La tempesta

di redeagle86
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Dispersi ***
Capitolo 2: *** Come fiamme nel fuoco ***
Capitolo 3: *** A carte scoperte ***



Capitolo 1
*** Dispersi ***


LA TEMPESTA

 

 

Costretti su un isola deserta a causa di una tempesta,

Vera e Drew avranno finalmente l’occasione per aprire i loro cuori

 

 

 

Capitolo I°

Dispersi!

 

-Come sarebbe a dire che mia sorella non è stata ancora ritrovata?!!!- gridò un ragazzo con un paio di occhiali rotondi, scaraventandosi quasi addosso all’agente Jenny.

-Calmati, Max!- lo trattenne un giovane dalla chioma castana, prendendolo per le spalle.

-Agente, manca soltanto Vera?- domandò il terzo, con un Pikachu sulla spalla.

-All’appello mancano lei e Drew. La nave soccorso li sta ancora cercando…potrebbero essere finiti su un’isola dell’arcipelago, oppure…

-No, mia sorella non è morta!!! Ha capito?! Dovete continuare a cercarla!!!

-Stiamo facendo il possibile, ragazzi. Purtroppo la tempesta ha gettato al largo parecchi detriti e controllare tutta la zona richiede tempo- spiegò la donna. –E tra qualche ora sarà notte e dovremo sospendere le ricerche.

-Voi non sospendete niente finché Vera non sarà qui sana e salva!!!

-Max, vuoi calmarti?! Reagire così non aiuta di certo Vera!

-Tu…tu non puoi capire, Brock!!- esclamò Max, correndo fuori dal centro Pokemon.

Il ventiduenne fece per seguirlo, ma il compagno lo trattenne.

-Ash…

-Ci vado io. Proverò a parlargli: so cosa si prova quando qualcuno a cui tieni è in pericolo…

 

Il rumore del mare…era così forte…

Vera aprì lentamente gli occhi, per poi richiuderli immediatamente, accecata dalla luce che le puntava diretta sul viso. Sentiva qualcosa di morbido sotto di lei, a giudicare dalla consistenza sembrava sabbia, era su una spiaggia. Il mare le accarezzava le gambe con le sue onde tranquille.

Ma dove era finita? E soprattutto, come ci era finita? Aveva un ricordo confuso…la nave su cui stavano viaggiando era stata sorpresa dalla tempesta…si era distrutta…e poi…la voce di Drew che pronunciava il suo nome…

Si mise a sedere, ancora un po’ intontita e confusa, e si guardò intorno con aria persa. Era sola su un’isola sconosciuta? Nessun altro si era salvato oltre a lei?

Improvvisamente le sue iridi blu scorsero una figura distesa sul bagnasciuga. Traballando la ragazza la raggiunse, riconoscendola a pochi passi di distanza: era Drew.

Avvicinandosi, notò lo squarcio che apriva il sopracciglio destro dell’amico: probabilmente aveva sbattuto contro uno scoglio o un detrito mentre veniva trasportato dalla corrente. Poteva essere…

No, non era possibile…

-Drew…Drew…ti prego, rispondi, Drew!

Non poteva essere morto, non…

Vera iniziò a piangere come una bambina, a dispetto dei suoi diciotto anni: non poteva accettare l’idea che lui fosse…

-Ve…Vera…- sussurrò il ragazzo, immerso in uno stato di incoscienza. –Vera…

-Drew- rispose la giovane. –Sono qui, Drew, non preoccuparti. Sia ringraziato il cielo…sei vivo…

Il coetaneo socchiuse gli occhi, per poi spalancarli sull’amica, che gli sorrideva fra le lacrime.

-Vera…- mormorò, sedendosi sulla sabbia. Si sentiva frastornato e, portandosi una mano al viso per scostare i capelli, la ritrasse macchiata di rosso. –Ma cosa…

-Lascia- ribatté la ragazza, prendendo un fazzoletto dalla tasca dei pantaloncini. –Ti brucerà un po’.

-Sopporterò il dolore.

