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di foglia
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Nella notte...una chiamata ***
Capitolo 2: *** Dirty water ***
Capitolo 3: *** Lost Memory ***



Capitolo 1
*** Nella notte...una chiamata ***


Nellanotteunachiamata

Nella notte...una chiamata



La luna oscillava in un cielo trafitto di stelle.

Per le strade un silenzio umido e sinuoso regnava sovrano.

Le luci dei lampioni colpivano diverse angolazioni, deformando linee e contorni di quel parco ormai deserto.

Le fronde degli alberi creavano sinistre presenze che osservavano curiose ed indiscrete l'uomo di nero vestito, in piedi, immobile di fronte alla panchina sotto al grande acero.

Quest'uomo sollevò la mano sinistra portandosela sulla fronte e scostando la chioma sudata.

La mano destra, inerme ed abbandonata lungo il corpo, reggeva ancora debolmente e tremante un pugnale.

La lama lucida rifulgeva d'argenteo bagliore. La sua liscia perfezione disturbata soltanto da opache chiazze d'onice.

Una sagoma oscura giaceva di traverso sulla gelida panchina di ferro, irrimediabilmente inanimata, tetramente rigida ed esangue.

Il respiro accelerato, condensato in bagnate e grigie nubi, spezzava l'immobilità di quell'angosciante dipinto.




La luce del monitor illuminò di cobalto la stanza avvolta dalle tenebre, anticipando la banale e comune suoneria, ambasciatrice di un'inaspettata telefonata.

Cercando di uscire contemporaneamente dalle maniglie del sonno e da quelle più concrete delle coperte, riuscì ad acchiappare l'apparecchio prima che la chiamata s'interrompesse.

Dall'altra parte una voce conosciuta eppure sconvolta ed insolitamente esitante ebbe il potere di risvegliarlo completamente.

Adesso dove sei? ”

L'uomo era evidentemente agitato e sotto shock...un'immagine veramente difficile da accostargli.

Calmati...non capisco cosa stai dicendo...sì, io sono a casa...ok, allora ti aspetto...”

Rimasto nuovamente da solo si sfregò il viso con le mani, stropicciandosi la pelle, prima di abbandonare il calore del letto per dirigersi in bagno.

I lunghi capelli biondi aderivano al suo voto nascondendolo al suo stesso riflesso nello specchio.

L'acqua calda del rubinetto lo appannò in breve tempo.

Con l'indice scrisse il nome del suo interlocutore, nonché più fidato compagno nelle indagini.

Una delle persone che più stimava.

Decise che era inutile domandarsi su cosa avesse potuto spaventarlo in quel modo, infondo presto lo avrebbe scoperto...già...lui, proprio lui...lo aveva chiamato per primo e sospettava anche di essere l'unico al quale si fosse rivolto.

Si diede mentalmente dello sciocco per quell'insensato velo di soddisfazione ed autocompiacimento che alimentava un inopportuno sorriso sulle sue labbra e finì di rivestirsi in tempo per sentire suonare il campanello del suo appartamento.




La porta si aprì ferendone le pupille sensibili, abituate al denso nero della notte.

Non appena fu entrato, sentì l'adrenalina che fino a quel momento gli aveva dato la forza per proseguire, defluire dal suo corpo.

Si lasciò cadere, sconfitto dalla gravità della terra e del suo cuore ferito.

Ad evitargli l'impatto con il pavimento furono due esili e candide braccia di ragazzo.

Socchiuse le palpebre focalizzando il suo salvatore, senza però udirne la voce, appoggiandoglisi completamente contro e lasciandosi guidare verso il divano, dove sprofondò perdendo i sensi.



Quando aprì la porta, due cose lo colpirono.

Il freddo pungente che proveniva dall'esterno e lo sguardo smarrito e vicino al collasso del suo capo.

Reid non fece in tempo a terminare le sue domande che se lo vide crollare fra le braccia.

