Sounds Of The Universe

di gig_gig
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Sounds Of The Universe ***
Capitolo 2: *** Visite inaspettate ***
Capitolo 3: *** Maccheroni al pomodoro ***
Capitolo 4: *** IN e OUT ***



Capitolo 1
*** Sounds Of The Universe ***


NdA Questa FF segue la mia precedente La salute non è tutto, ma senza salute tutto è niente.
FF in cui ho introdotto due figure del passato di Neal, la madre e un fratellastro più giovane nato dal secondo matrimonio della madre di Neal.
Mi è stato fatto notare che non ho approfondito maggiormente il rapporto tra Neal e Karl.
Io in realtà ho ragionato seguendo il pensiero di Neal, o meglio quello che io penso sia il suo pensiero, ovvero che lui non vuole che ci sia un rapporto tra loro.
Neal è sempre stato tenuto lontano da quella che era la nuova famiglia di sua madre e quindi sente di non farne parte e di non avere diritto di pretendere niente da loro né di meritarsi di stare con loro, pur lui volendo molto bene sia ad Eveline, sua madre, che a Karl, suo fratello.
Dopo però l'appunto fattomi da Ma_AiLing ci ho ripensato chiedendomi invece cosa potesse pensare Karl di tutto questo e così è nata questa nuova FF in cui non ci sarà nessun caso, nessuna azione, rapimento, sparatoria.
Una FF più introspettiva in cui verranno svelati nuovi particolari del passato di Neal, e verranno approfonditi i sentimenti di Neal e di Karl.
Spero non diventi un puppone sentimental noioso…

 
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Sounds Of The Universe

I can corrupt you
It would be easy
Watching you suffer
God, it would please me


La voce di Dave Gahan, così profonda, così suadente, occupava tutto lo spazio dell'abitacolo dell'auto fino arrivargli dentro nell'anima.

I wanna touch you with my little finger
I know it will crush you my memory would linger
You’d be crying out in pain
Begging me to play my games


Karl era lì da almeno due ore, seduto in macchina ad aspettare, fuori dal 26 di Federal Plaza. Stava aspettando, il suo era un appostamento, il suo primo appostamento. Per ammazzare l'attesa si era portato diversi cd dei Depeche Mode e un libro che si era ripromesso di leggere mesi addietro quando lo aveva comprato in libreria ma che non aveva ancora avuto tempo di iniziare. The Wind Through The Keyhole Paperback di Stephen King.
Il tempo non sembrava scorrere mai e iniziava a sentire i muscoli tutti rigidi, aveva voglia di uscire dalla macchina e sgranchirsi un po' ma non voleva essere notato. Cercò di concentrarsi sulla lettura. Dovette attendere almeno un'altra ora, poi lo vide uscire dell'edificio e incamminarsi a piedi.
Karl scese dalla macchina e lo seguì, cercando di stare a distanza, ma senza allontanarsi troppo per evitare di essere scoperto o di perderlo nella confusione di persone che, soprattutto verso le cinque di pomeriggio, affollano i marciapiedi di New York.
Karl si stupì, nonostante il forzato immobilismo, di quanto fosse divertente fare un appostamento e un successivo inseguimento.
Pur essendo una cosa seria, era divertente come se stesse giocando ad un qualche video gioco, con la differenza, però, che ora era tutto dannatamente reale.
Aveva già provato questa sensazione prima, una volta, quando faceva lo stage alla Greenhill e aveva scoperto i bilanci falsi, chissà, forse, dopo l'università avrebbe potuto fare domanda all'FBI. Non era proprio quello che i suoi genitori avevano immaginato per il suo futuro, ma alla fine lo avrebbero accettato, come tutte le sue scelte fatte finora.
Improvvisamente si rese conto che non lo vedeva più. Si fermò, si guardò tutto intorno, poi iniziò a correre fino a dove l'uomo era scomparso, dannazione, aveva fatto così attenzione, proprio perché questo non succedesse. Si fermò di nuovo e si guardò attorno. Come aveva fatto a perderlo, ora doveva ricominciare tutto da capo, domani un altro appostamento, ci avrebbe provato e riprovato fino a che non fosse riuscito nel suo intento.
Si girò e tornò indietro per tornare alla macchina.
Aveva percorso alcuni metri quando una voce alle sue spalle lo fece trasalire.
"Perché mi stavi seguendo?".
Karl si girò, i loro occhi si incrociarono. I suoi occhi erano di un blu così profondo da perdercisi dentro. Come aveva fatto a non riconoscerli prima?
"Sapevo dove lavoravi, ma non dove abitavi".
"Perché vuoi sapere dove abito?".
La sua voce sembrava dura, ma il suo sguardo era quasi divertito.
Karl si sentiva un po' intimorito, non perché Neal Caffrey gli mettesse paura, ma perché era da tanto che si immaginava come sarebbe stato rivedere suo fratello e ora che ce lo aveva davanti gli veniva difficile trovare le parole.
"Lo so chi sei, il biglietto che mi hai lasciato…".
"Io non ti ho lasciato nessun biglietto!".
"Senti, magari non sono abbastanza in gamba da seguirti, ma non sono stupido, dalla prima volta che ti ho visto, al parcheggio, ho sentito qualcosa, anche se non ho capito cosa fosse… fino alla gara… quando ho trovato il biglietto che mi hai lasciato e finalmente quel qualcosa è diventato chiaro. Tu sei mio fratello Danny!".
"Beh, sai, seguire me non è una cosa semplice, neanche gli agenti dell'FBI ci riescono se io non voglio, quindi non pensare di non essere in gamba… e in ogni caso lo so che tu non sei stupido… ma Danny è morto anni fa, anzi ad essere esatti lui non è mai veramente esistito… lascia perdere, torna alla tua vita e non pensare più a me".
Neal stava per girarsi ed andarsene.

