Biblebent - il Messia

di destinyWeb
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Prologo ***
Capitolo 2: *** Il mondo là fuori ***
Capitolo 3: *** La scoperta ***
Capitolo 4: *** I Darkleer ***
Capitolo 5: *** Propaganda di pace ***
Capitolo 6: *** Il Grand Highblood ***
Capitolo 7: *** Attacco alla fortezza ***
Capitolo 8: *** Evasione ***



Capitolo 1
*** Prologo ***


Porrim Mayam guardava le due lune che illuminavano il cielo di Alternia da una delle piccole finestre - che, più che finestre, erano buchi improvvisati - della caverna, tenendo in tra le braccia una piccola larva color marroncino.
Era il suo compito da Jadeblood. Era lì dentro con altre tre o quattro della sua specie, che a loro volta si accudivano di altri piccoli troll di tanti colori diversi.
A lei erano quasi sempre affidati i Lowblood. Un compito, secondo le sue amiche lì dentro, quasi inutile. Lei era gentile e paziente, mentre secondo le altre doveva mostrarsi dura fin da subito. Chissà quanti dei troll da lei controllati avrebbero raggiunto le due Scansione Solari, e chissà in quali condizioni avrebbero dovuto vivere la loro pressochè breve vita.
Gli Highblood la chiamavano "Dolorosa". Lei teneva molto ai piccoli, aveva sempre desiderato averne uno suo, ma per un motivo o per l'altro non era ancora riuscita a riempire nessun Quadrante. Quando glieli portavano via, nonostante volesse tentare di essere forte, non poteva fare a meno di stare in pensiero per loro.

Quel giorno era durissima, peggio del solito. Avevano trovato una larva color rosso acceso. 
Un Mutantblood. 
Ogni volta che ne trovavano qualcuno, dovevano fare a turni per decidere chi, tra loro, avrebbe avuto l'onere di portarlo al Gran Highblood, dove sapevano benissimo che...beh, che non avrebbe visto la luce del sole del giorno seguente.
Quel giorno toccava a Porrim. Non poteva chiedere di peggio, quel giorno.
Affidò il piccolo Bronzeblood ad una delle sue colleghe, prendendo invece il Mutante tra le sue braccia, uscendo dalla caverna.
"Vado e torno" disse con amarezza, tentando di mostrare un sorriso forzato.

Camminava, tentando di non guardare la larvettina che si era appisolata.
Si continuava a chiedere "che male c'è? E' nato così, e allora? Non è colpa sua." a voce abbastanza alta. Eh sì, la Jadeblood sempre gentile e pronta a sorridere anche alle critiche in realtà era una che si faceva un po' di problemi quando non c'era nessuno con cui fare bella figura.
Si bloccò e alzò il pargolino, che fece un versetto simile a quelli che si sentono quando schiacci un pupazzo con il fischietto.
Era anche carino, dannazione. "Perchè devi essere carino?!" 
Come se potesse risponderle in maniera sensata, certo. Il piccoletto emise un'altro versetto, aprendo gli occhioni. 
La Jadeblod si guardò intorno, come per controllare se qualcuno gli stesse guardando, e fu alquanto sollevata quando si rese conto di essere sola.

Non era sicura di cosa stesse pensando in quel momento, ma sapeva che quella che le frullava per la testa era una stupida, stupida, STUPIDA idea. 
Sarebbe finita nei guai per quell'idea. Lei e il piccoletto. Gli avrebbero trovati, prima o poi. Le sue compagne si sarebbero insospettite. Gli Highblood si sarebbero insospettiti. Le RedGlare si sarebbero insospettite. 
Sarebbero presto stati sulla bocca di tutti. 
Ma, se voleva far cominciare una rivoluzione, tanto valeva partire da qualcosa, e il rapire una larva Mutante poteva essere un'inizio.

Gli sorrise, ridendo a bassa voce. Lo riavvicinò al petto, e sempre circospetta, si avviò verso la sua Cella.

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Capitolo 2
*** Il mondo là fuori ***


Non andò come Porrim aveva temuto.
I troll muoiono tutti i giorni, sia per colpa di qualche Lusus un po' fuori dalle righe che per un capriccio di qualcuno da qualche parte in alto nella piramide dell'Hemospectrum, e per questo le altre Jadeblood non si fecero troppi problemi quando, qualche ora dopo, la loro compagna era ancora fuori.
 
Nè si fecero troppe domande quando alle ore si alternarono i giorni, poi le settimane e i mesi, fino a raggiungere le due Scansioni Solari.
Kankri cresceva tranquillo e spensierato, ma non era mai uscito una sola volta dalla Cella della madre adottiva.
Lei gli diceva sempre cose tipo "succedono cose troppo brutte per piccoli come te, là fuori", prima di indossare il velo ed uscire per cercare qualcosa da mangiare.
 
Era appoggiato ad una finestra, e guardava i piccoli Lowblood che spesso si aggiravano in quel luogo così lontano dal centro abitato. Sbuffava, chiedendosi come mai quei nanerottoli potessero girare in pace mentre lui era segregato lì dentro.
Specialmente durante il suo Wriggling Day.
 
Alzò la testa, muovendo quasi impercettibilmente le orecchiette a punta - è una sua dote. Una "magia", come diceva lui - quando udì la porta della Cella aprirsi. Porrim era tornata!
Corse a salutarla con un forte abbraccio, prima di tornare alla sua postazione. Desiderava andare laggiù a giocare come non mai. Anche solo per prendere una boccata d'aria, respirare il profumo della terra lì intorno e rotolarsi un po' nell'erba.
La Jadeblood lo guardò per un po', prima di cominciare a mettere in ordine un po' delle scorte.
"E' andata tutto bene, in città?"
"Il solito." rispose con un mezzo sorriso. Si avvicinò a lui, donandogli uno dei suoi abbracci, tanto gentili da parere eterei, guardando nella sua stessa direzione.
"La prossima volta vorrei tanto venire."
Rimasero entrambi in silenzio per un po'. Qualche secondo, nulla di più. 
Che bastò comunque a far balenare alla Midblood un'idea folle quasi quanto quella di rapire Kankri.
 
Beh, il suo ultimo piano, da lei considerato quasi suicida, non aveva avuto risvolti strani, no? ...Eccetto badare a quell'adorabile peste, ovviamente.
Porrim teneva stretta la manina di Kankri che, completamente avvolto da un mantello grigiastro che gli permetteva a malapena di scrutare i dintorni con sguardo sognante, non si faceva perdere un minimo dettaglio di quel grande centro.
C'erano tantissimi troll. Fin troppi forse, per quando gli riguardava. Di ogni età e dimensione, con corna sempre diverse e vestiti di tanti colori differenti.
La madre lo teneva stretto, come se temesse che qualcuno, non vedendolo, finisse per calpestarlo.
Era nervosa, si poteva vedere benissimo. Se qualcuno l'avesse urtato, probabilmente la loro copertura sarebbe finita, rendendo buttate al vento le due Scansioni passate a nascondersi.
 
Non aveva mai parlato a Kankri dell'Hemospectrum, nè che la sua era una situazione dannatamente pericolosa. 
Non sapeva bene perchè aveva deciso di tenergli nascosto una cosa così importante. Forse perchè temeva che, così facendo, Kankri avesse pensato che lo teneva con sè solo per pietà.
 
"Allora, ti piace?"
"Sì!" 
Kankri aveva una vocetta euforica, quasi fuori dal suo personaggio, che solitamente faceva del suo meglio per mostrarsi serio e maturo, nonostante l'età.
 
Sembrava tutto andare benissimo.
Era felice, e piano piano anche Porrim sembrava essersi calmata, quando udirono delle risate.
A pochi metri da loro si erano riuniti un bel gruppetto di troll. Alcuni ridevano, altri invece fissavano terrorizzati la scena davanti ai loro occhi.
"...Kankri..." la Jadeblood si allontanò di qualche passo, come se avesse già capito cosa gli aspettava lì davanti, ma evidentemente il Mutante sembrava incuriosito. Si svincolò dalla stretta di Porrim, facendosi spazio nel gruppetto davanti a loro nonostante i richiami della Midblood, fino ad arrivare in prima fila.
 
Uno schizzo di sangue giallognolo gli arrivò dritto in faccia.
 
Davanti a lui si era presentata una scena che probabilmente non avrebbe scordato facilmente.
Forse uno dei modi più brutali per fargli capire che il mondo che da tempo ammirava dalla finestra non era tutto rose e fiori.
 
C'erano due Highblood adulti, vestiti di nero e blu, che si divertivano a colpire e a scalciare un gruppetto di piccoli Lowblood in giallo e marrone, che a turno urlavano, piangevano, imploravano pietà.
Uno di loro insultò pesantemente uno degli aggressori, che per tutta risposta gli afferrò la testa, gettandola a terra.
Un urlo esaltato e terrorizzato salì dal pubblico.
Gli Highblood ridevano malvagiamente, mentre, di nuovo, afferravano il poveretto, ormai praticamente sul filo della morte, continuando a fargli colpire la terra con il cranio, davanti agli occhi di quelli che potevano essere i suoi amici o semplici sconosciuti che si trovavano nel posto sbagliato al momento sbagliato.
Ad ogni colpo il pubblico esultava e urlava. C'era chi chiedeva il bis, chi incoraggiava ad essere ancora più violenti e chi invece consigliava di prendere un altro Lowblood.
 
"Perchè nessuno gli chiede di fermarsi?" chiese Kankri con un filo di voce, già spezzata dai singhiozzi "Per favore. Non respira più. Basta!"
 
Ma chi poteva sentire la vocetta di un troll come lui? 
 
"Basta! Bastaaa!!"
 
Stava già per scivolargli una lacrima - una lacrima rossa accesa, che probabilmente lo avrebbe portato a far compagnia alle vittime di quel massacro insensato - quando sentì qualcuno afferrarlo per un braccio e spingerlo indietro.
In un modo o nell'altro, Porrim era riuscita a farsi strada fino a lui.
Lo strinse al petto, prendendolo in braccio, e cominciò a correre nella direzione opposta.
 
Per tutto il tragitto di ritorno, lei non faceva che darsi della stupida per non averlo fermato, per avergli permesso di vedere quell'orribile scena, per averlo fatto uscire dalla Cella senza avergli parlato di cose del genere, mentre il piccolo continuava a piangere e ad urlare, affondando il viso ormai completamente rosso per le lacrime nel seno della madre.
 
Il mondo che aveva sempre sognato non esisteva.
Quel posto non era un bel sogno dove tutti possono vivere felici.
 
Quel posto era un vero e proprio girone infernale, dal quale non sarebbe mai uscito.

