I'll laugh until my head comes off.

di Dead_Sl
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Chapter First ***
Capitolo 2: *** Chapter Second ***
Capitolo 3: *** Chapter Third ***
Capitolo 4: *** Chapter Fourth ***



Capitolo 1
*** Chapter First ***


DISCLAIMER: I mychem non ci appartengono, nè li conosciamo, questa storia non è scritta a scopo di lucro, gli eventi non sono realmente accaduti (ed è un vero peccato).

Le autrici sono LovelyDead e blaise_sl_tr07, che in un lampo di follia hanno deciso di scrivere questa fanfiction a quattro mani... Be', speriamo solo che sia gradita e di aver fatto un buon lavoro. Enjoy it! (Ovviamente ogni capitolo è revisionato reciprocamente e i dialoghi [la maggior parte] sono stati realizzati collaborando.

I'll laugh until my head comes off.
(Written by blaise_sl_tr07 & LovelyDead)

-Chapter First. (Written by LovelyDead)

[Questo e gli altri disegni che verranno postati a inizio capitolo sono fatti da Lovely Dead]

I primi giorni di Settembre sembrano tutti uguali. Cioè: i primi giorni di scuola, o lavoro, o college che sia. Quando la gente sembra risvegliarsi da un lungo letargo e improvvisamente torna la vita.
Quel Martedì 13 Settembre, non era un qualsiasi Martedì 13 Settembre, bensì, era l’inizio di tutto, della tortura, della fatica, dello sbattere la testa su un muro.
Gerard Way era un ragazzo piuttosto diligente, con venti anni sulle spalle e l’aria di quello che, nonostante fosse uno sfigato depresso, la sapeva lunga; Aveva i capelli lunghi fino alle spalle color nero corvino, il viso rotondo, gli occhi grandi, castani e verdi, intensi ed espressivi, il naso all’insù e le labbra sottili. Aveva un carattere contorto, ma tutto sommato, sorvolando sul fatto che andava in giro vestito come se dovesse perennemente recarsi ad un funerale, era un tipo okay.
Voleva cominciare l’anno così, il nostro Gerard Way: sfoggiando una delle sue espressioni più cupe. Non aveva mica voglia di tornare al college, affatto, avrebbe preferito morire la notte prima sul suo letto, senza pensarci due volte; eppure no, la vita lo costringeva a muovere le sue gambe verso il grande cancello verde del Bloomfield College, collocato nell’omonima città, a circa mezz’ora da Belleville.
Percorse il vialetto più lentamente possibile, finché entrò all’ingresso; si mise in fila dietro i ragazzi che richiedevano la chiave della camera.
“Carino. Proprio carino quest’anno. Non avrebbe potuto cominciare in modo peggiore. La fila sembra infinta! Gesù cristo, ma perché sono arrivato così maledettamente tardi?”
Ma lui sapeva già il perché fosse arrivato così dannatamente tardi: aveva temporeggiato fino all’impossibile, e Mikey, suo fratello, l’aveva rimproverato come se fosse il peggiore dei mostri; diceva sempre: “Sei troppo depresso, fratellone, capisci perché ti hanno dato quel nomignolo, al liceo? Ancora parlano di te quelli dell’ultimo anno!”. Il piccolo diciassettenne Mikey, si riferiva al soprannome Gerard-Lametta-Way, una cosa piuttosto triste. Gerard non ci faceva più caso da tempo, tutto merito de “la forza dell’abitudine”, così si dice.
-Buongiorno.- Disse svogliatamente la segretaria seduta dietro la scrivania all’ingresso del Bloomfield College.
-Salve. Sono Gerard Arthur Way, qual è la mia camera?-
-Un attimo, controllo subito.- Rispose la donna, digitando il nome appena udito sulla tastiera del suo vecchio computer. -217.- Aggiunse, porgendogli una chiave tutta ghirigori con una targhetta con su scritto il numero e i proprietari; lui nemmeno lesse, si dileguò dalla fila e prese l’ascensore, affollato di studenti parlottanti.
“Meraviglioso, 217, come la camera di Shining. Ma dove andrò a finire?”
C’è da dire che leggeva parecchio, forse troppo, e si lasciava condizionare da ogni cosa.
L’ascensore si aprì con un sonoro ding, al secondo piano, Gerard uscì di fretta e giunse davanti alla porta della sua camera; come tutte le altre porte, come la porta della camera dell’anno scorso, ma dietro quella targhetta dorata con il numero sopra, secondo lui, si celava qualcosa di orribile.
Sospirò rumorosamente, inserì la chiave nella toppa, girò tre volte e abbassò la maniglia. Entrò, trascinandosi dietro il suo appariscente bagaglio, sperando che non ci fosse davvero un mostro là dentro.
Improvvisamente vide apparire davanti a sé il ragazzo che più odiava nella sua vita: Ray Toro. Ray Toro era un chitarrista di grande talento, insopportabilmente sicuro di sé, soddisfatto di ogni elemento della sua vita e decisamente presuntuoso. Gerard sentì la rabbia avvampargli dentro, le sue guance si colorarono di rosso. Per farsi notare tossicchiò ed esordì:
-Devi aver sbagliato stanza, signor capelli afro.-
Ray si girò, inorridito dal suono di quella voce.
-Mi dispiace, Mr. Lametta-Way, nessun errore. Via dalla mia stanza-, disse.
-No, no, via dalla mia stanza!- ribatté l’altro, estremamente irritato dal comportamento del suo forse-compagno di stanza.-
-Come sarebbe a dire la tua stanza? Questa è la mia stanza!-
