Attimi di vita di una neo-coppia di vampiri

di Soqquadro04
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** 1. Cane ***
Capitolo 2: *** 2. College ***
Capitolo 3: *** 3. Marcare ***
Capitolo 4: *** 4. Coperte aggrovigliate ***
Capitolo 5: *** 5. Soprannomi che potrebbero essere evitati senza rimpianti ***
Capitolo 6: *** 6. Circolo vizioso ***
Capitolo 7: *** 7. Giornata di studio ***
Capitolo 8: *** 8. Caffè ***
Capitolo 9: *** 9. Passanti e macchine fotografiche ***
Capitolo 10: *** 10. Nessuno sa ***
Capitolo 11: *** 11. Domande ***
Capitolo 12: *** 12. Tradimento ***
Capitolo 13: *** 13. Shopping ***
Capitolo 14: *** 14. San Valentino ***
Capitolo 15: *** 15. Ian ***
Capitolo 16: *** 16. Cappello ***



Capitolo 1
*** 1. Cane ***



Cane

«Ho come l'impressione che tu ti senta solo.» Elena lo osserva, corrucciata, la sacca per il week-end incurantemente appoggiata a terra.
Inarca le sopracciglia, stranito, avvicinandosi a lei e baciandole le labbra. Chiude gli occhi, sospirando di beatitudine.

Del resto, non la vede da due settimane – tutti dettagli che lo portano a imprecare costantemente contro lezioni, esami, spreco di tempo inutile per fare cose come mangiare, quando ce ne sono tante altre – decisamente più importanti – da fare. Come, ad esempio e pescando totalmente a caso, portarla di peso al piano superiore e rinchiuderla in camera per quei due stupendi, cortissimi giorni di visita.

Eppure le risponde, comprendendo che non si tranquillizzerà finché non avrà una rassicurazione.

«Sto bene, Elena. In questo momento, poi, meravigliosamente.» sorride con metà volto, piegandosi per raccogliere la borsa e iniziando ad avviarsi verso le scale. Lei non lo segue, poco convinta. Sembra titubante, come se gli stesse nascondendo qualcosa che sa benissimo prima o poi verrà fuori. E quando succederà, lui non sarà affatto contento.

«Sicuro?» il sospetto si fa strada nelle iridi chiare di Damon, che si volta verso di lei con espressione interrogativa.

«Certo che sono sicuro, Elena. Se proprio non avrò niente da fare, per disperazione potrei arrivare a cercare la compagnia di Katherine e della sua nuova isteria da rediviva, non credi?» il ghigno con cui accompagna quelle parole è talmente da lui che, in condizioni normali, basterebbe a calmare Elena per i dieci anni a seguire. Ma è ormai evidente che le condizioni non sono normali.

Lei si torce le mani, evitando il suo sguardo. Damon sospira pesantemente. La proposta che sta per fargli dev'essere strana davvero.

«Perché... ecco... io pensavo che, magari...» Elena alza appena gli occhi, lanciandogli un'occhiata fugace.

«Dimmi, forza. Se è proprio così brutta, ti inseguirò per tutta la casa minacciandoti di lenta e dolorosa morte per astinenza, Elena, ma nulla di più. Credimi.» sdrammatizza, ansioso.

Forse deve dirgli che ha intenzione di adottare un bambino. Non è pronto ad essere...

«Ho pensato che magari potremmo prendere un cane.» non registra subito ciò che lei ha appena avuto il coraggio di proporgli. Per i primi cinque secondi, rimane talmente spiazzato da non riuscire a elaborare la frase né, tanto meno, una risposta di senso compiuto.

La sua prima reazione è un secco rifiuto interiore. A cosa servirebbe, un cane? E poi rischierebbe quasi sicuramente di venire ammazzato da qualcuno in preda a un raptus vendicativo oppure, rimanendo più sul normale, di essere investito da un'automobile in corsa.
Viste le opzioni e valutato velocemente che non esistono vantaggi nell'avere qualcuno con un alito pestilenziale che ti lecca la faccia tutte le mattine, anche la seconda reazione è un secco rifiuto. Esternato anche a lei, stavolta.

«Magari un bel labrador, che ne dici? Comincia a correre, Elena.»

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N/A - Note dell'Autrice

Buonsalve, lettori ^^
Benvenuti, miei complici, alla fine di questa piccola pazzia che può nascere solamente alle due di notte, sfogliando annoiati prompt vecchi di secoli e con una voglia matta di scrivere del Delena. Ho anche sconfitto un blocco momentaneo *_*
Spero che la prima Flash vi sia piaciuta, veramente ^_*
Avverto subito che l'aggiornamento sarà settimanale: precisamente, aggiornerò il Sabato (oggi è stata una piccola eccezione, visto che avevo una gran voglia di pubblicare XD) e cercherò di essere il più regolare possibile! <3

A presto,
Soqquadro

 

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Capitolo 2
*** 2. College ***




Amore significa non dover dire mai mi dispiace.
Erich Segal; “Love Story”

College

«Non finire fra le braccia di qualche culturista ossigenato. Mi raccomando. Non mi va di farmi trecento miglia* per venire a mangiarlo fuori dai week-end di visita.» Damon inarca un sopracciglio, abbracciandole la vita mentre la conduce lungo la parte destra di un'enorme aiuola dall'erba talmente verde da sembrare finta. Rallenta impercettibilmente il passo, come per rimandare la separazione imminente. Una smorfia gli piega le labbra in maniera strana, ed Elena non riesce a interpretare la sua espressione.

«Non finire fra le gambe di qualche donnicciola da quattro soldi. Mi raccomando. Perché io le farei, trecento miglia per venire a mangiarla. Anche se dovessi interrompere improvvisamente una lezione molto interessante tenuta dal suddetto culturista.» replica lei, ricalcando le sue parole, rispondendogli senza nemmeno girare la testa nella sua direzione. Sorride, fintamente angelica.

Damon ghigna, divertito da quella risposta che pare uscita dalla sua bocca, più che da quella di lei. La convivenza inizia a farle male. O bene, dipende dai punti di vista.

Eppure c'è qualcosa che lo turba, nonostante lei sia completamente spensierata.
Lui non può fare a meno di infilare un poco di reale preoccupazione nel tono scherzoso.

Elena non la coglie, guardandosi intorno con occhi brillanti, mentre gli stringe inconsapevolmente il braccio quando qualcosa attira la sua attenzione.

Non sono soli all'ombra imponente della scuola: altre coppie abbracciate e anche ragazzi e ragazze in solitudine vagano per il College Walk della Columbia*2, probabilmente cercando il dormitorio o qualcuno cui chiedere informazioni per orientarsi.
Damon riprende il discorso, testardo, inducendola a voltarsi verso di lui.

«Come capiresti che ti ho tradita, sentiamo? Sono un grande attore.» la voce è leggera, gli occhi no. Teme ancora che lei non si fidi. O, forse, ha paura di non fidarsi abbastanza lui stesso.
Ha bisogno di metterla alla prova, di un'ulteriore conferma.

«Lo sentirei nel tuo tocco. Te lo leggerei negli occhi. E, poi, non lo faresti mai.»


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*1 Circa 480 chilometri

*2 Sappiate che sono perfettamente consapevole dei costi e dell'improbabilità di tale evenienza, ma siccome il College che, in teoria, Elena dovrebbe frequentare, molto semplicemente non esiste, ho pensato di “infilarla” alla Columbia University di New York... anche se è impossibile, è un College conosciuto e non mi sembrava molto sensato buttarmi su improbabili scuole in Virginia.

N/A - Note dell'Autrice

Buonsalve, lettori <3
So che, almeno in teoria, non avremmo dovuto sentirci fino a domani, ma ho deciso di anticipare - per vari motivi - il giorno di aggiornamento al Venerdì (e sì, quasi sicuramente aggiornerò il Giovedì notte sul tardi o la mattina presto) ^_*
Spero che non vi dispiaccia troppo e mi scuso per l'enorme licenza poetica che mi sono presa nel mandare Elena alla Columbia XD
Come avrete certo notato, questa Flash è più corta dell'altra e, vi dirò, non mi convince nemmeno molto D;
Qui di seguito, vi lascio una lista di alcuni dei miei lavori ^^:


Solamente un sogno [OS//Missing Moments con ambientazione temporale indefinita]
Niente [OS//riscrittura (più o meno) della 4x19]
Questa notte [Os//Post 4x23]
My sweet, innocent Damon [OS//1864, Damon/Katherine]

Di torte con glassa azzurra e feste di compleanno non richieste [OS//Post 4x23, dedicata al compleanno di Damon]

Dormi [OS//Delena; Post 4x23]
Monsters [OS//Child!Salvatorebros; 1864]
Relazione - Quando le cose succedono [Tripla Drabble//Delena]
Semplici prese di coscienza sulla Tour Eiffel [OS//Futurverse!Klaroline]


Un vostro parere è sempre gradito ^_*
A presto,
Soqquadro

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Capitolo 3
*** 3. Marcare ***




Amore scaccia gelosia
Proverbio francese

Marcare

E' così divertente.

