Un coinquilino di troppo

di Penelopee
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** La mia solita fortuna! ***
Capitolo 2: *** Questo è solo l'inizio! ***



Capitolo 1
*** La mia solita fortuna! ***


La sveglia suona sempre la mattina, inesorabile e invincibile, con quel suono metallico ed irritante, entra nei tuoi sogni prendendoti per i capelli e riportandoti alla realtà. L'unica cosa che puoi fare nel momento in cui la sua assordante melodia ti perfora le orecchie è: spegnerla. Ovvio. Spegnere quel maledetto arnese, girarti dall'altra parte e sperare che Morfeo non ti abbandoni più.

Kateee!”Solo una cosa è peggio della sveglia e cioè la voce stridula di Melinda, di prima mattina. Possibile che quella ragazza fosse sempre così allegra e vigile mentre il resto del mondo -cioè io- desiderava solo ascoltare il dolce suono del silenzio.

Kate” ripetè imperterrita “sono le 8 passate”

Le risposi con un mugolio scocciato che poteva essere tradotto come: “Levati dalle scatole, mordo!”

La rompiscatole sembrò non capire il mio espressivissimo gergo infatti la sentii sedere sul MIO letto. “Katy Katy, il sole brilla nel cielo, il caffè fumante ti aspetta sul ripiano della cucina con un piccolo muffin al cioccolato...comprato nel bar all'angolo ovviamente, visto che il frigo è più desolato del deserto del Sahara. Non avevi detto che saresti andata tu a fare la spesa? Lo so che tu puoi vivere per mesi mangiando solo biscotti al cioccolato e gelato ma non tutti hanno il tuo metabolismo e comunque non fa bene alla salute.. ” Cosa c'è di meglio di una bella predica di primo mattino? “Kate mi stai ascoltando?”

Sbuffando le lanciai un cuscino sulla faccia. Se c'era una cosa che odiavo era essere svegliata. Peggio ancora erano le persone felici di primo mattino. Non c'è nulla di bello ad alzarsi, è solo una stupida necessità!

Finalmente un segnale di vita, pensavo di non rivedere più i tuoi dolci occhioni aperti” disse cinguettando la mia amica.

Lo sai quanto ti odio?” mugugnai a mo' di domanda. O forse sembrava più un grugnito.

Lei sorrise, inarcando le sue sopracciglia perfettamente depilate e mostrando i suoi bianchissimi denti che avrebbero fatto invidia al sorriso mentadent.

Tu mi adori tesoro....e se non sbaglio questa mattina hai quell'importantissimo esame su.... si grattò il mento con espressione vaga, prima di fare una smorfia “non ricordo, ma sembrava importante”

L'esame? Il mio cervello ci mise un po' ad elaborare le sue parole, al mattino ero un po' tarda ma sentivo la ruota del criceto accelerare, un buon segno, credo.

L'esame” urlai, quando finalmente il mio cricetino si decise a recepire il messaggio. Scaraventai le lenzuola a terra, alzandomi di scatto dal letto, come una pazza.

Che ore sono?” chiesi ad alta voce ma senza attendere la risposta, il mio occhio cadde sulla sveglia. Le 8:20. “O mamma mia, è tardissimo! Potevi dirmelo”

Tesoro ci ho provato ma.....”

....ti avevo detto di svegliarmi” brontolai andando di corsa verso il bagno “Come faccio ad essere pronta per 9?” ormai stavo parlando da sola, Melinda, furbamente, aveva abbandonato la stanza, lasciandomi sola con la mia follia.

Mi lavai in tutta fretta, mentre con la mente facevo mente locale sul contenuto del mio armadio....Eccola. Avevo la camicia perfetta, quella da donna d'affari seria e di successo che solo indossandola aumentava la mia autostima di una decina di punti....e poi la parola che mai vorresti sentire in questi casi: lavanderia! L'avevo portata in lavanderia due settimane prima e me ne ero completamente scordata. Sputai il dentifricio nel lavandino, con ben poca classe e, facendo attenzione a non inciamparmi sui miei stessi piedi, raggiunsi rapidamente il mio armadio.

8:30....Cavoli!

Decisi di mettermi le prime cose che trovai, una camicia bianca di seta ed una gonna grigia a vita alta, un paio di tacchi alti grifi, che non guastano mai. Con il mio metro e 63 d'altezza i tacchi erano una specie di ancora di salvataggio, per riuscire a non vedere il mondo dal basso. Mi fiondai in bagno per applicare sul mio viso un trucco leggero, non volevo sembrare sciattona -questo mai!- giusto un po' di rimmel per incorniciare i miei occhi verdi, fard per colorare le guance ed un velo di rossetto.

Non male, pensai mentre ravvivavo i miei capelli biondi che mi arrivavano alle spalle e, tutti scalati, mi davano un aria sbarazzina ed elegante insieme.

Tutta trafelata mi avviai verso la porta, afferrai velocemente la tazza di caffè, salutai Melinda con un grido, e afferrai la borsa con i libri.

Kate non vorrei aumentare la tua crisi ma...” la vidi tentennare, non era mai un buon segno ”entro domani devi lasciare l'appartamento, ricordi?”

Certo che ricordavo, come scordarsene? Avevo preso il mio attuale appartamento con il mio fidanzato, o meglio il mio ex, il quale aveva deciso di troncare la nostra relazione neanche un mese dopo per un bellissimo lavoro a Londra, Inghilterra. Si sa, le storie a distanza non funzionano mai. Questo almeno era ciò che aveva sostenuto quell'infame prima di scaricarmi! Così ora mi ritrovavo a vivere da sola in un appartamento che non potevo permettermi ed avevo anche perso la mia vecchia stanza all'interno del college.

Lo so, Mel....oggi vado a vedere quell'altro” Ne avevo trovato uno più piccolo, e meno comodo, due fermate d'autobus dal college, ma almeno quello era alla mia portata.

Non sei ancora andata!” sbottò lei incredula, come se non mi sentissi in colpa già di mio.

No, avevo un esame da preparare, per non parlare del lavoro, Sue mi sta facendo impazzire in questo periodo!” Sue era il mio capo, la padrona di una deliziosa boutique in centro, vendeva vestiti vintage, lavoravo per lei part-time, nell'ultimo periodo però l'altra commessa era andata in maternità e a me toccava fare i doppi turni. Una gioia per il mio portafoglio, un trauma per la mia sanità mentale.

Vuoi che ti accompagni?” chiese Mel disponibile.

Non preoccuparti, me la caverò. E poi Tom sta per tornare...avete molto tempo da recuperare voi due” insinuai maliziosa. Tom era il ragazzo di Mel, loro erano una coppia perfetta, il mio ideale d'amore. Lui stravedeva per lei, Mel era il suo sole ed anche la mia amica era innamorata persa di Tom, dei suoi modi gentili e perchè no, anche del suo fisico da urlo. Tom era andato a trovare i suoi, in California, così Mel, per non rimanere sola nel suo appartamento, era rimasta da me per qualche giorno. Mi aveva anche aiutata a fare gli scatoloni. Santa donna!