-Senti, a me hanno detto che la mia stanza è la 217, quindi smettila di dire stronzate, prendi le tue cose ed esci immediatamente di qui. Non ho intenzione di passare l'intero anno con te.-
Ray gli lanciò uno sguardo di sfida.
-Come se io morissi dalla voglia di stare insieme a te! Se volessi morire prenderei un rasoio, uno Vero. E la stanza 217 è mia, sclerotico del cazzo-, cominciò ad alzare la voce.
-Okay, amico, andiamo giù a chiedere di chi cazzo è questa stanza! E, dato che ci siamo, il rasoio lo userei sui tuoi pessimi capelli.- Gerard era decisamente nervoso, in quel momento, non vedeva l’ora di sbattergli in faccia la chiave della sua stanza per provargli che era di sua proprietà.
-Voglio proprio vedere la tua faccia quando ti diranno che la 217 è mia. Sbiancherai come se stessi morendo dissanguato. Oops, scusa, dimenticavo: a quello ci pensi da te!-
Incredibile, il chitarrista sembrava avergli letto nel pensiero.
-Hu-huh, certo Toro, illuditi pure, dài, esci da qui, prima le signore. Andiamo giù.-
-Dato che quelle lamette ti hanno tagliato qualcos’altro oltre alle vene, mi tocca cederti il passo. Muoviti, Way, non ho intenzione di restare un minuto di più in tua compagnia-
Il ragazzo dai capelli corvini lo guardò malefico, poi le sue labbra s’incresparono in un sorriso, mentre l’odio verso Ray cresceva.
-Eh, ti piacerebbe, non è così?- chiese, ironico, lasciando a bocca aperta l’altro.
I due uscirono, Gerard richiuse la porta dietro di sé.
Insieme si avviarono verso l’ascensore.
Lo stress del primo giorno di college adesso si era triplicato, non solo doveva sopportare il peso dello studio, degli esami e anche di suo fratello che l’avrebbe assillato continuamente, adesso rischiava pure di stare in camera con la persona più insopportabile che esistesse.
Si lanciarono occhiatacce per tutta la discesa, finché il ding non annunciò loro che era ora del verdetto: di chi diavolo era la 217?
La segretaria sbuffò alla vista dei due, probabilmente sapeva già quale fosse il gran problema.
-La 217 a chi appartiene?- chiese Ray, parlando prima che l’altro potesse aprire la bocca.
-Uhm…- fece la segretaria, fingendo di pensare e di digitare il numero sulla tastiera. -Ad entrambi.- Disse, sorridendo zuccherosamente.
Quelli scoppiarono in una risata isterica e piuttosto rumorosa.
-No, no. Si tratta di un errore, io avevo chiesto espressamente di non essere in stanza con il tizio qui presente.- Esordì Gerard con il sorriso nervoso ancora sul volto.
-No che non è un errore, guardi qui.- Rispose lei, girando il monitor.
-Deve esserci un errore, per forza! Controlli meglio!- Esclamò Ray, alzando la voce.
-Niente da fare. Perchè non tornate su invece di farmi perdere tempo?- Ribatté la donna, infastidita.
-Lei è un’incompetente! Io con quest’idiota non ci sto!- Intervenne Way, picchiando la mano sulla scrivania. Al che la segretaria lo fulminò con lo sguardo.
-Almeno su una cosa siamo d'accordo, Way!- concordò l’altro, -Deve assolutamente spostare uno di noi!- aggiunse, rivolgendosi alla poveretta con l’aria stanca davanti a lui.
-Sparite, per favore, sparite! Ho un mal di testa incredibile. Non voglio più sentire due idioti che litigano perché non si sopportano. Sciò! E poi, perdio, non avete visto che sulla targhetta della chiave ci sono i vostri nomi? Idioti: ecco cosa siete. Andate via!-
Così, i ventenni sfortunati, tornarono alla loro stanza, con aria sconsolata ed arrabbiata.
Gerard prese a uscire i suoi vestiti e i suoi numerosi libri, quaderni, taccuini, e simili dalla valigia, quando fu interrotto da Ray, proprio mentre riponeva una delle sue giacche dentro il piccolo armadio.
-Mr. Lametta-Way, non avrai mica intenzione di prendere l’armadio, vero?-
-Sì, perché?-
Il chitarrista s’indignò.
-Stai scherzando? Ed io dovrei prendere quella cassettiera distrutta?-
L’altro fece spallucce.
-Perché no, non è male, e poi ti si addice.-
-Chiudi quella bocca! Voglio l’armadio!-
Gerard rise.
-Puoi sognartelo, baby, è mio. Io ho più roba.-
-Tu sei un frocio, ma non per questo devi rubarmi l’armadio.-
-Potrei anche essere gay, chissà, ma questo rimane mio-
Diede una pacca all’armadio come fosse un vecchio amico d’infanzia.
-Troviamo un compromesso, d’accordo?-
-Del tipo: Io ti taglio i capelli a mio piacimento e tu hai il comfort? Cazzo, affare fatto!-
-No, Way, facciamo metà ciascuno.-
Ci pensò su. Wow, il primo accordo con il signor capelli afro.
-Okay.- Concluse, quasi perplesso.
In effetti, Gerard era omosessuale, l’aveva scoperto tre anni prima, e dopo lo shock iniziale, riusciva a conviverci piuttosto bene, Ray l’aveva intuito, naturalmente, ma non era omofobico, giocava sul fatto di poterlo insultare in qualche modo.
Le loro vite erano come dislocate, completamente differenti, eppure si ritrovavano a condividerle, non con entusiasmo, no, non esattamente.
“Si preannuncia un anno d’inferno.” E lo pensarono entrambi, sbuffando mentre sistemavano montagne di vestiti dentro l’ambito armadio.
Be’, d’altronde era la camera 217, era già molto che il nostro Way non avesse trovato una donna tumefatta morta dentro la vasca da bagno, no?