Dovette dar fondo a tutte le sue energie per trascinarlo fino al divano, dove poi svenne.

Ma ciò che fece perdere un battito al proprio cuore fu vedere le macchie di sangue che svettavano sui vestiti di entrambi.

Ispezionò l'altro ma per fortuna o per sfortuna il sangue non era nemmeno suo.

Allora perché ne imbrattava i palmi?

Frenò l'impulso improvviso di chiamare Gideon; era venuto a casa sua perché si fidava di lui e voleva dimostrargli quanto quel sentimento fosse reciproco, quindi mettendo a tacere la propria coscienza inferocita, si diresse nuovamente in bagno per cercare una spugna ed un asciugamano.

Sollevando lo sguardo verso lo specchio poté leggere il nome che vi aveva scritto poco prima.

-Aaron-




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Capitolo 2
*** Dirty water ***


Dirtywater


Dirty water





Attraverso la scienza si possono spiegare le cause e gli innumerevoli meccanismi che nel cervello programmano ed attivano le nostre azioni e i nostri sentimenti.

Persino l'amore e l'attrazione possono essere tradotte come un'elaborata reazione chimica.

Eppure nel momento in cui Reid osservò il sangue mescolarsi con l'acqua del rubinetto e scivolare via dalle proprie mani per immergersi nello scarico, sentì che non esisteva equazione matematica, reazione chimica o logica alcuna per giustificare il fatto che aveva appena cancellato le prove di un caso.

Percepiva che la morale ed il senso del dovere lo stavano abbandonando, trascinate via assieme a quell'acqua dai riflessi rossastri.

Ora sapeva come doveva essersi sentito Faust quando strinse il patto con Mefistofele, solo che il suo contratto lo aveva stipulato nell'acqua sporca ed il suo diavolo istigatore giaceva inerme sul divano del salotto.




La testa gli doleva atrocemente.

Come se un gruppo rock avesse deciso di tenervi in pianta stabile un concerto.

Solitamente la notte porta consiglio, in questo caso soltanto fitte al collo ed alla schiena, mentre un fastidioso formicolio gli ricordava la presenza di alcuni muscoli del corpo dei quali ignorava l'esistenza.

Gli occhi stanchi vagarono attorno a lui stentando a riconoscere come famigliare quel locale sobrio e modesto.

L'intenso profumo di caffè riattivò anche l'olfatto, riportandolo definitivamente nel mondo dei vivi.

Ben svegliato! Come ti senti?”

Una voce alle sue spalle, l'unica cosa che riconobbe come nota, attirò la sua attenzione.

Quando il biondino si portò all'interno del suo campo visivo, reggeva in mano un vassoio con quella che presumibilmente doveva essere la loro colazione.

Sinceramente ho avuto giornate migliori!”

Faticosamente si mise seduto e Reid prese posto nella piccola poltrona adiacente al sofà, posando il vassoio sul tavolino al centro.

Con movimenti lenti e stanchi si dedicò al cibo che aveva di fronte, ignorando la nausea che ancora gli aleggiava nello stomaco.

Dopo qualche minuto di silenzio però...

Aaron...noi dobbiamo parlare...”

Una frase, una condanna.



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Accidenti! In tanti anni di onorata carriera Hotch è finalmente riuscito ad arrivare in un clamoroso ritardo!” si stupì Garcia.

Reid fissò lo sguardo in quello più scuro del suo capo che, pulito e di nuovo pienamente in sé, era appena entrato nel proprio ufficio.

Hotchner lo ricambiò per qualche istante prima di richiudersi la porta alle spalle.

Dev'essere completamente nero! Non ha salutato nessuno.” rincarò Derek.

A quanto pare i problemi hanno aspettato che lui arrivasse per manifestarsi.” disse poi notando Gideon venire verso di loro con il tipico passo deciso ed incalzante che assumeva quando aveva per le mani un nuovo caso.




