cercando di calmarla. Il dolore era forte e lei si stava
spegnendo ogni giorno che passava. Aveva smesso di vivere e aveva preso a
sopravvivere perdendo interesse per tutto e tutti. Dopo un anno spinta, forse,
dal dolore che vedeva negli occhi della tua famiglia e della sua si decise a
partire, andare lontano da quella città che per lei rappresentavi tu e così
salì su quell’aereo comunicando a tutti coloro che la conoscevano solo il nome
della meta che era New York e un misero numero di telefono. In pratica nessuno
avrebbe mai potuto rintracciarla in una grande città come questa, sarebbe stato
come cercare un ago in un pagliaio ed era questo il suo obiettivo. Per quanto
male le facesse sapeva di dover allontanarsi da lì per permettere anche agli
altri di riprendere a vivere e con lei tra i piedi non avrebbero potuto farlo a
suo dire perché era diventata un peso, un peso perfino per se stessa – continuò
il suo racconto mentre io sembravo percepire meglio il dolore di Bella dalle
parole di Jake piuttosto che da quelle che avevo letto, nero su bianco, qualche
settimana prima.
- Nessuno della mia famiglia men che meno della
sua l’ha mai considerata un peso – gli feci notare.
- Quando ti senti un peso per te stesso credi
di esserlo anche per gli altri. Ci siamo conosciuti come ti ho detto su
quell’aereo e da quando ci siamo incontrati nuovamente sul pianerottolo di casa
non ci siamo più divisi. Ho cercato di starle accanto meglio che ho potuto
perché da subito ho capito che qualcosa in lei non andava, che il suo dolore
non era nemmeno lontanamente paragonabile al mio forse perché il vostro amore
era quell’amore profondo e vero, quell’amore con la A maiuscola che non poteva
certo definirsi il mio. Sono stati due mesi infernali, con lei che si imbottiva
di tranquillanti per calmare le crisi di pianto o di nervi, lei che aveva preso
a vivere di caffè e sigarette. Mangiava poco e spesso si rifiutava perfino di
farlo e non aveva la ben che minima voglia di trovarsi un lavoro. Viveva con i
risparmi che aveva portato con se, i risparmi che aveva raccolto per crearsi un
futuro e che invece spendeva per pagare l’affitto e i suoi vizi. Ogni tanto la
trovavo a casa puzzolente di alcool e completamente ubriaca e i suoi sbalzi
d’umore a volte mi facevano paura. Passava da momenti in cui sembrava euforica
a momenti in cui avevo perfino paura a lasciarla da sola. Non hai idea di
quante volte ho provato a convincerla a tornarsene a Jacksonville, che solo
l’amore della sua famiglia avrebbe potuto aiutarla, ma non voleva sentirne
perché Jacksonville era il suo passato, New York il suo futuro. Due mesi dopo
riuscii a trovarle un lavoro presso un giornale, ovviamente non avrebbe scritto
nulla, si sarebbe solo dovuta occupare di portare i caffè, fare le fotocopie e
roba così, ma per iniziare andava bene. Il lavoro iniziò a deprimerla ancora di
più, ma si era decisa che non voleva buttare la sua vita e che nonostante tutto
come inizio non c’era male. Esattamente due mesi e mezzo dopo dovetti partire
per un viaggio di lavoro e la mia meta era Boston. La sera prima della partenza
andai in un pub e lì incontrai te, il ragazzo di cui Bella era perdutamente
innamorata – mi spiegò e io rimasi basito da quello che sentii.
Possibile che lui mi avesse visto? Io non mi
ricordavo assolutamente di lui, la prima volta che lo avevo visto era stata
quella volta in aeroporto quando l’avevo visto baciarsi con Bella.
- Tu hai visto me? – chiesi sconvolto.
- Si, eri seduto al bancone di un bar ed eri
totalmente ubriaco. Ricordo che quando entrai non ti avevo notato e mi sedetti
in un tavolo proprio di fronte al bancone, poi sentii te ordinare un altro
bicchierino ad una cameriera con la quale dovevi essere in confidenza. Lei ti
chiamò per nome e ti disse che era meglio se smettevi, che avevi bevuto troppo
per quella sera, ma tu tirasti un pugno sul bancone e le urlasti che avresti
deciso tu quando era meglio smetterla. Quando ti voltasti ti guardai e fu
allora che collegai il tuo nome alla tua faccia. Non c’erano dubbi, eri
l’Edward di Bella. Mi aveva fatto vedere così tante foto di te che non potevo
sbagliarmi. Rimasi lì dentro solo una decina di minuti e in quel frangente di
tempo continuasti a bere come una spugna e quando andai via per sbaglio ti
urtai un braccio. Non oso ricordare quante me ne urlasti contro, ma eri troppo
ubriaco per poterlo ricordare. Il giorno dopo tornai a casa e trovai una Bella
in pessimo stato. Era sul letto a piangere avvolta da una tua felpa mentre
beveva della camomilla dentro la sua tazza preferita, quella che le ha regalato
Emmett da piccola. Le raccontai di aver visto a Boston un ragazzo che ti
somigliava, ma non le dissi che ero certo che fossi tu. Quelle parole bastarono
per farle cadere la tazza dalle mani facendola cadere a terra e rompendosi in
mille pezzi. Non disse nulla, si alzò come una furia, si infilò sotto la doccia
e mezz’ora dopo era pronta con una semplice borsa in mano. Quando le chiesi
dove stesse andando ricordo che mi rispose: “Sto andando a riprendermi la mia
vita”. Quelle parole mi colpirono molto, soprattutto per il modo deciso in cui
le disse considerato che non avevo mai visto Bella tanto decisa come in quel
momento – continuò a raccontare.
Adesso comprendevo il motivo per cui quella
tazza era stata rincollata. Le era caduta a causa mia, più o meno, ed adesso
capivo lo sguardo che settimane prima si erano lanciati lei e Jake quando mi
avevano visto con quella stessa tazza in mano.
Non riuscivo a comprenderne i motivi, ma il
racconto di Jake mi sembrava più vero di quelle parole scritte sul diario,
sembrava come se solo mentre lui parlasse stavo davvero comprendendo tutto ciò
che Bella aveva dovuto patire. Si, lo comprendevo solo ora e forse accadeva
questo perché quel dolore non lo dovevo percepire da alcune parole lette su un
diario, ma dalle parole pronunciate da qualcuno che aveva assistito impotente a
quel dolore.
- Tornò esattamente due giorni dopo. Mi chiamò
sconvolta dicendomi di andarla a prendere dall’aeroporto e quando arrivai lì
trovai una Bella che non avevo ancora mai visto. Il suo sguardo era vacuo,
vuoto e il suo alito puzzava irreparabilmente di alcool. Scottava e tremava per
il freddo e non mi fu difficile capire che doveva avere la febbre. La portai a
casa senza chiederle nulla. La misi a letto cercando di farla riposare evitando
di darle medicinali per la febbre. Aveva bevuto e non volevo farle mischiare
nulla. La mattina successiva la febbre era leggermente scesa e dopo un’aspirina
sembrò tornare in forma. Mi raccontò cosa successe e a nulla valsero i miei
tentativi per cercare di farle capire che, forse, avevi detto quelle parole
solo per ferirla e quindi farla allontanare da te, che probabilmente non
esisteva nessuna altra donna perché nessuna ragazza avrebbe permesso al suo
uomo di tenere la foto di un’altra sul comodino. Bella non credeva a nulla,
diceva solo che si sentiva sporca, usata e che nonostante la rabbia,
l’umiliazione non riusciva ad odiarti. Mi disse che la notte in cui la
cacciasti di casa trascorse tutta la notte sotto casa tua, sotto la pioggia che
aveva preso a cadere. La mattina successiva è andata in aeroporto ed è tornata
a New York. Sull’aero ha bevuto un po’ troppo e così non se l’è sentita di tornare
a casa da sola e mi ha chiamato. Mi disse che ti aveva perso per sempre. Non si
presentò a lavoro per tre giorni restando a letto senza muovere un muscolo, poi
sembrò riprendersi e iniziò una lenta risalita. Lavorava, usciva e stava
pochissimo a casa. Si era perfino scritta in palestra. Diceva che doveva fare
sempre qualcosa per tenere la mente occupata perché non poteva permettersi il
lusso di fermarsi a pensare. Le immagini di te con un’altra le facevano troppo
male. Iniziai a vedere una Bella diversa, ma dannatamente finta. Sorrideva
sempre come se la sua fosse la vita più bella che ognuno potesse desiderare, ma
quando era da sola non faceva che piangere. Mi disse perfino di aver smesso di
prendere tranquillanti, invece, scoprii qualche giorno dopo che aveva aumentato
la dose. Il caffè e la sigaretta erano diventati, ormai, amici fidati e spesso
gli capitava anche di alzare un po’ il gomito anche se mai in maniera
eccessiva. Sembravo diventato un baby-sitter perché lei era fondamentalmente
una bambina, le si doveva dire ciò che era giusto e cosa non lo era proprio
come si fa con i bimbi. Credo che in quel periodo abbia anche iniziato a
scrivere un diario, non ne sono sicuro però, ma spesso mi capitava di vederla
scrivere, anche se non gli ho mai fatto domande su questo. Credo fosse una cosa
che riguardava solo lei – mi disse interrompendosi per bere un sorso di birra.
Se Jake non era certo che lei avesse un diario,
ne ero certo io, ma non potevo dirglielo. Sentire le sue parole, sentire il
dolore di Bella raccontato da lui mi faceva male, troppo male e solo adesso
iniziavo a capire davvero quanto schifoso fosse stato il mio comportamento con
lei. Avevo sottovalutato il suo amore per me e questo era stato il mio più
grande errore. Credere che lei non avesse potuto aiutarmi era uno sbaglio che
mi sarei portato per sempre dentro di me.
- Qualche tempo dopo iniziai a notare dei
malesseri in lei che prima non c’erano, anche se Bella faceva di tutto per
tenermeli nascosti. Non so perché, ma non mi venne mai il dubbio che potessero
essere provocati da una possibile gravidanza e quando Bella si presentò a casa
mia dicendo che aveva appena fatto quattro test e che tutti e quattro erano
risultati positivi restai basito. Ricordo che si presentò a casa mia e mi disse:
“Non mi libererò mai di lui”. All’inizio non compresi le sue parole, ma quando
mi mostrò i test tutto mi fu chiaro. Non sapevo cosa dire, come comportarmi, ma
sapevo che dovevo starle accanto. Le dissi che saremmo andati da un ginecologo
per esserne certi e quando la certezza arrivò dovetti ammettere di essere
contento, mentre Bella, beh lei la prese piuttosto male. Diceva che non era in
grado di prendersi cura di se stessa men che meno di un bambino, che quella che
faceva lei non era la vita che avrebbe voluto per suo figlio, che non avrebbe
mai voluto crescere un figlio senza un padre. Diceva che quando un giorno lui
gli avrebbe chiesto del padre lei non voleva essere costretta a dirgli tutto,
non voleva dovergli dire che era nato da uno sbaglio di una notte. Non parlò
mai di aborto, ma era chiaro come il sole che lei quel figlio non lo voleva –
mi spiegò serio.
Dal diario di Bella non avevo colto quel
particolare, non come lo stava spiegando Jake almeno. Avevo letto dei dubbi di
Bella, ma ero certo fossero solo paure e, invece, non era così.
- Come fai a dire che non lo voleva? – domandai
per essere certo di aver capito bene.
- Perché una donna che vuole un figlio non
continua a fare la vita che faceva Bella. Non aveva mai smesso con i
tranquillanti, né con il fumo o con il caffè, anzi aveva aumentato le sue
abitudine. Aveva preso a lavorare ancora di più e non si concedeva un attimo di
pausa. Credi che sia questo il comportamento di qualcuno che voglia un figlio?
– mi chiese retorico.
- Non può essere. Bella non sarebbe mai stata
tanto incosciente – gli feci notare incredulo.
- Bella ha capito di volere quel bambino
esattamente venti giorni dopo averlo scoperto. E sai cosa le ha fatto capire di
volerlo? La possibilità di perderlo. Del resto lo sai come si dice: “ti accorgi
dell’importanza di qualcuno solo quando rischi di perderlo” – mi raccontò.
- Che vuoi dire? – domandai non capendo.
- Un giorno accompagnai Bella al lavoro, poi mi
diressi all’officina. Trascorsi tutta la mattinata senza sentirla. A ora di
pranzo la chiamai come ero solito fare, ma aveva il cellulare staccato. Chiamai
al giornale, ma mi dissero che non si era presentata al lavoro. Preoccupato
chiamai a casa, ma nessuno rispose. Non sapevo dove cercarla, cosa pensare. Una
mezz’ora dopo ricevetti una chiamata dal suo telefono, ma era l’ospedale.
L’infermiera mi disse che aveva composto l’ultimo numero chiamato e se
conoscevo una certa Isabella Swan. Corsi più che potei e quando arrivai il
medico mi disse che era svenuta al parco e che un anziano signore l’aveva
soccorsa chiamando il 118. Domandai a lui le cause. Mi disse che il suo fisico
era debilitato, che lo svenimento era dovuto al poco cibo assimilato e al poco
riposo, che stava facendo un abuso eccessivo di tranquillanti e che nel suo
stato doveva cercare di fare una vita il più equilibrata possibile soprattutto
i primi tempi. Andai in stanza a trovarla e dormiva, quando si svegliò era
terrorizzata e mi domandò del bambino e quando gli dissi che per fortuna stava
bene la vidi sorridere per la prima volta sinceramente. Mi guardò negli occhi e
mi disse: “io lo voglio, questo bambino lo voglio”. Due giorni dopo la fecero
tornare a casa e Dio solo sa quanto veramente fosse cambiata. Continuava a
stare male, ma aveva smesso con ogni cosa che poteva in qualche modo farle
male. Si stava prendendo cura del suo bambino e lo faceva con un amore e una
devozione senza eguali. Bella non ha mai più voluto parlare di quel ricovero in
ospedale, credo lei si senta in colpa per quello che sarebbe potuto succedere,
ma soprattutto credo che lei se ne vergogni – mi rispose serio come poche volte
lo avevo visto.
Non potevo dargli torto. Ero certo che Bella
provasse vergogna per ciò che aveva fatto perché se così non fosse stato
avrebbe scritto di quell’episodio nel suo diario e, invece, non c’era nulla,
nulla che potesse lentamente riferirsi a quanto Jake mi avesse appena
raccontato.
Ero sconvolto, non sapevo davvero cosa pensare,
cosa dire o cosa fare. Avevo spezzato il cuore alla donna che amavo rendendola
quasi un automa. Volevo risparmiarla del dolore e, invece, gliene avevo causato
molto di più di quello che avrebbe potuto ricevere se fossimo rimasti insieme.
- Bella…io…io non riesco a crederci…questa non
può essere la mia Bella – dissi più a me stesso che a lui.
- Il dolore ci cambia, Edward, dovresti
saperlo. Iniziammo a discutere in merito alla possibilità di dirti della
gravidanza. Io ero certo che tu dovessi saperlo, lei aveva dei dubbi e dopo una
furiosa litigata fece le valigie e andò a Jacksonville a trascorrere il Natale
dai Cullen. Tornò qualche giorno dopo e facemmo pace. Le dissi che avrei
accettato qualunque sua decisione e che se non ti avesse voluto dire nulla
avremmo fatto noi due da genitori ai bambini. Lei sembrò certa che mantenere il
segreto fosse la scelta più giusta, ma non hai idea di quanto abbia sofferto
per questo. Tutte le sere prima di addormentarsi si metteva una mano sulla
pancia e raccontava al piccolo qualche ricordo della vostra storia, raccontava
di quanto speciale fosse il suo papà. Non c’è stata sera in questi cinque anni
che ci conosciamo che io non l’ho vista piangere, l’ha fatto ogni sacrosanta
sera. Quindi mi dispiace, ma davvero non posso tollerare che tu dica che per
lei sia stato facile perché no, non lo è stato per nulla – continuò serio.
A guardarlo non mi sembrava nemmeno Jake, non
lo avevo mai visto così serio da quando lo conoscevo e, forse, era giusto così.
Certe cose non si possono raccontare con il sorriso, non quando si è testimoni
di un dolore come quello che aveva provato Bella.
- Avrebbe potuto dirmelo, cavolo non c’era
niente che glielo impediva – provai a dire iniziando a dubitare io stesso delle
mie parole.
Forse avevano ragione tutti o forse no,
iniziavo a non capire più nulla.
- Una parte di lei avrebbe voluto farlo, ma la
parte razionale era più forte e lei non era più nemmeno certa del tuo amore nei
suoi confronti. Diceva che non avrebbe sopportato i tuoi occhi puntati nei suoi
mentre le dicevi che quel figlio non lo volevi, che era stato uno sbaglio – mi
fece notare.
- E così ha scelto la strada più facile –
commentai più a me stesso che a lui.
- Quale strada facile, Edward? Credi davvero
che c’è ne fosse una? Comunque avrebbe sofferto qualcuno. Forse la scelta di
Bella di mantenere il segreto è stata la cosa più complicata che abbia mai
fatto. Non hai idea di quante ne ha dovute subire, non hai idea di cosa
provavano i suoi occhi quando i bambini veniva additati solo perché non avevano
un padre, ma ci arriveremo a questo. Voglio raccontarti tutto pian piano, è
giusto che tu sappia tutto – mi disse sorseggiando la sua birra.
Che significava che i bambini erano stati
additati? Non riuscivo a capire, ma seppur la voglia di sapere era forte, lo
era ancora di più la voglia di conoscere tutta la storia e non solo quella
parte.
Non dissi nulla e aspettai paziente che Jake
riprendesse a raccontare.
- Quindi, stavo dicendo che alla fine Bella ha
deciso di non raccontarti nulla. La gravidanza è andata avanti, sono iniziate
le prime voglie e Dio sa quanto mi abbia fatto impazzire in quel periodo, ma
procedeva tutto bene. Poi durante un’ecografia ha scoperto che i bimbi erano
due e seppur non abbia voluto saperne il sesso lei era certa che fossero due ed
era contenta perché avrebbe potuto mantenere la promessa fatta a te in merito
ai nomi. Premetto che io non ho assistito a nessuna ecografia. Bella non ha mai
voluto, diceva che era una cosa che spettava al padre, ma visto che tu non
c’eri preferiva farle da sola. Io aspettavo sempre in sala d’attesa oppure a
casa. Devo ammettere che dopo la scoperta dei gemelli Bella sembrava rinata,
stava decisamente meglio anche se il dolore per la tua perdita era ancora
troppo forte, era un dolore che ero certo non avrebbe mai superato. Gli ormoni
sballavano tutte le sue emozioni e cambiava umore con la stessa rapidità con la
quale passano i minuti e credimi alle volte ho rischiato davvero lo
scleramento, ma non rimpiango nulla. Nonostante sembrava stare meglio c’erano
sempre quei momenti in cui il dolore era troppo forte da non riuscire a
placarlo, allora si metteva ad urlare e mi stringeva forte. Ricordo che una
volta le domandai come facesse ad amarti ancora nonostante tutto e lei mi disse
una cosa che non dimenticherò mai: “tempo fa ho donato il mio cuore a qualcuno
e in realtà non me lo sono mai ripreso”. Era come se dentro di lei la speranza
di un futuro insieme a te ci fosse ancora e io non me ne spiegavo i motivi.
Comunque tra crisi di pianto, sfuriate, voglie e roba varia trascorsero nove
mesi. Ricordo ancora perfettamente il giorno del parto – raccontò lui.
- Parlamene. Ti prego, parlami del parto – lo
implorai quasi.
Non avevo avuto il coraggio di chiedere a Bella
come fosse stato il parto, ma non c’era cosa al mondo che avrei voluto sapere
di più. In ospedale non vedevo altro che scene di genitori che entravano in
sala per far nascere i loro piccoli e spesso mi chiedevo quando e come sarebbe
toccato a me e adesso volevo sapere di Bella, dei gemelli, della loro nascita.
- Adesso a distanza di anni se ci ripenso mi
viene da sorridere, ma allora diciamo che ho quasi rischiato l’infarto. Mancava
una settimana circa al parto e Bella mi ha costretto ad andare in un centro
commerciale per prendere le ultime cose. Io non volevo assolutamente, ma sai
quanto lei può essere convincente, così siamo andati. Abbiamo comprato tutto l’occorrente
e quando eravamo pronti a tornare a casa mi sono accorto in un negozio di
meccanica che c’era un pezzo che mi serviva per l’officina. Bella mi ha detto
che non era stanca e che non ci sarebbe voluto molto quindi che potevo entrare
a prenderlo. Cinque minuti dopo, mentre parlavo con il proprietario, sentii lei
che mi sbatteva una mano sulla spalla. Lì per lì non ci ho fatto molto caso, ma
quando ho visto che insisteva le ho intimato di smetterla e che avevo quasi
finito. Lei ha continuato a picchiettare sulla mia spalle e quando stizzito mi
sono voltato a guardarla per rimproverarla lei mi ha urlato contro che si erano
rotte le acque. Non ti dico come ho reagito. Ho iniziato a sproloquiare dicendo
che era colpa sua, che io lo avevo detto di restare a casa, che non era il caso
di andare lì, che adesso non sapevo cosa fare e roba del genere. Allora lei ha
urlato più forte di chiudere la mia “dannata bocca”, queste le sue parole, e di
portarla in ospedale se non avrei voluto che i bambini nascessero lì dentro.
Quindici minuti dopo eravamo già in sala parto. Il medico che ha tenuto in cura
Bella ci ha avvisato che i bambini non erano ancora pronti, lo sono stati sei
ore di travaglio dopo. Lei era agitatissima, i medici cercavano di calmarla, io
stesso ho provato di tutto per farla calmare, ma niente, sembravo peggiorare la
cosa. Ha iniziato ad urlare il tuo nome come una forsennata, continuava a
ripetermi che ti voleva lì e io non sapevo davvero cosa fare. I bambini erano
pronti e non so grazie a quale miracolo la piccola Lizzie venne fuori. Vidi
Bella cambiare del tutto espressione, sembrava come se il mondo si fosse
fermato lì, ma così non era, ne mancava ancora uno e lì le cose si sono
complicate. Ej era podalico e Bella doveva calmarsi il più possibile, altrimenti
si sarebbe dovuto ricorrere al cesareo perché nella posizione in cui era il
bambino non sarebbe mai potuto uscire facilmente come aveva fatto Lizzie – mi
spiegò immerso completamente nei ricordi.
Provai ad immaginarmi la scena e mi vennero i
brividi solo al pensiero. Dovevo esserci io lì dentro, dovevo aiutare la mia
donna a far nascere i miei bambini, a dargli quella forza, quel coraggio e
quella tranquillità di cui lei aveva bisogno. Dovevo essere la sua forza e,
invece, chissà dove ero quel giorno, forse in una delle tante bettole che
frequentavo a ubriacarmi come un animale.
- Che successe Jake? Avanti parla, voglio
sapere di Ej – lo esortai a continuare visto che era rimasto in silenzio.
- Successe che Bella al sentire quelle parole
del medico si agitò ancora di più e non bastarono nemmeno lei mie parole che la
spingevano a calmarsi, a farlo per la bambina che era nata e per quello che
doveva ancora nascere, che io credevo in lei, non servì nulla. Si agitava ogni
secondo che passava e continuava a urlare il tuo nome. Ho ancora nelle orecchie
le sue urla “Jake, voglio Edward, voglio Edward, chiama Edward”. Ho avuto gli
incubi di quel parto per i giorni seguenti, non potevo chiudere gli occhi senza
rivivere quella scena con esiti diversi però. I medici non sapevano cosa fare e
non facevano altro che domandare chi fosse questo Edward e io non riuscivo più
a dire nulla, se non a stringere la mano di Bella il più che potevo. Credimi
quella è stata l’unica volta in cui davvero ho desiderato essere te e forse per
Bella lo sono stato davvero. Non so dirtelo, so solo che la guardai dritta
negli occhi, le bloccai la testa con le mani per farmi guardare e le dissi di
calmarsi, le dissi che Ej doveva nascere. Non so cosa successe, so solo che mi
rivolse un sorriso che non mi aveva mai rivolto e mi guardò come se al posto
mio ci fosse qualcun altro. Si calmò subito e il medico riuscii a far uscire il
piccolo – mi raccontò con una certa agitazione, come se al solo raccontare
quell’episodio stesse rivivendo quei momenti.
Non potevo dirlo a Jake, ma io sapevo, sapevo
cosa aveva calmato Bella. Lo avevo letto nel suo diario. Jake aveva preso le
mie fattezze e io ero stato in grado di calmarla. Certo dal diario non si
capivano le difficoltà di quel parto. Era come se Bella avesse scritto solo le
cose superficiali o quelle più belle e quelle brutte, invece, le avesse
tralasciate come a volerle dimenticare.
Non so come, ma nella mente immaginai tutta la
scena e improvvisamente sentii gli occhi pesanti. Mi girai dando le spalle a
Jake, non volevo che mi vedesse piangere e mi appoggiai con le braccia alla
ringhiera che dava su un grande lago nel parco dove ci eravamo fermati qualche
minuto prima.
Asciugai gli occhi prima ancora che le lacrime
uscissero fuori sperando che Jake non si accorgesse di nulla. Non sapevo perché
mi stavo nascondendo da lui, ma da alcuni anni, ormai, avevo imparato a non far
trapelare più le mie emozioni e adesso tutto si stava sfasciando. Volevo che
nessuno percepisse il mio dolore, era qualcosa di solo mio che non volevo e non
potevo condividere con nessuno.
…Adry91…
SPOILER (pov Edward):
- È assurdo – riuscii a dire quando lui fece un
attimo di pausa.
- Cosa? – mi chiese curioso.
- Tutto ciò che ho fatto dopo la morte di James
l’ho fatto per permettere a lei di vivere una vita più serena, una vita che io
non potevo darle, non in quel momento almeno. E invece? Invece le ho fatto
passare anni di inferno, quando la realtà era che potevamo affrontare quel
dolore insieme, uniti come lo eravamo sempre stati – gli spiegai.
- Hai fatto degli errori, tutti noi ne
facciamo, ma sei ancora in tempo per recuperare – mi disse lui con il chiaro
intento di consolarmi.
Volevo ringraziare di
tutto cuore tutti coloro che mi stanno continuando a seguire nonostante i
ritardi pazzeschi, coloro che mi sostengono e recensiscono nonostante io non
abbia tempo per rispondervi. Grazie davvero, senza il vostro supporto non so se
avrei avuto la spinta di continuare a scrivere.
Un grazie a tutti voi
che avete recensito, a quelli che hanno messo la mia storia tra i preferiti e
nelle seguite. Un altro grazie di cuore anche a coloro che mi hanno inserita
tra gli autori preferiti. Spero che anche questo capitolo sia di vostro
gradimento e recensite. Un bacio.
Capitolo 45 *** La storia di Bella (Parte II) – Pov Edward ***
Questi personaggi non mi appartengono, ma sono proprietà di Stephenie
Meyer
Questi personaggi non mi appartengono,
ma sono proprietà di Stephenie Meyer. Questa storia è stata scritta senza alcun
scopo di lucro.
Eccomi qui…sono
tornata. Ci tenevo a ringraziare tutti voi, voi che mi avete continuato a
supportare nonostante sia passata una vita dall’ultima volta che ho postato un
capitolo, voi che mi avete sostenuto e che nonostante tutto vi siete mostrati
pronti ad aspettarmi. Lo so, ci ho messo parecchio, ma sono stata incasinata e
sono successe un bel po’ di cose nella mia vita ultimamente. Spero di riuscire
ad essere più veloce stavolta, in tutti i casi eccovi un capitolo appena
sfornato. Vi anticipo solo che il prossimo sarà un capitolo abbastanza
transitorio, mentre quello dopo ancora darà importantissimo ai fini della
storia. Grazie davvero, senza il vostro supporto non so se avrei avuto la
spinta di continuare a scrivere.
Capitolo 45
La storia di Bella (Parte
I) – pov Edward
POV EDWARD
- Edward stai bene? – mi chiese lui accorgendosi
che qualcosa non andava.
Non risposi subito, conscio che la mia voce
sarebbe risultata storpiata, poi mi grattai la gola e provai a dire qualcosa.
- Si Jake, va tutto bene, continua – lo
esortai.
- Forse è meglio se continuiamo un’altra volta.
Lo so che è dura da reggere tutta in una botta sola – mi spiegò.
- Si è dura, molto più di quello che avrei
creduto possibile, ma ho causato io tutto questo, solo ed esclusivamente io,
quindi riprendi da dove hai interrotto. Non ci muoviamo di qui fin quando non
avrai finito – gli dissi serio come non lo ero mai stato.
Dovevo sapere tutto, anche a costo di maledirmi
dopo, ma dovevo sapere.
- Come vuoi. Dopo la nascita i bambini
crescevano a vista d’occhio, erano entrambi molto svegli ed erano quasi simbiotici.
Se uno dormiva la notte, l’altra dormiva il giorno e viceversa. Più passavano i
giorni e più ti somigliavano. Bella mi aveva fatto vedere un sacco di foto di
te e mi bastava guardare quei due per ripensare a te e a volte credimi non era
facile. Ci sono stati momenti in cui sarei volentieri venuto a Jacksonville per
spaccarti la faccia. Anche Bella si rendeva conto della somiglianza e ogni
giorno cercava di individuare in loro un particolare comune a lei, ma non era
facile, erano la tua fotocopia. È stato in questo periodo che io e lei ci siamo
uniti sempre di più finchè una sera, non so bene nemmeno come successe, ma ci
baciammo. Provammo a stare insieme, ma non durò più di due mesi – mi raccontò e
mi irrigidì subito.
Era un tasto dolente quello, pensare a lei che
stava con qualcuno mi faceva impazzire di gelosia, era sempre stato così, anche
prima che io e Bella ci mettessimo insieme. Era come se solo a me fosse stato
concesso vederla, toccarla, sentirla mia in ogni modo possibile.
- Tralasciamo questo punto, non mi va di sapere
cosa avete fatto. È già fastidioso così – riuscii a dire e mi stupii io stesso
di averlo fatto.
Era stato come ammettere di essere ancora
geloso di lei, ma poco mi importava in quel momento. Sapevo che non erano
andati a letto insieme perché Bella era stata chiara nel diario, ma la cosa mi
infastidiva lo stesso.
- Come vuoi mister gelosia – mi schernì Jake.
- Non è divertente – lo rimproverai.
- Infatti. Proprio per questo ti consiglierei
di darti una svegliata, sai com’è, Bella è una ragazza bellissima e lì fuori
farebbero a gara per conquistare il suo cuore e non è detto che lei continui a
non permetterlo a nessuno – iniziò a dirmi.
Mi resi conto che aveva ragione, ma allo stesso
tempo non era un discorso che mi premeva di affrontare adesso, erano altre le
cose che volevo e dovevo sapere.
- Lo so Jake, lo so benissimo, ma adesso
continua – lo esortai.
- Restammo insieme solo due mesi, non ci
spingemmo oltre i baci perché arrivammo a renderci conto che quello che ci
teneva uniti era amore fraterno e che restare insieme avrebbe rovinato tutto,
era quasi incestuoso per noi finire a letto insieme. Ci siamo accorti che stare
insieme era un modo sbagliato per cercare di risolvere la situazione e così è
finita. Da allora, però, ci siamo uniti ancora di più diventando quasi due
facce della stessa medaglia. Nel frattempo i gemelli crescevano un giorno per
due, svegli e vivaci come non mai e più loro crescevano più Bella diventava
irrequieta. Sapeva che durante la gravidanza aveva preso la scelta sbagliata
cioè quella di non dirti nulla e se prima quella scelta gli sembrava azzeccata
adesso che vedeva i bambini, che li coccolava, che gli stava accanto, che li
aiutava a crescere si accorgeva di aver sbagliato. Spesso la sera, dopo che li
metteva a letto, ci mettevamo entrambi sul divano a guardare la tv e in quei
momenti la vedevo crollare come argilla. Si lasciava andare al pianto e si
accusava di essere egoista perché ti stava tenendo lontano da qualcosa che tu
forse avresti potuto volere, che stava tenendo lontani loro da te. Diceva che
quegli erano gli anni che un genitore non vuole perdersi e lei te li stava
facendo perdere. Sul fronte lavorativo, invece, le cose andavano un po’ meglio.
Aveva trovato un altro lavoro sempre in una redazione di giornale e lì pian
piano iniziavano a farle scrivere qualcosa. Nulla di eccessivo, anche perché
era un giornale poco conosciuto, ma se la cavava alla grande considerato che
spesso lavorava a casa per non allontanarsi dai bambini. A livello emotivo,
però, stava avendo un crollo, un crollo che la gravidanza gli aveva fatto
superare. Ha ripreso con i tranquillanti, ma in piccole dosi e solo in casi di
estrema necessità. Lo faceva di nascosto, ma io sapevo che li usava perché la
controllavo sempre anche quando lei non se ne accorgeva. Non ne ha mai più
fatto un abuso vista l’esperienza orribile che aveva avuto durante la
gravidanza, ma ogni tanto uno la aiutava e non gli ho mai fatto pesare troppo
la cosa. I giorni passavano e così le settimane e i mesi e più l’orologio
girava più lei sentiva la mancanza di tutti voi. Voleva condividere con te, con
la tua famiglia quanto di bello la vita gli avesse dato, ma non riusciva a
farlo. Capisco se tu la consideri egoista, fidati, a volte, l’ho considerata
così anche io, ma per la gioia di un figlio, per proteggerlo da qualunque cosa
possa ferirlo un genitore sarebbe disposto a fare qualunque cosa. Ci sono cose
della vita di Bella, del suo privato più intimo che non ha permesso nemmeno a
me di conoscere, ma qualcosa l’ha sempre turbata più del dovuto – provò a
spiegarmi con calma.
- Che vuoi dire? – domandai curioso.
- Tante piccole cose, piccoli segreti che non
ha mai voluto confessarmi. Ad esempio durante le feste di Natale per un giorno
intero spariva senza dire dove andasse. L’ha fatto da sempre, da quando la
conosco praticamente, tutti i singoli anni. Non so bene cosa facesse o dove
andasse e non ho mai insistito per saperlo perché capivo che era qualcosa di
intimo, ma credimi mi sono cervellato per tanto tempo pur di capirlo. Alla fine
ci ho rinunciato – mi raccontò perso chissà in quali pensieri.
Quando Jake mi raccontò dell’episodio mi venne
subito in mente ciò che avevo letto nel diario di Bella. Lì aveva scritto che
andava a trovare “l’uomo dei bucaneve” e ricordavo perfettamente che queste
visite erano state fatte tutte nel mese di Dicembre. Coincidenza? No, di sicuro
c’era sotto qualcosa e quell’uomo di cui aveva scritto Bella nel suo diario non
era altro che il motivo della sua assenza ingiustificata agli occhi di Jake.
Quello che, però, mi premeva di sapere adesso
era solo una cosa. Chi diavolo era “l’uomo dei bucaneve”? E cosa c’entrava con
Bella? Perché lei andava a trovarlo tutti gli anni?
Cercai di non mostrarmi irrequieto agli occhi
di Jake, in fondo lui non sapeva nulla della mia lettura al diario di Bella e
non doveva certo scoprirlo.
Non dissi nulla e lui riprese a parlare
perdendosi in altri ricordi.
- Quando i piccoli erano grandi abbastanza per
iniziare a parlare non faceva altro che fargli ripetere la parola “papà” e non
puoi immaginare i lacrimoni che gli uscivano fuori tutte le volte che i bambini
pronunciavano quella parola. Era davvero qualcosa di speciale, credimi.
Comunque le cose andavano decisamente meglio. Bella si stava realizzando a
livello professionale e anche a livello genitoriale, fino a quando, un giorno,
tua sorella non le ha fatto una chiamata, un chiamata che l’ha scombussolata
profondamente – mi raccontò.
- Gli ha detto che ero tornato, non è vero? –
provai a ipotizzare.
- Esatto. Voleva che Bella tornasse a casa e
che entrambi chiariste la situazione e gli raccontò del fatto che eri spento,
che guardavi continuamente le vostre foto e che dormivi nella camera che i tuoi
avevano sistemato per Bella tutte le volte che lei restava a dormire da voi. Ha
cercato di mostrarsi forte alla notizia, ma io sapevo che dentro stava morendo
e lo si capiva già da come evitava tutte le chiamate da parte di qualcuno della
tua famiglia. Si manteneva a distanza da loro quasi come se avessero la peste
e, forse, in fondo era come se l‘avessero davvero. Loro rappresentava te e tu
per lei eri una malattia dalla quale ancora non era riuscita a curarsi del
tutto. Gli ho sempre detto che tu per lei eri come la droga, la sua qualità
preferita di eroina e credimi lo penso sinceramente. Pian piano la vedevo
sempre più sulle nuvole e quando le facevo qualche domanda si metteva a sognare
ad occhi aperti raccontandomi di come sarebbe stata la vostra vita assieme se
solo foste tornati insieme. Un giorno ha pure chiamato a casa e gli hai
risposto tu. È rimasta in silenzio, ma ha sognato la tua voce tutte le notti a
seguire per non so quanto tempo svegliandosi spesso in preda agli incubi –
continuò lui come se stesse leggendo quella storia da un libro.
- È assurdo – riuscii a dire quando lui fece un
attimo di pausa.
- Cosa? – mi chiese curioso.
- Tutto ciò che ho fatto dopo la morte di James
l’ho fatto per permettere a lei di vivere una vita più serena, una vita che io
non potevo darle, non in quel momento almeno. E invece? Invece le ho fatto
passare anni di inferno, quando la realtà era che potevamo affrontare quel
dolore insieme, uniti come lo eravamo sempre stati – gli spiegai.
- Hai fatto degli errori, tutti noi ne
facciamo, ma sei ancora in tempo per recuperare – mi disse lui con il chiaro
intento di consolarmi.
- Non lo so Jake, inizio a credere che forse
certi errori non si possono recuperare. Conosco Bella da sempre e siamo stati
tutto l’uno per l’altra da quando i nostri occhi si sono incontrati. Sono stato
il suo migliore amico, un fratello, un confidente, un porto sicuro, un
fidanzato, tutto ed è per questo che non so se tutti questi anni possono essere
cancellati. Io non l’ho delusa solo come fidanzato, ma l’ho fatto come ogni
singola cosa sono mai stato per lei – gli confidai vergognandomi a dire quelle
cose a voce alta.
Non era facile.
- È proprio per questo che dico che non è
tardi, che potete recuperare. Voi due non siete due semplici persone che sono
state insieme, voi avete passato la vostra vita l’uno accanto all’altra, vi
siete protetti e aiutati a vicenda, vi siete confidati a vicenda, avete
litigato e fatto pace, urlato e sorriso, odiato, amato. È troppo forte il
vostro legame e io me ne sono reso conto il giorno in cui vi ho visti insieme.