"NO!".

Karl lo aveva urlato quel no perché non voleva, non poteva lasciarlo andare, di nuovo.
Vide che Neal si era bloccato.
Poi lo vide girarsi, sorridere, e dire "Va bene, vuoi vedere dove abito… vieni… camminiamo!".
Karl lo seguì, avrebbe voluto dire tante cose, ma durante tutto il percorso stette in silenzio, come d'altronde fece anche Neal.

Dopo circa un quarto d'ora arrivarono davanti ad una casa a dir poco bellissima.
"Io abito qui!".
"È… è tua?".
"No… è di una signora molto gentile che mi affitta il loft all'ultimo piano".
Entrarono e salirono di sopra.
"Entra, ora sai dove abito!".
"Ora so dove venirti a trovare!".
"Trovare? Non credo proprio! Vuoi qualcosa, acqua, vino, non ho birra".
"Acqua, grazie, non posso bere alcolici".
Neal prese un bicchiere dalla dispensa, lo riempì d'acqua e glielo porse, poi si versò un bicchiere di vino per lui.
"Vorrei chiederti tante cose…" disse Karl.
Karl si stava guardando intorno, era entrato nel mondo di Danny, anzi di Neal, ed era proprio come se lo aspettava, in fondo il suo Danny esisteva ancora.
"Vedo che l'arte ti appassiona ancora" disse indicando il cavalletto.
"Non potrei mai smettere di amarla".
"Sai, quando sei sparito, ho pensato che la tua voglia di fare l'artista avesse avuto il sopravvento sulla tua idea di diventare poliziotto, ti vedevo artista squattrinato, magari a Parigi, o a Londra…".
"Quando me ne sono andato, beh, squattrinato lo ero e non potevo certo permettermi un biglietto aereo, quindi sono venuto a New York in autostop…".
"Perché te ne sei andato?".
"È una storia lunga…".
"Non importa, ho tempo!".
"Non è il caso!".
"Non è il caso di cosa?!".
"Non devi pensare che io non ti abbia voluto bene, lo sai che non è così, e lasciare te forse è stata la cosa più difficile che abbia fatto, quando me ne sono andato era molto arrabbiato con Ellen e con Eveline, ma tu non centravi niente, tu eri il mio fratellino e farti soffrire non era mia intenzione… Però l'ho fatto, me ne sono andato, ho lasciato te, la mia vecchia vita, tu sei andato avanti e io sono andato avanti, come doveva essere e come dovrà continuare ad essere. Io non ho mai fatto veramente parte della tua famiglia e non ho nessun diritto di farne parte ora!".
"Perché?".
"Perché tu non hai bisogno di me, sei cresciuto alla grande e io finirei solo di incasinarti la vita!".
"Perché????". Questa volta Karl aveva quasi urlato.
"Perché se non lo hai capito io non sono un buon esempio, sono un falsario, un truffatore, un ladro, sono stato in prigione e ci sarei ancora se Peter non mi avesse dato un'opportunità, però porto una cavigliera elettronica!".
"Ma lavori con l'FBI".
"Sono un consulente e lo sono solo perché così sto fuori di prigione".
"Hai ucciso qualcuno?".
"No!".
"Allora non mi importa quello che sei o sei stato, io so che tu sei mio fratello, che per troppi anni siamo stati lontani e che ora che ti ho ritrovato, non voglio lasciarti andare, semplicemente perché tu pensi di incasinarmi la vita!".
Neal andò a sedersi fuori sul terrazzo. Karl lo seguì.
"Non ti dai per vinto tanto facilmente vedo!".
"No! Non per le cose a cui tengo…".
"Io però non cambio idea!".
"Quindi…".
"Quindi ora è meglio che tu te ne vada, torni alla tua vita, hai delle gare da preparare, l'università, la tua famiglia".
"Non puoi dire così! Anche tu sei la mia famiglia e io non me ne vado, non prima che tu mi abbia dato delle risposte".
"Ora non ho voglia di interrogatori… quindi, se proprio non te ne vuoi andare, possiamo cenare insieme… diciamo come amici!".
"Ok! … Amico!".
Neal e Karl rimasero così, seduti uno di fronte all'altro, forse per un attimo forse per una vita, ognuno immerso nei propri pensieri.

