Laphroaig (dovevamo essere ubriache)

di FeraNoir
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** I ***
Capitolo 2: *** II ***
Capitolo 3: *** III ***
Capitolo 4: *** Epilogo ***



Capitolo 1
*** I ***


Salve a tutti! Siamo Ferao e MedusaNoir, le insane autrici di questa ff.
La storia è stata scritta per il contest di SeveraBartySha (qui il giudizio) ed è arrivata prima. Il bando richiedeva la creazione di personaggi-selfinserction, quindi ci siamo "divertite" a immaginare le nostre alter-ego nel mondo magico.
I personaggi di Fera e Med, più le vicende citate qua e là nella storia, appartengono ad una specie di saga che ci siamo inventate per passare il tempo invece di investirlo in modi più intelligenti: qui ci sono le prime due storie, scritte da Medusa, mentre quelle di Ferao sono qui. Vi consigliamo di darci una letta, se non capite qualche riferimento.

Ciò detto, vi lasciamo al primo capitolo della storia (il prossimo giungerà presto!) e vi salutiamo! :D








Laphroaig (dovevamo essere ubriache)
Capitolo I









Cara Med,
come stai? So che è da tanto che non mi faccio viva, ma i giorni sono letteralmente volati e non mi sono resa conto di quanto tempo è passato.
Non ti ho ancora ringraziato per  il biglietto che mi hai scritto prima che partissi, quindi lo faccio ora: grazie! È stato bello sapere che avevo anche il tuo appoggio, non era un momento facile per me e le tue parole mi sono state di grande aiuto.
Come va al San Mungo? Sei sempre allo stesso reparto, vero? Spero che si siano decisi a risistemare il soffitto, l’ultima volta che ci sono stata non era affatto un bel vedere!
Sembrerà strano, ma in un certo senso mi manca l’ospedale, soprattutto perché qui alla riserva faccio più o meno sempre le stesse cose: curare scottature, preparare unguenti, ricucire ferite e cose del genere. Ultimamente Rozalia (la Guaritrice più anziana, il mio “capo” in un certo senso) mi ha proposto di imparare a fare la levatrice, ma non so se lo farò. È una bella responsabilità, e forse non sono pronta ad assumermela.
Secondo Charlie, invece, dovrei tentare. Fosse per lui farei di tutto, pensa che l’altro giorno mi ha chiesto se volevo provare ad avvicinarmi a un drago – cosa che non fanno fare nemmeno ai futuri allevatori finché non hanno superato l’addestramento di primo livello! E poco fa mi ha chiesto come mai non gioco a Quidditch, e si è addirittura offerto di insegnarmi.
Non capisco se tutta questa sua esuberanza sia naturale o se cerchi ancora di “tirarmi su”; vorrei potergli dire che ormai non ce n’è bisogno, che mi sento benissimo da quando lavoro qui, ma temo di sembrargli scortese o ingrata.
Nessuno lo sa (e ti prego di mantenere segreta la cosa), ma il motivo per cui mi ha proposto di lavorare qui è lo stesso: tirarmi su. Quando ci siamo conosciuti, al matrimonio di Percy, dopo cinque minuti aveva già capito che stavo male e il motivo per cui mi sentivo così. E dire che non sapeva neanche che io e suo fratello fossimo stati insieme! Allora ha iniziato a farmi domande sul tipo di lavoro che facevo, sui miei hobby e la mia famiglia, e alla fine mi ha detto che, se non avevo legami particolari in Inghilterra e se volevo fare qualche esperienza nuova, potevo lavorare nella riserva in Romania. “Tanto,” mi ha detto, “c’è sempre bisogno di Guaritori, e forse servirà anche a tirarti su”.
E diamine, aveva ragione. Da quando sono qui mi sento rinata, ho ritrovato tutto l’entusiasmo di quando ho iniziato a fare la Guaritrice, e soprattutto non ho più quegli attacchi di malumore che avevo negli ultimi tempi (anche perché, in un certo senso, Charlie mi controlla: non appena mi vede giù per qualsivoglia motivo, si inventa qualcosa di assurdo da farmi fare per distrarmi. Con questa scusa abbiamo già girato metà dei castelli della Transilvania!).
Insomma, come ho già detto, mi sento rinata.
L’unica cosa che mi manca è la compagnia. In due mesi ho conosciuto tutti gli allevatori, i Guaritori e il personale, più altra gente del luogo, però… non mi sento attratta da nessuno, ecco. Lo so che è normale, ma inizio a sentire il serio bisogno di trovare una persona con cui costruire un rapporto un po’ più stretto, più sentimentale. Charlie dice che è normale, e che per trovare qualcuno dovrei solo guardarmi intorno, perché di sicuro c’è qualcuno adatto a me; d’altra parte lui non mi sembra la persona più indicata a darmi consigli di questo tipo, visto che sembra completamente disinteressato a qualsiasi relazione che non sia di amicizia.
Forse nemmeno lui ha ancora trovato la persona giusta.
Santo cielo, ti ho imbottita di chiacchiere! Spero non ti dispiaccia, ma volevo rifarmi del tempo perduto.
Tu come te la passi? Fammi sapere, ho serio bisogno di un po’ di pettegolezzi come ai vecchi tempi!
A presto,
Fera
 

***

 
Cara Fera,
non è certamente il momento migliore per chiedermi “come me la passo”: ho appena augurato a Patrick di essere investito da un Bolide!
D’accordo, d’accordo, forse devo spiegarti perché il “meraviglioso ragazzo” di cui ti avevo parlato prima della tua partenza si sia rivelato più cretino di un Grifondiota – senza offesa per Charlie. Ricordi com’era carino agli inizi, quando non faceva che regalarmi cioccolata (e tu sai quanto io ami la cioccolata, tanto da compensare i ragazzi sdolcinati che me la portano) e ascoltare i miei lunghi monologhi su quanto odi il mio lavoro quando arrivano dei pazienti insopportabili… Beh, ricordi? Ecco, si è rivelato essere un cretino come pochi!
Lo so, cosa stai per dirmi: “Med, ma tu sei troppo esigente…” E vorrei ben vedere, dopo avere avuto una storia con… Non voglio nominarlo, mi fa ancora troppo male anche se, ormai, è passato parecchio tempo.
Però non si tratta di questo: Patrick, da un po’ di settimane, ha cominciato a dare la priorità al Quidditch. Al Quidditch, capisci?! Quale ragazzo sano di mente preferirebbe una partita di Quidditch a del sano sesso con la propria fidanzata?
Una volta passi, una seconda pure… ma non (e sottolineo non) la sera in cui decido di fargli conoscere la mia famiglia. Mia madre era entusiasta all’idea di cucinare per lui, mio padre mi ha fatto il terzo grado per scoprire di quali argomenti avrebbero potuto parlare… e Patrick STAMATTINA se ne esce con “Mi hanno rimediato questi biglietti per la partita di oggi… Non posso non andarci, capisci? Sono i posti migliori!”
Gli ho chiuso la porta in faccia – ovviamente dopo essermi preoccupata di rintracciare tutte le sue cose che, giorno per giorno, aveva sparso per il mio appartamento e averle lanciate in mezzo a Gloucester Road. Ero talmente furiosa che ho dovuto farmi mettere il turno serale oggi, per non restare sola in casa a pensare come sarebbe potuta andare la cena con i miei…
È proprio dal lavoro che ti scrivo adesso, perché ho ricevuto la tua lettera mentre uscivo.
Mi dispiace molto che tu stia ancora giù, ti capisco perfettamente, ma sono felice che Charlie faccia tutto il possibile per distrarti e farti sorridere. Non l’ho mai incontrato, anche se pezzodisterco me ne aveva parlato molte volte, però mi pare di capire che sia diverso dai suoi fratelli. Spero che non si riveli come loro!
Un momento, hanno bisogno di me. Torno a scriverti fra poco.
 
Non ci posso credere! Indovina qual era l’emergenza? Un giocatore di Quidditch si è infortunato – e proprio alla partita che è andato a vedere Patrick!
Ho dovuto perfino medicarlo, che strazio. Credo abbia la mia età o un anno di più, non è abbastanza grande per giocare con le Pluffe? Pensava di farmi un favore soffrendo in silenzio, senza lamentarsi mentre lo curavo, ma è la sua stessa esistenza a darmi sui nervi. Ok, forse sto esagerando… Però non perché gli ho urlato contro di essere stato un idiota a cadere dalla scopa mi merito di doverlo seguire per tutto il tempo che sarà qui!
O questo o il licenziamento.
Il dottor Mason non ha un cuore. Ci credo, è un uomo.
 