Grazie cara” disse la mia amica con aria sognante “In effetti avevo in mente un bel modo per festeggiare il suo ritorno” rise maliziosa.

Certe volte mi fai paura” scherzai andando verso la porta.

In bocca al lupo, tesoro!” cinguettò lei.

Crepi”


 

Come avevo fatto a scordarmi dell'esame di Letteratura moderna? Era da mesi che lo preparavo, avevo imparato tutto alla perfezione, dedicandoci anche notti di studio. Ero proprio stordita!

Stavo attraversando il corridoio di fretta, quando venni assalita da un dubbio...era solo una semplice data senza importanza, avrei anche potuto lasciar perdere ma....No, non potevo! Da perfetta maniaca del controllo presi il libro dalla borsa senza smettere di correre -ero pur sempre in ritardo- iniziai a sfogliare il libro per mettere fine al mio lancinante dubbio quando andai a sbattere contro qualcosa, o meglio qualcuno.

Grazie al mio precario equilibrio mi ritrovai subito a terra ma non fu quello a farmi spalancare la bocca per la rabbia, quanto l'enorme macchia di caffè al centro della mia camicetta bianca. Qualche bifolco mi aveva sporcato la camicia! Alzai gli occhi verso il responsabile. Con il mio peggior sguardo di fuoco!

Mi aspettavo di trovare un viso dispiaciuto, contrito, ero già pronta a ricevere mille scuse, quando incontrai due occhi nocciola che mi fissavano con divertimento -divertimento?!- mentre nella mia bocca spalancata avevano già iniziato ad entrare le mosche.

Non si legge mentre si corre” mi fece notare con sarcasmo lo sconosciuto.

Cosa?” la domanda mi uscì con voce stridula. Neanche una misera scusa, che maleducato!

Guardai prima la mia camicetta poi lui, ero sull'orlo di una crisi isterica. Quel maleducato continuava a fissarmi con insistenza. Aveva i lineamenti perfetti e l'aria sbarazzina, se non fosse stato un tale maleducato -quando mi arrabbio tendo ad essere ripetitiva con i termini- ci avrei fatto sicuramente un pensierino. Era decisamente un bel ragazzo, sexy con la sua aria trasandata e due fossette ai lati della bocca che incorniciavano un sorriso da capogiro.

Ti sei incantata bambolina?” mi chiese con sarcasmo piegando il viso di lato. Solo allora mi accorsi di essere tra le nuvole, immersa nei miei pensieri. Il mio cricetino, quella mattina, sembrava intenzionato a non collaborare, facendomi fare la figura della scema.

Mi ritrovai a nascondere l'imbarazzo dietro una risatina isteria, in perfetto stile “deficiente alla riscossa”. Lo sguardo perplesso e divertito del ragazzo mi convinse a darmi un tono. Misi una ciocca di capelli dietro l'orecchio prima di parlare, con calma e maturità.

Mi dispiace d'averti scontrato, ero un po' distratta”

La prossima volta prova a stare più attenta” ribattè lui con tanto di alzatina di spalle, alla chissene frega, sono troppo bello per essere pure gentile.

Presi un respiro profondo, ricordando le parole che avevo sentito in quel corso di Yoga in DVD. Respira ed inspira.

Ti sei incantata di nuovo?” esclamò lui divertito, senza trattenere un sorriso beffardo ”Starei qui ad aspettare una tua reazione ma devo andare.”

Brutto maleducato, antipatico” lo insultai arrabbiata.

Vidi il suo sorriso espandersi di fronte alla mia rabbia “Non sai fare di meglio?” mi provocò.

Ho una lunghissima lista d'insulti ma temo che non ne capiresti la metà” Secca e decisa, grande Kate! Al diavolo la maturità, quando ci vuole, ci vuole.

Lui sorrise ancora, la mia rabbia sembrava divertirlo parecchio “Come fai a sapere che non li capirei se mi hai appena conosciuto?”

Sono brava a capire le persone e tu sei, senza ombra di dubbio, un idiota”

E tu sei tanto superficiale da fermarti all'apparenza” affermò lui con un sorrisetto malizioso.

Ehm...” risposta molto intelligente eppure di solito ero parecchio brava nel botta e risposta.

Starei tutto il giorno a litigare con te ma devo andare” Lo vidi fare un passo indietro ma, se credeva di andarsene così, si sbagliava di grosso.

Mi hai rovinato la camicetta” sbottai pestando i piedi, pretendevo almeno delle scuse.

Sei stata tu ad assalirmi” rispose lui con ironia, guardandomi con aria i sfida.

Gonfiai le guance irritata “Questo non giustifica il fatto che il tuo caffè abbia poi....aggredito la mia camicia “ decisamente molto razionale come discorso “...e non chiamarmi bambolina!”

Ti rendi conto di quanto quello che dici risulti assurdo?” mi chiese divertito, inarcando provocatoriamente un sopracciglio.

Certo che si!...Quando ero presa dalla rabbia tendevo a sragionare, un pochino.

Quindi si, me ne rendevo conto! Eppure...

Non è affatto assurdo!” viva la verità “ed ora pretendo delle scuse!”

Lui mi sorrise spavaldo “Sarà per un'altra volta, bambolina” disse il ragazzo iniziando a camminare all'indietro “ E' stato bello discutere con te” aggiunse a mo' di saluto regalandomi un ultimo sorriso beffardo.

Brutto cafone!” urlai al colmo dell'irritazione ma lui si era già girato, scomparendo al di là del corridoio.

Almeno l'esame andò come doveva andare, presi il massimo, questo mi permise di lenire il nervoso e migliorò il umore. Ne avevo decisamente bisogno visto che, per festeggiare, mi toccava passare un bel pomeriggio a finire gli ultimi scatoloni per il trasloco.

Dovresti andare a festeggiare!” esclamò una voce acuta al telefono.

Ho troppe cose da fare” protestai mentre finivo di svuotare il mio armadio, una maglietta dopo l'altra “Ho ancora.....”

Non hai idea di ciò che ho appena trovato!” mi bloccò esultando come una bambina “Prufus”

Non ci credo, buttalo!” Sentenziai con decisione.

Ma sei matta?”

Mi ha sempre messo ansia quel coniglio, aveva l'aria spiritata, inquietante!” Prufus era un animaletto di peluche orrendo che avevo vinto al luna park. Era una sotto-specie di coniglio, tutto grigio con due inquietanti occhi rossi e due dentoni gialli sporgenti.