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Capitolo 2
*** Visite inaspettate ***


NEAL
Perché gli ho lasciato quel biglietto? Lo sapevo che avrebbe capito, lo sapevo! E come cavolo potevo pensare che, sapendo chi io fossi, lasciasse perdere. No, non lo pensavo, anzi speravo che non lasciasse perdere, eppure è tutto sbagliato. Lui non può entrare nella mia vita e, più di tutto, io non posso entrare nella sua. Eppure eccoci qui. Almeno potevo non farlo venire qui. Avrei dovuto dirgli che di lui in fondo non mi importa, ci sarebbe rimasto male, se ne sarebbe andato e non sarebbe più tornato. Posso ancora farlo, anche ora, subito, ma è così difficile, questa volta non si tratta di truffare uno sconosciuto, ma mio fratello.
Io e lui, seduti qui, vicini.
NO!
Dovrò fare in modo che questa sia la prima e ultima volta che succede, non dovrà più tornare qui, mai più e non importa se per fare questo dovrò ferire i suoi sentimenti, è solo per il suo bene!
Chissà se anche James mi ha mentito pensando che era per il mio bene, per proteggermi da lui!
Ellen mi ha mentito… Eveline mi ha mentito… per il mio bene?
E Peter, quante volte mi ha tenuto nascoste le cose… per il mio bene!
Non posso fare la stessa cosa a mio fratello. Cercherò di farlo ragionare, di fargli capire quanto io sia sbagliato per lui, lo capirà… lo dovrà capire!


KARL
Ho aperto una porta, mi ha lasciato entrare in casa sua! Ora non può più tirarsi indietro, ora non può più fuggire, non da me!
Lo so che ci proverà, certo che ci proverà. Farà di tutto, magari anche ferirmi, ma io non mollo. Qualunque cosa dirà o farà per farmi cambiare idea, non ci riuscirà.
Quanto tempo dall'ultima volta che siamo stati seduti così vicino.
Quanto tempo dall'ultima volta che ci siamo parlati… come fratelli.
Non si può recuperare il tempo perso ma, di sicuro, si può evitare di sprecarne altro.
Ora mi alzo e lo abbraccio. No, forse è un po' prematuro, se lo faccio ora, sicuramente cercherebbe di allontanarmi. Non devo avere fretta, un passo alla volta, un gradino alla volta.
Poteva scomparire per strada, e invece… lui lo vuole, ma ha paura di ammetterlo. Tocca a me fargli passare la paura, tocca a me, ora, essere il fratello forte, lui lo è stato per troppi anni, se lui ha paura, io no! Quindi attento Neal, tu sei un osso duro, ma io lo sono più di te!


TOC TOC TOC

Qualcuno bussava. Quel rumore li aveva entrambi riportati al presente. Neal si alzò per aprire la porta. Karl decise di seguirlo dentro casa.
"Ciao June".
"Disturbo?".
"No, entra pure!".
"Ti ricordi, vero, che questa sera parto…".
"Sì, certo, lasciami pure Bugsy!".
Così dicendo una donna molto distinta entrò con al seguito un carlino che, vedendo Karl, gli corse incontro abbaiandogli.
Neal prese Bugsy in braccio e lo accarezzò, facendolo calmare.
"June ti presento Karl… un mio amico! Lei è June, la mia padrona di casa!".
"Buonasera Karl, piacere di fare la sua conoscenza, mi dispiace avervi interrotti, ma tra un po' mia figlia passa a prendermi e volevo lasciare Bugsy da Neal prima di partire. Lui odia stare da solo!".
"Buonasera, non si preoccupi non ci ha interrotti, stavamo solo chiacchierando".
June lo stava guardando, probabilmente cercava di inquadrarlo e lui si sentiva quasi nudo di fronte a quello sguardo indagatore.
"Ci siamo già visti noi due?" chiese June.
"No, non credo proprio!".
"Non so, nel tuo viso… c'è qualcosa di familiare!".
Karl non sapeva che dire, non sapeva quanto Neal avesse detto o non detto sulla sua famiglia, cercò Neal sperando che intervenisse lui. Lo vide con uno dei suoi sorrisi più smaglianti.
"June, con te non c'è scampo, non ti posso certo imbrogliare, effettivamente lui è mio fratello".
A Karl, June non sembrò sorpresa o sconvolta dalla rivelazione.
"Neal non mi aveva mai parlato di un fratello! In realtà non mi ha mai parlato molto della sua famiglia. Peccato che me ne vada proprio ora, mi sarebbe piaciuto conoscerti meglio".
"Non si preoccupi, ora che ci siamo ritrovati non lo lascio di certo scappare di nuovo, quindi mi rivedrà di sicuro".
"Bene allora vado, grazie Neal per Bugsy, ci vediamo tra una settimana!".
"Fa' buon viaggio e abbraccia tua nipote da parte mia".
"Ciao Neal".
"Ciao June".
Neal diede a June un bacio affettuoso sulla guancia.
"Le vuoi bene vero?!" disse Karl.
"Sì certo, è una gran donna!" rispose Neal. Poi cambiò argomento "Ti va bene se faccio la pasta per cena?".
"Certo che sì! Me la ricordo ancora la pasta che cucinavi quando io e mamma venivamo da te e Ellen! A proposito di Ellen, l'hai più vista?".
Neal fece un lungo ma quasi impercettibile respiro "Sì!" che però a Karl non sfuggì.
"Come sta? Da quando ha lasciato Saint Louise non ne abbiamo saputo più niente!".
"Purtroppo è morta!". Detto questo Neal si girò, posò Bugsy sul divano e si diresse verso il bagno dicendo "Mi cambio, torno subito".
Karl era rimasto interdetto, non sapeva che dire, Ellen era morta, gli occhi gli divennero rossi e lucidi per le lacrime che iniziarono a scendere silenziose.