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Capitolo 2
*** Chapter Second ***


I'll laugh until my head comes off.
(Written by Blaise_sl_tr07& LovelyDead)


-Chapter Second (written by Blaise_sl)

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[Contrariamente a quanto era stato detto, i disegni si alterneranno per evitare che la povera Lovely impazzisca. Questo, quindi, è della Blaise]

Mikey Way odiava la scuola.
La detestava con ogni fibra del suo essere, considerandola la peggiore disgrazia che potesse mai capitare a una persona. E dopo aver passato una bellissima estate all'insegna del divertimento più sfrenato ora si vedeva costretto a tornare in quella cazzo di prigione di pietra, in mezzo ai suoi cazzo di compagni e a quei cazzo di professori.
Chi diavolo era stato a inventare la scuola, eh? Mikey gli avrebbe volentieri spaccato la faccia se quello lì non fosse stato già morto e sepolto.
Una mano poggiata sulla sua spalla lo fece voltare con un sussulto, non si aspettava di vedere nessuno almeno fino all'inizio delle lezioni.
-Che aria sveglia, questa mattina! Ben tornato a scuola , Mikes-. Un ragazzo bassino, coi capelli scuri e due grandi occhi nocciola gli rivolse un gran sorriso.
-'giorno, Frank- disse il piccolo Way, o almeno questo fu quello che tentò di dire, perchè dalla sua bocca ancora impastata dal sonno uscì solo una sorta di grugnito. L'altro ragazzo rise di gusto.
-Ti andrebbe un caffè? No, non è una domanda- disse Frank sorridendo dell'espressione addormentata dell'amico.
-Certo, Frank. Come dire di no a quella che non è una domanda ma un ordine?- fece sarcastico Mikey, guardandolo un pò male, ma proprio giusto un pò.
-Infatti non devi dire nulla, Mikey, dài, muovi quelle gambine! Credi di riuscire ad arrivare fino alla caffetteria?-
-S-suppongo di sì, anche se pensavo di non riuscire neanche ad alzarmi dal letto, questa mattina...-. Mikey sbadigliò sonoramente, gli occhi semi-chiusi e l'espressione afflitta tipica del rientro a scuola.
-E va bene, stà lì, torno subito-. Frank sbuffò, dirigendosi da solo verso la caffetteria e pensando a quanto l'amico fosse apatico di prima mattina.
-Ci vediamo davanti al cancello di scuola, Frankie!- gli urlò dietro Mikey, avviandosi verso il grande cancello nero che di lì a poco avrebbe dovuto varcare, di nuovo.
Frank tornò poco dopo con due bicchieri di cartone in mano e ne porse uno a Mikey, a cui si illuminarono gli occhi al solo pensiero del suo adorato caffè.
Rimasero in piedi davanti al cancello di ferro, sorseggiando le bevande calde in silenzio. Il rumore di un accendino riportò Mikey sulla terra, lontano dai suoi pensieri, dal sonno a occhi aperti in cui era caduto.
-Che lezioni frequenterai quest'anno?- domandò Frank aspirando e avvertendo il familiare e acre sapore del fumo scendergli giù per la gola.
-Chimica, innanzitutto. Poi letteratura, biologia e fisica- rispose Mikey, la voce bassa e ancora semi-addormentata. Non è che avesse tutta questa voglia di parlare, al mattino. Ma Frank non sembrava dello stesso avviso.
-Wow, proprio un orario pieno!- disse sorridendo e gettando il bicchiere vuoto nel cestino che aveva accanto. Si voltò a guardare l'edificio alle sue spalle e tremò impercettibilmente.
-Aw. Scuola. Che inferno. Sei fortunato, amico, ti manca solo un anno e sarai fuori di qui, mentre a me ne toccano ancora due. Aw- continuò Frank.
Mikey lo guardò, tentando di ascoltare, ma era inutile. Il suo cervello era ancora disconnesso, nonostante la dose di caffeina immessa nel corpo, e per seguire i discorsi di Frank ci voleva molta pazienza e molta attenzione, cosa che al momento gli mancava.
Frank era solito parlare velocemente, o sproloquiare, come pensava Mikey, di tantissimi argomenti tutti in una volta, come facendo una decina di voli pindarici nel giro di cinque minuti.
Ma nonostante questo, Frank era un tipo simpatico, un tipetto esuberante e irrequieto, che non riusciva a stare fermo neanche un secondo, proprio come adesso. Gesticolava, parlava, saltellava e sorrideva, nessuna traccia di sonno o stanchezza sul suo volto giovane e vivace. Ma dove diavolo la prendeva tutta quella energia?!
Era un anno più piccolo di lui e, nonostante frequentassero la stessa scuola, si erano conosciuti solo quell'estate, un paio di mesi prima, e si erano trovati davvero bene, tanto da continuare a vedersi ogni giorno anche solo per giocare alla play station. E se Frank tendeva a parlare troppo, Mikey aveva il difetto opposto, e cioè rimaneva spesso in silenzio. Frequentando Frank, invece, aveva iniziato a spiccicare qualche parola in più.
Il suono della campanella li catapultò all'improvviso nella realtà scolastica che avevano quasi dimenticato nei mesi estivi. Quasi.
-Maledetta!- strillò Frank saltando in aria, quasi come se la campana gli avesse dato una scossa elettrica.
-Maledettissima campana di uuna maledettissima scuola di questa maledetta città. No, la città non è maledetta. O almeno lo spero. Vabbè, dai, andiamo. Perdete ogni speranza voi ch'intrate- e, citando la scritta sulla soglia dell'Inferno dantesco, prese l'amico sotto braccio guidandolo dentro.


*
Era ufficiale: Mikey Way odiava la scuola.
Prima di rimettervi piede sapeva già di detestarla, ma non ricordava esattamente quanto la odiava. Odiava ogni singolo angolo di quella dannatissima scuola, ogni schifosissimo professore. Per non parlare della mensa. Che schifo.
Okay, magari c'era anche qualche professore in gamba, ma lui era un diciassettenne alle prese con i suoi casini e con lo sviluppo e con gli ormoni impazziti. Non poteva pensare cose carine sui professori. Doveva odiarli. Punto. Fine.
Aveva appena messo piede fuori dall'aula di chimica ed era da quando ci era entrato che si chiedeva perchè avesse scelto quel corso. Dannatissima chimica!
Stupida materia inutile! A chi è che serve la chimica, eh? Sicuramente quando si va a fare la spesa si comincia a discutere sui materiali e sulle formule... ma certo! Quant'è utile la chimica. Utile come un sasso in una scarpa, certo.
-Ouch! Ehi!- urlò contro uno che gli era andato addosso, cadendogli praticamente su un piede e ditruggendoglielo.
-Guarda dove metti i piedi, tu!- sbraitò ancora contro il suddetto ignoto.
-Mikey! Come è-
-Scusa, non l'ho fatto apposta- disse il ragazzo che gli era andato contro senza mostrare neanche un briciolo di pentimento.
Intanto Frank li aveva raggiunti correndo come un matto per i corridoi, i libri in mano e la gente accanto a lui che si scansava, spaventata, al suo passaggio.
-Ehi Mikes!- salutò allegramente facendo anche ciao-ciao con la mano, ansante per la corsa.
-Ciao! E tu chi sei? Un amico di Mikey?- domandò poi all'altro ragazzo, che lo squadrò con quei suoi penetranti occhi azzurri.
-No- disse svogliatamente e lanciando un ultimo, annoiato sguardo a Mikey se ne andò lasciando i due ragazzi da soli.
-Stronzo idiota di un imbecille che m'ha maciullato il piede!- sbraitò Mikey saltellando su una gamba sola per il dolore tremendo al piede sinistro, lasciando Frank allibito a guardarlo con gli occhi nocciola spalancati.
-Che ti prende, amico?- domandò, guardandolo ancora senza capire.
-Mi prende che quello stronzo mi ha distrutto un piede senza neanche essere dispiaciuto! Bastardo!- esclamò Mikey poggiando cautamente il piede sinistro per terra. Okay, bene, poteva ancora camminare, nonostante il dolore, quindi non c'era nulla di rotto.
-Che cretino- fece Frank, così, per solidarietà, -proprio un gran cretino, sì. Ora andiamo a mangiare, Mikes, sto morendo di fame-. Così si avviò per il corridoio seguito dall'altro, che aveva ancora qualche difficoltà con il piede dolorante.
Era ora di pranzo, le lezioni della mattina erano trascorse abbastanza velocemente, per loro fortuna. Dopo aver riempito i vassoi con il piatto del giorno i due si sedettero a un tavolo vuoto, cominciando a mangiare.
-Che schifo, quest'hamburger sembra di plastica!- commentò Mikey masticando e sistemandosi meglio gli occhiali sul naso con un veloce gesto della mano.
-Questo perchè mangi carne. L'insalata è buonissima, sai, assassino?- rispose Frank, la bocca aperta che lasciava in bella mostra tutto il suo contenuto. Mikey storse la bocca in una smorfia di disgusto.
-Però magari chiudi la bocca mentre mastichi, eh?-
Proprio in quel momento passò davanti al loro tavolo un ragazzo, moro e con gli occhi azzurri, che li guardò con superiorità prima di passare oltre e sedersi al suo tavolo.
-Quel... quel bastardo!- esclamò Mikey quando il ragazzo se ne fu andato.
-Lo detesto- continuò addentando con rabbia il suo hamburger. Frank guardò un attimo quel ragazzo e tornò a parlare con il suo amico.
-Sta al tavolo di quelli della squadra di football- disse con aria sognante. Mikey gli dedicò uno sguardo obliquo e tornò al suo pranzo, incazzato con il mondo giusto perchè quello era il primo giorno di scuola.