Ma se è così carino. Ciao Brufus, saluta la tua mamma!” Oh no, stava pure facendo una vocetta ridicola per imitare quella del mio peluche. Incredibile!

Non ho alcuna intenzione di parlare al telefono con quel mostruoso coniglio. E dall'età di sei anni che ho smesso di parlare con i peluche!”

Vogliamo parlare di Lellibeth”

Non puoi paragonarli, lei è....”

...una papera e le manca un occhio”

Questo perché tu me l'hai distrutta in lavatrice. E' bastato lasciartela un giorno...” sospirai. Povera Lellibeth. Mi avevano regalato quella paperella di peluche al mio quarto compleanno e, da allora, non me ne separavo mai. Ancora adesso non riuscivo a dormire se lei non era con me, cosa che il mio ex trovava vagamente inquietante. Affari suoi.

Tornai a dedicarmi ai maglioni e mi capitò tra le mani un orrore grigio con ricamata sopra una stella, mai visto nulla di più atroce “Golf grigio della nonna? Secondo te se....”

Buttalo, capirà....ora parliamo di cose serie, ragazzi?”

Nessuno, basta ragazzi. Dopo Max credo che rimarrò single per molto, molto tempo”

Nessuno parlava di un ragazzo serio, tesoro, solo di puro e semplice ses..”

La bloccai “Mamma che schifo!”

Tesoro sei grande e vaccinata non dovresti scandalizzarti per una parolina così...naturale” anche la parola “naturale”, pronunciata da mia madre era vagamente inquietante.

Non è la parola, è chi la pronuncia a scandalizzarmi” obiettai con voce stridula.

La sentii ridere “A che ora hai l'appuntamento per la nuova casa?”

Guardai l'ora, ero in ritardo, di nuovo! “Oh cavoli, devo essere lì tra dieci minuti!”

Le persone importanti si fanno sempre attendere” rispose lei con decisione.

Non quelle disperate che se no rimangono senza un tetto sopra la testa”

Tu sei troppo responsabile” Perché detto da mia madre sembrava un rimprovero?

E tu troppo poco”

E' per questo che ti ho messa al mondo, dovevo compensare”

Risi. Mia madre era una persona davvero assurda ma aveva la capacità di farmi ridere come nessuno. Era una hippie di trentotto anni, con lunghi capelli biondi che arrivavano ondulati fino alla schiena. Era una bella donna, indossava sempre gonne lunghe o vestitini colorati, per non parlare delle tante collane appese al collo, più agghindata di un albero di Natale. Aveva un sorriso solare e una parlantina invidiabile, prendeva la vita come fosse un gioco, ma non le importava di vincere lei era solo entusiasta di partecipare e l'unica regola che rispettava era quella stabilita da lei: Non esistono regole.

Non era la classica mamma, non le somigliava nemmeno, non era affidabile e materna ma io le volevo un gran bene.

A presto, mamma”

Ti voglio bene, tesoro....ricordati di divertirti e di fare tanto ses...” riaggancia prima che quella pazza avesse il tempo di aggiungere altro. Oh, povera me!


 

Raggiunsi la casa della Miss Toking di corsa e correre con i tacchi non è cosa da poco. Essere donne è una vera sofferenza! Avanzai sicura, e sudata a causa di quella stupida corsa, per il vialetto che portava ad un piccolo condominio. Stando al citofono c'erano solo altri quattro appartamenti oltre al mio. Sperai d'avere vicini cordiali, il massimo sarebbe stata una tranquilla coppia, non volevo vicini casinari che avrebbero ostacolato e disturbato il mio studio, magari dei ragazzi che organizzavano feste una sera si e una no, o peggio ancora una famiglia con bambini urlanti.

Presi l'ascensore, l'appartamento era solo al secondo piano, ma non avevo alcuna intenzione di farla a piedi. Arrivata sul pianerottolo non c'era nessuno, strano visto che ero in ritardo di qualche minuto, magari Miss Toking mi aspettava nell'appartamento. Suonai alla porta attendendo pazientemente che Miss Tking venisse ad aprire.

Quando la porta si spalancò però rimasi totalmente spiazzata. Davanti a me infatti non c'era Miss Toking. La prima cosa che notai furono degli addominali scolpiti. Un fisico asciutto, muscoloso, ma non in modo esagerato, era messo in mostra da una camicia azzurra completamente sbottonata.

Riuscii a mantenere un po' di contegno e ad alzare lo sguardo sul viso dello sconosciuto. Due occhi nocciola divertiti e sarcastici mi stavano osservando di sbieco....Oh no!

Non è possibile” esclamai spalancando la bocca in maniera plateale. In una perfetta O.

Ti prego non dirmi che sei qua per la tua camicetta” il suo tono ironico era lo stesso che aveva usato quella mattina e, come quella mattina, riuscì a farmi perdere la pazienza.

Cosa ci fai qui?” gli chiesi seccamente, ignorando quella che doveva essere una battuta mal riuscita, affatto divertente!

E' casa mia” Rispose lui con ovvietà passandosi una mano, con fare annoiato, nei capelli scuri per spettinarli, come se non lo fossero già abbastanza.

Ti sbagli” obiettai.

Lui inclinò la testa di lato, alzando un sopracciglio a metà tra lo stupito e il divertito “Dici davvero?” Dalla sua domanda sembrava iniziasse a nutrire seri dubbi sulla mia sanità mentale.

Ho affittato questa casa per sei mesi, da domani sarà mia” gli spiegai.

Io non ho alcuna intenzione di lasciare il mio appartamento”

Bè da domani sarà il MIO appartamento”

Un sorriso sarcastico storpiò le sue labbra “Se è un modo per entrare nel mio letto è decisamente originale...però non vorrei offendere la tua sensibilità ma preferisco le more” le mie guance iniziarono a gonfiarsi per la rabbia e dal suo sguardo compiaciuto intuii che era proprio questo il suo scopo. Si divertiva a farmi irritare.

Meglio, a te non piacciono le bionde, a me non piacciono i trogloditi!”

E poi sei troppo bassa per me, mi verrebbe mal di schiena”

Sentii il fumo uscirmi dalle orecchie mentre con voce stridula esclamavo un sonoro: “Cosa?!”

Senza offesa, ovviamente” aggiunse il troglodita con un'alzatina di spalle.

Razza di cretino che non sei altro, non so per quale motivo tu sia mezzo nudo nel mio futuro appartamento ma da domani ti consiglio di scomparire!”

Quello scemo scoppiò in una risata sguaiata, cosa avevo detto di così divertente?

Perché ridi?” lo attaccai, dovevo cercare di calmarmi o lo avrei azzannato alla gola.

Soffrivo di leggeri attacchi di rabbia, niente di preoccupante, non avevo mai fatto del male ad una mosca- solo qualche zanzara ma era legittima difesa!- ovviamente prima di conoscere un essere così irritante.