TOC TOC TOC

Questa volta però la persona non aspettò che gli si aprisse la porta.
Karl si asciugò le lacrime.
Bugsy si precipitò giù dal divano e corse incontro al nuovo venuto ma non gli abbaiò, anzi mugolò per farsi fare le feste.
"Ehi, Benjamin Siegelbaum! June è già partita?" poi vedendolo gli chiese "Chi sei?".
"Ciao, mi chiamo Karl… e tu chi sei?".
"Quel Karl… insomma… quel Karl Woods?".
"Sì".
Lo sconosciuto iniziò a fissarlo con occhio indagatore "Uhm! E Neal sa che sei qui?"
"Sì, anzi è in bagno".
"Quindi ti ha fatto entrare?".
"Sì…" rispose Karl sempre più spaesato.
"Ah! Ok! Allora non fare caso a me, io sono nessuno!". Così dicendo lo sconosciuto prese un bicchiere pulito, si versò del vino dalla bottiglia che era sul tavolo e andò a sedersi sul divano insieme a Bugsy.
Karl non sapeva che pensare. Sarà un amico di Neal? Se Neal gli aveva parlato di lui doveva essere per forza un suo amico intimo, però era decisamente un tipo strano.
Neal tornò dopo qualche minuto dal bagno con i capelli bagnati.
"Ciao Moz…".
"Ehi! Neal".
"Vi siete già presentati credo".
"Beh, veramente io gli ho detto chi sono, ma lui ha solo detto di essere nessuno!" disse Karl.
"Non farci caso, lui è Mozzie, un mio amico!".
"E fa sempre così, insomma, di entrare qui senza che nessuno gli apra…".
"Sì, comunque è innocuo". Poi rivolgendosi a Mozzie "Questa sera faccio la pasta, se vuoi mangiare qui!"
"Se non sono di troppo… Non vorrei interrompere la vostra riunione di famiglia".
"Moz… sei geloso?".
"Io geloso… no, certo che no!".
"Perfetto, allora pasta per tre!".
Neal si diresse ai fornelli.
Karl chiese "Da quanto vi conoscete?".
Fu Mozzie a rispondere "Lo incrociai dopo pochi mesi che era a New York, era un giovane acerbo ma molto in gamba".
"L'ho fregato al gioco delle tre carte!" disse Neal mentre affettava cipolle.
"Come ho appena detto era molto in gamba!".

TOC TOC TOC

"Cos'è questa sera… un porto di mare!" disse Neal mentre si puliva le mani con uno strofinaccio e andava ad aprire alla porta.
"Ciao Neal". Era Peter, aveva in mano una confezione di birre.
Bugsy questa volta rimase del tutto indifferente al nuovo arrivato, era accovacciato sulle gambe di Mozzie che lo stava grattando sotto il mento. Una goduria a cui non voleva di certo sottrarsi.
"Mi ero dimenticato che questa sera Elisabeth ha organizzato una cena con le sue amiche da noi e non vuole uomini in giro per casa. Ti va una birra e una pizza?".
"Ciao Peter… in realtà stavo preparando la pasta. Se vuoi unirti a noi…".
Peter a quel noi iniziò a guardare chi fossero gli altri, vide subito Mozzie, ovviamente, e poi vide Karl.
"Ciao Moz, Karl?".
"Buongiorno agente Burke".
Poi Peter rivolgendosi a Neal "Avevi detto che non volevi… insomma che era meglio se gli stavi lontano!".
"Già peccato che lui non sia della mia stessa idea!" rispose Neal.
"Ne sono contento. Forse riuscirà a farti cambiare idea".
Karl si stupì che anche l'agente Burke fosse a conoscenza del loro rapporto di parentela e che ne avessero discusso. Quindi tra loro non c'era solo un rapporto di lavoro, ma anche un rapporto di amicizia e di fiducia.
"Sai come si dice suits… Potrei fare un sacco di esempi di fratelli che sarebbero vissuti meglio se separati alla nascita… Caino e Abele…" iniziò Mozzie. Ma Neal lo fermò subito.
"Ehi! Stop! Tutti quanti! Se volete rimanere va bene… mi fa piacere ma ad una condizione: non si parla di famiglia, di fratelli, di quello che è giusto o sbagliato, non è una riunione di vecchi amici in cui vengono fuori ricordi e aneddoti, soprattutto su di me. Chiaro?".
"Chiaro!". Rispose Peter.
"Se è quello che vuoi!" rispose Mozzie.
"Per questa sera!" disse Karl lasciando intendere che per lui non finiva qui.
Peter guardò Karl e sorrise.
Neal invece tornò alle sue cipolle.
Peter si aprì una bottiglia di birra e sedendosi al tavolo vicino a Karl disse "Allora, ho saputo che ti sei qualificato per i mondiali juniores, deve essere una bella soddisfazione!".
"Sì, decisamente. Anche se ora non me ne rendo molto conto, tra l'università e gli allenamenti al centro federale, non ho molto tempo di fermarmi a pensare!".
"Già, è successo anche a me quando sono entrato nella major leage di baseball, succede tutto così freneticamente che non hai tempo di goderne. Per me è durata poco, un infortunio mi ha bloccato la carriera".
"Mi spiace!".
"A me no. Ho un lavoro che mi piace, che faccio bene, e senza il quale non avrei mai conosciuto mia moglie. Bisogna non fissarsi su una sola cosa, perché se quella poi ti viene a mancare non sai più che cosa fare, meglio accettare quello che ti succede e andare avanti. Non sai mai quello che la vita ti riserva. A proposito di baseball, questa sera giocano gli Yankees. A Neal e Mozzie non interessa lo sport, ma magari a te sì".
"Beh! Io ovviamente tifo Cardinals, però sì, non mi dispiacerebbe guardare la partita!".

