The new beginning.

di rescuemetommo
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Epilogo. ***
Capitolo 2: *** sheldon ***



Capitolo 1
*** Epilogo. ***


Prima cosa: ci saranno anche coppie slash, ovvero relazioni tra più uomini. c:
Non so che dire dato che non so nemmeno come sviluppare la storia.
Di idee ne ho, ma devo solo collegarle.
Mi annoiavo e volevo scrivere qualcosa. Quello che ne è uscito mi sembrava carino e l'ho pubblicato c:
Spero che sia carino anche per voi.
Non vi obbligo su nulla, ma è troppo chiedere più di dieci parole per sapere cosa ne pensate? Mi fate questo favore?
Pls, quando scrivo ci metto tutta me stessa.

cercherò di aggiornare presto, un bacio c:



Era una giornata abbastanza fresca per essere giugno.
L'erba era verde e abbastanza alta, segno che non veniva tagliata da un po.
Non c'erano molte persone, quasi sempre nessuna.
Il cimitero di Holmes Chapel era sempre vuoto, tranne la domanica e il sabato.
Ero abituata ad essere sola, parlando con mio padre.
Parlare con lui, seduta su una sedia davanti la sua zona di sepoltura, mi faceva star bene. Mi faceva ricordare molti momenti passati con lui.
Andavo a trovarlo da 3 mesi, ormai.
Era una routine, lo facevo ogni giorno. 
Gli parlavo della mia giornata, di quello che succedeva, di come stava mamma e mia sorella, Katie.
Katie è stata la persona che ha risentito più di tutti la sua andata. Era molto legato a lui, l'abbiamo portata da uno psicologo.
Io non ne avevo bisogno, dovevo essere forte per lei e mamma.
La maggior parte delle volte piangevo mentre facevo la doccia o quando era sicura che nessuno fosse dentro casa.
Piangevo lacrime silenzione, abbracciando un maglione che ero solita prendergli per stare in casa.
Stavo dimenticando il suo odore. 
Ricordo che era molto dolce, lui amava i profumi. Sono ancora li, nessuno li ha spostati. Il suo profumo preferito era di Armani, credo.
Ricordo i suoi occhi marroni, che la sera mi sorridevano pur essendo stanchi a causa del lavoro.
Oh papà, quanto mi manchi.
Da fare schifo.
Rivoglio i tuoi abbracci, quelli che mi davi appena tornato a casa. I tuoi baci, anche le nostre litigate, ormai eravamo soliti farle.
Forse è questo il rapporto che hanno di solito le figlie con i padri, litigano, dicono cose che non pensano, non si parlano e poi si pentono fino a scusarsi.
Rivoglio la tua presenza in casa, la paura che avevo nel portare i miei amici. Manchi anche a loro, sopratutto le tue domande che spesso incutevano timore.
Voglio poter dire 'mio padre verrà a prendermi stasera' come facevi sempre quando uscivo.
Volevo poter dirti di aprire la finestra del bagno perchè c'era troppa puzza.
Voglio poter poggiarmi sulla tua pancia e guardare la tv insieme.
Rivoglio la mamma sorridente. Non sorride da 4 mesi, e non spero lo faccia presto.
Sai, ho cominciato a dormire con lei, ma lei occupa la tua parte.
A volte la vedo guardare le vostre foto, eh dio, eravati bellissimi insieme.
Tutti vi invidiavano.
Spero di incontrare un uomo come te, ma non che vada via così presto come hai fatto tu.
Spero che entri presto nella mia vita.
Mi hai sempre detto che vorresti un ragazzo buono e giusto per me. Cercherò di restare su quest'onda sui ragazzi.
 