Lui smise di ridere, riportando i suoi occhi su di me per poi uscirsene con un:“Tu” Questo ragazzo voleva decisamente morire “Non ho mai visto nessuna avvampare tanto per la rabbia, credo che tu abbia seri problemi di controllo”

Non è vero!” Ok, forse dovevo ritrovare un briciolo di dignità. Mi sistemai i capelli nervosamente dietro l'orecchio facendo un respiro profondo “Non sono qua per discutere con te, se mi potessi cortesemente dire dov'è Miss Toking andrei direttamente da lei a sistemare la questione, ci sarà sicuramente una spiegazione”

Lui si appoggiò con disinvoltura alla porta e sorrise con arroganza.

Allora?” lo incitai cercando di mantenere la calma mentre quel troglodita sorrideva in modo strano.

E' dietro di te”

Mi girai di scatto e vidi il volto paffutello di Miss Toking sorridermi timidamente.

Buon giorno, ragazzi” salutò la vecchia con dolcezza, c'era però qualcosa di sospetto nel suo tono, sembrava senso di colpa. Cosa stava succedendo?

Miss Toking “ dissi con il sorriso più radioso che riuscissi a tirar fuori “Si ricorda di me? Sono Kate White e, sono venuta per firmare le ultime carte del contratto” Lei mi guardò in modo strano “per l'appartamento, mi trasferisco domani” aggiunsi per fare chiarezza.

Te lo puoi scordare” sussurrò il troglodita che stava dietro di me, ancora con quel suo arrogante sorriso sul viso. MI girai per fulminarlo con lo sguardo.

Ci sarebbe un piccolo problema con la casa” Voltai la testa di scatto verso la Miss Toking, cosa stava dicendo? “A causa di un piccolo malinteso ho.....” Si bloccò ancora, sembrava volesse tenerci sulle spine. Avevo la tentazione di prenderla per le spalle e squoterla ma mi trattenni. Non sarebbe stato appropriato.

A causa di un mio errore di distrazione...” continui, continui “..ho promesso la casa ad entrambi” confessò abbassando lo sguardo mortificata.

Cosa?!” la domanda uscì strozzata dalla mia bocca ma dentro di me stavo urlando in tutte le lingue possibili. Da domani sarei stata una senza tetto, oh mio dio!

Scusate ma mentre il sig. Justin” Ecco come si chiamava il troglodita “ha riconfermato la casa a mia figlia, io ho preso accordi con lei....Quindi alla fine ci siamo trovate ad affittare lo stesso appartamento a due persone diverse. Abbiamo problemi di comunicazione” Problemi di comunicazione?...Lei parlava di problemi di comunicazione?...e sembrava pure divertita, incredibile!

Ma io da domani sarò senza casa!” Esclamai esterefatta, non volevo essere una senza tetto. Non ero adatta ad essere una senza tetto, amavo le mie comodità.

Peccato...per te” il commento sarcastico di Justin, il troglodita, fece da sottofondo alla mia disperazione.

Oh cara, con mia sorella abbiamo pensato ad una possibile soluzione”

Quale?” chiesi speranzosa. Magari c'era un altro appartamento, lo sapevo che non potevo essere così sfortunata.

Potreste dividere questo per qualche mese” Cosa avevo detto riguardo la sfortuna?

Chi? Io e Lei?” intervenne Justin, anche lui non sembrava entusiasta della geniale soluzione di Miss “problemi di comunicazione”.

Solo per qualche mese, la casa non è grande ma ci sono due stanze, potrebbe funzionare. Tra cinque o sei mesi si libererà l'appartamento di sopra e ovviamente sarà di uno di voi”

Cinque mesi? Cinque o sei mesi a condividere gli spazi con quel troglodita, non sarei sopravvissuta. Il mio cervello partì alla disperata ricerca di una soluzione. C'era Melinda, potevo andare a stare per un po' da lei e Tom. Il mio cervello scartò subito questa opzione, loro avevano solo una stanza e mi sarebbe toccato dormire sul divano letto in soggiorno, senza un minimo di privacy, per non parlare della tendenza di Tom di girare nudo per l'appartamento. Per quanto Melinda apprezzasse gli attacchi di nudismo del suo fidanzato, non credo avrebbe apprezzato la mia presenza in quei momenti e poi: che schifo.

Pensai ad Emy. Emily era l'altra mia migliore amica, era sempre dolce e disponibile ma aveva una stanza al campus che condivideva con la sua coinquilina ed io non avevo intenzione di dormire nella vasca. Assolutamente no. C'era sempre una comoda panchina fuori dal campus, immersa nel verde......Oh mamma, ma dove avrei messo i miei vestiti? E la collezione di Dvd di Audrey Apburn? I miei libri classici, Oliver Twist, Cime tempestose, Orgoglio e Pregiudizio...? Per non parlare delle mie tazzine italiane, comprate a Venezia con mia madre, deliziose....

Dev'esserci un altro modo?” chiesi con disperazione. Quella soluzione era assolutamente inaccettabile! Io e il troglodita-Justin non saremmo mai e poi mai andati a vivere insieme, su questo punto ero irremovibile....ma anche l'idea di fare la senza tetto era fuori discussione.

Mi dispiace cara ma non so cos'altro fare, sono desolata” La voglia di picchiare quella dolce vecchietta stava facendosi largo nella mia mente.

A me va bene”

Aspetta chi ha parlato? Mi girai con gli occhi fuori dalle orbite incontrando quelli scuri di Justin “Che cos'hai detto? Mi prendi in giro? Io e te non potremmo mai vivere insieme!”

Se non te la senti lo capisco, ci sarà più spazio per me” Ribattè lui con arroganza.

Cosa vuoi dire?”

Che se tu non te la senti di vivere insieme allora è logico che la casa rimanga a me. Ovviamente se cambiassi idea la mia porta sarà sempre aperta” nel suo sguardo c'era un lampo di sfida, sapeva d'avermi spiazzata. Se fossi stata io quella che non accettava mentre lui si rendeva disponibile, avrebbe ottenuto la casa senza problemi.

Io....”

Se credi di non sopravvivere cinque mesi lo capisco...”

Ok” Oh mamma, chi aveva parlato questa volta? Non io, vero? “Divideremo la casa” Oh mamma, ero stata io! Stupida, stupida Kate!

Miss Toking sorrise raggiante “Perfetto, abbiamo trovato una soluzione” Batteva anche le mani come una bambina, se si fosse messa anche a cantare l'avrei presa a calci.

Ignorai la signora e mi girai verso Justin che mi fissava con espressione inequivocabile, era scocciato almeno quanto me. Ci saremmo ammazzati, era ovvio, ripensandoci col senno di poi avrei dovuto prendere armi e bagagli ed andare da Melinda, in fondo se Tom girava nudo potevo sempre chiudere gli occhi.....o magari dare solo una piccola sbirciatina.