Il giorno in cui siamo arrivati a Jacksonville per il matrimonio di Alice e tu
sei arrivato. In quel momento ho capito davvero che legame avevate ed è stato
allora che mi sono reso conto del perché Bella sia stata così male, del perché
lei non sia riuscita a scindere il legame che vi univa. Edward non è tardi, non
è mai tardi per fare la cosa giusta – mi rivelò sorridendomi appena.
Non sapevo cosa rispondergli, cosa dirgli e per
questo chinai il capo e restai in silenzio per un po’, rompendolo solo quando
mi resi conto che quella situazione stava diventando imbarazzante.
- Cosa è successo dopo? – domandai.
- I bambini crescevano e le responsabilità di
lavoro di Bella aumentavano e gli veniva più difficile far coincidere lavoro e
bambini. Spesso li lasciava a me quando non lavoravo e quando entrambi non
potevamo tenerli, Bella, li affidava alla signora Brawn, una cinquantenne che
viveva al piano di sotto. Era vedova e i suoi figli abitavano lontano. Un
giorno si offrii di tenere lei i bambini, diceva che gli tenevano compagnia e
si sentiva meno sola. La conoscevamo da quando ci eravamo trasferiti e sapevamo
di poterci fidare. I bambini la adoravano. Quando compierono tre anni, però,
Bella decise di mandarli all’asilo, non voleva approfittarsi oltre della gentilezza
della signora. Pensava che fosse facile, che non ci sarebbero stati problemi e
fondamentalmente all’inizio non c’è ne furono, non per i dirigenti almeno. Lo
stesso, però, non poteva dirsi per i genitori dei bambini che frequentavano
l’asilo - iniziò a raccontare Jake e vedendo la sua espressione mi resi conto
come quello che avrebbe raccontato di lì a breve non mi sarebbe affatto
piaciuto.
Ricordavo che Bella nel diario aveva scritto di
non aver potuto mandare i gemelli all’asilo e, forse, stavo per scoprire
perché.
Guardai Jake e lo esortai a continuare a
parlare e così fece.
- Bella li accompagnava tutti i giorni e quando
non poteva lei ci andavo io. Fin qui niente di strano se non che un giorno,
all’uscita, corsi a prendere i bambini. Ero in ritardo di una decina di minuti
visto che avevo avuto un imprevisto in officina, allora facevo ancora quello di
mestiere. Quando arrivai trovai i gemelli che giocavano insieme ad altri tre
bambini i cui genitori di sicuro erano in ritardo come me. Insieme a me entrò
la mamma di uno di quei bambini, quando Lizzie mi corse incontro mi chiamò zio
Jake e quella donna mi guardò strano. Dissi ai piccoli di andare a prendersi il
giubbotto e rimasi fermo lì. Mi si avvicinò quella donna e credimi se ti dico
che bastava guardarla per leggere nel suo sguardo tutta la cattiveria che
aveva. Mi domandò come mai i bambini non mi chiamassero papà e le spiegai che
non lo ero e allora mi chiese come mai il padre non venisse mai a prenderli. Stavo
per risponderle quando Ej mi raggiunse e sentendo le parole della signora
rispose al mio posto dicendo che loro un papà non c’è l’avevano. Erano ancora
piccoli e Bella non aveva spiegato loro niente di te, è stato in seguito a
questo fatto che raccontò loro della bugia del papà che lavorava lontano – mi
spiegò cercando di raccontare ogni particolare.
Si fermò un attimo come se gli facesse schifo
raccontare quella storia e iniziavo a capire il perché.
- Che successe poi? Avanti Jake non farmi stare
con il dubbio – lo esortai a continuare.
- Da allora Bella iniziò ad essere additata.
Aveva solo 23 anni allora e due bambini di tre anni da crescere, non aveva una
famiglia a cui appoggiarsi, ma iniziava a fare carriera. Non era certo la mamma
ideale per chi non la conosceva e soprattutto non lo era per quelle trentenni
in carriera e ricche sfondate come erano quelle madri. Bella non fece caso a
tutte le dicerie che uscirono fuori sul suo conto e credimi ne uscirono tante,
cose orribili, mamme che la guardavano dalla testa ai piedi come fosse chissà
quale mostro e altre, invece, che la guardavano con pietà considerando i
gemelli i responsabili della rovina della sua vita. Non so perché reagirono
così, insomma, siamo in tempi moderni, ma quelle donne erano davvero subdole.
Credo che fossero solo invidiose, vedevano in Bella quello che forse avrebbe
voluto essere loro. Donne che si erano costruite qualcosa da sole e non per via
di un matrimonio di interesse come era il loro. Sono fermamente convinto che è
questo che vedevano in lei. Comunque, sta di fatto, che aizzarono i figli
contro i piccoli e i gemelli spesso e volentieri tornavano a casa con i
lacrimoni, soprattutto Lizzie, dicendo che a scuola venivano presi in giro e
molti bambini non volevano neppure giocare con loro. La loro fortuna era che
erano in due, uniti in modo indissolubile e questo li ha aiutati parecchio. Un
giorno, mentre Bella era a lavoro, le arrivò una chiamata dalla direttrice che
le chiedeva di correre a scuola perché Ej aveva litigato con un bambino. Mi
chiamò e corsi a scuola il prima che potei. Lei era già lì e aveva parlato con
le maestre – mi raccontò.
- Perché mai Ej avrebbe dovuto litigare con un
bambino? È un tipo tranquillo – dissi più a me stesso che a lui.
- Lo è, ma sa diventare molto “pericoloso”
quando qualcuno gli tocca i suoi punti deboli – mi fece notare Jake.
- Lizzie e Bella – dissi a voce alta
consapevole che fossero quelli i suoi punti deboli.
- Esatto. Quel bambino aveva preso in giro sua
sorella ripetutamente e lui si limitò a difenderla. Da lì nacque una lite.
Furono convocati i genitori di entrambi i bambini per capire bene cosa fosse
successo. Ej aveva iniziato la lite e se non fossero intervenute le maestre con
ogni probabilità quei due si sarebbero presi a botte. Bella chiese a Ej perché
si fosse comportato in quel modo e lui gli spiegò che quel bambino aveva preso
in giro Lizzie e le aveva fatto lo sgambetto facendola cadere a terra, lui si
era arrabbiato e gli era andato contro. “Mia sorella non si tocca” si era giustificato
senza giri di parole. Aveva solo tre anni, ma il piccolo ha sempre avuto in
chiaro le sue idee e i suoi modi di vedere. Vuoi o non vuoi si è sempre sentito
l’unico maschio di casa – mi spiegò perdendosi completamente nei ricordi.
Mi resi conto che con molta probabilità se ci
fossi stato io tutto questo non sarebbe successo. Ej era solo un bambino, non
era lui che doveva prendersi cura della sua famiglia, non ancora almeno.
- E quindi cosa successe? – domandai curioso.
- L’altro bambino disse che non era vero.
Lizzie allora mostrò il ginocchio sbucciato che si era provocata con la caduta,
ma ovviamente era la parola dei gemelli contro quella del bimbo. Non ti serve
che ti dica che era il figlio di una delle famiglie più prestigiose che
frequentava l’asilo, i gemelli, invece, erano figli di una donna che faceva
sacrifici enormi per riuscire a portare dei soldi a casa e far vivere in modo
dignitoso i suoi figli. Bella ovviamente si schierò dalla parte di Ej, si scusò
con i genitori per il comportamento del bambino, ma era certa che Ej avesse
agito in quel modo perché davvero il bambino aveva fatto cadere la sorella. Fu
allora che la madre del bambino iniziò a dare di matto dicendo che con ogni
probabilità era stato lo stesso Ej a far cadere la sorella per poi dare la
colpa a suo figlio. Disse che il piccolo era un bambino violento e del resto la
colpa non era certo dei bambini, ma di lei che non sapeva educarli. Se ne uscii
fuori con una frase del tipo: “è questo che succede quando i figli vengono lasciati
allo sbaraglio”. A quel punto Bella non c’è la fece più, chiese alla direttrice
di fare qualcosa, ma lei scrollò le spalle e fece passare tutto sotto silenzio.
La famiglia era molto ricca e offriva molte donazioni alla scuola, quindi,
tutto passò liscio come l’olio per il bambino, mentre tutta la colpa ricadde su
Ej. Ovviamente il bambino fu giustificato con il fatto che aveva solo tre anni,
non capiva bene e tutto si risolvette, ma Bella decise quello stesso giorno di
ritirare i bambini dall’asilo. Quella era stata la goccia che aveva fatto
traboccare il vaso – mi raccontò tutto d’un fiato Jake.
- È semplicemente vergognoso tutto questo –
dissi letteralmente sconvolto da quello che avevo sentito.
Faticavo perfino a crederci.
- Non è ancora finita. Quando qualche giorno
dopo Bella tornò in quella scuola per firmare i moduli del ritiro incontrò
fuori la madre di quel bambino insieme ad un'altra. Quando videro Bella
iniziarono a parlottare tra loro, così lei si avvicinò e disse loro che
potevano pure smettere di fare comunella, tanto non l’avrebbero rivista mai più
né lei né i gemelli. Quella allora prese a ridere sguaiatamente e iniziò a
provocarla facendola sentire una persona di infima categoria per poi concludere
dicendo che in quell’asilo privato non c’era spazio per dei figli bastardi –
continuò Jake.
- Ti prego, dimmi che non è vero. Non può
averlo detto – dissi alzando leggermente il tono di voce e stringendo i pugni
fino a farmi male alle nocche.
I miei figli non erano dei bastardi.
- L’ha fatto invece, ma si è beccata un pugno
in faccia da Bella, la quale le ha urlato che nessuno poteva permettersi di
offendere i suoi figli e che il figlio di lei aveva evitato di passare per
quello che realmente era solo perché suo marito aveva sganciato un assegno. Da
quel giorno in poi Bella non ha più voluto mandare i bambini da nessuna parte.
Li teneva lei quando non lavorava oppure li lasciava a me. Quando nessuno di
noi poteva tenerli aveva ripreso a lasciarli dalla signora Brawn, questo fino a
quando qualche mese dopo non ha preso il posto a Vogue. Da allora è riuscita a
gestire sempre tutto e i bambini sono rimasti con lei e con me – mi spiegò
serio.
- Ma è una cosa assurda, cioè voglio dire non
siamo mica ai tempi delle pietre – provai a dire del tutto sconvolto.
- Lo so, ma al mondo esiste ancora gente
ignorante e purtroppo all’ignoranza non c’è medicina. Comunque qualche tempo fa
Bella ha avuto la sua rivincita su quella donna – mi disse.
- Davvero? E come? – domandai curioso ed
eccitato allo stesso tempo.
Non sapevo cosa fosse successo, ma se Bella
aveva avuto la sua rivincita non potevo che essere orgoglioso di lei. Cazzo
quella donna aveva dato dei “bastardi” ai miei figli.
- Qualche mese fa in ufficio di Bella la sua
seconda assistente ha abbandonato il lavoro a causa di un trasferimento e visto
che il posto era vacante sono venute delle persone per fare i colloqui. Una
mattina si è presentata in ufficio di Bella proprio quella donna. Quando vide
che il suo posto di lavoro dipendeva da una scelta di Bella non hai idea la
faccia che ha fatto. La signora aveva appena divorziato dal marito che era
scappato in un altro Stato insieme ad una nuova fiamma lasciandola sola con un
bambino a carico. La donna non aveva le giuste competenze per svolgere quel
lavoro, ma Bella non disse a lei che il motivo per cui non veniva assunta era
quello, ma mentii. Le disse che in quella rivista non c’era spazio per mamme
single che avevano a carico dei figli, c’era già Bella e una donna in quella
situazione bastava e avanzava. Ricordo ancora l’espressione di lei quando, una
volta tornata a casa, mi raccontò tutto, un’espressione della serie: “toccatemi
tutto tranne i miei figli” – mi rivelò con espressione che sembra un misto di
soddisfazione e orgoglio, un’espressione che doveva essere lo specchio della
mia.
- Dopo quest’esperienza, quanto successo
all’asilo intendo, è cambiato qualcosa nei bambini? – domandi preoccupato.
- No, erano troppo uniti perché cambiasse
qualcosa, ma iniziarono a fare qualche domanda in più sul papà. Fu allora che
Bella inventò quella bugia sul fatto che lavorasse lontano, che poi non era
nemmeno una vera e proprio bugia. Bella ha sempre cercato di non fare mancare
loro nulla, gli ha fatto da mamma e papà allo stesso tempo, ma non era facile
soprattutto per due bambini come loro che sono vulcani di energia e che
facevano mille domande. Ad un certo punto, però, hanno smesso. Pur essendo
piccoli capivano che l’argomento rendeva triste la mamma e quindi evitavano
categoricamente, anche se, comunque, ogni tanto il discorso usciva fuori – mi
spiegò.
Mi resi conto che doveva essere stato difficile
per Bella, forse le vere e proprie difficoltà per lei era nate soprattutto
quando i bambini avevano iniziato a capire, quando doveva inventare mille scuse
pur di non rivelare che razza di comportamento aveva avuto il loro padre. E io
non mi ero curato di tutto questo, ero partito sparato a zero dandogli contro,
senza capire che era stato difficile per lei, che aveva dovuto affrontare una
situazione più grande di lei e l’aveva fatto da sola, solo con l’aiuto di un
amico che conosceva da poco rispetto alla sua famiglia che, invece, gli era
stata vicina da una vita.
Nonostante questo, però, aveva tirato su dei
figli perfetti e c’è l’aveva fatta da sola nonostante tutte le difficoltà che
la vita gli aveva messo di fronte.
- Cosa è successo dopo? – domandai per farmi
finire di raccontare tutto.
- Successe che lasciò il suo vecchio lavoro al
giornale dopo essere stata assunta nella direzione di Vogue. È stata messa in prova
per un mese, ma ha superato quel periodo brillantemente e finalmente la sua
carriera giornalistica è iniziata a pieno ritmo. Da allora le cose nella sua
vita sono andate meglio, ha cercato di imparare a convivere con la tua assenza
e nonostante questo facesse male c’è l’ha fatta. Ha pensato solo ai bambini
senza tralasciare nulla. Ha perfino pensato al documento di tutela nel caso gli
succedesse qualcosa, ma questo lo sai già – mi disse sorridendomi.
- Si, su questo so tutto, non serve che ti
soffermi nei dettagli – gli risposi.
- Beh c’è davvero poco altro da dire. In quel
periodo ha iniziato ad aprirsi di più al mondo, ogni tanto usciva con delle
colleghe di lavoro e si destreggiava tra i vari corteggiatori trovando ad
ognuno un difetto solo per non voler ammettere che nessuno di loro eri tu. Nel
frattempo anche io ho ricevuto una promozione e avendo più tempo con i bambini
era più semplice. Quando lei non poteva restavano con me. Ovviamente i momenti
di tristezza non mancavano. Ricordo che, un giorno, Rosalie le mandò un’e-mail
con le foto del compleanno di Sarah. Pianse come non faceva da tempo, c’eravate
tutti, compreso tu che ti spupazzavi la piccola e piangendo ricordo che mi
domandò perché i suoi bambini non potevano essere fortunati come Sarah. Non
seppi risponderle anche perché sapevo che nonostante io e lei cercavano di
essere una famiglia per i gemelli, non potevamo mai paragonarci ad una vera
famiglia come lo eravate tutti voi. La sera, in compenso, li faceva
addormentare raccontandogli la vostra storia e modificandola nella parte finale
per renderla una fiaba. I bambini la adoravano. Ci sei stato sempre Edward,
anche se non fisicamente. Loro ti hanno sentito, lei ti sentiva – mi rivelò
mettendomi una mano sulla spalla.
- È una situazione assurda, giuro. Potevamo
avere la vita più magnifica che due esseri umani potevano desiderare, invece,
abbiamo mandato tutto alla malora – dissi più a me stesso che a lui.
Ci eravamo rovinati la vota senza un vero,
reale motivo.
- Lo ripeteva spesso anche lei, questo. Ricordo
che una volta, durante quel periodo, è venuta a Jacksonville con il chiaro
intento di rivelarti tutto, ma qualcosa l’ha bloccata vedendoti. Non so bene
cosa, non me ne ha voluto parlare, ma deve aver visto qualcosa che le ha fatto
cambiare idea – mi spiegò e subito ripensai a ciò che lei aveva scritto nel
diario.
Sapevo perfettamente perché se ne era andata.
Diceva che nel mio sguardo aveva capito che non ero ancora pronto, che non
avevo superato nulla del passato.
- Se solo lo avesse fatto. Se solo quel giorno
fosse stata più coraggiosa – rivelai a me stesso consapevole che in passato
anche io aveva mancato di coraggio.
Si, l’avevo fatto proprio nel momento in cui
arrivato in aeroporto l’avevo vista con Jake ed ero scappato via senza andarle
incontro. Ero stato uno stupido. Chissà quante sofferenze ci saremmo
risparmiati entrambi se quel giorno fossi stato più coraggioso e meno codardo.
- Poi ci fu la promozione per lei. Divenne
vicedirettrice e i suoi orari divennero improponibili. Lavorava come un mulo,
ma riusciva comunque a equilibrare lavoro e figli. C’è sempre riuscita. Ricordo
che fu allora, una volta iniziato ad inglobare il lavoro, che mi disse che si
era accorta che non ti amava più, che si sentiva legata a te solo per via dei
bambini. Non ci ho mai creduto, ma non l’ho dato a vedere. Facevo finta di
crederci, solo quando è tornata a Jacksonville per il matrimonio di Alice ha
ammesso di aver mentito, che non era vero che non ti amava, che il suo
sentimento era sempre rimasto intatto. Credo lo facesse per proteggersi, per
auto convincere se stessa della cosa. E poi, un giorno, è arrivato l’invito al
matrimonio. Non voleva venire, ma quando Alice e Jasper sono andati in ufficio
pregandola di andare, non se l’è sentita di rifiutare. “Quella è la mia
famiglia” mi disse “ci sono sempre stati quando ne avevo bisogno, adesso devo
esserci io per loro”. Non scorderò mai quelle parole. Abbiamo preso l’aereo e
siamo arrivati a Jacksonville. Tante volte, durante quelle due settimane,
avrebbe voluto dirtelo, ma alla fine non c’è l’ha fatta. Quando si era decisa a
farlo, la sorella di Tanya le ha fatto diciamo il lavaggio del cervello e ci ha
rinunciato. Lo sai che Bella è sempre stata così. Lei pensa sempre prima agli
altri e solo dopo a se stessa. Quanto al resto della storia credo che tu lo
conosca già – concluse lui bevendo l’ultimo sorso di birra.
Provai a dire qualcosa, ma le parole sembravano
morirmi in gola, non riuscivo a parlare, ad esprimere a parole quelle che
provavo, il turbinio di emozioni che si era impadronito del mio corpo. Ero
sconvolto per quanto avevo sentito, stavo male per tutto quello che avevo
causato a Bella, mi sentivo in colpa per averla trattata in quel modo curandomi
solo del mio dolore e poco del suo.
Mi ero comportato come un’idiota, come un
emerito stronzo. Aveva ragione Alice, quando qualche tempo prima, dopo aver
scoperto di Boston, mi aveva accusato di essere un essere ignobile ed
egocentrico. Si, aveva ragione. Ero stato accecato dal risentimento di tutta
quella situazione che non mi ero curato degli altri, ma solo di me, come se
tutto il mondo girasse intorno a me.
Restammo in silenzio per un po’, poi Jake,
vedendo che non ero intenzionato ad aprire bocca riprese a parlare.
- Questo è tutto, adesso sai la verità, tutta la
verità, tutto quello che c’era da sapere, una verità che avrei preferito tu
sapessi prima. Quando
quella sera ti sei presentato nel suo ufficio dopo che avevi scoperto la
verità, Bella mi ha raccontato cosa vi siete detti, cosa tu le hai detto e credimi
quella volta ero decisamente arrabbiato con entrambi. Con te perché non ti eri
curato di capire i motivi reali del suo comportamento e con lei perché non ti
aveva detto nulla di ciò che aveva passato. Le ho detto che ti avrei parlato
io, ma lei me l'ha impedito. Non voleva che tu sapessi tutto quello che ha
passato, non voleva farti soffrire con il suo dolore, ma era giusto che tu
sapessi queste cose, finora ho rispettato la sua volontà ma quella di stasera è
stata la goccia che ha fatto traboccare il vaso. Credimi, raccontandoti la
verità non mi aspetto che questa cambi le cose, neanche lei dopo stasera se
l'ha aspetta, ma era necessario che tu sapessi tutto quello che è successo –
prese a dire guardandomi fisso negli occhi.
- Jake… – provai a dire, ma lui mi interruppe.
- No Edward, aspetta. Fammi finire. Non voglio
sapere cosa pensi, né se qualcosa in te è cambiato dopo aver parlato, non sono
io che devo saperlo, quindi non dire nulla. Non mi sono mai intromesso nella
vostra storia, ma visto che, ormai, ti ho detto tutto ti dico anche un’ultima
cosa. Io lo so che tu la ami e che se non l’hai ancora perdonata non è certo
per mancanza di amore, ma sta attento a non tirare troppo la corda. Bella è una
persona complicata, dovresti saperlo meglio di chiunque altro. È capace di dare
anima e corpo a qualcuno, ma quando arriva a prendere una decisione credendoci
con tutta se stessa allora è la fine perché non torna mai indietro. Non farla
arrivare al punto di prenderla questa decisione, non permettere che decida
davvero di buttare una pietra sopra alla vostra storia perché se così sarà non
tornerà indietro. Se c’è una cosa che ho imparato in questi anni è che la
rabbia, con il tempo, scompare, ma l’odio, quello vero, è difficile da
estirpare – concluse Jake serio più che mai.
- Ho fatto un sacco di…- provai nuovamente a
dire.
- Edward no, davvero, non dire nulla. Rifletti
su quello che ti ho detto e prendi la decisione che credi sia quella più
giusta. Non sprecare le parole adesso, non servirebbe – mi disse per poi
controllare l’ora – cavolo sono già le tre del mattino, conviene tornare a
casa. Domattina devo essere al lavoro molto presto e tu hai un aereo da
prendere – continuò lui sorridendomi.
- Si, hai ragione. È meglio tornare a casa –
riuscii solamente a dire.
Nel silenzio più tombale ci dirigemmo verso
casa. Quando raggiungemmo il pianerottolo, Jake si dileguò nel suo
appartamento, mentre io entrai in quello di Bella.
Regnava il silenzio più assoluto, del resto era
molto tardi. Controllai i bambini e notai che erano entrambi a letto che
dormivano placidamente, poi mi diressi in camera di Bella che stranamente
trovai socchiusa segno che era uscita dalla stanza dopo che io e Jake eravamo
andati via.
Ciò che vidi mi fece stringere il cuore. Bella
era rannicchiata
in modo orizzontale al centro del letto in posizione fetale. Mi avvicinai
cercando di non fare rumore e mi resi conto come le sue guance erano ancora
rigate dalle lacrime e le lenzuola bagnate segno che doveva aver pianto come
una fontana. Mi sedetti sul letto facendo attenzione a non svegliarla e le
asciugai le lacrime dal viso con estrema delicatezza, poi mi soffermai ad
osservarla.
Era bellissima e mi maledissi per averla fatta
soffrire così tanto, lei non meritava tutto quello che le avevo fatto passare.
Le avrei chiesto scusa, anche in ginocchio se
sarebbe stato necessario.
Con questi pensieri in testa le diedi un
delicato bacio tra i capelli e poi mi alzai dirigendomi nella mia stanza.
Qualcosa era cambiato dentro di me e, forse, l’amore, quello vero
poteva bastare per superare tutto e tornare ad essere felice. O almeno lo
speravo.
…Adry91…
SPOILER:
- Non lo so questo,
ma se hai ragione tu devo ammettere che ha uno strano modo di amare, un modo
che non rispecchia il mio. Non voglio un uomo che mi ami così. Voglio un amore
che mi divori completamente, è questo il mio sogno – gli rivelai.
- Credo tu lo abbia
già trovato – mi disse.
- Io credo, invece,
che dovremmo cambiare discorso. Diciamo che al momento Edward è l’ultima
persona di cui vorrei parlare – provai a dire sperando che acconsentisse.
Un grazie a tutti voi
che avete recensito, a quelli che hanno messo la mia storia tra i preferiti e
nelle seguite. Un altro grazie di cuore anche a coloro che mi hanno inserita
tra gli autori preferiti. Spero che anche questo capitolo sia di vostro gradimento
e recensite. Un bacio.
Questi personaggi non mi appartengono, ma sono proprietà di Stephenie
Meyer
Questi personaggi non mi appartengono,
ma sono proprietà di Stephenie Meyer. Questa storia è stata scritta senza alcun
scopo di lucro.
Eccomi qui a postare
un nuovo capitolo. Come vi avevo anticipato questo sarà un capitolo piuttosto
transitorio dove non succederà quasi nulla, ma avremo, però, chiaro ciò che
pensa Bella adesso. Il prossimo capitolo, come certamente vedrete dallo spoiler
alla fine, sarà molto importante ai fini della storia e l’unica cosa che vi
posso anticipare è che ci saranno parecchie urla. Voglio ringraziare tutti voi
che siete stati pazienti e mi avete aspettato. È stato un grande piacere, per
me, ritrovarvi qui ancora pronti a leggere la mia storia.
Capitolo 46
Rinunciare
POV BELLA
Era dalla sera
prima che non parlavo con Edward, non che lui non ci avesse provato, ma avevo
fatto tutto il possibile e l’impossibile per evitarlo.
Mi ero svegliata di
gran lunga prima di lui, avevo preparato la colazione per lui, Jake e i bambini
e mi ero dileguata in ufficio lasciando solo i vestiti pronti per i bambini e
un bigliettino dove lo avvisavo che avevo avuto un’emergenza in ufficio.
Non ero rientrata a
pranzo inventando un’altra scusa e avevo rifiutato le decine e decine di
chiamate che Edward mi aveva fatto. Si era anche presentato in ufficio, ma Jake
mi aveva avvisata in tempo del suo arrivo e così avevo chiesto ad Ashley di
dirgli che non poteva parlarmi perché ero in riunione e avrei finito molto
tardi.
Solo nel tardo
pomeriggio ero tornata a casa sperando di trovarli tutti fuori visto che sapevo
che Edward avrebbe portato i bambini al lunapark.
Purtroppo, però,
avevo fatto male i miei calcoli e aprendo la porta del mio appartamento mi ero
ritrovata i miei angioletti tra le braccia senza nemmeno rendermene conto.
I piccoli si erano
lamentati del fatto che non mi avessero visto per tutto il giorno e solo allora
mi ero resa conto che evitare Edward mi aveva fatto involontariamente evitare
anche i miei figli e questo non poteva e non doveva succedere.
Mi ero scusata con
loro promettendogli che avrei preso un giorno libero dal lavoro e mi sarei
dedicata completamente a loro, ma che quella sera purtroppo dovevo assentarmi
nuovamente.
“A proposito
Edward, ti dispiace occuparti tu di loro per stasera?” gli domandai
rivolgendogli la parola per la prima volta quel giorno.
“Certo che no” mi
rispose lui sorridendo “dov’è che vai?” mi chiese dopo con fare curioso.
“Devo uscire con
Dylan” mi lasciai scappare marciandoci un po’ troppo su quello che poteva
risultare un doppio senso.
In realtà dovevo
uscire davvero con Dylan, ma solo perché insieme dovevamo assistere ad una
sfilata di lavoro a cui nessuno dei due poteva mancare.
“Il biondo
dell’altra sera?”
“Il mio collega,
esatto” gli risposi mentre vidi Ej sbuffare sonoramente.
La modalità figlio
gelosone era già stata attivata.
“E dov’è che
dovreste andare insieme?” mi domandò soffermandosi sulla parola “insieme”.
Lo guardai con aria
strafottente alzando leggermente un sopracciglio, poi mi decisi a rispondere.
“Sbaglio o stasera fai
un po’ troppe domande? Ti ho chiesto se puoi tenere i bambini, tutto qui. Se è
un problema basta dirlo, lo chiederò a Jake”.
“Vorrei solo sapere
dove te ne vai, tutto qui” mi spiegò.
“E io non sono
tenuta a dirtelo, non trovi?” mi lasciai scappare prima di dirigermi nella mia
stanza per farmi una doccia.
Quando uscii dal
getto dell’acqua mi asciugai e mi sistemai i capelli lisciandoli con la
piastra, poi mi diressi in camera per decidere cosa mettere.
Trovai seduta sul
lettone mia figlia con le braccia incrociate segno che era lì per aiutarmi a
decidere cosa mettere, ormai, la conoscevo molto bene.
“Allora mami, io
direi un vestitino. Che dici?”
Aveva messo su il
suo sguardi furbo e questo mi bastò a farmi capire dove voleva andare a parare.
Lei adorava quando Ej faceva il geloso e quale migliore modo di farlo
ingelosire facendomi mettere un vestitino sapendo che stavo uscendo con un
uomo?
“Beh tesoro, credo
che tu abbia ragione” le risposi conscia però di mettere qualcosa di più
elegante solo in vista della serata importante e non per far ingelosire il mio
ometto.
Mi diressi nella
mia cabina armadio e optai subito per un tubino aderente nero brillantinato che
si stringeva sui fianchi per modellare meglio le forme. Decisi di mettere
questo, anche perché se non ricordavo male non l’avevo neppure mai messo da
quando mi ero decisa a comprarlo.
“Wow mamma, è
bellissimo”.
“Grazie tesoro”.
“Quando sarò grande
anche io sarò bella come te?” mi chiese poi la piccola mentre io mi infilavo le
scarpe.
“Tesoro tu sei già
più bella di me e quando sarai grande farai girare la testa a tantissimi
ragazzi. Non vorrei essere nei panni di tuo fratello” le feci notare
sorridendole.
“Davvero?” mi
chiese speranzosa.
“Certo amore mio”
le risposi mentre continuavo a prepararmi.
Restammo in
silenzio per un po’, poi mia figlia tornò a parlare.
“Alloramami, dov’è che vai?”
“Ad una sfilata di
lavoro” le risposi sincera.
“Ero certa che
fosse per lavoro che uscivi, però, non dirlo ad Ej e nemmeno a papà. Voglio
divertirmi con loro. Sono sicura che sbufferanno tutta la sera e controlleranno
l’orologio praticamente ogni minuto”.
“Sei sadica amore”.
“Cosa? Che
significa?” mi domandò.
I miei figli erano
così svegli che a volte mi scordavo che avessero solo cinque anni e parlavo con
loro come se fossero già grandi.
“Un modo per dire
che sei cattiva, tesoro” provai a spiegarle ovviamente riferendomi solo al
fatto che provasse piacere a far impazzire di gelosia suo fratello.
“Io cattiva?” mi
domandò sconvolta “nah, voglio solo divertirmi” continuò facendo un gesto con
la mano come se fosse una persona adulta.
“Ok, ok, starò al
tuo gioco cattivona” le dissi quando fui pronta.
Lei mi guardò e mi
sorrise ringraziandomi come una pazza, poi andammo di là considerato che Dylan
sarebbe passato a prendermi di lì a poco.
“Mamma dove credi
di andare vestita in quel modo?” mi chiese sconvolto mio figlio.
“Ej non cominciare”
lo rimproverai bonariamente.
“Dal tuo armadio sono
spariti i pantaloni?” continuò lui imperterrito.
“È una serata
importante e ho preferito il vestito” gli risposi seria in modo che percepisse
che non poteva continuare a fare il geloso per sempre.
“E perché mai? Sei
più elegante con le gambe coperte” mi rispose lui con un’espressione da vero
ometto.
Se non fossi certa
del contrario avrei seriamente pensato che fosse stato Edward a crescerlo e non
io. Era la sua esatta fotocopia, usava perfino le stesse frasi.
“È tardi, non posso
cambiarmi” continuai mentre sentimmo suonare il campanello.
Fu Edward ad andare
ad aprire la porta e quando vide Dylan la sua espressione era un tutto dire. Se
avesse potuto avrebbe buttato fuori fumo dalle orecchie e dal naso.
“Che ci fa lui
qui?” fu la domanda di Ej ancora prima che Dylan aprisse bocca.
“Buonasera” disse
poi il mio collega “ciao piccoli” aggiunse poi facendo imbestialire ancora di
più mio figlio.
“Piccoli? Bah…chi
si crede di essere questo qui?” chiese con fare convinto Ej mentre io e Lizzie
c’è la ridevamo sotto i baffi.
“Ej smettila prima
ancora di iniziare” lo rimproverai pochi istanti dopo.
“Lascialo stare
dai, non rimproverarlo” cercò di essere gentile Dylan.
Gli sorrisi senza
dire nulla e lui ricambiò mentre Ej sbuffò sonoramente. Lizzie, invece,
continuava a ridersela sotto i baffi. Assomigliava a Alice per la sua
“perfidia”.
“Dov’è che andate?”
intervenne Edward rivolgendosi a Dylan sperando che lui glielo dicesse visto
che io non lo avevo fatto.
“Ad una…” provò a
dire il mio collega, ma io lo interruppi prima che terminasse la frase.
“Non importa dove
andiamo e comunque non ti riguarda” risposi io prendendo la borsa che avevo
adagiato poco prima sul divano “adesso è meglio andare Dylan” conclusi
dirigendomi verso l’uscita dopo aver baciato sulla fronte Lizzie e sulla
guancia un Ej molto arrabbiato.
“Ma…” iniziò a dire Edward.
“Mi raccomando non
fargli mangiare schifezze. Buona serata” conclusi spingendo Dylan fuori e
chiudendomi la porta alle spalle.
Salimmo in macchina
e ci dirigemmo alla sfilata che fu un vero evento di alta moda dove partecipò
un sacco di gente. Il giorno dopo con Dylan avremmo avuto un bel po’ di che
scrivere per l’articolo in merito a quanto avevamo appena assistito.
Dopo la sfilata
Dylan mi invitò a cena e vista l’ora accettai considerato che altrimenti mi
sarei ritrovata a dovermi cucinare qualcosa e non ne avevo per nulla voglia.
Ci dirigemmo ad un
ristorante lì vicino e ordinammo qualcosa da mangiare trascorrendo una bella
serata.
La cosa che mi
stupii piacevolmente fu che stranamente non ci provò nemmeno per un momento,
anzi, tutto il contrario. Si mostrò molto disponibile e parlammo di svariate
cose: del lavoro e anche della vita privata. Mi parlò della sua ultima storia e
volle sapere qualcosa in più sulla mia famiglia.
Mi chiese dei
bambini, di Jake e, alla fine, anche di Edward spiegandomi che era lui il
motivo per cui si era deciso a comportarsi da amico e nulla più.
“Ti ha messo così
tanto timore la prima volta che l’hai visto?” gli domandai curiosa che Edward
potesse fare questo effetto anche adesso che era leggermente più adulto del
ragazzo che era stato in passato.
“No assolutamente.
Se voglio una cosa non sono certo delle scenate di gelosia che mi fanno
desistere dal mio obiettivo” mi rispose.
“E allora cosa ti
ha fatto davvero desistere?”.
“Tu” mi rispose in
modo breve e coinciso.
“Io? Non capisco”.
“Ti ho visto sai?
Ho visto come lo guardi, ho visto come parli di lui e i tuoi occhi dicono
tutto. Vedo la tristezza nei tuoi occhi e nonostante non sia una cosa bella un po’
ti invidio perché è così che ci si sente quando si ama davvero qualcuno e
magari le cose non vanno esattamente come vogliamo”.
“Io ho cercato di
farti studiare le basi per fare carriera alla rivista e tu in tutta risposta ti
sei messo a studiare me?” gli chiesi retorica sorridendo.
Era una battuta la
mia, voleva esserlo per smorzare un po’ quello che aveva appena detto
considerato che era un argomento che avrei voluto decisamente evitare di
affrontare, soprattutto in quel momento.
“Non ti ho
studiato, ma te lo si legge così chiaramente negli occhi. Anche un cieco se ne
accorgerebbe” mi rivelò.
“Beh, diciamo che
la situazione come ti ho spiegato è abbastanza complessa. Io ed Edward ci siamo
molto amati in passato, di un amore che difficilmente potrò provare per qualcun
altro e poi ci sono i bambini che mi legano a lui, ma si va avanti nella vita.
Edward è un capitolo passato. Farà sempre parte della mia vita, ma non come
credi tu” gli risposi credendo davvero alle parole che avevo appena
pronunciato.
Mi ero resa conto
che, seppur lo volevo con ogni fibra del mio essere, non ci sarebbe mai potuto
essere più un “noi” tra me ed Edward perché eravamo cambiati entrambi e il
tempo trascorso e le situazioni che avevamo dovuto affrontare ci avevano
allontanato irreparabilmente.
“Io credo che ti
ami ancora anche lui altrimenti non avrebbe avuto quel tipo di reazione solo a
vedermi”.
“Non lo so questo,
ma se hai ragione tu devo ammettere che ha uno strano modo di amare, un modo
che non rispecchia il mio. Non voglio un uomo che mi ami così. Voglio un amore
che mi divori completamente, è questo il mio sogno” gli rivelai.
“Credo tu lo abbia
già trovato”.
“Io credo, invece,
che dovremmo cambiare discorso. Diciamo che al momento Edward è l’ultima
persona di cui vorrei parlare” provai a dire sperando che acconsentisse.
“Si, hai ragione.
Forse è meglio cambiare discorso”.
Dovetti ammettere
che fu di parole e per tutto il corso della serata non si parlò più del mio ex
ragazzo. Ci divertimmo parecchio, così tanto che non ci accorgemmo nemmeno del
tempo passato e solo a tarda serata controllai l’orologio rendendomi conto che
era tardissimo.
Mi feci
riaccompagnare a casa e cercai di fare il minor rumore possibile per non
svegliare nessuno, ma non appena varcai la soglia di casa trovare un Edward
completamente sveglio seduto sul divano a guardare distrattamente la tv.
“Alla buon’ora.
Sono le due passate” mi disse spegnendo la tv e voltandosi a guardarmi.
Mi resi conto solo
in quel momento che era ancora sveglio solo perché stava aspettando me.
“Sono andata ad una
sfilata per lavoro e non ho fatto caso all’ora” mi giustificai distrattamente.
“E vorresti farmi
credere che sei stata a lavorare fino ad adesso? Non pensavo che le sfilate
durassero così a lungo”.
“Non voglio farti
credere nulla. Ciò che faccio non ti riguarda”.
“Si invece, mi
riguarda eccome”.
“Non credo proprio”
continuai imperterrita io.
Non gliel’avrei
data vinta, non stavolta.
“Mi riguarda dal
momento in cui io resto a casa con i nostri figli ad aspettarti” mi fece notare.
“Qual è il
problema, Edward? è stato troppo
chiederti di occuparti dei bambini per un giorno intero? Bene la prossima volta
chiederò a Jake. Ho fatto a meno di te per cinque anni, non vedo come non possa
farne a meno per il tempo a seguire” gli dissi arrabbiata.
Mi resi subito
conto di averlo ferito con le mie parole, ma non mi sarei fatta impietosire,
non in quel momento almeno.