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Capitolo 3
*** La scoperta ***


Kankri passò buona parte del resto della giornata a singhiozzare.
Porrim non poteva certo biasimarlo: dopotutto, anche se gli avesse già accennato qualcosa a proposito della loro cultura violenta, quello era stato un terribile inserimento nella società dei troll.
Gli stava dando leggere pacche sulla schiena, tentando di tranquillizzarlo, ma sapeva fin troppo bene che si trattava di un'impresa ardua: il piccolo era terrorizzato, continuava ancora a tremare, e sapeva che non si sarebbe calmato facilmente.
Solo il giorno seguente il Mutante riuscì a rivolgersi a lei senza piangere o balbettare. Non le augurò neppure buona giornata, venne direttamente al sodo.

"Perchè stavano massacrando quelle persone, ieri?"

Gli occhi erano arrossati e gonfi per le tante lacrime e la notte agitata, ma comunque la sua voce era ferma e decisa. La Jadeblood sospirò, sedendosi, e indicando una piccola sedia al ragazzino. "E' una storia lunga." cominciò, sorridendogli con estrema dolcezza e sconforto. Appena Kankri si mise comodo, si decise a spiegargli dell'Hemospectrum, dei privilegi che si potevano ottenere per una punta di blu nel colore del proprio sangue e delle sofferenze di milioni di Lowblood costretti a patire le pene dell'inferno per diletto di qualche Highblood.

"Ma non ha senso!" sbottò all'improvviso Kankri. Il dolore e la paura del giorno precedente avevano fatto posto ad una grande rabbia e odio "Chi può trovare una cosa del genere divertente?!"
"Il Grand Highblood, o Subjugglator, tanto per cominciare." Porrim sospirò. Bastava nominare quel tipo per farle scorrere un brivido lungo la schiena "E' il capo dei troll di terra. Non esce quasi mai dalla sua Cella, però ti assicuro che è l'ultimo troll con cui vorresti trovarti faccia a faccia. A volte, alcuni suoi seguaci gli portano dei Lowblood a casa. Si dice..." si fermò un secondo. Strinse forte le mani di Kankri, come per fargli capire che la cosa che stava per raccontargli non era proprio adatta ad uno della sua età, guardandolo con sguardo che faceva traspirare un orrore nascosto chissà da quanto tempo "...si dice che, da qualche parte nela sua Cella, c'è una stanza dipinta con il sangue dei troll da lui uccisi."
Kankri sgranò gli occhi, lasciando la mano della madre per mettersela davanti alla bocca quando sentì un conato di vomito salirgli alla gola. Con estrema difficoltà, ributtò tutto giù. "V-va avanti." gli disse dopo qualche secondo.
"Sei sicuro...? Sei comunque piccolo per-"
"Posso resistere. Dopotutto, queste cose si dicono alle larve più piccole di me, no?" le strinse di nuovo le mani. "Va avanti." le ripetè, guardandola negli occhi.
Porrim gli sorrise amaramente. 
"Beh...Oltre a lui c'è Sua Condescena Imperiale. E' l'unica Fucsiablood presente su Alternia, è la signora dei Troll e dei Seadueller. E' per colpa sua se i Limeblood si sono estinti."
"Ha fatto estinguere dei troll?! Com'è possibile?!"
"Te l'ho detto. Era solo per diletto. Le piaceva talmente tanto quel colore, probabilmente, che lo voleva tutto per sè."
Kankri strinse ancora più forte le mani di Porrim, fissando il pavimento, tremante di rabbia. Era inconcepibile, assolutamente inconcepibile. "Ma i Lowblood sono molti di più! Potrebbero sconfiggerli con facilità!"
"La violenza non porta altro che altra violenza, Kankri, e spesso è inutile. Non credere che non ci abbiano mai provato, in tutti questi anni. Ma purtroppo, i poteri psichici non hanno effetto sugli Highblood, che invece posseggono una forza e una sete di sangue che un Lowblood non potrebbe mai eguagliare." 
Rimasero in silenzio per qualche secondo. Il ragazzino aveva così tante domande in testa, ma nel contempo non voleva sapere ulteriori risposte terribili.
"...Porrim? Ieri in città ho visto molti troll vestiti in maniera colorata. Era per mostrare il loro colore?"
"Sì. Spesso usano solo dei simboli per mostrare il loro colore, ma è usanza anche mettere vestiti colorati."
"E perchè io non ho un simbolo, o un vestito rosso?"
Scese di nuovo il silenzio. Porrim lasciò andare le mani del piccolo, evitando il suo sguardo. Come poteva spiegargli una cosa del genere, come?
"...Porrim...?"
"...sì?"
"Il fatto che sia un senza segno, coincide con il fatto che non abbia visto nessuno vestito di rosso?"
"Oh, Kankri..."
"Ti prego, devo saperlo."
Lei strinse le mani a pugno, continuando ad evitare lo sguardo esigente del piccolo troll.
"Kankri. Le Jadeblood solitamente si prendono cura delle piccole larve. Il mio compito era quello, però, quando ti ho visto, sono dovuta fuggire."
"Come mai?"
"Perchè non volevo consegnarti al Subjugglator. Non volevo che morissi..."
"Cosa... cosa vuoi dire? Perchè dovevi consegnarmi a lui?"
Lei appoggiò una mano sulla guancia di Kankri, accarezzandogliela piano. Aveva gli occhi lucidi.
"Perchè i troll con il tuo sangue vengono considerati degli abomini, caro mio. Non hanno forza, non hanno poteri, vivono poco... Gli Highblood pensano che non siano adatti a vivere qui, e allora-"
Ma Kankri non stava ascoltando. Si aspettava una risposta simile, ma venire considerato addirittura un abominio..
"Mi hai preso perchè ti facevo pena...?"
"No, mio caro, n-"
"Bugiarda!" scattò in piedi, gli occhi stracolmi di lacrime che si era promesso di non versare "BUGIARDA! TI ODIO!!"
Ignorò le urla della donna, e corse via, aprendo di scattò la porta. 

Nemmeno lui sapeva bene perchè aveva detto una cosa del genere.
Forse era la paura che gli aveva suscitato quel discroso. Forse era l'odio che ormai ardeva nel suo cuore per quei troll che uccidevano solo per dipingere una stanza. Ma ormai era tardi: era lontano, troppo lontano da colei che gli aveva sempre fatto da madre. Da colei che aveva insultato, che nell'impeto aveva proclamato di odiare.
Si sentiva terribilmente in colpa, ma sentiva che non poteva tornare indietro. Non VOLEVA tornare indietro. Per ora no.
Non voleva piangere, non voleva mostrare quel terribile colore al mondo.
Correva veloce...così veloce che non fece caso a un tronco che gli sbarrava la strada e che lo fece cadere di faccia. 
"Ahia...!" Si massaggiò il naso, singhiozzando e asciugando due lacrime fuggiasche che gli stavano già solcando il volto, quando...
"Ti sei fatto male?"
Trasalì. Era una voce sconosciuta, infantile e terribilmente vicina. Si mise in ginocchio, strofinandosi ben bene la faccia "N-Non sto piangendo!"
"E chi te l'ha chiesto?! Io ti ho visto fare un volo terribile, e quindi ti ho chiesto se ti sei fatto male!"
"Non è niente." Kankri alzò lo sguardò, scoprendo di trovarsi a pochi passi da un piccolo troll più o meno della sua età vestito in nero e giallo, con due paia di cornette che comparivano da un grande agglomerato di capelli ribelli che gli coprivano quasi completamente gli occhi. Ecco, gli occhi erano piuttosto strani: avrebbe giurato di averne visto uno rosso e uno blu! Il piccolo lo guardava incuriosito, quando fece un piccolo balzo.
"Ah! Ma tu sei la larvetta di Porrim?"
"Non sono una larvetta!" sbottò il Mutante, sperando di non essere arrossito "E come fai a sapere di mia mam- ...di Porrim...?"
"Di tanto in tanto vado a giocare da quelle parti e ti vedo affacciato alla finestra." disse semplicemente, alzando le spalle "E poi, Porrim a volte aiutava il mio guardiano a prendere qualcosa da mangiare! Beh, finchè non l'hanno preso i Darkleer, ovvio."
"Dar-che...?"
"Non lo sai? Sono le guardie ufficiali della famiglia Makara, del Grand Highblood!" gli rispose, stupito che non sapesse una cosa tanto ovvia. Kankri abbassò lo sguardo. "...Hey, non c'è problema! Mica puoi sapere tutto, eh! Dai, dammi la mano, ti aiuto ad alzarti."
Il Mutante guardò circospetto la mano dentro un guanto giallo che l'altro (probabilmente un Mustardblood, a giudicare il colore quel vestito tanto eccentrico), per poi passare lo sguardo al capellone, che gli rivolgeva un sorriso allegro. Dopo un po', si decise ad afferrarla, mettendosi in piedi e notando che, escludendo i capelli, il nuovo amico era molto più basso di lui. 
"Mi chiamo Mituna Captor! E tu?"
"Kankri, piacere!"
"Kankri, uh? ...Che nome strano! Senti, ti va di giocare un po' insieme?"
"Beh...Non sono abituato, ma... ok!"

Quella che era cominciata come la peggior giornata della sua vita, era diventata per Kankri una delle migliori che avesse mai passato. Aveva un amico, finalmente! Un amico vero, con cui aveva riso e corso per chissà quanto tempo!
Era felice come una pasqua, quando, dopo chissà quanto correre e fingere combattimenti, finì per cadere di nuovo. Questa volta però ne ricavò una sbucciatura all'altezza del polso.
"Ma insomma, sei un imbranato!" rise Mituna, ma divenne più serio quando notò lo sguardo agitato di Kankri "...hey, tutto ok?"
"S-sì, sì, non preoccuparti-"
"Dai, fa' vedere!"
"No, aspet-"
Il Mustardblood afferrò il braccio dell'amico, e quasi trasalì quando vide quel rosso acceso.
"Kankri, ma tu... tu sei un Mutant-"
Il ragazzino tirò in fretta indietro il braccio, nascondendo la ferita appoggiando il polso al petto "Oh, insomma, Mituna! Quante storie per un color-" si bloccò, come se avesse avuto un'illuminazione. Allontanò di nuovo il braccio, guardando la ferita come se ne fosse ipnotizzato.
"E' solo un colore..." disse a bassa voce. Alzò lo sguardo verso Mituna, che lo guardava poco convinto. "E' solo un colore!" esclamò Kankri, balzando in piedi, tornando a guardare il polso sanguinante "Tu sei un Mustardblood, Porrim è una Jadeblood! E cosa cambia? Niente! Oggi io e te abbiamo giocato insieme, e Porrim mi vuole bene come una mamma! E' un colore, non cambia niente!" ripetè entusiasta, come se avesse fatto la scoperta del secolo "Come possono gli altri essere così ciechi?! Non cambia niente, non cambia..."
"Amico, che cavolo stai dicendo?" Mituna era terribilmente confuso da quel discorso di ciechi e colori.
"I troll potrebbero vivere in armonia, se volessero, Mituna." gli disse semplicemente, sorridendo "Possono farlo, e io ne sono la prova! Insomma, noi due siamo amici nonostante il sangue, no?"
"Che domande sono! Certo che sì!"
"Ecco, visto? Oh, è tutto così semplice, ma comunque così complicato."
"Non ti seguo, sul serio."
"Cosa c'è da seguire? Non cambia proprio niente, se non una tonalità diversa!"
"Ok, fin lì c'ero arrivato."
"T-Te lo spiegherò domani, ok? Ora è tardi, e devo ancora chiedere scusa a Porrim."
"Scus-...? Perchè, che è successo?"
"E' una storia lunga. Domani ci sei, vero?"
"Certo che sì!"
"Bene!" cominciò a correre verso la sua Cella, continuando a sorridere "Domani tenterò di spiegarti! Tutti capiranno che non cambia proprio niente! 
I troll possono superare i loro problemi! E' possibile, e io lo dimostrerò!"