Maledizione, com’è possibile che non riesca a tenere in piedi nemmeno una relazione? Dopo, beh… Weasley sono uscita con diversi ragazzi, ma mai nessuno che andasse bene, si rivelavano sempre dei cretini. Forse chiedo troppo.
Capisco perfettamente il tuo problema, ho provato a farmi andare bene un sacco di ragazzi, ma se non mi sento attratta da qualcuno in particolare è inutile; alla fine, perfino per Patrick provo solo rabbia, non tristezza.
 
Scusami, avrei voluto tirarti su di morale, ma è il giorno sbagliato. Perdonami!
Rispondimi appena puoi,
Med
 
 

***

 
 
Cara Med,
cavolo, che razza di tempismo! Mi dispiace che il mio gufo sia capitato in un momento simile.
Anzitutto, Patrick è una cacca. Ma una cacca caccosissima, tipo quella che ho contribuito a far sparire dal recinto dell’Opaleye pochi minuti fa. Non sarà mai cacca come l’Innominabile, ma quasi.
E no, onestamente non penso affatto che tu sia troppo esigente. Non è mica un male, volere il meglio per se stesse. Magari hai solo bisogno di un po’ di tempo, o di conoscere gente diversa dalla solita; ad esempio, sono sicura che tra tutti i ragazzi che ho incontrato da quando sono qui ce ne sarebbe almeno uno adatto a te!

Su Charlie mi sento abbastanza tranquilla, sai? Di sicuro non assomiglia a Percy, anzi, direi che è l’esatto opposto, e – da quanto mi hanno raccontato le ragazze di qui – non è il tipo che prende una relazione alla leggera. Forse è per questo che ne ha poche, chissà.
Purtroppo, come forse ti ho già accennato, è anche lui un patito del Quidditch. Ieri ha provato di nuovo a portarmi al campo, con la scusa che la nazionale irlandese avrebbe giocato un’amichevole contro quella romena, ma quando ha capito che non mi interessava ha lasciato stare. Mi ha addirittura aiutata a riordinare la dispensa di medicinali, pensa te!
Decisamente non somiglia ai suoi fratelli, almeno a quelli che conosciamo noi. Se lo incontrassi sono sicura che diresti lo stesso.
 
… ora che ci penso, potrei fartelo incontrare! Tra dieci giorni l’allevamento sarà chiuso per lavori – devono ricostruire l’incubatrice principale – e ci hanno concesso delle ferie; posso convincerlo a tornare in Inghilterra e organizzare una serata tra di noi, che ne dici?
Secondo me andreste più che d’accordo, è un tipo davvero speciale.
 
Mi auguro che questo gufo arrivi in un momento meno inopportuno. Tieni duro al lavoro, e se quel deficiente di Mason esagera, ricorda che ho sempre una buona scorta di veleni con me.
A presto!
Fera
 
PS: lo so, lo so che per te è una brutta situazione, ma non riesco a non trovare tremendamente buffo il fatto che tu – TU! – ti debba occupare di un giocatore di Quidditch! Per Merlino, non oso immaginare il modo in cui lo tratterai! Mi raccomando, sii buona con quel povero ragazzo, non merita la tua ira funesta.
 
PPS: hai detto che forse ha un anno più di te? Allora potrebbe essere andato a scuola nel mio stesso anno! Non ricordi mica come si chiama, per caso?
 
PPPS: sì, sono curiosa di sapere chi è e com’è. Charlie direbbe che è perché sto finalmente bene, e non potrei proprio dargli torto.
 
PPPPS: ciao!
 
 

***

 
 
Cara Fera,
scusa se ti rispondo solo adesso, ma questi giorni sono stata costretta a occuparmi delle ferite e della riabilitazione del Portiere (mi piace chiamarlo così, ha un che di “spregiativo”, un Portiere che non sa nemmeno restare sulla scopa) e non ho avuto nemmeno un momento per raccogliere i miei pensieri e scriverti una lettera decente; se vedessi il cestino della spazzatura che ho vicino alla scrivania, lo troveresti pieno di fogli accartocciati che iniziano con “Cara Fera” e finiscono con frasi a metà!
Il motivo principale per cui ho voluto iniziare la lettera ogni volta da capo è che il punto focale della mia vita in questo periodo è (come ti ho già detto) la cura del Portiere, con cui passo gran parte della giornata: il mio paziente mi stupisce ogni giorno di più, non è insopportabile come pensavo. È… meno uomo degli uomini con cui ho avuto a che fare. Non dico che sia una mammoletta, ma che non sembra per niente un bastardo egocentrico.
Un esempio? Ama il Quidditch, però non cerca di infilarlo in qualsiasi discorso. Non è poi così male lavorare con lui – come sai la riabilitazione presuppone l’impegno di entrambi, medico e paziente, e il Portiere fortunatamente non è il tipo pronto a lamentarsi per qualsiasi cosa.
Gioca nei Puddlemere United, la squadra che tifa Patrick. Ah, che soddisfazione passare del tempo con uno dei suoi miti! Anche se non ho idea di quanto sia fan del Portiere, non lo stavo molto a sentire quando comincia a straparlare di Quidditch.
Abbiamo un sacco di cose in comune, a partire dalla passione per i dolci e per i libri Miranda Matherson… Proprio quella che ha scritto il romanzo che ti ho prestato l’anno scorso e che hai trovato incredibile!
A proposito… Che ne dici se invito anche lui per il nostro incontro? Ormai mancano due giorni alle vostre ferie, spero che tu abbia convinto Charlie! Sono proprio curiosa di conoscerlo e credo che il Portiere ti piacerà...
Potremmo fare un’uscita a quattro! Anche se ormai credo che per me sarebbe meglio chiudere il capitolo “fratelli Weasley”, si sono rivelati dei Grifondioti a tutti gli effetti! Ora che ci penso, anche il mio amico era di Grifondoro, ma come ti ho detto è diverso dagli altri ragazzi. Che ne dici? Sei pronta a tornare a sorridere? È anche moro, più diverso di così dal tuo ex è impossibile!
Inoltre finisce la riabilitazione proprio domani, è perfetto!
Fammi avere presto tue notizie, così lo avverto – è anche single!
A presto,
Med
 
PS: Che sbadata, dimenticavo che mi avevi chiesto il suo nome, ma ormai sono talmente abituata a chiamarlo Portiere da non averci pensato. Ha davvero un anno più di me, comunque. Il suo nome è Oliver Baston.
 
 

 

