We were born to be together - The Marriage

di BeJames
(/viewuser.php?uid=119327)

Disclaimer: Questo testo proprietà del suo autore e degli aventi diritto. La stampa o il salvataggio del testo dà diritto ad un usufrutto personale a scopo di lettura ed esclude ogni forma di sfruttamento commerciale o altri usi improri.


Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Lo sai, papà? ***
Capitolo 2: *** Speranze e...Rivali ***
Capitolo 3: *** Decisioni ***
Capitolo 4: *** Buon Compleanno! ***
Capitolo 5: *** Cattive notizie ***
Capitolo 6: *** Il dolore di Daisy ***
Capitolo 7: *** Il ritorno ***
Capitolo 8: *** Ragazzi Innamorati ***
Capitolo 9: *** Gelosia ***
Capitolo 10: *** La crepa ***
Capitolo 11: *** La rottura ***
Capitolo 12: *** Lola ***
Capitolo 13: *** La scelta ***
Capitolo 14: *** La soluzione ***
Capitolo 15: *** Ricongiungimenti e Addii ***
Capitolo 16: *** Sei mesi dopo ***
Capitolo 17: *** The Marriage ***
Capitolo 18: *** Epilogo ***



Capitolo 1
*** Lo sai, papà? ***


La storia è un seguito della one-shot 'We were born to be together' (http://www.efpfanfic.net/viewstory.php?sid=669371&i=1). Spero vi piaccia!

 

 

Prologo.

Si dice che una ragazza si senta nel profondo quando arriverà quel giorno. Alcune riescono pesino a prevedere chi ci sarà al loro fianco in quel momento. E’ una specie di sesto senso femminile, dicono le signore anziane: le palpitazioni, le torsioni allo stomaco, quel favoloso senso febbrile di poter camminare a pelo sull’acqua. Sono sensazioni, dicono. E’ guardare un ragazzo negli occhi e capire che lo si farà per tutto il resto della propria vita; è guardarlo negli occhi e sentirsi completa; è guardarlo, e non avere paura di sbagliare.

La piccola Willow Owen non aveva certo predetto quel giorno. Non ci aveva mai pensato, ad essere sinceri. E’ comprensibile, forse, per una ragazza di appena diciotto anni, che si è diplomata da poco. Poco meno, se si sa quanto sia sognatrice e distratta, proprio come suo padre. L’ha colta di sorpresa, il giovane Barlow. L’ha guardata negli occhi con i suoi, verdi ed intensi. E gliel’ha chiesto:“Mi vuoi sposare?”,porgendole un solitario. E Willow non ha potuto fare altro che rispondere di sì. Con lui si sente completa. Con lui, non ha paura. E’ con lui che vuole trascorrere il resto della sua vita.

 

01. Lo sai, papà?

"Le gioie dei genitori sono segrete, e così i loro dispiaceri e timori; le prime non le sanno e i secondi non li vogliono esprimere." (Francis Bacon) 

Willow corse veloce verso casa, voltandosi un’ultima volta a salutare Daniel. Lo guardò ripartire veloce in macchina, prima di portarsi velocemente sul vialetto. Mancavano pochi metri al cancellino della villetta a schiera dove abitava con i suoi genitori. Già. Lei viveva ancora con i suoi genitori e aveva appena finito il liceo. E stava per sposarsi! Le venne istintivamente da ridere non appena pensò a come avrebbe potuto reagire suo padre:sarebbe svenuto?Si sarebbe messo a ridere?!Di sicuro, in quel momento non avrebbe riso. Erano le 3.00,e sarebbe dovuta già essere a casa da tre ore. Fece spallucce;era sempre stata una ragazza tranquilla, non aveva mai dato problemi ai suoi genitori. O, almeno, non fino a quando aveva iniziato la sua relazione con Daniel. In quell’anno aveva recuperato tutte le bravate che si era risparmiata in quattro anni di superiori...Ma, d’altronde, il detto ‘tale padre, tale figlio’,dovrà pure aver avuto dei fondamenti!Fece un respiro profondo e si preparò a sentirle di santa ragione, aprendo piano la porta d’entrata...

Come previsto, trovò suo padre seduto sulla poltrona del salotto, sveglio e sull’attenti peggio di una sentinella. I suoi tentativi di non farsi notare furono vani. “Willow Rose Owen!” la richiamò, alzandosi ed incrociando le braccia sul petto “Ti sembra questa l’ora di rientrare?!” esclamò. Willow si morse il labbro inferiore, cercando di non ridere.“Papino!” esclamò, buttandogli le braccia al collo e stampandogli un bacio sulla guancia “Non pensavo che mi aspettassi alzato!”.Mark la staccò delicatamente, fissandola nelle iridi azzurre “Mi stai prendendo in giro, Willow?”.Lei scosse la testa “No!” negò “Cerco di manifestare il mio immenso dispiacere..” disse con tono mieloso. Mark scosse la testa, sorridendo “Non cercare di mettere le pezze al tuo mostruoso ritardo, ragazzina..” la ammonì “..Tuo padre è vecchio, ma non rincitrullito!”. Willow si avvinghiò di nuovo, nell’estremo tentativo di addolcire la pillola “Il mio papà è uno splendido cinquantaseienne che non dimostra affatto la sua età”.Mark le lanciò uno sguardo malandrino “Sai sempre come cavartela, piccola impostora!”.Willow alzò le braccia “Che cosa posso farci?” chiese con aria innocente “El lo dice sempre che sono la tua preferita!” concluse, sbattendo le ciglia. Mark portò gli occhi al cielo, paziente “Tra te e quel degenerato di tuo fratello Elwood, ho scelto la disgrazia più lieve!” esclamò, facendola ridere. “Adesso siediti qui col tuo papino, e raccontagli dove sei stata fino a quest’ora. E sappi che non scamperai di sicuro una bella punizione” la avvertì, con un finto sorriso. Ma a Willow non importava. Si sedette di fronte a suo padre, pronta a dargli la grande notizia. “Dunque, papi, sono stata fuori con Daniel..” iniziò. “Che strano!” esclamò Mark, ironico. “Oh, papi, tu non sai quanto è stato bello. Mi ha portata fuori a cena in centro, e poi abbiamo passeggiato,e poi..” “..E poi non voglio saperlo!!” esclamò lui, facendo arrossire la figlia. “Il solito romanticismo incastra-femmine dei Barlow..” disse, scuotendo la testa divertito. Willow scosse la testa “Oh, no, papi, stavolta c’è parecchio di più!” continuò sempre più entusiasta “Non sai che notizia fantastica devo darti!”.Mark la fissò per un attimo, l’espressione tesa “Non sei incinta, vero?!”.Willow scoppiò a ridere “Ma no!” esclamò. Suo padre le fece segno di abbassare la voce “Abbassa il volume, Will!Sveglierai tua madre!”.Lei si tappò la bocca con sguardo furbo e vivace “Scusa!”.Mark scosse la testa divertito “Su, dammi questa benedetta buona notizia, così poi possiamo andarcene a letto”.Willow prese un profondo respiro “Daniel mi ha chiesto di sposarlo, papi” cercò di trattenere a stento l’emozione “E io gli ho risposto di sì!”,concluse,mostrando un scintillante solitario all’anulare sinistro.

Daniel rientrò a casa felice come non lo era da tempo. Con Willow era sempre felice, ma ora..Ora era sicuro che lei sarebbe stata per sempre al suo fianco. Entrò in cucina pensando di poter prendere un bicchier d’acqua in assoluta solitudine, invece trovò la luce accesa. “Papà?” chiamò teso “Sei tu?”.Gary si affacciò alla porta della cucina “No, sono un ladro”,lo prese in giro,alzando un sopracciglio. Daniel tirò un sospiro di sollievo “Mi hai fatto paura!” gli disse, dandogli una pacca sulla schiena. Gary portò gli occhi al cielo “Un povero uomo non è più libero nemmeno di bersi un sorso di whisky in santa pace..” commentò “E poi scusa, che colpa ne ho io se rientri alle 3 passate?!”.Daniel scosse la testa “Nessuna. Piuttosto..” si preparò ad indagare “Cosa ci fai in piedi a quest’ora?Avete fatto le ore piccole tu e la mamma?” gli chiese con un sorriso. Gary gli lanciò un’occhiata buffa “Non dire sciocchezze,e abbi rispetto!” gli disse, mollandogli uno scappellotto e facendolo ridere. Daniel fissò suo padre con sguardo preoccupato “E’ per quei fastidi alla gola,vero?”.Gary annuì,suo malgrado “Oggi proprio non mi lasciano in pace”.”Non dovevi andare dal medico?” indagò. “Ci vado dal medico, non ti preoccupare..” lo rassicurò “Ho fissato l’appuntamento per settimana prossima”.Daniel sorrise, grattando energicamente la nuca a suo padre “Bravo il mio vecchio!” lo prese in giro. Gary rise “Sì, sì, prenditi pure gioco di me..” lo avvertì “Non vorrei essere nei tuoi panni quando Mark ti punirà per non aver rispettato il coprifuoco di sua figlia!”.Daniel si morse il labbro, colpevole “Buonanotte, papà!” tagliò corto. Gary rise “Buonanotte delinquente..”.Daniel si voltò, quando era già a metà della scalinata “Ah, lo sai papà..” iniziò “Stasera ho chiesto a Willow di sposarmi. Ha risposto sì”.

Ritorna all'indice


Capitolo 2
*** Speranze e...Rivali ***


02. Speranze e...Rivali.

“Non c’è speranza senza paura, né paura senza speranza”. (B. Spinoza)

Gennaio 2027.

“Mark?”.Mark guardava davanti a lui, lo sguardo fisso sulle dita di Gary, che giocherellavano abilmente con la pianola. “Mark?!” lo chiamò di nuovo Howard, sperando in una risposta. Jason scosse la testa divertito “E’ inutile, How, lo sai che lui e Gary sono innamorati!”.Gary sbarrò gli occhi “Ehi, frena!” disse, mettendo in avanti le mani “Ci terrei a precisare che da parte mia non c’è alcun interesse!”.Si misero a ridere all’unisono, soprattutto per il fatto che l’interessato continuò imperterrito a fissare la tastiera della sala di registrazione, sgranocchiandosi un’unghia nervoso. “Mark?!” urlò per l’ennesima volta Howard, riuscendo finalmente ad ottenere la sua attenzione. “Che c’è?” chiese lui, voltandosi a guardarlo appena. “C’è che sarebbe bello avere un briciolo di collaborazione, visto che fai parte di questo gruppo!” lo prese in giro Gary. Mark sorrise appena, scuotendo la testa tristemente “Scusatemi ragazzi, sono distratto stamattina. Di cosa stavate parlando?”.Jason lo guardò stranito “Ma si può sapere cos’hai?!Sembra che ti sia passato sopra un camion!”.Gary cercò di trattenere a stento una risata “Succede che la sua piccolina sta per lasciare il nido!”.Jason e Howard strabuzzarono gli occhi “Willow?!” esclamarono all’unisono. Gary annuì “Già!Daniel le ha chiesto di sposarlo, e lei ha risposto di sì!” concluse con un grande sorriso. Mark lo fulminò con lo sguardo “Ti prego di non ricordarmelo, Gary!” lo ammonì “E soprattutto, non ricordarmi che quello che me la porta via così prematuramente è figlio tuo!”.Gary scosse la testa, divertito “Forza, Markie! E’ una notizia stupenda!” gli disse, circondandogli la spalla con un braccio “Così diventeremo una famiglia a tutti gli effetti!”.Mark sbuffò “Non penso che la penseresti allo stesso modo se fosse tua la figlia piccola e femmina..” commentò, facendo ridere gli altri due presenti. Howard fece un gran sorriso “E’ una notizia stupenda!Bisogna festeggiare!”.“Esatto, Mark!” concordò Jason “Pensa, con tutti i delinquenti che ci sono in giro, tua figlia si è scelta proprio il Barlow-delinquente!” concluse ridendo. “Non ti permetto,sai” si finse offeso Gary “Daniel è un gioiello di ragazzo!”.Mark rise “Non è per quello Gaz, e lo sai..” disse, tornando malinconico “E’ solo che..Avevo progetti diversi per la mia Willow”.Jason lo guardò confuso “Non viene imprigionata, sai?”.Mark scosse la testa “Lo so..Ma il matrimonio implica comunque dei doveri. Mi sarebbe piaciuto che prima si fosse iscritta al college, si fosse laureata...Magari in lettere moderne..” sognò ad occhi aperti. Gary lo guardò schifato “Quanto sei antico” lo bollò. “Era così per dire!” si difese lui. “Ma scusa, Mark” intervenne Howard “Se Willow desidera laurearsi, possono aspettare qualche anno a sposarsi..” propose. Mark si morse il labbro “Il problema è che Willow non ha nessuna intenzione di andare al college...” confessò mesto. “Tutta suo padre!” commentò Gary, guadandosi uno scappellotto dal diretto interessato. “E...Cosa vorrebbe fare l’amore di suo zio?” si informò Jason. Mark prese un grosso respiro:“Ha deciso di iscriversi ai provini per X Factor UK la prossima estate. Sotto falso cognome, naturalmente”.Seguirono una serie di fischi da parte dei suoi amici. “Che fegato la ragazza!” commentò fiero Gary “Dovresti esserne molto orgoglioso, Markie!”.Mark annuì, sorridendo “Lo sono, infatti, maledettamente. Ma ho paura per lei” confessò “E’ così piccola, innocente... E questo è un mondo spietato, il successo non arriva gratis” disse, guardando i suoi compagni pronunciando l’ultima frase. Jason fece spallucce “Mi sembra che Elwood se la sia cavata egregiamente. Anche Willow ha un grande talento” lo rassicurò. “Proprio perché Elwood se la sta cavando, ho paura per lei. La fortuna non è così popolare tra gli Owen”.Gary fece spallucce “Questo non ci è dato saperlo. Tu, per ora, devi sostenerla ed incoraggiarla. A partire dalla decisione che ha preso con Dan” gli consigliò. Mark guardò fuori dalla finestra, pensieroso “Ci proverò” li rassicurò “Ma non è facile far sbocciare da solo il tuo fiore più prezioso..”.

Willow guardò l’orologio nervosa. I tabelloni dell’aeroporto di Heathrow segnavano il volo da Los Angeles come atterrato, ma della sua amica nemmeno l’ombra. Forse aveva perso tempo al ritiro bagagli, ipotizzò. <Ma dove diavolo sei?!Ti sto aspettando da mezz’ora!>,scrisse scocciata dall’attesa. “Sono dietro di te, Owen!” le disse una voce giovane e spavalda. Willow sorrise. Si voltò;capelli biondi, corti e spettinati, occhi verdi e intensi, figura alta e slanciata. La sua migliore amica. La copia in miniatura di Dawn Barlow, meglio conosciuta da tutti come Margaret. Anche se per lei, e per tutti quelli di famiglia, era solo Daisy! “Daisy Barlow, brutta faccia da schiaffi!” la insultò “Vieni qui e abbracciami!”.Come succedeva quando non si vedevano per un periodo di tempo troppo prolungato, iniziarono a saltellare e urlare, abbracciandosi. “Mi sei mancata, Owen!” le disse Daisy, picchiandole lo zainetto nero sulla spalla. Willow rise di gusto “Anche tu!” le confessò “Tantissimo!”.Daisy la prese sotto braccio “E poi, ad essere sinceri..” disse “Volevo vedere questo benedetto anello che ti ha regalato quel deficiente di mio fratello!”.Willow mostrò la mano sinistra, fingendo un atteggiamento altezzoso. Non appena la sua amica iniziò a urlare e a ridere, la seguì a ruota. “E così tra poco potrò chiamarti davvero ‘sorella’!” le disse con un gran sorriso. Willow annuì “Già!”.“Come l’hanno presa i vecchi?” chiese con una punta di ironia. “Dunque” iniziò Willow “Tuo padre direi molto bene..”.“E il mio zietto preferito?” la precedette Daisy. Willow si morse il labbro “Quanto tempo hai?” le chiese. “Tutto il giorno, sorella!” le rispose Daisy, facendole l’occhiolino.

“Emily!”.Un ragazzo moro si affacciò sull’open-space della redazione di OK!Magazine,cercando una testa di boccoli biondi. “Sono qui, Lee!” rispose Emily, agitando il braccio e continuando con l’altro ad armeggiare al computer. “E’ arrivato tuo fratello. Ti sta aspettando al piano terra” le comunicò. Emily alzò lo sguardo, sorridendo “Vado subito!”.Si alzò dalla scrivania di scatto, correndo goffamente per le scale a causa dei tacchi alti. Daniel la stava aspettando davanti alla fontana del piano terra, le mani affondate nelle tasche e lo sguardo perso verso l’alto. Emily guardò di traverso una bella ragazza mora passare a rassegno con gli occhi color ghiaccio suo fratello. Come prevedibile, la ragazza si fermò a parlare con Daniel, facendo sfoggio di tutto il suo fascino. Solo quando si allontanò, Emily si diresse verso Daniel. “Emily!” la salutò lui calorosamente, stampandole un bacio sulla guancia. Emily, però, rimase imbronciata, incrociando le braccia sul petto “Come mai stavi parlando con Miss Universo?”,chiese con tono indagatore. Daniel la guardò confuso “Perché..Si è fermata a salutarmi?” tentò. Emily serrò le labbra “Lo sai che non mi piace che parli con lei!”.Daniel portò gli occhi al cielo “Lily, si è fermata a salutarmi!Cosa dovevo fare?!”. “Fare finta di essere sordo!” ribatté sua sorella “Grace Donald è un pessimo soggetto, e tu lo sai!”.Daniel “Voi la odiate, non avete mai voluto conoscerla meglio” la difese. Emily lo guardò schifata “Uomini!Bastano un paio di tette e un fisico marmoreo per farvi perdere il lume della ragione!” disse esasperata “Ma non vedi quanto spudoratamente ci prova?!”.Daniel la guardò divertito “Lo dicevi anche quando avevi nove anni..Sei sempre stata gelosa!”.Lei lo guardò stranito “Non dire sciocchezze!Lei ti ha sempre messo gli occhi addosso, e Dio solo sa quanto le rode che tu e Willow stiate insieme!”.Daniel la guardò sorridente “Adesso non stiamo più solo insieme..” lasciò la frase sospesa. Emily sbarrò gli occhi, cambiando completamente espressione “Gliel’hai chiesto?”.Daniel annuì sorridente “Ha risposto di sì!”.A quel punto, Emily decise che non importava se era nel bel mezzo dell’entrata della redazione dove lavorava, saltò al collo a suo fratello e lo abbracciò. “Sono così contenta!Non posso credere che vi sposiate davvero!”.Da dietro, Grace Donald si intromise nella loro conversazione “Chi si sposa?”,chiese con un sorriso tirato. Daniel sorrise “Io, Grace!Mi sposo con Willow!”.Grace deglutì, cercando di mostrare il suo migliore sorriso “Oh..Che bella notizia!”.Emily sorrise, furba “Vuoi fermarti a festeggiare con noi, Grace?” le chiese, pizzicandola. Grace sorrise, di nuovo “No, grazie” rispose cortese “Sono passata solo a ritirare dei documenti, devo portarli al direttore..Non ho proprio tempo!” si giustificò “Buona continuazione!”.La guardarono allontanarsi, ondeggiando sinuosamente. Emily sorrise vittoriosa “Vedi quanto le brucia?!”. Daniel scosse la testa “A me sembrava contenta..”.Sua sorella portò gli occhi al cielo “Tanto bello, quanto ingenuo!” lo bollò. Uscirono dalla redazione insieme, sotto lo sguardo indagatore di Grace.

 

http://i283.photobucket.com/albums/k...willowowen.jpg Willow Owen

http://i283.photobucket.com/albums/k...nielbarlow.jpg Daniel Barlow

http://i283.photobucket.com/albums/k...aisybarlow.jpg Daisy Barlow

http://i283.photobucket.com/albums/k...raceDonald.jpg Grace Donald

http://a6.sphotos.ak.fbcdn.net/hphot..._1832511_n.jpg Emily Barlow

Ritorna all'indice


Capitolo 3
*** Decisioni ***


03. Decisioni.

 

“Un uomo debole ha dubbi prima di una decisione, un uomo forte li ha dopo”. (Carl Kraus)

Dopo la lite con il padre, Willow era convinta di essere di cattivo umore per tutta la giornata. Le cose della vita, tuttavia, sono imprevedibili. Ed era imprevedibile che la sua migliore amica tornasse dallo stage in America un giorno prima, e che ora fosse li, davanti a lei. Daisy aveva il potere di toglierle il cattivo umore, l’aveva sempre avuto. Come in quel momento, quando la stava facendo ridere col suo modo buffo di esprimersi e la sua gestualità teatrale. “Hai capito che deficiente?!” concluse Daisy, sbarrando gli occhi verdi. Willow si portò una mano alla bocca per cercare di non sputare quello che aveva in bocca “Sei tremenda, Daisy!” la bollò, ridendo “Non so a cosa può aver pensato tuo padre quando ti ha chiamato ‘margherita’!”.Daisy fece spallucce “Papà è contento che mi sappia difendere dai lumaconi” si giustificò “Soprattutto perché mamma mi aveva avvertita:è il destino delle ballerine essere circondate dai lumaconi!” concluse, facendola ridere. Willow annuì “Menomale che fai hip-hop” cercò di consolarla “Pensa se facessi classico!”. “Con quelle tutine aderenti..” pensò ad alta voce Daisy, schifata. Si guardarono un attimo negli occhi, poi scoppiarono a ridere. “Adesso, però, direi che ho parlato abbastanza delle mie pagliacciate” decretò Daisy “Mi devi raccontare un bel po’ di cose,Will, o sbaglio?!”.Willow sorrise “No, non sbagli” le confermò “Ma temo che non siano tutte rose e fiori..” disse poi, cupa. Daisy la fissò preoccupata “E’ stata così selvaggia la lite con tuo padre?”.Willow sbarrò gli occhi “Selvaggia?!Direi che abbiamo recuperato tutte le liti che non abbiamo fatto in diciotto anni!” esclamò. La sua amica appoggiò entrambi i gomiti sul tavolino del bar, assumendo la tipica posa da ascolto. “Non abbiamo litigato tanto per il fatto del matrimonio” spiegò “Penso che quello se l’aspettasse. Più che altro abbiamo litigato per un’altra mia decisione..”.Daisy la fissò curiosa “..Che sarebbe?”.”Ho deciso di partecipare ai provini di X Factor la prossima estate, sotto falso cognome, naturalmente” le confessò. Daisy fece un gran sorriso “Wow, Will, è una notizia meravigliosa!” le disse entusiasta. “Lo so!” rispose Willow con un gran sorriso “Il problema è farlo capire anche a mio padre..” disse mesta “Dice che sono troppo piccola e fragile per una carriera canora!”.Daisy trattenne a stento una risata “Piccola e fragile?!” ripeté. Willow portò gli occhi al cielo “Già. Dice che ‘quelli che comandano’ non hanno nessuna pietà per i giovani cantanti”.Daisy fece spallucce “Mi sembra che tu possa cavartela benissimo. Hai un grande talento”.Willow sorrise “Grazie. E poi, scusa, non ho capito” si lamentò “Elwood ha provato, e direi che c’è riuscito benissimo!Anche io ce la posso fare, non mi va che papà pensi che sia meno brava di lui!”.Daisy sorrise “Sai, Will, io non penso che Mark creda che Elwood sia più bravo di te” le spiegò “Però, tu sei la sua piccola figlia femmina. E lo sappiamo entrambe che tipo di rapporto avete”.Willow abbassò lo sguardo “Lo so, anche io gli voglio molto bene” confessò “Ma è venuto il momento che mi lasci camminare da sola. Non sono più una bambina, oramai”.
Appena Mark sentì la porta d’entrata aprirsi, scattò in piedi. Dire che era nervoso, era riduttivo. “Willow...Sei tu?” chiese cauto. Una chioma di capelli ramati sbucò dal soggiorno, incorniciando un’espressione imbronciata “Sì, sono io...Ti interessa?” lo provocò con tono secco. “Sì, mi interessa parecchio, signorina!” rispose piccato Mark. Quando vide sua figlia salire le scale senza rivolgergli sguardo, capì che le cose stavano di nuovo degenerando. “Will?” la chiamò di nuovo, con tono più calmo. Willow si voltò “Cosa c’è,ancora?” chiese imbronciata. “Ti va di sederti qui?Parliamo un po’” le propose. Willow sorrise tiepidamente “Va bene”,acconsentì, scendendo le scale e sedendosi sul divano del salotto. Mark le si sedette in parte, circondandole le spalle con un braccio. Willow gli si accoccolò sul petto, abbracciandolo. Era così semplice, fare pace. In realtà, lo sapevano entrambi che non sarebbero riusciti a tenersi il broncio per più di qualche ora. “Mi dispiace per ieri sera, papi” fece il primo passo Willow. Mark sorrise “Anche a me dispiace, tesoro” le confessò “Anzi...Volevo chiederti scusa”.Willow sollevò lo sguardo, sbarrando gli occhi azzurra “Come..?”.Mark sorrise divertito “Sì, ti sto chiedendo scusa. Sai, ho parlato con i ragazzi...” iniziò. “Saggi, saggi uomini...” commentò Willow, facendolo sorridere. “...E mi hanno fatto notare che, forse, sono un po’ troppo protettivo con la mia piccolina” confessò. Willow alzò un sopracciglio “Un po’?!” chiese, retorica. Mark sbuffò “E va bene, sono parecchio protettivo” concesse “Ma tu sei il mio fiorellino” le disse, accarezzandole la guancia “Quando sei nata, ho promesso a me stesso che non avresti mai sofferto, e intendo mantenere la parola!” affermò. Willow sorrise intenerita “Papi, lo so che mi vuoi bene e mi vuoi proteggere dalle delusioni” gli disse “Ma una vita senza delusioni, a mio parere, è una vita non vissuta a pieno, una vita vuota. E come mi preferirai tra vent’anni? Ferita, ma realizzata e fortificata...O incolume ma infelice?” gli chiese. Mark abbassò lo sguardo “Sei sicura di avere davvero diciotto anni?” le domandò, con un sorriso. “Spesso età biologica e mentale non coincidono..” commentò lei “Io ed Elwood ne siamo un esempio!” esclamò, facendolo ridere. Poi, Mark si fece serio “Will...Tu ami veramente Daniel?”.“Sì, papà” rispose sicura. “E...Vuoi davvero fare la cantante come me?Con tutti gli annessi e connessi, positivi e negativi, che ne conseguono?” le chiese di nuovo. Di nuovo, Willow annuì “Sicurissima, papà”.Mark sospirò. “Allora non mi rimane altro che darti la mia benedizione”,le disse. Mentre sua figlia lo abbracciava contenta, Mark fu assalito da mille dubbi.
Era sempre stato così, fin da quando era ragazzino. Prendeva le decisioni così, sui due piedi, magari partiva con un’idea e la cambiava all’ultimo minuto. Poi, dopo che i giochi erano fatti, arrivavano i dubbi. I terribili dubbi. Dubbi che lo tormentavano in ogni momento ininterrottamente, che lo torturavano, lo facevano sentire in colpa, a volte. “Mark?Amore, sei pronto?”. Mark si voltò, sorridendo tiepidamente a sua moglie “Sì, tesoro. Ti stavo aspettando”.Emma lo fissò, intenerita “Lo sapevo che ti saresti ridotto così dopo la chiacchierata con Willow”.Mark sospirò “Non ci posso fare nulla...Sai come sono fatto” le disse “Ho paura di non aver fatto la cosa giusta, ho paura di non essere stato un buon padre nemmeno questa volta”.Emma gli si sedette a fianco, accarezzandogli una spalla “Tu sei sempre un ottimo padre” gli disse. Mark rise piano “Ti ringrazio, ma tutti lo sanno che i complimenti non valgono se fatti dalle persone che ti vogliono bene”.Emma sorrise “Stasera sei così...Vuoi che telefoni a Dawn e Gary?” gli chiese. “Per poi sentirmele su da Gary perché gli ho fatto saltare la cena?!No, grazie, tengo alla mia vita!” esclamò, facendola ridere. Emma sorrise “Questo è mio marito”.Mark le circondò il viso tra le mani e la baciò. Probabilmente avrebbero fatto tardi, e lui se le sarebbe sentite su da Gary...Ma era bello avere accanto una persona che gli stava sempre vicino. Nella buona e nella cattiva sorte, come si erano promessi vent’anni prima.

“Un uomo debole ha dubbi prima di una decisione, un uomo forte li ha dopo”. (Carl Kraus)

Dopo la lite con il padre, Willow era convinta di essere di cattivo umore per tutta la giornata. Le cose della vita, tuttavia, sono imprevedibili. Ed era imprevedibile che la sua migliore amica tornasse dallo stage in America un giorno prima, e che ora fosse li, davanti a lei. Daisy aveva il potere di toglierle il cattivo umore, l’aveva sempre avuto. Come in quel momento, quando la stava facendo ridere col suo modo buffo di esprimersi e la sua gestualità teatrale. “Hai capito che deficiente?!” concluse Daisy, sbarrando gli occhi verdi. Willow si portò una mano alla bocca per cercare di non sputare quello che aveva in bocca “Sei tremenda, Daisy!” la bollò, ridendo “Non so a cosa può aver pensato tuo padre quando ti ha chiamato ‘margherita’!”.Daisy fece spallucce “Papà è contento che mi sappia difendere dai lumaconi” si giustificò “Soprattutto perché mamma mi aveva avvertita:è il destino delle ballerine essere circondate dai lumaconi!” concluse, facendola ridere. Willow annuì “Menomale che fai hip-hop” cercò di consolarla “Pensa se facessi classico!”. “Con quelle tutine aderenti..” pensò ad alta voce Daisy, schifata. Si guardarono un attimo negli occhi, poi scoppiarono a ridere. “Adesso, però, direi che ho parlato abbastanza delle mie pagliacciate” decretò Daisy “Mi devi raccontare un bel po’ di cose,Will, o sbaglio?!”.Willow sorrise “No, non sbagli” le confermò “Ma temo che non siano tutte rose e fiori..” disse poi, cupa. Daisy la fissò preoccupata “E’ stata così selvaggia la lite con tuo padre?”.Willow sbarrò gli occhi “Selvaggia?!Direi che abbiamo recuperato tutte le liti che non abbiamo fatto in diciotto anni!” esclamò. La sua amica appoggiò entrambi i gomiti sul tavolino del bar, assumendo la tipica posa da ascolto. “Non abbiamo litigato tanto per il fatto del matrimonio” spiegò “Penso che quello se l’aspettasse. Più che altro abbiamo litigato per un’altra mia decisione..”.Daisy la fissò curiosa “..Che sarebbe?”.”Ho deciso di partecipare ai provini di X Factor la prossima estate, sotto falso cognome, naturalmente” le confessò. Daisy fece un gran sorriso “Wow, Will, è una notizia meravigliosa!” le disse entusiasta. “Lo so!” rispose Willow con un gran sorriso “Il problema è farlo capire anche a mio padre..” disse mesta “Dice che sono troppo piccola e fragile per una carriera canora!”.Daisy trattenne a stento una risata “Piccola e fragile?!” ripeté. Willow portò gli occhi al cielo “Già. Dice che ‘quelli che comandano’ non hanno nessuna pietà per i giovani cantanti”.Daisy fece spallucce “Mi sembra che tu possa cavartela benissimo. Hai un grande talento”.Willow sorrise “Grazie. E poi, scusa, non ho capito” si lamentò “Elwood ha provato, e direi che c’è riuscito benissimo!Anche io ce la posso fare, non mi va che papà pensi che sia meno brava di lui!”.Daisy sorrise “Sai, Will, io non penso che Mark creda che Elwood sia più bravo di te” le spiegò “Però, tu sei la sua piccola figlia femmina. E lo sappiamo entrambe che tipo di rapporto avete”.Willow abbassò lo sguardo “Lo so, anche io gli voglio molto bene” confessò “Ma è venuto il momento che mi lasci camminare da sola. Non sono più una bambina, oramai”.