***
Eccovi anche il secondo capitolo. Inutile dire che siamo rimaste felicissime nel leggere i vostri commenti, ed entusiaste perchè questo nostro progetto è stato accolto abbastanza bene!
Isult: grazie, grazie, grazie! Sei gentilissima, sul serio! Eccoti accontentata con nuovi personaggi, cara. Ah, non parliamo di scuola che abbiamo tutte i capelli dritti per i nervi, stile Bill Kaulitz! Ancora grazie mille, un bacio!
Memuzz: grazie mille anche a te, siamo felici che la storia ti piaccia! ^_^
Niamh15: oddio, la Fede!!! Grazie mille, il tuo entusiasmo ci ha fatto sorridere tantissimo! Grazie, tantissime grazie per i complimenti, sei troppo buona! A presto, kisses!
Missblack'92: Gee è un pò IMOH inside, eh! Grazie mille, e sì, ce ne saranno di cotte e di crude! xo
Le autrici ringraziano vivamente, e sono davvero felicissime e grate per l'accoglienza! Love,
Blaise_sl&LovelyDead
xoxoxo

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Capitolo 3
*** Chapter Third ***


I'll laugh until my head comes off.
(Written by blaise_sl_tr07 & LovelyDead)

-Chapter Third. (Written by LovelyDead)

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[Questo è di L.D. Ecco per chiarire diciamo che l'autrice del capitolo sarà anche l'autrice del disegno. O si era già detto? Bah, whatever, è chiaro adesso].

La situazione stava diventando insostenibile per Gerard, che non faceva altro che litigare con Ray dalla mattina fino alla sera, in un tour de force di insulti, maledizioni e quant’altro.
-Mikey? Sono io.-
Così era andato al telefono pubblico più vicino ed aveva composto il numero di casa.
-Gee! Non vedevo l’ora di sentirti!-
Suo fratello era, ovviamente, parecchio entusiasta di avere notizie.
-Già, anche io. Volevo solo dirti che verrò oggi stesso, mi fermerò per il weekend. Va bene?-
-Oh, sicuro! Non vedo l’ora! Devi raccontarmi una marea di cose, devi, capito?-
-Hu-huh, sì. A dopo, Mikes.-
Ce l’aveva con il mondo, sì, perché la sfortuna lo perseguitava dappertutto ed inesorabilmente, così lui credeva, per lo meno.
Finalmente, comunque, era arrivato il Sabato, e Gerard non vedeva l’ora di lanciarsi in auto e guidare verso Belleville: la sua amata città.
Dopo aver telefonato, si diresse verso l’aula di giornalismo, che non era poi una delle sue materie preferite, ma dopo tutto, il college è il college. Il problema più grande di quel corso, però, era che anche Ray lo frequentava; era perfettamente inutile perdersi nel blu del cielo, nonostante fosse seduto vicino a una finestra, perché quell’attaccabrighe di un chitarrista non perdeva occasione per dargli fastidio.
-Che fai? Non ascolti? Ma com’è che prendi voti così alti, allora? Il piccolo Way è un raccomandato?-
“Calma, Gee, coraggio, ignoralo. Fa’ finta di non averlo sentito. Toro non ha detto nulla. NULLA.”
Non rispose, si limitò a osservare ogni minimo granello di polvere posato sulla vetrata, come se fossero la cosa più interessante del mondo; e la forza dell’abitudine colpiva ancora.
-Dài, Mr. Lametta-Way, rispondimi, so che muori dalla voglia di farlo!-, continuò, sghignazzando.
L’altro si alzò, prese le sue cose dal tavolo e con aria indifferente attraversò l’aula ed uscì, lasciando Ray a bocca spalancata: era la prima volta che qualcuno lo abbandonava in quel modo mentre lui si dilettava a sputare veleno.