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Capitolo 2
*** II ***


Laphroaig (dovevamo essere ubriache)
Capitolo II








Il pub londinese aveva aperto da mezz’ora, ma già un discreto numero di avventori si era affollato al suo interno per ripararsi dal freddo dicembrino. A Fera e Charlie sarebbe piaciuto fare altrettanto, ma l’accordo era di aspettare gli altri di fuori, anche se ciò significava sopportare le brevi raffiche di vento gelido che ogni tanto si insinuavano nel vicolo.
– Io non ho ancora capito chi sarebbero questi altri, sai?
Fera sospirò, emettendo una nuvoletta di fumo. – Te l’ho già detto, Charlie: sono la mia migliore amica e un suo conoscente. Chiaro, no?
No, a quanto pareva non era affatto chiaro. Per qualche misteriosa ragione, il ragazzo sembrava incapace di accettare il fatto che ci sarebbe stato qualcun altro a cena con lui e Fera, tanto che, da quando gli era giunta quella notizia, aveva cercato di farle cambiare idea almeno una decina di volte.
Cosa che stava facendo anche in quel momento.
– D’accordo, ma… perché? Non puoi incontrarli domani? Insomma, ci sarà tempo per stare con gli amici, e stasera io…
– Oh, andiamo! Non vedo Med da mesi, e le ferie dureranno solo cinque giorni: non posso sprecare occasioni! E poi, – soggiunse, nascondendo un sorrisetto, – sono sicura che lei ti piacerà moltissimo.
Charlie aggrottò le sopracciglia. – Dovrebbe?
– Beh, è intelligente, simpatica, ha un sacco di interessi… mi somiglia anche un po’, sai? Fisicamente, intendo.
– Davvero?
– Eh già.
La fronte di Charlie si distese. – Un punto a suo favore, allora, – mormorò, ma Fera non ci fece caso.
– Comunque, – continuò allora, – spero che almeno si sbrighi ad arrivare. Si gela, qui fuori.
La ragazza rise. – Come, il regalo di tua madre non tiene abbastanza caldo?
Gne gne, spiritosa. – Charlie sbuffò e si strinse di più nel cappotto.
– Non sono spiritosa, mi sto solo preoccupando per te. Voglio dire, quel maglione così brutto…
– Non è brutto, ha solo un colore un po’… ecco…
– … orrendo?
Particolare.
– Charlie, è color senape. Accetta questa realtà. E mi chiedo come farai a far colpo con una roba del genere addosso.
– Far colpo su chi, scusa?
Fera si morse la lingua, dandosi mentalmente della stupida. Non poteva tradirsi. Sapeva che Charlie si sarebbe arrabbiato molto se avesse saputo del suo scopo di farlo mettere con Med, quindi aveva accuratamente evitato di spiegargli quel dettaglio. Tanto si sarebbero piaciuti al volo, di sicuro.
– Non so, era tanto per dire. E se dentro quel pub ci fosse l’amore della tua vita? Cosa faresti? Gli andresti incontro con un maglione color senape?
Stavolta fu Charlie a ridere. – Sei assurda. E comunque, sbaglio o a te piace la senape?
– Cosa c’entro io, scusa?
L’uomo aprì la bocca per replicare, ma un rumore lo fermò. Un lieve pop! alle sue spalle aveva annunciato l’arrivo dei tanto attesi “amici di Fera”.
– Oh! Eccoli! – esclamò lei. Rivolse uno sguardo a Charlie e gli sorrise; lui ricambiò con una smorfia, ma Fera lo ignorò.
Sempre il solito. Ma non importava: si sarebbe sciolto non appena avrebbe visto Med. Di sicuro.
 
 
 
– Fa freddo. Fa freddo. Sto morendo dal freddo.
Oliver alzò gli occhi al cielo e rise apertamente della sua “infermiera”, come amava chiamarla; Med storceva il naso ogni volta che usava quel termine, pensando che chiunque li avesse sentiti avrebbe creduto che stessero facendo un gioco erotico. Come replicare ai loro sguardi increduli? Dicendo forse che Oliver stava andando a un appuntamento al buio accompagnato dalla sua ex infermiera del San Mungo? Perfino a lei sembrava una balla.
Era stato facile convincere Oliver a lasciare il letto: dopo il ricovero, il “Portiere” non avrebbe potuto riprendere gli allenamenti per un paio di settimane, per cui qualsiasi scusa per non passare intere giornate a casa veniva colta al volo.
Portiere.
Avrebbero potuto scrivere un libro erotico con quel titolo: Il portiere e l’infermiera. Trama? In nessun modo avrebbe potuto essere più incredibile della realtà, dal momento che Med stava per presentare un ragazzo alla sua ex fiamma. Con cui aveva anche condiviso un fidanzato. Non nello stesso periodo, certo, ma si trattava di Percy Weasley e ciò bastava a fare apparire la situazione ancora più strana. Ah, senza dimenticare che Med era stata anche con il fratello di Percy, Bill, e stava per essere presentata a un altro Weasley.
Decisamente sarebbe stato impossibile complicare ancora di più gli eventi.
– Come sono fatti i tuoi amici? – chiese Oliver, distogliendo Med dai proprio pensieri. Stavano raggiungendo il pub dove avevano appuntamento con Fera e Charlie, ma il vento gelido costringeva Med a tenere la testa sepolta sotto la sciarpa e a non vedere neanche dove stessero andando; per fortuna Oliver le aveva afferrato la mano, altrimenti sarebbe caduta al secondo passo. Stranamente, l’unica parte del suo corpo esposta al freddo era proprio la mano (dimenticava sempre di indossare i guanti) però allo stesso tempo era anche l’unica a non rabbrividire. Oliver doveva avere una mano davvero calda.
– Feea uguaaae me, – mugolò Med facendolo di nuovo scoppiare a ridere. Si abbassò la sciarpa. – Fera è uguale a me. Sembriamo sorelle.
– Beh, allora credo che siano già arrivati.
Med sollevò lo sguardo e notò Fera aggrottare la fronte alle proprie spalle, forse convinta che i due ragazzi che si erano appena materializzati dietro di lei fossero i suoi amici. Sorrise e si preparò a saltarle addosso, felice di rivederla.
Al diavolo la freddezza dei Serpeverde!
 
 
 
Feraaaaaaa!
Prima di riuscire a rispondere, la destinataria di quell’urlo si ritrovò strizzata da un abbraccio mozzafiato: la sua vecchia amica Med le si era avvinghiata addosso come una scimmia ad un albero.
– Fera! Che bello rivederti! Come stai? Come ti senti? Che mi racconti? Quanto tempo è passato, sembra una vita!
– …on …iro…
– Cosa?!
Non respiro, Med!
– Ops!
La ragazza si staccò subito per permettere a Fera di riprendere fiato, ma questa sghignazzò e la stritolò a sua volta. – Mi sei mancata! – gongolò poi, felice.
– Anche tu. – Med si staccò e la sua espressione divenne seria. – Avresti potuto scrivere più spesso, però. Sono stata in pensiero, credevo che qualche drago ti avesse mangiata!
– Te l’ho detto, il tempo è volato! E non sono così scema da farmi mangiare da un drago.
– Su questo avrei qualche dubbio.
Fera non replicò, limitandosi a dare uno spintone all’amica e a ridere. Fu allora che entrambe le ragazze si ricordarono di non essere sole.
– Ahem… – fece Fera. – Med, tu non conosci Charlie, vero? Lavoriamo insieme all’allevamento… Charlie, lei è Med.
– E questo – si affrettò a dire l’altra, – è Oliver, un mio paziente. Beh, ex paziente, ormai. Oliver, Fera.
Le ragazze si voltarono verso i rispettivi accompagnatori, e rimasero di stucco: i due non solo avevano ignorato le presentazioni, ma si stavano rivolgendo strani sguardi in cagnesco.
Un fugace lampo passò per la testa di Fera. All’inizio non ci aveva affatto pensato, ma in quel momento ricordò con chiarezza che anche Oliver, come Charlie, era stato a Grifondoro (allo stesso anno di lei, tra l’altro), e che con ogni probabilità i due già si conoscevano.
E, in effetti, esisteva un’infima probabilità che non fossero esattamente in buoni rapporti.
Ops.
– Piacere – mugugnò infine Charlie, rivolto a Med, mentre Oliver si avvicinava a Fera per stringerle la mano.
Dopo quei rapidi convenevoli, i quattro rimasero in silenzio. La reazione dei due uomini aveva smorzato un po’ l’entusiasmo di Med e Fera, le quali, da parte loro, erano decisamente perplesse per quell’ostilità manifesta. Sembrava che i due ragazzi cercassero in tutti i modi di ignorarsi, riuscendo però solo a lanciarsi sguardi astiosi.
D’altronde, pensarono le amiche, cavoli loro. Lo scopo di quella serata era che, alla fine, le ragazze ne uscissero con un fidanzato (o candidato tale) a testa, non che Charlie e Oliver chiarissero i motivi della loro inimicizia. Di conseguenza, che si piacessero o meno era irrilevante e non avrebbe interferito con il piano generale.
Non doveva interferire.
Questo pensiero passò per la mente di entrambe più o meno nello stesso istante; Fera e Med si scambiarono un’occhiata e annuirono, comprendendosi al volo.
– Certo che fa freddo qui fuori… vogliamo entrare? – propose la prima.
– Oh, sì, ti prego – risposero Med e Charlie in coro. Gli altri due risero, e finalmente il gruppo entrò nel pub.
 