 


 

Note:

Ciao a chiunque abbia avuto il coraggio di leggere fino a qui =D

Questa storia mi frullava in testa da un po' così ho iniziato a scrivere di getto, non sono certa che sia venuta bene o che possa interessare a qualcuno ma ho deciso comunque di pubblicare questo primo capitolo. Cosa ne pensate? Mi farebbe davvero piacere conoscere la vostra opinione, quindi se aveste voglia di lasciarmi una piccola recensione, anche negativa, mi farebbe davvero tanto piacere!!!!!!! Secondo voi dovrei continuarla o è una schifezza? A voi la sentenza finale!

Grazie mille comunque per aver letto!!!! =D

Alla prossima!

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Capitolo 2
*** Questo è solo l'inizio! ***


Questo è solo l'inizio!



 

“Non fare altri commenti” il mio tono era a dir poco perentorio.

Jim sorrise amichevolmente mentre si caricava sulle spalle un'altra valigia “Questo è sfruttamento“ brontolò quando gli misi tra le braccia anche uno scatolone.

“Così impari a prendermi in giro” Dissi con una finta espressione angelica facendogli alzare gli occhi al cielo in maniera plateale.

Jim era un ragazzo simpatico che avevo conosciuto durante un corso di psicologia il primo anno. All'inizio mi era sembrato un po' troppo amichevole -mai fidarsi di chi sembra avere una paralisi facciale, munita di sorriso- eppure in seguito scoprii che i suoi non erano sorrisi falsi o di circostanza, era semplicemente il suo stile di vita. Jim era allegro ed ottimista e sinceramente felice di essere al mondo. Certe volte il suo fare allegro era irritante ma, con il tempo, avevo imparato ad apprezzarlo.

“Non può essere così male” intervenne Emi, ingenua come sempre, ma era perché non aveva ancora conosciuto l'insulso individuo con il quale avrei dovuto condividere l'appartamento per i prossimi mesi.

“Infatti è molto peggio” sospirai rassegnata.

“La solita brontolona” mi canzonò Jim “Lo sai che ti avrei ospitata volentieri da me ma il mio compagno di stanza...”

“Lo so” Sospirai. Jim abitava al campus con un altro ragazzo, Sam. Era un tipo bizzarro, che non sarebbe mai mancato ad una conferenza di Star Trek, amava i fumetti, i giochi di ruolo, il suo ideale di donna era Catwoman -con tanto di cerchietto nero munito di orecchie pelose- e la storia d'amore più importante l'aveva avuta con la sua bambola gonfiabile, a cui aveva pure dato un nome, Pamela. Inoltre ogni volta che lo vedevo tendeva a sbavare, in modo disgustoso, e a fissarmi, in modo inquietante.

“Anche se a Sam non dispiacerebbe la tua compagnia..” riprese Jim per stuzzicarmi” sarebbe anche disposto ad ospitarti nel suo letto”

“Che schifo” sbottai finendo per sorridere. Quindi poteva anche andare peggio, pensai tra me e me, piccola consolazione “Almeno il troglodita non è male da guardare” osservai sovrappensiero.

Purtroppo non avevo calcolato la curiosità di Emi che, alzandosi dal divano dov'era stata a messaggiare nell'ultima mezz'ora, si avvicinò con occhi speranzosi “Davvero? Com'è?”

“Idiota” risposi con sicurezza. In effetti la sua idiozia superava di gran lunga i suoi addominali da urlo.

“Intendo fisicamente” mi fece presente Emi, alzando gli occhi al cielo, non aveva nessuna intenzione di demordere. Quando si trattava di bei ragazzi Emi era come un cane con un osso, non mollava mai.

“Carino, un bel fisico” Per non dire da stupro “Occhi scuri, capelli scuri....”

“Due orecchie, un naso” mi prese in giro Emi “Voglio i dettagli!”

“Ma che dettagli? E' il classico ragazzo attraente quanto arrogante che, con il suo bel sorriso, crede di poter far cadere tutte le ragazze ai suoi piedi, aggiungici qualche battutina stupida e una buona dose di sarcasmo e avrai l'idiota con cui mi toccherà abitare”

“Quindi ha un bel sorriso?” mi chiese lei entusiasta. Era proprio senza speranza!


 


 

"Questa era l'ultima scatola" disse Jim lasciandosi cadere sul divano del mio nuovo appartamento.

"Sai di essere il mio eroe" cinguettai sedendomi accanto a lui. Emi era andata via, dopo aver finto d'aiutarci, o meglio blaterare seduta sul divano, per tutto il pomeriggio.

"Ma voi potevate anche darmi una mano" protestò lui passandosi una mano sui suoi riccioli biondi che erano troppo lunghi per i miei gusti eppure molto carini. Gli davano un'aria da angelo ribelle.

“Ti ho passato le scatole inoltre ho supervisionato il lavoro” Mica è una cosa da poco, diamine!

“Chissà che sforzo” Brontolò lui con l'aria da bambinone.

"Queste scarpe non sono fatte per i traslochi" dissi allungando le gambe per mostrargli i miei bellissimi tacchi blu, fantastici dal punto di vista estetico ma non il massimo per quanto riguarda la comodità.

"E non potevi metterti delle scarpe più appropriate?"

"Ottima osservazione ma, senza pensarci, ho messo tutte le scarpe comode negli scatoloni"

"Sei davvero un genietto" mi scompigliò i capelli, sapendo bene quanto lo odiassi. Di rimando gli tirai una cuscinata dritta in faccia.

"Ritiro il complimento sull'eroe"

"Sfruttatrice e permalosa" disse con tanto di linguaccia.

"Ma almeno ho delle belle scarpe"

Lui mi guardò perplesso prima di scoppiare a ridere.

In quel momento sentii dei passi e poi il rumore della serratura. Dopo un attimo la porta si aprì ed un troglodita, anzi il troglodita entrò nella stanza.

"Ciao coinquilina" salutò Justin, stranamente sembrava di buon umore. Iniziavo a pensare che fosse allergico alla mia presenza.

"Vedo che hai compagnia" osservò il cretino. Portava i pantaloni della tuta grigi, una maglietta nera e i capelli erano tutti in disordine. Doveva esser stato in palestra, aveva quell'aria trasandata....sexy da morire. Anche se per me, ovviamente, rimaneva un cretino!

"Non ti sfugge nulla" borbottai con voce saccente.

"Esatto, quindi pensaci prima di fare cose sconce sul mio divano" un sorrisetto malizioso comparve sulle sue labbra.

"Sei disgustoso" aggiunsi una smorfia per rendere meglio l'idea.

"Così mi uccidi, bambolina" mi provocò lui con un ghigno.