Appena Mark sentì la porta d’entrata aprirsi, scattò in piedi. Dire che era nervoso, era riduttivo. “Willow...Sei tu?” chiese cauto. Una chioma di capelli ramati sbucò dal soggiorno, incorniciando un’espressione imbronciata “Sì, sono io...Ti interessa?” lo provocò con tono secco. “Sì, mi interessa parecchio, signorina!” rispose piccato Mark. Quando vide sua figlia salire le scale senza rivolgergli sguardo, capì che le cose stavano di nuovo degenerando. “Will?” la chiamò di nuovo, con tono più calmo. Willow si voltò “Cosa c’è,ancora?” chiese imbronciata. “Ti va di sederti qui?Parliamo un po’” le propose. Willow sorrise tiepidamente “Va bene”,acconsentì, scendendo le scale e sedendosi sul divano del salotto. Mark le si sedette in parte, circondandole le spalle con un braccio. Willow gli si accoccolò sul petto, abbracciandolo. Era così semplice, fare pace. In realtà, lo sapevano entrambi che non sarebbero riusciti a tenersi il broncio per più di qualche ora. “Mi dispiace per ieri sera, papi” fece il primo passo Willow. Mark sorrise “Anche a me dispiace, tesoro” le confessò “Anzi...Volevo chiederti scusa”.Willow sollevò lo sguardo, sbarrando gli occhi azzurra “Come..?”.Mark sorrise divertito “Sì, ti sto chiedendo scusa. Sai, ho parlato con i ragazzi...” iniziò. “Saggi, saggi uomini...” commentò Willow, facendolo sorridere. “...E mi hanno fatto notare che, forse, sono un po’ troppo protettivo con la mia piccolina” confessò. Willow alzò un sopracciglio “Un po’?!” chiese, retorica. Mark sbuffò “E va bene, sono parecchio protettivo” concesse “Ma tu sei il mio fiorellino” le disse, accarezzandole la guancia “Quando sei nata, ho promesso a me stesso che non avresti mai sofferto, e intendo mantenere la parola!” affermò. Willow sorrise intenerita “Papi, lo so che mi vuoi bene e mi vuoi proteggere dalle delusioni” gli disse “Ma una vita senza delusioni, a mio parere, è una vita non vissuta a pieno, una vita vuota. E come mi preferirai tra vent’anni? Ferita, ma realizzata e fortificata...O incolume ma infelice?” gli chiese. Mark abbassò lo sguardo “Sei sicura di avere davvero diciotto anni?” le domandò, con un sorriso. “Spesso età biologica e mentale non coincidono..” commentò lei “Io ed Elwood ne siamo un esempio!” esclamò, facendolo ridere. Poi, Mark si fece serio “Will...Tu ami veramente Daniel?”.“Sì, papà” rispose sicura. “E...Vuoi davvero fare la cantante come me?Con tutti gli annessi e connessi, positivi e negativi, che ne conseguono?” le chiese di nuovo. Di nuovo, Willow annuì “Sicurissima, papà”.Mark sospirò. “Allora non mi rimane altro che darti la mia benedizione”,le disse. Mentre sua figlia lo abbracciava contenta, Mark fu assalito da mille dubbi.

Era sempre stato così, fin da quando era ragazzino. Prendeva le decisioni così, sui due piedi, magari partiva con un’idea e la cambiava all’ultimo minuto. Poi, dopo che i giochi erano fatti, arrivavano i dubbi. I terribili dubbi. Dubbi che lo tormentavano in ogni momento ininterrottamente, che lo torturavano, lo facevano sentire in colpa, a volte. “Mark?Amore, sei pronto?”. Mark si voltò, sorridendo tiepidamente a sua moglie “Sì, tesoro. Ti stavo aspettando”.Emma lo fissò, intenerita “Lo sapevo che ti saresti ridotto così dopo la chiacchierata con Willow”.Mark sospirò “Non ci posso fare nulla...Sai come sono fatto” le disse “Ho paura di non aver fatto la cosa giusta, ho paura di non essere stato un buon padre nemmeno questa volta”.Emma gli si sedette a fianco, accarezzandogli una spalla “Tu sei sempre un ottimo padre” gli disse. Mark rise piano “Ti ringrazio, ma tutti lo sanno che i complimenti non valgono se fatti dalle persone che ti vogliono bene”.Emma sorrise “Stasera sei così...Vuoi che telefoni a Dawn e Gary?” gli chiese. “Per poi sentirmele su da Gary perché gli ho fatto saltare la cena?!No, grazie, tengo alla mia vita!” esclamò, facendola ridere. Emma sorrise “Questo è mio marito”.Mark le circondò il viso tra le mani e la baciò. Probabilmente avrebbero fatto tardi, e lui se le sarebbe sentite su da Gary...Ma era bello avere accanto una persona che gli stava sempre vicino. Nella buona e nella cattiva sorte, come si erano promessi vent’anni prima.

 

Ritorna all'indice


Capitolo 4
*** Buon Compleanno! ***


04. Buon Compleanno!

 

“Il grande dono che ci è concesso, invecchiando, è quello di non perdere le età che abbiamo già vissuto”. (O. L’Engle)

27 Gennaio 2027.
Daniel affondò le mani tra i capelli morbidi di Willow, continuando a premere le labbra sulle sue. Un sospiro di Willow lo portò ad abbracciarla e stringerla ancora di più a sé. Lei si staccò dalle sue labbra e lo fissò per qualche attimo negli occhi verdi scuri. Scosse la testa, estasiata “Tu hai davvero gli occhi più belli che io abbia mai visto...” mormorò, facendolo scoppiare a ridere. Willow si staccò da lui, sedendosi sulla propria parte del sedile della macchina, assumendo un’espressione imbronciata “Ehi!Ti faccio un complimento e tu ridi?”.Daniel scosse la testa, divertito “Mi fai ridere quando fai così. Sono una persona normale, sai?” le disse, scompigliandole i capelli rossi. Willow sbirciò con la coda dell’occhio il ciuffo biondo spettinarsi ad un colpo di capo e posarsi sugli occhi di Daniel. Arrossì “Non è colpa mia se sei bello...”.Daniel sorrise, avvicinandosi di nuovo a lei “Lo sai cos’è davvero bello, qui?”.“La nuova radio della tua macchina?”,chiese Willow con aria confusa. Daniel scosse la testa “No. Tu”,le disse, riprendendo a baciarla. Willow sorrise, sentendosi ormai le guancie in fiamme “Vedi?Mi hai fatto un complimento e non ho riso” lo istruì. Daniel annuì “Perché sei una personcina gentile ed educata” le disse, dandole un buffetto sulla guancia. “Lo so!” rispose Willow, facendolo ridere.“Allora” gli disse poi, tornando seria “Siamo d’accordo per domani sera?Hai capito cosa devi fare?”.Daniel annuì “Sì, capo!Passo a prendere il soggetto ignoto all’aeroporto e poi vi raggiungiamo qui alle nove!”. Willow alzò il pollice, dandogli un bacio sulla guancia “Bravo il mio ometto tutto giacca e perfezione!” lo prese in giro “Sarà una festa stupenda!”.Daniel la guardò divertito “Non ho capito perché non vuoi dire a papà e a Mark che la festa è per loro..” le confessò. Willow scosse la testa “Voi uomini siete così piatti...” lo bollò “E’ semplice:prima di tutto la sorpresa è più bella..” spiegò “E poi lo sai che non vogliono più festeggiare dai 50 anni!”.Daniel rise “E’ vero..” constatò “Come se non festeggiando gli anni non salissero..”.Willow fece spallucce “Magari anche noi a quasi sessant’anni saremo come loro” ipotizzò. Daniel le prese le spalle e la avvicinò al suo viso, guardandola intensamente negli occhi “Due cose saranno importanti” le disse “Essere ancora insieme e avere una fede all’anulare. Poi l’età non conterà più”.
Gary cercò disperatamente di annodarsi la cravatta. Era inutile:erano quarant’anni che ci provava, ma alla fine doveva sempre venirgli in aiuto qualcun altro. Per sua grande fortuna, negli ultimi trenta, la persona che gli era sempre venuta in aiuto, e non solo per la cravatta, era Dawn. Si affacciò allo specchio e gli lanciò un’occhiata buffa “Vuoi un aiuto?” gli chiese, cercando di trattenere una risata. Gary sbuffò e portò gli occhi al cielo, piegando leggermente un angolo della bocca in un mezzo sorriso “Sì, signora. Ho bisogno, come tutte le sante volte!”.Dawn, silenziosa e soddisfatta, gli si mise davanti ed iniziò la sua opera. “Non capisco perché dobbiamo vestirci così eleganti” le confessò “Dopo tutto, è solo una cena a casa di Mark”.Dawn alzò l’indice “Ti correggo!E’ una cena a casa di Mark organizzata da Willow!” gli disse. Gary alzò le braccia in segno di resa “Oh, beh!” disse “Allora tutto cambia!” ammise, divertito. In quel momento, entrò in camera Daisy, fasciata in un miniabito nero che ne esaltava le forme delicate e il fisico slanciato. Suo padre la seguì con lo sguardo. “E come mai Daisy è conciata così?!” chiese, stupito “Manco Elwood fosse in città!” esclamò, facendo ridere Dawn. “Ti ho sentito, papà!” urlò Daisy, dalla stanza accanto. Gary e Dawn risero insieme. “Ricorda te quando eri invaghita di me” le disse Gary, alzando ritmicamente le sopracciglia. Dawn lo guardò accigliata, con un mezzo sorriso “Io non sono mai stata invaghita, signor Barlow!” lo corresse “Innamorata, forse”,gli concesse, stampandogli un bacio sulle labbra.
Daniel osservò con un sorriso il ragazzo che stava venendo verso di lui. Decisamente poco alto, capelli color miele, occhi azzurri, sorriso ammaliante, faccia pulita. Elwood arrivò di corsa verso di lui, alzandosi sulle punte per abbracciarlo. “Dan!” lo salutò, picchiandogli una mano sulla schiena. “Ciao, El!” lo salutò lui a sua volta, sorridente. “Mi sei mancato, brutto disgraziato!” gli confessò. “Anche tu, nano malefico!” rispose Daniel, raggiante. Erano fatti così. Amici fin da piccoli, scanzonati, caciaroni. Con Elwood, Daniel riusciva ancora ad evadere dal serioso completo da avvocato che doveva cucirsi addosso tutti i giorni e ad essere sé stesso. Un’amicizia sincera, duratura. Un’amicizia che ne ricordava un’altra, che si era instaurata molti anni prima, ma che non era poi così distante. “Ti sei vestito elegante, come ha detto tua sorella?” gli chiese. Elwood aprì il cappotto nero, svelando una giacca nera e una cravatta viola sopra i jeans scuri e la camicia bianca. Daniel scosse la testa, divertito. “Ci ho dato un tocco di Owen!” commentò Elwood facendogli l’occhiolino. Daniel fece spallucce “Un semplice completo nero come questo era troppo semplice, vero?”.Elwood annuì “Esattamente, Barlow. Sono una pop star, io!” lo prese in giro.
“Buon compleanno!”.Tutto si erano immaginati Gary e Mark per quella cena. Di tutto, da un annuncio ufficiale del fidanzamento di Willow e Daniel ad uno scherzo. Ma non si erano certo immaginati che fosse una festa a sorpresa per entrambi, che da diversi anni oramai avevano perso la voglia di festeggiare il compleanno. Erano lì, tutti i loro amici e le loro famiglie. Il campanello suonò, spingendo Willow a catapultarsi alla porta. “Buon compleanno, babbioni!” esordì Elwood, entrando con fare scanzonato, prendendoli entrambi in giro, ma correndo subito ad abbracciarli. Emma e Dawn fecero la loro entrata con una grossa torta, cosparsa di candeline. “Visto che avete un anno di differenza, non ho messo un numero preciso di candeline!” spiegò Willow. “Spero che tu sia andata ad eccesso, Will!” scherzò Howard, seguito a ruota dalle risate di tutti gli altri. “Dai, soffiate!” li incitò Jason. Mark guardò Gary, con uno sguardo furbo “Visto che il numero di candeline non è preciso, venite qui anche voi!” li invitò. “Vi cediamo il diritto di anzianità!” li prese in giro Gary, mentre si avvicinavano. E così, circondati dai loro amici e dalle loro famiglie, Gary, Mark, Jason e Howard si misero davanti alla torta. “Esprimete un desiderio!”,suggerì Daisy, esaltata. Chiusero gli occhi. Soffiarono. Tutte le candeline si spensero, tra fumo e applausi.
Elwood spiò Daisy da lontano. Indossava un vestito nero di raso, corto ed aderente, e un fiore nero luccicante dava un tocco di femminilità ai capelli corti e biondi. Si schiarì la voce e si portò casualmente verso di lei. “Daisy!” la chiamò ad un tratto “Non ti avevo vista!” mentì. Daisy gli sorrise tiepidamente “Ciao, Elwood” lo salutò, cercando di contenere l’entusiasmo “E’ parecchio tempo che non ti vedo”.Elwood fece spallucce “Il tour è durato più del previsto..” spiegò “...Ma adesso sono qui per restare!Ho deciso di prendermi una pausa, il disco è andato molto bene, quindi voglio passare un po’ di tempo a casa per scrivere i pezzi nuovi” concluse, sorridendo. Quel sorriso. Perché Elwood doveva somigliare così dannatamente a suo padre quando era giovane?!, pensò Daisy. “Tu, invece?” le chiese. “Sono appena tornata dall’America, ho fatto uno Stage con un professionista. Adesso devo decidere cosa fare, se continuare a studiare o se iniziare a lavorare...” rispose lei, orgogliosa dei progressi che aveva fatto da quando lui era partito. “Hai già delle proposte?” chiese Elwood. Daisy annuì, sorridente. Lui sorrise “Non avevo dubbi, brava come sei!”.Poi si guardò intorno, con fare vago “Beh... Visto che ballare è il tuo lavoro, che ne diresti di insegnare a ballare a questo goffo ragazzo?” si prese in giro. “Vuoi ballare?” chiese conferma Daisy. Elwood annuì “Direi di sì”.Lei ci pensò su un attimo. “Va bene!”, accettò infine.

“Il grande dono che ci è concesso, invecchiando, è quello di non perdere le età che abbiamo già vissuto”. (O. L’Engle)

27 Gennaio 2027.

Daniel affondò le mani tra i capelli morbidi di Willow, continuando a premere le labbra sulle sue. Un sospiro di Willow lo portò ad abbracciarla e stringerla ancora di più a sé. Lei si staccò dalle sue labbra e lo fissò per qualche attimo negli occhi verdi scuri. Scosse la testa, estasiata “Tu hai davvero gli occhi più belli che io abbia mai visto...” mormorò, facendolo scoppiare a ridere. Willow si staccò da lui, sedendosi sulla propria parte del sedile della macchina, assumendo un’espressione imbronciata “Ehi!Ti faccio un complimento e tu ridi?”.Daniel scosse la testa, divertito “Mi fai ridere quando fai così. Sono una persona normale, sai?” le disse, scompigliandole i capelli rossi. Willow sbirciò con la coda dell’occhio il ciuffo biondo spettinarsi ad un colpo di capo e posarsi sugli occhi di Daniel. Arrossì “Non è colpa mia se sei bello...”.Daniel sorrise, avvicinandosi di nuovo a lei “Lo sai cos’è davvero bello, qui?”.“La nuova radio della tua macchina?”,chiese Willow con aria confusa. Daniel scosse la testa “No. Tu”,le disse, riprendendo a baciarla. Willow sorrise, sentendosi ormai le guancie in fiamme “Vedi?Mi hai fatto un complimento e non ho riso” lo istruì. Daniel annuì “Perché sei una personcina gentile ed educata” le disse, dandole un buffetto sulla guancia. “Lo so!” rispose Willow, facendolo ridere.“Allora” gli disse poi, tornando seria “Siamo d’accordo per domani sera?Hai capito cosa devi fare?”.Daniel annuì “Sì, capo!Passo a prendere il soggetto ignoto all’aeroporto e poi vi raggiungiamo qui alle nove!”. Willow alzò il pollice, dandogli un bacio sulla guancia “Bravo il mio ometto tutto giacca e perfezione!” lo prese in giro “Sarà una festa stupenda!”.Daniel la guardò divertito “Non ho capito perché non vuoi dire a papà e a Mark che la festa è per loro..” le confessò. Willow scosse la testa “Voi uomini siete così piatti...” lo bollò “E’ semplice:prima di tutto la sorpresa è più bella..” spiegò “E poi lo sai che non vogliono più festeggiare dai 50 anni!”.Daniel rise “E’ vero..” constatò “Come se non festeggiando gli anni non salissero..”.Willow fece spallucce “Magari anche noi a quasi sessant’anni saremo come loro” ipotizzò. Daniel le prese le spalle e la avvicinò al suo viso, guardandola intensamente negli occhi “Due cose saranno importanti” le disse “Essere ancora insieme e avere una fede all’anulare. Poi l’età non conterà più”.

Gary cercò disperatamente di annodarsi la cravatta. Era inutile:erano quarant’anni che ci provava, ma alla fine doveva sempre venirgli in aiuto qualcun altro. Per sua grande fortuna, negli ultimi trenta, la persona che gli era sempre venuta in aiuto, e non solo per la cravatta, era Dawn. Si affacciò allo specchio e gli lanciò un’occhiata buffa “Vuoi un aiuto?” gli chiese, cercando di trattenere una risata. Gary sbuffò e portò gli occhi al cielo, piegando leggermente un angolo della bocca in un mezzo sorriso “Sì, signora. Ho bisogno, come tutte le sante volte!”.Dawn, silenziosa e soddisfatta, gli si mise davanti ed iniziò la sua opera. “Non capisco perché dobbiamo vestirci così eleganti” le confessò “Dopo tutto, è solo una cena a casa di Mark”.Dawn alzò l’indice “Ti correggo!E’ una cena a casa di Mark organizzata da Willow!” gli disse. Gary alzò le braccia in segno di resa “Oh, beh!” disse “Allora tutto cambia!” ammise, divertito. In quel momento, entrò in camera Daisy, fasciata in un miniabito nero che ne esaltava le forme delicate e il fisico slanciato. Suo padre la seguì con lo sguardo. “E come mai Daisy è conciata così?!” chiese, stupito “Manco Elwood fosse in città!” esclamò, facendo ridere Dawn. “Ti ho sentito, papà!” urlò Daisy, dalla stanza accanto. Gary e Dawn risero insieme. “Ricorda te quando eri invaghita di me” le disse Gary, alzando ritmicamente le sopracciglia. Dawn lo guardò accigliata, con un mezzo sorriso “Io non sono mai stata invaghita, signor Barlow!” lo corresse “Innamorata, forse”,gli concesse, stampandogli un bacio sulle labbra.

Daniel osservò con un sorriso il ragazzo che stava venendo verso di lui. Decisamente poco alto, capelli color miele, occhi azzurri, sorriso ammaliante, faccia pulita. Elwood arrivò di corsa verso di lui, alzandosi sulle punte per abbracciarlo. “Dan!” lo salutò, picchiandogli una mano sulla schiena. “Ciao, El!” lo salutò lui a sua volta, sorridente. “Mi sei mancato, brutto disgraziato!” gli confessò. “Anche tu, nano malefico!” rispose Daniel, raggiante. Erano fatti così. Amici fin da piccoli, scanzonati, caciaroni. Con Elwood, Daniel riusciva ancora ad evadere dal serioso completo da avvocato che doveva cucirsi addosso tutti i giorni e ad essere sé stesso. Un’amicizia sincera, duratura. Un’amicizia che ne ricordava un’altra, che si era instaurata molti anni prima, ma che non era poi così distante. “Ti sei vestito elegante, come ha detto tua sorella?” gli chiese. Elwood aprì il cappotto nero, svelando una giacca nera e una cravatta viola sopra i jeans scuri e la camicia bianca. Daniel scosse la testa, divertito. “Ci ho dato un tocco di Owen!” commentò Elwood facendogli l’occhiolino. Daniel fece spallucce “Un semplice completo nero come questo era troppo semplice, vero?”.Elwood annuì “Esattamente, Barlow. Sono una pop star, io!” lo prese in giro.

“Buon compleanno!”.Tutto si erano immaginati Gary e Mark per quella cena. Di tutto, da un annuncio ufficiale del fidanzamento di Willow e Daniel ad uno scherzo. Ma non si erano certo immaginati che fosse una festa a sorpresa per entrambi, che da diversi anni oramai avevano perso la voglia di festeggiare il compleanno. Erano lì, tutti i loro amici e le loro famiglie. Il campanello suonò, spingendo Willow a catapultarsi alla porta. “Buon compleanno, babbioni!” esordì Elwood, entrando con fare scanzonato, prendendoli entrambi in giro, ma correndo subito ad abbracciarli. Emma e Dawn fecero la loro entrata con una grossa torta, cosparsa di candeline. “Visto che avete un anno di differenza, non ho messo un numero preciso di candeline!” spiegò Willow. “Spero che tu sia andata ad eccesso, Will!” scherzò Howard, seguito a ruota dalle risate di tutti gli altri. “Dai, soffiate!” li incitò Jason. Mark guardò Gary, con uno sguardo furbo “Visto che il numero di candeline non è preciso, venite qui anche voi!” li invitò. “Vi cediamo il diritto di anzianità!” li prese in giro Gary, mentre si avvicinavano. E così, circondati dai loro amici e dalle loro famiglie, Gary, Mark, Jason e Howard si misero davanti alla torta. “Esprimete un desiderio!”,suggerì Daisy, esaltata. Chiusero gli occhi. Soffiarono. Tutte le candeline si spensero, tra fumo e applausi.

Elwood spiò Daisy da lontano. Indossava un vestito nero di raso, corto ed aderente, e un fiore nero luccicante dava un tocco di femminilità ai capelli corti e biondi. Si schiarì la voce e si portò casualmente verso di lei. “Daisy!” la chiamò ad un tratto “Non ti avevo vista!” mentì. Daisy gli sorrise tiepidamente “Ciao, Elwood” lo salutò, cercando di contenere l’entusiasmo “E’ parecchio tempo che non ti vedo”.Elwood fece spallucce “Il tour è durato più del previsto..” spiegò “...Ma adesso sono qui per restare!Ho deciso di prendermi una pausa, il disco è andato molto bene, quindi voglio passare un po’ di tempo a casa per scrivere i pezzi nuovi” concluse, sorridendo. Quel sorriso. Perché Elwood doveva somigliare così dannatamente a suo padre quando era giovane?!, pensò Daisy. “Tu, invece?” le chiese. “Sono appena tornata dall’America, ho fatto uno Stage con un professionista. Adesso devo decidere cosa fare, se continuare a studiare o se iniziare a lavorare...” rispose lei, orgogliosa dei progressi che aveva fatto da quando lui era partito. “Hai già delle proposte?” chiese Elwood. Daisy annuì, sorridente. Lui sorrise “Non avevo dubbi, brava come sei!”.Poi si guardò intorno, con fare vago “Beh... Visto che ballare è il tuo lavoro, che ne diresti di insegnare a ballare a questo goffo ragazzo?” si prese in giro. “Vuoi ballare?” chiese conferma Daisy. Elwood annuì “Direi di sì”.Lei ci pensò su un attimo. “Va bene!”, accettò infine.

 

Ritorna all'indice


Capitolo 5
*** Cattive notizie ***


05. Cattive Notizie

"E quando pensi che sia finita, è proprio allora che comincia la salita" (A. Venditti)

 

Gary si strinse nelle spalle, nervoso. Dawn gli lanciò una breve occhiata, prima prendergli la mano e stringerla nella sua. “Andrà tutto bene” lo rassicurò “Il dottore ha detto che era solo un controllo ulteriore, per essere più sicuri” concluse, sorridendogli. Gary sorrise nervosamente “Lo sai che gli ospedali mi rendono nervoso” le disse, abbassando lo sguardo. Dawn sospirò “Lo so. Ma vedrai” tentò di nuovo “Sarà solo una ciste”.Doveva essere solo una ciste. Non era pronta a credere che fosse qualcos’altro, non poteva succedere davvero. Non alla sua famiglia, non a suo marito. Il medico si affacciò dal suo ufficio cercandoli tra le poltrone gremite della sala d’aspetto. “Signori Barlow?” li chiamò, facendogli segno di raggiungerlo. “Accomodatevi” cercò di metterli a proprio agio con un sorriso. Dawn e Gary si misero a sedere davanti alla scrivania del medico, tenendosi la mano. “Buongiorno” li salutò lui, sedendosi. “Buongiorno, dottor Croix” gli rispose cordialmente Dawn, mentre Gary fece solo un breve cenno col capo, cercando di sorridere. Il dottor Croix armeggiò tra le cartelle, estraendone una “Gary Barlow..” lesse, per poi aprirla. Sembrava voler prendere tempo. La tensione si fece palpabile quando il medico assunse un’espressione cupa. “Dunque signor Barlow, lei è venuto per dei controlli alla gola, perché le era stata diagnosticata una ciste in prossimità delle corde vocali, giusto?”.Gary deglutì “Esatto” mormorò. Il dottor Croix scosse la testa “Purtroppo, dagli ultimi controlli è emerso che non è una ciste, signor Barlow. E’ un tumore”.Fu come se tutto ciò che aveva in torno gli si fosse frantumato addosso. Era un tumore?Un tumore..Alla gola?Allo strumento che usava per lavorare? “N..Ne è sicuro dottore?” riuscì a dire dopo un po’ Dawn, tremante. Il medico annuì “Purtroppo sì. Adesso bisogna determinare se è benigno o maligno, ma lo possiamo capire solo estraendolo tramite operazione e quindi analizzandolo” spiegò “Se fosse benigno le sarà sufficiente l’operazione, altrimenti dovrà intraprendere un ciclo di chemioterapia”.Gary sentì la mano di Dawn stringere ancora di più la sua. “Dottore..Io..Potrò riprendere il mio lavoro?” chiese. Il medico fece spallucce “Se il tumore dovesse essere benigno non dovrebbero esserci problemi, al contrario, signor Barlow, la ripresa dell’attività canora temo sarà l’ultimo dei suoi problemi”.Gary sospirò, annuendo. “Tra quanto devo essere operato?” chiese. “Il prima possibile. Settimana prossima, direi” suggerì il dottor Croix. Gary annuì, assumendo un’espressione determinata “Va benissimo. Dove devo firmare?”.

“Daniel?”.Daniel alzò la testa dalla scrivania per dar retta al suo collega “Dimmi, Michael”. Michael si guardò alle spalle per essere sicuro di non essere sentito “Ma si può sapere dove le vai a pescare le clienti?!”.Daniel alzò un sopracciglio, confuso “Come?!”.“Qua fuori c’è uno schianto di donna che ha chiesto di parlare con te. Vuole chiederti una consulenza!” gli disse, sorridendo malandrino. Daniel piegò la testa di lato “Beh...Falla entrare allora. Schianto o meno, non è carino fare aspettare i clienti” osservò. Vide il collega richiudere la porta, per poi riaprirla per far entrare un’avvenente ragazza bruna. “Prego, signorina..” “Donald” le venne in aiuto lei, sorridendo. “Grace!” esclamò Daniel, non appena la ebbe riconosciuta. “Ciao!” lo salutò lei, dandogli un bacio sulla guancia. “Accomodati” le fece segno Daniel “Forza, spiegami tutto”.Grace annuì “Ho un problema sul lavoro. Ho ricevuto delle minacce da una mia collega che è stata appena licenziata” disse, tirando fuori un foglio con delle lettere ritagliate ed incollate sopra. “Mi hai scavalcato subdolamente, hai rovinato la mia carriera. La pagherai.” lesse Daniel “E’ roba seria!”.Grace annuì “Mi sono molto spaventata, e anche mio padre. Così mi ha consigliato di rivolgermi a te” spiegò “Dicono tutti che sei il migliore sul campo” concluse, sorridendo languidamente. Daniel scosse la testa “Non esageriamo, ho ancora tanto da imparare” rispose sorridente “Però...Devo dire che di cause, per questo studio, ne ho vinte parecchie!”.Grace sorrise “Vedi!Lo sapevo!” esclamò “E poi io mi fido cecamente del mio papino. Se dice che sei bravo, allora lo sei veramente”.Daniel sorrise “Howard è sempre tanto gentile” ammise “Come vuoi procedere?Vuoi sporgere denuncia?”. Grace annuì “Voglio citarla in tribunale. E’ una squilibrata, e non voglio correre rischi”.Daniel annuì “Hai fatto bene a rivolgerti a noi. Lasciami il foglio che ti è arrivato e il numero del testimone”.Grace lo guardò confusa “T..Testimone?” chiese. “Dovrà pur essertelo venuto a dire qualcuno che è stata questa ragazza a spedirti la lettera” le fece notare Daniel. Lei si portò una mano alla fronte “Oh, certo, che stupida!”.Prese un foglietto e copiò un numero di telefono “Ecco qui”.Daniel si alzò e le porse la mano “Bene. Ci risentiamo presto, Grace”.Grace gli prese la mano, la strinse e si sporse verso di lui per baciargli la guancia “Ci conto”,gli disse.
Mark aveva lo sguardo perso nel vuoto. Riusciva a malapena a guardare Gary, seduto di fronte a lui. Scosse la testa “Sei sicuro al cento per cento di quello che ha detto il dottore?” chiese di nuovo. Gary annuì “Sì, purtroppo” disse cupo “Il mio destino dipende dall’operazione di settimana prossima”. Mark si morse il labbro inferiore “Sono sicuro che sarà un tumore benigno, Gaz” cercò di rassicurarlo. “No, Mark, ti prego non dirlo. E’ successa la stessa cosa anche con la ciste, e alla fine non era una ciste” ripose Gary, fissando lo sguardo sullo whisky che stava sorseggiando, rigirandolo nel bicchiere. Mark si sporse fino al bicchiere, togliendoglielo di mano “Intanto, non dovresti berlo questo!” lo rimproverò “Non ti brucia alla gola?”.Gary gli lanciò un sguardo pieno d’odio “Sono masochista”.Mark scosse la testa “Oh, no, no, no, no, no, e ancora no signor Barlow!” iniziò a parlare a macchinetta, alzandosi in piedi “Non ti permetterò di buttarti giù! Devi reagire, affrontare l’operazione, pensare che andrà tutto bene! Pensare a tua moglie, ai tuoi figli, al tuo lavoro..Al nostro lavoro, Gaz! Sarà un disco stupendo!”.Gary sorrise malinconicamente “Se mai riuscirò ad ascoltarlo...” mormorò. Mark cadde seduto sul divano, cercando di trattenere le lacrime “Gary...”.Lui lo guardò, cercando fargli capire quanto gli fosse grato e quanto stesse male in quel momento. Anche se, ne era sicuro, Mark lo sapeva. “C’è un motivo se sono venuto qui, oggi pomeriggio, Markie” gli confessò “Domani lo dirò anche ad Howard e Jason, ma devo farti delle richieste”.Mark sospirò, annuendo “Dimmi tutto”. “Nel caso mi succedesse qualcosa, voglio che sia tu ad occuparti della mia famiglia. Voglio che tieni d’occhio Daisy, è ancora piccola e potrebbe prendere dei colpi di testa, e voglio che stai vicino a Dawn”. Mark annuì “Va bene. Ma Gary, tu non devi pensare che...” “Non mi interrompere” lo bloccò. “E...Ho anche una seconda richiesta” gli disse “Non voglio, per nessuna ragione, che tu avverti Robbie, Mark. Perché so che stai già pensando di farlo”.Mark abbassò lo sguardo “Come mai non vuoi?Pensavo che l’ultima volta ti fosse bastata. Perché non vuoi che lo chiami in una situazione del genere, quando dovremmo essere tutti uniti?”.Gary scosse la testa “Perché preferisco di no. Lo sai in che situazione si trova, e sai che non reggerebbe allo stress di una notizia simile”.Mark scosse la testa con forza “Gaz, sono vent’anni che si trova in questa situazione!E’ da quando Ayda ha perso il bambino. Ma si arrabbierebbe molto se sapesse che vuoi nascondergli una cosa del genere”.Gary annuì “Lo so. Ma è la cosa giusta. Vent’anni fa se n’è andato e non è più tornato per salvare il suo matrimonio. Ha lasciato di nuovo il gruppo perché gli ricordavamo il momento più felice della sua vita, che si è trasformato in inferno” si alzò e lo guardò negli occhi “Te lo chiedo per favore, Mark!”. Mark abbassò lo sguardo, sospirando. “E va bene”, concesse “Non lo chiamerò”.Dietro la schiena, però, le dita delle mano destra erano incrociate.

Gary si strinse nelle spalle, nervoso. Dawn gli lanciò una breve occhiata, prima prendergli la mano e stringerla nella sua. “Andrà tutto bene” lo rassicurò “Il dottore ha detto che era solo un controllo ulteriore, per essere più sicuri” concluse, sorridendogli. Gary sorrise nervosamente “Lo sai che gli ospedali mi rendono nervoso” le disse, abbassando lo sguardo. Dawn sospirò “Lo so. Ma vedrai” tentò di nuovo “Sarà solo una ciste”.Doveva essere solo una ciste. Non era pronta a credere che fosse qualcos’altro, non poteva succedere davvero. Non alla sua famiglia, non a suo marito. Il medico si affacciò dal suo ufficio cercandoli tra le poltrone gremite della sala d’aspetto. “Signori Barlow?” li chiamò, facendogli segno di raggiungerlo. “Accomodatevi” cercò di metterli a proprio agio con un sorriso. Dawn e Gary si misero a sedere davanti alla scrivania del medico, tenendosi la mano. “Buongiorno” li salutò lui, sedendosi. “Buongiorno, dottor Croix” gli rispose cordialmente Dawn, mentre Gary fece solo un breve cenno col capo, cercando di sorridere. Il dottor Croix armeggiò tra le cartelle, estraendone una “Gary Barlow..” lesse, per poi aprirla. Sembrava voler prendere tempo. La tensione si fece palpabile quando il medico assunse un’espressione cupa. “Dunque signor Barlow, lei è venuto per dei controlli alla gola, perché le era stata diagnosticata una ciste in prossimità delle corde vocali, giusto?”.Gary deglutì “Esatto” mormorò. Il dottor Croix scosse la testa “Purtroppo, dagli ultimi controlli è emerso che non è una ciste, signor Barlow. E’ un tumore”.Fu come se tutto ciò che aveva in torno gli si fosse frantumato addosso. Era un tumore?Un tumore..Alla gola?Allo strumento che usava per lavorare? “N..Ne è sicuro dottore?” riuscì a dire dopo un po’ Dawn, tremante. Il medico annuì “Purtroppo sì. Adesso bisogna determinare se è benigno o maligno, ma lo possiamo capire solo estraendolo tramite operazione e quindi analizzandolo” spiegò “Se fosse benigno le sarà sufficiente l’operazione, altrimenti dovrà intraprendere un ciclo di chemioterapia”.Gary sentì la mano di Dawn stringere ancora di più la sua. “Dottore..Io..Potrò riprendere il mio lavoro?” chiese. Il medico fece spallucce “Se il tumore dovesse essere benigno non dovrebbero esserci problemi, al contrario, signor Barlow, la ripresa dell’attività canora temo sarà l’ultimo dei suoi problemi”.Gary sospirò, annuendo. “Tra quanto devo essere operato?” chiese. “Il prima possibile. Settimana prossima, direi” suggerì il dottor Croix. Gary annuì, assumendo un’espressione determinata “Va benissimo. Dove devo firmare?”.