 
 
Charlie non era certo il più carino dei Weasley. Med aveva incontrato, da quando aveva iniziato Hogwarts, tutti i sette fratelli e sembrava che il dono della bellezza fosse stato dato solo a Bill; stando a quello che le avevano detto, però, anche l’unica sorella stava crescendo davvero bene. Non che Charlie fosse un mostro come Percy: era semplicemente massiccio e lei storceva il naso ogni volta che un ragazzo non era di suo completo gradimento.
Però sei stata con Percy, sembrò sussurrarle una voce nella sua testa.
Cercò di scacciarla, agitando una mano davanti a sé.
– Nargilli? – le chiese Oliver divertito, notandola fare quel gesto.
– Oh, andiamo: leggi quello schifo del Cavillo? – Come se fosse stata davanti a un ragazzo dinoccolato e pieno di brufoli, Med storse il naso.
– Anche tu, a quanto pare.
Uno a zero per Oliver!, gridò la vocina. Doveva avercela proprio con lei quel giorno.
– Dove ci sediamo? – chiese Fera, riscuotendo Med dai suoi pensieri. Era con la sua migliore amica, diamine, non poteva passare il tempo a elencare i motivi per cui Charlie non le sembrava l’uomo ideale!
– Vicino al camino, Med ha freddo, – rispose Oliver facendo alle due ragazze segno di precederlo.
Un vero gentiluomo. Bravo, Ol, così la conquisterai!
Si diressero verso il tavolo accanto a un fuoco scoppiettante, immergendosi immediatamente in una fitta conversazione. Med e Fera, almeno, perché Charlie e Oliver sembravano scocciati ogni volta che ricordavano di essere nella stessa stanza. Con la coda dell’occhio, Med vide Oliver allungare una mano sullo schienale di un sedia e ritrarla quando si accorse che si sarebbe trovato vicino a Charlie; per favorire lo scopo che lei e Fera si erano poste, piuttosto che per gentilezza nei suoi confronti, Med si sedette al suo posto con la scusa di volere una sedia più comoda, lasciando così che alla sua sinistra ci fosse Charlie e alla destra Oliver.
– Ti ho raccontato dei draghi, ora parlami del San Mungo!
Med sospirò. – La mia vita non è certo avventurosa come la tua, Fera: il massimo che mi è capitato è dover sopportare un paziente imbecille che si era rotto il naso dimenticando di avere incantato un bicchiere per fare uno scherzo al cugino. Altro che le vittime dei draghi, quello urlava come se gli avessero strappato i testicoli!
Fera represse una risata mentre beveva la sua Burrobirra. – Niente di più eccitante di portare la cena ai pazienti come prima, a quanto pare.
– Aspetta, dimentichi qualcuno, – si intromise Oliver, cessando per un momento di lanciare sguardi assassini al ragazzo seduto di fronte a lui.
– Chi? – Med aggrottò la fronte.
– Il più affascinante portiere che il San Mungo abbia mai avuto l’onore di vedere!
Mentre Charlie sbuffava alzando gli occhi al soffitto, Med si morse la lingua per evitare di rispondere alle parole di Oliver con una delle sue battute sarcastiche, ciniche e per niente divertenti per il destinatario, caratteristica abbastanza diffusa nei Serpeverdi: si ricordò che doveva fare in modo di unire Fera e Oliver, per cui decise infine di mettere in luce i pochissimi pregi del ragazzo.
– Effettivamente il San Mungo è stato fortunato ad averti, – rispose, guadagnandosi un’occhiata sorpresa da Oliver. Cercò di ricordare quello che le infermiere ridanciane dicevano su di lui, aggiungendo anche qualcosa di suo. – Sei carino, simpatico… e hai un fisico niente male. Sai anche essere gentile, una dote tutt’altro da sottovalutare. E ti ho visto senza maglietta, hai dei pettorali fantastici –. Non ricordava se quell’ultima affermazione derivasse dalle chiacchiere delle infermiere o fosse stata inserita da lei, troppo concentrata nel ricordare i pregi di Oliver in modo da fargli fare bella figura con Fera; l’amico, dal canto suo, era rimasto in silenzio per la sorpresa e un lieve rossore si era sparso sulle sue guance.
Fera gli piace, si è imbarazzato a sentirsi elogiare davanti a lei!, esultò Med mentalmente.
Si voltò verso Charlie, cercando di farselo andare bene. Non ci riuscì. – Ehm… E tu che mi dici di Charlie, Fera? Lo conoscerai bene ormai.
 
 
 
Fera arrossì e tacque. Oh, no.
Il discorso di Med non le era piaciuto granché, anzi, si sentiva imbarazzata almeno quanto Oliver: il poveretto sembrava decisamente a disagio, di sicuro non si aspettava una mossa simile da parte di Med.
D’altronde, era evidente che questa avesse esagerato nel mettere in luce le sue peculiarità. Simpatico? Insomma, se il massimo delle battute che sapeva fare era sullo stampo di quella di poco prima… Carino? Anche lì ci sarebbe stato da discutere: i gusti di Med erano sempre stati strani, ma per farsi piacere un naso come quello serviva parecchia immaginazione.
E beh, se l’accenno ai pettorali doveva servire a impressionarla, la sua amica avrebbe anche potuto risparmiarselo: lei aveva visto Charlie senza maglietta. Tutto un altro universo.
ahem. Sì. Dicevamo?
– Oh, beh, – rispose, pensando a come trarsi d’impaccio, – in verità ci conosciamo solo da qualche mese…
– Però lavorate assieme, no? Qualcosa saprai pure su di lui!
Fera guardò Charlie, in cerca d’aiuto. Non voleva dire ad alta voce quello che pensava di lui, nemmeno se fosse servito ad aiutarlo a conquistare Med! Era un bravissimo ragazzo, sveglio, in gamba, decisamente più simpatico di Oliver e (la ragazza ne era sicura) almeno dieci volte più gentile. Un amico fantastico.
Un conto, però, era pensare queste cose, un conto era dirle ad altri. In particolare a lui.
Charlie ricambiò lo sguardo con un’occhiata curiosa. – Infatti. Vediamo un po’ quanto sai di me – ghignò, già pronto a prenderla in giro.
… maledetto!
Fera storse la bocca, poi tornò a guardare Med. – Dunque… è molto gentile, esuberante, ama l’aria aperta... abbiamo fatto un sacco di escursioni in questi mesi, non si ferma mai.
Lo sguardo di Med si accese di interesse, e Fera capì di aver toccato il tasto giusto. – Non è vero, Charlie? Quanti posti avremo visitato?
Charlie sorrise. – Mai abbastanza. Siamo stati solo in Transilvania, sui Tatra, abbiamo visto la valle del Danubio… – iniziò a dire, contando sulle dita.
– E quella città vicino all’Ungheria, come si chiama?
– Oradea. Sono stato quasi arrestato lì, sapete?
– Pensavano che fosse una specie di spacciatore o roba del genere… vai a spiegare ai Babbani che le uova di Doxy servono come pesticida, nel nostro allevamento!
I due risero al ricordo di quella giornata; Fera però smise subito, accorgendosi di star escludendo Med e Oliver dalla conversazione. Quest’ultimo, in particolare, sembrava voler guardare in qualunque direzione non fosse quella di Charlie.
– E tu, Oliver? – domandò allora. – Viaggi molto?
– Mi piacerebbe, ma ho poco tempo, – borbottò questi in risposta, – e non ho mai la compagnia adatta.
– Beh, Fera potrebbe farti fare il giro della Romania, visto che la conosce così bene!
La proposta di Med fu accolta in modi diversi. Oliver si girò di scatto e fece un’espressione così confusa da sembrare colpito da una maledizione; Charlie si fece serio e i suoi occhi mandarono un lampo di pura malevolenza.
– Perché no, – rispose invece Fera, abbozzando un sorriso. – Come te la cavi con le scarpinate, Oliver? Ci vogliono buone gambe per attraversare i Tatra!
– Ecco, io… non lo so, non amo camminare. Preferisco volare.
Il sorriso si trasformò in una piccola smorfia. – Ah. Capisco.
Naso grosso, simpatico come una lumaca, pigro. Oh cielo.
Proprio quello che NON fa per me.
Finalmente la cameriera portò le ultime ordinazioni, e Fera ne approfittò per rimettere in ordine le idee.
Okay, Oliver poteva essere anche un buon amico, ma come candidato per un’eventuale relazione sentimentale non le interessava. Amen. Però la serata riguardava anche Med e Charlie, e doveva finire positivamente almeno per loro. Lei aveva tirato fuori un po’ di curiosità solo quando avevano accennato alle escursioni, ma per il resto niente; non si sforzava nemmeno di parlare con Charlie per conoscerlo un po’ meglio. Dal canto suo, il ragazzo era stranamente poco espansivo: di solito era l’anima della festa, parlava con tutti, si interessava di qualunque cosa… invece quella sera pareva spento. E la presenza di Med non sembrava fargli effetto.
– Sapevi – disse rivolta a Charlie, non appena la cameriera fu andata via, – che Med ha avuto sette M.A.G.O. come te?
Charlie si fermò con il bicchiere a mezz’aria. – Però. Niente male.
– Davvero? – si inserì Oliver, guardando Med con ammirazione. – Che bel cervello!
– Mah, poteva andare meglio. Fera ne ha presi otto, – ribatté lei, forse decisa a non mollare la missione: nella sua testa era ancora possibile l’inizio di una relazione tra Oliver e la sua amica, quindi avrebbe tentato fino alla fine.
Otto? – Charlie scoppiò a ridere. – Sei una maledetta secchiona! Ci credo che stavi bene con mio fratello!
Qualche mese prima, una frase del genere l’avrebbe ferita; invece la ragazza si ritrovò a ridere ancora più forte. – Tuo fratello è un caso clinico, non osare mai più paragonarlo a me, – lo rimproverò, agitando un dito.
– Mi perdoni, madame. Non accadrà mai più.
– Sarà meglio.
– Sei stata con suo fratello? – chiese Oliver. – Quale fratello, se posso chiedere?
Fera si zittì e guardò Med. Di nuovo, lo stesso pensiero passò per la mente di entrambe: non volevano parlare dei fratelli di Charlie, di nessuno dei fratelli di Charlie. Certe storie erano morte, sepolte e decomposte, non era proprio il caso di rivangarle.
– Non credo che la cosa ti riguardi, Baston.
Fera stava ancora cercando una risposta, ma l’intervento di Charlie la gelò. Si girò a guardarlo e vide che teneva la mascella e i pugni serrati mentre fissava Oliver negli occhi – il che indicava una cosa sola: era arrabbiato. Parecchio.
Oliver sostenne lo sguardo e incrociò le braccia. – Ho solo fatto una domanda, Weasley. Non è un reato.
– No, non lo è, ma ti conviene comunque farti gli affari tuoi.
– Perché, cosa fai altrimenti? – sogghignò Oliver.
Charlie sembrava pronto a ribattere, ma Fera lo fermò. – Va tutto bene, – gli disse, posandogli una mano sul braccio. Poi fece, rivolta a Oliver: – Scusa, ma è una storia un po’ penosa e davvero poco interessante. Non ho una gran voglia di parlarne.
Oliver inspirò a fondo e si rilassò. – Come preferisci. Scusa se sono stato inopportuno.
– Ma no, figurati.
Infatti: non era stato lui ad essere inopportuno. Charlie invece sì. Era evidente che lui e Baston avessero qualche problema, ma doveva proprio comportarsi in quella maniera infantile?
– Scusate, mi serve il bagno – disse all’improvviso Med. – Fera, mi accompagni?
Evidentemente, la sua amica aveva qualcosa da dirle. Annuì e si alzò per seguirla, sperando che i ragazzi non si uccidessero a vicenda in loro assenza.
 
