On fire

di redhales
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Arancia ***
Capitolo 2: *** Bracciale ***
Capitolo 3: *** Conforto ***
Capitolo 4: *** Dormi ***
Capitolo 5: *** Eterno (non più un Estraneo) ***
Capitolo 6: *** Fiamme ***
Capitolo 7: *** Gesto ***
Capitolo 8: *** Hotel ***
Capitolo 9: *** Idillio ***



Capitolo 1
*** Arancia ***


Questa non è una storia a capitoli, ma una raccolta di one shot/ drabble Sterek: ogni storia avrà una trama a sé e non sarà collegata alle altre. Le storie saranno tante quante le lettere dell’alfabeto, infatti il titolo di ogni storia inizierà con una lettera diversa.

Non ho idea di quando aggiornerò, ma orientativamente ogni una-due settimane, se riesco!
Ho messo il rating giallo per prevenzione, comunque credo che tutte le storie si manterranno tra il verde e il giallo, al massimo arancione.
Ok, basta chiacchiere, vi lascio alla prima storia!
Mi farebbe piacere ricevere un vostro parere al riguardo. Anche un “fa schifo” mi va bene!

P.S. potrei cambiare il titolo! Questo è stato scelto al momento della pubblicazione e non ne sono sicura!

 

                                                                  ARANCIA 


La prima volta che Stiles era stato nel nuovo appartamento di Derek erano passati due mesi dagli eventi che sembravano aver messo un ‘punto e a capo’ al caos che era diventata la sua vita.

Due mesi da quando, in seguito ad una serie di sfortunati casi, aveva deciso di allungare di cinque anni il suo piano di conquistare Lydia. Piano che però sembrava destinato a non avere una fortunata fine, dal momento che Jackson Ora-Sono-Un-Lupo-E-Quindi-Sono-Figo-Il-Doppio aveva lasciato l’America per volere del padre e Lydia sembrava intenzionata a tenersi il più lontana possibile dal branco. E, per quanto Stiles si sforzasse a non definirsi parte del branco di Derek, in realtà sapeva di farne parte da tempo.

E proprio di quest’ultimo non aveva notizie da settimane. Non che gli importasse, ovvio, lui non voleva avere nulla a che fare con quel lupaccio scontroso. Ma era pur sempre l’Alpha di Beacon Hills e se gli fosse successo qualcosa sarebbero stati tutti nei guai fino al collo. Era la scusa che Stiles continuava a ripetersi.

Fu così che si ritrovò davanti alla porta di Derek, dopo essere riuscito ad avere in modo del tutto insospettabile l’indirizzo da Isaac. Il complesso di appartamenti in cui si trovava non era tra i più pregiati della città, ma era comunque meglio della vecchia e bruciata casa Hale o del deposito ferroviario in cui aveva vissuto nell’ultimo anno. Restò lì in piedi davanti alla porta per qualche minuto, chiedendosi se fosse davvero una buona idea. Ma poi si rese conto che se Derek era in casa, si era già accorto della sua presenza. Dannati poteri da licantropi.

Cercò di nascondere l’imbarazzo dietro un colpo di tosse e bussò nervosamente.

Dopo solo un paio di secondi la porta si socchiuse. Lo sapeva, quel lupastro si era appostato dietro la porta in attesa che Stiles si desse un mossa a bussare!

“Cosa vuoi?”

Chiedere un saluto educato evidentemente era troppo.

“Hei hei grande lupo cattivo, puoi ritrarre zanne e artigli, non sono qui per disturbare la tua quiete privata…o forse sì?”

Ma poteva ancora chiedere di entrare. O magari poteva non chiederlo affatto.

Spinse la porta e sgattaiolò nell’abitazione. Consisteva in uno spazio tanto grande quanto vuoto. Gli unici pezzi di arredamento erano un massiccio tavolo di legno con qualche sedia disposta disordinatamente attorno, un letto a due piazze in un angolo, un divano logoro sulla parete opposta. E libri. Libri sparpagliati un po’ ovunque, sul tavolo, sul tavolino accanto al letto e in qualche angolo sul pavimento. Non sapeva neppure che a Derek piacesse leggere.

Si voltò verso l’uomo. “Sei tutto intero, vero? Non devo chiamare qualcuno che venga a soccorrerti, ad aiutarti con le sue capacità mannare? Sei ferito?”

“Perché dovrei?”

“Probabilmente perché sono due mesi che non entri dalla mia finestra per chiedermi di aiutarti a risolvere i tuoi problemi sovrannaturali.”

Silenzio. Wow, aveva zittito Derek Hale. Non che fosse poi tanto difficile, la sua parlantina avrebbe zittito chiunque.

“Già.”

Sospirò e vagò per il locale in esplorazione. Non che ci fosse poi molto da esplorare. Su una delle pareti campeggiava un enorme buco altezza uomo che portava ad un'altra stanza più piccola. Vi si avventurò ma non trovò nulla di interessante oltre un frigorifero da camera. In effetti si stava iniziando a chiedere se Derek si nutrisse davvero di animali selvatici come gli suggerivano le sue fantasie più perverse. Aprì lo sportello e…una bottiglia. Un’unica, solitaria bottiglia.

La afferrò e torno nello spazio principale, dove Derek si era seduto sul divano, gli occhi che scorrevano velocemente sulla pagina di un libro. Sollevò la bottiglia.

“Succo d’arancia? Davvero?”

Ed ecco, le sopracciglia di Derek scattarono verso l’alto. Era strano che fino a quel momento fossero rimaste prive di vita.

“Non sapevo che i lupi mannari bevessero il succo d’arancia. A dire la verità non sapevo che i lupi mannari ingerissero qualsiasi cosa faccesse parte della dieta di un umano. Ma poi….no aspetta, Scott e gli altri mangiano il cibo della mensa, quindi sarebbe più giusto dire che credevo tu non mangiassi cibo per umani.”

Intanto aveva mosso quei pochi passi che lo separavano dal divano e ci si era seduto, proprio accanto a Derek. Tolse il tappo dalla bottiglia, poi guardò il ragazzo accanto a lui.

“Non è che hai qualche bicchiere?”

