Versus di Atlantislux (/viewuser.php?uid=3827)
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Intersezione ***
Capitolo 2: *** Collisione ***
Capitolo 3: *** Viceversa ***
Capitolo 4: *** Antitesi ***
Capitolo 5: *** Breccia ***
Capitolo 6: *** Compromesso ***
Capitolo 7: *** Risoluzione ***
Capitolo 8: *** Contraddittorio ***
Capitolo 9: *** Sentenza ***
Capitolo 10: *** Dissoluzione ***
Capitolo 11: *** Lascito ***
Capitolo 12: *** Bilico ***
Capitolo 13: *** Controllo ***
Capitolo 14: *** Dimostrazione ***
Capitolo 15: *** Concordanza ***
Capitolo 16: *** Simmetria ***
Capitolo 17: *** Dedalo ***
Capitolo 18: *** Coerenza ***
Capitolo 19: *** Debutto ***
Capitolo 20: *** Perseveranza ***
Capitolo 21: *** Entropia ***
Capitolo 22: *** Overture ***
Capitolo 23: *** Sisma ***
Capitolo 24: *** Snervamento ***
Capitolo 25: *** Domino ***
Capitolo 26: *** Fallout ***
Capitolo 27: *** Colonizzazione ***
Capitolo 1 *** Intersezione ***
Disclaimer
e note
Ed
ecco qui quello che stavo preparando da un po’ di tempo, il seguito
di “Earth”. Ebbene sì, persisto nell’errore di buttare i
personaggi di Mai Otome in un altro selvaggio AU dove niente è
come appare, e dove gli abitanti di Earl e Earth finalmente si
fronteggeranno. Da amici o da nemici?
Questa
storia deve tantissimo a Solitaire, la mia consulente scientifica,
nonché ispiratrice di trame bizzarre e di modi per conquistare
mondi. Grazie a lei, e alla sua spettacolare storia Exuviae (http://www.efpfanfic.net/viewstory.php?sid=127736) ho
scoperto l’universo (gli universi?) di Kingdom Hearts. E, se
pensate che la cosa non c’entri nulla con Mai Otome, spero con
Versus di riuscire a farvi ricredere!
Essendo
un seguito questa fan fiction dovrebbe essere letta dopo Earth, anche
se ha uno sviluppo totalmente autonomo e i fatti accaduti là
hanno un’influenza molto marginale. Inserisco di seguito, comunque,
uno spoilerossimo glossario tanto per farvi capire dove siamo e
“who’s who”.
Per
il resto... beh, vi auguro buona lettura e ricordatevi che Mai HiME e
Mai Otome sono di proprietà della Sunrise.
Lux,
17 gennaio 2008
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Earth:
mondo alternativo rispetto ad Earl, di mia creazione. Su Earth non sono mai
esistite le Otome, perché Fumi fu uccisa durante la Guerra dei
Dodici Regni, prima di poter creare il sistema di materializzazione
Shinso. I Dodici Regni invece si divisero in due potenti coalizioni,
la Repubblica Occidentale e la Coalizione Est, che precipitarono il
pianeta in uno stato di guerra permanente durato trecento anni.
Generale
Mashiro Blan De Windbloom:
corrispettivo su Earth della Regina Mashiro di Earl. Ammiraglio di
Flotta della Repubblica Occidentale, nominata Generale durante gli
eventi accaduti in Earth, Mashiro è il comandante in capo
della Repubblica Occidentale, e a lei spettano tutte le decisioni
strategiche. Il Generale è assistita da uno Stato Maggiore
formato dai Colonnelli Haruka Armitage (Esercito), Sergay Wang
(Aviazione) e Nagi De Artai (Intelligence).
Colonnello
Nagi De Artai:
nato su Earl, dove regnava sul montagnoso paese di Artai con il
titolo di Arciduca, Nagi fuggì su Earth durante l’attacco
dell’aliena Yuna, scalando rapidamente la scala gerarchica fino a
diventare una delle principali cariche della Repubblica Occidentale.
Nagi intrattiene una relazione sentimentale sia con il Colonnello
Sergay Wang che con la moglie di lui, il Maggiore a riposo Nina Wang.
Generale
Shizuru Viola:
controparte su Earth dell’Incantevole Ametista Shizuru Viola.
Precedente Capo di Stato Maggiore della Repubblica Occidentale. La
sua storia è narrata in “Earth”.
___________________________
Intersezione
La
notte precedente un temporale improvviso l'aveva tenuta sveglia per
ore, ma quella mattina il sole era sorto in un cielo incredibilmente
terso. Era un giorno perfetto, peccato che nulla avrebbe potuto
sollevare il morale della Direttrice.
Stringendo
i denti volse le spalle alla vetrata, irritata da quella magnifica
giornata che lei non si sarebbe potuta godere.
“Vuoi
una tazza di tè, Natsuki?” le chiese dolcemente Shizuru.
Lei
scosse la testa, tornando a sedersi al suo posto e fissando, per
l'ennesima volta, il cellulare che aveva riportato indietro da Earth.
Funzionava
ancora, grazie ad una batteria fornita da Yokho, anche se ovviamente
non era in grado di ricevere o inviare telefonate.
Quello
era l'unica cosa che le era rimasta dall'avventura su Earth,
l'oggetto che aveva tanto sorpreso sia Shizuru che Yokho quando
gliel'aveva mostrato. A loro aveva raccontato tutto immediatamente,
ancora prima di contattare Mashiro, o sarebbe esplosa. E dopo aveva
sperato di poter dimenticare quei due giorni passati su
quell'orribile pianeta. Ci era quasi riuscita, se escludeva gli
incubi che ancora la perseguitavano, mentre aveva sperato che, con la
scomparsa di Nagi e la sconfitta di Yuna, Earl avrebbe trovato un po'
di pace. Ci aveva creduto davvero. Almeno fino al giorno prima.
Sovrappensiero
accartocciò un foglio.
“Quello
non ha nessuna colpa, Natsuki” le fece Shizuru, compostamente
seduta al suo solito posto sul sofà.
“Lo
so. È che se non scarico un po' la tensione mi verrà
una terribile emicrania. E oggi non è proprio il giorno giusto
per stare male.”
“Ti
conviene lo stesso tranquillizzarti, mancano tre ore
all'appuntamento.”
Natsuki
gettò uno sguardo all'orologio. “Come vorrei che passassero
in un lampo e tutto fosse già finito.”
In
quel momento qualcuno bussò alla porta.
La
Direttrice drizzò la schiena, mentre Shizuru si alzava per
andare a posizionarsi dietro di lei. Anche se quelli che aspettavano
erano amici, dovevano mantenere un appropriato contegno. Erano Otome,
dopotutto.
Natsuki
si sforzò di sorridere, mentre anche lei si alzava per
ricevere la Regina di Windbloom.
“Entrate
pure.”
Con
Mashiro in testa, una piccola e colorata delegazione fece irruzione
nel suo ufficio. La giovane Regina marciò fino alla scrivania
di Natsuki, con il leggero cappotto bianco che le sventolava dietro
le spalle. Alle sue calcagna veniva Arika, l'Otome della Regina, e un
passo indietro Nina Wang, la più composta del terzetto. La
giovane era entrata a far parte del seguito di Mashiro dopo che
l'aveva aiutata a sconfiggere Yuna; era cambiata dai terribili giorni
della guerra contro Artai, ma non aveva perso il contegno distaccato
e la perenne aria di leggera disapprovazione.
Natsuki
fissò lo sguardo sul volto tempestoso della Regina.
“Cosa
sta succedendo?” le sibilò Mashiro. “Sono arrivata
direttamente dal porto, senza neppure cambiarmi. Non faccio in tempo
a tornare da un noiosissimo viaggio di rappresentanza ad Aries che
subito qui mi aspetta un'altra grana da risolvere. È mai
possibile che devo sempre fare tutto io?”
Malgrado
la tensione Natsuki sorrise al pensiero di quanto Mashiro fosse
cambiata dalla monella di pochi anni prima. Ora poteva quasi
considerarla una vera regina.
La
Direttrice non perse tempo.
“Stanotte
ci è arrivato un messaggio da Artai. Quelli di Earth sono
qui.”
Vide
la Regina portarsi la mano alla bocca, mentre Arika la fissava
perplessa.
“Cosa
succede? Cos'è Earth?” chiese la ragazza.
Mashiro
sprofondò pesantemente in una poltrona, guardando Natsuki con
occhi vitrei.
“La
prego, Direttrice, spieghi tutto alle ragazze.”
Natsuki
annuì riluttante, volgendo lo sguardo sulle Otome di Mashiro.
“Sedetevi,
c'è qualcosa che vi devo dire. Siete le prime a venirne a
conoscenza dopo le Colonne del Garderobe e i Capi di Stato. Cercherò
di essere il più breve possibile perché abbiamo
veramente poco tempo.”
Gli
raccontò tutto. Ingoiando il proprio orgoglio e non tacendo
neppure il modo nel quale era stata giocata dal Generale Viola, o il
fatto che Nagi fosse fuggito proprio su Earth. E ora Natsuki avrebbe
potuto giurare di poter sentire i battiti del suo cuore, tanto era
silenziosa la sala. Tutte le teste erano girate verso di lei, e
dall'espressione nei loro occhi poteva vedere che erano a dir poco
incredule.
'Ma
dopotutto anch'io lo sarei se qualcuno mi fosse venuto a raccontare di
aver visitato un universo parallelo. È la stessa reazione che
ottenni da tutti gli altri.'
“Vorrei
non crederle, Direttrice” fu tutto ciò che Nina riuscì
a proferire.
“Ma
io non capisco cos'ha tutto questo a che fare con noi. Cosa vuole
questa gente?” la interruppe Arika.
In
tutta risposta Natsuki riprese l’alieno telefono cellulare,
rigirandoselo tra le dita.
“Non
so niente altro, se non che hanno richiesto un incontro con noi.”
Si guardò attorno, mentre gli sguardi delle sue ospiti si
incupivano. “Con tutti noi.”
“Dove?”
chiese Mashiro, pragmatica come aveva imparato ad essere.
“All'antico
spazioporto.”
“E
qual'è la ragione?”
Natsuki
scosse la testa. “Vorrei saperlo. Il messaggio diceva solo che i
leader di Earth volevano incontrare le massime cariche di Earl.”
Mashiro
incrociò le braccia al petto, permettendosi un sorrisetto.
“È
assurdo. È sicuramente un elaborato scherzo o un qualche
giochetto di Nagi.”
“Ma
nessuno avrebbe interesse a fare una cosa del genere, nemmeno lui. E
perché poi?” si intromise Shizuru. “Senza contare che,
escludendo Nagi, apparentemente Natsuki è stata l'unica ad
aver viaggiato in entrambi i piani. Ad eccezione dei presenti nessuno
su Earl è a conoscenza dei portali dimensionali.”
Natsuki
si alzò, schiarendosi la voce. “Io comunque andrò
all'appuntamento, ho voluto questo colloquio solo per informarvi
della situazione.”
“Non
ci deve neppure pensare di andare sola” le fece Mashiro, rizzandosi
in piedi a sua volta.
A
quelle parole Shizuru fece un passo avanti, sorridendo gravemente.
“Non si preoccupi, Altezza, non andrà da nessuna parte
senza di me.”
Mashiro
annuì. “Non è esatto, Shizuru. Verrò anch’io.
Dopotutto quelli vogliono vedere anche me.”
Arika
la guardò preoccupata e lei le accennò un sorriso. “E
lascia perdere le proteste.”
La
Direttrice soppesò Mashiro, conscia che nulla al mondo avrebbe
potuto distogliere la Regina di Windbloom dal fare quello che voleva.
“Non
è sicuro, Altezza” fece Nina, mettendosi al fianco di
Mashiro.
“Ridicolo.
Ci sarete voi due, e la Meister Viola. Con una tale potenza di
fuoco non vedo cosa potrebbe minacciarmi.”
'Hai
ancora molto da imparare, Mashiro' pensò
Natsuki con una smorfia.
“Cosa
ne pensa di un missile armato con una testata nucleare?” le chiese.
Con
amara soddisfazione vide i volti delle ragazze davanti a lei
sbiancare.
'Sono
solo bambine. Come posso buttarle in questa situazione?'
Corrugò
le sopracciglia, consapevole dello sguardo severo di Shizuru su di
lei.
'Lo
so che mi avevi suggerito di non spaventarle, ma non voglio che
confidino troppo nelle loro abilità. Devono sapere chi ci
troveremo davanti.'
“Le
persone che incontreremo hanno il nostro stesso aspetto, ma non
lasciatevi ingannare. Il mondo dal quale provengono, e nel quale sono
cresciuti, è molto diverso da questo. È un mondo
spietato, dove solo i più furbi ed i più forti
sopravvivono. E dove la fede nella tecnologia è
totale.”
“Ma
non hanno Otome” esordì Mashiro.
“Non
ti ricordi più quello che ti raccontai al mio ritorno? Le
Otome non gli servono. Sono stata in una delle loro basi, e ho letto
i rapporti che riguardano il loro esercito. Mentre il loro livello
tecnologico è simile, se non più avanzato, di quello di
Earl ai tempi della guerra dei Dodici Regni, il numero di effettivi
sfiora i due miliardi di persone. Che è molto di più
dell'intera popolazione di Earl. E sto parlando solo di una delle due
superpotenze.”
Natsuki
indicò Arika e Nina. “Le nostre Otome sono armi potenti, è
vero. Ma quanto a lungo saprebbero difenderci dall'attacco di
centinaia di divisioni corazzate? E chi salverebbe le nostre città
da bombardamenti a tappeto portati con missili a lunga gittata, o
addirittura lanciati da basi orbitali? Tutte le nostre Otome non
sarebbero mai sufficienti per difendere l'intero pianeta, non è
questo lo scopo per il quale furono create.”
Arika
abbassò lo sguardo. “E quelli hanno tutte queste cose?”
Natsuki
annuì, seppur controvoglia. “E magari altro che io non ho
visto. In più sono spietati, e preparati da trecento anni di
guerra ininterrotta. Il loro, oltretutto, è un sistema
gerarchico nel quale gli ordini superiori non vengono mai messi in
discussione.”
“Proprio
per questo non crede che l'incontro possa essere solo una trappola
organizzata da Nagi?” le chiese Mashiro.
Natsuki
represse un brivido. Il solo pensare al Colonnello albino la faceva
stare male. “No. Per l'unica ragione che lui è un pezzo
grosso su Earth e, se avesse veramente deciso di vendicarsi di noi, a
quest'ora non saremmo qui a parlarne.”
Un
pesante silenzio cadde sugli astanti, mentre Nina ed Arika si
scambiavano uno sguardo desolato. Natsuki invece cercò il
silenzioso conforto di Shizuru, che le regalò un pallido
sorriso di intesa.
Alla
fine, Mashiro abbassò la testa. “Cosa suggerisce, quindi,
Direttrice?”
“Andrò
sola. Non c'è ragione che lei metta a repentaglio la sua vita.
E, se avranno qualcosa di veramente importante da dirci,
organizzeremo un secondo incontro.”
Malgrado
fosse chiaro che lo faceva di malavoglia, alla Regina di Windbloom
non restò che dare ragione a Natsuki.
“L'aspetterò
qui. Ma se non sarà di ritorno tra un paio d'ore...”
“Le
Colonne hanno l'ordine di venirmi a cercare. Nao Zhang e Sara
Gallagher sono in città, e informate della situazione, come
Miss Maria e Yohko.”
Natsuki
fissò Arika e Nina. “Voi due, proteggete la Regina, a
qualunque costo.”
Vide
Nina stringere le labbra, mentre annuiva convinta.
'Farò
di tutto perché non dobbiate essere coinvolte in questo.
Potrebbe essere che siano qui solo per me.'
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“Cos'è
quell'affare?”
Svogliatamente
lo sguardo di Nagi abbandonò lo schermo del computer per
fissarsi sull’oggetto che Nina gli aveva indicato.
“È
il mezzo di trasporto più comunemente usato su Earl, una nave
della sabbia.”
Il
gigantesco panfilo stava procedendo a fianco del flyer di Earth, il
cui pilota aveva ridotto quota e velocità per permettere ai
passeggeri di osservare da vicino lo strano mezzo. Protetto da un
campo di stasi, il flyer era comunque invisibile agli occhi degli
abitanti di Earl.
“Assurdo”
fece Mashiro, il Generale De Windbloom, seduta davanti a loro. “Non
hanno aerei e se ne vanno in giro su quei cosi? È uno spreco
di carburante e risorse immenso. La tecnologia utilizzata per creare
i giroscopi necessari per mantenere quell'aggeggio in equilibrio
sulla sabbia, sarebbe stata meglio impiegata per far volare un aeroplano.”
Nagi
scrollò le spalle. “È solo una delle tante
contraddizioni di questo pianeta. Ne scoprirai altre, strada
facendo.”
“Non
sono ancora sicura che venire qui sia stata una buona idea, non
quando avevamo la possibilità di chiudere la questione in modo
veloce e pulito. E senza il loro aiuto.”
Nagi
avvertì Nina irrigidirsi al suo fianco.
Aveva
dovuto convincere Mashiro a cambiare un paio di leggi per dare la
possibilità alla donna di rientrare in servizio attivo. Aveva
contratto un bel debito verso il Generale ma ne era valsa la pena;
nessuna guardia del corpo era efficiente come la sua amante. E poi
era certo che, prima della fine, Nina gli sarebbe stata estremamente
utile.
Toccò
il bordo del portatile. “Tu ne sei troppo certa. Ti devo forse
mostrare le proiezioni un'altra volta?” chiese al Generale. “Quella
che abbiamo fatto è la scelta ideale per noi. Per tutto quello
di cui abbiamo bisogno.”
Lei
lo fissò. “Speralo, Nagi. O sarà solo una perdita di
tempo, che incidentalmente è l'unica cosa che non abbiamo.”
Lui
tornò a guardare fuori dal finestrino. Il flyer aveva ripreso
quota e ora, all'orizzonte, sfilavano le spoglie catene montuose che
circondavano Windbloom.
Nagi
non poté fare a meno di sorridere. “Andrà bene.
Conosco questa gente e non ci diranno mai di no. Dopotutto il
Consiglio è solo un branco di litigiose teste calde, che
ascoltano solo chi fa la voce grossa. È già successo
una volta. Oltretutto, hanno a cuore il loro schifoso pianeta.”
Mashiro
si rilassò contro lo schienale della poltroncina, pescando un
documento dalla pila di fogli che giaceva davanti a lei. “Esagerato.
Non è così brutto, dopotutto. Credo... che mi ci potrei
abituare.”
Il
sorriso di Nagi si fece più marcato.
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Capitolo 2 *** Collisione ***
Note: per cominciare ringrazio le mie fedelissime lettrici, Hinata-chan e "mamma" Solitaire. Sono contenta che l'inizio vi sia piaciuto, e spero che anche il seguito si riveli interessante. Decisamente il contrasto tra Earth e Earl non poteva essere più stridente ma, d'altronde, ho creato apposta questo strano mondo alternativo, perché non avesse nulla in comune con Otome, se non i personaggi. Vediamo un po' come se la cavano alle prese con le rispettive idiosincrasie.^_^
Collisione
Natsuki
alzò una mano per scostarsi i capelli dalla nuca, esalando un
profondo sospiro. Faceva caldo sotto il sole del primo pomeriggio, e
il lancinante desiderio di essere ovunque meno che su quel piazzale
la stava distruggendo.
“Sei
troppo tesa.”
Neanche
sforzandosi riuscì a piegare le labbra. “Non
posso fare altro, Shizuru. Anche tu lo saresti, se fossi stata là.”
“Ascolto
le tue grida notturne. E tanto mi basta, Natsuki.”
La
Direttrice abbassò la testa. “Non mi piace questa storia, ed
ancora meno che il messaggio ci sia arrivato da Artai. È il
paese natale di Nagi, e non può essere una coincidenza.”
“In
effetti potrebbe esserci un collegamento con i disordini che
scoppiano quasi quotidianamente laggiù. Dai rapporti che
ci manda la guarnigione stanziata ad Artai sembra che la
popolazione ne gradisca la presenza sempre di meno.”
Natsuki
si voltò verso la compagna.
“Sbaglio
o percepisco una certa aria di disapprovazione nelle tue parole?”
Shizuru
sorrise sorniona. “Come se tu non pensassi lo stesso.”
Natsuki
distolse lo sguardo, affondando le mani nelle tasche della giacca.
“L’avevo detto alle teste dure del Consiglio che imporre a quella
gente delle truppe di occupazione, dopo averne decapitato i vertici
politici, sarebbe stata una mossa da non protrarre sul lungo periodo.
Il governatore vive costantemente sotto scorta armata, e gli attacchi
terroristici contro i nostri soldati si sprecano. Ma d’altronde non
è neppure colpa nostra se quelli di Artai decisero di
dichiarare guerra al mondo intero e se il loro signore ebbe la
brillante idea di far fuori ogni possibile pretendente al trono di
quel paese maledetto.”
“Forse
dovremmo aspettare che i loro figli crescano.”
La
Direttrice sorrise alla compostezza di Shizuru. “È quello
che tutti speriamo. Anche se l’unica candidata ha otto anni, e solo
tra cinque potrà essere legalmente nominata Arciduchessa.”
“Credo
di averla vista in un servizio televisivo. Arashi De Artai, giusto?
L’hai conosciuta?”
“Sì,
e non mi piace per nulla. È una cugina di terzo grado di Nagi
e, come avrai visto, assomiglia talmente a lui da poter essere
scambiata per sua sorella gemella. In più è
innaturalmente manipolativa per la sua età. Non tanto quanto
lo era Nagi, ma c’è evidentemente qualcosa nei tratti
genetici di quella famiglia che li predispone a trattare gli esseri
umani come burattini. È veramente singolare ed inquietate.”
Shizuru
annuì. “Sono d’accordo, c’è qualcosa di strano
nei De Artai, a partire dal loro aspetto. Da questo punto di vista
è un peccato che l’antica tecnologia sia andata perduta. Non
potremo mai curare le malattie dei nostri figli alla radice come
facevano loro.”
“Ne
faccio a meno, grazie. Non dimenticarti che è stata la loro
scienza ad aver creato l’Harmonium.”
“Ma
anche le Otome. Anche se è sistema pieno di falle, come
tu ben sai” ribatté Shizuru.
Le
labbra di Natsuki si tesero, mentre volgeva lo sguardo verso i
relitti degli antichi aeroplani che giacevano abbandonati in
un’ordinata fila di fronte agli hangar. “Fin troppo bene.
Giochiamo con cose di cui non abbiamo una piena conoscenza e questo
mi spaventa” mormorò.
Sentì
la mano di Shizuru sulla spalla. La donna, sua migliore amica ed amante, gliela strinse in un gesto
che era sia amorevole che di sostegno. La Direttrice si girò e la guardò
negli occhi.
“Solo
a te lo posso confessare, Shizuru, ma mentre ero là, per un attimo li
ho invidiati. Vivere in un mondo dove il progresso e la ricerca
scientifica sono liberi potrebbe essere un paradiso.”
“Mi
sembra di sentire parlare Yokho” le fece Shizuru. “Peccato che la
scienza possa diventare un’arma devastante nelle mani sbagliate, e
condurre a scelte dalle conseguenze imprevedibili.”
Natsuki
si strinse le braccia attorno al corpo, mentre un brivido la
scuoteva. “Già. Un po' come aprire porte non sapendo quello
che puoi trovare dall'altra parte.”
'Come
quei maledetti passaggi dimensionali. Avremmo dovuto distruggerli
tutti, ma conoscerne la localizzazione è stato impossibile, dato che tutti i documenti che li riguardavano sono scomparsi. Abbiamo solo potuto occuparci di quei pochi che conoscevamo. Maledizione!'
In
quel momento avvertì un distinto spostamento d'aria, mentre il
terreno vibrava sbilanciandola.
Incrociò
lo sguardo di Shizuru, la cui mano era prontamente corsa alla GEM.
“Credo
siano loro.”
Davanti
a lei, a non più di una cinquantina di passi, l'aria tremolò, come
la superficie di un lago increspata da mille onde, poi fu come se
evaporasse, rivelando quello che il campo di stasi nascondeva.
Natsuki
trattenne il respiro alla vista del veivolo di
Earth. Apparentemente senza peso, atterrò nel silenzio più totale, piegando verso l'alto le
ali. Poi rimase immobile, totalmente fuori posto persino in un luogo deputato a
quel tipo di mezzi; nero e spigoloso, spiccava per la sua aria minacciosa, quando gli altri panciuti veivoli condividevano un'aria di domestica attinenza con quello che li circondava.
“Quello
non è certo qualcosa che gli abitanti di Artai possano aver
cospirato in pochi mesi” sussurrò Shizuru.
Natsuki
non poté fare a meno di annuire, gli occhi fissi sull'alto
timone di coda, dove spiccava il tridente scarlatto simbolo della
Repubblica Occidentale. Si impose di calmarsi, se non le avevano
ancora sparato addosso probabilmente non l’avrebbero più
fatto.
'Non
ricordo di aver visto aeromobili come questo quando sono stata là.
La loro tecnologia deve essere ulteriormente progredita.'
Un’apertura
apparve sul lato dell’aereo, da dove una ripida scaletta venne
calata a terra.
Alla
vista della prima persona che apparve fuori dal mezzo la Direttrice
automaticamente strinse i pugni; di tutte le persone incontrate su
Earth mai avrebbe pensato che proprio Nina Wang sarebbe stata scelta
per un estemporaneo viaggio in un'altra dimensione. Anche se la
ragione le fu chiara quando il secondo membro della delegazione
emerse dall’aereo.
‘Non
te ne separi proprio mai, non è vero, Nagi? E vedo che
esibisce due graziose mitragliette. Cos’è, un tuo regalo per
l’anniversario?’
“L’Arciduca”
sentì Shizuru sibilare.
“Il
Colonnello Nagi De Artai” la corresse Natsuki, imprecando fra sé
e sé.
L’umore
della Direttrice sprofondò ulteriormente quando anche Mashiro De
Windbloom apparve, ma la vera sorpresa Natsuki la ebbe alla vista della
donna che seguiva il Generale.
Vestita
di verde cupo dove gli altri invece portavano divise e leggeri soprabiti
neri, con le mostrine dorate che luccicavano sotto il sole, a
guardarla dall’alto della scaletta c’era Arika Yumemiya, o
quantomeno la sua versione più adulta. Come la giovane Otome
anche la donna portava i capelli legati in trecce, le sue però
erano fissate in un severo chignon in cima alla testa. Gli occhi
avevano un identico colore azzurro intenso, ma mentre quelli
dell’Arika di Earl luccicavano di allegria e intraprendenza,
Natsuki poteva vedere, anche a distanza, che questo paio aveva
un'espressione quantomeno scaltra.
‘D’altronde,
cosa mi aspettavo? Che in quel posto Arika fosse rimasta la stessa?
Però il fatto è curioso, abbiamo qui i vertici della
Repubblica Occidentale al quasi gran completo, e un’emissaria della
Coalizione Est. Di certo, si tratta di qualcosa di grosso.’
Rilassò
il viso e l’atteggiò all'espressione più neutrale
che aveva, nonostante tutto incuriosita circa il motivo della visita.
Li
guardò venire avanti, notando come solo Nagi stesse
apertamente sorridendo, anche se era evidentemente qualcosa che si
era preparato. Giunta ad un paio di passi
davanti a lei Mashiro
si bloccò, gli altri un passo indietro, mentre di fronte a Shizuru si posizionava Nina.
Natsuki non
poté fare a meno di guardarla. Nina le sembrava rilassata ma, rispetto a quando l'aveva salutata, nella sala dei pilastri, la giovane dai capelli neri esibiva un’aria guardinga. Oltretutto, il fatto
che sembrasse l’unica armata o, quanto meno, che fosse l’unica che lo mostrasse apertamente la diceva lunga sul motivo della sua
presenza nel gruppo.
“Sei
stata gentile a venire ad incontrarci, Natsuki di Earl.”
La
voce di Mashiro, cortese ma fredda, la scosse dai suoi pensieri. Natsuki le
fece un rigido cenno con la testa.
“Era
mio dovere in quanto Direttrice del Garderobe.”
“Suppongo
quindi che dovremo passare il tuo esame prima di poter incontrare i
vertici del tuo mondo.”
Natsuki
trattenne un gesto di stizza. “Non giriamoci troppo attorno,
Generale. Non sono esattamente felice di rivedervi. Sinceramente
speravo che i miei rapporti con voi fossero terminati nel momento in
cui ho lasciato Earth. Vorrei sapere cosa ci fate qui e
come siete arrivati, prima di continuare a parlare a tempo perso.”
Un
sorriso distaccato increspò le labbra di Mashiro.
“Questa
è una cosa che ho sempre apprezzato di te, Direttrice. Sai
andare subito al sodo.”
“Lo
devo prendere come un sì?”
Il
Generale scosse la testa. “Affatto. Le cose di cui voglio discutere
interessano sicuramente te, ma anche la Regina di Windbloom, che
desidererei incontrare al più presto possibile.”
“Non
affrettiamo le cose.”
“Vi
prego, Direttrice” le interruppe Arika.
Natsuki
guardò perplessa la donna.
Arika
fece un passo avanti, allungando una mano che Natsuki strinse con
qualche esitazione.
“Permettetemi di presentarmi. Sono il Maggiore Arika Yumemiya, inviata qui
in rappresentanza della Regina Mai Tokiha. Ero molto ansiosa di conoscere la donna che ha messo fine alla guerra.”
A
Natsuki non sfuggì lo sguardo infastidito che Mashiro lanciò
ad Arika, né il tono formale con cui quest'ultima, diversamente dal Generale, si era
rivolta a lei. Chiaramente nella Coalizione Est le usanze erano un
po' diverse rispetto a quelle dell'altra superpotenza.
“Quindi la tregua è stata rispettata?”
“Certo, e con il tempo siamo arrivati ad una pace durevole. Ma sarei lieta di potervi raccontare tutto nel dettagli con calma. A voi, e alla Regina di Windbloom.”
Natsuki
incrociò le braccia al petto, prendendo tempo.
'Che
situazione. Non posso certo farli arrivare davanti a Mashiro senza
avere la minima idea di quello che vogliono da noi. Dubito che vogliano solo fare due chiacchiere sui bei tempi andati.'
“So
quello che stai pensando, Natsuki di Earl.”
Un
improvviso soffio di vento caldo scompigliò i capelli di
Mashiro. La donna se li sistemò dietro le orecchie, perdendo
per un momento l'aria di sufficienza che aveva avuto sino a quel
momento.
“Tu
non sai perché siamo qui e non ti fidi di noi. E io non ti
biasimo, dopo quello che hai passato su Earth. Ma
sappi che quello che vi dobbiamo dire è della massima
importanza. Abbiamo fatto molta strada, e non vorremmo tornare
indietro per niente. Tra l'altro...”
La
donna dai capelli lilla guardò verso il sole, schermandosi gli
occhi con la mano. “Fa veramente caldo qui.”
Natsuki
si costrinse a rilassarsi.
'In
effetti, non è che possiamo stare sotto questo sole per sempre.'
Annuì
lentamente, mentre freneticamente pensava ad una soluzione. Le
sovvenne la più semplice possibile.
“Va
bene” proferì a denti stretti. “Avete modo di comunicare
tra di voi?”
Mashiro
annuì, estraendo una sottile ricetrasmittente dalla tasca.
“Tu
verrai con me. Gli altri che ci seguano pure su quell'affare, ci
vediamo al Garderobe. Tramite Mashiro vi darò istruzioni su
dove atterrare.”
Arika
a quel punto intervenne. “Vengo anch'io con voi.”
“No”
la interruppe Mashiro in tono netto. “Ho bisogno di dire due parole
in privato con la Direttrice. Spero che capirai.”
Qualcosa
di non detto passò tra loro, poi Arika volse lo sguardo verso
Natsuki. “Che non le capiti nulla o vi riterrò personalmente
responsabile, Direttrice.”
A
quelle parole per la prima volta Shizuru si fece avanti. “Non vi dovete preoccupare, su Earl non è nostra abitudine minacciare i
nostri ospiti.”
Natsuki
vide Arika stringere gli occhi, visibilmente irritata, ma la donna
non aggiunse nulla. Nagi invece stava apertamente sorridendo.
Già
abbastanza nervosa per tutto quello che stava succedendo, Natuski
preferì non indagare sul significato di quel ghigno che poteva
indicare qualunque cosa.
Si
girò invece sui tacchi, annuendo a Mashiro. “Andiamocene
allora, abbiamo perso abbastanza tempo. E poi sono ansiosa di sentire
quello che hai da dirci, Mashiro di Earth.”
----------------------
Afferrò il
telefono non appena furono entrate in macchina. Con poche parole in
codice comunicò a Sara Gallagher, la prima Colonna del
Garderobe, di preparasi per l'arrivo degli ospiti tanto temuti.
Poi si rivolse a
Mashiro che, non diversamente da una statua di preziosa ceramica, se
ne stava rigidamente seduta davanti a loro, silenziosa e
apparentemente a suo agio.
“Di'
ai tuoi di seguire la mia macchina. Ci fermeremo in uno spiazzo
dietro il Garderobe che le ragazze usano come campo di allenamento,
ma che oggi è deserto. Il pilota può atterrare là.”
“Al
riparo dagli occhi di tutti, scommetto” ribatté il Generale.
“Ovviamente.
Ed oltre a quello ho sospeso le lezioni e ho dato alle
ragazze una giornata libera. Non dovrebbe esserci in giro
praticamente nessuno.”
“Quindi
avevi già pianificato tutto. Sono sorpresa che tu abbia deciso
di riceverci al Garderobe, visto che è il posto dove... tenete ciò che
avete di più prezioso.”
“Per
questo è anche il più sicuro. E poi confido che non ve
ne andrete in giro per il palazzo a rubarci l'argenteria, o sbaglio?”
Mashiro si coprì
la bocca con la mano, come se volesse nascondere un sorriso più
pronunciato.
“Te
l'assicuro, Direttrice, che nessuno di noi possiede le conoscenze
tecniche per sottrarvi detta argenteria. E poi, ai suoi tempi, Nagi
gironzolò parecchio da quelle parti, e ci ha assicurato che a
prima vista non c'è nulla che valga la pena di rubare, tanto
per continuare la metafora.”
Natsuki spalancò
gli occhi, e sentì Shizuru soffocare un'esclamazione.
“Tu
sai di Nagi?”
“Sì.
Ce l'ha rivelato prima di venire qui. ”
“E
la cosa non ha avuto nessuna conseguenza?”
“I
suoi trascorsi su Earl sono una faccenda privata. Per il resto Nagi
De Artai è un rispettabile cittadino di Earth, e per noi non
cambia nulla se è nato su un altro mondo o in una delle città
di confine, come ha sempre sostenuto. E in ogni caso non c'è
modo di provare da dove veramente provenga. Quindi, è come se non
ce l'avesse detto.”
Irritata, Natsuki
corrugò la fronte. “Non ha senso, perché l'avrebbe
fatto allora?”
“Forse
perché stava diventando difficile giustificare ancora le sue
straordinarie conoscenze su questo particolare mondo, e poi...” il
sorriso di Mashiro si fece scaltro. “Non penserai mica che uno come
lui potesse lasciare nelle tue mani l'opportunità di
screditarlo ai nostri occhi, non è vero?”
Natsuki si irrigidì,
colpita da un'improvvisa consapevolezza. “Tu lo ammiri, non è
vero?”
In tutta risposta
Mashiro si prese in mano una ciocca di capelli e nei suoi occhi, per
la prima volta, Natsuki vide passare un'ombra di tristezza. “Non
potrebbe essere diversamente, quando io e lui siamo così
simili. Guardami, Natsuki. Pensi sia stato facile crescere in un
mondo competitivo come quello di Earth con questo aspetto
così innaturale? Da neonata a malapena passai il test, e
quando entrai all'accademia ero la più esile del mio corso,
esattamente come lui. Ho dovuto sopperire con il cervello dove non
arrivava la mia forza fisica, e studiare il doppio degli altri per
compensare le basse valutazioni che avevo nelle prove di resistenza.
Non è un caso che proprio noi due siamo arrivati ai vertici
delle forze armate. Perché abbiamo dovuto diventare molto più
astuti di tutti i nostri compagni. E, da quello che mi ha raccontato
Nagi, la sua infanzia sul vostro pianeta è stata difficile
quanto la mia.”
La Direttrice si
permise una risatina di scherno. “Da quello che ne so io
l'Arciduca fu talmente viziato dai suoi genitori, ed abituato ad
ottenere tutto quello che desiderava fin dalla più tenera età,
che a quindici anni decise di avere il mondo intero come giocattolo.
Ma forse Nagi adatta le sue bugie a chi si trova davanti. Certo che
né tu né lui sembrate molto gracili, ora.”