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Mani troppo grandi.

Mani troppo violente, pesanti.

Palmi enormi che offuscavano la luce e soffocavano il respiro.

Dita lunghe, secche come uno schiocco.

Mani aggressive che come le ombre della sera calavano su di un esile corpo di bambino, condannato ad abbandonare la propria infanzia da quelle mani troppo grandi per essere quelle di un padre.



Ricordava ogni cosa.

Il rumore sordo della porta di casa che si spalancava.

L'odore dell'alcol e della nicotina che s'irradiava in tutte le stanze.

Quei passi traballanti che rimbombavano sulle assi di legno, scricchiolanti sotto il suo peso.

Poteva vedere con chiarezza la schiena di sua madre, tremante e ricurva, andare incontro al suo consorte, al suo carnefice.






L'entrata improvvisa di qualcuno all'interno dell'ufficio, lo riportò al presente.

Così, dopo essersi stropicciato gli occhi ed averli nuovamente spalancati, Aaron mise a fuoco il suo collega.

Sì, dimmi Gideon...”



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Una lunga stuoia di pelle d'animale s'adagiava sulla fredda superficie di quello stretto e poco frequentato marciapiede.

Una splendida ragazza, avvolta in una raffinata tunica di un intenso ocra, vi giaceva supina, le mani incrociate sopra al ventre ed un antico diadema di bronzo sulla fronte.

Il volto pallido ed esangue era stato perfettamente truccato, tanto da donare all'osservatore l'impressione di trovarsi davanti ad una ragazza addormentata e non ad un cadavere.

Emily sottolineò le mani curate e le unghie tagliate e dipinte con lo smalto.

Doveva trattarsi di una ragazza pulita e di buona famiglia, non aveva di certo l'aspetto di una donna di strada.

Probabilmente per averla potuta trasportare fino qui ed allestire questa scena, deve aver avuto bisogno di un furgoncino. In più doveva conoscere il luogo e gli orari in cui non sarebbe stato disturbato.”

Hai ragione.

Per creare questa coreografia saranno occorse alcune ore.” aggiunse Derek.

Intorno al corpo numerosi fiori selvatici erano stati disposti con finta casualità.

Bisogna vederla come lui l'ha immaginata...” sancì infine Gideon.

Ieri notte sotto la luce dell'unico lampione presente e a poca distanza dal cadavere...Reid tu cosa ne pensi?”

Il giovane era rimasto stranamente in silenzio ed in disparte.

Quasi non si trovasse di fronte alla scena di un delitto.

Oggi capitano cose davvero strane...” scherzò ancora l'agente Morgan “Reid che non si esalta per un nuovo scontro fra menti ed allegorie varie e Hotchner che addirittura preferisce rimane in ufficio a studiarne il profilo tranquillamente dalle prove e dalle foto del caso.”

Spencer si ritrovò improvvisamente davanti al corpo senza vita di una giovane donna di circa trent'anni, abbandonata in un vicolo in periferia.

I capelli...” sussurrò.

Tutti si volsero ad osservare la capigliatura della ragazza.

Lunghi capelli castano scuro, raccolti da un'elaborata acconciatura che li divideva in due lunghe trecce che ricadevano sull'asfalto alle due estremità del viso, formando due massicce circonvoluzioni.

Sembrano quasi corna...”

Corna? Già potrebbe avere un significato biblico, la rappresentazione di uno spirito demoniaco...torniamo alla base, e scopriamo qualsiasi collegamento possibile!” sancì il loro supervisore prima di incamminarsi a sua volta ed aver dato un colpetto sulla spalla di Spencer che abbozzò un sorriso.

Ottimo lavoro Reid.”

Improvvisamente però il vento gli si sollevò attorno, portando l'eco di una voce lontana che solo lui parve udire.

/ Già...ottimo lavoro Reid.../

Ma era stato davvero soltanto il fruscio del vento...?



continua....