Derek sollevò di nuovo le sopracciglia. Due volte nel giro di cinque minuti. Quell’uomo avrebbe potuto benissimo essere privo della capacità di parlare, le sue sopracciglia parlavano per lui.

“Giusto, sì, i lupi mannari non bevono dai bicchieri.”

Si portò la bottiglia alle labbra e ne bevve un lungo sorso. Poi la porse a Derek, che la guardò come se l’oggetto inanimato l’avesse offeso nel profondo. Poi, con enorme sorpresa di Stiles, la prese e bevve il succo esattamente nel modo in cui aveva bevuto il ragazzino. E senza nemmeno pulirla! Wow, facciamo progressi.

E Stiles si trovò a guardarsi intorno. Era seduto sul divano di Derek Hale, letteralmente nella tana del lupo, leggi: un vecchio appartamento quasi privo di mobili. E si erano appena divisi un succo d’arancia. La sua vita!

“Hei, Derek…almeno hai il bagno?”

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Capitolo 2
*** Bracciale ***


Eccomi ritornata!
Stavolta con una storia più breve (poco più di una drabble). Questa era l’idea iniziale e non mi andava di costruire attorno tante cose inutili, ho preferito lasciarla così, breve ed essenziale.

Spero vi piaccia, ovviamente ogni recensione è sempre gradita, per rendermi conto se sto facendo una ca**ata oppure no xD

 
 

                                                                                                              BRACCIALE

Derek si lasciò cadere di lato sul lenzuolo sfatto del letto matrimoniale. Aveva il fiato corto, un velo di sudore gli imperlava la fronte ed il torso, ma la sua mano destra stringeva ancora quella del ragazzo accanto a lui. La mano di Stiles.

I muscoli si stavano già rilassando e a momenti il sonno avrebbe preso il sopravvento, quindi si alzò in fretta e camminò fino al bagno per afferrare un piccolo asciugamano, accompagnato per il breve tragitto dal battito cardiaco di Stiles ancora accelerato dal recente orgasmo.

Quando ritornò, il ragazzo aveva gli occhi chiusi e il suo respiro si era calmato, ma Derek sapeva che non stava dormendo. Così ripulì entrambi e girò Stiles di lato, stendendosi di fronte a lui.

Due occhi color ambra comparvero nel buio, lo scrutavano, sembravano emettere un calore quasi percepibile sulla pelle. Stiles intrecciò le proprie dita a quelle di Derek e portò entrambe le loro mani sul cuscino tra di loro. Passarono alcuni minuti fatti di sospiri soddisfatti, piccole carezze e sguardi interminabili.

Poi tra le sopracciglia di Stiles si formò una piega e Derek subito riconobbe l’espressione interrogativa del ragazzo. La tregua era durata fin troppo, ecco che ricominciava con le chiacchiere.

“Quel bracciale…” sussurrò Stiles, la voce ancora roca. Accarezzò col pollice la catena sul polso di Derek. “Non ce l’avevi finora.”

“No, l’ho…ritrovato stamattina.”

Un peso gli schiacciò il petto, rendendogli difficile la respirazione. I ricordi gli affollarono la mente, ed era come se una mano avesse afferrato il suo cuore e lo stesse stringendo forte. Quella mattina, quando sul fondo di una scatola aveva trovato il braccialetto d’oro, non era stato così difficile. La parte difficile era parlarne con qualcuno. Ma il qualcuno in questione era Stiles, che in quel momento lo osservava con i suoi grandi occhi, senza mettergli fretta, dandogli il tempo di cui aveva bisogno, come succedeva ogni volta che si ritrovavano a parlare della sua famiglia.

“Era di Laura” disse, sorprendendosi di come la sua voce fosse ferma. “In realtà è appartenuto ad altri membri della mia famiglia prima di lei. Mia…mia madre voleva lo avesse lei in quanto primogenita. L’ho trovato quando sono tornato a Beacon Hills.” Fece una pausa, non gli piaceva soffermarsi a ricordare come Peter avesse ucciso sua sorella. Poi sussurrò l’ultima frase. “E’ tutto ciò che mi resta di lei.”

Stiles si portò la mano di Derek alle labbra e posò un bacio su ogni nocca. Poi avvolse le braccia attorno al corpo dell’altro e lo strinse forte a sé.

Derek ancora si stupiva di come Stiles potesse esprimere così tanto senza usare le parole. Era abituato a sentirlo parlare continuamente, aggrapparsi alle parole in ogni momento, farne un uso eccessivo. Ma da quando quella sorta di relazione era iniziata aveva scoperto che Stiles aveva un talento naturale per farlo sentire compreso ed amato con un semplice gesto, senza usare una smisurata quantità di parole.

Come in quel momento. A Derek era bastato sentire il calore di quelle braccia esili ma forti attorno al suo corpo per lasciare scivolare via il dolore e, per una volta, non stava pensando a tutto ciò che aveva perso, ma a ciò che ancora aveva.

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Capitolo 3
*** Conforto ***


Rieccomi!

Sono mancata per un po’ ma la parola che avevo per questa lettera non mi ispirava, poi dopo aver visto la 3x07 ho deciso di cambiare parola e ci ho messo un po’ per cercare un’idea accettabile!

Ringrazio chi ha recensito finora e chi ha messo questa raccolta tra le seguite/preferite ecc ecc. Grazie, davvero!

Voglio specificare una cosa. Dato che le storie non sono collegate tra di loro, il rapporto tra Stiles e Derek non è mai uguale. Sta a voi capire o scegliere cosa secondo voi è più giusto! Stavolta non c’è nulla di “ufficiale”, ma mi piace pensare che gli Stiles e Derek di questa storia stiano aspettando un momento più tranquillo delle loro vite per iniziare questa ‘cosa’ insieme ^^

 

                                                                                          CONFORTO
 
Non sapeva quanto tempo era passato quando Scott entrò di corsa nel loft. Non molto probabilmente, dato che i suoi pantaloni erano zuppi solo attorno alla caviglia. Ma sotto la sua mano destra c’era ancora il calore di un corpo e sotto il suo sguardo ancora un uomo col cuore a pezzi.