I suoi occhi, allenati
ad esaminare le potenziali reclute del Garderobe, si posarono critici
sulle mani del Generale, dalle vene leggermente in rilievo, indizio
di un'intensa attività fisica. La donna non era sicuramente un
fascio di muscoli, ma sembrava pronta a scattare da un momento
all'altro, e Natsuki non aveva dubbi che quelle mani avessero tutta
la forza necessaria, e l'abilità, per strangolare un uomo.
'Non
devo mai dimenticarmi che lei, tanto quanto me, è una
guerriera prima che un politico. Tutti loro lo sono. Meglio
approntare una squadra che li segua sempre e dovunque.'
“Lo
prendo come un complimento, Natsuki di Earl” le stava dicendo
Mashiro. “Comunque ti assicuro che vitamine e ormoni
fanno miracoli per i bambini con problemi di crescita. Sempre che abbiano la possibilità di
accedere a queste cure.”
“Non
ne ho mai dubitato” Natsuki ammise riluttante, riconoscendo la
frecciata rivolta al suo mondo, ma preferendo non innescare
un'inutile schermaglia verbale quando aveva ben altro da chiarire con
la donna.
'Bene, Nagi le avrà
raccontato che affamiamo i nostri bambini e impediamo l'uso
della tecnologia. Chissà che bella opinione che ha di noi.'
Natsuki scoccò
un'occhiata fuori dal finestrino. Non poteva vedere l'aereo di Earth
ma sapeva che era da qualche parte là fuori, e il pensiero era
vagamente preoccupante. Anche se lei non aveva visto nessuna arma
fissata all'elegante scafo, non aveva dubbi che all'occorrenza
sarebbero apparse.
'Come se la scienza semplicemente alleviasse i problemi del genere
umano e non creasse anche diavolerie come quello. E come avranno fatto a portarlo fin qui? Da quello che ci raccontò
Nao il portale di Artai sembrava essere grande abbastanza per far
passare una cosa del genere, ma la squadra che mandammo sul posto
riferì che le tutta la struttura era stata distrutta da Yuna.
E questa non è l'unica stranezza che mi dovranno chiarire.'
Natsuki fissò il
volto levigato di Mashiro. La donna non sembrava invecchiata di un
giorno da quando lei aveva lasciato Earth.
Inalberando
un sorriso un po' più convinto, la Direttrice decise di
chiedere qualcosa di inoffensivo.
“Avevo
già notato come voi di Earth portiate gli anni in maniera
eccellente, ma sono comunque impressionata. Da quello che mi era
stato detto dal Generale Viola voi in questo momento dovreste arrivare da
dieci anni nel futuro rispetto al piano temporale che visitai io.”
“In
realtà sono solo due. Grazie alle risorse congiunte delle due
coalizioni siamo riusciti a perfezionare la tecnologia dei macchinari
che controllano le porte, e ora possiamo esattamente predeterminare
il luogo e il tempo dell'arrivo. Suppongo che anche per questo il
nostro mondo ti dovrebbe ringraziare, Direttrice.”
Uno
sguardo di sbieco verso la lussureggiante foresta che scorreva fuori
dal finestrino sfuggì al perenne controllo di Mashiro e, a
quel gesto, Natsuki non poté fare a meno di stringere
convulsamente le mani in grembo. Perché gli occhi verdi del
Generale avevano assunto per una frazione di secondo un'aria
decisamente bramosa.
'Se
non fosse stato per il mio intervento si sarebbero distrutti a
vicenda, invece eccoli qui, padroni di andare ovunque vogliono,
avanti ed indietro, nello spazio e nel tempo.'
“Non
ci credo che non ci sia un qualsivoglia limite” disse, in cerca di
rassicurazione.
Che
Mashiro non sembrò volerle dare. Il Generale alzò
leggermente le spalle. “Solo quello dato dall'inopportunità
di giocare con eventi che potrebbero influenzare il nostro stesso
universo.”
“Quindi
le porte non si possono usare per viaggiare nel passato o nel futuro
del proprio mondo?”
“No.
All'interno dello stesso piano temporale apparentemente possono solo
dislocare persone e oggetti nello spazio.”
'Non
male come sistema di sicurezza. Ma sono certa che ci sia
qualcos'altro che non mi stai dicendo.'
Sorrise
a denti stretti, notando con la coda dell'occhio che Shizuru stava
palesemente fissando Mashiro.
'Ti
sembra strano, vero? E posso solo immaginare quando la vedremo
insieme alla sua controparte. Spero che non succeda un disastro,
considerato il caratterino della nostra giovane Regina.'
Il pensiero
dell'incontro la portò a considerare un problema sul quale,
fino a quel momento, non aveva ancora riflettuto.
'Arika
sarà abbastanza sorpresa di trovarsi davanti il suo doppio
che, da quel poco che ho visto, sembra un osso duro, a differenza di
lei. Ma come finirà con Nina? Ancora non ci credo che possa
essere uscita sana di mente dagli eventi di quattro anni fa, ma come
reagirà davanti a quella donna? La Nina di Earth ha coronato
il suo sogno d'amore con Sergay, e...'
Natsuki
deglutì dolorosamente.
'È l'amante di Nagi. Lei è tutto quello che Nina non ha
potuto essere o che, grazie alla Fondatrice, non è diventata. Forse
avrei dovuto dirglielo, ma non ce n'è stato il tempo. E poi,
come avrei potuto prevedere la sua presenza?'
Le piante si diradarono
e Natsuki intravide, dietro ad una curva, la familiare struttura del
Garderobe.
'In
ogni caso ora è troppo tardi. Questa giornata si sta rivelando
sempre più difficile'
pensò con una punta di disperazione. Cercò lo sguardo
di Shizuru, e l'amica non mancò di farle un cenno di sostegno.
Lo apprezzò anche se, mentre solitamente con lei al suo fianco
tutto le era sempre sembrato possibile, questa volta l'inesplicabile
sensazione di paura che le attanagliava lo stomaco non si dileguò.
'Ci
siamo perse in chiacchiere, ma il perché sono qui non me l'ha
ancora rivelato. E deve essere qualcosa di veramente grave se ha
portato su Earl addirittura la massima carica della Repubblica
Occidentale.'
Natsuki
dovette resistere alla tentazione di urlare di frustrazione. Perché
se c'era una cosa che odiava più del non essere in controllo
di quello che accadeva attorno a lei, erano i segreti e le mezze
verità. |
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Capitolo 3 *** Viceversa ***
Viceversa
Il comitato di
benvenuto le stava già aspettando in un'ordinata fila quando
la macchina sbucò sul piazzale dietro il Garderobe.
Mashiro era al centro
del gruppo, e inalberava un'aria corrucciata che non prometteva nulla
di buono.
Natsuki sbirciò il volto invece serafico del Generale
De Windbloom. Il confronto con la sua controparte non poteva essere
più stridente.
'Sara avrà
detto a tutti chi esattamente riceveremo, e lei non ne sembra per
niente felice. Ma come non darle ragione, visto che tra gli altri ci
sono il suo peggior nemico e la sé stessa più adulta e
cinica. Se la mia posizione è deprimente, la sua è
quasi tragica.'
Miss Maria, Sara, Nina
e Arika circondavano Mashiro come una compatta legione d'onore,
ognuna con stampata in viso una differente espressione preoccupata.
Anche Nao era presente, e solo lei sembrava indifferente come al
solito, anche se Natsuki era certa che quella non fosse niente altro
che la maschera preferita della ragazza.
'Questi sono i
momenti nei quali non posso fare altro che invidiarla un po'.'
La macchina si fermò
davanti al gruppo e, prima di scendere, Natsuki si rivolse un'ultima
volta al Generale.
“Sono
atterrati?”
La donna lanciò
uno guardo allo schermo del comunicatore, annuendo. “In questo
momento.”
“Allora
possiamo andare.”
Fece scendere Mashiro
per prima, mentre lei e Shizuru si posizionavano alle sue spalle. Vide
la Regina di Windbloom diventare ancora più pallida di quello
che era, e Arika portarsi molto poco elegantemente le mani al volto.
'Quando vi dicevo
che erano come noi non immaginavate così tanto, non è
vero? Chissà, magari non mi avete nemmeno creduta totalmente.'
Una folata di aria
calda la investì da dietro, e l'elettricità statica
generata dal campo di stasi che si dissolveva le fece venire la pelle
d'oca.
Persino Nao stavolta
non poté che spalancare gli occhi sorpresa, mentre lo sguardo
di Miss Maria si faceva ancora più cupo.
Gli occupanti del
veicolo uscirono velocemente, raggiungendo il Generale. Nemmeno una
ventina di passi dividevano i due gruppi ma nessuno sembrava volere
compiere il primo. Dopo qualche imbarazzante momento Natsuki decise
che era suo dovere fare gli onori di casa.
Marciò verso la
Regina di Windbloom e le sue Otome, con il passo sicuro di chi ha, a
dispetto di tutto, la situazione in pugno.
Mashiro
Blan De Windbloom decontrasse i pugni, guardando il gruppo venire
avanti, e maledicendo per l'ennesima volta il destino che l'aveva
resa regina in un momento come quello.
'Quando ero piccola qualcuno mi augurò di diventare sovrana in
tempi interessanti. Scommetto che non era niente altro che una
maledizione. Prima la guerra con Artai, poi l'attacco dell'aliena
Yuna, adesso questo. Se non altro ho la certezza che tra dieci anni
sarò ancora bella. E crescerò di statura ancora un po''
pensò miseramente, nel pallido tentativo di trovare qualcosa
di buono in quella situazione assurda.
Era sempre stata
piuttosto bassa, anche tra le bambine della sua età, ma
l'adolescenza le aveva allungato le gambe e assottigliato la figura.
La donna che le stava davanti, però, la superava ancora di
parecchi centimetri fino ad essere quasi alta come Shizuru, e la
divisa nera che indossava ne evidenziava il portamento altero.
'Non
farti intimidire' si
ripeté per l'ennesima volta. 'Dopotutto
quella non è altro che... me.'
Anche se non era
esattamente il Generale la persona che Mashiro temeva di più
di incontrare. Disperatamente cercò di mantenere gli occhi
sulla donna dai capelli ametista, arrendendosi dopo pochi secondi.
Respirando
profondamente si risolse finalmente a guardare in faccia Nagi De
Artai, odiando il fatto che anche lui fosse cresciuto molto più
di lei.
'Avevo
sperato che almeno fossi rimasto il solito nanerottolo.'
Come
aveva temuto arrossì violentemente, maledicendosi un secondo
dopo, quando vide un sorrisetto compiaciuto spandersi sul volto di
lui.
Non aveva mai
incontrato nessuno che le causasse un sentimento così violento
di antipatia. Ma odiava sé stessa ancora di più al
pensiero che per una frazione di secondo, anni prima, l'aveva
addirittura considerato un bambino molto affascinante.
'Sì, come una
vipera cornuta. Quanto mi sono sbagliata. E che Nagi pensi tuttora
che io mi senta attratta da lui mi fa imbestialire. Arrossisco perché
ti odio talmente tanto che mi va il sangue alla testa, idiota.'
Lo fissò,
notando che i dieci anni passati non avevano cancellato la sua
perpetua aria diabolicamente allegra.
'Quanto ho sperato
che ti fossi rotto l'osso del collo giù da qualche dirupo in
Aries. Ne avevo quasi la certezza, perché mi sembrava
impossibile che dopo essere evaso tu fossi sparito dalla faccia di
Earl.'
Le lucide mostrine
argentate sul colletto del soprabito di lui attirarono l'attenzione
di Mashiro, e le ricordarono che l'uomo aveva un grado parecchio alto
nella gerarchia di quello strano mondo.
'E invece era
proprio così. Chi l'avrebbe mai detto?'
Il gruppo era intanto
giunto davanti a lei. Sorrise a denti stretti, inclinando la testa in
un leggerissimo cenno di saluto.
“Vi
do il benvenuto, Generale De Windbloom.”
-----------------------------
I corridoi erano
deserti, e rimbombavano al suono degli stivali degli ufficiali di
Earth.
Natsuki guidava il
gruppo verso il suo ufficio, chiedendosi quanto Mashiro ci avrebbe
messo ad esplodere, e Arika ad uscirsene con qualcosa di
assolutamente inappropriato.
Era stato con estremo
orrore che aveva visto la giovane Regina arrossire come
un'adolescente di fronte a Nagi, per poi abbassare la testa
imbarazzata quando il Generale De Windbloom l'aveva guardata,
letteralmente, dall'alto in basso. Mashiro era stata comunque brava a
mantenere la calma, ma Natsuki non era certa che potesse resistere
ancora a lungo.
'Stanno giocando con
lei sapendo bene che è giovane ed inesperta. Anche se, a dire
la verità, è la reazione di Nina quella che mi
preoccupa di più.'
Aveva osservato la
bruna Meister Otome fissare con aria neutrale la sua controparte di
Earth, quando questa si era presentata come il Maggiore Wang della
Repubblica Occidentale, ma Natsuki aveva dovuto
reprimere un brivido quando, in un lapsus abbastanza comprensibile,
Nina aveva chinato il capo chiamando Nagi “Vostra Altezza”.
'Eppure non dovrei
sorprendermi. Ha passato anni a sentirsi ripetere che era
praticamente di proprietà dell'Arciduca.'
Fu quasi con rabbia che
afferrò la maniglia della porta del suo ufficio,
spalancandola.
'Cosa mi aspettavo
di diverso? Forse che accogliesse un po' più freddamente
l'uomo che l'aveva trasformata in un'assassina? E di fronte a
Mashiro, poi, la sua attuale Master. D'altronde, saranno affari di
quest'ultima. O almeno lo spero.'
Si sedette alla sua
scrivania, facendo cenno agli altri di accomodarsi, e notando come
anche visivamente gli abitanti di Earth fossero diversi da quelli di
Earl.
A parte le uniformi
scure, così diverse dai colorati abiti delle Otome, erano
tutti accomunati da una certa aria guardinga, e a Natsuki non piaceva, in particolare, come Nina e il Maggiore Yumemiya sembrassero addirittura soppesare le sue Otome, come per
verificare se fossero veramente così pericolose.
Si schiarì la
voce, fissando il Generale. “Bene, ora che ci siamo conosciuti, è
tempo di sapere come mai siete qui.”
'E prima lo sapremo
prima ve ne andrete. Non mi piace vedervi a casa mia, per niente.'
La donna le sorrise.
“Sono d'accordo. E, se non dispiace alla vostra Regina, lascerei
perdere le formalità. Con noi non sono necessarie.”
Natsuki vide Mashiro
annuire rigidamente.
“Bene.
Tanto per cominciare vorrei aggiornarvi sulla situazione politica di
Earth. Immagino che sappiate tutti che quando Natsuki visitò
il nostro paese eravamo sull'orlo di una guerra globale che, grazie
al lungimirante intervento della vostra Direttrice, è stato
scongiurato. Come può testimoniare la presenza del Maggiore
Yumemiya, qui accanto a me, la pace con la Coalizione Est è
stata raggiunta.”
'Interessante, meno
male che quando vi ho lasciato tu sembravi augurarti tutto fuorché
questo. E in ogni caso mi sembra strano che dopo trecento anni
abbiate liquidato le vostre divergenze così velocemente.'
Come a volerla smentire
la Arika di Earth sorrise. “La nostra Regina avrebbe voluto
ringraziarti personalmente per quello che hai fatto, Direttrice, ma
chissà che non ce ne sia modo in futuro.”
“Cosa
intendi?” chiese Natsuki.
Lo sguardo di Arika era
quanto di più innocente ci potesse essere.
“Come
mio superiore tocca al Generale De Windbloom dirvelo.”
Tutte le teste si
girarono a quel punto verso l'ufficiale.
“Il
motivo per il quale siamo qui è per proporre un'alleanza tra
il nostro mondo e il vostro. Un patto che sarà di reciproco
vantaggio.”
Natsuki guardò
la Regina Mashiro che fissava, chiaramente senza capire, la sua
controparte in nero.
Quanto a lei, aveva già
intuito dove quelli di Earth volessero arrivare. Si piantò le
unghie nei palmi delle mani, maledicendo ancora il momento nel quale
aveva deciso di non permettere agli abitanti di Earth di
autodistruggersi.
“E
quali sarebbero i nostri vantaggi, tanto per cominciare?” chiese
Mashiro.
“La
nostra tecnologia è ovviamente a vostra disposizione. Il
vostro livello scientifico non è pari al nostro, e saremmo
lieti di condividere con voi le nostre scoperte. Esse potrebbero
risolvere molti problemi del vostro mondo.”
Con una punta di
preoccupazione Natsuki vide gli occhi di Yokho, che li aveva
raggiunti, brillare di interesse.
'Se questa cosa si
sapesse in giro saremmo in un mare di guai. Qualunque paese sarebbe
interessato a quello che hanno da offrire.'
“Non
mi sono chiari i vostri invece, di vantaggi” si azzardò a
domandare, con la voce che quasi le tremava dalla tensione.
“Rame.”
Sbatté le
palpebre, sicura di non aver inteso bene. “Che significa? Avete
bisogno di... un minerale?”
“È
un minerale qualunque per voi, ma è molto prezioso per i chip
di nuova generazione che i nostri scienziati hanno inventato. Le
nostre riserve di rame si sono esaurite negli anni, mentre il vostro
pianeta ne è ancora ricco. Ma allo stato attuale della vostra
tecnologia a voi non serve. Se lo dividerete con noi, invece, ve lo
ritorneremo sotto forma di prodotti finiti. È un accordo
vantaggioso per entrambi.”
“Aspetta.
Perché qui? Il Generale Viola mi disse che quelle porte
sbucano su infiniti universi. Perché non avete scelto un'altra
“Earth” alternativa? Ce ne sarà stata sicuramente qualcuna
addirittura spopolata dove prelevare il vostro minerale. E perché
non un altro pianeta del vostro sistema solare?”
Il Generale scosse la
testa. “Il costo per estrarre minerali in quel modo sarebbe
improponibile, mentre ci vorrebbero incredibili risorse per mettere
in piedi dal nulla un'industria estrattiva su uno dei mondi disabitati
raggiunti dalle porte. Oltretutto, c'è un limite alla stazza
dei macchinari che possiamo fare passare attraverso. Bisognerebbe
smontarli, così come abbiamo fatto con il nostro aereo.
Pianeti più civilizzati invece, a volte non avevano le
condizioni, diciamo “politiche”, ideali. Così, per
risolvere il nostro problema, abbiamo preso in considerazione il
vostro mondo.”
Natsuki si appoggiò
le mani sotto il mento. “È strano che quando avete bisogno
di aiuto vi rivolgiate sempre a noi.”
“Il
nostro pianeta e il vostro sono quelli che hanno avuto lo sviluppo
più simile. È ovvio quindi che abbiamo per voi una
speciale considerazione.”
Pallidi sorrisi di
circostanza si sparsero sui volti degli ufficiali di Earth, ma non
ingannarono Natsuki.
'Bugiarda. Come
sempre, e come tutti i tuoi compatrioti. Quella del rame è
sicuramente una scusa, mi chiedo per arrivare a cosa, però.'
Fece un cenno verso
Nagi. “Non è invece perché lui vi ha sempre suggerito
dove guardare? Tra l'altro, trovo davvero poco indicato che parliate di accordo venendo
qui accompagnati dal nostro peggior nemico, un evaso, per giunta. E
vi ricordo che la mia precedente esperienza con voi non è di
certo stata felice.”
“Ne sono consapevole ma, come ben sai, fu il Generale Viola l'unica responsabile del
tuo rapimento. Quanto al Colonnello De Artai, come ti ho detto, non
abbiamo prove, se non la storia che Nagi stesso ci ha raccontato, che
sia veramente il vostro Arciduca.”
Natsuki colse
un'inconsueta ostilità nelle parole del Generale, come se
l'accenno che Nagi potesse avere qualcosa a che fare anche con la sua
prima visita su Earth l'avesse profondamente irritata.
“Ma
che dici?” la Regina di Windbloom sbottò, scattando in
piedi. “Guardatelo” urlò indicando Nagi. “Quel
sorrisetto io lo riconoscerei ovunque. In cambio del minerale che vi
serve dovreste darci lui, perché in questo momento dovrebbe
stare a marcire in prigione.”
Natsuki dovette
resistere alla tentazione di mettersi ad ululare. Nonostante fossero
passati anni, con Mashiro era sempre la stessa storia: quando c'era
di mezzo Nagi la ragazza perdeva totalmente il lume della ragione.
'Ha scoperto le
carte troppo presto. Quella era una cosa che avremmo potuto
chiedergli più avanti. Anche se non credo comunque che il
Generale avrebbe accettato di darci la testa del suo amichetto.'
Come a confermare la
sua supposizione, lo sguardo del Generale De Windbloom si fece
improvvisamente duro. “I termini dell'accordo sono negoziabili, ma
non sulla pelle dei miei uomini. Non so come si usa qui da voi, ma
tenete bene a mente che il Colonnello è un cittadino della
Repubblica Occidentale, e soggetto alle nostre leggi.”
Mashiro incrociò
le braccia davanti al petto, ostinata. “Ne riparleremo. Come del
vostro accordo. È ovvio che non posso decidere da sola, devo
riunire il Consiglio.”
“Fai
pure come pensi sia più giusto” replicò il Generale.
Poi indicò la sottile valigetta che si era portata appresso.
“Ti lascio questa. Contiene un testo piuttosto semplice che i
nostri diplomatici si sono permessi di stendere e che, se vorrete
prendere in considerazione la nostra proposta, potremo usare come
base di discussione.”
“E
se rifiutassimo?” chiese Natsuki.
“Ci
sono altri mondi ai quali proporre la cosa. Avremmo più
problemi, è ovvio, ma niente è insormontabile con la
volontà.”
“Siete
stati carini ad offrire questa possibilità proprio a noi per
primi” Mashiro fece, piccata.
“Perché
no? Dopotutto questo pianeta è la casa della donna che ci ha
salvato, dovevamo fare almeno un tentativo.”
Il Generale addolcì
la voce, fissando Natsuki. “Non credere che abbia dimenticato a chi
devo il mio posto.”
'E tu non puoi
immaginare quante volte ho pensato di avere compiuto un passo falso.'
Natsuki si sfregò
gli occhi, scacciando i cattivi pensieri. “Va bene, lasciateci
convocare il Consiglio e vi daremo una risposta. I membri sono per la
maggior parte già tutti qui a Windbloom, convenuti per
un'altra occasione, quindi sarà una cosa veloce.”
“Perfetto,
noi intanto torneremo a Artai. Possiamo aspettare là fino a
quando non avrete preso una decisione.”
Mashiro guardò
la sua omonima. “Esattamente dove?”
“Abbiamo
stabilito un piccolo campo base nelle rovine attorno al portale, là
dove siamo sbucati un paio di giorni fa.”
“Ero
convinta che fosse stato distrutto.”
Il Generale scosse le
spalle. “Solo la sovrastruttura. Non sappiamo ancora chi le abbia
create, ma sono costruite attorno ai portali, punti nei quali lo
spazio e il tempo dei nostri universi collassano e vengono a
contatto. E che esistono indipendentemente da quello che gli sta
attorno.”
La donna fissò
Natsuki. “Per questa ragione, distruggere le strutture intorno è
assolutamente irrilevante.”
La
Direttrice ricambiò il suo sguardo.
'Come a dire che non è possibile chiudervi fuori da questo
universo. O forse è solo un'altra frottola che ci state
raccontando.'
“In
ogni caso non mi sembra opportuno che ritorniate ad Artai” si
intromise Mashiro.
Per una qualche strana
ragione, l'idea che se ne andassero in giro per Earl era motivo
sufficiente a Natsuki per farle venire i crampi allo stomaco, e
fortunatamente la Regina sembrava condividere la sua preoccupazione.
Mashiro si rivolse a
Generale. “Fino a quando non avremo deciso qualcosa sarete miei
ospiti al castello. Oltretutto è possibile che il Consiglio
voglia sentire il tuo parere. Farò preparare delle stanze.”
Gli ufficiali di Earth
si scambiarono una veloce occhiata.
“Va
bene, credo sia la cosa migliore per tutti” le rispose il Generale.
“Dopotutto non approfitteremo molto della tua ospitalità.
Siamo solo noi quattro, più i due piloti.”
Mashiro guardò
sospettosamente il gruppo. “Tutto qui? Niente domestiche o
assistenti?”
L'altra scosse la
testa. “No. Sono un soldato, so prendermi cura di me stessa.”
“Come
vuoi. Ma sia chiaro, non posso darvi il permesso di gironzolare a
vostro piacimento nella mia città. E la cosa vale soprattutto
per lui” sibilò Mashiro indicando Nagi. “Gli proibisco di
uscire dalla sua stanza se non accompagnato da qualcuno di voi e con
una scorta che gli verrà assegnata.”
Il Generale aprì
la bocca per parlare, ma Nagi la anticipò.
“Non
ti preoccupare, sono certo che alla mia Nina non dispiacerà
scortarmi. Le ho chiesto di venire con me su Earl anche per mostrarle
questa bella città.”
Qualcosa nel tono di
Nagi fece squillare un campanello d'allarme nella testa di Natsuki.
'Come l'hai
chiamata? La 'tua' Nina? Non oserai...'
“Tra
l'altro, ti puoi risparmiare il disturbo di preparare troppe camere”
continuò Nagi imperterrito.
A
quelle parole, Nastuki soppresse un silenzioso improperio.
'Tu, schifoso bastardo.'
“E
perché?” gli chiese Mashiro, totalmente disorientata.
Nagi scrollò le
spalle, palesemente divertito dalla situazione. “Io e Nina possiamo
benissimo condividere la stessa.”
La
Direttrice spezzò senza volerlo la matita che aveva in pugno.
'Sotto quale infame e sciagurata congiunzione celeste sei nato?'
Vide contemporaneamente
la Meister Nina sbiancare e Mashiro arrossire violentemente. Una
reazione solo apparentemente opposta che Natsuki si era aspettata con
trepidazione.
Si alzò
bruscamente in piedi, fissando Nagi e pregando che le venisse
concesso, anche solo per un secondo, il potere di uccidere con lo sguardo.
'Per quanto messe in
posizioni di responsabilità sono sempre ragazzine poco più
che adolescenti. Grazie per aver dato loro qualcosa su cui spettegolare,
invece di discutere degli affari di stato. E Nina sta già
male, glielo posso leggere in faccia.'
La ragazza aveva lo
sguardo incollato al pavimento, e sembrava stesse per mettersi a
vomitare da un momento all'altro.
“Bene”
Natsuki disse gelida. “Frivolezze a parte credo sia tempo di
aggiornare la riunione. Domani sarà una lunga giornata.”
Il Generale le sorrise
cordialmente, inclinando la testa. “E spero ci sarà tempo
per fare un giro nei dintorni. Windbloom, da quel poco che ho visto,
sembra un paese molto prosperoso.”
“Ci
siamo dati molto da fare in questi anni” rispose Mashiro
debolmente.
“Nulla
togliendo ai tuoi concittadini, non dubito che sia soprattutto grazie
a te.”
“Non
è il caso di blandirmi, ora”.
La Mashiro di Earth
socchiuse gli occhi, annuendo. “Ma non è nemmeno necessario
che tu ti sminuisca. Sei giovane, ma credo che tu abbia già
capito i sacrifici che si debbono fare per il proprio popolo.
Sacrifici, a volte, necessari. Devi essere fiera di te.”
Colpita da quelle
parole la Regina di Windbloom chinò il capo, serrando i pugni.
“Può essere” disse semplicemente.
-----------------------------
Mashiro guardò
gli ufficiali di Earth andarsene, seguendo con lo sguardo la donna
che fino a quell'ultima battuta le era sembrata terribilmente ostile.
'Io
non voglio diventare così' aveva
pensato per tutta la durata della conversazione, ma quello che il
Generale le aveva detto alla fine l'aveva profondamente stupita.
'Le stesse cose che
io urlai ad Arika, la ragione di quel monumentale litigio prima che
Yuna attaccasse il nostro pianeta. Il Generale è il capo della
sua gente, mi deve capire per forza.'
Guardò verso le
vetrate, oltre la figura di Natuski che sembrava essere rimasta
impietrita al suo posto. Fissò il proprio riflesso nel vetro.
'La
possono girare come vogliono. Ma non ci sono dubbi. Quella sono io. O
io come sarei diventata se fossi nata in quel mondo. Se fossero stati
alieni 'normali' sarebbe stato brutto, ma così?' si
chiese impotente, mentre il suo sguardo correva a Nina, seduta sul
sofà con in mano una tazza di tè offertole da Shizuru.
'Cosa
sarà di noi?' |
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Capitolo 4 *** Antitesi ***
Antitesi
“Ma
come siete tutti pensierosi.”
Il
Generale Mashiro De Windbloom fissò Nagi, incrociando le
braccia. “Lo saresti anche tu se avessi visto la tua controparte
più giovane andarsene in giro tutta fiera vestita da
odalisca.”
L'uomo
ridacchiò. “Non offenderla, quello è il tradizionale
abito da cerimonia per le regine di Windbloom.”
“Che
pessima battuta. In molti mondi sarebbe stato considerato un insulto
essere ricevuti da una ragazzina in ciabatte e con un turbante in
testa.”
Persino
la grave Nina scoppiò a ridere, mentre Mashiro scuoteva la
testa rassegnata.
Si
guardò attorno, infastidita sempre di più dalle pareti
caramello dell'appartamento che le avevano messo a disposizione. Nagi
le aveva descritto il suo mondo natale come stucchevole,
e niente di quello che aveva visto fino a quel momento le aveva fatto
cambiare idea.
Anzi.
Aveva
dovuto trattenersi quando il suo aereo era stato fatto atterrare nel
cortile di un anacronistico palazzo dalla cui torre più alta
svettava un gigantesco girasole. Ma accanto a lei Arika non era stata
altrettanto discreta, ed era scoppiata in una fragorosa risata.
Avevano
attraversato corridoi quasi deserti, sotto gli sguardi sconcertati
delle poche persone che avevano incontrato. Aveva dato a bere a
Natsuki che anche per non attirare queste attenzioni sarebbe stata
felice di poter tornare ad Artai, ma la Direttrice era stata
irremovibile.
'Non
è un problema. Il personale del palazzo è fidato, e non
spiffererà nulla in giro' Natsuki le aveva detto e, ricordando quelle parole, Mashiro rise tra
sé e sé.
'Non
ho mai incontrato una domestica alla quale non piaccia spettegolare.
Sono certa che domani tutta Windbloom saprà della nostra
presenza qui, ma d'altronde la Direttrice sembra preferire questo al
vederci andare in giro come cani sciolti. E, dal suo punto di vista,
è perfettamente comprensibile. Ci contavo. Per la buona
riuscita della missione era essenziale che noi rimanessimo qui.'
Anche
se il crepuscolo era oramai inoltrato, da una finestra Mashiro poteva
ancora vedere uno scorcio della catena montuosa che cingeva l'intera
città.
'In
questo mondo le notizie non dovrebbero girare velocemente. Le città
sono lontane e divise da monti, mari e deserti, e solo i militari e
l'aristocrazia hanno accesso ai mezzi di comunicazione. Nagi mi ha
detto che addirittura solo in questo paese e in pochi altri ci sono i
telefoni in ogni casa. Il vantaggio strategico che abbiamo nei loro
confronti è a dir poco schiacciante. Ci sono solo un paio di cose che dobbiamo ancora assodare.'
Si
rivolse a Nagi.
“E
così le loro migliori armi sarebbero quelle che chiamano
Otome?”
“Esattamente.”
“Colonnello,
con tutto il rispetto, ma sono solo bambine vestite da governanti”
sbottò Arika.
Mashiro
la fissò sorridendo. “Non farti ingannare dalle apparenze.
Hai visto i filmati di quello che possono fare. Non ci resta che
convincere la Direttrice ad una dimostrazione dal vivo.”
“Non
sarà facile” le disse Nagi. “Natsuki non è stupida.
Ha capito che quella del rame è una scusa, e ci darà
del filo da torcere.”
“Ce
lo aspettavamo, no? Ma prima di tutto non è proprio una scusa,
ed in ogni caso non credo che abbia considerato la sete di potere
degli altri componenti del Consiglio. Noi abbiamo molto da mettere
sulla bilancia mentre lei e la Regina Mashiro non hanno nulla se non
le loro paure e la diffidenza che provano nei nostri confronti.”
Nagi
fece una smorfia. “Però quello che ha detto Natsuki è
vero, la mia presenza qui ci danneggia. Forse sarai dovuto rimanere
su Earth.”
“Ne
abbiamo già parlato fin troppo. Prima di tutto tu mi servi
qui. Conosci questa gente e quello che gli passa per la testa, e poi
non pensare neppure per un istante che ti avrei lasciato da solo nella nostra Windbloom.”
Per
un istante il Direttore dell'Intelligence sembrò essere
rimasto senza parole, poi l'uomo allargò le braccia in un
finto gesto di sconforto.
“Mashiro”
sospirò. “Come puoi credermi così bieco? E poi, non
sarei stato solo, avrei tenuto compagnia a Sergay.”
'Dopo
tanti anni che ci conosciamo ancora ci provi a prendermi in giro?' Mashiro
lo guardò di sottecchi, appoggiando il capo sulla mano. “Se
l'avessi fatto, tornando non avrei più trovato il mio posto.
Ho voluto che lui restasse su Earth, a fare le mie veci, perché
è l'unico di voi talmente fedele al suo paese da essere
totalmente incapace di organizzare un colpo di stato. A differenza di
te e del Colonnello Armitage. Mai ti avrei lasciato solo con lui.
Sappiamo tutti benissimo che Sergay è il tuo burattino.”
Alle
spalle di Nagi, Nina trasalì visibilmente, ma non proferì
parola.
“Con
te non si può proprio discutere. Mi conosci troppo bene”
terminò lui, affondando le mani nelle tasche del soprabito, e
alzando gli occhi verso il soffitto color crema.
“Bene,
adesso se non ti servo più me ne andrei. Devo buttare tutti
i fiori che quelle sciocche donnette hanno seminato ovunque nella mia
stanza.”
“Forse
vi credono una coppia in luna di miele” gli fece Arika, caustica.
Alla
sua freddura l'uomo rispose con un sogghigno sadico. “Mi hai dato
un'idea per fare ancora più arrabbiare la dolce Regina di
Windbloom, immagino che dovrò trovare un modo di ringraziarti.
Ci vediamo dopo.”
Se
ne andò senza aggiungere altro, mentre dietro di lui
trotterellava Nina, che era rimasta silenziosa per tutto il tempo.
Arika
attese che la porta si chiudesse, prima di girarsi verso Mashiro.
“Come fai a fidarti di lui?” chiese all'amica.
“Non
mi crederai mica capace di commettere un errore del genere? È
che preferisco averlo qui, piuttosto che a casa a combinare guai. È
pericoloso, intrigante e malevolo. La cosa buona è che non lo
nasconde, gli piace troppo giocare con il prossimo come un gatto con
il topo, e far sapere al topo quanto esattamente è più
brillante di lui prima di mangiarselo. Per questo è un alleato
essenziale per me. E poi si deve occupare della Regina. La conosce
bene, e ho bisogno che me la tolga dai piedi mentre mi occupo del
Consiglio. Quando ci concederanno udienza, davanti a tutti io dovrò
apparire come una persona ragionevole, e quella come una pazza
isterica. E ti assicuro che Nagi è un maestro nel far perdere
le staffe alla gente.”
Arika
scosse la testa. “È vero. Ma non capisco perché di
tutti noi è l'unico che debba avere una guardia del corpo
personale.”
Mashiro
liquidò l'obiezione con un cenno della mano. “Intanto perché
anche lei è una mina vagante, e preferisco tenerla d'occhio, e
poi perché...” la donna lasciò vagare lo sguardo
fuori dalla finestra, verso i tetti illuminati della città di
Windbloom. “Nagi ne ha veramente bisogno. Ci sono un paio di
persone che ai tempi minacciarono di...”
“Tagliargli
la gola?” la interruppe Arika.
Mashiro
la fissò, mentre un sorriso divertito si spargeva sul suo
volto. “Sculacciarlo.”
“Decisamente
appropriato” sentenziò Arika, ed entrambe le donne
scoppiarono a ridere.
-----------------------------
'Io
non sono come lei.'
Nina
decontrasse le dita, decidendo finalmente di smetterla di tormentare
la pettorina bianca della sua uniforme da Meister.
'La
sgualcirò, e farò fare una brutta figura a Mashiro.'
Essere
prefetta in ogni occasione era sempre stata la sua
fissazione, e non era cambiata negli anni. Per questo, quando
entrambe frequentavano il Garderobe, aveva così tanto odiato
Arika; Nina aveva sempre trovato indecente quel modo irriguardoso che aveva la ragazza con le trecce di
porsi verso gli altri.
Sorrise
al pensiero dei cinque anni passati dalla prima volta che si erano
incontrate.