«Non sono gelosa, Damon. Figurati! Dovrei esserlo?» gli dice, fulminando con un'occhiata gelida l'ennesima ragazza, stavolta una biondina insipida che ha avuto la malaugurata idea di ammiccare verso di lui, un paio di volte.
Non appena intercetta quello sguardo duro, l'altra arrossisce e si volta verso le amiche, scoppiando a ridere con un tono di voce esageratamente squillante.

Lui ridacchia, portandosi una mano alla bocca per nascondere il sorriso.
Il comportamento infantile della sua accompagnatrice e soprattutto il suo ostinato negare la gelosia che – evidentemente – prova nei suoi confronti, sono esilaranti. Sa perfettamente che lei nega solamente per ripicca verso quella punizione nemmeno troppo velata. Certo, forse portarla in un pub notoriamente conosciuto per la facile caccia al single – ogni tanto, quando era ancora infelicemente libero e non corrisposto, in quel posto aveva abbordato qualche distrazione niente male – è una vendetta un po' troppo meschina per “un'innocua proposta quale è adottare un cane”*, ma a lui pare decisamente appropriata. Non che non gli faccia piacere, vederla gelosa. Anzi.

«O non vogliono vedere la verità, Elena, o continuano a scambiarti per la sorella che non ho.» sghignazza in maniera inquietante persino per i suoi standard abituali, faticando a trattenere il compiacimento nell'osservarla, incollerita, mentre marca in modo troppo leggero – per forza non capiscono – il territorio. Le donne single a cui non piace essere sole sono terribilmente testarde, e lei non sta facendo capire loro che lui non è – più – una preda.

Sospira, comprendendo, quando Elena tenta di alzarsi e attaccare una rossa palesemente tinta che pare intenzionata a raggiungere il loro tavolo, che il gioco è – come si suol dire – durato troppo.

Le prende la mano, convincendola a sedersi nuovamente. Poi, ignorando l'occhiata sospettosa che gli lancia, si sporge sul tavolo – rischiando, poco vampirescamente, di ribaltare l'orripilante vaso di fiori finti che troneggia al centro del piano in legno –, le prende il viso fra le mani e incolla la bocca alla sua. Delicatamente, forza le labbra socchiuse di lei, accarezzandole i denti con la lingua.
Le mani di Elena stringono convulsamente le ciocche scompigliate dei suoi capelli e, quando la lascia andare – boccheggiante e scarmigliata – continua a tenergli la nuca, come per non farlo allontanare.

Con un'occhiata ironica, Damon la invita a guardarsi intorno. Lui non ne ha bisogno: conosce già l'esito di quella piccola esibizione pubblica.
Quando Elena, vittoriosa, incrocia nuovamente il suo sguardo, ha un'ulteriore conferma del fatto che tutte le donne in sala hanno perso improvvisamente interesse per “il moretto dagli occhi azzurri” ora diventato “il moretto dagli occhi azzurri e dalla fidanzata dominante”.

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* riferimento alla prima Flash della Raccolta, of course.

N/A - Note dell'Autrice

Buonsalve, lettori. Prima che possiate dire qualsiasi cosa, vi precedo spiegandovi che ho aggiornato oggi perché mi è stato gentilmente spiegato che Venerdì verrò costretta ad andare a pescare. Quindi, in parole povere, dovrò svegliarmi alle cinque del mattino, alle sei partire e alle otto arrivare non-mi-ricordo-dove, passando tutta la giornata a morire di caldo e noia mentre il fidanzato di mia madre e il mio fratellastro si divertono.
Credo potrei basarci sopra una delle Flash future.
Se vi state chiedendo perché non ho pubblicato comunque di Giovedì, la risposta è che sono così irritata che ho voluto sfogarmi con voi ù.ù
Spero non vi dispiaccia **
La Flashfic è stavolta decisamente più lunga della precedente, spero che sia una sorpresa gradita questo aggiornamento fuori programma e pregate che non faccia una strage, altrimenti non credo potrò più pubblicare XD
A presto,
la vostra depressa e accaldata Soqquadro

 

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Capitolo 4
*** 4. Coperte aggrovigliate ***



Chi ti ama c'è sempre, c'è prima di te, prima di conoscerti

Margaret Mazzantini

Coperte aggrovigliate

C'è troppa luce.
Damon strizza le palpebre, accorgendosi dell'eccessiva luminosità della camera nonostante gli occhi ancora chiusi.

Sente il corpo stranamente immobilizzato, ma sa che la sensazione è probabilmente dovuta all'appendice supplementare – anche conosciuta come piccola usurpatrice di spazio vitale – che si presenta come Elena. Del resto ci si è abituato, dopo due mesi in cui, fortunatamente e in maniera adorabilmente dolce, si sveglia accanto a lei, ma non è mai facile staccarsela dal fianco, considerato che gli è completamente abbarbicata addosso.

Ha una gamba infilata fra quelle di lui, le braccia magre strette attorno alla sua vita e la testa inclinata nell'incavo della clavicola, in una posizione tanto scomoda quanto pazzescamente, irrinunciabilmente intima.

E Damon sbuffa, contrariato, perché vorrebbe tanto alzarsi e andare a preparare caffè pre-pancake/vasca da bagno/colazione/caffé post-pancake/varie ed eventuali sdolcinatezze mattutine da coppiette, ma se c'è un'altra cosa che vuole è lasciarla dormire. E non è sicuro di riuscire ad andarsene senza svegliarla. Sbuffa di nuovo, voltando molto lentamente il capo verso di lei.

Appoggia il mento sui suoi capelli, inspirando l'inebriante profumo di rose che la accompagna, e fissando con sguardo vacuo la piccola porzione di caviglia che riesce a scorgere, perché imprudentemente scivolata fuori dall'indistricabile bozzolo di lenzuola nel quale si è avvolta durante la notte.

Comincia, molto lentamente, a sfilare il braccio destro da sotto la schiena di Elena, tentando di non farle avvertire troppo bruscamente lo scompenso. Una volta riuscito – miracolosamente – a liberarsi senza farsi sentire, le prende le mani, allontanandole delicatamente dal suo torace e appoggiando le dita inerti sul materasso sprovvisto di trapunta – assurdo. Sono riusciti a buttare la coperta sul pavimento senza neanche infilarcisi sotto.

Il respiro regolare della vampira s'interrompe all'improvviso, bruscamente, e Damon trattiene a sua volta il fiato, temendo di averla infastidita.
Quando Elena riprende a inspirare, tranquilla e ancora dormiente, anche lui si rilassa nuovamente, prendendole con dolcezza il viso fra le mani e guidandole il capo verso il cuscino.

Finalmente può muoversi. Lentamente, Damon si solleva a sedere, tentando di non scuotere troppo il materasso.
Sorride, intenerito dal viso rilassato della donna al suo fianco, e si alza.

O, almeno, ci prova: non fa in tempo a registrare la sensazione di impedimento che si ritrova steso per terra, le gambe impigliate nel rotolo di coperte e la dignità fatta a pezzettini.
Non si libera, ancora vagamente sorpreso, e sente Elena sobbalzare e allungarsi fino al bordo del letto, fissandolo, stranita. Lui alza gli occhi al cielo, cercando di ironizzare, e lei scoppia a ridere. Una risata acuta, genuina, vera.

E Damon non si dà la pena di commentare con qualcosa di acido, non la interrompe, non si toglie dalla situazione decisamente imbarazzante.
Alcuni potrebbero scambiare il suo silenzio accondiscendente per orgoglio virile ferito, ma la spiegazione è molto più semplice: pur di sentirla ridere così, cadrebbe dal letto tutte le mattine.

 

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N/A - Note dell'Autrice

Hanno disdetto la giornata di pesca! L'hanno DISDETTA! Il mio fratellastro è riuscito a prendersi l'influenza, così ieri sera ci hanno chiamato e informato che oggi non ci saremmo dovuti alzare all'alba per passare un giorno intero a non fare assolutamente nulla di produttivo! **
E vi ho fatto un regalino (credo di non essere portata per gli aggiornamenti settimanali XD) ù.ù
Sapete, per festeggiare il fatto che sicuramente oggi non farò nessuna strage ^^
Ah, un'ultima cosa: se voleste passare a vedere l'ultimo mio lavoro, potete farlo cliccando qui:
Tramonti (OS//DamonCentred)
A presto,
la vostra nuovamente allegra Soqquadro
 

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Capitolo 5
*** 5. Soprannomi che potrebbero essere evitati senza rimpianti ***




L'ubriachezza non è altro che una forma di pazzia volontaria.

Lucio Anneo Seneca

Soprannomi che potrebbero essere evitati senza rimpianti

Damon è fermo davanti alla porta dell'alloggio di Elena e Caroline – o, perlomeno, quello che è quasi sicuro sia l'alloggio di Elena e Caroline –, e un sorriso contento gli illumina il viso di una luce serena che attira su di lui le attenzioni di una buona metà – quella femminile, ovviamente – del dormitorio.

E' sabato, sono le due di una nottata nebbiosa e molti studenti stanno rientrando, soli o in compagnia, cercando di evitare la pioggia imminente.

Lui è appena arrivato da Mystic Falls, ma Elena non lo sa. Spera di farle una sorpresa gradita, considerato quanto è preoccupato che la settimana pre-esami – da quanto ha capito ascoltando gli sfoghi vagamente isterici con cui lo terrorizzava al telefono – l'abbia stressata troppo.