*
“Che strano”
Si disse, mentre percorreva la strada che lo avrebbe portato verso casa.
“Sembrano anni che non torno a casa, e sono passati solo cinque giorni…”
Erano circa le due del pomeriggio, il sole riscaldava piacevolmente l’asfalto e il vento scompigliava i capelli di Gerard, che non vedeva l’ora di varcare la soglia della sua porta.
Quella quasi-settimana era stata un totale disastro: tutti i corsi che aveva scelto erano difficili come non mai, e nonostante alcuni gli fossero graditi, la maggior parte era odiosa quanto studiare legge; Plus, il suo compagno di stanza trovava una scusa buona per infastidirlo ogni secondo in cui erano nella stessa area, persino durante la pausa pranzo riusciva ad importunarlo. Incredibile, la sua passione non era la chitarra, bensì insultare la gente.
Si potrebbe pensare che il problema principale al momento per Gerard Way fosse l’università, e invece no. Il suo problema era molto più banale: era sfigato. Ma proprio sfigato. Nella sua intera vita era riuscito solo una volta a portare avanti una sorta di storia con un ragazzo (“gran pezzo di merda!”), che l’aveva poi lasciato dopo un mese e mezzo perché diceva di aver paura di innamorarsi (“tutte cazzate, perdio”). Non si può dire che fosse in cerca di qualcuno di cui prendersi una cotta, o addirittura innamorarsi, diciamo solo che gli mancava la dolce sensazione delle farfalle allo stomaco; anche lui come tutti, era un po’ masochista.
Accantonando lo sproloquio, il nostro ragazzo dai capelli corvini era appena giunto a destinazione; parcheggiò la macchina sul cortiletto di casa, uscì e respirò l’aria della sua Belleville a pieni polmoni.
Si girò verso la porta, e appena davanti a quest’ultima scorse un ragazzo molto basso dall’aria interessante. Si avvicinò lentamente, finché anche il tizio si accorse di lui; si osservarono per qualche secondo.
Aveva i capelli corti, ma non troppo, che gli ricadevano sulla fronte, due occhi nocciola molto grandi, un naso grazioso e un sorriso degno di un divo.
“Ma chi è questo gran figo?”
Pensò istintivamente Gerard, ammaliato dalla bellezza dello sconosciuto.
“Santo dio, ma chi diavolo è questo qui? Non ho mai visto niente di così accattivante in tutta la mia vita.”
Si disse in mente l’altro, continuando a guardare la persona davanti a sé con la bocca mezza aperta.
-E tu chi diavolo sei?-, chiese Way, sentendo la sua voce farsi acida per motivi a lui ignoti.
-M-mi chiamo Frank. Tu chi sei?- rispose quello, arrossendo. Sì, era Frank Iero.
-Gerard. Che ci fai nel vialetto di casa mia?-
-Oh... Aaah, tu devi essere il fratello di Mikes. Sono un suo amico, stavo per suonare il campanello-
-Sì, sono io. E così il caro Mikes ha un nuovo amichetto- “E che amichetto…”
-Eh, già. Ehm... Hai le chiavi? Magari evito di suonare- Gerard storse le labbra.
-Sì, ho le chiavi. Ma se non ci fossi stato io come avresti fatto, eh, ragazzino?-
-Avrei suonato il campanello, vorrei solo evitare di disturbare Elena.- E arrossì violentemente, il povero Iero, il fratello del suo (nientemeno che) migliore amico lo metteva terribilmente in soggezione.
-Avresti dovuto pensarci prima di presentarti alle due del pomeriggio. La gente riposa, a quest'ora, lo sai?-
Entrambi si sentirono profondamente irritati e allo stesso tempo imbarazzati.
-Dio, ma qual è il tuo problema?- Sbottò Frank, quasi indignato, ma continuando ad essere di tonalità rosso carminio. -Me l'ha chiesto tuo fratello di venire, okay?-
-Il mio problema è tornare da una settimana al college e ritrovarmi gente tra i piedi, ragazzino!- S’interruppe e sospirò; -e dirò due parole anche a Mikey!-
-Non la fare tanto lunga, apri e basta, è tardi per lamentarsi, ora.- Sbuffò e mormorando aggiunse: -Che idiota!-
-Come hai detto, scusa?-
Gerard aveva sentito l’ultimo commento di Frank, e adesso il suo tono era più acido che mai.
-Non ho detto nulla!-, Esclamò, roteando gli occhi.
-Non provare a fare il furbo con me, tu. Non sono mica scemo, ti ho sentito benissimo-
-Ma che cacchio ti ho fatto di male? Mi hai appena conosciuto!-
E detto questo, si precipitò a suonare il campanello. Voleva finire quella discussione al più presto.
-Non sopporto i ragazzini idioti, ecco tutto-, affermò Way, esibendo una smorfia.
L’altro stava per ribattere, quando un sorridente Mikey aprì la porta e strabuzzò i suoi occhi marroni, come se avesse visto qualcosa di totalmente inaspettato.
-Frankie! GEEE!- esclamò, abbracciando con calore il fratello, che, al contrario, si mostrò un po’ freddo, come se ricambiasse automaticamente.
-Mikes, questo è un tuo amico?- Chiese, ancora quasi incredulo.
-Sì, è l'adorabile Frankie, vi siete già presentati?-
-Sì…- Borbottò il ragazzo in questione, con gli occhi ridotti a due fessure.
-Sì, direi che ci siamo presentati-, concordò il maggiore dei Way, con un sorriso inquietante. -Ma la prossima volta non invitare gente così presto, nonna ha bisogno di riposare. Ed io non voglio avere nessuno tra i piedi quando torno a casa, lo sai-, aggiunse con una nota d’irritazione nella voce.
-Sì che lo so, ma non mi avevi mica detto che saresti venuto così presto! Comunque, è un piacere avervi tutti e due!- Disse entusiasta Mikes, sfoggiando uno dei suoi sorrisi più solari.
-Sicuro…- Mormorò Frank, ancora parecchio infastidito. Il suo amico gli lanciò un’occhiataccia.
-Certo. Io vado a farmi una doccia, sono abbastanza stanco, il college è estenuante.- ribatté Gerard, sprezzante.
-Fai in fretta, ho una voglia folle di parlare con te-, affermò l’altro con enfasi.
Il più grande si affrettò ad entrare in casa e corse verso il bagno, senza preoccuparsi di prendere i suoi vestiti e la sua biancheria intima.
Frank e Mikey si fermarono a discutere in cucina, il più piccolo ancora scosso (indeciso tra il piacevolmente o il negativamente) dall’incontro.
-Be’, allora?-, cominciò Mikes.
-Cosa?-
-Che te ne pare di mio fratello?-
Frank tossicchiò.
-Be’… E’… Molto bello. Sul serio. Ha degli occhi meravigliosi.-
-Frank, non ti ho chiesto di diventare dell’altra sponda per lui, voglio sapere semplicemente che ne pensi.-
-Ehm… Non è stato troppo carino con me- “diciamo che si è comportato come il peggiore dei mostri”. Arrossì.
-Ah, no? Be’, strano! Di solito è così carino con tutti! Devi conoscerlo meglio, è davvero fantastico.-
-Sì, immagino-
-No, davvero! Io lo adoro-
-Tu adori anche me, il che è tutto dire-
-Frank, stiamo parlando di mio fratello!-
La porta si aprì, e Gerard si presentò con un asciugamano avvolto alla vita, i capelli bagnati e l’aria di quello che sta per morire assiderato.
Frank si sentì avvampare dentro, come se improvvisamente fosse stato buttato a forza dentro un forno incandescente. Si dovette sforzare per non guardare sotto l’ombelico.
“Bello questo quadro, non l’avevo mai notato! No… Non devo guardare di là. Bello pure il frigorifero. Simpatico.”
-Mikey, mi faresti il favore di prendere i miei vestiti in auto? Li ho dimenticati…- chiese, timidamente, spostandosi i capelli dalla fronte.
-Certo, Gee, torno subito-
Calò il silenzio improvvisamente.
Frank non poté fare a meno di guardare Gerard semi-nudo e l’oggetto della sua attenzione, in effetti, lo stava fissando negli occhi, come a volergli dire qualcosa tacitamente. Il suo sguardo, notò il più piccolo, non era come prima, davanti alla porta, era diverso, quasi addolcito e sembrava avere una sorta di… Luce ambigua, inspiegabile.
-Senti, io…- Cominciò Gerard, con voce tremante, ma fu interrotto da Mikey, che con un gran sorriso arrivò portando una montagna di vestiti tra le braccia.
-Tieni, hunny, va’ a vestirti e torna subito qui, non vedo l’ora di sapere tutto quello che hai fatto in questi cinque giorni-
-Niente di interessante, a dir la verità. Be’, torno subito.-
Frank, nonostante il maggiore dei Way fosse sparito da qualche secondo dal punto in cui si trovava, stava ancora fissando imperterrito quell’area mistica della cucina.
-Frankie? Va tutto bene?- Gli chiese Mikey, guardandolo.
-Eh?-
-No, dico: Che hai?-
-Niente. Sto bene- “Sto per morire, altro che bene”
-Sicuro?-
-Certo…-
Quella calda e piacevole giornata di Settembre sarebbe stata l’inizio di una lunga e strana storia degna di Alice nel paese delle meraviglie. Forse perfino dotata di bianconiglio.