 
Tirava un leggero ventolino, si stava benissimo.
Il cielo, seppur coperto da una coltre di nuvole, era sempre affascinante.
Era lunedì pomeriggio e stavo cambiando le orchiedee sulla sua tomba.
Mi sentivo in colpa, non sono andata a trovarlo per due giorni.
Avrei voluto Katie con me, ma si rifiuta ogni volta. Non vuole affrontare la tua perdità, non sai quanto mi dispiace.
Non c'era nessuno, come sempre.
'Sai papà, oggi non è stata una bella giornata. Ho preso un brutto voto, a matematica. Non l'ho mai capita. E' una materia che non mi entra nella testa. Non so come dirlo a mamma, sai che ci tiene alla scuola. Di solito ne parlavo con te, ma... ora non posso, come saprai. Spero che che ti prenda cura di noi, da una nuvola. So che ti sei chiesto di cosa sono fatte, spero che me lo dirai con qualche segnale maestoso... o qualcosa del genere. Com'è lassù? Hai incontrato i nonni? Salutameli e digli che mi mancano tanto anche loro.'
Continuai con il mio racconto. Parlai di tante cose.
Gli rivelai delle volte che fecevo tardi e scappavo di casa. Ormai non poteva punirmi, ironia.
Gli raccontai che Nick, il ragazzo che odiava, mi aveva chiesto di uscire, ma io l'ho respinto. Non volevo un ragazzo che lui non apprezzasse.
Volevo che fosse fiero di me, anche da lassù. Dopotutto, mi guardava e pregava per me.
Ad un certo punto scoppiai in lacrime. Forse era per il mio essere forte fuori, quando invece dentro ero fragile come una piuma.
Feci passare tutte le emozioni che sentivo attraverso un pianto liberatorio. Singhiozzavo, ma nessuno poteva sentirmi.
Non ero pronta, nessuno lo era. Nessuno di noi si aspettava la sua scomparsa.
Ad un certo punto sentii una mano sulla spalla. 
Mi girai di scatto e vidi un ragazzo. Aveva i capelli ricci, e gli occhi verdi. Era molto più alto di me, infatti dovetti alzare il viso per analizzarlo meglio.
Mi guardava preoccupato e mi porse un fazzoletto.
'Tutto bene?' mi chiese.
Aveva un ombrello che lo copriva. Aveva iniziato a piovere e nemmeno me ne resi contro, che stupida.
'Si, grazie per il fazzoletto..' sussurrai alzandomi dalla mia sedia.
Non avevo un ombrello, bene. Di male in peggio.
Lui mi guardò scettico e mi chiese se volessi essere accompagnata fino all'entrata del cimitero per poi farmi coprire dagli alberi.
Salutando mio padre, mi avviai con questo ragazzo.
Il viaggio fu silenzioso, non sapevo cosa dire ed ero davvero timida.
Arrivati a destinazioni lo guardai sorridendo. Per poi chiamare mia madre per chiederle di venirmi a prendere. Lei sapeva dei miei pomeriggi e non era mai stata contraria a questa mia usanza.
'Ehm, grazie...?'
Lui mi guardò confuso.
'Oh, Harry, piacere.' stese la sua mano verso la mia e me la strinse.
'Grazie, ancora.' gli sorrisi.
Passarono 5 minuti e mia madre ancora non era arrivata. Forse c'era traffico, era davvero imbranata con la guida, ma ha dovuto imparare dopo la morte di papà. Stava cercando di imparare, ecco.
'Come mai piangevi? Ricordi?' chiese quel ragazzo mentre cercava di non bagnarsi e di coprirsi meglio con l'ombrello.
La sua domanda spuntò come nulla fosse, e questo mi lasciò sbigottita. Era così facile da porre? Eppure era semplice curiosità?
'Diciamo...' risposi vaga, con un viso apatico, senza voler celare nessuna emozione. Non volevo piangere davanti ad uno sconosciuto. L'idea non mi allettava molto.
'Mi aspettavo una risposta tipo 'no, le mie pupille sono incinte e gli si sono rotte le acqua'.' rispose sorridendo, cercando di fare il simpatico.
Diciamo che un sorriso scappò anche a me, la battutina non era male, ma non il massimo.
'Se vuoi ti rispondo un'altra volta.. no, c'era un moscerino nel mio occhio, ok? un MOSCERINO. Ti va bene questa risposta?' chiesi restando sul gioco, tanto non avevo nulla di meglio da fare in quel posto e lui fino ad ora mi è sembrato a posto, non un assassino stupratore .
Lui rise, e devo dire che sembrava una foca ammaetrata, gli cadde pure l'ombrello. Che maldestro.
Mentre lo raccoglieva, arrivò mia madre con la nostra punto. Salutai Harry con un 'alla prossima' e me ne andai.
L'avrei rivisto? Chissà. Ma cosa ci faceva in questo posto? Non l'avevo mai visto, quel cimitero era abbastanza piccolo, vedevo sempre le stesse facce nei giorni festivi.
Alla prossima, Harry.

