VIAGGIO NEL PRESENTE di Paperetta (/viewuser.php?uid=15226)
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** CAPITOLO1 ***
Capitolo 2: *** CAPITOLO 2 ***
Capitolo 3: *** Capitolo 3 ***
Capitolo 4: *** Capitolo 4 ***
Capitolo 5: *** Capitolo 5 ***
Capitolo 6: *** Capitolo 6 ***
Capitolo 7: *** Capitolo 7 ***
Capitolo 8: *** Capitolo 8 ***
Capitolo 9: *** Capitolo 9 ***
Capitolo 10: *** Capitolo 11 ***
Capitolo 11: *** Capitolo 12 ***
Capitolo 12: *** Capitolo 13 ***
Capitolo 1 *** CAPITOLO1 ***
VIAGGIO
NEL PRESENTE
PERSONAGGI: Severus,
Bellatrix, Lucius, Narcissa, James, Sirius, Chiara, Giulia.
CAPITOLO
1
Era una soleggiata mattina
di Aprile, pioveva ed era in corso una violenta bufera di neve.
Lucius Malfoy e Severus Piton stavano andando tranquillamente alla
lezione di Trasfigurazione della prima ora. Erano in anticipo, perciò
decisero di allungare un po' la strada. O meglio, Lucius volle
allungare, perchè sosteneva che se fosse arrivato in anticipo
si sarebbe rovinato la reputazione.
Caso volle che anche James
Potter e Sirius Black passasero di lì.
“Tòh! Guarda
un po' chi si vede!” esclamò James fingendosi sorpreso
“Che ci fate in giro così presto? Pensavo che la mattina
foste stanchi morti, dopo aver fatto riti satanici per tutta la
notte.”
“Veramente proprio
ieri non ci siamo riuniti... peccato, il nostro ospite saresti stato
proprio tu!” rispose Severus, sarcastico. Lucius sogghignò.
In quel momento, prima che
James potesse ribattere, arrivarono NarcissaBlack e sua sorella
Bellatrix.
“Cos'è, una
festa? Nessuno ci ha invitate!” fece la bruna, che sotto sotto
(e forse neanche tanto sotto) adorava quando quei quattro se le
davano.
“Non lo vedi
sorellona che è un incontro prepartita?” le rispose
Narcissa “Adesso vanno a cambiarsi, e tra un paio d'ore li
potremo trovare in infermeria. Come al solito.”
“E voi due
smettetela di fare le santarelline!” le avvertì Sirius,
per le quali provava un sentimento non propriamente d'amore “Vedete
di non rompere, o farò finta che siate dei ragazzi e farete la
loro stessa fine.”
“Ma sentilo Cissy!”
esclamò Bellatrix ridendo “Vuole picchiarci il
piccolino! Il bello è che è convinto di riuscire anche
solo a toccarmi, povero illuso!”
“Vogliamo vedere?”
disse Sirius estraendo la bacchetta.
Ma non ebbe neanche il
tempo di pronunciare l'incantesimo che una voragine nera e profonda
si aprì sotto i loro piedi, trascinandoli tutti e sei dentro
di sé.
Era l'una e mezza del 16
Maggio 2006. Chiara aveva appena finito le lezioni di quella mattina
e si stava avviando verso la fermata del pullman, sperando di fare in
tempo; ma come al solito lo perse, e, cosa ancor più seccante,
mancò proprio quello vuoto.
“Che sfiga!”
imprecò sottovoce, mentre appoggiava la borsa per terra e
aspettava l'autobus successivo.
Dopo appena due minuti
vide uno splendido gattino bianco e nero che attraversava la strada,
passava per il marciapiede e girava in un vicolo. Data la sua
passione per i gatti e considerando che il pullman prima di arrivare
ci avrebbe messo almeno altri venti minuti, decise di seguire il
micio. Raccolse la borsa e girò l'angolo, sperando di non
incontrare nessun tipo losco. Cosa che puntualmente avvenne alla fine
della stradina. Si fermò, appiattita contro il muro, cercando
di ascoltare la conversazione in corso (normalmente non l'avrebbe mai
fatto, ma era talmente di cattivo umore che non ragionava più
come prima).
“Sei un deficiente!
Che cosa diavolo hai fatto?”
“Possibile che tu
debba sempre fare casini?” si alternavano negli insulti due
voci femminili.
“E secondo te io
sono in grado di fare una cosa del genere? Manco fossi all'ultimo
anno!”
“L'idiota ha
ragione, non ho mai letto di un incantesimo del genere.”
Incantesimi? Pensò
Chiara.
“Perchè tu
conosci tutte le maledizioni possibili ed immaginabili, vero?”
“Bè, più
o meno...”
“Ma sentilo il
secchione, pensa di sapere tutto!”
“Ora basta!”
esclamò una quinta voce, maschile come i due che stavano
litigando.
“Così non
risolviamo niente. Dobbiamo scoprire dove diavolo siamo finiti, e se
stiamo qui ad insultarci non risolviamo niente.”
“Ha ragione.”
ammise una delle due ragazze “Andiamo”.
Chiara non fece in tempo a
spostarsi che sei individui le si pararono davanti.
N.A. La trama mi è
venuta in mente nel giro di due minuti. Era un secolo che volevo
scrivere una fanfic così, sopratutto per avere la
soddisfazione di farla pagare a quella brutta ****** della mia
professoressa del ginnasio. Visto che mi viene un po' difficile
farle vedere i sorci verdi
nella realtà ho deciso di chiamare in mio soccorso il mio
adorato Severus e la sua “banda”.
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Capitolo 2 *** CAPITOLO 2 ***
CAPITOLO 2
Erano due ragazze e
quattro ragazzi, più o meno della sua età; questo
sarebbe bastato per calmarla, se non fosse stato per il loro aspetto:
non solo somigliavano terribilmente ad alcuni personaggi di Harry
Potter, ma avevano anche le divise di Hogwarts! Rimase semi
paralizzata, senza sapere che fare o che dire.
Fu il ragazzo biondo a
parlare:
“Scusami, sai dove
siamo?” chiese con fare gentile, probabilmente per evitare di
spaventarla.
“Ehm... noi siamo..a
Roma...” balbettò, dondolanosi sulle gambe. Il ragazzo
aveva i capelli biondissimi, quasi bianchi, ed erano lunghi ben oltre
le spalle; il che, aggiunto ai suoi luminosi occhi azzurri, lo
rendeva magnifico.
“A Roma? E come ci
siamo finiti a Roma?!” Nessuno degli altri seppe dare una
risposta. Il biondo si rivolse nuovamente a lei, sempre gentilmente:
“Magari tu ci puoi
aiutare... come hai detto che ti chiami?”
Chiara era tentata di
rispondergli che non glielo aveva detto, però evito
accuratamente di farlo: se quel tipo era la persona che pensava lei,
era decisamente meglio evitare di farselo nemico.
“Mi chiamo Chiara.”
“Io sono Lucius.
Loro sono Bellatrix, sua sorella Narcissa, Severus, Potter e Black.”
“Grazie eh!”
esclamarono i due che aveva chiamato per cognome.
Mentre quelli
battibeccavano, Chiara rifletteva rapidamente: credere che fossero
personaggi di Harry Potter ed aiutarli, o scappare a gambe levate
perchè sicuramente erano dei cretini che volevano prenderla in
giro?
Ma che scappare, oh
Chiara! È un'occasione irripetibile, e se ti stanno prendendo
in giro non li rivedresti mai più, quindi non hai nulla da
perdere si disse mentalmente.
“Forse
potrei aiutarvi” si decise a dire, attirando la loro attenzione
“Però ho bisogno di fare una domanda per potermi
fidare.”
“Spara!”
fece Lucius. Chiara si rivolse a Severus, pregando affinchè le
rispondesse correttamente:
“Come
si ottiene il Distillato della Morte Vivente?”
Severus,
con una velocità e una sicurezza sorprendenti, prese ad
elencare tutti gli ingredienti per preparare la pozione, confermando
così la sua teoria.
“Ok,
perfetto. Mi fido.” disse sollevata.
“Ma
come mai...?” chiese Lucius, che non capiva il senso della
domanda.
“Ve
lo spiego dopo. Ora dovete dirmi da che anno venite.”
“Come
sarebbe da che anno veniamo! Siamo nel 1975, no?”
“E
questo è un problema, perchè qui siamo nel 2006.”
“COMEE!!!”
esclamarono tutti in coro.
“Non
sto scherzando. E credo di sapere anche quello che vi è
successo”.
“E
sarebbe?”
“È
un po' lungo da spiegare... proverò a dirvelo in breve.”
N.A. È
molto probabile che inserirò i prossimi capitoli verso Natale,
perchè ultimamente ho davvero poco tempo. Mi dispiace tanto!
Comunque voi recensite, così vedo se vale o no la pena di
continuarla!
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Capitolo 3 *** Capitolo 3 ***
CAPITOLO 3
“Allora… voi siete i personaggi di un
libro e siete finiti qui non so come.” Gli sputò addosso
tutto d’un fiato. “E ve lo posso provare!” aggiunse
subito vedendo le loro facce scettiche.
“E
come?” chiese Lucius incrociando le braccia al petto.
“Bè…
vi mostrerò quei libri.” Li guardò con occhi
quasi supplichevoli: era pienamente consapevole che in quel momento
la credevano una pazza schizzata che voleva prenderli in giro.
“Vi
prego! Venite a casa mia e leggeteli, poi potrete scegliere se
mandarmi o no al diavolo. Per favore!”
I sei si
consultarono per circa un minuto, poi fu nuovamente Lucius a
rivolgersi a lei, ancora una volta forzatamente gentile:
“Va
bene, ci fidiamo. Mostraci questi famosi libri.”
Grazie
al cielo! Esclamò mentalmente Chiara, che gli fece cenno
di seguirla. Si bloccò quasi alla fine della stradina.
“Che
cosa c’è?” chiese Lucius, che poteva dirsi l’unico
con la facoltà di parlare, visto che gli altri praticamente
non avevano emesso un suono.
“Se vi
vedono così prenderanno voi per dei deficienti travestiti e me
per una pazza: non potete cambiarvi i vestiti con un incantesimo?”.
Detto fatto.
In tre secondi avevano degli abiti quasi normali, che comunque non
destavano sospetti.
“Vestita
come una sporca babbana!” si lamentò Bellatrix,
ignorando Chiara (allora può parlare!).
“Se
non troviamo una soluzione dovremo viverci tra gli sporchi
babbani!” le fece notare Lucius (Chiara cominciò a
credere di essere diventata invisibile). Prima di andare alla fermata
dell’autobus passarono all’edicola a comprare i
biglietti. Grazie al cielo oggi mamma mi ha dato la paghetta,
altrimenti sei euro dove li trovavo?
Il
pullman arrivò quasi subito, con grande gioia di Chiara. Il
viaggio fu invece molto meno felice, perché non facevano altro
che guardarsi intorno con aria preoccupata, neanche fossero stati
circondati da lama con il raffreddore; gli unici che si comportavano
normalmente erano Sirius e James, probabilmente perché,
secondo quanto aveva appreso leggendo Harry Potter, non
disprezzavano i babbani e le loro invenzioni.
“Mamma!”
chiamò Chiara dopo essere entrata in casa “Devo
raccontarti una cosa!”. Aveva riflettuto molto su come
raccontarlo a sua madre; doveva trovare le parole giuste per far
sembrare la faccenda semplicemente una curiosa novità. Né
un problema, né soprattutto una presa per i fondelli.