Kankri passò buona parte del resto della giornata a singhiozzare.

 Porrim non poteva certo biasimarlo: dopotutto, anche se gli avesse già accennato qualcosa a proposito della loro cultura violenta, quello era stato un terribile inserimento nella società dei troll.Gli stava dando leggere pacche sulla schiena, tentando di tranquillizzarlo, ma sapeva fin troppo bene che si trattava di un'impresa ardua: il piccolo era terrorizzato, continuava ancora a tremare, e sapeva che non si sarebbe calmato facilmente.

 Solo il giorno seguente il Mutante riuscì a rivolgersi a lei senza piangere o balbettare. Non le augurò neppure buona giornata, venne direttamente al sodo.


"Perchè stavano massacrando quelle persone, ieri?"

 
Gli occhi erano arrossati e gonfi per le tante lacrime e la notte agitata, ma comunque la sua voce era ferma e decisa. La Jadeblood sospirò, sedendosi, e indicando una piccola sedia al ragazzino. "E' una storia lunga." cominciò, sorridendogli con estrema dolcezza e sconforto. Appena Kankri si mise comodo, si decise a spiegargli dell'Hemospectrum, dei privilegi che si potevano ottenere per una punta di blu nel colore del proprio sangue e delle sofferenze di milioni di Lowblood costretti a patire le pene dell'inferno per diletto di qualche Highblood.
"Ma non ha senso!" sbottò all'improvviso Kankri. Il dolore e la paura del giorno precedente avevano fatto posto ad una grande rabbia e odio "Chi può trovare una cosa del genere divertente?!"

 "Il Grand Highblood, o Subjugglator, tanto per cominciare." Porrim sospirò. Bastava nominare quel tipo per farle scorrere un brivido lungo la schiena "E' il capo dei troll di terra. Non esce quasi mai dalla sua Cella, però ti assicuro che è l'ultimo troll con cui vorresti trovarti faccia a faccia. A volte, alcuni suoi seguaci gli portano dei Lowblood a casa. Si dice..." si fermò un secondo. Strinse forte le mani di Kankri, come per fargli capire che la cosa che stava per raccontargli non era proprio adatta ad uno della sua età, guardandolo con sguardo che faceva traspirare un orrore nascosto chissà da quanto tempo "...si dice che, da qualche parte nela sua Cella, c'è una stanza dipinta con il sangue dei troll da lui uccisi.

"Kankri sgranò gli occhi, lasciando la mano della madre per mettersela davanti alla bocca quando sentì un conato di vomito salirgli alla gola. Con estrema difficoltà, ributtò tutto giù. "V-va avanti." gli disse dopo qualche secondo.

 "Sei sicuro...? Sei comunque piccolo per-"

 "Posso resistere. Dopotutto, queste cose si dicono alle larve più piccole di me, no?" le strinse di nuovo le mani. "Va avanti." le ripetè, guardandola negli occhi.

 Porrim gli sorrise amaramente. "Beh...Oltre a lui c'è Sua Condescena Imperiale. E' l'unica Fucsiablood presente su Alternia, è la signora dei Troll e dei Seadueller. E' per colpa sua se i Limeblood si sono estinti."

"Ha fatto estinguere dei troll?! Com'è possibile?!"

"Te l'ho detto. Era solo per diletto. Le piaceva talmente tanto quel colore, probabilmente, che lo voleva tutto per sè."

Kankri strinse ancora più forte le mani di Porrim, fissando il pavimento, tremante di rabbia. Era inconcepibile, assolutamente inconcepibile. "Ma i Lowblood sono molti di più! Potrebbero sconfiggerli con facilità!"

"La violenza non porta altro che altra violenza, Kankri, e spesso è inutile. Non credere che non ci abbiano mai provato, in tutti questi anni. Ma purtroppo, i poteri psichici non hanno effetto sugli Highblood, che invece posseggono una forza e una sete di sangue che un Lowblood non potrebbe mai eguagliare." 

Rimasero in silenzio per qualche secondo. Il ragazzino aveva così tante domande in testa, ma nel contempo non voleva sapere ulteriori risposte terribili.

"...Porrim? Ieri in città ho visto molti troll vestiti in maniera colorata. Era per mostrare il loro colore?"

"Sì. Spesso usano solo dei simboli per mostrare il loro colore, ma è usanza anche mettere vestiti colorati."

"E perchè io non ho un simbolo, o un vestito rosso?"

Scese di nuovo il silenzio. Porrim lasciò andare le mani del piccolo, evitando il suo sguardo. Come poteva spiegargli una cosa del genere, come?

"...Porrim...?"

"...sì?"

"Il fatto che sia senza segno, coincide con il fatto che non abbia visto nessuno vestito di rosso?"

"Oh, Kankri..."

"Ti prego, devo saperlo."

Lei strinse le mani a pugno, continuando ad evitare lo sguardo esigente del piccolo troll.

"Kankri. Le Jadeblood solitamente si prendono cura delle piccole larve. Il mio compito era quello, però, quando ti ho visto, sono dovuta fuggire."

"Come mai?"

"Perchè non volevo consegnarti al Subjugglator. Non volevo che morissi..."

"Cosa... cosa vuoi dire? Perchè dovevi consegnarmi a lui?"

Lei appoggiò una mano sulla guancia di Kankri, accarezzandogliela piano. Aveva gli occhi lucidi.

"Perchè i troll con il tuo sangue vengono considerati degli abomini, caro mio. Non hanno forza, non hanno poteri, vivono poco... Gli Highblood pensano che non siano adatti a vivere qui, e allora-"

Ma Kankri non stava ascoltando. Si aspettava una risposta simile, ma venire considerato addirittura un abominio...

"Mi hai preso perchè ti facevo pena...?"

"No, mio caro, n-"

"Bugiarda!" scattò in piedi, gli occhi stracolmi di lacrime che si era promesso di non versare "BUGIARDA! TI ODIO!!"Ignorò le urla della donna, e corse via, aprendo di scattò la porta. 


Nemmeno lui sapeva bene perchè aveva detto una cosa del genere.

Forse era la paura che gli aveva suscitato quel discorso. Forse era l'odio che ormai ardeva nel suo cuore per quei troll che uccidevano solo per dipingere una stanza. Ma ormai era tardi: era lontano, troppo lontano da colei che gli aveva sempre fatto da madre. Da colei che aveva insultato, che nell'impeto aveva proclamato di odiare.

Si sentiva terribilmente in colpa, ma sentiva che non poteva tornare indietro. Non VOLEVA tornare indietro. Per ora no.

Non voleva piangere, non voleva mostrare quel terribile colore al mondo.

Correva veloce...così veloce che non fece caso a un tronco che gli sbarrava la strada e che lo fece cadere di faccia. 

"Ahia...!" Si massaggiò il naso, singhiozzando e asciugando due lacrime fuggiasche che gli stavano già solcando il volto, quando...

"Ti sei fatto male?"

Trasalì. Era una voce sconosciuta, infantile e terribilmente vicina. Si mise in ginocchio, strofinandosi ben bene la faccia "N-Non sto piangendo!"

"E chi te l'ha chiesto?! Io ti ho visto fare un volo terribile, e quindi ti ho chiesto se ti sei fatto male!"

"Non è niente." Kankri alzò lo sguardò, scoprendo di trovarsi a pochi passi da un piccolo troll più o meno della sua età vestito in nero e giallo, con due paia di cornette che comparivano da un grande agglomerato di capelli ribelli che gli coprivano quasi completamente gli occhi. Ecco, gli occhi erano piuttosto strani: avrebbe giurato di averne visto uno rosso e uno blu! Il piccolo lo guardava incuriosito, quando fece un piccolo balzo.

"Ah! Ma tu sei la larvetta di Porrim?"

"Non sono una larvetta!" sbottò il Mutante, sperando di non essere arrossito "E come fai a sapere di mia mam- ...di Porrim...?"

"Di tanto in tanto vado a giocare da quelle parti e ti vedo affacciato alla finestra." disse semplicemente, alzando le spalle "E poi, Porrim a volte aiutava il mio guardiano a prendere qualcosa da mangiare! Beh, finchè non l'hanno preso i Darkleer, ovvio."

"Dar-che...?"

"Non lo sai? Sono le guardie ufficiali della famiglia Makara, del Grand Highblood!" gli rispose, stupito che non sapesse una cosa tanto ovvia. Kankri abbassò lo sguardo. "...Hey, non c'è problema! Mica puoi sapere tutto, eh! Dai, dammi la mano, ti aiuto ad alzarti."

Il Mutante guardò circospetto la mano dentro un guanto giallo che l'altro (probabilmente un Mustardblood, a giudicare il colore quel vestito tanto eccentrico), per poi passare lo sguardo al capellone, che gli rivolgeva un sorriso allegro. Dopo un po', si decise ad afferrarla, mettendosi in piedi e notando che, escludendo i capelli, il nuovo amico era molto più basso di lui. 

"Mi chiamo Mituna Captor! E tu?"

"Kankri, piacere!"

"Kankri, uh? ...Che nome strano! Senti, ti va di giocare un po' insieme?"

"Beh...Non sono abituato, ma... ok!"


Quella che era cominciata come la peggior giornata della sua vita, era diventata per Kankri una delle migliori che avesse mai passato. Aveva un amico, finalmente! Un amico vero, con cui aveva riso e corso per chissà quanto tempo!

Era felice come una pasqua, quando, dopo chissà quanto correre e fingere combattimenti, finì per cadere di nuovo. Questa volta però ne ricavò una sbucciatura all'altezza del polso.