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Capitolo 2
*** sheldon ***


Inizio col dire che mi dispiace non riagigornare da tanto :c
Ho avuto un problema con internet nella settimana in cui dovevo riaggiornare :c
Cosa ne pensate del nuovo capitolo?
Mi sembra un'idea diversa dal solito, poi non so se avete già letto storie così c:
Comunque, spero che mi diciate cosa ne pensate.
Mi lasciate 11 paroline? *occhi dolci* c:
su twittah sono @niallsluve , se volete scrivermi c:



Era passata una settimana e il tempo non dava segni di miglioramento. Oggi è stato l'unico giorno in cui, per ora, la pioggia ancora non ha fatto capolino.
E' lunedì ed è passata una settimana dall'ultima volta che sono andata a trovare papà, e questa cosa non mi piaceva.
Mia madre non mi lasciava uscire a causa dell'incessante pioggia, la quale veniva giù a goccioloni.
Ho deciso di andarci, tanto non mi importava se tornavo a casa zuppa d'acqua, mi mancava troppo.
Mi trovavo nel bus con le cuffie nelle orecchie, pregando mentalmente di non vedere gocce bagnare i finestrini nel mezzo.
Ormai mancava poco, e di sicuro avrei trovato la solita guardia con cui avevo stretto amicizia, Robinson.
Era un uomo sulla 40ina che salutavo prima di entrare, era un amico di papà. Ogni volta che mi vedeva, il suo sguardo si addolciva e mi sorrideva, io ricambiamo, ovviamente.
Ora che ci penso, mi chiedo se troverò quel ragazzo riccio, Henry o Harry, non ricordo bene il nome, ma è probabile che sia il secondo.
Mi chiedo ancora cosa ci faceva li, forse era un lontano parente di qualcuno che ripostava li, un 'turista', diciamo.
Finalmente arrivai e in meno di due minuti mi ritrovai all'entrata del cimitero, pronta ad andare dentro e raccontare a mio padre come è stata triste questa settimana senza di lui e senza mamma, dato che a causa del lavoro che fa, è stata molto impegnata.
Presi la solita sedia datami dalla guardia, la quale come solita routine mi sorrise e mi salutò dicendomi che non mi vedeva da molto.
Avrei voluto urlargli che doveva farsi i fatti suoi, ma essendo in un luogo come quello non volevo essere scortese.
Risposi solamente con un 'eh, la vita..' e scappando.
Feci la solita strada e cominciai a guardarmi intorno. Su ogni lapide c'era una foto, che ritraeva un uomo o una donna o addirittura bambini. Chissà quanto dolore ci sarà dietro tutte queste lapidi, quante lacrime e quanta sofferenza.
Quando devi venire in un luogo come questo non si è mai pronti, perchè qui il dolore rinasce, lui non muore mai. Si placa, ma non se ne andrà, lo lascerai solo a marcire in un angolo remoto del tuo cuore, e proverai a dimenticarlo, a lasciartelo alle spalle, ma nessuno si può dimenticare, nessuno, che tu lo voglia o no.
Mi addolora vedere il segno di una vita finita. A volte mi chiedo se il tuo destino è già segnato, se hai i giorni, minuti e secondi che scorrono via ogni anno, come se il signore da lassù avesse impostato in timer al momento della tua nascita. 
Oppure, come sia stata la loro vita, se hanno figli o no.
Arrivata da lui, rinfrescai i fiori e tolsi le foglie che coprivano la lapide e sospirai leggermente.
Poggiai una mano sulla lapide, come se stessimo in contatto in quel modo.
 
 
'Ehy, non sono sparita, sono qui. E' passata una settimana ma qui è sempre tutto uguale, nessuno a parte noi due. E' deprimente a volte, e anche un po inquietante, sopratutto quando vado via con il cielo buio. E' come se ci fosse, come nei film, uno zoombie che esce dal terreno e mi mangia il cervello. Ma in quel caso ti potrei rivedere. Com'è lassù? Qui la solita vita. Mamma ha detto che sta lavorando ad un progetto grosso, ha detto che ti sarebbe piaciuto, che in quel campo eri bravo. Io non ho nemmeno capito che lavoro fate, so solo che vi portava via molto tempo da me e Katie, un po lo odiavo.'
 
 
Continuai a parlare per molto tempo, a volte mi limitavo a guardare il cielo e a immaginarmelo su una nuvola che mi sorrideva e mi diceva che tutto andava bene e che si trovava grandiosamente li, in paradiso, insomma, un bel posto. Credo.
 