E quale fu il
risultato della sua spiegazione?
“Chiara,
tu vedi troppi film!”
E
ti pareva! Pensò Chiara amareggiata. Ma il suo piano non
si fermava solo alla lettera A.
“Mamma,
ti presento Lucius, Severus, Bellatrix, Narcissa, James e Sirius!”
disse, mentre i sei ragazzi, un po’ a disagio (a parte Lucius,
che sicuramente era abituato a farsi presentare) entravano in cucina.
Aveva già discusso con Lucius sul da farsi; il biondo si fece
avanti e trasformò una delle sedie di cucina nella statua di
un falco.
“Ah…
oddio… ehm… ora ti credo…”
farfugliò sua madre, che dovette sedersi per evitare di
svenire.
“Bene. Ora devo portarvi i libri; però
non posso farveli leggere tutti, altrimenti scoprireste cose che non
dovreste: non voglio fare casini!”.
Doveva
decidere in fretta quali tratti dei romanzi presentare come prove.
Uno era di sicuro Il peggior ricordo di Piton; se venivano dal
1975, dovevano essere per forza al quinto anno, quindi quello andava
bene: lo avrebbe fatto vedere a Severus. Un altro era dal terzo
volume, quando i gemelli Weasley danno a Harry la Mappa del
Malandrino e gli svelano la parola d’ordine. Per Bellatrix,
Lucius e Narcissa non sapeva cosa fare; i libri ne parlavano molto
poco, per non parlare dei loro anni a scuola e non voleva dargli
delle 'idee' per il futuro.
Se
gli dico che loro tre sono personaggi secondari mi sa che ci
rimangono male, e dei futuri Mangiamorte offesi possono risultare
molto pericolosi. Decise di rifilargli una balla, magari non
troppo grossa.
Era passata
circa una mezz’oretta. Aveva portato i libri in cucina e aveva
indicato i punti da leggere (dopo aver spiegato che Harry Potter era
il figlio di James ma che non poteva assolutamente dire chi era la
madre); era rimasta vicino a loro tutto il tempo, per evitare che
sbirciassero le altre pagine; ai tre Serpeverde rimasti aveva detto
che gli avrebbe causato dei seri problemi leggerli perché
succedevano delle cose piuttosto gravi e importanti che era meglio
non sapere (si era sforzata tanto per risultare sincera che si era
fatta venire una terribile emicrania, ma almeno ci era riuscita).
I primi a
finire furono James e Sirius, che però avevano qualcosa da
obiettare:
“Scusami”
fece James “perché sono loro a dargliela e non noi?”.
“Perché
Gazza ve l’aveva sequestrata e non l’avete più
ripresa; così
l’
hanno trovata loro e l’ hanno data a lui”. Sembravano
convinti, ma Chiara aveva veramente temuto con terrore che non le
avrebbero creduto.
“Tieni,
ho finito. Ti credo.” disse Severus, il quale informò
Lucius, Bellatrix e Narcissa che potevano fidarsi.
Temo che non gli sia piaciuto leggere quel pezzo, però
era l’unica cosa che mi è venuta in mente al momento.
“Bene.” fece Lucius,
seccato dalla conferma che si trovavano davvero fuori dal loro mondo
“Ora che sappiamo di essere dei ‘personaggi’, mi
dite cosa dovremmo fare?”
N.A. Il terzo e il quarto capitolo
erano pronti già da metà novembre, ma visto che non ho
internet a casa non ho potuto aggiornare: sempre meglio oggi che non
a Pasqua!
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Capitolo 4 *** Capitolo 4 ***
CAPITOLO 4
Quella sera Chiara dovette darsi parecchio da
fare. La casa aveva una sola camera per gli ospiti (che un tempo era
un ripostiglio, abbastanza grande però da contenere una stanza
da letto di dimensioni praticabili) e alcuni divani, ma per trovare
posto per tutti dovette sistemare il divano letto del salotto,
talmente difficile da aprire che le ossa le dolevano terribilmente.
Alla fine, verso mezzanotte, tutti erano comodi a dormire: Narcissa e
Bellatrix erano nella camera degli ospiti, nel salotto c’erano
Severus sul divano e Lucius sull’altro divano letto; infine
James e Sirius erano nel salottino.
Ripensando
alla giornata appena terminata, Chiara si chiedeva se quello fosse
stato soltanto un sogno, un bel sogno, o magari se fosse
semplicemente impazzita. Non erano personaggi qualunque di Harry
Potter a dormire a casa sua; c’erano i suoi preferiti, quelli
poco descritti, tra i più bastardi e per questo più
amati. E c’era lui, che adorava tanto da finire quasi col
divinizzarlo; ne parlava talmente spesso che ormai in famiglia lo
trovavano quasi simpatico.
Il solo
pensare che avrebbe passato interi giorni con Severus Piton in carne
e ossa le faceva girare la testa, tanto che non riuscì ad
addormentarsi che verso le due.
“Secondo
te chi è stato a spedirci qui?” chiese Lucius, che non
riusciva a dormire. Severus mugugnò un “Bò”
e si rigirò sul divano.
“Ehi,
non ti addormentare! Dobbiamo cercare di capirci qualcosa, o ci
toccherà rimanere qui a vita.”
“Che
palle…!” si mise a sedere, stropicciandosi gli occhi; lo
stesso fece il biondo, che evidentemente non aveva intenzione di
dormire prima di aver pensato a qualcosa da fare.
“Potrebbe
essere stato un qualche Grifondoro rompipalle, magari Lupin o Minus.”
Propose Lucius.
“No,
non credo.” rispose scettico Severus “Lupin è
troppo corretto per farci uno scherzo del genere e Minus è
troppo incapace. Secondo me è stato qualcuno dell’ultimo
anno, oppure…”
“Oppure?”
“No,
lascia perdere: sarebbe troppo strano!”.
“Più
strano di quello che ci è successo?” chiese Lucius, che
detestava le frasi lasciate a metà.
“Potrebbe
essere stato Silente.” Disse Severus tutto d’un fiato,
sperando così che l’idea sembrasse meno folle.
“Dici…?
E perché proprio lui? È il preside, e poi ti ricordo
che Potter e Black sono Grifondoro e lui adora quei bastardi.”
“Si, lo
so bene. Però un giorno ho sentito per caso una conversazione
tra lui e la Mc.Granitt: non ne potevano più di trovarci a
litigare, stavano pensando ad una punizione adatta per farci
smettere.”
“Quindi
secondo te ci hanno spedito qui per punirci? Qui, fuori dal
‘libro’?”. Ancora non aveva digerito il
fatto di essere stato inventato da qualcuno. Severus sbadigliò
e si lasciò ricadere sul letto:
“Avranno
scelto un posto a casaccio e ci hanno fatto l’incantesimo.”
Propose, mentre cercava di riprendere sonno.
“E
cosa facciamo mentre cerchiamo di scontare la nostra punizione?”
“Stiamo
qui…e aspettiamo… magari possiamo anche trarne
vantaggio…” disse tra uno sbadiglio e l’altro.
“Vantaggio?
Che vuoi dire? Ehi, mi ascolti?” ma ormai Severus si era
addormentato.
Decise di
lasciar perdere.
***
La
mattina seguente Chiara fu la prima ad alzarsi (ovviamente tra i
ragazzi, perché era sua madre che si svegliava sempre alle sei
e faceva da sveglia per tutti); aveva deciso di fare una proposta
agli altri, così per evitare che si annoiassero troppo mentre
aspettavano di tornare nel loro mondo. Dopo di lei si alzò
Bellatrix, che se ne andò dritta in cucina a fare colazione
(‘è talmente magra che pensavo non mangiasse!’),
seguita a ruota da Narcissa. Decise di proporlo prima a loro,
sperando che accettassero.
“Ehm…
buongiorno… posso parlarvi un attimo?”. Le due ragazze
annuirono, anche se sembravano un po’ scocciate; Chiara si fece
coraggio:
“Visto
che dovrete stare qui ancora per un po’ di tempo, finirete per
annoiarvi. Pensavo che da domani potreste venire a scuola con me;
senza studiare, solo per passare il tempo. Lo so che sarà
pieno di babbani, però ne incontrereste comunque uscendo: a
meno che non vogliate rimanere chiuse dentro casa per giorni!”
Le due si guardarono, cercando di decidere se la babbana avesse
ragione o no.
“Ma ci
saranno babbani ad ogni angolo della strada, ci verrà qualche
malattia!” fece la bruna; Chiara finse di non essersi offesa e
ribattè, un po' tagliente:
“Siete
stati in una città babbana, in una casa babbana
ed ora siete con me, che sono babbana: ti sembra di essere
moribonda?”
“Per
ora no. E comunque come facciamo ad iscriverci? È la fine
dell’anno e non sappiamo niente di quello che vi insegnano.”
Disse Bellatrix, aggrappandosi all’unica scusa che le veniva in
mente.
“Ma non
potete fare qualche incantesimo?” propose Chiara, come fosse la
cosa più ovvia del mondo. La Serpeverde aprì la bocca
per ribattere, ma in quel momento arrivarono anche i quattro ragazzi.
Fu Lucius a sentenziare:
“Temo
proprio che abbia ragione, Bella; se non facciamo qualcosa moriremo
di noia e visto che potremmo rimanere qui anche per sempre (tutti e
sei rabbrividirono al solo pensarci) dovremmo provare. A che ora
cominciano le lezioni?”.
N.A. Spero di
aver rappresentato bene i personaggi e di non averli fatti ooc; mi
viene un po' male quando non sono inventati da me perché
appunto rischio di farli troppo diversi (ed è una cosa che io
per prima non sopporto). Penso di riuscire a finire il quinto
capitolo entro stasera, altrimenti potrei davvero aggiornare a
Pasqua...
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Capitolo 5 *** Capitolo 5 ***
CAPITOLO 5
Tutti
avevano accettato la proposta di Chiara, ma Lucius, Bellatrix,
Narcissa e Piton si erano rifiutati di vestirsi come dei babbani,
mentre gli altri non avevano fatto obiezioni; per risolvere il
problema, Chiara aveva convinto i Serpeverde a mettersi perlomeno
degli abiti simili a quelli del suo mondo, e questo sembrò a
tutti un giusto compromesso.
Il
vero dramma fu però il bagno: come avrebbero potuto lavarsi
ben otto persone entro le sette e mezza? La soluzione sarebbe stata
semplicemente alzarsi prima, ma ovviamente nessuno aveva la minima
intenzione di svegliarsi al canto del gallo; così vennero
estratti a sorte i turni.
E
chi fu lo sfigato di turno?
Ovviamente
Chiara, che aveva ormai la netta impressione che la sua buona stella
se ne fosse già andata in vacanza. Si alzò alle sei
meno un quarto, sconvolta e dall'aspetto simile ad uno Yeti; stava
per addormentarsi mentre si lavava i denti, quando qualcuno bussò
sonoramente alla porta:
“Scusami
Chiara, ma toccherebbe a me!” disse James, che era stato appena
più fortunato di lei.
“Da
quanto stai bussando?” chiese Chiara con un brutto
presentimento.
“Da
cinqueeeh... minuti...” rispose lui sbadigliando ed entrò
in bagno, abbassando di scatto la testa e grugnendo seccato per la
luce troppo forte.