“Non dire idiozie
sai benissimo che non mi riferivo a questo. Stare con i bambini è sempre un
piacere per me, dovresti averlo capito. Ti sei divertita almeno?” mi domandò
con aria quasi di sfida togliendosi immediatamente lo sguardo ferito che avevo
visto poco prima.
“Moltissimo,
grazie” gli risposi con lo stesso tono.
“Bene” mi disse.
“Bene” ripetei
anche io prima di dirigermi verso la mia camera.
“Non abbiamo
finito. Dobbiamo parlare” aggiunse prima che entrassi in camera.
“Io non ho niente
da dirti, quindi buonanotte” gli dissi “ah, dimenticavo, buon viaggio. Domani vado
a lavoro presto perché ho un articolo da scrivere quindi non penso ci vedremo
per i saluti. Ci sarà Jake comunque” conclusi.
“Prima che parta
dobbiamo parlare” mi ripeté lui.
“Non ho niente da
dire e nemmeno niente da ascoltare. Ci siamo già detti tutto. Ah, grazie ancora
per l’incontro con Claus, ieri sera non credo di averti ringraziato come si
deve. Ti devo un favore” gli dissi voltandomi a guardarlo regalandogli un
sorriso, poi prima che potesse dire qualunque cosa entrai nella mia camera
chiudendomi la porta alle spalle.
Non potevo
affrontarlo, non in quel momento. Un’altra litigata era l’ultima cosa che
potevo permettermi e poi ero già sicura di sapere perfettamente cosa lui avesse
da dirmi.
La verità era che
semplicemente non volevo ascoltarlo, semplicemente non avevo voglia delle sue
stupide spiegazioni, semplicemente non avevo voglia che rimettesse nuovamente i
puntini sulle “i”.
Il giorno seguente
sarebbe andato via e io avrei avuto il tempo di calmarmi e farmi passare la
rabbia prima di rivederlo. Al massimo avremmo affrontato questa discussione
quando ci saremmo rivisti e solo allora, se necessario, avremmo chiarito i
punti in sospeso, sempre se punti in sospeso c’è ne fossero.
…Adry91…
SPOILER:
“Bella
io...” provò a dire lui.
“Bella
un cazzo. Ti ho chiesto perché l’hai preso non se avessi avuto intenzione di
restituirmelo. Tu non avevi nessun diritto di prenderlo. Era una cosa
personale, una cosa mia”.
“Ero
arrabbiato ed è stato un impulso. L’ho preso senza rendermene conto e poi
pensavo ci fosse scritto qualcosa sui bambini”.
“L’hai
letto?” chiesi abbassando il tono.
Edward
non disse nulla, abbassò la testa in senso di assenso.
“Ma
bravo, bravo Edward, davvero. E dimmi anche il fatto di leggerlo è stato un
impulso? Non me ne frega nulla se eri arrabbiato o chissà cos’altro. Se avresti
voluto sapere qualcosa sui gemelli saresti dovuto venire da me a chiedere e non
prendere il mio diario. Non c’è nulla di più personale di questo e tu sei
entrato nel mio mondo, nei miei pensieri. Con quale diritto è? Chi cazzo ti
credi di essere tu, eh?” gli urlai a pochi centimetri dalla sua faccia.
Ero
talmente vicino al suo viso che potevo sentirne il respiro sulla mia pelle, ma
per la prima volta da tutta una vita non mi provocava nulla, faceva solo
crescere la mia rabbia.
Un grazie a tutti voi
che avete recensito, a quelli che hanno messo la mia storia tra i preferiti e
nelle seguite. Un altro grazie di cuore anche a coloro che mi hanno inserita
tra gli autori preferiti. Spero che anche questo capitolo sia di vostro
gradimento e recensite. Un bacio.
Questi personaggi non mi appartengono, ma sono proprietà di Stephenie
Meyer
Questi personaggi non mi appartengono,
ma sono proprietà di Stephenie Meyer. Questa storia è stata scritta senza alcun
scopo di lucro.
Eccomi qui con il
capitolo che molti di voi aspettavate. Premetto che io a scriverlo mi sono
divertita parecchio. Era un capitolo che avevo in mente da tanto tempo e non
vedevo l’ora di mettere nero su bianco e credo che alla fine sia venuto fuori
esattamente come lo avevo immaginato. Diciamo che sono abbastanza soddisfatta
di questo “urlante” capitolo. Che ne pensate invece voi? Vi anticipo che stiamo
arrivando quasi alla fine di questa storia, non mancherà molto alla fine. Bene,
adesso vi lascio alla lettura. Un bacio a tutti.
Capitolo 47
Una litigata furiosa
POV BELLA
Erano passati due mesi dall’ultima volta che io ed
Edward avevamo parlato faccia a faccia. Esattamente era successo quella notte
in cui ero rientrata a casa dopo la cena con Dylan e lui era rimasto sveglio ad
aspettarmi.
Non avevo voluto parlare con lui quella sera, né i
giorni e le settimane a seguire. Il giorno dopo era partito, ma io pur di non
incontrarlo ero andata a lavoro molto presto. Aveva provato a chiamarmi un sacco
di volte dopo la partenza, ma staccavo sempre le sue chiamate e quando gli
rispondevo perché chiedeva di me ai piccoli gli impedivo sempre di parlare di
noi due, fino al punto in cui, qualche settimana dopo, ci aveva rinunciato.
Un mese dopo la sua partenza mi aveva telefonato
per avvisarmi che sarebbe venuto a trovare i bambini, ma io non mi sentivo
ancora pronta per vederlo. Più tempo gli stavo lontana, più avevo la
possibilità di allontanarlo dalla testa e dal cuore. Alla fine vista la
situazione si era proposto Jake di andare a Jacksonville con i bambini per
fargli trascorrere del tempo con Edward in modo che nessuno fosse scontento.
Erano rimasti lì due settimane e non mi ero mai
allontanata da loro così tanto. Mi erano mancati tantissimo e proprio in quelle
due settimane avevo compreso come stavano davvero le cose. Avevo bisogno dei
miei bambini, di averli sempre vicini e pur di averli accanto a me avrei anche
permesso a me stessa di vedere Edward.
Era per questo motivo che da due giorni ero a casa
Cullen per trascorrere lì la festa del Ringraziamento. Esme e Carlisle ci
tenevano molto a quella festa e volevano che fossi presente insieme ai bambini,
avevano perfino invitato Jake. Mi ero decisa subito ad accettare, ormai, ero
pronta ad affrontare Edward e a mettere una volta per tutte un punto alla
nostra assurda situazione.
A causa del suo lavoro e dei bambini, però, non
avevamo avuto il tempo per fermarci a parlare, ma non avevo nessun dubbio che
due minuti li avremmo trovati prima che io e i piccoli saremmo tornati a New
York.
Eravamo tutti nel grande salone Cullen per
festeggiare il Ringraziamento, c’era anche Victoria con Lucas e la loro nuova
famiglia, mio padre con Sue, Seth e Leah e perfino mio padre insieme a Phil.
Non mancava proprio nessuno e questo perché quella era una festa a cui, da
sempre, Esme teneva in modo particolare perché per lei non era altro che un
giorno speciale da trascorrere tutti insieme e per ringraziare Dio di tutto ciò
che ci era stato donato.
A tavola prima di iniziare a mangiare tutti ci
eravamo fermati un attimo per ringraziare Dio e ognuno, anche i più piccoli,
avevamo detto la propria.
Carlisle ed Esme avevano ringraziato perché per la
prima volta dopo anni ci trovavamo lì tutti riuniti e perché avevano finalmente
ritrovato una figlia, riferendosi ovviamente a me.
Victoria aveva ringraziato per la felicità in
parte ritrovata e perfino i miei figli avevano voluto dire la loro. Il loro
ringraziamento andava a Dio per aver permesso loro finalmente di poter
pronunciare la parola papà, di aver permesso loro di comprendere il significato
di questa parola, ma soprattutto di avergli, a loro, dire regalato il papà
migliore del mondo.
Mi ero commossa non poco a quelle loro parole e
per gli altri era stato altrettanto, ma per fortuna ci aveva pensato Emmett a
smorzare i toni facendoci ridere tutti, come suo solito.
“Sono grato di avere una famiglia così unita, una moglie fantastica
che amo, una bambina deliziosa di nome Sarah e un'altra bambina che piange
tutta la notte e non mi fa dormire” aveva detto con la sua solita aria da
battute.
Avevamo riso tutti consci che, comunque, non avesse
tutti i torti. Che non dormisse la notte per via della piccola Rachel era
chiaro come il sole, bastava vedere i suoi occhi perennemente sconvolti.
Nonostante un po’ di tensione da parte mia e di Edward,
dovevo ammettere che era stata una serata davvero piacevole e divertente, ma
soprattutto avevo respirato nuovamente quell’aria di casa che riuscivo a
percepire solo quando mi trovavo nelle mura di villa Cullen.
Era,
ormai, tarda serata ed erano quasi tutti tornati a casa, o quasi. Mamma e Phil
erano tornati in albergo e papà insieme a Sue e a Seth si erano già messi in
viaggio per tornare a Forks. Leah era rimasta per stare ancora un po’ con Jack,
visto che tra di loro era, ormai chiaro, che stesse nascendo qualcosa, ma aveva
promesso alla madre di mettersi in viaggio lo stesso giorno che noi saremmo
tornati a New York. Solo Victoria e la sua famiglia non era ancora andati via.
Ero
distrutta dopo una serata del genere ed ero salita un attimo in camera per
darmi una rinfrescata, ma poco dopo sentii bussare alla porta.
Dopo
aver invitato chiunque avesse bussato ad entrare vidi Jasper comparirmi di
fronte con un’espressione colpevole.
“Che
succede?” chiesi cercando di capire il motivo di quello sguardo.
“Bella credo
di aver fatto un guaio” mi rispose lui e in quel momento mi sentii impallidire
dalla preoccupazione.
Avevo
affidato i bambini a lui ed Emmett per meno di mezz’ora. Cosa diavolo avevano
combinato?
“Non
si tratta dei bambini, tranquilla, o forse si” iniziò a dire grattandosi la
testa, segno che era in difficoltà “loro stanno bene. È solo che mi è appena
scappato di bocca con Alice che i bambini da oggi sono ufficialmente due Cullen
e adesso lei l’ha detto a tutti e pretende che scendiamo tutti in salotto a
festeggiare. Lo so che odi queste cose, ma ti giuro che non potevo certo immaginarmi
che avrebbe reagito così, soprattutto considerando l’ora” mi raccontò lui
ancora con sguardo colpevole.
Feci
un sospiro di sollievo. Chissà cosa mi ero creduta.
Gli
feci un sorriso e lui sembrò ricambiarlo.
“Facciamo
che per questa volta scendo giù con te a festeggiare, ma mi devi un favore. Sai
che sono un po’ allergica a tutti questi festeggiamenti” gli risposi
puntandogli un dito contro.
“Anche
due di favori” mi fece notare lui e io scoppiai a ridere di gusto seguita a
ruota da lui.
Uscimmo
dalla stanza e in quello stesso momento Rosalie ci avvisò di chiamare Edward
visto che sembrava essere sparito da qualche minuto.
“Vado
io” dissi a lui sorridendogli “ah Jasper ti voglio bene” aggiunsi poi mentre
lui aveva già raggiunto le scale.
“Anche
io, tanto” mi rispose regalandomi uno dei suoi sorrisi migliori.
Adoravo
sentirmelo dire da lui perché era l’unico in quella famiglia che aveva più
difficoltà a dirle quelle cose. Jasper era uno di quelli che ti dimostrava con
i fatti e con i piccoli gesti l’affetto che provava, non con le parole.
Mi
diressi verso la camera di Edward, conscia che, forse, era giunto il momento di
parlare. Era meglio chiarire la cosa prima di scendere giù a festeggiare
qualcosa che riguardava me tanto quanto lui. Trovai la porta socchiusa e così
bussai, ma non sentendo nessuno entrai pensando che, forse, era in bagno.
Entrai
lasciando la porta aperta e mi accorsi che in camera non c’era nessuno, provai
a chiamarlo, ma non ricevetti nessuna risposta nemmeno dal bagno, motivo per
cui decisi di scendere sotto, magari gli altri l’avevano già trovato.
Mi
diressi verso la porta, ma qualcosa sulla scrivania attirò la mia attenzione.
Sotto dei fogli c’era qualcosa di familiare per me, qualcosa in cuoio marrone.
Sperai solo di sbagliarmi, ma non appena mi avvicinai e presi l’oggetto in
questione mi accorsi che era il mio diario, quello stesso diario che avevo
iniziato a scrivere dopo l’incontro con Edward a Boston fino al mio viaggio a
Jacksonville per il matrimonio di Alice.
Quel
piccolo quaderno racchiudeva quella vita che non volevo Edward conoscesse, una
buona parte del dolore che avevo affrontato in quei cinque anni che mi erano
sembrati lunghi un’eternità.
Ricordavo
perfettamente di averlo riposto in una cassetto della camera dei bambini,
quella camera a cui avevo dato la chiave a Edward per fargli conoscere il mondo
dei bambini quando erano ancora molto piccoli.
Quando
avevo detto a lui di entrare in camera non ricordavo neppure di aver lasciato
il diario lì, né tanto meno mi sarei aspettata che lui l’avrebbe preso. Il
vecchio Edward, l’Edward di cui io mi ero innamorata non l’avrebbe mai fatto e
questo doveva già farmi capire quanto lui fosse cambiato.
Presi
il diario in mano e lo osservai per bene, non c’erano dubbi. Era proprio il
mio.
Lo
appoggiai di nuovo alla scrivania e in quel momento sentii qualcuno dietro di
me.
“Che
ci fai qui? Ti stiamo aspettando tutti sotto” mi disse proprio Edward.
“Rose
mi ha detto che non eri sotto e di venirti a chiamare” gli risposi come se la
cosa fosse ovvia.
“Ero
in cucina a parlare al telefono. Telefonata di lavoro “ mi disse lui
spiegandomi il motivo per cui gli altri non lo avessero visto.
Dalla
sua voce potei facilmente capire che non avesse capito che avevo appena
scoperto quello che aveva fatto.
“Perché
l’hai preso?” gli domandai abbassando la voce.
Ero
delusa, talmente tanto che facevo fatica perfino a parlare.
“Preso
cosa?” mi chiese lui facendo finta di non capire.
Non
c’era cosa che mi desse più fastidio.
Ero
ancora girata di spalle quindi non potevo vedere la sua espressione.
“Questo”
dissi alzando la voce e prendendo in mano il mio diario.
Edward
restò in silenzio per un po’, forse sperando di trovare una banale scusa da
rifilarmi.
“Ho
fatto una cazzata lo so. Non avrei mai dovuto prenderlo, non ne avevo il
diritto. Te lo avrei restituito porgendoti le mie scuse non appena fossi
tornato a New York” mi rispose lui seriamente dispiaciuto.
“Porgendomi
le tue scuse?” presi ad urlare fregandomene che fosse notte fonda, che la porta
fosse aperta e che sotto qualcuno avrebbe potuto sentirci “Edward io non me
faccio nulla delle tue scuse. Sono stufa dei “mi dispiace”, dei “non lo farò
più”. Mi hai stancato. Per una buona volta prenditi le responsabilità delle tue
azioni e smettila di nasconderti” gli urlai arrabbiata voltandomi a guardarlo
puntandogli l’indice contro.
La
rabbia che provavo nei suoi confronti, quella rabbia che avevo covato in tutti
quegli anni stava uscendo fuori e, forse, era giusto così. Ero stufa di tutta
quella storia, stufa di fare finta che non fosse successo nulla, stufa di
restare in silenzio e subire qualunque cosa. E in quel momento mi resi conto
che davvero eravamo alla resa dei conti, quella resa dei conti che dovevamo
avere molto tempo prima.
“Bella
io...” provò a dire lui.
“Bella
un cazzo. Ti ho chiesto perché l’hai preso non se avessi avuto intenzione di
restituirmelo. Tu non avevi nessun diritto di prenderlo. Era una cosa
personale, una cosa mia”.
“Ero
arrabbiato ed è stato un impulso. L’ho preso senza rendermene conto e poi
pensavo ci fosse scritto qualcosa sui bambini”.
“L’hai
letto?” chiesi abbassando il tono.
Edward
non disse nulla, abbassò la testa in senso di assenso.
“Ma
bravo, bravo Edward, davvero. E dimmi anche il fatto di leggerlo è stato un
impulso? Non me ne frega nulla se eri arrabbiato o chissà cos’altro. Se avresti
voluto sapere qualcosa sui gemelli saresti dovuto venire da me a chiedere e non
prendere il mio diario. Non c’è nulla di più personale di questo e tu sei
entrato nel mio mondo, nei miei pensieri. Con quale diritto è? Chi cazzo ti
credi di essere tu, eh?” gli urlai a pochi centimetri dalla sua faccia.
Ero
talmente vicino al suo viso che potevo sentirne il respiro sulla mia pelle, ma
per la prima volta da tutta una vita non mi provocava nulla, faceva solo
crescere la mia rabbia.
La
verità era che la storia del diario era solo la goccia che aveva fatto
traboccare il vaso. Prima o poi saremmo arrivati a questo, ne ero sicura.
“Chi
cazzo mi credo di essere io? È colpa tua se l’ho preso, perché tu mi hai
mentito e hai continuato a farlo. Vuoi davvero sapere perché l’ho preso? L’ho
preso perché non mi fidavo di te, mi avevi mentito e ti ostinavi a continuare a
farlo. Quella mattina ho sentito la conversazione con Jake. Lui ti diceva di
dirmi tutto, ma tu ti ostinavi a dire che per me sarebbe stata solo una tua
giustificazione al tuo comportamento. Non credi che sarebbe toccato a me decidere
cosa fossero? L’ho preso per capire quanto tu fossi stata sincera con me” mi
urlò lui più arrabbiato che mai.
“Io
ti dovevo solo una verità, quella che riguarda i bambini, il resto sono fatti
miei. Quello che ho passato in questi cinque anni non ti riguarda. Ti ricordo
che sei stato tu stesso a dirmelo. Tu sei fuggito di casa senza lasciare un
recapito, tu mi ha cacciato di casa come se fossi un’appestata dicendomi che
non volevi più vedermi. Che motivo avevo di dirti come me la sono passata? Come
sia stato sopravvivere in questi anni? Come sia stato crescere dei figli nati
da quella che tu hai fatto apparire come una semplice scopata?” dissi
passandomi una mano sui capelli segno evidente del mio nervosismo.
“Credi
che per me sia stato semplice mandarti via e dirti quelle cose? Volevo solo il
tuo bene e in quel momento il tuo bene con coincideva con me. Una semplice
scopata? Tra noi non è mai stata solo un semplice scopata. Ho sbagliato è vero,
ti ho mandata via, ti ho mentito, ma la
mia bugia è stata detta solo per farti andare via, per convincerti ad
allontanarmi da me perchè non volevo più farti soffrire e ho sbagliato lo so,
ho dannatamente sbagliato, ma sono qui a dirlo, ad ammettere il mio sbaglio. tu
invece ti ostini a dire di aver mentito a fin di bene. Ce bene può esserci nel
mentire circa la paternità? Ce bene può esserci nel tenere lontani un padre dai
propri figli? Ce bene può esserci nel volere che i tuoi figli crescano senza
una figura paterna?” mi rispose lui usando il mio stesso tono alto di voce.
“Volevi
il mio bene? Volevi il mio bene? Come diavolo puoi dire che volevi il mio bene?
Sai che c’è Edward? Che qualunque cosa tu volessi alla fine quello che è uscito
fuori è stato un distratto su tutti i fronti. E adesso puoi arrampicarti su tutti
gli specchi che ci sono, puoi continuare a fare l’incazzato perché non ti ho
detto dei bambini, puoi usare questa scusa ancora e ancora per giustificarti,
ma renditi conto che le mie bugie sono state solo una conseguenza delle tue. La
verità è che sei stato egoista perché hai scelto per te e non per me, per te e
non per noi, ma va bene così del resto sono stata io la stupida a innamorarmi,
a credere che potessi farti cambiare. E sono stata ancora più stupida a
continuare a sperare che prima o poi tu saresti tornato da me, a sperarlo dopo
il modo in cui mi hai trattata, dopo le cose che mi hai detto, dopo il modo in
cui mi hai guardato” continuai a urlare.
“Forse
se l’hai fatto un motivo c’era” disse solamente lui.
“Si
hai ragione. E sai qual è? Questo amore, il nostro amore mi ha fatto completamente
rincretinire...mi rendo conto solo ora che è stato un amore malato. La verità è
che noi due non siamo mai stati fatti per stare insieme, siamo troppo diversi e
nell’ultimo periodo me ne sono finalmente resa conto” gli urlai contro e in
quel momento dalle spalle di Edward vidi comparire tutti gli altri.
“Che
sta succedendo?” chiese il piccolo Ej guardando prima me e poi Edward che
sentendo la voce si era voltato verso la porta.
“Perché
state litigando?” continuò Lizzie con gli occhi tristi.
“Non
succede nulla e non stiamo litigando, stiamo parlando. Adesso tornate a giocare
che fra poco andiamo a letto” risposi io con tono un po’ duro.
Rosalie
ci guardò e sembrò capire la cosa, motivo per cui sorrise ai bambini.
“Piccoli
andiamo a dare il latte a Rachel?” domandò lei riferendosi ai gemelli e a
Sarah.
I
miei figli non risposero subito, ma ci pensò Jasper.
“Dai
andiamo piccoli altrimenti poi la cuginetta inizia a piangere” disse a loro e
non so cosa loro videro nel suo sguardo, ma seguirono lui e Rose di sotto.
Notai
che sulla porta restarono tutti gli altri o quasi tutti. C’era Alice ed Emmett,
Carlisle ed Esme e per finire il quadretto anche Jacob, Leah e perfino Victoria
e nessuno di loro sembravano intenzionati ad andare via, forse avendo notato i
toni un po’ troppo alti che avevamo usato.
Ero
talmente arrabbiata che non me ne fregava nulla, dovevo parlare con Edward, la
loro presenza lì non era un mio problema al momento. E comunque non serviva
neppure mandare via gli altri, tanto ci avrebbero sentiti comunque.
Mi
voltai a guardare di nuovo Edward e lui tornò a concentrare la sua attenzione
su di me.
“La
verità è che il diario è solo una scusa, te la stai prendendo non so nemmeno io
bene per cosa” disse lui riprendendo dove avevamo lasciato.
“Una
scusa? Non lo è affatto. Tu hai letto cose che non ti riguardavano. La mia vita
non ti riguarda più”.
“Si
che mi riguardavano, invece. Tutto ciò che riguarda te riguarda anche me”.
“Credi
davvero che leggendo quelle pagine hai capito cosa io abbia passato? Lì dentro
non c’è nemmeno la minima parte di ciò che ho passato, quindi fai meno il
saputello” gli urlai in faccia.
“So
tutto Bella, tutto. E non c’entra nulla il diario. Conosco le tue paure quando
hai scoperto di essere incinta, so che non ti sentivi pronta, che non ti
sentivi all’altezza, so che sei finita in ospedale perché non ti sei riguardata
abbastanza e so che è stato quello il momento in cui hai capito che davvero
volevi portare avanti la gravidanza, so che hai passato i primi tempi a letto
perché il tuo fisico era troppo debilitato, so che passavi le nottate a
piangere. So le difficoltà avute essendo una madre single, so tutto l’inferno
che hai passato e non mi sentirò mai abbastanza in colpa per tutto questo” mi
disse lui facendomi raggelare all’istante.
Come
faceva a sapere quelle cose? Nel diario non avevo mai accennato a determinate
cose, come la storia dell’ospedale o dei problemi da madre single.
Fu
in un breve microsecondo che il mio volto andò a posarsi su quello di Jake
fuori dalla stanza e quando vidi la sua espressione colpevole capii tutto.
Mi
voltai di nuovo a parlare con Edward e stavolta ero livida di rabbia.
“Jake,
è stato lui non è vero? È lui che ti raccontato tutto” dissi io puntandogli
l’indice contro.
“Si,
tempo fa ed è da allora che ho cercato di parlare con te, ma tu non me lo hai
permesso” mi rispose lui guardandomi negli occhi.
Scoppiai
in una risata isterica e vidi Edward guardarmi sconvolto.
“Mi
sento sollevata. Posso dirti tutto quello che penso senza avere paura di ferirti,
del resto sai già tutto” gli dissi tra una risata e l’altra.
“È
per questo che non mi hai detto nulla? Per paura di ferirmi?” mi domandò lui
avvicinandosi a me.
Credeva
che mi stessi calmando? Si sbagliava di grosso.
“Vuoi
sapere cosa penso? Penso che ho sofferto così tanto senza nemmeno un valido
motivo, perché tu non lo eri. Penso che sei un’egoista, ma soprattutto penso
che sei un vigliacco e sai perché? Perché un bel giorno hai fatto le valigie e
sei fuggito, sei andato via senza guardarti indietro. Ti sei mai chiesto cosa
ti sei lasciato alle spalle? Hai pensato al dolore di tua madre e tuo padre che
ti credevano chissà dove senza avere tue notizie? Hai pensato ad Alice o ad
Emmett? A Jasper o Rosalie? Hai pensato a me? No, hai pensato solo a te stesso
come se solo a te fosse stato concesso di soffrire, come se solo tu avessi
subito una perdita. Sai che c’è? Che io ne ho subite due...ho perso James, si,
perché anche io l’ho perso e poi ho perso te, ma nonostante questo sono rimasta
qui a far finta che tutto andasse bene. Ci hai mai pensato a me? A me che,
nonostante tutto il dolore che avevo, ho dovuto pensare anche al dolore di
tutti gli altri, soprattutto a quello di Victoria che era rimasta senza l’uomo
che amava e le sono stata accanto nonostante fossi a conoscenza che ci fossi
già tu accanto a lei. Che ne vuoi sapere te, eh? Vigliacco, sei stato solo un
vigliacco...sei fuggito, ma sai che cosa? Sveglia Edward, fuggendo non li hai
mica risolti i tuoi problemi” gli urlai liberandomi di un peso grosso come un
macigno.
“Tu
non capisci...nonriesci ancora a capire
perché sono andato via”.
“Lo
capisco benissimo, invece. Sai, prima ti ho chiesto il motivo per cui avessi
preso il diario e mi hai risposto che l’hai fatto perché non ti fidavi di me,
non più dopo la bugia che ti avevo detto. Vuoi sapere la verità, invece?” gli
dissi abbassando il tono di voce, pronta per urlare alla seconda parte del mio
discorso “la verità è che tu non ti sei mai fidato di me, mai. Non parlo
dell’ultimo periodo, parlo di tutta una vita. Noi stavamo insieme e tu non
avevi fiducia in me. Pensavo che c’è l’avessi, ma mi sbagliavo”.
“Che
diavolo stai dicendo?” mi domandò lui sconvolto come se stessi dicendo delle
eresie.
“Sto
dicendo che tu non hai mai avuto fiducia in me. Quando James è morto sei
sparito. Allora non ti sei fidato di me perché hai creduto che io non sarei
stata in grado di starti accanto, non ti sei fidato di me né del nostro amore,
l’unica cosa che, forse, in quel momento avrebbe potuto aiutarti a superare
quel dolore” gli urlai arrabbiata.
Sapevo
che l’argomento James era un argomento troppo scomodo per lui, lo era ancora
dopo sei anni, ma forse era arrivato il momento per lui di affrontarlo, di
prendere il toro per le corna e affrontare quanto fosse successo perché la
verità era che lui aveva vissuto in questi anni come se nulla fosse, lui quel
dolore non l’aveva metabolizzato per nulla.
“Non
c’entra un cazzo la fiducia e non c’entra un cazzo James. Lascialo fuori da
questa storia, non è colpa sua se sono andato via. Se l’ho fatto è perché mi
sono accorto che non potevo darti la vita che meritavi, non potevo essere la
persona che volevi al tuo fianco. Credi che non sapessi, che non riuscissi a
leggere il tuo sguardo quasi disgustato tutte le volte che tornavo a casa
sporco di sangue dopo essermi preso a pugni con qualcuno? Credi davvero che io
me ne tornassi a casa tranquillo e felice tutte le volte che qualcuno faceva
commenti carini su di te piuttosto che tornare da loro e spaccargli la faccia?
Che ne sai Bella? Che ne sai tu di quello che facevo pur di apparire una
persona migliore ai tuoi occhi? Non lo sono stato, non sono mai stato la
persona che meritavi e andando via volevo solo che tu avessi la possibilità di
rifarti una vita. Quindi smettila di dire che non mi sono fidato di te, perché
non è così. Non c’entra un cazzo la fiducia”.
C’era
poco da fare, tutti i nodi stavano venendo al pettine e fino a quando non
sarebbe successo non potevamo sperare di migliorare il nostro rapporto.
“Perché
non la smetti di trovare tutti questi alibi? Pensi davvero che io non sapessi a
cosa andavo incontro quando ho deciso di stare con te? Sapevo tutto Edward, ho
sempre saputo la vita che facevi e ho sempre saputo che non saresti mai
cambiato né per me, né per nessun altro perché a te piaceva la vita che facevi.
Ti piaceva vivere in quel modo e hai scoperto quanto fosse sbagliato solo
quando hai visto James morire. Non dirmi che volevi dare a me una vita
migliore, dì piuttosto che hai preferito allontanarti dai problemi scappando
via. Io ho sbagliato, lo so. Ti ho tenuto fuori dalla vita dei nostri figli per
cinque anni, e so che non ho giustificazioni, ma sei stato tu il primo a farlo,
sei stato tu il primo a tenere fuori me dalla tua vita. Mi hai guardato come se
fossi io la colpevole di tutto, mi hai urlato contro le cose più terribili e
poi, invece, di scusarti sei scappato via come un vigliacco. E nonostante tutto
io sono tornata da te, ma anche allora mi hai tenuto fuori dalla tua vita, anche
allora non sei riuscito a chiedere scusa e a cominciare tutto daccapo”
cominciai a dire conscia che il mio discorso fosse decisamente più lungo.
“Io
ti ho chiesto scusa” mi interruppe lui.
“Lo
so che l’hai fatto, ma non mi riferivo a me. È a te che devi chiedere scusa,
non a me. La verità è che tu devi perdonare te stesso prima di poter perdonare
chiunque altro. Tempo fa mi hai detto che il nostro amore è un’illusione, che è
solo nostalgia di quello che è stato un tempo. Beh Edward, può darsi anche che sia
così, ma sai che c’è? C’è che qualunque cosa sia questo strano rapporto che c’è
tra noi io rimango la persona che più ti conosce meglio e lo leggo nei tuoi
occhi tutti i giorni quello che provi ancora dentro. Sono tornata qui e hai
pensato che insieme potevamo tornare ad essere felice, ma poi quando la
felicità era ad un passo da te hai trovato qualcosa su cui aggrapparti, in
questo caso il fatto che io ti avessi taciuto la paternità sui bambini. La
verità è che tu non riesci ad accettare di poter essere felice semplicemente
perché tu dopo tutti questi anni ti senti ancora responsabile della morte di
James, tu credi che sia colpa tua e per questo non ti permetti di essere
felice. In questi sei anni te la sei presa con tutti, con la tua famiglia, con
me e perfino con te stesso, ma hai sbagliato Edward, hai toppato alla grande” continuai
a dire consapevole che continuare a parlare di James lo avrebbe fatto soffrire
terribilmente, ma era tempo che riuscisse a superare quegli scheletri
nell’armadio.
“Di
che diavolo stai parlando?” mi domandò con gli occhi talmente lucidi che ero
certa avrebbe potuto piangere da un momento all’altro.
Sapevo
di aver colto nel segno, di averlo spogliato dei suoi più reconditi fantasmi, e
se non aveva pianto era semplicemente perché Edward non era il tipo da mostrare
apertamente le sue emozioni. Edward era quello che non piangeva mai e neppure
in quella situazione si sarebbe tolto di dosso quella sua assurda reputazione.
“Te
la sei presa con il mondo intero, ma mai con l’unica persona con cui avresti
dovuto prendertela e cioè proprio con James. Pensaci Edward, è stato lui che ha
deciso tutto. È stato lui che è salito su quella moto, è stato lui che si è
accorto di avere problemi, ma ha deciso di correre comunque infischiandosene se
a casa Victoria e Lucas lo stavano aspettando. È stato lui a scegliere e se
anche tu non fossi venuto a quella stupida festa con me e fossi stato lì con
lui sai benissimo che avrebbe corso lo stesso perché James era fatto così.
Conosceva i rischi, ma l’ha fatto lo stesso e tu ti sei sentito costretto a
trovare un responsabile per quella morte semplicemente perché non potevi
accettare di dare la colpa proprio a James, sarebbe stato troppo facile per te,
sarebbe stato come lavartene le mani. Hai riversato tutto il tuo dolore su
tutti tranne che sul vero responsabile” conclusi guardandolo intensamente negli
occhi e abbassando i toni.
In
quel momento non me ne fregava più nulla del diario o di qualunque cosa avesse
fatto, volevo solo che finalmente sapesse tutto quello che mi ero tenuta dentro
per non farlo soffrire.
“Stai
dicendo un sacco di cazzate” mi rispose lui, ma bastava ascoltare il suo tono
di voce o guardare il suo sguardo per capire che nemmeno lui credeva a ciò che
stava dicendo.
Ero
certa che in lui stava iniziando ad albergare la lucidità e le mie parole,
forse, avevano fatto aprire gli occhi a lui facendogli capire ciò che sempre si
era sentito costretto a nascondere persino a se stesso.
“Sai
benissimo che non è così, sai benissimo che ho ragione io e tu dovresti
semplicemente ammettere che hai sbagliato, che hai fatto un errore dietro
l’altro e che oggi dopo sei anni continui a sbagliare come allora. Sai che c’è
Edward? C’è che se ammetti come stanno le cose e dai le giuste colpe a chi
davvero le ha non tradirai James, né verrà mai messo in dubbio l’affetto che
provi per lui. Accettando come stanno le cose, accettando che è stato James a
sbagliare lo renderai solo umano come è giusto che sia perché tutti sbagliamo
nella vita e quella notte è toccato a lui sbagliare, solo che è stato
sfortunato perché ha fatto un errore al quale non ha potuto rimediare. Ma tanto
tu continuerai a pensarla come hai sempre fatto e continuerai a far
condizionare la tua vita dalla scelta che James ha preso quella notte, James e
non tu, ricordalo. A questo punto sentiti libero di fare quello che vuoi, non
mi riguarda più perché sono stufa, stufa di te, di noi, della nostra storia.
Sappi solo che se vuoi tornare a vivere devi accettare quanto è successo e
soprattutto devi accettare che James non c’è più perché diciamocelo Edward, tu
questo non lo hai accettato ancora” gli dissi voltandogli le spalle pronta ad
uscire da quella stanza.
Avevo
detto tutto, non c’era nient’altro da aggiungere.
“Aspetta”
mi disse lui bloccandomi per un polso e costringendomi a voltarmi nuovamente
nella sua direzione mentre gli altri sembravano guardarci trattenendo il
respiro forse spaventati da una possibile reazione di lui dopo quelle mie
parole forti.
“No
Edward, ho smesso di aspettare. Ti ho aspettato per una vita intera e adesso è
tempo che io smetta. Mi sono sempre messa in gioco per noi mentre tu non l’hai
mai fatto e adesso sono io che dico basta. Sono stufa di doverti sempre dare
spiegazioni, sono stufa di discutere continuamente, sono stufa delle tue
costanti battutine sul fatto che ti ho taciuto dei bambini e sono stufa di
doverti sempre giustificare questa mia scelta. Ho sempre cercato di mettermi
nei tuoi panni, ma tu non l’hai mai fatto con me, non hai mai cercato di capire
il perché dei miei comportamenti, non ti è mai passato per le testa che eri
così instabile che forse non saresti stato il meglio per i bambini e non hai
mai compreso che da quando sono nati i nostri figli l’unica cosa che ho curato
è stato il loro bene e non il mio o quello di qualcun altro. Sono stufa Edward,
stufa di tutto...e non credevo di riuscire a dirlo, ma, invece, adesso mi viene
così naturale. E sono una scema perché
solo ora mi rendo conto che ho talmente tanto messo in gioco i miei sentimenti
che non mi sono nemmeno resa conto di aver giocato da sola e adesso sono stanca,
stanca anche di litigare, quindi sai che c’è? C’è che una volta per tutte te ne
vai al diavolo Edward Cullen” gli urlai contro come se fossi una pazza furiosa,
poi mi divincolai dalla sua stretta e uscii da quella stanza ad una velocità
spaventosa senza interessarmi degli sguardi di tutta la famiglia puntati su di
me.
Mi
diressi correndo in giardino senza curarmi di prendere una giacca visto il
fresco di Novembre, ma in quel momento poco mi importava del tempo. Volevo solo
sparire, andare lontano da quella casa, da Edward, dai suoi problemi, dalla mia
vecchia vita, quella vecchia vita che avevo sempre rivoluto indietro e che
adesso, invece, mi sembrava falsa e ipocrita.
Restai
lì per qualche istante, poi sentii qualcuno appoggiarmi una giacca sulla spalla
e non mi ci voleva un genio per capire che si trattava di Jake.
Si
avvicinò a me come per abbracciarmi, ma lo scansai in modo brutale prendendo a
piangere come una bambina di dieci anni. Nemmeno i miei figli avevano mai
pianto tanto.
Jake
si avvicinò ancora di più e mi costrinse a voltarmi verso di lui e solo
guardandolo negli occhi la mia rabbia esplose come un fiume in piena. Iniziai a
colpirlo con dei pugni e lui rimase impassibile, mi permise di continuare
comprendendo che quello fosse il mio modo di sfogarmi.
“Ti
odio, ti odio. Non avevi il diritto di raccontargli tutto. Ti odio, ti odio” presi
a dirgli sempre continuando a dargli pugni, mentre lui prese a stringermi più
forte mentre mi ripeteva “sssshhhh” e fu in quel momento che non riuscii più
farcela e mi lasciai abbracciare in uno di quegli abbracci che solo il mio
migliore amico era capace di darmi.
Restammo
abbracciati in quella posizione non so per quanto tempo e dopo che mi scusai
per le parole di poco prima mi allontanai quel tanto che bastava per guardarlo
negli occhi.
“È
finita davvero stavolta” gli dissi sincera.
“Ne
sei certa?” mi domandò lui per capirci qualcosa.
“Si
e sono certa che è la cosa più giusta. È così che doveva andare e va bene,
adesso va dannatamente bene”.
“E
quindi adesso che si fa?”
“Adesso
me ne torno a New York, mi calmo come si deve e poi decideremo cosa fare con i
bambini. Certo verranno sballottati un po’ qui e un po’ lì, ma non permetterò
che si allontanino da Edward ancora. Hanno bisogno del papà così come lui ha
bisogno di loro” gli risposi cercando di mostrarmi il più lucida possibile.
“E
voi?”
“E
noi niente. Non esiste più un noi, non lo voglio più questo noi. Cercheremo di
essere dei buoni genitori e ci comporteremo da amici. Siamo grandi abbastanza
per riuscire a farlo”.