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Capitolo 3
*** Maccheroni al pomodoro ***


Per Neal era strana tutta la situazione, lui, Peter, Mozzie, Karl, insieme.
La sua famiglia, la sua prima famiglia che incontrava la sua seconda famiglia che incontrava la sua terza famiglia. In quel momento era come se ci fossero sia Danny che Neal in quella stanza, lui era il punto di congiunzione tra le vite passate e quella presente, ma si sentiva come due poli dello stesso segno, li puoi avvicinare ma non li potrai mai unire, anche se Karl e Peter pensavano che lui potesse farlo.
Non aveva avuto quella sensazione quando James era rientrato nella sua vita, forse perché James era un perfetto estraneo per lui, faceva parte di una vita ancora precedente e di cui lui si ricordava pochissimo.
Ora, invece, si sentiva diviso tra l'essere Danny, tra il Neal truffatore e il Neal onesto che collaborava con l'FBI, quello che Peter stava cercando ormai da anni di far venire fuori, non capiva come mettere insieme questi tre aspetti di lui, quale fosse il vero lui e quali fossero invece le maschere che metteva per entrare nella parte.
Tutto era confuso e in quel momento avrebbe voluto soltanto rimanere da solo… tranquillo a pensare e riflettere… voleva fuggire da quella casa… ma soprattutto da Karl, da Peter e da Mozzie.
Peter e Karl stavano parlando del più e del meno, mentre Mozzie aveva acceso lo stereo con Le Nozze di Figaro di Mozart, il suo preferito.
Sembrava che i tre avessero cospirato contro di lui per farlo piombare in questa situazione.
Però di sicuro lui non sarebbe scappato, lo aveva fatto molte volte, ora non lo voleva più fare! Ma come sarebbe stato tutto più semplice se lo avesse fatto!
E poi… ricominciare da capo, cancellare Danny, cancellare Neal, non sarebbe servito a fargli capire finalmente chi fosse.
Stava tagliando i pomodori a cubetti.
"Ah! Dannazione!".
"Che c'è?" disse Peter.
"Niente, ero distratto e mi sono tagliato! Non è niente, vado a mettermi un cerotto!". Così dicendo Neal si diresse verso il bagno. Finalmente era solo. Finalmente il silenzio.

Non voglio tornare di là, ma ormai mi sono offerto di cucinare per tutti e non posso tirarmi indietro… perché cavolo mi sono ficcato in questa situazione… posso sempre sbatterli fuori tutti… ma no, poi capirebbero che qualcosa non va… forza Neal, ti sei trovato in situazioni peggiori… sorridi, torna di là, finisci di cucinare, mangiamo e poi tutto sarà finito.