<<<< io non credevo che questa storia sarebbe davvero piaciuta a qualcuno ed infatti non mi ero preparata ad un seguito!!
Grazie di cuore a LadyBlack, Erenir_90, Thia, Glenda, Killme per aver commentato e anche a Cucciola_83.
Dedico questo capitolo a chiunque leggerà e a Lem, per la sua pazienza e le sue correzioni! Prometto che adesso aggiornerò più rapidamente!<<<<

Ps.

Il passato di Hotch non l'ho inventato ma l'ho dedotto da un ep. della prima serie...vediamo se capite quale...kisssssssssss










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Capitolo 3
*** Lost Memory ***


Lostmemory

CIAO!

Debutto con un grazie a tutti coloro che hanno letto e mi stanno spingendo a continuare.

Allora l'episodio al quale mi riferivo era...rullo di tamburi...ASSASSINO NATO della prima stagione...grazie di aver partecipato...avete vinto...niente! Sono al verde purtroppo!!

KILLME: non so davvero come ringraziarti per le tue parole! Mi hai commossa, davvero. Spero che anche questo capitolo possa piacerti, un bacio.

THIA: è vero sono un po' lenta ad aggiornare ma grazie alle vostre parole riesce comunque a proseguire la storia. Spero di giustificare l'attesa anche stavolta...kiss

LADYBLACK: mi spiace che il mio stile sia un po' caotico però era più o meno la sensazione di confusione e smarrimento che volevo lasciare. Cmq adesso ho cercato di rendere più chiara e scorrevole la lettura. Fammi sapere se ci sono riuscita, mi raccomando! Grazie ancora per l'osservazione, mi aiuta a migliorare, se possibile ^^'

GLENDA: mi rendi troppo felice ed orgogliosa con la tua recensione....un abbraccio forteforte.

REMSAVEREM: posso dirti che adoro il tuo nick? Grazie, ci tengo molto a migliorare e rendere lo stile il più decente possibile...me felice, me adorare te *_*

LADYMAREDITH: fuochino! Cmq in più di un episodio si parla del passato di Aaron...PS. Grazie per aver letto e commentato...vi lascio un altro quiz alla fine...

HARRIET: Grazie per l'apprezzamento al caso...dirmi che la trama è credibile è il più bel complimento che potevi farmi ed avervi coinvolto nella lettura mi allarga il cuore...thanks!!! Sì l'episodio era proprio quello...



Lost Memory



Il legno che costituiva la scrivania era palissandro, uno tra i più costosi.

Le cerulee pupille registrarono distrattamente le raffinate incesellature che ne ornavano i bordi.

Passarono poi ad analizzare l'arredamento dell'ufficio della dottoressa.

Alcuni foulard di Capucci facevano bella mostra del loro valore artistico e monetario, solennemente appesi alla parete come quadri ad una esposizione.

Un leggero sorriso ne increspò i lineamenti adolescenziali.

I suoi compagni lo avrebbero sfottuto ancor più di quanto già non facessero se lo avessero sentito elencare, con novizie di particolari, gli svariati oggetti di elevato valore presenti nello studio che personalmente riconosceva ed apprezzava.

In fondo la sua bramosia di sapere, conoscere, studiare, spaziava in ogni campo e la sua mente non si precludeva nessun tipo di appetito.

Un onnivoro culturale per scelta.

Così amava definirsi...

Un secchione asociale.

Così amavano definirlo i suoi coetanei....

L'analista si sfilò gli occhiali appoggiandoli sul tavolo con la precisione millimetrica con cui un chirurgo dispone i propri strumenti in una sala operatoria.

Ripetendo con attenzione quei gesti lenti e calcolati che ad ogni seduta ripercorreva con ritualità, quasi a voler ribadire i ruoli terapista-paziente o forse addirittura per ricordarli a sé stessa ed infondersi coraggio prima di cominciare.