Fu vagamente consapevole di ciò che gli stava succedendo intorno. Come dopo ogni avvenimento drammatico, la vita correva avanti, non dava il tempo di mettere a fuoco cosa era appena accaduto e pretendeva che chi la viveva si tenesse al passo con lei.

Con la coda dell’occhio, Stiles vide Scott e Isaac portare via il corpo ormai senza vita di Boyd, mentre tutti gli altri avevano già abbandonato l’appartamento. Derek era immobile, inginocchiato davanti a lui e continuava a fissarsi le mani, esalando sospiri spezzati.

Stiles si lasciò cadere in ginocchio davanti a lui e portò le mani dell’altro sotto la superficie dell’acqua.

“Dai qua..” sussurrò, quasi come se parlare ad alta voce significasse mancare di rispetto a Derek, profanare il suo dolore, strappargli il petto a mani nude e prendersi una parte del suo cuore ormai straziato, ancora una volta. Stiles non voleva essere quel tipo di persona, non voleva che Derek provasse nemmeno un briciolo di dolore a causa sua. Voleva essere fonte di gioia, di spensieratezza. Stiles voleva farlo ridere e stare bene. Non voleva asciugargli le lacrime e rimarginargli le ferite, voleva non farlo piangere ed impedirgli di farsi male.

Strofinò via il sangue secco dalle mani di Derek con le sue dita, grattando leggermente con le unghie nei punti in cui si era attaccato quasi come una seconda pelle, quasi a voler ricordare al lupo quello che aveva fatto, costringendolo a fronteggiare continuamente la realtà delle sue azioni.

Lo sguardo di Derek rimase fisso sullo specchio d’acqua nel quale si trovavano, ma Stiles poteva immaginare i meccanismi nella sua testa girare, mentre cercava di afferrare cosa era successo, se quella era la realtà o l’ennesimo incubo che aveva cercato di fottergli la testa, o se semplicemente stava maledicendo la sua dannata esistenza mille e mille volte.

Stiles si assicurò che fosse scomparsa ogni traccia di sangue dalle dita di Derek, ma sapeva bene che il suo odore pungente non avrebbe abbandonato le narici dell’Alpha per molte ore ancora.

Prese Derek per le mani e lo condusse leggermente verso il letto, che era stato spostato in un angolo del loft. Lo fece sedere e, quando capì che l’altro era ancora troppo scosso dall’uragano di emozioni che lo aveva travolto, gli tolse le scarpe e ogni capo d’abbigliamento inzuppato, lasciandolo in boxer e facendolo stendere sotto le coperte. Lo sguardo di Derek era fissò nel vuoto ma la sua espressione non era vuota come ormai era abituato a vederla. Linee d’espressione deformavano il suo volto in una maschera di dolore, mentre qualche goccia salata gli si era incrostata sulle guance.

Stiles restò qualche minuto seduto sul bordo del letto con i piedi tenuti a distanza dal materasso per evitare di bagnarlo e una mano che accarezzava piano i capelli di Derek. Dopo un po’ si costrinse ad alzarsi: per quanto non volesse lasciare Derek, immaginava che in quel momento tutto ciò di cui aveva bisogno era stare da solo.

Non mosse nemmeno un passo che una mano si strinse attorno al suo polso.

“Resta”. La voce di Derek era rauca, la gola chiusa dal dolore e dal senso di colpa e dalle lacrime che minacciavano di abbandonare ancora una volta gli occhi verdi e confondersi con le gocce d’acqua che cadevano dai capelli bagnati. “Resta”.

E forse Stiles una cosa per lui poteva farla. Forse non era così inutile come credeva, se Derek gli aveva chiesto di restare. Forse lì, in quel letto che sapeva di dolore e di rimorso e semplicemente di Derek, poteva offrire al grande e debole Alpha un po’ di conforto.

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Capitolo 4
*** Dormi ***


Ciao!
Lo ssso che non pubblico da mesi, ho avuto molto da fare ma la verità è che non avevo per nulla voglia di scrivere D: Ma la cosa positiva è che ora sono qui, no? u.u
In realtà questa attesa per la 3B mi sta distruggendo (come tutti!) e sfogo la mia frustrazione attraverso le fanfiction!
Se vi va di lasciare una piccola recensioncina sarebbe grandioso, e chissà magari mi darebbe la forza di scrivere il prossimo capitolo più velocemente u.u
Enjoy ;)

 
                                                                                                 DORMI
Deaton gliel’aveva detto. Riguardo l’oscurità attorno al suo cuore che non l’avrebbe mai lasciato.

La verità è che Stiles lo rifarebbe ancora. E ancora. E ancora.

Perché l’aveva fatto per suo padre, che era la persona più importante della sua vita, l’ultimo frammento di famiglia che gli era rimasto, e non poteva perdere anche lui. Non poteva.

Credeva di poter sopportare l’oscurità se significava tenere suo padre al sicuro. Forse avrebbe dovuto prepararsi meglio per quello che lo aspettava.

Quando tutto finì, il branco di Alpha fu distrutto e Ms. Blake lontana dalla vista di chiunque, Stiles avrebbe dovuto sentirsi meglio, perché era al sicuro, tutto sarebbe stato tranquillo finche non fosse sbucato il prossimo “Mostro del Mese”.

Ma era come se il mondo stesse cadendo a pezzi su di lui e tutto stesse diventando più oscuro. Derek era andato via con Cora, glielo aveva detto Scott. Non aveva nemmeno avuto l’opportunità di dirgli addio e non sapeva se doveva contattarlo in qualche modo o se Derek voleva essere lasciato in pace, dimenticare Beacon Hills e tutto ciò che si era lasciato alle spalle. Stiles compreso. Non che fossero qualcosa più di conoscenti, ma Stiles credeva che, bhè, se salvi la vita o vieni salvato da una persona diverse volte, allora vorrà significare qualcosa. Evidentemente Derek non la pensava così.

Iniziò con gli incubi. Stiles non ne era molto preoccupato, aveva affrontato incubi per metà della sua vita, soprattutto dopo la morte di sua madre. Poteva sopportare di svegliarsi nel mezzo della notte ricoperto di sudore e con gli arti bloccati dalle lenzuola aggrovigliate attorno al suo corpo.