Lo passò delicatamente sul viso di Drew, cercando di lavare al meglio la ferita. Era un taglio profondo, ma perlomeno aveva smesso di sanguinare. Il coordinatore trattenne a fatica una smorfia di dolore: sentiva il volto bruciargli, ma non emise un lamento.
-Servirebbero dei punti...- commentò la bruna.

-Forse- si limitò a dire l’altro.

L’allenatrice continuò a medicarlo, in silenzio.

Se solo ripensava all’angoscia che aveva provato credendolo morto…

Le lacrime presero a scendere dai suoi occhi, scorrendole lungo le guance, andando poi a cadere sul dorso della mano del ragazzo che, accorgendosene, sollevò lo sguardo incontrando quello di lei.
-E' solo un graffio- fece, confuso dall'inaspettata reazione della compagna. Ma le sue parole non bastarono a calmarla.

Vera sembrava decisa a consumare tutte le sue lacrime. Pensava all’incedente, agli altri coordinatori, ai suoi amici che erano sicuramente in pensiero per lei…a suo fratello…

-Non piangere- le sussurrò, scostandole dolcemente i capelli dal viso e interrompendo quel flusso di pensieri neri che causavano la sua disperazione.
La ragazza arrossì. Quel contatto così ravvicinato le fece quasi fermare il respiro.

E Drew non si limitò a questo: mosso da qualcosa che stupiva lui per primo, le passò un braccio attorno alle spalle, attirandola a sé. Vera si ritrovò con la testa sul suo petto, ad ascoltare il tranquillo battito del suo cuore, mentre il giovane le carezzava il capo cercando di chetarla.

-Vedrai che andrà tutto bene- le disse quando smise di piangere. –Ci troveranno presto.

-Pensi che gli altri ce l’abbiano fatta?

-Sì. La costa non era distante e credo che siano riusciti a raggiungerla. Io ho preso un albero in testa e la corrente mi ha trascinato qui.

Non aggiunse il motivo per cui si trovava proprio nella traiettoria dell’albero, ma un leggero velo di rosso colorò le sue guance. Era sul ponte con lei quand’era cominciata la tempesta…il vento aveva fatto ondeggiare paurosamente la nave e d’istinto aveva preso la mano della diciottenne per tentare di portarsi al riparo. Ma un colpo più forte aveva scaraventato Vera oltre il parapetto e nel momento in cui Drew stava saltando per salvarla, l’albero maestro si era spezzato e una virata lo aveva mandato a colpire il giovane in pieno viso.

-Le nuvole non promettono niente di buono- cominciò, guardando il cielo. –Conviene cercarsi un riparo, anche perché fra poco farà buio e i soccorsi interromperanno la ricerca.

Le tese una mano, aiutandola ad alzarsi.

 

-Max! Max!

Il sedicenne non rispose ai richiami dell’amico: poggiato alla ringhiera del balcone fissava il mare, quella maledetta distesa d’acqua che si era presa sua sorella.

-Max…sapevo di trovarti qui- intervenne Ash, raggiungendolo. –Brock non voleva…

-Non importa, Ash. Ho sbagliato anch’io.

-La troveranno, vedrai.

-Io e lei litighiamo spesso…ma è il nostro modo di volerci bene…- singhiozzò Max. –Senza di lei non sarei mai arrivato fin qui, sarei tornato a casa già da un bel po’…se le succedesse qualcosa io…io…non so che farei…

-Vera è una ragazza forte. E sono sicuro che sta bene.

-Pensi sia insieme a Drew?

-Non lo so, Max. Ma se lo sono, fra un po’ li sentiremo litigare come due tigri.

La battuta strappò un sorriso al ragazzino, sottraendolo per un istante alle sue preoccupazioni. Ash aveva il dono di trasmettere la sua incrollabile positività al resto del gruppo e mai come in quel momento Max gliene fu grato.

-Presto sarà di nuovo qui con noi. È una promessa solenne.

 

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Capitolo 2
*** Come fiamme nel fuoco ***


Capitolo II°

Come fiamme nel fuoco

 

-Drew, pensi che non ci sia nessuno su quest’isola oltre a noi?