***
Ghghghghghghghghgh... Siamo taaaanto liete (gioia e gaudio! auhauhauah) che la storia sia gradita :D.
Thanks to:
Isult: Carissima! No spoiler, baby, nessuno rivelerà i pairings U_U. E tu dovrai soffrire finchè non si capirà U_U. Grazie per i complimenti, anyway!
Idra_31: Waaa, grazie **. Lei grandissima che ha scritto la fic sul projekt revolution! E' un onore avere tue recensioni. E lunga vita ai vegetariani! (Chi ci riesce è sul serio un dio)
missblack'92: Il Michele incarna ogni studente, direi. A parte casi eccezionali che sono come Frank, rompono i coglioni di prima mattina xDDD (gente da prendere a calci... ma se è Frank, va bene). E per quanto riguarda il pestatore di piedi... Nah. Niente spoiler U_U.
memuzz: Lunga vita a quel video e lunga vita ai licei americani! Altro che italia... Grazie mille :)

E con questo Ilia (che è vicaria della blaise) vi dà un saluto. Thanks!
Cheeeeeers.

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Capitolo 4
*** Chapter Fourth ***


I'll laugh until my head comes off.
(Written by Blaise_sl_tr07& LovelyDead)


-Chapter Fourth (written by Blaise_sl)

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(immagine della Blaise)

Era una bella giornata soleggiata, l'aria era piacevolmente fresca, il cielo azzurro e sgombro, senza traccia di nuvole. La natura splendeva ancora rigogliosa ma presto avrebbe lasciato il posto all'autunno. Gli uccellini cantavano allegri e svolazzavano qua e là nel cielo limpido, mentre i ragazzi si attardavano sul prato del campus, godendo di quel tepore e di quella bella mattinata.
Ma per Gerard Way la giornata non avrebbe potuto cominciare in modo peggiore.
Già da quando aveva aperto gli occhi aveva sentito che sarebbe stata una giornata nera, anche perchè essere svegliati alle sei del mattino da Ray Toro che si asciuga i capelli non si può considerare esattamente il massimo.
E poi quando si era affacciato alla finestra e aveva visto quella meravigliosa giornata gli erano praticamente girati i coglioni.
"Cielo grigio e un pò di pioggia no, eh?"
Gerard Way sapeva che quella sarebbe stata una pessima giornata, aveva un certo sesto senso per quelle cose.
"Almeno oggi inizia il weekend e si torna a casa" aveva pensato. Ma neanche quel pensiero riuscì a tirargli su il morale.
Dopo un'intera settimana passata nel campus, tra lezioni da seguire e libri interi da studiare, tra il cibo della mensa che non era neanche degno di tale nome e la stanza divisa con Ray Toro, l'Afroman, Gerard si sentiva troppo stanco e nervoso.
Non vedeva l'ora di togliersi di mezzo le lezioni di quel giorno, prendere armi e bagagli e tornare finalmente a casa dalla sua famiglia, e trascorrere un pò di tempo in santa pace.
Sua nonna gli avrebbe sicuramente preparato qualcosa di buono, torta o biscotti, o qualsiasi altra cosa,perchè continuava a ripetergli che lo vedeva sciupato, che perdeva peso a vista d'occhio, che l'università lo stancava e che doveva evitare di stressarsi così tanto.
Era così apprensiva, sua nonna, così premurosa. Lo faceva solo per il suo bene.
Al solo pensiero di rivedere sua nonna la bocca di Gerard s'increspò in un sorriso, che venne presto cancellato nel momento in cui dovette entrare in classe, per la prima lezione del giorno.
Il sole splendeva e gli uccellini cantavano, la lezione di Chimica stava per iniziare e Gerard era incazzato con il mondo, per chissà quale motivo.

*

Le lezioni erano finalmente terminate e Gerard corse nella sua stanza per prendere il borsone. Con suo grande disappunto vi trovò Ray Toro, il suo compagno di stanza.
-Pensavo te ne fossi già andato, AfroMan- disse a mò di saluto andando a prendere la sua giacca dall'armadio.
-Vado tra poco, Razr-. Toro era indaffarato a sistemare le sue cose in una borsa e neanche si voltò. Quello scambio di battute faceva più o meno parte di un copione standard che i due seguivano ogni giorno, battute un pò scontrose ma quasi civili, le uniche che andassero bene per loro.
-Ci si vede lunedì, Toro- disse Gerard qualche minuto dopo, avviandosi verso la porta.
-A lunedì, Way-.
Gerard richiuse la porta alle sue spalle e si diresse in ascensore. Arrivato al piano di sotto percorse velocemente il campus, e l'odore della libertà lo invase. Tre fottuti giorni senza università, senza Toro e senza rotture di coglioni.