Ma dopo un paio di settimane non erano più solo gli incubi. Erano gli attacchi di panico, e l’eccessiva agitazione, e la sensazione che qualcosa di davvero preoccupante stesse per accadere, come se un peso si fosse posato sulle sue spalle, premendo sempre più fino a metterlo in ginocchio. Ma soprattutto erano le allucinazioni che lo spaventavano più del resto. Era come se la realtà gli stesse sfuggendo di mano.

Come se non bastasse, i sogni peggioravano. Non era più solo un indistinguibile nemico a fargli visita di notte, ma un insieme di minacce e avversità. Ogni notte il Darach lo soffocava fino alla morte, suo padre guardava il vuoto davanti a se giacendo in una pozza di sangue, gli Alpha distruggevano il branco con atroci torture mentre lui era costretto a guardare i suoi amici soffrire, sua madre ritornava in vita solo per poi distruggersi e diventare polvere davanti ai suoi occhi. Non riusciva più a distinguere la realtà dai sogni e dalle allucinazioni.

Ma una notte qualcosa cambiò.

Succedeva spesso che Stiles si svegliasse per poi scoprire che in realtà era solo un trucco della sua mente devastata e che stesse ancora sognando o nel mezzo di un’allucinazione. Quella notte si svegliò e un’ombra incombeva al lato del letto. All’inizio sobbalzò e cercò di allontanarsi dalla figura, poi qualcosa di familiare catturò la sua attenzione. Assottigliò lo sguardo e…

Derek.

Ma non era possibile perché Derek era andato via, senza nemmeno degnarlo di un saluto. Quindi doveva essere un’allucinazione.

“Sai, sarebbe bello vederti davvero e non solo come il frutto della mia pazzia, ma sappi che non ti perdonerò di essertene andato senza dire nulla,” sospirò.

Il falso Derek si avvicinò e ora Stiles poteva vedere la sua fronte aggrottata e i lineamenti attraversati da un’ombra di preoccupazione.

“Cosa stai dicendo Stiles?”

La sua voce, seppur molto bassa, rimbombò nella stanza, troppo vera per essere un sogno.

Ma non è possibile, vero? Derek non è qui. Diamine, questa robaccia diventa sempre più realistica. Derek non è qui.

“Vai via, devo svegliarmi, vai via, via,” farfugliò Stiles mentre si pizzicava forte le braccia e i fianchi e la sua vista si iniziò ad appannare e sì, sì, ci sto riuscendo, mi sto svegliando! per poi scoprire con delusione che erano le lacrime ad alterargli la vista.

E all’improvviso Derek era sul letto, premuto contro il suo fianco mentre gli bloccava le mani, impedendogli di farsi male. E il suo corpo era così solido e caldo contro il suo…così vero.

“Tu non sei vero,” bisbigliò Stiles. “Sei un’allucinazione, non sei-“ un nodo alla gola gli impedì di proseguire.

“Sono qui, Stiles, sono qui,” sussurrò Derek al suo orecchio. Poi, quasi a voler dare conferma di ciò che aveva appena affermato, posò delicatamente le labbra sulla fronte di Stiles, solo una lieve pressione delle labbra, quanto bastava per dimostrare di aver ragione.

“Dormi,” disse ancora. “Non vado via. Dormi.”

E, per la prima volta dopo settimane, Stiles fu in grado di dormire senza essere disturbato dagli incubi.

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Capitolo 5
*** Eterno (non più un Estraneo) ***


Ciao!
Ci ho messo un pò più del previsto, non riuscivo a trovare qualcosa che mi convincesse con questa iniziale ma alla fine ne ho usate addirittura due, vabbè ._. La prossima storia arriverà sicuramente prima perché è praticamente quasi pronta!
Grazie mille a tutti coloro che recensiscono e inseriscono la storia nelle varie categorie...e anche ai lettori silenziosi ;)

p.s. per il finale ho preso spunto da una frase della storia breve "Brokeback Mountain", di Annie Proulx. Chi l'ha letta se ne accorgerà!

p.p.s. a breve dovrei cambiare nick, se gli amministratori mi accettano la richiesta, quindi se vedete un redhales invece di Miss_Freedom, tranquilli, sono sempre io!


                                                                                  Eterno (non più un Estraneo)


Derek camminava avanti e indietro nel salotto da ore ormai, tanto che stava iniziando a credere che di lì a poco il pavimento avrebbe mostrato segni di cedimento. I palmi delle sue mani erano sudati, i capelli ritti in direzioni diverse a causa di tutte le volte che aveva passato le dita tra i ciuffi. La scatolina nella tasca dei pantaloni sembrava così pesante che Derek non aveva potuto smettere neanche per un attimo di essere consapevole della sua presenza, quasi fosse un tizzone incandescente premuto contro la sua pelle. Ma tutto ciò non era ovviamente riconducibile all’ansia perché lui non era per nulla ansioso, non lo era mai stato.

Non era vero.

Derek aveva iniziato a mostrare i segni del nervosismo nel momento in cui aveva posato per la prima volta lo sguardo su Stiles Stilinski. L’energia e la loquacità del ragazzo lo avevano privato almeno un po’ della sicurezza che possedeva. Nel corso degli anni di sicuro qualche nervo l’aveva abbandonato.

Anni, sì. Undici, per l’esattezza. Sembrava solo ieri che aveva premuto le sue labbra contro quelle di Stiles per la prima volta, quasi timoroso, assaporando la dolcezza e l’innocenza dell’adolescenza, attributi non più parte dell’uomo che Stiles era diventato. E ora Derek si trovava nel loro salotto, nella sua vecchia casa ristrutturata in cui vivevano insieme da cinque anni, a chiedersi se dare quel dannato anello a Stiles oppure no.