 
'Sai.. c'è nuova gente qui in zona. L'altra volta ho incontrato un ragazzo, è un tipo ok. Non lo conosco, ci ho parlato solo 5 minuti, ma a prima vista sembra simpatico. Non penso lo rivedrò più, ma sinceramente non me ne importa molto, era solo una compagnia, per non sentirmi sola, pronta ad affrontare un mostro da film. Per sicurezza, ecco.'
 
 
Mentre raccontavo questo a mio padre, sentii un rumore provenire dal cancello d'entrata. Automaticamente mi girai per essere sicura che nessuna presenza oscura fosse qui per uccidermi, stuprarmi o torturarmi.
Dopotutto la guardia non era in gran forma, non era ingrado di difendermi.
Mi calmai quando vidi che ad aver causato quel rumore fu Henry o Harry, con in mano un mazzo di rose, mentre si dirigeva dall'altra parte del cimitero.
Lo osservai per tutto il tempo, fino a quando non si fermò a circa 25 metri da me, ma dato il mio pessimo approccio con la matematica, non mi fido di me stessa.
Lo scrutavo attentamente, stava cambiando le rose appassite della, forse, settimana scorsa, con un mazzo nuovo. E' davvero bellissimo, il mazzo.
Ad un certo punto, lo vedo mettersi in ginocchio e le sue labbra iniziano a muoversi. Mentre parla, vedo la sua mano avvicinarsi alla lapide, forse ha accarerzzato la foto delle persona per cui è venuto qui. Anzi, di sicuro.
Vedo che si asciuga una lacrima. Quel gesto mi trasmette molta tenerezza. Non si vede tutti i giorni un ragazzo che piange in un cimitero. Insomma, non ho mai visto nessun ragazzo piangere, sono troppo orgogliosi e piangono solo alla vista della vittoria della loro squadra preferita di calcio.
Lo capisco, tutti qua dentro lo capirebbero. Tutti, tutti e basta, senza differenza.
 
 
Sento la maglia bagnata, e delle gocce cadere sul mio corpo, sul naso e anche negli occhi; pioveva. Spero solo che non diventi un temporale, con lampi e tuoni, come la scorsa settimana.
Mi affretto a prendere l'ombrello, e corro verso il cancello fino a quando noto Henry fare lo stesso, cercando di ripararsi sotto un albero, ma senza successo. In quel momento decido di aiutarlo, per ricambiare il favore. 
L'altra volta mi ha aiutato senza conoscermi, mi sembrerebbe piuttosto scortese vederemi scappare senza nemmeno salutarlo.
 
 
Appena mi vede, mi sorride e io faccio lo stesso. Mi metto il cappello, con i capelli legati, in modo da non bagnarli, almeno quelli. Chiudo la leggera felpa che mi ero portata e cerco di coprirlo. Essendo più alto di me, prende lui il manico dell'ombrello.
'Ehm, grazie..?' chiede lui mentre cerca di sistemarsi i ricci ribelli che gli cadevano sulla fronta.
'Faith, chiamami Faith.' rispondo sorridendogli e ricordandomi vagamente la nostra prima conversazione.
'Grazie, Faith. Comunque, bel nome.' 
Mi sorride mentre io sento le mie guance diventare leggermente rosse. Riesco a sussurrere un leggero 'grazie' e dopo qualche istante gli propongo di andare in un luogo più riparato. Il mio ombrello è piuttosto piccolo.
Ci affrettiamo a correre verso il bar che si trovava di fronte al cimitero. Ci andavo quasi sempre prima di entrare o dopo, prima di tornare a casa. Faceva dei buoni gelati e frullati. Solo che ora non era tempo per un gelato, anche pur essendo giugno e teoricamente dovrebbe far caldo.
 