"Ucciderti....” mormorai con finta aria pensierosa “...non mi tentare"

"Mi piacciono le bamboline violente"

"Sarai abituato a ragazze che ti prendono a sberle" osservai con aria soddisfatta.

Lui inclinò la testa di lato per poi rivolgermi un sorriso maliziosamente divertito "Parlavo di un altro tipo di violenza”

“Mi interessa solo se è contemplato un coltello da cucina, molto affilato” mi bloccai notando lo sguardo perplesso di Jim. Ok, forse la parte del coltello potevo evitarmela, era troppo da serial killer.

Sentii il cretino sghignazzare così dopo avergli lanciato un'occhiataccia decisi di fare le presentazioni. Almeno io ero educata.

"Justin questo è il mio amico Jim, Jim questo è il mio insopportabile coinquilino Justin" Ok, non troppo educata.

Jim fece per porgere la mano a Justin ma proprio in quell'istante a quel maleducato suonò il telefono e rispose, ignorando palesemente il mio amico che aveva ancora la mano rivolta verso di lui.

“Ciao piccola......si......” Così, senza degnare Jim e me di uno sguardo, si avviò verso la sua stanza, sbattendosi letteralmente la porta alle spalle.

Maleducato, maleducato ed insopportabile.


 

Dopo aver salutato Jim ed essermi scusata per il comportamento del mio coinquilino mi diressi verso la mia stanza per mettere in ordine l'armadio. Ci misi circa due ore per mettere tutto a posto. Ero maniacale nel mettere in ordine, non che rendessi il tutto perfetto, anzi per gli altri poteva anche sembrare un casino, ma tutto era messo secondo una mia speciale logica, molto rigorosa e nella quale nessuno avrebbe mai dovuto metter mano.

Avevo appena svuotato due valige colme di vestiti, due scatoloni pieni di scarpe e posizionato nella piccola libreria di legno chiaro tutti i miei libri in ordine alfabetico. Ero sfinita quando tra le mani mi ritrovai a stringere una fotografia. Era rimasta nascosta dentro l'edizione di “Orgoglio e pregiudizio” che Max mi aveva regalato per Natale. Pensavo d'essermi sbarazza di tutto ciò che lo riguardava, tutto ciò che mi avrebbe potuto far pensare a lui. Lontano dagli occhi, lontano dal cuore, così si dice, giusto?

Max era stato il mio primo amore. La nostra non era mai stata una storia drammatica, come quelle che vanno tanto di moda alla televisione o nei miei amati libri. Era sempre stato tutto molto naturale e tradizionale, per così dire. Tutto ebbe inizio ad una cena di amici di amici, eravamo seduti vicini a tavola, abbiamo cominciato a parlare e subito ci siamo sentiti in sintonia. Dopo quella sera lui cominciò a corteggiarmi, senza insistenza ma con costanza, poi c'era stato un primo appuntamento a cui ne erano seguiti molti altri. Niente drammi, solo due persone che s'incontrano, si piacciono, imparano a conoscersi e decidono di stare insieme. Semplice. La vita è già abbastanza complicata senza bisogno di crearci altre complicazioni. Max era bello, intelligente, posato, con una grande forza di volontà e un discreto senso dell'umorismo. Mi piaceva passare il tempo con lui, avevamo molti interessi in comune. Max era sempre presente per me lasciandomi comunque i miei spazi. Lui era più grande di me di sette anni, aveva già un impiego importante in una grande azienda, passava molto tempo a lavoro ma questo mi andava bene poiché anch'io ero molto impegnata con lo studio. Eravamo una bella coppia, ben assortita, con lui ero quasi riuscita ad immaginarmi un futuro. Ero certa che alla fine ci saremmo sposati e, se tutto andava bene, saremmo potuti anche invecchiare insieme, le premesse erano decisamente buone. Ma nella vita anche i migliori progetti possono fallire, il palazzo con le più solide fondamenta può crollare in un istante a causa di una qualche catastrofe naturale che neanche l'architetto più scrupoloso avrebbe mai potuto prevedere. Con Max andava tutto alla grande, avevamo appena trovato casa insieme quando arrivò la nostra catastrofe naturale. Il capo di Max gli propose una promozione formidabile, un posto come direttore marketing nella filiale aziendale di Londra. Quando Max mi parlò della promozione mancava solo una settimana al trasloco, avevo già dato l'annullamento per il mio alloggio al campus. All'inizio disse che non aveva ancora deciso se accettare ma io già sapevo quale sarebbe stata la sua decisione. Max era sempre stato molto ambizioso, era una delle qualità che mi avevano sempre affascinata in lui. Partì una settimana dopo, non feci nulla per dissuaderlo, sarebbe stato inutile ed egoista, aveva lavorato sodo per quell'occasione ed io non potevo far altro che lasciarlo andare con il cuore spezzato. Entrambi sapevamo che sarebbe finita, una relazione a distanza non sarebbe potuta funzionare, o almeno fu quello che disse lui. S'impuntò per pagare la prima rata dell'appartamento sapendo che da sola avrei avuto molte difficoltà a pagare l'affitto di quella bella casa. Non accettai, non volevo più nulla da lui. Il nostro era un addio, niente mezze misure, niente scene drammatiche, lo abbracciai forte augurandogli ogni bene e lui fece lo stesso, giurandomi che mai avrebbe amato un'altra quanto aveva amato me. Sapevo che non sarebbe stato vero, che avrebbe amato di nuovo, ma accettai la sua bugia con riconoscenza, una piccola pezza per il mio cuore ferito.

Strinsi la foto tra le mani, guardando quel ragazzo biondo che per molto tempo era stato una delle persone più importanti della mia vita. Era finita, mi aveva lasciata. Anche lui. Le persone se ne vanno sempre, l'avevo capito fin da bambina, prima mio padre e poi tutti gli innumerevoli amanti di mia madre, tutti se ne erano andati. Non importa quanto avessi bisogno di loro, quanto facessi del mio meglio per essere una bambina perfetta, alla fine se ne andavano sempre ed io e la mamma rimanevamo sole.

Presi la foto, per un attimo pensai di strapparla e buttarla nella spazzatura ma non ci riuscii. La piegai in due, aprii un cassetto e la nascosi in fondo, sotto una pila di fogli e di vecchie foto. Era l'ennesimo promemoria che la vita mi aveva concesso per ricordarmi di non abbassare la guardia, mai.

Dopo aver impilato un altro gruppo di maglioni e adagiato la mia dolce ed inseparabile Lellibeth sul letto, ero stanchissima. Indossai il mio solito abbigliamento da casa: pantaloncini della tuta blue, comodi ma un po' sformati, e una canottierina bianca. Mi legai i capelli in una semplice coda di cavallo e dopo aver aggiunto una bella felpona grigia mi decisi ad andare in cucina per mangiare qualcosa.