Poteva sembrare solo un comune anello per un qualsiasi umano, ma non lo era per lui. Quel piccolo cerchio in oro decorato era appartenuto alla sua famiglia per secoli, tramandato di generazione in generazione. Non ne sapeva molto, solo che ogni Alpha era solito donarlo al suo compagno o compagna, per poi essere consegnato al primogenito, insieme allo status di Alpha. Per gli Hale era una tradizione davvero importante, tanto quanto lo era il matrimonio per gli umani.

Per questo dare l’anello a Stiles significava molto per lui: equivaleva a renderlo ufficialmente parte della famiglia, anche se ormai di quella famiglia restavano solo tre membri. Anzi era proprio questo a rendere il gesto ancora più speciale. Indossando l’anello, Stiles avrebbe inconsciamente onorato la famiglia defunta di Derek.

A renderlo nervoso era il fatto che, dopo mille storie e aneddoti lupeschi raccontati nel corso degli anni, Stiles era talmente diventato parte di quel mondo che non ci avrebbe messo molto a percepire l’importanza di quel piccolo oggetto, soprattutto non dopo aver notato la piccola incisione di un lupo sul lato esterno.

Era una cosa grossa, era il tanto temuto “per sempre”. E nonostante lui e Stiles conoscevano i sentimenti l’uno dell’altro da tempo, era sempre un grande passo dire sì all’eterno. Perché ormai Derek e Stiles non erano più estranei, ma quell’anello, quella silenziosa promessa, li avrebbe uniti più che mai.

Dopo mezz’ora Derek sentì aprire la porta d’ingresso. Doveva farlo, altrimenti sapeva che non avrebbe più trovato il coraggio. Deglutì, si asciugò un po’ le mani sui pantaloni e uscì dal salotto, dirigendosi verso Stiles e, da persona poco portata alle tenerezze, lo accolse con uno dei pochi vezzeggiativi che ancora usava, “Piccolo mio”.

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Capitolo 6
*** Fiamme ***


Eccomiii!
Avevo detto che avrei aggiornato presto, ma non è proprio una storia felicissima e pubblicarla nel periodo di Natale...meglio di no xD
Grazie mille a chi ha recensito la storia precedente! Qualche volta mi piacerebbe anche una parolina dai lettori silenzioni, anche solo "ciao"...dai a Natale siamo tutti più buoni! No, eh? Vabbè xD

p.s. avevo dimenticato di aggiungere che questa storia è la traduzione di un'idea che ho avuto tempo fa e che ho postato su Tumblr, volevo modificare qualcosa ma alla fine ho lasciato tutto com'era; questo per dire che se per caso vi imbattete nella versione inglese tranquilli, nessuno ha copiato nessuno, è sempre la mia ;)


                                                                                                      FIAMME

Casa Stilinski è in fiamme.

Nessuno chiama Derek, più che altro perché nessuno ancora lo sa. Succede tutto così in fretta, e coloro che ne sono al corrente non hanno il tempo per avvertirlo. Ma la casa di Stiles non è poi tanto lontana da quella di Derek, e quando vede il fumo emergere tra le case, lo sa e basta.

Non prende l’auto, inizia solo a correre e correre e correre finché non svolta l’angolo e la vede. La casa è ancora in piedi, ma le fiamme la stanno avvolgendo mentre i vigili del fuoco cercano di spegnere il fuoco.

La sua gola si chiude alla puzza di fumo e al calore e a tutto quel rosso che danza attraverso le finestre e la porta d’ingresso. È così familiare e riesce a sentire le urla che in realtà si trovano solo nella sua testa. Si sente male.

Mentre entra nel cortile, si accorge per la prima volta delle persone che lo circondano. Riesce a vedere lo sceriffo mentre viene trasportato all’interno di un’ambulanza e non lontano dalla veranda c’è Scott seduto sul prato, una mano premuta al petto mentre tossisce, macchie nere ricoprono la sua pelle. Isaac gli è seduto accanto, una mano sulla schiena di Scott, i vestiti gli si sono sciolti addosso, peggiorando le bruciature che non guariranno facilmente. Derek si avvicina di qualche passo e gli occhi lucidi di Scott incontrano i suoi.

Stiles è ancora dentro, dice. Per favore, Derek.

Sa cosa deve fare. Guarda la casa, sembra che stia per accasciarsi su se stessa da un momento all’altro. Fa un respiro profondo e si lancia attraverso la porta. Le urla non abbandonano la sua testa. Li vede, anche se non era lì quando accadde. Può facilmente immaginare cosa è successo, il modo in cui urlavano mentre cercavano di abbandonare la casa, bloccati dalla cenere di sorbo mentre lo strozzalupo invadeva i loro polmoni. Vede i loro volti il momento in cui smettono di vivere.

Non può lasciare che questo accada anche a Stiles, non può lasciarlo morire. Non perdonerebbe mai se stesso se Stiles morisse. Sussulta quando il battito cardiaco di Stiles raggiunge il suo udito, potrebbe riconoscere quel suono tra una folla di persone. È lento adesso, ma batte ancora e ha bisogno di trovarlo prima che sia troppo tardi.

Trova Stiles nel ripostiglio al secondo piano, dove il fuoco non ha ancora divorato tutto. È seduto in un angolo, cercando di spegnere le fiamme attorno a lui con vestiti e coperte, ma c’è troppo fumo e dai movimenti troppo lenti Derek sa che perderà i sensi da un momento all’altro.

Corre attraverso le fiamme e solleva Stiles tra le sue braccia, piegandosi attorno al suo corpo per proteggerlo dal farsi male anche se la sua pelle è già chiazzata di bruciature.

Derek salta nel buco dove fino a pochi secondi fa c’erano le scale e sembra di cadere nell’Inferno. In qualche modo riesce a trovare la porta e non appena esce all’aperto crolla sul prato e si stringe Stiles forte al petto.

Non morire, sussurra. Stiles, non provarci nemmeno.

Sente la mano di Stiles sulla sua guancia prima che i paramedici lo portano via.

Poi è solo confusione. Si muove come uno spirito, senza davvero vedere o ascoltare nessuno. È come se non stesse neppure vivendo, non fin quando si siede accanto al letto d’ospedale di Stiles, non fin quando Stiles apre gli occhi ore dopo e gli sorride non appena si rende conto della sua presenza.