E dire che è una vampira: ha la possibilità, fra qualche anno, di frequentare il college per la diciassettesima volta. Dovrebbe prenderla con più calma.
Damon sospira, fintamente esasperato, e alza una mano chiusa a pugno per bussare, pregustando già la sua espressione stupita.

Poi, le nocche ancora a mezz'aria, sente un tonfo decisamente inquietante, una risata acuta e, beh... alcolica e un rumore di vetri infranti levarsi contemporaneamente dall'interno della camera. Aggrotta la fronte, divertito, convinto di aver confuso i numeri degli appartamenti.

Mentre si volta per andarsene, però, sente l'inconfondibile voce stridula di Barbie che chiede a quella che – evidentemente – è la sua fidanzata, di passarle quella fottuta bottiglia di vodka.
E no, lui non ci ha aggiunto nulla.

Inarca le sopracciglia, ghignando – dev'essere veramente buffa Elena completamente sbronza, soprattutto ora che non deve preoccuparsi del suo fegato – e risolvendosi a chiedere di entrare. Forse non avrebbe dovuto preparare il discorso ancor prima di incontrarla (aveva intenzione di cominciare con un “vivi tranquillamente l'eternità, Elena.”). A sua discolpa, deve ammettere che ha avuto paura di trovarla sommersa dai libri e totalmente dipendente dalla caffeina, proprio come una normalissima studentessa.

Mentre riabbassa la mano, percepisce un altro colpo sordo – una delle due è caduta, sicuramente –, un'imprecazione – è la voce di Elena. Rimane interdetto per un secondo nell'udire la fantasia che sfodera da ubriaca – e infine il suono della serratura che scatta.

Quando gli apre la porta, spalancandola talmente in fretta da rischiare di centrarsi in pieno la fronte, lo fissa per qualche secondo senza riconoscerlo. Probabilmente, l'ubriachezza – unita al fatto che lui non dovrebbe essere lì – le impediscono di associarlo al luogo. Un po' come quando incontri la fruttivendola al supermercato, trovandola sorprendentemente familiare ma non riuscendo a contestualizzarla.

Poi un sorriso felice le accende lentamente il volto – come sorride lei, quel sorriso speciale che le prende le labbra, poi gli occhi e, infine, l'intero viso – e, allegra, gli getta le braccia al collo, rischiando di farlo cadere all'indietro. Lui non può far altro che ridere per tutto quell'entusiasmo, stringendola a sé e respirando il suo profumo, mitigato dall'odore di alcool.

Certo, smette immediatamente di sogghignare per la sua esuberanza alticcia quando arriva alla conclusione che, in fondo, la preferisce da sobria.

«Damon, tesoro

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N/A - Note dell'Autrice

Buonsalve, lettori. *_*
Ci tengo a informarvi che questa Flash è la mia preferita fra tutte quelle che ho postato fin'ora ù.ù
Non so perché, forse per l'idea di un'Elena completamente ubriaca XD
Comunque... visto che sono riuscita ad aggiornare il giorno giusto??? **
Ah, sono estremamente soddisfatta di me ù.ù
Oggi vi lascio presto, con il link di un'altra raccolta che sto postando (e il cui giorno d'aggiornamento è sempre oggi) ^_*
Ecco qui:  Death and Miracles of a big bad Vampire

Spero che passerete a fare una visitina: il tema sono semplicemente i pensieri di Damon, senza una Timeline precisa ^_*
Se volete fare contenta una povera autrice, potreste anche lasciare un piccolo commento ^_^
A presto,
la vostra Soqquadro

 

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Capitolo 6
*** 6. Circolo vizioso ***




Prendete un circolo, coccolatelo, diventerà vizioso!
Eugène Ionesco


Circolo vizioso

Damon è corrucciato. E ne ha tutte le ragioni, effettivamente, perché è domenica pomeriggio. E lui odia la domenica pomeriggio con tutto se stesso.
Sta aspettando che Elena scenda le scale, la sacca da viaggio in mano e un sorriso di conforto. Che gli dica, ancora una volta: “Damon, su, non fare il bambino. Ci vedremo la settimana prossima.
Anche se non sta facendo il bambino. Solo... detesta vederla partire.

I primi due giorni, solitamente, sono la parte peggiore. Non ritrovarla accanto al mattino, preparare il caffè per uno. Poi, lentamente, si riabitua alla solitudine. Giusto in tempo per vederla, ridente, scendere dalla macchina dopo quelle sette ore di viaggio che la sfiancano ogni volta, e corrergli incontro.
Un giorno e mezzo, in cui si ritorna alle coccole mattutine e al caffè per due. E poi di nuovo tutto dall'inizio.

Uno stramaledetto circolo vizioso.

Sbuffa, un adorabile – no, la definizione non è sua, quanto di quell'inguaribile romanticona persa che è la sua fidanzata – broncio dipinto in viso, mentre sente i passi di Elena sul pianerottolo. Quando fa capolino dalla cima delle scale, come aveva previsto, ha un sorriso rassicurante e già pronte sulle labbra le stesse parole che gli rivolge ogni domenica pomeriggio.

Oggi non vuole ascoltarle, però. È di umore particolarmente pessimo, anche se non c'è un motivo preciso. Sarà che ha realizzato che stanno rimanendo intrappolati in una routine vagamente destabilizzante... è troppo normale per essere vero. Insomma, abitano a Mystic Falls.
Non c'era praticamente mai stato nulla di anche
lontanamente normale, in quel posto. Non da quando lui e suo fratello avevano avuto la grandiosa idea di fare una visitina a casa.

E così, ora è terribilmente diffidente verso quella tranquillità. Gli suona falsa. Impossibile.
Ma sa che, forse, deve semplicemente rilassarsi.

Così si rimangia le parole che stavano premendo per uscire e fermare la tipica rassicurazione di Elena – aveva pensato ad un molto pacato “no, Elena. Oggi non partirai. Faremo qualcosa di diverso. Potresti rimanere fino a martedì, che ne pensi?”... ripensandoci, se si fosse rifiutata (considerato che non aveva nemmeno un esame e che ancora non aveva saltato neanche un giorno), l'avrebbe semplicemente sollevata di peso e rinchiusa in camera – per lanciarle un ghigno amaro di comprensione, avvicinarsi a lei, prenderle la borsa e accompagnarla fuori.

Sono proprio accanto all'auto quando, come al solito, lei allunga la mano per riprendere il bagaglio.
Come al solito, lo guarda negli occhi e piega leggermente la testa all'indietro per chiedere un bacio.
Come al solito
, lui le si avvicina, sfiorandole le labbra e soffiando un risentito “buon viaggio”.
Come al solito
, lui la osserva salire in auto, fare manovra e partire, salutandolo fin quando riesce a vederlo, mentre lui risponde con energia.

E, come al solito, quando la porta della pensione si richiude alle sue spalle con un tonfo sordo, dividendo quell'innaturale normalità domestica dall'innaturale normalità esterna, Damon si cancella il sorriso di circostanza dalle labbra con un sorso di bourbon, per poi rintanarsi in camera e rassegnarsi, ancora una volta, ad aspettarla.

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N/A - Note dell'Autrice

Buonsalve, lettori. *_*
Eccomi con l'aggiornamento del Venerdì e una (brutta?) notizia per chi segue l'altra Raccolta: credo la cancellerò, mi dispiace.
Purtroppo, ora che mi sono anche messa in testa di continuare per bene una Long appena pubblicata, non riuscirò mai a gestire anche due raccolte... quindi l'altr farà ciao ciao al fandom D:
Forse più avanti la ripubblicherò, o forse no, chissà. Comunque, credo che andrò in crisi anche gestendo solo questa, quindi non posso fare altriemnti D:
Spero che non vi dispiacerà troppo (se vi dispiacerà) e vi saluto, care mie, che ho veramente tante tante tante - troppe - cose da fare!
A presto,
la vostra indaffaratissima Soqquadro

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Capitolo 7
*** 7. Giornata di studio ***



Le cose vere della vita non si studiano, né si imparano, ma si incontrano.

Oscar Wilde

Giornata di studio

Elena sta cercando di studiare, davvero. Ma... la matematica non le è mai piaciuta.
Sbuffa, appoggiando il mento alle mani, comodamente sdraiata sull'enorme letto che condivide con Damon.

Lo adora. Gli dice spesso, scherzando, che ha scelto lui solo per poter approfittare di vasca e camera da letto. Certo, poi deve aggiungere un sorriso e un “ti amo” per tranquillizzarlo, per scacciare il dubbio insistente che s'insinua, maligno, in quelle iridi chiare.
Forse, una donna che non lo conosca come lo conosce lei, potrebbe offendersi, pensando di non averne la completa fiducia. In realtà, Elena sa perfettamente che con lui scherzi di quel genere sono pericolosi in quanto giocano su quello che viene comunemente chiamato “tasto dolente”.
E' consapevole di tutto il dolore che gli ha provocato, e l'ultima cosa che desidera è riaprire quelle vecchie ferite che spera verranno presto sepolte da nuovi ricordi.