Quando finalmente tornò dagli altri Peter gli chiese "Tutto bene?".
Peter ormai aveva imparato a conoscerlo e forse sapeva quello che gli stava passando per la testa.
"Sì, tutto bene, niente sugo al sangue… prometto!" rispose Neal sorridendo.
Continuò a tagliare il pomodoro. Mise le cipolle in pentola con un filo d'olio e le fece soffriggere, poi aggiunse il pomodoro. Dopo prese la pentola per la pasta, la riempì d'acqua e la pose sul fornello a scaldare.
Poi andò in terrazza dove aveva lasciato il bicchiere di vino e ne bevve un sorso. L'aria era fresca, ma piacevole. Dopo un attimo arrivò Bugsy e gli si sedette di fianco.
"Anche tu preferisci la tranquillità che c'è qui fuori vero?".
Neal dovette però ritornare dentro, non voleva far bruciare il sugo.
Peter stava ancora parlando con Karl "I tuoi genitori sanno che sei qui, insomma che sai di Neal e che saresti venuto a cercarlo".
"No, non lo sanno. Non so come reagirebbe mia madre, ma da sempre in famiglia si tende a non parlare con lei di cose che potrebbero farla star male, mio padre e io cerchiamo di non darle preoccupazioni, dalla depressione non è mai veramente guarita, la crisi è sempre lì dietro l'angolo!".
"E tuo padre?".
"Beh, lui mi aveva proibito di vedere Neal… non penso abbia cambiato idea!".
"Proibito?".
Neal a quel punto intervenne "Cosa avevo detto… questo non è una serata ricordi!".
Ma Karl continuò "Sì, la volta che mi portò a vedere un film di Stephen King, Misery non deve morire, io avevo sette anni e volevo tanto andarlo a vedere, così convinsi Danny… Neal a portarmici".
"Ma il film non era vietato ai minori di quattordici anni?" chiese Peter.
"Sì, ma Neal convinse la signora della biglietteria che io in realtà avevo 14 anni e che avevo una rara malattia che non faceva crescere il mio corpo come i normali bambini! Le raccontò tutta una storia strappalacrime di come io passassi le notti a piangere perché tutti mi consideravano più piccolo della mia reale età. Penso però che la signora fosse più interessata agli occhi supplichevoli di Neal che ad accertare la mia vera età perché non chiese di mostrare un documento e ci lasciò entrare".
"Mi sono lasciato convincere e ho sbagliato. Non hai dormito per dei mesi dagli incubi che ti ha fatto venire il film!" interruppe bruscamente Neal.
"Quella volta mio padre si infuriò parecchio e…".
"Lasciamo stare, sono passati tanti anni!". Neal voleva concludere la conversazione.
"Quando ho compiuto 14 anni, anche se mio padre era ancora contrario, ho iniziato a leggere tutti i libri di Stephen King e ad andare alle retrospettive dei suoi film. È ancora il mio autore preferito".
"Io lo trovo un po' troppo inquietante" disse Mozzie. "Secondo me molti psicopatici sono cresciuti a pane e film di King. E io me ne sto molto lontano dagli psicopatici. Non vorrei finire tagliato a pezzettini per essere messo in un freezer. Sei uno psicopatico tu?".
"No, certo che no!" rispose Karl.
"Bene!".
"Chiedi ad un psicopatico se è uno psicopatico e ti dirà di no!" disse Peter ridendo.
L'acqua bolliva e il sugo si era ristretto così Neal buttò i maccheroni e poi tirò fuori piatti e posate per apparecchiare la tavola.
"Al posto di parlare, fra sei minuti si mangia, c'è una tavola da preparare!".
Tutti, tranne Mozzie, si diedero da fare.
"Comunque per concludere, non penso che mio padre approverebbe un riavvicinamento con Neal!" continuò Karl.
"Ma possibile che nessuno in questa casa capisca cosa significa non parlare del mio passato!" disse Neal.
"Ok, va bene!" disse Peter. "Parliamo d'altro!".
"Io non centro… non ho chiesto, né detto niente!" disse Mozzie.
"Grazie Moz…".
"Peter mi ha fatto una domanda e io ho solo risposto" disse Karl.
Ecco questa è una congiura bella e buona. Pensò Neal.
Finalmente la pasta era pronta, si sedettero tutti a tavola, Neal sperava che il cibo li avrebbe fatti stare zitti.
"Buona come me li ricordavo…" disse Karl dopo aver assaggiato i maccheroni.
"Grazie" rispose Neal.
"Ehi, allora poi possiamo guardare la partita io e Karl?" chiese Peter.
"Fate, se a Karl va bene!".
"Sudore e fatica… non fanno per me!" disse Mozzie.
"Se non ami lo sport… cosa ti piace?" chiese Karl.
"Più di tutto… la lettura, il buon vino, il vecchio jazz e l'opera!".
"Più una serie di cose che è meglio tu non sappia" aggiunse Peter rivolgendosi a Karl.
"E a lei agente Burke… cosa le piace più di tutto!".
"A questo posso rispondere io" disse Neal.
"Ah, sì? Allora cosa mi piace".
"Beh, è semplice, in ordine, tua moglie, il baseball e risolvere enigmi e in quest'ultima categoria sono contemplati anche truffe e crimini vari".
"Effettivamente non era così difficile… sono un uomo abbastanza prevedibile!" disse Peter mentre sorseggiava un po' della sua birra. Poi continuò "ora giro a te la domanda Karl. A te cosa piace?".
"Mi piace nuotare, mi piacciono le ragazze… anche se al momento non ce n'è nessuna di importante, non ho tempo anche per questo… e mi è piaciuto oggi, sono stato tre ore ad aspettare che Neal uscisse dall'ufficio e poi l'ho seguito… insomma un appostamento è faticoso, ma è anche molto divertente!".
"E sei riuscito a seguirlo?", chiese Mozzie.
"Purtroppo no! Mi ha seminato dopo neanche cinque minuti!".
"Scomparire è uno dei tanti talenti di Neal" disse Peter.
"E a te Neal cosa piace?" chiese Karl.
Peter e Mozzie si girarono verso Neal. "Non si parla di me… ricordate?".
"Ma dai questo è un gioco, tanto per passare il tempo e non sono ricordi!" disse Peter.
"Va bene… allora diciamo che mi piace l'arte, il buon cibo, compreso il vino, e le sfide!".
"Più una serie di cose che è meglio tu non sappia" ripeté Peter sempre rivolgendosi a Karl.
"Il nuoto a livello agonistico è un bel traguardo da raggiungere, ma penso che se non dovesse durare, potrei fare domanda all'FBI" disse Karl.
"Non diventerai ricco, ma sicuramente avresti un sacco di soddisfazioni" disse Peter. "Se deciderai posso farti conoscere l'agente che si occupa di reclutamento… uno studente preparato… di solito non ha problemi ad accedere all'accademia".
"No! Non penso proprio! I tuoi genitori non te lo lasceranno fare!" disse allora Neal. "E tu Peter non assecondarlo".
"Perché? È un lavoro onesto e rispettabile!" disse Peter.
"I miei genitori… forse la prenderanno male… all'inizio… ma poi lo accetterebbero e ne andrebbero fieri!".
"Ne sei proprio sicuro? Eveline non te lo lascerà mai fare! Toglitelo dalla testa. E tuo padre? Penso ti rinchiuderebbe a vita piuttosto che… all'FBI. Lo considererebbero troppo pericoloso".
"Pensa che potreste ritrovarvi a giocare a guardia e ladro voi due… La vita a volte può fare proprio brutti scherzi" disse Mozzie.
"Beh, io penso piuttosto che potrei aiutare Neal a stare sulla retta via, un po' come sta facendo l'agente Burke ora" rispose Karl.
Cadde sui quattro un imbarazzante silenzio che fu però provvidenzialmente interrotto da Bugsy che si era messo ad abbaiare.
"Hai ragione Bugsy, ti avevo promesso un po' di maccheroni!". Neal si alzò, prese la ciotola di Bugsy e gli mise un po' di pasta, con in aggiunta, una scatoletta di bocconcini di pollo per cani.
"Piace anche a te vero?" disse Neal vedendo come il cane divorava il cibo.
"Visto che mancano ancora venti minuti alla partita e visto che tu hai già cucinato, ora io sparecchio e lavo i piatti!" disse Peter.
"E io l'aiuto agente Burke" aggiunse Karl.
"Bene allora io porto Bugsy a fare il suo giretto" disse Neal.
Ora aveva una scusa per uscire e starsene un po' da solo… finalmente!
Ma i suoi piani furono rovinati da Mozzie che disse "Vengo con te! Vieni Bugsy". Così non sarebbe rimasto solo e non sarebbe rimasto nessuno a controllare che Peter e Karl si scambiassero troppe confidenze su di lui.
Presero il guinzaglio e uscirono.