 
 
 

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Capitolo 3
*** III ***


Laphroaig (dovevamo essere ubriache)
Capitolo II






 
 

– Riportalo in Romania.
Fera si voltò sorpresa verso Med, che aveva parlato subito dopo essersi chiusa alle spalle la porta del bagno. – Puoi ripetere?
Con un sospiro, Med si diresse verso i lavandini, controllando allo specchio il proprio aspetto: sì, decisamente era sprecata per uno come Charlie, ma non lo avrebbe mai detto in quei termini a Fera. Charlie era… rozzo. Non che si fosse messo a imprecare all’interno del pub o a rovesciare bicchieri di Burrobirra sul tavolo, ma non le aveva dato una buona impressione: sempre in mezzo ai draghi, con la barba probabilmente appena fatta dopo settimane, lo sterco dei suoi animaletti sotto le scarpe… Rabbrividì a quel pensiero.
Merlino salvi Fera, se resta ancora all’allevamento!
In realtà ciò che aveva fatto scattare nella testa di Med l’idea di “rozzo, primitivo, selvaggio” era stato il modo in cui Charlie si era rivolto a Oliver. Diamine, solo lei poteva trattarlo così!
– Starete qui ancora un po’ di giorni, vero?
– Sì, poi torneremo…
– Bene, fa’ in modo che quel selvaggio torni tra i suoi simili anche prima.
Selvaggio, sì: le piaceva quell’appellativo. Il selvaggio e la povera ragazza che finiva per affezionarsi a lui e tentava di insegnargli la civiltà… Dove aveva già sentito una storia del genere? Si voltò verso una Fera rossa-in-volto-e-prossima-a-urlarle-addosso-quanto-le-volesse-bene quando si rese vergognosamente conto che si trattava di roba Babbana.
– Se Charlie non è il tuo tipo, potevi dirlo in modo più gentile. E non è un selvaggio.
Mesi di lontananza, ecco il motivo per cui Fera era stranamente tanto calma. E per cui lei aveva ancora una testa. Mai parlare male dei suoi amici, soprattutto di lui, vista la loro “intesa”.
– Sarà come dici tu…
– Beh, allora chiariamo una volta per tutte: neanche a me piace il tuo amico, con quel… naso!
– Cos’ha che non va il suo naso? Di certo è meglio delle chiappone di Charlie!
– Charlie non è grasso!
– No, hai ragione, è molto peggio: è un Weasley.
– Sei tu che sei stata con due Weasley, non io!
– Beh, almeno uno di loro era Bill e… Oh.
Il silenzio scese tra di loro, sorprese e ferite. Erano mesi che Med non nominava il suo primo amore, la più grande cotta che avesse avuto fino a quel momento e che l’aveva fatta soffrire al punto di consolarsi tra le braccia del fratello. E adesso aveva tirato fuori entrambi per ferire la migliore amica: forse Percy non era il massimo della bellezza né della simpatia né della compagnia, però Fera lo aveva amato e paragonarlo a quel bastardo non era certo il massimo.
– Almeno uno di loro era Percy, – si corresse amareggiata.
Fera si lasciò cadere addosso al muro. – Si sono comportati male tutti e due, inutile cercare di capire chi sia stato il peggiore.
Bill mi ha tradita con un’altra donna e alla fine ha sposato lei, pensò Med.
La vocina fastidiosa (che per qualche motivo in quel momento era simile a quella di Fera) però le tornò a sussurrare nella testa.
Percy ha tradito l’intera famiglia, anche quel Charlie che a te sta tanto antipatico.
– Cerchiamo di fare il punto della situazione, – sospirò Fera. – Mi pare di aver capito che Charlie non ti piaccia…
– Non è che… Voglio dire… Un altro Weasley? Se mi sposassi con lui, finirei per incontrare di nuovo Bill e quella troietta, sai che rottura!
Fera sorrise e Med ne comprese subito il motivo: l’aveva nominato di nuovo, senza provare però alcun colpo al cuore.
– E a me non piace Oliver. Mi dispiace, Med, forse come amico non è male, ma non è proprio il mio tipo…
– No, per niente, tu mi sembri più attratta da quelli come Charlie!
– Cha… Charlie? – Fera arrossì e scosse la testa. – Ma come ti viene in mente?!
Med si strinse nelle spalle, lasciando la domanda priva di risposta. Si voltò verso l’uscita del bagno. – Che dici, torniamo da loro? “Appuntamento al buio” a parte, se evitassero di ringhiarsi di nuovo contro potremmo passare un bel pomeriggio.
– Già, sono d’accordo –. Fera annuì. – Secondo te, perché si odiano così…?
Mentre aprivano la porta del bagno, una voce maschile le raggiunse adirata dalla sala: – Beh, solo perché ti ho lasciato non mi pare il caso di trattarmi in questo modo!
 