“Daniel?”.Daniel alzò la testa dalla scrivania per dar retta al suo collega “Dimmi, Michael”. Michael si guardò alle spalle per essere sicuro di non essere sentito “Ma si può sapere dove le vai a pescare le clienti?!”.Daniel alzò un sopracciglio, confuso “Come?!”.“Qua fuori c’è uno schianto di donna che ha chiesto di parlare con te. Vuole chiederti una consulenza!” gli disse, sorridendo malandrino. Daniel piegò la testa di lato “Beh...Falla entrare allora. Schianto o meno, non è carino fare aspettare i clienti” osservò. Vide il collega richiudere la porta, per poi riaprirla per far entrare un’avvenente ragazza bruna. “Prego, signorina..” “Donald” le venne in aiuto lei, sorridendo. “Grace!” esclamò Daniel, non appena la ebbe riconosciuta. “Ciao!” lo salutò lei, dandogli un bacio sulla guancia. “Accomodati” le fece segno Daniel “Forza, spiegami tutto”.Grace annuì “Ho un problema sul lavoro. Ho ricevuto delle minacce da una mia collega che è stata appena licenziata” disse, tirando fuori un foglio con delle lettere ritagliate ed incollate sopra. “Mi hai scavalcato subdolamente, hai rovinato la mia carriera. La pagherai.” lesse Daniel “E’ roba seria!”.Grace annuì “Mi sono molto spaventata, e anche mio padre. Così mi ha consigliato di rivolgermi a te” spiegò “Dicono tutti che sei il migliore sul campo” concluse, sorridendo languidamente. Daniel scosse la testa “Non esageriamo, ho ancora tanto da imparare” rispose sorridente “Però...Devo dire che di cause, per questo studio, ne ho vinte parecchie!”.Grace sorrise “Vedi!Lo sapevo!” esclamò “E poi io mi fido cecamente del mio papino. Se dice che sei bravo, allora lo sei veramente”.Daniel sorrise “Howard è sempre tanto gentile” ammise “Come vuoi procedere?Vuoi sporgere denuncia?”. Grace annuì “Voglio citarla in tribunale. E’ una squilibrata, e non voglio correre rischi”.Daniel annuì “Hai fatto bene a rivolgerti a noi. Lasciami il foglio che ti è arrivato e il numero del testimone”.Grace lo guardò confusa “T..Testimone?” chiese. “Dovrà pur essertelo venuto a dire qualcuno che è stata questa ragazza a spedirti la lettera” le fece notare Daniel. Lei si portò una mano alla fronte “Oh, certo, che stupida!”.Prese un foglietto e copiò un numero di telefono “Ecco qui”.Daniel si alzò e le porse la mano “Bene. Ci risentiamo presto, Grace”.Grace gli prese la mano, la strinse e si sporse verso di lui per baciargli la guancia “Ci conto”,gli disse.

Mark aveva lo sguardo perso nel vuoto. Riusciva a malapena a guardare Gary, seduto di fronte a lui. Scosse la testa “Sei sicuro al cento per cento di quello che ha detto il dottore?” chiese di nuovo. Gary annuì “Sì, purtroppo” disse cupo “Il mio destino dipende dall’operazione di settimana prossima”. Mark si morse il labbro inferiore “Sono sicuro che sarà un tumore benigno, Gaz” cercò di rassicurarlo. “No, Mark, ti prego non dirlo. E’ successa la stessa cosa anche con la ciste, e alla fine non era una ciste” ripose Gary, fissando lo sguardo sullo whisky che stava sorseggiando, rigirandolo nel bicchiere. Mark si sporse fino al bicchiere, togliendoglielo di mano “Intanto, non dovresti berlo questo!” lo rimproverò “Non ti brucia alla gola?”.Gary gli lanciò un sguardo pieno d’odio “Sono masochista”.Mark scosse la testa “Oh, no, no, no, no, no, e ancora no signor Barlow!” iniziò a parlare a macchinetta, alzandosi in piedi “Non ti permetterò di buttarti giù! Devi reagire, affrontare l’operazione, pensare che andrà tutto bene! Pensare a tua moglie, ai tuoi figli, al tuo lavoro..Al nostro lavoro, Gaz! Sarà un disco stupendo!”.Gary sorrise malinconicamente “Se mai riuscirò ad ascoltarlo...” mormorò. Mark cadde seduto sul divano, cercando di trattenere le lacrime “Gary...”.Lui lo guardò, cercando fargli capire quanto gli fosse grato e quanto stesse male in quel momento. Anche se, ne era sicuro, Mark lo sapeva. “C’è un motivo se sono venuto qui, oggi pomeriggio, Markie” gli confessò “Domani lo dirò anche ad Howard e Jason, ma devo farti delle richieste”.Mark sospirò, annuendo “Dimmi tutto”. “Nel caso mi succedesse qualcosa, voglio che sia tu ad occuparti della mia famiglia. Voglio che tieni d’occhio Daisy, è ancora piccola e potrebbe prendere dei colpi di testa, e voglio che stai vicino a Dawn”. Mark annuì “Va bene. Ma Gary, tu non devi pensare che...” “Non mi interrompere” lo bloccò. “E...Ho anche una seconda richiesta” gli disse “Non voglio, per nessuna ragione, che tu avverti Robbie, Mark. Perché so che stai già pensando di farlo”.Mark abbassò lo sguardo “Come mai non vuoi?Pensavo che l’ultima volta ti fosse bastata. Perché non vuoi che lo chiami in una situazione del genere, quando dovremmo essere tutti uniti?”.Gary scosse la testa “Perché preferisco di no. Lo sai in che situazione si trova, e sai che non reggerebbe allo stress di una notizia simile”.Mark scosse la testa con forza “Gaz, sono vent’anni che si trova in questa situazione!E’ da quando Ayda ha perso il bambino. Ma si arrabbierebbe molto se sapesse che vuoi nascondergli una cosa del genere”.Gary annuì “Lo so. Ma è la cosa giusta. Vent’anni fa se n’è andato e non è più tornato per salvare il suo matrimonio. Ha lasciato di nuovo il gruppo perché gli ricordavamo il momento più felice della sua vita, che si è trasformato in inferno” si alzò e lo guardò negli occhi “Te lo chiedo per favore, Mark!”. Mark abbassò lo sguardo, sospirando. “E va bene”, concesse “Non lo chiamerò”.Dietro la schiena, però, le dita delle mano destra erano incrociate.

 

Ritorna all'indice


Capitolo 6
*** Il dolore di Daisy ***


06. Il dolore di Daisy


“Quando un uomo buono soffre, chiunque si dica buono deve soffrire con lui.” (Seneca)

Emily guardò di traverso suo fratello, pescando una frittella dal vassoio in mezzo al tavolo. “Che dici, mamma” chiese ad un tratto Daniel “Uno sguardo può fulminare davvero?”.Dawn sorrise appena, mantenendo uno sguardo malinconico “Lo sai com’è fatta tua sorella, Dan. Le passerà” lo rassicurò. Emily alzò le braccia “Pronto?!Io sono qui con voi!” esclamò “Potreste smettere di fingere che io non ci sia?!”.Daniel addentò una frittella, fissandola con un mezzo sorriso “Ma io lo faccio per te, Lily. Magari così ti passa la furia”.Emily scosse la testa, guardando il suo caffè latte ed iniziando a mescolare furiosamente “Stai calma Lily, stai calma...Sii superiore, sii superiore!”.Daniel lanciò una breve occhiata a Daisy, intenta a masticare lentamente la sua frittella con gli occhi semichiusi. “Perché non puoi somigliare a Daisy?” le chiese con un grosso sorriso. “Ehi!” si lamentò a quel punto l’interessata “Anche io esprimo le mie opinioni, adesso ho solo sonno” si difese “E se lo vuoi proprio sapere, neanche a me fa piacere che fai da avvocato a quella gatta morta di Grace Donald!”.“Daisy!” la richiamò a quel punto sua madre “Non parlare male di Grace. E’ figlia di un carissimo amico”. “Quel che è da dire, è da dire, mamma” disse Emily, fissando Daniel con aria di vittoria. “Oh, insomma, sono in inferiorità numerica!” si lamentò “Dov’è il mio pigro e sconsiderato padre?!”.Dawn si sporse per guardare le scale “Sta ancora dormendo. Vostro padre è molto stanco in questi giorni, dovete avere pazienza”.Emily la fissò sospettosa “A dir la verità non hai una bella cera neanche tu, mamma” le disse “E’ da un paio di giorni che siete strani”.Daisy annuì “Adesso che mi ci fai pensare è vero...” considerò “Cosa ci state nascondendo?”.Dawn si sentì mancare “Nascondere?Perché mai dovremmo nascondere qualcosa?!” chiese in tono nervoso. “Coraggio mamma” la spronò Emily “Hai davanti a te una giornalista e un avvocato. E’ inutile nascondersi, ti scopriremmo comunque..”.Dawn scosse la testa “Vi siete fatti un’idea sbagliata, ragazzi, davvero. Io non so proprio..” “Dawn”.Gary bloccò sua moglie con voce calma e pacata, stando appoggiato allo stipite della porta con le braccia incrociate e un sorriso malinconico in viso. Stettero tutti e quattro a guardarlo, come se sapessero che stava per dire qualcosa di veramente importante. “E’ arrivato il momento che lo sappiano anche loro, è inutile nasconderglielo, lo scoprirebbero comunque” disse Gary ai suoi figli, che adesso avevo uno sguardo preoccupato. “Seguitemi in soggiorno, ragazzi”.Daniel, Emily e Daisy obbedirono silenziosamente.

Elwood fu svegliato dal rumore del campanello, che suonò tre volte. Alla terza, iniziò a suonare in modo insistente. Era una vera seccatura rimanere da solo in casa! Il suo programma di dormire fino a sera era miseramente fallito. Si alzò di malavoglia dal letto, infilandosi la prima maglietta che gli capitò sotto mano e dei pantaloncini da calciatore neri. “Arrivo, Arrivo” biascicò all’ennesimo suono del campanello. Aprì la porta facendo un grosso sbadiglio, ma appena vide chi aveva davanti si pentì. Si pentì di tante cose: di essere conciato come un barbone in tenuta estiva, di averci messo tanto ad aprire, di essersi presentato mostrando le tonsille. Daisy Barlow era davanti alla porta d’entrata, il viso pallido, i capelli corti spettinati e gli occhi verdi arrossati dal pianto. “Daisy!” riuscì finalmente a dire dopo qualche attimo. “Che...Che ci fai qui?!E’ successo qualcosa?”.Daisy prese un grosso sospiro rantolando “Posso entrare?” chiese. Elwood si fece da parte “Certo, vieni!” le disse, mettendole una mano sulla schiena e chiudendo la porta d’entrata. “Se cerchi Willow non c’è, è uscita..” le annunciò. “Non cercavo Willow” gli disse lei, a sorpresa “Cercavo te”.Elwood si passò una mano tra i folti capelli color miele “Me?” chiese sorpreso. Daisy annuì, prima di scoppiare a piangere e abbandonarsi sul suo torace. Elwood la abbracciò, sempre più confuso. “Daisy..” mormorò. Non la aveva mai vista così. E, se solo qualcuno glielo avesse detto, non avrebbe mai creduto che un giorno Daisy sarebbe venuta da lui piangendo e chiedendo un abbraccio. Elwood la lasciò sfogare, poi le prese il mento con le mani e si fece guardare “Daisy..” la chiamò di nuovo “Cosa è successo?”.Lei sbuffò, accettando il fazzoletto che gli offrì lui. Si soffiò rumorosamente il naso e si sedette sul divano, seguita dal suo amico. “Vuoi un bicchiere d’acqua?” le chiese lui, grattandosi la nuca impacciato. Daisy scosse la testa “No. No, devo dirti subito cosa sta succedendo, El”. “Ti ascolto” la spronò di nuovo lui, appoggiando una mano sulle sue. “Si tratta di mio padre..” iniziò, increspando le labbra per trattenere il pianto. “Ha un tumore” disse secca. Elwood sentì la gola inaridirsi e i battiti del cuore rallentare. Sembrava che il tempo si fosse fermato. Gary?L’uomo che considerava come un secondo padre?Come poteva essere possibile? Daisy ricominciò a piangere silenziosamente, accasciandosi sulla sua spalla. “Ma Daisy, ne siete proprio sicuri?”.Era una domanda sciocca, ma valeva la pena tentare. Lei annuì “Settimana prossima lo operano. Solo asportandolo capiranno se è maligno o benigno. E se dovesse essere maligno...” lasciò la frase in sospeso. Elwood le circondò le spalle con un braccio e la premette contro il suo petto, abbracciandola. Qualche lacrima silenziosa scese dai suoi limpidi occhi azzurri. Dopo un tempo che nessuno dei due sarebbe riuscito a definire, Daisy parlò:“Grazie, El” disse solamente. Elwood la osservò sorpreso “Grazie di che cosa?!E’ il minimo che io possa fare darti un po’ di conforto!”.Daisy alzò il viso fino a trovarsi a pochi centimetri dalla sua bocca. Sfiorò il naso contro il suo e sentì il suo respiro accarezzarle il viso. Si avvicinò ancora di più, lasciando solo qualche millimetro tra le loro bocche e rimase ferma per qualche attimo. Alla fine, finalmente, poggiò le labbra sulle sue. Elwood rimase fermo, preso alla sprovvista da quel gesto. Daisy gli era sempre piaciuta, tante volte aveva desiderato baciarla. Ma tutto si sarebbe aspettato in quel momento, fuorché quello. Le cinse il viso con le mani, iniziando a baciarla con più passione. La foga tra le loro bocche crebbe in fretta. Daisy si mosse in fretta, mettendosi a cavalcioni sulle sue gambe e sfilandogli la maglietta con un gesto veloce. Elwood infilò le mani sotto la sua maglia, accarezzando la sua pelle liscia. Anche lui le sfilò la maglia. Quando però Daisy guidò le sue mani fino alla chiusura del reggiseno, Elwood capì che stavano andando troppo vicini ad un punto in cui poi non avrebbero potuto più tornare indietro. “No, Daisy..” disse con voce profonda e roca, scostandola dolcemente con le mani e allontanandola da lui. Daisy lo fissò confusa “El...Ma cosa ti prende?”.Elwood le prese i fianchi e la scostò delicatamente dalle sue gambe “E’ sbagliato, Daisy. Questa cosa che sta succedendo...Non è corretta”.Lei lo fissò, sempre più confusa. Elwood si morse il labbro imbarazzato “Sta succedendo troppo in fretta, e tu sei sconvolta, e..”.“Elwood” lo bloccò lei, guardandolo negli occhi “Tu mi piaci davvero. Da più o meno tutta la vita!” gli disse, sorridendo appena. Lui inarcò le labbra in un sorriso bellissimo “Anche tu mi piaci, Daisy, e non puoi nemmeno immaginare quanto ti desideri” le confessò, arrossendo appena “Ma non adesso, e non in questo modo. Voglio che tu sia pienamente convinta e cosciente di quello che stai facendo”.Daisy abbassò il capo “Sono davvero una stupida” si bollò, mortificata “Mi dispiace tanto, El”.Elwood le prese il mento con due dita per farsi guardare “E’ un momento difficile, chiunque avrebbe potuto fare una sciocchezza..”.Daisy si morse il labbro, colpevole “Ma tu non sei una sciocchezza...” sussurrò imbarazzata. Elwood rimase colpito da quelle parole, le più semplici e sincere che qualcuno gli avesse mai detto. “Stai tranquilla. Ti starò vicino sempre, te lo prometto”.Le prese il viso tra le mani e la baciò.

Mark fissò il suo cellulare, a pochi centimetri di distanza da lui. Era un segno del destino?Era in studio di registrazione e il suo cellulare era lì, pronto per essere usato. Una telefonata non aveva mai ammazzato nessuno, giusto? Era convinto che se non avesse telefonato a Robbie, poi si sarebbe sentito in colpa per tutto il resto della sua vita. Howard e Jason erano d’accordo, gli avevano dato il loro appoggio. E allora cosa aspettava?Forse le parole di Gary gli rimbombavano in testa ancora troppo rumorosamente?Forse il gelo dei suoi occhi verdi lo aveva ferito troppo a fondo?Poco importava. Ne era sicuro:un giorno, anche Gary l’avrebbe ringraziato. Prese il cellulare e selezionò il numero di Robbie. 

“Dove vuoi cenare stasera?”.Ayda lo fissava con un grosso sorriso. Robbie sbuffò, dando un colpetto al giornale per cambiare pagina “Vuoi uscire anche stasera?” le chiese, speranzoso in una risposta negativa. Lei annuì “Si, amore. Decisamente!”.Robbie scosse la testa “Non ne ho proprio voglia..”. Ayda alzò le spalle, avvicinandosi a lui “Quando mi hai sposata lo sapevi che non ero una grande chef” gli disse, stampandogli un bacio sulla bocca. Robbie sorrise, suo malgrado “Invece no..” la provocò “Io non lo sapevo. Mi hai ingannato” si avvicinò a lei, abbracciandola da dietro “Voglio il divorzio!” esclamò, facendola scoppiare a ridere. Ridevano perché entrambi sapevano che era uno scherzo:insieme avevano superato mille difficoltà, ed erano riusciti a ristabilire quella serenità che avevano rischiato troppe volte di perdere. “Non possiamo ordinare qualcosa qui a casa?” tentò un’ultima volta Robbie. Ayda fece finta di niente “A che ora prenoto il ristorante?”.Robbie scoppiò a ridere “E va bene...All’ora che preferisci. Non troppo presto, magari”.Lei gli alzò il pollice e digitò un numero al telefono. Robbie fu distratto a un tratto dallo squillare del suo cellulare. Il cuore gli si strinse non appena vide il nome sul display. “Mark..?” mormorò ad alta voce. “Pronto?” rispose in fretta, col cuore in gola. Dall’altra parte della cornetta si sentì qualcuno trattenere il respiro. Poi, Mark parlò: “Ciao, Rob”.

Gary si strinse nelle spalle, nervoso. Dawn gli lanciò una breve occhiata, prima prendergli la mano e stringerla nella sua. “Andrà tutto bene” lo rassicurò “Il dottore ha detto che era solo un controllo ulteriore, per essere più sicuri” concluse, sorridendogli. Gary sorrise nervosamente “Lo sai che gli ospedali mi rendono nervoso” le disse, abbassando lo sguardo. Dawn sospirò “Lo so. Ma vedrai” tentò di nuovo “Sarà solo una ciste”.Doveva essere solo una ciste. Non era pronta a credere che fosse qualcos’altro, non poteva succedere davvero. Non alla sua famiglia, non a suo marito. Il medico si affacciò dal suo ufficio cercandoli tra le poltrone gremite della sala d’aspetto. “Signori Barlow?” li chiamò, facendogli segno di raggiungerlo. “Accomodatevi” cercò di metterli a proprio agio con un sorriso. Dawn e Gary si misero a sedere davanti alla scrivania del medico, tenendosi la mano. “Buongiorno” li salutò lui, sedendosi. “Buongiorno, dottor Croix” gli rispose cordialmente Dawn, mentre Gary fece solo un breve cenno col capo, cercando di sorridere. Il dottor Croix armeggiò tra le cartelle, estraendone una “Gary Barlow..” lesse, per poi aprirla. Sembrava voler prendere tempo. La tensione si fece palpabile quando il medico assunse un’espressione cupa. “Dunque signor Barlow, lei è venuto per dei controlli alla gola, perché le era stata diagnosticata una ciste in prossimità delle corde vocali, giusto?”.Gary deglutì “Esatto” mormorò. Il dottor Croix scosse la testa “Purtroppo, dagli ultimi controlli è emerso che non è una ciste, signor Barlow. E’ un tumore”.Fu come se tutto ciò che aveva in torno gli si fosse frantumato addosso. Era un tumore?Un tumore..Alla gola?Allo strumento che usava per lavorare? “N..Ne è sicuro dottore?” riuscì a dire dopo un po’ Dawn, tremante. Il medico annuì “Purtroppo sì. Adesso bisogna determinare se è benigno o maligno, ma lo possiamo capire solo estraendolo tramite operazione e quindi analizzandolo” spiegò “Se fosse benigno le sarà sufficiente l’operazione, altrimenti dovrà intraprendere un ciclo di chemioterapia”.Gary sentì la mano di Dawn stringere ancora di più la sua. “Dottore..Io..Potrò riprendere il mio lavoro?” chiese. Il medico fece spallucce “Se il tumore dovesse essere benigno non dovrebbero esserci problemi, al contrario, signor Barlow, la ripresa dell’attività canora temo sarà l’ultimo dei suoi problemi”.Gary sospirò, annuendo. “Tra quanto devo essere operato?” chiese. “Il prima possibile. Settimana prossima, direi” suggerì il dottor Croix. Gary annuì, assumendo un’espressione determinata “Va benissimo. Dove devo firmare?”.

“Daniel?”.Daniel alzò la testa dalla scrivania per dar retta al suo collega “Dimmi, Michael”. Michael si guardò alle spalle per essere sicuro di non essere sentito “Ma si può sapere dove le vai a pescare le clienti?!”.Daniel alzò un sopracciglio, confuso “Come?!”.“Qua fuori c’è uno schianto di donna che ha chiesto di parlare con te. Vuole chiederti una consulenza!” gli disse, sorridendo malandrino. Daniel piegò la testa di lato “Beh...Falla entrare allora. Schianto o meno, non è carino fare aspettare i clienti” osservò. Vide il collega richiudere la porta, per poi riaprirla per far entrare un’avvenente ragazza bruna. “Prego, signorina..” “Donald” le venne in aiuto lei, sorridendo. “Grace!” esclamò Daniel, non appena la ebbe riconosciuta. “Ciao!” lo salutò lei, dandogli un bacio sulla guancia. “Accomodati” le fece segno Daniel “Forza, spiegami tutto”.Grace annuì “Ho un problema sul lavoro. Ho ricevuto delle minacce da una mia collega che è stata appena licenziata” disse, tirando fuori un foglio con delle lettere ritagliate ed incollate sopra. “Mi hai scavalcato subdolamente, hai rovinato la mia carriera. La pagherai.” lesse Daniel “E’ roba seria!”.Grace annuì “Mi sono molto spaventata, e anche mio padre. Così mi ha consigliato di rivolgermi a te” spiegò “Dicono tutti che sei il migliore sul campo” concluse, sorridendo languidamente. Daniel scosse la testa “Non esageriamo, ho ancora tanto da imparare” rispose sorridente “Però...Devo dire che di cause, per questo studio, ne ho vinte parecchie!”.Grace sorrise “Vedi!Lo sapevo!” esclamò “E poi io mi fido cecamente del mio papino. Se dice che sei bravo, allora lo sei veramente”.Daniel sorrise “Howard è sempre tanto gentile” ammise “Come vuoi procedere?Vuoi sporgere denuncia?”. Grace annuì “Voglio citarla in tribunale. E’ una squilibrata, e non voglio correre rischi”.Daniel annuì “Hai fatto bene a rivolgerti a noi. Lasciami il foglio che ti è arrivato e il numero del testimone”.Grace lo guardò confusa “T..Testimone?” chiese. “Dovrà pur essertelo venuto a dire qualcuno che è stata questa ragazza a spedirti la lettera” le fece notare Daniel. Lei si portò una mano alla fronte “Oh, certo, che stupida!”.Prese un foglietto e copiò un numero di telefono “Ecco qui”.Daniel si alzò e le porse la mano “Bene. Ci risentiamo presto, Grace”.Grace gli prese la mano, la strinse e si sporse verso di lui per baciargli la guancia “Ci conto”,gli disse.

Mark aveva lo sguardo perso nel vuoto. Riusciva a malapena a guardare Gary, seduto di fronte a lui. Scosse la testa “Sei sicuro al cento per cento di quello che ha detto il dottore?” chiese di nuovo. Gary annuì “Sì, purtroppo” disse cupo “Il mio destino dipende dall’operazione di settimana prossima”. Mark si morse il labbro inferiore “Sono sicuro che sarà un tumore benigno, Gaz” cercò di rassicurarlo. “No, Mark, ti prego non dirlo. E’ successa la stessa cosa anche con la ciste, e alla fine non era una ciste” ripose Gary, fissando lo sguardo sullo whisky che stava sorseggiando, rigirandolo nel bicchiere. Mark si sporse fino al bicchiere, togliendoglielo di mano “Intanto, non dovresti berlo questo!” lo rimproverò “Non ti brucia alla gola?”.Gary gli lanciò un sguardo pieno d’odio “Sono masochista”.Mark scosse la testa “Oh, no, no, no, no, no, e ancora no signor Barlow!” iniziò a parlare a macchinetta, alzandosi in piedi “Non ti permetterò di buttarti giù! Devi reagire, affrontare l’operazione, pensare che andrà tutto bene! Pensare a tua moglie, ai tuoi figli, al tuo lavoro..Al nostro lavoro, Gaz! Sarà un disco stupendo!”.Gary sorrise malinconicamente “Se mai riuscirò ad ascoltarlo...” mormorò. Mark cadde seduto sul divano, cercando di trattenere le lacrime “Gary...”.Lui lo guardò, cercando fargli capire quanto gli fosse grato e quanto stesse male in quel momento. Anche se, ne era sicuro, Mark lo sapeva. “C’è un motivo se sono venuto qui, oggi pomeriggio, Markie” gli confessò “Domani lo dirò anche ad Howard e Jason, ma devo farti delle richieste”.Mark sospirò, annuendo “Dimmi tutto”. “Nel caso mi succedesse qualcosa, voglio che sia tu ad occuparti della mia famiglia. Voglio che tieni d’occhio Daisy, è ancora piccola e potrebbe prendere dei colpi di testa, e voglio che stai vicino a Dawn”. Mark annuì “Va bene. Ma Gary, tu non devi pensare che...” “Non mi interrompere” lo bloccò. “E...Ho anche una seconda richiesta” gli disse “Non voglio, per nessuna ragione, che tu avverti Robbie, Mark. Perché so che stai già pensando di farlo”.Mark abbassò lo sguardo “Come mai non vuoi?Pensavo che l’ultima volta ti fosse bastata. Perché non vuoi che lo chiami in una situazione del genere, quando dovremmo essere tutti uniti?”.Gary scosse la testa “Perché preferisco di no. Lo sai in che situazione si trova, e sai che non reggerebbe allo stress di una notizia simile”.Mark scosse la testa con forza “Gaz, sono vent’anni che si trova in questa situazione!E’ da quando Ayda ha perso il bambino. Ma si arrabbierebbe molto se sapesse che vuoi nascondergli una cosa del genere”.Gary annuì “Lo so. Ma è la cosa giusta. Vent’anni fa se n’è andato e non è più tornato per salvare il suo matrimonio. Ha lasciato di nuovo il gruppo perché gli ricordavamo il momento più felice della sua vita, che si è trasformato in inferno” si alzò e lo guardò negli occhi “Te lo chiedo per favore, Mark!”. Mark abbassò lo sguardo, sospirando. “E va bene”, concesse “Non lo chiamerò”.Dietro la schiena, però, le dita delle mano destra eranincrociate.Gary si strinse nelle spalle, nervoso. Dawn gli lanciò una breve occhiata, prima prendergli la mano e stringerla nella sua. “Andrà tutto bene” lo rassicurò “Il dottore ha detto che era solo un controllo ulteriore, per essere più sicuri” concluse, sorridendogli. Gary sorrise nervosamente “Lo sai che gli ospedali mi rendono nervoso” le disse, abbassando lo sguardo. Dawn sospirò “Lo so. Ma vedrai” tentò di nuovo “Sarà solo una ciste”.Doveva essere solo una ciste. Non era pronta a credere che fosse qualcos’altro, non poteva succedere davvero. Non alla sua famiglia, non a suo marito. Il medico si affacciò dal suo ufficio cercandoli tra le poltrone gremite della sala d’aspetto. “Signori Barlow?” li chiamò, facendogli segno di raggiungerlo. “Accomodatevi” cercò di metterli a proprio agio con un sorriso. Dawn e Gary si misero a sedere davanti alla scrivania del medico, tenendosi la mano. “Buongiorno” li salutò lui, sedendosi. “Buongiorno, dottor Croix” gli rispose cordialmente Dawn, mentre Gary fece solo un breve cenno col capo, cercando di sorridere. Il dottor Croix armeggiò tra le cartelle, estraendone una “Gary Barlow..” lesse, per poi aprirla. Sembrava voler prendere tempo. La tensione si fece palpabile quando il medico assunse un’espressione cupa. “Dunque signor Barlow, lei è venuto per dei controlli alla gola, perché le era stata diagnosticata una ciste in prossimità delle corde vocali, giusto?”.Gary deglutì “Esatto” mormorò. Il dottor Croix scosse la testa “Purtroppo, dagli ultimi controlli è emerso che non è una ciste, signor Barlow. E’ un tumore”.Fu come se tutto ciò che aveva in torno gli si fosse frantumato addosso. Era un tumore?Un tumore..Alla gola?Allo strumento che usava per lavorare? “N..Ne è sicuro dottore?” riuscì a dire dopo un po’ Dawn, tremante. Il medico annuì “Purtroppo sì. Adesso bisogna determinare se è benigno o maligno, ma lo possiamo capire solo estraendolo tramite operazione e quindi analizzandolo” spiegò “Se fosse benigno le sarà sufficiente l’operazione, altrimenti dovrà intraprendere un ciclo di chemioterapia”.Gary sentì la mano di Dawn stringere ancora di più la sua. “Dottore..Io..Potrò riprendere il mio lavoro?” chiese. Il medico fece spallucce “Se il tumore dovesse essere benigno non dovrebbero esserci problemi, al contrario, signor Barlow, la ripresa dell’attività canora temo sarà l’ultimo dei suoi problemi”.Gary sospirò, annuendo. “Tra quanto devo essere operato?” chiese. “Il prima possibile. Settimana prossima, direi” suggerì il dottor Croix. Gary annuì, assumendo un’espressione determinata “Va benissimo. Dove devo firmare?