Sospira ancora, alzando nuovamente lo sguardo e tentando di concentrarsi sulle parole e i numeri affiancati da segni incomprensibili che le si incrociano davanti agli occhi.
Senza successo, ovviamente.

Poggia la mano alla guancia, tenendo sollevata la testa, e sorride divertita quando sente Damon accennare un motivetto, la bella voce – anche se non è decisamente portato per il canto – quasi completamente sovrastata dal rumore dell'acqua della doccia.
Serra le palpebre, stanca, iniziando a massaggiarsi piano le tempie con le dita.

Persa in pensieri che, più tardi, non riuscirà a ricordare, nemmeno si rende conto che Damon è uscito dal bagno, ancora gocciolante. Al momento è pigramente appoggiato allo stipite della porta, un asciugamano stretto in vita – strategicamente un po' più in basso di quanto si usa solitamente – e un sorriso intenerito sulle labbra.
Le si avvicina, attento a non far rumore, e mentre si abbassa a sfiorarle i capelli con un bacio, chiude il libro.

Elena apre gli occhi di scatto, alzando la testa di colpo – e rischiando di colpirgli il mento –, mugugnando qualcosa che assomiglia molto a un “no, Damon. Fra una settimana ho l'esame.”
Non è molto convincente, a dire il vero.
Damon la osserva inclinando il capo di lato, scettico, le sopracciglia inarcate.

«Non mi stai dicendo che preferisci un libro a me, vero, Elena?» lei lo osserva, supplicante. Se la guarda ancora così no, non potrà più preferirgli un libro.
Damon sospira, comprendendo l'antifona.
Si volta, alzando teatralmente le iridi al soffitto, e mentre si dirige verso il bagno lascia cadere casualmente l'asciugamano.
Si immobilizza, contando piano.

Uno. Due. Tr...

Non fa in tempo a finire che si ritrova sul letto, il volto di Elena a due centimetri dal suo, e il tonfo pesante di un tomo scolastico che cade nelle orecchie.
Sorride, felice di averla avuta vinta anche quella volta.


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N/A - Note dell'Autrice

Buonsalve, lettori. *_*
Prima che facciate qualsiasi cosa, vi do il motivo dell'aggiornamento anticipato (nessuna motivazione funesta, comunque): è per festeggiare un primo posto ad un Contest, ragazze! <3 <3
Prima Classificata, a parimerito! *_* Vi rendete conto?!? <3 Sono euforica ù.ù
I risultati sono arrivati oggi, e quando li ho letti non ci potevo credere (sorvoliamo sul fatto che ho cacciato un urlo assurdamente acuto e che mia madre, molto sensatamente visto che stava dormendo fino a cinque secondi prima, mi ha mandato in vacanza non si sa bene dove ù.ù)
Cooomunque... sono così felice che ho deciso di farvi un regalino ù.ù
Ed eccoci qui *_*
Se volete passare, questa è la storia: Solo una ninnananna

Ovviamente, anche l'altra mia Raccolta è stata aggiornata cine regalino per chi la segue! *_*
Ora, prima che mi scordi, una cosa che mi è venuta in mente: grazie a chi Ricorda, chi Segue, chi Preferisce, chi lascia commenti e chi legge soltanto!
Ottimo, ora posso dileguarmi tranquillamente ù.ù

A presto,
la vostra entusiasta e iperattiva Soqquadro

 

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Capitolo 8
*** 8. Caffè ***


Il caffè, per essere buono, deve essere nero come la notte, caldo come l'inferno e dolce come l'amore.
Michail Bakunin

Caffè

Caffè. Ha bisogno di caffè.
Elena si trascina per casa simile a un fantasma, dirigendosi verso la cucina, da dove proviene l'odore penetrante dei chicchi macinati.
Quando fa capolino dalla soglia, l'espressione che ha sul viso quasi fa sobbalzare Damon, intento a sistemare le tazzine sul tavolo. Sembra uno zombie.

Si avvia verso la sua sedia con passi pesanti, ignorando bellamente il fidanzato che, confuso, sta aspettando il fischio della caffettiera davanti ai fornelli. Potrebbe volerci un po'.
Lui le si avvicina da dietro, cauto, un'espressione stranita in viso.

Appoggia le mani sul tavolo, sovrastandola e poggiando il mento sul suo capo, in attesa di una reazione quale... il bacio del buongiorno, per esempio, che non era arrivato. Il che lo insospettiva alquanto, considerato che non era ancora passato mattino in cui erano insieme senza bacio del buongiorno. Rischiava di diventarne dipendente.

Comunque, Elena si limita a ignorarlo, continuando a tenere lo sguardo fisso davanti a sé.
Damon aggrotta le sopracciglia, allontanandosi appena da lei e osservandole la nuca, sovrappensiero.

Ripensa agli ultimi giorni che hanno passato insieme, cercando di capire perché lei pare essere arrabbiata – infuriata. Non trova assolutamente nessun avvenimento che possa averla portata a on parlargli e a fare finta che non esista.

In due secondi netti, fa in modo di afferrare una sedia e sistemarsi proprio davanti a lei, prendendole una mano.
Le lancia un'occhiata stranita, notando gli occhi ancora gonfi di sonno, e tira fuori la miglior voce preoccupata che riesce a trovare.

«Cos'è successo, Elena? Ho fatto qualcosa di sbagliato?» glielo chiede cercando di catturare il suo sguardo. Lei non gli risponde, mugugnando solamente qualcosa d'indistinto e decisamente indecifrabile. Potrebbe essere interpretato come un “lasciami in pace, non ho voglia di parlarti.” O, almeno, così lo traduce lui.
Damon corruga ancor di più la fronte, tentando di farsi spiegare la motivazione di tanto rancore.

«Ultimamente non ho ucciso nessuno. Non hai neppure la scusa della tavoletta del water alzata. Ti sto anche preparando il caffè. Che c'è, Elena?» sbuffa, fintamente irritato, tentando di nascondere la reale preoccupazione. Elena continua a ignorarlo, ma non può ricominciare con la sua sfilza di ipotesi, perché proprio in quell'istante la caffettiera manda un fischio acuto, annunciando al mondo che ha fatto il suo dovere.

Lui si alza, continuando a cercare il motivo di tanta ostilità da parte della ragazza, dirigendosi verso il fornello.
Dopo un attimo, è nuovamente di fronte a lei, e sta versando il liquido scuro e profumato nella sua tazza.

Sorpreso, la vede sgranare gli occhi e agguantare la tazza quasi famelica non appena allontana il beccuccio di metallo.
Sempre più stupito, rimane con la moka a mezz'aria mentre Elena si porta la tazza alle labbra, bevendo quasi in un unico sorso il contenuto.
Quando la fidanzata appoggia di nuovo la chicchera sul piano in legno, si limita a inclinare il capo di lato in cerca di risposte.

Lei sorride, tornando ad essere l'Elena normale, e prima di spiegargli – che poi, cosa c'è da spiegare? E' semplicemente ed evidentemente impazzita – si allunga verso di lui, dandogli un leggero bacio sulle labbra.

«Sono sotto esami, Damon. Tu non hai fatto assolutamente nulla... solo, non parlarmi prima del caffè, okay?»

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N/A - Note dell'Autrice

Buonsalve, lettori.
Eccomi con l'aggiornamento del Venerdì... metto le mani avanti: lo so che Elena è oltremodo OOC XD L'ho appositamente esagerata, prendendo spunto da quello che è mia madre la mattina, prima di colazione e relativo cappuccino, dando la colpa ali esami imminenti ù.ù
Non trucidatemi D:
Lo sapete che vi voglio tantotantotanto bene, sì? ù.ù
Ed è per questo che vi lascio con la lista dei miei ultimi lavori, non sia mai che a qualcuno interessino:

Touch the bottom [OS//DamonCentred; Una sera qualsiasi in un bar di Richmond]
Solo una ninnananna [Drabble//DamonCentred; il ricordo di una filastrocca venato di amarezza... Prima Classificata ad un Contest!]
Fotografia [OS//Futurverse!Elena e Stefan hanno preso la cura ed hanno una figlia, che trova una fotografia in cui sono ritratti sua madre e un uomo dai capelli scuri...]
E' un addio? Credo di sì [OS//What if? Defan: Elena non è stata vampirizzata, ha scelto Stefan, e Damon sta preparandosi per andar via da Mystic Falls]
Interprete [OS//Damon/Rose: è l'anniversario della morte di Rose, e Damon ovviamente va a farle visita]
Quanto è lunga la notte? [Triple!Drabble//DamonCentred: tre notti della sua vita. In tutte e tre compare Elena e il suo amore per lei]
Pioggia [OS;
Rating Rosso//Delena: Fluff, fluff e ancora fluff. Un giorno di pioggia, tante coccole e anche qualche altra cosa. prima Rossa :)]

Detto questo: sì, ho finito di farmi pubblicità ù.ù
A presto,
la vostra Soqquadro


 

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Capitolo 9
*** 9. Passanti e macchine fotografiche ***



Hai già buttato via quella foto dove il vento spettinava i tuoi capelli ed io, felice, che ti sedevo accanto.
Modà


Passanti e macchine fotografiche

È una magnifica giornata, soleggiata e senza una nuvola in cielo.