Dopo
James fu il turno di Piton; i due erano talmente addormentati che non
ebbero nemmeno la forza di guardarsi male o di insultarsi, e lo
stesso avvenne un quarto d'ora dopo tra Piton e Sirius.
Alle
otto meno venti erano tutti più o meno pronti nell'ingresso ed
uscirono dieci minuti dopo; sarebbero arrivati in orario se
l'autobus non avesse tardato di venti minuti.
Bellatrix
aveva proposto di far credere ai professori di Chiara, con un
incantesimo, di essere normali alunni da due anni, come lei.
Questo
voleva dire che se fossero arrivati in ritardo sarebbero stati
rimproverati come gli altri; questo però importava solo a
Narcissa, che non era abituata a fare ritardi, e a Piton, che, anche
se quella non era la sua scuola, non sopportava di fare qualcosa che
non andasse a genio ai professori. Perciò, mentre Lucius,
Bellatrix, James e Sirius (questi ultimi a distanza di sicurezza di
tre metri) se la presero comoda, Chiara, Piton e Narcissa praticamente corsero dalla
fermata fino alla classe. Prima di entrare Chiara si sentì in
dovere di avvertirli del pericolo che incombeva dietro quella porta:
“Mi
sono dimenticata di dirvi che la Pupuomo è pazza!”
esordì con la presentazione della professoressa “Pensa
di avere sempre ragione e ti tratta come se fossi scemo! Non solo,
non sa assolutamente insegnare
e dà i
voti a preferenze. Speriamo solo che sia di buon umore...”
sospirò prima di bussare.
Quando
entrarono, la Pupuomo era seduta alla cattedra e li guardava con una
strana espressione: sembrava che morisse dalla voglia di insultarli.
“Il
pullman non arrivava...”
“Se
sai che il pullman tarda devi uscire prima.” La interruppe la
professoressa, come se fosse la cosa più ovvia del mondo.
“È
la prima volta che arriva in ritardo...”
“Andate
a posto.” ordinò ignorandola. Tutti e tre provarono lo
stesso impellente bisogno di saltarle addosso e di buttarla giù
dalla sedia, ma allo stesso tempo sentivano che quella donna poteva
essere molto pericolosa.
Finchè
non si sedettero, Chiara non si rese conto che nella classe erano
comparsi tre banchi doppi, uno dei quali era dietro di lei;
inizialmente non ne capì il motivo, ma poi le venne in mente
che probabilmente faceva parte dell'incantesimo che avevano
fatto: se erano alunni abituali, avevano anche dei banchi.
Lungo
la strada che portava a scuola c'erano Lucius e James che
discutevano, mentre Sirius e Bellatrix stavano circa sei metri più
indietro – ovviamente a debita distanza -, troppo stanchi ed
intenti a sbadigliare per prestare attenzione ai loro compagni.
“Non
capisco perchè siate voluti venire anche voi, visto che ci
siamo io e gli altri Serpeverde.”
“E
a te che te ne frega?”
“Niente!
Ero solo curioso... sapete, non vorrei che vi venisse in mente di
dar fastidio a Severus, perchè siete in netta minoranza.”
“Scusami,
cosa vuoi dire con questo?”
“Bè,
siete sempre due contro uno, quindi è ovvio che avete sempre
la meglio; oggi però noi siamo in quattro, quindi non
provateci nemmeno.”
“Puoi
stare tranquillo, Lucy, non toccheremo la tua donna neanche con un
fiore!”.
Lucius
si voltò di scatto ed afferrò James per il colletto
della camicia, sollevandolo da terra:
“Ascoltami
bene, Potter!” esclamò con fare minaccioso “Non ti
conviene metterti contro di me. Severus è mio amico; non
capisco perchè non vi abbia ancora strappato gli occhi, ma
posso assicurarvi che finchè non si deciderà ci penserò
io a voi due!”. James si liberò dalla presa del
Serpeverde e gli rispose, furibondo:
“Guarda
che non ho intenzione di passare la mia vita dietro quel pagliaccio!
Digli pure che i suoi santi protettori non avranno di che
preoccuparsi!”.
Lucius
lo afferrò nuovamente per il colletto e si sarebbero presi a
botte se una donna sconosciuta non fosse intervenuta.
“Ma
bravi! Veramente, mi meraviglio di voi! Mentre io e i vostri compagni
facciamo lezione voi ve ne state qui a battibeccare come dei bambini
dell'asilo nido!” disse con voce tagliente. Era piuttosto
bassa, decisamente sovrappeso e con i capelli neri, ma fu la sua
faccia a colpire di più i quattro ragazzi: aveva
un'espressione che avrebbe potuto essere anche amichevole, ma in quel
momento era sprezzante e, per certi versi, cattiva.
“Chi
è lei?” chiese Lucius, quasi seccato per essere stato
interrotto.
“Signorino,
non sperare di poter fare lo spiritoso con me! Ora venite subito in
classe, altrimenti farete una piccola deviazione dal preside.”
Sempre
a causa della strana sensazione che emanava la donna, i quattro
ragazzi obbedirono subito, chiedendosi poi se in realtà quella
brutta tizia fosse una strega.
N.A.
Sono finalmente riuscita a presentare la terribile professoressa; non
so che idea possiate farvi, però vi assicuro che quella è
una donna atroce (esperienza mia personale... sigh!). Piuttosto,
dovrei rispondere a due persone.
Volevo
ringraziare Angelical, perché mi sarei sicuramente fermata ai
primi due capitoli se non fosse stata così entusiasta.
E
per Kitty: due inglesi possono parlare con un'italiana nello stesso
modo in cui sei personaggi di un libro possono venire a vivere a casa
mia!
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Capitolo 6 *** Capitolo 6 ***
CAPITOLO 6
All'ora
di ricreazione le migliori amiche di Chiara, Giovanna e Claudia la
portarono in un angolo della classe con gli occhi sgranati come se
avessero visto un fantasma.
“Chiara!
Ma... ma ti rendi conto che quelli sono terribilmente uguali...”
“Ai
personaggi di Harry Potter.” la interruppe, preparandosi
mentalmente ad una lunga spiegazione.
“Esatto”
continuò Claudia “sono proprio come nel libro! Ma dove
li hai trovati?”
“E
come mai tutti credono che siano dei nostri compagni?” aggiunse
Giovanna, che aveva chiesto in giro dei pareri e aveva scoperto che
tutti, tranne loro due, dicevano di conoscerli da che avevano messo
piede in quella scuola.
“Allora...
la storia è un po' lunga. Però dovete lasciarmi finire,
perché altrimenti sembra ancora più malata di quello
che è già.”
Cominciò
a raccontare da quando aveva incontrato i ragazzi dopo la scuola,
descrivendo i loro discorsi e il loro abbigliamento, ma soprattutto
si era soffermata sulle prove da loro fornitele, cioè l'unica
cosa che poteva evitare di farla sembrare pazza.
Quando
ebbe terminato le due ragazze si guardarono incredule, senza parole:
“Non
può aver trasformato quella sedia, Chiara: è
impossibile!” ribatté Giovanna.
“E
io ti dico che l'ha fatto, l'ho visto io con i miei occhi. Vi
supplico, dovete credermi! Non vi sto prendendo in giro.”
Ovviamente non riuscivano a crederle, ma sapevano bene che Chiara non
sapeva mentire e se in quel momento era seria, senza sorrisetti
traditori, stava dicendo il vero: era proprio questo a confondere e
due amiche.
“Non
puoi dire la verità, sarebbe troppo... È IMPOSSIBILE!”
Chiara
capì che l'unica soluzione era darle una prova concreta,
perciò le lasciò un attimo, dirigendosi verso i ragazzi
dall'altra parte della classe.
Severus
e Lucius erano rimasti in classe, non volendo mescolarsi
ulteriormente al mare di babbani che gironzolavano in quella scuola;
Bellatrix e Narcissa erano in un angolo del giardino a prendere aria
perché la bruna, un po' cagionevole di salute, aveva bisogno
di stare un po' all'aperto; infine James e Sirius erano in giro a
rimorchiare.
“Che
te ne pare di questo posto, Lucius? Non ti piacerebbe passarci il
resto della tua vita?” chiese ironico Severus; Lucius lo
fulminò con un'occhiataccia:
“Non
dirlo neanche per scherzo! Solo l'idea mi fa venire la nausea...”
tremò, immaginando in pochi secondi quella che avrebbe potuto
essere la sua vita lì.
“Preparati
a sposare una babbana e ad avere tanti babbanini!” ghignò
Severus, divertito dalle reazioni dell' amico.
“Non
so perché ma sembra che a te invece piaccia stare qui, o
sbaglio?” chiese Lucius con fare indagatore.
“Sbagli.
Non mi va di stare qui, però sono certo che questa sia tutta
un'idea di quel pazzo del preside e che ce ne andremo a breve. E poi
non è detto che questa sia un'esperienza da buttare.”
“Che
cosa intendi dire?” chiese l'altro con sospetto, temendo che
l'amico fosse impazzito e fosse diventato babbanofilo. Severus non
aveva mai detto a nessuno, nemmeno a Lucius, di essere un
Mezzosangue, perciò non avevano idea che lui, sotto sotto,
apprezzava alcuni aspetti del mondo babbano.
“Magari
possiamo scoprire qualcosa di interessante... non so cosa!”
aggiunse subito alla vista dello sguardo stupefatto dell'altro “Va
bene, va bene, ho capito, la smetto.”
In
quel momento arrivò Chiara, che si schiarì la gola e
chiese aiuto ai due.
“Ma
l'incantesimo non avrebbe dovuto colpire anche loro? Come mai ci
hanno riconosciuti?” chiese Severus, per una volta senza
risposta; Lucius alzò le spalle:
“Non
ne ho idea. Sarà che gli incantesimi non funzionano bene qui,
visto che non siamo nemmeno nel nostro mondo.”
“A
parte che sarebbe anche illegale farne...”
“Severus,
non rompere!” esclamò Lucius “È
un'emergenza questa, abbiamo bisogno degli incantesimi per
sopravvivere.”
“Ehm,
comunque sia... non è che potreste fare qualcosa per
convincere le mie amiche? Mi credono pazza!”. I due ragazzi si
avvicinarono alle ragazze in fondo all'aula.
“Lei
è Giovanna” informò Chiara, indicando la ragazza
più alta dai capelli ricci color rame; “e lei è
Claudia.” l'altra aveva i capelli neri fino alle spalle ed era
di poco più bassa.
“Salve.
Allora, cosa volete che facciamo per convincervi?” chiese
Lucius, sempre galante in presenza di ragazze, babbane o streghe.
“Ah...
ehm... bhò... quello che volete voi...”
Severus
si accertò che non ci fosse nessuno in classe, poi prese la
bacchetta e la puntò contro alcuni libri sul banco alla sua
destra; li fece volare fino al soffitto, scendere in picchiata fino a
terra e infine li rimise al loro posto.
“Visto
che non sono pazza!” esclamò Chiara. Giovanna e Claudia
erano senza parole, non sapevano se essere terrorizzate o entusiaste.
Ebbero
tutto il tempo di rifletterci sopra, visto che subito dopo suonò
la campanella e la Pupuomo rientrò in classe, intimandogli di
sedersi.