Ritorna all'indice


Capitolo 7
*** Il ritorno ***


07. Il Ritorno


 

“You think that I’m strong, you’re wrong, you’re wrong.” (Robbie Williams – “Strong”)
Robbie si sporse tra la folla che riempiva l’aeroporto quella mattina. Guardò l’orologio nervoso:Gary doveva essere già entrato in sala operatoria, maledizione!Voleva assolutamente esserci non appena fosse stato cosciente. Doveva sapere che era tornato per lui...Doveva sapere che non voleva più scappare!Ne aveva parlato con Ayda, la sera prima di partire, e avevano deciso che comprare casa a Londra era la cosa migliore. Non voleva trasferirsi in maniera definitiva, di quello ne era più che certo..Ma la conversazione che aveva avuto con Mark pochi giorni prima lo aveva convinto che avere una base anche in Inghilterra era la cosa migliore. Non sapeva con esattezza come mai non si era più fatto vivo, dopo quello che era successo a lui e ad Ayda. Certo, si era fatto sentire qualche volta, ma non aveva più avuto il coraggio di tornare. Forse perché il ricordo di lui e sua moglie che fantasticavano di come avrebbe potuto essere loro figlio mentre aspettavano Natale a Londra era troppo doloroso. Stava di fatto che il tempo era passato, le ferite erano state curate, e lui e Ayda erano più forti di prima. E pensò che non sarebbe mai riuscito a perdonarsi il fatto di essere mancato per tutti quegli anni, quando magari i suoi amici avevano avuto bisogno di lui. Beh, stavolta non sarebbe scappato!Si alzò di nuovo tra la folla per vedere se gli avevano davvero mandato qualcuno per accompagnarlo, e vide un ragazzo agitarsi in lontananza e chiamare il suo nome. Socchiuse meglio gli occhi per mettere a fuoco e si avvicinò titubante. Il ragazzo che aveva davanti non era molto alto ed era magro, minuto nel complesso, ma con spalle ben solide e tonde anche se piccole;attirarono la sua attenzione i capelli biondo scuro lunghi fino a poco sotto le orecchie e spettinati, gli occhi azzurri e il sorriso smagliante, che aveva contribuito a formare delle piccole rughe d’espressione intorno alle labbra. “Mark?!” sussurrò appena, sbigottito. Possibile che, in quindici anni, il suo migliore amico fosse...Ringiovanito?!Gli sembrò di tornare indietro al 1995 quando il ragazzo in questione gli saltò al collo, ridendo.“Zio Robbie!” esclamò, battendogli una mano sulla schiena, alzandosi sulle punte. Zio Robbie?!Cioè, vuol dire che il clone di Mark era...“Elwood?!” esclamò, fissandolo sbalordito. Il ragazzo annuì allegramente, sorridendo “Proprio io!”.Sul viso di Robbie si colorò un grosso sorriso “Per l’amor del cielo, Elwood!!” esclamò, abbracciandolo energicamente. Ma certo, che cretino che era stato! “Come sei cresciuto, è incredibile!” continuò, entusiasta “Sei la fotocopia di tuo padre!” gli disse “Non..Non credevo ti ricordassi di me” aggiunse infine, sentendo gli occhi pizzicargli. “Come potevo dimenticarmi di te?!” fece incredulo “Sei lo zio Rob! Avevo già sei anni l’ultima volta che ti ho visto...E poi papà ha foto di te insieme a tutta la banda sparse per casa!” concluse con un sorriso. Robbie sentì di nuovo le lacrime fare capolino;allora non si erano dimenticati di lui! Mentre andavano in ospedale e Elwood non smetteva per un attimo di parlare, continuò a pensare che doveva assolutamente recuperare il tempo perso. E avrebbe cominciato da subito!
In sala d’attesa, la tensione era palpabile. L’operazione si era conclusa e il medico li aveva rassicurati, dicendo che era andato tutto bene ed erano riusciti ad asportare tutta la massa anomala con successo. Ora dovevano superare l’ultimo scoglio:l’analisi. Daniel sbuffò nervoso, pensando che quella mezz’ora che era passata gli sembrava più lunga di una giornata intera. Accanto a lui, Willow gli prese la mano e la strinse. Daniel alzò lo sguardo verso di lei e le sorrise. “Lo sai, vero, che sono qui accanto a te?” gli chiese, arrossendo leggermente. Daniel sorrise a sua volta “Lo so, Will” le disse dolcemente, prendendole il mento con due dita e posando le labbra sulle sue. Daisy, seduta tra i suoi fratelli maggiori, batteva i piedi a terra nervosamente e si chiedeva come mai, tra tutti quelli che potevano offrirsi di andare a prendere Robbie all’aeroporto, si era offerto proprio Elwood. Le sarebbe piaciuto averlo accanto a sé in quel momento, e sentirsi coccolata come probabilmente si stava sentendo Willow in quel momento. Finalmente, il medico che aveva operato Gary fece capolino sul corridoio della sala d’aspetto e fece segno a Dawn di avvicinarsi. Lei guardò brevemente Emma per cercare un po’ di conforto, prima di alzarsi e dirigersi verso l’uomo col camice bianco. Mark deglutì mentre fissava attentamente la reazione di Dawn:aveva ascoltato attentamente, poi si era portata una mano alla bocca e aveva pianto. Un grosso nodo iniziò a formarsi alla bocca dello stomaco di Mark, che fissò Howard e Jason per cercare di leggere i loro pensieri. Poi, non appena Dawn si avvicinò di nuovo a loro, si rese conto che le sue erano lacrime di gioia, e tirò un sospiro di sollievo. “Era solo un polipo!Niente di grave!” annunciò, tentando di contenere l’enorme sollievo che aveva dentro. Daniel, Emily e Daisy si avventarono su di lei, abbracciandola contenti. Mark socchiuse gli occhi e sorrise, sentendosi finalmente rilassato dopo dei giorni d’inferno.
Robbie seguì Elwood all’interno del reparto di chirurgia teso come una corda di violino. Una cosa se la ricordava bene:il traffico Londinese era veramente insopportabile, soprattutto quando si aveva maledettamente fretta!Appena arrivarono in fondo al corridoio, vide un gruppo di persone parlare sottovoce e si bloccò, mentre Elwood corse incontro ad una ragazza bionda che gli saltò in braccio, stringendolo. Robbie studiò le persone che sapeva avrebbe riconosciuto subito. In piedi a pochi centimetri da lui con in mano un bicchierino di the, c’era un uomo esile ed alto coi capelli corvini arruffati ed appena striati di grigio:era Jason, raffinato ed elegante come sempre. Vicino a Jason, seduto scomposto con le gambe accavallate e l’espressione sorniona, c’era Howard:avrebbe riconosciuto quei capelli folti e ricci tra mille. Finalmente, si focalizzò sul piccolo uomo che si stava avvicinando a lui con un grosso sorriso e i capelli spettinati ad arte. Si ritrovò a pensare che Mark non fosse invecchiato per nulla:gli occhi azzurri erano rimasti vispi e i capelli folti e castani. Si fermò di fronte a lui, emozionato. “Rob..” sussurrò, quasi come se non potesse credere che lui fosse davvero lì con loro. Robbie alzò le braccia “Te l’avevo promesso che sarei venuto” disse solamente. Mark lo abbracciò istintivamente, stringendolo forse troppo forte. Robbie ricambiò l’abbraccio incredulo, sentendo le lacrime scendere dagli occhi verdi. “Gary sta bene, Rob!Non era nulla di grave” trovò la lucidità di dirgli. I singhiozzi di Robbie si fecero più forti. Mark si ritrovò a sorridere, commosso “Dai Rob, non fare così!” gli disse allegro. Robbie sorrise, suo malgrado “Lo sai che non sono forte come voglio far credere a tutti!” si giustificò, asciugandosi gli occhi col dorso della mano. “L’importante è che sei qui” gli disse Howard, appoggiandogli una mano sulla spalla. Robbie si voltò a guardare lui e Jason, che si erano avvicinati. Sì, era quello l’importante.

“You think that I’m strong, you’re wrong, you’re wrong.” (R. Williams)

Robbie si sporse tra la folla che riempiva l’aeroporto quella mattina. Guardò l’orologio nervoso:Gary doveva essere già entrato in sala operatoria, maledizione!Voleva assolutamente esserci non appena fosse stato cosciente. Doveva sapere che era tornato per lui...Doveva sapere che non voleva più scappare!Ne aveva parlato con Ayda, la sera prima di partire, e avevano deciso che comprare casa a Londra era la cosa migliore. Non voleva trasferirsi in maniera definitiva, di quello ne era più che certo..Ma la conversazione che aveva avuto con Mark pochi giorni prima lo aveva convinto che avere una base anche in Inghilterra era la cosa migliore. Non sapeva con esattezza come mai non si era più fatto vivo, dopo quello che era successo a lui e ad Ayda. Certo, si era fatto sentire qualche volta, ma non aveva più avuto il coraggio di tornare. Forse perché il ricordo di lui e sua moglie che fantasticavano di come avrebbe potuto essere loro figlio mentre aspettavano Natale a Londra era troppo doloroso. Stava di fatto che il tempo era passato, le ferite erano state curate, e lui e Ayda erano più forti di prima. E pensò che non sarebbe mai riuscito a perdonarsi il fatto di essere mancato per tutti quegli anni, quando magari i suoi amici avevano avuto bisogno di lui. Beh, stavolta non sarebbe scappato!Si alzò di nuovo tra la folla per vedere se gli avevano davvero mandato qualcuno per accompagnarlo, e vide un ragazzo agitarsi in lontananza e chiamare il suo nome. Socchiuse meglio gli occhi per mettere a fuoco e si avvicinò titubante. Il ragazzo che aveva davanti non era molto alto ed era magro, minuto nel complesso, ma con spalle ben solide e tonde anche se piccole;attirarono la sua attenzione i capelli biondo scuro lunghi fino a poco sotto le orecchie e spettinati, gli occhi azzurri e il sorriso smagliante, che aveva contribuito a formare delle piccole rughe d’espressione intorno alle labbra. “Mark?!” sussurrò appena, sbigottito. Possibile che, in quindici anni, il suo migliore amico fosse...Ringiovanito?!Gli sembrò di tornare indietro al 1995 quando il ragazzo in questione gli saltò al collo, ridendo.“Zio Robbie!” esclamò, battendogli una mano sulla schiena, alzandosi sulle punte. Zio Robbie?!Cioè, vuol dire che il clone di Mark era...“Elwood?!” esclamò, fissandolo sbalordito. Il ragazzo annuì allegramente, sorridendo “Proprio io!”.Sul viso di Robbie si colorò un grosso sorriso “Per l’amor del cielo, Elwood!!” esclamò, abbracciandolo energicamente. Ma certo, che cretino che era stato! “Come sei cresciuto, è incredibile!” continuò, entusiasta “Sei la fotocopia di tuo padre!” gli disse “Non..Non credevo ti ricordassi di me” aggiunse infine, sentendo gli occhi pizzicargli. “Come potevo dimenticarmi di te?!” fece incredulo “Sei lo zio Rob! Avevo già sei anni l’ultima volta che ti ho visto...E poi papà ha foto di te insieme a tutta la banda sparse per casa!” concluse con un sorriso. Robbie sentì di nuovo le lacrime fare capolino;allora non si erano dimenticati di lui! Mentre andavano in ospedale e Elwood non smetteva per un attimo di parlare, continuò a pensare che doveva assolutamente recuperare il tempo perso. E avrebbe cominciato da subito!

In sala d’attesa, la tensione era palpabile. L’operazione si era conclusa e il medico li aveva rassicurati, dicendo che era andato tutto bene ed erano riusciti ad asportare tutta la massa anomala con successo. Ora dovevano superare l’ultimo scoglio:l’analisi. Daniel sbuffò nervoso, pensando che quella mezz’ora che era passata gli sembrava più lunga di una giornata intera. Accanto a lui, Willow gli prese la mano e la strinse. Daniel alzò lo sguardo verso di lei e le sorrise. “Lo sai, vero, che sono qui accanto a te?” gli chiese, arrossendo leggermente. Daniel sorrise a sua volta “Lo so, Will” le disse dolcemente, prendendole il mento con due dita e posando le labbra sulle sue. Daisy, seduta tra i suoi fratelli maggiori, batteva i piedi a terra nervosamente e si chiedeva come mai, tra tutti quelli che potevano offrirsi di andare a prendere Robbie all’aeroporto, si era offerto proprio Elwood. Le sarebbe piaciuto averlo accanto a sé in quel momento, e sentirsi coccolata come probabilmente si stava sentendo Willow in quel momento. Finalmente, il medico che aveva operato Gary fece capolino sul corridoio della sala d’aspetto e fece segno a Dawn di avvicinarsi. Lei guardò brevemente Emma per cercare un po’ di conforto, prima di alzarsi e dirigersi verso l’uomo col camice bianco. Mark deglutì mentre fissava attentamente la reazione di Dawn:aveva ascoltato attentamente, poi si era portata una mano alla bocca e aveva pianto. Un grosso nodo iniziò a formarsi alla bocca dello stomaco di Mark, che fissò Howard e Jason per cercare di leggere i loro pensieri. Poi, non appena Dawn si avvicinò di nuovo a loro, si rese conto che le sue erano lacrime di gioia, e tirò un sospiro di sollievo. “Era solo un polipo!Niente di grave!” annunciò, tentando di contenere l’enorme sollievo che aveva dentro. Daniel, Emily e Daisy si avventarono su di lei, abbracciandola contenti. Mark socchiuse gli occhi e sorrise, sentendosi finalmente rilassato dopo dei giorni d’inferno.

Robbie seguì Elwood all’interno del reparto di chirurgia teso come una corda di violino. Una cosa se la ricordava bene:il traffico Londinese era veramente insopportabile, soprattutto quando si aveva maledettamente fretta!Appena arrivarono in fondo al corridoio, vide un gruppo di persone parlare sottovoce e si bloccò, mentre Elwood corse incontro ad una ragazza bionda che gli saltò in braccio, stringendolo. Robbie studiò le persone che sapeva avrebbe riconosciuto subito. In piedi a pochi centimetri da lui con in mano un bicchierino di the, c’era un uomo esile ed alto coi capelli corvini arruffati ed appena striati di grigio:era Jason, raffinato ed elegante come sempre. Vicino a Jason, seduto scomposto con le gambe accavallate e l’espressione sorniona, c’era Howard:avrebbe riconosciuto quei capelli folti e ricci tra mille. Finalmente, si focalizzò sul piccolo uomo che si stava avvicinando a lui con un grosso sorriso e i capelli spettinati ad arte. Si ritrovò a pensare che Mark non fosse invecchiato per nulla:gli occhi azzurri erano rimasti vispi e i capelli folti e castani. Si fermò di fronte a lui, emozionato. “Rob..” sussurrò, quasi come se non potesse credere che lui fosse davvero lì con loro. Robbie alzò le braccia “Te l’avevo promesso che sarei venuto” disse solamente. Mark lo abbracciò istintivamente, stringendolo forse troppo forte. Robbie ricambiò l’abbraccio incredulo, sentendo le lacrime scendere dagli occhi verdi. “Gary sta bene, Rob!Non era nulla di grave” trovò la lucidità di dirgli. I singhiozzi di Robbie si fecero più forti. Mark si ritrovò a sorridere, commosso “Dai Rob, non fare così!” gli disse allegro. Robbie sorrise, suo malgrado “Lo sai che non sono forte come voglio far credere a tutti!” si giustificò, asciugandosi gli occhi col dorso della mano. “L’importante è che sei qui” gli disse Howard, appoggiandogli una mano sulla spalla. Robbie si voltò a guardare lui e Jason, che si erano avvicinati. Sì, era quello l’importante.

 


Ritorna all'indice


Capitolo 8
*** Ragazzi Innamorati ***


O8. Ragazzi Innamorati

 

"Amare è non avere più il sole che hanno tutti; si ha il proprio" (Marcel Jouhandeau)

 

Gary trovava quella situazione piuttosto strana. Non pretendeva certo che gli fosse spiegata però, sicuramente. Si sentiva già abbastanza fortunato, non aveva nessun bisogno di complicare le cose! Era proprio vero che invecchiando si diventa saggi. Appena vent’anni prima non avrebbe esitato a chiedere spiegazioni sul perché e il percome Robbie si trovava lì con loro, quella sera. In quel momento, invece, era solo contento che si trovasse lì e basta. Si ritrovò a studiarlo, nel corso della serata che stravano trascorrendo tutti insieme, e riuscì a capire che non era affatto cambiato:forse era maturato, invecchiato se avesse dovuto usare una brutta parola, ma non di certo cambiato. I capelli corti, con qualche leggera striatura di grigio fra il nero corvino, facevano da cornice alla solita faccia da schiaffi, e gli occhi verdi chiari intensi e marpioni detenevano ancora il loro famoso primato. Capì di essere maledettamente curioso di sapere cosa avesse fatto in tutti quegli anni lontano da loro, se fosse stato sereno...E, soprattutto, cosa avesse intenzione di fare. Gliel’avrebbe sicuramente chiesto. Un’altra volta, però, adesso voleva solo godersi la serata e stare bene. Ne aveva decisamente bisogno! 

“E’ proprio forte tuo figlio, Mark!” stava dicendo intanto Robbie, ignaro degli studi silenziosi di Gary. Mark si ritrovò a ridere, suo malgrado “Eh, sì... Elwood è un po’ strano!” tentò di giustificarsi, chiaramente imbarazzato. “Non devi arrossire, per diamine, Owen! E’ un ragazzo in gamba!” gli disse Robbie, mollandogli una potente pacca sulla schiena e facendolo tossire “E’ stato davvero esemplare con me in aeroporto!”.Mark lo guardò, tra il confuso e il divertito “Dici sul serio?!”.Robbie annuì con vigore “Assolutamente! Non potevo aspettarmi un’accoglienza migliore!”.Lui tirò un sospiro di sollievo “Menomale! Sai, solitamente Elwood non fa proprio...Ecco...Una buona impressione!” annaspò, cercando di non essere troppo duro con suo figlio. “Dimentichi che io sono Robbie Williams, amico!” gli ricordò “Per me sfacciato è bello!”.Mark scosse la testa, portando gli occhi al cielo “Ecco, lo sapevo che c’era qualcosa di strano!”.Gary scoppiò a ridere all’improvviso “Io l’ho avvertito subito quando mi hanno detto quanto mia figlia fosse avvinghiata a lui!”. Mark gli lanciò uno sguardo malizioso “Di chi è la figlia piccola e femmina ‘sta volta, Gary?” chiese, scatenando l’ilarità di tutti. Nel frattempo, il padrone di casa era arrivato con una bottiglia di spumante e la aveva posata sul tavolo insieme a cinque bicchieri. “Che meravigliosa idea, Jay!” lo acclamò Howard con un grosso sorriso. “Di solito Katherine non mi permette di tirarla fuori, ma visto che in questo momento è fuori con le altre signore..” disse con un grosso sorriso. “Queste mogli ci faranno impazzire!” commentò Howard scotendo la testa comicamente ed afferrando il suo bicchiere pieno. Robbie si alzò in piedi, una volta che tutti e cinque ebbero il loro bicchiere “Bene! Direi che ci sono parecchie cose alle quali dobbiamo brindare questa sera. La prima, è che finalmente anche io e Mark possiamo brindare con qualcosa di diverso dal latte!” disse, scatenando le risate generali. Poi, tornò serio “Dobbiamo brindare a Gary, che fortunatamente sta bene; a Willow e Daniel, che fra pochi mesi si prenderanno l’impegno più importante della loro vita... E perché no, io direi di brindare anche a noi cinque!” disse, alzando il bicchiere “A noi. Che il tempo non ha diviso, nonostante tutto e tutti”.Mark, Gary, Howard e Jason alzarono i loro bicchieri e li fecero tintinnare. “A noi!” dissero all’unisono.
Elwood si sistemò il collo della camicia bianca che aveva messo sotto il gilet blu e fece un lungo respiro. Poi, suonò il campanello, aspettando che qualcuno venisse ad aprire. Daisy non lo fece attendere nemmeno qualche secondo, apparendo dietro la porta d’entrata, fasciata in un paio di jeans aderenti e in una canottiera nera lucida sotto una giacchetta leggera. Elwood riuscì a stento a trattenersi dal fischiare, sorridendo invece “Ciao!”. Daisy si sentì lievemente in imbarazzo sotto il suo sguardo intenso “Ciao..” riuscì a dire. “Sei bellissima” le disse lui, togliendo l’imbarazzo che si era creato e porgendole un mazzo di fiori “Lo so che, probabilmente, sto facendo la figura del vecchio antiquato, ma questi sono per te”.Daisy scosse la testa “I fiori non sono mai antiquati, sei stato molto carino” rientrò per un attimo in casa “Prendo la borsa e arrivo!”.Elwood annuì brevemente, affondando le mani in tasca e voltandosi verso il giardino. Sentiva il cuore rimbombargli nel petto e pulsargli nelle orecchie;eppure quella non era la prima ragazza con cui usciva. Anzi, da quando era diventato famoso le ragazze facevano carte false per andare a letto con lui. Ma quella volta era diverso;Daisy era diversa. Voleva con tutto sé stesso che le cose andassero bene. La ragazza uscì definitivamente chiudendo la porta di casa e gli si avvicinò, stampandogli un bacio sulle labbra. Elwood la guardò sorpreso, sorridendole. “Era meglio togliercelo subito. Abbiamo evitato un bel po’ di imbarazzo, sappilo!” disse lei facendo spallucce. Era strana, Daisy;poteva dare l’impressione che non gliene importasse niente di una cosa, fare la dura, ma in realtà si capiva lontano un miglio che ci teneva da morire. Elwood decise che, per quella sera, avrebbe lasciato da parte tutte le preoccupazioni e avrebbe solo passato del tempo piacevole. E pensò che fosse la decisione giusta, mentre Daisy gli sorrideva e gli prendeva la mano.
Daniel arrivò a casa dal lavoro stanco morto. Ringraziò che non ci fosse nessuno in casa:sua madre era fuori con le sue amiche, suo padre con Mark e gli altri, Daisy aveva un appuntamento con Elwood ed Emily era via per lavoro. Sorrise soddisfatto:avrebbe potuto riposarsi!Magari avrebbe chiamato Willow e si sarebbero guardati un film insieme. Quando arrivò davanti alla porta d’entrata, però, il sorriso gli morì sulle labbra:la porta era aperta. Possibile che qualcuno fosse ancora a casa?!O magari erano i ladri?! Entrò con cautela, chiudendosi la porta alle spalle cercando di non fare rumore. Notò che la luce nella sua camera da letto doveva essere rimasta accesa, e salì le scale per controllare. Quando arrivò davanti alla porta capì come mai la porta di casa era aperta. Non erano i ladri;era qualcosa di decisamente più piacevole. Willow era di fronte a lui, con indosso solo delle calze autoreggenti nere, degli slip decisamente ridotti e la magliettina corta nera con la scritta rosa “Junkie’s baddy powder”.Si morse il labbro inferiore, sorridendo compiaciuto. “E’ parecchio tempo che la sto aspettando, signor Barlow..” gli disse la sua fidanzata con fare suadente, avvicinandosi lentamente. “Lo sa che non è buona educazione far aspettare una signora?” gli chiese, dandogli un buffetto sul naso. Daniel sorrise malizioso “E lei lo sa che non è educazione immettersi di nascosto in casa d’altri?”.I grossi occhi azzurri di Willow assunsero un’espressione desolata e lei si allontanò da lui “Oddio..” mormorò “Scusami, Dan!Ho fatto una stupidaggine!”.Daniel la osservò basito, mentre si sedeva sul letto e nascondeva il viso tra le mani. “Will, ma cosa ti prende?!” le chiese, avvicinandosi. Lei scosse la testa desolata “Mi dispiace, ho messo in scena questa pagliacciata, e tu sei stanco, e hai appena superato un momento difficile, e..”.Non riuscì a finire la frase perché le labbra di Daniel erano già premute sulle sue. Daniel la osservò:i capelli rossi scompigliati alla flebile luce della lampada erano ancora più lucidi e morbidi all’apparenza...Era bellissima, nulla di più. Si staccò dalle sue labbra per un attimo, tenendole il viso con le mani “Stammi a sentire, Will:punto uno, questa non è una pagliacciata;punto due, potrei essere l’uomo più stanco della Terra, che non sarei comunque mai stanco di te;punto terzo, è vero, ho appena superato un momento difficile...Ma sarebbe stato cento volte peggiore senza di te!” vide Willow sorridere dolcemente e continuò “E...Punto quarto:sei la cosa più bella e sexy che abbia mai visto...Non puoi farmi vedere la torta e non farmela assaggiare!”.La vide ridere di gusto e si avventò su di lei, interrompendo la sua risata con un bacio ricco di passione. Willow lo liberò velocemente dai vestiti, esplorando ogni singola parte del suo corpo, sperimentando. Credette di impazzire quando la sentì sostare con le labbra sul basso ventre;fu allora che si ricordò che lei, se pur poco, era ancora vestita. La ribaltò sotto di sé, spogliandola agilmente e con impazienza. Quando, finalmente, furono entrambi liberi dal peso dei vestiti e a pochi centimetri l’uno dall’altra, Willow lo guardò intensamente negli occhi verdi. “Dan...Dimmi, c’era anche un punto quinto?” gli chiese, col fiato spezzato. Daniel sorrise “Sì, c’era. Ti amo, Willow”.Furono le ultime parole che Willow riuscì a cogliere e a capire. Dopo furono solo sensazioni, carezze, vicinanza. Passione. Tanta passione. 

Gary trovava quella situazione piuttosto strana. Non pretendeva certo che gli fosse spiegata però, sicuramente. Si sentiva già abbastanza fortunato, non aveva nessun bisogno di complicare le cose! Era proprio vero che invecchiando si diventa saggi. Appena vent’anni prima non avrebbe esitato a chiedere spiegazioni sul perché e il percome Robbie si trovava lì con loro, quella sera. In quel momento, invece, era solo contento che si trovasse lì e basta. Si ritrovò a studiarlo, nel corso della serata che stravano trascorrendo tutti insieme, e riuscì a capire che non era affatto cambiato:forse era maturato, invecchiato se avesse dovuto usare una brutta parola, ma non di certo cambiato. I capelli corti, con qualche leggera striatura di grigio fra il nero corvino, facevano da cornice alla solita faccia da schiaffi, e gli occhi verdi chiari intensi e marpioni detenevano ancora il loro famoso primato. Capì di essere maledettamente curioso di sapere cosa avesse fatto in tutti quegli anni lontano da loro, se fosse stato sereno...E, soprattutto, cosa avesse intenzione di fare. Gliel’avrebbe sicuramente chiesto. Un’altra volta, però, adesso voleva solo godersi la serata e stare bene. Ne aveva decisamente bisogno! “E’ proprio forte tuo figlio, Mark!” stava dicendo intanto Robbie, ignaro degli studi silenziosi di Gary. Mark si ritrovò a ridere, suo malgrado “Eh, sì... Elwood è un po’ strano!” tentò di giustificarsi, chiaramente imbarazzato. “Non devi arrossire, per diamine, Owen! E’ un ragazzo in gamba!” gli disse Robbie, mollandogli una potente pacca sulla schiena e facendolo tossire “E’ stato davvero esemplare con me in aeroporto!”.Mark lo guardò, tra il confuso e il divertito “Dici sul serio?!”.Robbie annuì con vigore “Assolutamente! Non potevo aspettarmi un’accoglienza migliore!”.Lui tirò un sospiro di sollievo “Menomale! Sai, solitamente Elwood non fa proprio...Ecco...Una buona impressione!” annaspò, cercando di non essere troppo duro con suo figlio. “Dimentichi che io sono Robbie Williams, amico!” gli ricordò “Per me sfacciato è bello!”.Mark scosse la testa, portando gli occhi al cielo “Ecco, lo sapevo che c’era qualcosa di strano!”.Gary scoppiò a ridere all’improvviso “Io l’ho avvertito subito quando mi hanno detto quanto mia figlia fosse avvinghiata a lui!”. Mark gli lanciò uno sguardo malizioso “Di chi è la figlia piccola e femmina ‘sta volta, Gary?” chiese, scatenando l’ilarità di tutti. Nel frattempo, il padrone di casa era arrivato con una bottiglia di spumante e la aveva posata sul tavolo insieme a cinque bicchieri. “Che meravigliosa idea, Jay!” lo acclamò Howard con un grosso sorriso. “Di solito Katherine non mi permette di tirarla fuori, ma visto che in questo momento è fuori con le altre signore..” disse con un grosso sorriso. “Queste mogli ci faranno impazzire!” commentò Howard scotendo la testa comicamente ed afferrando il suo bicchiere pieno. Robbie si alzò in piedi, una volta che tutti e cinque ebbero il loro bicchiere “Bene! Direi che ci sono parecchie cose alle quali dobbiamo brindare questa sera. La prima, è che finalmente anche io e Mark possiamo brindare con qualcosa di diverso dal latte!” disse, scatenando le risate generali. Poi, tornò serio “Dobbiamo brindare a Gary, che fortunatamente sta bene; a Willow e Daniel, che fra pochi mesi si prenderanno l’impegno più importante della loro vita... E perché no, io direi di brindare anche a noi cinque!” disse, alzando il bicchiere “A noi. Che il tempo non ha diviso, nonostante tutto e tutti”.Mark, Gary, Howard e Jason alzarono i loro bicchieri e li fecero tintinnare. “A noi!” dissero all’unisono.

Elwood si sistemò il collo della camicia bianca che aveva messo sotto il gilet blu e fece un lungo respiro. Poi, suonò il campanello, aspettando che qualcuno venisse ad aprire. Daisy non lo fece attendere nemmeno qualche secondo, apparendo dietro la porta d’entrata, fasciata in un paio di jeans aderenti e in una canottiera nera lucida sotto una giacchetta leggera. Elwood riuscì a stento a trattenersi dal fischiare, sorridendo invece “Ciao!”. Daisy si sentì lievemente in imbarazzo sotto il suo sguardo intenso “Ciao..” riuscì a dire. “Sei bellissima” le disse lui, togliendo l’imbarazzo che si era creato e porgendole un mazzo di fiori “Lo so che, probabilmente, sto facendo la figura del vecchio antiquato, ma questi sono per te”.Daisy scosse la testa “I fiori non sono mai antiquati, sei stato molto carino” rientrò per un attimo in casa “Prendo la borsa e arrivo!”.Elwood annuì brevemente, affondando le mani in tasca e voltandosi verso il giardino. Sentiva il cuore rimbombargli nel petto e pulsargli nelle orecchie;eppure quella non era la prima ragazza con cui usciva. Anzi, da quando era diventato famoso le ragazze facevano carte false per andare a letto con lui. Ma quella volta era diverso;Daisy era diversa. Voleva con tutto sé stesso che le cose andassero bene. La ragazza uscì definitivamente chiudendo la porta di casa e gli si avvicinò, stampandogli un bacio sulle labbra. Elwood la guardò sorpreso, sorridendole. “Era meglio togliercelo subito. Abbiamo evitato un bel po’ di imbarazzo, sappilo!” disse lei facendo spallucce. Era strana, Daisy;poteva dare l’impressione che non gliene importasse niente di una cosa, fare la dura, ma in realtà si capiva lontano un miglio che ci teneva da morire. Elwood decise che, per quella sera, avrebbe lasciato da parte tutte le preoccupazioni e avrebbe solo passato del tempo piacevole. E pensò che fosse la decisione giusta, mentre Daisy gli sorrideva e gli prendeva la mano.

Daniel arrivò a casa dal lavoro stanco morto. Ringraziò che non ci fosse nessuno in casa:sua madre era fuori con le sue amiche, suo padre con Mark e gli altri, Daisy aveva un appuntamento con Elwood ed Emily era via per lavoro. Sorrise soddisfatto:avrebbe potuto riposarsi!Magari avrebbe chiamato Willow e si sarebbero guardati un film insieme. Quando arrivò davanti alla porta d’entrata, però, il sorriso gli morì sulle labbra:la porta era aperta. Possibile che qualcuno fosse ancora a casa?!O magari erano i ladri?! Entrò con cautela, chiudendosi la porta alle spalle cercando di non fare rumore. Notò che la luce nella sua camera da letto doveva essere rimasta accesa, e salì le scale per controllare. Quando arrivò davanti alla porta capì come mai la porta di casa era aperta. Non erano i ladri;era qualcosa di decisamente più piacevole. Willow era di fronte a lui, con indosso solo delle calze autoreggenti nere, degli slip decisamente ridotti e la magliettina corta nera con la scritta rosa “Junkie’s baddy powder”.Si morse il labbro inferiore, sorridendo compiaciuto. “E’ parecchio tempo che la sto aspettando, signor Barlow..” gli disse la sua fidanzata con fare suadente, avvicinandosi lentamente. “Lo sa che non è buona educazione far aspettare una signora?” gli chiese, dandogli un buffetto sul naso. Daniel sorrise malizioso “E lei lo sa che non è educazione immettersi di nascosto in casa d’altri?”.I grossi occhi azzurri di Willow assunsero un’espressione desolata e lei si allontanò da lui “Oddio..” mormorò “Scusami, Dan!Ho fatto una stupidaggine!”.Daniel la osservò basito, mentre si sedeva sul letto e nascondeva il viso tra le mani. “Will, ma cosa ti prende?!” le chiese, avvicinandosi. Lei scosse la testa desolata “Mi dispiace, ho messo in scena questa pagliacciata, e tu sei stanco, e hai appena superato un momento difficile, e..”.Non riuscì a finire la frase perché le labbra di Daniel erano già premute sulle sue. Daniel la osservò:i capelli rossi scompigliati alla flebile luce della lampada erano ancora più lucidi e morbidi all’apparenza...Era bellissima, nulla di più. Si staccò dalle sue labbra per un attimo, tenendole il viso con le mani “Stammi a sentire, Will:punto uno, questa non è una pagliacciata;punto due, potrei essere l’uomo più stanco della Terra, che non sarei comunque mai stanco di te;punto terzo, è vero, ho appena superato un momento difficile...Ma sarebbe stato cento volte peggiore senza di te!” vide Willow sorridere dolcemente e continuò “E...Punto quarto:sei la cosa più bella e sexy che abbia mai visto...Non puoi farmi vedere la torta e non farmela assaggiare!”.La vide ridere di gusto e si avventò su di lei, interrompendo la sua risata con un bacio ricco di passione. Willow lo liberò velocemente dai vestiti, esplorando ogni singola parte del suo corpo, sperimentando. Credette di impazzire quando la sentì sostare con le labbra sul basso ventre;fu allora che si ricordò che lei, se pur poco, era ancora vestita. La ribaltò sotto di sé, spogliandola agilmente e con impazienza. Quando, finalmente, furono entrambi liberi dal peso dei vestiti e a pochi centimetri l’uno dall’altra, Willow lo guardò intensamente negli occhi verdi. “Dan...Dimmi, c’era anche un punto quinto?” gli chiese, col fiato spezzato. Daniel sorrise “Sì, c’era. Ti amo, Willow”.Furono le ultime parole che Willow riuscì a cogliere e a capire. Dopo furono solo sensazioni, carezze, vicinanza. Passione. Tanta passione. 