"Ma insomma, sei un imbranato!" rise Mituna, ma divenne più serio quando notò lo sguardo agitato di Kankri "...hey, tutto ok?"

"S-sì, sì, non preoccuparti-"

"Dai, fa' vedere!"

"No, aspet-"

Il Mustardblood afferrò il braccio dell'amico, e quasi trasalì quando vide quel rosso acceso."Kankri, ma tu... tu sei un Mutant-"

Il ragazzino tirò in fretta indietro il braccio, nascondendo la ferita appoggiando il polso al petto "Oh, insomma, Mituna! Quante storie per un color-" si bloccò, come se avesse avuto un'illuminazione. Allontanò di nuovo il braccio, guardando la ferita come se ne fosse ipnotizzato.

"E' solo un colore..." disse a bassa voce. Alzò lo sguardo verso Mituna, che lo guardava poco convinto. "E' solo un colore!" esclamò Kankri, balzando in piedi, tornando a guardare il polso sanguinante "Tu sei un Mustardblood, Porrim è una Jadeblood! E cosa cambia? Niente! Oggi io e te abbiamo giocato insieme, e Porrim mi vuole bene come una mamma! E' un colore, non cambia niente!" ripetè entusiasta, come se avesse fatto la scoperta del secolo "Come possono gli altri essere così ciechi?! Non cambia niente, non cambia..."

"Amico, che cavolo stai dicendo?" Mituna era terribilmente confuso da quel discorso di ciechi e colori.

"I troll potrebbero vivere in armonia, se volessero, Mituna." gli disse semplicemente, sorridendo "Possono farlo, e io ne sono la prova! Insomma, noi due siamo amici nonostante il sangue, no?"

"Che domande sono! Certo che sì!"

"Ecco, visto? Oh, è tutto così semplice, ma comunque così complicato."

"Non ti seguo, sul serio."

"Cosa c'è da seguire? Non cambia proprio niente, se non una tonalità diversa!"

"Ok, fin lì c'ero arrivato."

"T-Te lo spiegherò domani, ok? Ora è tardi, e devo ancora chiedere scusa a Porrim.""Scus-...? Perchè, che è successo?""E' una storia lunga. Domani ci sei, vero?""Certo che sì!""Bene!" cominciò a correre verso la sua Cella, continuando a sorridere "Domani tenterò di spiegarti! Tutti capiranno che non cambia proprio niente! I troll possono superare i loro problemi! E' possibile, e io lo dimostrerò!"

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Capitolo 4
*** I Darkleer ***


Era già passata una Scansione. Ormai il tempo pareva volare, tra i pomeriggi con Mituna e i piani rivoluzionari del piccolo Mutante.
Ma ovviamente, sapevano bene che quella serenità non sarebbe potuta durare per sempre.
 
Kankri correva veloce verso la sua Cella, nonostante il dolore acuto. Il cuore gli batteva forte e il sudore impregnava il suo volto sporco di terra. La ferita sulla guancia gli bruciava forte, e sentiva il sangue scendere velocemente.
"Porrim!" Urlò, aprendo di colpo la porta e facendo sobbalzare la sua guardiana.
"Cosa-" rimase shockata dalla vista del piccolo, stanco e ferito. "Kankri! Cos'è successo...?!" corse verso di lui, tentando di pulire un po' il viso del piccolo troll. "Oddio... Non ti ha visto nessuno, vero?"
"No, io...non credo, non lo so... M-ma..."
"Ma...?"
"Mituna... Hanno preso Mituna...!"
 
Era successo tutto qualche ora prima. I due troll stavano chiacchierando, quando il Mustardblood, osservando l'orizzonte, si bloccò.
"Che hai?" Gli chiese Kankri, guardando nella sua stessa in direzione.
Capì subito la paura che aveva scorto negli occhi dell'amico: tre grandi troll vestiti di blu elettrico si avvicinavano sempre di più ai due.
I due amici si scambiarono uno sguardo impancato: erano Darkleer. 
"Che facciamo...?" Chiese Kankri sottovoce "Se scappassimo, si insospettirebbero..."
"E che vuoi fare, affrontarli?"
"No! Ma magari non cercano rogne, magari si sono solo persi... Porrim mi ha detto che gli Highblood non passano spesso da queste parti, quindi..."
"Anche il mio guardiano pensava così, prima di essere ucciso." Ribattè Mituna. 
Kankri capiva che le sue speranze erano davvero campate per aria: solo perché lui aveva capito che non cambiava nulla tra Highblood e Lowblood, questo non significava che tutti fossero pronti per questo cambiamento. E il ghigno sui volti di quegli omaccioni non poteva certo migliorare la situazione.
"Hey, moccioso." Fece il più grosso dei tre a Mituna. "Qual è la tua età?"
"T-tre Scansioni, signore." Balbettava. Cercò con ansia lo sguardo di Kankri, non sapeva che pesci pigliare.
"E anche il tuo amico, qui?"
"Il suo amico, qui, sa parlare anche da solo." Commentò il Mutante a bassa voce, ma comunque fece rispondere Mituna. Meglio non mettersi contro degli energumeni come quelli.
"Non siete un po' troppo piccoli per stare in giro da soli? Può essere molto...pericoloso, da queste parti."
Uno degli altri due Highblood ridacchiò, l'altro sembrava invece piuttosto nervoso . La sua ansia si poteva vedere lontano un miglio, lo poterono notare anche i due ragazzini che, per canto loro, non sapevano bene cosa fare.
"Ehm..." Esordì Kankri, quando le risatine cessarono "A-Allora, se è così pericoloso, noi andremmo..." Aveva già afferrato il vestito di Mituna, strattonandolo un po' come per dirgli 'sù, dammi corda!', quando di nuovo vennero interrotti.
"Quanta fretta. Sei tu Mituna Captor, moccioso?"
Sentì un brivido lungo la schiena. Kankri gli strinse ancora di più la veste: aveva paura. Avevano paura.
"S-s-sì, signore." Il balbettio si era fatto ancora più marcato.
"Perfetto, vieni con noi allora."
"E perché?" La voce decisa del Mutante fece quasi trasalire l'amico. 'Solo perché vi annoiate e volete qualcuno con cui esercitarvi al tiro a segno?'
Il Darkleer lo guardò dall'alto in basso, sprezzante. "E a te cosa importa, tappetto?"
"Sono suo amico, dovrò pur sapere dove va."
Scese il silenzio per un po', poi il Blueblood ghignò di nuovo. "Sei noioso, stronzetto..."
"Rukbat, calma." Finalmente il Darkleer silenzioso si mise in mezzo. Ora che il Mutante lo notava, sembrava più giovane degli altri due "Abbiamo degli ordini, non possiamo uccidere nessuno senza il consenso del Grand Highblood-"
"Oh, taci Horuss!" Sbraitò Rukbat, cominciando ad insultare il piccoletto tra le risate dell'altro compagno.
"Kankri, al mio tre, corri."
"Eh...?" Il sussurro di Mituna fu improvviso e appena udibile.
"...tre!" Afferrò la mano dell'amico, fece dietrofront e partì in corsa, trascinandosi dietro il Mutante.
"Ma che fai?!"
"Se continui a fare così, ti uccideranno su due piedi! Tra poco ti lascio andare e tornò da loro, ma tu non devi assolutamente smettere di correre! Qui c'è un piccolo strapiombo, puoi nasconderti lì!"
"Col cavolo! Loro...!"
Una freccia raggiunse la spalla di Mituna, perforandola. Il sangue giallgnolo spruzzò a terra davanti allo sguardo terrorizzato di Kankri, che guardava impotente mentre il suo amico cadeva a terra, svenuto.
"Mituna!!!"
 
Non piangere, Kankri.
Non piangere!
Qualunque cosa accada, non piangere assolutamente.
 
Si sentì strattonare dalla collottola, e in poco tempo si trovò a un metro da terra. Il Darkleer di prima li aveva già acciuffati.
"Sei fortunato che Horuss abbia ragione... Non posso ucciderti senza un mandato... Eppure, voglio vedere quanto forte puoi urlare, vuoi?"
Proprio come Mituna aveva detto, c'era uno strapiombo lì vicino. E, a quanto pare, Rukbat aveva intenzione di controllare quanto fosse profondo usando proprio il ragazzino.
 
Porrim aveva messo a letto Kankri. Non poteva credere che avessero veramente lanciato il suo piccolo in un burrone.
"Questo posto sta diventando pericoloso..." Disse tra sè e sè, accarezzando i capelli del piccolo "Oggi, appena sorgerà il sole, troveremo un luogo più tranquillo. Lontano dalla città, promesso.
 
Non permetterò che ti facciano altro male."

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Capitolo 5
*** Propaganda di pace ***


Quanto tempo era passato, prima che Kankri avesse potuto uscire di nuovo alla luce delle lune senza paura?
Non ne era molto sicuro neanche lui. Da quando si erano trasferiti nella piccola Grotta dove, tempo fa, lavorava Porrim, aveva atteso il momento in cui Mituna fosse uscito fuori, allegro come suo solito.
Inutile dire che, dopo quelle che parevano altre 6 Scansioni Solari, ormai anche lui aveva capito che quel giorno, quando vide il corpo dell'amico cadere privo di sensi al suolo, avrebbe dovuto dirgli addio.

Porrim aveva paura dell'esterno. Erano più lontani dalla città, ma comunque i Lusus e gli Highblood erranti erano un pericolo sempre incombente. Il Mutante, con il tempo, aveva imparato a maneggiare due piccole falci per proteggersi da solo. Sperava solo di non doverle mai utilizzare al di fuori della caccia, ma anche questi erano ormai pensieri infantili. 
Specialmente se voleva davvero portare unità nell'Hemospectrum. Non avrebbe cambiato facilmente la società dei troll e, nonostante fosse riluttante all'idea, sapeva bene che sarebbe stato versato molto sangue.

Eppure, in un modo o nell'altro, eccolo lì. Era cresciuto forte e bello, e, dannazione!, era il primo Mutantblood di 9 Scansioni Solari da...da forse, sempre!
E ora che non era solo un moccioso piccolo e indifeso, finalmente avrebbe potuto cominciare la sua propaganda di pace.

"Porrim, io vado a caccia!" Fece il ragazzo, indossando il mantello e impugnando le due falci. Preferiva non rivelarle la verità, per evitare che si preoccupasse. 

Appena fuori dalla grotta, alzò gli occhi verso le lune, sospirando. Sapeva che sarebbe stata un'impresa difficile, sapeva che non avrebbe potuto nascondere il colore del suo sangue a lungo, anche perché le sue iridi stavano lentamente diventando rosse accese. Ma se fosse rimasto nascosto, sarebbe mai cambiato qualcosa?
No, certo che no. 
Strinse forte le falci, come per darsi forza, cominciando a correre verso la città più in fretta che poteva.