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Capitolo 7 *** Capitolo 7 ***
CAPITOLO 7
Per
la prima volta nella storia, i due Grifondoro e i quattro Serpeverde
si trovarono tutti perfettamente d'accordo su di un argomento:
Clotilde Pupuomo. Donna antipatica, insopportabile, subdola e sadica;
professoressa colta, sì, ma incompetente nell'insegnare e
completamente disorganizzata; amichevole con chi le stava simpatico,
odiosa con chi prendeva in antipatia: insomma, una persona da
evitare. E proprio su questo concordavano i sei maghi, che avevano
appena passato altre tre ore con quella donna, scoprendo quanto
potesse essere assurda; aveva cominciato a spiegare l'argomento nuovo
di geografia, ma aveva finito col perdersi in inutili chiacchiere
senza senso ed aveva parlato per mezz'ora senza fermarsi un istante.
Persino Severus si era annoiato e aveva ascoltato solo alcuni minuti
di lezione! E, tra l'altro, quando aveva provato a prendere appunti
(tipico da parte sua), la Pupuomo gli aveva chiesto cosa stesse
facendo, perché nessuno riusciva mai a scrivere quello che
diceva e aveva pensato che si fosse distratto.
Chiara
era l'unica del gruppetto abituata a quelle inutili chiacchiere,
perciò non era poi così scioccata a fine lezione.
“Ma
questa è così pallosa –
sottolineò il termine con enfasi – ogni volta che fa
lezione?” esclamò Lucius mentre uscivano dalla classe,
dimentico dei suoi modi raffinati. Gli altri erano moribondi,
soprattutto James e Sirius, che già non erano abituati ad
ascoltare professori competenti, figuriamoci un essere del genere;
Narcissa aveva fantasticato tutto il tempo sul suo adorato Lucius,
mentre Bellatrix era arrivata addirittura a leggersi pagine intere
del libro di storia dell'arte di Chiara e l'aveva capito, cosa non
molto strana, visto che riuscivano miracolosamente a capirsi parlando
lingue diverse.
Chiara
e le sue due amiche stavano discutendo sul nuovo bizzarro problema e
sul da farsi.
“Ehm,
Chiarina bella, mi spiegheresti un secondo dove hai intenzione di
mettere questi qui?” chiese Giovanna “Oppure pretendi di
lasciarli vivere a casa tua per sempre?”
“Ah,
guarda, non mi dispiacerebbe per niente vivere con loro –
soprattutto con chi sai tu - , ma mia mamma di sicuro avrebbe una
crisi isterica, ci siamo già noi tre che la facciamo impazzire
senza bisogno di altri sei adolescenti che lanciano incantesimi e
anatemi.”
“A
proposito di incantesimi, io mi ricordo che in 'Harry Potter' non
possono usarli fuori dalla scuola. E invece oggi Piton ha spostato
quei libri.” chiese Claudia, ma Chiara non sapeva risponderle:
“Non
ne ho la più pallida idea! Ma tanto che differenza fa?”
si avvicinò alle due, colta da un'improvvisa illuminazione, e
disse sottovoce: “Potremmo farci insegnare qualche incantesimo,
o, se non fa, potremmo chiedere di farne qualcuno per conto nostro:
ci sarebbero un paio di simpatiche personcine...”
“Chiara!”
la interruppe Giovanna “Sei impazzita? Non credo proprio che
convenga fare magie, col rischio che qualcuno ci scopra: te
l'immagini se tutti sapessero quello che possono fare, con certi
deficienti che ci sono in giro?”
Claudia
era d'accordo, ma moriva dalla voglia di fare qualche magia, e, in
fondo, anche Giovanna avrebbe voluto fare qualcosa di divertente.
Non
poterono continuare il discorso perché dovettero prendere tre
strade diverse e Chiara doveva accompagnare i sei ragazzi.
“Mi
annoio” sentenziò Bellatrix, che se ne stava stravaccata
su una sedia della cucina fissando una strana scatola nera.
“Che
cos'è quella?” chiese Narcissa a Chiara, indicando la
scatola.
“È
una televisione; si possono vedere i programmi che vengono trasmessi
in ogni momento. È divertente, ma se esageri finisci col
rimanerci incollata tutti i giorni.” spiegò, sentendosi
per un momento molto intelligente.
“A
me non sembra poi così divertente. Dove sarebbero questi
programmi?” commentò Bellatrix e Chiara si trattenne a
stento dal riderle in faccia. Prese il telecomando e le indicò
un bottone rosso:
“Forse
è il caso di accenderla, no?” disse sarcastica. Girò
un po' i canali e trovò un telegiornale che faceva al caso
suo:
“Vi
consiglio di guardarlo, così potete farvi un'idea di quello
che succede a noi babbani,” disse sghignazzando “anche se
è talmente superficiale che non lo definirei proprio un
telegiornale.”
La
sua idea ebbe successo e dopo appena dieci minuti le due sorelle
Black erano incollate al televisore, sputando commenti acidi su tutte
le donne mezze nude che sfilavano sullo schermo. Chiara le lasciò
sole per vedere se gli altri quattro si annoiavano come loro. Entrò
in camera sua e trovò il suo adorato Severus intento a
sfogliare alcuni libri della libreria, l'espressione indecifrabile.
“Ehm...
hai trovato qualcosa di interessante?” chiese, sperando con
tutto il cuore che non la deridesse per la sua passione per i manga e
i romanzi fantasy; il ragazzo alzò la testa dopo quasi un
minuto e sembrò sorpreso di vederla lì:
“Quando
sei entrata?” chiese, il libro ancora aperto tra le mani.
“Poco
fa. Non credo che troverai qualcosa di interessante qui... ehi! Non
puoi leggere quel libro!” esclamò, rendendosi conto solo
in quel momento che il libro che stava leggendo era 'L'ordine della
Fenice'. Aveva paura a strapparglielo dalle mani, ma non poteva
permettere che leggesse il resto del romanzo.
“Senti...
cosa...”
“Stai
tranquilla” la interruppe senza cambiare espressione “ho
solo ridato un'occhiata a quello che mi hai fatto leggere l'altra
volta” e rimise il libro al suo posto. Attraversò in due
passi la stanza e fece per uscire; si bloccò e si girò
verso di lei, come se volesse dirle qualcosa. Dopo alcuni secondi di
imbarazzante silenzio disse:
“Posso
farti una domanda?”
“Si,
certo” rispose stupita. Ancora qualche secondo di silenzio.
“Tu
di sicuro lo sai, l'avrai letto... cosa succederebbe se accettassi la
proposta di Lucius?”
Chiara
ci mise un po' a capire a cosa si stesse riferendo, anche perché
non riusciva a ragionare come avrebbe voluto. Severus la stava
fissando dritta negli occhi e lei era completamente paralizzata (ed
imbarazzata); si disse che aveva ragione chi, nelle fanfiction,
descriveva lo sguardo del professore di pozioni come penetrante e
quasi terrorizzante. Si riscosse dall'immobilità quando il suo
interlocutore abbassò lo sguardo e cominciò a
riflettere sulla risposta da dargli: sarebbe stato meglio dirgli la
verità o mentire? Pensò che, raccontandogli tutta la
vicenda – di cui tra l'altro sapeva ben poco, perché nei
libri ancora non era stata spiegata tutta la storia – avrebbe
rischiato di cambiare il futuro dei sei maghi, forse peggiorando la
situazione. Che fare?
Riflettendoci
ancora un po', però, si rese conto che, invece, avrebbe potuto
migliorare il loro futuro.
Se
lui diventasse un Mangiamorte, James e Lily morirebbero, e forse
anche Sirius muore per colpa sua. E poi credo che vivrebbe molto
meglio senza quel marchio.
“Hai
deciso cosa rispondermi?” chiese Severus impaziente, tornando a
guardarla negli occhi.
“Si.
Prima però devo farti anch'io una domanda. Quanto detesti
Black e Potter?” Chiara aveva ormai preso l'abitudine di
chiamare i due per cognome, come spesso facevano le fans del
professore.
“Tu
che ne dici?” rispose lui, gelido. Chiara si fece coraggio,
perché l'occhiataccia che le aveva lanciato l'aveva quasi
nuovamente bloccata:
“Beh,
è ovvio che li odi, ma... che ne so... li vorresti vedere
morti?”
Questa
domanda scioccò Severus, che, ovviamente, capì subito
dove la babbana voleva andare a parare.
“Non
vorrai dirmi che quei due moriranno per colpa mia!”
“Ti
prego, prima rispondi alla mia domanda”. Severus si assicurò
che non ci fosse nessuno nei dintorni e chiuse la porta. Rifletté
un po' prima di rispondere, probabilmente per decidere cosa rivelare
di sé a quella semi-sconosciuta.
“Diciamo
che preferisco fargliela pagare per tutta la vita, perciò, se
morissero, non riuscirei a vendicarmi. Ti va bene come risposta?
Perché non ti dico altro.” Sembrava seccato per averle
detto qualcosa di personale, ma aveva bisogno di sapere quello che
sarebbe successo.
“Si,
si, va bene. Allora... se tu diventassi un Mangiamorte, provocheresti
indirettamente la morte di James Potter e di Lily Evans e, tra una
quindicina d'anni, anche di Sirius Black. Secondo quanto ho letto,
passeresti poi dalla parte di Silente e degli altri per i troppi
sensi di colpa, ma nessuno ci crederebbe veramente perché
nessuno si fiderebbe più di te. Forse solo Silente sarebbe
dalla tua parte”. Aveva parlato tutto d'un fiato, ma era stata
attenta a non dire che James e Lily si erano sposati, o che Sirius
aveva passato ben dodici anni ad Azkaban ( probabilmente questo gli
avrebbe fatto piacere e lei non voleva che lo influenzasse ). Severus
era pensieroso, immobile di fronte a lei e non disse niente per un
po'. Poi uscì dalla stanza, senza parlare e senza salutarla.
N.A.
Chiedo umilmente perdono! Sono mesi che non aggiorno e, tra l'altro,
ero anche convinta di aver già messo il capitolo 6. Comunque,
anche se non so a chi possa interessare, questo è stato il mio
primo anno senza la 'Pupuomo' e, chissà perché, è
andato molto meglio degli anni scorsi: ho quasi la media del sette! È
un netto miglioramento (ho sfiorato la bocciatura l'anno scorso).
Ringrazio
ancora voi che avete la santa pazienza di aspettare che io mi ricordi
di aggiornare, Piccola Vero e Angelickall prima di tutto.
|
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Capitolo 8 *** Capitolo 8 ***
CAPITOLO
8
“Sev,
si può sapere che ti prende? È da un'ora che te ne stai
buttato sul divano e non dici una parola. Già mi annoio da
morire, se poi non posso nemmeno parlare con te io muoio qui.”
“...”
“Prima
ti ho visto entrare in camera di quella Chiara: non è che ti
ha detto qualcosa di strano? Oppure ha cercato di violentarti?”
“...”