 

Ritorna all'indice


Capitolo 9
*** Gelosia ***


09. Gelosia

"La gelosia quando arriva non va più via, col silenzio tu mi rispondi che, col tuo pianto tu mi rispondi che, coi tuoi occhi tu mi rispondi che lo sai..." (Adriano Celentano)


 

 

Willow si voltò dalla parte di Daniel, ancora addormentato, ed iniziò a passargli le dita tra i capelli. Lui strizzò gli occhi e se li stropicciò, facendo un lungo sbadiglio. Willow si portò una mano alla bocca per trattenere una risata “Buongiorno, Finezza!” lo prese in giro, dandogli un bacio leggero sulla guancia. Daniel la guardò divertito con lo sguardo assonnato, stiracchiandosi ancora un attimo “Buongiorno..” biascicò, prima di ricadere tra i cuscini. Willow si lasciò cadere su di lui, sbuffando “Dai, Dan, è tardi!Svegliati!”. “Sono sveglissimo..” replicò brevemente lui, tenendo gli occhi chiusi. Willow scosse la testa divertita “Scendo a preparare la colazione intanto che torni tra noi!”, si infilò gli slip, la camicia di Daniel abbandonata sul tappeto e scese le scale di corsa. Quando Daniel apparve in cucina, decisamente ancora assonnato, lei era indaffarata a rigirare le uova strapazzate. Daniel la abbracciò da dietro e le diede un bacio sulla guancia “Che profumo!”.Willow si lasciò scappare una risatina “Mi spiace se il profumo è buono, ma mi sa che sono un po’ diverse dalle uova di tua mamma!” disse mordendosi le labbra. “Oh, ma non fa niente!” la rassicurò Daniel “Abbiamo le ciambelle!” disse contento, mostrandole un vassoio coperto da della carta bianca. “A proposito” disse poi una volta che furono seduti a mangiare “I miei non sono rientrati stanotte... Pensi che sia successo qualcosa?”.Willow scosse la testa “No, sapevano che volevo farti una sorpresa e così sono rimasti fuori a dormire” disse sorridendo. Daniel le diede un buffetto sul naso “Ma che organizzazione!” la prese in giro sorridendo. “Modestamente...” fece finta di vantarsi “Se vuoi sapere di Daisy, invece, la ho sentita rientrare stanotte...Saranno state circa le 4.00”.Daniel strabuzzò gli occhi “Le 4.00?!Bisognerà che faccia ad Elwood un bel discorsetto!”.Willow rise divertita “Avanti, lasciali stare...E’ l’amore!” concluse, stampandogli un bacio sulla bocca. Daniel guardò l’orologio “Oddio! Sono le 8.30, tra mezz’ora ho un appuntamento in ufficio con...” si bloccò, sperando che Willow ci passasse sopra. “Con..?” chiese invece, inarcando le sopracciglia. “Con un cliente” disse sorridendo. “Oh, Daniel, non mi intorti. Lo so che hai un appuntamento con Grace Donald” disse lei, iniziando a mettere a posto “Non vedo come mai tu me lo debba nascondere”.Daniel sbuffò “E’ stata Emily a dirtelo, vero?”.Willow annuì “Eh sì, e se devo essere sincera mi è dispiaciuto che sia stata lei a dirmelo e non tu”.Daniel si morse il labbro inferiore “Non volevo che ti facessi strane idee”.Lei lo guardò di traverso “Beh, invece così me le sono fatte eccome!” disse, iniziando ad innervosirsi. Daniel le si avvicinò, cercando di abbracciarla “Dai, Will, è solo lavoro, e tu lo sai!”.Lei incrociò le braccia al petto “Non penso che anche per lei sia la stessa cosa” disse a mezza voce “Andiamo, lo sappiamo tutti che Grace ti ha sempre puntato, le brucia che io e te stiamo insieme!” affermò più decisa “Mi crede una ragazzina, pensa che a te serva una donna...Come lei”. Lui la voltò verso di sé “Ma questo è quello che pensa lei, Will, non quello che penso io!”. “E poi, insomma, basta guardarla!” continuò lei imperterrita “Ha un corpo perfetto e marmoreo, dei capelli castani che brillano come dei diamanti e degli occhi che sembrano due fari azzurri!E io?!Io sono solo...”. “Tu sei solo la ragazza più bella che io abbia mai visto” la interruppe Daniel “Hai dei capelli rossi che sono una meraviglia, degli occhi azzurri che esprimono una dolcezza infinita, la pelle chiara e morbida..” le prese la guancia per farsi guardare “E il tuo sorriso, Will:è il più bello del mondo”.Willow abbassò lo sguardo, arrossendo leggermente “Quello è merito del mio papà”. Daniel la avvicinò a sé e la baciò. “Io ti amo, Will, amo solo te. Lo sai questo?”.Willow annuì “Sì, lo so. Scusami se sono stata gelosa..”.Daniel scosse la testa “Vuol dire che tieni a me” disse sorridendo. Lei annuì “Da morire”.
Daisy cadde a terra sfinita, alzando le braccia per dare delle arie alla spaccata con cui aveva concluso il suo numero. “Molto bene, Daisy” le disse la sua insegnante “Questo pezzo piacerà moltissimo al signor Cameron, praticamente sei già nella compagnia!”.Daisy si alzò a fatica, avvolgendosi il collo con un asciugamano “Grazie, Jessica, lo spero tanto!”. “Sei stata stupenda, Daisy!” disse un bel ragazzo moro avvicinandosi a lei con un sorriso. Daisy sorrise “Ti ringrazio, Justin. Sono contenta che ti sia piaciuto!”. Lui le sorrise sornione “A me quello che fai tu piace sempre, lo sai”.Daisy abbassò lo sguardo imbarazzata, schiarendosi la voce “Ehm...Grazie...”.Lui non si diede per vinto, e la seguì fino alla porta dello spogliatoio femminile “Sai...L’altro giorno ho realizzato che è un bel po’ che volevo chiederti una cosa” disse “..E che non te l’ho chiesta fin adesso perché avevo paura che rifiutassi...”.Daisy si morse il labbro, maledicendosi. “...Ma poi mi sono detto: ehi Justin, le ragazze impazziscono per te!Perché dovrebbe rifiutare?!” continuò lui “Quindi te lo chiedo:usciresti con me una di queste sere?”.Lei alzò gli occhi al cielo, cercando di non farsi scoprire “Ecco...E’ una proposta molto carina, Justin..”.Lui si appoggiò alla parete con una mano, avvicinandosi a lei “Allora dì di sì!” disse, facendole l’occhiolino. “Purtroppo devo rifiutare, però, perché vedi...Io ho già qualcuno con cui uscire la sera, e non vorrei uscire con nessun’altro che non sia lui!”.Elwood, che fino a quel momento era rimasto in disparte ad osservare la scena, si fece avanti. Non gli piaceva affatto come quel ragazzotto si atteggiava con la sua ragazza. “Amore!” disse ad alta voce, andandole in contro e stampandole un bacio appassionato sulla bocca. Justin sviò lo sguardo, grattandosi la nuca imbarazzato. “Justin, ti presento Elwood” disse Daisy orgogliosa “Elwood Owen”.Lui gli porse una mano riluttante “Capisco...Molto piacere!”. Elwood gli strinse la mano con aria di sfida:sì, ok, era più basso di lui, ma non per questo doveva essere sottovalutato. Justin ricambiò la stretta...Beh, ovviamente lui non poteva competere con una star della musica...No?! Però, mentre li guardava andare via mano nella mano, si disse che forse avrebbe potuto provarci.

Willow si voltò dalla parte di Daniel, ancora addormentato, ed iniziò a passargli le dita tra i capelli. Lui strizzò gli occhi e se li stropicciò, facendo un lungo sbadiglio. Willow si portò una mano alla bocca per trattenere una risata “Buongiorno, Finezza!” lo prese in giro, dandogli un bacio leggero sulla guancia. Daniel la guardò divertito con lo sguardo assonnato, stiracchiandosi ancora un attimo “Buongiorno..” biascicò, prima di ricadere tra i cuscini. Willow si lasciò cadere su di lui, sbuffando “Dai, Dan, è tardi!Svegliati!”. “Sono sveglissimo..” replicò brevemente lui, tenendo gli occhi chiusi. Willow scosse la testa divertita “Scendo a preparare la colazione intanto che torni tra noi!”, si infilò gli slip, la camicia di Daniel abbandonata sul tappeto e scese le scale di corsa. Quando Daniel apparve in cucina, decisamente ancora assonnato, lei era indaffarata a rigirare le uova strapazzate. Daniel la abbracciò da dietro e le diede un bacio sulla guancia “Che profumo!”.Willow si lasciò scappare una risatina “Mi spiace se il profumo è buono, ma mi sa che sono un po’ diverse dalle uova di tua mamma!” disse mordendosi le labbra. “Oh, ma non fa niente!” la rassicurò Daniel “Abbiamo le ciambelle!” disse contento, mostrandole un vassoio coperto da della carta bianca. “A proposito” disse poi una volta che furono seduti a mangiare “I miei non sono rientrati stanotte... Pensi che sia successo qualcosa?”.Willow scosse la testa “No, sapevano che volevo farti una sorpresa e così sono rimasti fuori a dormire” disse sorridendo. Daniel le diede un buffetto sul naso “Ma che organizzazione!” la prese in giro sorridendo. “Modestamente...” fece finta di vantarsi “Se vuoi sapere di Daisy, invece, la ho sentita rientrare stanotte...Saranno state circa le 4.00”.Daniel strabuzzò gli occhi “Le 4.00?!Bisognerà che faccia ad Elwood un bel discorsetto!”.Willow rise divertita “Avanti, lasciali stare...E’ l’amore!” concluse, stampandogli un bacio sulla bocca. Daniel guardò l’orologio “Oddio! Sono le 8.30, tra mezz’ora ho un appuntamento in ufficio con...” si bloccò, sperando che Willow ci passasse sopra. “Con..?” chiese invece, inarcando le sopracciglia. “Con un cliente” disse sorridendo. “Oh, Daniel, non mi intorti. Lo so che hai un appuntamento con Grace Donald” disse lei, iniziando a mettere a posto “Non vedo come mai tu me lo debba nascondere”.Daniel sbuffò “E’ stata Emily a dirtelo, vero?”.Willow annuì “Eh sì, e se devo essere sincera mi è dispiaciuto che sia stata lei a dirmelo e non tu”.Daniel si morse il labbro inferiore “Non volevo che ti facessi strane idee”.Lei lo guardò di traverso “Beh, invece così me le sono fatte eccome!” disse, iniziando ad innervosirsi. Daniel le si avvicinò, cercando di abbracciarla “Dai, Will, è solo lavoro, e tu lo sai!”.Lei incrociò le braccia al petto “Non penso che anche per lei sia la stessa cosa” disse a mezza voce “Andiamo, lo sappiamo tutti che Grace ti ha sempre puntato, le brucia che io e te stiamo insieme!” affermò più decisa “Mi crede una ragazzina, pensa che a te serva una donna...Come lei”. Lui la voltò verso di sé “Ma questo è quello che pensa lei, Will, non quello che penso io!”. “E poi, insomma, basta guardarla!” continuò lei imperterrita “Ha un corpo perfetto e marmoreo, dei capelli castani che brillano come dei diamanti e degli occhi che sembrano due fari azzurri!E io?!Io sono solo...”. “Tu sei solo la ragazza più bella che io abbia mai visto” la interruppe Daniel “Hai dei capelli rossi che sono una meraviglia, degli occhi azzurri che esprimono una dolcezza infinita, la pelle chiara e morbida..” le prese la guancia per farsi guardare “E il tuo sorriso, Will:è il più bello del mondo”.Willow abbassò lo sguardo, arrossendo leggermente “Quello è merito del mio papà”. Daniel la avvicinò a sé e la baciò. “Io ti amo, Will, amo solo te. Lo sai questo?”.Willow annuì “Sì, lo so. Scusami se sono stata gelosa..”.Daniel scosse la testa “Vuol dire che tieni a me” disse sorridendo. Lei annuì “Da morire”.

Daisy cadde a terra sfinita, alzando le braccia per dare delle arie alla spaccata con cui aveva concluso il suo numero. “Molto bene, Daisy” le disse la sua insegnante “Questo pezzo piacerà moltissimo al signor Cameron, praticamente sei già nella compagnia!”.Daisy si alzò a fatica, avvolgendosi il collo con un asciugamano “Grazie, Jessica, lo spero tanto!”. “Sei stata stupenda, Daisy!” disse un bel ragazzo moro avvicinandosi a lei con un sorriso. Daisy sorrise “Ti ringrazio, Justin. Sono contenta che ti sia piaciuto!”. Lui le sorrise sornione “A me quello che fai tu piace sempre, lo sai”.Daisy abbassò lo sguardo imbarazzata, schiarendosi la voce “Ehm...Grazie...”.Lui non si diede per vinto, e la seguì fino alla porta dello spogliatoio femminile “Sai...L’altro giorno ho realizzato che è un bel po’ che volevo chiederti una cosa” disse “..E che non te l’ho chiesta fin adesso perché avevo paura che rifiutassi...”.Daisy si morse il labbro, maledicendosi. “...Ma poi mi sono detto: ehi Justin, le ragazze impazziscono per te!Perché dovrebbe rifiutare?!” continuò lui “Quindi te lo chiedo:usciresti con me una di queste sere?”.Lei alzò gli occhi al cielo, cercando di non farsi scoprire “Ecco...E’ una proposta molto carina, Justin..”.Lui si appoggiò alla parete con una mano, avvicinandosi a lei “Allora dì di sì!” disse, facendole l’occhiolino. “Purtroppo devo rifiutare, però, perché vedi...Io ho già qualcuno con cui uscire la sera, e non vorrei uscire con nessun’altro che non sia lui!”.Elwood, che fino a quel momento era rimasto in disparte ad osservare la scena, si fece avanti. Non gli piaceva affatto come quel ragazzotto si atteggiava con la sua ragazza. “Amore!” disse ad alta voce, andandole in contro e stampandole un bacio appassionato sulla bocca. Justin sviò lo sguardo, grattandosi la nuca imbarazzato. “Justin, ti presento Elwood” disse Daisy orgogliosa “Elwood Owen”.Lui gli porse una mano riluttante “Capisco...Molto piacere!”. Elwood gli strinse la mano con aria di sfida:sì, ok, era più basso di lui, ma non per questo doveva essere sottovalutato. Justin ricambiò la stretta...Beh, ovviamente lui non poteva competere con una star della musica...No?! Però, mentre li guardava andare via mano nella mano, si disse che forse avrebbe potuto provarci.

 

 

Ritorna all'indice


Capitolo 10
*** La crepa ***


10. La crepa

 

 

"Il triangolo è una costruzione innocua solo in geometria." (Marilyn Monroe)

Willow e Daisy si scambiarono una rapida occhiata di fronte al pomposo abito da sposa che la commessa aveva portato;era inevitabile non pensarlo, sembrava una meringa gigante arrotolata nel tulle. Daisy scrutò la futura sposa con orrore:“Spero che tu non voglia proprio questo”.Sembrava più una minaccia che una domanda. Willow la fissò per qualche attimo, prima di scoppiare a ridere senza controllo, trascinandola con sé. Si asciugò una lacrima e guardò mortificata la commessa, che le stava scrutando con disappunto. “E’ cosciente del fatto che quest’abito è Dolce&Gabbana, vero?” le domandò. Willow annuì “Sì, certo, sono immensamente spiacente per la reazione!”,si affrettò a scusarsi. “E’ solo che non penso che quest’abito sia esattamente il mio genere” tentò timidamente. Daisy intervenne in suo aiuto “Vede, signorina, la mia amica è una ragazza molto elegante, ma estremamente semplice e sobria” sottolineò “Secondo me sarebbe meglio indirizzarsi su altre marche, come Chanel”.La ragazza assentì brevemente e lasciò la stanza con la meringa di tulle alla ricerca di un abito Chanel. Willow tirò un grosso respiro di sollievo:“Non sai quanto te ne sia grata!” le disse “Non avrei saputo esprimermi meglio”.Daisy sorrise soddisfatta “Ecco come mai ho insistito tanto che mi portassi con te a scegliere l’abito”.Willow sorrise “Non penso che avrei potuto divertirmi così tanto senza la mia migliore amica!” le disse sinceramente. Daisy le sorrise a sua volta, sospirando “Avresti mai pensato che saremmo state qui, subito dopo il diploma, a scegliere l’abito che indosserai per sposarti?”.Willow scosse la testa “...Con tuo fratello, aggiungerei!”.Daisy annuì “Già!Sono cambiate così tante cose nell’ultimo anno” considerò “Sei davvero convinta di questo matrimonio, Will?”.Willow annuì, socchiudendo gli occhi sorridente:”Sì, Daisy. Non sono mai stata così sicura di qualcosa in vita mia. Amo tuo fratello da morire, sono felice con lui”.Daisy sorrise solare.”Se siete felici voi, lo sono anche io”,le disse con sincerità. “Anche Daniel ti ama molto, Will”, la rassicurò, avendo visto il suo sguardo rabbuiarsi. Willow fece spallucce “Lo spero con tutto il cuore, Daisy. Ho sempre paura di non essere abbastanza per lui”.Daisy la scrutò con orrore “Non essere abbastanza?!” ripeté. Willow annuì “Sì, insomma:non abbastanza bella, non abbastanza colta, non abbastanza grande...Non abbastanza donna, insomma”. “Una vera donna come chi, Will?” le chiese la sua amica con cautela, che era solita mangiare ma non deglutire le foglie. “Come Grace Donald?”,tentò. Daisy strabuzzò gli occhi “Mia cara ragazza, quella non è una vera donna, quella è una vera zoccola!”.Willow scoppiò a ridere, soprattutto perché la commessa era tornata in tempo per ascoltare l’esclamazione di Daisy. Posò l’abito con cura sul bancone e rivolse loro uno sguardo di disappunto:”Ecco l’abito semplice ed elegante che avevate chiesto”.Willow si eclissò in un camerino sia per provare l’abito che per nascondere l’imbarazzo, e quando uscì vide gli occhi verdi di Daisy illuminarsi.”Sei da mozzare il fiato, Will” le disse, girando lo specchio dalla sua parte. Sì, effettivamente le stava molto bene:era un abito color perla con corpetto rigido e gonna di seta che scendeva morbida a campana. Oh, ma chi voleva prendere in giro, era davvero uno schianto! “Non vedo l’ora che Daniel mi veda con questo addosso!”, esclamò con gli occhi che ridevano di felicità.

 

Willow e Daisy si scambiarono una rapida occhiata di fronte al pomposo abito da sposa che la commessa aveva portato;era inevitabile non pensarlo, sembrava una meringa gigante arrotolata nel tulle. Daisy scrutò la futura sposa con orrore:“Spero che tu non voglia proprio questo”.Sembrava più una minaccia che una domanda. Willow la fissò per qualche attimo, prima di scoppiare a ridere senza controllo, trascinandola con sé. Si asciugò una lacrima e guardò mortificata la commessa, che le stava scrutando con disappunto. “E’ cosciente del fatto che quest’abito è Dolce&Gabbana, vero?” le domandò. Willow annuì “Sì, certo, sono immensamente spiacente per la reazione!”,si affrettò a scusarsi. “E’ solo che non penso che quest’abito sia esattamente il mio genere” tentò timidamente. Daisy intervenne in suo aiuto “Vede, signorina, la mia amica è una ragazza molto elegante, ma estremamente semplice e sobria” sottolineò “Secondo me sarebbe meglio indirizzarsi su altre marche, come Chanel”.La ragazza assentì brevemente e lasciò la stanza con la meringa di tulle alla ricerca di un abito Chanel. Willow tirò un grosso respiro di sollievo:“Non sai quanto te ne sia grata!” le disse “Non avrei saputo esprimermi meglio”.Daisy sorrise soddisfatta “Ecco come mai ho insistito tanto che mi portassi con te a scegliere l’abito”.Willow sorrise “Non penso che avrei potuto divertirmi così tanto senza la mia migliore amica!” le disse sinceramente. Daisy le sorrise a sua volta, sospirando “Avresti mai pensato che saremmo state qui, subito dopo il diploma, a scegliere l’abito che indosserai per sposarti?”.Willow scosse la testa “...Con tuo fratello, aggiungerei!”.Daisy annuì “Già!Sono cambiate così tante cose nell’ultimo anno” considerò “Sei davvero convinta di questo matrimonio, Will?”.Willow annuì, socchiudendo gli occhi sorridente:”Sì, Daisy. Non sono mai stata così sicura di qualcosa in vita mia. Amo tuo fratello da morire, sono felice con lui”.Daisy sorrise solare.”Se siete felici voi, lo sono anche io”,le disse con sincerità. “Anche Daniel ti ama molto, Will”, la rassicurò, avendo visto il suo sguardo rabbuiarsi. Willow fece spallucce “Lo spero con tutto il cuore, Daisy. Ho sempre paura di non essere abbastanza per lui”.Daisy la scrutò con orrore “Non essere abbastanza?!” ripeté. Willow annuì “Sì, insomma:non abbastanza bella, non abbastanza colta, non abbastanza grande...Non abbastanza donna, insomma”. “Una vera donna come chi, Will?” le chiese la sua amica con cautela, che era solita mangiare ma non deglutire le foglie. “Come Grace Donald?”,tentò. Daisy strabuzzò gli occhi “Mia cara ragazza, quella non è una vera donna, quella è una vera zoccola!”.Willow scoppiò a ridere, soprattutto perché la commessa era tornata in tempo per ascoltare l’esclamazione di Daisy. Posò l’abito con cura sul bancone e rivolse loro uno sguardo di disappunto:”Ecco l’abito semplice ed elegante che avevate chiesto”.Willow si eclissò in un camerino sia per provare l’abito che per nascondere l’imbarazzo, e quando uscì vide gli occhi verdi di Daisy illuminarsi.”Sei da mozzare il fiato, Will” le disse, girando lo specchio dalla sua parte. Sì, effettivamente le stava molto bene:era un abito color perla con corpetto rigido e gonna di seta che scendeva morbida a campana. Oh, ma chi voleva prendere in giro, era davvero uno schianto! “Non vedo l’ora che Daniel mi veda con questo addosso!”, esclamò con gli occhi che ridevano di felicità.

Daisy arrivò allegra all’appuntamento che aveva con Elwood per l’aperitivo. Passare il pomeriggio con Willow le aveva fatto un gran bene, non c’era dubbio, ma adesso aveva voglia di vedere il suo ragazzo. Il suo bellissimo ragazzo, aggiunse mentalmente, osservandolo da lontano mentre era appoggiato alla sua macchina a fumare una sigaretta. Aveva sempre pensato che Mark da giovane fosse stato un gran figo, ma immaginare di avere a portata di mano la sua copia sputata era troppo!E lei era tanto, tanto fortunata. “Elwood!”, lo chiamò. Lui alzò gli occhi chiari e la salutò tutto avvolto nel pesante cappotto color cioccolato e nella sciarpa verde smeraldo. Gli corse incontro e gli buttò le braccia al collo, baciandolo con trasporto. “Sei felice di vedermi, eh?”,lo sentì ridere sulle sue labbra. “Sì, direi di sì” decretò, senza sciogliere il suo abbraccio. “Anche io!”,disse finalmente Elwood, ridendo in quel modo così gutturale e caloroso che aveva ereditato dal padre. La abbracciò forte, nascondendo il naso nei suoi corti capelli biondi. “Devo darti una grande notizia, Daisy” le disse col sole negli occhi. Daisy si sentì subito contagiata dalla sua euforia e lo seguì contenta in un pub, ansiosa di scoprire cosa aveva di così importante da dirgli. Si sedettero ed ordinarono, iniziando a raccontarsi cosa avevano fatto durante la giornata. Quando finalmente arrivarono i loro aperitivi, Daisy sentì di non poter più aspettare. “Allora, El, cosa volevi dirmi?”.Elwood annuì, cercando di contenere l’eccitazione. “Ok, tieniti forte piccola!”,scherzò. Prese un grosso respiro:”La mia casa discografica ha ascoltato il nuovo materiale che ho composto da quando sono in pausa. E’ piaciuto molto e vogliono un altro album!”.Daisy batté le mani contenta “Ma è splendido!”.Elwood annuì “E non è finita:vogliono anche un altro tour. Ed è qui che entri in gioco tu...”.Daisy lo guardò confusa:cosa centrava lei?! “Mi piacerebbe molto che tu facessi parte del corpo di ballo del mio prossimo tour, Daisy”.Lei si portò una mano alla bocca, prima di abbracciarlo e baciarlo con trasporto. “E’ un sì?”,chiese lui evidentemente divertito.”Oh, El, è un sì un milione di volte!” rispose lei al settimo cielo.
Daniel guardò l’orologio:le sette e mezza. Sbuffò:se Grace non avesse spostato l’appuntamento della mattina adesso sarebbe già stato fuori con la sua fidanzata. Decise che l’avrebbe liquidata in pochi minuti, in fin dei conti doveva solo farle sapere che le lettere minatorie erano false e che la povera ragazza di cui aveva preso il posto non c’entrava nulla. In quel momento, Grace e i suoi meravigliosi capelli castani fecero capolino nel suo ufficio. “Toc-Toc!” lo salutò in modo scherzoso. Lui le sorrise brevemente “Grace! Bravissima, sei puntuale!”.Grace entrò nello studio squadrandolo dalla testa ai piedi: “Hai fretta?”,gli chiese con disappunto. “Beh, effettivamente ho un appuntamento con Willow tra meno di mezz’ora, quindi un po’ sì!”.Grace gli regalò un sorriso falso “Oh, come siete romantici voi uomini quando volete!”. Daniel rise nervosamente “Eh, già!Vuoi accomodarti, Grace?”,le chiese mostrandole la poltrona di fronte alla sua scrivania. Lei annuì, regalandogli una lenta e sensuale sfilata fino alla poltrona, dove si sedette con estrema grazia. Daniel le diede quella che secondo lui era una buona notizia velocemente, notando però che Grace non sembrava affatto contenta. “C’è qualcosa che non va, Grace?”,decise di domandarle per educazione. Lei scosse la testa.”Oh, no Dan. Hai svolto un ottimo lavoro, come sempre”. Daniel sorrise soddisfatto, crogiolandosi nel tepore di quel complimento. “Sei cambiato così tanto negli ultimi anni!” gli disse ad un tratto, cambiando completamente discorso “Chi l’avrebbe mai detto che il ragazzino che pasticciava con il pianoforte del padre sarebbe diventato un avvocato di successo?!”.Daniel fece spallucce imbarazzato “Non esagerare, sono ancora alle prime armi”.Grace si sporse verso di lui per prendergli la mano, regalando una visione ravvicinata del suo generoso seno. “Sei un uomo, ormai” continuò, alzandosi e avvicinandosi alla sua poltrona. Daniel si alzò di scatto per non rischiare di essere intimidito dall’altezza della ragazza. “Beh, ho 27 anni, quindi presumo di sì”, cercò di buttarla sul ridicolo. Grace scosse la testa divertita “Ma non intendevo in quel senso, sciocchino”,gli disse sfiorando la sua cravatta con il dorso di una mano.”Sei sicuro di te, bello, affascinante, preparato...Il sogno di ogni donna”.Daniel deglutì “G-Grazie”, balbettò. Grace afferrò la sua cravatta con forza e lo tirò verso di lei, in modo che le loro bocche fossero a pochi centimetri di distanza. “Il mio sogno..” gli confessò in un sensuale sussurro. Senza preavviso, attaccò le sue labbra, imprigionandole in un bacio appassionato. Daniel cercò di allontanarsi, e la sua spinta fu definita non appena sentì qualcuno sbattere la porta dell’ufficio, che fino a un attimo prima era aperta. Vide una chioma di capelli rossi scomparire al di là del vetro e una smorfia di disappunto gli si disegnò sul viso. “Oh, no, Willow!” realizzò ad alta voce.
Willow corse via dall’ufficio di Daniel velocemente, sentendo le lacrime pizzicarle sulle guancie. Porca miseria, era successo!Daniel e Grace Donald si stavano baciando davvero, non era l’ennesimo incubo!Le parole di Daisy si frantumarono rumorosamente nella sua mente:Anche lui ti ama molto, Will. Come poteva essere stata così stupida?Si fermò appena fuori dallo studio legale per riprendere fiato. Si piegò sulle ginocchia ed iniziò a singhiozzare rumorosamente. Una dolorosa crepa apparve crudele nel suo cuore.Willow e Daisy si scambiarono una rapida occhiata di fronte al pomposo abito da sposa che la commessa aveva portato;era inevitabile non pensarlo, sembrava una meringa gigante arrotolata nel tulle. Daisy scrutò la futura sposa con orrore:“Spero che tu non voglia proprio questo”.Sembrava più una minaccia che una domanda. Willow la fissò per qualche attimo, prima di scoppiare a ridere senza controllo, trascinandola con sé. Si asciugò una lacrima e guardò mortificata la commessa, che le stava scrutando con disappunto. “E’ cosciente del fatto che quest’abito è Dolce&Gabbana, vero?” le domandò. Willow annuì “Sì, certo, sono immensamente spiacente per la reazione!”,si affrettò a scusarsi. “E’ solo che non penso che quest’abito sia esattamente il mio genere” tentò timidamente. Daisy intervenne in suo aiuto “Vede, signorina, la mia amica è una ragazza molto elegante, ma estremamente semplice e sobria” sottolineò “Secondo me sarebbe meglio indirizzarsi su altre marche, come Chanel”.La ragazza assentì brevemente e lasciò la stanza con la meringa di tulle alla ricerca di un abito Chanel. Willow tirò un grosso respiro di sollievo:“Non sai quanto te ne sia grata!” le disse “Non avrei saputo esprimermi meglio”.Daisy sorrise soddisfatta “Ecco come mai ho insistito tanto che mi portassi con te a scegliere l’abito”.Willow sorrise “Non penso che avrei potuto divertirmi così tanto senza la mia migliore amica!” le disse sinceramente. Daisy le sorrise a sua volta, sospirando “Avresti mai pensato che saremmo state qui, subito dopo il diploma, a scegliere l’abito che indosserai per sposarti?”.Willow scosse la testa “...Con tuo fratello, aggiungerei!”.Daisy annuì “Già!Sono cambiate così tante cose nell’ultimo anno” considerò “Sei davvero convinta di questo matrimonio, Will?”.Willow annuì, socchiudendo gli occhi sorridente:”Sì, Daisy. Non sono mai stata così sicura di qualcosa in vita mia. Amo tuo fratello da morire, sono felice con lui”.Daisy sorrise solare.”Se siete felici voi, lo sono anche io”,le disse con sincerità. “Anche Daniel ti ama molto, Will”, la rassicurò, avendo visto il suo sguardo rabbuiarsi. Willow fece spallucce “Lo spero con tutto il cuore, Daisy. Ho sempre paura di non essere abbastanza per lui”.Daisy la scrutò con orrore “Non essere abbastanza?!” ripeté. Willow annuì “Sì, insomma:non abbastanza bella, non abbastanza colta, non abbastanza grande...Non abbastanza donna, insomma”. “Una vera donna come chi, Will?” le chiese la sua amica con cautela, che era solita mangiare ma non deglutire le foglie. “Come Grace Donald?”,tentò. Daisy strabuzzò gli occhi “Mia cara ragazza, quella non è una vera donna, quella è una vera zoccola!”.Willow scoppiò a ridere, soprattutto perché la commessa era tornata in tempo per ascoltare l’esclamazione di Daisy. Posò l’abito con cura sul bancone e rivolse loro uno sguardo di disappunto:”Ecco l’abito semplice ed elegante che avevate chiesto”.Willow si eclissò in un camerino sia per provare l’abito che per nascondere l’imbarazzo, e quando uscì vide gli occhi verdi di Daisy illuminarsi.”Sei da mozzare il fiato, Will” le disse, girando lo specchio dalla sua parte. Sì, effettivamente le stava molto bene:era un abito color perla con corpetto rigido e gonna di seta che scendeva morbida a campana. Oh, ma chi voleva prendere in giro, era davvero uno schianto! “Non vedo l’ora che Daniel mi veda con questo addosso!”, esclamò con gli occhi che ridevano di felicità.

Daisy arrivò allegra all’appuntamento che aveva con Elwood per l’aperitivo. Passare il pomeriggio con Willow le aveva fatto un gran bene, non c’era dubbio, ma adesso aveva voglia di vedere il suo ragazzo. Il suo bellissimo ragazzo, aggiunse mentalmente, osservandolo da lontano mentre era appoggiato alla sua macchina a fumare una sigaretta. Aveva sempre pensato che Mark da giovane fosse stato un gran figo, ma immaginare di avere a portata di mano la sua copia sputata era troppo!E lei era tanto, tanto fortunata. “Elwood!”, lo chiamò. Lui alzò gli occhi chiari e la salutò tutto avvolto nel pesante cappotto color cioccolato e nella sciarpa verde smeraldo. Gli corse incontro e gli buttò le braccia al collo, baciandolo con trasporto. “Sei felice di vedermi, eh?”,lo sentì ridere sulle sue labbra. “Sì, direi di sì” decretò, senza sciogliere il suo abbraccio. “Anche io!”,disse finalmente Elwood, ridendo in quel modo così gutturale e caloroso che aveva ereditato dal padre. La abbracciò forte, nascondendo il naso nei suoi corti capelli biondi. “Devo darti una grande notizia, Daisy” le disse col sole negli occhi. Daisy si sentì subito contagiata dalla sua euforia e lo seguì contenta in un pub, ansiosa di scoprire cosa aveva di così importante da dirgli. Si sedettero ed ordinarono, iniziando a raccontarsi cosa avevano fatto durante la giornata. Quando finalmente arrivarono i loro aperitivi, Daisy sentì di non poter più aspettare. “Allora, El, cosa volevi dirmi?”.Elwood annuì, cercando di contenere l’eccitazione. “Ok, tieniti forte piccola!”,scherzò. Prese un grosso respiro:”La mia casa discografica ha ascoltato il nuovo materiale che ho composto da quando sono in pausa. E’ piaciuto molto e vogliono un altro album!”.Daisy batté le mani contenta “Ma è splendido!”.Elwood annuì “E non è finita:vogliono anche un altro tour. Ed è qui che entri in gioco tu...”.Daisy lo guardò confusa:cosa centrava lei?! “Mi piacerebbe molto che tu facessi parte del corpo di ballo del mio prossimo tour, Daisy”.Lei si portò una mano alla bocca, prima di abbracciarlo e baciarlo con trasporto. “E’ un sì?”,chiese lui evidentemente divertito.”Oh, El, è un sì un milione di volte!” rispose lei al settimo cielo.