Si guardava intorno, quasi sentendo si fuori luogo e spaesato tra tutti quei troll.
Aveva raggiunto la città più vicina dopo circa un'ora di corsa sfrenata. Ansimando, tentava di riconoscere le strade del luogo dove aveva scoperto la crudeltà degli Highblood.
Così tante cose da poter fare, così poco tempo.
Camminava spaesato, spostando velocemente lo sguardo, nascosto da un cappuccio, a destra e a sinistra. Fermarsi in mezzo alla strada e cominciare la sua orazione non sembrava la migliore delle idee: probabilmente l'avrebbe di preso per un folle!
Così preso dai suoi pensieri, andò a sbattere contro un giovane troll.
Stava già cominciando a scusarsi, quando notò che l'altro non si stava interessando a lui, ma bensì a qualcosa (qualcuno?) che, a quanto pare, aveva attirato una grande folla.
Preso dalla curiosità, Kankri cominciò a farsi strada tra il pubblico, scorgendo terrore ed eccitazione nei loro occhi, sperando solo che non stesse per rivivere la stessa scena di tanto tempo prima.

Speranze che, però, si rivelarono vane.

Una volta arrivato in prima fila, rimase bloccato per qualche secondo alla vista di un giovane Bronzeblood grondante di sangue ai piedi di un troll vestito da pirata, in nero e cobalto, che rideva sguaiatamente.
La scena era terribilmente simile al massacro che aveva visto da piccolo, ma ora non avrebbe pianto. Non sarebbe fuggito!
Le cose sarebbero andate diversamente.

"Smettila!"

L'urlo del Mutante fece scendere il silenzio e spostare l'attenzione dal corpo dolorante del Lowblood a lui. Anche le risate del corsaro cessarono, mentre osservava dall'alto in basso il ragazzo che aveva osato fermarono, confuso.
Kankri, quasi approfittando dello spaesamento generale, si avvicinò a grandi passi verso il centro del cerchio formato dal gruppo, inginocchiandosi di fianco alla vittima.
"Hey." Gli disse semplicemente, porgendogli la mano "Riesci ad alzarti...?"
Il poveretto fece un verso ma quando, tremante, tentò di afferrare la mano del suo salvatore, sobbalzò per la voce del Cobaltblood, che finalmente sembrava essersi ripreso, ora che la sua preda stava per essere portata via.
"Senti un po'! Chi ti credi di essere?!"
"Potrei chiederti la stessa cosa." rispose Kankri, senza neanche degnargli di uno sguardo "Chi ti credi di essere per fare del male a questo troll? Cosa ti rende tanto speciale da permetterti di decidere se qualcuno possa vivere o meno?"
Il pirata digrignò i denti, ringhiando adirato "Cosa ti- Mi prendi per il culo?!" Indicò il simbolo blu sulla sua casacca, alzando la voce "Uno con questo colore, a quelli come LUI potrebbe fare qualsiasi cosa!"
"E chi sei tu per meritarti quel colore di cui vai tanto fiero?!" Sarà forse per la domanda spiazzante o per la voce alta di Kankri, che si era rimesso in piedi e guardava con aria di sfida il Cobaltblood, ma in ogni caso il pirata rimase senza parole una seconda volta "Avanti, dimmi... Anzi, ditemi! Tutti voi che avete osservato ed esultato mentre costui veniva picchiato e insultato, senza neanche provare ad alzare un dito!
Vedo tanti colori diversi stampati sui vostri abiti... Marrone, giallo, verde, tutti costretti a subire le ingiustizie di qualcuno che, con la scusa di essere più alti e potenti di voi nella scala dell'Hemospectrum possono farvi passare una vita d'inferno. E perché? Perché la natura vi è stata avveresa, perché voi, per un crudele gioco del destino, non avete il sangue blu?!
Capisco la paura, capisco l'inutilitá dei vostri poteri nei loro confronti, ma non capisco la vostra repulsione dal desiderare qualcosa di nuovo! Di desiderare un mondo migliore, dove queste differenze futili non esistono?!"
"E tu pensi di poter cambiare questo mondo con due paroline messe in croce?" Urlò qualcuno nella folla, dalla quale si era alzato un bisbiglio "Ma non dire stronzate! Finché i Blue e Purpleblood governano, pensi che potremmo avere dei diritti?"
"Capisco anch'io che sia difficile" Kankri spostò di nuovo lo sguardo verso il Ceruleanblood "e capisco che chi ha ottenuto il potere per un bacio della fortuna non abbia intenzione di perderlo, ma vorrei ricordare qualcosa. I Lowblood non saranno per sempre così servizievoli nei vostri confronti e, per quanto possano parere deboli, sono sempre molto più di voi. Presto sarà il vostro sangue nobile a scorrere tra queste strade, mischiandosi con quello di coraggiosi che saranno pronti ad incrociare le armi con voi.
Io non sono qui per istigare violenza e guerra, ma per tentare di farvi capire che le cose potrebbero essere diverse anche senza l'uso di minacce e odio, e-"
"Vuoi tapparti quel culo?!" Sbraitò il pirata, che finalmente aveva deciso di intervenire...e di impugnare la sciabola "Mi hai davvero stancato! Parli tanto di uguaglianza, di felicità e pace... Ti rendi conto che questo branco di idioti avrebbero potuto fermarmi in qualsiasi momento?"
'Ho cominciato il discorso proprio parlando di questo...' Sbuffò Kankri, che ormai aveva capito che non aveva proprio scelto l'individuo più intelligente tra o Ceruleanblood.
"Eppure non l'hanno fatto. Ti sei chiesto il perché?!" Il pirata ai lanciò verso il Mutante, provando a colpirlo. Per canto suo, Kankri riuscì appena in tempo a schivare il colpo e ad afferrare le falci per parare quello che lo seguì: un solo taglio, e avrebbe potuto dire ufficialmente addio alla vita.
Dal pubblico si alzarono grida d'incitamento eccitate e confuse. Alcuni facevano il tifo per il troll dal sangue ceruleo, altri incitavano Kankri ad attaccare nonostante il discorso pacifista di pochi secondi prima.
Ma il Mutante non si era mai battuto in duello con qualcuno e, dopo l'ennesimo affondo evitato, perse l'equilibrio cadendo a terra.
"Fine del gioco, bastardo!"
Il malvagio alzò l'arma, pronto a dare il colpo di grazia, quando un sasso dalla folla lo colpì sulla testa. Una piccola goccia di sangue blu cadde a terra, nelle urla strozzate e, di nuovo, sconvolti del pubblico.
Qualcuno stava tentando di battersi...? 
L'Highblood, dopo qualche secondo che parve un'eternitá, cominciò ad urlare di rabbia e dolore, voltadosi verso la folla alle sue spalle, ordinando al colpevole di farsi vedere.
Qualcuno toccò la spalla a Kankri, ancora più sorpreso del suo nemico per l'accaduto. Voltandosi, notò il Bronzeblood di prima, che era riuscito, nel frattempo, a fuggire. Ora era lui a tendergli la mano per aiutarlo ad alzarsi e a fuggire. 
Inutile dire che Kankri non perse l'occasione di allontanarsi da quello scontro.

Corsero via, tra le strade della città, finché raggiunsero un luogo isolato. Il Mutante aveva già notato che le lune stavano per calare,sarebbe dovuto tornare a casa il prima possibile.
"Non so come ringraziarti..." Fece, sorridente, al Lowblood, che rispose con un cenno di capo.
"Non ce n'è bisogno, ragazzo. Tu mi hai salvato... Non credevo che qualcuno potesse opporsi a quel tale! Ti devo la vita...sei un eroe!"
"Un eroe, dici?" Chiese il Mutante. "No, non sono un eroe... Sento di aver semplicemente fatto la cosa giusta."


La folla si era dileguata, ma non senza perdere molte vite. Alla fine, colui che aveva lanciato la pietra non si era fatto avanti, e per questo ne avevano pagato le conseguenze chissà quanti innocenti.
"Quel pezzo di sterco!" sbraitò il Ceruleanblood, adirato per aversi lasciato T sfuggire colui che era stato talmente stupido da mettersi in mezzo. I suoi insulti, però, furono fermati dalla voce di una donna...
"Octavi, mi meraviglio per questo linguaggio..."
A proclamare quelle parole era stata una bella troll, anch'essa cm vesti simile a quel tale. Non si preoccupava neanche tanto di evitare i cadaveri, anzi, li calpestava con nonchalance.
"M-Mindfang, signora, io-"
"Ti lascio per andare a comprare delle provviste, e ti trovo circondato di corpi e sangue? Insomma, un po' di decoro!"
Rise a bassa voce: le piaceva mettere in panico i suoi sottoposti.
"L-Lasciate che vi spieghi! Il negoziante non- e-ecco, io-" balbettò frasi prive di senso "e poi, insomma quel tipo senza simbolo, lui si è messo in mezzo, e ha parlato di uguaglianza o robe del genere, e-"
"Un troll senza simbolo? Questa è bella!" La Mindfang rise di nuovo "Chissà, magari potrebbe interessare anche al Subjuglator, che ne dici...?"

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Capitolo 6
*** Il Grand Highblood ***


Era piuttosto raro che una come Aranea Serket, la grande e rinomata Mindfang, si trovasse sulla terra ferma. Solitamente, passava quasi tutto il suo tempo sulla sua nave, circondata da quel branco di cagnetti obbedienti che erano gli altri membri della ciurma. 
Ma quel giorno c'era una notiziona, e le pareva più che giusto che Makara sapesse che un tale si sta divertendo di fare discorsi di uguaglianza tra Highblood e Lowblood.

Il palazzo - o meglio, uno dei tanti - del Grand Highblood sembrava essere diventato ancora più tetro dall'ultima volta, nonostante ormai fosse giorno inoltrato. Octavi, che si era offerto, per così dire, di accompagnare il suo capitano, tremava come una foglia.
Aveva sentito storie, su quel luogo. Storie terribilmente brutte di troll uccisi...anzi, letteralmente squartati, disintegrati con una spietatezza senza pari. Lì dentro potevi sentirti tranquillo solo se eri il Subjuglator in persona o un Seadweller potentissimo. 

"Sei davvero imbarazzante, Serket."

Quella voce fredda e improvvisa fece sobbalzare il povero pirata, mentre il suo superiore non poté nascondere un'espressione leggermente disgustata. 
"Cronus, Cronus, Cronus... Non dovresti essere a galleggiare allegramente tra i relitti delle navi che IO ho fatto colare a picco?"