Lucius
perse la pazienza e, presolo per le spalle, buttò Severus giù
dal divano; il ragazzo sbuffò e si rialzò,
massaggiandosi la caviglia che aveva malamente sbattuto sul tavolino
mentre cadeva. Non aveva la minima voglia di affrontare quel discorso
con Lucius, anche perché non aveva ancora deciso cosa fare. A
quanto pareva, se avesse seguito l'amico tra i Mangiamorte, avrebbe
passato una vita d'inferno, oltre al fatto che praticamente avrebbe
ucciso Potter e Black. Aveva detto la verità quando aveva
risposto a Chiara: uno dei suoi più grandi desideri era farla
pagare a quei due bastardi, ripagandoli con la stessa moneta, e per
questo non voleva che morissero. Ma, oltre a questo, c'era un altra
ragione per cui li voleva vivi. Non l'avrebbe mai ammesso, nemmeno
sotto tortura e con nessuno, ma ormai poteva dire di essersi quasi
affezionato al rapporto che aveva con i due Grifondoro. Erano anni
che lo perseguitavano, e ovviamente non gli piaceva essere deriso di
fronte a tutti; però, dopo averci riflettuto molte volte, si
era reso conto che ormai si era abituato a tal punto ad essere
perseguitato da Potter e Black che non sarebbe stata più la
stessa cosa senza di loro. Non poteva farci niente e per questo non
riusciva a pensarci senza diventare nervoso ed irascibile.
A
peggiorare la situazione ci fu Lucius, che decise di riprendere il
'discorso Mangiamorte' proprio in quel momento.
“Tu
devi ancora dirmi cosa hai deciso per quella storia. Ho bisogno di
saperlo prima della fine dell'anno, perché devo avvertire il
Padrone.”
“Lo
chiami già così e non sei ancora al suo servizio.”
disse Severus alzandosi.
“In
realtà sto già lavorando per lui, anche se avrò
il Marchio solo dopo la scuola.” Poiché Severus non
parlava, continuò a spiegare “Il Signore Oscuro mi ha
chiesto di cercare ragazzi e ragazze, a scuola, che vogliano unirsi a
lui. Ho già trovato tredici persone e cinque devono darmi una
risposta al più presto.”
“Io
sono uno dei cinque?” chiese Severus mentre guardava dalla
finestra il palazzo di fronte al loro.
“Si,
ma a te l'ho chiesto perché mi piacerebbe che ci fossi anche
tu con noi. Cosa ne dici? Hai deciso?”. Severus si chiese cosa
sarebbe successo se avesse rifiutato.
Rimarrò
solo come un cane e passerò ugualmente una vita d'inferno, si
disse e si girò verso Lucius:
“Tu
dici che così potrò finalmente vendicarmi di Potter e
Black e avere quello che mi merito, ma non hai pensato a cosa sarebbe
la mia vita se mi scoprissero: finirei in prigione, oppure potrei
cavarmela, ma a quel punto chi si fiderebbe più di me? Anche
adesso sono praticamente solo, ma almeno nessuno mi considera un
assassino! Lucius, non voglio peggiorare la mia situazione.”
“Io
mi fiderei di te, Severus. Sono tuo amico e non ti lascerei mai da
solo.”
Severus
si avvicinò all'altro Serpeverde, anche lui in piedi e lo
guardò con sguardo quasi supplichevole:
“Se
sei veramente mio amico, ti prego di lasciarmi decidere da solo e di
accettare qualsiasi cosa io voglia fare, anche se non fosse quello
che vuoi tu. Per favore.”
Lucius
non disse niente per alcuni secondi. Poi diede una pacca affettuosa
all'amico e sorrise:
“Va
bene, Sev, farò come mi chiedi. Tutt'al più, se mi
deludi, ti spezzo tutte le ossa con una taglierina”. Anche
Severus sorrise, sollevato.
***
Passarono due settimane
dall'incontro dei sei maghi con la babbana e non successe niente di
interessante. L'unico avvenimento abbastanza rilevante fu lo scherzo
di James e di Sirius.
Un martedì erano tutti in
classe a seguire la lezione di Latino. La Pupuomo stava dando il
meglio di sé con una spiegazione estremamente lunga ed
incomprensibile di un argomento che nessuno aveva ancora capito: due
ore e mezza di ciance, intervallate ogni tanto da alcuni compagni
che, per rendere la lezione un po' più interessante, avevano
cominciato a fare gli idioti ai propri posti. Verso mezzogiorno la
professoressa era immersa in un discorso sui ghiacciai (e tutti si
chiedevano come avesse fatto ad addentrarsi in quel discorso partendo
dal periodo ipotetico), quando James e Sirius decisero di mettere
alla prova la pazienza della professoressa con uno scherzo cretino ma
divertente. Sirius uscì dalla classe per andare in bagno e si
diresse invece al parcheggio fuori dalla scuola; si era fatto
spiegare in precedenza da Chiara, che gli stava ora molto più
simpatica, come fosse più o meno costruita una macchina e come
fosse possibile distruggerla ( “drastico e radicale”
aveva commentato James). Sempre Chiara gli aveva indicato l'auto
della professoressa, così poté mettere subito in atto
il suo piano.
Aprì la macchina con una
forcina che gli aveva prestato una delle due amiche di Chiara,
Claudia, ed azionò il motore, togliendo il freno a mano;
poiché la strada era un po' in discesa, l'auto cominciò
a scendere lentamente lungo la strada, mentre Sirius tornava in
fretta in bagno. Si chiuse dietro una porta e finse di essere rimasto
bloccato dentro.
James, come stabilito, uscì
dopo dieci minuti per andare in bagno e, dopo essersi accertato che
l'amico si era chiuso dentro, tornò subito in classe per
avvertire la Pupuomo.
“Professoressa,
Sirius è rimasto chiuso in bagno!”
La donna lo seguì subito,
scocciata per essere stata interrotta, ma in quel momento uno
studente più grande entrò di corsa in classe:
“Professoressa!
La sua macchina si è schiantata contro un muro!”
“Cosa?
Smettila di scherzare!” lo sgridò la professoressa, ma
il ragazzo non si calmava e lei si decise a seguirlo, lasciando in
fretta la classe. Tutti nell'aula si alzarono e si affacciarono alla
finestra; dopo un po' videro la Pupuomo correre a più non
posso verso la sua macchina, in parte distrutta sulla parte anteriore
e rigata su un fianco.
Chiara era al colmo della
felicità e tutti i suoi compagni, chi più, chi meno,
sghignazzavano e commentavano perfidi; anche i sei maghi e
soprattutto James e Sirius, che intanto era tornato dal bagno.
N.A. Quando ho scritto il pezzo
del discorso di Lucius e Severus devo ammettere di aver avuto una
strana sensazione: avevo una voglia matta di continuare descrivendo
una relazione tra i due. Mi piace troppo la loro coppia, ma le
fanfiction che ho trovato su di loro sono poche e spesso, prima che
si possa leggere qualcosa di interessante, ci vogliono capitoli e
capitoli e io non ho tutta questa resistenza.
Ho voluto realizzare la mia
prima vendetta contro la Pupuomo; il mio sogno è sempre stato
rigarle la macchina, ma qui mi sono proprio sfogata. Capisco che
qualcuno possa essere dispiaciuto per lei, e infatti mi è
successo tante volte quando la insultavo a casa; però vi
assicuro che quando ricomincia a rompere le scatole, la compassione
scompare all'istante.
Penso che aggiornerò i
prossimi capitoli (devo ancora scriverli) a Luglio, o comunque
durante l'Estate. Buone vacanze! |
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Capitolo 9 *** Capitolo 9 ***
CAPITOLO 9
“Siete
tutti invitati a casa mia per il pranzo e la cena, oggi, tra circa
un'ora. Mi dareste un enorme dispiacere se non veniste, cari...”
-
Circa cinque ore prima...
Uno
gruppetto di sette persone stava camminando a passo di processione
per andare a scuola. Davanti a tutti c'erano Lucius Malfoy e Narcissa
Black; pallidi come cadaveri – quindi un po' più del
solito – sembravano due condannati a morte. Dietro di loro
c'erano due dei Malandrini, Sirius Black e James Potter: erano
talmente depressi che non spiccicarono parola per tutto il tragitto,
nemmeno per sputare qualche insulto in faccia a Severus Piton, che li
seguiva a distanza troppo ravvicinata per i suoi standard – il
primo giorno in cui erano arrivati si era tenuto ad almeno quattro
metri da loro. Il Serpeverde continuava a fischiettare una canzoncina
che aveva da poco sentito, qualcosa che aveva a che fare con una
strana spugna gialla ed una stella marina rosa... dietro di lui,
infine, camminavano strisciando i piedi Bellatrix Black e Chiara –
che si sentiva ben poco a suo agio in quel gruppo, chissà
perché; la babbana era ancora nel mondo dei sogni e aveva lo
sguardo fisso davanti a sé, in un punto imprecisato della
schiena di Severus (col cavolo che è imprecisato! NdA).
Bellatrix aveva gli occhi a palla e scoppiava in acute risatine da
bambina ogni volta che incrociavano qualcuno (in stile Umbridge, per
intenderci, NdA).
Al
due di Giugno i sei maghi erano in continuo stato semi –
comatoso e davano preoccupanti segni di squilibrio fisico e mentale.
La Pupuomo li aveva presi tutti di mira, Sirius e James in maniera
particolare; li aveva interrogati già due volte ciascuno e
trattenuti alla cattedra per almeno tre ore prima di rispedirli tutti
e sei, perfino il savio Severus,
a posto con un due. Chiara c'era abituata e non si scomponeva più
di tanto ormai alla vista di quelle scene: camminava così solo
perché aveva dormito poco. Aveva chiesto agli altri perché
non usassero la magia contro quel demone e le risposte fornitele
erano state le più varie: non potevano rischiare di farsi
scoprire; non era il caso di farla incazzare ancora di più con
loro; non potevano usare la magia; ci avevano provato, ma non aveva
funzionato. In sintesi, la Pupuomo li aveva in pugno.
Oltre
a questo, c'era il fatto che non sapevano se sarebbero mai tornati
alla loro cara e vecchia Hogwarts, dai loro amati Albus e Minerva –
ebbene si, anche Lucius, Bellatrix, Narcissa e Severus sentivano la
mancanza del vecchietto e della sua gattina!
Sarebbero
potuti rimanere lì per sempre, e a peggiorare la situazione
c'erano la prof pazza e la loro scarsa preparazione sulle sue
materie; perché potevano anche essere in grado di parlare
l'italiano, però non avevano la più pallida idea di che
cosa fosse l'ablativo assoluto!
Quel
giorno la Pupuomo, come se avesse d'un tratto intuito i vari rapporti
tra i sei maghi, chiamò all'interrogazione due di loro.
“Vediamo
un po'... due a caso... Potter! Piton! Venite qui.”
Premettendo
il fatto che solo Chiara e le sue due amiche si rendevano conto della
situazione e che nessun altro aveva particolari reazioni quando
vedeva o sentiva il nome dei personaggi di Harry Potter, i due
condannati si avvicinarono alla cattedra trascinandosi dietro le
proprie sedie. James si mise da un lato, Severus su quello opposto.
La pupuomo aprì il libro e cominciò a sfogliarlo, alla
ricerca dell'argomento più vecchio e difficile dell'intero
programma dell'anno.
“Bene.
Prendete la versione numero dieci, pagina ventitré.”
Una
piccola speranza fece illuminare i volti dei due disgraziati, che
cominciarono nuovamente a ragionare dopo giorni: la versione era
all'inizio del libro, sicuramente tra le più facili.
E
invece no! La vecchia megera intendeva l'altro libro, quello con le
versioni più avanzate che nessuno in classe aveva ancora
fatto. Ovviamente. Nessuno si degnò di farglielo notare.
“Leggi”
intimò, indicando Severus. Il Serpeverde cominciò a
leggere; se la cavava discretamente in latino, ma aveva la netta
sensazione che non ne sarebbe uscito indenne.