*

L'asfalto sotto di lui era caldo e le ruote filavano liscie. La musica gli riempiva interamente le orecchie, e una sorta di benessere lo invadeva. Stava tornando a casa e tutto andava bene. La giornata non era poi così nera, dopotutto.
Le ultime parole famose.
CRASH! Gerard venne catapultato in avanti per la forza con la quale una macchina lo aveva tamponato. Tamponato... un pò riduttivo, in effetti. Diciamo che l'aveva proprio preso in pieno, eh. Si slacciò la cintura di sicurezza e si massaggiò cautamente il collo. Per fortuna nulla di rotto, da nessuna parte.
Aprì con uno scatto lo sportello dell'auto e scese velocemente, incazzato nero con chi aveva apportato danni alla sua auto e di conseguenza alle sue tasche.
-MA DOVE CAZZO GUARDI QUANDO GUIDI?!- urlò. Tipica frase da automobilista nervoso, o da chi aveva proprio l'aria di star vivendo una giornata nera.
-Parla per te, sclerotico che non sei altro! Avevo messo la freccia, sai? Hai presente quelle lucette che lampeggiano? Voleva dire che dovevo superare, ma tu hai pensato bene di tagliarmi la strada!- urlò l'altro ragazzo scendendo anche lui dall'auto.
Si guardarono un istante, in cagnesco.
"No, anche qui no! Non lo sopporto più, quel Toro!"
-Non ti ho tagliato la strada! AVEVO LA PRECEDENZA! Hai presente?!- disse al suo compagno di stanza, che ricambiò con un'occhiataccia.
-Starai scherzando, spero! hai visto che stavo per superare! O eri troppo impegnato a scegliere quale vena recidere per prima?!- disse Ray, cattivo, roteando gli occhi.
-PIANTALA CON QUESTA STORIA! NON NE POSSO PIU'! Ray Toro, io ti detesto. E se la fiancata della mia auto è distrutta, è tutta colpa tua, AFRO MAN!-. Gerard era nervoso, sia per lo scontro sia per il suo compagno. Quel dannato ragazzo aveva il potere di dargli sui nervi in modo incredibile. Ed era davvero stanco di sentirsi ripetere la storia delle lamette.
-Cosa c'è, Way, la verità fa male? E il sentimento è reciproco, comunque, non pensare che io salti dalla gioia all'idea di passare un intero anno in camera con te. Nel caso non te ne fossi accorto, comunque, anche la mia auto non è combinata granchè bene, sai??- disse il riccio indicando la parte anteriore del suo mezzo, che non era messa proprio bene, proprio no.
-Vai a farti fottere. Tu e la tua stupida orribile auto! Non voglio più vederti, cambierò stanza al più presto. Razza di idiota che neppure sa guidare!- gridò allora Gerard, livido di rabbia.
-IO non so guidare? IO non..? Tu sei pazzo, Way. Le frecce le hanno messe per una ragione, mica le hanno tolte di mezzo dopo gli indiani!-
-Sì, se l'avessi messa sul serio sarebbe pure bello. La prossima volta, cioè in un futuro non molto vicino, quando metterai la freccia, ti regalerò un arco, è una promessa-. Nessuno dei due aveva intenzione di cedere, convinti com'erano di avere pienamente ragione. Intanto la gente per la strada era rimasta bloccata, a causa proprio dell'incidente, e stava iniziando a spazientirsi.
-La freccia c'era, idiota d'un lamettaro! Se non vedi un cazzo non è colpa mia!!!- conitnuò Ray. Niente da fare, non aveva la minima intenzione di dargliela vinta, aveva ragione lui, perdio!
-VI VOLETE MUOVERE DA QUI, RAZZA DI CRETINI!- urlò qualcuno alle loro spalle, un altro automobilista nervoso che era rimasto bloccato.
-No che non c'era, afro man! AVREI DOVUTO UCCIDERTI!- disse Gerard, incurante delle proteste.
-E invece c'era, cazzone che non sei altro!- sbottò l'altro, e voltandosi poi verso la gente accalcata dietro di loro continuò: -E non rompete i coglioni!-
-Ti assicuro che ci vedo! Mi taglio le vene, come dici tu, gran pezzo di coglione, ma la vista è intatta!- sbraitò Gerard guardandolo male, quindi anche lui si rivolse alle altre persone che stavano assistendo alla loro lite.
-Fatevi i cazzi vostri!-
-Saranno state le troppe seghe, allora! vai in bianco anche con i ragazzi, Way, ce ne vuole di sfiga! E che cazzo volete, voi!-. Ray si voltò a guardare la fila di auto dietro di loro, il rumore dei clacson gli diede immensamente fastidio. L'altro ragazzo rimase un attimo in silenzio, quindi si esibì in uno dei suoi sorrisi più inquietanti.
-Fino a prova contraria il segaiolo sei tu, baby, credi che non ti abbia sentito, l'altro giorno? Che schifo. Sarò pure gay, ma ti assicuro che tu mi disgusti- disse concludendo con una smorfia schifata.
Fu il turno di Ray di rimanere senza parole. Ma fu soltanto un attimo, un attimo che passò in fretta. E infatti il riccio continuò a parlare, col suo slito tono velenoso che sapeva far innervosire l'altro.
-Uno come me te lo sogni, Way! Almeno io non perdo le mie giornate a tenere gli occhi incollati sul culo della popolazione universitaria maschile!!!-. Gerard però non sembrò alterarsi più di tanto, ma assunse invece il tono di chi la sa davvero lunga.
-Io non sono un puttaniere, quello sei tu. Ah, no, tu sei una troia, scusami-. E sorrise. Sorrise nel modo più scandalosamente inquietante che potè, un sorriso che avrebbe fulminato chiunque nel raggio di un miglio. Chiunque tranne Ray Toro.
-No, dolcezza, per essere una troia dovrei essere gay, e non lo sono. Non mi piace prenderla nel culo, sai?-. Gerard si esibì in una risatina leggera.
Questo è quello che dicono tutti... Tu in ogni caso, non hai bisogno di prenderla nel culo...-. Ray sorrise di rimando, più che altro per non far vedere all'altro che quei discorsi gli stavano dando il voltastomaco. Non che fosse omofobico, si divertiva soltanto a prendere Way per il culo, nel senso figurato.
-Già, io la do soltanto- rispose, sorridendo. Un secondo dopo, però, si morse la lingua. Aveva dato a Gerard un appiglio, merda. E infatti quello ne approfittò, sorridendo malizioso.
-Eh, lo so che la dai, bisogna vedere a chi e bisogna vedere COSA dai-. La "conversazione" aveva preso una piega decisamente inaspettata e sessuale, cosa che diede molto fastidio ala gente ancora in coda per la strada. E difatti una voce si levò dalla folla.
FATE SCHIFO! TOGLIETEVI DALLA STRADA!-
-Io do quello che a te manca, troietta, quello che ti permette di prendertela solo nel culo. E la do solamente ad esemplari femminili- Ray continuò a parlare, voltandosi ancora una volta verso le persone dietro di lui.
-Essì, cazzo, ci togliamo!- sbottò per poi tornare a guardare il suo compagno di stanza, -Come risolviamo per l'auto? Assicurazione?-
-Non tratto con te, preferisco sbrigarmela da solo. Addio. Ci si vede lunedì. Spero che tu muoia per strada. CE NE ANDIAMO, CONTENTI?-. E, con un ultimo sguardo omicida, Gerard tornò in macchina, lasciando Ray a guardarlo con occhi spalancati.
La gente, intanto, era scoppiata in un boato di gioia.
-Magari morirò dopo averti scaraventato giù da un burrone!- urlò Ray contro l'auto che, già messa in moto, si allontanava velocemente.