'Quante
cose sono successe. Ma lei è ancora così infantile, a
volte. Non la sopportavo, quand'è che esattamente ho
incominciato a pensare che il suo calore era genuino, e che anche
attraverso quei modi da barbara lei ci voleva veramente bene?'
Senza
volerlo, le sue dita ritornarono a stringere la stoffa del vestito.
'Ero
io la sbagliata. E lo sapevo. Tenevo tutti a distanza perché
ero certa che avrei fatto loro del male; perché, prima o poi,
il mio Signore mi avrebbe messo alla prova, e io non avrei saputo, né
voluto, dire di no. Come non avrei potuto deludere mio padre, che mi
aveva dato tutto. Mi sono ripetuta queste cose fino a venire a patti
con i crimini che avevo commesso, senza riuscire a convincermi, come
tutti mi suggerivano, che l'intera colpa ricadeva sull'Arciduca e su
John Smith.
'Quando Arika mi disse in che orribile prigione
l'avevano rinchiuso non potei fare a meno di dispiacermi. Perché
anche se così sveglio, in fondo era solo un bambino, come lo
ero io. Io che non avrei potuto rinfacciargli nulla. Perché
anche se mi aveva spinta a fare del male ai miei amici, ho sempre
avuto la possibilità di tornare indietro, e non l'ho mai
colta. Avrei potuto rifiutarmi di essere la sua Otome, di usare
l'Harmonium, di confrontarmi con Arika. Ma non l'ho mai fatto. Nagi,
Sergay, io. Siamo tutti ugualmente colpevoli.'
Nina
alzò la testa, per fissare la vecchia foto di lei, Arika ed
Erstin che giaceva sulla sua scrivania.
'Ma
sono diversa da lei...' si
ripeté.
L'altra,
quella che aveva avuto tutto quello che lei aveva così
fortemente desiderato e mai ottenuto.
L'aveva
vista scendere dall'aereo, impeccabile e fiera, e si era dovuta
piantare le unghie nei palmi delle mani, sperando che il dolore le
evitasse di svenire. Perché poteva sopportare che Nagi, il
Colonnello De Artai, come si era presentato, la guardasse con
condiscendenza, ma che
lei le
scoccasse un'occhiata impietosita, no, quello non lo poteva
tollerare.
In
preda ad un attacco di rabbia, Nina calò un pugno sul piano
della scrivania, facendo scricchiolare le sottili gambe dell'elegante
tavolino.
'Chissà
cosa Nagi le ha raccontato di me. Sicuramente che non ero altro che
la sua marionetta obbediente. Che bastava che lui nominasse Sergay
perché io facessi esattamente quello che mi ordinava, non
importa quanto grave o pericoloso fosse.'
Si
alzò di scatto, facendo cadere la sedia. Poi marciò
verso la porta, decisa a fare un giro per schiarirsi le idee. Se
fosse rimasta ancora un secondo chiusa nella sua stanza sarebbe
impazzita o avrebbe distrutto il prezioso mobilio di Mashiro.
Il
giardino del palazzo era splendido di giorno, ma ai suoi occhi era
ancora più speciale sotto la luce della luna. Nina percorse i
vialetti, persa nei suoi pensieri, per poi chinarsi ad accarezzare un
giglio. Odiava raccogliere i fiori, e vederli appassire e marcire in
sterili brocche, ma di tanto in tanto le piaceva venire ad ammirare
le corolle di rose multicolori e gli altri fiori che decoravano il
giardino della Regina.
Si
alzò lentamente, finalmente più serena ma, girandosi,
si trovò faccia a faccia con qualcuno che non avrebbe voluto
rivedere così presto.
Combatté
un momento con la memoria per ricordarsi il grado di lei. Mai e poi
mai l'avrebbe chiamata per nome.
“Maggiore
Wang” la salutò, cercando di non pensare alla sconcertante
coincidenza che quello era stato anche il grado di suo padre
adottivo.
La
Nina di Earth fece lo stesso. “Buonasera, Meister Wang.”
Agli
occhi di Nina, la sua controparte di Earth era bellissima, anche se
trovava il suo sguardo implacabile.
La
donna aveva sostituito la divisa con un vestito a collo alto che le
lasciava scoperte le spalle e che terminava appena sotto il
ginocchio, nel perpetuo colore nero che sembrava essere l'unico
ammesso dagli abitanti di Earth. Senza essere eccessivamente
aderente, le accarezzava la figura longilinea sottolineandone il
fisico perfetto.
Nina
arrossì, accorgendosi che la stava fissando.
“Se
ti piace te lo posso prestare. Dopotutto, abbiamo più o meno
la stessa taglia.”
Sbatté
le palpebre, mentre gli occhi le correvano al seno dell'altra,
indubitabilmente più grosso del suo. Chiedendosi come fosse
possibile, incrociò le braccia al petto.
“Lasciamo
perdere. Cosa ci fai in giro?” chiese senza celare l'astio che era
tornato a consumarla a quella battuta infelice.
Il
Maggiore Wang sollevò una bottiglia d'acqua. “Sono andata a
cercare questa. Ovviamente accompagnata” disse indicando la guardia
dietro di lei.
“Avresti
potuto chiedere che te ne portassero una.”
“Non
importa. E poi volevo farmi un giro da sola senza sentirmi addosso
tutti quegli sguardi. Camminare in compagnia di Nagi attira un po'
troppo l'attenzione, da queste parti.”
L'accenno
all'ex Arciduca le fece abbassare il capo, imbarazzata. Nina non
voleva pensare al rapporto che c'era tra loro, che Natsuki le aveva
rivelato nel pomeriggio.
“Dopo
tutto quello che ha combinato, te ne stupisci?”
“No.
Ma mi risulta che molti l'hanno volenterosamente aiutato. Eppure lui
è stato l'unico a pagare per tutti.”
Nina
fissò il Maggiore, furibonda. “Come puoi dirlo? John Smith è
morto. Io e mio padre ci siamo quasi andati vicino, e lui ha perso la
memoria senza più riacquistarla. Nagi in fin dei conti è
stato il più fortunato tra noi, è scappato sul vostro
mondo rifacendosi una vita, ma noi siamo rimasti qui. Quasi ogni mia
notte è perseguitata da incubi che non mi lasceranno mai più.”
“Pensi
veramente che le sue, di notti, siano così tranquille?” le
disse l'altra.
“Come
minimo siamo in concorso di colpa, Maggiore. E chi è causa del
suo mal pianga sé stesso, dicono a Windbloom”
“Non
si può dire lo stesso di te, Nina Wang?”
La
Meister fece un passo indietro, profondamente ferita da quelle parole
che descrivevano fin troppo bene quello che stava provando.
“Certo.
Conosco bene gli abissi di abiezione nei quali sono sprofondata
seguendo gli ordini di Nagi. E tu invece? Sei consapevole che ti
userà fino a distruggerti?” esplose.
Si
aspettava che l'altra Nina negasse, invece le sorrise.
“Lo
so benissimo, e l'ho accettato. È questa la differenza tra me
e te, ragazzina. Sono qui per questo.”
Nina
non faticò a riconoscere il tipo di sguardo che inalberava il
Maggiore Wang, e la cosa la turbò. Perché lei, cinque
anni prima, aveva guardato il mondo con lo stesso orgoglio zelota.
'No,
io non sono come lei. Ma lei è come ero io a quei tempi.'
“Perché?”
fu l'unica cosa che riuscì a chiedere.
“Non
sono fatti che ti riguardano.”
Nina
le puntò il dito contro. “Davvero? Eppure ho un'ipotesi che
credo corretta, perché Natsuki mi ha raccontato tutto. Lei
pensa che Nagi ti abbia sedotta, ma io non sono d'accordo. Perché
io e te siamo la stessa persona. E tu sei ambiziosa, esattamente come
me, e aspiri alla perfezione. Scommetto che ti eri stancata di non
essere altro che una moglie di rappresentanza, non è vero? E
attraverso Nagi tu speri di recuperare il ruolo pubblico che ti
mancava.”
Negli
occhi dell'altra vide passare un lampo di furia omicida, e fu certa
di avere colto nel segno.
'Tu
hai ferito me, e io ho fatto lo stesso con te. Siamo pari.'
Poi l'ufficiale di Earth scosse la testa.
“Sono
impressionata. Da come ti aveva descritta Nagi ero convinta che tu
fossi una sciocca e testarda ragazzina. Invece sei più acuta
di quello che pensavo. Mi fa piacere visto che, come tu hai detto,
dopotutto siamo la stessa persona. E quindi non mi sorprende che
anche tu sia giunta alle mie stesse conclusioni.”
Confusa,
Nina corrugò la fronte. “Che vuoi dire?”
Un
frigido sorriso piegò labbra del Maggiore. “Chiedilo a
te stessa, Meister Wang. Chiediti cosa ci fai qui, invece di essere ad
Artai a fare la moglie del fattore.”
Nina
impallidì. “È solo ed esclusivamente per riparare ai
crimini che ho commesso” esclamò.
“Non
male come scusa per avere abbandonato l'uomo per amore del quale hai
quasi distrutto il tuo mondo. O ti mancava il potere? E l'eccitazione
della battaglia? O forse ti sentivi inutile accanto a lui?”
Colpita
da quelle insinuazioni Nina digrignò i denti. “Non c'era
altro che potessi fare lassù. Ma qual è invece la tua,
per essere qui invece che su Earth al fianco di tuo marito?”
“Non
ne ho. Difendere il Colonnello De Artai è un onore e un dovere
per me. E Sergay è un soldato, e questo lo sa benissimo. Noi
ci siamo già detti addio.”
Allibita,
perché aveva avvertito in quelle parole che la donna non stava
mentendo, Nina scosse la testa.
“Sacrificare
la propria vita per qualcuno...”
“Non
puoi capire quello che c'è tra noi. E quanto al morire per gli
altri, non è su quello che è basato il sistema delle
Otome? Non è quello che faresti anche tu per proteggere la tua
regina?”
Davanti
al silenzio di Nina, il Maggiore Wang distolse lo sguardo,
improvvisamente triste. “Vedi, questa è la differenza tra me
e te. Facciamo le stesse cose, ma io ne sono orgogliosa.”
Poi
la donna le voltò le spalle, e se andò senza aggiungere
altro.
L'attenzione
di Nina tornò suoi cespugli di rose. Su quei fiori che erano
tanto belli quanto pericolosi.
'È
vero. Ma mentre Nagi ti sacrificherebbe volentieri per i suoi sporchi
giochetti, senza pensarci due volte, Mashiro non lo farebbe mai.
Maggiore Wang, io non sarò mai più la martire di
qualcuno, per quanto innamorata possa essere.'
-----------------------------
“È
carina, però non ha seno.”
“Neanche
tu, se non te lo fossi rifatto.”
Il
Maggiore Wang sorrise, sfiorandosi con la mano la perfetta terza che
si era regalata qualche anno prima. Era stanca di essere scambiata,
anche se per scherzo, per il figlio di Sergay.
Si
tirò su dal letto, fissando Nagi scompostamente seduto al
tavolo davanti al suo inseparabile portatile.
“Quando
ho accettato di avere una relazione con te non pensavo che avrei dovuto dividerti con quel coso” gli disse, senza ottenere risposta.
Sospirando
silenziosamente si alzò e lo raggiunse, sporgendosi per sbirciare il monitor.
Una
finestra era aperta su un foglio di calcolo che mostrava un
complicato grafico, l'altra su un software video.
“Novità?”
chiese.
“Le sonde hanno avuto un altro contatto.”
“È
preoccupante?”
“Non
fino a quando si terranno a distanza. Sembrano ancora lontani dal
nostro universo.”
Nagi
fece ripartire il video.
“Questo
è quello che ha colto la sonda prima di essere distrutta.
Domani lo mostrerò a Mashiro, non ne sarà contenta.”
Sul
pianeta alieno era notte, ma grazie ai filtri l'immagine era
perfettamente nitida. Nina vide sciamare davanti alla telecamera
strani esseri neri, umanoidi solo per il fatto di avere due braccia,
due gambe, ed uno strano capo tondeggiante. Erano legioni. D'un
tratto, segnali di statica riempirono lo schermo.
“L'abbiamo
persa?”
“Sì,
ma anche stavolta è riuscita ad inviarci qualcosa.”
Nagi
fermò l'immagine un secondo prima che la sonda esplodesse.
L'alieno sullo schermo era molto più alto degli altri, vestito con una cappa
scura completa di cappuccio. In pugno stringeva due strane armi che
potevano essere una coppia di spade dall'inusuale fattura.
La
donna lo studiò per un attimo, poi annuì, grave.
“Non
mi piace per nulla.”
Nagi
fece correre velocemente le dita sulla tastiera, ed un nuovo punto si
formò sul piano del grafico. “Sai una cosa?” le disse.
“Neppure a me.”
La
giovane gli appoggiò leggermente le mani sulle spalle. “Però per stanotte non c'è
nulla che possiamo fare. Vieni a letto?” gli sussurrò.
Nagi
annuì, spegnendo il computer e sorridendo lievemente.
'Anche
se, onestamente, dal mio punto di vista sono molto più interessanti che preoccupanti, mia dolce
Nina.'
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Capitolo 5 *** Breccia ***
Per cominciare ringrazio la sempre carissima Hinata-chan della recensione. Già, anche a me gli abitanti di Earth stanno piuttosto simpatici, ma mi fanno anche un po' paura. Insomma, gente del genere sul mio pianeta non ce li vorrei proprio ^_^. E' assolutamente vero che la Mashiro di Earth ha con Nagi proprio un bel rapporto, perché ho cercato di riproporre lo stesso tipo di relazione che avevano in Mai Hime, testimonianza del fatto che, quando sono tutte e due dalla stessa parte, per il resto del mondo sono guai grossi. ;-)
Breccia
“Sei gentile a farci
fare un giro turistico, Mashiro.”
La Regina scoccò
uno sguardo glaciale alla sua controparte di Earth. “Non potevo
farne a meno, il Consiglio si riunirà nel Garderobe, e non
c'era altra via per tornare se non passare attraverso la città.”
“Avremmo potuto
volare fin là.”
“Per impressionare il
Consiglio? Mi credi così stupida?”
“No, è che
oggi mi sembri particolarmente nervosa” il Generale le disse
innocentemente.
Scornata, Mashiro
preferì guardare fuori dal finestrino invece di rispondere.
Per evitare problemi aveva lasciato che Arika e Nina salissero su una
seconda macchina con la Arika di Earth, accompagnate da Natsuki
Kruger, mentre sulla sua avevano preso posto il Generale De
Windbloom, Nagi e il Maggiore Wang. Ma cominciava a pentirsi della
combinazione scelta.
“Guarda Nina, quello
è il negozio dove vendono le mutandine usate delle studentesse
del Garderobe.”
Sconcertata, si girò
di scatto verso Nagi. “La vuoi smettere di dire sciocchezze?”
L'ampio sorriso del
Colonnello sembrò sfidarla. “Non è vero? Allora vuol
dire che tante cose sono cambiate in questa città,
dall'ultima volta che ci sono stato.”
Il ragazzo si rivolse poi a
Nina. “Una sera te la dovrò assolutamente mostrare.”
“Credi di essere in
vacanza, forse?” sibilò Mashiro.
In tutta risposta Nagi
inalberò la sua espressione più innocente, mettendo un
braccio attorno alle spalle di Nina. Che arrossì
convenientemente.
“Cosa ci vuoi fare,
sono innamorati” si intromise il Generale De Winbloom, sopprimendo
un sorrisetto di scherno.
“Se lo dici tu...”
Mashiro abbassò
la testa, furibonda.
“Che fai, sei
gelosa?”
“Certo che no!”
fece netta al Generale. Ma non poté impedire che un evidente
rossore le colorasse il viso.
Per tutti i suoi primi
anni di vita le avevano ripetuto che poteva considerarsi fortunata ad
essere promessa all’Arciduca De Artai. Sebbene il concetto di
matrimonio fosse qualcosa che ancora le sfuggiva, intuiva che il
fatto che il misterioso Nagi avesse più o meno la sua stessa
età non poteva che essere una buona cosa.
'E quando ci siamo
finalmente incontrati, mi ha umiliata. E a continuato a farlo per
tutti gli anni successivi.'
Dissimulò
un'occhiata verso di lui. Da quello che le aveva detto Natsuki adesso
doveva avere poco più di venticinque anni, e non era cambiato
per nulla dal pestifero adolescente che lei aveva così tanto
detestato. Si era solo fatto, da quello che le sembrava, ancora più
astuto.
Si accorse con un
secondo di ritardo che l'oggetto delle sue riflessioni la stava a sua
volta fissando.
Un ghigno malizioso
piegò le labbra del Colonnello. “E tu, sei fidanzata,
Mashiro?” le chiese.
“No di certo.”
“Strano che alla tua
età non ti abbiano ancora trovato marito.”
Il Generale anticipò
la sua risposta. La donna si rivolse a Nagi come se Mashiro non
esistesse.
“Che vuoi dire? Che
qui i matrimoni sono combinati?
Lui scrollò le
spalle. “È l'usanza locale per la nobiltà.”
“È vero?” le
chiese finalmente il Generale, facendo poco per nascondere il suo
divertimento.
“No!”
Esasperata, Mashiro
fulminò Nagi con un'occhiataccia. “La devi smettere di farci
passare come dei retrogradi. Il fatto che non abbiamo il vostro
stesso livello tecnologico non significa che potete venire qui a
venderci perline e trattarci come dei selvaggi ignoranti. Abbiamo le
nostre usanze, che valgono tanto quanto le vostre.”
La Regina di Windbloom
si girò verso la sua omonima. “Credi che Natsuki non mi
abbia parlato del regime dittatoriale che regna sul vostro mondo? O
delle esecuzioni pubbliche? Bell'uso che fate della vostra scienza. E
poi, fino a prova contraria siete nostri ospiti, e avete bisogno di
noi. Quindi, rispettateci.”
Il Generale fece un
leggero inchino con la testa. “Hai ragione, meglio che parliamo di
cose serie, adesso. Raccontami un po' dei tuoi colleghi del
Consiglio, cosa sanno di noi?”
Nina osservò le
due Mashiro sprofondare in una fitta conversazione, con la Regina
ancora fremente d'ira. Non era per niente stupita di come Nagi ed il
Generale fossero riusciti a farle perdere le staffe. Quei due insieme
erano temibili, l'avevano già provato ordendo il complotto che
aveva defenestrato l'ultima Presidentessa della Repubblica
Occidentale, e costretto al suicidio il Generale Viola, entrambe
molto più smaliziate di tutti gli abitanti di Earl che lei
aveva conosciuto fino a quel momento.
Avvertì la mano
di Nagi accarezzarle distrattamente una guancia, e si girò per
sfiorargli la punta delle dita con le labbra. Poi si permise di
rilassarsi, in fin dei conti divertita dalla pantomima. Il suo amante
non era mai stato affettuoso in pubblico, e solo lo stretto
indispensabile in privato, e Nina trovava lo scherzo che stavano
giocando a Mashiro piuttosto soddisfacente. Sotto molti punti di
vista.
Sospirò,
godendosi il panorama della città che sfilava a lato della
macchina. Non la trovava per niente brutta. E sperava che la Regina
fosse abbastanza accorta per non farsela radere al suolo un'altra
volta.
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Il breve tragitto era
stato un'agonia, ma istruttivo a suo modo.
Natsuki aveva potuto
appurare che l'Arika di Earth era ben diversa dalla Otome della
Regina Mashiro. Era una donna che usava il sarcasmo come un'arma ma
che, come la suo omonima, sembrava convinta che bastasse la volontà
a superare qualunque ostacolo. La Direttrice del Garderobe scese dall'automobile irritata e preoccupata.
'Da quello che ha
lasciato trapelare il Maggiore Yumemiya, il fatto che Earth ora sia
in pace non ha diminuito di un grado la mobilitazione delle truppe
del Generale De Windbloom. Tutto ciò è molto strano.'
Fissò il
terzetto della Repubblica Occidentale, che si era presentato al
Garderobe non in abiti civili, come lei aveva richiesto, ma nelle
loro inquietanti divise nere. L'unica che si era cambiata era Arika,
nonostante il severo taglio del suo vestito blu notte le desse
un'aria altrettanto temibile. Vederli assieme le fece sorgere
un’allarmante dubbio.
'A meno che non sia
siano spartiti i poteri. Alla Coalizione Est la guida politica e alla
Repubblica Occidentale quello sugli apparati militari di entrambe le
superpotenze.’
Natsuki aggrottò
le sopracciglia, mentre un'opprimente sensazione di gelo le chiudeva
la bocca dello stomaco. Incapace di dormire aveva passato la notte a
leggere il dettagliato rapporto che aveva fatto a suo tempo al
Consiglio, formulando una preoccupante congettura.
'Con la fine della guerra milioni di persone si saranno trovate disoccupate. Mi spiegarono che la loro economia era
funzionale alla macchina bellica, che a questo punto posso solo pensare che non hanno potuto,
o voluto, riconvertire per usi civili. Quindi, da qualche parte,
tutte quelle risorse hanno dovuto essere reimpiegate.'
Guardò gli
ufficiali di Earth entrare al Garderobe tra due file di studentesse
che li contemplavano con occhi sbarrati. Nell'impossibilità di
tenere ancora nascosta la cosa, Mashiro aveva preferito renderla
totalmente ufficiale.
'Da quello che avevo
capito l'uso dei portali era proibito, ma ora evidentemente non è
più così. E sono certa di avergli visto addosso un paio
di gadget che mi sembrano molto più avanzati di tutto quello
che avevo osservato in giro durante il mio breve soggiorno là.
Per non parlare di quello strano aeromobile. Qualcosa mi dice che
stavolta le loro esplorazioni negli universi vicini non si siano
limitate alla ricerca di una ragazza vergine.'
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“Nagi, la Direttrice
ci sta guardando malissimo” sussurrò il Generale De
Windbloom.
“Non può fare
più niente oramai. Hanno perso nel momento in cui hanno deciso
di farci incontrare il Consiglio. I paesi membri che ti dissi saranno
sicuramente dalla nostra parte. E forse qualcun’altro, come
Cardair” rispose lui.
Lei sorrise
tiepidamente, guardandosi attorno. “Quella del rame è
veramente un’ottima scusa. Quasi mi stupisco che sia venuta in
mente a quella povera ingenua della Regina Tokiha. Natsuki e Mashiro non
potevano fare altro che riunire il Consiglio, dal momento che abbiamo
proposto un accordo internazionale che, secondo le loro leggi, va
ratificato da tutti i membri. E sono troppo innocenti per prevedere
che quello che diremo non è esattamente quello che si
aspettano. Ma, parlando d’altro, c'è un motivo per il quale
queste bambine sono agghindate in un modo così indecoroso?”
Nagi fece spallucce.
“Dovrebbe essere un tributo a Fumi, la fondatrice. Lei era una
guerriera, ma anche la governante della sua signora.”
“Certo, quello che
finiscono a fare le Otome una volta diplomate. Questo sistema avrà
anche mantenuto la stabilità del pianeta, ma è
aberrante. Nonché...” Mashiro lanciò un'occhiata
divertita alla gonna particolarmente corta di una delle ragazze. “Non
mi è chiaro come facciano a mantenersi vergini conciate in
questo modo. L'intero abbigliamento è
un invito allo stupro.”
“Le leggi in materia
sono particolarmente rigide. Mettere le mani addosso ad una Otome
equivale ad essere incarcerati a vita.”
Erano intanto arrivati
davanti alla sala del Consiglio, e Mashiro rizzò le spalle,
aggiustandosi soprappensiero le mostrine sul petto.
“È solo un
cumulo di sciocchezze. Non oso immaginare la loro espressione quando
gli offriremo la soluzione per tutto questo” sentenziò
socchiudendo gli occhi smeraldo.
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Nguyen Bao, Re di
Annam, scosse la testa, fissando il Generale De Windbloom. “Mi
scusi se glielo chiedo ancora, ma non mi è chiaro perché
abbiate scelto proprio il nostro pianeta. Avendo la possibilità
di viaggiare ovunque, la cosa è quanto meno… stravagante.”
“Alcuni di quelli visitati
erano in guerra, e altri talmente arretrati che l’arrivo di
visitatori da un altro mondo avrebbe costituito uno shock culturale
fortissimo. Il vostro era uno dei pochi che ci avrebbe permesso di
avere sia il materiale, che il supporto della popolazione.”
“Fatemi capire,
volete impiegare i nostri cittadini nelle vostre miniere?” chiese
Yukino Chrisant sporgendosi in avanti.
“No, la proprietà
sulle miniere rimarrebbe a voi, anche se noi vi aiuteremmo nella
prospezione e vi forniremmo i macchinari per l’estrazione del
minerale. Ma questi sono dettagli, non vi pare?”
“Sono d’accordo”
le fece di nuovo Nguyen Bao. “È che non vedo la ragione per
la quale noi dovremmo arrivare a cedervi qualcosa che un giorno
potrebbe essere utile anche a noi, in cambio di prodotti che comunque
non potremmo utilizzare. Le ricordo che...”
“Qui la tecnologia è
monopolio del Garderobe, che decide di diffondere solo quello che a
loro fa comodo, o così ho sentito dire” terminò il
Generale De Windbloom.
Sguardi tra il
perplesso e l'ostile apparvero sui volti dei regnanti di Earl.
“Queste parole mi
ricordano qualcosa” sibilò Mashiro. “Anzi, qualcuno.”
La giovane Regina fissò
duramente Nagi, pigramente seduto alla sinistra del suo Generale, ed
apparentemente impegnato a giocare con il suo orologio.
Lui non fece nemmeno
finta di notare il suo sguardo, mentre le labbra del Generale si
piegarono in un astuto sorrisetto.
“Non è forse
vero?” disse la donna, allargando le braccia. “O avete un’altra
spiegazione sul perché ve ne andate in giro con mezzi così
antiquati quando le vostre guerriere volano? Pur avendo aerei che
giacciono inutilizzati negli hangar. E come mai solo un paio di paesi
dispongono dei più elementari mezzi di comunicazione?”
La Presidentessa di
Aries aprì la bocca per replicare, ma fu anticipata dalla sua
Otome che, fino a quel momento, se ne era stata zitta dietro di lei.
“Ma che dici?”
tuonò Haruka. “Questo non ha nulla a che vedere con
l'accordo che ci avete proposto.”
“Ne sei sicura?
Perché non lo chiediamo alle nazioni che, a differenza di
Aries, non dispongono di tecnologie così... diciamo
relativamente avanzate. Loro avrebbero tutto da guadagnarci da questo
accordo. Non vedo perché Windbloom e i suoi alleati debbano
decidere per tutti.”
Lo sguardo di Natsuki
percorse la sala e si soffermò sui volti di quelli che durante
la guerra con Artai si erano schierati dalla parte del freddo paese
del nord. Anche se tentavano di dissimulare era chiaro come fossero
grandemente interessati a quello che Earth aveva da offrire.
‘L’ostilità
nei nostri confronti non si è mai sopita. Nagi si era
intelligentemente messo a capo di una coalizione formata dai paesi
con meno accesso alla tecnologia. Proprio da questa loro sono stati
sconfitti, e non l’hanno mai dimenticato. Se arrivassimo ai voti
probabilmente l’accordo verrebbe bocciato, ma spaccherebbe il
nostro pianeta e riaprirebbe le ferite mai chiuse della guerra.’
“Generale, veniamo al
sodo. A parte giocattoli computerizzati cosa ci potete offrire? Credo
che solo sapendo quello che c’è sul piatto potremmo
decidere.”
Natsuki fissò il
sovrano di Florince, l’uomo che aveva posto la domanda. Il suo
paese era stato il primo a allinearsi a fianco di Artai.
Il sorriso della
Mashiro di Earth, a quel punto, poteva solo essere definito come
'soave'.
La donna intrecciò
le dita delle mani, prendendosi un momento per guardare in faccia
tutti i regnanti prima di rispondere. E, quando lo fece, cercò
gli occhi di Natsuki.
“Ad esempio, potremmo
fornirvi una soluzione a tutti i problemi del vostro sistema di
materializzazione.”
Natsuki dovette
resistere alla fortissima tentazione di digrignare i denti, mentre
attorno al tavolo i Signori di Earl sembravano pietrificati. ‘Ci
avrei giurato che era questo quello a cui volevate arrivare.’
Mashiro scattò
in piedi. “Lo sapevo!” urlò con un tono di voce nel quale
risuonava una nota leggermente isterica. “È per questo che
siete qui. Per rubarci la tecnologia delle Otome.”
La sua omonima rispose
con un netto cenno di diniego. “Pensi davvero che ne avremmo
bisogno? Disponiamo di ben altre armi che non siano bambole poco
vestite armate di alabarde e spade. La tua Direttrice è stata
sul nostro mondo, puoi chiedere a lei.”
Chiamata in causa, e
notando come parecchie teste annuissero all’indirizzo del Generale,
Natsuki prese la palla al balzo. “Posso confermare quello che il
Generale De Windbloom sta dicendo; oltretutto, mi sembra che dalle
vostre parti il progresso tecnologico abbia fatto passi da gigante in
questi ultimi due anni. Ha qualcosa a che vedere con il fatto che
state massicciamente usando le porte spazio-temporali?”
Per la prima volta,
negli occhi del Generale Natsuki vide emergere una leggera
incertezza.
“Di cosa ci stai
accusando, Natsuki di Earl?”
“Di furto” ritorse
lei, gelida. “Di ricercare, nei luoghi raggiunti dai portali,
quello che vi può fare comodo e di rubarlo.”
“Hai delle prove?”
“No, ma conosco i
vostri subdoli metodi. E sono perfettamente a conoscenza di quanto
siate paranoici in materia di sicurezza.”
La Mashiro di Earth
incrociò le braccia al petto, inclinando la testa da un lato.
“Non posso negare di avere… preso spunto da quello che gli altri
pianeti avevano da offrire. E non è per paranoia, Natsuki. Là
fuori ci sono veramente rischi enormi per la sopravvivenza dei nostri
stessi mondi. Non penserai mica che, avendo la possibilità di
procurarci dei mezzi per difenderci, noi non l’avremmo colta?”
“Mi domando come,
conoscendovi. E cosa mi fa credere che non siate qui per lo stesso
motivo?”
“Perché le le
vostre Otome non sono armi efficienti per noi, però possiamo
fornirvi le conoscenze per rendere quella tecnologia accessibile a
tutti su Earl.”
Il Re di Annam si
intromise tra le due donne. “Assurdo. Come fate a dire che sono
inutili? Una Otome è molto più potente di un’intera
divisione corazzata.”
“Delle vostre,
magari” gli fece il Generale. “E comunque quella è un’arma
adatta al combattimento uno contro uno, impensabile per il nostro
modo di condurre una campagna militare. Oltretutto, il legame che
unisce la guerriera al suo sovrano è inconcepibile per noi.
Nessuno dei nostri comandanti accetterebbe mai una cosa del genere.”
“Il vostro modo di
guerreggiare è profondamente disonorevole” sentenziò
il giovane Re di Cardair, prontamente costretto al silenzio dalla
ruvida replica del Generale.
“Funzionale al suo
scopo, direi io.”
“Generale De
Windbloom, forse le sfugge un punto fondamentale. Vede, il problema è
che le Otome non sono state concepite come armi di distruzione di
massa, ma bensì come un mezzo per preservare la pace. Strano
che l'uomo seduto al suo fianco non gliel'abbia detto” le disse
quietamente Nguyen Bao, indicando Nagi. Il quale scosse le spalle,
apparentemente non impressionato dall’accusa.
“Sciocchezze. Sono
solo un modo come un altro per mantenere tutte le nazioni sotto il
controllo del Garderobe. Un sistema particolarmente crudele e...
frustrante devo dire” Nagi sorrise con distacco, lanciando
un'occhiata carica di disprezzo all'indirizzo del Re di Cardair e
della sua Otome. “Non è vero Kazuya? O forse lo dovrei
chiedere alla tua bella Otome? Non ditemi che almeno voi non mi
avreste ringraziato se avessi smantellato questo regime assurdo.”
“Con che coraggio lo
dici” sibilò la Regina di Windbloom. “Proprio tu che sei
quello che ha più fortemente desiderato di avere un’Otome.
Hai sfruttato i poteri di Nina fino quasi ad ucciderla. Cosa ne
avresti fatto di lei, una volta vinta la guerra?”
“Sfruttata? L’ho
utilizzata per quello che era. Per quello che l’avevate destinata
ad essere. Un’arma biologica.”
Natsuki lo guardò,
aggrottando le sopracciglia. Per quanto la cosa le potesse sembrare
assurda, il disgusto nel tono di Nagi era perfettamente evidente. E,
per una volta, le sembrava anche sincero.
“Ma Nina era
destinata a ben più di quello” continuò l'albino.
“Lei è la vera principessa, ve lo siete scordato? È
lei che dovrebbe essere seduta al tuo posto in questo momento,
Mashiro Blan De Windbloom.”
A quelle parole Mashiro
impallidì, impossibilitata a negare la verità. Ma Nagi
continuò, implacabile.
“Vinta la guerra non
ci sarebbe stato più bisogno che Nina si sacrificasse a
combattere. Lei sarebbe diventata mia moglie, così come era
stato deciso dalle nostre famiglie, e avrebbe preso il posto che era
suo di diritto e che tu hai usurpato. Puoi ringraziare solo la
Direttrice e le sue accolite se sei ritornata sul trono. Chissà
cosa pensò del tuo ritorno il tuo popolo, quello che ci aiutò a costruire il cannone da assedio sotto il tuo naso, e che
fu così contento di defenestrarti.”
Quelle parole furono la
goccia che fece traboccare il vaso.
Natsuki vide Mashiro
scattare in piedi, paonazza in volto, mentre dietro di lei Arika si
sporgeva per tentare, inutilmente, di trattenerla. La Direttrice fu
lieta che la Regina non si fosse portata dietro Nina Wang.
“Tu sei pazzo”
urlò. “Come osi venire qui a prenderci in giro? Tu hai
perso, Nagi. Tu, il tuo paese, la tua gente. A causa della tua insana
sete di potere tu hai quasi distrutto Earl. Non avrebbero neppure
dovuto metterti in prigione ma...”
Mashiro boccheggiò,
premendosi la mano sulla bocca, mentre grosse lacrime le scendevano
lungo le guance.
Seduta al suo fianco,
Natsuki si maledisse per non essere riuscita a prevedere quello che
stava per succedere. E una vampata di cieca furia minacciò di
travolgerla, quando vide l'espressione trionfante negli occhi del
Generale De Windbloom.
“Bene” la donna
disse quietamente. “Sarebbe interessante farti continuare ma trovo
che stiamo andando parecchio fuori tema, non lo pensate anche voi?”
Tutti i regnanti,
eccetto Yukino Chrisant e Nguyen Bao, annuirono, mentre gli sguardi
dei presenti danzarono dal Generale alla giovane Regina di Windbloom,
che era ritornata a sedersi. Il confronto tra le due non avrebbe
potuto essere più impietoso.
'L'hanno fatto
apposta. Lei è quella che nel Consiglio gli si oppone di più,
e l'hanno appena fatta passare per una pazza isterica, totalmente
inadatta al suo ruolo, come molti ancora pensano.'
Natsuki serrò i
pugni, fissando il Generale e Nagi senza riuscire a nascondere l'odio
che la scuoteva.
'Bastardi' si
ripeté per l'ennesima volta.
“Hai perfettamente
ragione, Generale” disse rigidamente. “Continuiamo, ma ordina al
tuo uomo di stare zitto. Qui nessuno ha dimenticato chi ha scatenato
la guerra e, anche se il Colonnello De Artai è un cittadino di
Earth, non garantisco la sua incolumità personale se
continuerà a stuzzicare i membri del Consiglio, e gli abitanti
di questo pianeta, in quel modo.”
Mashiro di Earth
inclinò la testa come a mimare un inchino, poi si girò
e fece un cenno verso Nagi. A Natsuki non sfuggì il loro
sguardo d'intesa.
Furente, si impose di
calmarsi, mentre il Re di Florince prendeva la parola.
“Prima di questa...
interruzione, lei ci stava parlando di come la vostra tecnologia
potrebbe risolvere le falle nello Shinso” fece l'uomo.
“Il vostro problema è
innanzitutto genetico. Ma il fatto che le nanomacchine si degradino a
contatto con il cromosoma Y e con l'enzima PSA può essere
perfettamente aggirato. Meno facilmente potremmo modificare il
collegamento che c'è tra l'Otome e il suo padrone, ma
esclusivamente perché non sappiamo esattamente come funziona.”
“Aspetta un attimo”
sentenziò Natsuki. “Il sistema fu creato in questo modo
proprio per evitare che tutti i regnanti potessero dotare i propri
soldati di vesti e armi materializzabili a piacere. Chi ha creato lo
Shinso ha scongiurato una guerra apocalittica tra super guerrieri,
limitando tale potere alle ragazze adolescenti.”