“Hac
oratione habita mirum in modum conversae sunt omnium mentes summaque
alacritas...”
“Basta”
lo interruppe la Pupuomo. “Analizza.”
“Ma
non ho finito di leggere!” ribatté Severus, che non
riusciva a sopportare di essere interrotto. Il demone lo incenerì
con lo sguardo.
“E
allora leggi!” esclamò, neanche l'avesse offesa. A
Severus prese un colpo.
“No,
no... va bene... analizzo. Allora... ehm... la principale è...”
“NO!
PRIMA DEVI TROVARE IL PREDICATO!” strillò, scattando
sulla sedia.
“Ma
è quello che sto facendo...” balbettò Severus,
che stava effettivamente cercando il predicato della principale.
“Non
cercare di arrampicarti sugli specchi, o ti rispedisco a posto con un
due!” lo minacciò.
“Io
non sto... la princ... il predicato della principale dovrebbe
essere...”
“Non
dovrebbe! Santo cielo, siamo
ancora a questo punto! Potter dimmelo tu...” disse con un
sospiro, come se fosse circondata da bambini stupidi. James, che se
la spassava nel vedere il suo arcinemico in quella situazione, venne
colto alla sprovvista e non fece in tempo ad analizzare la frase.
“Sint
di sicuro non è...
Habent?”
“Non
me lo devi chiedere, Potter. Sei tu che devi rispondere.”
“Ok.
La principale è Habent.”
“Sicuro?”
“...
si.”
“No.
Dimmelo tu” disse ad una ragazza dal fondo della classe. Quella
rispose:
“Sunt.”
“Giusto.
Andatevene a posto” ordinò poi ai due di fianco a lei.
“Com'è possibile che a Giugno siamo ancora a questo
punto, ragazzi? Non è possibile. Io mi sforzo di rispiegarvi
le cose, ma è evidente che a voi non importa nulla. Non sapete
nemmeno leggere due righe in latino...”
“Ma
io ho letto bene!” esclamò Severus, girandosi di scatto
mentre tornava a posto.
“Ma
cosa!? Hai letto quattro parole e le hai pure dette male, Piton: non
prendiamoci in giro!” Severus era sull'orlo dell'esplosione.
“Ma
è lei che mi ha bloccato! Stavo leggendo bene e mi ha fatto
smettere! Ma che senso ha?”
“NON
USARE QUESTO TONO CON ME, SAI! Vattene a posto, e ringrazia soltanto
che non ti mando dal preside!”
Severus
era per metà furibondo, per metà terrorizzato a morte.
Sembrava che la Pupuomo stesse per esplodere, respirava velocemente e
stringeva forte il libro di latino tra le mani. Non seppe spiegarselo
bene quando ci ripensò, un paio di ore dopo, ma si zittì
di colpo e tornò al suo posto, l'espressione di uno che
vorrebbe prendere a pugni il primo che gli capita a tiro.
La
Pupuomo aprì il registro e vi scrisse qualcosa; poi annunciò:
“Piton:
due. Potter: quattro e mezzo.” Severus scattò di nuovo:
poteva accettare tutto, anche farsi mettere in piedi in testa da una
vecchia racchia come quella, ma non prendere un voto così
basso ad un'interrogazione, meno che mai inferiore a quello di
Potter.
“MA
SE LUI NON HA DETTO NIENTE!! E GLI METTE UN VOTO PIÙ ALTO DEL
MIO?”
La
Pupuomo si alzò all'improvviso e scaraventò il registro
sulla cattedra. Severus si sedette all'istante.
“NON
TI PERMETTERE MAI PIÙ!!! SONO IO L'INSEGNATE E DECIDO IO I
VOTI DA DARE! È CHIARO?!”
Nessuno
osò emettere nemmeno un suono in risposta. La classe la
guardava terrorizzata, mentre Severus cercava di farsi piccolo
piccolo; poi la Pupuomo uscì dalla classe sbattendo la porta.
Dopo alcuni secondi, quelli necessari per accertarsi che la
professoressa si fosse allontanata, nell'aula cominciarono a levarsi
commenti di ogni genere.
“È
impazzita. Ce n'eravamo già accorti, ma ora è
dimostrato.”
“Se
continua così esploderà sul serio.”
“Ma
l'hai visto come ha lanciato il registro?”
“Secondo
me doveva dare quattro a tutti e due.”
Severus
e James, seduti a due banchi di distanza, se ne stavano rannicchiati
in silenzio sopra le loro sedie, tentando invano di riprendersi dallo
shock. Chiara avrebbe voluto dire qualcosa per rassicurarli e
calmarli, soprattutto Severus, ma sapeva che in quei casi era meglio
non dire niente: se n'era beccate a decine di sfuriate come quella!
Per
riprendersi i due maghi dovettero aspettare la fine dell'ultima ora.
Il 'suono soave' della campanella sembrò risvegliarli dal loro
silenzio e uscirono dalla classe decisamente più lucidi di
prima. Severus si precipitò verso Lucius e cominciò a
parlare a macchinetta, senza lasciare all'amico il tempo di
rispondergli. James scese le scale sorretto da Sirius, che ne diceva
di tutti i colori sull'ingiustizia che aveva subito.
Poi,
quando sembrava che quell'orrenda mattinata fosse finita, il demone
si avvicinò loro, portando con sé la loro condanna a
morte. Si rivolse a Chiara, la prima che le si parò davanti,
ma chiese anche l'attenzione degli altri. La povera babbana tremava e
cominciava a sudare freddo.
“Ragazzi,
oggi abbiamo avuto un piccolo screzio e non vorrei che voi pensaste
che sono ingiusta nel dare i voti. Perciò siete tutti invitati
a casa mia per il pranzo e la cena, oggi, tra circa un'ora. Mi
dareste un enorme dispiacere se non veniste, cari. Mi raccomando, vi
voglio tutti e sette!” e detto questo, consegnò a Chiara
un foglietto con il suo indirizzo ed uscì dalla porta
principale.
Chiara
svenne.
N.A.
Finalmente ho aggiornato! Per ora è solo un capitolo, perchè
sull'altro ci devo lavorare di più, però spero che
questo vi piaccia lo stesso. È la riproduzione di una delle
interrogazioni della 'Pupuomo', magari un po' esagerata: con me non
faceva sempre queste scenate (di solito alla fine dell'anno), ma era
comunque antipatica e non mi faceva mai parlare. Ora dovremo andare
tutti a casa sua (nessuno se la scamperà, hi hi!) e sarà
un inferno!
Un
grande grazie a tutti quelli che stanno seguendo questa storia
assurda e soprattutto ad Angelickall, Piccola Vero e Lory93: mi avete
messo tra le ff preferite! Ora mi metto a piangere... Grazieeeee!!!!
|
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Capitolo 10 *** Capitolo 11 ***
CAPITOLO
11
Com'era
naturale, ovvio, tutti e sette i condannati – ma proprio tutti
– avevano trascorso l'intero viaggio in pullman a fantasticare
su come avrebbe potuto essere la casa della Pupuomo. E, ancora più
ovvio, nella loro mente somigliava incredibilmente alla casa degli
orrori di un luna park. Bellatrix aveva messo il broncio e non
parlava, si rifiutava di emettere anche un suono persino con la
sorella, che dopo un po' aveva rinunciato a consolarla. Chiara, per
una decina di minuti, era rimasta in silenzio, con lo sguardo fisso
nel vuoto e la fantasia che lavorava frenetica; poi, quando si
riprese, si girò verso la sua sinistra, dove sedeva Bellatrix
e provò a chiederle come stava. Lei non la degnò di uno
sguardo e la ignorò. Era una cosa che le dava particolarmente
fastidio, a Chiara, il fatto che non fosse riuscita a parlare con
Bellatrix, che infondo era il suo personaggio femminile preferito; ma
quella era proprio scontrosa, molto più di quanto si fosse
immaginata leggendo il libro e aveva paura a rivolgerle la parola. Si
spostò di qualche passo – quel silenzio era
demoralizzante; guardò un po' fuori dal finestrino e, mentre
passavano in una zona molto illuminata, vide riflesse le figure di
Severus e Lucius, che in effetti stavano affianco a lei. Decise, dopo
uno o due minuti di raccoglimento del coraggio, di chiedere ai due
Serpeverde qualche chiarimento sulla questione del loro ritorno ad
Hogwarts.
“Ehm...
scusa?” chiese, incerta. Severus si girò verso di lei,
Lucius no. “Avete dette che forse tornerete presto... ad
Hogwarts, intendo. Non ho capito bene.”
“Nemmeno
noi” rispose seccamente. Chiara ci rimase un po' male; lui
sembrò accorgersene e aggiunse. “Voglio dire che, forse,
ci hanno mandato qui per... punizione, si; e forse potrebbero farci
tornare tra non molto. È comunque solo un'idea.”
“E
chi vi avrebbe mandati?”
“Quel
pazzo del preside.”
“Oh,
Silente... ma allora è strano che ci siano anche Potter e
Black; insomma, mi sembrava di aver capito che fossero i suoi
preferiti.” Questa frase sembrò avere un certo effetto
su Severus, che le prestò ora più attenzione.
“Non
pensavo che ti stessero antipatici, quei due” disse, sorpreso.
Beh...
se io adoro te, che mi stiano antipatici è automatico,
pensò, ma dovette subito portarsi una mano alla tempia e
massaggiarsela, perché le era arrivata una fitta improvvisa.
“Che
hai?” chiese Severus.
“...
niente. È che c'è un caldo boia e mi gira la testa...”
Rimasero
in silenzio per alcuni minuti. Il viaggio era abbastanza lungo, per
cui non erano ancora arrivati. Poi Severus le chiese:
“Ti
dispiacerebbe se ce ne andassimo?” Chiara venne colta alla
sprovvista e balbettò qualche parola. “Immagino... beh,
immagino che per te sia stato incredibile vederci qui; quindi, se ce
ne andassimo...”
“Si,
certo: siete i personaggi del mio libro preferito! Ah... scusa...
'personaggio' non è un termine carino...”
“È
strano, più che altro” disse lui. A Chiara sembrò
di vedere l'ombra, anche se vaga, di un sorriso e questo la fece
andare in brodo di giuggiole; si rese anche conto, in quell'istante,
che stava avendo un dialogo con LUI! La giornata, forse, stava
prendendo una piega migliore.
Si,
come no...
Arrivarono
davanti ad una villetta isolata in una zona appena fuori città.
Era completamente diversa da quella che si erano immaginati prima;
era normale, in mattoni dipinti di bianco, a due piani e con il tetto
in tegole; c'era un giardino piuttosto grande e molto ben curato –
in prevalenza piccole siepi, piante e fiori, ma anche alcuni alberi
da frutto – e uno steccato in legno. Si guardarono prima con
sorpresa, poi con sospetto.
“A
me non la conta giusta” commentò James, guardandosi
intorno. Sirius convenne con l'amico.
“È
troppo... normale! Non credo che quella lì possa avere una
casa così curata.”
“Eppure
questo è l'indirizzo e non ci sono altre case qui intorno”
disse Narcissa. “Ehi... perché ho la sensazione di
essere osservata?” Narcissa venne scossa da un brivido e guardò
verso la casa; con la coda dell'occhio scorse un movimento vicino
alla finestra al piano superiore, ma non vide niente di strano. Le
rimase comunque una sensazione opprimente e non si girò più
verso la casa.