*
Quando Gerard arrivò dal meccanico, a Belleville, aveva i nervi a fior di pelle. L'aveva detto, lui, che quella era una giornata nera! Lasciò l'auto fuori dall'officina ed entrò, trovando un corpo steso sotto un'auto vagamente familiare. L'uomo sotto la macchina stava parlando con qualcuno e non si accorse della sua presenza fino a quando Gerard tossicchiò. Quello allora si alzò e gli andò incontro, seguito però da qualcun altro...
-Oddio no, tu no! Mi perseguiti, Way?!-. Gerard guardò shockato il suo compagno di stanza.
-Ma che cazzo ci fai qua?-
-Secondo te? Ricordi cosa hai fatto alla mia macchina o hai anche la memoria corta?- disse Ray incrociando le braccia al petto e assumendo un'aria alquanto ostile.
-Mio dio, ma proprio qui!?-. Gerard roteò gli occhi, seriamente seccato.
-Io VIVO qui, sfigato! Ma tu che cazzo ci fai qui?-
-Indovina un po'? Anche io vivo qui. Che schifo, Afro man, nella stessa città no! Non ne posso più di te-. No, quello era davvero il colmo! Lui e Toro nella stessa città?! Neanche Ray, comunque, sembrò felice della situazione. Il ragazzo-meccanico, intanto, li guardava senza capirci un'acca.
-No, ti prego dimmi che non è vero! Tu stavi a Newark, non qui! Ogni mattina ti sfottevo alla fermata dell'autobus! No, cristo santo, anche qui no! Non ce la faccio più!-
-Mi dispiace deluderti, mi sono trasferito qualche anno fa. E comunque, anche io ti sfottevo alla fermata dell'autobus, non puoi neppure immaginare lo spasso!- ribattè Gerard lasciandosi sfuggire un sorrisetto.
-Ah-ah, divertente Way-. Ray rimase fermo a guardarlo. No, quella era proprio sfiga!
-Ti serve qualcosa?-. Gerard si voltò verso il meccanico, un ragazzo poco più alto di lui, sembrava avere la sua stessa età.
-Sì, la fiancata della mia auto è distrutta per colpa del tipo qui presente. Direi che mi servono due sportelli nuovi e un po' di altro lavoro- rispose tornando a guardare il fautore del danno con occhi dardeggianti.
-Bene, puoi lasciarmela qui, lunedì mattina sarà pronta- disse l'altro ragazzo. Poi lo guardò meglio, e gli sembrò di averlo già visto da qualche parte. Ma dove? Forse...
-Ma tu non sei Gerard Way?- chiese all'improvviso distogliendo l'altro dalla sua principale occupazione, tentare di uccidere Ray Toro con lo sguardo.
-Sì, perché?-. Il meccanico sorrise.
-Seguivamo alcune lezioni insieme, alle superiori-. A quel punto Ray si voltò a guardarlo, quasi disgustato.
-No, anche con lui no! Ma che cazzo di corsi frequentavi, Pelissier?!?!-




***
Rieccoci qui con un nuovo capitolo... Siamo davvero entusiaste delle vostre reazioni, ci fanno immenso piacere! Direi che è ora di ringraziarvi come si deve, che ne dite?
chemical_kira: tradire il Frerard? Noi? Naaa!!! Eh, sono tutti incasinati i nostri piccoli chimici... grazie mille, baci!
Isult: In quanto ad acidità il Gerardo batte tutti! -_^ Anche noi adoriamo Ray (soprattutto io... he is God! *__*), il nostro stronzetto simpatico... la Lovely ti ringrazia per i complimenti alla sua descrizione del Gerardo (anche io ci ho sbavato su, eh..), e insieme ti ringraziamo tantissimo per i complimenti! baci
blinka: ecco la nostra Guendy... anche noi ti amiamo, tesoro, sei sempre troppo gentile! Speriamo davvero che anche questo capitolo ti piaccia! Kisses <3
Idra31: la mia piccola amoraaa... Gee in andropausa? Bah, può darsi... XD Grazie mille, a dopo (sono io, eh, non credere che la L. possa raggiungerci in così poco tempo... XD tatt)
memuzz: grazie, grazie, tantissime grazie!!!
XxPuffettaxX: eccoti accontentata col quarto capitolo! Grazie dei complimenti, e alla prossima!
SadSong: la Ilia si è andata a nascondere, dopo la tua rec..! XXD ovviamente scherzo, siamo felicissime che la storia ti piaccia, e guai a te se ci molli, eh! A presto, bacioni!
E adesso la Blaise vi saluta, anche da parte della Lovely, e vi da appuntamento a presto con il prossimo capitolo! Thank you very much, girls!

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