 

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Capitolo 7
*** Gesto ***


Sono tornata! Sì, non sono un'apparizione, sono davvero io *-*
Scusate il ritardo ma in questi mesi sono stata davvero confusa, mi sono trovata indietro con lo studio e non sapevo nemmeno più come muovermi D: Oggi però per vostra fortuna mi è venuta l'ispirazione e ho buttato giù questa cosuccia durante una lezione noiosa :D
Non ho avuto tempo di ricontrollarla quindi se trovate orrori grammaticali e altro, ditemelo e rimedierò!
Altra cosa: non so se inserire la lettera H, avrei un'idea ma andrebbe sul rating arancione e non so che fare! Ogni suggerimento è ben accetto, anche se avete qualche parola in mente ditemi pure, potrei usare qualche aiutino visto che non le ho ancora scelte tutte ;)
Bhè buona lettura <3



                                                                                            GESTO


Quella mattina Stiles non bevve il suo solito caffè dolcissimo e pieno di panna. Non si era nemmeno svegliato nel cuore della notte urlando e con le coperte  ed il pigiama pieni di sudore, come era già successo più volte dalla notte de sacrificio. Quando la sveglia era suonata, lui era già sveglio da più di un’ora, steso a letto, con gli occhi sbarrati che fissavano il soffitto, mentre nella sua mente i pensieri si rincorrevano, privandolo della pace che tanto desiderava.

E quella mattina lui non si sentiva per nulla sé stesso, per nulla Stiles. Tutto era cambiato. Persone innocenti erano morte. Lui, Scott e Allison si sarebbero portati un’oscurità nel cuore per sempre, o almeno fino a quando il prossimo pericolo sovrannaturale li avrebbe fatti fuori definitivamente. Suo padre era troppo esposto, a lavoro su vecchi casi irrisolti, in pericolo più che mai. Lui stesso era in pericolo più che mai.

E Derek era partito. Andato, forse per sempre. Aveva abbandonato Beacon Hills insieme a Cora dopo aver scambiato poche parole con Scott, senza dire nulla a nessuno, se non al nuovo Alpha. Ed era proprio attraverso quest’ultimo che Stiles l’aveva saputo, la sera prima, due giorni dopo la partenza.

Così quella mattina presto, dopo aver dormito per poche ore, Stiles era stato a letto, sveglio, a pensare e ripensare ad ogni momento trascorso con Derek, ad ogni volta che avevano sfiorato la morte, salvandosi a vicenda, e ad ogni volta che la morte l’avevano affrontata qualcuno dei loro amici e loro non avevano potuto fare altro che stare in disparte a guardare quello spettacolo raccapricciante senza poter far nulla se non sentirsi in colpa. Si era chiesto quali luoghi Derek avrebbe visitato, dove si trovava in quel preciso istante. Si chiedeva se Derek sarebbe mai stato felice lontano da Beacon Hills. Lo sperava con tutto il cuore. Dopo tutto ciò che aveva affrontato, Derek meritava tutta la felicità del mondo.

Eppure…eppure Stiles non poteva fare a meno di essere almeno un po’ egoista. Aveva creduto che lui e Derek potessero avere qualcosa, qualcosa più dell’amicizia. Magari in qualche anno, quando entrambi sarebbero stati più maturi ed avessero avuto più tempo per conoscersi ed entrare meglio in sintonia l’uno con l’altro forse…forse avrebbero potuto avere una relazione. Ma Derek se n’era andato, ed aveva lasciato Stiles a Beacon Hills, dove probabilmente non avrebbe più fatto ritorno.

Come un automa si preparò e bevve il suo caffè, nero come l’umore in cui si trovava in quel momento. A scuola mise su una maschera, comportandosi come se non fosse successo nulla in quelle ultime settimane, ridendo con Scott, sorridendo ai suoi battibecchi con Isaac, facendo qualche battuta per far ridere Lydia che, secondo Allison, era nel pieno dell’ennesima pausa da Aiden.

Al suono della campanella era quasi di buon umore. Ma quando tornò a casa e si ritrovò da solo in quell’enorme spazio silenzioso, i suoi pensieri ritornarono, scagliandosi su di lui come una tempesta.

Quando aprì la porta della sua camera, rimase qualche secondo a fissare stupito ciò che si trovò di fronte: era stato così preso dai suoi pensieri da non rendersi conto di aver lasciato la sua stanza nel peggiore dei disordini, quasi come se un uragano fosse passato di lì.

Armandosi di pazienza iniziò a ripulire il tutto: lanciò tutti i vestiti sparsi sul pavimento nella cesta della biancheria sporca, spolverò ogni superficie, rifece il letto e sistemò il caos che ingombrava la scrivania. Infine, non soddisfatto, risistemò tutti i libri nello scaffale. Mentre disponeva tutti i libri in ordine, i suoi occhi si posarono su un grosso volume dalla copertina grigia e rigida. Sorrise, ripensando all’ultima volta che quel libro aveva lasciato il suo posto quando, mesi prima, Derek lo aveva preso e aveva finto di essere preso dalla lettura per portare avanti la facciata del “cugino Miguel” con Danny.

Il libro era leggermente fuori posto, quindi lo spinse per allinearlo agli altri ma qualcosa dietro di esso lo bloccava. Sfilò il libro dalla fila ed uno scintillio argenteo catturò la sua attenzione: era un mazzo di chiavi. Tre chiavi. Le prese. Di certo non erano sue. Le rigirò tra le mani e notò una targhetta usata come portachiavi sulla quale erano scritte le parole “palazzo – appartamento - garage” in una scrittura sottile ed elegante.

Qualcosa cliccò nel suo cervello: Derek. Era sicuro che quelle fossero le chiavi di Derek, le aveva viste sul tavolino del loft la prima volta che era stato lì. Derek gli aveva lasciato le chiavi di casa.

Derek era entrato nella sua camera per lasciargli le sue chiavi!

Il cuore di Stiles accelerò. Quel piccolo gesto era per Stiles molto di più: era la speranza, seppur piccolissima, di vedere di nuovo Derek a Beacon Hills. Se avesse avuto intenzione di non tornare più, avrebbe lasciato l’appartamento, ed invece era ancora suo ed aveva chiesto silenziosamente a Stiles di custodirlo.