Mi avviai verso il frigo alla ricerca di cibo. Avevo voglia di dolce, come al solito. Ero una vera fan dei dolci, in particolare del cioccolato, qualunque cosa contenesse cioccolato per me era come una droga. Fortunatamente avevo un metabolismo di ferro, infatti per quanto mangiassi non ingrassavo mai. Ero minuta di costituzione. Bassa e con un fisico da donna in miniatura. Non sarei mai potuta diventare un'indossatrice ma almeno potevo mangiarmi una crostata intera senza sensi di colpa. Aggiungendo anche una buona dose di panna.

Il frigo era decisamente desolato, c'erano solo un paio di lattine di birra, una mela, un pezzo di pizza che sembrava risalire alla preistoria, latte scaduto....Oh mamma, sarei morta di fame. Quando la disperazione stava per prendersi possesso di me, notai una piccola scatola di cartone blu. La presi titubante e....bingo! Al suo interno trovai un meraviglioso budino al cioccolato. Tutta soddisfatta andai, con il mio tesoro-budino tra le mani, a cercare un cucchiaino e lo trovai in un cassetto a destra del bancone.


 

“Cosa stai facendo?” sobbalzai quando quella domanda, piuttosto seccata, giunse alle mie spalle. Ero seduta al piccolo tavolino con ancora in mano il cucchiaino sporco di cioccolato.

“Quello era mio!” Justin si parò davanti a me con espressione scioccata. Sembrava un bambino a cui avevano appena rubato l'ultima caramella, era buffissimo con il viso corrucciato e le labbra curvate in una smorfia colma di delusione.

Portai il cucchiaino in bocca per assicurarmi di finire tutti i resti di cioccolato, il tutto in modo molto eclatante solo per infastidirlo, mentre lui mi guardava irritato.

“Mmm” Accompagnai quel verso di gradimento con un sorriso soddisfatto “Era buonissimo”

Posai il cucchiaino nel contenitore, ormai vuoto, toccandomi platealmente la pancia.

“Ti stai divertendo?” mi chiese lui con un sorrisetto vagamente irritato.

“Moltissimo” sogghignai.

“Quello era per me” sottolineò con ostinazione “E tu non hai alcun diritto di saccheggiare il mio frigo”

“E' anche mio, adesso”

“Forse ma quel budino era sicuramente il MIO”

“Eppure non c'era scritto il tuo nome sopra” Obiettai facendo la faccia da angioletto innocente.

“Questo è un furto”

“Era solo un budino!” mamma mia quante storie per un piccolo ed innocente budino. Anche se era decisamente delizioso.

“Non ti mettere contro di me, non ti conviene”

“E' una minaccia?”

“Ma guarda questa..” borbottò lui andando verso il bancone per prendere il telefono. Era così buffo quando si arrabbiava. Non riuscivo a smettere di ridere.

“Non avrai intenzione di chiamare la polizia?” gli chiesi sghignazzando.

“Ordino una pizza, sapientona” Lo osservai mentre prendeva tra le mani il telefono per comporre il numero. Aveva indosso i pantaloni della tuta, questa volta erano neri e leggermente cadenti sulla vita, il busto era nudo, lasciando così in bella mostra gli addominali scolpiti. Il suo viso era pensieroso, i capelli ancora bagnati per la doccia e in disordine, come sempre. Non aveva i capelli corti ma nemmeno rasati, erano vagamente mossi e di un marrone scuro molto bello. Sembrava molto concentrato mentre con una mano ticchettava sul bancone della cucina. Ripeto: se non fosse idiota sarebbe davvero attraente come ragazzo.

Ordinò una pizza a dir poco disgustosa sotto il mio sguardo allibito. Era una margherita con salsicce, peperoni, salame, wrustel, altre verdure, che ora non ricordo, e anche le patatine fritte. Che schifo. Ma come faceva ad avere quel fisico? Pensai mentre i miei occhi vagavano sui suoi addominali scolpiti....Aveva davvero un fisico da urlo, spalle larghe, petto asciutto, con i muscoli al punto giusto. Non ostentati ma decisamente presenti.

Lui riagganciò il telefono per poi posare il suo sguardo su di me “E' inquietante il modo in cui ti fissi a guardare la gente” mormorò con tono divertito.

“Io non mi fisso!” Obiettai falsamente dopo averlo squadrato spudoratamente per cinque minuti.

“Non c'è niente di male se ti piace guardarmi” constatò lui con un'alzatina di spalle.

“Cosa?!” sbottai spalancando la bocca per lo stupore. Era completamente pazzo. Pazzo ed egocentrico.

“Gli occhi, tesoro, non mentono mai”

“Eh? Non posso credere che tu sia davvero tanto...presuntuoso”

“Sei tu che mi hai mangiato con gli occhi per tutta la durata della telefonata” obiettò con ovvietà appoggiandosi al bancone con le braccia incrociate al petto e un sorriso da prendere da schiaffi.

“Io...”

“Tu?”

“Io non...”

“Lo capisco” asserì lui con un sorrisetto compiaciuto.

“Stronzo”

Lui sorrise beffardo andando verso camera sua, con quella sua camminata sicura ed irritante mentre si scompigliava i capelli con una mano.

“Comunque il budino era buonissimo!” Urlai a mò di provocazione. Era assurdo usare il budino come vendetta ma fu il massimo che mi venne in mente.

Lui si girò rivolgendomi un ghigno beffardo ed impertinente “Tra poco arriverà una mia amica” la malizia che mise in quella parola era inquietantese fossi così gentile da non farti vedere....”

“Cosa?!” la mia voce stridula stava sfiorando decibel mai sentiti prima.

“Non vorrei che la facessi scappare” spiegò lui come se fosse ovvio.

“Se è tanto folle da non farsi spaventare dal tuo carattere niente potrà mai farla fuggire”

Lui non sembrò colpito dall'asprezza delle mie parole “Meglio non rischiare”

“A me piace il rischio” sogghignai decisa a non dargliela vinta.

“Comunque ti consiglio dei tappi”

“Tappi?”

“Per le orecchie. Non vorrei sconvolgere la tua innocenza, bambolina” disse lui facendomi l'occhiolino, prima di entrare in camera sua e di chiudersi la porta alle spalle.

Ok, ora ne ero assolutamente certa: quel ragazzo era un totale idiota.


 

Cinque giorni dopo...

Tutta soddisfatta tenevo tra le mani il mio articolo, era un semplice pezzo d'attualità, sul conformismo, argomento sul quale era diventata una vera esperta, Toby, il caporedattore del giornale universitario, lo voleva per quella mattina, quindi avevo passato l'intera notte per finirlo ma finalmente ero soddisfatta.

Misi la cialda dentro la macchinetta del caffè mentre rileggevo l'ultima parte dell'articolo.