Dall'ombra comparve il Violetblood dalla doppia cicatrice. A giudicare dallo sguardo, sembra piuttosto teso - anche lui, dopotutto, era un vero lupo di mare,, e non gli piaceva stare lontano dall'acqua.

"Che ci fai da queste parti?"
"Quanta cattiveria nelle tue parole, Dualscar." lei sorrise appena "Guarda che non è così che mi riconquisterai." Fece una pausa, giusto per lasciarsi sfuggire una risatina "Se mi rivuoi come Kismesis, dovresti darti un po' più da fare, sai?"
"Perché secondo te dovrei sempre pensare solo alla nostra relazione?!"
"Perché, non è così per caso?"
Octavi sospirò. Prima quel senza-simbolo idiota, e ora una lite tra ex...?
"Chiedo scusa!"
Un giovane Darkleer comparve da una piccola porta. Pareva intimorito dalla presenza di Cronus.
"Ehm... Sua Grandezza è pronto a ricevervi, signora Serket.",
"Arrivo subito. ...e tu, Cronus... Buona fortuna con la tua patetica vita sociale." Così dicendo, si diresse verso la porticina, ignorando gli strilli isterici del Dualscar e il battito dei denti di un povero Octavi terrorizzato.

L'odore di sangue era talmente forte che rendeva quasi impossibile respirare. Come riuscisse il Grand Highblood Kurloz Makara e la sua piccola concubina, ben legata con una catena al grosso trono, a vivere lì dentro era un bel mistero.
"Che vuoi, Aranea?" Fece lui, un po' annoiato, quando vide entrare la Ceruleanblood.
Per canto suo, lei, nonostante il desiderio di uscire da quel postaccio, pareva volersi far desiderare, e quindi non andò proprio dritta al punto. Fissò per qualche secondo la trollina - una Oliveblood, a giudicare dai vestiti - mentre tremava di paura. "...ne hai una nuova, a quanto pare."
"Già... Meulin, saluta, sù, da brava." Kurloz pareva essersi illuminato, mentre guardava la Greenblood, che teneva lo sguardo ben abbassato. "Comunque, ti ho fatto una domanda, o sbaglio."
Aranea sorrise maliziosamente. "Uno dei miei ha trovato un tizio oggi.
Un patito della pace... Uno senza simbolo.
Che dici, potrebbe interessarti un misterioso troll dal sangue scinosciuto?"
Silenzio.
Poi, una risata.
Prima bassa, quasi un sogghigno, per poi diventare sguaiata, crudele.
"Ma dai? Un troll dal sangue sconosciuto? Un Mutante, magari?"
"Ah, questo non lo so. Avrà pur avuto un motivo per nasconderlo, non pensi?"
"Perfetto, fottutamete PERFETTO. Avevo proprio bisogno di qualche colore luminoso nei miei quadri... AHAHAHA!"

"DOVE."
"Porrim, io-"
"SEI."
"Lasciami spieg-"
"STATO."
"...ok, so che ti arrabbierai molto, ma... Sono stato in città, ecco."
Porrim, tremante di rabbia, dovette sedersi e prendere qualche respiro profondo prima di poter riuscire a parlare di nuovo. "Ti rendi conto del pericolo che hai corso?!"
Kankri sentiva bene la delusione nella voce della guardiana. Si avvicinò a lei, mettendosi seduto, tranquillo.
"...me ne rendo conto. Avrei dovuto parlartene, è vero. Ma non mi avresti mai lasciato andare.
...io stesso, al posto tuo, non mi avrei lasciato andare.
Ma mi hanno ascoltato, sai? Mi hanno ascoltato. Non sono l'unico a voler cambiare!"
Le prese le mani, stringendole forti. Negli occhi della Jadeblood c'era ancora un'aria di rimprovero, ma anche paura. L'avrebbe potuto vedere anche un cieco. 
"Andrà tutto bene, Porrim. Capisco che sei preoccupata, ma se rimarrò nascosto, non cambierà mai nulla. Continueremmo a vivere nella paura.
...continuerai a vivere nella paura. E non lo voglio. Non te lo meriti."
"...non voglio che ti succeda qualcosa di brutto..."
"E non accadrà. Te lo giuro, non accadrà nulla di male."

Ma la realtà era che nessuno dei due ci credeva veramente.
Avevano un terribile presentimento, ma era vero: se fossero stati con le mani in mano, non sarebbe mai cambiato nulla.

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Capitolo 7
*** Attacco alla fortezza ***


Continuare a tentare di affermare pacificamente le sue idee sembrava diventare sempre più difficile, e non solo per via degli Highblood che, notte dopo notte, diventavano sempre più attenti.
Kankri riusciva a percepire il desiderio di cambiamento negli occhi dei troll più giovani, ma oltre alla speranza, oltre alla felicità nel scoprire che qualcuno voleva cambiare, riusciva a vedere l’odio.
L’odio per i Blue e Purpleblood che così a lungo li avevano torturati e oppressi, e che presto, almeno per loro, sarebbero stati buttati giù dal loro trono.
Kankri aveva un terribile presentimento per via di quegli sguardi, ma non se ne curò, all’inizio.
 
Ma poi, tutto cambiò.
 
Ormai aveva un buon gruppetto di Lowblood e Midblood che lo ascoltavano e lo acclamavano in città, e altrettanti Darkleer e Highblood vari sulle sue tracce.
Era, ormai, abbastanza conosciuto nella piccola cittadina, e anzi pensava già che quella sarebbe stata l’ultima notte che avrebbe passato da quelle parti. Lui e Porrim, nelle settimane precedenti, si erano accordati per quando e dove andare per continuare la propaganda di uguaglianza. La data era già stata scelta, ormai: la Jadeblood sarebbe partita quella notte stessa verso Est, e il Mutante l’avrebbe seguita quando sarebbero comparse le prime luci dell’alba, dopo un ultimo discorso.
Stava già cercando un buon luogo per fare l’ultimo sermone, quando notò un giovanissimo Rustblood che correva verso di lui.
“S-Signor Signless, signore!” fece questi, con il fiatone “P-Può seguirmi, per favore?”
Beh, non capita tutti i giorni una scena del genere. Kankri inarcò un sopracciglio, indugiando un secondo, per poi annuire, dando fiducia al piccoletto.
Lo seguì tra le strade affollate, come suo solito ben nascosto da un mantello, mentre il piccolo, lentamente, lo conduceva verso l’uscita della città.
“…Dove mi stai portando…?” chiese il Mutante dopo un po’, apparentemente nervoso. Alzando lo sguardo, vedeva il grande palazzo del Grand Highblood avvicinarsi sempre di più.
“E’ una sorpresa!”
Ma che sorpresa e sorpresa… Kankri sbuffò, quando, una volta usciti dalle vie cittadine, si trovò davanti un gran gruppo di troll di caste basse. Decine di uomini e donne in tuniche rosse, gialle e verdi, armati fino ai denti, si voltarono verso di lui, sorridendogli.
Il Mutante non parve altrettanto estasiato, nel vedere tutte quelle armi.
Non capì molto del discorso che seguì il suo arrivo, in quanto in molti, tutti insieme, avevano deciso di raccontargli, modificando o esaltando alcuni fatti o discorsi da lui fatti a loro piacimento, come li avesse ispirati a prepararsi ad assaltare il palazzo dove attualmente abitava il Subjuglator, come fossero decisi a fargli assaggiare la loro stessa medicina e come avessero deciso che sarebbe stato proprio lui a guidarli verso la vittoria.
 
Era allibito a dir poco.
 
“Possibile che non abbiate capito nulla…?” chiese a bassa voce, anche se sentiva il bisogno di urlare loro in faccia. Gli tremavano le mani, se fosse rimasto un secondo di più, probabilmente li avrebbe picchiati tutti. Si limitò a voltarsi, seguendo la via del ritorno a grandi passi “Tornatevene a casa, invece di andare a farvi massacrare!”
“…Ma allora, non lo sai…?”
Si bloccò di nuovo, voltandosi verso una giovane Greenblood. “Che vuoi dire?”
“Ieri, durante il giorno… Alcuni Darkleer hanno rapito degli Psiionic. Makara si sta riempiendo di Mustardblood con quel potere, non sappiamo cosa voglia fare con tutto il loro potere!” Si alzò un leggero mormorio dal gruppo. Solo ora il Mutante si accorgeva che c’erano poche tuniche gialle, tra di loro. “Potrebbe anche distruggere l’intera città… Ti prego, Signless, guidaci! Dobbiamo fermare quel mostro prima che sia tardi!”
Rimase in silenzio. Non sapeva più che pesci pigliare.
Era ancora arso dalla rabbia di poco prima, ma sapeva bene che non se ne sarebbero mai andati a mani vuote.
 
“…Vi guiderò, ma non per uccidere un tiranno. Lo farò per liberare i suoi prigionieri, per cui non voglio che nessuna arma venga estratta se non per difesa.” Proclamò infine, quasi vergognandosi delle sue stesse parole, nonostante l’accettare di unirsi a quel gruppo avesse risollevato gli animi di così tanti troll.
 
Dopo pochi minuti, erano già vicini all’entrata del palazzo.
Non c’erano guardie, al portone. Evidentemente, il Grand Highblood era abbastanza sicuro che nessuno sarebbe stato talmente coraggioso (o stupido?) da affrontarlo.
Kankri aveva i nervi a fior di pelle.
“Cosa sto facendo…?”
Continuava a ripeterselo, a voce talmente bassa da non farsi sentire da nessun’altro.
Già, cosa stava facendo? Se l’avesse visto Porrim, chissà cosa avrebbe pensato?
Anche continuare a ripetersi che, in fondo, stava facendo la cosa giusta, stava liberando dei poveri Psiionic, è vero…
Ma chi voleva prendere in giro? Sapeva che sarebbe stato versato del sangue. Sangue sicuramente non viola.
Si passò una mano sul volto, asciugandosi il sudore, per poi avvicinarsi all’entrata, con il cuore in gola. Si strinse nel suo mantello, spostando lo sguardo verso i suoi compagni, prima di entrare.
Inutile dire che, una volta dentro, tutto il suo coraggio scomparve. Sentì il cuore saltargli in gola e d’istinto portò le mani alle falci, appese alla cintura. Il nervosismo era alle stelle, continuava a guardarsi intorno, temendo che, da un momento all’altro, si sarebbe potuto trovare faccia a faccia con Makara. Giurò di aver sentito qualcuno, tra i suoi, singhiozzare.
Almeno sapere che non era l’unico a farsela sotto lo faceva sentire un po’ meno a disagio.
 