Il Generale sollevò
ironicamente un sopracciglio. “Curioso che sia stato scelto proprio
il gruppo sociale meno ambizioso e più manipolabile, non
trovi? Ancora più singolare che le ragazze in questione siano
solo parzialmente sotto il controllo del nobile al quale vengono
assegnate, e siano invece strettamente monitorate dal Garderobe
attraverso il GEM.”
“È falso. Non
noi possiamo impedire o forzare la materializzazione. Altrimenti
avremmo disabilitato il GEM di Nina Wang durante la guerra con
Artai.”
“Non potevate, o non ne avete avuto il tempo, visto
che il Garderobe era stato immediatamente occupato dagli Schwarz?”
“Queste sono solo
illazioni, Generale, riguardo a qualcosa che non ha nulla a che fare con voi”
scandì il Re di Annam, mentre Natsuki raccoglieva le idee e
scagliava a Nagi un’occhiata omicida.
‘Ma che bravo. Gli
hai proprio raccontato tutto, non è vero? Mashiro prima ha
solo espresso quello che tutti pensavamo. Che dopo la guerra avremmo
dovuto fucilarti.’
Prese un profondo
respiro, imponendo di calmarsi. “Nguyen Bao ha ragione, Generale.
E, in ogni caso, rimuovere il blocco sarebbe come snaturare i
propositi della Fondatrice e rinnegare un sistema che ha mantenuto la
pace su Earl per centinaia di anni.”
Fu proprio Nagi che le
rispose. “Natsuki, ti ricordo che tu con il Generale Viola volevi
fare lo stesso su Earth. Questo non è quello che chiamano,
applicare due pesi e due misure?”
“No, perché il
mio proposito era di portare la pace. Il vostro creerebbe solo il
caos” ribatté la Direttrice.
Il silenzio scese tra gli
astanti, rotto dopo qualche secondo dal Generale De Windbloom.
“Forse. Ma ribadisco che, in ogni caso, dovresti sentire quelli che
non hanno accesso a tali tecnologie, non ti pare Natsuki?”
L'insinuazione della
donna aliena sembrò fare breccia nei cuori di più di un
governante. Inorridita, Natsuki vide come la maggioranza annuiva
convinta alle parole di Mashiro.
Ma lei non poteva darsi
per vinta.
“A che scopo,
comunque? Quando abbiamo addirittura firmato un trattato per limitare
le Otome?”
Il Generale sembrò
per un attimo meditare qualcosa, poi aprì il portatile davanti
a lei.
“Un motivo purtroppo
per tutti noi c'è e, a questo punto, è qualcosa che
dovete vedere” scandì gravemente.
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Capitolo 6 *** Compromesso ***
Un grazie alle mie oramai fedelissime commentatrici Hinata-chan e Solitarie. Hinata, sono lieta che ti piaccia il menage tra Mashiro e Nagi! come ha scritto Solitaire, sono come diabolici fratelli che hanno smesso un attimo di farsi i dispetti tra di loro per farne uno al mondo intero. Il rapporto ambiguo e contraddittorio che avevano in Hime è splendido, e mi dispiace solo che l'autore non l'abbia approfondito. Beh, ho cercato di porvi rimedio qui ;-) Noto che tutte e due siete preoccupate per Natsuki. Eh... sicuramente non si approssimano tempi belli per lei, ma il suo personaggio sembra trovare forza proprio nelle difficoltà. Quindi, forse, riuscirà a gestire quello che le ho preparato. Forse...
Intanto eccovi il nuovo capitolo, nel quale qualche mistero in più sui nemici di Earth e Earl viene svelato.
Compromesso
“Cosa
sono quelli?” ululò il re di Florince.
“Non
lo sappiamo. Tutto ciò che le nostre sonde sono riuscite a
trasmettere sono immagini di devastazione. Sono come sciami di
cavallette, che invadono sistemi stellari invece di campi di
frumento, prosciugando i pianeti e facendo esplodere i soli. Non
sappiamo i loro fini, non conosciamo niente di loro, se non gli
effetti mortali del loro passaggio.”
L’attenzione
di tutti era rivolta alla leader della delegazione di Earth.
“Che
fine fanno le popolazioni colpite?” chiese qualcuno.
Mashiro
fece partire un secondo filmato, che mostrava l'attacco ad una città,
questa volta. Era un luogo bellissimo, fatto di cristalli e lampade
sospese dagli evanescenti colori, la cosa più spettacolare che
Natsuki avesse mai visto in vita sua. Ma sotto i suoi occhi, in
pochissimi minuti, fu trasformata in un calderone ribollente di
creature nere che si infrangevano come una mortale marea contro i
grattacieli (1).
“Gli
umani attaccati si trasformano a loro volta in quegli esseri?”
sussurrò Natsuki.
“Sì,
in un'inarrestabile catena di morte.”
“Ma
da dove arrivano? E perché questo genocidio? Non ha senso...”
“Non
te lo so dire. Le sonde hanno però colto qualche immagine di
esseri diversi, umanoidi, che sembrano guidare quelle... greggi.”
Un’immagine
ingrandita mostrava delle sagome incappucciate in impossibile
equilibrio sopra dei pilastri. Sembravano limitarsi ad osservare la
scena, fino a quando una non spiccò il volo, e nelle sue mani
apparvero dal nulla complessi oggetti che potevano essere armi quanto
sculture. Sospesa a mezz'aria ne puntò una verso la
telecamera. Evidentemente colpita, cessò di trasmettere.
“Possono
materializzare gli element” sentenziò Haruka. “Potrebbero
star utilizzando la nostra stessa tecnologia.”
Consapevole
dell’occhiata curiosa che il Generale lanciò alla Otome di
Aries, Natsuki si affrettò ad intervenire.
“Spettacolare.
Ma cosa mi dice che questo sia reale?”
“Ovviamente
nulla. Potreste non crederci e mandarci via. Ma, in pochi mesi,
vedreste quegli incubi diventare realtà sul vostro mondo.”
Le
parole del Generale De Windbloom cristallizzarono il Consiglio.
“È
una minaccia?” chiese Yukino Chrysant.
“No, la realtà dei fatti. C’è una sola cosa
della quale siamo certi, e cioè che si stanno dirigendo qui. È
da molto che li osserviamo, e una delle poche cose che abbiamo
scoperto è che hanno una particolare predilezione per i mondi
come Earl.”
Ad
un suo cenno il Maggiore Yumemiya si sporse in avanti, schiarendosi
la voce. “Immaginate questo universo, e tutti quelli che lo
circondano, come le celle di un gigantesco alveare, tra loro connesse
da quelle porte che oramai tutti conosciamo. Questi esseri non
arrivano da dentro l'alveare, ma da fuori. Da un altro favo il cui
unico punto di intersezione con questo è Earl. Il vostro
pianeta è la porta attraverso la quale quella piaga potrebbe
dilagare nel nostro multiverso, distruggendoci tutti.”
Le
espressioni dei regnanti di Earl si fecero sconvolte.
“Non
vi credo” riuscì a pronunciare Natsuki.
“Vi
metteremo a disposizione tutte le prove delle quali disponiamo,
sempre che qualcuno di voi sia versato in astrofisica” le rispose
il Generale De Windbloom.
“A
quello ci posso pensare io. La mia famiglia mi ha istruito nelle
scienze del vecchio mondo.”
Natsuki
si girò di scattò verso Shizuru, che aveva parlato,
mentre dall'altra parte del tavolo l'espressione del Generale si
rabbuiava per la prima volta, e un accenno di rabbia a mala pena
trattenuta emergeva sul suo viso.
“Scoprirete
che firmare quel trattato con noi è l'unica scelta che vi
rimane” disse freddamente.
“Cosa
c'entra adesso?”
La
donna di Earth scrollò le spalle. “Firmatelo e vi forniremo
tutti i mezzi di cui disponiamo per fermare quella minaccia.”
“Generale”
la quieta voce di Nguyen Bao si interpose tra le due. “Non posso
credere che farete tutto questo in cambio di mero minerale.”
“Perché
no? Salvando il vostro mondo, salverete anche il nostro. E siamo
pronti a dividere con voi le nostre scoperte scientifiche, per far sì
che ciò accada. Chiediamo solo del rame.”
“E
che noi combattiamo al vostro posto” tuonò Haruka.
“Perché,
non è quello per cui siete state addestrate?”
Haruka
aprì la bocca, rossa in viso fino alla radice dei capelli. Ma,
prima che potesse aggiungere qualcosa, Natsuki si alzò dal suo
scranno.
“Va
bene. Abbiamo sentito abbastanza. Il trattato che ci avete sottoposto
ora sarà discusso dal Consiglio. Nell'attesa una delle Colonne
del Garderobe vi accompagnerà a visitare i nostri giardini.
Sono piuttosto famosi.”
A
quelle parole la Mashiro di Earth sorrise. “Il Giardino delle
Vergini. Sì, me ne hanno parlato spesso. Non dubito che sarà
all'altezza delle aspettative.”
Poi
si guardò attorno, fissando con attenzione ogni membro del
Consiglio, e soffermandosi per qualche istante sulla sua omonima. “Vi
prego tuttavia di decidere in fretta. Odio le frasi ad effetto ma, in
questo caso, il problema non è se arriveranno, ma quando.”
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Pigramente
il Generale De Windbloom raccolse un fiore, rigirandosi tra le mani
il lungo gambo. “Se ci fosse stata qui la Meister Viola ti avrebbe
rimproverato. Lei non tollera che si colgano i fiori.”
Mashiro fece un cenno
verso Nao, senza che i suoi occhi lasciassero la variopinta corolla.
“Mi
incuriosisce, non abbiamo una simile varietà sul nostro
pianeta. Anzi, si può dire che non ci siano quasi fiori.”
Accanto a lei il
Maggiore Yumemiya ne colse un altro. “Colpa dei defoglianti che il
nostro popolo ha usato per decenni. Prima che noi nascessimo le
foreste dell'emisfero sud erano rigogliose ma ora, quello che vi
cresce, è troppo affamato per essere colto da mani umane.”
Non c'era un tono di
accusa nelle parole di Arika, solo un quieto affermare fatti che non
potevano essere smentiti, o cambiati.
Entrambe le donne
rimasero in silenzio a fissare i rispettivi fiori, come se veramente
non avessero mai visto una cosa del genere, sotto lo sguardo
perplesso di Nao.
La ragazza poi si
guardò attorno, incrociando gli occhi di Nina. Quella donna la
faceva rabbrividire, tanto quanto la vecchia Nina di Earl al culmine
della sua follia. La cosa tragica era che, da quello che le avevano
detto, l'amante di Nagi non era affatto pazza, ma solo ostinatamente
determinata a proteggere il Colonnello.
Lui era seduto accanto
a lei, apparentemente annoiato a morte. Ma Nao sapeva che non era
così.
Anni prima, dopo averla
raccolta dalle strade della capitale del Regno di Artai, Sergay Wang
l'aveva portata a conoscere il suo mecenate, il giovanissimo
Arciduca. E lei non aveva mai dimenticato quell'incontro e di come,
pur essendo ancora un bambino, Nagi l'avesse messa in difficoltà,
lei che prima di allora non aveva mai permesso a nessuno di avere l'ultima parola.
‘Scommetto
che sta solo preparando la sua prossima mossa che, come di consueto,
prenderà in contropiede Natsuki e le altre Colonne. Com’è
sempre stato.’
La
ragazza calciò pigramente un sasso, mordendosi il labbro
inferiore.
'Loro non hanno mai capito quanto scaltri bisogna essere per
sopravvivere ad Artai, e non solo per il clima. Io ne sono fin troppo
consapevole e, se c’è una cosa che non posso non riconoscere
a Nagi, è di essere un vero figlio di quella terra maledetta.
E che dire delle sue compagne? Non mi piacciono. È come se
stessero soppesando ogni nostra mossa. Mentre quella folle di Kruger
ancora li ascolta invece di rispedirli a calci sul loro pianeta. Loro
saranno la nostra rovina, ne sono certa, non la minaccia che sono
venuti così allegramente a sventolare davanti ai nostri occhi.
Ma, prima che succeda, io sono ben intenzionata a trovare una via
d'uscita. Anche da sola, se necessario.’
“Che
ne pensi, Nao Zhang? Non trovi che la proposta che abbiamo fatto al
Consiglio sia interessante?”
La voce di Mashiro la
scosse dai suoi pensieri. Rifiutandosi di concedere alla donna più
attenzione di quella strettamente necessaria, Nao preferì
rimirarsi le unghie perfettamente curate.
“Quale
tra le tante? Certo che ne avete fatta di strada per vendere le
vostre carabattole tecnologiche.”
Un debole sorriso stirò
le labbra del Generale.
“Hai
la battuta pronta, vedo. Intendevo quella che avere rapporti sessuali
non sarebbe più un problema per voi.”
“Mi
prendi per stupida? Quella è sempre stata l'ultima delle mie
preoccupazioni. Ci sono molti modi per fare fesse le nanomacchine.”
“Sapevo
che non eri una di quelle. Anche se il sesso è, da una parte,
solo un dettaglio, dall’altra la catena che vi lega al
Garderobe. Scommetto che risolvendo la presunta allergia delle vostre
povere nanomacchine al seme maschile riusciremmo anche a sganciarvi
dal controllo dello Shinso e, probabilmente, anche dalla dipendenza
ad un Master. Dopotutto, queste cose devono per forza essere legate
tra di loro.”
Un campanello d’allarme
squillò nella testa di Nao, che alzò gli occhi per
fissare il Generale.
La giovane Colonna era
convinta che la Regina Mashiro stesse crescendo astuta e abile
nell’arte della politica, grazie all’esempio di Midori degli
Aswald, ma questa sua omonima di Earth la subissava, come Nao aveva
avuto modo di notare durante il Consiglio.
“Può
essere, ma non ne sarei così sicura se fosse in te. E, in ogni
caso, la cosa non mi interessa ed è inutile che tu me lo chieda. Io non sono a parte dei segreti del Garderobe.”
“Davvero?
Si fidano così poco di te? E non dirmi che la prospettiva di
avere tutto per te il potere delle Otome, senza essere legata al
Garderobe, e di materializzare ovunque la tua armatura non ti
interesserebbe?”
“Come
mai sei così diretta, Generale?” le chiese Nao, rifiutandosi
di rispondere.
L’altra donna scrollò
le spalle. “Solo perché, da quello che mi hanno detto, tu
sei la più perspicace tra di loro.”
“L’adulazione
non ha mai avuto effetto su di me. Non penserai mica di comperarmi in
questo modo?”
“No,
non sono così stupida e non ti ritengo così
sempliciotta. Ma proprio per questo motivo credo che quello che
abbiamo da offrire ti possa attrarre molto. Anche se tu non
l’ammetterai mai.”
Nao
le voltò le spalle. “Tu dai un po’ troppe cose per
scontate su di me, Generale. Andiamo ora, è tempo di
rientrare. I Consiglieri dovrebbero aver finito di discutere.”
Si
incamminò, mordicchiandosi un’unghia.
‘Non
posso negare che la cosa sia interessante. Nessuno lo può
negare, ed è proprio questo il punto, dov’è la
fregatura?’
Dietro
di lei il gruppo di Earth seguiva con calma, con Mashiro che
sorrideva apertamente.
‘Hai
ragione Nao, e non ti ho neppure detto la cosa che trovo più
scontata di tutte, ma particolarmente calzante nel tuo caso, e cioè
che tutti hanno un prezzo.’
-----------------------------
L’atmosfera
nella sala del Consiglio era raggelante, e i regnanti di Earl scuri
in volto come comparse al funerale di un congiunto.
Il
Generale De Windbloom si riaccomodò al suo posto, non
lasciando trapelare l’euforia che sentiva montarle dentro; perché
un solo sguardo a Natsuki Kruger l’aveva convinta di avere Earl in
pugno. La Direttrice era come rimpicciolita, tanto erano curve le sue
spalle e sprofondato il volto tra le mani chiuse a pugno davanti a
lei.
Quando
prese la parola, la voce le uscì sofferta, quasi come il
giorno nel quale il Generale Viola si era suicidata.
“Sulla
base dei dati che ci avete presentato il Consiglio non è in
grado, al momento, di prendere una decisione.”
Il
sorriso che Mashiro si era preparata si mutò in una smorfia
annoiata. “In che senso?”
“Ci
serve tempo per studiarli, e per verificare a cosa esattamente
andremo incontro legandoci a voi.”
“Sei
consapevole che quegli esseri potrebbero essere su di voi da un
momento all'altro?”
“E
tu credi che rimarremo qui a farci ammazzare come agnelli
sacrificali?” le fece, dura, Haruka.
“Tutte
le Otome del vostro mondo non basteranno a salvarvi. Non sono in
numero sufficiente per offrire un'efficace resistenza.”
“Quindi
lei cosa consiglierebbe? Che noi acquistassimo le vostre armi? È
questo a cui state mirando?” chiese il Re di Annam.
Mashiro
scosse la testa. “Perché no, visto che quegli esseri sono
vulnerabili agli armamenti convenzionali? E i nostri sono di certo
più avanzati dei vostri.”
Nella
sala scese il silenzio, disturbato solo dal tamburellare ritmico
delle dita di Nagi sul tavolo. I due gruppi si guardarono, come
duellanti all'alba di una sfida mortale, fino a quando Natsuki non
ruppe gli indugi.
“Va
bene. Per oggi basta così. Aggiorniamo la riunione a domani,
quando saremo tutti finalmente più informati su quello che è
stato portato alla nostra attenzione.”
Dicendolo,
scoccò uno sguardo glaciale al Generale, che incassò
imperturbata. Dopotutto, il primo giorno si era concluso come Mashiro
aveva sperato.
-----------------------------
Una
volta ritornata al castello il Generale si rifugiò nella sua
stanza, con solo il Maggiore Yumemiya a farle compagnia.
La
ragazza si gettò su un divano con un sorriso smagliante
stampato in volto.
“Forse
non ti dovresti mostrare così felice” la avvertì
Mashiro, contemporaneamente passando il dito lungo la superficie di
una lucida tessera color argento satinato. Su un lato dell'oggetto
apparve una luce verde. “Microspie neutralizzate. Adesso puoi
parlare, Arika.”
“Meglio
così. Ma sei certa che ce ne siano?”
“No,
ma non voglio correre rischi.”
Arika
incrociò le braccia dietro la testa. “Dicevo... tu non sei
forse soddisfatta dell'incontro?”
“Sì,
ma fino a qui hanno fatto tutto quello che avevamo previsto. Quello
che gli abbiamo mostrato li ha spaventati, e hanno deciso di prendere
tempo. Come da copione. Non ho mai pensato che avrebbero detto subito
di sì. Sarebbe stata una sciocchezza, e la Direttrice non è
stupida. L'unica incertezza era che avrebbero potuto ingiungerci di
lasciare il palazzo, ma evidentemente non si fidano abbastanza di
noi.”
La
Arika di Earth sollevò un sopracciglio. “E non hanno tutti i
torti”
L'altra
donna sorrise lievemente, poi estrasse qualcosa dalla tasca: la
corolla spiegazzata del fiore che aveva colto poco prima. Lo rimirò
per qualche istante. “Ora dobbiamo darci da fare. Per risolvere i
nostri problemi ci servono solo due cose. Il più in fretta
possibile.”
-----------------------------
L'ufficio
della Direttrice del Garderobe era accogliente, e il tè che
serviva ai suoi ospiti eccelso. Ma Mashiro non ne aveva toccato
neppure una goccia, e quello davanti a lei era oramai diventato
freddo ed imbevibile.
“Quella
smorfia non è adatta alla Regina di Windbloom” le sussurrò
Arika.
“Anche
tu avresti questa faccia se ti avessero umiliata in quel modo.”
Mashiro
si strofinò per l'ennesima volta gli occhi, già rossi e
gonfi, mentre Arika abbassava la testa. Non voleva litigare per
l'ennesima volta con la sua padrona, e non poteva neanche darle tutti
i torti.
Nagi
era né più né meno che la nemesi di Mashiro, ma
nessuno avrebbe mai scommesso sulla sua ricomparsa. La persona che
era tornata, oltretutto, era ancora più sprezzante del giovane
Arciduca. Arika non poteva dire di averlo odiato, non più di
quanto lei avesse odiato sé stessa per non essere riuscita a
salvare Erstin; ma non ricordava di aver mai provato così
tanta avversione per un essere umano come quando, quella mattina,
l'aveva sentito sputare quelle frasi così piene di astio a
Mashiro. Perché lei non se le meritava.
Le
appoggiò una mano sulla spalla. “Hai ragione” le disse.
“Ma non scoraggiarti. Tu non hai nulla da dimostrare. La prova che
sei la persona giusta per questo paese è sotto gli occhi di
tutti, ogni giorno che passa.”
Mashiro
sorrise lievemente. “Lo so. È il passato che mi tormenta, e
quello non lo posso certo cambiare.”
Si
rivolse poi a Natsuki. “Mi dispiace di essere crollata in quel
modo.”
“Non
è colpa tua. Ma considera che quella vipera di Nagi conosce
tutte le nostre debolezze ed i nostri segreti; tienilo a mente per la
prossima volta. Non ci deve mai più prendere in contropiede.”
La
Regina annuì poco convinta.
“Hai
una minima idea di quello che possono avere in mente?” chiese.
Natsuki
scosse la testa. “A parte installarsi qui, cosa di cui sono
abbastanza certa, non ne ho sinceramente idea. Shizuru sta studiando
quei dati con Yokho, e vedremo cosa ci potranno rivelare. Anche se
temo che almeno su quel punto non ci abbiano mentito.”
“Perché
non chiediamo il loro aiuto, quindi?” chiese candidamente Arika.
“Solo
se non avremo altra scelta. Non credo che si limiterebbero a
venderci dei missili, o ad andarsene una volta finito il lavoro.
Credo che quello a cui vogliono arrivare sia avere una base stabile
sul nostro pianeta. Una testa di ponte. E visto come si è
immediatamente spaccato il Consiglio oggi, non sarebbe una buona cosa
per noi.”
Mashiro
prese un sorso della sua bevanda, arricciando il naso.
“Hanno
il nostro aspetto, Arika, ma molta più esperienza di
noi” disse alla sua Otome. “Secondo te quanto ci metterebbe la
gente a decidere che forse loro sarebbero dei governanti migliori?”
Arika
abbassò il capo. Ancora una volta, per quanto crudeli, le
parole di Mashiro non rappresentavano altro che la verità.
-----------------------------
“Grazie
per aver fatto notare a tutti come la sottoscritta sia solo un
rimpiazzo.”
Nina
incrociò le braccia, fissando ostinatamente il panorama fuori
dalla finestra. Le stupide servette del castello avevano riportato i
vasi di fiori, e lei stava meditando che non sarebbe stato male,
questa volta, usarli come proiettili. Il suo amante aveva superato
ogni limite.
“Rimpiazzo?”
le rispose Nagi.
‘Nessuno
ti batte quando vuoi fare il finto tonto.’
“Quella
cosa che hai detto alla Regina Mashiro. Che tu avresti dovuto sposare
'quella' quando la guerra fosse finita.”
Seduto
davanti a lei, il suo compagno alzò leggermente le spalle.
“Nina, Nina... non posso stare a pensare ogni volta a tutto quello
che ti può ferire.”
“Non
usare con me quel tono paternalistico. Io non sono la tua vecchia
Otome.”
“Certo
che no, lei non avrebbe mai tradito Sergay con me.”
La
giovane si girò di scatto, incontrando lo sguardo
impassibile di Nagi. Lo sostenne, e dopo qualche secondo lui le
sorrise malizioso.
“Cosa
che immagino mi avrebbe seccato tantissimo. Per quanto fedele, quella
sciocca si sarebbe fatta uccidere pur di non sposare il sottoscritto
ed essere così costretta ad abbandonare suo... padre”
terminò il Colonnello, alzando gli occhi al soffitto.
A
quelle parole Nina scosse la testa, il momento di ira già
dimenticato. Apprezzava che Nagi fosse sempre in grado di tenerle
testa e che, ogni volta, e non importa quanto arrabbiata fosse, lui
riuscisse comunque a placarla e a farsi perdonare.
'Ma
una volta o l'altra te lo darò una schiaffo, impertinente
monello'
si ripromise, soffocando un sorriso.
“Perché?
Anche in quel caso potevate giocare al menage
a trois”
gli disse.
“Sei
pazza? Questo pianeta non è Earth, dove nessuno si preoccupa
di quello che fai in camera da letto, a patto che i piani vengano
rispettati. In questo posto sono tutti dei maledetti puritani. Non
avrei potuto fare una cosa del genere, neppure se fossi stato re.”
“L'avevo
immaginato. Anche se c'è una strana vena di morbosità
in questa gente. Ad esempio nel modo nel quale sono venerate quelle
ragazzine, alle quali viene accollato il destino di intere nazioni.
Costrette a rimanere vergini per poter combattere, e a studiare in
autoreggenti e divise da perfette cameriere obbedienti.”
“Malsano,
non è vero? Ma ci deve essere una spiegazione sul perché
non possano avere rapporti sessuali, visto che quello che racconta la
Direttrice sono solo stupidaggini.”
Nina
annuì. “Ho letto il rapporto preliminare del nostro
ufficiale scientifico. Raccontano che le nanomacchine non possono
avere contatti con il cromosoma Y, anche se di norma questo se ne sta
ben rinchiuso dentro le cellule, e l'eventualità che fuoriesca
è assolutamente remota. Oltretutto non si spiega perché
le ragazze possano invece baciare senza nessun problema. Lo scambio
di materiale genetico, dopotutto, funziona nello stesso modo di un
rapporto sessuale.”
“Bravissima.
E anche nel caso dell'enzima PSA il discorso regge poco.”
“Dici?
Eppure la maggior parte degli enzimi presenta una notevolissima
specificità. La PSA potrebbe essere stata selezionata ad hoc
come chiave per disattivare le nanomacchine.”
“Possibile.
Ma ti assicuro che, per quanto la cosa ai tempi mi interessasse poco,
pure qui sanno come tenere separate le due cose.”
Nina
si mise apertamente a ridere. “Nao ha alluso a qualcosa del genere.”
I
due rimasero in silenzio a fissarsi per qualche secondo.
“Stanno
mentendo” concluse lei.
“È
molto probabile. Considera che gli abitanti di questo mondo non sanno
nulla di genetica e biologia, perché tutto il sapere è
custodito nel Garderobe. I casi sono solo due: o le nanomacchine non
sono affatto degradabili, o se lo sono è perché sono
state fatte apposta. Non posso credere che quelli che hanno creato
una tecnologia capace di materializzare armi ed armature dai fotoni
non abbiano potuto risolvere questo problema decisamente secondario.”
“Ma
perché dovrebbero averlo fatto? È assurdo.”
Nagi
la guardò. “Forse per quello che ha detto Natsuki. Perché
non volevano che un'arma simile diventasse disponibile per tutti.
Avrebbe vanificato il vantaggio strategico del Garderobe. Però
non lo sapremo fino a quando non avremo accesso alla Biblioteca
Proibita, nel punto più sorvegliato del complesso. Come ci
siamo detti nel corso di tutte quelle riunioni.”
“Dobbiamo
anche trovare il modo di esaminare una delle GEM delle Colonne. Sono le
uniche con accesso diretto al sistema di controllo. Credi che ce la
faremo?”
Lui
scosse le spalle. “Se le cose vanno come abbiamo pianificato, forse
saranno addirittura loro a chiederci di consultare la biblioteca e,
quanto alla Colonna, Mashiro ha già trovato una candidata che,
con il giusto incoraggiamento, ci dirà tutto quello che
vogliamo sapere.”
A
quel punto Nina ritornò a fissare fuori dalla finestra,
appoggiandosi il volto sulla mano.
“Sarà
un grande successo poter dotare i nostri soldati di armature e armi
materializzabili a piacere, certo che... queste dee della guerra, che
nessun uomo può toccare, sono un'idea di gran lunga più
intrigante.”
Ormai
abituato a considerarla una persona completamente separata dalla sua
omonima di Earl, Nagi la fissò immaginandosi, per la millesima
volta, cosa sarebbe successo se fosse stata lei a conquistare, tanti
anni prima, il cuore oscuro del Supremo Diamante Nero.
'Se
Nina Wang avesse avuto la tua risolutezza a quest'ora io dominerei
questo patetico mondo. Ma, forse, c'è ancora qualcosa che
posso fare...'
Note:
1: l'attacco integrale alla città di cristallo potete leggerlo nella fanfiction "Exuviae" di Solitaire, sezione "Kingdom Hearts". |
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Capitolo 7 *** Risoluzione ***
Risoluzione
Windbloom,
19 marzo, ore 02.30
“C'è
qualcosa che non ci stanno dicendo.”
Shizuru
picchettò la penna sul tavolo, contemporaneamente spingendo il
contenitore delle zollette verso Natsuki.
“Zucchero?”
chiese.
“No,
e nemmeno tu dovresti. Diventerai diabetica di questo passo.”
L'Incantevole
Ametista alzò gli occhi dai documenti che stava leggendo,
sorridendo lievemente. “Il mondo va proprio alla rovescia, di
solito sono io che faccio queste battute.”
“E
io che pondero gravemente la situazione.”
Natsuki
le restituì il sorriso, sfilando uno dei fogli dal cumulo che
giaceva davanti alla sua amata. “Dicevi?”
“Io
e Yokho abbiamo visto e rivisto quei video, e letto il materiale che
ci hanno portato. Non molto, per la verità. Ma è chiaro
che c'è qualcosa di strano in quello che ci hanno raccontato.”
Natsuki
scosse la testa. “Shizuru, io sono convinta che siano qui per
ottenere la tecnologia del Garderobe. Di tutto quello che ho visto
quando sono stata sul loro mondo, questo è qualcosa che non
hanno.”
“Ma
sono passati anni da quando sei stata lì, e hai detto tu
stessa che il loro progresso ha fatto passi da gigante.”
“Certo.
Rubando negli altri universi quello che gli serviva, l'hanno
praticamente ammesso. Ed è quello che vogliono fare anche qui.
Non c'è altra spiegazione.”
Shizuru
abbassò gli occhi sui documenti. “Quella minaccia di cui ci
hanno parlato però non se la sono inventata, ne siamo certe.
Ed è anche vero che le nostre difese sono vulnerabili.”
“E
tu ritieni che le loro armi ci possano aiutare?”
“Certo,
considerato il tipo di attacco in massa che saremmo costretti ad
affrontare, anche se niente di quello che ci possono dare equivale al
potenziale distruttivo di una Meister Otome.”
Incapace
di stare più a lungo seduta, Natsuki si alzò, girandosi
a guardare la città sulla quale il buio era calato oramai da
molte ore. “Però, sarebbe una cosa saggia? Non possiamo armare fino ai denti tutte le nazioni di Earl. Non appena
cessato il pericolo esterno non perderebbero tempo a scannarsi tra
loro.”
“È
vero, ma non mettiamo il carro davanti ai buoi. Per ora il nostro
problema è quella minaccia aliena e, sfortunatamente, niente
di quello che la delegazione da Earth ci ha mostrato fa riferimento a
come scacciare
gli invasori.”
La
Direttrice si girò accigliata verso Shizuru. “Però
loro ne sembrano abbastanza convinti.”
L'altra
confermò annuendo. “È per questo che dico che ci
stanno nascondendo qualcosa. Sono certa che le nostre Otome, con un
attacco combinato con le potenti armi di Earth, potrebbero fermare
quegli esseri, ma non mi è chiaro come si potrebbe fare per
allontanarli ed impedirgli di tornare. Da quello che appare nei
filmati sembra che viaggino attraverso gli universi con un sistema
simile a quello delle porte che esistono tra noi, Earth, e gli altri
pianeti del nostro multiverso. Quello ci è già stato
confermato che non può essere distrutto. Quindi, per la legge
delle proprietà equivalenti...”
“Non
dovrebbe nemmeno esistere un modo per bloccare quell’altro varco”
finì Natsuki per lei. L’espressione della donna si fece
esausta, mentre si accasciava di nuovo al suo posto. Si stropicciò
gli occhi con il palmo delle mani, desiderando solo di essere nel suo
letto. “Shizuru” disse quasi mormorando. “Potrebbe esserci un
qualcosa, al quale non abbiamo pensato, in grado di chiudere fuori
dal nostro universo quegli esseri?”
Shizuru
annuì. “Se c’è, quelli di Earth non ce l’hanno
rivelato. Ma da quello che so di loro non mi sembrano gente che si
avventura in un’impresa senza avere nulla da guadagnare e senza una
via d’uscita. Sulla prima cosa sono d’accordo con te che devono
per forza essere qui per la tecnologia della materializzazione, e
quanto alla seconda...” la donna fece una pausa, fissando Natsuki
intensamente, con uno sguardo gelido che penosamente ricordò
alla Direttrice quello del Generale Viola, la sfortunata omonima di
Shizuru su Earth. “Non ci resta altro che chiederglielo. Con le
buone o le cattive.”
‘A
mali estremi estremi rimedi, anche se non vorrei ridurmi al loro
livello’ meditò
Natsuki, mentre annuiva alla sua amante. “Perfetto, gestiremo io e
te questa cosa. Ma intanto darò ordine a Sara Gallagher di
partire immediatamente in perlustrazione per Artai. Vorrei al più
presto possibile un rapporto su quello che sta succedendo lassù
intorno al portale. Se ho capito come ragionano quelli di Earth, dubito
che siano arrivati con un solo aeromobile.”
Artai,
19 marzo, ore 09.30
Con
le dita rese rigide dal freddo il Colonnello Haruka Armitage,
comandante in capo della fanteria di Earth, si abbassò il
cappuccio del pesante cappotto invernale, lasciando libere le ciocche di capelli biondo scuro. La folta chioma leonina era il suo
orgoglio e il suo marchio di fabbrica, ed Haruka era fiera di averle
fatto superare indenne gli anni dell'addestramento e tutti i
superiori che le avevano intimato di tagliarla. Per questo il
Colonnello non si sarebbe mai lasciata costringere dal frigido clima
di Artai a nasconderla.
Si
guardò intorno, apprezzando il panorama di aspre vette e
vertiginosi pendii ricoperti da nevi perenni.
“Sai, Yukino” fece alla sua assistente. “Non mi dispiacerebbe dare la
scalata ad uno di quei picchi, uno di questi giorni. Non ricordavo
che nella regione che su Earth una volta si era chiamata Artai ci
fossero montagne così alte, né nevicate in questa
stagione.”
“È
perché quella zona è stata pesantemente bombardata
negli anni in cui la guerra infuriava più selvaggiamente, ed
al giorno d'oggi oramai su Earth nevica poco ovunque. L'effetto serra
ha reso il nostro clima quasi completamente diverso da quello di
Earl.”
Haruka
annuì. “Già, l'ha scritto nella sua email Mashiro che
a Windbloom in compenso fa molto più caldo che non sul nostro
pianeta.” La donna si lasciò scappare un ghigno. “Bene,
che rimanga a cuocere sotto il sole in compagnia dei politicanti, io
apprezzo molto di più le tempeste di neve di questa zona. Non
ho ragione, Yukino?”
La
timida ragazza sollevò lo sguardo verso di lei. In piedi sopra
una roccia, con i capelli biondi che le turbinavano intorno, il
cappotto nero aperto nonostante il freddo e un sorriso feroce in
volto, Haruka Armitage sembrava in tutto e per tutto una nordica dea
della guerra, pronta a cavalcare i venti dell'incombente tormenta.
Nonostante
l'amasse disperatamente, la bruna assistente non poté non
reprimere un brivido. 'Non
vedi l'ora di scatenare la tua furia sugli abitanti di questo
pianeta, non è vero? Ma io spero ancora che la Natsuki di Earl
e gli altri governanti siano ragionevoli, perché non mi piace
per niente quello che hanno in mente il Generale De Windbloom e il
Colonnello De Artai. Ci hanno cacciato in un pasticcio dal quale
difficilmente ne usciremo indenni, anche se è perfettamente
inutile spiegarti le mie ragioni.'
In
quel momento un improvviso calo di tensione fece scomparire per un
istante il campo di occultamento che copriva la valle sottostante.
File e
file di cingolati, cannoni montati su veicoli corazzati, lanciarazzi
e due intere squadriglie di aerei e veicoli antigravità
apparvero alle spalle di Haruka, rendendo perfetta la sua
associazione con qualche irata divinità guerriera.
Allarmata, Yukino spalancò gli occhi. “È la seconda volta oggi.
Dobbiamo risolvere questo problema prima che qualcuno ci scopra.”
“Lascia
perdere” le rispose il Colonnello facendo spallucce. “È
che il nostro generatore ha oramai quasi esaurito la sua potenza, e
dobbiamo risparmiare le batterie individuali. Ma tanto i nostri radar
non hanno individuato nessuna Otome qui attorno. Le tempeste ci
proteggono, Yukino, consideralo un segno del destino.”
Poi
Haruka scese agilmente dalla sua postazione, superando l'assistente e
marciando verso il campo base con passo deciso nonostante la neve che
copriva il sentiero. “E, in ogni caso” disse facendo segno a
Yukino di seguirla. “Presto non avremo più bisogno di
nasconderci.”