Daniel guardò l’orologio:le sette e mezza. Sbuffò:se Grace non avesse spostato l’appuntamento della mattina adesso sarebbe già stato fuori con la sua fidanzata. Decise che l’avrebbe liquidata in pochi minuti, in fin dei conti doveva solo farle sapere che le lettere minatorie erano false e che la povera ragazza di cui aveva preso il posto non c’entrava nulla. In quel momento, Grace e i suoi meravigliosi capelli castani fecero capolino nel suo ufficio. “Toc-Toc!” lo salutò in modo scherzoso. Lui le sorrise brevemente “Grace! Bravissima, sei puntuale!”.Grace entrò nello studio squadrandolo dalla testa ai piedi: “Hai fretta?”,gli chiese con disappunto. “Beh, effettivamente ho un appuntamento con Willow tra meno di mezz’ora, quindi un po’ sì!”.Grace gli regalò un sorriso falso “Oh, come siete romantici voi uomini quando volete!”. Daniel rise nervosamente “Eh, già!Vuoi accomodarti, Grace?”,le chiese mostrandole la poltrona di fronte alla sua scrivania. Lei annuì, regalandogli una lenta e sensuale sfilata fino alla poltrona, dove si sedette con estrema grazia. Daniel le diede quella che secondo lui era una buona notizia velocemente, notando però che Grace non sembrava affatto contenta. “C’è qualcosa che non va, Grace?”,decise di domandarle per educazione. Lei scosse la testa.”Oh, no Dan. Hai svolto un ottimo lavoro, come sempre”. Daniel sorrise soddisfatto, crogiolandosi nel tepore di quel complimento. “Sei cambiato così tanto negli ultimi anni!” gli disse ad un tratto, cambiando completamente discorso “Chi l’avrebbe mai detto che il ragazzino che pasticciava con il pianoforte del padre sarebbe diventato un avvocato di successo?!”.Daniel fece spallucce imbarazzato “Non esagerare, sono ancora alle prime armi”.Grace si sporse verso di lui per prendergli la mano, regalando una visione ravvicinata del suo generoso seno. “Sei un uomo, ormai” continuò, alzandosi e avvicinandosi alla sua poltrona. Daniel si alzò di scatto per non rischiare di essere intimidito dall’altezza della ragazza. “Beh, ho 27 anni, quindi presumo di sì”, cercò di buttarla sul ridicolo. Grace scosse la testa divertita “Ma non intendevo in quel senso, sciocchino”,gli disse sfiorando la sua cravatta con il dorso di una mano.”Sei sicuro di te, bello, affascinante, preparato...Il sogno di ogni donna”.Daniel deglutì “G-Grazie”, balbettò. Grace afferrò la sua cravatta con forza e lo tirò verso di lei, in modo che le loro bocche fossero a pochi centimetri di distanza. “Il mio sogno..” gli confessò in un sensuale sussurro. Senza preavviso, attaccò le sue labbra, imprigionandole in un bacio appassionato. Daniel cercò di allontanarsi, e la sua spinta fu definita non appena sentì qualcuno sbattere la porta dell’ufficio, che fino a un attimo prima era aperta. Vide una chioma di capelli rossi scomparire al di là del vetro e una smorfia di disappunto gli si disegnò sul viso. “Oh, no, Willow!” realizzò ad alta voce.

Willow corse via dall’ufficio di Daniel velocemente, sentendo le lacrime pizzicarle sulle guancie. Porca miseria, era successo!Daniel e Grace Donald si stavano baciando davvero, non era l’ennesimo incubo!Le parole di Daisy si frantumarono rumorosamente nella sua mente:Anche lui ti ama molto, Will. Come poteva essere stata così stupida?Si fermò appena fuori dallo studio legale per riprendere fiato. Si piegò sulle ginocchia ed iniziò a singhiozzare rumorosamente. Una dolorosa crepa apparve crudele nel suo cuore.

 

 

 

 

Ritorna all'indice


Capitolo 11
*** La rottura ***


11. La rottura

 

 

"E' assurdo pensare che a volte le cose non vadano bene, e vadano rese." (Tiziano Ferro)

Daniel affondò le mani nei capelli, mentre un’espressione di sconforto si disegnava sul suo viso perfetto. Grace gli prese delicatamente un braccio, scuotendolo. “Dan?Tutto bene”,chiese. Daniel alzò la testa di scatto per fissarla basito “Tutto bene?!Grace, Willow ha visto tutto, maledizione!”.Grace lo guardò vagamente confusa “E...Sarebbe un male?”,chiese con aria innocente. Daniel annuì con forza “Sì, Grace, lo è!Io la amo!” disse. Poi la guardò con aria sconfitta “Perché hai fatto una cosa simile?!”.Grace boccheggiò stupita:era la prima volta che qualcuno la rifiutava. “Perché mi piaci, Daniel”,rispose con una semplicità anomala per il suo modo di fare. Lui scosse la testa “Mi dispiace ma, per quanto potrà sembrarti strano, per me non è lo stesso. Io sono innamorato di Willow, non di te”. Grace scosse la testa “Daniel, è una ragazzina, troppo giovane e immatura per te...” cercò di convincerlo “Non senti il bisogno di una donna matura al tuo fianco?”.Daniel la fissò pieno di disprezzo “Penso che qui la ragazzina immatura sia tu, non lei” la accusò. Si alzò dalla sedia ed espirò profondamente, cercando di mantenere la calma. “Sappi che l’unico motivo per cui mi trattengo è il rispetto e l’affetto che provo per tuo padre”,le confessò. Grace abbassò lo sguardo, imbarazzata ed umiliata. “E ora scusami, ma devo cercare di salvare il mio fidanzamento”. Girò i tacchi e uscì dall’ufficio sbattendo la porta. Grace si portò una mano alla bocca, prima di iniziare a singhiozzare.

“Will!”.Non appena sentì la sua voce, Willow ricominciò a correre. Daniel però, veloce e atletico, la raggiunse in fretta, afferrando il suo braccio in una stretta d’acciaio. “Ah!”,Willow urlò più per la sorpresa che per altro e in pochi attimi si ritrovò stretta tra le sue braccia. “Lasciami andare, traditore!”,gli intimò, iniziando a prendere a pugni il suo torace ampio. Daniel la strinse ancora di più a sé, abbassando il viso fino ad affondare il naso tra i suoi capelli morbidi. “Calmati, Will” le sussurrò dolcemente. Willow alzò il viso per guardarlo, mostrando gli occhi azzurri arrossati. “Lasciami, Daniel” disse in un sussurro pieno di dolore. Lui scosse la testa “Se lo facessi scapperesti di nuovo”.Willow sospirò pesantemente. “E’ stata lei, Will, non ho neanche avuto il tempo di rendermene conto” cercò di spiegarle. “E immagino che tu non sia riuscito ad evitarlo, giusto?” disse, accompagnandosi con una risatina nervosa. Daniel annuì, mesto. “Ma fammi il piacere!” esclamò lei piena di rabbia, strattonandolo e liberandosi dalla sua stretta. “Tu potevi evitarlo, Daniel!Potevi lasciare il caso a qualche altro tuo collega, potevi tralasciare di incontrarla così spesso!” urlò. Daniel ridusse gli occhi verdi scuri a due piccole fessure “Ma è il mio lavoro!Come puoi parlare in questo modo?!”. “Anche farti spingere la lingua in gola dalle altre ragazze è il tuo lavoro?” chiese con amaro sarcasmo. Daniel abbassò lo sguardo “Sei ingiusta, lo sai che non l’avrei mai fatto. Io ti amo!”. Willow fece una smorfia “Sai, non ne sono più così sicura”.Daniel sbuffò “Ti stai comportando come una ragazzina!”.Willow sorrise nervosamente “Beh, indovina:io sono una ragazzina!” disse “Dovevi capirlo per bene, prima di chiedermi di sposarti”. Daniel la fissò basito “Non mi pento di quello che ti ho chiesto, né mai lo farò!”. “Pensa un po’”,fece lei, “Io sì”.Si sfilò il prezioso solitario che teneva all’anulare sinistro e lo gettò per terra, ai suoi piedi. Gli lanciò un’ultima occhiata di fuoco prima di correre via;la pioggia iniziò a cadere su Londra.

Daisy piombò al suolo con una spaccata in verticale. Abbassò il viso facendo ondeggiare il ciuffo di capelli biondi, che si separò finalmente dalla fronte sudata. Alzò le braccia in alto all’ultima battuta della musica e un applauso fragoroso riempì la palestra dell’accademia. Dawn Barlow si sporse così tanto dalla sedia per applaudirla che non cadde in avanti solo grazie all’intervento del marito, che le afferrò il collo del maglione. “Brava Daisy!” urlò senza alcun contegno, mentre Gary la fissava visibilmente divertito. “Cosa dovrò rispondere la prossima volta che mi domanderanno cosa si prova ad avere una donna così fine ed elegante al mio fianco?”.Dawn gli diede un leggero colpetto con il gomito, ridendo. “Sono così orgogliosa di lei...” disse con gli occhi lucidi “Sta diventando una ballerina splendida”.Gary le baciò delicatamente una guancia “Come la sua mamma”.Dawn scosse la testa piena d’orgoglio “No. Molto di più”.

Daisy sorrise solare mentre osservava i suoi genitori e la sua insegnante andarle incontro applaudendo. Si passò l’asciugamano attorno al collo e fece un piccolo inchino, pavoneggiandosi. Sua madre la abbracciò con trasporto “Oh, Daisy!Sei stata fantastica!”.Daisy rispose all’abbraccio “Grazie mille, mamma” disse con voce incrinata. Gary la attirò a sé con un braccio e le baciò la fronte:”La mia bambina prodigio!”,le disse, pieno d’orgoglio. “Elwood non è riuscito a venire, vero papà?”,chiese con un briciolo di delusione. Gary scosse la testa “No, scricciolo, mi dispiace. La riunione con la casa discografica deve essere durata più del previsto”, rispose con l’espressione scocciata di chi la sa lunga in proposito. Daisy sorrise tiepidamente e fece spallucce “Mi aveva già avvertito, non fa niente”. “Daisy Barlow!Quale soave visione!”.Una voce anziana e piena d’ammirazione li distrasse, obbligandoli a girarsi nella sua direzione. “Molto piacere, Ethan Cameron”,si presentò l’uomo, sicuramente sulla sessantina. Gli occhi di Daisy si illuminarono d’eccitazione “Quel Ethan Cameron?!Il coreografo?!” chiese incredula. Lui annuì vanesio “Proprio io, mia cara signorina, e penso di aver appena trovato la protagonista della mia prossima tournée”.Daisy e Dawn iniziarono a gridare e saltellare di gioia, mentre Gary e Ethan si fissavano divertiti. “Mi pare di capire che la cosa può interessarle”.Daisy annuì entusiasta “Sta scherzando?!Ma certo che sì!”.Il coreografo le sorrise cortese “Molto bene, signorina Barlow, io rimarrò in città fino alla fine del mese. Le lascio il mio numero, nel caso volesse pensarci per qualche tempo...” le disse “...Visto che l’impiego la terrà in America per sei mesi, nel caso accettasse”.Il sorriso morì sulle labbra di Daisy mentre afferrava il biglietto. Se avesse accettato non avrebbe potuto andare in tour con Elwood!

 

 

 

Ritorna all'indice


Capitolo 12
*** Lola ***


12. Lola

 

 

"Cammino lungo la mia via e il tempo, sai, non passa mai: lontano da te la vita non è facile." (Paolo Meneguzzi)

Se gliel’avessero detto appena un mese prima, Willow non ci avrebbe mai creduto. No, non avrebbe mai potuto credere di trovarsi sola e arrotolata in una coperta di pile davanti alla televisione invece che insieme a Daniel per le ultime decisioni riguardanti il matrimonio;un matrimonio annullato, ricordò, puntando lo sguardo verso il lieve segno più chiaro sull’anulare sinistro lasciato dal suo anello di fidanzamento. Cercò di stringersi ancora di più nella coperta di pile quasi fosse un bozzolo e alzò il volume della televisione, sperando che nessuno arrivasse a disturbarla. Speranza vana, realizzò, non appena suo padre e suo fratello si sedettero sul divano ai suoi lati ed iniziarono ad infastidirla con domande e dispetti. “Basta, Elwood!”, sbottò all’ennesimo tentativo di suo fratello di liberarla dalla coperta di pile che la separava dal resto del mondo. “Hai rotto”,aggiunse in tono più calmo, risistemandosi nella posizione iniziale. “Che esagerazione, Will, non ti arrabbiare!” cercò di calmarla lui. “Non sono arrabbiata, voglio solo essere lasciata in santissima pace. Per favore”,rispose seccata, continuando imperterrita a fissare la TV. Elwood e Mark si alzarono quasi all’unisono, dirigendosi verso la porta d’entrata per non farsi sentire. “Ripetimi come mai non sto andando a dare una lezione a Daniel, papà” chiese Elwood, teso. “Perché è il tuo migliore amico e non è il caso di complicare ulteriormente la situazione” replicò Mark saggiamente “Lasciami cercare di capire meglio la questione, poi agirai come meglio preferisci”.Elwood annuì titubante per poi uscire di casa, visto che lui una ragazza l’aveva ancora. Mark tornò in salotto e si sedette in parte a sua figlia, rivolgendole uno dei suoi famosi sorrisi sciogli-ghiaccio. “Posso stare un po’ qui con te, paciughino?” le chiese in modo melenso, che la fece sorridere. “Sì, credo di sì” concesse lei. Mark le circondò le spalle con un braccio e il gesto fu sufficiente per farla sciogliere e liberarla in un pianto risanatore. Mark la tenne stretta a sé, come faceva quando si faceva male da piccola, accarezzandole piano la nuca. “Oh, papà!” gemette lei tra i singhiozzi, “Come ho potuto essere così stupida?!”.Mark fece spallucce “In amore si è sempre un po’ stupidi, sai?”, le disse “Ma non per questo dobbiamo farcene una colpa”.Le posò un bacio sulla testa e continuò ad accarezzarla nel tentativo di calmarla. “Sarai tu l’unico uomo della mia vita, papi, è una promessa!” fece ad un tratto Willow, tirando su col naso. Mark sorrise divertivo “Amore, per quanto la cosa mi farebbe un grande piacere, lo sai anche tu che non è vero”.Lei scosse la testa “Sì, invece. Non voglio mai più vedere un ragazzo in vita mia” decretò “Che sia Daniel, o chiunque altro...”. “Sei proprio sicura di voler rompere con Dan, Will?” le chiese con cautela. Willow annuì “Sì. Sì, papà, lui mi ha tradita!Ha baciato un’altra ragazza!”.Lui scrollò le spalle “Hai pensato all’eventualità che sia stata lei a baciarlo per prima?”.Willow sbuffò “Certo che ci ho pensato, e probabilmente è vero, ma non cambia un accidente” decise “Il gesto c’è stato comunque, e questo dimostra solamente che Daniel è un traditore”.Mark abbassò lo sguardo, sentendosi improvvisamente colpevole. “Sai, Willow... A volte noi maschietti siamo stupidi” cercò di spiegarle “...Tendiamo a ragionare con quello che abbiamo in mezzo alle gambe invece che con il cervello”. Willow lo abbracciò di scatto “Non tu, papi!”.Mark si morse il labbro “Invece sì, amore. Anche io ho fatto i miei bravi errori” confessò. Willow si scostò dal suo petto ed iniziò a guardarlo con interesse, come per dire:. Mark si accomodò meglio sul divano e si schiarì la voce:aveva bisogno di tempo e coraggio per quella storia... “Quando siamo tornati insieme come gruppo nel 2005, di sicuro io e i ragazzi non ci saremmo mai aspettati un’accoglienza così calorosa dalle signore” iniziò a raccontare “Come ben sai, Will, ho conosciuto tua madre nello stesso anno e abbiamo avuto Elwood quasi subito. Io la amavo, di questo non ho mai dubitato e mai ne dubiterò, però...”. Willow lo guardò con curiosità bruciante mentre respirava profondamente. “Però ero un cretino all’epoca” continuò “La ho tradita per cinque anni con le ragazze che ci adulavano, o semplicemente che ci trovavano interessanti. L’importante era avere sempre una bella ragazza nel mio letto”.Willow sbarrò i grandi occhi blu: “Papà!!!”,lo rimproverò. Mark annuì, con espressione colpevole. “Lo so di ripetermi, ma lo ridico:sono stato un completo idiota! Quando tua madre lo è venuto a sapere non l’ha presa esattamente molto bene...”.Willow incrociò le braccia, imbronciata: “E ci mancherebbe altro!”. Lui assentì “Già. Si è allontanata da me insieme a te ed Elwood per qualche tempo, mentre io mi occupavo di...” cercò la parola adatta per nascondere il buio del suo periodo in clinica “...Altre faccende. E’ stato proprio in quel periodo che ho capito quanto grave fosse stato il mio sbaglio, e giurai che se mai tua madre mi avesse perdonato, non l’avrei fatta soffrire mai più”. Willow lo guardò di sottecchi “E così è stato?”.Sul viso di suo padre si colorò un sorriso vivace, di rivalsa “Direi proprio di sì. E’ questo che voglio farti capire, tesoro...” le disse “Io amavo tua madre tantissimo, ma ho comunque fatto una sciocchezza”.Willow abbassò lo sguardo, capendo dove voleva arrivare suo padre. “Non sono sempre stato un buon padre per voi, Will, nonostante tu non ne abbia memoria, ma ti chiedo di ascoltarmi lo stesso:io non penso che Daniel non ti ami, anzi”.Willow sbuffò, abbracciandolo di nuovo “Non è vero! Tu sei il padre migliore del mondo!”.Mark sorrise intenerito, rispondendo al suo abbraccio con trasporto. “Non voglio intromettermi nella tua vita, scricciolo, ma ti voglio un bene dell’anima, e non voglio che tu prenda decisioni che possano farti soffrire” le confessò “Quindi...Promettimi che ci penserai per qualche tempo, prima di tagliare fuori Daniel dalla tua vita”. Willow sospirò: “Come faccio a dirti di no?”.Mark sorrise.

Howard si alzò sulle punte per cercare sua figlia in mezzo a quel mare di persone all’aeroporto. Emily lo guardò tra il divertito e l’intenerito. “Sei emozionato, zio?” gli chiese col sorriso sulle labbra. Howard rise, suo malgrado “No, Lily, cosa ti viene in mente...” biascicò poco convinto. Scoppiò a ridere poco dopo, lasciando andare la tensione: “E va bene, sì, sono un po’ emozionato. E’ un anno che non vedo Lola!” ammise. Emily alzò un braccio verso la sua spalla nel goffo tentativo di abbracciarlo, cosa quasi impossibile visto la differenza di altezza. “Anche a me è mancata molto

, comunque” disse con un sorriso. Howard le sorrise “Lo so bene, siete sempre state molto affiatate voi due”. Emily gli fece l’occhiolino “Tra giornaliste in carriera ci si intende!”.La loro attenzione fu catturata da una ragazza alta e dal fisico slanciato, che si sbracciava con un grosso sorriso. Capelli ricci e vaporosi portati a carré e intensi occhi blu:Emily non avrebbe mai potuto avere dubbi su chi fosse. “Lola!!!” urlò senza alcun contegno, correndole incontro e saltandole in braccio. Lola iniziò ad urlare con lei, lasciando cadere a terra le valigie per salutarla. “Lily!Lily!” iniziò a ripetere, ridendo per la gioia. Howard si avvicinò timidamente, con un’espressione divertita in viso. Lola alzò lo sguardo verso il padre e gli fece un grande sorriso, prima di rimettersi ad urlacchiare come una ragazzina. “Papino!”,gli disse prima di saltargli al collo. Howard la abbracciò con trasporto. “Amore mio, sei sempre più bella!” le disse poi, guardandola quasi rapito. Lola fece una piccola piroletta per mostrarsi alta e aggraziata, fasciata in degli aderenti jeans neri e un cappotto corto e raffinato. “E’ una dote di famiglia” aggiunse facendogli l’occhiolino. Mise le braccia sulle spalle di entrambi, con fatica su quella di suo padre per via dell’altezza, e sorrise raggiante: “Mi siete mancati tutti così tanto!”. Emily non resistette alla tentazione di abbracciarla di nuovo “Anche tu, Lola!” le confessò “Non è più stato lo stesso da quando ti sei messa a lavorare in Germania”.Lola assunse per qualche attimo un’espressione triste “Lo so... Sono cambiate così tante cose...”.Scosse subito la testa, scacciando via i brutti pensieri: “Dunque!Che novità mi portate?”,chiese allegra. Emily e Howard si guardarono brevemente, mordendosi il labbro. “Che ne dici se ne parliamo davanti a una bella grigliata mista?!”, propose Howard con un sorriso.

Lola infilò la forchetta con forza in un povero pezzo di carne alla griglia, quasi volesse sostituirlo con la testa di una persona. Se lo infilò in bocca, famelica, continuando a fissare Emily e Howard mentre masticava minacciosa. “Hai visto come mai ho preferito dirglielo a pranzo?” disse Howard “Così può sfogarsi senza fare del male a nessuno!”.Lola bevve un grossa sorsata d’acqua, riappoggiando il bicchiere alla tavola in modo fin troppo calmo. Sospirò profondamente, prima di parlare: “Vi prego, ditemi che quella serpe velenosa non è davvero mia sorella”.Howard sbuffò “Lo so che ha fatto una cosa molto poco corretta, Lola, ma..”. Lola alzò il braccio per zittirlo “Niente ‘ma’, papà!Ma ti rendi conto di cosa ha fatto?!” disse fuori di sé dalla rabbia “Non solo ha messo il suo maledetto zampino tra due persone innamorate... No, sono anche amici di famiglia!”.Emily annuì, quasi soddisfatta “Anche io penso che sia stata una cosa imperdonabile” disse compita “Certo, non posso fare a meno di pensare anche all’incredibile stupidità di mio fratello!”. Howard sospirò “Lo so come la pensate, ragazze” disse “Neanche io credo sia stata una cosa corretta”.Lola batté le mani con fare teatrale “Finalmente il papino ammette un errore della sua principessa!”.Howard la guardò di sottecchi “Non fare così, Lola..” la rimproverò “E’ pur sempre tua sorella”. Lola fece un’espressione schifata “Già, purtroppo lo è. Non c’è bisogno che ti ricordi che ha già ripetuto l’esperienza con me e Christian, tre anni fa!”. Howard scosse la testa, sconsolato:no, non c’era bisogno che nessuno glielo ricordasse. Era da allora che le sue due figlie non si rivolgevano più la parola. Lola decise di cambiare discorso, vedendo l’espressione sconsolata sul viso del padre. “Beh, vediamo di non discutere adesso!”, disse in tono allegro. “Ho il piacere di informarvi che adesso sono tornata, ed ho intenzione di fare il possibile per rimediare agli errori di Grace!”, aggiunse, strizzando l’occhio e sorridendo come solo una reporter sa fare.


 

 

 

Ritorna all'indice


Capitolo 13
*** La scelta ***


13. La scelta

 

 

“Sono le scelte che facciamo che dimostrano quel che siamo veramente, molto più delle nostre capacità.” (Joanne Kathleen Rowling)

 

Era inutile negarlo:quella situazione iniziava a pesarle, e anche parecchio. Daisy Barlow era sempre stata tremendamente sincera e schietta in ogni momento della sua vita, ma non per correttezza;per pigrizia. Già, odiava dover spendere inutili energie nel preoccuparsi di nascondere qualcosa:lo diceva e basta. Non era più semplice?!Purtroppo, sua madre aveva ragione: era arrivato in momento in cui non le era più stato possibile fare i suoi comodi. Come poteva scegliere in tutta serenità cosa fare della sua vita, se la persona che costituiva il problema non sapeva niente? Elwood era sereno e tranquillo, e sicuramente non si rendeva conto dell’immenso caos che c’era nella sua testa in quei giorni. Ma era così dannatamente difficile dire la verità...Soprattutto pensando di poterlo ferire. “Maledizione!”, si sfogò contro la sua sacca da allenamento, stritolando un povero asciugamano che aveva tardato a farsi scovare dalle sue dita esili. Ricominciò a frugare nella borsa alla ricerca di nemmeno lei sapeva cosa, quando la fonte del suo problema le capitò per le mani. Il biglietto da visita di Ethan Cameron la fissava beffardo dal fondo del borsone, perfetto, senza nemmeno una piega...E dire che si era impegnata al massimo per perderlo! Sbuffò e lo afferrò, fissandolo per qualche minuto con aria concentrata. “Cosa vuoi da me, biglietto del malaugurio?” chiese irritata e ad alta voce, senza accorgersene “Vuoi rovinarmi la vita?!No, perché in questo caso non te lo permetterò!Ho un ragazzo che adoro e non permetterò a nessuno di portarmelo via!”.Bloccò di colpo il suo semi-monologo, un po’ perché si rese conto di quanto fosse stupida la cosa, e un po’ perché sentì un rumore dalla sala adiacente. “Daisy?Sei qui?”.Si schiaffeggiò la fronte, esasperata:porca miseria, ci mancava solo Justin! “Zucchero?” continuò lui con insistenza “Mi ha detto Diana che ti avrei trovata qui..”.Daisy alzò un braccio sbuffando “Sì, sono qui Justin”, rispose con voce altamente seccata. Lui entrò nella piccola sala da ballo dove si era rifugiata con un sorriso sornione. “Ecco dov’eri! Pensavo volessi nasconderti da me!”.In effetti è così, avrebbe voluto dire, ma la diplomazia ormai si stava pian piano impossessando del suo io. “Volevo stare un po’ da sola”,rispose sforzandosi di sorridere. Justin, chiaramente non afferrando il concetto, le si avvicinò e le si sedette in parte su una panca. “E’ da più di una settimana che sei così pensierosa. Non sarà per via di Cameron?”.Bingo, impiccione!, le suggerì la risposta la sua vocina interiore. Scosse la testa, cercando di non dare importanza alla cosa “Sto solo riflettendo bene, non voglio rischiare di prendere la decisione sbagliata”. Justin la guardò scettico: “Non sarà il tour con Owen ad influenzare la tua scelta, vero?!”.Daisy non rispose, e si alzò iniziando a sistemare la sua roba. “Non ci posso credere!” fece lui, sbigottito “Vorresti buttare via l’occasione della tua vita per uno stupido tour da quattro soldi?!”.Daisy si voltò verso di lui con fare minaccioso “Ehi, bada a come parli” gli intimò “E’ del mio ragazzo che stai parlando, e poi girerà tutta l’Europa!”. Justin ghignò in modo impercettibile “Rilassati, ragazza, era solo un’opinione personale”. “Un’opinione sbagliata e da impiccione, se permetti” gli disse finalmente Daisy “Non sono affari tuoi”.Justin si alzò per avvicinarsi a lei “Scusa, zucchero, non volevo essere inopportuno...” tentò un altro approccio “Sono solo preoccupato per te. Sei una grande ballerina e non voglio che tu ripeta errori già commessi in passato”.Daisy afferrò la frecciatina e si voltò, sempre più furiosa: “Spiegati”, disse in un sussurro minaccioso. Lui fece spallucce: “Mi sembra ovvio:guarda tua madre” arrivò al punto “Dawn Andrews è una delle ballerine più in gamba che io abbia mai visto, eppure non ha mai fatto carriera. E lo sai come mai?”.Daisy si avvicinò a lui coi fulmini negli occhi: “Dillo”,lo sfidò. “Certamente” continuò lui con disinvoltura “Tua madre non ha mai fatto carriera perché ha sempre seguito tuo padre in tour, ha sempre permesso che il suo lavoro dipendesse da quello di qualcun altro”. Daisy strinse i pugni per cercare di contenere la rabbia, senza successo: “Come osi?!” urlò “Mia madre ha girato il mondo grazie a mio padre! Ha avuto una vita meravigliosa e un lavoro che amava alla follia finché le è stato possibile!”. Justin inarcò un sopracciglio “Ha mai raggiunto la fama?”.Daisy scosse la testa “Sei veramente ottuso, Justin. La fama non conta, conta fare ciò che amiamo!”. “Però tuo padre ha avuto entrambi, e anche Elwood li avrà. No?” le chiese con aria soddisfatta. “Non ti permetto di dare giudizi o insultare la mia famiglia, Justin!” gli urlò contro “Mia padre e mia madre sono persone felici e realizzate, qualificate e di talento...Ed è questo che conta!Ma, sai, non mi aspetto tu lo capisca, visto che di talento non ne hai”.Prese la borsa in fretta e furia e si diresse verso l’uscita. “Ricorda quello che sto per dirti, Justin:rimani al tuo posto”, gli consigliò prima di uscire. Justin alzò le braccia a mo’ di scuse “Volevo solo aiutarti, peggio per te”.Daisy gli lanciò un’ultima occhiata di fuoco, prima di sparire oltre la soglia.

Vedere Elwood che la aspettava appoggiato alla sua Mini gialla, fu una tremenda consolazione. Indossava un cappotto lungo marrone con gli alamari e una grossa sciarpa di lana viola e stava fumando una sigaretta ad occhi chiusi. Si ritrovò nascosta a spiarlo mentre si godeva ogni singola boccata ad occhi chiusi, quegli occhi che quando erano aperti assomigliavano a due laghi profondi e cristallini. Una volta finita, schiacciò la cicca sotto uno scarponcino ed estrasse velocemente dalla tasca un pacchetto di gomme da masticare alla menta, infilandosene una in bocca come a voler espiare la colpa del vizio. Si soffermò sulle labbra carnose che masticavano velocemente e sul ciuffo di capelli color miele che gli era ricaduto sulla fronte per via dei piccoli saltelli che stava facendo per scaldarsi in mezzo al freddo londinese. I capelli erano un’altra cosa che adorava di Elwood:erano così lisci e morbidi, ma non erano sottili, e questo gli permetteva di tenerli lunghi fino a poco sotto le orecchie. Di solito cercava di pettinarsi il ciuffo all’indietro, ma i tentativi non duravano mai più di dieci minuti e le ciocche gli ricadevano quasi subito sugli occhi. Santo cielo, lei era innamorata di quel ragazzo!, realizzò. Lo amava, ed era la prima volta che amava qualcuno. E lui era innamorato di lei?Ad osservare i suoi comportamenti sarebbe sembrato di sì, ma non poteva farci troppo affidamento:quello era il comune modo di fare gentile-e-romantico-da-far-schifo degli Owen uomini. Sarebbe stato disposto ad aspettarla se lei avesse deciso di partire per l’America?Non lo sapeva, ma doveva dirglielo. Doveva scegliere. Si avvicinò a lui con un sorriso, chiamando il suo nome. Lui la illuminò con un sorriso bellissimo, allargando le braccia per accoglierla. Daisy sparì nel suo abbraccio, aspirando il suo profumo così inconfondibile. “Anche io sono contento di vederti” mormorò con voce dolce, baciandole le labbra delicatamente. Gli occhi di Daisy si inumidirono, e la sua espressione si rabbuiò all’istante. “Elwood, devo parlarti”, gli disse finalmente in un sussurro soffocato. Quella era la sua scelta.