Cercare le segrete in quella sottospecie di labirinto fu una delle cose più ansiose che Kankri avesse mai fatto. Forse la sua paura, però, era alimentata dal fatto che, ormai, gli Highblood avrebbero dovuto sapere della loro presenza lì dentro, eppure nessuno era ancora venuto a rompere loro le uova nel paniere. Aveva come la sensazione che, da un momento all’altro, i Darkleer sarebbero usciti in massa da dietro l’angolo e li avrebbero trucidati tutti.
Era arrivato addirittura alla conclusione che il Subjuglator li avrebbe lasciati fare fino all’ultimo, li avrebbe pure permesso di liberare i prigionieri prima di smontare tutte le loro speranze.
Fu quando si trovarono a una serie di bivi che le cose cominciarono a complicarsi. Il gruppo era stato costretto a dividersi sempre di più, finchè il team capeggiato dal Mutante non arrivò a cinque troll, lui compreso. Raggiunsero in poco tempo delle scale che li avrebbero portati al piano superiore. Conoscendo i palazzi come quello, giunsero alla conclusione che avevano scelto la strada sbagliata – chi ha mai sentito parlare di prigioni al terzo piano, se non per delle principesse? Stavano già facendo dietro front, quando i timori di Kankri divennero realtà.
“I Darkleer!” urlò un Rustblood alla vista di un grande numero di guardie che si dirigevano verso di loro. Solo un branco di idioti avrebbe avuto la faccia tosta di fronteggiare così tanti nemici, e dato che la strada a ritroso era bloccata per via dei Blueblood, l’unica era salire le scale.
Ma sarebbero riusciti a fuggire…?
 
“Un attacco, eh…?” chiese annoiato Kurloz, quando il capitano delle guardie, macchiato di qualche goccia di sangue giallogno, lo lo informò dell’accaduto.
“Sì, sua Grandezza. Un gruppo di Lowblood… Ne abbiamo catturati alcuni, e attualmente si trovano nell’Arena. Uno dei nostri ha affermato di aver visto un troll con un mantello, non siamo riusciti a capire il colore del suo sangue, ma crediamo si tratti del capo-“
Si bloccò, dato che l’Highblood era letteralmente saltato in piedi dall’ultima affermazione, facendo prendere un colpo sia a lui che a Meulin. Che si trattasse dello stesso di cui gli aveva parlato Aranea…?
“Ma che bello~” canticchiò, afferrando le sue due mazze chiodate ai lati del trono. “Se lo trovate, catturatelo e basta, intesi? Se lo trovate, portatelo a me, intesi?” così dicendo, si diresse verso il portone della sala del trono, spalancandolo con un calcio e sogghignando “Caccia grossa, stanotte…”
Il Darkleer indugiò un secondo, guardando dall’alto in basso l’Oliveblood che, appena aveva visto uscire il suo padrone, gli aveva rivolto uno sguardo supplichevole.
“Horuss…” fece lei, con un filo di voce, mentre lo osservava allontanarsi. “Ti prego…!”
 
Potevano correre quanto volevano, ma i deboli Lowblood sapevano bene che, prima o poi, la loro corsa sarebbe giunta a termine. Le scale sembravano non finire mai, e già due di loro, scivolando, erano andati letteralmente in pasto ai suoi inseguitori.
Kankri non sapeva più che fare. Attaccare, fuggire, che importanza aveva? Chissà quanti di loro erano già morti, quanti avrebbero fornito nuovi colori per i macabri quadri del Subjuglator.
Sentì un altro, dietro di lui, urlare dal dolore, seguito a ruota da una voce femminile.
Imprecò ad alta voce, vergognandosi del fatto che, alla fine, non avrebbe cambiato niente. Aveva semplicemente portato alla morte altri troll innocenti, e presto li avrebbe raggiunti.
O meglio, così credeva, quando, in cima alle scale, si trovò di nuovo ad un bivio. Ansimante, stanco, ma comunque cercando di attaccarsi all’unico briciolo di speranza che gli rimaneva, prese la strada a sinistra.
 
Quando sentì che i passi degli inseguitori andavano verso destra, sentì che era successo un vero e proprio miracolo. Potè finalmente prendere una pausa, ma, respirando a pieni polmoni, si rese conto del fetido odore di sangue che aleggiava da quelle parti. Specialmente, verso la fine del corridoio.
Tremante, estrasse una delle due falci, avvicinandosi a un enorme portone semiaperto, a malapena visibile.
Dall’interno, si sentiva qualcuno singhiozzare.
Sapeva che la sua vita era sul filo del rasoio, ma voleva scoprire cosa stava succedendo in quel luogo.
 
La sua prima reazione, alla vista della sala del trono, fu di disgusto e di puro terrore. La vista e l’odore del sangue colorato alle pareti e al pavimento lo fece quasi vomitare.
Sì, avevano proprio scelto la strada sbagliata.
In ogni caso, il Grand Highblood non c’era. Probabilmente era andato a mietere altre vittime, all’interno del castello.
Fu un urletto sorpreso che lo portò, comunque, a guardare verso il trono, accanto al quale tremava una giovane Oliveblood.

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Capitolo 8
*** Evasione ***


Un colpo secco con la sua clava, e la testa dell’ultimo Bronzeblood della stanza volò lontana da Kurloz Makara. Nonostante il massacro gli avesse fatto fare qualche risata, il fatto che non era riuscito a mettere le mani sul Mutante non poteva che innervosirlo. Desiderava vedere scorrere del sangue rosso acceso dal momento in cui aveva messo piede fuori dalla stanza, e, per i suoi gusti, era già passato fin troppo tempo.
Ringhiò, guardandosi intorno, come se la sua preda avesse potuto nascondersi tra i cadaveri, spaccando le teste, ormai senza vita, di alcuni di loro per passare un po’ il tempo.
“Non può essersi volatilizzato! Sicuro che nessuno sia uscito?!”
“Sissignore!” esclamò prontamente Horuss, che aveva assistito alla battaglia da lontano, per evitare di diventare una possibile vittima del Grand Highblood “Solo alcuni Darkleer si sono diretti verso l’esterno, per poter catturare qualche Lowblood in caso esca.”
“Cazzo!” tuonò il Subjugglator, facendo tremare la guardia “Dirigiti verso l’ala Est. Dev’essere da qualche parte!”
 
“C-Chi sei?!” la ragazza si ritraè come poteva, mostrando i denti, alla vista di Kankri, il quale non sapeva bene se rispondere o meno.
Certo, anche lei era stata catturata, a quanto pareva – la catena che la legava al trono era fin troppo grande per passare inosservata -, ma se fosse solo un’esca, una spia di Makara?
Senza contare, poi, che la sua bellezza l’aveva lasciato letteralmente senza fiato per qualche secondo.
“E-Ecco, io-“ balbettò, ancora un po’ insicuro, avvicinandosi con cautela “…Come mai sei imprigionata qui…?”
Ma sì, cambiare l’argomento era sempre una carta vincente. Lei lo fissò per qualche attimo, apparentemente innervosito per non aver ricevuto una risposta. “Semplice. Per essere sempre sotto controllo. Kurloz non vuole che scappi.”
“Kurloz… Intendi il Grand Highblood? Lo conosci così bene da chiamarlo per nome?”
“…” abbassò lo sguardo, intristita “Credevo di conoscerlo… ma poi mi ha portata qui e-“
“Vuoi scappare da qui…?”
“Più di qualsiasi cosa al mondo.”
“…Sono qui per liberare i Mustardblood del villaggio, ma non sono riuscito a trovare le prigioni in tempo. Forse…” ci pensò un po’ su, decidendo infine di fidarsi “Forse possiamo aiutarci a vicenda. Dimmi come raggiungere la mia meta e proverò a liberare anche te, se lo desideri così tanto.”
Lei lo guardò un po’ confusa “…Non c’è modo di rompere queste catene.” Commentò infine, a bassa voce “L’unica è prendere la chiave, ma ce l’ha solo Kurloz…”
“…Forse non sarà necessario” le rispose, mostrano le sue armi “Magari riesco a-“
Dei passi fecero gelare il sangue ad entrambi, costringendo inoltre il Troll a rimandare ogni piano di evasione. Preso dal panico, Kankri si nascose dietro al trono – l’unico nascondiglio in quella maledetta stanza – appena in tempo per non essere scoperto da un Darkleer, che entrò trafelato nella stanza, armato con una lancia.
“Signorina Leijon! L’ho sentita parlare con qualcuno…”
Nonostante le continue negazioni da parte della ragazza, il Mutante non potè fare a meno di avere una grande paura. Era più che evidente che l’aveva sentito, e sapeva più che bene che l’unica cosa da fare, in quel momento, era usare la forza.
Stringeva con forza una delle sue falcette, appiantendosi il più possibile contro lo schienale del trono quasi trattenendo il respiro mentre sentiva i passi della guardia avvicinarsi ulteriormente, sperando almeno di poter contare sull’effetto sorpresa.
 
Un effetto che, fortunatamente, sembrò funzionare.
 
Quando sentì il nemico abbastanza vicino, infatti, saltò letteralmente fuori dal suo nascondiglio, facendo anche spaventare il Blueblood che, preso alla sprovvista, non ebbe neppure il tempo di realizzare cos’era successo che già era steso a terra, tramortito per il colpo che Kankri gli aveva infierito con il manico della falce.
Il ragazzo tirò un sospiro di sollievo, sapendo comunque che non avevano molto tempo prima che quello tornasse in piedi, pronto a ripagargli la botta. Si gettò verso la catena, infilando la punta della sua arma dentro alla serratura, che riuscì a forzare dopo qualche secondo.
“Grazie al cielo…” mormorarono entrambi, che sembrarono finalmente rilassarsi. Gettarono uno sguardo veloce al Darkleer al loro fianco, prima di rialzarsi.
“Va bene, a quanto pare abbiamo un patto, giusto?” disse la Oliveblood, sorridendogli e porgendogli la mano “Io sono Meulin Leijon, comunque.”
“Io Kankri, piacere.” le rispose, ma appena le sfiorò la mano sentì qualcosa di strano.
Una specie di brivido gli percorse la schiena, e giurò che, per almeno un secondo, sentì il suo cuore fermarsi. Una sensazione talmente strana che lo portò a ritrarre la mano velocemente, lasciando la giovane ulteriormente confusa.
“B-Beh” incespicò per qualche secondo, passandosi le dita tra i capelli imbarazzato “Non… Non c’è tempo per i convenevoli, giusto? Abbiamo dei prigionieri da liberare!”
“…giusto! Seguimi!” squittì lei, completamente ignorando lo strano comportamento del nuovo amico, dirigendosi di corsa verso l’uscita.
 
“…Chissà cosa mi è preso…?” chiese fra sé e sé Kankri, seguendola pochi secondi dopo e ignorando il lieve rossore sulle sue guance.
 