“Bella?”
provò a dirmi lui.
“Niente
più domande Jake. Vado a fare le valigie e a chiamare un taxi” gli dissi.
“Fare
le valigie? Il nostro volo è fra due giorni” mi ricordò.
“Lo
so, ma non ho intenzione di restare qui un minuto di più. Quindi me ne vado in
aeroporto e prendo il primo volo per tornare a casa” gli spiegai sorridendo
falsamente.
“Sei
sicura che sia la scelta migliore?”
“Certo.
Sono troppo arrabbiata al momento per fermarmi qui”.
“Allora
vado a farle anche io. Dieci minuti e sono pronto” mi disse.
“No
Jake, tu resterai qui” gli dissi seria più che mai.
“Che
diavolo dici?” mi chiese stranito.
“Leah
è rimasta qui per te quindi tu resterai a Jacksonville fino a quando avevamo
previsto, poi tornerai a New York” gli spiegai.
“Non
se ne parla proprio. Io vengo con te. Non ti lascio andare da sola, non in
questo momento almeno” mi comunicò guardandomi intensamente negli occhi.
“Da
quando ti conosco mi sei sempre stato accanto, non mi hai lasciato mai sola, ma
adesso lo farai. Io tornerò a New York con i bambini e tu resterai qui con
Leah”.
“Qual
è il vero problema, Bella?” mi chiese.
Cavolo,
mi rendevo conto sempre di più che non gli si poteva nascondere nulla.
“Non
è giusto che tu debba sempre sacrificarti per me” gli risposi sincera.
“Non
essere ridicola. Starti accanto non è mai stato un sacrificio per me, dovresti
saperlo”.
“Forse,
o forse no. Sta di fatto che stavolta resterai qui con Leah e su questo non si
discute. Sono già abbastanza incazzata di mio, non ti ci mettere pure tu” gli
dissi sorridendogli e baciandogli una guancia.
Senza
nemmeno dargli il tempo di rispondere mi alzai e mi diressi dentro casa. Non
avevo voglia di affrontare nessuno, né di vedere nessuno, quindi prima mi sarei
sbrigata e prima sarei stata lontana da tutto e tutti.
Al
momento avevo solo bisogno di una cosa, anzi di due: Ej e Lizzie, i miei
piccoli tesori.
…Adry91…
SPOILER (pov Edward):
“Io lo so che James
è morto” le dissi quasi sconvolto.
Non ero così idiota
da non essermi reso conto di quella verità.
“Saperlo non
significa accettarlo. Ti ripeto tu hai rimosso completamente l’accaduto, ma la
strada per accettarlo è ancora lontana”.
“E ammesso che tu,
che Bella abbiate ragione, cosa dovrei fare? Eh Vic, sai dirmelo?” le chiesi
quasi implorandola.
Avevo bisogno di
riprendere in mano la mia vita, ma non potevo farlo, no se continuavo a stare
in quello stato.
Un grazie a tutti voi
che avete recensito, a quelli che hanno messo la mia storia tra i preferiti e
nelle seguite. Un altro grazie di cuore anche a coloro che mi hanno inserita
tra gli autori preferiti. Spero che anche questo capitolo sia di vostro
gradimento e recensite. Un bacio.
Questi personaggi non mi appartengono, ma sono proprietà di Stephenie
Meyer
Questi personaggi non mi appartengono,
ma sono proprietà di Stephenie Meyer. Questa storia è stata scritta senza alcun
scopo di lucro.
Eccomi qui con un capitolo nuovo. Perdonate il ritardo, ma ho
cambiato molte volte alcuni pezzi del capitolo perché non mi sembrava mai
abbastanza giusto. Sentivo che c’era sempre qualcosa che non andava e
sinceramente tengo troppo a questo capitolo per decidermi a postarlo così come
veniva. Ho iniziato il percorso di “Ora e per sempre” in un periodo particolare
della mia vita, un periodo in cui io, così come Edward, mi sono ritrovata
davanti ad un lutto perdendo in una manciata di secondi tutto quello che amavo.
Volevo grazie alla scrittura cercare di metabolizzare il mio dolore e in,
qualche modo, c’è l’ho fatta grazie anche a fattori esterni che sono pian piano
entrati nella mia vita. Oggi mi sento una persona diversa, oggi torno a
sorridere grazie ad una persona meravigliosa che a breve mi regalerà il dono
più bello che una donna possa ricevere, un figlio e, forse, se tanta felicità è
arrivata lo devo anche e soprattutto a lui lassù che ha deciso di farmi tornare
ad essere felice. Ho svolto il mio percorso e mi sono resa conto che solo
accettando a tutto spiano un lutto si può andare avanti, quindi questo capitolo
vuole servire a me come ad Edward per comprendere che per essere felici bisogna
anche volerlo e che se qualcuno ci ha abbandonato in questa vita non significa
che non lo portiamo sempre nel cuore e che, soprattutto, questa persona non ci
sta accanto sempre, in ogni momento.
Perdonate questa lunga premessa, ma ci tenevo particolarmente a
farla. Da qui in poi vedremo se Edward e Bella possono avere un futuro insieme
o se, invece, per loro non c’è più spazio per amarsi.
Vi lascio alla lettura. Un bacio a tutti.
Dedico questo capitolo
a te..si, proprio a te angelo. Lo so che ci sei, anche se non ti vedo..io ti
sento..costantemente. Mi hai strappato l’anima quel pomeriggio, quel
fottutissimo pomeriggio in cui nemmeno le urla, le lacrime sono riuscite a
superare il dolore. Te la sei portato via con te quell’anima, lasciandomene
appena un brandello per continuare a sopravvivere e senza di te mi sembrava
impossibile. Sentivo un dolore mostruoso, lancinante, un dolore impossibile da
immaginare, meno che mai da sopportare. Non c’eri più e di te mi restavano solo
ricordi felici e ricchi d’amore. Con il tempo sono andata avanti come tu mi hai
chiesto di fare quella notte, in quel sogno, quando abbracciandomi mi hai
chiesto di essere felice, di esserlo con lui perché meritavo di essere amata. E
l’ho fatto angelo mio anche se a volte mi sento ancora in colpa. Sono andata
avanti, ma ti porto sempre dentro perché quando si viene amati così
profondamente da qualcuno come tu hai amato me certe cose non possono sparire,
ci restano dentro, nella pelle, fin dentro le ossa. Adesso lo so perché sei
andato via, so che lassù doveva esserci un vuoto e nessuno meglio di te avrebbe
potuto colmarlo.
È solo un capitolo, ma
sai quanto sia stato difficile per me scriverlo, affrontare nuovamente questo
argomento. E che altro dirti? Grazie, grazie per avermi mandato lui e grazie
per il piccolo fagottino che fra poco cullerò tra le mie braccia.
Sempre nel cuore…sempre.
Capitolo 48
Accettare il
lutto
POV EDWARD
Coloro che ci
hanno lasciati non sono degli assenti, sono solo degli invisibili: tengono i
loro occhi pieni di gloria puntati nei nostri pieni di lacrime. Sant’Agostino
Erano passate tre
settimana dal giorno del Ringraziamento, tre settimane da quando io e Bella
avevamo discusso, tre settimane da quando con ogni probabilità il nostro
rapporto si era incrinato irreparabilmente.
Mi ci era voluto
del tempo per elaborare le sue parole e tutt’ora, nonostante fossero passate
settimane non ero certo che avessi metabolizzato tutto. Forse aveva ragione
lei, forse non era colpa mia o forse nessuno aveva mai capito davvero come
stavano le cose e che se James era morto la responsabilità era soprattutto mia.
Eravamo dei bambini
quando io e lui ci promettemmo di proteggerci sempre, di essere ognuno gli
occhi dell’altro e non so come, né perché, ma non sarebbe mai dovuta finire in
quel modo.
Su una cosa, però,
Bella aveva avuto ragione quella sera…se volevo riprendere in mano la mia vita
dovevo assolutamente e inesorabilmente fare i conti con il mio passato anche se
non avevo la più pallida idea di cosa fare.
Come si fa ad
accettare di aver perso qualcuno? Come si fa ad accettare che non è colpa
nostra? Ma soprattutto come potevo io permettermi di essere felice quando il
mio migliore amico, una delle persone a cui volevo più bene erano, ormai, anni
che mangiava polvere?
Dopo la morte di
James tutti dicevano che l’avrei superata, perfino lui me lo aveva detto una
notte in un sogno. Mi ripetevano che ci sarebbe voluto del tempo, ma che c’è
l’avrei fatta, ma la verità era che Bella aveva ragione: niente era passato, la
ferita era ancora aperta. Io quella morte non ero riuscita ad accettarla
ancora, né a metabolizzarla. Vivevo come se James ci fosse ancora, ma lui non
c’era, non ci sarebbe stato mai.
Era per questo,
credo per rendermi conto di questa verità che avevo trascorso le ultime
settimane andando a trovare James tutti i giorni. Mi sedevo di fronte alla
lapide e stavo lì, immobile a guardarlo…e gli parlavo, gli parlavo, ma lui
nulla, James non rispondeva, James non rideva, James non esisteva.
Seduto di fronte la
sua lapide mi rendevo conto che accettare quella morte, rassegnarmi al fatto
che lui non ci fosse più avrebbe rischiato di realizzare la mia più grande
paura: dimenticarlo.
Ancora riuscivo a
vederlo chiaramente in sella alla sua moto percorrere le vie della città,
riuscivo a vederlo ancora giocare con Lucas, baciare Victoria, darmi una pacca
sulla spalla, me lo vedevo ancora svegliarmi la mattina con la colazione in
mano pronto a combinare chissà quali casini. Lo ricordavo ancora perfettamente,
nonostante i sei anni passati lontani, ma avevo una fottuta paura, paura che
con il tempo e con l’accettazione il suo ricordo si sarebbe potuto offuscare
sempre di più, paura che per ricordarlo, un giorno, non avessi più potuto
contare sulla mente, ma avessi dovuto fare affidamento alle foto.
La verità era che
una vita senza il mio migliore amico mi faceva terribilmente paura. Noi che
avevamo sempre condiviso tutto adesso eravamo stati costretti a separarci e a
me era stata offerta una vita più lunga della sua, una vita che forse non
meritavo. Che diritto avevo io di essere felice? Come poteva Bella dire che non
era colpa mia? Io dovevo impedirgli di correre, io avrei potuto salvarlo.
Senza nemmeno
rendermene conto le mie guance si erano improvvisamente bagnate considerato che
dai mie occhi avevano preso a scendere copiose lacrime, lacrime che per troppo
tempo non mi ero concesso di versare.
“Edward sei tutto
bagnato. Ti verrà un malanno se non torni a casa” mi disse una voce che
riconobbi subito essere quella di Victoria.
Non mi voltai
neppure a guardarla, in quel momento mi sentivo una sorta di automa incapace di
muovere anche un solo muscolo.
“Edward mi stai
ascoltando?” continuò a dire lei mentre io continuai ad ignorarla.
Ero lì, al
cimitero, di fronte a James, seduto sul terreno bagnato dalla pioggia che in
questi giorni era scesa copiosa, completamente fradicio mentre spendevo le mie
lacrime nel rimpiangere una delle poche persone al mondo che fosse stato in
grado di capirmi davvero, di capirmi e di accettarmi senza mai aver provato a
cambiarmi. Dio solo sapeva il bene che ci volevamo. Nessuno poteva capirlo,
nessuno sarebbe stato mai in grado di comprenderlo fino alla fine, forse solo
Bella viste le sue parole, ma agli occhi degli altri sarei apparso solo come un
frignone che non riusciva a superare una situazione del genere.
“Che ti prende Edward?
Si può sapere?” mi chiese Victoria inginocchiandosi a terra e iniziando a
scuotermi per le spalle.
Sentii il suo tono
preoccupato e mi decisi a parlare.
“È morto, morto
capisci?” fu l’unica cosa che riuscii a dire rendendomi conto solo in un
secondo momento che quella era stata la prima volta che lo avevo ammesso a voce
alta e che, forse, questo era già un passo avanti.
“Si Edward, ma è
vivo dentro di noi” mi rispose lei mettendomi una mano sulla spalla.
In questi anni ero
stato io a consolare lei e adesso era il contrario, ma forse, in fondo era lei
la più forte tra noi due, era lei che quella morte era riuscita ad accettarla,
mentre io mi ero solo limitato a fuggire da quel dolore.
“Non credo mi possa
bastare” le risposi riferendomi al fatto che io lo volevo vivo in tutti i modi
in cui una persona può esserlo e non solo dentro di me.
“Ti basta, invece,
io lo so. Ti basta perché tu sei forte e perché voi due eravate troppo legati
per poter pensare che James sia morto davvero. Fin quando ci sarai tu e Lucas
una parte di lui continuerà a vivere”.
“Non lo so Vic, non
credo di essere tanto forte” le dissi sincero senza curarmi del fatto che
potessi apparire fragile e debole.
In quel momento
fingere una forza che non avevo non aveva nessun senso.
“Lo sei, invece. Io
lo so, lui lo sapeva, tutti lo sappiamo”.
“Come si fa? Cioè
come faccio ad accettare davvero tutto questo?” le domandai incapace di darmi
una vera risposta.
“Non posso dirtelo
io questo, Edward. Le strade da percorrere in questi casi sono diverse e ognuno
affronta il problema come meglio ne è capace, come gli consiglia l’istinto di
sopravvivenza. Credo comunque che per farcela devi compiere un cammino che tu
hai interrotto a metà” mi spiegò.
“Che vuoi dire?”
“Sai in questi sei
anni ti sono stata accanto e pensavo che passo dopo passo stavamo affrontando
questa perdita insieme, ma mi sono accorta che sbagliavo, che forse non ti
conosco bene come credo, che forse ha ragione Bella a dire che solo lei ti
conosce meglio di chiunque altro, perché solo lei è stata in grado di capire
che tu questa morte non l’hai elaborata. Tu hai semplicemente rimosso
l’accaduto, poi ti sei fermato”.
“Io lo so che James
è morto” le dissi quasi sconvolto.
Non ero così idiota
da non essermi reso conto di quella verità.
“Saperlo non
significa accettarlo. Ti ripeto tu hai rimosso completamente l’accaduto, ma la
strada per accettarlo è ancora lontana”.
“E ammesso che tu,
che Bella abbiate ragione, cosa dovrei fare? Eh Vic, sai dirmelo?” le chiesi
quasi implorandola.
Avevo bisogno di
riprendere in mano la mia vita, ma non potevo farlo, non se continuavo a stare
in quello stato.
“Devi recuperare da
dentro di te quello che è successo e poi con la ragione, il cuore e, forse
anche con la fede devi elaborare il tutto. Lo so che è difficile perché la
ragione non aiuta in quanto si innescano dentro di noi i perché, i ma, i se e
ci si ritrova in una spirale soffocante, e so anche che neppure fare i conti
con il cuore è facile perché inizi a credere di non averlo più un cuore perché
l’hai seppellito nella bara insieme a lui. È difficile Edward, lo so benissimo,
ma è un percorso che bisogna fare perché James è morto, ma noi siamo qui, sarà
anche che una parte di noi è volata via con lui, ma l’altra è ancora qui, in
vita e se lui non c’è più è colpa sua, non tua. Non sei responsabile della sua
morte” mi spiegò con le lacrime agli occhi.
Il mio migliore
amico aveva sempre avuto ragione: la sua donna era una delle persone più forti
del mondo intero.
“Io…” provai a
dire, ma le parole mi morirono in gola.
Non riuscivo a
credere che Bella fosse stata in grado di spogliarmi di tutto, anche del muro
che mi ero costruito intorno a questa morte e non riuscivo a credere, soprattutto,
che era arrivato il momento di affrontare tutto. Non mi sentivo pronto, non
sarei mai stato pronto.
“Hai sbagliato
Edward, hai sbagliato e io non sono stata una così buona amica da capire i tuoi
errori”.
“Di che diavolo
stai parlando?”
“Sto parlando del
fatto che tu fino ad ora, sbagliando, hai continuato a pensare a chi non c’era
più e non a chi era rimasto. Ti sei buttato alle spalle la tua vita continuando
quella di James prendendoti cura di me e di Lucas, ma con la vita tua, beh con
quella hai completamente gettato la spugna. E solo ora mi rendo conto che il
problema non è stato che Bella ti ha mentito riguardo i bambini, il problema è
stato che quando hai saputo di loro ti si è aperta davanti agli occhi una vita
meravigliosa, perfetta, felice e tu non credi di meritarla, tu non la vuoi la
felicità”.
“Stiamo parlando di
James, non di me” le feci notare.
“Appunto, parliamo
solo di James. Tu hai smesso di parlare di te da tanto tempo. E fino a quando
non accetterai sul serio che lui non ci sarà più non potrai tornare alla tua
vita”.
“Fa male…fa tanto
male” mi lasciai scappare mentre i miei occhi involontariamente tornarono a
guardare la foto che ritraeva il mio migliore amico.
“Lo so che fa male
e farà male sempre. Il dolore che provi adesso ti resterà dentro per sempre e
tu stesso non sarai mai la persona che eri prima che lui morisse, ti resterà
sempre un vuoto, incolmabile. È come se avessi subito un’amputazione, ma il tuo
corpo in qualche modo compensasse. È come se ti avessero tagliato la mano
destra e dovessi usare la sinistra. All’inizio ti troverai malissimo perché sei
abituato a usare la destra, ma poi improvvisamente il tuo corpo inizierà a
reagire ed è un bene perché se dipendesse da te, beh avresti continuato a
guardarti all’infinito la mano mancante e a pensare com’era prima” mi spiegò
appoggiando la testa sulla mia spalla.
Sapevo che stava
parlando di qualcosa che aveva provato sulla sua pelle e aveva usato un esempio
semplice, quasi banale, ma molto, molto efficace.
“È così che è
andata per te?” le chiesi.
“Diciamo che Riley
è stato la mia mano sinistra. Senza di lui avrei continuato a pensare alla
destra che non c’era più. So che non sarò mai come prima, la mia mano destra mi
mancherà sempre e probabilmente con la sinistra non potrò fare tutto quello che
facevo con la destra, ma almeno mi è rimasta una mano, una possibilità di poter
essere felice. E credimi Edward, James avrebbe voluto solo questo per noi, che
fossimo felici anche se lui non c’è più”.
“Sembra facile da
come lo descrivi tu” le dissi sorridendole provando ad alleggerire la tensione.
“Non lo è, ma tu
sei Edward Cullen…non c’è niente di difficile per te, non scordartelo” mi rispose
lei regalandomi un sorriso mentre io mi asciugai gli occhi imponendomi di darci
un taglio con quell’assurdo pianto che, tra l’altro, non avrebbe risolto nulla.
Restammo in
silenzio per qualche istante, poi Victoria riprese a parlare.
“Avete chiarito?”
fu la sua unica domanda.
“Con chi?” le
domandai non capendo bene a cosa si riferisse.
“Con Bella, intendo.
Sono passate settimane da quella brutta litigata e siamo ad un passo da Natale,
sarebbe il massimo passarlo tutti insieme come una vera famiglia”.
“Il nostro rapporto
si è rovinato irreparabilmente. Ci limitiamo solo a fare i buoni genitori. Non
abbiamo più parlato della nostra storia. Credo che non ci sia più nulla che
possiamo fare per risanare il nostro rapporto e lei stavolta è decisa più che
mai a non tornare sui suoi passi” le spiegai conscio della verità delle mie
parole.
Bella non ne voleva
più sapere di me. Era stata chiara per telefono qualche giorno dopo il nostro
litigio. Ci saremmo comportati solo da genitori, nulla di più.
“Non puoi darle
nemmeno tutti i torti se non vuole più saperne di te, non trovi?”
“Forse si, in fondo
ne ha passate così tante a causa mia”.
“Però ti ama”.
“Non ne sono più
così sicuro”.
“E tu, tu la ami?”
“Non credo che
abbia più importanza, ormai” le risposi in tono ormai arrendevole.
“L’amore ha sempre
importanza”.
“Probabilmente, ma
a volte in una coppia l’amore non basta”.
“Parli come uno che
è disprezzato della vita. Finchè c’è vita c’è speranza, quindi se vuoi qualcosa
corri a prendertela”.
“Non imporrò mai
più la mia presenza a Bella. Ha sofferto troppo a causa mia e se adesso lei ha
deciso di farsi una vita senza di me è giusto che io rispetti la sua decisione”
le spiegai.
“Giusto, ottima
osservazione. Ho solo una domanda da fare”.
“Sarebbe?”
“Ammesso che sia
questo quello che Bella voglia, prima di gettare la spugna per sempre sei
andato da lei a dirle che la ami e che sei pronto a stare con lei? Dovresti
metterti da parte solo dopo un suo rifiuto perentorio” mi spiegò.
“Non lo so Vic, non
lo so se è davvero questo quello che voglio. Forse ha ragione lei. Prima di
pensare a me, alla mia vita, al mio futuro devo eliminare i fantasmi del
passato che mi porto dietro”.
“Allora dovresti
sbrigarti a farlo”
“Perché?”
“Perché non è detto
che Bella ti aspetterà in eterno”.
“Bella ha già
chiarito il fatto che non mi aspetterà più. Comunque c’è qualcosa che sai che
io non so?”
“Solo qualche
gossip”.
“Che vuoi dire?” le
chiesi curioso.
“L’altro giorno ho
visto delle foto di lei e uno dei fratelli Volturi, quello biondo” precisò per
indicarmi quale dei tre riferendosi sicuramente a Caius “e si dice che i due
siano stati visti insieme molto spesso ultimamente. Gira voce che possa esserci
del tenero, ma ovviamente sono paparazzate, non è detto che ci sia del vero.
Magari hanno solo un rapporto professionale visto che si occupano entrambi di
moda” mi spiegò lei mentre un moto di gelosia mi salii lungo tutta la spina
dorsale.
“Perché mi stai
dicendo questo?”
“Perché è la
verità, perché ti serve una svegliata e perché credo di aver colto nel segno”
mi rispose senza troppi giri di parole, come solo Victoria sapeva fare.
Restai in silenzio per
un po’, poi le risposi.
“Forse è giusto
così. Non lo so se io posso renderla felice”.
“Forse hai ragione
o forse no, chissà” mi disse senza soffermarsi troppo conscia del fatto di aver
già insinuato il dubbio dentro di me “adesso alzati da qui e corri a casa a
farti una doccia e ad asciugarti, sei bagnato fradicio” concluse.
Non aggiunsi nulla,
mi limitai solo ad annuire e baciarle una guancia.
“Tu resti qui?” le
chiesi solamente.
“Solo altri cinque
minuti” mi rispose.
“Ok, dai un bacio a
Lucas e ricordagli che gli voglio bene” mi limitai a dirle prima di
allontanarmi.
“Te ne vuole anche
lui” sentii rispondere lei nonostante mi fossi già allontanato.
Presi le chiavi
della moto dalla tasca del giubbotto, infilai il casco che avevo lasciato
appoggiato sul sedile, misi in moto e diedi gas partendo sgommando.
Erano sei anni che
non usavo più la moto, l’avevo chiusa in garage senza più usarla. Solo
guardarla mi portava alla mente ricordi che preferivo non far tornare a galla,
ricordi felici, ma che avevano, ormai, un retrogusto amaro. Quella mattina,
però, avevo deciso di andare da James in moto, noncurante della pioggia che
cadeva copiosa sulle strade della città.
Non avevo molta
voglia di tornare a casa, non mi sentivo pronto a un terzo grado da parte della
mia famiglia, l’ennesimo in quelle settimane. Volevo restare da solo, solo con
i miei pensieri.
E senza nemmeno
accorgermene le parole di Victoria riguardo Bella si insinuarono nella mia
mente come un tarlo e l’unica cosa che riuscii a fare fu solo dare sempre più
gas in modo che la velocità della mia moto fosse superiore a quella dei miei
pensieri.
Bella era sempre
stata mia, non potevo perderla adesso, ma allo stesso tempo c’era ancora
qualcosa che mi frenava, qualcosa che non riusciva a farmi urlare al mondo
intero che era quella con lei la vita che volevo. Forse semplicemente la mia
donna aveva ragione, io una vita felice non la volevo ed era per questo che
cercavo ogni scusante, ogni specchio su cui aggrapparmi.
Bella aveva
ragione.
James era morto,
James non sarebbe più tornato.
Forse e ribadivo
forse non era colpa mia, forse era stata colpa di lui.
Forse…forse…
Se volevo essere
felice, se volevo tornare a vivere quei forse dovevano trasformarsi in
certezze. Se volevo riprendere in mano la mia vita dovevo necessariamente
elaborare il lutto.
…Adry91…
SPOILER:
“Ma tu hai detto a zio Jake che ami papà. Io ti ho
sentito una sera che glielo dicevi e zia Alice parlando con zio Jasper ha detto
che anche papà ama te” si lamentò mia figlia.
Come diavolo si faceva a spiegare a due bambini di
cinque anni perché la mamma e il papà non stanno insieme?
“Io e papà ci siamo amati tanto, ma ci sono altri
problemi tra di noi”.
“Quindi noi non saremo mai una famiglia come
quella di Sarah?” mi chiese Ej.
“No tesoro, non penso”.
“Quindi tu e papà non tornerete insieme?” continuò
a chiedere Lizzie.
“No”.
Non volevo essere dura, ma allo stesso tempo non
volevo dare loro false speranze.
Un grazie a tutti voi
che avete recensito, a quelli che hanno messo la mia storia tra i preferiti e
nelle seguite. Un altro grazie di cuore anche a coloro che mi hanno inserita
tra gli autori preferiti. Spero che anche questo capitolo sia di vostro
gradimento e recensite. Un bacio.
Questi personaggi non mi appartengono, ma sono proprietà di Stephenie
Meyer
Questi personaggi non
mi appartengono, ma sono proprietà di Stephenie Meyer. Questa storia è stata
scritta senza alcun scopo di lucro.
Rieccomi qui con un nuovo capitolo.
So di essere in ritardo, ma ho i miei buoni
motivi per esserlo anche se ovviamente per voi che leggete e aspettate i
capitoli nuovi questi motivi possono non interessarvi. So di non avere
giustificazioni, ma dal mio ultimo post a ora sono successe tante cose, ma
soprattutto ho vissuto gli ultimi mesi della mia gravidanza.
Il mese scorso è nato il mio bambino e
ovviamente postare mi veniva piuttosto difficile sia prima del parto che dopo,
visto che sono super impegnata.
In tutti i casi vi anticipo che la storia,
almeno sul mio pc, è quasi terminata, quindi non mi resta che scrivere gli
ultimi due capitoli e poi dirò addio, purtroppo, a questi miei personaggi.
Voi dovrete aspettare un po’ di più visto che
rispetto a me siete un po’ indietro in fatto di capitoli, ma vi avviso che non
manca molto.
Prima di lasciarvi ci tenevo a ringraziare
tutti che con le loro recensioni mi sono stati accanto e sono stati gentilissimi
nei commenti dello scorso capitolo. È un piacere leggere le vostre recensioni,
soprattutto quando vi sento a me vicini a prescindere dalla storia.
Vi lascio alla storia, sperando che possa
piacervi questo capitolo.
Un bacio a tutti e grazie ancora.
Capitolo 49
Invito per Natale
POV BELLA
Mancava una settimana a Natale e i bambini
stranamente erano euforici. Non erano mai stati dei grandi appassionati del
Natale, anzi tutto il contrario. Quando la città si tingeva di bianco, le
strade di luci colorate e le case si addobbavano con alberi e regali i miei
bambini, a differenza di tutti gli altri, sembravano infelici.
Il Natale insieme alla sua magia non riusciva mai
a portare loro la serenità e la gioia che dovrebbe portare ad ogni bambino
della loro età. Poco importava se io e Jake li riempivamo di regali o se li
portavamo a fare i giri nelle giostre, a nulla serviva portarli ai grandi
magazzini a fare la fila per sedersi sulle ginocchia di un finto Babbo Natale
né a nulla serviva la letterina che ogni anno io gli proponevo di scrivere.
Ej e Lizzie erano sempre stati allergici a questa
festa e, forse, la colpa era un po’ mia. Io avevo sempre amato il Natale, ma da
quando con Edward avevamo rotto e io mi ero allontanata dai Cullen non riuscivo
a trascorrere più il Natale con la stessa armonia di un tempo. Questa festa,
per me, era la festa della famiglia e io la mia l’avevo persa e seppur ne
avessi acquistata un’altra mi mancava sempre qualcosa.
Quest’anno, invece, i miei figli erano
contentissimi. Non vedevano l’ora che arrivasse Natale, ma soprattutto erano
giorni che non facevano altro che chiedere a Jake di aiutarli a scrivere una
lettera per Babbo Natale. A dire il vero di solito era con me che la
scrivevano, loro dettavano e io mi premuravo di appuntare nero su bianco le
loro parole, ma quest’anno, beh quest’anno si erano rivolti a Jake e io avevo
fatto finta di nulla, avevo coperto il mio dispiacere con un sorriso e mi ero
detta che, forse, i piccoli stavano iniziando a crescere e, forse, avevano
bisogno dei loro spazi in queste piccole cose.
La sera prima avevano approfittato del fatto che
io fossi rimasta in ufficio a lavorare per scrivere la letterina insieme a Jake
e stamattina tutti euforici mi avevano raccontato che era stata la lettera più
bella che avessero mai scritto a Babbo Natale.
Sentii squillare il cellulare e andai a prenderlo
notando con piacere che, nel frattempo, i piccoli si erano seduti sul divano e
stavano guardando per l’ennesima volta il loro film preferito: “Genitori in
trappola”.
Sorrisi loro e poi controllai il mittente della
chiamata e notai con piacere nel vedere che fosse Esme.
“Pronto?” dissi solamente non appena attivai la
chiamata.
“Ciao tesoro, come va?” mi rispose lei.
“Tutto ok, mi godo un pomeriggio di riposo dal
lavoro”.
“Sbaglio o ultimamente la tua capa ti lascia più
tempo libero?” mi chiese curiosa.
“Ottima osservazione” le risposi sorridendo.
Dovevo ringraziare l’intervista che Edward mi
aveva permesso di fare con Caius. Avendo vinto la scommessa e adesso avevo
molte più agevolazioni a lavoro, soprattutto considerato anche che nell’ultimo
periodo io e Caius, dopo esserci rivisti durante una serata di beneficienza,
avevamo preso a vederci, anche se, ovviamente solo come amici. Per Kirsten
questa era una buona occasione per cavare sempre informazioni nuove proprio a
Caius.
“Beh, meglio così. I bambini come stanno?” mi
domandò poi.
“Benissimo. Sono in modalità pausa per il momento
visto che stanno guardando un dvd”.
“Dopo me li passi che li saluto. Comunque volevo
chiederti una cosa” aggiunse poi.
“Dimmi”.
“Io e Carlisle ci terremmo tantissimo se tu e i
bambini passaste il Natale qui da noi. È una vita che non ti abbiamo qui per
questa festa e poi sarebbe un modo per stare tutti insieme visto che ci saremo
tutti. Ovviamente anche Jake è invitato. Ci terremmo tantissimo...” prese a
dire lei senza fermasi segno che, forse, era convinta avessi rifiutato.
“Esme ok, ho capito. Devo sbrigare ancora delle
cose di lavoro prima della pausa natalizia, ma entro due, massimo tre giorni
dovrei finire, dopodiché prenderemo l’aereo e verremo a fare un po’ di casino a
casa vostra” le risposi cercando di mostrarmi il più serena possibile, cosa che
dovevo ammettere ero davvero.
“Sul serio? Cioè mi stai dicendo che venite senza
che mi metta a ripetertelo mille volte?” mi chiese sconvolta.
Negli ultimi anni era stato così purtroppo.
“Si, ti sto dicendo proprio questo. Mi fa davvero
piacere trascorrere il Natale con voi e comunque i bambini non mi
perdonerebbero mai se rifiutassi di venire. Stranamente quest’anno sono
euforici all’idea di questo Natale”.
“Beh, quest’anno hanno un motivo in più per
festeggiare” mi disse riferendosi chiaramente ad Edward.
“Si, lo credo anche io”.
“Beh tesoro, allora fai quello che devi fare e
appena puoi vieni. Avvisami il giorno prima del tuo arrivo cpsì
vi faccio trovare le stanze pronte”.
“Non preoccuparti per questo” le dissi consapevole
che comunque era nel carattere di Esme preoccuparsi per questi dettagli.
“Adesso ti dispiacerebbe passarmi i bambini che
voglio salutarli?”
“Certo. Salutami tutti lì”.
“Anche Edward?” mi chiese forse per capire in che
rapporti eravamo dopo la litigata di tre settimane prime.
Con molta probabilità Edward faceva silenzio
stampa come suo solito e non diceva loro nulla.
Feci finta di non aver sentito quella domanda e
gli passai immediatamente i bambini. L’argomento Edward, per il momento, era un
tasto che non volevo toccare anche se ero consapevole che prima o poi l’avrei dovuto
fare se non per me stessa e per lui almeno per i bambini, per i nostri figli.
Dissi ai bambini che la nonna voleva parlare con
loro e come immaginavo saltarono dal divano litigando per decidere chi tra i
due avrebbe dovuto rispondere per primo.
Alla fine con il gioco del labbro tremulo vinse
Lizzie ed Ej prese a sbuffare lamentandosi che la sorellina giocasse sporco.
Restarono al cellulare per un po’, poi chiusero la
chiamata e io andai a sedermi con loro sul divano continuando a guardare il
loro film preferito.
“L’ultima volta che lo abbiamo visto c’era anche
papà” commentò all’improvviso Lizzie.
“Si vero, ed è stato più divertente. Eravamo tutti
e quattro insieme” continuo Ej.
“Mamma posso chiederti una cosa?” mi disse Lizzie.
“Certo tesoro”.
“Prometti che non ti arrabbi?”
Rimasi in silenzio annuendo solamente non sapendo
bene cosa dire, consapevole che conoscendo i miei figli avremmo affrontato un
discorso incentrato su Edward e se c’era una cosa che non mi era ancora
capitata da quando i piccoli avevano conosciuto il padre era proprio parlare di
lui in relazione a me.
“Io, Ej, tu e papà siamo una famiglia?” mi chiese
la piccola.
“Certo che lo siamo tesoro”.
“Ma non siamo come tutte le altre famiglie”
puntualizzò Ej.
“Che vuoi dire?” domandai cercando di prendere
tempo.
Sapevo dove loro volessero arrivare.
“Che la nostra famiglia è strana. Tu e papà non
fate le cose che fanno zio Emmett e zia Rose oppure zio Jasper e zia Alice”.
“Perché cosa fanno loro che noi non facciamo?”
“Loro si vogliono bene come i bambini” mi rispose
Ej stupendomi.
“Che significa che si vogliono bene come i
bambini?” domandai non capendo.
“Una volta nonna Esme ci ha detto che a volte gli
adulti si vogliono bene in uno strano modo, che a volte il loro volersi bene
non è vero, ma si prendono in giro” cominciò a spiegarmi mio figlio.
“Invece ci sono adulti che si vogliono bene sul
serio proprio come fanno i bambini. Perché noi bambini siamo innocenti” prese a
dire mia figlia interrompendosi e mettendosi un dito sul mento come se stesse
pensando “si, ha detto proprio innocenti, e siccome lo siamo ci vogliamo bene
in modo vero” concluse la piccola.
“Proprio come gli zii” continuò Ej.
Sorrisi sentendogli dire quelle parole, anche
perché condividevo con quanto avesse detto Esme. Era molto difficile per gli
adulti volersi bene come i bambini.
“Io e papà ci vogliamo bene come fanno i bambini,
solo che il nostro volerci bene è diverso da quello degli zii” provai a
spiegargli.
“E che significa questo?” mi chiese mia figlia.
“Che io e papà non stiamo insieme, siamo solo
amici. Ci vogliamo bene, ma non ci amiamo, mentre gli zii, invece, si” tentai
di dire.
“Ma tu hai detto a zio Jake che ami papà. Io ti ho
sentito una sera che glielo dicevi e zia Alice parlando con zio Jasper ha detto
che anche papà ama te” si lamentò mia figlia.
Come diavolo si faceva a spiegare a due bambini di
cinque anni il perché la mamma e il papà non stavano insieme?
“Io e papà ci siamo amati tanto, ma ci sono altri
problemi tra di noi”.
“Quindi noi non saremo mai una famiglia come
quella di Sarah?” mi chiese Ej.
“No tesoro, non penso”.
“Quindi tu e papà non tornerete insieme?” continuò
a chiedere Lizzie.
“No”.
Non volevo essere dura, ma allo stesso tempo non
volevo dare loro false speranze.
“Ma all’aeroporto vi siete baciati, sembravate
così felici” aggiunse Ej.
“Sono cambiate tante cose da allora”.
“Allora continueremo così? Papà non vivrà mai con
noi?”
“È complicato tesoro” gli risposi.
“Siete voi grandi che complicate tutto” mi disse
Ej.
“Io un’altra mamma non la voglio” prese a dire
Lizzie.
“E io un altro papà nemmeno” precisò Ej segno che
entrambi avessero capito che non tornando insieme poteva esserci il rischio che
sia io che Edward trovassimo qualcun altro con cui passare la vita.
“Comunque andranno le cose voi avrete solo una
mamma e un papà”.
“Ma nemmeno con una magia possiamo...” provò a
dire Ej, ma per fortuna Jake mi salvò da quella conversazione imbarazzante
considerato che entrò in casa proprio in quel momento.
Lo ringraziai con lo sguardo e lui comprese tutto.
“Allora che state facendo?” chiese.
“Guardiamo un film. Siediti qui con loro che io
nel frattempo vado a cucinare qualcosa” gli dissi.
I bambini presero ad urlare per esortarlo a
sedersi con loro, mentre io mi alzai e mi diressi in cucina.
“Ah dimenticavo, fra qualche giorno si parte.
Natale lo passiamo da papà” dissi a loro “ovviamente anche tu sei invitato”
conclusi rivolgendomi a Jake.
Il mio migliore amico si limitò a sorridere,
mentre i miei figli presero ad urlare come dei pazzi e a saltare sul divano.
Avrei dovuto rimproverarli visto che non volevo
che saltassero sul divano, ma in quel momento li vidi così tanto felici che non
me la sentii.
Sarebbe stato bello essere una famiglia come tante
altre proprio come volevano loro, era un regalo che se avrei potuto gli avrei
dato volentieri, ma ovviamente era impossibile.
In compenso avrei potuto regalargli un Natale
diverso insieme al papà e a tutta la famiglia unita. Potevamo anche non essere
una normale e convenzionale famiglia, ma eravamo uniti e, comunque, ci volevamo
bene.
Avrebbero fatto difficoltà all’inizio ad accettare
la cosa, ma alla fine ero certa che avrebbero compreso, l’importante per loro
era avere accanto a loro me e anche Edward che era stato una figura che gli era
mancato immensamente in quei cinque anni.
…Adry91…
SPOILER:
“Bella?” mi chiamò.
“Che
c’è tesoro?”
“Sarebbe
bello se tu ed Edward tornaste insieme” mi disse con aria ingenua.