Il parco dove si sono rifugiati dopo aver passeggiato fra le bancarelle allestite lungo una via secondaria*1 – dove Elena è riuscita a rimediare un adorabile bracciale a spese del ragazzo - è particolarmente affollato, probabilmente proprio a causa del bel tempo, e allegre famigliole con passeggini sfilano regolarmente davanti alla panchina sulla quale sono seduti, intenti a lanciarsi sguardi di sottecchi e chiacchierare del più e del meno, di tanto in tanto. Perlopiù, rimangono in silenzio, ascoltando i rumori e respirando l'atmosfera di serena quotidianità. È piacevole.

Le mani sono vicine, appoggiate sul legno, ma non si toccano. Solo, quando uno dei due muove le dita, è inevitabile che i polpastrelli si sfiorino e che un sorriso affiori sulle labbra di entrambi.

Damon alza la testa, osservando senza particolare interesse un piccione che becchetta qualcosa a qualche metro da loro.
Con la coda dell'occhio, nota un'ennesima famiglia avvicinarsi a loro.

È sorprendentemente simile a come l'immaginario collettivo dipinge il tipico gruppo familiare americano: un uomo non proprio in forma che cammina accanto a una donna (bionda. Tinta) dal viso pulito, e due bambini – un maschietto dai capelli color miele e una femmina dalla chioma scura come quella del padre – che si rincorrono e ridono, sorpassando i genitori.

Sorride, lanciando un'occhiata furtiva alla tasca del giubbotto, e quando la famiglia è a poca distanza da loro si alza, ignorando lo sguardo interrogativo di Elena e allargando il sorriso.
Il padre si ferma di colpo, sorpreso, quando capisce che sta camminando verso di loro, e la madre lancia uno sguardo dubbioso ai bambini, relativamente vicini. Scuote la testa, rassicurandoli.

«Salve! Scusate il disturbo, signori, ma io e la mia fidanzata vorremmo un ricordo di oggi. Non è che ci fareste una fotografia?» sente Elena trattenere una risatina, divertita, quando tira fuori una macchina fotografica usa e getta dalla tasca, porgendola all'uomo, ancora un poco interdetto.

Quando lo vede annuire, mormorando un “certamente” e ricambiando il sorriso, si volta e raggiunge la ragazza, sedendosi nuovamente sulla panchina.
Le circonda le spalle con un braccio, avvicinandola a sé.
Le sfiora la tempia con le labbra, sussurrando qualche parola che le dipinge in viso un'ilarità sincera.

«Di' cheese, Elena. Non vorrai certo spaventare i bambini con quella faccia cupa.» la prende in giro sottovoce, senza staccare la bocca dal suo capo e sfoderando un mezzo ghigno quando percepisce un colpetto nemmeno troppo delicato sulla gamba.
Lei non fa in tempo a replicare che a un impercettibile click segue un flash che quasi li acceca, e la voce profonda del padre.

«Ecco, ragazzi. Siete venuti benissimo.» si allontanano, e Damon si alza in piedi, prendendo fra le mani l'apparecchio che l'uomo gli tende, sorridendo. Sembra intenerito.

Abbassando gli occhi sul display, Damon non può fare a meno di sorridere a sua volta mentre osserva attentamente l'espressione di Elena. La sente scambiare qualche parola con la donna, un complimento ai figli e ringraziare il padre. Poi avverte le sue braccia attorno alla vita, la testa appoggiata contro la sua spalla e lo sguardo che scivola sull'immagine ancora visibile sullo schermo.

Sembrano proprio una coppia qualsiasi, uguale alle centinaia che passeggiano in quello stesso parco, ed entrambi non possono fare a meno di ridere quando una leggera brezza porta il commento della madre.

«Che carini, quei ragazzi, vero, caro?»


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*1 Il famosissimo e immaginario mercatino di Richmond ;D

N/A - Note dell'Autrice

Buonsalve, lettori *__*
Sì, oggi sono un po' in ritardo XD Ma alla fine sono riuscita comunque ad aggiornare, visto? ù.ù
Alloooora: lo so che ho già trattato il tema "fotografia" riguardo al Delena, ma è uno dei miei chiodi fissi, credo, visto che loro non hanno nemmeno una foto ù.ù
A me scrivere questa Flash è piaciuto particolarmente, sarà perché oggi sono di buon umore ù.ù Ero un po' indecida, a dire il vero, fra questq ui e "Bacio del buongiorno", ma ho deciso di pubblicare questa, alla fine... mi ispirava di più ^_* XD
Come al solito, spero vi sia piaciuta e a presto,
la vostra Soqquadro

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Capitolo 10
*** 10. Nessuno sa ***


N/A - Note dell'Autrice - Premessa

Buonsalve, lettrici!
Ci credete che sono - almeno per stasera - TORNATA???? *__________________________________*

Non vi assicuro che sia tutto ripartito ad aggiornamento regolare (perché probabilmente non è così), ma oggi sono riuscita a scrivere qualcosina per voi! <3 <3 <3
Oh, sono feeeelice *____________________________________*
E' stato proprio un attimo, un'idea fulminante e terribilmente sdolcinata... e probabilmente sono un po' OOC, ma al momento sono eufoooorica *_________________*
Dai, ragazze, spero vi piaccia e ricordate che vi amo tutte ù.ù
Un bacio,
la vostra Soqquadro


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Che l'amore sia tutto, è tutto ciò che sappiamo dell'amore
Emily Dickinson

Nessuno sa

«Quindi proprio non hai intenzione di dirmi perché hai dovuto a tutti i costi trascinarmi fuori al freddo – utilizzando un orribile e infimo inganno, inoltre?» Elena si aggrappa ancor più strettamente al braccio di lui, storcendo il naso al ricordo dell'ingenuità fuori luogo che è riuscita a mostrare solo dieci minuti prima.

Quasi sette mesi insieme a quell'uomo non le hanno insegnato nulla, evidentemente.
Damon ride – una risata profonda, di gola – mentre scioglie la presa ferrea di lei sul suo avambraccio per avvolgerle la vita e portarla un po' più vicino a sé.

«Non è stato un “inganno orribile e infimo”, quanto piuttosto un'innocente bugia per un bene superiore. Non rischi nemmeno di prenderti un raffreddore, Elena, non farla così lunga! E ho veramente una sorpresa per te, dopotutto.» il sorrisetto che le regala è talmente malizioso da sollevare giustificati sospetti, perfettamente ovvi anche grazie all'espressione vagamente sconvolta della ragazza.

Ma lui si limita a ridere ancora, senza risponderle, ed Elena decide di lasciar perdere, scuotendo appena la testa con un lieve sorriso dipinto sulle labbra.
Camminano qualche altro minuto, in silenzio, persi nei loro pensieri.

Per i rari passanti che li superano, frettolosi, non sono altro che una normalissima coppia di giovani, diretta chissà dove.

A Richmond, nessuno sa che non sono esattamente ciò che sembrano.

Nessuno sa che l'uomo dagli occhi azzurri nasconde molte più ferite di quanto un essere umano possa sopportare, che solo da poco ha finito di svegliarsi la notte, in preda al panico, chiamando il nome di lei, che ha ucciso, odiato, portato rancore. Che pensa di essere stato graziato da una qualche invisibile divinità, mentre lascia un bacio sui capelli di lei, rinunciando ancora una volta a spezzare la calma.

Nessuno conosce la storia di quella ragazza dai capelli scuri, nessuno sa che nascoste dalla sua felicità ci sono troppe tombe su cui piangere, che celata dal suo sorriso luminoso c'è la paura di vedersi strappare dalle braccia qualcun altro, che in fondo alle iridi castane, tenere e divertite, esiste la consapevolezza di troppi errori e troppo poche buone scelte.

Nessuno ha ascoltato i sussurri disperati, in quelle notti passate. Nessuno ha osservato i baci non ricambiati, le scuse respinte, gli abbracci ignorati. Nessuno ha udito le parole sbagliate dette al momento giusto, o le parole giuste pronunciate al momento sbagliato.

Nessuno sa di quello che erano.
Tutti sanno quello che sono.

Solo una coppia innamorata che si appresta a entrare in un ristorante un poco fuori mano, mentre Elena sgrana gli occhi e ride di nuovo, stupita da quell'appuntamento, e Damon le apre la porta, cedendole il passo e inchinandosi scherzosamente, una battuta già pronta sulla punta della lingua.

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Capitolo 11
*** 11. Domande ***



 

Accadono cose che sono come domande. Passa un minuto, oppure anni, e poi la vita risponde.
Alessandro Baricco

Val sempre la pena di fare una domanda, ma non sempre di darle una risposta.
Oscar Wilde


Domande

Nel buio appena rischiarato dalla luce argentea della luna, il silenzio è quasi assoluto, se non fosse per il sussurro che, improvviso, spezza la calma.
«Elena?» Damon Salvatore è sdraiato su un fianco, gli occhi puntati sul viso della compagna, addormentata, e la fronte un poco corrugata.

Lei si limita ad avvicinarglisi, senza far capire se sia sveglia o meno, mugugnando qualcosa mentre gli si accoccola addosso.