Fu
con un senso di rassegnata tragedia che il Maggiore Chrysanth si
accodò al suo superiore, allungando il passo per non essere
lasciata indietro, lanciando di tanto in tanto uno sguardo verso le
nubi basse dalle quali già scendevano i primi fiocchi di neve.
Quando
erano arrivati in zona, quasi un anno prima, anche lei come Haruka
aveva trovato affascinante il panorama, e sconvolgente il sorriso di
pura gioia apparso sul volto di Colonnello De Artai. Era la prima
volta che vedeva Nagi felice per qualcosa che non fosse una
cospirazione ben riuscita, e se ne era rallegrata. Era rassicurante
il fatto che, dopotutto, anche lui avesse delle emozioni normali
per un essere umano della sua età; ma Yukino aveva dovuto
velocemente ricredersi alla prima, seria tempesta di neve.
‘Si
capiscono molte cose di Nagi vedendo il luogo dove è
cresciuto’ si
disse la ragazza, inforcandosi una larga visiera per proteggersi gli
occhi dai fiocchi ghiacciati.
‘Solo un sadico come lui potrebbe amare un posto come questo.’
Fissò
l’ampia schiena di Haruka. ‘Uno
come lui, e il nostro Colonnello, sempre alla ricerca di nuove
sfide.’
Avevano intanto
quasi raggiunto l’accampamento, e una leggera scossa di elettricità
le percorse il corpo quando attraversarono il perimetro del campo di
stasi. La cosa non servì tuttavia a distoglierla dai suoi cupi
pensieri. ‘Che
diavolo ci facciamo tutti qui? L’intero Stato Maggiore della
Repubblica Occidentale trasferito con le migliori truppe d’assalto
su questo pianetucolo insignificante. Va bene, abbiamo bisogno di
questa loro misteriosa tecnologia per fermare l’invasione aliena,
ma dovevamo proprio venirci tutti? Ma, d’altronde, era nostro
compito da quando è stato firmato il trattato di pace, e
l’alleanza con la Coalizione Est, e stabilito che la Repubblica
Occidentale diventasse il braccio armato di Earth.’
Le
guardie si irrigidirono al passaggio degli ufficiali, mentre uno si
allungava lesto per aprire la porta della tensostruttura ad
Haruka. Yukino la vide sorridere e scambiare un cenno con l’uomo.
‘E
poi Haruka non avrebbe mai lasciato a nessun altro ufficiale la guida
della sua amata Undicesima Legione, i suoi fedelissimi. E così
adesso siamo qui, ad attendere un ordine di attacco che forse non
verrà mai.’
Lentamente
Yukino si tolse il cappotto. ‘Anche
perché, quando quel giorno arriverà, inizierà il
conto alla rovescia verso una fine quasi certa. Qui siamo tutti
volontari e votati alla morte per la sopravvivenza del nostro
pianeta. Ma, a parte quello, non avrei mai lasciata sola la mia
Haruka, a costo di seguirla anche all’inferno.’
“Certo
che il tempo da queste parti è decisamente inclemente” una
voce femminile esclamò dietro di lei.
Yukino
si girò verso la proprietaria, mentre un brivido diverso dal
freddo le correva lungo la schiena. Accettò la tazza di caffè
che un'attendente le stava porgendo, stringendola tra le mani nel
tentativo di scaldarsi, e di scacciare la sensazione di ripugnanza che
ogni volta accompagnava i suoi incontri con la donna che aveva
davanti.
Haruka
non sembrava tuttavia condividere le sue esitazioni.
“Dottoressa
Yokho Helene, che piacere averti qui” il Colonnello disse alla
nuova arrivata, stringendole la mano.
Yukino
si guardò bene da compiere un simile gesto. La Dottoressa, uno
degli scienziati più brillanti della Coalizione Est, era nota
su tutta Earth con il soprannome di Shinigami Helene, e i suoi abominevoli esperimenti di ingegneria genetica altrettanto famosi.
Yukino
si accomodò nella sua sedia preferita, scrutando la donna con
sospetto. La Dottoressa sorrideva cordialmente al Colonnello,
lanciando di tanto in tanto un'occhiata di simpatia anche a lei, ma
Yukino sapeva che dietro quella facciata affabile giaceva una mente
brillante ma insensibile, per la quale gli esseri umani valevano poco
o nulla se non come oggetti di un esperimento.
“Quindi
il vostro Comandante in capo non è ancora riuscita a mettere
le mani su una di quelle ragazze?” chiese la donna. A quelle parole
Yukino dovette bere un sorso di caffè per dissimulare una
smorfia sprezzante.
'Cosa
credi che siano, pezzi di carne?'
Notò
che anche Haruka si era irrigidita, anche se immaginava essere per
qualcosa di diverso. Come infatti le successive, piccate parole del
suo superiore le confermarono.
“Il
mio Comandante, che ti ricordo essere qui anche il tuo, è in
missione diplomatica. Non è suo compito reclutare una di
quelle ragazze, ma bensì quello dell'inviato del tuo paese, il
Maggiore Yumemiya.”
La
Dottoressa incassò con un sorriso di circostanza le
rimostranze.
“Lo
so. Immagino che non sia facile per loro accattivarsi qualcuna delle
più importanti Meister Otome. Ma d'altronde ancora non vedo il
perché dobbiamo perdere tempo in questa pantomima. Per quello
che vogliamo, cioè esaminare le ragazze, avremmo potuto
semplicemente rapirne una.”
“Sai
benissimo che sarebbe stato impossibile. Le altre sono inutili per i
nostri scopi e le Archmeister, o Colonne, come le chiamano loro,
sono strettamente controllate dal Garderobe. Oltre che, abbiamo
bisogno che la Otome attivi in prima persona la GEM.”
Questa
volta Shinigami Helene alzò semplicemente le spalle. “Già,
lo so. Anche se ci sono droghe che possono servire per questo scopo.
Ma lasciamo perdere. Queste opzioni sono state già discusse e
scartate. Pensiamo ora a quello che dobbiamo fare.”
Yukino
si schiarì la voce. Quella parte toccava a lei. “Abbiamo
ricevuto disposizioni dal Generale di continuare con il piano
stabilito. Un jet ti attende per accompagnarti con la tua assistente
sino a Windbloom dove rimarrai, sotto copertura, in attesa di nuovi
ordini.”
“Quindi
i nostri infiltrati si sono ambientati bene, laggiù?”
Yukino
annuì. “Sì, e pronti all'azione.”
Accanto
a lei Haruka scoppiò a ridere. “Si lamentano solo del caldo
e della mancanza di condizionatori, ma ti assicuro che ti daranno il
massimo appoggio. Sono da mesi in città a preparare l'arrivo
del Generale. Qualcuno si è anche fatto assumere nello staff
del Castello. Potrai servirti liberamente dei telefoni wireless che
usiamo per comunicare; sono completamente schermati, così che
non avrai problemi a contattare Mashiro. Ha raccontato di essere
arrivata sul pianeta solo da pochi giorni, tralasciando il fatto che
le operazioni sono cominciate più di un anno fa. E ovviamente
quegli sciocchi non hanno sospettato nulla. Oramai abbiamo infiltrati
in tutti i governi un tempo ostili al Garderobe, e unità
dell'Undicesima dislocate in ogni punto del pianeta raggiungibile dai
portali.”
“Interessante
che nessuno di quei regnanti abbia denunciato le nostre spie,
dopotutto, è il loro stesso pianeta che è in
gioco.”
Haruka si piegò verso di lei, strizzandole un
occhio. “Questa informazione è riservata, ma credo che
oramai te la posso rivelare. Il fatto è che i nostri uomini
hanno preso ufficialmente contatto con loro solo da pochi giorni,
limitandosi nei mesi precedenti allo spionaggio. Non volevamo dargli
l'impressione di essere accerchiati. Ma adesso è il momento di
uscire allo scoperto. Mentre il Generale si presentava al Consiglio,
le nostre spie hanno fatto scivolare nelle mani di certi politici e
re le nostre offerte parallele.”
“Che
immagino siano state accettate completamente.”
Il
Colonnello scoppiò in una fragorosa risata. “Esatto.”
La
Dottoressa Helene, invece, si limitò ad annuire. “Non me ne
stupisco, la natura umana è estremamente gretta e meschina,
soprattutto verso i propri simili. Vorrei vedere le loro facce quando
scopriranno che i vantaggi, che pensano di aver guadagnato vendendo
il loro mondo, non si riveleranno che un'illusione.”
Yukino
vide la Dottoressa piegare le labbra in un frigido sorriso, per poi
girarsi verso la finestra. La tempesta in quel momento infuriava
ferocemente contro la struttura. Yukino poteva sentire il suo
mugghiare di sottofondo, come il rombo di un motore lanciato alla
massima potenza, e decisamente fuori giri.
“Decolliamo
con questo tempaccio?” chiese la Dottoressa.
“I
nostri aerei sono fatti per superare condizioni meteorologiche anche
peggiori” rispose Haruka, e qualcosa nel suo tono fece sollevare un
sopracciglio alla sua interlocutrice.
“Già,
dimenticavo che firmando il trattato il mio paese ha abdicato alla
sua sicurezza, lasciando a voi il compito di proteggerci tutti.
Consentimi la franchezza ma è stato un errore clamoroso,
parzialmente ripagato dal fatto che i fondi destinati a potenziare
gli armamenti sono invece confluiti nel Dipartimento che io dirigo.
Meglio per me, per i miei esperimenti, e per tutto il materiale umano
che potremo ricavare da questa impresa.”
Con
quello la donna si alzò, seguita un secondo più tardi
da Haruka che inalberava un cipiglio furibondo. Ma la Dottoressa non
le diede il tempo di ribattere. Si esibì invece in un saluto
militare perfetto.
“Vado
a prepararmi per la partenza, allora. Ti ringrazio dell'accoglienza
su Earth, Colonnello Armitage. E non temere, ti assicuro che i piani
dei nostri vertici saranno portati avanti con minuziosa solerzia.”
A
quelle parole Yukino strinse i denti, imponendosi di non pensare al
perché alla donna stessero brillando gli occhi e decidendo
che, in fondo, non era disfattismo desiderare che l'aereo di
Shinigami Helene si schiantasse sul fianco di qualche montagna.
La
dottoressa si girò per uscire quando, inaspettatamente,
l'apparecchiatura che segnalava intrusioni nello spazio aereo sopra
la loro base si mise a lampeggiare.
Ad Haruka bastò una
veloce occhiata allo schermo, e lo spazio di un secondo, per abbaiare
un ordine perentorio.
“Convogliate tutta la potenza al campo di
occultamento. E lanciate gli RX.”
Un
altro luogo, tempo imprecisato
“È
questo quindi il pianeta che stiamo cercando?”
“Decisamente
no. Il loro livello tecnologico non gli consente di spedire in giro
per gli universi sonde di quel genere. In ogni caso, se vogliamo
arrivare a chi ci sta spiando, dobbiamo per forza passare da lì.
Ma non sarà un problema. Non più di quanto lo sia stata
l’invasione del pianeta di cristallo.”
“Purché non
sia, come quello, un altro buco nell’acqua.”
“Purtroppo
le nostre proiezioni ci davano quasi la certezza che le sonde
arrivassero da lì. Ma presto o tardi questa caccia
a ritroso avrà fine.”
“Come possiamo fare? Non possiamo
permetterci di rincorrere questi esseri attraverso il multiverso per
l’eternità.”
“Perché no?” la voce prese un
leggero tono annoiato, per poi diventare quasi pedante. “Come tu
ben sai, abbiamo tutto il tempo che vogliamo e sono certo che, una
volta raggiunto il pianeta che stiamo cercando, quello che ne
ricaveremo sarà impagabile in termini di connessioni. Quel
mondo, ipotizzato il suo alto grado di sviluppo, deve essere per
forza il crocevia di numerosi altri universi e, una volta spazzati
via gli abitanti, lì ci potremo appoggiare per conquistarli
tutti. Di questo ne sono certo.”
“Non
dubito che tu abbia già una strategia.”
“Certo,
una che credo non fallirà. Perché vedi, Lexaeus,
tutti gli esseri, anche quelli più dotati di raziocinio, hanno
il proprio punto debole.”
L'altro
rimase per un istante silenzioso. “Anche noi, Zexion?”
Il
Nobody lo guardò, poi, senza rispondere, si alzò e andò
alla finestra. Fissò il proprio riflesso, quasi immutato
rispetto a quando aveva ancora un Cuore. Coscientemente
si portò una mano ai capelli azzurrati che, a dispetto di
tutta l'umidità che permeava quel posto, gli incorniciavano il
viso androgino cadendo in ciocche perfettamente lisce, lucide e
definite.
Sorrise,
ma i suoi occhi non accompagnarono il gesto.
'Tutti,
Lexaeus. Nelle specifico, ognuno ha un prezzo, soprattutto i più
ambiziosi, e quelli che pensano di avere sempre la situazione in
pugno. E io ho pronta per questa persona, una volta che l'avrò
individuata, un'offerta che difficilmente potrà rifiutare.'
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Capitolo 8 *** Contraddittorio ***
Contraddittorio
Windbloom,
19 marzo, ore 10.00
Nagi
si infilò gli occhiali da sole, infastidito dal riverbero
sulle superfici immacolate della città di Windbloom. A
differenza del Generale e di Nina, lui trovava quella città
perfetta e ordinata, assolutamente soporifera.
Preferiva di gran
lunga Obsidian, la capitale di Artai, con la sua aria decadente, i
tetti ornati da neve praticamente perenne, e le notti gelide e
infinite. Che lui aveva amato passare circondato dai libri, nella
calda biblioteca paterna. Tra quelle pagine aveva scoperto la storia
di Earl e del Garderobe, di come la Fondatrice avesse salvato il
pianeta al prezzo di sacrificare quello che avevano di più
prezioso: la scienza che li aveva fatti viaggiare attraverso
l'universo. Nagi, che non ammetteva pastoie intellettuali di nessun
genere, si era convinto su quelle letture che quella che ai tempi
poteva essere stata una scelta saggia, era oramai diventata per gli
abitanti di Earl solo una gabbia.
Cinque anni prima lui aveva
avuto ogni piacere e interesse a cercare di smantellarla e ora, da
quello che aveva sentito nel Consiglio e dai contatti paralleli avuti
dai loro agenti con vari governi, sembrava proprio che tutto quello
che aveva fatto non fosse stato vano, e che l'avversione verso il
Garderobe fosse cresciuta negli anni.
'Quelle
stupide. Hanno creduto che bastasse diffondere qualche inutile
ritrovato medico per placare i loro ex avversari. Quando invece li
hanno autorizzati a credere che quelle erano solo briciole per
tenerli buoni. Sarebbe stata solo una questione di tempo perché
un altro leader decidesse che era ora di prendersi anche il resto.'
Sorrise. Non era un tipo malinconico e non gli piaceva
indugiare sul passato ma, da quando era tornato su Earl, continuavano
a tornargli in mente dettagli della sua vecchia vita. Le continue
incongruenze e sovrapposizioni tra quello che ricordava del suo
pianeta natale, il suo presente, e gli anni che aveva trascorso su
Earth erano leggermente stranianti, anche se Nagi rifiutava di farsi
distrarre troppo a lungo da cose del genere. Aveva un brillante
futuro al quale pensare, anche se non lo stupiva sentirsi così.
Dopotutto,
e nonostante tutte le volte che le persone intorno a lui l’avevano
accusato del contrario, Nagi sapeva di essere solo un essere umano.
Alzò
gli occhi verso la bizzarra cima floreale del castello della Regina
di Windbloom e, nella sua mente, la torre diventò quella del
palazzo presidenziale di Windbloom City, la capitale della Repubblica
Occidentale.
La
prima volta che vi era stato si era stupito di quanto anche gli
edifici riflettessero la stessa ubicazione che avevano su Earl, ma
dopo poco erano diventati solo parte del panorama. Come tutte le
persone che aveva conosciuto su Earth, gli esatti corrispondenti, ad
eccezione di qualche lieve differenza fisica, degli abitanti di Earl.
‘Migliore
alimentazione ed eccezionali cure mediche. Non c’è da
stupirsi che, anche se virtualmente sono le stesse persone, gli
abitanti di Earth siano più alti e prestanti di quelli di
Earl. Con la notabile eccezione delle Otome, tanto per smentire la
cara Natsuki quando dice che su questo pianeta i farmaci necessari
non vengono negati a nessuno.’
Sbirciò
il proprio riflesso nella vetrata che chiudeva il solarium sulla
torre. La terapia genica alla quale l’avevano sottoposto su Earth,
appena entrato nell’Accademia delle Forze Armate, gli aveva
permesso di crescere in statura oltre le proprie aspettative, anche
se fisicamente era rimasto piuttosto esile. E niente aveva potuto
curare il suo albinismo, che però non lo disturbava, visti gli
apparenti anni di meno che gli garantiva la pelle pallida e delicata.
'È
piacevole poter finalmente guardare quella cagna dell'Incantevole
Ametista negli occhi senza aver bisogno di alzare la testa, avendo
anche mantenuto questo aspetto adolescenziale che tutti associano a
qualcosa di inoffensivo.'
Distrattamente
si accarezzò la linea affilata della mascella. Aveva perso il
conto di tutte le volte che Sergay gli aveva detto, pensando di
lusingarlo, che aveva un'aria tanto fragile quanto quello di Nina.
‘Che
cosa odiosa. Quella parola non dovrebbe mai essere usata per un
ragazzo, men che meno per me. E neanche per Nina. Non è un
fascio di muscoli come Haruka, ma la sua forza non è nel
fisico. È curioso come, pur essendo suo marito, lui non abbia
capito niente di lei. Ma, d’altronde, nemmeno il Sergay di Earl è
mai stato troppo acuto.'
In
quel momento gli occhi di Nagi colsero un movimento e, girandosi di
sbieco, vide proprio Nina venire verso di lui. Le fece un sorriso,
solo per accorgersi subito dopo che quella non era la sua amante, ma
la Otome di Mashiro.
Lei inclinò rigidamente la testa.
“Colonnello De Artai.”
“Chiamami
Nagi, per favore. Dopo tutto quello che c'è stato tra noi non
mi sembra il caso di continuare con questi stupidi formalismi.”
“Come
vuoi” gli rispose diretta la giovane dopo un secondo di esitazione.
Era
rigida come Nagi si era aspettato, e come si ricordava. Tentò di giocare la carta
dell'empatia, tanto per tastare il terreno. “Sono contento che tu
abbia deciso di vedermi. Io desideravo incontrarti, ma immagino che
per te non debba essere stata una cosa facile.”
I
pugni di lei che si contraevano gli fecero capire che quella non era
la strada giusta.
“L'unica
ragione per la quale sono qui è perché ho ascoltato le
registrazioni della riunione di ieri.” L'espressione grave si fece
ancora più severa. “Non provateci mai più a trattare
in quel modo la Regina Mashiro.”
Nagi
riconosceva di non essere mai stato in grado di nascondere troppo
quello che pensava, ma la cosa non aveva stranamente intralciato la
sua carriera di intrigante manipolatore. Le persone erano disposte a
credergli anche se il suo sguardo diceva chiaramente 'sto per
fregarti', e la cosa l'aveva sempre divertito. Anche quella volta, i
suoi occhi si spalancarono dalla sorpresa. Non si era aspettato che
Nina trovasse il coraggio di affrontarlo in quel modo.
Un
piacevole brivido gli corse giù per la schiena. Adorava
imbattersi in qualcuno capace di tenergli testa.
“Le
ho solo detto la verità. Lei è una bastarda, e sul quel
trono non ci sarebbe mai dovuta salire. Sono problemi suoi se non
riesce ad accettarlo.”
“Sei
ingiusto. Si è data molto da fare in questi anni.”
Nagi
allargò le braccia. “Glielo riconosco. Non è più
l'adolescente viziata che ricordavo. Ma per quanto sia maturata, lei
non sarà mai come te.”
Questa
volta negli occhi di Nina passò un'ombra di sorpresa. “Me?”
Nagi
sorrise, togliendosi gli occhiali. “Tu hai avuto il coraggio di
prendere decisioni molto più gravi delle sue, e di perdonarti
crimini molto peggiori. Tu hai sofferto più di lei e hai fatto
soffrire. In confronto a Mashiro, a tutte loro, tu hai vissuto molto
di più.”
Questa
volta Nina distolse lo sguardo. “Proprio perché io ho visto
l'inferno e ne sono uscita non permetterò che lo stesso accada
a lei, e ad Arika.”
Lui sogghignò, incapace di resistere.
“Belle parole. E ci credi davvero?”
“Sono
mai venuta meno alla parola data, Nagi De Artai?”
“No”
le concesse lui.
'Tale
e quale. Non è cambiata di un millimetro. Onore e sacrificio;
le parole d'ordine della bambina che si è lasciata
volenterosamente trasformare in un'assassina. Soffrirai come cinque
anni fa, e questa volta non ci sarà il tuo paparino qui a
consolarti.'
Si
accorse che da troppo tempo i suoi occhi erano fissi sulla giovane e
che lei stava ricambiando il suo sguardo come non aveva mai fatto
prima.
La
vide mordersi le labbra e socchiudere gli occhi, per poi uscire con
qualcosa che mai si sarebbe sognato di sentire dalla sua
bocca.
“Tu
sei un maledetto sadico. Tu godi nel fare del male alla gente. Ma
quello che successe durante la guerra è anche colpa mia. Per
averti seguito quando tutto dentro di me mi urlava di fermarmi.
Proprio perché loro non hanno questa consapevolezza, io le
proteggerò dai tuoi giochetti mentali, fosse l'ultima cosa che
faccio.”
Stupefatto,
il sorriso di Nagi si spense.
Sapeva
di essere morbosamente e piacevolmente attratto da quelle che
considerava le sue vittime, anche se la cosa non lo disturbava
minimamente. Adorava le sue marionette, vederle sgambettare credendo
di essere libere, e amava guardarle torcersi nel dolore delle
sciagurate azioni che, a volte, era lui stesso a suggerirgli. La cosa
lo eccitava molto di più del sapere che qualcuno stava bene in
sua compagnia, perché riteneva che rendere felice il prossimo
fosse una trivialità alla portata di tutti, mentre la vera
abilità consisteva nel convincere qualcuno ad intraprendere la
strada del male, e far sì che ne percorresse con convinzione
ogni doloroso passo, nella piena consapevolezza di stare sbagliando
tutto.
Che Nina, di tutti quelli che lui aveva usato, fosse
riuscita a riconoscerlo lo esaltava. Sospettava che anche per il
Maggiore Wang fosse lo stesso, ma la sua amante non aveva ancora
trovato il coraggio di rinfacciarglielo.
“Tu
mi conosci troppo bene.”
Forse
spiazzata dalla risposta, Nina arrossì. “Non è che ti
ho fatto un complimento, sai...”
“No.
Ma non sono in molti quelli disposti ad ammettere, con sé
stessi, di essersi lasciati giocare da me perché l'hanno
voluto loro. La colpa non è mai solo mia, Nina. E quelli che
lo pensano sono solo dei poveri idioti.”
“Lo so. Altrimenti ti
avrei già ammazzato per avere sparato a Sergay.”
'Sai
anche questo? Sei maturata dall’adolescente ossuta innamorata di
suo padre, molto più di quanto io mi aspettassi.'
La
vide prendere un bel respiro, per poi continuare con un tono di voce
piatto e monocorde, come se si fosse preparata da tempo quello che
voleva dire e poi l'avesse recitato per giorni.
“Anche quello è
un peccato che ricade su di me, dopotutto. Usai Sergay, il suo senso
di colpa nei miei confronti, per perdere il privilegio di essere
un'Otome. Lo feci per liberarmi la coscienza, perché l’onta
del tradimento non cadesse su di me. E perché sapevo che non
mi avrebbe mai detto di no. Anche se ero perfettamente consapevole
che quando tu ci avessi scoperto ci avresti ucciso.”
“E
allora perché l'hai fatto, Nina?” lui le chiese, sinceramente
incuriosito da quello che lei gli stava confidando. Erano anni che
Nagi si domandava come Nina, che pure non era stupida, avesse potuto
concepire un piano così insulso per sfuggire al suo
destino. Ricordando quanto aveva riso quando una delle guardie l'aveva avvertito della bravata della sua Meister Otome, Nagi dovette resistere all'impulso di alzare gli occhi al cielo.
'A parte il fatto che ha cercato di sedurre proprio l'unica persona che più facilmente l'avrebbe rifiutata, perché se avesse fatto la stessa cosa con uno degli sguatteri del castello sono certo che avremmo perso la guerra un paio di giorni prima.'
“Sapevo che non potevano allontanarci dal Castello.
Però, sperai che almeno tu ci permettessi di morire assieme.”
'Ah, ecco, quindi era questo il fine di quella stupidaggine? Pagare gli errori con il sangue e portare il tuo amante con te? Degno di uno di quegli infiniti melodrammi che vanno così di moda ad Artai.'
Così lontano era quel modo di pensare dal suo che Nagi, stavolta, non poté sopprimere un sorrisetto di scherno.
“Considerata
la tua ossessione per lui ti posso anche capire, ma è la forma
di ribellione che scegliesti, così estrema e autodistruttiva,
che mi stupisce, Nina.”
Nagi
alzò leggermente le spalle. “Eri tu che avevi il potere. Se
tu avessi voluto, io non avrei mai potuto importi nulla. Su di te non
c’era un meccanismo di controllo come sulle Valkyrie, eri
completamente libera. Grazie all’Harmonium potevi distruggere le
armate di Artai, liberare Windbloom e fuggire con il tuo Sergay. Ma
non l’hai mai fatto. Avresti preferito perdere quello che faceva di
te un’Otome e morire con lui. Perché?” le chiese. Nina
stava cavillando in un modo che Nagi trovava sempre più
confuso e contorto, pur mantenendo una certa logica di fondo.
'Devi
aver speso un mucchio di tempo ad elaborare queste strane teorie,
ragazza mia.'
L’espressione
pensierosa di Nina sfumò in un sorriso etereo. “Ero
cresciuta nella consapevolezza che sarei stata la tua Meister. Sai
benissimo quanto ci ho lavorato e cosa ho sacrificato, facendo
diventare i tuoi ideali i miei. In nome di tutto quello che avevo
creduto fino a quel momento, io non potevo ribellami a te, perché
sarebbe stato come rinnegare me stessa e la promessa che avevo fatto
davanti alla Fondatrice: che avrei difeso il mio padrone sino alla
morte.”
“E
quindi hai pensato che se tu non fossi più stata un’Otome il
problema di obbedire o meno ai miei ordini non si sarebbe nemmeno
posto. Peccato che tutto il tuo ragionamento si basi su un sofisma,
Nina, perché l’andare a letto con Sergay sarebbe comunque
stato un atto di tradimento.”
“E l’avremmo pagato morendo
assieme” esplose la ragazza senza rispondere veramente alla sua
domanda.
‘Come
dire che, alla fine di tutto il tuo bel discorso, l’amore per
Sergay, o qualunque cosa fosse l’attrazione che provavi per
lui, valeva molto più dei tuoi preziosi giuramenti.’
Nagi
si portò una mano alla bocca, diviso tra il desiderio di
riderle in faccia e quello di abbracciarla. Perché Nina,
stoicamente ritta in piedi sotto il sole, in quella divisa azzurra
che lui trovava orrenda, e gli occhi asciutti e duri come schegge di
opale, gli aveva improvvisamente ricordato un'altra donna. Anche la sua Nina,
su Earth, si era detta disposta a morire perché lui avesse
quello che desiderava; addirittura convincendo della bontà
della cosa suo marito, e nonostante lei per prima non ci credesse.
‘Voi
due, vittime e carnefici allo stesso tempo. Siete deliziose.’
A
quel punto, decise di verificare fin dove Nina si fosse spinta
nell’autoanalisi.
“E
se invece ti avessi ordinato di ucciderlo? Sul tuo onore di Otome, tu
mi avresti obbedito anche quella volta?”
Nina Wang impallidì,
e Nagi si rispose da solo.
‘Certo
che no, è ovvio. Però è interessante sapere che,
fino a quando non fosse stata in gioco la sua vita, tu avresti fatto
tutto quello che io ti ordinavo. Lo ammetto, sono stato un’idiota.
Se fossi riuscito a spostare il tuo riferimento emotivo da Sergay a
me stesso, un po’ come ho fatto con la Nina di Earth, avrei vinto
la guerra.’
“Non
mi serve la tua replica” le disse, concedendole un sorriso di
sbieco. “In ogni caso, io non ti avrei mai fatto del male. Con o
senza quel dannato privilegio, come lo chiami tu, rimanevi sempre la
vera principessa. Anzi, lo sei ancora, anche se hai rinunciato al
trono.”
'La
mia principessa'
si disse mentalmente. La guardò negli occhi, consapevole
dell’ammissione notevole che stava per farle. Ma era una cosa a cui
Nagi credeva veramente, e ci teneva che lei lo sapesse. Se non altro,
per scuoterla un po’ dalle sue stupide certezze. “Sai, noi
saremmo stati una fantastica coppia. Tutta Earl, non solo Windbloom,
sarebbe stata ai nostri piedi.”
‘E
sei cosi dannatamente sprecata come Otome di quella sciocca di
Mashiro’ soggiunse
mentalmente.
Un
gradevole rossore invase il volto della giovane, che abbassò
gli occhi imbarazzata. “Quello che dici mi ripugna, e poi sono
perfettamente felice così. Non amo ripensare al passato e
fantasticare su quello che sarebbe potuto essere.”
Prima che
Nagi potesse ribattere si accorse che la guardia gli stava facendo un
cenno.
Sospirò,
odiando la noiosa Natsuki Kruger più che mai.
“Mi
dispiace interrompere questa interessante conversazione ma la tua
Direttrice mi chiama a rapporto, abbiamo un appuntamento questa
mattina e immagino sia giunta l'ora.”
Si avviò verso
l'ascensore ma, mentre la superava, la sentì stancamente
bisbigliare qualcosa.
“E
poi perché? Tu sapevi chi ero, perché non me l'hai
detto?”
Nagi
si bloccò, girandosi a guardarla. Lei gli dava rigidamente le
spalle.
Soppresse una smorfia di disappunto, perché Nina
aveva ragione. Non rivelare la verità, a lei e al mondo, era
stato il suo secondo più grande errore.
Si avvicinò
alla giovane, e le mise lievemente la mano sulla spalla per farla
voltare. Il volto di Nina, che fino a poco prima era stato composto e
fiero, adesso era reso cupo dal nervosismo.
“Di tutto quello
che mi hai fatto, questa è stata la cosa peggiore” gli disse
quasi sottovoce, come se ogni parola fosse un peso per lei. “Di
tutto quello che mi hai fatto, questo è solo colpa tua. Perché
io non potevo saperlo.”
“Oramai era tardi per dirtelo, non
sarebbe servito a nulla se non a distrarti ulteriormente” Nagi
mentì.
‘Non
è vero. Se avessero saputo che tu eri la vera Regina di
Windbloom l’accusa di aver invaso il paese sarebbe caduta. E con te
come mio fantoccio sul trono avrei potuto disporre del Garderobe a
mio piacimento.’
Si
abbassò, fino a sfiorare l'orecchio di Nina, che si irrigidì
ma non indietreggiò.
“Anche se questa non è
l'unica cosa che veramente mi rimprovero. Ma tu non ti devi
arrendere. Non vorrai mica essere la serva di quella bastarda per
sempre?” le sussurrò con tono mellifluo.
Solo a quel
punto Nina si staccò da lui con un veloce passo indietro,
anche se per Nagi fu gratificante vedere nei suoi occhi non ira, ma
solo disappunto. Mentre se ne andava, non poté resistere dal
tirarle un'ultima frecciatina.
“Te lo ripeto. Tu saresti stata
una magnifica regina, Nina. Con o senza di me.”
Non
stava mentendo e, mentre le porte dell'ascensore si chiudevano, colse
lo sguardo perplesso della Otome. Sorrise, sentendosi veramente
esaltato nonostante il colloquio a venire.
'Mi piace la tua graziosa testolina, Nina. Ma, ancora di più,
mi piace averti dato qualcosa a cui pensare.'
Artai,
19 marzo, ore 10.30
“Attenta,
non credo che al tuo Signore farebbe piacere avere la testa rotta, o
peggio, perché tu avevi voglia di giocare” urlò
sconcertata Sara Gallagher all'indirizzo di una delle sue due
compagne.
“Impossibile,
conosco ogni anfratto di questi picchi fin da quando ero bambina”
rispose ridendo la ragazza, per poi abbassarsi lungo il fianco della
montagna fino a raccogliere con la mano una palla di neve che lanciò
all'altra Otome.
Sara
sbuffò, maledicendo silenziosamente Natsuki che le aveva
imposto di portarsi in perlustrazione le due giovani guerriere, e
solo perché conoscevano bene le montagne di Artai.
'Ma
sono appena diplomate, accidenti, e non hanno alcun senso della
disciplina.'
Le
osservò con la coda dell'occhio. Il suo visore rendeva le
immagini chiare attraverso la neve, e poteva vedere che le due
volavano appaiate, occupate a chiacchierare quando invece avrebbero
dovuto stare all'erta.
'Certo,
tanto penseranno che posso fare tutto io. Sono o non sono una delle
Otome più esperte? E, in ogni caso, se avessi la loro età
e non avessi vissuto sulla mia pelle l'esperienza di una battaglia,
sarei anch'io decisamente più rilassata. Stiamo volando sulla
zona attorno alle rovine della biblioteca da ore ma non sembra ci sia
nulla fuori dall'ordinario. E questa tempesta diventa di minuto in
minuto più forte invece di scemare.'
Malgrado
il freddo non fosse un problema, vincere la resistenza dell'aria stava
diventando faticoso e Sara decise che, a quel punto, avevano raccolto
abbastanza materiale da consegnare a Natsuki. Si bloccò,
girandosi verso le compagne.
Improvvisamente, davanti ai suoi
occhi stupefatti, una delle due spalancò occhi e bocca in un
urlo che le rimase per sempre in gola. Poi sembrò svenire
mentre gli annullatori di gravità che la tenevano in aria si
spegnevano simultaneamente. Precipitò verso il suolo a peso
morto seguita dalla compagna che, strillando, cercava di
raggiungerla.
I
riflessi allenati di Sara entrarono in azione immediatamente. Si
lanciò dietro le ragazze, attivando contemporaneamente il
proprio meccanismo di occultamento. I sensori termici del suo visore
non rilevavano nulla, ma lei era certa di avere sentito un distinto
spostamento d'aria mentre si gettava nel vuoto.
'E
non era il vento visto che arrivava da tutt'altra direzione' pensò,
notando con sollievo che la seconda Otome era riuscita ad afferrare
la compagna bloccandone la caduta.
Un
attimo dopo però, anche la seconda ragazza svenne. Sara
accelerò, solo per vederle scomparire simultaneamente dalla
sua vista.
'Le
hanno nascoste in un campo di occultamento. Natsuki aveva ragione a
diffidare di quelli di Earth.'
Disabilitò
la visione ad infrarossi. Una parete immacolata e turbinante le danzò
davanti agli occhi ma, nel punto dove le due ragazze erano scomparse,
poteva intravedere qualcosa contro cui le folate di neve si
frangevano. Era qualcosa di gigantesco, e dalla forma vagamente
umanoide.
La sua mano corse alla GEM, pronta ad aprire la
comunicazione con il Garderobe, ma repentinamente sentì il
vento cambiare direzione dietro le sue spalle. Non fece in tempo a
girarsi che avvertì la pressione di qualcosa attorno alla sua
gola, mentre le braccia le venivano bloccate dietro la schiena.
Digrignò
i denti, rilasciando una scarica di energia dai palmi delle mani
che non diminuì però la sensazione di schiacciamento. L'aria
cominciò a mancarle, se poteva fare qualcosa, doveva farlo in
fretta. Ricorse alle tecniche di base di autodifesa. Si girò
di venti gradi a sinistra, sentendo distintamente allentarsi la
stretta sui suoi polsi, e da quella posizione poté liberare
abbastanza le braccia per piantare un gomito nel punto dove
presumibilmente doveva trovarsi il torace dell'avversario. Sentì
qualcosa cedere sotto il colpo, mentre le braccia le venivamo
improvvisamente liberate.
Ruotò
su sé stessa, materializzando la sua arma. Non c'era nulla
davanti a lei, così colpì con tutta la sua forza
praticamente a caso. Sorrise mentalmente avvertendo la lama che
trapassava qualcosa, e liquidi di vario genere schizzare da cavi
tranciati e forse non solo da quelli. Davanti a lei lo spazio
cominciò a deformarsi.
'L’occultamento
sta cedendo.’
Ma
ciò che uscì non fu quello che si aspettava. Troppo
tardi per poter fuggire il suo visore le segnalò l'emissione
un'onda termica. Un secondo dopo l'esplosione la investì.