-L’avremmo già incontrato a quest’ora- rispose, raccogliendo dei rami. Non era arrivato il temporale che le nuvole sembravano annunciare, ma si sarebbero comunque fermati lì per quella notte.

-Sai, Drew, quando ti ho visto sulla spiaggia…per un attimo ho creduto che fossi…

-Morto?- completò lui, voltandosi.

-Sì.

Le iridi verdi del giovane guizzarono di sorpresa: aveva pianto per lui? Non ne capì il motivo, ma quella domanda gli causò una strana fitta allo stomaco. Il pensiero che lei potesse essere stata in ansia per la sua incolumità lo riempiva di un’insolita sensazione di pace e di felicità.

Ma non era nel suo carattere. No, lui era l’acido e insopportabile Drew.

-Non posso certo lasciare che tu vinca la gara Pokemon- ribatté.

Vera gli lanciò un’occhiataccia che lo fece pentire di quelle parole. Non doveva scherzare su una cosa del genere, non dopo aver visto le lacrime e la disperazione di quella ragazza.

-E dai, Vera…stavo scherzando…- tentò di recuperare.

-Non cambierai mai, Drew. Sei sempre il solito arrogante ragazzetto viziato!

Il diretto interessato stava per replicare a tono, quando udì un rumore. Un ronzio…

Uno sciame di Beedrill!!!

-Giù!- esclamò, gettando a terra Vera e facendole da scudo.

-Ma cosa…

-Shhh…non dire niente…forse non si sono accorti di noi…

Lo sciame passò sopra alle loro teste senza degnarli di uno sguardo. Drew tirò un sospiro di sollievo, poi si accorse della posizione in cui erano…e il suo viso si tinse di bordeaux, mentre si alzava velocemente, spazzolandosi i vestiti dall’erba.

Anche la coetanea era piuttosto imbarazzata. Doveva ammettere, almeno con sé stessa, che quel contatto le aveva fatto accelerare i battiti all’istante. Guardò l’amico cercare di riprendere una parvenza di contegno e intuì che nemmeno lui era rimasto indifferente a quanto successo.

-Drew?

Il coordinatore si girò nella sua direzione.

-Grazie. E scusa per quello che ho detto…

-No…non fa niente…- balbettò. -È il caso di fermarci: sta scendendo la sera. Questa radura mi sembra l’ideale per accendere un fuoco. Anche se non so esattamente come faremo…

Drew non era affatto un perfetto boyscout. Anzi, non aveva mai nemmeno pensato di trovarsi un giorno da solo in un bosco senza i suoi pokemon. Ma era successo: i suoi compagni di viaggio, così come quelli di Vera, erano a Spring Island, al centro medico per un controllo prima della gara. E lui non sapeva davvero dove sbattere la testa.

Anche perché non voleva fare una figuraccia con lei. Ne andava della sua fama…e anche di qualcosa d’altro.

Al contrario la ragazza era attrezzata per ogni situazione. Infatti estrasse dal marsupio un pacchetto di fiammiferi avvolti in un sacchetto, per questo intatti nonostante il naufragio.

Il giovane li prese con un’aria che andava dal deluso all’imbarazzato, ma la ringraziò.

 

-Max, andiamo a letto. Domattina riprenderanno le ricerche all’alba- disse Brock.

-Sì, arrivo.

-Li troveranno, non stare in pena.

-Quei due se la caveranno…sempre se non litigheranno ogni tre secondi- aggiunse Ash.

-Sì, forse avete ragione- commentò il ragazzino. Si volse un’ultima volta verso il mare, sussurrando: -Buonanotte, sorellina. Dovunque tu sia…

 

Il fuoco scoppiettava allegro, riempiendo il silenzio fra loro. Non si scambiavano una parola, ognuno perso nei propri pensieri, quali che fossero nessuno lo sapeva.

Uno accanto all’altra fissavano le fiamme quasi a trovarvi le riposte alle domande che in quell’istante affollavano la loro mente.

Domande che, se solo si fossero decisi a parlare, avrebbero scoperto essere le stesse.