«Mmm...» lui sospira, scostando un ciuffo di capelli che solleticano le sue palpebre chiuse. Se li rigira per un attimo fra le dita, saggiandone la morbidezza e inspirando forte, inebriandosi con l'odore di rose che sprigionano, prima di insistere nel suo richiamo.

«Elena?» il nome di lei, pronunciato con voce bassa e pressante, è dolce sulla lingua.

Elena sobbalza appena quando lui le accarezza una guancia, e spalanca gli occhi, confusa e assonnata.

«Ma che... Damon, che ore sono? Cosa c'è?» ha un tono ansioso. Forse ha paura che sia successo qualcosa di orribile, che qualcuno si sia fatto male, e l'espressione contratta di lui non la aiuta a rilassarsi. Affatto.
«Sono le tre. Ho bisogno di farti una domanda.» la ragazza si solleva a sedere, corrugando la fronte, subito imitata dall'uomo al suo fianco

«Una domanda? Alle tre di notte?» ora la sua domanda trabocca di sollievo, con una nota di fondo che è quasi certamente divertimento. Ma Damon non si calma, e persiste nel suo atteggiarsi inquieto.

«Sì.» si schiarisce la gola, osservando la sua figura esile che si distingue appena dall'oscurità che regna nella stanza.
Elena sbuffa leggermente, mostrando un falsissimo broncio prima di rifugiarsi nel suo abbraccio e ribattere, ironica.

«Ogni tanto mi chiedo per quale motivo tu non possa essere un fidanzato che dorme, di notte.» lui le sorride per un secondo, stando al gioco e tirando fuori per un attimo la solita tendenza al sarcasmo.

«Perché di solito facciamo altro, di notte.» è quasi certo che Elena arrossisca, alle sue parole.
Si abbassa a baciarle la fronte, rimanendo poi così, con il capo reclinato contro il suo e il suo respiro regolare nelle orecchie, ignorando il borbottio di protesta che ha precedentemente scatenato.
Dopo qualche minuto – o forse sono ore, forse è quasi l'alba – Elena parla di nuovo, mormorando sulla sua pelle.

«Allora? Questa domanda?» Damon espira profondamente, non accennando a cambiare posizione, nascondendo una punta di insicurezza dietro una delle tipiche frecciatine.
«Cosa ti ha fatto innamorare di me? Certo, oltre alla mia assoluta perfezione.» lui preme le labbra sulla sua spalla, attenendo, in silenzio.

Lei comprende che lo scherzo è solo una facciata, che è veramente serio.
Dev'essere stato questo a tenerlo sveglio, questa notte.
Elena inclina il capo all'indietro, appoggiando la nuca alla spalla di lui e baciandolo brevemente prima di sussurrare quel che serve.

«Sei stato tu a farmi innamorare di te, Damon.»

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N/A - Note dell'Autrice

Buonsalve, lettrici.
Eccomi provvisoriamente ricomparsa con questa Raccolta, complice l'euforia post-decimillesima revisione della 5x03 *WWWWWWWW*
Ammettiamolo, ci hanno steso ufficialmente ç************ç
Sappiate che probabilmente oggi tornerò nuovamente, con il primo pezzo di una mini-mini-long di quattro capitoli riferita a una mia OS... per accontentare la grande richiesta del pubblico ù.ù XD
Nient'altro da dire.
Addio,
la vostra Soqquadro

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Capitolo 12
*** 12. Tradimento ***


 

N/A - Note dell'Autrice - Premessa

Buonsalve, lettrici.
Sì, son proprio io con un aggiornamento di "Attimi di vita". E no, non state avendo un miraggio.

E' che, veramente, dopo una delle mie ultime uscite Angst ho deciso di costringermi a ritornare sulla retta via (tanto ci ricasco, lo so che presto ci ricasco ç_______ç) e quindi è venuta fuori questa.
Ho qualche avviso da fare: risponderò prestoprestopresto alle recensioni alla suddetta uscita Angst, lo giuro!
E, per chi segue, non voglio promettere nulla ché non sono sicura, ma forse in settimana/week-end (molto più probabile) potrei riuscire ad aggiornare, finalmente, "Oh my God, Jeremy!". Forse, ma è probabile <3
E, soprattutto: ragazze, su, lo so che è difficile ma so anche che ce la possiamo fare... e anche se sembra impossibile, noi siamo forti.
Buona lettura, sperando che questo vi risollevi un po' - pocopocopoco - il morale, anche se Elena è l'ultima persona al mondo che volete/voglio (persino io che mi son buttata a scriverne!) vedere al momento...

A presto,
la vostra Soqquadro

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L'amore dispone di due palcoscenici su cui si recita il grande duetto, e sono entrambi infiniti: il letto e il mondo. 
Sándor Márai


Tradimento

Non riesce a trovare Elena.

Razionalmente, Damon Salvatore sa che in tutta probabilità è di sopra, da qualche parte, intenta a studiare o, in alternativa, a impazzire tentando di studiare – sarà sempre, inevitabilmente esilarante vederla impuntarsi su quell'assurda, maledetta matematica*, e poi perdere leggermente le staffe quando viene sopraffatta da concetti incomprensibili.

Ma, del resto, vivono a Mystic Falls. Perciò, sempre molto razionalmente, Damon Salvatore sa che è altrettanto probabile che sia stata rapita da un qualche pazzoide di passaggio.

Quindi, semplicemente, corre.

Due secondi e mezzo più tardi, si sente molto stupido.
È sulla soglia di camera sua, una risata – che non può evitare di mostrare un certo sollievo, anche – sulle labbra e l'ansia repentina ormai dissipata.
Non ride, però: non deve far rumore, o rischia di svegliarla.

È sdraiata di traverso sul materasso, le gambe piegate in un angolo strano – ma non starà scomoda in quel modo, poi? –, i capelli ridotti a un disastro di nodi aggrovigliati – la immagina passarci e ripassarci le dita, sbuffando mentre cerca di concentrarsi, e la bocca guizza di divertimento – e un libro, di matematica, con le pagine nervosamente stropicciate, aperto lì di fianco.

Sorride, mentre le si avvicina, e lei mugugna qualcosa, scontenta – chissà cosa sogna, cosa pensa.

Lui sorride ancora – non smette di sorridere praticamente da quando l'ha vista, del resto. Dio, quanto si è rammollito –, salendo sul letto con attenzione, provando a non farle avvertire troppo il movimento – più o meno come fa quasi tutte le mattine, quando per scendere a preparare il caffè gli occorrono almeno dieci minuti e un numero da contorsionista non da poco.
Stavolta, però, non è abbastanza bravo.

Elena si volta verso di lui, gli occhi socchiusi ma decisamente vigili, proprio mentre le si sta sistemando accanto, un braccio già dietro la testa.

Lei increspa le labbra in un sorriso assonnato, mentre si sporge per dargli un bacio – e la sua bocca sa di cioccolato, il che gli conferma che ha fatto bene a comprarne un po'.
Gli lancia un'occhiata maliziosa, stiracchiandosi come una gatta e accoccolandosi contro di lui, calda e decisamente stanca.

«Ti sto tradendo, lo sai?» Damon sente l'ilarità nella sua voce, mentre reclina il capo all'indietro, appoggiandosi meglio al suo petto e scoccandogli un altro sguardo giocosamente provocante.
Lui inarca le sopracciglia in una delle sue espressioni più tipiche, una risata nella voce.

«Ah, ma davvero? E con chi mi tradiresti, sentiamo?» le accarezza un fianco, suadente, mentre china la testa per lambirle un lobo con le labbra, rispondendole sottovoce.
Elena sospira, soddisfatta, quando lui le lascia un morso leggero appena sotto l'orecchio, appena prima di scendere sul collo.

«Con questo letto, se proprio ci tieni a saperlo. Non c'è un limite a quanto posso amare il tuo letto, credo.»

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*Non so se Elena abbia in antipatia la matematica...mi serviva una materia e, casualmente, ho scelto di accanirmi su questa ù.ù
Sappiate che quell'ultima frase potrei benissimo averla detta io, inoltre. <3333

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Capitolo 13
*** 13. Shopping ***


N/A - Note dell'Autrice - Premessa

Buonsalve, lettrici.

Ehhh... lo so, è passato un secolo dall'ultima volta in cui ho aggiornato questa raccolta. Lo so, sono una pessima persona - ma ora sono qui! Non è che mi perdonate? <3
La Flash di oggi (che poi in realtà son 601 parole, secondo Open Office, perciò è una OS...) è dedicata alla carissima Fefy94, visto che il prompt è suo - tesoro, so che ci tenevi a leggere una cosina del genere <3
Sono un po' OOC, stavolta, ma è venuta fuori così - è da un po' che ho messo in pausa il vero e proprio Fluff Delena, devo riprendere in mano i due3 testoni >.<

A presto,
la vostra Soqquadro

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Il colore soprattutto, forse ancor più del disegno, è una liberazione.
Henri Émile Benoît Matisse

Shopping

«Non c'è bisogno di risollevare l'economia della Virginia in un unico pomeriggio, Elena.» la voce di Damon è perfettamente udibile anche nel chiasso allegro del centro commerciale, mentre le cammina accanto con fare distratto, e la segue svogliato all'interno del negozio.
Ha già un paio di buste dall'aria pesante – su, non essere noioso! Che gusto c'è ad avere un fidanzato più grande se non mi aiuti neanche a portare le borse mentre facciamo shopping? – fra le mani, la plastica dei manici che gli preme fastidiosamente fra le dita.