Restai
interdetta da quella affermazione. Non me l’aspettavo, non da un bambino, non
da Lucas.
Non
sapevo cosa dirgli, cosa rispondergli. Non volevo deluderlo, ma allo stesso
tempo non volevo mentirgli.
“Lo
so che sono un bambino e non capisco nulla delle cose dei grandi, ma Edward è
megagalattico. Sono sicura che stareste bene insieme voi due” mi disse e in
quelle parole non potei fare a meno che leggerci tutto l’amore che quel
piccolino provava nei confronti di Edward.
Un grazie a tutti voi che avete recensito, a
quelli che hanno messo la mia storia tra i preferiti e nelle seguite. Un altro
grazie di cuore anche a coloro che mi hanno inserita tra gli autori preferiti.
Spero che anche questo capitolo sia di vostro gradimento e recensite. Un bacio.
Questi personaggi non mi appartengono, ma sono proprietà di Stephenie
Meyer
Questi personaggi non
mi appartengono, ma sono proprietà di Stephenie Meyer. Questa storia è stata
scritta senza alcun scopo di lucro.
Eccomi tornata. Ho fatto presto non è vero?
In effetti avendo un pochino di tempo a
disposizione ho deciso di dedicarlo per postare un capitolo nuovo.
Innanzitutto volevo precisare che non ho
detto che la storia sta per finire (mancano ancora un po’ di capitoli), ho solo
detto che sta per finire per me visto che sono avanti rispetto a voi. In tutti
i casi non disperate perché ho deciso che dopo la fine della storia posterò dei
capitoli extra (non so bene ancora quanti saranno) in cui vedremo i nostri
personaggi come se la caveranno con il passare degli anni. Sono capitoli che
devo ancora scrivere, quindi non so dirvi nulla di preciso, ma in tutti i casi
credo che li imposterò in anni diversi l’uno dall’altro, così potremmo vedere i
bambini crescere e nello stesso tempo vedere Edward e Bella cosa faranno se
insieme oppure separati.
Di conseguenza state tranquilli, manca ancora
un po’, anche se ovviamente non moltissimo. Affronteremo il problema dei
capitoli extra fra un po’, quando diciamo la storia di per sé avrà la sua
conclusione e voi così come me saprete che fine ho deciso di far fare ai nostri
protagonisti e a tutti gli altri.
Bando alle ciance vi lascio a un nuovo
capitolo. Questo sarà diverso rispetto agli altri perché vedremo una parte pov Bella e una parte pov Edward.
la prima parte è piuttosto transitoria, mentre la seconda parte sarà
praticamente un flashback che ricorda Edward. Potrà sembrare fuori luogo, ma vi
anticipo che sarà fondamentale per il seguito riguardo il suo rapporto con una
certa persona (una certa persona che non è Bella), ma questo lo capirete solo
leggendo.
Il flashback che troverete per me è di
fondamentale importanza (anche se molti di voi non la penseranno così), ma per
come ho impostato la storia (un misto tra passato e presente) era necessario
inserirlo visto che nella mia storia seppur protagonista sia il rapporto Edward-Bella ci sono altri personaggi che hanno grande
importanza in relazione proprio ai protagonisti.
Non voglio aggiungere altro. Vi lascio
semplicemente alla lettura.
Ah, ne approfitto per ringraziare tutti voi
per gli auguri per il mio bambino e per chi mi avesse chiesto (non riesco a
rispondere alle recensioni perché non ho molto tempo) il mio bambino è un
maschio e si chiama Nate.
Vi farei anche gli auguri per il Natale e l’anno
nuovo, ma non lo farò visto che ho intenzione di postare un nuovo capitolo
prima delle feste. Sarà il mio regalo per le feste, visto che mi sono assentata
un po’ troppo ultimamente.
A presto e grazie a tutti. Siete sempre
gentilissimi e affettuosi.
Un bacio.
Capitolo 50
POV BELLA
era il 22 Dicembre e io
insieme ai piccoli e a Jake eravamo in aeroporto pronti a prendere l’aereo che
ci avrebbe condotto a Jacksonville da quella che per tutti era la nostra
famiglia.
Dovevo
ammettere che se da una parte ero felice di andare, dall’altra un po’ la cosa
mi infastidiva perché sarebbe stata la prima volta che rivedevo Edward dopo la
nostra litigata la sera del Ringraziamento e, sinceramente, era ancora un po’
arrabbiata per il suo comportamento e per la sua ostinazione a volersi
arrampicare sugli specchi pur di non ammettere chiaramente ogni suo errore, ma
solo quelli che più gli facevano comodo.
In
tutti i casi era giusto per i bambini trascorrere per la prima volta il Natale
insieme a tutta la famiglia e siccome, per me, il loro bene era la cosa che mi
premeva di più saremmo andati lì senza troppe storie e io mi sarei comportata
civilmente con il loro papà, come era giusto che facessero delle persone mature
della nostra età.
“Non
vedo l’ora di arrivare e vedere Sarah” disse Lizzie al fratellino non appena
prendemmo posto sull’aereo.
“Anche
io. Voglio giocare con Lucas” le rispose Ej.
Da
quando quei due si erano incontrati, o meglio scontrati il giorno del matrimonio
di Alice avevano legato parecchio e in quei mesi si erano sempre sentiti
telefonicamente. Vedere Ej parlare ore al telefono con Lucas mi faceva pensare
a Edward e James e, una parte di me era felice, perché in quei piccolini vedevo
ancora vivere la vecchia amicizia di quei due.
“Giocheremo
tutto il tempo e faremo tanti pupazzi di neve” continuò Lizzie.
“E
anche a palle di neve” aggiunse Ej.
“Mi
dispiace smorzare il vostro entusiasmo, ma secondo il meteo quest’anno non ci
sarà neve a Natale” dissi loro.
“Perché?”
mi chiesero in coro rattristiti.
“Perché
a quanto pare un ciclo di aria calda si sta spostando raggiungendo l’America e
rallenterà la prima nevicata dell’anno che è prevista, invece, per i primi
dell’anno”.
“Uffi
non è giusto” si lamentò mia figlia.
“Troveremo
altri modi per giocare” disse Ej che nonostante fosse dispiaciuto trovava
sempre una soluzione ad ogni problema.
La
hostess ci comunicò che il decollo sarebbe iniziato di lì a pochi minuti,
difatti circa cinque minuti dopo iniziammo a sentire l’aereo muoversi.
“Prima
mi ha chiamato Edward, ho dimenticato di avvisarti” mi disse Jake parlando
piano per non farsi sentire dai bambini,
“Figurati”
fu la mia unica risposta.
“Dice
di aver chiamato te, ma che non hai risposto”.
“Sarà
che non ho sentito il cellulare” mentii spudoratamente.
“Comunque
mi ha detto che verrà a prenderci lui in aeroporto, quindi non serve che
noleggiamo macchine o prendiamo il taxi”.
“Era
necessario che acconsentissi?” gli domandai conscia del fatto che se avrei
voluto mantenere il rituale anche quell’anno mi sarei dovuto arrangiare
facendomi prestare la macchina da qualcuno o chiamando un taxi.
“Bella hai
intenzione di evitarlo come se fosse un appestato per tutto il tempo che
staremo lì?”
“Ovvio
che no, ma meno lo vedo e meno gli parlo, meglio mi sento”.
“Questa
vacanza comincia male”.
“Perché
zio?” chiese Ej che aveva sentito le parole di Jake.
“No
nulla” prese a dire subito il mio migliore amico “è solo che ho dimenticato a
casa la mia maglietta preferita” si inventò sul momento.
Ej
e Lizzie presero a ridere come a prenderlo in giro e così Jake stette alla
scherzo prendendo ad insultarli bonariamente, mentre io mi misi ad osservare il
panorama fuori dal finestrino.
Il
viaggio procedette tranquillo e stranamente mi sembrò che ci fosse voluto meno
tempo per arrivare. Scendemmo dall’aereo e andammo a recuperare le valigie e
solo dopo ci accorgemmo che non era venuto solo Edward a prenderci, ma con lui
c’erano anche Victoria e Lucas. I bambini saltarono in braccio a Edward, poi
salutarono anche Vic e poi anche Lucas felicissima di vederli.
Io
mi limitai a salutare Edward con un cenno della mano, mentre per salutare Vic
mi buttai tra le sue braccia e poi mi spupazzai un po’ il piccolo Lucas che,
ormai, aveva preso confidenza con me e si lasciava coccolare volentieri.
“Andiamo?”
disse Edward a tutti.
“Io
devo prima noleggiare la macchina” lo informai beccandomi un’occhiataccia da
parte di Jake.
“Ma
sono venuto a prendervi io, che bisogno c’è della macchina?” mi chiese.
“Mi
serve. Se devo spostarmi voglio non dover chiedere a voi la macchina e poi
preferisco così” gli spiegai.
Vidi
la sua espressione cambiare e non mi ci voleva un genio per capire che ci fosse
rimasto un po’ male, talmente male che non sapeva neppure cosa dire.
“E
poi comunque tutti in una macchina non ci entreremmo comunque” gli spiegai non
rendendomi bene conto perché lo avessi detto, forse perché avevo paura che
perfino i bambini notassero la sua espressione dispiaciuta.
Mentre
ci dirigemmo fuori i bambini presero a parlottare tra loro e alla fine Ej si
avvicinò a me con la tipica espressione di qualcuno che vuole qualcosa.
“Mammina?”
mi chiamò.
“Avanti
spara Ej, che ti serve?” gli chiesi conoscendolo meglio delle mie tasche.
“Stavamo
pensando che Lucas potrebbe trascorrere la giornata con noi e poi stanotte
potrebbe dormire a casa nostra, che dici?” mi domandò mentre mia figlia poco
distante si preparava a usare il suo labbro tremulo.
“Dico
che intanto dovresti chiedere a papà visto che è casa sua e non nostra e poi
anche se lui acconsentisse dovreste prima vedere se Victoria è d’accordo” gli
risposi.
Notai
che Edward ci restò non poco male quando apostrofai casa Cullen come casa sua e
non mia e dei bambini, ma in fondo la mia non era una bugia. Quella casa potevo
pure considerarla come casa mia, ma in realtà, oggettivamente non lo era.
“Papà,
papà possiamo?” domandò Lizzie al padre.
“Se
Vic è d’accordo certo” le rispose lui cercando di non dare a vedere il suo
cambio di espressione.
“Mamma
ti prego posso andare? Ti prego, ti prego” disse Lucas alla madre.
“Tesoro
non credo sia il caso. A casa di Edward ci sono tanti ospiti e non è il caso
che vai anche tu li a disturbare. Tanto vi vedrete domani” spiegò lei.
“Ma
dai, ti prego” la implorarono quasi tutti e tre.
“E
dai Vic, ti pregano” si mise a dire anche Edward e per l’espressione che usò
venne da ridere sia a me che anche agli altri.
“Si
si, mamma ti stiamo pregando” prese a dire Lucas.
“Disturbo
non ne crea, lo sai. È sempre un piacere averlo a casa. Se poi non vuoi per
altri motivi è un altro discorso” le disse Edward tornando serio.
“Ok,
avete vinto” disse lei.
I
bambini presero a saltare come pazzi e ad urlare per ringraziarla, poi Lizzie
si avvicinò a suo padre e gli scoccò un sonoro bacio sulla guancia.
“Ti
voglio bene papà” le disse e in quel momento ringraziai me stessa di usare gli
occhiali da sole anche quando di sole non c’è ne fosse nemmeno l’ombra perché
nascondendo gli occhi la mia commozione sarebbe stata meno evidente.
Era
da queste piccolezze, da questi piccoli gesti fatti che mi rendevo conto quanto
davvero quei due avessero da sempre avuto bisogno del padre.
“Te
ne voglio anche io scricciolo” fu la risposta di lui prendendola in braccio
mentre ci dirigevamo fuori dall’aeroporto.
Una
volta raggiunta l’uscita Victoria mi chiese uno strappo a casa così Edward
avrebbe potuto portare direttamente i gemelli a casa senza doversi fermare a
casa sua. Una volta lì avrebbe velocemente preparato il borsone con le cose che
sarebbero servite a Lucas per la notte e poi io e il piccolo ci saremmo diretti
a casa Cullen.
Accettai
di buon grado conscia del fatto che era parecchio tempo che non trascorrevo del
tempo con lei e, in qualche modo, mi erano mancate le ore trascorse insieme.
Edward,
Jake e i gemelli salirono in macchina e si allontanarono subito, mentre noi
aspettammo il tempo necessario per noleggiare una macchina, poi anche noi ci
dileguammo nel traffico con destinazione casa di Vic.
“E
a parte il lavoro che mi dici?” mi domandò dopo che parlammo di svariate cose.
“Cosa
vuoi sapere?” le chiesi consapevole di dove volesse arrivare.
“Ho
letto sul giornale un pettegolezzo che ti vede protagonista” mi spiegò.
“Caius
è solo un amico. Me l’ha presentato Edward per via di un’intervista che dovevo
fare per il giornale e abbiamo fatto amicizia, poi ci siamo rivisti durante una
serata di beneficienza e da lì abbiamo preso a sentirci e vederci ogni tanto,
ma credimi tutto ciò che scrivono i giornali sono bugie”.
“E
come mai allora non c’è stata nessuna smentita da parte di lui?” mi chiese
curiosa.
“Innanzitutto
perché Caius odia questo genere di cose e perché pensa che se non da importanza
alle voci prima o poi i giornalisti si scocciano e poi perché in qualche modo la
cosa può pure giovargli” le risposi sincera.
“E
in che modo scusa?” mi chiese curiosa.
“Diciamo
che al momento ha bisogno di far ingelosire una ragazza e, quindi, ne
approfitta”.
“Ma
così ci vai di mezzo anche tu”
“Figurati.
Io non devo rendere conto a nessuno per adesso, quindi se questo può aiutare un
amico ben venga. In fondo sono solo dicerie dei giornali e chiunque vedrebbe
bene le foto che pubblicano capirebbe che ci lega solo un’amicizia”.
Mi
sorrise sincera e io feci lo stesso, mentre posteggiai proprio di fronte casa
sua.
Scendemmo
tutti e tre e ci dirigemmo dentro.
“Bella
accomodati, io salgo un attimo a cambiarlo e metto quattro cose nel borsone.
Torno subito, tu fai come se fossi a casa tua”.
Restai
in salotto guardandomi attorno. Riley non doveva essere in casa perché c’era
troppo silenzio, di sicuro aveva portato il piccolo Matt a fare un giro. Mi
guardai attorno e notai che c’erano un paio di foto che ritraevano James in
varie occasioni, molte delle quali riconoscevo io stessa perché le avevo
vissute in prima persona.
Rimasi
parecchio sorpresa nel vedere quelle foto, soprattutto quando i miei occhi si
posarono su una in particolare. Ritraeva me, Edward, Victoria e James durante
il ballo d’inverno che Alice aveva voluto assolutamente organizzare a scuola
essendo quell’anno la presidentessa della associazioni scolastiche.
C’è
l’aveva scattata Esme e l’unico che sembrava un pesce fuor d’acqua era Edward
che si era fatto la foto prima ancora di andarsi a preparare e quindi, rispetto
a noi, sembrava vestito decisamente poco elegante.
Ricordavo
perfettamente che Victoria fosse incinta di pochi mesi allora e che quella era
stata una delle serate più divertenti della mia vita. Per questo non potei fare
a meno che prendere il portafoto per guardarla meglio e allo stesso tempo
sorridere.
“Te
la ricordi?” disse una voce alle mie spalle che era proprio quella di Victoria.
Appoggiai
nuovamente la foto sul mobile e poi mi voltai a guardarla.
“Assolutamente.
Ci siamo divertiti parecchio quella sera” le risposi.
“In
effetti si”.
Restai
in silenzio per un po’, poi lei prese a parlare nuovamente.
“Sembri
sorpresa, che succede?”
“No,
è solo che mi chiedevo cosa ne pensi Riley del fatto che tieni in casa molte
foto di James”.
“Non
gli da fastidio anche e soprattutto perché sa che le tengo per Lucas. Io non ho
bisogno delle foto per ricordarlo. Lo faccio per Lucas, non voglio che lui si
dimentichi chi è il suo vero papà e comunque anche il piccolo sente il bisogno
di aver un ricordo indelebile del papà sempre tra i piedi e le foto sono i
ricordi migliori”.
Aveva
ragione, aveva dannatamente ragione e mi diedi della stupida solo per aver
fatto un pensiero tanto stupido.
“Mi
spiace, non volevo essere invadente”.
“Tranquilla
Bella, non lo sei stata, non lo sei mai” mi rispose sorridendomi.
“Eccomi
sono pronto” disse poi Lucas comparendo in salone pure lui.
“Bene,
allora andiamo” proposi.
Il
piccolo salutò la madre e io feci lo stesso, poi mentre Victoria si
raccomandava con il figlio io presi il borsone che mi aveva dato e insieme a
Lucas ci dirigemmo in macchina. La accesi e diedi gas.
Restammo
in silenzio per un po’, solo accompagnati dal suono della radio, poi Lucas
prese a parlare.
“Quindi
tu conosci papà, giusto?” mi chiese sorridendomi e voltandosi a guardarmi.
“Conoscere
è una parola grossa. Diciamo che ci ho parlato qualche volta. L’ho incontrato
la prima volta al parco, ricordi? Poi l’ho rivisto per la cena del
Ringraziamento, ma mi piace, mi sta simpatico. È un tipo apposto” gli risposi.
Il
piccolo mi guardò e sorrise, poi scosse la testa.
“Non
mi riferisco a Riley, intendevo il mio vero papà” mi specificò e solo allora
compresi la gaffe che avevo appena fatto.
Sapevo
che il piccolo chiamava Riley papà ed ero certa che si riferisse a lui. Non
potevo certo immaginare che a sette anni avesse voglia si parlare con una
persona che conosceva poco di un padre che non aveva mai conosciuto.
“Ehm...si,
lo conoscevo” risposi in imbarazzo.
Non
sapevo cosa dire. Conoscevo bene il Lucas di un anno, ma di quel bambino di
sette conoscevo poco e niente e avevo paura di aprire delle ferite con
qualsiasi cosa avessi potuto dire.
“Te
lo chiedo solo perché ho visto delle foto in cui ci sei anche tu e poi Edward e
mamma mi hanno parlato di te e delle cose che facevate insieme” mi spiegò il
piccolo con una disinvoltura che non avrei mai immaginato.
Victoria
l’aveva tirato su molto bene.
“Si
Lucas, conoscevo molto bene il tuo papà ed era una delle persone più
straordinarie che io abbia mai conosciuto. Gli volevo davvero tanto bene,
proprio tanto”.
“Tutti
volevano bene a papà” mi rispose lui orgoglioso che io gli avessi detto quelle
parole, poi mi sorrise e in quel sorriso sincero, puro rividi James e compresi
quanto per Victoria e per Edward non dovesse essere facile convivere con il
ricordo di James quando tutti i giorni avevano a che fare con quel piccoletto
che era identico al padre.
“Si,
sono d’accordo con te” gli dissi pienamente sincera.
James
era una persona meravigliosa e non volergli bene era pressoché impossibile.
Restammo
in silenzio per qualche attimo, poi Lucas si voltò a guardarmi.
“Bella?”
mi chiamò.
“Che
c’è tesoro?”
“Sarebbe
bello se tu ed Edward tornaste insieme” mi disse con aria ingenua.
Restai
interdetta da quella affermazione. Non me l’aspettavo, non da un bambino, non
da Lucas.
Non
sapevo cosa dirgli, cosa rispondergli. Non volevo deluderlo, ma allo stesso
tempo non volevo mentirgli.
“Lo
so che sono un bambino e non capisco nulla delle cose dei grandi, ma Edward è
megagalattico. Sono sicura che voi due insieme stareste benissimo” mi disse e
in quelle parole non potei fare a meno che leggerci tutto l’amore che quel
piccolino provava nei confronti di Edward.
“Gli
vuoi tanto bene, non è vero?” gli chiesi retorica forse per spostare
l’attenzione sul piccolo e non più su di me e sul mio ex.
“Dopo
la mamma è la persona a cui voglio più bene in assoluto, però non dirlo a
nessuno. Soprattutto non dirlo a Riley, lui è un bravo papà, ma Edward è
Edward” mi rispose sorridendomi.
“Non
lo dirò a nessuno, promesso. Sarà il nostro piccolo segreto”.
Lucas
mi guardò e poi si avvicinò a me, per quanto la cintura di sicurezza gli
permetteva di farlo, e mi diede un sonoro bacio sulla guancia, mentre io gli
scompigliai i capelli in gesto d’affetto.
“Sai
una cosa piccolino? Il tuo papà sarebbe stato davvero orgoglioso di te” mi
lasciai scappare prima di parcheggiare l’auto davanti a villa Cullen.
Mi
guardò e mi sorrise felice poi scendemmo dalla macchina e trovammo i gemelli e
Sarah in salone che aspettavano impazienti l’arrivo di Lucas, difatti non
appena lo videro entrare lo portarono con loro a giocare chissà in quale
stanza.
Mi
diressi in cucina e trovai tutti in salone che discutevano in merito alla
sistemazione delle camere visto che mio padre con la sua nuova famiglia
stavolta sarebbero rimasti a dormire lì, piuttosto che in albergo.
Salutai
tutti, poi mi versai una tazza di caffè mentre ancora loro parlavano.
“Io
una soluzione c’è l’avrei” dissi mentre tutti si fermarono ad ascoltarmi.
“Cioè?”
chiese Esme sorridendomi.
“Potremmo
sistemare i bambini tutti e quattro nella mia camera. Il letto è abbastanza
grande per tutti e quattro e poi essendo la mia camera comunicante con quella
di Edward non ci sarebbero problemi nel lasciare soli i bambini visto che per
qualunque problema c’è Edward” proposi.
“E
tu dove andresti a dormire, scusa?” mi chiese proprio Edward stranito dalla mia
proposta.
“In
una camera degli ospiti, così i bambini possono stare insieme visto che nelle
camere degli ospiti i letti sono più piccoli”.
In
realtà oltre che per questo motivo non volevo dormire in quella stanza perché
era troppo piena di ricordi, anche quelli più recenti risalenti al matrimonio
di Alice e sinceramente avevo paura che entrando lì e restandoci avrei riaperto
il vaso di Pandora e non potevo permettermelo soprattutto in quel momento che
stavo meglio.
Esme
mi guardò e mi sorrise amorevole, forse comprendendo le mie ragioni, difatti
prese a parlare prima che lo facesse qualcun altro.
“Bene,
se sei disposta a fare questo scambio va benissimo. Così facendo i bambini
occuperanno una sola camera” mi disse e io le sorrisi bonariamente come a
ringraziarla.
La
giornata passò tranquilla, tra le risate, le chiacchierate con Alice e Rosalie,
le coccole alla piccola Rachel e le giocate a carta con Emmett, Jasper e Jake.
Evitai
accuratamente di stare nella stessa stanza con Edward e di parlargli cercando
però di non darlo troppo a vedere, anche se la cosa credo parve abbastanza
evidente visto che cambiavo stanza non appena lo vedevo arrivare.
Lo
stesso Edward mi sembrò notare il mio comportamento, comportamento che parve
ferirlo, almeno da quello che potevo leggere dalla sua espressione.
Non
sapevo in che altro modo comportarmi, era decisamente imbarazzante la cosa e
poi a dirla tutta ero ancora un po’ arrabbiata con lui e piuttosto che esibirci
in un’altra litigata preferivo evitare di gran lunga di avere a che fare con
lui.
POV EDWARD
Da quando Bella era arrivata a casa non aveva
fatto altro che evitarmi. Qualunque scusa sembrava perfetta per uscire dalla
stanza ogni volta che entravo io o peggio per evitare di rispondermi qualora le
porgessi una domanda che non aveva a che fare con i gemelli.
Era una situazione piuttosto fastidiosa e spesso
imbarazzante, ma soprattutto, anche se ammetterlo non era il massimo, quel suo
comportamento mi faceva stare male e mi faceva comprendere quanto davvero avessi
ragione io ad aver pensato che il nostro rapporto si fosse irreparabilmente
compromesso.
Visto il suo comportamento avevo preferito
dileguarmi in fretta dopo la cena inventando un’emergenza in ospedale che non
esisteva. I bambini erano troppo intenti a giocare tra loro e non volevo
mettermi in mezzo e restare lì con gli altri mi dava l’impressione di mettere a
disagio Bella, quindi avevo preferito inventare quella scusa ed uscire da casa.
Avevo preso la macchina e girovagato un po’
dappertutto, alla fine scocciato mi ero fermato in un bar e sedendomi al
bancone avevo chiesto una birra.
In passato mi ero spesso ritrovato ad entrare lì
dentro. Io e James ci andavamo spesso. Ordinavamo qualcosa di forte e poi ci
spostavamo nell’altra stanza consumando la nostra ordinazione mentre ci
sfidavamo ad una partita alla carambola.
Quelli si che erano bei tempi, tempi in cui
eravamo troppo giovani o spensierati per pensare ad altro che non fosse noi
stessi, le donne e il divertimento. E nonostante ad oggi mi rendevo conto che
quella fosse una vita sbagliata non potevo certo non ammettere che era comunque
una vita decisamente più semplice.
Mentre consumavo la mia birra la mente sembrò
staccarsi dal mio corpo e andare lontano ripercorrendo tante, troppe cose:
l’amicizia con James, l’amore con Bella, le cazzate, le pazzie, gli errori, la
morte e le sue conseguenze, il rivedere lei, lo scoprirsi improvvisamente
padre.
Ricordavo perfettamente quella mattina in
aeroporto quando Bella mi aveva detto tutta la verità, ricordavo anche cosa era
successo dopo, la furiosa litigata con la mia famiglia, soprattutto con Alice e
forse solo ora mi rendevo conto che seppur Bella aveva commesso i suoi sbagli
ero stato io quella ad aver commesso più errori. Non solo avevo sbagliato alla
morte di James, ma anche allora, anche quando lei mi aveva raccontato ogni cosa.
Bella era tornata nella mia vita grazie al matrimonio di Alice e Jasper e
improvvisamente quando quella sera di ritorno dal congresso era stata lei ad
aprirmi la porta avevo avuto la sensazione che tutti i pezzi del puzzle fossero
tornati a posto. In quegli anni avevo continuato la mia vita come se nulla
fosse successo, ma inconsciamente avevo semplicemente messo in pausa tutto.
Avevo Tanya, i miei amici, la mia famiglia, un lavoro perfetto, ma mi mancava
qualcosa, qualcosa che fosse in grado di scombussolarmi l’esistenza. Attendevo
un cambiamento e questo era arrivato improvvisamente, senza che io lo
cercassi…era Bella e i suoi bambini quel cambiamento. Poi quella mattina tutto
mi era crollato addosso. Bella mi aveva rivelato la verità e io mi ero sentito
messo da parte, mi ero sentito preso in giro. Non potevo credere che lei fosse
stata in grado di mantenere un segreto così grande per tutto quel tempo, non
credevo che lei fosse davvero stata in grado di farmi perdere gli anni più
belli dei miei figli.
All’inizio ero solo sorpreso, sorpreso per quella
rivelazione, ma quando salii in macchina e mi diressi nel traffico di
Jacksonville in me scattò qualcosa..rabbia. Una rabbia cieca, furiosa perché
non riuscivo a capacitarmi del fatto che lei sarebbe andata via senza dirmi
nulla, che lei avrebbe continuato a mantenere quel segreto se io non fossi
corso in aeroporto da lei. Provavo rabbia perché io non avevo avuto la
possibilità di veder crescere i miei figli, perché non avevo potuto sentirli
parlare per la prima volta, non li avevo visti camminare, non gli avevo
cambiato il pannolino, non mi ero svegliato la notte quando i piccoli
piangevano, non mi ero alzato al mattino con gli occhi gonfi e lo sbadiglio
facile per essere rimasto tutta la notte sveglio solo per doverli cullare
sperando che tornassero a dormire. Era stato quello il momento in cui per la
prima volta avevo provato invidia, gelosia per Emmett, per quel fratello che
tutte le mattine si lamentava per non essere riuscito a dormire a causa della
figlia. Ricordavo perfettamente quel giorno, quel giorno in cui mi ero sentito
in paradiso e l’attimo dopo all’inferno, quel giorno in cui mi ero sentito uno
stupido per essermi fatto prendere in giro in quel modo.
Inizio flashback
Dopo essermene
andato dall’aeroporto, senza nemmeno accorgermene, mi ero ritrovato al
cimitero, seduto di fronte la lapide di James. Mentre guardavo la foto del mio
migliore amico mi resi conto che non era così strano che mi ero ritrovato lì
visto che succedeva tutte le volte che capitava qualcosa di importante nella
mia vita. Era James che sapeva davvero tutto il dolore che aveva patito, era
lui che in quel momento poteva davvero capire cosa stavo provando, perchè anche
a lui, anche a James era stata negata la possibilità di fare il padre perché qualcuno
lassù gliel'aveva impedito.
Mi sedetti più
comodo e inizia a parlare, a raccontargli tutto e sfogai tutta la mia rabbia
verso me stesso, verso Bella, verso il mondo, verso la vita stessa e perfino
verso James che da lassù aveva sempre saputo tutto . Con il mio lavoro avevo
salvato la vita di moltissima gente, avevo ridato la speranza a tante persone,
avevo regalato a tanti bambini la possibilità di poter ancora avere una madre e
un padre accanto, eppure con la mia vita aveva fallito, con i miei figli avevo
fallito, non aveva dato a loro la stessa possibilità data agli estranei, non
avevo dato loro la possibilità di avere un padre accanto
ed era stata Bella a volerlo, lei aveva scelto
per me. Si, anche io in passato avevo scelto per me stesso e per lei, ma lei
stavolta aveva deciso anche per i nostri figli, scegliendo di farli crescere
senza un padre, proprio lei che sapeva cosa significava vivere senza una figura
di riferimento presente, nel suo caso sua madre.
Restai lì buona
parte della giornata e poi trascorsi la serata in giro in macchina evitando di
rispondere alle chiamate di mia madre e del resto della mia famiglia.
Erano le undici di
sera quando mi decisi a tornare a casa e non appena aprii la porta di casa mi
resi conto che erano tutti in salone ad aspettarmi preoccupati probabilmente
che avessi combinato una delle mie solite pazzie, quelle pazzie che non ero
riuscito ad abbandonare neppure con il passare degli anni, neppure ora che ero
diventato un uomo.
Non avevo voglia di
parlare con nessuno così mi diressi in camera mia, non ero in vena di dare
spiegazioni alla mia famiglia e parlare di quanto era successo significava
renderli partecipi di tante, troppe cose. Di certo prima di dirgli che i
gemelli erano i miei figli dovevo raccontargli quanto era successo a Boston e
sinceramente non credevo di essere ancora pronto per farlo.
Iniziai a salire le
scale, ma Emmett si accorse di me e così fui costretto ad andare in salone a
parlare con il resto della famiglia.
“Si può sapere che
fine hai fatto? Ti sembra questo il modo di sparire per una giornata intera
senza nemmeno degnarti di rispondere al telefono. Ero preoccupata, eravamo
preoccupati” mi disse mia madre con tono di rimprovero.
“Non avevo voglia
di sentire nessuno. Non serviva che vi preoccupaste. Non sono un bambino, so
badare a me stesso” le risposi alzando leggermente la voce.
Non c’è l’avevo con
lei, ma ero troppo nervoso e per carattere, purtroppo, quando stavo così
tendevo a prendermela con tutti anche con chi non c’entrava nulla.
Scusami ah se ti
vogliamo bene” fu la risposta di Alice.
“Edward cos’è
successo? Tanya è arrivato qui questa mattina chiedendo di te o di Bella e
visto che non ha trovato nessuno dei due ti ha telefonato e le hai detto di
essere in aeroporto con Bella” mi disse papà.
“Quindi?” mi
domandò Emmett “dov’è Bella? Dove sono i bambini?” continuò.
“Dov’è Bella?” gli
risposi sarcastico guardando l’orologio “a quest’ora sarà nel suo
bell’appartamento di New York”.
“Cosa diavolo è
successo?” mi chiese Alice che doveva aver capito dal mio tono e dalla mia
risposta che qualcosa non andava.
“Cosa vuoi che sia
successo?” commentai io.
“Voglio solo sapere
perché lei non è qui perché so benissimo che la cosa che vuole di più di tutte
in assoluto è stare con te”.
“Mi dispiace, ma
non è così”.
“Se pensi questo
non la conosci così bene come credi. Devi averle fatto qualcosa per averla
rispedita lo stesso a New York”.
“Mi spiegate perché
devo essere sempre io quello che sbaglia. Cos’è lei? Una santa, un angelo, la
donna perfetta? Ve lo dico io che cos’è, è una bugiarda”.
Mi guardai attorno
e notai l’espressione stupita di tutti, tranne di mamme e papà e la cosa mi
sembrò alquanto strana.
“Edward ti devi
calmare” mi disse proprio mio padre e fu allora che feci un respiro profondo e
affondai i miei occhi prima in quelli di mio padre e poi in quelli di mia madre
e proprio guardando lei non mi ci volle un genio per capire che erano occhi
colpevoli.
“Non ci credo, non
ci posso credere. Voi lo sapevate, non è vero?” urlai in preda alla rabbia.
“Edward cerca di
capire…” provò a dire mia madre.
“No mamma, non
farlo, non provare a giustificarti. Mi fidavo di te, di papà, di lei e mi avete
mentito tutti. Non avevo il diritto di sapere la verità? Cazzo, sono io vostro
figlio ed era me che dovevate proteggere non lei, erano i miei interessi che
dovevate guardare non quelli di Bella. Non ci credo, è assurdo”.
Ero deluso, profondamente
deluso. Forse più dai miei genitori che dalla stessa Bella. Mi sentivo quasi
rifiutato, messo da parte. Era come se di fronte ad una scelta loro avessero
scelto lei. Non riuscivo a sopportarlo.
“Se lei non ti ha
detto nulla, avrà avuto i suoi motivi. Prova a guardare con i suoi occhi e non
solo con i tuoi. E tanto per la cronaca lei non ci ha detto nulla. L’ho capito
io da sola, lei me l’ha solo confermato questa mattina” mi disse mia madre.
“Vorrebbe essere
una giustificazione questa? Se avevi anche solo un minimo dubbio dovevi venire
a dirmelo considerato che sapevi tutti i miei dubbi. Ne avevo parlato con te
perché sei mia madre, la persona che dovrebbe volermi più bene in assoluto”.
“Stai mettendo in
dubbio il bene che tua madre prova per te? Edward calmati, finirai per pentirti
di quello che ti esce di bocca” mi fece notare mio padre.
“Sto dicendo solo
la verità. Siete i miei genitori e vi siete comportati così, che altro devo
pensare. La verità è che l’unica persona che mi abbia mai voluto bene davvero,
che mi abbia sempre sostenuto accentandomi per quello che sono, che sia sempre
stato dalla mia parte sono anni che mangia polvere sottoterra” urlai arrabbiato
mentre mia madre abbassò lo sguardo toccata dalle mie parole.
“Smettila adesso,
ti ho detto smettila” urlò Alice per farci smettere.
Era sempre stata
contraria ai litigi in famiglia soprattutto quando mettevamo in mezzo i nostri
genitori.
“Possiamo capire di
cosa diavolo state parlando?” ci domandò Emmett approfittando del momento di
silenzio che si erano creato.
Non dissi nulla e i
miei rimasero pure loro in silenzio il che fece infuriare ancora di più Alice.
“Stiamo aspettando
delle spiegazioni e voglio che sia tu a darcele” disse mia sorella indicando
poi me.
Fu allora che
sbottai non riuscendo più a mantenere quel segreto.
“Cos’è che vuoi
sapere? Che ho appena scoperto di essere padre da cinque anni?”
In casa
improvvisamente calò un silenzio tombale, nessuno era capace di dire nulla.
Dopo qualche attimo fu Emmett a spezzarlo.
“Lo dicevo io che
quei due assomigliavano al sottoscritto”.
Dopo aver
pronunciato quelle parole mio fratello scoppiò a ridere e mia madre e mio padre
lo seguirono a ruota mentre io mi infastidii ancora di più da
quell’atteggiamento.
I miei smisero di
ridere, mentre mio fratello non abbandonò quella sua espressione gioviale dalla
faccia.
“Ma dai Edward
fattela una risata. Non vedo cosa ti faccia arrabbiare tanto. Mi sembra un
lieto fine perfetto. Sei innamorato di quella ragazza da quando avevi 17 anni e
ora a distanza di anni non è cambiato nulla. Scopri che ha dei figli e che per
giunta sono pure i tuoi e che fai? Sei qui incazzato nero a prendertela con
tutto e tutti? Ma svegliati una buona volta. Quella donna ha cresciuto i vostri
figli da sola e avrà pure sbagliato, ma diciamocelo non è che tu ti sei
comportato benissimo con lei quindi avrà anche avuto i suoi buoni motivi”.
“Ma fammi il
piacere Emmett. Parli così solo perché tu tua figlia te la sei cresciuta dal primo
momento. Avrei voluto vedere cosa avresti fatto se Rose ti avesse impedito di
vedere Sarah”.
“Giusto, hai
perfettamente ragione. Forse sarebbe stato diverso, ma io non ho lasciato la
donna che amo da un giorno all’altro senza dirle nulla scomparendo dalla faccia
della terra”.
Restai in silenzio
colpito da quelle parole. Sapevo che aveva ragione, ma non volevo ammetterlo a
voce alta.
Mi voltai verso
Jasper sperando di trovare in lui un conforto, ma l’unica cosa che vidi fu mio
cognato scuotere la testa.
“A volte facciamo
le cose credendo di sapere tutto, a volte siamo presuntuosi nel dire che le
nostre scelte siano le migliori, ma Edward, le scelte migliori non sempre sono
le più giuste. Hai fatto un errore in passato allontanandola da te e lei ne ha
fatto un altro non dicendoti la verità. Capisco che sei arrabbiato e posso
giustificarti, ma non dare addosso a lei perché Bella ha agito secondo quella
che per lei era la scelta migliore, proprio come tu hai fatto anni fa. Tu ti sei
accorto dopo che la scelta fatta non era quella giusta, a lei è successa la
stessa cosa. Adesso dovresti uscire da questa casa e prendere il primo aereo
per New York e riprenderti la tua vita, perchè quella è la tua vita, non quella
che ti sei ostinato a fare tutto questo tempo” mi disse lui sicuro di sé.
Ascoltai le sue
parole e restai basito perché se da una parte mi rendevo conto che forse non
aveva tutti i torti, dall’altra non riuscivo a capire come fosse possibile che
nonostante la gravità delle cose nessuno aveva provato a mettersi nei miei
panni, come fosse possibile che tutti si fossero schierati dalla parte di
Bella.
Scoppiai a ridere
sarcastico e non potei fare a meno di non commentare quella situazione assurda.
“Si sfiora il
ridicolo qui. Non capite un cazzo”.