“Bussiamo?”
propose Lucius, che non sopportava di dover stare lì davanti,
visto che, con ogni probabilità, quella donna li stava
osservando attraverso le tende. Gli altri si guardarono per qualche
secondo; poi fissarono lui.
“Prego.
Bussa” lo incitò Severus.
“Ehi!
Perché io?” chiese Lucius, sbattendo le palpebre.
“Perché
l'hai proposto tu. Avanti, mostraci il tuo proverbiale sangue
freddo!” Lucius gli lanciò un'occhiataccia, intenzionato
a fargliela pagare. Bell'amico! Si avvicinò alla porta ed alzò
una mano per bussare, ma quella si aprì da sola.
Deglutì
a fatica ed entrò, volgendo lo sguardo a destra e a sinistra.
“Permesso...?”
Non c'era nessuno. L'ingresso era molto ampio ed arredato con pochi
mobili in legno scuro; per questo la sua voce rimbombò come in
una casa vuota. Gli altri lo seguirono quasi subito, camminando
furtivi. Era indeciso se proseguire e cercare la professoressa, o se
rimanere lì ad aspettare: magari, girando per la casa,
avrebbero trovato qualcosa di compromettente e loro ne sarebbero
stati testimoni. Li avrebbe uccisi tutti!
No,
ok, stava esagerando. Forse.
“...
professoressa! Siamo arrivati!” Si decise a procedere di
qualche passo verso la stanza successiva. Si ritrovarono in un
salotto molto grazioso, ampio, in cui prevalevano il bianco delle
pareti e il marrone del parquet e dei mobili; c'erano delle tende
lunghe a coprire le due porte a vetri nella parte opposta, con ricami
azzurri su tela bianca e anche i due divani e la poltrona erano in
stoffa bianca. Eppure i sette ragazzi provavano una strana
sensazione, come se quella casa, così graziosa e ben ordinata,
potesse riservare loro delle brutte sorprese.
“Ben
arrivati, cari” esordì una vocina alle loro spalle. La
Pupuomo indossava un tallieur viola e mostrava un sorriso tirato e
poco rassicurante.
“Buon...
giorno...” risposero gli invitati. Chiara ebbe l'istinto folle
di mettersi a piangere, ma lo represse. Gli altri erano molto
nervosi; persino Bellatrix era agitata – lo si capiva dalle
mani tremanti, che nascondeva nelle tasche della gonna.
“Prego,
accomodatevi” li esortò la donna, indicando i divani.
“Il pranzo sarà pronto tra poco: sapete, è stata
un'impresa difficile... trovarlo. Beh! Che cosa avete da raccontarmi
di bello?”
Nessuno
osò risponderle. Erano tutti troppo scioccati per aprire
bocca: quel sorriso... maledetto sorrisetto falso! Molti tra loro
avrebbero voluto buttarle giù tutti i denti con un pugno. Lo
sguardo della Pupuomo, che non accennava a cambiare espressione,
indugiò su quello dei ragazzi e, in particolare, su Chiara e
Severus: sembrava averli presi di mira (Ecco, Sev! Ora capisci cosa
provano i tuoi alunni! ndA/ Ma non è la stessa cosa: quegli
occhi erano... erano... agghiaccianti! ndSev/ E io cosa ho detto?
Però i tuoi sono bellissimi... ndA/ ah, oh... grazie. NdSev '
- ').
Rimasero
per più di un minuto in un silenzio talmente opprimente, con
dei sorrisi talmente nervosi, che Lucius, per primo, decise di dire
qualcosa.
“Ha
davvero una bella casa, professoressa. Anche il giardino è
molto curato; mia madre ne rimarrebbe estasiata.” Nessuno degli
altri sei proferì parola, ma tutti avrebbero voluto correre in
bagno a vomitare: certo che Lucius aveva una dote naturale nel
lecchinare!
“Oh,
ti ringrazio caro. Sai, fino a pochi giorni fa veniva qui un
giardiniere tutti i giorni, persino la domenica e lavorava dalle nove
del mattino fino alle sette di sera; mi innaffiava tutte le piante,
tagliava le siepi, estirpava le erbacce... però è da un
po' che non lo vedo più. Deve essersene andato senza
avvertirmi l'ultima volta, perché sono tornata a casa e non
c'era più: che abbia avuto un incidente...?”
No...
assolutamente! Il giardiniere sta benissimo... si si, dev'essere per
forza così. Il giardiniere è vivo e vegeto e anche tu
ne uscirai indenne... tranquilla... non c'è niente di cui
preoccuparsi... voglio la mamma!!
Mentre
Chiara era impegnata a farsi seghe mentali, il suono di un campanello
si diffuse per tutta la casa ed attirò l'attenzione dei
presenti.
“Oh,
il pranzo! Bene, accomodatevi pure nella stanza accanto: bisogna
mangiare quando è ancora caldo, altrimenti potrebbe scappare!
Ah ah ah!!”
Severus
si chiese perché l'avesse detto fissando proprio lui...
ndA:
eccomi qua! Un altro capitolo sfornato giusto giusto per l'inizio
della scuola! In effetti avevo tutto il tempo di scriverlo prima, ma
davvero non avevo l'ispirazione.
Beh,
che ne pensate? Non mette un po' i brividi? A me si, visto che io
conosco 'quella donna' e mi fa paura pensarci (in fondo, ci sono
anch'io in quella casa!).
Mi
sento un po' triste, però; da quando è stato pubblicato
l'ultimo libro e ho saputo come finisce tutto – non l'ho letto
in inglese, ma la qui presente furbona si è letta i riassunti
su internet per vedere cosa succedeva al caro Sev e ha finito per
leggerseli tutti – la mia passione per Harry Potter sta
calando... buuuu! Me molto triste! ç.ç Quando
concluderò questa storia mi dedicherò ad altro, forse:
mi piacciono Fruit Basket (l'altra mia passione) e Naruto (la mia
nuova passione) e magari potrei fare qualcosina. Chi lo sa?!
Ringrazio
ancora voi, anime impavide, che continuate a seguire questa storia
assurda e sono veramente contenta che mi recensiate, soprattutto se
mi date dei consigli! Quindi un bel bacione ad Angelickall (sono
buona e magnanima e ti perdono! E stai tranquilla: rimarranno
traumatizzati a dovere, quei disgraziati! Gnek gnek!); a mrs black
(la famiglia Pupuomo è dappertutto... non potremo più
dormire la notte!); 8Ceci93 (ti ho già risposto in una
recensione alla tua storia. Comunque spero di non averti terrorizzata
davvero!); Piccola Vero (in effetti avrei dovuto farlo inveire di
più, però non ci avevo fatto caso. Ma la prossima volta
non le andrà così liscia, parola mia!); Lory93 (un
giorno o l'altro vi farò un altarino per tutto questo
entusiasmo! Me commossa!!! ç.ç)
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Capitolo 11 *** Capitolo 12 ***
CAPITOLO
12
La
sala da pranzo era normalissima come il resto della casa. Al centro
di un grande tavolo ovale stavano una teglia di carne cotta al forno
e una di patate dal taglio a mezzaluna; due bottiglie d'acqua erano
state posizionate ai due lati del tavolo, insieme ad una caraffa di
spremuta d'arancia e tre piccole saliere. I ragazzi individuarono i
posti a loro più congeniali e vi si sedettero: in ordine
c'erano Bellatrix, Lucius, Narcissa, Sirius e James; Severus e Chiara
furono gli ultimi e, quando fecero per spostare le sedie, rimasero
agghiacciati dalla visione che si presentò loro: c'erano tre
soli posti liberi, tra Bellatrix, da una parte, e James dall'altra,
ma il problema era che una di quelle sedie sarebbe stata occupata per
forza dalla Pupuomo. Si guardarono dritti negli occhi.
“Chi...
va?” fece Chiara.
“Non
io, questo è sicuro” rispose secco Severus e cominciò
a spostare la sedia vicina a quella di Bellatrix. Chiara si fece
prendere dal panico e afferrò il ragazzo per un braccio,
trascinandolo verso un angolo della stanza.
“Ti
scongiuro!” lo supplicò. “Non posso stare affianco
a quella... non posso, porca miseria! Ti scongiuro, mettiti tu!”
“Ma
non ci penso nemmeno!” replicò lui, ostinato. “Quella
ha qualcosa in mente, è sicuro: hai visto come mi ha guardato
prima?!”
“E
tu sai com'è che guarda me, invece? Io ho paura, non ci voglio
stare... ti prego, farò tutto quello che vuoi.”
La
Pupuomo entrò nella sala da pranzo, portando in mano un'altra
bottiglia d'acqua ed invitò con un gesto della mano i due ad
accomodarsi; si avvicinarono alle sedie, mentre Chiara mormorava
l'ennesima supplica a Severus: “Ti prego...”, con le
lacrime che riusciva a stento a trattenere. E, in quel momento,
dovette ricredersi sul carattere antipatico del ragazzo, che prese
posto affianco alla Pupuomo, permettendo a Chiara di sedersi vicino a
James. Le venne poi in mente che, probabilmente, aveva acconsentito a
prendere quel posto per non stare accanto a James e non fu più
tanto sorpresa.
“Bene!
Servitevi pure” annunciò la Pupuomo e gli invitati
iniziarono a mangiare.
Il
pranzo proseguì senza problemi, senza incidenti e senza casi
di avvelenamento. Avevano trascorso due ore a tavola a mangiare e
parlare, inizialmente con molto imbarazzo; poi, però, si erano
in parte abituati e, anche per spirito di sopravvivenza, avevano
iniziato a conversare con la Pupuomo. La donna, dal canto suo, si era
dimostrata fin troppo gentile e non aveva mostrato istinti omicida,
come tutti si sarebbero aspettati. Dopo pranzo li invitò tutti
ad accomodarsi nel salotto e li lasciò soli per qualche minuto
per andare a rispondere al telefono.
“No.
No, no, no. No” si ripeteva Bellatrix da quasi un minuto. “Non
può essere così semplice. Assolutamente.”
“L'hai
finita!” la rimbeccò Sirius, che aveva già i suoi
problemi a cui pensare. “Abbiamo capito.”
“Secondo
me ha qualcosa in mente. Di sicuro vuole farci qualcosa adesso,
proprio mentre siamo appesantiti dal pranzo” disse James e
Sirius annuì:
“Probabile.
Magari nel cibo c'è un veleno ad effetto ritardato e tra poco
cominceremo a cadere come mosche!”
“Se
avessi studiato sapresti che non esistono veleni del genere”
disse Severus, sarcastico. Sirius lo guardò male:
“Ah,
giusto, dimenticavo che qui abbiamo l'esperto! Allora dicci: cosa ha
intenzione di farci?”
“Non
chiedermi di immaginare come funziona la mente di una pazza
psicopatica!
“Perché
non parli un po' più forte, così magari ti sente?”
disse Sirius con voce bassa e ironica.
“La
volete smettere, tutt'e due?!” esclamò Narcissa,
improvvisamente furiosa. “Ma vi sembra questo il momento di
litigare? Dobbiamo cercare di capire cosa ha in mente quell'essere e
uscire vivi da questa trappola: vi ammazzerete quando saremo tornati
a casa. Capito?” più che una domanda, sembrava una
minaccia. Chiara non aveva mai visto Narcissa infogarsi così e
pensò che doveva essere proprio spaventata per reagire in quel
modo. Severus e Sirius non si dissero altro, ma continuarono a
scrutarsi torvi.