 
Decisi di prendere un cornetto caldo, pieno di cioccolato. Dio, quando amo la cioccolata, sopratutto nei dolci e quando è calda. In una tazza enorme, tipo quelle della nonna.
'Come mai piangevi? Ricordi? O un moscerino? Forse le tue pupille sono incinte? Magari hanno partorito una fontana, portala da un pediatra.' chiesi mentre stava bevendo del the caldo, con 3 zollette di zucchero. 
Lui tossì e rise. Perchè ride? Quando me la fece lui, mi lascò piuttosto sorpresa e sbigottita. Forse rideva per la mia sfacciataggine, ma in realtà volevo solo sciogliere il ghiaccio, dato che la situazione era la stessa della settimana scorsa. O forse rideva solo perchè evevo i baffi di cioccolato. Oh mio dio, che figuraccia. Feci uno smorfia al pensiero di aver avuto le sembianze di mio nonno con i baffi alla francese, per tutto questo tempo.  Di impulso presi il fazzoletto e mi pulii, controllando se era sporco, ma non lo era. 
Si mise a ridere ancora di più. Mi stava prendendo per il culo. 
'Non hai i baffi, tranquilla.' rideva ancora di più.
'Oh peccato, perchè tu hai le corna.' risposi per il nervosismo.
Rise ancora di più alla mia risposta. Se prima mi sentivo presa per il culo, ora ne avevo la certezza.
Ridi anche dopo una battuta acida? 
'Se ridi ancora rischi che la tua macella possa cadere nel tuo bicchiere di te, attento.' gli dissi mentre feci un finto sorriso, bevendo un sorso della mia amata e unica cioccolata. 
Cominciò a battere le mani sul tavolo come una foca. Fece due respiri profondi, mentre cercava di ricomporsi. Stava per prendere un sorso di the, ma lo risputò tutto dietro la giacchetta di un anziano che si trovava accanto a noi. Lui nemmeno se ne accorse, però si girò verso di noi, guardandoci male.
Io gli feci il verso. Non sopporto i vecchi antipatici, tranne i mei nonni. Loro sono unici, sono giovani e mi capiscono. Mio nonno sa chi è Rihanna e Justin Bieber. Dice che Bieber è sexy e che lo vorrebbe in famiglia. Oh gosh, magari prima mio nonno era gay. 
'Oh, Sheldon, sei proprio un tipo strano. Perchè non sputi anche addosso alla barrista? Mi sta sulle palle, mi guarda sempre male.' gli dissi, sorridendogli complice.
Cominciai a fargli gli occhi dolci per incoraggiarlo, non chiedevo tanto. 'Poi scapperemo, almeno non paghiamo neanche.' cercando di convincerlo.
Lui divenne rosso, non respirava più, sembrava avesse un attacco epilettico. 
'Sh-Sheldon?' chiese con la voce rotta dalle risate e con le lacrime agli occhi, i quali erano diventati più chiari e luminosi. Erano davvero belli, in confronto i miei occhi marroni, sembrano davvero merda. Il colore portava a pensare quello.
Gli passai un fazzoletto e si asciugò le lacrime.
'Si, hai presente The Big Bang Theory? Quel cretino che sembra malato? Che fa ridere tutti? Si, mi ricordi lui. Ma tu non sembri malato... beh, almeno non quando ridi. Sembri un foca che un deformazione facciale tutta rossa.'
'Ma una foca carina. Peccato che mi chiamo Harry, però.' rispose mentre il suo respiro sembrava ritornare normale, insieme al suo colorito.
 
 
Dopo circa mezz'ora salutai Sheldon, dicendo che mia madre mi aspettava. Il che era vero, era abbastanza tardi e non volevo farla preoccupare molto. Il tempo si era ristabilizzato, almeno non pioveva come prima.
Arrivata a casa vidi mia madre nel salotto, impegnata a lavorare con molte carte davanti a lei. Sicuramete avrebbe fatto nottata, come sempre. 
Senza l'aiuto di papà ci mette molto più tempo, prima cenavano insieme a noi, ora succede di rado e la maggior parte delle volte si intrattiene solo dieci minuti, dopodichè si alza, ci saluta e lavora in salotto.
Alzò lo sguardo a causa del rumore della porta, e addolcisce il viso appena mi vede. Ha i capelli tutti spettinati e la solita espressione stanca.
Lei ha un lavoro molto importante. Non so esattamente cos'è, so solo che proteggono le persone in pericolo, quelle importanti e non. 
Tipo il film di Selena Gomez e Demi Lovato in programma protezione principesse, ma un po diverso.
'Tesoro, devi fare un lavoro per me. Devi diventare un ragazzo.'
Un ragazzo?
La guardai schioccata, incredula delle parole che aveva detto. Fino a prova contraria non avevo le palle da bowling, ma un'altra cosa.
Forse era troppo stanca, ne sono certa. Sta parlando nel sonno, è sonnambula. Ovvio.
'Mamma, stai bene?' gli chiesi controllando se non avesse la febbre.
Gli misi la mano sulla fronte ma lei me la tolse infastidita.
'Non sto scherzando.'

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