Era inutile negarlo:quella situazione iniziava a pesarle, e anche parecchio. Daisy Barlow era sempre stata tremendamente sincera e schietta in ogni momento della sua vita, ma non per correttezza;per pigrizia. Già, odiava dover spendere inutili energie nel preoccuparsi di nascondere qualcosa:lo diceva e basta. Non era più semplice?!Purtroppo, sua madre aveva ragione: era arrivato in momento in cui non le era più stato possibile fare i suoi comodi. Come poteva scegliere in tutta serenità cosa fare della sua vita, se la persona che costituiva il problema non sapeva niente? Elwood era sereno e tranquillo, e sicuramente non si rendeva conto dell’immenso caos che c’era nella sua testa in quei giorni. Ma era così dannatamente difficile dire la verità...Soprattutto pensando di poterlo ferire. “Maledizione!”, si sfogò contro la sua sacca da allenamento, stritolando un povero asciugamano che aveva tardato a farsi scovare dalle sue dita esili. Ricominciò a frugare nella borsa alla ricerca di nemmeno lei sapeva cosa, quando la fonte del suo problema le capitò per le mani. Il biglietto da visita di Ethan Cameron la fissava beffardo dal fondo del borsone, perfetto, senza nemmeno una piega...E dire che si era impegnata al massimo per perderlo! Sbuffò e lo afferrò, fissandolo per qualche minuto con aria concentrata. “Cosa vuoi da me, biglietto del malaugurio?” chiese irritata e ad alta voce, senza accorgersene “Vuoi rovinarmi la vita?!No, perché in questo caso non te lo permetterò!Ho un ragazzo che adoro e non permetterò a nessuno di portarmelo via!”.Bloccò di colpo il suo semi-monologo, un po’ perché si rese conto di quanto fosse stupida la cosa, e un po’ perché sentì un rumore dalla sala adiacente. “Daisy?Sei qui?”.Si schiaffeggiò la fronte, esasperata:porca miseria, ci mancava solo Justin! “Zucchero?” continuò lui con insistenza “Mi ha detto Diana che ti avrei trovata qui..”.Daisy alzò un braccio sbuffando “Sì, sono qui Justin”, rispose con voce altamente seccata. Lui entrò nella piccola sala da ballo dove si era rifugiata con un sorriso sornione. “Ecco dov’eri! Pensavo volessi nasconderti da me!”.In effetti è così, avrebbe voluto dire, ma la diplomazia ormai si stava pian piano impossessando del suo io. “Volevo stare un po’ da sola”,rispose sforzandosi di sorridere. Justin, chiaramente non afferrando il concetto, le si avvicinò e le si sedette in parte su una panca. “E’ da più di una settimana che sei così pensierosa. Non sarà per via di Cameron?”.Bingo, impiccione!, le suggerì la risposta la sua vocina interiore. Scosse la testa, cercando di non dare importanza alla cosa “Sto solo riflettendo bene, non voglio rischiare di prendere la decisione sbagliata”. Justin la guardò scettico: “Non sarà il tour con Owen ad influenzare la tua scelta, vero?!”.Daisy non rispose, e si alzò iniziando a sistemare la sua roba. “Non ci posso credere!” fece lui, sbigottito “Vorresti buttare via l’occasione della tua vita per uno stupido tour da quattro soldi?!”.Daisy si voltò verso di lui con fare minaccioso “Ehi, bada a come parli” gli intimò “E’ del mio ragazzo che stai parlando, e poi girerà tutta l’Europa!”. Justin ghignò in modo impercettibile “Rilassati, ragazza, era solo un’opinione personale”. “Un’opinione sbagliata e da impiccione, se permetti” gli disse finalmente Daisy “Non sono affari tuoi”.Justin si alzò per avvicinarsi a lei “Scusa, zucchero, non volevo essere inopportuno...” tentò un altro approccio “Sono solo preoccupato per te. Sei una grande ballerina e non voglio che tu ripeta errori già commessi in passato”.Daisy afferrò la frecciatina e si voltò, sempre più furiosa: “Spiegati”, disse in un sussurro minaccioso. Lui fece spallucce: “Mi sembra ovvio:guarda tua madre” arrivò al punto “Dawn Andrews è una delle ballerine più in gamba che io abbia mai visto, eppure non ha mai fatto carriera. E lo sai come mai?”.Daisy si avvicinò a lui coi fulmini negli occhi: “Dillo”,lo sfidò. “Certamente” continuò lui con disinvoltura “Tua madre non ha mai fatto carriera perché ha sempre seguito tuo padre in tour, ha sempre permesso che il suo lavoro dipendesse da quello di qualcun altro”. Daisy strinse i pugni per cercare di contenere la rabbia, senza successo: “Come osi?!” urlò “Mia madre ha girato il mondo grazie a mio padre! Ha avuto una vita meravigliosa e un lavoro che amava alla follia finché le è stato possibile!”. Justin inarcò un sopracciglio “Ha mai raggiunto la fama?”.Daisy scosse la testa “Sei veramente ottuso, Justin. La fama non conta, conta fare ciò che amiamo!”. “Però tuo padre ha avuto entrambi, e anche Elwood li avrà. No?” le chiese con aria soddisfatta. “Non ti permetto di dare giudizi o insultare la mia famiglia, Justin!” gli urlò contro “Mia padre e mia madre sono persone felici e realizzate, qualificate e di talento...Ed è questo che conta!Ma, sai, non mi aspetto tu lo capisca, visto che di talento non ne hai”.Prese la borsa in fretta e furia e si diresse verso l’uscita. “Ricorda quello che sto per dirti, Justin:rimani al tuo posto”, gli consigliò prima di uscire. Justin alzò le braccia a mo’ di scuse “Volevo solo aiutarti, peggio per te”.Daisy gli lanciò un’ultima occhiata di fuoco, prima di sparire oltre la soglia.

Vedere Elwood che la aspettava appoggiato alla sua Mini gialla, fu una tremenda consolazione. Indossava un cappotto lungo marrone con gli alamari e una grossa sciarpa di lana viola e stava fumando una sigaretta ad occhi chiusi. Si ritrovò nascosta a spiarlo mentre si godeva ogni singola boccata ad occhi chiusi, quegli occhi che quando erano aperti assomigliavano a due laghi profondi e cristallini. Una volta finita, schiacciò la cicca sotto uno scarponcino ed estrasse velocemente dalla tasca un pacchetto di gomme da masticare alla menta, infilandosene una in bocca come a voler espiare la colpa del vizio. Si soffermò sulle labbra carnose che masticavano velocemente e sul ciuffo di capelli color miele che gli era ricaduto sulla fronte per via dei piccoli saltelli che stava facendo per scaldarsi in mezzo al freddo londinese. I capelli erano un’altra cosa che adorava di Elwood:erano così lisci e morbidi, ma non erano sottili, e questo gli permetteva di tenerli lunghi fino a poco sotto le orecchie. Di solito cercava di pettinarsi il ciuffo all’indietro, ma i tentativi non duravano mai più di dieci minuti e le ciocche gli ricadevano quasi subito sugli occhi. Santo cielo, lei era innamorata di quel ragazzo!, realizzò. Lo amava, ed era la prima volta che amava qualcuno. E lui era innamorato di lei?Ad osservare i suoi comportamenti sarebbe sembrato di sì, ma non poteva farci troppo affidamento:quello era il comune modo di fare gentile-e-romantico-da-far-schifo degli Owen uomini. Sarebbe stato disposto ad aspettarla se lei avesse deciso di partire per l’America?Non lo sapeva, ma doveva dirglielo. Doveva scegliere. Si avvicinò a lui con un sorriso, chiamando il suo nome. Lui la illuminò con un sorriso bellissimo, allargando le braccia per accoglierla. Daisy sparì nel suo abbraccio, aspirando il suo profumo così inconfondibile. “Anche io sono contento di vederti” mormorò con voce dolce, baciandole le labbra delicatamente. Gli occhi di Daisy si inumidirono, e la sua espressione si rabbuiò all’istante. “Elwood, devo parlarti”, gli disse finalmente in un sussurro soffocato. Quella era la sua scelta.

 


 


 

 

 

Ritorna all'indice


Capitolo 14
*** La soluzione ***


14. La soluzione

 

 

"Sono proprio le soluzioni più semplici quelle che, in genere, vengono trascurate." (Arthur Conan Doyle)

 

Elwood la fissava impassibile e serio, i suoi occhi chiari non erano mai stati così severi. Daisy distolse lo sguardo per concentrarsi sul contenuto della sua tazza, che profumava di cioccolata e nocciola. Era strano:aveva sempre adorato Starbucks e la sua cioccolata fondente alla nocciola e caramello, eppure in quel preciso momento stava odiando il grosso tavolone di legno dove erano seduti e il profumo della bevanda le faceva venire la nausea. “Non la bevi?”,le chiese lui, iniziando finalmente a parlare “Si raffredda. Fa schifo, poi”.Daisy deglutì, per niente rassicurata dal suo tono serio e palesemente irritato. “Non mi va più, ho lo stomaco chiuso”,rispose evitando di guardarlo negli occhi. Elwood fece spallucce “Strano. Dovrei essere io quello con lo stomaco chiuso”,replicò secco. Daisy sentì le lacrime iniziare a fare capolino e le ricacciò indietro; ma era maledettamente difficile, visto che uno dei suoi peggiori incubi stava diventando realtà. Fece un grosso sospiro e cercò di farsi coraggio. “Sei molto arrabbiato?” gli chiese col cuore in gola. L’espressione di Elwood si addolcì, e sospirò a sua volta. “No, Daisy, purtroppo non posso essere arrabbiato con te se hai deciso di realizzare un tuo sogno”.Daisy sentì il peso che le opprimeva l’addome farsi più leggero, e sorrise appena. “Però sarò sincero con te”, continuò lui “Sono amareggiato. E deluso” le sue parole erano dure. Abbassò lo sguardo e scosse la testa “Sono stato uno sciocco. Pensavo che volessi passare l’estate con me, stare insieme. Pensavo ci tenessi”.Daisy gli prese la mano e la strinse forte, mentre delle lacrime dispettose fuggivano dai suoi occhi. “Ma io ci tengo, Elwood, da morire!” gli disse con sincerità “Non ho mai provato per un ragazzo quello che provo per te. Ma far parte della compagnia di Cameron è il mio sogno...E non posso rinunciarci”. Elwood le afferrò le mani con entrambe le sue, fissandola dritta negli occhi “Anche venendo in tour con me potresti fare quello che ti piace, e saremmo insieme!” cercò di convincerla “Non voglio che tu parta, non voglio che te ne vada!”.Daisy sentì il cuore farsi piccolo piccolo. “Non puoi farmi un discorso del genere, El. E’ vero, anche in tour con te farei quello che mi piace” ammise “Ma quello è il tuo sogno. Non il mio”.Elwood le lasciò andare le mani, sconsolato. “Pensavo ti piacesse stare con me”,disse tristemente. “Ma certo che mi piace stare con te!” ribatté lei convinta “Ma devi scindere le due cose, perché sono molto diverse. Una è l’amore, l’altra il mio lavoro”. Elwood alzò lo sguardo, guardandola in modo tremendamente serio: “Sono sei mesi, Daisy...Saremmo lontani il doppio di quanto siamo stati insieme!”. Lei abbassò lo sguardo, ferita da quell’affermazione. “Io sarei disposta ad aspettarti. Tu sei disposto a fare lo stesso con me?”.Notò con orrore che lui si era alzato e aveva lasciato i soldi del conto sul tavolo...Voleva dire che stava andando via. Allungò una mano e le accarezzò piano una guancia “Mi dispiace, Daisy, ma non sono fatto per soffrire per amore, non posso permettermelo” disse “Non posso stare con te, provare quello che provo...E vederti partire tra due settimane. Non ci riesco”.Le posò un bacio fuggevole sulle labbra e si avviò verso l’uscita. “Codardo!”,urlò lei, ormai con le lacrime agli occhi. Ma Elwood non poteva più sentirla:era già uscito da quella porta, era già uscito dalla sua vita.

Per Daniel la chiacchierata con suo padre era stata decisamente salutare. Gary era stato chiaro e sincero, ma comunque incoraggiante. Sapeva benissimo che aveva sbagliato, e lo aveva spronato a rimediare al suo errore con qualsiasi mezzo a sua disposizione. “Non ci si può arrendere così facilmente di fronte a qualcuno che ami, Daniel, sarebbe meschino!”, gli aveva detto con determinazione nello sguardo. E Daniel era deciso a rimediare, non aveva alcuna intenzione di perdere Willow, di perdere quello che voleva fosse il suo futuro. Il campanello suonò, e lui pregò fosse Elwood che veniva per dargli una lezione:il suo silenzio lo stava uccidendo quasi quanto quello di Willow. Quando arrivò alla porta, però, non si trovò davanti il suo amico. A meno che Elwood non si fosse trasformato in un’attraente venticinquenne e avesse cambiato cognome. “Lola!”,la salutò col sorriso sulle labbra. Lei lo scansò con una gomitata per entrare in casa. “Zitto, imbecille” lo bollò andando verso il soggiorno senza nemmeno guardarlo in faccia. Forse Lola era a conoscenza dell’accaduto, si disse. “Anche per me è un piacere vederti!” scherzò, raggiungendola in soggiorno. Lola lo squadrò da capo a piedi con aria schifata “Pensi di impietosirmi presentandoti in tuta?”.Daniel boccheggiò, sbalordito “Ma, no, io non sapevo che venissi!” si giustificò per il suo abbigliamento da recluso. Lei fece spallucce e si sedette sul divano, incrociando le braccia al petto. Daniel si morse il labbro, imbarazzato. “Posso offrirti una tazza di the?”,chiese timidamente. Lola si voltò di scatto, fulminandolo con lo sguardo “No, non la voglio la tazza di the, imbecille!”. Daniel fece del suo meglio per non ridere;Lola non era cambiata affatto, era rimasta la solita Miss Finezza! “Dai, Lola!” le disse, sedendosi in parte a lei “Davvero vuoi salutarmi così?Siamo amici ed è più di un anno che non ci vediamo!”.Lola lo guardò di sottecchi, lasciandosi un po’ andare. “E’ vero...” disse addolcendosi appena “Penso che non ci sia nulla di male se ti abbraccio...” buttò lì. Daniel sorrise e la abbracciò, sospirando perché sapeva che la sua amica aveva ragione a chiamarlo imbecille. “Grazie..” le disse Daniel a bassa voce, quando ebbe sciolto l’abbraccio. Lola lo colpì piano con un pugno “Ma sì, non ringraziarmi. Ma sappi che sono ancora molto arrabbiata con te” lo avvertì “Willow non merita di soffrire, e tu non meriti lei”. Daniel abbassò lo sguardo, sconsolato “Hai ragione. Sono stato un completo idiota!”.Lola fece spallucce, sentendosi appena in colpa. “Non esagerare, adesso, dai...Sappiamo entrambi che Grace è una grande manipolatrice” cercò di tirargli su il morale. Daniel annuì “Grace ha già avuto la sua parte. Ma adesso io non so come rimettere insieme i cocci con Will”.Lola si morse il labbro, come era solita fare mentre pensava. “Tu la ami, Dan?”,gli chiese semplicemente. Daniel annuì “Da morire. Voglio passare tutta la mia vita con lei, e non c’è giorno in cui non mi maledica per quello stupido bacio o per averle detto che è una ragazzina!”.Lola sorrise soddisfatta “Allora, mio caro ragazzo, la soluzione al tuo problema è la più semplice che potresti mai trovare”. Daniel la guardò curioso, aspettando che arrivasse al punto. “Non ti servono fuochi d’artificio per scrivere nel cielo, palloncini, aeroplani con striscioni o altre buffonate. Diglielo, e basta”.Daniel la fissò scettico “Pensi davvero che basti?”.Lola annuì “Tesoro, è evidente che la tua reputazione non è esatta: non capisci nulla delle donne” gli disse “A noi non servono grandi cose per essere felici. Ci basta qualcuno da amare”.Daniel sorrise, annuendo “Mi fido di te!”.Lola lo guardò, fingendosi indignata “Vorrei ben vedere!”, esclamò, scoppiando a ridere insieme a lui.
Daisy si era rifugiata in camera di Willow a mangiare gelato, piangere e sfogarsi con la sua migliore amica. Non era la prima volta che si ritrovavano insieme col cuore spezzato, e doveva ammettere che stare insieme aiutava molto. Fuori era ormai buio, e il temporale che aveva iniziato ad aggredire la città sicuramente non aiutava il loro umore già malconcio. “Come farò quando sarai partita?”,chiese Willow sconsolata, sporgendosi per abbracciare forte la sua amica. Daisy sospirò “Anche tu mi mancherai tantissimo, Owen!” ammise con la voce spezzata. “Saranno sei mesi lunghi e tristi...” continuò Willow, guardando fuori dalla finestra con espressione sconsolata. Un’espressione che mutò in sorpresa, non appena vide un ragazzo dai capelli biondi iniziare a tirare sassolini alla sua finestra. “Ma che diavolo succede?!”,esclamò Daisy sentendo il rumore. “E’ Daniel...” sussurrò incredula Willow, continuando a guardarlo mentre lottava contro il vento e la pioggia e continuava a tirare sassolini per attirare la sua attenzione. “Oh, il cretino numero 1 è arrivato”, commentò Daisy con diffidenza. “Cosa devo fare?” chiese Willow, in preda al panico. “Ti conviene farlo entrare e sentire cosa ha da dire, o annegherà e lo avrai sulla coscienza per tutta la vita” le suggerì Daisy, rimettendosi seduta sul letto a gambe incrociate. Willow annuì e si fiondò al piano di sotto. Daisy sorrise appena; almeno una delle due sarebbe stata davvero felice... 

Elwood la fissava impassibile e serio, i suoi occhi chiari non erano mai stati così severi. Daisy distolse lo sguardo per concentrarsi sul contenuto della sua tazza, che profumava di cioccolata e nocciola. Era strano:aveva sempre adorato Starbucks e la sua cioccolata fondente alla nocciola e caramello, eppure in quel preciso momento stava odiando il grosso tavolone di legno dove erano seduti e il profumo della bevanda le faceva venire la nausea. “Non la bevi?”,le chiese lui, iniziando finalmente a parlare “Si raffredda. Fa schifo, poi”.Daisy deglutì, per niente rassicurata dal suo tono serio e palesemente irritato. “Non mi va più, ho lo stomaco chiuso”,rispose evitando di guardarlo negli occhi. Elwood fece spallucce “Strano. Dovrei essere io quello con lo stomaco chiuso”,replicò secco. Daisy sentì le lacrime iniziare a fare capolino e le ricacciò indietro; ma era maledettamente difficile, visto che uno dei suoi peggiori incubi stava diventando realtà. Fece un grosso sospiro e cercò di farsi coraggio. “Sei molto arrabbiato?” gli chiese col cuore in gola. L’espressione di Elwood si addolcì, e sospirò a sua volta. “No, Daisy, purtroppo non posso essere arrabbiato con te se hai deciso di realizzare un tuo sogno”.Daisy sentì il peso che le opprimeva l’addome farsi più leggero, e sorrise appena. “Però sarò sincero con te”, continuò lui “Sono amareggiato. E deluso” le sue parole erano dure. Abbassò lo sguardo e scosse la testa “Sono stato uno sciocco. Pensavo che volessi passare l’estate con me, stare insieme. Pensavo ci tenessi”.Daisy gli prese la mano e la strinse forte, mentre delle lacrime dispettose fuggivano dai suoi occhi. “Ma io ci tengo, Elwood, da morire!” gli disse con sincerità “Non ho mai provato per un ragazzo quello che provo per te. Ma far parte della compagnia di Cameron è il mio sogno...E non posso rinunciarci”. Elwood le afferrò le mani con entrambe le sue, fissandola dritta negli occhi “Anche venendo in tour con me potresti fare quello che ti piace, e saremmo insieme!” cercò di convincerla “Non voglio che tu parta, non voglio che te ne vada!”.Daisy sentì il cuore farsi piccolo piccolo. “Non puoi farmi un discorso del genere, El. E’ vero, anche in tour con te farei quello che mi piace” ammise “Ma quello è il tuo sogno. Non il mio”.Elwood le lasciò andare le mani, sconsolato. “Pensavo ti piacesse stare con me”,disse tristemente. “Ma certo che mi piace stare con te!” ribatté lei convinta “Ma devi scindere le due cose, perché sono molto diverse. Una è l’amore, l’altra il mio lavoro”. Elwood alzò lo sguardo, guardandola in modo tremendamente serio: “Sono sei mesi, Daisy...Saremmo lontani il doppio di quanto siamo stati insieme!”. Lei abbassò lo sguardo, ferita da quell’affermazione. “Io sarei disposta ad aspettarti. Tu sei disposto a fare lo stesso con me?”.Notò con orrore che lui si era alzato e aveva lasciato i soldi del conto sul tavolo...Voleva dire che stava andando via. Allungò una mano e le accarezzò piano una guancia “Mi dispiace, Daisy, ma non sono fatto per soffrire per amore, non posso permettermelo” disse “Non posso stare con te, provare quello che provo...E vederti partire tra due settimane. Non ci riesco”.Le posò un bacio fuggevole sulle labbra e si avviò verso l’uscita. “Codardo!”,urlò lei, ormai con le lacrime agli occhi. Ma Elwood non poteva più sentirla:era già uscito da quella porta, era già uscito dalla sua vita.

Per Daniel la chiacchierata con suo padre era stata decisamente salutare. Gary era stato chiaro e sincero, ma comunque incoraggiante. Sapeva benissimo che aveva sbagliato, e lo aveva spronato a rimediare al suo errore con qualsiasi mezzo a sua disposizione. “Non ci si può arrendere così facilmente di fronte a qualcuno che ami, Daniel, sarebbe meschino!”, gli aveva detto con determinazione nello sguardo. E Daniel era deciso a rimediare, non aveva alcuna intenzione di perdere Willow, di perdere quello che voleva fosse il suo futuro. Il campanello suonò, e lui pregò fosse Elwood che veniva per dargli una lezione:il suo silenzio lo stava uccidendo quasi quanto quello di Willow. Quando arrivò alla porta, però, non si trovò davanti il suo amico. A meno che Elwood non si fosse trasformato in un’attraente venticinquenne e avesse cambiato cognome. “Lola!”,la salutò col sorriso sulle labbra. Lei lo scansò con una gomitata per entrare in casa. “Zitto, imbecille” lo bollò andando verso il soggiorno senza nemmeno guardarlo in faccia. Forse Lola era a conoscenza dell’accaduto, si disse. “Anche per me è un piacere vederti!” scherzò, raggiungendola in soggiorno. Lola lo squadrò da capo a piedi con aria schifata “Pensi di impietosirmi presentandoti in tuta?”.Daniel boccheggiò, sbalordito “Ma, no, io non sapevo che venissi!” si giustificò per il suo abbigliamento da recluso. Lei fece spallucce e si sedette sul divano, incrociando le braccia al petto. Daniel si morse il labbro, imbarazzato. “Posso offrirti una tazza di the?”,chiese timidamente. Lola si voltò di scatto, fulminandolo con lo sguardo “No, non la voglio la tazza di the, imbecille!”. Daniel fece del suo meglio per non ridere;Lola non era cambiata affatto, era rimasta la solita Miss Finezza! “Dai, Lola!” le disse, sedendosi in parte a lei “Davvero vuoi salutarmi così?Siamo amici ed è più di un anno che non ci vediamo!”.Lola lo guardò di sottecchi, lasciandosi un po’ andare. “E’ vero...” disse addolcendosi appena “Penso che non ci sia nulla di male se ti abbraccio...” buttò lì. Daniel sorrise e la abbracciò, sospirando perché sapeva che la sua amica aveva ragione a chiamarlo imbecille. “Grazie..” le disse Daniel a bassa voce, quando ebbe sciolto l’abbraccio. Lola lo colpì piano con un pugno “Ma sì, non ringraziarmi. Ma sappi che sono ancora molto arrabbiata con te” lo avvertì “Willow non merita di soffrire, e tu non meriti lei”. Daniel abbassò lo sguardo, sconsolato “Hai ragione. Sono stato un completo idiota!”.Lola fece spallucce, sentendosi appena in colpa. “Non esagerare, adesso, dai...Sappiamo entrambi che Grace è una grande manipolatrice” cercò di tirargli su il morale. Daniel annuì “Grace ha già avuto la sua parte. Ma adesso io non so come rimettere insieme i cocci con Will”.Lola si morse il labbro, come era solita fare mentre pensava. “Tu la ami, Dan?”,gli chiese semplicemente. Daniel annuì “Da morire. Voglio passare tutta la mia vita con lei, e non c’è giorno in cui non mi maledica per quello stupido bacio o per averle detto che è una ragazzina!”.Lola sorrise soddisfatta “Allora, mio caro ragazzo, la soluzione al tuo problema è la più semplice che potresti mai trovare”. Daniel la guardò curioso, aspettando che arrivasse al punto. “Non ti servono fuochi d’artificio per scrivere nel cielo, palloncini, aeroplani con striscioni o altre buffonate. Diglielo, e basta”.Daniel la fissò scettico “Pensi davvero che basti?”.Lola annuì “Tesoro, è evidente che la tua reputazione non è esatta: non capisci nulla delle donne” gli disse “A noi non servono grandi cose per essere felici. Ci basta qualcuno da amare”.Daniel sorrise, annuendo “Mi fido di te!”.Lola lo guardò, fingendosi indignata “Vorrei ben vedere!”, esclamò, scoppiando a ridere insieme a lui.

Daisy si era rifugiata in camera di Willow a mangiare gelato, piangere e sfogarsi con la sua migliore amica. Non era la prima volta che si ritrovavano insieme col cuore spezzato, e doveva ammettere che stare insieme aiutava molto. Fuori era ormai buio, e il temporale che aveva iniziato ad aggredire la città sicuramente non aiutava il loro umore già malconcio. “Come farò quando sarai partita?”,chiese Willow sconsolata, sporgendosi per abbracciare forte la sua amica. Daisy sospirò “Anche tu mi mancherai tantissimo, Owen!” ammise con la voce spezzata. “Saranno sei mesi lunghi e tristi...” continuò Willow, guardando fuori dalla finestra con espressione sconsolata. Un’espressione che mutò in sorpresa, non appena vide un ragazzo dai capelli biondi iniziare a tirare sassolini alla sua finestra. “Ma che diavolo succede?!”,esclamò Daisy sentendo il rumore. “E’ Daniel...” sussurrò incredula Willow, continuando a guardarlo mentre lottava contro il vento e la pioggia e continuava a tirare sassolini per attirare la sua attenzione. “Oh, il cretino numero 1 è arrivato”, commentò Daisy con diffidenza. “Cosa devo fare?” chiese Willow, in preda al panico. “Ti conviene farlo entrare e sentire cosa ha da dire, o annegherà e lo avrai sulla coscienza per tutta la vita” le suggerì Daisy, rimettendosi seduta sul letto a gambe incrociate. Willow annuì e si fiondò al piano di sotto. Daisy sorrise appena; almeno una delle due sarebbe stata davvero felice... 

 

 

 

Ritorna all'indice


Capitolo 15
*** Ricongiungimenti e Addii ***


15. Ricongiungimenti e Addii

 

 

"L'amore è anche imparare a rinunciare all'altro, a saper dire addio senza lasciare che i tuoi sentimenti ostacolino ciò che, probabilmente, sarà la cosa migliore per coloro che amiamo" (Sergio Bambarém)

 

Willow si precipitò giù per le scale, saltando tre gradini per volta. Perse una ciabatta nella corsa e una manica della felpa che indossava le scivolò dalla spalla, ma cercò comunque di darsi delle arie, prima di girare la maniglia della porta per aprirla. Daniel era sull’uscio, bagnato fradicio e con un espressione implorante. Willow incrociò le braccia al petto e si appoggiò allo stipite della porta. “Sono bagnato”,disse lui, tentando un sorriso. Lei fece del suo meglio per non ridere e mantenne un’espressione seria; “Lo vedo”,gli disse. “Posso entrare?”,chiese Daniel timidamente. Willow sbuffò e si fece da parte. “Certo che puoi entrare, stupido” gli disse “Però vieni in bagno ad asciugarti, altrimenti sgoccioli sui tappeti e poi la senti tu mia madre”.Daniel annuì, si tolse la giacca e la seguì in bagno. Willow afferrò un asciugamano ed iniziò ad asciugargli piano i capelli mentre lui era seduto di fronte a lei. Nonostante lui fosse seduto e lei in piedi, Willow era comunque poco più alta di lui, e Daniel riuscì ad abbracciarla a livello della vita. Willow sospirò e gli circondò il collo con le mani, abbracciandolo a sua volta e poggiando una guancia sopra l’asciugamano che gli copriva i capelli bagnati. “Perdonami, Will...” la implorò lui in un sussurro. Willow sorrise, suo malgrado. “Ti avevo già perdonato ancora prima che entrassi in casa, Dan” gli confessò. Daniel si alzò in piedi e avvicinò il viso al suo, cercando un segnale di approvazione. Fu infatti Willow a catturare le sue labbra e a baciarlo a lungo, stringendo entrambe le mani dietro la sua nuca per avvicinarlo di più. Inaspettatamente, Daniel si staccò da lei all’improvviso, guardandola intensamente negli occhi. “No, Will, prima io devo spiegarti”. Willow sorrise appena “Daniel, ti ho detto che è tutto a posto”. Daniel scosse la testa “No, non è tutto a posto. Non voglio che pensi che io ti abbia tradito, o che non ti ami”. Era deciso, e Willow era rimasta impietrita ed affascinata. “Sono stato un vero co***one. E’ vero, è stata Grace a baciarmi, ma io potevo evitarlo, potevo evitare di rimanere solo con lei” disse tutto d’un fiato. Poi abbassò lo sguardo “Ma non è questa la cosa per cui mi vergogno di più. Non dovevo chiamarti ragazzina, Will, e non dovevo lasciarti andare via così. Tra me e te sono io quello che deve crescere, non tu”.Willow tentò di dire qualcosa, ma lui la bloccò, mettendosi in ginocchio. “Lo so di non meritarti, ma io ti amo e non posso rinunciare a te. Perciò te lo richiedo”,estrasse dalla tasca il solitario che Willow gli aveva restituito “Ti prego, Willow Rose Owen, sposami”.Willow si asciugò una lacrima fugace e sorrise, mentre il cuore rischiava di scoppiarle di felicità. “Ma certo che ti sposo, Daniel” rispose emozionata. Daniel le infilò per la seconda volta lo splendido anello, con l’intenzione di non vederlo mai più lontano da quel dito.

Lola si stava godendo un Earl Grey, seduta ad un tavolino della sua sala da the preferita. Sorrise, aspirando il profumo che proveniva dalla tazza di ceramica; una delle cose che le erano mancate di più mentre era in Germania era di sicuro il the inglese!Iniziò a sfogliare con calma e concentrazione una rivista di moda, quando un’ombra famigliare le oscurò le pagine lucide. Alzò lo sguardo incredula nel constatare che sua sorella Grace era davanti a lei, gli occhi lucidi e struccati e un abbigliamento comodo che non era decisamente da lei. Aggrottò le sopracciglia, studiandola attentamente:erano tre anni che non la vedeva, tutto sommato. “Ciao, Lola” la salutò con voce tremante. “Ciao” la salutò lei asciutta, continuando a fissarla confusa. “Posso sedermi?”,chiese indicando la sedia vuota. Lola fece spallucce “Fai un po’ come ti pare”.Grace si mise a sedere, iniziando a tormentarsi le mani, visibilmente in imbarazzo. “Papà mi ha detto che eri in città” tentò di iniziare una conversazione. Lola annuì “Come al solito ha evitato di farsi gli affari suoi”,commentò continuando a sfogliare la rivista. “Sai, mi ricordavo bene che questa è la tua sala da the preferita. Non ti ho trovata a casa, è per questo che sono venuta qui”.Lola fece un sorriso tirato. “Brava, Sherlock” disse, prima di bere una sorsata di the. Grace sbuffò, palesemente delusa. “Eh dai, Lola...Sono tre anni che non ci vediamo, possibile che sia tutto quello che hai da dirmi?”.Lola alzò lo sguardo dalla sua rivista e la fissò minacciosa “Ne avrei di cose da dirti, Grace, ma mi ritengo troppo educata per farlo”.Grace abbassò lo sguardo, sconsolata. “Pensavo non ce l’avessi più così tanto con me”.Sua sorella la guardò sbigottita “Non ci posso credere!Beh, ad ogni modo pensavi male. A quanto pare non hai imparato la lezione, visto che hai rifatto lo stesso errore anche con Daniel e Willow”.Grace sospirò “Mi dispiace...” mormorò. Lola strabuzzò gli occhi: Grace Donald si era appena scusata...Aveva sentito bene? “Cosa hai detto?” le chiese. “Ho detto che mi dispiace” ripeté lei “Non solo ho combinato un casino con te e Christian, perdendo mia sorella. Adesso ne ho combinato un altro, perdendo un amico e la stima di chi mi circonda”. Lola scosse la testa, intenerita. “Come mai lo fai, Grace?”,le chiese con tono infinitamente più dolce. Grace si asciugò una lacrima furtiva e sbuffò. “Non lo so, non lo faccio apposta. Mi innamoro sempre delle persone sbagliate e faccio soffrire chi amo”.Lola era sempre più sconvolta:quella persona pentita e matura era davvero sua sorella? “Innamorata?”,ripeté incredula. Grace annuì “Sì. Ero innamorata di Christian, e mi sono innamorata di Daniel. Lui è così bello, gentile, generoso, sicuro...” lo descrisse con aria sognante “Non volevo, ma mi sono innamorata di lui e non riuscivo ad accettare che una ragazzina me lo portasse via”. Scosse la testa, sorridendo appena “Poi però ho capito che Willow non è una ragazzina; è la donna che lo ha fatto innamorare, e non è giusto che io abbia attentato alla loro felicità. Mi scuserò con entrambi il prima possibile”.Fece per alzarsi ed andare via, ma Lola le afferrò un braccio. “No, Grace, non andartene” le disse “Rimani. Parliamo un po’, ti va?”.Grace trattenne a fatica le lacrime di gioia ed annuì, sedendosi di nuovo al suo posto. E fu così che una tazza di the lavò via le incomprensioni degli ultimi tre anni.
Erano passate due settimane e tutto si era sistemato. Daniel e Willow avevano fatto pace, Elwood aveva perdonato il suo amico e anche Grace era stata perdonata da Willow; Howard aveva di nuovo il sorriso sulle labbra da quando le sue due figlie si parlavano di nuovo, Robbie e Ayda avevano deciso di trasferirsi a Londra nel giro di tre mesi e il matrimonio di Willow e Daniel era fissato per fine agosto, dopo il ritorno di Daisy. Insomma, tutto era tornato al suo posto...O quasi tutto. Daisy si trovava all’aeroporto circondata dalle persone che la amavano, ed Elwood non era tra questi. Era stato bravo a dileguarsi e lei non era riuscita ad incrociarlo neanche una volta, nemmeno per sbaglio. Non poteva credere che la lasciasse partire così, senza nemmeno dirle addio, ma i fatti parlavano da soli. Willow le aveva detto che era stato schivo e chiuso anche con lei, quindi non era nemmeno riuscita a capire se soffrisse per lei o meno. Alla fine, aveva deciso di non preoccuparsene:per i seguenti sei mesi avrebbe pensato solo a lei e al suo sogno, che stava per realizzarsi. Willow la abbracciò di nuovo, sbuffando per trattenere le lacrime. “Ti ho già detto che mi mancherai da morire?!” le chiese mentre la stringeva forte. “Almeno un milione di volte..” commentò Gary, guadagnandosi una gomitata da sua moglie. Risero tutti divertiti e poi Daisy li salutò brevemente, cercando di mantenere alto il sorriso. “Mi dispiace che Elwood non sia venuto a salutarti” le disse Mark quando fu il suo turno. Daisy scosse la testa, abbracciandolo “Non importa, zio. Salutalo tu da parte mia”. Afferrò il suo bagaglio a mano e si diresse verso la scala mobile, voltandosi una volta salita per salutarli di nuovo tutti con la mano. La sua attenzione fu attirata da un ragazzo che si era scapicollato di fronte alla scala mobile sulla terrazza che sovrastava la sala d’attesa per l’imbarco. Elwood appoggiò una mano sul vetro e la guardò con aria sconsolata. Prima di andarsene, Daisy lesse le parole silenziose che provennero dalle sue labbra:.