Con un sorriso, intascò le chiavi e corse fuori di casa verso la Jeep. Se doveva tenere d’occhio il loft, avrebbe iniziato sin da subito.


 

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Capitolo 8
*** Hotel ***


Ormai mi vedete tipo due volte all'anno, ma è meglio di niente direi! Scrivo in base all'ispirazione, non mi costringo a farlo quando non ne ho voglia, e ultimamente ne ho davvero poca :(
Anyway, non sono ancora sicura se inserire in quest'alfabeto anche le lettere straniere...nel caso, potreste iniziare a suggerirmi qualche parola con la j e la k, se vi va, e vedrò se mi verrà qualche idea ^^

                                                                       

                                                                         HOTEL


L’autostrada era deserta mentre l’auto scivolava via dal caldo afoso messicano e verso casa, le ultime luci del tramonto che illuminavano appena la strada davanti a loro. Derek, alla guida della sua Toyota, cercava di tenere lo sguardo fisso di fronte a sé, ma non poteva fare a meno di lanciare occhiate furtive al ragazzo seduto accanto a lui. Ragazzo che da precisamente due ore e trentasette minuti non faceva altro che bofonchiare e lamentarsi (non che stesse contando i minuti, semplicemente per qualche ignota ragione il suo sguardo continuava a posarsi sui numeretti dell’orologio sul cruscotto).

“Te l’avevo detto che andavi troppo piano, siamo in strada da più di due ore e di Scott e gli altri nemmeno l’ombra.”

Derek sospirò. Stiles aveva ripetuto diverse varianti di quella frase quattordici volte (di nuovo, non stava tenendo il conto) da quando avevano lasciato la Iglesia, e lui non poteva fare altro che ignorarlo.

Del resto non era colpa sua se, proprio nel momento in cui stavano per partire, l’auto si era rifiutata di accendersi. Anzi, era grazie a lui se erano riusciti a partire: aveva infatti sfruttato tutto ciò che suo padre gli aveva insegnato sui motori ed era riuscito a riparare il SUV. Intanto avevano telefonato Scott, rassicurandolo che sarebbero partiti appena possibile e che li avrebbero raggiunti. Stiles non aveva insistito affinché l’amico tornasse indietro o li aspettasse: sapeva che aveva fretta di tornare a casa per rassicurare sua madre e proprio per questo motivo era partito prima con gli altri.

Derek era però intenzionato a non superare i limiti di velocità e di conseguenza non erano riusciti a raggiungere Scott. La notte stava scendendo e mancavano ancora molte ore di viaggio per raggiungere Beacon Hills. Non sapeva se gli altri si erano fermati o avevano continuato il viaggio – del resto avevano solo un paio di ore di vantaggio – ma, conoscendo Scott, erano probabilmente intenzionati ad arrivare a casa il prima possibile.

Non sapeva se Stiles avrebbe approvato o meno il suo piano, ma tanto valeva esporlo ed elencare le sue motivazioni.

“Stiles”, iniziò. Il ragazzo si voltò leggermente verso di lui, senza staccare gli occhi dalla strada. “Dovremmo fermarci…”
Stiles gli puntò gli occhi addosso e aprì la bocca per iniziare a protestare, ma lui fu più veloce.

“No, aspetta. Scott non si fermerà per la notte, e io ho bisogno di riposare. Non penso di doverti ricordare che ero morto solo qualche ora fa. E sicuramente non lascerò guidare te per tutta la notte, quindi al prossimo hotel ci fermiamo. Una bella dormita farà bene ad entrambi e non andiamo di fretta. Non c’è nulla che possiamo fare per ora.”

Stiles lo scrutò per qualche secondo, che gli bastò a metterlo a disagio quanto bastava, poi con un sospiro ed un accenno riportò lo sguardo davanti a sé, mormorando un “Okay” e lasciandosi cadere stancamente contro il sedile.

Mezz’ora dopo erano nell’ingresso di un motel, Derek si occupava del check in mentre Stiles curiosava attorno. La receptionist fece scivolare verso di loro una chiave e con un sorriso disse “È l’ultima doppia rimasta.”

Stiles le lanciò un’occhiata diffidente, poi afferrò la chiave e si diresse verso l’ascensore. Derek lo seguì, tenendosi un passo dietro di lui fin quando non raggiunsero la camera.

Quando Stiles aprì la porta, varcò la soglia ma si bloccò subito.

“Hey, cosa…?” Derek fece per guardare oltre Stiles in modo da poter capire cosa c’era che non andava, ma il ragazzo si girò improvvisamente verso di lui e lo fissò con un’espressione a metà tra imbarazzo e panico.

“C’è uhm…penso ci sia stato un errore.”

Derek lo spostò di lato con un braccio per entrare nella stanza e vedere cosa aveva tanto sconvolto Stiles. Lì, al centro della piccola ma apparentemente pulita ed accogliente camera, c’era un letto matrimoniale. Derek rimase per un attimo a fissarlo, non sapendo bene cosa dire o fare esattamente, quando Stiles intervenne.

“Senti, scendo in reception a chiedere di farci dare un’altra stanza, è ovvio che- “

“No,” lo fermò Derek, mentre l’altro era già quasi fuori dalla porta. “No. Era l’ultima camera, non ci troveranno un’altra sistemazione. Ormai abbiamo pagato, siamo stanchi.”

Chiuse la porta e si diresse verso il bagno.

“E poi ho condiviso il letto con qualcuno diverse volte, per me non è un problema. A meno che non lo sia per te?”
Si fermò con una mano sulla maniglia della porta e guardò Stiles con un sopracciglio alzato. Stiles lo guardava sbalordito, con la bocca leggermente aperta. Poi sembrò riprendersi e, scuotendo velocemente, la testa, mormorò “no, no, certo che no”.

“Bene,” sospirò Derek, entrando in bagno per nascondere un sorrisetto. “La doccia è mia.”
 