Windbloom,
19 marzo, ore 11.00
L'auricolare
del Generale De Windbloom vibrò quietamente. Prima di
accettare la chiamata, la donna si accertò che il congegno per
neutralizzare eventuali microspie fosse in funzione.
Ascoltò
la breve comunicazione, con un'espressione che mutò dal
diffidente al tempestoso, per poi abbaiare una brusca replica.
“Hai
la mia autorizzazione a procedere, ma siete stati avventati. Se
qualcosa andrà male, ricordati che avrai messo a repentaglio
l'intera missione.”
Chiuse
la telefonata sotto gli occhi incuriositi di Arika.
“Che
succede?” chiese la donna.
“Che dobbiamo affrettare i tempi e
creare un diversivo. Fai entrare la guardia, è uno dei nostri.
È necessario che i nostri alleati ricevano ordini di muoversi
al più presto.”
---------------------------
Natsuki
distese le mani sulla scrivania, che aveva liberato da ogni oggetto,
compreso il suo amato bollitore. Non voleva rischiare di schiantarlo
a terra in un impeto di stizza.
Fissò
Nagi, seduto di fronte a lei apparentemente a suo agio, se escludeva
qualche occhiata perplessa che l’uomo lanciava di tanto in tanto a
Shizuru.
Natsuki
resistette alla tentazione di sogghignare.
‘Bene, quindi anche tu hai paura di qualcosa. Fai bene. Una sola
volta in vita mia ho visto Shizuru veramente furente, e non è
uno spettacolo che ricordo con piacere. E ora lei è
pericolosamente vicina al limite.’
“Forse
sarebbe il caso che tutti fossimo più onesti gli uni con gli
altri, non ti pare?” gli disse, calma. “Ovviamente apprezziamo
che siate venuti a condividere con noi quelle informazioni, ma i
punti oscuri sono veramente troppi. Capirai anche tu che non possiamo
concludere nessun accordo con voi, di questo passo.”
In
tutta risposta, lui le scoccò un sorriso innocente. “Tu,
forse, e gli alleati di Windbloom. Ma dubito che tutte le altre
nazioni di Earl siano d’accordo con te.”
“Stai commettendo
lo stesso errore di cinque anni fa, Nagi. Ma questa volta non ti
seguiranno. E anche l’altra volta lo fecero solo perché
costretti dalle circostanze e dal potere dell’Harmonium.”
“Ah
sì, che bella favoletta credere che i peccati di qualcuno
siano scaricabili sugli altri. Ma per quanto io adori fare il cattivo
della situazione ti assicuro che quelli si unirono consapevolmente
contro di voi. E lo sai perché, Direttrice?”
Natsuki
socchiuse pericolosamente gli occhi. Poteva quasi captare
l'irritazione di Shizuru dietro di lei. “Sentiamo.”
“Ti
odiavano. Tu e questa messinscena travestita da organizzazione per il
mantenimento della pace. Hai idea di quanto costa ad Earl il
Garderobe?”
“Certo che sì” sbottò lei.
Nagi
appoggiò i gomiti alla scrivania, sporgendosi verso di lei. “E
cosa credi che pensino dei favoritismi verso Aries e Annam i paesi
che non hanno accesso alla tecnologia, ma che pure concorrono alle
spese del Garderobe?”
“Manchi da Earl da troppo tempo, Nagi.
Tante cose sono cambiate dopo la guerra, ad esempio abbiamo
modificato il sistema di contribuzione e, come cerco di farti capire
da giorni, le scoperte scientifiche valutate di beneficio per tutti
vengono rilasciate a chi ne fa domanda.”
“E chi decide? Ma
poi, tu sei proprio certa che chi ha perso la guerra abbia potuto
dimenticare?”
“Perché non avrebbe dovuto? Sono passati
ben cinque anni.”
Lui le fece una smorfia ironica. “Cara
Natsuki, sul pianeta più simile ai nostri, ci fu una nazione
che dichiarò guerra al mondo intero per vendicarsi di un
trattato di pace che le era stato imposto ventuno anni prima (1).
Credi che noi siamo così diversi?”
“Non ho la tua
conoscenza di queste cose, ma posso tranquillamente affermare che i
cittadini di Earl sono stanchi di soffrire per assurdi conflitti
scatenati da governanti più interessati al loro tornaconto
personale che al benessere del proprio popolo.”
“Conoscendo
l'implicita pochezza della natura umana forse più di te, non
ne sarei così sicuro.”
Senza smettere di fissarlo,
Natsuki si alzò lentamente in piedi.
“In ogni modo,
vuoi spiegarmi cosa questo avrebbe a che fare con i nostri rapporti
con voi?”
In quel momento un frenetico bussare la distrasse. I
suoi occhi balzarono verso la porta, mentre dava l'ordine di entrare.
Una
Perla fece capolino, gli occhi sbarrati dalla preoccupazione.
“Direttrice.
C'è appena arrivato un messaggio da Aries. I carri armati di
Florince stanno muovendo verso il confine con Lutesia Romulus.”
“Non
dirmi che non ti avevo avvertito, Natsuki.”
Lo
sguardo sconcertato della Direttrice ritornò su Nagi,
meditando se ordinare a Shizuru di cancellargli il caustico sorriso
dal viso sarebbe stato considerato uno sgarbo diplomatico. Sentì
i battiti del cuore accelerare ma, prima che potesse fare qualcosa di
cui poi si sarebbe potuta pentire, avvertì la mano dell’amata
calare pesantemente sulla sua spalla.
“Non ne vale la pena,
Natsuki” Shizuru le sussurrò. “Vai a vedere che sta
succedendo, ci penso io a lui.”
La
Direttrice scosse la testa rigidamente. “No, preferisco che tu
venga con me.” Fece un cenno alla Perla. “Gemma, riaccompagna il
Colonnello nella sua stanza, e riferisci alle guardie di non
lasciarlo uscire per nessun motivo. Io e la Meister Viola torniamo al
Garderobe, tu raggiungici là e porta con te il Generale De
Windbloom.”
“Credi
che lei ne sappia qualcosa più di me?” insinuò
Nagi.
“Non so, ma di certo la preferisco come
interlocutrice.”
Si lanciò verso l'uscita, inseguita da
un’ultima replica cantilenante di Nagi. “Stai attenta Natsuki, i
suoi uomini non la chiamano 'Regina dell'Inferno' per niente.”
La
Direttrice socchiuse pericolosamente gli occhi, chiudendo con estrema
soddisfazione la porta dietro di sé. 'Potessi
finirci tu, all'inferno, quello sarebbe il giorno più bello
della mia vita.'
Note: (1)
Nagi sta parlando del pianeta Terra, della Germania nazista che
scatenò la seconda guerra mondiale anche per riprendersi i
territori che era stata costretta a cedere con il Trattato di Versailles del 1919. |
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Capitolo 9 *** Sentenza ***
Ed eccovi un capitolo un po' diverso, dove ho deciso di fare un attimo il punto della situazione ed introdurre finalmente qualcuno che avrà un'importanza fondamentale per Earl e Earth. Note e altro alla fine, stavolta. Cominciavano a diventare un po' lunghette!
Sentenza
Un altro tempo, un altro luogo
I
due Nobody sembravano fluttuare nel vuoto grigiastro, circondati da
simboli luminosi di complesse funzioni e coordinate spazio-temporali.
La luce perlata si diffondeva sui loro volti quasi senza età,
assolutamente impassibili. “Zexion,
alla luce delle nostre conoscenze, quello che mi stai dicendo è
impossibile.” “Lo so. Ma tutte le sonde inviate confermano i
miei calcoli, e quello che avevo teorizzato la prima volta che mi si
è posto questo problema.” Il Nobody dai capelli azzurrati
sfiorò il comando della mappa e, davanti agli occhi dei due, i
simboli sparirono per essere sostituiti da una struttura divisa in
zone concentriche, simile ad una gigantesca ciambella. “Fin'ora,
avevamo sempre pensato che la linea temporale fosse unica, e che gli
universi si muovessero tutti attorno ad essa, sempre avanti, senza
discontinuità” spiegò Zexion indicando l'oggetto. “Per
questo, pur viaggiando tra un universo e l'altro, il tempo intorno a
noi non si modifica, né possiamo tornare indietro o precorrere
la linea temporale. A causa della stessa legge non possono esistere
universi paralleli contigui al nostro, popolati da nostri doppi, a
meno di non parlare degli universi fantasma.” Davanti
a lui Xemnas, il leader dell'Organizzazione XIII, annuì. “Ma
tu hai già appurato che non è questo il caso di quelli
che ci stanno spiando.” “No.
Gli universi paralleli sono effimeri, mere proiezioni
probabilistiche. Le loro genti non possono interagire con noi, e ai
nostri occhi ci apparirebbero solo come ombre o immagini evanescenti.
Questi invece sono reali.” La struttura a ciambella si dissolse,
sostituita da una a favo. “Questa è una proiezione del
loro multiverso, dove ogni cella è la copia tetradimensionale
di sé stessa, tempo compreso. È un costruzione molto
complessa, che addirittura sfugge al principio della relatività
generale che descrive il comportamento dello spazio tempo del nostro
universo. Come hai detto anche tu, se rispondesse alle nostre leggi
semplicemente non dovrebbe esistere.” “Hai già
formulato qualche ipotesi?” “Sì.” Una complessa
serie di funzioni si dipanò tra i due, sotto gli occhi
aranciati di Xemnas brillanti di interesse. Zexion
sfiorò una delle prime. “È bassa la possibilità
che si sia potuto creare dal nulla qualcosa di così complesso.
Per cui ritengo che, all'inizio, il primo universo parallelo fu una
copia. Da essa ne scaturirono altre, non so in che numero, che
cominciarono ad evolversi separatamente ed indipendentemente. Se è
artificiale fu probabilmente un gigantesco esperimento antropologico,
con lo scopo di osservare le diverse scelte operate da individui
simili in differenti contesti. Quanto i perimetri di una gabbia di
cavie, pure quelli di questi universi sono invalicabili, a meno di
non passare attraverso porte che esistono su un unico pianeta, e
sulle sue copie. Incredibilmente nemmeno i sentieri delle ombre sono
percorribili, tra un universo e l’altro, anche se le nostre sonde
sono riuscite facilmente a teletrasportarsi all’interno dello
stesso universo.” Xemnas
si portò una mano sotto il mento, e il suo sguardo si rabbuiò.
“Hanno modificato uno degli assunti del nostro multiverso. Com’è
possibile? È come dire che sono riusciti ad invertire la
gravità. Come hanno potuto bloccare i sentieri?” “Aspetta,
ho detto solo non percorribili.” Zexion sfiorò alcuni
simboli. Lo fece delicatamente, come se li accarezzasse. “Vedi, non
possiamo escludere la probabilità che questo multiverso possa
addirittura essersi formato naturalmente, magari dopo un evento
traumatico accaduto nel nostro universo di origine, come l'esplosione
di un sistema di supernove multiple o la collisione tra due buchi
neri. L’unica grossa differenza tra il nostri due multiversi è
che, per loro, la linea del tempo non è unica e, soprattutto,
i vari piani temporali non sono sincronizzati; per superare lo
sfalsamento, e passare quindi da uno all’altro in modo sicuro,
l’unico modo possibile è attraverso quei
portali.” “Altrimenti?” “Ho spedito forme inferiori di
Nobody a tentare di attraversarli, e nessuno è mai tornato
indietro. Perché la variabile tempo è un assunto
decisivo per potere stabilire la rotta. Noi non ne abbiamo bisogno
qui, ma in quel multiverso è fondamentale. Senza, si rischia
di rimanere intrappolati in un wormhole fino all’esaurimento
dell’energia vitale, o di passare di universo in universo senza
trovare la strada per tornare a quello iniziale.” Quando
gli rispose, la voce vellutata di Xemnas aveva un tono più
teso e pericoloso. “Tutto ciò è molto interessante,
ma mi pare fin troppo complicato perché possa essere stato
frutto del caso, sembra più un qualcosa creato ad arte per
intralciare proprio... quelli come noi.” “È
possibile, anche se non ne avremo mai la certezza. E poi, data la
portata immane di una mossa del genere, chi ne avrebbe avuto le
possibilità tecniche? Non ci sono molti esseri potenti
abbastanza.” Le labbra pallide di Xemnas si tesero in un leggero
sorriso. “Di' pure uno solo.” “Già. Solo il Re
avrebbe avuto la motivazione e le risorse per creare questa follia.
Ma se anche non fosse implicato nella sua genesi, non è
affatto da escludere che abbia visitato quel multiverso.” “Zexion,
non mi piace questo storia.” “Neanche
a me. E ritengo che sia opportuno agire ora, prima di trovarci un
gigantesco problema da affrontare in futuro.” Lo
scienziato armeggiò con i comandi, e nella sala apparvero le
quattro figure evanescenti di un uomo e tre donne. Lo sguardo di
Xemnas si posò su una di loro, una giovane alta, vestita con
un’uniforme nera sulla quale scendevano i lunghi capelli ametista
raccolti in una coda. “Mi ricorda qualcuno” ammise aggrottando le
sopracciglia pallide. “Non
me ne stupisco. Vedi, l'universo iniziale, la copia esatta del
nostro, è quello dal quale provengono queste persone. Il loro
pianeta si chiama Earth. E quel pianeta è nell'esatta
posizione astronomica del nostro mondo d'origine: Radiant Garden.” Il
volto di Xemnas non mostrò la minima sorpresa, solo i suoi
pugni di strinsero convulsamente. “Vai
avanti.” “Dai primi rapporti appare che il loro livello
scientifico è inferiore al nostro, ma in rapida evoluzione da
quando hanno cominciato a usare i varchi. È un mondo
estremamente gerarchizzato, dominato da una casta militare ambiziosa
e capace. Loro non sono come eravamo noi, non gli interessa la
conoscenza ma il dominio, e il loro pianeta sta diventando il mondo
egemone di quel multiverso. Presto, quando avranno acquisito la
tecnologia di materializzare armi dai fotoni, che loro chiamano
element, cominceranno le ricerche sull'oscurità e sui cuori. È
inevitabile. Il progresso scientifico li porterà lì,
non stanno facendo altro che percorrere il nostro stesso cammino, con
la differenza che per loro è molto più accelerato,
visto che hanno potuto accedere prima alle risorse offerte dai mondi
loro vicini.” Zexion guardò pensosamente i tre ologrammi.
“Il loro pianeta andrà incontro allo stesso destino di
Radiant Garden. Le ombre dilagheranno e, mentre la gran parte della
popolazione si trasformerà in Heartless senza coscienza, è
molto probabile che le persone che vedi diventino come noi: Nobody
immortali dagli immensi poteri. Perché condividono la stessa
linea genetica di alcuni di noi dell’Organizzazione XIII, e guarda
caso sono tutti in posizioni chiave nella società di Earth;
indizio di una fortissima volontà. E potrebbero non essere gli
unici.” “Dici che alla fine il numero di Nobody superiori, in
quel multiverso, potrebbe sorpassare quelli del nostro?” “È
molto probabile. Ti farò avere una lista completa di quelli
che siamo riusciti ad individuare. In sole due settimane siamo già
arrivati ad una ventina, sia su Earth che sul pianeta più
simile al loro che gli indigeni chiamano Earl. Il fatto è che
la loro è una società molto competitiva, e seleziona i
migliori individui sin dalla prima infanzia. Potrebbero esserci
centinaia di candidati.” Xemnas fece due passi avanti, fino a
trovarsi a pochi centimetri dal viso della donna dai capelli
ametista. Nonostante fosse un’immagine, gli occhi di lei brillavano
di intelligenza e scaltrezza. “Se ce li trovassimo
davanti...” “Sarebbe un disastro. Dubito che i loro fini
sarebbero gli stessi nostri. Probabilmente utilizzerebbero i loro
poteri per sottomettere anche il nostro multiverso dopo aver finito
con il loro. Senza contare che...” Zexion fece una pausa, talmente
lunga da sembrare studiata ad arte. “Questa gente potrebbe voler
abbracciare le ombre consapevolmente.” Xemnas
sembrò non capire. “In che senso? Nessuno sano di mente
accetterebbe mai quest'esistenza maledetta. Anche noi stiamo facendo
di tutto pur di ricongiungerci ai nostri Cuori.” “Noi siamo
scienziati. Loro militari, abituati ad avere l'intero universo ai
propri piedi. Adesso sono giovani, tutti loro, ma la morte è
un ostacolo che potrebbe portargli via le loro conquiste. Credi
davvero che, pur di avere i mezzi per sconfiggerla, non
rinuncerebbero al proprio Cuore?” “E
rischiare di trasformarsi in Heartless?” “Tra
qualche anno non avranno comunque nulla da perdere, ma tutto da
guadagnare.” “È
inconcepibile.” “Per
noi, che siamo nati e cresciuti in una civiltà che aveva
l'uomo e la ragione come punti centrali di riferimento; e come meta
da raggiungere l’ascesi intellettuale. Ma non per loro. La loro
scala di valori è completamente diversa, come ti ho già
detto. Oltretutto ragionano più in termini di sistema, che non
come singoli individui, perché sono stati condizionati a farlo
da centinaia di anni di guerre. Se c'è una possibilità
che il loro gruppo, in qualunque misura e forma, sopravviva e
prevalga sugli altri, tutti si sacrificheranno per il bene
collettivo.” “Gli
esseri umani non sono così gregari.” “Da
quel poco che sappiamo di loro, questi sembrano esserlo. Se non per
indole, almeno per scopi e volontà.” Solo a quel punto
Xemnas distolse lo sguardo da Zexion e annuì, lentamente ma
con un cipiglio deciso. “Procedi pure. Ma stai attento che il Re
non abbia piazzato qualche trappola sul pianeta di transito,
quell'Earl. Se c’è stato, e tutto mi porta a credere che sia
così, dubito che se ne sia andato lasciando il passaggio
totalmente incustodito.” Gli occhi di Xemnas corsero alle ultime
due donne del gruppo di ologrammi; una coppia di prosperose bellezze
dallo sguardo volitivo. “E
porta con te Marluxia e Axel, da quello che vedo lì, potresti
averne bisogno.”
Artai,
19 marzo, ore 12.00
“Come
fai a non riuscire a connetterti?” Haruka
Armitage fissò freddamente la schiena dell'uomo seduto davanti
a lei, forsennatamente occupato a pigiare i tasti di un computer. Lui
non le rispose ma si mise invece una mano dietro il collo, per
strofinarsi una sottile placca argentata che gli correva lungo la
spina dorsale. In cima, una lucetta blu brillava ad intermittenza. Poi
alzò le spalle irritato, lanciando uno sguardo alla donna
bionda che giaceva accanto a lui, riversa su di una stretta brandina.
Il lobo del suo orecchio sinistro era racchiuso nella morsa di un
dispositivo a conchiglia, sul quale lampeggiava un'altra luce blu. “È
molto complesso” disse l’uomo. “Il loro firewall è
impenetrabile.” “Devi
farcela” sibilò Haruka. “La Dottoressa Helene ci ha
assicurato che tu sei il miglior hacker della Coalizione Est. Ti
abbiamo voluto qui per quello, non certo per farti fare gratis una
vacanza in montagna.” Lui si girò a guardarla di sbieco,
appoggiando il gomito allo schienale della sedia. “Quello che è
certo, Colonnello, è che i sistemi informatici di queste Otome
sono molto più sviluppati dei vostri. Ho difficoltà a
ricordare un server della Repubblica Occidentale che mi abbia
resistito tanto.” Il sarcasmo nel suo tono era così
evidente che Haruka fece un passo avanti, decisa a fargli passare la
voglia di scherzare a suon di ceffoni ma, in quel momento, si udì
una porta aprirsi e la voce di Shinigami Helene risuonare lieve nella
stanza. “Lascia perdere, Haruka. Se Takeda dice che è
impossibile è probabilmente vero.” “Ma dobbiamo avere
quei dati.” “Insistere non ci porterà a nulla.” La
scienziata si avvicinò a Takeda, guardando prima la donna
bionda poi lo schermo del computer. “Qual è
il problema, Capitano?” chiese all'uomo. Lui alzò le
braccia infastidito. “Lo stavo dicendo alla valchiria. Tutti i miei
tentativi di crackare lo Shinso sono falliti. Nonostante sia riuscito
ad interfacciarmi con la GEM di questa Otome abbastanza facilmente.” Girò
il pollice verso la donna svenuta. “Quelle finte pietre non sono
altro che periferiche del sistema centrale, dalla struttura
decisamente semplice. Sono dei client che gestiscono lo scambio di
informazioni tra il server Shinso e le nanomacchine presenti nel
corpo di queste donne, da una parte autorizzando e innescando la
materializzazione dell'armatura, e dall'altra tracciando il
comportamento e lo stato delle nanomacchine stesse.” “E
dell’organismo che le ospita” terminò la Dottoressa. Haruka
le sorrise tirata. “Quindi hai scoperto qualcosa anche tu?” “Sì,
dall’esame istologico sulle altre due è emerso che queste
nanomacchine sono equamente distribuite nei loro tessuti, e
ovviamente non sono removibili. Più o meno quello che ci
aspettavamo.” “Possiamo replicarle?” La
donna guardò preoccupata l'Otome bionda, mordicchiandosi una
nocca. “Non ti nascondo che non sarà facile, a meno di non
accedere allo Shinso. Il fatto è che i singoli componenti del
sistema sono abbastanza semplici, ma è come funziona l'insieme
che ci sfugge. Non è vero, Takeda?” L'hacker annuì.
“Sì, a prima vista non sono altro che i componenti, server e
client, di un sistema wireless che funziona su input vocale del
padrone della Otome. Da quello che ci ha spiegato il Colonnello De
Artai, è il Master che dà il comando alla GEM di aprire
il collegamento con lo Shinso, certificando il proprio status di
padrone tramite il bacio dell'orecchino, ovvero il trasferimento del
proprio DNA sulla GEM. A quel punto scatta il secondo livello, con la
Otome che, a sua volta, attesta la propria identità urlando il
comando ‘Materialize’. Solo in quel momento lo Shinso procede
all'attivazione delle nanomacchine.” Haruka indicò la
donna sulla brandina. “Ma questa Sarah Gallagher qui è una Colonna, una che non ha bisogno della certificazione di qualcuno,
giusto?” “Sì” le rispose Yokho. “Lei, come tutte le
Archmeister, può direttamente richiedere l'attivazione allo
Shinso. Ma vedi, queste cose noi le sapevamo di già o le
immaginavamo. Il problema è che speravo che un esame diretto
sul corpo di un Pilastro, e sulla sua GEM, ci permettesse di
scoprire qual è il comando esatto che viene dato dallo Shinso
per innescare la materializzazione. Senza di quello queste
nanomacchine non sono altro che strumenti diagnostici, identici a
quelli che usiamo comunemente in tutti i nostri ospedali.” Lo
sguardo di Haruka sfumò dal tempestoso al pensoso mentre
scorreva dall’Otome a Shinigami Helene. “E non possiamo forzare
la materializzazione...” Takeda e Yokho si scambiarono
un’occhiata, e fu ancora lei a rispondere. “È teoricamente
possibile, ma non voglio rischiare. Queste maledette nanomacchine
sono sensibilissime ad ogni tipo di variazione nello stato fisico. Se
somministrassimo droghe, od altro, alla ragazza lo Shinso potrebbe
riconoscere l’alterazione e chiudere il collegamento. Non voglio
rischiare che ci scoprano.” Haruka
incrociò le braccia. “Ci aspetterebbe il plotone
d’esecuzione se dovesse succedere una cosa del genere, il Generale
me l’ha promesso. E non possiamo nemmeno trattenere queste donne
troppo a lungo. Il segnale di routine, che stiamo inviando allo
Shinso dalle tre GEM, tra un po' insospettirà la tua omonima.
Non crederà mai che stiano volando qui sopra da ore senza fare
rapporto.” Shinigami
Helene sembrò soppesare la questione per alcuni interminabili
secondi, poi, le sue labbra si torsero in una smorfia crudele.
“Liberiamo la Gallagher. Takeda progetterà per quel sistema operativo un virus trojan, e lo nasconderà all’interno del
programma di riconoscimento vocale della GEM. La
prossima volta che l’Otome utilizzerà quel programma il
trojan installerà un backdoor che ci invierà tutte le
informazioni di connessione tra la GEM e lo Shinso, e avremo risolto
il nostro problema principale.” “E tu credi che un sistema
così efficiente non abbia un’antivirus?” All’obiezione
di Haruka, Takeda si mise a ridere. “In questo caso,
incredibilmente, il fatto che i nostri sistemi informatici siano meno
avanzati dei loro costituisce un vantaggio. Il sistema fu costruito
per difendersi da virus a base organica, ma i nostri sono
incredibilmente più semplici, addirittura elementari in
confronto, ma di fronte ai quali loro sono impreparati. Ovviamente
attacchi diretti, come quelli che ho condotto sino a questo momento,
sono stati respinti, ma se il virus non farà nient’altro che
copiare le informazioni ed inviarcele non dovrebbero esserci
problemi.” Haruka sorrise selvaggiamente. “Procedete pure
allora. Ma che ce ne facciamo delle altre due ragazze?” “Intanto
spostiamole da qui” le rispose Yokho. “Usiamo le porte
dimensionali per spedirle in un altro punto di Earl dove sono
stanziate nostre guarnigioni, cosicché, quando lo Shinso e il
Garderobe le rintracceranno, non collegheranno la loro sparizione a
questo posto. Io andrò con loro; è vitale per noi
verificare l’ipotetica allergia delle nanomacchine al cromosoma Y,
che io ritengo essere una sciocchezza galattica.” “Non
hai ancora controllato?” Yokho annuì lentamente. “È
stata la prima cosa che ho fatto su quei campioni. E, indovina, le
nanomacchine, esposte direttamente sia a cromosomi maschili, che
all’enzima PSA, non mostrano nessun segno di deterioramento. Non
avevo dubbi su questo. E ciò mi fa supporre una sola cosa,
cioè che questa sia solo una bugia che il Garderobe ha
raccontato in giro negli anni. Proprio come ipotizzava il Colonnello
De Artai.” “Ma
quindi come succede...” “Io azzarderei una spiegazione” fece
Takeda interrompendo Haruka, e le due donne si girarono verso di lui.
“Il problema potrebbe essere il rapporto sessuale in sé e
per sé. Le nanomacchine registrano ogni mutamento delle
condizioni del corpo ospite, riportandole allo Shinso. Che magari è
settato per disattivare automaticamente le nanomacchine stesse se
dovessero entrare in contatto con i cromosomi maschili.” Di
fronte al silenzio dei due ufficiali l’uomo arrossì. “Beh,
è l’unica spiegazione logica no?” Improvvisamente,
Haruka si mise a ridere. “É sicuro che è così,
Capitano Masashi Takeda. E quando ne avremo la certezza matematica il
Garderobe sarà nelle nostre mani.” “Certezza
che io ho intenzione di ottenere al più presto, Haruka” le
disse Yokho duramente. Di
fronte al suo tono deciso però, Haruka si irrigidì.
“Hai carta bianca con quelle due ragazze, Shinigami Helene, ma
ricordati che sotto il mio comando non ho mai tollerato certe forme
di tortura sessuale verso i prigionieri.” L’altra alzò
sbrigativamente le spalle. “Certo certo, non sei mica il Generale
De Windbloom tu. Comunque non preoccuparti, non posso dire che
l’onore di quelle Otome sarà salvo, ma ti assicuro che
condurremo i nostri esperimenti nel modo meno traumatico possibile
per loro. Anche perché è mia ferma intenzione far sì
che, nonostante gli esperimenti, quelle due non perdano i loro
poteri. È questo dopotutto il fine delle mie ricerche. E
chissà che alla fine non ci ringrazino” terminò
sorridendo maliziosa. “Mi
fa piacere sentirtelo dire. E comunque non credere che io sia mai
stata tanto tenera con quelli da cui dovevo cavare delle
informazioni.” Shinigami
Helene la guardò di soppiatto, dissimulando un altro
sorrisetto. “Lo so, l’ho sentito dire da quei pochi disgraziati
che sono tornati a casa a Zipang dalle prigioni della Repubblica
Occidentale.” Di
fronte allo sguardo burrascoso di Haruka, la Dottoressa alzò
una mano. “Lascia perdere, sono storie vecchie. Rimane il fatto che
abbiamo un nemico comune ora, che la sinergia tra i nostri due grandi
paesi potrà sicuramente sconfiggere. A proposito, riuscirai a
comunicare al Generale De Windbloom questi risultati preliminari?” “Vedrò
quello che si può fare. L'ultima comunicazione, ricevuta una
mezz'ora fa, diceva che la stavano per prendere in consegna e portare
al Garderobe.” “Bene.
Riferiscile anche che gli esami comparati tra i campioni prelevati ai
regnanti sotto contratto con il Garderobe, e quelli delle Otome,
hanno dato esito positivo. Sono certa che è una notizia che la
interesserà molto.” Un
ghigno sfigurò il volto fiero del Colonnello Armitage. “È
vero quindi? Anche nei corpi dei Master hai ritrovato lo stesso tipo
di nanomacchine?” “Molto simili. Ci vorranno altri test, e
avrò soprattutto bisogno di esaminare qualcuno dei soggetti
nel momento in cui sono connessi alle rispettive Otome, ma posso già
tranquillamente affermare che quelle nanomacchine sono essenziali per
far sì che il dolore patito da uno dei due, durante i
combattimenti, si rifletta sull'altro.” “E per uccidere il
Master nel caso l'Otome perisca” terminò Haruka. “Esatto.
Probabilmente è perché le nanomacchine, per
materializzare armi ed armatura, utilizzano energia mitocondriale sia
dell’Otome che del Master, e qualunque interruzione improvvisa di
questo circuito, senza che il collegamento sia chiuso con la corretta
procedura, dissolve semplicemente le cellule con qualcosa che
potrebbe essere un flusso energetico di ritorno. Ma la cosa forse più
interessante è che le nanomacchine nel corpo del Master si
comportano esattamente come quella della sua Otome e, anche in stato
di quiete, trasmettono continuamente dati sul soggetto allo Shinso.” Haruka stavolta si piantò i pugni sui fianchi e sgranò
gli occhi. “Questa Fumi sapeva decisamente il fatto suo.” “Sì.
Soprattutto perché, anche in questo caso, nulla dovrebbe
impedire allo Shinso di controllare da remoto le nanomacchine, magari
innescando la smaterializzazione.” “Strano però che non
l'abbiano fatto con Nagi; era un nemico temibile per loro e, da
quello che ci ha raccontato lui, la sua Otome era rimasta gravemente
ferita in battaglia. Potevano approfittarne e toglierlo di
mezzo.” Yokho sorrise alzando gli occhi al cielo. “Credo che i
tempi siano diversi da quelli di Fumi, e magari non hanno avuto il
coraggio di uccidere un bambino. Oltretutto, nel rapporto del
Colonnello De Artai, c'erano scritte due cose degne di nota: una, che
ad un certo punto della battaglia qualcosa aveva interrotto il
collegamento tra i vari Master e le Otome, due, che la pietra
incastonata nel suo anello aveva perso la sua lucentezza.
Probabilmente è stato quell'insieme di circostanze a salvargli
la vita visto che, come sai, nel suo organismo le nanomacchine
esistono ma sono inattive.” “E,
secondo te, è uno stato che può essere invertito?”
chiese Haruka con un sogghigno. “Sai com’è, non mi
dispiacerebbe vederlo sparire nel nulla una volta conquistato il
Garderobe.” “Non vedo perché no.” Haruka non
nascose una decisa espressione soddisfatta. “Bene, ma di questo
penseremo più avanti.” Fissò Shinigami Helene negli
occhi. “Tornando a noi, abbiamo tutto quello che ci serve per avere
in pugno quel covo di donnette. I regnanti di questo pianeta, anche
quelli a loro favore, chissà come reagiranno quando sapranno
di essere stati tenuti al guinzaglio per decenni.” “Credo
molto male” le rispose la Dottoressa con un sorriso serafico. “Conto su di te. Ho sprecato un RX per catturare questa tizia;
il suo pilota era uno dei miei uomini migliori, e chissà
quanti dovranno ancora cadere prima della fine. Io esigo che queste
donne paghino.” “Succederà, te l'assicuro. E comunque
non accadrà più di perdere un RX in uno scontro
diretto, o nessun altro mezzo. Ho scoperto che le nanomacchine
generano, attorno ai corpi delle Otome, uno scudo che funziona sullo
stesso principio di un campo di stasi, anche se su una frequenza
diversa. Ti darò le specifiche. Con i generatori individuali
non è qualcosa che può essere mantenuta per lunghi
periodi ma, probabilmente...” Haruka
la interruppe alzando una mano. “Quel tanto che basta per
abbatterle ci sarà sufficiente. Va bene, mi fido di voi, fate
del vostro meglio.” Poi
si girò sui tacchi e se ne andò, mentre dietro di lei
Yokho e Takeda si scambiavano un sorriso soddisfatto. Perché
le sfide scientifiche che li attendevano erano estremamente
avvincenti.
_________________________
Note:
i Nobody sono un'invenzione della Square Enix e i nemici principali
del videogioco Kingdom Hearts. Date la colpa a Solitaire se quelli
di Earl se li ritroveranno sul loro pianeta, perché sono
veramente temibili ;-) Ai fini della mia storia non c'è
molto da sapere su di loro, più di quello che ho scritto in
questo capitolo ma, se volete maggiori informazioni e
vedere che faccia hanno questi personaggi, questo è il link
che fa per voi
http://kingdomhearts.wikia.com/wiki/Organization_XIII Oltre che, ovviamente, Exuviae di Solitaire, che non mi stancherò mai di definire eccezionale http://www.efpfanfic.net/viewstory.php?sid=127736
Recensioni:
grazie sempre a tutti, vecchi e nuovi lettori! Cara Frozen,
sì, credo anch'io che sarebbero una bella coppia, Nina e Nagi,
peccato che lui pensi troppo al lavoro e poco alle donne. Ah... i
giovani d'oggi! Un grazie per la recensione anche a
Chiarucciapuccia. Nagi ha chiamato “cagna” Shizuru ma,
pensa, visto dove è vissuto negli ultimi dieci anni, secondo
me poteva andarle anche peggio. ;-) |
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Capitolo 10 *** Dissoluzione ***
Dissoluzione
Un altro ciclo stava finendo, ma a Mikoto dopotutto non importava. Earl era passato attraverso molteplici crisi, nella lunghissima vita che le era stata garantita, e la Dea Gatto era certa che il pianeta avrebbe superato indenne anche questa. Agitò il piede nello stagno sui cui bordi era seduta, guardando pigramente le carpe disegnare morbide ellissi colorate sotto il bordo della superficie. Pensandoci bene, la scomparsa delle Otome non sarebbe stata, dal suo punto di vista, chissà che perdita. 'È ora che il destino torni nella mani di tutti gli abitanti di Earl. Le giovani principesse si sono sacrificate abbastanza per questa gente.' Una carpa fu abbastanza temeraria da avvicinarsi alle sue dita, ma Mikoto la spinse via, osservandola perdersi tra le canne. Si sdraiò sull'erba, e chiuse gli occhi appoggiando un orecchio contro il terreno. 'Non è del tutto un male che i nostri gemelli di Earth siano giunti qui proprio ora. Ma anche gli altri stanno arrivando, è il cuore stesso del pianeta che me lo sussurra impaurito. E non c'è nulla che noi e quelli di Earth potremo fare da soli, contro quelli cui quel buffo esserino alieno mi mise in guardia, così tanti secoli fa.' Mikoto si rialzò, sentendo la voce di Mai che la chiamava insistentemente. Un sorriso immenso deformò i lineamenti da bambina della Dea Gatto che balzò prontamente in piedi. Sarebbe andata a trovare Natsuki Kruger, ma non prima di aver gustato un buon piatto di ramen.