L’unica a rispondermi
fu Rose che puntò il suo sguardo sul mio e mi parlò con un’espressione che non
gli avevo mai visto prima, mi parlava come una madre ciò che lei era diventata
da qualche anno.
“Sei tu che non
capisci Edward, non noi. Bella ha sbagliato a mentirti, sono la prima a dirlo,
ma qui dentro, in questa stanza più della metà di noi siamo sappiamo qualcosa
che tu non sai e cioè sappiamo cosa significa essere genitori, sappiamo cosa
significa avere un figlio, quindi non criticarci. Io, Emmett, Carlisle o Esme,
noi non posso giudicare Bella e sai perchè? Perchè noi siamo genitori e
sappiamo che quando si ha un figlio questo viene prima di ogni cosa al mondo,
un figlio diventa il centro del tuo universo e sei consapevole che farai di
tutto per lui, per proteggerlo, per non farlo soffrire, perché ciò che conta è
lui, non tu. Bella ha sbagliato a non dirti la verità, ma l'ha fatto per
proteggere i vostri figli perchè ti conosceva e aveva capito che forse allora non
eri in grado di prenderti una responsabilità del genere, non eri in grado di
essere il padre che lei avrebbe voluto per i suoi figli”.
Sapevo che Rose
stava dicendo la verità, ma questo non bastava, non a me, almeno.
“Rose ha ragione,
tesoro…” cominciò a dire mia madre, ma io la interruppi prendendo ad urlare.
“Potete dire tutto
quello che volete, ma c’è solo un dato di fatto in tutta questa storia. Mi sono
perso cinque anni della vita dei miei figli e non c’è giustificazione per
questo”.
Dopo quelle mie
parole regnò il silenzio in salotto, ma ad un certo punto vidi Alice
avvicinarsi a me fino a ritrovarmela di fronte, puntò gli occhi nei miei e
iniziò a parlare e io solo allora mi resi conto che fino ad ora lei era stata
l’unica a non aver aperto bocca.
“Come è possibile?”
“Cosa?”
“Te ne sei andato
da Jacksonville e Bella è rimasta qui un altro anno e certo non era incinta.
Come è possibile che i gemelli siano figli tuoi?” mi domandò con uno sguardo
quasi assente.
Era questo il
momento che non avrei voluto mai affrontare, o per lo meno non in quell’attimo
e soprattutto non con Alice considerato che era il suo il giudizio quello di
cui avevo più paura.
Alice era sempre
stata per me una persona intoccabile, era la mia sorellina quella che mi ero
sempre prodigato a proteggere, quella che non avrei mai permesso che soffrisse
tantomeno per mano mia ed ero certa che sapendo tutta la verità l’avrebbe
ferita irreparabilmente perché lei mi voleva bene e voleva bene a Bella.
“È venuta a
Boston”.
“Cosa?” mi domandò
completamente sorpresa.
“Hai capito
perfettamente. Lei èvenuta a cercarmi.
Un anno dopo che me ne sono andato me la sono ritrovata sulla porta di casa mia”
le spiegai senza soffermarmi troppo sui dettagli.
“Come ha fatto a
restare incinta?”
“Me lo stai chiedendo davvero? Non credevo che
a quest'età dovessi spiegarti come funzionano certe cose” le risposi sperando
che almeno per un secondo si togliesse dalla faccia quell’espressione tra lo
sconvolto, l’arrabbiato e il triste.
“Non intendevo questo, lo sai bene. Voglio
dire come è successo? Come siete arrivati a questo? Cosa è successo?”
“Ma cosa vuoi che sia successo? È successo
quello ch succede quando due persone si amano”
“Edward smettila di darmi queste risposte
idiote. Voglio sapere tutto, voglio sapere come diavolo siete finiti a letto
insieme dopo tutto quello che le hai combinato, ma soprattutto voglio sapere
quello che è successo dopo. Voglio sapere come sia possibile che vi siete
ritrovati e poi persi di nuovo”.
Sapevo di non poter
più scappare. Me l’ero cavata per tanto tempo, per più di cinque anni, ma era
giunto il momento di dire loro la verità, era giunto il momento di raccontare a
loro quell’episodio che avrei voluto cancellare dalla mia vita nello stesso
istante in cui era successo.
Raccontai tutto,
ogni singola cosa. Spiegai anche le mie ragioni, ma fui piuttosto oggettivo nel
raccontare i fatti. Se dovevano sapere era giusto che venissero a conoscenza di
ogni cosa. Non serviva più mentire visto soprattutto cosa le mie bugie avevano
comportato.
“Questo è quanto”
dissi quando terminai il viaggio sul passato.
“Questo è quanto?
Sai dire solo questo per giustificare il tuo comportamento?” mi urlò contro
Alice che nel frattempo si era messa seduta comoda sul divano per ascoltarmi.
Aveva
un’espressione furente in viso e per la prima volta era con me che la stava
usando. Nei suoi occhi potevo leggere tutto il disprezzo che provava per me.
“Non sto cercando
giustificazioni, non credo di averne” le risposi.
Mia sorella si alzò
dal divano e mi venne nuovamente di fronte mentre gli altri in assoluto silenzio
assistevano alla scena. Nessuno avrebbe parlato, lo sapevo. Era chiaro a tutti
che in quel momento era con lei che mi premeva chiarire, solo e soltanto con
Alice, la mia sorellina, ormai cresciuta.
“Come hai potuto
farlo, Edward? Come hai potuto trattarla in quel modo?” mi disse puntandomi un
dito contro.
“Era l’unico modo
per mandarla via. Non ero la persona giusta per lei”.
“Non eri la persona
giusta? E hai aspettato tre anni per capirlo? Sapevi di non essere la persona
giusta fin da quando ti sei innamorato di lei, ma ci sei rimasto insieme per
tre anni perché pur non essendo la persona più giusta la amavi come nessuna
persona giusta avrebbe potuto. Che cazzo ti è passato per la testa Edward, si
può sapere?”
“Volevo darle la
vita che meritava” provai a dire.
“Ah davvero? Sai ch
c’è? Mi fai pena, solo pena” mi sputò in faccia con rabbia.
Sentire quelle
parole fu come ricevere un’altra pugnalata dentro. Potevo sopportare il
disprezzo di chiunque, ma non quello di mia sorella. Mi salii addosso una rabbia
assurda e puntandole il dito contro presi a urlare anche io.
“Ti faccio pena, eh? Ma tu non sai nulla, sai solo sputare sentenze. Cosa ne
sai di quello che ho passato? Di quanto ho sofferto? Credi che per me sia stato
facile? Che cazzo ne sai tu, Alice? Che cazzo di diritto credi di avere per
potermi giudicare così?”
Ero arrabbiato,
troppo. Almeno lei avrebbe potuto comprendermi, provare a capirmi, mettersi nei
miei panni.
Fu in quel preciso
istante che sentii la mia guancia andare a fuoco e solo dopo mi resi conto che
mia sorella mi aveva appena mollato un ceffone. Non riuscivo a muovermi, non
riuscivo a fare nulla, ma non per il dolore, non per quello. Ero immobilizzato
dal gesto che aveva appena fatto, da quello che quel ceffone rappresentava. Io
ed Alice avevamo sempre avuto un rapporto speciale, unico. Lei mi aveva sempre
appoggiato, anche nelle cazzate..lei era sempre stata dalla mia parte e adesso
che avevo più bisogno di lei mi aveva voltato le spalle.
Quello schiaffo non
faceva male, non a livello fisico almeno. Quello schiaffo bruciava dentro e
tanto anche.
“Quello che hai
passato tu, quello che hai sofferto tu..tu, tu, tu e sempre tu. Pensi sempre e
solo a te stesso, ma sai ch c’è? C’è che si, noi abbiamo pensato a te, ti
abbiamo giustificato, ci siamo messi nei tuoi panni e ti abbiamo aspettato.
Abbiamo messo noi stessi in secondo piano per aspettare che tu ci rivolessi
nella tua vita. Abbiamo sempre pensato a te, ma tu? Tu l’hai fatto? Tu hai
provato a pensare agli altri e non solo a te stesso? Non mi importa i motivi
che ti hanno spinto a trattare Bella in quel modo. Se non la volevi le avresti
dovuto chiudere la porta in faccia, non farla entrare, portartela a letto e poi
cacciarla via. E io non riesco a credere che dopo tutto quello che lei ha
dovuto subire tu le abbia inflitto anche quella umiliazione. Quando te ne sei andato lei è stata l’unica che non hai
salutato, sei sparito dal giorno alla notte senza lasciare un recapito, senza
lasciare niente. E’ stata mesi in camera tua passando le giornate aspettando un
tuo cenno, annusando le tue cose nella speranza di sentire la tua presenza. E’
stata due mesi senza quasi dormire, mangiando solo perché quasi la
costringevamo a farlo. È stata così male che papà ha dovuto darle delle
tranquillanti per farla stare meglio, per farla dormire, per tranquillizzarla.
Siamo arrivati a doverle dare anche dei sonniferi e ogni volta che ne prendeva
uno quasi ci implorava di non farlo perché aveva paura a chiudere gli occhi e
dormire, aveva paura degli incubi che faceva. Si svegliava di notte urlando il
tuo nome, disperandosi perchè non aveva tue notizie come non ne avevamo noi,
eppure non si è mai chiusa nel suo dolore, anzi ha sempre cercato di stare
vicino a tutti soprattutto a me, a mamma e a Victoria. Passava i pomeriggi con
lei e il piccolo Lucas cercando di aiutarla il più possibile, senza mai pensare
a se stessa. La guardavamo impotenti senza poter fare niente perchè sapevamo
che l’unica cosa che l’avrebbe fatta stare bene era anche l’unica cosa che non
potevamo darle. La guardavamo fingere che tutto andasse bene per non farci
preoccupare e poi all’improvviso è arrivata la sua decisione di andarsene per
ricostruirsi una vita e noi impotenti l’abbiamo dovuta lasciare andare via perchè
non potevamo condannarla all’infelicità. Adesso, dopo sei anni scopro che è
venuta a cercarti e che l’hai trattata come un oggetto, come se fosse una donna
qualunque, una di quelle poco di buono che ti correvano dietro al liceo. Bella
non meritava anche questa umiliazione. Adesso capisco tante cose, capisco perchè
non voleva venire a trovarci o perchè era così reticente a tornare a Jacksonville
per il matrimonio. E la cosa assurda è che in queste settimane ti ho aiutato a
riavvicinarti a lei. Non l’avrei fatto Edward, no se avessi saputo come ti eri
comportato con lei” mi disse fermandosi e distogliendo lo sguardo da me.
Sembrò
guardare il vuoto per un attimo, poi immerse nuovamente i suoi occhi nei miei e
io compresi che la parte peggiore del suo discorso doveva ancora arrivare.
“Ti ho sempre ammirato,
Edward, sempre e lo sai. Amo Emmett in maniera incondizionata, ma tu sei tu,
sei sempre stato un passo avanti a tutti. La verità è che io non te l’ho mai
detto, ma tu sei sempre stato il mio eroe fin da quando ero bambina, più di quanto
lo fosse papà stesso. Crescendo la mia ammirazione verso di te aumentava sempre
di più perchè tu eri capace di risolvere ogni cosa. Avevi il potere di
combinare un guaio e poi di risolverlo da solo, senza chiedere l’aiuto di
nessuno. Eri un campione in tutto quello che facevi: nello sport, nelle moto,
in tutto. Adoravo il modo in cui mi difendevi da tutto e tutti e sapevo che
nessuno avrebbe potuto farmi male se non volevano che tu facessi male a loro. Mi
sentivo protetta, ero sotto la tua ala, ero intoccabile. Ho sempre sognato di
trovare un persona che mi amasse come facevi tu, una persona che mi facesse
sentire protetta e amata come solo tu eri capace di fare, una persona che ti
somigliasse. E poi è arrivato Jasper e certo non aveva nulla a che vedere con
te, ma mi sono innamorata e lui di me e tu...tu semplicemente quando l’hai
capito l’hai minacciato di non farmi soffrire, ma ero contento. Jasper ti
piaceva e non hai mai negato a me che eri certo fosse la persona migliore a cui
avresti potuto affidarmi. Poi ti sei innamorato di Bella ed ero felice, felice
come non lo ero mai stata perché con lei avresti dimostrato al mondo intero
quello che io già sapevo e cioè che anche tu eri capace di amare in modo
autentico e vero. Adoravo guardare i tuoi occhi mentre guardavano lei, adoravo
come la proteggevi, come la facevi sentire importante. L verità è che adoravo come
facevi sentire tutte le persone che ti volevano bene.Oggi mi chiedo che fine ha fatto mio fratello? Quel fratello di cui
ero tanto orgogliosa, ma sai ch c’è? C’è che, forse, quella persona non è mai
esistita, sono io che ti ho amato troppo fino al punto di idealizzare in te una
persona che non ti rappresenta, forse semplicemente il vero Edward è quello che
si è comportato con tanto squallore con la persona che ha sempre detto di
amare. Bella ti ha mentito e ha sbagliato, Dio se ha sbagliato, ha sbagliato
nel non dirci la verità su Boston e ha sbagliato a non dire niente sui bambini,
ma la capisco. Neanche io, adesso che so, avrei voluto un padre come te per i
miei figli. E adesso smettila con questa pagliacciata di te che poveretto non
hai potuto crescere i gemelli. Non te lo meritavi Edward, non te li meriti quei
bambini e non ti meriti nemmeno lei…sei solo un’idiota e sono talmente ferita
che non riesco nemmeno ad arrabbiarmi poi così tanto con te. Nonostante tutti i
tuoi sbagli non credevo che ci saresti mai riuscito, ma c’è l’hai fatta
complimenti..mi hai deluso tantissimo, talmente tanto che non riesco a
guardarti nemmeno più negli occhi. Avrei solo voglia di prenderti a pugni”.
Abbassò lo sguardo come se fino ad allora
fosse stato uno sforzo per lei guardarmi e si asciugò le lacrime che copiose
erano iniziate a scendere. Fu in quell’istante che mi sentii morire dentro.
Dolore su dolore…non sapevo nemmeno cosa dire.
“Alice…” tentai sperando che le parole
uscissero fuori.
“Rose io stasera vengo a dormire da voi. Non
voglio restare sotto lo stesso tetto di questo qui. Tu Jasper fai come credi”
aggiunse mia sorella rivolta a Rosalie.
Jasper si avvicinò a lei comprendendo che ora
più che mai la sua donna aveva bisogno di lui, poi Rose fece un gesto
impercettibile con la testa a Emmett e lui prese le chiavi di casa loro dalla
tasca e le lanciò a Jasper.
Mia sorella mi voltò le spalle pronta a
dirigersi fuori, ma le bloccai un polso costringerla a fermarsi.
“Alice aspetta” quasi la implorai.
“Vaffanculo Edward” mi urlò contro guardandomi
negli occhi prima di strattonare il braccio per liberarsi dalla mia presa.
Esattamente qualche secondo dopo di mia sorella
e di suo marito non c’era più nessuna traccia.
Guardai il resto dei presenti e tutti mi
guardavano con sguardi di comprensione.
“Smettetela di guardarmi così tanto lo so che
la pensate tutti come lei. Ho fatto degli errori ok, sfido chiunque che nella
vita non li ha fatti, ma non stavamo parlando di me né di Bella. Il punto
focale sono i bambini, ma ovviamente puntare il dito è più semplice” dissi
arrabbiato, ma ferito allo stesso tempo.
Dopo le parole di Alice non avevo voglia di
parlare più con nessuno, quindi decisi che era meglio salire in camera e
chiudermi dentro.
Voltai loro le spalle pronto a salire su.
“Che intenzioni hai adesso?” mi chiese mia
madre e mi fu chiaro si riferisse ai bambini.
“Me ne vado a letto. Al resto ci penserò
domani” furono le mie ultime parole prima di scomparire da lì dentro e
chiudermi velocemente in camera mia.
FINE FLASHBACK
Ricordavo
perfettamente quel giorno e tutto ciò che ne era seguito, soprattutto ricordavo
le parole taglienti di mia sorella, quella stessa sorella che mi era quasi
sembrato di aver perso perché non riuscire a riavere lo splendido rapporto di
prima con lei equivaleva ad averla persa.
Erano
passati dei mesi da allora, ma con Alice era cambiato poco o nulla. Vivevamo
nella stessa casa visto che quella in cui avrebbero dovuto andare ad abitare
lei e Jasper dopo il matrimonio non era ancora pronta, ma ciò non ci impediva
di evitarci o di scambiare il minimo necessario di parole.
Rispetto
agli inizi avevamo fatto dei piccoli passi avanti, ma niente di particolare.
Dello splendido rapporto che avevamo avuto non c’era più nemmeno l’ombra. Il
nostro era diventato un rapporto di cortesia: parlavamo, scherzavamo insieme
agli altri, ma nulla di più. Era passato un sacco di tempo da quando l’avevo
vista sorridermi o parlare a quattr’occhi con me.
E
questo insieme a tutto il resto doveva farmi capire quanto i miei comportamenti
mi avevano fatto cadere in un tunnel dal quale non ero ancora uscito.
Stavo
perdendo ogni cosa, ma soprattutto stavo perdendo tutto ciò che era sempre
stato importante, fondamentale per me.
Bella,
Alice, la felicità, la serenità, perfino il sorriso…tutto.
Semplicemente
avevo toppato alla grande. Nonna Elizabeth diceva sempre che le donne vanno
amate, non capite e, forse, aveva ragione lei.
Avevo
cercato mille e mille giustificazioni, mille perché, ma niente sarebbe servito,
niente mi avrebbe aiutato. Avrei solo dovuto capirla e avrei dovuto farlo nel
momento in cui si era presentata a Boston. Lei mi aveva scelto, aveva scelto me
fra le decine e decine di uomini che poteva avere e io non avevo diritto di
scegliere per lei. Il mio amore avrebbe dovuto bastare, insieme avremmo
superato quel momento e oggi sicuramente le cose sarebbero state diverse.
Non
ero nessuno per decidere chi fosse la persona migliore per lei, era Bella che
avrebbe dovuto farlo e l’aveva fatto, ma me ne rendevo conto solo adesso.
Mi
aveva mentito e io non ero stato capace di perdonarla mentre lei con me l’aveva
fatto, ma Bella era migliore di me, era migliore in tutto.
Per
me perdonare non era mai stato semplice, ma era un segno di forza e avrei solo
dovuto tirarla fuori per me, per lei e per i nostri figli. Voltare le spalle è
facile, facile quasi quanto respirare, ma abbracciare chi ci ha ferito..beh è
quello che è difficile e io non ero stato all’altezza.
Adesso
mi ritrovavo da solo in quel bar mentre la donna della mia vita, insieme ai
miei figli e a tutte le persone importanti della mia vita erano chiuse a casa a
ridere e scherzare. E la cosa grave era che non potevo ammettere di averlo
scoperto adesso cosa fosse importante per me. In fondo l’avevo sempre saputo.
A
volte la vita ci butta giù da una collina e quando ci alziamo rimangono attorno
a noi, ma soprattutto in noi stessi solo le cose veramente importanti. È in
quel momento che facciamo chiarezza dentro di noi ed è allora che dobbiamo fare
tesoro delle cose che abbiamo capito e far entrare dentro di noi la speranza.
Avrei dovuto farlo quando mi sono alzato dopo quella caduta, ma forse ero
riuscito a rialzarmi solo da poco, nello stesso istante in cui Bella mi aveva
urlato contro tutta la verità.
E
adesso? Che diavolo dovevo fare? Come facevo a tornare indietro e cancellare i
miei errori? Come potevo anche solo sperare che lei, che Alice, che la mia
famiglia in generale mi perdonasse davvero? Ma soprattutto ero io pronto a
farmi perdonare? Ero pronto a tornare a vivere nel vero senso della parola?
…Adry91…
SPOILER (pov
Edward):
“Dov’è Bella?”
“È uscita” mi rispose mia madre.
“È uscita dove? Dove è andata?” chiesi
impaziente alzando il tono di voce.
“Edward datti una calmata” mi esortò mio
padre “che succede?” continuò poi.
“Dov’è?” chiesi ancora a voce più bassa.
“Non lo so, non ha lasciato detto nulla” mi
spiegò Charlie “a me ha solo detto che andava ad un appuntamento segreto, ma
credo scherzasse, almeno dal modo in cui me l’ha detto” mi spiegò.
“Nessuno sa dove sia andata?” chiesi
sperando che qualcuno sapesse darmi una risposta.
Restarono tutti in silenzio, così guardai
l’unica persona che forse poteva saperlo.
“Jake ti prego, ho bisogno di sapere dove
sia. Le devo parlare e non posso più aspettare” lo implorai.
Un grazie a tutti voi che avete recensito, a
quelli che hanno messo la mia storia tra i preferiti e nelle seguite. Un altro
grazie di cuore anche a coloro che mi hanno inserita tra gli autori preferiti.
Spero che anche questo capitolo sia di vostro gradimento e recensite. Un bacio.
Questi personaggi non mi appartengono, ma sono proprietà di Stephenie
Meyer
Questi personaggi non mi appartengono,
ma sono proprietà di Stephenie Meyer. Questa storia è stata scritta senza alcun
scopo di lucro.
Come promesso eccovi il capitolo prima di Natale. Dovevo postare
ieri, ma non ho potuto, quindi eccomi qui alla vigilia di Natale.
Il capitolo è impostato come il precedente, quindi vedrete un
piccolo pezzettino pov Bella e tutto il resto (che
sarà la parte più importante) sarà pov Edward. Alla
fine del capitolo verranno finalmente messi dei punti e chissà che questo non
possa servire per il futuro.
Non voglio anticiparvi nulla, vi lascio direttamente al capitolo.
Ci tenevo solo a fare a tutti voi tantissimi auguri di Buon
Natale e di un felice e sereno nuovo anno.
Noi ci rivedremo con la storia dopo le feste, non so se prima o
dopo l’Epifania, ma state tranquilli che il capitolo arriverà.
Un bacione a tutti e ancora auguri.
Capitolo 51
L’uomo dei
bucaneve
POV BELLA
La mattinata del 23 procedette ancora più tranquilla del giorno prima. I
bambini si svegliarono raggianti e grazie alle loro doti ipnotiche riuscirono a
convincere sia me che Edward, sia Victoria a lasciare dormire Lucas lì tutte le
sere fino alla nostra partenza.
Dirgli
di no era stato impossibile, nemmeno Victoria a cui avevano comunicato la
notizia per telefono era riuscita a dire di no.
Nel
frattempo erano arrivati i miei genitori, prima mamma e Phil, poi papà e il
resto della sua famiglia. Leah si era attaccata a Jake e non si erano scollati
un attimo. Ero certa che questo Natale finalmente avrebbero capito di amarsi e
si sarebbero dati una mossa a mettersi insieme.
Quanto
a me ed Edward le cose procedevano come il giorno prima. L’avevo evitato più
che potevo e quando lui mi aveva incrociato in corridoio e mi aveva bloccato
per un polso chiedendomi se lo stessi evitando mi resi conto che, forse stavo
esagerando un po’ troppo, ma avevo negato la cosa e lo avevo costretto a
lasciarmi andare nonostante mi avesse chiaramente detto che doveva parlarmi.
Durante
il pranzo era andato tutto bene, ci eravamo divertiti come pazzi e ci eravamo
alzati da tavola solo dopo le quattro visto che dopo mangiato avevamo deciso di
giocare un po’ a carte.
Io
ero salita poi in camera con l’intento di farmi una doccia perché come ogni 23
Dicembre da un paio d’anni a questa parte avevo un rituale da seguire.
Non
appena fui pronta
mi diressi sotto cercando una scusa plausibile per poter uscire senza che mi
venissero fatte troppe domande.
Per
fortuna i ragazzi, ad eccezione di Edward, erano tutti intenti a giocare alla
play station, mentre i piccoli erano seduti sul tappeto a giocare ad un gioco
di società che non avevo idea quale fosse.
Restai
con loro qualche minuto, ma non appena vidi arrivare Edward mi defilai
accorgendomi però che sembrava totalmente sconvolto in viso. Non me curai più
di tanto e mi diressi in cucina dove trovai tutti i “vecchietti” intenti a
parlottare tra loro.
“Io
vado a fare una passeggiata” dissi solamente quando entrai.
“Dove
vai di preciso?” mi chiese mio padre visibilmente curioso così come tutti gli
altri.
“Ad
un appuntamento segreto” scherzai su sorridendo a tutti loro che ricambiarono
senza esitazioni.
Presi
le chiavi della macchina e mi diressi fuori allontanandomi prima che qualcuno
si mettesse a fare domande.
POV EDWARD
Un’altra giornata era passata da quando Bella e i
gemelli erano arrivati a casa nostra per il Natale e io, ancora, non ero
riuscito a parlare con Bella, seppur quella mattina c’avevo provato.
Non ne voleva sapere nulla e mi era chiaro come il
sole che il rapporto che aveva deciso di creare con me da adesso in poi era solo
quello di due genitori separati che crescevano civilmente i loro figli.
Nonostante questo, però, la giornata era passata
tranquilla e dopo il pranzo durato più del previsto mi decisi a salire in
camera per andare a fare una doccia veloce. Avevo trascorso tutta la mattina a
giocare con i piccoli ed entrare nel getto dell’acqua era l’unica cosa che, in
quel momento, desideravo ardentemente.
In pochi minuti fui pulito e sistemato, pronto a
scendere giù, ma prima di uscire sentii qualcuno bussare alla porta. Dopo il
mio ok vidi Jake spuntare in camera mia.
“È successo qualcosa?” chiesi vedendogli addosso
un’espressione strana.
“No, nulla di che. Volevo solo darti questo” mi
rispose porgendomi un pacchetto confezionato.
Allungai la mano per prendere il regalo, poi gli
sorrisi.
“Regalo di Natale anticipato?” Non dovevi” gli
dissi sorpreso.
“Io credo di si, invece. Magari ti farà riflettere
un po’” mi spiegò con fare serio.
“Che cos’è?” chiesi comprendendo da quelle sue
ultime parole che doveva c’entrare in qualche modo con Bella.
“Diciamo una parte di vita che ti sei perso” mi
rispose prima di voltarsi e uscire dalla stanza lasciandomi imbambolato con
quel pacchetto in mano.
Quando sentii la porta rinchiudersi alle mie
spalle mi decisi a sconfezionare il regalo e ci trovai dentro una custodia con
dentro un dvd.
Curioso più che mai lo inserii nel lettore e feci
partire il filmato.
La prima cosa che
vidi furono una serie di ecografie in ordine cronologico che mi facevano ben
capire la crescita dei piccoli dentro il pancione della mamma, poi partii una
sorta di filmino amatoriale, quel filmino che molti papà decidono di fare per
immortalare il momento del parto. In quel caso quella fortuna era toccata a
Jake, seppur non fosse il padre.
Bella era pronta
per partorire e, nonostante le urla di lei e le sciocchezze che Jake cercava di
dire per alleggerire la tensione, la piccola Lizzie venne fuori senza troppi
problemi.
Vidi la mia bambina
tutta sporca mentre si dimenava piangendo e mai un pianto mi sembrò tanto bello,
era quella la prima immagine che avrei sempre voluto vedere della mia piccola
Lizzie ed era proprio questa, infatti, una delle immagini che non avrei mai più
dimenticato nonostante quel giorno non fossi stato lì presente.
I problemi vennero
subito dopo, come lo stesso Jake mi aveva accennato quando mi aveva racconto
del momento del parto.
Potevo vedere Bella
completamente sconvolta in viso, stanca e affaticata, ma soprattutto con un
velo di tristezza negli occhi mentre l’ostetrica o chiunque fosse le parlava.
“Senti, il tuo
bambino vuole uscire, ma non ha capito bene come si fa, quindi tu lo devi
aiutare. Ti devi assolutamente rilassare” le disse quella cercando di parlare
il più lentamente possibile.
“Ma fa male” urlò
dal dolore Bella.
“Lo so che fa male
Bella, ma se non ti rilassi ci mettiamo più tempo e questo significa più
dolore” le disse il ginecologo.
Rilassarsi e
respirare piano sembrava non essere qualcosa di cui Bella era capace di fare.
“Se non collabori
non c’è la facciamo” continuò l’ostetrica.
“Bella cerca di
capire ciò che ti sto dicendo. Lo so che fa male, ma se tu non collabori saremo
costretti a procedere con il cesareo. Lo capisci?” le spiegò il ginecologo.
“No, il cesareo no,
il cesareo no” aveva preso ad urlare lei.
Fu in quel momento
che, forse, vedendo come si stavano mettendo le cose Jake prese la videocamera
e la appoggiò su un supporto, facendosi così vedere e avvicinandosi a Bella.
“Stai calma tesoro,
stai calma. Rilassati” prese a dirle stringendole la mano più che poté.
“Edward stai qua ti
prego, non andartene” prese a dire Bella come in preda alle allucinazioni
“tienimi la mano, ti prego, non te ne andare”.
Jake sembrò
sorpreso di sentire quelle parole e cambiò espressione.
“Se non ti senti
bene, puoi uscire” disse l’ostetrica a lui.
E fu allora che
Bella con tutta la forza che aveva in corpo lo prese per un braccio tirandolo a
sé.
“No, ti prego Edward, non andartene, stai qui. Edward stai qui”.
“No, così non ci
siamo proprio. Ti devi rilassare Bella, devi rilassarti, altrimenti sarò
costretto a chiamare l’anestesista” disse il dottore vedendo che lei si stava
agitando ancora di più.
“No, no” disse al
medico “Jake chiama Edward, ti prego chiama Edward, voglio Edward” aggiunse poi
rivolgendosi al suo migliore amico come se fosse tornata di nuovo in sé.
“Bella calmati, ti
prego” la implorò Jake vedendo che si stava agitando sempre di più.
“Dov’è Edward? Jake
dov’è Edward?” continuò ad urlare lei tra una fitta di dolore e l’altra “io lo
amo Edward, lo amo. Lo capisci che lo amo?”
“Adesso basta.
Procediamo con il cesareo” esordì il medico sicuro di sé.
“No, il cesareo no”
urlò lei.
“Mi dispiace Bella,
non c’è alternativa. Non possiamo aspettare oltre, altrimenti il bambino
rischia” le spiegò lui.
“No ti prego no”
continuò a urlare lei “Jake voglio Edward, voglio Edward”.
“Ma questo Edward
dov’è? Si può sapere?” chiese l’ostetrica spazientita.
“Non lo so, giuro
che non lo so” fu l’unica risposta di Jake prima di riprendere a parlare
rivolgendosi stavolta alla sua migliore amica “Bella ti prego, guardami. Devi
calmarti, lo devi fare per il bambino. Lo capisci? Pensa al piccolo, ad Edward
penseremo dopo. Ti prego, ti prego Bella” la implorò lui.
Lei restò un attimo
in silenzio colpita probabilmente da quelle parole, chiuse gli occhi un attimo
e quando li riaprì sembrò che al suo posto di fosse un’altra persona. Iniziò a
respirare nel modo giusto guardando Jake e sorridendogli come una bambina, come
se, però, in realtà non era lui quello che vedeva.
“Brava Bella,
questo è il respiro giusto. Brava, continua così. Spingi forte, su” le disse il
medico.
E lei iniziò a
farlo mentre sorrideva fissando un punto imprecisato nella stanza e in pochi
minuti il mio piccolo Ej uscì piagnucolando come la sorella.
“Complimenti
Bella”gli disse il medico mentre Jake annuì.
“Grazie Edward”
disse a voce bassa.
“Che hai detto?” le
domandò il suo migliore amico.
“Lui c’era” rispose
soltanto lei prima che Jake le baciasse la fronte per poi andare a prendere la
telecamera e inquadrare i bambini in braccio a Bella.
Fu a quel punto che il filmino si interruppe e io
rimasi per minuti interminabili di fronte la tv immobile non capendo cosa dire
o cosa fare.
Ero sconvolto. Avevo provato ad immaginare quel
momento dai racconti di Jake, ma vederlo era stato tutta un’altra cosa. Non
c’ero stato, ma in qualche modo era come, se invece, ci fossi stato. Per Bella
c’ero e io solo allora, solo potendo guardare i suoi occhi potevo capire quanto
davvero lei avesse sofferto e quanto davvero gli fosse costato mentirmi,
tenermi all’oscuro di tutto. Aveva sofferto anche lei per quella bugia, forse
anzi era stata lei quella a soffrire di più nel mantenere quel segreto e aveva
ragione lei quando il giorno del Ringraziamento mi aveva detto che io non mi
ero mai messo nei suoi panni. Se forse lo avessi fatto, anche solo per una
volta, adesso non ci troveremmo in una situazione del genere, non ci
guarderemmo e comporteremmo da perfetti sconosciuti.
Conservai il dvd nuovamente nella custodia e lo
riposi in un cassetto conscio che, in futuro, avrei continuato a guardarlo
all’infinto, poi scesi in salotto trovando tutti davanti alla play station
intenti a giocare. Bella, invece, doveva essere appena arrivata perché non
stava giocando, si stava solo limitando a guardarli. I bambini, nel frattempo, erano
seduti sul tappeto che giocavano ad un gioco di società.
Non appena Bella mi vide arrivare si alzò, girò i
tacchi e si diresse verso la cucina, chiaro segno che aveva ancora un disperato
bisogno di evitarmi.
“Ma che diavolo le prende?” si lamentò Seth.
“A cosa ti riferisci?” chiese Alice non
comprendendo le parole di lui.
“È così strana. Entra ed esce da una stanza ad una
velocità sconsiderevole. Non si è mai comportata così” provò a spiegare lui.
Notai che dopo le sue parole un velo di imbarazzo
regnò nella stanza, spezzato solo dalle urla dei bambini che poco più in là
stava giocando.
“Sta solo cercando di evitarmi” spiegai conscio
che toccava a me dare delle spiegazioni.
Non appena terminai di parlare nessuno aggiunse
nulla e il silenzio assordante che si creò divenne di una pesantezza senza
eguali. Fu per questo, ma anche per la necessità che sentivo di restare solo,
che mi diressi fuori, nel giardino, sedendomi sul portico di casa.
Restai immobile lì per qualche secondo, poi i miei
occhi si posarono sulle piante che mia madre accuratamente assisteva, alcune
delle quali proprio grazie alle sue amorevoli cure riuscivano a resistere anche
al freddo invernale.
Intento a guardare le piante mi accorsi solo in un
secondo momento di una pianta di bucaneve che spiccava in mezzo alle altre e fu
mentre la guardavo che i miei pensieri volarono indietro nel tempo.
INIZIO FLASHBACK
Era la sera del
ballo invernale. Quell’anno Alice era a capo del comitato delle associazioni
scolastiche e come presidentessa voleva che quell’anno si distinguesse da tutti
gli altri motivo per cui aveva deciso di organizzare quel ballo.
Eravamo a casa mia,
James e Victoria erano già arrivati e sotto il vestito di lei si iniziavano a
intravedere i primi segni della gravidanza, seppur ancora era solo al quarto
mese. Eravamo pronti per andare, ma all’improvviso James notò una pianta di
bucaneve in mezzo alle piante di mia madre.
“Esme ti
dispiacerebbe se ne prendo un fiore per Victoria?” chiese lui a mia madre.
“Certo tesoro,
aspetta un attimo che ci penso io” le rispose lei.
Si diresse in casa
a prendere delle forbici, mentre io, Bella, James e Victoria aspettammo fuori.
In poco tempo mamma
tornò, tagliò un fiore dalla pianta e lo porse a James.
“Una sola domanda”
disse mamma al mio migliore amico.
“Dimmi”.
“Come mai hai
scelto proprio un fiore di bucaneve? C’è ne sono degli altri, anche più belli”
gli spiegò lei.
“No, preferisco
questo. È diverso da tutti gli altri fiori, è inusuale visto che a differenza
degli altri non cresce in periodi caldi, ma bensì durante l’inverno. È il fiore
che meglio mi rappresenta e poi dicono sia il fiore della vita e della speranza
e darlo a Victoria le fa capire cosa lei rappresenta per me” le spiegò lui
sorridendole e lasciandole un bacio sulla guancia.
James voleva molto
bene a mia madre, diceva che era la madre che non aveva mai avuto considerato
che lui e la sua famiglia non avevano mai avuto un rapporto idilliaco. Per lui,
mia madre e mio padre, rappresentavano l’incarnazione dei genitori perfetti e li
adorava in modo quasi viscerale. Per i miei era lo stesso: James era uno che si
faceva volere bene subito.
Mia madre sorrise
alle parole del mio migliore amico poi ci salutò entrando dentro, mentre James
appuntò il fiore sul braccio di Victoria dandole poi un bacio.
“Grazie amore” le
disse lei mentre io e Bella li guardavamo sorridendo.
Salimmo in macchina
e ci dirigemmo alla festa che si svolse in modo magnifico. Ci divertimmo un
sacco tutti e io e Bella non ci staccammo un attimo. Era proprio mentre la stringevo
tra le braccia che mi accorgevo di quanto la vita fosse stata generosa con me
regalandomi una persona migliore di me, una persona che non ero degno di
meritare, ma che comunque aveva scelto me, che amava me.
A fine serata
decidemmo di tornare a casa e ci incamminammo nel parcheggio della scuola per
prendere la macchina.
Victoria e Bella
erano messe a braccetto e camminavano avanti, mentre io e James eravamo poco
dietro di loro e vedendocele davanti non potemmo far altro che osservarle.
“Mi sono sempre
chiesto come sarebbe stata la mia vita tra trenta, quarant’anni. Adesso lo so”
mi disse lui all’improvviso.
“E cioè?” gli
chiesi.
“Sarà così. Insieme
a Vic, a nostro figlio, alla famiglia che creeremo” mi rispose.
“Certo che questa
gravidanza ti sta facendo rammollire, lo sai?” ci scherzai su io.
“Senti chi parla.
Quello che quando vede la sua donna non si ricordo neppure più come si chiama”
mi rimbeccò lui.
“Spiritoso” gli
dissi dandogli una pacca sulla spalla e prendendo a ridere tutte e due.
“E la tua di vita come sarà, invece? La vedi così?” mi domandò e i miei occhi
si posarono su Bella.
“Su ragazzi
muovetevi che si gela qui fuori” ci urlarono entrambe per esortarci a salire in
macchina.
Non ebbi il tempo
di rispondere che entrambi senza farcelo ripetere due volte ci avvicinammo a
loro e salimmo in auto pronti a tornare a casa e ci tornammo, ma quella domanda
di James non ricevette mai una risposta da parte mia.
FINE FLASHBACK.
Senti una mano sulla spalla e questo bastò per
riportarmi al presente.
Mi voltai e vidi che la mano apparteneva a Jasper
e che, insieme a lui, c’era anche Emmett. Vederli tutti e due lì fuori e con
quell’espressione seria in volto mi fece capire che stavano per farmi uno dei
loro discorsetti.
“A che pensi?” mi chiese mio cognato.
“Ricordi passati” mi limitai a rispondere.
“Nostalgia?” mi domandò Emmett.
“Non lo so. È passato tanto tempo da allora e
troppe cose sono cambiate”.