 
 
Fera si bloccò sul posto, congelata. Cosa aveva appena sentito?
Guardò verso Med, ma lei aveva reagito nel suo stesso modo.
La lite, intanto, continuava. – Oh, giusto. Dimenticavo che Charlie Weasley può fare ciò che gli pare e piace senza subirne le conseguenze, vero?
– Non fare il ragazzino, Baston.
– No, tu non fare il ragazzino. Sei ridicolo.
– E allora tu cosa saresti? Ti sembra un comportamento maturo il tuo?
– Senti chi parla! Hai messo il muso da quando mi hai rivisto.
– Certo, perché speravo di non essere costretto a rivederti mai più!
La volete finire, voi due?!
La voce di Med tuonò in maniera così imperiosa che, per un momento, Fera si spaventò – ma solo per un momento, quello appunto che ci impiegò per ricordare la Casa da cui Med proveniva e il suo sentirsi la padrona del mondo in ogni momento.
Lo smarrimento di Charlie e Oliver, invece, durò più a lungo. I due tacquero subito e guardarono Med, e qualcosa sul viso di lei li fece arrossire di imbarazzo come due bambini.
– Scu-scusateci, – balbettò Baston. – Noi stavamo solo… solo…
– … comportandovi come due selvaggi, – completò Fera, ripensando alla parola usata da Med poco prima. – Ma dico, dove credete di essere?
Dovreste vergognarvi, – proseguì Med, con il suo miglior tono sprezzante. – Due uomini adulti che non sanno controllarsi. Si vede che siete maschi.
– Okay, Med, direi che va bene così.
– Solo due maschi potrebbero essere cos…
– Med, abbiamo capito.
La ragazza si riscosse. – Scusa, ci stavo prendendo gusto.
Fera sospirò e alzò gli occhi al cielo, poi si rivolse a Charlie. – Si può sapere che diavolo succede? È tutta la sera che vi comportate così, senza motivo!
– Oh, il motivo c’è eccome – sputò fuori lui, acido.
– Eh già, e tu lo sai bene, Weasley – lo provocò Oliver. Charlie si voltò, pronto a rispondergli nel peggiore dei modi, ma Fera lo prevenne: con passo svelto si avvicinò a lui, gli afferrò un braccio e lo tirò.
– Fuori, – ringhiò. – Adesso. Dobbiamo parlare.
– Io…
Adesso.
Anche Fera sapeva essere perentoria come e più di Med. Charlie deglutì e chinò il capo, pronto a seguirla.
 
 
Oliver sembrava mettere tutto l’impegno che solitamente avrebbe riservato per un derby di Quidditch nell’evitare di incrociare lo sguardo severo di Med; era imbarazzato, lei poteva capirlo dalla colorazione sempre più rosso fuoco che stava assalendo il suo viso, dal modo in cui si contorceva le mani, dal nervoso battito di ciglia. C’era un unico modo per trarlo fuori da quell’imbarazzo e Med sapeva bene che non sarebbe successo certo usando le maniere dolci.
– Sei gay?
Oliver sussultò sulla sedia, si guardò intorno, abbassò gli occhi a terra e infine si sporse sul tavolino verso la sua amica.
– Parla a bassa voce, – la pregò.
– Oh, io parlo come mi pare e piace! – ribatté Med alzando ancora di più il tono. – Almeno finché non ti degnerai di darmi una risposta.
Per tutta risposta, Oliver dimostrò di avere ancora un pizzico di virilità in corpo: afferrò il polso di Med (non curandosi della sua esclamazione di dolore) e la trascinò nel bagno degli uomini, sbattendo furiosamente la porta.
– Cosa c’è, vuoi vedere se qui trovi qualche bel ragazzo? – lo punzecchiò malignamente Med, avvertendo la rabbia ribollire nel petto. E anche qualcos’altro che non riusciva a identificare.
– Sta’ zitta, una buona volta! – la sgridò Oliver. La furia nella sua voce convinse Med a dimenticarsi, per qualche minuto, di essere un’orgogliosa Serpeverde. – C’è stato qualcosa tra me e Charlie, è vero, ma è finito male… decisamente male. Lui non era sicuro dei suoi sentimenti, io nemmeno, però è stato Charlie a fare il passo decisivo, partendo per la Romania senza lasciarmi altro che una lettera d’addio.
– Wow –. A quanto pareva, i Weasley stavano cessando di essere famosi solo per i capelli rossi e i vestiti di seconda mano.
– Ti dispiace?
Quella domanda sorprese Med più di quanto lo avevano fatto le parole precedenti. – Che? Per quale motivo dovrebbe dispiacermi?
– Perché sono stato con un ragazzo.
– Ah –. Fu il suo turno di sentirsi imbarazzata. – Allora avevi capito che ti avevo portato qui per Fera… – Sospirò. – Poco male, aveva già deciso che non eri il suo tipo!
Oliver sbatté le palpebre, aprì e richiuse la bocca un paio di volte, gonfiò le guance e infine scoppiò in una sonora risata divertita.
– Che ci sarebbe da ridere ora?! – lo rimbeccò Med, nonostante quella reazione stesse per contagiare anche lei. Un doppio appuntamento con due ex fidanzati… tra loro!
– E quindi… – cercò di dire Oliver tra le risate, – quindi tu ti… ti saresti dovuta mettere… con Charlie? Andiamo, siete così diversi!
– Mica lo sapevo io prima di oggi, non lo avevo mai visto!
– E quelle cose che hai detto prima su di me, su quanto fossi simpatico, carino e… com’era? Con dei pettorali fantastici… Le hai dette solo per “pubblicizzarmi” con Fera?
– Beh, sì.
– Non lo pensavi veramente? – Oliver smise di ridere e si limitò a rivolgere a Med un ultimo sorriso rattristato. – Peccato.
– Perché? – chiese Med, aggrottando la fronte alta come ogni volta che non capiva.
– Perché, – le rispose Oliver, toccandole con l’indice la punta del naso, – al Portiere sarebbe piaciuto invitare a cena la sua infermiera, dopo essersi sentito elogiare così.
Si allontanò da lei e si voltò per uscire dal bagno, ma in pochi secondi la voce di Med (guidata da una strana sensazione nel petto, nello stomaco e nella testa, sorretta da un’improvvisa consapevolezza e accompagnata da una decina di angioletti a forma di Fera che la incitavano) lo raggiunse.
– A me piacerebbe venire a cena con te!
 
 
 