-Vera…io scherzavo prima…non intendevo dire che…

-Lo so, Drew.

Il ragazzo sospirò, incapace di proseguire. Non riusciva a capire: sentiva il cuore battere veloce quando le stava vicino, una morsa all’altezza dello stomaco che gli impediva di parlare normalmente. Appena provava a fare conversazione, si ritrovava a balbettare come un perfetto idiota.

Non gli era mai successo prima di allora e, inevitabilmente, ricordò le convinzioni di Roselia. Era convinto che il suo addestratore si fosse preso una bella cotta per la bruna e glielo aveva ripetuto più di una volta.

Possibile che avesse ragione?

Dal canto suo anche Vera si sentiva strana. La vicinanza di Drew la rendeva allo stesso tempo felice e a disagio. Non sapeva spiegarsi quello strano sentimento che sembrava agitarsi in lei da quando lo aveva trovato sulla spiaggia: era…

Se solo ci fosse stato suo fratello con lei…

Mai come in quel momento sentiva la mancanza della sua fredda razionalità, mai come allora si era sentita fragile e vulnerabile. E inevitabilmente una lacrima rotolò lungo la sua guancia.

-Vera…

-Penserai che sono una sciocca…non faccio altro che piangere…

-No.

A quella risposta così schietta e sincera, Vera alzò lo sguardo, commettendo il grave errore di guardarlo negli occhi. Drew non le era mai sembrato tanto bello.

Le prese il viso tra le mani, carezzandole le guance lisce e, guidato da qualcosa che non sapeva definire se non come pazzia, le sfiorò le labbra in un bacio. Vera non si ritrasse. E il fuoco divampò più forte di un incendio.

I loro respiri si fusero fra loro mentre Drew la baciava ancora, più a lungo, languidamente, affamato della sua bocca, stringendola più a sé. La giovane spinse maggiormente il corpo contro il suo combaciando perfettamente come se fossero destinati a stare insieme, a stare uniti.

Scivolarono distesi a terra, le loro bocche unite quasi a cercare ossigeno l’una dall’altra.

Drew stava andando più in là con quel bacio, se ne rendeva conto, ma entrambi erano troppo presi da quella passione divorante per dividersi.

Vera schiuse le labbra sotto quelle del ragazzo, avvertendo la sua lingua esplorare tutta la sua bocca.

-Ti amo, Drew…- mormorò affannata quando si staccarono.

Il diciottenne si separò a quelle parole, osservandola per un lungo istante, per leggere la profondità di quei sentimenti nei suoi occhi blu. E sentì fin nel profondo dell'anima che per lei non esisteva altri che lui.
Che Vera poteva essere sua, sua e di nessun altro. E che lui era suo e di nessun’altra.

Ora comprendeva tutto.

-Ti amo anch’io…Vera.
Poggiò un ginocchio al suo fianco, riprendendo a baciare la sua pelle morbida come i petali di una rosa appena sbocciata, strappandole di volta in volta qualche gemito sommesso e sentendo come il corpo esile di lei si accendeva di passione sotto al suo.
Allora la amò com'era sicuro di non poter mai amare nessun altra.
E lei amò lui con tutta sé stessa.

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Capitolo 3
*** A carte scoperte ***


Capitolo III°

A carte scoperte

 

La pelle nuda di Vera era accarezzata dalla luce dell’alba che filtrava a tratti tra le fronde degli alberi; Drew la sfiorò dolcemente con le dita provocandole qualche brivido e le baciò la fronte.

-Buongiorno- la salutò.

-Drew…buongiorno- rispose, sorridendogli.

Il ragazzo ricambiò il sorriso, chinandosi poi su di lei e cercando le sue labbra, ma Vera lo fermò a pochi millimetri, con un’aria tremendamente seria sul volto.

-Cosa succederà una volta tornati a casa?

Lui la guardò confuso, incapace di comprendere il senso di quelle parole. La amava e sarebbe stato così anche fuori dall’isola. Dove voleva arrivare?