Aprì il taccuino di pelle nera e lo sfogliò fino ad arrivare alla pagina personale del ragazzo.

Spencer Reid”

Pronunciò quel nome con la stessa utilità con la quale un insegnante fa l'appello all'interno di una classe con un solo alunno presente.

-Era forse anche quello un modo per prendere tempo ed accorciare la seduta?- Si domandò l'alunno in questione.

Allora, hai qualcosa da raccontarmi oggi?”




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Allora, Reid! Cosa ne dici?”

Eh?!” sobbalzò colto alla sprovvista.

Certo che sei proprio strano ultimamente...Cioè...più del solito! Sicuro di star bene?” gli chiese Derek con un tono velatamente preoccupato mentre gli occhi di tutti i presenti venivano puntati su di lui.

Fortunatamente a rompere quel momento di stallo ci pensò Garcia, entrando trafelata nella stanza.

Forza gente, omaggiate il vostro messia!”

Un messia “bionda”?” scherzò J.J.

Certo! Siamo nel ventunesimo secolo, cosa ti spettavi, sandali e tunica bianca per caso?”

La mancanza di un'osservazione di Spencer sul fatto che non si trovassero esattamente nel ventunesimo secolo o sul fatto che le tuniche non dovessero essere necessariamente bianche fu occupata da un silenzio inquietante.

Reid, che ti prende? C'è un ritmo da mantenere! Una circolarità di battuta, commento, battuta da rispettare...così spezzi la catena...”

Lascia perdere! È così da stamattina” arricciò il naso Morgan.

Hai qualche informazione utile sul caso?” tagliò invece corto Gideon.

Sì, però ormai l'atmosfera da rivelazione è totalmente rovinata, sarebbe meglio se ripassassi più tardi...”

Bastò un'occhiata gelida del loro supervisore per farla continuare.

Oppure, potrei esporvi la mia ricerca cercando di ignorare la pesante cappa che si respira qua dentro. Bene opterò per la seconda”

Subito dopo s'avvicinò al tabellone dove applicò una foto della vittima e di fianco una fotocopia a colori scaricata da internet.





Un uomo dal lungo impermeabile, di età compresa tra i cinquanta e i cento anni, fermò Hotchner in corridoio prima che questi potesse raggiungere la stanza dove i suoi colleghi erano già riuniti per discutere del caso.

L'uomo posò la mano destra sul cappello che indossava, mimando il gesto di toglierlo, sollevandolo dalla testa di qualche millimetro, rivelando il cranio pelato e lucido.

Mi spiace disturbarla signore ma avrei bisogno della sua consulenza per un caso d'omicidio. Sono il detective Bruner, squadra omicidi”

Aaron lo scrutò con attenzione “Nessun disturbo. Noi però ci occupiamo di omicidi seriali...”

Ha perfettamente ragione tuttavia avrei ugualmente bisogno della sua consulenza. Sarà una questione di pochi secondi, devo porgerle solo alcune domande”

In questo caso non vedo come potrei rifiutare. Venga, si accomodi nel mio ufficio...”

No, grazie. Non sarà necessario. Preferirei parlarle fuori...magari se volesse accompagnarmi alla macchina...infondo come le ho detto sarà una cosa breve”

Come vuole, mi faccia strada allora”

I due uomini uscirono dall'accademia per dirigersi verso il parcheggio dove una vecchia cadillac era posteggiata a casaccio, occupando due posti auto.

-Sembra di essere catapultati in un incubo senza possibilità risveglio- s'incupì l'agente federale.

Aveva circa trent'anni”

Come scusi?”

La vittima, aveva circa trent'anni, bianca, capelli biondi, occhi scuri. È stata ritrovata verso l'alba di oggi, stesa di traverso su di una panchina del parco, per essere precisi quella sotto il grande acero, ha presente? È morta in seguito ad una serie di pugnalate inferte sull'addome dalla mano di un uomo.

Non è stato trovato nessun indizio ricollegabile all'assassino.