Corsero tra le vie del castello, di tanto in tanto costretti a cambiare improvvisamente direzione per via di alcuni gruppi di Darkleer che comparivano dagli altri corridoi.
Meulin era scattante e veloce, si poteva vedere che conosceva quel luogo come il palmo della sua mano. Ogni volta che entrava in una stanza diversa o sgattaiolava tra quelle che lei definiva scorciatoie segrete, Kankri non poteva che pensare quanto, nonostante tutto, fosse stato fortunato.
Quella ragazza lo affascinava come non mai. Ormai aveva completamente scartato l’idea che potesse condurlo in qualunque trappola, e imitava i suoi passi e i suoi andamenti quasi in sincronia, sicuro che l’avrebbe portato alle prigioni in un batter d’occhio.
Inoltre, se qualcuno era riuscito a fargli provare una così strana sensazione, era ovvio che la sua curiosità non poteva che aumentare.
Perso nei suoi pensieri, quasi non si accorse di quanto stessero scendendo in basso. Ormai di finestre non c’era neanche l’ombra, e riusciva a malapena a scorgere la figura della giovane Troll davanti a lui, che a quanto pare lo aveva condotto in un vicolo cieco.
Si stava già dando per vinto, credendo che anche lei si fosse persa, quando lo stupì per l’ennesima volta. Si distese a terra, tastando il pavimento fatto di rocce fino a trovare un sasso appuntito, che emergeva leggermente rispetto agli altri. Lo afferrò per poi alzarlo di qualche millimetro, riuscendo ad attivare un meccanismo che fece aprire, lentamente, una porta nascosta sul muro, che non esitò ad oltrepassare.
Kankri si lasciò seguire un “Caspita…” di ammirazione, prima di entrare guardingo nella stanza appena comparsa, che era illuminata da delle torce appese ai muri.
L’odore non era migliore di quello della stanza dell’Highblood, comunque: la maggior parte delle celle erano ormai abitate da cadaveri lasciati a marcire da chissà quanto tempo. Di tutti i Mustardblood che aveva cercato in lungo e in largo con la sua sfortunata squadra, non ce n’era quasi neanche l’ombra.
“Dove sono tutti…? Dovrebbero esserci chissà quanti prigionieri…”
“Sono già andati, ormai.” Una voce fece sobbalzare sia Kankri che Meulin, che realizzarono solo qualche secondo dopo che proveniva da una delle poche celle ancora popolate. Il ragazzo che aveva parlato era ben nascosto in un angolino, non permettendo a nessuno dei due di poter vedere bene il suo volto, nonostante la luce delle fiammelle. “Chi ucciso, chi mandato come prova alla Strega. Per quanto riguarda, posso sentirmi fortunato. A quanto pare sono più utile vivo che morto, io.”
“Alla Strega…? Vuoi dire a Sua Condescenza?” domandò la ragazza, ricevendo per tutta risposta un leggero “mh” di affermazione.
“Io sono qui da molto, e ormai hanno già capito che sono un buon Psiionic. Mi tengono qui dentro solo perché, se rimanessi nelle prigioni di quella stronza, rischierei di morire annegato.”
“Ci sono altri prigionieri vivi, in questo posto?” domandò in fretta Kankri, che ormai doveva fare del suo meglio per evitare di vomitare in faccia a uno dei due. L’interlocutore fece spallucce, indicando alcune celle.
“Ci sarebbero Vayura, Darcee e Chadsa, da quelle parti. Ma sono tutti moribondi, quindi non so se fa tanta differenza.”
Kankri ci mise un po’ a riflettere. In effetti, nonostante avrebbe voluto aiutare tutti, dei Troll più morti che vivi li avrebbero sicuramente rallentati, e per questo decise che forse era meglio occuparsi solo di quel misterioso ragazzo, di nuovo scassinando la serratura con l’uso della sua arma.
“Ecco. Ora usciamo da qui, muoviti!”
Nonostante la sorpresa di aver finalmente trovato qualcuno con un cuore, in quel postaccio, lo sconosciuto balzò con un salto felino fuori dalla sua cella.
 
E finalmente, Kankri riuscì a riconoscerlo, anche se, con il tempo, si era fatto molto più alto e, ovviamente, magro.
Riconobbe quelle due paia di corna e quegli occhi, uno rosso e uno blu, che tanto aveva temuto non avrebbe mai più rivisto.
“Mituna…?” chiese titubante, quasi non credendo ai suoi occhi. L’altro ci mise un po’ a collegare quelle piccole corna al suo amico d’infanzia, ma quando lo fece riuscì a malapena a trattenere un urlo di gioia.
“Kankri! Non ci posso credere… Che ci fai qui?!”
“Beh… a quanto pare, ti salvo la pelle.”
“Meglio tardi che mai!” rispose, sorridendo e mostrando i denti aguzzi.
 
Infuriato come non mai di non aver potuto mettere le mani sul Mutante, Kurloz aprì la porta della sua stanza con violenza, entrando a grandi passi, diretto sul suo trono.
Quando pensava che non poteva andare peggio, notò il suo sottoposto ancora steso a terra ma, soprattutto, l’assenza di Meulin.
Si avvicinò al Darkleer, afferrandolo e tirandolo su di peso, cominciando a scuoterlo con forza per svegliarlo.
“Svegliati, Nyilas! Dov’è Meulin?! Maledetto coglione, di decidi a svegliarti?!”
Ci vollero ancora un po’ di scossoni e di insulti per far tornare in sé il Blueblood, che riferì in fretta e furia ciò che aveva origliato, prima di precipitarsi nella sala.
“C-C’era un intruso e-
…e non lo so, p-parlava di fughe e d-delle prigioni, ma-“
Non potè andare oltre, perché il Grand Highblood, ruggendo, l’aveva lanciato contro il muro, al quale si aggiunse una bella macchia di colore fresco blu elettrico.
Non c’erano dubbi, doveva essere il Mutante sfuggente.
E aveva osato prendere ciò che più gli era prezioso.
 
L’urlo di rabbia del Grand Highblood risuonò in tutto il palazzo, giungendo ovviamente anche alle prigioni, dove il trio sembrava essersi dilungato fin troppo. Meulin più degli altri avvertì un grande senso di paura, e infatti subito si diresse verso l’uscita, incitando anche gli altri due a seguirla immediatamente.
Ma non erano ovviamente gli unici ad aver capito che era ora di darsi da fare: le truppe dei Darkleer si fecero sempre più frequenti, specialmente nella zona vicina al portone del palazzo. Più volte i tre fuggiaschi avevano dovuto nascondersi tra i cunicoli segreti e cambiare strada, ma c’era ben poco da fare: avevano ormai capito che non sarebbero certo potuti fuggire dall’uscio principale.
“Dovremmo per forza andarcene da una delle finestre. Saliamo al primo piano: forse sanno che ci troviamo qui o nei sotterranei e andranno tutti lì, invece di occuparsi di quelle zone.” Propose Meulin, riceveno subito il consenso degli altri due.
Usufruendo delle scorciatoie, riuscirono a salire fino al punto prestabilito senza dare nell’occhio, fino a trovare una delle poche finestre che, da lontano, facevano già intravedere i raggi del sole, che ormai stava sorgendo. Riuscirono ad aprire un varco solo rompendo il vetro usando le armi del Mutante, per poi sporgersi. Era un bel salto, ma se non altro la caduta sarebbe stata attutita dall’erba.
 “Vai prima tu, Mituna.” Disse Kankri, permettendo all’amico Mustardblood di uscire. Atterrò, anche abbastanza goffamente, con un tonfo, ma se non altro finalmente era fuori. Quasi non gli parve vero poter respirare l’aria pura dell’esterno.
“Via libera!” annunciò dopo pochi secondi.
Meulin si stava già preparando a saltare giù, quando udirono dei passi pesanti dietro di loro, seguiti dopo poco da una figura che si avvicinò con una velocità sorprendente al duo, ruggendo come una bestia.
Non ci volle molto a capire che era il Subjugglator a emettere quei versi, specialmente dato che poco dopo il suo volto comparve dall’ombra, assalendo il povero Kankri, che come il Darkleer di poco prima non era pronto per uno scontro.
Venne afferrato dal collo e sbattuto con forza contro il muro, per poi essere sbattuto contro il muro . Il colpo gli fece mancare il respiro per un attimo, ma soprattutto la violenza con cui tutto ciò era accaduto non gli permise di tenere ben strette le falci, che caddero miseramente a terra.
“TROVATO!” esclamò vittorioso Makara, mostrando il suo spaventoso sorriso “Finalmente, è tutto il giorno che ti cerco, caro il mio Mutante!”
La presa sul collo era fin troppo stretta. Se fosse stato solo, Kankri avrebbe sicuramente dovuto dire addio alla vita.
Ma quando tutto sembrava perduto, di nuovo Meulin intervenne. Balzò sulla schiena dell’Highblood, mordendogli un orecchio con talmente tanta rabbia che finì per strapparglielo quando, sorpreso da quell’improvviso dolore, Kurloz lasciò la presa sul giovane Troll, rizzandosi in piedi e facendo cadere l’Oliveblood a terra.
“Tu, piccola-“ aveva già cominciato a urlare il Purpleblood, voltandosi verso di lei, pronto a darle una lezione, permettendo così a Meulin di colpirlo al volto con i suoi artigli. Dai graffi che prendevano gran parte del viso uscì qualche rigolo di sangue, ma bastarono per poter far perdere tempo al nemico per imprecare, permettere a Kankri e alla ragazza di poter fuggire, saltando quasi allo stesso momento dalla finestra.
“Cos’è successo, lassù?!” domandò spaventato Mituna, mentre li aiutava a rialzarsi.
“Non c’è tempo!” esclamò prontamente Kankri “Dobbiamo fuggire di qui. Subito!”
 
Una volta passato il primo momento di rabbia e dolore, Kurloz si sporse dalla stessa finestra dalla quale aveva visto fuggire lo Psiionic, la sua concubina e, soprattutto, la sua tanto ambita preda, diretti chissà dove.
Era già pronto a saltare giù, e anzi, se non fosse stato per qualche Darkleer giunto lì fin troppo tardi per dargli una mano sarebbe già stato pronto a inseguirli fino in capo al mondo.
Ruggì di nuovo, afferrando uno dei corni della prima guardia che gli capitò a tiro, avvicinandolo a sé.
“Che cazzo state aspettando?! Inseguiteli, o colorerò le pareti di ogni singola stanza con il vostro sangue!”
Il Darkleer annuì spaventato. Fu lasciato stare, e insieme ai suoi compari corse subito alla ricerca del Comandante, pronti ad acciuffare i tre evasi.
 
“Maledetto Mutante…! Se mai dovessi ritrovarlo, giuro che gli farò pregare di non essere mai nato!”

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