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Capitolo 4
*** IN e OUT ***


NdA Sono passate due settimane dall'ultimo capitolo ma sono stata veramente impegnata e nonostante il capitolo fosse quasi pronto non sono riuscita a finirlo prima. Il prossimo capitolo mi sa che arriverà a settembre perché me ne vado un po' in vacanza. Perciò buone ferie a tutti.

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OUT

Neal e Mozzie stavano camminando in silenzio affiancati da Bugsy.
Fu Mozzie il primo a rompere il silenzio.
"Sei silenzioso, mon ami! Prima tuo padre, ora Karl, non deve essere tanto facile per te!".
"No!".

……

"Non volevo metterti in mezzo, ma se fossi rimasto in casa avresti potuto… insomma Karl e Peter da soli, che parlano di me! Non è una bella sensazione!" disse Neal.
"Io non volevo restare ed essere messo in mezzo tra loro e te!" rispose Mozzie.
"Lo so, per questo non ho detto niente quando hai detto che venivi con me!".

……

"Ormai Peter sa un sacco di cose sul tuo passato, ha conosciuto Ellen e James. Saperne di più non cambierà le cose" disse Mozzie.
"Forse no, ma ci sono molti ricordi che per me sono… non proprio piacevoli. Tutta questa situazione, non fa che riportarli a galla".
"È per questo che non vuoi Karl nella tua vita?".
"No, io non voglio essere nella vita di Karl. Kate è morta, a te hanno sparato e ci è mancato veramente poco, Peter è finito in prigione per colpa di James. Io non sono una buona compagnia".
"Devo ricordarti che tu hai conosciuto Adler perché l'ho voluto io, quindi non si può dire che sia proprio colpa tua".
"Ma Adler cercava il carrillon che io in teoria avevo rubato!".
"Coloro che si sentono in colpa hanno paura, e coloro che hanno paura in qualche modo si sentono in colpa" disse Mozzie.
"Questa mi sfugge, chi l'ha detta?".
"Eric Hoffer, un sociologo. Uno come me, trae molti insegnamenti dai suoi libri".
"Uno come me, in che senso?".
"Uno diverso da te, uno che non somiglia ad un fotomodello di Vogue".
"In questo momento penso servirebbe anche a me leggere qualcuno dei suoi libri!".
"Ah!".