Se Derek si era svegliato nel cuore della notte con le braccia attorno a Stiles e il naso affondato nei suoi capelli…bhé, poteva sempre incolpare la stanchezza. Ma aveva l’impressione che, fin quando Stiles sarebbe rimasto attaccato a lui come una piovra, non avrebbe avuto bisogno di scuse.
 

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Capitolo 9
*** Idillio ***


Con l'inizio della quinta stagione, arriva anche la voglia di scrivere e di crearmi un universo parallelo in cui Stiles e Derek staranno insieme e si ameranno per sempre, alla faccia tua Jeff :))))))
Questa storia è ambientata alla fine della season 5. Ovviamente non so cosa accadrà, ma mi sono fatta un'idea in base ai vari trailer. 
E nulla, enjoy :*


                                                                                                                           IDILLIO




Stiles si svegliò di soprassalto e si guardò intorno per qualche secondo, spaesato, prima di rendersi conto di dove si trovasse.
 
Era su un aereo. Giusto, l'aereo. Diretto verso un po' di pace dove, possibilmente, non avrebbe ancora una volta rischiato la vita.
 
Capì che a svegliarlo non era stato nient'altro che un vuoto d'aria, così si risistemò sulla poltrona, bevve un sorso d'acqua dalla bottiglia che aveva preso poco prima dal carrello del cibo, e fissò lo sguardo fuori dal finestrino.
 
Erano passati pochi giorni da quando aveva, ancora una volta, sfiorato la morte con un dito. Gli riusciva fin troppo facile ricordare la sensazione di vuoto allo stomaco quando la jeep si era capovolta, l'impatto della vettura col suolo, il sapore del sangue in bocca, il dolore in ogni singolo osso del corpo prima di perdere i sensi.
 
Più tardi, quando si era risvegliato sul tavolo della clinica veterinaria con Deaton da un lato che esaminava le sue ferite e suo padre dall'altro che lo osservava preoccupato, non si aspettava di non aver riportato nemmeno una frattura, men che meno di essere ancora vivo.
 
Non ci aveva pensato più di tanto. In realtà non ci aveva pensato per nulla. Voleva solo scappare, prendere una boccata d’aria, una pausa da quella vita fatta di continui pericoli che iniziava a stargli stretta. Così stesso quel giorno, appena tornato a casa, aveva comprato online un biglietto aereo di sola andata fissato per tre giorni dopo. Direzione: New York.
 
Solo dopo aver stampato il biglietto pensò che forse avrebbe prima dovuto chiamarlo e chiedere ospitalità: non era molto educato autoinvitarsi a casa delle persone senza prima metterle al corrente.
 
Così aveva mandato un messaggio a Derek, avvertendolo del suo arrivo in città di lì a qualche giorno e chiedendogli se potesse dormire sul suo divano - sempre che avesse un divano.
 
Al posto di una risposta, Stiles ricevette una telefonata. Era indeciso se rispondere o meno, non voleva che Derek capisse dalla sua voce quanto fosse vicino allo spezzarsi definitivamente. Prese coraggio e rispose. Seguì una conversazione di dieci minuti, fatta di domande concise da parte di Derek e brevi risposte mormorate da Stiles riguardo ciò che era successo. Alla fine Derek aveva acconsentito e si era proposto di andare a prenderlo all'aeroporto, ma non prima che Stiles avesse giurato e spergiurato che suo padre sapesse tutto.
 
Dall'altro lato però lo sceriffo non ne era poi così felice, soprattutto dopo i recenti avvenimenti. Stiles ci aveva messo un po' a fargli capire che aveva davvero bisogno di allontanarsi da Beacon Hills almeno per qualche giorno, e alla fine sembrava averlo convinto.
 
Ed era così che si era ritrovato su quell’aereo. In realtà aveva pensato non poche volte a quel momento negli ultimi mesi. Derek gli era mancato immensamente, anche se forse non lo avrebbe mai ammesso ad alta voce. Da quando aveva lasciato Beacon Hills, Stiles sentiva costantemente un vuoto dentro di sé, e spesso aveva sognato di fuggire da quel caos e trovare la pace là dove Derek aveva iniziato una nuova vita.
 
L’atterraggio fu tranquillo. Stiles era immerso nei suoi pensieri e si riscosse solo quando l’aereo si fu fermato e tutti i passeggeri iniziavano a prepararsi per scendere.
 
Seguì meccanicamente le indicazioni per prendere la valigia e, quando vide in lontananza il cartello che indicava l’uscita, si rese conto di cosa stava per accadere e il suo cuore iniziò a battere più forte.
 
Deglutì, prese coraggio e si avviò a grandi passi verso l’ingresso, dove amici e parenti aspettavano i passeggeri. Quando raggiunse l’area, il suo sguardo venne attratto immediatamente da una figura di spalle con cappelli scuri, in jeans e giacca di pelle. Avrebbe riconosciuto Derek anche a miglia di distanza.
 
Si avvicinò lentamente, aspettandosi una reazione dal lupo che sicuramente aveva già sentito il suo odore e il suo battito cardiaco. Ma lui rimase immobile.
 
Ormai Stiles era a pochissimi metri da lui e notava una certa tensione nella sua postura. Lasciò cadere il borsone che stava trasportando e allungò una mano verso Derek. Nel momento in cui sfiorò la sua spalla, Derek sembrò rilasciare tutta la tensione che gli irrigidiva il corpo.
 
“Derek”, sussurrò Stiles, così a bassa voce che solo l’udito di un lupo avrebbe potuto sentirlo.
 
Quando Derek si voltò, il suo viso era così aperto e vulnerabile che Stiles trattenne a stento un singhiozzo. Ogni linea della sua espressione sembrava dire “sei qui, sei vivo, stai bene, mi sei mancato”.
 
Ma, invece di usare le parole, Derek lasciò parlare il suo corpo, e avvolse Stiles in un abbraccio che lo fece rimanere senza fiato.
 
Stiles non sapeva quanto tempo erano rimasti lì abbracciati al centro dell’aeroporto e sotto lo sguardo di tutti. Sapeva solo che finalmente riusciva a respirare un po’ meglio ora che aveva Derek tra le braccia, ora che si sentiva vivo.

 

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