Elena sorride appena, a bocca chiusa – gli si avvicina un poco, passandogli un braccio attorno alla vita e appoggiando la testa alla sua spalla.

«È l'ultimo negozio, promesso – ci servono solo le tue camicie, poi abbiamo finito.» in effetti, più che un'uscita di piacere, quella gita a Richmond è pura e semplice necessità.

Sono rimasti senza vestiti.

Se n'è resa conto quella mattina, quando sbirciando nei cassetti riservati a lei nell'armadio e nella cassettiera di Damon, ha contato più o meno un paio di maglie, una gonna e nessun tipo di jeans. Per non parlare della scarsità dell'intimo – giusto tre dei completi preferiti di lui sono sopravvissuti.

Quando ha cercato di valutare anche la situazione degli scomparti di Damon, ha racimolato solamente la camicia che ha indosso in questo momento e due paia di pantaloni. Non esattamente un gran bottino.

In effetti, dopo quattro mesi di relazione, non c'è da stupirsi che non sia rimasto pressoché nulla di sano in nessuno dei loro guardaroba – lui l'ha contagiata con la pessima abitudine di disintegrare gli abiti ogni sera, invece che sfilarli come tutte le persone normali.
Così si è decisa a trascinarsi fuori dal letto, sorda alle proteste, e tirarsi dietro anche lui per una spedizione di compere fuori porta.

Per fortuna hanno quasi concluso, comunque – non le è mai piaciuto particolarmente passare giornate rinchiusa fra le pareti di vetrine dei centri commerciali, e sorbirsi al contempo anche i mugugni irritati del suo fidanzato non contribuisce certo a farle cambiare idea.

«Ricorda che sto facendo tutto questo solo perché è qualcosa di inammissibile che tu vada in giro nuda.» Damon glielo mormora in un bacio lieve, sussurrato fra i suoi capelli, prima di lasciarla davanti ad uno scaffale e sparire in qualche altro punto del locale – probabilmente in cerca di qualche maglietta, visto che lei si è fermata, decisa, davanti all'espositore delle camicie.

Scruta per qualche secondo il groviglio vivace di rossi, gialli e azzurri, perplessa – trovarne qualcuna nera, lì in mezzo, è fuori discussione.
Corruga la fronte, poi sorride ancora, a mezza bocca – non gli piacerà per niente, ma la sua faccia sarà qualcosa di impagabile.

Si avvicina quasi con noncuranza allo scaffale, iniziando a rovistare fra le stoffe e pescando a caso, ben attenta però a cercare i tessuti più sgargianti che riesce ad adocchiare.

Quando si ritrovano davanti alla cassa, Elena ha già sistemato accuratamente le camicie dentro un sacchetto scuro – gentile concessione di una commessa fin troppo complice – e Damon non sospetta assolutamente nulla – anche se probabilmente qualche dubbio gli è venuto, quando ha notato una luce incredibilmente malandrina brillare in fondo alle sue iridi. E, soprattutto, quando si è rifiutata di lasciargli tenere la busta con i suoi regali – Elena sorride ancora di più, fintamente innocente, mentre sente la seta rosa frusciare birichina.

Gli si stringe un po' addosso, lasciandogli un bacio sulla spalla e scuotendo appena il capo – meglio godersi quegli ultimi momenti, prima che inizi a tenerle il muso da lì all'eternità.

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Capitolo 14
*** 14. San Valentino ***


N/A - Note dell'Autrice - Premessa


Buonsalve, lettrici.
Non potevo esimermi dal pubblicare oggi, su - ma, anche se so che vi sconvolgerò, vi rivelo una cosa: io San Valentino non lo sopporto. Ma seriamente.
Sono del parere che gli innamorati possano fare gli innamorati tutti i giorni dell'anno, senza bisogno di avere un giorno specifico - perciò io il quattordici febbraio sono la tipa acida che brontola quando vede fiori e cioccolatini ovunque.
Bah, e poi scrivo queste cose - è che me li sono immaginati e non ho resistito alla tentazione di dar voce alle mie convinzioni per mezzo di Damon (perché sono sicura che magari San Valentino non lo sopporta, ma che per lei farebbe qualsiasi cosa - compreso il festeggiare San Valentino).
Probabilmente sono OOC e, sempre probabilmente, tutto ciò è assolutamente sconclusionato.
Un bacione e bon, va' <3

A presto,
la vostra Soqquadro

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San Valentino

Tanto vale bersi l'oceano con un cucchiaino piuttosto che discutere con un innamorato.
Stephen King


Quel quattordici febbraio, Elena ha qualche aspettativa nei suoi confronti – niente di trascendentale, ma ovviamente ha qualche aspettativa.
Dopotutto è il loro primo San Valentino insieme – Damon se lo ricorderà.

Si era svegliata prima di lui, quella mattina – in cucina, solo una sua camicia e un paio di slip indosso, sorrideva mentre prepara la colazione. Caffè e pancake – di solito se ne occupava lui, ma aveva pensato che quella gentilezza non fosse di troppo.

Attenta a non fare rumore, aveva sistemato le loro tazze su un vassoio, al centro un piatto con una pila precaria di frittelle – avevano finito lo sciroppo, ma sa che preferisce senza, quindi non era un gran problema.
Aveva attraversato il salotto e salito le scale, sempre in silenzio – quando aveva spinto la porta socchiusa della camera con una spalla, lui ancora dormiva (era stato inevitabile soffermarsi qualche secondo sulle labbra dischiuse e il respiro calmo, i capelli scuri che gli sfioravano la fronte come una carezza e i tratti rilassati).

L'aveva svegliato con un bacio – e un sorriso –, poggiando il vassoio sulle coperte e accoccolandosi nel suo abbraccio saldo – poi lui le aveva chiesto, in tutta tranquillità, il motivo di tanta premura.

E lei si era leggermente scostata, l'aveva guardato negli occhi e, come fosse la cosa più normale del mondo, gli aveva risposto con la data – e Damon le aveva lanciato un'occhiata che diceva tutto.

Se l'era dimenticato – in realtà, come le aveva spiegato, “non esiste una festa più... insensata, secondo me. Se ho voglia di farti un regalo, te lo faccio senza nessun bisogno di una data concordata.

E addio ai sogni di cene romantiche a lume di candela.

Si era limitata a chinare il capo contro la sua spalla – si era finta arrabbiata per qualche minuto, divertendosi terribilmente a ignorarlo e fargli credere chissà cosa – e poi aveva scosso la testa e riso.
Come se potesse davvero infuriarsi per qualcosa di simile – certo, le sarebbe piaciuto che lo rammentasse (dopotutto, è sempre il loro primo San Valentino insieme), ma non importava.

Ora lo sta aspettando, rannicchiata sul divano con una coperta sulle spalle e un romanzo in grembo – è uscito per fare la spesa (oltre allo sciroppo, hanno finito anche il latte – e Jeremy, al mattino, senza latte, diventa insofferente. Anche se il fatto che si sia momentaneamente trasferito da Matt per un qualche motivo non meglio specificato rende inutile la spesa, in effetti).

Quando sente la porta aprirsi, sospira e sorride – poi lui entra in salone e lei sgrana gli occhi, la sorpresa che le afferra la gola.

Non ha le buste di plastica del supermercato – incastrata sotto il braccio, c'è una tela incorniciata.
Damon ha un sorrisetto contento in volto – gira il quadro verso di lei, facendole un inchino scherzoso.

Le si mozza il fiato – è bellissimo. Nella posa, riconosce quella di una fotografia di quell'estate – nel tratto, quello di suo fratello (anche se Jeremy non ha quasi mai dipinto, per lei – per lui – ha fatto quello). Almeno ha capito il perché di quella trasferta improvvisa – non se n'era assolutamente dimenticato.

Si alza, lenta, e gli si avvicina – si solleva sulle punte e gli lascia un bacio sulle labbra, delicato. Un ringraziamento.
Lui sorride ancora, appoggiando il dipinto contro il tavolino e limitandosi a stringerla.

Sussurra qualcosa fra i suoi capelli, leggero – scherza e ride sulla sua pelle, ed Elena sa che non potrebbe mai essere più felice di così, e che lui adesso è altrettanto contento, nonostante il tono fintamente seccato.

«Questo non cambia niente – continuo a pensare che sia la festa più stupida mai inventata.»


 

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Capitolo 15
*** 15. Ian ***


N/A - Note dell'Autrice - Premessa


Buonsalve, lettrici.
Okay, d'accordo - questa cosa è compòletamente senza senso e OOC. E' che, non so se voi ci avete mai fatto caso (io mi sto ancora prendendo a legnate perché dopo qualcosa come centocinquanta volte che ho visto la scena non me ne sono mai accorta), nella 3x19, mentre i due adorabili picconcini si stanno divorando a vicenda la faccia spalmati sulla colonna, ad un certo punto Nina ansima un "Ian" piuttosto scandito. Ed è comprensibile, eh - ringrazio sentitamente il post di una ragazza di Faccialibro (non mi ricordo chi è, sooo sorry ç__ç) che mi ha aperto gli occhi e mi ha fatto catalizzare l'attenzione.
Vorrei seriamente capire come ho fatto a non accorgermene prima.
Vabbe'.