Windbloom, 19 marzo, ore 18.00
Se c’era cosa che il Generale De Windbloom doveva riconoscere a Natsuki Kruger era l’estrema velocità con la quale prendeva le sue decisioni. La guardò correre avanti e indietro sotto gli schermi che trasmettevano immagini dal confine tra Florince e Lutesia Romulus, con l’orecchio perennemente incollato ad un telefono. La Direttrice non aveva fatto altro nel corso delle ore precedenti, cercando di mediare ad un’invasione quanto mai possibile, che era stata un fulmine a ciel sereno per tutto il Consiglio. Soprattutto quando alle armate di Romulus si erano unite quelle di Remus, decise a seppellire il loro ancestrale odio reciproco per fermare l’avanzata di un nemico comune. Questo era qualcosa che Mashiro non aveva previsto, ma che andava completamente a suo favore. Si rilassò contro lo schienale della confortevole poltroncina sulla quale Natsuki le aveva ordinato di accomodarsi, chiedendosi quanto ci avrebbero messo Yokho e Takeda a crackare lo Shinso e a scoprire il codice per la materializzazione. A questo proposito, più tempo le schermaglie tra Florince e due regni di Lutesia fossero durate, meglio sarebbe stato per i suoi uomini. “Ti consiglio di richiedere truppe da Aries come forze di interposizione” urlò a Natsuki per superare la cacofonia dei telefoni che squillavano. “O quelli tra poco se le daranno di santa ragione.” Il consiglio non richiesto le guadagnò un'occhiata furibonda da parte della Direttrice, che le fece piegare le labbra in un sorriso sarcastico. Alzò gli occhi agli schermi che costellavano la sala, ma su nessuno comparivano le Otome dei rispettivi schieramenti. I suoi agenti avevano suggerito al regnante di Florince di non mandare in campo le sue guerriere, cosa che avrebbe causato un'escalation del conflitto, ed erano stati ascoltati. 'Scommetto che a quel vecchio lagnoso è bastata l'esperienza della passata guerra. E così anche a tutti gli altri, immagino, considerato che neppure le loro guerriere sono in vista. Il trattato per la limitazione delle Otome non ha fatto altro che sancire un dato di fatto; perché, checché ne dica il Garderobe, i governanti di Earl sono stanchi di rischiare la pelle in prima persona ogni volta.' Mashiro sorrise al pensiero di quello che Yokho aveva scoperto. 'La conferma di tutti i nostri sospetti. Non poteva essere altrimenti. Chissà cosa ne penseranno i nostri alleati e gli stati neutrali, ai quali i nostri agenti stanno facendo pervenire i risultati degli esami.' I suoi occhi verdi guardarono incuriositi la sfilata di antiquati carri armati che stava passando sugli schermi. Florince era uno degli stati più avanzati e ricchi, superato solo da Aries, ma quello che stava vedendo avrebbe potuto essere annientato dalle divisioni di Haruka in meno di un'ora. 'I panzer del nostro Colonnello Armitage non dovrebbero incontrare molte difficoltà neppure contro le forze della sua controparte su Earl. Forse dovrei offrire a Natsuki le mie truppe, sicuramente sarebbero più efficaci. Oltretutto, non hanno la benché minima cognizione del concetto di sicurezza, visto come hanno lasciato entrare me, la loro nemica numero uno, nel luogo deputato alla difesa planetaria.' Appoggiato il gomito sul tavolo, e il mento sul palmo della mano, il Generale Mashiro si rilassò. 'Beh, certo, a meno di non assumere che loro non mi considerino per niente una nemica. Non posso dargli torto. Dopo quello che gli abbiamo mostrato, quegli esseri in nero hanno efficacemente sviato l'attenzione del Garderobe dai nostri veri fini.' Per un attimo la donna dimenticò il conflitto imminente pensando che, a quel punto, solo l'ottenimento di un paio di cose li divideva dal successo della missione: il codice al quale stava lavorando Takeda, e l'arma che solo Earl, di tutti i mondi che avevano visitato, possedeva. 'Aveva posseduto' si corresse, pensando che l'esimia Direttrice, come ultimo atto per mettere fine alla guerra con Artai, si era personalmente presa la briga di incenerire l'Harmonium. 'Folle. Un qualcosa di così potente da creare una deformazione controllata di tempo e spazio.' Quando Nagi gliene aveva parlato per la prima volta lei aveva pensato che ricordasse male. Ma Yokho aveva confermato le parole dell'albino. 'Un gigantesco acceleratore di particelle, così l'ha chiamato Yokho. Ne ho visti su altri pianeti, ma sono strutture usate per la ricerca, e mai come strumento di offesa. E lo posso capire, considerato che quella è un'arma che avrebbe le potenzialità di aprire dei veri e propri buchi neri nel tessuto spazio-temporale. Che sia con quella che i portali furono creati?' L'attenzione di Mashiro tornò su Natsuki. Non poteva perdersi in sogni di gloria di quel genere, non prima di aver recuperato il progetto dell'Harmonium. 'Un prototipo sarebbe chiedere troppo, sono passati troppi anni e pare che la geografia del pianeta sia cambiata nel frattempo. Ma all'arma definitiva ci avranno dovuto lavorare per mesi, anni magari, e in giro ne deve essere rimasta per forza una traccia. E se un progetto esiste deve essere custodito in quella che chiamano la Biblioteca Proibita, lo scrigno di tutto il loro sapere. Accedervi è la parte più difficile della missione, ma riusciremo a farcela, a costo di radere al suolo le mura di questo posto.' Sorrise dietro le spalle di Natsuki. 'Te lo prometto, Direttrice.'
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“È confermato, Direttrice, il Re di Florince ha lasciato Windbloom insieme alla sua Otome.” Natsuki strinse i denti, contrariata da quello che vedeva sullo schermo e da quello che le stavano riferendo, nella più totale impossibilità di intervenire. 'Non è poi così male che non l'abbia mandata sul campo, ma mi chiedo cosa abbia scatenato questo attacco improvviso.' Lanciò un'occhiata di sbieco alla condottiera di Earth, maledicendo il momento in cui le aveva dato il permesso di atterrare. 'Ci devono essere per forza loro dietro. O, quanto meno, quelli di Florince sono stati istigati dalle loro parole.' Si girò verso la donna, le mani appoggiate saldamente sui fianchi. “Qualunque cosa succeda, sappi che vi riterrò responsabili.” Mashiro le rimbalzò uno sguardo di pura sorpresa. “Ah sì?” “Contaci. Quello che avete detto in Consiglio ha frantumato il fragile equilibrio che avevamo, con difficoltà, creato dopo la guerra con Artai. E perché poi? Qual è il vostro maledetto tornaconto?” “Direttrice, le divisioni di entrambi gli schieramenti si sono fermate. Lo Shinso riporta che le Otome di Florince, Lutesia Romolus e Remus hanno attivato le vesti. Si trovano tutte nello stesso posto.” Natsuki riportò la propria attenzione sulla collaboratrice. “Dove?” L'espressione della donna si fece confusa. “Il Palazzo reale di Florince.” Poi fece correre veloce le dita sulla tastiera, mentre il suo sguardo si incupiva ancora di più. “Ovviamente anche il Re e la Regina dei regni di Lutesia sono là.” “Mettimi in contatto con loro.” Qualche secondo dopo, su uno degli schermi apparve il volto provato del Re di Florince. “Direttrice” scandì come se un peso gli opprimesse il torace. “Mi vuole spiegare cosa sta succedendo? Perché avete lasciato Windbloom? Cosa significa quello spiegamento di truppe contro i vostri vicini?” “I nostri cannoni non sono diretti contro di loro, Direttrice. Ci stiamo solo preparando ad affrontare la minaccia che quelli di Earth hanno portato alla nostra attenzione.” “E pensate di farlo da soli? Abbandonando il Consiglio e le altre nazioni? Ritornate immediatamente a Windbloom!” Natsuki vide distintamente il Re irrigidirsi. “Se permette” lui le rispose, con un tono nel quale trapelava una vena di paura abbastanza palpabile. “Non aveva senso rimanere oltre a Windbloom, sedendo senza far niente in attesa che quegli esseri calino su di noi.” “Sembra molto convinto che tutto quello che ci hanno raccontato quelli di Earth sia la verità.” “Dica pure fermamente convinto.” Le sue parole erano state talmente salde che Natsuki si chiese se l'uomo non disponesse di informazioni supplementari. “E in grazia di cosa? Di un filmato che potrebbe essere falso e delle parole di quelli che hanno ospitato il nostro peggior nemico?” Charles de Florince si mise a ridere. “Non ho ragione di credere che ci abbiano mentito, non avrebbero avuto nessun motivo per farlo. Credo invece che ci abbiano messo in guardia e che noi, come sempre, stiamo qui a discutere invece di prepararci, pensando che anche questa volta il Garderobe ci possa salvare.” “Prima di prepararci sarebbe meglio assodare quanto, di quello che ci hanno rivelato, è vero e, in ogni caso, stabilire un piano d'azione comune. Per questo io la invito a ritornare a Windbloom” malgrado la rabbia, Natsuki cercò di usare il suo tono più conciliante, nonostante avvertisse dentro di sé la fortissima sensazione che qualunque cosa avesse detto sarebbe stata invano. Confermando il suo presentimento, il Re di Florince scosse la testa. “È inutile. In questo momento i miei colleghi sono qui, e le prometto che farò di tutto perché ragionino.” “A che pro? Per schierarsi da soli contro gli alieni, se mai esistessero?” “No, per convincere il Garderobe a darci tutti i mezzi per difenderci.” Natsuki si sentì gelare. “Intende dire...” “Quegli esseri sono legioni, poche Otome non basterebbero mai a difendere tutto il pianeta. E io non posso mettere la vita dei miei sudditi a repentaglio per un sistema di valori oramai sorpassato. Io chiedo, e dopo che avrò parlato con loro sono sicuro che anche i regnanti di Lutesia saranno d'accordo con me, che il Garderobe metta a disposizione liberamente la tecnologia dello Shinso.” “Sa benissimo che, anche se lo facessimo, i requisiti non cambierebbero. Quanti dei vostri soldati sono qualificati per diventare Otome?” “Se è per questo quelli di Earth ci possono aiutare a risolvere il problema.” Natsuki sorrise. “Ripone molta fiducia in gente che è arrivata solo un paio di giorni fa sul nostro pianeta. Per quello che ne sa lei, potrebbero essere loro gli invasori, e qui solo per rubare la nostra tecnologia.” Il Re arrossì, ma non si lasciò prendere in contropiede dalla risposta sarcastica della Direttrice. “Potrebbero ma, finora, tutto quello che hanno proposto va sì a loro vantaggio, ma anche di quello di tutti gli abitanti di Earl. E non solo di una ristretta minoranza di nobili e fanciulle vergini.” 'Chi l'averebbe mai detto di sentire parole così rivoluzionarie sulle labbra di uno degli uomini più spocchiosi di questo pianeta.' Natsuki dovette mordersi la lingua per non dirglielo in faccia. “E cosa farete se non acconsentiremo?” chiese invece. “Firmeremo un trattato separato con quelli di Earth. Voi non ci potete impedire di acquistare tutte le armi che noi reputiamo indispensabili alla nostra sopravvivenza. Ci risentiremo domani, Direttrice, la prego di meditare sulle mie parole.” Con quello l'uomo chiuse il collegamento, lasciando Natsuki a fissare pensosa lo schermo nero. “Direttrice” dietro di lei udì la voce di Yokho. Si voltò quasi svogliatamente, sfiorando con lo sguardo Shizuru che esibiva la sua aria più calma, perfetto schermo per la sorda irritazione che invece, Natsuki era certa, stava consumando la Meister Viola. 'E come posso darti torto, amore mio?' “Che c'è adesso?” “Una cosa strana. I segnali di Sara Gallagher, e delle due Otome che l'accompagnavano, sono scomparsi per un attimo, poi solo quello di Sara è riapparso. E stiamo ricevendo dati preoccupanti sulla sua salute.” “Manda qualcuno a recuperarla. E cerca di riagganciare il segnale delle altre due ragazze.” Mentre un dubbio atroce si faceva strada dentro di lei, fissò il volto serafico del Generale De Windbloom. Non poteva essere un caso. Quelli di Earth erano implicati per forza in tutti quegli avvenimenti, l'alternativa era che i misteriosi nemici fossero già lì. “Oggi oramai è tardi” disse il più fermamente possibile a Shizuru, senza smettere di guardare Mashiro. “Convoca il Consiglio per domani, dobbiamo risolvere questa faccenda il prima possibile.”
Zipang, 19 marzo, ore 20.00
Takumi Tokiha alzò gli occhi stanchi dal fascicolo di documenti, posandolo sulla ragazza che, seduta alla sua stessa scrivania, aveva finito da un pezzo di leggere un simile plico. E che, nell'attesa che lui terminasse, l'aveva usato per fare graziosi origami. Takumi sorrise triste, prendendo tra il pollice e l'indice un delicato simulacro di airone. “Qualcosa mi dice che tu non abbia apprezzato le cose scritte lì.” Akira, la sua amante e guardia del corpo, strinse gli occhi a mandorla, prendendo tempo per terminare un ultimo unicorno. “Dovrei, forse? Ti rendi conto che quelle donne ci hanno ingannato per anni? Centinaia di anni? Sacrificando le giovani migliori di Earl per...” “Noi le sapevamo di già, quelle cose” lui le rispose quietamente. Per qualche secondo il silenzio scese su di loro, rotto infine dal grido di Akira. La ragazza scattò in piedi, appoggiando di piatto i palmi delle mani sul tavolo. “Ma che dici? E come fai a prendere tutto così con calma? Ti rendi contro che questa è una notizia rivoluzionaria che sconvolgerà il nostro pianeta?” Il sorriso di Takumi non si spense, anzi, il giovane sfiorò delicatamente il dorso della mano della sua compagna. “No, sono certo che c'è una ragione perché Fumi e la prima Direttrice del Garderobe imposero il segreto su questo dettaglio.”
Al sentire quel termine Akira borbottò qualcosa di intelleggibile, mentre Takumi continuava la sua difesa. “Akira, quelli di Earth cercano di farle passare per cospiratrici, ma ricordati che è grazie a loro se il nostro mondo ha goduto di trecento anni di pace. Cosa che non si può dire dei nostri gemelli venuti da un altro universo.” Akira abbassò gli occhi e tornò a sedersi, stringendo le mani a pugno davanti a lei. “Non cambia il fatto che è anche colpa loro se tua sorella è stata così cambiata dal suo soggiorno a Windbloom da non volere più tornare a casa.” “Non importa, Mai è adulta e ha fatto una scelta, che non tocca a noi mettere in discussione. Abbiamo già sofferto troppo, io e lei.” Un'espressione dolente emerse sul viso del giovane. “La ragione per cui noi sappiamo queste cose è perché il nostro popolo rinunciò, come il resto di Earl, alla tecnologia, ma non alla conoscenza. Quella, non permettemmo che ci venisse tolta, anche se lo studio di saperi come la genetica, la bionica, e le nanotecnologie, rimasero appannaggio della sola famiglia reale. Per questo il nostro popolo non ha mai avuto Otome, perché la mia famiglia non ha mai desiderato sacrificare giovani fanciulle in nome della propria sicurezza. Mio padre lottò strenuamente contro la decisione di Mai, arrivando al punto di cacciarla di casa. Non voleva che le venissero impiantate quelle cose...” Akira, quasi meccanicamente, riempì un bicchiere d'acqua e glielo porse, arrossendo senza un'apparente ragione. “È per quella stessa ragione che tuo padre rifiutò la mia iscrizione?” “Sì. Preferì che fosti addestrata come un ragazzo dai ninja più esperti per diventare la mia inseparabile guardia del corpo.” “Ma come Otome ti sarei stata più utile... e poi loro...” la ragazza non riuscì a terminare perché Takumi, improvvisamente, si sporse e le depositò un leggero bacio su una guancia. “Basta, Akira, ne abbiamo già parlato fin troppo” le sussurrò, facendola arrossire ancora di più. “Non importa se quelle sono eleganti, hanno vesti raffinate e nomi altisonanti. Ricordati quello che hai letto lì, ora lo sai anche tu quello che sono veramente. Il loro destino è una tragedia che io non avrei mai voluto per te. E poi... come avrei fatto ad amarti?” Lei gli rispose solo con un cenno della testa, mentre si sfregava gli occhi lucidi. “Va bene. Ma che diremo a quella donna?” “Che con noi i loro giochetti non funzionano.” Takumi sollevò la cornetta del telefono. “Iori, puoi far entrare il Colonnello Okuzaki.”
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Recensioni: come sempre grazie a tutti! Cara Hinata, la reazione di Kazuya e Akane sarebbe fin troppo scontata, secondo me. Prima farebbero quello che devono fare e poi procederebbero con il picchiare lo staff del Garderobe. Esattamente in quest'ordine! ;-) Quanto a Nagi... beh... anche secondo me Haruka e Yokho la stanno facendo troppo facile! Solitare... lo sapevo che il capitolo precedente ti sarebbe piaciuto! Tra l'altro ti devo ringraziare visto che senza le nostre chiacchierate certe cose sui cromosomi e le nanomacchine non mi sarebbero mai venute in mente, per tacere della calata dei Nobody sul pianeta Earl. Sono lieta che Yokho e Takeda ti piacciano, beh... Takeda in effetti piace a molti lettori e la cosa mi può solo fare contenta. Penso che sia uno dei personaggi più sottovalutati del fandom, dato che nella serie ci viene presentato comunque come un ragazzo con una certa integrità e senso dell'onore (insomma, dopotutto è il capitano della squadra di kendo!!) poi, poveretto, che sia stato bollato come uno sfigato pervertito solo per il fatto che sviene alla vista del suo amore proibito è una cosa che proprio non tollero. Spero di avergli ridato un po' di dignità. ^_^ Ti ringrazio Chiarucciapuccia per aver continuato la lettura nonostante i tecnicismi. Purtroppo erano necessari al proseguimento della storia, che è nata anche per cercare di spiegare (e sopratutto di spiegarmi) tutte le cose strane che ci raccontano in Mai Otome su GEM, Shinso e altre questioni. Come scrisse Arthur C. Clarke “Any sufficiently advanced technology is indistinguishable from magic”, e quello che succede su Earl credo che rientri proprio in questo caso. Nagi e Shizuru... ma pensa, io sono convinta che lui la trovi piuttosto terrorizzante, come qualunque persona che basa le proprie azioni sulla logica estrema potrebbe pensare di un'altra che invece, da un certo punto in poi, diventa completamente irrazionale. Però non sono proprio certa che non potrebbero andare d'accordo. Dopotutto, per entrambi, il fine giustifica più che ampiamente i mezzi. ;-) Frozen... a te posso giusto dire, dopo quello che ti ho scritto privatamente, “sto lavorando per te”.
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Capitolo 11 *** Lascito ***
Lascito
Zipang, 19 marzo, ore 20.30
“Glielo ripeto, Colonnello, noi non tradiremo il Garderobe, per nessuna ragione. Se una guerra dovesse scoppiare, ci vedrebbe al loro fianco. Con voi, spererei, considerato quello che dovremo probabilmente affrontare.” “Questo, Shogun, è purtroppo qualcosa che io non posso garantirle.” Akira trattenne il fiato, mentre i suoi occhi non lasciavano il volto fermo del Colonnello Okuzaki. La donna, più alta e di qualche anno più vecchia di lei, poteva essere sua sorella maggiore, ma il suo sguardo e il suo tono avevano una durezza che Akira non si sarebbe mai augurata per sé stessa. Nonostante quello il Colonnello aveva ascoltato cortesemente il fermo rifiuto di Takumi a collaborare con loro ed, eventualmente, ad assistere le loro truppe. “Allora io e lei non abbiamo più nulla da dirci, Colonnello.” Il giovane Shogun si alzò, velocemente seguito da Akira e dalla donna di Earth. Che, con grande sorpresa della kunoichi, si esibì in un perfetto inchino. Quando alzò la testa, i suoi occhi ametista si posarono su Akira, addolcendosi leggermente. “Grazie comunque per avermi concesso questo colloquio. Vi auguro... un futuro sereno.” Akira stette per qualche secondo in silenzio, a guardare la porta dove la donna era scomparsa. “Pensavo peggio. E, hai notato, non aveva la stessa divisa di quelli che sono comparsi a Windbloom.” Accanto a lei, Takumi si appoggiò il mento sulle mani giunte. “No. Viene da quella che chiamano la Coalizione Est, l'equivalente di Zipang su Earth. Però... non ti sembra che i suoi occhi fossero molto tristi?” Akira scosse la testa. No, lei non aveva notato nulla, ma doveva ammettere che Takumi era un osservatore migliore di lei, e sicuramente più sensibile. 'Ma, in ogni caso, qualunque cosa siano venuti a fare, non mi piace. Meglio stare in guardia.'
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Il Colonnello si accomodò sul flyer, lanciando una rapida occhiata al castello dietro di lei. Ammise con rimpianto che la sua struttura non era poi così diversa dal palazzo che lei era abituata a chiamare casa che, dopo sette mesi passati su Earl, cominciava a mancarle. Ma, prima di andarsene, c'era una promessa che doveva mantenere. 'Takumi... il tuo ultimo desiderio fu che io venissi qui a proteggere questa gente dalle trame di quelli della Repubblica Occidentale. Tu non ti sei mai fidato di loro...' “Iori” fece al suo attendente. “Diffondi l'ordine di dispiegare le truppe attorno alla capitale. E che gli RX siano pronti a volare al mio comando. Questa gente non ha Otome e, in caso di un'invasione, dovremo pensare noi alla loro difesa.” “Colonnello, è consapevole che questo va contro gli ordini del Generale De Windbloom?” “Non esattamente. Il Generale mi ha solo ordinato di far passare Zipang dalla nostra parte, e per farlo devo provare allo Shogun che si può fidare di noi. Non trovo miglior modo che assistere il suo popolo nel momento del bisogno. Oltretutto, le truppe stanziate qui provengono dalla Coalizione Est, sono quindi direttamente sotto il mio comando. Mi prendo io la responsabilità di quello che può accadere con il Generale.” “Che ci disse anche che dovevamo impegnarci solo se costretti, ed essere pronti ad un eventuale ripiegamento improvviso.” Akria sorrise alle obiezioni dell’uomo. “Lo so, Maggiore. E ciò mi prova solo che quel demone dai capelli ametista ha in mente qualcosa di losco.” Lasciò poi vagare lo sguardo fuori dal flyer. “Non posso dimenticare che mio marito, per quanto buono, mi disse in punto di morte di non credere mai ciecamente ai nostri alleati. E sia il Generale De Windbloom, che il suo entourage, non ha fino ad ora fatto, né detto nulla, per farmi cambiare idea. Quindi, io credo ancora a mio marito.” 'Dopotutto, eri tu il più sensibile tra noi due.'
Windbloom, 20 marzo, ore 7.30
Attorno alla tavola il silenzio era totale, disturbato solo dal suono delle voraci fauci di Mikoto al lavoro. Shizuru Viola prese un sorso di tè, nascondendo dietro la tazza uno sguardo che cominciava a farsi esasperato. La sera prima aveva convocato il Consiglio per le nove di quella mattina, ed era andata a letto decisa a concedersi, e a garantire a Natsuki, finalmente un'intera notte di sonno. Che fosse stata svegliata anzitempo con la notizia che Mikoto e Mai erano a Windbloom, e che la Dea Gatto voleva vedere la Direttrice, era già stato abbastanza scocciante, ma che ora tutti dovessero attendere, per conoscere il motivo della visita, che Mikoto avesse finito di mangiare era al limite della tollerabilità. Anche perché, come di consueto, l'appetito della Dea Gatto sembrava insaziabile. Shizuru si terse le labbra, guardando di soppiatto Natsuki. La sua amante aveva un'aria decisa, che non riusciva però a nascondere la stanchezza. Stava passando giorni tremendi, e Shizuru sapeva che c'era ben poco che al momento potesse fare per aiutarla, se non starle vicino e offrirle il suo sostegno incondizionato. Ancora una volta, tuttavia, la seconda Colonna del Garderobe si chiese se fosse giusto che l'equilibrio di un intero mondo gravasse sulle spalle di un gruppo di ragazze poco più che adolescenti, e sulla loro altrettanto giovane Direttrice. Ne avevano parlato a lungo, lei e Natsuki, sia in passato che, soprattutto, dopo il ritorno di Natsuki da Earth; mentre la Direttrice era ancora convinta che le Otome fossero l'unico baluardo contro il caos, Shizuru ne era sempre meno sicura, se mai lo era stata. Per quanto la riguardava, la sua fedeltà lei l'aveva giurata a Natsuki, prima ancora che al Garderobe, e non avrebbe esitato a gettare al vento il suo titolo da Meister Otome, e la sua vita, se la cosa fosse servita a salvare la sua amante dal pericolo. 'Sapevo che sarebbe arrivato questo momento. Da quello che ho letto l'atto di Fumi fu l'estremo tentativo, in un momento di grave emergenza, di salvare il pianeta dalla catastrofe, ma credo che neanche lei avrebbe voluto che questo stato di cose continuasse per secoli. Il popolo di Earl ha totalmente abdicato alla propria sicurezza lasciandola nelle mani dei loro sovrani e di noi Otome, convinti che saremmo sempre intervenuti a salvarli. Con il risultato che gli eserciti convenzionali sono oramai una massa di incompetenti, incapaci di difendere persino i confini dei propri stati, e alla mercé di chiunque disponga di armamenti e motivazioni forti abbastanza da dichiarare guerra ai propri vicini, come si è visto durante la guerra con Artai. E ora si sta ripetendo la stessa cosa. 'Le divisioni di Earth non reggono il confronto con noi Otome, ma non potremmo fare nulla se decidessero di attaccarci in massa con tutto quello che hanno a disposizione, per non parlare dei misteriosi esseri in nero. Le Otome sono nate per proteggere il proprio Master, non l’intero pianeta.' Shizuru sollevò gli occhi per fissare, dall'altra parte della tavola, la Regina Mashiro. 'È stato per una fortunata concatenazione di eventi che quella volta non abbiamo perso, e quanto vorrei che tutti se ne rendessero conto. Se Miyu e gli Aswald non fossero giunti in nostro soccorso, se Nina non fosse stata incapace di governare l'Harmonium, se Arika non avesse trovato dentro di sé la forza di distruggere sua madre, in questo momento al posto di Mashiro ci sarebbe qualcun altro.' I suoi occhi amaranto sfiorarono Nina, che aveva a malapena toccato la sua colazione e quasi mai alzato lo sguardo dal piatto, e si posarono sull'ultimo commensale. Le sfuggiva il perché Mikoto avesse voluto lì con loro anche il Generale De Windbloom, d'altronde, i processi mentali seguiti dalla Dea Gatto erano un mistero per lei, anche se non c'era nulla che la ragazzina più vecchia di Earl sembrava fare senza una ragione. L'attenzione di Shizuru fu richiamata proprio da Mikoto che, posando rumorosamente la forchetta, segnalò che almeno per le prossime tre ore non avrebbe avuto bisogno di ulteriore cibo. La vide scoccare un'occhiata grata a Natsuki, e Shizuru sorrise. Per quanto si comportasse come un'adolescente inselvatichita, il suo sguardo nascondeva una saggezza e un potere che andavano al di là dei suoi anni e del suo aspetto; da quello che le aveva raccontato Natsuki, Mikoto si aggirava su Earl da molto prima che le Otome entrassero in scena. L'Incantevole Ametista posò la tazza, in fervente attesa delle rivelazioni promesse dalla Dea Gatto. 'Ha affermato di sapere chi sono i nostri nemici e cosa vogliono da noi. Spero che ci chiarisca cosa sta succedendo e che, soprattutto, queste nuove informazioni ci portino ad una soluzione.'
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“No, non sono esseri umani, anche se una volta lo sono stati.” Natsuki si sporse verso Mikoto. “Ma ne hanno la forma”. “È solo un simulacro. Sono tutto ciò che rimane di un essere umano quando il cuore si separa dal resto del corpo. Indietro rimane solo un fantoccio dotato di volontà, ma una volontà talmente potente da permettergli non solo di vivere, ma di modificare la realtà a suo piacimento.” Natsuki e Shizuru si scambiarono un'occhiata perplessa. “Il cuore?” A quell'obiezione Mikoto scosse le spalle, intrecciando le mani dietro la testa. “È metaforico. Puoi chiamarlo energia vitale se lo vuoi. O coscienza. Alcuni lo chiamano anima. È ciò che ci dà emozioni e sentimenti. Tutto ciò che nasce e ha una discendenza possiede un cuore, anche i pianeti e le stelle ne hanno uno.” “Ma senza l'anima un corpo dovrebbe morire...” pigolò Mashiro, che sembrava in fervida attesa di una risposta. Non così Nina, nei cui occhi si poteva leggere un'ombra di diffidenza, e sicuramente non la Mashiro di Earth. Il Generale guardava Mikoto come se fosse una pianta esotica, sbirciando ogni tanto Natsuki come per accertarsi che la donna non stesse credendo ad una sola parola della Dea Gatto. Cosa che in effetti la Direttrice sembrava non voler fare. “Quelli invece mi sembrano particolarmente vispi” fece notare a Mikoto. La ragazza rispose con un cenno della testa. “È perché l’oscurità ha preso il posto del loro cuore. È l'oscurità che gli consente di non morire, e che gli dona poteri impensabili al resto degli esseri umani. Cosa che loro non sono più. Chi mi rivelò queste cose lì chiamò Nobody. Nessuno, nella nostra lingua.” “Mi sembrano un cumulo di sciocchezze mistiche” sentenziò la Mashiro di Earth incrociando le braccia al petto, subito contestata dalla sua omonima di Earl. “Solo perché voi non credete a nulla che non si possa misurare non significa che certe cose non esistano. O siete talmente arroganti da affermare il contrario?” Prima che il Generale potesse replicare, facendo sicuramente degenerare la conversazione, fu incredibilmente Nina che prese le sue difese. “Tuttavia, Altezza, non si può negare che le cose che ci sta dicendo Mikoto siano quanto meno strane. E poi, chi esattamente le avrebbe raccontato queste cose?” Mikoto sorrise alla giovane Meister. “Hai ragione, Nina. So che a tutti voi quello che sto dicendo appare strano. Ma è un segreto che mi porto dentro da centinaia di anni. E nemmeno tanto un segreto perché, nella Biblioteca del Garderobe, esistono documenti che provano queste cose, solo che non sono mai stati letti da nessuno della presente generazione.” “E perché?” ribatté Natsuki. “Perché gli unici che ne possono venire a conoscenza, eccetto io, sono i membri della famiglia reale di Windbloom.” Una ridda di differenti emozioni si scatenò sui volti degli astanti. Incredulità e stupore su quello di Natsuki, mentre pena e sconcerto emergevano negli occhi di Mashiro e Nina. “I membri legittimi, vorrai dire” affermò il Generale, lanciando un'occhiata obliqua a Nina. “Sì. Al compimento della maggiore età, agli eredi della dinastia veniva rivelata questa cosa. Dai genitori o da me. Nel caso di Nina è stato impossibile perché nessuno conosceva la sua identità, tant'è che pensavo che la linea di discendenza si fosse oramai interrotta.” “Potevi farlo dopo, no? Nina oramai è maggiorenne da un pezzo.” “Generale” la interruppe Natsuki, piccata. “È lodevole il tuo tentativo di difendere i diritti di Nina, ma ti assicuro che non ce n'è bisogno. Vogliamo invece far continuare Mikoto? Ad esempio potrebbe raccontaci come tutto questo è cominciato.” Di fronte a quell'invito la Dea Gatto sorrise apertamente, ficcandosi in bocca un dolcetto prima di cominciare il suo racconto. “La Guerra dei Dodici Regni infuriava sul nostro pianeta, e non sembrava esserci fine alla violenza. Nei laboratori di Windbloom, e della Federazione Schwarz, i loro principali avversari, si seguivano due opposte linee di ricerca, nel tentativo di creare l'arma finale. Ma mentre a Windbloom si indagava sulla tecnologia della materializzazione, le ricerche degli Schwarz volgevano su come sfruttare la forza di volontà a scopo bellico. I loro soldati divennero in grado di utilizzare a loro piacimento le forze della natura, i campi magnetici, le correnti termiche, arrivando a sviluppare poteri mentali come la telecinesi e la telepatia. Ma quei poteri erano instabili, perché la loro volontà era distorta da sentimenti di odio e rancore.” Mikoto fissò gli occhi dorati su Nina. “Proprio come te, che permettesti al livore di prendere il controllo durante la guerra con Artai, così fecero gli Schwarz, e non si avvidero che l'oscurità cominciava a vivere di vita propria, divorando i corpi dei loro stessi uomini.” Le mani di Nina si strinsero in grembo, e lei abbassò il capo, incapace di sostenere lo sguardo della Dea Gatto. “Lo so... più diventavo potente più sentivo quella cosa crescere dentro di me, ma non avrei mai pensato che fosse... viva.” “Non lo è. Normalmente la materia oscura è inerte, ma gli Schwarz indirizzarono le loro ricerche nel cercare di separarla dai cuori, per far sì che i propri soldati diventassero creature di pura volontà, senza costrizioni. Fu allora che lui arrivò.” La ragazzina fece una pausa per mangiare un altro dolcetto, mentre il resto dei commensali rimaneva in silenzio, ognuno perso nei propri pensieri. Il Generale De Windbloom, il cui sguardo era diventato sempre più diffidente mano a mano che il racconto continuava, ora fissava Nina, che invece non aveva più alzato gli occhi. “Lui?” chiese Natsuki, senza riuscire a nascondere, anche lei, l'incredulità. “Si presentò a me, e all'allora Regina di Windbloom, solo come 'il Re'. Non era un essere umano, e ci disse di provenire da un altro multiverso, così lo chiamò lui.” A quella parola, sia Shizuru che il Generale si fecero improvvisamente attente. “Disse che le ricerche sull'oscurità dovevano essere interrotte, ad ogni costo, altrimenti sarebbe stato il disastro per il nostro mondo.” “Perché? E come mai non aveva detto quelle cose agli Schwarz?” le fece di nuovo Natsuki. “Era stato da loro, ma l'avevano scacciato. Il Re ci rivelò che se non li avessimo fermati le creature generate delle ombre avrebbero divorato Earl e poi si sarebbero sparse in tutto il nostro universo, com'era già successo nel suo. E la Regina di Windbloom decise di ascoltarlo.” “Fammi capire” la interruppe il Generale. “Nel mezzo di una guerra avete dato retta a questo essere arrivato da chissà dove?” Mikoto annuì. “Lo avresti fatto anche tu, se ti avesse dato l'arma in grado di distruggere i tuoi nemici.” “Questo è già qualcosa che posso razionalmente accettare. Quale arma, però?” chiese la donna, e a Shizuru non sfuggì il suo tono estremamente interessato. L'Incantevole Ametista gettò uno sguardo carico di avvertimenti a Mikoto che, tuttavia, non colse il segnale. “L'Harmonium” declamò invece. “Ci diede i progetti per costruirlo e se ne andò da Earl, avvertendoci di usarlo anche per chiudere il varco tra il nostro multiverso e il suo. Ma fece in modo che solo quelli con sangue reale di Windbloom potessero sfruttare la sua potenza, perché era con quella casata che aveva stretto un'alleanza, e non voleva che il segreto dell’Harmonium si diffondesse troppo.” “Però il varco è ancora aperto” fece notare Natsuki. L'entusiasmo di Mikoto sembrò svanire. “Mentre l'Harmonium veniva costruito non si interruppero le ricerche sulla materializzazione. Alla fine, attraverso le nanomacchine, si trovò il modo di interfacciare direttamente un essere umano all'arma. Fumi, che era una cugina dell'allora Regina di Windbloom, e sua leale ancella, si offrì come volontaria per diventare la prima Otome, e per utilizzare l'Harmonium, visto il sangue della famiglia reale scorreva nelle sue vene.” La ragazza prese un profondo respiro. “Ma qualcosa andò storto e l'Harmonium, dopo aver devastato le terre degli Schwarz, ritorse i suoi poteri anche contro coloro che non c'entravano nulla. Earl ne fu quasi distrutto, e fu a prezzo di gravi sacrifici che riuscimmo a salvare il pianeta. Io posi un sigillo sull'Harmonium che rimase, inutilizzato, nelle viscere del castello di Fuuka. Allo stesso modo, per far sì che le ricerche degli Schwarz non potessero essere riprese, la tecnologia, con l'eccezione di quella necessaria alla sopravvivenza, venne bandita ed il progresso scientifico messo sotto lo stretto controllo del Garberobe.” “E scommetto che solo i vincitori sapevano la verità” insinuò il Generale. “Sì, fu la famiglia reale di Windbloom, i fondatori del sistema delle Otome, i garanti del sistema. E, ogni qualvolta l'erede della dinastia di Windbloom raggiungeva la maggiore età, veniva portato nella Biblioteca Proibita dove apprendeva questa tragica eredità. Eccettuati loro, solo io e Miyu eravamo a conoscenza dell’intera storia.” Il Generale indicò Nina. “Lo ribadisco. Però a lei non è stato detto nulla.” Mikoto scosse la testa. “Pensavamo che non ce ne fosse più bisogno, con l'Harmonium distrutto. Ma ora che c'è il fondato timore che gli esseri creati dall'oscurità ci assalgano, diventa necessario che Nina sappia.” A quelle parole, la Otome di Mashiro sbiancò. “Ma Mikoto” urlò alzandosi in piedi. “Io ho rinunciato al mio titolo. Adesso è Mashiro la legittima regina, tocca al lei...” Con un netto cenno di diniego del capo Mikoto interruppe le sue proteste. “No. Purtroppo non puoi abdicare al retaggio del tuo sangue. Di quello che sentirai e leggerai potrai farne l'uso che riterrai più saggio, ma tu sei l'unica che può accedere a quelle informazioni, come eri l'unica a poter utilizzare l'Harmonium.” “Non è vero, Arika riuscì a farlo funzionare” disse in quel momento Mashiro, il cui volto era una maschera di pietrificato stupore. “Quello era solo un segnale di emergenza” le rispose Mikoto. “Niente di più.” Nina si riaccomodò pesantemente al suo posto, intrecciandosi le mani davanti alla faccia. “Se è proprio necessario...” “C'è una cosa che però io vorrei sapere.” Tutti si voltarono verso la Meister Viola, che aveva parlato. “Perché ci hai raccontato queste cose davanti a lei, Mikoto?” chiese facendo un cenno verso il Generale De Windbloom. “Fino a prova contraria loro sono nostri nemici tanto quanto quegli esseri in nero.” Ma la Dea Gatto le sorrise. “No, per il fatto che i nostri gemelli di Earth sono esseri umani. E malgrado lo pensino, io li voglio mettere in guardia, perché niente di quello che potremo, o potranno, singolarmente mettere in campo ci salverà dai Nobody. Le nostre Otome sono troppo poche, e le divisioni di Earth non attrezzate per combattere esseri che usano il teletrasporto e poteri che potremmo solo definire magici.” “La magia non esiste” la interruppe brutalmente il Generale. “Lo so, è probabilmente solo una scienza talmente avanzata che ai nostri occhi sembra magia. È tutto quello che posso dirti di loro, d'altronde hai visto anche tu quello che possono fare.” “Però non c’hai ancora detto quello che vogliono da noi.” “I nostri cuori, dal momento che hanno perso il loro. O la nostra forza vitale, se preferisci, Generale De Windbloom. Da noi e dal nostro mondo. La divoreranno, facendo morire questo pianeta, e poi passeranno ad un altro, come avete visto nei vostri filmati.” Un profondo silenzio accolse le sue parole. Mikoto si alzò, senza che nessuno aggiungesse altro. “Andiamo Nina. Vi suggerisco di discutere di quello che vi ho detto e di raggiungere un compromesso. La posta in gioco è veramente troppo alta.” Natsuki la guardò andarsene, seguita da una molto riluttante Nina Wang. Poi lasciò vagare lo sguardo sui presenti. Mentre Mashiro era lo sconforto personificato, il Generale e Shizuru sembravano condividere un identico sentimento di incertezza. “È stato inconsueto, e Mikoto è inquietante in questa veste di profetessa di sventure” mormorò la seconda Colonna del Garderobe. Natsuki annuì gravemente a quelle parole. “Sì, non avrei mai pensato di sentire un discorso così coerente dalla bocca di Mikoto, ma tant’è... Shizuru, il Consiglio comincerà tra qualche minuto, potresti per favore presiederlo tu con Mashiro?” I suoi occhi si fissarono sulla donna di Earth. “Io rimango qui con il Generale De Windbloom, dobbiamo seriamente parlare.” In risposta, la donna di Earth annuì lentamente.