-Io…io non capisco, Vera…

-Non voglio fingere di non provare niente per te, che questa notte non sia mai esistita- continuò, scostandolo e sedendosi. Si portò le gambe al petto, circondandole con le braccia e poggiando la testa sulle ginocchia. –Per me quello che è successo fra noi…quello che ti ho detto…è stato importante. Io ti amo davvero, Drew.

-Vera…- iniziò il giovane, sfiorandole una guancia. –Anche volendo non riuscirei mai a fingere di non amarti. Credo di essermi innamorato di te la prima volta che abbiamo combattuto: non sapevi niente di battaglie fra pokemon, eppure hai tentato di tutto, dando il meglio di te. In quel momento ti ho ammirato, perché al tuo posto, probabilmente, mi sarei lasciato prendere dal panico. Solo che non volevo dar retta al mio cuore…e a Roselia, che aveva capito i miei sentimenti per te- raccontò il coordinatore. –Ora non voglio più nasconderli, vorrei gridarli al mondo intero: ti amo, Vera!

La diciottenne stava per rispondere, ma il rumore di una nave li interruppe. La nave dei soccorsi!

 

Appoggiata al parapetto, Vera fissava l’isola farsi sempre più piccola all’orizzonte. Era incredibile: tutta la gioia che aveva vissuto in quel luogo era solo merito di un naufragio.

Senza quella terribile tempesta, lei e Drew sarebbero stati ancora due semplici coordinatori dediti a bisticciare fra loro, ognuno ignaro dei sentimenti dell’altro. E invece ora erano due metà dello stesso intero, molto più che amanti o fidanzati. E di questo ringraziava quell’esperienza traumatica che le aveva però donato la felicità più grande.

Un paio di braccia la cinsero in vita e il suo ragazzo le posò la testa su una spalla, baciandola dolcemente sul collo.

-Tra un po’ penseranno che non ci siamo affatto persi, ma ci siamo ritirati laggiù per stare soli- scherzò la fanciulla.

-Non è una cattiva idea…

-Drew!

-Che ho detto?!- replicò l’altro. -È forse un male voler trascorrere un po’ di tempo con te senza scocciatori intorno?

-Ma dov’è finito il Drew acido e ironico che si divertiva a prendermi in giro?

-È proprio al tuo fianco…- le sussurrò, catturando finalmente le sue labbra. –Guarda là: Spring Island… siamo arrivati.

-Già- mormorò lei. Aveva paura…una paura tremenda.

-Ehi, non cambierà niente, te lo giuro- promise il giovane, lasciandola. –Io ti amo.

-Lo so, Drew. Lo so.

 

La nave attraccò al porto dove ad attenderla c’erano i suoi amici. Anche se il primo a correrle, anzi a rotolarle, incontro fu il suo Blastoise: si era evoluto molti anni prima, ma si comportava ancora come un piccolo Squirtle, annegandola regolarmente di lacrime.

-Sto bene, Blastoise…non piangere…sì, sono felice anch’io di rivederti…

-Vera!!

La ragazza si illuminò di gioia alla vista del fratello e lo abbracciò stretto a sé.

-Ero così preoccupato per te…

-Mi dispiace, Max…

Il ragazzino fissò la sorella un istante: era…diversa. Sembrava più grande, come se fosse cresciuta in quel giorno di lontananza.

-Stai bene, Vera?- le chiese Ash, avvicinandosi.

-Sì, non mi è successo niente.

-E tu, Drew?

L’interrogato si scostò il ciuffo, coprendo il taglio al sopracciglio, e incontrò lo sguardo di Vera, rimanendovi agganciato in un muto patto d’intesa. Max lo notò e dentro di sé intuì la verità.

-Mai stato meglio- rispose infine Drew, avviandosi verso il centro medico. –Vado a salutare i miei pokemon: anche loro saranno in pensiero. Ci vediamo.

-Sì- La risposta di Vera fu così flebile che solo Max, ancora stretto a lei, la udì.

 

-Allora? Sei pronta per la gara di domani?

 -Pronta?! Io sono nata pronta!

I due fratelli camminavano lungo il bagnasciuga. Vera voleva parlargli di Drew, ma passeggiavano già da un’ora e le parole parevano non voler uscire. La verità era che non sapeva assolutamente come dirglielo.