– Che diavolo ti è preso? Sei impazzito?
Fuori dal pub continuava a fare un freddo cane. Charlie si sfregò rapido le mani per scaldarle.
– Mi dispiace, – rispose, senza guardarla. – Mi dispiace, mi dispiace davvero tanto. Non avrei dovuto.
No, decisamente no.
Fera incrociò le braccia, arrabbiata. – Non ti ho mai visto così, Charlie. Mi spieghi che succede? E che significa che hai lasciato Baston?
Quella domanda ebbe l’effetto di pietrificare il ragazzo sul posto. Smise di sfregarsi le mani e si voltò lentamente verso di lei. – Hai sentito anche quello?
– Credo lo abbiano sentito tutti, lì dentro.
Gli occhi di Charlie si riempirono di imbarazzo mentre il suo viso diventava di un bel rosso acceso. – Oh, maledizione…
Dillo a me, pensò Fera. Tutto credevo tranne che ti piacessero i ragazzi. La mia solita sfortuna.
… mia? Di Med. È Med quella sfortunata. Certo.
– Diamine. Mi dispiace, – mormorò Charlie. – Non… non volevo che lo venissi a sapere così.
Fera sospirò. – No, nemmeno io. – Si morse un labbro e guardò altrove. – Credo di doverti anch’io delle scuse, a questo punto.
– Tu? E perché mai?
– Beh, – rispose, – se avessi saputo che tu, insomma… se l’avessi saputo non avrei fatto tutto questo.
– Questo cosa?
Stavolta era il turno di Fera di sentirsi imbarazzata. – Vedi… se stasera ti ho portato qui è perché speravo che tu e Med vi piaceste. Volevo combinarti un appuntamento, ecco. Lei è uscita da poco da una storia un po’ brutta, e speravo che con te… e anche tu sei sempre solo… ero in buona fede. Se avessi saputo che le ragazze non ti piacciono, non l’avrei mai fatto.
Charlie aggrottò la fronte. – Che stai dicendo, Fera?
– Beh, questo. Che se avessi saputo che sei…
– Io non sono. Ci conosciamo da mesi e non lo sai?
Fera scosse la testa, confusa. Di che stava parlando?
– Aspetta. Rallenta. Prima Baston ha detto che tu l’hai lasciato: implica che siete stati insieme.
– Ma non implica che non mi piacciano le ragazze. Soprattutto una.
Lei fece per ribattere, ma Charlie sospirò e chinò il capo. – Senti, davvero, mi dispiace. Avrei dovuto dirtelo prima, ma… insomma, non pensavo che questa storia sarebbe venuta fuori tra noi. È stato uno sbaglio, uno…
– Ehi, tranquillo, – lo fermò Fera. – Non sono arrabbiata perché sei stato con Oliver, solo avresti potuto essere un po’ più… discreto, nel pub. E comunque, hai tutto il diritto di tenere certe cose solo per te e non andarle a dire alla prima estranea che incontri.
– Tu non sei un’estranea.
– No, ma ci conosciamo solo da qualche mese, ed è comprensibile che tu non venga a raccontarmi che a scuola ti sei preso una sbandata per un ragazzo. Nemmeno io, d’altronde… – cominciò a dire, ma si fermò in tempo.
Che fai? Non vorrai mica raccontargli “quella cosa”, vero?!
Troppo tardi: Charlie era stato attento alle sue parole, e anche le ultime non gli erano sfuggite.
– Nemmeno tu… cosa?
– Niente, – si corresse in fretta Fera. – Niente. Un lapsus. Non volevo dire nulla.
Il ragazzo sorrise, improvvisamente pieno di malizia. – Non dirmi che anche tu…
– No.
– Con una ragazza…
– Smettila.
– Smetterò solo quando mi dirai la verità. Il naso ti si è già allungato di qualche centimetro, sai?
– Oh, e va bene! – sbottò lei. 
 Avevo diciassette anni ed ero confusa, tutto qua. Ecco. Prendimi pure in giro, dai.
Charlie ghignò, poi le mise una mano sulla spalla. – Come posso prenderti in giro? Nessuno può capirti meglio di me. Davvero. – Si passò la lingua sulle labbra, poi continuò: – Con Oliver sembrava… giusto, ecco. Non mi ero nemmeno posto il problema se fossi etero o meno, non mi importava, era solo…
– … giusto. Ti capisco, per me era lo stesso.
Il ghigno si tramutò in un sorriso. – È bello, sai?
– Che cosa?
– Che abbiamo avuto un’esperienza simile. Che ci capiamo. Non mi era mai successo prima d’ora, con altre persone.
Al che Fera non poté impedirsi di arrossire. Abbassò lo sguardo, e d’improvviso la mano sulla sua spalla sembrò incredibilmente calda e piacevole da avere addosso – il che la fece arrossire ancora di più.
Charlie parve percepire questo suo imbarazzo, perché staccò la mano e la rimise in tasca. – Senti, – chiese, dopo qualche istante di silenzio, – tanto per curiosità, puoi dirmi con chi…?
Fera alzò il capo e trattenne una risatina. – Non credo che tu voglia saperlo davvero.
– No, sul serio, sono curioso! Avanti, – scherzò, 
 tanto di sicuro non la conosco!
– Oh, invece sì.
Charlie aggrottò le sopracciglia. – Sul serio?
– Già. Diciamo che te l’ho appena presentata.
Il ragazzo ci mise un po’ a capire, ma alla fine ci arrivò. – Piccola mente perversa, – borbottò, fingendosi inorridito, – volevi farmi mettere con la tua ex!
Fera fece spallucce. – Beh, lei voleva farmi mettere con il tuo ex. Direi che siamo pari.
Risero entrambi. La situazione, ora che tutti i sottotesti erano venuti a galla, sembrava davvero ridicola e incredibile; molto meno ridicolo, invece, sembrava essere lo strano groppo allo stomaco che Fera iniziava a percepire.
Ha detto che gli piacciono le ragazze. No, che gliene piace una in particolare. Ma…?
Come se le avesse letto nel pensiero, Charlie smise di ridere. – Ad ogni modo, Med è simpatica ma non è il mio tipo. Ti somiglia troppo poco perché possa piacermi.
La frase era stata pronunciata in fretta, come se Charlie non volesse che Fera la sentisse del tutto, ma lei arrossì lo stesso fino alla punta dei capelli. Le stava forse dicendo che…?
– Ch-che vorresti dire, scusa? – balbettò.
– Ehm… esattamente quello che ho detto, – rispose lui, arrossendo a sua volta.
Oh no. Oh no. Mi stai prendendo in giro, questa è la verità.
– Tu… ehm… – Fera distolse lo sguardo e iniziò a torcersi le mani, imbarazzata. – Io non pensavo che…
– Lo so che non lo pensavi. Credo tu sia l’unica in tutta la Romania a non essersene accorta.
– Beh, – replicò, piccata, – non che tu mi abbia dato indizi ragionevoli!
– Cosa?! – Charlie sgranò gli occhi. – Ma sei pazza?
Io? Se non sbaglio, non mi hai mai nemmeno chiesto un appuntamento!
Fera non sapeva perché quella frase le fosse uscita dalla bocca. Forse che lei volesse una cosa del genere? Ma no, figuriamoci, Charlie era un amico! Un vero amico! Come poteva desiderare che diventasse qualcosa in più?
Certo che no. Figuriamoci. Però, se davvero gli piaccio, avrebbe potuto sbilanciarsi un po’. Eh.
Il ragazzo aggrottò le sopracciglia. – Oh, certo. E tutte le gite che abbiamo fatto, cosa dovevano essere secondo te?
Stavolta fu Fera a sgranare gli occhi. – … Gite?
– I Tatra, Oradea, la Transilvania… – snocciolò lui. – Saranno stati almeno una decina di appuntamenti. Pensavo te ne saresti accorta da sola, prima o poi.
Oh. Oh diamine.
– Io… in realtà io… – Fera si impappinò, sempre più imbarazzata. Merlino, quanto era stata stupida da uno a mille? Duemila? Troppo poco. Erano mesi che il suo amico ci provava con lei, e non se ne era accorta? Che diavolo aveva avuto in testa? E perché, per i Fondatori, perché una parte di lei si sentiva felice come una Pasqua nel sapere tutto ciò?
Deglutì e tacque, senza sapere cos’altro dire. Dal canto suo, Charlie sembrava invece deciso a dirimere la questione una volta per tutte.
– Ma tranquilla, eh, non c’è problema, – sbuffò infatti. – Insomma, posso capire che tu non trovi attraente una persona che invece della solita cena sceglie di portarti in giro per il mondo. Magari preferisci i ragazzi con i pettorali fantastici; mi sta bene, davvero. Per esperienza, però, posso dire che i muscoli di Baston non sono poi questo granché.
L’ironia in quella frase era troppo evidente perché Fera non la cogliesse; e infatti, nonostante l’imbarazzo, riuscì a riderci su. – Mi fiderò del tuo giudizio, non ho proprio voglia di controllare di persona, – rispose, rincuorata.
– Sicura?
– Sicurissima.
Tornarono a sorridersi, improvvisamente dimentichi della discussione di poco prima, del freddo e di tutto il resto. Fera si ritrovò a pensare che la situazione in cui si trovava era strana, stranissima, eppure non riusciva proprio a impedirsi di essere contenta della piega che aveva preso quella strana serata. Né lo voleva, d’altronde.
– Quindi, – disse alla fine, – non hai intenzione di invitarmi ad un appuntamento normale, tipo a cena, giusto?
– Giusto, – rise lui. – Ma puoi sempre farlo tu.
Il sorriso di Fera si allargò. – Questo è poco ma sicuro.
 