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“Sei silenziosa. Ma non devi avere paura.” Nina scosse la testa, alzando gli occhi dal pavimento del mausoleo di Fumi, lo stesso posto che, tanti anni prima, aveva violato con le sue amiche. “Non ne ho. È che pensavo che questa storia fosse finita con la mia rinuncia al trono.” Mikoto le sorrise. “Non fino a quando sarai viva. Te l'ho detto. Con il tuo sangue hai avuto in eredità grandi poteri e obblighi, che un atto legale non può cancellare. Ma lo sapevi vero? Altrimenti saresti rimasta nascosta nei boschi di Artai.” Nina non le rispose, e si voltò verso di lei solo quanto Mikoto le appoggiò delicatamente la mano sulla spalla. Gli occhi della Dea Gatto affondarono nei suoi. “Il tuo riscatto comincia oggi, Nina. Non lo dirò in pubblico ma, con le informazioni contenute qui dentro, tu diventi, seppure non ufficialmente, la Regina di Windbloom. Non te lo dimenticare mai.” A quel punto, un'espressione decisa emerse sul voto della Otome. “Va bene. Ma Mashiro è mia amica, e mi perdonò dopo tutto quello che le avevo fatto, io non potrò mai rubarle il posto.” “Nessuno ti chiede di farlo. Devi rimanerle accanto ed aiutarla nel suo lavoro, ma ricordati che la linea di successione non potrà mai passare da lei e che, una volta che sarà morta, tu o i tuoi figli vi dovrete riprendere il trono. È il doloroso lascito della tua famiglia, che tu non puoi rinnegare. Neanche desiderandolo con tutta te stessa.” Nina distolse lo sguardo, prendendo un profondo respiro. “Che la Fondatrice mi dia la forza allora...” mormorò, mentre Mikoto inseriva la chiave e apriva la Biblioteca Proibita.
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Il Generale Mashiro De Windbloom si sciolse il laccio lasciando i capelli liberi nel vento. Seduta sul davanzale della sua stanza, con le maniche della divisa rimboccate, e il soprabito abbandonato su una poltrona, sembrava una ragazzina pronta a fare qualche marachella, non il condottiero di un potente esercito. Il suo sguardo non si staccava dalla città che giaceva ai piedi del castello, nemmeno per guardare in faccia il suo ospite. Gli aveva raccontato tutto quello che Mikoto aveva detto, e della proposta di alleanza che Natsuki aveva fatto. “La nostra strategia ha bisogno di qualche ritocco, Nagi.” “Perché? In linea di massima è quello che ci aspettavamo, no? Natsuki ha avanzato l'idea che le nostre divisioni combattano con quelle di Earl e con le loro Otome, ma ha escluso categoricamente di darci in cambio il segreto della materializzazione. Che ci manca comunque poco per ottenere. Ma che gli uomini di Haruka combattessero con quelli di Earl l'avevamo già preventivato.” “Sì, anche se come ultima risorsa, visto che speravo che ce ne saremmo andati prima che i Nobody arrivassero qui. Anche perché, dal confuso racconto che ha fatto quella pazza su poteri magici, cuori e oscurità, ho capito solo che quegli esseri sono maledettamente pericolosi.” “Come se fosse una sorpresa. Comunque, dalle ultime rilevazioni emerge che stanno attaccando pianeti sempre più vicini alla distorsione, probabilmente per utilizzarli come teste di ponte” le disse Nagi inclinando il capo da una parte. “Dammi una tempistica.” “Non più di tre settimane.” Sospirando, la donna abbandonò la sua postazione e rientrò nella stanza, fermandosi davanti al Colonnello. “Avviserò Haruka di completare il prima possibile il dispiegamento delle truppe. Soprattutto attorno a Windbloom. Natsuki non sa ancora che sono qui, al momento è troppo impegnata a pacificare il suo mondo. E va bene così. Più che altro, quello che deve cambiare radicalmente è il piano che avevamo congegnato per impadronirci del progetto dell'Harmonium.” Nagi sogghignò. “L'avevo immaginato che solo quelli con il DNA della famiglia reale di Windbloom avessero accesso sia alla Biblioteca che all'Harmonium.” “Sì, l'ha confermato quella strana ragazzina con un discorso assurdo su sangue ed eredità. Il Maggiore Wang ci sarebbe stata davvero utile, ma ora il suo intervento non è più necessario.” La donna fissò Nagi negli occhi. “È complicato entrare nel loro sacrario, anche se nella concitazione della battaglia potremmo farcela, così come ci eravamo detti. Ma, dati gli ultimi sviluppi, è molto più facile far passare dalla nostra parte la Otome della Regina, Nina, alla quale in questo momento Mikoto sta rivelando tutto.” “Mi duole deluderti. Lei è assurdamente fedele a Mashiro e al Garderobe, non li tradirà mai.” “Non l'ha già fatto una volta?” il Generale ribatté, mentre Nagi scuoteva la testa. “Sì, ma era una cosa diversa...” “Non proprio. L'ha fatto per amore di una persona che reputava più importante di tutti i suoi amici.” “E quindi? Ti informo che si sono lasciati. Sergay Wang non ha più alcuna influenza su di lei.” Il sorriso di Mashiro divenne amabile. “Veramente pensavo a te.” “Ma che c'entro io?” Lo sguardo shoccato di Nagi la fece esplodere in una risata. “Risparmiami la commedia. Ti ho visto come la guardavi quando vi siete rincontrarti la prima volta. Lei è il tuo giocattolo, e speravi di riaverlo una volta tornato qui. Conoscendoti è perfettamente immaginabile, e non starò certo a biasimarti per quello, ma vedi di far collimare i tuoi interessi personali con quelli del tuo paese, Colonnello.” Nagi strinse leggermente gli occhi, mentre il suo sguardo mutava da noncurante a calcolatore. “Dubito che riuscirò a farmi ascoltare. O almeno, potrei dartene la certezza solo se avessi più tempo, ma ti assicuro che questa Nina è instabile quanto il triioduro di azoto, e maneggiarla altrettanto pericoloso.” “Lo so. Una parola sbagliata e quella diventerà la nostra peggiore nemica. Per questo devi essere tu ad avvicinarla. Tu la conosci. Lei era la tua Otome, addestrata per proteggerti. È cresciuta con questa convinzione, e con martellato in testa il dovere di stare al tuo fianco, non è così che funziona, da queste parti? Oltretutto, avete condiviso l'esperienza della guerra e del fallimento, non puoi dire che fra voi non c'è nessun legame.” La smorfia infastidita apparsa sul volto di Nagi fece capire a Mashiro di aver toccato un tasto dolente. Sorrise convinta. “E poi, lei è la Regina per diritto di nascita, scavalcata da una trovatella, con un passato oscuro da riparare che dubito che qualcuno abbia dimenticato. Lei, tra queste principesse perfettine, è la più sbagliata.” “E io sono quello che le ricorda il suo passato.” Nagi si mise a ridere. “Mashiro, Nina mi odia, consapevolmente o meno. Io sono quello che le ha fatto fare tutte quelle cose brutte, e che ha sparato in testa al suo amato bene.” Mashiro si avvicinò a lui, e gli batté l'indice sul petto. “Tu sei quello che è stato capace di fregare i nostri reclutatori raccontando pietose bugie. E l'elenco di quelli che sei riuscito a far fessi negli anni, gente molto più cinica di questa, è lunghissimo. Far credere quello che vuoi a quella ragazzina non dovrebbe essere poi così difficile.” “Quello che mi stai chiedendo di fare si avvicina molto alla prostituzione” Nagi sospirò teatralmente, mentre lo sguardo di Mashiro si faceva sarcastico. “Perché? Non è più o meno la tattica che hai usato con il Colonnello Wang e sua moglie? Facendo addirittura credere ad entrambi di essere innamorato di loro?” “Pensi che non sia vero?” “Già, per il fatto che l'unica persona di cui sei innamorato è te stesso.” Davanti a lei Nagi fece spallucce, arrossendo leggermente, come un bambino. “Mi conosci troppo bene.” “Esatto, e so che ce la puoi fare, visto che ingannare il prossimo è il lavoro che ti riesce meglio. Ma vedi di essere cauto, non avremo un'altra possibilità.” Annuendo, Nagi fece un passo indietro, e si portò la mano tesa alla fronte. “Agli ordini, Generale. Farò quello che desideri.” “Un'ultima cosa” Mashiro esalò netta, mentre Nagi si bloccava ad ascoltarla. “Il resto del piano non cambia. Noi tutti siamo sacrificabili, purché la nostra patria acquisisca il segreto della materializzazione e quello del cannone a particelle.” La donna sorrise gelidamente. “E ricordati che, qualunque cosa accada, quegli esseri non devono lasciare questo pianeta. A qualunque costo. Non mi bevo quella stupidaggine sulla forza vitale. Non so a cosa mirino, di preciso, ma è certo che questo mondo gli interessa, se non altro perché è l’ingresso a qualcosa di sterminato. Fin'ora hanno attaccato solo civiltà molto evolute per cui, dopo Earl, il nostro pianeta potrebbe essere il loro prossimo bersaglio.” “Questo è sicuramente più sensato di tutto quello che ha raccontato la gatta. Ma, non temere, noi tutti sappiamo che Earl dovrà diventare la tomba di quegli esseri” l'albino le rispose solennemente, nonostante le sue labbra si piegassero in un leggero sogghigno che, andandosene, diventò sempre più ampio. Rimasta sola, Mashiro ritornò alla propria postazione sul davanzale. La città là fuori era proprio bella, le conveniva godersi quella vista fino a che era ancora intatta.
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Recensioni: come sempre, un grandissimo grazie alle mie assidue commentatrici, Hinata, Solitaire, Chiarucciapuccia e Frozen. Ho intenzione di usare tutti i personaggi di Otome, quindi spero che sarete soddisfatte di come tratterò i vostri beniamini. ^_^
Una menzione d'onore per Shainareth che mi sta anche facendo da beta postuma. Alla fine di questa ff, le erigerò una statua di platino nel palazzo reale della capitale di Zipang. Come mai proprio lì? Chissà... ^_^
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Capitolo 12 *** Bilico ***
Bilico
Windbloom, 20 marzo, ore 18.00
“Sto bene.” Natsuki guardò diffidente Sara Gallagher, per poi spostare la sua attenzione su Yokho. La dottoressa del Garderobe controllò un monitor, prima di rivolgersi ad entrambe le donne con un sorriso. “A parte l'amnesia gli esami non registrano nulla di anormale.” “Nemmeno una qualche traccia di sedativo?” “No.” Sara strinse il lenzuolo tra le mani. “Chiaramente ne hanno usato uno che i nostri strumenti non riescono a rilevare. Non posso essere rimasta incosciente per così tanto tempo.” “Non esserne così certa. Hai colpito il fianco della montagna a più di duecento chilometri orari. Ti abbiamo trovata sotto un cumulo di pietre e ghiaccio, con la tua energia vitale quasi esaurita. La tua veste avrebbe potuto disattivarsi da un momento all’altro” le disse Yokho.
Natsuki guardò la bionda Colonna girare la testa, con in viso un'espressione che non le aveva mai visto: un misto di testardaggine e preoccupazione. Ma poteva capirla. Da quello che aveva raccontato, sembrava proprio che fossero state attaccate e, nonostante tutti i mezzi che avevano impiegato, le due Otome uscite in missione con lei risultavano ancora disperse.
Natsuki le mise una mano sulla spalla. “So che ti senti responsabile per loro, ma le troveremo. Adesso devi solo pensare a riprenderti; per qualche giorno è meglio che tu stia a riposo.”
La donna girò un paio di schioccati occhi blu su Natsuki. “Riposare? Ma se mi sento in perfetto stato?”
“Lascia perdere. Conserva le forze per quando ne avremo veramente bisogno.”
Senza attendere la risposta di Sara, Natsuki lasciò velocemente la stanza, consapevole di quanto fosse stata brusca.
‘Scusami, ma non è più tempo di convenevoli. Tu non ricordi nulla, se non che qualcosa vi ha attaccate. E lo stile che hai descritto non mi sembra quello utilizzato dai Nobody.’
La Direttrice si voltò verso Yokho, che l’aveva seguita fuori dalla stanza.
“Non avete trovato nessuna traccia, quindi?”
“No, nemmeno un frammento di ciò che Sara dice di aver distrutto, e nessuna traccia radioattiva. Ma sono passate troppe ore, e l’intera zona è tutt’ora battuta dalla tempesta. Se si calmerà potremo fare qualche ricerca, ma temo che sarà oramai troppo tardi. Paradossalmente, la barriera di forza prodotta dalle nanomacchine ha protetto il corpo di Sara in un modo talmente efficace che neppure una particella di materiale estraneo è penetrata, altrimenti avremmo potuto ottenere qualche campione.”
Natsuki fece un netto segno di diniego con la testa. “Preferisco di gran lunga avere lei tutta intera. Comunque, diramerò l’ordine di mettere in stato di preallarme tutte le Otome e i loro signori, chissà che l’eventualità di attacco imminente non riesca a pacificare questo povero pianeta.”
“Il Consiglio quindi non è riuscito a trovare un accordo?” “No, anzi. Florince e i due regni di Lutesia sono sempre più arroccati sulle loro posizioni. Il Governatore di Artai è un nostro uomo, ma la gente nelle strade inneggia al ritorno di quella carogna di Nagi, e la piccola Arashi De Artai ha già insistentemente chiesto di poter incontrare lo zio. Mentre quelli di Cardair tentennano.” Scosse il capo sconsolata, girandosi a guardare Yokho che stava, invece, incredibilmente sorridendo. “Che c’è di tanto ridicolo?”
“Stavo solo pensando che in questo momento il giovane Kazuya, e la sua amorevole Otome, stanno sicuramente ponderando gravemente la possibilità offerta, da quelli di Earth, di risolvere il problema delle nanomacchine.”
A Natsuki, a quel punto, non rimase altro che scuotere il capo portandosi, drammaticamente, una mano alla tempia. “Sapevo che sarebbe stato un errore permetterle di rimanere accanto a lui come sua Otome, ma non ho potuto farne a meno, essendo quello l'unico modo per far sì che almeno si potessero frequentare. Le famiglie nobili di Cardair stanno ancora litigando su chi dovrà ascendere al trono come regina. E fino a che non sarà deciso, i due dovranno rimanere divisi, come la nobiltà locale, che ci finanzia, ci ha richiesto.”
“Questo non lo sapevo. Quindi c’è la fondata possibilità che lei non venga scelta?” “Sì. Ma, se succederà, farò pressioni perché il suo contratto con Kazuya venga sciolto. O, più facilmente, saranno gli stessi nobili di Cardair che lo chiederanno. In ogni caso, non permetterò che lei, che ne è innamorata, debba sopportare di vederlo andare a letto con un’altra.” Erano intanto arrivate alla porta dell’ufficio di Yokho. “Un tè?” le offrì la donna. Natuski annuì, varcando velocemente la soglia e sprofondando in una delle comode poltrone. Esausta dopo giornate tanto tese, accettò grata la bevanda calda offerta da Yokho. Aveva un profumo gradevole ma insolito, che le fece pizzicare un po’ il naso. “Non fare quella faccia” la rimproverò bonariamente la dottoressa. “È solo un infuso di menta e melissa. Ti giuro che non ho sciolto dentro uno dei miei intrugli.” “Forse non mi dispiacerebbe, sai?” disse la Direttrice lentamente, fissando il liquido dorato. “Magari la prossima volta. Tornando al discorso di prima...” Natsuki alzò una mano, per bloccare Yokho, mentre si appoggiava la tazza contro le labbra prendendo un sorso di tè. Lo deglutì facendo una smorfia. “Lo so. Mi stai chiedendo se ho mai avuto dubbi su un sistema che costringe persone che si amano a rimanere divise in nome della fedeltà al proprio paese.” Yokho le sorrise comprensiva. “Veramente volevo sapere che intenzioni avevi con i nostri governanti. Ma, in effetti, mi piacerebbe sentire la tua opinione anche su quell’argomento.” “La sai di già. Sì, credo ancora che sia necessario.” Il tono leggermente incerto fece allargare il sorriso della scienziata. “Ma migliorabile. Malgrado i modi, quelli di Earth hanno ragione. Le nostre ragazze sono inefficaci di fronte ad una minaccia come quella dei Nobody.” “Parli come Shizuru. Vi siete coalizzate contro di me?” “No, e lo sai anche tu che abbiamo ragione.”
“E anche se fosse? Non c’è nulla che possiamo fare.” Natsuki si alzò, finendo il tè in una sorsata. “Come sai bene non c’è modo di accedere al nucleo dello Shinso senza far saltare l’intera Windbloom in aria, altrimenti gli Schwarz l’avrebbero fatto durante la guerra. E non abbiamo le conoscenze informatiche per cambiare la sua programmazione.”
“Noi no. Ma forse quelli di Earth sì” dicendo quello, Yokho si avvicinò a Natsuki, sfilandole la tazza vuota dalle mani e capovolgendola sul tavolo. “La tecnologia che ha creato lo Shinso è superiore alla loro, e basata su postulati diversi. Ma sono certa che riuscirebbero ad arrivare ad una soluzione prima di noi.” “No. Non ci serve.” Natsuki rimise a posto la tazza. “Ne snaturerebbe la funzione. Quello di disattivare le nanomacchine, in caso di un rapporto sessuale, è un meccanismo di controllo e protezione, settato per evitare che il padrone abusi della lealtà della sua guerriera. E per evitare a lei di trovarsi a combattere sapendo di mettere a repentaglio la vita di colui che ama.” Yokho distolse lo sguardo, fissandolo sulla fotografia che conservava sulla scrivania, seminascosta tra le pile di libri. “Come se la gente non si innamorasse comunque di quelli di cui non dovrebbe” disse tristemente. “Lo so. Ma in ogni caso sarebbe un disastro per il nostro pianeta se tutti ottenessero la tecnologia della materializzazione. Non vedi come sono? Lupi famelici sempre pronti ad azzannarsi alla gola.” A quel punto, lo sguardo si Yokho si fece improvvisamente duro. “Ne sono consapevole. Ma tu, ti rendi conto che prima di preoccuparci di quello che potrà essere di Earl in futuro, dovremmo assicurarci di averne uno?” Il telefono squillò, bloccando la replica di Natsuki. Yokho alzò il ricevitore, rispondendo bruscamente, per poi passarlo alla Direttrice con un cenno. La donna ascoltò la telefonata, mentre il volto mostrava, via via, una crescente irrequietezza. Mormorò solo un flebile ‘ho capito’, prima di riagganciare. Poi, il suo sguardo si conficcò in quello di Yokho. “Era Shizuru. Ha appena ricevuto una chiamata desolata da Zipang. Lo Shogun è stato avvicinato da quelli di Earth. Quei maledetti conoscono il nostro segreto.”
La dottoressa non fece una piega. Anzi, si permise di sorridere, anche se amaramente. “Avrei scommesso che ci avrebbero messo di più. Chiunque siano i loro scienziati, sono di certo molto brillanti.”
“Su questo non ci sono dubbi. Se non altro, da oggi giochiamo a carte scoperte.” Detto quello, Natsuki marciò risolutamente verso la porta.
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Distesa sul divano, nel soggiorno del suo appartamento, Nina desistette finalmente dal massaggiarsi le tempie. Tanto non sarebbe servito per farle recedere il mal di testa, per contro, le stava venendo un crampo ai polsi.
'Forse dovrei andare da Yokho a farmi dare qualcosa' si ripeté, senza trovare la forza di alzarsi. Se c'era qualcosa che non voleva fare in quel momento, era incontrare qualcuno. Anche se sapeva che, prima o poi, avrebbe dovuto lasciare la sua stanza per andare a fare rapporto alla sua Regina e a Natsuki.
“La mia Regina...” mormorò, sentendo una stretta al cuore.
Dopo la guerra con Artai Natsuki le aveva rivelato che era lei, e non Mashiro, la vera sovrana di Windbloom e, in un primo momento, Nina aveva negato la cosa con tutte le sue forze, per poi ammettere tristemente che era suo dovere accettare l'odiosa verità che, come sovrana, era adatta al ruolo ancora meno di Mashiro. Aveva fatto soffrire milioni di persone in nome dell'egoistico amore che provava per Sergay, pienamente consapevole che, se anche avesse saputo di essere la vera regina, la cosa non l'avrebbe distolta dal seguire gli ordini di Nagi.
'Non quando tutto quello che mi importava era l'approvazione di quello che chiamavo padre.'
Si raggomitolò su un fianco, mentre le profetiche parole che l'albino le aveva rivolto solo un paio di giorni prima le tornavano in mente.
'Mi disse di non dimenticare che ero io la vera regina, esattamente la stessa cosa che anche Mikoto mi ha detto. Però questa cosa, in tutti i mesi che ho trascorso in solitudine nelle foreste, io non l'ho mai scordata. Anche se ho rinunciato volentieri, lasciando ad altri gli obblighi del trono. Allo stesso modo ora potrei anche liberarmi da questo peso rivelando a tutti quello che cela la biblioteca, ma sarebbe giusto lavarmene così le mani?'
Sentì salirle in gola un rantolo molto simile al lamento di un animale ferito, ma non cercò di trattenerlo.
'Sono totalmente sconnessa. E non posso chiedere aiuto a nessuno. Non a quella poveraccia di Mashiro, che è la più miserabile tra noi, non a Mikoto, che mi ha già detto che sono grande abbastanza per prendere una decisione da sola, e non ha tutti i torti. Natsuki, forse? Anche se lei ha già troppe cose a cui pensare. La donna di Earth e Nagi sono cinici abbastanza da darmi un consiglio obiettivo, ma mi posso fidare di loro? Quando, al di là di tutte le frottole che ci hanno raccontato, sono qui solo per avere i segreti dello Shinso?'
Nina spalancò gli occhi, e si rizzò a sedere. 'E se anche fosse? La sopravvivenza di Earl non è molto più importante? Quello non sarebbe forse un prezzo equo da pagare per avere il loro aiuto? In ogni caso dubito che potremo nascondergli le cose ancora per molto e, fino a che abbiamo qualcosa da offrire, non è forse il caso di approfittarne?'
In quel momento un leggero bussare la distolse dai suoi pensieri.
“Nina, come stai?” la voce di Arika pigolò attraverso la porta.
Senza esitare la giovane Otome si alzò, attraversando velocemente il piccolo soggiorno e spalancando la porta. Doveva inalberare un'espressione ben truce, perché vide Arika recedere di un passo, leggermente incerta.
“Tutto bene” le fece, suonando abbastanza decisa. “Vieni, entra.” Si voleva almeno aggiustare un po', prima di presentarsi a Mashiro.
Con Arika che le trotterellava dietro, si diresse verso il bagno.
“Sarà, ma non hai una bella cera.”
“Il mal di testa mi sta uccidendo. Ho esaminato migliaia di dati in queste ore, che non possono essere copiati su nessun supporto, quindi molte cose me le sono dovute imparare a memoria.”
“Scoperto qualcosa di interessante?”
Nina osservò criticamente la sua immagine riflessa, trovandosi orribile. Si sciolse i capelli, cominciando lentamente a spazzolarli. “Molto più di quando credessi. E forse anche qualcosa che davvero ci potrà aiutare contro i Nobody.”
'E poi altro ancora, che mi fa tremare il cuore al solo pensiero.'
Arika le allungò i fermagli, con in volto un'espressione estremamente seria. “Ne parlerai con Mashiro?”
“È quello che voglio fare una volta terminato qui.” Spiò la sua amica, e le labbra le si assottigliarono ulteriormente. 'Non ti preoccupare, non ho nessuna intenzione di nasconderle nulla.' Sospirando profondamente si girò, mettendo le mani sulle spalle di Arika. “Te lo dirò una volta sola. La sola Regina di Windbloom rimane a lei. Come ti confessai due anni fa, non lasciai il mio rifugio nei boschi di Artai per venire qui a reclamare il trono, e non lo farò ora.” Arika annuì, ma con una punta di incertezza che non sfuggì a Nina. “Che c'è? Non mi credi?” le chiese. Arika scosse la testa. “No, non è per te. Ma Mashiro ha paura ora, ti volevo solo dire questo. Ti prego, non farla soffrire.” “Sai benissimo che non lo farei mai.”
“Potresti non poterne fare a meno.”
Nina lasciò che le sue mani scivolassero giù dalle spalle di Arika. Sinceramente, non capiva dove l'amica volesse arrivare. Prima che potesse chiedere ulteriori spiegazioni, però, Arika distolse lo sguardo, reso lucido dalle lacrime.
“Caso mai tu non te ne fossi accorta, quelli di Earth sono molto interessati a te. Mashiro ha paura che tu possa...”
Arika non riuscì a finire la frase, ma Nina comprese comunque, e la gravità della rivelazione le fece spalancare gli occhi. “Sono venuti qui per invaderci, come potrei farvi questo? Vi fidate di me ancora così poco?”
“No. Ma Natsuki dice che non dobbiamo credergli, che qualunque cosa esce dalle loro bocche va solo a loro vantaggio.”
'Certo, e io ho già dato prova di essere stata fin troppo pronta, in passato, a passare dalla parte dei cattivi' Nina pensò amaramente.
“Ho forse mostrato di volerli in qualche modo ascoltare?”
Arika abbassò la testa, il volto rosso dall'imbarazzo. “Due giorni fa tu hai incontrato Nagi da sola, perché non ce l'hai detto?”
Trattenendo il respiro, Nina fece un passo indietro. “Perché avrei dovuto? L'ho solo avvertito di lasciare in pace Mashiro.”
'E molto altro. Quella stupida guardia sarà andata a raccontare a tutti che ci siamo visti. Perché qui dentro sono tutti dei maledetti impiccioni?' “Se era solo questo, perché non ce l'hai detto?” “Perché avevate troppe cose a cui pensare” ritorse, impossibilitata a negare la verità.
“E non ti è venuto in mente che una cosa del genere, in un momento simile, avrebbe potuto apparire quanto meno sospetta?” gridò Arika, mentre le lacrime le rigavano le guance. “Io ti credo Nina, ma non tutti sono come me. Quello non è solo uno dei capi di un'armata dai propositi comunque non chiari, è l'uomo che ha precipitato il nostro pianeta nel caos, il tuo precedente Master i cui ordini erano legge per te. Nonché...”
Nina terminò per lei, la voce ridotta a un flebile sussurro. “Il mio promesso sposo se quella rivoluzione di tanti anni fa non mi avesse scalzata dal trono.”
Adesso Arika piangeva apertamente. “Ti prego, Nina, non fare nulla di avventato. Io non voglio perderti di nuovo.” Angosciata, Nina la prese tra le braccia. 'Piangi per me, per te, o per Mashiro, piccola formichina? A questo punto, non mi importa cosa penserete di me. Vi parlerò, ma a tutti insieme. Noi di Earl abbiamo bisogno del sostegno delle armate di Earth, quello che ho visto là dentro lo conferma. E se, per salvare questo pianeta, passerò per una traditrice e una collaborazionista, ne sarà comunque valsa la pena. In ogni caso, nessuno mi ha mai veramente perdonata dopo quello che ho fatto a fianco di Nagi.' Il pensiero rivolto al suo precedente Master, Nina chiuse gli occhi, e fu lieta che Arika non potesse vedere la sua espressione afflitta. 'Forse, per tutti e due, c'è un unico modo per espiare davvero le nostre colpe.'
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“Sedurre quella ragazzina. Che idea stupida.” “Da quello che ha detto Mashiro sembrerebbe la depositaria di grandi segreti.” “Che dubito rivelerà a te, tra tutti quelli che la circondano.” “Devo solo trovare le parole giuste.” “Cerca almeno di farlo in fretta, quegli esseri non staranno certo ad aspettare che tu te la sia portata a letto.” Nagi sorrise, divertito dalla scambio di battute. Il Maggiore Wang aveva preso la cosa meglio di quello che lui avesse sperato ma, d'altronde, quello di avvicinare Nina era un ordine di Mashiro, che la sua amante non aveva potuto contestare. ‘Ma poi, perché pensano che, per forza, la debba fisicamente sedurre? L’ho fatto su Earth con Sergay e Nina, perché non avevo avuto altra scelta, ma questa invece...’ Si mordicchiò la punta del pollice, alle prese con un problema che non si era aspettato insorgesse, perché applicare la stessa tattica a Nina gli sembrava non solo impraticabile nel breve periodo ma, addirittura, quasi ripugnante. E sapeva perché. Ed era una cosa che odiava di sé stesso, ma che non sapeva come superare.
‘Come faccio a vederla come una donna ‘normale’, quando per metà della mia vita mi hanno condizionato a considerare le Otome intoccabili? Soprattutto la mia. Anche con la Nina di Earth è stato difficile, anche se lei non se n’è mai accorta. Ma, dopotutto, anche fisicamente è una persona diversa: più alta, più formosa. Potrebbe essere la sorella maggiore della piccola Wang.’
La osservò mentre, con una smorfia in viso, la donna era intenta a strappare metodicamente i petali ad una delle margherite del giardino del castello.
“Non sei nemmeno un pochino gelosa?” la stuzzicò, cercando di pensare ad altro.
Nina alzò le spalle, noncurante, anche se un deciso rossore le colorò le guance. “Di cosa? Di una ragazzina anoressica con una quantità di problemi psicologici? Mi dispiace solo essere venuta fin qui per niente.”
“La tua presenza è ancora indispensabile.” “Lo spero. Vorrei che a casa mi ricordassero per essere morta mentre combattevo per il mio paese, non mentre facevo la portaborse.” Strappò un ultimo petalo e si alzò dalla panchina, percorrendo il vialetto in cerca di un altro innocente fiore da scarnificare, mentre a Nagi non rimase altro che ammirare, ancora una volta, la sua personalità così decisa e pragmatica.
'Nina sarebbe stata esattamente come te, se quel disgraziato incidente di percorso non si fosse frapposto tra lei e il trono, vent'anni anni fa. A capo di questo paese, in questo momento, avrebbe potuto esserci una regina vera. E il sottoscritto.'
Non ci aveva mai pensato seriamente, fino a quando non era ritornato su Earl e aveva dovuto imbastire quel delirante teatrino per far impazzire Mashiro. Ma non poteva negare che l'entità di quello che avevano perso, sia lui che Nina, era incommensurabile.
'Ma lei è stata decisamente più sfortunata di me. Anche se mi vengono i brividi al pensiero che saremmo potuti diventare una di quelle noiose coppie di nobili che passano il tempo a giocare a scacchi e a golf. Forse è stato meglio così. Tra l'altro, chissà se a Nina piacciono gli scacchi? E se la invitassi a fare una partita con me? Almeno sarebbe qualcosa di... neutrale.’
Soffocò una risata abbassando la testa e mettendosi una mano davanti alla faccia. ‘Non ci posso credere. Quella ragazzina mi sta facendo venire l’ansia da prestazione. A me. Il problema è che la mia Nina ha ragione: quella ragazza è un catalogo di disturbi della personalità. Non posso negare che l’idea di conquistare la sua fiducia sia intrigante, ma talmente rischioso che quasi quasi preferirei affrontare i Nobody. Loro almeno dovrebbero ragionare in una maniera coerente.’
Si guardò attorno. A parte le varietà di fiori, il giardino interno del palazzo era immutato da anni e, come tutto il resto della struttura, assolutamente orribile ai suoi occhi abituati ad architetture più moderne ed ardite.
'E se le parlassi di gerbere? Magari è qualcosa che la interessa e che non le fa ricordare il suo passato. Ma sarebbe inutile. Quello che il Generale non riesce a capire è che sono IO il problema, e anche questo maledetto posto dove qualunque cosa è rimasta identica nei secoli dei secoli. Ma non dovevano ristrutturarlo?’ Spostò la sua attenzione verso le scale. Poi abbassò gli occhi e li rialzò verso la fontana che giaceva dove la prima rampa si divideva in due. Lassù, c'era qualcuno che un secondo prima non aveva notato. Sbatté le palpebre, ma evidentemente non era un'allucinazione visiva. Il nuovo arrivato era vestito da capo a piedi in una cappa nera, con un cappuccio calato sul viso e guanti neri a coprirgli le mani. Non aveva un solo centimetro di pelle scoperta, eccetto la parte bassa del viso. L'essere aprì la bocca dalle labbra sottili e pallide. “Tu devi essere il Colonnello De Artai. Io sono Zexion, lo stratega dei Nobody. Piacere di conoscerti.”
La mente di Nagi accantonò il problema Nina, catalogando immediatamente il nuovo arrivato come qualcuno di estremamente pericoloso, e che non avrebbe dovuto essere lì, in quel momento. Ma, malgrado quello, Nagi non poté fare a meno di sorridere all'ironia della situazione. Perché Zexion era nello stesso identico punto dove lui, tanti anni prima, aveva avuto il primo, tempestoso incontro con la principessa Mashiro. Tutto quello che l'albino riuscì ad augurarsi, in quel momento, fu di non fare la sua stessa fine.
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Recensioni: come sempre, un grandissimo grazie alle mie assidue commentatrici, Hinata, Solitaire, Chiarucciapuccia, Frozen, Shainaret. La quale ha anche curato il betareading di questo capitolo, scovando un bel po' di magagne, grazie amora!
Un ringraziamento e un saluto speciale a Hanabi alle prese con il trasloco. In bocca al lupo!
Quanto al resto...
La Akira di Earth tornerà presto, cara Shainareth, ho un serbo per lei qualcosa di... erhmm... sfavillante. La Nina di Earl invece so esattamente come e dove finirà, ma non te lo dico. Sono felice comunque che hai trovato piacevole la mia interpretazione del personaggio di Shizuru. Secondo me è così, una donna competente e assolutamente leale a Natsuki e al Garderobe (in quest'ordine), peccato che una certa parte del fandom la preferisca più naif, e che gli autori, alla fine della serie e in tutti i prodotti collegati, abbiano assecondato questa tendenza. Vabbé...
Come ignobile nanetto funghetto il povero Nagi? Ma se è così detestabilmente puccioso? ^__^ Scherzo, è solo il mio personaggio anime preferito da qualche mese a questa parte, fatemi un fischio se vi sembra che stia parlando troppo di lui. ^_^
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