Sentendo dei passi, capii che qualcuno aveva fatto il suo ingresso in cucina ma ero decisamente troppo presa per alzare gli occhi. Sapevo già chi fosse, non meritava la mia attenzione......Peccato che lui non la pensasse così.

“Cosa leggi di tanto interessante?” Mi chiese l'idiota, levandomi il foglio dalle mani.

Cercai di riprenderlo ma lui l'alzò, rendendo la missione impossibile a causa della mia scarsa altezza. Saltellai più volte, maledendo le mie gambe corte, sotto il suo sguardo divertito.

Mi arresi, per mantenere almeno un briciolo di dignità.

“Molto maturo” brontolai incrociando le braccia al petto come una bambina.

Lui mi rivolse un ghigno prima di riportare la sua attenzione sul mio articolo “Conformismo tra passato e presente” lesse sovrappensiero . Vidi scorrere i suoi occhi, scorrendo rapidamente le righe “Sembra davvero noioso” mormorò in fine.

Lo fulminai con lo sguardo staccandogli il foglio dalle mani.”Questo perché tu non capisci nulla che non comprenda “letto” e “donna” nella stessa frase”

“Ti abbiamo infastidito?” mi chiese con un lampo di divertimento negli occhi.

“Non lo definirei fastidio, più che altro perplessità, non credevo che esistessero così tante idiote disposte a passare del tempo con te”

“Ne rimarresti stupita”

“Più che altro disgustata”

“Sempre acida anche di primo mattino” osservò lui passandomi il caffè, uscito finalmente dalla mia magica Nespresso, per iniziare a preparare il suo.

“Sarà la tua presenza a rendermi intrattabile”

“Forse” constatò lui scompigliandosi i capelli mentre si stiracchiava beatamente. Era ancora mezzo addormento mentre io ero in piedi dalle cinque. Che vita ingiusta!

“Questa sera farò una festa”

“Cosa?” Sbottai.

“Fe-Sta” sillabò come se stesse parlando con un'idiota.

“Conosco la nostra lingua, grazie”

“Bene”

“Bene un corno” esclamai ferrea “tu non farai nessuna festa, non qui”

“Non ti stavo chiedendo il permesso, credevo solo che, dal momento che vivi qui, fosse cortese avvertirti”

Sentii la rabbia montarmi dentro. Dovevo trattenermi, fare una sfuriata non sarebbe servito a niente “Sai che domani ho un esame importante, tu....”

“Io, cosa?” mi sfidò lui con l'aria da parla pure, tanto dei tuo problemi non potrebbe fregarmene di meno.

“TU NON FARAI NESSUNA FESTA” non riuscii a trattenere la rabbia, sbattendo anche i piedi a terra.

“Mi dispiace ma ho già detto ad alcuni amici di venire, sarebbe scortese annullare tutto all'ultimo” un sorrisetto soddisfatto gli comparve sul viso.

“Sei uno stronzo” sibilai.

Lui improvvisamente si avvicinò a me, prendendomi in contropiede. Solo un passo ed i nostri visi si trovarono vicini. Troppo vicini. Sentii il suo respiro infrangersi sulla mia pelle mentre si muoveva lento e sensuale. Ma che diavolo stava facendo? E perché mi guardava così? I suoi occhi nocciola con piccole chiazze verdi al centro, puntati nei miei. Oh mamma, non avevo mai notato questo particolare, con la luce giusta i suoi occhi avevano sfumature verdignole, wow....era sicuramente troppo vicino....e troppo bello.

Perché il mio cuore stava aumentando i suoi battiti? Oddio, stupido organo traditore. Erano i suoi occhi così intensi a sconcertarmi, ed anche le poche ore di sonno avevano influito, naturalmente.

Mi ritrovai a trattenere il fiato mente lui si avvicinava ancora e mi superava per.....prendere la bottiglia di latte dietro di me.

Si allontanò sogghignando “Tutto a posto, Kate?” mi chiese con finta innocenza.

Oh cavoli, che figuraccia! Sentii le mie guance imporporarsi mentre lui continuava a guardarmi con malizia. Decisa a riprendermi da quella colossale figuraccia, cercai di elaborare una strategia per vendicarmi.....Bingo! Nella mia testa si accese una lampadina.

Con un buon piano nella testa avanzai di un passo verso di lui che mi guardò sconcertato.

Allungai una mano, sfiorandogli il petto ed iniziando a creare piccoli cerchi invisibili “ Sai cosa penso?” sussurrai mordendomi il labbro con fare civettuolo. Lo vidi deglutire, forse stava anche trattenendo il fiato, non lo so con certezza ma continua ad accarezzarlo lentamente.

“Cosa?” chiese con voce roca cercando di sembrare spavaldo. Cosa inutile, ovviamente. Il suo respiro accelerato lo tradiva.

“Tu....” mossi le labbra platealmente “sei....” la mia mano indugiò sul suo petto, godendo nel vedere i suoi occhi dilatarsi “....uno stronzo!” alzai la voce sul finire della frase e gli tirai un bel pestone sul piede per concludere in bellezza.

Ahi.

Lui rimase senza parole, osservandomi sconcertato mentre io soddisfatta presi la mia tazza di caffè e me ne andai, lasciandolo sconfitto e con un piede dolorante.

Uno pari, palla al centro.

Se voleva giocare, non sarei stata certo io a tirarmi indietro.


 


 


 

Note:

Eccomi qui, con il secondo capitolo di questa storia strampalata. So di essere molto in ritardo ma con gli esami e l'estate ho deciso di mettere in pausa la storia, per riprenderla quando avessi avuto più tempo.

La convivenza tra Kate e Justin è iniziata e non sta andando per il meglio. Kate ha un bel caratterino e Justin fa di tutto per irritarla. In questo capitolo ho cercato di presentarvi meglio il carattere di Kate, facendo qualche riferimento al suo passato, in particolare a Max. Ovviamente andando avanti il personaggio di Kate sarà sempre più chiaro e delineato (almeno spero =D ). Justin per ora è solo un cretino ma anche lui ha altri lati del carattere che vi farò conoscere lentamente.

Ora vi saluto e colgo l'occasione per ringraziare ancora le ragazze che hanno recensito. E' davvero bello ricevere delle conferme, essendo molto insicura devo ammettere che le recensioni sono fondamentali per me. Spero quindi che mi farete sapere cosa ne pensate di questo capitolo, del quale non sono molto convinta, ho tantissime idee ma qualche difficoltà a metterle per iscritto. Fatemi sapere!!!

Un bacione e ancora grazie a tutte, in particolare a quelle che hanno messo la storia tra le seguite, preferite e ricordate...e a quelle che recensiscono, ovviamente!!!!!!!!!!!!!!!!

Alla prossima

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