 
 
– Il Paiolo Magico.
– Vorresti cenare circondata da maghi di passaggio?
– La Luna Piena.
– Sarò pure un giocatore famoso, ma dovrei essere il Ministro della Magia per permettermi solo l’antipasto.
– Robert’s.
– Per la barba di Merlino, non mi infilerei mai in quel covo di matti!
– Beh, allora proponi tu un posto!
– Uhm… Mielandia.
– Ma non è un ristorante!
– Mi piacciono le caramelle.
Med sollevò un sopracciglio e rivolse a Oliver un’occhiata dubbiosa. – Ti ingozzi di caramelle e poi vai a giocare?
– È per questo che sono caduto dalla scopa.
Mano nella mano come erano arrivati, “il portiere e l’infermiera” uscirono dal pub e furono avvolti da una corrente d’aria fredda; si gelava all’esterno, ma a Med sembrava fosse più sopportabile rispetto a due ore prima. Strinse le dita di Oliver non appena avvistò Fera, stranamente rossa in volto; quando anche lei si accorse della sua presenza, sollevò una mano per salutarla e sorrise in modo stranamente soddisfatto. Dietro di lei comparve subito Charlie, che doveva essersi allontanato per comprare qualcosa, dato che si diresse verso Fera e le porse qualcosa molto simile a un paio di guanti blu. Per un istante Med si sentì in colpa per avere abbandonato il suo “appuntamento al buio”, ma durò molto poco: Charlie stava parlando a bassa voce con una Fera emozionata per chissà quale motivo e Med immaginò che anche loro avessero parlato della relazione tra Oliver e il secondogenito dei Weasley; a giudicare dagli sguardi che Charlie e Fera si lanciavano, inoltre, dovevano anche aver chiarito i propri gusti.
– Charlie, io… – esordì Oliver non appena si furono avvicinati.
– No, – lo interruppe Charlie, – sono io a dovermi scusare. Mi dispiace, non avrei dovuto comportarmi come un ragazzino, avremmo potuto passare una bella giornata se non avessi messo il broncio.
“Fagli capire che vuoi scusarti, ma lascia che sia lui a chiedere perdono. L’orgoglio è importante, ragazzo mio, e io ti ho appena svelato uno dei trucchetti da Serpe per mantenerlo”: Med sapeva che la sua frase rimbombava ancora nella mente di Oliver, perché il suo amico le scoccò una rapida occhiata ammirata. Forse lei non era intelligente come Fera, ma sapeva condurre le proprie battaglie a suon di maschere e finti piagnistei. Con Bill non avevano funzionato, però, e questo bastò a farle capire che non avrebbe dovuto comportarsi nello stesso modo con Oliver.
Che, a quanto sembrava, la preferiva così.
– Possiamo ancora passare una bella serata, – esclamò, facendo l’occhiolino a Fera quando la sua amica si accorse delle dita intrecciate a quelle di Oliver. – Andiamo a prendere qualcosa da bere?
– Med, sono le sette, – le fece notare Fera.
Med alzò gli occhi al cielo ormai scuro. – Va bene, vorrà dire che andremo a cena. E poi a bere. Abbiamo un sacco di cose da raccontarci, Fera, e per stare dietro a questi due non siamo ancora riuscite a farlo!
– Ehi, non parlare di noi come se non fossimo presenti! – esclamò Oliver fingendosi indignato. – Stiamo proponendo una cena a coppie, se ho ben capito?
– Oh, e non immagini nemmeno quante coppie siano… – osservò divertito Charlie, facendo sorgere sul volto di Oliver un’espressione interrogativa.
– Voi due, muovetevi, non vorrete rischiare di non trovare tavoli alla Luna Piena! – gridò loro Med, allontanandosi con Fera in un vicolo nascosto per potersi smaterializzare.
La Luna Piena? Ma sai quanto cavolo costa quel posto? – esclamò Fera sorpresa.
Med le ammiccò di nuovo. – Non preoccuparti, mettiamo tutto sul conto di Percy e lo spediamo al Ministero!



 











... fine? No! Manca ancora un piccolo epilogo!
Per adesso, Med e Fera vi salutano e vi lasciano - e in fretta, visto che sono in ritardo per l'appuntamento coi loro ragazzi...


Grazie a chiunque abbia letto questo piccolo delirio, a chi l'ha recensito, a chi si è pur minimamente appassionato alle vicende di quelle due capoccione delle protagoniste e, insomma, a chiunque non abbia storto a prescindere il naso di fronte alla presenza di "self-inserction": speriamo che vi siate divertiti a leggere questa storia come noi ci siamo divertite a scriverla!
A presto, con l'epilogo!

FeraNoir

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Capitolo 4
*** Epilogo ***


Percy Weasley si era svegliato con il piede sbagliato – o, a essere precisi, aveva passato la notte su quel piede sbagliato.

Aveva sempre immaginato il suo come un matrimonio tradizionale: nozze prima dei trent’anni, concepimento del primo figlio durante la luna di miele e appartamento accanto all’entrata del Ministero della Magia, finché la nascita del secondogenito non avrebbe obbligato lui e la sua arguta moglie – della bellezza non gli era mai importato molto, in fondo – ad acquistare una casa più grande. Da cinque mesi e mezzo, tuttavia, aveva scoperto che avrebbe volentieri barattato il suo matrimonio tradizionale per un po’ di riposo.

Audrey era diventata insostenibile durante la gravidanza e, sebbene l’amasse moltissimo, Percy cercava di convincere il suo capo ad affidargli tutti i turni extra disponibili.

«Dovresti passare del tempo con tua moglie» gli aveva però risposto Kingsley Shacklebolt, Ministro della Magia. «Arthur mi ha detto che ha già avuto minacce.»

“Minacce”, ecco come le chiamava Audrey, sostenuta dalla premurosa suocera in quella battaglia per il benessere del suo bambino; “preoccupazioni futili”, ecco le parole esatte del ginecologo. Ma, stretto tra sua moglie e Molly Weasley, Percy non aveva potuto fare altro che acconsentire a ogni assurda richiesta di Audrey.

«Voglio un procione.»

Bill gli aveva raccontato che Fleur, durante la gravidanza di Victoire, aveva avuto voglia di succo di zucca, mentre Molly  aveva insistito, portando nel grembo uno – o due – alla volta i sette figli, per avere sempre a disposizione una Cioccorana; Audrey, però, non aveva voglia di cibo, ma di procioni.

La dichiarazione d’amore per quegli animali dal pelo corto era arrivata proprio quella notte, nella penombra della loro stanza da letto, ed era stata accompagnata da un’eloquente carezza al pancione. Percy aveva cercato di far ragionare Audrey, ma inutilmente: sua moglie voleva un procione e un procione avrebbe avuto.

“E ora dove glielo vado a prendere?”

Senza contare che un animale del genere probabilmente avrebbe avuto bisogno di attente cure – Percy non era neanche sicuro che fosse legale tenerne uno in casa. Già immaginava, però, le parole di sua madre: «Beh, se vuole un procione, non capisco quale sia il problema. Regalaglielo uno, no? La salute di tua moglie e del bambino è importante!»

Giunto al Ministero, Percy si lasciò cadere sulla sedia del suo ufficio, sollevato di fronte all’alta pila di scartoffie da sistemare: perlomeno per qualche ora avrebbe pensato ad altro. Era arrivato alla terza lettera quando una ricevuta attirò la sua attenzione.

La Luna Piena.

Aggrottò la fronte, confuso; avrebbe giurato che si trattasse di un conto del Ministro, se solo non avesse letto il proprio nome in cima alla ricevuta. Guardò meglio.

30 galeoni, 4 falci e 10 zellini.

Sussultò e cadde dalla sedia. Non ebbe bisogno di cercare indizi, intuiva quale mente – quali menti fossero nascoste dietro quello scherzo.

E, per la prima volta in cinque mesi e mezzo, non rimpianse di aver sposato una donna che desiderava ardentemente un procione.



E dopo... ehm... svariati mesi, eccoci qui a pubblicare l'epilogo della nostra round robin! Epilogo scritto in occasione dei Prompt Days indetti dal forum Pseudopilis Yard (amministrato da Elos e dalle qui presenti), con il prompt "procione", ovviamente.
Ringraziamo tutti coloro che ci hanno seguite/ricordate/recensite (purtroppo senza risposta, sigh, perché siamo culopese) e vi mandiamo tanti baciotti con l'indirizzo di Percy, così se volete inviargli qualche conto da pagare ci pensa lui! Per leggere le altre storie su questi personaggi, potete trovarle qui e qui.
Grazie ancora per averci lette :3 Ne terremo conto quando con la nostra casata annienteremo tutte le altre casate tranne le vostre ^^

Au revoir!

Fera e Med

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