……

"Ci pensi Karl all'FBI che tenta di catturare il bravissimo ladro e truffatore Neal Caffrey! Mi viene da ridere solo a pensarci!".
"Non succederà!".
"Perché tu ormai sei un ex truffatore ed ex ladro, ti sei trasformato in una persona onesta" disse Mozzie in tono ironico.
"No, non succederà perché Karl non entrerà a far parte dell'FBI. Tutta la nostra vita è stata segnata dalla depressione di Eveline, nessuno ha mai fatto o detto niente che potesse riportarla nel baratro, e sapere che Karl è potenzialmente in pericolo tutti i giorni con il suo lavoro, è una di quelle situazioni da evitare".
"Ho notato che non la chiami mamma e comunque, mi pare che uno dei suoi due figli sia già in quella situazione, anzi uno dei suoi figli è stato in ospedale da poco perché gli hanno sparato, e non mi pare si sia preoccupata più di tanto".
"Ho smesso di chiamarla mamma quando è uscita dalla clinica ed è andata a vivere con Eric. Lei, da quel momento, non è più stata mia madre, quel ruolo lo ha preso Ellen. Lei è diventata moglie e mamma, ma di Karl, non mia!".
"Ti ha abbandonato!".
"Sì, mi ha abbandonato".
"Tuo padre è vivo, tua madre anche, sai chi sono e dove vivono, ma sei orfano quanto me!".
"Penso di sì, ma ho conosciuto te, June, Peter, Elisabeth, voi siete la mia famiglia! Voi non mi avete mai abbandonato".
"Però tu ora vuoi abbandonare Karl, di nuovo!".
"Lui ce l'ha una famiglia e io non ne faccio parte".
"Lo so, tu la pensi così, ma Karl è diverso da tuo padre, da tua madre, lui non ti ha mai lasciato e non ti lascerà, ti ha cercato, ti ha aspettato e seguito, insomma, io penso che anche lui abbia diritto di far parte della tua famiglia!".
"Parla quello che dice di non volere legami!".
"Forse perché gli unici veri due legami che ho avuto sono stati con il signor Jeffries e con te e, alla fine, non sono riuscito ad abbandonare nessuno dei due!".
"Allora avevo ragione, tu, Peter, Karl, vi siete schierati tutti contro di me, lo sai che ultimamente ti trovi sempre più a pensare come Peter!".
"Ahhhh! Ho già l'orticaria al solo pensarci! Ma io non voglio convincerti, esprimo solo la mia opinione. Devi essere tu a decidere cosa fare, non io!".
"Grazie, Moz!".
"Non c'è di che".

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IN

Peter era intento a lavare i piatti, mentre Karl li sciacquava, li asciugava e li riponeva nella credenza.
"Non penso dovremmo parlare di Neal in sua assenza, lui non vuole e lo rispetto" disse Peter.
"Certo. Parlerà lui, se e quando se la sente. Però quella volta, quando mi ha portato al cinema… mio padre è stato molto cattivo con lui, io dovevo andare in camera e non avrei dovuto sentire ma, come avrà capito, io non faccio molto sovente quello che mi si dice".
"In questo assomigli decisamente a Neal".
"In ogni caso ho sentito tutto. Mio padre è una brava persona, è tranquilla, ponderata, riflessiva, calma, ma con Neal è sempre stato diverso, cambiava radicalmente, lo trattava con cattiveria. Io ero piccolo, ma me ne accorgevo e non ho mai compreso il perché. Ci ho pensato in tutti questi anni, ho anche provato diverse volte a parlarne con mio padre e qualche volta anche con mamma, ma hanno sempre cambiato discorso. Forse, se Neal avesse avuto una famiglia, se fossi riuscito a fargli capire quanto gli volevo bene, forse non sarebbe fuggito e non sarebbe diventato quello che è diventato!".
"Sai Karl, molte persone hanno avuto una vita e un'infanzia difficile, ma non tutti sono diventati dei criminali. Neal è bravo in un sacco di cose, avrebbe potuto ottenere grandi risultati e senza troppi sforzi, in modo onesto. Semplicemente per lui la truffa è sempre stato un divertimento, gli piace fare quello che fa. In tanti anni ho capito che non lo fa per i soldi o perché non sarebbe in grado di fare altro, ma semplicemente per l'adrenalina, la sfida, il divertimento. Però non è una persona senza scrupoli, anzi. E' un ragazzo generoso, deve solo capire che nella vita il divertimento non è tutto".

"Questa serata mi ha fatto capire che non è solo, gli volete tutti bene. Vorrei che desse una possibilità anche a me".
"Dagli tempo. Bene qui abbiamo finito, giusto in tempo, la partita sta per iniziare, vai ad accendere la televisione".
Karl si diresse alla televisione, la accese sul canale sportivo e si sedette sul divano.
Peter lo raggiunse, si sedette di fianco, i giocatori erano in campo e stavano attendendo il fischio d'inizio.

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