“Allora,
dobbiamo preparare un piano: alcuni di noi devono andare a
perlustrare la casa per trovare delle vie d'uscita, o qualche stanza
dall'aria sospetta da cui dobbiamo stare lontani; possiamo dire che
dobbiamo andare in bagno.”
“E
chi ci andrà?” chiese Bellatrix con uno strano
presentimento.
“Noi
due?” propose. “Sempre meglio che stare qui con questa.”
Bellatrix convenne con la sorella e si alzò dal divano.
“Possiamo
cominciare ad andare; se non ci trova, ditele che siamo andate a
cercare il bagno” disse Bellarix e le due scomparvero oltre una
delle porte del salotto.
NdA:
Io chiedo umilmente perdono dal profondo della mia anima impura... MI
DISPIACEEEE!! Io volevo aggiornare, avevo due capitoli belli pronti,
ma non ho POTUTO!! Vi ho detto (credo) che non ho internet a casa e
non sono riuscita a trovare nessuno da cui scroccare! Comunque spero
vi piaccia: ho cinque minuti di tempo, quindi non posso rileggere il
tutto. Ah, per la cronaca, ho fatto un casino con i capitoli nove,
dieci e undici... cercherò di sistemare.
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Capitolo 12 *** Capitolo 13 ***
CAPITOLO
13
Narcissa
aveva una brutta sensazione, come se da un momento all'altro potesse
succedere qualcosa di terrificante e doloroso, soprattutto doloroso,
e per questo si tenne sempre appiccicata alla sorella maggiore. Si
chiese più volte – ma in realtà lo faceva già
da molti giorni – come potesse una semplice babbana avere
quell'effetto su tutti loro, su maghi con tutte le carte in regola
per farla diventare una grossa anatra da cuocere al forno con le
patate; e non riusciva nemmeno a capire perché non lo avessero
già fatto! Aveva ragione Chiara a chiederselo, perché
era davvero una cosa assurda. Riflettendoci, nemmeno Narcissa sapeva
spiegarselo. In realtà non c'era niente che impediva loro di
usare la magia, a parte la remota possibilità che restassero
in quel mondo: in quel caso, se fossero stati scoperti a trasformare
la Pupuomo in anatra, la gente li avrebbe considerati dei fenomeni da
baraccone e non avrebbero avuto un attimo di pace per il resto della
loro vita. Questo allora poteva capirlo, ma non riusciva proprio a
trovare altre spiegazioni. Quindi se lo chiese.
Narcissa,
perché diavolo non hai ancora usato la magia? Tu, quella scema
di tua sorella e quei rompiscatole che sono lì con te.
Accidenti! È che quella donna è troppo... inquietante,
troppo antipatica e cattiva; dà la sensazione di poterti fare
qualsiasi cosa, anche di farti sparire dalla circolazione... ecco! Ho
capito!
Finalmente
se ne rese conto: loro potevano usare la magia, ma non volevano,
perché avevano paura che la Pupuomo potesse fare loro del male
o fargliela pagare cara; erano talmente soggetti a questo strano
potere da essersi auto convinti di non poter fare niente, che
lanciarle incantesimi avrebbe solo peggiorato la situazione.
Quindi
la ragione di tutto, quella che anche Chiara si era domandata e che
Narcissa le avrebbe in seguito spiegato, si trovava solo nella loro
testa. Dopo questa interessante scoperta si sentiva molto più
forte ed affrontò quella pericolosa missione di ricognizione
con meno paura.
Mai
fece errore più grave.
Nel
salotto, intanto, i cinque rimasti aspettavano con impazienza il
ritorno della professoressa, lanciando occhiate nervose alle porte
della stanza e cercando di indovinare da quale di quelle sarebbe
spuntata fuori. Chiara pensava a diverse cose, e ogni volta che
rifletteva su una gliene veniva in mente un'altra, cosicché,
dopo cinque minuti, si ritrovò con un mal di testa
incredibilmente forte. In particolare, gli ultimi pensieri furono:
perché
Severus mi ha fatto sedere lì? Forse per farmi un favore...
macché! Cosa vai a pensare, oh scema!? Figurati se il motivo è
questo. Di sicuro non voleva stare vicino a quel coglione di James e
ha preferito la Pupuomo a lui...
...
certo però che quei tre devono proprio odiarsi; non credo che
siano solo le prese in giro a far incavolare così Severus,
deve esserci sicuramente dell'altro che non so. Mmm... io sono sempre
convinta che centri qualcosa Lily, ma non so perché... beh, in
realtà lo immagino! Ho letto tante di quelle fanfiction da
essermi fatta più di un'idea: James e Severus sono sicuramente
innamorati di Lily e se la contendono, ma deve essere successo
qualcosa poi. Così si spiegherebbe anche perché si
odiano così tanto...
...
Ehm, aspetta un secondo... perché mi sta guardando così?
Non starà mica... oh cavolo!
Chiara
abbassò subito lo sguardo, rossa come un peperone. Aveva
notato, mentre rifletteva, che Severus la stava fissando in modo
strano e che, all'improvviso e per pochi istanti, aveva cambiato
espressione da curiosa a sbalordita: stava sicuramente usando la
Legilimanzia su di lei e su tutti i suoi pensieri.
Che
vergogna! Avrebbe voluto sprofondare nel divano e probabilmente
avrebbe trovato una scusa al volo e sarebbe scappata in bagno, se non
fosse entrata in quel momento la Pupuomo con un grande sorriso
stampato sulla faccia.
“Bene
bene, ragazzi miei: cosa volete fare ora?” chiese, ma non
sembrava poi tanto una domanda perché aggiunse: “Stavo
pensando di farvi conoscere il mio adorato cagnolino. Si chiama
Cotonfioc ed è un amore di batuffolo! Dovete assolutamente
vederlo, è così dolce e tenero... su! Avanti, chi vuole
seguirmi di là?”
“Perché
di là? Cos'è, sta male?” chiese innocentemente
Sirius, ma la Pupuomo gli scoccò un'occhiata glaciale e
furibonda, rispondendo però con un tono pressoché
normale.
“Niente
del genere... è solo che a Cotonfioc non piace stare in
salotto e preferisce che andiate voi da lui.”
Nemmeno
a noi piace stare qui, ma siamo venuti lo stesso, brutta gallina
infame! Pensò Sirius, che sentiva un'impellente necessità
di sfogarsi almeno mentalmente. La Pupuomo continuò:
“L'unico
problema è che nella sua stanza ci stanno solo tre persone,
quindi possono venire solo due di voi con... ma, scusate! Dove sono
finite quelle due care stelline?”
“Quali
stelle?” chiese James.
“Ma
come quali, o giovanotto?! Le uniche due stelle che possono esserci!
Ne vedi altre?”
“Ah!
Bellatrix e Narcissa. Ma scusi...” cercò di ribattere
James, ma la Pupuomo lo interruppe; lanciò intanto un'occhiata
a Chiara, che sembrava fremere dalla voglia di saltarle al collo e
strozzarla: e lei che cos'era? Un asteroide? James soffocò una
risatina e tornò con lo sguardo alla professoressa.
“E
allora? Dove sono?”
“Sono
andate un attimo in bagno” rispose Lucius. La Pupuomo assunse
un'espressione strana, come se fosse per metà furiosa e per
metà curiosa.
“Da
che parte...?”
“Di
là.” Lucius indicò il corridoio da cui erano
passate, pentendosene subito: così le avrebbe trovate! Ma cosa
gli era passato per la testa? Infatti anche Severus e gli altri lo
guardarono, meravigliati, mentre lui si mordeva la lingua.
Inaspettatamente però, la Pupuomo si rallegrò alla sua
risposta e commentò:
“Bene!
Molto bene. Allora, chi vuole venire con me? James e Sirius, che ne
dite? Non vi va di vedere Cotonfioc? Si, certo che vi va, quindi...
da questa parte.” I due non poterono ribellarsi, più che
altro per timore che l'espressione della donna potesse tornare
glaciale come pochi minuti prima. Mentre i tre si allontanavano lungo
il corridoio, Chiara, Severus e Lucius rimasero da soli nel salotto.
I due Serpeverde stavano parlottando e Chiara non riusciva a sentire,
perché stava seduta dall'altra parte della stanza; si avvicinò
ai due per fare alcune domande, ma all'improvviso le parve di sentire
la voce di qualcuno, come un' eco, provenire da qualche parte alla
sua sinistra. Si guardò intorno, ma non riuscì a capire
la provenienza di quel suono e riprese a camminare, un po' inquieta.
“Scusate...
cosa facciamo?” chiese rivolta ai due ragazzi, che parvero non
capire.
“Perché,
dovremmo fare qualcosa?” chiese Lucius, perplesso. Chiara
sgranò gli occhi.
“E
certo! Non vorrete mica rimanere qui ad aspettare che quella arrivi e
ci porti chissà dove!” poiché ancora sembravano
non capire – e a quel punto si chiese se fosse lei furba o loro
stupidi – cercò di spiegarsi meglio. “Voi non
avete mai letto dei gialli, o visto dei polizieschi? Beh, i
polizieschi no, ma... avete idea di cosa significhi quando un gruppo
si divide? Quella lo sta facendo a posta, così poi potrà
fare di noi quello che vorrà!”
“E
cosa proponi di fare?” chiese Lucius, scettico. “Scappare
non serve a niente.”
È
proprio un Serpeverde...
“Dobbiamo
trovare gli altri, pensare ad una scusa e andarcene di qui: non lo
so... qualcuno può fingere di star male.”
I
due ragazzi rimasero in silenzio; ma quando un forte stridio
proveniente da chissà dove rischiò di frantumare i loro
timpani si decisero ad accettare la proposta.
“Da
dove veniva?” chiese Chiara, lo sguardo che saettava da una
parte all'altra della stanza. Severus si avvicinò alla porta
finestra che dava sul cortile interno.
“Viene
da qui.”
Aprì
la porta ed uscì in giardino. Lucius e Chiara lo seguirono
poco dopo. Quello che videro li lasciò sconcertati: in mezzo a
piante fiorite, cespugli ed aiuole c'era un pozzo in pietra chiuso da
un blocco dall'aspetto molto pesante.
“Ditemi
che non veniva da lì dentro...” supplicò Chiara,
tenendosi a debita distanza. Severus invece si avvicinò ancora
un po', lentamente.
Poi
si sentì un altro suono, come un lamento.
“Ma
qui c'è qualcuno!” esclamò Lucius.
NdA.
Chiedo umilmente perdono per il ritardo con cui sto aggiornando in
questo periodo. Prima non avevo idee, poi ho deciso di aspettare
l'uscita del settimo libro, poi ho letto due certi capitoli e mi sono
angosciata da morire... perdonatemi, vi prego! Chiedo venia!!
Comunque credo che nessuno abbia notato che ho aggiornato anche il
dodicesimo capitolo; o almeno ve ne siete accorti in trentatré...
dai! Non so se volete continuare a seguire questa storia assurda,
però io sono sempre qui!!
Il
prossimo lo devo ancora scrivere; non ho idea di quanto ci metterò,
ma voi ogni tanto controllate.
(Ah,
una cosa: potrei aggiornare l'ultimo capitolo di 'Un anno' entro due
o tre giorni, sicuramente entro sabato, a meno che non succeda
qualcosa - scongiuro! Scongiuro!).
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