Willow si precipitò giù per le scale, saltando tre gradini per volta. Perse una ciabatta nella corsa e una manica della felpa che indossava le scivolò dalla spalla, ma cercò comunque di darsi delle arie, prima di girare la maniglia della porta per aprirla. Daniel era sull’uscio, bagnato fradicio e con un espressione implorante. Willow incrociò le braccia al petto e si appoggiò allo stipite della porta. “Sono bagnato”,disse lui, tentando un sorriso. Lei fece del suo meglio per non ridere e mantenne un’espressione seria; “Lo vedo”,gli disse. “Posso entrare?”,chiese Daniel timidamente. Willow sbuffò e si fece da parte. “Certo che puoi entrare, stupido” gli disse “Però vieni in bagno ad asciugarti, altrimenti sgoccioli sui tappeti e poi la senti tu mia madre”.Daniel annuì, si tolse la giacca e la seguì in bagno. Willow afferrò un asciugamano ed iniziò ad asciugargli piano i capelli mentre lui era seduto di fronte a lei. Nonostante lui fosse seduto e lei in piedi, Willow era comunque poco più alta di lui, e Daniel riuscì ad abbracciarla a livello della vita. Willow sospirò e gli circondò il collo con le mani, abbracciandolo a sua volta e poggiando una guancia sopra l’asciugamano che gli copriva i capelli bagnati. “Perdonami, Will...” la implorò lui in un sussurro. Willow sorrise, suo malgrado. “Ti avevo già perdonato ancora prima che entrassi in casa, Dan” gli confessò. Daniel si alzò in piedi e avvicinò il viso al suo, cercando un segnale di approvazione. Fu infatti Willow a catturare le sue labbra e a baciarlo a lungo, stringendo entrambe le mani dietro la sua nuca per avvicinarlo di più. Inaspettatamente, Daniel si staccò da lei all’improvviso, guardandola intensamente negli occhi. “No, Will, prima io devo spiegarti”. Willow sorrise appena “Daniel, ti ho detto che è tutto a posto”. Daniel scosse la testa “No, non è tutto a posto. Non voglio che pensi che io ti abbia tradito, o che non ti ami”. Era deciso, e Willow era rimasta impietrita ed affascinata. “Sono stato un vero co***one. E’ vero, è stata Grace a baciarmi, ma io potevo evitarlo, potevo evitare di rimanere solo con lei” disse tutto d’un fiato. Poi abbassò lo sguardo “Ma non è questa la cosa per cui mi vergogno di più. Non dovevo chiamarti ragazzina, Will, e non dovevo lasciarti andare via così. Tra me e te sono io quello che deve crescere, non tu”.Willow tentò di dire qualcosa, ma lui la bloccò, mettendosi in ginocchio. “Lo so di non meritarti, ma io ti amo e non posso rinunciare a te. Perciò te lo richiedo”,estrasse dalla tasca il solitario che Willow gli aveva restituito “Ti prego, Willow Rose Owen, sposami”.Willow si asciugò una lacrima fugace e sorrise, mentre il cuore rischiava di scoppiarle di felicità. “Ma certo che ti sposo, Daniel” rispose emozionata. Daniel le infilò per la seconda volta lo splendido anello, con l’intenzione di non vederlo mai più lontano da quel dito.

Lola si stava godendo un Earl Grey, seduta ad un tavolino della sua sala da the preferita. Sorrise, aspirando il profumo che proveniva dalla tazza di ceramica; una delle cose che le erano mancate di più mentre era in Germania era di sicuro il the inglese!Iniziò a sfogliare con calma e concentrazione una rivista di moda, quando un’ombra famigliare le oscurò le pagine lucide. Alzò lo sguardo incredula nel constatare che sua sorella Grace era davanti a lei, gli occhi lucidi e struccati e un abbigliamento comodo che non era decisamente da lei. Aggrottò le sopracciglia, studiandola attentamente:erano tre anni che non la vedeva, tutto sommato. “Ciao, Lola” la salutò con voce tremante. “Ciao” la salutò lei asciutta, continuando a fissarla confusa. “Posso sedermi?”,chiese indicando la sedia vuota. Lola fece spallucce “Fai un po’ come ti pare”.Grace si mise a sedere, iniziando a tormentarsi le mani, visibilmente in imbarazzo. “Papà mi ha detto che eri in città” tentò di iniziare una conversazione. Lola annuì “Come al solito ha evitato di farsi gli affari suoi”,commentò continuando a sfogliare la rivista. “Sai, mi ricordavo bene che questa è la tua sala da the preferita. Non ti ho trovata a casa, è per questo che sono venuta qui”.Lola fece un sorriso tirato. “Brava, Sherlock” disse, prima di bere una sorsata di the. Grace sbuffò, palesemente delusa. “Eh dai, Lola...Sono tre anni che non ci vediamo, possibile che sia tutto quello che hai da dirmi?”.Lola alzò lo sguardo dalla sua rivista e la fissò minacciosa “Ne avrei di cose da dirti, Grace, ma mi ritengo troppo educata per farlo”.Grace abbassò lo sguardo, sconsolata. “Pensavo non ce l’avessi più così tanto con me”.Sua sorella la guardò sbigottita “Non ci posso credere!Beh, ad ogni modo pensavi male. A quanto pare non hai imparato la lezione, visto che hai rifatto lo stesso errore anche con Daniel e Willow”.Grace sospirò “Mi dispiace...” mormorò. Lola strabuzzò gli occhi: Grace Donald si era appena scusata...Aveva sentito bene? “Cosa hai detto?” le chiese. “Ho detto che mi dispiace” ripeté lei “Non solo ho combinato un casino con te e Christian, perdendo mia sorella. Adesso ne ho combinato un altro, perdendo un amico e la stima di chi mi circonda”. Lola scosse la testa, intenerita. “Come mai lo fai, Grace?”,le chiese con tono infinitamente più dolce. Grace si asciugò una lacrima furtiva e sbuffò. “Non lo so, non lo faccio apposta. Mi innamoro sempre delle persone sbagliate e faccio soffrire chi amo”.Lola era sempre più sconvolta:quella persona pentita e matura era davvero sua sorella? “Innamorata?”,ripeté incredula. Grace annuì “Sì. Ero innamorata di Christian, e mi sono innamorata di Daniel. Lui è così bello, gentile, generoso, sicuro...” lo descrisse con aria sognante “Non volevo, ma mi sono innamorata di lui e non riuscivo ad accettare che una ragazzina me lo portasse via”. Scosse la testa, sorridendo appena “Poi però ho capito che Willow non è una ragazzina; è la donna che lo ha fatto innamorare, e non è giusto che io abbia attentato alla loro felicità. Mi scuserò con entrambi il prima possibile”.Fece per alzarsi ed andare via, ma Lola le afferrò un braccio. “No, Grace, non andartene” le disse “Rimani. Parliamo un po’, ti va?”.Grace trattenne a fatica le lacrime di gioia ed annuì, sedendosi di nuovo al suo posto. E fu così che una tazza di the lavò via le incomprensioni degli ultimi tre anni.

Erano passate due settimane e tutto si era sistemato. Daniel e Willow avevano fatto pace, Elwood aveva perdonato il suo amico e anche Grace era stata perdonata da Willow; Howard aveva di nuovo il sorriso sulle labbra da quando le sue due figlie si parlavano di nuovo, Robbie e Ayda avevano deciso di trasferirsi a Londra nel giro di tre mesi e il matrimonio di Willow e Daniel era fissato per fine agosto, dopo il ritorno di Daisy. Insomma, tutto era tornato al suo posto...O quasi tutto. Daisy si trovava all’aeroporto circondata dalle persone che la amavano, ed Elwood non era tra questi. Era stato bravo a dileguarsi e lei non era riuscita ad incrociarlo neanche una volta, nemmeno per sbaglio. Non poteva credere che la lasciasse partire così, senza nemmeno dirle addio, ma i fatti parlavano da soli. Willow le aveva detto che era stato schivo e chiuso anche con lei, quindi non era nemmeno riuscita a capire se soffrisse per lei o meno. Alla fine, aveva deciso di non preoccuparsene:per i seguenti sei mesi avrebbe pensato solo a lei e al suo sogno, che stava per realizzarsi. Willow la abbracciò di nuovo, sbuffando per trattenere le lacrime. “Ti ho già detto che mi mancherai da morire?!” le chiese mentre la stringeva forte. “Almeno un milione di volte..” commentò Gary, guadagnandosi una gomitata da sua moglie. Risero tutti divertiti e poi Daisy li salutò brevemente, cercando di mantenere alto il sorriso. “Mi dispiace che Elwood non sia venuto a salutarti” le disse Mark quando fu il suo turno. Daisy scosse la testa, abbracciandolo “Non importa, zio. Salutalo tu da parte mia”. Afferrò il suo bagaglio a mano e si diresse verso la scala mobile, voltandosi una volta salita per salutarli di nuovo tutti con la mano. La sua attenzione fu attirata da un ragazzo che si era scapicollato di fronte alla scala mobile sulla terrazza che sovrastava la sala d’attesa per l’imbarco. Elwood appoggiò una mano sul vetro e la guardò con aria sconsolata. Prima di andarsene, Daisy lesse le parole silenziose che provennero dalle sue labbra:'Non partire...'.

 

 

 

 

Ritorna all'indice


Capitolo 16
*** Sei mesi dopo ***


16. Sei mesi dopo

“If our arms were reaching out, if our words could only bridge the doubt will we lose this chance again?”
(Take That – “Reach Out”)

Agosto 2027.

La nuova Daisy era più forte. La nuova Daisy era più brava. La nuova Daisy era anche più bella, se non suonava superbo pensarlo. La piccola Barlow era orgogliosa di come quei sei mesi in America l’avevano cambiata, ed ora era pronta a tornare a casa, a riabbracciare la famiglia e gli amici e a godersi il rientro da star. Estrasse lo specchietto dalla borsetta e si diede una rapida controllata ai capelli, che adesso erano un po’ più lunghi e acconciati in un carré che arrivava poco sotto le orecchie, e che le dava un’aria più grande. Chissà cosa avrebbe detto suo padre non appena avesse notato il nuovo taglio più femminile al posto dei capelli corti da maschiaccio e i vestiti più raffinati!Lo sapevano tutti, Gary adorava il look da maschiaccio ingenuo di sua figlia, e Daisy non poteva fare a meno di ridere a pensare alla sua reazione. Non lo faceva con cattiveria;semplicemente, non voleva accettare che, anche la più piccola dei suoi figli, stesse diventando una donna. Non era il parere di suo padre, però, a preoccupare Daisy;era il parere di qualcun altro, qualcuno che, le seccava ammetterlo, le era mancato terribilmente negli ultimi mesi. Willow la aveva avvertita che Elwood aveva concluso il tour estivo, e che l’avrebbe trovato in città al suo ritorno;l’aveva anche avvertita che non aveva fatto nemmeno una parola su di lei durante tutti e sei i mesi, quindi era preparata:evidentemente l’aveva già sostituita...Tutto sommato era un cantante di successo, bello e spiritoso, non doveva impegnarsi molto per avere tutte le ragazze ai suoi piedi! Decise che non le importava, se lo impose più che altro:non voleva che quei brutti pensieri rovinassero il suo rientro a casa. Tutto sommato l’avrebbe visto solo al matrimonio, giusto?Era ancora occupato con la promozione del disco nei paesi stranieri e sarebbe ripartito subito dopo, e nei periodi in cui tornava a Londra poteva evitarlo senza problemi...Vero?Il succo del problema non era evitare Elwood:era evitare che gli altri si accorgessero che lui la aveva già messa in un angolo, fingendo di evitarlo per non far vedere che a lui non importava più niente di lei. Ragionamento contorto, realizzò, ma tutto sommato normale:aveva diciotto anni, era giusto si facesse questo genere di problemi!L’improvviso spuntare del familiare paesaggio londinese le tolse quei brutti pensieri dalla testa:finalmente era a casa! “Si ricorda dove deve fermarsi, vero?”, chiese con impazienza all’autista del taxi. Lui le lanciò un’occhiata divertita e annuì pazientemente. “Me l’ha già chiesto almeno tre volte, signorina. Conosco molto bene l’indirizzo, grazie”.Daisy si tappò la bocca con fare buffo, cercando di contenere una risata. “Mi dispiace!”, si scusò “E’ che ho molta voglia di tornare a casa!”.L’uomo sorrise, intenerito. “E’ molto che manchi da casa?”.Daisy annuì: “Sei mesi, ormai”. “Wow!E’ molto per una ragazza giovane come te!”, considerò “Sei fuggita da qualcosa?”.Daisy abbassò lo sguardo, improvvisamente triste al ricordo di Elwood e del suo rifiuto. “Anche”, rispose sospirando.

...Due giorni prima...

“Ringraziamo ancora, con un grande applauso, il fenomenale Elwood Owen!”. La folla era in visibilio, urlava, applaudiva, migliaia di ragazzine scatenate piangevano e saltellavano per lui. Aveva dei ricordi sbiaditi di quando suo padre lo portava in tour con i ragazzi e aveva visto tutte le videocassette degli anni ’90, ma sicuramente non avrebbe mai immaginato di poter ricevere, un giorno, lo stesso trattamento. Fece scorrere il laccio di pelle nera che gli aveva regalato suo padre per portare la chitarra, in modo da liberare l’addome e potersi piegare;l’inchino fu il più profondo possibile, non conosceva modo migliore per dimostrare tutta la sua gratitudine. Qualche lacrime gli solcò impercettibilmente il viso, mentre ripeteva per l’ennesima volta quanto fosse grato. “Non sarei niente senza di voi. E’ grazie a tutte le persone che sono qui stasera, e quelle che non hanno potuto esserci, se ho vinto questo premio come migliore nuova proposta dell’anno. Non me lo sarei mai sognato, non ci avrei mai sperato...Ma è successo. Fino a due anni fa ero solamente il figlio di una star della musica che aveva un sogno;adesso sono un cantante, il mio sogno e la mia vita hanno iniziato a coincidere. Grazie!”. Si asciugò una lacrima fugace e guardò nella direzione dove erano sedute tutte le persone che amava:i suoi genitori, sua sorella, Gary e Dawn, Emily e Daniel, Howard, Jason, Robbie e Ayda...Mancava solo Daisy. Gli sarebbe piaciuto che lei fosse lì, ma non si può avere tutto. E poi, doveva ammettere che era solo colpa sua se lei non gli era più accanto:la aveva lasciata andare, era stato egoista, non aveva avuto il fegato di dirle che l’avrebbe aspettata in eterno. La amava, era questa la verità;ed era la prima volta che si innamorava;una persona saggia gli avrebbe detto che era troppo immaturo e non era stato in grado di tenersela, e quel qualcuno aveva ragione. Fece un ultimo inchino e sparì dietro le quinte. Pianse. E non per la gioia.

Willow si guardò un’ultima volta allo specchio, girando su sé stessa e osservandosi con aria dubbiosa. Mentre sua madre, Dawn ed Emily la guardavano con aria commossa, Lola alzò un sopracciglio sbuffando. “Beh?!”, la apostrofò, avvicinandosi a lei. “Non dirmi che non ti piaci!”.Willow si voltò verso la sua amica, facendo volteggiare la ampia gonna di seta color panna. “Non sarò troppo...Pomposa?”, chiese, guardando i cristallini intrecciati nella trama alla fine della gonna. Lola le mollò uno scappellotto, facendola urlare per la sorpresa. “Ehi!”, si lamentò la ragazza, massaggiandosi la nuca. “Sei bellissima, Will, punto. Ci hai messo ore per scegliere quel dannato vestito, non dirmi che non ti piace!”.Tutti trattennero a stento una risata:la solita, cinica, Lola. “Sei già una pazza a sposarti, per conto mio, vedi di non rovinare ancora di più la tua vita sposandoti con l’abito sbagliato!”, commentò, sedendosi su una poltrona ed estraendo una sigaretta da un astuccio d’argento. “Non si può fumare, qui, signorina”. “Chi diavolo rompe, adesso?!”, disse seccata Lola, voltandosi verso la voce. La sua espressione infastidita mutò improvvisamente in un sorriso, e si lanciò verso la ragazza che le aveva aperto le braccia per abbracciarla. “Daisy!”, esclamò felice Willow, non appena vide il suo viso sbucare dai folti ricci di Lola. Le corse incontro e la abbracciò stretta, ridendo e piangendo allo stesso tempo;era così tanto tempo che non la vedeva! “Will! Mi sei mancata così tanto!”.Anche Daisy si era commossa, non era riuscita a trattenersi:non erano mai state lontano per più di due settimane!Salutò calorosamente sua madre ed Emma, per poi crogiolarsi nei complimenti per il suo cambiamento da ragazzina a giovane donna. “Sei tornata per restare, vero?”, chiese ad un tratto Willow, con gli occhi che brillavano di speranza. Daisy annuì convinta. “Certo!Ho ancora molto bisogno di studiare e voglio riprendere i miei corsi all’Accademia”.Willow sorrise soddisfatta: “Che bello! Immaginati quando lo saprà...”.Voleva dire Elwood, ma grazie al cielo si bloccò in tempo e lasciò la frase in sospeso. Daisy, però, aveva afferrato, e ora aveva un’espressione triste in volto. “Non mi interessa che tuo fratello lo sappia, Will”, disse secca “Anche perché non mi pare abbia sentito particolarmente la mia mancanza!”. “Certo, come no!”, commentò Emily sarcastica “Ma se passa ogni singola ora a casa nostra a confabulare con Daniel, da quando è tornato!”.Daisy la guardò confusa. “Ogni singola ora?”. Sua sorella annuì:“Sì, è sempre con Daniel, cerca di togliersi la depressione. Ma, evidentemente, non ha capito che stare con la famiglia della sua ex non è il modo migliore per dimenticarla”.Daisy scosse la testa. “Non capisco, sono passata a casa prima di venire qui. C’era Daniel, ma nessuna traccia di El...”. Si accorse dello sguardo malizioso delle ragazze e si corresse all’istante: “Ehm, volevo dire...Elwood”.Willow la guardò con sguardo colpevole. “Daisy...Non era con Daniel perché sta venendo qui”.

Elwood osservava rapito la scena all’interno della sala dell’atelier di abiti da sposa. Si dice che sia la sposa la più bella, quella che abbaglia tutti;ma il suo sguardo fisso ed insistente non era per sua sorella:era per Daisy. Erano sei mesi che non la vedeva, era cambiata:i capelli erano leggermente più lunghi e le arrivavano appena sotto le orecchie, valorizzando le sue guancie piene, era truccata e vestita in modo molto femminile, con jeans aderenti, decolleté e giacca corta. Lo guardava con gli occhi verdi e grandi spalancati, come se avesse visto un fantasma. Lui alzò la mano, tremendamente impacciato, in un tentativo di saluto, ma lei abbassò il viso di scatto. Scosse la testa, come se volesse riprendersi da un momento di stordimento, raccolse la sua borsa e si portò velocemente verso l’uscita. Elwood le afferrò un braccio velocemente, obbligandola a fissarlo negli occhi azzurri. “Daisy, per favore”, la pregò, come se lei sapesse già cosa voleva dirle. Daisy riuscì a stento a trattenere le lacrime e strappò il braccio dalla sua presa. “No, è troppo tardi. Dovevi pensarci prima, popstar”.La vide correre via veloce e, in quel momento, capì che non c’era più nulla da fare:l’aveva persa davvero, per sempre.

Ritorna all'indice


Capitolo 17
*** The Marriage ***


17. The Marriage

“Ti giuro che ho centomila parole d’amore e che non te ne farò mai mancare ogni momento, ogni attimo. Solo per te ho centomila parole d’amore, così non potrai mai dimenticare, continuerò a sussurrartelo:amore, siamo un miracolo!” (Davide Merlini – “100.000 parole d’amore”)

Willow lisciò un’ultima volta la lunga gonna di seta bianca, inspirando profondamente. Chiuse gli occhi e buttò fuori l’aria cattiva, provando un immenso senso di sollievo. Elwood, che la osservava con le braccia incrociate seduto su una poltroncina, sorrise divertito. “Non avrai cambiato idea, spero!”, esclamò, quasi temendo la risposta. Willow sorrise, affrettandosi a scuotere la testa. “No, El, non ci penso nemmeno!”, disse convinta. “Non siamo tutti volubili come te!” scherzò, ma se ne pentì non appena vide lo sguardo di suo fratello rabbuiarsi. Si mise a sedere di fianco a lui, mettendogli una mano sulla spalla. “Ehi, scusami. Non volevo farti rimanere male, stavo scherzando”.Elwood sorrise debolmente e fece spallucce. “Non ti preoccupare. Non hai tutti i torti, in fin dei conti” ammise “Sono stato un codardo, e adesso sto ricevendo quello che mi merito”. Willow abbassò lo sguardo:“Mi dispiace tantissimo che Daisy venga al matrimonio con quell’idiota di Justin”.Elwood scosse la testa. “Il vero idiota, qui, sono solo io:non sono stato capace di tenermela stretta, Justin evidentemente è stato più bravo. E’ giusto che io mi assuma le mie colpe e che la lasci tranquilla”.Willow sbuffò, alzandosi per raggiungere la parrucchiera davanti allo specchio. “Sai, io non penso che lei voglia che tu la lasci in pace...”  buttò lì, mentre una signora iniziava a maneggiare i suoi lunghi capelli rossi. “Fidati, Will, me l’ha detto lei”.Willow alzò gli occhi al cielo. “Quanto siete ingenui voi ragazzi!”, esclamò con fare melodrammatico. “Non lo sai che noi ragazze diciamo il contrario di quello che vogliamo quando siamo arrabbiate?”.Elwood la guardò di traverso, palesemente confuso. “A me lei sembrava piuttosto decisa”. Sua sorella scosse di nuovo la testa, guadagnandosi uno sguardo pieno di odio da parte della signora che le stava sistemando l’acconciatura. “El, devi provare a riconquistarla!Non potrò mai essere felice se le cose tra voi non si mettono a posto!”.Elwood si alzò per andarle vicino. “Questa è la tua giornata, Will, non devi preoccuparti di niente e di nessuno. Goditela!”. Lei sorrise: “Lo so che è la mia festa, ma voi due siete molto importanti per me...Voglio che siate felici”.Lui sorrise intenerito. “Ti voglio molto bene, sorellina. Cerca di divertirti e di non pensare a nulla se non a Daniel”. Willow fece spallucce, poco convinta. “Ci proverò...”.

Non era molto convinta quando aveva cercato di prometterlo a sua fratello. Adesso, però, che si trovava all’inizio della navata e lo vedeva di fronte all’altare, bello come il sole nel suo completo gessato, non era difficile sforzarsi di pensare solo a Daniel. Prese tremante il braccio che le offrì suo padre e fece un lungo respiro. Mark la guardò sorridente, facendole un breve segno col capo. “Sei pronta?”,le chiese sull’orlo della commozione. “Sì”, rispose lei cercando di trattenere l’emozione. Il percorso dall’entrata della chiesa all’altare le sembrò infinito, mentre ripensava a tutto quello che aveva passato con Daniel...Stava veramente riuscendo a sposarlo o era solamente un sogno?Le espressioni rassicuranti di Daisy ed Elwood, ai due lati opposti dell’altare, la alleggerirono e la rassicurarono:stava succedendo per davvero. Una volta arrivati di fronte all’altare, Mark le lasciò il braccio e le posò un bacio delicato sulla fronte;Willow avrebbe giurato di vederlo commuovere, ma non lo seppe mai con certezza. Le prese la mano e la appoggiò su quella di Daniel, guardandolo in un modo tremendamente serio. “Prenditi cura di lei, Dan. Mi fido”.Daniel annuì solennemente, per poi guardarla dritta negli occhi. Willow non seguì una parola di quello che disse il prete. Gli occhi di Daniel erano mai stati così verdi?Di una cosa fu certa però:quando il prete le fece la fatidica domanda lei rispose senza alcun dubbio.“Lo voglio”.

“Bella festa, eh?”.Elwood si voltò di scatto verso suo padre, che gli sorrideva con l’aria di chi la sa’ lunga. Lui fece spallucce, facendo rigirare il whisky nel bicchiere prima di berlo tutto d’un colpo. “Sì, suppongo di sì”, rispose non troppo convinto. “Non sei felice per tua sorella?”, chiese Mark, facendo cenno a Willow e Daniel che ballavano in mezzo alla pista abbracciati. Elwood annuì, sorridendo appena: “Ma certo che lo sono, papà. Molto”. Mark annuì “Allora ho ragione a pensare che la ragione della tua tristezza sia seduta due tavoli più in là”.Elwood guardò nella direzione indicata dal padre:Daisy era appoggiata al tavolo con entrambi i gomiti e sorreggeva il viso con le mani, palesemente annoiata;in parte a lei, Justin stava raccontando qualcosa con estrema enfasi, probabilmente non accorgendosi che stava tediando la sua dama. “Devo dire che sta passando del tempo piacevole”, fece sarcastico Elwood, guadagnandosi una gomitata dal padre. “Fossi in te andrei a salvarla”, buttò lì Mark. Lui scosse la testa: “Per sentirmi dire di lasciarla stare?!No, grazie, non ci tengo a farmi maltrattare di nuovo”.Questa volta, Mark gli tirò uno scappellotto dietro la nuca, e glielo tirò bello forte. “Ehi! Papà, sei impazzito?!”.Mark incrociò le braccia, severo: “No, tu sei impazzito. Elwood, devi imparare a mettere da parte l’orgoglio una volta per tutte, se vuoi essere felice”.Elwood lo fissò negli occhi, sospirando:aveva ragione. “Lo sai che ho sempre pensato che tu fossi troppo orgoglioso, e questo me lo conferma:devi cercare di correggere questa cosa, El, se non vuoi che ti penalizzi durante tutta la vita”. Elwood annuì, sorridendo appena. Sì, suo padre aveva ragione. Doveva essere umile, coraggioso, riprendersi quello che era importante per lui! Doveva almeno provarci, o se ne sarebbe pentito per tutto il resto della sua vita.

“Taci, idiota”.Justin si voltò alle sue spalle e incenerì Elwood con lo sguardo. “Come, prego?”, chiese a denti stretti. “Sei sordo?Ti ho detto di tacere, stai annoiando la signorina”.Daisy spalancò gli occhi, incredula. “El, sei impazzito?!”, esclamò. “Ti conosco meglio delle mie tasche, Margaret, so riconoscere quando un discorso non ti interessa”. Le afferrò la mano, e fu piacevolmente sorpreso dal fatto che lei non la ritraesse. “Devo parlarti, Daisy” le disse “Ti prego, vieni con me”. “Daisy stava chiacchierando con me, citrullo, evapora!” si intromise nel discorso Justin, imponendosi tra loro due prepotentemente. “Ti ho detto che la stavi annoiando, quindi sparisci tu!”. “Io almeno non la ho mollata sola come un’idiota!”, ribatté Justin prontamente, sorridendo soddisfatto appena terminata la battuta. Elwood chiuse i pugni forte, inspirò forte e si calmò;alzò lo sguardo e gli sorrise: “Hai proprio ragione, Justin, perdona la mia invadenza. Posso solo darti una cosa prima di sparire?”. “Sarebbe?”, chiese lui titubante. Elwood richiuse la mano destra in un pugno e lo assestò sulla guancia del suo rivale, che cadde a terra rovinosamente, tamponandosi incredulo la guancia colpita. Daisy guardò Justin stupita, mentre un sorrisetto incredulo le si disegnava sulla faccia. Non fece a tempo a ribattere, perché Elwood le prese la mano e la trascinò via con sé.

“Elwood!Elwood, fermati!”.Una volta in giardino, Daisy strattonò il braccio di Elwood, obbligandolo a lasciare la presa. “Ti è dato di volta il cervello?!Picchi il mio accompagnatore, mi trascini via senza darmi spiegazioni! Ma che modi sono?!”.Elwood sorrise impacciato, grattandosi la nuca. “Mi dispiace, non so cosa mi sia preso. Ho agito d’istinto”.“Ho notato!”, si lamentò Daisy, benché sapesse che Elwood si fosse accorto di quanto quel gesto le avesse fatto piacere. “Mi dispiace tanto Daisy, ho capito un po’ tardi ciò che era giusto fare. Non sai quanto mi abbia ferito vederti al matrimonio insieme al babbeo”. Daisy abbassò lo sguardo, sentendosi colpevole. “Non mi hai dato altra scelta. Non mi hai invitata a venire con te”.Elwood le si avvicinò e le prese entrambe le mani con le sue, sorridendo. “Sono un cretino, c’è voluta la mia sorellina minore per spiegarmi che non mi volevi realmente lontano da te”. Daisy sorrise tiepidamente “Willow è sagace, ma nonostante abbia ragione, non voglio più vederti, El”. Elwood si sentì morire ed allentò lievemente la presa sulle mani di lei. “Ma...Ma come...?”.Daisy sospirò. “El, io ti amo, ti amo con tutto il cuore, ma come posso stare con te se non mi fido?Mi hai abbandonata, invece di sostenermi, in uno dei periodi più delicati della mia vita, e...”.Si bloccò per un attimo, come per prepararsi a sopportare il dolore per quello che stava per dire. “...Quando ti ho chiesto se eri disposto ad aspettarmi, mi hai detto di no. Non mi ami, El, altrimenti me l’avresti detto”. Elwood si diede e ridiede dello stupido più volte. Lui la amava alla follia, perché non aveva mai avuto il coraggio di dirglielo?! “Ma io ti amo, Daisy”, riuscì a buttar fuori, mentre lei lo fissava incredula. “Ti ho sempre amata, non ricordo con precisione da quando. Se non te l’ho detto quel giorno, o all’aeroporto, è stato solo per codardia. Ma adesso sono qui, e sono pronto a ripetertelo tutte le volte che vorrai!”.Daisy sorrise, cercando di trattenere le lacrime. “Dillo”, ordinò. “Ti amo”. “Ancora”. “Ti amo”. “Di nuovo”, disse sull’orlo delle lacrime. “Ti amo”, ripeté per l’ennesima volta Elwood. Daisy gli circondò il collo in un abbraccio e posò le labbra sulle sue, baciandolo di nuovo, finalmente, dopo tutti quei mesi.

Gary diede una gomitata a Mark, palesemente soddisfatto. “Pare che tu abbia fatto un bel lavoro, papino”.Mark annuì “Già. Menomale che ho solo due figli!”, esclamò facendolo ridere. “Pare che saremo di nuovo consuoceri, Gaz!” disse poi divertito, mentre si allontanavano insieme per tornare alla festa. 

Ritorna all'indice


Capitolo 18
*** Epilogo ***


˜ Epilogo.

“Ho in mano la busta. Qui dentro, è scritto il nome del vincitore di X Factor UK 2028”.Willow si irrigidì, guardando in modo comprensivo l’altro ragazzo che stava aspettando con lei il verdetto. “Andrà tutto bene, Will, stai tranquilla. Il secondo posto è un’ottima posizione, non dovrai prendertela se...”.Willow sorrise appena, accorgendosi che Gary era più nervoso di lei; da quando era stato nominato giudice delle Under Donne aveva preso come una missione personale quella di farla trionfare. Ma a lei non importava:in qualunque modo fossero andate le cose, era riuscita a realizzare il suo sogno e a dimostrare a sé stessa di potercela fare. Si strinse a Gary, il suo giudice, il suo mentore, il suo padrino, e strinse forte gli occhi.

“Il vincitore di X Factor 2028 è...Willow!”.

 

 

***

FINE.

Ritorna all'indice


Questa storia è archiviata su: EFP

/viewstory.php?sid=940749