“Ti sei mai chiesto se è davvero questo quello che
vuoi?” mi chiese Jasper.
“Che vuoi dire?”
Non capivo cosa volesse dirmi visto che stavamo
parlando di altro.
“Hai rivisto Bella dopo anni e sembravi tornato
quello di un tempo, poi avete mandato tutto alla malora e adesso eccoti qui
fuori che ti perdi in ricordi passati provandone nostalgia piuttosto che rimboccarti
le maniche e capire davvero cosa vuoi, capire davvero se è questa la vita che
vuoi” mi spiegò Jasper.
La cosa che apprezzavo di più di mio cognato era
il fatto che fosse una persona spesso silenziosa, ma quando poi apriva la bocca
era capace di lasciarti senza parole perché aveva lo strano potere di riuscire
a leggere le persone, le loro emozioni, i loro desideri.
“Io…” provai a dire, ma lui mi interruppe di
nuovo.
“Ascolta me per una volta. Fai una cosa: prova a
immaginare la tua vita fra trenta, quarant’anni. Hai idea di come sarà? Se la
vedi così bene, se ti vedi solo a rimuginare sul passato va bene. Non fa nulla
se non la vedi con lei…è sopravvissuta due volte senza di te, sopravviverà
anche adesso, ma non scegliere la strada più facile, non permettere che sia
l’orgoglio a scegliere per te, per voi”.
Ascoltai quelle parole e sentii un tuffo al cuore,
quelle parole mi fecero venire alla mente quelle che avevo appena ricordato su
James. Lui sapeva cosa voleva, sapeva come avrebbe voluto la sua vita in futuro
e io?
Provai a rispondere, ma Jasper non me ne diede la
possibilità.
“Non devi dare una risposta a me, ma al tuo cuore”
mi disse.
“Lo sai Edward che io non sono bravo con i
discorsi seri, ma una cosa mi sento di dirtela” iniziò a dire poi mio fratello
“il treno passa una volta sola nella vita, ma se ripassa una seconda volta è
perché il destino vuole che tu faccia quella scelta. Il cuore Edward, ascolta
solo quello e non sbaglierai. Ricordi cosa diceva nonna Elizabeth? Diceva
sempre di andare dove ci portava il cuore, quindi ascoltale le sue parole per
una volta, ma soprattutto ascolta il tuo cuore. Va dove lui ti porta” mi disse
serio più che mai.
Non mi diedero nemmeno il tempo di rispondergli
che entrarono dentro veloci così come erano entrati.
Restai lì per qualche secondo non sapendo bene
cosa fare, anche se ero certo che ascoltando il cuore sarei finito sempre allo
stesso posto e cioè da Bella. L’unico problema che avevo era che io non credevo
di essere la persona giusta per lei, ero certo che lei si meritasse di più.
Stavo per alzarmi quando vidi una busta a terra.
La presi in mano e mi resi conto che doveva averla lasciata Jasper.
Nella busta c’era scritto: “Per Edward” e la
scrittura era quella di Bella.
Mi resi conto che doveva essere la lettera che
aveva scritto a me, quella che mi sarebbe stata consegnata solo in caso le
fosse successo qualcosa, quella stessa lettera che aveva detto a Jasper che
poteva buttare via, ma che adesso mio cognato aveva deciso di consegnarmi.
Senza pensarci troppo la aprii e la lessi:
Ciao
Edward,
questa
sarà la decima volta che provo a scrivere questa lettera, ma ogni parola mi
sembra sbagliata, fuori posto, quasi banale e, forse, le parole giuste non le
troverò mai, quindi dovrò accontentarmi.
Se
stai leggendo questa lettera significa che mi è successo qualcosa e io non ci
sono più.
Non
ho mai pensato al momento in cui me ne sarei andata, non l’ho mai fatto perché
tu mi hai insegnato a vivere alla giornata, ma adesso non posso più farlo,
adesso ho delle responsabilità e devo pensare ad ogni eventualità.
Sto
cercando di trovare le parole migliori per riuscire a dirti ciò che vorrei, ma
credo non esistano parole adeguate, quindi arrivo subito al dunque: tre anni fa
sei diventato papà.
Il
18 Giugno del 2005 sono nati Edward Junior ed Elizabeth, i nostri bambini,
concepiti durante la nostra notte di passione a Boston. Ho scoperto di
aspettarli tre mesi dopo quella notte e sono stati la gioia più grande della
mia vita, ma soprattutto loro mi hanno permesso di tenerti sempre accanto a me.
Ej
è un bambino fantastico. È la tua esatta fotocopia, ti giuro, ti somiglia in
modo spropositato. È un gran golosone e soprattutto è un furbetto che non hai
idea. È allegro come Emmett, buffo esattamente come tuo fratello, ma ha un
fascino sottile come il tuo. Ti somiglia anche di carattere, è gelosissimo e
marca stretto il suo territorio.
Lizzie
è bellissima. Ti somiglia tanto, ha il tuo particolarissimo colore di capelli e
il tuo unico sorriso sghembo. È sveglia Edward, troppo anche. A volte mi chiedo
se davvero ha gli anni che dimostra. È un peperino come Alice, ma soprattutto
ha ereditato dalla zia gli occhioni da cucciola che mette su quando vuole
convincermi a fare qualcosa.
Da
me hanno preso la testardaggine, tu stesso vedendoli lo capiresti subito.
Lo
so, in questo momento sarai sconvolto, non è normale scoprire di essere
diventato papà da una stupida e banale lettera, ma è l’unico mezzo di cui
dispongo per metterti a conoscenza della cosa in caso mi succedesse qualcosa.
Ho
affidato la tutela temporanea dei bambini ad un amico che ho conosciuto qui a
New York, mi è stato sempre accanto e mi ha aiutato. Ovviamente non sarà lui a
occuparsi di loro, lo farà fino a quando non consegnerà i bambini ai tuoi
genitori. È a loro che li ho affidati, loro che hanno fatto di me una quarta
figlia e che non credo abbiano grossi problemi a prendersi cura dei gemelli.
Lo
so, in questo momento ti stai chiedendo perché non ti ho detto nulla. Beh, è
semplice. Quando ho scoperto di aspettare un figlio tu non eri pronto a
prenderti quella responsabilità tanto grande. Avevi perso James e non avevi
ancora metabolizzato il dolore della sua perdita, mi hai detto di dover
ritrovare te stesso e certo non potevi farlo con due bambini che ti ronzavano intorno.
Un
figlio ha bisogno di stabilità e tu non eri in grado di dargliela, nemmeno io a
dire il vero, ma ero pronta a lottare con ogni fibra del mio essere per
riuscire a dare loro tutto quello di cui avevano bisogno.
Non
eri pronto Edward, la verità è questa e io non potevo far crescere i miei figli
a fianco di qualcuno che non sapeva nemmeno chi realmente fosse, ma ti giuro,
ogni singolo giorno in questi tre anni ho avuto la tentazione di correre da te
e dirti tutto. Perché non l’ho fatto? Semplice, perché la mia razionalità me
l’ha impedito, ma c’eri Edward, ci sei sempre stato.
Ogni
sera racconto ai bambini la nostra storia, il principe Edwin che si innamora
della principessa, della sua scheggia. Ogni sera li faccio addormentare
facendogli ascoltare la ninna nanna di nonna Elizabeth.
Tutto
quello che faccio per loro ha dentro un po’ di te e mi viene naturale farlo
perché la verità è che tu sei dentro di me, mi sei entrato dentro la prima
volta che i nostri occhi si sono incontrati.
Eravamo
solo dei bambini, due semplici bambini. E quando penso a noi, ho solo
un’immagine in mente. Io da piccola che ti raccontavo le favole mentre tu mi
sorridevi e mi ascoltavi silenzioso solo perché sapevi che adoravo leggerti le
storie di principi e principesse. Poi l’immagine continua con te che crescendo
mi tenevi per mano e mi hai insegnato a viverle quelle favole.
Ho
mille ricordi di noi due, della nostra storia, una storia iniziata in modo
strambo. Era il 23 Maggio il giorno in cui è iniziata la nostra favola e da allora
ci sono mille ricordi che mi riempiono le giornate, ricordi che rivivo in ogni
sorriso dei nostri figli.
Il
nostro primo bacio datoci per gioco, la nostra prima volta che per me era
davvero la prima, le tue sorprese, i nostri giochi, le coccole, le corse in
moto, le risse che ti divertivano tanto e che a me, invece, facevano
preoccupare un sacco, le soste al bar ad abbuffarci di gelato e io che te ne
rubavo sempre un pò solo perchè ero così orgogliosa da non voler prendere due
gusti che avevo faticosamente criticato solo per vederti assumere quella buffa
espressione che mettevi su, i tuffi in mare in pieno Novembre solo per
dimostrare quanto pazzo tu fossi e le giornate di febbre che seguivano in cui
mi prendevo cura di te, il tatuaggio che ci ha visti complici e innamorati, le
calie a scuola per fuggire insieme e trascorrere ore d'amore lontano da sguardi
invidiosi, le litigate che ogni volta finivano per unirci sempre di più, le
canzoni del nostro amore e le foto per immortalare i momenti più belli.
Potrei
elencare altre mille cose, ma so che tu, infondo al tuo cuore, ricordi tutto
esattamente come me, o almeno mi piace pensarlo.
Era
la nostra favola...poi un brutto giorno il destino si è portato via James, il
nostro James, il tuo James, il tuo migliore amico ed è stato allora che sei
crollato e insieme a te sono crollate tutte le tue certezze perfino quella del
tuo amore per me.
Non
serve scrivere qui cosa successe dopo, ci sono ricordi dolorosi che preferisco
non rivivere perché il dolore, quel dolore non è mai andato via.
Non
tutti si accorgono di quanto dolore possa arrecare un ricordo, ma io lo so, lo
so perfettamente perché quel dolore lo sento ancora dentro di me, mi percorre
la schiena, mi taglia il cuore, mi ruba l’anima.
Devo
dire grazie ai bambini se sono andata avanti a testa alta, perché non è stato
per nulla facile Edward. Credevo che niente mi avrebbe potuto far superare la
tua perdita perché metà della mia vita era scomparsa con te. Ripensavo a te e
sentivo un brivido corrermi lungo tutta la schiena e lo stomaco chiudersi come
un fiore a cui viene negata la luce, ma poi sono arrivati loro e finalmente
sono tornata a sentirmi viva.
Con
loro vivo e non mi importa se insieme stiamo lottando per la partita della vita
o per una semplice sfida, l'importante è che lo facciamo insieme, insieme a
loro che riescono a sorprendermi ogni giorno in modo diverso, loro che non si
aspettano nulla in cambio, che si accontentano di un mio semplice sorriso.
Se
li conoscessi li ameresti anche tu, ne sono convinta e mi si spezza il cuore
ogni giorno a tenerli lontani da te, ma non posso fare altrimenti.
Io
per i nostri figli voglio il meglio e non so se tu sei ancora pronto ad essere
quel meglio che loro meritano. Un tempo non lo eri, la persona che mi ha cacciato
via da casa sua non era il meglio che voglio per loro. Oggi? Beh, oggi non lo
so come sei, non ne ho idea, ma pensare che gli angeli della mia vita possano
passare l’inferno che ho passato io mi fa rabbrividire. Non lo posso
permettere, capisci? Non posso rischiare perché non si tratta di me, ma di
loro.
Esme
e Carlisle sono i genitori che ogni persona vorrebbe e saranno per i bambini il
meglio, sicuramente anche meglio di me.
Non
avercela con loro...mai Edward, hai capito? Loro sono il frutto di quello che
un tempo era il nostro amore e non sentirti nemmeno obbligato a rivelare loro
di essere il padre. Ej e Lizzie sanno poco e niente di lui, quindi, sta
tranquillo.
Vivi
come hai sempre fatto fino ad ora e se un giorno, se un giorno sentirai il
bisogno di stringerli a te, fallo, non chiedono altro.
Nessuno
è a conoscenza del fatto che sia tu il padre, lo sappiamo solo io, tu e l’amico
di cui ti parlavo prima, ma sta tranquillo, lui manterrà il segreto.
Ti
scrivo questa lettera solo perché tu possa conoscere la verità, quella verità
che per tanto tempo ti ho negato, quella verità che avrei tanto voluto urlarti
sperando che tu venissi da me dicendomi che potevamo essere una famiglia, ma
adesso non importa più, non importa perché se leggi queste parole io non sono
più qui, ma lassù, in quel posto dove tutti prima o poi andremo e da lì
veglierò su di te e sui nostri figli insieme a James.
Lui
lo sapeva sai, sono andata a dirglielo quando ho scoperto di essere in dolce
attesa. Gli ho chiesto cosa dovessi fare, se sarei dovuta venire da te a
raccontarti tutto, gli ho chiesto di darmi un segno, qualsiasi segno e lui l’ha
fatto, me l’ha mandato.
A
modo suo voleva dirmi di non dirti nulla per il momento, che forse tu non eri
ancora pronto per quello sconvolgimento e io, io l’ho ascoltato.
Edward
non odiarmi, anche se so che lo farai. Dovevo dirti la verità, ma ho protetto i
nostri figli.
Prima
di averli ho sempre creduto che la forza più grande di una persona fosse
l’essere libero da qualsiasi legame. Ci credevo sul serio, ma in realtà si è
più forti quando si ha qualcosa o qualcuno da proteggere e io avevo loro, la
mia unica ragione di vita.
Tu
cosa avresti fatto al mio posto? Se tu fossi stato me, tu saresti tornato
indietro? Avresti rischiato di far soffrire ciò che di più caro e puro avessi
al mondo?
Ti
conosco e so che non lo avresti fatto, so che nel profondo del tuo cuore tu sai
che, anche se, in modo un po’ perverso io ho ragione.
Perdonami
Edward, fallo se puoi e ti prego, ti prego, smettila di cercare un capo espiatorio
per la morte di James. Quella notte a Boston, quando mi hai detto quelle cose,
io ti ho guardato negli occhi e ho capito: tu credi che sia colpa tua.
No
Edward, non lo è. Non è stata colpa tua. Voi eravate consapevole dei rischi che
correvate, ma ve ne infischiavate entrambi. James sapeva di correre su una moto
che aveva problemi, ma ci ha corso lo stesso. Lui ha deciso di farlo, non tu.
La guidava lui quella moto, non tu.
Lui
se ne è andato, per sempre, e il suo posto dentro di te nessuno lo prenderà
mai, ma lui non avrebbe voluto che tu buttassi la tua vita come hai fatto in
passato. Lui avrebbe voluto vederti lottare, lui ti vuole vedere lottare,
quindi stringi i pugni e convinciti che non è colpa tua.
Dovevo
scrivere qualche rigo ed, invece, ho scritto un sacco, ma del resto è la mia
ultima occasione per parlare con te.
Vivi
la tua vita come l’hai sempre sognata, cammina sempre a testa alta e ricordati
che c’è stata una donna in questo mondo che ti ha amato con ogni fibra del suo
essere durante tutto il corso della sua vita, perché si, Edward, io ti amo
ancora, nonostante tutto e tutti.
Sono
qui a scriverti una lettera d’addio mentre le lacrime mi solcano le guance, ma
in questo momento sono felice, sono felice perché sono talmente stupida da volerlo
tenere stretto a me il dolore che mi hai inflitto, perché quel dolore, quello
mi ricorda che tu ci sei stato. L'unico pericolo che sento veramente è quello
di ritrovarmi un giorno a non riuscire più a sentire niente e non voglio che
accada.
Abbiamo
passato momenti meravigliosi insieme, i tre anni con te sono stati i più belli
della mia vita, anni con molto più amore di quanto altri ne abbiano avuto in tutta una vita, poi
tutto è finito. Sono passati gli anni, ma la tua immagine che mi viene incontro
sarà con me per sempre. Tu mi ha insegnato tutto, la vita, la speranza e mi
mancherai sempre, ma il nostro amore è come il vento non lo vedo, ma lo
percepisco.
Ti
amo Edward, ti amo totalmente e incondizionatamente e oggi ti scrivo con una
nuova consapevolezza. Ogni persona ha un posto nel mondo, un posto che a volte
trovi per caso, altre perché qualcosa di più forte ti spinge da quella parte,
quel qualcosa si chiama destino ed è stato il destino che mi ha spinto verso di
te. Il mio posto in questo mondo sei stato tu, il posto dove ho scoperto
l’amore, il posto dove semplicemente mi sentivo a casa, il posto dove mi
sentivo libera di respirare perché tu sei sempre stato il mio ossigeno.
Con
te ho conosciuto l’amore vero e infinito, poi l’ho perso questo amore, l’ho
perso inesorabilmente, ma l’ho ritrovato nei nostri figli, loro che ho
cresciuto con un amore sconfinato, sentendoti sempre al mio fianco.
Impara
ad amarli anche tu Edward, anche solo la metà di quanto li amo io. Stagli
accanto e silenziosamente insegnagli a vivere, insegnagli quello che io non ho
fatto in tempo ad insegnare loro.
Sei
stato l’unico per me, Edward. Ti amo...
Addio, la tua scheggia...
Rimasi sconvolto da quelle parole, c’era così
tanto amore dentro che non riuscivo nemmeno a darmi una spiegazione razionale
del perché Bella mi amasse così tanto.
E io? Quanto la amavo io?
Così tanto da essere certo che fosse lei la
persona con la quale avrei voluto passare il resto della mia vita.
E solo quando elaborai quel pensiero compresi che
sapevo perfettamente cosa fare.
Mi diressi dentro andando in cucina, lì dove avevo
visto Bella entrare poco prima, ma vidi che non c’era più nessuno. Mi diressi
così in salotto dove trovai tutti ad eccezione di Bella e dei bambini che di
sicuro era in un’altra stanza a giocare.
Dove diavolo era finita lei?
“Dov’è Bella?”
“È uscita” mi rispose mia madre.
“È uscita dove? Dove è andata?” chiesi impaziente
alzando il tono di voce.
“Edward datti una calmata” mi esortò mio padre
“che succede?” continuò poi.
“Dov’è?” chiesi ancora a voce più bassa.
“Non lo so, non ha lasciato detto nulla” mi spiegò
Charlie “a me ha solo detto che andava ad un appuntamento segreto, ma credo
scherzasse, almeno dal modo in cui me l’ha detto” mi spiegò.
“Nessuno sa dove sia andata?” chiesi sperando che
qualcuno sapesse darmi una risposta.
Restarono tutti in silenzio, così guardai l’unica
persona che forse poteva saperlo.
“Jake ti prego, ho bisogno di sapere dove sia. Le
devo parlare e non posso più aspettare” lo implorai.
“Edward te lo direi volentieri se lo sapessi, ma
non ne ho la più pallida idea. Bella il 23 di Dicembre di tutti gli anni è
sempre strana. Sparisce e ricompare senza dare spiegazioni. Non ho idea di dove
vada, non ha mai voluto dirmelo” mi spiegò sincero.
“Che significa che sparisce e ricompare senza dare
spiegazioni?” provò a chiedere Alice.
“Che esce di casa la mattina e torna la sera. E
certo non va a lavoro, ma non ho idea di che cosa faccia o di dove vada. È
sempre stata molto enigmatica ogni volta che le chiedevo qualcosa” spiegò Jake.
Restai un attimo in silenzio assentandomi dal
chiacchiericcio che si era venuto a creare e provai a pensare a dove diavolo
potesse essere andata.
Ripesai al diario e mi venne in mente che ogni
anno il 23 di Dicembre scriveva di una visita che faceva ad un certo “uomo dei
bucaneve”. Chi diavolo poteva essere? E soprattutto dove si trovava?
All’improvviso mi venne in mente il biglietto
aereo che avevo trovato nello studio a casa sua. Dentro il biglietto c’era un
fiore di bucaneve e la data era proprio il 23 di Dicembre, segno quindi che
sparisse tutto il giorno di casa perché prendeva l’aereo per andare da qualche
parte. Ma dove?
“Jake ti prego sforzati. Cerca di pensare a un
particolare, a un dettaglio, qualunque cosa che possa farci capire dove sia
andata” lo pregai.
“Edward, davvero non lo so. Non ho idea. Non mi ha
detto assolutamente nulla su questa cosa. Lo sai che se lo sapessi te lo direi”
mi disse e non mi sentii più in diritto di insistere perché glielo leggevo
negli occhi che avesse detto la verità.
“Nonna mi dai dell’acqua, per favore?” chiese
Lizzie a mia madre entrando correndo in salotto.
“Si certo, tesoro. Vieni con me” le rispose mia
madre alzandosi dal divano per dirigersi in cucina.
“Papà stai cercando la mamma?” mi chiese prima di
andare con la nonna.
“Si tesoro, ti ha per caso detto dove andava?” le
chiesi sperando che lei lo sapesse.
“No, non sapevo neppure che fosse uscita” mi
rispose facendo crollare tutte le mie speranze.
Nel frattempo nel salone arrivarono anche gli altri
bambini.
“Ma oggi non è il 23 Dicembre?” mi chiese Ej
interessandosi anche lui al discorso.
“Si, perché?” chiesi.
“Mamma dice che questo è un giorno importante” mi
spiegò il piccolo.
“Perché?” domandai curioso.
“Perché una volta ci ha detto che in questo giorno
di qualche tempo fa ha capito che è vero che noi non camminiamo da soli” mi
spiegò la piccola Lizzie.
“Ma noi non sappiamo cosa significa, non c’è l’hai
mai spiegato. Ci ha solo detto che questa cosa la diceva sempre un suo amico”
si lamentò Ej.
Mi bastò la frase della piccola per avere le idee
chiare.
We never walk
alone. Noi non camminiamo da soli.
“James” riuscii solamente a dire prima di uscire
correndo da casa.
We never walk alone.
Era la frase che James si era fatto tatuare sulla
parte interna del braccio. Coincidenza o indizio?
“L’uomo dei bucaneve”.
Si, non c’erano dubbi doveva essere per forza
James. C’erano troppe cose che si collegavano.
Non ero certa del perché Bella lo avesse chiamato
in quel modo, ma ero certo che fosse lui.
Salii in macchina e sfrecciai per dirigermi al
cimitero.
Dovevo sbrigarmi, dovevo andare a riconquistare la
donna che amavo.
…Adry91…
SPOILER:
“Ho
riflettuto su quello che hai detto di James e avevi ragione. Ci sto lavorando e
credo di potercela fare, ma ho bisogno di te, in questo e in tutto il resto”.
“Non
ci credo più a noi due, Edward, mi dispiace. Sono la persona sbagliata per te
così come tu lo sei per me” gli dissi sincera.
“A
volte la persona sbagliata è quella che fa per noi” mi rispose lui senza
pensarci troppo.
Ci
fu un attimo di silenzio, poi mi decisi a parlare.
“Devo
tornare a casa Edward”.
Avrei
tanto voluto potergli credere, ma non ci riuscivo. Un’altra delusione non ero
certa che sarei riuscita a superarla.
“Vorresti
delle garanzie? È questo che vorresti?” mi chiese ignorando ciò che avevo detto.
Non
si sarebbe arreso, lo sapevo, quindi mi decidi a dirgli quello che pensavo
senza troppi giri di parole.
Un grazie a tutti voi
che avete recensito, a quelli che hanno messo la mia storia tra i preferiti e
nelle seguite. Un altro grazie di cuore anche a coloro che mi hanno inserita
tra gli autori preferiti. Spero che anche questo capitolo sia di vostro
gradimento e recensite. Un bacio.
Questi personaggi non mi appartengono, ma sono proprietà di Stephenie
Meyer
Questi personaggi non mi appartengono,
ma sono proprietà di Stephenie Meyer. Questa storia è stata scritta senza alcun
scopo di lucro.
Eccomi qui dopo le feste a postare u0n nuovo capitolo. Come avete
passato le feste? Spero bene. Io davvero benissimo.
Comunque tornando alla storia vi anticipo che questo è un
capitolo molto importante, ma ancora di più lo sarà il prossimo.
Non mi dilungo più di tanto altrimenti rischio di rovinarvi la
sorpresa.
Un bacione a tutti e se vi va fatemi sapere cosa ne pensate.
Capitolo 52
Non mi
arrenderò
POV BELLA
In
pochi minuti raggiunsi quel posto che mi vedeva arrivare tutti i 23 di
Dicembre, seppur in orari diversi, quel posto dove prima o poi andremo tutti,
ma proprio tutti: il cimitero.
Il
mio appuntamento segreto, come scherzando lo avevo definito con mio padre, era
proprio con James, era lui il misterioso ragazzo a cui avevo affibbiato il nome
di “uomo dei bucaneve”. Ed era davvero un appuntamento segreto visto che
nessuno era a conoscenza del fatto che venissi lì e nessuno mai poteva
immaginarlo. Del resto era da pazzi farsi ore di aereo solo per arrivare su
quella lapide, parlare un po’ con il mio amico e poi tornarmene in aeroporto a
prendere un altro aereo.
Eppure
io ne avevo bisogno, era un appuntamento a cui in tutti questi anni non ero
riuscita a rinunciare, nonostante le difficoltà.
Mentre
camminavo verso la lapide non potei fare a meno di ripensare a buona parte
della mia vita accorgendomi di tante cose, ma soprattutto di una in particolare
e cioè del fatto che la felicità non è assolutamente una cosa a cui si può fare
affidamento nella vita perché un attimo c’è l’abbiamo, riusciamo quasi a
stringerla tra le mani e l’attimo dopo è già sparita lontano da noi.
È
vero, quando ti sembra di stare quasi
per toccare la felicità, ecco che questa vola via, quasi insieme alla tua
anima. Non puoi fare altro che cercare di tenere stretto quel poco che ti è
rimasto per vivere, quel poco di quell'amore che ti sembrava così grande, ma che
in fondo era così piccolo. Ripensi ogni giorno a quanto amore hai dato e che
l'hai donato con tutta te stessa per vivere un sogno, ma che in realtà sogno
non era. Era un’illusione solo mia perché lui e il suo amore erano un castello
di sabbia, ed infatti il vento l'ha portato via dopo aver calpestato la mia
felicità.
Ed è allora che ti fermi a
riflettere su tutto e ti rendi conto che quando quell’amore a cui avevi fatto
affidamento te lo strappano via sei costretta ad andare via a testa bassa con
l'unico amico al tuo fianco: il dolore, quel dolore che sembra non lasciarti
mai.
Cosa ti resta da fare
allora? Nulla se non cercare di vivere, nonostante sai che quella ferita è così
profonda da renderti un essere inutile, inutile al sorriso, a te stessa, agli
altri. Ti senti chiusa in un altro corpo, non vuoi crederci. Ti senti solo delusa,
perdente, sanguinante, ma ancora sognante purtroppo e cerchi di andare avanti,
di non sentirne più il peso, di reagire, di dimenticare per stare bene, anche
se piangere sembra l'unica soluzione.
Non ti resta che cominciare
ad odiare con tutta te stessa quell'amore così grande a causa della delusione
che ora è più forte di tutto e indossi una maschera che non ti si addice, di
una felicità provvisoria intervallata da attimi intensi e infiniti di
malinconia che pian piano impari a cacciare.
È stato così per me, ma poi
improvvisamente mi sono accorta dei bambini e ho visto che uno spiraglio di
luce esisteva ancora, lo vedevo e mi ci sono buttata a capofitto fino a stare
bene, fino a credere di non aver mai amato. Ho assaporato l'essenza di quegli
attimi che sono certa non mi deluderanno come ha fatto l’amore.
Raggiunsi
la lapide e mi sedetti restando lì ferma per più di un’ora in totale silenzio
guardando solo la foto che ritraeva James. La temperatura iniziò a scendere e
il freddo iniziò a pungermi le spalle, così mi decisi a parlare.
“Ciao
James, come te la passi lassù? Io sono sicura che anche lì ti sei preso il
posto che ti spettava, sono certa che sei salito su uno dei troni più alti
spodestando qualche angelo. Tu che come ti dicevo sempre io eri metà angelo e
metà diavolo e nonostante tutto continuo a immaginarti ancora così, magari con
due grandi ali, una bianca e l’altra nera o rossa. Si, ti ci immagino proprio”
iniziai a dire soffermandomi un pochino prima di iniziare di nuovo “eccomi qui
anche quest’anno, anche se quest’anno è un po’ diverso. Sono venuta a trovarti
pochi mesi fa quando sono tornata per il matrimonio di Alice, ma oggi non
potevo mancare al nostro appuntamento, lo sai. In tutti i casi quest’anno non è
diverso solo per questo, ormai non c’è più nessun segreto tra noi, anche lui lo
sa così come tutti gli altri, ma ci tenevo a venire lo stesso. Grazie James,
grazie per essermi stato accanto in questi anni e grazie per essere riuscito a
mantenere il mio segreto. Sei stato davvero muto come un pesce” conclusi con
ironia visto che era ovvio che mantenesse il segreto considerato che era morto.
Restai
in silenzio ancora per un po’ sorridendo di quella mia battuta così
dannatamente stupida e forse anche poco felice, poi dopo qualche istante
ripresi a parlare.
“Ho
preso una decisione James, ho deciso che è arrivato il momento di andare
avanti, di dimenticarlo e di ricominciare a vivere. Ci ho sperato sai, in tutti
questi mesi da quando l’ho rivisto ci ho sperato come non avevo mai fatto e per
un attimo un futuro tra noi l’ho visto davvero, ma mi sbagliavo. Sono stanca di
aspettare, stanca di restare in bilico, stanca di mettermi sempre in gioco
quando lui non l’ha mai fatto, stanca di aspettarlo. Sono stata ferma sei anni
ad aspettare che tornasse, ad aspettare un suo più piccolo segnale e tu lo sai,
ma ormai è inutile aspettare ancora” presi a dire con le lacrime che tentavano
di uscire fuori “sono stanca James, vorrei solo essere felice, felice davvero,
felice come un tempo. Cosa devo fare James, cosa? Dev...” stavo dicendo prima
che qualcuno mi interrompesse.
“Sono
un’idiota Bella” sentii dire da una voce dietro di me, una voce che avrei
riconosciuto fra mille.
Mi
alzai di botto e mi voltai ritrovandomi a pochi passi da Edward.
“Che
diavolo ci fai qui? E soprattutto da quanto tempo sei qui ad ascoltare?” gli
urlai arrabbiata.
“Da
un po’, non così tanto da aver potuto ascoltare tutto, ma nemmeno da così poco
da non essere riuscito ad ascoltare nulla”.
“Era
personale, non ne avevi il diritto” gli dissi riferendomi alle parole che avevo
detto a James “ci provi così tanto gusto a invadere sempre la mia privacy?”
conclusi retorica riferendomi anche al fatto che l’aveva già invasa quando
aveva preso e letto il mio diario.
Presi
poi la borsa che era rimasta a terra e feci per andarmene.
“Aspetta
Bella, non andartene, devo parlarti”.
“No
Edward, se hai sentito cosa ho detto hai capito che sono stanca, stanca perfino
di ascoltare quello che hai da dire. Ci siamo già detti tutto” gli dissi
allontanandomi.
Mi
sentii bloccare per un polso e fui costretta a fermarmi e a guardarlo
nuovamente.
“Ti
prego, aspetta”.
“Edward
sono io che prego te di lasciarmi andare. Non ti voglio ascoltare, almeno
questo rispettalo...” provai a dire ma lui non me diede la possibilità perché
mi tappò la bocca con la sua mano.
“Sono
stato un’idiota, lo sono stato da sempre, fin da quando stavamo insieme. Non ho
mai saputo apprezzarti come davvero meritavi e ancora oggi non ti merito, sei
troppo speciale per una persona come me, ma ti amo Bella e ho capito i miei
errori. Sono pronto a rimediare, in qualsiasi modo, basta che tu me ne dia
l’opportunità” mi disse lasciando poi cadere la sua mano in modo che potessi
parlare.
Restai
in silenzio per un breve istante, non aspettandomi quelle parole, poi parlai.
“Sono
felice che tu sia giunto a questa conclusione, ma ciò che provi tu non è più un
mio problema. Adesso visto che hai detto quello che dovevi io andrei”.
Vidi
la sua espressione e non mi ci volle un genio per capire che era rimasto un po’
sconvolto dal mio comportamento glaciale, ma non me ne curai più di tanto. Era
tardi, troppo tardi. Il nostro tempo era finito da un pezzo.
Mi
voltai dandogli le spalle pronta a tornarmene a casa, ma non appena feci un
passo lui riprese a parlare e fui costretta a fermarmi.
“Io
lo so che ci sono diversi tipi di errori e che certe cose non si possono
perdonare a nessuno, però credo anche che quando si tratta di vero amore
bisognerebbe avere almeno le attenuanti. Io ho sbagliato tutto, dopo la morte
di James è stato un commettere un errore dietro l’altro, ma oggi ho capito che
io non ti posso perdere, lo capisci Bella? Ti ho già persa due volte e non
posso permettere che succeda una terza. Nonostante tutto non c’è un solo minuto
che io passo senza pensare a te, senza vedere davanti ai miei occhio il tuo
viso, senza sentire la tua voce, senza provare dolore per non esserti vicino.
Perché la verità Bella è che la mia vita senza la tua è sprecata, gira a vuoto
e molto spesso le mie giornate le passo sperando di vederle finire anziché
cominciare. In fondo il corso del vero amore non fila mai liscio, lo sappiamo
entrambi. Adesso io lo so, sono consapevole che l’amore non si può imporre con
la forza e so che non posso costringerti a tornare con me, ma io non ci credo
che è tutto sparito, che tu, ormai, non provi più nulla. Non ci credo ed è per
questo che dobbiamo provarci, dobbiamo darci la possibilità di amarci senza
farci del male” mi disse fermandosi un momento.
Le
lacrime, nel frattempo, avevano preso a sgorgare dai miei occhi. Attendevo quel
momento, quelle sue parole da così tanto tempo che adesso non mi sembravano
reali, ma allo stesso tempo io non ci credevo, non credevo più a nulla perché
la paura di tornare a soffrire era troppa.
Mi
voltai verso di lui e mi misi ad applaudire.
“Bravo
Edward, belle parole. Peccato che io non ci creda più. Sei sempre stato bravo
con le parole, ma poi con i fatti puntualmente mi ferivi sempre. Non c’è più
niente da salvare tra di noi e probabilmente avevi ragione tu quando tempo fai
mi hai detto che il nostro amore adesso era solo nostalgia di quello che era
stato un tempo, nostalgia e niente più”.
“Non
ci credi neppure tu a quello che stai dicendo, come non ci credevo io quando
l’ho detto. Noi ci amiamo, io ti amo e tu non puoi arrenderti, non stavolta. Tu
hai cambiato la mia vita, l’hai cambiata in un modo che io non credevo
possibile, ma l’hai fatto. Per anni ho cercato di soffocare quello che provavo
per te, ma tornava sempre a galla, come adesso. Non voglio più scappare da noi,
non voglio perderti mai più. Voglio
semplicemente stare con te, vicino a te, ovunque tu sia. Mi dispiace che mi ci
sia voluto tanto per capirlo e detesto aver perso tutto questo tempo anche se
so che é colpa mia. Adesso spero solo che tu possa perdonarmi perché ti amo,
Bella. Ti amo” mi disse quasi implorandomi con lo sguardo.
“Chi
mi dice che questa volta sarà diverso? Chi mi dice che sarà per sempre? Che non
mi ferirai di nuovo? Chi mi assicura che alla prima litigata tu non torni a
rinfacciarmi di non averti detto la verità? Chi mi assicura che ogni volta che
penserai a James non tornerai a fare il pazzo come è già successo? Chi mi dice
che se adesso ti dico di si le cose andranno meglio?”
“Ho
riflettuto su quello che hai detto di James e avevi ragione. Ci sto lavorando e
credo di potercela fare, ma ho bisogno di te, in questo e in tutto il resto”.
“Non
ci credo più a noi due, Edward, mi dispiace. Sono la persona sbagliata per te
così come tu lo sei per me” gli dissi sincera.
“A
volte la persona sbagliata è quella che fa per noi” mi rispose lui senza
pensarci troppo.
Ci
fu un attimo di silenzio, poi mi decisi a parlare.
“Devo
tornare a casa Edward”.
Avrei
tanto voluto potergli credere, ma non ci riuscivo. Un’altra delusione non ero
certa che sarei riuscita a superarla.
“Vorresti
delle garanzie? È questo che vorresti?” mi chiese ignorando ciò che avevo detto.
Non
si sarebbe arreso, lo sapevo, quindi mi decidi a dirgli quello che pensavo
senza troppi giri di parole.
“Ascolta
Edward, nella nostra storia sono sempre stata io a rimetterci, sono sempre
stata io che ho fatto dei passi verso di te, sono io quella che perdonava e tu
quello che puntualmente aveva qualcosa da farsi perdonare, sono io che ho
lottato per noi anche quando tu non l’hai più voluto fare, sono io che cercavo
di capirti, di giustificarti mentre tu cercavi di ferirmi deliberatamente solo
perché eri arrabbiato del fatto che non ti avessi detto la verità, sono sempre
stata io a fare dei passi verso di te. Tu non ne hai fatti mai e io, ormai,
sono stanca. Ho capito che ho sbagliato mentendoti e che qualunque cosa,
perfino tutto quello che ho passato, non è una giustificazione al mio silenzio
e ho cercato di fartelo capire anche se tu non me ne hai dato la possibilità.
Nonostante tutto ho sempre sperato che tu mi tendessi la mano, ma non è
successo e dopo il Ringraziamento ho capito che non possiamo stare insieme,
forse, non era nel nostro destino. È finita, ormai. Non c’è nessuna soluzione” conclusi
più calma rispetto a quanto ero stata da quando era arrivato.
Lo
vidi avvicinarsi di più a me e appoggiare le sue mani alle mie braccia come se
avesse paura che io mi allontanassi da lì, poi prese a guardarmi negli occhi e
iniziò a parlare nuovamente.
“Quando
una cosa è davvero importante c’è sempre una soluzione” iniziò a dire con tono
dolce “lo so, sono stato un’idiota, uno stupido. Ho sempre fatto gli stessi
errori, perfino adesso che non ho più diciotto anni. Io lo so che tu hai
ragione su ogni cosa, ma so che nonostante tutto non ho smesso di amarti un
solo istante. Io voglio sposarti, voglio crescere i nostri figli insieme,
voglio farne degli altri, voglio essere con te la famiglia che non siamo mai
stati, voglio invecchiare con te, voglio morire quando sarò vecchio tra le tue
braccia. Io voglio tutto e lo voglio con te perché ti amo, ti amo ora e per
sempre. E se adesso mi dici di no io non mi arrenderò, perché io non ti posso
perdere. Io ho bisogno di te, io voglio essere felice e voglio renderti felice,
lo capisci scheggia, riesci a capirlo?” concluse con gli occhi quasi lucidi.
Restai
immobile, ferma senza dire una parola per istanti che mi parvero interminabili.
Tolsi lo sguardo da lui e lo posai sulla tomba di James, come se aspettassi un
segno dalla sua foto, un segno che non arrivò perché la foto, com’era normale
che fosse, non mi disse nulla che non mi avesse già detto in precedenza.