A presto,
la vostra Soqquadro

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Ian

Mai l'amore si interroga o viene interrogato abbastanza, perché non ne ha mai abbastanza di sentire la risposta di conferma, e dietro ogni risposta una nuova domanda, dietro ogni certezza una nuova prospettiva [...]
Hans Urs von Balthasa



Sono sdraiati sul divano, quando lui tira fuori il discorso.

«Posso farti una domanda?» Damon corruga la fronte, lanciandole un'occhiata confusa – si è rabbuiato all'improvviso, come per un ricordo fuggevole che gli è passato per la testa solo in quell'istante.
Elena si accoccola meglio nel suo abbraccio, la coperta che le avvolge le spalle ormai impregnata – come ogni altra cosa in quella casa, del resto – del suo profumo – lascia un bacio sulla sua clavicola, annuendo appena, un sorriso solo accennato che le dipinge le labbra.

«Chi è Ian?» arriccia il naso, un'espressione a metà fra il curioso e il gelosamente risentito che gli deforma il viso «Sai, stanotte l'hai chiamato, chiunque sia – devo preoccuparmi?» scherza, ora, l'ilarità di facciata che gli distende i tratti – eppure i suoi occhi sono ansiosi, riempiti di ombre dalle fiamme inquiete del camino.

Lei si mette seduta fra le sue gambe, voltandosi per guardarlo in faccia – sorvolando sul fatto che hanno già fatto quel discorso, ne sa quanto lui.

Chi è Ian?

Non ne ha mai conosciuti, di Ian – e, quella notte, è sicura di aver sognato lui. Arrossisce.
Chissà a cosa pensa, Damon – deve prendere la sua reazione come una specie di ammissione o qualcosa di altrettanto disastroso, perché prima che possa anche solo parlare si irrigidisce, come contratto – in attesa di un colpo, di un dolore, che non arriverà.

Che uomo assurdo – immediatamente a trarre conclusioni affrettate, a immaginare scenari estremi.

Potrebbe – dovrebbe – persino ritenersi offesa da quel suo pensare male, ma Elena sa che lo fa perché ha paura – Damon ha paura. Ha paura di non essere stato abbastanza – ha paura che tutto possa crollare da un momento all'altro, come la scenografia di una rappresentazione teatrale. Come un castello di carte al primo soffio di vento, fragile.

E allora lei scuote la testa, con forza, prendendogli il volto fra le mani e obbligandolo a guardarla – non permetterà che dubiti. Non di nuovo.
Poggia la fronte sulla sua, senza chiudere gli occhi – e gli sussurra tutto e niente, coprendogli il viso di baci e stringendolo fin quasi a fargli male, fino a che non ricambia la stretta.

«No, no, no. Mi senti? No – io ti amo. Non farei mai una cosa del genere, e lo sai – mai, Damon. Mai.» che uomo assurdo – che uomo meraviglioso, che uomo ferito. E lei continua con quella sua litania rassicurante (come una vecchia ninnananna cantata nel buio – sottovoce).

Damon bisbiglia parole di risposta fra i suoi capelli, carezzandole la schiena – e sembra solo dispiaciuto per averla inquietata.
«Sssh... lo so, lo so... perdonami, Elena... sssh...» e rimangono così per un tempo indefinito, condividendo il respiro.

***

Quella notte, Elena cerca nella memoria, scava – ma continua a non esserci nessun Ian.

Sospira e si volta verso di lui, portandosi dietro il lenzuolo e incastrando le gambe fra le sue – meglio non pensarci più. Prima o poi le verrà in mente – o magari è solo l'ennesima stranezza di Mystic Falls. Qualche fantasma vagante, forse, che si è divertito a entrarle nei sogni – chissà se possono farlo.
Sta per addormentarsi, quando lui mormora qualcosa di confuso – ci mette un attimo a comprendere, poi alza la testa di scatto, sconvolta.

«Mmh... Nina...»

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Capitolo 16
*** 16. Cappello ***


N/A - Note dell'Autrice - Premessa


Buonsalve, lettrici.
Sì, sono tornata con un aggiornamento - il fatto è che gli spoiler della 5x16 mi fanno rimanere in uno stato indecente. Il progetto a cui sto lavorando, diciamo il "serio della settimana", è una maledetta threesome. E non so come farò a scriverla, ma la scriverò.
Comunque, per intervallare ore passate a leggere cose che voi non volete sapere, ho scritto Fluff. E continuano a venirmi in mente scenari Fluff, intervallati alle scene spezzettate della 3some di cui sopra.
Anyway, ce la farò.

A presto,
la vostra Soqquadro

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Cappello


 
Tutto questo è dedicato a Fey94, perché le avevo promesso una spiegazione a quella foto e quindi: eccoci qua, tesoro <3


Mi dissero che per farla innamorare dovevo farla ridere... ma ogni volta che ride, m'innamoro io!
Tommaso Ferraris


L'aria salmastra le scompiglia i capelli quando getta la testa all'indietro, ridendo – e non c'è un motivo preciso, in realtà, se non che quella situazione è quasi troppo assurda per essere vera.
Eppure Damon è veramente accanto a lei, un braccio che le avvolge la vita e il suo sguardo vagamente confuso – probabilmente a causa di quell'improvvisa ilarità – che le sfiora il viso come una carezza.

L'ha portata al mare.

Passeggiano lungo la spiaggia, abbracciati, fermandosi di tanto in tanto davanti a qualche bancarella – esattamente come una coppia qualsiasi, uguale alle mille altre che camminano e si scambiano segreti sottovoce, in quella folla rumoreggiante.
Le onde si infrangono sulla battigia, poco distante, e anche se c'è ancora tempo prima che la marea salga, molti dei proprietari degli stand stanno già cominciando a ritirare la merce e chiudere le serrande, prima di smontare tutto e tornare a casa.

Lui la stringe un po' di più, chinandosi a baciarle il capo – Elena sorride e non parla, inspirando appena, il suo profumo che si mescola all'odore del mare che ruggisce, potente.
Appoggia la testa alla sua spalla, guidandolo verso una bancarella – cappelli. E occhiali da sole.

Increspa di nuovo le labbra, un'idea che s'insinua, accattivante, nei pensieri – solo un souvenir, un ricordo di quel tramonto mozzafiato e della calma che le invade il petto.

Si libera dalla sua stretta, avvicinandosi al piano in legno – sorride all'uomo dietro il bancone, mentre Damon, stranito, le si avvicina.
Dopo una breve occhiata, afferra decisa un basco grigio, calcandoselo in testa – si volta verso di lui, sollevando il mento.

«Come sto?» socchiude le palpebre, inclinando il capo a destra – lui le sorride, allungando un braccio verso l'espositore.

Le porge poi un paio di occhiali da sole, enormi e scuri – la montatura semplice, elegante.
Lo squadra per un attimo, scettica, prima di fare spallucce e infilarli – quando lo guarda di nuovo, le sopracciglia inarcate, lui ha il cellulare in mano.

Il flash le ferisce gli occhi per un attimo – la sua risata le riempie le orecchie, pochi secondi più tardi, mentre sbuffa e cerca di prendergli il telefono dalle mani.
Non ci riesce, ovviamente.
Non se la prende troppo, mentre lui si china a baciarle le labbra, delicato – le sussurra qualche parola in un sorriso, accarezzandole un fianco.

«Mh... assomigli a una diva in incognito.» scherza, allontanandosi un poco – probabilmente per cercare di scattarle un'altra fotografia.

Lei si volta nuovamente verso la bancarella, afferrando a caso un cappello – è a quadretti; Damon lo odierà. E lei si divertirà un mondo – e un paio di occhiali.
È veloce a poggiargli il cappello in testa – gli porge gli occhiali quasi in segno di sfida, invitandolo a metterseli.

E non le importa di sembrare un po' bambina – una dodicenne dispettosa e decisamente irritante –, mentre assottiglia lo sguardo in una velata minaccia – non che speri di fargli paura, non nel senso più puro del termine, ma può sempre lasciarlo andare in bianco per una settimana, se si impegna – mentre prende a sua volta il telefonino per immortalare l'istante in cui il suo fidanzato permetterà alla sua estrema vanità di nascondere quei meravigliosi occhioni azzurri da cucciolo, che non la ingannano più da parecchio tempo. O meglio, non la ingannano la maggior parte delle volte.

Damon, però, la sorprende – se la trascina accanto, ridendo davanti all'obbiettivo, e quando riesce finalmente a fare la foto il flash acceca tutti e due.
E sì, le loro espressioni sono qualcosa di ridicolo – sono spensierate, allegre, sanno di sabbia e sole –, ma mentre tornano a casa, la notte che scorre fuori dal finestrino, Elena è solo contenta di essere riuscita ad avere il suo souvenir.

Alla fine è persino riuscita a convincerlo a comprare il cappello.

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