-Max?

-Sì?

-Ecco…ormai non sei più un bambino…ed è giusto che tu…

-Vera- la interruppe lui. –Perché stai prendendo un giro così largo per dirmi semplicemente che sei innamorata di Drew?

La fanciulla sgranò le iridi blu, stupita dall’affermazione di Max: come sapeva di…

-Non sono più un bambino, no? Anche un cieco se ne sarebbe accorto dopo lo sguardo che vi siete dati al porto.

-Ah…bhe…io stavo per informarti…

-Non hai bisogno del mio permesso, sorellina- continuò il sedicenne con tono tranquillo.

-Lo so, ma mi piacerebbe comunque sapere cosa ne pensi…

-Perché? Se ad esempio ti dicessi che Drew non mi piace affatto come persona, tu lo lasceresti?

La bruna si soffermò un attimo su quelle parole: già, cosa avrebbe fatto in quel caso? Avrebbe ascoltato la sua famiglia e rinunciato all’amore?

-No…non lo lascerei. Io amo Drew…ma mi ferirebbe sapere che tu non sei d’accordo.

Max non ribatté: sua sorella era sempre stata attenta a non deludere gli altri, lui per primo. Lo faceva da sempre, per quanto ricordasse il fratello, a volte senza nemmeno rendersene conto. Ed ora voleva la sua opinione sul ragazzo che amava, con cui aveva deciso di dividere la vita.

-Drew è una persona in gamba e un bravo coordinatore- decretò il moretto. –E se tu sei felice…questo mi basta. Ora va: il tuo Romeo ti sta aspettando.

La ragazza era al settimo cielo e schioccò un sonoro bacio sulla guancia del fratello, allontanandosi poi verso la figura in lontananza.

-Vera!

-Sì?

-Vedi di non farti battere, però!

-Non ho nessuna intenzione di concedergli la vittoria!- replicò lei, salutandolo.

 

-Drew, perché non vieni con noi alla fine della gara?

Il giovane si sciolse leggermente dall’abbraccio, volgendo gli occhi verdi al mare.

-Sai che non è possibile. Io ho una strada diversa da seguire.

-Vuoi dire che ci separeremo?

-Sì, amore mio. Anche se sentirò da morire la tua mancanza.

Non era esattamente quello che stava pensando: Vera gli sarebbe mancata come l’aria per respirare, come l’acqua in un torrido deserto o un fuoco scoppiettante in un gelido inverno. Ora che aveva finalmente ammesso i suoi sentimenti per lei, la prossima gara pokemon gli sarebbe sembrata lontana dei secoli.

-Forse hai ragione- convenne dolcemente Vera. –E poi non sarà per sempre…

-No.Vedrai che troverò un modo per farti avere mie notizie…e appena finito il campionato staremo insieme.

-Promesso?

-Promesso- le assicurò, sigillando la promessa con un bacio. –Campionato che ovviamente vincerò io.

-Questo è tutto da vedere, mio caro.

-Oh, non aspettarti favoritismi solo perché sei la mia ragazza…

-Guai a te se provi a farmi vincere- replicò, gettandolo a terra e chinandosi su di lui. Con voce maliziosa gli sussurrò: -E ora che fai, campione?

Un sorriso di sfida incurvò le labbra del diciottenne che in un attimo ribaltò le posizioni.

-Questo, mia cara- ribatté.

La coetanea gli passò le braccia attorno al collo, attirandolo a sé.

-Ti amo, Drew. E tu?

-Ti amo, lo sai. E benedico la tempesta che ci ha fatto finire su quell’isola- concluse, azzerando ogni distanza fra loro.

 

FINE

 

 

 

Allora, perché un ff su Pokemon dopo decine di ff su Beyblade?

Semplice…è un anime senza appigli romantici. Drew e Vera sembrano creati apposta per stare insieme, come lo erano Misty e Ash, ma lo sceneggiatore non crea nemmeno un momento romantico fra loro.

Così ci penso io.

Commentate!! ^^

 

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