Tornai
a guardare Edward per brevi istanti, poi mi divincolai dalla sua presa e gli
voltai le spalle pronta ad andarmene.
“È
così allora? Vuoi negarci la felicità? A me, a te, ai nostri figli?” mi chiese
comprendendo che non avevo intenzione di cambiare idea.
“Insieme
ci siamo fatti solo male, forse non siamo destinati a stare insieme, forse solo
stando separati potremmo essere felici” dissi trattenendo le lacrime.
Non
volevo che mi vedesse piangere.
“Non
dare la colpa al destino. Se il destino fosse a noi avverso non saremmo qui
oggi a parlare ancora del nostro amore”.
“Non
è più il nostro tempo” aggiunsi alla fine.
“Sarà
sempre il nostro tempo” insistette lui.
“Edward,
ti prego smettila” dissi voltandomi nuovamente verso di lui e fissando i miei
occhi nei suoi “non la sopporterei un’altra delusione, non lo sopporterei di
riaverti per qualche istante e poi riperderti. Non ho voglia più di soffrire.
Lasciami andare via” conclusi mentre una lacrima capricciosa sfuggì al mio
controllo.
Mi
guardo intensamente negli occhi e per un attimo pensai che mi avrebbe
ascoltato, ma quando riprese a parlare mi accorsi che non era così.
“Non
posso Bella. Lo capisci che non posso? Lasciarti andare per sempre è un’utopia
per me, per la mia vita. Se avessi la scelta tra uscire o stare con chiunque
nell’intero mondo o sedermi a casa con te mangiando della pizza e guardando uno
schifosissimo programma TV sceglierei te ogni singola volta” mi disse.
“Avresti
dovuto scegliere me prima, mi dispiace” furono le mie ultime parole prima di
dargli nuovamente le spalle facendo qualche passo verso l’uscita.
“Sei
tu che mi hai insegnato che poiché non esistono due individui perfettamente
uguali ci sarà solo una determinata donna che corrisponderà nel modo più perfetto
a un determinato uomo” prese a dire riferendosi a qualcosa che gli avevo
spiegato da ragazzi quando a scuola lo aiutavo a studiare filosofia “la vera
passione d’amore è tanto rara quanto il caso che quei due si incontrino e noi
ci siamo incontrati. Quindi sai che c’è? C’è che se vuoi puoi pure andartene
adesso, ma io non mi arrenderò Bella, non stavolta”.
Rimasi
immobile per qualche secondo, colpita da quelle parole e dal fatto che ancora
se ne ricordasse.
“Torna
a casa Edward, inizia a fare freddo” gli feci notare poi sempre dandogli le
spalle.
“Scappare
non cambierà nulla. Ti amo e te lo dimostrerò, fosse l’ultima cosa che faccio”
mi disse prima che io mi allontanassi definitivamente da lì.
Uscii
di fretta dal cimitero e mi diressi in macchina. Accesi il motore e sfrecciai
via tra le strade di Jacksonville.
Dentro
di me sapevo che Edward pensava davvero le cose che aveva detto, ma allo stesso
tempo non poteva assicurarmi che le cose sarebbe andate bene e io non c’è la
facevo a rischiare.
Se
dovevo essere oggettiva sapevo di aver perso un’occasione, forse l’unica che
avevo di essere davvero felice perché tutte le volte che pensavo alla felicità
un solo volto mi compariva in mente.
Che
sintomi ha la felicità? Me lo chiedevo spesso e ogni volta la risposta mi
appariva con il volto sghembo, i capelli scompigliati e gli occhi
azzurro-verdi.
Lacrime
copiose uscirono dai miei occhi visto che, ormai, non le costringevo a restare
imprigionate e mentre queste mi bagnavano le guance sembravo sentirmi meglio.
Amavo
Edward, questo era chiaro come la luce del sole, ma nell’ultimo periodo avevo
anche imparato ad amare me stessa. Era per questo che non potevo lasciarmi
andare, che non potevo rischiare perché adesso lo sapevo, l’avevo imparato a
mie spese anche se troppo tardi. Edward era importante per me, ma forse io lo
ero di più.
…Adry91…
SPOILER:
“Lo
so e ci credo che mi ama, ma ci siamo fatti troppo male. Non posso scegliere di
tornare con lui, non posso anche se lo vorrei”.
“L’amore
non si sceglie mica, Bella. Le scarpe si scelgono, le auto si scelgono, il
profumo con cui conquisteresti un ragazzo si sceglie. Si scelgono tante cose,
le cose che fanno meno male, le cose che ci divertono, che ci fanno dormire più
tranquilli. Gli amici, al massimo. Ma l’amore no, l’amore non è una scelta. Ti
sfonda la porta di casa e pretende di dormire con te” mi disse Rose.
“Certo,
peccato, però, che questo amore poi una mattina si alza e se ne va” le risposi.
Un grazie a tutti voi
che avete recensito, a quelli che hanno messo la mia storia tra i preferiti e
nelle seguite. Un altro grazie di cuore anche a coloro che mi hanno inserita
tra gli autori preferiti. Spero che anche questo capitolo sia di vostro
gradimento e recensite. Un bacio.
Questi personaggi non mi appartengono, ma sono proprietà di Stephenie
Meyer
Questi personaggi non mi appartengono,
ma sono proprietà di Stephenie Meyer. Questa storia è stata scritta senza alcun
scopo di lucro.
Ed ecco un nuovo capitolo. Ho visto che in molti vi siete
lamentati per il ritardo, ma purtroppo non ho molto tempo libero per postare,
quindi non so davvero come fare. Appena ho un attimo libero lo dedico alla
storia, ma più di questo non posso fare. Non vuole essere una giustificazione,
ma ovviamente nella mia vita ci sono delle priorità e prima di pensare alla
storia devo pensare a queste. Mi scuso comunque e mi auguro di essere più
veloce per il seguito. Un bacione e buona lettura.
Capitolo 53
Possibilità
POV BELLA
La
vigilia di Natale era iniziata nel migliore dei modi.
Il
mio risveglio era stato colorato dall’arrivo frenetico dei miei bambini che
erano venuti a svegliarmi ringraziandomi come solo loro sapevano fare per
avergli concesso la possibilità di trascorrere il Natale insieme a tutta la
famiglia.
Il
giorno prima dopo il mio ritorno dal cimitero avevo cercato di evitare Edward
dopo che anche lui era tornato e cercai di non badare troppo agli sguardi di
tutti gli altri soprattutto a quelli di Alice.
A
fine serata, però, non riuscii a sfuggirle più considerato che dopo cena quando
mi decisi a correre in camera per mettermi a dormire vidi comparire sulla soglia
proprio il folletto insieme a Rose.
INIZIO FLASHBACK
“Allora?” mi chiese
Alice non appena si sedette sul letto seguita a ruota da Rose.
“Allora cosa?” le chiesi
facendo finta di nulla.
Non ero certa di quanto
e cosa loro sapessero, ma da come mi avevano guardato tutti quando ero tornata
a casa non mi fu difficile supporre che forse Edward prima di raggiungermi al
cimitero aveva detto loro qualcosa.
Forse tutti in quella
casa sapevano, o forse no.
“Cosa è successo con
Edward prima?” intervenne Rose curiosa.
Come avevo immaginato
non mi ero affatto sbagliata. Ormai lì dentro conoscevo troppo bene tutti.
“Niente, abbiamo
semplicemente parlato” risposi loro consapevole che negare non sarebbe servito
a niente e poi sinceramente non ne avevo neppure voglia.
“E...?” mi esortò a
continuare Alice.
“E niente. Ha riconosciuto i suoi errori, mi ha detto che mi ama ancora e che
vuole che torniamo insieme” riassunsi io.
Le vidi entrambi
sorridere, poi Rose riprese a parlare.
“E tu cosa gli hai
detto?”
“Cosa volete che gli
abbia detto. Non mi importa. Cioè ho sofferto troppo, un’altra delusione non la
sopporterei”.
“E chi ti dice che
riceveresti un’altra delusione?” mi domandò Alice.
“Ma tu non sei quella
che c’è l’ha a morte con suo fratello?” le domandai retorica.
Non mi piaceva affatto
il fatto che quei due non avessero ancora chiarito, ma Alice era davvero ancora
troppo arrabbiata con Edward e io non me la sentivo di forzarle la mano per la
riappacificazione, non al momento almeno.
“È così infatti, ma
questo non cambia i dati di fatto. Mio fratello è un cazzone e ha fatto errori
che non voglio nemmeno commentare, ma ti ama sul serio anche se ha dei modi
contorti di dimostrartelo” mi spiegò lei.
“Lo so e ci credo che mi
ama, ma ci siamo fatti troppo male. Non posso scegliere di tornare con lui, non
posso anche se lo vorrei”.
“L’amore non si sceglie
mica, Bella. Le scarpe si scelgono, le auto si scelgono, il profumo con cui
conquisteresti un ragazzo si sceglie. Si scelgono tante cose, le cose che fanno
meno male, le cose che ci divertono, che ci fanno dormire più tranquilli. Gli
amici, al massimo. Ma l’amore no, l’amore non è una scelta. Ti sfonda la porta
di casa e pretende di dormire con te” mi disse Rose.
“Certo, peccato, però,
che questo amore poi una mattina si alza e se ne va” le risposi.
“È vero, non posso darti
torto. L’hai vissuto sulla tua pelle questo e credo che non ci sia niente di
peggio di un abbandono, ma lui ti ama ancora e tu pure. Vi siete fatti male a
vicenda, ma se volete, se lo volete
davvero potete superarlo”.
“Non posso rischiare. Il
mio cuore stavolta non c’è la farebbe”.
“Il cuore? Vuoi dare
davvero la colpa a lui? Non ti conviene Bella perché il cuore è solo un
simbolo. Ha le dimensioni di un pugno chiuso e una forma
simile ad una pera con la punta rivolta verso il basso. Il cuore è l'organo
simbolo dell'amore, segue il ritmo delle emozioni. Normalmente in una persona
adulta il cuore si contrae 60-70 volte al minuto, in una persona innamorata
molte di più. A volte si arriva a 100 senza rendersene conto. Il cuore è
l'ultimo ad andarsene, anche quando la persona amata ti abbandona. Anche quando
tu non vuoi più soffrire, non sei più tu che comandi. Quando sei innamorata,
quando il tuo cuore batte forte per un'altra persona, non sei più tu che comandi,
è lui” continuò a dirmi Rose.
“Sentite ragazze, smettetela. Ho finalmente
allontanato Edward, non confondetemi le idee. Sono sicura della scelta che ho
fatto. Voglio la felicità, ma non con lui, non più”.
“Allontanerai davvero Edward solo nel momento in cui
smetterai di amarlo, non quando continuando ad amarlo gli dirai che non potete
stare insieme. Ascolta Bella io, noi non vogliamo convincere nessuno e se
proprio devo dirlo non credo neppure che Edward si meriti una persona come te visto
come ti ha trattata e credimi non ti sto dicendo queste cose per lui. Te le sto
dicendo solo per te, perché voglio vederti felice e per quanto assurdo mi
sembra visto tutto quello che è successo mi rendo conto che solo con lui potrai
essere felice. Nella vita arriva un giorno in cui tiri le somme, conti le
lacrime e valuti bene il dolore ricevuto. È in quel giorno interminabile di
nebbia, di freddo e di lucidità, in cui dopo una lunga meditazione, mentre le
lacrime affogano la tua anima e ogni verità viene a galla, che tutto ti
apparirà così limpido e chiaro e mentre ogni domanda troverà la sua risposta
prenderai l'unica giusta decisione. Una giusta straziante decisione, ma l'unica
che ti permetterà di respirare di nuovo la vita. Quindi guardati dentro e
capisci se vale la pena oppure no rischiare, rischiare per l’ultima volta. Non
hai più nulla da perdere, solo da guadagnare, ma non voglio convincerti. Voglio
solo che tu sia felice e se credi che lo sarai senza di lui allora lascialo
perdere” mi disse Alice prendendomi una mano e stringendola nelle sue.
La guardai e le sorrisi senza dire nulla. Le volevo
bene, lei sapeva sempre cosa dire, sapeva anche trovare il momento giusto.
La abbracciai stringendola più che potei, poi feci
lo stesso con Rose e alla fine ci ritrovammo in un abbraccio collettivo.
FINE FLASHBACK
Erano le mie migliori
amiche, erano le sorelle che non avevo avuto e Dio solo sapeva quanto io gli
volevo bene, ma questa volta non le avrei ascoltate perché ero certa di star
facendo la scelta giusta.
Non avrei rischiato, non
stavolta. Il “noi” tra me ed Edward apparteneva, ormai al passato.
La giornata passò
abbastanza in fretta e per fortuna non vidi neppure Edward in giro per casa.
A quanto avevo capito aveva
il turno in ospedale e a causa di un’emergenza era dovuto restare lì più del
necessario anche se ero certa che non avrebbe mancato la cena della vigilia e
in qualche modo lo speravo visto che i bambini ci tenevano un sacco a
trascorrerla con il papà.
Controllai l’orologio e
notando che erano già le sette e mezzo mi infilai sotto il getto della doccia.
La cena della vigilia sarebbe iniziata tra poco.
Restai lì dentro un po’,
poi uscii e mi preparai e quando fui pronta mi
diedi un’ultima occhiata allo specchio e poi scesi giù certa che fossero già
arrivati tutti.
Fui felicissima nel vedere Victoria
sorridere allegramente in salone insieme agli altri, mentre Riley la osservava
con sguardo innamorato.
Non poteva non farmi
piacere il fatto che lei avesse trovato qualcuno capace di amarla
completamente, ma soprattutto il fatto che lei stessa fosse tornata ad amare.
Dopo la morte di James questa scena mi sarebbe parsa un’utopia, eppure il tempo
l’aveva aiutata.
Non appena mi vide mi corse
incontro stritolandomi in un abbraccio che io non potei fare a meno di
ricambiare. Ci eravamo persi nel corso di quegli anni, ma non era detto che non
potevamo ritrovarci. In fondo il bene che mi legava a lei era sempre lo stesso
di un tempo e poi era stata mia complice in tante cose, cose che non avrei mai
potuto dimenticare nemmeno se avessi voluto.
“I piccoli hanno legato
tantissimo” mi disse quando ci staccammo indicandomeli poco lontano da noi.
Mi voltai ad osservarli e
li trovai tutti insieme che ridevano e giocavano più felici che mai.
“Assolutamente si” fu la
mia unica risposta.
“Mi sembra quasi un sogno”
aggiunse poi lei e non mi fu difficile capire a cosa si riferisse.
Il fatto che suo figlio, il
figlio di James e i figli di Edward andavano così d’amore e d’accordo era
davvero come un sogno. Guardando i nostri figli era come rivedere quei due
testoni che erano stati i nostri fidanzati e chissà che loro sarebbe stati più
fortunati. Forse la loro amicizia, se qualcuno lassù avrebbe permesso che
succedesse, sarebbe potuta durare davvero una vita.
“Non poteva non essere
così. In fondo sono i loro figli” le risposi riferendomi a James ed Edward.
Restammo lì in salotto a
confabulare per un po’ e poco dopo a noi si aggiunsero tutti gli altri, anche
Riley che iniziai a conoscere meglio. Era davvero una persona fantastica e
Victoria era stata molto fortunata ad averlo incontrato nella sua strada.
Poco dopo sentimmo un boato
e non fu difficile a nessuno capire che era appena entrato in stanza Edward.
Era lui la causa di quelle urla visto che i bambini, compresi Lucas e Sarah
sembravano adorarlo. Gli si buttarono addosso e solo in un secondo momento
riuscii a vederlo bene.
Era bellissimo
in quella sua tenuta casual, ma al tempo stesso non sportiva. E non mi fu
difficile capire che era tornato da lavoro da un po’ di tempo visto che aveva
avuto il tempo di lavarsi e cambiarsi.
Mi soffermai a guardarlo un
po’ e troppo e quando sentii i suoi occhi puntati nei miei dovetti diventare
rossa dall’imbarazzo. Mi aveva appena beccato a fissarlo. Distolsi lo sguardo
facendo finta di nulla permettendomi solo un ultimo fugace sguardo verso di
lui.
Quando i bambini lo
lasciarono in pace si avvicinò a noi e l’abbraccio che Victoria riservò a lui
quasi mi fece venire le lacrime agli occhi. Quei due nel corso di quegli anni
avevano instaurato un rapporto che andava al di là di tante cose. Edward era
stato per Victoria il mezzo per andare avanti. Era soprattutto grazie a lui che
si era rialzata dal brutto periodo che aveva dovuto affrontare e nel suo
sguardo le si leggeva perfettamente quanto lei fosse grata ad Edward.
Si sedette sul divano a
parlare con noi per un po’ e io non vedevo l’ora che la cena fosse pronta considerato
che sentivo gli occhi di Edward continuamente puntati su di me.
Una decina di minuti dopo
fu Esme a salvarmi informandoci che la cena era pronta.
Ci alzammo tutti per
sederci a tavola e fu in quel momento che Edward ne approfitto per avvicinarsi
a me senza farsi notare da nessuno.
“Sei bellissima stasera” mi
sussurrò all’orecchio allontanandosi subito senza permettermi nemmeno di
rispondergli.
La cena trascorse
tranquilla e giocosa anche se lo sguardo di Edward era sempre puntata sul mio
quasi per tutto il tempo e quelle rare volte che mi concedevo il lusso di
guardarlo quasi mi sembrava di vederlo sorridere sotto i baffi anche se non me
ne spiegavo il motivo. Eppure mentre lo guardavo non potevo non notare che era
parecchio tempo che non gli vedevo quell’espressione stesa sul volto, era
tranquillo, quasi sereno.
Quando la cena terminò
andammo tutti in salotto e mentre i bambini presero a giocare per i fatti loro,
noi grandi ci sedemmo attorno al tavolo e prendemmo a giocare a carte.
Restai lì per un po’, poi assorta
da troppi pensieri afferrai una coperta dal divano e mi diressi fuori. Avevo
voglia di restare un po’ da sola e poi adoravo la sera trascorrere dei momenti
all’aria aperta nel portico di casa Cullen. Era sempre stato distensivo per me,
tranquillizzante.
Uscii fuori e mi avvolsi la
coperta sulle spalle, poi mi misi a guardare il cielo annusando l’aria fredda
di Dicembre.
Con la mente non potei fare
a meno che ricordare tutte le volte che a farmi compagnia mentre guardavo
quelle milioni di stelle c’era Edward.
Adoravamo guardare il cielo
insieme anche perché io appollaiata tra le sue braccia mi divertivo a collegare
quei punti luminosi distanti nel cielo formando nella mia testa disegni
immaginari.
Mi piaceva un sacco e
Edward si divertiva perché mi trovava buffa perché a suo dire tutte le immagini
che io vedevo lassù erano frutto di una fervida immaginazione perché pur unendo
quei punti con delle rette non sarebbe mai uscito fuori nessuno dei disegni che
ci vedevo io.
Mi scappò un sorriso e in
quello stesso istante il vento gelido portò sotto il mio naso un profumo che
conoscevo molto bene, quello stesso profumo che avrei riconosciuto fra un
milione.
Anche se stava in silenzio
sapevo che Edward era dietro di me, ma non dissi nulla.
“Sai perché non mi
arrenderò stavolta?” mi chiese, ma vedendo che io non accennavo a rispondere
continuò “perché tu mi sei entrata dentro dal primo momento. Mi sei entrata
nella pelle, nelle ossa, perfino nel sangue e qualunque cosa io faccia non
riesco a liberarmi di te”.
Restai in silenzio, senza
dire nulla e sentii lui fare qualche passo verso di me. Si stava avvicinando,
potevo sentirlo senza prestare nemmeno troppa attenzione.
“Non sono stato uno stinco
di santo da quando ci siamo lasciati. Il mio corpo ha incontrato altre donne,
ma sai la verità? Ogni sconosciuta che ha voluto conoscermi, anche se solo per
una notte, ha dovuto conoscere anche te, si è dovuta sorbire la nostra storia
anche se questa non le veniva raccontata. Non appena entravo in contatto con
altre mani, con nuovi nomi, con nuovi odori c’eri sempre tu pronta a salarmi
all’occhio. C’eri perfino mentre facevo sesso perché ti cercavo in ogni respiro
dopo averlo fatto. Diventavi la frase evidenziata in mezzo alla pagina, quella
talmente importante che non ti limiti a sottolineare con l’evidenziatore, ma che
sottolinei centinaia di volte anche con la matita, talmente tante volte da
strappare perfino il foglio. Non voglio che tu continui ad apparirmi nella
mente, voglio vederti davvero..viverti davvero” continuò a dirmi lui sempre più
sicuro di sé mentre io mi strinsi più forte nella coperta.
Il freddo sembrava
intensificarsi e il gelo che c’era sembrava tagliare l’aria con un coltello.
Edward intanto mi si
avvicinava sempre di più fino a quando fu così vicino che seppur non mi stesse
toccando potevo sentire il suo respiro quasi sul mio collo. Era dietro di me a
pochi centimetri di distanza. Lo percepivo chiaramente eppure il mio corpo non
sembrava intenzionato a muoversi di un millimetro.
“Scheggia lo sai meglio di
me come stanno le cose. Tra noi sono sempre stati brividi racchiusi in attimi a
dir poco meravigliosi e non importavano neppure tutti i litigi. Noi potevamo
anche litigare per ore, ferire l’uno i sentimenti dell’altra, ma la mattina
dopo ci svegliavamo sempre abbracciati. Non è cambiato niente da allora. Siamo
sempre noi: Edward e Bella, siamo sempre quelle due persone che si sono
dichiarati il loro amore sul terrazzo di una scuola, siamo sempre quelli che
hanno deciso di stare insieme pur sapendo che non sarebbe stato facile, siamo
quelli che si sopportano, quelli che spesso maledicono il giorno in cui si sono
incontrati, siamo quelli che a volte si odiano, ma si amano allo stesso tempo,
siamo quelli che hanno passato l’inferno, ma si amano ancora più del primo
giorno, quelli che si amano in quel modo che nessuno sa”.
Restammo un attimo in
silenzio, poi le parole mi uscirono di bocca senza che io riuscissi a
controllarle.
“Non me ne dovrebbe
importare niente di tutto questo, né di queste tue parole. Ma me ne importa
ancora e tanto anche”.
Fu al suono di quelle mie
parole che lo sentii avvicinarsi ancora di più, così tanto che la sua testa si
incastonò perfettamente nell’incavo del mio collo e le sue braccia mi avvolsero
da dietro in uno di quegli abbracci capaci di lasciarti senza fiato, uno di
quegli abbracci che per anni non ci eravamo concessi di avere.
Era un abbraccio che non
assomigliava a nessun altro abbraccio della mia vita, anche se avessi potuto
sforzarmi di ricordare. Era come uno sbadiglio di tutta l’aria respirabile del
mondo, come un terremoto o un maremoto che ci toglieva l’appoggio da sotto e ci
sommergeva, che ci portava molto in alto e molto in basso e poi ci lasciava
dove eravamo. Mi sentii così a casa
stretta tra quelle braccia che mi venne istintivo chiudere gli occhi e per un
attimo lasciare che tutti i pensieri e le preoccupazioni svanissero via.
Era così che mi ero sempre
sentita quando stavo tra le braccia di Edward. Mi sentivo semplicemente
protetta, come se niente e nessuno avrebbe potuto farmi del male.
“Non sei stato corretto”
dissi dopo qualche attimo di silenzio in cui il suo respiro mi solleticava il
collo.
“Perché?” mi sussurrò
appena quasi spaventato che quella magia potesse spezzarsi da un momento
all’altro.
“Quando una persona se ne
va dovrebbe portare via con sé tutto quanto, anche i ricordi. Soprattutto i
ricordi” gli feci notare e lo sentii sorridere impercettibilmente mentre la
stretta su di me si faceva più intensa, quasi possessiva.
Stringendomi in quel modo
sembrava come se volesse dirmi “non ti
lascerò mai più”, ma non sapevo fino a che punto avrei potuto credere a ciò
che sentivo anche se, improvvisamente, ci volevo credere, ci volevo credere con
ogni fibra del mio essere.
E lui sembrò leggermi
dentro perché riprese a parlare.
“Scheggia credimi ti prego,
dammi una sola possibilità. Non ti chiedo altro. Io so di non meritarla, ma tu
sei sempre stata migliore di me. Per favore..io, io ho bisogno di te” mi disse
e quelle parole erano una novità per me perché Edward non ammetteva mai di aver
bisogno di qualcosa anche se, invece, ne aveva un’assoluta necessità.
“Edward ti prego...” provai
a dire consapevole che se stavo resistendo era solo per volere della mia testa
visto che cuore e corpo mi indicavano la strada opposta da seguire.
“Ti amo scheggia, ok? Sei
stata l’unica donna che abbia mai amato. Ti amo, ti amo, ti amo, ti amo...”
prese a dire lui stringendomi sempre di più.
“Smettila Edward” lo pregai
quasi sussurrando e fu allora che lui comprese che stava vincendo.
“La smetterò solo se mi
dirai che per te non è lo stesso. Smetterò solo quando mi dirai che tu non mi
ami più” mi sussurrò all’orecchio e fu allora che non resistetti più.
Mi liberai bruscamente
dalla sua presa allontanandomi passo sempre dandogli le spalle e lasciai che le
parole uscissero senza controllarle, non avevo più voglia di restare in
silenzio.
“Non ti amo più? E questo
che dovrei dirti per farti smettere?” dissi quasi urlando, ma poi mi corressi e
abbassai il tono di voce considerato che non volevo che da dentro qualcuno ci
sentisse “vuoi la verità Edward? Eccotela. Questa stupida” ripresi indicando me
stessa “ti ha amato dalla prima parola, dal primo sguardo, dalla prima bugia.
Mi sono innamorata di te come i bambini si innamorano dei giocattoli, a prima
vista. Mi sono innamorata di te pur sapendo che era sbagliato, pur sapendo che
eri solo il mio migliore amico, pur sapendo che avrei sofferto. Mi sono
innamorata di te perchè semplicemente, anche se tu non lo sapevi ancora, mi
appartenevi, come la luna appartiene al cielo. E ti ho amato tutte le volte che
mi hai mandata via, ti ho amato tutte le volte che sei tornato. Ti ho amato
perchè tu amavi me, in silenzio, ma amavi me. Ti ho amato anche quando sei
scappato, anche quando mi hai cacciata via. Ti ho amato perfino quando avrei
dovuto odiarti. Ti ho amato sempre e ti amo..ti amo anche adesso” mi lasciai
scappare smettendo di dargli le spalle e guardandolo negli occhi nonostante
fosse abbastanza buio, ma non così tanto da non riuscire a vederlo considerato
che il giardino della casa era ricoperto di luci tutto l’anno, ma a maggior
ragione in quel periodo che c’erano lucette di Natale da tutte le parti.
Edward mi guardò
intensamente e sorrise delle mie ultime parole, mentre io colpita nel segno
abbassai la testa non riuscendo a reggere quello sguardo e quel sorriso sghembo
che tanto amavo.
Lo vidi avvicinarsi sempre
di più a me fino a quando mi fu talmente vicino che i nostri respiri quasi si
confondevano. Con l’indice mi sollevò lo sguardo facendo incatenare i nostri
sguardi mentre non smetteva di sorridere sghembo.
“Io e te ora e per sempre.
Ci stai?” mi disse convinto molto di più di quanto lo ero io.
Lui ci stava credendo in
noi. E io, invece? Io ci credevo ancora? Potevo davvero prendermi il lusso di
rischiare una possibile nuova delusione?
Alzai gli occhi al cielo
non sapevo bene nemmeno io per quale motivo e fu allora che sentii qualcosa di
freddo bagnarmi una guancia.
Abbassai lo sguardo e mi
toccai il viso e un fioco di neve comparve sul mio dito sciogliendosi pochi
secondi dopo. Mi bastò tornare a guardare il cielo per rendermi conto che
aveva iniziato a nevicare come se qualcuno avesse mandato quei fiocchi di neve
per indicarmi qualcosa e non potei non pensare a James in quel momento.
Coincidenza
o no, stava nevicando esattamente in quel momento e soprattutto stava nevicando
quando in realtà secondo quanto aveva detto alla tv la prima neve sarebbe
dovuta arrivare solo con l’arrivo del nuovo anno.
“Nevica”
riuscii solamente a dire incastonando il mio sguardo in quello di Edward.
“Si
amore mio, nonostante tutti i meteo del mondo sta nevicando” mi rispose e fu
allora che una lacrima uscii dai miei occhi seguita da tante altre.
Stavo
piangendo, ma erano lacrime di gioia, lacrime che sapevano di felicità, quella
che forse stavo iniziando a sfiorare in quel momento.
Non
sapevo se quella neve fosse stato un segno o se stesse cadendo perché era
naturale che succedesse, ma io volli interpretarla come un segno di buon
augurio e dopo sei anni di lotte, di sofferenza decisi che, forse, valeva la
pena rischiare un’ultima volta.
Chissà
magari quella sarebbe stata la volta buona, del resto avevo capito senza troppo
indugi che arrivata al punto in cui ero non avevo più nulla da perdere. Al
massimo ci avrei solo potuto guadagnare qualcosa.
La
felicità, forse.
Guardai
Edward sempre più intensamente e fui certa che lui stesso guardando i miei
occhi avesse già compreso tutto. Del resto lui era sempre stato l’unico capace
di leggermi anche l’anima.
Una
volta, da qualche parte avevo letto una cosa: “Se due persone sono destinate a
stare insieme, alla fine si ritroveranno sempre”.
Era
forse questo che stava succedendo a noi due? Era certa di si e stavolta avrei
fatto qualunque cosa per far andare le cose nel modo giusto. Non avrei mai più
permesso a niente e nessuno di separarmi dall’uomo che amavo..a niente e
nessuno, nemmeno a lui.
Fu
questione di istanti e, mentre riflettevo su quanto mi piacesse sentirgli
pronunciare le parole “amore mio”
riferite a me, i nostri volti si avvicinarono sempre di più. In
pochi istanti le nostre labbra si sfiorarono unendosi poi in un bacio, un bacio
che sapeva di amore, di desiderio, di casa, di pace e fu proprio mentre la mia
lingua giocava con la sua che mi sentii improvvisamente felice, felice come non
lo ero mai stata in tutta la mia vita.
Restammo
lì a baciarci sotto la neve per minuti interminabili, interrompendoci solo per
brevi istanti solo per guardarci negli occhi e sorriderci complici come non
facevamo da troppo tempo.
“Ci
sto” dissi poi io quando sazi di baci, almeno per quel momento, ci stringemmo
in un abbraccio.
Edward
mi sorrise e mi strinse più forte segno che aveva capito a cosa mi riferissi.
Poco
prima mi aveva chiesto se ci stavo ad essere io e lui ora e per sempre e io gli
avevo appena risposto e mentre le sue braccia mi stringevano forte una parte di
me sapeva che non ci saremmo mai più lasciati, non dopo aver visto com’era la
vita l’uno senza l’altra.
All’improvviso
la magia venne spezzata dalle urla, provenienti da dentro, dei bambini e non mi
fu difficile capire che si erano appena accorti che aveva preso a nevicare.
Mi
staccai bruscamente da Edward e lui restò quasi stupito, ma non disse nulla
visto che qualche secondo dopo uscirono tutti fuori. Sperai solo che se ne
stesse fermo senza dire o fare nulla.
Gli
lanciai uno sguardo e lui credo comprese il comportamento che avrebbe dovuto
attuare perché non fece assolutamente nulla.
“Mamma,
mamma, hai visto la neve? Dicevano che non avrebbe nevicato e, invece, eccola.
Non è un miracolo?” mi chiese la mia piccola Lizzie tutta euforica mentre Ej e
Lucas guardavano incantati i fiocchi di neve che cadevano fitti al suolo.
“Lo
è tesoro, lo è” le risposi sorridendole lanciando uno sguardo a Edward che lui
colse subito.
Non
era la neve ad essere un miracolo, forse il vero miracolo era che quei due
piccoli angioletti avevano appena acquistato una famiglia, una vera famiglia.
Lizzie
mi sorrise poi si avvicinò a Sarah e mano nella mano guardarono la neve che
scendendo copiosa iniziava a creare uno strato bianco sul terreno.
Senza
che nessuno si accorgesse di nulla, aiutata anche dal fatto che tutti, anche i
grandi, erano intenti a guardare lo spettacolo della neve mi avvicinai a
Edward. Sapevo di dovergli delle spiegazioni.
“Ho
frainteso prima o mi sembrava che fossimo tornati insieme?” mi disse a voce
bassissima, così bassa che a malapena riuscii a sentirlo io.
“Ovvio
che no” gli risposi con lo stesso tono.
“E
allora che significa?” continuò.
“Noi
due insieme è il loro sogno e voglio che sia il loro regalo di Natale” gli
spiegai.
Lui
mi guardò e sorrise impercettibilmente senza dare nell’occhio.
“Quindi
siamo in incognito?” mi domandò sarcastico.
“Scemo”
mi lasciai scappare “dobbiamo far finta che non sia cambiato nulla solo fino a
domani mattina. Solo qualche ora e poi non dovremmo più nasconderci. Voglio che
questo sia un Natale magico per loro”.
“In
effetti credo che sia il migliore regalo sotto l’albero che potremmo fare loro”
concordò lui.
“Grazie.
Ti darei un bacio, ma non posso”.
“Ti
rifarai” mi rispose furbo prima di continuare “dov’è che dormono i bambini
stasera?”
“Nella
mia camera”.
“Benissimo”.
“Che
hai in mente?” gli chiesi alzando un sopracciglio.
“Niente,
la camera degli ospiti, quella dove dormi tu, non è stata ancora inaugurata. Voglio
solo provvedere” mi spiegò con fare prettamente malizioso.
Scossi
la testa e sorrisi, mentre lui mi dedicò un sorriso sghembo, uno di quelli che
non mi faceva da tanto, troppo tempo, poi entrambi in silenzio ci godemmo la prima
nevicata di quello che aveva tutti i presupposti per essere il Natale migliore
della storia.
…Adry91…
SPOILER:
“Sarà difficile lo sai? Viviamo in città diverse e distanti e
abbiamo intrapreso ognuno una vita diversa”.
“Supereremo tutto insieme. Scheggia io ti amo, ti amo da impazzire
e non ti libererai più di me. Non sarai per me solo una telefonata, solo un
caffè o un aperitivo, non sarai solo una cena. Tu sei tutto per me, capisci? Tu
mi resti dentro anche quando non ti vedo. Saremo quello che avremmo dovuto
essere tanto tempo fa”.
“Me lo prometti?” gli domandai speranzosa.
“Certo che te lo prometto. Saremo felici”.
“Io sono già felice adesso, qui con te” mi lasciai scappare.
Un grazie a tutti voi
che avete recensito, a quelli che hanno messo la mia storia tra i preferiti e
nelle seguite. Un altro grazie di cuore anche a coloro che mi hanno inserita
tra gli autori preferiti. Spero che anche questo capitolo sia di vostro
gradimento e recensite. Un bacio.
mi
dispiace per tutti quelli che hanno gioito nel vedere la storia in alto alla
lista per poi ritrovarsi in mano un misero avviso.
In molti
si sono chiesti che fine io abbia fatto e mi scuso per essere sparita senza
avvisare, ma il tempo libero che ho avuto negli ultimi mesi è stato davvero
poco.
Non
ricordo neppure se ve lo avessi detto o no, ma a Novembre sono diventata mamma
e il mio piccolino si è praticamente impadronito di tutto il mio tempo.
Il tempo
di scrivere è davvero poco, credetemi. Mio figlio adesso ha sette mesi e mezzo,
ma è una peste. Sta sveglio quando deve dormire e dorme quando deve stare
sveglio. La notte è diventato impossibile dormire e durante il giorno sono
sempre dietro a lui e a tutto il resto che c’è da fare.
So che
molti non lo capiranno, ma davvero io non so come dividermi in questo periodo
considerato anche che Nate, mio figlio, non è l’unica cosa che mi impedisce di
sedermi e scrivere.
Ho avuto
un paio di problemi che mi hanno dato un sacco di pensieri e tolto parte dell’ispirazione.
Il mio ex sono
mesi che non mi da pace perché improvvisamente vedendomi felice con un’altra persona con cui ho fatto anche un bambino ha improvvisamente iniziato a provare un’assurda nostalgia del
tempo che abbiamo passato insieme.
E come se
non bastasse i miei, dopo quasi due anni e mezzo e un bambino, non riescono ad
accettare completamente la persona che amo e con cui ho deciso di stare (che tra l'altro è ovviamente il padre di mio figlio) e mi
creano un sacco di problemi.
Potrei stare
qui ad elencare i mille altre problemi che ho avuto in questi mesi, ma credo
che nessuno sia interessato a venirne a conoscenza.
Ho deciso
di scrivere questo avviso per rispetto di tutti coloro che, da quando l’avventura
di “Ora e per sempre” è cominciata, mi sono stati accanto e supportato in ogni
momento. Ho deciso di scrivervi perché ve lo devo e perché ci tenevo a scusarmi
per il poco rispetto che ho mostrato nei vostri confronti sparendo senza uno
straccio di spiegazione.
Detto questo
posso dirvi che io non voglio abbandonare la storia che, per altro, ho già
tutta in testa. Devo solo trovare il tempo di scrivere gli ultimi capitoli che
restano (credetemi che, ormai, siamo quasi alla fine). Ad occhio e croce
dovrebbero esserci non più di cinque capitoli. Forse qualcuno in più se decido
di inserire degli extra, ma siamo giunti quasi alla fine.
Molti di
voi non crederanno alle mie parole viste le mie assenze nel corso di tutta la
pubblicazione della storia, ma sapete che sono sempre tornata a scrivere e lo
farò anche adesso.
Posso
dirvi che non leggerete il prossimo capitolo durante questi mesi estivi, però. Se
tutto va bene, come spero, riprenderò la scrittura e la pubblicazione con l’arrivo
dell’autunno, quindi intorno a Ottobre.
Anche
volendo non riuscirei davvero a postare in questo periodo.
Una delle
mie migliori amiche si sposerà a breve e ha “costretto” me ad aiutarla in
tutto. Sembra quasi che sia io a dovermi sposare piuttosto che lei e sto anche
preparando il battesimo di mio figlio e ho un sacco di cose da finire ancora.
E poi
ovviamente ci sono di mezzo le vacanze. Partirò a metà Luglio per l’isola di
Minorca (in Spagna) per quindici giorni, ad Agosto partirò per un’altra
settimana per l’Emilia per andare a trovare degli amici del mio ragazzo e a
Settembre starò via un’altra settimana per andare a San Marino a vedere il gran
premio di motociclismo a Misano.
So che
chiedervi di aspettare sarebbe davvero chiedervi molto visto che si tratta di
almeno altri tre mesi e non lo farò.
Starà a
voi decidere se esserci al mio ritorno oppure no. Ciò che è certo è che io ci
sarò e ci sarò comunque a prescindere dalla vostra presenza o meno. Ci sarò perché
questa storia è importante per voi così come lo è per me.