Secondo i miei superiori si tratterebbe di uno sbandato, un drogato.”

Quella cascata di parole l'aveva travolto, quasi stordito.

Gli aveva esposto il caso in meno di un minuto.

Secondo i suoi superiori? Perché lei non pensa possa essere così?”

No”

Un'espressione confusa si dipinse sui tratti decisi di Hotchner.

L'arma del delitto non è stata rinvenuta. Se si fosse trattato davvero di uno sbandato o di un drogato non avrebbe avuto l'accortezza o la lucidità di farla sparire”

Quell'insolito signore infilò poi una mano nella tasca, estraendovi una foto stropicciata e porgendogliela continuò:

Questa è una foto scattata subito dopo il ritrovamento”

Scusi ma lei tiene la fotografia di un caso d'omicidio in tasca?”

Bé, non sono tipo da valigette o cartelline varie”

Aaron ignorò quella risposta insensata per concentrarsi sull'immagine.

Subito i suoi occhi si dilatarono ed il cuore perse un battito.

Il suo pallore si accentuò ed un senso di nausea ne percorse le viscere.

Si sente bene?”

Sì, sì, certamente” tentò di recuperare il controllo “Dunque, sospetta già di qualcuno?”

Non ancora. Solo vaghe ipotesi”

Quindi a cosa le servirebbe la mia assistenza?”

Personalmente credo si tratti di una persona che lavora nel nostro campo. Un uomo immerso in questo settore, che si muove dall'interno. Lei meglio di chiunque altro conosce la mente dei criminali ma allo stesso tempo quella dei suoi colleghi. Se per caso dovesse accorgersi di qualcosa d'insolito, avere dei sospetti, la prego di non esitare a contattarmi.”

Mi sta chiedendo di farle da talpa? Si rende conto di quanto siano pesanti le sue accuse ed altrettanto infondate?”

Come darle torto. Però anche se è vero che siete voi gli esperti criminologi, noi vecchi segugi siamo dotati di un intuito impagabile che la scienza non è ancora riuscita a spiegare”

Sul serio non sapeva come comportarsi con lui.

Non rientrava nei canoni di nessun comportamento normale, giustificabile o prevedibile.

Il mio numero di telefono è scritto sul retro della fotografia. Prego, la tenga pure”

Il supervisore sgranò gli occhi.

-Ha veramente scritto il suo numero di cellulare dietro alla foto di un cadavere?!-

Spero di risentirla presto”

Detto ciò, Bruner, salì in macchina e dopo svariati tentativi di metterla in moto riuscì a partire ed allontanarsi.

-Praticamente ha tenuto un monologo e se n'è andato-

Il moro osservò nuovamente l'istantanea e le vertigini tornarono prepotentemente a scuoterlo.

Dovette appoggiarsi con le spalle al muro, mentre le gambe cedettero sotto il suo peso, trascinandolo a terra.

Non ricordava più nulla della notte precedente.

Solo l'imponente acero avvolto dalle ombre della notte, il sangue e la casa di Reid.

Persino la discussione con quest'ultimo, avvenuta la mattina stessa, sfumava in un ricordo appannato e distorto.

Eppure era certo che quella ragazza c'entrasse qualcosa, come lo era del fatto che presto la sua memoria sarebbe riemersa ma non era affatto sicuro che questo fosse un bene per lui.

Quell'oblio in cui era scivolato era forse migliore di una verità illuminata dalla colpa.


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Dedico il capitolo a LEM!! Se non fosse per te la storia non esisterebbe!!

Il fatto che il nostro Reid sia andato da una psicologa da giovane è di pura fantasia ma si basa su di un problema reale che affligge il ragazzo e giustificherebbe tale ipotesi...sapete quale, vero?

Oddio mi sembra di stare scrivendo la 7mana enigmistica...

kissssssssssssssssssssssssssssssssssssssssssssssssssssssss

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